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NUOVA ENCICLOPEDIA AGKAKIA ITALIANA
Parte Prima
BOTANICA
PATOLOGIA VEGETALE
^
N U O VA
ENCICLOPEDIA AGRARIA
ITALIANA
IN ORDINE METODICO
REDATTA
DA CULTORI DELLE, DIVERSE DISCIPLINE AGRARIE
DIRETTA DAI PROFESSORI
,DOTTOKE I INGEGNERE
VITTORIO ALPE MARIO ZECCHINI
Insegnante d'Agraria Threllore
nella Regia Scuola Superiore di Agricoltura ]
e nel R. Istituto Tecnico Sup. dì Milano.
Storia deHAgricollura
Morfologia vegetale — Botanica sistematica — Fisiologia e Chimica delle Piante — l'atologia vegetale
Meteorologia e Climatologia agraria
Geologia agraria — Il terreno coltivabile — La lavorazione del suola — Le Concimazioni
Coltivazioni generali e speciali
Cereali — Coltivazioni pratensi — Frutticoltura — Orticoltura — Fioricoltura e (iiardinaggio — Selvicoltura
Costruzioni rurali — Meccanica agraria
Anatomia e fisiologia degli Animali domestici — Zootecnia generale e speciale — Medicina veterinaria agraria
Bachicoltura — Apicoltura — Piscicoltura
Vinificazione — Oleificio — Caseificio — Industrie dell'alcool, dell'amido, dello zucchero, delle essenze
Economia ed Rstimo rurali — Computisteria agraria — Legislazione agraria
Igiene rurale
mii/ ',
TORINO
UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRIGE
(Già Ditta Pomba e C.)
MILANO-RO MA-NAPOLI
1905
DoTT. P. YOGiJNO
Daoente il B )tanica parassitologica nalla R. Università di To
PATOLOGIA VEGETALE
FANEROGAME PARASSITE
MIXOMICETI
RAGTERII IFOMIGETI OD EUMICETI (FUNGHII)
TORINO
UNIONE TIPOGRAFIGO-EDITRIGE
(Già Ditta Pom'oa e C).
MILANO-ROMA- MA POLI
1905
La Società Editrice intende riservarsi tutti i diritti di Proprietà Letteraria e Artistica
conforme alle vigenti Leggi e Convenzioni internazionali.
Nuova Enciclopedia Agraria Italiana
Parte Prima
.^_
PATOLOGIA VEGETALE
Dott. P. VOGLINO
.mica iKirassitiiliiijica nella U. Uiiiversiti di Ti
INTRODUZIONE
nopii Mvcrassdiliilo dal st'iiie liilli i inalcriaji di
riserva, il novello vei;elale loriiui le [ìriiiie radici alle
a suciliiare il iiulriineiilo dal leireiio, e dispone le
Ibgliolinc in modo da poter iiliiizzare le sostanze
necessarie alla vita, perché da tale n)omento deve
trovare nel suolo e nell'ambiente tutte le condizioni
favorevoli al suo accrescimento.
Non sempre però tutti i diversi agenti, che sono
necessari al rii;(it;lios() prosperare di un essere ve-
getale, ajiiscoMo sopra di esso in giusta misura ed
In niddo da recargli vantaggio. L'agricoltore dovrà
ipiindi adottare per le piante tulli i migliori mezzi
(li c(dlnra, allìiie di atleiinare i danni che possono
liieiile.
K hen vero che la pianta cerca per suo conto di
dil'endersi con abbondanti peli che ravvolgono gene-
ralmente gli organi nel principio del loro sviluppo,
con t'oglioline indurile, coli' epidermide ispessita,
(•(MI sostanze gommose, resinose, con cera, aculei
veleniferi e spine, che ne proleggono le gemme e le
palli deboli; ma. se tali mezzi di difesa possono fino
ad un certo limile servire alle piante selvatiche, poco
i> nulla giovano ai vegetali coltivati, poiché si sa che
l'organismo vegetale, in seguito alla propagazione
artificiale, si modifica e si indebolisce. I concimi
slessi, che arricchiscono la pianta di sostanze ad essa
sommamente utili, possono anche esserle causa di
eccessiva vegetazione e successivo esaurimenlo.
Ben norìscc negli uomìdi il vuleiv ;
Ma la pioggia conlinua converle
In bozzacchioni le susine vere.
(Parad., xxvii, 124-12G).
Le pianle, vivendo sempre in diretta relazione
coH'ambienle, subiscono varie modificazioni nella
loro struttura quando sono trasportate in localilà di-
verse dal luogo d'origine, e (piindi, per adaltaisi al
nuovo modo di vita, cambiano od in parte o tolal-
mente il loro aspetto generale; pur polendo liacipii-
stare, come dimostrò il BoNNiEn, la forma primitiva,
se vengono, anche dopo un lungo tempo, ripoilale
nel paese natio.
Succede però frequentemente che o tiilla una
pianta o parte di essa, sotto l'azione di un ainbienle
diverso dal normale, si sviluppi in modo da dare
origine a deformità speciali, che porteranno una mo-
dificazione nella vita dell'individuo od anche la sua
morte. La coltura inoltre spinge le pianle ad una
produzione superiore a quella normale e costringe
l'individuo a produrre un numero straordinario di
fiori, frutti, foglie e quindi, come ricorda il Passe-
rini (1), di ipertrofie, i[ierplasie ed anche alrofie:
di deformità insoninia, che appaiono raiissiniameiile
in natura.
A ciò s'aggiunga che nel regno animale e vegetale-
esistono molti esseri, i quali, non avendo la forza di
procacciarsi il nutrimento, sono costretti di vivere
allo stato di parassiti sopra altre pianle ed animali,
producendovi dei malanni più o meno gravi.
L'uomo e gli animali superiori possono anche
produrre sui vegetali, o accidentalmente o nel ricer-
care il nulrimenlo, delle lesioni, in seguilo alle quali
(1) Sulle emise che rendono le pianle coltivale oyyi più che in passato soggette ai danni dei parassiti (Annali
Accad. Georg., 1900).
1 — Paluloijia vcijdale.
Nuova Encicl. Agrama, I.
Si^ 6^S^
Library
l'aUitof)ia vegetale
l'organismo va soggello a diverse daiuiose modifi-
cazioni.
Secondo il Sorauer (1) però, la sola presenza del
|)arassila non basta a determinare la maialila. In
liille le piante vi ha, dice il SoRAUER, una predis-
posizione all'attacco dei parassiti soltanto in seguito
ad alterazioni anteriori e non parassitarie, oppure
una predisposizione normale dovuta alla maggiore
sensibilità di diverse varietà ronlro i parassiti, od
alla influenza della non adatta teinpei'atiira o di altre
cause esterne.
Appena l'agricoltore ha potuto usufruire di rapidi
mezzi di comunicazione, non si è più accontentato
di importare semi o parti di vegetale, ma ha sen-
z'altro trasportato la pianta completa da luoghi lon-
tanissimi, oltre-oceanici. Si ebbero cosi deperimenti
per l'adattamento, e nello stesso tempo si facilitò il
dill'ondersi di nuovi malanni, che, data la coltiva-
zione intensiva dei giorni nostri e la nessuna cura
che s"i ha di isolare e distruggere gli individui malati,
continueranno ad estendersi sempre più.
Le piante, dice il Passerini, hanno perduto la pri-
mitiva resistenza perchè l'uomo impedisce la natu-
rale selezione; l'uomo si oppone non solo alla sele-
zione individuale, ma alla specifica; ha mantenuto
in vita forme che erano destinate a scomparire e
nelle quali possono quindi più facilmente svilup-
parsi molte delle malattie importale colle forme
americane e di quelle che già si coiKisci'vaiKi fin dai
più remoti tempi, come atleslaim i rciini ilio, se-
condo il CuBONi, se ne fanno nc;;li srrilii greci e
romani, e persino nei sacri libri dell'India. E quando
si ])eusi, come accenna il Laurent, alle fatali conse-
guenze della coltura intensiva, al ripetersi delle slesse
piante nel medcsinio suold, all'uso di alilMuiilaiili
concimi che non seiiipiT soud licn a|i|irii|iii,ili ai
bisogni immediali del vegetale, si potrà facilmente
dedurre come la pianta, e specialmente quella colti-
vala, possa andar soggetta a malanni che o la lasciano
vivere, ma molto miseramente, o ne producono la
morie repentina.
La Patologia vegetale, o scienza delle malattie
delle piaiile. sludia appunto gli stati rlidsi clic si
verilic; sui divcisi vegetali, e ad ess;i m lolK-a
la Tei'a/oliii/iii rn/r/ate, che studia le dcrdiiiiazidiii,
a|)parenlenienle non parassitarie, delle piante.
L'agricoltore, quando ha ben conosciuto un ma-
lanno, deve cercare in ogni modo di prevenirlo e
curarlo e perciò alla patologia vegetale è intima-
inenlc connessa la Terapia vegetale, che studia i
mezzi di difesa ed i modi di applicarli.
La Terapia vegetale ha fallo in (piesli nllinii anni
ndlevdii prugi'essi, per quanto Cdiicciiir spnialmente
la cura contro le poco adatte condizioni chimiche
del suolo, e contro gli esseri animali e vegetali dan-
nosi allo sviluppo delle piante utili; più difficile
riesce la lolla contro le forze fisiche avverse alla
vegetazione. CoH'uso di sostanze speciali, come ad
esempio il solfato di rame, ci è dato prevenire ed
uccidere alcuni parassiti vegetali, con opportuni
drenaggi e con canali d'irrigazione impedire l'ec-
cessiva umidità e l'azione troppo prolungata della
siccità ; cosi anche, governando opportunamente il
terreno con concimi adatti, ridare ad esso la forza di
alimentazione toltagli da precedenti coltivazioni; ma
non si potranno impedire né gli uragani, nò le inon-
dazioni, né i caldi od i freddi eccessivi; tult'al più
l'accorto agricoltore cercherà di diminuirne i danni
0 con opportuni rimboschimenti o con ripari di qual-
siasi genere.
Non basta però ricorrere ai rimedi, bisogna, dice
il Sorauer (I. e), creare quelle varietà che sono
normalmente non predisposte alle malattie.
La terapia ha progredito, ma conviene che anche
l'agricoltore tenga sempre calcolo dei consigli indi-
cali dallo studioso dopo lunghe e penose ricerche
intorno alla natura delle malattie, e non trascuri di
applicare i rimedi in quelle annate nelle (piali, |ier
condizioni eccezionali dell'ambiente, i iiialanni si
prescnlano solo in pianle isolate. Se lutti i viticullori
avessero curato serianienlc la peronospora della vite,
a (piest'ora un lale nemico sarebbe quasi complela-
nienle vinto.
Notevoli ed insperati risullali si sono ottenuti
nell'impedire la diffusione delle malattie infettive
dell'uomo e degli animali, ricorrendo ad accurate
disinfezioni e soprattutto cercando di isolare subito
i primi focolai d'infezione. Ora perchè queste sem-
plici norme non si vdi^lidno pralic.nv nella (lilcsa
(Ielle pianle conh'd le maialile-/ In imlividini maialo
si lascia in conlallu cogli alili, o peggio ancora si
getta nella concimaia ove può, con maggiore facilità,
aumentare i centri d'infezione. L'agricoltore, quando
presenta ad un patologo una pianta colpita da pa-
rassiti, mi dà l'idea di uu maialo il quale vuole, ad
ogni visita del medico, una ricella speciale. A che
serve, diceva in una riunidiie agraria nn valente
agricoltore, studiare le nialaltie delle idanic se poi
non si sanno C(nisigliare per ognuna di esse rimedi
particolari? Il rimedio sicuro si ha nell'igiene del-
l'ambiente e quindi nella distruzione col fuoco degli
individui infetti.
Già molti preclari bolanici dinnislrardiio la neces-
sità di ricorrere alla C(niil(iislidnc delle parli maiale;
il Girelli si fece un vero aposhdo per divulgare la
utilità della distruzione col fuoco delle In.^lic pemno-
sporale; il Woromn consiglia ai ri(illi((diiiii di isli-
tuire, nei frutteti, speciali focolari ciemalori alfine
(1) La predisposizione delle pianle verso le malattie {Alti del Congr. intcrnaz. d'agricoltura. Parigi 1900).
(li (listiiii;L;ei-f due volle airamui rami ammalali,
lìiilli miimiiiiliiali, tulio ciò insomuia che vi lia di
iU'|ieiil(i o (li essiccato anormalmente. Ed il Matti-
l'.iiu), pienamente approvando tali consigli, ricorda
anzi come già il dolce Poeta delle Georf/iche riteneva
il fuoco come rimedio sicuro per liberare i campi
ilai muli.
In questo caso il fuoco potrà veiameute essere
considerato come liberatore.
Siccome però è impossibile, allo stato attuale,
pensare di distruggere o di isolare alcuni malanni,
perchè si sono già troppo estesi anche su piante
selvatiche, cosi, credo, dovremo, come dice il valente
patologo americano B. T. Gai.i.ow.vy (1), rivolgere
la nostra attenzione sulla possibilità che banno le
piante di modificarsi a seconda dell'adattamento e
(li variare; sUidiare l'ambiente nel quale la pianta
vive e le niddilicazioni che può produrre; tentai'e di
scoprire le leggi, per le quali il coltivatore è iu
grado di oltenere un'armonia perletta fi'a la pianta e
l'ambiente, onde ne risulti un organismo che possa
l'orrispondere ad un tipo prefisso.
l'er liberare i campi da nemici, di cui e dillicile
la immediata distruzione, bisognerà ricorrere non
solo, come accenna il Laurent, a proèessi fondati
sulla influenza della nutrizione minerale nella resi-
stenza delle piante ai loro parassiti, ma stabilire delle
razionali rotazioni agrarie di specie ben diverse.
Secondo il (ìai.loway la patologia dell'avvenire
non si arresterà a correggere le condizioni che de-
Icrmiuano la perdita di un raccolto o di parie di
esso, ma metterà a disposizione del coltivatore intel-
ligcnlc le cognizioni colle quali egli potrà fornire
alli' piiuile le condizioni più adatte al loro sviluppo e
prevenirne i possibili damii. L'agricoltore sarà cosi
in giado di avere forme perfette, che potrà anche
rendere slabili. Colla selezione meccanica e fisiolo-
(l) Progress in Irjìalntenl of plani, diseases in Ycar-
hmk of the Deparl. of Agric. l'or 1899. Washington 1900.
gica si è già potuto ottenere la formazione di indi-
vidui più produttivi, ma questo non basta; bisognerà
cercar di coltivare forme produttive e resistenti ai
malanni. É cerio un problema molto dillicile a ris(d-
versi e sul quale è quindi indispensabile ri(-liianiare
l'attenzione dei cultori delle scienze agrarie.
Come cura contro le malattie prodotte da para.ssiti
vegetali, il Hay (2) ed altri indicano di ricorrere ad
azioni che si dovrebbero esercitare nell'interno della
pianta osjìite contro il parassita, tanto da Tendere
la pianta immunizzala; ma un tale sistema ili cura
olire troppe dillicollà.
Nel Congresso internazionale di La Nave del IS'.ll
il RosTRri' invocava giustamente delle prescrizioni,
onde impedire l'inlroduzionedi malattie epidemiche
con delle piante vive o delle sementi provcnicnli
ila coiitiade infestate da speciali parassiti.
K da augurarsi che la Commissione, nominala nel
Congresso internazionale di agricoltura di Parigi,
possa determinare le norme più sicure per la lotta
contro i parassiti vegetali, che vanno conlinuamerile
aumentando e divengono sempre più pericolosi, iu
seguilo specialmente al fililo che molle forme pos-
sono facilmente passare dallo stalo di saprofiti a
quello di parassiti.
Le malattie dei vegetali che dipendono dalle av-
verse condizioni dell'ambiente, del suolo e da cause
traumatiche i5ono intimamente connesse collo studio
delle funzioni della pianta, ossia colla Finiolouia re-
gelalr, e sono |ierciò conosciute col nome di Malaltie
d'iiiiliilr //■■<iiili}i/ìr(i ; le altre malattie, che forniaiu)
forse il gnippii maggiore, sono prodotte da parassiti
vegetali ed animali e si ha perciò la P(iras.silol(ifjia
vegeUik o DoUuiica parassitologica e la Parassilo-
logia animale.
Nel presente trattalo parleremo specialmente delle
malattie prodotte dai parassiti vegetali.
(2) Les maladies cnjplorjai
gén. de Boi., 1901).
i dcs véyélaux (lierue
Patoìdf/ia ri'fji'ta/e
PARASSITISMO
Per parassitismo (1) s'intende il vivere speciale
d'un organismo che s'atlacca ad un altro assorbendo
da questo le sostanze nutritizie indispensabili alla sua
esistenza. Si hanno quindi piante rlie vIvimmi da pa-
rassite sopra altre piante o sopra animali, ed anche
animali che vivono parassiiicainenle sopra determi-
nate piante. Le piante e uli animali, che forniscono
il nutrimento ai parassiti , iliccm^i usjilli.
Nel regno vegetale si hanno anche frequenti casi
di due individui i quali vivono meccanicamente ad-
dossati l'uno all'altro, senza danno né profitto, ed
allora si ha Vepifi/ismo, come si può constatare nei
muschi che vivono sugli alberi senza produivi alcnn
danno : si viene cosi ad avere lo sviluppo di una
pianta autonoma sull'altra.
In altri casi due individui vegetali si associano e
si combinano organicamente, contribuendo ciascuno
coi mezzi propri al benessere dell'altro, in modo
da procurarsi coH'aiuto reciproco le eondizioni ne-
cessarie alla vita comune o specialmenle di uno di
essi, senza che ne risulti però un danno all'altro;
in questo caso si ha una simbiosi.
La pianta parassita può assoiiiire suslaiize già da
tempo elaborate ed apparteneiiii i|iiiiiili ad esseri
morti ed allora si dice più propi lamenle suprofila;
come può trattenere le sostanze die vengono grada-
tamente elaborate da organismi vivi ed allora si dice
vera parassita.
La mancanza dei corpi clorofilliani o sostanza
verde negli organi aerei, è la causa prima che mette
le piante in condizioni speciali di vita e determina
in esse il saprofitismo ed il parassitismo; l'essere
saprofita non si mantiene sempre tale, ma può, in
determinate circostanze, addivenire ereditariamente
parassita. Aachiìlà simbiosi è intimamente collegata
col parassitismo e saprofitismo.
Il pards.siUsiiiii si dice fiicolta/iri) o per abitudine
quando il jiunis.si/n vi\e anche allo stalo di saprofita
e può essere coltivalo e dare frulli in un mezzo arti-
(1) Non si può accettare l'asserzione del IBouilhac {La
vie parassilaire chez les végétaux snpérieurs ; Coniptes
Rendus, eie. Paris 1901), che tutti gli esseri viventi in
un momento della loro vita, durante la vita embrionale
i diversi
OS|,|ti.
La varia-
a specia
melile
' adattarsi
Ha vita 1
arassi 1
iria.
fidale adatto, acquistando una vita autonoma (Tt-
schio, Orobanche). Come contrapposto si ha il pa-
rassitismo necessario, quando il parassita non ])uò
svilupparsi se non su piante od animali viventi
(fungili delle ruggini).
Il parassitismo è paniate quando l'ospile cede
al parassita solo una parte delle sostanze miliilizie
necessarie, specialmente sali minerali Oarlii/i)\ è
totale (pianilo il parassita assorbe tutto il nutrimento
dall'ospile ipiroiiiisiiiira).
Le piaiile paiassile possono anche distinguersi in
miiiìofilt, ili fili o pilli/ili, a seconda die vivono sopra
bilitàdi funzione delermi
degli organismi inferiori ;
La pianta parassita mantiene la sua iiiiliriiliiiitili'i,
poiché anzitutto essa non assorbe die determinate
sostanze; in secondo luogo perchè le trasforma in
composti propri.
Per rispetto all'assorbimento degli alimenti, le
piante parassite possono dividersi in due gruppi, cioè:
1) (Irupi)o costituito da piante superiori {/ane-
rogame) il cui giovane germoglio ndl' uscire dal
seme penetra, o colla sua radichetta succhiante o
con un altro organo che ne fa le veci, nel corpo del-
l'ospite per assorbire il nutrimento. A questo gruppo
appartengono anche le piante che si possono chia-
mare parassite per abitudine (Lat/iraea ed Oro-
banche), inquantoché si possono anche coltivare
come gli altri vegetali.
2) (iruppo costituito da organismi di solito nii-
crosco|)ici iìiii.riiniirrti, bacterii, fungili), il di cui
sistema di vegetazione ha la facoltà di succhiare l'a-
limento dai tessuti dell'ospite 0 per mezzo dell'intera
sua superficie o mediante escrescenze o prolunga-
menti speciali.
Vi hanno anche esseri parassiti fra le alglir pro-
priamente delle e fia le hriofilf. ma sono casi piut-
tosto rari e per ora di solo interesse scieiitilico.
almeno, siano parassiti, perchè il materiale che assimila
l'embrione è prodotto da un progenitore perfettamente
simile, mentre il vero parassita assorbe nutrimento da
esseri ben diversi sia animali che vegetali.
Funerognìiie jìnnisslle
PARTE I.
FANEROGAME PARASSITE
Le fanerogame parassite sono piante dotale quasi
sein|)re(li vere radici, Iriitli, foglie osi|iiaiiie fogliari,
(ioli, (|uiiuii frutti e semi, ma che assoriiono sostanze
oMlritizie olti-e die dai terreno o dall'atmosfera,
lincile da altri vegetali, dei quali si portano in con-
iano con o|iportuui movimenti, provocando cosi un
indebolimenlo od anche la morte dell'ospite al (|uale
si attaccano.
Alcune sono vere parassite poiché non possono
vivere se non assorbendo nutrimento dall'ospite
( (Cuscuta), altre sono parassite per abitudine (La-
l/iriiea. Orobanche), altre sono semi-paransite poiché
hanno radici funzionanti nel terreno (Rhinuntlius,
ilchimpurum, ecc.); altre ancora si possono conside-
rare come simbiolic/ic (Viscion).
Le fanerogame parassite vengono dal Kicrmìr di
.Maiìii.aux (1), a seconda del diverso modo di vita,
distinte in sei sezioni.
l.
La prima sezione comprende tutte quelle piante
rlic malli ano quasi sempre di corpi clorolilliani, che
liaiiiiii foglie di molto ridotte, non mai verdi, ed un
liisliciiio esilissimo, il quale, quando viene in con-
iatili della pianta ospite, la circonda in tutti i sensi,
e nei punii di contatto emette dei corpi speciali
(succhiatoi od austori), che forano le pareti dei di-
versi organi dell'ospite, assorbendo il nutrimento.
11 parassita si sviluppa a spese del vegetale ospite
l'il alcune volte ne circonda in modo tale il fusto da
provocarne la morte per solTocazione.
Appartengono a questo gruppo le diverse specie
del geli. Cuscuta L. (2) (famiglia delle Convolvulacee)
che atlairano tutte quelle piante le dimensioni e la
sliiillura delle quali permettono agli organi succhia-
tmi di internarsi nell'ospite, senza subire alcun
ilaimii: infestano cioè le piante erbacee, raramente
i siill'rulici o piccoli arbusti.
Le specie del genere Cuscuta hanno fasticini esi-
lissimi, ma di straordinaria lunghezza, volubili,
colle foglie ridotte tutto al più a piccole squame:
liori ermafroditi, molto numerosi, bianchi o rosei.
(I) La Vita delle Piante (\TAà.à\ L. Moschen). Torino,
l'nione Tip.-Editrlce, 1892. - Vedi anche Bonmeis, ìie-
cherches physiologiques sur les ptanles verles parasiles
(Bull. Soc. Botan. de France et Belgique, 1896).
contenenti alcune volte dei granuli verdi di cloro-
lilla, riuniti in capolini lungo il fusto e foriiiali da
un calice gamosepalo petaloideo con cinque, rara-
mente ([uattro, divisioni molto profonde; corolla ga-
mopetala, campanulata od urceolata con cinque, ra-
ramente quattro, divisioni, munite, verso la base,
di squame intere o dentellate. Androceo di cinque,
raramente quattro, stami inseriti nel tubo della co-
rolla, con filamenti che si rendono liberi in vicinanza
dei punti della corolla ove si formano le divisioni,
alterni colle divisioni slesse; gineceo con un pistillo
ad ovario con due loggie; due stili od anche uno
con stigma allungato o tondeggiante: frutto a capsula
che si apre in senso circolare e contenente semi
mollo piccoli, tondeggianti od ovoidali, brunaslri,
muniti di un embrione fdiforme disposto a spirale
e circondato da albume amilaceo, senza cotiledoni o
con cotiledoni rudimentali; con testa dura e rugosa,
tantoché i semi possono attraversare il tubo dige-
rente degli animali e conservarsi per lungo tempo
nel terreno senza perdere le facoltà germinative.
Dai fusticini si protendono, in vicinanza od in corri-
spondenza di ciascuna infiorescenza, un gran numero
di radici avventizie che agiscono come succhiatoi.
I semi della Cuscuta cadendo sul terreno passano
tutto l'inverno in letargo e germogliano nella prima-
vera successiva, ma molto lardi, quando cioè tutte
le altre piante erbacee hanno già emesso le nuove
radici ed i fusti.
Il seme di Cuscuta germogliando (fig. 1), produce
un'esile radice ingrossata all'apice che si ripiega
verso il suolo, quindi, come prolungamento di questa,
ma in direzione contraria, un fusticino. .\ spese dei
materiali di riserva seminali, la radichetta si allunga
lentamente sino a penetrare nel terreno, mentre il
fusticino si dirige verso l'alto avendo però l'apice
incurvato e ricoperto dai tegumenti seminali. Con-
sumate le riserve nutritizie del seme, cade l'invo-
lucro del fusticino e cessa l' accrescimento della
radice. Se nel terreno vi é un certo grado di umidità,
l'acqua che penetra nella radichetta può facilitare
l'assorbimento, nella parte superiore del fusticino,
(2) l'er maggiori dati vedi PiERCE, Strnctur of the au-
of some faneroy. parasit. — e, Plitjsiology of
gen. Cuscuta in Aiiiial of Bolany, 1893-94.
Palnlof/ia rci/i'laìc
Fig. 1. — Germogli di piante parassite.
; curopaea. - g-m, Orobauche. - n-p, Slclampitrum sylvaticum (dal Keiine
dei maloriali .iccumiilati noi rit;oiilianifiilo niilicalf.
Coiisumalu aiiclic i|ii('sl(' riservo imlritizio, la raili-
chelta muore, oil il riislii-iuu cnnliinia ail alliiiiuarsi
per pochi ijiorni assorbeiidu il nialorialo che si
trova nella porzione inferiore in contallo colla moria
radichelta. Durante l'accrescimenlo, il fuslicino de-
scrive dei veri movimenti in senso circolare, finché
viene in contatto con una pianta ospite, in caso con-
trario muore. In complesso il germoglio di Cuscula
può vi\ere circa un mese.
In tulli I |Miiil] oM- 1 liisliniii (Il ('ululili avMil
i; la pianla (.spile M |ii o.liK (iiki (1( i |ii((.iIi m,iI/i
ò papille ,1 i;ilisa di i .i.lii liellc, le (|iiali pei iiie//o
di veli lidie e di mi su, , o spelale s, ,,II,h al
lllc SI 11
,ippi,iltis((iiiu e luiizKiiiaiio ionie
(pi.iiiilo iii\ece aderiscDiio a parli
( he e col succo secreto, forano le
subslrald
porzioni ili
corpi (Il s(r
deboli, (oli
pareti dell'organo ed emetlono dei succhiatoi, i quali
rappresentano delle sporgenze pericicliche che sol-
levano l'epidermide e penetrano con molta forza nei
tessuti viventi della pianta ospite (fig. 3).
I succhiatoi (fìg. 2) sono formati da una porzione
avvolgente cellulare e da un cilindro centrale di
vasi anulali e spirali, i quali si altaccano da una
parie alla porzione vascolare della pianla ospite,
dall'altra a quella della Cuscula e servono quindi
al passaggio del nulrimeiilo dairospiile nel paras-
sita. In lai modo i fusticini di Cusntht pdssmid
allungarsi in modo veramente straordinario. 1 fiisli
di Cuscuta possono anche attaccarsi gli uni ai^liallri
per mezzo di succhiatoi in modo da iorniaie un lillis-
simo intreccio di lilamenti attorno alla [daiila ospite,
che resta in alcuni casi come soffocala.
Se dopo l'apiiarizione dei fusti di una Cuscula non
si cerca subilo di impedirne lo sviluppo, si pini esser
certi che il parassitasi propagherà in poco tempo in
modo straordinario e conlinuerà ad estendere la sua
azione distruggilrice nelle annate successive, ripro-
ducendosi 0 per mezzo di semi o per mezzo di parli
Fig. 2.
Sezione longitudinale di un succliialoio di C
clie entra nella pianta ospite.
33, Peli assorbenti; la porzione assilc è ispessila in vasi al
dove si alUicca ai vasi del fusto (dal Koch).
di fusto, che, sebbene le Cuscule siano piani
mine,
r.dii-
i pi'iiiii gruppi di lilamenli, scalzando le pianlieine
infestate sino alla profondità almeno di 4 o 5 cui.,
perchè alcune volte i fusti di Cuscula penetrano per
lireve tratto nel terreno. Bisognerà anche usare
molta cura nella scelta dei semi delle piante desli-
iiale alla coltivazione, poiché i semi di Cuscula,
rof/iimc parasKilc
3 — Cuscuta europaea, parassita sopra il fusto del Luppolo (<l:il Ke
a. In srinilcz/a naturale. - /;, Sezione trasversale, iiigrandila 40 Mille.
Minilo piccoli, (iilliciliiienle •^i sepaiaiin ila i|iil'IIÌ tiel
liifiKjiu) e (Icll'c/'/w medica.
Si sono coslr'iillc (Ielle iiiaccliine speciali perripu-
liic i .<t'iiiiiiali dalla Cuscuta, formale in ijetiei'ale da
spazzole iiietalliclie che staccano dal teiTeiio e dalle
piaiile coltivate i filamenti di Ciisculn. Si può ado-
|pcraic anche la cirmocusciila, che serve a hniciare
le piante di Cuncutu. Dà anche buoni l'isultati il sol-
iato di ferro nella dose del SO/g: questo, versato
sulle piante colpite, distruicge i fusticini di Ciiscula.
V. vero che in tale modo risentono danno anche
le piante ospiti, ina questo non ù che passeggero,
pciichè in poco tempo possono riacquistare il prinii-
livo vii;ort'.
l'cr 'liberare bene i semi di rrìm mnlira e Irifo-
Ulii, (la (|iielli di Ciisriild ed anche di alice piante
iiialehcbe si consiglia di vagliare i semi con un dc-
ciisriildliiir, il (piale se avrà i fori di nim. 1,25 di
diametro potrà dar'e buoni risultati per eliminare i
semi di Cuscuta: si avrebbero cosi, come dice il
Tdinno ( Ij, i semi divisi in due (pialità distinte:
jiiiiua ijudlità con semi più grossi e piti pesanti,
seconda (inalila con semi meno pregevoli che si |io-
traimo |ioi passare pei' un vaglio di 1 min. col (piale
saramio meglio puliti i semi dalle diverse specie di
Cuscuta.
.\iiclie usando i diversi mezzi preservativi consi-
gliali, molte volle, la Cuscuta, compare nei seminali
imp(uiata specialmente dagli uccelli dei quali attra-
versa il tubo digerente senza disaggregarsi. In tal
caso ciniverrà distruggerla subilo, appena si notano
nel seminalo i primi (ilanienli, anche versando nella
|iarle ((dpila una soluzione densa di solfato di ferro.
(■t) Agricoltura llalù
1897, fase. 1-2, pag. 6.
Cuscuta europaea L. (Mg. li,» e 4, ij>, vnlg. /•'/■«-
capello, Carpaterru, Crauclilcretla, Tarpi/jiia, l'il-
tima. — Fusto molto ramificalo, di color giallo-ver-
dognolo, con fiori penlameri in capolini loiideggiaiili,
mollo fìlli, con una brattea alla base, a calice cani-
pantilalo e corolla pure campanulata più lunga del
calice, con tubo cilindrico lungo come o poco |)iù
del lembo, biancastra o rosea, con squame erette
ed appressale al tubo della corolla con quattro o
cinque appendici; stili quasi sempre più brevi del-
l'ovario e stigmi filiformi. I semi misurano min. 1
a mm. 1,10. Fiorisce da giugno ad agosto.
Cresce specialmente parassita suiro;7/«/, sul lup-
polo, sulla canapa, sulla fava, sulla veccia, sul tri-
foglio, eco. ed è mollo dilTusa. Fiorisce da giugno a
setlenibre. Nel Granducato di Baden fu trovala anche
parassita sui fusti del tabacco. Sulle barbabietole da
zucchero coltivale nellTiigheria occidentale si ri-
scontrò una marcatissima infezione di Cuscuta, che
pare debba riferirsi alla C. europaea. Psumerosi fila-
menti giallo-verdastri o rossi circondavano strelta-
meiile i piccioli e si estendevano anche alle lamine
ostacolandone lo sviluppo. Lungo le rive della Stura
presso Fossano e comunissima sulla Robinia pseudo-
acacia ( 1 902).
C. tilpilliymum L. (fig. 4), Pillima, Fiamma. —
Fusto filiforme poco ramificato, con fiori piccoli, in
capolini, con bratleole,4-5-nieri, porporini o rosei, a
calice con lobi ovali, acuininali, allargali nella parte
superiore, corolla con tubo cilindrico o leggermente
venlricoso, uguale al lembo o |)iù lungo, con lobi
triangolari, ugualmente larghi che lunghi, s(piame
occludenti il tubo, inultidenlale ; siili eretti più
lunghi dell'ovario, stigmi filiformi. 1 semi misurano
mm\ 0,60 a mm. 0,80.
l'dlnliir/iii irfjr/fi/e
Vive nei pascoli, prati e nei luoghi selvatici sopra
il limo, sull i)ì((i t sopì i ilrunt Iifjiinnnose, spc
cìiImkmU <\t\\iili(i ìiìiiliia (Ck i 1 10) t su (|uisi
tulli l( |iiinl(. p[ iteii^i lioiisd (Il huliu i m t
tOlllllH
C. Tiifolii Babingt. — Fusto ramificato, con fiori
4-5-nieri, rosei o rossicci, a calice con lobi avvici-
nali al tubo coiollino, corolla con lobi più lunghi che
bugili, siili (livcrgciili dopo I;, lioriUim.
Vive |i;ir,i-.NÌI;i sul ln/h,/li,i .■iiTccando i^ravissinii
(Ianni. l-ioris,-c ,l,-i luglio a scllcinbre.
C. planiflora Ten. — Fusto ramificalo, con fiori
5-meri, bianchi, a calice con lobi larghi e brevi, e
corolla con liibo br('V(Mii('nle campanulato e lembo
lungo il (loppio del iiibo, sipiiimc iposlaininee, bifide,
siili (lisliiili, più liiiiglii didl'oN ,ii-io e sligmi (ililormi.
Cresce sili lìisli i\i-\\' rfhii iiinlini, specialnieiilc
lieirAlla indili, l'inllsr,. ll.dilllioslo.
{'.. iliilliiiiiinWciluMli;:. i, 11), .S/r»;c(///»o.~ Fusto
semplice, liliroriiie, giallo-verdaslro; fiori bianchi
0 bianco-verdastri, in glomeruli senza brattea alla
base, con calice campanulato a cinque divisioni
profonde, corolla urceolala, con tubo quasi glo-
boso, lungo il doppio del lembo, si|uanie addossate
al tubo, stili quasi sempre più corti dell'ovario e
sligmi filiformi. Semi con un diametro di mm. 2 a
min. 2,10, sempre poco facilmente discernibili da
quelli di lino.
Vive parassita sul lino, in tutte le regioni italiane.
Fiorisce da aprile ad agosto.
f,. aiistiiìlis n. rSr. — Fusto di color giallo aran-
ciato o venlaslid, esilissiiiio, ipiasi capillare, ramoso;
fiori in glomeruli gbdiosi, con calice lungo la metà
della corolla, la quale è 4-5-fida, bianca; squame
profondamente divise, stili sporgenti e stigmi capi-
lati, capsula globosa.
Var. hrcvi/ìora Englm., fiori per lo più 4-meri,
squame piccolissime o nulle. Cresce parassita sulla
canapa, sul basilico e su altre piante ortensi nella
bassa Italia e nelle isole. Fiorisce da maggio a set-
tembre.
Var. Cesaliana Bert., fiori 5-meri, squame per
lo più oltreiiassanti il tubo, più o meno bifiile, fim-
briate nei margini. Vive sui j)(i/i(/(iiii nei luoghi
erbosi dell'Alta Italia. Fiorisce da luglio ;i sclleiiibrc.
C. racemosa Mart. (C. cori/iiihoxti Cli., iluscntu
d' America). — Fusto di color giallo-aranciaio, (ili-
forme, capillare, ramificato; fiori odorosi, bianchi,
riuniti in fascetti di 4-8 o più, bratteati, con corolla
fj-fida, a tubo campanulato, lungo come il lembo, e
coU'apice dei lobi curvati in dentro, squame con-
vergenti ; slami lunghi come la corolla, due siili e
stigmi toiideggianli.
iioiicIk' sili (iii/iinii, sui Sdiir/nis, l'rr., >pcci;iliucnlc
luglio ed agosto.
GoLOMB pRADEL, direttore della Stazione agraria
di Nancy, richiama giustamente l'allenzione degli
agricoltori sul pericolo di diITnsioiie di l.ile Cuscuta.
Questa [lianta, introdotta accideiilaluienle dall'Ame-
rica meridionale nel Belgio, coi semi dell'crAa me-
dica, si è ora diffusa in tutta l'Europa centrale. Essa
(i molto più pericolosa delle Ciisciile europee. Biso-
gnerà (piinili usaie iiKdta cura nella cernita dei semi
e specialnieiilc non ac(piistaie semi di erba medica
se non da slabilimenli che garanliscano l'immunità
dalla Cuscuta americana.
{',. monogj'na Vahl. — Fusto nimilicalo a diainelro
piuttosto distinto; fiori rosei, scssili, brallcali, in
spighe o pannocchie, con ciunlLi r>-(lciilala ,i ileiili
brevissimi, a tubo ciliinliico, lungo il doppio del
lembo, squame erette, avvicinale al liibo, siili saldali
in mio solo, uno stigma, globoso, bibdn) e capsula
grande, ovoidea.
Cresce nei luoghi erbosi, parassita sul liipino,
sugli arbusti ed anche sulla vite. Fiorisce in giugno,
luglio ed
Fanerogame parassite
Fig 5 — Thesiuìn alpinum.
La .SL'Oonila sczioiu' i nmpuMnli' pi. mie l'ih.Kt't'
cim foglie verdi e fusticiiii con radici vere che pos-
sono assorbire il nulrimento dal terreno. Fra le
radici vere si formano, in seguilo, dei rigonfiamenti
particolari o anstori, i quali assorbono invece il nu-
trimento dalle radici di una pianta ospite. Appar-
tengono a questa categoria molte specie, soprattutto
(lei generi (hi/ris, Tìiesium,Euphvnsia, Wiinanthits,
.Urla III pìjriim, l'edicularis, Bartxia, Tonta, Trixago
ed Oiluiilìle.s, die lioriscono in estale.
Si trovano nei campi, nei boschi ed arrecano
danni al grano e specialmente alle piante dei pa-
scoli montani. Hanno succhiatoi quasi .sempre molto
piccoli e poco numerosi e si attaccano od ai lati od
alle estremila delle barbicelle della pianta ospite.
1. Il genere Osyris L. ({iim. Sanlalacee) com-
prende VO. alila L., volg. Ginestre/la, piccolo frutice
ilioico, sempreverde, con foglie cuoiacee persistenti,
lanceolalo-lineari e con fiori maschili a perigonio
voniaslro con tre divisioni e tre stami; i femminili
rim tre divisioni del perigonio, un pistillo con tre
sligmi e tre stami sterili ; frutto grosso come un
pisello, rosso, drupaceo.
Il Planchon dice di averla trovata una volta pa-
rassita sulle radici della vite.
2. 11 genere Thesiiim L. dìg. .^j (fam. Santa-
lacee) è carallerizzato da piante erbacee perenni,
con foglie quasi lineari e fiori piccoli, ermafroditi,
circondati da tre brattee disuguali, disposti quasi
sempre in gra|)poli e formati da un perigonio gamo-
sc|iali) con (|nallro o cin(|Me piccoli lobi ; androceo
con (piatirò o ciii(|iie slami, a (ilamenti lunghi e ]ier
lo più pelosi, gineceo costituito da un pistillo con un
ovario attaccato al tubo del perigonio, uno stilo fili-
toime e stigma ottuso; fruito secco, uniloculare,
(iicondalo nella parie superiore dal perigonio persi-
sleiile e contenente semi con albume carnoso ed
embrione cilindrico.
I prati di montagna sono frequentemente infestati
dal T. pratense Elirb., masenza che il raccolto abbia
a soffrirne molto.
3. .\1 gen. Euphrasia L. (fig. 0)
(fam. Sera fular iacee) appartengono
pianticelle erbacee, annue, con fusti
eretti, che non arrivano ad un'al-
tezza superiore ai 15 o 18 cm., a fo-
glie ovali od ovato-oblunghe, sessili,
dentellate al margine; i fiori, erma-
froditi, nascono all'ascella di brattee
eguali 0 poco differenziale dalle fo-
glie, in modo da formare come una
spiga mollo lassa e sono coslituiti da
un calice gamosepalo, lubuloso, di-
viso in quattro lobi; da una corolla
gamopetala, tubulo.sa inferiormente,
bilabiata, col labbro superiore ar-
cuato, intero e troncato all'apice,
diviso in due lobi e col labbro infe-
riore formato da tre lobi alla lor
volta suddivisi : androceo con quattro
slami didinami ed attaccati al tubo
della corolla,colle antere leggermente
appendicolate; gineceo costituito da
un pistillo; frutto a capsula bislunga, compressa,
contenente numerosi semi a forma di fii.so e striati.
Nei prati e pascoli di pianura e di montagna cresce
coiiiuni.ssima VE. o//ìcina/is L. (Eu/'rasia), dai fiori
bianchi venati di violaceo o giallo, la cpialc disturba
non poco lo svilii|)po degli altri vegcl;ili.
Fis
6.
E„pl,
i-as
a
afiicin
ilis
'/•
(d.-iirA.:
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t|.
Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agraria, 1.
P(ilo!()f/iii rcgedile
i. I Ithiiiaiitliiis L. (fìg. 7, \) (fain. Srrofula-
riacee) sono piante annue, con fusti eretti, quadran-
golari, alti da 20 a 50, 60 e persino 80 cni. ; foglie
opposte, lanceolate, dentellate al margine; fiori
ermafroditi all'ascella di foglie fiorali verdi o gial-
licce, ravvicinati nella parte superiore in modo da
formare un racemo e (inibii di un calice gamosepalo
un po' compresso, rigonlialn nel mezzo, a ipialtro
denti; corolla gamopetala, bilabiata, gialla, col labbro
superiore compresso ai lati ed a forma di elmo,
l'inferiore a tre lobi; androceo con quattro stami
didiuami, attaccali al tubo della corolla ed antere
vellutate; gineceo con stilo filiforme curvato; frutto
a capsula quasi londeggianle, compressa, contenente
numerosi semi quasi piani e per lo più alati.
In Italia abbondano il lì. niiijnr Elirh. (fig. 7, ))
(Cren/a di gallo) dai fusti macchiettati, che si elevano
fino a 40-50 cm., dalle foglie sessili, oblungo-lanceo-
lale, allargate alla base, dai fiori grandi con brattee
ovali, giallastre, ed il R. minor Rbrli., piantieella a
fiori piccoli, con brattee verdi .i ilenli Iniiglii, acumi-
nali e corolla di un giallo-venlaslru a lobo dirillo.
Quantunque sieno piante annuali, stante il grande
numero dei loro semi invadono in poco tempo esten-
sioni considerevoli a danno delle piante utili che
devono morire. Si trovano specialmente nei prati
umidi e lungo le rive dei fiumi, tanto in pianura che
in monlagna. Il miglior modo per distruggere i Rhi-
i/ini/liiis consiste nello svellerli ogni anno prima che
i Idiii semi siano giunti a maturità e nel bruciare
la colica dei prati.
(jercando di svellere dal terreno, in modo da non
rompere il sistema radicale, una pianta di llìiimin-
Ihus, sarà facile osservare, nelle radicbetle, piccoli
tubercoli bruni, di forma ovale o rotonda, che por-
tano seco porzioni radicali di piante ospiti alle quali
sono fortemente attaccati. Sezionando tali tubercoli
0 succhiatoi essi appaiono come rigonfiamenti eso-
geni della radice, costituiti da un tessuto cellulai'e
avvolgente e da un lascio cenlrale di cellule vasco-
lari spirali, con membrana ad isiiessimeiili relii'nlnli
che unisce il sistema vascolare radicale della pianla
ospite con quello del Rltinanthus.
5. I Melampjrum L. (fig. 7, se e) (fam. Scrofit-
l(iriacee) crescono soprallntlo nei terreni calcarei.
Sono piante annuali, con fusti cilindrici, alti 20, 30
e persino 80 cm., foglie opposte, ovali o lanceolate;
fiori ermafroditi in racemi, con numerose brattee
rossicce o verdastre, dentellate o cigliate al margine
e formati da un calice campanulato, bilabiato, a
quattro denti [ìiù o meno profondi; corolla gamo-
petala, bilabiata, col labbro superiore foggiato ad
elmo, coi margini ripiegati, l'inferiore atre lobi;
androceo a quattro slami didinami, attaccati al tubo
della corolla, con antere appendicolale; gineceo con
stilo incurvo all'apice; frutto a capsula contenente
uno 0 due semi ovoideo-oblunghi , quasi trigoni,
molto simili a quelli dei cereali.
Arrecano danni specialmente ai seminati a fru-
mcnlo, orzo, segala ed avena: interi raccolti pos-
sono essere distrutti o per lo meno molto compro-
messi. I semi mescolati al frumento e macinati con
esso danno al pane una tinta rosso-violetta, con odore
nauseabondo ed un sapore leggermente amaro. Le
pianlicine raccolte fresche vengono mangiate dal
bestiame, l'er distruggere i Mclaiiipgiinn conviene
lasciare o i campi in riposo per (|ualclie tempo, od
estirpare le pianlicine prima della maturazione dei
frulli.
Nei prati e boschi specialmente di collina e di
monlagna cresce il M. pratense L. (fig. 7, 5), carat-
terizzato da foglie brevemente picciolate, lanceolate,
da fiori disposti in grappoli unilaterali, lassi, con
calice mollo |iiii i-orlo del tubo della corolla e con
brattee hiMccolaie ipiasi sempre dentellate alla base.
Nei c;im|ii di |ii,nnira e c(dlina a suolo calcareo
ed argilloso, si sviluppa invece il M. arvense L.
(lig. 7, 1,1 con foglie sessili, huiceolale e lungamente
acuminale, fiori in giap|ioli mollo allungati erislrelli,
con calice lini^o quanto il tubo della corolla che
presenta una c(dorazione rossa con macchie gialle;
brattee pennalifide, rossicce.
Le radici dei Melampijrum liaiino, hallo Irallo,
piccoli rigonlìamenli o lidiercidi come quelle dei
Rhinaiilliii.s, aderenli alle ladici .li pianle ospili o
addossali ad organi! li o,l in Ma 'composizione.
Sezionando i tubei-coli, essi risullano (piali veri li-
gonfiamenti esogeni radicali, costituiti da un tessalo
cellulare percorso da un fascio di cellule spirali
Fu lì erojjd m e para .ss ile
coiiiuiiicaiili da un lato con la porzione vascolare dulie
radici dei i1/c/«w/>//;'HW,dairal(ro con peli assorbenti,
allungati, che si addentiano nei tessuti della pianta
ospite. F'er mezzo di questi il nutrimento passa nel
fascio centrale e (iuin(li nella radice del parassita.
l Mclumpunun vivono anche assorbendo diretta-
mente, per numerose radici, il nutrimento dal ter-
reno e possono, (luaiido si attaccano ad organi morti,
liMizionare come saprofiti. I numerosi tubercoli che
si osservano nelle radichette al momento della fio-
ritura vennero considerati da Kock quali organi di
liserva di accpia e materie azotate.
('). Le specie del yen. Pediciilaris L. (fig.TjO, 3c i)
(Cam. Sfrofiilariacec) sono jiianle erbacee, perenni,
con fusti generalmente eretti, foglie pennato-partite,
colie divisioni alla loro volta dentellate o profonda-
mente pennato-divise; (iori ermafroditi, bene pro-
iinnciali e disposti in racemi con brattee alla base e
calice gamosepalo, rigonfialo, 2 o 5-lobalo e coi lobi
alla lor volta dentati, quasi sempre lanosi o vellutati;
cornila gamopetala, bilabiata, gialla o rossiccia, col
labbro siqieriore foggiato ad elmo e compresso late-
ralmente, prolungalo più o meno in rostro e l'infe-
rioi'e ti'ilobo; androceo a (|ualtro stami dìdinami, at-
taccati al tubo della corolla, gineceo costituito da un
pistillo che forma poi un frutto a cajìsula compressa
ed acuimriata, contenente semi quasi ovali e trigoni.
Crescono nei prati e pascoli montani e possono
airecare anche danni abbastanza notevoli. Special-
mente dannose sono la /'. eleguns Ten., la P. 'jyro-
lli'.ra Vili., la /'. vonlnila L. (lig. 7, i), la P. verlicil-
liilii |j., la P.comom L., la P. pulitsIrisL. (fig.", ;i),
la /'. rosea Wulf. (fig. 7, ì).
1. Il genere Bartsia L. (lìg. 8, ì) dam. S,-rofii-
lariavee) comprende piccole pianticelle, perenni,
coperte di finissima pelurie, che si elevano lino a
ir)o20cm. di altezza, con foglie ovali, dentate o
crenate al margine ; fiori ermafroditi dis|)osti in
racemi, mimili di brattee colorate e con calice ga-
mosepalo, cam|)anulato, diviso in (piatirò lobi pro-
fondi ; C(U'olla gamopetala, violacea, bilabiata, a
labbro superiore foggiato ad elmo, l'inferiore Iri-
liilio; androceo con cpialtro slami didinami, attaccali
al tubo della corolla e con antere vellutate; gineceo
ad un pistillo con fruito a capsula oblunga, com-
pressa, biloculare, e contenente semi ovali muniti
ili otto a dodici rialzi longitudinali.
Oltreché organi sucehianti Miilrinieiiln dalle radici
di alti-e piante, le Bartsia possono emetteie anche
dei germogli sotterranei dai quali si protendono veri
peli radicali. Nel periodo autimnale si formano
gemme ipogee ricoperte di s(|uame, fra le quali si
generano canali ove restano imprigionati e (piindi
succhiali |)iccolissimi animali.
Nei pascoli monlani ciesce la B. alpina L. che si
attacca specialmente alle radici delle graminacee:
per eslir'parla bisogna smuovere mollo profonda-
mente la terra e bruciare la cotica dei pascoli.
8. Pure nei pascoli alpini si trova la Toziia al-
pina L. (fig. 7, -) (ùim. Scrofiilariacee), pianta jie-
renne, con un sottile fuslicino che si eleva all'allczza
di 20-30 CUI., con foglie sessili, ovali; fiori erma-
froditi, meno sviluppati in lunghezza delle foglie ;
essi nascono all'ascella delle foglie slesse ed hanno
un calice gamosepalo, campanulato, con cin(pie denti
disuguali; corolla gamopetala, gialla, inferioinienle
tubulosa, superiormente bilabiata cid labbro supe-
riore bifido e l'inferiore Irilido ; androceo a ipiatiro
slami didinami attaccati alla corolla, con antere ap-
pendicolale; gineceo ad un pistillo e frullo a capsula
tondeggiante contenente un solo seme. Fiorisce in
giugno e luglio.
Fii;. S. - I. l'innlioella dì Odonlites verna «/a; 2, Id. di
lìarixia at,nna '/j; 3, Id. di Trixago apula '/j.
(DairAci.oonE).
'.I. Il genere Trixago Link. (fig. 8, ::) d'ani. Smi-
fiildridci'c) è rappresentato da piante eidiacee amine
che si elevano da lo a 70 cm. d'altezza, con foglie
lanceolate intere o palmatifide, e fiori ermafroditi,
gialli 0 porporini, disposti in spiga, con calice ga-
mosepalo a quattro divisioni; corolla gamopetala,
bilabiata e col labbro inferiore Irilobo; androceo
con quattro stami didinami, attaccali alla corolla, e
con antere aristate; gineceo con un pistillo; l'niiic)
a capsula attenuata in roslro, conlenenle iiiiiiiciii>i
semi piccolissimi e debolmente striali.
Le forme più comuni crescono specialmente ik'Ì
pascoli e luoghi erbosi.
10. Le specie del gen. Odonlile.s Mailer ( fig. 8, i )
(fam. Svrofuiariacee) sono caratterizzate da piante
erbacee, annue, con fusli bene sviluppati in altezza;
foglie lanceolate, intere o denlellale ai margini ; fiori
ermafroditi, disposti in racemi quasi unilaterali, con
calice gamosepalo, tubuloso, diviso in quatli'o lobi ;
corolla gamopetala, bilabiata, a labbro sii|iei'i(n'e
ad elmo, l'inferiore Irilobo, gialla, rossa o rosea;
Potolof/in iYi/(iti!c
con succliiatoi sopr:( le r;uhci ilei l'iojii o (d il Kli nli )
androceo a quattro slami didiiiami attaccati alla co-
rolla ed antere appeiulicolate ; tiineceo con un pistillo
e frMlli) a ciiiisiil,! iiHiiprcss.i, l'iuileiiciile numerosi
I (Iella
,i/nl,i I
quentcnienle
uialla, vellu-
La terza categoria comprende due specie del genere
Lalliraea L. (L. squamarla L. e L. clandestina L.),
famiglia delle Ovobaneacee. Queste due Lathraea
sono piante die mancano quasi completamente di
empi clorolilli.iMi. Vivono esclusivamente ad una certa
profondila del terreno sopra le radici degli alberi o
degli arbusti e presentano dei fusti sotterranei pe-
renni senza fiori, con foglie squamose, consistenti,
fìlla mente addensale, liiancaslre come il fnslo, ed
nidsi'p.il.i, ciiiip.innlalo a t|nallru divisioni; corolla
i;;iiiiiipri,il,i , liil;ilii;ii;i , a labbro inferiore trilobo,
pnre biaiicislia n violacea; androceo a quattro slami
didinaini, inseiili sul tubo della corolla; gineceo ad
un pistillo con stigma bifido ; frullo a capsula con
due valve e numerosi semi molto piccoli, globosi.
Nelle foglie squamose esistono delle cavità labi-
rintiformi nelle quali penetrano facilmente piccoli
animali. Siccome dopo breve tempo non restano,
degli animali, che le porzioni consistenti, bisogna
ammellere che la parte carnosa venga assorbita da
|)i(i()lissimi filamenti che tappezzano la cavità in-
lerna. Sono quindi vere piante carnivore, le quali
però, non polendo vivere dei soli cnmposli organici
degli animali che succhiano, liainin liisn^iio ili assor-
bire nnti-imenlo anche dalle radin delle piaiile vicine.
La Liillinii-ti Sijìiamaria L. (lig. '.I) è caratterizzata
da fiori ilispiisli in spiga molto densa, con calice vel-
lutato earnirino eniroila biancastra, macchiettata di
porporino, poco più lunga del calice; ha un fusto
sotterraneo, bianco, coperto da squame, terminato
da una radice principale a tubercolo dalla quale par-
tono numerose radichetle. Queste, in vicinanza delle
radici dell'ospite, emettono poi i rami che circon-
dano a guisa di un fitto intreccio le railici delle piante
ospili e lungo i quali si formano ininienisi e piccoli
rig(iiili;iiiieiili,chesi attaccano alle railiri viventi della
;■//(■, delle (/«t'/w, dei fniss/iii, ilei j}i(ippi {11^. '.)),
dei carpini, dei nocciunli, delle mici, del faggio,
rimanendovi anche jier parerclii anni. Le protu-
beranze sono formazioni esogene, cioè degli strati
superficiali della radice, ed aderiscono alle radici
ospili. Allorno alla protuberanza scompare l'amido
Fanerogame paransile
nelle cellule della pianla espile, le meml.raiie quindi
sono disliiilte ed il conlenulo cellulare è assorbito dal
parassita nella regione corticale e nel legno; sotto
l'azione di liquidi emessi dal parassita le membrane
si gonfiano e diventano mucillagginose. Si ha quindi
una penetrazione per digestione. I tubercoli succhianti
terminati a guisa di coni, detti
coni di penetrazione, risultano di
cellule allungale disposte paralle-
lamente, trasformate, nel mezzo,
in un fiiscio di cellule vascolari
spirali. Le serie di cellule diver-
gono in lutti i sensi nella porzione
libro-legnosa della radice ospite
assorbendo nutrimento e deter-
minando delle irregolarità nel-
r accrescimento radicale.
La L. clandestina L. (fig. 11, i),
dai fiori con calice glabro tubu-
loso e corolla violacea molto più
lunga del calice, arreca pure
danni agli alberi, specialmente ai
salici ed ai pioppi, nei boschi
umidi. Ha radici gialle con tuber-
coli succhianti, tondeggianti, che
possono misurare 1 nini, di dia-
metro e che irradiano attorno
alla radice ospite (fig. 10).
Bisogna estirpare le piante prima che giungano a
maturità i fiori, avendo cura di asportare dal terreno
anche i fusti sotterranei, i quali possono mantenersi
in vita per parecchi anni.
IV.
La quarta sezione comprende piante o prive o
con una minima quantità di corpi clorofilliani, con
semi che germogliano nel terreno e producono un
corpo filiforme, che si dirige verso il basso seguendo
una linea spirale. Se l'estremità inferiore del ger-
moglio trova (|ualche radice vi si attacca e penetra
nelle parti interne, producendo, nel punto di contatto,
un rigonfiamento a forma di tubero dal quale si svi-
luppano i fusti del parassita. Se invece la giovane
pianticella non trova alcuna radice ospite, esaurisce
la riserva degli alimenti accumulati nel seme, depe-
risce e muore. Esse vivono parassite di molte piante
sia erbacee che legnose ed abbondano specialmente
nelle foreste vergini americane.
Nella regione mediterranea arrecano specialmente
danno le Orobancbe L. (1) (famiglia Oruhancacee),
piante annue o perenni, provviste di fusti aerei,
eretti, semplici, raramente ramificali, cilindrici,
spesso ingrossali a bulbo alla base, carnosi, di solito
giallicci, coperli per Io più di peli ghianduliferi, e,
specialmente nella paite inferiore, di numerose fo-
glie squamiformi ; fiori ermafroditi, alcune volte
odorosi, disposti in spighe terminali, con una sola
brattea ed alcune volle con due bralteole, ma molto
più piccole; calice persistente, gamosepalo, lubu-
loso-campaimlalo, con due divisioni molto profonde,
(juattro, raramente, 5-denlalo; corolla gamopetala,
lubnlosa, bilabiata, con quattro a cinque lobi, di
color giallo-cera, bruna, rossa o bianchiccia ; an-
droceo a quattro stami didinami attaccali al tubo
coronino; stami con filamenti (iliformi superior-
mente, per lo più allargati od ingrossati alla base,
ed antere deiscenti per una fessura longitudinale;
gineceo ad un pistillo con stilo quasi eretto od incur-
vato all'apice, stigma imbutiforme, a due o quattro
lobi ed ovario ovale o cilindrico, solcato, uniloculare,
con due o per Io più quattro placente per ogni car-
pello ; frutto a capsula persistente, bivalve, con nu-
merosi semi piccoli e subglobosi, con testa reticolata
ed embrione piccolissimo, rudimentale, rotondo,
immerso nell'albume.
Le Orohanche sono variamente colorale e vengono
divise in parecchie sezioni, delle quali due (Triony-
chon Wallrolh ed Osproleon Wallroth) crescono pa-
rassite di piante coltivale.
Le Orobanche si attaccano tanto slreltamenle alle
radici delle piante ospiti che riesce difficile stabilire,
nel punto di contatto, quali sieno i tessuti dell'uno
0 dell'altro vegetale.
I semi di Orobanc/ie possono conservare per lungo
tempo la facoltà germinativa e solo quando, portati
dall'acqua, vanno in conlatto con radici di piante
ospiti, emettono il tubetto germinativo, il quale si
attacca per l'estremità inferiore ad una giovane ra-
dice della pianta ospite e, dissociandone le cellule, la
attraversa sino ai fasci vascolari, dai quali assorbe
nutrimento.
All'esterno della radice ospite, nel punto d'attacco,
la pianticella di Orobanche, uscita dal seme, si allarga
in un rigonfiamento. In seguilo, gli elementi del suc-
chiatoio, che si è addentrato nella radice ospite, ade-
riscono strettamente alle cellule dell'ospite, si molti-
plicano, si ramificano e cedono nutrimento alla parte
esterna che si dilata sempre più in modo da formare
un tubercolo con elementi vascolari e con numerose
sporgenze. Queste distendendosi producono radici di
origine superficiale prive di veri peli succhiatori, di
pileoriza e si allungano sino a 4-7 cm., emettono,
quando si trovano in contatto con una radice della
pianta ospite, dei succhiatoi secondari che servono ad
assorbire sempre nuovo nutrimento. Hanno una du-
rata molto limitala, e muoiono quando nel fusto, che
(I) Vedi: V)' Gunther Ritter Beck von Mannagetta, Monographie der Gattuiig Orobanche. Casse! 1890
G. Laverune, Conlribution à l'hisloire des Orobanches.
Palolagia rcr/rlale
va fratlanlo sviluppandosi dalla parie superiore del
tubercolo, si formauo i fiori. I fusti aerei delle Oro-
banc/ie che inlestano le piante annue muoiono ron
esse, prrsisldriii invece da un anno aH'Mllin picroli
tubeiTdli clic si lorniaiio dal lubercol,, princi|i;ilc.
Anclic i sMcclii.ildi secoiidai'i che l'csland allaccali
alle radici dcjl'ospile possano, d,ipo un anno, molti-
plicarsi come il yerm.ii^lio primilivo che esce dal
seme.
Sez. Tryonichon Wall io ih.
Piante con fusto raniiticalo, semplice S(do nelle
specie a minimo s\ilui)po, e liori brevemente pedun-
colati con lina Inatlea e due bratleole laterali; semi
con testa reticolato-ingrossata.
Fig. 11. — I, Lathraea clandesliì
maini-: 3, iiislillo; 4, slame. - '
8-9, (1^ r,n;,ni,l,i/ìlacea, fiore; 10, sia.
I,a„rhr ininnr. More. - 14, 0. rar.
Hi, Risiili. ,. - 17-18, 0. purpurea (ci
- 2, Orohaiirht
0. fn>„-lln,sl,'„. -
flroliaiirlie ramosa Limi. (Kop.sia ramosa Dunior-
lier, l'ftr/ipaca ramosa Meyer), Succiamele della ca-
iiapii (Ili;. Il, li, I.-., )0). — Pianta annua con insto
i;iall;islro, i;racile, eretto, carnoso, ramificalo, coperto
di brevi peli i;landulosi e di rare e piccole scaglie
ovali, alto da 20 a 40 cm., rar. ingro.ssato alla base.
Fiori disposti in spighe allungate, con brattea e brat-
leole quasi sempre Inn^l
brevi peli ; calice a l'orni
tnbo della corolla, con ,111
per
n'tii
iii;;i
e di
del
lari
un
pic-
lini
Mai
cala
listino, (piasi bilabiata, coi labbro superiore biiidm,
carenato e col labbro inferiore dentellato: stami con
liiamenti attaccati al tubo della corolla nel reslringi-
meiilo, pubescenti verso la base, di color aranciato
nella parte superiore e antere leggermente acumi-
nate: ]iistillo con stigma imbulifonne biancastro od
azzurrino, stilo breve, debolnii'iilc im iiixaln, nella
parte superiore concolore alio si ii;m.i,.i\ ai in ;:liiii(iso.
Squame piccole, ovali, pelosn-^liianiluliisr, inumile
1 cm.
Si sviluppa siiiie radici delia canapa, dei laìiacco,
dei iHimmloro, nniiciiè di aiciine /ei/iiaiiiiosr, ctiaipi)-
si/r, ombrellifere, cruci/ere e cario/Ulcr.
In Italia è molto diffusa, spci'iaimeiile nel l'ic-
monte, nel Ferrarese, nei lìidognese, in Sicilia ed
aireca gravissimi danni alle pianle di cuìiapa soprat-
tutto, perciiè impedisce l'accrescimento del fusto e
(|uindi la regolare formazione delle fibre. Fiorisce
nei mesi di agosto e setlembre.
Di minore importanza dal lato agrario, perchè
crescenti raramente nei prati o nei pascoli sono le
seguenti specie :
0. Miileli Schultz.— Fusto aito da 1(1 a 30cm. con
li(n'i in spiga densa, mollo incurvali (inngiii da ITi a
2^ min.), a calice con denti Icsiiiil'ormi, ianccoiali,
limgiii come il lubo del calice, corolla ili color vio-
laceo sbiadito con lacinie tomlcuyianli.
esce pa
sulle
iegnii
:g('n. Tri /'oli II III, Viria, Lalliyrus) e di alcune
composilr nei pascoli di piano e di monte.
0. lun'iuirca Jacipiin dig. ll,n, is). — Fusto alto
da 15 a (30 cm., farinaceo-ghiandoloso, por]mrino o
grigiastro, con fiori in spiga lassa, tondeggiante nella
parte superiore, leggermente incurvati, Imigiii per
lo più da 25 a 30 mm., con calice a denti più
brevi del lubo e corolla inferiormente gialliccia,
superidijiienli' azziiri'iiia o vinlacea.
\'ivc sulle laiiici ili aliiiiic nimposite e special-
inenle delie. lr/,/7/,Y/ willr/o/iiim I.., A.selacea'WM.
ed .1. ìiobilis L., nei prati e pascoli.
In alcune regioni italiane crescono altre specie
di Orobanclie appartenenti a questo gruppo, cmne
VO. laraiidiilacea lìeiciienbacli, con lìori lunghi da
n a 20 mm. colla parte inferiore biancastra, siijie-,
riormente azzurra, rar. parassita delia [ara e della
lalluga specialmente lungo il litorale.
lùnirnit/dwe iKiranni/e
Si;z. Osproleon W.iliioili.
l'hiiilf cdii fiislu seMi|>licc i' linri |ier In iiiiì ses-
(lioliaiiclie ciirjniilijllacea Smiili dii;. 1 1, s. n, in). —
l'Usili glosso ed" allo da 3U a (iO cui., Iei;i;ermeiile
viiilai'L'o, con fiori in spiga ora lunga e densa, ora
liicvf e lassa, creila, lunghi da 17 a 35 nini., con
lualk-e come le S(|uanie, quasi sempre lunghe come
i li(ni ; calice con sepali intieri o bifidi, con mimerose
iii'ivalure e corolla bruno-porporina o biaiuo-gial-
Inslra, con dorso arcualo, col labbro superiore mollo
allargato, intiero o leggermente smarginato e l'iiife-
liore a lobi quasi eguali ; stami con filamenti attac-
cali verso la parte inferiore del tubo corollino e
ccipcrti per lo più nella parte superiore da abbon-
danti |)eli ghiandoliferi; ovario ovato-ellissoidale,
sdlcalo anteriormente, stilo per lo più coperto in
viiinaiiza dello stigma di peli ghiandolosi, stigma
liil(d)o, bruno porporino, raramente rosso-gialliccio
o giallo. Squame obluiino-lancfolale, abbondanti,
hiiiglie 2-5 cm.
(Irescc specialmente nei |irali, parassita delle di-
verse specie (li Culium e fiorisce di solito nel mese
di luglio.
0. Iiilea r.auMigaiten (0. frafjriniH.stiìma lìert.). —
l'usto giallo-biniio o rossastro, co|ierto di numerosi
peli gliiaiidolit'cri, lungo da 3()a5()cin.; fiori odoro-
sissimi in spiga cilindrica, eretti, con brattee eguali
alle squaiiie e lunghe come i fioi'i o poco più e calice
a sepali largamente ovali, acuminati, bi-trifidi, a
iiiiMierose nervature; corolla diritta nel dorso, col
lalihro superiore bilobo a lobi patenti e labbro in-
fniore trilobo, a lobi quasi eguali di color rosso
iiilenso, gialliccia nella parte inferiore e stami con
lilanienti allaccali al disopra del terzo inferiore della
col lilla, |)er lo più leggermente coperti di peli ghian-
didil'eii nella paite superiore; ovario cilindrico-
cllissoidale coperto nella parte superiore, come lo
siilo, di peli ghiandolosi, con stigma bilobo vellnlalo,
di color giallo-cera e leggermente aranciato. S(|iiaiii('
(ilihiiigo-laiiceolate, lunghe 20 a 30 nini. Tutta la
pi.nila emette per lo (»iù un odore aggradevole.
Si sviluppa negli erbai e nei prati sulle radici di
vaiic leguminose dei generi Medicaio, Trifo/iiiin,
l.ii/iis, nonrlir so|iia alcune composite (Acìiilleii e
Cnilaiiirdìi' sui Cdlliim. Fiorisce nei mesi di maggio
(I. riiliPiis Wallr.— Fusto alto 20- iO sino a 00 cm.,
rossastro, vcllutalo, ghiandoloso ; fiori in sjiiga lassa
con calice lungo circa la metà del tubo della corolla,
a più costole e se|iali largamente ovali, acuminati,
lii-lrilldi; corolla di color giallo-chiaro, più coinii-
nenienlt' rosso-carica, rimi-va alla base, diiilt;i sul
dorso. campannlalo-lulMilare, col lal.l.n, siiprrioir
a lobi patenti e labbro inferiore trilobo a lobi ipiasi
eguali; slami inseriti nella nervatura della corolla,
pelosi fino alla metà. Mollo simile alla specie prece-
olente, tantoché viene anche unita ad essa.
Vive parassita suUVrifl malica eil è mollo dan-
nosa. Fiorisce in maggio e giugno.
0. gracilis Smith. — Fusto giallo-rossiccio o por-
porino, coperto di peli ghiandoliferi, raramente vel-
lutato, lungo 00 cm.; fiori in spiga per lo più lassa
verso la base, con brattee eguali alle s(|uanie supe-
riori, quasi sempre lunghe come i fiori, nella parie
superiore contorte e spesso chiomate; calice a sejiali
bifidi, della stessa lunghezza dtdia corolla i. poco più
brevi; corolla caiiipaiuilala, ampia, rigoiilia verso la
base e nella parte anteriore leggeniieiile incurvata,
di color giallo, lunga da 15 a 25 nini., col labbro
superiore rosso o porporino, nell' interno rosso-
bruno, intero o smarginato, carenato e coli' infe-
riore a lobi quasi eguali o col mediano un po' più
grande; stami con filamenti attaccali obliiiuamente
alla base della corolla, inferiormente pelosi, supe-
riormente peloso- ghiandolosi o glabri, e inuiiili
sopra l'inserzione di una piccola ghiandola nellaii-
fera, gialli, con orlo rilevalo rosso-bruno; ovario ci-
lindrico od ovoidale, stilo ricurvo in vicinanza dello
stigma, di color porporino, raramente giallo o aran-
ciato; stigma bilobo vellutato, giallo o arancialn;
capsula più lunga del calice. Squame inferiori ovali,
glabre, le superiori oblungo-acuminate, lunghe 2 cm.
Tutta la pianta emette un odore di garofano.
Cresce specialmente nei prati e luoghi erbosi,
parassita di varie leguminose (gen. Vori/niiinii,
Tri foli um, Lotus, Curuiiilla , Onoliri/clii.s, Mrli-
lotus, ecc.), in tutte le regioni italiane. Fiorisce nei
mesi di aprile-giugno.
iNelle stesse località e sulle medesime piante vive
anche la varietà 0. panxanlha=.^ citrina (lloss. et
Cerni.), la quale è di color giallo-cedro o giallo-cera
in tutte le sue parti, con stigma giallo e siilo d(dlo
stesso colore.
0. alita Sleph. (0. epitlnjmum W..). — Fusto co-
perto da abbondanti squame alla base, che divenlano
per lo più rare nella parte superiore, lungo da 20
a 50 cm. ed anche più, con peli ghiainlolosi, per lo
più rossiccio; fiori eretti ben visibili, lunghi da 10
a 28 mm., con brattee della medesima lunghezza,
raramente più lunghe e calice a sepali raranieiili!
congiunti nella parte anteriore, interi o con un pic-
colo dente con 3 a 5 nervature, quasi sempre lunghi
come o poco più del tubo della corolla, la ipiale è
per lo più grande, campanulata, allargala superior-
nienle, ricurva, bianca, sjiesso rossiccia o quasi poi--
])orina verso il lembo, peloso-ghiandolare, con peli
portati da un piccolo liibercolo ro.sso e con venature
porporine, a labbra superiore carenalo, intero, ra-
laniente bilidio, rinferiore invece è diviso in lobi
ia vegetale
quasi eguali; slami attaccati a poca distauza dalla
base della corolla e coperti di peli, non però in
tutta la loro lunghezza ; ovario cilindrico, stigma
bilobo coi lobi porporini, vellutati. Squame infe-
riori oblunghe e glabre, le superiori allungate,
con peli ghiandolosi, lunghe 2 om. Tutta la pianta
emette in piccola quantità e non sempre un odore
grato.
Vive parassita sulle radici delle Labiale (genere
TliipiiHn, Sai ria pralcnais L., Brunella vulgaris L.,
Urifidiiuni nilgare L., ecc.), nei luoghi erbosi e nei
prati di pianura e di montagna. Fiorisce nei mesi di
aprile-agosto.
0. crenata Forskal. {0. speciosa DC, 0. pruinosa
Lapeyrouse), Succiamele. — Fusto ingrossalo più
0 meno alla base, giallo-rossiccio, azzurrino, ra-
ramente porporino, coperto da rari e fini peli
ghiandolosi e squame, lungo da 30a50cm.; fiori
in spiga cilindrica, lunghi 2,5 a 3 cm. con brattee
lanceolate, acuminate, coperte di abbondanti peli
gbiandolosi, lunghe comeo poco più dei fiori e chio-
mate verso l'apice della spiga. Calice con divisioni
molto profonde e molto strette a forma di lacinie plu-
riiii'ivic, liuigiie come il tubo della corolla o rara-
iiiciile più corte; corolla campanulata molto larga,
bianca o biancastra, con leggere venature azzurre o
violacee, raramente porporina, denticolato-incre-
spata al margine, a labbro superiore intero o leg-
germente smarginato coi lobi iarglii.ssimi (piasi ton-
deggianli, dislesi o ricurvi eii ;i ialiliro inferiore col
lobo mediano quasi sempre mollo più allargato dei
laterali; stami attaccati a 2-3-5 nim. sopra la base
della corolla, coi filamenti allargati alia base, vellu-
lati in basso e coperti, nella parte superiore, di brevi
peli ghiandoliferi, raramente glabri, antere legger-
mente acuminale; ovario ojilnngo-ovale, con stilo
leggermente ghiandoloso-peloso e stigma bilobo,
violaceo-chiaro, carnicino, giallo-sbiadilo o bian-
chiccio; capsula deiscente da ambo i lati, colle valve
attaccale allo stilo persistente. Squame iiiiVriori mollo
fitte, le superiori distanti l'una dair:iUi;i, laiiciMilalt',
coperte più o meno abbondanlcnienle ili peli iiliian-
dolosi, lunghe 3 cm. Tutta la pianta emette un grato
odore di garofano.
Cresce comunissima sulle radici delle leguminose
e specialmente sulle radici di farà, /ilsrlln, rrce,
lenticchia, lupino, ecc. e sui peldri/mii <• iji-rani
coltivati, arrecando gravissimi danni, l'ìdrisic gciie-
0. inin(n' Siillini dig. 1 1, 12. n, 12). — Fusto esile
0 niedioci-eniente consisteiile, llessuoso, più 0 meno
ghiandoloso-peloso, nella ])arte inferiore coperto da
abbondanti squame, limitale invece di numero su-
periormente, alto da 10 a 30 raramente 50 cm.;
fiori in spiga cilindrica, densa,, arrotondata 0 leg-
germente acuminata all'apice, lassa inferiormente;
eretti 0 ricurvi, lunghi da 10 a 18 nini, con brattee
eguali in lunghezza alle squame ed alla corolla,
rar. più lunghe 0 più brevi, e con calice a sepali
ovali interi 0 bidentati, con denti per lo più allinigalo-
cun un'unica nervatura, lunghi come il tubo della
corolla 0 poco più ; corolla tubulosa leggermente
ricurva ed allargata nella parte superiore, di color
giallo sbiadito con venature violacee od azzurrine,
coperta raramente, nella parte esterna, di peli
ghiandolosi, a labbro superiore carenalo, bilobo.
Fig. \-2. — Giovine piantina di Orobanchc minor
(dal Pkillieux).
l'inferiore a lobi quasi eguali, ambedue poi a
margine crenulalo-dentalo ; stami obliquamente at-
taccati a 2-3 nini, sopra la base della corolla, con
filamenti inferiormente quasi sempre coperti da
peli più 0 meno abbondanti e nella parte superiore
glabri 0 con rari peli ghiandoliferi, antere legger-
mente acuminate; ovario ellissoideo, leggermente
ghiandoloso-peloso verso lo stilo, stigma bilobo, por-
porino 0 violaceo. Squame inferiori ovato-oblunghe,
le superiori lanceolate, lunghe da 0,5 a 1 cm.
Vive parassita sulle radici delle varie specie di
trifoglio ( T. pratense L. , T. repens L., T. arvense L.),
e di varie altre leguminose e composite, arrecando
specialmente danni gravissimi ai seminati a tri-
foglio. Fiorisce nei mesi di maggio a luglio.
Meno diffuse ed anche meno frequenti sulle piante
coltivate sono le seguenti specie:
0. major L. (fig. H, 2,3,4). — Fusto consistente
con squame lunghe da 7 a 20 mm. e brattee oblungo-
lauceolate, ghiandoloso-pelose , lungo da 30-40 a
70 cm., giallastro-roseo 0 color ruggine, con fiori a
spiga cilindrica, ottusa, lunga 30 cm. e calice coi
sepali congiunti nella parte anteriore, disegualmente
bidentati, e che arrivano in lunghezza alla metà
della corolla, la quale è imbutiforme e lunga di
Fanerogame parassite
solilo ilo limi., (li color i-osco o ieyguriiiciile yial-
lieciii, a iabino superiore intero o smarginalo ed u
iiiaryine lienlalo-rrenalo; slami inseriti a i-O nim.
sopra la base della corolla; slii;ina bilobo, gialliccio,
vellutato, capsula lunga come il calice.
Vive specialmente sulla Centaurea scahiosa L.,
nei Uioglii erbosi elevali e sopra alcune leguiiiiiiose
( Tri l'ili ili III e Mrilirago). Fiorisce da giugno a 1uì;1Ìo.
(». l'icridis ScliuUz. — Fusto peloso, allo da ±0-'^i\
e più cui., gialliccio o violaceo, con squame e
braltee oblunghe, lungamente acuminale; fiori in
spiga cilindrica, con sepali separati a denti lunglii
come o poco più del tubo corollino; corolla tubolosa,
liiaiica 0 gialliccia, a labbro superiore intero o bi-
lidio, violacea (piando è secca e con stami obliipia-
iiiciile allaccatia3-5mni. sopra la base della corolla,
e stigma bilobo, rosso-violaceo o porporino.
Vive sulle radici di alcune com/ws/Vt', ombrellifere
e lei/iiiiìiiiose, nei luoghi erbosi. Fiorisce da aprile
a maggio.
Ilaramenle |)oi si riscontra l'O. Salviite Schultz,
dalla corolla lunga 12-23 mm., tubolosa, gialliccia
alla base, superiormente grigio-violacea, parassita
sulla Salvia (jliiliiiom; nonché l'O. amethyslea Tliuil-
lier ((ig. Il,:), (lai fiori lunghi 15-23 mm., con
corolla ripiegala, bianchiccia con nervature ameli-
sline 0 violacee; vive parassita sugli Eryiigiitm ed
alcune leguminose.
Sulle radici AdVIkdera, dei Pelavgonium colti-
vali si riscontra alcune volte l'O. Ilederae Duby, ca-
rallerizzata da fiori lunghi 10-20 mm. a calice con
sepali uiiiiiervi e corolla ricurva, biancastra o giallo-
violacea, col labbro superiore smarginato e stigma
giallo ai aiiiialo, circondato per lo |)iù dallo stilo
1 danni che arrecano le Orobaiiclic sono enormi;
(piando un terreno b molto infesto il raccolto è quasi
nullo. Non si conoscono mezzi diretti per combat-
Icile; il più pratico, il più sicuro e il più diffuso b
la raccolta delle piante prima che abbiano fruttifi-
calo. Se il terreno ò poco infestato riesce facile rac-
cogliere in una sola volta tutte le piante di Orohanche,
ma nei casi di forti infezioni converrà fare due, tre
ed anche (piatirò raccolte. Le Orubanvhc si dovranno
sempre riunire in mucchi e bruciare subito sul
luogo. Siccome possono restare nel terreno dei ri-
goiiliamenli, i ipiali mantenendosi in vita per lungo
Iciiipo, servono alla ipro|iagazioiie del nialaiiiio, cosi
converrà asportare anche questi dal lei reno e Inu-
ciaili sul luoifo.
(1) PiROTTA 0 LONRO, Osservazioni e ricerche sulle
Ci/iiomoriacee {Annali dell' hlilulo botanico di Roma,
1901). — liACCAiuNi e CAN.NAnELL.\, PriiHO conlribulo
alta slrulliira ed alla biologia del Cynoinoriuiii cocci-
In molle località si eslirpano le Orohanr/ie, ma |poi
si lasciano o ammucchiate in vicinanza del collivalo
0 si portano nel letamaio. In lai modo le pianticelle
di Orohaiieìie possono conlinuare a germogliare e
UKdle volte anche prodiicoiio Mori e frulli.
A ipiesta sezione appartiene anclie una lìalanofii-
raira, il Cynomorliini cot-ciiieiim L. (fig. 13) d ), co-
nosciuto col nome di Faiigus melilenxis ( dall' isida
di Malta ove se ne trovava in grande (piantila) e che
vive nei luoghi arenosi marittimi, parassita dei mirli,
dei lamarisclii, delle salicurnie e (li varie allre piante
maritlime. Ha semi con guscio tenuissimo che in
condizioni adatte emeltono un tubicino il quale tende
verso il basso e quando incontra una radice vivente,
vi si attacca fortemente con un cono perforante,
pidducendo, come nelle allre forme descritte, un
tubercolo, dal quale si sviluppa un fuslo aereo con
squame. Esso forma poi, nella parte superiore, una
spiga quasi cilindrica con fiori maschili di 4-8 tepali
ad un solo slame e fiori femminili con 2-i sepali ed
un solo pistillo. Tutte le parti aeree della pianta
sono di un color rosso-sangue e rolle emettono un
liipiido rossastro (2).
Ogni ceppo possiede di regola un solo auslorio.
Nell'America tropicale, nella regione equatoriale
e nell'Africa crescono molte altre piante jiarassite di
questo gruppo (fig. 14) che devastano specialmente
le regioni boschive.
La quinta sezione coiii|ireiide piante para.ssile prive
di corpi clorofilliani e localizzate in generale nelle
regioni mollo calde. Alcune specie hanno fiori con
sviluppo straordinario, come la Brugmansia Zipellii
e la lìalJlesia Palma (fig. 15), fìafflesiacee carat-
teristiche della regione degli Elefanti; in ipiesle
l'unione colla pianta ospite avviene neirinlerno di
un organo tuberiforme o cilindrico nel quale i tes-
suti del parassita si saldano strettamente con quelli
disorganizzati della radice o del fuslo della pianta
colpita. L'infezione avviene in certe forme in un
modo mollo caralleristico : cosi i semi della l'ilo-
slyles Haussknechtii portati dal vento o da animali
sulle specie di Astragains germogliano producendo
un organo senza forma determinata che, nutrendosi
per diffusione delle sostanze organiche elaborate
dall'ospite attraverso alle pareli delle sue cellule, si
estende gradalamente fra la corteccia ed il legno della
pianta ospite, assorbendo imlrimenlodal legno, finclu'
produce, all'esterno della corteccia, fiori e frulli.
neum {Accademia Scienze naturali di Catania, voi. XII.
serie 4.).
(2) Questi fusti si mellev.ino in commercio perche si cre-
deva costituissero un buon rimedio contro le emorragie.
Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agraria, 1.
l'dlolnf/ia rri/iifilr
Fig. 13. — Ipoci:^to {Ct/lìiu(s Hijpocislis), a sinisira ; Fungo iiiclilco {(j/iumwriini
(dal Kerner).
Faneruf/dìiic jiiiriinnile
III Europa, nei bosclii della reijione niedilerranea,
vive il CjtJDUS Hyiiocislis L. (il. Minr/iiynero, Ipo-
cinlo, fìg. 13), parassita di alcuni arbusti del genere
IHslii.s. È una pianta die si attacca solamente alle
radili quasi supeWìciali e sempre in grandi gruppi.
Ila un l'usto carnoso, giallo o rosso-scarlatto, alto da
!.'■) a ili) ini., coperto da squame iiiibricale, carnose,
giallastre e fiori gialli, monoici, in spighe terminali
(■(in perigonio campaniforme a 4-5 divisioni; i fiori
superiori sono inascliili ('(ui androceo a 8-16 stami;
i leniminili hanno un pislillo avente uno siilo saldato
ad un cilindio aderente :il tubo dei perigonio ed uno
sliiiina con otto solchi ; IViilli carnosi con uuinerosi
Vi.
Lii sesta sezione c(iiii|i
elle Loranlacee ( I ), In
■ della famiglia
ipi clorofilliani.
(l) Vedi Botanica sistematica, p;ig. 197.
con aspetto cespuglioso, sempreverdi, a rami
ricali, foglie cuoiacee e fruito a foi'ina di
Hanno la proprietà di assimilare sostanze org
ed assorbono dall'ospite l'acqua e le sostanze
tizie. In Europa crescono essenzialmente le
dei generi ViKCiim e Loranlhus.
Il" Visfiim album L. {Vinehio, lìg. lO-ll-IS)
lu|)|ia s|ic(i;iiiiicMle sugli alberi con corteccia I
ricca ili succili e collo strato soveroso di mollo r
e perciò sui peri, meli, susini, iiiaiiddrli, u/iri
siili, pifiji/)i, /'(if/f/i, riisliif/iii, (ilieli hiuiie/ii, pili
più raramente sulle querce, sugli aceri, sugli
sui biancospini e sui vecchi ceppi di vile, mi
belìille c&m plalani; i^Vi ospiti |)iù favoriti sono i
ed i diversi alberi da fruita. Ila un fusto r;
dicotomo, legnoso alla base, articolalo, luiigti
a 50 cm., foglie cuoiacee, opposte, oblungo-l
late, ottuse; fiori unisessuali, piccidi, in e
terminali od ascellari ; i niaschili cdii ne
diva-
ha<-ca.
aniche
Jhis-
(limi,
li sulle
pioppi
inioso,
da 21)
anceo-
iih.IÌmI
Patologia vegetale
Fig. 15. — Rafflesia Palma, parassita sopra radici striscianti sulla superficie ilei suolo (dal Kerner).
tuboloso, giallo, a lembo 4-partito, androceo con
slami ridoni a quallro antere saldate alle divisioni del
Fig. 16. — Vischio (Viscum album),
a, r.anicUo con fiori e fruui della iiianla iiislillifera. - b, FasceUo di
fiori slainiiiileri, di cui il mediano solo sbucciato. - e, FasccUo dì fiori
pislilliferi. - (/, e. Frullo inlero e taglialo. - f, Seme (dal I'okounv).
perigonio; i femminili con un calice a quallro piccoli
denti e corolla con ipiallro pollili s(piainiroriMÌ, gialli,
iiiscrili sul calice cil un pislilln a sli^iiia sessile,
frullo a forma di bacca sferica, liscia, liiaiica, con
succo viscbioso. Il seme contiene uno od anche due
0 Ire embrioni bene sviluppati, collocali nell'albume
e coslituili da un fuslicino percorso da un fascio va-
scolare e due coliledoni bene sviluppali. Fiorisce in
marzo-maggio.
Gli uccelli e specialmente i lordi, ghiotlissimi delle
bacche del visco, servono alla ilissi'iiiiiiazionc di
questo vegetale poiché, non polcmlo ligciire i
semi, li depongono cogli escremenli viscliiusi e li-
lanli sui rami degli alberi, ove reslaiiu allaccali.
1 semi, sviluppandosi, emellono il germoglio, in
forma di un piccolo cilindro verde, che si ricurva
verso la corleccia dell'albero essendo dolalo di folo-
Iropismo negativo, e vi aderisce per un rigonfia-
menlo che si viene formando all'eslreniilà radicale.
Dal rigonfiamento, vivendo a spese dell'albume
seminale, parte un organo conico o pseudoradice
principale, sprovvisto di pileoriza, il quale allraversa
Itilla la regione corticale, il libro e va in conlallo
colla parte legnosa dell'albero; mentre l'altra estre-
milii del fuslicino resta coi cotiledoni nel seme.
Questo avviene nel primo .inno dell'infezione. In
seguilo la pseudutadice principale si ramifica fra il
libro ed il legno in ogni senso, parallelamente alla
corteccia per una lunghezza da 20 a 30 cm. in cor-
doni radicali costituiti da una porzione di cellule
corticali a guisa di epideniiiilc clic aderiscono stret-
tainenteai tessuti vicini mediaiile un l'ascio vascolare
centrale. Verso la parte interna alcune porzioni super-
ficiali dei cordoni radicali si prolendono perpendico-
larmenle alla corleccia negli sleali legnosi più vicini
Fanerogame parassite
Fig. 17. — Vischio europeo {Vheum album) {,h\ K
^^-;t <
Fig. 'IS. — Cespi di Viscliio scipra i Pioppi comuni, iliir.intc l'inverno (cl;il Kiìrneiì).
Paloìoiiia vegetale
Fig. 19. — '1, Vischio (Viscum album) parassita sopra rami di
alberi sezionati. — 2, Un pezzo di legno di Abele perforalo
dalle propaggini del Vischio (dal Kerner).
Fig. 20. — Loranto {Loranthus eunìpaetts)
parassita sopra rami di alberi sezionali
(dal Kerner).
per mezzo dei raggi midollari, in forma di succhiatoi
secondari che in breve presentano differenziate, nella
porzione centrale, delle cellule vascolari. I succhiatoi
secondari sono quasi sempre numerosi, si dispon-
gono paralleli l'uno all'altro e servono a succhiare,
a vantaggio del parassita, i succhi ascendenti del-
l'ospite. Formati da poco, essi sono esili e si adden-
trano in due o tre strati di legno, ma in seguito,
mano mano che nel fusto si dispongono nuovi strati
annuali di legno, essi si allargano e si allungano,
per nuovi tessuti che si generano alla base, verso il
cordone radicale.
Nel terzo anno si incominciano a sviluppare al-
l'esterno le due ))rime foglie opposte del fuslicino
che si accresce in seguilo molto lentamente.
Lungo i cordoni radicali si formano molto facil-
mente delle gemme avventizie che possono, germi-
nando, produrre un nuovo centro d'infezione, cosi
pure quando le paiii più vecchie disseccano lasciando
solo delle radici lateiali, indipendenti l'una dall'altra
e staccale dalla pianticina di vischio, che si è formata
all'eslenio della corleccia, i succhi da esse assorbiti
servoiiii a formare dei nuovi getti aerei di vischio,
che si spiiigniio verso l'esterno determinando altret-
tanti fiisticini novelli, mentre il vecchio, privo di ra-
dici, muore. (Jiiaiido l'ospite |iorta ai cordoni radicali
una grande ipiaiililà di nutrimento, allora si for-
mano nella corleccia parecchie jiianlicine di vischio.
Succede perciò frequentemente che tagliando i fusli-
cini esterni, per liberare una pianta dal vischio, si
dà adito ai cordoni radicali di produrre un numero
maggiore di fusticini.
Il Kerner di Marilaun nella Vila delle jinnile ( 1)
ricorda che nel l'raler di Vienna « si trovano pioppi
i quali portano almeno trenta grandi cespi di vischio
e un doppio numero di piccoli, cosi che se si osserva
un albero simile ad una certa distanza, nell'inverno,
quando le foglie sono cadute dai rami, si crede di
aver dinanzi un albero di vischio, perchè quasi tutta
la corona apparisce come un intreccio continuo di
cespi sempreverdi del vischio parassita ».
Quando per mancanza di nutrimento dell'ospite le
radici del vischio vengono a morire, il legno infetto
si presenta tutto profondamente traforalo (fig. 19).
Le radici del vischio possono durare in vita e
riprodursi sullo stesso albero per un lungo perindo:
si sono trovate delle radici corticali che si sdim
mantenute in vita per un periodo di tempo di 'M
0 40 anni.
Sebbene il vischio possa usufruire direttamente
del biossido di carbonio dell'aria e cederne anche
all'ospite, ciononostante sugli alberi frtillileri e sugli
abeti, potendosi moltiplicare con slradcdinaiia rapi-
dità, danneggia seriamente gli individui. Il miglior
(I) Torino, Unione Tip.-Ed,, 1892 (Irad. di L. Moschen).
modo per liberare gli alberi da questo malanno
si è di tagliare i rami che presentano i fusticini
del parassita.
Secondo il Laurent (1) nelle pianticelle di vischio
in gertninaEione ed anche nella polpa delle bacche
vi sarebbe una tossina la quale determinerebbe, nei
|iuriti di contatto, una necrosi nel parenchima cor-
ticale dell'ospite. In tal modo la pianta che l'ha
|irovocata, non potendo trovare nutrimento, muore.
Alcune varietà di pero restano così preservale dal-
l'infezione del vischio per una vera autotomia.
Il Loranlhus eiiropaeiis L. (Fìsco quercino) vive
parassita sulle querele e sui castagni specialmente
nelle località montagnose. Ha un fusto cilindrico di-
cotomo, di color rosso scuro, a foglie leggermente
carnose, opposte, ovato-aìlungate, con pochissime
nervature e fiori in spighe terminali di color giallo-
verdastro, con calice breve, dentellato e corolla con
1 0 ti petali, stami in numero eguale a (piello dei
petali ed un pistillo; bacca piriforme-globosa e gialla,
l'iorisce in aprile-maggio.
(Hi uccelli e specialmente i tordi sono ghiottissimi
delle bacche di Loranthm e servono come per il
lixc/iio alla disseminagione del parassita, poiché i
semi non digeriti vengono portati cogli escrementi
degli uccelli sui diversi rami, ove cominciano a ger-
mogliare, producendo dei filamenti che s'introducono
nelle piccole screpolature dilatandosi e aderendo alla
corteccia. Dalle dilatazioni si produce in segnilo una
protuberanza che fora tutta la corteccia ed arriva (ino
alla parte più esterna del legno, assorbendo da (piesto
una grande quantità di nutrimento. Dalla |)rolube-
ranzasi formano alcune ramificazioni che si dirigono
verso la parte inferiore della pianta, assorben<lo nu-
trimento dal legno giovane nel ([naie penetrano gra-
datamente formando dall'alto al basso come una
specie di gradinata, che si ronde ben manifesta nella
sezione longitudinale delle |iiaiile ammalale, avendo
il cordone radicale del Loriuil/ius una tinta |iiù sema
del legno di <|uercia (fig. 20). Ogni anno si forma
cosi una porzione di railice verso l'esterno, mentre
(piella dell'anno preceilente resta in parte inclusa
nel legno già indurito.
Il fusto può raggiungere anche un diametro di
4 cm., si allunga all'esterno abbastanza rapidamente
e si ramifica in vario modo ; d'autunno perde le
foglie ed allora presenta rami di color biimo scuro
con piccoli grappoli di bacche gialle. Dove i fusti si
staccano dalle querele si nota di solito un grosso
cercine legnoso.
Anche per il Loranlhus come per il Vischio con-
viene tagliare e bruciare le parti infette.
Siccome l'embrione del Viscum può, comeipielio
del Loranlhus, germinare liberamente, cosi il paras-
sitismo di (pieste fanerogame viene considerato come
un parassitismo occasionale.
PARTE IL
MIXOMICETI
I Mij'omiciii 0 .l//'tr/(/i(»' sono esseri d'una straor-
dinaria semplicità e che per la loro struttura e per
il loro modo di vita potrebbero quasi considerarsi
come esseri intermedi fra gli animali ed i vegetali.
Costituiscono i Prolisli dell' IIaeckel ed i Miceto-
iouri Ai\ Dk-Bary.
Hanno un sistema di vegetazione formato non già
da un vero micelio come i funghi, ma bensì da una
o più masse uni.ramebc), fuse anche assieme (/;/«-
smndio), di sostanza molle, mucillagginosa, ricca di
glicogene e dotata delle slesse proprietà e della me-
desima natura del plasma che si trova nelle cellule
viventi e s])ecialmente nei filamenti miceliari dei
lunghi. La sostanza gelatinosa è dotata di nucleo,
ma sprovvista di una vera membrana avvolgente.
Sul [uincipio dello sviluppo di un nii.niniiccle si
nota una |)iccola massa plasmodiale che striscia
generalmente sul substrato nutritizio sotto forma di
loospora, prolungata in mi ciglio vibratile e dotata
di un movimento pari a cpiello di alcuni animali
inferiori, le amebe, e detto perciò ameboide.
Dopo qualche tempo la zoospora si ferma, perde il
ciglio e nutrendosi a spese del substrato aumenta di
volume ed assume una forma molto simile a quella
delle amebe. Tali masse plasmodiali sono per lo più
incolore, oppure anche colorate in giallo, in rosso-
mattone o carminio ed alcuTie volte portano mescolati
dei granellini brillanti di carbonato di calcio.
I corpi protoplasmatici ameboidi in seguito pos-
sono spostarsi con un movimento che consiste in
(1) Sur l'existence d'uti principe loxique poiir le Poirier, datis les baies, les graines et les plani ules du Cui
[Compi. Rend. Acad. Paris 1901).
Patulof/la l'cgciulc
una dilatazione e conlrazione locale ilellc porzioni
del protoplasma, e quindi anche in una lidnzionc
repentina e susseguente dilatazione dei vacuoli clic
si nolano nel protoplasma e die vengono perciò
coiiliaddislinli col nome di vacuoli pulsanti. L'IIof-
MiciSTioii ha trovato in tali movimenti una celerità
massima di 10 min. pei- niinnlo piinni. 'Jiiiiidi, per
assorbimento di hkiIciì.Hc nulrilizio (hil mezzo in cui
vivono, se favolile spci-iiihiiciilr (l,ill'iniiidil;ì e d.il
calore, le ni.issc pl.ismodiali .nniicnt.iihi di vidiinic.
Quando simo nicdKirrcnicnlc s\ iliipp.ilc si .■iricsliiiin
a biparlizi _■ del iiiiclen, in ilne parli, „,Jniiii;i delle
ipiali si sriiide in .illre due |Mirziiiiii e {(isì \i;i, in
I lo da fonnare, dopo un cerio li'iiipo, una iiiiine-
rosa colonia di mixamebc, le (piali, ilol.ile ihd inovi-
nieiiloainelioide,estendonograilalaineiileriiirezi(nie.
l\el maggior numero dei casi le .liverse iiuj;nHH,r .
quando hanno ragginnlo il loro 111,1^-11110 v\i||]|,|,ii o
mancano le condizioni làvini'Vidi ali accrescinienlo,
si portano, di solilo, tutte alla superficie del sub-
strato; c(nillniscono verso un punto comune e si
fondono lenlainenle in una massa unica (plasmndiii
0 )iiiìì])/ti.s/<n, nella quale jierò ogni nucleo conserva
la sua individualità. Tale massa si presenta perfet-
tamente trasparente, granulosa e liveslila da un
sottile involucro di sostanza luoteica. Talora i
plasmodi hanno piccolo volume, tal altra invece
occupano molti centimetri quadrali di siijìcrlice,
cambiano continuamente di foriua e di |kisIo in se-
guito all'emissione di tentacoli speciali o iisniilopiiili
e di ramipiulloslo ispessili die si anaslmiiizzano fra
loro.Per mezzo dei univi nli iiinelioiili e dei )iseudo-
tentacoli possono anche arrampicarsi lino all'altezza
di qualche metro sopra la pianta ospite.
Se durante lo sviluppo delle mixamebe od anche
dopo la fusione della colonia in un plasmodio le
condizioni dell'anibiente diventano sfavorevoli alla
loro vita, le iiii.riiiii<i/r od i piiisiiiodi si ricoprono
di uno strato di plasma londensalo a ;.;iiisa di min
speciale tegumento 0 nieiiilir.iiui, ,ilniiic vidle di
consistenza cerosa, di color iieiaslro e reslano in
riposo od incistidate, conservainlo per mollo tempo
le proprielà vitali. 1 phisniodi rivestiti dalla mem-
brana consislenle possono roiisiderarsi come veri
sclerozi e germogliare quindi iliqio nn lungo periodo
sviluppai-, dopo 2(1 anni.
revoli allo' sviluppo, li m.-ilei-iale di nnlrizione' resta
in gran parte esaiirilo, le iiii.raiiì/iic, 0 spei'ialmeiile
i plasmodi, si trasformano in un corpo fruttifero
{sporangio) di varia forma e grandezza, a sec(nida
delle diverse specie, coiilenente cellule riproiliitlive.
Lo sporocisH 0 sporangi più eonmnenn'iile assii 1
la forma di una sfera coiiloriiala ila ima pellicola
tenute assieme da una massa <li protoplasma ridotto
in tubetti o fibre isolate o riunite a reticolo {nipi/li-
lium). Le sporofislì possono anche essi're sostennle
da un peduncolo cavo o solido chi' può pridnngarsi
nell'iiilerno loiinando la cosi della roliimclla , la
cono la ficerazione della pellicohi esterna e servono
cosi alla disseiniiiazione degli oig.ini di riproduzione.
Aci'iiiiiiil.indosi parecchie sporocisti si formano
delle finllilKMzioni composle o chili, che hanno una
forma cespiii;ho-;i,r;iiiiihc;i la, schiiicciata, sferoidale.
sl.iilio di e\oln/ioiie i Crriilnnii ì,ipli,„i,lf.s) si notano
dei collidi formati aireslreniilà lii hasiilì.
Le spore hanno in generale lniina lomleggiiinte,
colore vario; contengono un piccolo nudeo e sono
rivestite quasi sempre da una inemlirana cuticnla-
rizzala; quando sono secche possono anche assumere
una forma concavo-convessa, quasi come una sco-
della. Sotto l'azione deiruinidilà si gonliano, la
membrana si rompe in un dato pillilo ed il [ilasnia
ne esce presentando una pellicola pro]iria, nn nucleo
ed un ciglio come una z-oospora. l'er qualche tempo
il ciglio, vibrando, produce nel plasma dei movi-
menti, quindi il ciglio cade ed il plasma, come già
vedemmo, assume la forma iiiiiclinidc. .\lcnne volte
il plasma, uscito da una spora, iiiconlrandone un
altro uscito da ima spora vicina, si salda assieme
formando cosi unami.\ameba, la quale si muove sulla
superficie degli organi invasi e dà in pochi giorni
origine, alla sua volta, ad un plasmodio e (juindi a
nuove spore.
Il Li.sSER, descrivendo il modo di vita dei mixo-
miceli, ricorda specialmente il processo di carioci-
I iiii.roiiiircli sono esseri essenzialmente sapro-
liti ilig. '21 1; vi\ I in generale siqira sostanze in
Sulle foglie pnlresceiili, proiliiciMidovi dei corpu-
scoli rolonili di ciiva I nini, di iliainetro ed agglo-
merali, vive il Ciiiidnndrniiii di//,>niir. Cosi sui
dell
e 'ia delle pelli, e sidla'corleccia stessa, si notano
delle masse mncillagginose 0 mucose di color gial-
liccio, grandi come un pugno 0 poco più, prodotte
{\) A monofjraph of the Mycetozo
London 1894.
being a descriplive catalogne of the speciniens in the British Museum.
LibrarT
Ti^ 21 — Mìxomìceti.
i» \ ll( il Timi 9: 25 vhU,' i iiiim. 1
ì ili Spumaria nìbn sopra
modesimo mì\oinicetc. -
I medesima. - W, Fram-
Ir-rio. - 12, A destra im
lille i num. 1, 3,5,7,8,
1111. 10 (dui Keunefi).
thii |il;isiiiiiilì ili un mixomicele (Fiiìigo varians o
ArUidliiim sciìlicinn). Siillc erbe dei prati si noia
.iiiiIr' li-ei|iR'Mleiii«'iile una massa schiumosa, quasi
lii|iiiil,i, simile alla saliva, formala dai plasmodi
(Iclln Spiu.iaria alba (fìg. 21, 3).
l'oolie sono le specie che arrecano veri danni alle
pianle collivale.
I Mi.niniinii si dividono in due grandi siibcoorli:
1° Mivnniicclacee, esseri aerei, saprofili, non
iii.'ii par.issiti e foi'uiali da plasmodi ed organi di
riiilliliiaziiiiic medio sviluppali ;
'1" Mdiiadiiiee, esseri viveuli noU'accpia, paras-
siti di piatile ed animali con plasmodi ed organi di
Iriillilìcazione non mollo sviluppali.
VA a quesle si possono vitcv'ìvch Plasmodioforee.
Plasmodioforee.
l'.ir.issili in oiii.iiii vc-i'Iali viventi: i plasmodi,
sviiiipp.indosi neli'iiilcniu delle cellule della pianta
iis|iit(', vi delerminano od ingrossaiiu'iili o canibia-
nu'iito di colore, (liunlo a maturazione, l'intero
plasmodio si scompone in spore che servono a dif-
fondere il male.
Plasmodiopliora Brassicae Woronin (Goiw od ernia
dei caroli). — Infesta le radici del Cavolo, della
Rapa, di numerose specie del genere Braanicu e di
parecchie Crucifere.
E un essere che vive neirinterno delle cellule ra-
dicali, producendovi delle escrescenze di varia forma
(rotonde, ovali, allungale) e dimensioni, a superfìce
liscia e di color dapprima grigiastro 0 giallo pallido
all'esterno, bianco all'interno, come le radici sane, e
che in seguilo diventano rugose, brune, flosce (fìg. 22).
I tumori più grossi si formano generalmente lungo
il fittone, i più piccoli compaiono sulle radici laterali
ostacolando in ogni modo lo sviluppo della pianta e
producendone anche la morte. Essi presentano una
consistenza carnosa e marciscono con straordinaria
rapidità quando il terreno è mollo umido.
Le radici colpite AiiW ernia presentano in confronto
delle sane, cellule corticali straordinariamente svi-
luppate e per numero e per diametro e conlenenti
Paloloyia vegetale.
Nuova Encicl. Agraru, I.
Palolof/ìa vrr/efdìr
il plasmodio, ossia una sosl.i
colora, Iraspareiile, con nniiic
oleose ed abbondanli vacuoli
i^yuiosa, ni-
li, sgoccioline
mate da una massa ci'iilialc di |ir(il(i|diisina livcslito
da una membrana {rudspurid) Iìscìm ed iiuMdura.
Disaggreisandosi i tumori, le spore, nielleudosi in
libertà, si spargono abboiidanlemente nel
terreno e possono restare in un periodo di
quiescenza durante tutta la stagione inver-
nale. In primavera, quanilo l'acqua si trova
mollo aliliondanle nel terreno, la mem-
brana delle sjiore, sotto l'azione dell'umi-
dità, si rompe ed il protoplasma interno
oóéii
^i^Mf
i ^^ V
Fig. 2'2. — Porzione di una
prodotti d;dia Plasmodi-
yphor
I di C;ivolo con rigonliament
Brassicae (dal Wohomin).
attra\
ersandd la
lare
e, da una cellu
a all'al-
1 prin
'ipio (h'irii
lezi
me il plasmodi(
occupa
irzioii
e iiiidlo li
mia
a della cellula
({uiml
n(k 11
modo sii
lOld
nm -2^,
per (u
bi^' 2^ — Porzione di un
tumore con crllule con-
Icnenli i plasmodi.
(D:
[iroduce una grande ed irregolare moltiplicazione
delle cellule vicine dando cosi (irii^iiie ai tumori
esterni. In seguito i plasmodi si dillercMziano in un
gran numero di corpuscoli o spuic tondeggianti ed
incolore (fig. 24). Le spore sono estremamente pic-
cole poiché misurano da 1,2 a 1,6 u e risultano for-
Fi^ 24 — Spore di Plasmo
dìophora formatesi nelle
cellule d'un tumore.
WoriOiMN).
Spore isolale ed in via di germinazione.
(Dal WoKOM.N).
esce (fig. 25) sotto forma di un organo
(zoospora ameboide) allungalo od ovale,
ninnilo all'estremità di un cigliu o //di/elìo,
il quale imprime alla massa protoplasma-
tica un movimento ameboide mollo vivace,
in seguito al quale si insinua in vario modo
fra le anfrattuosita del terreno. Dopo uno
0 due giorni cade il ciglio ed il movimento ameboide
va rendendosi molto più lento. Quando una zoospora
viene in contatto coi filamenti radicali del carolo o
di una qualunque dilli punti su ni ordite, \i si
attacca pei mezzo di ini pioliim imento i loinii di
tentacolo, quindi nt pi i fui i lo sii ito i oi tu ik t pc
netia ntU interno dilli nlliili o\i m molli|dii i
mollo 1 ipid unenti pi i m isshuii Sidilldiiili pmlia
1 tessuti, foini 1 1 \cii pi iMiKidi mi Hill ilmikiiilt
nutiili/io dtlk punte ospitisi m umidi illi |ilii
lem, Sicilie 1 Itssuti iiiiosliiiti diM ni nulli i|ititio
liei, lorin ino 1 biloizoktti Li punti lolpiti quindi
ne solile, non produce più la quantità noimik di
fossile ed appai e i ichitica e meschina
Le spoie possono m uiluii isi III \il 1 mi lincilo
pei due limi i qiiiiiilo sinniii |m i ,11111111 in k
sostanze acide od ali-Mline del lei re _' lavoriscono
od impediscono la germinazione e quindi la forma-
zione dei plasmodi (1).
A disaggregare i tumori e quindi a disseminare le
spore nel Icrreiio serve un liarleiio { [Inrirriiniì
aiììi/loh(irliT\, il ipiale, sviluppandosi nelle cellule
colpite ne accelera la distruzioni'.
Questo malanno è comune s|ieri,ilnieiile iiei;li urli
collocali in località fredde e nei lei reni Iroppu pingui
(1) Massée, Noie on the dì.
London 1895).
'. of CabbcKjcs and allied Planis known as {{ Fiitger and Toc >i {Pi-oced. H. .'iuc.
eli umidi. Come mezzo di difesa si può usare la calce :
(■(inveirà quindi, nel Irapianlamenlo, deporre ai
piedi di cias(!una pianlicina di cavolo, in una fossetta
(li Ci a io cm. di jirofondità, un pugno di calce viva,
il lutto si coprirà poi con terra fino al livello del
suolo.
Sarà necessario liruciare le radici ed i fusti delle
piante malate, porre la massima cura nella scella
delle pianlicine e soprallulto ricorrere ad un'adatta
rotazione agraria, sospendendo per almeno due anni
la coltivazione dei cavoli.
Siccome la l'iusmodiuplioid Bruuxirdc Wor. vive
anche sulle Cruci fere che si trovano allo stato selva-
tico ( 1 ), come la (kipsclla ed il Sisi/nthriiim, cosi
bisognerà dislniijgere subito gli esemplali di tali
piante che apparissero colpiti.
Il dottor l'oDVVSSOTZKi ba provato ad inoculare
nella pelle e nel peritoneo di conigli, cavie e rane
dei pezzetti di escrescenze prodotte dalla Plaumo-
(liup/iora Bransivae. Fatta l'inoculazione egli notò,
15 giorni dopo, la formazione di tumori grossi come
un pisello ed anche come una noce. L'A. atlerma
che si pu(j speiimenlalmenle determinare la pro-
duzione di tumori inoculando al coniglio ed alla
cavia la PIdxmodiophora. La struttura di questi
tumori rassomiglia a quella dei sarcomi a grosse
cellule o ad mi einiolelioma; in essi si trovano delle
spore di l'Iiismudiupliora. Talvolta delle cellule gi-
ganti attorniano iiumero.se spore e si notò in parecchi
|iunti la cariocinesi. Nel protoplasma delle cellule
invase si notano goccioline di grasso. Il I'ouvyssotzki
ha notalo una struttura simile in un caso di sarco-
iiiatosi del bue.
I'lasino(lio|iliora (Sebinzia) Alni Moli. (Galle delle
radivi deli oiitunu). — Forma sulle radici laterali
dell" Oli tallo (,-1/«».».(//h//«o.««) dei tubercoli ramificati,
ciirallilbrmi, nerastri, aventi un diametro da 2 a
I plasiiKiili si osservano numerosi iiell'interno
(Ielle cellule ciilpile (? producono delle spore globose,
cii(oiiilat(! (la una sottile membrana trasparente,
miiiiile di un'appendice a forma di stipile, con un
diametro di circa 8 ix e che riempiono coni]dela-
iiiente la cellula matrice ingrossala.
(1) Magnus, Weilere Noliz ùber das Auflreten von
l>l;isriioiliopl)ora Brassicae an ivUden Cruciferen. Dresda
1894. — Per altre notizie vedi: Nawaschin, Beobacht-
Kìii/en uber den seineren Bau and Vmwandlungen voti
t'iasmodlophora Brassicae Woron. in Laufe ihres intra-
cellularen Lebens {Flora, t. 86, p. V).
(■2) Pseudocommis vilis di De Bray e BnivE {Revue de
Viticulture, 1895 e Compi. Rend. Acad. des Se, 1895).
(li) La Brimissiire chez les ve'gélaux ci en particiilier
daiix la viyne. Paris 1895.
(4) Debbo a questo proposito ricordare cli'io fin dal
Alcuni autori ritengono essere (pieslo malanno
prodotto da parassiti analoghi a quelli che formano
i tubercoli nelle radici delle leguminose.
Plasmodio|ihora \ilis (2) Viala el Sauv. (Imhruni-
ìiiento delle foglie della vile), Pseiidovoniiiiis vilis
De Br. — V imbrunimcnlo determina sulle foglie
della vile una colorazione bruna, bri
porporina diesi estende a tutta la lamina, lasciando
sana una piccolissima porzione in vicinanza didle
nervature. In seguilo la colorazione diventa briiiio-
nerastra o grigia, con rillessi quasi metallici e la
foglia muore.
11 De Bray (3) riferisce anche a questo malanno
rimbrunimenlo prodotto dal fungillo lidV aiUracnosi
piiiileggiata, nonché il mal nero, la malallia peclica,
la gommosi bacillare, ecc.; ma in seguilo ad un ac-
curato esame fatto sopra esemplari da me raccolti e
che mi furono spediti da diverse località italiane e
francesi, mi sono convinto che questi diversi malanni
debbono essere considerali come prodotti da forme
parassite a sé, poiché le inoculazioni fatte su piante
sane coi diversi fungilli parassiti produssero sempre
i sintomi delle svariate malaltie (4).
L'inihrunimento compare generalmente, nell'alta
e media Italia, nel mese di agosto, sulla pagina su-
periore delle foglie, sotto forma di macchie tetra- o
pluri-angolari, ben delimitate e variamente ramifi-
cate, larghe qualche millimetro, di color bruno-
chiaro e che si raggruppano tra le nervature.
In breve le macchie si estendono in larghe |ilaccbe
brune che coprono quasi tutta la lamina fogliare,
ad eccezione del margine e di qualche porzione
lungo il decorso delle nervature. Sul finire del mese
di settembre, ossia quando i fruiti sono quasi giunti
a completa maturazione, le foglie forlemenle invase,
0 assumono una tinta di un bruno grigiastro intenso e
l'infezione si estende anche alla pagina inferiore ed
a qualche porzione della nervatura, sotto forma di
macchie gialle e brune, oppure diventano di un color
bruno-rossiccio o giallo-rossiccio, specialmenle nella
jiagina superiore.
Fre(|uentemente le foglie colpite da questo ma Ianni)
presentano, quando l'infezione é molto pronunciata,
dei rillessi metallici, ed essiccano o si lacerano in
settembre del 1892 annunciavo nel Giornale vinicolo ita-
liano la presenza nel Monferrato (leiriinbrunimenlo sopra
alcune vili della varietà croetto. Il dott. Cavara, nella
defunta lieviie de viticiUlure el oenologie, metteva in
dubbio le mie ricerche, perchii credeva di aver esaminalo
foglie come quelle da me studiate e raccolte nel Monfer-
rato; le foglie invece a cui egli accennava provenivano
dal Novarese. Io avevo condotto i miei studi su materiale
controllato sul sito dai signori BovEK e Lambert e da altri
osservatori francesi. Anche nelle annate decorse compari
il malanno nel Monferrato, ma per fortuna si estese
pochissimo ed oltre a ciò arrecò danni insensibili.
Patologia rci/clale
Fig. 20
di sezione fortemente ingrandita di
foglia di Vite con plasmodi (dal Viala).
parte o totalinciilL'. La vite malata assume un aspetto
languido ed i IViUli non raggiungono mai la com-
pleta malurazione.
Nell'interno delle cellide di una foglia infestata
si nolano i plasniddi, i (piali però non determinano
alcuno sviluppo ipeilrolico nei tessuti della pianla
ospite. 11 niixoniicete si riscontra specialmente nelle
cellule a palizzata del mesolìUo e nel tessuto lacu-
noso, alcune volle anche nell'epilillo, ove si nutre
a spese del protoplasma e distrugge pure i grani
d'amido (lig. 2(3).
La forma dei plasmodi è molto varia ; alcune
volte — come dice il ViAi.A (1 ) — si sostituiscono
completamente al conlennln ed occupano ipiiudi
tutta la parte inlcrna d(dla cellula sotto forma di
una massa granulosa molto densa, non trasparente,
che coni iene anche piccoli vacuoli tanto da apparire
come spuguiisi. Allre volte il plasmodio si attacca
alle pareli didlc lelliile eomplelamente od in parte.
In allre eeliiile anidra si pieseiila sotto forma di
macchie con vacuoli coiigiimli fra loro da piccole
porzimii di proloplasnia, np|iiiie i vacuoli appaiono
mollo nnnieiiisi, vicini gli uni agli altri, regolarmente
sferici e circondati da uno strato sottilissimo di pro-
toplasma che ad ingi'andimento maggiore si risolve
in vacuoli estremamente piccoli.
11 plasmodio può i-onipere la |iarcte celliihire e
passare dairmia all'allra cellula, come anche dalle
cellule a palizzata inlernarsi nelle cellule dell'epilillo.
Nelle cellule epidermiche i plasmodi, oltreché pas-
sare dall'una all'altra cellula, rompono alcune volte
la cuticola ed escono all'esterno, il che, secondo me,
determina nelle foglie la lucentezza metallica, carat-
teristica della malattia.
In altri casi infine
M-chie, il idasmod
>|)ecia
Imente nelle lesioni
in masse sieriche
mollo regolari, di iiunieni e di dimensioni variahili,
isolate ed iudipendenti le une dalle allre, dell'appa-
renza di una goccia d'olio o provviste di glandi
vacuoli centrali più o meno eccentrici, da ultimo,
finamente vacuolari e costituite da una massa pro-
to]dasmatica spugnosa.
Queste masse sferiche, rivestite generalmente da
una ineinhrana consistente, devono essere parago-
nale a delle ri.s/i capaci di conservare la loid facoltà
cvoluliva, ed infatti il De Bray (loco nhilm ha no-
tato cisti sferiche o mamniellonale, iin-uldre o, più
comunemente, brune o hriiiio-aranciale, ed alcune
volle anche nere o gialle. I. e risii sleiiihe misurano
generalmente da 5 a l.')-^!);/ e qindle maniinelliHiale
non sorpassano mai T)!» a di ilianieiro.
La germinazione delle cisti sl'eriidie avviene, se-
condo il De Bray, coU'uscita del contenuto sotto
forma di una massa sferica che in seguila si accresce
in vario luodo.
Sempre secondo lo stesso osservatore il plasmodio
|)uò, nel suo complesso, trasformarsi in una massa
di consistenza simile alla cera, ineolora, gialla,
hrniia, raramente nera, dando cosi origine allo stato
ceroide.
Il plasmodio ceroide riempie alcune volle tutta la
cellula oppure si presenta semplicemente addossalo
(1) Ualadies de la vigne, Montpellier. Vedi ancl:
Plasmodiophora vitis, 1899 e gli ultimi studi di RozE.
BlìllRENS, Die Braunfleckigkeit der Relieublàller und dii
.(Ile iiareti e germina in modo analogo a quello delle
listi. I plasmodi quindi di (|ueslo fungillo, quando la
voi;elazioiie sia jilt ari l'slai si, |i,issi'rebbero allo sialo
d'iiicislaiiu'iild e nisi h'-ì-Ii'H'ÌiIm'io ai freddi inver-
nali |ier ycriiiugliari' |mii iiclla |iiiiiiavera successiva.
Non tulli i vitigni sono egualmente colpiti dal-
i'imliruninienlo. Le viti americane, ad esempio, e
specialmente le specie selvatiche (!'. rupe ut ria, ri-
paria, ecc.) vanno diflicilmeiite soggette alla malattia.
L'imbrunimento, secondo il De Buay e il Roze (1),
inlesterebbe anche un numero grandissimo di vege-
tali (70 e più specie) aj)partenenli a numerosissime
l'amiglie {Graminacee, Paline, Liliacee, Cumpasi/r,
Solanacee, Oleacee, Auramiacee, Moracee, vedi loco
lilalo), ecc.; ma a tale proposito conviene attendere
nuove osservazioni.
Il LovERDo(2) ritiene la P/a.smodiopliora o Pscii-
docominin citili come causa di ima malattia delle
castagne.
Verso la fine dell'autunno le castagne malate si
rivestono di verde sotto l'azione del Pseudocommis,
il ipiale però rende già brune in luglio le foglie e le
fa staccare dai rami.
Seiondo il LovEUDO questo essere vive anche sulle
barbabielole, sulle foglie delle vili, sugli asparagi,
altera le foglie dei carciofi, annerisce i fagioli, le
iir<irie, le lattughe ed attacca le palate e le piante
III iiamentali.
Il Massióe (3), studiando sopra alcune Orchidee la
malattia conosciuta col nome di Spot, l'aveva dap-
prima creduta prodotta da un essere affine alla
Piiisiiiiitìiitpliiiid rili.s ed al quale aveva attribuito il
iiiiiiiL' di l'IiiKìNiidiop/ìora orchidis. In seguito però
ad alenile inoculazioni del malanno non riuscite ed
a nuove esperienze (4), ritenne essere lo Spot pro-
iliillo dall'azione degli agenti fisici e specialmente
dagli improvvisi abbassamenti di temperatura.
Il lavoro ([uindi del Masski; metterebbe in dubbio
anche l'esistenza della Plusinodiophora o Psendo-
cdiiniìis cilia.
Il ('avara tende anche a dimostrare la non esistenza
del parassita, ed ultimamente il Ducomet (5) dopo
aver ricordato che V iuìhniiiimcnlo fu creduto prima
prudono da un parassita animale, poi dalla Plasmo-
diiipliora, poi dal Pneudocommis, poi da un Clado-
c/ii/l/irinm, e che diversi osservatori credettero essere
multe altre malattie, di cui ben si conosce la causa
parassitica, si diceva causale invece dall'identico pa-
rassita dell' imbrunimenlo, ritiene essere l'imbru-
(1) Du Pseudocommis vitis et de sa présence dans les
planles cuìlivées {Bull. Soc. niycol., i897, pag. 162, -172,
217, 228).
(2) Journal d'AgricuUure pratique, 1899, t. II.
(3) On an Orchid-Disease (Annais of Bolanij, voi. IX,
1895, n. 33).
nimento medesimo determinato da cause fisiologiche
sfavorevoli, come bruschi cambiamenti di lempera-
tura, diminuzione di pressione, accumulo d'acqua
alla superficie delle foglie, traumatismi, ecc., nonché
dal parassitismo di altro parassita.
Sebbene però il Ducomet creda essere l'imbruni-
iiienlo non determinato essenzialmente da cause pa-
rassitarie, non arriva però a dimostrare la vera
causa della malattia.
Contro questo malanno possono servire i liatta-
meiiti coi sali di rame nelle dosi che si ailnpciano
piM' la difesa contro la peronospora.
l'lasiiiO(lio|ihora californica Vialaet Sanv. (.)/«/(////«
(// California) (b). — Questo malanno è sialo osser-
valo fin dal 1882 in alcune località della California,
ed ultimamente da Casali e Ferraris in provincia di
Avellino e dal Donini a Sansevero (Puglie).
La malattia di California colpisce tanto le giovani
che le vili vecchie, le selvatiche come quelle coltivale
ed in qualsiasi località o terreno. Si rende manifesta
sul principio della primavera verso l'estremità dei
giovani getti, poi si estende anche ai rami inferiori,
al tronco ed arriva a colpire anche le radici. iNelle
piante colpite i giovani gelti primaverili si proten-
dono sempre con un certo ritardo sugli altri; ap-
paiono più corti di quelli allo stato normale e con
nodi ravvicinati e placche gialle o giallo-brune, con
foglie generalmente scolorale e con macchie irrego-
lari giallicce, le quali diventano poi giallo brune,
rosse 0 rosso-brune. Esse sono disposte attorno alle
nervature, le quali restano sempre inalterate, e si
estendono anche sul margine della lamina. Le macchie
sono delimitate da zone più chiare e si riuniscono
alcune volte in modo da occupare quasi tulla la
lamina, la quale appare cosi variamenle colorata, ed
essica ri|uegandosi sui bordi. Le foglie colpite ca-
dono quasi sempre od in primavera o nell'estate e
le prime foglioline che si possono ancora formare
sui rami vengono colpite alla loro volta, mentre i
frutti, non potendo ricevere nutrimento, seccano
sulla pianta.
Nell'autunno i rami secchi si presentano di color
castagno-rossiccio all'esterno, nella parie interna
presentano delle zone brune e nere come il legno
dei fusti.
La radice delle piante ammalate presenta una
corteccia che si slacca facilmente, le barbicelle sono
pochissimo numerose ed il legno si mantiene spu-
gnoso e nero.
(4) The it Spot » Disease of Orchids (Ann. of Uotany,
voi. IX, 1895, n. 35).
(5) liecìierclies sur la britnissure des vérjétaux (An-
nales Ècole Agric. Montpellier, XI).
(6) Vedi ViALA et Sauvageau, Les maladies de la vigne.
Montpellier.
30
Pnlologin vegetale
Facendo delle sezioni nelle t'o£;lie coiiiilc, si nolano
nelle cellule del tessuto a ])alizzala e del lessnio lacu-
noso dei plasmodi simili a (|nelli della l'iamiiodio-
phora vilis, però l'infezione è mollo meno uniforme
e le cellule non sempre si presentano riempile dal
plasmodio ma invase invece da una massa spugnosa.
La malattia di California determina disastri quasi
simili a quelli della fillossera ed in una o due annate
uccide le viti.
Perquesla malattia non si conoscono adalli rimedi.
l'Iasiiiodiophora Elaeagni. — Forma nelle radici àd-
V E/iienqìììis angusti foìiiis dei rigonfiamenti rotondi
(li'l diaiiielrodi circa 1-1 Va ''"i-» t-''! ' plasmodi pro-
ducono sjiore loiideggiaiili, del diametro di circa 3 ,u.
e raggruppale in masse circolari. È un malanno die
si 6 riscontrato nei dintorni di Breslau.
Molli altri Mixomiceti vivono parassiti di Alghe e
di parti di vegetali: cosi il Roze (1) dcsiiivr riiii|ne
specie del genere Amyiolrogiis, le (piali si s\ilii|i-
pano all'esterno o nella parie interna dei grani di
amido; e lo Schilberskv (2) richiama ralleiizione
sopra una nuova specie, il l'h^sanim niucoroides,
che sarebbe parassita del fusto e delle foglie del
Sedum carneum.
Lo Speschnew (3) descrive un Pseiidocommis Thcac
trovato presso Batum e Tocliakwa sulle foglie della
Thea sinensis, in forma di niacdiie iiidelerniiiiate,
molto dense, più o meno coiillueiili, grigio-fosche.
Nelle cellule osservò masse plasmodiali diesi riducono
poi in glomeruli con corpuscoli solitari, quasi ro-
tondi, poligonato-compressi, granulati, senza nucleo,
verde-lucenti (8-8,8 ^ di diam.).
PARTE III.
B ACTERII
Gli A't'/ik-ow/rc// (esseri loiiiiali |ier dix isidiii i dclli
anche liaclerii u ìiiicniliii , soiio vegetali di una straor-
dinaria sein|dicil;i, ed in generale tanto piccoli, die,
\H'v iioterli bene studiare, conviene colorarli col
iiielil-verde, col violetto di genziana, ecc., e sotto-
porre le preparazioni a forlissimi iiigraiidiiueiiti.
Risultano formali di una sola cellula die ia|i|irc-
senla il sislema vegetativo e di riprodiizioiie. \iv(iiio
ora isolali, ora riuniti in colonie numerosissime.
Ogni individuo può dividersi secondo una, due o tre
direzioni, in allrellanle porzioni che, durante il
periodo vegetativo, si mantengono o immobili, o
sono dotale di speciali movimenti di rotazione in-
torno al proprio asse, di scallo, o di oscillazione,
determinali da contrazioni del proloplasma interno
od anche da ciglia vibratili.
Le cellule dei liadeiii sono fi)rinale da un piccolo
ammasso di piiit(i|ilasiii, idgcned o (inamente gra-
nuloso, cosliliiitd di s|i(MÌali idiiihiiia/.ioiii di sostanze
alliiiniiiioidi, e pigmenti verdi, rossi, gialli e az-
zurri, ere, !■ (irciiiidalo da una membrana general-
nieiile ben distinta in uno strato interno consisterne
(t) E. RozE, L'Amylotrogus, un nouveau genre de My-
xomycétes (Jourti. de Bolan., 1896; vedi aiiclie BuUetiii
Soc. niycol., t. XIII e Comples Rendus de l'Académie
des Sciences, 1897).
ed in alcuni strati esterni più o meno gelatinosi, che
possono anche rigonfiarsi, e trasformarsi quindi in
una nincillaggiiie più o iiieiio densa ed abbondante.
La fonila' lìdie cellule è in generale tuiideggianle
od allungata (tig. HI). Le eelliile lunglie possono poi
presentarsi diritte o rijiiegale a spira per cui i bac-
terii si sogliono dividere in tre i;ru|ipi : cuccili o
baelerii londeggiaiili od ellissoidali! t^anlli o baclerii
cilindrici e spillili o bai-terii cilindiid, ina conlorli
a spira. Se poi il iiiiinero dei giri delle spire è
mollo grande, allora si liaiino le spiniclielc.
Quando i cocchi si presentano isolali prendono il
nome di micivcocclii ; in generale però, dopo la
moltiplicazione per divisione, le nuove generazioni
restano attaccate per un certo tempo alla cellula
madre, formando cosi degli aggruppamenti di bac-
lerii, contraddislinli coi nomi di diplococchi se due
cocchi, dopo la divisione, rimangono ancora ade-
renti ; sarcine se i cocchi sono uniti in gruppi di
quattro e disposti in i|iiadrato; streptococchi se i
cocchi rorniaiio delle catene a corona, e stafilococchi
se sono disposti in allunassi irregolari.
(2) Neue Beitràge ztir Morpìtologie und Systematiìi
dei- Myxomyceten {Boi. Centralbl., voi. LXVt, 1896).
(3) Beitràge zur Kenntniss der Pilz/hra des Kau-
ìiasus (P/lanz Kranìieit., 1901, XI band).
°^i ° ■"
:'\^:
i
%
Fig. 27. — SchÌ7.omiccli.
I, MUrorocrus prodigiosus. - 2, Zooglca del meiìcsimo. - 3, i, Bacterìam aceli, velluto con un ddiole e con un Torto ingran-
dimento. - 5, fi. Spirillum ChoUrne asiaticae a debole ed a forte in(;r,indimcnto. - 7, 8, BacUrium (Bnciìltis) antliracis a debole
ed a forte ingrandimento. - U, Spirorhaele Obermckri. - 10. Sarcina venlriculi. — Nei nura. 7 e !1 liono rìprodulti anclie i cor-
puscoli del sanjjue, per dare nti'iilca della j;randc/,za degli sctiÌ7.oniiceti viventi ni-l sangue. — liigrniidimL-nti : 300 voile i nuin. 1, S,
3, 5, 7, 9; 22110 volte i num. l, 0, 8; 1800 volle il num. 10 (dal KKKNEn).
Quando i cocchi sono circondati da uno strato
limilo i.spessito di sostanza costituiscono i ìeiiconosloc.
Le forme aliunj^ale- possono dividersi in porzioni
.iiiche seguendo sempre ima determinata direzione,
in modo da formare dei filamenti molto allungati
detti leptot/iri.r. Se poi la formazione di nuove
cellule avviene anche lungo i filamenti, i bacterii
appaiono con ramificazioni, dovute alla rottura dei
filamenti stessi, e specialmente al fatto che la por-
zione inferiore continua ad allungarsi, scorrendo
lungo la parte superiore.
In molti casi i bacterii, sia di forma tondeggiante
elle allungata, dopo essersi mantenuti per un certo
tempo liberi e mobili, possono, in seguito alla gela-
tinizzazione delle pareti, presentarsi immersi in una
sostanza gelatinosa, in modo da formare una colonia
detta iooglea.
Le forme delle iooglee, quantunque i loro contorni
non si possano fissare in modo assoluto, variano a
seconda delle diverse specie e possono essere ovali,
globose, a forma di otto, a reticolo, ramificale, a
grappolo, ecc.
I cocchi, ma specialmente i bacilli e gli spirilli,
presentano spesso alle loro estremità una o due
ciglia, che hanno la forza ili muovei'e e spostare i
bacterii stessi.
.\lruni bacterii filamentosi, in uno stadio di evo-
luzione presentano, specialmente all'estremità, fre-
quenti segmentazioni che formano delle porzioni a
forma di cocchi; in altri casi, una stessa specie può
presentare dapprima dei cocchi e poi dei bacilli,
più 0 meno allungati. Altre volte ancora un bacterio
può presentarsi sotto forma di cocchi, poi assumere,
dopo una certa evoluzione, quella di bacillo e ritor-
nare alla primitiva di cocco.
Per mezzo delle colture artificiali fatte nelle di-
verse gelatine, sulle sostanze zuccherine, sui decotti
di fruiti, sulle patate, sulle carote, ecc., si è potuto
conoscere di alcuni di essi il ciclo completo di svi-
luppo: alcuni mostrano ordinariamente, negli stadi
del loro sviluppo, una grande regolarità di forma,
mentre altri presentano un polimorfismo molto com-
plesso.
Aggiungendo nelle rolliire dei bacterii il 0,5 al
2 O/o di cloruro di litio si hanno fenomeni di etero-
morfismo.
Gli Sc/iuomiceti vengono da alcuni divisi in //■/-
cogeni se presentano tre stadi di evoluzione, fila-
menti, bacilli isolati e cocchi; tec«%<'«j se assumono
forma di bacilli isolati, filamenti e cocchi; e cocco-
ijeni se mantengono sempre la forma di cocchi.
Condizione assoltilaiiiente necessaria nello studio
dello svilup|)0 di mi bacterio si è l'isolamento sicuro
della specie durante lutto il periodo della coltura :
quindi non è mai abbastanza raccomandata la steriliz-
zazione dei mezzi di coltura e dei diversi apparecchi
32
Patologia vegetale
mediarne l'elevala temperatura che dovrà, per i
corpi solidi, variare da ISO» a 150" e per i liquidi
sarà di 1 00» C.
I baclerii si moltiplicano per scissione, cioè dalle
cellule si slaccano delle porzioni, le quali danno
origine ad una nuova generazione di cellule vege-
tative; ma, giunti ad un certo stadio di evoluzione,
si riproducono per mezzo di vere spore. Queste si
formano specialmente quando diminuisce l'umidità
nell'ambiente e scarseggia o manca il materiale di
nutrizione. La formazione di spore può avvenire in
due modi: il protoplasma condensandosi neirinlcrno
di un bacterio, dà orii;iiic a <\»>ì\' « coi'puscoli, glo-
bosi, ellissoidali 0 fusilonni, chi' si svihippano gone-
ralmente molto
pii
lelhi
sono formali (spore fiulni/nicw .illi'i- Mihc |i,ircc(hic
cellule riunite in filaiiiciili iiis|h'ssÌ>c(iiii) si'iiiiihrc-
monlc lo hicd pareli, si disailicdhuio e divcii.^oiKi
altrcllaiili' ^|i(irc i.v/io/v csoi/nn' i\ in-lnispurr \. Solo
in casi cci'ezioiialissiiiii mi liaclcrio dà origine a più
di una spoi'a.
Le spore risultano formale da una parte interna
coslituita di corpi grassi, e di un tegumento esterno
straordinariamciile ispessito e consistente: esse sono
dolale di una rifrangcnza mollo marcata e resistono
a leniperalnre elovalissime ( i 10" a 120» C.) e mollo
basse ( — HO ('..), menlre i baclerii non vivono oltre
i 60° C. all'umido e "0" C. in ambiente secco. Ger-
minano dopo un periodo di tempo che può variare
da alcune ore ad alcuni mesi e servono quindi alla
conservazione ed alla disseminazione della specie.
[ baclerii esaminali in gruppi di solito non hanno
colore ; quando sono contenuti in grande quantità in
una sostanza, danno alla sostanza stessa una tinta
hiaiicasliii od op.ilesccMle, oppure possono Secernere
delle soslimze l'idoianli gialle, aranciate, rosse, por-
I baclerii sono mollo dilfusi perchè vivono anche
con una quanlilà mollo limitata di sostanza nutri-
tizia. Essi richiedono essenzialmente alimenti con
reazione alcalina o neutra ; pochi baclerii prospe-
rano in sostanze acide.
Due Autori soli sono assolutamente indispensabili
alla loro vila : l'induenza della temperatura e del-
l'ossigeno (1).
Lo sviluppo dei haeleiii è sempre in rapporto
diretto colla temperaluia deiraiiildeiile, e si di-
slingue perciò per tulle le loiine un minimo, un
massimo ed un optimum.
m'Ha parie su|htiu,c del Miulo. Cusi il bacluriu della febliiv
tifoidea si trova in vita fino a 96 giorni dopo l'inuma-
zione, quello del colèra non sorpassa i 28 giorni, quello
sviluppo |iossiiiio vegelare aiiidie a leiiipi'ralure iiiidlo
elevale. Il liacillus aiillirucis, causa del varhinirìdo
degli animali, coltivato nella gelatina o sulle palate
presenta un minimo a ih" C, un massimo a 43" C.
ed un optimum fra 20° e 25" C. Quando invece si
coltiva nel sangue di un roditore si sviluppa a 40" C.
colla stessa energia come a 25° C.
La temperatura più favorevole alla formazione
delle spore coincide in generale coll'optimum della
vegetazione: mentre invece le spore germinano ad
una temperatura molto più elevata.
Un abbassamento di temperatura che arrivi al
disotto del limile del minimum, è sopportalo da un
i;raii niiiiieio di baclerii, senza che si producano
iioicMili modificazioni nel loro sviluppo. Il maximum
di leiii|ieialiii'a al quale possono resislere le cellule
vegetative dei baclerii oscilla, come per le allre
cellule vegetali, dai 50" ai 60° C. Le spore però
possono resistere a temperature anche mollo elevale,
come 100°, 105°, 110° ed anche 130° C.
L'acqua è in generale indispensabile allo sviluppo
dei baclerii; molle specie, però, possono anche re-
sistere per mesi interi in un ambiente completa-
mente privo di vapor acqueo: le spore in particolar
modo, presentano una straordinaria resistenza al-
l'ambiente secco.
La presenza dell'ossigeno è pure più o meno
necessaria allo sviluppo dei baclerii. Alcuni di essi,
come il Bacilliis siihli/is o Inni/In del fieuo, ecc.,
hanno bisogno assolnlo di ,iri,i e (piindi d'ossigeno
"iippaisi {liiii-lcni iicnilni\, in iillri invece
pei
(hacirrii aiicniliii) la preseii/a dell'ali,! juio non s(do
diminuirne lo sviluppo, ma anelie piddiirne hi morie.
La luce in generale rilarda l.i ve;iel;izioni' dei
baclerii e può anche, se tropjio iiileii^:i, ,ii lesi.n ne
completamente raccrescimenlo. La liiei' (lilliis.i però
agisce meno energicamente dei raggi solari direlli.
Il lìi'CKNEi\(2), che ha studiato, in collaborazione
col MiNK, l'azione della luce sopra i baclerii sospesi
nell'acipni, e che sono causa di alcune importanti
malallie d'iiifeziiMie, colèra, febbre tifoide, o delle
pulielazioni, slalnli nella luce un energico disinfel-
tanle, poiché non permeile la vila a questi microor-
ganismi.
fili sludi del BucKiN'ER portano alla conclusione
che, fra i l'allori che contribuiscono al risanamento
delle riviere e dei laghi, tenga il primo posto
l'azione deleteria del sole sui baclerii.
della tubercolosi i 95 giorni, quello del telano conserva
la vilalità fino a 234 giorni e muore oltre i 364 giorni.
('2) Veber den Einjìuss des Lichlcs auf lìactericn (Cen-
Iralblalt fiXr Bacleriologie und Parasitcìikiiiide, 1892,
lid. XI, n. 25).
Lo sviluppo dei bacterii può essere ritardato od
accelerato dai diversi colori (1); sembra cbe i raygi
rossi si mostrino favorevoli, contrari invece, fatte
alcune eccezioni, i raggi violetti. Pare che la luce
sviluppata per mezzo di elettricità sia, come la luce
solare, dannosa ai bacterii.
Le correnti elettriche molto energiche esercitano
ancora un'azione contraria alla vita dei bacterii.
Sono state fatte anche alcune ricerche intorno all'in-
(Inenza esercitata dai raggi Rontgen sui bacterii (2),
ma finora non si ebbero ancora risultati pratici. La
presenza invece, nei liquidi, di sostanze chimiche
diverse, produce in alcuni bacterii dei cambiamenti
di forma.
(ili Scili iomìceti possono vivere a spese di orga-
nismi morti od ancora viventi, oppure anche assi-
milare direttamente dall'ambiente i materiali neces-
sari alla loro nutrizione. Provocano in generale
diverse alterazioni nelle sostanze e negli organismi
sui (|uali si sviluppano, perchè o prendono diret-
tamoiile (iail' ambiente i materiali occorrenti alla
Inrci nutrizione e riproduzione, determinando quindi
sdoppiamenti e decomposizioni dei composti chimici
circostanti, oppure secernono sostanze speciali, che
producono decomposizioni nell' ambiente, le quali
sono il principale fondamento per la nutrizione e
moltiplicazione dei bacterii. Le decomposizioni si
manifestano o per mezzo di fermenti speciali {bac-
terii iimogeni), o colla putrefazione delle sostanze
organiche, colla nitrificazione del terreno, colla pro-
duzione dell'ammoniaca, o con colorazioni speciali
(Imr/crii croniogeni e bacterii /hs/'nrr.sfrnli ), oppure
mediante malattie!' //«(■/(■/•// y«//»//c///)(li'i;li esseri col-
|iili. dosi alcuni di essi vivono parassiticamente nei
visceri e nel sangue degli animali, determinandovi
il nirlionchio, la difterite, il vainolo, il colèra, la
liilin-nildui, il ///'() e numerose altre malattie infettive.
Allri piissoMo anche determinare s|ieciali malattie
nelle piante.
Nell'economia della natura, i bacterii hanno una
grande importanza perchè contribuiscono alla de-
composizione dei resti degli animali e delle piante.
fili studi di Pasteur, Schlòsing, Mìì.ntz, Koch,
AiiAMATEZ, Reumer, ecc, hanno dimostrato come nel
terreno, a seconda della natura, della compattezza e
della profondità maggiore o minore, vivano numerose
specie di bacterii. Si fecero delle ricerche per cono-
scere l'azione esercitata dai bacterii sopra i diversi
1 1 1 KoTjLAR, Zur Frage iìber den Einflitss des Licìites
aiif Bakterien. Wratsch 1893. — Ch. Geisler, Zur Frage
iiber die Wirkung des Lichles aiif Bakterien {Central-
blatt of Bakt. u. Parass., XI).
(2) SoBMANi, / raggi Róntgeiì. esercitano qualclie in-
fluenza sui bacterii? (Giornale della Società italiana
d'igiene, 1896).
costituenti del terreno e sopra l'influenza che i me-
desimi possono avere nei diversi stadi di sviluppo
delle piante. Secondo alcuni, determinate specie di
bacterii sarebbero indispensabili alla germinazione
delle piante, ma le esperienze, specialmente del
DixoN e di altri osservatori, avrebbero dimostrato
come anche in terreni privi assolutamente di bac-
terii, i vegetali possano, sebbene con qualche ritardo,
germogliare benissimo.
Molti bacterii esercitano un'influenza perniciosa
disorganizzando specialmente l'azoto dello stallatico,
procurando cosi gravissime perdile. Ora, sembre-
rebbe efiicacissima contro lo sviluppo di tali bacterii
l'acidificazione dello stallatico mediante acido solfo-
rico od acido fosforico libero ; il dott. Lincke pro-
pose, per fare in modo che questi acidi abbiano a
sciogliersi facilmente nell'urina e compenetrare
negli escrementi degli animali, di adoperarli sotto
forma di polvere. In tal modo si potrebbero uccidere
nel letame anche tutti i bacterii che provocano le
malattie contagiose del bestiame.
In date circostanze i bacterii possono penetrare
anche nei vegetali e causarvi, colla loro vita paras-
sitaria, svariate affezioni dannose e sulle foglie e sui
rami e sul fusto e sulle radici : può darsi anche che
molte malattie delle piante, di cui non si conoscono
ancora bene le cause, siano prodotte dall'azione
deleteria dei bacterii.
Il Laurent (3) dimostrò che nei vasi delle piante
vi è assoluta mancanza di bacterii.
I bacterii sono esseri che, nella loro piccolezza
microscopica, a milioni e miliardi possono distrug-
gere anche gli organismi più forti.
Si verifica la lotta del pigmeo contro il gigante,
nella quale, per la rapidità di moltiplicazione, la
vittoria arride sempre al pigmeo.
Alcuni Schizomiceti vivono in simbiosi sulle radici
delle leguminose, producendovi ingrossamenti o tu-
bercoli utili all'assorbimento dell'azoto.
Da alcune alterazioni osservate nei resti legnosi
del periodo carbonifero, pare che, anche in quel-
l'epoca remotissima, i bacterii esercitassero la slessa
azione come ai giorni nostri. In questi ultimi anni si
pubblicarono varii studi intorno ai bacterii fossili (4).
Una classificazione sui bacterii offre numerose
diflìcollà per le imperfette conoscenze che si hanno
intorno al loro modo di vita, al loro accrescersi ed
al loro moltiplicarsi.
(3) Expériences sur l'abscnce des bactéries dans les
vaisseaux des plantes [Compi. Rend. Acad. des Sciences
de Belgique, 1890).
(4) Vedi Renault, Recherches sur les Baclériacées
fossiles (Ann. Se. nal., Paris -1896). — Io., Sur quelques
nouvelles Baclériacées de la Houille (Compi. Rend. ,i900;
Id., 129, fase. 1896).
Palolor/ia vegetale.
.Nuova Encicl. Agraria, I.
l'(itol(i(jia vegetale
Furano proposte classificazioni dal Cou.n, dal Ya\ Tieghe.m e dal ììaijenhorst; il xMigula (1) rilicue di
poter dividere i bacterii in cinque gruppi, cioè :
lo Bacterii formati da cellule quasi tondeggianti, allo st:ito libero, clie s'accrescono
egualmente in tutte le direzioni e che si scindono per mezzo di 1 o '2 divisioni 1) Coccacei,
ai quali appartengono il genere Micrococcus, ecc. ;
2o Bacterii formati da cellule più o meno lunghe, cilindriche, che si dividono secondo
una sola dinvinrir e elio prima di segmentarsi si allungano di circa il doppio,
e vengono siidilivisi in :
a) Bacterii a cellule iliiille formanti dei piccoli bastoncini sprovvisti di guaina,
inmiobili o che si muovono per mezzo di ciglia vibratili 2) Bacteriacei,
ai quali appartengono i generi Bacterium, Bacillus, Pseudomonas, ecc.;
b) Bacterii formati da cellule ricurve, sprovvisti di guaina 3) Spirillacei,
ai quali appartengono i generi Spirosoma, Spirillum, ecc. ;
e) Bacterii formati da cellule circomlato di guaina ' . . 4) Clamydobacleriacei,
coi generi Streplolrix. Creììolrix. ecc.;
d) Bacterii a cellule riunite in filamenti, mobili in senso ondulatorio e senza guaina 5) Beggiatoacei.
col genere Beggiatoa.
1) COCCACEI
Micrococcus Irilici Prillieux (2) iU arrossamento
dei semi di grano). — I semi di grano appaiono
alcune volte imperfettamente sviluppati, increspati
e di un color roseo. Sezionando trasversalmente un
seme cosi colpito si notano, nell'albume, alcune la-
cune (fig. 28-29), le quali sono sempre circondate da
Fig. 28, — Sezione di un seme di grano colpito
dal Miciococcus (dal Prillieux).
una zona più o meno inspessita di un tessuto tras-
parente e sprovvisto di grani d'amido. iNelle forti
invasioni, le lacune, confluendo assieme, formano,
nella parte interna del seme, una grande cavità,
molto irregolare. Le pareti di tale cavità (fig. 30)
appaiono ricoperte da un sottile rivesliniento gri-
giastro, che forma, qua e là, delle niiissr ()|i,iclic,
sporgenti, mammellonate, le quali, esaminali' cdu
forti'iiijiianiliiiienli, risiillam, cosliluile di colonie di
bacterii i Mirrnminis Inlim (lig. 31), tondeggianti
od ovali, a scMiuMla del Imo grado di sviluppo, in
alcuni casi anclie accoppiati.
Secondo gli studi del Phillieux, i Micrococcus se-
cernono la sostanza porporina assorbita e trattenuta
(1) System der Baliterien. Jena 1900. — Vedi anche
Nauson, Les bactéries camme la cause des m,aladies des
planles, St-Petersbourg 1899; Freère, Les microhes des
fleurs, Paris 1899, e Rodigas, Microbes ehez les fleurs ;
dal glutine, dai granuli d'aleurona e dallo strato
superficiale dell'albume, ed esercitano un'azione
Fig. 29,
0(ì^^
Parte della sezione trasversale di un grano
meno profondamente corroso e più ingrandito di
quello della lig. 28.
Neil' interno dell.i lai-una arrotonilila, che è formata all'estremità del
solco, si vedono di-i iiULtoli di bacterii (6). ~a. Strato a granuli proteici
vivamente colorali in i.i.sso piirpora (dal Prillieux),
corrosiva sui grani d'amido, sul glutine e sulle mem-
brane cellulari. I grani d'amido, sotto l'influenza
C. I. I. Van Hall, Bijdragen tot de Kemiis der Balcte-
rieele Plantenziekten. Amsterdam 1902.
(2) Sur la coloralion el mode d'altération des graines
des Blés roses {Ann. .Se. nat.. 6» serie, t. Vili, 1879).
dei baclerii, diminuiscono di volume finché restano
completamente assorbiti. Anche la sostanza gluti-
nosa è in gran parte disorganizzata dai hactcrii, e la
membrana cellulare si gonfia dapprini.i, pni resta
quasi completamente distrutta.
Fig. 30. — Cono-ione pio-ie-sni (1.11 iimdo e ,elati-
niziazione delle pareti ccliului iii Mcimn/i della
cavita o\e sonoM de£,li ainina-s»i ili Mia ococcu^ (dal
Prillielx)
Tritici (dal Prilliecx).
Per ora un tale malanno è limitato ad alcune re-
gioni francesi ove anche, secondo il Prillieik, non
Ila arrecato gravi danni.
Qualora si presentasse, converrà separare subilo
i .semi infetti e distruggerli.
llicrococrus amylovorus Biurill. — l'niduce sugli
alljeri da fruita ed in particolar modo sul jii'i-o e sui
mclu, un'alterazione che può portare la distruzione
della corteccia, e la secrezione di un succo acido e
vischioso.
L'infezione dapprima è limitala all'estremità dei
rami, ma quindi si estende a tulio il ramo ed anche
al fusto, finché l'albero deve morire. Prima dello
sviluppo dei nuovi germogli, la corteccia dell'anno
antecedente appare morta e disseccala in zone più
0 meno estese; nello stesso tempo il legno diventa
bruno ed i succhi, che circolano nei vasi, si adden-
sano in varii |)unti, finché imputridiscono.
Il BunniLL ( 1 ) ha riscontrato, nelle parti colpite, un
Mirj-iìrocriis lungo 1 o 1,2 y., largo 0,5-0,8 a, isolato
o riunito in coppie o glomeruli, che assorbirebbe spe-
cialmente le sostanze amidacee contenute nelle cel-
(1) Baclerie. a cause of disease in planls (The ame-
rican naturalisl. July 1881).
(2) Aìititial report of the department of agriculture
for the i/ear 1886. Report ofthemycol. Washington 1887.
lule e nei vasi, inducendo anche la produzione della
gomma. Dai Micrococctis non si sono finora ottenute
che ìoofflee.
Sembra che tali Micrococcns penetrino per lo più
attraverso la tenera superfice dei nuovi germogli,
e si sviluppino solo dopo qualche tempo.
Dalle luimerose prove di inoculazioni artificiali
del Micrococcns (imi/ìovorits, attraverso piccole inci-
sioni praticate sulla corteccia di piante sane, risulta
come si possa, per mezzo di tali baclerii, riprodurre
il malanno. Le ricerche condotte su tale argumenlo
daU'ARTHURfS), provano come il pesco ed il jiiappo
possano, nelle regioni americane, essere colpiti dal
barlerio. Il M. amì/loi'onis è però limitato ad alcime
regioni deir.\merica settentrionale. La malattia è
conosciuta sotto il nome di Pear-bliglit.
Micrococcus dendroporlhos Ludwig (3). — Secondo
Ludwig, questo baclerio colpisce particolarmente gli
alberi da frutta e quelli che crescono a file nei luoghi
umidi, come betulle, pioppi, frassini, nonché il ea-
stagno d' india, ecc. Dagli alberi colpiti viene emesso,
nella primavera, estate ed autunno, un liquido mu-
cilagginoso e vischioso, il quale, secreto dal legno,
attraversa la corteccia, e scorre lungo il tronco. La
corteccia si disorganizza gradatamente ed il legno
emana un forte odore di acido butirrico.
Fra i diversi baclerii che si trovano nel liquido
niucilagginoso, Ludwig ritiene che il Micrococcus
dendroporlhos sia essenzialmente ipicllo che può
determinare il male.
Sul liquido mucilagginoso si sviluppa anche la
Torula monilioides di Corda, la quale, formando
delle cellule di color bruno più o meno intenso, im-
prime una tale colorazione alla sostanza che scorre
iinigo gli alberi.
I.cuconostoc Lagerheimii Ludwig (4). — Produce,
da giugno a settembre, una secrezione bianca, gela-
tinosa, che cola lungo la corteccia delle querce, delle
betulle, dei salici, dei pioppi e degli olmi.
Il Leuconosloc è caratterizzato da cellule tondeg-
gianti, disposte in file e circondale da un involucro
mucilagginoso molto inspessito : forma delle colonie
globulose ed allungale, che si stendono dapprima
sotto la corteccia, poi colano lungo l'albero.
.Vssociati al Leuconostoc si trovano un fungo asco-
micete ed il Saccliaromj/ces Ludwigii. Finora però
ipiesto malanno non ha arrecato gravi danni.
Specie imperfettamente conosciute.
Sopra una varietà di Syringa il Sorauer (5)
avrebbe trovalo una specie di necrosi prodotta da
un Micrococcus, però di poca importanza.
(3) Lehrbuch der niederen Kryptogamen, 1888.
(4) Loc. cil.
(5) Zeitschrift fiir Pjlanzenkrankhciten, \. 1891.
Palolofjia veijelale
Cosi pure il Prillieux (1 ) ricorda come le mele,
e specialnienle alcune varietà, Calville, Reinette, ecc. ,
preseiiliiio, quando si tagliano, dei punti col tessuto,
dapprima molto trasparente, con aspetto quasi vi-
treo, quindi giallo, con consistenza soverosa. Tale
malanno sarebbe prodotto da un Micrococcus.
L'Arcangeli avrebbe osservato, nelle foglie di vite
arrossate, un Micrococcus speciale, forse causa della
malattia.
2) BACTERIACEI
Gen. Bacterium Hherb.
Bactt'riuui solani Bolley (2) (Rogna dei tuberi di
palala). — Vive sui tuberi di patata, producendovi
dei rigonfiamenti tondeggianti a forma di galle. L'epi-
dermide dei tuberi colpiti, invece di essere liscia e
sottile, diventa bruna, dura e molto ispessita ; sulla
superfice esterna si divide in placche che vanno
mano mano staccandosi, mentre la sostanza ami-
dacea interna gradatamente diminuisce. Il Bolley
avrebbe trovato, costantemente, fra l'epidermide
inferiore ancora sana e la parte esterna indurita, dei
bacterii corti e quasi globulosi, che riferi al genere
Bacterium e che ritenne causa della malattia.
Infatti tali bacterii furono dal Bolley coltivati
nella i;ei:iliiia ed in altri mezzi nulritizi, ed inoculati
in Inlieii >aiii liiudihisseni hi iiialallia.
I bacterii vegetano nei tessuti viventi della peri-
feria e non si approfondano mai nei tuberi: vivono
a spese del plasma o del succo cellulare, e per la
influenza irritante da essi esercitata, le cellule si
moltiplicano, in modo straordinario, sotto allo strato
ammalato, favorendo cosi lo sviluppo della crosta
che si trova all'esterno.
II RozE (3) si occupò pure di un tale malanno
e specialmente dei bacterii che vivono sui tuberi
della palata, ed osservò che alcune cellule, vicine ai
tessuti morti, avevano nuclei trasparenti, mentre
altre colorate, limitanti la zona malata, presenta-
vano nuilei ripieni di corpuscoli incolori, della
dimensione ili 1/2 V- a ^/s |a ; questi furono da lui
ritenuti come un Micrococcus, ed indicati come Mi-
crococcus nuclei. Nella varietà di patata Rider' s Im-
perator notò pure un M. imperatoris (2 [a per 1 (x)
(1) Maladies des planies agricoles et des arbres frui-
tiers et forestiers causées par des parasites végétaux.
Paris 1895.
(2) Potato scali bacterial disease {Agric. science, ISGO).
(3) Sur les Baclériacées de lapomme de terre {Compt.
Rend.Acad. des Sciences, i" seni. 1896, pag. 543). — Sur
deux nouvelles Baclériacées de la ponime de terre (Id.,
pag. 750). — Sur la cause première de la maladie de la
gale de la pom,me de terre {Id., pag. 1012). — Nouvelles
observations sur les Baclériacées de la pomme de terre
(Id., 2" Sem. 1896, pag. 613). — Nouvelles observations
che produrrebbe nella parte interna dei tuberi mac-
chie grigie, irregolari.
La causa principale però della rogna della patata
sarebbe un nuovo Micrococcus , e precisamente il
M. pellucidus, che vivrebbe a spese dell'epidermide
e della polpa della patata, facilitando lo sviluppo delle
Mucedinee e di alcuni Bacterii, fra i quali il M. fla-
vidtts, il M. albidus (3/g a di diani.).
Il RozE notò anche la presenza di un'Oospora,m&
solo quando vi erano forme di Rhiz-octonia .
Taxter, nel Connecticut, notò un'altra sorla di
rogna che si manifesterebbe dapprima in forma di
chiazze bruno-rossicce attorno alle lenticelle. Sui
bordi delle giovani chiazze il Taxter avrebbe trovato
una sostanza grigia composta di forme miceliari
diritte 0 spirali, lunghe 0,8 a 0,9 ;j-, che si divi-
derebbero, in seguito, in piccoli bastoncini. Siccome
l'infezione si addentra nel tubero, cosi il Taxter la
chiama rogna profonda.
Si consigliano trattamenti del suolo di diversa
specie, come avvicendamento di colture, opportuna
scelta di concimi, uso di fungicidi, ecc., e special-
mente la disinfezione dei tuberi da semina, cioè la
immersione in soluzioni di sublimato corrosivo 0
formalina. L'effetto dell'aldeide formica fu esperi-
mentato solo in limiti ristretti, mail Jones (4) crede
che questo trattamento debba riuscire molto utile
per prevenire la rogna.
Bacterium gunimis Comes (5). — Vive, secondo il
Comes, nella raucilaggine che precede la gommifica-
zione delle cellule amilifere nelle piante alTette da
gommosi, e si presenta sotto forma di bacterii bre-
vissimi, ellittici, lunghi 0,6-1,5 a, larghi 0,-i-l,2 a,
per lo più isolati, e talvolta disposti a coppia ed a
glomeruli. Essi si trovano in una massa di sostanza
omogenea, giallognola, formata dai granuli d'amido
che hanno subito notevoli modificazioni nella forma
e che per gelificazioni si sono fusi assieme. Nelle
cellule corticali e legnose esterne, si nota la mor-
bosa degenerazione dell'amido in gomma, ed intorno
a tali focolari gommosi, il tessuto cellulare si molti-
plica in modo straordinario, e quasi tulle le cellule
di nuova formazione cadono in degenerazione gom-
mosa, alimentando cosi il (lusso gommoso che esce
dalla corteccia.
sur la maladie de la gale de la pomme de terre (Id.,
2° seni. 1896, pag. 759).
(4) La rogna delle palate ed il modo di prevenirla
(Exp. Slat. Wasìiington, voi. XIII, 1901).
(5) Crittogamia agraria, Napoli 1891. Il Trevisan ed
il De-Toni, nella Sylloge fungorum omnium di Saccardo
(voi. Schizom., pag. 1025), riferiscono questo microrga-
nismo al Bacterium putredmis di Davaine, del quale
dicono però semplicemente che vive sui fichi, sulle viti ed
altre piante arboree putrescenti, senza ricordarne i carat-
teri distintivi.
Trovandosi, nella mucilaggine gommosa, bacterii
di forma particolare, il Comes riferi ad essi la causa
morbosa; ed infatti, secondo le ricerche dello stesso
autore, le inoculazioni eseguite con tale mucilag-
gine bacterica, hanno agevolato la produzione della
gomma: diedero pure risultato favorevole le ino-
culazioni fatte coi bacterii della gomma, sviluppati
dalle colture nel brodo di pollo sterilizzato.
Il Comes ritiene però anche essere il gelo l'occa-
sione più prossima per la gommosi.
Questo malanno si sviluppa specialmente sugli
alberi da frutto a nocciolo e danneggia fortemente i
ceppi. Quando l'infezione è molto intensa, sarà bene
asportare dalle piante i rami più colpiti e dal fusto la
parte guasta o alterata, causticando la ferita aperta
mediante la calce appena spenta. 11 Comes ritiene che
bisognerà diminuire la quantità di letame e l'irri-
gazione, aumentare il sovescio delle piante erbacee,
zappare profondamente il terreno fino a 50 cm. nel-
l'inverno, e mantenerlo aerato col seppellirvi delie
fascine od in qualunque altro modo.
Secondo lo Uuzezinski (1), la ^eclria ditissima
non è la causa del cancro del melo, e.ssa non sarebbe
altro che un semplice saprofita incapace di distrug-
gere i tessuti vivi. Le celluledelle venature giallastre,
brune o quasi ncie, che dalla corteccia si estendono
noi lei;iio, ((iMlciiyono bacterii i quali, inoculati in
piante sane, riproducono le venature e quindi i cancri.
Specie molto vicine di bacterii si troverebbero nel
cancro del pero e nella gomma del pesco, del pruno
e AtiW albicocco.
Anche sul peperone si notò una bacteriosi nel
fusto simile alla gommosi (2).
Secondo il Comes (3) un malanno allìiie, ch'egli
ciiiama pellagra o bolla, colpisce i pomidoro, il
tabacco e tutte le piante erbacee coltivate in suoli
umidi. Gli individui malati giaciono al suolo come
se fossero stati abbassati dal vento o dalla grandine;
le foglie sono auìierite, arricciate e disseccate sui
rami; qualche ramo ancora verde non tarda a dis-
seccarsi esso pure. Presso la base o lungo lo stelo od
i rami, si notano delle pustole cancrenose, le quali
si estendono sino ad abbracciare tutto il fusto, e
determinano una specie di cancrena umida, che, ren-
dendo flaccidi e deboli i tessuti, fa piegare le piante.
1/ esame microscopico rivela, negli elementi corti-
cali e legnosi profondamente alterati, grumi di una
sostanza giallastra o giallo-bruna, che rassomigliano
a quelli della gomma nostrale. Nei tessuti alterali e
(I) Eziologia del Cancro e della Gomma degli alberi
fruttiferi {Bolanisches Centralbl., XC).
(■2) Frank, Die Kratik. der Pfl.. pag. 29.
(li) Crittogamia agraria, pag. 513.
(4) Bacteriosis of Carnations (Bull, l'itiv. Agricult.
Experim. Station Lafayelte, n. 59).
nei grumi gommosi è costante, secondo il Comes, la
presenza di miriadi di microbii simili a quelli del
Bacleriiim giimmis, che, coltivati, danno forme di
bacilli e di Leptolhrix.
11 Comes rinvenne nel ffftio/-/?o/'e un'altra malattia
identica a quella del pomodoro, che indicò col nome
di Cancrena umida del cavol-fiore. Nelle piante col-
pite, le radici sono sane, almeno in apparenza ; la
parte inferiore dello stelo ha la corteccia alterata,
il legno sottoposto ed il midollo più o meno decom-
posti. I vasi risultano pieni di una gomma giallo-
bruna.
liacleriiim Zeae Burrill. — Colpisce le pianticine
di grano turco producendone la morie precoce. Nel-
l'interno delle piante malate si notano delle mac-
chie colorate in bruno e mucilagginose, contenenti
colonie di bacterii oblunghi, arrotondati agli apici,
omogenei, lunghi 0,8 u. e larghi 0,6 a, che si mol-
tiplicano molto rapidamente per scissione. É una
malattia che si notò in parecchi Stati deir.\merica
del Nord.
Bacteriiim Dianllii Arthur e Lìolley (4). — Sui
Diant/ìus, i predetti autori descrivono come paras-
sita facoltativo un bacterio, il quale misura da
0,0-1,25 a 1-2.
.\. F. WooDS (5) indica sotto il nome di Stig-
monose una malattia del garofano affine alla bacte-
riosi di Arthur e Bollev. Le foglie specialmente,
presentano prima dei punti, poi delle macchie gialle,
quindi tessuti essiccati. Egli fece prove d'inocula-
zione, su piante sane, del B. Diantlii, ma ne ottenne
risultati negativi. Non crede che la malattia sia pro-
dotta da punture di afidi, ma bensì da cause inerenti
alla coltivazione ed all'ambiente.
Uacterìum monililoruiansGuffroy(6). — Sul rizoma
deW Arrhenalherum elatius si notano alcune volle
dei nodi disposti successivamente come i pezzi di un
rosario. Il Guffroy crede che essi siano prodotti da
un bacterio ovoidale, mobile, che si trova nei rizomi.
Manca però la prova sperimentale.
Il liacterium termo Ehrb., che è il fermcnlo |iiù
importante della putrefazione della carne, (IcH'al-
bume, ecc., si vuole che partecipi anche ad una de-
composizione cellulare nell'interno dei culmi di
grano turco.
Racterium oncidii Peglion (7). — Determina l'in-
giallimento e la morte delle foglie in una specie di
Oncidium, e quindi la malattia che il Peglion chiama
Bacteriosi delle foglie di Oncidium.
(5) Stigmonose [A disease of carnations and otlier
pinls. Washington 1900).
(fi) GOFFBOV, /ourn. d'Agric. piat., LXV, 1901.
(7) Bacteriosi delle foglie di Oncidtmn (Centralblatt
f. Bakt., .\bth. V).
f'alolof/id rc'iiinle
Gen. Bacillus Coh.
Specie viventi sopra piante erbacee.
