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Full text of "Patologia vegetale. Fanerogame parassite, mixomiceti, bacterii, ifomiceti od eumiceti (funghi)"

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NUOVA  ENCICLOPEDIA  AGKAKIA  ITALIANA 


Parte  Prima 
BOTANICA 


PATOLOGIA   VEGETALE 


^ 


N  U  O  VA 


ENCICLOPEDIA  AGRARIA 


ITALIANA 


IN     ORDINE     METODICO 

REDATTA 

DA  CULTORI  DELLE,  DIVERSE  DISCIPLINE  AGRARIE 

DIRETTA    DAI    PROFESSORI 
,DOTTOKE  I  INGEGNERE 

VITTORIO   ALPE       MARIO  ZECCHINI 

Insegnante  d'Agraria  Threllore 

nella  Regia  Scuola  Superiore  di  Agricoltura  ] 

e  nel  R.  Istituto  Tecnico  Sup.  dì  Milano. 


Storia  deHAgricollura 

Morfologia  vegetale  —  Botanica  sistematica  —  Fisiologia  e  Chimica  delle  Piante — l'atologia  vegetale 

Meteorologia  e  Climatologia  agraria 

Geologia  agraria  —  Il  terreno  coltivabile  —  La  lavorazione  del  suola  —  Le  Concimazioni 

Coltivazioni  generali  e  speciali 

Cereali  — Coltivazioni  pratensi  —  Frutticoltura  —  Orticoltura  —  Fioricoltura  e  (iiardinaggio  —  Selvicoltura 

Costruzioni  rurali  —  Meccanica  agraria 

Anatomia  e  fisiologia  degli  Animali  domestici  —  Zootecnia  generale  e  speciale  —  Medicina  veterinaria  agraria 

Bachicoltura  —  Apicoltura  —  Piscicoltura 

Vinificazione — Oleificio — Caseificio  —  Industrie  dell'alcool,  dell'amido,  dello  zucchero,  delle  essenze 

Economia  ed  Rstimo  rurali  —  Computisteria  agraria  —  Legislazione  agraria 

Igiene  rurale 

mii/  ', 


TORINO 
UNIONE    TIPOGRAFICO-EDITRIGE 

(Già  Ditta  Pomba  e  C.) 
MILANO-RO  MA-NAPOLI 

1905 


DoTT.  P.  YOGiJNO 

Daoente  il  B  )tanica  parassitologica  nalla  R.  Università  di  To 


PATOLOGIA  VEGETALE 


FANEROGAME  PARASSITE 

MIXOMICETI 

RAGTERII      IFOMIGETI  OD  EUMICETI  (FUNGHII) 


TORINO 


UNIONE    TIPOGRAFIGO-EDITRIGE 

(Già  Ditta  Pom'oa  e  C). 

MILANO-ROMA-  MA  POLI 

1905 


La  Società  Editrice  intende  riservarsi  tutti  i  diritti  di  Proprietà  Letteraria  e  Artistica 
conforme  alle  vigenti  Leggi  e  Convenzioni  internazionali. 


Nuova  Enciclopedia  Agraria  Italiana 


Parte  Prima 

.^_ 


PATOLOGIA     VEGETALE 


Dott.  P.  VOGLINO 

.mica  iKirassitiiliiijica  nella  U.  Uiiiversiti  di  Ti 


INTRODUZIONE 


nopii  Mvcrassdiliilo  dal  st'iiie  liilli  i  inalcriaji  di 
riserva,  il  novello  vei;elale  loriiui  le  [ìriiiie  radici  alle 
a  suciliiare  il  iiulriineiilo  dal  leireiio,  e  dispone  le 
Ibgliolinc  in  modo  da  poter  iiliiizzare  le  sostanze 
necessarie  alla  vita,  perché  da  tale  n)omento  deve 
trovare  nel  suolo  e  nell'ambiente  tutte  le  condizioni 
favorevoli  al  suo  accrescimento. 

Non  sempre  però  tutti  i  diversi  agenti,  che  sono 
necessari  al  rii;(it;lios()  prosperare  di  un  essere  ve- 
getale, ajiiscoMo  sopra  di  esso  in  giusta  misura  ed 
In  niddo  da  recargli  vantaggio.  L'agricoltore  dovrà 
ipiindi  adottare  per  le  piante  tulli  i  migliori  mezzi 
(li  c(dlnra,  allìiie  di  atleiinare  i  danni  che  possono 

liieiile. 

K  hen  vero  che  la  pianta  cerca  per  suo  conto  di 
dil'endersi  con  abbondanti  peli  che  ravvolgono  gene- 
ralmente gli  organi  nel  principio  del  loro  sviluppo, 
con  t'oglioline  indurile,  coli'  epidermide  ispessita, 
(•(MI  sostanze  gommose,  resinose,  con  cera,  aculei 
veleniferi  e  spine,  che  ne  proleggono  le  gemme  e  le 
palli  deboli;  ma.  se  tali  mezzi  di  difesa  possono  fino 
ad  un  certo  limile  servire  alle  piante  selvatiche,  poco 
i>  nulla  giovano  ai  vegetali  coltivati,  poiché  si  sa  che 
l'organismo  vegetale,  in  seguito  alla  propagazione 
artificiale,  si  modifica  e  si  indebolisce.  I  concimi 
slessi,  che  arricchiscono  la  pianta  di  sostanze  ad  essa 
sommamente  utili,  possono  anche  esserle  causa  di 
eccessiva  vegetazione  e  successivo  esaurimenlo. 


Ben  norìscc  negli  uomìdi  il  vuleiv  ; 
Ma  la  pioggia  conlinua  converle 
In  bozzacchioni  le  susine  vere. 

(Parad.,  xxvii,  124-12G). 

Le  pianle,  vivendo  sempre  in  diretta  relazione 
coH'ambienle,  subiscono  varie  modificazioni  nella 
loro  struttura  quando  sono  trasportate  in  localilà  di- 
verse dal  luogo  d'origine,  e  (piindi,  per  adaltaisi  al 
nuovo  modo  di  vita,  cambiano  od  in  parte  o  tolal- 
mente  il  loro  aspetto  generale;  pur  polendo  liacipii- 
stare,  come  dimostrò  il  BoNNiEn,  la  forma  primitiva, 
se  vengono,  anche  dopo  un  lungo  tempo,  ripoilale 
nel  paese  natio. 

Succede  però  frequentemente  che  o  tiilla  una 
pianta  o  parte  di  essa,  sotto  l'azione  di  un  ainbienle 
diverso  dal  normale,  si  sviluppi  in  modo  da  dare 
origine  a  deformità  speciali,  che  porteranno  una  mo- 
dificazione nella  vita  dell'individuo  od  anche  la  sua 
morte.  La  coltura  inoltre  spinge  le  pianle  ad  una 
produzione  superiore  a  quella  normale  e  costringe 
l'individuo  a  produrre  un  numero  straordinario  di 
fiori,  frutti,  foglie  e  quindi,  come  ricorda  il  Passe- 
rini (1),  di  ipertrofie,  i[ierplasie  ed  anche  alrofie: 
di  deformità  insoninia,  che  appaiono  raiissiniameiile 
in  natura. 

A  ciò  s'aggiunga  che  nel  regno  animale  e  vegetale- 
esistono  molti  esseri,  i  quali,  non  avendo  la  forza  di 
procacciarsi  il  nutrimento,  sono  costretti  di  vivere 
allo  stato  di  parassiti  sopra  altre  pianle  ed  animali, 
producendovi  dei  malanni  più  o  meno  gravi. 

L'uomo  e  gli  animali  superiori  possono  anche 
produrre  sui  vegetali,  o  accidentalmente  o  nel  ricer- 
care il  nulrimenlo,  delle  lesioni,  in  seguilo  alle  quali 


(1)  Sulle  emise  che  rendono  le  pianle  coltivale  oyyi  più  che  in  passato  soggette  ai  danni  dei  parassiti  (Annali 
Accad.  Georg.,  1900). 


1   —  Paluloijia  vcijdale. 


Nuova  Encicl.  Agrama,  I. 


Si^  6^S^ 


Library 


l'aUitof)ia  vegetale 


l'organismo  va  soggello  a  diverse  daiuiose  modifi- 
cazioni. 

Secondo  il  Sorauer  (1)  però,  la  sola  presenza  del 
|)arassila  non  basta  a  determinare  la  maialila.  In 
liille  le  piante  vi  ha,  dice  il  SoRAUER,  una  predis- 
posizione all'attacco  dei  parassiti  soltanto  in  seguito 
ad  alterazioni  anteriori  e  non  parassitarie,  oppure 
una  predisposizione  normale  dovuta  alla  maggiore 
sensibilità  di  diverse  varietà  ronlro  i  parassiti,  od 
alla  influenza  della  non  adatta  teinpei'atiira  o  di  altre 
cause  esterne. 

Appena  l'agricoltore  ha  potuto  usufruire  di  rapidi 
mezzi  di  comunicazione,  non  si  è  più  accontentato 
di  importare  semi  o  parti  di  vegetale,  ma  ha  sen- 
z'altro trasportato  la  pianta  completa  da  luoghi  lon- 
tanissimi, oltre-oceanici.  Si  ebbero  cosi  deperimenti 
per  l'adattamento,  e  nello  stesso  tempo  si  facilitò  il 
dill'ondersi  di  nuovi  malanni,  che,  data  la  coltiva- 
zione intensiva  dei  giorni  nostri  e  la  nessuna  cura 
che  s"i  ha  di  isolare  e  distruggere  gli  individui  malati, 
continueranno  ad  estendersi  sempre  più. 

Le  piante,  dice  il  Passerini,  hanno  perduto  la  pri- 
mitiva resistenza  perchè  l'uomo  impedisce  la  natu- 
rale selezione;  l'uomo  si  oppone  non  solo  alla  sele- 
zione individuale,  ma  alla  specifica;  ha  mantenuto 
in  vita  forme  che  erano  destinate  a  scomparire  e 
nelle  quali  possono  quindi  più  facilmente  svilup- 
parsi molte  delle  malattie  importale  colle  forme 
americane  e  di  quelle  che  già  si  coiKisci'vaiKi  fin  dai 
più  remoti  tempi,  come  atleslaim  i  rciini  ilio,  se- 
condo il  CuBONi,  se  ne  fanno  nc;;li  srrilii  greci  e 
romani,  e  persino  nei  sacri  libri  dell'India.  E  quando 
si  ])eusi,  come  accenna  il  Laurent,  alle  fatali  conse- 
guenze della  coltura  intensiva,  al  ripetersi  delle  slesse 
piante  nel  medcsinio  suold,  all'uso  di  alilMuiilaiili 
concimi  che  non  seiiipiT  soud  licn  a|i|irii|iii,ili  ai 
bisogni  immediali  del  vegetale,  si  potrà  facilmente 
dedurre  come  la  pianta,  e  specialmente  quella  colti- 
vala, possa  andar  soggetta  a  malanni  che  o  la  lasciano 
vivere,  ma  molto  miseramente,  o  ne  producono  la 
morie  repentina. 

La  Patologia  vegetale,  o  scienza  delle    malattie 

delle  piaiile.  sludia  appunto  gli  stati  rlidsi  clic  si 

verilic; sui  divcisi  vegetali,  e  ad  ess;i   m  lolK-a 

la  Tei'a/oliii/iii  rn/r/ate,  che  studia  le  dcrdiiiiazidiii, 
a|)parenlenienle  non  parassitarie,  delle  piante. 

L'agricoltore,  quando  ha  ben  conosciuto  un  ma- 
lanno, deve  cercare  in  ogni  modo  di  prevenirlo  e 
curarlo  e  perciò  alla  patologia  vegetale  è  intima- 
inenlc  connessa  la  Terapia  vegetale,  che  studia  i 
mezzi  di  difesa  ed  i  modi  di  applicarli. 

La  Terapia  vegetale  ha  fallo  in  (piesli  nllinii  anni 
ndlevdii  prugi'essi,  per  quanto  Cdiicciiir  spnialmente 
la  cura  contro  le  poco  adatte  condizioni  chimiche 


del  suolo,  e  contro  gli  esseri  animali  e  vegetali  dan- 
nosi allo  sviluppo  delle  piante  utili;  più  difficile 
riesce  la  lolla  contro  le  forze  fisiche  avverse  alla 
vegetazione.  CoH'uso  di  sostanze  speciali,  come  ad 
esempio  il  solfato  di  rame,  ci  è  dato  prevenire  ed 
uccidere  alcuni  parassiti  vegetali,  con  opportuni 
drenaggi  e  con  canali  d'irrigazione  impedire  l'ec- 
cessiva umidità  e  l'azione  troppo  prolungata  della 
siccità  ;  cosi  anche,  governando  opportunamente  il 
terreno  con  concimi  adatti,  ridare  ad  esso  la  forza  di 
alimentazione  toltagli  da  precedenti  coltivazioni;  ma 
non  si  potranno  impedire  né  gli  uragani,  nò  le  inon- 
dazioni, né  i  caldi  od  i  freddi  eccessivi;  tult'al  più 
l'accorto  agricoltore  cercherà  di  diminuirne  i  danni 
0  con  opportuni  rimboschimenti  o  con  ripari  di  qual- 
siasi genere. 

Non  basta  però  ricorrere  ai  rimedi,  bisogna,  dice 
il  Sorauer  (I.  e),  creare  quelle  varietà  che  sono 
normalmente  non  predisposte  alle  malattie. 

La  terapia  ha  progredito,  ma  conviene  che  anche 
l'agricoltore  tenga  sempre  calcolo  dei  consigli  indi- 
cali dallo  studioso  dopo  lunghe  e  penose  ricerche 
intorno  alla  natura  delle  malattie,  e  non  trascuri  di 
applicare  i  rimedi  in  quelle  annate  nelle  (piali,  |ier 
condizioni  eccezionali  dell'ambiente,  i  iiialanni  si 
prescnlano  solo  in  pianle  isolate.  Se  lutti  i  viticullori 
avessero  curato  serianienlc  la  peronospora  della  vite, 
a  (piest'ora  un  lale  nemico  sarebbe  quasi  complela- 
nienle  vinto. 

Notevoli  ed  insperati  risullali  si  sono  ottenuti 
nell'impedire  la  diffusione  delle  malattie  infettive 
dell'uomo  e  degli  animali,  ricorrendo  ad  accurate 
disinfezioni  e  soprattutto  cercando  di  isolare  subito 
i  primi  focolai  d'infezione.  Ora  perchè  queste  sem- 
plici norme  non  si  vdi^lidno  pralic.nv  nella  (lilcsa 
(Ielle  pianle  conh'd  le  maialile-/  In  imlividini  maialo 
si  lascia  in  conlallu  cogli  alili,  o  peggio  ancora  si 
getta  nella  concimaia  ove  può,  con  maggiore  facilità, 
aumentare  i  centri  d'infezione.  L'agricoltore,  quando 
presenta  ad  un  patologo  una  pianta  colpita  da  pa- 
rassiti, mi  dà  l'idea  di  uu  maialo  il  quale  vuole,  ad 
ogni  visita  del  medico,  una  ricella  speciale.  A  che 
serve,  diceva  in  una  riunidiie  agraria  nn  valente 
agricoltore,  studiare  le  nialaltie  delle  idanic  se  poi 
non  si  sanno  C(nisigliare  per  ognuna  di  esse  rimedi 
particolari?  Il  rimedio  sicuro  si  ha  nell'igiene  del- 
l'ambiente e  quindi  nella  distruzione  col  fuoco  degli 
individui  infetti. 

Già  molti  preclari  bolanici  dinnislrardiio  la  neces- 
sità di  ricorrere  alla  C(niil(iislidnc  delle  parli  maiale; 
il  Girelli  si  fece  un  vero  aposhdo  per  divulgare  la 
utilità  della  distruzione  col  fuoco  delle  In.^lic  pemno- 
sporale;  il  Woromn  consiglia  ai  ri(illi((diiiii  di  isli- 
tuire,  nei  frutteti,  speciali  focolari  ciemalori  alfine 


(1)  La  predisposizione  delle  pianle  verso  le  malattie  {Alti  del  Congr.  intcrnaz.  d'agricoltura.  Parigi  1900). 


(li  (listiiii;L;ei-f  due  volle  airamui  rami  ammalali, 
lìiilli  miimiiiiliiali,  tulio  ciò  insomuia  che  vi  lia  di 
iU'|ieiil(i  o  (li  essiccato  anormalmente.  Ed  il  Matti- 
l'.iiu),  pienamente  approvando  tali  consigli,  ricorda 
anzi  come  già  il  dolce  Poeta  delle  Georf/iche  riteneva 
il  fuoco  come  rimedio  sicuro  per  liberare  i  campi 
ilai  muli. 

In  questo  caso  il  fuoco  potrà  veiameute  essere 
considerato  come  liberatore. 

Siccome  però  è  impossibile,  allo  stato  attuale, 
pensare  di  distruggere  o  di  isolare  alcuni  malanni, 
perchè  si  sono  già  troppo  estesi  anche  su  piante 
selvatiche,  cosi,  credo,  dovremo,  come  dice  il  valente 
patologo  americano  B.  T.  Gai.i.ow.vy  (1),  rivolgere 
la  nostra  attenzione  sulla  possibilità  che  banno  le 
piante  di  modificarsi  a  seconda  dell'adattamento  e 
(li  variare;  sUidiare  l'ambiente  nel  quale  la  pianta 
vive  e  le  niddilicazioni  che  può  produrre;  tentai'e  di 
scoprire  le  leggi,  per  le  quali  il  coltivatore  è  iu 
grado  di  oltenere  un'armonia  perletta  fi'a  la  pianta  e 
l'ambiente,  onde  ne  risulti  un  organismo  che  possa 
l'orrispondere  ad  un  tipo  prefisso. 

l'er  liberare  i  campi  da  nemici,  di  cui  e  dillicile 
la  immediata  distruzione,  bisognerà  ricorrere  non 
solo,  come  accenna  il  Laurent,  a  proèessi  fondati 
sulla  influenza  della  nutrizione  minerale  nella  resi- 
stenza delle  piante  ai  loro  parassiti,  ma  stabilire  delle 
razionali  rotazioni  agrarie  di  specie  ben  diverse. 

Secondo  il  (ìai.loway  la  patologia  dell'avvenire 
non  si  arresterà  a  correggere  le  condizioni  che  de- 
Icrmiuano  la  perdita  di  un  raccolto  o  di  parie  di 
esso,  ma  metterà  a  disposizione  del  coltivatore  intel- 
ligcnlc  le  cognizioni  colle  quali  egli  potrà  fornire 
alli'  piiuile  le  condizioni  più  adatte  al  loro  sviluppo  e 
prevenirne  i  possibili  damii.  L'agricoltore  sarà  cosi 
in  giado  di  avere  forme  perfette,  che  potrà  anche 
rendere  slabili.  Colla  selezione  meccanica  e  fisiolo- 


(l)  Progress  in  Irjìalntenl  of  plani,  diseases  in  Ycar- 
hmk  of  the  Deparl.  of  Agric.  l'or  1899.  Washington  1900. 


gica  si  è  già  potuto  ottenere  la  formazione  di  indi- 
vidui più  produttivi,  ma  questo  non  basta;  bisognerà 
cercar  di  coltivare  forme  produttive  e  resistenti  ai 
malanni.  É  cerio  un  problema  molto  dillicile  a  ris(d- 
versi  e  sul  quale  è  quindi  indispensabile  ri(-liianiare 
l'attenzione  dei  cultori  delle  scienze  agrarie. 

Come  cura  contro  le  malattie  prodotte  da  para.ssiti 
vegetali,  il  Hay  (2)  ed  altri  indicano  di  ricorrere  ad 
azioni  che  si  dovrebbero  esercitare  nell'interno  della 
pianta  osjìite  contro  il  parassita,  tanto  da  Tendere 
la  pianta  immunizzala;  ma  un  tale  sistema  ili  cura 
olire  troppe  dillicollà. 

Nel  Congresso  internazionale  di  La  Nave  del  IS'.ll 
il  RosTRri'  invocava  giustamente  delle  prescrizioni, 
onde  impedire  l'inlroduzionedi  malattie  epidemiche 
con  delle  piante  vive  o  delle  sementi  provcnicnli 
ila  coiitiade  infestate  da  speciali  parassiti. 

K  da  augurarsi  che  la  Commissione,  nominala  nel 
Congresso  internazionale  di  agricoltura  di  Parigi, 
possa  determinare  le  norme  più  sicure  per  la  lotta 
contro  i  parassiti  vegetali,  che  vanno  conlinuamerile 
aumentando  e  divengono  sempre  più  pericolosi,  iu 
seguilo  specialmente  al  fililo  che  molle  forme  pos- 
sono facilmente  passare  dallo  stalo  di  saprofiti  a 
quello  di  parassiti. 

Le  malattie  dei  vegetali  che  dipendono  dalle  av- 
verse condizioni  dell'ambiente,  del  suolo  e  da  cause 
traumatiche  i5ono  intimamente  connesse  collo  studio 
delle  funzioni  della  pianta,  ossia  colla  Finiolouia  re- 
gelalr,  e  sono  |ierciò  conosciute  col  nome  di  Malaltie 
d'iiiiliilr  //■■<iiili}i/ìr(i  ;  le  altre  malattie,  che  forniaiu) 
forse  il  gnippii  maggiore,  sono  prodotte  da  parassiti 
vegetali  ed  animali  e  si  ha  perciò  la  P(iras.silol(ifjia 
vegeUik  o  DoUuiica  parassitologica  e  la  Parassilo- 
logia  animale. 

Nel  presente  trattalo  parleremo  specialmente  delle 
malattie  prodotte  dai  parassiti  vegetali. 


(2)  Les  maladies  cnjplorjai 
gén.  de  Boi.,  1901). 


i  dcs  véyélaux  (lierue 


Patoìdf/ia  ri'fji'ta/e 


PARASSITISMO 


Per  parassitismo  (1)  s'intende  il  vivere  speciale 
d'un  organismo  che  s'atlacca  ad  un  altro  assorbendo 
da  questo  le  sostanze  nutritizie  indispensabili  alla  sua 
esistenza.  Si  hanno  quindi  piante  rlie  vIvimmi  da  pa- 
rassite sopra  altre  piante  o  sopra  animali,  ed  anche 
animali  che  vivono  parassiiicainenle  sopra  determi- 
nate piante.  Le  piante  e  uli  animali,  che  forniscono 
il  nutrimento  ai  parassiti ,  iliccm^i  usjilli. 

Nel  regno  vegetale  si  hanno  anche  frequenti  casi 
di  due  individui  i  quali  vivono  meccanicamente  ad- 
dossati l'uno  all'altro,  senza  danno  né  profitto,  ed 
allora  si  ha  Vepifi/ismo,  come  si  può  constatare  nei 
muschi  che  vivono  sugli  alberi  senza  produivi  alcnn 
danno  :  si  viene  cosi  ad  avere  lo  sviluppo  di  una 
pianta  autonoma  sull'altra. 

In  altri  casi  due  individui  vegetali  si  associano  e 
si  combinano  organicamente,  contribuendo  ciascuno 
coi  mezzi  propri  al  benessere  dell'altro,  in  modo 
da  procurarsi  coH'aiuto  reciproco  le  eondizioni  ne- 
cessarie alla  vita  comune  o  specialmenle  di  uno  di 
essi,  senza  che  ne  risulti  però  un  danno  all'altro; 
in  questo  caso  si  ha  una  simbiosi. 

La  pianta  parassita  può  assoiiiire  suslaiize  già  da 
tempo  elaborate  ed  apparteneiiii  i|iiiiiili  ad  esseri 
morti  ed  allora  si  dice  più  propi  lamenle  suprofila; 
come  può  trattenere  le  sostanze  die  vengono  grada- 
tamente elaborate  da  organismi  vivi  ed  allora  si  dice 
vera  parassita. 

La  mancanza  dei  corpi  clorofilliani  o  sostanza 
verde  negli  organi  aerei,  è  la  causa  prima  che  mette 
le  piante  in  condizioni  speciali  di  vita  e  determina 
in  esse  il  saprofitismo  ed  il  parassitismo;  l'essere 
saprofita  non  si  mantiene  sempre  tale,  ma  può,  in 
determinate  circostanze,  addivenire  ereditariamente 
parassita.  Aachiìlà  simbiosi  è  intimamente  collegata 
col  parassitismo  e  saprofitismo. 

Il  pards.siUsiiiii  si  dice  fiicolta/iri)  o  per  abitudine 
quando  il  jiunis.si/n  vi\e  anche  allo  stalo  di  saprofita 
e  può  essere  coltivalo  e  dare  frulli  in  un  mezzo  arti- 


(1)  Non  si  può  accettare  l'asserzione  del  IBouilhac  {La 
vie  parassilaire  chez  les  végétaux  snpérieurs  ;  Coniptes 
Rendus,  eie.  Paris  1901),  che  tutti  gli  esseri  viventi  in 
un  momento  della  loro  vita,  durante  la  vita  embrionale 


i  diversi 

OS|,|ti. 

La  varia- 

a  specia 

melile 

'  adattarsi 

Ha  vita  1 

arassi  1 

iria. 

fidale  adatto,  acquistando  una  vita  autonoma  (Tt- 
schio,  Orobanche).  Come  contrapposto  si  ha  il  pa- 
rassitismo  necessario,  quando  il  parassita  non  ])uò 
svilupparsi  se  non  su  piante  od  animali  viventi 
(fungili  delle  ruggini). 

Il  parassitismo  è  paniate  quando  l'ospile  cede 
al  parassita  solo  una  parte  delle  sostanze  miliilizie 
necessarie,  specialmente  sali  minerali  Oarlii/i)\  è 
totale  (pianilo  il  parassita  assorbe  tutto  il  nutrimento 
dall'ospile  ipiroiiiisiiiira). 

Le  piaiile  paiassile  possono  anche  distinguersi  in 
miiiìofilt,  ili  fili  o  pilli/ili,  a  seconda  die  vivono  sopra 

bilitàdi  funzione  delermi 
degli  organismi  inferiori  ; 

La  pianta  parassita  mantiene  la  sua  iiiiliriiliiiitili'i, 
poiché  anzitutto  essa  non  assorbe  die  determinate 
sostanze;  in  secondo  luogo  perchè  le  trasforma  in 
composti  propri. 

Per  rispetto  all'assorbimento  degli  alimenti,  le 
piante  parassite  possono  dividersi  in  due  gruppi,  cioè: 

1)  (Irupi)o  costituito  da  piante  superiori  {/ane- 
rogame)  il  cui  giovane  germoglio  ndl' uscire  dal 
seme  penetra,  o  colla  sua  radichetta  succhiante  o 
con  un  altro  organo  che  ne  fa  le  veci,  nel  corpo  del- 
l'ospite per  assorbire  il  nutrimento.  A  questo  gruppo 
appartengono  anche  le  piante  che  si  possono  chia- 
mare parassite  per  abitudine  (Lat/iraea  ed  Oro- 
banche),  inquantoché  si  possono  anche  coltivare 
come  gli  altri  vegetali. 

2)  (iruppo  costituito  da  organismi  di  solito  nii- 
crosco|)ici  iìiii.riiniirrti,  bacterii,  fungili),  il  di  cui 
sistema  di  vegetazione  ha  la  facoltà  di  succhiare  l'a- 
limento dai  tessuti  dell'ospite  0  per  mezzo  dell'intera 
sua  superficie  o  mediante  escrescenze  o  prolunga- 
menti speciali. 

Vi  hanno  anche  esseri  parassiti  fra  le  alglir  pro- 
priamente delle  e  fia  le  hriofilf.  ma  sono  casi  piut- 
tosto rari  e  per  ora  di  solo  interesse  scieiitilico. 

almeno,  siano  parassiti,  perchè  il  materiale  che  assimila 
l'embrione  è  prodotto  da  un  progenitore  perfettamente 
simile,  mentre  il  vero  parassita  assorbe  nutrimento  da 
esseri  ben  diversi  sia  animali  che  vegetali. 


Funerognìiie  jìnnisslle 


PARTE  I. 

FANEROGAME     PARASSITE 


Le  fanerogame  parassite  sono  piante  dotale  quasi 
sein|)re(li  vere  radici,  Iriitli,  foglie osi|iiaiiie  fogliari, 
(ioli,  (|uiiuii  frutti  e  semi,  ma  che  assoriiono  sostanze 
oMlritizie  olti-e  die  dai  terreno  o  dall'atmosfera, 
lincile  da  altri  vegetali,  dei  quali  si  portano  in  con- 
iano con  o|iportuui  movimenti,  provocando  cosi  un 
indebolimenlo  od  anche  la  morte  dell'ospite  al  (|uale 
si  attaccano. 

Alcune  sono  vere  parassite  poiché  non  possono 
vivere  se  non  assorbendo  nutrimento  dall'ospite 
(  (Cuscuta),  altre  sono  parassite  per  abitudine  (La- 
l/iriiea.  Orobanche),  altre  sono  semi-paransite  poiché 
hanno  radici  funzionanti  nel  terreno  (Rhinuntlius, 
ilchimpurum,  ecc.);  altre  ancora  si  possono  conside- 
rare come  simbiolic/ic  (Viscion). 

Le  fanerogame  parassite  vengono  dal  Kicrmìr  di 
.Maiìii.aux  (1),  a  seconda  del  diverso  modo  di  vita, 
distinte  in  sei  sezioni. 

l. 

La  prima  sezione  comprende  tutte  quelle  piante 
rlic  malli  ano  quasi  sempre  di  corpi  clorolilliani,  che 
liaiiiiii  foglie  di  molto  ridotte,  non  mai  verdi,  ed  un 
liisliciiio  esilissimo,  il  quale,  quando  viene  in  con- 
iatili della  pianta  ospite,  la  circonda  in  tutti  i  sensi, 
e  nei  punii  di  contatto  emette  dei  corpi  speciali 
(succhiatoi  od  austori),  che  forano  le  pareti  dei  di- 
versi organi  dell'ospite,  assorbendo  il  nutrimento. 
11  parassita  si  sviluppa  a  spese  del  vegetale  ospite 
l'il  alcune  volte  ne  circonda  in  modo  tale  il  fusto  da 
provocarne  la  morte  per  solTocazione. 

Appartengono  a  questo  gruppo  le  diverse  specie 
del  geli.  Cuscuta  L.  (2)  (famiglia  delle  Convolvulacee) 
che  atlairano  tutte  quelle  piante  le  dimensioni  e  la 
sliiillura  delle  quali  permettono  agli  organi  succhia- 
tmi  di  internarsi  nell'ospite,  senza  subire  alcun 
ilaimii:  infestano  cioè  le  piante  erbacee,  raramente 
i  siill'rulici  o  piccoli  arbusti. 

Le  specie  del  genere  Cuscuta  hanno  fasticini  esi- 
lissimi,  ma  di  straordinaria  lunghezza,  volubili, 
colle  foglie  ridotte  tutto  al  più  a  piccole  squame: 
liori  ermafroditi,  molto  numerosi,  bianchi  o  rosei. 


(I)  La  Vita  delle  Piante  (\TAà.à\  L.  Moschen).  Torino, 
l'nione  Tip.-Editrlce,  1892.  -  Vedi  anche  Bonmeis,  ìie- 
cherches  physiologiques  sur  les  ptanles  verles  parasiles 
(Bull.  Soc.  Botan.  de  France  et  Belgique,  1896). 


contenenti  alcune  volte  dei  granuli  verdi  di  cloro- 
lilla,  riuniti  in  capolini  lungo  il  fusto  e  foriiiali  da 
un  calice  gamosepalo  petaloideo  con  cinque,  rara- 
mente ([uattro,  divisioni  molto  profonde;  corolla  ga- 
mopetala, campanulata  od  urceolata  con  cinque,  ra- 
ramente quattro,  divisioni,  munite,  verso  la  base, 
di  squame  intere  o  dentellate.  Androceo  di  cinque, 
raramente  quattro,  stami  inseriti  nel  tubo  della  co- 
rolla, con  filamenti  che  si  rendono  liberi  in  vicinanza 
dei  punti  della  corolla  ove  si  formano  le  divisioni, 
alterni  colle  divisioni  slesse;  gineceo  con  un  pistillo 
ad  ovario  con  due  loggie;  due  stili  od  anche  uno 
con  stigma  allungato o  tondeggiante:  frutto  a  capsula 
che  si  apre  in  senso  circolare  e  contenente  semi 
mollo  piccoli,  tondeggianti  od  ovoidali,  brunaslri, 
muniti  di  un  embrione  fdiforme  disposto  a  spirale 
e  circondato  da  albume  amilaceo,  senza  cotiledoni  o 
con  cotiledoni  rudimentali;  con  testa  dura  e  rugosa, 
tantoché  i  semi  possono  attraversare  il  tubo  dige- 
rente degli  animali  e  conservarsi  per  lungo  tempo 
nel  terreno  senza  perdere  le  facoltà  germinative. 

Dai  fusticini  si  protendono,  in  vicinanza  od  in  corri- 
spondenza di  ciascuna  infiorescenza,  un  gran  numero 
di  radici  avventizie  che  agiscono  come  succhiatoi. 
I  semi  della  Cuscuta  cadendo  sul  terreno  passano 
tutto  l'inverno  in  letargo  e  germogliano  nella  prima- 
vera successiva,  ma  molto  lardi,  quando  cioè  tutte 
le  altre  piante  erbacee  hanno  già  emesso  le  nuove 
radici  ed  i  fusti. 

Il  seme  di  Cuscuta  germogliando  (fig.  1),  produce 
un'esile  radice  ingrossata  all'apice  che  si  ripiega 
verso  il  suolo,  quindi,  come  prolungamento  di  questa, 
ma  in  direzione  contraria,  un  fusticino.  .\  spese  dei 
materiali  di  riserva  seminali,  la  radichetta  si  allunga 
lentamente  sino  a  penetrare  nel  terreno,  mentre  il 
fusticino  si  dirige  verso  l'alto  avendo  però  l'apice 
incurvato  e  ricoperto  dai  tegumenti  seminali.  Con- 
sumate le  riserve  nutritizie  del  seme,  cade  l'invo- 
lucro del  fusticino  e  cessa  l' accrescimento  della 
radice.  Se  nel  terreno  vi  é  un  certo  grado  di  umidità, 
l'acqua  che  penetra  nella  radichetta  può  facilitare 
l'assorbimento,  nella  parte  superiore  del  fusticino, 


(2)  l'er  maggiori  dati  vedi  PiERCE,  Strnctur  of  the  au- 
of  some  faneroy.  parasit.  —  e,  Plitjsiology  of 
gen.  Cuscuta  in  Aiiiial  of  Bolany,  1893-94. 


Palnlof/ia  rci/i'laìc 


Fig.  1.  —  Germogli  di  piante  parassite. 

;  curopaea.  -  g-m,  Orobauche.  -  n-p,  Slclampitrum  sylvaticum  (dal  Keiine 


dei  maloriali  .iccumiilati  noi  rit;oiilianifiilo  niilicalf. 
Coiisumalu  aiiclic  i|ii('sl('  riservo  imlritizio,  la  raili- 
chelta  muore,  oil  il  riislii-iuu  cnnliinia  ail  alliiiiuarsi 
per  pochi  ijiorni  assorbeiidu  il  nialorialo  che  si 
trova  nella  porzione  inferiore  in  contallo  colla  moria 
radichelta.  Durante  l'accrescimenlo,  il  fuslicino  de- 
scrive dei  veri  movimenti  in  senso  circolare,  finché 
viene  in  contatto  con  una  pianta  ospite,  in  caso  con- 
trario muore.  In  complesso  il  germoglio  di  Cuscula 
può  vi\ere  circa  un  mese. 

In  tulli  I  |Miiil]  oM-  1    liisliniii  (Il   ('ululili   avMil 

i; la  pianla   (.spile  M  |ii  o.liK  (iiki  (1(  i  |ii((.iIi  m,iI/i 

ò  papille  ,1  i;ilisa  di  i  .i.lii  liellc,  le  (|iiali  pei  iiie//o 
di  veli  lidie  e  di  mi   su, ,  o  spelale  s,   ,,II,h al 


lllc   SI     11 


,ippi,iltis((iiiu  e  luiizKiiiaiio  ionie 
(pi.iiiilo  iii\ece  aderiscDiio  a  parli 
(  he  e  col  succo  secreto,  forano  le 


subslrald 
porzioni  ili 

corpi  (Il  s(r 

deboli,  (oli 

pareti  dell'organo  ed  emetlono  dei  succhiatoi,  i  quali 
rappresentano  delle  sporgenze  pericicliche  che  sol- 
levano l'epidermide  e  penetrano  con  molta  forza  nei 
tessuti  viventi  della  pianta  ospite  (fig.  3). 

I  succhiatoi  (fìg.  2)  sono  formati  da  una  porzione 
avvolgente  cellulare  e  da  un  cilindro  centrale  di 
vasi  anulali  e  spirali,  i  quali  si  altaccano  da  una 
parie  alla  porzione  vascolare  della  pianla  ospite, 
dall'altra  a  quella  della  Cuscula  e  servono  quindi 
al  passaggio  del  nulrimeiilo  dairospiile  nel  paras- 
sita. In  lai  modo  i  fusticini  di  Cusntht  pdssmid 
allungarsi  in  modo  veramente  straordinario.  1  fiisli 
di  Cuscuta  possono  anche  attaccarsi  gli  uni  ai^liallri 
per  mezzo  di  succhiatoi  in  modo  da  iorniaie  un  lillis- 
simo  intreccio  di  lilamenti  attorno  alla  [daiila  ospite, 
che  resta  in  alcuni  casi  come  soffocala. 

Se  dopo  l'apiiarizione  dei  fusti  di  una  Cuscula  non 


si  cerca  subilo  di  impedirne  lo  sviluppo,  si  pini  esser 
certi  che  il  parassitasi  propagherà  in  poco  tempo  in 
modo  straordinario  e  conlinuerà  ad  estendere  la  sua 
azione  distruggilrice  nelle  annate  successive,  ripro- 
ducendosi 0  per  mezzo  di  semi  o  per  mezzo  di  parli 


Fig.  2. 
Sezione  longitudinale  di  un  succliialoio  di  C 

clie  entra  nella  pianta  ospite. 
33,  Peli  assorbenti;  la  porzione  assilc  è  ispessila  in  vasi  al 
dove  si  alUicca  ai  vasi  del  fusto  (dal  Koch). 

di  fusto,  che,  sebbene  le  Cuscule  siano  piani 


mine, 
r.dii- 


i  pi'iiiii  gruppi  di  lilamenli,  scalzando  le  pianlieine 
infestate  sino  alla  profondità  almeno  di  4  o  5  cui., 
perchè  alcune  volte  i  fusti  di  Cuscula  penetrano  per 
lireve  tratto  nel  terreno.  Bisognerà  anche  usare 
molta  cura  nella  scelta  dei  semi  delle  piante  desli- 
iiale  alla  coltivazione,  poiché   i  semi  di  Cuscula, 


rof/iimc  parasKilc 


3    —    Cuscuta  europaea,  parassita  sopra  il  fusto  del  Luppolo  (<l:il  Ke 
a.  In  srinilcz/a  naturale.  -  /;,  Sezione  trasversale,  iiigrandila  40  Mille. 


Minilo  piccoli,  (iilliciliiienle  •^i  sepaiaiin  ila  i|iil'IIÌ  tiel 
liifiKjiu)  e  (Icll'c/'/w  medica. 

Si  sono  coslr'iillc  (Ielle  iiiaccliine  speciali  perripu- 
liic  i  .<t'iiiiiiali  dalla  Cuscuta,  formale  in  ijetiei'ale  da 
spazzole  iiietalliclie  che  staccano  dal  teiTeiio  e  dalle 
piaiile  coltivate  i  filamenti  di  Ciisculn.  Si  può  ado- 
|pcraic  anche  la  cirmocusciila,  che  serve  a  hniciare 
le  piante  di  Cuncutu.  Dà  anche  buoni  l'isultati  il  sol- 
iato di  ferro  nella  dose  del  SO/g:  questo,  versato 
sulle  piante  colpite,  distruicge  i  fusticini  di  Ciiscula. 
V.  vero  che  in  tale  modo  risentono  danno  anche 
le  piante  ospiti,  ina  questo  non  ù  che  passeggero, 
pciichè  in  poco  tempo  possono  riacquistare  il  prinii- 
livo  vii;ort'. 

l'cr 'liberare  bene  i  semi  di  rrìm  mnlira  e  Irifo- 
Ulii,  (la  (|iielli  di  Ciisriild  ed  anche  di  alice  piante 
iiialehcbe  si  consiglia  di  vagliare  i  semi  con  un  dc- 
ciisriildliiir,  il  (piale  se  avrà  i  fori  di  nim.  1,25  di 
diametro  potrà  dar'e  buoni  risultati  per  eliminare  i 
semi  di  Cuscuta:  si  avrebbero  cosi,  come  dice  il 
Tdinno  (  Ij,  i  semi  divisi  in  due  (pialità  distinte: 
jiiiiua  ijudlità  con  semi  più  grossi  e  piti  pesanti, 
seconda  (inalila  con  semi  meno  pregevoli  che  si  |io- 
traimo  |ioi  passare  pei'  un  vaglio  di  1  min.  col  (piale 
saramio  meglio  puliti  i  semi  dalle  diverse  specie  di 
Cuscuta. 

.\iiclie  usando  i  diversi  mezzi  preservativi  consi- 
gliali, molte  volle,  la  Cuscuta,  compare  nei  seminali 
imp(uiata  specialmente  dagli  uccelli  dei  quali  attra- 
versa il  tubo  digerente  senza  disaggregarsi.  In  tal 
caso  ciniverrà  distruggerla  subilo,  appena  si  notano 
nel  seminalo  i  primi  (ilanienli,  anche  versando  nella 
|iarle  ((dpila  una  soluzione  densa  di  solfato  di  ferro. 


(■t)  Agricoltura  llalù 


1897,  fase.  1-2,  pag.  6. 


Cuscuta  europaea  L.  (Mg.  li,»  e  4,  ij>,  vnlg.  /•'/■«- 
capello,  Carpaterru,  Crauclilcretla,  Tarpi/jiia,  l'il- 
tima.  —  Fusto  molto  ramificalo,  di  color  giallo-ver- 
dognolo, con  fiori  penlameri  in  capolini  loiideggiaiili, 
mollo  fìlli,  con  una  brattea  alla  base,  a  calice  cani- 
pantilalo  e  corolla  pure  campanulata  più  lunga  del 
calice,  con  tubo  cilindrico  lungo  come  o  poco  |)iù 
del  lembo,  biancastra  o  rosea,  con  squame  erette 
ed  appressale  al  tubo  della  corolla  con  quattro  o 
cinque  appendici;  stili  quasi  sempre  più  brevi  del- 
l'ovario e  stigmi  filiformi.  I  semi  misurano  min.  1 
a  mm.  1,10.  Fiorisce  da  giugno  ad  agosto. 

Cresce  specialmente  parassita  suiro;7/«/,  sul  lup- 
polo, sulla  canapa,  sulla  fava,  sulla  veccia,  sul  tri- 
foglio, eco.  ed  è  mollo  dilTusa.  Fiorisce  da  giugno  a 
setlenibre.  Nel  Granducato  di  Baden  fu  trovala  anche 
parassita  sui  fusti  del  tabacco.  Sulle  barbabietole  da 
zucchero  coltivale  nellTiigheria  occidentale  si  ri- 
scontrò una  marcatissima  infezione  di  Cuscuta,  che 
pare  debba  riferirsi  alla  C.  europaea.  Psumerosi  fila- 
menti giallo-verdastri  o  rossi  circondavano  strelta- 
meiile  i  piccioli  e  si  estendevano  anche  alle  lamine 
ostacolandone  lo  sviluppo.  Lungo  le  rive  della  Stura 
presso  Fossano  e  comunissima  sulla  Robinia  pseudo- 
acacia (  1 902). 

C.  tilpilliymum  L.  (fig.  4),  Pillima,  Fiamma.  — 
Fusto  filiforme  poco  ramificato,  con  fiori  piccoli,  in 
capolini,  con  bratleole,4-5-nieri,  porporini  o  rosei,  a 
calice  con  lobi  ovali,  acuininali,  allargali  nella  parte 
superiore,  corolla  con  tubo  cilindrico  o  leggermente 
venlricoso,  uguale  al  lembo  o  |)iù  lungo,  con  lobi 
triangolari,  ugualmente  larghi  che  lunghi,  s(piame 
occludenti  il  tubo,  inultidenlale  ;  siili  eretti  più 
lunghi  dell'ovario,  stigmi  filiformi.  1  semi  misurano 
mm\  0,60  a  mm.  0,80. 


l'dlnliir/iii  irfjr/fi/e 


Vive  nei  pascoli,  prati  e  nei  luoghi  selvatici  sopra 
il  limo,  sull  i)ì((i  t  sopì  i  ilrunt  Iifjiinnnose,  spc 
cìiImkmU  <\t\\iili(i  ìiìiiliia  (Ck  i  1  10)  t  su  (|uisi 
tulli    l(    |iiinl(.    p[  iteii^i     lioiisd    (Il   huliu    i  m  t 

tOlllllH 


C.  Tiifolii  Babingt.  —  Fusto  ramificato,  con  fiori 
4-5-nieri,  rosei  o  rossicci,  a  calice  con  lobi  avvici- 
nali al  tubo  coiollino,  corolla  con  lobi  più  lunghi  che 
bugili,  siili  (livcrgciili  dopo  I;,  lioriUim. 

Vive  |i;ir,i-.NÌI;i  sul  ln/h,/li,i  .■iiTccando  i^ravissinii 
(Ianni.  l-ioris,-c  ,l,-i  luglio  a  scllcinbre. 

C.  planiflora  Ten.  —  Fusto  ramificalo,  con  fiori 
5-meri,  bianchi,  a  calice  con  lobi  larghi  e  brevi,  e 
corolla  con  liibo  br('V(Mii('nle  campanulato  e  lembo 
lungo  il  (loppio  del  iiibo,  sipiiimc  iposlaininee,  bifide, 
siili  (lisliiili,  più  liiiiglii  didl'oN  ,ii-io  e  sligmi  (ililormi. 

Cresce   sili    lìisli   i\i-\\' rfhii    iiinlini,   specialnieiilc 

lieirAlla    indili,    l'inllsr,.  ll.dilllioslo. 

{'..  iliilliiiiiinWciluMli;:.  i,  11),  .S/r»;c(///»o.~  Fusto 
semplice,  liliroriiie,  giallo-verdaslro;  fiori  bianchi 
0  bianco-verdastri,  in  glomeruli  senza  brattea  alla 
base,   con  calice  campanulato   a   cinque   divisioni 


profonde,  corolla  urceolala,  con  tubo  quasi  glo- 
boso, lungo  il  doppio  del  lembo,  si|uanie  addossate 
al  tubo,  stili  quasi  sempre  più  corti  dell'ovario  e 
sligmi  filiformi.  Semi  con  un  diametro  di  mm.  2  a 
min.  2,10,  sempre  poco  facilmente  discernibili  da 
quelli  di  lino. 

Vive  parassita  sul  lino,  in  tutte  le  regioni  italiane. 
Fiorisce  da  aprile  ad  agosto. 

f,.  aiistiiìlis  n.  rSr.  —  Fusto  di  color  giallo  aran- 
ciato o  venlaslid,  esilissiiiio,  ipiasi  capillare,  ramoso; 
fiori  in  glomeruli  gbdiosi,  con  calice  lungo  la  metà 
della  corolla,  la  quale  è  4-5-fida,  bianca;  squame 
profondamente  divise,  stili  sporgenti  e  stigmi  capi- 
lati,  capsula  globosa. 

Var.  hrcvi/ìora  Englm.,  fiori  per  lo  più  4-meri, 
squame  piccolissime  o  nulle.  Cresce  parassita  sulla 
canapa,  sul  basilico  e  su  altre  piante  ortensi  nella 
bassa  Italia  e  nelle  isole.  Fiorisce  da  maggio  a  set- 
tembre. 

Var.  Cesaliana  Bert.,  fiori  5-meri,  squame  per 
lo  più  oltreiiassanti  il  tubo,  più  o  meno  bifiile,  fim- 
briate nei  margini.  Vive  sui  j)(i/i(/(iiii  nei  luoghi 
erbosi  dell'Alta  Italia.  Fiorisce  da  luglio  ;i  sclleiiibrc. 

C.  racemosa  Mart.  (C.  cori/iiihoxti  Cli.,  iluscntu 
d' America).  —  Fusto  di  color  giallo-aranciaio,  (ili- 
forme,  capillare,  ramificato;  fiori  odorosi,  bianchi, 
riuniti  in  fascetti  di  4-8  o  più,  bratteati,  con  corolla 
fj-fida,  a  tubo  campanulato,  lungo  come  il  lembo,  e 
coU'apice  dei  lobi  curvati  in  dentro,  squame  con- 
vergenti ;  slami  lunghi  come  la  corolla,  due  siili  e 
stigmi  toiideggianli. 

iioiicIk'  sili  (iii/iinii,  sui  Sdiir/nis,  l'rr.,  >pcci;iliucnlc 

luglio  ed  agosto. 

GoLOMB  pRADEL,  direttore  della  Stazione  agraria 
di  Nancy,  richiama  giustamente  l'allenzione  degli 
agricoltori  sul  pericolo  di  diITnsioiie  di  l.ile  Cuscuta. 
Questa  [lianta,  introdotta  accideiilaluienle  dall'Ame- 
rica meridionale  nel  Belgio,  coi  semi  dell'crAa  me- 
dica, si  è  ora  diffusa  in  tutta  l'Europa  centrale.  Essa 
(i  molto  più  pericolosa  delle  Ciisciile  europee.  Biso- 
gnerà (piinili  usaie  iiKdta  cura  nella  cernita  dei  semi 
e  specialnieiilc  non  ac(piistaie  semi  di  erba  medica 
se  non  da  slabilimenli  che  garanliscano  l'immunità 
dalla  Cuscuta  americana. 

{',.  monogj'na  Vahl.  —  Fusto  nimilicalo  a  diainelro 
piuttosto  distinto;  fiori  rosei,  scssili,  brallcali,  in 
spighe  o  pannocchie,  con  ciunlLi  r>-(lciilala  ,i  ileiili 
brevissimi,  a  tubo  ciliinliico,  lungo  il  doppio  del 
lembo,  squame  erette,  avvicinale  al  liibo,  siili  saldali 
in  mio  solo,  uno  stigma,  globoso,  bibdn)  e  capsula 
grande,  ovoidea. 

Cresce  nei  luoghi  erbosi,  parassita  sul  liipino, 
sugli  arbusti  ed  anche  sulla  vite.  Fiorisce  in  giugno, 
luglio  ed 


Fanerogame  parassite 


Fig   5    —   Thesiuìn  alpinum. 


La  .SL'Oonila  sczioiu'  i  nmpuMnli'  pi. mie  l'ih.Kt't' 
cim  foglie  verdi  e  fusticiiii  con  radici  vere  che  pos- 
sono assorbire  il  nulrimento  dal  terreno.  Fra  le 
radici  vere  si  formano,  in  seguilo,  dei  rigonfiamenti 
particolari  o  anstori,  i  quali  assorbono  invece  il  nu- 
trimento dalle  radici  di  una  pianta  ospite.  Appar- 
tengono a  questa  categoria  molte  specie,  soprattutto 
(lei  generi  (hi/ris,  Tìiesium,Euphvnsia,  Wiinanthits, 
.Urla III pìjriim,  l'edicularis,  Bartxia,  Tonta,  Trixago 
ed  Oiluiilìle.s,  die  lioriscono  in  estale. 

Si  trovano  nei  campi,  nei  boschi  ed  arrecano 
danni  al  grano  e  specialmente  alle  piante  dei  pa- 
scoli montani.  Hanno  succhiatoi  quasi  .sempre  molto 
piccoli  e  poco  numerosi  e  si  attaccano  od  ai  lati  od 
alle  estremila  delle  barbicelle  della  pianta  ospite. 

1.  Il  genere  Osyris  L.  ({iim.  Sanlalacee)  com- 
prende VO.  alila  L.,  volg.  Ginestre/la,  piccolo  frutice 
ilioico,  sempreverde,  con  foglie  cuoiacee  persistenti, 
lanceolalo-lineari  e  con  fiori  maschili  a  perigonio 
voniaslro  con  tre  divisioni  e  tre  stami;  i  femminili 
rim  tre  divisioni  del  perigonio,  un  pistillo  con  tre 
sligmi  e  tre  stami  sterili  ;  frutto  grosso  come  un 
pisello,  rosso,  drupaceo. 

Il  Planchon  dice  di  averla  trovata  una  volta  pa- 
rassita sulle  radici  della  vite. 

2.  11  genere  Thesiiim  L.  dìg.  .^j  (fam.  Santa- 
lacee)  è  carallerizzato  da  piante  erbacee  perenni, 
con  foglie  quasi  lineari  e  fiori  piccoli,  ermafroditi, 
circondati  da  tre  brattee  disuguali,  disposti  quasi 
sempre  in  gra|)poli  e  formati  da  un  perigonio  gamo- 
sc|iali)  con  (|nallro  o  cin(|Me  piccoli  lobi  ;  androceo 
con  (piatirò  o  ciii(|iie  slami,  a  (ilamenti  lunghi  e  ]ier 
lo  più  pelosi,  gineceo  costituito  da  un  pistillo  con  un 
ovario  attaccato  al  tubo  del  perigonio,  uno  stilo  fili- 


toime  e  stigma  ottuso;  fruito  secco,  uniloculare, 
(iicondalo  nella  parie  superiore  dal  perigonio  persi- 
sleiile  e  contenente  semi  con  albume  carnoso  ed 
embrione  cilindrico. 

I  prati  di  montagna  sono  frequentemente  infestati 
dal  T.  pratense  Elirb.,  masenza  che  il  raccolto  abbia 
a  soffrirne  molto. 

3.  .\1  gen.  Euphrasia  L.  (fig.  0) 
(fam.  Sera fular iacee)  appartengono 
pianticelle  erbacee,  annue,  con  fusti 
eretti,  che  non  arrivano  ad  un'al- 
tezza superiore  ai  15  o  18  cm.,  a  fo- 
glie ovali  od  ovato-oblunghe,  sessili, 
dentellate  al  margine;  i  fiori,  erma- 
froditi, nascono  all'ascella  di  brattee 
eguali  0  poco  differenziale  dalle  fo- 
glie, in  modo  da  formare  come  una 
spiga  mollo  lassa  e  sono  coslituiti  da 
un  calice  gamosepalo,  lubuloso,  di- 
viso in  quattro  lobi;  da  una  corolla 
gamopetala,  tubulo.sa  inferiormente, 
bilabiata,  col  labbro  superiore  ar- 
cuato, intero  e  troncato  all'apice, 
diviso  in  due  lobi  e  col  labbro  infe- 
riore formato  da  tre  lobi  alla  lor 
volta  suddivisi  :  androceo  con  quattro 
slami  didinami  ed  attaccati  al  tubo 
della  corolla,colle  antere  leggermente 
appendicolate;  gineceo  costituito  da 
un  pistillo;  frutto  a  capsula  bislunga,  compressa, 
contenente  numerosi  semi  a  forma  di  fii.so  e  striati. 

Nei  prati  e  pascoli  di  pianura  e  di  montagna  cresce 
coiiiuni.ssima  VE.  o//ìcina/is  L.  (Eu/'rasia),  dai  fiori 
bianchi  venati  di  violaceo  o  giallo,  la  cpialc  disturba 
non  poco  lo  svilii|)po  degli  altri  vegcl;ili. 


Fis 

6. 

E„pl, 

i-as 

a 

afiicin 

ilis 

'/• 

(d.-iirA.: 

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t|. 

Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


P(ilo!()f/iii  rcgedile 


i.  I  Ithiiiaiitliiis  L.  (fìg.  7,  \)  (fain.  Srrofula- 
riacee)  sono  piante  annue,  con  fusti  eretti,  quadran- 
golari, alti  da  20  a  50,  60  e  persino  80  cni.  ;  foglie 
opposte,  lanceolate,  dentellate  al  margine;  fiori 
ermafroditi  all'ascella  di  foglie  fiorali  verdi  o  gial- 
licce,  ravvicinati  nella  parte  superiore  in  modo  da 
formare  un  racemo  e  (inibii  di  un  calice  gamosepalo 
un  po'  compresso,  rigonlialn  nel  mezzo,  a  ipialtro 
denti;  corolla  gamopetala,  bilabiata,  gialla,  col  labbro 
superiore  compresso  ai  lati  ed  a  forma  di  elmo, 
l'inferiore  a  tre  lobi;  androceo  con  quattro  stami 
didiuami,  attaccali  al  tubo  della  corolla  ed  antere 
vellutate;  gineceo  con  stilo  filiforme  curvato;  frutto 
a  capsula  quasi  londeggianle,  compressa,  contenente 
numerosi  semi  quasi  piani  e  per  lo  più  alati. 


In  Italia  abbondano  il  lì.  niiijnr  Elirh.  (fig.  7,  )) 
(Cren/a  di  gallo)  dai  fusti  macchiettati,  che  si  elevano 
fino  a  40-50  cm.,  dalle  foglie  sessili,  oblungo-lanceo- 
lale,  allargate  alla  base,  dai  fiori  grandi  con  brattee 
ovali,  giallastre,  ed  il  R.  minor  Rbrli.,  piantieella  a 
fiori  piccoli,  con  brattee  verdi  .i  ilenli  Iniiglii,  acumi- 
nali e  corolla  di  un  giallo-venlaslru  a  lobo  dirillo. 

Quantunque  sieno  piante  annuali,  stante  il  grande 
numero  dei  loro  semi  invadono  in  poco  tempo  esten- 
sioni considerevoli  a  danno  delle  piante  utili  che 
devono  morire.  Si  trovano  specialmente  nei  prati 
umidi  e  lungo  le  rive  dei  fiumi,  tanto  in  pianura  che 
in  monlagna.  Il  miglior  modo  per  distruggere  i  Rhi- 
i/ini/liiis  consiste  nello  svellerli  ogni  anno  prima  che 
i  Idiii  semi  siano  giunti  a  maturità  e  nel  bruciare 
la  colica  dei  prati. 

(jercando  di  svellere  dal  terreno,  in  modo  da  non 
rompere  il  sistema  radicale,  una  pianta  di  llìiimin- 


Ihus,  sarà  facile  osservare,  nelle  radicbetle,  piccoli 
tubercoli  bruni,  di  forma  ovale  o  rotonda,  che  por- 
tano seco  porzioni  radicali  di  piante  ospiti  alle  quali 
sono  fortemente  attaccati.  Sezionando  tali  tubercoli 
0  succhiatoi  essi  appaiono  come  rigonfiamenti  eso- 
geni della  radice,  costituiti  da  un  tessuto  cellulai'e 
avvolgente  e  da  un  lascio  cenlrale  di  cellule  vasco- 
lari spirali,  con  membrana  ad  isiiessimeiili  relii'nlnli 
che  unisce  il  sistema  vascolare  radicale  della  pianla 
ospite  con  quello  del  Rltinanthus. 

5.  I  Melampjrum  L.  (fig.  7,  se  e)  (fam.  Scrofit- 
l(iriacee)  crescono  soprallntlo  nei  terreni  calcarei. 
Sono  piante  annuali,  con  fusti  cilindrici,  alti  20,  30 
e  persino  80  cm.,  foglie  opposte,  ovali  o  lanceolate; 
fiori  ermafroditi  in  racemi,  con  numerose  brattee 
rossicce  o  verdastre,  dentellate  o  cigliate  al  margine 
e  formati  da  un  calice  campanulato,  bilabiato,  a 
quattro  denti  [ìiù  o  meno  profondi;  corolla  gamo- 
petala, bilabiata,  col  labbro  superiore  foggiato  ad 
elmo,  coi  margini  ripiegati,  l'inferiore  atre  lobi; 
androceo  a  quattro  slami  didinami,  attaccati  al  tubo 
della  corolla,  con  antere  appendicolale;  gineceo  con 
stilo  incurvo  all'apice;  frutto  a  capsula  contenente 
uno  0  due  semi  ovoideo-oblunghi ,  quasi  trigoni, 
molto  simili  a  quelli  dei  cereali. 

Arrecano  danni  specialmente  ai  seminati  a  fru- 
mcnlo,  orzo,  segala  ed  avena:  interi  raccolti  pos- 
sono essere  distrutti  o  per  lo  meno  molto  compro- 
messi. I  semi  mescolati  al  frumento  e  macinati  con 
esso  danno  al  pane  una  tinta  rosso-violetta,  con  odore 
nauseabondo  ed  un  sapore  leggermente  amaro.  Le 
pianlicine  raccolte  fresche  vengono  mangiate  dal 
bestiame,  l'er  distruggere  i  Mclaiiipgiinn  conviene 
lasciare  o  i  campi  in  riposo  per  (|ualclie  tempo,  od 
estirpare  le  pianlicine  prima  della  maturazione  dei 
frulli. 

Nei  prati  e  boschi  specialmente  di  collina  e  di 
monlagna  cresce  il  M.  pratense  L.  (fig.  7,  5),  carat- 
terizzato da  foglie  brevemente  picciolate,  lanceolate, 
da  fiori  disposti  in  grappoli  unilaterali,  lassi,  con 
calice  mollo  |iiii  i-orlo  del  tubo  della  corolla  e  con 
brattee  hiMccolaie  ipiasi  sempre  dentellate  alla  base. 

Nei  c;im|ii  di  |ii,nnira  e  c(dlina  a  suolo  calcareo 
ed  argilloso,  si  sviluppa  invece  il  M.  arvense  L. 
(lig.  7,  1,1  con  foglie  sessili,  huiceolale  e  lungamente 
acuminale,  fiori  in  giap|ioli  mollo  allungati  erislrelli, 
con  calice  lini^o  quanto  il  tubo  della  corolla  che 
presenta  una  c(dorazione  rossa  con  macchie  gialle; 
brattee  pennalifide,  rossicce. 

Le  radici  dei  Melampijrum  liaiino,  hallo  Irallo, 
piccoli  rigonlìamenli  o  lidiercidi  come  quelle  dei 
Rhinaiilliii.s,  aderenli  alle  ladici  .li   pianle  ospili  o 

addossali  ad  organi! li  o,l  in  Ma 'composizione. 

Sezionando  i  tubei-coli,  essi  risullano  (piali  veri  li- 
gonfiamenti  esogeni  radicali,  costituiti  da  un  tessalo 
cellulare  percorso  da  un   fascio  di  cellule  spirali 


Fu  lì  erojjd  m  e  para  .ss  ile 


coiiiuiiicaiili  da  un  lato  con  la  porzione  vascolare  dulie 
radici  dei  i1/c/«w/>//;'HW,dairal(ro  con  peli  assorbenti, 
allungati,  che  si  addentiano  nei  tessuti  della  pianta 
ospite.  F'er  mezzo  di  questi  il  nutrimento  passa  nel 
fascio  centrale  e  (iuin(li  nella  radice  del  parassita. 

l  Mclumpunun  vivono  anche  assorbendo  diretta- 
mente, per  numerose  radici,  il  nutrimento  dal  ter- 
reno e  possono,  (luaiido  si  attaccano  ad  organi  morti, 
liMizionare  come  saprofiti.  I  numerosi  tubercoli  che 
si  osservano  nelle  radichette  al  momento  della  fio- 
ritura vennero  considerati  da  Kock  quali  organi  di 
liserva  di  accpia  e  materie  azotate. 

(').  Le  specie  del  yen.  Pediciilaris  L.  (fig.TjO,  3c  i) 
(Cam.  Sfrofiilariacec)  sono  jiianle  erbacee,  perenni, 
con  fusti  generalmente  eretti,  foglie  pennato-partite, 
colie  divisioni  alla  loro  volta  dentellate  o  profonda- 
mente pennato-divise;  (iori  ermafroditi,  bene  pro- 
iinnciali  e  disposti  in  racemi  con  brattee  alla  base  e 
calice  gamosepalo,  rigonfialo,  2  o  5-lobalo  e  coi  lobi 
alla  lor  volta  dentati,  quasi  sempre  lanosi  o  vellutati; 
cornila  gamopetala,  bilabiata,  gialla  o  rossiccia,  col 
labbro  siqieriore  foggiato  ad  elmo  e  compresso  late- 
ralmente, prolungalo  più  o  meno  in  rostro  e  l'infe- 
rioi'e  ti'ilobo;  androceo  a  (|ualtro  stami  dìdinami,  at- 
taccati al  tubo  della  corolla,  gineceo  costituito  da  un 
pistillo  che  forma  poi  un  frutto  a  cajìsula  compressa 
ed  acuimriata,  contenente  semi  quasi  ovali  e  trigoni. 

Crescono  nei  prati  e  pascoli  montani  e  possono 
airecare  anche  danni  abbastanza  notevoli.  Special- 
mente dannose  sono  la  /'.  eleguns  Ten.,  la  P.  'jyro- 
lli'.ra  Vili.,  la  /'.  vonlnila  L.  (lig.  7,  i),  la  P.  verlicil- 
liilii  |j.,  la  P.comom  L.,  la  P.  pulitsIrisL.  (fig.",  ;i), 
la  /'.  rosea  Wulf.  (fig.  7,  ì). 

1.  Il  genere  Bartsia  L.  (lìg.  8,  ì)  dam.  S,-rofii- 
lariavee)  comprende  piccole  pianticelle,  perenni, 
coperte  di  finissima  pelurie,  che  si  elevano  lino  a 
ir)o20cm.  di  altezza,  con  foglie  ovali,  dentate  o 
crenate  al  margine  ;  fiori  ermafroditi  dis|)osti  in 
racemi,  mimili  di  brattee  colorate  e  con  calice  ga- 
mosepalo, cam|)anulato,  diviso  in  (piatirò  lobi  pro- 
fondi ;  C(U'olla  gamopetala,  violacea,  bilabiata,  a 
labbro  superiore  foggiato  ad  elmo,  l'inferiore  Iri- 
liilio;  androceo  con  cpialtro  slami  didinami,  attaccali 
al  tubo  della  corolla  e  con  antere  vellutate;  gineceo 
ad  un  pistillo  con  fruito  a  capsula  oblunga,  com- 
pressa, biloculare,  e  contenente  semi  ovali  muniti 
ili  otto  a  dodici  rialzi  longitudinali. 

Oltreché  organi  sucehianti  Miilrinieiiln  dalle  radici 
di  alti-e  piante,  le  Bartsia  possono  emetteie  anche 
dei  germogli  sotterranei  dai  quali  si  protendono  veri 
peli  radicali.  Nel  periodo  autimnale  si  formano 
gemme  ipogee  ricoperte  di  s(|uame,  fra  le  quali  si 
generano  canali  ove  restano  imprigionati  e  (piindi 
succhiali  |)iccolissimi  animali. 