Bacillus ainjiobacter \;iii Tie^hem, Clostridium
bulijriciim Prazm, Iliirilhi.s hiili/ricìis (Cancrena
secca ed umida o mairiimii- ilcllc juitale). — La can-
crena si manifesla sui liilicii ili |);ilala, quando sono
ancora attaccati alla pi.nilii, nel Iitiimio, ma special-
mente allorché le palair sdiio ayi; lo in erate nei ma-
gazzeni.
I tuberi colpiti presentano, di solito, l'epidermide
sviluppata regolarmente e la massa amidacea interna
trasformata in un liquido giallastro, molle, polti-
glioso, di odore nauseabondo. Schiacciando un tu-
bero infetto, da esso ne cola la massa poltigliosa,
dotala di reazione acida, e con sviluppo di bollicine
gassose. Essa emette un odore fetidissimo di acido
butirrico, e i-niiliciic siis|irsi ili-i ^i ani d'amido intatti
0 quasi, ilci;li aiiiiiias>i di |ii(iliipla>ina, e un numero
straordinario di iiai-lcrii. Si- riiiri'zi(nie non è molto
intensa, allora resta aili'icnlc alla curleccia del tu-
bero una parte della pnlli^lia, Imiiiata da crllulc
disaggregate, prive di zm-clicni, ina conlenenli an-
cora sostanze amidacee; talora invece la dissoluzione
delle cellule procede con grande lentezza, in modo
che, attorno ai tessuti sani, le cellule possono tras-
formarsi in uno stato soveroso, il quale arresta il
procedere del malanno. Le patate cosi colpite, pre-
sentano, nella parte interna, delle cavità ripiene
dapprima di un liquido nauseabondo, e poi da una
polvere lucente, formata dai grani d'amido lasciati
in libertà, in seguito al riassorbimento della sostanza
liquida. Se rinfezione si arresta in brevissimo spazio
di tempo, i tuberi diventano come stopposi e scre-
polali in diversi punii della superfice esterna.
Nel caso invece di forte invasione, tutte le cellule
della parte interna restano disaggregate, le loro mem-
brane si liquefanno e quindi il tubero si riduce alla
semplice pellicola esterna e ad un ammasso di un
liquido fetente, ricco di grani d'amido e di micro-
organismi.
La cancrena dei tuberi si riscontra quasi sempre
negli individui colpiti dalla Pcronospora delle patate
(Phytophtliora infestans), per cui il Kuh.n nel 1830,
e dietro a lui molti altri osservatori, ritennero essere
la cancrena uno stadio di sviluppo della peronospora.
I due malanni si distinguono facilmente perchè,
come dice il Sorauer, nei tuberi colpiti da perono-
spora si niilano i filamenti miceliari del fungillo,
la parie cai ii(i>a limane soda e compatta, presenta
soloqualciic inaii-liia livida e bruna, ed i tessuti non
si disorganizzano mai in un liquido puzzolente.
Esaminando invece il liquido che cola dai tuberi
(1) Die Zersetzung d. Kartoffel durcìi Filze. Ber
(2) Bull. Soc. botan. de France, 4884.
cancrenosi si notano parecchi baclerii e principal-
mente, come osservarono per primi Heinke e Ber-
thold d), il Bacillus amylohacter o, secondo il
Prazmiiwsm, Closll'ìdiiiiìi Inili/nciiiii, rarallcrizzato
da bacilli cilindrici, aiint lali adi apici, Inn.dii da
3 a 4-0 a, larghi I ;x, iiiijlnlissinii, cmiiiiunli li-.Mpien-
temente in lunghi filamenti ; i bacilli producendo
spore diventano fusiformi, acuti agli apici, e larghi
da 1,8 a 2,6 y. ; le spore mature misurano da 2
a 2,5 u. per ì <j. di larghezza.
Il Van TiEGHEM (2) ed il SoRAi'ER hanno dimo-
strato che questo baclerio si nutre di sostanze zuc-
cherine, e corrode la celluiosi ; può essere coltivato
su gelatine ed altri mezzi speciali ed inoculato sopra
tuberi sani, ne produce la completa disorganizza-
zione, cogli stessi caratteri del marciume. La pre-
senza dell'ossigeno riesce sempre sfavorevole allo
sviluppo di questo microrganismo.
Nei tuberi cancrenosi si trovano però molti altri
baclerii della putrefazione e varie muffe che concor-
l'iHKi specialiiieiile alla iillci'iiirc ilecimi|iosizione delle
parli cdlpilc; Cdiimiii' e anche il Hanllii.s liutyricus
(li llueppe, carallerizzahi da liaclcrii larylii Va ]>■■
Il Kramer ( 3) perù ritiene che la cancrena è dovuta
ad un processo di decomposizione dei tuberi, pro-
dotto da un baclerio aerobio (Bacillus solaniperda),
che riterrebbe diverso dal Bacillus amylobaetcr.
Esso è allungato, a forma di bastoncino, lungo 2,5
a 4. [X per 0,7 a 0,8 u. di larghezza, ma che, come
Vamylobacter, produce una fermentazione butirrica,
decompone l'albumina con formazione di ammo-
niaca, e delle amine, quali la melilamina e la tri-
metilamina; queste danno ai tuberi maiali l'odore
fetido caraneristico.
Il baclerio studialo ilal Kkameu, e che sarebbe
quindi la causa della canciviia delle palale, era prima
stato confuso col Bacillus Inili/ncii.s e col B. amylo-
hacter che da alcuni vengono fusi in una sola specie.
Forse l'una e l'altra specie, anche considerandole
come distinte, possono contribuire al malanno.
I baclerii studiati dal Kramer penetrano nell'in-
terno dei tuberi per mezzo delle lenticelle dello strato
soveroso, specialmente se in ambiente molto umido,
quindi decompongono la sostanza zuccherina for-
mando acido butirrico edacido carbonico, decompon-
gono la sostanza intercellulare e finalmente anche la
membrana cellulare; i grani d'amido solo vengono
poco attaccati. Le sostanze albuminoidi infine subi-
scono delle decomposizioni, con formazione di am-
moniaca, melilamina, trimetilamina, ecc.
II B. amylohacter non potrebbe penetrare nei
tuberi se non ad una temperatura di almeno 20° C.
e dopo un' immersione nell' acqua più o meno
(3) Baìiteriologiscìte Untersucìiungen iìber die Nass-
fàule der Kartoffeln {Oesterreicli. land. Central., 1891).
I -
prolungata ; se invece oltre al B. aiiiy/obackr con-
corrono anche altre forme, come il B. sublilis ed il
Micrococcìis albidiis, allora l'infezione si manifesta
amile ad una temperatura inferiore a 20° C.
Il B. amìjlobucteì- e le due altre forme baclericlie
determinano solo, secondo alcuni autori, la cancrena
umida, cioè la liquefazione dei tessuti e lo sviluppo
dell'odore fetido di acido butirrico. La cancrena
secca, per la quale i tuberi non si rammolliscono
di molto, non emettono alcun cattivo odore e pos-
sono anche indurirsi, sarebbe invece prodotta dal
ilicrococcus albiduis, dalie Bliiioclonin, dai /•'»*/-
sporium e dal l'seudocommis rilis.
Il Fizzir.oM avendo fatto alcune ricerche intorno
alla cancrena secca ed umida delle patate (1), ritiene
essere queste malattie di natura affatto diversa, e
precisamente crede che la cancrena secca sia pro-
dotta dall'azione del Fiisisporium solani Mari., la
cancrena umida dal Fusisporium solani unitamente
ai bacterii. L'autore però, quantunque le sue espe-
rienze abbiano dato risultati negativi, non crede di
poter venire ad una conclusione definitiva.
Secondo IlozE, il .ilicrococcus albidus servirebbe
a disorganizzare i tessuti in modo da lasciar libero
passaggio al Fusisporium ed alle altre muffe.
Il Lai'rext, in seguito a numerose esperienze rela-
tive alle malattie della patata, dimostrò come esistano
varietà (Chave e Chardox) resistenti all'infezione, e
come i tuberi possano diventare tali, date alcune
condizioni nel mezzo di coltura. Egli mise anche in
evidenza le condizioni che trasformano organismi
ordiiiariamenlesaprolìti in |)arassiti più o menodan-
iiiisi, poiché potè riprodurre, in date circostanze,
con diverse forme di bacilli, la cancrena dei tuberi.
Dagli studi del Laurent, risulta che i tuberi invasi
dalla cancrena hanno i tessuti già disciolti nei punti
ove non si trovano bacilli del B. ami/ìobacler, per
cui probabilmente i bacterii della cancrena emettono
delle diastasi che sciolgono la lamella mediana. In-
fatti, se si filtra in una candela Chamberland, la
massa vischiosa che esce da un tubero molto infello,
si ottiene un li(|uido virulento: un pezzo di tubero
immerso in esso resta rapidamenle disaggregalo.
Probabilmente, dice il Laure.nt, i tuberi contengono
disciolte, nel succo cellulare, delle sostanze le quali
comunicano loro una resistenza più o meno grande;
l'azione di queste sostanze è poi aumentala adope-
rando concimi fosfalici, è diminuita invece dalla
calce ed in seguilo all'immersione in mezzi alcalini.
Come mezzo di cura si consiglia di raccogliere le
palate in magazzeni mollo asciutti e se il malanno
avesse preso proporzioni allarmanti, tanto da colpire
quasi tulli i tuberi raccolti, allora converrà soller-
rare le patate fracide in profonde fosse, perchè cosi il
(1) Nuovo giornale botanico ilalii
), pag. 50.
liquido putrescente che si forma viene assorbito dal
terreno e si potrà trovare accumulata nella fossa una
ricca provvista di amido, utilizzabile come foraggio o
per uso industriale. Tali fosse dovranno però essere
scavate in località appartate, lontane da qualsiasi
coltivazione di piante a tuberi o bulbo.
Esisterebbe anche un .ilicrococcus plii/topbìliorus
capace di determinare una marcescenza.
Secondo le esperienze del Laurent, per impedire
la diffusione nel campo, bisognerebbe tener calculu
anche della concimazione; ((uesta dovrebbe essere
fosfatica, poiché i fosfati che si presentano nell'in-
terno delle piante, come corpi acidi, impediscono
losvilu|)po del baclerio. Si dovrebbero abbandonare
la calce, i sali potassici, poiché queste sostanze fa-
vorirebbero lo sviluppo del parassita. D'altra parte
però la calce impedisce lo sviluppo di un'altra forma
parassitica, cioè della Bliitoclonia.
Il B. amyìobader si rinviene anche nelle radici
del melo, pero, susino e ciliegio, e vi delermina una
fermentazione bulirrica che si ricoiKisre dall'oiiore
nauseante.
Marciume «Ielle cipolle. — .Nelle annate umide, una
malattia, simile alla cancrena delle palale, compare
sulle radici carnose delle barbabietole da foraggio,
dei navoni, delle carole e specialmente sui girellio
bulbi delle cipolle, tanto nel terreno prima del rac-
colto, come più tardi nei magazzeni.
Le tuniche delle cipolle appaiono rammollite,
translucide, si disaggregano e si liquei'aniio facil-
mente in una massa untuosa, d'odore l'elido, con
predominio di acido bnlirriro.
SoRAUER crede che tale nialanim sia prodotto
dallo stesso bacterio della cancrena delle patate,
avendo potuto, col baclerio delle palate, produrre il
marciume delle cipolle in bulbi dapprima sani. Lo
stesso autore osservò in varii casi una diversa vege-
tazione di bacterii. Per cui, molti ancora ritengono
non sia ben definita la forma baclerica, causa del
marciume dei bulbi.
lìacilliis ciiiiliMinis l'rillieux e Delacroix (2) (Cfl«-
crena ilei fiisii delle ixilalei. — Le piante ammalate
presenlaim, nella parte inferiore del fusto, delle
porzioni o strisele longitudinali, cancrenose, nera-
stre, sia da un lato come tutto attorno al fusto. Se
l'infezione è poco intensa, gli individui colpiti resi-
stono |)ei' un po' di tempo, in caso conlrario non
tardano mollo a perire.
Nelle parli ammalale si nolano cellule morte, de-
presse, vuole, colle pareli annerite, ed un numero
grandissimo di bacterii, hiTighi I ,.t y. e larghi da '/j
ad Vs :-^-
Tale baclerio, che non sarebbe molto diverso dal
Baclerium gummis, ritenuto da Ccmes come causa
(2) Compt. Rend. de l'Acad. des Sciences, I, CXI, -1890.
Patolof/ia vcyetale
della degenerazione gommosa, vive anche sopra piante
ornamentali, come Pelargoni, Begonie, Gloxinie,
Ciclamini, Clematidi a grandi fiori, e sulle Vitis,
producendo una disorganizzazione dei picciuoli e
l'ingiallimento ed essiccazione delle lamine.
Baciilus solanacearum Er. Smith (1). — Vive pa-
rassita sulle piante di palala, pomodoro, melan-
zana e di altre solanacee e piante coltivate, nelle
regioni americane. Fu studiato anche in Russia dal
riwAKOFF (2) ed in Francia dal Prillieu.k e Dela-
CROix. Appare sotto forma di un avvizzimento delle
foglie, che si estende in breve a tutta la pianta. I
fusti ed i picciuoli delle foglie presentano delle lunghe
strie brune, quindi si raggrinzano, ed assumono una
tinta giallognolo-bruna. In (|uesti tessuti si trovano i
baclerii causa della malattia; essi sono ellissoidali,
mobili, lunghi 1 ,5 u, larghi 0,5 a, e, collocati in agai'
0 su patate, danno colonie brune, poi nere; portati
invece in liquidi zuccherini, sviluppano colonie bian-
castre, poi nere.
Coltivato dallo Smith, fu jini inoculalo in ]iianle
sane, e i-iprdiliis'.i' il in.ilainio in iiIi'imic .soldiiiirrc
{Datura, l'/i!/.siill.\, Mcoliaiut, Capsinuin, cil alice
piante coltivale il'isas, Pelargonium, l'eluiiia, Cii-
cumis, ecc.).
Baciilus soianicola Delacroix (3). — É un bacillo
parassita della patata affine al precedente, che fu
ottenuto dal Delacroix in coltura pura, e che inocu-
lato su giovani fusti di patata e pomodoro, o portalo
in contatto delle piante, mediante inatrianiento del
suolo, con coltura in brodo, diluita in acqua steriliz-
zata, riprodusse, specialmente nella palala, la ma-
lattia quale si osservò in Francia nelle redimii del-
l'ovest e del centro, in Irlanda e negli Siali Uniti.
Nel periodo iniziale del male, le foglie ingialli-
scono, quindi poco a poco si disseccano, mentre i
fusti si assottigliano progressivamente e muoiono a
partire dalla base. I tuberi sono spesso colpiti gio-
vanissimi, ed al principio della loro formazione si
può seguire la lesione del fusto principale sulla
ramificazione, dove si forma il tubero. Le porzioni
sotterranee dei fusti colpiti presentano delle ferite
d'insetti cicatrizzate o no, ed è per mezzo di queste
che penetrano probabilmente i baclerii. Nelle sezioni
del fusto, in parti ancora vivenli, si nolano macchie
diffuse, d'un bruno giallastro, specialnieiile nella
regione dei vasi, e costituite da una gomma e da lilli,
(1) A bacterial disease of the toniato.'W3iShing\on IS96;
ROLF, Disease of the tornato {P/lanzenkrank., -1900); Mi-
GULA, Syst. der Bakt., pag. 775. — Manteniamo distinta
questa forma dal B. caulivorus Vv. e Del., seguendo le
osservazioni del Prillieux e Delacroix. È certo però che
gli effetti prodotti dalle due forme parassite sono molto
simili.
(2) Ueber die Kartnffeìhakteriosìs in der Umgegend.
St-Petersbourg 1898.
i quali fanno quindi ernia dentro i vasi, forzando la
resistenza delle punteggiature areolate. 11 baclerio
si trova sempre molto in alto nel fusto, in parti che
sembrano ancora perfettamente vive. Alla base del
fusto vuoto si trovano micelii di funghi saprofiti. Il
Delacroix consiglia la rotazione triennale, almeno
nella coltura della patata e di non sezionare i tuberi
da semina.
Bacteriosi del pomodoro (i). — Il Prillieux de-
scrive sotto tale nome una iiialatlia sviluppatasi in
parecchi punii della Fraiiri.i, sopia i IVulli del pomo-
doro. 1 giovani frutti diveiilano Ihmhiì nella porzione
superiore, attorno allo stilo, finché le macchie brune,
di forma circolare, passano in uno stato di marce-
scenza. Nelle cellule del frutto si nota un gran nu-
mero di bacilli, lunghi 0,75 ad 1 \i., larghi 0,25 a
0,50 ij., che si riuniscono, nelle colture, in zooglee
molto compatte.
Baciilus letae Busse (Bacteriosi della barbabie-
tola) (5). • — I fittoni colpiti avvizziscono molto
facilmente dopo che sono stati asportati dal terreno
e diventano bruno-scuri. Sezionati, presentano nel-
V interno delle macchie brune ed emettono una
sostanza gommosa, che serve a propagare il ma-
lanno. I primi ad alterarsi e ad assumere un colore
bruno-rosso, e quindi bruno-nero, sono i fasci vasco-
lari : da questi il male si estende a lulla la ])olpa.
Il Kramer( (3) ritiene causa del nial.innn un bacterio
a forma di bastoncino lungo 1 ,o a 2 ;j. e largo da 0,7
a 1 (/. Coltivato sulla gelatina contencMlc ileslrosio,
formò piccoli ammassi quasi circolari, a niaii;ine
acuto, bianco splendente. Tale baclerio traslbrme-
rebbe il destrosio delle barbabietole in una sostanza
vischiosa. Secondo il Busse, il B. betae è lungo
da 1,7 a 2 a, largo da 0,8 a 0,9 u, con estremità
arrotondate, quasi ovale, spesso riunito a coppie,
molto mobile, ed oltre a questo vi sarebbe anche una
varietà p, che differirebbe dalla specie, per la man-
canza, nelle colonie, della slrialura radiale, la quale
è caratteristica nella specie. Il Migula ne descrive tre
specie, cioè il B. betae, il B. Bussai ed il B. lace-
rans (1). È una malattia riscontrala in Slavonia, in
Germania e nel Belgio.
Arthur e Golden (Ni ilcscrivono una specie di
gommosi della barbahn laln ila :iiccliero, determi-
nata da un bacterio che il Migila denomina Baciilus
Arthuri (9).
(3) Journal d'Agric. prat., 1901 ; Coinpt. rend. Acad.
Scienc. Paris, t. CXXXIII.
(4) Prillieux, Jlfaiadies desplantes, ecc., vol.I, pag. 19.
(5) Botan. Ceiitraìbì.. 1895,
(6) Dif Hiil.lrrinsis ,1,-r «loi/,,./, ■»/)(■ (lieta vulgaris) : cine
neuc Kr:u,U..(l,'slrrn'irl,. hnuhi-irl. Crntral., 1891.
(7) MR.n.A. lur. r,l„ i,,... 77!1 r 7XU.
(8) Disease of the sugar-beet, 1892,
(9) Sijstem der Bakt. Jena 1890, pag, 681.
Il Mafìchal (li Gembloux (1 ) ha conslalalo che
la niarcescL'iiza tlell'esliemità radicale della barba-
bielolu è dovuta ad un bacterio specifico che penetra
nei fasci vascolari in seguito a punture d'insetti. Il
danno maggiore si verifica nelle barbabietole da
zucchero, in quelle da foraggio non si ebbe nem-
meno il più piccolo accenno di malattia.
Illenzia(jaunisse) della barbahietola è un'altra bac-
teriosi riscontrala da Prillieux e Delacroix (2) nel
nord della Francia e nei dintorni di Parigi. La malattia
si manifesta sulle piante generalmente nella prima
quindicina di luglio. Le foglie appaiono meno turge-
scenti, l'apice si piega verso il basso, e sulla lamina
compaiono macchie verdi e bianche. In seguito la
differenza di colore fra le macchie verdi e biamche
diventa meno marcata, sinché la foglia ingiallisce ed
essicca. Dal principio dell'infezione, le radici non
aumentano più in grossezza, ma conservano inalte-
rala la materia zuccherina. Conservando le radici
malate e ripiantandole in primavera, sulle foglie
compaiono subito i sintomi della malattia, gli scapi
fiorali però si formano egualmente e portano fiori.
All'esame microscopico, si notano, nei tessuti
maiali delle foglie, numerosi bacterii corti, che si
muovono rapidamente nel succo cellulare, mentre i
corpi clorofilliani si decolorano rapidamente.
Le foglie secche, provenienti da piante malate,
servono a propagare il male sulle giovani piante.
Il Prillieux e Delacrolx consigliano di raccogliere
continuamente le foglie secche, di non seminare, nel
suolo infetto, barbabietole se non dopo quattro anni,
ed usare semi provenienti da piante sane.
lìacillns IracheiphilIiisE. Smith(3)(iBat'<e/'i06Jrft'//c
Ciicurbiliiree). — Determina un avvizzimento nelle
foglie della zucca, dei cetriuoli e dei meloni, ecc., e
misura una lunghezza da 1,2 a 1,5 i/, una larghezza
di 0,5 a 0,1 |Jt. Fu riscontrato negli Stali Uniti di
America.
Hacillus Api! (Brizi) Migula (4). — Determina sul
picciuolo delle foglie del sedano piccole macchie di
color rosso-ruggine, incavate. In seguito l'infezione
passa sulla lamina in vicinanza delle nervature,
(incile la foglia marcisce. I bacilli sono diritti, leg-
germente assottigliati alle estremità, molto rifran-
genti, lunghi da 2 a 2,5 ,u..
Itacillus trifolii So<^\mo{BacterioHÌ del trifoglio) (5)
(tavola a colori I, fig. 10). — È un malanno che
colpisce specialmente il Trifolium repens, nonché
alcune altre specie a foglie basse, come ad esempio
il T. resti pinatiim, rarissime volte il T. pratense. Le
(1) Rapport maladies crypt. Lab. Boi. Insl. Agr. Gom-
bloux 1900.
(2) Une maladie bactérienne de la bellerave ii la
jaiiiiisse» (Joiirn. Agric. pral. i898 ; Comp. liend. Acad.
des Sciences. Paris 1898).
parti del vegetale che vengono generalmente colpite
sono le fojjlie, il picciuolo, le lamine, le stipole, i
peduncoli fiorali ed il calice.
Sul picciuolo r infezione principia generalmente
dalla parie inferiore e va gradatamente estendendosi
verso l'alto. Appaiono dapprima delle minutissime
infossalure, le quali gradatamente si trasformano in
punti neri che, affluendo poi fra loro, formano delle
placche allungate, disposte in senso longitudinale,
della lunghezza di 2-3 a 4-5 mm., di colore intensa-
mente nero nella parte interna, con un orlo giallastro.
Molte di queste placche si estendono anche alla parte
interna dei tessuti, cosicché il picciuolo appare in
molti punti come leggermente carbonizzato.
Sulle lamine, il malanno si rende manifesto
specialmente nella pagina inferiore ; nei casi di
forte invasione si estende anche alla pagina supe-
riore. L'infezione però, come ho potuto dedurre
dalle osservazioni fatte in aperta campagna e nel la-
boratorio, principia sempre dalla pagina inferiore.
Le foglie colpite presentano dapprima delle minu-
tissime porzioni incavate, che si trasformano come
nel picciuolo in punti neri, i quali possono allar-
garsi, fino a raggiungere da 0,5 a 1 ,5 e, raramente,
2 mm. di diametro. Quando l'infezione è molto
estesa, la foglia appare annerita anche nella pagina
superiore, ma in questo caso i punticini o le macchie
nere sono sempre circondate da un orlo giallo ben
marcato. Le macchie possono colpire anche tutta la
foglia; in generale però si presentano addossate
alle nervature e compaiono frequentemente nella
parte superiore delle nervature principali. Le foglie
ammalale, viste per trasparenza, presentano punticini
e piccole macchie tondeggianti, di color bruno intenso,
circondate da un piccolo anello bruno-gialliccio e
quindi da un'aureola di color verde sbiadito. Le
parti infestate del picciuolo, della lamina e del pedun-
colo, osservate con una lente a debole ingrandimento,
appaiono come carbonizzate.
Sulle stipole, i punticini neri eie macchie sono di
forma piuttosto irregolare. Sul peduncolo, il malanno
si manifesta cogli stessi caratteri che non sul pic-
ciuolo, ma sempre meno intensamente. Nel fiore,
l'infezione si estende al calice, ove forma, verso la
parte inferiore, delle macchie nerastre che si espan-
dono specialmente in vicinanza delle nervature.
Nelle sezioni delle parti malate, si notano cellule
colla membrana giallo-bruna o ridotta di mollo
in spessore e trasformala in suberina; il proto-
plasma interno appare disaggregato e sostituito da un
(3) Die Ursache des Verwelliens verseli. Cucurb. {Cen-
tralblalt f. Bakter., 1895).
(4) Bacteriosi del sedano {Rend. Acc. Lincei, 1897).
(5) Intorno ad una malatlia baclerica dei triforjìi.
Torino 1897.
Paloloi/ia vegetale.
Nuova E.scicl. Agraria, 1.
Putologia vcyvlulc
grande ammasso di buelei'ii cilindrici od ellissoidali,
riuniti in colonie e dolali di forle movimenlo, lunghi
da 1 a 2,5 a e larghi da 0,2 a 0,5 fi.
Tali bacterii coltivali in decolto di trifoglio ed ino-
culali su piante sane riproducono il malanno. Tenuti
in ambiente privo di sostanza nutritizia si allungano
fino a misurare da 3 a 5 y., si ingrossano all'estre-
mità e producono spore sferoidali, incolore, aventi
un diametro da I a ad 1,5 a. Le spore, germinando,
producono nuovi bacterii e cosi l'infezione si pro-
paga da un anno all'altro.
1 bacterii possono produrre spore anche quando
si trovano nel tubo digerente degli erbivori, ed
allora possono arrecare disturbi al bestiame.
E un malanno comunissimo nei pascoli dell'Alta e
Media Italia, nonché della Svizzera italiana e tedesca.
Bacilliis putrefaciens Ray (1). — Nei seminati a
lupino 0 fava, al principio della germinazione, si
osserva spesso la mareescenza delle pianlieelle. Essa
è determinata dal B. putrefacieng, il quale riempio
i tessuti d'una sostanza gelatinosa, che non tarda ad
uscire all'esterno, in forma di goccioline vischiose,
di odore caratteristico.
Tale baclerio, coltivato in mezzi solidi, forma una
mucositcà biancastra che passa poi al roseo, resiste
a diverse temperature ; cosi si sviluppa molto bene,
sebbene più lentamente, a 45» C. ed a 5° C, ma in
questo caso solo sopra un substrato solido.
I bacterii ottenuti da colture, inoculati su pianti-
celle di grano, avena, lupino, /'(if/iiioìn, rafano e
senape, coltivate in ambienti slfrilizzati, riprodus-
sero, anche in f|nestf piaiile, non perù in tutte colla
medesima intcii>il,i, mi iimifrimento e quindi una
vera dissoluzi( iln Ii'>-mIÌ.
In colture li(|uidi', il baclerio produce una grande
quantità di diastasi che precipita coli' alcool e può
agire isolatamente in conlatto coU'acqua.
II Ray potè ottenere delle forme non virulente del
baclerio, utilizzando o l'alta o la bassa temperatura.
Tali forme inoculate, non produssero che un debole
accenno di mareescenza. Inoculando su tali piante,
già cosi vaccinale, bacterii puri, questi si svilup-
parono poco 0 nulla. Ottenne eguali risultati iniet-
tando nelle piante dell'acqua che aveva in soluzione
un liquido messo in libertà trattando una coltura
di bacterii con alcool.
Il Ray fece l'inoculazione preventiva in diversi
tempi e con diverse forme, non virulente, ma crede
che i migliori risultati si possano ottenere adoperando
(1) Les maladies chryplogamiq. des végélaux {Revh
gén. de Boi., n. 148).
(2) Kigéiieliigyi Kùzlemények, I, 1899.
(3) Kellerman e SwtSGLE, Report of botanicaì depar
meni of the Kansas experim. Station for year 1888. -
BunniLL, Illinois Agr. Exp. Station Bull., 1889.
colture di bacterii che hanno già [lerduto la virulenza,
perchè potrebbero forse riacquistarla. Simili tenta-
tivi fece già il Ray per altre malattie crittogamiche,
affine di poterle combattere per mezzo di azioni, le
quali dovrebbero esercitarsi nell'interno della pianta
ospite, contro il parassita vivente nei tessuti.
Sello il 11(11 li lìacilliis elcflans I'IIegyi (2) indica
una Iniiii.-i liailciii-a la quale determinerebbe un
anneriiiirnlii iiriir piante di lupinella.
Bacllliis Maj'dis (Majoc.) Trev. — È un bacterio di
forma cilindrica, cogli apici tondeggianti, lungo 2-3
e largo 0,5 a 0,6 u, che fu trovato dapprima nelle
acque putrescenti e poi nelle cariossidi alterate del
grano turco, e che il CuBONi aveva sospettato come
causa della pellagra.
Bacillus sorghi Burrill (3) {Arrossamento delle
piante del sorgo saccarifero). — K una malattia che
colpisce le foglie, le guaine fogliari, i culmi e le ra-
dici del sorgo sacrari fcni. Appare specialmente sulle
guaine, al hvello della linguetta e si estende verso il
basso, producendo delle macchie e pustole di color
rosso dapprima, poi rosso-bruno.
Nelle parti malate, il Burrill riscontrò numerosi
bacterii di varia forma e grandezza, in generale però
cilindrici, troncali alle due estremità, lunghi da 1,3
a 4 a e larghi 0,5 ad 1,2 y., isolati o riuniti a coppie
od in catene, specialmente nelle colture vecchie.
Sempre secondo le notizie date dal Burrill, tali
bacterii formerebbero, nel centro delle cellule, spore
allungate od ovali, lunghe da I a 1,2 a e larghe
da0,Ga0,9y.
I bacterii si poterono anche coltivare artificial-
mente; inoculali su piante sane riprodussero quasi
sempre il malanno. I bacterii hanno una vitalità
straordinaria, tantoché il Burrill trovò nell'inverno,
sui fusti di sorgo lasciati nel campo, numerosi bacilli,
ancora pieni di vilalità.
I danni arrecati da questo malanno sono molto
gravi, poiché, negli individui colpiti, una notevole
quantità di saccarosio si trasforma in glucosio. L'u-
nico mezzo per impedire la diffusione del malanno si
è di estirpare subito e bruciare gli individui colpiti.
Secondo il Comes, una malattia affatto analoga, se
non identica, si sviluppava già dal 1883 nelle colti-
vazioni del Sorgo ambra del Minnesota, fatte nei din-
torni di Napoli.
Una gommosi sulla canna da iucchero é descritta
dal CoBB (4) come causata da un Caciihis vascu-
larum. Anche nelle piante di mais, il Burrill (5)
(4) Plani dìseases and their remedies (Deparl. of Agr.
New South Wales, 1893); The cause of gumming in
sitgar-cane {Agi: Gaiette of New South IVaies, VI, 1896).
(5) A bacterial disease of corn (Illinois Agric. Exper.
Station Bull., 1889).
riscontrò una malattia bacterica simile a (|uella ilei
sorso, ch'esli ritiene determinala da un Bacillus zeae
Biirrill.
Un Ijacterio speciale determinerebbe, secondo
rìATiiAV (1), un imbrunimento nelle pianticelle di
Diiclìjlis glomentlii.
Bacillus or)zae(2i (Bnisane del i-imn. — Nelle
diverse località italiane il rino va soggetto ad un
malanno die compare e sulle piante molto giovani
e su quelle che hanno già raggiunto un certo svi-
luppo. Gli individui colpiti presentano foglie col-
l'apice in parte essiccato e colla lamina d'un color
rosso sanguigno. L'iniezione si estende anche alle
guaine fogliari e quindi a tutta la parte aerea della
pianta; i nodi che si trovano a livello dell'acqua
e gradatamente lutti gli altri, procedendo dal basso
all'alto, fino ai superiori, diventano turgidi, molli,
di color nerastro e risultano come colpiti da una
S|iecie di cancrena. Nelle radici si osservano alcune
barbicene che hanno in diversi punti il rivestimento
esterno disorganizzato e sostituito da sostanza quasi
gehitinosa, di color rossiccio-bruno. In seguito le
barbicene assumono, in tutta la loro lunghezza, una
colorazione brunasira ed essiccano.
Se l'infezione è mollo pronunciata, le pianticelle
niudionii ; in caso contrario continuano a svilupparsi,
ma mollo slenl.unenle, e producono pannocchie fio-
rali molto mesclime, nelle quali solo alcuni semi
arrivano a perfetta maturità.
Numerosi sono gli studi che vennero già fatti in-
torno alla natura ed alle cause che possono produrre
il liruHone. Furono portate in campo la qualità del
seme, la seminagione precoce o tardiva, le azioni
elettriche, il calorico del terreno, l'abbondanza in con-
cimi ed infine l'azione esercitata da esseri parassiti.
Le ricerche più favorevolmente accolte, dai cultori
di patologia vegetale, sono quelle del Garovaglio e
del Cattaneo. Il (ìarovaglio notava, sui fusti colpiti
dal bnisone, la presenza costante di un fungo, la
Spliaerella ori/iae, e riteneva essere questo fungo la
causa del malanno. Nel 1870, il Cattaneo scopriva
nelle piante di riso numerosi sclerozii, che riferiva
allo Sr/rroliiiiìi ori/tae.
1 pili fessuri Briosi e Cavara trovarono pure sulle
piaiilicelli' di riso un fungillo, la /'//■/cH/a/va onjiae.
I risultati da me ottenuti sono dedotti dalle osser-
vazioni falle per selteanni consecutivi e con materiale
proveniente da diverse località (dintorni di Casale,
Vercelli, Novara, Lomellina e Vicentino).
Nelle piante ammalale di brimone notai sempre
tessuti più 0 meno disorganizzati, annerili ed attra-
versati da filamenti fungini. Fissai prima la mia at-
tenzione suWa Si)/iaerella oryzaee potei convincermi
(1) Veber cine Bakteriose von Dactylis glomerata.
che essa compare solo quando l'infezione è già molto
pronunciala; inoltre, in numerose prove d'inocula-
zione del fungo su piante sane, nessuna diede risul-
talo afi'ermalivo nel senso di indurre nelle piante di
riso un male generale. Quindi io riterrei essere la
Spliaerella oryiae un parassita non mollo dannoso.
Per quanto concerne lo Sclerotium, questa forma
fungina fu da me e da altri osservatori trovata anche
in risaie sane.
Sulle pianticelle maiale si trovano alcune Spìiae-
ropsis che io ritengo si debbano riferire al genere
Coiìiolliijrium. Alcune di queste vivono parassitica-
mente, ma non possono determinare il brusone.
Le coltivazioni artificiali hanno messo in evi-
denza una relazione fra Coniot/ii/riinii, Sflrni/iiim e
Spliaerella.
La Piricularia oryiue sola potrebbe lasciar dei
dubbi sulla sua azione parassitaria, perché fu trovata
non solo sopra piante già fortemente colpite, ma
anche sopra individui ancora quasi sani. D'altra parte
però, ((uesto fungo non si trova semjìre in tutte le
risaie colpite dal brusone, per cui, più che la vera
causa, si potrebbe considerare come un fattore allo
a produrre in minima parte una maialila delle foglie.
Anche questa forma è uno stadio di sviluppo di
una Spliaerella (Spli. malinreriiiana).
Nelle barbicene delle piante che presentano i
primi sintomi del malanno, notai invece numerose
colonie di baclerii di forma allungata. Gruppi dello
slesso baclerio ne trovai anche nelle piante già gra-
vemente colpite, ed in tutti gli eseni])lari attaccati dal
brusone. Questo baclerio è allungalo ; misura da 2,5
a 3,5, 3,8-4 u. di lunghezza e può mantenersi in vita
da un anno all'altro, come ho potuto constatare in
stoppie di riso raccolte sul finire dell'inverno, prima
della lavorazione del terreno. Col materiale di cui
disponevo, feci, col metodo del successivo frazio-
namento, colture in placche, e potei isolarlo. Ebbi i
risultati migliori usando come substrato la gelatina
e l'agar mescolati a colla d'amido, o preparati con
decollo fatto con piante di riso.
Cercai allora di ottenere, coi baclerii avuti dalle
colture, l'inoculazione su piante sane. Coltivai in
alcuni vasi pianticine di riso che risultavano sane,
allorché queste ebbero raggiunto un certo sviluppo
sparsi nella terra e lungo il fusto, perché potessero
più facilmente arrivare a toccare il terreno, colonie
di baclerii. Dopo una diecina di giorni le piante ap-
parivano deperite e le radici presentavano, in molti
punti, i tessuti disorganizzali e colonie di baclerii
della slessa forma di quelli inoculali.
In un piccolo appezzamento di terreno messo a
mia disposizione e nel quale non si notava traccia di
(■2) Vedi Annali della R.
i Torino, voi. XL.
d'Aijricoltiira
Pnloìofìia vcgcidle
malattia da parecchi anni, feci le medesime inocu-
lazioni ed ottenni ugual risultato.
Da altre esperienze fatte coltivando anche un
unico esemplare in ambiente sterilizzato, ho potuto
convincermi, che i baclerii si moltiplicavano abbon-
dantemente se le piante erano tenute per lungo
tempo all'asciutto e specialmente in ambiente poco
rischiarato, e se a correnti calde si facevano seguire
correnti di aria fredda. Notai pure che davano spore
se tenuti per lungo tempo in ambiente asciutto.
Crederei quindi di poter alTermare che un bacterio
speciale vive sulle radici ed in parte anche sui fusti
delle piante di riso, alterandone i tessuti, e che si
mantiene in vita durante la stagione invernale nelle
stoppie che si lasciano nel terreno, sporificaitdo nella
primavera successiva quando il terreno è lasciato per
molto tempo all'asciutto.
Lo sviluppo di tale bacterio è sempre in relazione
colle condizioni del suolo e dell'ambiente, ed anche
colla resislciiza che oppone la pianta di riso.
Nessun |>r,ilic(i r Imiuii risultalo può dare l'uso di
sostanzi' ,iiiliriilliii;,iiiiirhc, serve invece moltissimo
l'emendanienlii a liaso di calce.
Il risicoltore dovrà specialmente curare l'igiene
del terreno, quindi impedire i ristagni d'acqua nel-
l'autunno ed inverno, lavorare bene la terra e con-
cimarla razionalmente con concime a base d'azoto,
di fosforo e potassa.
Siccome nelle forti infezioni si notano sempre in
mezzo alle piante intensamente malate, esemplari
sani, cosi, per impedire il hrusone, bisognerà utiliz-
zare solo semi di piante resistenti. 11 rimedio migliore
consiste quindi nell'accurata selezione delle varietà
che già si coltivano in Italia.
Bacteriosi delle fragole (1). — Le piante di fragola
colpite da tale malattia hanno polloni e foglie che
avvizziscono ed essiccano in brevissimo tempo senza
presentare 0 macchie o pustole speciali. Nelle sezioni
del fittone, si nota il sistema corticale già completa-
mente disorganizzalo e che lascia cosi allo scoperto
il cilindro centrale, menlre i tessuti del picciuolo
e della lamina fogliare risultano sempre normal-
mente costituiti. Nel cilindro legnoso si osserva
costantemente un numero grandissimo di fibre scle-
rose al posto dei vasi conduttori, cosicché, essendo
limitalo il nunieid ilei vasi conduttori, le sostanze
nutritizie non piisMiiiii più portarsi in quantità sufll-
cente nelle l'oglir e Mapi limali. Il legno può anche
essere dislrutln lasriamld allo scoperto la parte mi-
dollare. Nei vasi, l'iiilrziiiiie si manifesta con un an-
nerimento della parie interna. Il midollo è col tessuto
vascolare la parte che più resiste al male. Nelle bar-
(1) P. VoGLiNO, Intorno ad una malaltia
delle fragole. Torino 1900.
(2) Alabama College Stai. Bull., 55, 1S17.
bicelle il tessuto soveroso è quasi sempre dislrullo
e si notano invece colonie di bacterii nel fellogeno ;
l'alterazione del corpo legnoso si manifesta sjiecial-
mente nei vasi, che appaiono riempiti di una sostanza
nera, la quale, determina infine una disaggregazione
del legno medesimo. Lungo il decorso delle barbi-
celle, si notano inoltre degli ingrossamenti prodotti
da tessuto cellulare pietroso, con cavità contenenti
colonie bacteriche.
Pare che causa della malattia sia un Micrococcus
(0,9 a 1,5 ij. diam.) il quale si osserva in primavera
e dà colonie bianche. In seguilo il Micrococcus si
trasformerebbe probabilmenle in una forma a bacillo.
Infatti, nelle porzioni malate, si notano bacilli allun-
gati, tondeggianti alle estremità (3,5 a 4 f* per 0,3-
0,5 a), simili a quelli che si hanno dopo due genera-
zioni di micrococchi.
Si avrebbero cosi come causa della malattia due
forme bacteriche, una primaverile a cocchi, ed
un'altra estiva ed autunnale a bacilli, che produce i
danni maggiori.
Negli Stati di Alabama (N. Am.) lo Stedman (2)
verificò una maialila del cotone, ch'egli ritiene deter-
minata dal Bacilliis gossypioa.
Il Peglion, solto il nome di una nuova malatlia
della canapa nel Polesine, descrive un'infezione che
egli ritiene prodotta da un bacterio simile al D. Cu-
bonianus Macchiali Ae\ gelso. Sui fusti di canapa si
formano macchie bianco-grigiastre quasi ovali, larghe
al massimo quanto la metà del fusto e lunghe anche
10 cm. Lungo le macchie il fusto si screpola facil-
mente.
Specie viventi sopra piante legnose.
Baclllus pini Viiill. (3) (B. Vitillrmiii. Trev.). —
Sui rami del Pinus halepensis pioiluri' delle escre-
scenze 0 tumori (fìg. 32-33) del diauieiro di 3 fino
a 6 cm., dapprima lisci, poi profondamente screpo-
lati. Sezionati, presentano una struttura legnosa e
risultano formati da noduli legnosi, disuguali, a vario
contorno, circolare o sinuoso, immersi nel tessuto
cellulare iperlrofizzato.
Nella porzione legnosa e cellulare, si nolano nume-
rosi canalicoli o lacune (fig. 35), circondati come da
una specie di areola formata di giovani e piccole cel-
lule, le ([uali contengono un plasma grainilosn, for-
mato in gran parie da riunioni di barilli iiiiniiibili
(fig. 3-i..),ìunghi da 1 ,8 a 2,5 <j. e larghi da l l,Ci a 0, X ,,.,
i quali sono, nel maggior numero dei casi, riuniti
da una sostanza mucilagginosa, in zooglee tondeg-
gianti (fig. 35), aventi un diametro anche di 20 u.
Sarebbero appunto i bacilli che, in seguilo al loro
(3) VUILLEMIN, Sur un bacle'riocécidie du Pin d'Alep
(Conipt. Rend. Acad. des Se. CVIt; tu., Sìtr la relation
des Bacilles du Pin d'Alep aree les lissus vivants {Id.).
\S|JV}/
Fig i3 — (.<ro>so tuinoie sezionato.
(Dal Pmu.iiuN).
-'''/•Si? «
Fig. 34. — Bacillus pini (dal Prillieux).
Fig. 32. — Ramo ili pino (l'.\leppo ricoperto
di tumori bacillari (dal Prili.ieux).
Fig. 35.
Lacune d'un tumore contenente
illi riuniti in zooglee (dal Prillieux),
straordinario accrescimento, produrrebbero lo svi-
luppo irregolare del legno. 11 Vuillemi.n crede che i
bacilli possano penetrare attraverso la corteccia nel
cambiiim, in seguito a ferite accidentali del fusto,
ove giunti, in seguito alla loro azione tossica, produr-
rebbero uno svilu|)p(i aiioriuale degli strali legnosi e
corticali.
È un malanno che si riscontra specialmente nella
Francia meridionale: per impedirne la diffusione
occorre asportare e bruciare subito le parti infette.
Bacillus oleae (.\rcangeli;Trevisan(l) (Rogna del-
l'olirò) (tavola a colori I, fig. 6-9). — La tubercolosi
0 rogna dell'olivo si presenta sui rami dell'oZ/t'O
{Olea europaea L.) e meno frequentemente sulle
gemme, sulle foglie, sulle radici e rarissimamente
sugli involucri fiorali e sui frulli, non essendo stato
finora osservato che un solo tubercolo sopra un
fiore che mi In s|iedito il,i mi uliveto delle colline
presso Pisa.
La rogna si rende dapjìrima manifesta sotto forma
(li piccolissimi rigonfiamenti della corteccia, od escre-
scenze 0 tumori tondeggianti, leggermente schiac-
ciali, di color verdastro, poco consistenti e colla
parete esterna liscia, .\lcuni di tali rigonfiamenti
si mantengono sempre piccoli formando la tuber-
colosi corticale, la maggior parte però non tarda ad
accrescersi e, nel periodo di pochi mesi o di uno o
due anni, arrivano a misurare un diametro di pochi
(t) Savasta.no, Tubercolosi dell'olivo, 1' e 2^ Memoria. Napoli 1887 ; P. Voglino, La rogna dell'olivo. Torino 1892.
PdUilofjia vegetale
cenlimeiri, oppure anche di 20, 30, 40 cm., a se-
conda della maggior vigorìa della pianta, e persino di
45 cm., come ho potuto constatare in un esemplare
che mi fn spedito da Montignoso presso Massa (Car-
rara). Mano mano che tali rigonfiamenti o tumori si
accrescono, vanno assumendo una forma ovale o ton-
deggiante; la loro parete esterna si rende rugosa e
si screpola irregolarmente, producendo un certo
numero di tubercoli di color bruno rugginoso, divisi
da una screpolatura mediana, sempre più marcata
delle altre.
I tumori si presentano quasi sempre isolati, alcune
volte però si riuniscono anche in gruppi di due o
tre. Sezionando i tubercoli in diverse parti, essi
appaiono costituiti, nell'interno, da una sostanza pres-
soché legnosa, molto consistente e attraversati qua
e là da alcune cavità irregolari più o meno profonde,
a pareti quasi sempre ricoperte da una leggerissima
pruina bianchiccia. In mezzo a tali cavità si notano
alcune volte delle larve di inselli, di acari e qualche
micelio fungino.
Per formarsi una giusta idea di tali tumori fa
d'uopo esaminarli nel principio del loro sviluppo.
Facendo adunque una sottilissima sezione trasver-
sale di un tumore giovanissimo e sottoponendola
all'esame niicros((i|iiro,^i ridlerà all'esterno, una epi-
dermide avente l;i slc^-ii >li iilinra e conformazione
di quella delle parli sanr, sullo a questa un tessuto
di cellule di varia forma, di cui alcune con parete
inspessita. In mezzo a queste cellule, sempre però
presso alla zona giMicratrice del vegetale, è facile no-
tare delle colonir ili un liaiilln rciiamente patogeno,
il quale vivendo nel >i-lciiia cdiliiali' vi produce dei
processi iperplasici e (|iiiii(li i imiKiri caratteristici.
Tali colonie hanno forma idlumla mi ovata ed i ba-
cilli si mostrano alluiii;ali, edile estremità legger-
mente tondeggiaiili, isulali u riuniti in 2 o 3, dolati
di leggero moviiiieiilu i I i, :i d 4 volle più lunghi del
diametro trasversale e |ii'iTiilamente jalini.
La rogna è uialaiiiiu d,L:^iili mollo diffuso in Italia.
La rogna dell' ni im è una malattia causata da un
bacillo patogeno cdunseiuld col nome di Bacillus
oleae (Arcangeli), Trevisan; ed infatti, se nella sta-
gione primaverile, epoca nella quale la rogna ren-
dasi manifesta, si seziona qualcuno dei giovani ri-
(1) Per poter osservare bene i bacilli in mezzo al tes-
suto del vegetale, fa d'uopo adoperare il niPtoilo (IpIIh doppia
colorazione: a tal uopo si colorano l.' r,r/i,iNÌ ,1. i tumori
con ti!o/e((o di genziana o con vioh'iin <li mriilr. (|iiindisi
lasciano per circa due giorni nellalLoul a W con una
piccola quantità di soluzione potassica ; in questo modo
i tessuti vegetali perdono la colorazione violetta, che è
mantenuta invece dai bacilli : quindi si immergono tali
sezioni in soluzioni di verde di iodio o verde di melile
od eosina o fucsina acida, le quali sostanze colorano
semplicemente i tessuti vegetali : in tal modo si mettono
gonfiamenti, è cosa facile osservare nell'interno i
bacilli caratteristici ; mentre le larve di insetti, di
acari e micelii fungini si riscontrano solo nei tumori
già mollo sviluppali.
Nelle colture in tubi di gelatina inclinata, le colonie
si presentano sotto forma di una massa bianchiccia
uniforme, allungata, con margine sinuoso, in modo
da ricordare una piccola foglia di margheritina. Nelle
colture ad ago, in i/rlnliim, notai una vegetazione
uniforme, legi;ei luiMile i;ialli( eia, specialmente verso
la parte libera della _;;elaliiia e con margine finamente
lobato.
Sezionando uu tumore mollo sviluppato, si noia
essere iti gran parte costituito, in vicinanza dei gruppi
di bacilli, da cellule a parete suberosa e lignificata,
quasi sempre completamente disorganizzata, e tutto
all'intorno da cellule piccole, ricche di protoplasma,
in parte lignificate e che si moltiplicano rapidamente,
formando quindi tumori rognosi, alcune volte molto
grandi, con numerose screpolature, entro alle quali
si trovano, sotto forma di pruina bianchiccia, le
colonie di bacilli.
Si è detto essere la rogna prodotta dal lavoro
plastico anormale, determinato da cattiva assimila-
zione di succhi, i quali, invece di alimentare la pianta,
si accumulano qua e là producendo deformi escre-
scenze. Parecchie sono le cause che possono pro-
durre simili anormalità, quali la soverchia potatura
specialmente primaverile, le ferite prodotte dalla
grandine, dal freddo, una predisposizione speciale
nella pianta, dipendente forse, come ritiene l'Ar-
cangeli, da sproporzione fra il lavoro delle radici e
quello delle frondi, l'uso di mettere le piante troppo
fitte, le concimazioni troppo abbondanti e fatte con
sostanze calde, la brulla abiliidiue di percuotere le
piante con pertiche per edj;lieie il fruito, od infine
anche la eccessiva enii^sidiie di gomme.
Di tali escresicii/i' -e ne imiano negli olivi, come
in qualunque allin vei:eiale, ma sono ben diverse da
quelle della ro^/(ff, presentandosi quasi sempre molto
più grandi, più rare e senza alcun microrganismo
nell'interno. Una maggior conferma di questo fatto
la potei avere in un esperimento che praticai su tre
piante d'olivo messe a mia disposizione, nelle vici-
nanze di Casale.
bene m evidenza i bacilli, i quali conservano la colora-
zione primitiva.
Un metodo ancora più semplice consiste nell'immer-
gere le sezioni in una soluzione di carminio allum,inato,
il quale non colora i bacilli, ma solo i tessuti non lignifi-
cati in rosso vivo: si fa quindi passare nel preparato una
soluzione diluita di violetto dì genziana, che ha l'efletto
di colorire i soli bacilli in rosso-violetto, e cosi all'osser-
vazione microscopica, in mezzo al tessuto cellulare colorito
in rosso vivo, si rendono ben manifesti i bacilli coloriti in
rosso-violetto.
In due olivi A e B feci in primavera (2 e 3 aprile
1892), qua e là, alcuni tagli corticali ed abbondante
potatura, specialmente dei giovani rametti. In uno
di essi (B), dopo circa un mese (27 aprile), inoculai,
sui rami giovani, il bacillo in questione, e cosi pure
feci (2 maggio) tali inoculazioni a mezzo di siringa
l'ravaz, sempre nell' interno della corteccia, sui rami
giovani di un'altra pianta d'olivo (C) che potei avere
a mia disposizione sul monte di Crea.
Verso la fine di maggio, i due individui A e B pre-
sentavano, in quasi tutti i luoghi dove la corteccia era
stata intaccata, dei cercini, ingrossamenti o tumefa-
zioni, prodotti non già da organismi né animali né
vegetali, ma bensì da un afflusso di sostanze nutritizie
su|)eriori al consumo dei due individui (1). Verso la
fine di maggio, nell'individuo B comparirono in di-
versi punti e precisamente nei siti segnati con cor-
doncino, ove era stato inoculalo il bacillo, leggeri
rigonfiamenti, dentro ai quali osservai numerose
colonie di bacilli.
Si può ormai con sicurezza affermare che i tuber-
coli rognosi sono prodotti da un bacillo e che in se-
guitoa potature abbondanti, a travasamenti di gomma
e simili cause, si possono formare sull'olivo, come in
qualunque altra pianta, dei tumori, nell'interno dei
quali non si riscontra mai, finché sono piccolissimi,
alcun organismo vegetale od animale.
Ouali nuove esperienze di confronto, basti il ri-
cordare le inoculazioni del bacillo dell'olivo fatte dal
Savastano (2) in piante di diverso genere, nelle
<|uali il bacillo non produsse mai il più |)iccolo ac-
cenno di tubercolo ; nonché le inoculazioni fatte di
altri microrganismi in piante d'olivo, inoculazioni
die non produssero alcun tumore, ma resero ancor
|iii'i manifesto // potere patogeno del bacillo della
tubercolosi 0 rogna dell'olivo.
dome possa entrare il bacillo nelle piante d'olivo
è una questione non ancora troppo conosciuta. Da
l'orto Maurizio mi fu spedito del cessino: in esso
esaminai, fra gli altri microrganismi, un bacillo che
presentava gli slessi caratteri, anche nelle colture,
del fìacilliis oleae. Potrebbe quindi il concime ser-
vire come mezzo di diffusione, come si può anche
ritenere, essere le stesse piante che si comunicano
fra loro il malanno.
I danni prodotti dalla rogna sono enormi, poiché
II' ]iiante perdono del loro vigore e resistono sol-
tanto per (jualche tempo quando sono giovani; se
invece sono colpite quando sono già un po' vecchie,
allora decadono rapidamente.
(t) Savastano, La maladie de l'olivier, ecc., png. 2.
(2) Loc. cit., pag. 94.
(3) Vedi 0. Ottavi, Vilicollura teorico-pratica, Cisale
1893, pag. 953 e 1150. A questo proposito il dott. Cavara,
nelle Slaz. sperim. acjr., voi. XXX, fase. VI, dice che la
Essendo il bacillo dell'olivo causa prima della
rogna, converrà asportare dai rami le protuberanze
rognose e passare sui tagli alcune pennellature di
soluzione d'acido fenico, quindi ricoprirli con ma-
stice, poscia collocare le piante negli oliveli a dovuta
distanza. Occorre poi curare che la potatura sia
falla moderatamente, risparmiando la frasca, non
battere mai con pertiche le piante per la raccolta dei
semi; mentre, con lavori profondi e collo scalza-
mento delle radici, si cercherà di diminuire la ecces-
siva tenacità del terreno e rendere più permeabile
il suolo.
Racilliis anipclopsorae Trev. Oiogna, Tubercolosi
della vite). — Sul colletto dei tronchi di vite, ad
una altezza dal livello del suolo che varia da 6 fino
a 30 cm., od anche lungo i tralci si notano fre-
quentemente delle escrescenze o bitorzoli, alcune
volle molto voluminosi, di forma irregolare, molli
e spugnosi dapprima ed in seguito quasi lignilicati
e di colore dal giallo-bruno al nero. In seguilo i
tubercoli si disorganizzano ed il male si comunica
all'interno del fusto. Anche le radici mostrano alcune
volte dei rigonfiamenti analoghi. In generale le vili
affette dalla rogna muoiono in 2 o 3 anni. Si cre-
dette che causa del malanno fossero i geli primave-
rili, la distruzione delle gemme e quindi mancanza
di getti normali.
JNelle sezioni dei tubercoli si notano, in mezzo ad
una sostanza mucilagginosa, delle colonie di bacterii
di forma cilindrica, lunghi 1 a 1,5 ia e larghi 0,3 i/, e
che si colorano leggermente col metilviolelto.
Tali baclerii furono coltivali fin dal 18'.l2 ed anche
nel IS'.I" in decolli fatti con tralci di vile ed agar ed
in gelatine speciali. Osservai abbondante sviluppo ed
oltre a ciò, inoculando tali baclerii coltivali in tralci
sani, ottenni la riproduzione del malanno (3).
Sarà opportuno tagliare e bruciare i tralci rognosi
dell'anno. Si asporteranno pure i tumori del ceppo,
e nella parte tagliata si farà passare una soluzione
acida di solfalo di ferro, ricoprendo (|uindi il tulio
con un buon mastice. Si consiglia anche la disinfe-
zioiie del suolo colla calce.
Kacillus vilivorus Baccarini (4) (Hat nero della
vite). — É un malanno che si sviluppa tanto sulle viti
nostrali che sulle americane. Le piante colpite pre-
sentano anzitutto un notevole rilardo nella schiusura
delle gemme ed un più lento sviluppo nei germogli.
I tralci si allungano slentatamente, hanno brevi
inlernodi, piccole foglie imperfettamente dislese e
variamente increspale. Alcune foglie risultano anche
prova sperimenlale fu data solo da lui nel -1893, mentre
forse non conosceva ancora le esperienze da noi fatte fin
dal 1891 (pubblicate nel 1893) a Casale.
(4) Il mal nero della vile {Le stazioni sperimentali
agrarie italiane, 1893, fase. V-VI).
Paloloffia vegetale
colla lamina in gran parie annerila e come bruciata,
oppure coperta di macchie bruno-nere, disposte o
verso il margine o nella parte centrale. I tralci re-
stano rigidi e diritti, lignificano a stento, tendono
alla fasciazione e presentano sempre, lungo uno dei
lati, una striscia nera, dapprima appena marcala,
la quale in seguito si sviluppa in modo da alterare
profondamente il tessuto e mettere allo scoperto
il midollo. Essa può poi estendersi dall'apice fino
alla base del tralcio. Questa striscia nera si può
estendere anche ai cirri, picciuoli fogliari od alla
rachide dei grappoli.
Alla base di questi rami, la pianta produce nume-
rose gemme avventizie, dalle quali si producono
abbondanti rami che in breve sono colpiti dal ma-
lanno. I tralci malati danno anche grappoli, ma
generalmente molto deformati in tutte le loro parti.
La lignificazione dei tessuti avviene in seguito
molto stentatamente, mentre la striscia nera in alcuni
punti si allarga in modo straordinario, in altri invece
si restringe formando dei veri cancri o centri d'in-
fezione. I tralci più vecchi, dai quali partono quelli
dell'annata, hanno la corteccia con strette fenditure
longitudinali in conlinuazione delle strisele nere; in
tali punti la corteccia ò pochissimo aderente al ci-
lindro legnoso, si sfalda e si slacca a slriscie ed a
placche, poiché la zona cauiliiale e quasi si'iniirc
disorganizzata, e dap|jriina livida, ilivciila [miì bruna
0 nera. Da questi tralci il malanno, presentando
sempre i medesimi caratteri, si estende anche ai
ceppi, fin verso la base, producendo infine la morte
della pianta. Nelle macchie e pustole brune delle
foglie e dei giovani tralci, gli elementi della pianta,
appaiono avvizziti e contralti e cosi pure i tessuti
sani vicini presentano già qualche alterazione più o
meno marcata, mentre le lacune intercellulari ed
anche la cavità interna delle cellule intaccale con-
tengono una massa mucilagginosa, nella quale si
notano numerosi microrganismi.
Alcuni ricercavano la causa del male nella difet-
tosa costituzione del suolo, altri nell'eccessiva umi-
dità, ecc., altri nell'azione parassitaria di funghi.
Il Baccarini, fra i diversi microrganismi, ne
osservò costantemente uno a forma di piccoli baston-
celli ad estremità arrotondate, lunghi da 1,5 a 2 [a,
la>-ghi punì pili di 0J> u., i quali fondevano la gelatina
coloraiiddla iu lnuno. Tali liacterii si possono vedere
benissiiiKi nei laiiii adiilli. SoUuposlia cultura spe-
ciale, iiulluiaiiii Ih'iiìssìnki e |ioilali su |iiaiile sane,
a mezzii di iiii-isiinii, ii|ii(iilu((in(i il uialauuo.
Cosicchr il Hill/ limi risullcrcbbe prodotto dalla
azione deleteria di un baclerio (Bacillus vitivorus)
il quale, vivendo nei tessuti, ne produce la disor-
ganizzazione.
Qualora si verificasse il pericolo d'infezione, con-
verrà disinfettare le ferite di potatura con soluzione
acida di solfato di ferro, selezionare le piante de-
stinate a dare marze o talee, ed abbruciare i rami
tagliati. Negli esemplari malati, bisognerà asportare
tutta la parte infetta e disinfettare la ferita. Il Bac-
carini consiglia anche, qualora la varietà coltivata
fosse molto soggetta al male, di innestarla con marze
resistenti, e fra queste cita, per la Sicilia, il cala ratto
e la minneUa.
Sotto il nome di Bacillus uvae, Cuglm e Mac-
chiati (\) descrivono un bacterio da essi ritenuto
causa di una malattia dei giovani grappoli. Secondo
tali autori, il bacterio, associandosi alle giovani infio-
rescenze, determina un imbrunimento che principia
dall'apice e va gradatamente estendendosi a tutto il
grappolo, inducendo la caduta dei frutti.
Bacillus mori (Bacteriosi del gelso) (lav. a colori 1,
fig. 3-5). — Sulle foglie del gelso appaiono delle
macchie tondeggianti nerastre, disposte in modo irre-
golare, specialmente lungo le nervature, tanto sulla
pagina inferiore che sulla superiore, ma special-
mente su quest'ultima. Tali macchie hanno la parte
interna molto depressa e nera ed al margine appare
un leggero rialzo. Esse non superano mai il diametro
di qualche millimetro, alcune volte poi si riuni-
scono assieme ed allora le foglie appaiono corrose
in parecchi punti.
Quando le macchie si riuniscono in modo da pro-
durre le corrosioni maggiori, la parte interna è com-
pletamente distrutta e, verso i margini, una picco-
lissima porzione appare intaccata, tanto da potere
conchiudere che l'azione dei bacterii sulle parti del
vegetale è molto energica, ma non si estende oltre
sette od otto strati di cellule ; è però indubitato che
allorquando i bacterii cadono sulle foglie vi produ-
cono subito, in quel dato punto, la carbonizzazione.
Le macchiette si riconoscono facilmente perchè
presentano una superfice lucente ed appaiono come
particelle carbonizzate.
Nelle sezioni microscopiche l' epidermide delle
foglie appare, nelle parli ove abbondano i bacterii,
completamente distrutta: nei punti vicini all'infe-
zione le cellule epidermiche sono invece molto ri-
strette e colla membrana cellulare completamente
trasformata in suberina e ciò tanto nell'epifillo che
nell'ipofillo, specialmente però nell'epifillo.
Il mesofillo, tanto nei due strati di cellule a paliz-
zata, che nel tessuto lacunoso, è pure sempre comple-
tamente invaso e corroso dalle colonie di bacterii
ed anche in questi tessuti si nota, nella parte più in-
fetta, la loro completa disorganizzazione e, nei punti
vicini, una diminuzione nel diametro interno delle
cellule e la suberizzazione delle membrane. I grani
di clorofilla restano disorganizzati alla distanza, in
media, di 5 o 6 a dalle colonie di bacterii.
(1) Le Slaz. speriment. agrarie, voi. XX, fase.
>"elle sezioni, si può osservare come i baclerii pro-
ducano, nelle cellule epiilermiche, la pronta distru-
zione dei cistoliti cosi caratteristici delle foglie del
gelso.
Oltre che la parte cellulare, i bacterii colpiscono
anche le nervature e potei osservare come essi pro-
ducano una corrosione del tessuto collenchimatoso
e dei fasci libero-legnosi.
Le colonie di bacterii sono numerosissime nella
parte maiala, in generale predominano nella parte
superiore della foglia e compaiono tanto nella pri-
mavera che nell'estate ed autunno.
1 bacterii isolati presentano la forma di bacilli
lineari, arrotondati agli apici, lunghi da 0,9 a 1,5 u,
Jaighi 0,2-0,6 u; all'esame diretto nell'acqua distil-
lala e col vetrino concavo appaiono dolati di un de-
bolissimo movimento.
Le colture (1) di tali baclerii diedero risultati
quasi sempre eguali. Sulle patate, ottenni, con tem-
peratura costante di 25° t., uno sviluppo rapido e
straordinario sotto forma di larghe macchie legger-
mente protnberanti di color roseo-gialliccio.
'SeWai/ar-agar, colla stessa temperatura, ebbi,
coii'innesto per infissione, uno span(Ìimento alla su-
perdce, mammellonalo e di color roseo-gialliccio.
Nel Ijrodo, dopo qualche giorno, notai un intorbi-
damento uniforme.
(".olla fff/atina, nei tubi-colture, che dovetti, causa
i forti caldi dell'estate i quali la facevano disciogliere,
tenere in cantina con temperatura di 21° C, si pro-
dusse dopo qualche giorno, coii'innesto per infissione,
uno sviluppo eguale lungo il tragitto dell'innesto, con
lieve s|iaii(limenlo alla superfice.
Quando si determina in un punto la formazione di
una colonia di baclerii si induce nel tessuto un'iper-
plasia patologica. La sede delle colonie è dapprima
nell'epifillo, indi passa nella parie inferiore produ-
cendo, per graduale cambiamento, la formazione
del tessuto patologico. I bacterii aderendo dapprima
alle membrane cellulari ne producono un raggrinza-
mento, indi il disfacimento. L'azione in breve si
Irasmette ai tessuto a palizzata, i grani di clorofilla
si deformano e restano completamente trasformati,
lincile resta distrutta la membrana intercellulare; le
cellule allora si anneriscono e muoiono; solo dopo
parecchio tempo i tessuti si disorganizzano.
(1) Debbo ricordare che altri osservatori italiani. Beb-
LESE. Peglion, Macchiati, Cavara, descrivono un Bacillus
ctibonianus Macchiati che produrrel>be pure macchie
nere sulle foglie del gelso ed anche delle alterazioni
molto profonde nei sermogli, tantoché questi si mostrano
generalmente ricoperti da ulceri ovali, dapprima spor-
genti e di color bruno-chiaro, che poscia si avvallano, assu-
mendo una colorazione più oscura. Questo hacterìo è do-
tato di vivo movimento e forma colonie gialle come quello
descritto da lioVER e Lambert sotto il nome di Bacterium
l'assale le colonie nella parie interna si estendono
molto maggiormente, tantoché è facile notare, in pa-
recchi punti, il mesofillo quasi completamente di-
strutto e l'epidermide pressoché allo stato normale.
Nelle nervature, le colonie si sviluppano nel tessuto
collenchimatoso, che dapprima anneriscono, indi
distruggono completamente.
È indubitato adunque che i baclerii trovati sulle
foglie sono la causa prima ed unica della bacteriosi
del gelso: essi hanno anche un'azione patogena sui
bachi da seta, potendovi determinare una malattia
siitiile alla flaccidezza.
Per allontanare il malanno bisognerebbe sacrifi-
care per un paio d'anni il raccolto delle foglie e
fare abbondanti trattamenti colla solita poltiglia
bordolese.
Gen. Pseudomonas.
Pseudomonas h.vacinlhl (WakKerj Smith (2i, Ba-
citliis léi/aciiìt/ìi Wakker {Maniume, cancrena o
gialliiinc del giacinto). — .All'epoca della fioritura,
le foglie delle piante col|)ile appaiono di color bruno
all'estreinità con qualche striscia nera che si dirige
verso la parte inferiore; nelle sezioni si nota una
niucilaggine gialla, che prende il posto dei vasi e
delle cellule e disaggrega persino l'epidermide. Tale
massa risulla formata da un numero straordinario
di bacilli studiati dal WaivKER(3); essi sono arro-
tondali alle estremità, lunghi da 2,5 a 4-(j ix, larghi
0,6 a 1 ,2 y. e mobilissimi specialmente se si aggiunge,
alla niucilaggine, dell'acqua leggermenle salala.
Tale baclerio si trova anche nei bulbi, tanto nello
stato di vegetazione come quando si trovano nello
stato di riposo.
Le tuniche carnose presentano delle macchie gialle
dalle quali, in seguilo ad una leggera compressione
od anche sotto l'azione dell'aria, escono goccioline di
una sostanza mucilagginosa formala da bacterii simili
a quelli già descritti. Nelle forti infezioni le tuniche
restano in gran parte distrutte ed anche la parie
centrale gradatamente s'imputridisce.
Il Ps. hgacinlhi é stato coltivato artificialmente,
ed inoculalo in piante sane riprodusse un analogo
malanno. Tale baclerio produce spore sui bulbi di
giacinto quando le sostanze nulritizie sono in gran
parie esaurite.
mori. I signori Bover e Lambert, che studiarono in
Francia un malanno affine, se non lo stesso, recatisi nel
mio laboratorio di Casale, osservando gli esemplari da
me studiati, di-ssero che il materiale da loro raccolto
era ben diverso. Forse sarà uguale a quello studiato dagli
osservatori italiani su ricordati. Il certo si è che in molte
regioni io ho constatato che la forma da me descritta
arreca gravi danni.
(2) Wakker s Hyacinthi germ. Washington 1901.
(3) Onderzoek d. Zieklen v. Hxjacinlhen. Haarlem 1884.
l'ululogia reijelale.
Nlova Encicl. .Agraria, I.
Patologia vegetale
Lo Heinz (1) descrive un Bacillus hìjacinthi sep-
ticus che molto probabilmente non è che una forma
del P. htjacinthi.
Per menomare un tale malanno si potranno aspor-
tare le foglie colpite e tenere i bulbi allo slato di
quiescenza in ambienti molto asciutti.
Pseudoraonas phaseoli (Bacillus p/iaseoli Smith )(2).
— Determina una malattia sui fagioli studiala dap-
prima in America e poi riscontrata anche in Francia
dal Delacroix (3), e che probabilmente si è già
estesa anche nelle regioni italiane. Tale malattia è
chiamata dai contadini francesi col nome di graisse,
per l'aspetto di grasso ed oleoso che assumono le
porzioni colpite. Si sviluppa specialmente nelle
annate calde ed umide e colpisce di preferenza il
legume, formandovi placche circolari di varia gran-
dezza, di color oscuro ed unluose. Possono anche
venire infestali i rami cil i lìisii. ma le macchie ivi
si presentano menu ilisiinic, a (•(intorni sfumati e più
fugaci. In se;:iiilo, le iiiaccliie aumentano, s'appro-
fondano rapidaineiilee Irasndanoun liquido vischioso
che, al mirr(isr(i|ii(i, si prescnla invaso da numerose
colonie di haclcri, Iiimi;Iiì I ,.'. a -2 .j . l,ii-hi 0,3 a.
Giuntala maialila a ipicsld |iii]ilii, vengono ad es-
serne colpiti anche i semi, ed il li(|uidu allaccaticcio
si consolida, attorno ad essi, in piccole macchie gial-
lastre. I legumi s'infettano per conlatto : l'infezione
si fa mediante il terreno e si propaga rapidamente
da fusto a fusto, sino a colpire tutto o buona parte
del campo. Una volta comparsa la malattia non v'ha
modo di arrestarla. Si possono usare i mezzi pre-
ventivi, sorvegliando atlenlamenle i luoghi coltivali
e procedendo tosto alla distruzione delle pianticine,
appena si iiicscnliiid ammalale.
hi\cr~r altre li HI Ile (li l'seudoiiionas furono descrille
come |iaia--ile, e fra (|uesle la I'. caiiipestris (l'am-
mel) I il. Simili i.'o, elle vive iiarassila sui raroli, e
SO|)l
che determina una specie di |iiilnra/iiiiie sulla Bras-
sica napus;h l'.Slewarli Simili > ' > iiara-siiasulma/s;
la P. jiiijlandis Pierre (X) die induce una disorganiz-
zazione nel iniir. e la P. iridjs e P. sjrinqae descritte
dall'Hall (Oi come parassite delle pianle omonime.
Sopra molle altre piante sono slati riscontrali dei
(1) Centralblatt fili- Bakleriologie, 1889.
(2) ID., pag. 776.
(3) La graisse maladie bactérienne des ffaricnts in
Compi.. Rfìtd. Acad. des Sciences, 2° sem., pag. 658. Vedi
anche Descriplion of Bacillus phaseoli with some re-
■mark in related species {Pflanzenkrank., 1899), dello
stesso autore.
(4) Bacleriosis of Rulehaga.
(5) Cenlralblatt f. Bakt., Ili, 1897.
(6) Veber eine Bacterienkrankheit dei- Ri'tbe (Cenli-al.
f. Bakt., 2« Abth., Vili).
bacilli comeìcausa di malattie; così si ha la Vaiola-
tura degli agrumi studiata dal Savastano (10), che
si manifesta sotto forma di piccole chiazze di color
bruno che vanno gradatamente estendendosi produ-
cendo il marciume del frutto.
n Cavara, sotto il nome di tubercolosi del pesco,
descrive una malattia del pesco dovuta ad una bacte-
riacea del genere Clostridium. Sui rami di uno
0 due anni appaiono piccoli tubercoli, globosi o
leggermente depressi, che gradatamente si allargano
arrecando danno.
Sul cedro lido (Juniperus phocnicea) pure il Ca-
vara (11) studiò tumori di natura microbica. Sui
rami e tronchi del cedm lic/o raceolli nel territorio
diVelletri, egli osser\(iaii/ilulliHlelle lievi emergenze
lenlicolari oJ emisl'ericlie dei lessuli curlicali. Rom-
pendosi in seguilo le formazioni peridermatiche, le
emergenze assumono una forma globulare o mam-
mellonala, a superfice prima liscia e giallo-chiara,
poi scabra, rugosa e di color giallo-marrone come i
tubercoli dell'olivo e del pino d'.'Meppo.
Non è da escludere forse, dice il Cavara, che
prendano stanza nei tumori due microrganismi,
l'uno ad azione irritante e moltiplicativa, l'altro ad
azione eoiroileiile e distruttiva, analoga a ([uella del
BanHus ,nH!ih,l„irter.
Siilld il 11 ■ (li maladie d'Oli'ron, il Pravaz (12)
descrive una maialila liaclerica che arreca danni alle
('/// dello Cliarenle delerminando delle ipertrofie.
Le pianle di (lliciruiitus unnuus possono essere
soggette ad una malattia che ne induce l'imbruni-
mento. Essa pare (13) sia determinala da un baclerio
speciale.
Il IlATKsnDAii (14) descrive una malattia bacle-
riacca nelle (nrliidee.
llalc del mosaico del tahacco. — É una malattia
(Ielle fii^lie del tabacco nella quale la clorofilla e
lullii il prii|ii|ilasma cellulare restano profondamenle
alterali. Nelle giovani fVii;lie si nolano chiazze di color
neaiiiliisi in un ili^e^ li caria ge(ij;raliea. Le por-
zioni sem-e si iilevaiio in buzze svariale, in modo
che la foglia presenta una superlice irregolarmente
accidenlala, mentre avviene il disseceamenlo verso
i mai-gini, il quale si estende in breve alle parti più
(7) Proced. Am. Assoc. Acc. of Se. 1898.
(8) Bacleriosis of Wallnuls {Paci. Rural Press, 1899).
(9) Bijdragen lai den Ken. der Bakt. Plani. Am-
sterdam 190'i.
(10) Bolleii. .'^nrirh, dri X,,i. ,U Napoli. t887.
(11) Tiniiini .Il I, ninni iiiirrnliica nel Juniperus plioe-
nicea (Boll. Sur. l:,,i. //,,/., IS'.IS),
(1-2) Ann. Ecoìc Nat. Agr. Monlpellier, 1895-1896.
(I:ì) Tijdschrift over Planlenziekten, VI, 1900.
(l'i) Bacleriosis in orchids [Gardn. CconicZe. London
1902).
Ifoinici'ti od Eumiccti [Finujlii
chiare. Il malanno determina anche uno svihippo
irregolare delle foglie: esse restano piccole, assu-
mono forma tondeggiante ed infine diventano bianche
lungo le nervature.
Tale malattia, diffusa specialmente in Inghilterra,
Olanda, Unghei'ia, Russia, ecc., pareva fosse deter-
minata da un bacterio vivente nei tessuti malati. Il
Kom.\g(1) ritiene causa della malattia un veleno il
quale si trova nel terreno. Il virus deve probabilmente
trovarsi nel succo fogliare, eil è forse un veleno ignoto
Oli IMI microrganismo invisibile o sconosciuto. Egli
isolo dal terreno otto microrganismi, fra i quali la
S/irplothri.r c/irumo(/eiia Gisp., ma nessuno di essi
ri|ircidusse la malattia. Coltivò anche il Wiiiohium
/l't/iimiiin.innun ed una s|iecie di flcf/f/idtnd che
iiiiiriilù nelle piante, ma ikhi sempre potè ripnidiii re
pace di riprodursi. Il liquido filtrato attraverso ad un
(iltro di porcellana conserva le sue proprietà venefiche
ed una sola goccia è capace di infettare diverse piante
di tabacco. Diverse esperienze, fatte dal Reyerink,
escluderebbei'o la possibilità del parassitismo di bac-
terii, poiché quelli trovali nella foglia non arreche-
rebbero danni. Il liquido velenoso passerebbe dalle
I foglie ai fusti, alle gemme e salirebbe attraverso allo
I .\ilema e specialmente al floema assieme al nutri-
mento. Disseccato a 40" (1. il precipitato alcoolico
■ del succo virulento fresco, conserva la sua virulenza.
Cosi pure non perde la sua energia stando in am-
biente asciutto.
I L'infezione avverrebbe attraverso le cellule epi-
! dermiche, per mezzo delle radici normali.
(Jualche cosa di simile si verifica nei pendii d'Ame-
rica, nella malattia descritta da (i. Smith sotto il
nome ili Peuch Wilow.s.
PARTE IV.
IFOMICETI od EUMICETI (Funghi)
GENERALITÀ
I fungili 0 miceli sono vegetali per la massima
parie terrestri, d'una straordinaria semplicità nella
struttura interna e che offrono, ciò non ostante, una
granile varietà di forme e dimensioni.
Essi risultano formali, alcune volle, da una sola
cellula semplice o ramificala, coi rami che s'intrec-
ciano in vario modo fra loro r rlir ili>li'inlendosi di
molto, si presentano come lim^lii r cullili filamenti,
generalmente bianchicci o grii;i,i.-li i un nife, genere
Mucor). iNel maggior numero dei casi sono costi-
tuiti dall'unione di parecchie cellule, le quali, o si
slaccano appena formale (funghi dei fermenti, Sac-
riiiiinìiceli)o si dispongono in serie lineari, si rami-
ficano, ed i varii filamenti che ne provengono si
intrecciano, si congiungono più o meno strettamente
fra loro, in modo da costituire organi di varia forma
e consistenza. Onesta è per lo più carnosa (funghi
mangerecci, IJoìetus, Li/coperdon, ecc.) od anche
quasi legnosa (fiiiigo da esca, polipori, ecc.), ed al-
lora i funghi possono raggiungere il peso di parecchi
chiloi;ranimi Ci).
Lo sviluppo dei funghi è in generale mollo rapidi
bastano in alcuni casi poche ore alla formazione d
sistema di vegetazione e di riproduzione di un fun-
gillo (funghi dei fermenti, muffe); nei Coprinus dei
luoghi melmosi lungo le rive dei fiumi, l'organo di
fruttificazione si forma in un periodo non mai supe-
riore alle 24 ore.
PouCHET ricorda che da ima spora piccolissima
del Lycoperdon Barista L. si può in ima notte l'or-
mare un nuovo corpo fruttifero del diametro di 30
e più centimetri, il quale contiene più di 47 bilioni
di cellule. Queste, ritenendo che la evoluzione com-
pleta ilid finiti limi 12 ore, si formerebbero in
nunii'iii ili i liilioiii ciica all'ora, di 00 milioni al
minalo 1
Il carattere essenziale, e che serve a iietlamenle
distinguerli dagli altri vegetali, consiste nell'asso-
luta mancanza dei corpi clorofilliani e conseguente-
mente nell'impossibilità, per la massima parte delle
specie, di assimilare direllamcnle il carbonio del
biossido di cai'boniii. Per cui, siccome il carbonio
(1) Zeilscli. f. r/la»:., IX.
(2) Uebcr ein Contagium vivum flaccidum ah Ursacìie der Fteckenkraiik. des Tabaks. Ai.isterii:iiii 1S9S.
(3) Vedi MuBBAY G., Agaricits giganleiis and A. maximiis (Journal of j
52
Palolngia vefielale
è ad essi, come a lutti gli altri vegetali, assoluta-
mente indispensabile per lo sviluppo, cosi sono
costretti a procurarselo assorbendo i diversi com-
posti di carbonio formati dagli altri organismi vivi
0 morti od anche dai composti minerali.
Mancando i corpi clorofilliani non hanno assoluto
bisogno di luce per svilupparsi, ed infatti molti
funghi si formano e si accrescono ad una certa pro-
fondità nella terra {tartufi, ecc.). Solo alcuni di essi
hanno bisogno di luce per potersi accrescere, come
ad es. il Coprinus ephemerus Fr. (1).
I funghi si sviluppano quasi sempre in ambienti
umidi e caldi ; certe forme possono anche mante-
nersi in vita e germogliare a basse temperature.
Le cellule dei funghi sono prive di grani d'amido,
la membrana cellulare però di alcune specie è for-
mata, 0 totalmente od in parte, di granulose, poiché
assume la colorazione azzurrina colla tintura di
jodo. Nel maggior numero dei casi il glicogeni' (2)
sostituisce l'amido nelle cellule fungine.
Si riteneva che la mancanza dell'amido fosse una
conseguenza dell'assenza dei pigmenti clorofilliani,
ma basta, rome osserva giustamente il Van Tie-
ghemCÌ), rdiisidcrnrc rome in molte fanerogame
parassite tOfuliiniclic, (Jii.siiita, ecc.), prive di pig-
menti clurolilliani, esistano grani d'amido, e d'altra
parte, come in alcune alghe i Fiicnrrci. conlenenti
pigmenti clorofilliani, manciiinu i i;rani il'aniido.
II numero delle forme fungine è grandissimo. Og-
gidì gli studi biologici hanno per fortuna diminuito
di molto il numero delle specie che si erano create
in questi ultimi anni, poiché si é dimostrato che
molte forme, descritte come specie, non erano che
stadi di sviluppo di funghi superiori.
Il prof. P. A. Saccardo, in una nota (4) pre-
sentata al Congresso Internazionale di botanica nel
1892, riteneva, basandosi sulla sua Sglìoge fun-
gorum omniinn, ecc., nella quale però sono descritte
come specie autonome molle forme imperfette, che
il numero dei funghi fosse di 39.663 (numero ormai
elevato a 52.157) (5) e con un calcolo approssima-
tivo, considerando specialmente lo sviluppo degli
(1) Vedi Brefeld, Suirtmporlanza delta luce per lo
sviluppo dei funghi.
(2) L. Errerà, Gli idrati di carbonio quali sostanze
di riserva nei funghi (Compi. Rend. Acad. des Sciences.
Paris 1885).
(3) Traile de botanique. P.iris.
(4) // numero delle piante. Genova 1892.
(5) Sylloge fungoruni, voi. XVI.
(6) On the differentialion of tissus in fungi (Journal
of the Royal microsc. Society, 1 887).
(7) Prodrome d' une hisloire naturelle des Agari-
cinés. Paris 1889.
(8) Etudes relatives à l'anat. physiolog. des chanipi-
gnons (Természetraj zi Fwze/e/f, voi. XIV, part. 1-2, 1891).
altri vegetali, concludeva che sulla superfice terre-
stre debbono esistere non meno di 250.000 forme
fungine !
1.
Morfologia degli organi.
morfologia delle cellule e dei tessuti dei funghi. —
Gli organi elementari o cellule che costituiscono i
funghi hanno forme molto svariate, possono essere
tondeggianti, ellittiche, allungate, a margine sinuoso
ed angoloso ed anche irregolari e quasi sempre
con numerose ramificazioni ed anastomosi. Forme
molto tipiche di cellule si riscontrano solo negli or-
gani di riproduzione. Per gli altri organi le forme
si possono ridurre essenzialmente a due tipi: cellule
appiattite e cellule lunghe, conosciule più comune-
mente col nome di ife.
In generale i funghi sono considerati come orga-
nismi tnonomorfl.
Le ricerche del Massée (6), del Fayod (7), del-
risTVANFFY (8), dell'OLSEK (9) e del Bambeke (10)
hanno messo in evidenza, specialmente nella parte
centrale del micelio, la presenza di ife molto allun-
gate e di forma generalmente cilindrica, conosciute
col nome di ife vascolari.
L'IsTVANFFY e I'Olsen dividono ancora le ife va-
scolari, tenendo calcolo del loro contenuto, in tre
grandi categorie, cioè: ì° serbatoi o tubi a succo
lattigiiiiisa; 2° -serbatoi o tubi con sostaìize grasse ;
3° serliiiliii (I liihi Contenenti sostanz-e coloranti o die
si colorano alfaiia. Il Fayod invece ne dislingue
due soli gruppi, cioè: vasi lattici feri e vasi oleiferi ;
il certo si é che le ife vascolari del micelio alcune
volte si proteiidono anche negli oi'gani di fi'ullifica-
zione, come nei l.iicliiriiis eil in :ilciiiie Mgcrnae,
formando liui-iii liil)i i-,iiiiilii;ili rlie seceniDiin una
specie di lallicc cDmiioslo ili resina, corpi grassi,
glicogene, deslrina, ecc.
Le ife vascolari si presentano anche fusiformi,
davate, ricurve, con numerosi setti e si anastomiz-
zano facilmente colle altre ife ; siccome si prolun-
gano negli organi di fruttificazione, cosi si possono
(9) Ueber die Milchsaftbehàlter und verwandle Bil-
dungen bei den hòheren Pilzen (Botanisches Centralb.,
Band XXIX, 1887).
(10) Recherches sur la morphologie du Phallus impu-
diciis L. (Bull, de la Soc. Roxjale de Botan. de Belgique,
tom. XXVIII. 1889). — Recherches sur les hyphes vascu-
laires des Eumycétes I (Botan. Jaarboeìi, ultgegevend
door het kruidknudig genootschap Dodoìiaea te Gent,
1892). - Cinilrihiilioii r, Vrhulr ,1,'s Injpìi,:-^ r,,sr,tì,,h-es
Urhi
toni. XXIU, IS;i-2). - Iluplirs r„>:r„l„irrs .1,: tu i/crli ,tm
des Aiiloljasulwwycch'i (Meni, co uro n. par VAciutéoUe
Royale des Sciences de Belgique. tom. LII. Bruxelles,
1 juillet 1895).
ffomiccli od Eumiceli (Funghi)
considerare come un apparecchio condutlore desti-
nalo a distribuire le sostanze nutritizie.
In alcuni funghi (Agaricus campenkr L., Phallus)
si notano delle cellule rigonfie contenenti cristalli di
ossalato di calcio.
Le cellule dei funghi raramente sono a contorno
non ben definito, quasi sempre invece sono rivestile
da una membrana.
\. Me.mbrana. — La parete o membrana è per
lo più poco ispessita, molto delicata e non stratifi-
cala. Può però presentarsi mediocremente ispessila
(spore delle Puccinia, ecc.) dall'interno verso l'e-
sterno 0 viceversa, tanto da ridurre di mollo la cavità
interna e da indurre nell'organo una forte consi-
stenza, quasi legnosa (involucro esterno dei larlufi,
degli «c/f/'o^f, ecc.). In rarissimi casi la membrana
si presenta leggermente increspata con ispessimenti
spirali.
Nelle ife vascolari la membrana è sottile, esten-
sibile ed elastica.
Le cellule dei funghi essendo in generale sotlo-
|Kiste a leggera pressione e tensione, la loro mem-
brana si comporta alla osservazione microscopica
come isotropa, e solo quando, come ha dimostralo
IKcNER (I;, si comprimono fortemente le pareti
delle cellule, queste si fanno birifrangenti come
quelle delle altre piante.
La nienibraiia è formata in parte dalla cosi detta
eeUnldsi ( Mieocellulosi, Metacellulosi, Pilzrellulose,
Fiingina di Braconnot), la quale dà all'analisi olii-
niica gli slessi componenti della celluiosi delle altre
piante, tisicamente però manifesta caratteri dilferenli
e non dà quasi mai le reazioni caralleristiche della
celluiosi perchè ha per lo più immedesimate delle
altre sostanze.
Infatti, prima di avere in molti casi la colorazione
azzurra coll'acido solforico e jodo o co] cloro-joduro
di zinco, bisogna far bollire a lungo i tessuti fungini
nella potassa. Associale alla celluiosi, od anche se-
parale, si trovano nelle membrane dei funghi altre
categorie di sostanze, i composti pedici, la callose,
la granulose, h micosina scoperta dal GiLSOX (2)
nella membrana cellulare degli sclerozi di Claviceps
purpurea Tul. e negli organi di fruttificazione del-
V Agaricus campesler L.
Il (iiLso.N notò pure la presenza della chitina nella
membrana dei funghi (3). Infatti dimostrò che la
membrana dei funghi, trattala con acido cloridrico
(l) Untersucìmngen ùbev die Ursachen der Aniso-
tropie organiscìier Substanzen. Leipzig 1882.
(■2) E. GiLSOX, Recherclìes chimiques sur la membrane
ceìlulaire des champignons (La Cellule, tom. XI, "1894).
(3) Nota (Società chimica di Parigi), -1874.
(4) Come si può facilmente vedere negli Agaricini e
nei Poliporei che in tempo piovoso appaiono colla supei-
fice esterna quasi vischiosa.
e potassa a 180" C. dà gli stessi prodotti di trasfor-
mazione della chitina, e riusci pure a pre|)arare della
chitina coi funghi.
Per metamorfosi chimica può variare la consi-
stenza ed il colore, ed anzi sembra, secondo gli
studi del Mangin, che la costituzione chimica della
membrana possa essere variabile da una tribù al-
l'altra di funghi.
Cosi nelle Peronosporacee e Saprolegnacee, i fila-
menti degli organi di vegetazione hanno la membrana
formala dall'intima associazione della celluiosi colla
callose. Nei filamenti vegetativi e degli organi di
riproduzione delle Mucorinacce, la celluiosi si trova
abbondante nella parte interna della membrana, ed
i composti pedici, nella parie esterna, con frequenti
depositi di ossalato di calcio; la callose vi è mollo
rara. Nelle Uredinacee ed Ustilaginacee, i filamenti
vegetativi sono formali esclusivamente di celluiosi.
Negli Agaricini, Boleti e Cantarelli la membrana è
sprovvista di celluiosi ed è costituita invece da una
sostanza (emicellulosi) ancora mal definita. Negli
Ascomiceti infine, la membrana, sempre sprovvista
di celluiosi, è costituita di callose e da una sostanza
mucilagginosa.
Anche quando la membrana si ispessisce di mollo
(tessuto del Pohjporus fomentarius Fr. e di altri Poly-
porus) essa non si presenta mai lignificala, solo in
alcuni casi, come nella Dacdalea quercina Pers., si
suberifica leggermente. In generale resiste mollo
all'azione dell'acido solforico concentralo come le
membrane suberificate. Talvolta la membrana si
culinizza e gelatinizza, specialmente se in conlalto
coll'acqua (4), o si ricopre, verso l'rslri nu, n ili cera
(Polyporus o//icinalis Fr.) o di niiiiuli--inic incro-
stazioni molto rifrangenti (5) (micelio lirl l'Juddi-iig-
Iriiim pulposum Fischer). Queste devono essere di
mucilaggine derivante da composti pedici, perchè si
fissano energicamente colla saffranina, colla tintura
di jodo e col rosso di rutenio (0), il quale ha la
proprietà di fissare le gomme e le mucilaggini deri-
vanti dai composti pedici, oppure possono derivare
anche dalla callose (1). Frequentemente la mem-
brana si riveste di incrostazioni irregolari o di cri-
stalli di ossalato di calcio (micelio dnW Agaricus
eampester L., cistidii del genere Inocgbe, ecc.).
Negli individui giovani la membrana è sempre
incolora ; coll'elà può assumere, per mezzo di pig-
menti specydìi(Idrocromi, Escreti, o del gruppo della
(5) P. A. Saccardo ed 0. Mattirolo, Contribuzione allo
studio de;rOedomyces leproides Sacc. (Estratto dalla Mal-
pighia, anno X. Genova 1895, pag. 5).
(6) L. Mangin, Siir l'emploi du rouge de Ruthénium
en anatomie vegetale (Compi. Rend. Acad. des Sciences
de Paris, i893).
(7) Id., Observations sur la constitulion de la mem-
brane des chaynpignons (come sopra).
Patologia vegetale
Carotina (1), ecc.), una colorazione bruna più o
meno intensa, rossa, rosea, azzurra, violetta, gialla,
aranciata, od anche verde. Tutti questi pigmenti
danno reazioni diverse, spettri caratteristici all'a-
nalisi spettrale, e rivestono generalmente gli organi
di riproduzione o certi filamenti conosciuti col nome
di ife cromogene.
Il DiETEL (2), che studiò specialmente la mem-
brana degli or^:iiii di ii|ii-(iiliizioiie (spore), ha tro-
valo in molte s|ii'iic ili'i 'i^'w. l'uciinia due sostanze
coloranti ben disiiTiiiiiili coiraciilu nitrico; la prima
si colora in rosso scuro ed è insolubile nell'acqua,
la seconda si colora in rosso-roseo. Zopf (3) ha
fatto pure, riguardo ai pigmenti, numerose ricerche
ed ha iidliiln, in .ilcuni funghi e Mi.romiceti, sco-
prire nialcric iiiiiorrt', gialle, azzurre, sostanze cri-
stallizzanti, uu acido spacìaìe (firido hiiti/arii'o), un
olio giallo, ed acidi resinosi e suslanzc ;;iassc.
2. Plasma. — // roiìlciiulo delle cellule dei
fuiif/liì è jìlii.siiiii {eiiltiphisììKi) incolore, omogeneo,
gchiliniisii, ui-anriliisii, nincilagginoso, ricchissimo
di acqua e muniln anelli' ili minute fdjrille o inicro-
somi. Si inolcnilc all'csIciiKi l'ormando delle ciglia
0 flagelli nn.hili i ioospnre ).
In esso si lr(i\ai lernsi nirindi, ilei cristal-
loidi di sostanza allininindiilc ty////r()/7»^/i, ili l'nrnia
ettaedrica o tetraedrica, dei grani di irlliiliiiii [-1)
e fibroslna (5), delle sostanze coloranti o granula-
zioni cromatiche, delle sostanze resinose, gommose
0 zuccherine, dei cristalli di ossalato di calcio, ma
specialmente delle sostanzi' j;iassi' (rlir iiej;li organi
di riproduzione si trovami persimi in proporzione
del 50 %) sotto forma di goccioline, gi-anulazioni,
di grossi globetti colorati in giallo o rosso mattone.
Mancano i corpi organizzati quali i pigmenti cloro-
filliani e rainiilii.
Il plasma |imi anche csseie sosliluito da una specie
di lattice e da aeiilo ossalici m vedi Cli I m ica dei funghi),
oppure da veleni speciali od anche da sostanze
fosforescenti (6) e può contenere disciolti alcuni
(1) ZoPF, Zur Kenntniss der Fàrbungsursachen nie-
derer Organismen (Beitràge zur Morph. und Physiol.
niederer Organism., aus dem Kryp. Lab. Leipzig 1S92).
— G. Nadson, Ueber die Pigmente der Filze [Arbeilen
der St-Petersburger Naturforscher-Gesellschaft ; Aljtliei-
lung fur Botanik, 1891).
(2) DiETEL, Unters. iXber Rostpilze (Flora, 1891).
(3) Nadson, toc. cit.
(4) Modificazione della celiiilosi; v. Piìinsiìiiki.h. l'rher
CeUulinkòrner, eine Modification der Crihiin.r ,„ K..r-
nerform (Berichte der deiKsch. boi. GeselIsrI,.. l,s,s:;i.
(5) ZoPF, Berichte der deutsch. boi. Gesellsch., 1887.
— V. Fayod, Structure du protoplasma vivant [Revue
generale de Bolanique, toni. III).
idrati di carbonio e specialmente il glicogene. Vi
si trova anche della trehalose e della mannite. Nelle
ife vascolari il contenuto è omogeneo o granuloso
molto rifrangente.
3. Nucleo. — Nelle cellule sferiche, nelle ife
e nelle ife nisroliiri dei fnn^lii in generale, non si
scorge ilirellamenle un nucleo, ma solo quando si
ricorra airemalnssilina o ad altri reattivi speciali.
La forma del nucleo è allungata o fusiforme nelle
ife, tondeggiante nelle cellule sferiche. Nelle ife
molto allungate, specialmente degli organi di vege-
tazione, si sono anche riscontrati da 2 a 6 nuclei (7).
In alcune cellule si nota la presenza di due
nuclei (8), ma questo non è che un fatto transitorio,
poiché si fondono quasi subito in uno solo. Alcuni
autori considerano la presenza dei due nuclei come
un fenomeno di pseudofecondazione (9).
Il nucleo si può dividere o per via diretta longi-
tudinalmente (funghi pleurosporei) o trasversalmente
(funghi acrosporei) (10), o per via indiretta, come
lo provano le varie scoperte che si sono fatte in
questi ultimi anni sulla divisione del nucleo per un
processo di cariocinesi che differisce poco dal nor-
male (II).
Alcuni vorrebbero anche distinguere nel nucleo
una sostanza speciale o nucleina.
i. Tessuti. — Le cellule dei funghi solo in
alcuni casi restano isolate; quasi sempre, dopo es-
sersi allungate per le estremità o per gemme laterali
0 biforcazioni, si ramificano, si anastomizzano e si
riuniscono assieme, anche molto tenacemente in
modo da fonilaie ilei tessuti.
I tes.siili ilei ftiHijlii risultano costituiti o di ife
intrecciale e più u meno stiettamente congiunte, con
qualche meato aerifero di grandezza variabile {tela
conle.rla), oppure di ife o cellule che sono riunite
in modo ila lormare un tessuto litio parenchimatico
(pseiiiliipiirnii/iiiiiin. I.e limj;lie cellule e varia-
mente rainitieate che seeernono il lattice, costitui-
scono anche una specie di tessuto a sé, come pure
tutti gli altri gruppi di cellule che contengono
(6) A questo proposito Hariot (Journ. de botan., 1892)
ha studiato un nuovo Pleurotus segnalato a Tahiti, dotato
di proprietà luminose e che viene dalle donne di quelle
località adoperato alla sera come ornamento.
(7) Dangeard et Sappin Trouffy, Redi. hist. sur les
Ure'dinees (Compi. Rend. de l'Acad. des Sciences, Paris
1893) et le Bolanisle.
(8) Dangeard, toc. cit. — Wager, On the nuclei of
the Hymenomycete (.innal. of Botany, 1892).
(9) Dangeard, Une pseudofe'condation des Urédinées
(Compt. Rend. de l'Acad. des Sciences, Paris 1893) et le
Botaniste, 1893-94. — Io., La reproduction sexuellc des
Ustilaginées (Coìnpt. Rend. de l'Acad. des Se, Paris).
(10) Van Tieghem, Journal de bolanique, 1893.
(11) Vedi Wager, loc. cit. ed altri.
I/hmicdi 0(1 Euiiiictii kI-hhuIu
Fig. 36. - Success
i)p|)o dalla spora (A) del micelio di Penicillii
(liii:r:uicl. MO Uiam.) (ilallo Zon'I.
sostanze s|iecial
zaie 0 gelatinizzate.
Una vera distinzione però in v
nili, non esiste nei funghi.
inno le meiMbrane o (
tessuti l)t
II.
Organo di vegetazione.
Micelio. — L'apparecchio di vegetazione dei funghi
è costituito di (ìlamenti (ife) continui o divisi da
setti trasversali, quasi sempre ramificati, incolori
op|)ure giallicci, aranciati, violacei od anche bru-
nicci, liberi o riuniti in cordoni, in fasci (fig. 36),
in reti, in membrane, in fiocchi, in filamenti. Tale
ap[)arecchio è conosciuto comunemente sotto il nome
di micelio e si dislingue, a seconda della dispo-
sizione delle ife, in membranoso, cordonato, nema-
toide quando i (ìlamenti sono cilindrici, distinti gli
uni dagli altri, evidentemente ramificati; imcnoule,
quando le ife sono riunite in tessuto compatto come
il feltro ; malacoide, quando le ife formano masse
polpose, molli, ecc.
I diversi modi di unione dei filamenti miceliari
dipendono specialmente dalla forma specifica, ma
in parte anche dalle condizioni dell'ambiente.
II micelio delia massima parte dei funghi si mo-
difica a seconda del substrato nel ([uale si trova, per
dolerniiuazioue di una l'ornia fuugiiia.
Melle cantine umide, sulle pareti dei pozzi, nelle
gallerie delle miniere, sopra il legname vecchio e
marcito, i micelii si possono vedere ad occhio nudo
in eslese superfici di tessuti o di membrane molli,
biancastre. Sui letamai, nella terra ricca di /((/««.v,
in vicinanza o sulle radici delle piante, si vedono
molto frequentemente dei micelii fungini sotto forma
di filamenti bianchicci (fig. 37).
Cosi anche sull'inchiostro si formano delle mem-
brane più 0 meno consistenti, costituite appunto da
micelio fungino. Sui tubi fatti con tronco di pino
che si adoperano molto in montagna, per la condu-
zione dell'acqua, si nolano spesso dei grandi fiocchi
grigio-giallastri, i quali si estendono tanto da galleg-
giare sull'acqua e che rappresentano il micelio di
un fungo {Lem-iles scpiaria Fr.).
In altri casi invece (esempio i comuni Boletus) il
micelio è pochissimo appariscente.
Il micelio si può sviluppare tanto neirinterno
(/«. (;h(/o//7«) che alla superfice {m. epifita) dei corpi
ospiti, emettendo anche rami speciali {aiintori), sem-
plici 0 ramificati, di svariate forme (fig. 38), i quali
servono ad assorbire le sostanze nutritizie.
Il micelio proviene dalla germinazione degli organi
di riproduzione, o spore.
Patologia vegetale
Fig. 37. - Radice di Vite uccisa
dalla Dematophora necatrix
R. Hartìg, quale diviene dopo
un lungo soggiorno in camera
umida.
Il micelio filamentoso a si trasforma in
cordoni rizomorfi bianchi t, che si ramifì- p-^ qo Form
cano ce. In e e rf escono rizomorfe dall'in- 'j^' '"
terno (dall'HARTic).
Non sempre però la prima spora dà origine ad un
micelio regolarineiile conlorraalo; in alcuni casi, come
nei funghi delle ruggini (fig. 40) e del carbone, la
spora germinando produce uno o pochi filamenti
(probasidio) anche ramificati, che formano, in breve
spazio di tempo, alle loro estremità o lungo il loro
decorso, delle piccole spore delle sporidioli; questi,
slaccandosi dal probasidio, possono alla loro volta
germinare e produrre o nuove generazioni di spori-
dioli oppure il micelio normale.
Il micelio dei funghi può mantenersi in vita per
un periodo piti o meno lungo di tempo, secondo le
specie e le condizioni dell'ambiente; se annuale,
dopo un detenninalo periodo di sviluppo dà origine,
a pili riprese anche in una stagione, agli organi di
diverse di austori (H) emesM di lihmenti miceliari (m).
(Ingrancl. circa 500 diam ) (dillo Zoir)
fruttificazione. In altri casi il micelio è dotato di una
vitalità straordinaria tanto da mantenersi perenne e
passare l'inverno in uno stato di quiescenza (micelio
ibernante) (1).
Un caso caratteristico di micelio ibernante si ha
nel Polgportis tuberaster Fr. Le ife si addensano con
minutissimi dctrili iiiiiicriili in un fittissimo intreccio
compatto dello pirh-d /inigaia e si mantengono in
vita per lungo Icinpti, lanlochè, collocate anche dopo
parecchi luesi in condizioni adatte, danno corpi
fruttiferi.
Il micelio è nel maggior numero dei casi fertile,
origina cioè corpi riprotlutlori ; vi sono però delle
(1) Micelio degli Exoascus, della Peronospora, ecc.
Ifomiceli od Eumiceti (Funghi)
Fig. 39. — II, Gruppi di filamenti miceliari a membrana bruna o rizomorfa ; I, Rizomorfa germoglianle in 3.
(Ingrana, circa 400 e più diam ) (dilh Zoff)
Fig. 40. — Teleutospore dì Pragmidium con probasidii
e sporidioli (ingrand, circa 350 diam.).
toriiu' miceliari le quali possono mantenersi in tale
stalo per un lunghissimo periodo di tempo, come lo
dimostrano i cosiddetti Byssus od Ozonhim, che
fruttificano solo in date circostanze.
Numerose ife miceliari possono in alcune specie
mantenersi sterili e formare attorno ai corpi frulti-
l'cri un intreccio filamentoso od indurito di vario
quercia con micelio (a)
periteci {h) (dall'HARTlG).
colore clic servo umili' vullc conie carattere distin-
tivo. Dopo la liullilicazione, i filamenti miceliari
non sempre muoiono, ma possono anche formare dei
gruppi o cordoni di varia struttura, circondati gene-
ralmente da strati a pareli più ispessite, colorate in
bruno (fig. 39). Tali nastri 0 cordoni miceliari, dalla
somiglianza che hanno colle radici, prendono il nome
8 — Patologia vegetate.
iNlOVA EXCICL. .\giiaiiia, 1.
Puiologia peyf/dlc
di ri iomor fé: esse si producono anche nel micelio
che non abbia ancora fruttificalo, e servono più che
altro alla disseminazione dei fungilli.
Fig. 42. — I e II, Scleroiii di Scterolinia germinanti;
III (ingrand. 25 diam.) e IV (ingrand. 200 diam.),
Sclerozii sezionati (dal Brefeld).
In alcuni casi, le singole porzioni dei filamenti si
allargano a forma di sfei'a e restano o tutte attaccate
dando al micelio l'aspetto di una corona, oppure si
slaccano le une dalle altre, ed ognuna di queste parti
0 cisti può in condizioni favorevidi dare origine a
nuovo micelio. I filamenti niiieliini, intrecciandosi
variamente fra loro, possono prodorri' cdrpi com-
patti, carnosi, cartilaginosi o cornei, conosciuti col
nome di sctrroiii, i ipiali si nianleiigoiio allo stato
di vita latente per un lungo |ieriodo di tempo.
In generale uno aclcroiiu è formalo da una massa
carnosa, bianca o nerastra, costituita da cellule a
parete inspessita, ripiegate in vario modo e circon-
date all'esterno da cellule a parete cutinizzata.
Gli sderoiii possono presentarsi sotto forme mollo
diverse e dimensioni varie; per esempio, da un pic-
colo granellino sino ad assumere una lunghezza di
uno o due o più centimetri (fig. 42). In alcuni casi
si riducono ad un semplice intreccio di filamenti mi-
celiari incolori ripiegati a gomitolo e circondati da
filamenti bruni, altre volte invece, possono anche
assumere forme determinate, tondeggianti, ellittiche,
allungate, ecc., e risultano cpiindi costituiti da una
parte interna o midollo, di consistenza carnosa, con
varie sostanze di riserva, come sostanze proteiche,
destrine, ecc.; e da una parte esterna quasi sempre
convertita in tessuto prolettore formalo da cellule a
parete mollo iii>|icssil,i, coriacea e colorila in bruno.
(Ili scliTii:ii s\ilH|i|i;indosi danno origine a nuovi
filamenti iiiiccliaii . oppure poss(nio produrre diret-
tamente organi di riproduzione anche eguali a quelli
della forma da cui hanno avuto origine o complela-
I filami
dagli ospi
incontrani
ici'lio assorbono il nutrimento
diverso. In alcuni casi, i[uando
spi
Ito,
0,1 anche ad una ccrla disianza, e peiiciraiio neirin-
terno della cellula slessa, ne occupano quasi tutta
la cavila assorbendo il nutrimento, e ne escono poi
per un foro praticato da un'altra parte. Più comune-
meiile invece einclli Ielle i-aniificazioiii o iiii.slori
di vana Ioni, ii i li^. :!,S ,, i ,pi;ili penetrali nella cellula
si gonfiano a foi-ina di clava o di sl'erella, .qqinre si
mantengono liibulosi e si ripiegano ad elice, e disciol-
gono e decom|iongono le sostanze conleiinle assor-
beiulone poi cpadle necessarie alla vita del parassita.
Molli fungili allaccano e ipiinili utilizzano come ali-
menlo inni sido il conleiinlo, ma anche parzialmente
ireti delle celli
111.
ilui
Organi di riproduzione.
Quando il micelio lia lagginiilo un il
e tpiindi una suflìcieiile iidmslezza, entra nid periodo
di nnilli|dicazione e di riproduzione, e si trasforma
0 coinplelanieiile in cellule propagalive o dà origine
diretlamenle, od in seguilo ad una copulazione, ad
organi speciali sui quali si rormano le cellule propa-
galive o ripioiliiiii\e, iiiiiosciiiie più comunemente
col nome genenile ili x/di/v.
Le sjHiif ballilo, per la loro struttura e per la loro
origine, forme svarialissinie. Il numero delle spore
prodotte dai singoli liinglii è nella pluralità dei casi
straordinariainenle grande; per fortuna solo una
minima parie arriva a germinare, poiché si è calco-
lato che se la sola mela delle spore prodotte dai
funghi potesse dare origine a nuovi individui, la
superfice del globo non basterebbe al sostentamento
di tulli questi esseri.
Ifiimici'li Oli Euìitiveli (Fungili
Fig. 43. — Micelio di Mucor Miicedo L. con organi di fi-ultilìcazione o, l>, e (dal Brefeld).
La spora ha origine o agamicamente da filamenti 1 tìlamenti che pro(hicono le spore (ife sporifere)
semplici oramifìcati,o nell'interno oppure all'esterno differiscono generalmente dal micelio per la forma
e per la posizione eretta (fig. 43, a, b, e), e possono
"^ y^ , \ .J^ essere semplici o raniilicali, solitari o più o meno
riuniti in gruppi.
Fig. 44. — Micelio con organi di frultificazione
della Psalliola campestris (dal Van Tieghen).
di ricettacoli fruttiferi di forma varia, composti da
numerosi filamenti riuniti in tessuto, oppure dalla
fusione 0 dalla coniugazione di due cellule biologi-
ranienle od anche morfologicamente distinte. In certi
funghi le spore si formano dentro organi provenienti
da una fusione che ricorda un atto sessuale.
Fig. 45. — Corpi fruttiferi di Erysiphe gì-a7nìnis.
A, Cuniilii (150 diamj. - B,
rollo cogli a&clii
In certi funghi il filamento che produce la cellula
madre della spora si sviluppa da speciali concetta-
coli 0 veri organi di fruttificazione di forma determi-
nata (fig. 14), a consistenza carnosa o quasi legnosa,
come liei fungili rnijicriori o Imenomiceti, sui quali,
in lina |ioizioiie deleiiiiiiiala od /m^H/o si risconlnino
60
Patologia vegetale
filamenti semplici o ramificali (basidii) che portano
le spore. In altri casi gli organi di fruttificazione
appaiono induriti e di forma tondeggiante (peritecii
od ascomi) (fig. 45) ed hanno, nell'interno, delle cel-
lule madri (ascili o teche), le quali danno origine, per
divisione parziale del protoplasma, aspore endogene.
Fig. 46. — Mitcor Mueedo.
Stadi successivi ilella rormazinne di una zir;ospora Ce D. - E, Germina-
zione della zigospora con uno sporangio alla cima del lubo germinativo
(circa 200 diam.) (da Brefeld).
Le spore sono nel maggior numero dei casi rap-
presentate da cellule semplici, solo nelle forme più
complesse parecchie cellule riproduttive, dotale quasi
sempre di facoltà germinativa individuale, concor-
rono a formare una sola spora. La cavità resta allora
internamente attraversala da setti che la dividono in
diverse logge in senso trasversale, più di rado longi-
tudinalmente.
La cellula della spora contiene una sostanza liquida
amorfa, con diversi elementi e goccioline costituite
specialmente di sostanze oleose. Tale massa, che
serve a nutrire il primo germoglio della spora, è quasi
sempre incolora o leggermente giallastra, è sparsa
unifornieiiiciili' per la spora o divisa in due porzioni:
in due nuclei collocati verso le regioni polari della
spora. Essa è rivestita da una parete avvolgente, nella
quale si distinguono due strati o membrane stretta-
mente aderenti ; uno esterno detto eso- od episporio
ed uno interno detto endosporio. h'episporio risulta
formato di una membrana generalmente inspessita
anche con prominenze o verruche di varia forma e
con colore variabilissimo, V endosporio invece è quasi
sempre liscio, incoloro, esile, ed allungandosi al
una |iii
granuli
ijuid.i, |iiù chiara e meno densa, l'altra
r ilif si concentra in un nucleo centrale od
1, l'i i ; I ^uniche in sporangi globosi. - 2, Sezione
longilMihii ì Produziin li una zig spora. — Ingran-
dimcnli i" 1 -Il I i\ Ile 11 n 2 liO v Ile il n 3 (dal Kerner).
momento della germinazione forma la membrana
del primo tubo germinativo.
Le spore misurano in generale da 0,1 a 2, a 4, fino
a 20 e più micromillimetri. La forma iniziale della
spora è la rotonda, solo raramente si mantengono
tali in seguito. Più comunemente diventano ellittiche
0 poliedriche.
A seconda della loro forma e specialmente di
quella della cellula madre dalla quale provengono
le spore, assumono nomi speciali (basidiospora o
spora, sporidio od ascospora, sporula, callidio, spo-
ridiolo, ecc.).
Tre però sono essenzialnieiilo i lipi ai quali si
possono riferire le spore tenendo calcolo della loro
origine e cioè basidiospore che si formano da corpi
speciali 0 basidii, ascospore o sporidii che nascono
Ifomiceli od Eumiceli {Funghi
TT __ r
, vili, I\, X, XI, XII, Sviluppo
in cellule rigonfiale od ascili, a Iric/wspore che sono
originate da filamenti poco differenziati dalle ife
miceliche.
Non sempre la spora emelte od un proli(iHÌdiu o
direttamente il micelio; in alcuni casi il protoplasma
della spora (esempio Plasmopam viticola) si divide
in numerose piccole masse nude provviste di ciglia
vibratili, dette zoospore, le quali, in seguito, escono
dalla spora, si muovono vivamente nell'acqua per
un certo teni|)o, quindi entrano in un periodo di
riposo, si circondano di una membrana ed emettono,
dopo un certo tempo, un tubetto germinativo che va
poi a formare un micelio.
Organi di riproduzione speciali si possono formare
dal micelio in cavità o spermogoni determinati. Sono
spore 0 piccoli filamenti diritti ed incurvati detti
spennazii. Siccome essi precedono sempre la for-
mazione di altri corpi riproduttori, cosi si riteneva
che esercitassero solo un'azione fecondatrice, mentre
il CoRNU crede che gli spermazii possano germinare
come tutte le altre spore.
V'hanno dei funghi, come ad esempio i Miicor,
che formano sul pane o sulle sostanze amidacee, in
ambiente molto umido, una specie di feltro bianco,
nei quali i rami miceliari in determinali punti si av-
vicinano per mezzo di due braccia eguali; in seguilo
le pareti di contatto si rompono in modo da met-
tere in diretta comunicazione i due rami. I corpi
protoplasmatici dell'uno e dell'altro ramo si fon-
dono assieme e danno cosi origine ad una cellula
riproduttiva o zigospora (fig. 46 e 47).
In altri funghi si ha una vera copulazione fra dueor-
gani sessuali, ed allora al maschile si dà il nome gene-
rico di anlerìdio o pollinodio, al femminile (fig. 48)
di oogonio. Questi due organi assumono, a seconda
delle diverse famiglie, forme svariale, in generale
Patologia veqetah'
però rfl?!<e;vV/fO è allungalo, I'ooi/omìo invece londea;-
giaiite. Di solito questi due organi generali dalla me-
desima ifa sono mollo vicini l'imo all'altro, tanto
che avviene quasi seniore la fusione delle due pareti
di contatto e la riunione, nell'interno dell'oogonio,
del protoplasma maschile col protoplasma femminile,
la formazione quindi di un nuovo organo che serve
poi alla propagazione dell'individuo. L'anteridio può
anche produrre un'ap|u'iidice filiforme (come nei Ci-
stopiis) per mezzo della (piale fora la parete e pe-
netra nell'interno deir(/or/(<«/o riversandovi il proprio
contenuto.
Un terzo modo di fecondazione si ha quando il
plasma dell'anteridio generato da un'ifa speciale, o
si presenta sotto forma ili niinule granulazioni o si
divide in un certo nunn'ni di porzioni (piasi trian-
golari (anleroioidiì, inuiiile di un ciglio vihralile.
In questo caso o le i;iaiiulazioiii o gli anlerozoidi, do-
tati di un dehole iiiovinieiito, escono dall'aiiteridio,
ed entrando in numero di uno o due al più nel-
Vooi/oiìio, promuovono la fecondazione.
Il plasma femminile non sempre appare uni-
forme, in molti casi si divide in una (Pijlhiiim)
0 più porzioni che possono essere anche circondate
da una piccola quantità di sostanza plasmalica non
utilizzala, alla ipiale si dà il iidiiic di firrip/osiiia.
In certi funghi, come ad esciiipio in-llc Sajirolc-
gnacee, dopo hi fusione del protoplasma maschile
col femminile, si formano, nell'intero iIcII'oo^oh/o,
numerose ioosjnirc.
Avvenuta la fecondazione, la cclluìa ., le rrlliiìc-
ìioro si circondano di una H)iMMlir;iii;i clic \,i ijimla-
tamente inspessendosi, sia a spese del |il,isiii,i in-
terno che del perijilusiiKi . e >i ili\iile in due
strati, uno interno sollile ed medldid e generalmente
liscio, ed uno estenui nudili |iiii iiis|irs-.ilii, cutiniz-
zato, più 0 niello coloialo, liscio o iiiiinilodi |iieeole
prominenze. La massa internai!' formala quasi sempre
di un grosso globulo di sostanza oleosa. L'oosjioni
cosi difesa può mantenersi in vita per un periodo di
tempo molto lungo, che coincide generalmente col
periodo invernale e germina, nel maggior numero
dei casi, nella piiiiia\eia sueeessiva, in iiimli dill'e-
renti, secondo le cniidiziiini. Alenile \iillesi liasluinia
tutta in una zoospora, in allri r.isi einelle un tubo
che si ramifica leggermenle, ed all'e-iiemità dei
rami porta le zoospore, oppine dà anelie diretta-
mente origine a filanienli inieeli.ni.
Gli organi di propiiiiazimie |iiiiiliitti da un atto di
fecondazione servono in .i^cnerale ad assicurare l'esi-
stenza del fungo durante la stagione contraria allo
sviluppo, quelli invece che si formano liberamente
nei filamenti miceliari dolati di solito di sottile mem-
brana, si s\ilii|ipaiio prontamente e perdono anche
molto faciliiieiile la facoltà germinativa. E perciò
che in molte specie si ha la formazione di organi di
riproduzione asessuali per diffondere il più rapida-
mente possibile il fungo durante la stagione propizia
al suo sviln|i]Mi. All'avvicinarsi della stagione av-
versa si l'ili inalili, in seguito anche ad un atto fecon-
dativo, organi di altra natura, i quali, dopo un periodo
di quiete, sotto l'azione dell'umidità o del calore,
possono riprodurre la forma fungina.
IV.
Polimorfismo.
Non sem|n-c un rinii;ii d.i miiiiiie ad organi di ri-
produzione eguali, elié :iiizi in limili l'asi una mede-
sima specie liiiigiiia |ireseiila lud suo ciclo di evo-
luzione parecchie forme di spore portate anche da
organi diversi. Prima delle classiche ricerche dei
fratelli Tulasne, del Di; Barv, del Brefeld, del De
Seynes, ecc., i micologi, per ugni cambiamento di
forma negli organi lipiiidiillnn, avevano create al-
trettante nuove specie; oggidì per fortuna si è posto
un freno a tale mania di creazione, essendosi dimo-
strato che in molti funghi esiste un polimorfismo
molto spiccato; interi gruppi vanno quindi scompa-
rendo, poiché molte specie, credute autonome, deb-
bono essere considerate come una riunione di forme
inferiori legale ad altre più complesse, e quindi
come stadi diversi di una stessa specie. Questi feno-
meni si sono potuti mettere in evidenza specialmente
in seguito alle artificiali infezioni ed alle colture fatte
nei laboratori.
Fig. 49. — Peiilecio di Eiysiphe gtanums (150 diam.).
(Dallo ZoiF)
Cosi, ad esempio, si è provalo che molti degli
Imenomiceti {FistuUna, Agaricini, Poliporei) pre-
sentano, oltre che gli organi di riproduzione che si
formano nei comiiiii empi di fruttificazione ben vi-
sibili ad occhi In, amile numerose altre forme
di spore o .tporidio/i n coiiidii, che servono alla
rapida propagazione della specie.
Molti dei funghi che formano il gruppo degli Asco-
miceti presentano sempre uno stadio conidico; nel
fungo (li^. i'.h i lìrg.siplir f/raminis ì)\.), conosóuio
comuneiiieiile (III iKiiiie di crittogama del grano, i\
riscontrano : 1 " uno stadio con conidii, che corrisponde
I fornice li ini E inni celi i,Fniiijhi
Fig. 50
M'Oidiiim moiii/ioides {fì'^. i'j); 2» iiihi .sliidio roii
lisrhi. Di solilo il fungo si presenta nella l'orma co-
iiiilica molto appariscente come una elllorescenza
hiaiica; nello stadio invece di completo sviluppo ap-
paie, specialmente sulle foglie, sotto forma di minuti
punticini (fig. -io e 49). In altri funghi si notano per-
sino quattro stadi diversi, cioè: 1" stadio con organi
(li riproduzione delti conidii (sludio coiiidico) ; 2° con
.tlii-rniiii/diiii (.stadio speniìogonico); 3° con picnidìi
{xlitdiu picnidico); 4" con asc/ii {/stadio osco foro).
Oltre al vero polimor/i&mo o simultaneo nel quale
i diversi organi di riproduzione si formano presso a
(loco nel medesimo tempo sui medesimi filamenti
vegetativi ed in modo da succedersi regolarmente,
come si può notare nella lipichloe tipliiiia ( Pers.) lui .
(parassita delle graminacee), nella quale il micelio
produce prima conidii poi periteci ; si ha il meta-
morfismo, nel quale l'individuo fungino presenta
diversi organi di riproduzione generali da vario mi-
celio e che si formano solo quando somi già iiimli
i primi (gen. Penicillinm).
In altri funghi il polimor/ismo è ancora molto più
accentualo, poiché i diversi stadi di sviluppo non
possono compiersi che su piante ospiti allatto diverse ;
per cui si distinguono due casi di polimorfismo, cioè
il monoecio quando le diverse fasi si compiono sulla
(dilllo ZOPF).
stessa pianta ospite, Vcleroeciu (piando avvengono
su jiianle completamente diverse.
Il polimorfismo clcroccio si rende ben manifesto
specialmente nei funghi delle ruggini (Urcdinee),
poiché la spora ibernante o lelentospoin, ipi.iMild iicr-
mina sul terreno, produce un proli.isidiii inn .spuri-
rf(o//, i quali, per molte specie, devono l'ssfie Iraspor-
lati dal vento, dagli insetti, ecc., non più sulla stessa
pianta ospite, ma su piante ben differenti da quelle
j nelle quali ha avuto origine la teleulospora. Gli spo-
1 ridioli, trovate le condizioni favorevoli, producono
' sulla nuova pianta abbondanti fili miceliari con or-
[ gani di riproduzione generalmente di due sorta, cioè
j ecidii con ecidiospore e spermogonii con spermazii.
j Le ecidiospore, alla loro volta, per germinare de-
vono ritornare sulla pianta ospite primitiva, ove
danno origine, nello slesso periodo di vegetazione,
a nuovo micelio con uredospore o sjiore estive, e
ilmciil
trinilo.-
spiiiT iiiri'iiiali.
l'iKi sIcsMi Imiuii |iun , mille |iicscmI,iiv una forma
dà generalmente origine, come già vedemmo, agli
organi di propagazione della pianta, i quali possono
resistere alle avverse condizioni atmosferiche e ser-
vire (juindi a mantenere in vita il fungo dall'uno
all'altro periodo di vegetazione.
Patologia vegetale
Formazione, germinazione e diversi modi
di diffusione delle spore.
Le spore, che si Ibrniano senza il concorso di
sessi od agame, sono in generale prodotte in seguito
a diversi processi che si possono riassumere in tre
gruppi, cioè: per gemmazione, per scissione e per
endogenia.
%
Oo
^W
o^^.c?
Fig. 51. — Germinazione per gemme del Saccìiaroììiyces
ellipsoideus (circa 1000 diam.) (dallo Zopf).
In molti funghi, all'estremità di determinali fila-
menti niiceliari, hanno origine dei prolunpanii'tili,
che si rigonfiano all'apice (fig. 50) o |ir(]ihi((iiio hi
spora, oppure, come succede nei funghi ilei /'ciinni//,
da ogni cellula si sviluppa all'esterno una piccola
bozza sferica, la quale si accresce e si distacca dalla
cellula madre, oppure genera ancora unita a questa
un'altra cellula (fig. 51). Le cellule dei funghi del
lievito possono anche produrre nel loro interno, per
formazione libera, diverse cellule figlie per lo più
in numero di quattro per volta. In altri casi le diverse
specie di spore si formano in seguito alla disartico-
lazione completa o parziale di ife speciali.
La formazione delle spore è sempre in relazione
col nucleo, cosi le spore contenute nell'interno degli
aschi hanno origine dalla ripetuta bipartizione del
nucleo primitivo. L'asco si presenta dapprima come
una cellula contenente un solo nucleo; inseguito,
avvenuta la bipartizione del nucleo slesso, la massa
del protoplasma si divide, di solito, in otto cellule
nude con altrettanti nuclei, le quali poi si ricoprono
di una membrana speciale e formano otto spore.
Le spore germinano ad una temperatura in gene-
rale piutloslo elevata (da 42° a io" e 20° C), in
contatto dell'aria e dell'acqua, e possono essere in
vario modo disseminate su tutte le parti della super-
fice terrestre.
In alcuni funghi si trovano persino degli organi
che servono a lanciare le spore ad una certa
Fig. 52. — A, B, Ovarii di segala colpiti dalla Claviceps
purpurea. - C, Sezione trasversale coi conidiofori e
conidii (200 diam.) (dallo Zopf).
distanza. Cosi le ife ramificale che portano le spore
(Iella pei'onospora della patata, naturalmente erette
!■ liliiidi iilie, nell'aria secca si ripiegano facilmente
a s|iir,i sopra se stesse, e siccome sono straordina-
riamente igroscopiche, rosi basta la più piccola va-
riazione nello stato i^ninielricd dell'ambiente per
produrre in esse una rapida (elisione; le spore al-
lora che si trovano sui rami, vengono staccate e
lanciate in tutte le direzioni.
In un fungo che vive comunemente sugli sterchi,
il Pilolm/ii.s ciLsIiiìlììiiis, i;li organi di riproduzione
possonii essere l.ineiiili ,iii( he airallezza di un metro,
in seguilo all'usiilM di un liipiido dairinterno dei
filamenti. Nei funghi (genere Entoinoplitliora, Em-
piisa) (fig. 53) i quali vivono parassiti sopra alcuni
insetti, le spore che si formano all'estremità delle ife
l/uiìuccli od Eumiceli {huiujiin
Fig. 53. — Propag
slesso tulio ravvollo dalle ife e dai conuliofori di Enlomo-
dal dorso del bruco ed ingrandili 80 volle. - 4, Le estremila
a cui si slrozzauo le spore, ingrandile 300 volle. - 5, Spore lanciale. - 6, Mosca infeila di Empusn Muscae,
- 1, Ife ingrandile 300 volle, alla cui sommila sono strozzale e lanciale le spore di Empusn Musrae. - », Una
spora rivestila di mocilaggine vischiosa, ingrandila 630 volle (dal Brefeld).
ì, Bruco della cavolaia infetto di Eniomophtora radicans. - 2
phlora, rapprcsenlalo in grandezza nalurale. - 3, CiuHì di conidiofori
di alcuni conidiorori, da cui si
sono sempre lanciale ad una certa disianza. Negli
aschi di molli ascomiceli si Irova colle spore una
certa quantità di plasma e di succo cellulare; quando
aumenta, per circostanze diverse, la tensione della
massa interna, si rompe, verso la parte superiore,
la parete degli aschi e le spore escono fuori con
una (Tila forza.
VI.
Composizione dei funghi.
La composizione chimica dei' fiiiii;lii <• assai com-
plessa (1 ).
Essi sono coslituiti essenzialmente di acqua, da 84
al 02%, di altre sostanze minerali e di composti
organici. Fra i diversi corpi inorganici si sono con
certezza risconlrali: potassio, fosforo, magnesio,
sodio , calciò , ferro , silicio , solfo , cloro , lirom o , jodio ,
fliiore, ecc., e «jo/o sotto forma di diversi composti.
(t) Vedi specialmente Zopf, Die Pilze, pag. 116.
(2) Fermento solubile ossidante che sì tinge in azzurro
colla tintura di resina di guajacol. È specialmente degno
di nota questo fatto, perché si credeva che il laccasio si
trovasse solo nelle piante con clorofilla. Fu trovato insieme
alla tirosinase (vedi Bertrand, Sur la présence simul-
Le sostanze organiche, che formano la parie essen-
ziale dei funghi, si possono ridurre ad alcuni gruppi,
cioè: idrati di carbonio, acidi organici, sostante
acide aromatiche, sostarne grasse, olii essenz-iali,
sostatile ì'esinose, sosta n :e coloranti, sostarne alca-
loidi, la colesterina, sostan ìc alhitminoidi, fermenti,
invertina, diastasi, laccasio (2), peptoni, pepsina,
micosina, vitellina, plasmina, asparagina, ecc.
E cosi troviamo nei funghi celluiosi, callose,
Irehalose('i), sostante lucclierine, glicogene, alcune
gomme, mucilaggini, mannite, micodeslrina, mico-
inulina, agaricol, ecc.
Degli acidi organici sono piuttosto comuni, l'ac/V/o
ossalico. Va. acetico, Va. citrico. Va. lattico.
Il numero delle materie coloranti deve essere cer-
tamente molto grande, ma finora queste sostanze
sono ancora molto imperfettamente conosciute, e
vengono provvisoriamente divise in alcune categorie,
tanée de la laccase et de la tyrosinase dans le sue de
quelques cliampignons - Compi. Rend. Acad. Sciences.
Paris 1896).
(3) BouRGUELOT, Sur la présence et la disparilion du
tre'halose dans les champignons (Compi . Iiend..icad. des
Sciences. Paris 1890).
Patologia leyetak.
.Nuova Encicl. Agharia, I.
60
Pdfo/ofìia rcijeldlr
cioè sostanze gialle o giallo-rosee di natura oleosa (li-
pocromi), sostanze rosee, verdi, azzurre, brune, ecc.
ZoPF (1), che ha fatto alcune ricerche intorno alle
sostanze coloranti dei funghi, ha trovato, in nume-
rose specie, dei pigmenti gialli o rosso-aranciati,
appartenenti al gruppo licllc ciiroline.
Sembra clu' il liin.nn di furmazione dei corpi colo-
rati sia il mict'liii, donili' awiciie poi gradatamente
il passaggio agli org.ini di ri|inidiizione.
In un hìiì'fo {liiili/diifi //((////////;/*•) del gruppo degli
Asciimiccti, lo slesso anlore ha isolato sei sostanze
particolari, cioè: 1° una sostanza amorfa, gialla,
solubile nell'acqua; 2° un pigmento amorfo, rosso,
solnlìilc ni'iracqna (la Iniìf/nrirri/riììa); 3" una so-
stanza crislaliizzanli', rossa, insolubile nell'acqua
(la hiili/i/niiiii ) ; i" una srislanza amorfa azzurra, in-
soluliilc ni'll'aiapia ila l>ii/>/(n'icrruleiiia) ; 5" un
afido rcsinicd, di ridnr iiksh ;:iallo o rosso bruno
(Voriilo hiilf/iirtni)- Ci" nn iilio giallo.
Aiirlir .Naiisii.n li) In una serie di ricerche ana-
loghi' a qnrlli' di Zoi'F, ha potuto determinare alcune
pro|iiietà dei pigmenli d'un cerio numero di funghi
superiori. (jiirsTaiilori' sludiii i pigmenti ro.s.si e
^w///dialcnnr/;».v.v»/,/, il pignienlo rosso drllM///,/.
nita musCKiid, il piginenlo rosso aram-ialo del l'<i-
xillus iiivolutus, il jìiijnienld f/idlla della P/io/iola
flammans, del Cantharcllus cilmriiis e di alcuni
Boleldii, il pigmento l'osso lininode! Pnlìiptiru-i ir/iid-
isiliili all',
(issiilanli e
lalla lucri
Fra le ^
idrocromi
menti appartengono al gruppo delle sostanze secre-
tizie. Sono corpi molto stabili, che non si alterano
alla Ini'i' r si liovano lauto nell'interno delle cellule
come nriii' iiiciiiliranr ih'lle ife. '
Il l.r, (lii.M I (:ìi sinilio anche le sostanze coloranti
di alriinc spm e, e I'IIeim ci offre alcuni dati intorno
ai pigini'iili liilrinici (4).
Nunieiiisi sono gli alcaloidi finora riscontrati nel-
l'analisi chimica dei funghi: fra questi la muscarina
che costituisce uno dei principi velenosi degli Aga-
ricus, e si presenta sotto forma di liquido scirop-
poso, senza odore, colore e sapore, la metilamina,
la trimetilamina, V agaritiiia, Vergotinina, Verga-
tina, Yrrhoìiiid, la pirrosr/ernlina, la. cornutina, ecc.
Tulle ipicsle soslanzi' non sono ancora state suf-
ncienlcmenlr slndialr, !■ quindi nel caso pratico non
possono cerlamenle essere tanto facilmente cono-
sciute negli esemplari di Boletus od Agaricd.s, tanto
da distinguere se essi siano o velenosi o mangerecci.
specialmenle superiori, si avvicina di iiiolld a quella
Vi/fi/iid. Vd;-iilii iiri/ddiid l'A [\ /h.\/'(iii). Lo sostanze
proleiclii', rallininina e la g.'ialina .-osliluisr la
parie prinripale dei lessuli; in pin-ola ipianlilà si
trovano mvece le sostanze minerali, pei' cui tutti
quei funghi che hanno organi di fruttificazione ben
svilup|iati possono costituire un alimento molto nu-
Ii'ÌIÌmi; ad esenipin, il iliill. IloUMER ha trovato nei
liiìiijlii jiidldiii/i e nei Idilu/i seccati all'aria la se-
guente composizioni' :
l'inliiiolo Tarlufo
Acqua 4,35 6,66
Proteina 26,98 27,31
Sostanze grasse 2,20 1,13
» non azotate . . . 36,25 48,98
Celluiosi 22,93 11,37
Cenere 7.33 4,54
0. KoHrmArsr.H, sludiando la composizione chi-
mica delle ceneri di alcuni fungili, trovò le seguenti
KUNGHl 1 C-re
l'olassa
Soda
Calce
Ma-nosio
Ossido
di ferro
Anidride
fosforica
Anidride
solforosa
Aiiidrirle
silicica
Cloro
m
Tuber cibarium Corda . . 6,69
Helvelìa esculenta Pers. . . 9,03
Morchella » (L.) Pers. j 9.42
Prataiolo ' 5,31
54,24
50,40
49,51
50,71
1...
2.30
0,34
1,69
4,95
0,78
1,59
0,75
2,34
1,27
1,90
0,53
0,51
1,00
1,86
1,16
32,96
39,10
39,03
15,43
1,17
1,58
24,24
1,14
2,09
0,87
1,42
0,76
0,89
4,.".8
1,11
0,80
1,32
0,47
(1) Zur Kennlniss der Fàrbungsursacìten niederer Organismen. Leipzig 1892.
(2) Les picjmi'iits di's rhampignons (Travaux de la Soc. des Naturai, de St-Pe'tersbourg, 1891).
(3) Note ri'liiiirr il In , niileur des spores de quelques espéces du gerire Tricholoma de Fries (Bull. Soc. Linr,
e Normaiidii'. I S'.ij ,
(4) Sur h's piijmriiis Init^inique des Champignons (Bull. Soc. mycol. de France, 1893).
Ifim
riiiii;lii (lissercali iiU'aria si ti-ova mia
Prataiolo 7,26
Boletus edulis 4,7(1
Lactarius deliciosus 4.(30
3,'2-2
Agaricus
vensis Sclr
campesle
^ fresco.
} secco .
Il sylvalicus Schw. . . .
ArmiUaria mellea Vali!
Bolelns bovinus L
n edulis Bull
» elegans Schivi
» granulatus L
/«(t'KS L
scaber liull
ClKuitharellus cibarius Kr. . . .
Clavaria Botrytis Fr
» flava Fr
Clilopilus prunulus Scop
Fistulina hepatica Fr
Helvella esculenta Pers
Hydnum repandum L
Hygrophorns erubescens Fr. . .
Lactarius deliciosusFv
Lepiota excoriata Fr
» procera Scop
Lijcoperdon bovista Viti
iWaiasmiui orearfes Fr
Morchella conica l'ers
» esculenta Pers
Pholiota caperala Pers
Il mutabilis Seliaell'. . . .
Pleurolus utmurius Unii
Triclìolonia saponaceiim Fr. . .
( fresco . . .
Tiiber cibarium li. \
{ secco . . .
91,74 I 3,42
91.28 ' 3,63
18,57
86.00
91 ,34
12,34
91,10
88,50
92,2.T
13,49
91,91
89,35
21,43
16,36
94,58
•14,79
12,73
91,25
84,00
86,97
91,7.-.
90,00
19,04
90,67
92,88
84,67
27,48
91,28
66,66
39,80 I
2,27 'i
1,49 ;
47,50 I
1.88 '
1,61 I
41,43
3,92 :
•1,31 ì
■1 9,^1 9 I
4,1 1 ,
1,59
25,22 ;
0,73
16,56 I
23,92 I
2,69 1
4,65
7,23
2,93
3,14 j
28,48
1,92 j
1,40 I
4,02
13,09
8,65
29,68
0,18
1,75
0,73
0,41
0,14
0,23
0,29
0,52
0,29
1,67
0,14
0,12
1,65
0,25
2,91
28,99
9,14
5,52
5,75
8,09
4,45
1,17
7,66
47,00
4,08
11,40
43,31
2,84
5,86
21,17
0,45
4,41
0,57
8,55
0,39
2,50
0,33
3,45
0,25
4,76
1,93
31,62
0,20
6,51
0,17
4,47
0,49
7,93
0,47
1,58
10,73
37.40
13,99
0,81
0,72
0,60
0,82
0,80
1,65
0,73
5,45
0,81
1.95
28,14
0,82
1,88
0,67
1,14
0,62
0,95
5,58
18,73
0,61 \
0,03 S
1.05
0,52
7,65
0,53
0,75
0,49
7,69
0,83
0,66
5,26
0,83
1,12
1,03
0,87
0,73
7,63
0,56
0,46 i
1.94 i
1,77 \
5.95 ^
6,62
6.66
7,82
2,59
2,75
8,67
3,04
2,24
3,55
7,66
7,75
1,97
31,91
6,12
1,70
4,82
2,15
3,11
4,38
4,92
4,65
5,69
5,02
63,86
63,74
70,35
59,42
14,46
71,92
59,82
37,95
76,00
51,78
52,40
50,40
53,43
19,54
41,82
47,6
39,06
69,77
62,78
51.73
VII.
Modo di vita dei
lille
funghi
une le rclliilc ilei fungili iiiaiiraiiii di curili
clonilìliiaiii cosi essi non possono come le allre
piante ridurre il carbonio ed emettere ossigeno, al
contrario inspirano o.ssigeno ed espirano biossido di
carbonio e pare certo anche dell'idrogeno. Non
avendo quindi la possibilità di assorbire dal biossido
ili carlioiiin niiilciiiilci nell'aria, il cailioiiio a loro
assolulanieiile indispensabile, ijueslo deve essere
loro ceduto sotto una forma l'acilmenle solubile, in
modo che possa penetrare subilo nelle cellule. Il
carbonio sotto lale forma è dato dalle sostanze orga-
niche, e perciò i funghi o si attaccano a piante ed
animali vivi o morenti od ai loro residui in via di
decomposizione. Solo in tal modo i filamenti mice-
liari fungini possono assorbire idrogeno e carbonio.
Patologia vegetale
La combinazione organica del carbonio deve avere
un peso molecolare mollo elevato perchè il fungo
possa assimilarla.
Gli elementi azotati è certo che non sono assorbiti
già tutti formali ma che possono venire elaborati
nei lessuli fiin.^iiii. t'iia prova di lale elaborazione
si ha nella Ibniiazidiu', nei li'ssiiti, di iininerose so-
stanze terziaiii' u (|uali'i'iiarie, e cior di olii essen-
ziali, di sostanze cerose, grasse, zuccherine, coloranti,
acide, del glucosio, molto raramente della fecola,
della gomma, della callose, della cellulosa detta
fungina, deiralhuniina e di sostanze alcaloidi (1).
Alcuni composti inorganici sono anche indispen-
sabili allo sviluppo dei funghi (2).
Essi per poter normalmente accrescersi hanno
bisogno di potassa, calce, anidride fosforica, nonché
di magnesia, ferro (3), ecc.
I funghi in generale non consumano completa-
mente per la loro alimentazione il substrato nutri-
tivo organico, ma lo decompongonoe lo distruggono in
gran parie per mezzo di fermentazioni tanto che
sono costretti talora ad arrestarsi nel loro sviluppo.
D'altra parte possono rendere alto alla loro nutri-
zione qualunque substrato. Cosi, mediante l'inver-
tina, trasformano lo zucchero di canna in zucchero
d'uva e coi fermenti diaslasici l'amido in glucosio
e mallosio. Possono anche, coi più svariati composti
di carbonio, formare plasma, membrana cellulare,
giicogene, ecc.
II Weiimer (i) ricorda come alcuni funghi (fra i
quali V Aspcrf/illiis ìiif/rr ed il l'enicilliiim glaueum)
assorliiiiin (III s;i|i ,|i |i,i|;i>>in, i'(ime nitrato di po-
tassid. Iii-Liiii ili |iiiia>Mii iiniicliù del solfato di ma-
gnesio e del miralo di calcio.
Molti funghi (aiici(diii) non hanno bisogno o solo
di quando in quando di ossigeno, altri invece non vi-
li l'niI'Sn.N (.'.) dilli,, sin. ,-,,iiir \'Ai/iiririi.s (Itrd-
l'aria come un bastone di fosforo, poiché (pieslo
fungo a cellule aerobie non può vivere che in una
atmosfera contenente dell'ossigeno libero: invece
di versare nell'aria dell'ossigeno, come fanno le
piante verdi, esso lo assorbe per convertirlo in
acqua ed jiciilo carbonici quasi come un animale.
Quinili r.l. iilnimnilnmis si i„.lrà <„.lilinr,' a,l un
animai,', iiii|iiaiil(i(hc ,|ii,'stii j-csIitcIiIm' aslissialo.
Il Phu'soìn dice che niellendo soUo una campana,
nell'acqua , un esemplare di A. atramentarius
(t) AcLOQUE, Les cliampignons, Paris.
(2) Vedi sludi del Pasteur al riguardo dei funghi dei
fermenti.
(3) Vedi WiESNER, Kli'iiifiili ili bolanica scientiftca
(Iraduz. di Solla), voi. I. |,;iu. l'.lS.
(4) Die Nàhrfaliirjkrii rmi Xalnumsalzen fùr Filze
si osserva una condensazione di vapor acqueo, poi
l'ossigeno è assorbito ed il CO* prodotto si scioglie
nell'acqua, la quale sale finché non rimane nella
campana che azoto.
Alcuni funghi hanno la proprietà di sviluppare
calore, anche senza tener calcolo delle fermenla-
zioni, poiché in tal caso più che all'azione fungina,
la formazione di maggior temperatura è dovuta alle
combinazioni chimiche che si determinano.
Molte forme di Agaricini sviluppano indubbia-
mente calore ed è perciò forse che il corpo fruttifero
della comune Colli/bia velutipes Curt. (vedi Aga-
ricini) può mantenersi in vita durante le basse
temperature invernali.
L'emissione di calore nei funghi può anche riu-
scire dannosa, infalli il Kuhn ritiene che il riscalda-
mento del fieno umido, sino alla temperatura suflì-
cienle per provocarne la cimhiislione, sia dovuto
all'azione deir^*7><vy//////,v /'miiii/atus (6), il quale
può riscaldare l'orzo in via di germinazione sino a
renderlo sterile.
Determinati funghi, specialmente in un ambiente
con ossigeno, emettono luce fosforescente, cosi il
Pleiirotus olearius Fr., il Pleurotus di Haiti, alcuni
Polyporus e le rizomorfe di alcune specie, come
quelle deW'Armillaria me//eaVahl., appaiono lumi-
nose nell'oscurità.
Nello sviluppo delle specie fungine gli organi co-
slitulivi si accrescono più o meno, in una piuttosto
che in un'altra direzione, a seconda delle diveise
condizioni dell'ambiente, e cosi si hanno delle curve
igroscopiche, come nei basidii delle Pcrunospora, i
quali distendendosi nelle giornale mollo umide, lan-
ciano le spore ad una certa disianza.
Si notano anche nei funghi veri movimenti posi-
tivamente eliolropici: cosi il Pilobolus crgstallinus
Tode, il quale cresce sullo slallalico umido e presenta
corpi lìiillilVri liirmali ila mi lilamenlo con un in-
grossamenlo linniii all' eslreiiiilà, rivolge sempre
cpiesli verso la sm^i'iile luiiiiiiiisa. Molti filamenti
iùngini descrivono d, di,' ,111 \,' p,isilive, mentre nelle
riz-oinorff si liaiiiio unni iili negativamente elio-
tropici.
Molti altri movimenti si verificano nei funghi in
relazione coli' anihieiile eslerno (7): cosi i corpi
fi-ulliferi di Ili fiiiiulii clic \iv,iiiii sopra un sub-
strato liqnidii, iiiiislraiiii un veni iilciliitpismo ne-
gativo, si dirigono cioè verso l'alio o lateralmente,
in modo da sfuggire il liquido e disseminare facil-
{Beitràge zur Kenniniss einheimisclier Filze, II, 1875).
(5) Analyse de l'air par TAgaricus atramentarius
{Compi. Rend. Acad. Sciences. Paris 1896).
(6) AcLOQUE, Les Campignons. Paris.
(7) Vedi Trattato di Bolanica di Strasbwrger, ecc.,
traduzione italiana di E. Avbtta. Milano 1897.
ffomiceli od Eumiceti (Funghi)
niente le spore. I (ìlameii(i miceliari compiono delle
curve posilivamenle o neptivamenle chemotropiche.
In alcuni lunghi, e specialmente nelle muffe (come
nel Penicilliiim glauctim ) (ì), si ha una grande sen-
sibilità anche a leggere differenze di tensione del
vapore acqueo.
Del resto i funghi si sviluppano facilmente nei di-
versi mezzi e si adattano anche all'ambiente, tan-
toché il Ray (2j, collocando delle spore di una
Sterigmatocystis in una bottiglia ripiena per metà
di liquido e tenuta per due mesi di seguito in movi-
mento rapido di oscillazione, osservò che il fungo si
era adattalo alle nuove condizioni, però con ridu-
zione della forma conidiale e conseguente tendenza
alla forma sierica, cioè con produzione di filamenti
lamifìcati, strettamente addossati e formazione quindi
(li un pseudoparenchima il quale dava poi origine
alle fornie perfette di riproduzione.
Vili.
Parassitismo dei funghi.
L'esistenza dei funghi è collegata sempre a ([nella
di altri organismi poiché devono vivere a spese di
materiali già elaborati. La maggior parte di questi
essei'i dissolve ed assimila le sostanze organiche in
via di decomposizione, alcuni invece possono assor-
bire i materiali nutritizi direttamente dall'organismo
che li ha assimilati. La funzione naturale dei funghi
consiste nell'accelerare la decomposizione delle so-
stanze organiche e di esse eliminare, sotto diverse
forme, (|uegli elementi che servono alla vita degli
animali e delle piante. Vn eccesso nella tendenza
che porla le forme fungine a vivere su composti
organici, può determinare il parassitismo. Per il che
i funghi si possono dividere in due gruppi, cioè:
funghi .sain-o/ili, i quali assorbono sostanze già da
tempo elaborale ed appartenenti quindi ad esseri
morii 0 già disseminate nel terreno e funghi pa-
lasKili che hanno la forza di assimilare i composti
organici che si trovano in organismi viventi, sieno
sani od ammalali, producendo un'azione nociva nella
pianta o nell'animale ospile.
Alcune specie di funghi si associano colle ife del
loro micelio ad altri organismi, vivono a spese di
questi, ma nello stesso tempo esercitano un'azione
benefica sull'ospite. Si ha cosi il caso di due orga-
nismi i (|uali convivono assieme con reciproco van-
taggio, ossia la simbioai.
Le ife miceliari di determinate specie fungine for-
mano, intrecciandosi cogli apici delle ultime radici
di piante secolari e di pianlicelle giovani delle querce
(t) Lesage, Recherches phtjsiologiques sur les cliani-
pignons {Comples Reiidus de l'Académie des Sciences.
Paris 1894).
e delle cupulifere in genere, del noce, del castagno,
del faggio (fig. 54), del nocciolo, deWabete, del
pino, ecc., un rivestimento compatto oppure lacu-
noso, esile 0 mediocremente ispessilo ed a superfice
liscia 0 con ramificazioni delle ife sporgenti dalle
diverse parti ; queste funzionano come austori in
sostituzione dei peli succiatori della radice, i quali
nelle regioni assorbenti, ricoperte dal micelio fun-
gino, non possono formarsi.
Fig. 54. — Estremità di una radice del Faggio coperta da
un fitto rivestimento formato da un micelio, ingran-
dita iOO volte (secondo Franck).
Questa guaina fungina o micorita che incappuccia
le giovani radici, segue l'allungamento del vegetale
ospite; le parti del micelio fungino piti lontane dal-
l'apice vegetativo, deperiscono quindi mano mano
che la radice si allunga.
Secondo gli sludi del Gibelli e del Frank, il fungo
in questo caso non funziona piti come parassita, ma
provvede invece alla pianta, per assorbimento
diretto delle ife, l'acqua ed i sali disciolti in essa.
Le piante ospiti risentirebbero quindi un giova-
mento, inquanlocliè, mediante le micorize, esse non
assorbirebbero piii l'azoto dai nitrati, ma bensì sotto
forma di combinazioni organiche generalmente molto
complesse.
Le micoriìe, d'altra parte, non vivono completa-
mente a spese delle porzioni radicali, ma anche
assorbendo rmtrimento direttamente dal terreno, e
servono quindi più che altro a portare nella pianta
ospite le sostanze nutritizie che essa non potrebbe
direttamente assorbire.
Il Zawod.ny, e.saminando un vigneto nella Bukowine
(Austria) piantato in un suolo molto ricco d'humus
e nel quale crescevano dapprima delle querce, dei
pini e dei carpini, trovò costantemente le radichetle
delle viti trasformate in micorize con micelio non
solo alla superfice, ma anche nell' interno delle cellule.
(2) Sur le déeeloppement d'un cliampignon dans un
liquide en mouvemenl (Compi. Bend. Acad. Sciences.
Paloluyia vegetale
Fig. 56. — Licheni frutticolosi e frondosi
nuloii i-nmulosum ton Scylonema, iugrandilo 650 volle.- *) Cladonia fuicata con Ptolocoi
fi Coccocarpia molybitaea, sezione jingrandila 650 volte [sLCondo BornetI
Egli notò che le ife miceliari del l'unijo, atlraver-
sano la sostanza intercellulare delle cellule eiiider-
miche e riempiono quasi completanienli' le icllnle
del sistema corticale, le quali non pn'siiil,in(i iinò
alcuna deformazione; si sviluppano di pari passo
colla radice ed emettono anche dei filamenti, i quali
restano in comunicazione col suolo, assorbendo da
questo i nutrimenti necessari.
La prova di un tale modo di vita si ha nel fatto
che il micelio fungino muore poco a poco nelle parti
vecchie, ove, non avvenendo più l'assorbimento, la
sua presenza diventa perciò perfettamente inutile.
In alcune prove di colture fatte con vite Isabella
in un suolo ricco d'humus, lo Zawodny stesso ha
potuto convincersi come le micorize fossero indi-
spensabili alla pianta per poter vivere.
Una specie di società di alimentazione •<embra che
si abbia anche nei bacterii che producono i rigonfia-
menti 0 tubiTcìili raiiiiMli delle leguminose.
La scopeila ild Iii;-I1aiìy sulla vera natura dei
Licheni lia diiiinsliMin amlie come un fungo possa
vivere assdci.ild cdii iiii'iiliia in modo da recare bene-
fìcio allal-a iiii'iii'Miiia. In questo caso si ha una
vera shnbiusi di un'alga con un fungo.
Il sistema di vegetazione dei Licheni (fig. 55-56) è
quindi costituito di due organismi associati in modo
da averne un reciproci! \anlagi;io, rioi' di un ele-
mento senza pigmenti durdlilliani vW a|i|)aiiiene al
fungo e di un elemenln inn pii^incnli cldidlilliani che
fa parte dell'alga. Il modo di vita però dei due esseri
associati si mantiene sempre diverso, poiché l'alga
può vivere anche isolata e sotto l'azione del fungo
assillile maggior vigoria, ricevendo da esso una più
grande quantità di alimenti azotati e minerali, mentre
il fungo ha assoluto bisogno dell'alga, dalla quale
assorbe i composti idrocarbonati.
Sebbene sembri in via generale die i limili dei
gruppi ricordati sieno ben definiti dal modo di vita
dei funghi, ciononostante riesce diflìcile il definire
con esattezza se una specie fungina sia parassita,
saprofita, o viva in simbiosi.
Quando, ad esempio, per le sfavorevoli condizioni
dell'ambiente o della stagione un vegetale incomincia
a deperire in alcune sue parti, è molto facilmente
infestato da forme fungine o dà più facile adito allo
sviluppo degli organi di riproduzione dei funghi. In
questo caso il fungo deve essere più che altro consi-
derato come un pseudo-saprofita o nosofita, perchè
quantunque contribuisca all'esaurimento dell' organo,
questo poteva essere jiortalo alla disseccazione senza
rintervenlo delle forme fungine.
Il fungo saprofita oltre all'azione chimica destinata
a facilitare la formazione di elementi utili agli altri
organismi, esercita anche sui corpi morti un'azione
tisica. In tal caso esso riesce ilaniioso perché le sue
ife a<ldentiaiidiisi, ad esempio, nei vecchio legname
ne staccano le libre eil i vasi, riduceildolo in uno
stalo di decomposizione.
Molti funghi inoltre, di natura saprolitica, possie-
dono la facoltà di vivere durante alcuni sladii del
loro svilup|)o come parassiti, e d'altra jiarte alcune
specie, vere parassite, dopo avt'r determinalo o no-
tevoli alterazioni od anche la morte di un organismo
vivente, conlinuano a vegetare ed a formare organi
di riproduzione, assorbendo il nutrimento dai tessuti
morii e decomposti della pianta ospite, fjuesti funghi
sono oggidì conosciuti col nome di /;ff;-ff«,s/7/7'flco//fl//()i.
La conoscenza esalta dei veri parassiti è di somma
importanza per l'agricoltura, perchè essi vivono a
spese delle piante coltivale, determinandovi diverse
iiialallie. .Al presentarsi di un nuovo malannoconviene
subito accertarsi sulla vera natura parassitaria della
forma fungina che abila nelle parli malate; per far
ciò bisogna ricorrere ai sistemi di inoculazioni arti-
ficiali degli organi riproduttori di un dato fungillo,
sui tessuti sani di una pianta della stessa specie di
([uella ammalala. Queste prove di infezione in un
ambiente riparato da tutte le avverse condizioni
esterne, praticale jier la prima volta dal De-Iìary e
dal Kùii.N e seguite oggidì da un grandissimo numero
di micologi, hanno servito in modo straordinario a
porgere all'agricoltore i dali da seguire per coinhal-
lere i diversi funghi dannosi.
I fungili parassiti per mezzo delle ife del loro
sistema di vegetazione cerca no di penetrare, seguendo
diverse direzioni, nelle radici, nei tronchi, nelle
foglie, nei fiori e nei frutti. In generale le ife cercano,
iiell'entrare dentro all'ospite, (|uei punti dove la re-
sistenza è minima, (piindi passano attraverso agli
stomi od alle lesioni prodotte dagli agenti atmosfe-
rici 0 dagli animali, oppure alterano e distruggono
le pareli delle cellule.
Quasi tutte le specie di vegetali, sono munite di
apparecchi speciali destinali alla difesa contro l'in-
vasione dei parassiti, cosi in generale la parete
esterna delle cellule epidermiche è mollo ingrossala
e le parti più deboli sono rivestite o da una corteccia
0 da alcuni strali di cellule a parete più o meno
ispessita.
Alcune famiglie di piante sono in modo speciale
esposte alle invasioni dei parassiti, e si nolano alcuni
alberi nei quali possono vivere anche quattro, cinque
0 sei e più forme fungine. Sopra le felci ed i muschi,
i funghi parassiti sono piuttosto rari, mentre invece
sono frequenti sui licheni e sugli organi di fruttifi-
cazione di alcuni funghi: ad esempio, sulle muffe
comuni, vivono parassiticamente altri funghi.
Anche sopra e nel corpo degli animali, vivono da
parassiti alcuni funghi i (|uali possono produrre ma-
lattie molto dannose come quelle che si appalesano
sulla larva del comune baco da seta.
Le ife dei funghi penetrale neirinlerno dei vege-
tali vi producono delle decomposizioni e modifica-
zioni strutturali delle parli componenti, le {|uali por-
tano come necessaria conseguenza l'alterazione delle
funzioni ed anche la morte di una parte o di tutta la
pianta ospite. Secondo la specie del fungo parassita
e la resistenza opposta dall'ospite, varia anche la ra-
pidità di propagazione, cosi, ad esempio, in alcuni
casi si presentano alterate solo le cellule in conlatto
col fungo parassita, altre volle invece lutto l'organo
o la pianta avvizziscono e si disseccano.
I funghi possono vivere sopra un vegetale in due
diversi modi, o svilupparsi semplicemente sulla su-
perfice esterna dei diversi organi, foglie, fiori, frutti,
rami, ecc., ed in tal caso si dicono epifili, oppure
accrescersi in modo da colpire anche le parli interne,
ed allora diconsi eiidofili.
L'infezione per mezzo dei funghi avviene o quando
l'ospite è giovanissimo, o quando ha raggiunto un
cerio sviluppo; in questo caso concorrono all'en-
Irata del fungo nell'ospite le ferite che il vento, il
gelo, gli animali e l'uomo slesso possono accideii-
talmenle produrre sopra una pianta.
1\.
Azione esercitata dai funghi parassiti sulle
pareti, sul contenuto degli organi attac-
cati e sulla struttura anatomica e forma
delle piante ospiti.
Le ricerche intorno al parassitismo dei funghi,
mentre hanno messo in evidenza come molto sva-
riale ne siano le conseguenze e le manifestazioni,
Patologia cenciaie
servirono anche a dimostrare che, in generale, le
sfavorevoli condizioni atmosferiche, hanno nelle
malattie delle piante una parte solo per ciò che pos-
sono impedire o favorire lo sviluppo delie forme
fungine.
I funghi esercitano o sul contenuto o sulle pareti
delle cellule infestate varie trasformazioni, le quali
portano un cambiamento più o meno marcalo nel-
l'aspetto esterno del vegetale ospite.
Solo in rari casi il micelio del fungo attraversa le
pareli cellulari e vive assorbendo il nutrimento dal-
l'ospite senza rendere manifesta all'esterno la sua
presenza con qualche anomalia. Le diverse specie di
Ustilaginee, alcune forme lignicoie dei generi Pai za
e Neclria, attraversano i fusti delle piante ospiti
senza produrre alcuna defoi'niazione neirorganu in-
festato. All'epoca però della liorilura, la piesenza
delle Usltlaninee si rende ben manifesta, poiché
nell'inlernd degli ovari o sopra altre parti delle gra-
minacee, >i InrniaiKi le fruttificazioni hrunaslre cono-
sciute ciMiimiciiicnli' l'ol nome di carlioiii, mentre le
specie (lei -iMM'ii i'f:ii(i e Nertria eoi loro sporangi,
attaccano e disti ngi;(ino alcune parti della corteccia
degli alberi.
I funghi parassiti determinano nei tessuti da essi
invasi una maggiore aiìluenza di succhi i quali, non
potendo essere lutti assimilati normalmente dal fun-
gillo e dall'ospite, producono nei punti infestati uno
sviluppo eccessivo e quindi delle ipertrofie molto
svariate.
In alcuni casi il tessuto ipertrofico costituito uni-
camente da cellule soverose, forma come un organo
di riparo all'espandersi del fungillo.
Le alterazioni e le trasformazioni prodotte dai
funghi parassiti possono essere ristrette o ad una
parte molto limitata dell'ospite, oppure si estendono
alle foglie, ai rami ed anche a Inlla la pianta.
I%«r■///7/7///;^ che inleslmi.i le l'oi;lic ilei Trifo-
lium,MV-Anniii,Hi, .In Tarn.iarum e -lei Mi/o.so/i.s,
producdiin Milli ilil:ii;izioiie straordinaria nelle cellule
che alliM\rr^,iiin m inudo da indurre dei rigonfia-
menti vesriniLir Ile foglie e dei ripiegamenti o
callosità sin piiriiiiili e sui pciliinculi. In un Si/ii-
c/iilriiiiii l'Ile iiilolii lina piaiitirell.i la quale cresce
comunissiina huigu le siepi, la l'ulcntillatonnentiUa,
l'organo di vegetazione invade una cellula la quale
si ingrandisce in modo straordinario, mentre le vicine
si sviluppano irregolarmente e si allungano a forma
di peli, tanto da costituire come una specie di verruca
pelosa.
Cosi il niicclii. della Qiìnplosponi C.ri.prrliaini
Kuhn., che liassi 1iiI1;ì I;i sI.i^Ìimi,. inveì nule sul Irs-
suto corticale del Vaccninnii Vilis Idaid , A piiiiri-
(1) MASSA.LONG0, Bollettino della Società italiana di
Botanica, 1892.
piare della germogliazione emette dei rami che si
internano nei giovani germogli dell'ospite e provo-
cano, con una speciale eccitazione sulle giovani cel-
lule, una gl'ande affluenza di succhi, quindi un
enorme aumento di volume nelle cellule stesse ed
una colorazione rosea dapprima, poi bruna e sbia-
dita e conseguentemente una ipertrofia nei giovani
rami, i quali assumono una colorazione rosea e la
forma di fuso (1 ).
La formazione di ipertrofie in seguito all'aumento
di volume delle cellule si riscontra pure nelle inva-
sioni prodotte dai funghi conosciuti col nome di
Exoascii.s (i).
Le ipertrofie di questi funghi si presentano sotto
forma di alterazioni più o meno marcate dei fruiti
del Sìisino, del pruno, del mandorlo, AeWonlano,
dei pioppi, ecc., e sono comunemente conosciute
to\\\mw i\\ hoii-iinhioni. 11 micelio ibernante del
fungillo all'epoca della fioritura produce delle rami-
ficazioni, le quali entrando nell'ovario, ne gonfiano
in modo straordinario le cellule; l'ovario quindi si ac-
cresce rapidamente, simulando quasi un vero frutto,
privo di semi, perchè il fungillo o distrugge gli ovuli
0 ne impedisce la maturazione. Altri E.roasvun vivono
nelle foglie o sui rami del paro con pi-oduzione di
rigonfiamenti carnosi ed accrcsciincnli irregolari, o
deviazioni della direzione nnniiiilc di ci cscniza, come
nel caso deir£.T0ff*r//.sw7//7«/// lloslr., clic produce
all'apice dei rami adulti numerosi ramoscelli afl'astel-
lali sottili, corti, con foglie ridotte. Tali anomalie,
conosciute comunemente col nome di uropaccl o
scope da strega, si liscniilraiio .iiiclic nnW abete
bianco (fig. 57). Snpra alcuni rami mizzontali si
innalzano ramoscelli eretti, raggruppali in verticilli
ingrossali, molli e pieghevoli. Lo sviluppo in questi
rami è precoce, le gemme si aprono prima delle altre
e le foglie linino-giallicce cadono alla fine del |iiinio
anno. La ci'escciiza però è molto limitala, poiché
dopo pochi anni muoiono ed allora in mezzo alla
chioma \iTile-cnp;i dell' aliete, spiccano i rametti
arrulfati e secchi, iiilesl;iti dal l'migo.
Alcuni l-:.nitiasi(liiii}i. tra cui VE. Vaccinii (Vnrk.)
Wor., determinano sopia alcune porzioni delle foglie
di piante os|)iti dei corpi spugnosi della grandezza
anche di una mela. I Cgniiio.sporaiiginw anche de-
terminano notevoli modificazioni; cosi, ;hI esempio,
il G. clavariaeforme (.lac(|.) llees iiiihIiicc, sui r;imi
del iji/»''/)/'" comune, degli iii,;;rossaiiieiili ben visibili
ad occhi 1(1(1 (li,;;. .'iX ,; il C. jniiipfniiiini ( L. ) Fr.
forma, sulla p;igiiia inreriore delle foglie A\ Aritiliu
rdliiiiiti/'iilHi (li;. .')'.)), unii proliilieranza ninnila di
numerosi rametti o corna, cosliliiili dalla sostanza
spugnosa della foglia che si prolemle aireslerno.
(2) Sadebeck, Monografia degli Exoascus. Strasburgo
B93; Smith W. G., Ricerctte intorno agliExoascus, 1894.
r/ìimirr/i Olì Eumiceli tt'unfi/ii
Fig. 57. — Scope da strega dell'Abele bianco, prodotte àaìVAecidùoìi eìalinmn Alb. et Sch. (dal Kernf.r).
Fig. r),S. — Cancro del fusto del Ginepro (Juniperus com-
mnnis), prodotto dal Gi/ninosporanflium clavariae-
fonne (dal Kerner).
Le foglie allaccale dai l'ungili hanno generalmente
una forma molto modificata. Le foglie carnose a ro-
setta del Sempervivum lectorum, pianta gr.assa che
10 — Patologia vegetale. Nuova Encicl. Agraria,
Kig. .59. — Cancri delie foglie di Afonia rolundifolia,
prodotti dal G t/Dinosporangium junipevinum (dal
Kerner).
si trova comunissinia nei luoghi ruiciosi di <olliiie
elevale o di montagna, allo stato normale si presen-
tano lunghe circa 2 volte o 2 volte e mezzo la loro
Paloìoffla vegetale
larghezza, quando sono iiifeslale da un fungo cono-
sciuto col nome di Endophyllum sempervivi (Alb.
et Sch.) De B., hanno una lunghezza tripla, con
forme lineari ed un colore giallo sbiadito. Le foglie
é^W Anemone nemorosa (fig. 60) infestate Aa\\ ecidio
A
:^
Fig.
Silvia (Anemone nemorosa).
della Pucci nia fiisca (Sow) Schrót., hanno i piccioli
lunghi circa il doppio di quelli sani. Cosi V Ustilago
Maydis (DeC.) Winl., produce sulle foglie, sui fusti
e sugli organi fiorali del grano turco {Zea Mays),
tumori aventi un diametro anche di 7 e più cin.
Molte Crocifere che vivono allo slato selvatico
(per es., la Tldaspi bui-na pastoris), o che vengono
comunemente coltivate, siacdiiic pimilc niNaiiicnlali,
sia come piante ortensi ( Violiirinccn, (aiciiIo), in
seguito all'infezione del Ci/.slapii.s cinidiilìis l'crs.,
presentano sui fusti, miI l'.inii, sulle In^lii' lidniji e
sui fiori, delle iperlrolii' liili, ila (■.iiniiiaic quasi inm-
pletamente l'aspello all'individuo.
Molto caratteristiche sono anche le trasformazioni
prodotte dal la forma (■(•/(//£■« dell' ^Vowycfs/^'.s/CPers.)