Nei  pascoli  monlani  ciesce  la  B.  alpina  L.  che  si 
attacca  specialmente  alle  radici  delle  graminacee: 


per  eslir'parla   bisogna  smuovere  mollo   profonda- 
mente la  terra  e  bruciare  la  cotica  dei  pascoli. 

8.  Pure  nei  pascoli  alpini  si  trova  la  Toziia  al- 
pina L.  (fig.  7,  -)  (ùim.  Scrofiilariacee),  pianta  jie- 
renne,  con  un  sottile  fuslicino  che  si  eleva  all'allczza 
di  20-30  CUI.,  con  foglie  sessili,  ovali;  fiori  erma- 
froditi, meno  sviluppati  in  lunghezza  delle  foglie  ; 
essi  nascono  all'ascella  delle  foglie  slesse  ed  hanno 
un  calice  gamosepalo,  campanulato,  con  cin(pie  denti 
disuguali;  corolla  gamopetala,  gialla,  inferioinienle 
tubulosa,  superiormente  bilabiata  cid  labbro  supe- 
riore bifido  e  l'inferiore  Irilido  ;  androceo  a  ipiatiro 
slami  didinami  attaccati  alla  corolla,  con  antere  ap- 
pendicolale;  gineceo  ad  un  pistillo  e  frullo  a  capsula 
tondeggiante  contenente  un  solo  seme.  Fiorisce  in 
giugno  e  luglio. 


Fii;.  S.  -   I.  l'innlioella  dì  Odonlites  verna  «/a;  2,  Id.  di 

lìarixia  at,nna  '/j;  3,  Id.  di  Trixago  apula  '/j. 

(DairAci.oonE). 

'.I.  Il  genere  Trixago  Link.  (fig.  8,  ::)  d'ani.  Smi- 
fiildridci'c)  è  rappresentato  da  piante  eidiacee  amine 
che  si  elevano  da  lo  a  70  cm.  d'altezza,  con  foglie 
lanceolate  intere  o  palmatifide,  e  fiori  ermafroditi, 
gialli  0  porporini,  disposti  in  spiga,  con  calice  ga- 
mosepalo a  quattro  divisioni;  corolla  gamopetala, 
bilabiata  e  col  labbro  inferiore  Irilobo;  androceo 
con  quattro  stami  didinami,  attaccali  alla  corolla,  e 
con  antere  aristate;  gineceo  con  un  pistillo;  l'niiic) 
a  capsula  attenuata  in  roslro,  conlenenle  iiiiiiiciii>i 
semi  piccolissimi  e  debolmente  striali. 

Le  forme  più  comuni  crescono  specialmente  ik'Ì 
pascoli  e  luoghi  erbosi. 

10.  Le  specie  del  gen.  Odonlile.s  Mailer  (  fig.  8,  i  ) 
(fam.  Svrofuiariacee)  sono  caratterizzate  da  piante 
erbacee,  annue,  con  fusli  bene  sviluppati  in  altezza; 
foglie  lanceolate,  intere  o  denlellale  ai  margini  ;  fiori 
ermafroditi,  disposti  in  racemi  quasi  unilaterali,  con 
calice  gamosepalo,  tubuloso,  diviso  in  quatli'o  lobi  ; 
corolla  gamopetala,  bilabiata,  a  labbro  sii|iei'i(n'e 
ad  elmo,  l'inferiore  Irilobo,  gialla,  rossa  o  rosea; 


Potolof/in  iYi/(iti!c 


con  succliiatoi  sopr:(   le  r;uhci  ilei   l'iojii  o   (d  il   Kli  nli  ) 


androceo  a  quattro  slami  didiiiami  attaccati  alla  co- 
rolla ed  antere  appeiulicolate  ;  tiineceo  con  un  pistillo 
e  frMlli)  a  ciiiisiil,!  iiHiiprcss.i,  l'iuileiiciile  numerosi 


I    (Iella 
,i/nl,i   I 


quentcnienle 
uialla,  vellu- 


La  terza  categoria  comprende  due  specie  del  genere 
Lalliraea  L.  (L.  squamarla  L.  e  L.  clandestina  L.), 
famiglia  delle  Ovobaneacee.  Queste  due  Lathraea 
sono  piante  die  mancano  quasi  completamente  di 
empi  clorolilli.iMi. Vivono  esclusivamente  ad  una  certa 
profondila  del  terreno  sopra  le  radici  degli  alberi  o 
degli  arbusti  e  presentano  dei  fusti  sotterranei  pe- 
renni senza  fiori,  con  foglie  squamose,  consistenti, 
fìlla mente  addensale,  liiancaslre  come  il  fnslo,  ed 


nidsi'p.il.i,  ciiiip.innlalo  a  t|nallru  divisioni;  corolla 
i;;iiiiiipri,il,i ,  liil;ilii;ii;i ,  a  labbro  inferiore  trilobo, 
pnre  biaiicislia  n  violacea;  androceo  a  quattro  slami 
didinaini,  inseiili  sul  tubo  della  corolla;  gineceo  ad 
un  pistillo  con  stigma  bifido  ;  frullo  a  capsula  con 
due  valve  e  numerosi  semi  molto  piccoli,  globosi. 


Nelle  foglie  squamose  esistono  delle  cavità  labi- 
rintiformi nelle  quali  penetrano  facilmente  piccoli 
animali.  Siccome  dopo  breve  tempo  non  restano, 
degli  animali,  che  le  porzioni  consistenti,  bisogna 
ammellere  che  la  parte  carnosa  venga  assorbita  da 
|)i(i()lissimi  filamenti  che  tappezzano  la  cavità  in- 
lerna.  Sono  quindi  vere  piante  carnivore,  le  quali 
però,  non  polendo  vivere  dei  soli  cnmposli  organici 
degli  animali  che  succhiano,  liainin  liisn^iio  ili  assor- 
bire nnti-imenlo  anche  dalle  radin  delle  piaiile  vicine. 

La  Liillinii-ti  Sijìiamaria  L.  (lig.  '.I)  è  caratterizzata 
da  fiori  ilispiisli  in  spiga  molto  densa,  con  calice  vel- 
lutato earnirino  eniroila  biancastra,  macchiettata  di 
porporino,  poco  più  lunga  del  calice;  ha  un  fusto 
sotterraneo,  bianco,  coperto  da  squame,  terminato 
da  una  radice  principale  a  tubercolo  dalla  quale  par- 
tono numerose  radichetle.  Queste,  in  vicinanza  delle 
radici  dell'ospite,  emettono  poi  i  rami  che  circon- 
dano a  guisa  di  un  fitto  intreccio  le  railici  delle  piante 
ospili  e  lungo  i  quali  si  formano  ininienisi  e  piccoli 
rig(iiili;iiiieiili,chesi  attaccano  alle  railiri  viventi  della 
;■//(■,  delle  (/«t'/w,  dei  fniss/iii,  ilei  j}i(ippi  {11^.  '.)), 
dei  carpini,  dei  nocciunli,  delle  mici,  del  faggio, 
rimanendovi  anche  jier  parerclii  anni.  Le  protu- 
beranze sono  formazioni  esogene,  cioè  degli  strati 
superficiali  della  radice,  ed  aderiscono  alle  radici 
ospili.  Allorno  alla  protuberanza  scompare  l'amido 


Fanerogame  paransile 


nelle  cellule  della  pianla  espile,  le  meml.raiie  quindi 
sono  disliiilte  ed  il  conlenulo  cellulare  è  assorbito  dal 
parassita  nella  regione  corticale  e  nel  legno;  sotto 
l'azione  di  liquidi  emessi  dal  parassita  le  membrane 
si  gonfiano  e  diventano  mucillagginose.  Si  ha  quindi 
una  penetrazione  per  digestione.  I  tubercoli  succhianti 
terminati  a  guisa  di  coni,  detti 
coni  di  penetrazione,  risultano  di 
cellule  allungale  disposte  paralle- 
lamente, trasformate,  nel  mezzo, 
in  un  fiiscio  di  cellule  vascolari 
spirali.  Le  serie  di  cellule  diver- 
gono in  lutti  i  sensi  nella  porzione 
libro-legnosa  della  radice  ospite 
assorbendo  nutrimento  e  deter- 
minando delle  irregolarità  nel- 
r accrescimento  radicale. 

La  L. clandestina  L.  (fig.  11,  i), 
dai  fiori  con  calice  glabro  tubu- 
loso  e  corolla  violacea  molto  più 
lunga    del    calice,   arreca   pure 
danni  agli  alberi,  specialmente  ai 
salici  ed  ai  pioppi,  nei   boschi 
umidi.  Ha  radici  gialle  con  tuber- 
coli succhianti,  tondeggianti,  che 
possono  misurare  1  nini,  di  dia- 
metro e   che  irradiano   attorno 
alla  radice  ospite  (fig.  10). 
Bisogna  estirpare  le  piante  prima  che  giungano  a 
maturità  i  fiori,  avendo  cura  di  asportare  dal  terreno 
anche  i  fusti  sotterranei,  i  quali  possono  mantenersi 
in  vita  per  parecchi  anni. 

IV. 

La  quarta  sezione  comprende  piante  o  prive  o 
con  una  minima  quantità  di  corpi  clorofilliani,  con 
semi  che  germogliano  nel  terreno  e  producono  un 
corpo  filiforme,  che  si  dirige  verso  il  basso  seguendo 
una  linea  spirale.  Se  l'estremità  inferiore  del  ger- 
moglio trova  (|ualche  radice  vi  si  attacca  e  penetra 
nelle  parti  interne,  producendo,  nel  punto  di  contatto, 
un  rigonfiamento  a  forma  di  tubero  dal  quale  si  svi- 
luppano i  fusti  del  parassita.  Se  invece  la  giovane 
pianticella  non  trova  alcuna  radice  ospite,  esaurisce 
la  riserva  degli  alimenti  accumulati  nel  seme,  depe- 
risce e  muore.  Esse  vivono  parassite  di  molte  piante 
sia  erbacee  che  legnose  ed  abbondano  specialmente 
nelle  foreste  vergini  americane. 

Nella  regione  mediterranea  arrecano  specialmente 
danno  le  Orobancbe  L.  (1)  (famiglia  Oruhancacee), 
piante  annue  o  perenni,  provviste  di  fusti  aerei, 
eretti,  semplici,  raramente  ramificali,  cilindrici, 
spesso  ingrossali  a  bulbo  alla  base,  carnosi,  di  solito 


giallicci,  coperli  per  Io  più  di  peli  ghianduliferi,  e, 
specialmente  nella  paite  inferiore,  di  numerose  fo- 
glie squamiformi  ;  fiori  ermafroditi,  alcune  volte 
odorosi,  disposti  in  spighe  terminali,  con  una  sola 
brattea  ed  alcune  volle  con  due  bralteole,  ma  molto 
più  piccole;  calice  persistente,  gamosepalo,  lubu- 
loso-campaimlalo,  con  due  divisioni  molto  profonde, 
(juattro,  raramente,  5-denlalo;  corolla  gamopetala, 
lubnlosa,  bilabiata,  con  quattro  a  cinque  lobi,  di 
color  giallo-cera,  bruna,  rossa  o  bianchiccia  ;  an- 
droceo  a  quattro  stami  didinami  attaccali  al  tubo 
coronino;  stami  con  filamenti  (iliformi  superior- 
mente, per  lo  più  allargati  od  ingrossati  alla  base, 
ed  antere  deiscenti  per  una  fessura  longitudinale; 
gineceo  ad  un  pistillo  con  stilo  quasi  eretto  od  incur- 
vato all'apice,  stigma  imbutiforme,  a  due  o  quattro 
lobi  ed  ovario  ovale  o  cilindrico,  solcato,  uniloculare, 
con  due  o  per  Io  più  quattro  placente  per  ogni  car- 
pello ;  frutto  a  capsula  persistente,  bivalve,  con  nu- 
merosi semi  piccoli  e  subglobosi,  con  testa  reticolata 
ed  embrione  piccolissimo,  rudimentale,  rotondo, 
immerso  nell'albume. 

Le  Orohanche  sono  variamente  colorale  e  vengono 
divise  in  parecchie  sezioni,  delle  quali  due  (Triony- 
chon  Wallrolh  ed  Osproleon  Wallroth)  crescono  pa- 
rassite di  piante  coltivale. 

Le  Orobanche  si  attaccano  tanto  slreltamenle  alle 
radici  delle  piante  ospiti  che  riesce  difficile  stabilire, 
nel  punto  di  contatto,  quali  sieno  i  tessuti  dell'uno 
0  dell'altro  vegetale. 

I  semi  di  Orobanc/ie  possono  conservare  per  lungo 
tempo  la  facoltà  germinativa  e  solo  quando,  portati 
dall'acqua,  vanno  in  conlatto  con  radici  di  piante 
ospiti,  emettono  il  tubetto  germinativo,  il  quale  si 
attacca  per  l'estremità  inferiore  ad  una  giovane  ra- 
dice della  pianta  ospite  e,  dissociandone  le  cellule,  la 
attraversa  sino  ai  fasci  vascolari,  dai  quali  assorbe 
nutrimento. 

All'esterno  della  radice  ospite,  nel  punto  d'attacco, 
la  pianticella  di  Orobanche,  uscita  dal  seme,  si  allarga 
in  un  rigonfiamento.  In  seguilo,  gli  elementi  del  suc- 
chiatoio, che  si  è  addentrato  nella  radice  ospite,  ade- 
riscono strettamente  alle  cellule  dell'ospite,  si  molti- 
plicano, si  ramificano  e  cedono  nutrimento  alla  parte 
esterna  che  si  dilata  sempre  più  in  modo  da  formare 
un  tubercolo  con  elementi  vascolari  e  con  numerose 
sporgenze.  Queste  distendendosi  producono  radici  di 
origine  superficiale  prive  di  veri  peli  succhiatori,  di 
pileoriza  e  si  allungano  sino  a  4-7  cm.,  emettono, 
quando  si  trovano  in  contatto  con  una  radice  della 
pianta  ospite,  dei  succhiatoi  secondari  che  servono  ad 
assorbire  sempre  nuovo  nutrimento.  Hanno  una  du- 
rata molto  limitala,  e  muoiono  quando  nel  fusto,  che 


(I)  Vedi:  V)'  Gunther  Ritter  Beck  von  Mannagetta,  Monographie  der  Gattuiig  Orobanche.  Casse!   1890 
G.  Laverune,  Conlribution  à  l'hisloire  des  Orobanches. 


Palolagia  rcr/rlale 


va  fratlanlo  sviluppandosi  dalla  parie  superiore  del 
tubercolo,  si  formauo  i  fiori.  I  fusti  aerei  delle  Oro- 
banc/ie  che  inlestano  le  piante  annue  muoiono  ron 
esse,  prrsisldriii  invece  da  un  anno  aH'Mllin  picroli 
tubeiTdli  clic  si  lorniaiio  dal  lubercol,,  princi|i;ilc. 
Anclic  i  sMcclii.ildi  secoiidai'i  che  l'csland  allaccali 
alle  radici  dcjl'ospile  possano,  d,ipo  un  anno,  molti- 
plicarsi come  il  yerm.ii^lio  primilivo  che  esce  dal 
seme. 

Sez.  Tryonichon  Wall  io  ih. 

Piante  con  fusto  raniiticalo,  semplice  S(do  nelle 
specie  a  minimo  s\ilui)po,  e  liori  brevemente  pedun- 
colati con  lina  Inatlea  e  due  bratleole  laterali;  semi 
con  testa  reticolato-ingrossata. 


Fig.  11.  —  I,  Lathraea  clandesliì 
maini-:  3,  iiislillo;  4,  slame.  -  ' 
8-9,  (1^  r,n;,ni,l,i/ìlacea,  fiore;  10,  sia. 
I,a„rhr  ininnr.  More.  -  14,  0.  rar. 
Hi,  Risiili. ,.  -   17-18,  0.  purpurea  (ci 


-    2,    Orohaiirht 
0.  fn>„-lln,sl,'„.   - 


flroliaiirlie  ramosa  Limi.  (Kop.sia  ramosa  Dunior- 
lier,  l'ftr/ipaca  ramosa  Meyer),  Succiamele  della  ca- 
iiapii  (Ili;.  Il,  li,  I.-.,  )0).  — Pianta  annua  con  insto 
i;iall;islro,  i;racile,  eretto,  carnoso,  ramificalo,  coperto 
di  brevi  peli  i;landulosi  e  di  rare  e  piccole  scaglie 
ovali,  alto  da  20  a  40  cm.,  rar.  ingro.ssato  alla  base. 
Fiori  disposti  in  spighe  allungate,  con  brattea  e  brat- 


leole quasi  sempre  Inn^l 
brevi  peli  ;  calice  a  l'orni 
tnbo  della  corolla,  con  ,111 


per 
n'tii 
iii;;i 

e  di 
del 
lari 

un 

pic- 

lini 

Mai 

cala 

listino,  (piasi  bilabiata,  coi  labbro  superiore  biiidm, 
carenato  e  col  labbro  inferiore  dentellato:  stami  con 
liiamenti  attaccati  al  tubo  della  corolla  nel  reslringi- 
meiilo,  pubescenti  verso  la  base,  di  color  aranciato 
nella  parte  superiore  e  antere  leggermente  acumi- 
nate: ]iistillo  con  stigma  imbulifonne  biancastro  od 
azzurrino,  stilo  breve,  debolnii'iilc  im  iiixaln,  nella 
parte  superiore  concolore  alio  si  ii;m.i,.i\  ai  in  ;:liiii(iso. 
Squame  piccole,  ovali,  pelosn-^liianiluliisr,  inumile 
1   cm. 

Si  sviluppa  siiiie  radici  delia  canapa,  dei  laìiacco, 
dei  iHimmloro,  nniiciiè  di  aiciine  /ei/iiaiiiiosr,  ctiaipi)- 
si/r,  ombrellifere,  cruci/ere  e  cario/Ulcr. 

In  Italia  è  molto  diffusa,  spci'iaimeiile  nel  l'ic- 
monte,  nel  Ferrarese,  nei  lìidognese,  in  Sicilia  ed 
aireca  gravissimi  danni  alle  pianle  di  cuìiapa  soprat- 
tutto, perciiè  impedisce  l'accrescimento  del  fusto  e 
(|uindi  la  regolare  formazione  delle  fibre.  Fiorisce 
nei  mesi  di  agosto  e  setlembre. 

Di  minore  importanza  dal  lato  agrario,  perchè 
crescenti  raramente  nei  prati  o  nei  pascoli  sono  le 
seguenti  specie  : 

0.  Miileli  Schultz.—  Fusto  aito  da  1(1  a  30cm.  con 
li(n'i  in  spiga  densa,  mollo  incurvali  (inngiii  da  ITi  a 
2^  min.),  a  calice  con  denti  Icsiiiil'ormi,  ianccoiali, 
limgiii  come  il  lubo  del  calice,  corolla  ili  color  vio- 
laceo sbiadito  con  lacinie  tomlcuyianli. 


esce  pa 


sulle 


iegnii 


:g('n.  Tri /'oli  II  III,  Viria,  Lalliyrus)  e  di  alcune 
composilr  nei  pascoli  di  piano  e  di  monte. 

0.  lun'iuirca  Jacipiin  dig.  ll,n,  is). —  Fusto  alto 
da  15  a  (30  cm.,  farinaceo-ghiandoloso,  por]mrino  o 
grigiastro,  con  fiori  in  spiga  lassa,  tondeggiante  nella 
parte  superiore,  leggermente  incurvati,  Imigiii  per 
lo  più  da  25  a  30  mm.,  con  calice  a  denti  più 
brevi  del  lubo  e  corolla  inferiormente  gialliccia, 
superidijiienli'  azziiri'iiia  o  vinlacea. 

\'ivc  sulle  laiiici  ili  aliiiiic  nimposite  e  special- 
inenle  delie. lr/,/7/,Y/  willr/o/iiim  I..,  A.selacea'WM. 
ed  .1.  ìiobilis  L.,  nei  prati  e  pascoli. 

In  alcune  regioni  italiane  crescono  altre  specie 
di  Orobanclie  appartenenti  a  questo  gruppo,  cmne 
VO.  laraiidiilacea  lìeiciienbacli,  con  lìori  lunghi  da 
n  a  20  mm.  colla  parte  inferiore  biancastra,  siijie-, 
riormente  azzurra,  rar.  parassita  delia  [ara  e  della 
lalluga  specialmente  lungo  il  litorale. 


lùnirnit/dwe  iKiranni/e 


Si;z.  Osproleon  W.iliioili. 
l'hiiilf  cdii  fiislu  seMi|>licc  i'  linri  |ier  In  iiiiì  ses- 

(lioliaiiclie  ciirjniilijllacea  Smiili  dii;.  1 1,  s. n,  in). — 
l'Usili  glosso  ed"  allo  da  3U  a  (iO  cui.,  Iei;i;ermeiile 
viiilai'L'o,  con  fiori  in  spiga  ora  lunga  e  densa,  ora 
liicvf  e  lassa,  creila,  lunghi  da  17  a  35  nini.,  con 
lualk-e  come  le  S(|uanie,  quasi  sempre  lunghe  come 
i  li(ni  ;  calice  con  sepali  intieri  o  bifidi,  con  mimerose 
iii'ivalure  e  corolla  bruno-porporina  o  biaiuo-gial- 
Inslra,  con  dorso  arcualo,  col  labbro  superiore  mollo 
allargato,  intiero  o  leggermente  smarginato  e  l'iiife- 
liore  a  lobi  quasi  eguali  ;  stami  con  filamenti  attac- 
cali verso  la  parte  inferiore  del  tubo  corollino  e 
ccipcrti  per  lo  più  nella  parte  superiore  da  abbon- 
danti |)eli  ghiandoliferi;  ovario  ovato-ellissoidale, 
sdlcalo  anteriormente,  stilo  per  lo  più  coperto  in 
viiinaiiza  dello  stigma  di  peli  ghiandolosi,  stigma 
liil(d)o,  bruno  porporino,  raramente  rosso-gialliccio 
o  giallo.  Squame  obluiino-lancfolale,  abbondanti, 
hiiiglie  2-5  cm. 

(Irescc  specialmente  nei  |irali,  parassita  delle  di- 
verse specie  (li  Culium  e  fiorisce  di  solito  nel  mese 
di  luglio. 

0.  Iiilea  r.auMigaiten  (0.  frafjriniH.stiìma  lìert.). — 
l'usto  giallo-biniio  o  rossastro,  co|ierto  di  numerosi 
peli  gliiaiidolit'cri,  lungo  da  3()a5()cin.;  fiori  odoro- 
sissimi in  spiga  cilindrica,  eretti,  con  brattee  eguali 
alle  squaiiie  e  lunghe  come  i  fioi'i  o  poco  più  e  calice 
a  sepali  largamente  ovali,  acuminati,  bi-trifidi,  a 
iiiiMierose  nervature;  corolla  diritta  nel  dorso,  col 
lalihro  superiore  bilobo  a  lobi  patenti  e  labbro  in- 
fniore  trilobo,  a  lobi  quasi  eguali  di  color  rosso 
iiilenso,  gialliccia  nella  parte  inferiore  e  stami  con 
lilanienti  allaccali  al  disopra  del  terzo  inferiore  della 
col  lilla,  |)er  lo  più  leggermente  coperti  di  peli  ghian- 
didil'eii  nella  paite  superiore;  ovario  cilindrico- 
cllissoidale  coperto  nella  parte  superiore,  come  lo 
siilo,  di  peli  ghiandolosi,  con  stigma  bilobo  vellnlalo, 
di  color  giallo-cera  e  leggermente  aranciato.  S(|iiaiii(' 
(ilihiiigo-laiiceolate,  lunghe  20  a  30  nini.  Tutta  la 
pi.nila  emette  per  lo  (»iù  un  odore  aggradevole. 

Si  sviluppa  negli  erbai  e  nei  prati  sulle  radici  di 
vaiic  leguminose  dei  generi  Medicaio,  Trifo/iiiin, 
l.ii/iis,  nonrlir  so|iia  alcune  composite  (Acìiilleii  e 
Cnilaiiirdìi'  sui  Cdlliim.  Fiorisce  nei  mesi  di  maggio 

(I.  riiliPiis  Wallr.—  Fusto  alto 20- iO  sino  a  00  cm., 
rossastro,  vcllutalo,  ghiandoloso  ;  fiori  in  sjiiga  lassa 
con  calice  lungo  circa  la  metà  del  tubo  della  corolla, 
a  più  costole  e  se|iali  largamente  ovali,  acuminati, 
lii-lrilldi;  corolla  di  color  giallo-chiaro,  più  coinii- 
nenienlt'  rosso-carica,  rimi-va  alla  base,  diiilt;i  sul 
dorso.  campannlalo-lulMilare,  col   lal.l.n,  siiprrioir 


a  lobi  patenti  e  labbro  inferiore  trilobo  a  lobi  ipiasi 
eguali;  slami  inseriti  nella  nervatura  della  corolla, 
pelosi  fino  alla  metà.  Mollo  simile  alla  specie  prece- 
olente,  tantoché  viene  anche  unita  ad  essa. 

Vive  parassita  suUVrifl  malica  eil  è  mollo  dan- 
nosa. Fiorisce  in  maggio  e  giugno. 

0.  gracilis  Smith.  —  Fusto  giallo-rossiccio  o  por- 
porino, coperto  di  peli  ghiandoliferi,  raramente  vel- 
lutato, lungo  00  cm.;  fiori  in  spiga  per  lo  più  lassa 
verso  la  base,  con  brattee  eguali  alle  s(|uanie  supe- 
riori, quasi  sempre  lunghe  come  i  fiori,  nella  parie 
superiore  contorte  e  spesso  chiomate;  calice  a  sejiali 
bifidi,  della  stessa  lunghezza  dtdia  corolla  i.  poco  più 
brevi;  corolla  caiiipaiuilala,  ampia,  rigoiilia  verso  la 
base  e  nella  parte  anteriore  leggeniieiile  incurvata, 
di  color  giallo,  lunga  da  15  a  25  nini.,  col  labbro 
superiore  rosso  o  porporino,  nell'  interno  rosso- 
bruno,  intero  o  smarginato,  carenato  e  coli'  infe- 
riore a  lobi  quasi  eguali  o  col  mediano  un  po'  più 
grande;  stami  con  filamenti  attaccali  obliiiuamente 
alla  base  della  corolla,  inferiormente  pelosi,  supe- 
riormente peloso- ghiandolosi  o  glabri,  e  inuiiili 
sopra  l'inserzione  di  una  piccola  ghiandola  nellaii- 
fera,  gialli,  con  orlo  rilevalo  rosso-bruno;  ovario  ci- 
lindrico od  ovoidale,  stilo  ricurvo  in  vicinanza  dello 
stigma,  di  color  porporino,  raramente  giallo  o  aran- 
ciato; stigma  bilobo  vellutato,  giallo  o  arancialn; 
capsula  più  lunga  del  calice.  Squame  inferiori  ovali, 
glabre,  le  superiori  oblungo-acuminate,  lunghe 2  cm. 
Tutta  la  pianta  emette  un  odore  di  garofano. 

Cresce  specialmente  nei  prati  e  luoghi  erbosi, 
parassita  di  varie  leguminose  (gen.  Vori/niiinii, 
Tri  foli  um,  Lotus,  Curuiiilla ,  Onoliri/clii.s,  Mrli- 
lotus,  ecc.),  in  tutte  le  regioni  italiane.  Fiorisce  nei 
mesi  di  aprile-giugno. 

iNelle  stesse  località  e  sulle  medesime  piante  vive 
anche  la  varietà  0.  panxanlha=.^  citrina  (lloss.  et 
Cerni.),  la  quale  è  di  color  giallo-cedro  o  giallo-cera 
in  tutte  le  sue  parti,  con  stigma  giallo  e  siilo  d(dlo 
stesso  colore. 

0.  alita  Sleph.  (0.  epitlnjmum  W..).  —  Fusto  co- 
perto da  abbondanti  squame  alla  base,  che  divenlano 
per  lo  più  rare  nella  parte  superiore,  lungo  da  20 
a  50  cm.  ed  anche  più,  con  peli  ghiainlolosi,  per  lo 
più  rossiccio;  fiori  eretti  ben  visibili,  lunghi  da  10 
a  28  mm.,  con  brattee  della  medesima  lunghezza, 
raramente  più  lunghe  e  calice  a  sepali  raranieiili! 
congiunti  nella  parte  anteriore,  interi  o  con  un  pic- 
colo dente  con  3  a  5  nervature,  quasi  sempre  lunghi 
come  o  poco  più  del  tubo  della  corolla,  la  ipiale  è 
per  lo  più  grande,  campanulata,  allargala  superior- 
nienle,  ricurva,  bianca,  sjiesso  rossiccia  o  quasi  poi-- 
])orina  verso  il  lembo,  peloso-ghiandolare,  con  peli 
portati  da  un  piccolo  liibercolo  ro.sso  e  con  venature 
porporine,  a  labbra  superiore  carenalo,  intero,  ra- 
laniente  bilidio,  rinferiore  invece  è  diviso  in  lobi 


ia  vegetale 


quasi  eguali;  slami  attaccati  a  poca  distauza  dalla 
base  della  corolla  e  coperti  di  peli,  non  però  in 
tutta  la  loro  lunghezza  ;  ovario  cilindrico,  stigma 
bilobo  coi  lobi  porporini,  vellutati.  Squame  infe- 
riori oblunghe  e  glabre,  le  superiori  allungate, 
con  peli  ghiandolosi,  lunghe  2  om.  Tutta  la  pianta 
emette  in  piccola  quantità  e  non  sempre  un  odore 
grato. 

Vive  parassita  sulle  radici  delle  Labiale  (genere 
TliipiiHn,  Sai  ria  pralcnais  L.,  Brunella  vulgaris  L., 
Urifidiiuni  nilgare  L.,  ecc.),  nei  luoghi  erbosi  e  nei 
prati  di  pianura  e  di  montagna.  Fiorisce  nei  mesi  di 
aprile-agosto. 

0.  crenata  Forskal.  {0.  speciosa  DC,  0.  pruinosa 
Lapeyrouse),  Succiamele.  —  Fusto  ingrossalo  più 
0  meno  alla  base,  giallo-rossiccio,  azzurrino,  ra- 
ramente porporino,  coperto  da  rari  e  fini  peli 
ghiandolosi  e  squame,  lungo  da  30a50cm.;  fiori 
in  spiga  cilindrica,  lunghi  2,5  a  3  cm.  con  brattee 
lanceolate,  acuminate,  coperte  di  abbondanti  peli 
gbiandolosi,  lunghe  comeo  poco  più  dei  fiori  e  chio- 
mate verso  l'apice  della  spiga.  Calice  con  divisioni 
molto  profonde  e  molto  strette  a  forma  di  lacinie  plu- 
riiii'ivic,  liuigiie  come  il  tubo  della  corolla  o  rara- 
iiiciile  più  corte;  corolla  campanulata  molto  larga, 
bianca  o  biancastra,  con  leggere  venature  azzurre  o 
violacee,  raramente  porporina,  denticolato-incre- 
spata  al  margine,  a  labbro  superiore  intero  o  leg- 
germente smarginato  coi  lobi  iarglii.ssimi  (piasi  ton- 
deggianli,  dislesi  o  ricurvi  eii  ;i  ialiliro  inferiore  col 
lobo  mediano  quasi  sempre  mollo  più  allargato  dei 
laterali;  stami  attaccati  a  2-3-5  nim.  sopra  la  base 
della  corolla,  coi  filamenti  allargati  alia  base,  vellu- 
lati  in  basso  e  coperti,  nella  parte  superiore,  di  brevi 
peli  ghiandoliferi,  raramente  glabri,  antere  legger- 
mente acuminale;  ovario  ojilnngo-ovale,  con  stilo 
leggermente  ghiandoloso-peloso  e  stigma  bilobo, 
violaceo-chiaro,  carnicino,  giallo-sbiadilo  o  bian- 
chiccio; capsula  deiscente  da  ambo  i  lati,  colle  valve 
attaccale  allo  stilo  persistente.  Squame  iiiiVriori  mollo 
fitte,  le  superiori  distanti  l'una  dair:iUi;i,  laiiciMilalt', 
coperte  più  o  meno  abbondanlcnienle  ili  peli  iiliian- 
dolosi,  lunghe  3  cm.  Tutta  la  pianta  emette  un  grato 
odore  di  garofano. 

Cresce  comunissima  sulle  radici  delle  leguminose 
e  specialmente  sulle  radici  di  farà,  /ilsrlln,  rrce, 
lenticchia,  lupino,  ecc.  e  sui  peldri/mii  <•  iji-rani 
coltivati,  arrecando  gravissimi  danni,  l'ìdrisic  gciie- 

0.  inin(n'  Siillini  dig.  1 1,  12.  n,  12).  —  Fusto  esile 
0  niedioci-eniente  consisteiile,  llessuoso,  più  0  meno 
ghiandoloso-peloso,  nella  ])arte  inferiore  coperto  da 
abbondanti  squame,  limitale  invece  di  numero  su- 
periormente, alto  da  10  a  30  raramente  50  cm.; 
fiori  in  spiga  cilindrica,  densa,,  arrotondata  0  leg- 
germente acuminata  all'apice,  lassa  inferiormente; 


eretti  0  ricurvi,  lunghi  da  10  a  18  nini,  con  brattee 
eguali  in  lunghezza  alle  squame  ed  alla  corolla, 
rar.  più  lunghe  0  più  brevi,  e  con  calice  a  sepali 
ovali  interi  0  bidentati,  con  denti  per  lo  più  allinigalo- 

cun  un'unica  nervatura,  lunghi  come  il  tubo  della 
corolla  0  poco  più  ;  corolla  tubulosa  leggermente 
ricurva  ed  allargata  nella  parte  superiore,  di  color 
giallo  sbiadito  con  venature  violacee  od  azzurrine, 
coperta  raramente,  nella  parte  esterna,  di  peli 
ghiandolosi,   a  labbro   superiore  carenalo,  bilobo. 


Fig.  \-2.  —    Giovine  piantina  di  Orobanchc  minor 
(dal  Pkillieux). 

l'inferiore  a  lobi  quasi  eguali,  ambedue  poi  a 
margine  crenulalo-dentalo  ;  stami  obliquamente  at- 
taccati a  2-3  nini,  sopra  la  base  della  corolla,  con 
filamenti  inferiormente  quasi  sempre  coperti  da 
peli  più  0  meno  abbondanti  e  nella  parte  superiore 
glabri  0  con  rari  peli  ghiandoliferi,  antere  legger- 
mente acuminate;  ovario  ellissoideo,  leggermente 
ghiandoloso-peloso  verso  lo  stilo,  stigma  bilobo,  por- 
porino 0  violaceo.  Squame  inferiori  ovato-oblunghe, 
le  superiori  lanceolate,  lunghe  da  0,5  a  1  cm. 

Vive  parassita  sulle  radici  delle  varie  specie  di 
trifoglio  (  T.  pratense  L. ,  T.  repens  L.,  T.  arvense  L.), 
e  di  varie  altre  leguminose  e  composite,  arrecando 
specialmente  danni  gravissimi  ai  seminati  a  tri- 
foglio. Fiorisce  nei  mesi  di  maggio  a  luglio. 

Meno  diffuse  ed  anche  meno  frequenti  sulle  piante 
coltivate  sono  le  seguenti  specie: 

0.  major  L.  (fig.  H,  2,3,4).  —  Fusto  consistente 
con  squame  lunghe  da  7  a  20  mm.  e  brattee  oblungo- 
lauceolate,  ghiandoloso-pelose ,  lungo  da  30-40  a 
70  cm.,  giallastro-roseo  0  color  ruggine,  con  fiori  a 
spiga  cilindrica,  ottusa,  lunga  30  cm.  e  calice  coi 
sepali  congiunti  nella  parte  anteriore,  disegualmente 
bidentati,  e  che  arrivano  in  lunghezza  alla  metà 
della  corolla,  la  quale  è  imbutiforme  e  lunga  di 


Fanerogame  parassite 


solilo  ilo  limi.,  (li  color  i-osco  o  ieyguriiiciile  yial- 
lieciii,  a  iabino  superiore  intero  o  smarginalo  ed  u 
iiiaryine  lienlalo-rrenalo;  slami  inseriti  a  i-O  nim. 
sopra  la  base  della  corolla;  slii;ina  bilobo,  gialliccio, 
vellutato,  capsula  lunga  come  il  calice. 

Vive  specialmente  sulla  Centaurea  scahiosa  L., 
nei  Uioglii  erbosi  elevali  e  sopra  alcune  leguiiiiiiose 
(  Tri  l'ili  ili  III  e  Mrilirago).  Fiorisce  da  giugno  a  1uì;1Ìo. 

(».  l'icridis  ScliuUz.  —  Fusto  peloso,  allo  da  ±0-'^i\ 
e  più  cui.,  gialliccio  o  violaceo,  con  squame  e 
braltee  oblunghe,  lungamente  acuminale;  fiori  in 
spiga  cilindrica,  con  sepali  separati  a  denti  lunglii 
come  o  poco  più  del  tubo  corollino;  corolla  tubolosa, 
liiaiica  0  gialliccia,  a  labbro  superiore  intero  o  bi- 
lidio,  violacea  (piando  è  secca  e  con  stami  obliipia- 
iiiciile  allaccatia3-5mni.  sopra  la  base  della  corolla, 
e  stigma  bilobo,  rosso-violaceo  o  porporino. 

Vive  sulle  radici  di  alcune  com/ws/Vt',  ombrellifere 
e  lei/iiiiìiiiose,  nei  luoghi  erbosi.  Fiorisce  da  aprile 
a  maggio. 

Ilaramenle  |)oi  si  riscontra  l'O.  Salviite  Schultz, 
dalla  corolla  lunga  12-23  mm.,  tubolosa,  gialliccia 
alla  base,  superiormente  grigio-violacea,  parassita 
sulla  Salvia  (jliiliiiom;  nonché  l'O.  amethyslea  Tliuil- 
lier  ((ig.  Il,:),  (lai  fiori  lunghi  15-23  mm.,  con 
corolla  ripiegala,  bianchiccia  con  nervature  ameli- 
sline  0  violacee;  vive  parassita  sugli  Eryiigiitm  ed 
alcune  leguminose. 

Sulle  radici  AdVIkdera,  dei  Pelavgonium  colti- 
vali si  riscontra  alcune  volte  l'O.  Ilederae  Duby,  ca- 
rallerizzata  da  fiori  lunghi  10-20  mm.  a  calice  con 
sepali  uiiiiiervi  e  corolla  ricurva,  biancastra  o  giallo- 
violacea,  col  labbro  superiore  smarginato  e  stigma 
giallo  ai aiiiialo,  circondato  per  lo  |)iù  dallo  stilo 


1  danni  che  arrecano  le  Orobaiiclic  sono  enormi; 
(piando  un  terreno  b  molto  infesto  il  raccolto  è  quasi 
nullo.  Non  si  conoscono  mezzi  diretti  per  combat- 
Icile;  il  più  pratico,  il  più  sicuro  e  il  più  diffuso  b 
la  raccolta  delle  piante  prima  che  abbiano  fruttifi- 
calo. Se  il  terreno  ò  poco  infestato  riesce  facile  rac- 
cogliere in  una  sola  volta  tutte  le  piante  di  Orohanche, 
ma  nei  casi  di  forti  infezioni  converrà  fare  due,  tre 
ed  anche  (piatirò  raccolte.  Le  Orubanvhc  si  dovranno 
sempre  riunire  in  mucchi  e  bruciare  subito  sul 
luogo.  Siccome  possono  restare  nel  terreno  dei  ri- 
goiiliamenli,  i  ipiali  mantenendosi  in  vita  per  lungo 
Iciiipo,  servono  alla  ipro|iagazioiie  del  nialaiiiio,  cosi 
converrà  asportare  anche  questi  dal  lei  reno  e  Inu- 
ciaili  sul  luoifo. 


(1)  PiROTTA  0  LONRO,  Osservazioni  e  ricerche  sulle 
Ci/iiomoriacee  {Annali  dell' hlilulo  botanico  di  Roma, 
1901).  —  liACCAiuNi  e  CAN.NAnELL.\,  PriiHO  conlribulo 
alta  slrulliira  ed  alla  biologia  del  Cynoinoriuiii  cocci- 


In  molle  località  si  eslirpano  le  Orohanr/ie,  ma  |poi 
si  lasciano  o  ammucchiate  in  vicinanza  del  collivalo 
0  si  portano  nel  letamaio.  In  lai  modo  le  pianticelle 
di  Orohaiieìie  possono  conlinuare  a  germogliare  e 
UKdle  volte  anche  prodiicoiio  Mori  e  frulli. 

A  ipiesta  sezione  appartiene  anclie  una  lìalanofii- 
raira,  il  Cynomorliini  cot-ciiieiim  L.  (fig.  13)  d  ),  co- 
nosciuto  col  nome  di  Faiigus  melilenxis  ( dall' isida 
di  Malta  ove  se  ne  trovava  in  grande  (piantila)  e  che 
vive  nei  luoghi  arenosi  marittimi,  parassita  dei  mirli, 
dei  lamarisclii,  delle  salicurnie  e  (li  varie  allre  piante 
maritlime.  Ha  semi  con  guscio  tenuissimo  che  in 
condizioni  adatte  emeltono  un  tubicino  il  quale  tende 
verso  il  basso  e  quando  incontra  una  radice  vivente, 
vi  si  attacca  fortemente  con  un  cono  perforante, 
pidducendo,  come  nelle  allre  forme  descritte,  un 
tubercolo,  dal  quale  si  sviluppa  un  fuslo  aereo  con 
squame.  Esso  forma  poi,  nella  parte  superiore,  una 
spiga  quasi  cilindrica  con  fiori  maschili  di  4-8  tepali 
ad  un  solo  slame  e  fiori  femminili  con  2-i  sepali  ed 
un  solo  pistillo.  Tutte  le  parti  aeree  della  pianta 
sono  di  un  color  rosso-sangue  e  rolle  emettono  un 
liipiido  rossastro  (2). 

Ogni  ceppo  possiede  di  regola  un  solo  auslorio. 

Nell'America  tropicale,  nella  regione  equatoriale 
e  nell'Africa  crescono  molte  altre  piante  jiarassite  di 
questo  gruppo  (fig.  14)  che  devastano  specialmente 
le  regioni  boschive. 


La  quinta  sezione  coiii|ireiide  piante  para.ssile  prive 
di  corpi  clorofilliani  e  localizzate  in  generale  nelle 
regioni  mollo  calde.  Alcune  specie  hanno  fiori  con 
sviluppo  straordinario,  come  la  Brugmansia  Zipellii 
e  la  lìalJlesia  Palma  (fig.  15),  fìafflesiacee  carat- 
teristiche della  regione  degli  Elefanti;  in  ipiesle 
l'unione  colla  pianta  ospite  avviene  neirinlerno  di 
un  organo  tuberiforme  o  cilindrico  nel  quale  i  tes- 
suti del  parassita  si  saldano  strettamente  con  quelli 
disorganizzati  della  radice  o  del  fuslo  della  pianta 
colpita.  L'infezione  avviene  in  certe  forme  in  un 
modo  mollo  caralleristico  :  cosi  i  semi  della  l'ilo- 
slyles  Haussknechtii  portati  dal  vento  o  da  animali 
sulle  specie  di  Astragains  germogliano  producendo 
un  organo  senza  forma  determinata  che,  nutrendosi 
per  diffusione  delle  sostanze  organiche  elaborate 
dall'ospite  attraverso  alle  pareli  delle  sue  cellule,  si 
estende  gradalamente  fra  la  corteccia  ed  il  legno  della 
pianta  ospite, assorbendo  imlrimenlodal  legno,  finclu' 
produce,  all'esterno  della  corteccia,  fiori  e  frulli. 


neum  {Accademia  Scienze  naturali  di  Catania,  voi.  XII. 
serie  4.). 

(2)  Questi  fusti  si  mellev.ino  in  commercio  perche  si  cre- 
deva costituissero  un  buon  rimedio  contro  le  emorragie. 


Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


l'dlolnf/ia  rri/iifilr 


Fig.  13.  —   Ipoci:^to  {Ct/lìiu(s  Hijpocislis),  a  sinisira  ;  Fungo  iiiclilco  {(j/iumwriini 
(dal  Kerner). 


Faneruf/dìiic  jiiiriinnile 


III  Europa,  nei  bosclii  della  reijione  niedilerranea, 
vive  il  CjtJDUS  Hyiiocislis  L.  (il.  Minr/iiynero,  Ipo- 
cinlo,  fìg.  13),  parassita  di  alcuni  arbusti  del  genere 
IHslii.s.  È  una  pianta  die  si  attacca  solamente  alle 
radili  quasi  supeWìciali  e  sempre  in  grandi  gruppi. 
Ila  un  l'usto  carnoso,  giallo  o  rosso-scarlatto,  alto  da 
!.'■)  a  ili)  ini.,  coperto  da  squame  iiiibricale,  carnose, 
giallastre  e  fiori  gialli,  monoici,  in  spighe  terminali 
(■(in  perigonio  campaniforme  a  4-5  divisioni;  i  fiori 
superiori  sono  inascliili  ('(ui  androceo  a  8-16  stami; 
i  leniminili  hanno  un  pislillo  avente  uno  siilo  saldato 
ad  un  cilindio  aderente  :il  tubo  dei  perigonio  ed  uno 
sliiiina  con  otto  solchi  ;   IViilli  carnosi  con  uuinerosi 


Vi. 


Lii  sesta  sezione  c(iiii|i 
elle  Loranlacee  (  I  ),  In 


■  della  famiglia 
ipi  clorofilliani. 


(l)  Vedi  Botanica  sistematica,  p;ig.  197. 


con  aspetto  cespuglioso,  sempreverdi,  a  rami 
ricali,  foglie  cuoiacee  e  fruito  a  foi'ina  di 
Hanno  la  proprietà  di  assimilare  sostanze  org 
ed  assorbono  dall'ospite  l'acqua  e  le  sostanze 
tizie.  In  Europa  crescono  essenzialmente  le 
dei  generi  ViKCiim  e  Loranlhus. 

Il"  Visfiim  album  L.  {Vinehio,  lìg.  lO-ll-IS) 
lu|)|ia  s|ic(i;iiiiicMle  sugli  alberi  con  corteccia  I 
ricca  ili  succili  e  collo  strato  soveroso di  mollo  r 
e  perciò  sui  peri,  meli,  susini,  iiiaiiddrli,  u/iri 
siili,  pifiji/)i,  /'(if/f/i,  riisliif/iii,  (ilieli hiuiie/ii,  pili 
più  raramente  sulle  querce,  sugli  aceri,  sugli 
sui  biancospini  e  sui  vecchi  ceppi  di  vile,  mi 
belìille c&m plalani; i^Vi  ospiti  |)iù  favoriti  sono  i 
ed  i  diversi  alberi  da  fruita.  Ila  un  fusto  r; 
dicotomo,  legnoso  alla  base,  articolalo,  luiigti 
a  50  cm.,  foglie  cuoiacee,  opposte,  oblungo-l 
late,  ottuse;  fiori  unisessuali,  piccidi,  in  e 
terminali    od    ascellari  ;    i    niaschili    cdii    ne 


diva- 
ha<-ca. 
aniche 


Jhis- 

(limi, 
li  sulle 
pioppi 
inioso, 

da  21) 
anceo- 
iih.IÌmI 


Patologia  vegetale 


Fig.  15.  —  Rafflesia  Palma,  parassita  sopra  radici  striscianti  sulla  superficie  ilei  suolo  (dal  Kerner). 


tuboloso,   giallo,  a  lembo  4-partito,  androceo  con 
slami  ridoni  a  quallro  antere  saldate  alle  divisioni  del 


Fig.  16.  —  Vischio  (Viscum  album), 
a,  r.anicUo  con  fiori  e  fruui  della  iiianla  iiislillifera.  -  b,  FasceUo  di 
fiori  slainiiiileri,  di  cui   il   mediano  solo  sbucciato.  -  e,  FasccUo  dì  fiori 
pislilliferi.  -  (/,  e.  Frullo  inlero  e  taglialo.  -  f,  Seme  (dal  I'okounv). 

perigonio;  i  femminili  con  un  calice  a  quallro  piccoli 
denti  e  corolla  con  ipiallro  pollili  s(piainiroriMÌ,  gialli, 
iiiscrili  sul  calice  cil  un  pislilln  a  sli^iiia  sessile, 
frullo  a  forma  di  bacca  sferica,  liscia,  liiaiica,  con 


succo  viscbioso.  Il  seme  contiene  uno  od  anche  due 

0  Ire  embrioni  bene  sviluppati,  collocali  nell'albume 
e  coslituili  da  un  fuslicino  percorso  da  un  fascio  va- 
scolare e  due  coliledoni  bene  sviluppali.  Fiorisce  in 
marzo-maggio. 

Gli  uccelli  e  specialmente  i  lordi,  ghiotlissimi  delle 
bacche  del    visco,  servono  alla   ilissi'iiiiiiazionc   di 

questo   vegetale  poiché,  non  polcmlo ligciire  i 

semi,  li  depongono  cogli  escremenli  viscliiusi  e  li- 
lanli  sui  rami  degli  alberi,  ove  reslaiiu  allaccali. 

1  semi,  sviluppandosi,  emellono  il  germoglio,  in 
forma  di  un  piccolo  cilindro  verde,  che  si  ricurva 
verso  la  corleccia  dell'albero  essendo  dolalo  di  folo- 
Iropismo  negativo,  e  vi  aderisce  per  un  rigonfia- 
menlo  che  si  viene  formando  all'eslreniilà  radicale. 

Dal  rigonfiamento,  vivendo  a  spese  dell'albume 
seminale,  parte  un  organo  conico  o  pseudoradice 
principale,  sprovvisto  di  pileoriza,  il  quale  allraversa 
Itilla  la  regione  corticale,  il  libro  e  va  in  conlallo 
colla  parte  legnosa  dell'albero;  mentre  l'altra estre- 
milii  del  fuslicino  resta  coi  cotiledoni  nel  seme. 
Questo  avviene  nel  primo  .inno  dell'infezione.  In 
seguilo  la  pseudutadice  principale  si  ramifica  fra  il 
libro  ed  il  legno  in  ogni  senso,  parallelamente  alla 
corteccia  per  una  lunghezza  da  20  a  30  cm.  in  cor- 
doni radicali  costituiti  da  una  porzione  di  cellule 
corticali  a  guisa  di  epideniiiilc  clic  aderiscono  stret- 
tainenteai  tessuti  vicini  mediaiile  un  l'ascio  vascolare 
centrale.  Verso  la  parte  interna  alcune  porzioni  super- 
ficiali dei  cordoni  radicali  si  prolendono  perpendico- 
larmenle  alla  corleccia  negli  sleali  legnosi  più  vicini 


Fanerogame  parassite 


Fig.  17.  —  Vischio  europeo  {Vheum  album)  {,h\   K 


^^-;t   < 


Fig.  'IS.  —    Cespi   di   Viscliio  scipra   i   Pioppi   comuni,   iliir.intc  l'inverno  (cl;il    Kiìrneiì). 


Paloìoiiia  vegetale 


Fig.  19.  —  '1,  Vischio  (Viscum  album)  parassita  sopra  rami  di 
alberi  sezionati.  —  2,  Un  pezzo  di  legno  di  Abele  perforalo 
dalle  propaggini  del  Vischio  (dal  Kerner). 


Fig.  20.  —  Loranto  {Loranthus  eunìpaetts) 
parassita  sopra  rami  di  alberi  sezionali 
(dal  Kerner). 


per  mezzo  dei  raggi  midollari,  in  forma  di  succhiatoi 
secondari  che  in  breve  presentano  differenziate,  nella 
porzione  centrale,  delle  cellule  vascolari.  I  succhiatoi 
secondari  sono  quasi  sempre  numerosi,  si  dispon- 
gono paralleli  l'uno  all'altro  e  servono  a  succhiare, 
a  vantaggio  del  parassita,  i  succhi  ascendenti  del- 
l'ospite. Formati  da  poco,  essi  sono  esili  e  si  adden- 
trano in  due  o  tre  strati  di  legno,  ma  in  seguito, 
mano  mano  che  nel  fusto  si  dispongono  nuovi  strati 
annuali  di  legno,  essi  si  allargano  e  si  allungano, 
per  nuovi  tessuti  che  si  generano  alla  base,  verso  il 
cordone  radicale. 

Nel  terzo  anno  si  incominciano  a  sviluppare  al- 
l'esterno  le  due  ))rime  foglie  opposte  del  fuslicino 
che  si  accresce  in  seguilo  molto  lentamente. 

Lungo  i  cordoni  radicali  si  formano  molto  facil- 
mente delle  gemme  avventizie  che  possono,  germi- 
nando, produrre  un  nuovo  centro  d'infezione,  cosi 
pure  quando  le  paiii  più  vecchie  disseccano  lasciando 
solo  delle  radici  lateiali,  indipendenti  l'una  dall'altra 
e  staccale  dalla  pianticina  di  vischio,  che  si  è  formata 
all'eslenio  della  corleccia,  i  succhi  da  esse  assorbiti 
servoiiii  a  formare  dei  nuovi  getti  aerei  di  vischio, 
che  si  spiiigniio  verso  l'esterno  determinando  altret- 
tanti fiisticini  novelli,  mentre  il  vecchio,  privo  di  ra- 
dici, muore.  (Jiiaiido  l'ospite  |iorta  ai  cordoni  radicali 
una  grande  ipiaiililà  di  nutrimento,  allora  si  for- 
mano nella  corleccia  parecchie  jiianlicine  di  vischio. 


Succede  perciò  frequentemente  che  tagliando  i  fusli- 
cini  esterni,  per  liberare  una  pianta  dal  vischio,  si 
dà  adito  ai  cordoni  radicali  di  produrre  un  numero 
maggiore  di  fusticini. 

Il  Kerner  di  Marilaun  nella  Vila  delle  jinnile  (  1) 
ricorda  che  nel  l'raler  di  Vienna  «  si  trovano  pioppi 
i  quali  portano  almeno  trenta  grandi  cespi  di  vischio 
e  un  doppio  numero  di  piccoli,  cosi  che  se  si  osserva 
un  albero  simile  ad  una  certa  distanza,  nell'inverno, 
quando  le  foglie  sono  cadute  dai  rami,  si  crede  di 
aver  dinanzi  un  albero  di  vischio,  perchè  quasi  tutta 
la  corona  apparisce  come  un  intreccio  continuo  di 
cespi  sempreverdi  del  vischio  parassita  ». 

Quando  per  mancanza  di  nutrimento  dell'ospite  le 
radici  del  vischio  vengono  a  morire,  il  legno  infetto 
si  presenta  tutto  profondamente  traforalo  (fig.  19). 

Le  radici  del  vischio  possono  durare  in  vita  e 
riprodursi  sullo  stesso  albero  per  un  lungo  perindo: 
si  sono  trovate  delle  radici  corticali  che  si  sdim 
mantenute  in  vita  per  un  periodo  di  tempo  di  'M 
0  40  anni. 

Sebbene  il  vischio  possa  usufruire  direttamente 
del  biossido  di  carbonio  dell'aria  e  cederne  anche 
all'ospite,  ciononostante  sugli  alberi  frtillileri  e  sugli 
abeti,  potendosi  moltiplicare  con  slradcdinaiia  rapi- 
dità, danneggia  seriamente  gli  individui.  Il  miglior 


(I)  Torino,  Unione  Tip.-Ed,,  1892  (Irad.  di  L.  Moschen). 


modo  per  liberare  gli  alberi  da  questo  malanno 
si  è  di  tagliare  i  rami  che  presentano  i  fusticini 
del  parassita. 

Secondo  il  Laurent  (1)  nelle  pianticelle  di  vischio 
in  gertninaEione  ed  anche  nella  polpa  delle  bacche 
vi  sarebbe  una  tossina  la  quale  determinerebbe,  nei 
|iuriti  di  contatto,  una  necrosi  nel  parenchima  cor- 
ticale dell'ospite.  In  tal  modo  la  pianta  che  l'ha 
|irovocata,  non  potendo  trovare  nutrimento,  muore. 
Alcune  varietà  di  pero  restano  così  preservale  dal- 
l'infezione del  vischio  per  una  vera  autotomia. 

Il  Loranlhus  eiiropaeiis  L.  (Fìsco  quercino)  vive 
parassita  sulle  querele  e  sui  castagni  specialmente 
nelle  località  montagnose.  Ha  un  fusto  cilindrico  di- 
cotomo, di  color  rosso  scuro,  a  foglie  leggermente 
carnose,  opposte,  ovato-aìlungate,  con  pochissime 
nervature  e  fiori  in  spighe  terminali  di  color  giallo- 
verdastro,  con  calice  breve,  dentellato  e  corolla  con 
1  0  ti  petali,  stami  in  numero  eguale  a  (piello  dei 
petali  ed  un  pistillo;  bacca  piriforme-globosa  e  gialla, 
l'iorisce  in  aprile-maggio. 

(Hi  uccelli  e  specialmente  i  tordi  sono  ghiottissimi 
delle  bacche  di  Loranthm  e  servono  come  per  il 
lixc/iio  alla  disseminagione  del  parassita,  poiché  i 
semi  non  digeriti  vengono  portati  cogli  escrementi 
degli  uccelli  sui  diversi  rami,  ove  cominciano  a  ger- 
mogliare, producendo  dei  filamenti  che  s'introducono 
nelle  piccole  screpolature  dilatandosi  e  aderendo  alla 


corteccia.  Dalle  dilatazioni  si  produce  in  segnilo  una 
protuberanza  che  fora  tutta  la  corteccia  ed  arriva  (ino 
alla  parte  più  esterna  del  legno,  assorbendo  da  (piesto 
una  grande  quantità  di  nutrimento.  Dalla  |)rolube- 
ranzasi  formano  alcune  ramificazioni  che  si  dirigono 
verso  la  parte  inferiore  della  pianta,  assorben<lo  nu- 
trimento dal  legno  giovane  nel  ([naie  penetrano  gra- 
datamente formando  dall'alto  al  basso  come  una 
specie  di  gradinata,  che  si  ronde  ben  manifesta  nella 
sezione  longitudinale  delle  |iiaiile  ammalale,  avendo 
il  cordone  radicale  del  Loriuil/ius  una  tinta  |iiù  sema 
del  legno  di  <|uercia  (fig.  20).  Ogni  anno  si  forma 
cosi  una  porzione  di  railice  verso  l'esterno,  mentre 
(piella  dell'anno  preceilente  resta  in  parte  inclusa 
nel  legno  già  indurito. 

Il  fusto  può  raggiungere  anche  un  diametro  di 
4  cm.,  si  allunga  all'esterno  abbastanza  rapidamente 
e  si  ramifica  in  vario  modo  ;  d'autunno  perde  le 
foglie  ed  allora  presenta  rami  di  color  biimo  scuro 
con  piccoli  grappoli  di  bacche  gialle.  Dove  i  fusti  si 
staccano  dalle  querele  si  nota  di  solito  un  grosso 
cercine  legnoso. 

Anche  per  il  Loranlhus  come  per  il  Vischio  con- 
viene tagliare  e  bruciare  le  parti  infette. 

Siccome  l'embrione  del  Viscum  può,  comeipielio 
del  Loranlhus,  germinare  liberamente,  cosi  il  paras- 
sitismo di  (pieste  fanerogame  viene  considerato  come 
un  parassitismo  occasionale. 


PARTE  IL 

MIXOMICETI 


I  Mij'omiciii  0  .l//'tr/(/i(»' sono  esseri  d'una  straor- 
dinaria semplicità  e  che  per  la  loro  struttura  e  per 
il  loro  modo  di  vita  potrebbero  quasi  considerarsi 
come  esseri  intermedi  fra  gli  animali  ed  i  vegetali. 

Costituiscono  i  Prolisli  dell' IIaeckel  ed  i  Miceto- 
iouri  Ai\  Dk-Bary. 

Hanno  un  sistema  di  vegetazione  formato  non  già 
da  un  vero  micelio  come  i  funghi,  ma  bensì  da  una 
o  più  masse  uni.ramebc),  fuse  anche  assieme  (/;/«- 
smndio),  di  sostanza  molle,  mucillagginosa,  ricca  di 
glicogene  e  dotata  delle  slesse  proprietà  e  della  me- 
desima natura  del  plasma  che  si  trova  nelle  cellule 
viventi  e  s])ecialmente  nei  filamenti  miceliari  dei 
lunghi.  La  sostanza  gelatinosa  è  dotata  di  nucleo, 
ma  sprovvista  di  una  vera  membrana  avvolgente. 


Sul  [uincipio  dello  sviluppo  di  un  nii.niniiccle  si 
nota  una  |)iccola  massa  plasmodiale  che  striscia 
generalmente  sul  substrato  nutritizio  sotto  forma  di 
loospora,  prolungata  in  mi  ciglio  vibratile  e  dotata 
di  un  movimento  pari  a  cpiello  di  alcuni  animali 
inferiori,  le  amebe,  e  detto  perciò  ameboide. 

Dopo  qualche  tempo  la  zoospora  si  ferma,  perde  il 
ciglio  e  nutrendosi  a  spese  del  substrato  aumenta  di 
volume  ed  assume  una  forma  molto  simile  a  quella 
delle  amebe.  Tali  masse  plasmodiali  sono  per  lo  più 
incolore,  oppure  anche  colorate  in  giallo,  in  rosso- 
mattone  o  carminio  ed  alcuTie  volte  portano  mescolati 
dei  granellini  brillanti  di  carbonato  di  calcio. 

I  corpi  protoplasmatici  ameboidi  in  seguito  pos- 
sono spostarsi  con   un  movimento  che  consiste  in 


(1)  Sur  l'existence  d'uti  principe  loxique  poiir  le  Poirier,  datis  les  baies,  les  graines  et  les  plani ules  du  Cui 
[Compi.  Rend.  Acad.  Paris  1901). 


Patulof/la  l'cgciulc 


una  dilatazione  e  conlrazione  locale  ilellc  porzioni 
del  protoplasma,  e  quindi  anche  in  una  lidnzionc 
repentina  e  susseguente  dilatazione  dei  vacuoli  clic 
si  nolano  nel  protoplasma  e  die  vengono  perciò 
coiiliaddislinli  col  nome  di  vacuoli  pulsanti.  L'IIof- 
MiciSTioii  ha  trovato  in  tali  movimenti  una  celerità 
massima  di  10  min.  pei-  niinnlo  piinni.  'Jiiiiidi,  per 
assorbimento  di  hkiIciì.Hc  nulrilizio  (hil  mezzo  in  cui 
vivono,  se  favolile  spci-iiihiiciilr  (l,ill'iniiidil;ì  e  d.il 
calore,  le  ni.issc  pl.ismodiali  .nniicnt.iihi  di  vidiinic. 
Quando  simo  nicdKirrcnicnlc  s\  iliipp.ilc  si  .■iricsliiiin 

a  biparlizi _■  del  iiiiclen,  in  ilne  parli,  „,Jniiii;i  delle 

ipiali  si  sriiide   in  .illre  due   |Mirziiiiii   e  {(isì   \i;i,  in 

I lo  da  fonnare,  dopo  un  cerio  li'iiipo,  una  iiiiine- 

rosa  colonia  di  mixamebc,  le  (piali,  ilol.ile  ihd  inovi- 
nieiiloainelioide,estendonograilalaineiileriiirezi(nie. 

l\el  maggior  numero  dei  casi  le  .liverse  iiuj;nHH,r . 
quando  hanno  ragginnlo  il  loro  111,1^-11110  v\i||]|,|,ii  o 
mancano  le  condizioni  làvini'Vidi  ali  accrescinienlo, 
si  portano,  di  solilo,  tutte  alla  superficie  del  sub- 
strato; c(nillniscono  verso  un  punto  comune  e  si 
fondono  lenlainenle  in  una  massa  unica  (plasmndiii 
0  )iiiìì])/ti.s/<n,  nella  quale  jierò  ogni  nucleo  conserva 
la  sua  individualità.  Tale  massa  si  presenta  perfet- 
tamente trasparente,  granulosa  e  liveslila  da  un 
sottile  involucro  di  sostanza  luoteica.  Talora  i 
plasmodi  hanno  piccolo  volume,  tal  altra  invece 
occupano  molti  centimetri  quadrali  di  siijìcrlice, 
cambiano  continuamente  di  foriua  e  di  |kisIo  in  se- 
guito all'emissione  di  tentacoli  speciali  o  iisniilopiiili 
e  di  ramipiulloslo  ispessili  die  si  anaslmiiizzano  fra 

loro.Per  mezzo  dei  univi nli  iiinelioiili  e  dei  )iseudo- 

tentacoli  possono  anche  arrampicarsi  lino  all'altezza 
di  qualche  metro  sopra  la  pianta  ospite. 

Se  durante  lo  sviluppo  delle  mixamebe  od  anche 
dopo  la  fusione  della  colonia  in  un  plasmodio  le 
condizioni  dell'anibiente  diventano  sfavorevoli  alla 
loro  vita,  le  iiii.riiiii<i/r  od  i  piiisiiiodi  si  ricoprono 
di  uno  strato  di  plasma  londensalo  a  ;.;iiisa  di  min 
speciale  tegumento  0  nieiiilir.iiui,  ,ilniiic  vidle  di 
consistenza  cerosa,  di  color  iieiaslro  e  reslano  in 
riposo  od  incistidate,  conservainlo  per  mollo  tempo 
le  proprielà  vitali.  1  phisniodi  rivestiti  dalla  mem- 
brana consislenle  possono  roiisiderarsi  come  veri 
sclerozi  e  germogliare  quindi  iliqio  nn  lungo  periodo 

sviluppai-, dopo  2(1  anni. 

revoli  allo' sviluppo,  li  m.-ilei-iale  di  nnlrizione' resta 
in  gran  parte  esaiirilo,  le  iiii.raiiì/iic,  0  spei'ialmeiile 
i  plasmodi,  si  trasformano  in  un  corpo  fruttifero 
{sporangio)  di  varia  forma  e  grandezza,  a  sec(nida 


delle  diverse  specie,  coiilenente  cellule  riproiliitlive. 

Lo  sporocisH  0  sporangi  più  eonmnenn'iile  assii 1 

la  forma  di  una  sfera  coiiloriiala  ila  ima   pellicola 

tenute  assieme  da  una  massa  <li  protoplasma  ridotto 
in  tubetti  o  fibre  isolate  o  riunite  a  reticolo  {nipi/li- 
lium).  Le  sporofislì  possono  anche  essi're  sostennle 
da  un  peduncolo  cavo  o  solido  chi'  può  pridnngarsi 
nell'iiilerno   loiinando    la    cosi   della   roliimclla ,   la 

cono  la  ficerazione  della  pellicohi  esterna  e  servono 
cosi  alla  disseiniiiazione  degli  oig.ini  di  riproduzione. 
Aci'iiiiiiil.indosi  parecchie  sporocisti  si  formano 
delle  finllilKMzioni  composle  o  chili,  che  hanno  una 
forma  cespiii;ho-;i,r;iiiiihc;i la, schiiicciata,  sferoidale. 


sl.iilio  di  e\oln/ioiie  i  Crriilnnii  ì,ipli,„i,lf.s)  si  notano 
dei  collidi  formati  aireslreniilà  lii  hasiilì. 

Le  spore  hanno  in  generale  lniina  lomleggiiinte, 
colore  vario;  contengono  un  piccolo  nudeo  e  sono 
rivestite  quasi  sempre  da  una  inemlirana  cuticnla- 
rizzala;  quando  sono  secche  possono  anche  assumere 
una  forma  concavo-convessa,  quasi  come  una  sco- 
della. Sotto  l'azione  deiruinidilà  si  gonliano,  la 
membrana  si  rompe  in  un  dato  pillilo  ed  il  [ilasnia 
ne  esce  presentando  una  pellicola  pro]iria,  nn  nucleo 
ed  un  ciglio  come  una  z-oospora.  l'er  qualche  tempo 
il  ciglio,  vibrando,  produce  nel  plasma  dei  movi- 
menti, quindi  il  ciglio  cade  ed  il  plasma,  come  già 
vedemmo,  assume  la  forma  iiiiiclinidc.  .\lcnne  volte 
il  plasma,  uscito  da  una  spora,  iiiconlrandone  un 
altro  uscito  da  ima  spora  vicina,  si  salda  assieme 
formando  cosi  unami.\ameba,  la  quale  si  muove  sulla 
superficie  degli  organi  invasi  e  dà  in  pochi  giorni 
origine,  alla  sua  volta,  ad  un  plasmodio  e  (juindi  a 
nuove  spore. 

Il  Li.sSER,  descrivendo  il  modo  di  vita  dei  mixo- 
miceli,  ricorda  specialmente  il  processo  di  carioci- 

I  iiii.roiiiircli  sono  esseri  essenzialmente  sapro- 
liti  ilig.  '21  1;   vi\ I  in  generale  siqira  sostanze  in 

Sulle  foglie  pnlresceiili,  proiliiciMidovi  dei  corpu- 
scoli rolonili  di  ciiva  I  nini,  di  iliainetro  ed  agglo- 
merali,   vive    il    Ciiiidnndrniiii    di//,>niir.    Cosi  sui 


dell 


e 'ia  delle  pelli,  e  sidla'corleccia  stessa,  si  notano 

delle  masse  mncillagginose  0  mucose  di  color  gial- 
liccio, grandi  come  un  pugno  0  poco  più,  prodotte 


{\)  A  monofjraph  of  the  Mycetozo 
London  1894. 


being  a  descriplive  catalogne  of  the  speciniens  in  the  British  Museum. 


LibrarT 


Ti^   21     —  Mìxomìceti. 


i»  \  ll(    il  Timi   9:  25  vhU,'  i  iiiim.  1 


ì  ili  Spumaria  nìbn  sopra 
modesimo  mì\oinicetc.  - 
I  medesima.  -  W,  Fram- 
Ir-rio.  -  12,  A  destra  im 
lille  i  num.  1,  3,5,7,8, 
1111.  10  (dui  Keunefi). 


thii  |il;isiiiiiilì  ili  un  mixomicele  (Fiiìigo  varians  o 
ArUidliiim  sciìlicinn).  Siillc  erbe  dei  prati  si  noia 
.iiiiIr'  li-ei|iR'Mleiii«'iile  una  massa  schiumosa,  quasi 
lii|iiiil,i,  simile  alla  saliva,  formala  dai  plasmodi 
(Iclln  Spiu.iaria  alba  (fìg.  21,  3). 

l'oolie  sono  le  specie  che  arrecano  veri  danni  alle 
pianle  collivale. 

I  Mi.niniinii  si  dividono  in  due  grandi  siibcoorli: 
1°  Mivnniicclacee,  esseri  aerei,  saprofili,  non 
iii.'ii  par.issiti  e  foi'uiali  da  plasmodi  ed  organi  di 
riiilliliiaziiiiic  medio  sviluppali  ; 

'1"  Mdiiadiiiee,  esseri  viveuli  noU'accpia,  paras- 
siti di  piatile  ed  animali  con  plasmodi  ed  organi  di 
Iriillilìcazione  non  mollo  sviluppali. 

VA  a  quesle  si  possono  vitcv'ìvch Plasmodioforee. 

Plasmodioforee. 

l'.ir.issili   in   oiii.iiii   vc-i'Iali  viventi:    i   plasmodi, 

sviiiipp.indosi  neli'iiilcniu  delle  cellule  della  pianta 

iis|iit(',  vi  delerminano  od  ingrossaiiu'iili  o  canibia- 

nu'iito   di   colore,  (liunlo   a    maturazione,   l'intero 


plasmodio  si  scompone  in  spore  che  servono  a  dif- 
fondere il  male. 

Plasmodiopliora  Brassicae  Woronin  (Goiw  od  ernia 
dei  caroli).  —  Infesta  le  radici  del  Cavolo,  della 
Rapa,  di  numerose  specie  del  genere  Braanicu  e  di 
parecchie  Crucifere. 

E  un  essere  che  vive  neirinterno  delle  cellule  ra- 
dicali, producendovi  delle  escrescenze  di  varia  forma 
(rotonde,  ovali,  allungale)  e  dimensioni,  a  superfìce 
liscia  e  di  color  dapprima  grigiastro  0  giallo  pallido 
all'esterno,  bianco  all'interno,  come  le  radici  sane,  e 
che  in  seguilo  diventano  rugose,  brune,  flosce  (fìg.  22). 

I  tumori  più  grossi  si  formano  generalmente  lungo 
il  fittone,  i  più  piccoli  compaiono  sulle  radici  laterali 
ostacolando  in  ogni  modo  lo  sviluppo  della  pianta  e 
producendone  anche  la  morte.  Essi  presentano  una 
consistenza  carnosa  e  marciscono  con  straordinaria 
rapidità  quando  il  terreno  è  mollo  umido. 

Le  radici  colpite  AiiW ernia  presentano  in  confronto 
delle  sane,  cellule  corticali  straordinariamente  svi- 
luppate e  per  numero  e  per  diametro  e  conlenenti 


Paloloyia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraru,  I. 


Palolof/ìa  vrr/efdìr 


il  plasmodio,  ossia  una  sosl.i 
colora,  Iraspareiile,  con  nniiic 
oleose  ed  abbondanli  vacuoli 


i^yuiosa,  ni- 
li,  sgoccioline 


mate  da  una  massa  ci'iilialc  di  |ir(il(i|diisina  livcslito 
da  una  membrana  {rudspurid)  Iìscìm  ed  iiuMdura. 
Disaggreisandosi  i  tumori,  le  spore,  nielleudosi  in 
libertà,  si  spargono  abboiidanlemente  nel 
terreno  e  possono  restare  in  un  periodo  di 
quiescenza  durante  tutta  la  stagione  inver- 
nale. In  primavera,  quanilo  l'acqua  si  trova 
mollo  aliliondanle  nel  terreno,  la  mem- 
brana delle  sjiore,  sotto  l'azione  dell'umi- 
dità, si  rompe  ed  il  protoplasma  interno 

oóéii 


^i^Mf 


i  ^^  V 


Fig.  2'2.  —   Porzione  di   una 
prodotti   d;dia  Plasmodi- 


yphor 


I  di  C;ivolo  con  rigonliament 
Brassicae  (dal  Wohomin). 


attra\ 

ersandd  la 

lare 

e,  da  una  cellu 

a  all'al- 

1  prin 

'ipio  (h'irii 

lezi 

me  il  plasmodi( 

occupa 

irzioii 

e    iiiidlo   li 

mia 

a    della    cellula 

({uiml 

n(k   11 

modo  sii 

lOld 

nm -2^, 

per  (u 

bi^'  2^  —  Porzione  di  un 
tumore  con  crllule  con- 
Icnenli  i  plasmodi. 

(D: 

[iroduce  una  grande  ed  irregolare  moltiplicazione 
delle  cellule  vicine  dando  cosi  (irii^iiie  ai  tumori 
esterni.  In  seguito  i  plasmodi  si  dillercMziano  in  un 
gran  numero  di  corpuscoli  o  spuic  tondeggianti  ed 
incolore  (fig.  24).  Le  spore  sono  estremamente  pic- 
cole poiché  misurano  da  1,2  a  1,6  u  e  risultano  for- 


Fi^  24  —  Spore  di  Plasmo 
dìophora  formatesi  nelle 
cellule  d'un  tumore. 
WoriOiMN). 


Spore  isolale  ed  in  via  di  germinazione. 
(Dal  WoKOM.N). 

esce  (fig.  25)  sotto  forma  di  un  organo 
(zoospora  ameboide)  allungalo  od  ovale, 
ninnilo  all'estremità  di  un  cigliu  o  //di/elìo, 
il  quale  imprime  alla  massa  protoplasma- 
tica  un  movimento  ameboide  mollo  vivace, 
in  seguito  al  quale  si  insinua  in  vario  modo 
fra  le  anfrattuosita  del  terreno.  Dopo  uno 

0  due  giorni  cade  il  ciglio  ed  il  movimento  ameboide 
va  rendendosi  molto  più  lento.  Quando  una  zoospora 
viene  in  contatto  coi  filamenti  radicali  del  carolo  o 
di  una  qualunque  dilli  punti  su  ni  ordite,  \i  si 
attacca  pei  mezzo  di  ini  pioliim  imento  i  loinii  di 
tentacolo,  quindi  nt  pi  i  fui  i  lo  sii  ito  i  oi  tu  ik  t  pc 
netia  ntU  interno  dilli  nlliili  o\i  m  molli|dii  i 
mollo  1  ipid  unenti   pi  i  m  isshuii     Sidilldiiili   pmlia 

1  tessuti,  foini  1  1  \cii  pi  iMiKidi  mi  Hill  ilmikiiilt 
nutiili/io  dtlk  punte  ospitisi  m  umidi  illi  |ilii 
lem,  Sicilie  1  Itssuti  iiiiosliiiti  diM  ni  nulli  i|ititio 
liei,  lorin  ino  1  biloizoktti  Li  punti  lolpiti  quindi 
ne  solile,  non  produce  più  la  quantità  noimik  di 
fossile  ed  appai  e  i  ichitica  e  meschina 

Le  spoie  possono  m  uiluii  isi  III  \il  1  mi  lincilo 
pei   due  limi    i     qiiiiiilo   sinniii    |m  i    ,11111111  in    k 

sostanze  acide  od  ali-Mline  del  lei  re _'  lavoriscono 

od  impediscono  la  germinazione  e  quindi  la  forma- 
zione dei  plasmodi  (1). 

A  disaggregare  i  tumori  e  quindi  a  disseminare  le 
spore  nel  Icrreiio  serve  un  liarleiio  { [Inrirriiniì 
aiììi/loh(irliT\,  il  ipiale,  sviluppandosi  nelle  cellule 
colpite  ne  accelera  la  distruzioni'. 

Questo  malanno  è  comune  s|ieri,ilnieiile  iiei;li  urli 
collocali  in  località  fredde  e  nei  lei  reni  Iroppu  pingui 


(1)  Massée,  Noie  on  the  dì. 
London  1895). 


'.  of  CabbcKjcs  and  allied  Planis  known  as    {{  Fiitger  and  Toc  >i   {Pi-oced.  H.  .'iuc. 


eli  umidi.  Come  mezzo  di  difesa  si  può  usare  la  calce  : 
(■(inveirà  quindi,  nel  Irapianlamenlo,  deporre  ai 
piedi  di  cias(!una  pianlicina  di  cavolo,  in  una  fossetta 
(li  Ci  a  io  cm.  di  jirofondità,  un  pugno  di  calce  viva, 
il  lutto  si  coprirà  poi  con  terra  fino  al  livello  del 
suolo. 

Sarà  necessario  liruciare  le  radici  ed  i  fusti  delle 
piante  malate,  porre  la  massima  cura  nella  scella 
delle  pianlicine  e  soprallulto  ricorrere  ad  un'adatta 
rotazione  agraria,  sospendendo  per  almeno  due  anni 
la  coltivazione  dei  cavoli. 

Siccome  la  l'iusmodiuplioid  Bruuxirdc  Wor.  vive 
anche  sulle  Cruci  fere  che  si  trovano  allo  stato  selva- 
tico (  1  ),  come  la  (kipsclla  ed  il  Sisi/nthriiim,  cosi 
bisognerà  dislniijgere  subito  gli  esemplali  di  tali 
piante  che  apparissero  colpiti. 

Il  dottor  l'oDVVSSOTZKi  ba  provato  ad  inoculare 
nella  pelle  e  nel  peritoneo  di  conigli,  cavie  e  rane 
dei  pezzetti  di  escrescenze  prodotte  dalla  Plaumo- 
(liup/iora  Bransivae.  Fatta  l'inoculazione  egli  notò, 
15  giorni  dopo,  la  formazione  di  tumori  grossi  come 
un  pisello  ed  anche  come  una  noce.  L'A.  atlerma 
che  si  pu(j  speiimenlalmenle  determinare  la  pro- 
duzione di  tumori  inoculando  al  coniglio  ed  alla 
cavia  la  PIdxmodiophora.  La  struttura  di  questi 
tumori  rassomiglia  a  quella  dei  sarcomi  a  grosse 
cellule  o  ad  mi  einiolelioma;  in  essi  si  trovano  delle 
spore  di  l'Iiismudiupliora.  Talvolta  delle  cellule  gi- 
ganti attorniano  iiumero.se  spore  e  si  notò  in  parecchi 
|iunti  la  cariocinesi.  Nel  protoplasma  delle  cellule 
invase  si  notano  goccioline  di  grasso.  Il  I'ouvyssotzki 
ha  notalo  una  struttura  simile  in  un  caso  di  sarco- 
iiiatosi  del  bue. 

I'lasino(lio|iliora  (Sebinzia)  Alni  Moli.  (Galle  delle 
radivi  deli oiitunu).  —  Forma  sulle  radici  laterali 
dell"  Oli  tallo  (,-1/«».».(//h//«o.««)  dei  tubercoli  ramificati, 
ciirallilbrmi,   nerastri,  aventi   un  diametro  da  2  a 

I  plasiiKiili  si  osservano  numerosi  iiell'interno 
(Ielle  cellule  ciilpile  (?  producono  delle  spore  globose, 
cii(oiiilat(!  (la  una  sottile  membrana  trasparente, 
miiiiile  di  un'appendice  a  forma  di  stipile,  con  un 
diametro  di  circa  8  ix  e  che  riempiono  coni]dela- 
iiiente  la  cellula  matrice  ingrossala. 


(1)  Magnus,  Weilere  Noliz  ùber  das  Auflreten  von 
l>l;isriioiliopl)ora  Brassicae  an  ivUden  Cruciferen.  Dresda 
1894.  —  Per  altre  notizie  vedi:  Nawaschin,  Beobacht- 
Kìii/en  uber  den  seineren  Bau  and  Vmwandlungen  voti 
t'iasmodlophora  Brassicae  Woron.  in  Laufe  ihres  intra- 
cellularen  Lebens  {Flora,  t.  86,  p.  V). 

(■2)  Pseudocommis  vilis  di  De  Bray  e  BnivE  {Revue  de 
Viticulture,  1895  e  Compi.  Rend.  Acad.  des  Se,   1895). 

(li)  La  Brimissiire  chez  les  ve'gélaux  ci  en  particiilier 
daiix  la  viyne.  Paris  1895. 

(4)  Debbo  a  questo  proposito  ricordare  cli'io  fin  dal 


Alcuni  autori  ritengono  essere  (pieslo  malanno 
prodotto  da  parassiti  analoghi  a  quelli  che  formano 
i  tubercoli  nelle  radici  delle  leguminose. 

Plasmodio|ihora  \ilis  (2)  Viala  el  Sauv.  (Imhruni- 
ìiiento  delle  foglie  della  vile),  Pseiidovoniiiiis  vilis 
De  Br.  —  V imbrunimcnlo  determina  sulle  foglie 


della  vile   una  colorazione  bruna,  bri 


porporina  diesi  estende  a  tutta  la  lamina,  lasciando 
sana  una  piccolissima  porzione  in  vicinanza  didle 
nervature.  In  seguilo  la  colorazione  diventa  briiiio- 
nerastra  o  grigia,  con  rillessi  quasi  metallici  e  la 
foglia  muore. 

11  De  Bray  (3)  riferisce  anche  a  questo  malanno 
rimbrunimenlo  prodotto  dal  fungillo  lidV aiUracnosi 
piiiileggiata,  nonché  il  mal  nero,  la  malallia  peclica, 
la  gommosi  bacillare,  ecc.;  ma  in  seguilo  ad  un  ac- 
curato esame  fatto  sopra  esemplari  da  me  raccolti  e 
che  mi  furono  spediti  da  diverse  località  italiane  e 
francesi,  mi  sono  convinto  che  questi  diversi  malanni 
debbono  essere  considerali  come  prodotti  da  forme 
parassite  a  sé,  poiché  le  inoculazioni  fatte  su  piante 
sane  coi  diversi  fungilli  parassiti  produssero  sempre 
i  sintomi  delle  svariate  malaltie  (4). 

L'inihrunimento  compare  generalmente,  nell'alta 
e  media  Italia,  nel  mese  di  agosto,  sulla  pagina  su- 
periore delle  foglie,  sotto  forma  di  macchie  tetra-  o 
pluri-angolari,  ben  delimitate  e  variamente  ramifi- 
cate, larghe  qualche  millimetro,  di  color  bruno- 
chiaro  e  che  si  raggruppano  tra  le  nervature. 

In  breve  le  macchie  si  estendono  in  larghe  |ilaccbe 
brune  che  coprono  quasi  tutta  la  lamina  fogliare, 
ad  eccezione  del  margine  e  di  qualche  porzione 
lungo  il  decorso  delle  nervature.  Sul  finire  del  mese 
di  settembre,  ossia  quando  i  fruiti  sono  quasi  giunti 
a  completa  maturazione,  le  foglie  forlemenle  invase, 
0  assumono  una  tinta  di  un  bruno  grigiastro  intenso  e 
l'infezione  si  estende  anche  alla  pagina  inferiore  ed 
a  qualche  porzione  della  nervatura,  sotto  forma  di 
macchie  gialle  e  brune,  oppure  diventano  di  un  color 
bruno-rossiccio  o  giallo-rossiccio,  specialmenle  nella 
jiagina  superiore. 

Fre(|uentemente  le  foglie  colpite  da  questo  ma  Ianni) 
presentano,  quando  l'infezione  é  molto  pronunciata, 
dei  rillessi  metallici,  ed  essiccano  o  si  lacerano  in 


settembre  del  1892  annunciavo  nel  Giornale  vinicolo  ita- 
liano la  presenza  nel  Monferrato  (leiriinbrunimenlo  sopra 
alcune  vili  della  varietà  croetto.  Il  dott.  Cavara,  nella 
defunta  lieviie  de  viticiUlure  el  oenologie,  metteva  in 
dubbio  le  mie  ricerche,  perchii  credeva  di  aver  esaminalo 
foglie  come  quelle  da  me  studiate  e  raccolte  nel  Monfer- 
rato; le  foglie  invece  a  cui  egli  accennava  provenivano 
dal  Novarese.  Io  avevo  condotto  i  miei  studi  su  materiale 
controllato  sul  sito  dai  signori  BovEK  e  Lambert  e  da  altri 
osservatori  francesi.  Anche  nelle  annate  decorse  compari 
il  malanno  nel  Monferrato,  ma  per  fortuna  si  estese 
pochissimo  ed  oltre  a  ciò  arrecò  danni  insensibili. 


Patologia  rci/clale 


Fig.  20 


di  sezione  fortemente  ingrandita  di 


foglia  di  Vite   con  plasmodi  (dal  Viala). 


parte  o  totalinciilL'.  La  vite  malata  assume  un  aspetto 
languido  ed  i  IViUli  non  raggiungono  mai  la  com- 
pleta malurazione. 

Nell'interno  delle  cellide  di  una  foglia  infestata 
si  nolano  i  plasniddi,  i  (piali  però  non  determinano 
alcuno  sviluppo  ipeilrolico  nei  tessuti  della  pianla 
ospite.  11  niixoniicete  si  riscontra  specialmente  nelle 
cellule  a  palizzata  del  mesolìUo  e  nel  tessuto  lacu- 
noso, alcune  volle  anche  nell'epilillo,  ove  si  nutre 
a  spese  del  protoplasma  e  distrugge  pure  i  grani 
d'amido  (lig.  2(3). 

La  forma  dei  plasmodi  è  molto  varia  ;  alcune 
volte  —  come  dice  il  ViAi.A  (1  )  —  si  sostituiscono 
completamente  al  conlennln  ed  occupano  ipiiudi 
tutta  la  parte  inlcrna  d(dla  cellula  sotto  forma  di 
una  massa  granulosa  molto  densa,  non  trasparente, 
che  coni  iene  anche  piccoli  vacuoli  tanto  da  apparire 
come  spuguiisi.  Allre  volte  il  plasmodio  si  attacca 
alle  pareli  didlc  lelliile  eomplelamente  od  in  parte. 
In  allre  eeliiile  anidra  si  pieseiila  sotto  forma  di 
macchie  con  vacuoli  coiigiimli  fra  loro  da  piccole 
porzimii  di  proloplasnia,  np|iiiie  i  vacuoli  appaiono 
mollo  nnnieiiisi,  vicini  gli  uni  agli  altri,  regolarmente 
sferici  e  circondati  da  uno  strato  sottilissimo  di  pro- 
toplasma che  ad  ingi'andimento  maggiore  si  risolve 
in  vacuoli  estremamente  piccoli. 

11  plasmodio  può  i-onipere  la  |iarcte  celliihire  e 
passare  dairmia  all'allra  cellula,  come  anche  dalle 
cellule  a  palizzata  inlernarsi  nelle  cellule  dell'epilillo. 

Nelle  cellule  epidermiche  i  plasmodi,  oltreché  pas- 
sare dall'una  all'altra  cellula,  rompono  alcune  volte 


la  cuticola  ed  escono  all'esterno,  il  che,  secondo  me, 
determina  nelle  foglie  la  lucentezza  metallica,  carat- 
teristica della  malattia. 


In  altri  casi  infine 
M-chie,  il    idasmod 


>|)ecia 


Imente  nelle  lesioni 
in  masse  sieriche 
mollo  regolari,  di  iiunieni  e  di  dimensioni  variahili, 
isolate  ed  iudipendenti  le  une  dalle  allre,  dell'appa- 
renza di  una  goccia  d'olio  o  provviste  di  glandi 
vacuoli  centrali  più  o  meno  eccentrici,  da  ultimo, 
finamente  vacuolari  e  costituite  da  una  massa  pro- 
to]dasmatica  spugnosa. 

Queste  masse  sferiche,  rivestite  generalmente  da 
una  ineinhrana  consistente,  devono  essere  parago- 
nale a  delle  ri.s/i  capaci  di  conservare  la  loid  facoltà 
cvoluliva,  ed  infatti  il  De  Bray  (loco  nhilm  ha  no- 
tato cisti  sferiche  o  mamniellonale,  iin-uldre  o,  più 
comunemente,  brune  o  hriiiio-aranciale,  ed  alcune 
volle  anche  nere  o  gialle.  I. e  risii  sleiiihe  misurano 
generalmente  da  5  a  l.')-^!);/  e  qindle  maniinelliHiale 
non  sorpassano  mai  T)!»  a  di  ilianieiro. 

La  germinazione  delle  cisti  sl'eriidie  avviene,  se- 
condo il  De  Bray,  coU'uscita  del  contenuto  sotto 
forma  di  una  massa  sferica  che  in  seguila  si  accresce 
in  vario  luodo. 

Sempre  secondo  lo  stesso  osservatore  il  plasmodio 
|)uò,  nel  suo  complesso,  trasformarsi  in  una  massa 
di  consistenza  simile  alla  cera,  ineolora,  gialla, 
hrniia,  raramente  nera,  dando  cosi  origine  allo  stato 
ceroide. 

Il  plasmodio  ceroide  riempie  alcune  volle  tutta  la 
cellula  oppure  si  presenta  semplicemente  addossalo 


(1)  Ualadies  de  la  vigne,  Montpellier.  Vedi  ancl: 
Plasmodiophora  vitis,  1899  e  gli  ultimi  studi  di  RozE. 


BlìllRENS,   Die  Braunfleckigkeit   der  Relieublàller  und   dii 


.(Ile  iiareti  e  germina  in  modo  analogo  a  quello  delle 
listi.  I  plasmodi  quindi  di  (|ueslo  fungillo,  quando  la 
voi;elazioiie  sia  jilt  ari  l'slai  si,  |i,issi'rebbero  allo  sialo 
d'iiicislaiiu'iild  e  nisi  h'-ì-Ii'H'ÌiIm'io  ai  freddi  inver- 
nali |ier  ycriiiugliari'  |mii  iiclla  |iiiiiiavera  successiva. 

Non  tulli  i  vitigni  sono  egualmente  colpiti  dal- 
i'imliruninienlo.  Le  viti  americane,  ad  esempio,  e 
specialmente  le  specie  selvatiche  (!'.  rupe  ut  ria,  ri- 
paria,  ecc.)  vanno  diflicilmeiite soggette  alla  malattia. 

L'imbrunimento,  secondo  il  De  Buay  e  il  Roze  (1), 
inlesterebbe  anche  un  numero  grandissimo  di  vege- 
tali (70  e  più  specie)  aj)partenenli  a  numerosissime 
l'amiglie  {Graminacee,  Paline,  Liliacee,  Cumpasi/r, 
Solanacee,  Oleacee,  Auramiacee,  Moracee,  vedi  loco 
lilalo),  ecc.;  ma  a  tale  proposito  conviene  attendere 
nuove  osservazioni. 

Il  LovERDo(2)  ritiene  la  P/a.smodiopliora  o  Pscii- 
docominin  citili  come  causa  di  ima  malattia  delle 
castagne. 

Verso  la  fine  dell'autunno  le  castagne  malate  si 
rivestono  di  verde  sotto  l'azione  del  Pseudocommis, 
il  ipiale  però  rende  già  brune  in  luglio  le  foglie  e  le 
fa  staccare  dai  rami. 

Seiondo  il  LovEUDO  questo  essere  vive  anche  sulle 
barbabielole,  sulle  foglie  delle  vili,  sugli  asparagi, 
altera  le  foglie  dei  carciofi,  annerisce  i  fagioli,  le 
iir<irie,  le  lattughe  ed  attacca  le  palate  e  le  piante 
III  iiamentali. 

Il  Massióe  (3),  studiando  sopra  alcune  Orchidee  la 
malattia  conosciuta  col  nome  di  Spot,  l'aveva  dap- 
prima creduta  prodotta  da  un  essere  affine  alla 
Piiisiiiiitìiitpliiiid  rili.s  ed  al  quale  aveva  attribuito  il 
iiiiiiiL'  di  l'IiiKìNiidiop/ìora  orchidis.  In  seguito  però 
ad  alenile  inoculazioni  del  malanno  non  riuscite  ed 
a  nuove  esperienze  (4),  ritenne  essere  lo  Spot  pro- 
iliillo  dall'azione  degli  agenti  fisici  e  specialmente 
dagli  improvvisi  abbassamenti  di  temperatura. 

Il  lavoro  ([uindi  del  Masski;  metterebbe  in  dubbio 
anche  l'esistenza  della  Plusinodiophora  o  Psendo- 
cdiiniìis  cilia. 

Il  ('avara  tende  anche  a  dimostrare  la  non  esistenza 
del  parassita,  ed  ultimamente  il  Ducomet  (5)  dopo 
aver  ricordato  che  V iuìhniiiimcnlo  fu  creduto  prima 
prudono  da  un  parassita  animale,  poi  dalla  Plasmo- 
diiipliora,  poi  dal  Pneudocommis,  poi  da  un  Clado- 
c/ii/l/irinm,  e  che  diversi  osservatori  credettero  essere 
multe  altre  malattie,  di  cui  ben  si  conosce  la  causa 
parassitica,  si  diceva  causale  invece  dall'identico  pa- 
rassita dell' imbrunimenlo,  ritiene  essere  l'imbru- 


(1)  Du  Pseudocommis  vitis  et  de  sa  présence  dans  les 
planles  cuìlivées  {Bull.  Soc.  niycol.,  i897,  pag.  162,  -172, 
217,  228). 

(2)  Journal  d'AgricuUure  pratique,  1899,  t.  II. 

(3)  On  an  Orchid-Disease  (Annais  of  Bolanij,  voi.  IX, 
1895,  n.  33). 


nimento  medesimo  determinato  da  cause  fisiologiche 
sfavorevoli,  come  bruschi  cambiamenti  di  lempera- 
tura,  diminuzione  di  pressione,  accumulo  d'acqua 
alla  superficie  delle  foglie,  traumatismi,  ecc.,  nonché 
dal  parassitismo  di  altro  parassita. 

Sebbene  però  il  Ducomet  creda  essere  l'imbruni- 
iiienlo  non  determinato  essenzialmente  da  cause  pa- 
rassitarie, non  arriva  però  a  dimostrare  la  vera 
causa  della  malattia. 

Contro  questo  malanno  possono  servire  i  liatta- 
meiiti  coi  sali  di  rame  nelle  dosi  che  si  ailnpciano 
piM'  la  difesa  contro  la  peronospora. 

l'lasiiiO(lio|ihora  californica  Vialaet  Sanv.  (.)/«/(////« 
(//  California)  (b).  —  Questo  malanno  è  sialo  osser- 
valo fin  dal  1882  in  alcune  località  della  California, 
ed  ultimamente  da  Casali  e  Ferraris  in  provincia  di 
Avellino  e  dal  Donini  a  Sansevero  (Puglie). 

La  malattia  di  California  colpisce  tanto  le  giovani 
che  le  vili  vecchie,  le  selvatiche  come  quelle  coltivale 
ed  in  qualsiasi  località  o  terreno.  Si  rende  manifesta 
sul  principio  della  primavera  verso  l'estremità  dei 
giovani  getti,  poi  si  estende  anche  ai  rami  inferiori, 
al  tronco  ed  arriva  a  colpire  anche  le  radici.  iNelle 
piante  colpite  i  giovani  gelti  primaverili  si  proten- 
dono sempre  con  un  certo  ritardo  sugli  altri;  ap- 
paiono più  corti  di  quelli  allo  stato  normale  e  con 
nodi  ravvicinati  e  placche  gialle  o  giallo-brune,  con 
foglie  generalmente  scolorale  e  con  macchie  irrego- 
lari giallicce,  le  quali  diventano  poi  giallo  brune, 
rosse  0  rosso-brune.  Esse  sono  disposte  attorno  alle 
nervature,  le  quali  restano  sempre  inalterate,  e  si 
estendono  anche  sul  margine  della  lamina.  Le  macchie 
sono  delimitate  da  zone  più  chiare  e  si  riuniscono 
alcune  volte  in  modo  da  occupare  quasi  tulla  la 
lamina,  la  quale  appare  cosi  variamenle  colorata,  ed 
essica  ri|uegandosi  sui  bordi.  Le  foglie  colpite  ca- 
dono quasi  sempre  od  in  primavera  o  nell'estate  e 
le  prime  foglioline  che  si  possono  ancora  formare 
sui  rami  vengono  colpite  alla  loro  volta,  mentre  i 
frutti,  non  potendo  ricevere  nutrimento,  seccano 
sulla  pianta. 

Nell'autunno  i  rami  secchi  si  presentano  di  color 
castagno-rossiccio  all'esterno,  nella  parie  interna 
presentano  delle  zone  brune  e  nere  come  il  legno 
dei  fusti. 

La  radice  delle  piante  ammalate  presenta  una 
corteccia  che  si  slacca  facilmente,  le  barbicelle  sono 
pochissimo  numerose  ed  il  legno  si  mantiene  spu- 
gnoso e  nero. 


(4)  The  it  Spot  »  Disease  of  Orchids  (Ann.  of  Uotany, 
voi.  IX,  1895,  n.  35). 

(5)  liecìierclies  sur  la  britnissure  des  vérjétaux  (An- 
nales  Ècole  Agric.  Montpellier,  XI). 

(6)  Vedi  ViALA  et  Sauvageau,  Les  maladies  de  la  vigne. 
Montpellier. 


30 


Pnlologin  vegetale 


Facendo  delle  sezioni  nelle  t'o£;lie  coiiiilc,  si  nolano 
nelle  cellule  del  tessuto  a  ])alizzala  e  del  lessnio  lacu- 
noso dei  plasmodi  simili  a  (|nelli  della  l'iamiiodio- 
phora  vilis,  però  l'infezione  è  mollo  meno  uniforme 
e  le  cellule  non  sempre  si  presentano  riempile  dal 
plasmodio  ma  invase  invece  da  una  massa  spugnosa. 

La  malattia  di  California  determina  disastri  quasi 
simili  a  quelli  della  fillossera  ed  in  una  o  due  annate 
uccide  le  viti. 

Perquesla  malattia  non  si  conoscono  adalli  rimedi. 

l'Iasiiiodiophora  Elaeagni.  —  Forma  nelle  radici  àd- 
V E/iienqìììis  angusti foìiiis  dei  rigonfiamenti  rotondi 
(li'l  diaiiielrodi  circa  1-1  Va  ''"i-»  t-''!  '  plasmodi  pro- 
ducono sjiore  loiideggiaiili,  del  diametro  di  circa  3  ,u. 
e  raggruppale  in  masse  circolari.  È  un  malanno  die 
si  6  riscontrato  nei  dintorni  di  Breslau. 


Molli  altri  Mixomiceti  vivono  parassiti  di  Alghe  e 
di  parti  di  vegetali:  cosi  il  Roze  (1)  dcsiiivr  riiii|ne 
specie  del  genere  Amyiolrogiis,  le  (piali  si  s\ilii|i- 
pano  all'esterno  o  nella  parie  interna  dei  grani  di 
amido;  e  lo  Schilberskv  (2)  richiama  ralleiizione 
sopra  una  nuova  specie,  il  l'h^sanim  niucoroides, 
che  sarebbe  parassita  del  fusto  e  delle  foglie  del 
Sedum  carneum. 

Lo  Speschnew  (3)  descrive  un  Pseiidocommis  Thcac 
trovato  presso  Batum  e  Tocliakwa  sulle  foglie  della 
Thea  sinensis,  in  forma  di  niacdiie  iiidelerniiiiate, 
molto  dense,  più  o  meno  coiillueiili,  grigio-fosche. 
Nelle  cellule  osservò  masse  plasmodiali  diesi  riducono 
poi  in  glomeruli  con  corpuscoli  solitari,  quasi  ro- 
tondi, poligonato-compressi,  granulati, senza  nucleo, 
verde-lucenti  (8-8,8  ^  di  diam.). 


PARTE  III. 

B ACTERII 


Gli  A't'/ik-ow/rc// (esseri  loiiiiali  |ier  dix  isidiii  i  dclli 
anche  liaclerii  u  ìiiicniliii ,  soiio  vegetali  di  una  straor- 
dinaria sein|dicil;i,  ed  in  generale  tanto  piccoli,  die, 
\H'v  iioterli  bene  studiare,  conviene  colorarli  col 
iiielil-verde,  col  violetto  di  genziana,  ecc.,  e  sotto- 
porre le  preparazioni  a  forlissimi  iiigraiidiiueiiti. 
Risultano  formali  di  una  sola  cellula  die  ia|i|irc- 
senla  il  sislema  vegetativo  e  di  riprodiizioiie.  \iv(iiio 
ora  isolali,  ora  riuniti  in  colonie  numerosissime. 
Ogni  individuo  può  dividersi  secondo  una,  due  o  tre 
direzioni,  in  allrellanle  porzioni  che,  durante  il 
periodo  vegetativo,  si  mantengono  o  immobili,  o 
sono  dotale  di  speciali  movimenti  di  rotazione  in- 
torno al  proprio  asse,  di  scallo,  o  di  oscillazione, 
determinali  da  contrazioni  del  proloplasma  interno 
od  anche  da  ciglia  vibratili. 

Le  cellule  dei  liadeiii  sono  fi)rinale  da  un  piccolo 
ammasso  di  piiit(i|ilasiii, idgcned  o  (inamente gra- 
nuloso, cosliliiitd  di  s|i(MÌali  idiiihiiia/.ioiii  di  sostanze 
alliiiniiiioidi,  e  pigmenti  verdi,  rossi,  gialli  e  az- 
zurri, ere,  !■  (irciiiidalo  da  una  membrana  general- 
nieiile  ben  distinta  in  uno  strato  interno  consisterne 

(t)  E.  RozE,  L'Amylotrogus,  un  nouveau  genre  de  My- 
xomycétes  (Jourti.  de  Bolan.,  1896;  vedi  aiiclie  BuUetiii 
Soc.  niycol.,  t.  XIII  e  Comples  Rendus  de  l'Académie 
des  Sciences,  1897). 


ed  in  alcuni  strati  esterni  più  o  meno  gelatinosi,  che 
possono  anche  rigonfiarsi,  e  trasformarsi  quindi  in 
una  nincillaggiiie  più  o  iiieiio  densa  ed  abbondante. 

La  fonila' lìdie  cellule  è  in  generale  tuiideggianle 
od  allungata  (tig.  HI).  Le  eelliile  lunglie  possono  poi 
presentarsi  diritte  o  rijiiegale  a  spira  per  cui  i  bac- 
terii  si  sogliono  dividere  in  tre  i;ru|ipi  :  cuccili  o 
baelerii  londeggiaiili  od  ellissoidali!  t^anlli  o  baclerii 
cilindrici  e  spillili  o  bai-terii  cilindiid,  ina  conlorli 
a  spira.  Se  poi  il  iiiiinero  dei  giri  delle  spire  è 
mollo  grande,  allora  si  liaiino  le  spiniclielc. 

Quando  i  cocchi  si  presentano  isolali  prendono  il 
nome  di  micivcocclii  ;  in  generale  però,  dopo  la 
moltiplicazione  per  divisione,  le  nuove  generazioni 
restano  attaccate  per  un  certo  tempo  alla  cellula 
madre,  formando  cosi  degli  aggruppamenti  di  bac- 
lerii, contraddislinli  coi  nomi  di  diplococchi  se  due 
cocchi,  dopo  la  divisione,  rimangono  ancora  ade- 
renti ;  sarcine  se  i  cocchi  sono  uniti  in  gruppi  di 
quattro  e  disposti  in  i|iiadrato;  streptococchi  se  i 
cocchi  rorniaiio  delle  catene  a  corona,  e  stafilococchi 
se  sono  disposti  in  allunassi  irregolari. 

(2)  Neue  Beitràge  ztir  Morpìtologie  und  Systematiìi 
dei-  Myxomyceten  {Boi.  Centralbl.,  voi.  LXVt,  1896). 

(3)  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Pilz/hra  des  Kau- 
ìiasus  (P/lanz  Kranìieit.,  1901,  XI  band). 


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Fig.  27.  —  SchÌ7.omiccli. 

I,  MUrorocrus  prodigiosus.  -  2,  Zooglca  del  meiìcsimo.  -  3,  i,  Bacterìam  aceli,  velluto  con  un  ddiole  e  con  un  Torto  ingran- 
dimento. -  5,  fi.  Spirillum  ChoUrne  asiaticae  a  debole  ed  a  forte  in(;r,indimcnto.  -  7,  8,  BacUrium  (Bnciìltis)  antliracis  a  debole 
ed  a  forte  ingrandimento.  -  U,  Spirorhaele  Obermckri.  -  10.  Sarcina  venlriculi.  —  Nei  nura.  7  e  !1  liono  rìprodulti  anclie  i  cor- 
puscoli del  sanjjue,  per  dare  nti'iilca  della  j;randc/,za  degli  sctiÌ7.oniiceti  viventi  ni-l  sangue.  —  liigrniidimL-nti  :  300  voile  i  nuin.  1,  S, 
3,  5,  7,  9;  22110  volte  i  num.  l,  0,  8;  1800  volle  il  num.  10  (dal  KKKNEn). 


Quando  i  cocchi  sono  circondati  da  uno  strato 
limilo  i.spessito  di  sostanza  costituiscono  i  ìeiiconosloc. 

Le  forme  aliunj^ale-  possono  dividersi  in  porzioni 
.iiiche  seguendo  sempre  ima  determinata  direzione, 
in  modo  da  formare  dei  filamenti  molto  allungati 
detti  leptot/iri.r.  Se  poi  la  formazione  di  nuove 
cellule  avviene  anche  lungo  i  filamenti,  i  bacterii 
appaiono  con  ramificazioni,  dovute  alla  rottura  dei 
filamenti  stessi,  e  specialmente  al  fatto  che  la  por- 
zione inferiore  continua  ad  allungarsi,  scorrendo 
lungo  la  parte  superiore. 

In  molti  casi  i  bacterii,  sia  di  forma  tondeggiante 
elle  allungata,  dopo  essersi  mantenuti  per  un  certo 
tempo  liberi  e  mobili,  possono,  in  seguito  alla  gela- 
tinizzazione delle  pareti,  presentarsi  immersi  in  una 
sostanza  gelatinosa,  in  modo  da  formare  una  colonia 
detta  iooglea. 

Le  forme  delle  iooglee,  quantunque  i  loro  contorni 
non  si  possano  fissare  in  modo  assoluto,  variano  a 
seconda  delle  diverse  specie  e  possono  essere  ovali, 
globose,  a  forma  di  otto,  a  reticolo,  ramificale,  a 
grappolo,  ecc. 

I  cocchi,  ma  specialmente  i  bacilli  e  gli  spirilli, 
presentano  spesso  alle  loro  estremità  una  o  due 
ciglia,  che  hanno  la  forza  ili  muovei'e  e  spostare  i 
bacterii  stessi. 

.\lruni  bacterii  filamentosi,  in  uno  stadio  di  evo- 
luzione presentano,  specialmente  all'estremità,  fre- 


quenti segmentazioni  che  formano  delle  porzioni  a 
forma  di  cocchi;  in  altri  casi,  una  stessa  specie  può 
presentare  dapprima  dei  cocchi  e  poi  dei  bacilli, 
più  0  meno  allungati.  Altre  volte  ancora  un  bacterio 
può  presentarsi  sotto  forma  di  cocchi,  poi  assumere, 
dopo  una  certa  evoluzione,  quella  di  bacillo  e  ritor- 
nare alla  primitiva  di  cocco. 

Per  mezzo  delle  colture  artificiali  fatte  nelle  di- 
verse gelatine,  sulle  sostanze  zuccherine,  sui  decotti 
di  fruiti,  sulle  patate,  sulle  carote,  ecc.,  si  è  potuto 
conoscere  di  alcuni  di  essi  il  ciclo  completo  di  svi- 
luppo: alcuni  mostrano  ordinariamente,  negli  stadi 
del  loro  sviluppo,  una  grande  regolarità  di  forma, 
mentre  altri  presentano  un  polimorfismo  molto  com- 
plesso. 

Aggiungendo  nelle  rolliire  dei  bacterii  il  0,5  al 
2  O/o  di  cloruro  di  litio  si  hanno  fenomeni  di  etero- 
morfismo. 

Gli  Sc/iuomiceti  vengono  da  alcuni  divisi  in  //■/- 
cogeni  se  presentano  tre  stadi  di  evoluzione,  fila- 
menti, bacilli  isolati  e  cocchi;  tec«%<'«j  se  assumono 
forma  di  bacilli  isolati,  filamenti  e  cocchi;  e  cocco- 
ijeni  se  mantengono  sempre  la  forma  di  cocchi. 

Condizione  assoltilaiiiente  necessaria  nello  studio 
dello  svilup|)0  di  mi  bacterio  si  è  l'isolamento  sicuro 
della  specie  durante  lutto  il  periodo  della  coltura  : 
quindi  non  è  mai  abbastanza  raccomandata  la  steriliz- 
zazione dei  mezzi  di  coltura  e  dei  diversi  apparecchi 


32 


Patologia  vegetale 


mediarne  l'elevala  temperatura  che  dovrà,  per  i 
corpi  solidi,  variare  da  ISO»  a  150"  e  per  i  liquidi 
sarà  di  1 00»  C. 

I  baclerii  si  moltiplicano  per  scissione,  cioè  dalle 
cellule  si  slaccano  delle  porzioni,  le  quali  danno 
origine  ad  una  nuova  generazione  di  cellule  vege- 
tative; ma,  giunti  ad  un  certo  stadio  di  evoluzione, 
si  riproducono  per  mezzo  di  vere  spore.  Queste  si 
formano  specialmente  quando  diminuisce  l'umidità 
nell'ambiente  e  scarseggia  o  manca  il  materiale  di 
nutrizione.  La  formazione  di  spore  può  avvenire  in 
due  modi:  il  protoplasma  condensandosi  neirinlcrno 
di  un  bacterio,  dà  orii;iiic  a  <\»>ì\'  «  coi'puscoli,  glo- 
bosi, ellissoidali  0  fusilonni,  chi' si  svihippano  gone- 


ralmente  molto 


pii 


lelhi 


sono  formali  (spore  fiulni/nicw  .illi'i-  Mihc  |i,ircc(hic 
cellule  riunite  in  filaiiiciili  iiis|h'ssÌ>c(iiii)  si'iiiiihrc- 
monlc  lo  hicd  pareli,  si  disailicdhuio  e  divcii.^oiKi 
altrcllaiili' ^|i(irc  i.v/io/v  csoi/nn'  i\  in-lnispurr \.  Solo 
in  casi  cci'ezioiialissiiiii  mi  liaclcrio  dà  origine  a  più 
di  una  spoi'a. 

Le  spore  risultano  formale  da  una  parte  interna 
coslituita  di  corpi  grassi,  e  di  un  tegumento  esterno 
straordinariamciile  ispessito  e  consistente:  esse  sono 
dolale  di  una  rifrangcnza  mollo  marcata  e  resistono 
a  leniperalnre  elovalissime  (  i  10"  a  120»  C.)  e  mollo 
basse  ( — HO  ('..),  menlre  i  baclerii  non  vivono  oltre 
i  60°  C.  all'umido  e  "0"  C.  in  ambiente  secco.  Ger- 
minano dopo  un  periodo  di  tempo  che  può  variare 
da  alcune  ore  ad  alcuni  mesi  e  servono  quindi  alla 
conservazione  ed  alla  disseminazione  della  specie. 

[  baclerii  esaminali  in  gruppi  di  solito  non  hanno 
colore  ;  quando  sono  contenuti  in  grande  quantità  in 
una  sostanza,  danno  alla  sostanza  stessa  una  tinta 
hiaiicasliii  od  op.ilesccMle,  oppure  possono  Secernere 
delle  soslimze  l'idoianli  gialle,  aranciate,  rosse,  por- 

I  baclerii  sono  mollo  dilfusi  perchè  vivono  anche 
con  una  quanlilà  mollo  limitata  di  sostanza  nutri- 
tizia. Essi  richiedono  essenzialmente  alimenti  con 
reazione  alcalina  o  neutra  ;  pochi  baclerii  prospe- 
rano in  sostanze  acide. 

Due  Autori  soli  sono  assolutamente  indispensabili 
alla  loro  vila  :  l'induenza  della  temperatura  e  del- 
l'ossigeno (1). 

Lo  sviluppo  dei  haeleiii  è  sempre  in  rapporto 
diretto  colla  temperaluia  deiraiiildeiile,  e  si  di- 
slingue perciò  per  tulle  le  loiine  un  minimo,  un 
massimo  ed  un  optimum. 


m'Ha  parie  su|htiu,c  del  Miulo.  Cusi  il  bacluriu  della  febliiv 
tifoidea  si  trova  in  vita  fino  a  96  giorni  dopo  l'inuma- 
zione, quello  del  colèra  non  sorpassa  i  28  giorni,  quello 


sviluppo  |iossiiiio  vegelare  aiiidie  a  leiiipi'ralure  iiiidlo 
elevale.  Il  liacillus  aiillirucis,  causa  del  varhinirìdo 
degli  animali,  coltivato  nella  gelatina  o  sulle  palate 
presenta  un  minimo  a  ih"  C,  un  massimo  a  43"  C. 
ed  un  optimum  fra  20°  e  25"  C.  Quando  invece  si 
coltiva  nel  sangue  di  un  roditore  si  sviluppa  a  40"  C. 
colla  stessa  energia  come  a  25°  C. 

La  temperatura  più  favorevole  alla  formazione 
delle  spore  coincide  in  generale  coll'optimum  della 
vegetazione:  mentre  invece  le  spore  germinano  ad 
una  temperatura  molto  più  elevata. 

Un  abbassamento  di  temperatura  che  arrivi  al 
disotto  del  limile  del  minimum,  è  sopportalo  da  un 
i;raii  niiiiieio  di  baclerii,  senza  che  si  producano 
iioicMili  modificazioni  nel  loro  sviluppo.  Il  maximum 
di  leiii|ieialiii'a  al  quale  possono  resislere  le  cellule 
vegetative  dei  baclerii  oscilla,  come  per  le  allre 
cellule  vegetali,  dai  50"  ai  60°  C.  Le  spore  però 
possono  resistere  a  temperature  anche  mollo  elevale, 
come  100°,  105°,  110°  ed  anche  130°  C. 

L'acqua  è  in  generale  indispensabile  allo  sviluppo 
dei  baclerii;  molle  specie,  però,  possono  anche  re- 
sistere per  mesi  interi  in  un  ambiente  completa- 
mente privo  di  vapor  acqueo:  le  spore  in  particolar 
modo,  presentano  una  straordinaria  resistenza  al- 
l'ambiente secco. 

La  presenza  dell'ossigeno  è  pure  più  o  meno 
necessaria  allo  sviluppo  dei  baclerii.  Alcuni  di  essi, 
come  il  Bacilliis  siihli/is  o  Inni/In  del  fieuo,  ecc., 
hanno  bisogno  assolnlo  di  ,iri,i  e  (piindi  d'ossigeno 
"iippaisi    {liiii-lcni  iicnilni\,   in   iillri    invece 


pei 


(hacirrii  aiicniliii)  la  preseii/a  dell'ali,!  juio  non  s(do 
diminuirne  lo  sviluppo,  ma  anelie  piddiirne  hi  morie. 

La  luce  in  generale  rilarda  l.i  ve;iel;izioni'  dei 
baclerii  e  può  anche,  se  tropjio  iiileii^:i,  ,ii  lesi.n  ne 
completamente  raccrescimenlo.  La  liiei' (lilliis.i  però 
agisce  meno  energicamente  dei  raggi  solari  direlli. 

Il  lìi'CKNEi\(2),  che  ha  studiato,  in  collaborazione 
col  MiNK,  l'azione  della  luce  sopra  i  baclerii  sospesi 
nell'acipni,  e  che  sono  causa  di  alcune  importanti 
malallie  d'iiifeziiMie,  colèra,  febbre  tifoide,  o  delle 
pulielazioni,  slalnli  nella  luce  un  energico  disinfel- 
tanle,  poiché  non  permeile  la  vila  a  questi  microor- 
ganismi. 

fili  sludi  del  BucKiN'ER  portano  alla  conclusione 
che,  fra  i  l'allori  che  contribuiscono  al  risanamento 
delle  riviere  e  dei  laghi,  tenga  il  primo  posto 
l'azione  deleteria  del  sole  sui  baclerii. 


della   tubercolosi  i  95  giorni,  quello  del  telano  conserva 
la  vilalità  fino  a  234  giorni  e  muore  oltre  i  364  giorni. 

('2)  Veber  den  Einjìuss  des  Lichlcs  auf  lìactericn  (Cen- 
Iralblalt  fiXr  Bacleriologie  und  Parasitcìikiiiide,  1892, 
lid.  XI,  n.  25). 


Lo  sviluppo  dei  bacterii  può  essere  ritardato  od 
accelerato  dai  diversi  colori  (1);  sembra  cbe  i  raygi 
rossi  si  mostrino  favorevoli,  contrari  invece,  fatte 
alcune  eccezioni,  i  raggi  violetti.  Pare  che  la  luce 
sviluppata  per  mezzo  di  elettricità  sia,  come  la  luce 
solare,  dannosa  ai  bacterii. 

Le  correnti  elettriche  molto  energiche  esercitano 
ancora  un'azione  contraria  alla  vita  dei  bacterii. 

Sono  state  fatte  anche  alcune  ricerche  intorno  all'in- 
(Inenza  esercitata  dai  raggi  Rontgen  sui  bacterii  (2), 
ma  finora  non  si  ebbero  ancora  risultati  pratici.  La 
presenza  invece,  nei  liquidi,  di  sostanze  chimiche 
diverse,  produce  in  alcuni  bacterii  dei  cambiamenti 
di  forma. 

(ili  Scili iomìceti  possono  vivere  a  spese  di  orga- 
nismi morti  od  ancora  viventi,  oppure  anche  assi- 
milare direttamente  dall'ambiente  i  materiali  neces- 
sari alla  loro  nutrizione.  Provocano  in  generale 
diverse  alterazioni  nelle  sostanze  e  negli  organismi 
sui  (|uali  si  sviluppano,  perchè  o  prendono  diret- 
tamoiile  (iail'  ambiente  i  materiali  occorrenti  alla 
Inrci  nutrizione  e  riproduzione,  determinando  quindi 
sdoppiamenti  e  decomposizioni  dei  composti  chimici 
circostanti,  oppure  secernono  sostanze  speciali,  che 
producono  decomposizioni  nell'  ambiente,  le  quali 
sono  il  principale  fondamento  per  la  nutrizione  e 
moltiplicazione  dei  bacterii.  Le  decomposizioni  si 
manifestano  o  per  mezzo  di  fermenti  speciali  {bac- 
terii iimogeni),  o  colla  putrefazione  delle  sostanze 
organiche,  colla  nitrificazione  del  terreno,  colla  pro- 
duzione dell'ammoniaca,  o  con  colorazioni  speciali 
(Imr/crii  croniogeni  e  bacterii  /hs/'nrr.sfrnli  ),  oppure 
mediante  malattie!' //«(■/(■/•// y«//»//c///)(li'i;li  esseri  col- 
|iili.  dosi  alcuni  di  essi  vivono  parassiticamente  nei 
visceri  e  nel  sangue  degli  animali,  determinandovi 
il  nirlionchio,  la  difterite,  il  vainolo,  il  colèra,  la 
liilin-nildui,  il  ///'()  e  numerose  altre  malattie  infettive. 
Allri  piissoMo  anche  determinare  s|ieciali  malattie 
nelle  piante. 

Nell'economia  della  natura,  i  bacterii  hanno  una 
grande  importanza  perchè  contribuiscono  alla  de- 
composizione dei  resti  degli  animali  e  delle  piante. 

fili  studi  di  Pasteur,  Schlòsing,  Mìì.ntz,  Koch, 
AiiAMATEZ,  Reumer,  ecc,  hanno  dimostrato  come  nel 
terreno,  a  seconda  della  natura,  della  compattezza  e 
della  profondità  maggiore  o  minore,  vivano  numerose 
specie  di  bacterii.  Si  fecero  delle  ricerche  per  cono- 
scere l'azione  esercitata  dai  bacterii  sopra  i  diversi 


1 1 1  KoTjLAR,  Zur  Frage  iìber  den  Einflitss  des  Licìites 
aiif  Bakterien.  Wratsch  1893.  —  Ch.  Geisler,  Zur  Frage 
iiber  die  Wirkung  des  Lichles  aiif  Bakterien  {Central- 
blatt  of  Bakt.  u.  Parass.,  XI). 

(2)  SoBMANi,  /  raggi  Róntgeiì.  esercitano  qualclie  in- 
fluenza sui  bacterii?  (Giornale  della  Società  italiana 
d'igiene,   1896). 


costituenti  del  terreno  e  sopra  l'influenza  che  i  me- 
desimi possono  avere  nei  diversi  stadi  di  sviluppo 
delle  piante.  Secondo  alcuni,  determinate  specie  di 
bacterii  sarebbero  indispensabili  alla  germinazione 
delle  piante,  ma  le  esperienze,  specialmente  del 
DixoN  e  di  altri  osservatori,  avrebbero  dimostrato 
come  anche  in  terreni  privi  assolutamente  di  bac- 
terii, i  vegetali  possano,  sebbene  con  qualche  ritardo, 
germogliare  benissimo. 

Molti  bacterii  esercitano  un'influenza  perniciosa 
disorganizzando  specialmente  l'azoto  dello  stallatico, 
procurando  cosi  gravissime  perdile.  Ora,  sembre- 
rebbe efiicacissima  contro  lo  sviluppo  di  tali  bacterii 
l'acidificazione  dello  stallatico  mediante  acido  solfo- 
rico od  acido  fosforico  libero  ;  il  dott.  Lincke  pro- 
pose, per  fare  in  modo  che  questi  acidi  abbiano  a 
sciogliersi  facilmente  nell'urina  e  compenetrare 
negli  escrementi  degli  animali,  di  adoperarli  sotto 
forma  di  polvere.  In  tal  modo  si  potrebbero  uccidere 
nel  letame  anche  tutti  i  bacterii  che  provocano  le 
malattie  contagiose  del  bestiame. 

In  date  circostanze  i  bacterii  possono  penetrare 
anche  nei  vegetali  e  causarvi,  colla  loro  vita  paras- 
sitaria, svariate  affezioni  dannose  e  sulle  foglie  e  sui 
rami  e  sul  fusto  e  sulle  radici  :  può  darsi  anche  che 
molte  malattie  delle  piante,  di  cui  non  si  conoscono 
ancora  bene  le  cause,  siano  prodotte  dall'azione 
deleteria  dei  bacterii. 

Il  Laurent  (3)  dimostrò  che  nei  vasi  delle  piante 
vi  è  assoluta  mancanza  di  bacterii. 

I  bacterii  sono  esseri  che,  nella  loro  piccolezza 
microscopica,  a  milioni  e  miliardi  possono  distrug- 
gere anche  gli  organismi  più  forti. 

Si  verifica  la  lotta  del  pigmeo  contro  il  gigante, 
nella  quale,  per  la  rapidità  di  moltiplicazione,  la 
vittoria  arride  sempre  al  pigmeo. 

Alcuni  Schizomiceti  vivono  in  simbiosi  sulle  radici 
delle  leguminose,  producendovi  ingrossamenti  o  tu- 
bercoli utili  all'assorbimento  dell'azoto. 

Da  alcune  alterazioni  osservate  nei  resti  legnosi 
del  periodo  carbonifero,  pare  che,  anche  in  quel- 
l'epoca remotissima,  i  bacterii  esercitassero  la  slessa 
azione  come  ai  giorni  nostri.  In  questi  ultimi  anni  si 
pubblicarono  varii  studi  intorno  ai  bacterii  fossili (4). 

Una  classificazione  sui  bacterii  offre  numerose 
diflìcollà  per  le  imperfette  conoscenze  che  si  hanno 
intorno  al  loro  modo  di  vita,  al  loro  accrescersi  ed 
al  loro  moltiplicarsi. 


(3)  Expériences  sur  l'abscnce  des  bactéries  dans  les 
vaisseaux  des  plantes  [Compi.  Rend.  Acad.  des  Sciences 
de  Belgique,  1890). 

(4)  Vedi  Renault,  Recherches  sur  les  Baclériacées 
fossiles  (Ann.  Se.  nal.,  Paris  -1896).  —  Io.,  Sur  quelques 
nouvelles  Baclériacées  de  la Houille  (Compi. Rend. ,i900; 
Id.,  129,  fase.  1896). 


Palolor/ia  vegetale. 


.Nuova  Encicl.  Agraria,  I. 


l'(itol(i(jia  vegetale 


Furano  proposte  classificazioni  dal  Cou.n,  dal  Ya\  Tieghe.m  e  dal  ììaijenhorst;  il  xMigula  (1)  rilicue  di 
poter  dividere  i  bacterii  in  cinque  gruppi,  cioè  : 

lo  Bacterii  formati  da  cellule  quasi  tondeggianti,  allo  st:ito  libero,  clie  s'accrescono 

egualmente  in  tutte  le  direzioni  e  che  si  scindono  per  mezzo  di  1  o  '2  divisioni     1)   Coccacei, 

ai  quali  appartengono  il  genere  Micrococcus,  ecc.  ; 
2o  Bacterii   formati  da  cellule  più  o  meno  lunghe,  cilindriche,  che  si  dividono  secondo 

una  sola  dinvinrir  e  elio  prima  di  segmentarsi  si  allungano  di  circa  il  doppio, 

e  vengono  siidilivisi   in  : 

a)  Bacterii   a    cellule   iliiille    formanti    dei   piccoli  bastoncini   sprovvisti   di   guaina, 

inmiobili  o  che  si  muovono  per  mezzo  di  ciglia  vibratili 2)  Bacteriacei, 

ai  quali  appartengono  i  generi  Bacterium,  Bacillus,  Pseudomonas,  ecc.; 

b)  Bacterii   formati  da  cellule  ricurve,  sprovvisti  di  guaina 3)  Spirillacei, 

ai  quali  appartengono  i  generi  Spirosoma,  Spirillum,  ecc.  ; 
e)  Bacterii  formati  da  cellule  circomlato  di  guaina '   .     .     4)  Clamydobacleriacei, 

coi  generi  Streplolrix.   Creììolrix.   ecc.; 
d)  Bacterii  a  cellule  riunite  in  filamenti,  mobili  in  senso  ondulatorio  e  senza  guaina     5)  Beggiatoacei. 

col  genere  Beggiatoa. 


1)   COCCACEI 

Micrococcus  Irilici  Prillieux  (2)  iU arrossamento 
dei  semi  di  grano).  —  I  semi  di  grano  appaiono 
alcune  volte  imperfettamente  sviluppati,  increspati 
e  di  un  color  roseo.  Sezionando  trasversalmente  un 
seme  cosi  colpito  si  notano,  nell'albume,  alcune  la- 
cune (fig.  28-29),  le  quali  sono  sempre  circondate  da 


Fig.  28,  —  Sezione  di  un  seme  di  grano  colpito 
dal  Miciococcus   (dal  Prillieux). 

una  zona  più  o  meno  inspessita  di  un  tessuto  tras- 
parente e  sprovvisto  di  grani  d'amido.  iNelle  forti 
invasioni,  le  lacune,  confluendo  assieme,  formano, 
nella  parte  interna  del  seme,  una  grande  cavità, 
molto  irregolare.  Le  pareti  di  tale  cavità  (fig.  30) 
appaiono  ricoperte  da  un  sottile  rivesliniento  gri- 
giastro, che  forma,  qua  e  là,  delle  niiissr  ()|i,iclic, 
sporgenti,  mammellonate,  le  quali,  esaminali'  cdu 
forti'iiijiianiliiiienli,  risiillam,  cosliluile  di  colonie  di 
bacterii  i  Mirrnminis  Inlim  (lig.  31),  tondeggianti 
od  ovali,  a  scMiuMla  del  Imo  grado  di  sviluppo,  in 
alcuni  casi  anclie  accoppiati. 

Secondo  gli  studi  del  Phillieux,  i  Micrococcus  se- 
cernono la  sostanza  porporina  assorbita  e  trattenuta 

(1)  System  der  Baliterien.  Jena  1900.  —  Vedi  anche 
Nauson,  Les  bactéries  camme  la  cause  des  m,aladies  des 
planles,  St-Petersbourg  1899;  Freère,  Les  microhes  des 
fleurs,  Paris  1899,  e  Rodigas,  Microbes  ehez  les  fleurs  ; 


dal  glutine,  dai  granuli  d'aleurona  e  dallo  strato 
superficiale  dell'albume,    ed  esercitano   un'azione 


Fig.  29, 


0(ì^^ 


Parte  della  sezione  trasversale  di  un  grano 

meno    profondamente   corroso  e  più   ingrandito  di 

quello  della   lig.  28. 

Neil' interno  dell.i  lai-una  arrotonilila,  che  è  formata  all'estremità  del 

solco,  si  vedono  di-i  iiULtoli  di  bacterii  (6).  ~a.  Strato  a  granuli  proteici 

vivamente  colorali  in  i.i.sso  piirpora  (dal  Prillieux), 

corrosiva  sui  grani  d'amido,  sul  glutine  e  sulle  mem- 
brane cellulari.   I  grani  d'amido,  sotto  l'influenza 

C.  I.  I.  Van  Hall,  Bijdragen  tot  de  Kemiis  der  Balcte- 
rieele  Plantenziekten.  Amsterdam  1902. 

(2)  Sur  la  coloralion  el  mode  d'altération  des  graines 
des  Blés  roses  {Ann.  .Se.  nat..  6»  serie,  t.  Vili,  1879). 


dei  baclerii,  diminuiscono  di  volume  finché  restano 
completamente  assorbiti.  Anche  la  sostanza  gluti- 
nosa è  in  gran  parte  disorganizzata  dai  hactcrii,  e  la 
membrana  cellulare  si  gonfia  dapprini.i,  pni  resta 
quasi  completamente  distrutta. 


Fig.  30.  —  Cono-ione  pio-ie-sni  (1.11  iimdo  e  ,elati- 
niziazione  delle  pareti  ccliului  iii  Mcimn/i  della 
cavita  o\e  sonoM  de£,li  ainina-s»i  ili  Mia  ococcu^  (dal 
Prillielx) 


Tritici  (dal  Prilliecx). 

Per  ora  un  tale  malanno  è  limitato  ad  alcune  re- 
gioni francesi  ove  anche,  secondo  il  Prillieik,  non 
Ila  arrecato  gravi  danni. 

Qualora  si  presentasse,  converrà  separare  subilo 
i  .semi  infetti  e  distruggerli. 

llicrococrus  amylovorus  Biurill.  —  l'niduce  sugli 
alljeri  da  fruita  ed  in  particolar  modo  sul  jii'i-o  e  sui 
mclu,  un'alterazione  che  può  portare  la  distruzione 
della  corteccia,  e  la  secrezione  di  un  succo  acido  e 
vischioso. 

L'infezione  dapprima  è  limitala  all'estremità  dei 
rami,  ma  quindi  si  estende  a  tulio  il  ramo  ed  anche 
al  fusto,  finché  l'albero  deve  morire.  Prima  dello 
sviluppo  dei  nuovi  germogli,  la  corteccia  dell'anno 
antecedente  appare  morta  e  disseccala  in  zone  più 
0  meno  estese;  nello  stesso  tempo  il  legno  diventa 
bruno  ed  i  succhi,  che  circolano  nei  vasi,  si  adden- 
sano in  varii  |)unti,  finché  imputridiscono. 