De B-, sulle piaMlicÌMiMlcirerliaci|iirssÌM;i(/w//-//»////rt
Cliparisnias), la quale cii^ie e lissima iii'i lud^lii
incolli di pianura ,■ cnllina, spenalni,' lellWIla
Balia. CU iikIimiIui saui Imuiio uu ruslinno .Tello,
(•ilinilnco,,-o|M.||iMl,i uuuH'i'oseloiilie lineari, lunghe
e di rolor veide eupd, quelli allairali dal liiiigillo
vece, i;li di liaiii di ripruilii/joiie sdiid piccdli, sl'iiniiali,
senza frulli e semi, (ippiire iiianeaud eiiiiipletauieule.
.Nel l.iuirHs nnuiricHsis, V Erohasiduim LnuUWsl
pidduee, sopra la corlereia, mi ,u-aiH drma
allungala, lungo 7, X a \± reiiliiiieln.
Molte volle i funghi prodiicdiid, specialuienle nei
rami, una deviazione dalla ilirezidii jrmale. Un
fungo {.l/c/^/w/,,v,»/Y/ Irninilae Tiil. ), diiraiile una fase
del sud svihi Mve iielli iiid dei lami d degli
inleriiddi delle gidxani piaiili' di jiiini, impedeiiddiie,
nei |iuiili inl'eslali, raceresciiiienlii. Ne risulla che le
parli sane cdiiliiiiiaiiild ad allungarsi, determinano
un iiKiirvauienlo did laiiid, il ipiale viene a desrri-
.\uilii' sulle radili i liiiiglii producono delle iper-
trofie limilale o ad aliiiiie porzioni, od eslese a liilla
la siiperlice.
Molli funghi parassili vivendo iicdriiilerno delle
piaiile ospiti, idli'ecliè pidiliine delle ipertrofie nei
nano spi'ciali eiuiiliiiiazidiii, e qiiiinli eoloiaiid varia-
menle in i-dssjicid o i;ialld aianeiald le parli i-olpile.
Alcuni lunghi pai.issili, olire idie vivi'ie a spese
della pianta ospite, pidilucdim aiiilie, nui azioni
meccaniche, oppure per mezzo di azioni chimiche,
la distruzione dei lessiili della piaiila slessa; cosi, ad
esempio, le ile niieeliaii iiilrodiieeiidosi fra le sin-
gole cellule .ieirospile, le dislaeeaiio dalle altre e ne
producono gradalaiiieiile la morie.
L'azione chimica esi'icilala ilalle ile è diversa, a
seconda delle piante e del paiassila.
.\.
Lo studio tlella dislrihuzione geografica dei funghi
è ancora poco conosciuto, non essendo ancora noli
gli agenti esterni i quali possono intervenire in tale
ripartizione.
/fumiceli liti Eiimiaii [Fiimjhi
Si e cercato di stabilire (|iiale inlhienza possa avere
la natura del suolo, avendo come punto di partenza,
non l'analisi chimica del suolo, ma la presenza di
fanerogame silicicole o calcicole.
Cosi anche, come ricorda il Costaotin (1), biso-
gnerebbe tener calcolo dell'iiilluenza degli alberi che
costituiscono una foresta. 11 lartufo, pianta calcicela,
può divenire silicicola quando vive sui castagni.
Inoltre, quando in una località si cambia la coltiva-
zione delle specie fanerogainiche, la dora micologica
subisce delle notevoli moditìcazioni.
Esiste certamente un intimo legame fra la flora
fanerogamica e la micologica.
Il Tavel (2) ha studiata una tale questione ed ha
dimostrato, per esempio, che nei prati con grami-
nacee pelose, predominano V Uromijces più (Pers.)
De lì. e l' IJromi/ccs istrinluH Schr.; invece nei prati
con Molinia si trova la Piiccinia mo/iniac Tul., la
P. ilioìcae Magn., ecc.
Xl.
Ter irn|icdiir la dillusione dei parassiti e la loro
azione snlle piante coltivate si utilizzano comune-
mente i sali di rame, di ferro, lo zolfo, la calce, ecc.
Difficile però riesce l'applicazione delle sostanze
anticiittogamiclie, perché non tutti i funghi sono
e|iilili, la massima parte anzi vive nell'interno dei
tessuti. In tal caso il rimedio deve essere applicato
preventivamente e quindi la cura si riduce ad im-
pedire lo sviluppo degli organi riproduttori sulle
diverse parti delle piante coltivate e la penetrazione
nei tessuti dell'ospite.
l'ili che coll'uso di sostanze anticrittogamiche si
pohanno ottenere ottimi risultati curando l'igiene
dei seminali ed il giusto e razionale avvicendamento
di certe varietà di vegetali.
E certo che non lutti gli individui di un deter-
minato vegetale vanno ugualmente soggetti agli at-
tacchi dei fungini. Nei seminati fortemente infestati
da un qualche micele si trova sempre un cerio numero
di esemplari, che adattatisi meglio all'ambiente,
resistono all'azione dannosa del parassita.
K appunto colla propagazione di tali esseri che
l'aiiricoltore troverà il mezzo se non di allontanare,
per 1(1 meno di limitare i darmi nei campi, è insomma
colla selezione fisiologica che si potranno ottenere
forme resistenti ai malanni (vedi pag. 3).
Secondo la classificazione di Schroeter divideremo
le forme fungine nelle seguenti coorti: Phjcomjcelac,
Ascomjcetae e Uasì(lioni)cetae, ricordando da ultimo i
caratteri delle forme imperfette riunite nel gru))|io
Deiileromjcelae.
(1) Revue gén. de Botanique, 1895, n. 76, png. 185.
(2) Benierk. ùber (lev Wirthsweclwel der Bostpilze
Ber. {Bolan. Gesells., HI, 1893).
Capitolo I.
PHYCOMYCETAE
1 Eicomiceli hanno un sistema di vegetazione rap-
presentato da una cellula filiforme, semplice o rami-
ficata, raramente divisa da setti trasversali, ed organi
di riproduzione o spore di varia forma, esterne (co-
nidii e z-oospore) od interne, e prodotte, o per via
agamica, o per coniugazione di due rami miceliari,
oppure anche in seguito ad un vero atto di feconda-
zione. Sono funghi che vivono parassiti sulle piante
e sugli animali, raramente si sviluppano saprofilica-
mente sulla superfice terrestre o nell'acqua.
A seconda del loro diverso modo di presentarsi, ma
specialmente per la svariata formazione delle spore
sessuali ed asessuali, i Ficomiceti si sogliono divi-
dere in alcune famiglie, delle quali quelle che più
interessano l'agricoltore, sono le Perono.sporaccf, le
Chylridincee. le Prolomicelacce e le Eiitowo/'/oraree.
Famiglia delle Peronosporacee Di' B.nv.
Le Peronosporacee (3) comprendono organismi che
vivono parassiticamente nell'interno di piante verdi
e di elevata struttura, e sono fra tutti i funghi quelli
che arrecano i maggiori danni alle piante coltivate.
I diversi organi che costituiscono il sistema di
vegetazione e riproduzione, sono rivestiti da una
membrana complessa e formala dall'intima associa-
zione della cellulosa colla callose.
II sistema di vegetazione o micelio è molto svilup-
pato e ramificato, continuo, con numerosi nuclei e
depositi che accennano a setti trasversali. I filamenti
miceliari si diffondono fra gli spazi intercellulari, nei
tessuti della pianta ospile; raramente, come nella
Phì/lop/illiuni iit/'exltiii.s (Moni.) De B., appaiono al-
l'esterno delle foglie; hanno un diametro non eguale
e presentano forme molto svariate. Nei tessuti a cel-
lule lasse le ife sono cilindriche ; nei tessuti compatti
assumono invece l'aspetto varicoso. In vicinanza
delle nervature delle foglie o nei frutti, il micelio
appare palmato, con finissime ramificazioni : nelle
lacune aerifere e spesso nelle camere ipostomatiche,
i filamenti miceliari si ripiegano a gomitolo e si
ingrossano anche di molto.
La membrana dei filamenti è quasi sempre strati-
ficala, e generalmente più compatta verso l'interno.
Nella parte interna dei filamenti si notano dei dejìo-
siti che formano delle prominenze mammellonate,
degli anelli, dei rigonfiamenti di breve lunghezza e
conformati a guisa di setti.
(3) Vedi L. Mangin, Hechercìies anatomiques sur ics
Péronosporées {Bullelin de la Société d'hisloire naiurelle
d'Autun, tome huìliéme). Aulun 1895.
Patologia vegetale
Il miselio assorbe il nutrimento per mezzo di or-
gani detti sucviatoi od austorì, i quali vengono spinti
nelle cellule della pianta ospite, determinandone la
morte.
La forma dei snceiatoi è mollo varia (flg. 38);
essi si possono liiluire :i (|iialli(i lipi dislinli, cioè :
succiatoi veschiiliin, /iiln/hiiin. snujilici d nniu/i-
cati, e sono cirnimlMli d:r una ^naiiia speciale, la
quale impedisce cosi l'immedialo rimlalld dei snc-
eiatoi colla sostanza vivente; la nutiizidne si elteiina
per una doppia dill'usione attraverso ipiesia ^naina
e la parete dei snccialoi. La i;naina (irdinariainenle
formata da callose, è ilap|iriina niolln rifrangente
e strettamente aderente ai succialui, ([umdi si i;unlìa
e lascia vedere una stratificazione; (|uesta in seguilo
scompare, mentre la guaina continua a rigonliarsi
fino a che tutta la cellula ospite si riempie di una
massa amorfa.
Quando il micelio ha raggiunto un certo sviluppo,
forma dei filamenti che si dirigono per lo più verso
le parti esterne delle piante infestale e danno origine
agli organi di riproduzione aerei {conidii).
I filamenti sporiferi o coiudiofori escono dalla
pianta ospite, o per mezzo delle aperture delle stomi,
0 determinando la rottura dell'epidermide, si dispon-
gono in diverso modo a seconda dei vari generi e
sono coslitniti esclusivamente di celluiosi ; la callose,
si riscontra solo sotlo forma di ammassi mammello-
nati 0 di anelli che appaiono nella parie interna del
tubo sotto forma di setti trasversali. Nelle specie di
Peronospora e Phgtophthora, i conidiofori escono o
isolali od a fascelli dagli stomi, e si dispongono per-
pendicolarnienle alla superlice, si raniilìcano nella
parte su|MTÌore e portano, all'eslreniilà dei rami,
delle |ucc,,l,. papille o .s/,v7>/////, sopra oi;niMia delle
quali SI fciinia un roiiitlni uvoideo, il (piale può es-
sere aiiclic ciinliaildislinto col nome di ioosporangio
se, gerniinaniln, non dà origine a filamenti niiceliari,
ma bensi a HKisporc.
Nelle specie del i;enere Ci/sliipiis, i coiìidiofori
sono brevi, sempliii, riniiili in irruppi, e ciascuno
forma, iii;onliaiiilosi all'eslreniilà snperioi'e, un co-
nidio, il (piale resta diviso dal conidio/bro per mezzo
di un setto. In seguilo il conidioforo si allunga an-
cora, si rigonfia e dà origine ad un secondo conidio
sotto al primo, poi nello stesso modo ad un terzo
sotto al secondo e cosi via, di modo che ne risulla una
catenella di conidii, separati l'uno dall'altro da un
sottile filamento di callose. Ijnesli esenilano una
pressione sulla epidermide limlie la rompono, ed
allora si mellono in libertà, fnrniando, nella parte
esterna dell'organo invaso, un pulviscolo bianchiccio.
Le dimensioni e la forma dei conidiofori però non
si presentano mai costanti.
I conidii servono a propagare il malanno nella
stagione estiva alle piante ancora sane, e possono
germinare in modi diversi. Nel maggior numero dei
casi essi emettono direttamente un filamento, altre
volte invece, avvenuta la rottura della membrana,
ne esce tutto il protoplasma interno, il quale si cir-
conda di un altro rivestimento e |ioi si allunga in un
filamento. I conidii iooxpiiriuigi, (piando sono collo-
cati in una goccia d'aciiiia, si dividono nella parte
interna, in diverse poi'zioiii londeggiaiiti, le (piali
escono da un'apertura che si l'orina ludla parete,
emettono ai lati due ciglia vibralili, dirella l'iina al-
l'innanzi, l'altra all'indietro, cosliliiendo cosi altret-
tante zoospore le quali si muovono per un certo
tempo nell'acqua, poi si attaccano all'epidermide
della pianta ospite, si circondano di una membrana,
ed emettono un tubicino. Il tubo germinativo delle
spore, forando l'epidermide (Peronospora, P/iyto-
phlliova), od attraversando l'apertura degli stomi,
penetra nell'interno dell'ospite e produce nuovi fila-
menti miceliari.
In alcune specie si è anche notato che i conidii, a
seconda che si trovano in luogo asciutto od immersi
nell'acqua, possono produrre o direttamente il tubo
miceliare o formare le zoospore.
Verso la fine della vegetazione della pianta ospite
e nell'interno dei tessuti, si formano, sul micelio,
organi di riproduzione sessuali.
Alcuni filamenti miceliari si rigonfiano o all'estre-
mifa dando origine ad un corpo di forma ovoidale,
sferica o poliedrica uiogonio), che per mezzo di un
setto trasversale si slacca dalla parte inferiore del
filamento, oppure in mi dalo piinlo del decorso, ed
allora Voogonio si slacca per mezzo di due setti.
Ij'oogonio, od orjjano feniiiiinile, ha una mem-
brana formala da|ipriiiia di nn'inlima associazione
di celluiosi e collose, ma in segnilo subisce varie
modificazioni; in alenili casi (■ diviso in due sleali,
uno inlerno, formalo di celluiosi con una minima
quanlilà di collose, e l'allro eslenio, cosliluilo es-
senzialniente di callose. Al moiiienlo pen'j della ma-
turazione del contenuto, la membrana si rigonfia e
gelatinizza.
Il protoplasma interno condensandosi, forma una
gonosfera, la quale resta divisa dalla membrana
per mezzo di un sottile strato più chiaro e finainenle
granuloso, detto periplasmn. Accanto -AWciogoiiio,
sia sullo stesso, che sopra mi lanio \ icino, si forma,
in seguito, un rigonfiamento claviloinie, clic si separa
pei' mezzo di un sello dal filainenlo, e dà cosi ori-
gine ■.ìWniileriilid contenente un protoplasma pure
granuloso, l/anleridio venendo in conlallo coU'oo-
gonio, emette un tubo il (piale fora la parete del-
l'oogonio, attraversa il periplasma, e \a a versare
tutto od in parte il protoplasma iiiascliile nella go-
nosfera. Altre volte anche l'anleridio si avvicina
all'oogonio, e nel punto di conlatto in seguito o ad
una gelificazione delle membrane, o per diffusione
Ifomiceli od Eumieeli (Funghi)
nsiiiolica, il protoplasma dell'anteridio si Ibmie col
proloplasma femminile, provocando cosi una vera
i'econdazione.
Dopo la l'usione dei due protoplasmi, la gonon/era
si trasforma neWoospura, la quale resta proietta da
due membrane, una interna (fMrfo«/)o/'/o) rifrangente,
ugualmente ispessita, con una stratificazione ben
distinta e costituita dall'intima associazione di celia-
tosi e callose e da una membrana esterna (episporio
od esosporio), alcune volte appena visibile e mollo
sottile; in altri casi invece appare ispessila, munita
di papille coniche o rugosità più o meno pronun-
ciale, di colore jalino o raramente bruno. Negli
oogonii abortiti la parte interna è quasi sempre
coperta di concrezioni di callose.
Voospora, in seguito alla distruzione dei tessuti
della pianta ospite, viene messa in libertà, e passa
l'inverno nello slato di quiescenza e protetta dal-
Y episporio e AM^endosporio.
Nella primavera successiva, o quando si verificano
attorno ad essa le condizioni favorevoli, Voospora
germina in modo assai vario anche nella slessa
specie. In alcuni casi si rompono le due membrane
e la parte interna si sviluppa producendo numerosi
fdamenti, i quali portano all'estremità un ioospo-
rangio, oppure tutta la parie interna si trasforma
dilettamente in un loosporanyio. Le zoospore che
si formano in questo modo producono, come quelle
che hanno origine dai conidii, un vero micelio.
Il sistema di vegetazione, o micelio delle Perono-
sporacee, può in alcuni casi mantenersi in vita nella
stagione invernale sotto forma di micelio ibernante.
Nella Peronospora delle palate, il micelio si trova
allo slato di vita latente nell'interno dei fusti e dei
tuberi, e nella Peronospora della vile, nell' interno
delle gemme.
Alle Peronosporacee appartengono molte specie
dannose alle piante coltivate che si possono riferire
ai generi contraddistinti dai seguenti caratteri mi-
croscopici :
Conidiofori brevi che si sviluppano nell'interno della pianta ospite .... 2
Conidiofori che si sviluppano all'esterno della pianta ospite 3
Conidii isolati Gen. PytlUicni
Conidii disposti a catena » Cyslopus
Conidiofori con 2 o 3 rami Gen. ['hytophllxora
Conidiofori mollo ramificati 4
Ramilicazioni dei conidiofori brevi ed ottuse .■>
» » divise dicotomicamente ed uncinate all'estremità 6
Oospnre rivestite da un tegumento molto ingrossato Gen. Scli'rospora
» » » sottile » Plasniopara
Micelio con austori semplici Gen. Bremia
Micelio con nustoii ramificati » Perotw.ipora
Gen. Pythium l'ringsh,
l'jlliiiim He Itarpniim Hesse (Malallia delle gio-
vani jiiaiiticette). — È un parassita che infesta ed
uccide le pianticelle appena uscite dal seme, nei
campi e specialmente nei semenzai, e sfugge molle
volle all'osservazione dell'agricoltore che s'accorge
del danno, solo quando buona parie delle giovani
|iianlicelle sono già irreparabilmente perdute.
I vegetali più danneggiati sono il trifoglio bianco
( Trifolium repeiis), il grano turco (Zea Mays), il
miglio (Panicum mitiaceum), la Camelina saliva, la
liarbubietola (Beta vulgaris), il Lepidium sativum,
le Sinapis ed altre Crucifere, e molte piante orna-
mentali, come Amarantus, ecc.
Le pianticelle, quando restano colpite, presentano
in media int'allezza di 2 o 3 cm. 11 fuslicino, sotto
ai cotiledoni, a|q)are in alcuni punti straordinaria-
mente assottigliato, di color brunastro, ed in pochis-
simi giorni, la parte aerea della pianta si ripiega
verso il suolo e marcisce.
Esaminando al microscopio un fuslicino inalalo,
si nota l'epidermide ed il tessuto cellulare solto-
slanle in gran parte disorganizzato; in vicinanza poi
dei cotiledoni, scorgonsi numerosi filamenti mice-
liari, continui, dotali di numerose ma brevi ramifi-
cazioni, incolori e ripieni di granuli protoplasmatici.
In brevissimo spazio di tempo il micelio dà origine,
specialmente airestremilà dei rami, a corpuscoli
tondeggianti con abbondante plasma e qualche goc-
ciolina di sostanza oleosa, i quali, dopo poche ore,
si separano, per mezzo di un setto trasversale, dal
filamento che !i ha prodotti (fig. 61).
Questi corpi riproduttori, spore o conidii, collo-
cati nell'acijua od in un luogo mollo umido, possono,
in 4 0 5 ore, come anche dopo parecchi mesi, pro-
durre un tubo germinativo, il quale, se trova pian-
licelle di mais, di tri foglio, di barbabietola, ecc., vi
si attacca sviluppando nuovi centri d'infezione.
I filamenti miceliari possono anche dare origine
a corpuscoli in forma di vescichette, o toosporangi.
Patologia vegetale
A, Filamento micelico ramifii
da coiiìdiì. - C, Conìrlio gerniii
450 iliam.).
nell'interno ilei quali si producono le zoospore presso
a poco ovali, terminate in punta ad una estremità,
con un sottilissimo ciglio laterale che si colora in
giallo colla soluzione acquosa di jodo. Sembra che
anche i conidii possano dare origine a zoospore
(fig. 62). Tanto nell'un caso che nell'altro, per la
formazione delle ioospore occorre che il terreno o
le pianticelle siano molto Imuii.ili.
Oltreché ai loospoidiigì , i lil.niienti miceliari pos-
sono dare orii;ine, ni'iriiilci' Iim tessuti, a corpu-
scoli tondeggiaiili od (loi/nm. WVdoi/Diiin si addossa
in seguito, adcivinlnvi slii'll.iiiiciili', un altro fila-
menlo, il (|ii,ilc |Mcsciila, nella |iarl»' superiore, una
porzici iliiMlnca clic c-dslilniscc l'organo maschile
od a III frullo (li-. r,:{).
Dii|i(i i|nalclic lrni|iorr/»//v/W;()eniell('iin luliifinn
il quale versa nella i/niiu.s/rni il Inpiido leedndatore.
sfera \:\ ^railalanienle is|iesseMdosi ed ha cosi origine
una iiiisjiiini, che |Mi(islai'e nel suolo in un periodo di
riposo molili limali e prodiine, quando si sviluppasse
una quanlilà slraoidinaiia di umidità, un tubo ger-
minativo, il quale,. ■nliaudd nelle giovani pianticelle,
darà origine a nuove inl'ezi.uii. Questo malanno è
dannoso solo nelle località eccessivanienle umide,
(ìuando l'infezione compare in un ilalo punlo,
conviene dislrug-ere snbilo tulli gli individui e per
qualche anno vi,>|i,.||(1iti' la e(>lli\aziiiiH\ allineile le
zoospore, ed i r »///(/// raduli nel sudili, Udii lidvandd
nutrimento necessario al loro sviluppo, debbano
morire. Il Pylhium De Baryanum può adattarsi facil-
(1) La mor
sperim. agrar
(2) Presenlr,
anzi da alcuni
nei semenzai {Stazioni
biffini al P. De Baryanum,
co opportunamente, fuso as-
menle alla vita sapiofitTrn sopì
brughiera o di cist i n ( lei t
gono specnlmente 1 1 | i le i i
opportuno come c(ii i li il Fi
ad uni steiili/zazioiR kl leu tu
Pjtbiiim Equiseti Sadebech (2) (Marciume degli
Eqiiìseliiìn e delle palate). — È un parassita dei
pidialli ileir/v/»/,s7'///w arvense, ma può passare
amile, indilli laeilmente, nelle giovani radici e nei
tuberi di patata, determinandovi un processo di
putrefazione la quale accompagna quasi sempre il
sieme. Fra i diversi cnialteri diireicnziali, ricordo
chie il P. Equiseti ha anieridii clavali. mentre il
Baryanum é dotato di anteridii cilindrici.
•ò solo
P. De
Ifiiniiri'li 0(1 Eiimin'li (Fiiiiy/ii)
marciume prodollo, nei tuberi, dalla peronospora
delle palale.
Si (jiesenta come il P. De Bari/aiium sodo forma
di filamenli miceliaii, coslituili da un'unica cellula
a pareli sottili e molto ramificata. Allorché nell'am-
biente si ha eccessiva umidità 0 meglio ancora quando
i piolalli sono nell'acqua, i filamenti miceliari pro-
ducono, alla loro estremità, dei rigonfiamenti o
z-oosporangi che in breve si staccano dal filamento
generatore. I zoosporangi formano da 10 a 15 ioo-
spore, le quali, mettendosi in libertà, germinano in
pochi minuti producendo nuovo micelio.
L'infezione può anche propagarsi da una pianta
all'altra per mezzo di conidii, i ([uali si producono alla
eslremità dei rami senza staccarsi dai medesimi.
.Nell'interno dei tessuti maiali si formano oogonii
rotondi, ed a questi, in breve, si addossano anteridii
clavati. In seguito ad un alto di fecondazione si hanno
oospore tondeggianti, che possono mantenersi in vita
per un lungo periodo di tempo e propagare quindi
rinfezione da un anno all'altro.
Questo fungillo si sviluppa in modo straoidinario
nei terreni sabbiosi e ricchi di acque sotterranee.
Siccome poi gli Equiselum servono ad estendere il
malanno, così converrà distruggerli; olire a ciò sarà
necessario allontanare le /ja/ate colpite e sospendere
la coltivazione di tali piante per qualche anno, nei
terreni infesti.
C.en. Cystopus Lèv.
C-ystoiuis candidiis d'eis. ) Lèv. illiigi/ine bianca
delle crucifei-e) (fig. 04). — Si sviluppa sulle foglie,
sui fusti, sui |)eduncoli fiorali, sui fiori e sui frutti
di numerose specie appartenenti alla famiglia delle
Crucifere,sia coltivate, che selvatiche, quali special-
mente i cavoli (lirassha napus), le rape (B. cam-
pe.slris), la senape (Sinapis nigm), il ravanello
(RaphanuH .salivun), la Cochleana armoracìa, il cre-
srione inglese (Lepidium mtivum) e comunemente
poi la (Aipiiella bnrm paslnris (fig. 65), le Carda-
mine, ecc. Pi'oduce sui diversi organi colpiti, dei
rigoiiliamenli, delle distorsioni o niicocecidii (I),
delle iperlrolie studiate specialmente dal Frank,
\\ AKKR, ecc., le quali appaiono in forma di areole
0 |)ustole di color bianco avorio, tondeggianti od
allungale, liscie e lucenti dapprima e coperte in
seguito da un'abbondante polvere bianca (fig. 65).
Il Cg.siapii.s raiìdidus è costituilo da un micelio
lilamentosd, il (piale serpeggia variamente fra le cel-
lule Sdltoepiilerniiciie, facendovi peneti'are nuine-
losi succiaturi anipolliformi. .Agglomerandosi i fila-
menli miceliari in molli punti, sollevano erompono
l'epidermide Ibi-mando le pustole sopra ricordate.
1 lilamenli miceliari che sono in diretto conlatlo col-
l'epidermide, producono numerosi iium(c()nidiofbri)
eretti e ravvicinali, brevi, ma piuttosto grossi, uni-
formi, quasi clavati, con parete molto ispessita,
Fig. 65. — Infiorescenze di Capsella biirsa jiaslot-is,
colpita dal Cystopus candidus.
specialmente nella parte inferiore. In seguito a stroz-
zatura della porzione apicale e per formazione di un
setto di callone, si generano, specialmente di notte,
catenelle di corpi (conidii) globosi, ed aventi un dia-
metro di IO a 18 u (fig. 66). .\llunsaiidosi le catenelle
(I) V. MoLLiARD, Rechcrches sur ìes Cécidies fìorali's [Animi. Scienc. Nat., KSOó, serie VII).
Patologia vegetale
di conidii, essi sollevano e rompono l'epidermide
dell'ospite; sciogliendosi la callose sotto l'azione
dell'umidità o delle goccioline di rugiada (1), i
Il De Bary ha dimostrato però che le zoospore pro-
ducono solo vero micelio, quando si sviluppano sui
cotiledoni in germinazione, non mai sugli organi
già completamente sviluppati.
Nella stagione autunnale alcuni fdamenti miceliari
{ contenuti negli organi fiorali, producono, alle loro
j estremità, degli oogoni che contengono una gono-
j sfera, mentre altri rami che si trovano generalmente
I sotto a questi, formano un ;w///«o</jo, dal quale si
I protende un tubetto o becco laterale che va a toccare
I e fecondare la gonosfera. L'oospora o gonosfera fe-
condata assume una forma tondeggiante, misura un
diametro di 35 a 40 <x e si riveste di un episporio
chitinoso, giallo bruno, munito di grosse verruche
irregolari ottuse, od anche riunite in creste flessuose.
Fig. 66.
A, Ramo di Capsella colpito dal Cystopus. - B, Conidiofori ili Cystopus
candidiis Lèv. con conidii. - C, D, Conidii con zoospore. - E, Zoospore
liliere. - F, Zoospore germoglunli. - G, Zoospore col tubo germinativo
che penetra nell'ostiolo di uno stoma (De Baby) (ingr. circa 450 diam.).
conidii si mettono gradatamente in libertà e for-
mano il deposito polverulento bianco sulla superfice
delle pustole.
I aiiililii iiii|iiuli;ili iicllf ^iiccii.' d'acqua di rugiada
odi |iin;.;i;i;i, v| ;;nii liii mi c M iilliiii^ano leggermente
da un l.ilii, uiciiliv il |ilasiii;i inlcnio si modifica in
un zoosporangio cosliluilo da "> ad X imiziiini n ;iiii- \
spore, le quali escono in bi'cve dal i-iiiinllo di;;, liri, '
C, D; 67, R, C). In ogni cakMieil;i il roiiidiu ter-
minale eniello direllainente mi Uiln'lld uerininativo.
Le zoospore si staccano in sc^iiild rmi.i ilall'altra
e si muovono per mezzo di due ciglia viljratili per
qualche leiiipd (duro Ire ore) nelle ,;;(ici-ic di acqua,
poi si refiiiaiio, si allaccano ad una |ioizìoih' del-
l'epidermide e quasi sempre in vicinanza di uno
stoma e producono un tubetto germiiialivo, il (piale
si allunga, si ramifica e penetra per mezzo dellaper-
tura stomatica sotto airepidermide(fig.tì(j,G; (Ì7,E). i
Fig. 67. — Cystopus candid
A, Conidiofori producenti filo di conidii.- I(, Gonidio in germinazione,
ripieno ili zoospore. - C, Zoospore uscenti dal conidio. - D. Zoospore libere:
a, zoospore mobili; b, zoospora fissa, germinante. -E, Zoospora fìssa sopra
uno stoma, entro cui manda il Inlio germinalivo (dal He Baiu) (ingrand,
circa 400 diameiri).
Voospora, dopo un periodo più o meno lungo di
quiescenza (2 o 3 mesi ed anche più), quando si
trova in una goccia d'acqua ed in un am])ienle adallo
(e ciò succede generaliiienle in primavera), rompe
la membrana, emelleiido rendosporin a guisa di
una vescichetta, la quale si dilata in lireve e lascia
uscire il plasma loiideiisald in 4 o 6 zoospore
dotate di due ciglia \ivv mezzo delle quali nuotano
liberamente nella goicia d anpia. Le zoospore ces-
sano in breve di rnunvcrsi, si rircoiidano di una
membrana e danno (irij;iiie ad mi Itibelln germina-
tivo ; (|liesli |ienel|-,i nei cnlileiluiii delle giovani
minali a i-(inilii,:i l.i'j)i(liiuii, m-.: sarà bene distrug-
iifw anziltillo, almeiiii alliinm ai seminati, le croci-
fere selvaliclie nelle quali si fossero manifestatele
pustole bianche e ripaiare bene i semenzai.
(t) Mangin, Sur la désarticulatii
idies des Péronosporées (Bull, de la Soc. Botan., t. XXXVIII, 1891).
ffomiceli Oli Eumiceti (Funglìl)
Cystopiis Tragopogonis (Peis.) Schroel. = C. cu-
bictis (Pers.) De Bary (liiif/giiie bianca delle Scorzo-
nere). — Si sviluppa nelle foglie e nel fusto di nu-
merose composite selvatiche e coltivate, fra le quali,
in particolar modo sopra alcune specie dei generi
Tragopogon e Scononera, nonché sui Cavoli e sulle
Ipomee, formandovi delle pustole bianche globose
od oblunghe epifille ed ipofille, compresse. Il micelio
Fig. 68. — Conidii di Cyslopus Tn
A. r.iiiiidioforo. - I), Ciuffo di coniiiiofori. - C, U, Conidii iiilermedi
(dal Pnii.UF.ux) (ingr. circa 400 diam.).
produce conidii sempre a catenella (fig. 68-69) termi-
nali, i quali sono molto più grossi degli altri e dotati
di una membrana consistente, ma sempre sterili
(fig. 68, Ci); gli inferiori invece (fig. 68, D) sono
brevenienlf cilindrici, hanno una membrana non
Oospoia di Cijslopus Tragopogonis.
molto consistente, misurano un diametro di 20 a
22 Kj. e germinano producendo z-oospore. Si formano
anche oospore globose, larghe da 45 a 55 a con epi-
sporio bianco e verrucoso (fig. 69).
Sui Capparis rupestris e spinosa vive anche una
forma di Ci/stopus (C. C.apparìdi.s De Bary) che ha
però molli caratteri affini al C. candidtis. Cosi pure
nelle foglie delle Portulaca oleracea e satira vive
il (;. l'ortiilacae (D. C.ì Lèv., offrendo però sempre
carallei-i generali simili alle specie descritte.
Gei). Phytophthora n.' Uary.
Pbytophtliora Cactiiriim Lcln-rl ^ l'Iii/loplitlìora
umnirora De Bary ( I ) i Pcri<iio.spora del faggio). —
Colpisce le giovani piaiidcine di faggio, di fra.^sino,
di alcuni abeti, pini, larici, aceri, robinie, di alcune
piante grasse come Cereus, Cactns, Semperrirnm,ecc.,
nonché del Fagopyrum, e di varie altre specie.
La malattia si sviluppa sulle foglie cotiledonari
(fig. 70), sulle radichette che si addentrano nel ter-
reno, sui fusticini e sulle giovani foglioline ed arreca
danni specialmente nei semenzai. In seguito all' infe-
zione l'una 0 l'altra delle porzioni colpite diventa
bruna poi nera producendo la morte della pianticella
Fig. 70. — Pianticella germinante di Faggio.
a, Fuslicino. - b. Foglie coliii'doiiari infette in e (dalI'HARTIi;).
durante la germinazione o poco dopo. Se la stagione
decorre calda ed umida il malanno si estende radial-
mente e con straordinaria rapidità; in caso contrario
resta limitato, nel primo anno, ai centri d'infezione,
propagandosi però straordinariamente nelle annate
successive.
Nell'interno dei diversi organi colpiti tanto nelle
porzioni malate, che in quelle sane, si nolano dei
filamenti miceliari piuttosto esili, cilindrici, qua e là
ingrossati, con numerosi depositi a guisa di lamine
trasversali, variamente ramificati e che emettono,
in conlatto delle cellule dell'ospite, numerosissimi
e piccoli auslori ampolliformi, per mezzo dei (|uali
assorbono il nutrimento dalle cellule, disorganizzan-
done l'amido, la clorofilla e producendone quindi
la morie.
(1) V. specialmente R. Hartig, Lelirbiicli der Baiimkrankheiten. Berlin 1880. pag. 57.
1 1 — Patologia vegetale. Nlova Encicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
Usceiulo 0 dagli stomi, o per mezzo di aperture
praticate nell'epidermide, si protendono all'esterno
degli esili conidiofori, i quali si rigonfiano alla loro
Fig. 71. — Foglia di Faggio invasa dalla Phytopìitìiora
caetorum, con oospore nell'interno e conidiofori
all'esterno (dall'HARTiG) (ingr. circa 250 diam.).
Fig. 72. — Ogonii, con oospoore (e) di Pìnjtoplitìiora
caetorum (Hariig) (ingr. circa 400 diam.).
estremità superiore, formando cosi un coiiidio piri-
forme (fig. 71), munito all'apice di una papilla pro-
minente. Sciogliendosi sotto l'azione dell' umidità lo
straterello di callose che lo teneva attaccalo al coiii-
dioforo, il conidio si mette ben presto in libertà. Il
conidioforo produce in breve e lateralmente un altro
conidio, dopo di che cessa di svilupparsi. I conidii
misurano in media una lunghezza di 50-00 a 90 u. ed
una grossezza di 35 a 40 u.. Dopo la formazione dei
conidii, quando la pianticella ha esaurite tutte le so-
stanze nutritizie ed il tempo si manlii'iic pinviisi), i
filamenti miceliari interni danno origine, nelle cellule,
a corpi lonileggianli od ongoiiii, ai quali si addossano
dei (■(ir|)iis((ili (id initenilii ; questi per mezzo di un
tuliiciiKi ii'iiiiiilaiKi ia //(Dio.'ifera. L'oospnra regolar-
mente sviluppala ha l'orma sferica, misura un dia-
melni di ^1 a :'(l ;/, ed ha un episporm lisiin, coiisi-
stenle, di r(dor giallo bruno (fig. 72). .Messa ni lilierlà
nel terreno, in seguito alla disorganizzazione dei tes-
suti della pianta ospite può mantenersi in vita per un
lungo periodo di tempo, anche per parecchi anni.
Fig. 73. — Spora (e) e zoospore (b) in via di germinazione
e coi tubetti germin:itivi (rf e rj) che slamio per pene-
trare nei tessuti (Hartig) (ingr. circa .500 diam,).
Quando si ha nella primavera grande quantità di
umidità nel terreno, Yoospora emette un lungo tubo
piale si laniilica e prdiluie in breve.
gerì
alla
cilmeiile e purlali dal \ciil(i \aniMi a iMileiv sopra una
pianticella germogliante, ove, se trovano una goccia
d'acqua, producono un tubo germinativo, ovvero nu-
mernse mospore, le (piali alla lor volta danno origine
gradalaiiienle ,i nuovo micelio. La formazione dei
conili/i e ilelle :-ini.sp)irr avviene nel mese di maggio.
1 ciiinilti |Hoiloi|i dal micelio durante la vita delle
pianlieelle espili, cadendo sopra una parte sana del-
l'iiidividiio già eidpito o di altri individui vicini ove
vi sia specialmente una gocciolina d'aciiiia, possono
produrre o direttamente nuovi fila nli
oppure zoospore e quindi micelio (lig. 7;i)
.1 quài
ffaiììireli od Eiimiccti (Fiinf/lii
penetrando fra le cavila delle cellule o forando le
cellule stesse, giunge nell'interno dei tessuti, dando
origine a nuove infezioni e nello spazio di pochi giorni
a nuovi conidii, i quali si comportano nello stesso
modo e cosi sino alla formazione AiiWoospoia.
Il micelio della Plii/lop/illiura cactorum può svilup-
parsi anche ncITncipiae produrre numerosi conidii:
ciòspieiia la rapiililà colla (piale l'infezione si estende
nelle stagidoi multo piovose.
Converrà quindi tenei'e le giovani ])iaiilicelle in
luoghi bene aperti, non circondati da altre jiiante,
jier facilitare l'evaporazione e sopra tutto estirpare
le |iianle colpite, bruci.irle e sospendere per qualche
anno l'allevamento dei faygi nelle località ove si
manifestò il malanno.
l'hytoplilliora infeslans (Mont.) De Hary (1). — La
piniiiij.spdra delle patate (vedi Tav. II a colori), e
dei pomidoro attacca i fusti, le foglie, nonché le por-
zi(nii sotterranee di diverse s|)ecie del genere So-
liiiìiim, Ira le quali specialmente la patata (Soluniim
tiilieronìim Linn.), il pomodoro [Solanum Li/roper-
s/i'um Linn.), la dulramaru iSolaiiiim lliiliamara
Linn.), ecc., e qualche altra specie ap|)artenenle alla
famiglia delle Scrofulariacee.
Sulle fiiglie (fig. 7-4), questo fungillo forma dap-
|MÌma delle jiiccole macchie giallo-pallide, circondate
nella pagina inferiore da una zona bianchiccia o da
Iniidi fiocchetti, distribuiti però sempre verso l'orlo
della macchia: in seguito le macchie diventano giallo-
brune e, se l'atmosfera è calda ed umida nello stesso
tempo, si moltiplicano con grande rapidità, si allar-
gano, si riuniscono fra loro, ed assumono un colore
nerastro, rendendo le foglie raggrinzite e distrug-
gendo cosi, totalmente, in pochi giorni i loro tessuti.
Sui fusti, la peronospora si presenta pure sotto
l'orma di macchie brune o nere e comparisce o con-
temporaneamente all'invasione delle foglie, o poco
tempo dopo ; in ambo i casi però anche i fusti anne-
riscono e muoiono.
Nei tuberi della patata, la peronospora raggiunge
quasi sempre un grande sviluppo nell'interno dei tes-
suti prima di manifestarsi con qualche segno esterno ;
snid dopo qualche tempo dalla sua comparsa nell'in-
leiiKi, ap|)aiono alla superfice esterna delle macchie
lirunastre, poco appariscenti e la pellicola o epider-
miile, che riveste i tuberi, perde il suo colore e si
disorganizza. .\1 disotto di queste macchie i tessuti
ap[iaiono sempre di color nero, fuorché nella parte o
pol|)a centrale del tubero, la ipiale rimane sana per
mi maggior spazio di tempo e non avvizzisce se ikiii
nei;li ultimi stadi della malattia.
La peruìionpora si sviluppa sui tuberi quando sono
nel terreno ed anche fuori, perché se si ammuc-
chiano dei tuberi infetti e sani, si vede che in breve
diventano lutti ammalati, specialmenle poi seM'am-
biente è umido.
-7>
Fig. 74. — Foglia di Palata attaccata
dalla Peronospora.
Facendo delle sezioni sottilissime nelle parti in-
fette ed esaminandole al microscopio, si vede pas-
sare, fra le cellule del vegetale colpito, il fungillo,
sotto forma di un fdamento cilindrico, unicellulare,
semplice o ramificato (fig. 73, a), il quale manda
raramente, nell'inteino delle cellule, piccoli austori.
Se si seziona una foglia quando presenta nella pa-
gina inferiore la zona bianchiccia, si vedrà il micelio
mandar fuori dagli stomi, i quali abbondano special-
mente nella pagina inferiore delle foglie, dei coni-
diofori, incolori o jaliiii, isolati od a ciuffelti, i quali
sono quasi sempre unicellulari, alcune volte però
anche divisi da specie di sepimenli trasversali, rami-
ficati in allo con 2 o 3 rami nionopodiali ; all'estre-
mità dei rami si vedono per lo più i rudimenti
delle spore, le quali, quando sono completamente
sviluppate, appaiono limoniformi, ovali od ellissoi-
dali, con brevissimo pedicello ed una piccola bolla
all'apice, e misurano una lunghezza da '2'2 a 30 a
ed una larghezza di 15 a 20 y. (fig. 75).
.Mettendo a germinare i conidii, essi danno origine
ad organi speciali detti zoospore, di forma ellittica
(I) In Researclì. nat. Poi. funrj., in Jou
pag. 105-126, 149-154.
Afjric. Soc
II.
XII, pag. -1, n. 23, 1876, ed in Journ. Boi., 1876,
Patologia vegetale
e muniti, ai lati, di due ciglia. I conidii nascono alle
estremità dei rami del conidioforo e se ne possono
formare da quattro ad otto.
La peronospora delle patate è un fungo oggidì
molto diffuso su quasi tutta la superfice terrestre.
La peronospora delle patate attacca tutte le varietà
di patate e di pomidoro specialmente nei terreni
umidi, bassi, poco aerali, soggetti a nebbie e nelle
annate coi mesi di luglio e agosto molto caldi ed
umidi.
Fig. 75. — Piiylopìithora infestans.
. (dal Prillieux)
Il ciclo biologico di questo fungillo si può quindi
cosi riassumere :
Sul principio dello sviluppo, cioè in maggio od
in priiici|ii(i (li giugno, il micelio del fungillo dai tu-
beri di palala maiali, passa sulle piaiiticine ove non
si rende dapprima quasi mai manifesto esterna-
mente; verso la fine di giugno, se il tempo si man-
tiene asciutto, il micelio non ha la forza di svilup-
parsi ulteriormente, ma se invece si succedono
epoche di lunghe piogge, allora, come ho potuto io
stesso constatare nelle vicinanze di Recoaro (Ve-
neto), il fungillo si sviluppa straordinariamente e
può, in una settimana, distruggere vaste estensioni.
Mentre l'umido favorisce lo sviluppo del fungillo, i
conidii vengono dalle piogge staccati dalle foglie e
fusti, cadono sul terreno ove, attraversando le fen-
diture, arrivano in seguito ai tuberi che infettano
in brevissimo tempo, oppure vengono trasportati
dal vento sopra altri individui, e cosi una sola pianta
attaccata può in breve spazio di tempo infettare
regioni estesissime.
Sui pomidoro l'infezione avviene per mezzo di
conidii provenienti da patate infette ed incomincia a
rendersi visibile, o quando sono nei letti caldi, op-
pure nei mesi di luglio od agosto, quando le pianti-
cine hanno raggiunto un certo sviluppo; se il tempo
è molto umido, l'invasione può essere tanto forte da
impedire ai frutti di accrescersi, se invece l'invasione
è un po' più leggera, allora i frutti possono svilup-
parsi per un certo tratto, ma sono sempre piccoli,
immaturi ed alcune volte presentano anche numerose
pustole livide prodotte dal micelio del fungillo.
In generale i rimedii che hanno dato finora risul-
tati soddisfacenti sono quelli a base di rame. Si
suggerisce specialmente la poltiglia bordolese (rame
e calce) da applicarsi però preventivamente, cioè
verso la metà del mese di giugno. Per cui l'agricol-
tore, per liberarsi da questo fungillo, dovrà :
1" Scegliere sempre terreni sciolti, asciutti, ben
esposti, non soggetti a nebbie e che sieno ben pre-
parati con profonde zappature, per renderli molto
aerati ;
2" Adoperare per semina tuberi che non pre-
sentino lividure o macchie e metterli per qualche
istante in un forno alla temperatura di 400-43" C.,o
meglio ancora immergerli in una soluzione di solfato
di rame all'I o/g e calce spenta all'I % ;
3" Sotterrare i tuberi fino ad una profondità di
12 a 15 cm., per impedire che i conidii, cadendo
dalle foglie sul suolo, trovino subilo i tuberi da in-
fettare ;
4" Aspergere le pianliciiie di palala con una
poltiglia bordolese all' I , od I e i/, o/g di solfalo di
rame e calce spenta, verso la ininia mela di giugno,
sulla fine di luglio e sul principio ili agosto, oppure
anche coprire le piante mediante un soffietto a buon
triluralore ed a becco ricurvo, di steatite cuprica in
proporzione di 3 chilogrammi di solfalo di rame
e 97 di talco macinato, dal principio di giugno fino
all'agosto, ad inlervalli di 20 giorni;
5" Trattandosi dei pomidoro, se la malattia
compare molto intensa quando sono nei letti caldi,
meglio è il distruggerli senz'altro; in caso contrario
bisognerà aspergere le pianlicine dapprima nei letti
caldi della misirLi ili sIimIÌIc cuprica nelle propor-
zionisuricoril,iliMÌ|)i"iriiiliiroperazionead intervalli
di dieci giorni, lincile le i)iante abbiano raggiunto
il loro completo sviluppo: quando l'infezione si ma-
nifesta sopra individui già bene sviluppati, allora si
può ricorrere ai trattamenti colla poltiglia bordolese
all'I o/o;
6" Asciugare bene le patate e possibilmente
aspergerle con calce spenta nella proporzione, in ca-
pacità, di I di calce e 25 di palate prima di metterle
nei magazzini, i quali alla lor volta devono essere
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
scelti ben aerati e non umidi; e porre la massima cura
durante il raccolto nell'allonlanare i tuberi malati;
1" Se in una località l'infezione si mantiene
intensa bisognerà sospendere per qualche anno la
coltivazione delle patate e dei pomidoro.
La peronospora delle i)atale comparve in Russia
nel 1830, in America nel 1840, in Olanda nel 1845
e nel 1845 in Inijiiillerra, Francia ed Italia.
Phjlophlhora nicotianae Breda (1), De Hann, De
Bibitz ( 1 ). — È una peronospora riscontrala nelle
foglie e nei fusti del tabacco a Sumatra, Giava e
Borneo. Le foglie delle giovani piante appaiono come
scollate e cadono precocemente al suolo. Nelle foglie
delie vecchie piante si formano macchie isolate,
nelle quali i tessuti disseccano facilmente.
Sono intaccate anche le radici e le parti del fusto
immerse nel terreno; la corteccia imputridisce e cosi
il micelio può fticilmente penetrare nei tessuti, de-
terminando l'avvizzimento di tutta la pianta.
L'infezione si estende anche agli individui che
stanno per seccare.
Il fungo produce nelle porzioni aeree e nel terreno,
fdamenli miceliari peaicellati che servono alla diffu-
sione del male. Se l'aria è asciutta i filamenti si
disseccano ed ii contenuto si trasforma in gemme
che si rivestono di una membrana cellulare e pos-
sono germogliare. Dai conidiofori che si protendono
verso l'esterno, hanno origine conidii piriformi, i
quali germinano in 10 o 15 zoospore attorniate da
muco. Si formano anche anteridii ed oogoiii. I co-
nidii e le zoospore muoiono presto in ambiente secco,
resistono solo le oospore che vengono però uccise
dalla luce solare diretta. Ila dato buoni risultali l'uso
della [ìoltiglia bordolese.
l'IiUoplitliora pliaseoli Thaxter ci) (Peronospora
dei ftif/ioli. — Fu trovala sui fagioli di Lima ( P/ia-
seohis In lini US) a New Haven (Connecticut). Tale
fungillo induce sui giovani legumi delle larghe chiazze
bianche, cotonose, le quali distendendosi possono
ricoprire tutta la superfice del frutto arrestandone
lo sviluppo. Dal micelio che invade la parte interna
del legume, escono, per mezzo degli stomi, numerosi
conidiofori ramificati, i quali portano conidii limo-
ni formi, con esile membrana, troncati alla base ed
apicolati all'estremità, lunghi 35-50 «, larghi 20-24 [x.
I conidii germinano, sia producendo direttamente un
micelio, come suddividendosi, nell'inleriio, in zoo-
spore biciliate, le quali emettono un tubetto germi-
nativo che infetta i !;iovani frutti.
(t) In De Dei.0, Tabak ver Pooi: Phtjl. Nic, in
Meded. nit's Lands Planlet. voi. XV, 1896 (V. Berlese
A. N., Saggio di Monografia delle Peronosporacee).
(-2) Botan. Gazelte, voi. XIV, ed Annual Report of the
Connecticut Agricul. (Exper. Station, 1889).
(3) Paras. Algen u. Pilze Javas, voi. I, 1900.
Nell'isola di Giava fu riscontrata parassita della Co-
locasia esculenta la l'bytophtbora colocasiae Prac. (3).
Essa induce sulle foglie delle macchie grigiastre, poi
brune, larghe da 1 a 10 cm. I conidiofori sono brevi
e portano ('««/(/// oblungo-ovali (48-55^19-22) con
una papilla all'apice. Germinano in zoospore bici-
liate ( 15-18 ^9-12).
Gen. Sclerospora Sdì.
Sclerospora niacrospora Sacc.( Peronospora del frti-
menlo). — Fu riscontrala sul frumento da (]ehiìoni
e Peglion (4) nell'agro romano, dal Cavara in pro-
vincia di Cagliari e da Cugini e Traverso (5) nel-
l'Emilia. Oltreché nel grano, fu anche trovata sopra
altre graminacee, snW Avena, Phalaris, Lolium,
Phragmites, ecc., nonché sul mais.
Il male si nota specialmente nelle spighe. Queste,
finché sono fresche, presentano una colorazione
verde glauca ed una speciale carnosità, in seguito
appaiono deformale in vario modo « di guisa che le
« singole parli ipertrofiche, accavallate e contorte,
« restano quasi sempre in parte racchiuse nell'ul-
« lima foglia iperlrolìzzata ed arrotolata slrelta-
« mente per più giri attorno alle reste ed all'apice
M della spiga Gli organi della riproduzione delle
« singole spighette sono virescenli, i fiorellini sono
« sterili in seguito alla scomparsa dell'androceo e del
« gineceo, bizzarramente deformati. Nelle volumi-
« uose infiorescenze all'epoca della mietitura, non si
« rinviene pertanto la minima traccia di granelli
« La deviazione morfologica più semplice, è quella
« in cui gli inlernodi, che separano l'uno dall'altro
ft i (lenti dell'asse primario della spiga, si sono al-
K lungati in guisa, che le singole spighette virescenli,
« vengono più o meno distanziate le une dalle altre,
« cosi da conferire all'intera infiorescenza un aspetto
« che offre grande analogia con quelle di Lolium o
« di Agropgruiii. Nei casi di deformazione mollo
« spinta, le singole spighette sono trasformate in al-
« trellanti germogli erbacei, irregolarmente disposti
« sull'asse dell'infiorescenza raccorcialo e contorlo.
« Onesta caratteristica viviparità della spiga è seguita
li da un notevole prolungamento di vegetazione del-
ie l'intera pianta, la quale continua a verdeggiare
« anche varie settimane dopo che le piante sane
« abbiano maturati i semi e siano state mietute ».
Riesce quindi molto facile il riconoscere una pianta
di grano malata, per le deformazioni delle foglie e
per le spighe molto voluminose.
(4) V. Peglion, La Peronospora del frumento (Boll.
Noi. Agrarie, 1900, n. 24 e Stazioni sperimentali agrarie,
voi. XXXIV, fase. V-VI).
(5) Stazioni sperimentali agrarie italiane, 1902. —
G. B. .Tra VERSO, Note critiche sopra le «.Sclerospora»,
parassite di Gra
Patoloffia vei/elalc
Sulle altre piante, la peronospora determina pure
ipertrofie mollo caratteristiche, specialmente nella
catma {Phragmites communis Tvin.); i culmi colpiti
presentano in questo caso curiose produzioni pato-
logiche, simili agli scopazzi o scope di streghe già
ricordate per le infezioni determinate dagli Exoascm
su piante legnose.
Il micelio del parassita appare sotto forma di ife
irregolari, varicose, ramificate, che si insinuano fra
gli spazi intercellulari e fra i fasci legnosi emettendo
rari austori vescicolari o globulosi. Fra i tessuti
malati sono molto comuni le oospore globulari a
doppia parete, larghe da 40 a 60 a. La peronospora
si potrebbe però anche propagare per mezzo dei
germi che abbondano negli scopazzi suppuranti dalla
canna. La malattia può riuscire molto dannosa, o
presentarsi solo sporadica nei seminali.
Pare che influisca sul principio dello sviluppo
della peronospora la eccessiva umidità del terreno,
poiché gli osservatori italiani trovarono una stretta
relazione fra la pii'seiiza della peronospora e le
inondazioni ed i rislaijiii ili aequa.
Sopra alcuni' s|icriii ih-l i^enere Setari((,tì special-
mente sulla N. nnilix. \i\i' la S. graminicola (Sacc.)
Schroel., detei'iiiiii;iii(li) ildle deformazioni analoghe
a quelle sopra descrillc. Tale l'orma differisce dalla
Sci. macrospora Sacc. per il minore sviluppo delle
oospore (28-35 a) e per la presenza dei conidiofori
econidii. Sulle foglie già morte della Phaluris arun-
dinacea L., nella Sassonia, il Kkieger trovò una
S. Kriegeriana P. Magn., la quale è pure da riferirsi,
secondo il Traviìrso, alla Sci. macrospora Sacc.
Gen. Plasmopara Schr.
l'Iasinopara nivea Schroel. iffraiiaspiira delle
ombrellifere). — Questo funun vive supra diverse
ombrellifere sclvalifhe e C(jllivate, Ira le quali il
preaeiihihi, il .snlinin, il irrfoglio, la pastinaca, \:\
carota i.'i\ apiiaic liinld in primavera che in autunno.
Rende le foglie dapprima giallicce, poi le dissecca e
le raggrinza, mentre nella pagina inferiore, si for-
mano delle chiazze più o meno estese costituite da
ciulTetti di color bruno niveo.
Nell'interno dei tessuti si notano numerosi fila-
menti miceliari cilindrici, ingrossati ogni breve tratto
e muniti di numerosi succiatoi o vesficlicili' sleiiclie
ed ovoidali e che producono nella p.ium.i inlfniire
delle foglie, dei fasci di conidiofori cilimlrici, divisi,
presso la parte superiore, in 2, 3 o 4 lamifkazioui
disposte orizzontalmente, alla loro volta 2 o 3 volte
bipartite, terminate da filamenti dilatali alla base,
lesiniformi all'estremila e portanti, ognuno, un co-
nidio ovoidale, incotoro, lungo da 20 a 25 ij. e largo
da 15 a 17 u. (fig. 76). I filamenti miceliari produ-
cono anche degli organi maschili e femminili, ton-
deggianti, incolori o brunicci, i quali, avvenuta la
fecondazione si trasformano in oospore piuttosto
grandi, tondeggianti, leggermente rugose e giallicce.
I conidii se vengono portati in ambiente umido,
formano da 6 a 14 zoospore; queste, cadendo sopra
una foglia leggermente bagnata, producono un tu-
betto germinativo, il (|unle entra per mezzo degli
stomi nella piaiil;i, all,iri:,UHli)si dapprima a vesci-
chetta e dantld iinnuli mi-ine a numerose ramifica-
zioni, le quali coslituiscono un nuovo micelio e quindi
nuove infezioni.
Plasmopara nivea.
ì, Zoospora che esce da un coiiìdio e
i (dal De Baby) (iiigr. circa 400 die
Anche le oospore formano zoospore le quali ger-
minano nello stesso modo come quelle prodotte dai
conidii.
É un malanno clie arreca gravi danni alla coltiva-
zione delle carote, del prez-zemolo e del sedano. Gio-
vano molto i trattamenti colla poltiglia bordolese.
L'applicazione dei rimedi si può solo consigliare
nelle estesissime coltivazioni. Nella pratica comune
converrà allontanare dai seminati le piante colpite
e bruciarle.
Sui pelargoni e geranii coltivati vivono frequen-
temenlc In IMasmnpara pusilla (De B.) Sch. e sulle
Scro filili riiirf, l;i |>. dcusa (Rab.) Schr., le quali si
preseiiliiiKi Nciii|iie sotto forma di efflorescenze
bianche nella pagina inferiore delle foglie.
Si possono usare vantaggiosamente le irrorazioni
con poUiglie bordolesi.
Ifomiceti od Eumiceli {ftuii//ii
Fig. 77.
1. L'n grappolo d'uva invaso dalla Peronospora viticola. - ì. Spore sopra sporoft
ile. - 3, Fecondazione della Peronospora vilicola. - i, Una spora isolala. - 5, Una spora
Una zoospora isolala. — Il numero 1 è in jirandezza nalurale ; sono ingranilili : 80 volte
volle il nuni. li (dal Kerner e dal De B.tnv).
IMasmopara vilicola (Beri, et CurtLs), Beri, et De
Ton. {Peronospora della vite). — La peronospora
si appalesa dapprima sulla pagina superiore delle
foglie sollo forma di piccole macchie isolate, irre-
golari e giallicce, le quali si rendono specialmente
manifeste quando nella pagina inferiore compaiono,
in corrispondenza di esse, delle chiazze bianche
mollo simili ai deposili di salnitro dei muri umidi.
Queste chiazze si notano in parlieolar modo tra le
nervature o verso i margini delle foglie ed esaminate
con una lente risullano formate da tanli sottilissimi
liiamenti erelli.
A seconda dello sviluppo del malanno, varia la
grandezza delle macchie che possono invadere anche
lolla la lamina fogliare.
l.a colorazione gialliccia delle macchie passa rapi-
damente al bruno chiaro, poi al bruno scuro.
Quaiiiio la stagione decorre umida e calda, ossia è
favorevole allo svilupjto della peronospora, le macchie
conlluendo fra loro rendono la foglia giallo-bruna
nella pagina superiore, con macchie rossicce e tutta
coperta del deposilo bianchiccio nella pagina infe-
riore. Allora le foglie essiccano molto facilmenle ed
alcune volle anche prima che il malanno abiiia rag-
giunto il suo completo sviluppo.
Nei casi di violente infezioni, la peronospora forma,
nella pagina inferiore, le efilorescenze bianche prima
ancora che siano comparse nella pagina superiore
le macchie gialle.
Quando le condizioni atmosferiche si presentano
poco favorevoli allo sviluppo del malanno, le macchie
peronosporiche sono mollo limitale e la parte ma-
lata essicca facilmente, mentre il resto della foglia
si mantiene sano. Queste macchie isolale e gene-
ralmente brune sono comuni sulle ultime foglie
autunnali.
-Nelle stagioni molto asciutte, le macchie brune
peronosporiche non sono quasi mai accompagnale
dal deposito bianchiccio della pagina inferiore (pero-
nonpora larvata), ma possono in breve anche esten-
dersi di mollo, tallio da coprire una gran parie della
foglia, la quale si raggrinza e dissecca. Le infezioni
di questa forma larvata, sono ([uasi sempre repen-
tine e possono arrecare gravissimi danni.
I giovani fruiti colpiti dalla peronospora si pre-
sentano interamente coperti da uno strato bianchiccio,
Patologia vegetale
molto più sviluppato della crittogama e brillante.
L'infezione poi non è limitata, ma si estende a tutte
le parti del grappolo, il quale dopo breve spazio di
tempo essicca completamente, ed il raccolto è seria-
mente compromesso. L'infezione può anche mani-
festarsi all'esterno quando gli acini sono già mag-
giormente sviluppati. In questo caso può limitarsi
ai soli peduncoli od estendei'si agli acini.
Quando colpisce i peduncoli si nolano sopra di
essi le efflorescenze bianche specialmente in vici-
nanza degli acini ; questi non potendo più ricevere
dal restante della pianta il nutrimento necessario,
ingialliscono e muoiono. Gli acini direttamente col-
piti presentano dapprima, in vicinanza del pedun-
colo, una colorazione grigio-bianchiccia che gradata-
mente si estende a tutto l'organo il quale si raggrinza,
presenta una polpa bruna e cade al suolo.
Sugli acini mol to giovani, la peronospora si sviluppa
anche producendo un ingiallimento dell'acino slesso
senza alcuna formazione di deposito bianchiccio.
La peronospora può pure colpire gli acini quando
hanno raggiunto il loro massimo sviluppo in gros-
sezza e stanno per assumere la tinta nera o rossiccia
o giallo-paglierina a seconda delle diverse varietà.
Alla base del peduncolo od in qualunque altra parte
dell'acino, si manifesta dapprima una piccola por-
zione grigiastra o rosso-bruna, mentre la polpa in-
terna ha già assunto una colorazione biancastra. In
breve la colorazione rosso-bruna si estende a tulio
l'acino il quale gradatamente appassisce presentando
delle parti indurile, linchè essiccalo cade al suolo,
mentre gli acini sani hanno raggiunto la completa
maturazione (lìg. 77).
A questa forma d'infezione, che in alcuni casi
resta limitala a piccole porzioni del grappolo oppure
lo colpisce completamente, si è dato il nome di
peronospiira l arra la.
Sui iimii l'I liiiiri, appena formati, la peronospora
si svilu]i|ia ;il(iin;i volta, in primavera od autunno,
molto intensamente e vi produce, nelle parli esterne,
delle efflorescenze bianche, simili a quelle che si
notano nella pagina inferiore delle foglie. In questo
caso il tralcio resta di mollo indebolito e riesce im-
possibile il passaggio allo stato legnoso. Più comu-
nemente la peronospora forma sui rami erbacei
delle macchie larghe da 6 a 7 ed anche a 9 mm.,
leggermente rilevale o depresse, di color bruno livido
0 nerastro, le quali si rendono specialmenlc ma-
nifeste sugli inlernodi. Le parti colpiir liaiino iin.i
consistenza spugnosa, si disarticolami molln lacil-
mente, lignificano imperfellamenle e disseccano con
straordinaria facilità.
La peronospora viticola ha un organo di vegeta-
zione foniiald (la lilaiiicnli tubolosi e ramificati,
aventi un (liainchn da >S a 12 [a, i quali presentano
qua e là (It'llc strozza Iure dovute essenzialmente
all'adattarsi di esso ai diversi spazi o meati inter-
cellulari dell'organo sul quale vive (fig. 78).
Nella polpa degli acini il micelio è costituito da
ife varicose, le quali si allargano alla superfice delle
cellule in piccole ramificazioni disposte come le barbe
di una penna.
Fis. 78. — Plaismopara viticola.
Micelio ramificato con austori globosi (dal PuiLLlEUX)
I filamenti tubulosi sono ripieni di protoplasma
granuloso trasparente ed incoloro e formano, in tutti
i sensi, dei brevi tubetti o auslori, i quali traforano
la membrana delle cellule del vegetale alle quali
si trovano aderenti, vi penetrano e ne assorbono il
nutrimento.
I succialo! hanno una struttura niolln varia, alcune
volle si presentano sotto forma di pircoli sai'clirlli, o
di sfere, 0 di clave, altre volte emelldim dalla loro
parte superiore piccolissimi rametti intrecciali fra
loro 0 liberi, per solito molto brevi, i quali entrano
nel liquido cellulare dove assorbono gradatamente
il nutrimento producendo il disseccamento dei tes-
suti e quindi macchie giallognole o pallidicce, spe-
cialnieiile sulla pagina superiore delle foglie. Le
macchie gialle, dapprima piccole e circolari, non
tardami ,hl ,ilhiri;aisi assumendo un colore sempre
più (iscuiii, ilivciilauo arsicce ed irregolari e si fon-
domi inliuc fra loro occupando spesso Uitla la su-
perlice della roi;li;i.
Dai lilauieuti iulcnii si svilu|i|iano ;ì1ì .u-aui della
riproduzione, i (piali soiki di due siul.i, ckh' : nn/aiii
di riprùdiiiiiiiie asrssinile ilelli ro/uil// ed on/aiii di
riprodiiiitìiir .sessuale, femminili e maschili.
I lilaiiieiili della peronospora giungendo in vici-
nanza degli sldiiii, i quali si trovano specialmente
Ifomiceli od Eumiccti {Funghi)
nella pagina inferiore delle Ibglie, mandano fuori
dai medesimi, dei ciulTelli di filamenti più grossi, a
membrana consistente ; questi si elevano quasi per-
pendicolarmente alla superfice, prendono il nome
di ife collidi fere o porla conidii e formano la pruina
bianca nella pagina inferiore delle foglie.
Le ife conidifere si ramificano in modo da rasso-
migliare a piccoli alberetti e misurano una lunghezza
di 240 a 300 |jl. Dall'estremità delle ultime ramifica-
zioni si formano unao quattro punticiiie lesiiiiformi,
ciascuna delle quali porta un conidio.
Fig. 79. - Plasmopara viticola.
Ciuffo di coniiliofori emessi da uno stoma (dal Prillieux)
(ingr. circa 200 di..m.).
1 conidii sono ovoidali o piriformi con contenuto
granulare, incolori o leggermente giallognoli quando
sono visti in massa e misurano da 17 a 23 ;/. di
lunghezza per 13 ali di larghezza (fig. 79).
I conidii giunti a maturità si staccano, cadono a
terra o vengono lanciati sopra altre foglie ed allora,
se trovano molta umidità e calore, in un'ora o due si
dividono nell'interno in h'e, cinque o sei, talvolta
persino venti piccole masse dette zoospore dotate di
due ciglia vibratili, le quali per circa 45 a 30 minuti,
si muovono e poi si arrotondano e si attaccano a
qualche organo, come, ad esempio, alle foglie di vite,
emettono un tubo di germinazione il quale produce
nuovi filamenti e quindi nuovi conidii in uno spazio
di tempo che può variare da sette a dodici giorni.
Restano cosi spiegate le diverse invasioni che si
possono avere in un'annata.
Verso la fine dell'autunno si producono, nell'in-
terno delle foglie, delle vesciche tondeggianti e dei
corpi filiformi o clavati. Gli organi maschili si addos-
sano agli organi femminili e si forma quindi una
massa rotonda ricoperta da una membrana dura,
resistente, colorata leggermente in bruno, molto
grossa e liscia. Tale massa contiene Voospora, la
quale ha in media un diametro di 30 a 38 |x.
Le oospore si formano sempre nell'interno delle
foglie (fig. 80) e cadono al suolo col cadere di queste,
oppure restano anche attaccate ai tralci special-
mente sotto alle gemme, come ho potuto frequente-
mente constatare. Difese dalla membrana consistente,
resistono ai freddi invernali e nella primavera suc-
cessiva il loro protoplasma si divide in diverse
zoospore, le quali, rotta la membrana avvolgente,
escono all'esterno e riproducono nuovi organi di
Plasmopara viticola: Oospore isolate
raccliiuse tuttora nell'oogonio.
In a uiipinio allungato che riconta i grandi conidii fusiformi.
(Dal Prillieux) (ingrand, circa 300 diametri).
vegetazione e di riproduzione. Si riteneva che la
peronospora dovesse tpiindi riprodursi solo da un
anno all'altro per mezzo delle oospore.
.\lcune ricerche hanno dimostralo che i filamenti
non fruttiferi, possono mantenersi in vita anche du-
rante la stagione invernale, nell'interno delle gemme,
per svilupparsi poi in modo straordinario nella pri-
mavera successiva.
Il rimedio adatto a combattere la peronospora è
il .solfato di rame, dato allo stato solido e liquido.
Allo stalo solido si deve applicare collo zolfo nella
dose di 2 a 3 Kg. di solfato di rame per 100 Kg. di
zolfo nel primo Iratlamenlo, quando cioè i tralci sono
lunghi pochi centimetri. Nei successivi trattamenti
bisognerà aumentare il solfato di rame fino al SO/q.
Allo stato liquido si deve invece unire al latte di calce
(poltiglia bordolese) perché resti più aderente.
Si consigliano oggidì varie formole, fra queste
quella molto in uso è la formola italiana :
Solfato di rame .... Kg. 1
Calce grassa » 1
,\cqua litri 100
Per sciogliere il solfato di rame occorre riscaldare
un po' dell'acqua necessaria. 11 solfato (1 Kg.) si
12 — Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agraria, I.
Paiologia vegetale
mette in un paniere di vimini e si sospende in un
barile conlenente 95 litri d'acqua. Intanto cogli altri
5 litri d'acqua si spegne e si impasta 1 Kg. di calce
grassa da muratori. Si versa poi il latte di calce
nella soluzione di solfato di rame e si agita. Nei
punti però più siiiiiiflli alle invnsiimi peroiiosporiche
e nelle annate iiuillo iiiiiidc l'cmvieiie a_;:^iuiij;en' :il
liquido, nel monionlo (li'ira(ipli(Mzioiie, del cloniro
d'ammonio nella dose di 125 gr. per iiì;iiì lOU litri
di poltiglia, e ciò per rendere il rimedio più pronta-
mente attivo.
K provalo ilie aiiclie la calce magra, e quindi la
vera calci' iiliaidica, può essere adoperata con grande
vanta^iiid, anzi aliuiii cspeiiiiienlatori alTermano che
la caler iili;iiilir;i |inirin;i alla |iiilli,ulia una maggiore
aderenza alle lo.^lir.
Per rendere poi la polliglia più aderenlr alle foglie
si è consigliato di sostituire alla calce il i arluMialii
di soda ralììnato (crislaìli di nodo del i-oiiiiiirrrni]
e quindi si avrebbe la seguente formola :
Solfalo di rame .... Kg. 1
Carbonaio (Il soda raflinato . » 0.5
Acqua Illri 100
Per tutte le poltiglie è necessario sciogliere dap-
prima il solfalo di l'ame nell'acqua.
La quantità di calce si può aiielie ic^olaiv per
poter avere una poltiglia né acida, né alcalina. Per
fare ciò si melte nella soluzione di sollalo di rame.
rossa. Qui od
la soluzione
colorazione
Per prepa
railinalo, si
rende i
na
0 di SL
■a la me
.la
Ile
>a la so
sidfalo
di
in modo eli
zioiie 111 cali
rame, a^;:iu
complelare i
si è quella di lare m mono cne si p
quantità che si presume sarà nece.ssaiia nella i;iiir-
nata. Infalli dopo 'li ore avviene soveiile die il depo-
sito di carhiinaln ili rame si fa assai denso, crislallino
e sabbioso, ed e alli.ia assai dillìcile ridurlo in
sospensione nell aii|iia. Ilosi la pulliglia verrebbe a
mancare di aderenza e il Irallamenlo ne scapiterebbe
assai nella sua ellieacia.
Quando (jiieslo aeiideiile si producesse, si potrebbe
utilizzare egiialinenle la pollij;lia riilisiiiii;liendo il
carbonato di rame iieirarnimniiara. Il sale che pro-
cura al rame la maL;j;ioie aderenza è ì'iicelalo di
rame, il quale polrehhe ceilameiile soppiantare
tutti gli altri sali di rame ove si potesse avere ad un
prezzo minore.
L'.omunemenle si distinguono il verde! gri.s dal
vcrdel iieii/re. Il primo non si scioglie nell'acqua:
vi resta solo sospeso. Si impiega nella dose di un
ehilogramma per ogni cento litri d'acqua, giungendo
sino ad un ehilogramma e mezzo nei casi più gravi.
L'acetato neutro è invece solubile nell'acqua e la
sua preparazione è assai facile e quasi istantanea,
menile rellicacia sua non è dubbia. Anche per esso
llllimi nsiillali si ollennero dall'uso del solfato
di ferro col sollalu di rame secondo i consigli del
prof. Menozzi. Conviene, in tal caso, sciogliere se-
paratamente '/.j Kg. di solfalo di ferro e '/a ^^?- di
solfato di rame, e versare queste soluzioni nel latte
di calce.
I trattamenti da farsi coi rimedi liquidi devono
essere almeno tre.
Una prima irrorazione sarà necessario applicarla
quando i tralci hanno una lunghezza di .S 10 cm. Un
secondo Irallamenlo si farà quando i fiori della vite
sono i;ià lulli a|ieili e •j.U invidneri lioiali sono in
gran parie cailnli a lerra. Un terzo trattamento si
rende neeessaiio quando le bacche dell'uva hanno
quasi la^^iimlo il Imo completo sviluppo in gros-
sezza. In Inni i Irallamenli è poi utile aspergere
ahlionilanlenieiile e con buone pompe irroratrici
tulli j^li insani della vile cercando di non mai eco-
L'accoilo viliciillore però non mancherà di visi-
lare 1 vi^iieh, alliiie di constatare lo stalo del tratta-
nieiilo eseguilo per ripeterlo nei punti ove il liquido
non l'osse rimaslo ben aderente.
Sul Viliiinudii deiilnliim nell'.Vmerica boreale il
Pecii iiscoiilio lina PI. \iliiiriii. Kssa determina,
sulle fo'^lie, macrliie iireynlari, conllnenti lungo le
-brune.
Gcn. Bremia Re
lìrcniia l.acturac llei;el \l'rnniosjiora o marciume
delle Idlliii/lieì. ~ (.nlpi-ie diverse piante appar-
ii liti alla famiglia delle ('. posile, fra le quali
come III! piilnlo osservare, nel iS'.Ki, in alcuni orli
di lìoi;;oS. Malli ( risale i e nel C.liieiese ( Torino).
IjHI.S
naiiicnl;ili e Ira qiiesle ^peeialiiieiite le Ciiieriine.
Nelle piaiile infelle le lii,;;lie appai i dapprima
gialle, poi In-niiirie, quindi essieraiio , impiltridi-
scoiio e portano, speeialiiieiile nella pallina inferiore,
delle elllorescenze hianclie, le quali si presentano
come un deposilo farinaceo.
Le foglie colpite nei mesi di gennaio e febbraio
sono dappiima rosviere, |iiii e^sil■l•ano e mostrano
nella parie miei i, ne nii'cnìnre^renza bianca.
iNeirmlenio dei le^siili sei pei^-iaiio numerosi fila-
menti miceliari con anslori in l'orma di vescichette
obovate o davate, e dagli stomi sporgono all'infuori,
isolati 0 riuniti in gruppi di 2 o 3, i porta-cori idi ì o
Ifomiceti Oli Eiimiceli i Funghi
conidiofori allungati ((ig. 81 ), che nella parte supe-
riore si suddividono ed hanno le ultime ramifica-
zioni terminate in un rigonfiamento dal quale si
producono da 2 a 5 punte o sterigmi ; questi portano
poi i conidii sferoidali lun-
ghi da Itì a 22 u e larghi
da 16 a 20 ;j..
Gli oogoni si formano
raramente nelle lattughe,
abbondano invece sulle
composile selvatiche come
Lumpsana, Senecio, Son-
chits, ecc., e sono sferoi-
dali , pellucidi , legger-
mente rugosi, di colore
giallo bruno e con un dia-
metro da 26 a 34 y..
I conidii prontamente
germinano in ambiente
umido ed alla temperatura
di 10 a 12 C. emettendo
un tubo germinativo, il
quale, entrando nelle fo-
glie, vi produce in breve
spazio di tempo numerosi
filamenti miceliari. Le oo-
spore invece possono man-
tenersi in vita per un lungo
periodo di tempo e pro-
pagare il malanno da una
all'altra annata.
Le stagioni non molto
calde ed umide favoriscono
lo sviluppo della malattia,
e si credeva che le basse e
le elevate temperature ar-
restassero completamente
lo sviluppo del male, invece ho potuto constatare da
qualche anno che il fungo si propaga anche durante
l'inverno e nelle estati molto calde.
Il marciume danneggia in particolar modo le va-
rietà di lattughe primalicce.
Nei semenzai e nei letti caldi, ove si coltivano
intensamente le insalate, il marciume può arrecare
gravissimi danni.
Continua a svilupparsi anche nelle insalale recise o
che si mandano sui mercati, per cui frequentemente,
come accadde nel 1896, in diverse località del Pie-
monte, del Genovesalo e del Napoletano, le insalale
poste in vendita, apparivano colle foglie inferiori ed
anche colle interne completamente putride.
Nella coltivazione del carciofo, la Bremia può ar-
recare anche perdite enormi, perché ne colpisce i
capolini rendendoli inservibili.
Per diminuire la diffusione del malanno, è neces-
sario allontanare tulle le piante maiale e special-
Lactucae.
, Ci'niiiiofori.
.VIicflio.
Dal Pmi.i.iEUX)
mente (|uelle selvatiche che crescono cosi comune-
mente negli orti e sulle quali si formano in parlieolar
modo le spore invernali. Siè esperimenlato il solfato
di rame sulle giovani pianticelle, ma ha dato finora
risultato negativo. Xel 189ó ho provato, in alcuni
orti del Casalese, il borace sciolto nell'acqua, consi-
gliato dal Hergeret ed ottenni risaltali soddisfacenti.
Un rimedio pratico, di poca spesa e di sicuro ell'etto
è il latte di calce da applicarsi nelle pianticelle.
Converrà poi sospendere la coltivazione delle insa-
lale per qualche anno nei terreni infelli.
Gei). Peronospora Corda.
l'eroiiospora parasilica Tul. iMale del secco dei
cavoli e delle rape). — E un malanno che attacca spe-
cialmente i cavoli-fiori, i cavoli comuni, i cavoli-
cappuccio, le rape,'\ ravizzoni e diverse altre cruci-
fere collivale e selvatiche, generalmente già infestate
dal Cystopiis candidus.
Fig. 82. — Conidiofoi'o e conidii
di Peronospora parasilica (dal I'hillieux)
(ìngr. circa ìtìQ (ti.im.i.
Si rende palese .sulle foglie dei cavoli e delle rape,
soprattutto nell'inverno, sotto forma di macchie
gialle le quali si mantengono sempre molto limitale,
solo in alcuni rari casi si estendono a tutta la lamina.
Nella primavera compaiono nella pagina inferiore,
raramente sulla superiore, le ellloreseenze bianche
prodotte dagli organi di riproduzione. Può colpire
anche le infiorescenze, e siccome in tal caso è quasi
sempre associata al Cgstopus candidus, cosi gli or-
gani malati restano notevolmente deformali. Fra i
tessuti della pianta ospite appaiono filamenti mice-
liari molto ramificati e dotali di numerosi austori.
Patologia vegetale
pure ramificati, i quali riempiono quasi completa-
mente le cellule. Verso l'esterno s'innalzano i basidii
o conidìofori molto llessibili, divisi ila 5 ad 8 volle
e colle ultime ramificazioni lesiiiiformi, arcuate, le
quali producono i conkUi incolori, ellissoidali, ottusi
all'apice, lunghi da 20 a 22 p., larghi da 16 a 20 ^j.
(fig. 82).
Neil' interno delle parti colpite si l'ormano gli
oogoni, tondeggianti, leggermente angolosi nel mar-
gine, con una membrana molto ispessita, incolora
0 leggermente gialliccia e costituita da diversi strati;
essi producono, in seguito ad un atto di accoppia-
mento, oo/ipore globose, con esosporio tenuissimo,
giallo bruno, liscio o leggermente rugoso con un dia-
metro di 26 a 43 [i.
I conidii germinano in breve spazio di tempo
producendo direttamente il filamento miceliare.
Le oospore invece possono mantenersi in vita da
una all'altra annata e formare poi anche i filamenti
mieeliari.
Per combattere tale malanno conviene asportare
le piante o le parti di pianta colpite, tenere bene
aerato il terreno e pulire gli orli da tutte le piante
selvatiche, le quali possono considerarsi come altret-
lanti focolai d'infezione.
i'eroiios|iora Viciae De Bary {Peronospora delle
ìeiitivchie e dri piselli). — Produce sulle foglie delle
ceccc si'Iv.iiiclic e coltivate, fra le quali la fava, la
lenlicclini ni il pisftlo, macchie gialle che possono
estendersi di iikiIIo, tanto da arrestare lo sviluppo
degli individui colpiti e produrne anche la morte,
come ho potuto constatare in diverse località del Pie-
nionle. Nella pagina inferiore delle foglie, nonché
sui peilunidli lior.ili e sui cii ri, il fungillo forma nu-
iiu_'ni>i riullclli l)i,iui-ii-;;rij;i,islii, i i|uali sono cosli-
IilìIi (la cDiuiliii/hri eretti, divisi dicotomicamente da
0 ad 8 piu'zioni, colle ultime ramificazioni rigide,
lesiiiiformi, acute e munite di conidii ellissoidali,
leggerineiile violacei, lunghi dn 24 a 20 u, e larghi
da 16 a 20 ;;. iiìii. Sii). Si proilueoiio anche oospore
lu'unaslre, reliiolaie, con creste minutissime ed
acute.
Per combattere questo inalauiio eniivieiie fal-
ciare prestissimo le piante ci)l|iile, |ier impedire la
fonriazioiie ilei niiiidii e delle oospore e per mag-
giiire siiiire/.zii s(i>|ieiidere per qualche anno la col-
livaziiiiii', nelle loealittà infette, delle vecce, dei
piselli e delle lenticchie.
Peronospora Dianllii De Bary (Peronospora dei
garofani). — Produce sulle foglie, raramente sui
fusti e fiori dei garofani cliinesi e di alice specie,
larghe macchie non ben deliiiile, di idlor i;iallii-
gnolo 0 livide, e sollo a queste, nella pagina eslenia
delle folcile, una linissima ragnatela bianca costituita
da roìiidiiifiirl, divisi 4 o 6 volte dicotomicamente,
con conidii ellittici, leggermente violacei, lunghi
22-25 (A, larghi 15-18 a. Nell'interno delle foglie si
formano oospore.
Può servire moltissimo un trattamento preventivo
con poltiglia bordolese all'I %di solfato rameico.
Fig. S3. — Peronospori
Viciae sul Pisello.
A, Conidioforo. - B, Conidii.
(Dal Prilueu.x) (ingr. circa 350 diam.).
Peronospora IrlFoliorum De Bary {Peronospora o
m uffa dii //■ifoi/lin). — Si presenta sul trifoglio ros.so,
sul liiaiicii. suWiiiriiniiilo, nonché sulle diverse l'I/cf/i-
cago e sul Mclild/iiK. sullo l'orma d'un ingiallimento
delle foglie con chiazze più o meno pronunciale.
Le piante fortemente colpite in breve appassiscono,
assumono una tinta nerastra e muoiono. Nella pa-
gina inleriore delle fòglie si formano i ciuffetti
l)ianeliicei di conidiafiiri erelti, divisi dicotomica-
inenle in 60 7 parli e con conidii ellissoidali, ottusi,
di color violaceo sijiadito (fig. 84). Le oospore sfe-
roidali sono di color brunastro ed hanno un diametro
di 25 a 34 (jt.
Ifomiceli od Eumiceli (Funghi)
Nell'Alessandrino, nei dinlonii di Mortara ed in
altri punti della Lomellina ho osservala tale pero-
nospora molto diffusa nel 189") e nel 1896. Compare
generalmente nel mese di aprile ed in pochi giorni
distrugge estesissimi coltivati.
I campi colpiti devono essere falciali ajipena com-
pare la malattia, per limitarne la diffusione.
Fi.?.
Peronospora Trìfoliori
iiiii (dal Pr[llieux) (iiiRr. che
Peronospora arborescens De Bary (Mal del secco dei
papaveri). — Colpisce le seminagioni di papaveri,
tanto nei semenzai come allo stato di completo svi-
luppo delle pianticine.
Le foglie malate, appaiono dapprima giallo-brune,
poi risultano coperte, nella pagina inferiore, da una
fitta lanuggine o muffa biancastra dapprima e poi
gialliccia; i fusti ed i peduncoli fiorali, oltreché
coperti dalla lanuggine, divengono deformati, ingros-
sati e contorti.
I conidiofori sono esili, eretti, divisi dicotomica-
mente in 7 a 10 rami, con conidii quasi tondeggianti,
lunghi da 15 a 2:2 ]x, larghi da 13 a 18 fx, leggermente
violacei ('fig. 85). Le oospore si trovano nell'interno
delle foglie secche e sono di color brunastro.
Conviene allontanare subilo gli individui colpiti.
Peronospora Valerianeiiae Fuckel. — Produce sulle
foglie della Valerianella ulitoria l'oli, delle macchie
giallicce, le quali si estendono in pochi giorni in
modo straordinario, mentre nella pagina inferiore
compaiono dei ciuffetti bianco-giallicci.
L'ho riscontrata in alcuni orti di Casale ove aveva
distrutto tutto il seminato. Si trova qua e là anche
negli individui che vivono allo stato selvatico.
Fig. 85. — Peronospora arborescens.
A, Conidiofori. - B, Conidii. - C, Oosporc (dal I'billieux)
Notai conidii ellittici, leggermente giallicci, lunghi
da 17 a 20 II, larghi da 15 a 17 u ed oospore gialle.
Peronospora effusa (Grev.) Rabenh. (Peronospora
dello spinaccio). — Si sviluppa sulle foglie dello spi-
naccio(SpinaciaoleraceaL.), di ahun'ìChenopodiinn,
Atriplex, Blitum, ecc., propagandosi in modo straor-
dinario tanto da distruggere in poco tempo i seminati
a spinaccio. Le foglie colpite appaiono con macchie
giallicce, ispessite o carnose, deformate ed anche
variamente contorte, e presentano, nella pagina in-
feriore, macchie grigiastre, costituite da fasci di
conidiofori i quali escono dagli stomi (fig. 80), e sono
brevi, superiormente 2-5-0-7-divisi, colle ultime
ramificazioni molto ingrossate, poi lesiniformi ed
arcuate. I conidii sono ellissoidali, di un color vio-
laceo e misurano da 22 a 30 [a di lunghezza per 10 a
23 |JL di larghezza. Nell'interno dei tessuti si formano
oogonii e quindi oospore sferoidali, con episporio
bruno, solcato irregolarmente ed aventi un diametro
di 26 a 35 u, le quali germogliano facilmente nella
stagione primaverile producendo nuova infezione.
Patologia vegetale
Fig. 86. — Feronospora effusa.
Fig. 87. — Feronospora
Schacfitii.
Conìdiororo. - B, Oospore. - C, Gonidio germinarne
(dal Prillieun) (ingr. circa 300 diam.)-
A. Conidioforo, - B, Conidii germinami. -
di micelio con auslorio il quale si addentra in
(itip-r. rin-a 3SI1 riinm 1_
C, Oospore. - D, Porzione
una cellula (dal Prilueux)
.Anche in iiueslo caso, conviene bruciare subito le
prime piante colpite, per impedire la dilTusione del
malanno.
Feronospora Schachlii Fuck. (feronospora della
barbabietola). — Vive sulle giovani foglie di barba-
bietola, producendovi delle deformità e delle macchie
isolate gialle, poi brune, le quali si estendono anche
a tutta la lamina fogliare, mentre nella pagina infe-
riore compaiono densi ciufTelti grigio-violacei. Nelle
forti infezioni, sulle foglioline interne, ove il malanno
raggiunge sempre la massima inlensilà, il deposito
grigiastro appare in tiiltc e ilne le iiat^iiie fogliari.
I conidiofori sono erclli, l'amilicali dicotomica-
mente 6-8 volte, con conidii ovali, grigio-violacei,
lunghi da 20 a 24 fj: e larghi da 15 aìsV (fig- 87).
Il malanno si estende anche alle radici carnose, ren-
dendo la polpa interna bruniccia, in seguito all'azione
disorganizzante causala dai filamenti miceliari che si
dispongono in vario modo fra le diverse cellule.
II miiclio iii'ir iiilerno delle radici carnose, si
mantiene in vila da una all'altra annata e può ser-
vire alla dillusione del malanno; difatti nella pri-
mavera io ho potuto osservare, nelle radici carnose,
la formazione di conidiofori con conidii che danno
presto origine a ioospore. Nelle foglie essiccate si
notano anche numerose oospore, le quali germo-
gliano producendo zoospore che si mettono facil-
mente in libertà.
Da qualche tempo tale malanno va csUMidi'iidosi
anche nelle regioni italiane, e per liiiiil.ii ne riiife-
zione converrà asportare e bruciare r(iri;aiin iidpito
e specialmente le parti carnose.
Feronospora Schleideni Ung. (Muffa o peronospora
delle cipolle) — Sopra diverse specie del genere
Allium, ma in particolar modo suir.4. cepa (cipolla),
questa peronospora produce un ingiallimento che
da alcune porzioni delle lamine fogliari va in poco
tempo estendendosi a tutta la pianta. Le macchie
gialle assumono gradatamente una colorazione giallo-
bruna e si ha cosi l'essiccazione dei tessuti e la
morte dell'individuo colpito. Contemporaneamente
si formano sulle macchie brune, dei ciuflelti gri-
giastri costituiti da conidiofori che escono o isolati
od in numero di 2 o 3 dagli stomi e presentano una
lunghezza di 280 a 350 <j. ed un diametro, verso la
base, di 15 |ji, sono da 4 a 6 volte biforcati e portano
da 2 a 5 rami sparsi od opposti ; i rami inferiori
hanno sempre uno sviluppo maggiore in lunghezza,
Il'iiìiiìci'tì ini lùiDllciii [h'uiKjlii]
Fig. 89. — Peronospora cannabi
Conidiofori e conidii.
ccaln dalla Peronospora.
mentre quelli deyli ulliini onlini sono piuttosto in-
grossati, molto arcuati e coll'estremità conico-lesi-
niforme, acuta o marginata. I conidiofori portano
conidii mollo grandi (44-52 per 22-2(3 u), ovoidali
0 quasi piriformi, alternali ed acuti alla base e rico-
perti da una membrana bruno-violacea. Nei tessuti
essiccati delle foglie, si formano in seguito le oospore
le quali sono ellittiche o globose e rivestite da un
sottile episporio.
Quando le foglie sono già essiccate, diventano in
alcuni casi quasi completamente nere; in tal caso
si ha lo sviluppo di un altro fungo del gen. Mncro-
sporiiim, il (|uale può da solo produrre una malattia
delie cipolle.
11 micelio può anche passare iieirinleriio dei
hullii e restare come in uno stato di (juiescenza,
|iroducendovi delle piccole macchie brune.
Lo sviluppo del malanno è direttamente in rela-
zione colle condizioni dell'ambiente, tantoché nelle
annate molto calde e poco umide, le piante, anche
se colpite nel pi'incipio della vegetazione, possono
dare bulbi perfettamente regolari.
La propagazione da una all'altra annata avviene
0 per mezzo delle oospore o per il micelio ibernante
dei bulbi, mentre, durante il periodo di vegetazione,
avviene per mezzo dei conidii che possono produrre
direltamenle lilamenti miceliari e formare zoospore.
Peronospora liagrariae lioze et Cwnu fl'cronn-
sporn delle fruf/ole). — Colpisce le foglie della
frugola comunemente coltivala, producendovi delle
macchie giallo-brune appena discernibili nella pa-
gina superiore e che occupano raramente tutta la
lamina, mentre nella inferiore compaiono ciuffetli
bianchicci formati da conidiofori piuttosto esili, iso-
lati 0 riuniti in gruppi di 2 a 3, divisi dicotomica-
mente in 4 a 6 volle, della lunghezza media di
1 mm. e colle ultime ramificazioni arcuate e lesini-
formi, con conidii ovoidali, subglobosi, ottusi al-
l'apice, lunghi da 20 a 40 ijt e larghi da Ila 36 u.
Ho notato questo malanno in alcuni orti di Borgo
San Martino (Casale), e fu facilmente vinto con due
sole aspersioni di polvere di calce con solfato di rame.
Peronospora cannahina Otlh. (Peronospora della
canapa). — E un parassita che colpisce le foglie
della canapa, determinandovi larghe macchie, irre-
golari, di color gialliccio nella pagina superiore ed
una efflorescenza nero-grigiastra nella pagina infe-
riore, sviluppata specialmente in vicinanza delle
nervature centrali. Essendo l'infezione limitata ad
alcune porzioni della foglia, l'accrescimento di essa
avviene quasi sempre mollo irregolarmente, in modo
che le lamine appaiono contorte in vario modo
(fig. 88).
I conidiofori escono fiiscicolali dagli stomi, sono
I dapprima incolori, quindi bruno-violacei, lunghi da
100 a 240 a, larghi 8-10 </., divisi 2 o 3 volle dico-
tomicamente, con conidii ellittici, bruno-violacei,
1 lunghi 30-30 u, larghi 16-20 a (fig. 8U).
Patologia vegetale
Fu riscontrata nella Svizzera; in Italia dal Mas-
SALONGO nel Ferrarese.
Molle altre Peronospore crescono sulle piante
selvatiche o coltivate, ma sono di minor importanza
dal lato agrario; cosi la P. violae De Bary, la quale
determina un ingiallimento sulle foglie della Viola
tricolor; la P. Dipsaci Tul., che vive sul cardo dei
lanaioli; la P. rubi Rab., sulle foglie del Rubus e
specialmente del lampone, ecc.
A Giava fu riscontrata sulle piante di Zea Mays
la P. Haydis Racib., la quale determina sulle foglie,
vagine e culmi del granoturco delle macchie bianche
0 bianco-giallicce, con conidiofori 2-3 volte dicotomi,
conidii tondeggianti con un diametro di 15 a 18 ix
ed oogonii globosi.
Nella Giamaica vive parassita sulle radici della
Colocasia esculenta la P. trichotoma Massee, ed in
Germania sul Thesium pratense si sviluppa la P. Thesii
Lagher.
Famiglia delle Chytridiacee
De Bary el Woor.
I funghi che compongono questa famiglia hanno
un sistema di vegetazione o micelio, filiforme, di
molto ridotto od anche nullo; l'intero organismo si
riduce allora ad una cellula iioosporangio), nell'in-
terno della quale si trovano una o più spore {wo-
spore). In certe forme l'individuo può presentarsi
anche privo di membrana cellulare. La riprodu-
zione agamica avviene per mezzo di zoospore sfe-
riche od ovali, munite di un nucleo brillante, di un
lungo ciglio inserito all'una ed all'altra estremitcà e
dotate di movimenti a scatto. Questi organi servono
a propagare rapidamente il fungillo nella stagione
propizia, frequentemente però, o tutto l'organismo
od una parte di esso si circonda di una parete ispes-
sita in modo da formare delle eisti, le quali servono
a mantenere in vita il fungillo, durante la stagione
invernale.
La riproduzione sessuale, per quanto risulta finora,
non avviene che per mezzo della coniugazione e
quindi mediante zigospore.
1 movimenti a scatto delle zoospore servono spe
cialmente a portarle in contatto colle piante ospiti
sulle quali poi, per mezzo di movimenti ameboidi
si innalzano, finché ritirano il ciglio, forano in un
dato punto la membrana esterna dell'organo attac
cato, ne assorbono il nutrimento e continuano cosi
a svilupparsi, o restando all'esterno o penetrando
completamente nelle cellule dell'ospite.
Le cisti e le zigospore germinando, possono for-
mare una 0 più zoospoir.
Le Cìiitridiacee vivono come parassite sulle piante
acquatiche, specialmente sulle Alghe e sui Fungili o
sugli Infusori, ed anche sulle piante terrestri produ-
cendovi svariate malattie.
Dei diversi generi appartenenti a questa famiglia,
quelli che arrecano qualche danno sono i seguenti :
Cladocin/triuw , Olpidiinn , Sijnchylrium, Pyroctonum
ed Asterocijslis, i (piali si possono distinguere dai
seguenti caratteri :
,i
Funghi
Funghi I
nudo
micelio
a micelio, ridotti ad un ammasso di protoplasma alcune volle anche
quale dà origine alle spore
Filamenti miceliari nudi. Zoosporangi nudi, poi circondati da Sne membrana Gen. Pj/rc
Filamenti miceliari rivestiti da membrana molto esile, ingrossati in vari punti
a guisa di fuso o di cono. Zoosporangi, formati da vescichette miceliari e
contenenti zoospore munite di un ciglio semplice Gen. Cladocìnjlriuni
Cellule perduranti o cisti stellate Gen. Asterocystis
Cellule perduranti o cisti non stellate 4
Zoosporangi circondati da una tenera membrana con zoospore munite
di ciglio Gen. Olpidiion
Zoosporangi muniti di una membrana nettamente distinta in due parti, cioè
in un esosporio ingrossato, fragile, ed in un endosporio incoloro Gen. Si/»chi/lriiini
Gen. Pyroctonum Prunet (l).
Pyroctonum sphaericiim Prunet. — Produce sulle
piante di grano una malattia studiata specialmente
dal Prunict nei diversi dipartimenti del sud-est della
Francia, nell'alta Garonna, nel Gers, nel Tarn, ecc.
Le pianticine presentano un arresto nel loro sviluppo,
un ingiallimento e la disseccazione progressiva delle
foglie e di (ult:i
paiono i filami
zoosporangi mi
Si ha ancia' la
11 malanno si
tessuti ammalati ap-
t, i quali producono
i pianta. Ne
i del fmitiillo,
ciiconilali da una fina membrana.
iduziune di zoospore con un ciglio.
ropagherebbe da una all'altra an-
nata, per mezzo di cisti che si formano sui filamenti
miceliari.
(1) Sur une nouvelle nialadie du blé, causée par
Chytridinée {Compt. Rend. .icad. Scienc, 1894).
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
ilnunlt
Gen. Cladochytrium Now.
Cladot'livlriiiin jiraminis lìiisg. — Vive nelle celluU
corticali delie lailici di alcune graminacee e special-
mente della Dachjlin glomerala. Io l'ho
trovato in diverse specie del genere
Bromus. Il micelio die si svilup]ia
nell'interno delle cellule radicali, as-
sorbe all'ospite tale quantità di nutri-
mento, da impedire lo sviluppo delle
|)ianticine, le(|uali si presentano |)erciò
molto piccole e muoiono presto. Molto
si trovano sulle foglie gli organi di ri|u'odii/iont
ibernanti, i quali vi producono delle piccole linti
parallele d'un color iiiuno chiaro.
CladochUrlum |nil|iosiini Fischer (1), l'hijitoderma
p II /pus II iti Wal., Oeiliimiji'ex leproides Trab. {Lebbra
della barbabietola). — Le pianticelle di barbabie-
tola colpite dal Cladochytrium, presentano nella
parte superiore della radice carnosa e precisamente
verso il colletto, al livello delle foglie basilari, dei
rigonfiamenti irregolari, muniti di numerosi bitorzoli
mammellonati ed aventi un diametro di 4-5 sino a
10-1:2 cm. (Mg. 90). Nell'interno hanno un les.sulo
carnoso con placche brune e numerose cavità nelle
quali si notano il micelio e quindi gli sporangi.
Vive anche sopra molte Chenopodiacee selvatiche,
senza produrvi gravi rigonfiamenti, jierchè il fungo
non trova sostanze nutritizie. Il Trabut crede che
la diffusione avvenga per mezzo delle barbabietole
selvatiche, comuni nell'Algeria.
Il l'iui.NKT ammette ai Cladochi/trium una grande
diffusione, ed iiii'alti egli enuncia (2) di aver osser-
valo una nuova specie sulla vile (CI. vitìcolum), che
literrebbe possa essere la causa di diverse ma-
lattie, antraciiosi, imbrunimento, ecc. Il medesimo
autore descrive un CI. mori (3). Il Berlese (4) de-
scrive un CI. violae, il quale vive nelle radici delle
viole, determinando un avvizzimento di una buona
parte delle foglie e quindi degli steli. Le piante cosi
colpite hanno l'aspetto di quelle che muoiono per
siccità.
Il micelio è filamentoso, ramificalo, intercellulare
e porta sporangi con spore globose.
Gen. Asterocystis De Wild.
Asterocystis radlcis De Wild. (5). — Fu trovato nel
Belgio dal Wilde.man parassita sulle radici di alcune
BrasHtche {B. oleracea, B. Napus) e Graminacee,
nonché di piante selvatiche, come piantaggini, vero-
niche ed altre e dal Marchal sul Uno. Vive nelle
(1) VoiLLEMiN P., Sur l'origine de la lèpre de la Bel-
lerave {Compi. liend. Acad. Scienc. P;ii'is i896).
(2) Sur une Chylridinée parasite de la vigne. Sur les
rapporta biologiques du Cladochijtrium vilicolum avec
cellule corticali della radice, che riempie di una
massa a guisa di pias dio. Questo successivaineiile
si Irasforma in ioo-sponiiigi con zon-spore uiiicilialr,
ed infine in cisti ibernanti che nella primavera
Fig. 90. — Barliabietola affetta da Cladocìiytrium
pulposum (dal Prillieux).
producono zoospore. E per mezzo di queste che si
dilTonde l'infezione.
Gen. Olpidium A. Braun.
Olpidium Brassicae (Woronin) Bang. (Malattia dei
giovani cavoli). — Si manifesta sulle pianticine di
lavigne {Compt. Rend. Acad. Scienc. Paris 1894, 2''sem.).
(3) Compt. Rend. Acad. Scienc. Paris 1895.
(4) Rivista di Patologia vegetale, voi. VII.
(5) Mémor. belg. Microsc. Bruxelles 1893.
Patologia vegetale.
Nuova Ekcicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
Brassica (specialmente eavolo), quando sono nei
letti caldi ed hanno ancora i cotiledoni attaccati o
tutt'al più due o tre paia di foglioline, sotto forma
di marciume, che principia dal punto ove il fusti-
cino si stacca dal suolo. L'individuo colpito si ripiega
quindi verso il basso, appassisce e muore.
L'esame microscopico dei tessuti ammalati, ossia
delle diverse parti della radice, e di quella porzione
del iusto, la quale si trova al disotto dei cotiledoni,
rende evidente la presenza del fungillo parassita,
sotto forma di corpuscoli tondeggianti prolungali in
tubi cilindrici, i quali arrivano colla loro estremità
fino nella parte esterna dei tessuti ammalati (fig. 91).
Fig. 91. — Sporangi di Oìpidium Brassicae.
(Dal Woronin) (ingr. circa 350diam.).
iNeir interno dei corpi sferici o zoosporangi, hanno
origine gli organi di riproduzione («oo«;)ore) di forma
quasi sferica, e muniti di un ciglio vibratile. Le ;iOO-
spore, attraversando il tubo cilindrico, si riversano
all'esterno, di dove, trasportate dal vento, dagli in-
setti, od in qualunque altro modo, possono cadere
sopra una nuova pianticina di cavolo e, restando per
un po' di tempo immerse sulle goccioline d'acqua che
ivi si trovano frequentemente, aumentano di volume,
quindi si attaccano e forano le membrane esterne
dell'ospite, penetrano nell'interno delle cellule, ove
nutrendosi a spese dei succhi cellulari dell'ospite,
aumentano di volume finché si trasformano in nuovi
zoosporangi.
Nelle cellule periferiche delle radici, si è anche
notata la presenza di organi riproduttori tondeggianti
od angolosi, rivestiti da una membrana molto ispes-
sita e munita di asperità anche spinose : sembra
debbano avere origine da una copulazione di due
masse protoplasmatiche.
Il rivestimento esterno difende questi organi dalle
avversità atmosferiche e quindi serve a mantenere
in vita il fungillo da una stagione all'altra.
Non si è ancora trovato alcun rimedio curativo
sicuro. Io però ho potuto esperimentare in un orto
presso Casale, dove il malanno compariva già da
molti anni, che la calce esercitando un'azione sulle
zoospore può, se sparsa nel terreno, dare ottimi
risultali.
Appena il malanno compare, sarà cosa utile annul-
lare il semenzaio, e, se si volesse piantarne un altro
nelle vicinanze, bisogna spargere sul terreno una
certa quantità di calce, e curare soprattutto che non
vi sia eccessiva umidità.
Nelle radici della Brassica oleracea e della comu-
nissima Capsella bursa pastoris, il De Wildemann (1)
trovò nel Belgio un nuovo Oìpidium parassita (0. ra-
dicicolum De Wild.), il quale però non può arrecare
gravi danni.
Oìpidium Trifolii (Passerini) Schroet. (Vescicole del
trifoglio bianco). — Si sviluppa nelle cellule epider-
miche delle foglie, piccioli e peduncoli del trifoglio
bianco (Tri f. repens). La massa del fungo si presenta
sotto forma di corpi (zoosporangi) sferici od ellis-
soidali, isolati, od anche riuniti in gruppi di venti per
ogni cellula, dimodoché, le cellule colpite, ed anche
quelle vicine, si ingrandiscono in modo straordi-
nario, tanto da provocare nelle foglie, nei piccioli e
peduncoli, degli ingrossamenti vescicolari o delle
callosità 0 tubercoli.
Dai corpi sferici o zoosporangi esce un tubetto, in
generale molto corto, e nell'interno si formano le
zoospore tondeggianti.
In alcune cellule dell'ospite, sul finire della sta-
gione estiva, si nota anche la presenza di corpi
tondeggianti, ellissoidali o fusoidei, solitari od aggrup-
pati e rivestiti da una membrana consistente, bru-
niccia, i quali possono passare l'inverno in quiescenza
e propagare il fungillo nell'annata successiva.
Questo malanno compare piuttosto isolato, e fi-
nora non ha ancora arrecato danni veramente gravi.
Molte altre specie di Oìpidium vivono sulle Lemna
0 lenticchie d'acqua, sulle alghe, sui funghi, ecc.,
ma sono di nessuna importanza dal lato agrario.
Gen. Synchytrium De Bary e Wor.
Molte specie di questo genere vivono come veri
parassiti sopra piante selvatiche, come sulle Ane-
moni, sulle Mercurialis, sui Lathyrus, sulle Gigliacee,
sulle Borraginacee, Rosacee, sulle pianticine di Fras-
sino, ecc., producendovi dei rigonfiamenti, delle ver-
ruche, dei tubercoli di varia forma e colore ; una
sola specie può arrecare qualche danno ai seminati,
cioè il S. Taraxaci De Bary e Wor. Esso si sviluppa
abbastanza comunemente sulle foglie e sugli invo-
lucri fiorali di alcune Composite od Asteraeee dei
prati e specialmente sui Cirsium e sulle Crepis.
Io da alcuni anni l'ho riscontrato sulle foglie
della cicoria (Cichorium Intybus L. j in vari punti del
Piemonte. Se ne riconosce facilmente la presenza,
perchè sulle foglie compaiono delle verruche o croste
rosso-aranciate o rosso-sanguigne.
1 zoosporangi sono di forma irregolare, le zoo-
spore appaiono globose od ovoidali con un diametro
(1) Gens. Chytridin. Bruxelles 1893.
tfomiceti od Eumiceti (Funghi)
di circa 3 ;j, ed una gocciolina giallo-rossiccia nel-
l'inlerno. Gli organi di riproduzione ibernanti sono
([uelli che formano specialmenle le macchie rossicce
appariscenti anche all'esterno.
Questi funghi arrecano danni di po-
ciiissima entità.
Sul Psophocarpus si è in questi ul-
timi tempi trovata una chitridiea paras-
sita, la Woroniiiietlu Psop/incnrpi.
Famiglia delle Protomicetacee
De Baiy.
Sono esseri mollo semplici, rajipre-
sentali da ife esili, (ìliformi, di durata
molto limitata, i quali producono dei
grossi sporangi; da questi hanno ori-
gine piccole spore, le quali, secondo De
Bauy, si copulano due a due e produ-
cono quindi tubetti germinativi.
Fra le poche specie che vegetano su
piante vive, merita di essere conosciuto
dall' agricoltore il Protomyces marro-
sporiis Unger, il quale vive jtarassila
sopra molte ombrellifere coltivate o
selvatiche (Dauciis, Meitm, Aegopodium ,
Oreoseiinum , ecc.). Sui fusti, piccioli,
sulle nervature delle foglie, sui pedun-
coli e peduncoletti determina delle pro-
tuberanze callose, delle vescicole veri'u-
cose, lunghe da 1 a 5 mni., larghe sino
a 3 mm., giallicce e molli dapprima,
quindi secche e brune, le quali pos-
sono occupare una larghissima esten-
sione, tanto da impedire lo sviluppo
dell'individuo colpito. Le vesciche for-
niate da poco, risultano di un tessuto
cellulare attraversato da un micelio in-
coloro, quelle invece già vecchie, sono
ripiene di ammassi originati dal micelio,
piuttosto grandi (35-80 per 35-60 \x)
globose od angolose, circondate da una , ^^^^^ ^
doppia merabranagialliccia, molto consi-
stente e contenenti una massa di plasma,
la quale, venendo all'esterno, nella stagione prima-
verile, in seguito alla rottura della membrana, si
(livide in piccole sporicine; queste, accoppiandosi,
formano un nuovo tubo germinativo.
Famiglia delle Entomoftoracee Now.
Questa famiglia conipiende funghi i quali vivono
specialmente nel corpo degli insetti perfetti e delle
larve, procurandone la morte. Il micelio si sviluppa
dapprima nella parte interna dell'insetto, quindi,
avvenuta la morte dell'animale, produce, verso l'e-
sterno, dei conidiofori con conidii. Gli organi ma-
schili e femminili sono ridotti a semplici fdamenti,
i quali, riunendosi, formano una spora speciale
zigospora, che si mantiene
periodo di tempo.
vita per un lungo
FUT
Fig. 92.
olpila dal fungo. - U, III, IV X, Organi d
ili germinazione (dal Kerner) (iogr. da 300 :
Comunissima è la Empnsa muscae (Fr.) Cohn., la
quale si nota specialmente nella stagione autunnale
sulle mosche (fig. 92). L'insetto appare circondato da
filamenti bianchi, formati dalle ife miceliari uscenti
dall'addome, le quali si trasformano all'estremità in
conidii che vengono lanciati ad una certa distanza.
Nei dintorni di Firenze, il Dei, Guercio ed il XIat-
TiROLO notarono la presenza dell' Enlomophlliora Plan-
cboniana Corna = E. aphidis Hollin., parassita degli
afidi delle piante.
Sono funghi i quali potranno arrecare un grande
vantaggio all'agricoltura, ma specialmente all'orticol-
Patologia vegetale
tura ed ai fiori di giardino, polendosi con essi, qua-
lora l'ossero coltivati artificialmente, ottenere la morte
di esseri molto dannosi.
Il Webster ha proposto di combattere con un
metodo semplicissimo le larve della Spilosoma viv-
ginica mediante cioè VEm. aulicae Reich.
Nel 189(5 CiiARD (1) osservò, nella larva della
Chelonia caja, Y Entomophthora aulicae Frauenf.,
riscontrata pure da Vox Tubeuf ci) nella Panolis
piniperda o notlonelta del pino.
Famiglia delle Mucoracee De liary.
I funghi di questa famiglia vivono specialmente
sopra le sostanze animali o vegetali in via di decom-
posizione, raramente sopra altri funghi, presentando
un parassitismo facoltativo. Alcuni di essi sono co-
munemente conosciuti col nome di muffe.
Hanno un micelio filamentoso costituito cioè da
numerosi filamenti continui, incolori o variamente
colorati, i quali si ramificano in vario senso, si ana-
slomizzano e formano, sul substrato, dei larghi ciuffi.
(1) Le parasite de V EcaUle-martre (Rev. de Vii., 1896).
Altri filamenti si dispongono in senso perpendicolare
e producono all'estremità, un rigonfiamento o vesci-
cola, sulla quale va a concentrarsi tutto il protoplasma
dei filamenti. Dopo breve spazio di tempo l'ingros-
samento suddetto si stacca per mezzo di un setto
dal restante del filamento e produce, nell'interno,
numerose spore, le quali si mettono in libertà in
seguilo alla dissoluzione della membrana avvolgente
il rigonliamenlo.
In alcune specie si formano, in condizioni speciali,
conidil isolati all'estremità dei filamenti eretti. Lungo
i rami miceliari, specialmente quando le condizioni
dell'ambiente riescono sfavorevoli allo sviluppo,
hanno origine dei rigonfiamenti (clamidospore), i
quali si rivestono di una membrana ispessita, si man-
tengono in vita per un lungo periodo di tempo e
possono servire alla propagazione della specie.
Seguendo lo sviluppo di alcune forme si è riscon-
trato un processo di fecondazione per coniugazione
e la formazione quindi d'una cellula uovo o zigospora.
Il micelio, trovandosi in un ambiente privo d'aria,
si (livide in minutissimi pezzi, quasi come i funghi
dei fermenti.
Molte specie si riscontrano sulle diverse conserve
alimeiilari, sulla polpa dei frutti, determinandovi il
iit.'uciuiiic. Sul |i;iiic, sulle paste dolci tenute in
luo;;lii iiiiiidi, si s\ilii|ip,ino specialmente il Mucor
Mitcfdit \j. ed il liliiiiipus iiigricans Ehrenh. (fig. UIJ)
producendo un fittissimo intreccio di filamenti bianchi
0 grigiastri. Cosi sulle sostanze grasse, sulla bian-
cheria umida vive comunemente il Pbgcomyces ni-
tem Ag. producendovi un (le|iosito filamentoso rosso
bruno.
Capitolo li.
ASCOMYCETAE
Le forme che fanno parte di questa divisione co-
stituiscono il più alto grado di sviluppo dei fungili.
Esse sono caratterizzate da spore (asin.sjxire, teca-
spore, sporidii), che si formano nell'inlerno di cellule
speciali dette aschi o teche, tubolari o claviformi,
ovoidali 0 sferiche, le quali sono di solito allungate
e con membrana speciale. Due nuclei, che restano
liberi nei filamenti miceliari, generano il nucleo
della cellula madre dell' asco; questo si divide per
lo più in otto porzioni che costituiscono poi le otto
spore racchiuse nell'asco. Fra le spore e Lasco vi
ha una sostanza granulosa ricca di glicogene e com-
posti pedici, detta epiplasma. A maturità, le spore
escono dall'asco da un'apertura terminale.
Gli aschi si producono sopra una massa carnosa o
compatta la quale costituisce come una specie di frutto
(2) Empusa aulicae [Forstl. Natur. Zeit., '
ìfomiceti od Eumiceti (Funghi)
n ricellacolo clliuso 0(1 aperto di forma globoide, più
() meno foggiato a scodella (ascoma) o ad ampolla
(pcrilecio), di solito appena visibile ad occhio nudo
come un punticino nero. Solo in alcuni rari casi
(l'J.roasci), il ricettacolo manca e gli aschi si pre-
sentano nudi. Frammisti agli aschi si trovano dei
filamenti sterili cilindrici ed allungati detti paralisi.
Il sistema di vegetazione risulla di fdamenti sel-
lali, variaiiienle ramificati, i quali serpeggiano nelle
(■('ilulc dell'ospite e possono t'ormare dei cordoni
ri/.omorlici, oppure anche intrecciarsi e produrre
corpi scleroziali più o meno differenziati.
Il micelio può generare oltre che la frullificazione
tipica degli aschi, la quale rappresenta lo stalo
perfetto, anche numerose altre forme secondarie di
spore che servono principalmente a diffondere la
s|iecie nella stagione propizia alla vegetazione e pos-
sono anclie costituire forme di adattamento del fun-
i^iilo. [.'ascospora, germinando, produce un micelio
il (juale si addentra specialmente nelle parti giovani
(lidie piante ospiti o si sviluppa sul substrato adalto,
si ramifica in vario modo e genera, in breve spazio
di tempo, dei filamenti che si innalzano in senso
verlicale e producono piccole spore (microconidii)
disposte a catenella, le quali servono essenzialmente
a diffondere il fuiigillo. In alcune forme di ascomi-
ctii il micelio dà origine, sempre all'esterno del
sniistratn, a filamenti fertili di forme speciali, i quali
portano dei (■oiiidii più grossi (niacroconidii), inco-
lori o variamente colorati, che possono conservare
la facoltà germinativa per un lungo periodo di
t('m|Po e devono quindi essere considerali come spore
ilirriìiiiili.
Nell'interno del micelio si possono anche formare
delle cellule a forma di macroconidii, in alcuni casi
straordinariamente ingrossale dette clamidospore, le
i|uali germinano in sporangi, ed essendo circondate
da una parete mollo ispessita, si mantengono in vita
|)er molto tempo.
(Ili slati ('(inidiali vivono in generale perfettamente
distinti dagli siali ascofori e sono quelli che arrecano
i maggiori disastri, poiché possono produrre facil-
mente parecchie generazioni. Infestano i diversi
ospiti solo quando trovano una grande quantità di
nutrimento da assorbire, mentre invece le forme
ascofore si producono allorché il substrato é già in
gran parte esaurito e le condizioni dell'ambiente si
presentano poco favorevoli allo sviluppo dei funghi.
Una prova evidente di questo fallo si ha nella
comune crittogama della rosa (Sphuerolheca pan-
uosa Lèv.), la quale, finché le piante <li rosa pre-
sentano molto materiale nutritizio, vive allo slato
conidiale ; sul finire della stagione esliva, quando
la pianta ospite è già in gran parte esaurita, allora
si forma, sulle foglie che stanno per seccare, lo
stato ascoforo.
Siccome le forme conidiali ed ascofore si presen-
tano con caratteri ben diversi, furono fino a questi
ultimi anni, nei quali le coltivazioni artificiali deluci-
darono molti falli, considerate come specie distinte.
Tutte quelle forme conidiche, delle quali non sono
ancora noli gli stati ascofori, da molti micologi ven-
gono ancora comprese nel gruppo degli Ifomiceli.
Le ascospore od i conidii, germogliando, produ-
cono un micelio, il quale in alcuni casi genera dei
corpi ampolliformi (picnidi) contenenti a completo
sviluppo dei filamenti o basidii, muniti all'eslreniilà
di organi di riproduzione speciali (.s/w/h/c). Di molti
stati picnidici, non si sono ancora trovate le l'orme
ascofore o conidiche e si sogliono perciò considerare
come specie a sé e riunire in un grupjio speciale
dello dei funghi Sferopsidei.
Esistono anche delle forme fungine, le (|uali hanno
organi di riproduzione formati da basidii e sjiore
riuniti in gruppi (spermogoni), ma non racchiusi
entro apparecchi speciali e coperti solo nel piincipio
del loro sviluppo dall'epidermide dell'ospite. Questi
fungini, i quali formano il punto di pa.ssaggio dagli
Ifomiceli ai funghi Sferopsidei, si sogliono di solilo
riunire nella famiglia dei MelaDConiei.
Gli ascomiceli sono quindi funghi polimorfi e la
riproduzione avviene in generale per via agamica,
quantunque al riguardo delle ascospore o sporidii
esistano parecchie opinioni, considerandole alcuni,
fra i quali il De Baby, come prodotto di un atto .ses-
suale, altri, fra i quali il Rrefeld, come produzioni
agamiche.
Alla formazione del corpo ascoforo concorrono
sempre uno o più filamenti miceliari, alcune volte
si presentano degli elementi di due forme diverse
(organo maschile e femminile), i quali si uniscono
insieme in un modo caratteristico, dando origine a
quelle porzioni del micelio fruttificante che formano
jioi gli aschi.
Per dare una giusta idea della genesi del IVutlo
ascoforo, ricorderò le fasi di sviluppo di (piella specie
di muffa (Eurotium repens), comunissima nella frutta
cotta, nelle conserve e particolarmente nella colla
d'amido, adoperata comunemente dai legatori di
libri. Il fungillo forma dapprima alcuni filamenti,
i quali si dispongono in senso verticale e si rigon-
fiano gradatamente all'estremità, dando origine per
gemmazione a numerosi conidii calenulati : questi
costituiscono un fine pulviscolo di color verdastro,
il quale fu per molto tempo ritenuto come il frutto
di una specie di Aspergillus. Mentre si formano i
conidii, alcuni filamenti miceliari si contorcono
verso la loro estremità a spirale e si suddividono,
per mezzo di selli trasversali, in numerose porzioni,
costituendo cosi Vascogonio od organo femminile.
Dalla base dell'ascogonio si prolungano in seguilo due
rami miceliari, uno dei quali (organo maschile o
102
Patologia vegetale
pollino(lio) si protende verso l'alio finché arriva colla
suaeslremitàa toccare l'ascogonio, col quale si fonde.
Non in tutte le specie si trovò il pollinodio, anzi nel
maggior numero dei casi manca o si presenta allo
stalo rudimentale, come anche può mancare Vasco-
gonio, per cui molti ritengono Vascogonio ed il pol-
linodio, anziché quali cellule sessuali, come organi
che possono dare origine al frutto ascoforo senza
alcuna funzionalità sessuale.
Avvenuta neW ascogonio deW Eurotium la coniu-
gazione col pollinodio, si protendono dalla sua base
numerosi filamenti che si ramificano in vario modo
tanto da circondarecompletamente l'ascogonio stesso,
formando così un tessuto avvolgente di colore bru-
nastro. Nello stesso tempo nella parie interna del-
l'aseogonio, i diversi filamenti si segmentano in vari
sensi e le singole cellule che ne risultano si ramifi-
cano alla lor volta finché producono all'estremità gli
aschi 0 teche.
In altre forme della famiglia dei Discomiceti l'asco-
gonio è circondato da abbondante pseudoparenchima
il quale assume generalmente la forma di scodella.
Avvenuta la formazione dell'asco, per divisione del
corpo protoplasmatico, le spore, che si sono svilup-
pate nel medesimo tempo, si rivestono di episporio
incoloro o variamente colorato in giallo, olivaceo o
bruno e possono, in seguito a movimenti del proto-
plasma interno, essere lanciate ad una certa distanza,
0 poste in libertà insieme all'asco, il quale viene
lanciato fuori o dalla parafisi o dai filamenti che si
trovano alcune volte nell' organo che contiene gii
aschi.
Vasco 0 teca, è una cellula a parete poco ispes-
sita ed incolora, in generale allungata, e che a
maturità completa diventa in generale turgescente,
assorbendo dell'acqua dall'esterno, mentre ha alla
estremità un'apertura dalla quale escono le spore.
Colle ricerche di Woronin e Nawaschin sulla
Sclerotinia keteroiea, resta dimostrata anche l'ete-
roecia per gli Ascomiceti.
A seconda del diverso modo di presentarsi degli
organi di fruttificazione, gli Ascomiceti parassiti si
possono dividere in Exoasci, nei quali gli aschi na-
scono liberamente sul micelio, e Carpoasci, con
aschi collocati sopra o dentro speciali corpi fruttiferi.
Hanno un sistema di vegetazione costituito da fila-
menti ramificati, i quali penetrano o sotto all'epider-
mide, nell'interno dei tessuti, oppure si distendono
semplicemente fra le cellule epidermiche e la cuti-
cola. Tanto nell'uno che nell'altro caso, alcune por-
zioni miceliari si portano in seguito verso l'esterno,
generano cellule rigonfiate, le quali si allontanano
l'una dall'altra ed erompono dalla cuticola dividen-
dosi in due parti, una basale più piccola ed un'altra
più grande superiore detta osco o teca. Gli aschi sono
ravvicinati fra loro in piccoli gruppi, mai racchiusi
in corpi fruttiferi speciali; essi contengono otto spore
di solito tondeggianti, le quali possono germogliare
anche nell'interno degli aschi a guisa dei fermenti,
emettendo cioè rigonfiamenti o gemme laterali, le
quali gradatamente si staccano. Per il turgore, gli
aschi si rompono alla sommità e le ascospore ven-
gono lanciate fuori coi conidii ; questi germinano
alla lor volta producendo nuovo micelio parassita
sui vari organi.
Vivono parassiti sulle foglie, sui frutti o sui rami
di piante legnose e comprendono due generi:
Exoascus e Taphrina (1).
Il gen. Exoascus è caratterizzato dal micelio che
esercita un'azione irritante sulle cellule e produce
quindi vere ipertrofie sugli organi colpiti, come in-
grossamenti delle foglie (bozmcchioni), ramifica-
zioni anormali {scopazzi o scope delle slirghe). Al
cessare della vita annuale delle piante si addentra
nell'interno dei tessuti {micelio perennante), man-
tenendosi in uno stato di quiescenza per vegetare
nuovamente, nella primavera successiva, dentro agli
organi in via di sviluppo.
Le specie del gen. Taphrina, non generano che
macchie patologiche o vescichette a guisa di galle
sulle foglie, non hanno micelio perennante, e non
si possono propagare da un anno all'altro che per
mezzo delle ascospore.
Gen. Exoascus Fuck.
Exoascus Pruni Fuckel. {Lebbra, fuoco o bozzac-
chioni del susino). — Vive sui germogli fioriferi e
fogliferi e sui giovani frutti del susino, del pado
{Prunus padus) e del prugnolo {P. spinosa), deter-
minandovi delle ipertrofie con accrescimento precoce
ed anormale. Mentre i frutti sani sono ancora molto
piccoli, i colpiti appaiono 4 o 5 volle più grandi,
molto lunghi, depressi ai lati, incurvati alla base,
cavi internamente, di color verde giallastro o legger-
mente rossiccio, a superfice scabrosa per numerose
cavità e coperta, nel momento di massima infezione,
di una pruina bianchiccia (fig. 94). In breve i frutti
malati diventano bruni e disseccano, pur restando
attaccati alla pianta. Sui giovani rami si diffonde il
malanno, determinando la formazione di scopazzi,
comuni specialmente sul prugnolo delle siepi, con
deformazione dei germogli, dei piccioli, delle nerva-
ture fogliari, non però del mesofiUo.
Sezionando un frutto colpito, si notano, fra gli in-
terstizi delle cellule e dei pochi fasci vascolari, alcuni
(1) JoAHNS, Giesenhaugen Entwickelung der parasitischen Exoasceen. Flora 1895.
If Olili ce ti od Eumiceti (Funghi)
filamenti miceliari variamente ramificati e divisi da
selli trasversali più ispessili delle pareti.
Il micelio, oltreché nei fruiti, si trova anche nel
midollo, nella corteccia, nei cordoni di libre corti-
cali, nel floema e nei raggi midollari.
Sotto l'azione del micelio (1) si ha una fortissima
ipertrofia nei tessuti parenchimalici, i quali si accre-
scono fortemente. Avviene una supplettiva divisione
nelle cellule, mentre le fibre corticali rimangono
più brevi ed hanno, corrispondentemente al grado
di i|)ertrofia, lume largo e pareti più sottili, .^nche
il lloema appare accresciuto e più ricco in proto-
plasma.
Nei rami, il micelio può mantenersi nell'inverno
in uno slato di quiescenza, e svilupparsi nuovamente
in primavera nelle nuove gemme.
Nei frulli, molli filamenti miceliari si dispongono
fra l'epidermide e la cuticola e producono rami ci-
lindrici od aschi, i quali, sollevando la cuticola, si
protendono all'esterno del frullo in senso
jìerpendicolare e ne rendono la super-
fice dapprima bianchiccia, poi giallo-
ocra. Gli aschi (lig. 95) sono cilindrico-
clavati, convessi all'apice, lunghi da 40
a 55 IX, larghi da 8 a 15 ix, colla cellula
basilare lunga da 10 a 16 u, larga 8 ;ì,
e contengono 8 ascospore quasi tondeg-
gianti con un diametro di 4,5 u. Queste
germinano con conidii laterali nell' in-
terno 0 fuori dell' asco.
Esperienze di Rudovv avrebbero anche dimostrato
che gli afidi concorrono mollo alla diffusione del
male, e che la sostanza zuccherina emessa da tali
Cinqu
Susine trasformale in bozzacchioni.
(Dal Phillieux).
U(Y
Fig. 95. — Diversi gradi di sviluppo degli aschi
di Exoascus Pruni.
(Ingr. di circa 350 diam.) (dal Prilueux).
Per quanto si sa finora, il malanno si propaga
essenzialmente per mezzo del micelio ibernante;
quindi sarà necessario tagliare e bruciare tutti i
rami nei quali si sono notati fruiti deturpati. Il sol-
fato di rame è di dilficilissima applicazione; piut-
tosto converrà asportare dalla pianta i fruiti che
presentano il primo sintomo d'infezione, e ciò per
impedire la formazione di aschi o di ascospore, le
quali potrebbero in breve estendere il malanno nella
medesima annata.
(1) Vedi G. Smith, Ricerche morfo-anatomiche nelle
deformazioni prodotte dalle Exoascacee nei germogli e
animali, sia il primo substrato favorevole allo svi-
luppo del fungo.
Exoascus defornians (Berk.) Fuck. (Accartoccia-
mento delle foglie. Bozzacchioni del pesco). —
Colpisce le foglie del pesco, rendendole deformi,
ingrossale e carnose in tutta la loro lunghezza o solo
in parte (fig. 96), irregolarmente ripiegate sopra sé
stesse 0 increspate, con rigonfiamenti vescicolari in
molle parli e di color giallo verdastro od anche giallo
e roseo. Esse cadono al principio dell'estate.
La pianta, mentre perde le foglie, emette un nu-
mero straordinario di rami, abbondante succo gom-
moso e deperisce in modo molto sensibile.
In vicinanza od in mezzo a gruppi di foglie forte-
mente colpite, il Derschau ha trovato anche dei
fiori colpiti dal fungo in modo tale, da presentare
un volume 2 o 3 volle più grande del normale.
In sezione, le foglie risultano di un tessuto costi-
tuito da un numero straordinario di cellule aderenti
l'una all'altra e prive di clorofilla. Negli interstizi fra
cellula e cellula, si vedono i fili miceliari del fungo
divisi da setti trasversali in cellule allungate, irre-
golari, angolose; essi sono variamente ramilìcati e
nelle foglie, trad.
veget., anno 1895J
A. N. Berlese {Rivista di patologia
Patologia vegetale
con piccole ramificazioni digitiformi le quali aderi-
scono alle cellule del vegetale ; non le forano, ma vi
Fig. 96. — Foglie di Pesco affette dal mal della bolla.
(Dal PmLLitux).
inducono una tale irritazione da determinare un ac-
crescimento straordinario. 1 filamenti miceliari scor-
rono specialmente fra le cellule epidermiche ed
emettono rami cilindrici che sotto alla cuticola for-
mano, in seguito alla loro divisione, una cellula
basilare lunga da 10 alò [x, larga 2-5 i^., e supe-
riormente un ascocilindrico, convesso, lungo 35-50 \j.,
largo 5-7 it., contenente otto ascospore tondeggianti,
jaline, con un diametro di 3 a 5 jji. Quando gli aschi
sono tutti regolarmente formati, la foglia presenta
una superfice bianco-pruinosa.
Nelle gravi infezioni, il micelio si estende anche ai
piccioli, alle stipole, le quali, colpite dal fungo, re-
stano per lungo tempo persistenti, e persino alle gio-
vani estremità dei rami, determinando pure in questo
caso delle ipertrofie ed anormali ingrossamenti.
Le ascospore lanciale fuori dall'asco germinano,
se collocate nell'acqua, per mezzo di gemme o co-
nidii laterali, ma se vengono poste, come fece il
Derschau, in liquidi gommosi, si ha la formazione
di un micelio che può penetrare nei giovani ger-
mogli, producendo nuova infezione. A facilitare forse
il passaggio del micelio, servono gli afidi, che quasi
sempre si trovano sulle foglie accartocciate e che
possono colle punture aumentare l'ipertrofia, oppure
favorire lo sviluppo dei liquidi gommosi che si depo-
sitano sui rami del pesco.
Secondo il Newton R. Pierce (1), i danni che
arreca YE. deformans sono in relazione colle con-
(1) Peach leaf. curi its nature and treatment. Wa-
Bbington 1900.
dizioni atmosferiche dominanti, durante il periodo
nel quale le piante emettono le foglie. Così la pioggia
ed il freddo tendono ad aumentare la gravità
dell'infezione, sia perchè favoriscono lo svi-
luppo della malattia, sia perchè rallentano le
funzioni vitali della pianta ospite. Perciò sono
più soggetti a.]]' Exoasciis i frutteti collocati in
luoghi bassi ed umidi.
Contro questo malanno possono servire le
irrorazioni colla miscela cupro-calcica, ese-
guite per tempo ed adoperando il solfato di
rame nella dose del 2 al 5 %q, poiché, se dato
in quantità maggiore, le foglie cadono. Tale
irrorazione si potrà ripetere una seconda ed
anche una terza volta alla distanza di 15 o
20 giorni. Converrà anche raccogliere e bru-
ciare le foglie ingrossate e recidere i rami col-
piti molto al disotto della parte ammalata, con
ciò si impedisce la formazione del micelio iber-
nante. Per mezzo dei rami che si innestano, si
può molto facilmente diffondere il malanno,
per cui bisognerà usare somma cura nello sce-
gliere come innesti, rami provenienti da piante nelle
quali non s'abbia mai avuta alcuna traccia di malattia.
-WS
Fig. 97. — Scopazzo di Susino (dal Prilliedx).
Il Bain(2) consiglia di far seguire all'applicazione
della poltiglia bordolese una o più aspersioni di latte
(2) Danni dei fungicidi sulle foglie di pesco (Exper,
Station Ree).
Ifomiceti od Eumiceli (Funghi)
105
di calce, alliiie di impedire l'azione dannos.i del sale
di rame sulle foglie.
K\oascuscerasÌ(Kuck.)Sadeb.,&'. Wiemieri Hathay
( Scopa iti del ciliegio). — Vive sulle foglie e sui rami
del ciliegio. Alla base dei giovani rami determina
un' ipertrofìa od ingrossamento, dal quale partono
numerose ramificazioni secondarie molto suddivise,
deformale e disposte in senso verticale (fig. 07),
prive sempre di (lori e con foglie ingrossate, lucenti,
di color verde o rossiccio.
Il micelio è formato da ife cilindriche, le (|uali,
addentrandosi fra i tessuti, determinano un isjies-
simento delle membrane cellulari e tnullc voile un
principio di gommosi.
fili ascili e le ascospore li:iniio la iiicilcsiina loriiia
e grandezza di (|ucllc (IcirA'. defommns e pn.ducoiio
pure, nella primavera, un deposilo biancastro sulle
foglie.
Per distruggere tale fungo conviene fare abbon-
danti potature, e siccome l'infezione s'inizia sempre
ilai rami, cosi credo possano servire le lavatnie con
lalle di calce.
Molte altre s|)ecie di E.roascuii vivono sopra le
piante coltivale odei nostri boschi, e fra questi l'K. In-
sìlìliae Sadeh., che si sviluppa sulle foglie del Priiniin
domestica e del /'. insititia: l'È. minor Sad., sul
l'runus Chtnnaererii.'ìiiii, determinanilovi delle iper-
trofie : TE. epiitbyllus Sadeb., sulle foglie dell'y/;-
laiio, produceudo l'arricciamento e macchie oscure
sulla jiagina superiore: l' E. losquinetii (West) Sadeb.,
che invade foglie, frutti, rami ed interi germogli
{\e\\'oiitiiuo; le foglie diventano gialle con contorno
molto irregolare, rigonfiate e carnose; i rami sono
molto più allungati, appiattili e si foiinaiio l'rec|neii-
temenle degli scopazzi : l'È. Carpini Koslr., il (piale
deforma le foglie del carpino biunco, per cui la pianta
ne emette delle altre piccole ed arricciate: l'È. Kru-
cliii, sulle foglie del leccio: l'È. aluitorquus Sadeb.
= E. umrntonim Sadeb., il quale raggrinza ed in-
grossa le foglie AeWontaiio e forma sulle squame
degli amenti femminili, ingrossamenti vescicolari di
color rossiccio: l'È. (lavns Sadeb., il quale deter-
mina sulle foglie dell'ow/fl/io delle piccole macchie
leggermente rigonfiate e gialle : l' E. coenilescens
(Desm. et Moni.) Sadeb., sulle foglie del cerro, del
Qìieirn.s piihe.sceii.s Wild, e Quercun Iruticom lìrol.,
che produce delle chiazze bollose e rigonfie, gial-
liccc, le quali si estendono sino a più di metà della
foglia: l'È. flavo-aiireus (locc, che determina mac-
chie giallo-dorate e varie contorsioni sulle foglie del
l'opuluH piramidali.^: l'È. acerinus Eliass, trovato
])resso Upsala sulle foglie e sui rami dell'Ice/'
platanoides: l'È. .lanus Thomas, riscontrato ad
Arosa (Svizzera) sulle foglie e sui rami della Betiila
vcrruco.sa.
Taphrina.
Ta|ilirina liiillala d'.ercL et l!r. i Tnl. = A'./v
bulluhis (lìerck. et lir.) Kiick. (Holla delle foglie del
pero). — Si sviluppa sulle foglie del pero e del
hiuncoxpiiH), producendovi piccoli rigonfiamenti ve-
scicolosi da|)prima verdi, poi bruno-nerastri e bianco-
farinosi inferiormente. Sul biancospino le vescichette
sono molto più marcate e colorate in rosso. Sauebeck
dice di aver osservato una sol volta delle deforma-
zioni nei rami e notevoli iperlrofie con produzione
di scopazzi. I filamenti miceliari si possono vedere
solamente fra l'epidermide e la culina e non si ad-
denliano nelle porzioni legnose dei rami. Gli aschi
cilindrici, troncali alle due estremità, sono lunghi da
2.") a 35 ij., larghi 8 \t, con ascospore globose (4,5 (a
di diametro).
È un fuiigillo che va estendendosi enormemente
nel l'ienionte, arrecando danni molto sensibili. Ho
provato con buoni risultati le irrorazioni di |ioltiglia
bordolese col solfalo di rame al 2 "/g.
Nelle foglie di pioppo nero, cagionando sulla pa-
gina superiore delle pustole vescicoliformi, di color
giallo oro, si nota comunemente la T. aurea (Pers.)
Kries = E. aiirenii Sad. := E. popiili Thiim. Questo
fungo invade anche ed ingrossa straordinariamenle
i carpelli del tremolino e del pioppo bianco.
r.omniiissime sono pure laT. iilnii (Fuck.) ,Iohan.
= ■£■. almi l''uck.,la (piale |iroduce rigonfiamenti gri-
giastri sulle foglie dell'oZ/wo.' la T. Beluiae (Fuck.)
Joan. =iE. Iietidae Fuck. , che determina sulla pagina
superiore delle foglie di licliilla rigonfiamenti e pu-
stole giallicce: la T. Sadebeckii .Ioans., che produce
piccole pustole sulle foglie tMV (intimo: la T. ostryae
Mass., che produce sulle foglie (leir0.s7/7/ff carpini-
folia L. macchiette londeggianli giallicce: laT. pseu-
docerasi Sili lai del Pranus lauro-cerasus, trovata nel
Giappone sulle foglie e sui rami, ove forma scopazzi.
CARPOASCI
Secondo la natura e la conformazione del corpo
fruttifero, si dividono in sei ordini : Discomiceti,
hteriacei, Perisporiacei , Tuberacei e Pireiiomiceli
(Pirenoasci).
I Discomiceti hanno un corpo fruttifero (apolecio)
che si apre quando (i maturo, foggiato per lo più a
disco 0 scodella, talvolta col margine rovesciato, di
consistenza carnosa o cornea, coperto, sulla super-
fice, dall'imenio fatto di aschi octospori e parafisi.
In alcune specie superiori (Elvellacee) il corpo
fruttifero di consistenza cerea, può essere anche for-
mato da una specie di stipite cilindrico e pileo conico
0 tondeggiante, a superfice alveolata e tappezzala
dall'imenio.
li — l'ulolvyia tegelale.
Nuova Encicl. Agraria, 1.
Patologia vegetale
{j'/potrcio, (1 parte che resta sotto all'inieiiio, è
rostitiiitd (la ife sterili variamente intrecciate, le quali
producono le parafisi e da alcune ife speciali asco-
gene ramificale, che si allungano negli ascili.
Il sistema di vegetazione appare molto ramificato
e si sviluppa nel terreno o nei tessuti legnosi o fo-
gliacei di piante legnose od erbacee. In molti casi il
micelio si raggruppa in ncleroùi di forme diverse,
che possono anche produrre direttamente degli
apoteci.
Gli Isteriacei sono parassiti in generale delle foglie
sulle i[uali producono, durante l'estate, macchie o
croste nere (gen. li/iitisina) che portano apoteci ri-
vestiti da una membrana esterna nera, coriacea, la
(piale dividendosi per una fessura longitudinale in
due labbra, lascia vedere nel fondo gli aschi con
(juallro ad otto ascospore e numerose parafisi.
Hanno anche conidii e le croste nere svernano,
come sclerozii, sulle foglie morte.
I Tiiberacei hanno ife miceliari che si riuniscono
in masse ravvolgenti, a guisa di rete o cap|iii(TÌo
{micorriz^e), i teneri apici radicali delle Cnpii/ifnr
0 Conifere, dei nostri boschi, di alcuni tipi di vite e
delle Ericncee delle lande. Le micorrite sono stretta-
mente aderenti alle cellule epidermiche della radice,
della quale seguono l'accrescimento non lasciando
sviluppare i peli succiatori. Vivono quindi come
parassiti senza però arrecar danno alla pianta e si
ha, come disse il Frank, una vera simbiosi, poichi-
le ife del fungo che possono assorbire l'azoto da com-
binazioni organiche, ne cedono in parte anche alla
pianta ospite con grande suo vantaggio, come risul-
terebbe (ialla cattiva riuscita delle colture artificiali
prive di micorrize. Il Rees ed il Mattirolo asseri-
scono che sono in rnppinln rollo micnri'ize i filanunili
che producono quei cmiii ripmdutlori tuberoidi sot-
terranei, ascofori, delti roniuiioiiicnic tartufi, rosti-
tuiti da uno strato di pseudo ii.iiciicIiìmki ed ;iv('iili
in mezzo al tessuto di ife, iischi chiviili disposti a
gruppi con quattro spore ad episporio ispessito
acuieato o reticolato.
I Perisporiacei hanno micelio molto ramificato che
vive tanto sopra materie organiche in decomposi-
zione ( muffe), come sopra organi di una pianta, foglie,
rami, frutti, producendo un grandissimo numero di
conidii. I rami miceliari si trasformano in alcuni
casi, anche in seguito ad un alto di copulazione, in
veri periteci i di varia forma, perfetlamenle chiusi.
Solo in seguilo alla disaggregazione della |p;trete
esterna, escono le ascospore mature.
Nelle specie parassite, i peritecii si formano di
solito, solo quando l'organo colpito è morto (foglie
secche per V oidio), e servono a mantenere in vita il
fungillo nella stagione invernale e disseminarlo nella
primavera colle ascospore. Si hanno anche forme
scleroziali.
I Pirenoiiiìceti compreiulono un grandissimo nu-
mero di forme con filamenti miceliali filiformi che
si sviluppano sempre nell' interno della corteccia
delle foglie di piante vive o nelle foglie e nel legno
già decomposto o nelle larve di insetti.
Durante il ciclo di sviluppo presentano svariati
organi di fruttificazione (picnidi, spermogoni, ecc.)
0 conidii che si formano direttamente da filamenti
fertili 0 indirettamente sopra un aggregato pseudo-
parcnchimatico di filamenti miceliali o stroma, in
forma di crosta o di un corpo fruttifero conidioforo
(come il picnidio colle picnospore o piciioconidii)
verrucoso o clavato molto simile ad un periterio.
In molte specie si ha anche uno stato scleroziale
ben marcato (segala cornuta).
I fruiti ascofori o peritecii non oltrepassano mai
o di poco I mm. di diametro, hanno forma di solito
tondeggiante od urceolata e sono sempre dotati di
un'apertura superiore (osliolo).
La parete è esternamente costituita di un [iseudi)-
pari'iiidiima di cellule grandi a membrana consistente
e cidorala, le quali si protendono anche in forma di
set(de; internamente da cellule piccole a membrana
esile ed incolora che producono, in vario modo, alla
base, aschi e parafisi filiformi semplici o ramificati;
e lateralmente, sino all'ostiolo, ife filiformi come le
parafisi. Gli aschi, clavali, contengono otto ascospore
di varia forma e colore, si allungano per turgore,
si avvicinano ad uno ad uno all'ostiolo e si aprono
per un piccolo foro all'apice lanciando fuori le
ascospore. Altre volte gli aschi non si allungano
lauto da lanciare le spore fuori del perilecio; in tal
caso una sostanza mucilagginosa, che si gonfia co\-
l'acqua, facilita l'uscita delle ascospore dal perilecio.
I peritecii hanno una consistenza carbonacea, co-
riacea, carnosa ; sono di solito neri od a colori molto
viviiri, rosso o giallo, e si formano in seguito forse ad
un alto di ((qndazione o direttamente dal micelio,
oppiiii' si sviluppano verso la superfice di un aggre-
galo speciale di filamenti miceliari detto stroma, die
appare, od e formato da croste, da cuscinetti, da
corpi sferici od allungati.
I Disconiiceti hanno le forme parassite che si pos-
sono riunire in due famiglie principali: Petiiacee
ed l'Jlvellaree, caratterizzate da un apolecio o corpo
fruttifero in forma di cupola o di disco carnoso o
cereo, oppure da un apolecio verticale stipitato,
ingrossato superiormente (piasi a forma di cappello.
Famiglia delle Pezìzacee.
Manno un micelio costituito da filamenti ramificati,
divisi da setti, in porzioni ampolliformi, tondeggianti
0 cilindriche.
Gli apoteci, generati da un allo di copulazione,
hanno varia dimensione e consistenza (cornea,
Ifomiceti ud Eumiceli (Fungili)
carnosa o ceracea)ed appaiono in forma di scodelle,
col margine anche rovescialo, sessili o soslenute da
un peduncolo, anche mollo lungo. Gli ascili cilin-
drici porlano 8 ascospore di solilo ovali, jaliiie. In
alcune specie il micelio può produrre anche uno
slato Gonidiale (che coslituisce alcune delle cosi delle
niulfe 0 Botrylis), oppure riunirsi in gruppi compatii
0 veri scleroiii, in forma di tubercoli, del diametro
^ Apolecii che nascono diretlanicnte dal micelio li
( Apolecii generati da vero sclerozio ....
/ Apolecii molto piccoli, sessili, globosi, nelle fogli
„ J Apolecii quasi superficiali, sferoideo-depressi,
\ coriaceo-cornei, nericci
\ Apolecii hen visibili, portali da un peduncolo con
anche di parecchi millimetri. Gli srlerozii, costituiti
distinlamente da uno strato avvolgente bruno, corneo
e (la una porzione interna filamentosa, possono, ger-
minando, produrre conidii, apolecii o nuovo micelio.
Cosi le ascospore producono o micelio o conidii.
Sono funghi che hanno quindi un poliinornsino
mollo marcato e si possono riconosccj'e l'acilmenle
per la presenza degli sclerozii.
Oen. Scleroliiiia (4)
Il Pseudopeziza (1)
prolondainenle on
:npol:i pelosa sulla
. . » Heterosphaeria (2)
l'Ieccia II Dasi/sciipha (3)
Gen. Pseudopeziza Fuck.
Pseudopezlia Irifolii (Uiv. Hernh. ) Fuck. = Ptziia
I ri /hi ioni m Lih. (lig. 08). — Vive sulle foglie del
trifoglio (Tn /ìli ili III repeiis, liyhriilinii, priitrii.si.s,
incuriKiiiiiii , nifiliiiiii), producendovi, speiialiiicnlc
sulla pagina superiore, piccole macchie giallo-brune,
nitoiiile mi cllilliche che yradatameiile si riniiiscoiui
ba medica attaccata dalli
futa (dal Pnii.LiEUx).
l'una all'altra in modo da coprire tutto il lembo fo-
gliare. Il micelio, costituito da filamenti allungati,
ramificati, fittamente intrecciati, serpeggia nella
parte interna, disorganizzando quasi completamente
i tessuti e genera, verso la pagina superiore, gli apo-
lecii, che sviluppandosi, rompono l'epidermide e
compaiono all'esterno d(dla lamina, (ili a|)olecii sono
mollo piccoli (diametro medio: '/4 i" nini.), appiat-
titi (fig. 99), bruni, a margine irregolarmente frasta-
gliato e portano, sul fondo, aschi clavato-oblunghi,
brevemente stipitati, lunghi da "/fj a 80 jjt, larghi da
10 a 15 fji, con otto ascospore ellissoidali, jaline,
lunghe da 12-14 (ji, larghe da 0 a 1 fi, con due guttule
oleaginose; frammiste agli aschi si trovano parafisi
filiformi. Le ascospore coltivale (I) generano un
rigonfiamento sferico dal quale si formano vari rami
che si suddividono variamente e costituiscono quindi
lidio sviluppalo in
nascono numerosi
un micelio ramificato, ni:
lunghezza. Sui rami mi
conidii.
Il fungillo vive pure nelle foglie AeW'erha medica
(Mt'diiiKjn .salir/I e liiimliiia), producendovi macchie
analoghe. Su lale matrice il l'ungo era conosciuto col
ne di l'unidiìjìi'iiia iiiedic(ii/iiiÌK (Lib.) Sacc, ma
III credo che non si possa nemmeno considerare
W0^
Fig. 99.
Piteudopeziza Irifolii. Apotecio con aschi e parafisi.
(Iiigrand. circa 3ril) diaiii.) (ilal Prilueiix).
come una forma con aschi e spore un po' |)iii piccole,
liercliè il Prillieijx iia dimostrato che le spore pro-
venienti sia da piante di Irifogliu come di e.rlia me-
dica si sono comportale egualmente nello sviluppo.
Secondo Tulasne, siiH'r/Atf medica si sviluppe-
rebbe una forma accessoria a pirnidi (Sjwroncma
pliacidioidcK Desili. ).
Molti autori vorrebbcni lilciiere (iiiesto fungo
come saprofita poiché si Iliplica soltaiilo sulle
piante già ingiallile. Avendo fallo a lale pro|)OSÌlo al-
cune coltivazioni artificiali, ho potuto conslalare die
il fungo si sviluppava meglio su pianle perfellamente
sane, che sopra individui già malati.
Ceti. Heterosphaeria G
llelerosiibaeria palella (Todo Gre
finir dell'estate sui fusti»
Vive sul
rami di molte ombrellifere
(1) Vedi Brefelo, Untersuchungen aus deni Gesammtgebiele der Mykologie, pag. 325, tavola XIII.
Patologia vegetale
spontanee, Pastinaca, Angelica, Myr?'his, e coltivate,
quali il pretz-onolo e la carota. Produce piccole cop-
pelle od apolecii, clie maturano solo dopo un anno
nei fusti secchi ed assumono infine una forma irre-
golarmente urceolata. Sulla parte superiore degli
apotecii si formano ascili allungati, frammisti a pa-
rafisi e con le ascospore ellittiche o fusoidali, uni-
cellulari 0 con 1 a 3 setti trasversali, lunghe 12-18 \i.,
larghe 4,5-5 y..
Secondo Tulasne sarebbe, con questo fungo, con-
catenala una forma picnidica (Heteropalella) a stilo-
spore lanceolate o falcate.
Questa specie non costituisce un vero parassita ;
io però ho potuto constatare che nel preizewoìo
impedisce la regolare maturazione dei semi.
Gen. Dasyscypha.
I)asyscj|ilia Willkomniii 1>. Hartig= Peziia (He-
lotium ) )Ì7///iV)/)//y/// lliiriig, Peùmcalycina Schum.,
Dafty-sri/jil/d riili/ciiiii (Schum.) Fuck., Lacìnwlla
calycina ['\n\\., l',':i:<i /iiririiiti l'.nlli., tlortirium
amorpìiinn Fr. ( Cailrro di-lln rorterriii drl /nrirr ). —
Colpisce il larice, il pino .selratico e \' iilielf bianco,
producendo un repentino ingiallimento delle foglie e
la loro caduta precoce, se il malesi estende di molto
e se l'individuo infetto è giovane. Verso la base dei
rami malati si notano, in breve, anormali ingrossa-
menti ed una abbondante emissione di resina.
La morte dei rami principia dalla parte superiore
e si estende generalmente verso il basso. Nei nuovi
germogli anormali, si ha interruzione delle zone le-
gnose annuali e deformità nella corteccia e nel legno.
Fra le cavità della corteccia, nel libro, nei raggi
midollari e persino nei canali resiniferi, appaiono
numerosissime ife, divise da frequenti selli trasver-
sali e con ramificazioni variamente ingrossate. Le
ife miceliali disorganizzano i tessuti e siccome si svi-
luppano anche nella zona generatrice, cosi arrestano
molte volte l'accrescimento della parte colpita, pro-
ducendo numerose cavità e depressioni. La vita del
micelio s'arresta durante la stagione estiva ed in tale
epoca si può facilmente notare la formazione di uno
strato soveroso fra le parti malate e lesane, il quale
dovrebbe funzionare come un tessuto di protezione.
Siccome però lo strato soveroso non si forma quasi
mai tutto continuo, ma appare in alcuni punti inter-
rotto, cosi resta facilitato, di anno in anno, l'esten-
dersi del micelio nella stagione autunnale e prima-
verile. I diversi strati soverosi annuali, producono un
ingrossamento notevole della roileccia, in vicinanza
dei punti dove ci sono le cavità lasciale dai tessuti
disorganizzati.
Ogni anno, all'esterno delle parli corticali mag-
giormente colpite, si notano delle sporgenze mam-
rnellonate bianche, villose, le quali, sezionale, pre-
sentano parecchie cavità tappezzale da brevissimi
iati e muniti,
(•orpusc(di a
filamenti o basidii slrellamenle
nella parte superiore, di picei
guisa di spermazii, i quali foniiaiio come uno strato
gelatinoso. Quando la stagione è mollo umida, le
sporgenze si allungano in brevi e larghi [leduncoli,
che si protendono superiormente a guisa di cupola,
larga sino a 2 mm., bianca all'esterno e sul disco,
ove si forma l'imenio, di color rosso o giallo aran-
ciato. L'inienio, che sorge sul fondo della cupola da
uno strato sotto-imeniale rossiccio, risulta di aschi
(piasi cilindrici, lunghi 420 f/, larghi 9-10 [a, con
otto ascospore allungate, ottuse, continue, jaline.
SoRAUER ed altri patologi, vorrebbero ritenere il
cancro del larice prodotto dall'azione nociva delle
forti gelate su piante già deboli e quindi il fungo,
ora descritto, sarebbe un semplice saprofita. Le scru-
polose esperienze del Hartig pongono assolutamente
fuori discussione una tale asserzione, poiché tale mi-
cologo potè ottenere la formazione del tubo germi-
nativo di alcune spore e notare come tale tubo non
avesse la forza di corrompere gli strati corticali
esterni, ma che, trovando un'apertura naturale, si
spingeva nella parte interna di una corteccia sana
producendo l'infezione.
A facilitare il primo sviluppo del male possono
servire le varie contusioni che in un qualunque modo
si formano sulla corteccia degli alberi; l'infezione
si estende specialmente nelle annate molto umide.
Getì. Sclerotinia Fuck.
Vi appartengono forme vegetative le quali hanno
bisogno di una grande quantità di umidità e si svi-
luppano perciò molto bene sulle piante tenute in
ambienti chiusi (magazzini umidi, serre, ecc.).
Tali forme sono caratterizzate essenzialmente dalla
presenza di sclerozii compatti, sferici od ellittici, neri
esternamente, bianchi nella parte interna, i (piali
spiccano in mezzo a lilaiiienli miceliari disposti a
guisa di un litio slralo di bianco colone, cumesi può
mollo frequcnienienle vedere sui làgioli. Ira le foglie
dei cavoli, sulle cipolle ammucchiale nei magazzini
mollo umidi.
Gli organi di fruttificazione vengono generali di-
rettamente dagli sclerozii e sono apotecii carnosi o
ceracei, sostenuti da un peduncolo più o meno
lungo. In molle specie si lianim fonile ((iiiiiliali, fra
le (piali specialinenle le Hulrilix e Munii hi, che
appaiono come una elllorcsccnza hiaiira (i grigia
sugli organi vivi delle piante. In allre s|ifiif man-
cano e per (picsld carallere SdiKi appiiiilci ilislinle
le due forme principali che noi descriveivMio, .S'. lA-
berliana e S. Fuclaiianu. Secondo le esperienze del
De Bary e del Pirotta, la A\ LitierUana non dà forme
conidiali, le quali costituiscono invece la caralleri-
slica principale della .!>. Fuckeliana. È bensì vero che
il Fhank descrive come S. Liberliana un fungillo che
f/o»ìiceli od Eìimicelì (Fungili)
vive nelle Brassica (colza e rmiizzone) produceii-
(lovi, oltre che sclerozi! ed apolecii, anche abbon-
danti conidii; il De Baby vorrebbe piuttosto ritenere
che le Brassica potessero essere colpite dalle dne
l'orme (Liberiiana e Fuckeliana). Tale supposizione
può anche dimostrare le
infezioni di S. Liberiiana
che si comunicano alle ca-
rote, alle barbabietole e ad
altre radici carnose che
sono di solito colpite dalla
S. Fuckeliana.
Le Sclerotinia in alcuni
casi vivono sulle parti già
guaste di un vegetale, poi
passano come veri paras-
siti sulle porzioni ancora
sane.
Pare che le specie del
gen. Sclerotinia possano
vivere anche sopra piante
diverse (eteroiche), come
dimostrerebbe lo studio
di WoRONiN e Nawasciiim
sulla Sclerotinia beteroica.
Sclerotinia Libertiana
Kiick. = Peziia Scirro-
lioriim Lib., Sclerotinia
Knull'manniiina 'riclioini-
row (Malati ili itrllo «cle-
ro iin, cancro o tigna del
fagiolo, della canapa, del
girasole, del topinamboiir,
della patata, ecc.). — Vive
sopra diverse specie di
piante, fagiolo, canapa,
girasole, topinamboiir e
patata, nonché sulle face,
sidle carote, sui pomodoro,
f'U\ granoturco (Prillieux)
e sul carolo comune. In
generale gli individui col-
piti appaiono coi fusti, o
piccioli, 0 frutti, coperti
dapprima dal feltro bianco
cotonoso del sistema di
vegetazione e quindi dagli sclerozii che fruttificano
solo dopo qualche mese.
Nelle regioni italiane la Sclerotinia si è sviluppala
straordinariamente sui fagioli e sulla canapa e credo
(piindi op|)ortuiio il riportare la descrizione del male
come si presenta s|ie('ialinenle so|ira queste tlne
fanerogame.
(1) Meìnorie Accademia di Bologna, voi. XII.
(2) Ho notato uaa tale iafezione in molti punti del
hH
Fig. 100.— Frammento
di stelo, mal.Tlo di cmii-
cro de! fagiuoli, .sezio-
nato in parte longitu-
dinalmente, afiinché si
scorgano i corpuscoli
(sclerozii) neri.
(Dal l'RiU.IEUN)
Sul fagiolo, il male si manifesta dapprima sui fusti
((ig. UM)) con un rilassamento dei tessuti corticali e
con un fìtto deposito bianco di filamenti miceliari che
dalla corteccia si estende sin verso le parti più in-
terne, determinando, in brevissimo tempo, la marce-
scenza e la morte di quella porzione di fusto. I fila-
menti miceliari possono passare sui peduncoli e sui
frutti finché le piante sono all'aperto, ma general-
mente le infezioni veramente intense e dannose, av-
vengono (|uando, fra i legumi chiusi nei cesti od
ammucchiali in magazzini umidi, si lascia cadere
anche una piccolissima porzione di fusto malato. In
due 0 tre giorni i legumi imputridiscono e si rico-
prono del deposito cotonoso bianco. Tanto sulla parte
corticale esterna dei fusti, come sui legumi, si pos-
sono in breve notare gli sclerozii bruni.
Sulla canapa, il fungo si sviluppa, come ricordava
il Bertoloni già fin dal 1861 (1 ) nella parte corticale
ed inferiore del fusto, determinandovi il deposito
bianco cotonoso e quindi gli sclerozii bruni. Il tes-
suto cellulare della corteccia resta quasi completa-
mente distrutto, i fasci di fibre perdono la loro
tenacità, tantoché al minimo sforzo si rompono ; le
porzioni legnosa e midollare risultano pure profon-
damente alterate, mentre le foglie e le radici si man-
tengono sane, non venendo cosi, molte volte, impedita
la formazione dei fiori e la maturazione dei semi.
Nel girasole, l'infezione ha luogo lungo il fusto, nel
topinambour e nella patata le porzioni sotterranee
risultano specialmente colpite, quindi i tuberi ap-
paiono bruni nell'interno, marcescenti e ripieni di
sclerozii di varia forma e grandezza.
Nel cavolo, l'infezione si manifesta specialmente
quando le piante sono chiuse nei cesti o nei magazzini
molto umidi. Allora fra le foglie interne appare un
deposito 0 feltro bianco che tiene strettamente ade-
rente una foglia all'altra determinandone anche la
marcescenza. Conservando una pianta cosi malata,
dopo un mese all'incirca si formeranno, fra il feltro,
dei corpuscoli bruni allungati simili agli sclerozii
già descritti (2).
L'infezione può essere facilmente trasmessa da
una pianta all'altra per mezzo del fìtto intreccio di
filamenti miceliari e si propaga specialmente sulle
radici carnose custodite nei magazzini.
I filamenti miceliari risultano di ile jaline, con
setti trasversali, suddivise in numerose ramifica-
zioni che s'intrecciano in vario modo. L'accresci-
mento, come constatò per il primo De Bary, nelle
sue classiche ricerche, avviene divei-samente a se-
conda del mezzo dove il micelio vive, cosi nei tes-
suti molli, 0 sopra liquidi nutritizii, si sviluppa
straordinariamente in lutti i sensi producendo il
Monferrato e specialmente in alcuni orti di Terranova
(Casale).
iiologia ì'egetale
feltro bianco caratteristico, quando invece viene in
contatto con un corpo clie presenta una certa resi-
stenza, come ad esempio l'epidermide che ravvolge
i diversi orgaTii dei vegetali, allora se il micelio ha
già per un certo tempo vissuto fra i tessuti morti,
si ha un allungamento particolare di alcuni filamenti
e la formazione all'estremità superiore di questi, di
brevi rami riuniti quasi a pennello e divisi in bre-
vissime porzioni da numerosi setti trasversali.
ci
Fig. 401. — Sclerolinia Liber
A, Sclerozio con apolecii a slipile mollo collo. -
più allungalo. - C, Apolecio portalo ila uno slipile lu
lecio sezionato (dal Prili.ieux).
I), Apo-
Tanto nell'un caso che nell'altro i filamenti mice-
liari emettono una tossina, un veleno di natura acida
contenente un fermento speciale e dell'acido ossalico.
Tale veleno agisce sulle cellule della parte interna
dei tessuti anche ad una certa distanza dal micelio,
distruggendo la membrana intermedia, raggrinzando
il protoplasma, rendendo brune le cellule, produ-
cendo la marcescenza e quindi la disorganizzazione
dei tessuti dell'epidermide per lasciar libero pas-
saggio e svilup|P(i ,ii filamenti miceliari.
Gli sclerozi! sono |nodotti da brevi rami miceliari
contorti e slretlameiite ripiegati sopra se stessi a go-
mitolo. A completo sviluppo essudano goccioline di
sostanza acida e risultano di una porzione esterna
di ife ripetutamente segmentale in modo da costi-
tuire una specie di pseudoparenchima a piccole cel-
lule con membi'ana neracutinizzata e disposte in tre
o quattro strati; nella parte interna si ha un ifen-
chima pure compatto ma con ife più ristrette e jaline.
A seconda del luogo dove si formano, risultano sfe-
rici, allungati, contorti e lunghi anche 3 millimetri.
Gli sclerozii dopo un certo tempo, che coincide
generalmente col periodo invernale, quando si ha
una temperatura mediocremente calda ed umida,
mandano fuori, dalla parte centrale, dei cordoni tor-
tuosi di ife in forma di minuti coni che in 15 giorni
al più si allungano in apolecii (fig. 101), ossia in uno
stipite cilindrico, flessuoso, lungo da 1 a 3 cm., largo
da 1 a 1,5 mm., carnoso, cereo, bruno, il quale si
allarga in una cupola imbutiforme, pure carnoso-
cerea, bruno-gialliccia e
ricoperta nella parte in-
terna, che resta poi la su-
periore, di ascili cilindrico-
clavati, ottusi, lunghi da
130 a 150 |x, larghi da 8
a 10 u, con otto ascospore
disposte in una sola serie,
ellittiche, jaline, lunghe
9-12 |;l, larghe 5-6-6,5 y.,
che non riempiono tutto
l'asco e lasciano nella parte
superiore una porzione che
si tinge in azzurrognolo
coU'acqua iodata; fra gli
aschi appaiono rare para-
fisi allungate, davate (fi-
gura 102).
Le ascospore vengono
lanciate fuori dell'asco con una certa forza ed emet-
tono facilmente un tubetto germinativo il quale, se
si trova in ambiente ricco di nutrimento, si allunga
e produce un vero micelio saprofita che serve poi
alla diffusione del malanno.
Sulle fave e sui lii/iini si formano frequentemente
degli sclerozii, che, sebbene non si sia ancora riu-
sciti a farli fruttificare, ciò non ostante sono, per le
molte analogie, riferiti, per ora, alla Sclerolinia Li-
heiiiaint. Sulle piante di fava o lupino coltivale sia
per sovescio che per ottenere seme, tanto nell'alta
che bassa Italia si notano generalmente, in sul prin-
cipio della primavera, segni manifesti di languore,
cioè un avvizzimento nelle foglie e nei giovani ger-
mogli ed una tinta brunastra nel fusto. In breve tutta
la pianta deperisce e muore, mentre verso la base e
precisamente nel colletto, il fusto presenta macchie
ovali rossicce, sulle quali, se il terreno è molto umido,
compaiono efflorescenze bianche e quindi sclerozii
neri, compatti, simili a quelli già sopra descritti.
EiDARN però dice di avere ottenuto una forma di
Fig. 102. — Ascili e para-
fisi di Scler. Libertiana.
(Ingrand. 350 diam. circa).
(Dal Prillieux).
Ifomiceti od Eumiceli (Funghi
Bolrytin che, portata sui lupini, avrebbe prodotto
iiiirelio e sclerozii.
Affine a questa, è pure una malattia conosciuta dai
francesi col nome di Minel de la barbe-de-capuciite,
ain|)iamenle descritta dal Prillieux nel suo trattato,
voi. II, a pai;. 436 e seguenti.
La barhe-de-capucine è eguale alla nostra cicoria
rii.ssii d'inverno, detta anche radicchio di Trevixo.
In Francia si fa prima la coltivazione della cicoria
all'aperto, (|uindi nel mese di novembre si trasporta
nelle cantine forzandone l'accrescimento e l'ingial-
limenlo. Sin da quando la pianta è nel campo, si |)uò
manifestare la malattia con un rammollimento dei
tessuti in vicinanza del colletto. Appena questi indi-
vidui sono porl;ili nell'ambiente caldo ed umido si
ricoprono di un (ine strato di fdamenti bianchi, che
producono, in breve, minuti sclerozii non più grossi
di un frutto di miglio. Il male passa anche sulle fave
e carole. Secondo il PniLLiEUX diderisce dalla Scle-
riilinia Libertiana per avere gli sclerozii molto più
l>iccoli. In Italia (jaesto malanno non si ù ancora
difl'uso.
L'unico mezzo di difesa si ha nella distruzione
completa delle |)orzioni colpite per impedire la pro-
pagazione diretta del micelio, (|uindi la formazione
(lei:li sclerozii o dei;li apotecii.
Sclerotinia Kin'keliana (De Bary) Fuck. =Bolri/lis
rincreii Peis., Sclrni/iuni evhinatum Fuck., .S'. lirax-
niriir l'ers., f'eiiiu Fuchi-liana De Rary (Muffa
Urifjia della vile, marciume nobile, scleroiio del
eolia 0 del cavolo bianco). — (;ol|)isce gli acini, le
foglie ed i tralci della vile, i fusti di varie Brassica
(colia e ravizzone).
Sulla vile, secondo le ultime osservazioni di Iìavaz,
il male si sviluppa parassiticamente sopra lutti gli
organi erbacei, e quindi sulle prime foglie (lig. 103)
in forma di macchie brune rivestile da una muffa
grigiastra, che, estendendosi a tutta la lamina, ne
possono determinare la caduta precoce: verso la
base dei tralci verdi si può anche formare una piccola
macchia nera, che, allargandosi gradatamente lutto
attorno, può determinare la corrosione e quindi la
caduta del giovane tralcio.
In generale queste infezioni sono poco estese. Il
male si manifesta invece con una certa intensità nelle
annate molto umide e piovose in forma di una mulTa
grigiastra sulla buccia degli acini maturi od in via
(li maturazione, soprattutto se attaccati a grappoli
mollo compalli. Nei magazzini mollo umidi o nei
cesti, quando i grappoli sono staccali troppo maturi
e collocati piuttosto aderenti, la muffa prende una
particolare diffusione. Se il fungo colpisce gli acini
0 mollo piccoli 0 non ancora maturi allora questi
(1) Pourrilurc des rnmratix de vigne déterminée
par la Botrytis cinerea. Paris 1896.
essiccano e cadono precocemente ricoprendosi quindi
di un deposilo grigiastro. Se invece invade gli acini
maturi, allora uccide ed imbrunisce le cellule della
buccia, provoca una evaporazione più attiva, rende
insolubili una parie delle sostanze azotate solubili,
si nutre specialmente a spese degli acidi più che del
glucosio e facilita in tal modo la concentrazione e
l'aumenlo di zucchero nel mosto, nonché una fer-
mentazione più lenta e lunga.
Fig. 103. — Giovane foglia di Vite invasa dalla Bolrijlis
cinerea (dal PniLLiEUx).
Come ricorda il Pi\illikiix (I. e, p. 427), le uve
bianche di Sauternes e delle rive del Reno si raccol-
gono solo (piando sonoavvizziteeqnindi (piasi sempre
colpite dalla niiilTa della Sclerotinia: il CitnOM inire
nolo nella cosi detta ura in/arata o colpita dalla
muffa di Trebbiano, un aumento del tenore zuc-
cherino (2,3 % di i»iù). Il male può però invadere
l'intera bacca ed allora la poljia va soggetta a note-
voli alterazioni, come sottrazione di acqua, zuccheri
ed acidi, che hanno per effetto di dare un vino molto
scadente.
Il fungillo può vivere come saprofita sulle foglie
secche determinandovi dapprima macchie brune e
deposilo grigiastro, ma in alcuni casi anche come
vero parassita sulle giovani foglie e tralci verdi so-
prallulto negli esemplari forzati a crescere nelle serre
calde ed umide. Il Foex ( 1 ) cita esempi di marciume
su vili coltivate all'aperto in Algeria ed in Francia
nel dipartimento del Card, dintorni di Vauvert. Le
foglie in tal caso appaiono con larghe macchie brune
e muffa grigiastra ed i giovani tralci imbruniscono,
muoiono anche nella parte interna legnosa, si ri(;o-
prono della muffa grigiastra e se cadono al suolo,
marciscono facilmente e restano involli da un fittis-
simo feltro mireliare bianco. Nelle talee innestate e
depositate nella sabbia mollo umida, il Viai.a (2) ha
pure riscontrata un'infezione nella corteccia e nel
(2) Une maladie des greffes-boutures. Paris 1891,
Patoloijia vegetale
legno e lanlo nel iiorla-iiiiieslo che neiritineslo e
sempre col deposito esterno di corpi scleroziali
caratteristici del fungo.
Durante la stagione invernale od anche nell'au-
tunno, sulle foglie secche e putrescenti della vile o
«^\1|^
lare di cellule con membrana bruna e molto consi-
stente; dopo un certo periodo di riposo, collocati in
ambiente caldo ed umido, emettono dapprima uno
0 più ascomi alti fino ad un centimetro, di color bru-
nastro e di consistenza ceracea; cilindrici dapprima,
si allargano in seguito nella parte superiore
in una cupola concava, poi piana ed infine
convessa, in seguilo alla ripiegatura verso
l'esterno del margine, contenente numerosi
aschi allungati, cilindrico-clavati, lunghi
130 |JL, larghi 12-13 \i., ripieni di proto-
Fig. 104. — Sclerotinia Fuckeliana.
sui tralci caduti, in corrispondenza del midollo, si
formano gli sclerozii tondeggianti e allungati, irrego-
lari, neri e finamente granulosi, lunghi 2 a 4 mm.,
larghi da 1 a 2-3 nim.^fìg. 104).
Sulle pianticine di coha o ravizzone il fungo pro-
duce un ingiallimento del fusto e quindi macchie
rossastre verso la base e marcescenza nei tessuti sot-
tostanti , con distruzione cioè della corteccia, del
libro, dei raggi midollari ed anche di quasi tutto il
midollo, al posto del quale si sviluppa invece un
fittissimo intreccio fioccoso di filamenti miceliari,
fra i quali si formano, in seguilo, numerosi sclerozii
sferici od ovali, irregolari, lunghi da 2 a 20 mm. e
con superfice rugosa, di consistenza cornea in am-
biente asciutto. Nelle porzioni morte, il micelio con-
tinua a vivere come vero saprofita e passa facilmente
da una pianta all'altra.
I filamenti miceliari della Sclerotinia Fuckeliana,
tanto nella vite che nelle altre specie di piante, sono
molto lunghi, ramificati, si anastomizzano in vario
modo e si riuniscono quindi in gomitoli che, diffe-
renziandosi ulteriormente, producono gli sclerozii od
organi ibernanti, nei quali cioè il micelio si mantiene
in uno stato di quiescenza più o meno lunga.
Gli sclerozii risultano formati da un pseudoparen-
chima bianco, circondato da uno strato molto rego-
(1) Per maggiori schiarimenti vedi: Pjrotta, Sullo
sviluppo della Peziza Fuckeliana {Nuovo giornale bota-
Kig. 105. — Fasi successive di sviluppo
C del Black-rot.
sclerozio e plasma granuloso, in mezzo al quale hanno
ieun). origine otto ascospore incolore, ellittiche,
lunghe 9-11 \j., larghe 5-7 |ji, che, giunte a
maturazione, per la elasticità della membrana del-
l'asco, vengono lanciale ad una certa distanza in
modo da disseminare il fungillo. Fra gli aschi si
trovano parafisi filiformi o leggermente ingrossate
all'estremità superiore (fig. 104, C).
Dagli sclerozii si protendono anche dei cespuglietti
cenerognoli o grigio-olivacei (Botiì/lis cinerea), di
basiilii allungati o conidiotori variamente ramificati,
sellali, lerniinali da i^li niii di minuti sterigmi con
conidii ovoidali, quasi tondeggianti, in(;olori o legger-
mente brunastri, con un diametro di 6-8 y. (fig. 106).
(ìuesto stato conidiale può avere direttamente origine
dai filamenti miceliari e forma la muffa grigiastra
che si nota sugli acini, sulle foglie, sui tralci di vile,
sui fusti e foglie di altre piante.
Tanto le ascospore che i conidii, emettono un tu-
betto germinativo (1) che produce poi nuovo micelio
e siccome si possono avere parecchie generazioni di
conidiofori e conidii in breve spazio di tempo, cosi
sono appunto i conidii quelli che, data la prima in-
fezione, servono a difl'ondere il fungillo in una an-
nata. Essendo per mezzo degli sclerozii che si può
propagare il male dall'uno all'altro periodo di vege-
tazione, cosi converrà abbruciare foglie, tralci, acini,
piante di colza, cavolo, ecc., sulle quali si fosse no-
tata l'infezione. Sarà poi necessario isolare bene, a
nico italiano, 1881). — De Bary, Ueber einige Sclero-
tinien und Sclerotienkrankìieiten {Bolan. Zeitung, 1886).
Ifomiceti od Eumiceti {Funghi)
malanno inizialo, le piaiile colpile, perchè il semplice
contano con piante sane potrebbe agevolare il pas-
saggio e la diffusione del micelio. Nel caso di forti
iniezioni sugli acini, nei magazzini, che possono riu-
scire dannose per le uve da tavola, bisognerà anche
Fig. 106. - Botrytis cinerea.
A, l''il.imciili fruuiferi portami rami ooniiliofori (iiigraiul. circa UO iliam.).
- B, Uanio «oiiidioforo mollo ini^raadìto. -C, Parte inferiore tli uu ramoLlo
frullifero. - H, Eslremilà di un rametto fruttifero recante conidii giovanis-
.Mmi (ingrand, circa 350 diam.) (dal Prillieux).
cercare di allontanare subito i grappoli colpiti atTine
di impedire la formazione dello stalo coiiidiale. Pare
che contribuiscano a diffondere il lungo le lesioni
eausale sull'uva prossima a maturare da aictiiii in-
selli e particolarmente dalle tigniiole.
La Scleroiinia Fiickeliana si presenta, non però
seiiiprc, con tutti i diversi sladii di sviluppo, sopra
indile piante coltivale nei giardini, delerminandovi
la niarcescenza delle gemme, dei fusti o delle foglie
e tpiindi lo sviluppo della forma conidiale (Botri/lis
cinerea). Tali infezioni si notano nei roxai, nei pe-
largoiii, nelle begonie, nei Coleus ed in tulle ([uelle
(1 ) Sur la Voile, affeclion parassitaire de certains vé-
gèlaux (Bull. Soc. Biol., 1894; Compi. Rend. Acad. de
Se, 1894).
(2) Prillieux et Delacuoix, Maladie de la Toile pro-
duite par la Bolrjlis cinerea {Cotnpl. Rend., 1894).
(3) Sur le polymorphisme de l'appareil conidien de
piante che si devono nella stagione invernale tenere
nelle serre calde. Basta in tal caso che si abbia una
semplice particella di pianta colpita dalla Bo//v///.y,
perchè in brevissimo spazio di tempo il male si dif-
fonda in modo straordinario, soprattutto nei giovani
germogli. Nei letti caldi, la Botrytis può in pochi
giorni produrre la distruzione di tulle le giovani pian-
ticelle. Mangin(I), PiULUEUX e Delacboix (-2) hanno
specialmente studiala tale infezione conosciuta dagli
orticoltori francesi col nome di toilc, perchè appare
come un fitto intreccio bianco attorno alle giovani
radici. Beauverie(3) avrebbe a tale proposito osser-
vato un polimorfismo anormale, cioè micelio sterile
in ambiente a 30-35° C. ed una forma microconidiale
(|uanilo si ha substrato povero ed una bassa tempe-
ratura iieirambienle.
Secondo le osservazioni di BEimENS(4) in Alsazia,
sembrerebbe che sulla canapa si sviluppasse anche
la Bolri/tis cinerea con sclerozii della Scleroiinia
Fiickeliana, i diversi esemplari malati ch'io ho rac-
colto nei principali centri d'infezione delle regioni
italiane portavano lutti sclerozii lisci di Sci. Libcr-
liana e nessuna traccia di forma conidiale.
Si sviluppa anche, secondo Coemans, nelle barba-
bietole (5), carole e nel radicchio (Cychorium in-
lìlbits), producendo, specialmente su quesl' ultima
pianta, forme di Botrytis. Probabilmenle a questo
tipo di Botrijlis si può anche riferire quello trovato
da Warh come |)arassita del giglio.
Scleroiinia trifoliorum Erik. = Peziza ciborioides
Hoffm. (Cancro o mal dello scleroiio dei trifogli).
■ — Vive sopra varie specie di Trifoliiim (pratense,
repen.s, hybridum, incurnalum), nonché sull'cria
medica ed altre leguminose foraggere.
L'infezione si manifesta in primavera con ingial-
limento delle parti aeree della pianta colpita ; quindi
l'epidermide dei fusti va gradatamente disaggregan-
dosi e viene sostituita da un fittissimo intreccio di
filamenti bianchi che lentamente si estendono a tutto
il fusto, alle foglie ed a gran parte della radice. Se
la pianta inalata è molto piccola, allora marcisce
quasi completamente, negli individui invece già ben
sviluppali, resistono all'infezione i fasci libro-legnosi
che spiccano a guisa di cordoni, in mezzo al feltro
bianco dei filamenti miceliari. Sul finire dell'autunno
e durante l'inverno, alcune ife, ripiegandosi le une
sulle altre, producono sclerozii grigi o neri, tondeg-
gianti, ellittico-compressi, con un diametro da 2-3
sino a 12 mm., i quali si rendono ben manifesti nella
la Scleroiinia FucUel., la Botrytis cinerea el la maladie
de la Toile {Soc. Bot. Lyon, 1899).
(4) Ueber das Anflreten dcs Haufkrebs in Elsass.
(Zeilsckr. f. Pflanienkrankheilen, I, 1891).
(5) Frobabilmento è la forma di sclerozia da aoi de-
sciilla nella forma Typhula.
lo — Palotoijia vetjclak.
.Nuova EiNcicl. Auhaiua, I.
114
Patologia vegetale
primavera successiva fra i fiocchi bianchi, verso la
base del fuslo, sulle radici, rarissimamente sulle
foglie.
Nella stagione estiva, dopo un periodo di riposo
corrispondente a 2-3 o 4 mesi, gli sclerozii, che pos-
sono del resto mantenersi in vita anche due anni,
Fig. -107. — Sclerotinia trifoliorum.
purché tenuti in ambiente secco, emettono un apo-
tecio lungo 2-3 cm. (fig. 107), che, uscendo collo
stipite dal terreno, forma, nella
parte superiore, una cupola
larga sino ad 1 cm., mollo si-
mile a quella della Sclerotinia
Liberiana, e che ne differisce
solo per essere liscia e concava
e per avere aschi allungati (fi-
gura 108), con ascospore pure
di forma ellittica, ma che misu-
rano una lunghezza di 14-18 ix
ed una larghezza di 6-9 |a.
Secondo Rehm (1), alcuni fi-
lamenti miceliari formano, in
direzione perpendicolare al fu-
sto colpito, dei piccoli ciuffetti
di conidiofori con conidii di
Bolrytis.
(Dal prillieux). Le ascospore nell acqua od in
un ambiente molto umido si
gonfiano, si segmentano ed emettono in poche ore
dei filamenti germinativi che si ramificano, si sud-
dividono in segmenti ed ingrossano in vari punti.
Fig. 108. - Ascili e
parafisi di Sclero-
tinia trifoliorum.
(1) Entwickelungsgeschichte eines Kleearten zerstó-
renden Pitzes. Gòtting 1872.
Da tali rami od anche dalle ascospore medesime,
dopo 3 0 4 giorni si formano, come ha indicato
il Brefei-d, numerosi sporidioli sferici, con un dia-
metro di 2 a 3 fji, che furono pure per altre specie
trovati dal Tulasne, Woronin e Prillieux (2), dei
Fig. 109. — Germinazione di ascospore di Sclerotinia
trifoliorum (ingv. 450 diam. circa) (dal Brefiìld).
quali però non si potè ottenere la germinazione. La
formazione dei conidii si ha specialmente quando le
ascospore restano immerse nell'acqua; in liquidi
nutritizi invece le ascospore producono filamenti
miceliari (fig. 109).
L'infezione, provocala artificialmente dal [{khji
e dal Wakker e Strassburg nel 1883, avviene per
mezzo delle ascospore che, germinando, producono
ife miceliari, le quali passano nell'interno delle pian-
ticine di trifoglio, erba medica, ecc. ed allungandosi
in tutte le direzioni e specialmente nelle radici, pro-
ducono l'ingiallimento della pianta, quindi la mar-
cescenza. Anche gli sclerozii possono emettere micelio
ed è per mezzo di questo che avviene specialmente,
secondo alcuni, l'infezione.
L'umidità del suolo favorisce molto la diffusione
del malanno, per cui sarà necessario fare, nei luoghi
umidi, lavori mollo profondi, allontanare e bruciare
le piante malate e siccome gli sclerozii possono man-
tenersi in vita anche per 2 e più anni, cosi converrà
sospendere per qualche anno la coltivazione del tri-
foglio e dell'erba medica.
Secondo Schenk ed altri, la Scler. trifoliorum sa-
rebbe identica alla Sclerotinia Libertiana, perchè si
(2) Loc. cit., pag. 417.
eli oil Eumiceli {Fiinylii)
jiolè con questa infeltare delle piante di trifoglio. Le
ascospore però della Sci. Irifoìiortim sono molto più
grandi di qnelle della Sci. Lihertianu, e diverso è il
modo di presentarsi degli sclerozii, per cui, sebbene
le due specie abbiano molle aWìnità, devono però
l'ilenersi come distinte.
Sclerotinia bulborum (Wakker; Rebm = Peziza
Intllioniiii \y-A\ike:\- {Cancrena o labe dei giacinti). —
Colpisce varie sjiecie di I/i/aciiil/ius, Scilla e Crnciis.
Sui (/indilli, si nota, poco prima della lioritura, un
ingiallimeiilo delle foglie, la mancanza di turgidezza
e quindi il loi'o ripiegarsi al suolo. Verso la base, il
tessuto fogliare è quasi sempre in gran parte distrutto
e le scaglie esterne del bulbo, di color grigiastro, si
disaggregano molto facilmente lasciando allo scoperto
le interne, clie, di mano in mano, passano allo stato
di marcescenza. I bulbi sono sempre molli, acquosi,
al semplice comprimerli si disorganizzano e nei pe-
riodi di grande umidità presentano, verso la super-
fice del terreno e fra le scaglie di molto assottigliate,
un fittissimo feltro bianco di filamenti niiceliari, nei
(piale si producono sclerozii di forma e grandezza
molto irregolari, lunglii ancbe sino a 12 mm., neri,
rugosi in tempo asciutto. I cordoni biancbi di ile
miceliari passano mollo facilmente da una pianta
all' altra, disseminando cosi in poco tempo l' in-
fezione.
(jli sclerozii dopo un lungo periodo di riposo, die
può anche essere di 8-10 a 12 mesi, germogliano
in ascomi brunastri simili a quelli della Sci. Iri/'o-
lionim, con un diametro di 3-5 mm., sostenuti da
uno stipite cilindrico, flessuoso, lungo da 13 a 19 mm.
e costituito da aschi quasi cilindrici, lunghi 140 |j.,
larghi 9 a, contenenti ascospore ovali, ellittiche,
jaline, lunghe 16 (a, larghe 8 [x; frammiste agli aschi
e della medesima lunghezza si hanno numerose pa-
latisi cilindriche. Dopo la formazione degli ascomi,
escono ancora dagli sclerozii numerose ife che pro-
ibirono micelio fioccoso bianco con sclerozii secon-
dari. Le ascospore, nell'acqua, emettono un brevis-
simo tubo germinativo, nel quale si formano |)oi
piccoli conidii tondeggianti, di cui non si è ancora
pcituto seguire Io sviluppo : collocate invece in liquidi
niilritizi formano vero micelio, che può servire come
lineilo emesso dagli sclerozii a diffondere il male.
bill i/iacinli, l'infezione passa facilmente sui Crucus
e sulla Scilla, non mai sui Trifolium, come dimo-
strarono Dk Bary e Wakker, per il che si possono
(t) Dì questo gruppo il Prillieux fa un nuovo genere
(Sti-omalinia) ritenendo die queste forme non abl)iano
un vero sclerozio indipendente e costituito da una parte
midollare con corteccia nera e dura, ma semplicemente
uno stroma o sclerozio diffuso, coperto dai tegumenti del-
l'organo che mummifica e die occupa il posto delle cel-
lule che ha ucciso e delle quali se ne trovano i residui
tenere distinte le due sjiecie Sclefolìnin Irifoliorum
e bulborum.
Per eliminare questo malanno bisogna ricorrere
non solo alla distruzione col fuoco dei bulbi inalati,
ma bruciare anche la terra circostante per un raggio
di 30 cm. almeno.
Forme die si sviluppano specialmente sui rnidl (1).
Forine omoiclte.
Sclerotinia Irnula (Weimn.) Rehm=: Cibaria Ur-
nula Weimn., Sclerotinia Vacciiiii Woroiiin (Scle-
roso del mirtillo). — Si sviluppa, nella stagione
primaverile, sui germogli del Vacciniiim ritis-idaea
producendone l' imbrunimento. I^olpisce anche le
foglie ed i fusti già ben sviluppati, determinandone
Fig. HO. — Conidii di Monilia col loro lìisjiinctor
mollo ingrandito (dal Woronin).
l'incurvamento e la rottuia della regione corticale. In
tali punti, il micelio produce numerosi conidii ovali
in forma di Monilia, cioè conidii ben |»ronunciati
in lunghe file e tenuti l'uno all'altro per mezzo di
un corpo speciale, il disjunclor, in forma di fuso,
composto di due coni (fig. 110) avvicinati per la
base, il quale accrescendosi allontana i due conidii,
che, non più compressi, assumono la forma caratte-
ristica di limone e si staccano poi facilmente l'uno
dall'altro. I conidii, trasportali dal vento o dagli in-
setti, vanno a germinare sugli ovari, le ife vi pene-
trano dentro sviluppandosi in modo straordinario nel-
l'interno delle bacche, ove formano poi gli sclerozii.
nell'interno della massa. Credo non sia il caso di accet-
tare tale divisione perché in molti esemplari che ho esa-
minato specialmente sui Vacciniuìn, alcuni dei quali mi
furono favoriti dal eh. prof. Mattirolo, ho sempre notato
tessuto avvolgente e massa centrale come negli sclerozii
della Sclerotinia Liberliana e Sci. Fuckeliana. I tessuti
esterni dei frutti erano sempre distinti dallo sclerozio.
H6
Patologia vegetale
Le bacche malate cadono al suolo più facilmente
delle sane e, nella primavera, gli sclerozii, in esse
contenuti, generano apotecii lunghi 3-4 jjt,
con cupola campaniforme, quindi appiat-
tita, di color castagno scuro, con aschi ad
otto spore, che, germinando, producono
nuovo micelio e quindi nuova infezione.
Analoghe a questa, sono altre .S'c/crrt/z^/V/
che vivono sul Vacciiiiinii Mir/illits (Sci.
haccarum Rehm.), sul 1'. o.ri/rncciis (Sri.
o.rycofc«Wor.),sul V. ii/it/inosiim(Srì.ììie-
galospera Wor.), sul Hhododendron fer-
rugineum (Sci. Rhododendri Fischer). Una
forma (Sci. Belulae Wor.) si sviluppa sui
frutti della betula producendovi corpi scle-
roziali neri che germinano in apotecii.
Sclerotinia Padi Wor. = Sci. Aucupariae
Ludwig, .SV7. .Ui'spili Woronin , Slroma-
tinia LiiilidrliitìKi Prili. e Delac, Ovìilaria
necans l'ass., Monilia Linhavliana Sacc.
{Mal dello scle?'ozio del nespolo e del melo
cotogno). — Vive sulle foglie e sui frutti
del Prunuspadus, del nespolo {Mespilus gei'manica),
del melo cotogno {Cydonia vulgaris) e del Sorbus
aucuparia.
Questo malanno è stato ampiamente studiato dal
WoRONiN (1) per il Pì'unus padus e dal Prillieux e
Delacroix che lo trovarono diffuso sulle piante di
melo cotogno. 11 principio dell'infezione si nota di
solito nel mese di aprile e nelle annate a piogge
molto prolungate, con un irnbrunimento nella parte
mediana della foglia, che si estende poi a tutta la
lamina rendendola flaccida. Nella pagina superiore
e particolarmente lungo le nervature, appaiono ciuf-
fetti polverulenti grigiastri di una Monilia (M. Li-
nhartiana Sacc), ossia di conidii tondeggianti uniti
gli uni agli altri in lunghe catene, nascenti da una
specie di stroma di grosse cellule a membrana sot-
tile (fig. MI). Mano mano che i conidii si allonta-
nano diventano limoniformi ed infine si staccano
molto facilmente dal disjunctor, restando cosi com-
pletamente liberi ; essi misurano una lunghezza di
12a 18 ;x per 8-10 [X.
Siccome dalle foglie colpite dal fungo emana un
odore zuccherino, così vengono richiamati gli insetti
che servono a facilitare, col vento, il passaggio dei
conidii sui frutti. I conidii trattenuti nello stigma
germinano (fig. 112) o isolati o riuniti in grupjìi di
due 0 tre, emettendo un tubetto il quale va poi a
ramificarsi variamente nel fruito già in parte for-
mato e costituisce cosi un fittissimo intreccio di ife.
(1) Sclerotienkrankheit der gemeinen Trauhenkir-
che und der Eberesche (Mémoire de V Académie Impe-
lale des Sciences. Saint-Pétersbourg 1895). In tale Me-
loria il WoRONiN, quantunque conservi i due nomi di
le quali si dispongono in breve in sclerozii e rendono
il frutto come mummificato.
Fig. -Itt. — Sclerotinia Padi
Conidii germinanti di Sclerotinia Padi.
(Ingr. circa 450 diam.) (dal Prillieux).
La formazione di micelio dai conidii si può otte-
nere solo quando si mettono in un liquido nutritizio.
Sclerotinia Padi e Sclerotinia aucupariae, ciò non
ostante considera i fungili! come forme d'una medesima
specie ch'io ho creduto, seguendo il PniLLiiiOX, di tener
unite.
Ifomiceti 0(1 Enmìceti (Funghi)
nell'acqua non producono che piccoli sporidii glo-
bosi. Dagli sclerozii contenuti nei frutti si ha nella
primavera sviluppo di apotecii bruno-giallicci o leg-
germente violacei con cupola prima concava poi
piana, quindi convessa, con aschi cilindrici, lunghi
108 [A frammisti a parafisi davate e contenenti otto
ascospore jaline, ovali, lunghe 12 (/, larghe 7-7,5 ]x
(fig. 113 e 114). Le ascospore, coltivate dal Pril-
LiEUX, diedero ife miceliari che, penetrando nelle
foglie della Cijiìoìiia, produssero nuova infezione
con ronidii di Munilia. Le ascospore possono però
anche [iroduire s|upridii speciali.
Fig. 114. — Ascospore germinanti ili Hclei-olinia l'mìi.
(Ingr. KO diam. circa) (dal PniLLiEUX).
Scierolinìa cinerea (Boh) Schroeder (1) = MoniUa
cinerea lìoii. (Mii/fii del ciliegio). — Colpisce i fruiti,
fiori e rami del ciliegio, recando, a seconda delie an-
nate più (I ineiui umide, anche gravi danni. li'iufe-
zione comincia dallo stigma, poi passa allo stilo ed
all'ovario che diventa bruno e si essicca: in pochis-
simo tempo si comunica da un fiore all'altro e quindi
anche alle foglie, che imbruniscono lungo le nerva-
ture. L'imbrunimenlo passa anche sui rami determi-
nando l'emissione di una specie di gomma. Nell'in-
terno degli ovari, foglie e rami si distende il micelio
filamentoso fra una cellula e l'altra penetrando anche
nel loro interno. Sulla superfice specialmente dei
peduncoli o degli ovari, compaiono, in breve, cespu-
glietti di color grigio di filamenti tricotomicamente
ramificati e terminati da conidii quasi sferici, ca-
lenulati, moniliformi {Monilia cinerea), lunghi in
media 12 a, larghi 8 \j., costituiti da plasma incoloro,
omogeneo con parecchi piccoli nuclei. La massa dei
conidii forma un deposito di color grigiastro. I conidii,
per una divisione delle membrane di contatto, met-
tendosi in libertà, possono, germinando, determinare
nuova infezione.
la seguito, il micelio, tanto sui frutti come sulle
foglie, sui rami o sui fusti, si riunisce in feltro, an-
nerisce e forma, sotto all'epidermide, dei cuscinetti
anche molto estesi, bruni all'esterno ed incolori al-
l'interno, ossia dei veri scleromi destinati a mante-
nere in vita il fungo durante l'inverno. Infatti, nella
primavera, escono, dagli sclerozii, nuovi conidii atti
alla riproduzione. Molte volte i fruiti restano come
mummificati e pendenti dagli alberi durante l'in-
verno.
I conidii maturi germinano facilmente nell'acqua
dopo 1 0 2 ore, producendo filamenti che muoiono
perù in poco tempo; nella decozione di frutta, la ger-
minazione ò molto più attiva, si notano numerose
anastomosi ed il passaggio dei nuclei dai conidii nei
filamenti e quindi la loro riproduzione per divisione.
Nelle colture, il Woronin notò che alcuni filamenti
riccamente settati si riunivano in un denso strato di
micelio, dal quale emergevano alcuni rami, eretti,
ricchi di plasma e nuclei, i quali ramificandosi |)er
anastomosi generavano speciali gomitoli, di cui il
Woronin non potè seguire lo sviluppo, madie crede
rappresentino gli stadii iniziali degli apotecii od or-
gani di fruttificazione. Da altri rami miceliari, notò
la formazione di numerosissiini sporidioli sferici,
brillanti, con un diametro di 2,2 a 2,8 |ji, simili a
quelli già osservati per altre Sclerolinia {Sci. Iri/'o-
liorum), che non vide mai a germinare.
II Woronin non potè ottenere la formazione di
nuovi conidii se non sopra gelatine nutritizie ed
osservando che costantemente essi apparivano più
grossi (17,5 ^ 11,2 sino a 33 ,ui) che quelli normali.
Egli sarebbe indotto a ritenere la Sci. cinerea più
adatta alla vita di saprofita, indicandola ((uiiidi come
un saprofita facoltativo.
(I) Vedi WoKONiN. Ueher Sclerotinia cir
St-Pétersb., Vili sez., 1900).
Sclerotinia fructygena {Mémoires de l'.-lcad. Imperiale de
Patologia vegetale
Oltre a numerosi conidii, che si ripetono in di-
verse generazioni, il micelio può formare su tulio il
substrato una vera crosta scleroziale simile a quella
di altre Sclerotiniu. Neppure dalla crosta scleroziale
Fig. 115. — Pera con pustole grigiastre
di Sd. friicligena (dal Woronin).
potè ottenere frutti ascofori. Essa riproduceva sempre
conidii.
Infettando artificialmente i fiori del melo, il Wo-
ronin notò che il fungillo non si estendeva pii'i in là
dello stilo e dava pochissimi conidii. Un
fallo analogo osservò nei frutti della mede-
sima pianta.
Sclerotinia friictigena Schmlei = Monilia
frucligena Vavf.. iMii//ii (itili /iiil/a) —
Vive su quasi tutti i li ulti (iinosi (wi/o,
pero, pesco, ■siisiiiii, ittim III 1(1 m ) w\\
dendone la polpa; può imiIk pisMit suilt
foglie e speeialiiifiile sm i uni iltliiipiii
doli completamente.
In seguito all'infezione il finito amie
risce e diventa duro e secco.
11 frutto può rimanere colpito sia quando
è aucor molto giovane, sia a completo svi-
luppo, finché è attaccato all'albero od è
già slaccato e raccolto nei magazzini. In molti casi,
specialmente per il pesco, i fruiti infelli non cadono
a terra, ma restano come mummificati sopra i rami
anche per più di un anno.
Il male appare in forma di piccole macchie circo-
lari brune che lentamente si allargano sino ad iuva-
dere gran parte del frutto. Sopra di esse non lardano
a comparire e disposte in parecchie zone circolari,
quasi sempre concentriche, delle pustole grigiastre
0 giallo-grigiastre (fig. 115 e 116).
Nella massa interna del frutto si sviluppano le
numerose ife miceliali che determinano l'imbruni-
meiilo e la morte dei tessuti. Sotto allo stalo epider-
mico superficiale fortementeculicularizzalodel frutto,
si formano gruppetti di ife che rompono lo strato cuti-
colaie e pioducoiio numerosi (onidii, polinucleali,
ellissoidali. Imi ni' uni .iImkHiIi liinUii 20-25 u.
Fig. tt6. — Mela con pustole grigiastre
di Sci. friictigena (dal Woronin).
larghi 10-13 u., i quali staccandosi successivamente
si depositano in forma di polvere giallo-ocracea.
I conidii possono facilmente germogliare nei di-
versi substrali e generare nuove infezioni. Dalle
Mele mummilìcate della Sci. fntctigena.
(rial WonoNiN).
colture artificiali, il Woronin ottenne sempre conidii
più sviluppali (23-30 ^ 14-16,5).
Il micelio può generare sporidioli eguali a quelli
già indicati per la Sci. cinerea ed anche si sclerolizza
ed annerisce determinando le croste nere che dalla
superfice delle mele possono addentrarsi nella polpa
dei fruiti, raggiungendo anche lo spessore di 1 min.
Lo sviluppo del micelio può estendersi in modo tale
Ifomiccli od Eiimiceti (fiuit/ld)
(la invadere ludo il frullo e ridurlo allo slato ili
niunimificazioiie (fig. IH).
Le crosle scleroziate non danno frulli ascofori,
probabilnienle perchè (Humpiiuev, Prillleux) hanno
come ([uelle della Sci. cinerea perduta la facoltà
germinativa o non hanno raggiunto il loro completo
sviluppo.
L'accrescimento della Sci. [rmligena si può se-
guire nelle artificiali infezioni sulle mele; i conidii
portali sugli stigmi del ciliegio generano un tubetto
germinativo che si addentra nello stilo, ma muore
statosi in alcune regioni della Francia, ma che (ler
ora si è diffuso pochissimo. I semi colpiti sono più
piccoli del normale e mollo leggeri: sezionali ap-
paiono attraversati in diversi sensi da un fittissimo
intreccio di filamenti miceliari, i quali possono, in
determinale condizioni, sviluppare una forma coni-
dica speciale (Endocoiiidiiim) con conidii che si for-
mano neir interno di rami speciali, dai quali si
mettono poi in libertà. Dopo qualche tempo, nel-
l'interno dei semi si forma una massa stromalica o
scleroziale che può dare, dopo ([ualche mese, origine
Endoconidium temitlentum
A, Maizo di frultifliazioni lingr. 350 diam. circa). - B, Ramo-
scelli fruUiferi più ingranditi. - C, Eslremilù d'ui
fruttifero ancora più ingrandito (dal I'iullikus).
Fig. 119. — Stromalinia temulenta.
. Due (;rani simili un po' ingranditi ;
I diversi izradi di sviluppo. - V., Ascili e paraflsi (dal
di Segala con apotecii. -
prima di arrivare all'ovario, (|uindi la .SV7. fnicli-
i/riia si svilupperebbe specialmente sulle iiiflc, ecc.,
e la Sci. cinerea sulle ciliegie.
Il WoBONiN inoculò inoltre un medesimo frutto con
conidii delle due Sclerotiiiia ed osservò che le due
infezioni si localizzavano in modo, che la metà del
frullo produceva pustole con conidii di Sci. cinerea,
l'altra con conidii di Sci. frucUgena.
Il WoROiMN, come rimedio, raccomanda il fuoco,
hi distruzione di tutte le parti maiale specialmente
dei frutti muinniiticati e la istituzione nei frutteti di
focolari crematorii |)er poter abbruciare in prima-
vera e nell'autunno tutte le parti malate.
Sarebbe consigliabile anche di spruzzare gli alberi
nella primavera, prima che le gemme siano aperte,
con una soluzione di solfalo di ferro nella dose dal
5 al 1 %, oppure aspergere le piante quando i fiori
stanno per aprirsi con una soluzione di solfuro di
potassio nella dose di 14 grammi ogni 4 litri e mezzo
d'acqua. Tali trattamenti si potrebbero ripetere ad
una distanza di IO o 20 giorni.
Sclerotinla temulenta l'rill. et Dtì\vn:-=StromaHnia
Iciiiuleiitu Prill. et Del., Endoconidium temulcnlum
Prill. et Del. — È un parassita della segala manife-
a fruttificazioni ed apotecii ili color giallo pallido,
larghi 5 a 7 nini, e sostenuti da un gambo lungo
7 a 10cni.((ig. 118 e 119). 1 semi cosi colpiti sembra
riescano dannosissimi all'uomo.
Forme eleroiche.
Sclerotinia lieteroica Wor. e Naw. di. — È un
parassita del Ledum palustre L. e del Vuccinium
uligino.ium L., riscontrato in Finlandia, nei dintorni
di Pietroburgo, nei governi di Grodno e Wologda, in
Russia e in Prussia nei circoli di Putzig e Lauenbourg.
I fruiti del Ledum colpiti dal male, restano mum-
mificati 0 scleroziati, sono più grossi di quelli sani
ed al momento della deiscenza rimangono invece
chiusi nel frutto. Dopo tre o quattro settimane, da ogni
sclerozio, esce un apotecio a forma di calicelto soste-
nuto da un filamento. Le ascospore lunghe in media
13,2 (i, larghe 6,6 [a, germinano facilmente ([uando
vanno a cadere sui giovani germogli di Varcinium
ntiginosum, ai quali restano attaccate per mezzo della
membrana gelificata. Dopo due settimane al più, il
micelio del parassita determina l'imbrunimento delle
foglie e dei rami. Dal micelio del Vaccinium ha pure
origine uno stato Gonidiale, il quale appare sulla
(1) WORONiN et Nawaschin, Sclerotinia lieteroica {Zeilschrift f. Pllanzenkraiikheilen. Stuttgart 1896).
120
Patologia vegetale
superficie bruna delle foglie come un deposito bian-
chiccio.
Per analogia si riportano al gen. Sclerotinia molte
altre forme parassite e saprofite di piante coltivate,
di cui si conosce solo lo stato miceliale o conidico
(Botrytis) e lo stato scleroziale quiescente (Sclero-
tium), non ancora però la forma ascofora.
Mal dello sclerozio della cipolla {Sclerotium ccpi-
vortim Rerk., lìotrylis cuna Knup. e Schum., /). ci-
nerea Pers.)- — Il male si rende manifesto nei semi-
nati a cipolla (Allium caspa) con ingiallimenlo delle
foglie e con una decolorazione delle tuniche. Finché
le cipolle sono in piena terra si ha raramente la
distruzione completa dei bulbi. L'infezione si estende
specialmente nei magazzini umidi ed in questo caso
si nota anzitutto la depressione ed il disseccamento
della parte superiore del bulbo, quindi i tessuti delle
tuniche carnose si rammolliscono e si disfanno pro-
curando cosi la marcescenza dei bulbi. Fra le tuniche
e nella massa disorganizzata del bulbo appare il fitto
intreccio bianchiccio di filamenti miceliari con nu-
merosi ciufTetti grigiastri di conidiofori e conidii
della Botrytis ed infine gli sclerozii neri, rotondi od
allungati con un diametro di 1-2 od anche 3-4 mm.
Secondo" Frank, il micelio e la forma Gonidiale si
svilupperebbero anche sulle parti verdi (1). Il fungo
si propaga molto facilmente per mezzo dei conidii,
i quali germinano e producono imovo micelio paras-
sita in 7 0 8 giorni.
Dalle esperienze di Sorauer (2) risulta che questo
male si diffonde particolarmente nei terreni molto
umidi e poco aerati.
Mal dello sclerozio del tulipano (Sclerotiwm Tulipae
Lib., Botrytis parassitica Cav.). — Si sviluppa sugli
steli, fiori e frulli, ma soprallntto sulle foglie dei tu-
lipani co\\ì\a\'ì nei i;i;in]iiii, iiniihicendovi macchiette
puntiformi giallognole, incavale in ambe le pagine,
che si allungano nel senso delle nervature e rendono,
dopo qualche tempo, la foglia biancastra, membra-
nosa, pellucida, facendola quindi completamente
avvizzire. Nella pagina inlViiinv si formano i ciuf-
felti di conidiofori rigidi ( llulryli.s jiarassitica Cav.),
olivastri, con conidii ovoidali, jalini ad episporio
liscio ed ispessito, lunghi 16-20 |j., larghi 10-13 rx.
Tali conidii germinano facilmente e servono alla fa-
cile diffusione della malattia, e, se coltivati in liquidi
nutritizii, producono sclerozii (Sclerolium tulipae
Lib.) quasi ovali, neri, simili a (|uelli che si notano
nelle piante di tulipano gravenicnle inreslale.
Mal dello sclerozio dell'abete iHolryi/.s Ihuglasii
Tubeuf). — Colpisce i giovani germogli (lìg. 120),
rendendoli bruni, e le foglie ddVAhies Douglasii,
nell'interno delle quali produce piccoli sclerozii neri,
che, tenuti in ambiente umido, emettono filamenti
miceliari o conidiofori di una Botrytis simile alla
B. cinerea, con conidii quasi jalini, ellittici, lunghi
9 u, larghi 6 ia.
Fig. 120. — Ramo AeWAhìes Douglasii, i cui giovani
germogli furono uccisi d.illa Bolrylis Douglasii ; eriche
la cima del vecchio ramo è morta (dall'HARTlG).
Anche sugli steli AqW Asparagus of/icinalis si può
sviluppare un micelio bianchiccio con sclerozii e
forme Gonidiali di Botrytis.
Sui rametti e sulle foglie degli agrumi già (|uasi
avvizziti si trova frequentemente la Botrytis vul-
garis Fr. e la sua forma plebeia. Penzig ha consta-
tato che tale Botrytis può vivere come parassita,
distruggendo i giovani germogli.
Sclerozii neri e di varia grandezza da 2 a 10 mm.
furono trovati da Cattaneo nei frutti del limone
(Sclerotiiim diri Calt.). Io pure ho esaminati dei
limoni malati. Il frutto presenta il pericarpio scre-
polato e di color giallo nerastro, la polpa ò quasi
tutta prosciugata e fra uno spicchio e l'altro, in cor-
rispondenza delle fessure, appaiono sclerozii neri
del diametro di 1 o 2 mm. sino ad 1 cm. e più.
Molte altre forme vivono allo stato scleroziale, e di
queste si forma il genere Sclerolium.
(1) Die Kranìih. d. Pflanzen (ed. 1896), pag. 504-505. (2) Handb. d. P/lanzenlirankti., t. II, pag. 274, lav. XII.
Ifomk'eti od Eumiceli {Funghi)
Famiglia delle Elvellacee.
Hanno un micelio cliu vuycla s|)ecialniunle nel
lorriccio dei boschi ed un corpo ascoforo di consi-
stenza cerea, quasi sempre slipitalo in forma di
clava, di mitra, di cupola, o peltalo-piano.
Comunissime sono nei terreni sabbiosi dei boschi,
liini,'o le rive dei fiumi, le specie di Morchella (spon-
giole), tulle commestibili e fra queste special-
mente la M. esculenta (Linn.) Pers., dalla
cupola ovale, dotata di numerose cavila ovali,
profonde, con pieghe turgide e stipile cilin-
drico, leggermente forforaceo, e la M. conica
Pers. dalla cupola conica, oblunga, nonché la
Ci/ninii/ra csciilcnla (Para.) S(r., dall'ascoma
onilnlalo irrog(il;ire, e le numerose specie di
llclreltd (herrel/c da prete) con cupola mitrata
0 ('lavata.
Le forme parassite sono poco numerose ed
iianno o un ascoma carnoso, crostaceo, lami-
nare e tutto ricoperto nella parte esterna
dallo strato imeniale (gen. Rhiz-ina), o slipi-
talo e capitato, subceraceo, piullosto consi-
stente (gen. Roeslcriu), o capilalu pollalo,
reraceo (tjen. Vibrissea).
già un po' deperite ed accelerarne la morte. Sulle
radici delle viti colpite da tale marciume, si notano
numerosi (ìlamenti miceliari ben diversi da (pielli
AviW Armillaria mellea e della Dematophora, che si
addensano in tulle le parli della radice, corrodendo
specialmente le fibre legnose; essi producono piccoli
ricettacoli subceracei costituiti da un |)iccolo sti|)ile
cilindrico, bianco, quindi verdastro, terminalo da
Gt'n. Rhizina.
iindiilala Vv. {Malallii
lUiizina iindiilala Vr. {Mnlallia delle radici
del pino marittimo). — Vive nei terreni sab-
biosi sulle radici del l'inus maritima, mollo
raramente su quelle del /'. silrestriti, in forma
di un finissimo feltro bianco di filamenti mi-
roliari che determinano il marciume delle
radici e la conseguente morte della pianta
ospite. Invade la corteccia, la zona genera-
trice ed anche il legno, e produce, verso la i""i;
superficedel terreno, dei corpi fruttiferi lami- '"^'^^
nari, ondulati, rigonfiali, di un color bruno,
con aspetto vellutato, superiormente dovuto ad ascili
cilindrici frammisti a parafisi filiformi, sottili, sellale,
con spore fusiformi, mucronate alle due estremità.
Si credeva che fosse un fungo essenzialmente
saprofita, ma le ricerche dell'HARTiG, del Piullieux
e del DucHALAis ne hanno dimostralo la natura
parassitaria.
1/ unico mezzo di difesa consiste nell' isolare e
ilistruggere le piante inalate.
Geli
Eoesleria.
l\'iiss.= lt„e.sleria iial-
II htjpogaea (Thiun. et
Koesleria hypogaea Tlnìn
lida (Pers.) Sacc. = Vilir.
Pass. ) Richon et Le Mounier (Marciume delle radici
delta vile). — Si sviluppa nei terreni argillosi ed
umidi, essenzialmente sulle radici già morte e pu-
trescenti della ri/ce di qualche altra pianta legnosa,
ma in alcuni casi può anche invadere radici di |)iante
Fig. 121. — Roesleria Iitjpogaea.
Vile coperta di ricettacoli. - B, Riccllacoli ingranditi. - ('., Sezione
in riceUacolo. - D, Sezione dello slralo fertile (ingrand. 150 dia-
li Ascili e parafisi. - K, Spore germinallli (ingr. 250 diani. circa
un rigonfiamento globoso-depresso, polveraceo, con
ascili cilindrici, lunghi 32-3tt(ji, larghi 3-3,."> a, para-
lisi ed ascospore sferiche con un diainelio di '> a,
brunicce Cfig. 121).
.\iiche in questo caso converrà isolare le jiianle
inalale.
Gen. Vibrissea.
Vibrissca sclerotiorum liostrup. — Fu trovala da
(pieslo micologo nelle piante morenti di Medicano
liipulina in forma di sclerozii lauto sulle radici che
sili fusti. Gli sclerozii, danno origine a ricettacoli
capitati, lunghi da 5 ad 8 mm., con aschi e parafisi
filiformi.
È un grupjio che comprende, fra le numerose
forme saprofite, pochissime parassite, che si possono
riunire in due generi : Lophodermium e RhyUsma,
l'alolu'jia reijeluU.
Nuova Encici,. Agiuiua, I.
Patologia vegetale
a seconda che vivono specialmente sulle piante resi-
nifere (Pinus ed Alnes) ed hanno concettacoli piut-
tosto allungali e riuniti in gruppi lineari, o sui salici
ed aceri e con concettacoli frammisti irregolarmente
gli uni agli altri in una larga crosta nera.
Gen. Lophodermium.
Lophodermiiim pinastri (Srhrad.) Chev. ;= ////s/c-
rium piiiaslriSchTRd. = Lc])loslrumapinaiilriDesm.
(Macchie nere delle foglie dei pini e degli abeli). —
Vive sulle foglie MVabete bianco (Abies excelsa) e
di molte specie di pini {Pinus silvestris, cembra,
montana, strobus, ecc.)-
Gli improvvisi abbassamenti di temperatura o la
grande siccità in sul principio della primavera, de-
terminano in alcune annate l'imbrunimento e la
caduta delle foglie dei pini e dell'abete bianco, ma
frequentemente e soprattutto sulle giovani pianticelle
0 sui rami più bassi dei vecchi pini, anche senza che
si verifichino tali condizioni nella stagione estiva, le
foglie presentano macchie gialle o rosse isolate o
riunite in gruppi, che diventano poi nere nell'au-
tunno e spiccano in mezzo al color rosso che si
estende a tutta la lamina, determinando la caduta
degli organi malati. In questo caso, sezionando una
foglia, si può facilmente notare il micelio del fungo
parassita, che, internandosi fra le cellule, ne pro-
duce l'ingiallimento e l'arrossamento dapprima,
quindi l'imbrunimento. Nelle annate un poco umide,
il fungo si sviluppa in modo straordinario e può arre-
care anche gravi danni specialmente ai vivai di pini,
poiché le pianticelle, anche se debolmente colpite,
non possono quasi mai resistere al trapiantamento.
Fig. t22. — Lophodermium pinastri.
A, Spermogonii. - B, Spermazii, mollo ingranditi (dal Prillieux).
Le macchie o piccole pustole nere che si notano
nell'autunno, fra i tessuti arrossati delle foglie, sono
costituite in gran parte da organi fruttiferi o spermo-
gonii molto piccoli {Leptostroma pinastri Desni. ) col-
locati fra l'epidermide ed il tessuto fogliare (fig. 122).
Sulle macchie nere delle foglie secche, sul finire
dell'inverno od anche dopo due o tre anni, a se-
conda dell'età della pianta dalla quale si è staccata
la foglia, appaiono gli apotecii o veri peritecii nero-
brillanti, ellittico-allungati, che si aprono per mezzo
di una fessura longitudinale, e contengono aschi ci-
lindrici con otto ascospore filiformi (fig. 123), lunghe
come la cavità interna degli aschi.
Le giovani pianticelle dei vivai si possono facil-
mente salvare da tale malanno con due trattamenti
della poltiglia bordolese, fatti a metà ed a completo
sviluppo delle foglie.
Fig. 123. — .\schi con spore filiformi e spore isolate
di Lophodermium, pinastri.
(Ingrandim. circa 250 diametri) (dal Tulasne).
Molto simile a questa sono due altre specie che si
sviluppano sulle foglie dei ginepri {Luplinderniium
juniperium Fries) De Not. e del lance {Loph. lari-
cinitm Dub. ).
Lophodermium macrospornm (Hartig) Rehm = //;/-
slerium nuicrosporwm \\. llarlig {Righe nere delle
foglie dell' abete). — Colpisce le tenere liiiilii' dri ì;ìo-
vanie, meno frequentemente, dei verclii iinlividui di
abete rosso {Abies excelsa), tanto nella stagione pri-
maverile che estiva, raramente autunnale, a seconda
del diverso grado di umidità che si ha nell'atmosfera.
Le foglie diventano prima grigiastre, poi bruiio-ros-
sicce quasi sempre in tutta la loro lunghezza, e sono
attraversate da numerosi filamenti miceliari a pareti
piuttosto ispessite e di vario diametro, i quali pro-
ducono una speciale eccitazione nelle cellule ed uno
straordinario aumento nei granuli d'amido a danno
delle altre parli dell'ospite.
Alcune dello foglie imbrunite dal parassita restano
attaccate ai rami, la massima parte invece cade al
suolo molto precocemente. Sulle foglie persistenti,
t fornice ti od E im ice ti (Funghi)
il micelio, riunendosi in vari gruppi, produce dap-
prima, verso l'epidermide, dei coneellacoii collidici
(delti comunemenle spermogonii), costituiti da bre-
vissimi fdamenti con minuti conidii ellitlico-allungali
(fig. 124), che sollevano e rompono l'epidermide
medesima; quindi altre ife miceliari si sviluppano
slraordinariameiile nell'epidermide inferiore, pro-
ducono veri apotecii ricoperti esternamente da una
membrana dura, nera, leggermente rialzata, che si
rompe |ier l'eccessiva umidità in una fessura longitu-
dinale alline di lasciar passare le ascospore bacillari,
molto lunghe, leggermente ingrossate superiormente,
clit' si sono formate in aschi clavati frammisti a
[ìarafisi cilindriche, davate. Gli apotecii si possono
facilmente vedere per il tegumento che appare in
forma di piccole macchie nere piuttosto allungate,
collocale dall'uno e dall'altro lato della nervatura
mediana (fig. ISf)). Le ascospore germinano facil-
mente sulle goccioline di rugiada
delle foglie, emettendo un tubetto
germinativo che penetra per gli
stomi nel tessuto della lamina,
producendo nuova infezione.
Fig. 125. - Foglia di Picea pig. 126. - Ascili e
con periteci! allungali e paralisi ili Lop/iOf/cr-
piccoli spermogonii arro- miumiiervisequuìn.
(ondali di Lopliodermium |,„g^^„j g^,, ^-^^ ^-^^^..^^
macrosporiim (liall'llAUTic). (ilairUAntic).
Lo|dio(lenniuni nrrvisequum (U.C.) \\ehm. = [fypo-
dennii nen'iseijuum D. C. = Hi/steri iim nervi Hcquitm
Kries, Septoriii l'ini Fuck. (Righe nere delle foglie
di'ir abete). — Vive sulle foglie già l'ormale da più
d'un anno AtW abete bianco {Abien e.rcelna), renden-
dole brune e facendole cadere molto precocemente.
Lungo la nervatura mediana, nella pagina inferiore
delle foglie rimaste ancora attaccale ai rami o già
cadute al suolo, si nota facilmente una linea nera
nella quale si formano fruttilìcazioni a conidii (Sep-
loria pinantri Fuck.) ed apotecii con ascospore al-
lungate, ma che raggiungono perù solo la metà del-
l'asco, e disposte in due gruppi di quattro (lig. 120).
Molle altre specie di Lophodermiiim vivono allo
sialo di parassiti; cosi il L. hrachi/.'iponnn Roslr.
sulle foglie del Pinu.i strobus, il /.. gilvniii lioslr.
sulle foglie del Pinns umbriaca; ma in generale non
arrecano danni veramente sensibili.
Il miglior rimedio consiste nel raccogliere le foglie
per impedire la formazione degli apotecii.
Cren. Ehytisma.
Ithytisma acerinum(Pers.)Fr. =A'///o;«« acerinum
Pers. := Melasmia acerina Lèv. — Si sviluiipa come
parassita sulle foglie dell'rtce/'o comune (Acer cam-
pestre), nonché dell' A . platanoides e pseudoplalan ii.i.
L'infezione si rende manifesta sulle foglie, nell'estale,
in forma di macchie gialle circolari, che si trasfor-
mano in quindici o venti giorni in croste dure, nere,
del diametro di 5 a 12-15 mm., orlate di giallo, ben
rilevale in mezzo al verde delle porzioni sane.
Sezionando la foglia, si possono facilmente vedere
numerosissime ife miceliari, che si intrecciano va-
riamente in modo da formare un vero stroma, che
si dispone anche sotto all'epidermide producendo un
jiseudoparenchima duro e nero, e quindi la crosta
che caratterizza il fungillo e serve a proteggere gli
organi di fruttificazione che sono gruppi di conidii
minutissimi, i quali rompono la crosta e vengono
poi alla snperfice in forma di una polvere bian-
chiccia. Prima che sopraggiunga l'aulunno, le foglie
cadono al suolo con danno della pianta.
Durante l'inverno sulle foglie cadute si formano,
sotto alle croste nere, gli apotecii ad aschi l'usoideo-
clavati, lunghi da 120 a 130 [i., larghi da 9 a 10 [x,
contenenti otto ascospore filiformi, flessuose, guttu-
late, lunghe da 65 a 80 |ji., larghe da 1 ,5 a 3 ^., con
parafisi filiformi esilissime.
L'infezione avviene per mezzo delle ascospore
che, germinando nella primavera successiva, pro-
ducono nuovo micelio clie si addentra nelle foglie.
Il miglior rimedio quindi consiste nel raccogliere e
bruciare le foglie al più presto possibile, atrine di
impedire la formazione degli apotecii.
Affini a questa specie sono molle altre, le quali
vivono parassite sulle foglie, producendo pure croste
nere, dure: cosi la Rhytisma salicinum (Pers.)Fr.,
che si sviluppa sulle foglie dei salici e la //. Ono-
brgchidis D. C, parassita del .sainfoin.
Sotto alla corteccia dei rami del .salcio comune si
formano prima macchie di color giallognolo, (piindi
croste nere allaccate ai tessuti corticali iiilerni, della
lunghezza di 1 a 10 cm., larghe da 5 a 10 min., che
si estendono anche lutto attorno al ramo, dovute al
Rhytisma (Cryptomyces) maximiis(Fr.) Helim. Fra
tali croste si formano i gruppi di aschi clavati con
otto ascospore jaline o giallicce, lunghe 20-20 u,
121
Palologia vegetale
larghe da 10 a 13 ix, Irammisle a parafisi allungate,
grigiastre.
Sulle fronde morte di Pleris aquilina si formano
pure fre(|ueMlemente delle croste nere carbonacee,
dovute ad una l'orma fungina affine alle precedenti
iCryptomyces l'teridis [Heb.] Rehm.)-
Sulla forleccia di molti alberi dei boschi vivono
forme fungine che formano in generale placche o
croste nerastre, appartenenti a generi molto aflìni
al Rhylisma, quali i generi Dothiora, Heterosphaeria
e Scleroderris. Cosi la corteccia dei giovani rami di
pioppo può ospitare il micelio della Dothiora sp/iae-
roides Fr., la quale ingenera un imbrunimento che
SoRAUER crede dovuto alle gelale primaverili ; sulla
corteccia del Salix caprea vive la Sv/rni<lcrris [uli-
ginosa (Pers.) Karst., produrfniinvi hn-lie placche
nere carbonacee, con apolecii neri peduncolati che,
rotta l'epidermide, sporgono all'esterno e conten-
gono aschi clavati ed otto ascospore cilindriche, acute
alle estremità.
Simile a queste è pure una forma che vive sulle
diverse ombrellifere dei prati e dei campi, V Hetero-
sphaeria palella (Tode) Grev., caratterizzata da
ascomi olivaceo-nerastri disseminati sui fusti.
PERISPORIACiEI
I Perisporiacei si possono dividere in parecchie
famiglie, fra le quali quelle che più interessano
l'agricoltore sono le Erysifee e le Perisporiee.
Famiglia delle Erysifee.
Hanno ini sistema di vei;elazione che vive conie
parassita snperliciale sulle rii;;lie, sui giovani fusti,
sui rami, sui frulli ed è formalo da numerosi (ila-
menti bianchi, molto ramificali, che si inlrecciano
in vario modo ed introducono nelle cellule ilelle
piante ospiti dei piccoli rami succhiaiili {(iiishirii).
il micelio forma cosi sulla superfìce degli organi in-
vasi come una specie di feltro bianco e produce,
verso la parte esterna, dei filamenti brevi disposti
in senso perpendicolare al snlislialo, iill'aiiice dei
quali, in seguito a segmentazidiie, si lorinaiKi niiiiie-
rosissime file di spore o conidii, i ijuali si riversano
in numero grandissimo, sotto foima di de|iosilo fa-
rinaceo, sugli organi infestati.
1 conidii possono alla lor volta germinare molto
facilmente, dilTondendo cosi in modo straordinario
il malanno durante la primavera e l'estate.
Questo stadiii conidiale si rirciisce al ^eii. (Udiiim.
Dal raiceliii si inoiliii'diin ,iiirlie, e e è ì;Ì;ì sialo
osservato per ali-niie specii', ilei liliiiiieiili nv.iln-
oblunghi 0 tondeggianti, ritenuti come nd.s/'rn', ed
iu vicinanza di questi dei rami di foriiKi liliiidiica
0 rami anieridiali o polliuodii. Avvenula la liisioiie
del protoplasma maschile col femminile, si lia cosi
l'oogonio od uovo.
Dalla cellula basilare dell'uovo partono dei fila-
menti che si dispongono lutl'altorno, formando, in
seguito alla comparsa di numerosi selli trasversali,
un pseudoparenchima prima semplice, poi com-
plesso, nero o consistente. In tal modo ha origine
il tessuto avvolgente del peritecio, che si protende
anche in filamenti esilissimi o appendici. Nella por-
zione centrale del peritecio frattanto si originano
uno 0 più ascili contenenti da due ad otto sporidii
ovali ed incolori.
La formazione dei peritecii avviene generalmente
nell'estate od autunno, quando le piante ospiti con-
tengono una minor (pianlità di succhi nutritizi, solo in
alcuni rari casi (Eri/si j)he graminis), possono essere
prodotti anche in primavera. 1 peritecii funzionano
come organi iliei iianli, e i;li spuriilii, al disaggregarsi
del tessuto perileciale nella primavera successiva,
|)Osti in libertà, emettono un tubo germinativo, che
sviluppandosi forma nuovo micelio con conidii cate-
nulati. E ancora poco conosciuta la forma picnidica.
I funghi erisifei si sviluppano specialmente nelle
località e stagioni umide, e siccome sono i soli pe-
ritecii che possono conservarli in vita dall'una al-
l'altra annata, perchè il micelio ed i conidii alla
temperatura di — 3° nello spazio di 24 ore perdono
completamente la loro forza vitale, cosi converrà
impedire la formazione degli organi iliernanli o colle
opportune solforazioni (vite) o col mietere verdi e
prima del tempo normale le pianticine malate.
Vi appartengono parecchi generi, fra i quali i più
interessanti dal lato agrario sono i seguenti:
SpÌKirrd/hn/i, con peritecii o coiicettacoli jiiul-
loslii |iiiriili, (iiiileiienti un solo asco con 8 s|ioridii;
apjieiidiei nuiiicinse e fioccose. Forma conidiale con
conidii ovali.
Podosphaera. Concetlacoli sferici con un solo
asco ed 8 sporidii ovali; poche appendici ramose,
dicolome all'apice.
Eri/filplif. (loncettacoli ben distinti con parecchi
ascili a 2 ed 8 sporidii; appendici fioccose semplici
Il ramificate, non dicolome, bianche o colorale.
Forma conidiale con conidii ovato-oblunghi.
Microsphaera. Concetlacoli con parecchi aschi
a 2 ed 8 sporidii; appendici 4-3-dicotome, con rami
rigonfiali all'estremità o filiformi.
Unrinula. Concettaceli tondeggianti con pa-
recchi aschi a 2-0-8 sporidii ; ,i|ipendici liliforini a
parete mollo consistente, semplici, hitide o dicolome,
uncinale.
Phgllactiiiia. Concetlacoli emisferici, quindi
depressi, con |iaiecclii aschi a 2o4sporidii; appen-
dici dirille, i-ii;ide, aciculari.
Gen. Sphaerotheca Lèv.
Spbacrotheca paiinosa Lèv. = Oidiiim leu
Desm. {Bianco del
delle
). — (Juesti
Ifomici'li mi Eiimiceli {FkìkjÌii
liìr.
fungo forma sulle foglie, sui giovani germogli e sui
frulli del pesco e delle rose, un denso e bianco
micelio lanugginoso, che produce anclie una con-
torsione ed un arricciamenlo nelle foglie.
Dai filamenti mieeliari si protendono, in senso
perpendicolare al substrato, brevissimi rami, sui
quali hanno origine, in seguilo a successivi restrin-
gimenti, 8 0 10 conidii calenulati, di forma ellittica,
i (piali, man mano che maturano, si mettono in
libertà (Oidiiim) (fig. 127). Nello stes.so tempo sul
nii<'elio si l'ormano dei corpi allungali o picuidii,
ciuiteneiiti numerose spore.
Fiff. 127. — Conidii di Sphaerollieca pannosa.
(Ingrani). 250 diam. circa) (dal Priu.ieux).
Nella stagione estiva, il fungillo produce, special-
mente sul calice dei fiori e sui rami, i perilecii neri,
sp.irsi, iiiiimtissiiiii, provvisti di appendici semplici,
liiiccose, disuguali ed in generale molto brevi e con-
tenenti un asco quasi toiuleggiante con 8 sporidii
ovoidali.
I perilecii circondali dai filamenti passano tutto
l'inverno in letargo, e disaggregandosi nella prima-
vera successiva mettono in libertà gli sporidii, che
germinando producono nuove infezioni.
K un fungillo che può arrecare gravi danni, poiché
impedisce lo sviluppo dei rami e sul pesco produce
essenzialmente o la caduta dei frulli immaluri o,
quando anche questi po.ssano giungere a nialiirità,
si corrompono con grande facilità.
l'er fortuna, si ha un rimedio sicuro nelle solfo-
razioni preventive, che converrà ripetere almeno Ire
volte durante la primavera, scegliendo per l'applica-
zione giornate asciutte e le ore più cable del giorno.
S|ihaerollicca inors-uvae (Schw.) Berk. et Cnrlis
(Bianco del rilies). — Produce sulle foglie, sui rami
e specialmente sui fruiti del rihen un (ìlio intreccio
bianco alla periferia, fosco bruno nel centro, di mi-
nutissimi filamenti con numerosi conidii dapprima,
e (piindi perilecii m(dto piccoli, di color bruiiaslro,
tdiiileu^'ianti, rugosi, con ascili e sporidii ellittici,
hiMghiV2-ir) a, "larghi 7-8 ,ui.
Questa malattia è abbastanza comune nella l'en-
silvania e nella Carolina superiore, ma in questi
ultimi anni si diffuse anche in parecchi punti della
nostra penisola. In America, si usano le irrorazioni
di una soluzione in acqua di solfuro di potassio al
0>'''%> ripetute parecchie volte. Io lio ottenuti buoni
risultati anche colle irrorazioni ripetute per Ire volle
di una soluzione acquosa al i % di cloruro sodico.
Spbaerotheca Hiimuli Burrill. (Bianco del luppolo).
— Forma sulle foglie del luppolo delle macchie
bianche farinose, le quali invadono anche tutta la
superfice fogliare come una pruina bianchiccia.
Dà origine a perilecii mollo piccoli, con lunghe
appendici sottili e colorate.
Fig. 128. — Asco (ingi'. circa -Mb uiai.i.) e perilecio
di Sphaei-olìwca Caslaytiei (dal PiìiixiKUx).
Sphaeioliieca Oastagnei Lèv. — K un fungillo co-
munissimo sulle foglie di diverse piante erbacee
appartenenti alle famiglie delle Rosacee, Composite,
Scrofulariacee, Cucurhilacee, Urticacee e Plaiilagi-
nacee. In Italia, ollrecchè alle specie selvatiche,
arreca danno specialmente alle fragole (Frayaria
vesca) ed alle zucche {Cucurbita Pepo), ai cetrioli
(Cncumis salivus) ed ai poponi (C. Melo).
Nelle pianlicine di fragola si estende sui fusti,
sulle foglie, sui peduncoli fiorali e sui ricettacoli;
nelle altre cucurbitacee invece invade specialmente
le foglie e forma un deposilo di filamenti bianchicci
come una tela di ragno.
I conidii sono di forma ellittica ed i perilecii
tondeggianti (fig. 128), molto piccoli e muniti di
numerose appendici, brevi e flessuose nella parte
superiore.
Anche per combattere queslo fungillo converrà
irrorare preventivamente le pianticine con una so-
luzione di cloruro di sodio al 4 %. È consiglialo
anche il solfuro di potassio in soluzione al 0,K %.
Gen. Podosphaera Kunze.
Podospliaera Oxyacanlliae (f). C.) De Bary (Bianco
del nespolo e del biancospino). — Si sviluppa sui
giovani germogli e sulle foglie del biancospino (Cra-
taegus O.ryacantlia), del nespolo (Mespilus germa-
nica) e del sorbo .lelvatico (.Sorbus Aucuparia) sotto
forma di un deposilo farinaceo, bianchiccio.
Patologia vegetale
Ha perilecii molto piccoli, tondeggianti, con ap-
pendici a rami brevi allargati all'apice.
Nell'America del Nord invade frequentemente i
vivai di mele {Pi/nis malm), arrecando gravi danni.
Si può combattere colle irrorazioni di cloruro di
sodio al 4- %.
Podospiiaera tridactyla (Walk.) De Bary {Bianco
del susino, dell' albicocco e del ciliegio). — Invade
completamente, tanto nella pagina superiore che
nella inferiore, le foglie del susino (Prumis dome-
stica), del pado {P. padus), del prugnolo (P. spi-
nosa), del ciliegio (P. cerasus), deW albicocco {Ar-
meniaca vulgaris), formandovi dei minutissimi
filamenti bianchicci, che possono anche sfuggire
facilmente alla osservazione macroscopica. Solo a
primavera avanzata si osserva un minutissimo de-
posito farinaceo costituito dai conidii che si mettono
in libertà.
Fig. 129. — Podosphaera tridactyla.
A, Peritecio. - B, Estremila di un'appenJire del perilecio maggiormente
ingrandito. - C, Asco (ingr. 250 diam. circa) (dal Prillieux).
Sul finire dell'estate e dell'autunno si formano i
peritecii, piccoli (fig. 129) e tondeggianti, dapprima
gialli, poi neri, e muniti, nella parte superiore, di
poche appendici erette e disposte parallelamente;
gli sporidii però giungono a maturazione solo nella
stagione invernale.
Possono dare ottimi risultati le irrorazioni pre-
ventive (li soluzioni salate.
Meno interessante è la P. mìjrtillina Kunze che
si sviluppa suW lira orsina (Vacci niuìn myrtillus).
Oeìi. Erysiphe Hedw.
Erj'siiilie lamprocarpa (Walk.) Lèv. — Vive sulle
pianticine del tabacco e di alcune Asteracee, Plan-
lai/inacee, Scrofular iacee, Labiate, Campanulacee,
Itorraginacee, ecc. Infesta specialmente le foglie in-
feriori, producendovi delle larghe macchie bianche,
polverulenti, le quali possono anche coprire tutta
la lamina fogliare, rendendola più piccola e facen-
dola quindi essiccare. Forma peritecii tondeggianti,
molto piccoli e contenenti da 8 a 16 ascili a 2 spore
e sostenuti da un breve pedicello. Il Comes ha no-
tato questo malanno sul tabacco nel Napoletano e
nel Leccese; io l'ho riscontralo pure su tale pianta
in alcuni punti nel Canton Ticino, specialmente nei
dintorni di Lugano.
Per combattere questo fungo serve lo ztdfo, ma è
un liiiR'ilio che rende le foglie del tabacco inservibili,
|ier cui converrà, per limitare il malanno, distrug-
gere tutte le foglie infette ed aerare bene i terreni.
Krjsipbe coiiininiiis i Wallr. ) Vv.^^Aliiliilhomorplia
commiuìis Wallr. = lù-i/sip/ic Mariti Lèv. = Oidiiim
ergsiplìoides Kries (Bianco delle foglie e crittogama
delle Leguminose). — Si sviluppa sulle foglie ili
molte Leguminose dei prati e di alcune anche col-
tivale, come il pisello, il lupino, il fagiolo, V erba
medica ed il trifoglio; sulle foglie di molte Baiiiin-
colacee(Buiiunrulus, Aquilegia e Delphiniuin), delle
Ombrellifere dei prati (Daiicus, Pastinaca, ecc.),
del lino, dei rurali e di (piasi tutte le Convolmlacee,
Dipsacee e Bume.r che crescono nei prati e luoghi
erbosi.
Fig. 131. — Peritecio di
Erysipììe
Fig. 130. - Ifa micelica
con succiatoio di Ery-
sipìii' comnuinis.
°(ilal Pmi.i.iF.uv),
Il fungo produce, sulle foglie, un fittissimo intreccio
di filamenti miceliari, che appare ad occhio nudo in
forma di un esilissimo velo bianco avvolgente tutta
la lamina fogliare. Il deposito bianco aracnoideo in
poco tempo appare come polverulento per la forma-
zione dei conidii per poco catenulati, che si staccano
prestissimo dai conidiofori. I filamenti miceliari per-
sistono quasi sempre per un certo tempo sulle lamine
fogliari e succhiano nutrimento dalle (('liiilc epider-
miche per mezzo di succhiatoi (fig. l:{0) leggermente
lobati, tanto da provocare l'ingiallimento e la morte
precoce, a detrimento di tutte le altre parti della
pianta e specialmente dei fiori e dei fruiti, che si
accrescono molto imperfettamente e non possono
mai giungere a completa maturazione. Nelle forti
infezioni, e particolarmente sui piselli, le ife fungine
si possono estendere anche ai giovani fiori, rico-
prendoli dello strato bianchiccio araneoso.
I forni
III Eiimiceli il''in>!//iì
Sulle foglie già morte del pisello, del trifoglio,
dell'erba medica, ecc., si formano, dopo qualche
tempo, in mezzo alle ile miceliari,iperitecii (fìg. 131)
minutissimi, neri, sferici, con filamenti o bianchi o
bruni. Nell'interno si nolano da 4 ad 8 aschi sferici
0 leggermente ovali, lunghi da 100 a HO |*, larghi
da 70 ad 80 jx, con i ad 8 sporidii ellittici, incolori,
lunghi circa 40 ,u., larghi 20 ,x (fig. 132).
L'Harper ha studiato di questa specie la forma-
zione dell'uovo e lo sviluppo del peritecio (vedi
Generalitii).
E la forma fungina parassita più difl'usa e pui'i
essere facilmente combattuta cidie solforazioni.
Erysiphe graminis D. C.=:Oi<liiim monilioides Link
{Nebbia, bianco, albugine dei cereali). — Vive pa-
rassita su quasi tutti i cereali (grano, avena, segala,
orto) e sopra molte Graminacee dei prati (Bronuis,
Daclijlis, ecc. ). Durante l'estate produce sulle guaine
Fig.132
sip/ie comniunis.
(Injtrand. 200 iliam. (
(dal PniLLiEU.x).
Kii;. I3;ì. - Micelio di
Erysiphe graminis
munito d"un succliia-
loio (liigr. 200 diam. circa)
(dal WOLFF).
e lamine fogliari, nonché alla base dei culmi, macchie
o larghe chiazze di esilissimi filamenti cotonosi,
bianchicci dapprima, quindi giallognoli e rossastri,
mentre le altre parti dell'organo colpito ingialliscono
e le pianticelle restano piccole, esili, con gli inter-
nodi arcuati e con foglie increspate, ripiegale a
spira, colla punta essiccata e spighe brevi, contorte,
divaricate e contenenti semi imperfettamente svi-
luppali.
Sulle macchie si sviluppa in breve un fine pulvi-
scolo bianco, che scompare quando l'organo venga
leggermente strofinato lasciando allo scoperto i tes-
suti soltostanti, anneriti. In seguito, fra i filamenti
fioccosi si mettono in evidenza, armando l'occhio di
una lente, minutissimi punlicini neri.
Il feltro bianco risulla di ife miceliari superficiali
che emettono neirinterno delle cellule epidermiche
numerosi succhiatoi piuttosto rigonfiati (fig. l;?3),
e verso l'esterno coiiidiofori con conidii monilifornii
in catene di 0 ad 8, ovoidali, jalini, lunghi 25-30 a,
larghi 8-10 u.
Man mano che manca il nutrimento al fungillo
por l'essiccazione dei tessuti, si ha formazione di
peritccii emisferici (fig. 134), quindi leggermente
depressi, prolungati inferiormente in brevi filamenti
neri e contenenti da 25 a 30 aschi ovoidali, lunghi
150-170 ;/, larghi 50-60 a, che producono, dopo un
certo tempo, 4 o più comunemente 8 sporidii ellittici,
jalini, lunghi 30-35 ^, larghi 18-20 ^ (lìg. 135).
^-^^
F^eritecio di Erijsiphe gì
(Dal l'iiiLi.iEUX).
Kiy. 135. — \schi di Ertjsiphe graminis.
(Iiigrand. 200 ihani circa) (dal l'iiiu.iiux).
È im malanno quasi sempre accompagnato da altre
forme parassite animali e vegetali, e mentre è ab-
bastanza diffuso nei seminati a grano alla volala, è
rarissimo nei seminali a file. Si potrebbe combattere
colle solforazioni, ma l'applicazione riesce mollo
difficile e costosa.
Il Grout (1) descrive sotto il nome di Ergsiphe
mali una muffa del Pgrus main.i, che determina
un deposito bianco e (piiiidi sulle porzioni secche i
punlicini neri o peritecii.
Gen. Microsphaera Liv.
Si lianiui parecchie specie ()arassite, le quali, in
generale, formano sulle due pagine della lamina
fogliare un deposito filamentoso-araneoso, bianco,
determinato da ife miceliari che introducono nelle
cellule austori appendicolati e producono conidii
cilindrico-allungati e peritecii minuti, globoso-de-
pressi, con aschi a 2-4-8 sporidii e numerose ap-
pendici incolore, divergenti a raggio, mollo più
lunghe dei peritecii e divise in 4, 3 o 2 rami ottusi
agli apici.
(1) A Utile known mildevi of the Apple
Patologia vegetale
Si Ila cosi la M. Evonyiiii (D. C.) Sacc. sulle foglie
Ai^W livoiiìiwus eiiropaeiis, la M. Grossulariae Lèv.
sulle foglie del Itihcs Grossulariae (fìg. 136), la
M. Bciitcìidis (D. C.) Lèv. sulle foglie del Uertieris
Fig. ISe. — Peritecio (a) i d aschi (b) di Microspaera
Grossulariae (ingr. 150 di un enea) (dal I'rillieux).
vulgaris, la M. Lonicerae (D. C.) Winl. ohe dan-
neggia molle specie di Lonicera coltivale e s]ioii-
lauee, facendone radere le foglie iirecnceiiiiMik'. Co-
munissima sugli Alniis, ttetiila, Rìiamini.s, Viliiiiinnii
è la M. penicillata (Well.) Lèv.
Gen. Uncinula Lèv.
Unciiiiila aniericauaHo\v.=i^';/r/»»/r/ .s7»/y///» Berli,
et (jurt. = Ergsiplie Tuckeri Tul. = Oidiinn Tiirkeri
Berli. {liiaiH'o, alliiigiiìe, marino, crittof/anui, oidio
(Iella vite). — Intacca lutti gli organi verdi della vile
e si manifesta dapprima in l'orma di una linissima
efflorescenza bianca iindto brillante. Dal I84r>, epoca
in cui fu pei- la prima volta scoperta dal Iìeukelev
a Margate (liigliillena) nelle serre dell'orticoltore
TuCKER, si è dimisa nel 184.8-50-51 e nel 1852 con
straordinaria intensità in tutte le regioni europee ed
avrebbe forse determinata la distruzione totale della
vite, se il giardiniere Kyle di Lelyon non avesse,
nel 1846, trovalo il rimedio sicuro nello zolfo, ri-
medio reso di pubblica ragione dal Berkeley nel 1848,
esperimentalo poi ampiamente dal Duchartre nel
castello di Versailles ed applicato nel 1856-69 in
tutte le viti del Mezzogiorno della Francia in seguito
all'attiva propaganda del Marès.
Sui giovani tratri , Voidio appare in forma di mi-
nutissime macchie bianche, dapprima appena visi-
bili, che in breve si allargano ed occupano una
larghissima superfice, soprattutto dai lati che più
facilmente sono rischiarati dai raggi solari; diven-
tano come polverulente, untuose al tatto con mar-
calissimo odore di fungo fresco ; infine i tralci
assumono una tinta grigio-nera, si accrescono mollo
imperfettamente e non possono produrre legno re-
sistente ai freddi invernali,
Sui traivi pili, sviluppati, ma sempre verdi, si
possono anche formare chiazze bianco-grigiastre,
allungale, però meno espanse, e che in generale
rendono i tessuti sottostanti bruni e ne impediscono
il regolare passaggio allo slato legnoso, prodiicendo
(|uindi tralci molto brevi con internoili vicini, mac-
chiettati di bruno.
Sulle foglie, l'infezione si manifesta e a mediocre
ed a completo sviluppo. Nel primo caso le foglie
restano piccole e deformale; nel secondo caso il
fungo non può che disturbare leggermente le fun-
zioni respiratorie della foglia. In ambedue le pagine,
ma soprattutto nella superiore, si formano chiazze
irregolari filamentose e polverulenti, bianche per
pochissimi giorni, quindi grigiastre. L'intreccio di
lilainenti scom|)are molto facilmente e le lamine fo-
gliari restano coperte qua e là come da un'esilissima
crosta bruno-grigiastra, con minutissimi punti neri.
Sui fiori e giovani ovari il fungo si sviluppa
piuttosto dillìcilmente e produce un esile feltro
lìianco che determina l'annerimento, la colatura e
la caduta degli organi. Lungo il decorso del racemo,
sui rami principali e secondari si notano anche
mollo freiiuentemenle delle macchie superficiali
hruiie, irregolari, che lasciano intatti i tessuti sotto-
stanti, mentre nel caso delle macchie peronospo-
riche, colle quali queste si potrebbero confondere,
l'annerimento si estende anche alle parti interne.
Sugli drilli, l'infezione può avvenire finché sono
ancora piiilloslo piccoli e sino al momento in cui le
sostanze acide si trasformano in zuccherine. E un
littissimo e sonile rivestimciilo bianco, untuoso al
tallo, meno ispessito e brillanlc ili quello della ;)(•;■()-
nosponi dei grappoli, che ricopre complelamenle
gli acini piccoli, quasi sempre
parzialmente quelli più svi-
luppati, che si estende anche
ai pcdiincoletti producendone
raiineriiiiento, raramente
però la caduta.
Mentre nella peronospora
il male si estende a tutto il i '■Xa
grappolo, quando l'ambiente ^Ift^
è molto umido, per l'oidio è
quasi sempre limitalo ad al- F.y. \A1. - Av;,.., d,
cune porzioni, e si propaga
uva attaccati dal-
solo nelle località asciutte op- ^Oidium Tuclteri.
pure anche quando si ha umi- <''''' Pm'-'-"*'''')-
dita, ma accompagnata da
alla temperatura. La temperatura che fiicilita lo svi-
luppo del male è fra 12» e 14° C, si ha un optimum
fra i 25" ed i 30° C, a 45° C. cessa ogni accresci-
mento del fungo. L'infezione non provoca che rara-
mente la caduta degli acini ; il tessuto avvolgente del
pericarpo o buccia dell'acino diventa brunastro,
indurisce e muore (fig. 137); per cui, non potendo
Ifomiceti od Eumiceli { Funghi)
Fig. 138. - Conidii di Un-
cinuta americana.
9. — Ascili di Uncì-
ila americana.
Fig. 140. — Peritecio di Uncinula americana.
(Ingrand. iOO cliam. circa) (dal PiiiLLiEUX).
seguire nello sviluppo la parte rimasta sana, si scre-
pola sotto la pressione interna secondo linee che si
allargano in breve e lasciano allo scoperto la polpa;
solo in rari casi le screpolature, se molto piccole,
possono cicatrizzarsi. Quando gli acini sani hanno
raggiunto il loro completo sviluppo, quelli oidiati
presentano numerose screpolature irregolari, dis-
.seccate ai margini e colla polpa quasi interamente
distrutta o marcescente se l'ambiente è molto umido;
nelle forti infezioni restano attaccati alla buccia i
soli semi o vinaccioli ed anche imperfettamente
sviluppati.
Quando non avviene la screpolatura della pellicola,
gli acini si accrescono molto malamente ed assu-
mono, a completo sviluppo, una tinta rosso-livida
per le varietà a frutto nero, grigiastra per le varietà
a frutto bianco.
Il feltro bianco risulla formato da numerose ife
esili, ramificate, a contenuto protoplasmatico e mi-
nule granulazioni con rari vacuoli, divise da setti,
a diametro uniforme, con succhiatoi piuttosto rari,
ma bene sviluppati e lobati, che si addentrano nelle
cellule superficiali e succliiano, da queste, tutto il
nutrimento, determinandone la morte e l'imbruni-
niento. Dal micelio si formano, verso l'esterno e
durante tutto il periodo vegetativo della vite, nume-
rosi filamenti o conidiofori semplici, eretti, obliqui
0 leggermente flessuosi inferiormente, nei quali si
accentuano, verso l'alto, 3 o 4 setti trasversali, che
limitano delle porzioni o conidii catenulali, i quali
gradatamente si staccano assumendo la forma ellit-
tico-allungata ed una lunghezza di 25-30 \i. per 1 4-16 u.
di larghezza (fig. 138). I conidii leggerissimi, tras-
portati dal vento, possono molto facilmente diffondere
il malanno, poiché resistono molto alla siccità e
mantengono per lungo tempo la facoltà germinativa.
Cadendo sulle foglie, sugli acini o sui giovani tralci,
vi restano facilmente attaccati e, verificandosi le con-
dizioni adattate, cioè una temperatura piuttosto ele-
vata (25»-30o C.) ed abbondante umidità, emettono
uno 0 due tubetti miceliari, i quali, serpeggiando
sulla superfice degli organi colpiti, producono poi
succhiatoi, si allungano, si ramificano e determinano
nuova infezione anche con atmosfera poco umida
e con temperatura di 25°-3o° C.
Sui filamenti si nota alcune volte anche una forma
fruttifera {Cidnnobolus Cesalii De Bary), che fu
per un certo tempo ritenuta come forma picnidica
dell'oidio e che il De Bary dimostrò essere invece
una specie parassita dell' o/rf/o.
Secondo quanto riferiscono gli osservatori ameri-
cani e francesi, sul finire dell'autunno sugli organi
colpiti scompare o si riduce di molto il feltro bianco
0 grigiastro e si mettono invece in evidenza picco-
lissime pustole nere ben prominenti, le quali sono
gli apotecii 0 peritecii del fungo.
17 — Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agraria,
130
Patologia vegetale
I frutti ascofori, mentre si trovano piuttosto fa-
cilmente sui tralci e sulle foglie nelle regioni ame-
ricane, sono invece molto rari in Europa, o per lo
meno erano sempre sfuggiti, prima delle osservazioni
del CouDERC, allo sguardo dell'osservatore. In Italia,
per quanto gli studiosi di patologia vegetale abbiano
osservato, questo fatto non si è ancora verificato.
I peritecii si formano durante l'inverno, quando l'e-
state sia stata molto calda e lunga, e questa condi-
zione non sempre si verifica nelle nostre regioni.
In Europa essi appaiono dopo la caduta delle foglie
quali minutissimi punticini tondeggianti, prima di
color giallo citrino, poi neri, sui rami e sui grappoli
colpiti dall'oidio e lasciati sulla pianta anche durante
l'inverno, raramente sulle foglie. Esaminati al micro-
scopio presentano, alla base, una corona di lunghi
filamenti bruni, sellati, radianti, un po' flessuosi,
incolori e ravvolti a spira all'apice (fig. 139 e 140),
e contengono da 4 ad 8 aschi piriformi con 4-6-8
ascospore ellittico-allungate, incolore, le quali pos-
sono rimanere anche due anni nell'interno degli aschi
senza perdere la facoltà germinativa e producono
filamenti raiceliari, quindi nuova infezione, quando
nella primavera trovano le condizioni adatte al loro
sviluppo. Per mezzo di tali organi si può propagare
essenzialmente il male anche nelle regioni europee,
ma possono anche servire, come dimostrò il Viala,
quei conidii o quelle porzioni di micelio che, pro-
tetti dalle scaglie avvolgenti le gemme o dalla cor-
teccia dei fusti, si mantengono in vita durante l'in-
verno e germinano nella primavera successiva. In
Italia è certo che il male si è propagato sinora per
mezzo dei conidii.
Nei peritecii il Viala (1) trovò pure sviluppato
il Cicinnobolus Cesatii sopra ricordato.
Per combattere l'oidio si sono provate moltissime
sostanze liquide e solide, ma il rimedio sicuro che
ne può fermare lo sviluppo è uno solo, lo zolfo.
É da più di un mezzo secolo che lo zolfo continua a
trionfare contro l'oidio, e se in tutte le località, da
tutti i viticoltori, si fossero sempre fatti e si faces-
sero i trattamenti consigliati, forse l'oidio si sarebbe
potuto limitare nel suo sviluppo, mentre invece,
ancora ai giorni nostri, se si tralascia di fare il trat-
tamento dovuto, i miliardi di spore che si trovano
nell'aria nella stagione primaverile trovano subito
le condizioni adatte al loro sviluppo e propagano in
modo straordinario il malanno.
Lo zolfo, applicato sulle varie parti della vite,
agisce direttamente sul micelio producendone la dis-
organizzazione: i filamenti miceliari perdono la tur-
gescenza, si rompono in parecchi punti, si staccano
dalle cellule e le spore, se già ve ne sono di formate,
perdono completamenle la facoltà germinativa.
(1) Compi. Rend. Acad. Se. Paris i894 (2° sem.), p. 41.
Lo zolfo ha certamente un'azione complessa che
esercita però pochissimo se l'atmosfera è fredda ed
umida, e diventa nulla se pioggie prolungate aspor-
tano la polvere dagli organi malati. Quando invece
la temperatura è piuttosto elevata (250-35° C), il
marcato odore di anidride solforosa che emana dopo
poco tempo una pianta solforata, indica che lo
zolfo sta per agire, come d'altra parte si può con-
statare dopo pochi giorni, colla morte delle ife mice-
liari bianche sugli organi malati e colla tinta verde
che acquistano gli acini dopo una diecina di giorni,
e collo sviluppo normale che va gradatamente mani-
festandosi nell'individuo colpito.
Lo zolfo quindi agisce col suo contatto diretto, ma
anche ad una certa distanza.
Marès ha anche dimostrato che la distruzione del
micelio avviene più o meno rapidamente a seconda
della temperatura. Con 32° a 35° C. la disorganiz-
zazione si manifesta dopo 24 ore, è completa dopo
4 0 5 giorni.
Nell'Italia meridionale, con temperatura di 32° G.
all'ombra, 51° C. al sole e con una media di 42° C,
l'oidio sviluppato sulle foglie può essere completa-
mente distrutto in due giorni ; ma quasi sempre se
ne risentono anche gli acini, poiché assumono una
colorazione bruna, induriscono e, se sono ancora
piccoli, essiccano facilmente, mentre le foglie risul-
tano bucherellate.
Si può adoperare tanto i fiori di zolfo come lo
zolfo macinato e quindi lo zolfo ramato, purché
siano ridotti in polvere finissima, inquantoché l'a-
zione dello zolfo é in diretta relazione colla finezza
della polvere. È poi di capitale importanza il modo
di applicazione, perché lo zolfo deve uscire dall'ap-
parecchio in forma di nube fittissima, senza grumi
e con una certa forza, in modo da poter essere uni-
formemente distribuito. In Italia si hanno già buo-
nissimi soffietti dotati di ventilatori, trituratori e
polverizzatori, che servono appunto a mantenere
specialmente lo zolfo ramato in polvere finissima.
Per quanto un primo trattamento sia fatto bene
ed energica sia l'azione dello zolfo, dato il facile
sviluppo dell'oidio, succede quasi sempre che qualche
porzione, anche minima, di micelio o qualche co-
nidio possono sfuggire al rimedio e riprodurre,
dopo una ventina o più di giorni, nuova infezione, e
perciò è sempre opportuno ricorrere ad un secondo
ed anche ad un terzo trattamento.
In via generale si farà una prima solforazione con
zolfo ramato al 3 o/q, quando i tralci hanno rag-
giunto circa 10-12 cm. di lunghezza, che dovrà es-
sere seguita da una seconda solforazione all'epoca
della fioritura con zolfo ramato al 5 %. È poi quasi
sempre necessario applicare una terza solforazione
con zolfo al 5 o/o nel mese di luglio quando gli acini
cominciano a maturare. V ha chi dà delle cifre
Ifomieeti od Eumiceti (Funghi)
131
relative alla quantità di zolfo da adoperarsi ;
variano moltissimo da località a località ed a seconda
specialmente dei diversi metodi di coltura ; bisogna
che lo zolfo ricopra tutti gli organi verdi, e soprat-
tutto gli acini, come di un sottile strato di polvere.
combinandosi colla calce, la formazione del solfato
idrato di calce (gesso), tanto utile allo sviluppo della
pianta.
Molte altre specie di Uncinula si sviluppano co-
munemente sui salici, pioppi, aceri, come U. salicis
(D. C.) Wint. = U. adunca Lèv., che pro-
duce macchie bianche sulle due pagine
delle foglie dei salici, pioppi e betulle, e
l'I'. Aceris (D. C.) Sacc. sulle foglie degli
aceri.
Gen. Phyllactinia Lèv.
Phjllactinia suHiilla (Reb.) Sacc. = Ph.
guttata (Wallr.j Lev. = Sclerolium Ery-
siphe p corylea Pers. — Vive sulle foglie
di un gran numero di alberi ed arboscelli:
quercia, faggio, betulla, frassino, ontano,
nocciuolo,C(ij)rifo(//i(iJii(nic(isjiiiio, nonché
sul joero, sul nrspnln e. sci-iukIh Comes, sul
carrubo. Il fungillo ludiliicr iirlla pagina
superiore, e particolarmente nell'inferiore,
"" una fittissima rete di esili filamenti bianchi,
Fig. 141. — Peritecio di Phyllactinia suffulta.
(Ingrand. circa 100 diam.) (dal Prillieux).
Perchè le solforazioni riescano, si deve avere bel
tempo, temperatura di 25» C. ed aria tranquilla, ed
a seconda che si possono o no verificare queste di-
verse condizioni, potrà il viticoltore regolare i diversi
trattamenti e ripeterli anche in numero maggiore,
se pioggie persistenti trasportassero la polvere di
zolfo dalla vite, o se la temperatura elevata e l'umi-
dità favorissero in modo eccezionale lo sviluppo del-
l'oidio.
Siccome lo zolfo agisce contro l'oidio non solo
col diretto contatto delle sue porzioni col micelio,
ma anche |)er mezzo dell'anidride solforosa, così
anche lo zolfo che cade al suolo può in parte riuscire
ancora dannoso all'oidio.
Lo zolfo, oltreché liberare la vile dalle infezioni
oidiche, rende più vigorosa la pianta, favorisce la
fecondazione tanto anche da impedire l'aborto dei
fiori, rende più facile e più regolare la lignificazione
e facilita la maturazione e la colorazione dei fruiti e
dà alle foglie una colorazione verde intensa anche se
ingiallile per altre cause che non siano dovute al-
l'oidio ; la parte che cade sul terreno può facilitare.
Fig. 142. — Aschi di Phyllactinia suffuUa.
(Ingr. circa 200 diam.) (dal Prillieux).
che qua e là si condensano in macchie circolari
bianchicce molto fugaci. Sul nocciuolo e sul faggio,
nella regione alpina, questa malattia è comunissima,
soprattutto nelle località molto umide. Fra i filamenti
miceliari spiccano disseminali qua e là sulle foglie
già cadute, ad inverno avanzato, dei peritecii bene
sviluppati, emisferici, quindi compressi, muniti di
appendici incolore, semplici, conlenenti da 4 a 20
aschi, ognuno dei quali produce da 2 a 4 spore
(fig. 141 e 142).
Frequentemente si notano anche i corpi riprodut-
tori dei Ciciìtnoboliis.
Famiglia delle Perisporiee.
Sono funghi essenzialmente saprofiti, che vivono
0 sulle piante o sulle sostanze organiche putrescenti.
Diffusissimo è r£'M;'0</«;«/(e;'*a;7or!<m(Wigg.)Link.,
il quale forma sul legno putrescente, sul pane umido,
sui frutti, quelle macchie dapprima bianche, poi
verdi-azzurrine, costituite da ife conidifere verticali,
allineate l'una presso l'altra, che generano una
132
Patologia vegetale
quantità enorme di conidii. Molto comuni sono pure
i Penicillium o tnuff'e del pane o a pennello. Qualche
specie vive sulla superfìcie dei rami, foglie e frutti
di piante arboree generalmente a foglie cuoiacee
sempreverdi, producendovi come uno strato di nero
fumo 0 una esile crosta o rivestimento nero {nero,
morfea, famaggine). Queste forme, benché non
sieno vere parassite, poiché il micelio bruno, super-
ficiale non emette organi assorbenti nei tessuti della
pianta ospite, vivono a spese delle secrezioni zucche-
rine emesse da alcuni insetti del gruppo delle cocci-
niglie (Lecanium), che si trovano sempre sugli or-
gani malati, o di sostanze emesse dalla pianta colpita
in antecedenza dalla cosi detta melata, o sostanza
sciropposa che impatina come una vernice i giovani
rami e le foglie, fiori e frutti, quando la stagione
decorre calda e secca. Esse ciò non ostante impedi-
scono il regolare funzionamento dei diversi organi ed
in particolar modo delle foglie, facilitano quindi il
deperimento dell'individuo sul quale si sviluppano.
Rarissime sono le forme che vivono allo slato di
veri parassiti.
Producono molte e svariate forme conidiche,
spermogoniche, Funiago, Dematium, Antennaria,
Cladosporium, ecc., e peritecii sferici od allungati,
neri, che lasciano uscire le spore solo in seguito alla
rottura del tegumento esterno.
Le specie che producono croste nere hanno mi-
celio polimorfo, filamentoso, cilindrico od ingrossato,
moniliforme, ecc., quasi sempre sterile o con or-
gani di fruttificazione molto svariati, e comprendono
due generi, Capnodiiim (1) e Meliola, riferiti in
parte, secondo il Saccardo (2), al gen. Limaciiiia
di Neger, a seconda che hanno peritecii allungati
0 sferici.
Si possono eliminare ricorrendo agli insetticidi,
per uccidere le cocciniglie, ed al latte di calce od
alla cenere non lisciviata.
Gen. Limacinia Neg.
Limacinia Penzigi Sacc. = Meliola Penzigi Sacc. =
Capnodium citri Moni. = Morphea citri Roger=/^M-
mago citri Pers. = Dematium monophyllum Risso
(Morfea, fumaggine o mal nero degli agrumi). —
Il micelio, in forma di filamenti bruni piuttosto in-
grossati, cilindrici o divisi in segmenti globulosi e
portati da ife esili grigiastre, si sviluppa sui rami,
foglie e frutti delle diverse specie di Citrus (spe-
cialmente limone ed arancio), producendovi croste
(1) Il Prillieux crede più opportuno unire le diverse
specie di Meliola degli agrumi e delle camelie al genere
Capnodium, perché i peritecii allungati, appuntiti, descritti
dal Montagne, sono invece altri organi di riproduzione;
però per il Capnodium salicinum, ricorda peritecii quasi
nere, estese, friabili, che si staccano molto facil-
mente dagli organi colpiti, foglie, rami, ecc. (fig. 143).
Fra le ife miceliari si for-
mano svariati organi di ri-
produzione, così molle ife
presentano numerosi setti, si
arrotondano in vicinanza dei
segmenti, quindi si duidono
in altrettanti conidii; oppino '
alcune ife miceliari, \eneiuln
fra loro in contatto, restami
saldate colle pareti, ed in s,
guito alla formazione di selli
trasversali si staccano in pi(
coli gruppi di conidu sfeiui
dali, fra loro aderenti; oppuK
si formano globetti neri quasi
visibili ad occhio nudo, costi-
tuiti da una parte esterna di
segmenti bruni che possono
germogliare e da una parte
interna di cellule sferiche,
incolore, che possono pure
emettere un tubetto germina- pj„ ^^3 _ p ,;^ ^j
tivo. Si osserva pure una Limone colpita da
forma spermogonica 0 cerato- morfea.
picnidica, costituita da corpi (Da briosi e cavara).
lunghi Vi mm., perpendico-
lari al substrato, fusiformi e contenenti piccole spore
bacillari, e frutti picnidici di forma sferica, avvolti
dal micelio, contenenti picnospore ellissoidali, jaline,
con due goccioline all'estremità. Più raramente si
Fig 144 — Peritecio di Limacima Penzigi.
(Ingr. circa 100 diam.) (da Briosi c Cavara).
trovano i peritecii pure di forma sferica, un po' più
sviluppati in diametro (fig. 144) e contenenti aschi
con ascospore ovoidali, a setti longitudinali e tras-
versali (muriformi), lunghe H-12 ii., larghe 4-5 fjt,
prima incolore, poi brunastre.
Secondo il Saccardo, da questa specie si deve
distinguere la Meliola citri Sacc, che vive pure
cilindrici, mentre nella Meliola sono perfettamente sfe-
rici. Certo è che, dato il grande polimorfismo di questi
funghi, molto ancora resta a fare per potere ben definire
le diverse specie.
(2) Hedwigia, 1897.
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
sugli agrumi, arrecandovi il mal di cenere; il modo
però di presentarsi di queste due forme è quasi
eguale, poiché nella M. citri si ha un micelio moni-
lifornie che ricopre pure di una patina grigia prima,
poi nera, i diversi organi della pianta, per il che
non si possono distinguere dai caratteri macroscopici.
Affine ancora a questa è un'altra forma, la Lima-
cinia Caraeliae (Catt.) Sacc.=il/e//o/« CameliaelCM.)
Sacc, che ha un micelio di ife inotiiliformi che ser-
peggiano variamente sulla superfice delle foglie o
dei rami delle camelie coltivale, producendovi eroste
nere, che si staccano però molto facilmente. Fra le
ife si trovano conidii e spermogonii simili a quelli
della L. Peiizigi; cosi pure picnidii e perilecii mu-
niti di setole brune. Il Prillieux e già
prima Comes, osservando che frutti picni-
dici 0 periteciali con setole si trovano
anche sugli agrumi, vorrebbero unire
queste due specie in una sola, anche per
il fatto, cosi dice il Prillieux, che il nu-
mero delle setole varia molto, tanto da
non poterlo ritenere come carattere suffi-
ciente a distinguere due specie.
foglie, dei giovani rami del gelso e delle gemme, che
può anche deformare inducendovi una leggera crosta
nera che facilmente si stacca. Il micelio è costituito
da ife semplici, settate, che possono anche disarti-
colarsi in alcuni punti e produrre veri conidii. Dalle
ife si protendono veri spermogonii sferici con sporule
ovoidali, brune, e peritecii pure sferici, neri e glabri,
contenenti un gran numero di ascili ovato-ellissoidali,
lunghi circa 30 a e larghi 12 ix, con 8 ascospore
ovoidali, continue, lunghe 12 u.
Gen. Capnodium Moni.
CapnodiumsalicinuinMont.= /^HW(7/70«a/jcmaTul.
= Fumago vagans Pers. (Fumaggine dei salici e dei
fh
Un'altra forma di fumaggine si sviluppa
sugli olivi coltivali in tutte le regioni ila-
liane. Le foglie ed i giovani rami sono
quasi sempre tanto intensamente colpiti
da non lasciar più vedere alcuna porzione
verde; una crosta nera, compatta, costi-
tuita da ife brune, articolate, nioniliformi,
ramificate, striscianti od erette, si estende
su tutta la pianta, rendendo quindi im-
possibile il regolare funzionamento delle
foglie ; r individuo colpito deperisce in
pochi anni e produce un numero molto
limitato di frutti. Fra le ife si notano dei
concettacoli 0 picnidii globosi, ovali o piri-
formi, contenenti piccole spore(5,6 » 3,4|ji)
ovali od ellittiche, incolore.
Tale forma fungina fu dal Montagne controdistinta
sotto il nome di Antennaria elaeophila Mont., la quale
credo sia opportuno mantenere finché non si siano
potuti con certezza esaminare dei veri peritecii.
Molti ritengono essere questa Antennaria identica
alla Limaci nia Penzigi; il Prillieux poi, avendo
riscontrato sugli esemplari di Montagne, conservati
nell'Erbario del Museo di Parigi, dei concettacoli
allungati contenenti spore brune triseptate, nonché
spermogonii e peritecii ovoidali e claviformi, lisci,
non ancora maturi, ma molto simili a quelli del
Capnodium salicinum, crede di poter proporre la
denominazione C. elaeophilum.
Limacinia Mori (tlatt.) Sacc. =: Meliola Mori (Catt.)
Sacr.= Capnodium Mori Catt. (Fumaggine, mal nero,
morfea del gelso). — Vive sulla superfice delle
Fig.
145. — Gruppo di fruttificazioni di varia specie
di Capnodium salicinum.
(Ingrand. 150 diamelri circa) (rial Prillieux).
pioppi). — Produce, sulle foglie e giovani tralci, una
esile membrana biancastra, costituita da piccole cel-
lule sferiche addossate a catenella, frammiste a fila-
menti molto sottili e divisi da frequenti setti trasver-
sali, dalla quale si protendono in breve delle ife brune
che formano, sulle foglie e tralci, delle croste nere,
carbonacee(fig. 145j, molto diffuse. Le ife brune sono
cilindriche o divise in numerosi articoli moniliformi
od in cellule ovali isolate, che per gemmazione ed
in seguito a setti che si formano in tutti i sensi, si
trasformano in nodi scleroziali. (ìli articoli, le cel-
lule od i nodi scleroziali possono servire a moltipli-
care il fungo, e si hanno cosi diversi stadi conidiali
di Torula, Antennaria o Cladosporium. Si hanno
anche conidii in gruppi stellali di cellule (Tripo-
sporium). Nell'autunno hanno origine i picnidii e
134
Patologia vegetale
gli spermogonii molto allungati, irregolarmente cilin-
drici, un po' ristretti all'apice e rigonfiati nel mezzo,
e contengono o spore ovato-oblunghe, 3-4-septate o
spermazii lineari, minutissimi. Frammisti a questi,
nel mese di ottobre o novembre, si notano i peritecii
clavati, con ascili ovoideo-clavati, lunghi 40-45 a,
larghi 24 |x, con 6-8 ascospore brune, con tre setti
trasversali e numerosi verticali, lunghe 16-23 (x,
larghe 7-9 f/. (fig. 146).
,|»v
WV-2
Fig. 146 — Capnodt
Una polvere o crosta nera con conidii allungali,
ottusi alle due estremità, con un setto trasversale
nerastro, di Fitmago vagans Pers., si può formare
anche sui diversi organi della vite, specialmente
sulle foglie e sui grappoli, deturpandoli quasi
completamente, ed è, alcune volte, tanto diffusa da
impedire la funzione clorofilliana, quindi la traspi-
razione e la respirazione.
Croste nere, dovute pure a tali forme conidiali
molto simili, si notano sulle foglie dei Faggi, degli
Ilex, dei Ligustri, delle Magnolie, Abies, Pinus,
Araucaria, Ficus, Evonymus, Nerium Oleander,
Corylus, Armeniaca, ecc., e specialmente sugli indi-
vidui coltivati in serra.
Gen. Thielavia Zopf.
Thielavia basicela Zopf {Annerimento delle Legu-
minose). Colpisce la parte inferiore del fusto e le
radici delle Leguminose ed in particolar modo del
lupino e del pisello, producendone dapprima l'an-
nerimento, quindi la marcescenza ed un conseguente
deperimento nella parte aerea del vegetale. Il mi-
celio, in questo caso, vive da vero parassita, poiché
si addentra nelle porzioni più interne dei tessuti
radicali e del colletto producendo l'imbrunimento,
la morte dei tessuti e quindi due forme di conidii,
cioè conidii incolori nell'interno dei conidiofori e
conidii riuniti in filamenti (clamidospore) di 3 a 6,
appiattiti, con membrana ispessila e bruna (Helmin-
thosporiinn) e che resistono ai freddi invernali. Fra
tali gruppi di conidii, appaiono i peritecii molto pic-
coli, con aschi ovoidali, contenenti, ciascuno, 8 asco-
spore brunastre, limoniformi (fig. 147).
Tale fungo si può anche sviluppare sulle pianti-
celle di tabacco dei semenzai. Le barbicelle e la
estremità del fittone anneriscono e imputridiscono,
determinando un ingiallimento nel fusto e nelle
foglie e dopo poco tempo l'essiccazione della pianta.
Sulle porzioni radicali marcescenti, e brune si notano
le ife fungine del parassita, costituite da brevi arti-
coli olivacei, con ramificazioni che si addentrano
nelle cellule disorganizzandole o si riuniscono in
cordoni che a guisa di rizomorfe si distendono nel
terreno, vivendovi per lungo tempo come saprofili,
specialmente se trovano una grande quantità di
humus e di umidità.
11 SoRAUER (1) ritiene che tale fungillo possa pro-
durre l'annerimento delle radici del Cyctamen,
poiché nelle radici annerite o putrescenti, rinvenne
numerosi conidii bruni riuniti in filamenti e che
potè mettere in libertà senza però ottenerne la ger-
minazione. Il micelio avvolge le radici, e colle sue
estremità più giovani può raggiungerne anche l'a-
pice. L' infezione, secondo le esperienze del So-
RAUER, può avvenire tanto per il terriccio come
per lo strame nei terreni sui quali si svilupparono
piante infette e per opera dei terreni medesimi.
Pare quindi che questo fungo sia mollo diffuso nei
terreni ricchi d'humus, ma che non possa passare
sulle radici delle piante se non quando queste sono
già indebolite o per concimazione troppo abbondante
0 per eccessiva umidità, calore, ecc. Per cui, nel
caso di annerimento delle radici, è necessario por-
tare le piante di Cyclamen in terreno magro, sab-
bioso, abbandonare le concimazioni e facilitare la
aerazione e l'accesso del sole nei letti caldi. Il
SoRAUER ha pure prevenuto l'annerimento delle ra-
dici di tabacco, coltivando le pianticelle in terreni
poco ricchi di humus ed asciutti.
(1) Ueber den Wurzelbraune der Cyclamen {Zeitschrift f. Pflanzenìirank., V Band, I Heft, 1895).
Ifomiceti od Eumiceli (Funghi)
11 Went (1) notò sui fusti e frutti della canna da
zucchero dell'isola di Giava, una speciale malattia
determinata da un nuovo fungo denominato dallo
scopritore col nome di Thielaviopsis ethacetica. I culmi
ammalati, tagliati longitudinalmente, presentano
nell'interno una colorazione nera o rosso carmino
ed emettono un odore che ricorda quello dell'ana-
nasso. 11 tessuto nei punti anneriti è morto ed attra-
versato da ife miceliari incolori o brune con niacro-
e microconidii bruni ed incolori.
PIRENOMICETI
Comprendono numerose fjimiglie e specie m gran
parte saprofite. Tre sole famiglie, le Sferiacee, le Ipo-
creacee e le Dotideacee, hanno specie parassite su
piante erbacee e legnose e di queste ricorderò i
caratteri.
Famiglia delle Sferiacee.
Vi appartengono funghi polimorfi con micelio en-
dofita 0 sottocutaneo, che può vivere come parassita
e saprofita ed anche raggrupparsi in modo da costi-
tuire uno stroma minuto e molto fugace, o assai svi-
luppato e durevole e molto spesso di color nero. In
alcuni casi {Rosellinia) il micelio raggiunge un no-
tevole sviluppo, formando dei veri cordoni rizomor-
fici, conosciuti col nome di Riioctonia, i quali vivono
parassiticamente sulle radici delle piante, producen-
done il marciume e possono anche passare nel ter-
reno da una pianta all'altra, propagando cosi l'infe-
zione. Per quanto si conosce, non tutte le forme di
Mhoctoìiia hanno dato organi di fruttificazione ben
determinati. Alcuni autori avendo trovato sulla pianta
colpita frutti ascofori, hanno creduto di riferire a
questi anche le fìhitoctonie, come ad esempio la
R. violacea, che si vorrebbe ritenere come lo stato
miceliare della Leptosphaeria circinans Sacc, ma
questo si potrà solo dire con certezza, quando dalle
coltivazioni artificiali della Riioctonia si sarà pro-
dotta la forma periteciale. Le Sferiacee vere sono
essenzialmente polimorfe, presentano cioè diverse
forme di sviluppo, macro-microconidii, spermogonii,
picnidii, peritecii con ascospore ed anche sclerozii.
Nella massima parte sono saprofite, ma molte forme
secondarie (picnidii, spermogonii e conidii) vivono
frequentemente come parassite, producendo gravis-
sime malattie nei vegetali ospiti. La forma più evo-
luta, cioè l'ascofora, si sviluppa sulle porzioni già
morte della pianta malata e presenta peritecii im-
mersi 0 superficiali, sparsi o raggruppati, coriacei,
membranacei o carbonacei, con ostiolo breve, co-
nico 0 cilindrico ed allungato e contenenti numerosi
aschi allungati o claviformi, frammisti a parafisi e
contenenti di solito 8 ascospore o sporidii di varia
forma e colore.
.\scospore ovali, fusoidee od ellittiche 2
» molto allungate, bacillari o filiformi 12
Ascospore continue, non settate 3
» divise da 1 setto trasversale 4
» » da 2 0 più setti trasversali 8
Il 11 II II II » e longitudinali (muriforrai)
(Dictìospore) 11
.\scospore brune (Feospore) Gen. Rosellinia (1)
Il incolore 0 quasi (lalospore) » Guignardia{2)e Gno-
moniella (3)
Ascospore jaline (lalodidime) 5
Il brune (Feodidime) 7
Peritecii semplici 6
» muniti di un prolungamento o rostro Gen. Gnonionia (6)
Peritecii immersi nei tessuti Gen. Sphaerella (4)
Il superficiali, prominenti » Stigmatea (5)
Peritecii semplici Gen. Dìdymosphaeria (8)
Il composti, stromatici » Gibellina (7)
Ascospore jaline (lalofragmie) 9
Il brune (Feofragmie) Gen. Leptosphaeria (9)
Peritecii coperti dalla corteccia od erompenti Gen. Metasphaerta (10)
Il superficiali o quasi 10
(1) Die Ananaskrankheit des Zucken-ohrs {Meded.van Het. Proef. stat. West-Java-Kapo, legai, 1893).
i36
Patologia vegetale
^ Periteci! molto piccoli quasi
carbonacei . . .
anacei Gen. Acanthostigma (11)
( I) carbonacei » Herpotrichia (12)
^ Periteci! isolati o semplici Gen. Pleospora (13)
( » cespitosi 1) Cucurbitaria (14)
\ Ascospore nude Gen. Ophiobolus (15)
con un'appendice filifor
Dilophia 16)
Gen. Eosellinia De Not.
Rosellìnia aquila (Fr.) De Not. (Marciume delle
radici del gelso). — Si riteneva che vivesse come
saprofita sulla corteccia, sul legno e sulle radici di
molti alberi, però Prillieux e Delacroix (1) in se-
guito ad accurate ricerche, poterono determinarne
il parassitismo specialmente nelle radici del gelso.
Inducendo il fungo la graduale distruzione delle
radici, le piante colpite deperiscono in 2-3 o 4 anni,
finché muoiono. Nei terreni umidi, dove l'infezione
si può sviluppare molto intensamente ed in poco
tempo, la pianta deperisce in uno o due mesi e pro-
duce poche foglie profondamente lobate, che ingial-
liscono e seccano a un tempo e infine può anche
morire in sette o otto giorni, specialmente durante
i forti calori estivi.
Sotto alla corteccia del colletto e delle radici su-
perficiali, si estende un feltro cotonoso bianco, che
dai punti ove la corteccia è intaccata si porla all'e-
sterno in forma di fiocchi o cordoni biancastri, dei
quali si può notare specialmente il rapido sviluppo
qualora si porti un pezzo di radice in un ambiente
molto umido e con temperatura da 15° a 20» C. I
cordoni miceliari rizoctonici assumono dopo qualche
tempo una colorazione giallo-grigiastra, quindi bruna,
quasi nera e formano, nella porzione extra-corticale,
uno stroma o crosta nera esternamente, bianca in-
ternamente e sotto alla corteccia un deposito bianco.
Tanto la porzione stromatica esterna quanto l'interna
possono mantenere la facoltà germinativa per un
lungo periodo di tempo. 1 filamenti miceliari agi-
scono sul sistema corticale e legnoso, producen-
done la completa disaggregazione nella porzione
legnosa già morta, tanto nella medesima, come
specialmente nella susseguente annata. Dallo stroma
nero superficiale hanno origine dei filamenti frutti-
feri {Sporotrichum fusciim Link, Trichosponum fu-
scum), incolori all'estremità superiore, ove formano
conidii ovoidali, leggermente colorati, lunghi da 7 a
10 n, larghi da 6 a 7 [x. Cessata la produzione di co-
nidii, compaiono, anche dopo qualche anno, sopra lo
stroma del tronco, fra i filamenti bruni, gruppi di
peritecii, tondeggianti, papillati, nerissimi, con un
diametro di 1 mm., contenenti parafisi larghissime
ed aschi lungamente stipitati (155-170 « 10 |ji), con
8 spore ovate, disposte obliquamente, in una sola
serie, dapprima incolore, poi brune, amigdaliformi,
lunghe ltJ-22 a, larghe da 6 a 7 |ji.
Rosellìnia (Deinatophora) necatrix (Hartig) Berlese
(Marciume delle radici). — Si sviluppa sulle radici
di molte piante legnose, particolarmente della vite,
di parecchi alberi da frutto (pero, melo, pesco, fico),
dd gelso, di molte piante forestali, come h quercia,
nonché di alcune piante erbacee, fava, giacinto, ecc.,
producendovi fenomeni di decomposizione. Nei vi-
gneti il danno è notevole e da qualche anno special-
mente questa forma, più che i' Armillaria melica,
va diffondendosi in modo straordinario, specialmente
nei vivai di vile, gelso e di alberi da frutto, ove in
pochi giorni determina la morte delle giovani pian-
ticelle.
Sui ceppi di vite o sugli alberi di gelso, pero,
melo, ecc. il male induce per qualche mese quasi
sempre, una rigogliosissima vegetazione e quindi un
rapidissimo deperimento, che appare dai rami brevi,
dalle foglie piccole, molto lobate, gialle, il quale de-
termina la morte della pianta in 2 o 3 a 5 o 6 anni od
anche in 4-5 o 6 mesi. Le radici sono in tal caso com-
pletamente decomposte ed il legno assume una colo-
razione bruno-giallastra, ed emette un' abbondante
sostanza gommosa.
Verso la base del fusto o sulle radici, si nota molto
facilmenteun deposilo fioccoso o lanoso, primabianco,
quindi gradatamente grigio-gialliccio e bruno, che si
estende, disposto a guisa di cordone o feltro, lungo le
barbicene e si stacca anche in lamine per allargarsi
nel suolo umido. Riesce quindi molto facile il con-
fondere nelle infezioni del gelso questa forma di
marciume, che nel Piemonte almeno è la più diffusa,
colle altre due prodotte daW Armillaria melica e
dalla Rosellinia aquila.
Però le ife miceliari della R. necatrix tanto del
deposito cotonoso bianco come anche della forma ri-
zomorfica bruna hanno in confronto alle ife delle
altre due forme, un diametro molto disuguale e le
più sviluppate presentano numerosi setti trasversali,
ed in vicinanza di questi, dei rigonfiamenti piriformi
5 0 6 volte più larghi delle ife (fig. 148), che, secondo
ViALA, si possono poi staccare come clamidospore.
Di più, i cordoni bruni o rizomorfi deW Armillaria
melica in confronto di quelli della Rosellinia, risul-
tano come esili fili rigidi, neri e lucenti, perdono
(1) Maladies du Murier (Ann. de Vlnstitut national agronomique, t. XIII. Paris
Ifomiceti od Eumiceti {Funghi)
Fig. 148. — Filamenti miceliari di Dematophora
necatrix (ingr. 150 diam. circa) (dal Piulheux).
Fig. 149.
con filamenti conidiofori
di Dematophora necatrix (dal Prillieux).
Fig. 150. — Dematophora necatrix.
i conidiofori. - B, Estremità molto ingrandita di un
C, Conidioforo assai ingrandito (dal Prillieux),
l'aspetto cotonoso ed emettono ramificazioni sempre
disposte ad angolo retto.
Le porzioni che si distendono nel terreno quando
incontrano una barbicella, vi aderiscono, la distrug-
gono e penetrano nelle radici pili sviluppate, ove
formano, sotto allo strato corticale, delle rizomorfe o
cordoni appiattiti, bianchi, poi bruni e costituiti da
ife disposte parallelamente, con qualche ingrossa-
mento piriforme e comunicanti fra loro per mezzo
di ramificazioni laterali. Le ife si addentrano nei tes-
suti, disorganizzano non solo la parte cellulare, ma
anche la legnosa, determinando l'emissione di so-
stanze gommose brune. Nelle radici già quasi comple-
tamente distrutte alcuni rami miceliari si distendono
verso l'esterno e producono o nuovi ciutTi di cordoni
miceliari i quali si allargano nel terreno, o piccoli
corpi duri, scleroziali, neri, irregolarmente sferici,
disposti in serie o riuniti in gruppi o stromi mam-
mellonati, lunghi 2-5 mm., leggermente immersi
nello strato corticale, od anche nel libro o nella zona
generatrice. Per poter seguire bene lo sviluppo del
micelio fioccoso basta collocare una porzione di ra-
dice malata in un ambiente molto umido. Anche se
la radice appartiene ad un individuo già morto da
qualche tempo o se appare essiccata, si vedrà dopo
qualche giorno svilupparsi una abbondantissima la-
nuggine, dapprima bianca e poi bruna.
Dopo qualche tempo che il fungo ha determinata
la morte della pianta, anche dopo 6 o 7 mesi special-
mente nelle colture artificiali, raramente in natura,
perchè le piante sono quasi sempre distrutte, si for-
mano 0 direttamente sul micelio fioccoso o sulle masse
scleroziali equasi sempre verso ilcoUetto, conidiofori,
bruno-neri, riuniti in fasci eretti, rigidi (fig. 140-150),
terminati superiormente da numerose ramificazioni
incolore, che si suddividono in minuti (diam. 2-3 (a)
e numerosissimi conidii incolori, ovali o rotondi, i
quali germinano nell'acqua , in ambiente a 250-30° C. ,
producendo micelio fioccoso bianco.
Il ViALA(l) ha potuto anche osservare, che dimi-
nuendo l'umidità, con una temperatura di 8"-15'> C,
si formano o dopo un lungo periodo d'incubazione o
(1) Monogr. du Pourridie', ttièse. Paris, Masson, 1891.
Patolo;/ia vegetale.
Nuova Enxicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
dopo 4 a 7 mesi e nella massa pseudo-parenchimatica,
degli sclerozii, picnidii tondeggianti, con spore oblun-
ghe, brune, continue o divise da uno o due setti tras-
versali. Alla base dei tronchi già uccisi da lungo
tempo, ViALA riscontrò dei veri peritecii sferici, ri-
stretti inferiormente, circondati anche da ciuffi di
conidiofori, con superficie liscia o rugosa, nera,
mollo ispessita, senza ostiolo apparente e contenenti
aschi cilindrici con 8 ascospore o sporidi! bruni, fu-
siformi, lunghe 40 ^, larghe 7 jji, frammiste a para-
fisi filiformi molto allungate.
Le grandi rassomiglianze di questa forma fungina
colle diverse Rosellinie, hanno appunto indotto il
Berlese(I) a proporre l'unione della Dematophora
di Hartig al genere Rosellinia.
Sulle viti coltivate nei terreni sabbiosi e sulle talee
tenute nella sabbia bagnata, si manifesta anche il
marciume determinato da una forma di Dematophora,
detta dal Viala D. glomerata.
Il Massee riscontrò nella Nuova Zelanda sulle ra-
dici e sul collelld dirli alberi coltivati di melo, una
Rosellinia radifiiirnhi, \;> quale col micelio rizocto-
nico arreca gravissimi (l.inni e la morte delle piante.
Dal micelio, il Massee ollenne conidiofori con ife
fascicolate e conidii ovoidali, brunastri (9-10 « 5 [a)
e peritecii riuniti in gruppi neri carbonacei, con un
diametro di 2 mm. ed aschi cihndrico-allungati, con
8 ascospore fusoidee, fuligginose (30-40 « 8-10 ia),
frammiste a parafisi filiformi. Di questa però sono
noti solamente il micelio, gli sclerozii che nascono
nel micelio, i conidii ed i picnidii.
Rosellinia quercina R. Harlig {Strozzamento o mar-
ciume delle rullici ili quercia). — Infesta ed uccide
le giovani [lianlicine di quercia da 1 a 3 anni di vita,
specialmente quando sono ancora nei vivai. Gli in-
dividui colpiti si decolorano dalle foglie superiori
alla base del fusto e presentano le giovani radici cir-
condate da cordoni miceliari bianchi di ife allun-
gate, settate, ramificate, unite da anostomosi, che
possono distendersi nel terreno e propagare quindi,
in brevissimo spazio di tempo, il male in un vivaio.
Sulle radici vecchie, già tagliate od anche nel suolo,
i cordoni miceliari assumono, dopo una diecina di
giorni, una colorazione bruna, pur continuando ad
allungarsi e ad infettare nuove piante. Solo nella sta-
gione autunnale i filamenti miceliari passano allo
stato di riposo e tali si mantengono durante l'inverno
e parte della primavera; col caldo e coli' umidità del
maggio e giugno possono di nuovo germogliare, se la
siccità che è il loro principale nemico, non le ha di
già uccise. Le nuove ife quando trovano una radice
sana la circondano di un feltro bianchiccio, penetrano
nelle cellule corticali dell'estremità del fìttone o delle
barbicene, nella porzione legnosa e midollare, di-
struggendo tutti i tessuti legnosi in pochi giorni. Sopra
alcune radici già coperte dal periderma, i filamenti
miceliari si riuniscono in ammassi a forma di scle-
rozii che si circondano di un rivestimento duro e
bruno, che possono emettere ramificazioni sino alla
regione cambiale o mantenersi in uno stato di riposo.
Analoghi sclerozii si possono pure formare nei fila-
menti bruni delle radici morte o fra gli strati super-
ficiali della corteccia delle radici malate. In generale
gli sclerozii raggiungono la grandezza di una capoc-
chia di spillo, sono sferici, si mantengono in vita per
più d'un anno e collocati in ambiente caldo ed umido,
emettono un micelio fioccoso che produce poi nuovi
cordoni miceliari.
Sul micelio hanno origine, durante l'estate, coni-
diofori allungali con rami verticillati e conidii sem-
plici, incolori, brevemente cilindrici, che si staccano
molto facilmente, e verso l'autunno dei peritecii neri,
sferici, con un diametro da 1 a 2 mm., a parete dura
e friabile e contenenti, frammisti a lunghe parafisi,
aschi cilindrici con ascospore ovoidali, nere, lunghe
30 a, larghe 10 ^., che in 24 ore possono emettere
filamenti germinativi, che allungandosi determinano
nuovi cordoni rizoctonici.
Mezzi di cura. — Per combattere tutte le forme
di marciume prodotte dalle diverse specie del genere
Rosellinia, sia nelle giovani pianticelle che negli in-
dividui già molto sviluppali, conviene disinfettare il
terreno con strati di calce e terra, sia nel punto dove
il male è comparso, come anche tutto all'intorno per
uno spazio di almeno 30-40 cm. Le piante colpite
devono essere subito asportate, avendo cura di smuo-
vere bene la terra alfine di togliere tutti i pezzi di
radice già decomposti, che molto facilmente si stac-
cano dalla pianta madre. Sarà necessario estirpare
anche gli individui vicini all'infezione, rispettando
solo quelli che, collocali già ad una certa distanza,
presentano sana la massima parte delle radici messe
allo scoperto durante lo scasso. Nel piantonaio si ri-
conoscono facilmente le pianticelle morte o malate di
marciume, poiché avendo quasi tutte le radici secon-
darie distrutte ed il fittone in gran parte putrefatto,
si strappano dal terreno senza alcuno sforzo. La por-
zione di radice che resta attaccata al fusto è spugnosa,
circondata da un feltro bruno, che rappresenta i
germi dell'infezione. Le porzioni legnose, sia radi-
cali che della base del tronco, devono essere subito
bruciale sul sito, poiché il micelio fungino, mante-
nendosi in vita per un lungo spazio di tempo, può
sempre servire alla diffusione della malattia.
Una gran cura si dovrà usare nella messa a di-
mora degli alberi, perchè in molti casi il male si
mantiene latente per qualche tempo, poi propagasi
in modo straordinario. La potatura radicale non
(t) Rapporti fra Deìnalophc
Rosellinia {Rivista di Patologia vegetale).
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
139
sempre è sufficiente, perchè l'infezione può restare
allo slato latente anche in una minima porzione di
radice, per cui è sempre necessario cercare di ste-
rilizzare prima il terreno.
Gen. Guignardia Viala et Rav.
(ìiiigiiardia anipelicida (Engel) Roze (1)= G. Bid-
wellii (Ellis) Sacc. = Laestadia Bidwellii Viala et
Ravaz = Physalospora Bidwellii (Phoina uvicola)
(EUis), Viala et Ravaz (Marciume nero, cancrena
nera). — É un fungo parassita della vite, originario
degli Stati Uniti d'America, riscontrato in Francia
nel 1885, che, per quanto si sa finora, pare non sia
Fig. lól. — Foglia di Vilp .illaco.iia lUil Black-rol.
(Dal PniLLiEUX).
ancora comparso in Italia. Vive sugli acini, sui gio-
vani tralci, sui picciuoli, sulle foglie.
Nelle diverse località francesi, ove il malanno si
è diffuso in modo tale da arrecare danni anche supe-
riori a quelli della infezione fillosserica, le foglie pre-
sentano minute porzioni circolari di tessuto essiccato,
che gradatamente ciinniirinld .issiiMue formano mac-
chie circolari (fig. I."i| i, iii|i,ii,. inseguito da punli-
cini neri, spesso dis|iiisii iiMircniricamente. Sui gio-
vani tralci, sui piccioli delie foglie e sui peduncoli
fiorali si manifestano macchie irregolari nerastre, co-
perte pure da punticini nerastri. Dove però il fungo
raggiunge il massimo sviluppo è sugli acini verso la
metà di luglio o poco prima del tempo in cui stanno per
assumere la colorazione gialla o bruna. Sono macchie
circolari grigiastre, che gradatamente si allargano e
non si limitano alla pellicola, ma si addentrano anche
nella polpa, tanto che in uno o due giorni l'acino
Fi? 152 - Gidii
acini Olio mi lo
e/ >ot qiuiido g
lU (li il I^RILLIEUX).
perde la turgescenza, diventa molle, di color rosso
cupo e verso il terzo o quarto giorno avvizzisce ed
essicca, assumendo una tinta nero-violacea, mentre
sulla pellicola esterna compaiono delle minute spor-
genze nerastre, dure. Giova ricordare che l'infezione
non si verifica dapprima che in un numero limitato
di acini, ma in pochi giorni può estendersi a tutto
il grappolo e da una pianta all'altra e produrre la
disseccazione completa, specialmente dei giovani
frutti (fig. 152, 153 e 154).
Nelle sezioni delle diverse porzioni malate e nel
fusti in particolar modo, si notano filamenti miceliari
irregolari, ingrossati ogni tratto (fig. 155), ramificati,
divisi da setti e con frequenti anastomosi, i quali si
addossano alle cellule, assorbendone il nutrimento,
senza il concorso di speciali succhiatoi e determinan-
done l'imbrunimento. Le ramificazioni dei filamenti
miceliari riunendosi in alcuni punti a guisa di piccoli
(1) Quel est le
entifique à donner au Blackrrot {Bull. Soc. mycol. Frane.
Patologia vegetale
COI pò fruttifero
npehctda.
Fig. 155.
— Micelio contenuto in un acino d'uva
intaccato dal Black-rot.
(Iiigr. circa 200 diam.) (dal Prillieux).
Fig. \ 57. — Concettacoli di Guignardia ampelicida che
emettono dei fili formati di spore agglutinate (debol-
mente ingranditi) (dal Prillieux).
gomitoli danno gradatamente origine ai corpi frutti- 1 Sui tessuti essiccati della foglia e dei tralci si for-
feri, che appaiono sulla superficie delle parti malate mano particolarmente dei corpi fruttiferi {Phyllo-
in forma di piccoli punticini neri. . I stida) sferici, piccoli, neri (da tìO a 70 [ji di diam.),
Ifomiceti od Eiimiceti (Funghi)
contenenti piccole sporule bacillari, leggermente in-
grossate agli apici, lunghe circa 5 i/j i*, larghe Vi \^y
sostenute da brevissimi basidii (fig. 156-157). Sui
frutti invece si rendono prominenti picnidii più grossi
(Phoma), pure di forma sferica, con rivestimento nero,
forati all'apice e contenenti numerosissime pieno-
spore ovato-globose (fig. 158 e 159), lunghe da 4,5
n9 y., larghe da 2 a 5 ix, che germinano molto facil-
mente nelle goccioline d'acqua, specialmente se con
una temperatura di 30o C.
tura di 20°-30° C, germinano moUo facilmente, pro-
ducendo, nelle foglie, in una quindicina di giorni, le
macchie di tessuto essiccato.
La propagazione del fungo si effettua quindi per
mezzo dei peritecii che si formano nei picnidii in
maggio e giugno e le ascospore germinando sulle
foglie vi producono nuove macchie e picnidii, che
generano picnidospore, che passando poi sui frutti,
formano sopra questi nuove infezioni.
Fig. 15S
Conceltacoli di Gingnaidia ampelic
un po' ingranditi (dal Pbillieux).
rt^"*?
g)
.®,
^^f®/f
Fig. 159. — Guignardia ampelicida.
A, Sezione longiludinaie di nn picnidio (ingr. 200 diam. circa).
B, Picnidospore libere (dal Prillieux.
Esaminando in primavera un acino malato, che
sia stalo per tutto l'inverno esposto alle intemperie,
si noterà che lutti i picnidii si sono trasformati in
peritecii, che cioè essi non contengono più semplici
picnidospore, ma aschi allungati clavato-cilindrici
(fig. 160), lunghi 72-84 (x, larghi 9-10 u, con 8 asco-
spore ovoidali, lunghe 12-14 jji, larghe 6 a 7 |jl, in-
colore 0 leggermente giallastre. Le ascospore, rom-
pendosi gli aschi, escono all'esterno del peritecio e
quando l'ambiente è molto umido e colla tempera-
Fig. 160.
Dalle diverse esperienze fatte in Francia ed Ame-
rica risulta che le miscele cupro-calciche esercitano
anche su questo fungo un'azione deleteria. Le dosi
devono essere sempre al 2 o 3 % di solfato di rame
ed i trattamenti si devono fare molto per tempo af-
fine di impedire la germinazione, sulle foglie, delle
ascospore che si formano nei frutti secchi caduti al
suolo 0 che si lasciano alcune volte anche attaccali
ai rami. Il getto si dovrà inoltre dirigere su ambedue
le pagine della foglia..
Ai rimedi liquidi sarà bene intercalare anche pol-
veri cupriche, perchè possono più facilmente pas-
sare in mezzo ai grappoli, e curare poi la raccolta
degli acini malati, che non dovranno mai essere la-
sciati attaccati alla pianta.
' I viticultori italiani dovranno esercitare una grande
sorveglianza sulle uve secche che possono venire
dalla Francia o dall'America, costituendo gli acini
malati i focolai d'infezione.
Sulle bacche immature di vite e sui peduncoli il
Cavara osservò un raggrinzamento, una colorazione
grigiastra, quindi pustole di color giallo determinate
da una Physalospora baccae Cav. che ha peritecii
con aschi clavali frammisti a parafisi filiformi.
Alfine a queste forme è la Laesladia Buxi (Desm.)
Sacc, che forma macchie gialliccie, che si estendono
142
Patologia vegetale
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J-
Fig. 161. — Foglia di Fragola affetta da vaiuolati
(Dal Pbilueux).
Gruppo di conidii di Raniularia Tulasnei.
(Ingrand. 250 diam. circa) (dal Tulasne).
anche su tutta la foglia del bosso. I periteci! si ve-
dono nella pagina inferiore sotto forma di punticini
neri. In generale non si può considerare come un
vero parassita.
Guignardia reniformis Prillieux e Delacroix (1)
=Phoma reniformis, Pli. flaccida. — Determina una
malattia sugli acini della vite, riscontrata nel 1896
nella regione del Caucaso con caratteri eguali a quelli
del Black-rot e da alcuni (Ravaz e Bonnet) (2) iden-
tificata colla G. ampelicida. Woromn, che studiò tale
malattia, trovò, negli acini, dei picnidii con spore,
che messe a germogliare, diedero peritecii di G. am-
pelicida e quindi crede col Viala che non si possa
distinguere dal Black-rot. Prillieux e Delacroix in-
vece non ritengono trattarsi della forma picnida
(Phoma uvicola) della G. ampelicida, ma bensì di
due forme {Ph. flaccida e reniformis), che il Viala
e Ravaz avevano descritte come saprofite. Il Janc-
ZEWSKi ritiene pure la Ph. uvicola distinta dalle due
Ph. indicale dal Prillieux e Delacroix come paras-
site. Lo Spenchnew che coltivò la Ph. uvicola e la
Ph. reniformis a Tiflis nel 1897, ritiene le due specie
come stadii di sviluppo della G. ampelicida, l'una
delle regioni del Caucaso, l'altra della Francia.
Il Prillieux e Delacroix avrebbero osservati nella
G. reniformis peritecii più piccoli con ostiolo più
grande di quelli della G. ampelixiida, con ascospore
(11-15 « 4-6 \x) più regolari e meno angolose. Am-
mettono anche l'esistenza nel Caucaso della G. am-
pelicida, ma ritengono come causa prima della ma-
lattia la G. reniformis.
Ravaz e Bonnet credono non poter essere la
G. reniformis causa prima della malattia degli
acini del Caucaso, poiché essa li colpirebbe quando
sono già stati deteriorati da un'altra causa qualunque.
MoNTEMARTiNi e Farneti (3), che studiarono gli
acini provenienti dal Caucaso, vi trovarono una
nuova specie di Physalospora.
Gen. Sphaerella Ces. e De Not.
Forme parassite di piante erbacee.
Sphaerella lragrariae(Tul.) Sacc. =Ramularia Tu-
lasnei SsiCC.=:Septoria fragrariaeDem.=:Asochi/ta
fragrariae Lib. (Macchie rosse delle foglie di fragola
0 Vaiolatura rossa delle fragole). — Il male com-
pare nell'estate, sulle foglie delle fragole coltivate,
sotto forma di macchie tondeggianti di color rosso o
rosso fosco, isolate o riunite in gruppi, le quali vanno
allargandosi sino a misurare 6 o 7 mm. di diametro.
Mano mano che il male si allarga, le macchie
diventano grigiastre nel centro, orlate di rosso
scuro 0 rosso porporino, finché i tessuti essiccano
in gran parte e le foglie risultano anche bucherel-
lale (fig. 161). Nei tessuti essiccati si notano le ife
(1) Sur une maladie des raisins des vignes du Caucase {Compi. Rend. Acad. Selene. Paris 1900).
(2) Sur le parasitisme du Phoma reniformis (Com,pt. Rend. Acad. Scienc, 1900).
(3) Intorno alla malattia della vite nel Caucaso.
Ifomiceti od Eumìceti (Funghi)
fungine incolore o leggermente tinte di bruno alle
estremità, con rare anastomosi, septate, con un
diametro da 1 a 2,5 [jt.
Sulla superficie dei tessuti essiccati appaiono in
breve cespuglietli di fdamenti cilindrici o conici, in-
colori, continui, semplici, lunghi circa 30 [i, larghi
3-4 u, leggermente denticolati all'apice, che produ-
cono conidii cilindrici od ellissoidali, incolori, dis-
posti in brevi catenelle, divisi da 2 o 3 setti ((ig. 162),
lunghi 20-35 \l, larghi 3,5-4,5 a (Ramularia Tulasnei
Sacc.)- Subilo dopo compaiono due forme, l'una
{Asochyta fragrariae Lib.) con minuti picnidii a
sporule oblungo-ovoidali, incolore, lunghe 5 iji, lar-
ghe 1,5-2 IL, l'altra (Septoria fragrariae Tul.), a nu-
merosissimi corpuscoli tondeggianti od ovoidali, di
color fosco fuliggineo, contenenti sporule incolori,
esilissime, cilindracee.
Sulle foglie languide e marcescenti, cadute a terra,
il micelio dà origine, sul finire dell'inverno, a cor-
puscoli prominenti, minutissimi, globosi, neri, con-
tenenti aschi clavali, lunghi 40 a, contenenti 8 asco-
spore 0 sporidii oblungo-ovali, bisetlati, leggermente
ristretti al setto, incolori, lunghi 15 jz, larghi da 3
a 4. a.
La propagazione da una all'altra annata avviene
per mezzo delle ascospore,chegerminando nell'estate
sulle nuove foglie di fragola, producono macchie
rosse sui diversi organi di riproduzione.
Si sviluppa su tulle le varietà di fragole, sia selva-
tiche che coltivate. Se l'infezione è limitata a poche
foglie i danni sono leggerissimi e quasi trascurabili,
perchè il tutto si riduce ad uno sviluppo minore nelle
pianticine, ma se l'infezione si estende a tutte le fo-
glie distruggendole, allora il ricettacolo carnoso sul
quale poggiano i semi non può arrivare a matura-
zione.
Quando l'infezione è appena iniziala, servono mol-
tissimo le irrorazioni con leggere soluzioni di solfato
di rame. Data una forte infezione, conviene distrug-
gere le diverse pianticine per impedire la formazione
degli organi di riproduzione invernali.
Spbaerella enitiails Morini {Annebbiamento del
frumento). — Vive sulle foglie del frumento, ren-
dendole di color bruno giallognolo, avvizzite ed ac-
cartocciate nella parte superiore, a guisa di fili e ri-
coperte inferiormente da minutissimi punticini neri
sparsi od aggregati in varia guisa. Le spighe risen-
tono dell'indebolimento della pianta, le glume sono
ricoperte da una crosta rosso-cenerina con punteg-
giature nere e le cariossidi sono completamente atro-
fiche, raggrinzale e molto indurite, ma con nessuna
traccia di ife fungine. I punticini neri o perilecii con-
tengono aschi cilindrici, leggermente ricurvi, lunghi
45-54 a, larghi 16 a 20 a con ascospore incolore o
leggermente giallicce, ovoidali, unisettate, lunghe 14
a 16 [i, larghe 5-6 fx.
È una malattia riscontrata fino dal 1881 nel Bolo-
gnese, ma non si è finora sviluppala in altre località.
Spbaereiia Tulasnei Jancz. = Cladosporium gra-
minum Link {Mulullia dii lìcm dei cereali, nero delle
biade). — É una malatlia molto dilfusa nelle gi'ami-
nacee selvatiche e nei cereali, in particolar modo sul
frumento, avena e segala. Si rende manifesta solo
quando qualche causa d'indole meteorica, come la
prolungata siccilà seguita da frequenti pioggie ha
compromesso lo sviluppo delle piante. Le foglie, verso
la base, disseccano, si staccano anche dalla pianta,
diventano grigiastre e restano vellutate o brune, e
ricoperte da numerosi punticini neri. Dalle foglie il
male può estendersi anche ai fusti, determinandone
la morte precoce. Quasi sempre prima o durante la
fioritura ingialliscono anche le foglie superiori e pre-
sentano le punte disseccate con depositi brunastri.
La forma più grave è quella che colpisce le spighe
ed i semi sempre in guisa di un largo deposilo bru-
nastro. I granelli di frumento, pur mantenendosi
turgidi, presentano esternamente un deposito bru-
nastro, disposto quasi sempre in lunghe file, che
determina la rottura del tegumento, lasciando così
allo scoperto la porzione amidacea; altre volle invece
i semi restano piccoli e compressi.
I semi turgidi ed apparentemente bene sviluppati,
trasportati nei magazzini, un po' umidi, restano fa-
cilmente agglutinali e danno una farina di odore
nauseabondo; messi nel terreno germinano molto
difficilmente o producono piccole pianticine, sulle
quali compare in breve un deposito bruno.
Sulla superfice ed anche nell'interno degli organi
maiali (foglie e semi), si nolano ife miceliari brune,
divise da numerosi setti, che riunendosi in fasci
verde-olivastri, eretti, tendono a portarsi coinestromi
verso l'esterno. Nei semi specialmente si mette in
eviilenza come tali ife miceliari possano determinare
la rottura del tegumento (fig. 163), e mettere cosi allo
scoperto la massa interna. Le ife erette sono conidio-
fori semplici, che portano all'apice conidii bruni,
fusoidei, lunghi 15-20 fji, larghi 4-5 |ji, continui, op-
pure divisi da 2-3 setti (Cladosporiutn graminum
Link). Tale forma di Cladosporium, che fu per tanti
anni ritenuta come saprofita appartiene invece ad
un vero parassita, che dal Janczewski fu in particolar
modo coltivato in gelatine. Si sapeva che i conidii,
cadendo (come dimostrò per il primo il Corda sulla
segala), germinano facilmente nel substrato e produ-
cono in 24 ore nuovi conidii. 11 Janczewski nelle sue
esperienze parti dai ciutTì superficiali brunastri, che
chiamò sclerozii; coltivati nella gelatina nutritiva,
diedero dopo 2 giorni filamenti miceliari, al 3° e 4»
giorno si avevano già organi di fruttificazione e co-
nidii in generale ovali di Cladosporium a forma nana,
con conidiofori, che producevano 2-3 od anche 5 ge-
nerazioni di conidii ed una fortna gigante (fig. 164)
Patologia vegetale
Fig 163
con conidiofori, che dopo aver generato conidii di
primo, di secondo ed anche di terzo ordine, si allun-
gavano, producendo nuovi conidii, e cosi di seguito,
fino a 15 a 20 generazioni. Frammisti a questi si nota-
vano conidiofori di una forma detta tìormodendron
cladosporioides Sacc, muniti di catenelle di conidii
quasi limoniformi, lunghi 4,5-5 \i., larghi 3 [a, con-
tinui e molte volte gli inferiori apparivano 1 -settati,
olivacei. Secondo il Laurent, si formerebbero anche
filamenti semplici con numerosissimi conidii del De-
matium pullulans De Berg. I conidii, mancando il
nutrimento, diventano bruni e mantengono per lungo
tempo la facoltà germinativa.
Il parassitismo del Cladosporiiitn sui cereali, spe-
cialmente grano e segala, è stato dimostrato dal Janc-
ZEWSKi coir infezione artificiale ottenuta da colture
fatte in gelatina. Sulle piante artificialmente infettate
lo Janczewski potè osservare il micelio di Clado-
sporiiim riunito in stroma in vicinanza degli stomi
e nella gelatina la formazione di peritecii piccoli,
membranosi, tondeggianti o conici, contenenti aschi
fusoidei con spore oblunghe tri-settate, jaline.
Lo sviluppo del fungillo si ottiene in particolar
modo sulle piante largamente concimate con concimi
azotati e sopra gli individui coltivati nelle regioni
Fig. "164. — Forma nana (A) e forma gigante (B)
di conidiofori di Cladosporium.
(Ingrand. 200 diametri circa) (dal Prillieux).
meridionali e provenienti da climi umidi e regolari.
Per prevenire la malattia l'unico rimedio si ha nel
curare le pratiche razionali di coltivazione.
Sulle foglie, sui rami e sui frutti di alberi ed ar-
boscelli quasi sempre caduti al suolo od anche sulle
piante coltivate in serra, specialmente in autunno e
primavera, si osservano delle macchie brune, vellu-
tate, prodotte dal Cladosporium, del quale esistono,
sebbene molto simili fra loro, diverse forme, molte
delle quali possono vivere come veri parassiU (Duby),
fatto già dimostrato dal Frank, Eriksson, Wohrt-
MANN, WoRONiN, Prillieux, Delacroix, Penzig e Ca-
VARA. Il Penzig dice che il Cladosporium herbarum
da saprofita può diventare, in certe circostanze, un
vero parassita, e come tale danneggiare fortemente
i giovani organi degli agrumi.
Sphaerella brassicicoIa(Duby) Ces.eDeNot.^jlste-
roma brassicae Chev. {Nebbia dei cavoli). — Pro-
duce sulle foglie dei cavoli numerose macchie brune,
secche, circolari, larghe 4-5 mm. nelle quali, in
mezzo ad un'aureola azzurrina si formano dapprima
minuti picnidii con spore incolore, quindi veri pe-
ritecii riuniti in gruppi, lenticolari, prominenti, con
aschi cilindrici, lunghi 50 |ji, larghi 15 i;:, e ascospore
oblunghe, I-settate, jaline, lunghe 18, larghe 3,5 f*.
Ifomircll mi Eumiceti {Fungili)
Sphaerella tabifica Prill. e Del. = PJwma tabi/ica
Piill. e Del. = Phoma Betae Frank. — Vive sulle
nervature delle foglie esterne e completamente svi-
luppate delle piante di barbabietola ed in seguito
anche nella porzione centrale rendendola putrescente.
Prillieux ricorda che in un seminato a barbabietole
colpito da tale fungo, le grandi foglie, verso la fine
di agosto, si ripiegarono verso il suolo come se i pic-
cioli fossero avvizziti per l'eccessivo calore. Anche
durante la notte però le foglie restano reclinate, e
dopo pochi giorni diventano gialle ed essiccano quasi
0 (Sio o ^ c?j
■ e, Asco (li Sphacì
t65. — Sphaerella tabifì
i fruttiferi (picnidii) (ing
1. circa). - B, Spore
tabtfua (ingrand. 350 diam. circa) (dal
completamente. Nella parte superiore del picciolo
lungo tutto il suo decorso, si nota una larga chiazza
disseccata, biancastra, circondata da un'areola bruna,
la quale si estende anche oltre il picciolo. Nella por-
zionesottostante,i tessuti sono profondamentecorrosi,
essiccati e bruni e per la diseguaglianza nella tensione
fra i tessuti sani e malati, le foglie si ripiegano verso
il suolo.
L'infezione si estende anche alle lamine ed alle
giovani foglioline interne producendone la niarce-
scenza e rendendole ricoperte di uno strato vellutato
verdastro dovuto a forme fungine saprofite.
Nell'interno ilei tessuti malati si distendono sin
dal principio dell'infezione, ife miceliari le quali for-
mano, sulle porzioni già morte, numerosi picnidii
brunastri, superficiali, contenenti picnosporc ovoi-
dali, incolore (fig. 165), lunghe 5-7 a, larghe 3-4 a
{Plwma tabi/ica Prill. e Del.').
11 massimo sviluppo del male si ha verso la metà
di settembre, ma quasi sempre dalle piante colpite
si generano nuove foglioline le quali restando verdi,
possono prolungare la vita della pianta che appare
però sempre deperita.
Nell'inverno, sui piccioli uccisi dalla Phoma, il
Prillieux notò la presenza di peritecii di una Sphae-
rella prodotta da un micelio avente una grande ras-
somiglianza con quello della Phoma. I peritecii sono
tondeggianti, muniti di una papilla all'estremità, con
aschi claviformi,ed ascospore ovali. I-settate, lunghe
21 ;/, larghe 7,5 [a.
Per impedire il diffondersi del male
bisogna distruggere i primi piccioli
malati.
Sphaerella allicina (Fr.)Auersw.(A'gè-
hia dell'aglio). — Vive sulle foglie e sugli
scapi fiorali di alcune specie di.4///«m;
in Piemonte, dove l'ho particolarmente
riscontrata, arreca danno al poiro ed
AÌYaglio comune. Le foglie perdono la
loro colorazione normale, diventano
Sphaerella allii
i, FiiRlia di Aglio colpita dalla nebbia. - i, Sezione d'una foglia con
•rileoii (*) (ingr. 400 diam.). - 2, 3, Asdii. - 5, Spore (ingr. 200 dia-
elri circa) (da Biliosi e Cavara).
prima gialle, poi bianchiccie o grigiastre. Nell'in-
terno dei tessuti malati si trovano numerosi fila-
menti miceliari che producono, verso l'esterno,
gruppi di peritecii minuti, quasi sferici, con ostiolo
acuminato ed aschi davati od ovali, lunghi 50-55 u,
larghi 14 [a, ed ascospore oblunghe, ellittiche od
ovali, jaline, lunghe 15-1(5 a, larglie 4-5 |ji. (fig. 166).
Pure sugli Alliiim si trova la Sph. Schoenoprasi
Auersw. con aschi lunghi 70-82 jx, larghi 18-20, ed
ascospore ovoidee, oblunghe, leggermente ristrette
al setto, jaline, lunghe 20-26 a, larghe 6-8 \j..
Sulle foglie viventi del grano turco cresce la
Sphaerella zeae Sacc, cosi anche sulle piante di riso
colpite dal brusone si sviluppa la Sphaerella onjzae
Sacc. che era ritenuta come causa del male.
Più comune ancora Briosi e Gavara trovarono
nelle piante morte di riso brusonale la Sph. Malin-
verniana Catt., caratterizzata da peritecii sparsi,
Patologia vegetale.
iNuovA Encicl. Agraria, I.
146
Patologia vegetale
puntiformi, neri, con aschi clavati lunghi 40-60 [a,
larghi 20-25, ed ascospore ovali, jaline, lunghe 20 fi,
larghe 10 \j..
Forme parassite di piante legnose.
Sphaerella maciiliformis (Pers.) Auersw. = Cyli7i-
drosporium castanicolum (Desm.) Beri. = Pìnjllo-
sticta maculi formis Sace. {Seccume del castagno). —
É una malattia che compare sulle foglie del castagno
nei mesi di agosto e settembre in forma di piccole
macchie (fig. 467) che, allargandosi gradatamente, si
fondono in macchie più grandi, irregolari, di color
bruno, determinando, in dati punti, il disseccamento
Fig. 167. — Foglia di Castagno coperta di piccole mac-
cliie portante i concettacoli di Phyllosticta maculi-
formis (dal Prillieux).
dei tessuti. Dopo una decina di giorni l'essiccazione
si estende a tutta la lamina fogliare che si stacca fa-
cilmente determinando cosi la caduta precoce delle
foglie medesime. I ricci o restano in gran parte pic-
coli 0 possono anche esser colpiti dal male ed allora
diventano rossicci e si staccano precocem.ente, od
aprendosi sulla pianta lasciano cadere al suolo i
semi immaturi.
Nella pagina inferiore delle foglie ancora attaccate
alla pianta, o da poco cadute, nelle porzioni essiccate,
compaiono minutissimi rigonfiamenti in corrispon-
denza dei quali si rompe l'epidermide già secca della
foglia lasciando uscire, in forma d'un cirro gelatinoso,
una quantità enorme di conidii, cilindrici, legger-
mente incurvati, incolori, 3-settati, lunghi 28-32 [a,
larghi 4-4,5 |ji ( Cylindrosporium castanicolum Desm . ,
Beri. (fig. 168), Septoria castanicola Desm.), sotto
ai quali si nota uno stroma, ritenuto da Desmazière
come un peritecio, di papille brune settate, aderenti
le une alle altre e fra le ([uali si possono anche no-
tare dei residui di celhilc delormate della foglia.
Più aiipaii'-cciiti e |iiu comuni, per (]ii,iiito hit potuto
Fig. 168. — Cylindrosporium. castanicoh
(Iiigrand. 300 diam. circa) (dal Prillieux).
Fig. 169. — Concettacoli e spore bacillari
di Phyllosticta maculiformis.
(ingrandita, circa 300 diametri) (dal Prillieux).
osservare nelle valli montane del Piemonte, risul-
tano minutissimi punticini neri o picnidii puntiformi
riuniti in gruppi ricoperti in parte dall'epidermide,
muniti di un osliolo dal quale si vedono uscire nu-
merosissime spore 0 spermazii,
bacillari, incolori,
lunghi 4-5 u., larghi 1 [a (stato spermogonico : Phyl-
losticta maculiformis Sacc.) (fig. 169).
Durante l'inverno, sulle foglie cadute e sempre
sulle medesime macchie, compaiono peritecii piuiti-
formi, tondeggianti, neri, con aschi clavati, lunghi
Ifomiveti od Eumiceti {Funghi)
50-60 ,u, larghi 7-8, contenenti ascospore disposte
in due serie, ovato-obiunghe, uniseplate, ristrette,
lunghe G (jt, larghe 2-3-4 ;;i.
Mollo probabilmente tale forma (Sphaerella ma-
culi formis (Pers.) Auersw.) è collegata colle due
prima descritte.
Come rimedio si consiglia la raccolta e l'abbru-
ciamenlo delle foglie e dei ricci caduti.
Sphaerella Bellona Sacc.=f//////".v//V/" pirina Sacc.
(Macchie del pero). — Pruduiv Millr l'n^lii' del pero
macchie piuttosto grandi, tuiiilri;^i;iiili, ^i ii;io-brune,
orlate di nero. Nella pagina superioie specialmente,
si formano piccolissimi picnidii, lenticolari, bruni,
con piciiospore ellittiche od ovali, diritte o legger-
mente incurvate, con due goccioline oleose alle estre-
mità, lunghe 4-5 7^ 'x, larghe da 2 a 2,5 [x (Scpforia
7«>(na Sacc). Sulle medesime foglie già languescenti,
si trovano peritecii pure puntiformi con aschi oblungo-
clavali, rotondi all'apice, lunghi 60 ix, larghi 15 ^,
ad 8 ascospore allungate, ottuse, 4-guttulate, jaline,
lunghe 18 a 20 (A, larghe 6 a 8,5 ix. Questi peritecii
rappresentano, secondo Saccardo, lo stato perfetto
della Septovia.
Sulle foglie del melo si notano macchie determinate
dalla medesima forma di Septoria, ma in questo caso
si formano sulle foglie già quasi secche peritecii della
Leptosphaeria pomona, Sacc, lenticolari, con aschi
cilindrico-fusoidali, lunghi 70 [a, larghi 10 |x., con
parafisi ed ascospore allungate, 5-6-settate, lunghe
30-35, larghe 6 [x, olivacee.
Sphaerella sentina (Ferès) Sacc. = Depazea piri-
cola Desm. ■= Septoriii iii(/rniiiia Fi\ck.-= Seploì'ia
Cijdoniae Fuck. =: l'/uniiu pniiiurum Thùm. — Vive
sulle foglie del pero, ik'l ciilni/ini, del sorbo produ-
ct-ndovi delle macchie biancastre, quindi brune,
sulle quali si formano picnidii con picnospore (Se-
p/oria); nella stagione invernale, sulle foglie cadute
e specialmente nella pagina inferiore, hanno ori-
gine peritecii con aschi cilindrici, lunghi 75 ij.,
larghi 10, m, con ascospore 1-settale olivacee, lunghe
15 ijt, larghe 5 u.
In alcune località questo fungillo si è sviluppato
in modo veramente allarmante, tanto da impedire
seriamente il raccolto. Negli orti di Torino hanno
dato ottimi risultati le irrorazioni colla poltiglia
bordolese.
Sphaerella (ìiLelliana Pass. — Sulle foglie del limone
e tW'Warancio il fiuigo determina macchie bianche
piullosld ('sp;iiisc di tessuto essiccato, rircoiid;ite da
una linea nei'a. Su tali niarchie ciiiiipaioiio, in sci;iiito,
dei Miiiiiiti peritecii, clu! nascosti |M'r un certo teMi|)o
daire|)iderniiiie IVigliare, si rendono quindi promi-
nenti e ben visiiiili In forma di minuti punticini neri,
contenenti ascili clavato-allungati, lunghi 40 u, larghi
6 a, con ascospore oblungo-fusiformi, ottuse, jaline
e ristrette nel setto.
Sphaerella vilis Fuckel (debbia della vile). — È
un fungo probabilmente polimorfo il quale, secondo
alcuni autori, si presenterebbe sotto forma coni-
dica ((Jladosporium) e spermogonica, e determina
durante Testate sulle foglie delle viti europee, piccole
e^numerose macchie, di forma indeterminata, dap-
prima di color verde-oliva sbiadito, quindi brune e
disseccale, ben discernibili specialmente nella pagina
inferiore.
Macchie molto simili sono prodotte dalle forme
conidiche, Cladosporium viticolum Ces. riferito alla
Cercospora viticola (Ces.) Sacc e CI. Roesleri Catt.
concatenate probabilmente colla Sphaerella. Quando
la foglia è secca compaiono, nelle macchie, peritecii
molto fitti, piccoli, neri.
Fig. 170. - Fogliai di Gelso attaccata dal Cylindro-
sporiuin Mori (dal PRn.LiEU.\).
Sphaerella morifolia Passerini = Phleospora mori
Sacc. = Septoria Mori Lèv. = Fusarium Mori Lev.
= Cylindrosporium Mori Cav. = Septogloeum mori
Br. et Cav. {Fema, nebbia, seccume, salso del
gelso). — L'infezione appare sulle foglie del gelso
{Moriis alba e nigra) anche molto giovani in forma
di macchie (fig. 170) di aspetto arido, ocracee o gri-
giastre, a margine nerastro, poligonali, tondeggianti
od allungate, ridotte alcune volte a pochi millimetri,
per lo più del diametro di 6-8, 10-12 nini.; nei casi
di forte infezione possono fondersi assieme in modo
da occupare una larghissima parte della lamina fo-
gliare, lasciando però sempre intatte le nervature.
Verso la parte mediana della macchia, e special-
mente nella pagina superiore, compaiono in breve
Patologia vegetale
dei minulissinii punti bruni ilisposli in zone quasi
concentriche, i quali risultano idslihiili da acervoli
sottoepidermici, con sporco conidii cilnuliiti o fusi-
formi, leggermente ricurvi, ristretti all'apice, ottusi
alle estremità, jalini, lunghi da 40 a 50 ,u., larghi 4 (j.,
sostenuti da basidii o fdamenti cilindrici che partono
da uno stroma brunastro ritenuto dapprima come un
picnidio 0 molto aperto od imperfettamente svilup-
pato {Phleospora inori Sacc).
Fig. 171. — Conidii di Cylindrosporiuni Mori.
(Ingr. 200 diam. circa) (dal Prillieux).
I conidii (fig. 171) germinano facilmente quando
vanno a contatto di una foglia umida di gelso, emet-
tono un tubicino e quindi un certo numero di ife
miceliari che si distendono nell'interno della foglia
determinando nuove infezioni e nuovi conidii, e si
possono in tal modo avere parecchie generazioni
durante la stagione estiva.
Nei luoghi e nelle annate mollo umide, il fungo si
estende sopra quasi tutte le foglie di un albero ed
anche sui rametti erbacei producendovi piccolissime
pustole brune; in tal caso ne soffre anche la pianta;
più frequentemente invece si hanno solo alcuni rami
od alcune foglie colpite molto saltuariamente.
Nell'autunno si nota, sulle foglie malate, la pre-
senza di un'altra forma affine, la Phleospora mori-
cola Pass, ritenuta dal Saccardo come una forma
autunnale della P/il. mori, ma che il Barlen crede
non si possa separare.
Sulle foglie cadute e secche, si possono nella sta-
gione invernale disliiiguere facilmente dei peritecii
di una Sp/iiinc/li/ ( lie si vorrebbe riferire alla Sphae-
rella muri iikjIIo imperfettamente descritta dal
FucKEL, 0 meglio alla SphaereUa morifolia di Pas-
serini, caratterizzata da peritecii sferici o conici,
ottusi con aschi allargali verso la base ed ascospore
oblunghe (fig. 172).
L'esistenza di nesso genetico fra queste diverse
forme finora non è che ipotetico ed ha quindi bisogno
d'essere ancora esperimentalmente dimostrato.
È una malattia che compare molto saltuariamente
e contro la quale si possono utilizzare le irrorazioni
con poltiglia bordolese fatte- in epoca nella quale la
foglia non si utilizza per il baco da seta; siccome
pare anche che il micelio possa mantenersi in vita
dentro ai teneri rami nella stagione invernale, cosi
si dovrà ricorrere ad un'abbondante potatura.
Fig. 172. — Peritecii ed aschi di Spìtaerella morifolia.
(Ingr. 250 diam. circa) (dal BEnLESE).
SphaereUa hedericola(Desm.) Cooke. — È un pa-
rassita piuttosto diffuso dell'edera coltivata. Produce
sulle foglie macchie irregolari biancastre a contorno
tondeggiante nero e che possono occupare anche
gran parte della lamina. Nelle macchie spiccano,
specialmente nella pagina superiore, numerosissimi
punticini neri dovuti all'ostiolo dei peritecii duri
sferici, immersi nel tessuto a palizzata e contenenti
aschi cilindrico-clavati con 8 ascospore ellittico-al-
lungate.
Molte altre SphaereUa vivono sopra foglie o rami
di piante legnose, ma sono in gran parte saprofite
come la Sph. ribis Fuck., sul ribes, la Sph. pomicola
Pass., sul melo ecc. , la Sph. laureolae (Desm.) Auersw.
associata nelle foglie del Daphne laureola coltivata,
alla Plìi/llnstirta laureolae Desm. che ne è forse la
forma s|ieriiio^orii(a e vi determina macchie gial-
lastre orlale di nero.
Il doti. Traverso (1) riscontrò para.ssila sulle
foglie del Chamaerops humilis insieme ad un altro
fungo, la Diplodia passeriniana, una SphaereUa
cliamaeropsis in forma di macchie di color ocraceo,
cinte da un largo margine purpureo che va sfumando
all'esterno.
(1) Micromiceti di Tremezzina Malpigìiia, 1900.
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
Gen. Stigmatea Fi-.
Stigmalea mespili Sorauer = Enlumuxporium me-
spili (De.) Sacc. = Ent. maculatum Lèv. (Imbruni-
meiito delle foglie). — Produce nelle foglie del pero,
del nespolo e del cotogno delle macchie puntiformi
prima rosse o gialliccie, poi brune, che si estendono
gradatamente a tutta la lamina e ne determinano la
caduta precoce. L'infezione si estende ai giovani
rami inducendone l'essiccazione, e nelle regioni
americane anche ai frulli di cotogno, sui quali pro-
duce delle larghe macchie circolari nere orlale di
bianco o rosso.
Sulle foglie malate compaiono dapprima acervoli
picnidici emisferici, appiattiti, chiusi, neri con pic-
nospore costituite da due cellule grandi sovrapposte
e di 2 a 4 cellule laterali, in forma di croce, munite
di una lunga setola, jaline, lunghe 18 a 22 t^i, larghe
8-12 [1. (Entomosponum). Durante l'inverno sulle
medesime foglie il Sorauer riscontrò e descrisse pe-
ritecii con ostiolo poco appariscente, per lo più iso-
lati, sferici 0 leggermente compressi, bruni, con
aschi clavati, lunghi (52-1 10 \x, larghi 12-25 ed asco-
spore ovali appuntite, jaline, lunghe 48 a 25 ii,
larghe da 6 a 7,5 ,u, con parafisi filiformi o davate.
Le irrorazioni con poltiglia bordolese hanno dato
ottimi risultati.
Sulle foglie dei Geranium coltivati compaiono al-
cune volle delle macchie brune nelle quali si tro-
vano gli organi di fruttificazione della Stigmalea
€eranii Fr. senza però arrecare danni sensibili.
Gen. Gnomonia Ges. et De Not.
Gnoraonia erjthrosloma (Pers.)Auersw. (iVei/va del
ciliegio). — Vive parassita sul ciliegio, come ha di-
mostrato il Frank fin dal 1886 (1) in seguito ad una
infezione nel nord della Germania. Quasi sempre
nella seconda metà del mese di giugno le foglie pre-
sentano delle larghe macchie gialle, che si estendono
su quasi tutta la lamina, rendendola bruna, dissec-
cata ed accartocciala. Dalla lamina l'infezione si
estende al picciolo che imbrunisce, si contorce, si
ripiega verso il basso divenendo come mummificato
e mantiene le foglie allaccate alla pianta per lungo
tempo durante l'inverno. Sono colpite tanto le foglie
già regolarmente conformale come quelle in via di
sviluppo (fig. 113); su queste ultime però, il fungo
non produce che piccole macchie brune. Anche i
frutti possono essere o completamente ingialliti e
(|uindi distrutti, o deformali in modo da presentare
una minima porzione di sostanza polposa.
Nelle sezioni di questi diversi organi, addossati
alle cellule annerite si notano le ife del fungo, piut-
tosto larghe, ramificate, varicose e sellate. Il micelio
(1) Die Krank. der Planz., 2» ediz., voi. II, pag. 448.
assorbe una notevole quantità di nutrimento, tanto
che le piante dopo qualche anno deperiscono note-
volmente.
Sulle macchie delle foglie, appaiono nelle giornate
più calde dell'estate piccolissimi punticini neri o
spermogonii tondeggianti immersi in parte nei tessuti
fogliari e che emettono da un foro che si viene for-
mando nella parte superiore, dei piccoli spermazii
filiformi che non germinano, ma concorrono, secondo
Frank, unitamente ad ife miceliari che escono dagli
stomi, alla formazione dei perilecii.
Fig. 173. — Foglie di Ciliegio uccise da
erythrostoma (dal Frank).
Nell'interno dei tessuti delle foglie rimaste attac-
cate alla pianta si formano, durante l'inverno, peri-
lecii sferici od alquanto depressi , bruno-rossi, i
quali sollevano l'epidermide della pagina superiore,
e si protendono dall'epidermide della pagina infe-
riore in un breve collo conico o cilindrico e conten-
gono, verso la primavera, aschi clavati o cilindrici,
lunghi 70-80 \x, larghi da 11 a 12 [j., con 8 ascospore
clavato-oblunghe, arrotondate, con un setto trasver-
sale in prossimità dell'estremità inferiore, talvolta
con una appendice filiforme a ciascuna estremità;
esse sono jaline, lunghe 17 a 20 f;i, larghe 0 ;/. Nella
parte superiore degli aschi si nota un ispessimento di
Patologia vegetale
natura particolare traversato da un sottile canale e
che essendo elastico può servire, secondo Frank, a
spingere fuori le ascospore (fig. 174).
Durante le pioggie primaverili i peritecii si gonfiano
e con essi gli aschi, i quali vengono necessariamente
a portarsi, con intervalli di 3 a 4 o 30 secondi, nel
collo del peritecio di dove lanciano fuori le 8 asco-
spore che possono molto facilmente cadere sulle
nuove foglie di ciliegio o sui frutti in via di svi-
luppo. Se il tempo è molto umido le ascospore
emettono in breve un rigonfiamento aderente alla
foglia 0 al frutto, e quindi un tubicino germinativo,
Fig. 174. — Peritecio sezionato longitudinalmente (in-
grand, 150 diam. circa) ed asce isolato di Gnomonia
erythrostoma (dal Frank).
il quale disorganizza la parete esterna cuticulariz-
zata delle cellule e penetra nei tessuti interni pro-
ducendo gradatamente micelio parassita e quindi
nuova infezione.
Per eliminare il diffondersi della malattia, conviene
anzitutto asportare dagli alberi malati, nell'inverno
0 nella primavera, le foglie accartocciate ed imbru-
nite e bruciarle, quindi irrorare molto per tempo le
piante con una poltiglia bordolese all' 1 %.
Gnomonia Leptostjla (Fr.) Ces. e De Not. = Mar-
sonia Juglandis Lib. {Nebbia del noce). — Produce,
nella pagina inferiore delle foglie del ?Joce, delle mac-
chie tondeggianti ed irregolari (fig. 175), grigio-ros-
sicce od ocracee con margine bruno, le quali anche
non estendendosi a tutta la lamina, fanno però per-
dere alla foglia la sua consistenza, rendendola bruna
e ne determinano la caduta precoce. L'infezione si
estende anche ai giovani rami ed ai frutti in forma
di macchie grigiastre, le quali possono impedire lo
accrescimento regolare di tutta la pianta, nonché dei
frutti.