Il  BunniLL  (  1  )  ha  riscontrato,  nelle  parti  colpite,  un 
Mirj-iìrocriis  lungo  1  o  1,2  y.,  largo  0,5-0,8  a,  isolato 
o  riunito  in  coppie  o  glomeruli,  che  assorbirebbe  spe- 
cialmente le  sostanze  amidacee  contenute  nelle  cel- 

(1)  Baclerie.  a  cause  of  disease  in  planls  (The  ame- 
rican  naturalisl.  July  1881). 

(2)  Aìititial  report  of  the  department  of  agriculture 
for  the  i/ear  1886.  Report  ofthemycol.  Washington  1887. 


lule  e  nei  vasi,  inducendo  anche  la  produzione  della 
gomma.  Dai  Micrococctis  non  si  sono  finora  ottenute 
che  ìoofflee. 

Sembra  che  tali  Micrococcns  penetrino  per  lo  più 
attraverso  la  tenera  superfice  dei  nuovi  germogli, 
e  si  sviluppino  solo  dopo  qualche  tempo. 

Dalle  luimerose  prove  di  inoculazioni  artificiali 
del  Micrococcns  (imi/ìovorits,  attraverso  piccole  inci- 
sioni praticate  sulla  corteccia  di  piante  sane,  risulta 
come  si  possa,  per  mezzo  di  tali  baclerii,  riprodurre 
il  malanno.  Le  ricerche  condotte  su  tale  argumenlo 
daU'ARTHURfS),  provano  come  il  pesco  ed  il  jiiappo 
possano,  nelle  regioni  americane,  essere  colpiti  dal 
barlerio.  Il  M.  amì/loi'onis  è  però  limitato  ad  alcime 
regioni  deir.\merica  settentrionale.  La  malattia  è 
conosciuta  sotto  il  nome  di  Pear-bliglit. 

Micrococcus  dendroporlhos  Ludwig  (3).  —  Secondo 
Ludwig,  questo  baclerio  colpisce  particolarmente  gli 
alberi  da  frutta  e  quelli  che  crescono  a  file  nei  luoghi 
umidi,  come  betulle,  pioppi,  frassini,  nonché  il  ea- 
stagno  d' india,  ecc.  Dagli  alberi  colpiti  viene  emesso, 
nella  primavera,  estate  ed  autunno,  un  liquido  mu- 
cilagginoso  e  vischioso,  il  quale,  secreto  dal  legno, 
attraversa  la  corteccia,  e  scorre  lungo  il  tronco.  La 
corteccia  si  disorganizza  gradatamente  ed  il  legno 
emana  un  forte  odore  di  acido  butirrico. 

Fra  i  diversi  baclerii  che  si  trovano  nel  liquido 
niucilagginoso,  Ludwig  ritiene  che  il  Micrococcus 
dendroporlhos  sia  essenzialmente  ipicllo  che  può 
determinare  il  male. 

Sul  liquido  mucilagginoso  si  sviluppa  anche  la 
Torula  monilioides  di  Corda,  la  quale,  formando 
delle  cellule  di  color  bruno  più  o  meno  intenso,  im- 
prime una  tale  colorazione  alla  sostanza  che  scorre 
iinigo  gli  alberi. 

I.cuconostoc  Lagerheimii  Ludwig  (4).  —  Produce, 
da  giugno  a  settembre,  una  secrezione  bianca,  gela- 
tinosa, che  cola  lungo  la  corteccia  delle  querce,  delle 
betulle,  dei  salici,  dei  pioppi  e  degli  olmi. 

Il  Leuconosloc  è  caratterizzato  da  cellule  tondeg- 
gianti, disposte  in  file  e  circondale  da  un  involucro 
mucilagginoso  molto  inspessito  :  forma  delle  colonie 
globulose  ed  allungale,  che  si  stendono  dapprima 
sotto  la  corteccia,  poi  colano  lungo  l'albero. 

.Vssociati  al  Leuconostoc  si  trovano  un  fungo  asco- 
micete  ed  il  Saccliaromj/ces  Ludwigii.  Finora  però 
ipiesto  malanno  non  ha  arrecato  gravi  danni. 
Specie  imperfettamente  conosciute. 

Sopra  una  varietà  di  Syringa  il  Sorauer  (5) 
avrebbe  trovalo  una  specie  di  necrosi  prodotta  da 
un  Micrococcus,  però  di  poca  importanza. 

(3)  Lehrbuch  der  niederen  Kryptogamen,  1888. 

(4)  Loc.  cil. 

(5)  Zeitschrift  fiir  Pjlanzenkrankhciten,  \.  1891. 


Palolofjia  veijelale 


Cosi  pure  il  Prillieux  (1  )  ricorda  come  le  mele, 
e  specialnienle  alcune  varietà,  Calville,  Reinette,  ecc. , 
preseiiliiio,  quando  si  tagliano,  dei  punti  col  tessuto, 
dapprima  molto  trasparente,  con  aspetto  quasi  vi- 
treo, quindi  giallo,  con  consistenza  soverosa.  Tale 
malanno  sarebbe  prodotto  da  un  Micrococcus. 

L'Arcangeli  avrebbe  osservato,  nelle  foglie  di  vite 
arrossate,  un  Micrococcus  speciale,  forse  causa  della 
malattia. 

2)  BACTERIACEI 
Gen.  Bacterium  Hherb. 

Bactt'riuui  solani  Bolley  (2)  (Rogna  dei  tuberi  di 
palala).  —  Vive  sui  tuberi  di  patata,  producendovi 
dei  rigonfiamenti  tondeggianti  a  forma  di  galle.  L'epi- 
dermide dei  tuberi  colpiti,  invece  di  essere  liscia  e 
sottile,  diventa  bruna,  dura  e  molto  ispessita  ;  sulla 
superfice  esterna  si  divide  in  placche  che  vanno 
mano  mano  staccandosi,  mentre  la  sostanza  ami- 
dacea interna  gradatamente  diminuisce.  Il  Bolley 
avrebbe  trovato,  costantemente,  fra  l'epidermide 
inferiore  ancora  sana  e  la  parte  esterna  indurita,  dei 
bacterii  corti  e  quasi  globulosi,  che  riferi  al  genere 
Bacterium  e  che  ritenne  causa  della  malattia. 

Infatti  tali  bacterii  furono  dal  Bolley  coltivati 
nella  i;ei:iliiia  ed  in  altri  mezzi  nulritizi,  ed  inoculati 
in  Inlieii  >aiii  liiudihisseni  hi  iiialallia. 

I  bacterii  vegetano  nei  tessuti  viventi  della  peri- 
feria e  non  si  approfondano  mai  nei  tuberi:  vivono 
a  spese  del  plasma  o  del  succo  cellulare,  e  per  la 
influenza  irritante  da  essi  esercitata,  le  cellule  si 
moltiplicano,  in  modo  straordinario,  sotto  allo  strato 
ammalato,  favorendo  cosi  lo  sviluppo  della  crosta 
che  si  trova  all'esterno. 

II  RozE  (3)  si  occupò  pure  di  un  tale  malanno 
e  specialmente  dei  bacterii  che  vivono  sui  tuberi 
della  palata,  ed  osservò  che  alcune  cellule,  vicine  ai 
tessuti  morti,  avevano  nuclei  trasparenti,  mentre 
altre  colorate,  limitanti  la  zona  malata,  presenta- 
vano nuilei  ripieni  di  corpuscoli  incolori,  della 
dimensione  ili  1/2  V-  a  ^/s  |a  ;  questi  furono  da  lui 
ritenuti  come  un  Micrococcus,  ed  indicati  come  Mi- 
crococcus nuclei.  Nella  varietà  di  patata  Rider' s  Im- 
perator  notò  pure  un  M.  imperatoris  (2  [a  per  1  (x) 

(1)  Maladies  des  planies  agricoles  et  des  arbres  frui- 
tiers  et  forestiers  causées  par  des  parasites  végétaux. 
Paris  1895. 

(2)  Potato  scali  bacterial  disease  {Agric.  science,  ISGO). 

(3)  Sur  les  Baclériacées  de  lapomme  de  terre  {Compt. 
Rend.Acad.  des  Sciences,  i"  seni.  1896,  pag.  543).  —  Sur 
deux  nouvelles  Baclériacées  de  la  ponime  de  terre  (Id., 
pag.  750).  —  Sur  la  cause  première  de  la  maladie  de  la 
gale  de  la  pom,me  de  terre  {Id.,  pag.  1012).  —  Nouvelles 
observations  sur  les  Baclériacées  de  la  pomme  de  terre 
(Id.,  2"  Sem.  1896,  pag.  613).  —  Nouvelles  observations 


che  produrrebbe  nella  parte  interna  dei  tuberi  mac- 
chie grigie,  irregolari. 

La  causa  principale  però  della  rogna  della  patata 
sarebbe  un  nuovo  Micrococcus ,  e  precisamente  il 
M.  pellucidus,  che  vivrebbe  a  spese  dell'epidermide 
e  della  polpa  della  patata,  facilitando  lo  sviluppo  delle 
Mucedinee  e  di  alcuni  Bacterii,  fra  i  quali  il  M.  fla- 
vidtts,  il  M.  albidus  (3/g  a  di  diani.). 

Il  RozE  notò  anche  la  presenza  di  un'Oospora,m& 
solo  quando  vi  erano  forme  di  Rhiz-octonia . 

Taxter,  nel  Connecticut,  notò  un'altra  sorla  di 
rogna  che  si  manifesterebbe  dapprima  in  forma  di 
chiazze  bruno-rossicce  attorno  alle  lenticelle.  Sui 
bordi  delle  giovani  chiazze  il  Taxter  avrebbe  trovato 
una  sostanza  grigia  composta  di  forme  miceliari 
diritte  0  spirali,  lunghe  0,8  a  0,9  ;j-,  che  si  divi- 
derebbero, in  seguito,  in  piccoli  bastoncini.  Siccome 
l'infezione  si  addentra  nel  tubero,  cosi  il  Taxter  la 
chiama  rogna  profonda. 

Si  consigliano  trattamenti  del  suolo  di  diversa 
specie,  come  avvicendamento  di  colture,  opportuna 
scelta  di  concimi,  uso  di  fungicidi,  ecc.,  e  special- 
mente la  disinfezione  dei  tuberi  da  semina,  cioè  la 
immersione  in  soluzioni  di  sublimato  corrosivo  0 
formalina.  L'effetto  dell'aldeide  formica  fu  esperi- 
mentato solo  in  limiti  ristretti,  mail  Jones  (4)  crede 
che  questo  trattamento  debba  riuscire  molto  utile 
per  prevenire  la  rogna. 

Bacterium  gunimis  Comes  (5).  —  Vive,  secondo  il 
Comes,  nella  raucilaggine  che  precede  la  gommifica- 
zione  delle  cellule  amilifere  nelle  piante  alTette  da 
gommosi,  e  si  presenta  sotto  forma  di  bacterii  bre- 
vissimi, ellittici,  lunghi  0,6-1,5  a,  larghi  0,-i-l,2  a, 
per  lo  più  isolati,  e  talvolta  disposti  a  coppia  ed  a 
glomeruli.  Essi  si  trovano  in  una  massa  di  sostanza 
omogenea,  giallognola,  formata  dai  granuli  d'amido 
che  hanno  subito  notevoli  modificazioni  nella  forma 
e  che  per  gelificazioni  si  sono  fusi  assieme.  Nelle 
cellule  corticali  e  legnose  esterne,  si  nota  la  mor- 
bosa degenerazione  dell'amido  in  gomma,  ed  intorno 
a  tali  focolari  gommosi,  il  tessuto  cellulare  si  molti- 
plica in  modo  straordinario,  e  quasi  tulle  le  cellule 
di  nuova  formazione  cadono  in  degenerazione  gom- 
mosa, alimentando  cosi  il  (lusso  gommoso  che  esce 
dalla  corteccia. 

sur  la  maladie  de  la  gale  de  la  pomme  de  terre  (Id., 
2°  seni.  1896,  pag.  759). 

(4)  La  rogna  delle  palate  ed  il  modo  di  prevenirla 
(Exp.  Slat.  Wasìiington,  voi.  XIII,  1901). 

(5)  Crittogamia  agraria,  Napoli  1891.  Il  Trevisan  ed 
il  De-Toni,  nella  Sylloge  fungorum  omnium  di  Saccardo 
(voi.  Schizom.,  pag.  1025),  riferiscono  questo  microrga- 
nismo al  Bacterium  putredmis  di  Davaine,  del  quale 
dicono  però  semplicemente  che  vive  sui  fichi,  sulle  viti  ed 
altre  piante  arboree  putrescenti,  senza  ricordarne  i  carat- 
teri distintivi. 


Trovandosi,  nella  mucilaggine  gommosa,  bacterii 
di  forma  particolare,  il  Comes  riferi  ad  essi  la  causa 
morbosa;  ed  infatti,  secondo  le  ricerche  dello  stesso 
autore,  le  inoculazioni  eseguite  con  tale  mucilag- 
gine bacterica,  hanno  agevolato  la  produzione  della 
gomma:  diedero  pure  risultato  favorevole  le  ino- 
culazioni fatte  coi  bacterii  della  gomma,  sviluppati 
dalle  colture  nel  brodo  di  pollo  sterilizzato. 

Il  Comes  ritiene  però  anche  essere  il  gelo  l'occa- 
sione più  prossima  per  la  gommosi. 

Questo  malanno  si  sviluppa  specialmente  sugli 
alberi  da  frutto  a  nocciolo  e  danneggia  fortemente  i 
ceppi.  Quando  l'infezione  è  molto  intensa,  sarà  bene 
asportare  dalle  piante  i  rami  più  colpiti  e  dal  fusto  la 
parte  guasta  o  alterata,  causticando  la  ferita  aperta 
mediante  la  calce  appena  spenta.  11  Comes  ritiene  che 
bisognerà  diminuire  la  quantità  di  letame  e  l'irri- 
gazione, aumentare  il  sovescio  delle  piante  erbacee, 
zappare  profondamente  il  terreno  fino  a  50  cm.  nel- 
l'inverno, e  mantenerlo  aerato  col  seppellirvi  delie 
fascine  od  in  qualunque  altro  modo. 

Secondo  lo  Uuzezinski  (1),  la  ^eclria  ditissima 
non  è  la  causa  del  cancro  del  melo,  e.ssa  non  sarebbe 
altro  che  un  semplice  saprofita  incapace  di  distrug- 
gere i  tessuti  vivi.  Le  celluledelle  venature  giallastre, 
brune  o  quasi  ncie,  che  dalla  corteccia  si  estendono 
noi  lei;iio,  ((iMlciiyono  bacterii  i  quali,  inoculati  in 
piante  sane,  riproducono  le  venature  e  quindi  i  cancri. 
Specie  molto  vicine  di  bacterii  si  troverebbero  nel 
cancro  del  pero  e  nella  gomma  del  pesco,  del  pruno 
e  AtiW albicocco. 

Anche  sul  peperone  si  notò  una  bacteriosi  nel 
fusto  simile  alla  gommosi  (2). 

Secondo  il  Comes  (3)  un  malanno  allìiie,  ch'egli 
ciiiama  pellagra  o  bolla,  colpisce  i  pomidoro,  il 
tabacco  e  tutte  le  piante  erbacee  coltivate  in  suoli 
umidi.  Gli  individui  malati  giaciono  al  suolo  come 
se  fossero  stati  abbassati  dal  vento  o  dalla  grandine; 
le  foglie  sono  auìierite,  arricciate  e  disseccate  sui 
rami;  qualche  ramo  ancora  verde  non  tarda  a  dis- 
seccarsi esso  pure.  Presso  la  base  o  lungo  lo  stelo  od 
i  rami,  si  notano  delle  pustole  cancrenose,  le  quali 
si  estendono  sino  ad  abbracciare  tutto  il  fusto,  e 
determinano  una  specie  di  cancrena  umida,  che,  ren- 
dendo flaccidi  e  deboli  i  tessuti,  fa  piegare  le  piante. 
1/ esame  microscopico  rivela,  negli  elementi  corti- 
cali e  legnosi  profondamente  alterati,  grumi  di  una 
sostanza  giallastra  o  giallo-bruna,  che  rassomigliano 
a  quelli  della  gomma  nostrale.  Nei  tessuti  alterali  e 

(I)  Eziologia  del  Cancro  e  della  Gomma  degli  alberi 
fruttiferi  {Bolanisches  Centralbl.,  XC). 

(■2)  Frank,  Die  Kratik.  der  Pfl..  pag.  29. 

(li)   Crittogamia  agraria,  pag.  513. 

(4)  Bacteriosis  of  Carnations  (Bull,  l'itiv.  Agricult. 
Experim.  Station  Lafayelte,  n.  59). 


nei  grumi  gommosi  è  costante,  secondo  il  Comes,  la 
presenza  di  miriadi  di  microbii  simili  a  quelli  del 
Bacleriiim  giimmis,  che,  coltivati,  danno  forme  di 
bacilli  e  di  Leptolhrix. 

11  Comes  rinvenne  nel  ffftio/-/?o/'e  un'altra  malattia 
identica  a  quella  del  pomodoro,  che  indicò  col  nome 
di  Cancrena  umida  del  cavol-fiore.  Nelle  piante  col- 
pite, le  radici  sono  sane,  almeno  in  apparenza  ;  la 
parte  inferiore  dello  stelo  ha  la  corteccia  alterata, 
il  legno  sottoposto  ed  il  midollo  più  o  meno  decom- 
posti. I  vasi  risultano  pieni  di  una  gomma  giallo- 
bruna. 

liacleriiim  Zeae  Burrill.  —  Colpisce  le  pianticine 
di  grano  turco  producendone  la  morie  precoce.  Nel- 
l'interno delle  piante  malate  si  notano  delle  mac- 
chie colorate  in  bruno  e  mucilagginose,  contenenti 
colonie  di  bacterii  oblunghi,  arrotondati  agli  apici, 
omogenei,  lunghi  0,8  u.  e  larghi  0,6  a,  che  si  mol- 
tiplicano molto  rapidamente  per  scissione.  É  una 
malattia  che  si  notò  in  parecchi  Stati  deir.\merica 
del  Nord. 

Bacteriiim  Dianllii  Arthur  e  Lìolley  (4).  —  Sui 
Diant/ìus,  i  predetti  autori  descrivono  come  paras- 
sita facoltativo  un  bacterio,  il  quale  misura  da 
0,0-1,25  a  1-2. 

.\.  F.  WooDS  (5)  indica  sotto  il  nome  di  Stig- 
monose  una  malattia  del  garofano  affine  alla  bacte- 
riosi di  Arthur  e  Bollev.  Le  foglie  specialmente, 
presentano  prima  dei  punti,  poi  delle  macchie  gialle, 
quindi  tessuti  essiccati.  Egli  fece  prove  d'inocula- 
zione, su  piante  sane,  del  B.  Diantlii,  ma  ne  ottenne 
risultati  negativi.  Non  crede  che  la  malattia  sia  pro- 
dotta da  punture  di  afidi,  ma  bensì  da  cause  inerenti 
alla  coltivazione  ed  all'ambiente. 

Uacterìum  monililoruiansGuffroy(6).  — Sul  rizoma 
deW Arrhenalherum  elatius  si  notano  alcune  volle 
dei  nodi  disposti  successivamente  come  i  pezzi  di  un 
rosario.  Il  Guffroy  crede  che  essi  siano  prodotti  da 
un  bacterio  ovoidale,  mobile,  che  si  trova  nei  rizomi. 
Manca  però  la  prova  sperimentale. 

Il  liacterium  termo  Ehrb.,  che  è  il  fermcnlo  |iiù 
importante  della  putrefazione  della  carne,  (IcH'al- 
bume,  ecc.,  si  vuole  che  partecipi  anche  ad  una  de- 
composizione cellulare  nell'interno  dei  culmi  di 
grano  turco. 

Racterium  oncidii  Peglion  (7).  —  Determina  l'in- 
giallimento e  la  morte  delle  foglie  in  una  specie  di 
Oncidium,  e  quindi  la  malattia  che  il  Peglion  chiama 
Bacteriosi  delle  foglie  di  Oncidium. 

(5)  Stigmonose  [A  disease  of  carnations  and  otlier 
pinls.  Washington  1900). 

(fi)  GOFFBOV, /ourn.  d'Agric.  piat.,  LXV,  1901. 

(7)  Bacteriosi  delle  foglie  di  Oncidtmn  (Centralblatt 
f.  Bakt.,  .\bth.  V). 


f'alolof/id  rc'iiinle 


Gen.  Bacillus  Coh. 
Specie  viventi  sopra  piante  erbacee. 

Bacillus  ainjiobacter  \;iii  Tie^hem,  Clostridium 
bulijriciim  Prazm,  Iliirilhi.s  hiili/ricìis  (Cancrena 
secca  ed  umida  o  mairiimii-  ilcllc  juitale).  —  La  can- 
crena si  manifesla  sui  liilicii  ili  |);ilala,  quando  sono 
ancora  attaccati  alla  pi.nilii,  nel  Iitiimio,  ma  special- 
mente allorché  le  palair  sdiio  ayi;  lo  in  erate  nei  ma- 
gazzeni. 

I  tuberi  colpiti  presentano,  di  solito,  l'epidermide 
sviluppata  regolarmente  e  la  massa  amidacea  interna 
trasformata  in  un  liquido  giallastro,  molle,  polti- 
glioso, di  odore  nauseabondo.  Schiacciando  un  tu- 
bero infetto,  da  esso  ne  cola  la  massa  poltigliosa, 
dotala  di  reazione  acida,  e  con  sviluppo  di  bollicine 
gassose.  Essa  emette  un  odore  fetidissimo  di  acido 
butirrico,  e  i-niiliciic  siis|irsi  ili-i  ^i  ani  d'amido  intatti 
0  quasi,  ilci;li  aiiiiiias>i  di  |ii(iliipla>ina,  e  un  numero 
straordinario  di  iiai-lcrii.  Si-  riiiri'zi(nie  non  è  molto 
intensa,  allora  resta  aili'icnlc  alla  curleccia  del  tu- 
bero una  parte  della  pnlli^lia,  Imiiiata  da  crllulc 
disaggregate,  prive  di  zm-clicni,  ina  conlenenli  an- 
cora sostanze  amidacee;  talora  invece  la  dissoluzione 
delle  cellule  procede  con  grande  lentezza,  in  modo 
che,  attorno  ai  tessuti  sani,  le  cellule  possono  tras- 
formarsi in  uno  stato  soveroso,  il  quale  arresta  il 
procedere  del  malanno.  Le  patate  cosi  colpite,  pre- 
sentano, nella  parte  interna,  delle  cavità  ripiene 
dapprima  di  un  liquido  nauseabondo,  e  poi  da  una 
polvere  lucente,  formata  dai  grani  d'amido  lasciati 
in  libertà,  in  seguito  al  riassorbimento  della  sostanza 
liquida.  Se  rinfezione  si  arresta  in  brevissimo  spazio 
di  tempo,  i  tuberi  diventano  come  stopposi  e  scre- 
polali in  diversi  punii  della  superfice  esterna. 

Nel  caso  invece  di  forte  invasione,  tutte  le  cellule 
della  parte  interna  restano  disaggregate,  le  loro  mem- 
brane si  liquefanno  e  quindi  il  tubero  si  riduce  alla 
semplice  pellicola  esterna  e  ad  un  ammasso  di  un 
liquido  fetente,  ricco  di  grani  d'amido  e  di  micro- 
organismi. 

La  cancrena  dei  tuberi  si  riscontra  quasi  sempre 
negli  individui  colpiti  dalla  Pcronospora  delle  patate 
(Phytophtliora  infestans),  per  cui  il  Kuh.n  nel  1830, 
e  dietro  a  lui  molti  altri  osservatori,  ritennero  essere 
la  cancrena  uno  stadio  di  sviluppo  della  peronospora. 

I  due  malanni  si  distinguono  facilmente  perchè, 
come  dice  il  Sorauer,  nei  tuberi  colpiti  da  perono- 
spora si  niilano  i  filamenti  miceliari  del  fungillo, 
la  parie  cai  ii(i>a  limane  soda  e  compatta,  presenta 
soloqualciic  inaii-liia  livida  e  bruna,  ed  i  tessuti  non 
si  disorganizzano  mai  in  un  liquido  puzzolente. 

Esaminando  invece  il  liquido  che  cola  dai  tuberi 


(1)  Die  Zersetzung  d.  Kartoffel  durcìi  Filze.  Ber 

(2)  Bull.  Soc.  botan.  de  France,  4884. 


cancrenosi  si  notano  parecchi  baclerii  e  principal- 
mente, come  osservarono  per  primi  Heinke  e  Ber- 
thold d),  il  Bacillus  amylohacter  o,  secondo  il 
Prazmiiwsm,  Closll'ìdiiiiìi   Inili/nciiiii,  rarallcrizzato 

da  bacilli  cilindrici,  aiint lali  adi  apici,  Inn.dii  da 

3  a  4-0  a,  larghi  I  ;x,  iiiijlnlissinii,  cmiiiiunli  li-.Mpien- 
temente  in  lunghi  filamenti  ;  i  bacilli  producendo 
spore  diventano  fusiformi,  acuti  agli  apici,  e  larghi 
da  1,8  a  2,6  y.  ;  le  spore  mature  misurano  da  2 
a  2,5  u.  per  ì  <j.  di  larghezza. 

Il  Van  TiEGHEM  (2)  ed  il  SoRAi'ER  hanno  dimo- 
strato che  questo  baclerio  si  nutre  di  sostanze  zuc- 
cherine, e  corrode  la  celluiosi  ;  può  essere  coltivato 
su  gelatine  ed  altri  mezzi  speciali  ed  inoculato  sopra 
tuberi  sani,  ne  produce  la  completa  disorganizza- 
zione, cogli  stessi  caratteri  del  marciume.  La  pre- 
senza dell'ossigeno  riesce  sempre  sfavorevole  allo 
sviluppo  di  questo  microrganismo. 

Nei  tuberi  cancrenosi  si  trovano  però  molti  altri 
baclerii  della  putrefazione  e  varie  muffe  che  concor- 
l'iHKi  specialiiieiile  alla  iillci'iiirc  ilecimi|iosizione  delle 
parli  cdlpilc;  Cdiimiii'  e  anche  il  Hanllii.s  liutyricus 
(li  llueppe,  carallerizzahi  da  liaclcrii  larylii  Va  ]>■■ 

Il  Kramer  (  3)  perù  ritiene  che  la  cancrena  è  dovuta 
ad  un  processo  di  decomposizione  dei  tuberi,  pro- 
dotto da  un  baclerio  aerobio  (Bacillus  solaniperda), 
che  riterrebbe  diverso  dal  Bacillus  amylobaetcr. 
Esso  è  allungato,  a  forma  di  bastoncino,  lungo  2,5 
a  4.  [X  per  0,7  a  0,8  u.  di  larghezza,  ma  che,  come 
Vamylobacter,  produce  una  fermentazione  butirrica, 
decompone  l'albumina  con  formazione  di  ammo- 
niaca, e  delle  amine,  quali  la  melilamina  e  la  tri- 
metilamina;  queste  danno  ai  tuberi  maiali  l'odore 
fetido  caraneristico. 

Il  baclerio  studialo  ilal  Kkameu,  e  che  sarebbe 
quindi  la  causa  della  canciviia  delle  palale,  era  prima 
stato  confuso  col  Bacillus  Inili/ncii.s  e  col  B.  amylo- 
hacter che  da  alcuni  vengono  fusi  in  una  sola  specie. 
Forse  l'una  e  l'altra  specie,  anche  considerandole 
come  distinte,  possono  contribuire  al  malanno. 

I  baclerii  studiati  dal  Kramer  penetrano  nell'in- 
terno dei  tuberi  per  mezzo  delle  lenticelle  dello  strato 
soveroso,  specialmente  se  in  ambiente  molto  umido, 
quindi  decompongono  la  sostanza  zuccherina  for- 
mando acido  butirrico  edacido  carbonico,  decompon- 
gono la  sostanza  intercellulare  e  finalmente  anche  la 
membrana  cellulare;  i  grani  d'amido  solo  vengono 
poco  attaccati.  Le  sostanze  albuminoidi  infine  subi- 
scono delle  decomposizioni,  con  formazione  di  am- 
moniaca, melilamina,  trimetilamina,  ecc. 

II  B.  amylohacter  non  potrebbe  penetrare  nei 
tuberi  se  non  ad  una  temperatura  di  almeno  20°  C. 
e   dopo   un'  immersione    nell'  acqua   più   o    meno 

(3)  Baìiteriologiscìte  Untersucìiungen  iìber  die  Nass- 
fàule  der  Kartoffeln  {Oesterreicli.  land.  Central.,  1891). 


I  - 


prolungata  ;  se  invece  oltre  al  B.  aiiiy/obackr  con- 
corrono anche  altre  forme,  come  il  B.  sublilis  ed  il 
Micrococcìis  albidiis,  allora  l'infezione  si  manifesta 
amile  ad  una  temperatura  inferiore  a  20°  C. 

Il  B.  amìjlobucteì-  e  le  due  altre  forme  baclericlie 
determinano  solo,  secondo  alcuni  autori,  la  cancrena 
umida,  cioè  la  liquefazione  dei  tessuti  e  lo  sviluppo 
dell'odore  fetido  di  acido  butirrico.  La  cancrena 
secca,  per  la  quale  i  tuberi  non  si  rammolliscono 
di  molto,  non  emettono  alcun  cattivo  odore  e  pos- 
sono anche  indurirsi,  sarebbe  invece  prodotta  dal 
ilicrococcus  albiduis,  dalie  Bliiioclonin,  dai  /•'»*/- 
sporium  e  dal  l'seudocommis  rilis. 

Il  Fizzir.oM  avendo  fatto  alcune  ricerche  intorno 
alla  cancrena  secca  ed  umida  delle  patate  (1),  ritiene 
essere  queste  malattie  di  natura  affatto  diversa,  e 
precisamente  crede  che  la  cancrena  secca  sia  pro- 
dotta dall'azione  del  Fiisisporium  solani  Mari.,  la 
cancrena  umida  dal  Fusisporium  solani  unitamente 
ai  bacterii.  L'autore  però,  quantunque  le  sue  espe- 
rienze abbiano  dato  risultati  negativi,  non  crede  di 
poter  venire  ad  una  conclusione  definitiva. 

Secondo  IlozE,  il  .ilicrococcus  albidus  servirebbe 
a  disorganizzare  i  tessuti  in  modo  da  lasciar  libero 
passaggio  al  Fusisporium  ed  alle  altre  muffe. 

Il  Lai'rext,  in  seguito  a  numerose  esperienze  rela- 
tive alle  malattie  della  patata,  dimostrò  come  esistano 
varietà  (Chave  e  Chardox)  resistenti  all'infezione,  e 
come  i  tuberi  possano  diventare  tali,  date  alcune 
condizioni  nel  mezzo  di  coltura.  Egli  mise  anche  in 
evidenza  le  condizioni  che  trasformano  organismi 
ordiiiariamenlesaprolìti  in  |)arassiti  più  o  menodan- 
iiiisi,  poiché  potè  riprodurre,  in  date  circostanze, 
con  diverse  forme  di  bacilli,  la  cancrena  dei  tuberi. 

Dagli  studi  del  Laurent,  risulta  che  i  tuberi  invasi 
dalla  cancrena  hanno  i  tessuti  già  disciolti  nei  punti 
ove  non  si  trovano  bacilli  del  B.  ami/ìobacler,  per 
cui  probabilmente  i  bacterii  della  cancrena  emettono 
delle  diastasi  che  sciolgono  la  lamella  mediana.  In- 
fatti, se  si  filtra  in  una  candela  Chamberland,  la 
massa  vischiosa  che  esce  da  un  tubero  molto  infello, 
si  ottiene  un  li(|uido  virulento:  un  pezzo  di  tubero 
immerso  in  esso  resta  rapidamenle  disaggregalo. 
Probabilmente,  dice  il  Laure.nt,  i  tuberi  contengono 
disciolte,  nel  succo  cellulare,  delle  sostanze  le  quali 
comunicano  loro  una  resistenza  più  o  meno  grande; 
l'azione  di  queste  sostanze  è  poi  aumentala  adope- 
rando concimi  fosfalici,  è  diminuita  invece  dalla 
calce  ed  in  seguilo  all'immersione  in  mezzi  alcalini. 

Come  mezzo  di  cura  si  consiglia  di  raccogliere  le 
palate  in  magazzeni  mollo  asciutti  e  se  il  malanno 
avesse  preso  proporzioni  allarmanti,  tanto  da  colpire 
quasi  tulli  i  tuberi  raccolti,  allora  converrà  soller- 
rare  le  patate  fracide  in  profonde  fosse,  perchè  cosi  il 


(1)  Nuovo  giornale  botanico  ilalii 


),  pag.  50. 


liquido  putrescente  che  si  forma  viene  assorbito  dal 
terreno  e  si  potrà  trovare  accumulata  nella  fossa  una 
ricca  provvista  di  amido,  utilizzabile  come  foraggio  o 
per  uso  industriale.  Tali  fosse  dovranno  però  essere 
scavate  in  località  appartate,  lontane  da  qualsiasi 
coltivazione  di  piante  a  tuberi  o  bulbo. 

Esisterebbe  anche  un  .ilicrococcus  plii/topbìliorus 
capace  di  determinare  una  marcescenza. 

Secondo  le  esperienze  del  Laurent,  per  impedire 
la  diffusione  nel  campo,  bisognerebbe  tener  calculu 
anche  della  concimazione;  ((uesta  dovrebbe  essere 
fosfatica,  poiché  i  fosfati  che  si  presentano  nell'in- 
terno delle  piante,  come  corpi  acidi,  impediscono 
losvilu|)po  del  baclerio.  Si  dovrebbero  abbandonare 
la  calce,  i  sali  potassici,  poiché  queste  sostanze  fa- 
vorirebbero lo  sviluppo  del  parassita.  D'altra  parte 
però  la  calce  impedisce  lo  sviluppo  di  un'altra  forma 
parassitica,  cioè  della  Bliitoclonia. 

Il  B.  amyìobader  si  rinviene  anche  nelle  radici 
del  melo,  pero,  susino  e  ciliegio,  e  vi  delermina  una 
fermentazione  bulirrica  che  si  ricoiKisre  dall'oiiore 
nauseante. 

Marciume  «Ielle  cipolle.  —  .Nelle  annate  umide,  una 
malattia,  simile  alla  cancrena  delle  palale,  compare 
sulle  radici  carnose  delle  barbabietole  da  foraggio, 
dei  navoni,  delle  carole  e  specialmente  sui  girellio 
bulbi  delle  cipolle,  tanto  nel  terreno  prima  del  rac- 
colto, come  più  tardi  nei  magazzeni. 

Le  tuniche  delle  cipolle  appaiono  rammollite, 
translucide,  si  disaggregano  e  si  liquei'aniio  facil- 
mente in  una  massa  untuosa,  d'odore  l'elido,  con 
predominio  di  acido  bnlirriro. 

SoRAUER  crede  che  tale  nialanim  sia  prodotto 
dallo  stesso  bacterio  della  cancrena  delle  patate, 
avendo  potuto,  col  baclerio  delle  palate,  produrre  il 
marciume  delle  cipolle  in  bulbi  dapprima  sani.  Lo 
stesso  autore  osservò  in  varii  casi  una  diversa  vege- 
tazione di  bacterii.  Per  cui,  molti  ancora  ritengono 
non  sia  ben  definita  la  forma  baclerica,  causa  del 
marciume  dei  bulbi. 

lìacilliis  ciiiiliMinis  l'rillieux  e  Delacroix  (2)  (Cfl«- 
crena  ilei  fiisii  delle  ixilalei.  —  Le  piante  ammalate 
presenlaim,  nella  parte  inferiore  del  fusto,  delle 
porzioni  o  strisele  longitudinali,  cancrenose,  nera- 
stre, sia  da  un  lato  come  tutto  attorno  al  fusto.  Se 
l'infezione  è  poco  intensa,  gli  individui  colpiti  resi- 
stono |)ei'  un  po'  di  tempo,  in  caso  conlrario  non 
tardano  mollo  a  perire. 

Nelle  parli  ammalale  si  nolano  cellule  morte,  de- 
presse, vuole,  colle  pareli  annerite,  ed  un  numero 
grandissimo  di  bacterii,  hiTighi  I  ,.t  y.  e  larghi  da  '/j 
ad  Vs  :-^- 

Tale  baclerio,  che  non  sarebbe  molto  diverso  dal 
Baclerium  gummis,  ritenuto  da  Ccmes  come  causa 

(2)  Compt.  Rend.  de  l'Acad.  des  Sciences,  I,  CXI, -1890. 


Patolof/ia  vcyetale 


della  degenerazione  gommosa,  vive  anche  sopra  piante 
ornamentali,  come  Pelargoni,  Begonie,  Gloxinie, 
Ciclamini,  Clematidi  a  grandi  fiori,  e  sulle  Vitis, 
producendo  una  disorganizzazione  dei  picciuoli  e 
l'ingiallimento  ed  essiccazione  delle  lamine. 

Baciilus  solanacearum  Er.  Smith  (1).  —  Vive  pa- 
rassita sulle  piante  di  palala,  pomodoro,  melan- 
zana e  di  altre  solanacee  e  piante  coltivate,  nelle 
regioni  americane.  Fu  studiato  anche  in  Russia  dal 
riwAKOFF  (2)  ed  in  Francia  dal  Prillieu.k  e  Dela- 
CROix.  Appare  sotto  forma  di  un  avvizzimento  delle 
foglie,  che  si  estende  in  breve  a  tutta  la  pianta.  I 
fusti  ed  i  picciuoli  delle  foglie  presentano  delle  lunghe 
strie  brune,  quindi  si  raggrinzano,  ed  assumono  una 
tinta  giallognolo-bruna.  In  (|uesti  tessuti  si  trovano  i 
baclerii  causa  della  malattia;  essi  sono  ellissoidali, 
mobili,  lunghi  1 ,5  u,  larghi  0,5  a,  e,  collocati  in  agai' 
0  su  patate,  danno  colonie  brune,  poi  nere;  portati 
invece  in  liquidi  zuccherini,  sviluppano  colonie  bian- 
castre, poi  nere. 

Coltivato  dallo  Smith,  fu  jini  inoculalo  in  ]iianle 
sane,  e  i-iprdiliis'.i'  il  in.ilainio  in  iiIi'imic  .soldiiiirrc 
{Datura,  l'/i!/.siill.\,  Mcoliaiut,  Capsinuin,  cil  alice 
piante  coltivale  il'isas,  Pelargonium,  l'eluiiia,  Cii- 
cumis,  ecc.). 

Baciilus  soianicola  Delacroix  (3).  —  É  un  bacillo 
parassita  della  patata  affine  al  precedente,  che  fu 
ottenuto  dal  Delacroix  in  coltura  pura,  e  che  inocu- 
lato su  giovani  fusti  di  patata  e  pomodoro,  o  portalo 
in  contatto  delle  piante,  mediante  inatrianiento  del 
suolo,  con  coltura  in  brodo,  diluita  in  acqua  steriliz- 
zata, riprodusse,  specialmente  nella  palala,  la  ma- 
lattia quale  si  osservò  in  Francia  nelle  redimii  del- 
l'ovest e  del  centro,  in  Irlanda  e  negli  Siali  Uniti. 

Nel  periodo  iniziale  del  male,  le  foglie  ingialli- 
scono, quindi  poco  a  poco  si  disseccano,  mentre  i 
fusti  si  assottigliano  progressivamente  e  muoiono  a 
partire  dalla  base.  I  tuberi  sono  spesso  colpiti  gio- 
vanissimi, ed  al  principio  della  loro  formazione  si 
può  seguire  la  lesione  del  fusto  principale  sulla 
ramificazione,  dove  si  forma  il  tubero.  Le  porzioni 
sotterranee  dei  fusti  colpiti  presentano  delle  ferite 
d'insetti  cicatrizzate  o  no,  ed  è  per  mezzo  di  queste 
che  penetrano  probabilmente  i  baclerii.  Nelle  sezioni 
del  fusto,  in  parti  ancora  vivenli,  si  nolano  macchie 
diffuse,  d'un  bruno  giallastro,  specialnieiile  nella 
regione  dei  vasi,  e  costituite  da  una  gomma  e  da  lilli, 

(1)  A  bacterial  disease  of  the  toniato.'W3iShing\on  IS96; 
ROLF,  Disease  of  the  tornato  {P/lanzenkrank.,  -1900);  Mi- 
GULA,  Syst.  der  Bakt.,  pag.  775.  —  Manteniamo  distinta 
questa  forma  dal  B.  caulivorus  Vv.  e  Del.,  seguendo  le 
osservazioni  del  Prillieux  e  Delacroix.  È  certo  però  che 
gli  effetti  prodotti  dalle  due  forme  parassite  sono  molto 
simili. 

(2)  Ueber  die  Kartnffeìhakteriosìs  in  der  Umgegend. 
St-Petersbourg  1898. 


i  quali  fanno  quindi  ernia  dentro  i  vasi,  forzando  la 
resistenza  delle  punteggiature  areolate.  11  baclerio 
si  trova  sempre  molto  in  alto  nel  fusto,  in  parti  che 
sembrano  ancora  perfettamente  vive.  Alla  base  del 
fusto  vuoto  si  trovano  micelii  di  funghi  saprofiti.  Il 
Delacroix  consiglia  la  rotazione  triennale,  almeno 
nella  coltura  della  patata  e  di  non  sezionare  i  tuberi 
da  semina. 

Bacteriosi  del  pomodoro  (i).  —  Il  Prillieux  de- 
scrive sotto  tale  nome  una  iiialatlia  sviluppatasi  in 
parecchi  punii  della  Fraiiri.i,  sopia  i  IVulli  del  pomo- 
doro.  1  giovani  frutti  diveiilano  Ihmhiì  nella  porzione 
superiore,  attorno  allo  stilo,  finché  le  macchie  brune, 
di  forma  circolare,  passano  in  uno  stato  di  marce- 
scenza.  Nelle  cellule  del  frutto  si  nota  un  gran  nu- 
mero di  bacilli,  lunghi  0,75  ad  1  \i.,  larghi  0,25  a 
0,50  ij.,  che  si  riuniscono,  nelle  colture,  in  zooglee 
molto  compatte. 

Baciilus  letae  Busse  (Bacteriosi  della  barbabie- 
tola) (5).  • —  I  fittoni  colpiti  avvizziscono  molto 
facilmente  dopo  che  sono  stati  asportati  dal  terreno 
e  diventano  bruno-scuri.  Sezionati,  presentano  nel- 
V  interno  delle  macchie  brune  ed  emettono  una 
sostanza  gommosa,  che  serve  a  propagare  il  ma- 
lanno. I  primi  ad  alterarsi  e  ad  assumere  un  colore 
bruno-rosso,  e  quindi  bruno-nero,  sono  i  fasci  vasco- 
lari :  da  questi  il  male  si  estende  a  lulla  la  ])olpa. 

Il  Kramer(  (3)  ritiene  causa  del  nial.innn  un  bacterio 
a  forma  di  bastoncino  lungo  1  ,o  a  2  ;j.  e  largo  da  0,7 
a  1  (/.  Coltivato  sulla  gelatina  contencMlc  ileslrosio, 
formò  piccoli  ammassi  quasi  circolari,  a  niaii;ine 
acuto,  bianco  splendente.  Tale  baclerio  traslbrme- 
rebbe  il  destrosio  delle  barbabietole  in  una  sostanza 
vischiosa.  Secondo  il  Busse,  il  B.  betae  è  lungo 
da  1,7  a  2  a,  largo  da  0,8  a  0,9  u,  con  estremità 
arrotondate,  quasi  ovale,  spesso  riunito  a  coppie, 
molto  mobile,  ed  oltre  a  questo  vi  sarebbe  anche  una 
varietà  p,  che  differirebbe  dalla  specie,  per  la  man- 
canza, nelle  colonie,  della  slrialura  radiale,  la  quale 
è  caratteristica  nella  specie.  Il  Migula  ne  descrive  tre 
specie,  cioè  il  B.  betae,  il  B.  Bussai  ed  il  B.  lace- 
rans  (1).  È  una  malattia  riscontrala  in  Slavonia,  in 
Germania  e  nel  Belgio. 

Arthur  e  Golden  (Ni  ilcscrivono  una  specie  di 
gommosi  della  barbahn  laln  ila  :iiccliero,  determi- 
nata da  un  bacterio  che  il  Migila  denomina  Baciilus 
Arthuri  (9). 

(3)  Journal  d'Agric.  prat.,  1901  ;  Coinpt.  rend.  Acad. 
Scienc.  Paris,  t.  CXXXIII. 

(4)  Prillieux,  Jlfaiadies  desplantes,  ecc.,  vol.I,  pag.  19. 

(5)  Botan.  Ceiitraìbì..  1895, 

(6)  Dif  Hiil.lrrinsis  ,1,-r  «loi/,,./, ■»/)(■  (lieta  vulgaris) :  cine 
neuc  Kr:u,U..(l,'slrrn'irl,.  hnuhi-irl.   Crntral.,  1891. 

(7)  MR.n.A.  lur.  r,l„  i,,...  77!1  r  7XU. 

(8)  Disease  of  the  sugar-beet,  1892, 

(9)  Sijstem  der  Bakt.  Jena  1890,  pag,  681. 


Il  Mafìchal  (li  Gembloux  (1  )  ha  conslalalo  che 
la  niarcescL'iiza  tlell'esliemità  radicale  della  barba- 
bielolu  è  dovuta  ad  un  bacterio  specifico  che  penetra 
nei  fasci  vascolari  in  seguito  a  punture  d'insetti.  Il 
danno  maggiore  si  verifica  nelle  barbabietole  da 
zucchero,  in  quelle  da  foraggio  non  si  ebbe  nem- 
meno il  più  piccolo  accenno  di  malattia. 

Illenzia(jaunisse)  della  barbahietola  è  un'altra  bac- 
teriosi  riscontrala  da  Prillieux  e  Delacroix  (2)  nel 
nord  della  Francia  e  nei  dintorni  di  Parigi.  La  malattia 
si  manifesta  sulle  piante  generalmente  nella  prima 
quindicina  di  luglio.  Le  foglie  appaiono  meno  turge- 
scenti, l'apice  si  piega  verso  il  basso,  e  sulla  lamina 
compaiono  macchie  verdi  e  bianche.  In  seguito  la 
differenza  di  colore  fra  le  macchie  verdi  e  biamche 
diventa  meno  marcata,  sinché  la  foglia  ingiallisce  ed 
essicca.  Dal  principio  dell'infezione,  le  radici  non 
aumentano  più  in  grossezza,  ma  conservano  inalte- 
rala la  materia  zuccherina.  Conservando  le  radici 
malate  e  ripiantandole  in  primavera,  sulle  foglie 
compaiono  subito  i  sintomi  della  malattia,  gli  scapi 
fiorali  però  si  formano  egualmente  e  portano  fiori. 
All'esame  microscopico,  si  notano,  nei  tessuti 
maiali  delle  foglie,  numerosi  bacterii  corti,  che  si 
muovono  rapidamente  nel  succo  cellulare,  mentre  i 
corpi  clorofilliani  si  decolorano  rapidamente. 

Le  foglie  secche,  provenienti  da  piante  malate, 
servono  a  propagare  il  male  sulle  giovani  piante. 

Il  Prillieux  e  Delacrolx  consigliano  di  raccogliere 
continuamente  le  foglie  secche,  di  non  seminare,  nel 
suolo  infetto,  barbabietole  se  non  dopo  quattro  anni, 
ed  usare  semi  provenienti  da  piante  sane. 

lìacillns  IracheiphilIiisE.  Smith(3)(iBat'<e/'i06Jrft'//c 
Ciicurbiliiree).  —  Determina  un  avvizzimento  nelle 
foglie  della  zucca,  dei  cetriuoli  e  dei  meloni,  ecc.,  e 
misura  una  lunghezza  da  1,2  a  1,5  i/,  una  larghezza 
di  0,5  a  0,1  |Jt.  Fu  riscontrato  negli  Stali  Uniti  di 
America. 

Hacillus  Api!  (Brizi)  Migula  (4).  —  Determina  sul 
picciuolo  delle  foglie  del  sedano  piccole  macchie  di 
color  rosso-ruggine,  incavate.  In  seguito  l'infezione 
passa  sulla  lamina  in  vicinanza  delle  nervature, 
(incile  la  foglia  marcisce.  I  bacilli  sono  diritti,  leg- 
germente assottigliati  alle  estremità,  molto  rifran- 
genti, lunghi  da  2  a  2,5  ,u.. 

Itacillus  trifolii  So<^\mo{BacterioHÌ  del  trifoglio)  (5) 
(tavola  a  colori  I,  fig.  10).  —  È  un  malanno  che 
colpisce  specialmente  il  Trifolium  repens,  nonché 
alcune  altre  specie  a  foglie  basse,  come  ad  esempio 
il  T.  resti pinatiim,  rarissime  volte  il  T.  pratense.  Le 

(1)  Rapport  maladies  crypt.  Lab.  Boi.  Insl.  Agr.  Gom- 
bloux  1900. 

(2)  Une  maladie  bactérienne  de  la  bellerave  ii  la 
jaiiiiisse»  (Joiirn.  Agric.  pral.  i898  ;  Comp.  liend.  Acad. 
des  Sciences.  Paris  1898). 


parti  del  vegetale  che  vengono  generalmente  colpite 
sono  le  fojjlie,  il  picciuolo,  le  lamine,  le  stipole,  i 
peduncoli  fiorali  ed  il  calice. 

Sul  picciuolo  r  infezione  principia  generalmente 
dalla  parie  inferiore  e  va  gradatamente  estendendosi 
verso  l'alto.  Appaiono  dapprima  delle  minutissime 
infossalure,  le  quali  gradatamente  si  trasformano  in 
punti  neri  che,  affluendo  poi  fra  loro,  formano  delle 
placche  allungate,  disposte  in  senso  longitudinale, 
della  lunghezza  di  2-3  a  4-5  mm.,  di  colore  intensa- 
mente nero  nella  parte  interna,  con  un  orlo  giallastro. 
Molte  di  queste  placche  si  estendono  anche  alla  parte 
interna  dei  tessuti,  cosicché  il  picciuolo  appare  in 
molti  punti  come  leggermente  carbonizzato. 

Sulle  lamine,  il  malanno  si  rende  manifesto 
specialmente  nella  pagina  inferiore  ;  nei  casi  di 
forte  invasione  si  estende  anche  alla  pagina  supe- 
riore. L'infezione  però,  come  ho  potuto  dedurre 
dalle  osservazioni  fatte  in  aperta  campagna  e  nel  la- 
boratorio, principia  sempre  dalla  pagina  inferiore. 
Le  foglie  colpite  presentano  dapprima  delle  minu- 
tissime porzioni  incavate,  che  si  trasformano  come 
nel  picciuolo  in  punti  neri,  i  quali  possono  allar- 
garsi, fino  a  raggiungere  da  0,5  a  1 ,5  e,  raramente, 
2  mm.  di  diametro.  Quando  l'infezione  è  molto 
estesa,  la  foglia  appare  annerita  anche  nella  pagina 
superiore,  ma  in  questo  caso  i  punticini  o  le  macchie 
nere  sono  sempre  circondate  da  un  orlo  giallo  ben 
marcato.  Le  macchie  possono  colpire  anche  tutta  la 
foglia;  in  generale  però  si  presentano  addossate 
alle  nervature  e  compaiono  frequentemente  nella 
parte  superiore  delle  nervature  principali.  Le  foglie 
ammalale,  viste  per  trasparenza,  presentano  punticini 
e  piccole  macchie  tondeggianti,  di  color  bruno  intenso, 
circondate  da  un  piccolo  anello  bruno-gialliccio  e 
quindi  da  un'aureola  di  color  verde  sbiadito.  Le 
parti  infestate  del  picciuolo,  della  lamina  e  del  pedun- 
colo, osservate  con  una  lente  a  debole  ingrandimento, 
appaiono  come  carbonizzate. 

Sulle  stipole,  i  punticini  neri  eie  macchie  sono  di 
forma  piuttosto  irregolare.  Sul  peduncolo,  il  malanno 
si  manifesta  cogli  stessi  caratteri  che  non  sul  pic- 
ciuolo, ma  sempre  meno  intensamente.  Nel  fiore, 
l'infezione  si  estende  al  calice,  ove  forma,  verso  la 
parte  inferiore,  delle  macchie  nerastre  che  si  espan- 
dono specialmente  in  vicinanza  delle  nervature. 

Nelle  sezioni  delle  parti  malate,  si  notano  cellule 
colla  membrana  giallo-bruna  o  ridotta  di  mollo 
in  spessore  e  trasformala  in  suberina;  il  proto- 
plasma interno  appare  disaggregato  e  sostituito  da  un 

(3)  Die  Ursache  des  Verwelliens  verseli.  Cucurb.  {Cen- 
tralblalt  f.  Bakter.,  1895). 

(4)  Bacteriosi  del  sedano  {Rend.  Acc.  Lincei,  1897). 

(5)  Intorno  ad  una  malatlia  baclerica  dei  triforjìi. 
Torino  1897. 


Paloloi/ia  vegetale. 


Nuova  E.scicl.  Agraria,  1. 


Putologia  vcyvlulc 


grande  ammasso  di  buelei'ii  cilindrici  od  ellissoidali, 
riuniti  in  colonie  e  dolali  di  forle  movimenlo,  lunghi 
da  1  a  2,5  a  e  larghi  da  0,2  a  0,5  fi. 

Tali  bacterii  coltivali  in  decolto  di  trifoglio  ed  ino- 
culali su  piante  sane  riproducono  il  malanno.  Tenuti 
in  ambiente  privo  di  sostanza  nutritizia  si  allungano 
fino  a  misurare  da  3  a  5  y.,  si  ingrossano  all'estre- 
mità e  producono  spore  sferoidali,  incolore,  aventi 
un  diametro  da  I  a  ad  1,5  a.  Le  spore,  germinando, 
producono  nuovi  bacterii  e  cosi  l'infezione  si  pro- 
paga da  un  anno  all'altro. 

1  bacterii  possono  produrre  spore  anche  quando 
si  trovano  nel  tubo  digerente  degli  erbivori,  ed 
allora  possono  arrecare  disturbi  al  bestiame. 

E  un  malanno  comunissimo  nei  pascoli  dell'Alta  e 
Media  Italia,  nonché  della  Svizzera  italiana  e  tedesca. 

Bacilliis  putrefaciens  Ray  (1).  —  Nei  seminati  a 
lupino  0  fava,  al  principio  della  germinazione,  si 
osserva  spesso  la  mareescenza  delle  pianlieelle.  Essa 
è  determinata  dal  B.  putrefacieng,  il  quale  riempio 
i  tessuti  d'una  sostanza  gelatinosa,  che  non  tarda  ad 
uscire  all'esterno,  in  forma  di  goccioline  vischiose, 
di  odore  caratteristico. 

Tale  baclerio,  coltivato  in  mezzi  solidi,  forma  una 
mucositcà  biancastra  che  passa  poi  al  roseo,  resiste 
a  diverse  temperature  ;  cosi  si  sviluppa  molto  bene, 
sebbene  più  lentamente,  a  45»  C.  ed  a  5°  C,  ma  in 
questo  caso  solo  sopra  un  substrato  solido. 

I  bacterii  ottenuti  da  colture,  inoculati  su  pianti- 
celle di  grano,  avena,  lupino,  /'(if/iiioìn,  rafano  e 
senape,  coltivate  in  ambienti  slfrilizzati,  riprodus- 
sero, anche  in  f|nestf  piaiile,  non  perù  in  tutte  colla 
medesima  intcii>il,i,  mi  iimifrimento  e  quindi  una 
vera  dissoluzi( iln  Ii'>-mIÌ. 

In  colture  li(|uidi',  il  baclerio  produce  una  grande 
quantità  di  diastasi  che  precipita  coli' alcool  e  può 
agire  isolatamente  in  conlatto  coU'acqua. 

II  Ray  potè  ottenere  delle  forme  non  virulente  del 
baclerio,  utilizzando  o  l'alta  o  la  bassa  temperatura. 
Tali  forme  inoculate,  non  produssero  che  un  debole 
accenno  di  mareescenza.  Inoculando  su  tali  piante, 
già  cosi  vaccinale,  bacterii  puri,  questi  si  svilup- 
parono poco  0  nulla.  Ottenne  eguali  risultati  iniet- 
tando nelle  piante  dell'acqua  che  aveva  in  soluzione 
un  liquido  messo  in  libertà  trattando  una  coltura 
di  bacterii  con  alcool. 

Il  Ray  fece  l'inoculazione  preventiva  in  diversi 
tempi  e  con  diverse  forme,  non  virulente,  ma  crede 
che  i  migliori  risultati  si  possano  ottenere  adoperando 


(1)  Les  maladies  chryplogamiq.  des  végélaux  {Revh 
gén.  de  Boi.,  n.  148). 

(2)  Kigéiieliigyi  Kùzlemények,  I,  1899. 

(3)  Kellerman  e  SwtSGLE,  Report  of  botanicaì  depar 
meni  of  the  Kansas  experim.  Station  for  year  1888.  - 
BunniLL,  Illinois  Agr.  Exp.  Station  Bull.,  1889. 


colture  di  bacterii  che  hanno  già  [lerduto  la  virulenza, 
perchè  potrebbero  forse  riacquistarla.  Simili  tenta- 
tivi fece  già  il  Ray  per  altre  malattie  crittogamiche, 
affine  di  poterle  combattere  per  mezzo  di  azioni,  le 
quali  dovrebbero  esercitarsi  nell'interno  della  pianta 
ospite,  contro  il  parassita  vivente  nei  tessuti. 

Sello  il  11(11 li  lìacilliis  elcflans  I'IIegyi  (2)  indica 

una  Iniiii.-i  liailciii-a  la  quale  determinerebbe  un 
anneriiiirnlii  iiriir  piante  di  lupinella. 

Bacllliis  Maj'dis  (Majoc.)  Trev.  — È  un  bacterio  di 
forma  cilindrica,  cogli  apici  tondeggianti,  lungo  2-3 
e  largo  0,5  a  0,6  u,  che  fu  trovato  dapprima  nelle 
acque  putrescenti  e  poi  nelle  cariossidi  alterate  del 
grano  turco,  e  che  il  CuBONi  aveva  sospettato  come 
causa  della  pellagra. 

Bacillus  sorghi  Burrill  (3)  {Arrossamento  delle 
piante  del  sorgo  saccarifero).  —  K  una  malattia  che 
colpisce  le  foglie,  le  guaine  fogliari,  i  culmi  e  le  ra- 
dici del  sorgo  sacrari fcni.  Appare  specialmente  sulle 
guaine,  al  hvello  della  linguetta  e  si  estende  verso  il 
basso,  producendo  delle  macchie  e  pustole  di  color 
rosso  dapprima,  poi  rosso-bruno. 

Nelle  parti  malate,  il  Burrill  riscontrò  numerosi 
bacterii  di  varia  forma  e  grandezza,  in  generale  però 
cilindrici,  troncali  alle  due  estremità,  lunghi  da  1,3 
a  4  a  e  larghi  0,5  ad  1,2  y.,  isolati  o  riuniti  a  coppie 
od  in  catene,  specialmente  nelle  colture  vecchie. 

Sempre  secondo  le  notizie  date  dal  Burrill,  tali 
bacterii  formerebbero,  nel  centro  delle  cellule,  spore 
allungate  od  ovali,  lunghe  da  I  a  1,2  a  e  larghe 
da0,Ga0,9y. 

I  bacterii  si  poterono  anche  coltivare  artificial- 
mente; inoculali  su  piante  sane  riprodussero  quasi 
sempre  il  malanno.  I  bacterii  hanno  una  vitalità 
straordinaria,  tantoché  il  Burrill  trovò  nell'inverno, 
sui  fusti  di  sorgo  lasciati  nel  campo,  numerosi  bacilli, 
ancora  pieni  di  vilalità. 

I  danni  arrecati  da  questo  malanno  sono  molto 
gravi,  poiché,  negli  individui  colpiti,  una  notevole 
quantità  di  saccarosio  si  trasforma  in  glucosio.  L'u- 
nico mezzo  per  impedire  la  diffusione  del  malanno  si 
è  di  estirpare  subito  e  bruciare  gli  individui  colpiti. 

Secondo  il  Comes,  una  malattia  affatto  analoga,  se 
non  identica,  si  sviluppava  già  dal  1883  nelle  colti- 
vazioni del  Sorgo  ambra  del  Minnesota,  fatte  nei  din- 
torni di  Napoli. 

Una  gommosi  sulla  canna  da  iucchero  é  descritta 
dal  CoBB  (4)  come  causata  da  un  Caciihis  vascu- 
larum.  Anche  nelle  piante  di  mais,  il  Burrill  (5) 

(4)  Plani  dìseases  and  their  remedies  (Deparl.  of  Agr. 
New  South  Wales,  1893);  The  cause  of  gumming  in 
sitgar-cane  {Agi:  Gaiette  of  New  South  IVaies,  VI,  1896). 

(5)  A  bacterial  disease  of  corn  (Illinois  Agric.  Exper. 
Station  Bull.,  1889). 


riscontrò  una  malattia  bacterica  simile  a  (|uella  ilei 
sorso,  ch'esli  ritiene  determinala  da  un  Bacillus  zeae 
Biirrill. 

Un  Ijacterio  speciale  determinerebbe,  secondo 
rìATiiAV  (1),  un  imbrunimento  nelle  pianticelle  di 
Diiclìjlis  glomentlii. 

Bacillus  or)zae(2i  (Bnisane  del  i-imn.  —  Nelle 
diverse  località  italiane  il  rino  va  soggetto  ad  un 
malanno  die  compare  e  sulle  piante  molto  giovani 
e  su  quelle  che  hanno  già  raggiunto  un  certo  svi- 
luppo. Gli  individui  colpiti  presentano  foglie  col- 
l'apice  in  parte  essiccato  e  colla  lamina  d'un  color 
rosso  sanguigno.  L'iniezione  si  estende  anche  alle 
guaine  fogliari  e  quindi  a  tutta  la  parte  aerea  della 
pianta;  i  nodi  che  si  trovano  a  livello  dell'acqua 
e  gradatamente  lutti  gli  altri,  procedendo  dal  basso 
all'alto,  fino  ai  superiori,  diventano  turgidi,  molli, 
di  color  nerastro  e  risultano  come  colpiti  da  una 
S|iecie  di  cancrena.  Nelle  radici  si  osservano  alcune 
barbicene  che  hanno  in  diversi  punti  il  rivestimento 
esterno  disorganizzato  e  sostituito  da  sostanza  quasi 
gehitinosa,  di  color  rossiccio-bruno.  In  seguito  le 
barbicene  assumono,  in  tutta  la  loro  lunghezza,  una 
colorazione  brunasira  ed  essiccano. 

Se  l'infezione  è  mollo  pronunciata,  le  pianticelle 
niudionii  ;  in  caso  contrario  continuano  a  svilupparsi, 
ma  mollo  slenl.unenle,  e  producono  pannocchie  fio- 
rali molto  mesclime,  nelle  quali  solo  alcuni  semi 
arrivano  a  perfetta  maturità. 

Numerosi  sono  gli  studi  che  vennero  già  fatti  in- 
torno alla  natura  ed  alle  cause  che  possono  produrre 
il  liruHone.  Furono  portate  in  campo  la  qualità  del 
seme,  la  seminagione  precoce  o  tardiva,  le  azioni 
elettriche,  il  calorico  del  terreno,  l'abbondanza  in  con- 
cimi ed  infine  l'azione  esercitata  da  esseri  parassiti. 

Le  ricerche  più  favorevolmente  accolte,  dai  cultori 
di  patologia  vegetale,  sono  quelle  del  Garovaglio  e 
del  Cattaneo.  Il  (ìarovaglio  notava,  sui  fusti  colpiti 
dal  bnisone,  la  presenza  costante  di  un  fungo,  la 
Spliaerella  ori/iae,  e  riteneva  essere  questo  fungo  la 
causa  del  malanno.  Nel  1870,  il  Cattaneo  scopriva 
nelle  piante  di  riso  numerosi  sclerozii,  che  riferiva 
allo  Sr/rroliiiiìi  ori/tae. 

1  pili  fessuri  Briosi  e  Cavara  trovarono  pure  sulle 
piaiilicelli'  di  riso  un  fungillo,  la /'//■/cH/a/va  onjiae. 

I  risultati  da  me  ottenuti  sono  dedotti  dalle  osser- 
vazioni falle  per  selteanni  consecutivi  e  con  materiale 
proveniente  da  diverse  località  (dintorni  di  Casale, 
Vercelli,  Novara,  Lomellina  e  Vicentino). 

Nelle  piante  ammalale  di  brimone  notai  sempre 
tessuti  più  0  meno  disorganizzati,  annerili  ed  attra- 
versati da  filamenti  fungini.  Fissai  prima  la  mia  at- 
tenzione suWa  Si)/iaerella  oryzaee  potei  convincermi 

(1)   Veber    cine   Bakteriose    von   Dactylis    glomerata. 


che  essa  compare  solo  quando  l'infezione  è  già  molto 
pronunciala;  inoltre,  in  numerose  prove  d'inocula- 
zione del  fungo  su  piante  sane,  nessuna  diede  risul- 
talo afi'ermalivo  nel  senso  di  indurre  nelle  piante  di 
riso  un  male  generale.  Quindi  io  riterrei  essere  la 
Spliaerella  oryiae  un  parassita  non  mollo  dannoso. 

Per  quanto  concerne  lo  Sclerotium,  questa  forma 
fungina  fu  da  me  e  da  altri  osservatori  trovata  anche 
in  risaie  sane. 

Sulle  pianticelle  maiale  si  trovano  alcune  Spìiae- 
ropsis  che  io  ritengo  si  debbano  riferire  al  genere 
Coiìiolliijrium.  Alcune  di  queste  vivono  parassitica- 
mente, ma  non  possono  determinare  il  brusone. 

Le  coltivazioni  artificiali  hanno  messo  in  evi- 
denza una  relazione  fra  Coniot/ii/riinii,  Sflrni/iiim  e 
Spliaerella. 

La  Piricularia  oryiue  sola  potrebbe  lasciar  dei 
dubbi  sulla  sua  azione  parassitaria,  perché  fu  trovata 
non  solo  sopra  piante  già  fortemente  colpite,  ma 
anche  sopra  individui  ancora  quasi  sani.  D'altra  parte 
però,  ((uesto  fungo  non  si  trova  semjìre  in  tutte  le 
risaie  colpite  dal  brusone,  per  cui,  più  che  la  vera 
causa,  si  potrebbe  considerare  come  un  fattore  allo 
a  produrre  in  minima  parte  una  maialila  delle  foglie. 