Dall'epidermide della pagina inferioreescono acer-
voli fruttiferi (Marsonia juglandis Lib.), brunicci,
lenticolari o discoidali, costituiti da un tenue stroma
inferiore, che produce piccoli conidiofori con conidii
fusiformi, clavati, incurvati, terminati all'estremità
quasi in forma di becco, I-settati, incolori, lunghi
20-25 iji, larghi 5 |x, ammassati sotto alla cuticola,
che alfine si rompe, lasciandoli liberi.
Sul dorso delle foglie secche, durante l'inverno,
si formano numerosi peritecii {Gnomonia Leptostyla
Ces. e De Not.), indicati dal Saccardo come forma
invernale della nebbia del noce, globosi, neri, che
Fig. 175. — Foglia di .Noce attaccata dalla Gnomonia
Leptostyla (dal Prillieux).
perforano l'epidermide con un collo o becco rigido,
cilindrico, e contengono aschi oblunghi (65-70» 10)
ed 8 ascospore fusiformi, appuntite. I-settate, jaline,
lunghe 17 a 21 a, larghe 3,5 u..
Converrebbe anche in questo caso curare la rac-
colta e la combustione delle foglie.
Affini sono pure la Gnomoniella Pruni ( Fuck. )
Sacc, che produce sulle foglie del susino, del pru-
gnolo e del pado macchie rosso-brune, di forma
circolare, con picnidii, che si distaccano molto facil-
mente, lasciando le foglie bucherellate. Nelle foglie
secche cadute al suolo si formano, in primavera,
peritecii grandi, globosi, neri, con un ostiolo lungo
il doppio del peritecio ed ascospore cilindrico-fusi-
formi, incolore, lunghe 10 a, larghe 1,5 ui.
Nella pagina inferiore delle foglie ancora verdi del
nocciolo si trova frequentemente un altro fungillo
affine a questi, la Gnomoniella Corjli (Rabenh.) Sacc,
in forma di macchie circolari gialle o giallo-brune,
limitate ad alcuni punti, raramente estese tanto da
indurre la caduta delle foglie. Si notano facilmente
disposti in gruppi irregolari od in circoli e sorgenti
da uno stroma conico-nero, i peritecii con un ostiolo a
forma di lungo collo cilindrico, un po' allargato in
Ifomiceli od Eumiceti (Funghi)
allo ed aschi fusoidei o clavati, un po' ristretti e
troncati all'apice con due ispessimenti granuliformi
ed 8 ascospore ovoidali, coiiliiiue, lunghe 7-9 u,
larghe 3 \i.. Sulle nifdi'siinc ln^lie si trovano pure
altri fungini, quali il Lq)lol/njrliim corylinuin Fuc. ,
la Septoria Avellanae Br. e la Lahrdla Coryli (Desm.)
Sacc, considerato come stadio evolutivo della Gno-
mon iella.
Dannosa al carpino è un'altra specie, la Gnomo-
nielia fimbriata (Pers.) Sacc, la quale appare sulle
foglie in forma di macchie gialle che estendendosi a
tutta la lamina ne determinano la caduta. Le macchie
però restano in gran parte coperte da placche nere
di stroma nelle quali hanno origine diversi peritecii
globosi che possono anche diventare angolosi per
compressione; essi sono dotati di un lungo ostiolo in
forma di tubetto nero che esce dalla pagina infe-
riore, hanno aschi clavati o fusoidei, ad 8 ascospore
ellittiche, jaline, con un setto trasversale verso la
parte inferiore, lunghe 9-11 u, larghe 4-5. Sono
mollo probabilmente forme di sviluppo il Glocospo-
riunì Carpini Desm. od il G. Rohergei Desm. ed il
Leptothyrium corylinum Fuck e infine anche la La-
hrclla Coryli Sacc.
Gen. Qibellina Pass.
rijbellina cerealis Pass. {Nebbia del frumento). —
Colpisce le piante di frumento sul principio del-
l'estate e le rende giallo-verdastre, ne determina
l'avvizzimento precoce e la sterilità nelle spighe.
Verso la base dei culmi, sulle guaine o sulle foglie,
appare una specie di feltro bianco-grigiastro, dis-
posto in macchie circolari od irregolari, limitate da
un orlo nero che facilmente si fondono assieme:
in tal caso si vede un minuto feltro grigiastro ed
in alcuni punti grigio nero che si estende lungo il
culmo e le foglie superiori (fig. 176). Il feltro è costi-
tuito da ife miceliari grigie, settate e ramificate che
possono dividersi, verso l' esterno, in catenelle di
conidii ellittici od ovali. Le ife dalla superficie degli
organi si addentrano in breve nei tessuti, soprattutto
negli internodi superiori e diventano jaline; quasi
sempre una parte di esse va a disporsi fra la guaina
ed il culmo, ivi si intrecciano in modo da formare
un pseudo-parenchima, dapprima bianchiccio, poi
bruno, il quale produce la marcescenza del culmo.
Il micelio che trovasi annidato nei tessuti del culmo
e specialmente delle guaine, produce dopo un certo
tempo numerosi peritecii che spiccano in forma di
punticini neri fra il feltro grigio. 1 peritecii sono per lo
più disposti in serie, di forma globosa e prolungati in
un lungo collo o bitorzolo nero, cilindrico, acuminato
all'apice (fig. 177). Sono limitati da una parete di pa-
recchi strati di cellule appiattite, brune all'esterno,
incolore all'interno e contengono, frammisti a para-
lisi cilindriche, numerosi aschi (100-410 «22-25)
a parete molto sottile, tanto che questa si discioglie
molto facilmente lasciando libere le 8 ascospore ovoi-
deo-allungale diritte o lievemente curvate, di color
giallo bruno o nocciola, lunghe 22-30 fx, larghe 7,5-9,
divise per lo più da un solo setto trasversale, qualche
Fig. 176. — Pianta di Frumento attaccata
dal Gibelliiia cerealis (dal Cavara).
volta però ne hanno anche 2 o 3. Molto probabil-
mente, secondo le esperienze del Passerini, le
ascospore prima di germinare devono stare per lungo
tempo nel terreno. Non si può che consigliare la
raccolta accurata e l;i ilislruzmnt' col fuoco degli in-
dividui malati ed il Miinassciliic, per parecchi anni,
alla coltivazione del IVuiiiriiin nelle località infette.
Gen. Didymosphaeria Fuck.
Didjmosphaeria populina Vuill. = Napidadium tre-
mulae (Frank) Sàcc. =Fu.sidadiunì tremulae Frank.
— É un parassita del tremolino (l'opulus tremula).
L'infezione si manifesta nella primavera, sui giovani
rami terminali, determinandone l' incurvamento e
la morte precoce, I rami laterali che si sviluppano
Patologìa vegetale
Fig. 177. — Gibellina cerealis.
. (li frumento attaccala e peritecio sezionati (ingr. 150 diametri
Ascili e parafisi (ingr. 250 diam.). - C, Ascospore (ingrand. A, Periteci
irca) (dal Cavara).
popuìina.
spore mature
successivamente presentano qualche traccia d'infe-
zione, ma molto più limitata e danno foglie, molte
delle quali, finché sono ancora giovani, assumono
una colorazione bruno-grigia e bruno-verde e dis-
seccano in tutta la loro estensione od in parte.
Nel secondo o terzo anno di infezione muore quasi
tutta la parte superiore della pianta. Nei rami morti
da poco tempo si rileva facilmente la presenza di
micelio bruno che serpeggia fra le cellule morte e
produce sotto all'epidermide dei picnidii globosi di
xinuPhoma contenenti picnospore incolore, elHltiche,
lunghe 5-6 |jt, larghe 2 a 2,5. Sui medesimi rami in-
vece, nella primavera successiva, si notano, sempre
generati dal medesimo micelio, veri peritecii(/>irf?/mo-
sphaeria), neri, globosi, soltoepidermici,con ostiolo
rotondo e contenenti aschi eretti, diritti o leggermente
ricurvi, con 8 ascospore d'un bruno chiaro, a pareti
liscie, divise da un setto mediano in due loculi, dei
quali molto più sviluppato è il superiore (fig. 178).
Nelle porzioni secche delle foglie si nota un mi-
celio filamentoso dapprima ma che si condensa in
breve in una specie di stroma dal quale partono ba-
sidii conconidii bruni, fusiformi, e bisettati, col loculo
mediano più pronunciato (Napicladium) (fig. 179).
Secondo esperienze di Prillieux(I) le forme Phoma
e Napicladhim non sarebbero che stadi di sviluppo
della Didymosphaeiia, la quale servirebbe quindi
colle ascospore che germinano facilmente uscendo
dal peritecio, alla propagazione del male da una
Napicladium tremulae.
all'ahra annata. L'unico mezzo di difesa consiste
quindi nel recidere e bruciare i rami colpiti.
La forma fogliare colpisce anche le foglie di molti
altri Populus, ma non vi arreca danni sensibili.
Gen. Leptosphaeria Ces. et De Not.
Sii piante legnose.
Leptosphaeria Lucilla Sacc. := Scploìia jiirivula
Desm.:^ Hendersonia piì'icola =2 A-scur/ii/in piricalir
Sacc. — È parassita fogliare dei pero v si risioiilra
tanto nelle foglie verdi che in quelle secche, già ca-
dute al suolo. Appare sotto diverse forme, la più
comune e quindi più dannosa è la Septoria, la quale
(1) .Sur la nialadie du Peuplier pyramidai {Conipt. Rend. Acad. des Sciences, t. CVIII, '
ffomiceti od Eumiceti (Funghi)
produce piccole, ma numerose macchie tondeggianti,
i;rigiastre, dajìprima lucenti, listate di bruno. Il tes-
suto in breve essicca lasciando le foglie coperte da
iMiinenise porzioni grigio-bianchicce, nelle quali,
e sopriilullo nella pagina inferiore, appaiono piccoli
puiiliiini neri, costituiti da picnidii sferici con nume-
rose sporule filiformi, falcate, triloculari(60 » 3-4fji.).
Possono anche comparire altre due specie di picnidii,
leiilicol.irio globosi, siMiipreneri e contenenti o spore
oliv;i(('c, ovuli, ^-;ì-sfllale, lunghe 10 [x, larghe 5 ix
(llcixlcrsiiiìia ), o s|)iM e oblunghe, olivacee. I-settate,
lunghe 10 |x, larghe 2 ]j. {Ascoehyta).
Sulle foglie cadute od in parte già disorganizzate,
si nolano dopo un certo tempo, sotto l'epidermide,
rari peritecii (Leplosphaeria), puntiformi, globoso-
lenlicol.iri, con aschi clavato-cilindrici, lunghi 60 fx,
larghi 10-12 jx, con 8 ascospore, biseriate, acute,
verdastre, fusiformi, incurvale, Irisettate, lunghe
22 a, larghe 4-5 »..
Nel frutteto della colonia agricola di Rivoli dove
la iiialaltia si era (|ualche aimo fa presentata con
forte iiileiisilà, diedero buoni risultati le irrorazioni
preverilive roii miscela bordolese.
Leplosphaeria l'omona Sacc. := Phyllosticta pruni-
cula ( Opiz. ) Sacc. — Nella pagina superiore delle
foglie del melo appaiono macchie quasi circolari,
III iinaslie od ocracee, con piccoli punticini o picnidii
{l'/iijllo.slida) a sporule ovoidali od ellittiche, oli-
vacee, lunghe -5 u., larghe 3 ix.
Sulle medesime foglie, già cadute ed essiccate,
si formano peritecii lenticolari, neri, membranacei,
ad aschi clavato-cilindrici, lunghi 70 ijt, larghi 10 u,
con poche parafisi, e 8 ascospore, biseriate, fusiformi,
ricurve, con 5-0 setti, olivacee, lunghe 30-35 u,
larghe 6 ijl.
Leplosphaeria cìtricola Penzig. — Determina mac-
chie bianchiccie sulle foglie dei Citnis, collivali
specialmente nelle serre. Nelle macchie appaiono
peritecii con aschi cilindrico-clavati, senza parafisi,
lunghi 70-75 u, larghi 8-9 u, contenenti spore di-
stiche, cilindrico-fusiformi, 5-settate, leggermente
ristrette ai selli, brune, lunghe 22-25 |ji, larghe
3,r.-.i.,5 a.
Leplosphaeria anceps Sacc. — Vive sui rami del
rilicn (Ribes nìfintm) facilitandone la morte. Deter-
mina macchie irregolari grigiastre sulle quali si ve-
iloiiM peritecii sottocutanei, lenticolari, puntiformi,
con aschi cilindrici, lunghi 50-55, larghi 8 u; para-
lisi filiformi e spore biseriate, oblungo-fusoidee,
diritte 0 ricurve, Irisettate, giallo-olivacee, lunghe
15-16 u, larghe 3-4 a.
(i) Sotto il nome di allettamento si intende quel fe-
nomeno assai frequente nella coltivazione del frumento
e di altri cereali similari, che si manifesta col piegarsi e
stendersi delle piante a terra, senza potersene più rial-
20 — Patologia vegetale.
Sui rami e sulle foglie della vite vivono come
parassite parecchie specie di Leptosphaeria , ma
sempre però in numero mollo limitalo, tantoché
solo in rarissimi casi determinano danni sensibili.
Debbono essere ricordate: la L. appendiculata Pir.,
che produce screpolature corticali o rialzi della cor-
leccia in forma di pustole e piccoli peritecii globosi
0 conici, liberi sul legno, contenenti ascospore fusi-
formi con 5 setti, per lo più ricurve, di color bruno
gialliccio, muniti alle due estremità di un'appendice
filiforme, incolora, lunghe 42 jx, larghe 6 ix; la
L. vitigena Sacc, che vive pure sui rami con asco-
s])ore ovaio-oblunghe , 3-seltate, bruno-giallicce,
lunghe 26 ix, larghe 7 a; la L. Cookeì Pir., la quale
vive sulla corteccia, generandovi piccoli peritecii, su-
periormente carbonacei, neri, inferiormente molli,
giallastri, contenenti ascospore fusiformi, 3-sellale,
giallicce, lunghe 22 [x, larghe 5 [j. ; ed infine la
L. Gibeliiana Pir., che produce pure sui rami e
nascosti nella corteccia dalla quale emergono, solo in
forma di un piccolo punticino, periteci! ovali o schiac-
ciali, membranacei, bruni, con ascospore fusiformi,
3-setlale, ristretle ai setti, lunghe 12-15 u., larghe
4-5 a.
Su piante erbacee.
Leptosphaeria tritici Pass. {Nebbia del grano). —
Nelle annate con primavera umida e piovosa o nei
terreni pingui o troppo conci-
mati, le foglie delle piante di
grano appassiscono molto fa-
cilmente, assumono un color
giallo rossastro e quindi mar-
ciscono, sintomi che accom-
pagnano e soventi prece-
dono Va lieti amento (1). Sulle
piante cosi malate si notano
gli organi di fruttificazione
del Cladosporium graminuni
Link (v. Sphaerella, p. 143) e
di altre forme parassite {Ery-
siphe graminis, Septoria tri-
tici, Septoria graniiinim), ed
anclie |iic(iili punticini neri o
peritecii leggermente spor-
genti per mezzo di un rialzo
od ostiolo in forma conica e
contenente aschi clavati, fram-
misti a parafisi con spore fusi-
formi giallicce, divise da 3 setti trasversali (fig. 180).
Probabilmente essendo questa forma ascofora
Fig. 180. — Peritecio,
asco ed ascospore
isolate di Leplo-
sphaeria tritici.
(Icigrand. 300 diam. circi)
(dal 1'nii.uEUx).
zare. Non è il caso di indagare qui le cause che lo pro-
ducono. Certo è che sulle piante cosi allettate molti funghi
si sviluppano; però essi devono considerarsi più saprofìli
che parassiti.
Nuova Encicl. Agraria, 1.
154
Patologia vegetale
sempre accoiiipagii;il,i
essere fra le due forine
ZEWSKi però che lia mi li
dice di non aver osserva
forma di fruttificazione.
lua Scptovia, vi dovrà
certa affinità. Il Janc-
<pore di Le pt aspi» a e ria,
ialite io sviluppo alcuna
^
Molte altre forme vivono su piante erbacee, e fra
queste piuttosto comune è la Lept. circinans (Fuck.)
Sacc, la quale viene da alcuni considerata
come lo stato ascoforo della Rhizoetonia
violacea, ed è caratterizzata da peritecii
conico-globosi, neri, con piccolo ostiolo
verruciforme e contenenti aschi clavato-
oblunghi (112-130 « 20), ad ascospore fusi-
formi, trisettate, ristrette ai setti, di color
bruno nei loculi mediani, più chiaro nei
terminali, lunghe 26-28 |ji, larghe 10-11 u..
Rhizoetonia violacea Tul. (Mal vinato).
— Vive sulle porzioni sotterranee di midte
piante coltivate, erba medica, zafferano,
trifoglio, fagiolo, fava, patata, barbabie-
tola, carota, asparago, finocchio, limone,
melo, ecc., determinando dapprima un in-
giallimento, un deterioramento e quindi la
morte delle parti aeree.
La presenza del malanno è indicata molto
facilmente in un medicaio o trifogliaio, da
centri d'infezione circolari, molto limitati
dapprima e che vanno gradatamente esten-
dendosi, sempre manlencmlo la lorma cir-
colare. In tali punti le piaiile ingialliscono,
essiccano molto facilmente e quasi sempre
cercando di estirparle si rompono nel colletto,
essendo i tessuti ridotti in tale punto ad uno stato
di marcescenza. Quando il fittone si presenta relati-
vamente sano, verso il colletto è quasi sempre mu-
nito di barbicene avventizie, però anche in tal caso
appare verso l'apice quasi completamente distrutto
e ricoperto da una fitta rete o feltro di color porpo-
rino violaceo di ife miceliari bissoidee, violaceo-brune
che si attaccano, decomponendole, alle porzioni poco
consistenti, lasciando intatte solo le parti fibrose, dure
e legnose. I filamenti miceliari, disponendosi in cor-
doni, passano facilmente da una pianta all'altra allar-
gando cosi l'infezione. Sui cordoni che si diffondono
nel terreno si formano ad infezione già avanzata, dei
noduli detti da Duhamel corpi tuberoidi, che si esten-
dono anche lungo la rete micelica che circonda la
radice e risultano di filamenti intrecciati ed anasto-
mizzati, divisi in piccole porzioni o cellule allargate,
strettamente aderenti le une alle altre a guisa di
stroma. Dal feltro che circonda la radice hanno ori-
gine'anche dei corpuscoli duri, bruni, un po' più pic-
coli dei corpi tuberoidi, detti dal Tulasne, che li ha
specialmente studiati sullo zafferano, corps miliaires
e costituiti da uno strato avvolgente di ifo-cellule
brune a parete consistente (fig. 181) e da una por-
zione centrale di ife incolore o poco colorate, intrec-
ciate e che penetrano, per mezzo dello strato sove-
roso, nelle parti corticali della radice, distruggendole
gradatamente. La disorganizzazione quindi degli strati
corticali della radice è dovuta a tali piccoli sclerozii,
poiché i filamenti miceliari violacei esercitano la
loro azione esclusivamente sulle parti esterne.
/x
^m:
>7
.LiO;
Fig. 181. — Corpo miliare di Rhtzoctoma violacea sull'erba medii
(In„'r 350 diam circa) (dal Prillieux).
Nello stesso modo si manifesta l'infezione nei fa-
gioli, nelle fave, nell'erba medica. Le radici carnose
delle barimbietole e delle carote colpite da tale fungo,
presentano dapprima macchie superficiali tondeg-
gianti, pallide, violaceo-porporine che si estendono
anche ai tessuti più interni decomponendoli quasi
completamente, mentre all'esterno si dispone tutto
attorno un fittissimo intreccio di filamenti bruno-
violacei : le foglie si coprono di macchie gialle poi
brune, nelle quali si sviluppano molte forme fimgine
saprofitiche che nulla hanno di comune colla lìlii-
zoctonia. Fra i fili miceliari si riscontrano anche i
corpi tuberoidi ed i piccoli sclerozii.
Sui tuberi di patata e sui rizomi àalVunparago
si sviluppano pure pustole prima biancastre, poi
brune, che emettono in breve i filamenti bissoidei
violaceo-bruni che circondano quasi tutto il tubero
od il rizoma.
Le foglie della patata appaiono gialle ed accartoc-
ciate, e lungo il fusto e sui piccioli compaiono delle
macchie nere che segnano il principio dell'appassi-
mento della parte aerea. Nell'asparago i turioni si
accrescono imperfettamente, restano molto piccoli e
non arrivano quasi mai a produrre rami e fiori.
ìfomiceli od Eumiceli (Funghi)
Sulle radici dei cavoli, del ravizzone e della colza
si manifesta frequcntemeiile la malattia in forma di
un (Icpiisito filanuMilosd Tdssii viidaceo che determina
(l(ip(iilMalcht' ti'iiipd la iMitiffazioru' dei tessuti.
Sulle radici del melo e di-;;!! a(/rumi si sviluppa
pure una forma l'izoctonica violacea, che produce il
niarciunic delle radici. La Hhiioctonia colpisce in
parlicolar modo e sul liinre della primavera i bulbi
di yilfn-aiìQ ((ìì;;. 182).
Fig. 182. — Bulbo di Zallerano ucciso dalla Khizoclonia
violacea e portante alla sua superlìce due tubercoli
vellutati e cordoni bissoidi che si propagano nel suolo
(dal Prillieux).
Sodo alle tuniche del bulbo si estendono dei
cinllì di filamenti bianchi i quali formano in breve
IMI feltro fittissimo che tiene fra loro riunite le diverse
tuniche. In seguito il feltro miceliare diventa vio-
laceo e si estende verso l'esterno del bidbo che riveste
quasi completamente, ed emette anche ramificazioni
che, distendendosi nel terreno, possono andare ad
infestare i bulbi ancora sani.
Le ife miceliari del rivestimento sono in massima
parie cilindriche, settate, variamente ramificate e
colle ramificazioni che partono ad angolo retto. In
alcuni punti sono anche leggermente ingrossale e
qua o là si riuniscono in corpi tuberoidi ed in piccoli
sclerozi! (rorjis miliaires) come quelli già ricordali
neir infezione dell'erba medica.
Molto si è discusso sulla essenza e sulle funzioni
dei corpi tuberoidi e specialmenle dei eorpa miliaires ;
probabilmente sono veri corpi scleroziali.
I piccoli sclerozi! servono anche nello zafferano
a facilitare il passaggio del micelio nella parte interna
dei bulbi, poiché ogniqualvolta incontrano uno stoma
emettono dei gruppi di ife che lo allargano, lo rom-
pono e penetrano nelle scaglie sottostanti.
II Fi'CKEL osservò nelle radici già deconiiiosle dei
picuidii con spore e dei peritccii della Lrii/lio-sphaeria
(Bjjsnolhecium, Hendemonia) cìrciiiini-s Sacc, che
ritenne come forma fruttifera della Rhiioclonia:
(1) Vedi Rivista tli Patologia vegetale, voi. Ili, 1894.
cosi anche si notò una forma conidica, la Limosa
nivalis di Fries.
Fra i bulbilli dell'^/////*» e sui bulbi della cipolla
si sviluppa la Hhiioi'Ionia Mlii (Irèv., ciie probabil-
mente deve riferiisi anche alla Hli. violacea.
La llliitiiiloiiiii si mantiene in vita parecchi anni,
anche iKipii la dislinzione delle piante colpite: con-
viene ipiindi distruggere i centri d'infezione e sosti-
tuire, per qualche anno, la coltivazione di piante sidle
(piali non possa svilupparsi il micelio del lnui;o. Si
potrà anche ricorrere alla disinfezione del suolo per
mezzo del solfuro di carbonio nella dose di 150 a 200
grammi per metro quadralo, facendo le iniezioni
piuttosto superficiali.
Gen. Metasphaeria Saco.
Melaspliacriadi|)lodii'lla( Vialae liavaz) lìerlesei 1;,
= Cliarriiiia diplodiclla N'iala e Ravaz (-2) = Conio-
llnjritini dipliidiellu iS|ieg.) Sacc. (Marciume bianco
della vile). — Vive parassita sui grappoli della vile,
pili raramente sui rami. Fu nel 1878 che Saccardo
Spegazzini lo trovarono e descrissero per la prima
I grap|)idi provenienti da Conegliano. Fu solo
però (lupo i|ualcheanno che arrecò danni gravi. At-
lualnienle si può dire diffuso in tutte le regioni vili-
cole del mondo. L'infezione non si è (inora manife-
stata (die nelle annate eccessivamente umide come
quella d(d 1901, nella quale il marciume bianco
comparve molto iiilensamente in diversi punti del
Piemonte conipiometteiido anche il raccolto. Il pa-
rassitismo del fniigd fu dimostrato quasi contem-
poraneamente in Italia dal l'iluiTTA ed in Francia dal
Fréciiou.
volta
Kig. 183. - Acino attaccato dalla Melaspluwrin
diplodiella (dal Pbillieux).
Il male si manifesta quasi sempre nella parte infe-
riore del grappolo sui peduncoli, pedicelli o sull'asse
principale del grappolo in forma di macchie giallo-
brune (fig. 183), superficiali che vanno, date le con-
dizioni favorevoli dell'ambiente, estendendosi sulle
altre parti del grappolo e nelle porzioni interne dei
tessuti tanto da corrompere la rachide e determinare
il distacco e la caduta della parte inferiore del
grappolo. L'infezione può passare, solo nei casi di
eccessiva umidità, anche sui tralci, specialmenle nei
(2) Compi. Bend. Acad. des Sciences. Paris 1894.
456
Patologia vegetale
punti d'inserzione dei grappoli o nei nodi; in tal caso
i tralci appaiono ricoperti di lartfhe macchie brune
e perdono la corteccia a strisele e le foglie ingialli-
scono e cadono precocemente.
Più comunemente il male si estende ai peduncoli, ai
pedicelli ed agli acini. Questi avvizziscono assumendo
una colorazione bruno-violacea o diventano lividi e
molli, perdono la massa polposa e si raggrinzano.
Tanto sul grappolo come sugli acini si protendono
numerose e minute sporgenze o pustole molli, ce-
racee, biancastre e farinose, quindi nere e rugose.
^
Fig. -184. — Conceltacolo maturo di Melaspliaeria
diplodiella (ingr. 200 diam.) (dal Prillieux).
Sezionando i tralci o peduncoli appaiono fra i tes-
suti numerose ife miceliari, incolore, divise da setti
trasversali, molto ramificate, con aijlKindaiile proto-
plasma granuloso. La polpa ilciili ariiii lisiilla |iiiri'
attraversata da un fittissimo iiilreccio di ilr che pas-
sano su una parte delle cellule uccidendole e pre-
sentano ramificazioni ad angoli acuti (fig. 184).
I filamenti miceliari intrecciandosi fra loro produ-
cono, verso la parte esterna degli organi colpiti, una
massa bianchiccia di pseudo-parenchima, nella quale
si forma il corpo riproduttore o picnidio del fungo.
Mano a mano che il picnidio si accresce, lo strato
di pseudo-parenchima si porta verso l'esterno finché
rompe l'epidermide e forma cosi le pustole caratte-
ristiche biancastre e farinose. Le numerose ed esili
cellule del pseudo-parenchima non tardano a disag-
gregarsi lasciando allo scoperto il picniilio rciiolar-
mente conformato. I picnidii sono glubusi r limilali
da pochi strati di cellule a membrana bruna ed
ispessita e portano, nel fondo, uno strato imeniale
costituito da numerosi basidii semplici o ramilicati,
filiformi, un po' rigonfiati alla base con sporule
ellissoidali, navicolari od ovali, ottuse alle estremità,
a contenuto granulare, con goccioline oleose, a
membrana liscia, per molto tempo incolora ed infine
bruna, lunghe 8-12 |x, larghe 4-5-6 jji. Le sporule
mature escono da un ostiolo che si va formando
nella parte superiore del picnidio (fig. 185).
Questa forma picnidica {Coniothyrium diplodiella
Sacc.) si è molte volle confusa con quella {Pìioma
uvicola B. et C.) del Black-rot, ma ne differisce
per il colore degli organi di fruttificazione che nella
Phoma sono costantemente neri, e per la disposi-
zione dei basidii che nella Phoma sono luti' attorno
al picnidio, mentre nel Coniothyrium solo nella
parte inferiore, e per il colore delle sporule che nel
Coniothyrium diventano brune.
Le sporule possono però germinare anche senza
diventare brune e la germinazione si effettua per
mezzo di un tubo germinativo che esce dopo 4 o
5 ore, quando nell'ambiente vi è una temperatura
da 18» a 20» C.
L'infezione pare proceda sempre dalla rachide o
dal peduncolo agli acini. Si vuole che le infezioni
si abbiano specialmente o dopo una grandinata o
dopo lo sviluppo di parassiti animali, perchè solo in
/€%'
Fig. 185.
sphaeri
^■^ I
~ Spore mature colorate in bruno di Mela-
diplodieìla (ingr. 150 diam.) (dal Pbilliehx).
tal modo si potrebbero verificare delle |iiirziiiiii di
disconlinuilà tanto da lasciar passare i lubclli ger-
niiiialivi. La roiiilizione necessaria è probahiliiienle
solo l'cicfssiva iiinidità.
Sopra i grappoli o tralci colpiti dal Coniothyrium
e tenuti in ambiente umido il Viala e Ravaz osserva-
rono la presenza di una forma ascofora (Charrinia,
riferita giustamente dal Berlese al genere Meta-
sphaeria). I peritecii notati in ottobre e novembre
sulla rachide e sui peduncoli, non mai sugli acini,
sarebbero sferici, di un nero fosco, con largo ostiolo
e conlenenti lunghe parafisi, aschi fusiformi, lunghi
56 (x, ad 8 ascospore fusiformi, 3-seUate, dap]MÌma
incolore, poi gialle, lunghe 15 ja, larghe 3,7 p..
Vanno facilmente soggette al marciume bianco
quasi tutte le varietà di vili e l'unico mezzo di difesa
si ha nella irrorazione con poltiglia bordolese sui
grappoli.
Gen. Acanthostigma De Noi.
Acanlhostigma |iarasiticuni ( R. Harlig. ) Sarc.= Tri-
chonphacria paraxitica l\. Harlig. — Vive sui pini
e sugli abeti (fig. 186) arrecandovi notevoli danni. La
infezione si manifesta dapprima sulla superfice infe-
riore dei rami in forma di esilissimi filamenti bianco-
giallicci ((isliluili da ife miceliari che resistono ai
freddi iiivcniali e passano in primavera sulle gemme
e sulle nuove foglie. Il micelio si addentra nella
spessa parete delle cellule epidermiche alterandole
profondamente, passa anche in numerosi (ilauienli
ìfomiccti od Eumiceti (Fungili)
iòl
nelle parli mediane della foglia, disaggregando e ren-
dendo brune le cellule Sotto tale a/uuie le foglie
1 I ami per
Il nil( sudi esse
Il II nuovi yer-
Fig. 186. — Stroma iniceliare della Tricliosphaeria para-
sUica sulla pagina inferiore della foglia d'Abete.
a, Micelio filamcDloso, che, anaslomizzandosl io b, manda in basso nume-
rosissimi rami, che sì sviluppano parallelamente alle ife del coesìstente
stroma e. Ogniqualvolta esse si trovano in contatto colla pagina esterna della
foglia, mandano un'ascospora fusiforme d sulla faccia esterna delle cellule
epidermiche ee. In d venne asportato lo stroma per scoprire l'epidermide. Le
cellule epidermiche /jf imbruniscono. Le cellule parenchimalosc clorolllliane
imbruniscono solo più tardi, quand'anche il micelio fìlamentoso h vi sì sìa
introdotto. Nel vestibolo dell'apertura t lo stroma si accresce senza formazione
ili li'ssulo ; per contro, esso è ricoperto dalla cera che vi si accumula.
(Injrand. 220 dìam. circa) (dall' Hartio).
Nella pagina inferiore delle foglie che hanno potuto
a|iparenleinente raggiungere il loro accrescimento
normale le ife miceliari si riuniscono in stremi car-
nosi 0 cuscinetti bruni, sui quali si formano picco-
lissimi perilecii bruni, rivestiti, nella parte superiore,
di fine setole brune, contenenti, frammisti a parafisi
filiformi, aschi cilindrico-clavati che si disorganiz-
zano facilmente e mettono in libertà 8 ascospore
fusiformi, per lo piti -4 loculari, grigiastre, che ger-
minano molto facilmente quando vanno a cadere
sui giovani germogli , determinando cosi nuova
infezione.
Gen. HerpotricMa Fuck.
Ilerpolrichia nigra li. Hartig. — È parassita del-
Vahi'/r rds.sniAliir.sf.nrl.sd), del PinuHmontana, del
(tiìirpro ciinìuiic e dclJiuiiperusnana. Ha un micelio
ni'io (ini lilaiiii'iili settati, il quale si sviluppa special-
tiienle in aiiiliienle a bassa temperatura, cioè (|iian(ln
il leiienci è coiii'ilo dalla neve o molto umido. Forma
lina crosta nera sui rami e passa anche sulle foglie
cnnlorcciidide ed addossandole le une alle altre a
fascetti; molte volte ricopre l'intera pianta come se
fosse stata toccala dal fuoco. I filamenti miceliari
emettono probabilmente un liquido speciale il quale
corrode le cellule epideriniclie delle foglie ed uccide
le cellule piti interne prima ancora che in esse si
addentrino le ife. La foglia colpita risulta attraver-
sala in tutta la sua estensione da ife brune della
medesima forma di quelle superficiali. Sulla ciosla
bruna che riveste le foglie hanno origine numerosi
perilecii neri, sferici, muniti di lunghi peli sinuosi,
bruni, ramificali (fig. 187), in inlimo rapporto col
ritecio di Hrrpol ridda ìiigra.
micelio e contenenti, frammisti a lunghe parafisi
filiformi, aschi allungati con ascospore incolori e
trisettale.
Siccome la bassa tein|)eratura e l'umidità favo-
riscono lo svilup])!) (li (jiiesto fungo, cosi è da consi-
gliarsi di collocare i piantonai ad abeti sulle colline
od in luoghi elevali, esposti in pieno mezzogiorno,
e di raddrizzare, appena scomparse le nevi, le piante
curvale, perchè possano risentire la benefica azione
(lei venti.
Gen. Pleospora Habenh.
Questo genere comprende numerosissime specie,
le quali vivono specialinenle come saprofili siilU^
piante erbacee. 1 perilecii membranacei spiccano sui
fusti e foglie secche come punti neri ]>iù o meni» pro-
minenti. Essi contengono aschi cilindrico-ailniinali
con 8 ascospore oblunghe od ovali con setti longitudi-
nali e trasversali,gialle,olivaceeo fuligginose. Alcuni
autori ammettono per certe specie un polimorfismo
mollo complesso, ritengono cioè che alcime forme
conidiali, che inducono un annerimento nelle piante,
siano collegate colla Pleonpora.
Fra tulle le specie, diffusissima è la Pleospora
herbariim (Pers.) Rabenh. , con ascospore ellissoidali,
ristrette nel mezzo e divise da 7 setti trasversali e
da 2 o ;{ setti longitudinali, variamente disposti nei
singoli loculi, di color giallo dapprima, ((uindi bru-
naslro, lunghe 28 a 33 ix, larghe da li a l(j u..
Sebbene si possa trovare sui rami vivi di certe
piante non si può considerare come biogena perchè
inlacca soltanto le parti più esterne e di tessuto morto
della corteccia.
Per gli stati conidiali Macronpoiium, Cladospo-
liiim, Allernaria, vedi capitolo Deuleroniiceli.
158
Patologia vegetale
Gen. Cucurbitaria Gray.
Del gen. Cucurbitaria, caratterizzalo da peritecii
cespitosi contenuti per lo più in una massa stroma-
tica, vivrebbe, secondo il Tubeuf, allo stalo di paras-
sita, sul Cytisii.s labiirntim, la Cucurbitaria
laburni (Pers.) De Noi. L'infezione si ve-
rificherebbe solo sulle ferite o lesioni dei
rami. II micelio genera una specie di stroma
nero nel quale si trovano poi i peritecii con
aschi cilindrici (HO-170 « 11-14) fram-
misti a parafisi ed 8 ascospore ellittico-
fusoidee,5-7 settato-muriformi, giallo-ros-
sicce (26-36 « 9-12).
Si avrebbe anche una forma picnidica
(Diplodia Ci/tisi Auersv.)e macropicnidica
(Hendersoiiia Laburni West.).
— Si presenta sulle piante di grano coi medesimi
caratteri già. indicati per la specie precedente e de-
termina quindi l'imperfetto sviluppo dell'individuo
colpito ed in particolar modo delle spighe. Alla
base del culmo e sopratutto nel primo internodio
appaiono, specialmente nell'estate,
i sintomi della malattia (lìg. 188).
Gen. Ophiobolus Riess.
Ophiobolus berpotrichus (Fr.) Sacc.
Sphaerid lit-rpulricìia (Fr.) ^ Rhaphido-
phora herpotricliu (Fr.) Fuck. = Rhaph.
Lacroixii Moiit. (Male del piede). — Si
trova piuttosto comunemente nei culmi e
nelle guaine di varie graminacee e dei
Carex, ma vive essenzialmente come pa-
rassita sul frumento. La malattia si rende
manifesta nel mese di aprile; le piante
ingialliscono precocemente, e sin dai primi
giorni del mese di giugno appaiono in
gran parte disseccate. Le foglie inferiori
sono quasi completamente brune, le radici
notevolmente alterate ed annerite, e fra le
guaine ed il culmo, nei due primi internodii,
si nota una densa patina nera. Non sempre
gli individui colpiti emettono la spiga, ed
anche quando questa si può formare si ~
piega ad arco ed ha le glume divaricate,
macchiate di bruno, con granelli piccoli o ^ p^^j^^
raggrinziti. Le croste nere risultano costi-
tuite da un micelio bruno. Dai tessuti ma-
lati sorgono in seguito piccoli punti neri o peritecii
globosi, coperti da peli prima grigio-verdastri, poi
bruni, con un ostiolo a forma di verruca o prolun-
gato in un corto becco, con aschi cilindrici o clavato-
cilindrici, lunghi 160-200 |j., larghi 10 fx, frammisti
a parafisi esilissime, filamentose e conlenenti 8 asco-
spore filiformi, giallastre prima, poi brune, con nu-
merosi setti trasversali, lunghe 140-150 ^, larghe
2-2,5 (A.
Secondo il Saccardo si avrebbe di questo fungo
anche uno stadio picnidico (Hendersonia herpo-
tricha Sacc), con peritecii a sporule cilindracee,
8-seltate, giallo-brune, lunghe 30 u., lariihe 6 [x.
Ophiobolus graminis Sacc. = liapliiduphora gra-
minis Sacc. (Male del piede, diradameiitu del grano).
Fig. 188. - Pianta di Grano Fig. 1S9.
colpita dall' Ophiobolus tecii
graminis. (ingr.
(Da Briosi i- Cavara)
Fig. 190.
- Ophiobolus graminis.
no dianl. fin-
). - B, Asco. - C, Ascospore (ingr
(Ital Pbiu-ieux).
La guaina fogliare presenta numerosi punticini
neri carbonacei e la porzione di fusto sottostante è
in gran parte annerita.
I punticini neri sono peritecii originati da ife
brune che invadono la matrice (fig. 189). Essi sono
globoso-conici, ristretti nella parte superiore a guisa
di cornetto ottuso e leggermente inclinato, hanno
una parete ruvida od anche resa irta da ife spor-
genti, e contengono numerosi aschi di forma cla-
vata e di color verde gialliccio, lunghi 80-90 |ji,
larghi 12-13, con 8 ascospore bacillari, incurvate,
dapprima ripiene di numerose goccioline oleose,
poscia distintamente 2-3 settate, lunghe 70-75 [jl
e larghe 3 (x, ristrette alle estremità ed ottuse,
jaline(fig. 190).
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
Questo fungo vive, oltre che nel grano, sopra
diverse specie di graminacee selvatiche, come i
Ci/nndoìì e gli Agropyrum.
Oiicstii fungo fu anche trovato, nella media Italia,
sull'inli-riiodio basilare di piante di grano, coljiilo
(la quella malattia detta dell' arrabiaticcio che di'lei-
inina un arresto nella vegetazione ed il iÌìsscccm-
meuto del fusto. Lo sviluppo del fungo è quindi in
diretta relazione colla mancanza di vegetazione nella
pianta di grano.
Le due specie di Ophiobolus descritte si trovano
molte volte anche sul medesimo ceppo malato. I
danni che arrecano sono molto gravi, specialmente
nelle annate umide e nei campi mal coltivati. Nella
porzione colpita le piante deperiscono in pochi giorni
ed a poca distanza dall'epoca della perfetta matura-
zione, dando cosi agio allo sviluppo delle male erbe
le quali in breve prendono il sopravvento sul grano
ed impediscono anche agli individui non intensa-
mente colpiti di dare spighe con grani maturi.
I mezzi di difesa consistono nel lavorare bene il
terreno, nell' arricchirlo dei concimi più adatti in
modo da portar subito la pianta in uno stalo di ro-
bustezza. In tal modo gli Op/iiokiìii.s miti posscmo
trovare un substrato adatto al loro sviluppo. .\ei casi
in cui la malattia si sia manifestata molto intensa-
mente, sarà buona pratica il bruciare le stoppie.
Gen. Dilopbia Sacc.
Dilophia graminis (Fuck.) Sacc. = DUnphonpovu
giaminis Fuck. = Masligosporium alburni Hiess
{Annebbiamento della segala). — Vive parassita sul
frumento, sulla segala, sopra alcune Festuca, Ilolcus,
Alopecurus, ecc. e specialmente nei seminati dell'In-
ghilterra e della Francia. Sulle foglie compaiono dap-
prima delle macchie bianchicce allungate, le (piali
non tardano ad assumere una colorazione bruna
in causa di mimerosi punticini neri. Dalle lamine
fogliari inferiori il male si estende in breve e special-
mente alle terminali che tengono ancora racchiusa la
giovane spiga (fig. 191). Anche in questo caso sono
placche nere che si estendono lungo la lamina e
tanto dal lato esterno che dall'interno. L'infezione
passa quasi sempre sulla giovane spiga ancora rac-
chiusa dentro la guaina della foglia terminale defor-
mandola ed arrestandone lo sviluppo. Liberata dalla
guaina essa appare ricoperta, od in tutta la sua lun-
ghezza od in parte, da una crosta nera e dura sotto
alla quale restano molto deformate glume e glumette,
s(do la rachide centrale può alcune volte mantenersi
immune, tanto da lasciar libero il passaggio al nu-
trimento che può ancora facilitare lo sviluppo delle
spighette rimaste sane sopra la parte infella. L'ac-
crescimento della spiga malata è sempre niolln iire-
golare, essa appare, oltre che annerita in molli punii,
contorta, deformata e quasi sempre ripiegata perclni
attaccata per mezzo" delle croste nere della regione
apicale alla guaina fogliare (fig. 192-193).
Fig. 191. — Spighe di Frumento atlaccale dalla
Dilophia graminis (dal Prillieux).
Fig. 192. — Dilophia graminis.
A, Picnidio sezionato (iDgr. i40 diam. circa). -B, Spore nasc€tili dallo
strato interno della parete del picnidio. - C, D, E, Spore isolate a diversi
gnidi di sviluppo ingrandite egualmente (ingr. 250 diam. circa).
(Dal PlIILLIEUX).
Sezionando una jiorzione ammalata ap|)aion(i al-
l'esterno ife brune rinserrantesi l'ima sull'allra a
guisa di stroma e generanti la crosta nera, verso
l'interno una massa bianca carnosa attraversata da
numerosissime ife miceliari incolore.
Patologia vegetale
Le numerose sporgenze nere si possono facilmente
distinguere sulla crosta nera avvolgente la parie
esterna; sonopiciiitlii globosi conosliolo piiiililorniee
conlengonosporule cilindriche continue', Iiiiiì;Iu' IDij:,
Fig. 193. — Peritecii, asco e spore di Dilopìiia grayninis.
(Injr. 200 iliam. circa) (dal Phillieux).
larghe 1,7 a 2 \j., pmvvislc ,dlc due estremila di 4
a 6 appendici lìlaniciilosr, ;iih hi' biforcate, lunghe
4-5 y. (Dilopfìospord). Sulle Idi^licgià secche del Ca-
lomagrostis epigeios Fuckel ha notato, nell'autunno,
peritecii neri fittamente riuniti, globoso-depressi,
membranacei, con un osliolo verrucifornle, conte-
nenti aschi clavato-alkmgati, lunghi 80 fx, larghi 8 [i
con 8 ascospore fusiformi, appuntite, con un'appen-
dice fdiforme, divise da molti selli trasversali, gial-
licce, lunghe 72 y., larghe 3 (x.
Il deposito bianco, che fu notalo nelle Ardenne ed
in Germania sulle foglie di graminacee selvatiche
(Aìì'a, Alopecvrus), risulta da una forma Gonidiale
(Ma.slif/duporiiiiii) con (-(inidii fusifiiniii luiii;lii 55 ix,
larghi 15 ;/, l'.-si'lhili, incnldii, iiiiiiiili .iirapirc e
nelì'iillini(isfU(Mlilrciip|iriiiliciiiic(dorc,lil,niiciil(ise.
Converrà svellere accuratamente le piante malate
e bruciare le stoppie.
Famiglia delle Ipocreacee.
Comprende specie fungine molto dannose ai ve-
getali coltivati, caratterizzate da un micelio che si
trasforma quasi sempre in uno strato anche mollo
ispessilo 0 vero stroma sul quale o dentro il quale
si formano i peritecii di consistenza carnoso-mem-
branacea, ordinariamente rossicci, raramente az-
zurri, giallo-olivacei o pallidi. Presentano anche
proliferazioni accessorie e specialmente uno stato
scleroziale in alcuni casi {Claviceps) ben distinto.
Dei generi della famiglia delle Ipocreacee diamo
la seguente chiave analitica :
( Ascospore ovoidali . 2
\ » filiformi (Scolecospore) 5
1 Ascospore continue 3
I » unisettate jaline o leggermente olivacee (lalodidime) . . 4
f » plurisettate jaline (Fragmospore) Gen. Gibberella (5)
^ Ascospore jaline (lalospore) Gen. Polystigma (1)
\ » brune (Feospore) ii Sphaeroderma (2)
i Peritecii globoso-conìci, cinti da un subicolo bissinco-vellutato . . . Gen. Hypomyces (3)
\ » separati o cespitosi col contesto rosso, giallastro o bianchiccio » Nectria (4)
Gen. Claviceps (5)
» Epichìoe (6)
verticale stipitato nascente da uno sclerozio allungato
sessile, sparso, attorniante i culmi delle graminaccee
Gen. Polystigma (Pers.) Tul.
Polystigma rubriim (Pers.) Des. = Polì/stigmina
rubra (l)csm.) Sacc.=Lièe/'te//a rubra (Desm.) Bon.
(Macchie rosse delle foglie del susino). — Si rende
manifesto sulle foglie del susino (fig. 194) e di altri
pruni {P. spinosa e P. insititia) a primavera avan-
zata (maggio 0 giugno) in forma di macchie circolari
rosso-aranciate, di 2-4 sino a 10 mm. di diametro,
ben visibili in ambedue le pagine, ma in particolar
modo nella inferiore, ove spiccano in forma di cusci-
netti carnosi leggermente convessi e rugosi. In pieno
estale le macchie assumono una colorazione rosso-
viva e verso l'autunno bruno-scura, che mantengono
anche quando sono cadute al suolo ed in parte dis-
organizzate. Il numero delle macchie può essere
limitalo ad uno o due per lamina, come anche il
male, ma mollo raramente, si
può estendere a gran parte della
foglia determinandone la caduta
precoce con grave danno dell'in-
dividuo colpito. Sezionando la
foglia appaiono numerosi fila-
menti fungini ricchi di una so-
stanza oleosa rossa aranciata e
che dopo aver disorganizzato le
cellule della foglia si addossano
strettamente gli uni agli altri
tanto da formare lo stroma rosso
del parassita. Rarissime sono le
cellule del mesofillo che resistono all'azione del
Fig.194. — Foglia
di Susino attac-
cata dal Poly-
stigma rubruni.
(Dal Prillieux).
ffomiceli od Eumiceti (Funghi)
fungo e le poche non disorganizzale sono però ri-
piene di una sostanza omogenea e bruna.
Fra la massa dello stroma si vedono numerosi
spermogonii (fig. 195), cioè dei conceltacoli
Fig. 195. — Sezione trasversale di uno stroma di Pohj-
stigma rtibrum, contenente spermogonii e peritecii.
(Ingr. 50 diam. circa) (dal Prillieux).
iffffmz^c^^^Srr
(U '-^
•^•à
Fig. -196. — Selione longitudinale di uno spermogonio di
Poìystignia t-ubriim. A destra alcuni spermazii isolati.
(Ingr. 250 diain. circa) (dal Prillieux).
0(1 ovoidali, alti quasi quanto lo stroma, circondati da
una parete di alcuni strali di piccole cellule-ife che
possono addentrarsi nel concettacolo dividendolo in
più logge, e producono numerosissimi spermazii, i
quali gradatamente si staccano (fig. 196) ed escono
ila un ostiolo che si apre a guisa di verruca alla
estremità dello spermogonio posto nella pagina infe-
riore della foglia, e per breve tempo agglutinato
da una sostanza gelatinosa in modo da formare una
massa cerosa rossa all'esterno della foglia; gli sper-
mazii sono filiformi, esili, acuminati ad una estre-
mità, ricurvi ad uncino, lunghi 25-30 u, larghi da 1
a 1,5 1* (stato spermogonico, Poli/stigmina rubra
(Desm.) Sacc).
Nelle sezioni delle macchie brune di foglie cadute
al suolo, lasciale esposte durante tutto l'inverno alle
inlcmperie, e raccolte nel marzo successivo, si nota
la disaggregazione dello stroma indurito, e lo svi-
luppo, in sostituzione degli spermogonii, di veri pcri-
tcrii tondeggianti che producono, verso la base, aschi
clavali con un lungo stipile, lunghi 78-87 ii, larghi
10-12 ijL, con ascospore ovoidali, jaline, lunghe
10-13 jx, larghe 4-6 u (Mg. 197).
La propagazione del male ha luogo per mezzo
delle ascospore, le quali, in seguito al disaggregarsi
delle foglie secche nella primavera, si mettono facil-
21 — Patologia veyelale. iNuovA Encicl
mente in libertà e dato il loro piccolissimo diametro
possono essere facilmente sollevale e portate sopra
le giovani foglie del susino. Se trovano, cosa mollo
facile specialmente in primavera, delle goccioline
d'acqua, emettono in poche ore un tubicino che dap-
prima aderisce per mezzo di una dilatazione apicale
alla epidermide fogliare, (piiudi la fora e penetra
nell'inlerno dei tessuti producendo cosi un micelio
filamentoso, il quale in una quindicina di giorni
disorganizza la foglia, dà origine allo stroma ros-
siccio e cosi alla forma spermogonica. Secondo
Frank nello spermogonio avverrebbe un vero allo
di fecondazione fra gli spermazii ed alcuni fili
cellulari che si allungano da una massa cellulare
Fig. -197. - .<./,,.,,,
Polystigma mbi-K
(Ingr. 250 dia
Il un peritecio di
1 ,-isclii ,1 spore mature,
a) (dal Prillieux).
interna (ascogonió) e vengono all'esterno. L'asco-
gonio produce poi il peritecio.
I mezzi di difesa consistono nella raccolta e distru-
zione col fuoco delle foglie secche, e nell'irrorazione
con poltiglia bordolese al 0,5 o/q per le giovani foglie.
Sulle foglie del mandorlo, tanto coltivato che sel-
vatico, vive una forma molto simile a quella descritta
determinandovi però delle macchie giallo-aranciate.
Di questa non si rinvennero sinora che gli spermo-
goni conosciuti sotto il nome di l*ol)'stigmina rubra
(Desm.)Sacc., \.AmigduU Deam. =Seploria rubra fi
AmigdaU Desm. Le macchie quasi circolari di color
arancione sono sbiadile e non ben delimitate al mar-
gine, occupano quasi sempre una parte notevole
della foglia, e risultano costituite da un tessuto poco
ispessito come si può notare specialmente nella
pagina inferiore delle foglie di susino. Le macchie
aranciate diventano quindi brune e si estendono
quasi sempre a tulta la lamina. Gli spermogoni noa
sono ben (iefinili e gli spermazii, mollo tenui, risul-
tano pure incurvati e ricchi di goccioline oleose.
Sulle macchie brune ed essiccate non fu ancora pos-
sibile trovare la forma ascofora.
Servono anche per questa malattia le irrorazioni
colla poltiglia bordolese.
162
Patologia vegetale
Geii. Sphaeroderma Fuck.
Sphaeroderma (lamnosum Sacc. et Beri. — È un
parassita del frumento, dell'o/'io e AuWaveria, stu-
diato nel 1874 dai prof. Saccardo e Berlese sopra
esemplari raccolti in Sardegna. Le piante colpite
restano molto più piccole in confronto delle sane,
con spighe imperfettamente sviluppate, con o senza
semi che non giungono quasi mai a maturazione.
Verso i nodi inferiori appaiono delle placche bru-
naslre diffuse, e fra la guaina ed il fusto si estende
un intreccio molle, cotonoso, bianco, anche molto
fitto, di filamenti, fra i quali appaiono dei minutis-
simi punticini niTÌ.
Fig 198 — i>phaerodernia daìnnosum.
A, Foimi conidica toiiulioforo e coniilii in vari sladi di sviluppo. -
B, Due conidii. i uno a 3 1 altro a 5 selli trasveisali (irigr. 200 diam. circa)
(dal Berlese)
(B-
Fig. 199. — Sphaeroderma damnosum.
A, Peritecio cmcllenle spore mature fra loro conjIobate.-B, Asco oltosporo.
C, Spore isolate (ingr. 200 diam. circa) (dal Berlese).
Esaminando una porzione di filamenti bianchi sul
principio dell'infezione si notano delle ife erette,
ramificate, terminate da tre brevi rami a verticillo,
dai quali si piinlucdno i-diiidii fusiformi (Fusarium),
leggermente iiiiiiiv;ili, niiusi alle estremità, 3-5 set-
tati, leggernuMilc losi'i, lunghi 30-40 |x, larghi 8 (x
(fig. 198). I corpuscoli neri invece che appaiono fra
i filamenti miceliari, sono i frutti ascofori o peritecii
formati da un tessuto molle, di color giallo d'oro, con
un ostiolo circondato da peli e contenenti aschi in
forma di pera rovesciata, delicatissimi, con 8 asco-
spore limoniformi, di color bruno-oliva, lunghe da
18 a 21 li, larghe da 10 a 12 a, le quali, in seguito
alla disorganizzazione della membrana, restano fa-
cilnieiilr lilin <•, iii;i escono però sempre dall'osliolo
riunite in ,i;iii|i|ii diu. l'J'.t).
Le (-(dliire :irlili(iali del fungo hanno dimostrato
come la forma conidica {Fusurium) sia connessa
alla forma ascofora.
Gi>n. Melanospora Corda.
Melanospora (lannaliìs Behr. — Sopra piante di
canapa già cdliiile dalla malattia dello sclerozio
0 cancro, il Behrens notò frequentemente, alla base
dei fusti già disseccati e pronti per la macera-
zione, una efllorescenza rosso-aranciata, determinata
da un micelio fungino che venendo in contatto colle
fibre, le deteriora in modo sensibilissimo e tanto da
arrecare danni nnlevoli. Sulla superficie dell'efflore-
scenza, compaioiiii (la|i|HÌMia ilei conidiofori verticali
con verticilli di due u Ire rami dai quali si proten-
dono sterigmi con i-(iniilii Imitili i,4 a, larghi 3 ijl.
Dopo un certo tempo nelle |iiaiile ahiìandonate si for-
mano, dal feltro, dei perilecii i|u:isi sferici di colore
rosso aranciato, con un ostiolo cilindrico un poco pro-
nunciato e conlenenli aschi con ascospore lunghe 22-
26 tj., larghe 15-17 a. Le ascospore collocate in con-
dizioni adatte germinano daiiili> origine nell'annata
successiva a nuova iure/ione. Siii'ome l'infezione si
manifesta un po' tanlivaiiiente alla base del fusto
in contatto col terreno, cosi sarà opportuno non la-
sciare i fusti tagliali nel terreno.
Cera. Hypomyces Fr.
Questo genere comprende forme parassite dei
funghi che crescono nei nostri boschi, come Agari-
cini, Boleti, Lactarim, ecc. 11 micelio delle Hypo-
myces produce un irregolare sviluppo nel fungo
colpito ricoprendolo quindi d'un velo o muffa bianca.
Si riproducono per mezzo di spore libere ( Vcrticil-
lium) o clamidospore (Myeogonc) e quindi per peri-
tecii ed ascospore.
Una specie molto dannosa è la Hypomyces perni-
ciosa Magnus, che vive parassita della Psalliota
campr.'i/ris, eidiivala eoiiiunemente in Francia. Gli
individui eol|iiii vi iii::idNsano, si deformano ed ap-
paiono quasi seiii|iic ili lorma di masse larghe, irre-
golari (delle .l/((/(.s dai lìancesi), rotonde, ricoperte
qua e là di una ninlla liianeastra.
Le spore restano uccisi' da una soluzione di lisolo
al 2 % dopo un'azione di 3 ore.
Gen. Nectria Fr.
Nectria (■innaliarina (Tode) Vw = Tnlirrciiìaria
vulf/aris Tilde (Calimi ilrlF iiipariisliniii). — Si può
facilineiile vedere sui rami morti lasciati alle inlein-
perie, in forma di pustole rosse. Si è però accertalo
con sicurezza il parassitismo non solo ivWippoca-
ffomici'li od Eumiceti {Funghi)
stano, ma anr.hfi sul tiglin, nce.ì'n, nrnr.in, ontano,
ailanto, ììoce, qclso, e(r , ed hi già determinato
(Ianni 2:1 i\i airli iiuli\idiii coltivati nei \iali delle
ciltà o nd IhimIii i '
L'infezione ha luogo per mezzo delle ferite che
m(dto facilmente si producono sulla corteccia del-
l'albero od in vicinanza della radice durante il tra-
piaiUamento degli individui. Dalle ferite corticali il
|iarassila penetra nel legno che invade sino nelle
parti più interne rendendolo di color brunastro. Le
ife miceliari entrano nei vasi e nel parenchima le-
gnoso, decompongono e assorbono l'amido lasciando,
di solito, come residuo, una materia verdastra, che
dà al legno la tinta bruna. Il legno cosi disorganiz-
zalo non può più servire al passaggio degli elementi
nutritizi per le parti superiori della pianta e quindi le
foglie gradatamente ingialliscono, si ripiegano e ca-
dono precocemente al suolo, mentre si essiccano i
giovani rami. L'infezione dal legno si estende alla
corteccia che resta uccisa in larghe porzioni tutto
attorno alla ferita per la quale penetrò il fungo
parassita. Di anno in anno, durante il |)eriodo di
quiescenza nella vegetazione, il micelio si avanza
specialmente verso il basso tanto da invadere ed
uccidere tutto l'albero. Nell'autunno o nella pros-
sima primavera attorno alle ferite, sulla corteccia,
si sviluppano degli stromi in forma di pustole 0
cuscinetti emisferici, camosciti, di color rossiccio
0 rosso scarlatto, rosso cinabro, con un diametro
di 1 a 2 nim., raramente isolati, quasi sempre riu-
niti in ammassi sferici. Sezionando tali corpi si no-
tano, nella parte interna, delle cellule poligonali a
membrana consistente, mentre quelle della periferia
si prolungano in filamenti, all'estremità dei quali si
formano piccoli conidii oblungo-ellittici 0 cilindrici
{Tubercularia viilgaris Tode).
I conidii germinano facilmente originando un tu-
bicino e servono a diffondere il malanno. Infatti io
ho osservato che collocando un gran numero di tali
Fig. 201. — Corpi riproduttivi di Neclria cinnabarina
con spore germoglianti.
(Ingrani!. 100 a 200 diam. circa) (ilal Tubeuf).
conidii sopra ferite praticate artificialmente su rami
morti di ippocastano, dopo qualche mese, si avevano
nuovi cuscinetti di Nectria. Sugli stromi dopo qualche
tempo si formano, in luogo dei conidii, nuovi corpi
fruttiferi o peritecii di color rosso vivo dapprima,
quindi bruni, quasi sferici, leggermente ombilicati e
coperti di piccole sporgenze mammellonale ((ìg.200)
che rendono il peritecio granuloso. Essi contengono
aschi oblunghi, clavati, lunghi 60-90 ;/, larghi 8- 12 a e
attenuati leggermente alle eslreiii ila, ma s|iecialinfiile
nella parte inferiore, in un (ilanienlo esile, con N asco-
spore lineari, cilindriche od aJlinigale, leggermente
incurvate, uniseltate, jaliiie, lunghe 14-1(3 u, larghe
5-7 |ji. Aschi e parafisi si riducono in breve in una
massa gelatinosa in mezzo alla quale si vedono uscire
le ascospore in forma di bianchi cordoni. Le asco-
spore, per mezzo delle quali specialmente si pro-
paga il male, germinando, producono o nuovi conidii
0 filamenti miceliari, i quali penetrano nell'anlunno
0 durante l'inverno nelle ferite delerminando cosi
nuove infezioni, che si manifestano dalla corteccia al
cambio ed al legno prima che nella pianta si verifichi
il risveglio nella vegetazione (fig. 201).
(1) P. Nypels, Maìadies des plantes cultivées; III. Les arbr
dépérissement. Bruxelles 1899.
des promenades urbaines et les causes de leni
Patologia vegetale
L'unico mezzo di difesa consiste nel tagliare tutte
le parti colpite sino ai tessuti sani, se però prati-
cando tali amputazioni la parte che resta si riduce
a minima cosa, è meglio senz'altro abbattere l'al-
Fig. 202. - R-
dalla Ned
bero colpito. Nei punti tagliati sarà bene far passare
un energico disinfettante, quindi saldare le ferite con
un buon mastice. I rami od i fusti tagliati, devono
essere distrutti al più presto col fuoco.
Nectria ribis (Tode) Rabenh. (Cancro del ribes). —
È una specie molto affine se non eguale alla prece-
dente, secondo il Winter; si può scorgere sui rami
secchi del Ribes (Riln's ntlinnit L. ). Anche questa
forma, come la N. ciiiiitibiiniiii (Tode) Fr., può de-
terminare un notevole (lr|MMÌiiifiilo nella pianta di
ribes e gradatamente la morte. Nelle piante colpite,
come osservarono già Briosi e Catara (1), è facile
seguire il progresso dell'infezione, poiché i rami per-
dono precocemente le foglie, poi ingialliscono e quindi
essiccano. Solo però quando sono secchi, si formano
all' esterno della corteccia dei cuscinetti di color
(i) I funghi parassiti delle piante coltivate, n. 216.
giallo rossastro, sui quali compaiono piuttosto nu-
merosi i peritecii di forma globosa, od inversamente
conica, con ostiolo a forma di papilla, di color rosso
vivo, ed aschi clavati, lunghi da 90 a 100 ]j., larghi 1 5 ix,
contenenti 8 ascospore allungate o fusoidali, divise
da 1 setto, incolore, lunghe 18-20 ]j., larghe 5-6 <j..
Conviene anche in questo caso tagliare e bruciare
le parti colpite.
IVectria ditissimaTul. = Tubercularia crasso-stipi-
tata Fuck. (Cancro del pero e del melo, Cancro degli
alberi). — Vive come vero parassita nel fusto di
molti alberi arrecando danni anche gravi. Dal Tu-
LASNE fu per la prima volta riscontrata nel faggio.
Nsi^
Fig. 203. — Ramo di Nocciolo in parte corroso
dalla Neclria ditissima (dal TuBEUF).
e da altri osservalmi, fra i i|iiali (ìoethe, a cui si
devono le ricerche che dimostrarono chiaramente il
parassitismo del fungo, sopra V acero, il melo, Wpero
ed il ciliegio, ed in linea secondaria sul carpino,
sulla quercia, sul tiglio, ecc., e talvolta anche sulle
conifere. Credo però abbia ragione il Comes (2) nel
credere che gli esemplari trovati sopra molte delle
piante ricordate, appartengano invece alla Nectria
cinnabarina (Tode) Fr.
In Italia si è riscontrata con certezza sul faggio,
sul melo e pero, e qualche volta anche sul ciliegio,
e su qualche altra pianta dei nostri boschi (fig. 202,
203 e 204).
Il cancro appare sui fusti, ma specialmente sui
rami di 2° o 3" ordine, in forma di rigonfiamenti al-
lungati che dopo un certo tempo si rompono lasciando
(2) Loc. cit., pag. 375.
Ifomìceti od Eumiceti (Funghi)
allo scoperto il legno. La porzione scoperta di legno
può gradatamente estendersi assumendo una colo-
razione bruna, mentre la parte di corteccia ancora
sana, t'orma tutto attorno una specie di cercine car-
noso, che a sua volta si screpola ed annerisce. Solo
nei giovani rami può 1" infezione estendersi tutto
attorno in modo da formare un vero anello ; in tal
caso la morte del ramo avviene in poco tempo. Nei
rami vecchi l'infezione produce una intensa altera-
zione nel legno, tale da impedire la regolare circola-
zione dei liquidi nutritizi e quindi un lento e continuo
deperimento ; le foglie cadono, i (lori non si aprono
regolarmente ed i frutti o non si formano o restano
molto piccoli. Dopo qualche anno l'albero presenta
numerosi rami secchi. Nell'autunno e di solito dopo
un anno, dal principio dell'infezione, sporgono dai
^.WfW-
Fig. 204. — Sezione di un fusto di melo attaccato
dalla Nectria ditissima.
(Ingr. 200 diam. circa) (da M. G(£tiie).
lessutiTniorli,fspecialmente corticali, delle protube-
ranze, le quali, rotta la corteccia, appaiono all'e-
sterno in forma di corpi sferici rossicci.
Il micelio del fungo è costituito da esili filamenti
i quali non solo si addossano alle cellule, ma le fo-
rano penetrandovi per mezzo di rami speciali. Dalla
zona corticale, dove specialmente si svolge, il micelio
può anche passare, seguendo il decorso dei raggi
midollari, nella porzione più esterna del legno, ad-
dentrarsi nel parenchima legnoso ed anche nei vasi
Itili esterni determinandone, come per la zona cor-
ticale, l'annerimento e la rottura. Le porzioni giallo
dorato o rossicce che, rotta l'epidermide, si vedono
sporgere dalla corteccia dell' albero colpito a guisa
di cuscinetti, risultano da uno stroma miceliare e
presfiitano sulla superficie, specialmente nei rami
giovani e nelle giornate autunnali molto umide, una
tenuissima pruina bianchiccia costituita da nume-
rosi esili basidii che sostengono conidii cilindrici
(Tabercularia minor), leggermente incurvati, divisi
da 5 a 7 setti trasversali, lunghi 60-70 a, larghi
5-7 a. Fra mezzo a questi si trovano anche dei co-
nidii {T. crasso-stipilata Fuck.) molto più piccoli,
ovato-oblunghi, continui, lunghi 6-8 a, larghi 3-4 ii.
Per il primo Goethe ha potuto seguire lo sviluppo
dei macroconidii ed infatti essi germinano emettendo
dai diversi loculi dei filamenti miceliari i quali, come
constatò I'Hartig, possono produrre nuovi conidii
capaci di germinare. I micronidii germinano essi pure
riunendosi quasi sempre in gruppi di 2 o 4. La
pruina bianca, ossia la formazione dei conidii, dura
per breve periodo di tempo, in seguito si proten-
dono dallo stroma, dei peritecii, dapprima globosi,
quindi ovali, di color rosso scarlatto vivo con aschi
cilindrici, lunghi 75-85 ii, larghi 8-10 u, edascospore
Fig "203 — Xeclì la dìli^iima I, Sezione longitudinale
di un peritecio , 2, V^chi e parafisi.
(Ingr. 200 diam. circa) (dal Pbilueux).
formanti una o due serie, elissoidali, obluiighc, iiiii-
settale, non ristrette nei setti, iiirnlnic, lunjjlir 12-
14 iji, larghe 5-6 u. .\nche le ;i-rii-.|i(.ir iids^dno
facilmente germinare determinando i(i>i, coi imiidii,
le nuove infezioni (fig. 205).
Dalla superficie della corteccia ove germinano le
ascospore od i conidii, le ife penetrano nei tessuti
per mezzo delle ferite che tanto facilmente si aprono
sulla corteccia in seguito ad azioni traumatiche, o per
ilgelo, 0 per la grandine, o per puntured'insetti, ecc.
Il Descouiis-Desacres dimostrò recentemente che
la Schiioneiira lanigera è un attivo agente di diffu-
sione della iVcc/r/a. Anche le lenticelle possono favo-
rire la penetrazione, nella corteccia, delle ife ger-
minative.
Il gelo può certamente infiuire molto sulla forma-
zione delle pustole cancerose, ma non è sempre la
causa prima ed unica.
Per curare gli alberi colpiti converrà asportare le
porzioni malate e cauterizzare bene le porzioni vicine,
ricoprendole con caustici. I rami tagliati e special-
mente quelli sui quali si sono formati i corpi frutti-
feri dovranno essere distrutti col fuoco.
Patologia vegetale
Fra i rimedi che hanno dato buoni risultati bisogna
annoverare la nicotina.
IVeclria cuciirbitula Fries. {Cancro della corteccia
deW abete, del larice e dei pini). — È una specie pa-
rassita della corteccia dell'aiate bianco, del larice e
dei pini, che determina l'annerimento della zona
corticale, nonché screpolature, dalle quali escono in
autunno, specialmente se l'ambiente è molto umido,
delle pustole bianche, quindi rossicce, larghe 2 a 6
millimetri.
Il micelio che serpeggia nella zona corticale assorbe
specialmente nutrimento dal libro e determina in poco
tempo il disseccamento della corteccia a danno della
porzione legnosa sottostante. Le pustole che si notano
in autunno sono determinate dallo stroma, il quale
dapprima produce basidii con conidii allungali, di-
visi da 2 0 3 setti e quindi peritecii ovali o globosi,
con una breve papilla ottusa, liscia, di colore rosso
vivo e contenente aschi cilindrici, lunghi 100 a 110 (x.
Fig. 206. — Nectria cucurbitula.
Aschi di diversi gradi di sviluppo frammisti a parafisi : a destra, un asco
maturo contenente spore; a sinistra, ascia giovani e, tra di essi, degli aschi
vuoti (ingr. 200 diam. circa) (da R. Hartig).
larghi 6 (x, con 8 ascospore ellittiche, con un esile
setto trasversale e leggermente ristrette nel setto, con
2 a 4 guttule, incolore, lunghe 14 a 18 \i., larghe
6-7 pi; frammiste agli aschi si notano numerose pa-
rafisi molto ramificate, le quali essendo esilissime si
dissolvono in un breve spazio di tempo (fig. 206).
Le ascospore mettendosi in libertà servono a dif-
fondere il malanno, poiché germinano sulla super-
ficie dei tronchi e se trovano una piccola intaccatura,
cosa molto facile, il filamento germinativo si allunga
e va a ramificarsi nella zona corticale.
Come si vede, non si può consigliare che il taglio
delle parti malate e la disinfezione delle porzioni sane
che sono in contatto.
Molte altre Nectrie vivono sopra gli alberi e sono
in generale ritenute come saprofite, ma molto pro-
babilmente si verrà a determinare anche di queste il
parassitismo.
{i) Peglion V., Sulla così detta « golpe bianca n del
frumento {Bollettino Notizie Agrarie, anno XXII, n. 20).
Cosi nei Rhammus, nel «oce; nel pruno, n^W acero
vive la IVectria punicea (Kunze et Schum.) Fr., nel-
V edera la N. sinopica Fr., nel Buxns la N. Uesma-
zierii De. Not., determinandovi pustole gelatinose;
la IV. coryli Fuck. nel nocciolo, la N. Pandani Tul. nel
Pandaniis, ecc.
Molte Nectrie vivono anche parassite su funghi,
come (Poliporus), sui Licopodium, felci e su altre
crittogame.
Gen. Gibberella Sacc.
Gibberella moricola(De Not.) Sacc. — Vive sui rami
del gelso determinandovi delle piccole sporgenze che
in breve escono dagli strati superficiali della corteccia
in forma di corpuscoli neri, emisferici, del diametro
di 1/4 a 1/2 mm., che si riuniscono però anche in
gruppi maggiori di 1 a 2 mm. di diam. Tali masse
stromatiche, sezionate, presentano numerosi peritecii
globosi od ovali, con aschi cilindrici, ristretti alla
base in un breve peduncolo e contenenti 8 ascospore
fusiformi, 3-settate, ristrette ai setti, lunghe 24-30 [x,
larghe 6-7 <j..
Non é certamente una forma pericolosa perché si
sviluppa solo su porzioni di pianta che stanno per
disseccarsi e può quindi tult'al più facilitarne l'es-
siccazione.
Gibberella Saubinetii (Mont.) Sacc. = Fusarium ro-
scum Link. {Golpe bianca) (1). — La forma perite-
ciale é caratterizzata sui fusti già secchi di grano, come
di molte altre piante {granoturco, canapa, clematis,
baì'babietola, asparago, ecc.), da piccole sporijonze
costituite da una massa stromatica contenciile nume-
rosi peritecii verrucosi, azzurrini, appuntiti, flaccidi,
ovoitiali, con aschi oblungo-laiiceolati, lunghi 60-
76 a, larghi 10-12 [x, ed ascospore fusiformi, acute,
3-settate, poco ristrette nei setti, quasi jaline, lunghe
18-24 ,/, larghe 4-5 h-.
La forma dannosa è la Gonidiale {Fusarium roseum
Link.), la quale si sviluppa da qualche anno con una
certa frequenza sulle spighe del grano. Secondo le
osservazioni del dolt. Ozzola (2) la malattia com-
pare nella prima quindicina di giugno, e specialmente
sulle spighette terminali 0 basaH, producendo dap-
prima una colorazione giallo-fulva e quindi l'essic-
cazione dei tessuti. L'infezione però sembra non si
possa mai estendere all'intera spiga.
Le glume, le glumette, la cariosside e la rachide,
sono circondate da un finissimo, ma compatto, feltro
bianco e roseo che le tiene anche attaccate l'una
all'altra.
Nei punti d'inserzione degli organi fiorali alla ra-
chide e meno frequentemente lungo il margine delle
glume, alla base delle cariossidi, si formano in seguito
piccoli ammassi carnosi, rosei, i quali sono gruppi
(2) Peglion, loco citato.
I l'orni ce li od Eumiceti {Funghi)
o sporodocchi di organi riproduttori. I numerosi co-
nidii appaiono all'estremità di rami speciali, sono
fusiformi, incurvati, acuti alle due estremità, divisi
da 5 selli, jalini, lunghi da 24 a 40 u, larghi 5 u.
Le cariossidi sono in generale alterate, con superficie
rugosa e ruvida. I chicchi, sezionati trasversalmente,
si presentano farinacei ed asciutti, mentre i sani sono
ancora lattiginosi.
Il micelio si riconosce facilmente fra i tessuti degli
organi colpiti e nelle varie parti dell" emlirione,
cosicché anche i semi che presentano quasi dimen-
sioni egnali ai normali hanno perduta la facoltà ger-
minativa.
La malattia si è manifestala nel Bresciano, nel Ve-
neto, nel Friuli, in Toscana, ecc., e compare special-
mente nelle antiate con primavera molto umida.
É un malanno che presenta grandi analogie con
quello pure del grano, già conosciuto da tanti anni
nelle regioni nordiche europee, asiatiche ed ameri-
cane, e che riduce i grani, quando sono fortemente
colpiti, velenosi per l'organismo animale, determi-
nandovi brividi, sfanr/ìetz-a, emicranie, vomito, allu-
cinaiiiiiìi, pcrtiirliii lidiii nella funzione visiva, ed
unti nlilii'iiiclii'nii xjinifi/r, sintomi quasi analoghi a
quelli i-hc ( M^iiiniuin le l'arine conlenenti zizzania.
Gli studi anzi del Vogl, del IIanauseck e del Ne-
STLER (I) tendono a dimostrare che la lemulina, o
principio venefico della zizzania, possa essere deter-
minata da un fungillo.
Un'analoga infezione a quella che si sta studiando
nelle regioni italiane fu descritta dal Selby (2) per
gli Stati Uniti d'.Vmerica, dal Prillieux e Delacroix
per la Francia e dallo Smith per l'Inghilterra.
In Toscana si ebbe campo di riconoscere le pro-
prietà venefiche della farina e del pane otienuto con
semi colpiti dal Fusarium.
Siccome l'umidità facilita il passaggio del fungo da
una spiga all'altra, cosi si consiglia di accelerare l'es-
siccamento dei covoni.
Il Fusarium roseuin sarebbe, secondo Mangi.n (3),
causa di una malattia dei garofani e delle piante di
patata. In queste il fungo arrecherebbe danni spe-
cialmente ai tuberi.
Claviceps Tnl.
Clavici"|)s piiipiire.i (Fr./ful. = .SVA-
rllIVUS
DC. ^Sii/iiiir/iii sigelumLiìv. (Segali-
cornuto, Sjironr di gallo. Grano ghiotlaiic, Mihilii).
— È parassita di molte graminacee coltivale, fra
le quali principalmente la segala, il frumento, lo
spelta, Vono, e di altre selvatiche, come i Lotium,
Bromus, Glyceria, Poa,Agrostis, Festuca, ecc. , meno
frequentemente Av\\' avena e del miglio.
(1) Peglion, loco citilo.
(2) Sonie diseases of Wlieat and oals. Columbus 1898.
Sulle spighe delle diverse piante ricordate, ma in
particolar modo su quelle di segala e di grano, poco
prima dell'epoca del raccolto, vedonsi sporgere in
numero di 2 o 3 ed anche più, dei corpi cilindrici
ristretti nella parte superiore, diritti o leggermente
incurvati a guisa di corno (fig. 20"), lucidi, con
Fig. 207.
Sclerozii un po' ingranditi di Claviceps purpurea.
A, Gluma. - C, Frullo trasformalo in sclerozio. - s, B, Porzione supe-
riore. - p. Residuo delio stigma [dal ZOPE).
striature longitudinali di colore nero violaceo, lunghi
da 2 a 3 cm., larghi da 3 a 5 mm. Tali corpi o scle-
rozii erano già conosciuti sin dai tempi più remoti e
vengono anche comunemente raccolti ed adoperali
in medicina. Essi risultano costituiti da cellule a
parete ispessita e violacea nella regione corticale e
da una massa bianca di cellule allungate secondo
l'asse maggiore, con contenuto granuloso, ricco di
sostanze albuminoidi e goccioline oleose, tantoché
ogni sclerozio contiene più del 30 •'/q di olio; si trova
pure della Irehalose, un alcaloide cristallizzabile,
l'ergotina; un composto ternario, la ergosterina,
simile allaco/c.y/tv(7(aedei sali minerali. Il principio
attivo é l'ergotina, che esercita una potente azione
sui nervi vasomotori e determina un rallentamento
nella circolazione del sangue, perciò é adoperata in
polvere come emostatico, in dose maggiore cagiona
contrazioni violenti dell'utero e quindi il medico la
utilizza come emmenagogo od abortivo. Nella dose
(3) Sur :
Scienc, 18
maladie des oeillets {Compt. Rend. Acad.
168
Patologia vegetale
di qualche grammo, e quando le farine ne conten-
gono il 5 "/q, può riuscire dannosissima all'uomo
determinando accessi convulsivi accompagnati da
cancrena degli arti.
Se non si praticasse la selezione dei semi e l'allon-
tanamento quindi degli sclerozii che per fortuna ca-
dono anche molto facilmente al suolo prima o durante
la mietitura, si verificherebbero, specialmente nelle
località ove l' uomo usa esclusivamente pane di segala,
quelle epidemie di ergotismo o formicolosi clie tanti
danni arrecarono in parecchi dipartimenti francesi (1)
ed in alcune delle nostre valli alpine ; il paziente in
tal caso accusa un prurito crescente e spasmodico,
che si estende dalla punta delle dita a tutto il corpo,
quindi si verificano enfiagione delle giunture, crampi
e spasimi mortali (2).
Da qualche anno specialmente nel Piemonte (To-
rino, Bni, CìishIo, AIIi;ii Ih srlcidzio si presenta con
una certa rrr(|uciiz;i imrlir uri yrario, ed in alcuni
casi r infezione è intensa. Il Comes, il Prillieux
riportano che lo sclerozio o granello deformato nel
frumento e nell'orzo è più corto di quello della se-
gala, ma io non sempre ho verificato questo fatto,
anzi da numerosi esemplari che mi furono favoriti
dal prof. Chiei-Gamacchio, titolare della cattedra
ambulante per la provincia di Torino, risulterebbe
che lo sclerozio del grano ha quasi sempre la mede-
sima forma e lunghezza di quello della segala.
Conservato in ambiente riparato, non mollo umido,
tale corpo germina dopo qualche mese, come si può
facilmente osservare mettendone in un po' di terra
ben fitta ricoperta da un sottile strato di sabbia; gli
sclerozii di due anni hanno perduto completamente
le facoltà germinative. In natura restano in uno
stalo di quiescenza durante l'inverno, in febbraio o
marzo germogliano emettendo in diversi punti cor-
doni tortuosi di ife, le (|uali l'ormano uno stroma
carnoso, cilindrico, che sporge alla sii|ici'li(ic del ter-
reno, lungo 15-20 mm., largo Ili min., l('^i;erniente
piegalo, di colore violaceo, ingrossato all'estremità
superiore in una capocchia di colore rosso sbiadito,
nella quale sono distiibuiti uniformemente, alla peri-
feria, dei peritecii ampolliformi con ostiolo poco promi-
nente e contenenti, nel fondo, alcuni aschi allungati,
cilindro-clavati, lunghi 25-100 a, con 8 ascospore
filamentose, lunghe 50-76 ,u.. Fra gli aschi si notano
anche parafisi lineari, leggermente ispessite all'estre-
mità. Le ascospore escono facilmente dall'asco, ven-
gono lanciate fuori, attraverso l'ostiolo, e per la loro
leggerezza possono diffondersi sui vegetali (fig. 208).
Quando una di tali ascospore va a cadere dentro
un fiore di una delle graminacee ricordate (segala,
grano, ecc.) germina facilmente nelle goccioline di
rugiada o dell'acqua di evaporazione, emettendo un
(1) Comes, loc. cit., pag. 371.
esile filamento che in breve presenta dei rigonfia-
menti dai quali si protendono nuovi rami che pene-
trando negli organi fiorali, determinano nuova infe-
zione. Infatti, come ha dimostrato Kììhn, dopo una
diecina di giorni dall'infezione artificiale, alcuni fiori
dello s
350 di:
Claviceps purpurea.
lìcanle. - B, Sezione lonjjiludinale del capo-
cii (ingrand. !)U diam. circa). - C, Sezione
;icritecio ; cp, osliolo ; hy, lessulo interna
". - D, Asco; sp, spore filirormi (ingraud.
presentano i segni della presenza del parassita. I
giovani ovari dei liori sono circondali dalle numerose
ife in guisa di pseudo-parenchima biancastro: forando
quindi le esili pareti dell'ovario, le ife penetrano e
si ramificano nella parte interna fino a distruggere
completamente l'ovulo e si ha cosi una massa di
pseudo-parenchima biancastro, ricoperto nella parte
superiore dagli ultimi avanzi dell'ovario e dai due
stili piumosi. La porzione marginale di questo tallo
biancastro verso la fine della primavera si estende in
forma di ife sottili che si dividono successivamente
in numerosissime porzioni o conidii ovali, lunghi 5
a 1 u. (Sphacelia). Contemporaneamente le ife del
tallo trasudano, verso il mattino, un succo mucilaggi-
noso, zuccherino, di odore del miele dapprima, poi
disgustoso, detto comunemente melata, molto ricer-
cato dagli insetti. I conidii immersi nella melata, o
direttamente, o per mezzo degli insetti, passano su
porzioni sane, germinano facilmente sviluppando
(2) Prillieux, loc. cit., pag. 102 e 103.
ffomiceli od Eumicetl {Funghi)
nuovi conidii più piccoli ffi;;. 209) ed in tal modo il
male si diffonde.
Frattanto cessa la formazione dei conidii, viene
assorbito dalla massa fungina il residuo dell'ovario
e sullo stroma si forma uno strato periferico che ac-
quista gradatamente una tinta nerastra ed ha cosi |
origine il lungo sclerozio che si vede sulle spighe
giunte a completa maturazione.
genze mammellonale, aventi il medesimo aspetto
delle piante acquatiche dette Typha. La pianta cosi
colpita ha l'internodio arrestato nel suo sviluppo ed il
germoglio interno completamente soffocato.
Fig. 209. — Conidii della Spkacelia, in germinazione.
ihiKr. 200 diam. cirwi (Ma M. Kuhn).
Siccome lo sclerozio può essere macinato coi
semi sani, cosi credo opportuno riferire quanto dice
Comes (]): « La farina che contiene dal 3 al 5 % di
sclerozii polverizzati, è sempre velenosa, e si presenta
di un colore azzurrognolo, mentre si conserva ancora
bianca quando contiene il So/q di sclerozii polverizzati.
La presenzadei tessuti sclerotici nella farina è sempre
ravvisabile al microscopio. Opiiure in un cucchiaio
contenente la soda o la potassa in soluzione (5 "/q) si
aggiunge un pochino di farina, e si riscalda alla lam-
pada; sé allora si svolgerà un odore nauseoso di sa-
lamoia d'arringhe, esso è dovuto alla farina di scle-
rozio, e la farina è da rifiutarsi per alimentazione ».
Per impedire la diffusione del male bisognerà al-
lontanare dal campo mollo per tempo le spighe ma-
iale. L'eliminazione degli sclerozii dal grano già
trebbialo non serve che a diminuire di poco l'infe-
zione, perchè molti sclerozii si slaccano e cadono al
suolo durante o poco prima della mietitura.
Gl'h. Epichloe Fr.
Epichloe lypiiina (Pers.)Tul.= 5;>/(«cf//ff lijp/iina
(Mal. della clava delle graminacee, Mal. della tifa,
Fungo della mazza). — Colpisce numerose specie
di graminacee pratensi, specialmente dei generi
Plileum, Holcus, Dactylis, Poa, Agrostis, Agropy-
rum, Brac/n/podium, ecc.
La guaina della foglia superiore che avvolge la
tenera estremità del culmo e quindi le spii;helte fio-
rifere che si protendono all'infuori, appaiono ingros-
sate in modo irregolare per uno spazio di 5 ad 8 cm.
e trasformale in un corpo cilindroide, carnoso, dap-
prima bianchiccio poi giallo, quindi rosso fulvo e
ricoperlo di numerose verruche e piccolissime spor-
(1) Loc. cit., I
•^J^Tr
Fig 210 — Penicelo di Epichloe typhina
Sezionando un tale ingrossamento, si constata es-
sere costituito da ife fungine, sellale trasversalmente
verso l'interno, le quali si intrecciano in un (ilio
pseudo-parenciiima, e verso la parte esterna si allun-
gano in filamenti fertili, paralleli, i quali generano,
per 2 0 3 giorni, conidii jaUni, ovoidali, lunghi 2-5 [x,
larghi 3 a. In seguito, quando cioè il corpo cilindrico
diventa gialliccio, nella massa slromalicasi formano
numerosi perilecii i quali determinano, coi loro
oslioli, le piccole verruche. I periteci! hanno forma
ovoide, contengono aschi tubulosi, lunghi d30-200 u,
larghi da 7 a 10 ia, con 8 ascospore filiformi, jaline,
settate, lunghe 130-150 a, larghe I ad 1,5 a, lequali
sono mollo facilmente lanciate fuori deirasco(fig.210),
I conidii nell'eslale, le ascospore nella primavera suc-
cessiva, germinano facilmente determinando nuove
infezioni. I tubi germinativi pare s'insinuino alla
base del culmo e salgano attraverso la regione mi-
dollare sino all'ultimo inlernodio ove si ramificano
Patologia vegetale.
Nuova En'cicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
abbondantemenle, sopralutlo verso l'esterno, e così
penetrano nel giovane germoglio; nelle guaine del
germoglio si determinano le masse stromaliclie allo
esterno dell'individuo.
Il rimedio sicuro consiste nel falciare molto per
tempo, affine di impedire la formazione dei conidii.
Secondo Prillieux, il fieno con piante colpite da
tale fungo, può determinare la tosse nei cavalli (1).
Famiglia delle Dotideacee.
Questa famiglia comprende un numero limitatis-
simo di forme parassite caratterizzate da micelio che
si condensa in uno stroma quasi lineare o pulvinato,
pressoché coriaceo. I peritecii sono confluenti nello
stroma col quale anzi si possono facilmente confon-
dere e contengono ascospore ovoidali, jaline, con-
tinue (gen. Phyllachora) od 1 -settate, jaline (genere
Dothidella, Plowrighlia).
Gen. Phyllachora Nits.
Phyllachora graminis (Pers.) Fuck. = Dolhidca
graminis (Pers.) Fries. {Vaiolatura delle grami-
nacee). — Vive sulle foglie di
* •* molte graminacee. Festuca,
Q0fì mImÌ Agropyrum, Dactylis, Pani-
ciim, Elyinus, ecc., determi-
nandovi numerose macchie
piuttosto rilevate a forma di
pustole, nero-lucenti, lineari
od ellittiche ocircolari, lunghe
1 a 2 mm., rugose, consistenti
e che attraversano la lamina
fogliare dall' una all' altra
parte. Sezionate, risultano
costituite da una massa stro-
Fig. 211. — Phyllachora graminis.
i, Foglia di girano con pustole. - 2, Sezione trasversale della foglia con
■e periteci! (ingr. 200 diam.l. - 3, Ascili e parafisi. - i, Spore finjr. 210
(da Briosi e Cavaiva).
malica nera fra la quale non si notano che pochis-
sime cellule del vegetale e quasi completamente
atrofizzate. Quando le foglie sono ingiallite o che de-
notano segni di avanzato deperimento, nella massa
stromatica, appaiono peritecii ben distiiili rivrslili
da un peridio, con un ostiolo rivolli! nia vcimi la
pagina esterna ora verso l'interna, e conleiifiili asriii
(1) Loc. cit., pag. -101.
allungati, cilindrici, frammisti a parafisi, lunghi
70-80 a, larghi 7-8, con 8 ascospore disposte in una
serie, di forma ellittico-allungata, unicellulari, jaline,
lunghe 8-12 ^, larghe 4-5 [I(fig. 211). Difese dalla
massa stromatica, le spore non escono se non in
primavera ed emettono un tubetto germinativo che
passa probabilmente attraverso gli stomi e genera,
nelle foglie, numerose ife dapprima incolore che si
riuniscono poi assieme rivestendosi di una membrana
bruna e determinando quindi lo stroma.
Affini sono la Ph. Cjnodonlis (Sacc.) Niessl., che
vive sulle foglie del Cynodon Dactylon producendovi
pure delle pustole nero-lucenti, la Ph. Bromi Fuck.,
la Ph. Poae (Fuck.) Sacc, che determina pustole
nerissime sui Bromus, sulle Poa e su diverse altre
graminacee dei prati o selvatiche.
Phyllarhora Irilolii ( Pois, i Fiiik. = Polylhrincium
trifolii Kuiizo ( Viiii>l<i/iini tiri Ir, foni,,,). — Sulle fo-
gliedcl Iri/hi/lìo { Tnfolniii, irprusy^., T. pratense L.,
hybridiUH, motitanum, ecc.) e particolarmente nella
pagina inferiore appaiono, specialmente nei luoghi
bassi e molto umidi, macchiette nere tondeggianti od
oblunghe (da 0,5 a 2 mm.). Attorno al tessuto an-
nerito, le foglie ingialliscono e dopo qualche tempo
essiccano, mentre le macchie nere diventano lucenti
e leggermente rilevate. Esaminando le macchie, si
può notare come ognuna di esse emette ciuffi di ife
conidifere, giallo-olivastre, che si allargano a guisa di
pennello, terminate da ciuiidii piriformi odobovati,
biloculari, coi loculi rislrelli nel sello, di color giallo
olivastro, lunghi 20-24 a, larghi 9-12 ^. Sulle foglie
disseccate si formerebljero (2) gli stremi coi peri-
tecii ed ascospore.
Nelle annate molto umide, il hmj.» si esleiule di
molto, tanto da arrecare danni ;;r;ivi ai Irifogliai, e
Kuhn ritiene anche nocivo al hesliaiiie l'uso
delle foglie malate.
Sulle foglie della felce comune (Pteris aqui-
lina) vive una Ph. Pteridis Fuck.
Geti. Dothidella Speg.
Dolhidella fallax Sacc. — Vive parassita di
stroma graminacee foraggere ; si sviluppa verso l'e-
''"" ' poca del taglio e può arrecare anche gravi
danni nelle pianticelle già falciate. Produce,
sulle foglie, delle piccole macchie nere o slromi,
allungati, piani, che costituiscono, in alcuni casi, il
rivestimento del peritecio contenente parafisi ed aschi
clavato-allungati, con ascospore dapprima globulose,
quindi ellittiche e divise in due loculi da un esilis-
simo setto trasversale. La forma ascofora è accom-
pagnata da picnidii e spermogonii.
(2) COOKE, Grevillea, XIII, pag. 92.
ffomiceti od Eumiceti (Funghi)
Sulle foglie dell'o/mo, dal lato superiore, la Dolhi-
della l'Imi (Duv.) Winter, produce piccole croste,
rilevate, tondeggianti, riunite in gruppi, anche molto
Dolìiidella Ulmi.
i. Foglia con puslolo. - 2, Porzione un po' ingrandita. - 3, Sezioni;
Irasversalc della foglia con stroma e peritecii (ingr. 100 diam.). - i. Aschi.
- 5, Spore (ingr. 200 diam.) (da Briosi e Cavar*).
eslesi, di colore bruno scuro con riflessi setacei dap-
prima, quindi nere e rugose (flg.212). Aflìne a questa
ò la Dolh. Iieliilina (Fr.) Sacc, che forma croste nere
sulle foglie di alcune Belala.
Oen. Plowrightia Sacc.
Plowri{|hlìa morbosa ('Ìcbvi.)$a.cc. = Ciictirbilaria
morbo.sa Kiick. (Rogna del susino e del ciliegio). —
È una malattia che si è sviluppata nella Carolina, a
New York ed in diversi altri punii delle regioni ame-
ricane sul smino e sui Prunus, fra i quali anche il
ciliegio.
Lungo i rami, riunite in gruppi mollo appariscenti,
appaiono ipertrofie alle circa un 1 cm., costituite da
un fitto intreccio di ife miceliari, incolore, divise da
setti trasversali, le quali producono numerosi peri-
tecii di forma irregolare, con aschi clavali, frammisti
a parafisi, lunghi ìiO [i, larghi 18-20 a, con 8 asco-
spore ovalo-ohliiiighe, unisellate, giallicce, lunghe
16-20 li, larghe 8-10 |ji.
Siccome non sempre il Farlow ha trovalo questo
fungo nei tumori sopra descrilti, cosi il Comes (1)
ritiene essere il micelio fungine un epifenomeno.
(1) Loc. cit., pag. 38-2.
C.\PITOI.O III.
BASIDIOMYCETAE
Questi funghi si presentano con forme svariatis-
sime e possono essere parassiti lanlo di piante legnose
che di erbacee; hanno micelio settato che produce
fìlameiili conidiferi o basidii con spore di forine e
dimensioni mollo variabili. Il basidio porla ordiiia-
riamenle 4 spore e si presenta con due forme tipiche,
cioè di protobasidio o di autobasidio. 1 protuliasidii
sono sellati Irasversalmenle nella parte superiore
in alcuni loculi (quattro), ognuno dei quali porla
all'apice uno slerigma con una spora, oppure è di-
viso longitudinalmente in (|uatlro loculi in croce, e
ciascuno di essi si protende in uno slerigma tuboloso,
allungato, terminalo da una spora. (Ili aulolmsidii
sono continui e terminati da ipiatiro esili stoiigmi
con una spora.
Oltre a queste forme frullifcre tipiche, presentano
anche organi di riproduzione secondarii, clou conidii,
clamidospore, ecc.
Sono divisi in ordini, a seconda della forma dei
basidii.
EMIBASIDII
Old. Ustilaginee.
Sono funghi essenzialmente parassiti di diverse
fanerogame ma specialmente delle graminacee. Si
riconosce facilmente la loro presenza perchè for-
mano sugli organi malati dei rigonfiamenti i quali si
disaggregano o subito o dopo un certo tempo in una
polvere bruna, costiluita da un grandissimo numero
di granuli o spore (usiilagospore).
Il niifclio si sviluppa abbondantemente negli spazi
intercellulari e fora anche la membrana delle cellule
con succiatoi o con ramificazioni che passano da una
parte all'altra della cellula slessa. I filamenti mice-
liari sono perfettamente incolori e si presentano, in
alcuni punii, con numerosissime ramificazioni, in
altri invece straordinariamente allungali senza alcuna
traccia di ramificazione; sono inoltre divisi da selli o
molto frequenti o piuttosto rari. Il micelio attraversa
in generale tulle le parli della pianta colpita, ma non
si rende manifesto all'osservazione esterna se non
quando produce le ramificazioni fertili, in alcuni
punii dell'ospite.
Il micelio non disturba di molto lo sviluppo della
pianta infella e s'accresce coli' accrescersi della pianta
ospite portandosi gradatamente nelle parti supe-
riori, mentre i filamenti che restano nelle jiorzioni
inferiori, in generale deperiscono e non si rendono
che in alcuni rari casi manifesti all'osservazione.
Il WoLF però riterrebbe che la vitalità del micelio
non passi lutta nelle porzioni superiori, ma che.
172
Palologia vegetale
specialnienle per V U. tritici, una parte resti an-
cora vivente nei lembi inferiori, infatti farebbe no-
tare (1) che « se in una pianta di grano ciie al mo-
mento della spigatura si mostra carbonosa nel suo
getto principale, si recidano tutti gli steli ed in se-
guito si mantenga umida la pianta cosi amputata, essa
produrrà dalla base del ceppo, dove tutte le grami-
nacee posseggono un certo numero di gemme di ri-
serva, alcuni pochi e deboli getti i quali pure alla
loro volta saranno carbonosi ».
Gli organi di riproduzione hanno origine per via
agamica dalle ramificazioni fertili del micelio, ed in
modo diverso, a seconda dei vari generi, di solito
nell'interno dei tessuti delle piante ospiti, raramente
sulla superficie esterna.
Fig. 213.
Formazione delle spore deWUstilago Maydis.
A, Tubo del micelio divenulo rrultifero, gelatinizzandosi attórno ai rudi-
menti di spore. - B, C, D, Spore a diversi gradi di formazione (ingr. 300 dia-
metri circa) (dal Prillieux).
I filaiiieiili iiiici'li.iri hanno le pareti ispessite non
formale pcid (l;i (clliilosi, e se in alcuni casi si nota la
presenza di (|m'sl,i sdslanza, pare sia dovuta, secondo
il Fischer de Waldheim, a porzioni di membrana
delle cellule ospiti che restano attaccale ai fdamenti,
o meglio, secondo il Zopf (2), ad una modificazione
che si produce in seguito ad una speciale alterazione.
Nelle diverse specie del genere Uslilago che pro-
ducono il carbone dei cereali, i filamenti miceliari
giunti nella spiga, nell'interno dei fiori o degli invo-
lucri fiorali, si ramificano abbondantemente, si ripie-
gano gli uni sugli altri a forma di gomitolo e dopo la
gelatinizzazione della membrana, ciascuna cellula dei
filamenti si rigonfia in una spora nerastra {ustilago-
spora). ì^eW Ustilago Maydis (carbone del mais) ì
filamenti miceliari fruttiferi si sviluppano sugli or-
(1) WOLF, Le malattie crittogamiche, ecc. (trad. Bac- (2) Prillieux, loc. cit., pag. 152-153.
carini). Milano, Hoepli, 1889.
gani di riproduzione od anche in altre parti della
pianta ospite così abbondantemente, da formare un
rigonfiamento di forma sferica, del diametro anche di
10 a 12 e più cm. Anche in questo caso i filamenti
fruttiferi si trasformano in numerosissime spore, le
quali restano dapprima immerse in una sostanza ge-
latinosa, che venendo da esse assorbita scompare gra-
datamente e si secca, e le spore si disseminano allora
sotto forma di polvere nerastra (fig. 213).
In altri generi (Tiìletia, carie del frumento), i fila-
menti miceliari ciie riempiono gli ovari delle pian-
ticine di grano emettono numerosi rami brevi ed esili
ed ognuno di questi dà origine ad una spora. Nelle
Urocystis, i filamenti miceliari fruttiferi si ripiegano
sopra sé stessi, ma non tutte le divisioni producono
spore, alcune formano un rivestimento incoloro at-
torno alle spore brune.
Nel genere Entyloma i fila-
menti miceliari possono dare
direttamente origine, nel loro
interno, agli organi di ripro-
duzione, ossia lungo il loro
decorso, si formano dei rigon-
fiamenti 0 spore a parete
ispessita e separate da por-
zioni di rami miceliari più o
meno lunghi.
Le spore nelle Ustilaginee
si formano nel maggior nu-
mero dei casi isolate, ma pos-
sono anche presentarsi riunite
in gruppi di forma irregolare,
come ad esempio a catenella,
come si può vedere nella Usti-
lago olivacea che danneggia
i frutti di diverse specie di
Carex (fig. 214). In generale è tulio il micelio che
si frammenta in una massa polverulenta, nera, di
spore.
Le ustilagospore sono costituite di un protoplasma
omogeneo, ricco di goccioline oleose e rivestito di
una doppia parete, generata dalla gelatina messa in
libertà dalla membrana primitiva. Delle due pareti,
l'interna od endosporio appare liscia, sottile ed in-
colora, l'esterna invece, od episporio, si presenta
molto ispessita in confronto del diametro della spora;
è liscia 0 prolungata in piccole punte, verruche o
creste reticolate, ordinariamente colorate in bruno,
giallo bruno o rosso più o meno intenso, e circondata
a sua volta da un rivestimento cuticolare.
Le spore prodotte alla fine del periodo vegetativo
dell' ospite, possono passare l'inverno in stato di
quiescenza e germogliare nella successiva primavera.
Fig. 214.
Filamenti di spore
i Ustilago olivacea.
(Ingr. 250 diani. circa)
ffomiceli od Eumiceti (Funghi)
173
Le varie specie del genere Uslitago iianno le spore
f he possono tanto germinare dopo poche ore, come
mantenersi in vita per un periodo di tempo che può
variare da uno a parecchi anni. Dalle numerose espe-
rienze che si sono fatte, appare come le spore della
Udilago maydis {carbone del granoturco), possono
resistere allo stato di vita latente per tre a sette anni
e quelle del carbone del miglio {U. panici-miliacei)
sino a più di cinque anni.
Tutte le spore delle Ustilaginee collocate in un
ambiente umido e caldo, acquistano la facoltà di ger-
mogliare. In generale quelle che si trovano collocate
sulla superficie dell'acqua ed esposte all'aria germo-
gliano molto più facilmente. La germinazione però
di queste spore avviene di solito nel terreno ed in
vario modo a seconda dei diversi generi.
Alcune volle la spora produce direttamente un
lungo filamento articolato, obanidio, semplice od ir-
regolarmente ramificato all'estremità. iSel maggior
numero dei casi però, dopoché l'episporio si è rotto
in un punto determinato, l'endosporio si allunga sotto
forma di un tubo con sviluppo molto limitato. Il tubo
si divide in breve, per mezzo dei setti trasversali, in
quattro o cinque cellule e produce quindi, o all'estre-
mità superiore 0 lateralmente, in vicinanza dei setti,
a seconda delle diverse specie, delle piccole spore in
generale di forma ovale, conosciute col nome di spo-
ridioli 0 conidii, i quali possono dare direttamente
origine a dei filamenti che ramificandosi formano poi
il micelio, come anche dividersi in nuovi conidii
capaci pure di germogliare ((ig. 210).
Questi organi di riproduzione si formano in numero
molto limitato nell'aria umida o nell'acqua pura, ma
nel letame fresco si moltiplicano in modo straordi-
nario e vi si mantengono in vita per un periodo di
tempo non superiore ai dieci mesi.
I filamenti miceliari prodotti dai conidii, quando
vengono a contatto con una pianta A\ grano, di avena,
di granoturco, ecc., perforano l'epidermide e pene-
trano nelle piante ospiti, invadendocosi gradatamente
anche l'intero individuo, oppure disaggregano la
membrana delle cellule esterne e si estendono poi
nelle cellule inferiori. L'infezione avviene general-
mente nelle pianticine molto tenere o attraverso il
primo nodo assile, lungo il primo internodioo attra-
verso la giovane radice. I filamenti miceliari si esten-
dono gradatamente alle giovani foglinline ed al cono
di vegetazione e si accrescono collo svilupparsi della
pianta stessa fino ad invaderla completamente.
I conidii che si staccano dal primo micelio possono
anche, per mezzo di tubi, riunirsi in gruppi di due o
Ire ed allora danno tutti assieme origine ad un unico
filamento miceliare il (|uale però si ramifica molto di
più di quello prodotto da un conidio isolato.
II micelio che attraversa le piante ospiti non pro-
duce, come già vedemmo, alcuna decomposizione nei
tessuti, dimodoché le piante infette si sviluppano
dapprima senza presentare sintomi di malattia. Solo
quando il micelio forma i filamenti sporiferi, i danni
incominciano a rendersi appariscenti, poiché le spore
sviluppandosi disaggregano gli organi nei quali si
formano e danno così origine alle masse nerastre
polverulenti.
Fig. 215. — Ustilago Avenae.
A, Spore germinanti neiracipia e producenli un probasidio porUnW
degli sporidi). - B. Sporidi! germinanli. - C, D, E, F, Spore germinanti
in un liquido nulritivo. - G, H, Promicelio di spore germinate nell'acqua,
produccndo del tubi di germinazione (ingr. 350 diam. circa) (dal Brefeld).
Quando le piante infette formano i fiori, il micelio
delle Ustilaginee ha già invaso lutti i diversi organi
e si trasforma nelle spore impedendo cosi lo sviluppo
degli ovarii.
Gli sporidioli non possono mai germinare sopra
piante ospiti già mollo sviluppate, come anche il mi-
celio non può mai passare direttamente da una pianta
all'altra, pur rimanendo nelle radici o nel fusto,
sempre pronto però a svilupparsi sui nuovi getti
della pianta ospite.
Alla famiglia delle Ustilaginee appartengono nu-
merosi generi, fra i quali quelli che più interessano
l'agricoltore sono i generi Ustilago, Tilletia, Uro-
cystis, Sorosporium e Graphiola.
174
Patologia vegetale
Gen. UstilagO Pers.
11 genere Ustilago comprende un grande numero
di specie che colpiscono specialmente i cereali, pro-
ducendovi la malattia conosciuta col nome di car-
bone. Le spore di questi funghi sono unicellulari,
tondeggianti o poligonali e producono un probasidio
il quale sviluppa lateralmente degli sporidioli ; questi
si formano in numero straordinario sopra determi-
nati organi della pianta che restano cosi trasformati
in un ammasso di polvere nera.
Secondo Sorauer, Cantoni, Haselbach cGerlach,
le forme sporifere delle Ustilago produrrebbero sul
bestiame gravi disturbi ed anche avvelenamenti o
l'aborto, altri ammetterebbero che il carbone del
granoturco possa determinare la pellagra nell'uomo.
Quel che è certo si è, come ho potuto io stesso spe-
rimentare, che le spore di questi funghi non potendo
quando non siano evacuate, venire digerite, agi-
scono come corpo estraneo sulle pareti dell'apparato
digestivo, donde coliche, diarree, catarri stomacali
ed intestinali e denutrizione. Le spore possono anche
penetrare nella cavità orale degli animali, negli
organi respiratori e produrre delle tossi ostinate.
Le spore delle Ustilago germinano in poche ore
in un mezzo umido, alla superficie dell' acqua, produ-
cendo un probasidio e sporidioli, ma in numero molto
limitato, collocate invece in decollo di siero di cavallo
0 di bue, formano un rigogliosissimo probasidio con
numerosi sporidioli. Questi inoltre tenuti nell'acqua
0 in ambiente umido danno origine ad un minor nu-
mero di nuovi sporidioli, mentre se invece sono por-
tati in un decotto di siero equino o di bue producono
un numero straordinario di generazioni di sporidioli
i quali tutti hanno la facoltà di formare micelio, che
può poi penetrare nelle piante ospiti. L'infezione può
avvenire anche per mezzo di filamenti del proba-
sidio, che si allungano finché penetrano nelle giovani
pianticelle.
Le spore germinanti nel letame delle stalle, nelle
concimaie e nello stallatico portato nel terreno, sono
quelle che formano i veri focolari d'infezione. 11
professor MoRiNi ha potuto stabilire che il passaggio
delle spore nel tubo digerente dei bovini, favorisce
la germinazione tanto che le piante di granone con-
cimate collo sterco di un bue alimentato con pastoni
di crusca e spore di U. Maydis, riuscirono infette.
1 tubetti di germinazione delle spore e degli spori-
dioli od anche degli sporidioli stessi, se trovano una
pianticella di graminacea germoglianle, vi penetrano
forando la membrana delie cellule epidermiche del
giovane fusticino e delle radichette; quindi passando
attraverso alla membrana opposta ed agli spazi inter-
cellulari si ramilìcano in vario modo, annidandosi
nell'interno della pianta ospite dalla quale assorbono
il nutrimento.
Il Maire (1 ) ha fatto delle importanti ricerche sulla
germinazione delle spore di quasi' Ustilago, dimo-
strando la vita saprolilica del micelio e la formazione
degli sporidioli o sporidii fermenti.
Ustilaflo Mavdis d). C.) Corda {Carbone del mais,
Carbone del grinin/iirco). — Si presenta sotto forma
di escrescenze sui fusti, sulle lb"lie, sulle brattee
Fig. 216. — Inlioi-fseenz;! femminile di Zea Maijs
colpita Ja Usiilago Maydis (dal Tubeuf).
fiorali e sulle infiorescenze maschili e femminili di
tutte le varietà di granoturco. Solo nelle annate e
nelle località molto umide si sviluppa tanto abbon-
dantemente da arrecare gravi danni.
L'infezione nel fusto produce una notevole iper-
trofia ove si riuniscono i filamenti fruttiferi del
fungillo, cioè induce la formazione di un numero
straordinario di cellule verso la periferia del punto
infetto procurando cosi un anormale sviluppo nelle
altre parti del fusto. Sulle spighe dei fiori femmi-
nili (fig. 216), il parassita infesta specialmente le
(1) Note sur le développement sapropìiytique et sur la structure cytologique des sporidies lei
Maydis {Bull. Soc. botan. de France, 1898).
; chez ('Ustilago
Ifomiceti od Eumiceti (Fiini]/ii)
piccole scaglie che circondano il pislillo rendendole
mollo ingrossate, menli'e l'ovario o resta comple-
tamente disorganizzalo o si i-igonlia a sua volta tanto
da raggiungere anche il diaiiielro di 5 o 0 cni. Il fun-
gillo danneggia in generale un numero molto piccolo
di fiori, ma quasi sempre nelle spighe ammalale i
semi rimasti sani, non possono svilupparsi che mollo
imperfettamente e l'iiiliorescenza subisce un accre-
scimento anormale. Nei fiori maschili l'infezione si
osserva generalmente nella parie superiore delle
pannocchie.
I tumori, a forma di sacco o tondeggianti, prodotti
dal carbone, possono raggiungere anche un diametro
di 12 a 13 cm. ed hanno un odore acre ed ingrato.
Sono ricoperti da una pellicola di colore bianchiccio
argenteo o grigiastro, tendente alla superfice al rosso
0 violetto; inoltre è rugosa e formata dal tessuto
tegumentale della pianta infestata. Sezionati trasver-
salmente, quando sono ancora mollo giovani presen-
tano una polpa biancastra, attraversala da venature
nere, (iradatamente poi le strisele nere aumentano
di numero ed estensione fino a che lutto il rigonfia-
mento si trasforma in un umore di colore fuliggineo
e (|uindi in una polvere bruna.
Le .spore hanno forma globosa o leggermente ellit-
tica e sono rivestite da mi episporio giallo bruno,
pellucido e coperto di piccoli aculei e misurano da
8 a 13 [A di lunghezza per Sali [* di larghezza.
Le spore del carbone del mais, se collocate in un
ambiente ricco di sostanze nutritizie, come ad esempio
nel letame, specialmeale fresco, germinano pron-
tamente producendo un probasidio cilindrico, fili-
forme, sellato, con sporidioli fusoidei che si formano
o ai lati dei setti o aireslremità. Gli sporidioli man-
tenuti in un mezzo nutritizio, come letame, si ri-
|)ioducono per gemmazione in modo straordinario,
cosicché pare possano moUijilicarsi e svilupparsi
nel terreno ricco di letame dall'estate fino alla suc-
cessiva primavera. Se collocate invece nell'acqua, le
spore del carbone non germinano che dopo un lungo
periodo di riposo, anche di parecchi mesi.
Nel tubo digerente dei ruminanti le spore germi-
nano prontamente producendo numerosi sporidioli.
II fungillo penetra nelle |)ianle del mais sia quando
sono nel principio della loro formazione, sia quando
hanno già raggiunto un cerio sviluppo; possono in-
vadere organi diversi, purché siano formali da tes-
suti molto giovani e l'infezione può avvenire o per
mezzo degli sporidioli formali nel terreno diretta-
mente dalle spore germinanti, o da quelli prove-
nienti da generazioni deirannata antecedente.
Si previene questo malanno col non adoperare il
letame fresco e collo svellere le piante infelle.
l'slilago Avenac (l'ers.) lìoslrup. (Carbone dell'a-
vena). — Cresce comunemente sulle pianticine di
Arena saliva e trasforma le spighette delle pannocchie
quando sono già quasi giunte a completo sviluppo,
in una massa polverulenta brunaslra. Le spore sono
tondeggianti, finamente punteggiate, con un diametro
di .0 a 8 u.
Gli sporidioli si formano sul probasidio diviso da
setti in diverse porzioni, le quali si fondono facil-
mente assieme ed emettono, in seguito, dei sottilissimi
filamenti di germinazione. L'infezione principia gene-
ralmente dagli sporidioli sparsi sul terreno e che si
attaccano alle pianticine germoglianti.
IJstilago perennans Hostrup. (Carbone dell'avena
selvatica). — Infesta le pianticine di avena .selvatica
trasformando le spighette in una massa pulverulenta
bruna. Il micelio di questo fungillo si mantiene vivo
per molto tempo nel rizoma della pianta ospite. Ila
spore ovoidali, lisce o leggermente asperulale, le
quali emelloiio un probasidio mollo ristretto ai setti
e con numerosi sporidioli i quali danno facilmente
origine a nuovi sporidioli.
llstilago Hnrdei Per&. (Carbone dell'orzo). — Questo
fungillo produce danno ai seminali ad orzo, poiché
sviluppandosi sulle spighe, le trasforma in una pol-
vere nera a riflessi bruno-olivastri (fig. 217). Le
spore sono ellissoidali o tondeggianti, leggermente
aculeate, misurano un diametro di 5 a 7 ,a e produ-
cono, germinando, un probasidio con 2 o 3 setti senza
sporidioli. 11 probasidio ha uno sviluppo puramente
vegetativo, s'allunga e si ramifica per successive divi-
sioni e penetra direttamente in primavera nelle pian-
ticine di orzo. Le spore restano facilmente attaccale
ai semi sani di orzo e si mantengono in vita per un
lungo periodo di tempo mantenendo cosi l'infezione
di anno in anno.
Ustilago Tritici ( Pers.) Jens. (Carbone o fuliggine
del grano). — Si presenta abbondantemente sulle in-
fiorescenze di tutte le varietà del grano (fig. 218) e
di qualche altra graminacea selvatica. Le pianticine
infelle non presentano nel loro sviluppo alcun carat-
tere esterno, solo alcune si mantengono più piccole
delle sane. All'epoca della fioritura le ife del micelio
si raccolgono in fasci sulle infiorescenze e trasfor-
mano i fiori od anche tutte le infiorescenze in una
massa bruna od intensamente olivastra. Le spore
sono ovoidali-ellissoidali o quasi sferiche, liscie o mi-
nutamente papillose e misurano da 5 a 8 u. di dia-
metro e germogliando |)roducono un probasidio
sellato, con rami laterali i quali hanno la facoltà di
allungarsi per penetrare nella pianta ospite.
Ustilago Secalis Rabenh. (Carbone della segala). —
E una malattia che si presenta piuttosto raramente
ed é in generale poco conosciuta. Le spighe infestale
appaiono quasi allo sialo normale, il frutto solo ri-
sulta più corto, rigonfialo nel mezzo od all'estremità
e colorilo in bruno; appena toccato si trasforma in
una polvere bruno-nerastra formata dalle spore sfe-
riche, raramente ellittiche od ovali e verrucose.
176
Patologia vegetale
Fig. 217. — Infiorescenza di Orzo colpita
da Uslilago Hordei (dal Tubeuf).
Milago Panici-miliacei (Pers.)Wint.= f/. destruens
Sch\. (Cdì'lione, fuliggine o golpe del miglio). — In-
vade le pianlicine di miglio ed uccide tutte le diverse
parti dei fiori, dimodoché le infiorescenze, ancora
prima di essere liberate dall'ultima guaina fogliare,
restano trasformate in un ammasso di sostanza giallo-
grigiastra, finamente striato, ecoslituito da rari avanzi
dei" fasci fibro-vascolari dell'infiorescenza e da un nu-
mero straordinario di spore fortemente agglutinate.
Quando il fungillo ha raggiunto il completo sviluppo,
si rompe l'involucro bratleale e la massa bruna si
mette in libertà sotto forma di polvere, che può
essere facilmente disseminata dal vento.
Le spore hanno forma globulosa od ellissoidale,
raramente poliediica, sono rivestite da un episporio
giallo bruno, liscio o leggermente reticolato e mi-
surano da 8 a 42 [j. di lunghezza per 8 a 10 di lar-
ghezza.
Esse conservano per un lungo periodo di tempo la
facoltà di germogliare (4 o 5 anni, secondo Lieben-
Fig. 218 — Inlioiescenza di diano colpita
da Ustilago Ti ilici (dal Tlbclf).
BERG 5 anni e mezzo), per cui conviene, nei luoghi
colpiti da questo malanno, non seminare miglio per
parecchi anni.
Le spore germogliando prnilucono dei basidii fili-
formi, cilindrici, (iivisi in :l o i segmenti, i quali
formano degli sporidi! u lilaiiii'iili germinativi che
possono poi penetrare direltamenle nella pianta ospite.
Questo fungillo si sviluppa tanto sul miglio {Pani-
cum miìincenm L.) che nella panicastrella (P. cms-
gal/i L. ) f |Hi('i (iislruggere i raccolti anche per pa-
reccliir annali' MiPcessive. Le piante malate, oltre che
le spighe irasloi male, presentano alcune volte anche
le foglie molto allungate, secche nell'estremità supe-
riore e numerosi peli nelle guaine fogliari.
Affine è laU. Craraeri Kornicke, che è pure paras-
sita di alcune specie di panico, come della Setaria
italica, che si coltiva come miglio da uccelli. Le spighe
appaiono esternamente normali, mai semi osservali
attentamente risultano rigonfi e bruni nella parte
eli od Eumiceti {Fun(jhì)
inferiore e ripieni di una massa nera di spore (fi-
gura 219), irregolarmenle globose, di color giallo
marrone, liscie, con un diametro di G a 12 ^t. Le
spore germinando producano tubi miceliari che si
segmentano, ma dai singoli segmenti, i quali in
breve si staccano, non hanno origine conidii,
bensì alcuni filamenti mi-
celiari che penetrano di-
rettamente nell'ospite.
l'ure sulla Selaria (Sc-
taria glauca L., Selaria
viridis, ecc.), trovasi l'U-
stilago neglecla Niessl., la
quale si sviluppa negli
ovari che riempie di una
polvere nera di spore a
membrana esterna verru-
cosa, tondeggianti, con un
diametro di 1-\A u. Molto
alTini sono l'U. Rabenhor-
stiana Kuhn e l'U. sclariae
lìab.
Ustilago Iteiliaiia Kiihn
(Carbone dei sorgili). —
Forma sulle pannocchie
maschili del granoturco e
del sorgo coni uneiSorg/i um
vulgare et ■S\ ccrnuum)
delle pustole tondeggianti
od ovali, di varia gran-
dezza, coperte dapprima
da una membranetta bian-
chiccia e che si trasforma
quindi in una massa pol-
verulenta bruna, formala
da spore per lo più irre-
golarmente sferoidali, an-
golose 0 leggermente ellit-
tiche, brunastre, riunite
dapprima in gruppi e con
episporio munito di minutissimi aculei ed aventi un
diametro di '.) a 15 [x.
Ustilago Fisclifri Passerini (Carbone delle pannoc-
chie del mais). — Si sviluppa sulle infiorescenze
femminili del mais ed infesta specialmente la rachide
distruggeinlone quasi completamente il midollo, ed
impedendo cosi la maturazione dei frutti. Le pan-
nocchie infette si presentano più piccole delle altre
e quando si tolgono le brattee esterne ossia si pro-
cede allo spannocchianiento, i pochi frutti giunti a
maturità appaiono abbondantemente coperti da pol-
vere bruna, mentre la parte interna del tutolo si
disaggrega con grande facilità.
Le spore sono tondeggianti, di un colore grigio
porporino, hanno un episporio coperto di minutis-
sime papille e misurano da -i a 6 |x di diam.
Ustilago cruenta Kuhn (Carbone del sorgo). — Vive
parassita sul Sorghum vulgare e 5. saccharalum e
sulla Durra, formando sopra gli steli, nella rachide
e raramente sopra i fruiti, delle pustole rosso-brune,
per lo più riunite in placche livide (fig. 220). Le
Fig. 219.
Pannocchia di Selaria
colpita da Usiilago
Crameri.
Fig. -220.
Spighe (li Sorgo colpite dàWL'sIiìago criienla.
(Dal TUBE.T).
spore sono globose od ellittiche, hanno un episporio
rosso bruno quindi olivaceo bruno e misurano da 5
a 12 u. di larghezza. Oermogliando, emettono un
probasidio cilindrico, diviso in 3 o 4 porzioni, con
sporidioli fusoidei, terminali o laterali.
Usiilago sorgili Link. (Carlmne della saggina). —
Si sviluppa sul Sorghum rulgare e S. saccharalum,
e si localizza, per frultilicare, negli oigani femminili,
raramente nei maschili, delle piatile che deforma in
modo tale che in tutte le infiorescenze colpite, si nota
in luogo dell'ovario un corpo cilindrico lungo :S e più
millimetri, rivestito dapprima da una pellicola deli-
cata, biancastra e che si trasforma in un ammasso
di polvere brunastra, aggruppata intorno ad un asse;
esso è costituito di spore globose od allungale, sjìesso
angolose, con episporio olivaceo bruno, lunghe da 5
23 — Patologia vegelale.
Nuova Enxicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
a 9,5 [ji e larghe da 4 a 5,5 <j.. Le spore germogliano
facilmente nell'autunno quando si trovano alla su-
perficie di una goccia d'acqua e danno origine ad un
proliasidio brevemente ramificato e diviso in diverse
porzioni che si distaccano facilmente e che possono
alla loro volta germogliare come gli sporidioli di
altre Ustilago.
Molte altre specie di Ustilago crescono nelle regioni
italiane, ma non parassite di piante utili. Nelle regioni
piemontesi si trova frequentemente sul Tragopogon
e Scorzonera e soprattutto sul T. pratensis, l'Uslilago
Tragopogon! (Pers.) Schroeter, che produce sulle in-
fiorescenze, od alla base di esse, dei tumori tondeg-
gianti, bruno-violacei, che si trasformano in una
polvere nera costituita da spore sferiche, aventi un
diametro di 13 a 14 ijl.
Sulle Sileìie, Dianlhus, Saponaria, Stellarla, Ma-
lachium, ecc., vive l'U. vioiacea (Pers.) Fuck., disag-
gregando le antere e trasformandole in una massa
polverulenta di colore violaceo, di spore sferiche, a
membrana tubercolosa, violacea, con un diametro di
6 a 9 [ji. Esse, germinando nell'acqua, emettono ra-
metti articolali: nei succhi niilri-
tizi prolificano come i funghi dei
Sulle piiiiilr foraggere vivono
une l'.'ililiii/o, le quali arre-
cano danni ben visibili e di esse
occorre ricordare le forme più
comuni
[Jstiiago Ischaemi Fuck. (Car-
bone della sanguinella). — Vive
specialmente sulla Sanguinella
uggendo quasi tutte le parti
del fiore ed anche la
rachide (fig. 221). Ra-
ramente si estende alle
guaine fogliari. L'infio-
rescenza resta trasfor-
mata in un corpo ne-
rastro, contorto, allun-
gato, costituito da un
numero indefinito di
spore globose od oblun-
ghe, di colore bruna-
slro, con un diametro
di 7 a 12 u..
Determiiiii sul fiislo di
Fig. 221.
Pianta di Sanguinella colpita
àsW Uslilago Ischaetni; a
destra spore.
(Ingr. 150 diam.) (da Briosi e Cav.).
Ustilago Hvpodytes Fr
molte graminacee (Agropyrum, Glg>
Bromus, Brachypodium, ecc.) delle Idii^Iu' spacca-
ture a margini paralleli, che lasciano uscire una
polvere nera di spore globose, con membrana sot-
tile, di colore bruno s;iallastro, con un diametro
di 3 a 6 a.
Ustilago bromivora Fisch. — Vive sui Bromus
dei prati invadendone gli ovari e le spighette in via
di sviluppo, che, rigonfiati dapprima, lasciano poi
uscire, rompendosi, una massa polverulenta nera di
spore globose o poliedriche, con membrana esterna
leggermente papillata, di colore bruniccio, con un
diametro di 6 a 14 u.
Nelle serre del giardino botanico di Amsterdam,
il A'uiLLEMiN (1) osservò sopra piante di Eucalgptus
ottenute da seme e specialmente sul colletto, sui nodi
inferiori del fusto e sui rami bassi, delle nodosità
dure, liscie o screpolate alla superficie, piccole e
rotonde od anche ingrossate fino a misurare 5 cm.
di diametro. Dagli ingrossamenti partono anche in
gran numero dei piccoli rami, i quali si riuniscono
in fasci. Tali tumori sono prodotti dalla irritazione
provocata da una Ustilago, indicata dal Vuillemin
col nome di U. Vriesiana.
Nelle lacune della corteccia, immersi in una massa
mucilagginosa, si notano gli organi di riproduzione
rappresentati da spore ovali, bruno-violacee, a parete
liscia, lunghe da 7 a 9 u. e larghe da 5,5 a 7 |j..
Questa Ustilago però non arrecò danni considerevoli.
Gen. Tilletia Tul.
Questo genere comprende un numero molto limi-
tato di specie parassite specialmente dellegraminacee.
Ha molti caratteri comuni colle Ustilago e ne diffe-
risce per gli sporidioli lineari-allungati, disposti a
verticillo all'apice del probasidio.
Tilletia Carlos Tulasne (Carie, volpe, golpe, car-
bone fetido, carbone untuoso, mazzetto, fame del
frumento). — La carie infesta le pianticine di grano
ed un gran numero di graminacee selvatiche (fig. 222).
Il fungillo si sviluppa dapprima nell'interno delle
piante senza che l'individuo colpito manifesti all'e-
sterno alcun grave sintomo di malattia. Tutt'al più
le pianticine si presentano più sottili e più corte e
mentre prima della fioritura sono di colore verde
scuro, dopo diventano di un verde sporco e quindi
bianchicce. Dopo la fioritura, il fungo invade l'ovario
e disorganizza completamente il seme sostituendo alla
parte farinosa bianchiccia una sostanza grigiastra,
compatta. Le spighette malate allora assumono una
colorazione verde cupo, mentre le sane si tingono in
giallo verdastro. A sviluppo completo le spighe sane si
ripiegano verso il basso per il peso dei semi, mentre
invece quelle affette dalla golpe si mantengono verti-
cali, più corte e colle spighette molto più divaricate.
Durante la maturazione dei semi le spighette infette
(1) Sur ìes luìtieurs ligneuses produites par une Ustilagi-,
Sciences. Paris, 1° febbraio 1874).
chez les Eucalyptus {Conipt. Rendus .Acadéniie des
Ifomiceti od Enmiccti (Fiinfi/ii
sono più grosse delle sane, all'epoca invece della
mietitura sono più sottili e più ottuse, d'un colore
grÌ!;io bruno, col solco longitudinale molto meno
pronunciato e schiacciate, si riducono in una polvere
nera, oleosa al tatto, di odore fetido, molto simile a
quello dell'aringa,
contenL'Oiio.
:ausa della Irinietilamina che
Fig. 222. — Tilletia caries.
A, SpÌKa di grano cariata. - B, Seme di prrano sano. - C, D, Seme cariato.
- E, Seme carialo, sezionato longiludinalmcnle. - F, Spora di TiUtlia in
germìDazione, che emette un probasidio terminante in un ammasso di spo-
ridi! (da TULASNE). - G, Sporidio secondario in germinazione. - H. Seiione
di sporidii germinanti, che emette un tubo. - I, Sezione di sporidii in ger-
minazione, che produce uno sporidio secondario. - i. Sporidio slaccato, che
emette un piccolo sporidio secondario (ingr. 350 diam. circa) (da Brefeld).
Quest'odore si trasmette anche alla farina, la quale
d'altra parte resta di color grigiastro e può anche
apportare leggere infiammazioni al tubo digerente.
Sezionando una spighetta maiala appena è uscita
dalla guaina ed esaminandola al microscopio si vede
essere costituita da numerosi filamenti ialini, rami-
ficati, che si intrecciano in vario modo e che si in-
grossano alle estremità libere in forma di vescichette.
In vicinanza delle vescichette una brevissima por-
zione del filamento si dispone in posizione verticale.
Tali vescichette, accrescendosi in seguito, formano
spore globose, brune, aventi un diametro di 14-17
a 20 ui, con episporio attraversato da linee sporgenti
le quali producono, intrecciandosi, delle areole rego-
lari, tanto che le spore stesse appaiono reticolate.
Le spore possono mantenersi in vita per un hmgo
periodo di tempo (secondo il Liebenbeug anche per
otto anni) e collocate in un auìbienle umido o nel-
l'acqua, germinano in 2 o i giorni emettendo da ima
apertura, che si produce nell'episporio, un unicoliibo
0 probasidio cilindrico, diviso anche da qualche setto
trasversale, il quale si sviluppa pociiissimo in lun-
ghezza e produce alla sua estremità, portandosi fuofi
dell'acqua se la spora vi era immersa, da 4-8-10 o
12 sporidioli, disposti a corona, filiformi, ma legger-
mente incurvati e ristretti alle estremità, i quali quasi
sempre si attaccano l'uno all'altro verso la parte in-
feriore per mezzo di un sottile filamento in modo da
formare come una specie di H.
Gli sporidioli germinano prontamente tanto nel-
l'acqua che in substrato nutritìzio, producendo, o
direttamente nuovi sporidioli secondari, o micelio con
abbondanti sporidioli, però di forma falcata e più
corti dei primi. Questi nuovi sporidioli germinano
come i primi. Il substrato ricco di sostanze nutritizie
come il letame, facilita lo sviluppo del micelio e
quindi le infezioni.
I filamenli miceliari cosi formatisi venendo a con-
tatto con un seme germogliante di grano, ne forano
le pareti, vi penetrano e stanno nell'interno dei tes-
suti, accrescendosi colla pianticella, finché passano
nelle spighette producendo nuovi organi di riprodu-
zione.
Un'altra specie, la Tilletia levis Kuhn, produce
pure nel grano, la golpe come la T. caries. Le due
specie dilTeriscono solo nelle spore, poiché la T. levis
ha spore globose, ellittiche od ovali, raramente ob-
lunghe od angolose, brune, con episporio ispessito e
liscio ed aventi un diametro di 14-17-20-23 a, op-
pure una lunghezza di 215 a 25 |a per una larghezza
di 14 a 18 a. Gli sporidioli .sono anche mollo più
numerosi e più brevi.
Tilletia secalis (Corda) Kuhn ( Carie della segala).
— Si sviluppa sulle pianliciiie di segala e sporifica
negli ovarii i quali restano trasformati in una polvere
nerastra, costituita da spore globose ed irregolar-
mente tondeggianti, aventi un diam. di 18 a 20-23 u.,
con episporio castagno bruno e reticolato.
Produce gravi danni in parecchie parti della Ger-
mania; io l'ho trovata nell'alta valle della Stura di
Viù (Torino) ma in porzioni molto limitate.
Un'altra specie viene descritta dall'.X.NDEnso.N- come
parassita del riso, la Tilletia corona Screb., che fu
trovata in vari luoghi dell'America settentrionale
Patologia vegetale
negli ovarii àeW Homaloccnchrus oryìoides, H. virgi-
nieus, H. lenticularis e nel Panicum sanguinale e
virgatum, trasformando gli ovarii in una massa nera,
corniculala, lunga sino ad un cm., con spore grandi,
sferiche, brune (22-26 ix di diametro) (1).
11 Takahaski di Tokyo (2) descrive come parassita
del riso nel Giappone la Tilielia horrida Tak., la
quale riduce gli ovarii, sempre ricoperti dalle glume,
in una massa nera di spore sferiche od irregolar-
mente ellittiche, con un diametro di 17 a 26 fjt, ri-
vestite da un episporio olivaceo bruno, munito di
lunghi e numerosi aculei.
Cosi anche nella Norvegia il Blytt (3) trovò nei
frutti Ae\V Anihoxanihum odoratum una Tilielia An-
thoxanthi lìl.
Gen, Urocystis Rab.
Sotto parecchi aspetti le specie di questo genere
si possono confondere con quelle del gen. Tilielia.
Ne differiscono in ciò che i filamenti miceliari pro-
ducono glomeruli di spore, delle quali alcunecentrali,
che possono germinare, ed hanno un episporio ispes-
sito e di color bruno, mentre le periferiche sono a
membrana esile più chiara e sterili.
Urocystis occiilla(Wallr.) Rabenh. (Carèo;ie o tarlo
del fusto della segala). — Colpisce i fusti, le foglie,
le guaine e le glume specialmente della segala e tal-
volta anche dell' or^so e di varie graminacee che cre-
scono selvatiche nei prati. Oltre che nelle regioni
australiane (Wolf) è stata anche riscontrata in Italia
come parassita del grano.
L'infezione non si rende manifesta che al mo-
mento in cui il fungillo fruttifica ed allora compaiono
fra le nervature delle foglie e dei fasci vascolari dei
fusti, delle linee biancastre, poi ceruleo-grigiastre, le
quali in breve diventano brune per le spore che, rotta
l'epidermide, compaiono all'esterno sotto forma di
minutissima polvere.
La pianticella resta in tal caso quasi sempre più o
meno deformata nella parte superiore e le spighe
essiccano prima della maturazione degli ovarii. La
infezione si estende anche solo alle spighe produ-
cendo sulle glume, sugli ovarii e sulla rachide, delle
pustole brune, irregolari. Quasi sempre vengono col-
pite tutte le diverse parti della pianta, gradatamente
dalla spiga alla porzione inferiore del fusto.
I filamenti miceliari che si dirigono verso l'esterno
si ramificano variamente, i rami si contorcono a go-
mitolo, avviene una gelificazione della membrana e
conseguentemente la formazione di glomeruli ton-
deggianti od ellissoidali, di 2 a 4 cellule o spore
maggiori circondate da cellule più piccole ed a pareti
sottili. Le spore centrali sono tondeggianti, a pareti
(\) Anderson, A new Tilletia, parasitic Oryza saliva
(Botanical Gaiette, voi. XXVII, 1899).
ispessite, liscie, di color bruno carico, misurano un
diametro di 12 a 18 a, le cellule periferiche invece
sono molto più piccole (4-6 |jt) e grigiastre (fig. 223).
Le spore centrali germinano facilmente alla super-
ficie dell'acqua emettendo in 2 o 3 giorni, da una
apertura dell'episporio, un breve filamento o pro-
basidio, all'apice del quale si protendono a corona
2 a 6 sporidioli cilindrici che raramente si uniscono
j (fig. 223). Gli sporidioli germinano alla loro volta
Fig. 223. — Uiocystìs occulta.
A, Glomerulo che contiene Ire spore fertili. - B. Gloraerulo con due spore
fertili, die produce un ciuffo di sporidii. - C, Glomerulo con tre spore fer-
tili, che emette due ciuffi di sporidii. - D, Glomerulo con una spora fertile,
che ha prodotto un ciuffo e i conìdii sono in germinazione (ingrandimento
350 diam. circa) (da Wolf).
anche dopo poche ore, producendo un filamento che
si ramifica poi in un vero micelio quando penetra
in un seme germogliante di segala. In tal modo ha
luogo l'infezione nel terreno, quando questo è spe-
cialmente molto umido.
Urocystis cepulae Frost. {Carbone delle cipolle). —
Vive sulle foglie, sulle guaine e sulle scaglie avvol-
genti i girelli della cipolla e del porro e colpisce
generalmente le giovani pianticelle producendo in
poco tempo la morte dell'individuo.
Il malanno si rende manifesto sotto forma di placche
longitudinali nerastre, che dalle prime foglie si esten-
dono gradatamente alle altre ed alle scaglie del gi-
rello (fig. 224). La massa carboniosa risulta formata
da glomeruli di spore tondeggianti, costituiti da una
0 due spore centrali fertili, che misurano undiametro
di 3 a 4 a, circondale da alcune piccolissime spore
sterili. Nelle regioni italiane il carbone delle cipolle
non è molto frequente. L'ho riscontrato nel 1894 in
alcuni punti del Vicentino e dell' Albese; nel 1897 e
1898 in alcuni orti nei dintorni di Torino. Ho potuto
constatare che in alcuni individui già staccati dal
suolo e che presentavano solo alcune minutissime
(2) Botanical Magazine, 1896.
(3) Chrystiania Vid. Selsk, 1896.
Ifomiceti od Eumiceti {Fungili)
linee carboniose nelle scaglie esterne, il malanno si
propagava, nei magazzini umidi, anche alle sca.ylie
interne tanto da trasformare le cipolle in un ammasso
di sostanza pulverulenta nera.
Urocystis cepulae.
Irocystis Anemones (Pers.) Schroet. — Colpisce i
piccioli, le lamine fogliari e gli scapi fiorali di pa-
recchie specie di Anemones e varie altre Ranuncu-
lacee selvatiche e coltivate e specialmente deir.4. co-
ronaria, (ili organi colpiti presentano delle lunghe
protuberanze brune, sotto -epidermiche (fig. 225).
In breve l'epidermide si rompe longitudinalmente ed
allora si mette in libertà una polvere bruna formata
da gruppi di spore fertili, circolari, con un diametro
di IG a 18 u, circondate da un certo numero di spore
sterili.
Urocystis Violae (Sow.) Fisch. (Cariane delle viole).
— Sulle foglie 0 scapi fiorali e stoloni della Viola
odorala e Y. trirolor, coltivate o selvatiche, il fun-
gillo produce protuberanze irregolari che possono
misurare anche 0 o 7 cm. di lunghezza per 4 o 6 mm.
di spessore, di colore grigiastro, che, al rompersi
dell'epidermide, si trasformano in un ammasso pol-
verulento costituito da gruppi di spore, delle (piali le
centrali sono brune, con un diametro di IO a 17 a,
le periferiche invece sono più piccole (tì-lO |a di dia-
metro) e di colore grigio chiaro sbiadilo.
Per allontanare le infezioni di tali forme fungine,
conviene estirpare e bruciare le porzioni malate per
impedire la formazione e quindi la germinazione
delle spore.
F!g. 225. — Pianta di Anemone
colpita d-dW Urocystis Anenomes (dal Tubedf).
Sulle radici delle Orobanche fu riscontrala in al-
cune regioni dell'Europa una specie di Urocì/slis
(U. Orobanches (Fr.) Fiscli.). È da augurarsi che si
diffonda anche in Italia per limitare i danni delle
Orohanche.
Sui Colclìicum, Muscari, Scilla ed altre gigliacee,
vive l'U. colchici (Sebi.) Rab. deturpandone le foglie
per mezzo di molti probasidii che lasciano poi uscire
le spore.
Gen. Sorosporium Rud.
Sorosporium Saponariae Rnd. — Sui fiori di alcune
Cariofillee selvatiche ed anche di alcuni Diantìius
Fìg. 226. — Spore di Sorosporitim Sapo
(Ingrana. 200 diam. circa) (rial TuneuF).
coltivati, si notano in alcuni casi degli ingrossamenti
sia nella parte centrale, che nel calice o nel pedun-
colo, a deirimenlo delle altre porzioni fiorali ilie si
182
Patologia vegetale
sviluppano mollo imperfettamente ed irregolarmente.
Le protuberanze rompendosi lasciano uscire una pol-
vere costituita da spore tondeggianti, ocracee, con
un diametro di 10 a 16 (ji (fig. 226).
Gen. Graphiola Poit.
Graphiola Phoenicis (Mong.) Poit. — Sulle foglie
della Phoenix dactylifera e del Chamaerops humilis
coltivati nella riviera ligure, nella bassa Italia, in Si-
cilia ed anche nei nostri giardini, si va sempre più
diffondendo questo fungillo deturpando enormemente
le foglie stesse. Tanto nella pagina superiore che nel-
l'inferiore il fungo produce ricettacoli cilindrici,
neri, molto consistenti, alti 1 mm. o poco più, larghi
sino a 0,5 mm., isolati o riuniti in gruppi di 3 o 4.
Alcuni di questi non giunti a completo sviluppo, sono
perfettamente chiusi nella parte superiore, altri in-
vece presentano un foro circolare che mette a nudo
la massa interna gialliccia.
Tali ricettacoli sono formati da due strati, uno
esterno (exoperidio) corneo e bruno, l'altro interno
{endoperidio) che scompare facilmente e nella parte
interna dà filamenti molto lunghi, larghi da 10 a 15 |x,
striali, e che portano lungo il loro decorso numerose
spore globose od ellittiche, con un diam. di 3 a 6 jx,
quasi ialine.
Nelle foglie malate si notano frequentemente mac-
chie circolari od ellittiche, grigiastre, orlale di bruno,
sulle quali si sviluppano anche ricettacoli di Gra-
phiola, prodotti da un fungillo (Diplodia) che dà
organi di fruttificazione in forma di piccolissime
protuberanze.
Sulle foglie di alcune conifere (Larice, Piiius
austriaca e montana) il Vuillemin (1) riscontrò in
questi ultimi tempi due fungilli che ri feri ad una
nuova famiglia di Uslilaginee, le Hypostomacee.
Le specie che possono interessare l'agricoltore
sono la Meria Laricis, che si sviluppa sulle foglie del
larice, e rHypostomum llichianum, che cresce sulle
foglie del Pinus austriaca e del P. montana.
Le due forme fungine hanno filamenti miceliari
ramificati, settati, circondati da una guaina muci-
lagginosa; penetrando nelle foglie, determinano la
morte dell'organo colpito. Gli organi di riproduzione
si formano in vario modo. Nel genere Meria un fila-
mento si dispone perpendicolarmente alla superficie,
si ingrossa e passa nell'ostiolo dello stoma, poi si sud-
divide. Nel gen. Hijpostomum si forma dapprima un
piccolo gomitolo mucilagginoso per l'anastomosi di
due 0 più filamenti. Da questo gomitolo si allunga un
tubo che va verso la parte esterna. Nel genere Meria
dal tubo che arriva all'osliolo, ha origine un prolun-
gamento che forma un conidioforo, il quale si divide
dicotomicamente in diversi rami limitati alla base da
un setto. I rami terminali portano 4 spore laterali
unicellulari, incolore, leggerraenteristrettenel mezzo,
lunghe 8-10 ia, e larghe da 2,6 a 2,7 ja.
Nel genere Hyposlomum si forma, verso la super-
ficie esterna della foglia colpita, nn rigonfiamento che
dà origine ad un apparecchio Gonidiale: alcuni fila-
menti formano come una specie di stroma dal quale
si prolungano alcuni tubi ramificati, saldali fra loro.
Le spore hanno una grande somiglianza con quelle
dei Fiisarium e misurano da 20 a 27 a per 2,5 a 3 [x.
Sul finire della stagione propizia alla vegetazione si
formano gruppi di 10 a 20 cisti diseguali, con parete
ispessita, nera.
Cure da seguirsi per proteggere i cereali
dalle Uslilaginee.
La maggior parte delle Uslilaginee si moltiplica
per mezzo degli organi di riproduzione, che cadendo
sul terreno, trovano nella stagione autunnale o nella
primavera le condizioni adatte al loro sviluppo e di-
ventano altrettanti centri d'infezione.
L'agricoltore dovrà quindi impedire l'avvicina-
mento delle spore ai semi che si affidano alla terra.
Siccome concorrono anche a rendere più disastrose
le infezioni, le avverse condizioni atmosferiche e cul-
turali, poiché l'umidità ed il letame fresco agevolano
la germolazione delle spore e la formazione degli
sporidioli, cosi sono da consigliarsi opportuni dre-
naggi, l'interramento dei semi, l'uso di concime già
ben fermentalo, la scelta di località non troppo umide
e l'aerazione del seminato.
Le spore e gli sporidioli delle Uslilaginee, che si
trovano nella terra, si attaccano facilmente ai semi
delle graminacee ed emettono un tubetto germinativo
che forai giovani tessuti e penetrando nell'embrione
che sta per svilupparsi, segna il principio dell'infe-
zione. Ciò non potrà succedere se si dispone attorno
ai semi una sostanza che possa uccidere i tubetti
germinativi o le spore e gli sporidioli. Si consiglia la
calce, il solfato di rame ed il solfato si soda. Risul-
tali sicuri si hanno col solfato di rame e calce.
Si prepara in un recipiente di legno una soluzione
al 0,5, all'I od anche al 2 o 3 % di solfato di rame
e dentro a questa si immergono i semi in modo che
siano coperti e vi si lasciano per qualche ora, oppure
(pel caso del 2 o 3 %) per una trentina di minuti
smuovendoli leggermente in modo che restino tutti
bagnati, ma non rotti.
Si tolgono quindi dall'acqua e si dispongono in un
ambiente asciutto gettandovi sopra una certa quan-
tità di calce in modo da ben prosciugarli. Si forma
(1) Vuillemin P., Les Hypostomacées,
Sciences, 1896, pag. 543).
famille de Champignoiis parasites (Compi. Hend. de l'Acad. des
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi
in tal modo attorno al seme un deposito di sostanza
che ucciderà i germi delle Uslilagiiiec. Quando i semi
sono ben asciutti converrà aflidarli subito al terreno.
Trabut propose di immergere i semi in una solu-
zione di solfo sublimato Kg.5, soda caustica Kg.3,350,
colofano polverizzato Kg. 0,100.
Altri consigliano di ricorrere al calore ed immer-
gere replieatamente i semi, per mezzo di cesti, in
acqua calda a 52''-54°-55<> lasciandoli ad ogni im-
mersione solo pochi secondi. É però un metodo poco
pratico.
EDBASIDIOMICETI
Si dividono in due gruppi a seconda cioè che hanno
i basidii settati (Protobanidiomireli) o continui (Ati-
tobasidiomiceli). I primi si suddividono in due ordini
a seconda che hanno i basidii settati trasversalmente
{Uredinee) o longitudinalmente (Tremellinee).
PROTOBASIDIOMICETI
Ord. Uredinee.
Sono l'ungili parassiti di piante erbacee e legnose,
sulle quali producono malattie conosciute col nome
di ruggini per un deposito polverulento rosso rug-
gine che formano sulla superficie dell'organo colpito.
Il sistema di vegetazione è rappresentato da ife rami-
ficale, con setti trasversali molto pronunciati, che
scorrono quasi sempre fra gli spazi intercellulari, e
generalmente in punti molto limitati (che possono
però essere molto vicini e frequenti) dell'ospite, pro-
ducendovi 0 delle semplici macchie isolate, o con-
fluenti, 0 dei rigonfiamenti e deformazioni partico-
lari. In rari casi, come per la ruggine deìV Euphorbia
c!ipari,iKÌas e di alcuni alberi, la pianta resta tutta
deformata.
Nel loro sviluppo si nota un polimorfismo mollo
spiccato per cui una medesima specie appare con
organi di riproduzione ben diversi, che si l'ormano,
0 sempre sulla medesima, o sopra un'altra pianta
ospite.
I filamenti miceliari destinali alla formazione degli
organi di riproduzione, si portano generalmente sotto
l'epidermide, ove si riuniscono in un fittissimo in-
treccio dello Hlromu, che si dispone nel senso della
lunghezza della foglia o del ramo. La porzione esterna
dello stroma dà origine gradatamente a filamenti
eretti, che sollevandosi perpendicolarmente alla su-
perficie delle foglie o dei tessuti rompono l'epider-
mide e si suddividono, in seguito forse anche ad un
atto di copulazione, gradatamente in spore. Si hanno
(1) MlT&BE, Note on Ustilago esculenta (Botan. Maga-
tine, 1895).
corpi riproduttivi estivi od uredospore (forme cono-
sciute col nome di Credo) e quindi autunnali o teleu-
tospore.
Le uredospore o spore estive, di forma ovale o
tondeggiante, unicellulari, hanno un episporio sottile,
verrucoso, incoloro, con 3 o 4 jìori nella regione
equatoriale ed un contenuto di grarmli rossi. Stac-
candosi dall'ospite germogliano prontamente, produ-
cendo direttamente nuovo micelio, e servono cosi a
diffondere il malanno nella stagione estiva.
Infatti se una uredospora cade sopra una parte
sana d'un vegetale, in una settimana al più si notano
nella porzione colpita delle pustole con uredospore.
Le teleutospore o spore d'inverno sono rivestite da
una membrana ispessita e cutinizzata ed emettono
germogliando, dei basidii un po' irregolari con 4 spo-
ridioli.
Un sello trasversale può anche (genere Puccinia)
dividerle in due loculi dai quali esce, per mezzo di
un poro germinativo, l'endosporio in forma di tubo
allungato o basidio che si divide in 4 loculi per mezzo
di setti trasversali, e produce, lateralmente, delle
punte 0 sterigmi dai quali escono delle piccole spore
0 sporidioli 0 conidii. Gli sporidioli, germinando,
formano sulla medesima (specie autoiche) o sopra
un'altra pianta ospite (specie e/cmc/if) delle picco-
lissime macchie o sporgenze m forma di bottiglia
(spermogonii od ecidioli), contenenti minulissiini
conidii (spermazii od ecidiospore). In vicinanza degli
ecidioli e nella pagina inferiore, quando l'infezione
si manifesta sulle foglie, hanno origine dei corpi spe-
ciali in forma di scodella, riuniti in prominenze ben
visibili ad occhio nudo e che sono anche utilizzati
come cibo (1 ). Tali corpi detti ecidii (e che deter-
minano delle forme conosciute col nome di Aecidium)
rivestili da una membrana o perìdio, producono delle
ecidiospore tondeggianti.
Le teleutospore, i cui caratteri importantissimi ser-
vono per la classificazione delle Uredinee, (ormano
dei cespitoli di solilo bruni, che .servono alla propa-
gazione delle infezioni dall'una all'altra annata.
L'ErikssOiN (2) avrebbe però dimostrato, con alcune
esperienze falle nel suo laboratorio, che alcune rug-
gini, come quelle dei cereali, vivono allo stalo mico-
plastico, cioè allo slato latente, nell' interno delle
piante ospiti e che col manifestarsi di determinale
condizioni favorevoli, assumono la forma miceliare.
Questa ipotesi del chiarissimo botanico svedese ha
bisogno di essere chiarita con nuove prove, tanto più
che il BoLLEY in recenti ricerche, non avrebbe con-
fermate le supposizioni dell' Eriksson.
Contro le ruggini non si conosce alcun rimedio
sicuro ed efficace. Conviene quindi, per limitare
(2) Principaux résullats des recherclies sur la rouille
des céréales exécutées en Suède {Rev.Bot., 1898, d. 110).
Patologia vegetale
l'infezione, tagliare subito, per quanto sarà possi-
bile, le piante colpite. Ciò sarà specialmente neces-
sario per le piante pratensi, avendo I'Ostermann
notato uno speciale avvelenamento in tre mucche
nutrite con veccia fresca colpita dalla ruggine della
fava.
Per meglio classificare i generi delle Uredinee,
diamo la seguente chiave analitica :
Teleutpspore libere o tutto al più aggruppate in cìuffetti polverulenti . 2
Il densamente riunite fra loro in vario modo 4
Teleutospore uni- q biloculari, dotate di un solo poro germinativo, conidii
e spermogonii rotondi, regolari 3
Teleutospore formate da 3, 5 o 6 loculi, sovrapposti in serie, dotate per
lo più di 4 pori di germinazione, forme con ecidii e spermogonii
disposti in strali allargati ed irregolari Gen. Phragmidium (3)
Teleutospore sempre uniloculari Gen. Uromyces (1)
Il biloculari ii Puccinia (2)
Teleutospore disposte in larghi strati o placche orizzontali non gelatinose 5
Il riunite in modo da formare delle larghe placche o sori
gelatinosi, orizzontali o verticali Gen. Gymnosporangium (4)
Teleutospore ammassate in corpi cilindrici, lesiniformi, verticali . » Cronarlium (7)
Teleutospore uniloculari, riunite in modo da formare delle croste bru-
nicce 0 quasi nere, distribuite in piccole macchie .... Gen. Melanipsora (5)
Teleutospore pluriloculari 6
Teleutospore divise in loculi da setti trasversali 7
Il 11 in loculi da setti longitudinali o leggermente obliqui
e riunite in larghi strati grigiastri Gen. Caìypiospora (9)
Teleutospore con episporio molto ingrossato, di aspetto vitreo, probasidio
unicellulare con uno sporidiolo Gen. Coleosporium (6)
Teleutospore con episporio sottile, probasidio pluricellulare con più
sporidioli Il Chrysomyxa (8)
Gen. Uromyces Link.
Questo genere comprende parecchie forme paras-
site specialmente delie Leguminose. Le teleutospore
unicellulari portate da un pedicello più o meno allun-
gato, hanno un esosporio ingrossato e per lo più liscio,
di color giallo o giallo-ruggine, un endosporio con
un unico poro terminale di germinazione e proto-
plasma interno granuloso, con goccioline oleose.
Hanno spermogonii per lo più globosi ed immersi
nel substrato ; ecidii pure immersi, regolari, prima
tondeggianti poi allargati e con un pseudoperidio bene
sviluppato.
Parecchie specie presentano le diverse forme frut-
tifere sul medesimo ospite (specie autoiche), altre
invece emigrano da un vegetale all'altro (specie
eteroiche).
Forme autoiche.
Teleutospore con pedicello bene sviluppato
e persistente.
Uronijces Fabac (Pers.) De Bary (Ruggine o nebbia
delle fave). — Colpisce i fusti e le foglie delle piante
di fava e si rende specialmente manifesta, quando le
piante dovrebbero aver già raggiunto il completo svi-
luppo, sotto forma di numerose pustole tondeggianti,
polverulenti, di color rosso brunastro (fig. 22T-228).
Gli sporidii che si formano in primavera dalla ger-
minazione delle spore invernali, germinano pronta-
mente sulle giovani pianticelle di fava, emettendo un
filamento miceliare che si addentra nei tessuti forando
l'epidermide; esso produce in pochi giorni ed in alcuni
punti del fusticino o delle foglie piccolissimi corpi
Ispermogonii) con\c\, giallo-rossicci, riuniti in gruppi
di quattro o cinque ed ecidii che spiccano in mezzo
a macchie circolari e generano ecidiospore globose
0 brevemente ellittiche, di color giallo rossiccio,
leggermente verrucose ed aventi un diametro di 16
a 26 iji. Le ecidiospore, germinando sulla medesima
pianta, producono, nella stagione estiva, le pustole o
sori tondeggianti, brunicci, disseminati o riuniti in
gruppi, dai quali esce la polvere finissima costituita
da uredospore ellittiche od ovali, ocracee ed aculeate,
lunghe da 17 a 35 (j. e larghe da 17 a 25 tx. Le ure-
dospore che si mettono in libertà germinano pron-
tamente producendo nuove infezioni, tantoché si
possono avere 3, 4 ed anche 5 generazioni di uredo-
spore. Sul finire dello sviluppo della pianta os|iite, lo
stroma produce teleutospore che restano aderenti alla
pianta, mentre le uredospore se ne staccano molto
facilmente ed appaiono come pustole polverulenti,
rosso-brunastre. Le teleutospore sono ovoidali o eia-
Ifomiceti od Eumiveti {Funghi
Fig. 227. — Ramo di Fava con pustole di Uromyces Fabae ; i, Uredosporp.
(Iiiur. 300 (iiam. circa).
vato-ellitliclie, con episporio molto marcalo, special-
mente all'apice ove misura uno spessore di 6 a 7 y.,
con una papilla circolare, attraversata da un piccolo
forellino ; hanno una colorazione castagno-bruna, più
oscura verso l'estremità superiore, misurano una
lunghezza di 24 a 47 per 17 a 30 a, e sono sostenute
da un pedicello persistente, lungo sino a i 10 a, inco-
loro 0 leggermente gialliccio all'eslremità superiore.
Fig. 228. — Uromyces Fabae.
A, Ureilospore. - B, Tclcntospore. - C, Telculospora con basidio
e sporidii (iiisr. 250 diam. circa) (dal Prillieux).
Vive sopra alcuni Orobus, Lalhyrus, Ervum, ma
predilige il genere Vieta e specialmente la Vida
Faba. Il Plowright la ritiene parassita anche del
pisello e sembrerebbe anzi che gli sporidii possano
germinare solo sulle piante di fava e pisello.
Arreca danni ai seminali a fave, poiché le piante
0 non maturano i loro frutti o non possono più ser-
vire per la fissazione dell'azoto e quindi pel sovescio.
Teleutospore con pedicello esile dal quale
si staccano facilmente.
Uromyces trifolii (Hedw.) Lèv. {Ruggine del trifo-
glio). — Vive sulle diverse specie di Trifolium, ma
in particolar modo sul T. repens nel quale si possono
osservare, almenonellediverse regioni dell'alta Italia,
i diversi stadi di sviluppo. Verso la metà del mese di
aprile o tutt'al più nei primi giorni di maggio, com-
paiono sulle lamine e sui piccioli fogliari gli spermo-
gonii di color giallo miele disposti in minutissimi
gruppi ed a breve distanza gli ecidii cilindrici, bian-
chicci, i quali isolatamente od in gruppi circolari
procurano, se si sviluppano nelle nervature, una
distorsione nella lamina fogliare; le ecidiospore sono
tondeggianti, leggermente angolose, coperte da mi-
nute verruche, di color aranciato sbiadilo e misurano
un diametro di 14 a 23 u.
Quasi contemporaneamente si formano i sori ure-
dosporiferi, tondeggianti od ellittici, riuniti ingruppi,
giallo-aranciati, circondati per lungo tempo dall'epi-
dermide a guisa di coperta. Il micelio che dà origine
a tali sori, sviluppandosi quasi sempre in modo stra-
ordinario nell'interno dei tessuti, produce sui piccioli
e sulle nervature delle protuberanze e varie distor-
sioni anche molto pronunciate, in modo da rendere
ben marcati i punti colpiti dal malanno (fig. 220).
Le uredospore sono (|uasi tondeggianti od ellittiche,
aculeate, di color giallo marrone piuttosto chiaro, e
misurano una lunghezza di 22 a 26 a per 18 a 20 [a
di larghezza.
Alle uredospore subentrano quindi le teleutospore
(fig. 229 e 230), ellissoidali o piriformi, colorate in
24 — Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agraria, I.
Patologia vegetale
Fig. 229. — Uromyces trifola. A destra
di picciolo ingrandito con ecidii e fc
300 diametri circa).
anta e foglia di Trifoglio con ecidio in a, 6, e ; a sinistra porzione
ie con pustole leleutosporiclie in a; 1,2,3, teleutospore (ingrand.
aranciato bruno e munite all'apice di una papilla di
colore meno intenso, lunghe da 20 a 35 [x, larghe
da 15 a 22 \>., e riunite in ciuffi tondeggianti, bruni,
molto prominenti e coperti a lungo dall'epidermide.
99P
Fig. 230. — Teleutospore di Uroìnyces trifola.
(Ingr. 250 diam. circa) (dal Pbillieux).
Il Ludwig avrebbe anche osservato due forme diverse
di ciuffi di teleutospore, cioè quelli prodotti da un
micelio già da lungo tempo generato che produrreb-
bero delle specie di callosità sul fusto e resterebbero
per un maggiore periodo di tempo coperti dall'epi-
dermide, e quelli di micelio giovane che sarebbero
piccoli, disseminati sulle foglie e coperti per breve
tempo dall'epidermide. Il micelio prodotto dal primo
sviluppo degli sporidioli si può mantenere in vita
per un lungo periodo di tempo e produce successi-
vamente ecidiospore, uredospore e teleutospore. E
questo accade non solo nelle regioni montuose, come
sostiene il Prillieux, ma anche nel piano, come ho
potuto constatare per parecchi anni di seguito in al-
cuni punti fuori delle mura di Casale Monferrato,
ma però sempre sopra individui di T. repens. Sulle
altre specie di TrifoUum, come sul T. pratense, non
si formano che uredospore e teleutospore.
Uronijces appendiculalus (Pers.) Link. = U. pha-
seoU Wint. (Ruggine del fagiolo). — Vive parassita
del fagiolo {Phaseolus vulgaris) e delle cosi dette
cornette o fagiolini {Dolichos melanophthalmus),
determinando uno sviluppo anormale della pianta e
quindi dei frutti.
Il malanno compare sulle foglie delle giovani pian-
ticelle in foi'ma di piccolissime macchie bianche do-
vute agli spermogonii. In breve le macchie si allar-
gano, se ne formano delle altre aventi un diametro
di 1 a 2 mm. esi producono gli ecidii con ecidiospore
Ifomiceti od Eumiceti {Funghi)
angolose, con piccole punteggiature ialine, lunghe
da 1 7 a 32 [x e larghe da 14 a 23 \j.. Gli spermogonii e
gli ecidii colpiscono però pochissimo l'occhio dell'os-
servatore, mentre nella stagione primaverile si notano
in grandissimo numero sulle foglie e sui fusti delle
pustole (sori) tondeggianti (fig. 231), di color rosso
Fig. 231. — Uromyces appendiculatus.
i, Foglia di Fagiolo con pustole. - 2, Sezione di foglia con accrvoli.
- 3, Ureiluspurc. - 4, Teleutospore (ingrand. 250 diani. circa) (da Briosi
e Cavaua).
brunastro, contenenti uredospore rotonde o breve-
mente ellissoidali, con episporio brunastro ed acu-
leato, lunghe da 24 a 33 e larghe da 16 a 20 a (fi-
gure 231 e 232). I sori teleutosporiferi, che a questi
Fig. 232. — Uromyces appendiculatus.
X, Uredospore. - lì, Teleutospore (ingrand. 2.">0 diam. circa).
(Hai l'RlLLlEUX).
succedono, hanno una colorazione bruna e teleuto-
spore ellittiche, molto ingrossate all'apice, intensa-
mente brune, con una papilla prominente, ialina,
lunghe da 26 a 35 a, larghe da 20 a 26 a. Le teleu-
tospore sono quelle che propagano il malanno dal-
l'una all'altra annata, per cui bisogna bruciare tutte
le piante che si presentano colpite.
Nel Messico, le piante di fagiolo (fusti, foglie e pe-
duncoli) sono da qualche tempo colpite da \ia' Uro-
myces obscura Diet. et Holvv. (1), con uguale forma di
pustole, dapprima aranciate e quindi bruno-castane.
Uromyces Betae (Pers.) Kuhn (lìiia/jiiic della bar-
babietola). — Sulle giovani foglie delia Inirbahielula
{Bela vìdgarin) comunemente coltivala, si nolano fre-
quentemente nel mese di aprile o maggio dei minu-
tissimi puniicini (spermogonii) di color giallo miele,
accompagnati o seguiti a pochi giorni di distanza da
ecidii, i quali si sviluppano specialmente in macchie
giallicce, tondeggianti od allungate, con ecidiospore
angolose, tondeggianti, di color aranciato, aventi un
diametro di 16-22-26 \t.. Sulle foglie e sui piccioli
compaiono quindi (sul finire di maggio od in giugno)
un grandissimo numero di piccole pustole, tondeg-
gianti, di color bruno castagno, dalle quali, in seguito
alla rottura dell'epidermide, ne escono le uredospore
bruno-giallastre, ellittiche od ovoidali con episporio
munito di rari e minutissimi aculei, lunghe da 23 a
32 jji, larghe da 17 a 24 ijt. Le uredospore si staccano
facilmente e venemlo portate in altre parti della foglia
germinano prontamente emettendo, dalla porzione
mediana, un tubo germinativo, che penetrando nei tes-
suti della foglia produce nuovo micelio e nuove ure-
dospore nello spazio di pochi giorni. Si possono avere
cosi durante l'estate una diecina di generazioni, finché
sul finire del mese di settembre alle uredospore sot-
tentrano le teleutospore, ovali od ellissoidali, con
una papilla incolora all'apice, di colore brunastro,
liscie, sostenute da esile pedicello, lunghe da 1 6 a 35 fji,
larghe da 19 a 25 tx, e riunite in sori bruno-neri. La
propagazione del malanno ha luogo per mezzo delle
teleutospore le quali cadono sul terreno, si manten-
gono in vita nella stagione invernale e nella prima-
vera successiva producono probasidio con sporidioli.
Ho potuto però osservare in alcune foglie malate di
barbabietola da foraggio, che mi furono spedite da
Mirano (Venezia), come le uredospore possono ger-
mogliare anche dopo sei o sette mesi, facilitando cosi
la propagazione della malattia.
Forme eteroiche.
l'roniyces Pisi (Pers.) De Bary = Accidium Ci/pa-
rissiae D.C. {Ruggine del pisello). — Si sviluppa sulle
piante di pisello, del cece e sopra alcuni Lalligrus
{L. tuberosiis, L. pralensis) e veccie selvatiche, e
quasi sempre con tale intensità da produrre anche la
morte degli individui. L'esemplare colpito si rico-
nosce, poiché ha i fusti irregolarmente sviluppati,
i rami di molto ridotti in lunghezza, pochissimi i
fiori e foglie piccole, contorte, gialle e munite,
nella pagina inferiore, di pustole uredosporiche,
circolari, di colore rosso bruno (fig. 233). Le ure-
dospore, che si mettono facilmente in libertà, sono
ovali 0 sferiche, aculeate, giallicce, e misurano un
(1) Botanical Gai., 1897.
Patologia vegetale
diametro di 17 a 24 u.. Alle pustole uredosporiche
sottentrano, sulla foglia o lungo il fusto, quelle teleu-
tosporiche molto più marcate e di color bruno nero,
contenenti leleulospore ovoidali, finamente punteg-
giate, di color bruno castagno, con una papilla pro-
minente ed incolora all'apice, lunghe da 20 a 32 \i,
larghe da 18 a 21 a (ng.234).
Fig. 233.
Brattee di Pisello con pustole di Uromyces Pisi.
(D:i limosi e Cavaiu).
Fig. 234. — Teleutospore di Uromyces Pisi.
Il n. i ingrand. 300 diametri circa (da Briosi e Cavara) ; il n. 2
ingr. 250 diam. circa (dal Prillieux).
Prima del pisello il fungillo invade, sotto forma
•ecidica e spermogonica VEuphorbia cyparissias, pro-
ducendo anche in questa pianta una notevole trasfor-
mazione. I fusti risultano con un diametro più pro-
nunciato che non allo stato normale, privi di fiori
all'estremità e foglie ovali, carnose, giallo-verdastre,
coperte dapprima da minuti spermogonii, giallicci, e
quindi da numerosissimi ecidii, molto prominenti,
col peridio incoloro che si lacera facilmente, ed eci-
diospore tondeggianti o poligonali, verrucose, di color
aranciato, ed aventi un diametro di 17 a 26 u. (fi-
gura 235).
Tale malanno si propaga o per mezzo delle teleu-
tospore che possono produrre probasidio e sporidioli
nella stagione primaverile che vanno poi a colpire le
Euforbie, o per mezzo della forma ecidiosporica,
poiché il micelio si mantiene in vita anche durante
la stagione invernale nella porzione inferiore delle
piante colpite e passa, nella stagione primaverile,
sopra i ceppi sani formando nuovi ecidii.