Anche  questa  forma  è  uno  stadio  di  sviluppo  di 
una  Spliaerella  (Spli.  malinreriiiana). 

Nelle  barbicene  delle  piante  che  presentano  i 
primi  sintomi  del  malanno,  notai  invece  numerose 
colonie  di  baclerii  di  forma  allungata.  Gruppi  dello 
slesso  baclerio  ne  trovai  anche  nelle  piante  già  gra- 
vemente colpite,  ed  in  tutti  gli  eseni])lari  attaccati  dal 
brusone.  Questo  baclerio  è  allungalo  ;  misura  da  2,5 
a  3,5,  3,8-4  u.  di  lunghezza  e  può  mantenersi  in  vita 
da  un  anno  all'altro,  come  ho  potuto  constatare  in 
stoppie  di  riso  raccolte  sul  finire  dell'inverno,  prima 
della  lavorazione  del  terreno.  Col  materiale  di  cui 
disponevo,  feci,  col  metodo  del  successivo  frazio- 
namento, colture  in  placche,  e  potei  isolarlo.  Ebbi  i 
risultati  migliori  usando  come  substrato  la  gelatina 
e  l'agar  mescolati  a  colla  d'amido,  o  preparati  con 
decollo  fatto  con  piante  di  riso. 

Cercai  allora  di  ottenere,  coi  baclerii  avuti  dalle 
colture,  l'inoculazione  su  piante  sane.  Coltivai  in 
alcuni  vasi  pianticine  di  riso  che  risultavano  sane, 
allorché  queste  ebbero  raggiunto  un  certo  sviluppo 
sparsi  nella  terra  e  lungo  il  fusto,  perché  potessero 
più  facilmente  arrivare  a  toccare  il  terreno,  colonie 
di  baclerii.  Dopo  una  diecina  di  giorni  le  piante  ap- 
parivano deperite  e  le  radici  presentavano,  in  molti 
punti,  i  tessuti  disorganizzali  e  colonie  di  baclerii 
della  slessa  forma  di  quelli  inoculali. 

In  un  piccolo  appezzamento  di  terreno  messo  a 
mia  disposizione  e  nel  quale  non  si  notava  traccia  di 


(■2)  Vedi  Annali  della  R. 
i  Torino,  voi.  XL. 


d'Aijricoltiira 


Pnloìofìia  vcgcidle 


malattia  da  parecchi  anni,  feci  le  medesime  inocu- 
lazioni ed  ottenni  ugual  risultato. 

Da  altre  esperienze  fatte  coltivando  anche  un 
unico  esemplare  in  ambiente  sterilizzato,  ho  potuto 
convincermi,  che  i  baclerii  si  moltiplicavano  abbon- 
dantemente se  le  piante  erano  tenute  per  lungo 
tempo  all'asciutto  e  specialmente  in  ambiente  poco 
rischiarato,  e  se  a  correnti  calde  si  facevano  seguire 
correnti  di  aria  fredda.  Notai  pure  che  davano  spore 
se  tenuti  per  lungo  tempo  in  ambiente  asciutto. 

Crederei  quindi  di  poter  alTermare  che  un  bacterio 
speciale  vive  sulle  radici  ed  in  parte  anche  sui  fusti 
delle  piante  di  riso,  alterandone  i  tessuti,  e  che  si 
mantiene  in  vita  durante  la  stagione  invernale  nelle 
stoppie  che  si  lasciano  nel  terreno,  sporificaitdo  nella 
primavera  successiva  quando  il  terreno  è  lasciato  per 
molto  tempo  all'asciutto. 

Lo  sviluppo  di  tale  bacterio  è  sempre  in  relazione 
colle  condizioni  del  suolo  e  dell'ambiente,  ed  anche 
colla  resislciiza  che  oppone  la  pianta  di  riso. 

Nessun  |>r,ilic(i  r  Imiuii  risultalo  può  dare  l'uso  di 
sostanzi'  ,iiiliriilliii;,iiiiirhc,  serve  invece  moltissimo 
l'emendanienlii  a  liaso  di  calce. 

Il  risicoltore  dovrà  specialmente  curare  l'igiene 
del  terreno,  quindi  impedire  i  ristagni  d'acqua  nel- 
l'autunno ed  inverno,  lavorare  bene  la  terra  e  con- 
cimarla razionalmente  con  concime  a  base  d'azoto, 
di  fosforo  e  potassa. 

Siccome  nelle  forti  infezioni  si  notano  sempre  in 
mezzo  alle  piante  intensamente  malate,  esemplari 
sani,  cosi,  per  impedire  il  hrusone,  bisognerà  utiliz- 
zare solo  semi  di  piante  resistenti.  11  rimedio  migliore 
consiste  quindi  nell'accurata  selezione  delle  varietà 
che  già  si  coltivano  in  Italia. 

Bacteriosi  delle  fragole  (1).  —  Le  piante  di  fragola 
colpite  da  tale  malattia  hanno  polloni  e  foglie  che 
avvizziscono  ed  essiccano  in  brevissimo  tempo  senza 
presentare  0  macchie  o  pustole  speciali.  Nelle  sezioni 
del  fittone,  si  nota  il  sistema  corticale  già  completa- 
mente disorganizzalo  e  che  lascia  cosi  allo  scoperto 
il  cilindro  centrale,  menlre  i  tessuti  del  picciuolo 
e  della  lamina  fogliare  risultano  sempre  normal- 
mente costituiti.  Nel  cilindro  legnoso  si  osserva 
costantemente  un  numero  grandissimo  di  fibre  scle- 
rose al  posto  dei  vasi  conduttori,  cosicché,  essendo 
limitalo  il  nunieid  ilei  vasi  conduttori,  le  sostanze 
nutritizie  non  piisMiiiii  più  portarsi  in  quantità  sufll- 
cente  nelle  l'oglir  e  Mapi  limali.  Il  legno  può  anche 
essere  dislrutln  lasriamld  allo  scoperto  la  parte  mi- 
dollare. Nei  vasi,  l'iiilrziiiiie  si  manifesta  con  un  an- 
nerimento della  parie  interna.  Il  midollo  è  col  tessuto 
vascolare  la  parte  che  più  resiste  al  male.  Nelle  bar- 


(1)  P.  VoGLiNO,  Intorno   ad   una   malaltia 
delle  fragole.  Torino  1900. 

(2)  Alabama  College  Stai.  Bull.,  55,  1S17. 


bicelle  il  tessuto  soveroso  è  quasi  sempre  dislrullo 
e  si  notano  invece  colonie  di  bacterii  nel  fellogeno  ; 
l'alterazione  del  corpo  legnoso  si  manifesta  sjiecial- 
mente  nei  vasi,  che  appaiono  riempiti  di  una  sostanza 
nera,  la  quale,  determina  infine  una  disaggregazione 
del  legno  medesimo.  Lungo  il  decorso  delle  barbi- 
celle,  si  notano  inoltre  degli  ingrossamenti  prodotti 
da  tessuto  cellulare  pietroso,  con  cavità  contenenti 
colonie  bacteriche. 

Pare  che  causa  della  malattia  sia  un  Micrococcus 
(0,9  a  1,5  ij.  diam.)  il  quale  si  osserva  in  primavera 
e  dà  colonie  bianche.  In  seguilo  il  Micrococcus  si 
trasformerebbe  probabilmenle  in  una  forma  a  bacillo. 
Infatti,  nelle  porzioni  malate,  si  notano  bacilli  allun- 
gati, tondeggianti  alle  estremità  (3,5  a  4  f*  per  0,3- 
0,5  a),  simili  a  quelli  che  si  hanno  dopo  due  genera- 
zioni di  micrococchi. 

Si  avrebbero  cosi  come  causa  della  malattia  due 
forme  bacteriche,  una  primaverile  a  cocchi,  ed 
un'altra  estiva  ed  autunnale  a  bacilli,  che  produce  i 
danni  maggiori. 

Negli  Stati  di  Alabama  (N.  Am.)  lo  Stedman  (2) 
verificò  una  maialila  del  cotone,  ch'egli  ritiene  deter- 
minata dal  Bacilliis  gossypioa. 

Il  Peglion,  solto  il  nome  di  una  nuova  malatlia 
della  canapa  nel  Polesine,  descrive  un'infezione  che 
egli  ritiene  prodotta  da  un  bacterio  simile  al  D.  Cu- 
bonianus  Macchiali  Ae\  gelso.  Sui  fusti  di  canapa  si 
formano  macchie  bianco-grigiastre  quasi  ovali,  larghe 
al  massimo  quanto  la  metà  del  fusto  e  lunghe  anche 
10  cm.  Lungo  le  macchie  il  fusto  si  screpola  facil- 
mente. 

Specie  viventi  sopra  piante  legnose. 

Baclllus  pini  Viiill.  (3)  (B.  Vitillrmiii.  Trev.).  — 
Sui  rami  del  Pinus  halepensis  pioiluri'  delle  escre- 
scenze 0  tumori  (fìg.  32-33)  del  diauieiro  di  3  fino 
a  6  cm.,  dapprima  lisci,  poi  profondamente  screpo- 
lati. Sezionati,  presentano  una  struttura  legnosa  e 
risultano  formati  da  noduli  legnosi,  disuguali,  a  vario 
contorno,  circolare  o  sinuoso,  immersi  nel  tessuto 
cellulare  iperlrofizzato. 

Nella  porzione  legnosa  e  cellulare,  si  nolano  nume- 
rosi canalicoli  o  lacune  (fig.  35),  circondati  come  da 
una  specie  di  areola  formata  di  giovani  e  piccole  cel- 
lule, le  ([uali  contengono  un  plasma  grainilosn,  for- 
mato in  gran  parie  da  riunioni  di  barilli  iiiiniiibili 
(fig.  3-i..),ìunghi  da  1 ,8  a  2,5  <j.  e  larghi  da  l  l,Ci  a  0,  X ,,., 
i  quali  sono,  nel  maggior  numero  dei  casi,  riuniti 
da  una  sostanza  mucilagginosa,  in  zooglee  tondeg- 
gianti (fig.  35),  aventi  un  diametro  anche  di  20  u. 
Sarebbero  appunto  i  bacilli  che,  in  seguilo  al  loro 

(3)  VUILLEMIN,  Sur  un  bacle'riocécidie  du  Pin  d'Alep 
(Conipt.  Rend.  Acad.  des  Se.  CVIt;  tu.,  Sìtr  la  relation 
des  Bacilles  du  Pin  d'Alep  aree  les  lissus  vivants  {Id.). 


\S|JV}/ 


Fig     i3    —   (.<ro>so  tuinoie  sezionato. 
(Dal  Pmu.iiuN). 

-'''/•Si?  « 

Fig.  34.   —   Bacillus  pini  (dal  Prillieux). 


Fig.  32.  —  Ramo   ili  pino  (l'.\leppo  ricoperto 
di  tumori  bacillari  (dal   Prili.ieux). 


Fig.  35. 


Lacune  d'un  tumore  contenente 
illi  riuniti  in  zooglee  (dal  Prillieux), 


straordinario  accrescimento,  produrrebbero  lo  svi- 
luppo irregolare  del  legno.  11  Vuillemi.n  crede  che  i 
bacilli  possano  penetrare  attraverso  la  corteccia  nel 
cambiiim,  in  seguito  a  ferite  accidentali  del  fusto, 
ove  giunti,  in  seguito  alla  loro  azione  tossica,  produr- 
rebbero uno  svilu|)p(i  aiioriuale  degli  strali  legnosi  e 
corticali. 

È  un  malanno  che  si  riscontra  specialmente  nella 
Francia  meridionale:  per  impedirne  la  diffusione 
occorre  asportare  e  bruciare  subito  le  parti  infette. 

Bacillus  oleae  (.\rcangeli;Trevisan(l)  (Rogna  del- 
l'olirò) (tavola  a  colori  I,  fig.  6-9).  —  La  tubercolosi 
0  rogna  dell'olivo  si  presenta  sui  rami  dell'oZ/t'O 
{Olea  europaea  L.)  e  meno  frequentemente  sulle 


gemme,  sulle  foglie,  sulle  radici  e  rarissimamente 
sugli  involucri  fiorali  e  sui  frulli,  non  essendo  stato 
finora  osservato  che  un  solo  tubercolo  sopra  un 
fiore  che  mi  In  s|iedito  il,i  mi  uliveto  delle  colline 
presso  Pisa. 

La  rogna  si  rende  dapjìrima  manifesta  sotto  forma 
(li  piccolissimi  rigonfiamenti  della  corteccia,  od  escre- 
scenze 0  tumori  tondeggianti,  leggermente  schiac- 
ciali, di  color  verdastro,  poco  consistenti  e  colla 
parete  esterna  liscia,  .\lcuni  di  tali  rigonfiamenti 
si  mantengono  sempre  piccoli  formando  la  tuber- 
colosi corticale,  la  maggior  parte  però  non  tarda  ad 
accrescersi  e,  nel  periodo  di  pochi  mesi  o  di  uno  o 
due  anni,  arrivano  a  misurare  un  diametro  di  pochi 


(t)  Savasta.no,  Tubercolosi  dell'olivo,  1'  e  2^  Memoria.  Napoli  1887  ;  P.  Voglino,  La  rogna  dell'olivo.  Torino  1892. 


PdUilofjia  vegetale 


cenlimeiri,  oppure  anche  di  20,  30,  40  cm.,  a  se- 
conda della  maggior  vigorìa  della  pianta,  e  persino  di 
45  cm.,  come  ho  potuto  constatare  in  un  esemplare 
che  mi  fn  spedito  da  Montignoso  presso  Massa  (Car- 
rara). Mano  mano  che  tali  rigonfiamenti  o  tumori  si 
accrescono,  vanno  assumendo  una  forma  ovale  o  ton- 
deggiante; la  loro  parete  esterna  si  rende  rugosa  e 
si  screpola  irregolarmente,  producendo  un  certo 
numero  di  tubercoli  di  color  bruno  rugginoso,  divisi 
da  una  screpolatura  mediana,  sempre  più  marcata 
delle  altre. 

I  tumori  si  presentano  quasi  sempre  isolati,  alcune 
volte  però  si  riuniscono  anche  in  gruppi  di  due  o 
tre.  Sezionando  i  tubercoli  in  diverse  parti,  essi 
appaiono  costituiti,  nell'interno,  da  una  sostanza  pres- 
soché legnosa,  molto  consistente  e  attraversati  qua 
e  là  da  alcune  cavità  irregolari  più  o  meno  profonde, 
a  pareti  quasi  sempre  ricoperte  da  una  leggerissima 
pruina  bianchiccia.  In  mezzo  a  tali  cavità  si  notano 
alcune  volte  delle  larve  di  inselli,  di  acari  e  qualche 
micelio  fungino. 

Per  formarsi  una  giusta  idea  di  tali  tumori  fa 
d'uopo  esaminarli  nel  principio  del  loro  sviluppo. 
Facendo  adunque  una  sottilissima  sezione  trasver- 
sale di  un  tumore  giovanissimo  e  sottoponendola 
all'esame  niicros((i|iiro,^i  ridlerà  all'esterno,  una  epi- 
dermide avente  l;i  slc^-ii  >li  iilinra  e  conformazione 
di  quella  delle  parli  sanr,  sullo  a  questa  un  tessuto 
di  cellule  di  varia  forma,  di  cui  alcune  con  parete 
inspessita.  In  mezzo  a  queste  cellule,  sempre  però 
presso  alla  zona  giMicratrice  del  vegetale,  è  facile  no- 
tare delle  colonir  ili  un  liaiilln  rciiamente  patogeno, 
il  quale  vivendo  nel  >i-lciiia  cdiliiali'  vi  produce  dei 
processi  iperplasici  e  (|iiiii(li  i  imiKiri  caratteristici. 
Tali  colonie  hanno  forma  idlumla  mi  ovata  ed  i  ba- 
cilli si  mostrano  alluiii;ali,  edile  estremità  legger- 
mente tondeggiaiili,  isulali  u  riuniti  in  2  o  3,  dolati 
di  leggero  moviiiieiilu  i  I  i,  :i  d  4  volle  più  lunghi  del 
diametro  trasversale  e  |ii'iTiilamente  jalini. 

La  rogna  è  uialaiiiiu  d,L:^iili  mollo  diffuso  in  Italia. 

La  rogna  dell' ni im  è  una  malattia  causata  da  un 
bacillo  patogeno  cdunseiuld  col  nome  di  Bacillus 
oleae  (Arcangeli),  Trevisan;  ed  infatti,  se  nella  sta- 
gione primaverile,  epoca  nella  quale  la  rogna  ren- 
dasi manifesta,  si  seziona  qualcuno  dei  giovani  ri- 

(1)  Per  poter  osservare  bene  i  bacilli  in  mezzo  al  tes- 
suto del  vegetale,  fa  d'uopo  adoperare  il  niPtoilo  (IpIIh  doppia 
colorazione:  a  tal  uopo  si  colorano  l.'  r,r/i,iNÌ  ,1.  i  tumori 
con  ti!o/e((o  di  genziana  o  con  vioh'iin  <li  mriilr.  (|iiindisi 
lasciano  per  circa  due  giorni  nellalLoul  a  W  con  una 
piccola  quantità  di  soluzione  potassica  ;  in  questo  modo 
i  tessuti  vegetali  perdono  la  colorazione  violetta,  che  è 
mantenuta  invece  dai  bacilli  :  quindi  si  immergono  tali 
sezioni  in  soluzioni  di  verde  di  iodio  o  verde  di  melile 
od  eosina  o  fucsina  acida,  le  quali  sostanze  colorano 
semplicemente  i  tessuti  vegetali  :  in  tal  modo  si  mettono 


gonfiamenti,  è  cosa  facile  osservare  nell'interno  i 
bacilli  caratteristici  ;  mentre  le  larve  di  insetti,  di 
acari  e  micelii  fungini  si  riscontrano  solo  nei  tumori 
già  mollo  sviluppali. 

Nelle  colture  in  tubi  di  gelatina  inclinata,  le  colonie 
si  presentano  sotto  forma  di  una  massa  bianchiccia 
uniforme,  allungata,  con  margine  sinuoso,  in  modo 
da  ricordare  una  piccola  foglia  di  margheritina.  Nelle 
colture  ad  ago,  in  i/rlnliim,  notai  una  vegetazione 
uniforme,  legi;ei  luiMile  i;ialli(  eia,  specialmente  verso 
la  parte  libera  della  _;;elaliiia  e  con  margine  finamente 
lobato. 

Sezionando  uu  tumore  mollo  sviluppato,  si  noia 
essere  iti  gran  parte  costituito,  in  vicinanza  dei  gruppi 
di  bacilli,  da  cellule  a  parete  suberosa  e  lignificata, 
quasi  sempre  completamente  disorganizzata,  e  tutto 
all'intorno  da  cellule  piccole,  ricche  di  protoplasma, 
in  parte  lignificate  e  che  si  moltiplicano  rapidamente, 
formando  quindi  tumori  rognosi,  alcune  volte  molto 
grandi,  con  numerose  screpolature,  entro  alle  quali 
si  trovano,  sotto  forma  di  pruina  bianchiccia,  le 
colonie  di  bacilli. 

Si  è  detto  essere  la  rogna  prodotta  dal  lavoro 
plastico  anormale,  determinato  da  cattiva  assimila- 
zione di  succhi,  i  quali,  invece  di  alimentare  la  pianta, 
si  accumulano  qua  e  là  producendo  deformi  escre- 
scenze. Parecchie  sono  le  cause  che  possono  pro- 
durre simili  anormalità,  quali  la  soverchia  potatura 
specialmente  primaverile,  le  ferite  prodotte  dalla 
grandine,  dal  freddo,  una  predisposizione  speciale 
nella  pianta,  dipendente  forse,  come  ritiene  l'Ar- 
cangeli, da  sproporzione  fra  il  lavoro  delle  radici  e 
quello  delle  frondi,  l'uso  di  mettere  le  piante  troppo 
fitte,  le  concimazioni  troppo  abbondanti  e  fatte  con 
sostanze  calde,  la  brulla  abiliidiue  di  percuotere  le 
piante  con  pertiche  per  edj;lieie  il  fruito,  od  infine 
anche  la  eccessiva  enii^sidiie  di  gomme. 

Di  tali  escresicii/i'  -e  ne  imiano  negli  olivi,  come 
in  qualunque  allin  vei:eiale,  ma  sono  ben  diverse  da 
quelle  della  ro^/(ff,  presentandosi  quasi  sempre  molto 
più  grandi,  più  rare  e  senza  alcun  microrganismo 
nell'interno.  Una  maggior  conferma  di  questo  fatto 
la  potei  avere  in  un  esperimento  che  praticai  su  tre 
piante  d'olivo  messe  a  mia  disposizione,  nelle  vici- 
nanze di  Casale. 


bene  m  evidenza  i  bacilli,  i  quali  conservano  la  colora- 
zione primitiva. 

Un  metodo  ancora  più  semplice  consiste  nell'immer- 
gere  le  sezioni  in  una  soluzione  di  carminio  allum,inato, 
il  quale  non  colora  i  bacilli,  ma  solo  i  tessuti  non  lignifi- 
cati in  rosso  vivo:  si  fa  quindi  passare  nel  preparato  una 
soluzione  diluita  di  violetto  dì  genziana,  che  ha  l'efletto 
di  colorire  i  soli  bacilli  in  rosso-violetto,  e  cosi  all'osser- 
vazione microscopica,  in  mezzo  al  tessuto  cellulare  colorito 
in  rosso  vivo,  si  rendono  ben  manifesti  i  bacilli  coloriti  in 
rosso-violetto. 


In  due  olivi  A  e  B  feci  in  primavera  (2  e  3  aprile 
1892),  qua  e  là,  alcuni  tagli  corticali  ed  abbondante 
potatura,  specialmente  dei  giovani  rametti.  In  uno 
di  essi  (B),  dopo  circa  un  mese  (27  aprile),  inoculai, 
sui  rami  giovani,  il  bacillo  in  questione,  e  cosi  pure 
feci  (2  maggio)  tali  inoculazioni  a  mezzo  di  siringa 
l'ravaz,  sempre  nell' interno  della  corteccia,  sui  rami 
giovani  di  un'altra  pianta  d'olivo  (C)  che  potei  avere 
a  mia  disposizione  sul  monte  di  Crea. 

Verso  la  fine  di  maggio,  i  due  individui  A  e  B  pre- 
sentavano, in  quasi  tutti  i  luoghi  dove  la  corteccia  era 
stata  intaccata,  dei  cercini,  ingrossamenti  o  tumefa- 
zioni, prodotti  non  già  da  organismi  né  animali  né 
vegetali,  ma  bensì  da  un  afflusso  di  sostanze  nutritizie 
su|)eriori  al  consumo  dei  due  individui  (1).  Verso  la 
fine  di  maggio,  nell'individuo  B  comparirono  in  di- 
versi punti  e  precisamente  nei  siti  segnati  con  cor- 
doncino, ove  era  stato  inoculalo  il  bacillo,  leggeri 
rigonfiamenti,  dentro  ai  quali  osservai  numerose 
colonie  di  bacilli. 

Si  può  ormai  con  sicurezza  affermare  che  i  tuber- 
coli rognosi  sono  prodotti  da  un  bacillo  e  che  in  se- 
guitoa  potature  abbondanti, a  travasamenti  di  gomma 
e  simili  cause,  si  possono  formare  sull'olivo,  come  in 
qualunque  altra  pianta,  dei  tumori,  nell'interno  dei 
quali  non  si  riscontra  mai,  finché  sono  piccolissimi, 
alcun  organismo  vegetale  od  animale. 

Ouali  nuove  esperienze  di  confronto,  basti  il  ri- 
cordare le  inoculazioni  del  bacillo  dell'olivo  fatte  dal 
Savastano  (2)  in  piante  di  diverso  genere,  nelle 
<|uali  il  bacillo  non  produsse  mai  il  più  |)iccolo  ac- 
cenno di  tubercolo  ;  nonché  le  inoculazioni  fatte  di 
altri  microrganismi  in  piante  d'olivo,  inoculazioni 
die  non  produssero  alcun  tumore,  ma  resero  ancor 
|iii'i  manifesto  //  potere  patogeno  del  bacillo  della 
tubercolosi  0  rogna  dell'olivo. 

dome  possa  entrare  il  bacillo  nelle  piante  d'olivo 
è  una  questione  non  ancora  troppo  conosciuta.  Da 
l'orto  Maurizio  mi  fu  spedito  del  cessino:  in  esso 
esaminai,  fra  gli  altri  microrganismi,  un  bacillo  che 
presentava  gli  slessi  caratteri,  anche  nelle  colture, 
del  fìacilliis  oleae.  Potrebbe  quindi  il  concime  ser- 
vire come  mezzo  di  diffusione,  come  si  può  anche 
ritenere,  essere  le  stesse  piante  che  si  comunicano 
fra  loro  il  malanno. 

I  danni  prodotti  dalla  rogna  sono  enormi,  poiché 
II'  ]iiante  perdono  del  loro  vigore  e  resistono  sol- 
tanto per  (jualche  tempo  quando  sono  giovani;  se 
invece  sono  colpite  quando  sono  già  un  po'  vecchie, 
allora  decadono  rapidamente. 


(t)  Savastano,  La  maladie  de  l'olivier,  ecc.,  png.  2. 

(2)  Loc.  cit.,  pag.  94. 

(3)  Vedi  0.  Ottavi,  Vilicollura  teorico-pratica,  Cisale 
1893,  pag.  953  e  1150.  A  questo  proposito  il  dott.  Cavara, 
nelle  Slaz.  sperim.  acjr.,  voi.  XXX,  fase.  VI,  dice  che  la 


Essendo  il  bacillo  dell'olivo  causa  prima  della 
rogna,  converrà  asportare  dai  rami  le  protuberanze 
rognose  e  passare  sui  tagli  alcune  pennellature  di 
soluzione  d'acido  fenico,  quindi  ricoprirli  con  ma- 
stice, poscia  collocare  le  piante  negli  oliveli  a  dovuta 
distanza.  Occorre  poi  curare  che  la  potatura  sia 
falla  moderatamente,  risparmiando  la  frasca,  non 
battere  mai  con  pertiche  le  piante  per  la  raccolta  dei 
semi;  mentre,  con  lavori  profondi  e  collo  scalza- 
mento delle  radici,  si  cercherà  di  diminuire  la  ecces- 
siva tenacità  del  terreno  e  rendere  più  permeabile 
il  suolo. 

Racilliis  anipclopsorae  Trev.  Oiogna,  Tubercolosi 
della  vite).  —  Sul  colletto  dei  tronchi  di  vite,  ad 
una  altezza  dal  livello  del  suolo  che  varia  da  6  fino 
a  30  cm.,  od  anche  lungo  i  tralci  si  notano  fre- 
quentemente delle  escrescenze  o  bitorzoli,  alcune 
volle  molto  voluminosi,  di  forma  irregolare,  molli 
e  spugnosi  dapprima  ed  in  seguito  quasi  lignilicati 
e  di  colore  dal  giallo-bruno  al  nero.  In  seguilo  i 
tubercoli  si  disorganizzano  ed  il  male  si  comunica 
all'interno  del  fusto.  Anche  le  radici  mostrano  alcune 
volte  dei  rigonfiamenti  analoghi.  In  generale  le  vili 
affette  dalla  rogna  muoiono  in  2  o  3  anni.  Si  cre- 
dette che  causa  del  malanno  fossero  i  geli  primave- 
rili, la  distruzione  delle  gemme  e  quindi  mancanza 
di  getti  normali. 

JNelle  sezioni  dei  tubercoli  si  notano,  in  mezzo  ad 
una  sostanza  mucilagginosa,  delle  colonie  di  bacterii 
di  forma  cilindrica,  lunghi  1  a  1,5  ia  e  larghi  0,3  i/,  e 
che  si  colorano  leggermente  col  metilviolelto. 

Tali  baclerii  furono  coltivali  fin  dal  18'.l2  ed  anche 
nel  IS'.I"  in  decolli  fatti  con  tralci  di  vile  ed  agar  ed 
in  gelatine  speciali.  Osservai  abbondante  sviluppo  ed 
oltre  a  ciò,  inoculando  tali  baclerii  coltivali  in  tralci 
sani,  ottenni  la  riproduzione  del  malanno  (3). 

Sarà  opportuno  tagliare  e  bruciare  i  tralci  rognosi 
dell'anno.  Si  asporteranno  pure  i  tumori  del  ceppo, 
e  nella  parte  tagliata  si  farà  passare  una  soluzione 
acida  di  solfalo  di  ferro,  ricoprendo  (|uindi  il  tulio 
con  un  buon  mastice.  Si  consiglia  anche  la  disinfe- 
zioiie  del  suolo  colla  calce. 

Kacillus  vilivorus  Baccarini  (4)  (Hat  nero  della 
vite).  —  É  un  malanno  che  si  sviluppa  tanto  sulle  viti 
nostrali  che  sulle  americane.  Le  piante  colpite  pre- 
sentano anzitutto  un  notevole  rilardo  nella  schiusura 
delle  gemme  ed  un  più  lento  sviluppo  nei  germogli. 
I  tralci  si  allungano  slentatamente,  hanno  brevi 
inlernodi,  piccole  foglie  imperfettamente  dislese  e 
variamente  increspale.  Alcune  foglie  risultano  anche 

prova  sperimenlale  fu  data  solo  da  lui  nel  -1893,  mentre 
forse  non  conosceva  ancora  le  esperienze  da  noi  fatte  fin 
dal  1891  (pubblicate  nel  1893)  a  Casale. 

(4)  Il  mal  nero  della  vile  {Le  stazioni  sperimentali 
agrarie  italiane,  1893,  fase.  V-VI). 


Paloloffia  vegetale 


colla  lamina  in  gran  parie  annerila  e  come  bruciata, 
oppure  coperta  di  macchie  bruno-nere,  disposte  o 
verso  il  margine  o  nella  parte  centrale.  I  tralci  re- 
stano rigidi  e  diritti,  lignificano  a  stento,  tendono 
alla  fasciazione  e  presentano  sempre,  lungo  uno  dei 
lati,  una  striscia  nera,  dapprima  appena  marcala, 
la  quale  in  seguito  si  sviluppa  in  modo  da  alterare 
profondamente  il  tessuto  e  mettere  allo  scoperto 
il  midollo.  Essa  può  poi  estendersi  dall'apice  fino 
alla  base  del  tralcio.  Questa  striscia  nera  si  può 
estendere  anche  ai  cirri,  picciuoli  fogliari  od  alla 
rachide  dei  grappoli. 

Alla  base  di  questi  rami,  la  pianta  produce  nume- 
rose gemme  avventizie,  dalle  quali  si  producono 
abbondanti  rami  che  in  breve  sono  colpiti  dal  ma- 
lanno. I  tralci  malati  danno  anche  grappoli,  ma 
generalmente  molto  deformati  in  tutte  le  loro  parti. 

La  lignificazione  dei  tessuti  avviene  in  seguito 
molto  stentatamente,  mentre  la  striscia  nera  in  alcuni 
punti  si  allarga  in  modo  straordinario,  in  altri  invece 
si  restringe  formando  dei  veri  cancri  o  centri  d'in- 
fezione. I  tralci  più  vecchi,  dai  quali  partono  quelli 
dell'annata,  hanno  la  corteccia  con  strette  fenditure 
longitudinali  in  conlinuazione  delle  strisele  nere;  in 
tali  punti  la  corteccia  ò  pochissimo  aderente  al  ci- 
lindro legnoso,  si  sfalda  e  si  slacca  a  slriscie  ed  a 
placche,  poiché  la  zona  cauiliiale  e  quasi  si'iniirc 
disorganizzata,  e  dap|jriina  livida,  ilivciila  [miì  bruna 
0  nera.  Da  questi  tralci  il  malanno,  presentando 
sempre  i  medesimi  caratteri,  si  estende  anche  ai 
ceppi,  fin  verso  la  base,  producendo  infine  la  morte 
della  pianta.  Nelle  macchie  e  pustole  brune  delle 
foglie  e  dei  giovani  tralci,  gli  elementi  della  pianta, 
appaiono  avvizziti  e  contralti  e  cosi  pure  i  tessuti 
sani  vicini  presentano  già  qualche  alterazione  più  o 
meno  marcata,  mentre  le  lacune  intercellulari  ed 
anche  la  cavità  interna  delle  cellule  intaccale  con- 
tengono una  massa  mucilagginosa,  nella  quale  si 
notano  numerosi  microrganismi. 

Alcuni  ricercavano  la  causa  del  male  nella  difet- 
tosa costituzione  del  suolo,  altri  nell'eccessiva  umi- 
dità, ecc.,  altri  nell'azione  parassitaria  di  funghi. 

Il  Baccarini,  fra  i  diversi  microrganismi,  ne 
osservò  costantemente  uno  a  forma  di  piccoli  baston- 
celli ad  estremità  arrotondate,  lunghi  da  1,5  a  2  [a, 
la>-ghi  punì  pili  di  0J>  u.,  i  quali  fondevano  la  gelatina 
coloraiiddla  iu  lnuno.  Tali  liacterii  si  possono  vedere 
benissiiiKi  nei  laiiii  adiilli.  SoUuposlia  cultura  spe- 
ciale, iiulluiaiiii  Ih'iiìssìnki  e  |ioilali  su  |iiaiile  sane, 
a  mezzii  di  iiii-isiinii,  ii|ii(iilu((in(i  il  uialauuo. 

Cosicchr  il  Hill/  limi  risullcrcbbe  prodotto  dalla 
azione  deleteria  di  un  baclerio  (Bacillus  vitivorus) 
il  quale,  vivendo  nei  tessuti,  ne  produce  la  disor- 
ganizzazione. 

Qualora  si  verificasse  il  pericolo  d'infezione,  con- 
verrà disinfettare  le  ferite  di  potatura  con  soluzione 


acida  di  solfato  di  ferro,  selezionare  le  piante  de- 
stinate a  dare  marze  o  talee,  ed  abbruciare  i  rami 
tagliati.  Negli  esemplari  malati,  bisognerà  asportare 
tutta  la  parte  infetta  e  disinfettare  la  ferita.  Il  Bac- 
carini consiglia  anche,  qualora  la  varietà  coltivata 
fosse  molto  soggetta  al  male,  di  innestarla  con  marze 
resistenti,  e  fra  queste  cita,  per  la  Sicilia,  il  cala  ratto 
e  la  minneUa. 

Sotto  il  nome  di  Bacillus  uvae,  Cuglm  e  Mac- 
chiati (\)  descrivono  un  bacterio  da  essi  ritenuto 
causa  di  una  malattia  dei  giovani  grappoli.  Secondo 
tali  autori,  il  bacterio,  associandosi  alle  giovani  infio- 
rescenze, determina  un  imbrunimento  che  principia 
dall'apice  e  va  gradatamente  estendendosi  a  tutto  il 
grappolo,  inducendo  la  caduta  dei  frutti. 

Bacillus  mori  (Bacteriosi  del  gelso)  (lav.  a  colori  1, 
fig.  3-5).  —  Sulle  foglie  del  gelso  appaiono  delle 
macchie  tondeggianti  nerastre,  disposte  in  modo  irre- 
golare, specialmente  lungo  le  nervature,  tanto  sulla 
pagina  inferiore  che  sulla  superiore,  ma  special- 
mente su  quest'ultima.  Tali  macchie  hanno  la  parte 
interna  molto  depressa  e  nera  ed  al  margine  appare 
un  leggero  rialzo.  Esse  non  superano  mai  il  diametro 
di  qualche  millimetro,  alcune  volte  poi  si  riuni- 
scono assieme  ed  allora  le  foglie  appaiono  corrose 
in  parecchi  punti. 

Quando  le  macchie  si  riuniscono  in  modo  da  pro- 
durre le  corrosioni  maggiori,  la  parte  interna  è  com- 
pletamente distrutta  e,  verso  i  margini,  una  picco- 
lissima porzione  appare  intaccata,  tanto  da  potere 
conchiudere  che  l'azione  dei  bacterii  sulle  parti  del 
vegetale  è  molto  energica,  ma  non  si  estende  oltre 
sette  od  otto  strati  di  cellule  ;  è  però  indubitato  che 
allorquando  i  bacterii  cadono  sulle  foglie  vi  produ- 
cono subito,  in  quel  dato  punto,  la  carbonizzazione. 

Le  macchiette  si  riconoscono  facilmente  perchè 
presentano  una  superfice  lucente  ed  appaiono  come 
particelle  carbonizzate. 

Nelle  sezioni  microscopiche  l' epidermide  delle 
foglie  appare,  nelle  parli  ove  abbondano  i  bacterii, 
completamente  distrutta:  nei  punti  vicini  all'infe- 
zione le  cellule  epidermiche  sono  invece  molto  ri- 
strette e  colla  membrana  cellulare  completamente 
trasformata  in  suberina  e  ciò  tanto  nell'epifillo  che 
nell'ipofillo,  specialmente  però  nell'epifillo. 

Il  mesofillo,  tanto  nei  due  strati  di  cellule  a  paliz- 
zata, che  nel  tessuto  lacunoso,  è  pure  sempre  comple- 
tamente invaso  e  corroso  dalle  colonie  di  bacterii 
ed  anche  in  questi  tessuti  si  nota,  nella  parte  più  in- 
fetta, la  loro  completa  disorganizzazione  e,  nei  punti 
vicini,  una  diminuzione  nel  diametro  interno  delle 
cellule  e  la  suberizzazione  delle  membrane.  I  grani 
di  clorofilla  restano  disorganizzati  alla  distanza,  in 
media,  di  5  o  6  a  dalle  colonie  di  bacterii. 


(1)  Le  Slaz.  speriment.  agrarie,  voi.  XX,  fase. 


>"elle  sezioni,  si  può  osservare  come  i  baclerii  pro- 
ducano, nelle  cellule  epiilermiche,  la  pronta  distru- 
zione dei  cistoliti  cosi  caratteristici  delle  foglie  del 
gelso. 

Oltre  che  la  parte  cellulare,  i  bacterii  colpiscono 
anche  le  nervature  e  potei  osservare  come  essi  pro- 
ducano una  corrosione  del  tessuto  collenchimatoso 
e  dei  fasci  libero-legnosi. 

Le  colonie  di  bacterii  sono  numerosissime  nella 
parte  maiala,  in  generale  predominano  nella  parte 
superiore  della  foglia  e  compaiono  tanto  nella  pri- 
mavera che  nell'estate  ed  autunno. 

1  bacterii  isolati  presentano  la  forma  di  bacilli 
lineari,  arrotondati  agli  apici,  lunghi  da  0,9  a  1,5  u, 
Jaighi  0,2-0,6  u;  all'esame  diretto  nell'acqua  distil- 
lala e  col  vetrino  concavo  appaiono  dolati  di  un  de- 
bolissimo movimento. 

Le  colture  (1)  di  tali  baclerii  diedero  risultati 
quasi  sempre  eguali.  Sulle  patate,  ottenni,  con  tem- 
peratura costante  di  25°  t.,  uno  sviluppo  rapido  e 
straordinario  sotto  forma  di  larghe  macchie  legger- 
mente protnberanti  di  color  roseo-gialliccio. 

'SeWai/ar-agar,  colla  stessa  temperatura,  ebbi, 
coii'innesto  per  infissione,  uno  span(Ìimento  alla  su- 
perdce,  mammellonalo  e  di  color  roseo-gialliccio. 

Nel  Ijrodo,  dopo  qualche  giorno,  notai  un  intorbi- 
damento uniforme. 

(".olla  fff/atina,  nei  tubi-colture,  che  dovetti,  causa 
i  forti  caldi  dell'estate  i  quali  la  facevano  disciogliere, 
tenere  in  cantina  con  temperatura  di  21°  C,  si  pro- 
dusse dopo  qualche  giorno,  coii'innesto  per  infissione, 
uno  sviluppo  eguale  lungo  il  tragitto  dell'innesto,  con 
lieve  s|iaii(limenlo  alla  superfice. 

Quando  si  determina  in  un  punto  la  formazione  di 
una  colonia  di  baclerii  si  induce  nel  tessuto  un'iper- 
plasia  patologica.  La  sede  delle  colonie  è  dapprima 
nell'epifillo,  indi  passa  nella  parie  inferiore  produ- 
cendo, per  graduale  cambiamento,  la  formazione 
del  tessuto  patologico.  I  bacterii  aderendo  dapprima 
alle  membrane  cellulari  ne  producono  un  raggrinza- 
mento, indi  il  disfacimento.  L'azione  in  breve  si 
Irasmette  ai  tessuto  a  palizzata,  i  grani  di  clorofilla 
si  deformano  e  restano  completamente  trasformati, 
lincile  resta  distrutta  la  membrana  intercellulare;  le 
cellule  allora  si  anneriscono  e  muoiono;  solo  dopo 
parecchio  tempo  i  tessuti  si  disorganizzano. 

(1)  Debbo  ricordare  che  altri  osservatori  italiani.  Beb- 
LESE.  Peglion,  Macchiati,  Cavara,  descrivono  un  Bacillus 
ctibonianus  Macchiati  che  produrrel>be  pure  macchie 
nere  sulle  foglie  del  gelso  ed  anche  delle  alterazioni 
molto  profonde  nei  sermogli,  tantoché  questi  si  mostrano 
generalmente  ricoperti  da  ulceri  ovali,  dapprima  spor- 
genti e  di  color  bruno-chiaro,  che  poscia  si  avvallano,  assu- 
mendo una  colorazione  più  oscura.  Questo  hacterìo  è  do- 
tato di  vivo  movimento  e  forma  colonie  gialle  come  quello 
descritto  da  lioVER  e  Lambert  sotto  il  nome  di  Bacterium 


l'assale  le  colonie  nella  parie  interna  si  estendono 
molto  maggiormente,  tantoché  è  facile  notare,  in  pa- 
recchi punti,  il  mesofillo  quasi  completamente  di- 
strutto e  l'epidermide  pressoché  allo  stato  normale. 
Nelle  nervature,  le  colonie  si  sviluppano  nel  tessuto 
collenchimatoso,  che  dapprima  anneriscono,  indi 
distruggono  completamente. 

È  indubitato  adunque  che  i  baclerii  trovati  sulle 
foglie  sono  la  causa  prima  ed  unica  della  bacteriosi 
del  gelso:  essi  hanno  anche  un'azione  patogena  sui 
bachi  da  seta,  potendovi  determinare  una  malattia 
siitiile  alla  flaccidezza. 

Per  allontanare  il  malanno  bisognerebbe  sacrifi- 
care per  un  paio  d'anni  il  raccolto  delle  foglie  e 
fare  abbondanti  trattamenti  colla  solita  poltiglia 
bordolese. 

Gen.  Pseudomonas. 

Pseudomonas  h.vacinlhl  (WakKerj  Smith  (2i,  Ba- 
citliis  léi/aciiìt/ìi  Wakker  {Maniume,  cancrena  o 
gialliiinc  del  giacinto).  — .All'epoca  della  fioritura, 
le  foglie  delle  piante  col|)ile  appaiono  di  color  bruno 
all'estreinità  con  qualche  striscia  nera  che  si  dirige 
verso  la  parte  inferiore;  nelle  sezioni  si  nota  una 
niucilaggine  gialla,  che  prende  il  posto  dei  vasi  e 
delle  cellule  e  disaggrega  persino  l'epidermide.  Tale 
massa  risulla  formata  da  un  numero  straordinario 
di  bacilli  studiati  dal  WaivKER(3);  essi  sono  arro- 
tondali alle  estremità,  lunghi  da  2,5  a  4-(j  ix,  larghi 
0,6  a  1 ,2  y.  e  mobilissimi  specialmente  se  si  aggiunge, 
alla  niucilaggine,  dell'acqua  leggermenle  salala. 

Tale  baclerio  si  trova  anche  nei  bulbi,  tanto  nello 
stato  di  vegetazione  come  quando  si  trovano  nello 
stato  di  riposo. 

Le  tuniche  carnose  presentano  delle  macchie  gialle 
dalle  quali,  in  seguilo  ad  una  leggera  compressione 
od  anche  sotto  l'azione  dell'aria,  escono  goccioline  di 
una  sostanza  mucilagginosa  formala  da  bacterii  simili 
a  quelli  già  descritti.  Nelle  forti  infezioni  le  tuniche 
restano  in  gran  parte  distrutte  ed  anche  la  parie 
centrale  gradatamente  s'imputridisce. 

Il  Ps.  hgacinlhi  é  stato  coltivato  artificialmente, 
ed  inoculalo  in  piante  sane  riprodusse  un  analogo 
malanno.  Tale  baclerio  produce  spore  sui  bulbi  di 
giacinto  quando  le  sostanze  nulritizie  sono  in  gran 
parie  esaurite. 


mori.  I  signori  Bover  e  Lambert,  che  studiarono  in 
Francia  un  malanno  affine,  se  non  lo  stesso,  recatisi  nel 
mio  laboratorio  di  Casale,  osservando  gli  esemplari  da 
me  studiati,  di-ssero  che  il  materiale  da  loro  raccolto 
era  ben  diverso.  Forse  sarà  uguale  a  quello  studiato  dagli 
osservatori  italiani  su  ricordati.  Il  certo  si  è  che  in  molte 
regioni  io  ho  constatato  che  la  forma  da  me  descritta 
arreca  gravi  danni. 

(2)  Wakker  s  Hyacinthi  germ.  Washington  1901. 

(3)  Onderzoek  d.  Zieklen  v.  Hxjacinlhen.  Haarlem  1884. 


l'ululogia  reijelale. 


Nlova  Encicl.  .Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


Lo  Heinz  (1)  descrive  un  Bacillus  hìjacinthi  sep- 
ticus  che  molto  probabilmente  non  è  che  una  forma 
del  P.  htjacinthi. 

Per  menomare  un  tale  malanno  si  potranno  aspor- 
tare le  foglie  colpite  e  tenere  i  bulbi  allo  slato  di 
quiescenza  in  ambienti  molto  asciutti. 

Pseudoraonas  phaseoli (Bacillus p/iaseoli Smith  )(2). 
—  Determina  una  malattia  sui  fagioli  studiala  dap- 
prima in  America  e  poi  riscontrata  anche  in  Francia 
dal  Delacroix  (3),  e  che  probabilmente  si  è  già 
estesa  anche  nelle  regioni  italiane.  Tale  malattia  è 
chiamata  dai  contadini  francesi  col  nome  di  graisse, 
per  l'aspetto  di  grasso  ed  oleoso  che  assumono  le 
porzioni  colpite.  Si  sviluppa  specialmente  nelle 
annate  calde  ed  umide  e  colpisce  di  preferenza  il 
legume,  formandovi  placche  circolari  di  varia  gran- 
dezza, di  color  oscuro  ed  unluose.  Possono  anche 
venire  infestali  i  rami  cil  i  lìisii.  ma  le  macchie  ivi 
si  presentano  menu  ilisiinic,  a  (•(intorni  sfumati  e  più 
fugaci.  In  se;:iiilo,  le  iiiaccliie  aumentano,  s'appro- 
fondano rapidaineiilee  Irasndanoun liquido  vischioso 
che,  al  mirr(isr(i|ii(i,  si  prescnla  invaso  da  numerose 
colonie  di  haclcri,  Iiimi;Iiì  I ,.'.  a  -2  .j .  l,ii-hi  0,3  a. 

Giuntala  maialila  a  ipicsld  |iii]ilii,  vengono  ad  es- 
serne colpiti  anche  i  semi,  ed  il  li(|uidu  allaccaticcio 
si  consolida,  attorno  ad  essi,  in  piccole  macchie  gial- 
lastre. I  legumi  s'infettano  per  conlatto  :  l'infezione 
si  fa  mediante  il  terreno  e  si  propaga  rapidamente 
da  fusto  a  fusto,  sino  a  colpire  tutto  o  buona  parte 
del  campo.  Una  volta  comparsa  la  malattia  non  v'ha 
modo  di  arrestarla.  Si  possono  usare  i  mezzi  pre- 
ventivi, sorvegliando  atlenlamenle  i  luoghi  coltivali 
e  procedendo  tosto  alla  distruzione  delle  pianticine, 
appena  si  iiicscnliiid  ammalale. 

hi\cr~r  altre  li  HI  Ile  (li  l'seudoiiionas  furono  descrille 
come  |iaia--ile,  e  fra  (|uesle  la  I'.  caiiipestris  (l'am- 
mel)  I  il.  Simili  i.'o,  elle  vive  iiarassila  sui  raroli,  e 


SO|)l 


che  determina  una  specie  di  |iiilnra/iiiiie  sulla  Bras- 
sica  napus;h  l'.Slewarli Simili  >  '  >  iiara-siiasulma/s; 
la  P.  jiiijlandis  Pierre  (X)  die  induce  una  disorganiz- 
zazione nel  iniir.  e  la  P.  iridjs  e  P.  sjrinqae  descritte 
dall'Hall  (Oi  come  parassite  delle  pianle  omonime. 
Sopra  molle  altre  piante  sono  slati  riscontrali  dei 


(1)  Centralblatt  fili-  Bakleriologie,  1889. 

(2)  ID.,  pag.  776. 

(3)  La  graisse  maladie  bactérienne  des  ffaricnts  in 
Compi..  Rfìtd.  Acad.  des  Sciences,  2°  sem.,  pag.  658.  Vedi 
anche  Descriplion  of  Bacillus  phaseoli  with  some  re- 
■mark  in  related  species  {Pflanzenkrank.,  1899),  dello 
stesso  autore. 

(4)  Bacleriosis  of  Rulehaga. 

(5)  Cenlralblatt  f.  Bakt.,  Ili,  1897. 

(6)  Veber  eine  Bacterienkrankheit  dei-  Ri'tbe  (Cenli-al. 
f.  Bakt.,  2«  Abth.,  Vili). 


bacilli  comeìcausa  di  malattie;  così  si  ha  la  Vaiola- 
tura degli  agrumi  studiata  dal  Savastano  (10),  che 
si  manifesta  sotto  forma  di  piccole  chiazze  di  color 
bruno  che  vanno  gradatamente  estendendosi  produ- 
cendo il  marciume  del  frutto. 

n  Cavara,  sotto  il  nome  di  tubercolosi  del  pesco, 
descrive  una  malattia  del  pesco  dovuta  ad  una  bacte- 
riacea  del  genere  Clostridium.  Sui  rami  di  uno 
0  due  anni  appaiono  piccoli  tubercoli,  globosi  o 
leggermente  depressi,  che  gradatamente  si  allargano 
arrecando  danno. 

Sul  cedro  lido  (Juniperus  phocnicea)  pure  il  Ca- 
vara (11)  studiò  tumori  di  natura  microbica.  Sui 
rami  e  tronchi  del  cedm  lic/o  raceolli  nel  territorio 
diVelletri,  egli  osser\(iaii/ilulliHlelle lievi  emergenze 
lenlicolari  oJ  emisl'ericlie  dei  lessuli  curlicali.  Rom- 
pendosi in  seguilo  le  formazioni  peridermatiche,  le 
emergenze  assumono  una  forma  globulare  o  mam- 
mellonala,  a  superfice  prima  liscia  e  giallo-chiara, 
poi  scabra,  rugosa  e  di  color  giallo-marrone  come  i 
tubercoli  dell'olivo  e  del  pino  d'.'Meppo. 

Non  è  da  escludere  forse,  dice  il  Cavara,  che 
prendano  stanza  nei  tumori  due  microrganismi, 
l'uno  ad  azione  irritante  e  moltiplicativa,  l'altro  ad 
azione  eoiroileiile  e  distruttiva,  analoga  a  ([uella  del 
BanHus  ,nH!ih,l„irter. 

Siilld  il  11 ■  (li  maladie  d'Oli'ron,  il  Pravaz  (12) 

descrive  una  maialila  liaclerica  che  arreca  danni  alle 
('///  dello  Cliarenle  delerminando  delle  ipertrofie. 

Le  pianle  di  (lliciruiitus  unnuus  possono  essere 
soggette  ad  una  malattia  che  ne  induce  l'imbruni- 
mento.  Essa  pare  (13)  sia  determinala  da  un  baclerio 
speciale. 

Il  IlATKsnDAii  (14)  descrive  una  malattia  bacle- 
riacca  nelle  (nrliidee. 

llalc  del  mosaico  del  tahacco.  —  É  una  malattia 
(Ielle  fii^lie  del  tabacco  nella  quale  la  clorofilla  e 
lullii  il  prii|ii|ilasma  cellulare  restano  profondamenle 
alterali.  Nelle  giovani  fVii;lie  si  nolano  chiazze  di  color 

neaiiiliisi  in  un  ili^e^ li  caria  ge(ij;raliea.  Le  por- 
zioni sem-e  si  iilevaiio  in  buzze  svariale,  in  modo 
che  la  foglia  presenta  una  superlice  irregolarmente 
accidenlala,  mentre  avviene  il  disseceamenlo  verso 
i  mai-gini,  il  quale  si  estende  in  breve  alle  parti  più 

(7)  Proced.  Am.  Assoc.  Acc.  of  Se.  1898. 

(8)  Bacleriosis  of  Wallnuls  {Paci.  Rural  Press,  1899). 

(9)  Bijdragen  lai  den  Ken.  der  Bakt.  Plani.  Am- 
sterdam 190'i. 

(10)  Bolleii.  .'^nrirh,  dri  X,,i.  ,U  Napoli.  t887. 

(11)  Tiniiini  .Il  I, ninni  iiiirrnliica  nel  Juniperus  plioe- 
nicea  (Boll.  Sur.  l:,,i.  //,,/.,  IS'.IS), 

(1-2)  Ann.  Ecoìc  Nat.  Agr.  Monlpellier,  1895-1896. 
(I:ì)  Tijdschrift  over  Planlenziekten,  VI,  1900. 
(l'i)   Bacleriosis  in  orchids  [Gardn.  CconicZe.  London 
1902). 


Ifoinici'ti  od  Eumiccti  [Finujlii 


chiare.  Il  malanno  determina  anche  uno  svihippo 
irregolare  delle  foglie:  esse  restano  piccole,  assu- 
mono forma  tondeggiante  ed  infine  diventano  bianche 
lungo  le  nervature. 

Tale  malattia,  diffusa  specialmente  in  Inghilterra, 
Olanda,  Unghei'ia,  Russia,  ecc.,  pareva  fosse  deter- 
minata da  un  bacterio  vivente  nei  tessuti  malati.  Il 
Kom.\g(1)  ritiene  causa  della  malattia  un  veleno  il 
quale  si  trova  nel  terreno.  Il  virus  deve  probabilmente 
trovarsi  nel  succo  fogliare,  eil  è  forse  un  veleno  ignoto 
Oli  IMI  microrganismo  invisibile  o  sconosciuto.  Egli 
isolo  dal  terreno  otto  microrganismi,  fra  i  quali  la 
S/irplothri.r  c/irumo(/eiia  Gisp.,  ma  nessuno  di  essi 
ri|ircidusse  la  malattia.  Coltivò  anche  il  Wiiiohium 
/l't/iimiiin.innun  ed  una  s|iecie  di  flcf/f/idtnd  che 
iiiiiriilù  nelle  piante,  ma  ikhi  sempre  potè  ripnidiii  re 


pace  di  riprodursi.  Il  liquido  filtrato  attraverso  ad  un 
(iltro  di  porcellana  conserva  le  sue  proprietà  venefiche 
ed  una  sola  goccia  è  capace  di  infettare  diverse  piante 
di  tabacco.  Diverse  esperienze,  fatte  dal  Reyerink, 
escluderebbei'o  la  possibilità  del  parassitismo  di  bac- 
terii,  poiché  quelli  trovali  nella  foglia  non  arreche- 
rebbero danni.  Il  liquido  velenoso  passerebbe  dalle 
I   foglie  ai  fusti,  alle  gemme  e  salirebbe  attraverso  allo 
I   .\ilema  e  specialmente  al  floema  assieme  al  nutri- 
mento. Disseccato  a  40"  (1.  il  precipitato  alcoolico 
■   del  succo  virulento  fresco,  conserva  la  sua  virulenza. 
Cosi  pure  non  perde  la  sua  energia  stando  in  am- 
biente asciutto. 
I       L'infezione  avverrebbe  attraverso  le  cellule  epi- 
!   dermiche,  per  mezzo  delle  radici  normali. 

(Jualche  cosa  di  simile  si  verifica  nei  pendii  d'Ame- 
rica, nella  malattia  descritta  da  (i.  Smith  sotto  il 
nome  ili  Peuch  Wilow.s. 


PARTE  IV. 

IFOMICETI    od    EUMICETI    (Funghi) 


GENERALITÀ 


I  fungili  0  miceli  sono  vegetali  per  la  massima 
parie  terrestri,  d'una  straordinaria  semplicità  nella 
struttura  interna  e  che  offrono,  ciò  non  ostante,  una 
granile  varietà  di  forme  e  dimensioni. 

Essi  risultano  formali,  alcune  volle,  da  una  sola 
cellula  semplice  o  ramificala,  coi  rami  che  s'intrec- 
ciano in  vario  modo  fra  loro  r  rlir  ili>li'inlendosi  di 
molto,  si  presentano  come  lim^lii  r  cullili  filamenti, 
generalmente  bianchicci  o  grii;i,i.-li  i  un  nife,  genere 
Mucor).  iNel  maggior  numero  dei  casi  sono  costi- 
tuiti dall'unione  di  parecchie  cellule,  le  quali,  o  si 
slaccano  appena  formale  (funghi  dei  fermenti,  Sac- 
riiiiinìiceli)o  si  dispongono  in  serie  lineari,  si  rami- 
ficano, ed  i  varii  filamenti  che  ne  provengono  si 
intrecciano,  si  congiungono  più  o  meno  strettamente 
fra  loro,  in  modo  da  costituire  organi  di  varia  forma 
e  consistenza.  Onesta  è  per  lo  più  carnosa  (funghi 
mangerecci,  IJoìetus,  Li/coperdon,  ecc.)  od  anche 
quasi  legnosa  (fiiiigo  da  esca,  polipori,  ecc.),  ed  al- 
lora i  funghi  possono  raggiungere  il  peso  di  parecchi 
chiloi;ranimi  Ci). 


Lo  sviluppo  dei  funghi  è  in  generale  mollo  rapidi 
bastano  in  alcuni  casi  poche  ore  alla  formazione  d 
sistema  di  vegetazione  e  di  riproduzione  di  un  fun- 
gillo  (funghi  dei  fermenti,  muffe);  nei  Coprinus  dei 
luoghi  melmosi  lungo  le  rive  dei  fiumi,  l'organo  di 
fruttificazione  si  forma  in  un  periodo  non  mai  supe- 
riore alle  24  ore. 

PouCHET  ricorda  che  da  ima  spora  piccolissima 
del  Lycoperdon  Barista  L.  si  può  in  ima  notte  l'or- 
mare un  nuovo  corpo  fruttifero  del  diametro  di  30 
e  più  centimetri,  il  quale  contiene  più  di  47  bilioni 
di  cellule.  Queste,  ritenendo  che  la  evoluzione  com- 
pleta ilid  finiti  limi  12  ore,  si  formerebbero  in 
nunii'iii  ili  i  liilioiii  ciica  all'ora,  di  00  milioni  al 
minalo  1 

Il  carattere  essenziale,  e  che  serve  a  iietlamenle 
distinguerli  dagli  altri  vegetali,  consiste  nell'asso- 
luta mancanza  dei  corpi  clorofilliani  e  conseguente- 
mente nell'impossibilità,  per  la  massima  parte  delle 
specie,  di  assimilare  direllamcnle  il  carbonio  del 
biossido  di  cai'boniii.   Per  cui,  siccome  il  carbonio 


(1)  Zeilscli.  f.  r/la»:.,  IX. 

(2)  Uebcr  ein  Contagium  vivum  flaccidum  ah  Ursacìie  der  Fteckenkraiik.  des  Tabaks.  Ai.isterii:iiii  1S9S. 

(3)  Vedi  MuBBAY  G.,  Agaricits  giganleiis  and  A.  maximiis  (Journal  of  j 


52 


Palolngia  vefielale 


è  ad  essi,  come  a  lutti  gli  altri  vegetali,  assoluta- 
mente indispensabile  per  lo  sviluppo,  cosi  sono 
costretti  a  procurarselo  assorbendo  i  diversi  com- 
posti di  carbonio  formati  dagli  altri  organismi  vivi 
0  morti  od  anche  dai  composti  minerali. 

Mancando  i  corpi  clorofilliani  non  hanno  assoluto 
bisogno  di  luce  per  svilupparsi,  ed  infatti  molti 
funghi  si  formano  e  si  accrescono  ad  una  certa  pro- 
fondità nella  terra  {tartufi,  ecc.).  Solo  alcuni  di  essi 
hanno  bisogno  di  luce  per  potersi  accrescere,  come 
ad  es.  il  Coprinus  ephemerus  Fr.  (1). 

I  funghi  si  sviluppano  quasi  sempre  in  ambienti 
umidi  e  caldi  ;  certe  forme  possono  anche  mante- 
nersi in  vita  e  germogliare  a  basse  temperature. 

Le  cellule  dei  funghi  sono  prive  di  grani  d'amido, 
la  membrana  cellulare  però  di  alcune  specie  è  for- 
mata, 0  totalmente  od  in  parte,  di  granulose,  poiché 
assume  la  colorazione  azzurrina  colla  tintura  di 
jodo.  Nel  maggior  numero  dei  casi  il  glicogeni'  (2) 
sostituisce  l'amido  nelle  cellule  fungine. 

Si  riteneva  che  la  mancanza  dell'amido  fosse  una 
conseguenza  dell'assenza  dei  pigmenti  clorofilliani, 
ma  basta,  rome  osserva  giustamente  il  Van  Tie- 
ghemCÌ),  rdiisidcrnrc  rome  in  molte  fanerogame 
parassite  tOfuliiniclic,  (Jii.siiita,  ecc.),  prive  di  pig- 
menti clurolilliani,  esistano  grani  d'amido,  e  d'altra 
parte,  come  in  alcune  alghe  i  Fiicnrrci.  conlenenti 
pigmenti  clorofilliani,  manciiinu  i  i;rani  il'aniido. 

II  numero  delle  forme  fungine  è  grandissimo.  Og- 
gidì gli  studi  biologici  hanno  per  fortuna  diminuito 
di  molto  il  numero  delle  specie  che  si  erano  create 
in  questi  ultimi  anni,  poiché  si  é  dimostrato  che 
molte  forme,  descritte  come  specie,  non  erano  che 
stadi  di  sviluppo  di  funghi  superiori. 

Il  prof.  P.  A.  Saccardo,  in  una  nota  (4)  pre- 
sentata al  Congresso  Internazionale  di  botanica  nel 
1892,  riteneva,  basandosi  sulla  sua  Sglìoge  fun- 
gorum  omniinn,  ecc.,  nella  quale  però  sono  descritte 
come  specie  autonome  molle  forme  imperfette,  che 
il  numero  dei  funghi  fosse  di  39.663  (numero  ormai 
elevato  a  52.157)  (5)  e  con  un  calcolo  approssima- 
tivo, considerando  specialmente   lo   sviluppo  degli 

(1)  Vedi  Brefeld,  Suirtmporlanza  delta  luce  per  lo 
sviluppo  dei  funghi. 

(2)  L.  Errerà,  Gli  idrati  di  carbonio  quali  sostanze 
di  riserva  nei  funghi  (Compi.  Rend.  Acad.  des  Sciences. 
Paris  1885). 

(3)  Traile  de  botanique.  P.iris. 

(4)  //  numero  delle  piante.  Genova  1892. 

(5)  Sylloge  fungoruni,  voi.  XVI. 

(6)  On  the  differentialion  of  tissus  in  fungi  (Journal 
of  the  Royal  microsc.  Society,  1 887). 

(7)  Prodrome  d' une  hisloire  naturelle  des  Agari- 
cinés.  Paris  1889. 

(8)  Etudes  relatives  à  l'anat.  physiolog.  des  chanipi- 
gnons  (Természetraj zi  Fwze/e/f,  voi.  XIV,  part.  1-2, 1891). 


altri  vegetali,  concludeva  che  sulla  superfice  terre- 
stre debbono  esistere  non  meno  di  250.000  forme 
fungine  ! 

1. 
Morfologia  degli  organi. 

morfologia  delle  cellule  e  dei  tessuti  dei  funghi.  — 

Gli  organi  elementari  o  cellule  che  costituiscono  i 
funghi  hanno  forme  molto  svariate,  possono  essere 
tondeggianti,  ellittiche,  allungate,  a  margine  sinuoso 
ed  angoloso  ed  anche  irregolari  e  quasi  sempre 
con  numerose  ramificazioni  ed  anastomosi.  Forme 
molto  tipiche  di  cellule  si  riscontrano  solo  negli  or- 
gani di  riproduzione.  Per  gli  altri  organi  le  forme 
si  possono  ridurre  essenzialmente  a  due  tipi:  cellule 
appiattite  e  cellule  lunghe,  conosciule  più  comune- 
mente col  nome  di  ife. 

In  generale  i  funghi  sono  considerati  come  orga- 
nismi tnonomorfl. 

Le  ricerche  del  Massée  (6),  del  Fayod  (7),  del- 
risTVANFFY  (8),  dell'OLSEK  (9)  e  del  Bambeke  (10) 
hanno  messo  in  evidenza,  specialmente  nella  parte 
centrale  del  micelio,  la  presenza  di  ife  molto  allun- 
gate e  di  forma  generalmente  cilindrica,  conosciute 
col  nome  di  ife  vascolari. 

L'IsTVANFFY  e  I'Olsen  dividono  ancora  le  ife  va- 
scolari, tenendo  calcolo  del  loro  contenuto,  in  tre 
grandi  categorie,  cioè:  ì°  serbatoi  o  tubi  a  succo 
lattigiiiiisa;  2°  -serbatoi  o  tubi  con  sostaìize  grasse  ; 
3°  serliiiliii  (I  liihi  Contenenti  sostanz-e  coloranti  o  die 
si  colorano  alfaiia.  Il  Fayod  invece  ne  dislingue 
due  soli  gruppi,  cioè:  vasi  lattici  feri  e  vasi  oleiferi  ; 
il  certo  si  é  che  le  ife  vascolari  del  micelio  alcune 
volte  si  proteiidono  anche  negli  oi'gani  di  fi'ullifica- 
zione,  come  nei  l.iicliiriiis  eil  in  :ilciiiie  Mgcrnae, 
formando  liui-iii  liil)i  i-,iiiiilii;ili  rlie  seceniDiin  una 
specie  di  lallicc  cDmiioslo  ili  resina,  corpi  grassi, 
glicogene,  deslrina,  ecc. 

Le  ife  vascolari  si  presentano  anche  fusiformi, 
davate,  ricurve,  con  numerosi  setti  e  si  anastomiz- 
zano  facilmente  colle  altre  ife  ;  siccome  si  prolun- 
gano negli  organi  di  fruttificazione,  cosi  si  possono 

(9)  Ueber  die  Milchsaftbehàlter  und  verwandle  Bil- 
dungen  bei  den  hòheren  Pilzen  (Botanisches  Centralb., 
Band  XXIX,  1887). 

(10)  Recherches  sur  la  morphologie  du  Phallus  impu- 
diciis  L.  (Bull,  de  la  Soc.  Roxjale  de  Botan.  de  Belgique, 
tom.  XXVIII.  1889).  —  Recherches  sur  les  hyphes  vascu- 
laires  des  Eumycétes  I  (Botan.  Jaarboeìi,  ultgegevend 
door  het  kruidknudig  genootschap  Dodoìiaea  te  Gent, 
1892).  -    Cinilrihiilioii   r,  Vrhulr  ,1,'s  Injpìi,:-^   r,,sr,tì,,h-es 


Urhi 


toni.  XXIU,  IS;i-2).  -  Iluplirs  r„>:r„l„irrs  .1,:  tu  i/crli  ,tm 
des  Aiiloljasulwwycch'i  (Meni,  co  uro  n.  par  VAciutéoUe 
Royale  des  Sciences  de  Belgique.  tom.  LII.  Bruxelles, 
1  juillet  1895). 


ffomiccli  od  Eumiceli  (Funghi) 


considerare  come  un  apparecchio  condutlore  desti- 
nalo a  distribuire  le  sostanze  nutritizie. 

In  alcuni  funghi  (Agaricus  campenkr  L.,  Phallus) 
si  notano  delle  cellule  rigonfie  contenenti  cristalli  di 
ossalato  di  calcio. 

Le  cellule  dei  funghi  raramente  sono  a  contorno 
non  ben  definito,  quasi  sempre  invece  sono  rivestile 
da  una  membrana. 

\.  Me.mbrana.  —  La  parete  o  membrana  è  per 
lo  più  poco  ispessita,  molto  delicata  e  non  stratifi- 
cala. Può  però  presentarsi  mediocremente  ispessila 
(spore  delle  Puccinia,  ecc.)  dall'interno  verso  l'e- 
sterno 0  viceversa,  tanto  da  ridurre  di  mollo  la  cavità 
interna  e  da  indurre  nell'organo  una  forte  consi- 
stenza, quasi  legnosa  (involucro  esterno  dei  larlufi, 
degli  «c/f/'o^f,  ecc.).  In  rarissimi  casi  la  membrana 
si  presenta  leggermente  increspata  con  ispessimenti 
spirali. 

Nelle  ife  vascolari  la  membrana  è  sottile,  esten- 
sibile ed  elastica. 

Le  cellule  dei  funghi  essendo  in  generale  sotlo- 
|Kiste  a  leggera  pressione  e  tensione,  la  loro  mem- 
brana si  comporta  alla  osservazione  microscopica 
come  isotropa,  e  solo  quando,  come  ha  dimostralo 
IKcNER  (I;,  si  comprimono  fortemente  le  pareti 
delle  cellule,  queste  si  fanno  birifrangenti  come 
quelle  delle  altre  piante. 

La  nienibraiia  è  formata  in  parte  dalla  cosi  detta 
eeUnldsi  (  Mieocellulosi,  Metacellulosi,  Pilzrellulose, 
Fiingina  di  Braconnot),  la  quale  dà  all'analisi  olii- 
niica  gli  slessi  componenti  della  celluiosi  delle  altre 
piante,  tisicamente  però  manifesta  caratteri  dilferenli 
e  non  dà  quasi  mai  le  reazioni  caralleristiche  della 
celluiosi  perchè  ha  per  lo  più  immedesimate  delle 
altre  sostanze. 

Infatti,  prima  di  avere  in  molti  casi  la  colorazione 
azzurra  coll'acido  solforico  e  jodo  o  co]  cloro-joduro 
di  zinco,  bisogna  far  bollire  a  lungo  i  tessuti  fungini 
nella  potassa.  Associale  alla  celluiosi,  od  anche  se- 
parale, si  trovano  nelle  membrane  dei  funghi  altre 
categorie  di  sostanze,  i  composti  pedici,  la  callose, 
la  granulose,  h  micosina  scoperta  dal  GiLSOX  (2) 
nella  membrana  cellulare  degli  sclerozi  di  Claviceps 
purpurea  Tul.  e  negli  organi  di  fruttificazione  del- 
V  Agaricus  campesler  L. 

Il  (iiLso.N  notò  pure  la  presenza  della  chitina  nella 
membrana  dei  funghi  (3).  Infatti  dimostrò  che  la 
membrana  dei  funghi,  trattala  con  acido  cloridrico 

(l)  Untersucìmngen  ùbev  die  Ursachen  der  Aniso- 
tropie organiscìier  Substanzen.  Leipzig  1882. 

(■2)  E.  GiLSOX,  Recherclìes  chimiques  sur  la  membrane 
ceìlulaire  des  champignons  (La  Cellule,  tom.  XI,  "1894). 

(3)  Nota  (Società  chimica  di  Parigi),  -1874. 

(4)  Come  si  può  facilmente  vedere  negli  Agaricini  e 
nei  Poliporei  che  in  tempo  piovoso  appaiono  colla  supei- 
fice  esterna  quasi  vischiosa. 


e  potassa  a  180"  C.  dà  gli  stessi  prodotti  di  trasfor- 
mazione della  chitina,  e  riusci  pure  a  pre|)arare  della 
chitina  coi  funghi. 

Per  metamorfosi  chimica  può  variare  la  consi- 
stenza ed  il  colore,  ed  anzi  sembra,  secondo  gli 
studi  del  Mangin,  che  la  costituzione  chimica  della 
membrana  possa  essere  variabile  da  una  tribù  al- 
l'altra di  funghi. 

Cosi  nelle  Peronosporacee  e  Saprolegnacee,  i  fila- 
menti degli  organi  di  vegetazione  hanno  la  membrana 
formala  dall'intima  associazione  della  celluiosi  colla 
callose.  Nei  filamenti  vegetativi  e  degli  organi  di 
riproduzione  delle  Mucorinacce,  la  celluiosi  si  trova 
abbondante  nella  parte  interna  della  membrana,  ed 
i  composti  pedici,  nella  parie  esterna,  con  frequenti 
depositi  di  ossalato  di  calcio;  la  callose  vi  è  mollo 
rara.  Nelle  Uredinacee  ed  Ustilaginacee,  i  filamenti 
vegetativi  sono  formali  esclusivamente  di  celluiosi. 
Negli  Agaricini,  Boleti  e  Cantarelli  la  membrana  è 
sprovvista  di  celluiosi  ed  è  costituita  invece  da  una 
sostanza  (emicellulosi)  ancora  mal  definita.  Negli 
Ascomiceti  infine,  la  membrana,  sempre  sprovvista 
di  celluiosi,  è  costituita  di  callose  e  da  una  sostanza 
mucilagginosa. 

Anche  quando  la  membrana  si  ispessisce  di  mollo 
(tessuto  del  Pohjporus  fomentarius  Fr.  e  di  altri  Poly- 
porus)  essa  non  si  presenta  mai  lignificala,  solo  in 
alcuni  casi,  come  nella  Dacdalea  quercina  Pers.,  si 
suberifica  leggermente.  In  generale  resiste  mollo 
all'azione  dell'acido  solforico  concentralo  come  le 
membrane  suberificate.  Talvolta  la  membrana  si 
culinizza  e  gelatinizza,  specialmente  se  in  conlalto 
coll'acqua  (4),  o  si  ricopre,  verso  l'rslri nu,  n  ili  cera 
(Polyporus  o//icinalis  Fr.)  o  di  niiiiuli--inic  incro- 
stazioni molto  rifrangenti  (5)  (micelio  lirl  l'Juddi-iig- 
Iriiim  pulposum  Fischer).  Queste  devono  essere  di 
mucilaggine  derivante  da  composti  pedici,  perchè  si 
fissano  energicamente  colla  saffranina,  colla  tintura 
di  jodo  e  col  rosso  di  rutenio  (0),  il  quale  ha  la 
proprietà  di  fissare  le  gomme  e  le  mucilaggini  deri- 
vanti dai  composti  pedici,  oppure  possono  derivare 
anche  dalla  callose  (1).  Frequentemente  la  mem- 
brana si  riveste  di  incrostazioni  irregolari  o  di  cri- 
stalli di  ossalato  di  calcio  (micelio  dnW Agaricus 
eampester  L.,  cistidii  del  genere  Inocgbe,  ecc.). 

Negli  individui  giovani  la  membrana  è  sempre 
incolora  ;  coll'elà  può  assumere,  per  mezzo  di  pig- 
menti specydìi(Idrocromi,  Escreti,  o  del  gruppo  della 

(5)  P.  A.  Saccardo  ed  0.  Mattirolo,  Contribuzione  allo 
studio  de;rOedomyces  leproides  Sacc.  (Estratto  dalla  Mal- 
pighia,  anno  X.  Genova  1895,  pag.  5). 

(6)  L.  Mangin,  Siir  l'emploi  du  rouge  de  Ruthénium 
en  anatomie  vegetale  (Compi.  Rend.  Acad.  des  Sciences 
de  Paris,  i893). 

(7)  Id.,  Observations  sur  la  constitulion  de  la  mem- 
brane des  chaynpignons  (come  sopra). 


Patologia  vegetale 


Carotina  (1),  ecc.),  una  colorazione  bruna  più  o 
meno  intensa,  rossa,  rosea,  azzurra,  violetta,  gialla, 
aranciata,  od  anche  verde.  Tutti  questi  pigmenti 
danno  reazioni  diverse,  spettri  caratteristici  all'a- 
nalisi spettrale,  e  rivestono  generalmente  gli  organi 
di  riproduzione  o  certi  filamenti  conosciuti  col  nome 
di  ife  cromogene. 

Il  DiETEL  (2),  che  studiò  specialmente  la  mem- 
brana degli  or^:iiii  di  ii|ii-(iiliizioiie  (spore),  ha  tro- 
valo in  molte  s|ii'iic  ili'i  'i^'w.  l'uciinia  due  sostanze 
coloranti  ben  disiiTiiiiiili  coiraciilu  nitrico;  la  prima 
si  colora  in  rosso  scuro  ed  è  insolubile  nell'acqua, 
la  seconda  si  colora  in  rosso-roseo.  Zopf  (3)  ha 
fatto  pure,  riguardo  ai  pigmenti,  numerose  ricerche 
ed  ha  iidliiln,  in  .ilcuni  funghi  e  Mi.romiceti,  sco- 
prire nialcric  iiiiiorrt',  gialle,  azzurre,  sostanze  cri- 
stallizzanti, uu  acido  spacìaìe  (firido  hiiti/arii'o),  un 
olio  giallo,  ed  acidi  resinosi  e  suslanzc  ;;iassc. 

2.  Plasma.  —  //  roiìlciiulo  delle  cellule  dei 
fuiif/liì  è  jìlii.siiiii  {eiiltiphisììKi)  incolore,  omogeneo, 
gchiliniisii,  ui-anriliisii,  nincilagginoso,  ricchissimo 
di  acqua  e  muniln  anelli'  ili  minute  fdjrille  o  inicro- 
somi.  Si  inolcnilc  all'csIciiKi  l'ormando  delle  ciglia 
0  flagelli  nn.hili  i  ioospnre  ). 

In  esso  si  lr(i\ai lernsi  nirindi,  ilei  cristal- 
loidi di  sostanza  allininindiilc  ty////r()/7»^/i,  ili  l'nrnia 
ettaedrica  o  tetraedrica,  dei  grani  di  irlliiliiiii  [-1) 
e  fibroslna  (5),  delle  sostanze  coloranti  o  granula- 
zioni cromatiche,  delle  sostanze  resinose,  gommose 
0  zuccherine,  dei  cristalli  di  ossalato  di  calcio,  ma 
specialmente  delle  sostanzi'  j;iassi'  (rlir  iiej;li  organi 
di  riproduzione  si  trovami  persimi  in  proporzione 
del  50  %)  sotto  forma  di  goccioline,  gi-anulazioni, 
di  grossi  globetti  colorati  in  giallo  o  rosso  mattone. 
Mancano  i  corpi  organizzati  quali  i  pigmenti  cloro- 
filliani e  rainiilii. 

Il  plasma  |imi  anche  csseie  sosliluito  da  una  specie 
di  lattice  e  da  aeiilo  ossalici m  vedi  Cli I m ica  dei  funghi), 
oppure  da  veleni  speciali  od  anche  da  sostanze 
fosforescenti  (6)  e  può  contenere  disciolti  alcuni 

(1)  ZoPF,  Zur  Kenntniss  der  Fàrbungsursachen  nie- 
derer  Organismen  (Beitràge  zur  Morph.  und  Physiol. 
niederer  Organism.,  aus  dem  Kryp.  Lab.  Leipzig  1S92). 

—  G.  Nadson,  Ueber  die  Pigmente  der  Filze  [Arbeilen 
der  St-Petersburger  Naturforscher-Gesellschaft ;  Aljtliei- 
lung  fur  Botanik,  1891). 

(2)  DiETEL,  Unters.  iXber  Rostpilze  (Flora,  1891). 

(3)  Nadson,  toc.  cit. 

(4)  Modificazione  della  celiiilosi;  v.  Piìinsiìiiki.h.  l'rher 
CeUulinkòrner,  eine  Modification  der  Crihiin.r  ,„  K..r- 
nerform  (Berichte  der  deiKsch.  boi.  GeselIsrI,..  l,s,s:;i. 

(5)  ZoPF,  Berichte  der  deutsch.  boi.  Gesellsch.,  1887. 

—  V.  Fayod,  Structure  du  protoplasma  vivant  [Revue 
generale  de  Bolanique,  toni.  III). 


idrati  di  carbonio  e  specialmente  il  glicogene.  Vi 
si  trova  anche  della  trehalose  e  della  mannite.  Nelle 
ife  vascolari  il  contenuto  è  omogeneo  o  granuloso 
molto  rifrangente. 

3.  Nucleo.  —  Nelle  cellule  sferiche,  nelle  ife 
e  nelle  ife  nisroliiri  dei  fnn^lii  in  generale,  non  si 
scorge  ilirellamenle  un  nucleo,  ma  solo  quando  si 
ricorra  airemalnssilina  o  ad   altri  reattivi  speciali. 

La  forma  del  nucleo  è  allungata  o  fusiforme  nelle 
ife,  tondeggiante  nelle  cellule  sferiche.  Nelle  ife 
molto  allungate,  specialmente  degli  organi  di  vege- 
tazione, si  sono  anche  riscontrati  da  2  a  6  nuclei  (7). 

In  alcune  cellule  si  nota  la  presenza  di  due 
nuclei  (8),  ma  questo  non  è  che  un  fatto  transitorio, 
poiché  si  fondono  quasi  subito  in  uno  solo.  Alcuni 
autori  considerano  la  presenza  dei  due  nuclei  come 
un  fenomeno  di  pseudofecondazione  (9). 

Il  nucleo  si  può  dividere  o  per  via  diretta  longi- 
tudinalmente (funghi  pleurosporei)  o  trasversalmente 
(funghi  acrosporei)  (10),  o  per  via  indiretta,  come 
lo  provano  le  varie  scoperte  che  si  sono  fatte  in 
questi  ultimi  anni  sulla  divisione  del  nucleo  per  un 
processo  di  cariocinesi  che  differisce  poco  dal  nor- 
male (II). 

Alcuni  vorrebbero  anche  distinguere  nel  nucleo 
una  sostanza  speciale  o  nucleina. 

i.  Tessuti.  —  Le  cellule  dei  funghi  solo  in 
alcuni  casi  restano  isolate;  quasi  sempre,  dopo  es- 
sersi allungate  per  le  estremità  o  per  gemme  laterali 
0  biforcazioni,  si  ramificano,  si  anastomizzano  e  si 
riuniscono  assieme,  anche  molto  tenacemente  in 
modo  da  fonilaie  ilei  tessuti. 

I  tes.siili  ilei  ftiHijlii  risultano  costituiti  o  di  ife 
intrecciale  e  più  u  meno  stiettamente  congiunte,  con 
qualche  meato  aerifero  di  grandezza  variabile  {tela 
conle.rla),  oppure  di  ife  o  cellule  che  sono  riunite 
in  modo  ila  lormare  un  tessuto  litio  parenchimatico 
(pseiiiliipiirnii/iiiiiin.  I.e  limj;lie  cellule  e  varia- 
mente rainitieate  che  seeernono  il  lattice,  costitui- 
scono anche  una  specie  di  tessuto  a  sé,  come  pure 
tutti  gli   altri    gruppi    di   cellule   che    contengono 


(6)  A  questo  proposito  Hariot  (Journ.  de  botan.,  1892) 
ha  studiato  un  nuovo  Pleurotus  segnalato  a  Tahiti,  dotato 
di  proprietà  luminose  e  che  viene  dalle  donne  di  quelle 
località  adoperato  alla  sera  come  ornamento. 

(7)  Dangeard  et  Sappin  Trouffy,  Redi.  hist.  sur  les 
Ure'dinees  (Compi.  Rend.  de  l'Acad.  des  Sciences,  Paris 
1893)  et  le  Bolanisle. 

(8)  Dangeard,  toc.  cit.  —  Wager,  On  the  nuclei  of 
the  Hymenomycete  (.innal.  of  Botany,  1892). 

(9)  Dangeard,  Une  pseudofe'condation  des  Urédinées 
(Compt.  Rend.  de  l'Acad.  des  Sciences,  Paris  1893)  et  le 
Botaniste,  1893-94.  —  Io.,  La  reproduction  sexuellc  des 
Ustilaginées  (Coìnpt.  Rend.  de  l'Acad.  des  Se,  Paris). 

(10)  Van  Tieghem,  Journal  de  bolanique,  1893. 

(11)  Vedi  Wager,  loc.  cit.  ed  altri. 


I/hmicdi  0(1  Euiiiictii  kI-hhuIu 


Fig.  36.  -   Success 


i)p|)o  dalla  spora   (A)  del   micelio  di   Penicillii 
(liii:r:uicl.  MO  Uiam.)  (ilallo  Zon'I. 


sostanze  s|iecial 
zaie  0  gelatinizzate. 

Una  vera  distinzione  però  in  v 
nili,  non  esiste  nei  funghi. 


inno  le  meiMbrane  o  ( 
tessuti  l)t 


II. 
Organo  di  vegetazione. 

Micelio. —  L'apparecchio  di  vegetazione  dei  funghi 
è  costituito  di  (ìlamenti  (ife)  continui  o  divisi  da 
setti  trasversali,  quasi  sempre  ramificati,  incolori 
op|)ure  giallicci,  aranciati,  violacei  od  anche  bru- 
nicci,  liberi  o  riuniti  in  cordoni,  in  fasci  (fig.  36), 
in  reti,  in  membrane,  in  fiocchi,  in  filamenti.  Tale 
ap[)arecchio  è  conosciuto  comunemente  sotto  il  nome 
di  micelio  e  si  dislingue,  a  seconda  della  dispo- 
sizione delle  ife,  in  membranoso,  cordonato,  nema- 
toide  quando  i  (ìlamenti  sono  cilindrici,  distinti  gli 
uni  dagli  altri,  evidentemente  ramificati;  imcnoule, 
quando  le  ife  sono  riunite  in  tessuto  compatto  come 
il  feltro  ;  malacoide,  quando  le  ife  formano  masse 
polpose,  molli,  ecc. 

I  diversi  modi  di  unione  dei  filamenti  miceliari 
dipendono  specialmente  dalla  forma  specifica,  ma 
in  parte  anche  dalle  condizioni  dell'ambiente. 

II  micelio  delia  massima  parte  dei  funghi  si  mo- 
difica a  seconda  del  substrato  nel  ([uale  si  trova,  per 


dolerniiuazioue  di  una  l'ornia  fuugiiia. 

Melle  cantine  umide,  sulle  pareti  dei  pozzi,  nelle 
gallerie  delle  miniere,  sopra  il  legname  vecchio  e 
marcito,  i  micelii  si  possono  vedere  ad  occhio  nudo 
in  eslese  superfici  di  tessuti  o  di  membrane  molli, 
biancastre.  Sui  letamai,  nella  terra  ricca  di /((/««.v, 
in  vicinanza  o  sulle  radici  delle  piante,  si  vedono 
molto  frequentemente  dei  micelii  fungini  sotto  forma 
di  filamenti  bianchicci  (fig.  37). 

Cosi  anche  sull'inchiostro  si  formano  delle  mem- 
brane più  0  meno  consistenti,  costituite  appunto  da 
micelio  fungino.  Sui  tubi  fatti  con  tronco  di  pino 
che  si  adoperano  molto  in  montagna,  per  la  condu- 
zione dell'acqua,  si  nolano  spesso  dei  grandi  fiocchi 
grigio-giallastri,  i  quali  si  estendono  tanto  da  galleg- 
giare sull'acqua  e  che  rappresentano  il  micelio  di 
un  fungo  {Lem-iles  scpiaria  Fr.). 

In  altri  casi  invece  (esempio  i  comuni  Boletus)  il 
micelio  è  pochissimo  appariscente. 

Il  micelio  si  può  sviluppare  tanto  neirinterno 
(/«.  (;h(/o//7«)  che  alla  superfice  {m.  epifita)  dei  corpi 
ospiti,  emettendo  anche  rami  speciali  {aiintori),  sem- 
plici 0  ramificati,  di  svariate  forme  (fig.  38),  i  quali 
servono  ad  assorbire  le  sostanze  nutritizie. 

Il  micelio  proviene  dalla  germinazione  degli  organi 
di  riproduzione,  o  spore. 


Patologia  vegetale 


Fig.  37.  -  Radice  di  Vite  uccisa 

dalla  Dematophora   necatrix 

R.  Hartìg,  quale  diviene  dopo 

un  lungo  soggiorno  in  camera 

umida. 

Il  micelio  filamentoso  a  si  trasforma  in 

cordoni  rizomorfi  bianchi  t,  che  si  ramifì-  p-^    qo    Form 

cano  ce.  In  e  e  rf  escono  rizomorfe  dall'in-  'j^'     '" 

terno  (dall'HARTic). 

Non  sempre  però  la  prima  spora  dà  origine  ad  un 
micelio  regolarineiile  conlorraalo;  in  alcuni  casi,  come 
nei  funghi  delle  ruggini  (fig.  40)  e  del  carbone,  la 
spora  germinando  produce  uno  o  pochi  filamenti 
(probasidio)  anche  ramificati,  che  formano,  in  breve 
spazio  di  tempo,  alle  loro  estremità  o  lungo  il  loro 
decorso,  delle  piccole  spore  delle  sporidioli;  questi, 
slaccandosi  dal  probasidio,  possono  alla  loro  volta 
germinare  e  produrre  o  nuove  generazioni  di  spori- 
dioli oppure  il  micelio  normale. 

Il  micelio  dei  funghi  può  mantenersi  in  vita  per 
un  periodo  piti  o  meno  lungo  di  tempo,  secondo  le 
specie  e  le  condizioni  dell'ambiente;  se  annuale, 
dopo  un  detenninalo  periodo  di  sviluppo  dà  origine, 
a  pili  riprese  anche  in  una  stagione,  agli  organi  di 


diverse  di  austori  (H)  emesM  di  lihmenti  miceliari  (m). 
(Ingrancl.  circa  500  diam  )  (dillo  Zoir) 

fruttificazione.  In  altri  casi  il  micelio  è  dotato  di  una 
vitalità  straordinaria  tanto  da  mantenersi  perenne  e 
passare  l'inverno  in  uno  stato  di  quiescenza  (micelio 
ibernante)  (1). 

Un  caso  caratteristico  di  micelio  ibernante  si  ha 
nel  Polgportis  tuberaster  Fr.  Le  ife  si  addensano  con 
minutissimi  dctrili  iiiiiicriili  in  un  fittissimo  intreccio 
compatto  dello  pirh-d  /inigaia  e  si  mantengono  in 
vita  per  lungo  Icinpti,  lanlochè,  collocate  anche  dopo 
parecchi  luesi  in  condizioni  adatte,  danno  corpi 
fruttiferi. 

Il  micelio  è  nel  maggior  numero  dei  casi  fertile, 
origina  cioè  corpi  riprotlutlori  ;  vi  sono  però  delle 

(1)  Micelio  degli  Exoascus,  della  Peronospora,  ecc. 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


Fig.  39.  —  II,  Gruppi  di  filamenti  miceliari  a  membrana  bruna  o  rizomorfa  ;  I,  Rizomorfa  germoglianle  in  3. 
(Ingrana,  circa  400  e  più  diam  )  (dilh  Zoff) 


Fig.  40.  —  Teleutospore  dì  Pragmidium  con  probasidii 
e  sporidioli  (ingrand,  circa  350  diam.). 

toriiu'  miceliari  le  quali  possono  mantenersi  in  tale 
stalo  per  un  lunghissimo  periodo  di  tempo,  come  lo 
dimostrano  i  cosiddetti  Byssus  od  Ozonhim,  che 
fruttificano  solo  in  date  circostanze. 

Numerose  ife  miceliari  possono  in  alcune  specie 
mantenersi  sterili  e  formare  attorno  ai  corpi  frulti- 
l'cri  un  intreccio  filamentoso  od  indurito  di  vario 


quercia  con  micelio  (a) 
periteci  {h)  (dall'HARTlG). 


colore  clic  servo  umili'  vullc  conie  carattere  distin- 
tivo. Dopo  la  liullilicazione,  i  filamenti  miceliari 
non  sempre  muoiono,  ma  possono  anche  formare  dei 
gruppi  o  cordoni  di  varia  struttura,  circondati  gene- 
ralmente da  strati  a  pareli  più  ispessite,  colorate  in 
bruno  (fig.  39).  Tali  nastri  0  cordoni  miceliari,  dalla 
somiglianza  che  hanno  colle  radici,  prendono  il  nome 


8  —  Patologia  vegetate. 


iNlOVA  EXCICL.  .\giiaiiia,  1. 


Puiologia  peyf/dlc 


di  ri iomor fé:  esse  si  producono  anche  nel  micelio 
che  non  abbia  ancora  fruttificalo,  e  servono  più  che 
altro  alla  disseminazione  dei  fungilli. 


Fig.  42.  —  I  e  II,  Scleroiii  di  Scterolinia  germinanti; 
III  (ingrand.  25  diam.)  e  IV  (ingrand.  200  diam.), 
Sclerozii  sezionati  (dal  Brefeld). 

In  alcuni  casi,  le  singole  porzioni  dei  filamenti  si 
allargano  a  forma  di  sfei'a  e  restano  o  tutte  attaccate 
dando  al  micelio  l'aspetto  di  una  corona,  oppure  si 
slaccano  le  une  dalle  altre,  ed  ognuna  di  queste  parti 
0  cisti  può  in  condizioni  favorevidi  dare  origine  a 
nuovo  micelio.  I  filamenti  niiieliini,  intrecciandosi 
variamente  fra  loro,  possono  prodorri'  cdrpi  com- 
patti, carnosi,  cartilaginosi  o  cornei,  conosciuti  col 
nome  di  sctrroiii,  i  ipiali  si  nianleiigoiio  allo  stato 
di  vita  latente  per  un  lungo  |ieriodo  di  tempo. 

In  generale  uno  aclcroiiu  è  formalo  da  una  massa 
carnosa,  bianca  o  nerastra,  costituita  da  cellule  a 
parete  inspessita,  ripiegate  in  vario  modo  e  circon- 
date all'esterno  da  cellule  a  parete  cutinizzata. 


Gli  sderoiii  possono  presentarsi  sotto  forme  mollo 
diverse  e  dimensioni  varie;  per  esempio,  da  un  pic- 
colo granellino  sino  ad  assumere  una  lunghezza  di 
uno  o  due  o  più  centimetri  (fig.  42).  In  alcuni  casi 
si  riducono  ad  un  semplice  intreccio  di  filamenti  mi- 
celiari  incolori  ripiegati  a  gomitolo  e  circondati  da 
filamenti  bruni,  altre  volte  invece,  possono  anche 
assumere  forme  determinate,  tondeggianti,  ellittiche, 
allungate,  ecc.,  e  risultano  cpiindi  costituiti  da  una 
parte  interna  o  midollo,  di  consistenza  carnosa,  con 
varie  sostanze  di  riserva,  come  sostanze  proteiche, 
destrine,  ecc.;  e  da  una  parte  esterna  quasi  sempre 
convertita  in  tessuto  prolettore  formalo  da  cellule  a 
parete  mollo  iii>|icssil,i,  coriacea  e  colorila  in  bruno. 

(Ili  scliTii:ii  s\ilH|i|i;indosi  danno  origine  a  nuovi 
filamenti  iiiiccliaii .  oppure  poss(nio  produrre  diret- 
tamente organi  di  riproduzione  anche  eguali  a  quelli 
della  forma  da  cui  hanno  avuto  origine  o  complela- 


I  filami 
dagli  ospi 
incontrani 


ici'lio  assorbono   il   nutrimento 
diverso.  In  alcuni  casi,   i[uando 


spi 


Ito, 


0,1  anche  ad  una  ccrla  disianza,  e  peiiciraiio  neirin- 
terno  della  cellula  slessa,  ne  occupano  quasi  tutta 
la  cavila  assorbendo  il  nutrimento,  e  ne  escono  poi 
per  un  foro  praticato  da  un'altra  parte.  Più  comune- 

meiile  invece  einclli Ielle  i-aniificazioiii  o  iiii.slori 

di  vana  Ioni, ii  i  li^.  :!,S  ,,  i  ,pi;ili  penetrali  nella  cellula 
si  gonfiano  a  foi-ina  di  clava  o  di  sl'erella,  .qqinre  si 
mantengono  liibulosi  e  si  ripiegano  ad  elice,  e  disciol- 
gono e  decom|iongono  le  sostanze  conleiinle  assor- 
beiulone  poi  cpadle  necessarie  alla  vita  del  parassita. 
Molli  fungili  allaccano  e  ipiinili  utilizzano  come  ali- 
menlo  inni  sido  il  conleiinlo,  ma  anche  parzialmente 


ireti  delle  celli 


111. 


ilui 


Organi  di  riproduzione. 

Quando  il  micelio  lia  lagginiilo  un  il 
e  tpiindi  una  suflìcieiile  iidmslezza,  entra  nid  periodo 
di  nnilli|dicazione  e  di  riproduzione,  e  si  trasforma 
0  coinplelanieiile  in  cellule  propagalive  o  dà  origine 
diretlamenle,  od  in  seguilo  ad  una  copulazione,  ad 
organi  speciali  sui  quali  si  rormano  le  cellule  propa- 
galive o  ripioiliiiii\e,  iiiiiosciiiie  più  comunemente 
col  nome  genenile  ili  x/di/v. 

Le  sjHiif  ballilo,  per  la  loro  struttura  e  per  la  loro 
origine,  forme  svarialissinie.  Il  numero  delle  spore 
prodotte  dai  singoli  liinglii  è  nella  pluralità  dei  casi 
straordinariainenle  grande;  per  fortuna  solo  una 
minima  parie  arriva  a  germinare,  poiché  si  è  calco- 
lato che  se  la  sola  mela  delle  spore  prodotte  dai 
funghi  potesse  dare  origine  a  nuovi  individui,  la 
superfice  del  globo  non  basterebbe  al  sostentamento 
di  tulli  questi  esseri. 


Ifiimici'li  Oli  Euìitiveli  (Fungili 


Fig.  43.  —  Micelio  di  Mucor  Miicedo  L.  con  organi  di  fi-ultilìcazione  o,  l>,  e  (dal  Brefeld). 


La  spora  ha  origine  o  agamicamente  da  filamenti  1  tìlamenti  che  pro(hicono  le  spore  (ife  sporifere) 

semplici  oramifìcati,o  nell'interno  oppure  all'esterno      differiscono  generalmente  dal  micelio  per  la  forma 

e  per  la  posizione  eretta  (fig.  43,  a,  b,  e),  e  possono 
"^  y^ ,        \  .J^  essere  semplici  o  raniilicali,  solitari  o  più  o  meno 

riuniti  in  gruppi. 


Fig.  44.  —  Micelio  con  organi  di  frultificazione 
della  Psalliola  campestris  (dal  Van  Tieghen). 

di  ricettacoli  fruttiferi  di  forma  varia,  composti  da 
numerosi  filamenti  riuniti  in  tessuto,  oppure  dalla 
fusione  0  dalla  coniugazione  di  due  cellule  biologi- 
ranienle  od  anche  morfologicamente  distinte.  In  certi 
funghi  le  spore  si  formano  dentro  organi  provenienti 
da  una  fusione  che  ricorda  un  atto  sessuale. 


Fig.  45.  —  Corpi  fruttiferi  di  Erysiphe  gì-a7nìnis. 
A,  Cuniilii  (150  diamj.  -  B, 
rollo  cogli  a&clii 

In  certi  funghi  il  filamento  che  produce  la  cellula 
madre  della  spora  si  sviluppa  da  speciali  concetta- 
coli  0  veri  organi  di  fruttificazione  di  forma  determi- 
nata (fig. 14),  a  consistenza  carnosa  o  quasi  legnosa, 
come  liei  fungili  rnijicriori  o  Imenomiceti,  sui  quali, 
in  lina  |ioizioiie  deleiiiiiiiala  od /m^H/o  si  risconlnino 


60 


Patologia  vegetale 


filamenti  semplici  o  ramificali  (basidii)  che  portano 
le  spore.  In  altri  casi  gli  organi  di  fruttificazione 
appaiono  induriti  e  di  forma  tondeggiante  (peritecii 
od  ascomi)  (fig.  45)  ed  hanno,  nell'interno,  delle  cel- 
lule madri  (ascili  o  teche),  le  quali  danno  origine,  per 
divisione  parziale  del  protoplasma,  aspore  endogene. 


Fig.  46.  —  Mitcor  Mueedo. 

Stadi  successivi  ilella  rormazinne  di  una  zir;ospora  Ce  D.  -  E,  Germina- 
zione della  zigospora  con  uno  sporangio  alla  cima  del  lubo  germinativo 
(circa  200  diam.)  (da  Brefeld). 

Le  spore  sono  nel  maggior  numero  dei  casi  rap- 
presentate da  cellule  semplici,  solo  nelle  forme  più 
complesse  parecchie  cellule  riproduttive,  dotale  quasi 
sempre  di  facoltà  germinativa  individuale,  concor- 
rono a  formare  una  sola  spora.  La  cavità  resta  allora 
internamente  attraversala  da  setti  che  la  dividono  in 
diverse  logge  in  senso  trasversale,  più  di  rado  longi- 
tudinalmente. 

La  cellula  della  spora  contiene  una  sostanza  liquida 
amorfa,  con  diversi  elementi  e  goccioline  costituite 
specialmente  di  sostanze  oleose.  Tale  massa,  che 
serve  a  nutrire  il  primo  germoglio  della  spora,  è  quasi 
sempre  incolora  o  leggermente  giallastra,  è  sparsa 
unifornieiiiciili'  per  la  spora  o  divisa  in  due  porzioni: 


in  due  nuclei  collocati  verso  le  regioni  polari  della 
spora.  Essa  è  rivestita  da  una  parete  avvolgente,  nella 
quale  si  distinguono  due  strati  o  membrane  stretta- 
mente aderenti  ;  uno  esterno  detto  eso-  od  episporio 
ed  uno  interno  detto  endosporio.  h'episporio  risulta 
formato  di  una  membrana  generalmente  inspessita 
anche  con  prominenze  o  verruche  di  varia  forma  e 
con  colore  variabilissimo,  V endosporio  invece  è  quasi 
sempre  liscio,  incoloro,  esile,   ed  allungandosi   al 


una  |iii 
granuli 


ijuid.i,   |iiù  chiara  e  meno  densa,  l'altra 
r  ilif  si  concentra  in  un  nucleo  centrale  od 


1,  l'i    i  ;     I  ^uniche   in  sporangi  globosi.  -  2,  Sezione 

longilMihii  ì    Produziin    li  una  zig  spora.  —  Ingran- 

dimcnli    i"  1 -Il  I         i\  Ile  11  n   2    liO  v  Ile  il  n  3  (dal  Kerner). 

momento  della  germinazione  forma  la  membrana 
del  primo  tubo  germinativo. 

Le  spore  misurano  in  generale  da  0,1  a  2,  a  4,  fino 
a  20  e  più  micromillimetri.  La  forma  iniziale  della 
spora  è  la  rotonda,  solo  raramente  si  mantengono 
tali  in  seguito.  Più  comunemente  diventano  ellittiche 
0  poliedriche. 

A  seconda  della  loro  forma  e  specialmente  di 
quella  della  cellula  madre  dalla  quale  provengono 
le  spore,  assumono  nomi  speciali  (basidiospora  o 
spora,  sporidio  od  ascospora,  sporula,  callidio,  spo- 
ridiolo,  ecc.). 

Tre  però  sono  essenzialnieiilo  i  lipi  ai  quali  si 
possono  riferire  le  spore  tenendo  calcolo  della  loro 
origine  e  cioè  basidiospore  che  si  formano  da  corpi 
speciali  0  basidii,  ascospore  o  sporidii  che  nascono 


Ifomiceli  od  Eumiceli  {Funghi 


TT       __    r 


,  vili,  I\,  X,  XI,  XII,  Sviluppo 


in  cellule  rigonfiale  od  ascili,  a  Iric/wspore  che  sono 
originate  da  filamenti  poco  differenziati  dalle  ife 
miceliche. 

Non  sempre  la  spora  emelte  od  un  proli(iHÌdiu  o 
direttamente  il  micelio;  in  alcuni  casi  il  protoplasma 
della  spora  (esempio  Plasmopam  viticola)  si  divide 
in  numerose  piccole  masse  nude  provviste  di  ciglia 
vibratili,  dette  zoospore,  le  quali,  in  seguito,  escono 
dalla  spora,  si  muovono  vivamente  nell'acqua  per 
un  certo  teni|)o,  quindi  entrano  in  un  periodo  di 
riposo,  si  circondano  di  una  membrana  ed  emettono, 
dopo  un  certo  tempo,  un  tubetto  germinativo  che  va 
poi  a  formare  un  micelio. 

Organi  di  riproduzione  speciali  si  possono  formare 
dal  micelio  in  cavità  o  spermogoni  determinati.  Sono 
spore  0  piccoli  filamenti  diritti  ed  incurvati  detti 
spennazii.  Siccome  essi  precedono  sempre  la  for- 
mazione di  altri  corpi  riproduttori,  cosi  si  riteneva 


che  esercitassero  solo  un'azione  fecondatrice,  mentre 
il  CoRNU  crede  che  gli  spermazii  possano  germinare 
come  tutte  le  altre  spore. 

V'hanno  dei  funghi,  come  ad  esempio  i  Miicor, 
che  formano  sul  pane  o  sulle  sostanze  amidacee,  in 
ambiente  molto  umido,  una  specie  di  feltro  bianco, 
nei  quali  i  rami  miceliari  in  determinali  punti  si  av- 
vicinano per  mezzo  di  due  braccia  eguali;  in  seguilo 
le  pareti  di  contatto  si  rompono  in  modo  da  met- 
tere in  diretta  comunicazione  i  due  rami.  I  corpi 
protoplasmatici  dell'uno  e  dell'altro  ramo  si  fon- 
dono assieme  e  danno  cosi  origine  ad  una  cellula 
riproduttiva  o  zigospora  (fig.  46  e  47). 

In  altri  funghi  si  ha  una  vera  copulazione  fra  dueor- 
gani  sessuali,  ed  allora  al  maschile  si  dà  il  nome  gene- 
rico di  anlerìdio  o  pollinodio,  al  femminile  (fig.  48) 
di  oogonio.  Questi  due  organi  assumono,  a  seconda 
delle  diverse  famiglie,  forme  svariale,  in  generale 


Patologia  veqetah' 


però  rfl?!<e;vV/fO  è  allungalo,  I'ooi/omìo  invece  londea;- 
giaiite.  Di  solito  questi  due  organi  generali  dalla  me- 
desima ifa  sono  mollo  vicini  l'imo  all'altro,  tanto 
che  avviene  quasi  seniore  la  fusione  delle  due  pareti 
di  contatto  e  la  riunione,  nell'interno  dell'oogonio, 
del  protoplasma  maschile  col  protoplasma  femminile, 
la  formazione  quindi  di  un  nuovo  organo  che  serve 
poi  alla  propagazione  dell'individuo.  L'anteridio  può 
anche  produrre  un'ap|u'iidice  filiforme  (come  nei  Ci- 
stopiis)  per  mezzo  della  (piale  fora  la  parete  e  pe- 
netra nell'interno  deir(/or/(<«/o  riversandovi  il  proprio 
contenuto. 

Un  terzo  modo  di  fecondazione  si  ha  quando  il 
plasma  dell'anteridio  generato  da  un'ifa  speciale,  o 
si  presenta  sotto  forma  ili  niinule  granulazioni  o  si 
divide  in  un  certo  nunn'ni  di  porzioni  (piasi  trian- 
golari (anleroioidiì,  inuiiile  di  un  ciglio  vihralile. 
In  questo  caso  o  le  i;iaiiulazioiii  o  gli  anlerozoidi,  do- 
tati di  un  dehole  iiiovinieiito,  escono  dall'aiiteridio, 
ed  entrando  in  numero  di  uno  o  due  al  più  nel- 
Vooi/oiìio,  promuovono  la  fecondazione. 

Il  plasma  femminile  non  sempre  appare  uni- 
forme, in  molti  casi  si  divide  in  una  (Pijlhiiim) 
0  più  porzioni  che  possono  essere  anche  circondate 
da  una  piccola  quantità  di  sostanza  plasmalica  non 
utilizzala,  alla  ipiale  si  dà  il  iidiiic  di  firrip/osiiia. 
In  certi  funghi,  come  ad  esciiipio  in-llc  Sajirolc- 
gnacee,  dopo  hi  fusione  del  protoplasma  maschile 
col  femminile,  si  formano,  nell'intero  iIcII'oo^oh/o, 
numerose  ioosjnirc. 

Avvenuta  la  fecondazione,  la  cclluìa  .,  le  rrlliiìc- 
ìioro  si  circondano  di  una  H)iMMlir;iii;i  clic  \,i  ijimla- 
tamente  inspessendosi,  sia  a  spese  del  |il,isiii,i  in- 
terno che  del  perijilusiiKi .  e  >i  ili\iile  in  due 
strati,  uno  interno  sollile  ed  medldid  e  generalmente 
liscio,  ed  uno  estenui  nudili  |iiii  iiis|irs-.ilii,  cutiniz- 
zato,  più  0  niello  coloialo,  liscio  o  iiiiinilodi  |iieeole 
prominenze.  La  massa  internai!' formala  quasi  sempre 
di  un  grosso  globulo  di  sostanza  oleosa.  L'oosjioni 
cosi  difesa  può  mantenersi  in  vita  per  un  periodo  di 
tempo  molto  lungo,  che  coincide  generalmente  col 
periodo  invernale  e  germina,  nel  maggior  numero 
dei  casi,  nella  piiiiia\eia  sueeessiva,  in  iiimli  dill'e- 
renti,  secondo  le  cniidiziiini.  Alenile  \iillesi  liasluinia 
tutta  in  una  zoospora,  in  allri  r.isi  einelle  un  tubo 
che  si  ramifica  leggermenle,  ed  all'e-iiemità  dei 
rami  porta  le  zoospore,  oppine  dà  anelie  diretta- 
mente origine  a  filanienli  inieeli.ni. 

Gli  organi  di  propiiiiazimie  |iiiiiliitti  da  un  atto  di 
fecondazione  servono  in  .i^cnerale  ad  assicurare  l'esi- 
stenza del  fungo  durante  la  stagione  contraria  allo 
sviluppo,  quelli  invece  che  si  formano  liberamente 
nei  filamenti  miceliari  dolati  di  solito  di  sottile  mem- 
brana, si  s\ilii|ipaiio  prontamente  e  perdono  anche 
molto  faciliiieiile  la  facoltà  germinativa.  E  perciò 
che  in  molte  specie  si  ha  la  formazione  di  organi  di 


riproduzione  asessuali  per  diffondere  il  più  rapida- 
mente possibile  il  fungo  durante  la  stagione  propizia 
al  suo  sviln|i]Mi.  All'avvicinarsi  della  stagione  av- 
versa si  l'ili  inalili,  in  seguito  anche  ad  un  atto  fecon- 
dativo, organi  di  altra  natura,  i  quali,  dopo  un  periodo 
di  quiete,  sotto  l'azione  dell'umidità  o  del  calore, 
possono  riprodurre  la  forma  fungina. 

IV. 
Polimorfismo. 

Non  sem|n-c  un  rinii;ii  d.i  miiiiiie  ad  organi  di  ri- 
produzione eguali,  elié  :iiizi  in  limili  l'asi  una  mede- 
sima specie  liiiigiiia  |ireseiila  lud  suo  ciclo  di  evo- 
luzione parecchie  forme  di  spore  portate  anche  da 
organi  diversi.  Prima  delle  classiche  ricerche  dei 
fratelli  Tulasne,  del  Di;  Barv,  del  Brefeld,  del  De 
Seynes,  ecc.,  i  micologi,  per  ugni  cambiamento  di 
forma  negli  organi  lipiiidiillnn,  avevano  create  al- 
trettante nuove  specie;  oggidì  per  fortuna  si  è  posto 
un  freno  a  tale  mania  di  creazione,  essendosi  dimo- 
strato che  in  molti  funghi  esiste  un  polimorfismo 
molto  spiccato;  interi  gruppi  vanno  quindi  scompa- 
rendo, poiché  molte  specie,  credute  autonome,  deb- 
bono essere  considerate  come  una  riunione  di  forme 
inferiori  legale  ad  altre  più  complesse,  e  quindi 
come  stadi  diversi  di  una  stessa  specie.  Questi  feno- 
meni si  sono  potuti  mettere  in  evidenza  specialmente 
in  seguito  alle  artificiali  infezioni  ed  alle  colture  fatte 
nei  laboratori. 


Fig.  49.  —  Peiilecio  di  Eiysiphe  gtanums  (150  diam.). 
(Dallo  ZoiF) 

Cosi,  ad  esempio,  si  è  provalo  che  molti  degli 
Imenomiceti  {FistuUna,  Agaricini,  Poliporei)  pre- 
sentano, oltre  che  gli  organi  di  riproduzione  che  si 
formano  nei  comiiiii  empi  di  fruttificazione  ben  vi- 
sibili ad  occhi In,  amile  numerose  altre  forme 

di  spore  o  .tporidio/i  n  coiiidii,  che  servono  alla 
rapida  propagazione  della  specie. 

Molti  dei  funghi  che  formano  il  gruppo  degli  Asco- 
miceti  presentano  sempre  uno  stadio  conidico;  nel 
fungo  (li^.  i'.h  i  lìrg.siplir  f/raminis  ì)\.),  conosóuio 
comuneiiieiile  (III  iKiiiie  di  crittogama  del  grano,  i\ 
riscontrano  :  1  "  uno  stadio  con  conidii,  che  corrisponde 


I fornice  li  ini  E  inni  celi  i,Fniiijhi 


Fig.  50 


M'Oidiiim  moiii/ioides  {fì'^.  i'j);  2»  iiihi  .sliidio  roii 
lisrhi.  Di  solilo  il  fungo  si  presenta  nella  l'orma  co- 
iiiilica  molto  appariscente  come  una  elllorescenza 
hiaiica;  nello  stadio  invece  di  completo  sviluppo  ap- 
paie,  specialmente  sulle  foglie,  sotto  forma  di  minuti 
punticini  (fig.  -io  e  49).  In  altri  funghi  si  notano  per- 
sino quattro  stadi  diversi,  cioè:  1"  stadio  con  organi 
(li  riproduzione  delti  conidii  (sludio  coiiidico)  ;  2°  con 
.tlii-rniiii/diiii  (.stadio  speniìogonico);  3°  con  picnidìi 
{xlitdiu  picnidico);  4"  con  asc/ii  {/stadio  osco  foro). 

Oltre  al  vero  polimor/i&mo  o  simultaneo  nel  quale 
i  diversi  organi  di  riproduzione  si  formano  presso  a 
(loco  nel  medesimo  tempo  sui  medesimi  filamenti 
vegetativi  ed  in  modo  da  succedersi  regolarmente, 
come  si  può  notare  nella  lipichloe  tipliiiia  (  Pers.)  lui . 
(parassita  delle  graminacee),  nella  quale  il  micelio 
produce  prima  conidii  poi  periteci  ;  si  ha  il  meta- 
morfismo, nel  quale  l'individuo  fungino  presenta 
diversi  organi  di  riproduzione  generali  da  vario  mi- 
celio e  che  si  formano  solo  quando  somi  già  iiimli 
i    primi  (gen.  Penicillinm). 

In  altri  funghi  il  polimor/ismo  è  ancora  molto  più 
accentualo,  poiché  i  diversi  stadi  di  sviluppo  non 
possono  compiersi  che  su  piante  ospiti  allatto  diverse  ; 
per  cui  si  distinguono  due  casi  di  polimorfismo,  cioè 
il  monoecio  quando  le  diverse  fasi  si  compiono  sulla 


(dilllo    ZOPF). 


stessa  pianta  ospite,  Vcleroeciu  (piando  avvengono 
su  jiianle  completamente  diverse. 

Il  polimorfismo  clcroccio  si  rende  ben  manifesto 
specialmente  nei  funghi  delle  ruggini  (Urcdinee), 
poiché  la  spora  ibernante  o  lelentospoin,  ipi.iMild  iicr- 
mina  sul  terreno,  produce  un  proli.isidiii  inn  .spuri- 
rf(o//,  i  quali,  per  molte  specie,  devono  l'ssfie  Iraspor- 
lati  dal  vento,  dagli  insetti,  ecc.,  non  più  sulla  stessa 
pianta  ospite,  ma  su  piante  ben  differenti  da  quelle 
j  nelle  quali  ha  avuto  origine  la  teleulospora.  Gli  spo- 
1  ridioli,  trovate  le  condizioni  favorevoli,  producono 
'  sulla  nuova  pianta  abbondanti  fili  miceliari  con  or- 
[  gani  di  riproduzione  generalmente  di  due  sorta,  cioè 
j  ecidii  con  ecidiospore  e  spermogonii  con  spermazii. 
j  Le  ecidiospore,  alla  loro  volta,  per  germinare  de- 
vono ritornare  sulla   pianta   ospite  primitiva,  ove 
danno  origine,  nello  slesso  periodo  di  vegetazione, 
a  nuovo  micelio  con  uredospore  o  sjiore   estive,  e 


ilmciil 


trinilo.- 


spiiiT  iiiri'iiiali. 
l'iKi  sIcsMi  Imiuii  |iun  , mille  |iicscmI,iiv  una  forma 

dà  generalmente  origine,  come  già  vedemmo,  agli 
organi  di  propagazione  della  pianta,  i  quali  possono 
resistere  alle  avverse  condizioni  atmosferiche  e  ser- 
vire (juindi  a  mantenere  in  vita  il  fungo  dall'uno 
all'altro  periodo  di  vegetazione. 


Patologia  vegetale 


Formazione,  germinazione  e  diversi  modi 
di  diffusione  delle  spore. 

Le  spore,  che  si  Ibrniano  senza  il  concorso  di 
sessi  od  agame,  sono  in  generale  prodotte  in  seguito 
a  diversi  processi  che  si  possono  riassumere  in  tre 
gruppi,  cioè:  per  gemmazione,  per  scissione  e  per 
endogenia. 


% 


Oo 


^W 


o^^.c? 


Fig.  51.  —  Germinazione  per  gemme  del  Saccìiaroììiyces 
ellipsoideus  (circa   1000  diam.)  (dallo  Zopf). 

In  molti  funghi,  all'estremità  di  determinali  fila- 
menti niiceliari,  hanno  origine  dei  prolunpanii'tili, 
che  si  rigonfiano  all'apice  (fig.  50)  o  |ir(]ihi((iiio  hi 
spora,  oppure,  come  succede  nei  funghi  ilei  /'ciinni//, 
da  ogni  cellula  si  sviluppa  all'esterno  una  piccola 
bozza  sferica,  la  quale  si  accresce  e  si  distacca  dalla 
cellula  madre,  oppure  genera  ancora  unita  a  questa 
un'altra  cellula  (fig.  51).  Le  cellule  dei  funghi  del 
lievito  possono  anche  produrre  nel  loro  interno,  per 
formazione  libera,  diverse  cellule  figlie  per  lo  più 
in  numero  di  quattro  per  volta.  In  altri  casi  le  diverse 
specie  di  spore  si  formano  in  seguito  alla  disartico- 
lazione completa  o  parziale  di  ife  speciali. 

La  formazione  delle  spore  è  sempre  in  relazione 
col  nucleo,  cosi  le  spore  contenute  nell'interno  degli 
aschi  hanno  origine  dalla  ripetuta  bipartizione  del 


nucleo  primitivo.  L'asco  si  presenta  dapprima  come 
una  cellula  contenente  un  solo  nucleo;  inseguito, 
avvenuta  la  bipartizione  del  nucleo  slesso,  la  massa 
del  protoplasma  si  divide,  di  solito,  in  otto  cellule 
nude  con  altrettanti  nuclei,  le  quali  poi  si  ricoprono 
di  una  membrana  speciale  e  formano  otto  spore. 

Le  spore  germinano  ad  una  temperatura  in  gene- 
rale piutloslo  elevata  (da  42°  a  io"  e  20°  C),  in 
contatto  dell'aria  e  dell'acqua,  e  possono  essere  in 
vario  modo  disseminate  su  tutte  le  parti  della  super- 
fice  terrestre. 

In  alcuni  funghi  si  trovano  persino  degli  organi 
che   servono   a   lanciare  le  spore  ad    una   certa 


Fig.  52.  —  A,  B,  Ovarii  di  segala  colpiti  dalla  Claviceps 
purpurea.  -  C,  Sezione  trasversale  coi  conidiofori  e 
conidii  (200  diam.)  (dallo  Zopf). 

distanza.  Cosi  le  ife  ramificale  che  portano  le  spore 
(Iella  pei'onospora  della  patata,  naturalmente  erette 
!■  liliiidi iilie,  nell'aria  secca  si  ripiegano  facilmente 
a  s|iir,i  sopra  se  stesse,  e  siccome  sono  straordina- 
riamente igroscopiche,  rosi  basta  la  più  piccola  va- 
riazione nello  stato  i^ninielricd  dell'ambiente  per 
produrre  in  esse  una  rapida  (elisione;  le  spore  al- 
lora che  si  trovano  sui  rami,  vengono  staccate  e 
lanciate  in  tutte  le  direzioni. 

In  un  fungo  che  vive  comunemente  sugli  sterchi, 
il  Pilolm/ii.s  ciLsIiiìlììiiis,  i;li  organi  di  riproduzione 
possonii  essere  l.ineiiili  ,iii(  he  airallezza  di  un  metro, 
in  seguilo  all'usiilM  di  un  liipiido  dairinterno  dei 
filamenti.  Nei  funghi  (genere  Entoinoplitliora,  Em- 
piisa)  (fig.  53)  i  quali  vivono  parassiti  sopra  alcuni 
insetti,  le  spore  che  si  formano  all'estremità  delle  ife 


l/uiìuccli  od  Eumiceli  {huiujiin 


Fig.  53.  —  Propag 


slesso  tulio  ravvollo  dalle  ife  e  dai  conuliofori  di  Enlomo- 
dal  dorso  del  bruco  ed  ingrandili  80  volle.  -  4,  Le  estremila 
a  cui  si  slrozzauo  le  spore,  ingrandile  300  volle.  -  5,  Spore  lanciale.  -  6,  Mosca  infeila  di  Empusn  Muscae, 
-  1,  Ife  ingrandile  300  volle,  alla  cui  sommila  sono  strozzale  e  lanciale  le  spore  di  Empusn  Musrae.  -  »,  Una 
spora  rivestila  di  mocilaggine  vischiosa,  ingrandila  630  volle  (dal  Brefeld). 


ì,  Bruco  della  cavolaia  infetto  di  Eniomophtora  radicans.  -  2 
phlora,  rapprcsenlalo  in  grandezza  nalurale.  -  3,  CiuHì  di  conidiofori 
di  alcuni  conidiorori,  da  cui  si 


sono  sempre  lanciale  ad  una  certa  disianza.  Negli 
aschi  di  molli  ascomiceli  si  Irova  colle  spore  una 
certa  quantità  di  plasma  e  di  succo  cellulare;  quando 
aumenta,  per  circostanze  diverse,  la  tensione  della 
massa  interna,  si  rompe,  verso  la  parte  superiore, 
la  parete  degli  aschi  e  le  spore  escono  fuori  con 
una  (Tila  forza. 

VI. 
Composizione  dei  funghi. 

La  composizione  chimica  dei'  fiiiii;lii  <•  assai  com- 
plessa (1  ). 

Essi  sono  coslituiti  essenzialmente  di  acqua,  da  84 
al  02%,  di  altre  sostanze  minerali  e  di  composti 
organici.  Fra  i  diversi  corpi  inorganici  si  sono  con 
certezza  risconlrali:  potassio,  fosforo,  magnesio, 
sodio ,  calciò ,  ferro ,  silicio ,  solfo ,  cloro ,  lirom  o ,  jodio , 
fliiore,  ecc.,  e  «jo/o  sotto  forma  di  diversi  composti. 

(t)  Vedi  specialmente  Zopf,  Die  Pilze,  pag.  116. 

(2)  Fermento  solubile  ossidante  che  sì  tinge  in  azzurro 
colla  tintura  di  resina  di  guajacol.  È  specialmente  degno 
di  nota  questo  fatto,  perché  si  credeva  che  il  laccasio  si 
trovasse  solo  nelle  piante  con  clorofilla.  Fu  trovato  insieme 
alla  tirosinase  (vedi  Bertrand,  Sur  la  présence  simul- 


Le  sostanze  organiche,  che  formano  la  parie  essen- 
ziale dei  funghi,  si  possono  ridurre  ad  alcuni  gruppi, 
cioè:  idrati  di  carbonio,  acidi  organici,  sostante 
acide  aromatiche,  sostarne  grasse,  olii  essenz-iali, 
sostatile  ì'esinose,  sosta n  :e  coloranti,  sostarne  alca- 
loidi, la  colesterina,  sostan  ìc  alhitminoidi,  fermenti, 
invertina,  diastasi,  laccasio  (2),  peptoni,  pepsina, 
micosina,  vitellina,  plasmina,  asparagina,  ecc. 

E  cosi  troviamo  nei  funghi  celluiosi,  callose, 
Irehalose('i),  sostante  lucclierine,  glicogene,  alcune 
gomme,  mucilaggini,  mannite,  micodeslrina,  mico- 
inulina,  agaricol,  ecc. 

Degli  acidi  organici  sono  piuttosto  comuni,  l'ac/V/o 
ossalico.  Va.  acetico,  Va.  citrico.  Va.  lattico. 

Il  numero  delle  materie  coloranti  deve  essere  cer- 
tamente molto  grande,  ma  finora  queste  sostanze 
sono  ancora  molto  imperfettamente  conosciute,  e 
vengono  provvisoriamente  divise  in  alcune  categorie, 

tanée  de  la  laccase  et  de  la  tyrosinase  dans  le  sue  de 
quelques  cliampignons  -  Compi.  Rend.  Acad.  Sciences. 
Paris  1896). 

(3)  BouRGUELOT,  Sur  la  présence  et  la  disparilion  du 
tre'halose  dans  les  champignons (Compi .  Iiend..icad.  des 
Sciences.  Paris  1890). 


Patologia  leyetak. 


.Nuova  Encicl.  Agharia,  I. 


60 


Pdfo/ofìia  rcijeldlr 


cioè  sostanze  gialle  o  giallo-rosee  di  natura  oleosa  (li- 
pocromi),  sostanze  rosee,  verdi,  azzurre,  brune,  ecc. 

ZoPF  (1),  che  ha  fatto  alcune  ricerche  intorno  alle 
sostanze  coloranti  dei  funghi,  ha  trovato,  in  nume- 
rose specie,  dei  pigmenti  gialli  o  rosso-aranciati, 
appartenenti  al  gruppo  licllc  ciiroline. 

Sembra  clu'  il  liin.nn  di  furmazione  dei  corpi  colo- 
rati sia  il  mict'liii,  donili'  awiciie  poi  gradatamente 
il  passaggio  agli  org.ini  di  ri|inidiizione. 

In  un  hìiì'fo  {liiili/diifi  //((////////;/*•)  del  gruppo  degli 
Asciimiccti,  lo  slesso  anlore  ha  isolato  sei  sostanze 
particolari,  cioè:  1°  una  sostanza  amorfa,  gialla, 
solubile  nell'acqua;  2°  un  pigmento  amorfo,  rosso, 
solnlìilc  ni'iracqna  (la  Iniìf/nrirri/riììa);  3"  una  so- 
stanza crislaliizzanli',  rossa,  insolubile  nell'acqua 
(la  hiili/i/niiiii  )  ;  i"  una  srislanza  amorfa  azzurra,  in- 
soluliilc  ni'll'aiapia  ila  l>ii/>/(n'icrruleiiia)  ;  5"  un 
afido  rcsinicd,  di  ridnr  iiksh  ;:iallo  o  rosso  bruno 
(Voriilo  hiilf/iirtni)-  Ci"  nn  iilio  giallo. 

Aiirlir  .Naiisii.n  li)  In  una  serie  di  ricerche  ana- 
loghi' a  qnrlli'  di  Zoi'F,  ha  potuto  determinare  alcune 
pro|iiietà  dei  pigmenli  d'un  cerio  numero  di  funghi 
superiori.  (jiirsTaiilori'  sludiii  i  pigmenti  ro.s.si  e 
^w///dialcnnr/;».v.v»/,/,  il  pignienlo  rosso  drllM///,/. 
nita  musCKiid,  il  piginenlo  rosso  aram-ialo  del  l'<i- 
xillus  iiivolutus,  il  jìiijnienld  f/idlla  della  P/io/iola 
flammans,  del  Cantharcllus  cilmriiis  e  di  alcuni 
Boleldii,  il  pigmento  l'osso  lininode!  Pnlìiptiru-i  ir/iid- 


isiliili  all', 
(issiilanli  e 
lalla  lucri 


Fra  le  ^ 
idrocromi 


menti  appartengono  al  gruppo  delle  sostanze  secre- 
tizie.  Sono  corpi  molto  stabili,  che  non  si  alterano 
alla  Ini'i'  r  si  liovano  lauto  nell'interno  delle  cellule 
come  nriii'  iiiciiiliranr  ih'lle  ife.      ' 

Il  l.r,  (lii.M  I  (:ìi  sinilio  anche  le  sostanze  coloranti 
di  alriinc  spm e,  e  I'IIeim  ci  offre  alcuni  dati  intorno 
ai  pigini'iili  liilrinici  (4). 

Nunieiiisi  sono  gli  alcaloidi  finora  riscontrati  nel- 
l'analisi chimica  dei  funghi:  fra  questi  la  muscarina 
che  costituisce  uno  dei  principi  velenosi  degli  Aga- 
ricus,  e  si  presenta  sotto  forma  di  liquido  scirop- 
poso, senza  odore,  colore  e  sapore,  la  metilamina, 
la  trimetilamina,  V agaritiiia,  Vergotinina,  Verga- 
tina, Yrrhoìiiid,  la  pirrosr/ernlina,  la.  cornutina,  ecc. 

Tulle  ipicsle  soslanzi'  non  sono  ancora  state  suf- 
ncienlcmenlr  slndialr,  !■  quindi  nel  caso  pratico  non 
possono  cerlamenle  essere  tanto  facilmente  cono- 
sciute negli  esemplari  di  Boletus  od  Agaricd.s,  tanto 
da  distinguere  se  essi  siano  o  velenosi  o  mangerecci. 

specialmenle  superiori,  si  avvicina  di  iiiolld  a  quella 

Vi/fi/iid.    Vd;-iilii  iiri/ddiid  l'A  [\  /h.\/'(iii).  Lo    sostanze 

proleiclii',    rallininina  e  la  g.'ialina   .-osliluisr la 

parie  prinripale  dei  lessuli;  in  pin-ola  ipianlilà  si 
trovano  mvece  le  sostanze  minerali,  pei'  cui  tutti 
quei  funghi  che  hanno  organi  di  fruttificazione  ben 
svilup|iati  possono  costituire  un  alimento  molto  nu- 
Ii'ÌIÌmi;  ad  esenipin,  il  iliill.  IloUMER  ha  trovato  nei 
liiìiijlii  jiidldiii/i  e  nei  Idilu/i  seccati  all'aria  la  se- 
guente composizioni'  : 

l'inliiiolo  Tarlufo 

Acqua 4,35  6,66 

Proteina 26,98  27,31 

Sostanze  grasse 2,20  1,13 

»          non  azotate     .     .     .  36,25  48,98 

Celluiosi 22,93  11,37 

Cenere 7.33  4,54 

0.  KoHrmArsr.H,  sludiando  la  composizione  chi- 
mica delle  ceneri  di  alcuni  fungili,  trovò  le  seguenti 


KUNGHl                     1    C-re 

l'olassa 

Soda 

Calce 

Ma-nosio 

Ossido 
di  ferro 

Anidride 
fosforica 

Anidride 
solforosa 

Aiiidrirle 
silicica 

Cloro 

m 

Tuber  cibarium  Corda    .  .       6,69 
Helvelìa  esculenta  Pers.  .  .       9,03 
Morchella       »          (L.)  Pers.  j    9.42 
Prataiolo '    5,31 

54,24 
50,40 
49,51 
50,71 

1... 

2.30 
0,34 
1,69 

4,95 
0,78 
1,59 
0,75 

2,34 
1,27 
1,90 
0,53 

0,51 
1,00 
1,86 
1,16 

32,96 
39,10 
39,03 
15,43 

1,17 
1,58 

24,24 

1,14 
2,09 
0,87 
1,42 

0,76 
0,89 
4,.".8 

1,11 

0,80 
1,32 
0,47 

(1)  Zur  Kennlniss  der  Fàrbungsursacìten   niederer  Organismen.  Leipzig  1892. 

(2)  Les  picjmi'iits   di's  rhampignons  (Travaux  de  la  Soc.  des  Naturai,  de  St-Pe'tersbourg,  1891). 

(3)  Note  ri'liiiirr  il  In  ,  niileur  des  spores  de  quelques  espéces  du  gerire  Tricholoma  de  Fries  (Bull.  Soc.  Linr, 
e  Normaiidii'.  I  S'.ij  , 

(4)  Sur  h's  piijmriiis  Init^inique  des  Champignons  (Bull.  Soc.  mycol.  de  France,  1893). 