Conviene quindi isolare e bruciare subito le piante
malate e specialmente le Euforbie che si trovano in
vicinanza degli orti.
Fig. 235. — Pianta di Euphorbia cyparissio
colpita dalWromyces Pisi (dal Tubeuf).
Uromyces striatns Schroeter {Ruggine del trifoglio
e dell'erba medica). — Forma sui piccoli trifogli, o
sul Lotus corniculatus, o snWerba medica, delle pu-
stole tondeggianti (fig. 236), di color castagno o bruno,
Fig. 236. — Erba medica con pustole
di Uromyces striatus.
con uredospore tondeggianti ornate da minuti aculei,
brunastre, aventi un diametro di 17 a 23 [/, e quindi
teleutospore ovali, ellittiche o periformi, di colore
bruno castagno, marcate da minutissime linee longi-
tudinali ondulate, e dotate all'apice di una papilla
ben distinta e brunastra, lunghe da 18 a 28 n, larghe
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
180
da 14 a 20 n- Le forme spermogoniche ed ecidio-
sporiche si sviluppano pure suW Eiiphorbia cypa-
rissias producendovi delle deformazioni ancora più
marcate che non nelle infezioni dell' f/. Pisi.
Forme uredosporiche e teleulosporiche.
Uromyces Lupini Sacc. (Ruggine del lupino). — Vive
sulle foglie dei lupini (Lupinu-s albus L., luteus L.,
digitatus Fork.) che rende gialle e fa avvizzire pre-
cocemente. Sulle lamine fogliari e specialmente nella
Fig. 237. — iiromyces caryophillmus.
1, Pianta di Garofano con pustole. - 2, Sezione di foglia con teleuto-
spori-. - 3, Uredospore. - 4. Teleulospore (in«T. 850 diam. circa) (da Briosi
e Cavaba).
pagina inferiore, si possono notare minutissime pu-
stole di varia forma, giallo-ocracee, contenenti ure-
dospore ovali od allungate, verrucose, di color giallo
sbiadito, con un diametro di 14-16-20 [x; in seguilo
gli acervoli diventano brunastri e sviluppano teleu-
tospore globose, bruno-castane, con un breve pedun-
colo, del diametro di 14-16-18 y..
È abbastanza comune nei seminati a lupino ed ar-
reca danno nella produzione del frutto che riesce
stentata e scarsa.
Uromjces caryophillinus (Schrank)Schroeter (/?«<?-
gine dei garofani). — Vive sulle foglie e sui fusti
dei garofani coltivati e selvatici (Diantlius Caryo-
phiÙus L., D. prolifer L., D. superbux L.), nonché
sulla Gjipsopiiìjla paniculala L., determinandovi pu-
stole brune ben manifeste, tondeggianti od allungate,
disposte anche in serie lineari conlluenti. Gli organi
invasi restano pertanto deformati ed uccisi.
Le pustole uredosporiche, rotta l'epidermide,
emettono uredospore tondeggianti od ellissoidali,
aculeolate, brunastre, con un diametro di 18-20 a
40 a ; le teleutosporiche emettono teleutospore ton-
deggianti, ovali, brune, con papilla chiara e depressa,
a pedicelli piuttosto brevi, lunghe 23-35 ,u, larghe
15-22 [il (fig. 237).
Appena appare il malanno conviene staccare e
bruciare le parti colpite.
Le Uromyces sono comunissime sulle piante selva-
tiche come rU. poligoni (Pers.) Fuck., l'I). Itumicis
(Schun.) Winter sui Rumex, l'U. Ceranii (De.) Otth.
sui geranii, l'U. Dactjlidis Otth. che forma ecidii
disposti in zone circolari sui Ranunculus, e sori aran-
ciati, con uredospore brunastre e teleutospore sulle
graminacee dei prati {Dadylis, Poa, Avena, Brachy-
podium), re. Grvtiironii (D. C.) Pass, sui Lilium,
Muscari, Eryllironium, ecc., l'U. Primulae (D. C.)
Lèv. sulle primule, e l'U. Ficariae (Schum.) Lèv. sul
R./ìcaria, l'U. Genistae (Pers.) Fuck. che forma sulla
pagina inferiore di alcuni 6'////*(/s (specialmente del-
l'avorniello C. Lihurnum L.) e Genista e Galega <;///-
cinalis, ecc. , numerosi acervoli giallastri (»/■('(/(«/;(»;■(•)
e bruno-castani {teleutospore).
Gen. Puccinia Pers.
Le specie del genere Puccinia riescono dannose
specialmente alle graminacee coltivate, sulle quali
producono la cosidetta ruggine dei cereali.
Le forme di cui si conosce il completo sviluppo,
hanno spermogonii, ecidii, uredospore e teleutospore
biloculari,chesi sviluppano sulla medesima(autoiclie)
0 sopra due diverse piante ospiti (eteroiche). La pro-
pagazione della specie avviene per mezzo delle teleu-
tospore che germinano, nella stagione propizia, nel
terreno umido, producendo dai due loculi, basidii e
sporidioli. Alcune forme, che vivono anche sulle
piante selvatiche e sulle graminacee perenni, possono
produrre parecchiegeuerazioni di uredospore le quali
nei climi temperati si mantengono in vita durante la
stagione invernale, producendo cosi nuove infezioni
nella successiva annata.
Forme autoiche.
Puccinia .Asparagi D. C. {Ruggine dell'asparago).
— Quando i giovani polloni di asparago stanno per
emettere le prime ramificazioni, si manifestano gene-
ralmente i primi sintomi della malattia sotto forma
Patologia vegetale
di macchie giailicce, longitudinali, formatedagli sper-
mogonii e dagli ecidii con ecidiospore tondeggianti o
poligonali, leggermente verrucose, giallo-aranciate
internamente e con episporio incoloro, con un dia-
metro di 15 a 28 ^.
Questa prima infezione è sempre molto limitata
e non impedisce che debolmente lo sviluppo delle
pianticelle. Nella stagione estiva le ecidiospore ca-
dendo sulle diverse parti del vegetale, germinano
prontamente; il tubetto germinativo entra per mezzo
degli stomi nel tessuto dell'ospite e forma micelio
il quale produce alla superficie dei cladodii e dei
fusti, numerosi sori, castagno-bruni, lungamente
ricoperti dall'epidermide (fìg. 238) e contenenti ure-
dospore tondeggianti od ellittiche, coperte da minu-
tissime punte, bruno-grigiastre, aventi un diametro
di 20 a 30 [j.. Dopo alcune generazioni di uredospore,
Fig. 238. — Rametto di Asparago con pustole
di Puccinia Asparagi.
che servono a diffondere il malanno, il micelio pro-
duce sori bruno-nerastri, di forma ellittica, con
teleutospore clavato-oblunghe, tondeggianti alla base,
leggermente ristrette nella parte mediana, di color
bruno castagno, lunghe 35 a 52 |ji, larghe 17 a 26 y.,
sostenute da un pedicello brunastro, di mediocre
lunghezza, al quale restano sempre attaccate.
La propagazione del malanno avviene per mezzo
dei fusti che portano un gran numero di teleutospore
le quali, nella stagione primaverile, pur restando at-
taccate ai fusti in parte decomposti, germinano emet-
tendo probasidio e sporidioli che passano poi nei
nuovi polloni e producono infezioni. Converrà quindi
non solo tagliare al suolo, ma anche bruciare i fusti
che appaiono rugginosi.
Puccinia Porri (Sow.ì Wint. {Ruggine del pm-ro,
delVaglid e ilrllii cijiDlht). — Sulle giovani foglie
delle piaiilicirir ili piirr<i ( Ailìiim porrum), di cipolla
(A.ccpa), d'(iglio(A.s(i/ivii.m)e di molte altre specie
selvatiche del genere Allium, si notano nella prima-
vera delle larghe macchie giallo-rossastre, con ecidii
disposti in serie circolari e contenenti ecidiospore
(diametro 19 a 28 |ji.) poligonali, leggermente ver-
rucose, con episporio ialino, ed una massa interna
giallo-aranciata. Dopo una quindicina o ventina di
giorni, sulle foglie maggiormente sviluppate ap-
paiono delle larghe macchie giailicce, a contorno
ben marcato, con numerose pustole rossicce, sparse
irregolarmente, od in serie ellittiche, od allungate,
circondate come da un anello rigonfiato prodotto
dall'epidermide dell'ospite, sollevata e rotta. Le ure-
dospore che escono da tali sori, sono tondeggianti od
ellissoidali, con episporio incoloro, leggermente acu-
leato, con massa interna aranciata, e lunghe da 20
a 33 (ji, larghe da 18 a 27 a.
Nelle medesime foglie' si forinann infine i sori teleu-
tosporiferi molto più liin.^iii, (piasi sempre solitari,
lungamente coperti dalia epidermide e di colore
grigiastro, contenenti teleutospore davate, a due
logge, di color bruno-castagno, lunghe da 28 a 45 (x,
larghe da 20 a 26 |a, e sostenute da un esile pedun-
colo che si rompe molto facilmente: frammiste a
queste si trovano anche teleutospore uniloculari, si-
mili a quelle del genere Uromyces, obovale, brune,
brevemente peduncolate, lunghe da 25 a 36 [a, larghe
da 15 a 23 (x.
Questo fungo si può in alcuni giorni sviluppare con
tale intensilà, specialmente nello stadio uredospo-
rico, da compromettere seriamente il raccolto ;
conviene, anche in questo caso, tagliare e bruciare
le foglie colpite.
Puccinia Heiianthi Schwein {Ruggine del girasole).
— Vive parassita sui fusti, lirallce fiorali, e foglie
del girasole e di vari altri Hetianl/ni.s, cunie //. tube-
rosus L., H. divaricatusL., ed //. cali foni icus Dee.
Le foglie specialmente anneriscono e disseccano pre-
cocemente.
Il fungo si riconosce dapprima in forma di larghe
macchie oblunghe, con spermogonii ed ecidii circolari
ed ecidiospore giallo-rossicce, quindi si formano pic-
colissime pustole tondeggianti, di color bruno casta-
gno, con uredospore globose od ellittiche, giallo-
brune, a rari aculei (17 a 26 a di diametro) ed
infine pustole più grandi, prominenti, sparse, di
color bruno, costituite da teleutospore ellittiche od
allungate, leggermente ristrette nel setto mediano, di
colore castagno bruno, sostenute da un pedicello ci-
lindrico, incoloro, e lunghe da 38 a 50 [x, larghe
da 20 a 27 |x.
Le teleutospore perdono la loro facoltà germina-
tiva; cosi, come consiglia Comes, basterà per due
anni successivi sospendere la coltivazione degli
Helianthus.
Puccinia Menthae Pers. {Ruggine della menta). —
Si sviluppa sui fusti e sulle foglie della Mentha Pipe-
rita L., M. sylvestris L., M. aquatica L., M. rotundi-
folia L. e di moltre altre Lamiacee. Nella primavera
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi
101
appaiono, sempre però sopra un numero limitatis-
simo di individui, piccoli rialzi o spermogonii giallicci
e pustole ecidiche, rigonfiate, sopra macchie rosso-
porporine, con ecidiospore ellissoidali, verrucose,
quindi su tulli gli individui piccole pustole tondeg-
gianti, circondate dalla epidermide del vegetale, di
color giallo, con uredospore globose od ellitticlie,
finamente aculeale (17-28 u. di diametro), bruno-
ocracee. Quando la pianta è già in gran parte dan-
neggiala dal fungillo, sulle foglie quasi secche, e
specialmente nella pagina inferiore, si formano pu-
stole tondeggianti o leggermente allungate di color
bruno nero, con teleutospore ellittiche, ristrette leg-
germente nel mezzo, con episporio verrucoso, bruno,
a pedicello allungato, incoloro, lunghe 20-35 ix,
larghe 10-23 a.
È una specie molto diffusa, almeno nelle regioni
piemontesi, anche nella regione alpina.
Puccinia violae (Schum.) D. C. — Vive sopra le
diverse specie di Viola che crescono liberamente o
sono coltivate, come Viola odorala L., V. tricolor L.,
r. canina L., V. sylveslris Lam., ecc.
Sulle lamine fogliari, nervature e piccioli ed anche
sui peduncoli fiorali, si formano, in primavera, delle
vescichette o ecidii isolali o riuniti in gruppi, gial-
licci, che determinano la distorsione delle nervature
e quindi delle lamine, dei piccioli e varie ipertrofie.
Gli ecidii contengono ecidiospore giallo-aranciate, ver-
rucose. Sulle foglie e soprallullo nella pagina infe-
riore, compaiono, in seguilo, numerose piccole pu-
stole tondeggianti, giallo-aranciate, con uredospore
globose, aculeale, 17 a 20 [a di diametro, e quindi
pustole bruno-castane, con teleutospore oblungo-
davate, bruno-rugginose, con episporio colorato ed
una verruca apicale incolora, sostenute da un breve
peduncolo, lunghe 20-35 \i., larghe 15-20 ix.
Nell'alto Piemonte si è pure diffusa sulle foglie e
sui peduncoli fiorali di alcune primule coltivate, la
I'. primulae (11. C.) Duby, in forma di ecidii giallicci,
e ([uindi pustole brune, quasi sempre ipofille, con
uredospore ovali (19 a 22 u.) e teleutospore brune,
ellissoidali, molto allargale superiormente (22-30»
15-18 u).
Sulle foglie di alcune ombrellifere, ma specialmente
àvW'Aiillnisrns rarfolium (cerfuglid) si sviluppa,
nelle InralilaclcNalc, ia IM'iin|iinclla(' i Sllaii>~ , laiik.
con piisliilc iireildspiinclii' rdssd-ljruiic e li'lciiluspci-
riche bruno-nere, contenenti teleutospore ad epi-
sporio reticolato.
K anche abbastanza comune la I». tragopogonis
(Pers.) Corda, che cresce sulle foglie dei Tragoporjon
e della Scorzonera, producendovi ecidii e pustole
brune con teleutospore ellittiche e verrucose, brune
(20-48 » 20-38). Cosi sui culmi del 5ew-/)!M/acM«AW.«L.
adoperato per lavori di sparleria, vive la P. Scirpi
D. C. in forma di pustole vescicoliforini, iirima gialle,
poi brune.
Forme eteroiche.
Ruggine dei cereali. — Sulle foglie e fusti di nume-
rose graminacee selvatiche o coltivale, ma special-
mente sul grano, orzo ed avena, si possono facilmente
scorgere, nel mese di maggio e giugno, pustole lon-
gitudinali, gialle 0 giallo-aranciate, che si propagano
straordinariamente nelle annate calde ed umide. In
seguito, quando la pianta sta per raggiungere il grado
completo di maturazione, soltentrano pustole nere,
mollo più sviluppale in lunghezza. Contemporanea-
mente 0 poco prima, si nolano sulle giovani foglie del
Berberis, deW'Ancliusa e dei Rhamnm, numerose
macchie rossicce o giallo-aranciate, con corpi spor-
genti a mo' di scodella. La coesistenza delle due ma-
lattie attrasse subito l'altenzione degli osservatori e si
deve al De Bary il merito di avere con esatte espe-
rienze scoperto lo stretto nesso che le unisce.
A seconda della diversa forma delle teleutospore
e specialmente del modo di sviluppo si distinsero tre
specie di ruggini delle graminacee, cioè /'. graminis
Persoon, P. rubigo-vera De (^andolle, e P. coronata
Corda. Queste tre specie sono però stale in ([uesti
ultimi tempi suddivise dall'EniRSSON ed Henning, dal
Klebahn, Sydow in altrettante forme specializzale a
seconda della pianta ospite.
Dato un cosi gran numero di forme i nostri cereali
dovrebbero essere tulli colpiti dalla ruggine, ma
mollo probabilmente la diffusione di tali parassiti non
avviene tanto intensamente per il fallo, sempre se-
condo I'Eriksson, che ciascuna specie o forma non
potrebbe svilupparsi che sopra determinale specie
di graminacee.
La ruggine produce danni nei cereali, poiché i semi
restano molto più piccoli del normale e contengono
minor quantità di sostanze amidacee, di più la paglia
rugginosa può arrecare gravi disturbi agli animali
domestici ed all'uomo.
Pucciuia graminis Pers. (Ruggine del frumento). —
— Vive sul grano, suW'avena, sulla segala e su pa-
recchie altre graminacee selvatiche, e 1' Eriksson
dislingue le seguenti forme: 1) Secalis sulla segala,
suW'ono, sopra alcune specie di Ai/i'iij>>/niii>, sullo
Elgmiis arenariiis e sul Bromus sccaliinis; 2 ) Aveiiae
SHir.l/v;/« suliva, elalior e sterilis, sulla Piirh/li.s
(lliiiiiniihi , suir A/oprciirii.s pratensis, sul Miliiim
r//)i-sinii, ecc.; 3) Tritici sul grano o Triticnm rul-
gare; 4) Airae sull'.-i»'» cespitosa; 5) Agroslis sopra
diverse Agroslis; 6) Poae sopra due specie di Poa.
Oltre che sulle graminacee, la ruggine vive anche
sul Berberis vulgare o crespino.
In primavera e specialmente all'epoca della fiori-
tura, sui culmi, foglie o guaine fogliari del grano e
delle altre graminacee, notansi pustolelle, dapprima
ellissoidali, rotonde, allungale o lineari, che quasi
192
Patologia vegetale
sempre si riuniscono in striscie lungo le nervature
delle foglie, che ricoperte per poco tempo dall'epi-
dermide del vegetale mettono quindi in libertà un
fine pulviscolo di colore rosso aranciato, costituito da
uredospore ellittiche, raramente davate, ricoperte da
graìnims.
Teleutospore.
membrana esile e miiuitissime punte, di colore giallo
0 giallo aranciato, con due luiclei che si possono
mettere bene in evidenza col verde di metile e gocce
oleose giallo-aranciate ; esse sono lunghe da 24 a
45 |ji, larghe da 14 e 21 [x, e sostenute da un pedun-
colo cilindrico o leggermente ingrossato a clava
all'apice, dal quale però si staccano con grande
facilità.
Le uredospore germinano, se l'ambiente è umido
e ad una temperatura di 16<'-22'> C, nello spazio di
poche ore, emettendo, da quattro pori, tubi ger-
minativi, i quali penetrano nell'interno delle foglie
per l'ostiolo degli stomi e possono in una diecina di
giorni produrre nuove uredospore. Se ne possono
avere cosi parecchie generazioni, specialmente se
l'annata è umida con giornate nebbiose e molto calde.
Nella parte interna della foglia, i tubi germinativi
delle uredospore producono un gran numero di fda-
inenti miceliari divisi da rari setti, ramificati e che
si insinuano fra le cellule dentro le quali fanno en-
trare dei succhiatoi tondeggianti.
Durante l'epoca delle messi o poco prima, sopra
tutte le diverse parti delle pianticine di grano già
malato, ma specialmente sulle foglie e sui culmi,
appaiono delle pustole lineari, brevi, di color rosso-
ruggine o nerastro, spesso riunite in gruppi. Sopra tali
rigonfiamenti l'epidermide della pianta appare quasi
tutta screpolata lasciando quindi vedere il pulviscolo
formalo dalle teleulospore che sono slate prodotte
dal medesimo micelio che diede origine prima alle
uredospore. Le teleulospore hanno forma elliltica,
Fig. 240. — Puccinia graminis.
A, Teleulospore germinanli. - B, Prnbasidio. - C, Sporidioli germi-
nanti col tubetto che penetra nello stoma. - D, Uredospore germinanti
(ingr. 200 diam. circa) (dal Zopf).
clavata od oblungo-fusoidea, con episporio ispessilo
e castagno bruno, e sono nettamente divise in due
cellule triangolari, ciascuna delle quali ha due nuclei;
il loculo supcriore è in generale un po' più sviluppalo
dell'inferiore e di uiiii tiiila più oscura, di più è ton-
deggiante all'apice o lerniiiialoda una punta ottusa.
Esse sono sostenute da un lungo peduncolo gialliccio
al quale restano sempre attaccate (fig. 239 e 240).
Anche quando la pianta è fortemente invasa, può il
seme giungere a maturità, ma è una maturazione
molto irregolare che si manifesta, del resto, anche
nell'esame dei semi ; questi appaiono mollo più pic-
coli, deformati e con piccole macchie brune.
Durante la stagione estiva, molto facilmente si può
constatare la coesistenza in una medesima pustola
delle uredospore e teleulospore ; nei sori però che si
formano da ultimo nelle piante di frumento prossime
alla maturazione, non si nota che la presenza di teleu-
lospore.
Ifomiceli od Eumiceti (Fiinglii)
In diretta relazione con queste forme fungine, sono
iiiiMutissimi spermogonii piriformi, di color giallo
miele, che si formano in primavera nella pagina su-
periore delle foglie del Derberis vulgaris e che con-
tengono coroncine di spermazii fdifonni, mentre nella
pagina inferiore compaiono macchie allungate 0 circo-
lari, convesse, prominenti, di colore rosso aranciato,
formale da numerosi ecidii con ecidiospore gialle,
poligonali, che misurano un diametro di 14 a 16 u.
Le teleulospore (34-60 « 12-22, fdamento 60 li),
dopo un certo periodo di quiescenza che corri-
sponde, nelle nostre località, alla durata della sta-
gione invernale, collocale in condizioni favorevoli
di temperatura ed umidità, germinano pronta-
mente. L'Eriksson sostiene che le teleutospore non
possono germogliare se non quando sono state
esposte all'aria, al freddo, alla neve o pioggia,
cosicchù la paglia rugginosa che si mette al riparo o
si adopera come lettiera, non potrebbe servire alla
propagazione della malattia. Esperienze da me fatte
ripetutamente, porterebbero invece a ritenere che
anche la paglia rugginosa dei letamai può servire a
diflbndere il malanno, sempre però nella stagione
priniaverile. Le teleutospore perdono la facoltà ger-
minativa dopo un anno, cosicché la paglia rugginosa
vecchia non offre più alcun pericolo.
Esaminando una leleutospora posta in condizioni
favorevoli, si nota la fusione dei due nuclei dei
loculi in seguito, per quanto sostiene il Sappin-
Trouffy (1), ad un vero atto di fecondazione, dando
cosi origine ad una cellula-uovo. Dai due loculi
esce allora un tubicino germinativo o probasidio
che si suddivide in quattro cellule, in ognuna delle
(|uali passa un nucleo proveniente dalla divisione
in (piatirò del nucleo della cellula-uovo. Da ciascuna
(ielle quattro cellule si forma lateralmente una pic-
cola sporgenza dentro alla quale passa il nucleo.
Hanno cosi origine gli sporidii ovali, incolori, i quali
si staccano in breve dal probasidio. Quantunque si
sia potuto artificialmente far germogliare degli spo-
ridioli sopra giovani foglie di grano e che I'Eriksson
ammetta, senza averla però esperimentata, la possi-
bilità di un'infezione dei semi di grano al momento
delia germinazione per mezzo delle teleutospore, nelle
condizioni ordinarie, gli sporidii germinano quando
cadono sopra una giovane foglia di Derberis, emet-
tendo un filamento che passa fra le cellule della
foglia, ove si ramifica in vario modo e dopo pociii
giorni produce, verso la pagina superiore, dei gomitoli
(spermogonii) di ife miceliari, alcune delle (juali si
protendono verso l'esterno come ciuffetli di peli, le
altre invece si trasformano in spermazii. Altre ife si
dirigono verso la pagina inferiore ove si agglomerano
(ecidii) in alcuni punti a detrimento delle cellule delle
foglie e si trasformano in filamenti perpendicolari al
substrato, strettamente addossati gli uni agli altri;
questi producono, verso l'esterno, delle catenelle di
ecidiospore, mentre lo strato periferico si divide in
porzioni poliedriche strettamente aderenti, formando
cosi la membrana avvolgente o peridio. Gli ecidii,
giunti a maturità, rompono l'epidermide della foglia
e si protendono verso l'esterno, si allargano a forma
di coppa, ma non arrivano mai a misurare un mezzo
millimetro di diametro.
Gli spermazii, secondo Tavei,, (Fornii e Fìrefeld,
germinano emettendo un filamento delicato e sottile,
e secondo altri autori, potrebbero Compiere un alto
fecondativo e servirebbero a propagare direttamente
il malanno sul crespino.
Le ecidiospore collocate in goccioline d'acqua sulle
foglie del Derberis, restano atrofiche e non germo-
gliano se non quando sono collocale sopra fusti o
foglie di grano o di qualunque graminacea sopra ri-
cordala e quando trovano nell'ambiente le condizioni
adatte, come forti sbalzi di temperatura; esse si svi-
luppano emettendo, in 2 o 3 ore, tubi germinativi, i
quali entrano nell'inlerno dei tessuti per mezzo
degli stomi, e producono un micelio che in 10 o
12 giorni forma, sulla superficie degli organi, pustole
con uredospore.
Quindi le teleutospore servirebbero specialmente
alla propagazione della malattia, poiché tutta la ma-
teria attiva passa negli sporidii che vanno, traspor-
tati dal vento o dagli animali, a germinare sul Der-
beris, producendo spermazii ed ecidiospore, le quali
passando alla loro volta sul grano, formano uredo-
spore : queste ultime spore germogliando da una
pianta all'altra, formano ogni 10 o 12 giorni nuove
generazioni sino allo sviluppo delle teleutospore. Si
è anche dimostrato che alcune uredospore possono
svernare nelle piantagioni di grano, propagando cosi
direttamente il malanno nella stagione primaverile.
Siccome la ruggine si sviluppa anche sulle grami-
nacee selvatiche, cosi sembrerebbe che se in una lo-
calità avesse a manifestarsi la ruggine sojìra alcuni
individui selvatici, i campi vicini a grano od avena
dovessero essere fortemente infestati. Ciò per fortuna
non succede, poiché, come ha dimostrato sperimen-
talmente I'Eriksson, di tutte le forme sotto le quali
si presenta la P. graminis poche colpiscono le grami-
nacee selvatiche e quel che più importa ogni forma
non puòsvilu|)parsi che sopra un determinalo ospite.
Il passaggio delle ecidiospore dalle foglie del Der-
beris a quelle del grano, secondo il Kuhn, si effet-
tuerebbe solo ad una distanza inferiore ai 100 m.
Da alcuni anni però si verifica che nei campi,
verso il piano, in vicinanza delle valli alpine dove
abbonda il Derberis e con esso gli ecidii, ^si hanno
(1) Sur la significalion de la fécondalion chez Ics Urédinées {Compi. Rend. Acad. Sciences. Paris 1896, i» sem.).
25 — Patologia vegelaU. Nuova Encicl. Agraria, 1.
Paloìoffia vegetale
sempre dei veri focolai d'infezione, mentre nelle
regioni dove manca il Berberis i campi sono per lo
più immuni dalla ruggine. L'Eriksson fece anche
per cinque rfnni consecutivi esperienze a questo
proposito e conchiude coll'animettere che la propa-
gazione non avviene se non a piccola distanza.
La propagazione della ruggine, anche quando si
manifestano le condizioni favorevoli, èmollo limitala,
secondo Eriksson, fra le piante di diverse specie, ma
sulle quali vive la medesima forma di ruggine, cosi
fra il Berberis ed il grano, ed anche fra le diverse va-
rietà di una medesima specie di grano, fatto questo che
era già praticamente conosciuto poiché gli agricoltori
sanno che i grani teneri quali il Noè, Odessa, Muddam
d'autunno. Quadrato di Sicilia, sono più facilmente
attaccati dei grani duri, come il Trimenia barbuto
di Sicilia, lo Xeres, il Saragolla delle Puglie, ecc.
Sembrerebbe adunque che adoperando alcune va-
rietà di cereali resistenti alla ruggine, quali il grano
da seme di Rieti, quelli d'Inghilterra, dei Paesi Cassi,
del Lazistan, ecc., e per quanto sia possibile precoci,
tenendo ben puliti i campi dalle cattive erbe, dimi-
nuendo l'umidità, distruggendo i Berberis nei luoghi
prossimi alle coltivazioni, si potesse diminuire i
danni della ruggine; ora, secondo I'Eriksson, tutti i
diversi mezzi di cura indicali non sarebbero suffi-
cienti, poiché avrebbe dimostrato in prove fatte in
laboratorio, che seminando del grano in suolo steri-
lizzato, privo quindi di qualsiasi spora ed allevando
poi le pianticelle in un apparecchio ben chiuso, pro-
tetto da qualsiasi infezione esterna, i diversi individui
presentavano tracce di ruggine ; dunque il germe della
malattia non avendo potuto penetrare dall'ambiente,
doveva preesistere nella pianta stessa.
Il fungillo vivrebbe allo stato latente (stato mico-
plastico) nella pianta ospite e passerebbe solo allo
stato miceliare quando venissero a manifestarsi nel-
l'ambiente le condizioni favorevoli al suo sviluppo.
Questa ipotesi ha bisogno di essere confermala da
prove positive, poiché già il Klebahn (1) in alcune
sue esperienze, non polé mai in nessun caso osser-
vare una produzione di ricettacoli uredosporici da
micelio supposto nell'interno dei semi.
La ruggine, specialmente del grano, va da qualche
anno estendendosi di molto nelle nostre regioni, per
cui l'agricoltore deve cercare di usare tutti i mezzi
indicali, cioè aprire fossi di scolo, seminare a righe
per poter pulire bene il frumento e favorirne quindi
l'aerazione, non adoperare concimi freschi e troppo
ricchi di azoto, ma quel che più importa selezionare
quelle varietà resistenti alla ruggine che esistono nelle
nostre regioni come nelle americane.
(1) Ein Beitrag zum Getreiderost (Zeitschr. filr Pflan-
zcnkrank.).
(2) Cereal rusls ofthe United States. Washington 1899.
Nelle località americane il Carleton (2) provò
anche il solfato di rame, ma é un rimedio che non
si può a.ssolutamente consigliare e per la forte spesa
e perchè ne sarebbe difficilissima l'applicazione.
Sul Phloeum pratense e sulla Festuca elalinr si
nota una ruggine che presenta tutti i caratteri della
P. graminis, ma manca di ecidii e viene contraddi-
stinta col nome di P. Phlei pratensis Er. et Henn.
P. lubigo-vera D. C. := P. glumarum (Schr.) Er.
et Henn., senza ecidii, e P. dispersa Er. et Henn.,
con ecidii {Ruggine macchiettata del grano e del-
l'" ono). — Produce infezioni specialmente suH'o/'io,
grano, avena e segala. 1 due autori già ricordali ne
distinguono parecchie forme, cosi della P. glumarum
ammettono le forme: I) Tritici sul grano, 2) Secalis
sulla segala, 3) Hordei sull'orzo, 4) Klymi suW'Elg-
mus arenarius, 5) Agropyri snW Agropyrum rcpens;
della P. dispersa le forme: \) Secalis sulla segala,
2) Tritici sul grano, 3) .Igropyri ?,\\\YAgropyrum,
4) Bromi sui Bromus.
Le due specie glumarum e dispersa presentano il
maggior numero dei caratteri simili. Differiscono,
come vedremo, nel modo di vita e specialmente nel
fatto che la P. glumarum più che le foglie ed i fusti
del grano, colpisce le glume, sulle quali produce pu-
stole uredosporiche e teleutosporiche, tondeggianti,
che mettono in libertà un gran numero di uredospore
in forma di polvere giallo-aranciata, che va a coprire
i fiori con gravissimo danno della formazione e svi-
luppo dei semi, tantoché gli individui malati pro-
ducono semi piccoli, raggrinziti e di nessun valore
commerciale.
Le piante colpite da queste ruggini hanno, verso
l'epoca della fioritura, foglie e fusti con piccole pu-
stole ovali od ellittiche, e che confluiscono in larghi
gruppi disposti anche a strisele longitudinali (3), di
color giallo rossiccio, ricoperti per breve tempo dal-
l'epidermide e che al rompersi di questa mettono in
libertà uredospore giallo aranciate, tondeggianti,
ovali od ellittiche, minutamente aculeate, sostenute
da un breve peduncolo giallastro e che misurano un
diametro di 18 a 30 a. Nell'estate, sulle medesime
foglie 0 fusti, appaiono sori pochissimo prominenti,
più piccoli, ellittici, riuniti anche in strisele longitu-
dinali, di color bruno o nero, sempre ricoperti dal-
l'epidermide dell'ospite e costituiti da teleutospore
strettamente addossate le une alle altre, davate o
bislunghe, leggermente ristrette nella parte me-
diana, di colore bruno castagno, con episporio molto
ispessito specialmente nella parte superiore, ad
apice troncato o conico, sostenute da un breve
(3) Almeno nelle regioni italiane, perché, secondo il
PiuLUEUX, loc. cit., le pustole non verrebbero mai ad
unirsi in modo da formare strisele longitudinali.
Ifomiceti od Eumiceli {Fungili)
195
pedicello persistente (lunghe da 26 ad 80 [a, larghe
da 16 a 24 ix).
Per lo più attorno ai gruppi di teleutospore si
notano delle cellule sterili o parafisi, cilindriche,
allungate, di color brunastro, le quali distinguono
{|ueste specie dalla P. graminis. Le teleutospore re-
stano nascoste sotto l'epidermide anche negli organi
morti e si mettono in libertà solo al disaggregarsi
della paglia, quelle invece delle glume si staccano
facilmente.
La P. glumarum non ha, secondo I'Eriksson, forma
ecidica, la P. disperna invece presenta ecidii sulla
Anchusa.
Nelle nostre regioni si notano ecidii sulle foglie e
sui fusticini di Anchusa, di Pulmoiiaria, di Echium,
di Sympliylum e di parecchie altre borraginacee sel-
vatiche. Tali ecidii hanno forma di scodella od urna
e si producono in mezzo a macchie rossiccie, circo-
lari od allungate; sono circondati da un pseudoperidio
contorto al margine e dentato, contengono ecidiospore
poligonali, verrucose, di colore aranciato, con un dia-
metro di 18 a 28 y.. Prima degli ecidii e nella pagina
opposta della foglia, si formano spermogonii gial-
liccio-aranciati, con minutissimi spermazii incolori.
Mentre sul Berberis e, come vedremo, sui Rham-
iiun, gli ecidii si vedono solo nella stagione prima-
verile, sulle borraginacee gli ecidii appaiono in tutte
le stagioni dell'anno, e De Bauy spiegherebbe
([uesto fatto colla considerazione che le teleutospore
ili queste Piiccinie ricoperte dall'epidermide gernii-
iiaiio solo quando resta disorganizzata la paglia.
Le teleutospore, per l'episporio molto ispessito,
possono mantenersi in vita non solo per tutta la sta-
gione invernale, ma anche per due o tre annate ;
collocate nelle condizioni adatte germogliano produ-
cendo probasidio incoloro, con brevi rami terminati
da sporidioli, i quali si sviluppano quando vanno a
cadere sulle foglie delle borraginee: sopra queste
formano un micelio parassita che addentrandosi nei
tessali produce, dopo qualche giorno, una macchia
sulla quale compaiono in breve gli spermogonii e
quindi gli ecidii. Le ecidiospore poi trasportale sulle
foglie delle graminacee, se favorite dalla umidità,
emettono un tubo germinativo che entra per mezzo
degli stomi nell'interno delle foglie e dà origine, nello
spazio di " ad 8 giorni, ai sori e quindi alle uredo-
spore le quali hanno la facoltà di poter rapidamente
germinare e formare quindi nuovi sori e nuove ure-
dospore sino alla maturazione della pianta. Le uredo-
spore non si mantengono in vita che per un breve
spazio di tempo; però le ultime, che si trovano in
libertà sul terreno, possono ritardare a germogliare
sino alla stagione autunnale e penetrare col loro tubo
germinativo nelle giovani foglioline del grano na-
scente ove l'ormano un micelio che si mantiene, nella
stagione invernale, in uno stalo di quiescenza e si
allargasolo nella primavera successiva. Alcuneecidio-
spore possono anche passare sulle giovani foglioline
del grano nella stagione autunnale ed anche in questo
caso si produce micelio ibernante, come ho potuto
dimostrare portando ecidiospore germinative sopra
alcune pianticine tenute in ambiente sterilizzalo (1).
Le teleutospore della /'.///(//««»■«»(, secondo I'E-
RIKSSON ed Henning, germinano nell'autunno ed emet-
tono un promicelio di color giallo, che può infettare
direttamente le piante di grano.
La P. glumarum e la disperm sono molto più dif-
fuse di quanto non si creda. In alcuni punti del Pie-
monte e di altre regioni italiane la P. graminis si
riscontra molto limitatamente, ma non mancano mai
la glumarum e la dispersa.
La paglia infetta da queste ruggini costituisce una
lettiera misera, di infima qualità; mangiata dai ca-
valli produce indigestioni, irritazione degli intestini,
quindi contrazioni spasmodiche e coliche.
Converrà anche in questo caso favorire l'aerazione
e non lasciare nel campo paglia rugginosa ed allon-
tanare dai seminali, per quanto sarà possibile, le
borraginacee.
Sulle foglie e sui culmi dell'orzo si trova associata
una forma indicata col nome di P. simplex (Iviihnj
Er. ed Henn. = P. rubigo-vera var. simplc.r Kiihn,
caratterizzata da uredospore con un diametro di 20
a 28 u, e da teleutospore quasi sempre uniloculari,
lunghe da 32 a 45 [x, larghe da 18 a 28 .u.
I'. coronata Corda = I*. coronìfera Kleb. e I'. co-
ronala (Corda) Kleb. (Ruggine coronata, Ruggine u
nebbia dell'avena). — Queste specie vivono sulla
avena e sopra parecchie graminacee dei nostri prati
e se ne distinguono anche numerose forme, e cosi
della P. coronìfera le forme: 1) Avenae suW avena,
2) Alopecuri sugli Alopecurus, 3) Festucae sulla Fe-
sttica elatior, 4) Lolii sul Lolium perenne, 5) tìlj-
ceriae sulla Glyceria aquatica, 6) Hoici snW' Holcus
lanaius e mollis; e della P. coronata le forme:
1 ) l'-alaraagroslidis sulle (Ailamagrostis, 2) Phalaridls
sulla Phalaris urundinaeea, 3) Agrostidis sulla
Agrostis stolonifera e vulgaris, 4) Agropyri suH'yt.f/ro-
pgrum repens, 5) Holci sugli Holcus lanaius e mollis.
Sulle foglie delle diverse graminacee, e special-
mente deirai'e«a,queste forme producono, in prima-
vera, pustole lanceolate od anche lineari, d'aspetto
polverulento, isolate o riunite in gruppi, di colore
rosso-ruggine od aranciaio, disposte in serie e che
al rompersi dell'epidermide lasciano uscire uredo-
spore tondeggianti, ovali od ellittiche, munite di
minutissimi aculei di color gialliccio, leggermente
aranciato, lunghe da 19 a 28 (^elarghe da 10 a 21 \j..
Nel mese di luglio, verso l'epoca delle messi, le pustole
(1) Lariigginesìfiala dell'orzo. Torino, Casanova, 1894.
Patologia vegetale
appaiono più allungate, disposte a forma di striscie
mollo larghe fra i cordoni dei fasci vascolari, ma di
color rosso fosco o nero e coperte lungamente dal-
l'epidermide. Le teleutospore hanno forma clavata,
con due loculi ben distinti, di color rosso bruno, su-
periormente sono appiattite e rivestite da episporio
mollo ispessito e che si prolunga sotto forma di pro-
tuberanze particolari, che sono colorate più intensa-
mente e disposte a corona o stella, nella parte infe-
riore sono sostenute da un pedicello brunaslro mollo
breve e grosso, e misurano una lunghezza di 35 a 60 u.
per 12 a 21 fi.
Le teleutospore che possono mantenersi in vita
per mesi ed anni, germinano generalmente al prin-
cipio della primavera e producono probasidio con
sporidioli che possono svilupparsi solo sulle foglie
dei Rhamnus e precisamente quelli della P. covoni-
fera, sul Rhamnus Cathartica e quelli della P. coro-
nata, sul R. Frangula. Tanto nell'uno che nell'altro
caso si hanno ecidii coniformi o cilindrici sulle la-
mine, sui piccioli, sui peduncoli, sul calice, sui
frutti immaturi, raggruppati in macchie circolari
od in contorcimenti speciali di color giallo fosco o
rossastro, lunghi 2 od anche 10 cm. Le ecidiospore
sono poligonali, di color aranciato, con un diametro
di 14 a 21 |x. Sulle lamine fogliari si possono anche
distinguere, nella pagina superiore, dei punti o pic-
cole macchie brillanti tli eulor giallo aranciato, co-
stituite dagli spermogonii piriformi, con miimlissimi
spermazii.
Le uredospore e le teleutospore possono svilup-
parsi nello sterco od anche nel tubo digerente dei
cavalli, procurando ad essi disturbi intestinali.
Umidità e temperatura di So-lO^-lloC, raramente
4<'-5<' C, sono le condizioni indispensabili alla germi-
nazione delle uredo- e teleutospore, mentre sono
molto sfavorevoli le pioggie prolungate.
Cosi anche queste ruggini si sviluppano mollo
quando, con eccessiva quantità di sostanze nulrilizie
azotate, si allunga il periodo della vegelaziono verde.
Non sempre avviene la propagazione dell'infezione
da una pianta all'altra, anzi I'Eriksson osservò che
lungo le strade si trovano soventi dei cespuglietti di
Festuca elatior colpiti dalla P. coronata con altri indi-
vidui della medesima specie perfettamente immuni.
L'infezione sulle piante di avena e delle altre gra-
minacee, si ha per le ecidiospore dei Rhanmus, per
cui conviene portare queste piante ad una certa di-
stanza dai seminati.
Sulle diverse specie di Poa, coltivate nei prati, si
va sempre più diifondendo una ruggine speciale, la
V. |ioaruin Nielsen,che produce sulle foglie piccole
pustole sparse od aggregate, di color giallo aran-
ciato (uredospore), quindi brune (teleutospore). Gli
ecidii di questa specie si producono in gruppi ton-
deggianti sulle foglie della Tussilago farfara e di
alcune Petasites. Nel Brasile vive sulla Poa annua
in forma di macchie gialle, la P. exigua Die. mollo
affine alla P. poarum.
Sulle foglie del Phragmites communis L. e sulla
j Arundo donax L. vive la P. Pliragmltis (Schum.)
Korn., determinandovi, nell'autunno, delle pustole
brune. Allo stato ecidico questa specie si trova sulle
foglie dei Rumex e Rheum in forma di vescichette
giallo-sbiadite, disposte in gruppi circolari.
Sulla Phalaris arundinacea L., a foglie variegate
in bianco, è abbastanza comune la P. sessilis Sch.
in forma di pustole allungate. Lo slato spermogonico
ed ecidico vive saWAllium iirsinitm determinandovi
pustole gialliccie, riunite in ammassi tondeggianti.
Nelle regioni svedesi, sulla Molinia eoeruka loinia
pustole la P. nemoralis I., la quale vive allo stalo
ecidico, in molti punti dell'Europa, sui Melampyrum.
P. Hieracii (Sclmni.) Mart. = P. composi la rum
Schl. {Rugginr ilclle riiiiijKisitc). — Si sviluppa sulle
foglie e sui l'usli dei lliciucinm, Picris, Scorzonera,
Taraxacum, Cichorium. Secondo Fischer (1) ed
altri osservatori, converrebbe suddividerla in al-
Irellanle specie a seconda delle piante ospiti. In
generale produce, sulle giovani foglioline, dei minu-
tissimi spermogonii di color giallo miele e quindi
macchie di color porporino, nelle quali si nolano
ecidii disposti quasi sempre in senso circolare, gial-
licci, con ecidiospore tondeggianti, angolose, giallo-
aranciate, leggermente verrucose, aventi un diametro
di 10-23-30 jx. La forma uredosporica si manifesta
in forma di piccole pustole tondeggianti, quasi sempre
riunite in gruppi di color bruno e con uredospore
tondeggianti od ellittiche, aculeate, munite di due o
tre pori, di color bruno castagno, lunghe da 17 a
32 lA, larghe da 16 a 22 iji. 1 sori teleutosporiferi
si formano sulle medesime piante, sono piccoli, ton-
deggianti, pure brunaslri, e contengono teleutospore
ellittiche od ovoidali, tondeggianti all'apice, munite
diminuii puniicini, brune, lunghe da 24 a 45 |jt, larghe
da 17 a 28 1/, e sostenute da un esilissimo peduncolo
dal quale si staccano molto facilmente.
Molto affini alla P. Hieracii, sono la Puccinia Pre-
nantbis (Pers.) Fuch. = P. Condrillae Corda e la
P. Endiviae Pass. La prima vive sui Senecio, Ta-
raxacum, Cichorium, Prenanlhis, Lactuca, e la
seconda sul Cichorium Endivia, producendovi la
ruggine dell'Endivia. Nelle annate con pioggie fre-
quenti e giornate calde, questa ruggine intacca spe-
cialmente il fusto, i rami, le stipole e le foglie del-
l'endivia. Le piante restano molto meno sviluppate
(1) C.onlribullons a Vétude du genre Coleosporiiim {Bull. Soc. Botan. de France, 1894),
Ifomiceli od Eumiceti {Funghi)
197
Fig. 241. — Piiccinìa Encìiviae.
t. Foglia con pustole. - 2, l'rcdospore. - '^, Telculosiim-
(Ingrand. 200 diara. circa) (da Ul\iosi e Cavaba).
(lei iinnniile, quasi nane, con pochissime ramifica-
zinni, loi;lie piccole, increspale, riunite a rosetla alla
esliciiiilà (lei rami, e muoiono ([uasi sempre prima
lidia L'iiiissione dei fiori. Il danno maggiore si ha
(|iiiiidi nelle piante collivate per i semi (fig. 2tl).
Il l'ungo produce spermogonii ed ecidii disposti in
macchie giallicce, ma specialmente nelle foglie del-
l'endivia sviluppa piccole pustole puntiformi, giallo-
rugginose, con uredospore ocracee, larghe da 12 a
30-32 |JL, e quindi pustole più allungate, prominenti,
di color brunaslro, con teleutospore (P. Prenaiilhin)
lunghe 26-44 [ji, larghe da 17 a 26 a, elliltiche,
verrucolate, brune, sostenute da un breve peduncolo,
up|)ure (P. endiviac) di color marrone, ellilticiie,
ottuse agli apici, a contenuto granulare e sostenute
da un lunghissimo pedicello (32-44 » 22-24).
E molto dillicile il poter liberare gli orti da tali
ruggini |)erché gli stadi spermogonico, ecidico ed
nredosporico si formano sulle composite selvatiche.
Sulle l'oglie, piccioli e fusti del Tanace/iim riiìf/dir
di alcune Artemisia, come r.4. Abrolaiiiiiii, Ahniii-
tlìinm, e specialmente del Chrysantlu'iniim roii/iiiho-
siim, vive la P. tanaceti D. C, formandovi, da|q)rima
pustole ipofille brunicce, con uredospore ellitticiie,
tondeggianti, muricato-aculeate, giallo-brune (20-35 [A
di diara.), e quindi, nelle due pagine fogliari, pustole
con teleutospore allungale o davate, di color bruno
castagno, molto ingrossate all'apice (32-60» 12-28}
e sostenute da un lunghissimo peduncolo.
Questa specie è mollo affine, secondo Winter, anzi
eguale alla I'. Helianlhi Schwein.
(Comune è pure sulle foglie dei Crisantemi colti-
vati, la I*. Cbrjsanthemi iìoze, la quale produce pu-
stole hruno-rossicce nella pagina inferiore delle foglie
Fig. 242. — Puccinia bullala.
A destra, fusto di ombrellifera con pustole; a sinistra, uredospore (In bassu)
e teleutospore (ingr. 250 diam. circa) (da Bniosi e Cavaua).
e lungo i fusti, vivendo come vero parassita. Si sono
esperimentate con buoni risultali le irrorazioni con
poltiglia bordolese al 3 %.
Nella Svezia, Eriksson rinvenne una 1'. Slilii sulle
foglie del Militim effusum.
In estate sulle foglie e sui fusti di varie specie di
Iris vive la P. Iridls (D. C.) VVallr., caratterizzata da
pustole lineari od allungale, disposte in macchie
rossicce o gialle. Nell'autunno invece le pustole
diventano brune, quasi nere, e portano teleutospore
allungale. Cosi anche sulle Vinca collivate si vedono
alcune volte pustole di P. Berkeley! Pass.
f>omune è anche la P. Italsamitae (Strauss) Rabenh.
la quale vive sulle foglie e sui rami ddVerba S. Maria
I Tiinacetum Balsamita L.) producendovi pustole di
color bruno-cannella, piccole, allungate o tondeg-
gianti, riunite in gruppi circolari, con uredospore
ellittiche od ovali, aculeate, giallo-brune, e pustole
nerastre nascoste dall'epidermide, con teleutospore
bruno -castane, oblunghe, ellittiche, ristrette nel
mezzo, con episporio a grosse verruche.
Puccinia Lullata (Pers.) Schroel. (Ruijgine delle
ombrelli fere). — Vive parassita sulle ombrellifere
spontanee {Conium, Angelica, Peucedunum, ecc.)
e di alcune specie coltivale, cioè sul sedano e sul
prezzemolo. Sulle lamine, piccioli e peduncoli, pro-
duce minuti spermogonii, quindi piccole pustole ton-
deggianti, mentre, sui fusti, le pustole appaiono molto
più grandi ed allungate. Le uredospore sono irrego-
larmente globose, ocracee, con membrana ispessila
(23-38 « 20-26), le teleutospore sono per lo |)iù da-
vate, un po' rislrelle nel mezzo, ad epispoiio liscio,
bruno, con pedicello mollo iunyo (30-36 5 17-28;
(fig. 242).
Patologia vegetale
Specie di cui
gli ecidii.
gli spermogonii
P. Cerasi (Béreng.) Casi. {Ruggine del ciliegio e del
pesco). — Vive sulle foglie del ciliegio e del pesco e
vi produce delle macchie gialle o rossicce nelle quali
si trovano, dal lalo della pagina inferiore, ciuffetli o
pustole rotonde od ellittiche di uredospore tondeg-
gianti, ellissoidali e piriformi, giallicce, lunghe 17
a 30 [A, larghe 15 a 20 ui, e quindi di teleutospore
ovato-oblunghe, ristrette nel setto, sostenute da un
pedicello di mediocre lunghezza, quasi incolore, e
lunghe da 30 a 45 |jl, larghe 15 a 20 [a.
P. Pruni-spinosae Pers. {Ruggine del mandorlo, del
susino e dell'albicocco). — Sulla pagina inferiore
delle foglie del Prunus spinosa, P. amygdalus, do-
mestica, armeniaca, persica, ecc., si formano, nella
stagione estiva, delle pustole circolari, di color bruno
gialliccio, che ricoperte dapprima dairepideriiiiile,
lasciano poi in libertà uredospore tondeggianti, per
lo più ingrossate all'apice, coperte da minutissime
punte, giallo-brunastre, lunghe da 10 a 35 |ji e larghe
da 10 a 18 \j. ; frammisti alle uredospore sono nume-
rosi filamenti o parafisi. Dopo le uredospore, sul
finire della stagione estiva, hanno origine le teleuto-
spore brunastre, riunite in sori, di color bruno
porporino, a due loculi tondeggianti, con l'inferiore
però quasi sempre più piccolo; esse sono ricoperte
da aculei, lunghe da 28 a 45, larghe da 17 a 24 |x,
sostenute da un breve peduncolo dal quale si stac-
cano pure molto presto; anche frammiste alle teleu-
tospore si trovano numerose parafisi brune.
Gli alberi colpiti da questo fungo ne risentono no-
tevoli danni, poiché non possono maturare regolar-
mente i frutti e soprattutto la lignificazione dei tes-
suti avviene molto imperfettamente. Si è consigliato
di fare due irrorazioni di solfato di rame al 5 %.
P. Alili (D. C.) Rud. {Ruggine dell' aglio). — Sulle
foglie delV Allium sativum, oleraceum e multiflorum
appaiono, nella stagione estiva, delle larghe macchie
gialle con pustole ellittiche o lanceolate, di color giallo
chiaro, coperte per lungo tempo dall'epidermide che
si presenta quindi irregolarmente lacerata; sono quasi
sempre riunite in gruppi e contengono uredospore
irregolarmente tondeggianti, giallicce, minutamente
verrucose, con un diametro di 18 a 30 [;i : dopo una
diecina di giorni attorno ai sori uredosporiferi si for-
mano le pustole teleutosporifere molto più larghe,
ellittiche, allungate, di color bruno nero, ricoperte
pure a lungo dall'epidermide grigiastra, e conte-
nenti numerose parafisi brune e teleutospore cla-
valo-allungate, leggermente ristrette al setto mediano,
col loculo superiore più sviluppato, ingrossato al-
l'apice, acuto e tondeggiante, di color castagno bruno,
lunghe da 45 a 70 [a, larghe da 22 a 30 \i., e soste-
nute da un brevissimo peduncolo.
Dalle foglie la infezione si estende agli scapi
fiorali.
Si riconosce facilmente dalla P. Porri (Sow.) Wint.
che vive sul porro per la presenza delle parafisi e lo
sviluppo maggiore delle teleutospore.
É una malattia che arreca da qualche anno note-
voli danni nelle regioni piemontesi e contro la quale
non si può consigliare che l'estirpazione e la distru-
zione delle prime piante colpite.
'^■^
ia di mais con pustole (a) ; a sinistra, u
! teleutospore (ingrandim. 250 diametri i
P. Sorghi Schwein = P. Maydis Béreng. {Ruggine
del mais). — Vive sulle due pagine delle foglie,
guaine, dei fusti ed involucri fiorali della Zea mais e
dei Sorghum, producendovi numerose pustole, ellit-
tiche 0 tondeggianti, isolate o riunite in gruppi, pro-
minenti, di color bruno rossiccio, e circondate dai
residui dell'epidermide che, sollevandosi, in breve
si rompe e lascia uscire le uredospore tondeggianti,
ellittiche od ovali, leggermente verrucose, sostenute
da un brevissimo peiiicello jalino, di color gialliccio
dapprima, quindi bruno rossiccio, contenenti goc-
cioline di sostanza oleosa, lunghe da 23 a 30 [i,
larghe da 22 a 26 [a. Le pustole teleutosporifere
che si producono dopo un breve intervallo di
tempo, sono allungate, lineari, bruno-nere, molto
prominenti, portano teleutospore davate od ovato-
oblunghe, ottuse 0 col loculo superiore leggermente
acuminato, giallo-rugginose, quindi brune, quasi
nere, con episporio mollo pronunciato, lunghe da
28 a 45 |x, larghe da 12 a 17 [x, e sostenute da un
peduncoletlo leggermente ingrossalo nella parte
superiore (lig. 243).
Ifomiceti od Eumiceti (Fungili)
Nel le annate mollo umide questo malanno si estende
(li molto arrecandoanchedaniii piuttosto gravi, poiché
resta impedita la regolare maturazione delle pan-
iKiccliie. Le foglie e gli steli con pustole rugginose,
sono quasi sempre rifiutati dal bestiame, e, se inge-
riti, possono produrre, per la germinazione delle
leleutospore nell' interno del tubo digerente, di-
sturbi intestinali.
Specie di cui si conoscono solo le leleutospore.
V. Ribis D. C. (Ruggine del l'ibes). — Vive sulle
foglie e sulle bacche dei fìihes rubrum, A'. (ìrossu-
laria, R. nigrum, producendovi macchie giallicce,
circolari, che presentano, nel mezzo, delle pustole
tondeggianti, di color castagno bruno quasi nero,
contenenti teleutospore ellissoidali, convesse alle due
estremità, leggermente ristrette o non al setto me-
diano, coperte da verruche prominenti, di color ca-
stagno bruno, lunghe da 24 a 31 \j., larghe da 12 a
18 [ji, e sostenute da un brevissimo peduncolo.
Dagli studi di Eriksson (1) risulta che questo
parassita si propaga direttamente sulla medesima
pianta ospite sulla quale si è formato, per mezzo delle
teleutospore che germinano nella primavera e non ha
nulla quindi di comune coW Aecidiiim grossulariae
come qualcuno dubitava; si può però distinguere
una forma /■«*/■( che infesta il Ribes rubrum e la va-
rietà a frutti bianchi, ma non mai il R. nigrum ed il
R. grossularia.
Non è però molto comune nelle regioni italiane.
L' Eriksson consiglia di bruciare, in autunno, le
bacche e le foglie malate cadute a terra e nella pri-
mavera, quando gli individui colpiti già dall'anno
antecedente incominciano a svolgere le loro gemme,
trattarli una o due volte con poltiglia bordolese la-
sciandone cadere una certa quantità anche sul suolo
tutto attorno alle singole piante.
P. Arenariae (Schuni.)Schroet. (Ruggine dei garo-
fani). — Si manifesta sulle foglie e sui fusti dei ga-
rofani comunemente coltivati e sulle specie del genere
Saponaria, Stellarla, Ceraslium, ecc., e sulla Sper-
giila arvensis, sotto forma di pustole tondeggianti,
disposte in circolo o riunite anche in croste allungate
brunastre o quasi nere. Le teleutospore sono davate
0 fusiformi, tondeggianti all'apice o ristrette in forma
di cono, leggermente ristrette al setto mediano, di
color ocraceo, misurano 30 a 50 ìj. per 10 a 20 a, e
sono sostenute da un hmghissimo peduncolo. Le te-
leutospore germinano prontamente in un probasidio
con sporidioli, i quali alla loro volta emettono un
tubicino germinativo che penetra, per mezzo degli
stomi, nella pianta ospite.
La propagazione da una all'altra annata avviene
per mezzo di alcune teleutospore.
I'. Malvacearum Mont. (Ruggine dell'allea e della
malva). — Vive sulla pagina inferiore delle loglio e
sui piccioli di alcune specie del genere .1/alni ed
Althaea producendovi numerosissime pustole rotonde
molto prominenti, di color bruno castagno, con teleu-
tospore ovoideo-allungale, ristrette nel setto me-
diano, coniche all'apice, di color castagno ocraceo,
Fig. 244.
Foglia di .'Mtìiaea deformata dalla Puccinia Malvacearum;
a sinistra tre teleutospore.
(Ingrand. 3."i0 diamolri circa) (dal Tubeii-).
lunghe 45-75 ;x, larghe 15-26 [j., e sostenute da un
lungo peduncolo incoloro. Le teleutospore germinano,
anche in questo caso appena sono giunte a completa
maturazione e propagano quindi il malanno con
grande intensità, tantoché le foglie sono alcune
volte quasi completamente coperte, nella pagina in-
feriore, dalle pustole; in tal caso la foglia presenta
una colorazione gialliccia (fig. 244).
I*. Buxi D. C. (Ruggine del bosso). — Produce sulle
foglie del Ruxus sempervirens delle pustole ton-
deggianti, molto sviluppate e prominenti, di color
castagno bruno, quasi nere, con teleutospore clavalo-
oblunghe, ristrette nel sello, ingrossate all'apice e
(1) Elude sur la Pucciaia ribis D. C. des groseilliers rouges (Revue de Botan., 1898, n. 125).
Patologia vegetale
col loculo iiil'eriore alluiii;alo, di color castagno
rossiccio, lunghe 55-90 i^i, larghe 20-35 |x (fig. 245).
Ouoslo malanno è mollo diffuso in Piemonte e
l'unico mezzo sicuro di difesa si ha nella distruzione
col fuoco dei rami colpiti.
Fig. 245
\, Ramo di bosso
loipulosiiore (200 diam )
(da Briosi e Cavara)
— ' Puccmia Buxi
puslole - 2 Sezione di
- Phì agrmdium. Rubi
iloipora (ingr. 250 diani. circa) (dal Prillieux)
Sui iVa/'Cwi selvatici 0 coltivati, nonché sui Giacinti
si sviluppano, ma molto raramente, la P. Schroeteri
Pass, e la P. Prosili Moug. producendovi suri bruni.
Gen. Phragmidium Link.
Comprende specie parassite specialmente delle
rosacee selvatiche e coltivate. Le forme ecidiche,
uredo- e teleutosporiche, si hanno sempre sul me-
desimo ospite.
Phragmidium Rubi-idaei (D. C. ) Karsten = /'//. c/'-
fìisnm Auersw. (fìuggiiie nera del lampone). — La
presenza del fungillo si manifesta dal maggio all'ot-
tobre nei diversi organi delle piante
di lampone{Rubus idaeus) selvatiche
0 coltivate (fig.246). Dapprima com-
paiono gli ecidii, di color giallo vivo,
i quali, nella pagina inferiore delle
foglie, sono disposti in gruppi circo-
lari, di color giallo verdastro , depressi
nel mezzo, mentre sui piccioli e sui
l'usti formano dei lunghi cuscinetti.
Essi non hanno un vero peridio,sono
semplicemente circondati da parafisi
davate, giallicce, che si incurvano
verso la parte interna : le ecidiospore
sono brevemente catcnulate, tondeg-
gianti od ellittiche, aculeolate, di
color giallo aranciato e con un dia-
metro di 20 a 28 ii.. Dopo un quindici
0 venti giorni sottentrano, nella pa-
gina superiore specialmente, dei pic-
coli sori tondeggianti, gialli, sparsi
0 disposti in zone circolari, i quali
contengono parafisi ed uredospore
sferiche, ovali od ellittiche, aculeate,
giallo-aranciate, con un diametro di
16 a 22 (X.
All'avvicinarsidell'autunno il ma-
lanno è caratterizzato, nella pagina
inferiore delle foglie, da cespugiietli
neri, disposti irregolarmente, quasi
sempre molto numerosi, formati da
teleutospore cilindriche, tondeggianti
alle due estremità e terminate, supe-
riormente, da una prominenza co-
nica, incolora; esse sono verrucose,
di color bruno nero, con 5 a 10 selli
trasversali, lunghe da 90 a 140 (a,
larghe da 20 a 35 [^ e sono sostenute
da un pedicello incoloro, ingrossato
superiormente e che resta attaccalo
ad esse anche quando si mettono in
libertà dalle puslole. Il pedicello si
gonfia nell'acqua in seguito alla ge-
latinizzazione delle parti interne pro-
ducendo cosi dei movimenti che,
secondo Dietel, servono a staccare le teleutospore
dalla pianta ospite.
La propagazione avviene per mezzo delle teleuto-
spore che germinano in primavera per un poro ter-
minale e numerosi altri pori laterali dei loculi me-
diani ; si formano cosi sporidii che attaccandosi alle
piante di lampone iniziano l'infezione. Il miglior
rimedio consisle ((iiiiuli nel cercare di dislruggeie
le foglie con teienlospore.
AlTini a questo sono il Ph. violaceum (Schultz.)
Wint. che produce macchie violacee, nere al centro,
sulle Toglie del rovo nehiali<;o{Rubus friilicoms), ecl
il l'b. rubi (Pers.) Winl. che pure sulle foglie del
rovo, e raramente su quelle della fragola, forma
macchie giallicce o brunaslre, visibili tanto nell'un
caso che neiraltro nella stagione autunnale.
l'hragmidium subcorticiuni (Schrank) Winter =
/'//. mucronatum Link. (Ruggine delle rose). — Si svi-
luppa sulle foglie, peduncoli, ricellacoli e calice delle
ruxe selvatiche o coltivate. Sulle foglie produce sem-
plicemente delle macchie gialle e pustole, meulie
sugli altri organi si sviluppa alcune volte con tale
intensità da provocare dei veri ingrossamenti irrego-
lari e contorsioni. I primi a presentarsi sui diversi
organi sono gli ecidii, piuttosto pronunciati, di varia
forma, di color giallo rosso e che mettono in libertà
ecidiospore angoloso-sferoidali, con episporio inco-
loro e contenuto giallo aranciato, minutamente acu-
leale, con un diametro di 18 a 28 i>..
Le foglie e gli altri organi vanno gradalanuMilc
decolorandosi e si mettono allora in evidenza piccole
|)ustole sparse o riunite in gruppi, gialle, con uredo-
spore sferoidali od angolose, minutamente aculeati',
lunghe da i7 a 32 u, larghe da 12 a 20 u; nell'ap-
prossimarsi dell'autunno queste pustole diventano
brune e contengono allora teleutospore oblunghe, ot-
tuse, con una sporgenza conica all'estremità supe-
riore, leggermente attenuate inferiormente, con pic-
cole verruche, brune, con 4 a 8 loculi, lunghe da 7')
a l()0 a, larghe da 20 a 30 |a, e sostenute da un lun-
ghissimo pedicello Incoloro.
È comunissima sulle rose specialmente nelle an-
nate piovose. Danno buoni risultati la distruzione
(Ielle foglie e degli altri organi malati e l'abbondanti-
aspersione di calce caustica e zolfo.
Gen. Gymnosporangium Iledwig.
t'-iimprende funghi che vivono parassiticamente
allo slato leleutospoiico (l'odisomaj sulle coni/ere,
producendovi pustole che confluiscono in un am-
masso gelatinoso molto pronuncialo, impiantato ver-
ticalmente sul substrato; allo slato ecidico (lioestelia)
assorbono nutrimento dai peri, meli, Sortnis, ed altre
pomacee coltivale e selvatiche, formandovi sulle
foglie, frutti 0 rami delle verruche anche molto
prominenti.
ri^mnosporangiiim Sabinae (I)icks.) Wint. = G. fu-
■ìcum Oerst. (Huggine del perù). — Il fungillo si
manifesta in sul principio della primavei'a sui ginepri
(Juniperus sabina, ,1. rirginiana, J. plioenicrn,
J. o.ri/ccdru-s, J.japonica) e diverse altre specie che
si coltivano comunemente nei nostri giardini come
piante ornamentali, nonché sul l'iiius Ihilejiensis,
formandovi delle protuberanze di color giallo aran-
ciato 0 rosso bruno, dapprima cilindriche, coniche o
davate, raramente sferiche,ottuse, quindi compresse,
ramificale, di consistenza gelatinosa, specialmente se
il tempo è umido, e della lunghezza di (> a 12 mm.
Kig. -i-iS. — Teleutospore di Gymnosporatiyiiim Habinrxe.
llngr. 350 diam.) (dal Puilmeux).
La sui)er(icie esterna di queste masse ò coperta da
una elUorescenza giallo-aranciata, costituita da teleu-
tospore ellissoidali, biloculari, non o leggermente
ristrette nel mezzo, di color castagno bruno, lunghe
da 38 a 50 jx, larghe da 23 a 2(3 a (fig. 247 e 2i8),
e sostenute da un lunghissimo pedicello colla mem-
brana che si gelatinizza facilmenle e forma cosi un
rivestimento gelatinoso. Frammiste a queste se ne
trovano anche di quelle (forme uredosporifere) a
pareti più sottili ed incolore e conteimlo gialliccio.
l'alologia vegelak.
Nuova Lncicl. Agraria, 1.
202
Patologia vegetale
Solto alle masse leleiitosporiclie si osservano fila-
nienli miceliari i quali si dispongono nella zona
foi'licale e solo raramente si addentrano nella por-
zione legnosa, cosicché la conifera cnl|iil,i d.i i|uc'sl;i
l'orma, conosciuta anche col nome di l'oili.situKi , non
ne risente che lievi danni. Il micelio |)uò iiiaiilciiersi
in vita da un anno all'allro.
Fig. 249.
Ecidio di G. Sabinae {Roestelia cancellata)
(hinr. a.'iO Jiam.) (dal Pbilueux).
Le teleutospore staccatesi dal sostegno, germinano
nella primavera medesima per mezzo di quattro pori
che hanno in ogni loculo, producendo un probasidio
semplice con uno sporidiolo che si sviluppa solo,
come dimostrò I'Oerstedt, quando va a cadere sul
pero 0 sopra una qualunque delle pomacee sopra
ricordate. Emette allora un filamento che serpeggia
fra le cellule del tessuto a palizzata ramificandosi
variamente e costituendo cosi un vero micelio che
nutrendosi a spese delle cellule stesse, produce un
cambiamento di colore nelle lamine fogliari. Diffatti
dal principio dell'estate, fino al tardo autunno, sulle
foglie del pero e delle altre pomacee compaiono, nei
casi d'infezione, delle macchie di color rosso aran-
ciato. Nella pagina superiore delle foglie, raramente
sugli altri organi, dalla comparsa delle macchie
rosse 0 rosso-ocracee si formano spermogonii con-
colori, poi rosso-bruni e neri, sporgenti come ver-
ruche e riuniti quasi sempre in gruppi e contenenti
piccoli spermazii gialliccio-aranciali. Non molto dopo,
sulla pagina inferiore, si presentano gli ecidii in forma
di grosse pustole o tubercoli giallicci, ingrossali
inferiormente, immersi nel tessuto rigonfiato delle
foglie e terminati da un breve collo, lunghi da 3 a
■4 mm., larghi da 1 a 2 mm., e rivestiti da un nuovo
peridio bianco giallastro che si divide su-
periormente in numerose lacinie, disposte
come in una specie di reticolato ; nell' in-
terno si trovano file di ecidiospore brune,
verrucose, tondeggianti o poligonali, con
un diametro di 20-22 sino a 40 [j..
•iuesta forma, conosciuta col nome di
Aecldkim o di Roestelia cancellala (fi-
gura 249), si va molto diffondendo nelle
regioni italiane. Da qualche anno special-
mente i peri hanno le foglie colpite in modo
straordinario, tanto che ne risente danno
la vegetazione dell'individuo ed i frutti non
raggiungono mai il loro sviluppo normale.
Si ha allora una ipertrofia dei tessuti attra-
versati dal micelio ed i rami ed i frutti si
contorcono e si accrescono molto irrego-
larmente e si rigonfiano in alcuni punii
ove poi presentano gruppi di ecidii promi-
nenti come nelle foglie. !• fruiti restano
piccoli e deformali e nel loro interno si
hanno quasi esclusivamente tessuti duri,
sclerenchimatici. Géneau DE Lamarlière(1 )
conchiude anche coll'ammeltere che questo
fungo provoca un arresto nella distinzione
degli elementi anatomici, i tessuti condut-
tori ascendenti e discendenti (legno e libro)
sono proporzionalmente un po' più svilup-
pati nei rigonfiamenti (ecidii) che nelle porzioni nor-
mah, ma i vasi e tubi cribrosi poco sviluppati ed i
tessuti di sostegno (collenchima, sclerenchima, ecc.)
sono trasformati in parenchima nutritizio e di riserva.
Per eliminare questo malanno giova indubbiamente
distruggere le foglie, rami e frutti di pero colpiti, ma 6
indispensabile estirpare dai giardini le diverse specie
di ginepri, perchè cosi le ecidiospore non potranno
trovare una pianta sulla quale svilupparsi e produrre
quindi pustole leleulosporiche.
Plowright e Fischer hanno fallo cunoscero la
presenza di un (jìjmiìospordiii/iiuii nnillo allìne al
G. Sabinae, cioè il tì. confiisiim l'Iouriglit (2), che
invade specialmente le foglie del nespolo, del bianco-
spino e del cotogno, producendovi pure macchie rosse
con spermogonii ed ecidii a peridio allungato, cilin-
drico 0 fusiforme, ecidiospore mollo più piccole e di
color giallo sbiadito ; esso sviluppa le pustole teleu-
(-1) LiNNEAN, Soc. Journ. Botan., 1887.
(2) Sur Ics mijcocécidies de Roestelia (Re
generale de Botaniqn
Ifomiceli od Eumiceti (Fun fìlli)
tosporiche sul J. salma quasi eguali a quelle del
a. sahinae, macon leleulospore più lunghe, a loculo
superiore più tondeggiante.
G. clavarìaeforme (Jacq.) Rees. {Ruggine del melo
e del biancospino). — In primavera incominciano
a comparire sui rami del ginepro (Juniperus com-
tnunis) delle protuberanze, carnoso-carlilagiuose, ci-
lindriche 0 davate, verticali, compresse, quasisempre
biforcate, ricurve o flessuose, di color giallo aran-
ciato, lunghe da 8 a 12-14 mm. e formate da teleu-
tospore fusoidee, giallicce, lunghe da 70
a 120 |A, larghe da 14 a 20 ix e sostenute
da un lunghissimo pedicello. iNella parte
interna, secondo Kienitz-Gerloff, esistono
leleulospore col pedicello che gelatinizza
molto presto, a membrana tenue ed inco-
lora, che potrebbero considerarsi come
uredospore.
Nella stagione estiva colpisce sotto forma
spermogonica ed ecidica (Aecidium-fìoe-
slelia lacerata) le foglie, i rami e frutti
specialmente del melo e del biancospino,
producendovi delle contorsioni e deforma-
zioni, delle macchie rigonfiale, giallo-aran-
ciate, cou spermogonii a forma di verruche
ed ecidii lunghi 2-3 ed anche 5 mm.; gli
ecidii sono circondali da un pendio diviso
superiormente in lobi eretti od inclinati
verso l'esterno e contengono ecidiospore ,ij „,
verrucose, tondeggianti, giallicce, con un
diametro di 20 a 35-45 a.
Per combattere questa ruggine converrà distrug-
gere i ginepri.
(ì. juDiperinuni (L.) Fr. = G. Iremelloides Harlig
^=G.conicum WnAw. (Ruggine del sorbo). — Anche
per questo fungillo il primo sviluppo (Podisoma,
Tremella) si osserva sul ginepro comune e gene-
ralmente nel mese di maggio. Sui rami compaiono
ammassi emisferici o conici, grigio-giallastri, che,
sotto l'azione dell'umidità, aumentano di volume,
diventano gelatinosi ed assumono un color giallo
uro. Tali sporgenze si staccano facilmente e lasciano
sui rami delle cicatrici che si mantengono per lungo
periodo di tempo: risultano formale da leleulospore
ellissoidali od oblunghe, basse, ristrette ai setti,
brune, lungamente pedicellate e col loculo superiore
che si stacca facilmente dall'inferiore. Le leleulo-
spore producono probasidio con sporidioli che pas-
sano a germogliare sui Sorbus (S. aria, aucuparia),
^nW Amelanc/uer cnnadensis, suW Aronia rotundi-
folia, raramente sul melo. Infatti sui giovani rami
e sulla pagina superiore delle foglie di tali piante si
notano, dopo qualche tempo dalla comparsa delle
leleulospore sul ginepro, larghe macchie gialle, aran-
ciate 0 rosso zafferano con spermogonii piccoli, conici,
riuniti in gruppi ; le macchie si estendono quindi alla
pagina inferiore e producono tessuti molto ispessili
con ecidii giallo o rossicci (Roestelia cornula, R. pe-
nicillata), colle membrane peridiali prolungale in
un tubo cilindrico, leggermente incurvalo verso
l'esterno e dentellato, lungo 0-8-10 mm., largo 1 a
2 mm. Le ecidiospore catenulate, hanno forma sfe-
roidale, con diam. di 20-40-70 [a, sono leggermente
verrucose e di color giallo bruno.
Onesto malanno è dilTusissimo su tutti i Sor-bus,
alleile nella regione montana e la infezione può
g. 250. — Sezione lrasvers;ilc
foglia di .Salix cuprea colpita dalla Meìampsi
(Injrr. 3.-.0 iliam.) (da Tci.asne).
avvenire anche alla distanza di aleni
ginepri, come ho potuto verificare
dell'alta valle di Viù (Torino).
chiloiiiel
Gen. Melampsora Cast.
Questo genere è rappresentato da forme eleroiche,
parassite generalmente di piante legnose, con ecidii
(Caeoma) ridotti a gruppi di spore libere, senza pe-
ridio, ed uredospore, che si formano e si mettono
abbondantemente in libertà nella stagione estiva,
mentre le leleulospore, che si producono solo sul
finire della stagione estiva, restano sempre strella-
menle addossale le une alle altre e coperte lunga-
mente dall'epidermide, producendo cosi delle croste
compatte brunastre.
Melampsora salicina Lèv. = M. farinosa (Pers.)
Schroet. = M. salicis capreae (Pers.) (Ruggine dei
salici). — Colpisce le foglie ed i rami di parecchie
specie di salici (S. caprea, S. alba, S. rilellina,
S. Iriandra, S. amygdalina, ecc.) tantoché il Comes
ne distingue diverse forme, a seconda della diversa
specie di salice (fig. 250).
Le foglie infette presentano, nella stagione estiva
e di solilo nella pagina superiore, delle macchie
gialle e corrispondentemente, nella pagina inferiore.
204
Patologia vegetale
^
numerose pustole clie meltono in libertà una polvere
giallo-aranciata di uredospore sferoidali, coperte di
punte, sostenute da un
esile pedicello, con un
diametro di 13-15-22 |jl;
in mezzo alle uredospore
si vedono delle parafisi
piuttosto allargate verso
l'estremità superiore. Le
uredospore, se trovano
r ambiente favorevole ,
germinano in poche ore e
producono nuovo micelio
con uredospore in otto o
dieci giorni. Nelle forti
infezioni il micelio passa
/JV^^^ Nji dalle foglie nella corteccia
\\y/ j dei rami e vi si diffonde
\^ 1 /5( in modo tale da produrre
delle profonde screpola-
ture e l'essiccazione dei
rami stessi. Le teleuto-
spore si formano durante
l'inverno e quasi sempre
sulle foglie quasi secche
e già cadute al suolo. Nella
pagina superiore di tali
\ W y foglie si possono notare
facilmente delle croste
compatte isolate o riunite
in gruppi, giallo-brune o
quasi nere, costituite da
teleutospore slrcllanii'ulc
addossatele une ;ilie altre,
coperte dall' epidermide,
obovate, con episporio
briHiiccio e massa pia-
smalica interna rosso-
gialliccia, lunghe da 30
a 40-45 fx, larghe da 12
a 18. Le teleutospore ger-
minano nella primavera
emettendo un probasidio
con sporidioli giallicci.
Lo stalo ecidiosporico
(Cacoma) si manifesta
nelle foglie e nei rami
degli Evonynms in forma
di spermogonii giallicci
disposti in gruppi ed
ecidii nudi, molto larghi
(sino ad 1 mm.), tondeg-
gianti, di color aranciato,
con ecidiospore tondeg-
gianti, giallo-rossicce, con un diametro da 15 a
25-28 11..
\ ^,
Fig. 251.
traino di Salix pruinosa
colpito dalla
Melampsora Harligii.
(Hai TuiiEi:|-).
Sembra però che gli sporidioli possano anche
germogliare direttamente nelle foglie di salice e
produrre nuove uredospore.
Questo fungo arreca danno specialmente alle gio-
vani piantagioni di salici, ma può produrre la morte
di individui già bene sviluppati. Anche nei casi di
deboli infezioni i vimini restano quasi sempre molto
danneggiati.
Sul Salix viminaUs vive una H. Ilartigii Thiini.
(fig. 251), che differisce dalla specie tipica per
avere gli ecidii {Caeoma) sui ribes.
SI. populina (Jacq.) Lèv. = Caeoma Clcm(itidi.s =
C.mercurialis Link. {Ruggine o nebbia del piojtpo).
— La forma ecidica si sviluppa sulle piante di Cle-
mnl in (Caeoma Clematidis), producendovi dei ciuf-
fetti giallicci, ma specialmente, per le nostre regioni,
sulle foglie di Mercurialis (C. merciu'ialis)'\n forma
di spermogonii circolari, giallicci, e sori ecidici nella
pagina inferiore, ellittici o quasi lineari, numerosis-
simi, rosso-aranciati, con ecidiospore ellittiche o pò
ligonali, aranciate, lunghe da 16 a 26 y, larghe da
8 a 16 \K. Lo stato uredosporico e teleutosporico, si
sviluppano invece sopra varie specie di Populus, cioè
P. nigra, piramidalis, laurifolia, suaveolens, bal-
samifera, virginiana, monilifera, ecc.
Sulla pagina superiore delle foglie di tali piante si
notano, verso la fine di maggio, delle vescichette
giallo-rossicce, isolate o riunite in gruppi, che rom-
pendosi in breve mettono in libertà delle uredospore
ellittiche, giallo-aranciate, aculeate, lunghe da 28 a
38 [ji, larghe da 15 a 20 \i., con parafisi ingrossate
all'apice. Sul finire dell'estate compaiono delle
placche o croste rosso-brune, quasi nere, costituite
da teleutospore lunghe 40-45 [ji, larghe 12 ^, le quali
germinano sulla foglia stessa producendo un proba-
sidio con sporidioli tondeggianti, giallicci.
La pianta ne risente danno solo quando l'infezione
è molto pronunciata. Il legno dei rami e dei fusti
non giunge a maturazione perfetta, tanto da non poter
essere adoperato per la lavorazione.
Sul Populuii alba e canescens si sviluppa una forma
molto affine, conosciuta sotto il nome di M. aecidioìdes
([)(!.) Schroet., producendo su tutte e due le pagine
delle foglie dei gruppi di uredospore tondeggianti,
circondate, alla base, da grosse parafisi che vi for-
mano un anello bianchiccio. Le placche teleutospo-
riche sono piccole e brune. Lo stato ecidico è in
questo caso dato dalla C. mercurialis.
ÌIL inm\i\ulw\.=M. ìnnitorqua Rostr. =: Caco?na
pinilorquum flostrup (Ruggine del tremolino e dei
pini). — Si manifesta sulle giovani piante o sulle
estremità dei rami anche dei vecchi individui di
pino (Pinus sìlvestris). L' infezione avviene quasi
sempre da un solo lato e dalla corteccia si estende
Ifomiceli od Eumiceli (Fiiiif/ln)
^205
ai raggi midollari ed al midollo, impedendo cosi il
regolare accrescimento dei rami che si sviluppano
variamente contorti verso la parte malata. Nei forti
attacchi si ha l'essiccazione completa del ramo o
della giovane pianticella. Sulla corteccia si mettono
in evidenza, in sul finire del me.se di maggio, delle
macchie dapprima giallo-bianchicce, poi di un color
giallo oro, con un diametro di 1 a 3 cm. ; sulla su-
perficie di tali macchie o nella parte interna, si for-
mano dapprima gli spermogonii minutissimi, quindi
uno strato imeiiiale,dal quale hanno successivamente
origine le ecidiospore tondeggianti, giallicce, che si
sovrappongono le une alle altre come una corona,
finché, rompendo il sottile strato di tessuto epider-
mico dell'ospite, vengono all'esterno, determinando
cosi la colorazione giallo oro nella macchia corticale,
(lontemporaneamente, i filamenti miceliari che s'ad-
dentrano nelle altre parti dell'epidermide producono
la morte completa dei tessuti. Da tale momento si
notano i rami contorti, poiché la zona generatrice
resta discontinua e le nuove zone legnose interrotte e
deformi. Il micelio si sviluppa specialmente nelle
annate con primavera molto umida e calda, muore
quasi sempre colle ultime ecidiospore, ma in alcuni
casi si mantiene in vita, nella corteccia, da un anno
all'altro. L'infezione si manifesta però quasi sempre
nei rami più alti e nelle piante collocate verso la peri-
feria del bosco, il che lascia credere che essa venga
|)er lo più dall'esterno.
IIartig, nel 1885, dimostrò che collocando delle
ecidiospore sopra foglie di Populus tremula, tenute
in ambiente umido e riparalo, si aveva, dopo qualche
tempo, la formazione di ecidiospore simili a quelle
già da lui e dal Rosthup e dal Sorai'er, osser-
vate sopra foglie di P. tremula cresciute nell'aperta
campagna.
Sembra dunque che siano in relazione con questo
malanno le pustole giallo-rossicce e quindi brune,
che si notano sui rami e sulle foglie del P. tremula
nella stagione estiva, costituite dapprima da uredo-
spore ellittiche, aculeate, aranciate, con un diametro
di 15 a 20-24 a, intercalate da numerose parafisi
davate. Uopo le uredospore si formano, nella pa-
gina inferiore delle foglie, leleulospore strettamente
aderenti, rosso-brune, quindi quasi nere, lunghe da
45 a 55 [^., larghe da 10 a 12 <i..
Il pronto abliallimento dei primi pini colpiti e l'al-
lontanamento del tremolo hanno dato buoni risultati,
inquantochè il principio dell'infezione si ha ([uasi
sempre dalla germinazione delle leleutospore che
producono probasidii e spoi'idioli.
Il Patouillard in una nota (1) descrive un Caeoma
(letto da lui C. coiiigenum, raccolto nel Messico
(1) Noie
dinée. Pari
de Pin deforme par
(giugno 1891), e che produce, nello strobilo, uno svi-
luppo cinque volte maggiore del normale e una colo-
razione rossastra. Ha spore ellissoidali o cilindriche,
verrucose e che misurano da 25 a 40 per 12-20 [i..
M. Laricis Hartig = Caeoma Laricis (Westend.)
Hartig {Ruggine del larice). — Si manifesta, allo stalo
ecidico, sul finire della primavera, sopra la pagina in-
feriore delle foglie del larice tanto dei giovani indi-
vidui che di quelli già molto sviluppati. Come perla
ruggine del pino si formano pustole gialle, disposte in
file e lunghe sino a 5 e più nim., contenenti ecidio-
spore tondeggianti, giallicce, sovrapposte le une alle
altre e circondate da parafisi, le quali formano come
una specie di rivestimento che ricorda il peridio.
Tale rivestimento si rompe in breve lasciando uscire
le ecidiospore, mentre l'epidermide che si solleva
verso la base dà origine ad un orlo biancastro.
Le uredospore e leleutospore si sviluppano sulle
foglie del P. tremula, come abbiamo già veduto.
Le esperienze di Hartig, Rostrup, Nielsen e Plow-
RiGHT e le osservazioni del Klebahn (2), dimostra-
rono esservi una diretta relazione fra tutte le forme
ecidiche, uredosporiche e teleutosporiche delle di-
verse Melampsora che colpiscono i pioppi. Cosi, ad
esempio, la forma ecidica sul larice, della M. laricis,
sarebbe una sola specie colla forma ecidica del pino
(Melampsora tremulae), che si svilupperebbe in modo
diverso sul larice e sul pino, danneggiando nel jirimo
le sole foglie, nel secondo anche i rami.
Fig. "252. — Uredospore di Melampsora belulina.
(Iiigr. 3.'i0 (liam.) (ila Tclasnk).
M. belulina (Pers.) lui. oMelampsoridiii III lieliilinuni
Klebahn. {Huggine della betulla). — Colpisce la
pagina inferiore delle foglie delle fìetula allia, pu-
Itescens, verrucosa, liumilis e nana, produeendovi
delle piccole pustole gialle ed aranciate, circondate
da un pseudoperidio piuttosto ingrossato e contenenti
uredospore allungale, troncate alla base, coperte da
minutissime punte giallo-rossicce, sostenute da un
brevissimo peduncolo, lunghe da 22 a 35-40 n,
larghe da 10 a 18 y., con, frammiste, delle parafisi in-
colore ed ingrossate all'apice (fig. 252). Verso la fine
dell'estate si notano, sempre nella pagina inferiore,
delle piccole slriscie leggermente prominenti, brune,
quindi nere, formate da teleutospore poligonali.
(•2) Knìluii-ersHclie mit ìielerocisclien lìoslpilzeii,
Pllanzen Kranklieilen, 1899.
206
Patologia vegetale
il
Fig. "253. — Melampsora betiiìina.
Il, Teleutospore con probasiJio e sporidiuli (s). - e, Epidermide. - p, Tessuto cellulare dell'ospite.
(Ingr. 350 diam.) (dal Tulasne).
lunghe 30-50 i,., larghe da 15 a 18 ^u (fìg. 253) che
sviluppano sulla foglia stessa un probasidio con spo-
ridioli giallicci e londeggianli.
Secondo Plowright (1) e le esperienze del
Klebahiv (2) lo stadio ecidico si sviluppa sul larice
(Aecidium laricis), come per le M. laricis, M. tre-
mulae e M. populina. Il Plowright riferirebbe
anche la M. betulina alla medesima specie di Me-
lampsora del populus. Gli studi del Klebahn dimo-
strano invece l'esistenza autonoma della ruggine
della betulla, per la quale il Klebahn stesso propone
il nome di Melampsoridium betulimim.
Molte altre specie vivono sugli alberi dei nostri
boschi producendo, sulle foglie, delle pustole rossicce
e quindi bianche oppure delle croste nere; fra esse le
più comuni sono la M. carpini (Nees.)Fuck. sul Car-
pinus betulus, M. padi (Kunze et Schum.) sul Prtinus
pailiis, M. ariae (Schleich.) Fuck. nel Sorbus aria,
M. Sorbì (Oudem.) sul Sorbus aiicuparia e Sorbus
terminalis.
Anche nelle piante erbacee si trovano varie specie
di Melampsora, la più diffusa è la M. Helioscopiae
(Pers.) Cast., che produce punti, strisele o croste
nere sulle diverse euforbie che crescono allo stato
selvaggio nelle diverse regioni italiane.
M. lini (D .C.) Tul. {Ruggine del lino). — Produce
sulle foglie del lino (Linum usitatissimum) delle
piccole macchie sparse, tondeggianti, di color aran-
(1) Zeitsch)
;ie. 130.
fur Pflanzenkranklìeiten, ISOi, fase.
ciato, costituite da uredospore sferiche, giallo-aran-
ciate, con un diametro da 14 a 24 |ji, intercalate da
parafisi incurvate ed ingrossate all'apice. Quando
la pianta di lino ha i frutti già quasi maturi si no-
tano, sulle foglie e sui fusti, delle croste lineari od
allungate, nere, costituite da teleutospore brune,
prismatiche, molto strettamente aderenti e coperte
dall'epidermide, lunghe 45-60 a, larghe da 17 a 20 fi.
L'infezione si estende per mezzo di porzioni di
frutti e foglie che possono restare nel terreno e quindi
dar adito alla formazione di probasidio e sporidioli
che possono poi passare sulle giovani pianticelle.
A diffondere maggiormente il malanno servono
anche le diverse specie di lino che crescono allo
stalo selvaggio, quali il L. catharticum, alpinum,
narbonense.
L'unico rimedio che si possa consigliare si è
quello di sospendere per qualche tempo la coltiva-
zione del lino.
Gen. Coleospormm Lèv.
Comprende funghi poliformi i quali hanno una
forma ecidica conosciuta più comunemente sotto il
nome di Peridermitim e con ecidii che si formano
nella corteccia, sulle squame degli strobili o sulle
foglie dei pini ed abeti. Essi sono muniti di un peridio
che sporge fuori della parte malata in forma di ve-
scichetta, che si rompe quando è giunto a completo
sviluppo e si dispone a guisa di anello membranoso
(2) Kuliurversuche init heter
P/tanz. Krank., 1899, fase. I.
ischen Rostpilzen,
Ifomiceti od Eumtceti (Funghi)
20-
allorno alla massa di ecidiospore. Gli stadi uredo- e
teleulosporico si manifestano in generale sulle com-
posile selvatiche in forma di pustole prominenti
gialle 0 brune.
Coleosporiiitn Senecionis (l*ers. > Kries = Perider-
miiim Pini Wallr. = P. oblongisporium Fuck.= /*<;-
ridermium Pini acicola etcorticola Rabenh. {Ruggine
vescicolare delle foglie e dei rami del pino). — Vive
sulle diverse specie di Pinus: P. silveslris, maritima,
strobus, ecc., e ne colpisce le foglie ed i rami e sotto
due forme ecidiche diverse, l'una della foglia, detta
acicola (Peridermium oblongisporium), l'altra dei
rami, o corlecicola (Peridermium Pini), che presen-
tano lo stadio uredosporico e teleutosporico sopra
alcuni Senecio selvatici (Coleonporium Senecionis),
nonché la forma cortecicola, sopra il Vincelo.ricum
offlcinale e la Paeonia lenuifolia (ì) (Cronarlium
(tsclepiadeum).
La forma acicola compare sulle foglie in sul finire
della primavera, ed in particolar modo sulle giovani
piante, in forma di piccole macchie o punteggiature
bruno-rossastre, costituite da spermogonii che con-
tengono spermazii molto pronunciati. Dopo pochi
giorni, in vicinanza degli spermogonii, si protendono
dei corpi biancastri, cilindrici, leggermente depressi
ai lati, a forma quasi di sacco, lunghi da 2 a 3 mm.
e che risultano, in seguito alla rottura del pseudo-
peridio (fig. 25-4), variamente laciniati. Le ecidio-
spore costituiscono una polvere giallo-aranciata e
sono ovali od ellittiche, verrucose, lunghe da 30 a
■iO \L, larghe da 18 a 25 ,a. I filamenti miceliari
che si mantengono in vita per un lungo periodo di
tempo invadono tutto il parenchima della foglia, che
diventa gialla e poi essicca.
La forma cortecicola si sviluppa coi corpi frutti-
feri sulla corteccia dei rami e dei fusti dei vecchi/;/»/,
ed invade, col micelio, la zona generatrice e le por-
zioni legnose esterne ed interne passando per i raggi
midollari ; favorisce la secrezione della resina che,
penetrando anche nei tessuti, limita il passaggio dei
li(iuidi. L'infezione si estende, in alcuni casi, a tutta
la zona generatrice ed allora, restando completa-
mente ostacolata la circolazione delle sostanze nutri-
tizie, si ha la morte del ramo o del fusto. Il micelio
si mantiene in vita per molti anni, per cui passando
gradatamente da una parte all'altra può, in un tempo
più 0 meno lungo (10-15-20 o 40 anni), produrre la
essiccagione completa dell'albero.
.Nella parte esterna della corteccia compaiono, sul
finire di maggio, gli spermogonii, disposti in placche
nere tondeggianti, larghe da 3 a 7 mm., e poco dopo
gli ecidii in forma di sacchi membranosi, biancastri,
lunghi 6-8 a 15 mm., riuniti quasi sempre in gruppi
e col pseudoperidio che si rompe irregolarmente.
lasciando uscire la polvere aranciata di ecidiospore
aculeate, tondeggianti, con un diametro da 18 a
20-28 <x.
Gli stadi uredosporico e teleutosporico della forma
acicola si producono indubbiamente sul Senecio.
WoLFF, Magnus e KtEBAMN però poterono ottenere
sul Senecio anche uredospore e leleutospore semi-
nandovi ecidiospore prese da ecidii del fusto, ossia
d, Ecidiospore in via di formazione. - e, Ecidiospore
Peridio (ingr. 450 diam.) (da Hartic).
della forma cortecicola. Gornu dap])rinia, KLEBAHNe
Prillieux in seguito, ottennero anche dalle ecidio-
spore della forma corlecicola, la produzione di un
Cronarlium sulle foglie ilei Vincetoxicum, e Fischer
sulla Paeonia, per cui, al punto in cui sono le ri-
cerche, si può ritenere che la forma acicola e corte-
cicola si sviluppano sul Senecio, ma che la cortecicola
può produrre anche un C/'onaWfHW sul V/nciin.i-lriim.
Sulle foglie di talune specie di Snircm, s|M'ri,il-
menle del 5. vulgaris, com|iaioiiii, iiclla sliuidiie
estiva, dapprima pustole di color aranciaio, polve-
rulente, con uredospore brevemente catenulate, el-
littiche od ovoidali, verrucose, giallo-rossicce, con
un diametro di 20 a iO ;a, quindi macchie o croste
ceracee, leggermente convesse, di colore rosso
vermiglio, formale da leleutospore cilindriche o
(1) Vedi Ed. Fischer, Observations sur les Urédine'es (Arch. des Sciences physiques et naturelles. Genév
208
Patologia ref/etalc
Fiy. 255. — Sezione trasversale di una foglia di Vmcetoxicum
con micelio e pustole uredosporiche e teleutosporiche dì Cronarlium asclepiadeum.
(Ingr. 200 diam. circa) (dal Tubeuf).
oiliiuli'ico-clavale, [)cv lo più 4-locuIari, rossiccc,
lunghe da 80 a 110 a, larghe da 46 a 30 u.. Furono
considerate dal Tulasne come file di spore. Giunte
a maturità, come dimostrò il Plowright, germinano
per mezzo di due loculi terminali.
Converrà, per limitarne le infezioni, allontanare
dai piantamenti di pino, le diverse composite prima
che si sieno sviluppate le teleutospore, recidere e
bruciare i rami e le piante di /«no che presentassero
i primi sintomi dell'infezione.
Sopra alcune piante che servono per insalata,
come le cicerbite {Sonchus oleraceus, tenerrimus,
asper ed arvcnsis), vive il Coleosporium Sonchi.
Gen. Oronartium Fries.
Fanghi poliformi, con stadio ecidico {Peridcr-
miiim), che si sviluppa sui piìii, e teleutosporico in
forma di colonnette che sporgono dal centro delle
uredospore.
Cronartium asclepiadeum ( Willd. ) Fr. — È uno stadio
uredosporico e teleutosporico della ruggine dei rami
0 forma cortecicola (Pendermi um Pini) del pino.
Nella stagione estiva già un po' avanzata (agosto e
settembre), nelle vicinanze dei boschi di pino, si nota,
nella pagina inferiore delle foglie del Viucdo.rìrKin
officinale, piccole pustole sparse o riuiiilc in gruppi,
ricoperte da un pseudoperidio esile e membranoso,
che si può notare sotto all'epidermide lacerata della
foglia. Da un piccolo foro che si viene a formare
nella parte mediana del pseudo|M'ri(lio esioiio le ure-
dospore ovoidali, asperulale, (l,i|i|>iiiii,i li'^i;ermente
peduncolate e giallo-rossicce, ('(ni un iliaiiieiro di 15
a 30-32 \ì.. Dal centro della cavità ove si formano le
uredospore si protende lentamente, verso l'esterno,
un organo colonni forme (coliimella), costituito da
cellule allungate, strettamente aderenti e piene d'un
liquido gialliccio. La columella è seniplice o rara-
mente biforcata e può arrivare a misurate una lun-
ghezza di 2 mm. ed un diametro di 5 a (3 centesimi
di millimetro (fìg. 255), in modo che nella pagina
Fig. 25(). — Foglia di Vincetoxicuni
con pustole teleutosporiche di Cronartium asclepindeiiiii
(Dal TuuEii-l.
inferiore delle
H
He ajipaion
1, anche
ad occhio
nudi), (lei brevi
•or
li ciliiiilfici 1
esiiiifiinii
(li;;. 250).
Le cellule die
lui
IK 1,1 l'd
cllit s,
ii.ì allret-
tante teleiilospt
re
sessili, unii
H'iilari, ,
ic i;i.'iMiii-
nano emettendo
un
probasidio,
il quale si
suddivide
in varie porzioni; ciascuna produce uno sporidiolo
Ifomiceti od Eumiceti (Funghi)
200
globuloso, gialliccio. L'infezione di questi sporidioli
sul pino non si è però ancora potuto ottenere artifi-
cialmente.
Le esperienze del Fischer (Ioc. cit.) dimostrarono
che le teleutospore possono vivere anche sulhi
l'atonia Icnuifolia e pare anzi che il C. asclepia-
(ìciim sia identico al C. flaccidum (Alb. et Schw.) ( 1 ),
che vive sopra molle primule, come Primula offici-
nalin, tenui fntia, ecc.
C. ribicoliiiu Diet. — Infesta i Pimis cembra,
ulrohus e Lambert iunu, producendovi una disaggre-
gazione nel tessuto legnoso e, nella stagione prima-
verile, verso la parte esterna della corteccia, delle
forme fruttifere (Perìdermium Strali Klebahn) raj)-
presentate da spermogonii in placche brune e quindi
protuberanze cilindriche biancastre, lunghe 8-12 mil-
limetri, contenenti ecidiospore. Trasportando ([uoste
spore, come fecero per la prima volta il Klebahn ed
il liosTRUi', sulle foglie di alcuni ribes (Ribes nigrum,
riibrum, alpiniim) si sviluppano facilmente delle
pustole simili a quelle che furono riscontrate natu-
ralmente in Germania ed in Francia, Danimarca,
Scandinavia e Russia. Tali pustole sono piccole,
rotonde, di color rosso aranciaio, rivestite da un
pseudoperidio emisferico, leggermente allungato sn-
(leriormente e che rompendosi lascia uscire uredo-
spore ellittiche, aculeate (19-35 « 14-22); dalla parte
mediana si forma in seguito la colonnetta di teleuto-
spore, giallo-rossao brunastra, lunga2 mm. Le foglie
colpite diventano gialle e la pianta viene a soffrirne.
Gen. Crysomyxa Unger.
Crjsonijxa Kliododendri (DC.) De Bary (Ruggine ve-
scicolare delle foglie dell'abete rosso). — Si addentra
coi filamenti miceliari nelle foglie, specialmente gio-
vani, diìW abete rosso, producendone l'ingiallimento
e la caduta precoce. Verso la superficie della foglia
malata il micelio produce, nel mese di luglio ed
agosto, dei puntirini rossicci (spermogonii) {l'erider-
mium abietin:im Alb. et Schwein.)e quindi gli ei'idii
costituiti da corpi cilindrici membranosi, lunghi anche
3mm., dentellati al margine (fig. 251) e contenenti
ecidiospore tondeggianti, verrucose, giallo-aranciate,
con un diametro di 15-20-40 i^i.
In diretta relazione con questa forma di Perider-
iiiium sono pustole bruno-rosse, rar. violacee che si
notano ovunque nella pagina inferiore dei Rliodo-
dendron ferrugineum ed hirsutum (fig. 258), che
crescono comunissimi sui monti. Tali pustole sono
formale da uredospore poligonali, verrucose, giallo-
aranciate, con un diametro di 15-28 ix, e special-
mente da teleutospore, pure giallo-aranciate, divise
da 2-3 selli trasversali, lunghe da 40 a 50 \x, larghe
da 10 a 14 [j. Il lungo filamento che sostiene le
teleutospore si protende in breve verso l'esterno,
rompendo l'epidermide del vegetale e le teleutospore
germinano in un probasidio costituito da 3 a 4 por-
zioni con sporidioli rotondi o reniformi, che pas-
sando sulle foglie AaW abete, producono nuove forme
di Peridermium.
Fii;. 257. — Rametto di abete rosso con ecidii
di Crysomyxa Rlwdodendri (dal Tuiiiìuk).
Kig. '258. — Rametto di Rhododendron
con pustole liredosporiclie di Crysomyxa Rlwdodciuhi.
(Uai TuuEUF).
Alfine a (pieslo fungo è un'altra specie clic si svi-
luppa pure ■iViWatiete ed è conosciuta col nome di
C. Abielis (Wallr.) Unger (fig. 259). Nei mesi di
giugno 0 luglio, 0 all'apice o su tutta l'estensione
delle lamine A&W abete rosso, s\ notano zone circolari
giallicce. In sezione, le foglie malate risultano attra-
versale da numerosi filamenti miceliari, che richia-
mano verso la parte infetta una grande (|uantità di
sostanze amidacee, a detrimento delle altre parti
sane. Il micelio produce, verso l'esterno, pustole
gialle di teleutospore, che restano per lutto l'inverno
in uno sialo di quiescenza sulle foglie malate che
non si slaccano dalla pianta e germinano solo nella
(t) Vedi Ed. Fisciieu. Fortsetzunrj dar
27 — Patoloyìa vegetale.
iitwiclielungsgescìiicìitlicììen Untersucìi. ùber Rostpil:^
Nuova Encicl. Agraru, I.
1901.
Patologia vefielale
Fig. 259
attaccale ita Crysomyxa Abktis. - B, Sezione i
(itigr. 250 diam.). - C, Teleutospore producenti proliasidii.
(Dal Prillieu.x).
1, inietto di al)t
-^
^^^:r7c^
Fig 261 — Sezione trasversale di una
fogln di abete con ecidii (ingrandita
200 diam.) ed ecidiospore m b e e
(ingr. 350 diam.) (dal TuBEur).
primavera successiva producendo sporidioli die
vanno ad infestare le nuove foglie àeWabde rosso.
Nelle regioni settentrionali, nelle piante di abete si
sviluppa pure un altro fungillo [C. Sedi (Alb. et Schw.)
De Bary]. La forma ecidica cresce sulle foglie dell'a-
bete, le uredospore e teleutospore sul Sedum palustre.
Le ruggini dell'abete vivono specialmente nei luoghi
umidi, per cui converrà procurare la libera circola-
zione dell'aria e la distruzione delle parti malate.
Gen. Calyptospora Kuhn.
Caiyptospora (ioeppertiana Kiihn. (Ruggine deìì'a-
bete bianco). — Si sviluppa in particolar modo sulle
giovani piante deW abete bianco. Le foglie colpite in-
gialliscono e presentano nella pagina inferiore, du-
rante la stagione estiva, corpuscoli tubulari, lunghi
da 2 a 3 mm., rivestiti da un pseudoperidio (fìg. 200
e 261), che si rompe irregolarmente verso la parte
superiore, lasciando uscire ecidiospore tondeggianti,
gialle, verrucose, con un diam. da 12 n 22 <j., che
germinano solo quando vanno a caderi' <u\\i- lniilie
del Vaceinium Vitis-Idaea, coniunissiiiin sui ijnuiii.
Infatti sui fusti e rami di tale piatila si notano ite-
quentemente, nella slagiotie piitnavetilc, dei rigon-
fiamenti {AecidiumPeridcriHium columiuire) bianco-
rosei poi bruni, di consistenza spugnosa, dovuti a
teleutospore, cuboideo-londeggianti, brune (fig. 262),
che formano probasidio con sporidioli : questi ser-
vono poi ad infettare le piante di abete.
ip*tì=^
Fig. 262. — Teleutospore di Calyptospora Goeppcrtiana
con probasìdii e sporidii.
(Ingrand. 350 diam. circa) (dat TUBEUf).
tfomiceti od Eumiceti (Funghi)
Anche in questo caso converrà, nel limite del pos-
sibile, distruggere i Vaceinium.
Uredlnee imperfette.
Aecidium (Perideriiiiiim) elatinuni Alb. et Schw. (1)
{Cancrena o scopazìi dell'abete bianco). — Infesta
i fusti, i rami e le foglie dM'abete bianco. Ha un
micelio perenne che si addentra nelle diverse (ìarli
rigonfiate della corteccia, nella zona generatrice ed
anche nel legno. 1 fdamenli miceliari variamente
ramificati emellono austori nelle cellule ed eserci-
lano un'azione irritante sulle parli legnose, tanto da
provocare degli ingrossamenti e delle deformazioni
nel fusto e nei rami. Nei punti più intensamente
colpiti la corteccia si screpola quasi sempre la-
sciando a nudo il legno, che si disaggrega con
maggiore facilità. Il micelio può anche svilujiparsi
Kig. 263. — A, Foglie invase dal Peridermium elatimnii.
B, Foglie normali (dal Prillieux).
slraordinariamente nelle gemme o nei giovani rami,
modificandone completamente l'accrescimento. Si
lorniano allora degli ingrossamenti irregolari, dai
(piali partono piccoli rami diretti nei diversi sensi,
molle volte riuniti anche in fascio e coperti da foglie
disposte irregolarmente e giallicce. Nei mesi di lu-
glio od agosto il micelio produce dapprima puniicini
giallo-aranciati (spermogonii) nella pagina superiore,
(juindi, nella pagina inferiore delle foglie, organi di
fruttificazione quasi regolarmente allineali dall'una
e dall'altra parte della nervatura mediana (fig. 2(5:{).
Sono ecidii che sollevano e rompono in breve la
epidermide del vegetale mostrando un pseudoperidio
bianchiccio, che si rompe in breve all'estremità su-
periore lasciando uscire ecidiospore ellissoidali, ver-
rucose, giallo-aranciate nella parte interna, lunghe
da 16 a 30 |x, larghe da 14 a 17 ul.
Pare che le ecidiospore vadano a germinare sopra
un'altra pianta non conosciuta, producendovi forse
gli stadi uredosporici e teleutosporici, che servireb-
bero alla propagazione del malanno. Il micelio che
resta neir interno della corteccia può passare l'in-
verno in uno stato di quiescenza e svilupparsi nella
primavera successiva e così di anno in anno finché la
pianta muore.
Sugli strobili (ìiiWabete vive anche nelle regioni
nordiche della Svizzera, Germania, Francia, un fun-
gillo (A. slrobiliniim Alb. et Schw.) molto simile al
precedente e che produce numerosi ecidii rosso-
bruni nella superficie interna delle squame.
Specialmente in Germania si trova un altro paras-
sita sulle foglie deìV abete rosso, VX. (l'eriderniium)
coruscans Fr., il quale produce un ingiallimento e
la precoce caduta delle foglie.
Nel Giappone si riscontrano anche molle forme
parassite delle conifere, cosi il l'eridermium gigan-
teum Mayr., parassita del Pinits T/iitmìiergii e densi-
/lora, sulle quali piante produce ingrossamenti stra-
ordinari dei rami, ed ilCaeoma deformanslìeik. et Ifr.,
parassita della Thujopsis dolabraia.
Nelle regioni italiane crescono coumni.ssime sopra
le piante selvatiche molte forme imperfetle di ure-
dinee e specialmente le ecidiche (Aecidium), come
l'A. IHespiii D. C. sul nespolo, l'A. grossulariae Pers.
suir«ya spina e sul ribes, VX. foenicuii Cast, sul
finocchio, l'A. Cjdoniae Len. sul cotogno ecc., ed ure-
dosporiche (Uredo), inducendo macchie gialle e
deformazioni delle foglie, rar. dei fusti.
Sulle orchidee, Montemartini (2) trovò un'uredu
(U. aurantiaca). Questa induce, sulle foglie, areole
dapprima livide, poi nerastre, con pustole aranciate
nel mezzo.
Ord. Tremellinee.
Vivono sulla terra, sul legno già taglialo od anrlie
allo stalo di putrefazione, solo in alcuni casi rari si
trovano alla base dei fusti ancora vivi, ma sopra in-
dividui molto vecchi. Arrecano danni quando, inlac-
cando col loro sistema di vegetazione i fusti secchi,
disorganizzano il legno che non può più essere ado-
perato per la lavorazione.
Si presentano sotto forma di dischi sessili o pe-
duncolati (E.vidia), di lamine (gen. Tremella), che
occupano una superfìcie di 8 a 12 mm., molto
ispessite e ripiegate in modo da formare come un
padiglione dell'orecchio umano (Hirneola Auricnta
Judae), sempre di consistenza gelatinosa in segnilo
alla gelatinizzazione della porzione esterna dei
filamenti.
Gli organi di riproduzione sono rappresentati da
spore che si formano da sterigmi molto allungati e
prodotti all'estremità di basidii, settati pel lungo.
Le spore germinando possono dare origine anche
a conidii di forma costante per ciascun genere e cia-
scuna specie.
(1) Vedi specialmente E. Mer, Le Baiai de Sorciére de (2) Uredo aurantiaca, nuova uredinea parassita delle
Sapin (Bull. Soc. Bot. de France, 1893). orcliidee (Alti htil. Boi., voi. Vili, travia).
212
Patologia vegetale
AUTOBASIDIOMICETI
{Eubasidieae).
QuL'sIa divisione comprende forme fungine che
ra!;i;iiiMi;uiiii yeiienilnienle uno sviluppo notevole e
elle possono quindi più facilmente colpire rocchio
dell'osservatore.
Risultano da un sistema di vegetazione che si
sviluppa sulla terra ricca di humus, sui detriti ve-
getali od animali, sul legno vecchio, sulla corteccia
degli alberi, ed alcune volte anche allo stato di pa-
rassita sia sulle radici che sulle altre parti del vege-
tale, producendovi malattie speciali.
In alcune specie, il sistema di vegetazione è ridotto
a filamenti esilissimi, incolori, variamente settati e
ramificati ; altre volte invece i filamenti si riuniscono
in gran numero in modo da formare dei cordoni,
delle lamine, delle placche bianche, rossicce o di
vario colore alla superficie o nell'interno del terreno
0 dei tessuti.
Nei luoghi umidi, nelle cantine, nelle gallerie sot-
terranee è facile osservare delle larghe masse fila-
mentose, costituite appunto dal sistema di vegeta-
zione di un hasidiomicele.
Il micelio può anche condensarsi in masse spe-
ciali di forma pressoché tondeggiante od allungata,
le quali si circondano di cellule o filamenti brunicci,
a parete ispessita, che possono mantenersi in vita
come veri sclevoz,il per un lungo periodo di tempo.
In altri casi si espande sotto forma di filamenti bian-
chicci 0 bruni (liwmorfc) fra la corteccia ed il legno
del fusto 0 delle radici, mantenendosi pure in vila
per molli anni a detrimento della pianta ospite e fa-
1. Imenio esterno e basidii non settati Ord
cintando la dilTusione delle infezioni in seguito al
diretto passaggio sopra radici sane vicine.
In generale il sistema di vegetazione si mantiene
in vita per lungo tempo sia allo stato di quiescenza,
sia fruttificando ogni anno.
Il corpo fruttifero si forma in vario modo da pro-
lungamenti di uno 0 di gruppi di filamenti miceliari
tanto nell'interno della terra o delle piante colpite
come all'esterno. A completo sviluppo i corpi frut-
tiferi assumono forme determinate, a seconda dei
diversi gruppi.
Alcuni filamenti del corpo fruttifero si prolungano
in cellule allungate o davate (basidii), terminate da
2, 4, 8 punte (sterigmi), dalle quali hanno origine
le spore.
Non tutti i basidii raggiungono nello stesso tempo
il loro completo sviluppo, anzi alcuni restano quasi
sempre sterili (1 ), come pure alcuni filamenti interni
si protendono in mezzo ai basidii in varie forme (ci-
stidii) e servono essenzialmente alla secrezione delle
sostanze inorganiche. Il complesso di questi diversi
filamenti costituisce l' imenio.
Anche per queste forme fungine è accertato il po-
limorfismo. Infatti le spore di numerose specie ger-
minando producono promicelio, sul quale si jtrodu-
cono organi di riproduzione o conidii molto simili
a quelli delle muffe comuni. Nell'interno dei corpi
fruttiferi si sono, in alcune specie, notali organi di
riproduzione speciali {conidii endocarpici) che pos-
sono servire pure alla propagazione.
Nel corpo fruttifero sono contenuti, oltre che delle
sostanze azotate, molle volte anche degli alcaloidi vele-
nosissimi, del glicogene, del trealose e della mannite.
Imenomiceti
interno che, rompendosi la pellicola esterna ricoprente il corpo
fruttifero, esce (Lycoperdon) sotto forma di polvere bruna .
Gasteromiceti.
Ord. Imenomiceti.
(jli Imcnomiceli, conosciuti dal profano col nome
di veri funghi, vegetano sul terriccio, sui residui di
piante già decomposte, od anche parassiti sulle ra-
dici, sul fusto 0 sulle foglie dei vegetali superiori.
Il loro sistema di vegetazione è formato da fila-
menti mollo ramificati, settati e che, riunendosi as-
sieme, danno originea cordoni, placche membranose,
di consistenza soverosa od anche quasi legnosa. Nelle
specie umicole il micelio occupa una superfìcie cir-
colare, che diventa dianno in anno sempre più vasla
tanto da raggiungere anclie un (iiainctro di ITi metri
e nella quale le pianle pralcnsi appaiono in gran
parie ingiallile (circoli delle streghe). Alcuni fila-
menti miceliari pi-oduconu rizomorfe brune a pardo
consistente, suberificala o coriacea, contenenle anche
sostanze fosforescenti e che si estendono variamente
sul legno 0 sul terreno, ed alcune volte in numero
cosi grande da formare dei nastri o delle lamine
irregolari.
Le rizomorfe possono produrre non solo la morie
della pianta sulla quale vivono, ma estendendosi
sul terreno passano frequentemente a colpire le
piante vicine, sulle quali sviluppano nuovi filamenti
miceliari.
Le ife possono riunirsi in gruppi e circondarsi di
una membrana più o meno ispessita, cutiiiizzala,
in modo da formare dei veri sclerozii, altre volle si
intrecciano con detriti, come nella pietra fitiigaia
(Pvlyporus tuberaster) e si mantengono in uno stato
di riposo.
L'organo di fruttificazione principale nelle forme
più semplici {Exobusidium) è ridotto ad alcuni basidii
(1) A questi basidii si dà comunemente i! nome di parafisi.
Ifomiceti od Eumiceti {Funghi)
n altri casi (Hypochnus, Corticium)
forma di croste soveracee sulla cor-
con spore, in altri casi {Hypochnus, Corticium) j Le spore germinando possono produrre una specie
appare sotto forma di croste soveracee sulla cor- ! di promicelio con conidii.
leccia degli alberi, oppure risulta variamente rami- j A seconda dello sviluppo maggiore o minore dei-
ficalo, o (Agaricinee, Poliporee, ecc.) costituito da | l'organo di fruttificazione e della forma dell'imenio
una porzione cilindrica detta stipite e da un pileo gli Imenomiceti ciie possono arrecar danno ai vege-
n cappello nel quale si trova l'imenio. I tali si dividono nelle seguenti famiglie:
/ Apparecchio sporifero a forma di placche coll'imcnio sia nella porzione
i esterna che nella interna F;iin. Tkleforkk
,. ) Apparecchio sporifero cilindrico semplice o variamente ramificato e con
\ imenio che ne ricopre la parte esterna i
/ Apparecchio sporifero formato da uno stipite e da un pileo e con imenio
' nella porzione inferiore del pileo
/ Imenio a forma di punte di varia lunghezza Fa
^, ) Imenio a forma di tubi o lamine anastomizzate a reticolo (in alcuni casi
1 manca lo stipite) «
' Imenio formato da laminette irradianti verso il contorno del pileo .... «
Clavarik
IIydnee
polyporee
Agaricinee.
Famiglia delle Teleforee.
Sono lunghi ciie si svilup|iano in gran parte sugli
ilheri già tagliati, nonché sui fusti e radici di piante
viventi, producendovi delle placche membranacee,
cuoiacee o soverose, che si sollevano anche a forma
di dischi, sessili o sostenuti da uno stipite.
Qualche specie vive allo stato di parassita.
Funghi a forma di crosta ceracea o determinante un'ipertrofia nell'organo colpito Gen. Exobasidium
» in forma di fiocchi o filamenti superficiali » Hypochnus
» suhmembranacei superficiali » Helicobasiditmi
» coriacei di forma varia, privi di cuticola » Thelephora
Il coriacei o legnosi di forma definita » Stereum
Il lignicoli, spesso sterili con forma di larghe placche » Corticium.
Gen. Exobasidium Wor.
Uxobasidium Vitis (Viala et I}oyer)Prillicuxet Del.
= Aìireobusiiìiiim vitis Viala et Boy. — E un fun-
gillo che colpisce gli acini, specialmente le foglie
della vite, ma può arrecare danni tali da allarmare
i viticoltori; fu riscontrato nella Borgogna, nel
Beaujolais e nella Charente, ed anche in Italia. Il
Pbillieux accenna che si sviluppa sia nella prima-
vera che nell'autunno. Sugli acini colpiti appaiono
delle macchie oscure, mentre la pellicola del frutto
si deprime, presenta pustole isolate, bruno-giallicce,
costituite dagli organi di riproduzione, e quindi si
screpola, agevolando l'essiccazione della polpa in-
terna. Sulle foglie, gli organi di fruttificazione del
fuiigillo formano delle efflorescenze bianche simili ad
un deposito di polvere di gesso o di creta.
I filamenti miceliari, leggermente giallastri e di-
visi da setti, sono variamente ramificati e, dopo aver,
serpeggiato nei tessuti, sporgono anche alla super-
ficie degli organi, si allungano ed alcuni si rigon-
fiano all'estremità, in modo da formare dei basidii
con 2 a 9 sterigmi, dai quali hanno origine altret-
tante spore ovoidali o cilindriche, jaline, lunghe da
12 a 16 |x, larghe da A- a G,n ,u.. Le spore germinano
emettendo delle gemme laterali. La comparsa dei
basidii è preceduta da ronidii fusiformi. Non arreca
ii:ravi danni.
A Parenzo (Istria) si manifestò un'infezione sulle
foglie, caratterizzata dal disseccare del margine fo-
gliare e da chiazze di secchereccio circondate da un orlo
rossastro nel mezzo della lamina, l'alterazione pare
prodotta da una varietà alba dell'Aiireobasidium Vitis
Viala et Doyer, con imenio incoloro e spore diritte.
Nelle località elevate si trova l'È. Vaccini! (Fuck.)
Woronin, il quale colpisce le foglie, raramente i
piccioli ed i fusticini dei Vaccinium vitis idaea e
V. myrtilius, producendovi delle pustole rigonfie,
di colore rossiccio, formate dai basidii, che accu-
mulandosi numerosi sotto l'epidermide ne provo-
cano la lacerazione. Prima della formazione dei ba-
sidii compaiono, alla superficie degli organi colpiti,
dei piccolissimi conidii fusiformi. Comunissimo è
pure sui monti l'È. itliododendri Cram., che forma
sui rami e foglie dei Mododendroii /'erriigineum ed
hirsutum rigonfiamenti mollo inarcali bianchicci o
giallo-rosei.
Sull'apice dei rami di Azalea nudiflora, defor-
mando le gemme, fu riscontrato nelle regioni ame-
ricane (New Scoliand) un E. Azaleae Peck. Cosi
anche sulle foglie di A. viscosa a Newfield (New
Yersey) vive una E. discoideum Ellis, in forma di
rigonfiamenti verdastri; sui tìromus si sviluppa
l'È. gramiDlcolum Bres. Molte altre specie si svilup-
pano come parassite su piante selvatiche, ina sono
di secondaria importanza.
Patologia vegetale
Gen. Hypochnus Fr.
Hjpochnus Ciicumeris Frank. — Nella parte infe-
riore dei fusti di cetriolo ed anche sui fusti di lupino
e di trifoglio, il Frank osservò in alcuni luoghi della
Germania un deposito fdanientoso grigiastro, il quale,
allargandosi gradatamente, produce un ingiallimento
nelle foglie e quindi la morte delle pianticelle. Tali
filamenti grigiastri sono dovuti essenzialmente agli
organi di riproduzione deW Hypochnus, mentre il mi-
celio si addentra in gran parte nei tessuti, arrecan-
done la disorganizzazione. I basidii sono allungati
con 4 sterigmi e spore ovoidali, jaline.
Fig. 264. - Sf
-■jMLÌ
e del fusto di quercia con ife di Stereum fi
(Ingranii. 200 diam. circa) (.lail'HARTifi).
H. Solarli Prill. et Delac. — Si presenta nella por-
zione inferiore dei fusti di palala sotto forma di
pliiiclie i;rii;io-ljianchicce, lunghe da 7 ad 8 mm.,
arrcsliniilii |)i'n'i solo in minima parte lo sviluppo
dei liiiii'ii. I;i_' ile (li'l riiiigiUosono septate, brune e,
serpt'i;yi;iii(lo mILi suiuTlicie del substrato, danno
origine a basidii con 4 sterigmi e spore.
Si è riscontratoselo in alcune regioni della Francia.
Gen. Helicobasidium Pat.
Helicobasidiiim piirpinenni dui.) Patouill. — Vive
sul tronco fino ad un'altezza di 10 a 15 cm. e sulle
radici di viti americane (Riparia, Solonis, ecc.) in
forma di fiocchi o cordoni vellutati, di un color
roseo 0 violaceo, determinando, secondo il Boyer(I),
che lo riscontrò in Francia, un deperimento nella
(-1) Un champignon sur la vigne: nielicobasidium
puipureiim (Tul.) Palouill. (Progrés agricole et vii., 1895),
con tavole a colori.
pianta colpita. Sulla porzione arrossala del corpo
fruttifero si formano basidii settati trasversalmente,
che danno origine a lunghi sterigmi con spore ovali
0 reniformi.
H. illompa Ichikawa (2). — Attacca le radici del
gelso mompabyo, ritardando lo sviluppo delle nuove
gettale. Le radici restano tulle distrutte dall'alto al
basso, la corteccia si slacca a brandelli e rimane
aderente al terreno. Gli organi di fruttificazione si
formano sulla superficie dei rami in guisa di placche
arrovesciate, tondeggianti e rettangolari, lobate, con
un diametro anche di 4a 5 cm., prima membra-
naceo-vellutate, poi coriaceo-crostose, leggermente
convesse, rosso-brune, pruinose. L' i-
menio, di color bianco, risulta costituito
da basidii curvi , 1 -3-cellulari , con lungh i
sterigmi e 4 spore ovali, curve, traspa-
renti, lunghe 10-12 ix, larghe 5-7 jj..
Per impedire la diffusione di questi
funghi bisogna distruggere, appena com-
paiono, le placche caratteristiche e le
porzioni vicine.
Gen. Telephora Pers.
Telephora laciniata Pers. — Si svi-
luppa alla base dei tronchi di pino, di
abete e di faggio. Colpisce tanto le gio-
vani pianticelle che gli individui già
molto sviluppati, più comunemente si
trova sulle ceppale tagliate.
Il micelio si addentra fra le diverse
parti del legno e si distende in modo
tale da produrre la morte delle giovani
piante. I corpi fruttiferi appaiono sotto
forma di croste molli, coriacee, effuso-
reflesse, con superficie fibrosa o squa-
mosa, a contorni fimbriati, larghe sino ad 8 cm.
Nella parte inferiore si nota l' imenio fioccoso o
papilloso.
A Cuba e nell'isola di Ceylan, nella Carolina ed
in altre località americane, furono riscontrate jia-
recchie altre specie allo stalo di parassita, cosi la
T. pedicellala Schwein, la T. Murray! B. et C, ecc.
Gen. stereum Pers.
Stereum frustulosuin(Pers.) Fr. (T/ì.perdix Pers.).
— E un parassita della quercia e si sviluppa sul legno
delle vecchie ceppale sotterranee. Il micelio ser-
peggia nella porzione legnosa interna (fig. 2G4),
disorganizzando i tessuti in modo da trasformarli in
parecchi punti in una massa polverulenta. In alcuni
boschi di quercia verso Diano d'Alba ho potuto
(2) Una inalattia delle radici del gelso (Forstl. nat.
Zeitung, -1878).
KJi
Ifomiceti od Eumiceti (Fungili)
osservare fin dal 1888 lo sviluppo graduale del
malanno, come lo descrive I'Hartig.
La corteccia si stacca facilmente e sotto di essa si
notano alcune cavità regolari coi bordi bianchicci ;
asportando la parte maiala e mettendo a nudo in
parecchi puntile porzioni che sembrano ancora sane,
il legno appare di un color bruno rossiccio con mac-
chie bianche qua e là. Nelle ceppale fortemente col-
pite le cavità diventano numerosissime ed i diversi
elementi costitutivi del legno, staccandosi gli uni
dagli altri e presentandosi più o meno alterati, tras-
formano il legno stesso in una massa filamentosa u
polverulenta di color bruno.
Fig. 265.
Strato iineniale di Stereum fruslulosutn.
(lugr. 250 iliam. circa) (JairUAiinc.).
Fra le cavità del legno o verso la superticìe esterna,
nelle porzioni decorticate, appaiono i corpi fruttiferi
del fungillo in forma di piccole croste dure isolale e
tondeggianti o riunite le une alle altre in modo da
espandersi a larghe placche, di color giallo scuro,
che spicca specialmente sul color rosso bruno del
legno. Sulla superficie di tali corpi si notano i ba-
sidii conici, ottusi, miimti, con sterigmi e spore
obovate, jaline (4-5 « 3-4) (fig. 265).
Il micelio di questo fungo si mantiene in vita per
un lungo periodo di anni, per cui quando si hanno
in un bosco i primi sintomi del malanno bisognerà
subito tagliare le ceppale colpite e bruciarle. Qualcuno
sostiene ancora che alla disaggregazione del legno
servano, più che il fungo, gli avversi agenti atmo-
sferici. Le numerose prove di inoculazione artificiale
sempre riuscite, mi hanno chiaramente dimostrato,
che l'unica causa della dissoluzione del legno sta
nell'azione del parassita.
Stereum hirsutum (VVilld.) Fries. — Colpisce le di-
verse specie di quercia che crescono specialmente
nella media e bassa Italia, inoltre il castar/iw, il
faggio ed il pioppo. Vive come parassita sulle cep-
pale sane e sui pezzi già tagliati, che potrebbero
servire per costruzione.
L'infezione si estende a zone concentriche dal-
l'esterno all'interno, dapprima brune poi bianche
0 giallo-bianchicce. All'esame microscopico si |)uò
facilmente notare la presenza dello iS. hirnulurn,
perchè gli elementi anatomici del legno appaiono al-
terati, mentre nelle infezioni di S. frustiilosum re-
stano solo staccati gli uni dagli altri. Nelle forti in-
fezioni il legno si trasforma; anche in questo caso
ò ridotto in un ammasso filamentoso.
I corpi fruttiferi che si rendono manifesti sulla
superficie esterna del legno decomposto o sulla cor-
leccia, dapprima come croste coriacee slrellamenle
aderenti, in seguito si accrescono verso l'esterno a
forma di cappello efl'uso-reflesso, largo 3 o 4 cm. od
anche più, colla superficie superiore coperta di rari
peli, zonata, bruna, a mai'gine giallo e colla super-
ficie inferiore liscia, giallastra o bianco-rossastra e
costituita di basidi! cilindrici, strettamente aderenti
gli uni agli altri, con 4 lunghi sterigmi e spore
incolori, piriformi (6-8 « 2-3).
Allo stato di semiparassita si trovano pure, special-
mente sulla quercia, lo S. spadiceum Fr. con pileo vil-
loso, rosso-ruggine, bianco al margine, eloS. rugosum
Fr. di consistenza soverosa ed a pileo espanso.
Sui vecchi pini vegetano frequentemente lo S.san-
guinolentnm (A. et S.) Fr., coriaceo, con pileo
espanso, sericeo, bianco al margine, e lo S. Pini Fr.,
coriaceo, cartilaginoso, resupinato, peltato-adnato.
Geii. Corticium Fr.
Molte specie di questo genere vivono sulla cor-
teccia degli alberi senza arrecarvi alcun danno, ma
in alcuni l'organo di vegetazione od anche di frut-
tificazione si addentra nel legno, anche già ridotto in
forma di assi, travi o pali.
Comunissimi sono il C. lacteuin Fr. , membranaceo,
bianco, fibrilloso al margine e nella parte inferiore;
il C. roseuin Pers., che appare in forma di larghe
placche rosee, a contorno biancastro ; il C. evolvens
Fr., effuso-reflesso, molle, ceraceo, bianchiccio e
tomentoso al disotto; il C. incarnatuni Fr., ceraceo,
col contorno fioccoso raggiante e coll'imenio coperto
da una pruina quasi carnea, ecc.
Sul legno putrescente è frequente il 0. caei'uleiim
Fr., sottile, tomentoso, di un colore azzurro e col
contorno bissineo.
Famìglia delle Clavariee.
Hanno un organo fruttifero generalmente eretto
semplice o ramificato e ricoperto, in tutta la sui)er-
ficie esterna, dall'imenio. Vi appartengono diverse
specie commestibili, a forma di clava, disposte in
senso verticale al suolo e che si ramificano più o
meno abbondantemente nella parte superiore, come
ad es., la Clavaria flava di color giallo aranciato,
la C. coralloide^ di color bianchiccio e la Spara.riii
crispa che si allarga di molto.
Patologia vegetale
Gen. Typhula.
Typhiila variabilis Riess. = Sclerotium semeii. (Mal
dello sclerozio della barbabietola). — Questo fungo
si noia specialmente, come saprofita, sulle radici car-
nose e sulle foglie putride di molte piante ed in forma
di fitto feltro miceliare bianco e di sclerozii (Sclero-
tium .seiììen) neri, lisci, ovoidali od ellittici, con un
diametro di 2 nim.(fig.266). La massa interna degli
Fig 266 — Typhula vanaìnhs
A, Micelio che forma degli sclerozii di grandezza naturale.
B, Sclerozii grossi. - C, Sezione di uno sclerozio (ingr. 250 diam. circa).
(Dal Prillieux).
sclerozii 6 meno compatta che non quella degli scle-
rozii delle Peùzee, e quando si ha un certo grado
d'umidità e calore, allora si allunga in un corpo frut-
tifero lungo 1 0 2 cm., cilindrico e terminalo supe-
riormente da una porzione claviforme rivestita da
un imeiiio grigiastro ; questo è costituito da basidii
claviformi, a 4 sterigmi, con spore ovaio-allungate
(6-7 s 2,5-3) incolore e lisce.
Le barbabietole comunemente coltivate appaiono
alcune volte colle foglie gialle, avvizzite, con fittone
bruno, disorganizzato in gran parte e ricoperto da un
feltro di bianco micelio che lentamente si trasforma
in numerosissimi sclerozii, che il Prillieux ritiene
molto simili, se non identici, a quelli dello Sclero-
tium semen.
Prillieux ha studiata questa malattia in esemplari
che gli furono inviali dalla Spagna, ove il fungo ar-
reca gravi danni ; ma siccome non ha ancora potuto
ottenere organi di fruttificazione dagli sclerozii delia
barbabietola, cosi non crede si possa con certezza
riferire questo sclerozio alla Tiphnla.
In Italia il male si diffonde di solito nelle regioni
molto umide per mezzo degli sclerozii che germinano
in un micelio filamentoso, il quale passa facilmente
sopra piante sane.
Conviene allontanare le piante colpite, bruciarle,
smuovere il terreno circostante, sino ad una profon-
dità di 50 cm., bruciarlo e, per maggior sicurezza,
unire al terreno della calce.
Gen. Calocera.
Calocera viscosa (Pers.) Fr. (1). — Si sviluppa su
tronchi marcescenti, su ceppale tagliale, special-
mente di abete bianco, e produce corpi frutliferi ra-
mosi, tenaci, a rami riuniti in fasci ripelnlamenic,
dicotomi, cilindrici o scanalati, freschi, di color giallo
d'oro, secchi, rosso-aranciati e di consistenza cornea,
con basidii biforcati e spore ellitlico-oblunghe (8-11
e 4-5).
I inicelii col corpo fruttifero disgregano non solo
il legno marcescente, ma agiscono anche sulle radici
di piante viventi, determinandovi un'infezione.
Secondo il Cavara (1. e.) è probabile che altre
specie, come la €. palmata (Schum.) Fr., la C. fiir-
cata Fr. e la 0. cornea Fr., che vivono su tronchi e
sul legname già preparato, esercitino pure un'azione
distruggi trice.
Famiglia delle Idnee.
Sono funghi caratterizzati da un corpo fruttifero
crostoso 0 dotato di uno stipite e di un pileo, e mu-
nito inferiormente di aculei lesiniformi, sui quali si
trova l'imenio. Comunissimi e molto ricercati, perchè
mangerecci sono rHjdnum imbricatum L.,che si trova
nelle piante ed ha un cappello bruno con squame
nere, largo da 3 a 4 od anche 10-15 cm. ; nonché
l'H. repandum L., con un cappello giallo carnicino.
Allo stato di parassiti vivono due specie: l'H. dl-
versidens Fr. e l'H. Scbiedermayri Heufl., riscontrato
solo in Austria.
Hfdniim diversidens Fries. — Colpisce i vecchi
tronchi di rovere, di faggio e di betulla. L'infezione
principia dai punti ove si sono tagliati i rami e si
estende in tutte le direzioni. Il legno nel quale si è
addentrato il micelio assume dapprima una colora-
zione rosso-bruna poi gialliccia e presenta sempre,
verso la parte sana, una linea rossiccio-bruna, mentre
i raggi midollari conservano, per un maggior spazio
di tempo, il color bruno. Nelle forti infezioni, il legno
resta completamente trasformalo in un ammasso
(1) Vedi Cavara, Contribuzione allo studio del marciume delle radici, ecc. (Staz. sperim. agr. Modena
Ifomiceli od Eumiceli {Funghi)
polvenilento, limitalo da una membrana bianca
dovuta ai fdamenti miceliari del fungo.
I corpi fruttiferi si rendono ben manifesti
tanto sui rami come sui fusti già decomposti
od ancora rivestiti della corteccia. Dapprima
appaiono sotto forma di piccoli corpi convessi
bianchi, che si allungano in placche membra-
nose 0 si sviluppano più frequentemente a
guisa di cappelli orizzontali, muniti anche di
un brevissimo stipite, di consistenza carnosa
e di un color bianco giallastro (fig. 267). La
Vj(|V|/,(|*Vù''''
^'-*'%r
Fig. 267. — Hydnuin diversidens.
.«elione il'un cappello che porla dei ilenli fenili alla parie infcr
(Dall' Haktic).
Fig. 268. Fit;. 2e
Ricettacolo di Hydnuìn Sciite- Sezione di un ricetl
dermayri, veduto di fronte Hydnuin Sclnedi
(dal Prilued.x). (dal PniLUEUx).
;icolo di
rmayri
parie superiore del pileo è munita di sporgenze
denliformi. Nella porzione inferiore si notano nu-
merosi aculei, che possono misurare anche 2 o 3 cm.
di lunghezza e sono rivestiti da 1 (ino a 5 ed 8 strati
di basidii.
II. Schiedermayri Heuller (1). — Si sviluppa sopra
ceppi di alberi fruttiferi già morti. .Allo stato di pa-
rassita si trova sul melo. La porzione colpita |)re-
senta dapprima una colorazione giallo-verdastra,
quindi si decompone completamente.
Nelle cavità che si formano in seguito alla dis-
organizzazione del tessuto legnoso appaiono, e di
solito nell'autunno, i corpi fruttiferi sotto forma di
sporgenze convesse, irregolari, larghe da 20-30-50
centimetri, alte 8-10 cm., di color giallo carnicino,
quindi bruni e che arrossano al semplice toccarli,
con imenii ed aculei lunghi 1 a 2 cm., ristretti o
compressi gli uni sugli altri, prolungali in minutis-
simi peli bianchi (fig. 268 e 260). Le spore ovali
misurano una lunghezza di 7 iji.
Secondo il Cavarasì deve annoverare frai funghi
dannosi del legno, il Tremellodongelatinosum (Scop.)
Pers., caratterizzalo da un corpo fruttifero o cappello
gelatinoso, tremulo, dimezzato, stipitato o quasi ses-
sile, glauco biancastro, poi fosco, con aculei molli,
trasparenti, glauchi. È frequente nei boschi di abete,
sopra i tronchi marcescenti, sulle ceppale ed anche
alla base di piante adulte. Distrugge i legni, indu-
cendovi il marciume ed il disgregamento dei diversi
elementi legnosi. Il micelio, costituito dalle ben pro-
nunciate con pochi rami, a membrana ispessita, cor-
rode le membrane legnose e può determinare il
cancro nel legno già tagliato.
Famiglia delle Poliporee.
Sono funghi per lo pili caiiiosi, coriacei o quasi
legnosi, muniti di un grosso pileo con stipite o ses-
sile e che presenta, nella porzione inferiore, delle
depressioni in forma di tubi strettamente riuniti o
(1) Vedi Thììhen, Ein wenig gekannier Apfclbaum schaedling. (Zeilschi: Pflamenkrank., I, pag. 132).
28 — Patologia vegetale. Nuova ELncicl. Aobaria, I.
Patologia vegetale
liberi {l'^istutina liepalica Fr., che cresce alla base
degli alberi) o solchi che variamente si anastomiz-
zano (Daedalea), rivestili esternamente dall'imenio
con basidii a quattro spore tondeggianti, allun-
gale, continue, di vario colore e corpi speciali detti
risHdii. Di molle specie si trovò anche una forma
conidiaie.
Diffusissimo allo slato di saprofita è il genere
lioletus, di cui alcune specie sono mangerecce e
molto ricercate (iJ. edulis Bull., fungo porcino), con
pileo convesso, grigio rossiccio, bruno o bianchiccio e
stipite robusto reticolato superiormente; il B. scalei-
Bull., con pileo emisferico fuliggincn o cinerino e sti-
pite superiormente assottigliato, squamoso fibroso ;
il B. castuneus Bull., di color giallo rossiccio ed
imenio giallo, ecc. ; altre velenosissime (B. Salann.s
Leuz.), a pileo rosso fuliggine e stipile rosso miniato,
aranciato all'apice, reticolalo e punteggiato con l:i
carne che cambia colore al conlatto dell'aria ; B. pa-
chypux Fr., comunissimo, con carne biancastra,
azzurra quando si taglia, ecc.
Alcuni j;cneii sono parassiti molto dannosi degli
alberi, sia dei boschi che coltivati ed anche del le-
gname (la costruzione.
Imenio formato da tubi liberi e tra essi separati Gen. Fistulina
Imenio formato da tubi regolari, funghi duri, consistenti » Polyporxis
Imenio formato da tubi irregolari, a guisa di pori labirintiformi » Daedalea
Imenio formato da ripiegature o pieghe a guisa di tubicini irregolari, quindi
funshi mollicci
Merulv
Gen. Fistulina Bull.
Fistulina hepatica Fr. — Vive specialmente verso
la basedei tronchi già in |iarlc (Icconiposti, di i/iiercìii,
castagno, faggio, ecc., e si rende appariscente in
forma di un corpo fruttifero succoso carnoso, dap-
prima allungato linguiforme, (piindi oblungo o semi-
orbicolare, sessile o con un prolungamento laterale,
a forma di stipite, di color rosso sanguigno dapprima,
poi bruno nerastro, con carne molle, vischiosa e tu-
bicini pallidi con spore rotonde, piccole (4-5 n).
Si è sempre ritenuta come forma saprofita deter-
minante una colorazione rosso-bruna nel legno già
decomposto. Nelle valli di Lanzo , segnatamente
sopra Viù, io l'ho trovato anche su ceppale non an-
cora decomposte ed ho potuto constatare che la sua
presenza contribuiva a sviluppare, nel tronco del
castagno segnatamente, il vero marciume.
I corpi fruttiferi sono eduli e conosciuti col nome
di lingue.
Gen. Polyporus Mieli.
Vi apparlengono numerose S]>ecie che )uoducono
corpi Irulliferi in forma di rigonlianienli sul Insto o
sui rami degli alberi. La massa del pileo, raramente
molle I) fioccosa, è quasi sempre coriacea o soverosa.
Il micelio non si addentra nel legno giovane, ma
emette in suo contatto una sostanza speciale della
diastasi, che ne uccide lentamente gli elementi co-
slilulivi, passa quindi nelle parti morte, ove si svi-
luppano in particolar modo i filamenti miceliari.
Le spore producono anche conidii, che servono
specialmente alla diffusione della specie. I conidii, o
direttamente le spore, germinando, producono mi-
celio, che si sviluppa però molto lentamente e pas-
sano sempre molti aimi prima che l'infezione si
estenda a tutto il fusto.
Specie che si sviluppano specialmente
sulle piante resinose (1).
l'oljporiis annosus Fr. = Trameles vadicipenìti
Hartig. — Infesta la base dei fusti ed in parlicolnr
modo le radici AnW abete /-osso, dei pini,Aii\ ginepin,
Kig.
). — Poriione di legno con ricettacoli
Polyporus annosus (dall'llARTia).
arrecando gravi danni, e più raramente quelle de
faggio, del bidollo, della quercia, del sorbo, eri-
Sulla superficie esterna dell'organo colpito, quas
sempre sotto terra, si notano gli organi di fruiti
ficazione in forma di placche irregolari (fig. 270
CD V.
Von ScTiRENK, Some di
of New England conifers. Washington 1900.
Ifomieeli od Eiimiceti (Funghi)
"210
271 e 272), conlorle verso i margini, durissime nella
le interna, di color castagno bruno nella parte
part
sterile esterna, bianche internamente, nel margine
Fi^ 271
l'oi/ione di legno con
imcclio (a) e piin-
cipio (Il un ricetta
colo (lì) di Polyporus
atìnosus.
(DaU'HAKTliii.
e nei tubicini dell'imcnio. Sui tubicini si notano
hasidii con 4 sterignù e spore ovali, jaline (fìg. 273).
Tali corpi fruttiferi si mantengono in vita |ier [la-
recclii anni.
Fig. 272.
Fiicettacolo resupinato del
Polyporus
Fig. 278. — .Sezione dell'imenio di Polyporus annosus.
(Ingr. 300 diam. circa) (dal BREPF.i.n).
Il sistema miceliare si sviluppa specialmente nelle
1 rlliile dei raggi midollari, nelle quali determina la
lormazione di un liquido brunastro, che gli serve di
nutrimento, agisce in seguito anche sul legno e lo
renile dapjirima di color violaceo, poi giallo e quindi
niacciiii'tlalo di |iorzioni nere o brune, orlate di
bianco.
(Juandii il micelio si sviluppa verso il fusto pro-
duce, solo dopo qualche anno, la completa disor-
ganizzazione del legno, mentre invece quando si
estende subito nelle radici provoca la morte della
pianta. I filamenti inicelìari possono passare dal
legno nella corteccia |)roducen(lovi piccole protube-
ranze, che formeranno o corpi fruttiferi o servi-
ranno, come rizomoife, a propagare il male da una
all'altra pianta.
Le spore coltivale producono micelio con conidii
speciali, che servono a diffondere molto facilmente
il fungo. La propagazione avviene nel terreno per
mezzo delle rizomorfe che si producono sulla cor-
teccia; quindi è necessario estirpare e bruciare le
piante malate ed isolare per mezzo di fossi molto
profondi e nei quali si metterà della calce, il terreno
ove vivevano le piante maiale. Si consiglia anche di
intercalare alle conifere qualche altra pianta di di-
verso gruppo, come olmi, faggi, ecc.
P. Pini Fers. = Trameles Pini (Brot.) Fr. — Vive
sulle conifere e specialmente sui pini, ma non arreca
gravi danni, poiché si sviluppa nel legno già vecchio
dei fusto, mai sulle radici. Quando nei fusti si produce
qualche ferita ivi si addentra il micelio e dà al legno
della porzione centrale una tinta rosso-bruna; quindi
si formano delle gallerie verticali. Cosi si disorga-
nizza lentamente il legno, mentre la porzione cor-
ticale ed il giovane legno od alburno si mantengono
perfettamente sani ; è facile perciò il vedere dei
pini quasi perfettamente cavi internamente.
Sui tronchi dei vecchi pini compaiono di solito
gli organi di fruttificazione o pilei, distesi orizzontal-
mente che vanno restringendosi verso il margine, di
consistenza soveroso-legnosa, durissimi, solcati con-
centricamente, di color bruno ferruginoso, quasi nero
verso l'esterno e con imenio inferiore, a pori quasi
rotondi od allungati e di color giallo mattone, con
hasidii a spore jaline.
La diffusione del fungo avviene unicamente per
mezzo delle spore che, penetrando nelle ferite la-
sciate dal taglio dei rami, germinano producendo
micelio, per cui il male si potrebbe facilmente
combattere eliminando tutti i corpi fruttiferi appena
stanno per formarsi , prima cioè che producano spore.
Suir.4i((;6' balsamea vive una varietà Abietìs
Karsten, arrecando danni.
P. vaporarius Kr. = Poria vaporaria Pers. — Vive
sui tronchi di pino ed alìete, qualche volta sulle guercie
e sui pioppi, non solo quando sono nei terreno ma
anche ridotti allo stato di legname da costruzione.
Il male incomincia a manifestarsi nella parte in-
feriore del fusto. Il legno assume una colorazione
giallo-rossastra, poi bruna, quindi si screpola lenta-
mente in senso longitudinale e trasversale riducen-
dosi in piccoli pezzi, quasi come sotto l'azione del
tarlo; nello slesso tempo numerosi fiocchi biancastri
si vanno estendendo verso la superficie esterna della
parte malata. L' infezione va quindi allargandosi
verso l'alto e può arrivare a colpire anche la parie
superiore dell'albero. Non si ha però quasi mai la
morte completa del ceppo; restano solo disorga-
nizzale alcune parti.
Il micelio bianco e fioccoso si estende nelle por-
zioni già morte, invade |terò anche la zona genera-
trice ed allora, approfondendosi nelle radici, può, in
220
Patologia vegetale
forma di cordoni rizomorfici, passare da una pianta
all'allra. Da mie osservazioni risulterebbe che il
micelio si può mantenere in vita per molto tempo,
poiché quando si riduce in forma di travi (|ualrhe
albero, sul quale non ci sia che il principio dell'in-
fezione, si nota sempre nel legname lavorato uno
sviluppo straordinario del fungo.
Gli organi di fruttificazione compaiono nelle
porzioni già corrose in forma di placche molto
distese, ma pochissimo ispessite, di color bianco,
(|uindi giallastro, ed ha imenio con pori grandi,
rugosi, bianchi, basidii piriformi e spore oblunghe
ed incolori.
La propagazione avviene o per mezzo delle spore
o dei cordoni miceliari.
Kig. 274. — Tracheidi del legno profondamenle corrose
dal Polyporus mollis.
(Ingrani!. 300 diametri circa) (dall'IlARTiG).
I». mollis (Pers.) Fr. = Poi. Scìiweiinlùi Fr. —
infesta i vecchi pini e determina, nel legno, una
colorazione rosso-bruna, quindi numerose screpola-
ture (lis|iii.slr |ici|ieiiiliroiarrnente le une alle altre,
che DI' iiniiluriiiKi l.i cui rosione.
li imcclid SI |ii('sriii,i in forma di larghe placche,
sulle quali si ha deposilo abbondante di resinae deter-
mina, nelle tracheidi, delle larghe spaccature oblique
e parallele (lig. 274). Alla superficie esterna della
parte malata compaiono dei pilei carnoso-fìbrosi,
rugosi, rossicci e gialli internamente, distesi trasver-
salmente e qualche volta anche sostenuti da un gambo
(piasi centrale; hanno pori disuguali, allungati, fles-
suosi, bianchi, quindi giallo-verdastri, che diventano
rossicci al toccarli.
La propagazione avviene in particolar modo per
mezzo delle spore che vanno a deporsi nelle screpo-
lature degli alberi o sul legname.
P. borealis (Wahlenb.) Fries. • — Vive sugli alidi
e sui p/«/ e l'infezione si manifesta nella porzione
legnosa interna degli alberi. Il legno maialo è limi-
tato dal sano, da una linea biuiia prodotta dalla tras-
formazione del conlonnto cellulare; sotto l'azione
del micelio acquista una colorazione gialla con strie
longitudinali irregolarmente intercalate di micelio
bianco, il quale si sviluppa alla sua volta verso il
legno giovane.
Lasciando all'aria umida un pezzo di legno cosi
colpito, il micelio va in breve a svilupparsi verso la
superficie, ricoprendola di una crosta bianca, quindi
bianco-giallastra. Sui ceppi già abbattuti si formano
pilei distesi orizzontalmente od allargati al margine,
sugherosi, fibrosi internamente, irti, bianchicci, con
macchie rosso-brune quando si toccano o si tagliano.
I pori sono avvicinati, disuguali, sinuoso-flessuosi,
bianchi, con basidii a spore ovali (4-5 » 3) e fram-
misti a peli allungali e terminati in punta.
L'infezione si ha per mezzo di spore che produ-
cono il micelio, il quale si distende nei raggi midol-
lari e quindi nel legno.
I'. fiiivus Scop. = P. Hartigii Allescher. —
Cresce sui tronchi di abete, nonché specialmente
nell'Italia meridionale, sulle guercie, sul castagno,
sull'olmo, sul lauro-ceraso e sull'olivo. Tanto il legno
giovane che quello già ben formato, può essere col-
pito in tutti i sensi ed assume allora una colorazione
giallo-rossiccia, perde la consistenza e si decompone
mollo facilmente. La parte sana è sempre separata
dalla maiala da una zona brunastra.
Il micelio, sviluppandosi anche nella zona corti-
cale, produce facilmente dei pilei durissimi, quasi
legnosi, euiisferici, tuberosi od allargati, superior-
mente di color bruno-giallastro, internamente gialli,
prima coperti di brevi peli e ruvidi, poi lisci e striali
trasversalmente, inferiormente con pori rotondi,
minutissimi, grigio-giallastri a spore incolore.
L'infezione avviene per mezzo delle spore che
penetrano nelle ferite praticale anche da altri funghi,
come, ad esempio, dal Peridermium elatinum.
P. (Fomes) iiinicola (Swartz) Fries (i). — Vive jìa-
rassita sui tronchi di pino, raramente sulle betulle,
anche nelle regioni europee. Il micelio addentran-
dosi nel legno lo disorganizza, lasciandovi numerose
cavità. Il corpo frutlifero è soveroso legnoso, a forma
di zoccolo, glabro, fulvo nero, a margine rosso ci-
nabro, con pori minuti, ottusi, giallo-bruni.
P. (Poria) siibacidus Peck. — Fu riscontrato sui
tronchi di pino e di betulla nell'America boreale ed
indicato come parassita dallo Schrekk (loco citalo).
(1) ScHRENK, Some diseases of New England conifer: A preliminary report. Washington 1900.
Ifomiceti od Eumiceti {Fungiti)
221
Determina dei corpi fruttiferi allargati, flessibili, a
margine pubescente, bianco, con pori minuti, spesso
obliqui, bianchi o giallicci.
I'. (^Fomes) volvatusPeck. — Vive sui tronchi AiAbies
lìigra (a New York) e dà un corpo fruttifero quasi ton-
deggiante, sessile, raramente stipitato, bianchiccio,
0 tinto (li giallo 0 di bruno rosso, con pori brunastri.
P. juniperinus Schrenk (1 ). — Vive sui Juniperus
virijiniana e /. bavbadensis , determinando la distru-
zione dei tessuti legnosi del fusto e quindi numerose
cavità, non solo nella parte corticale, ma anche nel
cili[idro centrale. Verso l'esterno si formano i corpi
fruttiferi piuttosto allungati, irregolari,
molto simili a quelli del P. fomentarius,
con pori rotondi. Fu riscontrato negli
Stati Uniti, nel Kentuchy e Tennessee.
I'. (Fomes) carneus Nees (2). — Si
sviluppa sopra diversi alberi (Juniperus
bennudianu, Tkiiya occidentalis) come
un vero parassita, l'roduce delle pro-
fonde screpolature nel legno e sulla
superficie della corteccia un corpo frut-
tifero allungalo, consistente, rugoso,
glabro, carnicino, con pori minuti de-
correnti alla base.
Fu già riscontrato nella Carolina in-
feriore, a New York, nell'America cen-
trale, nel Brasile, nell'Australia ed a
Ijiava.
nandoli, lasciano vedere diversi strati, che indicano
le diverse epoche d'accrescimento. La porzione supe-
riore, dapprima liscia e leggermente vellutata, pre-
senta in seguito delle zone marcate; inferiormente
si notano i piccolissimi pori rotondi, bianco-ferru-
ginosi. Ai tubicini stanno attaccati basidii globulosi,
intercalali da peli cilindrici e con spore tondeggianti,
incolori, che servono alla propagazione del fungo.
Il pileo è adoperato in alcune località per mante-
nere il fuoco perchè si consuma molto lentamente.
P. fomentarius (L.) Fries = Fomen l'omentaviun
{Fungo da esca). — Vive specialmente sul faggio
Sp,
sopra piante
Fig. 275.
I'. igniarius Fries (Marciume bianco
del legno). — È parassita dei salici,
delle ([ìiercie, del pioppo, dd faggio, dei
gelxo e i[uel che [liù iin|)()rta degli alberi
da frutta {ciliegio, penco, pruno, albi-
cocco, mandorlo, ecc.). Il male si manifesta dap-
prima nei raggi midollari in forma di un deposito
l)runaslro, quindi va gradatamente a colpire anche
la porzione legnosa più interna. Gli elementi costi-
tutivi del legno attraversati dal micelio del fungo,
perdono la loro consistenza e si trasformano in un
annnasso quasi polverulento, bianco giallastro, che
ingiallisce all'aria, nettamente separato, per mezzo
di una striscia bruna, dalla porzione sana.
11 micelio che si dispone verso la parte periferica
del tronco produce i corpi fruttiferi o pilei molto
proMimciati (6-20 ed anche 30 cm. di diametro, per
uno s|)essore di 5 a 20 cm.), durissimi, grigiastri ed
internamenle bruno-rossi, rugginosi. Dapprima ap-
paiono come tubercoli quasi tondeggianti, ingrossan-
dosi, acquistano la forma di zoccolo e quindi, sezio-
(1) Schrenk, Some diseases of New England conifer:
A preliminary report. Washington i900.
Ricettacolo fruttifero del Polyporus fomentarius.
(Dal Prilueu.\).
ed anche sulle guercie, sul noce e sul pesco. Il mi-
celio, in forma di bianchi cordoni o lamine, si
interna fra le diverse zone legnose sino nella parte
interna del fusto, e produce la decomposizione del
legno più interno. Anche in questo caso fra la parte
sana e la maiala vi è una piccolissima striscia bruno-
nerastra.
I corpi fruttiferi misurano da IT) a 20-o() cm. di
diametro per 9 a 20 cm. di spessore, hanno forma
di mensola o di zoccolo equino (fig. 270). Sono rive-
sliti di un tegumento molto duro, a zone ben marcate
e di color bianco grigiastro o grigio bruno. Hanno
una carne molle, fioccosa, di color ferruginoso ed in-
feriormente pori minuti, a strati annuali sovrapposti,
grigiastri prima, poi rosso-ferruginosi e con spore
brune, atte alla disseminazione.
(2) Tiuo diseases of cedar, caicsed hy Polyporus juni-
perinus n. sp. and P. carneus Nees. Washington 1900.
Patologia vegetale
La parie interna del pileo era un tempo adope-
rata per farne l'esca e si raccoglieva molto nella
Svezia meridionale.
V. snlphureus (Bull.) Fries {Cancrena gialla). —
Cresce parassita sulla rovere, sul castagno, sul noce,
sul pero, sul ciliegio, sul pioppo, ecc. 1 filamenti
miceliari si addentrano nei fasci vascolari produ-
cendo, in senso longitudinale, delle strisele, in senso
A^>
Tali conidii si originano anche nell'interno dei pilei
grossi e carnosi sotto ad uno strato sterile. Vi ha
inoltre la formazione di corpi fruttiferi speciali,
ovali 0 tondeggianti, piuttosto piccoli, i quali non
hanno tubicini e quindi pori, ma bensì conidii nella
parte interna. La propagazione avviene per spore
e per conidii.
Il Comes ricorda anche due varietcà, Todari e Cc-
ratoniae, che crescono l'una sul mandorlo, sul sa-
lice, ecc., l'altra sul carrubo.
Sul ciliegio e sul noce vive anche il P. cinnabari-
niis Fr., con corpo fruttifero di color rosso cinabro.
3>
Fig. 276. — Polyporiis sulphureus.
elUcoli frutUferi : il superiore spesso e iiitorzolulo, l'inferiore
trasversale dei puniicini bianchi, che spiccano sul
color rosso bruno, che va acquistando la porzione
"legnosa. Duro e compatto dapprima, il legno si scre-
pola facilmente e diventa friabile, trasformandosi,
sotto l'azione di una debolissima pressione, in pol-
vere gialliccia. Il fusto presenta quindi numerose
cavità, nelle quali si dispongono a guisa di feltro i
bianchi filamenti del micelio.
I corpi fruttiferi (fig. S'IO) sono annuali ed appaiono
come masse carnose bianco-giallicce, che gradata-
mente si allargano in pilei orizzontali appiattili od
ondulali, di color giallo zolfo o giallo aranciato, e
sovrapposti gli uni agli altri, tanto che possono anche
unirsi irregolaniieiile fra loro e coslilnire degli
ammassi larghi id-.M) a 70 cni. La polpa interna
bianca ha una consistenza caseosa. Inferiormente si
hanno i pori minutissimi gialli e basidii con spore
ovoidali, .ialine (7-8 « 4-5) (fig. 277).
li micelio che si trova nella parte legnosa può
produrre un gran numero di conidii minutissimi,
rotondi, disposti a grappolo sopra filamenti speciali.
Fig. 277. — Basidii del Polyporus sulphureiis.
(Ingr. 250 diam. circa) (dal Sevnes).
I'. hispidus (Bull.)Fr. — Si trova sui grossi tronchi
di melo e pero ed anche sul gelso. Il male si mani-
festa nella porzione centrale del tronco o dei rami,
rendendo il legno bruno. Lentamente tale colora-
zione si estende verso il legno giovane esterno e la
parte centrale si trasforma in una sostanza spugnosa,
bianco-giallastra o leggermente rosea, che si disag-
grega mollo facilmente lasciando il fusto ed i rami
profondamente cariati ed attraversali da minutissime
linee sinuose nere e molto dure.
Il giovane legno che appare separato dalla parie
malata da una zona compatta, bruno-rossastra, pro-
dotta dalla trasformazione del contenuto delle cel-
lule in una sostanza bruna gommosa, è anche attra-
versalo da esili filamenti miceliari, i quali tendono a
produrne la disaggregazione. Resta però sempre una
parte di legno sana che serve al passaggio del nutri-
mento, tanto da non produrre la morie dell'albero ;
la porzione sana è però molto sottile, in modo che il
minimo urto può determinare la rottura del fusto.
I filamenti miceliari che trovano abbondante nu-
trimento verso la periferia del fusto producono corpi
(fig. 278) fruttiferi o masse spugnoso-carnose, che
restando per lungo tempo sui rami diventano brune,
legnose, a forma di cuscinetti, con un diametro di
10-15-20 cm., nella parte superiore coperte da peli
agglutinati in lamine e di color rugginoso, al mar-
gine di color giallo sbiadito, poi bruno, ed inferior-
mente con pori minuti, rotondi, bianco-argentei o
giallicci allo stato fresco, secchi bruni, eonlinuali in
tubi con basidii rigonfiali, a spore brune ed ovoidali
(fig. 279). Sulla superficie dei giovani pilei si vedono
anche dei conidii.
//orniceli od Eumiceti (Funghi)
1/ infezione ha luogo per mezzo delle spore che,
i;orminan(lo sulla superficie dei Ironchi, producono
micelio, il quale s'infiltra fra le ferite che si fanno
i( nella potatura o per qualsiasi altra causa attra-
verso la zona generatrice e passa nella porzione le-
LMiosa centrale.
. 278. — Ricettacolo i
(Dal Filli,
Polyporus hispidus.
Sul melo&ì trova jiure il I'. spuineusFr. con corpo
fruttifero molle, spugnoso, prima bianco, poi bruno.
Pure sul melo, nonché sul pero e ciliegio vive il
I'. i-innaraoineusTrog., con corpo fruttifero quasi tu-
beriforme, sferico, biancastro internamente e rico-
perto da una fine peluria, bruno-gialla.
C f ^
•:>\ .0
C? ^ Ci
Fig, 279. — Basidio e spore del Polyporus ìiispidiis.
(Ingr. 200 diam. circa) (dal Prillieux).
I'. dryadeus Fries. — É molto comune sulle (/iiercie
!■ vive nella parte legnosa che imbrunisce, poi copre
di macchie allungate giallicce o biancastre ed infine
disaggrega. I corpi fruttiferi che si formano rapida-
mente nella parte esterria sono carnoso-soverosi,
mollo grandi (30-40-70cm. di diam.), a formadi cusci-
netti di color bruno rugginoso, glabri e con pori pic-
roli, rotondi, con tubi molto lunghi ed a spore jaline.
I». betulinos Fr. — Colpisce la betulla e vi arreca
danni considerevoli. Il micelio s'infiltra nella parte
legnosa, determina la formazione di una sostanza
che imbrunisce i tessuti, ne dissolve le membrane,
diinodocliè il legno diminuisce di spessore e si ri-
duce in polvere fina alla minima pressione. Nella
parte esterna il micelio produce corpi fruttiferi o
|)ilei (fig. 280), carnoso-soverosi, rigonfiati a zoccolo
verso il punto d'attacco, poi allargati ed ondulati al
margine, biancastri o bruni, bianchi internamente.
Nella parte inferiore si notano minuti pori bianchi che
sono formati da uno strato di tubi, i quali si stac-
cano facilmente dal restante del pileo. I basidii por-
tano spore jaline, cilindriche, ricurve, lunghe 4-5 |/.
I'. nigrìeans Fr. — Vive sulla bchilla,
sul faggio, sul carpino ed anche sull' «////-
cocco. Sotto l'azione del fungo il legno
vecchio diventa friabilissimo, per cui i fusti
restano, in breve, cavi internamente. Verso
la parte corticale si formano dei pilei a
zoccolo con zone strette, concentriche, a
superficie dura e nero-lucida ed interna-
mente rosso-rugginosi. Inferiormente ap-
paiono i pori minutissimi e concolori alla
massa interna.
Pure sulla betulla si trova frequente-
mente il I'. laevigaliis Fr., con pileo co-
riaceo e di color giallo rugginoso, bruno.
P. (Fomes) ulmarìus Fr. — Vive, secondo
liRiosi eCAVARA, parassita sul tronco degli
olmi. 11 micelio del fungo logora e distrugge
il legno dell'o/wo penetrandovi coi cordoni
rizomorfici e forma, all'esterno, generalmente verso
la base del ceppo, dei corpi fruttiferi molto pronun-
ciati, convessi, tubercolosi, di color grigio giallastro,
Fig. -280. — Pob/porus betulinus.
(Hai l'iiii,i.iEUx).
a margine liscio, con carne bianca o leggermente
gialliccia, compatta. I tubicini, disposti in parecchi
strali di color cannella, terminano in minutissimi
pori giallicci. Ha basidii brevissimi, globosi, con
quattro sterifini e sjiore sferiche, con un diametro
di 7-8 a.
224
Patologia vegetale
Sulla radice degli Evonymus si Irova frequente-
mente il I». (Fomes) Evonymi Kalck.,con piccoli corpi
Irulliferi piano-convessi, ispidi, di color giallo bruno,
con pori giallo-cannella ; il P. salignus F. vive alla
base dei fusti di salice; il P. ribis Fr., con ricettacolo
coriaceo sugheroso di color bruno ruggine suWuva
.spina e sul ribes; il P. lucidiis Fr., sulla quercia,
dai pilei lucidi, coperti come da una vernice bruno
marrone; il P. iiimosus Fr. C, fu riscontralo sotto
forma di varietà \icotianae (Comes), come parassita
delle piante di tabacco. I corpi fruttiferi si formano
alla base del fusto malato assumendo una forma
cespugliosa (1 ).
Molte altre specie di Polyporus si trovano sugli
alberi dei nostri boschi, ma in generale si presen-
tano sempre coi caratteri già sopra indicati e sic-
come l'infezione ha quasi sempre luogo per spore,
cosi conviene cercare di coprire subito le ferite che
si possono fare sui tronchi o sui rami. Quando sopra
un albero si vede comparire qualche pileo di Polìj-
ponis bisogna estirpare l'individuo colpito ed ado-
perarlo per combustibile, perchè lasciato nel ter-
reno 0 tagliato in forma di travi od altro, il micelio
che continua a svilupparsi, ne produce la completa
disorganizzazione.
Sulle travi e tavole umide di abete e larice può
svilupparsi facilmente il P. obducensFr., con pileo
disteso e tubetti minuti, disposti in parecchi strati
bianchi, poi giallo-bruni; su quelle di pino il P. de-
striictor Fr., con pilei fosco-pallidi, acquoso-carnosi.
Sopra altre tavole umide il P. molluscusFr., dai pilei
bianchicci ; sul legname degli acquedotti, il P. Braunii
Rabenh. , con pilei tondeggianti, di color baio o fosco ;
nonché molle altre specie che, sebbene siano sempre
state indicate come saprofite, è certo che contribui-
scono non poco alla disorganizzazione della parte
corticale o legnosa dei fusti. Il Ca vara (2) anzi ritiene
possano esercitare un'azione dannosa sulle piante,
anche il P. versicolor (Linn.) Fr., che produce nu-
merosi corpi fruttiferi, sovrapponentisi soprai tronchi
di piante vive, dimezzati, coriacei, più o meno sot-
tili, ma consistenti, lisci, vellutati, lucenti, a zone
varicolori, con pori numerosi e minuti, bianchi; lo
sviluppo straordinario che raggiunge sulle corleccie
od altre parti può determinare una carie secca, bianca
nella porzione legnosa, come osservò il Cavara nel
legno di radici superficiali. Dannosi possono pure
riuscire il P. BaumaDÌ P. Henn., trovato a Togo
(Africa occidentale) sui tronchi vivi, con un pileo
coriaceo, tenue, convesso piano, di color giallo
bruno, largo A-1 cm. ; il P. erythroporus Otth., ri-
scontrato in Svizzera sui tronchi di faggio e caratte-
rizzato da un pileo allargato e ripiegato all'indielro,
bianchiccio, con imenio carnicino; il P. Caesius
(Schrad) Fries, con un corpo fruttifero disleso, a
margini appena rilevati, di color bianco candido o
volgente all'azzurro e superiormente candido sericeo,
comune sui tronchi abbandonati o sulle ceppale di
afcete, molto affine al P. vaporariiis; nonché il P. abie-
tinus Fr., con corpo fruttifero disteso e ripiegato in
basso nei margini, zonato, cenerognolo, al disotto
violaceo, con pori disuguali ; intacca specialmente
la corteccia e quindi il legno, rendendolo alveolalo
0 lacunoso.
Gen. Daedalea Pers.
Daedalea quercina (L.) Pers. — Vive sui tronchi,
rami e sul legno già tagliato di qnercia. Il micelio
induce una decomposizione nel legno e lo rende di
color grigio bruno, all'esterno forma un corpo frut-
tifero, quasi sempre leggermente convesso, irrego-
larmente rotondo ed allargato, rugoso, disuguale,
pallido, con imenio sinuoso, labirintiforme, conco-
lore al cappello o più oscuro.
Secondo ScHRENK (3) danneggia fortemente il legno
adoperato per le traversine delle strade ferrale.
Gen. Merulius Hall.
llerulìus lacrimans (Jacq.) Fr. — Vive sui legnami
da costruzione, specialmente di piante resinose, pro-
vocandone la disaggregazione. Il legno colpito risulla
dapprima di color bruno giallastro, quindi presenta
numerose screpolature nelle quali, se l'ambiente è
mollo umido, scorrono dei filamenti a guisa di feltro
bianco o di tela di ragno, che si estendono anche sulla
superficie libera del legno ed emettono delle gocce
acquose. Nell'atmosfera secca non possono più di-
stendersi i filamenti miceliari che hanno già disag-
gregati gli elementi legnosi ; si producono allora
delle screpolature ed il legno al minimo tocco si
riduce in polvere finissima.
Molto caratteristiche sono le ife, inquantochò, in
vicinanza dei setti, presentano degli ingrossamenli
ad anello, i quali si protendono in ramificazioni,
lungo le quali si notano nuovi rigonfiamenti anelli-
formi.
I filamenti che si trovano sulla superficie del legno
muoiono facilmente se portali in ambiente secco, né
possono più germogliare, mentre restano solo in
vita per lungo tempo quelli della parte interna,
perchè ivi si mantengono più facilmente al riparo
dell'umidità.
(-1) E. Inglese, /; tabacco.
(2) Contribuzioni allo studio del marciume delle radici e del deperimento delle piante legnose in generi
(Stazioni sperimentali agrarie, 1896).
(3) Factors which cause the decay of wood. St-Louis (Missouri) 1901.
Ifomiceli od Eumiceii (Funghi)
I corpi (Vutlifeii si possono sviluppare tanto sulla
superficiL' del legno malato che sojìra i filamenti mi-
oeliari, i quali si distendono anche sui muri molto
umidi dei magazzini ove è collocato il legname.
Sono largiiissime espansioni prima bianchicce, poi
giallo-ferruginose, carnoso-spugnose allo stato fresco
e stillanti goccioline. Fsse appaiono invece membra-
nacee allo stato secco, col bordo ingrossato, bianco,
tomentoso, ricoperto da un imenio formato di larghe
pieghe variamente disposte e ramificate a guisa di
rete, tanto che si possono anche riunire in modo
da formare dei pori grandi ed irregolari, dai quali
escono numerosissime spore ovali, e munite di una
gocciolina. Esse sono poi gialle, lunghe 8-10-12 a,
larghe 5-7 [>., e formano una polvere bianca, che si
deposita non solo nel legno malato, ma anche su
tutti gli oggetti vicini. Le spore conservano per
lnii;;o tempo (secondo Hartig anche sette anni) la
loid facoltà germinativa e germinano solo quando
vanno a cadere sul legno se tagliato da poco o te-
nuto in ambiente molto umido o dove vi siano delle
sostanze azotate, emanazioni di gas ammoniacali
(vicinanza di latrine) o del carbonato di potassa
messo in libertà da cenere od altro.
II legno che presenti l'infezione, dev'essere subito
separato dal sano e bruciato sul luogo, perchè il
trasporto in altro ambiente potrebbe agevolare la
disseminazione delle spore.
Alcuni consigliano di inzuppare il legno con pe-
Iroiio, ma il mezzo ancora più sicuro si ò di tenere
il U'giiame in ambienti ben aerati e soprattutto non
umidi.
(Utinii risultati si hanno dall'uso della vernice
(MibolincHin.
Alti-e specie di Merulius si trovano comunemente
sulle travi umide e sui tronchi già tagliati di quercia,
nonché sulle pareti umide, come il M. piiivcriileiitiis
Fr., che si estende molto di più del M. lacriinaiis e
presenta numerose zone.
Famiglia delle Agaricinee.
A questo gruppo appartengono (piasi tutti i funghi
che crescono nel terriccio dei nostri boschi. 11 si-
stema di vegetazione è formato da filamenti inco-
lori, esili, ramificati, divisi da setti, anastomosanti
e che nel loro complesso costituiscono come una
specie di feltro (bianco del fungo) o lamine o cor-
doni bianchicci, in alcuni casi anche fosforescenti
{\ . Armillaria mellea). 1 filamenti si possono riunire
in cordoni neri e brillanti, visibili ad occhio nudo,
detti rizomorfe, costituiti nell'interno da filamenti
alti a propagare il fungo e nell'esterno da ife
cutinizzate.
Il micelio produce anche, in date condizioni, delle
specie di tubercoli di solito tondeggianti, detti scle-
romi, rivestiti da involucro nero ))roteltore, che li
rende duri e compatti, contenenti filamenti ricchi di
sostanze nutritizie di riserva. Tali filamenti germi-
nando a tempo opportuno producono o direttamente
corpi fruttiferi o nuovo micelio.
Durante l'accrescimento del micelio od anche
quando questo ha raggiunto il suo completo sviluppo,
alla estremità dei filamenti o lungo il loro decorso si
formano, per alcune specie, delle spore secondarie
0 collida ; ma i corpi fruttiferi essenziali che carat-
terizzano il gruppo sono costituiti da piccoli ingros-
samenti che escono verso la superficie del terreno,
rivestiti, in alcuni casi, da una membrana protettrice
0 valva, che persiste in alcune specie alla base dello
stipite (ovolo rosso od Anuiiiila v(iemrca) o passa
a guisa di pellicole hiaiiclii' sul cappello o pileo
(ovolo malefico od AiiKiiiila niihicuria). Sviluppan-
dosi il corpo fruttifero si distinguono netlamenlc
uno stipile di solito cilindrico e, nella estremità
superiore, un pileo convesso, congiunto dapprima
per il suo margine allo stipite, non però in tutte
le specie, per mezzo di una sottile pellicola di ife,
che lacerandosi in seguito all'ulteriore accrescimento
del pileo, si dispone a forma di anello attorno allo
stipile. Nella superficie inferiore del pileo compaiono
disjìoste a raggi, e molto numerose, delle larghe
sporgenze laminari dette lamelle, rivestite, nelle
due l'accie, dall'imenio, costituito da cellule davate
0 basidii con 4 sterigmi, strettamente ravvicinati ed
intercalati anche da corpi speciali o peli (cistidiij,
che servono a facilitare la formazione delle spore
alla estremità degli sterigmi o come organi di
secrezione.
I basidii contengono un nucleo che si suddivide
in quattro; questi quattro nuclei si portano verso
la parte esterna degli sterigmi e vi producono
dei rigonfiamenti o spore che, giunte a perfetta
maturazione, si staccano e possono, germogliando,
dar origine a nuovo micelio.
Le spore sono unicellulari, ovoidali o sferiche, ja-
line 0 rosee, giallo-ocracee, violacee o brune, colori
che si trasmettono alla superfice delle lamelle e sui
quali è fondata la classificazione degli Agaricini.
II corpo fruttifero ò in alcune specie attraversato
da immerosi canali, i quali emettono una sostanza
lattiginosa di vario colore e possono, in alcuni raris-
simi casi, contenere dei conidii.
Sono funghi che vivono come saprofiti, raramente
come parassiti, suWliitwus dei boschi e dei prati, o
sul legname decomposto. Il micelio può anche eser-
citare un'azione distruggitrice, come si può facil-
mente constatare coli' ingiallimento delle piante er-
bacee nei prati ove si sviluppa il fungo prataiolo
(l'ualliota campestris) e col deperimento degli alberi,
alla base dei quali si vedranno poi i frutti dell'/l;'-
millaria mellea.
'29 — Patologia vegetale. Nuova Encicl. Agraria, 1.
Patologia vegetale
Molti dei corpi fruttiferi sono mangerecci, altri
velenosi (vedi Capitolo Igiene).
Sulle ceppale che si lasciano nelle foreste e nelle
radici di molte piante legnose che si portano allo sco-
perto vivono molti filamenti miceliari, i quali facili-
tano indubbiamente la decomposizione del legno e
danno poi origine a corpi frulliferi di Agaricini. In
questo caso non si ha un vero parassitismo, ma
bensì un nosofitismo.
Il micelio del fungo non fa che accelerare la di-
struzione della parte legnosa.
Di alcune forme è già stato dimostrate anche il
parassitismo ed osservazioni di somma importanza
si devono al Cavara (1), il quale tende a dimostrare
come molte forme di cui se ne trascurava la pre-
senza, data la loro grande plasticità fisiologica,
possono facilmente passare per successivi gradi di
saprofitismo a quello di nosofitismo e di reale pa-
rassitismo.
Di tutti gli Agaricini i patologi si sono specialmente
occupati del parassitismo AeW Aì-millaria mellea; si
ricordano anche le Myeena e qualche Pholiota. Il
Cavara invece ritiene parassite o quasi, alcune specie
dei generi Tricholoma, Pleurotus, Hyghrophorus e
Pholiota. Credo opportuno aggiungere a questo anche
il genere Collybia.
I caratteri di queste forme si potranno dedurre
dalla seguente chiave analitica :
Stipite con. anello verso la parie !
Stipite senza anello ....
iperiore
Lamelle nella parte inferiore del pileo di color bianco e spore concolori . Gen. Armillaria
Lamelle nella parte inferiore del pileo di color giallo ocraceo e spore dello
stesso colore » Pholiota
Stipite centrale 4
Stipite laterale o nullo Gcn. Pleuroliis
spore concolori 5
Gen. Flammula
i Lamelle di solito bianche
\ Lamelle e spore giallo-ocracee
^ Lamelle piuttosto ravvicinate, carnose 6
\ Lamelle molto lunghe, quasi ceracee e decorrenti Gen. Hygrophorus
^ Stipite carnoso Gen. Tricholoma
( Stipite fistoloso 0 cartilaginoso V
^ Cappello convesso piuttosto allargato Gen. Collybia
( Cappello conico o allungato » Myeena.
Armillaria Fr.
Armillaria me\ìe»(Nn\\.) = Agaricus mcllcusVM.
(ilarciume delle radici). — Colpisce le radici vive
0 morte di molte piante del gruppo delle conifere
{■pini, abeti, larici), del castagno, dell'o/mo, del
nocciuolo, della betulla, del pioppo, del fico e spe-
cialmente del gelso, della vite, Ae\V olivo, del limone,
àeWarancio, e di quasi lutti gli alberi da frutto
(pruno, albicocco, ciliegio, ecc.).
A determinare il marciume delle radici, special-
mente della vite e del gelso, concorrono quasi sempre
altri funghi parassiti, pericolosissimi, del gruppo degli
Ascomiceti, quali la Rosellinia aquila, la Demato-
pliora necatrix e glomerata, e la Roesleria hypogea.
Oltre che sulle radici che diventano nere, spugnose
e si disorganizzano quasi completamente, il fungo si
estende anche alla parte più bassa del fusto, sempre
però nella regione corticale. La pianta malata, solo
dopo 2 0 3 od anche 5 o 6 anni, incomincia a pre-
sentare sintomi di deperimento, cioè vegetazione
(t) Stazioni sperimentali agi-arie, 1896.
Stentata, produzione molto limitata di foglie, nonché
lento disseccamento delle diverse parti. Sulla radice,
il sistema di vegetazione si può vedere tanto nella
parte esterna della corteccia che nell'interna. Ester-
namente, tutto attorno all'albero ed anche sul suolo
circostante, appare in forma di cordoni (rizomorfe),
cilindrici o leggermente depressi, duri, neri e lucenti,
con un diametro di 2 a 4 mm. (fig. 281). Sezionati
presentano come una sottile zona corticale, bruna,
dura e friabile, formata da ife a parete ispessita, in-
tensamente colorata, disposte in senso longitudinale e
strettamente ravvicinate. Tale zona limita un cordone
centrale costituito da filamenti esili ed incolori, fra
loro variamente intrecciati (fig. 282 e 283).
Nella porzione infracorlicale appaiono, a seconda
che la pianta è viva o morta, come nastri o cordoni
bianchi, fosforescenti, variamente ramificati, tanto
da circondare la radice morta in una specie di rete.
Staccando la corteccia, che non presenta del resto
alcuna resistenza, si vedono i nastri bianchi e spe-
cialmente nell'assisa generatrice libero-legnosa, sugli
strati fibrosi, fra gli strati legnosi giovani e nei raggi
midollari. Nelle diverse conifere, sotto l'azione del
Ifomiceli od Eumiceti (Fungili)
Fig. 283. — Sezione trasversale della parte esteriore
d'una rizomorfa di Arntillaria tnellea.
(Ingr. 2S0 dlam. circa) (dal Prillieux).
-^f:
^^i<^'^
Fig. '281. — Rizomorfa di Armillaria mellea.
(firanJ. nai.) (dal PniLUEL'X).
Fig. 282. — Sezione trasversale di una
di At"niillaria mellea.
(Ingr. 70 diam. circa) (dal PniLUEUX).
^ *:-- -S.
Fig 284 — Sezione di una rizomorfa
(11 Aimillatia mellea disposti in lamina sotto h corteccia
(Ingr. SOO diani. circa) (dal Prii.ueux).
micelio, si disorganizzano le cellule amilifere che cir-
condano i canali resiniferi ed allora si hanno degli
abbondanti essudati resinosi, la cosi detta pletora di
resina. I nastri o cordoni bianchi emettono delle ranii-
(icazioni verso la corteccia, che gradatamente la l'o-
rano e si trasformano nei cordoni bruni o rizomorfe.
La propagazione avviene per mezzo delle rizomorfe
che si ramificano e si allungano per la loro estre-
mità conica, formala da esili filamenti disposti in
tessuto lasso e ricoperto da uno strato gelatinoso.
Quando una rizomorfa incontra una radice sana
vi si attacca per la sua estremità, fora la corteccia e
penetra nella porzione infracorticale, produce delie
lamine o rizomorfe sotlocorlicali, grigiastre, intima-
mente attaccale alla corteccia, sempre costituite da
un rivestimento e da filamenti centrali che, ramifi-
candosi, penetrano gradatamente nella corteccia e
nei raggi midollari, originando i nastri e quindi i
cordoni bianchi già descritti (fig. 284).
I corpi fruttiferi si formano nella stagione autun-
nale a fior di terra o sulle rizomorfe o sulla corteccia
radicale delle piante che sono già morte o stanno
per morire. Raramente nascono isolati, nel maggior
numero dei casi sono cespitosi. Hanno uno stipite
pieno, spugnoso, cilindrico, un po' incurvato alia
base, giallo bruno, lungo da 6 a 20 cm., con un anello
disteso bianco e fioccoso, e con un pileo dapprima
globoso, poi convesso ed alfine disteso, ottuso, um-
bonato, squamoso peloso, striato al margine, carnoso,
d'un giallo miele più o meno intenso e con un dia-
metro di 5 ad 8-10 o 12 cm., dotato inferiormente
di lamelle pallide, poi alquanto rossicce, decorrenti,
con basidii a 4 sterigmi e spore ovali, jaline o amig-
daliformi, lunghe 8-10 a, larghe 5-6 ia.
Le spore germinano facilmente se portate, come
indica Brefeld, in decotto di prugne. Emettono uno
0 due tubi germinativi, dai quali si formano fila-
menti che restano immersi nel liquido, ed altri che
vanno gradatamente alla superfìcie del substrato e
diventano bruni come le rizomorfe.
Mollo probabilmente le spore che cadono sul le-
gname decomposto, trovano un substrato adatto e,
Patologia vegetale
sviluppandosi come saprofìti, producono micelio e
rizomorfe, che servono a produrre l'infezione sulle
radici vicine vive e sane.
Le forti infezioni si hanno specialmente nelle fo-
reste umide, nei terreni ricchi d'acqua, per cui bi-
sognerà anzitutto curare con fossi od altro il prosciu-
gamento del suolo. Data in un luogo la presenza di
una pianta malata converrà subito abbatterla e to-
gliere dal terreno il maggior numero possibile di
radici, che si brucieranno sul sito colla parte inferiore
dell'albero. Nella cavità lasciata dalle radici si get-
terà una certa quantità di calce viva. Per maggior
cautela sarà bene abbattere le piante tult'attorno
alla distanza di qualche metro e quindi scavare dei
fossi molto profondi, i quali si riempiranno di terra
e calce.
Solo usando tali cure si potranno eliminare dal
terreno le rizomorfe, sieno queste provenienti da
micelio parassita, sia che possano essersi formate in
seguito alla germinazione delle spore su legname
decomposto.
Gen. Pholiota Fr.
Pholiota adiposa Fr. — I corpi fruttileri si svilup-
pano alla base dei tronchi vivi di faggio, oppure
anche sui rami o sui fnsti tagliati da poco tempo :
essi hanno un cappello compatto, piano convesso,
ottuso ed uno stipite un po' ingrossato alla base, e
sono giallicci, glutinosi, con squame che si staccano
facilmente e di un color più scuro ; le lamelle, molto
ravvicinate, hanno una colorazione giallo-rugginosa.
Il micelio della corteccia si addentra nella porzione
legnosa, ove può arrecare una speciale cancrena.
Altre forme di Pholiota crescono su alberi vivi e
sul legname tagliato da poco e fra queste la varietà
filamentosa della l'h. aurivelia Batsch, dai corpi
fruttiferi grossi, carnosi, campanulati, espansi, di
color giallo castagno, leggermente vischiosi. Questa
forma fu riscontrala sopra un tronco di abete bianco
vivente. 11 Cavara riferisce che il fungo induce sotto
alla corteccia un vero cancro, togliendo ogni comu-
nicazione fia il tronco e la porzione corticale.
Gen. Pleurotus Fr.
IMeiiroliis nidiilans Pers. — Corrompe, abbastanza
frequentemente, le ceppale di abete e di faggio. Ap-
pare con cappello carnoso, disteso orizzontalmente,
sessile, largo da 2 a 5 cm., giallo o aranciato, to-
mentoso 0 squamuloso a sviluppo completo, di con-
sistenza coriacea. Il micelio, in forma di filamenti
bianchi, penetra molto profondamente nel corpo le-
gnoso, ove determina diverse linee brune, a contorno
più 0 meno irregolare.
Sui tronchi degli olmi è comunissimo il 1'. iilnia-
riiislinll.,dal pili'o largliissiuio (8-30 cm.); siili; (.//rr-
e molli altri alberi il I'. oleariiis D. C; e su ([iiasi lutti
i tronchi il I'. oslreattis Jacq., ecc.; ma non si è an-
cora determinato il loro parassitismo.
Molto ricercato, perchè commestibile, è il P. Eryngii
D.G., dal cappello carnoso, tenace, convesso, espanso,
grigio rossiccio e stipite bianchiccio, che vive, secondo
quanto ho potuto constatare in coltivazioni artificiali,
parassita sulle radici deW Eryngium campestre, spe-
cialmente nella media Italia.
Gen. Hygrophorus Fr.
Ilygrophonis pudoriniis Fr. — E comunissimo nelle
foreste ed appare con un cappello carnoso, vischioso,
prima sferico, quindi convesso piano ed allargato,
roseo 0 rosso giallastro, largo da 5 a 12 cm., a la-
melle numerose, spesse, molto fragili, candide e sti-
pile grosso, consistente, ingrossato alla base, lungo
.5-12 cm., bianco.
Secondo Cavara, il micelio avvolge e compenetra
le radici, specialmente AeWabete bianco, determi-
nandone il marciume. La trasmissione del micelio
avviene per mezzo di radici morte, sulle quali si for-
mano le micorrize.
Gen. Tricholoma Fr.
Tricholoma saponaceiimFries. — È comunissimo nei
boschi. Ha un cappello globoso o globoso conico, car-
noso, compatto, che si allarga sino a divenire anche
piano, di color bianco grigio, grigio verdastro o giallo
rossastro, con lamelle di color biancastro, sottili, in-
tere, aderenti in parte allo stipite il quale è consi-
stente, radicante alla base, biancastro.
Il Cavara lo osservò all' ingiro di una ceppala
morta di abete e della quale compenetrava densa-
mente, col micelio, la corteccia ed avvolgeva con
cordoni rizomorfici bianchi le radici.
Altre specie di Tricholoma vivono sulle cejipaie,
probabilmente come nosofili.
Gen. Collybia Fr.
(loUyLia vclutipes Curt. — É comunissima alla
base (lei tronchi di salice, faggio, acacia, ecc. Ha un
corpo fruttifero, che si sviluppa anche durante l'in-
verno, resiste al gelo senza risentirne alcun danno
ed è caratterizzato da un cappello carnoso, convesso
piano, ottuso, vischioso, gialliccio o ferrugginoso,
largo da 2 1/2 ad 8 cm., lamelle giallicce e stipile
lungo 4-6-8 cm., inclinalo, giallo bruno, vellutato.
None considerato come parassita, ma si è costan-
temenle osservato che il micelio si addentra nel legno
e lo rende bruno.
Altre specie di Collybia vivono alla base degli al-
beri, addentrandosi col micelio nella poizione legnosa
del fusto 0 delle radici.
Gen. Mycena Fr.
Mycena cpipterygia (Scop.) Fries. — Ha un corpo
IVuttifero non molto sviluppalo, con cappello dap-
ìfomiceti od Eumiceti (Funghi)
229
prima conico campanulalo, poscia espanso, membra-
noso, striato per il lungo, di color bianco grigiastro,
giallo 0 rossiccio, largo da 1 a 3 cm., lamelle giallo-
biancliicce e stipite cilindrico, esile, tenace, giallo o
giallo grigiastro.
È comunissima fra i muschi, alla base di piante
vive, specialmente degli afte//. Il micelio conipenetra
gli strati del periderma e passa nella corteccia e nel
cumbium, provocando iperplasie e tumori. Le radici
secondarie restano uccise e la corteccia alterata si
stacca molto facilmente.
L'azione del fungo ù deleteria, perchè sulla cor-
leccia cosi alterata possono svilupparsi altri funghi,
determinando cancri alla base dei fusti.
Molte altre J/yt'CKa riescono dannose alle piante le-
gnose. Cosi, comunissime sono: la M.corticolaSchum.,
dai pilei piccolissimi (diam. 2-3 cm.)e stipiti (lunghi
1-2 cm.), che si sviluppa sulla corteccia degli alberi,
facilitandone la disaggregazione; la M. laclea Pers.,
dai corpi fruttiferi bianchi, con cappello largo tì-
15 nini., che può attaccarsi col suo micelio alle ra-
dici dei pini ed abeli; la M. galericulata Scop., dal
cappello grigio, conico campanulato, largo 2 a 6 cm.
e stipite rigido, grigiastro e molto lungo, che si trova
alla base di molti tronchi o sulle ceppale, che dis-
organizza in poco tempo; la M. alcallDa Fr., dal cap-
pello grigiastro, largo 2-5 cm., che colla M. haemato-
imda l'ers. , la (|uale rotta emette un latice rosso bruno
sano, si trova comunissima sugli abeti.
Vi .sono anche forme di Mi/ccna che formano cor-
doni rizoniorfici sui salici e pioppi marcescenti.
Gen. Flammula Fr.
Flnniniula penetrans Fr. — É un fungo comunis-
simo sulle vecchie ceppale di abete bianco e produce
numerosi corpi fruttiferi, con cappelli carnosi, con-
vessi, ottusi, di color giallo o giallo aranciaio, più
oscuro nel centro, con scaglie rossastre ; le nume-
rose ed esili lamelle, giallo-brune, aderiscono allo
stipite cilindrico, biancastro.
l'are che il micelio determini una specie di carie
bianca nel legno. Un'altra specie di questo genere,
la F. spumosa Fr., con cappello e stipite più esili,
può, secondo il Cavara, compenetrare col micelio la
corteccia di tronchi viventi sino alla zona cambiale
ed ivi distendersi a pennacchi od a ventaglio.
Old. Gasteromiceti.
."^iino funghi che crescono specialmente nei prati
u nei boschi e si rendono ben visibili per il loro
corpo fruttifero che sporge alla superfìce del terreno
in forma di ammassi di solito sferici, circondali da
una porzione detta peridio e conlenenti una massa
sporifera detta gleba, attraversata da numerose con-
camerazioni e tappezzate dall' inienio coi basidii e le
spore.
Il corpo fruttifero può avere forme diverse e può
anche allungarsi come nei Falloidei.
Più rimarchevoli fra tutti sono i generi Bovista e
Lìjcoperdon (Vescie ili lupo), dai corpi fruttiferi sfe-
rici, dapprima biancastri, poi brunicci.
Il Cavara (i) rinvenne il Lycoperdon gemmatum
Batsch, dal corpo fruttifero stipitato, obconico, ton-
deggiante, membranaceo, ornato nella parte supe-
riore di aculei, nel terreno sotto gli abeti e special-
mente sulle radici affioranti. Le ife miceliari riunite
in cordoni rizomorfici, candidissimi, passano dal ter-
reno nelle radici e penetrano nella corteccia stac-
candola completamente dal legno. Il micelio può
passare anche nel legno.
Dalle radici il micelio sale nel fusto ed infatti nella
zona cambiale scorrono i cordoni biancastri del
fungo.
Il micelio del Lycoperdon determinerebbe quindi
alterazioni nelle radici, il marciume di esse, dippiù
passando alla base del tronco o distruggendo la cor-
teccia, sarebbe una causa permanente di cancro o
di carie.
C.\PITOLO IV.
DEUTEROMYCETAE
Comprendono forme molto semplici, le quali non
sempre rappresentano individui a sé, ma bensì stadi
di sviluppo di altri funghi, specialmente di Ascomiceli.
L'organo di riproduzione è dato dalle spore che pos-
sono essere di varia forma e colore e racchiuse o
in un conceltacolo fruttifero dello piciiidio (Sferop-
sidee), o semplicemente raggrupiialc in allunassi
(Melaneoniee) o completamente libere {Ifoiiiicclcc).
SPHAEROPSIDEAE
11 conceltacolo fruttifero o picnidio è di solito
tondeggiante od allungalo; può essere intero {Sfe-
rioidee) o dimezzato (Leploslromacee), rivestilo da
un peridio o membrana di mediocre consistenza, od
immersi in una massa stromatica di vario colore
Nectrioidce) e contiene un numero straordinario di
spore (sporule) generate da ife speciali (basidii).
Questi funghi corrispondono alle ibrnie spermogn-
11 i eh e e picnidiche.
Vivono parassiti sui diversi organi delle piante
coltivate, inducendovi una decolorazione ed anche
macchie caratteristiche.
(I) Contribuzioni allo studio del marciume delle radici, ecc. Modena 1896.
Patologia vegetale
Si dividono in diversi gruppi, a seconda della forma e colore delle sporule.
Sferioidee.
^ Picnidospore globose, ellissoidali od ovoidali-allungate
\ » bacillari, filiformi, continue o settate, jaline o elori
1 P
SCOLECOSI'ORE (5)
lospore continue 3
Il -I-settate Jalodidime (3)
I) i-pluri-settate Fragmospore (4)
^ Picnidospore jaline jALOSPonE (1)
Feospqre (2).
Jalospore.
^ Picnidii tutti distinti 2
\ Il immersi od aderenti ad una massa stromatica 10
inidii glabri o quasi lisci 3
Il rostrati Gen. Spliaer
Il setolosi od aculeolati 9
/ Picnidii che appaiono in forma di punticini
) areole decolorate
( Picnidii disseminati nella porzione maiala
mezzo a macchio od
Gen. Pìiylìoslicla (1)
4
^ Picnidii
i »
immersi in filamenti variamente disposti (subicolo)
1 Picnidii papillati che si aprono naturalmente per un foro circolare 6
; Il superficiali che vengono irregolarmente Incerali .... Gen. Mycogala (5)
f II semi-immersi, tubercolosi » Plenodomus (6)
^ Basidii semplici monospori
{ Il ramificati o plurispori Gen. Dendropìioma (4)
^ Sporule che non superano mai una lunghezza di 15 y. Gen. Plioma[(Tj
lunghe più di 15 |j.
lidii per lo più generati sopra una specie di fumaggine
.1 I, Il II fibrille raggianti, brune
f II nascenti in una massa filamentosa bianchiccia . .
^Pi,
Il Macroplwma (3)
Gen. diaetoplwma (8)
Il Asteroma (9)
Il Cicinnobolus (10)
lii muniti per lo più solo all'apice od alla base di brevi setole . Gen. Pyrenocìiaeta (l'i)
Il di setole lunghe, erette o settate ii Vermicularia (12)
effuso, appianato, nero
verruciforme, molliccio
Gen. Placosplìaeria (13)
Sporule fusoidee o bacillari
» allantoidee, a forma di salsicciotto
Gen. Fusieoccum (14)
Il Cytospora (15).
Gen. Phyllosticta Pers.
Comprende numerosissime specie parassite di
piante selvaggie e coltivate. Il micelio, vivendo
nell'interno dei tessuti, vi determina una decolo-
razione in macchie di varie dimensioni, per lo più
distinte da un orlo più oscuro. Nella porzione maiala
si formano successivamente i punticini neri n pic-
nidii che difendono le spore per lungo tempo. Le
spore ovoidali od oblunghe, continue, jaline o legger-
mente colorate in giallo, sono sostenute da esilissimi
filamenti.
Numerosissime essendo le specie di questo genere
e presentando per lo più i medesimi caratteri ma-
croscopici, mi limilo a ricordare le forme più co-
muni riscontrate in questi ultimi anni specialmente
nelle regioni italiane.
Servono come cura preventiva le irrorazioni con
poltiglia bordolese al 0,5 od all'I %.
Su piante erbacee.
l'hjllosticta Brasslcae (Tul.) West. — Forma sulle
foglie dei cavoli macchie circolari, zonate, brnno-
violacee. Le sporule che riempiono i picnidii sono
l/'omlceli od fumiceli {Funghi}
ovoidali (4-6^2,5). Affine è la Ph. i\a|ii Sacc. che
vive sul ravizzone.
IMi. Tropaeoli Sacc. et Speg. — Vive sulle foglie
del Tropiieoliim lìiajus coìlivdlo, inducendovi macchie
non ben liislinle (sporule 6-10 «3-4).
Ph. fragaricola Desm. et Rob. — Macchie circo-
l;iii ocracee, orlate di rosso, sulle foglie delle fragole
coltivate (sp. 5 =* 1,5-2).
Ph. phaseolina Sacc. — Larghe macchie ocracee,
sulle foglie dei fagiuoli (sp. 6 » 2,5).
Ph. lledieagÌDÌs(Fuck.)Sacc. — Macchie aranciate
sulle foglie dell'erte medica (sp. 4» 1,5).
Ph. Fabae West. — Macchie fuligginose, rotonde od
allungate, sulle foglie della fava (sp. 10 » 5).
Ph. Petuniae Speg. — Macchie fuligginose od inco-
lore, angolose, sulle foglie vive di Petunie coltivate
(Torino) (sp. 3-5 «1,5-2).
Ph. phjsaleos Sacc. — Macchie circolari ocracee,
Oliate ili bruno, sulle foglie di Physalis Alkekengi
selvatico e coltivato (sp. 7-8 « 3 Vr^)-
Ph. Tabaci Pass. — Sulle foglie del tabacco si for-
mano dapprima chiazze giallicce, poi larghe macchie
bianche, col tessuto annerito nel mezzo (sp. 7 =i 3).
Sulle capsule del tabacco vive la Ph. capsuiicoia Sacc.
Ph. hortorum Speg. — Macchie circolari brunastre,
grigie nel centro, sulle foglie di melanzana (spore
4-6 « 2-2,5).
Ph. cucurbilacearumSacc. — Chiazze di varia forma,
grigiastre, sulle foglie della zucca (spore 5-6 « 2,5).
Ph. Cannabis (Kirch.) Speg. —Sulle foglie della ca-
napa, macchie tondeggianti, brune (sp. 4-6 « 2-2,5).
Ph. Bclae Oudm. — Sulle giovani foglie centrali
(Iella barbabietola, macchie circolari rossastre, orlate
in rosso bruno (sp. 3,5-4 «2).
Ph. Leiicanthemi Speg. — Sulle foglie dei crisan-
temi coltivati, macchie bianco-grigiastre, poi nere
(sp. 4-5» 1,5).
Ph. Violae Desm. — Macchie bianchicce sulle
foglie vive di viola odorata coltivata (Taggia) (spore
10 «4).
Ph. Batatae Thiim. — .Macchie bianchicce o brune,
circolari, orlate di nero, sulle foglie di Balata colti-
vala presso Chioggia (sp. 6-8 «3).
Ph. primulicola Desm. — Larghe macchie bianche
orlale di giallo, sulle foglie di alcune primule colti-
vate (Torino) (sp. 5 « 2).
Ph. Sorghum Sacc. — Macchie giallicce sulle foglie
del sorgo (sp. 5 « 2).
Ph. cruenta (Kr.) Kr. — Macchie circolari rosso-
p(uporine, sbiadite nel centro, sulle foglie dei mu-
ghetti coltivati.
ò'ìi piante legnose.
Ph. aesciilicola Sacc. — Sulle foglie e piccioli AA-
y ippocastano, macchie irregolari bianchicce, orlate
di nero (sp. 4 « 1).
Ph. Mespili Sacc. — Sulle foglie del nespolo,
macchie quasi circolari, ocracee, orlate di rosso
(sp. olivacee 4 « 3).
Ph. YÌndabonensis Thiim. — Macchie brune sulle
foglie e sui frutti AmW aMcocco (sp. 3,5-5 «2).
Ph. circumscissa Cooke. — Macchie circolari, rosso-
brune, sulle foglie àtW albicocco e del ciliegio {s\wvc
8 «2).
Ph. Armenicula Farneli. — Macchie irregolari,
soverose,sui frutti deira/6?Vocco(sp. 4,5-5,5 « 2,5-3).
Ph. crataegicoJa Sacc. — Macchie tondeggianti,
grigie, sulle foglie del biancospino coltivato (Torino)
(sp. 2,5-3 «1-1,5).
Ph. punica Sacc. et Speg. — Macchie piccole cir-
colari, sinuose, bianchicce, orlate di rosso, sulle
foglie del melograno (sp. 6-7 » 3).
Ph. piricola Sacc. et Speg. — Macchie grigie, ap-
pena segnate, sulle fogliedel;je;'o(sp. 2-2, 5 «0,75-1).
Ph. piriseda Pass. — Macchie piccole, circolari,
grigiastre, sulle foglie del pero (sp. 2,5-3 «0,75-1).
Ph. Sorbi West. — Macchie circolari grigie, orlale
di rosso bruno, sulle foglie del Sorbus aucuparia e
S. domestica (sp. 10 « 5).
Ph. Persicae Sacc. — Macchie circolari fuligginose,
orlate di color rosso sangue, sulle foglie del pesco
(sp. 6-7«3i/r4).
Ph. fusco-zonala. — Macchie grandi, irregolari,
grigie, zonate, orlate di color rosso rugginoso, sulle
foglie del lampone (sp. 7-9 » 3,5-4).
Ph. ruborum Sacc. — Macchie piccole, bianchicce,
sulle foglie del lampone (sp. 5 « 1 Vs)-
Ph. ribicoia (Fr. ) Sacc. — Macchie allargate,
bianche, sulle foglie del ribes (sp. 15-17 « 4).
Ph. grossulariae Sacc. — Macchie circolari gri-
giastre 0 bianche, orlale di nero, sulle foglie AvWuva
spina (sp. 5-6 «3).
Ph. Cydoniae (Desm.) Sacc. — Macchie brune, ton-
deggianti, sulle foglie del cotogno (sp. 10 «2).
Ph. prunicola (Opos.) Sacc. (v. Leptosphaeria po-
monaSacc). — Macchie circolari di secchereccio sulle
foglie de\ pruno, pero, melo ed albicocco (sp. ó « 3).
Ph. Briardi Sacc. — Macchie brune od ocracee
sulle foglie del melo (sp. 4-5 « 1 ,5-2).
Ph. Mali Prill. et Del. — Macchie piccole, dap-
prima brunorocracee, poi grigie, ad orlo più oscuro,
sulle foglie del melo (sp. 6,5-8,5 « 4-4,5).
Ph. perforans Sacc. et Mass. — Macchie circolari
od ellittiche, di secchereccio, che restano facilmente
disaggregale, sulle foglie di Prunus lauro-cerasus
(sp. 3«0,5).
Ph. casinalbensis D. Sacc. — Macchie piccole,
bianchicce, sulle foglie di Crataegus Azarolus (spore
5-6 «3,5).
Ph. viticola Sacc. el Speg. — Macchie sinuose
bianchicce, orlate di bruno, sulle foglie della vile
(sp. 5» 2,5).
Patologia vegetale
Ph. Bizzozeriana Sacc. — Macchie piccole, irre-
golari, di secchereccio, sulle foglie della vite (spore
2,5-3^1,5).
l'Ii. vilis Sacc. — Macchie piccole bianchicce,
orlale di bruno, sulle foglie à&Wa. vite (sp. 6» 3).
l'Ii. licdericola Dur. et Moni. — Macchie circolari
bianchicce, largamente listate di bruno, sulle foglie
deircrf(;m(sp. 6«2,5).
Ph. hederae Sacc. — Piccole macchie di secche-
reccio, sulle foglie AeW edera (sp. 4« 1).
Ph. Sjringae West. — Macchie grandi, ocracee,
irregolari, listate di bruno, sulle foglie àtWa. Syringa
vu/garis(sp. 8 «3).
Ph. Jasmioi Sacc. — Macchie quasi circolari, bian-
chicce, leggermente listate di giallo, sulle foglie del
gelsomino (sp. 5 » 3).
Ph. Limbalis Pers. — Macchie allungate, bianche,
orlate di bruno, sulle foglie del /;(/.v,vo(s|i. <S-IO => ■i-(\).
Ph. Cameiliae West.— Macdiie circolari, rusclie,
largamente listate di rosso, sulle foglie della caiiicllid
(sp. 6 «4;.
Ph. Magnoiiae Sacc. — Macchie di varia forma,
dapprima giallo-brune, poi biancastre, sulle foglie
della Magnolia grandiflora (sp. 4 » 1,5-2).
Ph. Yulan F. Tassi. — Macchie larghe, grigiastre,
sulle foglie di Magnolia Yulan (sp. 6-8*2,5-3,5).
Ph. Gardeniae F. Tassi. — Macchie giallicce,
circolari, sulle foglie di Gardenia florida (spore
7-8 «2,5-3).
Ph. Berheridis Piabenh. — Macchie sinuose, grigie
0 bianchicce, sulle foglie del crespino selvaggio e
coltivato (sp. 4-5 » 3).
Ph. Kerii West. — Macchie circolari od angolose,
bianche, zonate di nero, sulle foglie del leandro
(sp. 15-18 «5-6).
Ph. Opuntiae Sacc. et Speg. • — Macchie di varia
forma, bianche, orlale di giallo, sui cladodii del fico
rr India (sp. 5-8 «3-3,5).
l'h. Paulowniae Sacc. — Macchie sinuose, ocracee,
con orlo oscuro, sulle foglie della Paidownia iwpe-
rialis coltivata comunemente (sp. 3 « 1,5).
Ph. Forsjthiae Sacc. — Macchie circolari, ocracee,
sulle foglie della Forsytìiia suspensa coltivata (spore
1 « 2,5-3).
Ph. Tiliae Sacc. et Speg. — Macchie irregolari,
ocracee, orlate di rosso fuligginoso, sulle foglie del
tiglio (sp. 5-6 « 3, dorine).
Ph. Bignoniae West. — Macchie di varia forma,
grigiastre, orlate di rosso, sulle foglie della Catalpa
syringifolia (sp. 8 « 3-4).
Ph. Azedarachis Thiim. — Macchie irregolari, gial-
licce, orlate di bruno, sulle foglie di Melia Azeda-
rach (sp. 5 « 3).
Ph. Liriodendri Thiim. — Macchie piccole, circo-
lari, grigiastre, sulle foglie di Liriodendron Tulipi-
fera (sp. 5-6 « 3).
l'h. Aìlaothi Sacc. — Macchie larghe, irregcdari,
ocracee, orlate di rosso, sulle foglie di Ailanthus
glandulosa (sp. 7-10 «4).
Ph. destruens Desm. — Macchie bianchicce sulle
foglie di Celtis aiislralis e Prunus lusitanica (spoic
5 «1,5-2).
Ph. jiiglandina Sacc. — Macchie bianchicce, orlale
di bruno, sulle foglie del noce (sp. 4 «2).
Ph. dorili West. — Macchie larghe, bruno-ocracee,
quindi bianchicce, sulle foglie del nocciolo (spoiule
7-8 «2-3,5).
Ph. corylaria Sacc. — Macchie irregolari, sinuose,
ocracee, orlate di bruno, sulle foglie del nocciolo
(sp. 4-4,5 « 2).
Ph. carpinea Sacc. — Macchie circolari, sinuose,
larghe, ocracee, orlale di bruno, sulle foglie di Car-
piims Betula e Duinensis (sp. 4« 3, olivacee).
Ph. betulina Sacc. — Punticini neri riuniti in mac-
chie, sulle foglie della Betula alba (sj). 4-6 « 1-1,5).
Ph. sjcophila Tliiuii. — Macchie larghe, irrego-
lari, bianchicce, -iillc Inulie di fico (sp. 3-4 « 2).'
Ph. Platani S;ici . ii Spci;. — Macchie larghe sulle
foglie del plalaiio (sp. r)-G - 1-1,5).
Ph. ulmicola Sacc. — Macchie larghe, ocracee,
sulle foglie dell'otoo (sp. 6 « 3, olivacee).
Ph. populea Sacc. — Macchie irregolari, sinuose,
bianchicce, orlate di bruno, sulle foglie di l'opulns
ató«(sp.3-5«0,5).
Ph. populina Sacc. — Macchie angolose, bianche,
listate di nero, sulle foglie di Pupiilii.s iii!ini{s\>Ai « 3).
Ph. Alcides Sacc. — Macchie sinuose, bianche, or-
late di bruno, sulle foglie di Populits alba (sp. 5 « 3).
i*h. osteospora Sacc. — Macchie rossicce, di varia
grandezza, sulle foglie di Populus nigra, Fra.viniis,
Morus e Rhamnus (sp. 6-7 « 1).
Ph. globulosa Thiim. — Macchie irregolari, gri-
giastre, leggermente orlate di rosso, sulle foglie di
Quercus pedunculata (sp. 6-9).
Ph. ilicina Sacc. — Macchie irregolari, grigiastre,
sulle foglie di Quercus ilex (sp. 8-10» 3,5-4).
Ph. ({uercus-llicis Sacc. — Macchie rotonde, si-
nuose, bianchicce, orlate di rosso, sulle foglie di
Quercus Ilex (sp. 5 « 4, giallicce).
Ph. Dammarae PoUacci. — Macchie ellissoidali,
ocracee, orlate di nero, sulle foglie di Dammara
Morii (sp. 4,5-5 « 2-2,5).
Ph. Chamaeropis PoUacci. — Macchie oblunghe,
orlate di bruno, sulle foglie di Chamaerops (spore
4,5 «2,5).
Gen. Phoma Fr. et Desm.
Numerosissime sono le specie che si riferiscono
a questo genere. Molle vivono parassite su piante
erbacee e legnose, inducendo l'ingiallimenlo e quindi
l'essiccazione delle porziuni colpile. I picnidii sono
sotto-epidermici, con jiiccolo osliolo e conleugono
1 fornirei i mi fumiceli {Fungili)
spore ovali, ellilliclie o globose, incolore, per lo più
hiyutlulate, sostenute da esilissimi filamenti.
Su 'piante erbacee.
IMionia longissima (Pers.) West. — Produce strisele
lineari, nere, sul fusto di numerose ombrellifere; nel
Piemonte è coniunissima sul finocchio e per lo |)iù
ne arresta lo sviluppo. Ha picnidii minutissimi con
spore ovali ("4-0 » 1 ,5-2).
l'h. herbarum West. — Macchie nere sui fusti già
bene sviluppati di molte piante dei prati ed orti; può
arrecar danno specialmente al lino (sp. 6-11 w ;V4).
Ph. cucurbilacearum (Fr.) Sacc, Ph. subvelata Sacc.
— Inducono piccole macchie nere sui frutti della
iucca (.sp. 7,5 long., 8-9 «2-2,5).
Ph. decordcans De Noi. — Produce l'essiccazione
precoce della corteccia dei frutti di cetriolo (spore
KU 2-2,5).
Ph. crocophila (Mont.) Sacc. — Sulla superficie
dei bulbi di ia/ferano aiipaiono dapprima piccole
macchie bnme, circolari. Ciradatamente restano di-
slrulti i tessuti sottostanti, tanto da formare delle
larghe cavità, per qualche tempo, coperte dalle
scaglie esterne, finché il lutto si riduce ad un am-
masso di polvere bruna, nella quale vi sono jìor-
zioni di scaglie, tessuti interni, larve di inselli e
picnidii del parassita con spore sferiche del diametro
(li i-C. u.
Pb. lophioslomoides Sacc. — Induce l'essiccazione
di porzioni molto limitate dei culmi di grano e se-
//ff/rt(sp. 8«1).
Ph. solanicola Prill. et Del. — Macchie bianchicce
o gialle, sui fusti e rami della palala (sp. 7,5» 3).
Pb. Chrjsantbemi Vogl. — Induce l'imbrunimento
e la morie delle lamine, dei piccioli e di porzioni di
fusto del crisantemo (sp. 7-10 «3-4).
Su piante legnose.
Ph. viticola Sacc. — Comunis.sima sui rami della
rilf, in forma di puniicini neri (sp. 7 » 4).
Ph. vilis Don. (sp. 3-3,5^1-2). Ph. Cookei Pir.
(sp. 13 = 4,5). Ph. iVegriana Thiim. (sp. 5-7 = 3-3,5).
— Sulle foglie ingiallile della vile.
Ph. baccae Cali. — Macchie brune, con puniicini
neri sugli acini della vite (sp. 12 « 6-8).
Pb. lenticuiaris Cav. — Macchie giallo-brune con
piccoli punti neri sugli acini immaturi della vile
(sp. 7,5-8,5 « 3-5,5).
Pb. ampelocarpa Pass. — Macchie brune circolari
sugli acini di vile (sp. 7,5 «2,5).
l'h. dolicbopus Penz. — Piccole macchie brune
sui rami ilei limone (sp. 3-3,5 « 2-2,5).
l'h. iners Penz. — Macchie bianchicce, con punii-
cini neri, sui rami deU'araìicio (sp. 6-7 « 3,5-4,5).
l'b. Ilardeiibergiae Penz. et Sacc. — Macchie bru-
niccc sulle foglie di Hardenhergia orlila (^spurc
8-10 «3,3-3,5).
Pb. Armeniacae Thinn. — Macchie bianco-gri-
giastre, tondeggianti, sui frulli già quasi maturi di
albicocco (sp."^2-3 « 0,9-1 ,4).
Pb. Myxae Fornalz. — Macchie piccole, irregolari,
fuligginose, sui frulli deW albicocco (conidii 4,5-
6,5'« 3,3-4).
Pb. pomoMim Thiim. — Macchie biancastre, distinte
da un orlo porporino, sui frulli del melo (sp. 5-7 « 3,
grigiastre).
Sulle cicatrici dei rami di ^e/so, in corrispondenza
delle foglie cadute in seguito all'avvizzimento dei
germogli, si trovano la Pb. pyrifurmis Br. e Far.
(sp. 4-5 « 1 ,5-2) e la l'h. cicalrirulac (sp. 2,3-4,5).
Sui frutti deW olivo, inducendovi macchie gri-
giastre, vivono la Pb. (alleiis Sacc. (sp. 7-9 « 3-4),
la Pb. Oleae (Cav.) Sacc. (sp. 4,5 « 2-3,5), la Ph. in-
corapta(sp. 6-8 « 1-2) e la Pb. olÌTariiin Thiim. (spore
3,5 «1,5-2).
Gen. Macrophoma (Sacc.) Bori, ot Vogl.
Comprende alcune forme parassilc, le quali dif
feriscono dalle specie del gen. l'Iionia \h'v la mag-
giore grandezza delle spore.
M. crustosa Sacc. et Beri. — Sui nodi dei culmi di
i7;'fl«o, inducendovi pustole nere (sp. 28-32 « 10-12).
M. rimiseda (Sacc.) Beri, et Vogl. — Puniicini neri
sui rami di vile (sp. 18-21 «4V2-'JV2)-
M. acinoriim Pass. — Macchie discoidali, brune,
sulle bacche malore della vile (sp. 20-28 « 6-7,5).
M. flaccida (Viala et Bav.) Cav. — Sulle bacche
mature di vile (sp. 16-18 «5-6).
M. reniformis (Viala et Bav.) Cav. — Sulle bacche
mature di vite (sp. 22-28 = 6-8).
M. longispora (Thiim.) lìerl. ci Vogl. — Macchie
bianchicce, con puniicini neri sui lami di vile (spore
20 « 4-4,5).
M. cylÌndrospora(Desm.) Beri, el Vogl. — .Macchie
di secchereccio, con puniicini neri, sui piccioli e
foglie di edera ed evonimo (sp. 20-25 « 2-3).
M. dalmatica (Thiim.) Beri, el Vogl. — Macchie
bianchicce con puniicini neri, sui IVnlli di dlira
(sp. 22 . 6-7).
M. malorum (Berk.) Beri, el Vogl. — Pustole nere
sui fruiti del melo (sj). dorine, lunghe 30 j^i).
M. Araucariae Del. — Piccole pustole brune sulle
foglie superiori dei rami di araiicaria (spore 25-
30 «12-15,5).
M. Taxi (Berk.) Beri, et Vogl. — Puidicini neri
sulle foglie di lasso (sp. 2(1-24 « 9-12).
Gen. Dendroplioma Sacc.
Comprende un immero limitatissimo di l'oriue
parassite caratterizzate da basidii ramificali.
Dendropboma Maixonii Cav. — Induce macchie di
color grigio scuro, oblunghe, con numerosi puniicini
neri, sui fusti della canapa (sp. 4,5-6,5 «2-2,5).
— Patologia vegetale.
Nuova E.ncicl. Agraria, I.
Palologia l'eytiale
Sicnnme il parassita infesta la pianta neirullimo pe- |
riodo di vegetazione, cosi si consiglia di non ritar-
dare, oltre il necessario, il taglio della pianta.
I). Convallariae Cav. — Produce macchie rosso-
brnne, allungate nel senso delle nervature e confluenti
sino ad invadere buona parte della lamina del mu-
!ìhello{s]).\i-5^ì-ì,ò).
D. clypeala D. Sacc. — Macchie disuguali, ocracee,
orlate di bruno, sulle foglie di Cyca,s revoluta (spore
i-5«l). '' -
Gen. Mycogala liost.
Mycogala parietinum (Schrad.) Sacc. — Induce la
disorganizzazione superficiale del legno già ridotto
in assi, e vi forma piccoli picnidii sferici, azzurro-
gnoli, con spore sferiche, giallicce, del diametro di
io- 12 II.
Gen. Plenodomus Preuss.
Plenodomiis oleae Cav. — Macchie giallognole cir-
colari od ellittiche con cercine bruno, sulle olive
mature (spore jaline, ellittiche).
Gen. Sphaeronema Kr.
Sphaeronema fimbriatiim Sacc. — Macchie nere
alla base dei giovani fusti di patala{sp. ovali 5 « 9 u).
Gen. Cbaetophoma Coolte.
Ohaetophoraa foeda Sacc. — Croste brune che si
staccano facilmente, sui giovani rami e foglie del
leandro (sp. sferiche, 3-4 (ji).
Ch. Slusae Cooke. — Croste nere sulle foglie di
Musa (sp. 4 » 2).
Ch. Cycadis Cooke. — Macchie brune sulle foglie
di Cycas (sp. 5 w 3).
Sulle foglie degli ayriiml colpite da fumaggine si
notano picnidii di due Chaetophoma (Cli. Penzigi
Sacc. e Ch. Citri Sacc).
Gen. Asteroma D. C.
Asteroma brassicae Chev. — Macchie di color verde
bluastro, sulle foglie del cavolo.
A. Pad! Grev. — Macchie fosco-violacee, sulle foglie
di l'nuuifi Padiis.
A. Kubi Fuck. — Macchie olivaceo-brune, sui rami
del lampone.
A. geographicum Desm. — Linee brune, variamente
intrecciate, sulle foglie del pero e del melo.
A. Mali Desm. — Fibrille brune esilissime sulle
foglie del melo.
A. Mespili Rob. et Desm. — Chiazze brune sulle
foglie del nespolo.
Gen. Cicinnobolus Ehrenb.
Cicinnoboliis Cesali! De Dary (vedi pag. 129-130).
C. cotoneus Pass. — Macchie brune irregolari,
convergenti verso le nervature delle foglie^del co-
togno, sul micelio ddVOidium Cydoniae{sp. 7 » 2,5).
Gen. Pyrenochaeta De Not.
Pyrenochaeta Rubi Idaei Cav. — Macchie circolari,
fosco-olivacee, nella pagina inferiore delle foglie di
lampone (sp. bacillari, diritte o ricurve, mnlinue o
settate, 5,5-6,5^1,5-2).
P. VitisVialaelSauv.^ — Punticini neri su porzioni
decolorate delle foglie di vili americane (sp. 19 a 5).
Gen. Vermicularia Fr.
Vermicularia Grossulariae Fuck. — Produce chiazze
brune sulle bacche immature di uva spina. L'infe-
zione si può estendere a quasi tutto il frutto, tanto
che le bacche cadono precocemente al suolo e pre-
sentano allora numerose pustole nericce (spore in-
curvate, fusiformi, 20 «4).
V. maciilans (Link) Desm. — Determina un anne-
rimento sui fusti della patata (spore allungale).
V. tricheRa Fr. — Macchie brune, coll'orlo nero,
raggiato, che si allargano sulle foglie del pero e melo
(spore fusiformi, incurvate, 10-25*4-5).
V. atramentaria B. et Br. — Chiazze nere, rag-
giate, sui fusti di patata (spore piccole, cilindriche).
V. circìnans Berk. — Macchie brune sulle foglie
e fusti della cipolla (spore oblunghe, leggermente
incurvate).
Gen. Placosphaeria Sacc.
Placosphaeria Onobrychidis Sacc. — Croste nere,
sulle foglie di lupinella (spore ovali, 7-10 «2-5).
Gen. Fusicoccum Corda.
Fusicocciim Aesculi Corda. — Produce croste nere
sui rami giovani di ippocastano, arrestandone lo
sviluppo (spore fusoidee, 23-30 » 5).
F. abietÌDum (Hart.) Prill. et Delac. — Forma
croste nere sulla corteccia AàVabete rosso, danneg-
giando fortemente le piante (spore fusoidee, acute,
12-14 «5-(3).
F. Juglandis C. Mass. — Tubercoletti neri sui rami
del ìioce (spore fusoidee, verdicce, 20-28 » 3-5).
Gen. Cytospora Ehrb.
Cytospora miciospora (Corda) Raben. — Pustole
emisferiche sotto la corteccia e sui rami di pero,
biancospino, ecc. (spore incurvate, 6-7 « 1-1,3).
C. rubescens Fr. — Induce l'avvizzimento delle
foglie del pero, del melo, del sorbo e la morte dei
rami. Nelle porzioni malate il legno è annerito ed
all'esterno si notano pustole grigie, dalle quali escono
viticci rossicci, costituiti da ammassi di spore lunghe
4 fx. Affine è la C. leucostoma (Pers.) Sacc, che vive
anche sul ciliegio (spore botuliformi, 5 » 1).
Feospore.
Gen. Coniothyrium Corda.
Coniolhy riunì conceutricum (Desm.) Sacc. — De-
termina un imbiunimento sulle foglie di Yucca,
Agave, ecc. Ha picnidii lenticolari con spore ovoidali.
ìfomkcli od Eumiceli {Funghi)
-235
(lappriina incolore, poi i^iallicce ed inliiie lìiligginose
( i-r. . ;{-.i).
(1. Lyslerioideum Kanl. el Har. — Forma iiiaicliie
liniiie sulle foglie dei Dasyliiioii (sp. 4-0 « l!-.')).
C. Mororum Dr. el Fani. — Produce areole sulle
cicatrici lasciate dalle foglie dì gelso, cadute in seguilo
all'avvizzinieiilo dei germoali (spore giallicce, 7,ri-
10 « 3,5).
sviluppano su macchie di secchereccio ....
formano sopra un subicolo aracnoideo brunastro
Gen. Actmonema (3)
\ bporc mutiche Gen. Ascochyla (1)
ì » munite all'apice di lilamenli a i;uisa di setole » RobiUarda (2).
Ce». Ascochyta Lib.
Comprende numerose specie parassite di piante
legnose ed erbacee. Il micelio, addentrandosi nelle
diverse parti dell'ospite, ne induce la morte dei les-
siili. I corpi fruttiferi di forma lenlicolare o sferica
sono membranacei e muniti di un ostiolo, dal quale
escono numerose spore ovali, incolore o leggermente
verdastre, uniseltate.
Ascbocbjta Zcina Sacc. — Macchie oblunghe, rosse,
sulle foglie del mais (sp. 18 « 7,5).
\. sorghina Sacc. — Macchie brune, allungale,
orlale di rosso, sulle foglie del sorgo (sp. 20 ^ S).
\. orjzae Cav. — Macchie grigiastre sulle foglie
del liso (spore leggermente giallicce, 15 » 4).
A. graminicola. — Macchie grigiastre sulle foglie
della segala, lidV Arreiiatherum avenaceutn e del-
VIIolcus lanalus (sp. 10-12 « 4).
A. violae Sacc. el Speg. — Macchie bianchicce,
sulle foglie delle viole selvaggie e coltivate (sp. 15-
1S« 3,5-4).
A. Armoraciae Fuck. — Macchie grigiastre sulle
foglie di Armorncia rusticana (spore oblunghe).
A. Brassicae Tliiim. — Macchie sinuose, grigio-
ocracee, sulle foglie di cavolo (sp. 15-16 » 3-4).
A. Pisi Lib. {Seccume o nebbia del pisello). — Vive
parassila del pisello, del fagiuolo, dei ecce e di altre
s|)ecie del genere Vida. In generale arreca mag-
giori daimi alle varietà dette comunemente mangia-
tulto. Sulle foglie e sui frulli specialmente, forma
macchie larghe da 2 a 3 mm. sino ad un cenlimelro,
che possono anche confluire fra loro in modo da
coprire quasi completamente l'organo invaso. Esse
sono per lo più tondeggianti, incavate nel mezzo, di
color giallo bruno, con margine leggermente rialzalo
e di color bruno. Le foglie seccano, i frulli restano
completamente deturpati e la infezione si estende
anche ai semi. Nel centro delle macchie, si formano
picnidii piccolissimi, di color bruno, sferici, con un
ostiolo all'apice, dal quale escono, riunite in cirri
gelatinosi di color roseo scuro o giallastro, numero-
sissime spore ellittiche o cilindriche, leggermente
incurvate, giallicce (14-10 « 4-6).
Le spore servono alla diffusione del malanno,
poiché germinano ad una temperatura di 18-20 C,
dissolvono colle ife miceliari re]ii(lcrmide e peiie-
Irano quindi nei tessuti interni.
Servono le applicazioni della poltiglia bordolese
al 0,5 od 1 % di solfato rameico applicale a Ire
riprese sulle pianlicine.
A. Pbaseolorum Sacc. — Macchie ocracee sulle
foglie del fagiolo (sp. 10 * 3).
A. Bollshauseri Sacc. — Macchie grandi, rotonde
0 poligonali, brune, orlale di nero, sulle foglie del
l'agiolo (spore 1-2-seltale, 22-28 « 7-8).
A. Diantlii (A. S.) Berk. — Macchie grigiastre,
sulle foglie del garofano (spore spatolate).
A. l'etuniae Speg. — Macchie fuligginose, circolari,
zonate, . sulle fogliedi/'eAM«ia(sp.cilindriche, 5-8 » 2).
A. Mcotianae Pass. — Larghe chiazze irregolari, di
secchereccio, sulle foglie del tabacco (spore oblungo-
ovali).
A. Cucumeris Fautr. el Roum. — Chiazze dapprima
rotonde, poi irregolari, grigiastre, orlate di giallo,
sulle foglie del cetriolo (sp. 8-11 » 3).
A. Pallor Berk. — Macchie grigiastre sui rami del
lampone.
A. pirina Pegl. — Macchie irregolari, dapprima
brune, poi bianchicce nel mezzo, sulle foglie e frutti
Mpero (sp. 12-14 «4-5).
A. niespili Pass. — Macchie irregolari, brune o
grigiastre, sulle foglie del nespolo (sp. 10 » 4).
A. chlorospora Speg. — Macchie grigie sulle foglie
del4«sM«o (sp. 10-12«3,5).
A. ampelina Sacc. — Macchie irregolari, bian-
chicce, orlale di bruno, sulle foglie della vite (spore
olivacee, 10» 3).
A. Cilri Penz. — Macchie bianchicce, orlate di
rosso bruno, sulle foglie del limone (spore grigiastre,
6,5-9 » 3,35).
A. Oleandri Sacc. et Speg. — Macchie bianche,
orlate di bruno, sulle foglie di leandro (spore 11-
15 «2-2,5).
A. Evonymi Pass. — Macchie larghe, bianchicce,
orlate di bruno, sulle foglie (MVevonimo (spore
5-0 « 2-2,5).
Gen. RobiUarda Sacc.
KobJllanla VKis Prill. el Delac — Macchie circo-
lari, orlale di rosso, sulle foglie della vite (spore
Patologia vegetale
10-1 1 « -4, fusoidee, leggermente fuligginose, con Ire
ciglia incolore, lunghe 8-15 ì^).
Gen. Actinonema Fr.
Le pociie specie parassite producono minutissime
fibrille brune, a guisa di macchie, sulle quali spic-
cano piccolissimi picnidii con spore allungale, jaline,
I -settate, che però non sempre si possono vedere.
A. Crataegi Pers. — Macchie fosche, irregolari,
larghe 4-6 mm., che confluiscono anche assieme
sulle foglie del biancospino.
A. Pad! (D. C.) Fr. — Macchie bruno-grigiastre
sulle foglie del pado.
Fragmospore.
Gen. Hendersonia Berk.
Comprende un numero molto limitato di funghi
parassiti ed anche poco dannosi. I picnidii sono
sotto-epidermici ed erompenti, globosi o depressi,
neri, e contengono spore oljvacee o fuligginose,
oblunghe o fiisdid^li, hi- » iiiiirisiMlale. Una specie
(H. Theicola r.nokv) arreca, n.'ll' India nrieiitah', gra-
vissimi danni alle coltivazioni a ////% iiiducendo l'es-
siccazione precoce delle foglie.
Hendersonia biseptata Sacc. — Sui rami giovani di
gelsomino, inducendovi pustole brune (spore fulig-
ginose, 2-settale, 10-12 «5-6).
H. sarmentorum West. — Sui rami di moltissime
piante legnose, e specialmente della vile, produce
piccole pustole brune (spore brune, 3-septate, 10-
12 «4-5).
H. macuians (Corda) Lèv. — Macchie bianche, ir-
regolari, sulle foglie di camellia (spore fusoidali,
fuligginose, 20-22 «6-7).
H. foliarum Fuck. — Macchie brune, irregolari,
sulle foglie del susino e del cotogno (spore 3-settate,
gialle, 15 «6-7).
H. Mali Thiim. — Macchie circolari, grigie o di
secchereccio, orlate di violaceo, sulle foglie del melo
(spore davate, 2-3-settate, cenerognole, 12-15 « 4-5).
H. Asparagi Pass. — Macchie bianche sui fusti
deiraA7)«;'fl(/o (spore cilindriche, 3-settate, 22-5).
H. Grossulariae Oud. — Macchie brunastre sulle
foglie e rami dell'ila spina (spore fusoidee, gial-
licce, 3-settate, 14-23 « 4-5).
H. commutala Sacc. — Macchie grigiastre, allun-
gale, sui culmi di granoturco {&\ioriì fuligginose, 10-
Ì2-settate).
SCOLECOSPORE.
Picnidii nudi
» tricomatosi Gen. Tricoseplori,
Fungili elle si sviluppano specialmente sulle foglie o frulli 3
Il II II sui rami Gen. Rhabdospori
Picnidospore molto ristrette, aciculari Gen. Septoria
Il a diametro trasversale più pronunziato ii Pìileospora.
Gen. Septoria Fr.
Comprende numerosissime specie parassite di
piante coltivale. Il micelio induce la morte dei tes-
suti e sulle porzioni essiccate si formano i picnidii
con spore bacillari o filiformi, jaline, 1 o pluri-
seltate. Di molte forme si è già trovato lo stadio di
sviluppo periteciale, che si origina quando manca
nutrimento al fungo; di altre si sa che possono
mantenersi in vita anche duraiile l'invcnio. Le pic-
nidospore, germinando, prodiicoiio anclic coniilii in
abbondanza. Il mezzo di difesa |iiiiicijiale cmisislc
nel distruggere le parli colpite dal fungo.
Su piatile erbacee.
Septoria gliimarum Va'as. ^l'Imma HennehergiKùh.
— Determina ringiallimeiito e (piimli l'essiccazione
e l'imbrunimento delle foglie, della rachide e spe-
cialmente delle gluiiic, i;lii Ile e lesle del i/riino
(fig. 286). I picnidii, visibili in riiniia di | liciiii
neri, sono di solito allineali Iniino le nervature di
forma pressoché sfer
tengono numerose pie
i 70-100 |ji, e con-
bacillari, sostenute
285. — Sezione trasversale di
con micelio, corpo fruttifero e
glnmarum Pass. (Ingr. 350 diai
una gluma
tli grano
sporule d
Seplo,
ia
in.).
Ifomiceti od Eumiceti {Funghi)
237
Fig. 286.
Spiga di grano colle glut
Seploria glumaruni.
da un brevissimo pseudobasiJio, 3-settale, coi lombi
rislredi ai selli, jaliiie, iiuigbe 20-21-28 |a, larglie
2,r)-:!-4 (media 20 . :ì) (lìy. 285, 287, 288). Essa è
probabilmente uno sladio di sviluppo della S/)//ffere//a
e.rilidllx Mor. (pag. 143). Sviluppandosi sulle glu-
melle e sulla raeliide, impedisce la regolare malura-
zione dei frulli. Contribuiscono allo svilu])po del fungo
gli abbassamenti improvvisi di temperatura e special-
mente le eccessive concimazioni con azoto nitrico.
S. tritici Desm. — Ingiallimento ed essiccazione
delle foglie del f/rano (spore cilindrico-fusoidali,
leggermente tortuose, con 3-5 setti, 60-05 » 3,5-5).
S. yraiuiiium Desm. — Produce di solito, sulle
foglie del arano, maccbie allungate, limitate dalle
nervature, di color rosso mattone, orlate di nero.
Nelle infezioni precoci e molto intense .si lia anclie
l'essiccazione della lamina. È probabilmente uno
Fig. 287. — Sezione trasversale di una gluma normale di
graììo con spora germinante di Seploria glumarum
(Ingr. 350 diam.).
Fig. 288. — Sporule germinanti à\\S(>ptoria gì
con micelio e conidii (Ingr. 400 diam. circa).
Stadio di sviluppo della Leplosphaeria tritici (Gar.)
Pass. (pag. 153) (spore filiformi, continue, tortuose,
55-75 «1-1,5).
Pure sul grano (foglie o fruiti) furono riscontrate
la S. Briosiana Mor. (sp. 9-11 «0,5-0,7) e la S. no-
dorum Berk. (spore allungale).
S. Secaiis Prill. et Delac. — Mancine gialle e di
secchereccio sulle lamine e guaine della segala (spore
bacillari, continue, 40-43 « 2,5-3).
S. Bromi Sacc. — Induce ringiallimento delle
foglie dei Bromus e degli Alopecurus coltivati nei
prati (spore clavato-filiformi, continue, 50-(J0 « 2).
Sulle foglie e glume di altre graminacee dei prati,
come JIolcus e Bracliipoditim, vivono laS. Holci l'ass.
(spore vermiformi, Iriseptate, 20-25 = 3) e la S. af-
finis Sacc. (spore bacillari, 4-5-seltate, di coloi' verde
chiaro, 25-30 « 2-2,5).
Patologia vegetale
Sulla canna di palude si notano frequentemente
larghe macchie di secchereccio determinate dalla
S. arundinacea Sacc. (spore bacillari, olivacee, 6-7-
settate, 60-70 « 5-6), dalla S. Phragmitis Sacc. (spore
cilindriche 20-30 «1,5-2) e dalla S. liltoralis Speg.
(spore cilindriche, jaline, 3-settate, 50-65 » 3,5-4).
Sulla canna comune è comune l' ingiallimento
apicale delle foglie prodotto dalla S. Donacis Pass,
(spore fusiformi, jaline, 25-35 « 2-2,5) o dalla S. oxy-
spora Penz. et Sacc. (spòre fusiformi, incurvate,
jaline, 20-23 « 3,5-4).
Sulle foglie del riso, colpite dal brusone, si trovano
la S.' Poae (Lib.) Catt., con spore molto allungate
(50 \x), e la S. oryzae Catl., con spore cilindriche,
3-settale(21 «3).
S. Allioruffl West. — Macchie irregolari, giallo-
verdastre, bianche nel centro, sulle foglie del porro
(spore cilindriche, flessuose).
S. brunicola (Fr.) Niessl. — Macchie oblunghe,
brune, sulle foglie del mughetto coltivato e selvaggio
(spore fihformi 75-100 «2).
S. gladioli Pass. — Larghe macchie di secchereccio,
orlate di rosso, sulle foglie dei gladioli coltivati e
selvaggi (spore cilindriche, continue).
S. Majalis Perk. — Macchie larghe, brune, con-
fluenti, sulle foglie del mughetto (spore cilindriche o
bacillari, 1-2-settate, 16-25 «4-8).
S. Iridis C. Mass. — Macchie di secchereccio sulle
foglie del giaggiolo (spore allungato-subfusiformi,
dorine, 1 -settate, 20-32 «4-5).
S. IVarcissi Pass. — Induce l'essiccazione apicale
delle foglie dei narcisi (spore cilindriche, continue,
17,5-20 «2,5-3).
S. compta Sacc. — Macchie ocracee, angolose, sulle
foglie del trifoglio incarnato (spore cilindriche, in-
curvate, 3-5-settate, 20-25 « 5).
S. Medicaginis Rob. et Desm. — Macchie rotonde
od irregolari, bianche, orlate di bruno, sulle foglie
AnW'erba medica (spore cilindriche, di color giallo
sbiadito, 20 « 3).
S. Pisi West. — Macchie irregolari, molto ampie,
collocate di solito fra le nervature, bianche o bru-
nastre, sulle foglie del pisello (spore cilindriche,
40 « 3-3,3).
S. flagellìfera EU. et Ev. — Macchie circolari,
larghe sino ad 1 cm., dapprima ferrugginose, poi
bianchicce, sulle fossile del pisello (spore fdiformi,
80-120 «2-2,5).
S. Viciae West. — Macchie gialle, quindi di sec-
chereccio, orlale di bruno, sulle foglie della veccia
(sp. 30-60 « 2,5).
S. legiiminum Des.m. — Induce l'imbrunimento
su larghe porzioni dei legumi di fagiuolo e pisello
(spore bacillari, con esili setti, 30-45 «3,7-4).
S. Dìanthi Desm. — Macchie gialle, irregolari,
sulle foglie, sul fusto, sulle brattee madri del pe-
duncolo, sul peduncolo, sul caliculo e sul calice del
garofano. Le macchie sono in primavera circondate
da un orlo violaceo. Ad infezione molto pronunciata
le macchie assumono una tinta rosea, giallo-rosseg-
giante o rossa (spore cilindriche, i-, rarissimamente,
3-settate, 30-40 rar. 45 « 3,2-4 rar. 2,6). (Questo
fungo può vivere come saprofita sulle foglie secche
e produrre continuamente corpi fruttiferi, i quali
possono mantenersi in vita per più di 5 mesi. La
eccessiva umidità e la temperatura di 25 a 30» C.
facilitano la formazione di conidii che possono mol-
tiplicare in pochi giorni ed in modo straordinario la
infezione. Conviene quindi asportare le foglie rosse
e bruciarle.
S. Violae West. — Macchie circolari, grigiastre,
orlate di rosso bruno, sulle foglie della viola colti-
vata (spore filiformi).
S. Armoraciae Sacc. — Macchie irregolari, ocracee,
sulle foglie di Armoracia {barba forte) (spore ba-
cillari, incurvate, 1-3-settate, 15-20 «2-2,5).
S. Lepidii Desm. — Ingiallimento ed essiccazione
delle foglie del crescione ortense {Lepidium. sa-
tivum S.) (spore lineari, lunghe 50-60 fx).
S. Cbeiranthi Rob. et Desm. — Macchie giallicce,
rotonde od irregolari, sulle foglie della viola-ciocca
(sp. 25 «1).
S. Capparis Sacc. — Macchie circolari od angolose,
ocracee, sulle foglie del cappero (spore filiformi,
15-20 «1-1,5).
S. Clematidis Rob. et Desm. — Macchie grigio-
fosche, circolari od angolose, orlale di nero, sulle
foglie delle clematidi a grande fiore (spore bacillari,
4-6-settate, 70-80 « 4).
S. Gucurbitacearum Sacc. — Macchie bianche, cir-
colari od angolose, sulle foglie della zucca (spore
tortuose, 60-70 «1).
S. Pastinacae West. — Macchie giallicce, quindi
brune, sulle foglie della pastinaca (spore bacillari,
con esili setti, 60 «2).
S. paslinacìna Sacc. — Macchie irregolari, brune,
sul fusto della pastinaca (spore filiformi, flessuose,
20-30 «0,7-1).
S. Petroselini Desm. — Produce sulle lamine fo-
gliari del prezzemolo e del sedano numerosissime
macchie circolari od angolose, giallicce, giallo-ros-
sicce, con un diametro dapprima di pochi millimetri,
che gradatamente si uniscono assieme, mantenendo
quasi sempre la forma tondeggiante o si fondono in
larghe chiazze che si estendono su quasi tutta la
foglia. Anche la parte apparentemente sana della
foglia perde la sua colorazione verde intensa e di-
venta di un color verde sbiadito, rarissimamente
bruna. Poco dopo la comparsa delle macchie gial-
licce, ossia della essiccazione dei tessuti, si notano
in ambedue le pagine fogliari e tanto nelle chiazze
giallicce, come e specialmente nelle porzioni verdi.
ffomicelì (l'I Enmiceli (Fungili)
(lei minutissimi punlicini neri, disposti irregolar-
iiieiitc. Dalla lamina, l'infezione si estende anche
al picciuolo, ma sempre con un certo ritardo. I
picnidii hanno forma tondeggiante e sono o comple-
lanicnte immersi o leggermente prominenti e conten-
gono, su basidii fdiformi, spore filiformi, allungate,
diritte, jaline, con 3 o più setti trasversali (25-28-
36-iO » 2-2,5). Le spore germinando producono nu-
merosissimi conidii, i quali servono a dilTondere in
|)o(hi giorni l'infezione. 11 fungo produce picnidii
anche nell'autunno e sulle foglie secche; per tal
modo si formano le spore che resistono ai freddi
invernali e propagano il fungo. Conviene anche in
ipiesto caso curare moltissimo la distruzione delle
foglie malate.
S. Cyclaminis Diir. et Mont. — .Macchie grandi,
circolari, conlluenti, dapprima rossastre ed orlate
di bruno, quindi ocracee o cenerognole sulle foglie
del ciclamino o pan-porcino (spore filamentose, esi-
lissime, 2-3-settate, 20-30 « 1).
S. Lycopersicl Speg. — Colpisce le foglie del po-
modoro in forma di numerosissime piccole macchie
tondeggianti od oblunghe, giallicce o cenerognole,
con orlo bruno. iNel mezzo delle macchie od anche
fuori, immersi nei tessuti, si formano numerosi
picnidii sferici con spore filamentose, plurisetlate
(iO-120^2-3).
S. Verbenae Kob. et Desm. — Macchie circolari,
biauchicce, cinte da un'areola violacea, sulle foglie
della verbena dei giardini (spore cilindriche 40-
50 ==1-1,5).
S. Lavandulae Desm. — Macchie grigie, rotonde
od irregolari, oriate di porporino, sulle foglie della
lavanda (spore lineari, 25-35 w 1-2).
S. Menthae (Thiim.) Oud. — Macchie nere o ce-
nerognole orlate di nero, larghe 1 o 2 mm. e con-
lluenti, sulle foglie della menta (spore aciculari,
continue, 58 ^ 1,2).
S. Endiviae Thùni. — Macchie di secchereccio,
quindi brune, sulle foglie AnW endivia (spore bacil-
lari o filiformi. I-settate, 24-30 «2).
S. Laclucac i'ass. — Macchie piccole, brune, con-
lluenti, sulle foglie della lattuga (spore filiformi,
25-30 «1,7-2). '
S. Fullonum Sacc. — Macchie di secchereccio, gri-
giastre, sulle foglie del cardo da lanaiuoli (spore
filiformi, GO-80»2). Sulle medesime foglie, for-
mandovi macchie brune, poi biauchicce, vive la
S. Uipsaci West, (spore cilindriche, 60» 1,2).
S. Chrysanthemi Cav. — Induce macchie bruno-
castagne 0 giallo-rossicce sulle foglie del crisantemo,
oppure anche l'imbrunimento e la morte precoce,
con grave danno della pianta. Le spore filiformi,
divise da G a IO setti trasversali, lunghe da 60 a 75 a,
larghe 2-2,5, uscendo dal picnidio possono germi-
nare molto facilmente e produrre numerosi conidii.
Servono le irrorazioni colla poltiglia bordolese. E con-
catenata nello sviluppo alla l'Iioma Chrysantlicmi.
S. Itosttinzii Sacc. et Syd. — Macchie circolari,
brune, sulle foglie del crisantemo (spore filiformi,
40-50 » 2). Mollo affine alla precedente.
S. Spinaciae West. — Macchie gialle o cenerognole,
rotonde, sulle foglie dello spinacio (spore lineari,
incurvate).
S. Betae West. — Macchie brunastre, biauchicce
nel mezzo, orlate di bruno, sulle foglie della barba-
bietola (spore cilindriche).
S. Cannabis (Lasch.) Sacc. — Numerose mac-
chiette ocracee, orlate di bruno, sulle foglie della
canapa (spore filiformi, in<'urvate, 3-setlate, 45-
.55.2-2 '/4)-
S. cannabina Peck. = S. cannabis^ var. mlcm-
spora Br. et Cav. — Macchiette tondeggianti, dap-
prima bianchicce, poi giallo-ocracee, orlate di bruno,
sulle foglie della canapa (&[>ove filiformi, 2-3-settate,
21-32 «1-1 Va)-
S. Humuli West. — Macchie fuligginose, sulle
foglie del Luppolo (spore filiformi, un po' flessuose,
25-35 «1).
Sii piante Iccjnosc.
S. Magnoliae Cooke. — Macchie iiregolari, brnno-
ocracee, sulle foglie della Magnolia grandi /ìora(siK>vc
lineari, 25-30» 2).
S. caernlescens F. Tassi. — Macchie piccole,
fosche, sulle foglie di Magnolia Yiilan (spore lineari,
1-2-settate, 16-20» 2-2,5).
S. Berberidis Niessl. — Macchie circolari, brune,
orlate di porporino, sulle foglie del crespino (spore
filiformi, davate, 45 » 2,5).
S. Tiliae West. — Macchie brune, grigiastre nel
centro, sulle foglie del tiglio (spore bacillari, 3-4-
settate, 35-40 » 2-2,5).
S. Arethnsa Penz. — Macchie bianche od ocracee
sulle foglie dei Cilrus (spore allungato-fusiformi,
leggermente incurvate, 1-3-settale, 16-25 » 2-3,5).
S. Limonum Pass. — Macchie circolari, grigiastre,
sulle foglie e frutti immaturi dei Citrus (spore cilin-
driche, Vi 5 » 1,5-2).
S. flaccescens Me. Alp. — Hende nero o grigiastro
il margine delle foglie ieW arancio (spore cilindriche,
1 -settate, 11-15 » 3-3,5).
S. weslralensis Me Alp. — Macchie irregolari, ce-
nerognole, orlate di bruno, sulle foglie dell'arancio
(spore cilindriche, 3-settate, 21-22,5 » 3,5-4).
S. Tibia Penz. — Macchie brune sulle foglie del
limone (spore fusiformi, raramente 1-seltate, 10-
14» 3-3,4).
S. Siciila Penz. — Macchie ocracee sulle foglie
del limone (sp. bacillari, 1-2-settate, 30-42 » 3,5-4).
S. .\escuii (Lib.) West. — Produce molto fre(|uen-
temente sulle foglie dell' ippocastano macchie ros-
sicce, le quali si estendono in modo da coprire tutta
no
Patologia vegetale
la foglia e delerminarne l'essiccazione precoce(spore
baciliari-fusoidali, incurvate, 3-4-settate, 50-60 «3-
3 Vs)- Sulle foglie pure Adì' ippocastano, inducen-
dovi macchie grigiastre o rossicce, vivono la S. aescii-
lina Thum. (spore arcuate, 36-44 «3,5-5) e la
S. llippocastani Berk. et Br. (spore fdiformi, incur-
vale, 55-60 «2,5).
S. l'opiili Desm. — Macchie numerose, minute,
circolari od angolose, bianche o cenerognole, cinte
da una zona più oscura, sulle foglie del pioppo nero
(spore bacillari, incurvate, 1 -settate, 45» 3).
S. salicicola (Fr.) Sacc. — Macchie di varia gran-
dezza, tondeggianti, bianchicce, orlate di nero, sulle
foglie dei salivi (spore bacillari, 3-settate, 40-
50 « 2,5-3). Sulle foglie dei salici induce macchie
ocracee dapprima, poi cenerognole, la S. didjma Fuck.
(spore allungate, 1 -settate).
S. Cercidis Fr. — Macchie bruno-ocracee, che si
estendono tanto da coprire tutto il lembo fogliare
del Ccrcis Siliqnastmm (spore lineari, 2-3-settate).
S. aiiipellna Berk. et Cur. — Macchie rossicce,
quindi lirmie, niggiale, sulle foglie (fig. 280) della
l'ile (sp. lineari, incurvate, 3-4-setlale, 30-50 « 2-3).
I ip 2b9 — Stzionc longitudinale di un uceltacolo
fruttifero di Septoria ampelina.
S. lìadliami Berk. el Br. — Macchie irregolari,
biiiiKi-viiil.Hci', sidle foglie della ròe (spore davate,
l-2-scll:ili\ .".(( = :'.).
S. \inca(' l';i>s. — Piccole macchie bruno-rossicce
verso il margine della foglia di vite (spore filiformi,
12-18 «1,5)";
S. Evonjmi-japonicae Pass. — Macchie grigio-
ocracee, sulle foglie di evonimo (spore bacillari, 12-
13 «2,5).
S. Rosae Desm. — Macchie brune, orlate di rosso,
sulle foglie della rosa (sp. aciculari, 70-90 « 3,5-4).
S. Rosarum West. — Macchie piccole, rotonde,
grigiastre, orlale di porporino, sulle foglie della rosa
(spore cilindriche, llrssiinsiM.
S. Rubi West. — .M.irdiir roldiide, bruno-rossicce,
quindi grigiastre nel ci'iilro, orlale di porporino,
sulle foglie ilei /iniijiiiiir (spore lineari, incurvale,
2-3- 0 pluri-scllale, i()-55 « 1,5).
S. Cralaegl Kiekx. — Macchie brunaslre, bian-
chicce al centro, orlate di nero, sulle foglie del
biancospino (spore fdiformi, aciculari, incurvale,
con esili setti, 60 «1,5).
S. Cydoniae Fuck. — Macchie grigiastre, irrego-
lari, sulle foglie del cotogno (spore filiformi).
S. qdonicola Thiim. — Macchie grigiastre, orlale
di nero, sulle foglie del cotogno (spore cilindriche,
2-3-setlale, 10-14 « 3).
S. lUespili Sacc. • — Macchie ocracee, orlate di rosso,
sulle foglie del nespolo (sp. bacillari, 30-35 « 1-1,5).
S. Pruni EU. — Macchie brune, sulle foglie del-
V albicocco (spore cilindriche, incurvale, 4-6-seUate,
30-50 « 2).
S. Cerasi Pass. — Macchie tondeggianti rosso-
brune, sulle foglie del visciolo (spore filiformi,
15-30 «1,5).
S. effusa (Lib.) Desm. — Macchie rossicce, sulle
foglie del ciliegio (spore bacillari, 3-4-setlate, 20-
25 « 1 ,5-2).
S. Hederae Desm. — Macchie circolari, brunaslre,
orlale di porporino, sulle foglie dell'edera (spore
lineari, flessuose, 30-40 «1-2).
S. (ìrossulariae (Lib.) West. — Macchie brune, poi
biancastre, orlale di bruno, sulle foglie dtìll'ura
spina I tessuti colpiti possono anche esser dislrnlli
in modo di lasciar la foglia bucherellala (spore li-
HL III iiicui vate, 12-16 « 1).
S Ribis Dtsm. — Macchie piccole, irregolari,
hi uno poi porrne, sulle foglie dei ribes (spore lineari,
incurvale, 50 - 3).
S Syiingae Sacc. el Speg. — Macchie giallo-
ocncee, più scure al margine, sulle foglie di lilla
(sp(ui bìcilhri, 1 -sellate,'^! 4-1 8 « 1,5-2,5).
S oieandiina Sacc. — Macchie lundc^^iaiili od
ui^olosL ^1 lUicce, quindi grigiastre, sulle loiilic di
leandro (»iì. filiformi, con esili setti, 15-25 - 1,5-2).
Sulle foglie del leandro vive pure la S. neriicola Pass,
con spore brevi, continue.
S. brachyspora Sacc. — Macchie gialle, quindi
grigiastre, orlale di ocraceo, sulle foglie ilei Ficus
elastica (spore bacillari, incurvale, 12-15 « 1).
S. Avellanae Berk. el Br. — Macchie grigiastre
nella pagina inferiore del nocciolo (spore fusiformi,
incurvale, 10 = 1).
S. Arbuli Pass. — Macchie grigie, orlale di nero,
sulle foglie del corbezzolo coltivalo (sp. cilindriche,
10-15 «1,3).
S. Azaleae Vogl. — Le giovani foglie di Amica
indica presentano dapprima una piccola porzione
giallo-bruna, la quale va estendendosi in modo da
indurre l'essiccazione completa della lamina. Gli
individui colpiti già da qualche anno appaiono mollo
più piccoli del normale, coi rami laterali mollo
lunghi e stretti, con un numero di gemme ridotto
ad un terzo e con le poche foglie sane brevi e
l/hniicfli. utl /ùtmicclì {lùuujla
rislrelte. I punticini neri o picnidii che si formano
nelle lamine essiccate, sono sferici e contengono
nnmerose picnidospore cilindriche, bacillari, 1-^-
setlate, 12-18 « 1,5-2,5. Si consiglia di raccoglieie
e bruciare le foglie.
S. oleagina Thiim. — Macchie irregolari, ocraceo-
Ibsche, sui frutti M['uUvo (spore aciculari, 2-:ì-
settate, 10-15 «1,5).
S. Kpii'arpii Thiim. — Macchie circolari dapprima,
(piindi espanse, irregolari, grigiastre, orlate di nero
sui mallo del rwce (sp^ fusoidali, 2-3 settate, 22 - 4-5).
Pure sul mallo induce macchie nere la S. nigro-
maculans Thiim. (sp. cilindriche, I-settate, 8-12»
2,5-3).
Gen. Trichoseptoria Oivaia.
Trichose|)toria Alpe! Cav. — l'mdnce macchie
briiiio-ociaci'c, tondeggianti, sparse o confluenti sulla
buccia (lei limoni quasi maturi, con picnidii globoso-
conici, biaiicu-cenerognoli, a rivestimento trico-
matoso e pieni di spore cilindriciie, 1-2 settate
(I2-1G.2).
Con. PMeospora Valli-.
IMiIeos|i«raoxyacantliae(K. et J.)\Vall. — Macchie
gialle sulle foglie del biancoDpino (sp. bacillari, (3-8
settate, 70-80^« (3-8).
IMi. Trifolii Cav. — Macchie irregolari, giallastre
o brune nelle foglie del Irifoglio ladino (sp. cilin-
driche).
Gen. Bhabdospora Mont.
Rabdospora horlensis Sacc. — Determina l'ingial-
limento dei fusti e dei cirri del pisello (sp. bacillaii,
incurvate, 2-3 settate, 30-40 «3).
II. advena Pass. — Induce ringiallinicnlo dei rami
di camellia (sp. bacillari, 20-40 «3-4;.
R. persica Sacc. — Macchie giallicce sui giovani
rami di pesco (sp. fusoidali, 1 rar. 2-3 settate,
13-18 «2-2,5).
W. Falx (B. et C.) Sacc. — Macchie di secchereccio
sui rami giovani di vite e dei Cilrus (sp. filiformi fal-
cale, 18-20 «2-2,5). Sui rami AaW arancio vive la
l{. nexiiosa(Penz.)Sacc.(sp. filiformi, 25-28 « 1,5-2).
Nectrioidee.
Gen. Polystigmina Sacc.
Le specie di questo genere rappresentano uno
stadio di sviluppo del gen. Polystirjma. Comune ò la
Polystigmina rubra (Desm.)Sacc. (vedi pag. 100) sul
Prilli US (lomesliea e spinosa. Come distinto si in-
dica il Poi ijslif/ 111(1 ocraceum (Vah.) Sacc. sul Pninus
padus e P. cerasus che darebbe macchie ocracee ed
aschi e spore un po' più lunghe, nonché una vai'.
aurantiaca West, sulle foglie del pero e del ciliegio.
Ho trovato queste ultime forme molto raramente,
ma nei diversi esemplari studiati non ho mai potuto
riscontrare caratteri differenziali dal Poi. nibriuii
(vedi pag. 160).
idospo
I
Leptostromacee.
■e i,'Iol)ose o cllissoiiiali, conlindp, incolore Jalospore
)i II 11 fosche Feospore
oblunghe, '2-plurisetlate Fragmospore
Jalospoke.
lidi! che si aprono irregolarmente 2
Il II 11 con una spaccatura longitudinale Gen. Labrella (3)
lidii che si slaccano facilmente Gen. Leptothyrium (l)
I immersi in uno stroma nero » Melasmia (2)
Gen. Leptothyrium Kun.
I.ciil«lbyriiini alncura (Lèv.) Sacc. — Macchie ton-
deggianti, grandi, di color olivaceo-scuro, eoa mar-
gine bruno , sulle foglie degli Alnus gltUinosa,
inclina, riridis (sp. 8-9 » 1,5-2,5).
l. aceriniim (Kunze) Corda. — Macchie grandi,
subcircolari, bruno-rossicce, sulle fogliti di alcune
specie di acero (sp. 12-14 « 1,5-2).
l. juglandis Sacc. — Determina l'ingiallimento
delle foglie del noce con numerosissimi punticini neri
( sp. 7-10 « 1 -1,5). Sul pericarpio delle mele e pere già
da tempo conservate si osservano frequentemente
punliiiiii neri dovuti ai L. l'orni (Mont. et Fr.) e
var. inajiis .Mass. e L. carpopbilum l'ass.
11. l'enzigi Pollacci.— Macchie giallicce con pimti-
cini neri sui picciuoli di Clìamaerops(s\).9-\0 « 2-2,5).
L. parasiticiim l'oUacci. — Macchie larghe, grigio-
ocracee, sui fusti di Cereus slcllalus e C. Irianguluris
(sp. 8-1 1 « 3-4).
Gen. Melasmia Lèv.
Melasmia (iledilsdiiae Kll. et Kv. — Placche brune
che si rslcniliiiKi anche a tutta la lamina fogliare della
(ilfdilschia Irianinlhos.
Gen. Labrella Fr.
Labrella Coryli Sacc. — Macchie grosse, ciicolari
ed oblunghe, ocracee, con margine più osmio, lon
punticini neri disposti a zone, sulle fiiiilie ilei nor-
ciiiolo (sp. 12-15 «5).
Patoloijia veijetak.
Nuova Encicl. Agraria, I.
l'aluloi/ia vejctale
l. |iiiicola Bres. et Sacc. — Piccole e iiutneiose
inaccliie |iunliformi, nericce, disposte in modo da
cosliluire come una specie di reticolo, sulle foglie
del melo (sp. 34 » 2).
L. Capsicl Fr. — Macchie brune nelle ca|)sule di
peperone (sp. tondeggianti, 8 ia diam.).
FeOSI'ORE.
Gl'ìi. Pirostoma Fr.
IMroslouia Farnetianura Pollacci. — Sulle foglie del
Panda II US uliìis produce piccoli picnidii scutiformi,
oblunghi, neri (sp. fuligginee 7-0 « 2,5-4).
Fracmospore.
Picnidii allungali Gen. Leplostromella
Gen. Leptostromella Sacc.
leplostromella elastica FU. et Ever. — Larghe mac-
chie bianche, orlate di bruno o porporino, sulle foglie
del Ficu.s ehisUcu (sp. 12-15 « 4-5).
Gen. Brunchorstia Erilc.
Briincliorslia destruens Erik. — Determina l'ingial-
limento delle lamine fogliari del Pinus austriaca e
produce punlicini neri nella pagina inferiore (sp. fili-
formi incurvate, 3-4 settate, 33-50*^3).
MELANCONIEAE
Non hanno un vero concettacolo fruttifero o pic-
nidio, le spore sono riunite in mucchietti od acervoli,
in parte anche circondati da una membrana che ri-
corda il peridio, nascosti sotto l'epidermide e che
infine possono sollevarla e romperla. Le spore o co-
nidii nascono da conidiofori non sempre bene distinti
ed originali da una specie di stroma. Molte specie
rappresentano forme di sviluppo di ascomiceti. Per
combattere le diverse forme parassite delle foglie, dei
lìntli 0 dei rami, servono le irrorazioni preventive del
solfato di rame all'i % o pennellature sui fusti col
solfato di ferro in dose forte dal 30 al 40%. Questi
funghi si sogliono dividere nei seguenti gruppi :
/ Conidii continui 2
Il 1 -settati, incolori, ovoidali od oblunghi Didimospove (4)
' li '2-pluriseltali, fuligginosi, rar. incolori, oblunghi .... fragmospore (5)
^ Conidii incolori o deboluienle colorati 3
i » fuligginosi, globosi od obhinglii Feospore (3)
globosi od oblunglii Jalospore (1)
cilindrici o liliformi, di rado 1-plurisettati Scoleco-allantospore (2)
JaLOSI'ORE.
muniti, al margini', di setole Gè
rossicci Gè
grigiastri ii
Colleiotrichum (3)
Hainesia (1)
Gloeosporium (2)
Geti. Hainesia Eli. et Sacc.
Hainesia l.jcopersici Si)eg. — Macchie circi
del
tluenti, di color grigiastro, sui frutti in
pomodoro (con. cilindrici).
Gen. Gloeosporium Desm.
(jom prende numerose specie parassite di jiiante
erbacee e legnose. Sulle porzioni colpite dal fungo
si formano placche con acervoli discoidali dalle quali
escono, a guisa di cirro o gomitolo mucilagginoso,
numerosissimi conidii.
Su piante erbacee.
Gloeosporium Fragariae Mont. — Macchie di color
rosso-cupo, nere nel mezzo, sulle foglie della fragola
(conidii cilindrici, i-."» gnllnlati;.
gì. lajienariiim ( Pass, ) S.icc (Nebbia, melila o rug-
giiìe dei celriinili). — Vive sui fruiti immaturi, sui
lusli
vAw de
/'"/"
hi iucca a fiasco, del
cetriolo, inducenduvi chiazze disseccate brune, circo-
lari, lunghe anche tì \i, larghe 3 ,u, e che possono
estendersi a tutto il fruito. Nel centro compaiono
acervoli, minuti, pulvinati, rosei, con conidii ovato-
oblunghi (16-18 «5-6), su basidii fascicolati (15-20
» 3-5). Danno buoni risultati le irrorazioni con pol-
tiglia bordolese all'I %.
gì. orbiculare Berk. — Macchie brune sui frutti di
iucca e di cetriolo (con. esigui oblunghi).
gì. pliomoides Sacc. — Macchie e punlicini bruni
sui frutti del pomodoro (conidii oblungo-clavati,
10-12^2,5-3).
gì. Spinaciae Eli. et Ev. — Macchie brune subor-
bicolari di 2 a 3 inm. e confluenti tanto da coprire
tutta la foglia di spinacio (con. 5-10» 2-45).
gì. hians Penz. et Sacc. — Determina l' ingialli-
mento dei sepali nei fiori non anidra aperti di Cup-
paris spinosa {con. oblunghi, \'.)-±2 = N-'J).
gì. socium Sacc. — Punlicini ocracei sulle foglie del
fugiuolo'2.\i\ colpite da ruggine (con. 15-18 » 4,5-5,5j.
GÌ. Morianiiiii Sacc. — Macchie ocracee sulle foglie
di erba medica (con. 6-7 » 1,5).
gì. Medicaginis E. et E.— Punlicini neri sulle foglie,
picciuoli e stipole ^aWerba medica {con.. Ì'b-'ÌO « 3-4).
Ifomieeti od Eiimiceli (Fuiif//ii
(il. ÌVjmphaeariiiii Allescli. — Macchie subcircolaii
od irregolari, confluenli, prima rossicce, poi brune
o nere sulle foglie di Ninfea.
(il. Cdnvallariae Aliesch. — Macchie piccole circo-
lari nd allungale, gialle, orlate di ocraceo, sulle foglie
di mughetto (con. 3-5 « 1-1,5).
(il. caulivorum Kirchner. — Induce sul fuslo del
Trifoliuni pratense macchie ellittico-allungate e,
sulle foglie, macchie grigie, nonché l'imbruninienlo
ed il raggrinzamento (con. 12-22 «3,5-5,2).
Su piante legnose.
Gì. Cjdoniae Mont. — Macchie irregolari, brune,
rugose, confluenti, con piccoli puntieini od acervoli
grigi sulle foglie del cotogno (con. cilindrarci, incur-
vati, 15-20 «2-2,5).
""' Gioeo.sporiiiiii aiupeliniim ( De-lJarj; Sacc. (Antra-
cnosi, vainolo, marino nero, morliiglione, carbone
(Iella l'ite). — Attacca le genime, i rami, le foglie,
i cirri, i fiori ed i frulli delle diverse vaiiclà di riir
(fig. 291-293).
I Francesi ne distinguono
la maculata, la punteggiata e la de/or-
mante.
Più comune è Vantrarnusi maculata.
Sui tralci si manifesta quando sono molto
giovani e vi produce delle macchie pic-
cole, poco rilevate, di color bruno-ros-
siccio 0 livide, le quali però non impe(
scono lo sviluppo ulteriore delle pari
attaccate. Solo quando
sentano bene sviluppi
fil. minutuliim Br. et Cav. — Macchie brune,
golari, poco spiccate, sulle foglie del cotogno i
nespolo (con. sferici, 2-2,5 |y. diam.).
fil. fructiqeiiiim Berk. — Produce sulle pere et
anche sulle mele immature delle pustole brune, iso-
late od a gruppi e che possono estendersi tanto da far
cadere il frutto. Sulle macchie vi sono puntieini neri
dai quali escono cirri rossicci di conidii oblunghi,
spesso incurvati, granulosi (20-30 «5,0).
gì. Béguinoti Sacc. — Sulle foglie del Prunus spi-
nosa colpite dall'^.roffSf«s pruni (con. 18-20 « 4-4,2).
gì. versicnlor R. et C. — .Macchie grigie, larghe
2-3 mm., sulle mele immature (conidii oblunghi
l(t-20,a long.).
Gì. pirinum Pegl. — Punti e piccole macchie gialle,
poi rosse e brune ad orlo [)iù oscuro, sulle lamine
fogliaridel/)e/'o,-sui picciuoli, punti poi macchie nere
ad orlo rosso che si estendono in modo da indurne
la morte (con. 6 « 4).
gì. laelicolor Berk. — Macchie grigiastre ed ar-
sicce nel centro, sui frutti del pesco e A^W albicocco
(con. lunghi 16-17 ijt).
Gì. amvgdalinum Briz. — Macchie giallicce sul
frutto, rar. sui rami del mandorlo (con. 15-20 « 4,5).
gì. Ribis .Mont. et Desm. — Macchie circolari, pic-
cole, brune, confluenti, sulle foglie del ribes (fig. 290)
e AtiW uva-spina (con. oblunghi, incurvati, IO « 5-G).
gì. curvalum Oud. — Macchie brune specialmente
sulla pagina inferiore del ribes (con. obluntilii, falcati,
14-20 «5-0).
Fig. 291. -Foglia di vite attaccata i\M' Antracnosi.
cioè nella prima quindicina di giugno, le macchie
dell' antracnosi crescono in numero ed in gran-
dezza in modo da ricoprirli quasi completamente e
distruggere non solo l'epiderniide ma anche i tes-
suti sottostanti. Mano mano che le macchie crescono
in numero ed in grandezza, assumono forme diver-
sissime, una colorazione grigio-rossastra nel mezzo e
bruno-scura specialmente verso i margini ed inline
appaiono molto incavate nel centro e coi margini
leggermente rialzati a forma di labbra. Non è raro il
caso di vederci tralci già quasi normalmente svilup-
pati, coperti in tutta la loro lunghezza da macchie
nerastre confluenti in una sola in modo da apparire
come distrutti da locali bruciature. Avendo la parte
legnosa interna completamente distrutta, molti di tali
tralci si slaccano dalla base delle ramilicazioni e
Patolo/jia verjclnìe
cadono al suolo pressoché carbonizzati. La vite è, in
lai caso, molto deperita senza però presentare, almeno
in Italia, le cosi dette feuilles d'orties ricordate dal
Fjg. 292.
Ti'alci ili vite affetli tiM' Anlraenosi.
PniLLiEUx. Quando l'infezione non ètanto forte da im-
pedire lo sviluppo ulteriore delle foglie, sopra queste
e specialmente sul picciuolo e in vicinanza delle ner-
vature primarie e secondarie della lamina, appaiono
pustole molto allungale, tondeggianti, grigio-nerastre
0 luanL-o-gi:illii-ee con orlo rilevato bruno o nero. Le
lamine resland per lo jiiù raggrinzate, bucherellate
come se fossero siale colpile dalla grandine, oppure
ingialliscono e cadono al suolo. L'infezione si può
pronunciare anche sulle giovani foglioline inducen-
done il raggrinzamento e la essicca/.i ineroce.
1 giovani tralci fioriferi e i viticci )i(issr.iMi l'sscir
colpiti con straordinaria intensità e qniiMli \rnir li-
coperti da larghe maccliic ncraslie. Le giovani rami-
ficazioni del racemo re^l.iiKi |ii ivc ili acini e carboniz-
zate. Sui giovani acini .iiiinii i piccoli punti neri, i
quali, pur lasciando all'acinci un ulteriore sviluppo,
vanno gradatanienlc allargandosi in macchie pres-
soché tondeggianti di color nei'asUo e con orlo sempre
rilevato che distruggendo i tessuti interni mettono
allo scoperto i semi.
L (uili-iifiiiisi /iini/i-f/f/iii/ii vive sni rami sotto torma
dipicciili |iiiiili iiiMiavi'iiii niiiliaini'(rodiO,5a 1 mni.
e clic si ;i|i|ii(iroii(lisii)no nella porzione legnosa tanto
da far apparire i tralci come crivellati da una fitta
scarica di migliarola. I punticini neri si riuniscono
anche in larghe macchie nerastre e lucenti. Sui pic-
ciuoli e lamine produce pure piccoli punti neri e solo
quando l'invasione é mollo forte le foglie si raggrin-
zano, ingialliscono e seccano. Infesta i peduncoh e i
peduncolelli tanto da indurre l'essiccazione dei grap-
p(di ; sugli acini forma piccole pustole nere, legger-
mente rilevate, le quali sono però sempre in piccolo
numero e non producono che raramente la distru-
zione completa dei frulli.
h'nulranwsi il/'fiìnìiiiiilc attacca specialmente le
vili anirriciiie e fiiriiia, sul picciu(do e sulle lamine,
piisliile liin^lic 1-;;, rar. 1 min., larghe 0,5 al nini.,
dappri ma giallicce poi brune, lequali estendono la loro
Fig. 293. — Gìoeosporium anipeh
azione distruggitrice a tutte le nervature della foglia,
che si presenta perciò deformata e contorta in vario
modo. La colorazione delle lamine si mantiene ver-
dastra in sul principio, solo quando l'infezione è già
mollo avanzala si decompone la clorofilla, le foglie
appaiono rossicce ed essiccano in diversi punti. Sui
giovani rami si formano pustole, soprattutto in vici-
nanza dei fasci libro-legnosi e l' infezione appare tanto
estesa da ricoprire quasi totalmente i tralci, i quali
si conlorcono, si appialtiscono e sembrano carboniz-
zali. Il micelio del fungo si può trovare nel libro o
nelle l'fllnle vicine al cambium e spccialnienle nelle
lii^lie e negli acini in forma di filamenti incolori divisi
da rari selli, poco ramificati; verso l'esterno si seg-
mentano in cellule appiattite, larghe 3-4 jj^, disposte
in modo irregolarissimo. Dalla parte superiore di
tali organi si sviluppano basidii allungati, filiformi,
ravvicinali, lunghi 14-20 p., larghi 3-4 p. con conidii
ellittici od ovoideo-allungati, con due gultule alle
estremità, jalini, lunghi 3-6 pi, larghi 2,5-3,5 (a. Se-
condo Goethe, nei rami si formano, sul principio
Ifomiceli od Eumicfli (Funqìii)
dell'inverno, intorno alle pustole, alcuni picnidii
(Phoma) tondeggianti, con numerose picnidospore
della stessa forma e dimensioni dei conidii.
Probabilmente il micelio si mantiene in vita nella
stagione invernale e può trovarsi nelle gemme. In
primavera passa nei giovani tralci e produce nuovi
conidii. I conidii collocati sotto le gemme o nelle
fessure dei tralci restano difesi durante l'inverno e
germinano nella primavera successiva.
I trattamenti per difendere la vite devono essere
preventivi e curativi.
l'eri trattamenti preventivi si adopera, con grande
vantaggio, il solliito di ferro, in soluzione concentrata,
da applicarsi sul principio dell'inverno ai ceppi e
tralci. La soluzione deve contenere il 50% di solfalo
di ferro, 1 litro d'acido solforico su 1(X) d'accpia. Per
ollenere tale soluzione bisogna versare prima l'ac'ido
solforico sul solfalo di ferro, f[uindi aggiungere gra-
dalanienle ilell'atMiua calda avendo cura di applicare
la soluzione ancora tiepida, poiché altrimenti si
avrebbe la perossidazione del solfato di ferro.
dome mezzi curativi servono le solforazioni con
zolfo cuprico, le irrorazioni con poltiglia bordolese
all' 1 % di solfato di rame, di ferro e di calce.
(il.crassipesSpeg. — Larghe macchie, tondeggianti,
che possono invadere tutto l'acino della vile, di color
grigiastro, ad orlo nero (conidii ellissoidali o navi-
colari anche con un setto trasversale apparente,
lunghi 20-30 ii, larghi 7-8 u., basidii mollo grossi,
iO-r)0« 5-6,5).
lìL PliysalospuraeCav. — Macchie irregolari, livide,
(lisseccantesi, cosparse di piccole pustole bianche,
sui frutti della vite (basidii lunghi 25-30 ii., conidii
cilindracei o fusoidali, diritti o curvi, 'l'4-20 -^ 4-6).
(il. e|iicarpii Thiim. — Macchie tondeggianti od
ellitliche, di color bruno-grigio, leggermente orlate
(li bruno-rosso, sul mallo delle noci (con. fusiformi,
.ialini, l2 = i,5-C.-7).
(il.olivanini Almeida. — l'iiiilicini giallo-bruni sulle
(ilire {con. 15-21-27 ^4-6).
gì. nervisequum (Fuck.j Sacc. — Larghe macchie
brune, anche nerissime, lungo le nervature delle foglie
di platano, delle ([uali determina la caduta precoce
(con. oblungo-ovali o piriformi, 12-15 « 4-6).
fil. populi albac Desm. — .Macchie larghissime di
secchereccio, sulle foglie dei pioppo bianco (conidii
fusiformi, 12-16 «3-4).
GL platani (Moni. ) Oud. — Macchie di secchereccio,
sulle foglie del jìlalano (con. jalini, 14-15 ^^ 5-6).
(II. HajnaJdiamiHi Sacc. et Houm. — .Macchie
ocracee, sulle foglie della Magnolia grandi/lora
(conidii 12-15 !i 2,5-3, basidii filiformi, fascicolati,
31,40 > 1,5).
(il. Magnoliae Pass. — Macchie grigio-fosche, orlate
di nero, sulle foglie della Magnolia fuscata (conidii
allungati, 1-2 eutlnlati, 8-12,5^3,5-4).
(il. aiiioeniiiu Sacc. — Induce la morte dei cauli
di Cereiis nycticolus sui quali forma numerosi acer-
voli sottocutanei, minuti, con conidii oblungo-fusoi-
dali, 20-24 « 4-5.
CI. esperidearum Cali. — Larghe macchie di sec-
chereccio sulle foglie Ati\ limone (con. 14-18 » 5-6,5).
CI. Spegazzinii Sacc. — Macchie larghe, indeter-
minate, bianco-grigiastre, sulle foglie del limone
(conidii cilindrici, 14-18 » 6-7).
gì. liliaeculuni .«Vllesch. — Macchie ocracee, mar-
ginate di nero, confluenti, sulle foglie di Tilia par-
vifolia (con. 8-14*4-6).
CI. oliliisipes Sacc. — Punticini gialli sui giovani
rami di Baiihinta glandulosa (conidii oblunghi,
12-15 .5-6).
III. nnliilosum Pass. — Pustole brune sulla rachide
di l'Iidcni.r daclilifera (con. ovali, 8-10 «5-6).
(il. Sj'riii(|ae Allescli. — Macihie irregolari, subo-
cracec, die dai margini sieslendono tanto da coprire
tulio il lemliodellelbgliedi.S'y/7/(^a(con.6-15«3-6).
(il. Oleac Palters. — Macchie bianche orlate di
nero, sulle foglie di Olea fragrans (con. 0-15 « 4-5).
Sul rarpino, sul salice, sul Rlwdodendron, sulla
lìelitla, sul faggio, sul lauro, inducono macchie di
secchereccio: il Gì. Ilobenjei Desm., GÌ. salicis West.,
gì. Ithododendri B. et Cav., Gì. Gibellianum Cav.,
GÌ. Fiickelii Sacc, Gì. nobile Sacc, senza arrecare
Gè». CoUetotricllum Corda.
Si riferiscono a questo genere alcune forme pa-
rassite mollo dannose. Producono sugli organi colpiti
pustole molto larghe, brunastre.
Colletolricbum LindtMiiiilhianum (Sacc. et Mag.)
Br. e ('«IV. (Aiilraciiiisi dei fagiuoli). — Infesta i
giovani legumi, iiieiKi lriM|nentemente i fusticini e le
foglie del fagl/iohi. Si presenta dapprima sotto forma
di piccole macchie tondeggianti od oblunghe, un poco
incavate, di color bruno-rossiccio verso l'esterno, ne-
rastro nel centro (fig. 294). In pochi giorni esse si
allargano tanto da raggiungere un diametro che può
variare da 2 a 7 mm., più raramente da 10-12 mm.
ed hanno ben distinta una zona marginale un po' ri-
levata a forma di cercine, di color bruno-rosso con
un orlo nero verso l'interno. Quando le pustole sono
completamente sviluppate, la loro parte centrale si
tinge in bianco-sporco ed è coperta da una polvere
0 da piccole verruche bianchicce. Sovente esse con-
fluiscono, in modo da formare delle larghe macchie
brune che arrivano a coprire anche tutta la superfìcie
del legume. Dai tessuti del frutto l'infezione si estende
ai semi, sui quali si possono formare pustole concolori
a ([nelle dei legumi.
Sulle pustole si sviluppano acervoli di basidii ja-
lini, cilindrici, eretti, 45-55 » 5, con conidii cilindrici
rar. ovali u leggermente incurvati, 15-19 « 3,5-5,5,
Patologia veyclule
riuiiili ili una massa yclaliiiosa. In mezzoai basìdii si
notano filamenti brunastri acuti all'apice, rigonfiati
alla base, divisi in 4 o 5 parti da setti trasversali,
iun^Iii 0") ad 85 a, lari;lii, sopra 4-5 a, sotto 8-'.t y.
Fig. 294. — Legumi affetti AaW Anlracnosi .
Siccome allo sviluppo del fungo sono assoluta-
mente indispensabili l'umidità del suolo e quindi del-
l'atmosfera, cosi una località ben arieggiata e terreni
molto asciutti sono i migliori mezzi per impedire
l'infezione. Se l'infezione non è mollo ditTusa e lascia
giungere a maturazione i semi, è indispensabile che
i sarmenti non si lascino nell'orto, ma siano sen-
z'altro bruciati, poiché i conidii possono mantenersi
produttivi per molto tempo. Come mezzi curativi
hanno dato buoni risultati le soluzioni di solfato di
rame all' 1 o/q e del cosi detto fegato di zolfo in pro-
porzione di K. 0,028 ogni 23 litri d'acqua.
C. Pisi Pat. — Macchie ovali o rotonde, bianco-
grigiastre, orlate di nero, sui frutti del fixclUi (co-
nidii H-23»3-4). Molto simile se non eguale al
precedente.
C. Gioeospdrioidcs l'enz. — Punticini neri, rar. pu-
stole brune, sulle foglie dei Citrus (conidii cilindrici,
16-18 «4-6).
C. lineola Corda. — Piccole pustole brune sulle
foglie degli Andropogoii coltivali (conidii fusoidnli,
arcuati, 25-28 « 3,5-4).
C. (lanielliae Massée. — Macchie giallo-brune poi
nere o di secchereccio, sulle foglie di Camellia tliea
(Ceylon) (con. 15-17 « 4-5).
C. ampeliniim Cav. — Piccole macchie irregolari
di secchereccio, confluenti fra le nervature, tanto da
coprire tutta la lamina delle foglie di Vitis Laliriisca
(con. cilindrici, 2 gutta,ti, 13-14» 4-5).
(1. l'iri Noak. — Macchie di secchereccio, sulle
foglie del melo, Brasile (con. 1 1-18 » 3,5-5,5).
C. oliflocbaetum Cav. — Macchie subcircolari,
giallo-ocracee, concentricamente zonate, sulle foglie
e fusti di alcune Cucurhitacec coltivate, del melone e
cocomero (conidii cilindrici od ovali, 13-15 i i-5).
Danno buoni risullili i Irallamenti preventivi con
poltiglia bord(dcse all'I %.
C. percgriniim Pass. — Macchie più o meno ampie
di secchereccio, fosche, sulle foglie di ^/•a//a&efio/rf//
coltivata (con. 12-16 « 2,5-3).
C. Malvariim South. — Macchie giallo-brune, sulle
foglie e fusti di allea (con. 11-28 » 5).
C. Gossjpii South. — Piccole macchie brune, su
tutte le parti delle piante di cotone (conidii 11-20
» 4,5-5,5).
C. spinaciae Eli. — Macchie rotonde, bianchicce
0 verdastre, sulle foglie di spinacio.
C. Lycopersici Karst. — Punticini neri sui fruiti
del pomodoro.
C. falcalum Went. — Macchie brune sul culmo
della canna da zucchero (con. falcati 20 » 8-9, inco-
lori 0 foschi).
C. Vìolae-tricoloris R. S. Smith. — Macchie cir-
colari dapprima, orlale di nero, poi confluenti, irre-
golari, giallicce, sulle foglie e sui petali della Viola
tricolor (con. 20» I ).
SCOLECO-ALLANTOSPORE.
Conidii filiformi, spesso tortuosi Gen. Cylindrosporium
» fusoideo-fiilcati » Cryptosporium
Gen. Cylindrosporium Ung.
Cjlindrosporium l'adi Karsl. — Macchie angolose,
rossicce poi brune, sulle foglie del pado e del ciìicgio
(con. filiformi, flessuosi, 48-62» 2).
C. Piri Sorok. — Punticini neri sulle foglie del
pero (con. filiformi, lunghi 25-30 \j.).
(1. siculuin Br. et Cav. — Macchie di secchereccio,
sulle foglie di Qiiercus sen&ili flora.
Ifoi,
'■li od Eitììiicetl {Fìni;j/ìi)
(l.TiibeufianumAllescli. — Pustole giallo-brunastre
die si eslemlono tanlo da coprire ed uccidere i gio-
vani fruiti del pado (con. 40-60 ^ 2-2,5).
(]. l'runi-Cerasi Mass. — Macchie rossicce poi
brune che determinano l'ingiallimento e la caduta
precoce delle foglie di ciliegio (con. 18-25 » l).
C. Chrjsantbemi EU. et Der. — Macchie nere
larylie 1 nini, e più, sulle foglie del Chrijsanlhemum
.sineiì.ii.s (con. fiisiiidaii 50-100 ^ 3-2,5).
Gen. Cryptosporium Kmue.
Cryplosporiiim niyruiii l!on. — Macchie brune con
piccole pustole nere, sulle foglie del noce (con. fili-
formi incurvati).
C. \iride Bon. — l'iistolf di color verde-bruno,
sulle foglie del melo e del norbu.
C. perularuni Thiim. — l'unii neri sulle squame
delle gemme di pero, determinandovi una desqua-
mazione anormale (con. acuti, arcuali).
Coiiidii ovato-lanceolalì, tronca
» ovoidali
lìiasclib
Melauco
Gen. Biaschum Cavata.
Kiasiliiiiii liriobolhrvae Cav. — .Macchie rilevate,
liruno-olivaslre, a contorno più scuro, irregolari,
confluenti, sulle foglie del nespolo del Giappone. Le
foglie molto infette diventano coriacee e si accar-
tocciano ai margini (conidii foschi, ovaio-lanceolati,
troncati alla base).
r.t'ii. Melanconium Link.
Melanconium fiiligineum (lav. (Bitler-vot).
Mac-
chie con minute pustole di color grigio chiaro all'in-
serzione dei grappoli, sui peduncoletti e sugli acini
delle vili americane (conidii ovoidali, uni-biguttulati,
di color oliva chiaro, '.M2-14 a 4-6).
II. IVrsirac Oud. — l'unti brunaslri sui giovani
rami di jicsco (con. 4-6 = 2-2,5).
lIlDIMOSPORE.
Gen. Marsonia Fiscli.
Mar.soiiia l'opuli (Lib.)Sacc. — Macchie circolari,
conlluenti, brune, spesso orlate di nero, sulle foglie
(lei pioppi (con. 1 settati, 20 «12). Inducono pure
sulle medesime foglie macchie brune la M. piriformis
(Riess.) Sacc. (con. 20-21 «8-10) e la M. Castanei
(Desm. et Moni.) Sacc. (con. 18-20 « 7-8).
M. Betulae (Lib.) Sacc. — Macchie irregolari, rag-
giale, brune, sulle foglie della Betiila alba (conidii
oblunghi, 17-22» 8-10).
M. Kusae (Lib.) Br. et Cav. = Asleromn Jìo.sae Lib.
=:Aclinoneina ro.sae (Lib.) Fr. (Iinlimniinen/n delle
foylie di runa). — É un parassita dilTusissimo da
(lualclie anno sopra alcune rose coltivale e si mani-
festa nell'estate o nell'autunno. Colpisce in particohir
modo le foglie più sviluppale, determinandone la
raduta precoce e vi produce, sulla pagina superiore,
macchie circolari bruno-porporine, con numerose
lilirille ramificate, irradianti verso il margine della
Inolia. Verso il centro della macchia, ove il tessuto
lidia foglia ò in gran parte essiccato, si formano gli
acervoli neri a guisa di piccoli tubercoli, disposti in
zone circolari, con conidii oblunghi (18-20-2:5 « 5-6),
frangiate al margine, del diametro di 5-6-12 sino
a 18 e più nini., di color bruno. Le macchie possono
anche disporsi in ramificazioni secondo linee circo-
lari. Nelle sezioni trasversali della foglia, si nota il
micelio nella parte interna, jalino dapprima, quindi
bruno e verso l'esterno gli acervoli. Danno buoni
risultati le irrorazioni preventive con poltiglia bor-
dolese al 0,5% di solfato di rame, 0,5 di solfato di
ferro, 0,5 di calce e gr. 120 di sale ammoniaco.
M. Grossulariae Oud. — Macchie nere sui giovani
rami di Ribes Grossularia (lon. cilindrici, 1 -sellali,
jalini, 7-iO«2-3).
Sulle foglie dei salici, iiiduccndovi macchie brune
e quindi di secchereccio, vivono la M. nigricans Eli. et
Ev. (conidii 14-16 = 6), la M. Salicis T. (conidii
10-12«2,5-3>elaM. obscura Romdl. (con. 18-40
« 10-10,5).
M. Ipomaeae Cooke et Mass. — Pustole brune sui
fusti e sulle foglie di Ipomaea (conidii subcilindrici,
10-15 « 3).
M. Mcdicaginis Woss. — Macchie gialle, orlale di
bruno, rotonde od ellittiche, sulle foglie della Medi-
caijo lupulina (con. 15-20 «4,5-5,5).
W. Panattiona Ber. — Sulle foglie della laUnr/a
produce chiazze depresse, quasi circolari, del dia-
metro di 2-3 mm. in vicinanza della nervatura prin-
cipale, bianche nel mezzo, brune ai margini, che
confluendo determinano la marcescenza di tutta la
foglia (conidii 20 « 4,5).
Marsonia graminicola (Eli. et Ev.) Sacc. — Macchie
nere, larghe 2 e più mm., sulle foglie delle i/rami-
iiacee (con. 15, 22 « 3-4).
Fragmospore.
^ Conidii fuligginosi
f » quasi incolori
^ Conidii mutici . . .
" ( li ciliati . . .
i, Conidii hruni Coii. l'cslalozzia (2)
"^ ( » incolori o quasi . . ii l'i'staìoiziiia (3)
Gen. Coryneum Xcc.s.
(loryneiira Beyerinckii Oud. — (Juesto fungo è stalo
considerato come una delle cause prime della gom-
Gcn. Seplofilocum (4)
Gen. Corijnenm (1)
. . 3
Patulofiin vegetale
mosi negli alberi frulliferi e del nocciuoln. Secondo
VuiLLEMiN, induce sulle foglioline dei pesco e del
ciliegio, che stanno per uscire dalle gemme, delle
macchie rosse o rosee, che essiccano in pochi giorni
mantenendo sempre un orlo rossiccio. Solo nel mese
di giugno si formano i punticini neri coi conidii
oblungo-ovali, 3-settati, olivacei (34-38 « 44-16).
Sui rami di molte piante vivono, producendovi
punticini neri, molti altri Corgneum, senza però ar-
recare danni: cosi, il (1. niicnisliduin 1>. et lir. comu-
nissimo sui rami di vile, di iv.sii , di Itahii.s, di bian-
cospino, ecc.; il C. pulvinatura K. et Schm. sui rami
di olmo, di tiglio e di acero; il C. Kunzei Corda sui rami
di quercia, faggio, betulla, ecc. — Sulle foglie vivono
alcuni Corgneum, non però come veri parassiti; solo
il C. concfllor Penz. induce macchie di secchereccio
sulle foglie dei Citrus.
Gen. Pestalozzia De Noi.
IVstaiojzia breviseta Sacc. — Macchie cenerognole
con punti neri, sulle foglie del pero e del carpino
(con. allungato-fusoidei, i-sellnli, coi 3 loculi interni
fuligginosi ed i terminali incolori (26 » 7) con 3 setole
fdiformi (8-10 « 1) e stipite brevissimo (3 « 11).
Sul margine ed all'apice delle foglie di peì'o induce
punticini neri la P. adusta E. et E. (con. 16 « 6, con
2 setole).
P. cnnceiilrica D. etBr. — Macchie grigiastre sulle
foglie del pero, del biancospino, del castagno e della
quercia (con. 3-settati, lunghi 10 jx, con 1 setola).
P. discosioides E. et E. — Macchie brune sulle
foglie di rosa (con. 3-settati, 12-15 » 4-5, con 1 set.).
P. sulfocata E. et E. — Punticini neri sulle foglie
delle rose (con. 22-26 » 5-6, con 3 setole).
P. Sorbi Pat. — Macchie circolari, rossicce, sulle
foglie dei Sorbus (con. 16 « 6, con 2 setole).
P. funerea Desm. — Macchiette nere sidle foglie di
molle conifere, dei Citrus, senza arrnnrvi dinino,
poiché in generale si sviluppa su foglie siTilir n lan-
guenti (con. 5 loculari, coi 3 mediani bruni, i leniii-
nali incolori, 22-32» 6-8, setole 2-5, lunglie 10-15,
larghe 0,7-1, basidii 5-9 « 1-1 ,5).
P. Guepini Desm. — Pnnlicini neri sulle foglie
specialmente di Ciimrltia e di alcuni CilruK (ronidii
fusiformi, 3-i sellali, lunghi 20 ..-., coi loculi r. s.
3-4 aristati).
Mollo affine è la P. iiiquinans Karsl., che produce
macchie di seccliei-eccio, urlale di nero, sulle foglie di
Camellin{nn\. 1-srllali, 16-I.S = (1-7, con 1-3 setole).
P. C.amclliae Pass. -- l'iiiiliiini neri sui rami di
Cumellid (con. 2.") = .'), con 2 sclide).
P. fuscesceu.s Sor. — Produce sulle giovani piante
di palma una decolorazione nelle foglie ed un depe-
rimento nelle radici. Sulle poizioni decolorale si no-
lano pustole con acervoli neri puntiformi a conidii,
con 5 cellule e 2-3 setole.
P. Hartigii Von Tubeuf. — Determina la morte, nei
piantonai, delle pianticelle di abete, di faggio e di
quercia. Le piante, in primavera, emettono un ger-
moglio regolare; nell'estate, in pochi giorni, ingial-
liscono e muoiono. Nella porzione di fusto in vici-
nanza del livello del suolo si nota un ingrossamento e,
sotto a questo, la corteccia imbrunisce ed essicca. La
porzione legnosa resta, in seguito, lentamente disor-
ganizzata e la pianta muore. Nella corteccia imbrunita
si trovano il micelio e successivamente gli acervoli
neri con conidii 3-seltali, ovaio-allungati (18-20 «6),
coi 2 loculi mediani |)iù larghi e bruni ed i due ter-
minali piccoli ed incolori, dotati all'apice di 1-4
setole, tenui (20 « 1) e sostenuti da basidii fdiformi
lunghi 30-50 ^..
Affine a questa è la P. truncata Lèv. la quale, però,
vive come saprofita sui rami e sul legno della quercia,
del faggio, del salice, del pioppo, dei coni dell'a-
bele, ecc. (Conviene isolare e bruciare le prime piante
colpite e fare, sulle altre, delle pennellature con
solfalo di ferro al 25-30 o/o-
P. Banksiana Cav. — Macchie cenerognole sulle
foglie di Banksia (conidii 4-settati, 20-22 » 6, con
3 setole).
P. Briosiana Montem. — Macchie grandi, circolari,
per lo più marginali, striate concentricamente, sulle
foglie di Antkurium (con. 4-seltali, 17-20 » 6-7, con
2 setole, 17-18 «1).
P. Thiimenii Speg. — Gli acini della vite si corru-
gano, si fendono ed essiccano presentando, in seguito,
macchie brune, poi nere con piccole protuberanze
(con. cuneiformi, 4-settati, olivacei, 35 « 6, col loculo
terminale terminato da due setole incolore, 15 » 1 ,3).
P. avicola Speg. • — Macchie cineree, con orli bian-
chicci, sugli acini e sulle foglie della vite (con. fusi-
formi, 4-settati, olivacei, 35 « 8-10, con 3 setole).
P. viticola Cav. — Macchie brune di varia gran-
dezza, sugli acini della vile (con. ovalo-ellissoidali,
4-5 settati, 14-20 »5-ri, InuMaslii od olivacei, con
1 setola).
P. alfinis Sacc. et Vogl. — Punticini neri sui rami
iW vite e noce {con. ovoidali, 3-settati, 14-20 «6-8,
con 4-5 setole).
P. depaxeoides Ottli. — Punticini neri sulle foglie
di rosa (con. 3-settali, con 1 setola, 12» 5).
Gen. Pestallozzina Sacc.
Pestailoz/iiua Soraueriana Sacc. — Produce sulle
foglie della coda di topo (Alopecurus pratensis L.)
piccoli punti bruni, poi macchie quasi nere, lunghe da
0,5 a 1 mm., brunastre nel centro. La foglia lentamente
ingiallisce, poi diventa bruna e muore. I culmi delle
piante colpite restano grossi, ma corti, con spighe
grigie dapprima, poi brunastre, vuote alla base. Lo
stelo può restare anche inguainalo ed allora muore
precocemente. Gli acervoli sono piccoli, neri, con
/fimuriii (1(1 lù
eli ^h'diKjlt,
tdiiidii fusoidali, 50-60* 10-12, 2-3- i settati con 3
0 i setole filiformi, flessuose, lunghe 20-30 ;j:.
Gen. Septogloeum Sacc.
Septoglociim Hartigianiim S.irc. — Vive sulle gio-
vani piante di Acer campester. Infesta i giovani rami,
impedisce lo sviluppo delle foglie terminali : solo si
accrescono le foglie inferiori. Sui rami imbruniti si
formano acervoli con basidii lunghi 30-35 <j., a ro-
nidii oblunghi, brunastri, continui od 1-2 settati,
26-3G« 10-12.
S. Araeiildis Racib. — Macchie circolari nere orlate
di giallo, larghe 4-5 sino a 10 |ji, solitarie o confluenti
in modo da coprire lutto il lembo della foglia di Ara-
c/iis hypogaca, Giava (conidii 2-4 settati, cenerognoli,
20-34 « 9).
HYPHOMYCBTEAE
Sono funghi con micelio epifita od endofita, ma di
vita breve, che si disarticola in numerosissimi co-
nidii di vario colore, i quali formano depositi polve-
rulenti, conosciuti col nome di muffe.
A seconda del vario colore delle ife fungine, e
quindi dei conidii e della loro varia disposizione, si
dividono nei seguenti gruppi :
1 Ife fruttifere disposte senza alcun ordine 2
I 1) riunite in fascetti allungati Stilbee (3)
( » )i in un'aureola a forma di verruca TcnERCDi.ARiEE (4)
^ Ife esili come i conidii, incolori o di color rosso, giallo, ecc., non hruno . Mucedinee (1)
t 11 rigide e come i conidii di color fosco o nero Demaziee (2).
ovali o leggermente cihnd
oblunghi o fusoidei 2-plur
Mucedinee.
Diitinui . . . .
fusoidali. I-sella
Scz. Amebospore
Il DirJIMOSPORE
Il Frarmospobe.
AMEnosponii.
t'.onidiofori semplici 2
I) poco ramificati Gen. Oviilaria (8)
Il distintamente ramilicati 5
Conidiofori separati 3
Il fascicolali Gen. Microslroma (2), Ophiocladium (10)
Conidiofori appena visibili Gen. Cromosporium (i)
Il brevi, ma distinti 4
Conidii cilindrici od ovali Gen. Oidium (3), Acladmm (6)
Il globosi Gen. Paepalopsis (4)
Conidiofori eretti e rami verticillati Gen. VerticiI lium (9)
Il 11 II 11 e riuniti in capolino .... ii Spicularia (5)
Il ramificali senza alcun ordino ii Botrytis (7).
Geiì. Chrcmosporium Corda.
(.hromosporiiim maydis (Ces.) Sarc. (Verdcnutie
del nnii.i). — Produce, sui frutti del granoturco,
macchie od anelli verdastri. Ha un micelio con ife
esilissime, che si addentrano nelle cariossidi e for-
mano, verso l'esterno, ciuflelli di conidii sferici,
verdognoli, larghi 2 ii.
Gen. Microstroma Nicssl.
Micrnslronia alliiiiiK Ocsm. iSacc. — Determina sulle
foglie (MU- ij(iercrt<J.r(iljitr,scssili flora, cerrin, ecc.),
selvagge o coltivate nei giardini, piccole macchie
gialle, dapprima tondeggianti, che confluiscono, in
breve, tanto da coprire tutta la lamina. Nella pagina
inferiore si protendono numerosissimi cespuglietti
bianchi, tondeggianti, costituiti da fascetti di ife frut-
tifere che portano all'apice 4-6-7-8 conidii cilindrici
n,l iivalo-ohlnnghi (5-10 « 3-3,5).
M jiijilaiKlisCBér.jSacc. — Comunissimo sulle roi;lie
del noce, ed induce, nella pagina superiore, macchie
gialle, irregolari, limitate dalle nervature secondarie,
isolale dapprima, quindi confluenti in mudo da esten-
dersi su tutta la lamina. Corrispondeiilciiirnlr, nella
pagina inferiore, sporgono minutissimi lioiclielti
bianchi.
La superficie malata imbrunisce in seguito e si
rompe facilmente. Restano colpiti anche i picciuoli,
i peduncoli, nonché i giovani frutti. É specialmente
nel punto d'inserzione del frutto sul peduncolo che
si verifica uno sviluppo straordinario del micelio e
quindi la disaggregazione dei tessuti ed il distacco
precoce dei frutti.
La pruina bianca risulla costituita da basidii clavati,
lunghi 18-20 u e muniti, all'apice, di esili filamenti
sui quali sono inseriti i conidii fusoidei od ovali,
lunghi 5,5-7 [i, più comunemente 0 a, e larghi 3 (j.
SciiROETER riferisce questo fungo al gnippo dei
Basidiomiceti, E\obasidiacei.
l'aloiO(ji(i (cijcliile.
.NiovA lATir.i.. Agraria, 1.
250
Patologia vegetale
Gen. Oidium Link.
Oidium Vaierianelhie Fuck. — Induce uii'efllore-
scenza bianca sulle foglie od anche su lulla la pianta
di Valer iaiiella, che essicca in breve (conidii ovato-
oblunghi).
0. Driininiondii Thiim. — Sulle foglie di Phlox
Drummondii, efflorescenza bianco-rosea o grigiastra
(con. ellitlico-allungati, 20-24*14-16).
0. Chrjsanthemi Raberi. — Efflorescenza bianca
sulle foglie dei crisantemi (conidii allungati, 40-
50 « 20-25).
0. Violae Pass. — Efflorescenza bianchiccia sulle
foglie di Viola tricolor (con. ellissoidali).
0. Aceris Raben. — Efflorescenza bianco-rosea
sulle foglie ÀaWAcer pseudoplatanus (con. ovoidali,
25 « 10, od anche lunghi sino a 45 ^).
0. Mespliinum Tliiim. — Deposito aracnoideo,
bianco, sulle foglie del Mespiliis germanica (conidii
ovato-allungati, incolori o leggermente grigiastri,
10 « 6).
0. tterberidis Thùni. — Esilissimo deposito arac-
noideo sulle foglie del Berberis vulgaris (conidii
cilindrici, 7-8 «3-3,5).
0. Tabaci Thiim. — Tenera efflorescenza bianca
sulle foglie del tabacco (conidii cilindrici, 11-
14 ^ 4-5).
0. Verbenae Tliùm. et Boll. — Macchie grigio-
rosee, circolari e sinuose, piccole, solitarie o con-
fluenti, sulle foglie di Verbena (conidii ellissoidali,
10-12 «4-7).
0. Fragariae Harz. • — Macchie grigiastre, irrego-
lari, mollo espanse, sulle foglie di fragola (conidii
ovoidali, 30-32 «14-15).
0. Ljcopersicum Cooke et Mass. — Larghi depositi
aracnoidei di fili bianchi sulle foglie e sui fusti del
pomodoro (con. subglobosi, diam. 8-9 u).
0. Cydoniae Pass. — Macchie circolari grigiastre,
polverulente, sulle foglie di cotogno (con. ellissoidali,
22-23 « 15).
0. farìnosnm Cooke. — Macchie bianche, circo-
lari, lanugginose, sui giovani rami e sulle foglie di
melo {con. 28-30 «12).
0. pirinum Eli. et Ever. — Macchie larghe, bru-
uastre, coperte di polvere grigia, che si allargano
tanto da uccidere tutta la foglia di Piriis coronaria
(con. sferici, 12-16 |x).
0. destruens Peck. — Macchie brune, bianco-
cenerognole, sulle foglie di Amelanchier cana-
dense e Prtinus serolina (conidii subsferici, lunghi
5-15 ,.).
Gei). Paepalopsis Kuhn.
Paepalopsis Irmiscbiae Kuhn. — Pruina bianca,
polverosa, nella corolla delle primule (con. globosi,
3-8, per lo più 5 u. diam.).
Gen. Spicularia Pers.
Spiciilaria Icterus Fuck. — Sulle foglie ingiallile
di vite, accelerandone la morte, in forma di una
muffa giallo-ocra (con. ovato-oblunghi,jalini, 14 => H).
Gen. Acladium Link.
AcladJum inleraneum Thiim. — Rende bruni gli
acini della vite, a buccia ispessita e raggrinzati nella
metà inferiore (con. ellissoidali, 8 « 4).
Gen. Botrytis Mieli.
Bolrytis vulgaris Fr. — ■ Vive essenzialmente come
saprofita su moltissime piante coltivate, erbacee o
legnose. Può anche svilupparsi quale parassita.
Cosi Penzig la descrive come dannosa agli agrumi,
Briosi e Cavara la trovarono sulle Dalie. Produce,
sulle foglie 0 sui fiori, una muffa grigiastra che de-
compone i tessuti. Il micelio è incoloro; i conidiofori
sono eretti, oiivacei, cilindrici, divisi da setti, rami-
ficati e con capolini di conidii ovali od ellittici, jalini
0 grigiastri, 10-12 « 7-9.
B. ÌDfestans (Hazsl.) Sacc. — Induce una decolo-
razione nel fusto delle piante maschili e poi anche
femminili di canapa. Sulla fascia biancastra, larga
10-20 mm., compare in seguito una muffa di color
verde bruno. Dopo pochi giorni marcisce la porzione
superiore del fusto. I conidiofori eretti, semplici,
portano conidii ovali, jalini, lunghi 10-12 ^i..
B. parasitica Cav. — Infesta le foglie, gli scapi ed
i fiori dei tulipani, inducendovi macchie giallognole
che si allargano quindi in zone bianche e grigie e si
ricoprono di una mufla costituita da conidiofori ci-
lindrici ingrossati alla base, settati e ramificati al-
l'apice con conidii ovoidali, jalini (16-20 « 10-13).
Sugli organi secchi si producono, in seguito, scle-
rozii sferici od allungali, neri e globosi (Sclerolium
Tulipae Uh.). Bisogna distruggere le parti malate.
B. corolligena Cooke et Mass. — Efflorescenze
liiaiiclie che inducono la marcescenza dei fiori di
Calceolaria (con. ovoidali, 25 «15-18).
B. Douglasii Tubeuf. — Induce l'essiccazione dei
giovani rami e delle foglie di Abies Doiiglaxii (conidii
bolrioidali, ovoidei, 9 « 6).
Gen. Ovularia Sacc.
Ovularia pusilla Sacc. — Macchie gialle, ocracee
od aranciate, orlate di rosso bruno, nella pagina in-
terna, grigio-brune nell'esterna, con piccoli ciuffetti
di una muffa bianca, sulla Poa dei prati ed in alcune
rosacee (Alchemilla, ecc.) [conidiofori continui, ja-
lini, rigonfiati alla base, denlicidali all'apice (60-
70 « 2, 5) con conidii ovoidali,.")- IO = ^-^,5, rnr. 4-5].
E specialmente in vicinanz.i (Km Indizili umidi ed
ombreggiati che s'inizia l'inrezinne di questa e delle
altre forme seguenti; si consiglia di falciare l'erba
ove si hanno i primi sintomi di malattia.
Ifomiceli od Eumiceti (Funghi)
0. piilcliella (Ces.) Sacc. — Macchie nimierose,
addensale, tondeggianti od oblunghe, 2-6 millimetri,
ocracee, con orlo roseo, sulle foglie della Daclylis
glomerala e della ma^wlina (Lolium italicum) (co-
nidiofori semplici o ramificali, nel Lolium 1 -settati,
ronidii ovali, 8-12 «6-7).
0. Holci-lanali Cav. — Macchie ferruginee sul
cidino della bambagiona (conidiofori eretti, 1-2-set-
lati, jalini, 17 » 2, con conidii solitarii, ovalo-allun-
ijati, 16-27 -6-10).
0. sphaeroidea Sacc. — Macchie brune di secche-
reccio, ricoperte da una mulTa bianca, sulle foglie e
sui fusti del trifoglio giallo {Lotus corniculatus)
Cconidiofori 40-50 a 3, con conidii sferici «-IO jx
diam., rar. 8 « 7).
0. deusla Sacc. — Macchie bruno-nere molto
larghe, con piccoli punticini rossicci sulle foglie di
Luthìjrus pratennis (conidiofori semplici, esili, con
conidii lanceolati, 12 » 4).
0. Brassicae Bres. et Ali. — Macchie bianche, ton-
deggianti od irregolari, spesso confluenti, sulle foglie
del navone {Brassica Napus) (conidiofori filiformi,
flessuosi, 60-80 « 2-3, con conidii ovali, 6-8 « 3).
0. MacLirae EU. et L. — Macchie bruno-ferrug-
ginose, rotonde, sulle foglie di Machina aurantiaca
(>ori. ovali, 8-9 «2,5-3).'
0. Brassicae Bres. et Ali. — Macchie subcircolari
od irregolari, spesso confluenti, bianche, sulle foglie
(li flrassim D/apiis esculenta (con. ovali, 6-8 «3,3).
0. Halorum Cooke. — Macchie effuse, confluenti,
bianche, farinose, sulle foglie vive, sui picciuoli e sui
giovani rami di /jcro (con. ellissoidali, 10-12 «4-5).
0. necans Pass. — Induce sulle foglie del nespolo
e del cotogno una macchia livida verso la metà della
foglia, lungo le nervature, che dapprima ristretta
invade gradatamente tutta la lamina tanto da farla
.seccare. Nella pagina superiore e lungo le nervature,
si sviluppa il deposito bianco dei conidiofori, brevi,
cilindrici o subclavati, semplici o poco ramificati,
con conidii globosi disposti in 2 o 3 serie lineari,
del diametro di 7-5-12 j/.
0. monilioides Eli. et M. — Macchie rosso-brune,
rotonde, del diametro da 1 a 4 mm., sulle foglie di
Magnolia f conidiofori, 35-40 « 3, con conidii obovati,
continui, 12-17 «fl-12).
Gen. Verticillium Nees.
VerticilJMini allto-atnini Reinke. — Macchie brune
sulle foglie e sui fusti della patata.
Gen. Ophiocladium Cav.
0|)liiocladium Hordei Cav. — Piccole chiazze li-
neari, disseccate, bianche, sui culmi dell'o/'ìo (co-
nidiofori jalini, continui od 1-2-settati, 20-30 «3-4,
con conidii ovali, 0-8 « 4-5).
DlDIMOSl'ORE.
Gen. Didymaria Corda.
Funghi con conidiofori senijilici, eretti, e conidii
I-settati, ovali, jalini.
Dldjmaria prunicola Cav. — Macchie numerose,
livide, circolari, del diametro di 4-6 mm., alquanto
rilevate, fra loro confluenti, nella pagina superiore
delle foglie del pruno. Si accresce tanto da far dis-
seccare e cadere le foglie (conidiofori eretti, semplici,
I-settati, 120-122 «2,5-3; con. ripiegali, ovali, leg-
germente ristretti al setto e verdognoli, 12-17 « 6-9).
D. IJngheri Corda, f. Chrjsanthemi Vogl. — Mac-
chie circolari nere, con deposilo bianco sulle foglie
del crisantemo (conidiofori filiformi, con conidii
obovali, 25 « 6).
Fragmospore.
^ r.oniiliofori ben distinti 2
\ I) brevissimi, poco distinti dai conidii 3
^ Conidii ovato-cilindrici Gen. Ramularia
^ f II vermiformi » Cercosporella
l Conidii fusiformi, incolori, con setole all'apice 0 presso il sello superiore Gen. Mastigosporium
3 } >i 1) un po' ricurvi, senza setole » Fustsporium
f » cilindrici, in catenelle » Septocylindrium.
Gen. Eamularia L'ng.
Itaniiilaria rosea (Fuck.) Sacc. — Macchie bruno-
ocracee, irregolari, sulle foglie dei salici, spesso
connuenti (conidiofori diritti, semplici o brevemente
ramificali, septali, incolori, 50-80 «3-3,5; conidii
cilindrici o fusoidali, olitisi agli apici, I -settati,
25-35 « 3-4).
\\. Areola Atkinson. — Macchie pallide, poi brune,
irregolari, sulle foglie del coloiie (conidii oblininlii,
1-3-Wttali, 14-30 «4-5).
II. Arnioraciae Fuck. — Macchie subocracee, quindi
di secchereccio, con piccoli tumoretli bianchi sulle
foglie di Armoracia (con. bacillari, 15-20 «3-4).
H. Galegae Sacc. — Macchie subcircolari, bian-
chicce, orlate di bruno, sulle foglie di Galega o/ji-
cinalis (conidii fusoidali, continui od 1 -settati, 17-
20 « 4-5).
R. Mahae Fuck. — Macchie di secchereccio,
bianchicce, oblunghe, sulle foglie di Matra roluiali-
folia (con. fusiformi, 21-22 «4).
Patol(ìf/ia vcficlnìe
R. Primulae Thiini. — Macchie larghe, angolose,
ocracee, che confluendo possono indurre la essicca-
zione quasi completa delle foglie di Primula colti-
vate 0 spontanee (con. fusoidali, continui od I-set-
tati, 20-30 « 3-6).
U.VincaeSacc. — Macchie subcircolari, biancliicce,
orlale di bruno, sulle foglie delle pervinche (conidii
1 -sellati, 20-30 «2,3-3).
\\. laclea (Desm.; Sacc. — Macchie circolari, dap-
prima bianche, orlate di bruno, quindi grigiastre o
zonale, sulle foglie della viola mammola e Y. /ricolor
(con. continui od i-settati, 8-12 «2-3).
R. Tarialiilis Fuck. — Macchie giallicce e ferrug-
ginose sulle foglie delle Digitalis coltivate (conidii
12-24 « 3-4).
R. montana Y. — Macchie grigie, rotonde, con-
fluenti, sulle foglie di Vida crucca (con. continui od
1 -settati, 29-44 «6-8).
R. Vallisumbrosae Cav. — Macchie livide o gial-
lastre, oblunghe, che possono confluire in modo da
colpire tulla la foglia dei narcisi (con. 1-2-3-seltali,
14-44 «4).
R. Onobrychidis AH. — Macchie circolari, di sec-
chereccio, quindi brune, sulle foglie di lupinella
(con. 1 -settati, 20-30 «3-5).
R. Heraclei Sacc, var. Apii graveolenti» Sacc. et
Beri. — Macchie di secchereccio, brune, sulle foglie
del sedano (con. cilindrici, 22-38 « 4-5).
R. Petuniae Cooke. — Macchie larghe, circolari
od irregolari, ocracee, sulle foglie di Petunia (co-
nidii cilindrici. I-settati, 20-22 « 4).
Gen. Cercosporella Sacc.
Cercosporella persica Sacc. — Macchie biancastre
sulle foglie di pesco (conidii cilindrici, phirisettali,
40-60 « 4-5).
(;. Evonyrai Erikss. — Macchie circolari od ango-
lose, grigiastre, orlate di porporino, sulle foglie di
eriiiiimn (con. 40-44 * 3).
C. iiiingarica Baurn. — Macchie tondeggianli,
grigiastre, quindi di sccciiereccio, confluenti su tulla
la lamina del Lilunn Morlagon (conidii obclavati,
3-5-settati, .")()-l(«» -- 3-6).
Gen. Mastigosporium Riess.
llastigosporlum album Riess. — Macchie bruno-
nere, resistenti, allungate, sulle foglie e guaine del-
VAlopecurus praten.sis (conidii fusiformi, 55 «12,
portati da un corto pedimcolo cilindrico, con 3 setole
incolore).
Gen. Fusisporium Link.
Fusisporiiim Soiani Mart. — Favorisce la cancrena
delle palale (conidii ellissoidali, fusiformi, falcali,
3-5-seltali, 40-60 « 7-8).
Gen. Septocylindrium Bon.
Seiilocjlindriura punctatum (Bon.) Sacc. — Piccole
macchie bianchicce sulle foglie dei salici (conidii
ellissoidali, 3-settati).
S. (lissiiiens Sacc. — Piccole macchie brune dis-
sociale, sulle foglie di vite (con.cilindi'ici, 1 -3-settati,
50-70 «5-6, olivacei).
Demaziee. — Amerospore.
^ Conidiofori pochissimo ilistinti dai conidii globosi od ovoida
l II ben distinti
^ Conidii non catenulati, conidiofori brevi e semplici . . .
l II disposti a catenella con conidio, ramilicati . . .
Gen. Tonda e Gyroceri
Gen. Acreinonieìla
Il Hormodendrh
Gen. Torula Pers.
Tonila Alili Sacc. — Macchie di secchereccio co-
perte da una muffa nera sulle tuniche della cipolla
(conidii in catenelle di 5-10, i terminali bruno-neri,
grossi 14 [i).
Gen. Gyroceras Corda.
Gjroceras ceitidis (Bivona) M. et C. — Macchie
nericce, tondeggianti, di secchereccio nella pagina
superiore, e castagno-polverulenle nella inferiore
delle foglie di Celtis australis.
Gen. Acremoniella Sacc.
Acremoniella occulta Cav. — Macchie nere, punti-
formi, sui culmi del grano (con. ellissoidali, iieris-
simi, 13-15 «9-12).
Gen. Hormodendrum Bon.
Hormodendrum Hordel Br. — Macchie brune sulle
foglie e sui culmi dell'orbo (conidii tondeggianti od
ovali, con 1-3 setti, verrucosi).
DlDlMOSPOUE.
ife miceliari
Conidiofori pochissimo distinti dall
semplici
Il ramificati, conidii per lo più cate
Gen. Ci/cloconium (I)
ti, continui o 2-.i-
settati » Cladosporlicni
^ Conidiofori brevi 3
' Il allungati Gen. Passaìora (2)
Ifomireli od Eumiceli (Fiiiìff/ìi)
l Conidiofori con conidii ovali o quasi clavali. isolati od appaiali
) all'apice del conidioforo Gen. Fusicìadium. (3)
( Il con conidii oblunghi od ovali che si formano all'apice
od ai lati del conidioforo » Scolecotrichum (4).
Gen. Cycloconium r.ast.
Cycloconiiim oleaginiini Cast. — Colpisce le lamine
fogliari ed i frulli duìVoliro; sulla pagina superiore
(Ielle foglie, produce macchie tondeggianti che con-
Muiscono in modo da occupare quasi tutto il lemho,
i;rigiaslre nel centro, bruno-rossicce alla periferia.
Le foglie in breve si rivoltano nei margini e si
staccano dalla pianta. I conidii, che si sviluppano
all'esterno, sono ellittici od ovali, giallo-verdastri,
I-settati (17-25 «10-11).
Si consigliano le irrorazioni con solfalo ili rame.
Gen. Passalora Fr
Moni
l'assaiora bacilligera (Moni.) Fr. — PriKliice mi-
intissimi ccspugliclli binili sulla pagina inferiore
Ielle foglie (lcli".l///».s- !/lìil/iios(i, aggregati per lo
la ricoprire la intera lamina
Ili-lavati, iiniseltati, olivacei,
pili 111 iiiiiiicni lai
(conidii allungati,
30-50^5-7).
1*. microspernia 1
tali, olivacei, sulle
2S = 8).
Gen.
lidi. — .Mimili eespnglietti vellu-
foylie di .l///».v liìcinift icmiidii
Fusicìadium lion.
Comprende alcuni parassiti dannosissimi, special-
mente al pero ed al melo. 11 micelio si addentra nei
tessuti cellulari uccidendoli e produce, alla superficie
degli organi, depositi polverulenti neri. Si possono
combattere colle irrorazioni di poltiglia bordolese
Fig. 295.
Mela ticcliioiata.
g. 296. - Stioma frutti-
fero con conidii di fiisi-
cladmm dendriliciini.
Fusicìadium dendriticum (Wallr.) Fuck. (Ticcliio-
Idluva 0 brusone del melo). — Produce macchie
nero-olivacee, polverulente, vellutate, sulle giovani
foglie del melo, quindi vescichette grigiastre sui rami
verdi. In tal caso l'epidermide si rompe facilmente
e si formano croste dure, nere. Il danno maggiore
si ha quando l'infezione passa nei fruiti determi-
nandovi macchie circolari nere, quindi pustole so-
verose brune, circondale da una zona nera. Per lo
|)iù le pustole si estendono a buona parte del fruito
che resta screpolato in vari punti e quindi di nessun
valore commerciale. La porzione bruna è costituita
da conidiofori filiformi, eretti, a ciuflì (50-00 » 5),
terminati da coiiiilii l'usoidali, rar. I -settati, olivacei
(30^7-11) (lìg. -2a"i e"2'.)(;).
Secondo .\iieriiolii, sulle foglie si svilupperebbero,
in autunno, i peritecii di un ascomicete, la Venluria
clilorospora Ces., che rappresenterebbe la forma in-
vernale del fungo.
Danno ottimi risultati le irrorazioni precoci, sulle
foglie e sui frutti, della poltiglia bordolese all'I %.
F. pirinum (Lib.) Fuck. (Ticchiolatura del pero).
— Si sviluppa sulle giovani foglie e anche sui rami
verdi del pero, deìV Amelanchier e del Crataegus
pyracantha, producendovi macchie di solito circo-
lari, conlluenti, bruno-nere, vellutate. Induce pro-
fonde screpolature, ed estendendosi all'estremità
dei rametti, uccide le gemme. Sui giovani frutti
forma macchie più o meno estese, nero-polverulente,
quindi soverose, che, confluendo, rendono il frutto
screpolato in varie direzioni (fìg. 207-300). Il de-
posilo vellutato è prodotto da conidiofori brevi,
denticolati all'apice, con conidii ovato-fusoidei, con-
tinui, olivacei, 28-30 » 7-9. Secondo .4derhold, la
forma periteciale sarebbe la Venluria pirina (Cooke)
Ad. — Si combatte colla poltiglia all'i %.
F. pirinum, var. Eriobotrjae Seal. — Pustole spor-
genti, tondeggianti o confluenti in placche coriacee,
di colore bruno-olivaceo, a contorno più scuro, sulle
foglie del nespolo del Giappone (con. ovato-lanceo-
lati, troncati alla base, acuti all'apice, foschi).
F. Cerasi (Rab.) Sacc. — Induce sui giovani frutti
del cilief/io un deposilo polverulento, vellutato,
verde-bruno, che si estende in modo da impedirne
la regolare maturazione (con. oblungo-fusiformi, di
color verde sbiadito, 20-25 * 4-4,5).
F. Lini Sor. — Induce l'avvizzimento di buona
parte della porzione superiore e l'ingiallimento delle
foglie del lino. In tali porzioni si formano, in se-
guilo, macchie brune, ovali od ellittiche a contorno
ben definito (conidii sferici od ovali, incolori, 8-14-
16^4).
F. destruens Peck. — Macchie polverulente, oli-
vaceo-brune, sulle foglie lìnW arena (con. oblunghi,
1-settali, 7-20 «5-7).
Gen. Scolecotrichum Kunze et Sch.
Scolecotrichum Fravini Pass. — Danneggia forte-
mente le foglie del frasnino, determinandovi larghe
macchie di secchereccio (conidii cuneiformi, giallo-
bruni, 1-seltali, 12,5^5).
Patologia vegetale
Fig. 299.
Pera afletta da ticchiolalii
(Dal Prilmeux).
Fig. 297. — Foglia di pero
affetta da licchioìalura o
Fig. 298. — Due ramoscelli di pero
coperti da crepacci sinuo.si prodotti
dal Fusicladium pirinum.
ig. 300. — A, Conidiofori con conidio na-
scente di Fusicladium piriììum ; B, Conidii
maturi germinanti.
S. graminis Fuck. — Colpisce Vavena e quasi tutte
le graminacee dei prati. Sulle foglie, si formano
macchie giallo-brune, le quali si allungano in modo
da coprire quasi tutta la lamina, e cosi le foglie essic-
cano precocemente e si accartocciano (con. clavato-
fusiformi, 1-settali, olivaceo-bruni, 35-45 » 8-10).
S. Hordei Rostr. — Determina l'ingiallimento delle
foglie dell'orzo e striature biancastre (con. oblunghi,
gialli, 1 -settati).
S. Koumegueri Cav. — Piccole, ma numerose
macchie, oblunghe, a contorno irregolare, nerastre
nella pagina superiore, bianco-cenerognole inferior-
mente, sulle foglie della canna da spazwle (conidii
ovati, olivacei, 1 -sellati).
S. melophthoruni Prill. et Del. — Macchie ocracee
sulle foglie del melone ed ulceri sui fusti e frutti
(con. continui od I-settati, 20-25» 5-6).
S. Iridis Fautr. et Roum. — Macchie allungale,
olivacee, sulle foglie del giaqgiolo (con. 1 -sellati,
40-42 «20-22).
Gen. Cladosporium Link.
Comprende numerosissime specie, le quali pos-
sono vivere come parassiti di piante coltivate, indu-
cendovi un annerimento caratteristico. I conidiofori
sono semplici o ramificati, brunicci, riuniti in ciuf-
fetti, e i conidii ovali, per lo più catenulati, sono di
solito divisi da 1-2 o 3 setti trasversali. Sono indub-
biamente stadi di sviluppo di Ascomiceti. Conviene
allontanare subito le piante colpite e distruggerle.
Cladosporium herbarum Link. — È un fungo diffu-
sissimo in tutte le regioni e sopra quasi tulle le
piante in via di deperimento. Vive però anche come
parassita specialmente sul grano ed altre grami-
nacee, sul tabacco e sopra alcune rosacee. Arreca
danno alle giovani pianticelle ed ai frutti inducen-
done l'essiccazione anche totale (conidii bruni od
olivacei, ovali od ellittici, 1-3-settati).
Ci. condylonema Pass. — Colpisce le foglie del
pruno, producendovi macchie brune, diffuse, inde-
terminate, che invadono la lamina dalla periferia
Ifomiveli od Eumiceti {Funghi)
verso il centro, facendola raggrinzare ed essiccare
precocemente. Nella pagina inferiore si formano
cespuglietti bruno-olivacei di conidiofori allnngati,
tortuosi, olivacei, con conidii concolori, continui,
quindi I-settati, aculeolali (12-20*6-10).
Ci. longipes Sorok. — Macchie brunastre, a con-
torno mal definito, sulle foglie della t)//e(con. jalini,
oblunghi, i-3-settati, tì-9 « 2-3).
Pure sulle foglie della vite, forman<lovi macchie
tondeggianti od allungate, lungo le nervature,
brune, diffuse o circondale da un'areola verde-
giallastra, vivono il CI. wlicolum (^es. (conidii pluri-
settati, 35-80) ed il CI. Roesleri Catl. (conidii 1-2-
setlati, 40-46 «5-8).
Ci. jnglandinnin Cooke. — Macchie rugginose,
sparse sulla pagina inferiore delle foglie di noce
(con. fusoidali, 1 -settati, 35 » 9).
CI. lethlferuffl Peck. — Macchie brune, irregolari,
larghe tanto da ricoprire anche tutta la foglia del
pioppo tremolino (con. oblungo-piriformi, 1-2-set-
tati, 20-30 «7,5).
CI. l'aeoniae Pass. — Macchie larghissime, inde-
terminate, sulle foglie di Paeonia offlcinulis, che dal
margine si estendono verso l'interno, di color vio-
laceo fosco nella pagina superiore, fuligginose nel-
l'inferiore (con. olivacei, ellittico-allungati, continui
od l-2settati, 10-18 «5-6).
CI. Scribnerianuin Cav. — Determina l'ingialli-
mento nelle foglie di Beliila americana (con. fusi-
formi, i-settati, 24-28 «5).
CI. ciicumerinum EH. et .\rth. — Macchie vellutate,
cancrenose, brune o bruno-verdastre, sui frutti
del cetriolo (conidii linioniformi, olivacei, 10-
13 «3-4).
CI. Pisi Cug. et .Macc. — Pustole brune sui legumi
di pisello (conidii ovali, I-settati, 4,5-5» 4-4,5 o
7-9 « 3,5-4,5).
CI. Lycopersici Plowr. — Macchie nere sui fruiti
del pomodoro (conidii cilindrici, neri, 1 -settati,
10-30 «8-10).
CI. fuhum Cooke. — Macchie giallicce, tondeg-
gianti, estese sino a coprire tutto il lembo fogliare
del pomodoro; in seguito il tessuto essicca (conidio-
fori in fascetli giallo-grigiastri nella pagina inferiore,
con conidii ellittici o cilindrici continui od unisellati,
12-24 «5-7).
Frag.mospore.
^ Coiiiiliofori pochissimo liistinti '2
( » lien distinti 4
( Conidii isolati 3
' ( Il a catenella (ien. Heplonema (:ì) e Polydesmus (4)
„ \ Conidii cilindrici Gen. Clasterosporiiim (1)
' Il ovoidei Il Stigmina (2)
^ Conidii isolati : 5
\ Il a catenella Gen. Dendryphium (IO)
^ Conidiofori rigidi ()
\ Il molli, pieghevoli 7
\ Conidii allungati Gen. HeinUntliosporhim (n)
( Il ovali Il Brachysporium (6)
l Conidii vermiformi Gen. Cercospora (7)
7 I II allungati, echinolali » lleterosporìum (8)
' Il II lisci Il Napicladiuni (9).
Gen. Clasterosporium Schw.
Claslerosporium .Vmygdalearuni (Pass.) Sacc. — Col-
pisce il ciliegio, il susino, Valhicocco ed il pesco.
Sulle foglie del ciliegio, in parlicolar modo, si formano
dapprima macchie circolari, di color rosso-vermiglio,
del diametro di 2-4 mm. .allargandosi gradatamente,
il tessuto essicca nel mezzo e per lo piti la parte
malata si slacca e le foglie restano bucherellate. Sui
giovani rami e sui frutti si notano piccole pustole
rosso-brune. Nel centro delle macchie, solo però in
|)ochi casi, appaiono punticini neri costituiti da coni-
diofori cespugliosi, brevi, sellati, con conidii fusi-
formi, 4-5-seltati, fuligginosi (54 « 14).
Danno buoni risultati le irrorazioni con poltiglia
all'I % in solfato di rame.
CI. carpopbìluin (Lev.) Ader. = Cludosporium
carpophilum Lèv. {Nero della pesca). — Colpisce il
frutto del pesco. Quando le pesche hanno raggiunto
un mediocre sviluppo, appaiono ricoperte da pic-
cole macchie grigiastre, rotonde, a contorni ben
definiti. Dalla porzione superiore, ove si trovano
in numero maggiore, si estendono anche alla re-
gione mediana, confluiscono fra loro in modo che
sopra una larga zona del frutto appare una estesa
macchia bruno-rossiccia, con profonde spaccature,
circondala da un certo numero di macchie pili piccole.
I conidiofori bruno-olivacei portano conidii ovali,
l'ahiloi/ia ret/eldlf
ottusi all'apice, semplici o settati, brunicci (20 * 5).
— Arreca danni gravi poiché induce la caduta dei
frutti, specialmente nelle varietà precoci.
Siccome influiscono molto sul parassitismo del
fungo la mancanza di luce ed aria e la coltivazione,
cosi sarà necessario migliorare la coltura e fare
trattamenti invernali con solfato di ferro al fusto ed
ai rami.
(À. piitretaciens Sacc. — Sulle foglie interne delle
giovani iiiaiilicelle di barbabietola o sulle radici car-
nose si InniiaiKi chiazze brune, rotonde, le quali
inducono la marcescenza (conidii oblunghi, gialli,
6-7-settati, 82 «16). Pare ad esso concatenata la
Pleospora pulrefaciens (Fuck.) Frank.
Gcn. Stigmina Sacc.
Stigmina Briosiana Farneti. — Produce nuiccliie
puntiformi verde-grigiastre, poi brune, più o meno
irregolari, sui giovani frutti A^Walbicocco. I mag-
giormente colpiti cadono prima della maturazione o
restano in parte atrofizzati ; soltanto quelli meno
colpiti dal male giungono a discreto sviluppo ed
arrivano, benché più o meno deturpali, a matura-
zione. Il frutto resta allora coperto da croste nu-
merose e confluenti. Alcune si staccano lasciando
una macchia rosso-sangue, liscia, piana; altre si
uniscono in placche piane o leggermente depresse,
più 0 meno ampie ed irregolari, di consistenza le-
gnosa, di aspetto ruvido, di color grigio-nero. 1 frutti
maggiormente colpiti qualche volta si screpolano
(conidii oblungo-ovoidali, i-3-settati, cuoriformi,
28 42= 13-ltìK
Gen. Septonema Corda.
Septonema Vilis Lèv. — Piccole macchie di sec-
chereccio, brune, sulle foglie della vile (con. fusi-
formi, caduchi, 1-G-setlati).
Geìì. Polydesmus Mont.
Poljdesiiiiis exiliosus Kiilm. — Colpisce la pillola,
la camlii, il ,vn:.ioiir, il nii'ola ed il ciiivl/ioir.
.Sidic (oi^Yu-, sili i;i,i\;ini limi del airol/ioir, sui
IViilli e SUI IuIh'11 iiKiiiiirr iiiacrliie nere dio si
estendono in modo da iiciidrre ^raii parie dell'or-
gano(ciiiiidii allungali, idii-lavali, S- 1^-si'llali Irasver-
salmenle e 2-:! loiiyiliidiiialiiiciile, biiiiio-olivacei,
120-140= 14-10, caienulati).
Geii. Helminthosporium Link.
Hcliiiinllinsiioriiim (lerasorum Beri, et Vogl. —
Macchie gialle o idsso-ocracee, discoidali, sui frulli
malori del riliri/io (nni. diritti, clavali, 4-7-sellali,
di color iiiallo ai'iilii-a, 2S-ÌS = lO-Ko.
H. llircicillll l'ass. — l,ai-.;;lii' macchie alluiii;alc, |ia-
rallelealle nervature, che si allari;aiio su quasi ludo
il lembo fogliare sulle foglie di imiis, di color giallo
pallido con margine più scuro, slìiuiali} e cosparse di
mucchietli polverosi, grigiastri, minutissimi (conidii
olivacei, fusiformi, con 5-8 selli, 80-100 « 20-24).
H. graniineiim Erikss. — Sulle foglie dell'orbo e
specialmente sulle inferiori, produce macchie lun-
ghe, ristrette, di color bruno cupo, orlate di giallo,
con polvere nera. Le pianticelle muoiono per lo più
prima che si formi la spiga (con. giallognoli, cilin-
drico-oblunghi, 1-5-settati, 50-l(X)« 14-20).
H. leres Sacc. — Macchie strette, allungate, irre-
golari, di color bruno, listate di nero, sulle foglie
dell'o/'io (con. in eillorescenze olivastre, cilindrici,
plurisettati, 100-115 «18).
H. teres, f. Avenae-sativae. — Macchie strette,
oblunghe, olivacee, con orlo più scuro, sulle foglie
dM'aveìia (conidii cilindrici, 4-6-seltali, olivacei,
80-100 «15-16).
Gen. Brachysporium .Sacc.
Brachj'sporliim vesifiilosiim (Thiim.) Sacc. — Mac-
chie nere sui fiori e frulli tMVai/liu (conidii ovaio-
oblunghi, grigio-pallidi, 3-6-sellali, 8-10 «4).
Gen. Cercospora Fres.
Comprende numerose specie parassite di piante
erbacee e legnose, che formano macchie di solito
circolari e di secchereccio sulle foglie, determinan-
done la morte. I conidiofori sono poco consistenti,
semplici 0 ramificati, bruni, ed i conidii vermiformi,
incolori od olivastri.
Su piante erbacee.
Cercospora Bloxami B. et Br. — Macchie circolari
di secchereccio sulle foglie di ravizwne o colia
(con. fusiformi, allungali).
C. .'Vrmoraciae Sacc. — Chiazze di secchereccio
sulle foglie di Cochlearla Armoracia (con. bacillari,
incolori, con numerosi setti, 100-125 «5).
0. Cheiranthi Sacc. — Macchie tondeggianti, bian-
castre 0 livide, con numerosi punti grigiastri, sulle
foglie di rioìfi-rioira (conidii fusoidali, plurisettati,
jaiiiii, '.10-120= i-,-)).
(1. Violac Sacc. — Macchie grigio-pallide o bian-
chicce, sulle foglie della viola (con. bacillari, jalini,
150-200 «3,5).
(;. Violae-lricolorls Br. et Cav. — Macchie grandi,
tondeggianti, cenerognole, aride, concentricamente
zonale, che fanno in breve avvizzire le foglie della
Viola tricolor (con. allungati, esili, plurisettati, quasi
inc(dori, 100-200 = 3-4).'