Ifim 


riiiii;lii  (lissercali  iiU'aria  si  ti-ova  mia 

Prataiolo 7,26 

Boletus  edulis 4,7(1 

Lactarius  deliciosus 4.(30 


3,'2-2 


Agaricus 


vensis  Sclr 


campesle 


^   fresco. 

}  secco  . 

Il         sylvalicus  Schw.    .  .  . 

ArmiUaria  mellea  Vali! 

Bolelns  bovinus  L 

n        edulis  Bull 

»        elegans  Schivi 

»        granulatus  L 

/«(t'KS   L 

scaber  liull 

ClKuitharellus  cibarius  Kr.    .   .   . 

Clavaria  Botrytis  Fr 

»  flava  Fr 

Clilopilus  prunulus  Scop 

Fistulina  hepatica  Fr 

Helvella  esculenta  Pers 

Hydnum  repandum  L 

Hygrophorns  erubescens  Fr.  .  . 

Lactarius  deliciosusFv 

Lepiota  excoriata  Fr 

»        procera  Scop 

Lijcoperdon  bovista  Viti 

iWaiasmiui  orearfes  Fr 

Morchella  conica  l'ers 

»  esculenta  Pers 

Pholiota  caperala  Pers 

Il  mutabilis  Seliaell'.    .   .   . 

Pleurolus  utmurius  Unii 

Triclìolonia  saponaceiim  Fr.  .   . 

(   fresco  .  .  . 
Tiiber  cibarium  li.  \ 

{  secco    .  .  . 


91,74    I      3,42 
91.28    '      3,63 


18,57 
86.00 
91 ,34 
12,34 
91,10 
88,50 
92,2.T 
13,49 
91,91 
89,35 
21,43 


16,36 
94,58 
•14,79 
12,73 
91,25 
84,00 
86,97 
91,7.-. 
90,00 
19,04 
90,67 
92,88 
84,67 
27,48 
91,28 
66,66 


39,80  I 

2,27  'i 

1,49  ; 

47,50  I 

1.88  ' 

1,61  I 

41,43 

3,92     : 

•1,31     ì 
■1 9,^1 9    I 

4,1 1     , 

1,59 
25,22    ; 

0,73 
16,56    I 
23,92    I 

2,69    1 

4,65 

7,23 

2,93 

3,14    j 
28,48 

1,92    j 

1,40    I 

4,02 
13,09 

8,65 
29,68 


0,18 
1,75 

0,73 
0,41 

0,14 
0,23 
0,29 

0,52 
0,29 
1,67 
0,14 
0,12 
1,65 
0,25 


2,91 
28,99 

9,14 
5,52 

5,75 
8,09 
4,45 

1,17 

7,66 
47,00 

4,08 
11,40 
43,31 

2,84 


5,86 

21,17 

0,45 

4,41 

0,57 

8,55 

0,39 

2,50 

0,33 

3,45 

0,25 

4,76 

1,93 

31,62 

0,20 

6,51 

0,17 

4,47 

0,49 

7,93 

0,47 
1,58 


10,73 
37.40 


13,99 

0,81 
0,72 

0,60 
0,82 
0,80 

1,65 
0,73 
5,45 
0,81 
1.95 


28,14 

0,82 


1,88 
0,67 


1,14 
0,62 
0,95 

5,58 
18,73 


0,61     \ 
0,03     S 

1.05 
0,52 
7,65 
0,53 
0,75 
0,49 
7,69 
0,83 
0,66 
5,26 


0,83 
1,12 
1,03 
0,87 
0,73 
7,63 
0,56 
0,46     i 

1.94  i 

1,77     \ 

5.95  ^ 


6,62 

6.66 

7,82 
2,59 
2,75 
8,67 
3,04 
2,24 
3,55 
7,66 
7,75 
1,97 
31,91 
6,12 
1,70 
4,82 
2,15 
3,11 
4,38 
4,92 
4,65 


5,69 
5,02 


63,86 
63,74 


70,35 

59,42 

14,46 
71,92 
59,82 
37,95 
76,00 
51,78 
52,40 


50,40 
53,43 
19,54 
41,82 
47,6 
39,06 
69,77 
62,78 
51.73 


VII. 
Modo  di  vita  dei 

lille 


funghi 


une  le  rclliilc  ilei  fungili  iiiaiiraiiii  di  curili 
clonilìliiaiii  cosi  essi  non  possono  come  le  allre 
piante  ridurre  il  carbonio  ed  emettere  ossigeno,  al 
contrario  inspirano  o.ssigeno  ed  espirano  biossido  di 
carbonio  e  pare  certo  anche  dell'idrogeno.  Non 
avendo  quindi  la  possibilità  di  assorbire  dal  biossido 


ili  carlioiiin  niiilciiiilci  nell'aria,  il  cailioiiio  a  loro 
assolulanieiile  indispensabile,  ijueslo  deve  essere 
loro  ceduto  sotto  una  forma  l'acilmenle  solubile,  in 
modo  che  possa  penetrare  subilo  nelle  cellule.  Il 
carbonio  sotto  lale  forma  è  dato  dalle  sostanze  orga- 
niche, e  perciò  i  funghi  o  si  attaccano  a  piante  ed 
animali  vivi  o  morenti  od  ai  loro  residui  in  via  di 
decomposizione.  Solo  in  tal  modo  i  filamenti  mice- 
liari  fungini  possono  assorbire  idrogeno  e  carbonio. 


Patologia  vegetale 


La  combinazione  organica  del  carbonio  deve  avere 
un  peso  molecolare  mollo  elevato  perchè  il  fungo 
possa  assimilarla. 

Gli  elementi  azotati  è  certo  che  non  sono  assorbiti 
già  tutti  formali  ma  che  possono  venire  elaborati 
nei  lessuli  fiin.^iiii.  t'iia  prova  di  lale  elaborazione 
si  ha  nella  Ibniiazidiu',  nei  li'ssiiti,  di  iininerose  so- 
stanze terziaiii'  u  (|uali'i'iiarie,  e  cior  di  olii  essen- 
ziali, di  sostanze  cerose,  grasse,  zuccherine,  coloranti, 
acide,  del  glucosio,  molto  raramente  della  fecola, 
della  gomma,  della  callose,  della  cellulosa  detta 
fungina,  deiralhuniina  e  di  sostanze  alcaloidi  (1). 

Alcuni  composti  inorganici  sono  anche  indispen- 
sabili allo  sviluppo  dei  funghi  (2). 

Essi  per  poter  normalmente  accrescersi  hanno 
bisogno  di  potassa,  calce,  anidride  fosforica,  nonché 
di  magnesia,  ferro  (3),  ecc. 

I  funghi  in  generale  non  consumano  completa- 
mente per  la  loro  alimentazione  il  substrato  nutri- 
tivo organico,  ma  lo  decompongonoe  lo  distruggono  in 
gran  parie  per  mezzo  di  fermentazioni  tanto  che 
sono  costretti  talora  ad  arrestarsi  nel  loro  sviluppo. 
D'altra  parte  possono  rendere  alto  alla  loro  nutri- 
zione qualunque  substrato.  Cosi,  mediante  l'inver- 
tina,  trasformano  lo  zucchero  di  canna  in  zucchero 
d'uva  e  coi  fermenti  diaslasici  l'amido  in  glucosio 
e  mallosio.  Possono  anche,  coi  più  svariati  composti 
di  carbonio,  formare  plasma,  membrana  cellulare, 
giicogene,  ecc. 

II  Weiimer  (i)  ricorda  come  alcuni  funghi  (fra  i 
quali  V Aspcrf/illiis  ìiif/rr  ed  il  l'enicilliiim  glaueum) 
assorliiiiin  (III  s;i|i  ,|i  |i,i|;i>>in,  i'(ime  nitrato  di  po- 
tassid.  Iii-Liiii  ili  |iiiia>Mii  iiniicliù  del  solfato  di  ma- 
gnesio e  del  miralo  di  calcio. 

Molti  funghi  (aiici(diii)  non  hanno  bisogno  o  solo 
di  quando  in  quando  di  ossigeno,  altri  invece  non  vi- 
li   l'niI'Sn.N   (.'.)    dilli,, sin.    ,-,,iiir    \'Ai/iiririi.s  (Itrd- 

l'aria  come  un  bastone  di  fosforo,  poiché  (pieslo 
fungo  a  cellule  aerobie  non  può  vivere  che  in  una 
atmosfera  contenente  dell'ossigeno  libero:  invece 
di  versare  nell'aria  dell'ossigeno,  come  fanno  le 
piante  verdi,  esso  lo  assorbe  per  convertirlo  in 
acqua  ed  jiciilo  carbonici  quasi  come  un  animale. 
Quinili  r.l.  iilnimnilnmis  si  i„.lrà  <„.lilinr,'  a,l  un 
animai,',  iiii|iiaiil(i(hc  ,|ii,'stii  j-csIitcIiIm'  aslissialo. 
Il  Phu'soìn  dice  che  niellendo  soUo  una  campana, 
nell'acqua ,    un    esemplare    di    A.    atramentarius 

(t)  AcLOQUE,  Les  cliampignons,  Paris. 

(2)  Vedi  sludi  del  Pasteur  al  riguardo  dei  funghi  dei 
fermenti. 

(3)  Vedi  WiESNER,  Kli'iiifiili  ili  bolanica  scientiftca 
(Iraduz.  di  Solla),  voi.  I.  |,;iu.  l'.lS. 

(4)  Die  Nàhrfaliirjkrii   rmi   Xalnumsalzen  fùr  Filze 


si  osserva  una  condensazione  di  vapor  acqueo,  poi 
l'ossigeno  è  assorbito  ed  il  CO*  prodotto  si  scioglie 
nell'acqua,  la  quale  sale  finché  non  rimane  nella 
campana  che  azoto. 

Alcuni  funghi  hanno  la  proprietà  di  sviluppare 
calore,  anche  senza  tener  calcolo  delle  fermenla- 
zioni,  poiché  in  tal  caso  più  che  all'azione  fungina, 
la  formazione  di  maggior  temperatura  è  dovuta  alle 
combinazioni  chimiche  che  si  determinano. 

Molte  forme  di  Agaricini  sviluppano  indubbia- 
mente calore  ed  è  perciò  forse  che  il  corpo  fruttifero 
della  comune  Colli/bia  velutipes  Curt.  (vedi  Aga- 
ricini) può  mantenersi  in  vita  durante  le  basse 
temperature  invernali. 

L'emissione  di  calore  nei  funghi  può  anche  riu- 
scire dannosa,  infalli  il  Kuhn  ritiene  che  il  riscalda- 
mento del  fieno  umido,  sino  alla  temperatura  suflì- 
cienle  per  provocarne  la  cimhiislione,  sia  dovuto 
all'azione  deir^*7><vy//////,v  /'miiii/atus  (6),  il  quale 
può  riscaldare  l'orzo  in  via  di  germinazione  sino  a 
renderlo  sterile. 

Determinati  funghi,  specialmente  in  un  ambiente 
con  ossigeno,  emettono  luce  fosforescente,  cosi  il 
Pleiirotus  olearius  Fr.,  il  Pleurotus  di  Haiti,  alcuni 
Polyporus  e  le  rizomorfe  di  alcune  specie,  come 
quelle  deW'Armillaria  me//eaVahl.,  appaiono  lumi- 
nose nell'oscurità. 

Nello  sviluppo  delle  specie  fungine  gli  organi  co- 
slitulivi  si  accrescono  più  o  meno,  in  una  piuttosto 
che  in  un'altra  direzione,  a  seconda  delle  diveise 
condizioni  dell'ambiente,  e  cosi  si  hanno  delle  curve 
igroscopiche,  come  nei  basidii  delle  Pcrunospora,  i 
quali  distendendosi  nelle  giornale  mollo  umide,  lan- 
ciano le  spore  ad  una  certa  disianza. 

Si  notano  anche  nei  funghi  veri  movimenti  posi- 
tivamente eliolropici:  cosi  il  Pilobolus  crgstallinus 
Tode,  il  quale  cresce  sullo  slallalico  umido  e  presenta 
corpi  lìiillilVri  liirmali  ila  mi  lilamenlo  con  un  in- 
grossamenlo  linniii  all' eslreiiiilà,  rivolge  sempre 
cpiesli  verso  la  sm^i'iile  luiiiiiiiisa.  Molti  filamenti 
iùngini  descrivono  d, di,' ,111  \,'  p,isilive,  mentre  nelle 
riz-oinorff  si  liaiiiio  unni iili  negativamente  elio- 
tropici. 

Molti  altri  movimenti  si  verificano  nei  funghi  in 
relazione  coli' anihieiile  eslerno  (7):  cosi  i  corpi 
fi-ulliferi  di  Ili  fiiiiulii  clic  \iv,iiiii  sopra  un  sub- 
strato liqnidii,  iiiiislraiiii  un  veni  iilciliitpismo  ne- 
gativo, si  dirigono  cioè  verso  l'alio  o  lateralmente, 
in  modo  da  sfuggire  il  liquido  e  disseminare  facil- 


{Beitràge  zur  Kenniniss  einheimisclier  Filze,  II,  1875). 

(5)  Analyse   de    l'air  par   TAgaricus    atramentarius 
{Compi.  Rend.  Acad.  Sciences.  Paris  1896). 

(6)  AcLOQUE,  Les  Campignons.  Paris. 

(7)  Vedi  Trattato  di  Bolanica  di  Strasbwrger,  ecc., 
traduzione  italiana  di  E.  Avbtta.  Milano  1897. 


ffomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


niente  le  spore.  I  (ìlameii(i  miceliari  compiono  delle 
curve  posilivamenle  o  neptivamenle  chemotropiche. 
In  alcuni  lunghi,  e  specialmente  nelle  muffe  (come 
nel  Penicilliiim  glauctim )  (ì),  si  ha  una  grande  sen- 
sibilità anche  a  leggere  differenze  di  tensione  del 
vapore  acqueo. 

Del  resto  i  funghi  si  sviluppano  facilmente  nei  di- 
versi mezzi  e  si  adattano  anche  all'ambiente,  tan- 
toché il  Ray  (2j,  collocando  delle  spore  di  una 
Sterigmatocystis  in  una  bottiglia  ripiena  per  metà 
di  liquido  e  tenuta  per  due  mesi  di  seguito  in  movi- 
mento rapido  di  oscillazione,  osservò  che  il  fungo  si 
era  adattalo  alle  nuove  condizioni,  però  con  ridu- 
zione della  forma  conidiale  e  conseguente  tendenza 
alla  forma  sierica,  cioè  con  produzione  di  filamenti 
lamifìcati,  strettamente  addossati  e  formazione  quindi 
(li  un  pseudoparenchima  il  quale  dava  poi  origine 
alle  fornie  perfette  di  riproduzione. 

Vili. 
Parassitismo  dei  funghi. 

L'esistenza  dei  funghi  è  collegata  sempre  a  ([nella 
di  altri  organismi  poiché  devono  vivere  a  spese  di 
materiali  già  elaborati.  La  maggior  parte  di  questi 
essei'i  dissolve  ed  assimila  le  sostanze  organiche  in 
via  di  decomposizione,  alcuni  invece  possono  assor- 
bire i  materiali  nutritizi  direttamente  dall'organismo 
che  li  ha  assimilati.  La  funzione  naturale  dei  funghi 
consiste  nell'accelerare  la  decomposizione  delle  so- 
stanze organiche  e  di  esse  eliminare,  sotto  diverse 
forme,  (|uegli  elementi  che  servono  alla  vita  degli 
animali  e  delle  piante.  Vn  eccesso  nella  tendenza 
che  porla  le  forme  fungine  a  vivere  su  composti 
organici,  può  determinare  il  parassitismo.  Per  il  che 
i  funghi  si  possono  dividere  in  due  gruppi,  cioè: 
funghi  .sain-o/ili,  i  quali  assorbono  sostanze  già  da 
tempo  elaborale  ed  appartenenti  quindi  ad  esseri 
morii  0  già  disseminate  nel  terreno  e  funghi  pa- 
lasKili  che  hanno  la  forza  di  assimilare  i  composti 
organici  che  si  trovano  in  organismi  viventi,  sieno 
sani  od  ammalali,  producendo  un'azione  nociva  nella 
pianta  o  nell'animale  ospile. 

Alcune  specie  di  funghi  si  associano  colle  ife  del 
loro  micelio  ad  altri  organismi,  vivono  a  spese  di 
questi,  ma  nello  stesso  tempo  esercitano  un'azione 
benefica  sull'ospite.  Si  ha  cosi  il  caso  di  due  orga- 
nismi i  (|uali  convivono  assieme  con  reciproco  van- 
taggio, ossia  la  simbioai. 

Le  ife  miceliari  di  determinate  specie  fungine  for- 
mano, intrecciandosi  cogli  apici  delle  ultime  radici 
di  piante  secolari  e  di  pianlicelle  giovani  delle  querce 


(t)  Lesage,  Recherches  phtjsiologiques  sur  les  cliani- 
pignons  {Comples  Reiidus  de  l'Académie  des  Sciences. 
Paris  1894). 


e  delle  cupulifere  in  genere,  del  noce,  del  castagno, 
del  faggio  (fig.  54),  del  nocciolo,  deWabete,  del 
pino,  ecc.,  un  rivestimento  compatto  oppure  lacu- 
noso, esile  0  mediocremente  ispessilo  ed  a  superfice 
liscia  0  con  ramificazioni  delle  ife  sporgenti  dalle 
diverse  parti  ;  queste  funzionano  come  austori  in 
sostituzione  dei  peli  succiatori  della  radice,  i  quali 
nelle  regioni  assorbenti,  ricoperte  dal  micelio  fun- 
gino,  non  possono  formarsi. 


Fig.  54.  —  Estremità  di  una  radice  del  Faggio  coperta  da 
un  fitto  rivestimento  formato  da  un  micelio,  ingran- 
dita iOO  volte  (secondo  Franck). 

Questa  guaina  fungina  o  micorita  che  incappuccia 
le  giovani  radici,  segue  l'allungamento  del  vegetale 
ospite;  le  parti  del  micelio  fungino  piti  lontane  dal- 
l'apice vegetativo,  deperiscono  quindi  mano  mano 
che  la  radice  si  allunga. 

Secondo  gli  sludi  del  Gibelli  e  del  Frank,  il  fungo 
in  questo  caso  non  funziona  piti  come  parassita,  ma 
provvede  invece  alla  pianta,  per  assorbimento 
diretto  delle  ife,  l'acqua  ed  i  sali  disciolti  in  essa. 
Le  piante  ospiti  risentirebbero  quindi  un  giova- 
mento, inquanlocliè,  mediante  le  micorize,  esse  non 
assorbirebbero  piii  l'azoto  dai  nitrati,  ma  bensì  sotto 
forma  di  combinazioni  organiche  generalmente  molto 
complesse. 

Le  micoriìe,  d'altra  parte,  non  vivono  completa- 
mente a  spese  delle  porzioni  radicali,  ma  anche 
assorbendo  rmtrimento  direttamente  dal  terreno,  e 
servono  quindi  più  che  altro  a  portare  nella  pianta 
ospite  le  sostanze  nutritizie  che  essa  non  potrebbe 
direttamente  assorbire. 

Il  Zawod.ny,  e.saminando  un  vigneto  nella  Bukowine 
(Austria)  piantato  in  un  suolo  molto  ricco  d'humus 
e  nel  quale  crescevano  dapprima  delle  querce,  dei 
pini  e  dei  carpini,  trovò  costantemente  le  radichetle 
delle  viti  trasformate  in  micorize  con  micelio  non 
solo  alla  superfice,  ma  anche  nell'  interno  delle  cellule. 

(2)  Sur  le  déeeloppement  d'un  cliampignon  dans  un 
liquide  en  mouvemenl  (Compi.  Bend.  Acad.  Sciences. 


Paloluyia  vegetale 


Fig.  56.   —  Licheni  frutticolosi  e  frondosi 

nuloii  i-nmulosum  ton  Scylonema,  iugrandilo  650  volle.-  *)  Cladonia  fuicata  con  Ptolocoi 
fi  Coccocarpia  molybitaea,  sezione  jingrandila  650  volte  [sLCondo  BornetI 


Egli  notò  che  le  ife  miceliari  del  l'unijo,  atlraver- 
sano  la  sostanza  intercellulare  delle  cellule  eiiider- 
miche  e  riempiono  quasi  completanienli'  le  icllnle 
del  sistema  corticale,  le  quali  non  pn'siiil,in(i  iinò 
alcuna  deformazione;  si  sviluppano  di  pari  passo 
colla  radice  ed  emettono  anche  dei  filamenti,  i  quali 
restano  in  comunicazione  col  suolo,  assorbendo  da 
questo  i  nutrimenti  necessari. 

La  prova  di  un  tale  modo  di  vita  si  ha  nel  fatto 
che  il  micelio  fungino  muore  poco  a  poco  nelle  parti 
vecchie,  ove,  non  avvenendo  più  l'assorbimento,  la 
sua  presenza  diventa  perciò  perfettamente  inutile. 

In  alcune  prove  di  colture  fatte  con  vite  Isabella 
in  un  suolo  ricco  d'humus,  lo  Zawodny  stesso  ha 
potuto  convincersi  come  le  micorize  fossero  indi- 
spensabili alla  pianta  per  poter  vivere. 


Una  specie  di  società  di  alimentazione  •<embra  che 
si  abbia  anche  nei  bacterii  che  producono  i  rigonfia- 
menti 0  tubiTcìili  raiiiiMli  delle  leguminose. 

La  scopeila  ild  Iii;-I1aiìy  sulla  vera  natura  dei 
Licheni  lia  diiiinsliMin  amlie  come  un  fungo  possa 
vivere  assdci.ild  cdii  iiii'iiliia  in  modo  da  recare  bene- 
fìcio allal-a  iiii'iii'Miiia.  In  questo  caso  si  ha  una 
vera  shnbiusi  di  un'alga  con  un  fungo. 

Il  sistema  di  vegetazione  dei  Licheni  (fig.  55-56)  è 
quindi  costituito  di  due  organismi  associati  in  modo 
da  averne  un  reciproci!  \anlagi;io,  rioi'  di  un  ele- 
mento senza  pigmenti  durdlilliani  vW  a|i|)aiiiene  al 
fungo  e  di  un  elemenln  inn  pii^incnli  cldidlilliani  che 
fa  parte  dell'alga.  Il  modo  di  vita  però  dei  due  esseri 
associati  si  mantiene  sempre  diverso,  poiché  l'alga 
può  vivere  anche  isolata  e  sotto  l'azione  del  fungo 


assillile  maggior  vigoria,  ricevendo  da  esso  una  più 
grande  quantità  di  alimenti  azotati  e  minerali,  mentre 
il  fungo  ha  assoluto  bisogno  dell'alga,  dalla  quale 
assorbe  i  composti  idrocarbonati. 

Sebbene  sembri  in  via  generale  die  i  limili  dei 
gruppi  ricordati  sieno  ben  definiti  dal  modo  di  vita 
dei  funghi,  ciononostante  riesce  diflìcile  il  definire 
con  esattezza  se  una  specie  fungina  sia  parassita, 
saprofita,  o  viva  in  simbiosi. 

Quando,  ad  esempio,  per  le  sfavorevoli  condizioni 
dell'ambiente  o  della  stagione  un  vegetale  incomincia 
a  deperire  in  alcune  sue  parti,  è  molto  facilmente 
infestato  da  forme  fungine  o  dà  più  facile  adito  allo 
sviluppo  degli  organi  di  riproduzione  dei  funghi.  In 
questo  caso  il  fungo  deve  essere  più  che  altro  consi- 
derato come  un  pseudo-saprofita  o  nosofita,  perchè 
quantunque  contribuisca  all'esaurimento  dell' organo, 
questo  poteva  essere  jiortalo  alla  disseccazione  senza 
rintervenlo  delle  forme  fungine. 

Il  fungo  saprofita  oltre  all'azione  chimica  destinata 
a  facilitare  la  formazione  di  elementi  utili  agli  altri 
organismi,  esercita  anche  sui  corpi  morti  un'azione 
tisica.  In  tal  caso  esso  riesce  ilaniioso  perché  le  sue 
ife  a<ldentiaiidiisi,  ad  esempio,  nei  vecchio  legname 
ne  staccano  le  libre  eil  i  vasi,  riduceildolo  in  uno 
stalo  di  decomposizione. 

Molti  funghi  inoltre,  di  natura  saprolitica,  possie- 
dono la  facoltà  di  vivere  durante  alcuni  sladii  del 
loro  svilup|)o  come  parassiti,  e  d'altra  jiarte  alcune 
specie,  vere  parassite,  dopo  avt'r  determinalo  o  no- 
tevoli alterazioni  od  anche  la  morte  di  un  organismo 
vivente,  conlinuano  a  vegetare  ed  a  formare  organi 
di  riproduzione,  assorbendo  il  nutrimento  dai  tessuti 
morii  e  decomposti  della  pianta  ospite,  fjuesti  funghi 
sono  oggidì  conosciuti  col  nome  di /;ff;-ff«,s/7/7'flco//fl//()i. 

La  conoscenza  esalta  dei  veri  parassiti  è  di  somma 
importanza  per  l'agricoltura,  perchè  essi  vivono  a 
spese  delle  piante  coltivale,  determinandovi  diverse 
iiialallie.  .Al  presentarsi  di  un  nuovo  malannoconviene 
subito  accertarsi  sulla  vera  natura  parassitaria  della 
forma  fungina  che  abila  nelle  parli  malate;  per  far 
ciò  bisogna  ricorrere  ai  sistemi  di  inoculazioni  arti- 
ficiali degli  organi  riproduttori  di  un  dato  fungillo, 
sui  tessuti  sani  di  una  pianta  della  stessa  specie  di 
([uella  ammalala.  Queste  prove  di  infezione  in  un 
ambiente  riparato  da  tutte  le  avverse  condizioni 
esterne,  praticale  jier  la  prima  volta  dal  De-Iìary  e 
dal  Kùii.N  e  seguite  oggidì  da  un  grandissimo  numero 
di  micologi,  hanno  servito  in  modo  straordinario  a 
porgere  all'agricoltore  i  dali  da  seguire  per  coinhal- 
lere  i  diversi  funghi  dannosi. 

I  fungili  parassiti  per  mezzo  delle  ife  del  loro 
sistema  di  vegetazione  cerca  no  di  penetrare,  seguendo 
diverse  direzioni,  nelle  radici,  nei  tronchi,  nelle 
foglie,  nei  fiori  e  nei  frutti.  In  generale  le  ife  cercano, 
iiell'entrare  dentro  all'ospite,  (|uei  punti  dove  la  re- 


sistenza è  minima,  (piindi  passano  attraverso  agli 
stomi  od  alle  lesioni  prodotte  dagli  agenti  atmosfe- 
rici 0  dagli  animali,  oppure  alterano  e  distruggono 
le  pareli  delle  cellule. 

Quasi  tutte  le  specie  di  vegetali,  sono  munite  di 
apparecchi  speciali  destinali  alla  difesa  contro  l'in- 
vasione dei  parassiti,  cosi  in  generale  la  parete 
esterna  delle  cellule  epidermiche  è  mollo  ingrossala 
e  le  parti  più  deboli  sono  rivestite  o  da  una  corteccia 
0  da  alcuni  strali  di  cellule  a  parete  più  o  meno 
ispessita. 

Alcune  famiglie  di  piante  sono  in  modo  speciale 
esposte  alle  invasioni  dei  parassiti,  e  si  nolano  alcuni 
alberi  nei  quali  possono  vivere  anche  quattro,  cinque 
0  sei  e  più  forme  fungine.  Sopra  le  felci  ed  i  muschi, 
i  funghi  parassiti  sono  piuttosto  rari,  mentre  invece 
sono  frequenti  sui  licheni  e  sugli  organi  di  fruttifi- 
cazione di  alcuni  funghi:  ad  esempio,  sulle  muffe 
comuni,  vivono  parassiticamente  altri  funghi. 

Anche  sopra  e  nel  corpo  degli  animali,  vivono  da 
parassiti  alcuni  funghi  i  (|uali  possono  produrre  ma- 
lattie molto  dannose  come  quelle  che  si  appalesano 
sulla  larva  del  comune  baco  da  seta. 

Le  ife  dei  funghi  penetrale  neirinlerno  dei  vege- 
tali vi  producono  delle  decomposizioni  e  modifica- 
zioni strutturali  delle  parli  componenti,  le  {|uali  por- 
tano come  necessaria  conseguenza  l'alterazione  delle 
funzioni  ed  anche  la  morte  di  una  parte  o  di  tutta  la 
pianta  ospite.  Secondo  la  specie  del  fungo  parassita 
e  la  resistenza  opposta  dall'ospite,  varia  anche  la  ra- 
pidità di  propagazione,  cosi,  ad  esempio,  in  alcuni 
casi  si  presentano  alterate  solo  le  cellule  in  conlatto 
col  fungo  parassita,  altre  volle  invece  lutto  l'organo 
o  la  pianta  avvizziscono  e  si  disseccano. 

I  funghi  possono  vivere  sopra  un  vegetale  in  due 
diversi  modi,  o  svilupparsi  semplicemente  sulla  su- 
perfice  esterna  dei  diversi  organi,  foglie,  fiori,  frutti, 
rami,  ecc.,  ed  in  tal  caso  si  dicono  epifili,  oppure 
accrescersi  in  modo  da  colpire  anche  le  parli  interne, 
ed  allora  diconsi  eiidofili. 

L'infezione  per  mezzo  dei  funghi  avviene  o  quando 
l'ospite  è  giovanissimo,  o  quando  ha  raggiunto  un 
cerio  sviluppo;  in  questo  caso  concorrono  all'en- 
Irata  del  fungo  nell'ospite  le  ferite  che  il  vento,  il 
gelo,  gli  animali  e  l'uomo  slesso  possono  accideii- 
talmenle  produrre  sopra  una   pianta. 

1\. 
Azione  esercitata  dai  funghi   parassiti  sulle 
pareti,  sul  contenuto  degli  organi  attac- 
cati e  sulla  struttura  anatomica  e  forma 
delle  piante  ospiti. 

Le  ricerche  intorno  al  parassitismo  dei  funghi, 
mentre  hanno  messo  in  evidenza  come  molto  sva- 
riale ne  siano  le  conseguenze  e  le  manifestazioni, 


Patologia  cenciaie 


servirono  anche  a  dimostrare  che,  in  generale,  le 
sfavorevoli  condizioni  atmosferiche,  hanno  nelle 
malattie  delle  piante  una  parte  solo  per  ciò  che  pos- 
sono impedire  o  favorire  lo  sviluppo  delie  forme 
fungine. 

I  funghi  esercitano  o  sul  contenuto  o  sulle  pareti 
delle  cellule  infestate  varie  trasformazioni,  le  quali 
portano  un  cambiamento  più  o  meno  marcalo  nel- 
l'aspetto esterno  del  vegetale  ospite. 

Solo  in  rari  casi  il  micelio  del  fungo  attraversa  le 
pareli  cellulari  e  vive  assorbendo  il  nutrimento  dal- 
l'ospite senza  rendere  manifesta  all'esterno  la  sua 
presenza  con  qualche  anomalia.  Le  diverse  specie  di 
Ustilaginee,  alcune  forme  lignicoie  dei  generi  Pai  za 
e  Neclria,  attraversano  i  fusti  delle  piante  ospiti 
senza  produrre  alcuna  defoi'niazione  neirorganu  in- 
festato. All'epoca  però  della  liorilura,  la  piesenza 
delle  Usltlaninee  si  rende  ben  manifesta,  poiché 
nell'inlernd  degli  ovari  o  sopra  altre  parti  delle  gra- 
minacee, >i  InrniaiKi  le  fruttificazioni  hrunaslre  cono- 
sciute ciMiimiciiicnli'  l'ol  nome  di  carlioiii,  mentre  le 
specie  (lei  -iMM'ii  i'f:ii(i  e  Nertria  eoi  loro  sporangi, 
attaccano  e  disti  ngi;(ino  alcune  parti  della  corteccia 
degli  alberi. 

I  funghi  parassiti  determinano  nei  tessuti  da  essi 
invasi  una  maggiore  aiìluenza  di  succhi  i  quali,  non 
potendo  essere  lutti  assimilati  normalmente  dal  fun- 
gillo  e  dall'ospite,  producono  nei  punti  infestati  uno 
sviluppo  eccessivo  e  quindi  delle  ipertrofie  molto 
svariate. 

In  alcuni  casi  il  tessuto  ipertrofico  costituito  uni- 
camente da  cellule  soverose,  forma  come  un  organo 
di  riparo  all'espandersi  del  fungillo. 

Le  alterazioni  e  le  trasformazioni  prodotte  dai 
funghi  parassiti  possono  essere  ristrette  o  ad  una 
parte  molto  limitata  dell'ospite,  oppure  si  estendono 
alle  foglie,  ai  rami  ed  anche  a  Inlla  la  pianta. 

I%«r■///7/7///;^  che  inleslmi.i  le  l'oi;lic  ilei  Trifo- 
lium,MV-Anniii,Hi,  .In  Tarn.iarum  e  -lei  Mi/o.so/i.s, 
producdiin  Milli  ilil:ii;izioiie  straordinaria  nelle  cellule 
che  alliM\rr^,iiin  m  inudo  da  indurre  dei  rigonfia- 
menti vesriniLir Ile  foglie  e  dei  ripiegamenti  o 

callosità  sin  piiriiiiili  e  sui  pciliinculi.  In  un  Si/ii- 
c/iilriiiiii  l'Ile  iiilolii  lina  piaiitirell.i  la  quale  cresce 
comunissiina  huigu  le  siepi,  la  l'ulcntillatonnentiUa, 
l'organo  di  vegetazione  invade  una  cellula  la  quale 
si  ingrandisce  in  modo  straordinario,  mentre  le  vicine 
si  sviluppano  irregolarmente  e  si  allungano  a  forma 
di  peli,  tanto  da  costituire  come  una  specie  di  verruca 
pelosa. 

Cosi  il  niicclii.  della  Qiìnplosponi  C.ri.prrliaini 
Kuhn.,  che  liassi  1iiI1;ì  I;i  sI.i^Ìimi,.  inveì  nule  sul  Irs- 
suto  corticale  del   Vaccninnii   Vilis  Idaid ,  A   piiiiri- 


(1)  MASSA.LONG0,  Bollettino  della  Società  italiana  di 
Botanica,  1892. 


piare  della  germogliazione  emette  dei  rami  che  si 
internano  nei  giovani  germogli  dell'ospite  e  provo- 
cano, con  una  speciale  eccitazione  sulle  giovani  cel- 
lule, una  gl'ande  affluenza  di  succhi,  quindi  un 
enorme  aumento  di  volume  nelle  cellule  stesse  ed 
una  colorazione  rosea  dapprima,  poi  bruna  e  sbia- 
dita e  conseguentemente  una  ipertrofia  nei  giovani 
rami,  i  quali  assumono  una  colorazione  rosea  e  la 
forma  di  fuso  (1  ). 

La  formazione  di  ipertrofie  in  seguito  all'aumento 
di  volume  delle  cellule  si  riscontra  pure  nelle  inva- 
sioni prodotte  dai  funghi  conosciuti  col  nome  di 
Exoascii.s  (i). 

Le  ipertrofie  di  questi  funghi  si  presentano  sotto 
forma  di  alterazioni  più  o  meno  marcate  dei  fruiti 
del  Sìisino,  del  pruno,  del  mandorlo,  AeWonlano, 
dei  pioppi,  ecc.,  e  sono  comunemente  conosciute 
to\\\mw  i\\  hoii-iinhioni.  11  micelio  ibernante  del 
fungillo  all'epoca  della  fioritura  produce  delle  rami- 
ficazioni, le  quali  entrando  nell'ovario,  ne  gonfiano 
in  modo  straordinario  le  cellule;  l'ovario  quindi  si  ac- 
cresce rapidamente,  simulando  quasi  un  vero  frutto, 
privo  di  semi,  perchè  il  fungillo  o  distrugge  gli  ovuli 
0  ne  impedisce  la  maturazione.  Altri  E.roasvun  vivono 
nelle  foglie  o  sui  rami  del  paro  con  pi-oduzione  di 
rigonfiamenti  carnosi  ed  accrcsciincnli  irregolari,  o 
deviazioni  della  direzione  nnniiiilc  di  ci  cscniza,  come 
nel  caso  deir£.T0ff*r//.sw7//7«///  lloslr.,  clic  produce 
all'apice  dei  rami  adulti  numerosi  ramoscelli  afl'astel- 
lali  sottili,  corti,  con  foglie  ridotte.  Tali  anomalie, 
conosciute  comunemente  col  nome  di  uropaccl  o 
scope  da  strega,  si  liscniilraiio  .iiiclic  nnW abete 
bianco  (fig.  57).  Snpra  alcuni  rami  mizzontali  si 
innalzano  ramoscelli  eretti,  raggruppali  in  verticilli 
ingrossali,  molli  e  pieghevoli.  Lo  sviluppo  in  questi 
rami  è  precoce,  le  gemme  si  aprono  prima  delle  altre 
e  le  foglie  linino-giallicce  cadono  alla  fine  del  |iiinio 
anno.  La  ci'escciiza  però  è  molto  limitala,  poiché 
dopo  pochi  anni  muoiono  ed  allora  in  mezzo  alla 
chioma  \iTile-cnp;i  dell'  aliete,  spiccano  i  rametti 
arrulfati  e  secchi,  iiilesl;iti  dal  l'migo. 

Alcuni  l-:.nitiasi(liiii}i.  tra  cui  VE.  Vaccinii  (Vnrk.) 
Wor.,  determinano  sopia  alcune  porzioni  delle  foglie 
di  piante  os|)iti  dei  corpi  spugnosi  della  grandezza 
anche  di  una  mela.  I  Cgniiio.sporaiiginw  anche  de- 
terminano notevoli  modificazioni;  cosi,  ;hI  esempio, 
il  G.  clavariaeforme  (.lac(|.)  llees  iiiihIiicc,  sui  r;imi 
del  iji/»''/)/'"  comune,  degli  iii,;;rossaiiieiili  ben  visibili 

ad  occhi 1(1(1  (li,;;.  .'iX  ,;  il  C.  jniiipfniiiini  (  L.  )  Fr. 

forma,  sulla  p;igiiia  inreriore  delle  foglie  A\  Aritiliu 
rdliiiiiti/'iilHi  (li;.  .')'.)),  unii  proliilieranza  ninnila  di 
numerosi  rametti  o  corna,  cosliliiili  dalla  sostanza 
spugnosa  della  foglia  che  si  prolemle  aireslerno. 


(2)  Sadebeck,  Monografia  degli  Exoascus.  Strasburgo 
B93;  Smith  W.  G.,  Ricerctte  intorno  agliExoascus,  1894. 


r/ìimirr/i  Olì  Eumiceli  tt'unfi/ii 


Fig.  57.  —   Scope  da  strega  dell'Abele  bianco,  prodotte  àaìVAecidùoìi  eìalinmn  Alb.  et  Sch.  (dal  Kernf.r). 


Fig.  r),S.  —  Cancro  del  fusto  del  Ginepro  (Juniperus  com- 
mnnis),  prodotto  dal  Gi/ninosporanflium  clavariae- 
fonne  (dal  Kerner). 

Le  foglie  allaccale  dai  l'ungili  hanno  generalmente 
una  forma  molto  modificata.  Le  foglie  carnose  a  ro- 
setta del  Sempervivum  lectorum,  pianta  gr.assa  che 

10  —  Patologia  vegetale.  Nuova  Encicl.  Agraria, 


Kig.  .59.  —  Cancri  delie  foglie  di  Afonia  rolundifolia, 
prodotti  dal  G t/Dinosporangium  junipevinum  (dal 
Kerner). 

si  trova  comunissinia  nei  luoghi  ruiciosi  di  <olliiie 
elevale  o  di  montagna,  allo  stato  normale  si  presen- 
tano lunghe  circa  2  volte  o  2  volte  e  mezzo  la  loro 


Paloìoffla  vegetale 


larghezza,  quando  sono  iiifeslale  da  un  fungo  cono- 
sciuto col  nome  di  Endophyllum  sempervivi  (Alb. 
et  Sch.)  De  B.,  hanno  una  lunghezza  tripla,  con 
forme  lineari  ed  un  colore  giallo  sbiadito.  Le  foglie 
é^W Anemone  nemorosa  (fig.  60)  infestate  Aa\\  ecidio 


A 


:^ 


Fig. 


Silvia  (Anemone  nemorosa). 


della  Pucci nia  fiisca  (Sow)  Schrót.,  hanno  i  piccioli 
lunghi  circa  il  doppio  di  quelli  sani.  Cosi  V  Ustilago 
Maydis  (DeC.)  Winl.,  produce  sulle  foglie,  sui  fusti 
e  sugli  organi  fiorali  del  grano  turco  {Zea  Mays), 
tumori  aventi  un  diametro  anche  di  7  e  più  cin. 

Molte  Crocifere  che   vivono  allo  slato  selvatico 
(per  es.,  la  Tldaspi  bui-na  pastoris),  o  che  vengono 


comunemente  coltivate,  siacdiiic  pimilc  niNaiiicnlali, 
sia  come  piante  ortensi  (  Violiirinccn,  (aiciiIo),  in 
seguito  all'infezione  del  Ci/.slapii.s  cinidiilìis  l'crs., 
presentano  sui  fusti,  miI  l'.inii,  sulle  In^lii'  lidniji  e 
sui  fiori,  delle  iperlrolii' liili,  ila  (■.iiniiiaic  quasi  inm- 
pletamente  l'aspello  all'individuo. 

Molto  caratteristiche  sono  anche  le  trasformazioni 
prodotte  dal  la  forma  (■(•/(//£■«  dell' ^Vowycfs/^'.s/CPers.) 
De B-,  sulle  piaMlicÌMiMlcirerliaci|iirssÌM;i(/w//-//»////rt 

Cliparisnias),  la  quale  cii^ie  e lissima  iii'i  lud^lii 

incolli  di   pianura   ,■   cnllina,   spenalni,' lellWIla 

Balia.  CU  iikIimiIui  saui  Imuiio  uu  ruslinno  .Tello, 
(•ilinilnco,,-o|M.||iMl,i  uuuH'i'oseloiilie  lineari,  lunghe 
e  di   rolor  veide  eupd,   quelli    allairali   dal    liiiigillo 


vece,  i;li  di  liaiii  di  ripruilii/joiie  sdiid  piccdli,  sl'iiniiali, 
senza  frulli  e  semi,  (ippiire  iiianeaud  eiiiiipletauieule. 

.Nel  l.iuirHs  nnuiricHsis,  V Erohasiduim  LnuUWsl 

pidduee,    sopra    la    corlereia,    mi   ,u-aiH drma 

allungala,  lungo  7,  X  a  \±  reiiliiiieln. 

Molte  volle  i  funghi   prodiicdiid,  specialuienle  nei 

rami,  una  deviazione   dalla   ilirezidii jrmale.  Un 

fungo  {.l/c/^/w/,,v,»/Y/  Irninilae  Tiil.  ),  diiraiile  una  fase 

del  sud  svihi Mve   iielli iiid  dei  lami  d  degli 

inleriiddi  delle  gidxani  piaiili'  di  jiiini,  impedeiiddiie, 
nei  |iuiili  inl'eslali,  raceresciiiienlii.  Ne  risulla  che  le 
parli  sane  cdiiliiiiiaiiild  ad  allungarsi,  determinano 
un  iiKiirvauienlo  did  laiiid,  il  ipiale  viene  a   desrri- 

.\uilii'  sulle  radili  i  liiiiglii  producono  delle  iper- 
trofie limilale  o  ad  aliiiiie  porzioni,  od  eslese  a  liilla 
la  siiperlice. 

Molli  funghi  parassili  vivendo  iicdriiilerno  delle 
piaiile  ospiti,  idli'ecliè  pidiliine  delle  ipertrofie  nei 

nano  spi'ciali  eiuiiliiiiazidiii,  e  qiiiinli  eoloiaiid  varia- 
menle  in  i-dssjicid  o  i;ialld  aianeiald  le  parli  i-olpile. 

Alcuni  lunghi  pai.issili,  olire  idie  vivi'ie  a  spese 
della  pianta  ospite,  pidilucdim  aiiilie,  nui  azioni 
meccaniche,  oppure  per  mezzo  di  azioni  chimiche, 
la  distruzione  dei  lessiili  della  piaiila  slessa;  cosi,  ad 
esempio,  le  ile  niieeliaii  iiilrodiieeiidosi  fra  le  sin- 
gole cellule  .ieirospile,  le  dislaeeaiio  dalle  altre  e  ne 
producono  gradalaiiieiile  la  morie. 

L'azione  chimica  esi'icilala  ilalle  ile  è  diversa,  a 
seconda  delle  piante  e  del  paiassila. 

.\. 

Lo  studio  tlella  dislrihuzione  geografica  dei  funghi 
è  ancora  poco  conosciuto,  non  essendo  ancora  noli 
gli  agenti  esterni  i  quali  possono  intervenire  in  tale 
ripartizione. 


/fumiceli  liti  Eiimiaii  [Fiimjhi 


Si  e  cercato  di  stabilire  (|iiale  inlhienza  possa  avere 
la  natura  del  suolo,  avendo  come  punto  di  partenza, 
non  l'analisi  chimica  del  suolo,  ma  la  presenza  di 
fanerogame  silicicole  o  calcicole. 

Cosi  anche,  come  ricorda  il  Costaotin  (1),  biso- 
gnerebbe tener  calcolo  dell'iiilluenza  degli  alberi  che 
costituiscono  una  foresta.  11  lartufo,  pianta  calcicela, 
può  divenire  silicicola  quando  vive  sui  castagni. 
Inoltre,  quando  in  una  località  si  cambia  la  coltiva- 
zione delle  specie  fanerogainiche,  la  dora  micologica 
subisce  delle  notevoli  moditìcazioni. 

Esiste  certamente  un  intimo  legame  fra  la  flora 
fanerogamica  e  la  micologica. 

Il  Tavel  (2)  ha  studiata  una  tale  questione  ed  ha 
dimostrato,  per  esempio,  che  nei  prati  con  grami- 
nacee pelose,  predominano  V  Uromijces  più  (Pers.) 
De  lì.  e  l' IJromi/ccs  istrinluH  Schr.;  invece  nei  prati 
con  Molinia  si  trova  la  Piiccinia  mo/iniac  Tul.,  la 
P.  ilioìcae  Magn.,  ecc. 

Xl. 

Ter  irn|icdiir  la  dillusione  dei  parassiti  e  la  loro 
azione  snlle  piante  coltivate  si  utilizzano  comune- 
mente i  sali  di  rame,  di  ferro,  lo  zolfo,  la  calce,  ecc. 
Difficile  però  riesce  l'applicazione  delle  sostanze 
anticiittogamiclie,  perché  non  tutti  i  funghi  sono 
e|iilili,  la  massima  parte  anzi  vive  nell'interno  dei 
tessuti.  In  tal  caso  il  rimedio  deve  essere  applicato 
preventivamente  e  quindi  la  cura  si  riduce  ad  im- 
pedire lo  sviluppo  degli  organi  riproduttori  sulle 
diverse  parti  delle  piante  coltivate  e  la  penetrazione 
nei  tessuti  dell'ospite. 

l'ili  che  coll'uso  di  sostanze  anticrittogamiche  si 
pohanno  ottenere  ottimi  risultati  curando  l'igiene 
dei  seminali  ed  il  giusto  e  razionale  avvicendamento 
di  certe  varietà  di  vegetali. 

E  certo  che  non  lutti  gli  individui  di  un  deter- 
minato vegetale  vanno  ugualmente  soggetti  agli  at- 
tacchi dei  fungini.  Nei  seminati  fortemente  infestati 
da  un  qualche  micele  si  trova  sempre  un  cerio  numero 
di  esemplari,  che  adattatisi  meglio  all'ambiente, 
resistono  all'azione  dannosa  del  parassita. 

K  appunto  colla  propagazione  di  tali  esseri  che 
l'aiiricoltore  troverà  il  mezzo  se  non  di  allontanare, 
per  1(1  meno  di  limitare  i  darmi  nei  campi,  è  insomma 
colla  selezione  fisiologica  che  si  potranno  ottenere 
forme  resistenti  ai  malanni  (vedi  pag.  3). 

Secondo  la  classificazione  di  Schroeter  divideremo 
le  forme  fungine  nelle  seguenti  coorti:  Phjcomjcelac, 
Ascomjcetae  e  Uasì(lioni)cetae,  ricordando  da  ultimo  i 
caratteri  delle  forme  imperfette  riunite  nel  gru))|io 
Deiileromjcelae. 

(1)  Revue  gén.  de  Botanique,  1895,  n.  76,  png.  185. 

(2)  Benierk.  ùber  (lev  Wirthsweclwel  der  Bostpilze 
Ber.  {Bolan.  Gesells.,  HI,  1893). 


Capitolo  I. 
PHYCOMYCETAE 

1  Eicomiceli  hanno  un  sistema  di  vegetazione  rap- 
presentato da  una  cellula  filiforme,  semplice  o  rami- 
ficata, raramente  divisa  da  setti  trasversali,  ed  organi 
di  riproduzione  o  spore  di  varia  forma,  esterne  (co- 
nidii  e  z-oospore)  od  interne,  e  prodotte,  o  per  via 
agamica,  o  per  coniugazione  di  due  rami  miceliari, 
oppure  anche  in  seguito  ad  un  vero  atto  di  feconda- 
zione. Sono  funghi  che  vivono  parassiti  sulle  piante 
e  sugli  animali,  raramente  si  sviluppano  saprofilica- 
mente  sulla  superfice  terrestre  o  nell'acqua. 

A  seconda  del  loro  diverso  modo  di  presentarsi,  ma 
specialmente  per  la  svariata  formazione  delle  spore 
sessuali  ed  asessuali,  i  Ficomiceti  si  sogliono  divi- 
dere in  alcune  famiglie,  delle  quali  quelle  che  più 
interessano  l'agricoltore,  sono  le  Perono.sporaccf,  le 
Chylridincee.  le  Prolomicelacce  e  le  Eiitowo/'/oraree. 

Famiglia  delle  Peronosporacee  Di'  B.nv. 

Le  Peronosporacee  (3)  comprendono  organismi  che 
vivono  parassiticamente  nell'interno  di  piante  verdi 
e  di  elevata  struttura,  e  sono  fra  tutti  i  funghi  quelli 
che  arrecano  i  maggiori  danni  alle  piante  coltivate. 

I  diversi  organi  che  costituiscono  il  sistema  di 
vegetazione  e  riproduzione,  sono  rivestiti  da  una 
membrana  complessa  e  formala  dall'intima  associa- 
zione della  cellulosa  colla  callose. 

II  sistema  di  vegetazione  o  micelio  è  molto  svilup- 
pato e  ramificato,  continuo,  con  numerosi  nuclei  e 
depositi  che  accennano  a  setti  trasversali.  I  filamenti 
miceliari  si  diffondono  fra  gli  spazi  intercellulari,  nei 
tessuti  della  pianta  ospile;  raramente,  come  nella 
Phì/lop/illiuni  iit/'exltiii.s  (Moni.)  De  B.,  appaiono  al- 
l'esterno delle  foglie;  hanno  un  diametro  non  eguale 
e  presentano  forme  molto  svariate.  Nei  tessuti  a  cel- 
lule lasse  le  ife  sono  cilindriche  ;  nei  tessuti  compatti 
assumono  invece  l'aspetto  varicoso.  In  vicinanza 
delle  nervature  delle  foglie  o  nei  frutti,  il  micelio 
appare  palmato,  con  finissime  ramificazioni  :  nelle 
lacune  aerifere  e  spesso  nelle  camere  ipostomatiche, 
i  filamenti  miceliari  si  ripiegano  a  gomitolo  e  si 
ingrossano  anche  di  molto. 

La  membrana  dei  filamenti  è  quasi  sempre  strati- 
ficala, e  generalmente  più  compatta  verso  l'interno. 
Nella  parte  interna  dei  filamenti  si  notano  dei  dejìo- 
siti  che  formano  delle  prominenze  mammellonate, 
degli  anelli,  dei  rigonfiamenti  di  breve  lunghezza  e 
conformati  a  guisa  di  setti. 

(3)  Vedi  L.  Mangin,  Hechercìies  anatomiques  sur  ics 
Péronosporées  {Bullelin  de  la  Société  d'hisloire  naiurelle 
d'Autun,  tome  huìliéme).  Aulun  1895. 


Patologia  vegetale 


Il  miselio  assorbe  il  nutrimento  per  mezzo  di  or- 
gani detti  sucviatoi  od  austorì,  i  quali  vengono  spinti 
nelle  cellule  della  pianta  ospite,  determinandone  la 
morte. 

La  forma  dei  snceiatoi  è  mollo  varia  (flg.  38); 
essi  si  possono  liiluire  :i  (|iialli(i  lipi  dislinli,  cioè  : 
succiatoi  veschiiliin,  /iiln/hiiin.  snujilici  d  nniu/i- 
cati,  e  sono  cirnimlMli  d:r  una  ^naiiia  speciale,  la 
quale  impedisce  cosi  l'immedialo  rimlalld  dei  snc- 
eiatoi colla  sostanza  vivente;  la  nutiizidne  si  elteiina 
per  una  doppia  dill'usione  attraverso  ipiesia  ^naina 
e  la  parete  dei  snccialoi.  La  i;naina  (irdinariainenle 
formata  da  callose,  è  ilap|iriina  niolln  rifrangente 
e  strettamente  aderente  ai  succialui,  ([umdi  si  i;unlìa 
e  lascia  vedere  una  stratificazione;  (|uesta  in  seguilo 
scompare,  mentre  la  guaina  continua  a  rigonliarsi 
fino  a  che  tutta  la  cellula  ospite  si  riempie  di  una 
massa  amorfa. 

Quando  il  micelio  ha  raggiunto  un  certo  sviluppo, 
forma  dei  filamenti  che  si  dirigono  per  lo  più  verso 
le  parti  esterne  delle  piante  infestale  e  danno  origine 
agli  organi  di  riproduzione  aerei  {conidii). 

I  filamenti  sporiferi  o  coiudiofori  escono  dalla 
pianta  ospite,  o  per  mezzo  delle  aperture  delle  stomi, 
0  determinando  la  rottura  dell'epidermide,  si  dispon- 
gono in  diverso  modo  a  seconda  dei  vari  generi  e 
sono  coslitniti  esclusivamente  di  celluiosi  ;  la  callose, 
si  riscontra  solo  sotlo  forma  di  ammassi  mammello- 
nati  0  di  anelli  che  appaiono  nella  parie  interna  del 
tubo  sotto  forma  di  setti  trasversali.  Nelle  specie  di 
Peronospora  e  Phgtophthora,  i  conidiofori  escono  o 
isolali  od  a  fascelli  dagli  stomi,  e  si  dispongono  per- 
pendicolarnienle  alla  superlice,  si  raniilìcano  nella 
parte  su|MTÌore  e  portano,  all'eslreniilà  dei  rami, 
delle  |ucc,,l,.  papille  o  .s/,v7>/////,  sopra  oi;niMia  delle 
quali  SI  fciinia  un  roiiitlni  uvoideo,  il  (piale  può  es- 
sere aiiclic  ciinliaildislinto  col  nome  di  ioosporangio 
se,  gerniinaniln,  non  dà  origine  a  filamenti  niiceliari, 
ma  bensi  a   HKisporc. 

Nelle  specie  del  i;enere  Ci/sliipiis,  i  coiìidiofori 
sono  brevi,  sempliii,  riniiili  in  irruppi,  e  ciascuno 
forma,  iii;onliaiiilosi  all'eslreniilà  snperioi'e,  un  co- 
nidio,  il  (piale  resta  diviso  dal  conidio/bro  per  mezzo 
di  un  setto.  In  seguilo  il  conidioforo  si  allunga  an- 
cora, si  rigonfia  e  dà  origine  ad  un  secondo  conidio 
sotto  al  primo,  poi  nello  stesso  modo  ad  un  terzo 
sotto  al  secondo  e  cosi  via,  di  modo  che  ne  risulla  una 
catenella  di  conidii,  separati  l'uno  dall'altro  da  un 
sottile  filamento  di  callose.  Ijnesli  esenilano  una 
pressione  sulla  epidermide  limlie  la  rompono,  ed 
allora  si  mellono  in  libertà,  fnrniando,  nella  parte 
esterna  dell'organo  invaso,  un  pulviscolo  bianchiccio. 

Le  dimensioni  e  la  forma  dei  conidiofori  però  non 
si  presentano  mai  costanti. 

I  conidii  servono  a  propagare  il  malanno  nella 
stagione  estiva  alle  piante  ancora  sane,  e  possono 


germinare  in  modi  diversi.  Nel  maggior  numero  dei 
casi  essi  emettono  direttamente  un  filamento,  altre 
volte  invece,  avvenuta  la  rottura  della  membrana, 
ne  esce  tutto  il  protoplasma  interno,  il  quale  si  cir- 
conda di  un  altro  rivestimento  e  |ioi  si  allunga  in  un 
filamento.  I  conidii  iooxpiiriuigi,  (piando  sono  collo- 
cati in  una  goccia  d'aciiiia,  si  dividono  nella  parte 
interna,  in  diverse  poi'zioiii  londeggiaiiti,  le  (piali 
escono  da  un'apertura  che  si  l'orina  ludla  parete, 
emettono  ai  lati  due  ciglia  vibralili,  dirella  l'iina  al- 
l'innanzi,  l'altra  all'indietro,  cosliliiendo  cosi  altret- 
tante zoospore  le  quali  si  muovono  per  un  certo 
tempo  nell'acqua,  poi  si  attaccano  all'epidermide 
della  pianta  ospite,  si  circondano  di  una  membrana, 
ed  emettono  un  tubicino.  Il  tubo  germinativo  delle 
spore,  forando  l'epidermide  (Peronospora,  P/iyto- 
phlliova),  od  attraversando  l'apertura  degli  stomi, 
penetra  nell'interno  dell'ospite  e  produce  nuovi  fila- 
menti miceliari. 

In  alcune  specie  si  è  anche  notato  che  i  conidii,  a 
seconda  che  si  trovano  in  luogo  asciutto  od  immersi 
nell'acqua,  possono  produrre  o  direttamente  il  tubo 
miceliare  o  formare  le  zoospore. 

Verso  la  fine  della  vegetazione  della  pianta  ospite 
e  nell'interno  dei  tessuti,  si  formano,  sul  micelio, 
organi  di  riproduzione  sessuali. 

Alcuni  filamenti  miceliari  si  rigonfiano  o  all'estre- 
mifa  dando  origine  ad  un  corpo  di  forma  ovoidale, 
sferica  o  poliedrica  uiogonio),  che  per  mezzo  di  un 
setto  trasversale  si  slacca  dalla  parte  inferiore  del 
filamento,  oppure  in  mi  dalo  piinlo  del  decorso,  ed 
allora  Voogonio  si  slacca  per  mezzo  di  due  setti. 

Ij'oogonio,  od  orjjano  feniiiiinile,  ha  una  mem- 
brana formala  da|ipriiiia  di  nn'inlima  associazione 
di  celluiosi  e  collose,  ma  in  segnilo  subisce  varie 
modificazioni;  in  alenili  casi  (■  diviso  in  due  sleali, 
uno  inlerno,  formalo  di  celluiosi  con  una  minima 
quanlilà  di  collose,  e  l'allro  eslenio,  cosliluilo  es- 
senzialniente  di  callose.  Al  moiiienlo  pen'j  della  ma- 
turazione del  contenuto,  la  membrana  si  rigonfia  e 
gelatinizza. 

Il  protoplasma  interno  condensandosi,  forma  una 
gonosfera,  la  quale  resta  divisa  dalla  membrana 
per  mezzo  di  un  sottile  strato  più  chiaro  e  finainenle 
granuloso,  detto  periplasmn.  Accanto  -AWciogoiiio, 
sia  sullo  stesso,  che  sopra  mi  lanio  \ icino,  si  forma, 
in  seguito,  un  rigonfiamento  claviloinie,  clic  si  separa 
pei'  mezzo  di  un  sello  dal  filainenlo,  e  dà  cosi  ori- 
gine ■.ìWniileriilid  contenente  un  protoplasma  pure 
granuloso,  l/anleridio  venendo  in  conlallo  coU'oo- 
gonio,  emette  un  tubo  il  (piale  fora  la  parete  del- 
l'oogonio,  attraversa  il  periplasma,  e  \a  a  versare 
tutto  od  in  parte  il  protoplasma  iiiascliile  nella  go- 
nosfera.  Altre  volte  anche  l'anleridio  si  avvicina 
all'oogonio,  e  nel  punto  di  conlatto  in  seguito  o  ad 
una  gelificazione  delle  membrane,  o  per  diffusione 


Ifomiceli  od  Eumieeli  (Funghi) 


nsiiiolica,  il  protoplasma  dell'anteridio  si  Ibmie  col 
proloplasma  femminile,  provocando  cosi  una  vera 
i'econdazione. 

Dopo  la  l'usione  dei  due  protoplasmi,  la  gonon/era 
si  trasforma  neWoospura,  la  quale  resta  proietta  da 
due  membrane,  una  interna  (fMrfo«/)o/'/o)  rifrangente, 
ugualmente  ispessita,  con  una  stratificazione  ben 
distinta  e  costituita  dall'intima  associazione  di  celia- 
tosi e  callose  e  da  una  membrana  esterna  (episporio 
od  esosporio),  alcune  volte  appena  visibile  e  mollo 
sottile;  in  altri  casi  invece  appare  ispessila,  munita 
di  papille  coniche  o  rugosità  più  o  meno  pronun- 
ciale, di  colore  jalino  o  raramente  bruno.  Negli 
oogonii  abortiti  la  parte  interna  è  quasi  sempre 
coperta  di  concrezioni  di  callose. 

Voospora,  in  seguito  alla  distruzione  dei  tessuti 
della  pianta  ospite,  viene  messa  in  libertà,  e  passa 
l'inverno  nello  slato  di  quiescenza  e  protetta  dal- 
Y  episporio  e  AM^endosporio. 

Nella  primavera  successiva,  o  quando  si  verificano 


attorno  ad  essa  le  condizioni  favorevoli,  Voospora 
germina  in  modo  assai  vario  anche  nella  slessa 
specie.  In  alcuni  casi  si  rompono  le  due  membrane 
e  la  parte  interna  si  sviluppa  producendo  numerosi 
fdamenti,  i  quali  portano  all'estremità  un  ioospo- 
rangio,  oppure  tutta  la  parie  interna  si  trasforma 
dilettamente  in  un  loosporanyio.  Le  zoospore  che 
si  formano  in  questo  modo  producono,  come  quelle 
che  hanno  origine  dai  conidii,  un  vero  micelio. 

Il  sistema  di  vegetazione,  o  micelio  delle  Perono- 
sporacee,  può  in  alcuni  casi  mantenersi  in  vita  nella 
stagione  invernale  sotto  forma  di  micelio  ibernante. 

Nella  Peronospora  delle  palate,  il  micelio  si  trova 
allo  slato  di  vita  latente  nell'interno  dei  fusti  e  dei 
tuberi,  e  nella  Peronospora  della  vile,  nell' interno 
delle  gemme. 

Alle  Peronosporacee  appartengono  molte  specie 
dannose  alle  piante  coltivate  che  si  possono  riferire 
ai  generi  contraddistinti  dai  seguenti  caratteri  mi- 
croscopici : 


Conidiofori  brevi  che  si  sviluppano  nell'interno  della  pianta  ospite  ....  2 

Conidiofori  che  si  sviluppano  all'esterno  della  pianta  ospite 3 

Conidii  isolati Gen.  PytlUicni 

Conidii  disposti  a  catena »      Cyslopus 

Conidiofori  con  2  o  3  rami Gen.  ['hytophllxora 

Conidiofori  mollo  ramificati 4 

Ramilicazioni  dei  conidiofori  brevi  ed  ottuse .■> 

»                    »               divise  dicotomicamente  ed  uncinate  all'estremità  6 

Oospnre  rivestite  da  un   tegumento  molto  ingrossato Gen.  Scli'rospora 

»  »  »  sottile »      Plasniopara 

Micelio  con  austori  semplici Gen.   Bremia 

Micelio  con   nustoii   ramificati »       Perotw.ipora 


Gen.  Pythium  l'ringsh, 

l'jlliiiim  He  Itarpniim  Hesse  (Malallia  delle  gio- 
vani jiiaiiticette).  —  È  un  parassita  che  infesta  ed 
uccide  le  pianticelle  appena  uscite  dal  seme,  nei 
campi  e  specialmente  nei  semenzai,  e  sfugge  molle 
volle  all'osservazione  dell'agricoltore  che  s'accorge 
del  danno,  solo  quando  buona  parie  delle  giovani 
|iianlicelle  sono  già  irreparabilmente  perdute. 

I  vegetali  più  danneggiati  sono  il  trifoglio  bianco 
(  Trifolium  repeiis),  il  grano  turco  (Zea  Mays),  il 
miglio  (Panicum  mitiaceum),  la  Camelina  saliva,  la 
liarbubietola  (Beta  vulgaris),  il  Lepidium  sativum, 
le  Sinapis  ed  altre  Crucifere,  e  molte  piante  orna- 
mentali, come  Amarantus,  ecc. 

Le  pianticelle,  quando  restano  colpite,  presentano 
in  media  int'allezza  di  2  o  3  cm.  11  fuslicino,  sotto 
ai  cotiledoni,  a|q)are  in  alcuni  punti  straordinaria- 
mente assottigliato,  di  color  brunastro,  ed  in  pochis- 
simi giorni,  la  parte  aerea  della  pianta  si  ripiega 
verso  il  suolo  e  marcisce. 


Esaminando  al  microscopio  un  fuslicino  inalalo, 
si  nota  l'epidermide  ed  il  tessuto  cellulare  solto- 
slanle  in  gran  parte  disorganizzato;  in  vicinanza  poi 
dei  cotiledoni,  scorgonsi  numerosi  filamenti  mice- 
liari,  continui,  dotali  di  numerose  ma  brevi  ramifi- 
cazioni, incolori  e  ripieni  di  granuli  protoplasmatici. 
In  brevissimo  spazio  di  tempo  il  micelio  dà  origine, 
specialmente  airestremilà  dei  rami,  a  corpuscoli 
tondeggianti  con  abbondante  plasma  e  qualche  goc- 
ciolina di  sostanza  oleosa,  i  quali,  dopo  poche  ore, 
si  separano,  per  mezzo  di  un  setto  trasversale,  dal 
filamento  che  !i  ha  prodotti  (fig.  61). 