(',. Itcsiuhu' l'iick. — Maicliic liiancaslre, aride,
loiideiii^iaiili Oli (dilnimlic, con iiiiiinlissimi ciufTet-
liiii i;'ri^iaslii, .he ilclcnuiiiauo rcssiccazioue nelle
l'odic >U'W>niiornHi (coiiiiiii lunghi, incacili, lineari,
plurisellali, jaliiii, 100-150 - 2,5-3-1).
f,. f.apparidis Sacc. — Macchie tondeggianti od
allungale, confluenti, bianche o giallicce, zonale di
Ifomiccli od Eumiceti (Funghi)
257
hnmo, sulle foglie del cappero (conidii cilindrici o
lusoidali, jaliiii, con 2-3-8-9 selli, 20-80» 4-5).
(1. variieolor VVint. — Macchie prima circolari,
|ioi irregolari, grigie nel centro, largamente zonale
di grigio fuligginoso, con zone concentriche, sulle
foglie di peonia (con. filiformi, olivacei, 88 » 5,3).
(1. Tropaeoli Atk. — Macchie brunastre, marginale,
sulle foglie di Tropaeolum (con. allungali, phiri-
seltati, 50-150 «3,5-4,5).
(;. oliv.iscens Sacc — Macchie brunastre con piccoli
luniorelti di color grigio-oliva, sulle foglie del fagiolo
(c()ii.agliiformi,jalini",8-12-sellati,130-150* 4-4,5).
(1. cruenta Sacc — Macchie rosse sulle foglie del
/'ai/iolo (conidii acicolari-obdavali, 6-7-settati, oli-
vacei, (JO-80 = 4).
(',. canescens lill. et Mari. — Macchie brune, (|iiìm(Iì
grigie 0 bianchicce, subcircolari, confluenti, orlale
di rosso bruno, sulle foglie di p/i/idldicnw. idifliivaln-
rilindrici, 5-8-setlali, jaliiii, l(i(i-l-20 = ."i-Cm.
('-. zelirina Pass. — Maecliie lirnm', allungale, Mille
foglie (lei I ri fof/l i {rouulu luiigliissiiiii, plnrisellali,
jalini).
Ci. Galcpe Sacc. — Macchie allungate, biancliicce.
Oliate di bruno, sulle foglie della Galega offlcinalis
(con. lusoidali, jalini, 60-90» 4).
(1. zonata Wint. — Larghe macchie rosso-brune,
pili ciliare nel mezzo, secche, con zone concenlriche,
sulle foglie della fava (con. clavato-filiformi, jalini,
4-setlali, 40-05 » 4-6).
C. Fabae Fantr. — Macchie bruno-porporine, grigie
nel centro, concenlricamenle zonate, sulle foglie di
fava (con. 7-9-settati, 60-1 10» 5-7).
C. Viciae Eli. et Hol. — Macchie irregolari, bru-
nastre, orlate di porporino, sulle foglie della veccia
(con. cilindrici, 3-setlali, 30-40» 3-3,5).
0. Meliloti Oud. — Macchie bianche di secche-
reccio, circolari od ovali, sulle foglie del Meliloliis
o^Jcina/is (con. bacillari od obclavati, 1-pliiriseltali,
23-65» 2-3).
(;. Davisii Kll. el Kv. — Macchie atro-bruae, sub-
circolari, sulle foglie del Melilotus albun (con. cilin-
drici od obclavati, 5-6-plurisellali, 20-80» 4-5).
(;. arlminensis t^-av. — Macchie piccole, dapprima
tondeggianti, poi ovoidali od irregolari, castaneo-
fosche, orlate di bruno, inducendo l'imbrunimenlo
totale delle foglie di sulla (conidii cilindrici, chiari,
5-10-sellati, 50-100» 3-4).
C. personata (H. et C.) EU. — Macchie piccole,
subcircolari, brune, sulle foglie di arachide (conidii
clavali, brunastri, 13-settali, 30-50» 5-6).
C. Ailhaeina Sacc. — Macchie angolose, brune,
sulle foglie deir.l//A«f« rosea (con. fusoidali, 2-5-
seltati, jalini, 40-60» 5).
(1. BruDkìi EU. el Gali. — Macchie brunastre, circo-
lari od ovali, orlate di bruno, sulle foglie di geranio
((•Oli. clavato-cilindrici, 5-20-setlati, 50-125» 3-4).
C. concors Sacc. — Macchie brune o poligonali, di
secchereccio, che si estendono tanto da coprire tutta
la lamina della palala (con. allungali, jalini, 3-set-
lati, 35-45» 3-4).
C. solanicola Atk. — Macchie piccole, biaiidie,
orlale di bruno, sulle foglie di imliila (((in. IO-.'!(t-
settali, 100-230» 1-5).
FI;,'. ;ìOI. — 1, Foglia ili sedano allaccata dalla Cerco-
spora Apii ; 2, CiufTo di conidiofori.
(;. Api! Fres. — Macchie di seccheieccio, brune,
che si estendono in modo da disseccare tutta la foglia
della carota e del sedano (con. obclavati, chiari,
3-10-settati, 50-80» 4) (fìg. 301).
Sul prezzemolo arreca i medesimi danni la va-
rietà l'etrosellni Sacc.ieoii. 1-3-seltati, 30-50» 5-7).
1
Kig. 302. — Frammento di foglia di IjaiLiabietola
attaccata dalla Cercospora betaecola.
(',. betaecola Sacc. — Macchie tondeggianti od oblun-
ghe, confluenti, di color grigio più o meno carico, con
orlo bruno-rossiccio o porporino, sulle foglie delle
harhalnelole, danneggiandole mollo (con. aghiformi,
jalini, con numerosi setti, 70-120 s 3). Le giovani
foglie colpite si raggrinzano, si increspano ai mar-
gini ed essiccano. Si consiglia di raccogliere ed ab-
bruciare le foglie infelle (fig. 302 e 303).
33 — Patologia vegetale.
Nuova Encici,. Agraria, I.
2r)S
Patologia vegetale
C. ricinella S;icr. et Beri. — Macchie loiiilei!^iaiili,
aiiiioliise, ocracee, quindi di secciiercccin, sulle loiilie
del ricino (con. bacillari-obclavali, suliialiiii, l')-7-
sellali, 90-100 «4-6).
(1. K8pkei Kriig. — Macchie sinuose, confluenti,
bruno-porporine, sulle foglie della canna da zuc-
chero, iiiducendovi la malattia conosciuta, a (iiava,
sotto il nome di Amak krapalc.
l'"ig. 303. — Conidiofori e coniilii staccali
(li Cercospora belaccola.
C. Asparagi Sacc. — Macchie di secchereccio,
bianchicce o i;riyie,sni cladodii e fusti dcW asparago
(con. a-liiloniii-oliclavali, jalini, 7-8-settali, 120-
1;ì() - l-.")i. l'iiir >in lusli e rami dt'lV asparago,
fórniaiiildvi iiiaccliic ailunyate, confluenti, ylallastre
0 grigie, marginale di bruno, vive la (1. faiilicola Wint.
(con. aciculari, 3-settali, 45» 2,5).
Su piante legnose.
(1. vilicola (Ces.) Sacc. — Produce, nella pagina
superiore (Ielle fdijliedi /v/c, dellt.' niaccliie rcissaslre
che gradalaiiiciilc si UMiscniio in riiodd da rendere
la lamina coperta, per larghi traili, di macchie irre-
golari, brune, con ampia zona rossa. I conidiofori,
bruno-olivacei, portano conidii obclavati o fusoidali,
3-10-seltati, nlivacei, lunghi 80-90 |^..
SeciHidd SciiiRNER, la poltiglia bordolese non serve
a viiiiiTc il parassita.
(1. lìoslcri (Catt.) Sacc. — Vive pure sulle foglie
della mie, producendovi macchie gregarie, irrego-
lari, olivacee, brune, orlate di bruno (con. cilindrici,
3-5-settati, olivacei, 50-60 « 7).
C. sessilis Sorok. — Macchie di secchereccio, di
color bruno chiaro, sulle foglie della vile (con. obcla-
vati, 3-5-settali, grigi, 45-65 « 6-7).
fi. circumscissa Sacc. — Macchie circolari di co-
lore sbiadilo, che, disseccandosi, lasciano la foglia
bucherellala, sul susino e sul pesco (con. aghiformi,
settati, brunastri, 50 «3,3-4).
C. consobrina E. et E. — Macchie piccole, bruno-
rugginose, orlate di porporino, sulle foglie di pesco
(con. cilindrici, jalini, 3-plurisellali, 30-40^2,5).
C. niliro-lincla E. et E. — Macchie alro-bruuc,
orlale di rosso, sulle foglie del pesco (con. obclavati,
fumosi, 35-50 « 2,5-3).
C. marginalis Thùm. — Macchie brune verso il
margine delle foglie di Ribes grossularia (conidii
clavali, fuligginosi, 2-3-setlati, 24 « 7).
C. cerasella Sacc. — Macchie circolari, bruno-
violacee, sparse, di rado confluenti, sulle foglie del
ciliegio (con. fusoidei od obclavati, unicellulari od
1-3-settati, fuligginosi, 40-60 «3-4).
C. Mali E. et E. — Macchie grigie, rotonde, orlale
di rosso, sulle foglie di melo (conidii giallicci, 4-5-
settali, 60-70 «2-2,5).
C. lomenlicola (Thum.) Sacc. — Produce un to-
mento grigiastro sulle foglie del cotogno (con. ellis-
soidali od orciformi, 3-seUali, jalini o grigiastri,
10 «3,5-4).
C. rosaecola Pass. — Macchie circolari od irre-
golari, spesso confluenti, bruno-violacee dapprima,
([uindi, disseccando, giallo-ocracee, cinte da una
zona più scura e con minute verruche brune sulle
foglie di 7'osa (con. allungati, fusoidali od obclavati,
2-4-settali, jalino-fuligginosi, 30-50 « 3,5).
C. h^pophylla Cav. — Larghe macchie rosso-rug-
ginose, tondeggianti, listate di giallo, sulle foglie
della rosa (con. cilindrici, fusoidali o clavali, con-
tinui od I-settati, olivacei, 24-40 « 3-3,5).
(]. Evunymi EU. — Macchie |)iccole, bianche, orlale
di porporino, sulle fogliedeHVyo«MHo(con. cilindrici,
3-5-setlati, jalini, 50-65 «7-8).
(';. fumosa Penz. — Macchie bianchicce con cespu-
glielli foschi, sulle foglie del limone (con. allungati,
obclavali, jalini, Ì-.-(-'scllali, .".7^1 IS = i-,-,).
(1. IJIacis (Hesm.) Sacc. — Macchie grigie o ros-
sicci', allungale, sulle foglie del lillà (con. clavali
od oblunghi, 3-4-seltali, olivacei, lunghi 15-25 |/).
r,. coffeicola Berk. et C. — Macchie circolari
biaiicliiccc, ciuk' di porporino, sulle foglie del
cdll'c (coiiiilii siibcilindrici, jalini, 2-3-seltati, 4(J-
60 = ;'.,:().
('.. nerieiia Sacc. — Macchie rotonde, spesso con-
lluenli, gialle dapprima, poi bianche, con margine
più scuro e con cespnglielti neri, sulle foglie del
leandro (conidii cilindrici, fusiformi o clavali, in-
colori 0 leggermente verdognoli, 1-3-sellali, 24-
50 « 3-5).
C. moricflla Cooke. — Macchie circolari, cinte di
rosso bruno, sulle foglie del gelso (con. jalini, 3-4-
settali, 70«3).
0. Bolieana (Thiim.) Rieg. — Macchie olivacee,
diffuse, che si estendono da un lobo a lutla la lamina
del fico (conidii obclavati, fusoidei, olivacei, 1-3-
setlali, 35-45 «7-8).
('.. microsora Sacc. — Piccole macchie brune, ton-
dcu!:iaiili (I |iiiliuonali sulle foglie del %to (conidii
l^'cillan, (|u:i<; jalini, 3-5-setlati, 30-45 « 3,5).
f fumiceli 0(1 Eumiceli (Funghi)
259
Gen. Heterosporium Klou.
Helerosporiiim ecbinulatum (Berk.)('.ooke. — Mac-
(tliic rosso-|H)i-p(irine che si estencluiio iu pustole
liniiic [KilveiLileiilL', sulle foglie, sui fiori e fusti del
//(irofdiiu, tlelei'niiiuiudo auche delle ipertrofìe (co-
uidii cilindrico-alluugati, fuligginosi, asperolali, 1-2-
3-settati, 40-45 «15-16).
II. gracile (Wall. )Sacc. — Macchie livide oblunghe,
die si dilatano in zone più o meno brune sulle foglie
del ///«9^/o/o (con. olivacei,2-3-settali, 40-60 = 18-20).
Gen. Napicladium Thùm.
IVapIcladiiiiu arundinacciim Sacc. — Macchie estese,
di color verde oliva, sulle foglie della ciiinìii ila
spaiwle (couidii obcoiiici, 2-setlali, folivacei, 40-
45 «18).
IV. piisillum Cav. — Deposito vclhilalo, ijiallu-
olivaceo, sugli acini della vile (roiiidii iiiiirmiiii,
3-setlati, olivacei, 20-29 «8).
Geii. Dendryphium Wallr.
nendryphium penicillaliiin Kr. — Macchie di sec-
chereccio di color variabile dal bruno cupo al nero,
ingrandentisi a poco a poco sulle foglie e sul fusto
del papavero (con. oblunghi, 3-4-setlati, chiari).
D. l'asserinianum Thuni. — Macchie brune con
punti neri, sulle foglie della vile (con. globosi, in
catenella, bruiio-olivacei, 6 « 3,5-4).
OlCTIOSPORE.
tlonidii l'iobosi od obluniflii, foschi, settati trasversalmente e Iu
ludinalmenle.
^ Conidìofori poco distinti tìeii. Sporodesmium.
( » ben marcati 2
^ Gonidii ben distinti in catenelle Gen. Alternaria
( » isolati don. Macrosporium e Myslrosporimn
Gen. Sporodesmium.
Spiirodesiniura doliclropiis l'ass. — Macchie brune
a i-ontoiiio irrenidare, poligonale, fra loro confluenti,
sulle foglie della palala. É sempre unito alla pero-
nosporu (conidii clavati, brunastri, 10-1 2-setlali,
1^ « 12,5-15).
Gen. Alternaria Nees.
Alternaria Solani Sor. — Vive sulla patata. Le
foglie ingialliscono e presentano qua e là macchie
tondeggianti o poligonali di secchereccio, brune,
zonate e confluenti. Infine le foglie seccano comple-
tamente. I conidiofori corti, bruni, settati, portano
conidii obclavali, grigi o foschi, terminati da un
lungo prolungamento incoloro, 90-140*12-20, con
numerosi setti trasversali e longitudinali.
Danno buoni risultati le irrorazioni precoci di
poltiglia bordolese all'I e 1/2 "/o-
A. iBDuis Nees. — Induce, con altre specie, la mar-
cescenza delle giovani pianticelle di tabacco (conidii
olivacei, 3-5-seltati trasversalmente e longitudinal-
mente, 30-40 «14-15).
A. Krassicae (V. Polydesmus).
A. Violae Dorsett. — Macchie subcircolari, giailo-
(divacee, vellutate, confluenti, sulle foglie della viola
(con. olivacei, 40-60 « 10-1 7).
A. Vitis Cav. — Macchie cenerognole, irregolari,
con punti bruni lungo le nervature, sulle foglie della
vile (ciin. iiiriformi, (divacei, 40-60* 12-1 i).
Gen. Macrosporium Fr.
Macrosporium iivaruiuThiim. — Depusiio vclJMialii,
verde-grigiastro, sugli acini della vile iiialuri o pros-
simi alla completa maturanza (conidii allungati con
1 I) 5-6 setti trasversali, olivastri, 12-24» 6-9).
M. Vitis Sorok. — Macchie scure sul dorso delle
foglie di vile (con. allungati, muri formi, con 4-5 setti,
grigiastri, 28-30 «15).
M. Camelliae Cooke. — Macchie circolari 0 con-
fluenti, pallide, orlate di bruno, sulle foglie di ca-
mellia (conidii clavati, 3 o pluri-settalo-muriformi,
50-60 «15-25).
M. Calycanthi Cav. —Macchiesubcircolari, bianche,
orlate di ocraceo, sulle foglie di Calycaiilhusptaecox
(conidii piriformi, 3-5-setlato-muriformi, olivacei,
50-70 «11-13).
M. Carotae EU. et Langl. — Induce l'ingiallimento
e quindi l'essiccazione precoce delle foglie della
carota (conidii clavati, bruni, 5-7-settati, 55-70
«12-14).
M. sarcinaeforme Cav. — Macchie tondeggianti,
brunicce, sulle foglie dei tri foglio rosso (con. bruno-
olivacei, sarciniformi, con numerosi setti trasversali
e longitudinali, 24-28 « 12-18j.
M. sarcinula, var. parasiticum Tlnim. — Deter-
mina il marciume del bidho di iit/liu (cimidii 25-33
«19-21,5).
M. parasiticum Thiim. — Indine macchie brune
sulle foglie della cipolla e del porro (conidii ovato-
oblunghi, ottusi, bruni, 6-10-setlati, 42-48 « 10-16).
M. Solani Eli. et Mari. — Macchie grandi tondeg-
gianti, irregolari, confluenti, cenerognole, a zone
concentriche brune, sulle foglie di .stramonio colli-
vaio, di HyoHciamiis albus e <lel pomodoro (conidii
inversamente clavati, terminali da im lungo processo
lesiniforme).
2(J0
hiloìogia vegetale
Gen. Mystrosporium Corda.
Myslrospoiiiira poljlricbiim Cooke. — Kacilila 1'
viz/iiiiciitd dei gladio/i coltivali. Sulle fiii;lio 1.
i;iu'iili piodiire ciiiffellini neri vellulali, IdikIcì;^!;!
e (III' niiilliiiscono in modo da coprire liillo il leu
fogliare (con. olivacei, clavali, con 5-S selli liasv
sali e longiludinali, 40-50 « 12-18).
M. abrodens Neum. — Produce chiazze di i
miilla oscura sulle foglie e sui nodi del f/raim.
Collidi
Staurospore.
lineali I) stellali.
Gen. Hirudinaria Ces.
Ilirudinaria Hespìli Ces. — Macchie olivaceo-
lirune, fuligginose, sulle foglie del nespolo (conidii
ripiegati a ferro di cavallo, colle braccia lunghe da
00 a 70 u, cilindriche, inferiormente larghe 7 S ;/,
sopra 4,5-5 [Jt, 11-14-settate).
H. macrospora Ces. — Macciile polverose, nere,
sulle foglie del biancospino (rmiiilii voi unii liiiiglii
disegualmente da 70 a lOU a, rilimliici, iiifeiior-
mente larghi 0-7 a, suiierioriiienle 2-;i ;/, divisi in
16-24 cellule).
Stilbee.
Funghi con micelio poco sviluppato e conidiofori
riuniti in fasci o stipiti con conidii, di solito, nella
parte superiore.
Gì'". Isariopsis Fr.
Isariopsis griseola Sacc. {Iliin-iiilicrin tirile foglie
del fagiuolo). — Macchie ocr.ii er o -n-id-lirune, a
contorni inderisi o limitate d.ille iier\;iliire, sulle
Ile, liisil
I-sali,
drici, incurvati, grigi, con 1-3-selli
50-00*7-8).
Gen. Briosia Cav.
Briosia ainpelophaga Cav. — Piccole verruche
brune, in vicinanza del peduncolo, sugli acini di
vile (con. bruni, 4-5 |jidiaiu., sosleimli da conidio-
fori semplici, poco settati).
Tuberculariee.
Fiuighi cosliluiti da lilaiiieiili riuiiili in allunassi
verruciformi, globosi o discoidali, di coiisisleiiza
cerea o gelatinosa, con conidiofoii coiiglnlinali in
un ammasso o sporodocchio.
Gen. Endoconidium Prill. el Llelac.
Endocnnidiiiin aiiipelii|iiiiluin Pai. — Macchie cir-
colari, leggeiiiienle prominenti, larghe ri-li inni.,
sugli acini di rilc (conidii globosi od ovoidali del
diametro di 4-5 a).
Gen. Tubercularia Tode.
Tiilicrriiiaria afinonim Cav. — .Macchie lirune con
nerose iiiiiilc;;"ialnie i;rii;i:islie, clic si eslenilono
I ->- i "i
midi
semplici, filiformi, riuiiili in spurodocihi veiruci-
Ibrmi, bianco-ceracei).
Gen. Sphacelia Lèv.
Sphacelia alili Vogl. — Vive sui luibilli i\AV(iglio
ricoprendoli di un deposito vellutato, roseo (ciniidii
sferici, jaliiii, talora riuniti in catenella, 1-giittulati,
;ì-4,5 u. diam.). In relazione con questo fungo sono
numerose ife, le i\\\:\\\ si riuniscono in larghi cordoni
0 placche liiumlie i he, addossandosi alle scaglie
dell'aglio, ne iihlniinio la marcescenza e producono
in seguito niiineiosissinii minuti corpuscoli neri,
sierici {Sclernliinn cepivovum llerk). Le piante di
aglio appaiono colle foglie ingiallile ed (essiccale, al
livello del suolo i tessuti sono per lo |iiiì ridotti in
uno stato di tale marcescenza (he al ininiino sforzo
si pin'i asportare tutta la parte aerea ihdle piaiilicelle;
di iiiù fra le guaine fogliari e le scaglie dei hiibilli
spicca un finissimo intreccio di lilainenli hiaindii con
numerosi granellini sferici, neri e duri.
Conviene sospendere per qualche anmi la cidli-
vazione AtWaglio.
Gen. Periola Fr.
l'eriola lomeiilosa Fr. — Verruche bianche, car-
nose, dure internamente, tondeggiaiili od irregolari,
isolate 0 raggruppate, spesso loiillnenli, larghe sino
a 4-6 mm., sui tuberi di pulalii (conidii ohovali,
incolori, 5 ^ 3, sopra conidiofori bacillari, liunili in
folli cespugli, lunghi 3 o 4 volte più dei conidii).
Gen. Fusarium Link.
Molte specie rappresentano stadi di svilnp|io di
funghi superiori e vivono per lo più coinè sapinlili.
Secondo Noel Bernard i Fiisariinii delcnninereb-
bero sulle piante di patata la pniilnzione dei liiheri,
i quali non sarebbero quindi che cancri.
Pusarium lielerosporium Nees. — Macchie rosso-
vino in forma di pustole, sulle glume, glumelle e
nella cavità lasciata dalle cariossidi di grano, segala,
orzo, avena, mais, del pagliettone e gramigna. Vive
anche associalo agli sclerozii della Claviceps pur-
purea (con. dapprima globosi, quindi fusiformi, a
:(-5 setti trasversali, lunghi 30-35 ]x). Può cagionare
danno al bestiame.
F. Tritici Rriks. — Pustole rosse sui fiori Ai grano
(con. fusiformi, incurvati, 1-2-seltali, 12-20 « 1 ,5-2).
F. Schribaiixii Delac. — Pustole giallicce sulle
cariossidi di grano geiininanli (Conidii 4-sellali,
35-40 «6-7).
I/oiìiìf(ii Oli Euniirrti {Funghi)
F. Zavianum Sacc. — Macchie brune, irregolari,
coperte ila una inuffa prima bianca, poi rosea, sui
picciuoli (Ielle foglie di vile (cipnidii InsiCoi'iiii, l'al-
cali, appunlili alle oliiMnili'i , :5- sellali, msei,
:{(i-.i(>«5-r),5).
F. Iticini (Ber.) ili//. — iMaccliie lioccose, biaiiclie,
.sili liisli del /■icnu)(t-itu. fusiformi, 3-sellali, ricurvi,
30 = 4-0).
F. IncarDatiini Desm. — Pustole diffuse, bianco-
rosee, quindi giallo-rosee, sui ricellacoli, involucri
lioriili e foglie di (/arofaiin, lupino e sui semi di
.4.v/(V (conidii iìisiloi'ini, iiiiiirvali, Ii-r>-sellali, rosei,
35-Ì5 « -.^ò-i).
F. Dianlbi l'rill. et Del. — Colpisce le piante di
f/arofano e di palaiu. L* infezione si manifesta alla
base del fnsto, tanto che, cercando di slaccare una
pianta, questa si rompe al colletto, mentii' le foglie
e tutta la parte aerea ingiallisce e perde ipiiiidi la
sua turgescenza. Le |)orzioni malate messe in luogo
iiiiiidii si i-ii'oiM'ono di imo strato bianco-neve. Il
fungo produce conidii jalini e clamidospore globose,
jaline. Si consiglia di raccogliere accuratamente e
bruciale i fusti ed i tuberi infetti e scegliere i tuberi
destinati alla ripniduzione, e, nelli Itine ristrette
e di rendita elevata, tentare la disiiifezimie del suolo
con irrorazione alcoolica di benzonaflol (250 gì'.
per litro di alcool denaturato allungato in WM) a
6(X) litri d'acqua) e poi cambiar terreno alla col-
tivazione.
(•en. Epicoccum Link.
F|iìct)eciim |iiM|iiircsceiis Klii., vai. Taliaci l'ass. —
Macchie ])or|)orine con una piistoletta rotonda,
bruno-nera nel centio, sulle foglie di labaceo (co-
nidii sferici, con membrana reticolata, gialli, poi
bruni, lunghi 16-22 o.).
Gen. Discocolla Prill. et Del.
Discocolla |iiriiia l'iill. el Dil. — Macchie gialle,
incavate, su cui innipaiiiiMi punii grigi, sui frutti di
/«•/•«(con. jalini, drilli, l-li-sellali^ llVlS « 3-4-).
262 Patologia vegetale
CHIAVE ANALITICA
per la facile determinazione
DELLE MALATTIE (RITT06AMICHE NELLE PIANTE
I. — Malattie che si manifestano sui diversi organi della pianta con
1) Depositi polverulenti o pruinosi
"2) » filamentosi
3) Placche o croste
4) Rigonfiamenti.
II. — Malattie caratterizzate da un cambiamento di forma della piatita o deW organo
colpito (deformazioni, ipertrofìe, ecc.).
III. — Malattie che inducono nella pianta o nelV organo colpito un cambiamento di
colore 0 di consistenza :
1) Decolorazione totale
2) Macchie
3) Avvizzimento
4) Marcescenza.
IV. — Malattie dovute aìV attacco di piante con fusto e fiori l)en distinti (pag. 5-!23).
I. — 1) Deposito polverulento o pruinoso.
Bianco foglia crocifere (cavolo, rapa, ecc.) (peroiNOSI'Oha), pa-
gina 91 — fragola (peronospora), 05 — geranio,
scrofulariacee(piAmopxRk), 86 — lattuga, cine-
raria (bremia), 90 — patata, pomodoro (phyto-
phthora), 83, 85 — (7'i/'og/(o(PERONOSPORA), 91 .
1(1. foglia e frutto . . . vite (plasmopara), 87.
Id. frutto fagiolo (phytophthora), 85.
Bianco-gi'igiaslni foglia, fiori, cirri. . leguminose {fava, pisello (peronospora), 02 —
ombrellifere (plasmopara), 86.
Bianeo-giallicciii foglia /wj^aweco (peronojpora), 93 — w/cr/rtoc//» (pero-
nospora), 93.
I<1. ramo, gemina, foglia pino, ai«/e (acanthostigma), f56.
(ìrigio foglia cipo//a (peronospora), 9-i— ciliegio {■ìclerotikia),
f n — cotogno (oidium), 250 — cotogno, nespolo,
sorbo (sclerotinia), 116 — melo, pero, pesco,
susino, albicocco (sclerotinia), 118 — spinacio
W. foglia, tralcio verde, (peronospora), 93.
frutto vi/e (sclerotinia), 111.
Clnnre analitica per la determinazione delle malatlie crittogamiche nelle piante
263
(irigio
\er(i grijjiastio .
(ìrigio-\ii)laceo .
Itosso-ar.in(ialo.
gemina, fot(l in, fruito ciliegio, rosa, liegonia, pelargonio, coleus (SCLEUO-
tinia), H3.
fllSlO («Hapa (SCLEROTINIA), 113.
radice (1.71»»/!) (scLERorirM), 120 — barbabietola, carola,
cicoria, giglio (sclerotinia), H3 — cipolla, tuli-
pano (sclerotinia), 120.
foglia canapa (^peronospora), 95.
frutto /Vl/HìC/l/O (SPHAEREI.LA), 143.
foglia barbabietola (peronospora), '^A.
fusto canapa (melanospora), 102.
-2) Depositi filaiiiciitosi in ibriiiii di
I . hfflure.sceii7.a liianro-grigiaslra roii
slerelle nere e siicces-sivo imbrii-
ninieiilo degli organi foglia
Id. foglia, tralci, IVultu .
2. Tela di ragno liiaura e Hiiniile sie-
relle nere foglia, giovani ger-
mogli, frutto . .
3. Feltro lanugginosu 0 rolonuso. Iiian-
chiccio :
a ) con successiva formazione di cor-
puscoli sferici od ellittici, neri . foglia
Id.
1)) ijuindi giallo 0 rossastro
cescenia
Id.
fusto
frutto
porzioni sotterranee.
foglia e fusto .
radice . . . .
■) ed essiccazione fra fusto e foglia . .
bianco grigiastro in macchie orlate di
nero
grigiastro fusto
porporino-violaceo radice
— giallo-fulvo
spiglo
biancospino, betulla, caprifoglio, carrubo, faggio,
frassino, ontano, nespolo, nocciolo, pero, quercia
(phillactinia), pag. 131.
ivVe (iiNciNui.A), 128-130.
pesco, rosa, ribes (SPllAEltorina-.A), 12") — albicocco,
asterucee, borraginacee , campanulacee , carolo,
ciliegio, convolvulacee, dipsacee, leguminose, lino,
ombrellifere, ranuncolacee, rume.x, sorbo, susino,
tabacco, uva «/«/«ff (sphaerothec.a), 125,126 —
asleracee, cucurlii Iacee, fragola, luppolo, plantagi-
nacee, rosacee, scrofulariacee, urlicacee (spiiae-
rothec.a), 125 — melo, frumento, graminacee
(ERYSipue), 127 — alnus, belala, evonimo. Ioni-
cera, ribes, viburno (microsphaera), 128.
caviilii (SCLEROTINIA ), \W — cicoria rossa (sc.lkiìO-
TiMA), in.
canapa, carola, fagiolo, fava, girasole, granturco,
lupino, palata, pomodoro, topinamhour (sclero-
tinia), 109-110 — asparago (botrytis), 120 —
colza (sclerotinia), 112.
fagiolo, fava, /h/«ho (sclerotinia), 109-110.
aglio (sclerotium), 260 — palata, topinambour
(sclerotinia), 109 — erba medica, /W/'o^/wt scle-
rotinia), 1 13 — Pifferano, giacinto, sulla (^scle-
rotinia). 115 — barbabietola (typhdla), 216.
graminacee, frumento (erysiphe), 127.
pino, vite (rhizina, roesleria), i^i — fava, geko,
pomacee, vite (rosellinia), 136 — quercia (ro-
sellinia), 137.
avena, frumento, orzo (spmaeroderma), 162.
frumento (ciiiki.mna ), 151 .
cetriolo, lupino, palala, IrifoglioiWM'iHMKVìf.), 214.
(erba medica, trifoglio, ecc.), asparago, barbabie-
tola, carota, finocchio, leguminose, limone, melo,
patata, zafferano (rhizoctonia>, 154 — aglio,
cipolla (riiizoctonia), 155.
frumento (girberella), 106.
Patologia vegetate
i. Fiocchi e cordoni rosso-violacei,
vellutati fusto ...
5. iNaslri filamentosi biancLi .... radice e fusto
vite (ei.igobasidium), 214.
conifere, faggio, noce, pero, pinjiiio, (jitcrciu (['oi.Y-
PORUS), 220, 221.
alberi da frutta, conifere, gelso, vile, ecc. (agaiu-
GiNH, 227-229.
l'oheriilenti siiperliciali nere.
<:oni|iatte supcrliciali hriinaslre
Id. id. nere
Id.
id.
id foglia, fusto, glume
Id.
id.
id foglia e rami contorti
Id.
id.
nere orlate di giallo foglia
Id.
id.
hrune con |iroliilieraiize
filindriclie biiiiieaslre . foglia
Id.
id.
castagno-brune . . foglia
Id.
id.
gialle fusto
Id.
Id.
rosse od aranciate,
con verruche. . . foglia
I. — 3) Placche o croste.
foglia, lami, frutto . agrumi (limaciiNia), pag. 132 — camellia, gelso,
pioppo, salice (limacinia, capnodium), 133 —
abete, albicocco, araucaria, evonimo, (aggio, ilex,
leandro, ligustro, nocciolo, pino (cai'NODium),134.
fusto (nodi iufciioi'i) avena, frumento, orzo (sphaeroderma), 162.
foglia abete, pino (lophodermium), 123 — abete, ippoca-
stano, noce (fusic.occum), 23-4 — graminacee,
frumento, segala, ecc. (dilophia), ì59—phoenix
(graphiola), 182.
, glume grano, orto (puccinia), 194, 195.
contorti abete, ginepro, pino (herpotrichia), 157.
acero, salice, ombrellifere (rhytisma), 123-124.
abete (chrysomyxa), 209-211.
abete, ginepro, pino (polyporus), 219.
castagno, faggio, pioppo, ^mct'cìo (stereumj, 214,
215.
mandorlo, pruno, susino (polistyg.ma), 160 — pero,
melo, sorbo (gymnosporangium), 201-203 —
biancospino, cotogno, nespolo (gymnosporangium),
202-203 — evonimo, ribes (melami>sora), 204.
4) Kigoutiamenti.
bianco-avorio
bianche, cilindriche, in macchie
bruno-rossastre
bianche, poi rosse
bianchicce che si trasformano
polvere nera
bianco-grigiastre in z-one circola
nere, polverulenti
nere, compatte
rossicce o rosso-scarlatte, carnose,
emisferiche
giallo-rossastre carnose, emisfe-
riche
aranciate, emisferiche, polveru-
lenti
foglia composite (scoi'zonera, ecc.), crocifere (cavolo, ecc.),
cappero , ipomea , portulaca (cystopus) , pag. 7 7 - 8 1 .
foglia pino (goleosporium), 207 — abete (giirysomyxa),
209.
abete, larice, pino (nectria), 166.
frumento, segala, orzo, cipolla, porro (urogystis),
180 — anemone (urocystis), 181.
ciliegio('iCLEROTm\A), 117 — albicocco, melo, pesco,
pero, susino (sclerotiniai, 118.
lampone, rovo (phkagmidium), 201.
graminacee prati, trifoglio (piiyllaghora), 170 —
olmo (dothidella), 171.
gelso (gibberella), 166.
acacia, acero, ailanto, gelso, ippocastano, noce,
tiglio (negtria), 163.
ciliegio, faggio, melo, pero (negtkia), 164, 165 —
ribes (negtria), 164.
Irìfuijlii) 1 1 i;ii>n(,KSÌ, 185, 186 — avena, frmnenlo,
scijitìit ujKiminnrec) (pugginia), 191-196 — com-
posite (PUGGi.MA,), 196-197 — betula (melam-
psora), 205 — pioppo (melampsora), 204 —
ribes (cronartium), 209.
foglia e
fusto ....
frutto
foglia
foglia
fusto e
rami . . . .
fusto e
rami . . . .
foglia e
fusto ....
C/iiiirc iiiKiUlicd pi-r In ilc/ci
filldijn mirili' nelle jii
araDciate (quindi bninrl i-oniclit>.
gelatinose ,
gialiiccio-lirHne su macchie Imini
^ 1 giallo, miele, emisleiiche .
o
EH
loL^lia, fniUo ,
foglia, fusto
gialli' |iolternliMili . . .
caslagno-lirunr |iol>ei'iilenlì ulii)!-
priina amnciale) . .
. foglili e lìislo ,
Vcsciclie liiaiiilii'
Id. nnf. .
Id. gialle .
foglia e fusto
foglia e Initld
fosli.i . . .
1(1. gialle o grigiastre.
Iti. gialle o rossicce. .
loglii
fo-li,
Tumori liianco -rosei, poi neri .... intera piani
1(1. grigiastri (0 coiicdldrì) . . . . laoii. . .
1(1. airiirgaiin coliiito porzioni sot
Zoi'coli liianco-grigiastri
Id. Iiianro-gìallaslri
Id. gialli
1(1. rossicci
Id. Iiriino-l'erriiginosi.
Larghe espansioni hriinaslreogiallicce
(ioriietti allungali neii
Hiiiepni ((;YMN(.isi'0[tAN(;uiM), "iOI-'iOIÌ - lino (MK-
I.AMl'SOR.V), 20<').
vile (exoiì.xsidum), 21:$.
Irifoiilio (UROMYCEs), 185 - hnrlmhieloin (vm-
MYCES), 187 — aglio, cipolla, girasole (puccinia),
190 — menta, viola (puccinia), 191 — pino
(MELAMPSORA), ^OA.^SOo — /aWce(MEUMPSORA),
-iOf), 206.
/«m/wic (iMiRAc.MMìii'M), 200 — n)sn,n)i'0( PiiRAfiMi-
nu!M), 201 —salice (melampsora), 208-204 —
carpino, sorbo (melampsora), 200.
fava (leguminose) (uromyc.es), 184- — barbabietola,
/■«f/jo/o (UROMYCES), 18(), 187 ^pisello, veccia,
ecce ^UROMYC.ES), 187, 188 — erba medica, tri-
foglio (IIROMYCES), 188 — Itipiim ((-ROMYCES),
189 — (y«;'o/an«(iiKOMYCES, puccima), 189, 199
— aglio, asparago, cipolla, girasole (puccinia),
i90 — menta, viola (puccinia), 191, 196 —
frumento {grami nmrn (imccinu), 191,193, 194
— composile, eiiiliriii , !■( i:i IMA >, 196 — crisan-
temo, erba S. Munii, nmliieliifeie [wiT.mW), 197
— albicocco, ciliegio, inanitorlo, mais, pesco,
smino (puccinia), 198 — allea, bosso, malva,
ribes (puccinia), 199 — giacinto (puccinia), 200
— rosa (piirac.midium), 201 .
eriieifere (eavoh, rapa, ravanello{C\srin'isì, 79-80.
pero, biancospino (taphrina), lOii.
helulla, ontano, ostrija, /)(»/'/'"• Iremnlinn ( lA-
phrina), 105.
acero, betulla, carpino, olmo, ontano, pioppo,
Prunus, quercia (taphrina), 105.
anemone, borruginacee, composite (cicoria, ecc.),
gigliacee, frassino, rosacee, trifoglio (olpioium,
SYNCHVTRIUM), 98 — ci/JCJfW (TAPHRINA), 105 —
pesco (exoascus), 103.
mais (nsTii.AGO), 174-177 — tragojiogon (usti-
i.ago), 178 — cariofillee, viola (ustilago), 181.
/));io (bacillus), 44 — olivo (b.\cillus), 45 — vile
(lìACILLUS), 47.
palata (iucterium), 36 — barbabietola ici.aiumio-
TRIIM), 97.
jiomacee (l'Oi.YPOiti's), 221.
erncifere, pioppo, iiuercia (poiaporus), 220.
ca.ftayno, ciliegio, noce, pioppo, quercia (armil-
LARIA, .\garicini), 227.
abete (polyporl's), 221 — pino (polyporus), 220.
abete, pino (POLYPORUS), 219 — ginepro, noce,
quercia (polvporus), 221 .
legno tagliato (merui.IUS), 225.
grano, segnili (graminacee) (ci.AVICRl'Sj, 167, 168.
Deloriiiaiiuui ed ingrossamenti .
31 — l'otologia vegelalt
II. — ('aiiihiiiiiieiito di fonnii.
. foglia. Insto, inlior.-' {erocifere), cavolo, rapa, ravanello, ecc. (csSTOPVa),
pag. 71-80 — /■/■HHjp/i/» (sclerospor.\), 85 —
setaria (sclerospora), 86.
Nuova Encicl. Agraria, I.
Pa/ohi(/ia veyelule
Defitrmaiioni ed ingrossamenli . . . . fusto e peti iiiicolo. . /w/wrern (iM.noNospoRA), ',)3.
1(1. spiga e croste nere . frumento, seyala (graminacee) (dilophia), 459.
Id. frutto cìiie(]io (gnomoma), 149.
Ingrossameutd e contorsione foglia spinacio (peronospura), 93 — canapa (peroino-
spora), 95.
Id. id. foglia, giov. germogli p^co (exoascus), 403.
Id. ed inilirunimenlo giov. germogli, frutto sjmno, prugno/o (exoascus), 102.
Id. e |iolvere gialla foglia, rami, fiore . ro«a (phragmidium), 201.
Id. e successiva screpolatura . . rami abete, larice, pino (dasyscypha), 108 — cilìcijio,
faggio, melo, pero (nectria), 165.
Id. e trasForm. in massa cilindr. apice, culmo . . . . graminacee da prati (epicloe), ì(}9.
Incurvamento e morte giovani rami .... /m»o/»io (didvmosphaeria), 151.
Ipertrofia rami ciliegio, prunus, susino {l'LOwmGmwx), 171.
Scopaz/j rami prugnolo (exoascus), 102 — ciliegio, lauroceraso
Trasformazione in massa polverulenta (exoascus), 105.
nera iiilioresceiiza .... arena, frumento, mais, oi'zo, segala (graminacee)
(iiSTiLAGO), 175 — miglio (ustilago), 176 —
setaria, sorgo (ustilago), 177 — diantacee, sati-
guinella (ustilago), 177.
Id. seme /n(weH/o (tii.lktia), 178-179 — «<>(/«/« (tiij.etia),
179 riso (iiiiFTiA), 180.
.ìluramifica/,ione frullo r(//(7/?» (sclkiuhima. i.nomoma), 147-119 ~ «//*(-
Clicco, melo, pesco, SUSI nu{&c.LEHOJìM\), 116-118.
III.
La pianta ass
Giallo
1) Decolorazione totale.
foglia (cail. precoce) abete, larice, pino (dasyscypha), pag. 108.
foglia (disseccazione
e raggrinzamento) palala (phytophthora), 83, 84 — ombrellifere, se-
dano, ecc. (plasmopara), 86 — tabacco (phyto-
phthora), 85 — frumento (pyroctonum), 96
— cipolla, tulipano (sclerotinia), 20 — aglio
(sphaerella), 145.
leguminose (fava, ecc.) (peronospora), 92 — ci-
polla (peronospora), 94 — frumento (septoria),
foglia (disseccazione 236, 237.
e color, rossiccia), lattuga (bremia), 90.
frutto ?v7e (plasmopara), 87 — fagiolo, pisello (sei'torìa).
foglia (disseccazione
e coloraz. bruna) .
(liallo-rossircio foglia
Giallo lirnno foglia
di tutta la pianta . . erba medica, trifoglio (s,cLEiMrm\k). 113 — fru-
mento (0PHwmLV&), 158.
.... frumento (sphaerella), 143.
.... vite (plasmopara), 87 — frumento (sphaerella),
143.
fusto e foglie .... sorgo saccarifero (bacillus), 42.
frutto frume7ito (mr'.rococcus), 34.
legno (con protube-
ranze carnose, gri
giastre) ....
Itosso-linino legim (con prolnbi
ranze rossicce
gialle
betulla, faggio, melo, quercia {mofiim), "216-217 —
nhele, pino, pioppo, quercia (polyporijs), 218,
219.
pino (poLYpiinus), 220.
/((')• 1(1 (Iflenninaiione delle malattie crittof/ainirlie nelle piante
(iriflid, poi briiiKi-rossiccio e nero . . foglia niefe (lophodermium), 122, 1 2P, — p/'/io ( i.opho-
dermium), 123.
Itniiio, (|iiiii(li nero Ibj^lia jiso (bacillus), 43 — (/(«ci^/o (I'skudomonas), 40
— acero, cacliis, crocifere, langio, Irassino,
robinia (i'iiytoi'iithora), 81 - imlaln (imiyto-
PHTHOKA), 83.
1(1. giovani histi .... iimaraiiUi, barbahielola, crocifere, mais, miijlio, Iri-
foijlio ( l'YTUiUM ), 77 — rododendro (soi.KitoriNiA ),
115, Ufi — flAe/e(BOTRYTis), ÌÌO — abete, pino
(LOPHODERMiUM), 122 — cohiiHu, nespolo, sorbo
(SCLEROTINIA), HO — Ci/lfg/o ( SCLEUOTINIA ), 1 17
— -albicocco, melo, pero, pesco, susino('>i:Lv.\iO'nN\K),
118 — tremolino ( uidymosi'iiakkia ), ! 52 — abele,
pino (uERPOTRic.uiA), 1 57 — crisantemo ( piioma ),
233 —agave, iucca {c.oniothykhm), 234.
Id. radice barbabietola (peronospora), 94.
I(ì. legno vite (polyporus), 224.
Nero porzioni aeree . . . canna da zucchero, leifuminose, /^(/KfccociiiiEi.AViA),
Ili. porzioni aeree e sol- 134.
terranee '''''' (hac.m.i.us), 47-48 — eicldiiiinu (TiiiKi.vvrs),
134.
hi. l'usto e rami .... ahele, pino (acantiiosticma), 15(i.
III. — "2) Macchie.
Itjanciie foglia rtHio;(«o (cercospora), 250 — brnssica, pero (ow--
laria), 251 — cannella (mendersonia), 230 —
prunus (phyllosticta), 231 — crataegus (phyl-
losticta), 231 — lampone (phyllosticta), 231
— limone (cercospora), 258 — melilotas (cer-
COSPora), 257 — gelsomino, (ico, fico d India
(phyllosticta), 232 — patata (piioma), 233 —
primula (phyllosticta), 231 — orzo (ophiocla-
DiUM), 251 — pesco (cercosporella), 252 —
pisello (SEPTORiA), 238 — ribes, viola (piiyi.lo-
sticta), 231 — salice (septocylindrium), 252
— viola, vite (ascochyta), 235.
Id. frutto o/ìto(phoma), 233— pesco (clasterosporium), 255.
liianciie a (•oiitorno rosso foglia evonimo, caffè (cercospora), 258 — melograno
(phyllosticta), 232 — melo (phoma;, 233 —
quercia (phyllosticta), 232 — eerbena (sep-
toria), 239.
Id. orlale di nero-porporino . . . foglia /ìcns (leptostromella), 242 — olea (gloeospo-
rium), 245.
Id. a l'ontornn nero o bruno bosso, edera, leandro, ippocastano, noce, pioppo, vite
(phyllosticta), 232 ^ cappero (cercospora),
250 — evonimo, leandro, limone, vite (asco-
chyta), 235 — ei'ba medica (septoria), 238 —
galega (ramularia), 251, (cercospora), 257
— lattuga (marsonia), 247 — patata (cerco-
spora), 257 — pioppo, salvia (septoria), 240
— viola (ramularia), 252.
IJianto-MM-daslre foglia spinacio (colletotricum), 240.
lìiaiiclic. qiiiniii JH-niie foglia batata (phyllosticta), 231 - cotogno, pero, sorbo
(sphaerella), 147 — frumento, segala, grami-
nacee (l)ITOPIIIAj, 159.
Patologia vegetale
Grigie fo!;ii,i Iiiancospiiio, crespino, liriodendro, magnolia, pesco,
quercia, sorbo, zucca, uvaspina (phyllosticta),
231, 232 — biancospino, banksia, carpino, ca-
stagno, pero, quercia, wJe (pestalozzia), 248 —
lilla (CERCOSPORA), 258 — lampone, nespolo,
susino (ascochyta), 235 — fragola (oidium), 250
— peonia (cercospora), 256 — spinacio (se-
ptoria), 239 — vicia (ramularia), 251 — viola
(cercospora), 257.
Id. frutto albicocco (piioma), 233 — albicocco, limone, melo,
pesco (gloeosporium), 243, 245 — noce (se-
ptoria), 241.
Id. fusto canapa (dendrophoma), 233.
Id. SII liitla la pianta. . vite (gloeosporium), 243 — vite, ribes (lepto-
sphaeria), 153 -- barbabietola (cercospora),
257.
(irigie orlate di rosso-vinlareo .... foglia catalpa, quercia (phyllosticta), 232 — edera, la-
vanda, viola (SEPTORiA), 23<S, 239, "lìi) — evo-
nimo (cercosporella), 2."i2, (ckiìc^simua), 258
— melo (IIENDERSONIA), 2;)Ci — ulilV (CYCLOCO-
NiuM), 253.
Id. orlate di rosso-ruggine .... foglia lampone (phyllosticta), 231 — noce (gloeospo-
RiUM), 245.
Id. orlate di giallo foglia cetriolo (ascochyta), 235.
Id. orlate di nero asparago (cercospora), 258 — gelso, limone, pero
(sphaerella), 147 — miujnuììn (cuhcosporium),
245 — pero (leptosphaI' iti a i, l 'i.'! - - jìiselloicou-
letotrichum), 246 — iv/r((;i,iiiaisi'(ii;niM), 243.
Grigie, poi nere foglia colmic (i;ami:i,aiiia), 251 — rris/nilemn (l'iivi.r.o-
Crigio-rosee foglia verlniid (iiiiium), 250.
Gialle foglia ocera, sa//cc (ruytisma), 123 — «ja/cn (septoria),
240 — biancospino (pleospora), 231 — Aosso
(laestadia), 1 41 , 142 — canapa (peronospora),
96 — carpino (gnomoniella), 151 — cardo la-
naioli (peronospora), 96 — chamaerops (lepto-
thyrium), 241 — cheiranthus (septoria), 238
— ciliegio (gnomonia), 149 — croci fere (perono-
spora), 91 — erba medica (peronospora), 92,
(gloeosporium), 242 — ficus (septoria), 240
— fragola (peronospora), 95 — garofano (se-
ptoria), 238 — gardenia (phyllosticta), 232
— graminacee (septoria), 237, 238 — lampone
(peronospora), 96 — leguminose (lenticchie,
pisello, fava, ere.) (puccinia), 192 — mughetto
(ci.dK.dsi'oRHiiM), 243 — narciso (ramularia),
•ì'rl — iimriulo (gNOMONIELLA), 150 — oHvO
(cLóEnsi'oitiuM), 245 — pa/«/ft (phoma), 233 —
pesco (rhabdospora), 241 — pomodoro (se-
ptoria), 239, (cladosporium), 255 — prezze-
molo, sedano (septoria), 238 — sorgo (phyl-
lostict.\), 231 — spinacio (peronospiira), 93
^ toòacco (phyllosticta), 231 — trifoglio (pe-
ronospora), 92 — valerianella (peronospora),
93 — viola (peronospora), 96 — vile (pi.asmo-
PARA), 87.
Chiave iiiidli/icfi per In (Iclfniiiiin iiiiiic iliiìr maldllir rrìitof/iimir/ii' nelle piante 209
fiiallft orlale di hrniio o nero I'ul;!!.! asparago (c.ercosi'Ora), 258 — cappero (cerco-
spora), 256 — cereus (leptostroma), 241 —
leandro (septoria), 238 — mais (hei-Mintospo-
RiUM), 250 — ■ medicago (marsonia), 247.
Id. fiistd veccia (seitoria), 238 — viola (colletotriciiiim),
246.
Id. frutto o/?w(PLENODOMus), 234 — «//er/ (colletotriciiiim),
246.
fiialle, poi liriine l'ui^lia e l'iistu . . . . Imrbabielolain-.Koaospoìw), 194 — camellia (col-
letotriciium), 246 — castagno (spmaerella),
146 — erba medica{psEVDOPKZiZk), 107 — lattuga
(eremi a), 90 — leguminose (pisello) (ascochyta),
235 — palala (phytoputhora), 183 — pero
(gloeosporium), 243 — trifoglio (con piccole cop-
pelle nere pag. inf.) (pseudopeziza), 107 —
(pleospora), 241 — vite (plasmopara), 87.
1,1. frutto (tralci) . . . W/e (metaspiiaeria). 155.
(lialle 0 rosse, poi nere foglia «*«'«. F'""« (lophodermium), 122 — cotogno, ne-
spolo, pero (stigmatea), 149 — ginepro, larice
(lophodermium), 122 — ippocastano (septoria),
239 — H0ce,7!«erc!a e depositi polverulenti Inanelli
(microstroma), 249 — prezzemolo, sedano (se-
ptoria), 238 — vite (septoria), 240.
Id. id. a man)ine nero cic/ame/i (septoria), 239 — we/w (phvli.ostk.ta),
232, noce (gnomonia), 150.
(iiallo-rossiccc garofano (phyllosticta), 232.
(iiallo-ruggine foglia digitulis (ramularia), 252.
(iiallo-verdaslre foglia frinnento (r.ìmiutix), 151.
Ocracee foglia «c/no/YfoVi (ramularia), 251 — ('«ppero (septoria),
238 — ciliegio (iielmintiiosporuim), 256 — c»-
comcni, melone (colletiiotric.iium), 246 — fa-
giolo (SEi'TORiA), 239 — (ascochyta), 235 —
forsythia (phyllosticta), 232 — gelso (spiiae-
rella), 147 — lillà (septoria), 240 — limone
(septoria), 239 — magnolia (gloeosporium),
245 — melone (scolecotrichum), 254 — olmo
(phyllosticta), 232 — petunia, primula (ra-
mularia), 252 — prunus (polistigmina), 241
— ricino (cercospora), 258 — rosa (cerco-
spora), 258 — siV'Jnjtt (gloeosporium), 245 —
trifoglio (septoria), 238.
Id. orlate di rosso ailanto (phyllosticta), 232 — fragola (phyllo-
sticta), 231 — nespolo (phyllosticta), 231 —
(septoria), 240 — poa, rosacee (ovularia), 250
— tiglio (phyllosticta), 232.
Id. orlale di liniiio foglia cn/m/iarsEPTORiA), 239 — carpino, dammara, cgcas
(chaktophoma), 234 — paulownia (piiyllo-
sticta), 232 — nocciolo (carrella), 241.
Ocraceo-hriine foglia m«(/Mrt/!rt(sEPTORiA),239 — ««ccni/H (phyllosticta),
232 — tiglio (gloeosporium), 245 — /jero (asco-
chyta), 235 — salice (ramularia), 251.
Aranciate foglia erba medica (phyllosticta), 231 .
Itosse foglia ciliegio, pero (corvneum), 248 — fragola (spiiae-
rella), 142 — fagiolo, lillà (cercospihia), 257,
258 — sorbus (i'EST\i.o/,/,iA), 218 — vite (cer-
cospora), 258.
l'nlulogiu veiietute
Kossc, oriate (li bruno iaciaiiedj/fl (phyllosticta), 231.
Uosso-|ior|ioriiie foglia albicocco, ciliegio, pesco, susino (clasterosporium),
255 — garolanu (heterosporkjm), 259 — nui-
ijlietlo (phyllosticta), 231 .
Kosso-liriine ac.eiv (leptotvrium), 241 — utbicuccu, ciliegìu
(PHYLLOSTICTA), 231 — ciUegiu, pildu (CYLINDRO-
SPORIUM), 24tì, 247 — fava (cercospora), 257
magnolia (ovularia), 251 — imighetlu, sorgo
(dendrophoma), 233, 234 — pado, prugnolo,
susino (gnomonìella), 150.
Ferruginee graminacee (ovularia), 251 — noce (gnomonia),
150 — pisello (septoria), 238 — rosa (cerco-
spora), 258 — sedano (bacillus), 41 — vile
(guignardia), 139.
1(1. 0 (li secchereecio albicocco, melo, pero (phyllosticta), 231 — aralia
(colletotrichum), 246 — armoracia, asparago,
colza, ravizzone (cercospora), 256, 258 — ca-
mellia{pESTALOZz\A), 248 — carola, sedano, prez-
zemolo (cercospora), 257 — betula, carpino,
faggio, lauro, salice (gloeosporium), 245 — ci-
Irus (coryneum), 248 — citrus, vile (rhaisdo-
spora), 241 — frassino (scolecotrichum), 253
— edera, vite (phyllosticta), 232 — edera, evo-
nimo (macrophoma), 233 — lilium (cercospo-
rella), 252 — limone, platano, pioppo (gloeo-
sporium), 245 — we/o (colletotrichum), 246 —
lupinella, sedano (ramularia), 252 — malva
(ramularia), 251 — papavero (dendryphium),
259 — fesco, susino (cercospora), 258 —
quercia (cylindrosporium), 246 — vite (colle-
totrichum), 246 — tabacco (ascochyta), 235.
Verdastre cetriolo (cladosporium), 255 — mais (chromospo-
rium), 249 — melo, sorbo (cryptosporium), 247
nespolo del Giappone (biaschum), 247.
Olivaeee foglia avena (helminthosporium), 256 — canna da spaz-
zole (napicladium), 259 — fico (cercospora),
258 — giaggiolo (scolecotrichum), 254 — vile
(cercospora), 257.
Oiivaceo-lirniie foglia lampone (pyrenochaeta), 234.
Fuiijiyiuose fava, petunia, pesco (phyllosticta), 221 — lup-
polo (septoria), 230 — peonia (cladosporium),
255.
1(1. a contorno rosso foglia /jesco (phyllosticta), 231.
Livide foglia giaggiolo (heterosporium), 259 — nespolo, cotogno
(ovularia), 251 — pruno (didymaria), 251 —
violaciocca (cercospora), 256.
lirnno-rossiceio l'uglia fagiolo (colletotrichum), 245 — gelso (cerco-
spora), 258 — lampone (septoria), 240 — vi-
sciolo (settoria), 240.
lìriino-violateo 0 |ior|Mirin» foglia cwvo/o (phyllosticta), 230 — canna da zucchero
(cercospora), 258 — ciliegio (cercospora), 258
— fava (cercospora), 257 — peonia (clado-
sporium), 255 — ribes (septoria), 240 — rosa
(marsonia), 247.
Bruno-faslajjiio foglia ce//!* (gyroceras), 252 — «-mH/emo (septoria),
239 — sulla (cercospora), 257.
Chiave analitirn fn'i- la (liicnuiiui iimic ilelle ìiidltillic irilloqinnirlir iif/lr /liniilr "211
Kriino. orlatf di niss» fiisli:i rameliu (piiyu.osticta;, 232 — evanimn, rosa (sk-
ctoiua), 240 — fagiolo (ckrc.osi'oiìa), 257.
1(1. ili. di porporino toi,'lia pesci) (cercospoua), 258 — veccia (c.icrcospora),
:257 — vile (cercospora), 257.
hi.
id. di fliallo foglia "c:.» (iielminthosporiiim), 250.
fd. id. di nero foglia orzo (iielmintiiosporiiimì, 25(3.
{(nino foijlia rttt((;(>(r(i(SEPTORIA), 240 — allea, nniciiidc. fagiolo,
geranio, meìilolo, palala, tropeolo (cercospora),
257 — barbabielola (clasterosporium), 256 —
//e<M/a{MARSONiA), 247 — mna/w (phyllosticta),
231 — canna da zucchero (colletotrichum), 246
— (■e/n((/o(cLADOSPORiiiM),255 — carola, prezze-
molo, sedano (cercospora), 257 — cavolo (sphae-
RELLA), 144 — cipolla, pero (vermicularia),
234, (torula), 252 — citriis (septoria), 239
— clematide (septoria), 238 — corbezzolo (se-
ptoria), 240 — uva spina (gloeosporium), 243
— cotogno, susino (hendersonia), 236 — cotone
(coi.i.etotrichum), 246 — lattuga, endivia
(septoria), 230 — limone, arancio (phoma), 233
— lino (fusiclaiiium), 253 — mais, uva spina
(hendersonia), 236 — melanzana (phyllo-
sticta), 231 — mughetto (septoria), 238 —
nocciolo (septoria), 240 — noce (cryptospo-
rium), 247 — orzo (hormodendrum), 252 —
patata (verticillium), 251 —pioppo (marsonia),
247 — platano (gloeosporium), 245 — pruno
(cladosporium), 254, (oidium), 250 — ribes
grossularia, tiglio (cercospora), 258 — spi-
nacio (gloeosporium), 242 — salice (marsonia),
247 — rosa (pestalozzia), 248 — tiglio (se-
ptoria), 239 — tremolino (cladosporium), 255
— trifoglio (cercospora), 257 — vite (septocy-
LiNDRiUM), 252, (cladosporium), 255, (cerco-
spora), 258, (dendryphium), 258.
Id. fuijlie, rnillii e lanii iilbicocco, cotogno, melo (phyllosticta), 231 — cu-
curbitacee, pomodoro (gloeosporium), 242 —
vite (guignardia), 139 — peperone (labrella),
242 — uva spina (vermicularia), 234 — vite
(plasmopara), 87 — (pestalozzia), 248.
Id. Iiiillin 0 tiihcid . . . patata (phytophthora), 83 — zafferano (phoma),
233.
Nere foi!;lia alopecurus (mastigosporium), 252 — biancospino,
uva spina (septoria), 240 — crisantemo (CYLiN-
DROSPORiuM), 247 — (didymaria), 251 — coda di
topo, conifere, citrus (pestalozzia), 248 — cre-
spino (septoria), 239 — finocchio (phoma), 233
— gelso (bacillus), 48 — grano, graminacee
(acremoniella),252 — (marsonia), 247 — aste-
rocystis), 97 — lino, oinbrellifere (phom.\),
233 — melo (labrella), 242 — patata, carota,
cavolo, cavolfiore, ravizzone (polydesmus), 256
— trifoglio (BACILLUS), 41.
l'aloliKjia rei/eUi/c l'.liiurc inid/ilicfi, ec(
fusto, fiore, l'usto. . /»H()»e (trichoseptoria), '241 — me»ia (septoria),
230 — (ilivo (septorja), 241 — patata, pnmn-
diini (BAGILLUS), 39, (SPHAERONEMA, VERMICU-
laria); 234 — ribes (marsonia), 247 — vite
(gloeosporium),243,244 — z-i/ccrt(PHOMA),233.
in. — o) Avvizzimento.
Kiiflliii r(7((r/(»(i;N(iM0Nn),|);iy-. 149 — ciliegio, melo, pero, siirlio{C\TOi^vo\\.\),Ì'S-i.
h'riid» (('(in |Misl(»l(') ritr (cdiiN \iiiii \ ), 140-142, (coniothvriiim), 15(5.
di liillii la pianta /^///«/«c/o/fl (hacim.us), 40, 41 — /■/■«^«^(bacteriosi), 44 — fio/a (r.t.A-
iioc.hytrh'.m), 97 — erba medica, pino, vile (roesleria, vibrissea),
121 — cereali (spiiaerella), 143 — frumento ((iibellina, 151 —
asparago, harlmbietola, /inocchio, leguminose (trifoglio, fava, ecc.),
limone, melo, patata (rhizoctonia), 154.
(iio»ani lami i- l'nitli coioiinn, nespolo, pero (sikimatea), 149.
111. i) Mìircesceiiza.
Ko()liii Iiavhahìctoln (sni akreu.a), pag. 145.
Fusto riiroUi {hrassicacee) (OI.PIDIUM), 97,98 — abete, faggio, ginepro, pino,
pioppo ( poiAPORUs), 220, 221 .
Itadice e l'ii.sto albni da frutta, conifere, gelso, vite, ecc. (arimillaria), 226 — palata
(BAciLLUs), 38, 78, 79 — cipolla (marciume), 39 — croco, giacinto, ecc.
(SC.LEROTINIA), liti.
Nlova Enciclopedia Agraria 1.
Patologia Vegetale — Tav
MALATTIE PRODO'ITE DAI MIXOMICETf E DAI B.ACTEHII
1-5! Ernia dei Cavoli (l'ìasmmliophom BruMiV'/ci - lì-.'i, Bacirriosi ilei Celso ifianllus Mori
6-9, Rogna deirOlivo <B Qlvac\ - 10 Railtriosi d.^l Trifo^'lio (B 'Infoili,
Torino, l'iiioiic Tip Edilrice
Zr/. Snliis.yohft , Tomi.
Nuova Enciclopedia Agraria 1.
Patologia Vegetale — Tav. U
JIALAITIE l'IUlDOriE DAI FICOMICETl
\-^l, Pepftimspora ilcllr> insalato tlironia Lailucaij — 3-1), P(Tonos|inia delle l'atalP iPhulupilinr,i ,iifr>
Ti.nnii.riiioiir Tip Edil
Zr/. StiltLSSoli» .Tpfiiio
.\i:ovA Enciclopedia Agraria
Patologia Vegetale — Tav, 1(1
:.*:: ♦0»
MALATTIE PIlODOTrK UAOI.l ll'ODKItMKl
I--J, Carbone del (,raiio {Ustilar/o cario). - 3-(>, Carbone delle Setaiic ((/ CV«'".r.)
7-10' Ruggini del C.rano {Puccinia gramiim, P. striaefonnis e P. curoiiatay
li-li. RugL'ine del Salice [Mtlampsura farinosa).
Nuova F:ncici.opedu Agraria 1.
Patologia Vegetale — Tav. 1\'.
MALATTIE, l'IlODUTlE HAI BASWIOMICETI
1-6, Miirciiim<! delle radici (Armiltaria mcltea e Hosdlinia wcatrix)
7, iMarciuniP del C;istagnii {Fislidiiia hepatka).
Nuova Enciclopedia Agraria.
Patologia Vegetale
M.VLATTIR l'HODUITK lUCl.I ASdiMICKTI
1-1. Bolla di-M (oiilie ile! l'csi'n {Exoasnis ilefoniiaiis) — 5-6, CriUogama del Giano (Eiijsi/ihe ijraiiiini.s\
7-'.*, Crittogama delle Rosi' {Sphareotlirca paimasat. — 10, Fumagginc dell'Olivo {Capiwdium idacuphtUun)
11-12, Fumaggine degli Agrumi (C. Ci(ri)
Nuova Enciclopedia Agraria
Patologia Vegetale — Tav.
MALATTIE PRODOTTE DACU ASCOiUCETI E OAi Fi;.N<;ill IMPERKETI]
1-^ Cancro del legno {Neclria dilissima) — '3-i, Ruggine del Pisello {Ascochi/ta Pisi) — ó-G. Rugi,'iue
dei Limoni (Seploria Limouii). — 7-9. Ticrhiolatura del Melo {Fusicladium dendrilicumì.
OPERE RIFEKENTISI ALLA FlTOPATOLOliIA
Teofrasto, Hisloria pìanlariim. voi. IV-V (IV-lIl si-colo
avanti Cristo).
Catone, Columbi. la. Palladio, ecc.. Opere agrarie (dal
IH secolo avanti Cr. al IV secolo dopo Cr.).
l'LiMO, Hisl. XaL, capitolo XVII (I secolo dopo Cr.).
Ihn-'.\l-'Arwam (vedi L. Savastano, La patologia vege-
tale dei (ireci. Latini ed Arabi). Portici, Aìinali
^Scuola agricoli lira, -1890-91.
Marmucci V., Trattalo del fiore e del frullo nel quale si
trattano molte curiose malattie. Perugia 160,^.
Taiìiìioni-Toz/.ktti .\., Alimxtrgia ossia modo di rendere
meno gravi te malattie. Firenze 1767. ^
CvMPlNl A., Saggio di agricoltura, sulla coltura delle
piante, sulla seminagione dei grimi, loro stato na-
turale e morboso. Torino 1774. — In questo lavoro
sono riportali in gran parte: Aymen, Mémoires sur
les maladies des blés ; Auanson, Maladies des
plantes, e IIom.me, Maladies des plantes.
Pliìnck I. F., l'Iiijsiotogia et patìwlogia planlarum. 1794
(e traduiione con note di C. Pagani. Bergamo 1707:
Venezia 1805).
Ka>.-;adoni, Saggio georgico e veterinario ossia Raccolta
di rimedi preservativi e curativi contro le malattie
e deterioram,enti a cui sono soggetti gli alberi, gli
erbaggi, i frutti, gli animali, ecc. Treviso 1796.
Rii F., Saggio di nosologia vegetale. 1805.
lu., Saggio teorico-pratico sulle malattie delle piante.
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Aghati L., Osservazioni sulle malattie delle piante.
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MoiiETTi G., Compendio di nosologia vegetale compilato
sulle opere più distinte cosi italiane come stra-
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Annales Insliliil Pasteur.
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Annales de l'Instilul centrai Ampélologique royal Hon-
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Pavia.
Alti Istituto di Monlpellier.
Bulletin de l'Herbier Boissier.
Bulletin of the Torrey Botanical Club.
Bnlaniska Noliser.
Bulletin de la Sociélé mycologique de France.
Bollettino di notizie agrarie (Ministero di Agricoltura.
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Bollettino Società Botanica italiana.
Berichte d. Dculschen Boi. Gesellschafl.
Boletin de la Comision de Parasitologia agricola. Me.xico.
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Comples Rendus Académie des Sciences. Paris.
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.fahresbericht iXber die Neuerungen tind Leistungeii auf
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Journal of Botany.
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nigstein.
Las Plagas de la Agricullura, Ministerio de Fomento,
Comision de Parasitologia agricola. Mexico.
Malpigiii, Memorie B. Accademia dei Lincei e della
Società di Microscopia di Londra, ecc.
Naturwissenschaftliclie Zeilsclirifl fin' Land, und l'oish
wirtscliafl. Sluttgarl.
Nuovo giornale botanico italiano.
Praktische Blàller filr P/lanzenschnlz. Stuttgart.
Pubblicazioni varie della Direction of Vegetable pallio-
logy des U. S. Depart. of agriciillure.
Revue de Botanique.
Rivista di Patologia vegetale, diretta da A. ed A. N. Ber-
LESE. Firenze.
Tìjdschrift over Planten.ziekien. Geni.
/.r.ilschrifl fin- Pflanzeiikrankheilen. Stnlli;arl.
'/.eilschrift fur Parasitenkunde. Jena.
(iiornali e liivisle di A(|i'icoltui'a.
Progrès agricole.
Jùiirnal il' .ignculture praUque.
Italia agricola.
Il Coltivatore, ecc., ecc.
Sui Fungili e liacteiìi.
Tui.ASNE, Selecta fungoruni Carpologia.
Saccardo, Sylloge fungorum, voi. I-XVI.
l'vAUENHOiìST, Kryptogameii-Flora (Die Pilze).
Zni'F, Die ì'ilze.
Brem:i,I). l'ìili'ìsiichungendem Gesamìnt. der Mycologic.
LuDWKi, Lelirbuch der niederen Kryptogamen.
Tavel, Vergleichende Morphologie der Pilze.
ACLOQUE, Les Champignons au poinl de vue biologique,
économ,ique et taxonomique. Paris.
De-Bary und WOBONIN, Beitràge zur Morphologie und
Physiologie der Pilze.
Vehmer, Beiiràge zur Kenntniss der Filze. Jena.
MiGui-A, System der Bakterien. Jena.
SciiBOETER, Die Pilze, Die Schleimpilze und Die Pilzc
(in Engler-Prantl).
Vedi per lavori speciali, sia di Patologia vegetale che
sui Funghi, Just's Botanischer Jahresberichl.
INDICE DELLE MATERIE
Intuodizione • l'i'!/- 1
l'ARASSITISMO » i
l'AiiTE I. ' Fanerogame parassile , . . . n 5
» II. Mixomiceti » 23
» III. - Badem » 30
1) Coccacei » 34
"1) Hacteriacei » 3(1
]',\mE\V. -- Ilomiceti Olì Eiiiin'trli ilùiiii/lii) » 51
Generalità » »
I. Morfologia degli organi » 52
II. Organo di vegetazione » 55
III. Organi di riproduzione » 58
IV. Polimorfismo » Cti
V. Formazione, germinazioni' i' diversi modi di
dillusione delle spore » 154
VI. Composizione dei (ungili » <>5
VII. Modo di vita dei lunghi » 07
Vili. Parassitismo dei funghi » Ofl
IX. Azione esercitata dai lunghi parassiti sulle pa-
reti, sul contenuto degli organi attaccati e
sulla struttura anatomica e forma delle piante
ospiti » 71
Capitolo I. — Phycomycetae » 75
Famiglia delle Peronosporacee » »
» 1) Chytridiacee » 96
» Il Protomicetacee » 99
1) 11 Entomoftoracee » »
1) » Mucoracee » 100
Capitolo II. - Ascomycetae » »
Exoasci » 102
Carpoasci «105
Famiglia delle Pezizacee n lOt)
» » Elvellacee « 121
IsteriaciM ■
. . I>a</. 124
Famiglia delle Erysile.' . .
» 1) Perisfioriee
.1. 131
. ...» 135
Famiglia delle Sferiacee . .
0 » Ipocreacec. .
...... 150
» » Dotideacee
. . , . .. 170
Capitolo 111. ~ Basidiomiicelae . .
...... 171
Emihasidii
» )i
Ord. Ustilaginee
...... »
Euhasidiomiceti
1) 183
Ord Uredinee » «
» Tremellinee
...... 211
.. 21"'
Ord. Imenomiceti
Famiglia delle Teleforce . .
. . . . ;. 213
1- Clavariaee. .
. . . . » 215
» Idnee . . .
...... 2ir,
.. 1) Poliporee . .
. . . . » 217
» » Agai-acinee
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Ord. Casteromiceti ....
...... 229
Capitolo IV. — Deuleromucel.ae . .
...... 1.
1)
.... » 230
. . . . » 241
, 1. 242
Hyphomyceteae
.> 2i9
Demaziee
...... 252
Tuberculariee
. . 1) 2()0
Chiave analitica per la facile determina
ione delle ma-
lattie criltogamiclie delle piante .
...... 2f;2
INDICE ALFABETICO
Abete, pag. 69, 214, 219,
220, 224, 228, 248.
— bianco, 19, 72, 108, 122,
123, 166,210,211,216,
228, 229.
— rosso, 122, 157, 209,
211, 218, 234.
Abeti, 81, 156, 206, 220,
229.
Abies, 122, 134.
— balsamea, 219.
— Douglasii, 120, 250.
— excelsa, 122, 123, 157.
— nigra. 221.
Acacia, 163, 228.
Amnlltosliijma, I3G, 156.
— paiasilicum, 156.
Accartocciamento delle foglie,
103.
Acer caiiipfslfr, I2;ì, 249.
— pliilaiioiilfs, |-j;l.
— /«r»./»/)/-//«H//,s, 1-23,250.
Aceri, IO, SI. 1*2.
Acero, 123, 103, Idi, 166,
241, 248.
Achillea, 15.
— millefolium, 14.
— nobilis, 14.
— setacea, 14.
Acladiuiii, 250.
— inleraneum , 250.
Acremomella, 252.
— occulta, 252.
Actinonema, 235, 236.
— cralaeyi, 236.
— Padi, 236.
— rosae, 247.
Aecidiuni, 183.
— cancellatum, 202.
— coruscans, 211 .
— cydoìiiae. 21 1 .
-^ Ótjparhsiae, 187.
— elatimim. 211.
— foeniculi, 211.
— fjrossulaiiae, 199, 211.
— ìaricis, 200.
— Mespili. 211.
— Peiideniiiiini coluiniian',
210.
— Roeslelia lacerali/. 203.
— strobUinnm. 210.
Aequpodium. 99.
Afidi, 99, 103, 104.
A!,'aracinee, 213, 225.
Agariciui, 53, 162.
Agaricus, pag. 66.
— arvensis, 67.
— niranienlarins, 68.
— campester, 53, 67.
— nie//eM«, 226.
— sylvaticus, 67.
Agave, 234.
Aglio, 155, 190, 256, 260.
Agropgrum, 159, 169, 170,
'178, 191.
— repens, 194, 195.
Agrostis, 167, 169, 191.
— stolonifera, 195.
— vulgaris, 195.
Agrumi, 120, 133, 155, 234.
Ailanthus glandulosa, 232.
Ailanto, 163.
.4 ira. 160.
^-- r,„.,v„7„,v„, 191.
AilMni,rn.:;7, 1 IX, 126,221,
223, 2;!i. ;;;;;;, 240, 256.
Albugnie della vile, 128.
— dei cereali, 127.
Alchemilla, 250.
Alghe, 96, 98.
Allium, 145.
— caepa. 94, 120, 190.
— mulli fiorii m, 198.
— oleraceum, 198.
— porrum, 190
— sativum, 190, 198.
— ursimim, 190.
Alnus, 128.
— glutinosa, 'il, Vi].
— lucana, 241 .
— viridis, 241.
Alopecurus, 159, 160, 195,
237.
— pratensis, 191,248.
Alphitonwrpha communis,
126.
Altea, 246.
Al Innari a, 157, 259.
- lirassira,-^ 259.
— ,S'„/„»,, 2.MI.
— 'viohu, 2.59.'
— j-tìjs, 259.
Althaea rosea, 256.
.4H,fl/r Irapaì;. 258.
.lm«»//,M./r^,„7.«, 225.
— Ili lisca I Ki . (Ili, 225.
Amebe, 23.
Ameboide, 24.
AmeAanchier, 253.
— canadense, 203, 250.
Amorino, pag. 256.
Ami/lotroi/us, 30.
Ancliusa', 191, 195.
Andropoyon, 246.
.(4Hemonf coronaria, 181.
— neniorosa, 74.
Anemoni, 72, 98.
Angelica, 108, 197.
Antenmiria, 132, 133.
— elaeophila, 133.
Anlhnxanthum odoralum ,
180.
Anihriscus cerefolium, 191.
Anthurium, 248.
Antracnosi, 97.
— deformante, 244.
— dei faginoli, 245.
— punteggiata, 244.
Apium graveolens, 252.
Aquileqia, 126.
Arachide, 257.
Ariicìnix liiipoi/iìi'ii , 249.
/l,«/,« Sirhiildll. 216.
Ar.mnn, i:',2, I 17, 226, 233,
2:ì9, 241.
Araucaria, 134, 233.
Armeniacu, 134.
— ruli/aris, 126.
.4™ //lana, 226.
— iHfHea, 67, 68, 121,136,
225, 226.
Arworacia. 238.^
Arouia,vlii„dff„liu,l-l''203.
Arreuiillirniiii iireuncenm
235.
— elatius, 37.
Artemisia Abrotanum, 197.
— Ahsinthium, 197.
Armido donar, 196.
Ascochnla, 153, 235.
— ampeliua, 23.j.
— Armoraciae, 235.
— Boltshauseri, 235.
— Brassicae, 235.
— C)7;j', 235.
— clorosporu, 235.
— (hicumeris, 235.
— Diautl,i,'ìi5.
— Evontjvii, 235.
— fraiiariae, 142, 143.
— graniinicola, 235.
— mespili, 235.
— Nicotianae, 235.
— O/eanrf/-!, 235.
— on/iae, 235.
— rfl//or, 235.
Ascochijla Petuniae, p. 235.
— Phaseolorum , 235.
— piricola, 152.
— pirina, 235.
— Pm, 235.
— soryhina, 235.
— Moiae, 235.
— Zetna, 235.
Ascomiceti, 53, 65, 66,
Ascomi/cetae, 75, 100.
Asparago, 154, 189, 236,
258.
Asparayus officinalis, 120.
Aspergillus, 101.
— fumigatus, 68.
— Ktr/e;-, 68.
^s/f)-; 260.
Asterocystis, 96, 97.
/ls(ecoma, 230, 234.
— brassicae, 144, 234.
— yeoyraphicum, 234.
— Ma//, 234.
— jWf,v;),7!, 234.
— /V(/ì, 234.
— fiosae, 247.
— ««/«-, 234 .__
Astrayalus, 17.
^«(■ip/p.i:, 93.
Aucuparia, 1 16.
Auranziacee, 29.
Aureobasidiwu ritis, 213.
— var. a/iwm, 213.
Autobasidiomiceti, 212.
Avena, 42, 85,127, 143,
162,167, 173, 189,191,
194, 195,254,256, 260.
Avena eliatior, 191.
— saliva, 175, 191.
— slerilis, 181.
Azalea indica. 240.
— nudi fiora, 213.
— viscosa, 213.
lìacilli, pag. 30, 34, 37.
Bucillus ampelosporae, 47,
— amylobacter, 38.
— iiniliracis. 32.
— Apii, 41.
— Arlliuri. 40.
— /*e<ae, 40.
— Initiriciis, 38.
— caulirorus, 39
— Cuboniaiius, 44.
— e%an.«, 42.
— yossjipina, 44.
Indire alfiibelia,
Bacillus hijacinthi, pag. 49.
— lacerans, 4.0.
— Maydis, 42.
— mori, 48.
— oleae, 45, 4ti.
— ori/zae, VA.
— pini, 44.
— putref'aciens, /t,"!.
— septicus, 50.
— solanaceantni , 40.
— solanicola, 40.
— solaniperda, 38.
— sorghi, 42.
— siiblilis, 32, 39.
— Iraclieiphillus, 41.
— Irifolii, 41.
— «^rt^ 48.
— vasnilarum, 42.
— viliroriis, 47.
— :-cai', 43.
lìacteriacei, 3'i.
Hactnii, 30.
— aci-obii, 32.
— ai»M-(.l.ìi, 32.
— ciomogeni, 33.
— fosforescenti, 33.
— patogeni, 33.
— zimogeni, 33.
lìacteriosi delle fragole, 36,
44.
— del pomodoro, 40.
Bacleritnu. 34, 36.
— amijlolincler, 2().
— [Hanlhi, 37.
— i/ummis, 36, 37. 30.
— moniliforniuns, 37.
— oncidii, 37.
— solatìi, 36.
— termo. 37.
— Zeae. 37.
lìaculogeni, 31.
Ualanoloracee, 17.
l!anil>a!,'ioiia, 250.
Bank.sia. 248.
Ilarbabielola, 109, 113,145,
154, 106, 216, 231,239,
255, 257.
— da foraggio, 39.
— da zucchero, 40.
Rarlia forte, 238.
Barbe de rnpucine. 111.
fìartsia ,11.
— alpina, 11.
Busidiomiicetae. 75, 171.
lìalata, 231.
liaiirliinia r/landiilu.sa. 245.
lìeggiatoa, 34, 51.
llei;eiatoacei, 34.
ileljoiiie, 40.
lìerheris, 191. 194,232.
— vulgaris, 128, 191,193.
2.50'.
Bela i'h/(/(7m'.v. 77. In".
lìeiiila, 116, 128. 13 1, 171,
245.
— «M«,2(I5, ->-M. 217.
— aiiieiiraun, 251.
— Iiiiinilis. 205.
— nana. 205.
— pubeseens, 205.
Belala rerrucusa, nag. Ulò,
205.
Betulla, 105.
iietulle, 19, 35, 216, 220,
223, 226, 248.
Hianco dell'alliicocco, 126.
— del biancospino, 125.
— dei cercali, 127.
— del ciliegio, 126.
— delle foglie delle legumi-
nose, 126.
— del luppolo, 125.
— del nespolo, 125.
— del pesco, 124.
— del ribes, 125.
— delle rose, 124.
— del susino, 126.
— della vite. 128.
lliai'In.'simm, 1(15, 125, 131,
202,203, 2:11,234, 237.
240, 248.
fìiasi-bum Eriobollin/ae, 247.
liidollo, 218.
Bliliim, 93.
Bo/pf«s, 5 1,53,66, 162,217.
— Iiovinus, 67.
— caslaneus. 218.
— edulis, 67, 218.
— elegans, 67.
— granulalus, 67.
— luleiis. 67.
— paehìipus, 218.
— Salanas. 217.
— scaber. 67, 217.
Bolla delle foglie del pero,
105.
Borraginacee, 98, 126, 195.
Bosso"; 232.
Bolnitis, 107, 108. Ili,
114, 120, 2,50.
— rana, 120.
— cinerea. 111, 112, 113,
120.
— corolligena, 256.
— Douglasii, 1_20, 250.
— infeslans. 250.
— parasilica, 120, 2.50.
— plebeia. 120.
— vulgaris, 120, 250.
Bovista, 229.
Bozzaccliioni, 72.
— del pesco, 103.
-del su.sino, 102.
Braellipodium. 11)9. 178,
189, 237.
Bradi gsporium, 255, 2.56.
— resicolosìini, 256.
Brassica.'iò. 97, 98, 109,
111.
— campeslris, 79.
— esculenta, 251.
— napus. 50, 79, 97. 2.50.
— olemrea, 97. 98.
Brewia. 77.
— I.aclucae. 80.
Briosi a, 260.
— ampelophaga. 260.
Bromns. 97, \il . 1(17, I7(t,
178,213,237.
Bromus secalinus, pag. 191.
Bruciaticcio delle foglie del
fagiuolo, 259.
Brugmansia Zipelii, 17.
Brunchorslia, 242.
— deslruens, 242.
Brusonc, 43.
— del melo, 252.
Bulgaria inquinans, 66.
Buxiis, 166.
— seinpervirens, 199.
Bgssolhecium, 155.
Biissns (od Ozonium). 57.
Caclus, pag. 81.
Camma, 203. 204.
— Clematidis, 204.
— conigenuni, 205.
— deforman.-^. 21 1 .
~ lariris. -Mk
— iiiarunalis. "jO'i.
— p;,nl,u;i,„n„. 201.
Calle, 258.
Calamagrostis, 195.
— epigeios, 160.
Calceolaria, 250.
Calocera, 216.
— cornea, 216.
— furcata, 216.
— riscosa, 216.
Calville (mele), 36.
(Mli/eantus praecox, 259.
Caigptospora, 184, 210.
— Goeppertiana, 72. 210.
Camelie coltivate, 133.
Camelina saliva, 77.
f:ameHtfl, 232, 236, 24 1 , 246,
248, 259.
Cainpanulacee, 126.
Canapa, 14, 44, 95, 109,
113, 162, 166,231,233,
239, 250.
Cancrena dell'abete bianco,
211.
— dei giacinti, 115.
— gialla, 222.
— secca, 39.
— umida, 39.
— umida del cavolfiore, 37.
Cancro della canapa, 109.
— della corteccia del larice,
108.
— del fagiolo, 109.
— del girasole, 109.
— della patata, 109.
— del topinambour, 109.
— dei trifogli, 113.
Canna, 86.
— comune, 238.
— di palude, 238.
— da spazzole, 254, 259.
— da zucchero, 42, 1.35, 246.
Cantarelli, 53.
Canlharellus cibarins, (i(i.
Capillitium, 24.
Capnodium, 132.
— atri. 132. 133.
— elaeophilum , 133.
Capnodium Mori, pag. 133.
— salicinum, 133.
Cappa ris rupestris, 81.
— spinosa. 81.
Cappero, 238, 256.
Caprifolio, 131.
Capsella, 27.
— hursa pasloris, 79, 98.
Capsicum, 40.
Carbolineum, 225.
Carbonchio, 33.
— degli animali, 32.
Carbone dell'avena, 175.
— dell'avena selvatica. 175.
— delle cipolle, 180.
-fetido, 178.
— del fnstodella segala, 180.
— del grano, 175.
— del granturco, 174.
— del mais, 174, 175.
— del miglio, 173, 176.
— dell'orzo, 175.
— delle pannocchie del mais,
177.
— della .s.ig.nina, 177.
— della seg,-da, 175.
— dei sorghi, 177.
— untuoso, 178.
— delle viole, 181.
— della vite, 242.
Carboni, 72.
Carciofi, 90.
Cardamine, 79.
Cardi, 90.
Cardo, 96.
— da lanaiuoli, 239.
Carex, 158, 172.
Carici, 226.
Carie, 178
Cariofillee, 14, 171.
Carota, 80, 108, 154, 255,
257, 259.
Carote, 39, 109, 113, 154.
Carotina, 54, 66.
Carpini, 12, 09.
Carpino, 164,223,245,248.
— bianco, 105.
Carpinus betulus, 206, 232.
— Duinensis, 232.
Carpoasci, 102, 105.
Carrubo, 131,222.
Castagno, 19, 69,215,218,
220, 222, 226, 248.
— d'India, 35.
Catalpa sgringifolia, 332.
Cavolfiore, 37, 255.
Cavoli, 50,81,91, 126.23(1.
— cappuccio, 91 .
Cavoli-fiori, 91.
Cavolo, 25, 26, 74, 80, 109,
234, 235, 256.
Cece, 16, 235.
Cdtis auslralis, 232, 252.
Cenlaurea, 15.
— scabiosa, 17.
Cerasi inni. 199.
Ceraliitm ligdnoides, 24.
Cercis silirpiasirum, 240.
ispora, 2:1:1
256.
Altliaeina, 257.
Indice alfuhelico
Cercospora Alni. p;ig. 257.
— ariininensis, 257.
— Armoraciae, 256.
— Asparagi, 258.
— hetaecola, 257.
— Bloxami, 256.
— Bolleana, 257.
— Briinìiii, 256.
— canesceiis, 256.
— Capparidis, 256.
— caulicola, 257.
— cerasella, 258.
— Cheiranthi, 256.
— drcumscissa, 257.
— coljeicola, 258.
— concors, 256.
— consobrina, 257.
— cruenta, 256.
— Davtstt, 256.
— Evonymi, 258.
— Faiae, 256.
— /-«moia, 258.
— r.a/e^oe, 256.
— hypophiilla, 258.
— A>/ret, 257.
— Li7«c/.v, 258.
— il/o/j, 258.
— marginalis, 257.
— iWe<ìVo(t-, 256.
— microsora, 258.
— moricola, 258.
— rien'cHa, 258.
— olimscens, 250.
— pp.rsonala, 256.
— Petroseliiii, 257.
— /.'esff/«p. 250.
— WciHpWa, 257.
— rosaecola, 258.
— flasfen, 257.
— Ruhro'tincla, 257.
— .se.v.sj7js, 257.
— solaiiiculn. 257.
— loiiienlicola, 258.
— Tropaeoli, 256.
— variicolor, 256.
— yiciae, 256.
— Fio/ae, 256.
— Violae-tricoloris, 256.
— !'i7jco/a, U7, 257.
— zebrina, 250.
— zonata, 256.
Cercosporella, 252.
CercMS, 81.
— nycticolus, 245.
— stellatus, 241 .
Cerro, 105.
Cetriolo, 41,125, 214, 23.^,
235, 242, 255.
Chaetophoma , 230, 234.
— diri, 234.
— ci/cadis, 234.
— Musae, 234.
— Pen-Ji/i. 23 'i.
CÌUimiierDjis. ^S.\t. 'J i I
— /(«»/(/«, I IN, 1,S"J
Ckatithan'lhis nhaiiiis. C.T.
Charrinia, 156.
— diplodiella, 155.
Cheiranthus anmms, 50.
Chdonia caja, 100.
Chenopodiacee, pag. 97.
CItenopodium, 93
Chitridiacce, 75, 96.
Chitridiea, 99.
Chrijsantheinuw, 248.
— cori/mhosiim , 197.
— «/-/W/,v, 2o;i'.
— Ithodoikmh-i, 201).
— Sfrfi, 210.
Liberia Urnula, 115.
Cicerbite, 208.
(jichoriutìi , 196.
— Endivia, 196.
— ////i/òws, 98, 113.
^.Vc/nnoiofes, 131,230, 234.
— C««(n', 129, 234.
— coloneus, 234.
Ciclamino, 40, 239.
Cicoria, 90, 98.
— rossa, 121.
Ciliegio, 39, 105. 117, 126,
164, 171, 198, 221, 222,
223,231, 234,240,241,
245, 246, 248, 254, 255,
258.
Cinerarie, 90.
Cipolla, 39, 120, 155, 180,
190, 234, 252. 259.
Cirsiìim. 98.
Cisti, 28.
— ibernanti, 97.
Cistus, 19.
Cilrus, 132, 153, 239, 246,
248.
f.liiilorltijthriiwi, ■'29,96, \)1.
— f/raminis. 97.
-/,„//,„.„«,,.-,;!, 97.
— riulur, !I7
— rilinilillii, 1)7.
^;/»(/u,v/j(»'/«/H, 132, 133,143,
144, 147, 157, 254.
— condyloriema, 254.
— cucumevimwi, 255.
— liniiariim.'w'irlÙ.'
— iu,,lawltiiiii„. 255.
— Iriln/Fnnii. 255.
— hnn/ip... 2r,5.
— Lip-operxiri, 255.
— ;«o/'/, 97.
— Paeoniae, 255.
— P«.?;, 255.
— Roeshri, 147, 2,55.
— Srriì:iiniaiiiim 255.
— iHirnhnu. 1(7. 2.^5.
Clamt/iUai-li-riarri. 'M.
("Jdslerosporiiiìii, 255.
— Ami/c/dalearum, 255.
— carpophilutìi, 255.
— pulrpfnririis. 256.
r7,/,7,//« /J„/n///,v, 07.
funilìouirs. '215.
-- //«™. 07. 21,5.
Clavariee, 213, 21.5.
Claviceps, 160, 167.
Claviceps purpurea, 53, 167,
260.
Clematide, pag. 40, 238.
Clmalis, 166.
Clitopilus prumdus, 07.
Clostridiuni bulyrieuiii, 38.
Coccacei, 34.
Cocchi, 30.
CdC.cogcni, 31 .
2.50.
Cocomero, 246.
Coda di topo, 248.
Colcliicum , 181.
Coleosporium, 183, 206.
— Scnecionis, 207.
— So/it/ii, 208.
Colèra, 32, 33.
Coleus, 113.
Collelolrichum, 242, 245.
— ampelinum, 246.
— Cfimelliae, 246.
— caslaiiicolum, 1 ifl.
— falcaluin, 246.
— Gloosporioides, 24(1.
— Gns.v.v/-//, 246.
— ìjiidemulhianuiiì, 245.
— lineala, 246.
— Lycopersici, 246.
— Malvanim, 2i6.
— .1/o)j, 147.
— oliyochaeluni, 246.
— perei/rinum, 246.
^ P/n, 246.
— P/m, 246.
— spiniiciae. 246.
— Violae-tricoloris, 246.
CoHi/im, 226, 228.
— velutipes, 68, 228.
Colocasia esculenta, 85. 96.
Columella, 24.
Colza, 109, 111, 112.
Composite, 14, 16, 17, 29,
81, 90, 98, 125.
Condriodenna di/jornie, 24.
Conifere, 100, 164, 248.
Coniothyrium , 43, 156. 234.
— concentricum, 234.
— diplodiella, 155, 150.
— hysterioidetim, 235.
— Mororum, 235.
Conium, 197.
Convolvulacee, 126.
Coprimi s, 51.
— ephemerus, 52.
Corbezzolo, 240.
Coronilla, 15.
Corticinm, 213, 215.
— amorplìum, 108.
— m,7-H/c(/w, 215.
— f/'o/fwis, 215.
— incarnatum, 214.
— lacteum, 214.
— roseum, 215.
Corì//us, 134.
Coryneum, 247.
— Beyerinckii, 247.
— concolor, 248.
— A'wwiei, 248.
— wicrostictuìn, 248.
— pulviuatnm, 2'i.8.
Cotogno, 147, 149,202,211,
231, 234,230,210, 2.i3,
250, 251,258.
Cotone, pag. 246, 251.
Crataeyiis azarolus, 231.
— oxyacantlia, 125.
— pi/racautlia, 253,
Crenolhrix, 34.
Crescione ortense, 238.
Crespino, 232, 239.
Crisantemi, 197, 198, 231,
249.
Crisantemo, 233, 239, 251 .
Crittogama delle leguminose,
— della rosa, 101 .
— della vite, 128.
Crocus, 118.
Cronartium, 183, 208.
— asclepiadeutn , 207, 208,
209.
— flacciduin, 209.
— ribicolum, 209.
Crucifere, 14,25,27,50, 74,
77, 91.
Cryptomijces niaximus, 123.
— Pteri'dis, 124.
Cryptosporium, 246, 247 .
— niyruni, 247.
— perularuw, 247.
— utn'rfe, 247.
Cucumis, 40.
-Me/o, 125.
— sativus, 125.
Cucurbita Pepo, 125.
Cucurbitacee, 125, 246.
Cucurbitaria, 136, 158.
— laburni, 158.
— morbosa, 171.
Ciipuliferc, 09, 100,
Cuscuta, 5, 52,
— auslralis, 8.
— Epili}iuin, 8.
— Epithymum, 7.
— Europaea, 7.
— rtìonogyna, 8.
— planiflora, 8.
— racemosa, 8.
— Tn/o/n, 8.
C.vffls, 234.
Cyelamen, 134.
Cydonia, 117.
Cylindrosporium, 246.
— Chnjsanthenii, 247.
— Parft, 246.
— PiVi, 246.
^ Pruni-Cerasi, 247.
~- sù-«/«w, 246.
— Tuheufmnuni, 217.
(jpiodon, 159.
— Daclylon. 170.
Cynomoriuni cocciiieuni, 17.
Cijslopus. 62, 76, 77.
— candidus, 74,79, 91.
— Capparidis, 81 .
— Portulacae, 81 .
— Trayopnyonis, 81 .
Cillinus Hi/porislis. 19.
f.'v/(.vH.s-, 189.
— Uilmnium. 1.58, 189.
Ciilosphora, 230, 234.
Indite (tlfabelico
tli/lospoia Iruciisloiiia , pa-
■gim. 23t.
— iincroxpora, 231.
- riihi-sreiis, 231.
llacliiUs,\>ag. 127, 16'J, 17(1.
1X9.
— iiloineitilu. 13, 50, ',17,
IDI.
ìhalaU-a, 218.
— ijwìciiiii, 53, 22-i.
Ihildie. 25(1.
Ikimimiia Morii, 232.
lìajiliiie laureola, 118.
Ikisylirion, 235.
Dasiiscyplia, 107.
— calticina, 108.
— H^.Z/ftoHiHiii, 108.
Datura, -iO.
Da«t(«, i)9, 126.
ìklìMiiium, 126.
Ikimilium, 132.
— nwnophiiUum , 132.
— puUuìans, li'i.
[ìemalophora. 121, 138.
— gloiiierala. 138, 226.
— necatrix, 226.
Demaziee, 249, 252.
/VnrfropAoma, 230, 233,234.
— Convallariae, 234.
— diipeala. 234.
— Marconii, 233.
Dendryphium, 255, 259.
— Passeriniammi, 259.
— penicillalum, 259.
Depaiea piricola, 147.
Deuleromi/celae, 75, 229.
Dianllnis. 37, 181.
— rariiiipliillus. 189.
— /);-o///i'r, 189.
— superhus, 189.
IHdi/maria. 251.
— Clmisanthemi, 251.
— prunicola, 251.
— t%Ae;'i, 251.
IHdiimosphaeria , 135, 151,
152.
— populina, 151.
Iliftente, 33.
ÌHiiilalis, 252.
/)/Mio, 136, 159.
nUophospora, 160.
— i/raminis, 159.
lUplococclii, 30.
/)!>;of/m. 184.
— ^'.v(!si, 1.58.
— passnininiui. 1 iS.
Dipsacee, 12().
riiscocolla, 261.
— pirina, 261 .
Discomicfiti, 102, 105, 106.
Ihiirhnx iiiidaiinphlhahntis.
ISIl.
Ihniniiiiiii. 15.
/)o//„-,/,v, iiniwinis. 170.
Ihthiddla. 70.
_ /»•/«/»,«, 171.
— /«//«..-, 170.
Dolhidella Uliiii, pai;
Ihlhiora, 124.
— sphacroides, 121.
Dotitleacec, 135, 170
£t//itt;«, pai;. 195.
Edera, 148, 166, 232, 233,
240.
Elaeagnus antjustifolius, 3U.
Elateri, 24.
EIvcllacee, 105, 121.
é;;i/;«ms, 170.
— «/Y-Harm. 191, 194.
ICmibusidii, 171.
Empusa, 64.
— aulicae, 100.
Endivia, 239. '
Eiidoconidium, 2(iO.
— ampeloplìilum, 260.
— temulenlum, I 19.
Eiidophj/lluiiisempcn'ii'i,! 1.
Enlomophllnmi, di.
— nphidis, W.
— auliaic, 100.
— Plam-honiami. Oli.
Eiitoniortoracee, 75, 99.
Enlomosporiuiii, 149.
— maculatum . I 19.
— mfi/>(7(, 1 18.
Eniiiloiiia, 172.
£/)R/(/m., 160, 1(19.
— Ii/phiiiu, (ì:!. IO!).
EpicovcMiii, 2(Ì0.
— purpiiresceiis v. Tiiliaci,
2(i0.
— T«inn', 2(i0.
&/«»W«m, 79.
— «n'fH.vc, 78.
Erba metiìra, 15, 107, I Ili,
114, 126, 154,231, 238,
242.
— S. Maria, 197.
Erioaree, 106.
Ernia dei cavoli, 25.
/ì:,t«/«, 185.
Enjmiimn. 17.
— rampcslre, 228.
Erijsiplir iiìiiiiiiiinis. 126.
— i/raiitiuis, 62, 121, 127,
153.
— lamprocarpa, 12('t.
— Jlfa/t, 127.
— MnWi!, 126,
— Ti/cAc/!, 128.
Eniihronium, 189.
Etali, 21.
Eul)a.<i<liomi<eti, 183.
Eupliorliia n/parissius, 74,
183, 188.'
/.;«/,/„«.sm, 9
Ltiroliuiii, 102.
— hnlmritìvum, 131.
— repens, 101.
Evonimo, 233, 235, 2 IO, 258.
Evoìiymus, 134. 204, 224.
Evonymusturopaeus, p. 128.
Exidia, 211.
Exoasci. 102.
£.i-0(wc«i, 72, 86, 101, I02.
— acerinus, 105.
— alnilorquus, 105.
— amentoruiii, 105.
— aureus, 105.
— Betulae, 105.
— bullatus, 105.
— carpini, 72, 105.
— comi, 105.
— coerulescens, 105.
— deformans, 103, 101.
— epipki/llus, 105.
— jìavo-aureus, 105.
— //«!'«.«, 105.
— /««Hs, 105.
— liisililiae, 105.
— A>«eAi7, 105.
— H(/«or, 105.
— populi, 105.
— P;«Hi, 102,242.
— Toniuineiii, 105.
— «/«i/, 105.
— UVcv»--/'!, 105.
/•>o/«i)W(«m, 72, 212, 213.
^ .1:.«/,Y«, 213.
— discuideum, 213.
— ijraminicoluni, 213.
— Lauri, 74.
— Rhododendri, 213.
— FfltriNU, 72,213.
— i'!7i,s-, 213.
Eawio, pat;. 12, 19,69, 81,
131, I3i, 164.214,215,
216,218, 221,223,224,
228. 2'i5, 248.
Kai^iuiiui, 186.
Fai;i„lo, 42, .50, 109, 126,
151, 186,231,235, 238,
242, 215, 257.
lyupijn
81.
Fame del frumento, 178.
Fava, 14, 16, 42, 92, 110,
136, 154, 185,231,257.
Febbre tifoide, 32.
Felci, I(Ì6.
h'esluca. 159, 167, 170.
— elalior, 194, 195. 196.
Fico, 136, 226. 232, 258.
— d'India, 232.
Ficus, 134.
— elastica, 240, 242.
Finoccbw. 154, 211. 233.
Fislulina, 218.
— hepatica. Cu. 218.
Flamniula. 220. 22',i
— penelrans. l'riM.
— spumosa. 221).
Fumes canieus. 221 .
— Evonjimi, 224.
— jonu-nlarius, 221.
— piuicola, 220.
— nlmarius, 223.
— volvatus, 221.
Forsijlhia suspensa, 232.
Fraaaria vtsca, pag. 125.
Fragola, .44,125,201,231,
242, 250.
Fragole. 125, 231.
Frassino, 12, 19,25,81,98,
_ |;ì 1.232, 2.53.
Frumento, 85, Ili!, 151,
158, 159, 1(52, 107.
Fucacce, 52.
Fuligo varians, 25.
Fumaggine, 132, 133.
— dei salici e dei pioppi , 1 33.
Fu III a (/o, 132.
^ diri. 132.
— .\aliciiia, 133.
— myans, 133, 134.
Fungili, 23, 96, 98.
— endolìti, 71.
— epifiti, 71.
— (o miceti), 51.
— nosofiti, 71.
— pai'assiti, 69.
lacolUlivi, 71.
— prataioli, (!(;.
sapnilili. (Ì9.
Finii;» ila esi-.i, 221
/•>/H7«,v iiidìtèiisis. 17.
Fiioru ilH su.sino, 102.
Fiisuriuiii. 162, 182, 260.
— Dianlhi. 261 .
— Iieterosporiuiii , 260.
— incarmitum , 261.
— Mori, 147.
— Ricini, 261.
— roseuiii, 166, 167.
— Sclirihauxii, 260.
— Tritici, 260.
— Zavianum. 261.
Fusicladium Cerasi, 253.
— deiidriticuiii, 253.
— desl'ruens, 253.
— Erioholnjae, 253.
— Uni. 253.
— pirinnm. 253,
— treinnhie. 151 .
FusicKcuin. 230, 234.
— abietiiiuin . 234.
— Aesculi. 234.
— lui/landis, 234.
Fusis'iìoriuin. 251, 252.
Galei/a olfìcinalis. pag. 189,
251, 257.
r.alium, 15.
Gardenia /lorida. 232.
(Garofani, 167, 199.
— chinesi, 92.
(;arofano,37,235,238,2.59,
261.
Oasteromiceti, 229.
Gelso. 44, 48, 136, 163,166,
221,222,226,233,235,
258.
— mompabyo, 244.
Celsomino, 232, 236.
Genista, 189.
Geranio, 16, 86, 189, 257.
280
///r//(r r/
l/iiheliro
Gfianitim, piig. li',).
Giwmoniella, pai,'. 135, 151.
llendersonia A.sparai/i. pa-
Inlusori, pag. 96.
Insetti, 99.
('.iacinto, 118, 136, 2CU.
- Co/-y/i, 150. '
gina 236. '^ '
(iiiigsjiolo, 238, 254, 259.
— ^minato, 151.
— hiseptata, 236.
Ipocreacce, 100, 135, lOu.
GiUeietla. 100.
- PrMHj, 150.
— commulala, 236.
Ipomea, 81, 247.
Ippocastano, 162, 163, 231
- nwricula, 100.
Colpe, 178, 179.
— foliarum, 236.
— Snìdniielii, Ififi.
Gommosi, 36.
— Grossulariae, 236.
234, 239.
Cihetliìia, 135, 151.
— bacillare, 27.
— herpolrieìw , 158.
Iris, 197.
— reìralis. 151 .
Gca/ssc, 50.
- /.(//-«mi, 15S.
Isariopsis, 259.
C.iilli.-io.o, i),S.
Crami£,ma, 260.
- ;«r,c«/««s, 236.
— griseola, 259.
Ciglio, 113. .
Cramiiiacee, 29, 97, iS9,
- JI/«((, 236.
Isteriacei, 106, 121.
Ciiiepi'o, 72, 122,201,203,
254.
-piricola, 152.
Itterizia (jaunisse) della bar-
218.
.(Irano, 42, 127, 166, 173,
— sarmen tortini, 236.
babietola, 51 .
— comune, 157.
179, 191,194,233,236,
- 77if«:o/a, 236.
Girasole, 109.
237. 252, 254, 260.
Ilerpotrichia, 136, 157.
J
Gladioli, 238, 260.
— cornuto, 167.
— HtV/ra, 157.
Il europa lei la, 108.
Gledilschia triacanllios, 2i 1 .
— i,'hiottone, 167.
Jnaijniaa harluidensis, \v.\
GlMOsponum, 242.
— ÌVIuddan d'autunno, 194.
Heterosphaeria, 107, 124.
H\m 221.
— amoenum, 245.
- Noè, 194.
-/-«/f//«, 107, 124.
-^ bermudiana, 221.
— ani lìf limi in, 243.
- Odessa, 194.
Ilelerosporium, 255, 259.
— conimunis, 203.
— ainijgdalintim, 243.
— quadralo di Sicilia, 194.
- Saragolla delle l'uglie.
— echinidalmn, 259.
— japonica, 201.
— Beyuinoti, 243.
— i/racile, 259.
- «an«, 157.
-. Cirinui, 151.
— caulivoniin, 243.
194.
Hie'raeinin, 196.
-o.t(/cerfr!.s, 201.
— teres, 194.
Hirncola A uricula - Itidae,
— pììoenicea, 50,201.
- (:,mrallan„e, 243.
— Trimenia barbuto di Si-
211.
— .Saiwm, 201.
— missiijes, 245.
cilia, 191.
// ( r« (/ / H H y l'a niacrospora.
— l'iryiniana, 201, 221.
— cun'aluin, 243.
(.iMiinlurcn, 42, 109, 173,
260.
— Ci/floniii,: 243.
ITI, 177, 230,
--- Mcs/,///, 200.
k:
~ cpirarpH. 215.
Ciap/n.h,. i::;, is2.
/A./c»,v, I.MI. 109, 237.
— rs/innlnii uni l'I.'i
- l'Iiuniins. IX-J.
— /»H-////,v, 19,-,, i':i,^.
A,YAS7« /««/(«■«, pag. 14.
— Fra, /.unir. "J'rJ
i'.ii 1.111,1 r, Ili,. 1 ;;;•,, i38.
- amili... I9.^.
— fnirii,,,;,ìiii,. ->',::.
„,iii„'l,ri,l,i. 112.
lloaiahiirni'lirash'aliralaris,
L
— FiicMii. 245.
- iti,i,r,'iii. i:;s;.
180.
- C.ibeUianum, 245.
-- l'I, i, ,1,1,1. 1 i2.
- (i/7/:.»/-/c.v, ISO.
Labiate, pag. 16, 126.
Labrella,n\.
— llaimaldianuin, 245.
— y'iri/ininis, ISO.
- Amm-, 242.
Giinmosporaniiiuin,{\i-i,tO\.
tlormoilniilroa. 111,
~ Capsici, 242.
— laetkolor, 243.
- davariae forme, 72, 203.
- r/,/r/,.,s/.,nm,/.,s. Ili.
— Coryli. 151,211.
— latjenanum, 242.
- confnsuJi, 202.
Harnw,l,'a,liaai Il,n,lei,'2b2.
— piricola, 212.
— Maynotiae, 245.
— conicum, 203.
Hi/ariallii,.s. 1 IN,
Lacliiiella adiiiina, 108.
— Me'dicaiiinis, 242.
— /■Kse«m,201.
H'vdnce, 213.
Laclarius, 52, 162.
- niinululum, 2i3.
— juniperiniim, 72, 203.
//(/(//,wm dirersidens, 216.
— deliciosus, 67.
— Morianiini, 242. •
- Sabina,; 'Ì0\.
— iniliricaliaa. 216.
inc/ì/cfl, 196.
— nenisetiuiini, 245.
- in'iiii-n,ii,i,'s. 21);;.
- /v7,r,H,/«/», 07, 216,
hn'sladia Bidwelii, 138.
- /(o/nVe, 245.
i:illis„i,li,il,ii„iiiinili,l,i, IS9,
— ,sv/,/,v/,7„M//,,, -iir.,^.;i7.
- ;.V./, 141.
— nuhilosuni , 245.
r,iro,,-i;f. K,-^
Ilipiivphiini^. -l-H'. -_'-.'N,
l.:iiniHC,r, 190.
- Niiniphaeanmi, 243.
--- ,,^lii,lii^.'i>:,:i.
— ^ V(7//'r,MI'H,v (i7
Lami ,96,231,234,235,
— ohlusiues, 245.
Gijroniilia esndenla, 121.
- /»((/,»7//«»,' 228.
240.
- 0/«/e, 245.
ll!lo.sciamns albus. 259.
Lampsana, 91 .
— olivarum, 245.
m:
lliiphoinijceleae, 249.
Lanosa nivalis, 155.
- orbiculare, 242.
liiipochmis, 213, 214.
- f«c««((>n-s, 214.
Larice, 81, 122, 166, 182,
— phomoides, 242.
Hainesia, pag. 242.
205, 224.
— Phi/salosporae, 245.
— Lìicopmici, 242.
.S'.//««/, 214.
Latìiraea. 5, 12,
— pirimim, 243.
Ilardenberqia orala, 233.
Ihipodernia nerrinenuiiin ,
— clandestina . 12.
— /(/«/a?»:, 245.
Ilrih'ia. n.
123.
— .squamaria. 12.
— popidi-albae, 245.
ll,-li„nll,N.s. 191),
Illipomiices, 160, 162.
Lathyrns, 14,98, 185, 187.
- Rhododendri, 245.
— ,-al,jwu„:us. l'.M).
— perniciosa, 162.
— pratensis, 187, 250.
- ftiis, 243.
— diruricalus, 190.
Ilijposlonium, 182.
- luberosus, 187.
- fio6«-,9e!, 151, 245.
^tuberosus. 190.
- Ilicliianuni, 182.
Lattuga, 14, 247.
— ifl//cù, 245.
We//coteir/«™,213. 214.
// //.sterili m ni acro.sporuni ,
Lauro, 245.
— sociuin, 242.
— Mompa, 214.
122.
Lauroceraso, 220.
- Spef/azzinii. 245.
— purpureum. 214.
— nervisecpiuin, 123.
Laurus canariensis, 74.
— Spinaciae, 242.
— Si/ri ngae, 245.
//p/Mw//iosjBO)-««»,134,255.
— pinastri, 122.
Lavanda, 239.
- C«;-rtior»m, 255.
Leandro, 232, 234, 235, 240,
— lUiaeculum, 245.
- j™m/«e«w, 255.
I
258.
— versicoloi; 243.
— /eres, 256.
Lebbra della barbabietola, 47.
Gloxinie, 40.
— 1. 4rPHae-so/(Vae, 256.
Idnec, pag. 216.
— del susino, 102..
G///ce/'m, 167. 178.
— Itircictini, 2,55.
Ifomiceti, 191.
Lecanium, 132.
— arpialica, 195.
Helutiiini Willliommii, 108.
-(odeumiceti), 51.
Leccio, 105.
(;ho»io«/«, 135, U9.
/MceHo, 121.
//ex, 134.
Ledum palustre, 119.
— eriitlirostoma, 149.
— escidenla, 66, 67.
Imbrunimelo, 27, 29, 97.
Leguminose, 14,10, 17,184.
— Leplosliila, 150.
//pHrfmwìV,, 153, 155,236.
Imcnomiceti, 59, 62, 212.
Lemna. 98.
Indice al/'abelico
281
Lenticchia, pag. 16, 92.
Lenticchie d'acqua, 98.
Lenzyles sepiuria, 55.
I.epidium, 80.
— salivum, 77, 79, 238.
Lepiota excoriata, 67.
— procera, 67.
I.eplonema, 255.
Leptophaeria, 135, 153, 155.
— anceps, 153.
— appmdiculata, 153.
— ctrcinans, 135, 15-i.
— citricola, 153.
— Cookei, 153.
— coryliìiuin, 151.
— Gihdliana. 153.
— Lttcillu, 153.
— Pomoiia, 1i7, 153.
- (nfia, 153,237.
— viliyena, 153.
Leptostroma pinastri, 122.
Leptostromacee, 241 .
I.eploslromella. 242.
— e/as/ic«, 242.
I.eplolhri.r, 31, 37.
Leplollii/rium. 241.
— acerinum, 241 .
— alneuiii, 241
— carpophilum, 241.
— juglandis, 241 .
— Hia/MS, 241.
— parasiticum, 241.
— Pensici, 245.
- f'oHiì, 241.
Leuconostoc, 31.
— LiKjerheiwii, 35.
Lihertella ridirà, 1(10.
I.icopodium, 166.
Li i iacee, 29.
/.i/,«m, 189.
Lillà, 240, 258.
I.imacinia, 132.
— Oimeliae. 133.
— A/on', 133.
— Perniili, 133.
Limone, 120,132, 147, 154,
226, 233, 235, 239, 245,
258.
Lino, 97, 126, 206, 233,
253.
/,«««;« alpinum, 206.
- eatliarlicum , 206.
— imrhonense, 206.
— iisilatissimmii, 20(i.
I.iriudendron tulipiferu.'1'A'l.
Lotium. 85.
— italicum, 251 .
— perenne. 195.
Lnnicera, 128.
Lophodermiuni, 122.
— brachiisporum , 123.
— ,/^Vr«m, 123.
— juniperinum , 122.
— iaricineum, 122.
— macrosporum , 122.
— nervisequuni , 123.
— pinastri. 122.
Lurantacec. 19.
{.nranllms, 19. 23.
— europaeu.i, 23.
AoiMi, pai;. 15.
— corniaiialus, 188. 250.
Lupinella, 42, 234, 2:.l.
Lupino, 16, 42, HO, 134,
214, 261.
Lupinus alhus, 189.
— diijitulm, 189.
— /M/ewi, 189.
Luppolo, 125. 239.
Lycoperdon, 51 .
— ho vis la, 67.
— yemmulum, 229.
Macchie nere delie loglic dc^h
abeti, pag. 122. '
Macchie nere delle foglie dei
pini, 122.
Maduru aurantiaca. 250.
Macrophoma, 230, 233.
— acinorum, 233.
— Araucarine. 233.
— crustosa, 233.
— cylindrospora. 233.
— dalmatica. 233.
— //acciV/a, 233.
— lonyispora, 233.
— malorum, 233.
— reniformis, 233.
— riniiseda, 233.
— «nxt, 233.
Macrosporium,'i5, 157. 259.
— Calycanlki. 259.
— Cameiliae, 259.
— Carolae, 259.
— parasiticum, 259.
— sarcinaeforme, 259.
— sarcinula , var. parasi-
ticum, 259.
— So/ani, 259.
— Ki<is, 259.
May natia, 134. 251.
— fuscula. 245.
— urandilìora. 232, 2311,
245.
— uM/an, 232. 239.
Mais. 42, 50, 85, 235, 2.56,
260.
Malarliiiim. 178.
.!/«;«<//>/ d'Oliron. 50.
Maialila dei giovani c.av(di,
— delle radici ilei pi na-
rittinui, 121.
— dello sclerozio, 109.
— pectica, 27.
Mal dello sclerozio dell'abete,
120.
— della cipolla, 120.
— del melo, 116.
— del melo cotogno, 1 16.
— del nespolo, 116.
— del tulipano, 120.
— dei trifogh, 113.
— di cenere, 133.
— nero. 27. 48. 133.
degli agrumi, 132.
Male del mosaico del tabacco,
50.
Malva rotundifolia , p. 251.
Mandorlo, 19,72,221,222,
243.
Marasniius oreades, 67.
Marciume bianco del legno,
221.
— delle cipolle, 39.
— delle radici, 226.
— delle radici della vite. 121.
— nobile. 111.
Marino della vite, 128.
— nero, 242.
Marsoniu, 247.
— Betulae. "Ul.
— Caslanei. 247.
- i/raminieula, 247.
-'(:ros.sidariae.Jil.
— Ipomoeae, 247.
— Juylandis, 150.
— Medicayinis, 247.
— niyricans, 247.
— ub'scura, 247.
— l'iinalliona, 247.
— pirifurmis. 247.
— f opali, 247.
- liosae. 247.
— Saliris. 247.
Masliyospuiitwi, 160, 251.
— allmriii, 159.
Mazzetto, 178.
.Mazzolina, 251.
Mediuiifo, 15, 17, 92.
— hipuliuii. 12, 107, 247.
— satira, 107.
Melampsora, 183. 203.
— aecidioides, 204.
— ariae, 206.
— hetulina, 205.
— Cannabis. 162.
— carpini. 206.
— farinosa. 203.
— Harliqii. 204.
— laricis. 205.
- lini. 206.
— Padi, 206.
— pinilorijua, 204.
— populina, 204.
— salicina, 203.
— .«o/tc!.v capreae, 203.
— Sorbi. 206.
— Iremulue. 74, 204.
Melampsoritlium belutinuw ,
205.
Melampiirum. 5, 10, 196.
— arvense, 10.
.Melanconiei, 101.
Melanconium fuliijineum,
Ul.
— Persicae, 247.
Melanzana, 40.231.
Melasmia, 241 .
— acerina, 123.
— Gleditschiae. 241 .
Melata, 132, 167, 168.
Mele, 36, 119, 126, 241,
242.
Melia Atedararh, 232.
Metilotui, 15, 92.
Melilotus albus, pag. 257.
— officinalis, 257.
Meliola, 132.
— Cameiliae, 133.
— ci<;i, 132, 133.
— Mori, 133.
— Perniai, 132.
Melita dei cetriuoli, 242.
Melo, 19, 35,39,118,136,
148, 153,154,155, 164,
203,217,222,223,231,
233,234,236, 241,246,
247, 253.
— cotogno, 116.
Melograno, 231 .
Melone, 41, 246,254.
Menta, 239.
Mentha aquatica, 190.
— piperilii, 190.
— rolundijolia, 190.
Mercurialis, 98, 204.
Meria, 182.
— Laricis. 182.
Merulius, 218, 224.
— lacriwans, 224.
— pulverulentus, 225.
Me^^pilus i/ermanica, 1 4, 1 25,
249.
Melaspliaeria, 135, 155.
il/c«m, 99.
Micetozoari, 23.
Microbi! , 30.
Microcebi, 30.
Microcvccus, 34, 36, 44.
— alhidus, 36, 39.
— amylovorus, 35.
— dendroporthos, 35.
— flaridus, 36.
— imperatoris, 36.
— nuclei. 36.
— pellucidus, 36.
— phijtophtìtorus, 39.
— </i</ct, 34.
Microspliaera, 127.
— Berberidis, 128.
— Evonimi, 128.
— Grossulariae, 128.
— Lonicerae, 128.
— penicillata, 128.
Miglio. 167, 176.
il/i7i«H- e//«.v«;H, 191, 197.
il/(Hf/ (/(■ /« liarbe-dr-capu-
Mirti, Ì7.
Mixamebe, 23, 24.
Mixomicetacee, 25.
Mixomiceti, 23, 24, 25, 30,
54.
Molinia, 75.
— coerulea, 196.
Monadinee. 25.
Jl/om/ifl, 108.115, mi, 117.
— cinerea, 117.
— fructiyena, 118.
— Linharliana, 1 16.
Moracee, 29.
Morchella, m, 121.
— conica, 67, 121.
— esculenta, 67, 121.
Morfea, 132.
36 — Patologia vegetale.
Nuova Encicl. Agkahia, L
282
hidkr (1
fiihelivo
Morl'ea degli agrumi, p. 132.
Nicoiiana, pag. 40.
Orobanche major, pag. 16.
Penicillum i/laiicum, p. 68,
- del gelso, 133.
.Ninfea, 242
- H/iHor, 16.
69.
Movphea citri, 132,
.Wciolo, 12, 09, 131, l'rl.
- ,1/«/e//, 14.
Peonia, 256.
Morus, 232.
150, 1011, 220, -ì:;'J, 2io,
— pini.riiìilha, 15.
Peperone, 37, 242.
- alba, U7.
Noce, 12,09, 103, IOO."i-JI,
- - l'irridis, ri.
Pere, 241.
— nigra,^.
222,232,231,241,215,
- prninn.sa, IO.
Peridennium, 206,208.
Mosche, 99.
247, 248,
— purpurea, 14.
— abielinam. 209.
.Mnceiliiiee, 3(5. 249.
Nuttunetta del pino, 100.
— ramosa, 14.
— coruscaiis, 211.
Muco,; IH.
— rubens, 15.
— elaiinum. 211, 220.
— lìiìiceilo. 100.
o
- Sff^w, 17_.
— oblonyisuorium , 207.
.Miicoracce, 100.
— speciosa, 16.
- Pini, 207, 208.
Alucui-inatcf, 53.
• Odontites, pag. 1 1 .
0/o/<».v. 185.
— Piniacicola et corticola.
.Muda del ciliei^io, 117.
— lanceolata, 12.
Orzo, 127, 102, 167, 191,
207.
- delle frutta, 118,
- verna, 12.
251,252, 256,260,
— Strobi, 209.
— grigia della vite, 111.
Muffe, 51,249.
Oedomyces leproidcs. 97.
(hprolciin. 13,
P«-to/«, 200.
Oidio, 106.
0,sV/(/« carpini l'olia, 105.
— tomentosa, 2(Ì0,
-a pennello, 132.
- del pane, 132.
— della vite, 128.
Os7/'ù n//m, 9,
Perisporiacei, 106, 124.
Oidium, 125, 250.
Orutaria, 250.
Pero, 19, 35, 37, 39, 105,
Mugh|tto, 231, 234, 238,
— Aceris, 250.
— Brassicae, 251,
118, 131, 136, 147, 104,
- Berberidis, 219.
- rf<.«i<fl, 255.
222,223,231,234,235,
Mular234.
- Chrysanthemi, 250.
- Holci-lanati. 255.
241,246,247,248,251,
Mascari, 181, 189.
- Cfidoniat, 234, 250.
- Af«c/»-rac, 255.
253,261.
Mi/cena, 226, 228.
- destmens. 250.
— Malorum, 251.
l'eroiiospora, 38, 68, 88.
- alcalnm, 229.
— Drummondii, 250.
— monilioides. 251,
— arborescens, 93.
— corlicolu. 229.
— pri/siptioides, 126.
~ /(,rr;;/,v. 1 IO, 251
— cannabina. 95.
- l'inili'rjnw. 228.
— farinosuiii , 250.
--- /iHiiiiriiii, '!:>:>
— dei srappoh, 128.
— i/uleìicìiltila. 229.
- Frayariae, 250.
— pusilla. 250.
— ilella papaia, 64, 77,81,
— ìmemalopoih, 229.
- lactea, 229.
— leiicoconiiim, 124.
— sphaerotdea. 251
- della vite, 77.
— Lycopersiami, 250.
- Dianthi, 92.
Mi/coyala, 230.
— Mespilinum, 250.
:p
— Dipsaci, 96.
— parielinum, ì'iì.
— monilioides, 127.
- eUusa, 93.
.ìhicotione, 102.
- pirinum, 250.
l'ado, pan. 102, 126, 150,
— frayariae, 95.
Mi/osotis, 72.
- Tahaci, 250.
237, 240, 247.
— larvata, 87.
Mi/rrliis, 108.
— Tucheri, 128.
l'aeonia ofpcinaiis, 254.
- Maydis, 90.
Mlislrosiioniim, 259.
- Valer ianelkie. 250.
- lemiifolia, 207, 209.
— par osi tira 91
— nhrodeiis, 200.
- Verbenae, 2.50.
l>aepalopsis, 240.
- rubi, 90. '
— polutriclmw. 200.
- Violae. 250.
- Irmischiae, 250.
- SchachiU. 94.
Oleacee, 29.
Pagliettone, 260.
— Schleideni, 94.
Oleti jhupuns. 245.
Palma, 29, 248.
— Thesii, 96.
KT
0l,ve,'2,U.
Pandanus, 166.
— Irichotomu, 90.
Olivo, 19.. 15, 133,220,228,
- «/,/». 242,
— trifoliorum, 92.
Nanirlniliiiiii, \ì:\ìi. 1.52, 25.'"i,
23:;, 211. 2-45.
l'aiiicaslrella, 1701.
— Valerianellac. !)3.
259.
0 , l!i.;;5, 105,220,223,
l'aniciiiii, 170. 178
- Viciae, 92.
aruiidiiiaceuiii "'.59
220, 22X, 232, 248.
— cnisi/alli. 170.
- ciolae, 9(i.
- p«WHttm, 259," "
Olpulium. 90, 97.
— miliairaiii 77, I7(;,
IVr .spnr.-.cee, 53, 75.
_ tremulai', 151,
- Brassicae, 97,
— ,v»H,,/»(//r,/r. INO.
IVrviiiche. 251
Narcisi, 200, 238, 252,
— radici col II m, 98,
riri/iilìiiii , 1 SO
IVs.lii (ilWiiieiica), 51.
Navone, 39, 250,
— Irifolii, 98,
/'rtH.i/i.v piiii/icnla. 100-
l'esco. 35, 37, 118, 125,
Nebbia de.H'avcna, 195.
Oiiil.rellifere, li, 17,80, I2(').
l'aii iiiirriiMi :i!l',l.
130, 198,221, 231,241,
l^(,j (;p|>(.'|l| 1^7
( limili Hill. ;!7.
l^•|pa^^^,, !i;i.'"j,VI.
243,247,248,255,258.
— (Ielle l'ave,' IST
Oiiiilinirliis. 1,"..
l',,sl,n,„;,,XO, MIN, 120,238.
Pestaloizia, 248.
— del pisello, 235,
Oiilami 72 I05, 131 , 103.
l'alala, 30, 10. i;;. 78, 84,
— adusta, 248
Nectria. 82, 100, 102, 103,
Opiiiob'olu's, I30! 159, 108,
109, 154,214,233,234,
- alfinis, 248.
- Banksiana, 248.
105, 160.
— qraminis, 158
251,252,256,257,259,
— cinnaharina, 162, 164.
— 'herpotrichus, 158.
260.
— breviseta, 248.
— co;vy//, 166.
Ophiocladiim. 251 .
Paxillus inrolnlus, 00.
- Briosiana, 248.
— cucurbitula, 166.
- Hordei, 251 .
Pench Vellows. 51 .
— concentrica, 248.
— Desmaz-ieiii. 166.
Orchidee, 29.
Pear-bliqhl, 35.
— depazeoides, 248.
- ditissima, 37, 164.
Oreoselinum, 99.
Peilicularis, 1 1 .
— discosioides, 248.
- Pandani, 166.
Orobaiicacee. 12,
— carnosa, 11.
— /Hnem;, 248.
~ punica, 166.
Orobanche, 5, 13, 181
- rleyans, 1 1 .
— fuscescens, 248.
- ribis, 164.
- alba, 15,
- i,lp-ofle.ca. 11.
— G?/e/n'»!, 248.
- sinopica, 160.
— amelhi/sled, 17,
^'Sfl'ì''''
- Harli.,ii. 248.
Nerium Okander. 134,
— cari/opliijì Iacea. 15,
— inquinans, 248.
Neio, 133,
— cmiflto,' 16.
— losirala. 1 1.
- Sori!, 248.
— della pesca, 255,
— epithipiiuni, 15.
— reillcilliila. 1 1.
— su/locata, 248.
— Thimeniì. 248.
Ne<,.nl„ III; ri5. 131,202,
— qracilis, 15.
l'elari;(.ni, IO, io, 113.
211 -:;i,2:;5. 2.10,243,
-'Hederae, 17.
l'elan/oiiiani. 17, ,'iO,
— truncata, 248.
2,50 2(10,
— lavandukicea, 14.
l'eliai^i-a (.i liolla). 37.
-- uricola, 248.
- del Ciappniie, 247, 253.
— /«to(, 15.
Penicilhim, 63, 132,
- (•((«■o/«, 248.
/(«/((■e «
l'abelivo
283
Peslaloztina, pag.247,24S.
P/iOHia subvdala, pai;. 233.
Phi/llostkta leucanthemi.
Pintt.s huli/ieii.iis, p;m. 44,
— Soraueriana, 248.
- (fl/n-/5ca, 1.15.
pag. 231.
201.
Ptliisilps, I9f).
- «r/(:o/«, 138, 142, 156.
— Urkdendri. 232.
— iMiiiherliiina, 209.
l"eliiiii:i, W. 231,2;ì5, 252.
— piVjc»/», i33.
— maadiformk, 1 'i(i.
— m«/i/iw«. l-.il, l'07.
l'nicetluiiuiii, IU7.
— ('///.v, 233.
— Mai/iioliae, 232
— /»(.«/«;/,/, |-.;'J. I.-.T, I8"2.
/V;.i:«, 72.
Pliniijmidiiim, 181, :ìl)0.
— .1/«/(, 231.
— silresliis, l"^l . l'Ol, :2i)7.
— tmlìiorum, 115.
- e//«.v«m, 200.
- iI/cr/i,v/,//n/*. 231.
.s7™/-»,v, V/:i.'i"2:;,'209.
- calnana, 108.
— mucioiiiiliiiii, 201 .
- .1^6/u7/, 231.
'rhiliiihcri/ii, 211.
— cihrioides, 113.
— ««il, 201.
-iV»/,', 231.
l'iuppi, 12, l'.t, 72,219.229.
— Fucketiana, HI.
— Ruhi-idiiei, 200.
- AVn-,-, 232.
Pioppo, 35, 221, 222, 226,
— Inricina, 108.
— subcortkimii, 201.
- 0/«/nOfle, 232.
247, 248.
- Scleinlion<m, 109.
- i'io/ace«/«, 201.
— osleuspora, 232.
— bianco, 105, 245.
- Infoliunim, 107.
Phragmiks. 85.
— Paulowniae, 232.
- nero, 105, 240.
— lF(7//,omi«!i, 108.
— communio, 196.
— perforans, 231.
Iiemollno, 254.
IVzizacec, 10(i, 216.
Phiiromkes iiilens, 100.
- Persieae, 231 .
l'inMKinn.di, 106, 135.
Phaluris. 85.
Plni,-omii<Tl,ie, 75.
— Petuniae, 231.
PuuuUuta uni-M, 43.
— arundiuaceii. 80, 1i)5,
Pliullachora. 170.
— phaseolina, 231 .
Pirvsloma. 242.
li)R.
- B/«»„, 170.
- physakos, fSi .
- Farneliauum, 242.
/'//a//M.«, 53.
— Cijnodoiilis, 170.
- pirkola, 231 .
Pwus coronaria, 250.
Phaseolus lumtiis, 85.
— gi-amiiiix. 170.
— Poae, 1 70.
- joinna, 147.
— silvestre, 122.
— vidtiaris. 180.
- /jiVweda, 231 .
- umbriaca, 123.
Piteli jmea ramosi/, M.
— Pleridis, 170.
- P/fl/aHÌ, 232.
Pi.sello, 16, 92. 120, 134,
Phleosponi. 2:i6, 241.
— 1 ri/oli i. 170.
- /yo/y«/ea, 232.
185,235,238,241,240,
— mon, 147, li8.
Phlillactinm. 131.
— /loiiìiliiia, 232.
255.
— moricola, 148.
— i/ullala. 131.
— iirimulkola, 231.
Pisum, 40.
- /'n/b/ù-, 241 .
-- siill'iilla, 131.
- /yn/NR-o/a, 153, 231.
PUicosphaeria, 230, 234.
Phlonwi, 109.
Phi/Uoslklii. 138, 153,230.
~/)»n«a, 231.
— Onobrychydis, 234.
— /irateiise. lOt.
— 'nesciilkiilfi. 231.
— ciòico/a, 231.
Plantaginacee, 125, 126.
W/o.r Dnimmoilii. 250.
— Ailaulhi. 232.
— ruborum, 231.
Plasmodio, 23, 24.
/'/iOi'Wi.r ilailìilifera . ISri.
— .l/r/^.v. 232.
-Sor*.-, 231.
Plasmodioforee, 25.
245.
-~ .4n»,'«).7//«, 231.
- Sor^Awm, 231 .
Plasmodiophnra (Scliinzia )
Alni, 27.
/'//„/,„/„, 220, 228,
- A:ed(inii-I,is, 232.
- *-,V,tì/y/»7a, 232.
~ Suniii/ae, 232.
— (idiiiusd. 228.
— Batalae. 231.
— Brassicae, 25, 27.
- «HnrW/«, 228.
— Berha-idis, 232.
— Taiaci, 231 .
— Californica, 29.
— nurirell/i v. filiimeiUo.sa,
- Be(«e, 231.
- TO/ae, 232.
- Elaeayni, 30.
228.
- fce<«hKa, 232.
- T/o/^afo;!, 231 .
— orckidk, 29.
— caiierata, 67.
- Bkjnoniae, 232.
- «/;«!co/a, 232.
— iPseudocommis) vitis,2'.>.
— /laiiiwans, 60.
— Bhzoziiiiiinu, 232.
— viiìdaboiiensis, 231.
— l'ilk, 27, 30.
— mulalnlis. 07.
— Brasskae. 230.
— ritifola, 23 1 .
Plasmopara, 11.
/VitìHia, 141, 152,230,232,
— Briaidi,±?,\.
- r,a.9, 232.
- densa, 80.
245.
- Camellkie, 232.
- )•«/««, 232.
— nivea, 86.
— ampelocarm, 233.
-<;«;/««/-», 231.
PA«s«//5, 40.
- pusilla, 86.
— /Inneniacàe, 233.
- ,:,<l,s,ilkola, 231.
- Alkekemji, 231 .
— vincola, 61, 87.
- //acca?, 233.
— carpinea. 232.
Physalosfjora, 142.
Platano, 19, 232, 245.
- Betoe, 145.
— Casiiwlbeims, 231.
-baccae, 141.
Plenodomus, 230.
- Chnisanlhewi. 233.
— Cliaman-o/ìk, 232.
-Bidwelii, 138.
- Oleae, 23'..
— Ckalriculae, 233.
- r;im/;a/w, 232.
Physarum mucorokìes, 30.
Pleosponi, 136, 157.
- Coo/pì-, 233.
— circumscissa, 231.
Phqsoderma pulposiim, 97.
- herbarum, 157.
— croroiihila, 232.
— con/laria. 232.
Phijlophlhora, 77.
— oxyucanthae, 241.
- vucurìiilacearum, 233.
- <.'o;v///, 232.
— 'Caclorum, 81.
- pulrefacieiis. 256.
— ilecoiiicaiis. 233.
— cralaegicola. 231.
— colocasiae, 85.
Pleuroltis, 228.
- dolkhoims, 233.
— crueiiin. 231.
- {«/■««aw. 38. ''S- 8?'.
- Ervnyit, 228.
- H.«f«/an«, 228.
- /aHfHS, 233.
— cnciirbilareiiriim, 231.
— nkolianae, 85.
- tlaccida, 142.
- O/rfoH iV/i-, 231.
— phaseoli, 85.
- o/earitt.v, 228.
— hardenberijiae, 233.
- Dammara,: 232.
Piantaggini, 97.
— ostrealus, 228.
— Henneheryi. 230.
— destrucm, 232.
Picns, 196.
- tt/mari«,«, 67, 228.
- herhanim, 233.
-/aiae, 231.
— Forsytinae, 232.
Pietra fungaia, 212.
Plowriyhtia , 171.
— iniow/ila. 233.
PiloboluK crklallhius, 04,
morbosa, 171.
- jHm', 233.
- lm(iarkoìa,'ìSi.
68.
/'«a. 167, 't09, 170. 189,
— Initinilaris, 233.
- fmco-zonala, 231.
Pilosli/ks Hausskimliliì. 1 7.
196. 250.
— lomiinsima, 233.
- Gardeniae. 232
Pini, io, 81, 122, 156, 160,
Podisoma, 202, 203.
— loiiliioslimoidex. 233.
- */v.iv,«, 233.
- .y/o/yM/o.v«, 232.
206,215, 218,219,220,
Podosiiìiaera, 125.
— (/rossuliirkie. 1',\\ .
226. 229.
- miirlillina. 120.
- JV«/na'm, 232.
- hederae. 232.
Pino, 69,74, 204,208, 214,
— O.rtiacaiithae. 125.
- o/eae, 233.
- hederkoh. 232.
219, 224.
— Iridacli/la. 126.
— horlonim. 231.
— selvatico, 105.
Pollp,.ree.'217.
— iioiiionim, 147, 233.
— /osmin/, 232.
Pin»*, 122, 134, 207.
Polipoli, 51.
- i>!,nlo,mi.s. 233.
- .7)>in«, 232.
— amlriaca. 182.
Pobjdesmus, 25().
— renifm-wk, 142.
- Jui/landim. 2:!2.
— <rH;//)v/, 122. 209.
- Mì7m9«,9. 256.
- Solankola. 233.
— luureoliir. 148.
— densi flora, 211.
Polyportis, 68, I(i0. 218.
284
[udire alfahelico
Polyporus abietiiius, p. 224.
— annosiis, 217.
— betulinus, 223.
— borealis, 220.
— Baumani, 224.
— Braunii, 224.
— caesius, 224.
— cinnabarinus, 222.
— cinnamomeus, 223.
— destiuclor, 224.
— dryadeus, 223.
— ertflhroporus, 224.
— Evonijiiii, 224.
— fomentarius, 53, 221.
^ /m/vmì, 220.
— fumosus, 224.
— fumosus : f. Niconaliae,
214.
— Harligii, 220.
— hispidus, 222.
— iyuianus, 66, 221 .
— juniperimis, 221 .
— ìaeviyatus, 223.
— /«ch/m*, 224.
— mo//w, 220.
— molluscus, 224.
— nigricans, 223.
— obducens, 224.
— officinalis, 53.
— Pwt, 218.
— Pmì, V. ^iie/w, 219.
— vinicola, 220.
— fljòù, 224.
— saliynus, 224.
— Schweiniizii, 220.
— spumeus, 223.
— subacidus, 220.
— sulphweus, 222.
— sulphureus, v. Ceratoniai',
222.
— sulphureus, v. Todari.
222.
— tuberasler, 56, 212.
— ulmarius, 223.
— vaporarius, 219, 224.
— versicolor. 224.
— volvaius, 221 .
Polysliyma, 160.
— auranliaca, 241.
— insililia, 160.
— ocraceum, 241.
— n/i™m, 160, 241.
— spinosa, 160.
rulijsliqmina, 241 .
— Ìh/*™, ibi, 241.
Pohilbriiiduni h-ifolii, 170.
l'omoHoni, 14, 37, 40, «4,
109, 239, 242, 240, 2.W,
255, 259.
Popone, 242.
Poponi, 125.
Popnius, 153, 204.
— rt/6a, 204, 232.
— balsami fera. 204.
— canesceiis, 204.
— lauri folia, 204.
— monilifm-a, 204.
— «i^-a, 204, 205, 232.
— piramidalis, 105, 204.
Populus suaveolens, p. 204.
— <rem«/a, 151, 205.
— viryiniana, 204.
Po;'w subacida, 220.
— vaporuria, 219.
Porro, 180, 190, 198, 238,
259.
Polentina lormenlilla, 72.
Prenanlhis, 196.
Prezzemolo, 86, 108, 197,
238, 257.
■Primula, 251.
— nfficinalis, 209.
— leuuifolia, 209.
Primule, 209, 231, 250.
Protisti, 23.
Protobasidiomiceli, 183.
Protomicetacee, 75, 99.
Protomi/ces macrosporus, 99.
Prui;noin, 102, 126, 150.
Pn ?.7. 7-i, 160, 221,
(-/(/a/w.'
/Vhhh.v. 171.
198.
198.
— Cerasus, 126, 241.
— Chamaecerasus, 105.
— domes<i:ca,105,126, 198,
241.
— insitiliii, 105.
— hmroccrasus, 105, 231.
— lusilanicii, 232.
— padus. 102, 110, 126,
206, 234, 241.
— persica, 198.
— serotina, 2.50.
— spinosa, 102, 126. 19X,
241, 243.
Psalliola campestris, 162,
225.
Pseudocommis vilis, -21, 39.
— TAeac, 30.
Pseudonionas, 34.
— r.ampi'siris, 50.
— di'sinirlaiis. 50.
— Ini„n„llii. 'l'.l,
— ,»,/''""/'"v ■■!'.
— /,/„,.«,/,, .^,0.
— Skwarli. 50.
— syrinyae, 50.
Pseudopetiza, 107.
— tiioftirar/inix. 7.
- /,./b///: 107.
Psrml,;HÌ„"-i,
/'.™/,/""'„y»,,v, !l'.l.
l>lrns„n,nl,ii,i. 124.170.
/'«,TnH«. in;:. 1X9.
— Ai/nislis. 191 .
— /Im/c, 191.
— /1H«, 198.
— Arenariae, 199.
— Asparayi, 189.
— Bal.tatìiilae, 197.
— Berhdeiii. 197.
— /w//fl/r/, 197.
— Btt,ri:. 199.
— Cera*!, 198.
— Chomlrillue, l!)(i.
— Chrysaulhemi, 197.
Puccinia compiisilarum, pa-
gina 196.
— coronata, 191, 195,196
— — f. Agropyri, 195.
f. Ayroslidis, 195.
— — f. Calamaqrostidis,
195.
f. flo(ct, 195.
f. Phalaridis, 195.
— coroni fera, 195, 196.
f. //o/ci. 195.
— — r. Alopeciiri, 195.
— — f. /lì'<"H«e, 195.
f, Feslucm-, 195.
— — I. Gbiceria, 195.
— — f. /,o/ù', 195.
— dispersa, 194, 195
— — f. Ayropijri, 194.
— - f. Bromi', 194.
f. Seca/ù, 194.
f. Tn'iic), 194.
— Endiviae. 196, 197.
— exiyiia, 196,
— />mv,, 7-i.
— ,//'"""""", liti, l'.i.-,
— — I, Ai/iv/ti/n. mi
— _ r. Ehimi. l'.)4.
f. Hordei, 194.
— — I. Secalis, 194.
— — I. Tn7if!\ 194.
— ipuminis, 191, 194,
— Helianthi. 190, 197.
— Wieran'ì, 196.
— Irifìis, 197.
— Malracearum, 199.
— il/ff7f//.v, 198.
— Me II Hi ne, 190.
— Jl/»;», 197.
— molinioe, 75.
— iienioralis, 196.
— Phlei-praleiisis, 194.
— Phraymitis, 196.
— Pimpinellae, 191.
— Poac, 191.
— Poaruiii. 196.
— Porri. 100, I!IX.
— Piriiaiilhis. I!l(i, l!)7.
— priiiiiihie. 191 .
— Pros/H', 200.
— Pruni-spinosae, 198.
— fliiis, 199.
f. n/ /))•(■, 199,
— riihiiin-veni, l!M. 194.
_ - V. ,v»«/,/,.,,-. 105.
— Schn:elen, -JllO
— Srirpi, 191.
— ,Sem//,«, 191.
— sessilis, 196,
— siiiiple.r, 195.
— SVr///!', 198.
— Tanareli, 197.
— Traifopoyonis, 191.
— /n7ì«, 191.
— rjo/flf, 191.
Piilmonnrin , 195.
Piprnortiaefa. 230. 2;!i
— /?HÌ/ yr/flci, 234,
— T'i/is, 234.
l'yroctonum, 90.
— sphaeriam, 96.
Pjcus malus, pag. 126.
Pythium, 62, 77.
— De Baryanuni , Ti.
— Equiseti, 78.
Querce, pai;. 12, 19, 35, 60,
219, 220.
Quercia, 131, 136, 164, 214,
215, 218, 221 223 224
248.
Quercus fruticosa, 105.
— ilex, 232.
— pedunculata, 232.
— pubescens, 105.
— sessìli/hru, 246.
Radicchio, pag. 113,
— di Treviso, 111.
Ra(ai;o, 42.
n<i/lle.ùa l'alma. 17.
liiilllesiacce, 17.
lia„„itan„Aniioimiae,'ÌÒi.
— Aiiirulu, 251.
— Heraclei, 252.
— /flc<eo, 252.
— Malvae, 251 .
— monlana, 252.
— Unobrycliidis. 252.
— Petuniae, 252.
— /'n-n/ìz/ae, 252.
— rosea, 251.
— Tulasnei, 142, 143.
— Valli.wmhro.sae. 252.
— nn-i,ibitis. 2.^2.
liainioailii.^. 1"J(;, 189.
-- /„■«,■/„, 1X0.
il:i|M, 25.01,
Haphanns satinis, 79.
IUpliiiiop!ionn/niiiiinis,\Zfi.
256
lìavizzdni, 91,
Reinette (mele), 36.
Rhabdospora, 236, 249.
— avena, 241.
— ffl/.r, 241 .
— //M-Mosa, 241.
— herpolricha, 158.
— hortensis, 241.
— Lacroixii, 158.
— persica , 241.
Wiamnus, 128, 166, 191,
233.
— calhartica, 196.
— franquìa, 196.
flAef/m,' 196.
Rhinanthus, 5, 10.
— major, 10.
Hhizina, 121 .
— undulata, 121.
fììiizobium leyuminosarnm ,
51.
Rhizoctonia, 39, 135, 155.
fiìilice nìfahelico
Rhizodonia allii, pag. 155.
— violacea, 135, 154, 155.
Hhizoptis iiif/ricnns, 100.
Illioflu'ieiifiroìi, 245.
— l'errmiiiieiiiii. IKÌ, 20!l,
"J13. ■
— Iiirsulum, 20!l.
Hhijlkma, 10(), 1"2:ì.
— aceriiiwii, 123.
— wa.r»«M, 123.
— Oiiobrychirlis. 123.
— saticinittii, 123.
«rtfs, 148, H)4, 204, 211,
224, 231, 240, 243.
— alpinum, 20il.
— yrossiitiiriae, 12S, 1!)9,
247, 257.
— niui-um, 153, 164, li)!),
209.
Hicino, 258, 261 .
Hi.?he nere delle loglic dd-
l'iibete, 122.
lìiparia, 214.
Hiso, 43, 179, 2.35, 2.38.
nvbiUardd, 235.
~ Vilis, 235.
liobinie, 81.
Hoesleria, 121.
— hypogea, 121, 226.
-pallida, 121.
Hoesleliii cancellala, 202.
— cornuta, 203.
— penicillata, 203.
liogiia profonda, 36.
Rosa, 240, 248, 258.
[ìosacee, 98, 125, 254.
liosai, 113.
lìnse, 125, 247.
Roseti inia. 135, 136, 138.
— ininil,,. 136, 226.
— (l)piiiiitophora) iieralri.r,
136.
— quercina, 138.
— radiciperda, 138.
liovere, 122, 216.
Itovo selvatico, 201 .
liubus, 248.
— l'rulicosus, 201 .
lìuggine coronata, 195.
— dei cereali, 189, 191.
— dei garofani, 189, 199.
— dei salici, 203.
— del biancospino, 203.
— del bosso, 199
— del ciliegio, 198.
— del fagiolo, 186.
— del frumento, 191.
— del gira.^olp, 190.
— della barbaliietolii, 187.
— della hotiilla, 205.
— della cipolla. 190.
— dell'aglio, 190, 198.
— dell'abete bianco, 210.
— dell'albicocco. 198.
— dell'altea. 199.
— della malva, 199.
— della menta. 190.
— del larice, 205.
— dell'asparago, 189.
— dell'avena, 195.
Ruggine delle composte, pa-
gina 196.
— dell'endivia, 196.
— dell'erba medica, 188.
— delle ombrellifere, 197.
— delle rose, 201.
— del lino, 206.
— di'l lupinii, 187.
— del mandorlo, l!»,S.
— del mais, 198.
— del mebi, 203.
— del pero, 201.
— del pesco, 198.
— del pisello, 187.
— del porro, 190.
— del ribes, 199.
— del sorbo, 203.
— del susino, 198.
— del trifoglio, 185, 188.
— macchiettata del grano,
194.
— nera del lampone, 200.
— vescicolare delle foglie del-
l'abete rosso, 209.
— vescicolare delle foglie e
dei rami del pino, 207.
liumex, 126, 189, 196.
Hiissula, 66, 67.
Saccaniiuiirii. |i,iv. .> I .
Sacchar(inii/,;'s /.ii'lin^/i, :',."..
Salice, 221. i'22. 22 i. 22S,
245, 247, 248, 252.
Salici, 12, 35, 122, 229,
240,251.
Salicornie, 17.
Salix alba. 203.
— iimiiijdalina, 203.
— capi-ea, 124, 203.
— coniimine, 123.
— /riandrà, 203.
— viminalis, 204.
— vitellina, 203.
liah'ia i/lutinosa. 17.
San /hi n, 123.
Saimuini'lla, 178.
Saponaria, 178, 199.
Saprolegiiacee, 53, 62.
Sarciiie, 30.
Schizomiceti, .30, 31, 33.
Srhiz.niieiira lanifera, 165.
Scilla, II.".. 1X1.'
Srirpus Incnslris. 191,
Srhroflrrri.i, 12 i.
— fulii/inosa. 121.
Srlerosporn , 77.
— firnminicnla . 86.
— niacrnxpora , 85.
Sclerotinia. 107, 108. 116.
— Ancupariae. 116.
— baccaruni. 1 16.
— Betulae, 116.
— bullmrum, 1 15.
-cinerea. 117, 118, 119.
— frucliqena. 118, 119.
-FucMiami. 108, 111,
112, 113.
— htteroica,WÌ, 109,119.
Sclerotinia Kaiifniaiii
pag. 109.
— Ùbertiana, 108,
113, 114, 115.
— megalospora, 116.
— oxijcocci, 110.
- I>àdi, 116.
— Hlioihilendri, 116.
niih'iila.
— trifotiorum, 113, 1
115, 117, 118.
— lìrnula, 1 15.
— Vaccina, 115,
Sclcroliuw lìras.sinie, 1
— cepivorum, 120. 260
— citri, 12(1.
— ctavuK, 167.
— corylea, 131 .
— echinalum. 111.
— Erysiphe, 131 .
— ori/zae, 43.
— semen, 216.
— Tulipae, 120, 2.50.
•Sclerozio, 162.
— della barbabietola, 21^
— del colza. 111.
— del mirtillo, 115.
Scoleeotricimm, 253.
— Fratini, 253.
— fjraminin, 254.
— 'Hordei, 254.
-~ Iridis. 254.
iiwluphlhoruni, 254.
— liuiiiiii'i/upri, 254.
Snipazzi, 102.
— del ciliegio, 105.
Scope da streea, 72.
Scorzonera, 81, 178, 1
196.
Scrofulariacee, 83, 86, 1
126.
Secali^, 191.
Seriiime del pisello, 235.
Sedano, 41, 86, 197, 238,
^ 2.52, 257.
Sedani carneiini, 30.
— palustre, 210.
Segala, 119, 127, 147. 1.59,
167, 191, 194, 233, 2,35,
237, 26(1.
— comma, 106, 167.
Senipervivuiii, 81 .
— tectorum, 73.
Senape, 42.
Senecio, 91, 196, 207.
— ruìi/aris. 207.
Septon/liudriuni, 251, 2.52.
Septnqliipum, 247, 249.
— Arachidi,-!, 249.
— Hartiqianuni, 249.
— HionV 147.
Seplomena Vilis, 256.
Sc/)/onff, 147, 152,154,236.
— Aexculi. 239.
— Aesculina, 240.
-«/■««/.«, 237.
— Allioruni, 238.
— ampelina, 240.
25,
Septoria Arbuli, pag. 240
— Aret Imita, 239.
— Armoraciae, 238.
— arundinacea, 238.
— Avella nae. 151, 240.
— Azateae, 240.
— Badilanti, 240.
— Berberidis, 238, 2.39.
— Belae, 239.
— brachi/spora, 240.
— Bricnana, 237.
— Bromi, 237.
— brunicola, 238.
— caerulescens, 239.
— cannaliina, 239.
— cannabis, 239.
— C.apparis, 238.
— caxlanicnta, 146.
— Cerasi, 2.Ì0.
— Orcidis, 240.
— Ilheiranlhi, 238.
— chrysanlhenii, 239.
— Clematidis, 238.
— llrataeyi, 240.
— compia, 238.
— cucurbitacearuni , 238.
— Cyclaminis, 239.
— Cydoniae, 147, 240.
— ci/donicola, 240.
— Dianlhi. 238.
— didqma. 240.
— I)ip.taci. 239.
— Ihnacis, 238.
— eli usa, 240.
— Endiviae, 239.
Epicarpi, 241 .
Evoni/jui-Ja
flaccescens, \
— tìaijellifera, 238.
— l'raqariae, 142, 143.
— Fuìlonum, 239.
— 'jladioìi, 238.
— ylumarum, 236.
— f/raminum, 153, 237.
— Grossulariae, 240.
— Hederae, 240.
— Hippocastani, 2.i0.
— Holci, 237.
— Humuli, 239.
— Iridi.i, 238.
— Lactucae, 239.
— Lavandulae, 239.
• — lequminuni, 238.
— Lepida, 238.
— Limonnm, 239.
— littoralis. 238.
— Li/copersici. 239.
— Maqnoliae, 239.
_ Ma'jalis, 238.
— Medicaqinis, 238.
— Menlhae, 239
— Mcopili, 240.
— Narcissi, 238.
nu/ernma.
l.i7.
— niqromacnlans, 241
— nodonwi. 237.
— oleaf/ina, 241 ,
— oteandriua, 240.
— Ori/tae, 238.
— oxyspora, 238.
Indice iilfnliiiico
Septoria Pasliiiucae, p. 238.
— Paslinacimi. 238.
— Petroselini, 238.
— Phraymilis, 238.
— l'imislri, 123.
— IHnù 123.
— pirina, 147.
— Pisi, 23S.
— Poae, 238.
_ Pnpuli, 240^
— /'/ w«ì, 240.
— Hibi>:, 240,
— flosae, 240.
— Uosa rum, 24(1.
— Hosltmzii, 23i).
— Hh6!', 24(1.
_ ra/yra, 161
— salicicola, 240.
_ Seca/w, 237.
— fidila, 239.
— Spinaciae, 239.
— Sijrinarie. 240.
— 'À7we, 239.
— (;i7ic;, 153, 237.
— Verbemw, 239.
— Vicine, 238.
— WHrac 240.
— Violae, 238.
— Wes(rfl/fn.'i!s, 239.
SeUiria, 177.
— t/laucn, 177.
— italica, 176,
- l'iw/is, 86, 177.
Sferiacee, 135.
Sfeiopsidei, 101.
Silene. 178.
Siiiiijiis, Ti ■
— niyi-a, 7'.l.
Sisiinibiiiim, "21.
Sol.inacee, 29. 4(1,
Sokmiìn. 83.
Solonis. 214.
SohcAhs, 91.
— arrciisis, 208,
— «s/jer, 208.
— oleraceus, 208.
— tenerrimus, 208
Sorbo, 147,218, 234, 247.
— selvatico, 125.
Sorbtis, 203.
— «n«, 203, 206.
— aucuparia, 1 16, 125,203,
206, 231 .
— ilomesticd, 231.
— lerminalis. 206.
Sonihim, 198.
-rcnìMww, 177. ^
— sacchai-atum, 177.
— ,iH/-/«)r, 177
Sorgo,' 231, 235.
— ambra, 42.
— saccai'ifero, 42.
Sorospoiiidii, 173, 181.
— Saponariae, 181 .
Spara.ris cris/in, 215.
SpHla, 167.
Speripila airaisis. 199.
Siihace-lir,. 168,26(1.
— „llii, 2(>0.
— sfiielìini, 107.
Sphacelia liphina, pag 169.
SphacMla, 135, 142, 145,
147, 148, 153.
— allicina, 145.
— BeWoHrt. 147.
— brassicicola, \U.
— chaiiiaeropsis, 148.
— exitialis, 143, 236.
— frayariae, 142.
— Gibetlinna, U7.
— hedcricda, 148.
— Inureolac, 148.
— maculi fhrmis, 1 'i.6, 147.
— iiiaiiiirei niaiia, 43, 145.
— won, 1 i8.
— morifolia, 147, 148.
— ori/zac, 43, 145.
— pomicola. 148.
— rrt/s, 148.
— Schoenopiasi, |.'i5.
— senlinii. 147,
— ^«/-i^Vv,. 145,
— r»/«.w,n, li;;,
— Vi(;s, 147.
— zeae, 145. .
Sphaeria herpoli iella, 158.
Sphaenderma, 160, 162.
— damnosum, 162.
Sipliaeroiiema, 230.
— jindiiialuiii, 234.
Spliaeropsideae, 229.
Spliaeropsis, 13.
Spliaeiollieca, 124.
— (lasUir/iiei. 125.
— Wì(m«/i, 125.
— mors-urae, 125.
— jiannosa, 101, 124.
Si,icaluria. 2.50.
/r/,T»,v, "i.-,0.
,S>,/„s,„„„ , ,r,/mà-o, 100.
N//iH-;rir, «/r/v,rw», 93.
Spinano. l';ì',l. 2-42, 2,'i6.
Spiriilacei. 3'i.
Spirili i, 30.
Spirilhiw. :ì'i
SiiiriH-iiftr, :;(!,
Spore, 24! 26, 32.
— endogene, 32.
— esogene (oartrospore), 32.
Sporocisti, 24.
Sporodesmium , 259.
— doliclropus, 259.
Sporonema phac idioides ,
107.
Sporotricliiwi fuscum. 136.
S/<oci
S/^o/,
Sprone di «allo, I(i7.
N/,»m.;/« .//,„, 25,
Stafilococcbi, 30.
Stellarla, 178, 199.
Skreum, 213, 214.
— fvuslulosum, 214, 215.
— Iiirsutum. 215.
— Pini. 215.
— ruyosum, 214.
-- saiiyuiìiolealum, 215.
- spadiccuìii. 211.
Slcrii/iinilocyslis, 69.
Sliymalea, pag 135, 1
49.
Tigna della canapa, p. 109.
- «erann, 149.
— della patata, 109.
- «i«s/«7;', 149.
- del topinambour, 109.
Slii/iiiiiia. 259.
Tilia parvilolia, 245.
- lìiiosiaiia, 259.
niletia, 1,2, 173, 178.
Stilliee, 2.49, 259.
— Antlioxanthi, 180.
Stramonio, 259.
- caries, 178, 179.
Streptococchi, 30.
— corona, 179.
Streplothrix, 34.
— Iwrrida, ISO.
— chronioyena, 51 .
— levis, 179.
Stromatinia, 115.
- secalis, 179.
- Linharlianu, 116.
Toile, 113.
- 1 emù lenta, 119.
Topinambour, 109.
Sulla, 256.
Tonda, 133, 252.
Susnii, 19.
- alta. 252.
Susino, 39. 72, 102,
118,
- monilioides, 35.
126, 150, 171, 235
236,
Tozzm alpina. II.
255, 258,
Trai/opoyon, 81, 178, 191.
Symphytum, 195.
- pratensis. 178.
Syiichilrium, 72, 96,98.
Trametes Pùii, 219.
- Tfl/v/.iY»',-, 98.
— radiciperda, 218.
S,inn,ia. 35, 245.
Tremella, 203, 211.
- n<h,aris. 232.
Tremellinee, 183.211.
Tremellodon (lelatinosuni ,
T
217.
Tremolino, 105.
Tabacco, pag. 14, 37
50,
Tricholoma, 225, 228.
85, 126, 134, 231,
235,
- saponacmm, 67, 228.
250, 254, 258.
Trichoseptoria, 236, 241 .
Tabe dei giacinti. 1 15.
-_/!//«,, 241.
Tamari sebi, 17.
Trichosiiliaena iiarasitica.
Tfiìiacctum Balsamita
197.
156.
— culqare. 197.
Trifogli, 188, 256.
Taphrina, 102, 105.
Trifoglio, 107, 114, 126, 154,
17b, 214.
— aurea, 105.
- Belulae, 105.
— bianco, 98.
— bullata, 105.
— incarnato, 238.
— Ostryae, 105.
-ladino, 241.
— pseudocerasi, 105.
- rosso, 92, 259.
- Sadebeckii, 105.
Trifolium, 14, 15, 17, 72,
- ulmi, 105.
185.
raraxacum, 72, 196.
— arrense, 16.
Tartufi, 52. 66, 106
-/i//inrfH/«, 107,113,17(1.
Tartufo, 75.
— incarnatum, 107, 113.
Tasso, 233.
-medium, 107.
Tea sinensis. 30.
— montanum, 170.
Teloforee, 213.
— pratense. 16, 41, 107,
Thclephora, 213, 214
113, 170, 186,242.
— laciniata. 214.
— repens, 16, 41, 77, 98,
- Mi/rray, 2U.
107,113, 170, 185, 186.
- pedicellata, 214.
— resupinalum, 41.
- /jcrrfix, 214.
Trioniichon. 13.
Thesium, 9.
Triposporium, 133.
— pratense, 9, 96.
Triticum valyare, 101.
Thielavia. 134.
Trixaijo, 1 1 .
- /«/,mV»/«, 134,
Tropacolum, tal.
Thirlariopsi.selhairtic
^135.
— ma/US, 231,
ntasp, hinsa naslon
s, 74.
Tuberacei, 106.
nr,rlu,spor,J fas,
ani,
Tnber cibariam. M\. iu .
136.
Tubercolosi, 33.
77iH;/Vir occideutalis, 221 .
- corticali', 45.
Tlnijopsis delabrata, 1
11.
- del pesco, 50.
m'iphula, 216.
Tuberculariaaciaonwi.->(iO
- rariabilis, 216.
— crasso-slinitata . 164,
Ticcliiolatura del pero
253.
165.
Tifo, 33.
— minor, 165.
Tiglio, 163, 164, 232
239,
— vuUjaris, 162, 163.
2i8, 258.
Tuberculariee. 249, 260.
Tiuna del fagiolo, 109
Tulipani, 120, 250.
- del girasole, 109.
Tiissilayo farfara, 196.
lìidire (1
Ifuhetìco
287
XJ
Ustilagiiiec, pai;. 72, 171,
Vaierianella olitoria, p. 93.
Vi.icum, pas. 5.
182.
Vaiuolo, 33, 242.
album. 19.
l'i,riiiiid,i, pag. ISS, 131.
ncnis. 131.
Usiitagu, 172, 173. 174.
Vaiuolatura degli aijrumi, 50.
Vi.iolo, 240.
177
Veccia, 238, 256.
Vite, 12, 19, 47, 97,
106,
iiilunàt. 131.
— Avenne, 175.
Vcccie, 187.
111, 134, 153, 213
226,
iiiiierivana, IÌS.
— bromirora, 178.
Venluria Morosiiora, 253.
232, 233. 235, 236
240,
- sulicis, 131.
— (lestnieìm, 17(1.
- i.irina, 254.
241 , 248, 250, 252
254,
— .i/iirnlis, 128.
— Fischeii, 177.
Verbena, 239, 250.
255, 258. 259. 2()0
Ureiiinacee, 53.
- Honlei, 175.
Venuindaria, 230, 234.
— americana, 234.
.IJrc.lince, 03, 183.
— imperfellc, 211.
Uiedo, 183.
:£cSMr-
— alniiiienlaria, 234.
— dicinans, 234.
- Isabella, 70
Viti, 69, 248.
- il/«,/rf««, 74, 172, 173,
— Grossulariae, 234.
— americane, 47, 247
— (lurantùica, 211.
174'.
— maculans, 234.
Vilin, 40.
Uronjslis, 172. 173, 180,
— iK'nUiia, 177.
— tiichelia. 234.
- Lahnisia, 216.
181.
— olivima, 172.
Veronica. 97.
li/iniin. 29.
- imniii-iiiiliaiei, 1 73, 1 7(i.
VerlkUliiim. 162, 251.
niliesli.s, 29.
— a-pulae, 180.
- /.«■e«»«».v, 175.
— aUm-ulrmii, 251.
Volpe. 178.
(»•(•«//«, 180.
- Itaheiìlwrsliiiiia. 177
Vescicole del trifoiilio Manco.
(Inilmnclies, 181.
— lieiliaiia. 177.
98.
-w
r/,//«p, 180.
— Secalis. 175.
Ve.scie di lupo. 229.
/V,„»7rr,v, 183, 181, !S<I.
- seliiriiii'. 177.
Vihrissiiea, 121
Wuiviiiiiiclhi l'sn/ilio
arili.
„l:/H'ii,nnil(ilus. 180.
~ Suri/ hi. 177.
— /( ijjjui/afii , 121.
pai;. 9!l.
/;war. 187.
1 rtn/0/nnnnn , 1/8.
— sdeivlionim, 121.
niiiioii/iillilllix, ISil,
— (;'//iVi, 172, 175.
Vi lìti III Hill lii'iiltiliiiii. 90.
3s:
- r/o/«cm, 178.
Vivili . 14, 185.
Ihu'h/lidis, I8!i.
Enithvoini. ISit.
/■;///r/p, 18.1.
- I';ie4ia«a, 178.
Uva infavata. 111.
— eiacm. 251.
Vinca, 197.
Xilloiiiii un'iiiiiiiii. p.ii;
123
- orsina, 12tì.
Viiicelo.ricuiii uffiriiiale.i.0~ ,
Firinwe, 189.
- spina, 211. 224, 231.
208.
-^
(;e«ù7ac, 18!).
234, 240, 242.
Viola. 191, 256, 259.
Yinru. pag. 231.
*>/«Hii, 189.
— canina, 191.
— /.«Bini, 180.
-V
Violaciocca. 71, 238. 25li.
/<//aseo/i, I8fi.
Viola mainniol,!, 251.
z
Pi.vi, 74, 75. 187, 188,
Vdceìiiiiiiii Mirtillìi\, y. 1 Mi,
— oilvrala, 180. 191, 231.
/«.%0H!, 189.
12t), 213.
— si/lve.ilris, 191.
/alleran... paj;. 151. 1
>5
Piimuke, 189.
- o.vyco,CHs, 1 Hi.
- uiiqiiwsum, 116, 119.
— Ininlor. 96, III, 191,
Zea mais, 74. 77. 96
1!)8
/<«micis, 189.
236,246,249,251.
Zooglea. 31
slriatus, 75, 188.
— i.i7(.v-if/aen, 72, 115,210,
Viole, 97, 235.
Zooglce, 35.
(n/ii/i/, 185.
213.
Vischio. 23.
Zucca, 41, 231, 233
238.
llrticacce. 125.
Vacuoli pulsanti, 24.
Visco, 20.
242.
Ustilaniiiac-ee, 53.
Valenancila, 249.
— quercino, 23.
Zucche, 125.
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