Questi  corpi  riproduttori,  spore  o  conidii,  collo- 
cati nell'acijua  od  in  un  luogo  mollo  umido,  possono, 
in  4  0  5  ore,  come  anche  dopo  parecchi  mesi,  pro- 
durre un  tubo  germinativo,  il  quale,  se  trova  pian- 
licelle  di  mais,  di  tri  foglio,  di  barbabietola,  ecc.,  vi 
si  attacca  sviluppando  nuovi  centri  d'infezione. 

I  filamenti  miceliari  possono  anche  dare  origine 
a  corpuscoli  in  forma  di  vescichette,  o  toosporangi. 


Patologia  vegetale 


A,  Filamento  micelico  ramifii 
da  coiiìdiì.  -  C,  Conìrlio  gerniii 
450  iliam.). 


nell'interno  ilei  quali  si  producono  le  zoospore  presso 
a  poco  ovali,  terminate  in  punta  ad  una  estremità, 
con  un  sottilissimo  ciglio  laterale  che  si  colora  in 
giallo  colla  soluzione  acquosa  di  jodo.  Sembra  che 
anche  i  conidii  possano  dare  origine  a  zoospore 
(fig.  62).  Tanto  nell'un  caso  che  nell'altro,  per  la 
formazione  delle  ioospore  occorre  che  il  terreno  o 
le  pianticelle  siano  molto  Imuii.ili. 

Oltreché  ai  loospoidiigì ,  i  lil.niienti  miceliari  pos- 
sono dare  orii;ine,  ni'iriiilci' Iim  tessuti,  a  corpu- 
scoli tondeggiaiili  od  (loi/nm.  WVdoi/Diiin  si  addossa 
in  seguito,  adcivinlnvi  slii'll.iiiiciili',  un  altro  fila- 
menlo,  il  (|ii,ilc  |Mcsciila,  nella  |iarl»'  superiore,  una 

porzici iliiMlnca  clic  c-dslilniscc  l'organo  maschile 

od  a  III  frullo  (li-.  r,:{). 

Dii|i(i  i|nalclic  lrni|iorr/»//v/W;()eniell('iin  luliifinn 
il  quale  versa  nella  i/niiu.s/rni  il  Inpiido  leedndatore. 

sfera  \:\  ^railalanienle  is|iesseMdosi  ed  ha  cosi  origine 
una  iiiisjiiini,  che  |Mi(islai'e  nel  suolo  in  un  periodo  di 
riposo  molili  limali  e  prodiine,  quando  si  sviluppasse 
una  quanlilà  slraoidinaiia  di  umidità,  un  tubo  ger- 
minativo, il  quale,. ■nliaudd  nelle  giovani  pianticelle, 
darà  origine  a  nuove  inl'ezi.uii.  Questo  malanno  è 
dannoso  solo  nelle  località  eccessivanienle  umide, 
(ìuando  l'infezione  compare  in  un  ilalo  punlo, 
conviene  dislrug-ere  snbilo  tulli  gli  individui  e  per 
qualche  anno  vi,>|i,.||(1iti'  la  e(>lli\aziiiiH\  allineile  le 
zoospore,  ed  i  r  »///(/// raduli  nel  sudili,  Udii  lidvandd 
nutrimento  necessario  al  loro  sviluppo,  debbano 
morire.  Il  Pylhium  De  Baryanum  può  adattarsi  facil- 


(1)  La  mor 
sperim.  agrar 

(2)  Presenlr, 
anzi  da  alcuni 


nei  semenzai  {Stazioni 


biffini  al  P.  De  Baryanum, 
co  opportunamente,  fuso  as- 


menle  alla  vita  sapiofitTrn  sopì 
brughiera  o  di  cist  i  n  (  lei  t 
gono  specnlmente  1 1  |  i  le  i  i 
opportuno  come  c(ii  i  li  il  Fi 
ad  uni  steiili/zazioiR    kl  leu  tu 


Pjtbiiim  Equiseti  Sadebech  (2)  (Marciume  degli 
Eqiiìseliiìn  e  delle  palate).  —  È  un  parassita  dei 
pidialli  ileir/v/»/,s7'///w  arvense,  ma  può  passare 
amile,  indilli  laeilmente,  nelle  giovani  radici  e  nei 
tuberi  di  patata,  determinandovi  un  processo  di 
putrefazione  la  quale  accompagna  quasi  sempre  il 


sieme.  Fra  i  diversi  cnialteri  diireicnziali,  ricordo 
chie  il  P.  Equiseti  ha  anieridii  clavali.  mentre  il 
Baryanum  é  dotato  di  anteridii  cilindrici. 


•ò  solo 
P.  De 


Ifiiniiri'li  0(1  Eiimin'li  (Fiiiiy/ii) 


marciume  prodollo,  nei  tuberi,  dalla  peronospora 
delle  palale. 

Si  (jiesenta  come  il  P.  De  Bari/aiium  sodo  forma 
di  filamenli  miceliaii,  coslituili  da  un'unica  cellula 
a  pareli  sottili  e  molto  ramificata.  Allorché  nell'am- 
biente si  ha  eccessiva  umidità  0  meglio  ancora  quando 
i  piolalli  sono  nell'acqua,  i  filamenti  miceliari  pro- 
ducono, alla  loro  estremità,  dei  rigonfiamenti  o 
z-oosporangi  che  in  breve  si  staccano  dal  filamento 
generatore.  I  zoosporangi  formano  da  10  a  15  ioo- 
spore,  le  quali,  mettendosi  in  libertà,  germinano  in 
pochi  minuti  producendo  nuovo  micelio. 

L'infezione  può  anche  propagarsi  da  una  pianta 
all'altra  per  mezzo  di  conidii,  i  ([uali  si  producono  alla 
eslremità  dei  rami  senza  staccarsi  dai  medesimi. 

.Nell'interno  dei  tessuti  maiali  si  formano  oogonii 
rotondi,  ed  a  questi,  in  breve,  si  addossano  anteridii 
clavati.  In  seguito  ad  un  alto  di  fecondazione  si  hanno 
oospore  tondeggianti,  che  possono  mantenersi  in  vita 
per  un  lungo  periodo  di  tempo  e  propagare  quindi 
rinfezione  da  un  anno  all'altro. 

Questo  fungillo  si  sviluppa  in  modo  straoidinario 
nei  terreni  sabbiosi  e  ricchi  di  acque  sotterranee. 
Siccome  poi  gli  Equiselum  servono  ad  estendere  il 
malanno,  così  converrà  distruggerli;  olire  a  ciò  sarà 
necessario  allontanare  le  /ja/ate  colpite  e  sospendere 
la  coltivazione  di  tali  piante  per  qualche  anno,  nei 
terreni  infesti. 

C.en.  Cystopus  Lèv. 

C-ystoiuis  candidiis  d'eis.  )  Lèv.  illiigi/ine  bianca 
delle  crucifei-e)  (fig.  04).  —  Si  sviluppa  sulle  foglie, 
sui  fusti,  sui  |)eduncoli  fiorali,  sui  fiori  e  sui  frutti 
di  numerose  specie  appartenenti  alla  famiglia  delle 
Crucifere,sia  coltivate,  che  selvatiche,  quali  special- 
mente i  cavoli  (lirassha  napus),  le  rape  (B.  cam- 
pe.slris),  la  senape  (Sinapis  nigm),  il  ravanello 
(RaphanuH  .salivun),  la  Cochleana  armoracìa,  il  cre- 
srione  inglese  (Lepidium  mtivum)  e  comunemente 
poi  la  (Aipiiella  bnrm  paslnris  (fig.  65),  le  Carda- 
mine,  ecc.  Pi'oduce  sui  diversi  organi  colpiti,  dei 
rigoiiliamenli,  delle  distorsioni  o  niicocecidii  (I), 
delle  iperlrolie  studiate  specialmente  dal  Frank, 
\\  AKKR,  ecc.,  le  quali  appaiono  in  forma  di  areole 

0  |)ustole  di  color  bianco  avorio,  tondeggianti  od 
allungale,  liscie  e  lucenti  dapprima  e  coperte  in 
seguito  da  un'abbondante  polvere  bianca  (fig.  65). 

Il  Cg.siapii.s  raiìdidus  è  costituilo  da  un  micelio 
lilamentosd,  il  (piale  serpeggia  variamente  fra  le  cel- 
lule Sdltoepiilerniiciie,  facendovi  peneti'are  nuine- 
losi  succiaturi  anipolliformi.  .Agglomerandosi  i  fila- 
menli miceliari  in  molli  punti,  sollevano  erompono 
l'epidermide  Ibi-mando  le  pustole  sopra   ricordate. 

1  lilamenli  miceliari  che  sono  in  diretto  conlatlo  col- 


l'epidermide, producono  numerosi  iium(c()nidiofbri) 
eretti  e  ravvicinali,  brevi,  ma  piuttosto  grossi,  uni- 
formi, quasi  clavati,  con   parete  molto   ispessita, 


Fig.  65.  —  Infiorescenze  di  Capsella  biirsa  jiaslot-is, 
colpita  dal   Cystopus  candidus. 

specialmente  nella  parte  inferiore.  In  seguito  a  stroz- 
zatura della  porzione  apicale  e  per  formazione  di  un 
setto  di  callone,  si  generano,  specialmente  di  notte, 
catenelle  di  corpi  (conidii)  globosi,  ed  aventi  un  dia- 
metro di  IO  a  18  u  (fig.  66).  .\llunsaiidosi  le  catenelle 


(I)  V.  MoLLiARD,  Rechcrches  sur  ìes  Cécidies  fìorali's  [Animi.  Scienc.  Nat.,  KSOó,  serie  VII). 


Patologia  vegetale 


di  conidii,  essi  sollevano  e  rompono  l'epidermide 
dell'ospite;  sciogliendosi  la  callose  sotto  l'azione 
dell'umidità  o  delle   goccioline   di  rugiada  (1),    i 


Il  De  Bary  ha  dimostrato  però  che  le  zoospore  pro- 
ducono solo  vero  micelio,  quando  si  sviluppano  sui 
cotiledoni  in  germinazione,  non  mai  sugli  organi 
già  completamente  sviluppati. 

Nella  stagione  autunnale  alcuni  fdamenti  miceliari 
{  contenuti  negli  organi  fiorali,  producono,  alle  loro 
j  estremità,  degli  oogoni  che  contengono  una  gono- 
j  sfera,  mentre  altri  rami  che  si  trovano  generalmente 
I   sotto  a  questi,  formano  un  ;w///«o</jo,  dal  quale  si 
I   protende  un  tubetto  o  becco  laterale  che  va  a  toccare 
I  e  fecondare  la  gonosfera.  L'oospora  o  gonosfera  fe- 
condata assume  una  forma  tondeggiante,  misura  un 
diametro  di  35  a  40  <x  e  si  riveste  di  un  episporio 
chitinoso,  giallo  bruno,  munito  di  grosse  verruche 
irregolari  ottuse,  od  anche  riunite  in  creste  flessuose. 


Fig.  66. 

A,  Ramo  di  Capsella  colpito  dal  Cystopus.  -  B,  Conidiofori  ili  Cystopus 
candidiis  Lèv.  con  conidii.  -  C,  D,  Conidii  con  zoospore.  -  E,  Zoospore 
liliere.  -  F,  Zoospore  germoglunli.  -  G,  Zoospore  col  tubo  germinativo 
che  penetra  nell'ostiolo  di  uno  stoma  (De  Baby)  (ingr.  circa  450  diam.). 

conidii  si  mettono  gradatamente  in  libertà  e  for- 
mano il  deposito  polverulento  bianco  sulla  superfice 
delle  pustole. 

I  aiiililii  iiii|iiuli;ili  iicllf  ^iiccii.'  d'acqua  di  rugiada 
odi  |iin;.;i;i;i,  v|  ;;nii liii mi  c  M  iilliiii^ano  leggermente 
da  un  l.ilii,  uiciiliv  il  |ilasiii;i  inlcnio  si  modifica  in 
un  zoosporangio  cosliluilo  da  ">  ad  X  imiziiini  n  ;iiii-  \ 
spore,  le  quali  escono  in  bi'cve  dal  i-iiiinllo  di;;,  liri,  ' 
C,  D;  67,  R,  C).  In  ogni  cakMieil;i  il  roiiidiu  ter- 
minale eniello  direllainente  mi  Uiln'lld  uerininativo. 
Le  zoospore  si  staccano  in  sc^iiild  rmi.i  ilall'altra 
e  si  muovono  per  mezzo  di  due  ciglia  viljratili  per 
qualche  leiiipd  (duro  Ire  ore)  nelle  ,;;(ici-ic  di  acqua, 
poi  si  refiiiaiio,  si  allaccano  ad  una  |ioizìoih'  del- 
l'epidermide e  quasi  sempre  in  vicinanza  di  uno 
stoma  e  producono  un  tubetto  germiiialivo,  il  (piale 
si  allunga,  si  ramifica  e  penetra  per  mezzo  dellaper- 
tura  stomatica  sotto  airepidermide(fig.tì(j,G;  (Ì7,E).    i 


Fig.  67.  —   Cystopus  candid 


A,  Conidiofori  producenti  filo  di  conidii.-  I(,  Gonidio  in  germinazione, 
ripieno  ili  zoospore.  -  C,  Zoospore  uscenti  dal  conidio. -  D.  Zoospore  libere: 
a,  zoospore  mobili;  b,  zoospora  fissa,  germinante.  -E,  Zoospora  fìssa  sopra 
uno  stoma,  entro  cui  manda  il  Inlio  germinalivo  (dal  He  Baiu)  (ingrand, 
circa  400  diameiri). 

Voospora,  dopo  un  periodo  più  o  meno  lungo  di 
quiescenza  (2  o  3  mesi  ed  anche  più),  quando  si 
trova  in  una  goccia  d'acqua  ed  in  un  am])ienle  adallo 
(e  ciò  succede  generaliiienle  in  primavera),  rompe 
la  membrana,  emelleiido  rendosporin  a  guisa  di 
una  vescichetta,  la  quale  si  dilata  in  lireve  e  lascia 
uscire  il  plasma  loiideiisald  in  4  o  6  zoospore 
dotate  di  due  ciglia  \ivv  mezzo  delle  quali  nuotano 
liberamente  nella  goicia  d  anpia.  Le  zoospore  ces- 
sano in  breve  di  rnunvcrsi,  si  rircoiidano  di  una 
membrana  e  danno  (irij;iiie  ad  mi  Itibelln  germina- 
tivo ;    (|liesli    |ienel|-,i     nei     cnlileiluiii    delle    giovani 


minali  a  i-(inilii,:i  l.i'j)i(liiuii,  m-.:  sarà  bene  distrug- 
iifw  anziltillo,  almeiiii  alliinm  ai  seminati,  le  croci- 
fere  selvaliclie  nelle  quali  si  fossero  manifestatele 
pustole  bianche  e  ripaiare  bene  i  semenzai. 


(t)  Mangin,   Sur  la  désarticulatii 


idies  des  Péronosporées  (Bull,  de  la  Soc.  Botan.,  t.  XXXVIII,  1891). 


ffomiceli  Oli  Eumiceti  (Funglìl) 


Cystopiis  Tragopogonis  (Peis.)  Schroel.  =  C.  cu- 
bictis  (Pers.)  De  Bary  (liiif/giiie  bianca  delle  Scorzo- 
nere). —  Si  sviluppa  nelle  foglie  e  nel  fusto  di  nu- 
merose composite  selvatiche  e  coltivate,  fra  le  quali, 
in  particolar  modo  sopra  alcune  specie  dei  generi 
Tragopogon  e  Scononera,  nonché  sui  Cavoli  e  sulle 
Ipomee,  formandovi  delle  pustole  bianche  globose 
od  oblunghe  epifille  ed  ipofille,  compresse.  Il  micelio 


Fig.  68.  —  Conidii  di  Cyslopus  Tn 
A.  r.iiiiidioforo.  -  I),  Ciuffo  di  coniiiiofori.  -  C,  U,  Conidii  iiilermedi 
(dal  Pnii.UF.ux)  (ingr.  circa  400  diam.). 

produce  conidii  sempre  a  catenella  (fig.  68-69)  termi- 
nali, i  quali  sono  molto  più  grossi  degli  altri  e  dotati 
di  una  membrana  consistente,  ma  sempre  sterili 
(fig.  68,  Ci);  gli  inferiori  invece  (fig.  68,  D)  sono 
brevenienlf  cilindrici,   hanno  una  membrana  non 


Oospoia  di  Cijslopus  Tragopogonis. 


molto  consistente,  misurano  un  diametro  di  20  a 
22  Kj.  e  germinano  producendo  z-oospore.  Si  formano 
anche  oospore  globose,  larghe  da  45  a  55  a  con  epi- 
sporio  bianco  e  verrucoso  (fig.  69). 

Sui  Capparis  rupestris  e  spinosa  vive  anche  una 
forma  di  Ci/stopus  (C.  C.apparìdi.s  De  Bary)  che  ha 
però  molli  caratteri  affini  al  C.  candidtis.  Cosi  pure 
nelle  foglie  delle  Portulaca  oleracea  e  satira  vive 
il  (;.  l'ortiilacae  (D.  C.ì  Lèv.,  offrendo  però  sempre 
carallei-i  generali  simili  alle  specie  descritte. 

Gei).  Phytophthora  n.'  Uary. 

Pbytophtliora  Cactiiriim    Lcln-rl  ^  l'Iii/loplitlìora 

umnirora  De  Bary  (  I  )  i  Pcri<iio.spora  del  faggio).  — 

Colpisce  le  giovani  piaiidcine  di  faggio,  di  fra.^sino, 

di  alcuni  abeti,  pini,  larici,  aceri,  robinie,  di  alcune 


piante  grasse  come  Cereus,  Cactns,  Semperrirnm,ecc., 
nonché  del  Fagopyrum,  e  di  varie  altre  specie. 

La  malattia  si  sviluppa  sulle  foglie  cotiledonari 
(fig.  70),  sulle  radichette  che  si  addentrano  nel  ter- 
reno, sui  fusticini  e  sulle  giovani  foglioline  ed  arreca 
danni  specialmente  nei  semenzai.  In  seguito  all' infe- 
zione l'una  0  l'altra  delle  porzioni  colpite  diventa 
bruna  poi  nera  producendo  la  morte  della  pianticella 


Fig.  70.  —  Pianticella  germinante  di  Faggio. 

a,  Fuslicino.  -  b.  Foglie  coliii'doiiari  infette  in  e  (dalI'HARTIi;). 

durante  la  germinazione  o  poco  dopo.  Se  la  stagione 
decorre  calda  ed  umida  il  malanno  si  estende  radial- 
mente e  con  straordinaria  rapidità;  in  caso  contrario 
resta  limitato,  nel  primo  anno,  ai  centri  d'infezione, 
propagandosi  però  straordinariamente  nelle  annate 
successive. 

Nell'interno  dei  diversi  organi  colpiti  tanto  nelle 
porzioni  malate,  che  in  quelle  sane,  si  nolano  dei 
filamenti  miceliari  piuttosto  esili,  cilindrici,  qua  e  là 
ingrossati,  con  numerosi  depositi  a  guisa  di  lamine 
trasversali,  variamente  ramificati  e  che  emettono, 
in  conlatto  delle  cellule  dell'ospite,  numerosissimi 
e  piccoli  auslori  ampolliformi,  per  mezzo  dei  (|uali 
assorbono  il  nutrimento  dalle  cellule,  disorganizzan- 
done l'amido,  la  clorofilla  e  producendone  quindi 
la  morie. 


(1)  V.  specialmente  R.  Hartig,  Lelirbiicli  der  Baiimkrankheiten.  Berlin  1880.  pag.  57. 
1 1   —  Patologia  vegetale.  Nlova  Encicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


Usceiulo  0  dagli  stomi,  o  per  mezzo  di  aperture 
praticate  nell'epidermide,  si  protendono  all'esterno 
degli  esili  conidiofori,  i  quali  si  rigonfiano  alla  loro 


Fig.  71.  —  Foglia  di  Faggio  invasa  dalla  Phytopìitìiora 
caetorum,  con  oospore  nell'interno  e  conidiofori 
all'esterno  (dall'HARTiG)  (ingr.  circa  250  diam.). 


Fig.  72.  —  Ogonii,  con  oospoore  (e)  di  Pìnjtoplitìiora 
caetorum  (Hariig)  (ingr.  circa  400  diam.). 

estremità  superiore,  formando  cosi  un  coiiidio  piri- 
forme (fig.  71),  munito  all'apice  di  una  papilla  pro- 
minente. Sciogliendosi  sotto  l'azione  dell' umidità  lo 
straterello  di  callose  che  lo  teneva  attaccalo  al  coiii- 
dioforo,  il  conidio  si  mette  ben  presto  in  libertà.  Il 
conidioforo  produce  in  breve  e  lateralmente  un  altro 
conidio,  dopo  di  che  cessa  di  svilupparsi.  I  conidii 


misurano  in  media  una  lunghezza  di  50-00  a  90  u.  ed 
una  grossezza  di  35  a  40  u..  Dopo  la  formazione  dei 
conidii,  quando  la  pianticella  ha  esaurite  tutte  le  so- 
stanze nutritizie  ed  il  tempo  si  manlii'iic  pinviisi),  i 
filamenti  miceliari  interni  danno  origine,  nelle  cellule, 
a  corpi  lonileggianli  od  ongoiiii,  ai  quali  si  addossano 
dei  (■(ir|)iis((ili  (id  initenilii ;  questi  per  mezzo  di  un 
tuliiciiKi  ii'iiiiiilaiKi  ia  //(Dio.'ifera.  L'oospnra  regolar- 
mente sviluppala  ha  l'orma  sferica,  misura  un  dia- 
melni  di  ^1  a  :'(l  ;/,  ed  ha  un  episporm  lisiin,  coiisi- 
stenle,  di  r(dor  giallo  bruno  (fig.  72).  .Messa  ni  lilierlà 
nel  terreno,  in  seguito  alla  disorganizzazione  dei  tes- 
suti della  pianta  ospite  può  mantenersi  in  vita  per  un 
lungo  periodo  di  tempo,  anche  per  parecchi  anni. 


Fig.  73.  —  Spora  (e)  e  zoospore  (b)  in  via  di  germinazione 
e  coi  tubetti  germin:itivi  (rf  e  rj)  che  slamio  per  pene- 
trare nei  tessuti  (Hartig)  (ingr.  circa  .500  diam,). 

Quando  si  ha  nella  primavera  grande  quantità  di 
umidità  nel  terreno,  Yoospora  emette  un  lungo  tubo 
piale  si  laniilica  e  prdiluie  in  breve. 


gerì 
alla 

cilmeiile  e  purlali  dal  \ciil(i  \aniMi  a  iMileiv  sopra  una 
pianticella  germogliante,  ove,  se  trovano  una  goccia 
d'acqua,  producono  un  tubo  germinativo,  ovvero  nu- 
mernse  mospore,  le  (piali  alla  lor  volta  danno  origine 
gradalaiiienle  ,i  nuovo  micelio.  La  formazione  dei 
conili/i  e  ilelle  :-ini.sp)irr  avviene  nel  mese  di  maggio. 
1  ciiinilti  |Hoiloi|i  dal  micelio  durante  la  vita  delle 
pianlieelle  espili,  cadendo  sopra  una  parte  sana  del- 
l'iiidividiio  già  eidpito  o  di  altri  individui  vicini  ove 
vi  sia  specialmente  una  gocciolina  d'aciiiia,  possono 


produrre  o  direttamente  nuovi  fila nli 

oppure  zoospore  e  quindi  micelio  (lig.  7;i) 


.1  quài 


ffaiììireli  od  Eiimiccti  (Fiinf/lii 


penetrando  fra  le  cavila  delle  cellule  o  forando  le 
cellule  stesse,  giunge  nell'interno  dei  tessuti,  dando 
origine  a  nuove  infezioni  e  nello  spazio  di  pochi  giorni 
a  nuovi  conidii,  i  quali  si  comportano  nello  stesso 
modo  e  cosi  sino  alla  formazione  AiiWoospoia. 

Il  micelio  della  Plii/lop/illiura  cactorum  può  svilup- 
parsi anche  ncITncipiae  produrre  numerosi  conidii: 
ciòspieiia  la  rapiililà  colla  (piale  l'infezione  si  estende 
nelle  stagidoi  multo  piovose. 

Converrà  quindi  tenei'e  le  giovani  ])iaiilicelle  in 
luoghi  bene  aperti,  non  circondati  da  altre  jiiante, 
jier  facilitare  l'evaporazione  e  sopra  tutto  estirpare 
le  |iianle  colpite,  bruci.irle  e  sospendere  per  qualche 
anno  l'allevamento  dei  faygi  nelle  località  ove  si 
manifestò  il  malanno. 

l'hytoplilliora  infeslans  (Mont.)  De  Hary  (1).  —  La 
piniiiij.spdra  delle  patate  (vedi  Tav.  II  a  colori),  e 
dei  pomidoro  attacca  i  fusti,  le  foglie,  nonché  le  por- 
zi(nii  sotterranee  di  diverse  s|)ecie  del  genere  So- 
liiiìiim,  Ira  le  quali  specialmente  la  patata  (Soluniim 
tiilieronìim  Linn.),  il  pomodoro  [Solanum  Li/roper- 
s/i'um  Linn.),  la  dulramaru  iSolaiiiim  lliiliamara 
Linn.),  ecc.,  e  qualche  altra  specie  ap|)artenenle  alla 
famiglia  delle  Scrofulariacee. 

Sulle  fiiglie  (fig.  7-4),  questo  fungillo  forma  dap- 
|MÌma  delle  jiiccole  macchie  giallo-pallide, circondate 
nella  pagina  inferiore  da  una  zona  bianchiccia  o  da 
Iniidi  fiocchetti,  distribuiti  però  sempre  verso  l'orlo 
della  macchia:  in  seguito  le  macchie  diventano  giallo- 
brune  e,  se  l'atmosfera  è  calda  ed  umida  nello  stesso 
tempo,  si  moltiplicano  con  grande  rapidità,  si  allar- 
gano, si  riuniscono  fra  loro,  ed  assumono  un  colore 
nerastro,  rendendo  le  foglie  raggrinzite  e  distrug- 
gendo cosi,  totalmente,  in  pochi  giorni  i  loro  tessuti. 

Sui  fusti,  la  peronospora  si  presenta  pure  sotto 
l'orma  di  macchie  brune  o  nere  e  comparisce  o  con- 
temporaneamente all'invasione  delle  foglie,  o  poco 
tempo  dopo  ;  in  ambo  i  casi  però  anche  i  fusti  anne- 
riscono e  muoiono. 

Nei  tuberi  della  patata,  la  peronospora  raggiunge 
quasi  sempre  un  grande  sviluppo  nell'interno  dei  tes- 
suti prima  di  manifestarsi  con  qualche  segno  esterno  ; 
snid  dopo  qualche  tempo  dalla  sua  comparsa  nell'in- 
leiiKi,  ap|)aiono  alla  superfice  esterna  delle  macchie 
lirunastre,  poco  appariscenti  e  la  pellicola  o  epider- 
miile,  che  riveste  i  tuberi,  perde  il  suo  colore  e  si 
disorganizza.  .\1  disotto  di  queste  macchie  i  tessuti 
ap[iaiono  sempre  di  color  nero,  fuorché  nella  parte  o 
pol|)a  centrale  del  tubero,  la  ipiale  rimane  sana  per 
mi  maggior  spazio  di  tempo  e  non  avvizzisce  se  ikiii 
nei;li  ultimi  stadi  della  malattia. 

La  peruìionpora  si  sviluppa  sui  tuberi  quando  sono 
nel   terreno  ed  anche  fuori,  perché  se  si  ammuc- 


chiano dei  tuberi  infetti  e  sani,  si  vede  che  in  breve 
diventano  lutti  ammalati,  specialmenle  poi  seM'am- 
biente  è  umido. 


-7> 


Fig.  74.  —   Foglia  di  Palata  attaccata 
dalla  Peronospora. 

Facendo  delle  sezioni  sottilissime  nelle  parti  in- 
fette ed  esaminandole  al  microscopio,  si  vede  pas- 
sare, fra  le  cellule  del  vegetale  colpito,  il  fungillo, 
sotto  forma  di  un  fdamento  cilindrico,  unicellulare, 
semplice  o  ramificato  (fig.  73,  a),  il  quale  manda 
raramente,  nell'inteino delle  cellule,  piccoli  austori. 
Se  si  seziona  una  foglia  quando  presenta  nella  pa- 
gina inferiore  la  zona  bianchiccia,  si  vedrà  il  micelio 
mandar  fuori  dagli  stomi,  i  quali  abbondano  special- 
mente nella  pagina  inferiore  delle  foglie,  dei  coni- 
diofori,  incolori  o  jaliiii,  isolati  od  a  ciuffelti,  i  quali 
sono  quasi  sempre  unicellulari,  alcune  volte  però 
anche  divisi  da  specie  di  sepimenli  trasversali,  rami- 
ficati in  allo  con  2  o  3  rami  nionopodiali  ;  all'estre- 
mità dei  rami  si  vedono  per  lo  più  i  rudimenti 
delle  spore,  le  quali,  quando  sono  completamente 
sviluppate,  appaiono  limoniformi,  ovali  od  ellissoi- 
dali, con  brevissimo  pedicello  ed  una  piccola  bolla 
all'apice,  e  misurano  una  lunghezza  da  '2'2  a  30  a 
ed  una  larghezza  di  15  a  20  y.  (fig.  75). 

.Mettendo  a  germinare  i  conidii,  essi  danno  origine 
ad  organi  speciali  detti  zoospore,  di  forma  ellittica 


(I)  In  Researclì.  nat.  Poi.  funrj.,  in  Jou 
pag.  105-126,  149-154. 


Afjric.  Soc 


II. 


XII,  pag.  -1,  n.  23, 1876,  ed  in  Journ.  Boi.,  1876, 


Patologia  vegetale 


e  muniti,  ai  lati,  di  due  ciglia.  I  conidii  nascono  alle 
estremità  dei  rami  del  conidioforo  e  se  ne  possono 
formare  da  quattro  ad  otto. 

La  peronospora  delle  patate  è  un  fungo  oggidì 
molto  diffuso  su  quasi  tutta  la  superfice  terrestre. 

La  peronospora  delle  patate  attacca  tutte  le  varietà 
di  patate  e  di  pomidoro  specialmente  nei  terreni 
umidi,  bassi,  poco  aerali,  soggetti  a  nebbie  e  nelle 
annate  coi  mesi  di  luglio  e  agosto  molto  caldi  ed 
umidi. 


Fig.  75.  —  Piiylopìithora  infestans. 

.  (dal  Prillieux) 

Il  ciclo  biologico  di  questo  fungillo  si  può  quindi 
cosi  riassumere  : 

Sul  principio  dello  sviluppo,  cioè  in  maggio  od 
in  priiici|ii(i  (li  giugno,  il  micelio  del  fungillo  dai  tu- 
beri di  palala  maiali,  passa  sulle  piaiiticine  ove  non 
si  rende  dapprima  quasi  mai  manifesto  esterna- 
mente; verso  la  fine  di  giugno,  se  il  tempo  si  man- 
tiene asciutto,  il  micelio  non  ha  la  forza  di  svilup- 
parsi ulteriormente,  ma  se  invece  si  succedono 
epoche  di  lunghe  piogge,  allora,  come  ho  potuto  io 
stesso  constatare  nelle  vicinanze  di  Recoaro  (Ve- 
neto), il  fungillo  si  sviluppa  straordinariamente  e 
può,  in  una  settimana,  distruggere  vaste  estensioni. 
Mentre  l'umido  favorisce  lo  sviluppo  del  fungillo,  i 
conidii  vengono  dalle  piogge  staccati  dalle  foglie  e 
fusti,  cadono  sul  terreno  ove,  attraversando  le  fen- 
diture, arrivano  in  seguito  ai  tuberi  che  infettano 
in  brevissimo  tempo,  oppure  vengono  trasportati 
dal  vento  sopra  altri  individui,  e  cosi  una  sola  pianta 


attaccata  può  in  breve  spazio  di   tempo   infettare 
regioni  estesissime. 

Sui  pomidoro  l'infezione  avviene  per  mezzo  di 
conidii  provenienti  da  patate  infette  ed  incomincia  a 
rendersi  visibile,  o  quando  sono  nei  letti  caldi,  op- 
pure nei  mesi  di  luglio  od  agosto,  quando  le  pianti- 
cine  hanno  raggiunto  un  certo  sviluppo;  se  il  tempo 
è  molto  umido,  l'invasione  può  essere  tanto  forte  da 
impedire  ai  frutti  di  accrescersi,  se  invece  l'invasione 
è  un  po'  più  leggera,  allora  i  frutti  possono  svilup- 
parsi per  un  certo  tratto,  ma  sono  sempre  piccoli, 
immaturi  ed  alcune  volte  presentano  anche  numerose 
pustole  livide  prodotte  dal  micelio  del  fungillo. 

In  generale  i  rimedii  che  hanno  dato  finora  risul- 
tati soddisfacenti  sono  quelli  a  base  di  rame.  Si 
suggerisce  specialmente  la  poltiglia  bordolese  (rame 
e  calce)  da  applicarsi  però  preventivamente,  cioè 
verso  la  metà  del  mese  di  giugno.  Per  cui  l'agricol- 
tore, per  liberarsi  da  questo  fungillo,  dovrà  : 

1"  Scegliere  sempre  terreni  sciolti,  asciutti,  ben 
esposti,  non  soggetti  a  nebbie  e  che  sieno  ben  pre- 
parati con  profonde  zappature,  per  renderli  molto 
aerati  ; 

2"  Adoperare  per  semina  tuberi  che  non  pre- 
sentino lividure  o  macchie  e  metterli  per  qualche 
istante  in  un  forno  alla  temperatura  di  400-43"  C.,o 
meglio  ancora  immergerli  in  una  soluzione  di  solfato 
di  rame  all'I  o/g  e  calce  spenta  all'I  %  ; 

3"  Sotterrare  i  tuberi  fino  ad  una  profondità  di 
12  a  15  cm.,  per  impedire  che  i  conidii,  cadendo 
dalle  foglie  sul  suolo,  trovino  subilo  i  tuberi  da  in- 
fettare ; 

4"  Aspergere  le  pianliciiie  di  palala  con  una 
poltiglia  bordolese  all'  I ,  od  I  e  i/,  o/g  di  solfalo  di 
rame  e  calce  spenta,  verso  la  ininia  mela  di  giugno, 
sulla  fine  di  luglio  e  sul  principio  ili  agosto,  oppure 
anche  coprire  le  piante  mediante  un  soffietto  a  buon 
triluralore  ed  a  becco  ricurvo,  di  steatite  cuprica  in 
proporzione  di  3  chilogrammi  di  solfalo  di  rame 
e  97  di  talco  macinato,  dal  principio  di  giugno  fino 
all'agosto,  ad  inlervalli  di  20 giorni; 

5"  Trattandosi  dei  pomidoro,  se  la  malattia 
compare  molto  intensa  quando  sono  nei  letti  caldi, 
meglio  è  il  distruggerli  senz'altro;  in  caso  contrario 
bisognerà  aspergere  le  pianlicine  dapprima  nei  letti 
caldi  della  misirLi  ili  sIimIÌIc  cuprica  nelle  propor- 
zionisuricoril,iliMÌ|)i"iriiiliiroperazionead  intervalli 
di  dieci  giorni,  lincile  le  i)iante  abbiano  raggiunto 
il  loro  completo  sviluppo:  quando  l'infezione  si  ma- 
nifesta sopra  individui  già  bene  sviluppati,  allora  si 
può  ricorrere  ai  trattamenti  colla  poltiglia  bordolese 
all'I  o/o; 

6"  Asciugare  bene  le  patate  e  possibilmente 
aspergerle  con  calce  spenta  nella  proporzione,  in  ca- 
pacità, di  I  di  calce  e  25  di  palate  prima  di  metterle 
nei  magazzini,  i  quali  alla  lor  volta  devono  essere 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


scelti  ben  aerati  e  non  umidi;  e  porre  la  massima  cura 
durante  il  raccolto  nell'allonlanare  i  tuberi  malati; 
1"  Se  in  una  località  l'infezione  si  mantiene 
intensa  bisognerà  sospendere  per  qualche  anno  la 
coltivazione  delle  patate  e  dei  pomidoro. 

La  peronospora  delle  i)atale  comparve  in  Russia 
nel  1830,  in  America  nel  1840,  in  Olanda  nel  1845 
e  nel  1845  in  Inijiiillerra,   Francia  ed  Italia. 

Phjlophlhora  nicotianae  Breda  (1),  De  Hann,  De 
Bibitz  (  1  ).  —  È  una  peronospora  riscontrala  nelle 
foglie  e  nei  fusti  del  tabacco  a  Sumatra,  Giava  e 
Borneo.  Le  foglie  delle  giovani  piante  appaiono  come 
scollate  e  cadono  precocemente  al  suolo.  Nelle  foglie 
delie  vecchie  piante  si  formano  macchie  isolate, 
nelle  quali  i  tessuti  disseccano  facilmente. 

Sono  intaccate  anche  le  radici  e  le  parti  del  fusto 
immerse  nel  terreno;  la  corteccia  imputridisce  e  cosi 
il  micelio  può  fticilmente  penetrare  nei  tessuti,  de- 
terminando l'avvizzimento  di  tutta  la  pianta. 

L'infezione  si  estende  anche  agli  individui  che 
stanno  per  seccare. 

Il  fungo  produce  nelle  porzioni  aeree  e  nel  terreno, 
fdamenli  miceliari  peaicellati  che  servono  alla  diffu- 
sione del  male.  Se  l'aria  è  asciutta  i  filamenti  si 
disseccano  ed  ii  contenuto  si  trasforma  in  gemme 
che  si  rivestono  di  una  membrana  cellulare  e  pos- 
sono germogliare.  Dai  conidiofori  che  si  protendono 
verso  l'esterno,  hanno  origine  conidii  piriformi,  i 
quali  germinano  in  10  o  15  zoospore  attorniate  da 
muco.  Si  formano  anche  anteridii  ed  oogoiii.  I  co- 
nidii e  le  zoospore  muoiono  presto  in  ambiente  secco, 
resistono  solo  le  oospore  che  vengono  però  uccise 
dalla  luce  solare  diretta.  Ila  dato  buoni  risultali  l'uso 
della  [ìoltiglia  bordolese. 

l'IiUoplitliora  pliaseoli  Thaxter  ci)  (Peronospora 
dei  ftif/ioli.  —  Fu  trovala  sui  fagioli  di  Lima  (  P/ia- 
seohis  In  lini  US)  a  New  Haven  (Connecticut).  Tale 
fungillo  induce  sui  giovani  legumi  delle  larghe  chiazze 
bianche,  cotonose,  le  quali  distendendosi  possono 
ricoprire  tutta  la  superfice  del  frutto  arrestandone 
lo  sviluppo.  Dal  micelio  che  invade  la  parte  interna 
del  legume,  escono,  per  mezzo  degli  stomi,  numerosi 
conidiofori  ramificati,  i  quali  portano  conidii  limo- 
ni formi,  con  esile  membrana,  troncati  alla  base  ed 
apicolati  all'estremità,  lunghi  35-50  «, larghi 20-24 [x. 
I  conidii  germinano,  sia  producendo  direttamente  un 
micelio,  come  suddividendosi,  nell'inleriio,  in  zoo- 
spore biciliate,  le  quali  emettono  un  tubetto  germi- 
nativo che  infetta  i  !;iovani  frutti. 


(t)  In  De  Dei.0,  Tabak  ver  Pooi:  Phtjl.  Nic,  in 
Meded.  nit's  Lands  Planlet.  voi.  XV,  1896  (V.  Berlese 
A.  N.,  Saggio  di  Monografia  delle  Peronosporacee). 

(-2)  Botan.  Gazelte,  voi.  XIV,  ed  Annual  Report  of  the 
Connecticut  Agricul.  (Exper.  Station,  1889). 

(3)  Paras.  Algen  u.  Pilze  Javas,  voi.  I,  1900. 


Nell'isola  di  Giava  fu  riscontrata  parassita  della  Co- 
locasia  esculenta  la  l'bytophtbora  colocasiae  Prac.  (3). 
Essa  induce  sulle  foglie  delle  macchie  grigiastre,  poi 
brune,  larghe  da  1  a  10  cm.  I  conidiofori  sono  brevi 
e  portano  ('««/(///  oblungo-ovali  (48-55^19-22)  con 
una  papilla  all'apice.  Germinano  in  zoospore  bici- 
liate (  15-18  ^9-12). 

Gen.  Sclerospora  Sdì. 

Sclerospora  niacrospora  Sacc.( Peronospora  del  frti- 
menlo).  —  Fu  riscontrala  sul  frumento  da  (]ehiìoni 
e  Peglion  (4)  nell'agro  romano,  dal  Cavara  in  pro- 
vincia di  Cagliari  e  da  Cugini  e  Traverso  (5)  nel- 
l'Emilia. Oltreché  nel  grano,  fu  anche  trovata  sopra 
altre  graminacee,  snW Avena,  Phalaris,  Lolium, 
Phragmites,  ecc.,  nonché  sul  mais. 

Il  male  si  nota  specialmente  nelle  spighe.  Queste, 
finché  sono  fresche,  presentano  una  colorazione 
verde  glauca  ed  una  speciale  carnosità,  in  seguito 
appaiono  deformale  in  vario  modo  «  di  guisa  che  le 
«  singole  parli  ipertrofiche,  accavallate  e  contorte, 
«  restano  quasi  sempre  in  parte  racchiuse  nell'ul- 
«  lima  foglia  iperlrolìzzata  ed  arrotolata  slrelta- 
«  mente  per  più  giri  attorno  alle  reste  ed  all'apice 

M  della  spiga Gli  organi  della  riproduzione  delle 

«  singole  spighette  sono  virescenli,  i  fiorellini  sono 
«  sterili  in  seguito  alla  scomparsa  dell'androceo  e  del 
«  gineceo,  bizzarramente  deformati.  Nelle  volumi- 
«  uose  infiorescenze  all'epoca  della  mietitura,  non  si 

«  rinviene  pertanto  la  minima  traccia  di  granelli 

«  La  deviazione  morfologica  più  semplice,  è  quella 
«  in  cui  gli  inlernodi,  che  separano  l'uno  dall'altro 
ft  i  (lenti  dell'asse  primario  della  spiga,  si  sono  al- 
K  lungati  in  guisa,  che  le  singole  spighette  virescenli, 
«  vengono  più  o  meno  distanziate  le  une  dalle  altre, 
«  cosi  da  conferire  all'intera  infiorescenza  un  aspetto 
«  che  offre  grande  analogia  con  quelle  di  Lolium  o 
«  di  Agropgruiii.  Nei  casi  di  deformazione  mollo 
«  spinta,  le  singole  spighette  sono  trasformate  in  al- 
«  trellanti  germogli  erbacei,  irregolarmente  disposti 
«  sull'asse  dell'infiorescenza  raccorcialo  e  contorlo. 
«  Onesta  caratteristica  viviparità  della  spiga  è  seguita 
li  da  un  notevole  prolungamento  di  vegetazione  del- 
ie l'intera  pianta,  la  quale  continua  a  verdeggiare 
«  anche  varie  settimane  dopo  che  le  piante  sane 
«  abbiano  maturati  i  semi  e  siano  state  mietute  ». 

Riesce  quindi  molto  facile  il  riconoscere  una  pianta 
di  grano  malata,  per  le  deformazioni  delle  foglie  e 
per  le  spighe  molto  voluminose. 


(4)  V.  Peglion,  La  Peronospora  del  frumento  (Boll. 
Noi.  Agrarie,  1900,  n.  24  e  Stazioni  sperimentali  agrarie, 
voi.  XXXIV,  fase.  V-VI). 

(5)  Stazioni  sperimentali  agrarie  italiane,  1902.  — 
G.  B. .Tra VERSO,  Note  critiche  sopra  le  «.Sclerospora», 
parassite  di  Gra 


Patoloffia  vei/elalc 


Sulle  altre  piante,  la  peronospora  determina  pure 
ipertrofie  mollo  caratteristiche,  specialmente  nella 
catma  {Phragmites  communis  Tvin.);  i  culmi  colpiti 
presentano  in  questo  caso  curiose  produzioni  pato- 
logiche, simili  agli  scopazzi  o  scope  di  streghe  già 
ricordate  per  le  infezioni  determinate  dagli  Exoascm 
su  piante  legnose. 

Il  micelio  del  parassita  appare  sotto  forma  di  ife 
irregolari,  varicose,  ramificate,  che  si  insinuano  fra 
gli  spazi  intercellulari  e  fra  i  fasci  legnosi  emettendo 
rari  austori  vescicolari  o  globulosi.  Fra  i  tessuti 
malati  sono  molto  comuni  le  oospore  globulari  a 
doppia  parete,  larghe  da  40  a  60  a.  La  peronospora 
si  potrebbe  però  anche  propagare  per  mezzo  dei 
germi  che  abbondano  negli  scopazzi  suppuranti  dalla 
canna.  La  malattia  può  riuscire  molto  dannosa,  o 
presentarsi  solo  sporadica  nei  seminali. 

Pare  che  influisca  sul  principio  dello  sviluppo 
della  peronospora  la  eccessiva  umidità  del  terreno, 
poiché  gli  osservatori  italiani  trovarono  una  stretta 
relazione  fra  la  pii'seiiza  della  peronospora  e  le 
inondazioni  ed  i  rislaijiii  ili  aequa. 

Sopra  alcuni'  s|icriii  ih-l  i^enere  Setari((,tì  special- 
mente sulla  N.  nnilix.  \i\i'  la  S.  graminicola  (Sacc.) 
Schroel.,  detei'iiiiii;iii(li)  ildle  deformazioni  analoghe 
a  quelle  sopra  descrillc.  Tale  l'orma  differisce  dalla 
Sci.  macrospora  Sacc.  per  il  minore  sviluppo  delle 
oospore  (28-35  a)  e  per  la  presenza  dei  conidiofori 
econidii.  Sulle  foglie  già  morte  della  Phaluris  arun- 
dinacea  L.,  nella  Sassonia,  il  Kkieger  trovò  una 
S.  Kriegeriana  P.  Magn.,  la  quale  è  pure  da  riferirsi, 
secondo  il  Traviìrso,  alla  Sci.  macrospora  Sacc. 

Gen.  Plasmopara  Schr. 

l'Iasinopara  nivea  Schroel.  iffraiiaspiira  delle 
ombrellifere).  —  Questo  funun  vive  supra  diverse 
ombrellifere  sclvalifhe  e  C(jllivate,  Ira  le  quali  il 
preaeiihihi,  il  .snlinin,  il  irrfoglio,  la  pastinaca,  \:\ 
carota  i.'i\  apiiaic  liinld  in  primavera  che  in  autunno. 
Rende  le  foglie  dapprima  giallicce,  poi  le  dissecca  e 
le  raggrinza,  mentre  nella  pagina  inferiore,  si  for- 
mano delle  chiazze  più  o  meno  estese  costituite  da 
ciulTetti  di  color  bruno  niveo. 

Nell'interno  dei  tessuti  si  notano  numerosi  fila- 
menti miceliari  cilindrici,  ingrossati  ogni  breve  tratto 
e  muniti  di  numerosi  succiatoi  o  vesficlicili'  sleiiclie 
ed  ovoidali  e  che  producono  nella  p.ium.i  inlfniire 
delle  foglie,  dei  fasci  di  conidiofori  cilimlrici,  divisi, 
presso  la  parte  superiore,  in  2,  3  o  4  lamifkazioui 
disposte  orizzontalmente,  alla  loro  volta  2  o  3  volte 
bipartite,  terminate  da  filamenti  dilatali  alla  base, 
lesiniformi  all'estremila  e  portanti,  ognuno,  un  co- 
nidio  ovoidale,  incotoro,  lungo  da  20  a  25  ij.  e  largo 
da  15  a  17  u.  (fig.  76).  I  filamenti  miceliari  produ- 
cono anche  degli  organi  maschili  e  femminili,  ton- 
deggianti, incolori  o  brunicci,  i  quali,  avvenuta  la 


fecondazione  si  trasformano  in  oospore  piuttosto 
grandi,  tondeggianti,  leggermente  rugose  e  giallicce. 
I  conidii  se  vengono  portati  in  ambiente  umido, 
formano  da  6  a  14  zoospore;  queste,  cadendo  sopra 
una  foglia  leggermente  bagnata,  producono  un  tu- 
betto germinativo,  il  (|unle  entra  per  mezzo  degli 
stomi  nella  piaiil;i,  all,iri:,UHli)si  dapprima  a  vesci- 
chetta e  dantld  iinnuli  mi-ine  a  numerose  ramifica- 
zioni, le  quali  coslituiscono  un  nuovo  micelio  e  quindi 
nuove  infezioni. 


Plasmopara  nivea. 
ì,  Zoospora  che  esce  da  un  coiiìdio  e 
i  (dal  De  Baby)  (iiigr.  circa  400  die 


Anche  le  oospore  formano  zoospore  le  quali  ger- 
minano nello  stesso  modo  come  quelle  prodotte  dai 
conidii. 

É  un  malanno  clie  arreca  gravi  danni  alla  coltiva- 
zione delle  carote,  del  prez-zemolo  e  del  sedano.  Gio- 
vano molto  i  trattamenti  colla  poltiglia  bordolese. 
L'applicazione  dei  rimedi  si  può  solo  consigliare 
nelle  estesissime  coltivazioni.  Nella  pratica  comune 
converrà  allontanare  dai  seminati  le  piante  colpite 
e  bruciarle. 

Sui  pelargoni  e  geranii  coltivati  vivono  frequen- 
temenlc  In  IMasmnpara  pusilla  (De  B.)  Sch.  e  sulle 
Scro filili riiirf,  l;i  |>.  dcusa  (Rab.)  Schr.,  le  quali  si 
preseiiliiiKi  Nciii|iie  sotto  forma  di  efflorescenze 
bianche  nella  pagina  inferiore  delle  foglie. 

Si  possono  usare  vantaggiosamente  le  irrorazioni 
con  poUiglie  bordolesi. 


Ifomiceti  od  Eumiceli  {ftuii//ii 


Fig.  77. 

1.  L'n  grappolo  d'uva  invaso  dalla  Peronospora  viticola.  -  ì.  Spore  sopra  sporoft 
ile.  -  3,  Fecondazione  della  Peronospora  vilicola.  -  i,  Una  spora  isolala.  -  5,  Una  spora 
Una  zoospora  isolala.  —  Il  numero  1  è  in  jirandezza  nalurale  ;  sono  ingranilili  :  80  volte 
volle  il  nuni.  li  (dal  Kerner  e  dal  De  B.tnv). 


IMasmopara  vilicola  (Beri,  et  CurtLs),  Beri,  et  De 
Ton.  {Peronospora  della  vite).  —  La  peronospora 
si  appalesa  dapprima  sulla  pagina  superiore  delle 
foglie  sollo  forma  di  piccole  macchie  isolate,  irre- 
golari e  giallicce,  le  quali  si  rendono  specialmente 
manifeste  quando  nella  pagina  inferiore  compaiono, 
in  corrispondenza  di  esse,  delle  chiazze  bianche 
mollo  simili  ai  deposili  di  salnitro  dei  muri  umidi. 
Queste  chiazze  si  notano  in  parlieolar  modo  tra  le 
nervature  o  verso  i  margini  delle  foglie  ed  esaminate 
con  una  lente  risullano  formate  da  tanli  sottilissimi 
liiamenti  erelli. 

A  seconda  dello  sviluppo  del  malanno,  varia  la 
grandezza  delle  macchie  che  possono  invadere  anche 
lolla  la  lamina  fogliare. 

l.a  colorazione  gialliccia  delle  macchie  passa  rapi- 
damente al  bruno  chiaro,  poi  al  bruno  scuro. 

Quaiiiio  la  stagione  decorre  umida  e  calda,  ossia  è 
favorevole  allo svilupjto della  peronospora,  le  macchie 
conlluendo  fra  loro  rendono  la  foglia  giallo-bruna 
nella  pagina  superiore,  con  macchie  rossicce  e  tutta 
coperta  del  deposilo  bianchiccio  nella  pagina  infe- 
riore. Allora  le  foglie  essiccano  molto  facilmenle  ed 


alcune  volle  anche  prima  che  il  malanno  abiiia  rag- 
giunto il  suo  completo  sviluppo. 

Nei  casi  di  violente  infezioni,  la  peronospora  forma, 
nella  pagina  inferiore,  le  efilorescenze  bianche  prima 
ancora  che  siano  comparse  nella  pagina  superiore 
le  macchie  gialle. 

Quando  le  condizioni  atmosferiche  si  presentano 
poco  favorevoli  allo  sviluppo  del  malanno,  le  macchie 
peronosporiche  sono  mollo  limitale  e  la  parte  ma- 
lata essicca  facilmente,  mentre  il  resto  della  foglia 
si  mantiene  sano.  Queste  macchie  isolale  e  gene- 
ralmente brune  sono  comuni  sulle  ultime  foglie 
autunnali. 

-Nelle  stagioni  molto  asciutte,  le  macchie  brune 
peronosporiche  non  sono  quasi  mai  accompagnale 
dal  deposito  bianchiccio  della  pagina  inferiore  (pero- 
nonpora  larvata),  ma  possono  in  breve  anche  esten- 
dersi di  mollo,  tallio  da  coprire  una  gran  parie  della 
foglia,  la  quale  si  raggrinza  e  dissecca.  Le  infezioni 
di  questa  forma  larvata,  sono  ([uasi  sempre  repen- 
tine e  possono  arrecare  gravissimi  danni. 

I  giovani  fruiti  colpiti  dalla  peronospora  si  pre- 
sentano interamente  coperti  da  uno  strato  bianchiccio, 


Patologia  vegetale 


molto  più  sviluppato  della  crittogama  e  brillante. 
L'infezione  poi  non  è  limitata,  ma  si  estende  a  tutte 
le  parti  del  grappolo,  il  quale  dopo  breve  spazio  di 
tempo  essicca  completamente,  ed  il  raccolto  è  seria- 
mente compromesso.  L'infezione  può  anche  mani- 
festarsi all'esterno  quando  gli  acini  sono  già  mag- 
giormente sviluppati.  In  questo  caso  può  limitarsi 
ai  soli  peduncoli  od  estendei'si  agli  acini. 

Quando  colpisce  i  peduncoli  si  nolano  sopra  di 
essi  le  efflorescenze  bianche  specialmente  in  vici- 
nanza degli  acini  ;  questi  non  potendo  più  ricevere 
dal  restante  della  pianta  il  nutrimento  necessario, 
ingialliscono  e  muoiono.  Gli  acini  direttamente  col- 
piti presentano  dapprima,  in  vicinanza  del  pedun- 
colo, una  colorazione  grigio-bianchiccia  che  gradata- 
mente si  estende  a  tutto  l'organo  il  quale  si  raggrinza, 
presenta  una  polpa  bruna  e  cade  al  suolo. 

Sugli  acini  mol to  giovani,  la  peronospora  si  sviluppa 
anche  producendo  un  ingiallimento  dell'acino  slesso 
senza  alcuna  formazione  di  deposito  bianchiccio. 

La  peronospora  può  pure  colpire  gli  acini  quando 
hanno  raggiunto  il  loro  massimo  sviluppo  in  gros- 
sezza e  stanno  per  assumere  la  tinta  nera  o  rossiccia 
o  giallo-paglierina  a  seconda  delle  diverse  varietà. 
Alla  base  del  peduncolo  od  in  qualunque  altra  parte 
dell'acino,  si  manifesta  dapprima  una  piccola  por- 
zione grigiastra  o  rosso-bruna,  mentre  la  polpa  in- 
terna ha  già  assunto  una  colorazione  biancastra.  In 
breve  la  colorazione  rosso-bruna  si  estende  a  tulio 
l'acino  il  quale  gradatamente  appassisce  presentando 
delle  parti  indurile,  linchè  essiccalo  cade  al  suolo, 
mentre  gli  acini  sani  hanno  raggiunto  la  completa 
maturazione  (lìg.  77). 

A  questa  forma  d'infezione,  che  in  alcuni  casi 
resta  limitala  a  piccole  porzioni  del  grappolo  oppure 
lo  colpisce  completamente,  si  è  dato  il  nome  di 
peronospiira  l  arra  la. 

Sui  iimii  l'I  liiiiri,  appena  formati,  la  peronospora 
si  svilu]i|ia  ;il(iin;i  volta,  in  primavera  od  autunno, 
molto  intensamente  e  vi  produce,  nelle  parli  esterne, 
delle  efflorescenze  bianche,  simili  a  quelle  che  si 
notano  nella  pagina  inferiore  delle  foglie.  In  questo 
caso  il  tralcio  resta  di  mollo  indebolito  e  riesce  im- 
possibile il  passaggio  allo  stato  legnoso.  Più  comu- 
nemente la  peronospora  forma  sui  rami  erbacei 
delle  macchie  larghe  da  6  a  7  ed  anche  a  9  mm., 
leggermente  rilevale  o  depresse,  di  color  bruno  livido 
0  nerastro,  le  quali  si  rendono  specialmenlc  ma- 
nifeste sugli  inlernodi.  Le  parti  colpiir  liaiino  iin.i 
consistenza  spugnosa,  si  disarticolami  molln  lacil- 
mente,  lignificano  imperfellamenle  e  disseccano  con 
straordinaria  facilità. 

La  peronospora  viticola  ha  un  organo  di  vegeta- 
zione foniiald  (la  lilaiiicnli  tubolosi  e  ramificati, 
aventi  un  (liainchn  da  >S  a  12  [a,  i  quali  presentano 
qua  e  là   (It'llc  strozza  Iure    dovute   essenzialmente 


all'adattarsi  di  esso  ai  diversi  spazi  o  meati  inter- 
cellulari dell'organo  sul  quale  vive  (fig.  78). 

Nella  polpa  degli  acini  il  micelio  è  costituito  da 
ife  varicose,  le  quali  si  allargano  alla  superfice  delle 
cellule  in  piccole  ramificazioni  disposte  come  le  barbe 
di  una  penna. 


Fis.  78.  —   Plaismopara  viticola. 
Micelio  ramificato  con  austori  globosi  (dal  PuiLLlEUX) 


I  filamenti  tubulosi  sono  ripieni  di  protoplasma 
granuloso  trasparente  ed  incoloro  e  formano,  in  tutti 
i  sensi,  dei  brevi  tubetti  o  auslori,  i  quali  traforano 
la  membrana  delle  cellule  del  vegetale  alle  quali 
si  trovano  aderenti,  vi  penetrano  e  ne  assorbono  il 
nutrimento. 

I  succialo!  hanno  una  struttura  niolln  varia,  alcune 
volle  si  presentano  sotto  forma  di  pircoli  sai'clirlli,  o 
di  sfere,  0  di  clave,  altre  volte  emelldim  dalla  loro 
parte  superiore  piccolissimi  rametti  intrecciali  fra 
loro  0  liberi,  per  solito  molto  brevi,  i  quali  entrano 
nel  liquido  cellulare  dove  assorbono  gradatamente 
il  nutrimento  producendo  il  disseccamento  dei  tes- 
suti e  quindi  macchie  giallognole  o  pallidicce,  spe- 
cialnieiile  sulla  pagina  superiore  delle  foglie.  Le 
macchie  gialle,  dapprima  piccole  e  circolari,  non 
tardami  ,hl  ,ilhiri;aisi  assumendo  un  colore  sempre 
più  (iscuiii,  ilivciilauo  arsicce  ed  irregolari  e  si  fon- 
domi  inliuc  fra  loro  occupando  spesso  Uitla  la  su- 
perlice  della  roi;li;i. 

Dai  lilauieuti  iulcnii  si  svilu|i|iano  ;ì1ì  .u-aui  della 
riproduzione,  i  (piali  soiki  di  due  siul.i,  ckh' :  nn/aiii 
di  riprùdiiiiiiiie  asrssinile  ilelli  ro/uil//  ed  on/aiii  di 
riprodiiiitìiir  .sessuale,  femminili  e  maschili. 

I  lilaiiieiili  della  peronospora  giungendo  in  vici- 
nanza degli  sldiiii,  i  quali  si  trovano  specialmente 


Ifomiceli  od  Eumiccti  {Funghi) 


nella  pagina  inferiore  delle  Ibglie,  mandano  fuori 
dai  medesimi,  dei  ciulTelli  di  filamenti  più  grossi,  a 
membrana  consistente  ;  questi  si  elevano  quasi  per- 
pendicolarmente alla  superfice,  prendono  il  nome 
di  ife  collidi  fere  o  porla  conidii  e  formano  la  pruina 
bianca  nella  pagina  inferiore  delle  foglie. 

Le  ife  conidifere  si  ramificano  in  modo  da  rasso- 
migliare a  piccoli  alberetti  e  misurano  una  lunghezza 
di  240  a  300  |jl.  Dall'estremità  delle  ultime  ramifica- 
zioni si  formano  unao  quattro  punticiiie  lesiiiiformi, 
ciascuna  delle  quali  porta  un  conidio. 


Fig.  79.  -  Plasmopara  viticola. 

Ciuffo  di  coniiliofori  emessi  da  uno  stoma  (dal  Prillieux) 

(ingr.  circa  200  di..m.). 

1  conidii  sono  ovoidali  o  piriformi  con  contenuto 
granulare,  incolori  o  leggermente  giallognoli  quando 
sono  visti  in  massa  e  misurano  da  17  a  23  ;/.  di 
lunghezza  per  13  ali  di  larghezza  (fig.  79). 

I  conidii  giunti  a  maturità  si  staccano,  cadono  a 
terra  o  vengono  lanciati  sopra  altre  foglie  ed  allora, 
se  trovano  molta  umidità  e  calore,  in  un'ora  o  due  si 
dividono  nell'interno  in  h'e,  cinque  o  sei,  talvolta 
persino  venti  piccole  masse  dette  zoospore  dotate  di 
due  ciglia  vibratili,  le  quali  per  circa  45  a  30  minuti, 
si  muovono  e  poi  si  arrotondano  e  si  attaccano  a 
qualche  organo,  come,  ad  esempio,  alle  foglie  di  vite, 
emettono  un  tubo  di  germinazione  il  quale  produce 
nuovi  filamenti  e  quindi  nuovi  conidii  in  uno  spazio 
di  tempo  che  può  variare  da  sette  a  dodici  giorni. 
Restano  cosi  spiegate  le  diverse  invasioni  che  si 
possono  avere  in  un'annata. 


Verso  la  fine  dell'autunno  si  producono,  nell'in- 
terno delle  foglie,  delle  vesciche  tondeggianti  e  dei 
corpi  filiformi  o  clavati.  Gli  organi  maschili  si  addos- 
sano agli  organi  femminili  e  si  forma  quindi  una 
massa  rotonda  ricoperta  da  una  membrana  dura, 
resistente,  colorata  leggermente  in  bruno,  molto 
grossa  e  liscia.  Tale  massa  contiene  Voospora,  la 
quale  ha  in  media  un  diametro  di  30  a  38  |x. 

Le  oospore  si  formano  sempre  nell'interno  delle 
foglie  (fig.  80)  e  cadono  al  suolo  col  cadere  di  queste, 
oppure  restano  anche  attaccate  ai  tralci  special- 
mente sotto  alle  gemme,  come  ho  potuto  frequente- 
mente constatare.  Difese  dalla  membrana  consistente, 
resistono  ai  freddi  invernali  e  nella  primavera  suc- 
cessiva il  loro  protoplasma  si  divide  in  diverse 
zoospore,  le  quali,  rotta  la  membrana  avvolgente, 
escono  all'esterno  e  riproducono   nuovi  organi  di 


Plasmopara    viticola:    Oospore  isolate 
raccliiuse  tuttora   nell'oogonio. 
In  a  uiipinio  allungato  che  riconta  i  grandi  conidii  fusiformi. 
(Dal  Prillieux)  (ingrand,  circa  300  diametri). 

vegetazione  e  di  riproduzione.  Si  riteneva  che  la 
peronospora  dovesse  tpiindi  riprodursi  solo  da  un 
anno  all'altro  per  mezzo  delle  oospore. 

.\lcune  ricerche  hanno  dimostralo  che  i  filamenti 
non  fruttiferi,  possono  mantenersi  in  vita  anche  du- 
rante la  stagione  invernale,  nell'interno  delle  gemme, 
per  svilupparsi  poi  in  modo  straordinario  nella  pri- 
mavera successiva. 

Il  rimedio  adatto  a  combattere  la  peronospora  è 
il  .solfato  di  rame,  dato  allo  stato  solido  e  liquido. 
Allo  stalo  solido  si  deve  applicare  collo  zolfo  nella 
dose  di  2  a  3  Kg.  di  solfato  di  rame  per  100  Kg.  di 
zolfo  nel  primo  Iratlamenlo,  quando  cioè  i  tralci  sono 
lunghi  pochi  centimetri.  Nei  successivi  trattamenti 
bisognerà  aumentare  il  solfato  di  rame  fino  al  SO/q. 
Allo  stato  liquido  si  deve  invece  unire  al  latte  di  calce 
(poltiglia  bordolese)  perché  resti  più  aderente. 

Si  consigliano  oggidì  varie  formole,  fra  queste 
quella  molto  in  uso  è  la  formola  italiana  : 

Solfato  di  rame      ....     Kg.       1 

Calce  grassa »         1 

,\cqua litri      100 

Per  sciogliere  il  solfato  di  rame  occorre  riscaldare 
un  po'  dell'acqua  necessaria.  11  solfato  (1  Kg.)  si 


12  —  Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  I. 


Paiologia  vegetale 


mette  in  un  paniere  di  vimini  e  si  sospende  in  un 
barile  conlenente  95  litri  d'acqua.  Intanto  cogli  altri 
5  litri  d'acqua  si  spegne  e  si  impasta  1  Kg.  di  calce 
grassa  da  muratori.  Si  versa  poi  il  latte  di  calce 
nella  soluzione  di  solfato  di  rame  e  si  agita.  Nei 
punti  però  più  siiiiiiflli  alle  invnsiimi  peroiiosporiche 
e  nelle  annate  iiuillo  iiiiiidc  l'cmvieiie  a_;:^iuiij;en'  :il 
liquido,  nel  monionlo  (li'ira(ipli(Mzioiie,  del  cloniro 
d'ammonio  nella  dose  di  125  gr.  per  iiì;iiì  lOU  litri 
di  poltiglia,  e  ciò  per  rendere  il  rimedio  più  pronta- 
mente attivo. 

K  provalo  ilie  aiiclie  la  calce  magra,  e  quindi  la 
vera  calci'  iiliaidica,  può  essere  adoperata  con  grande 
vanta^iiid,  anzi  aliuiii  cspeiiiiienlatori  alTermano  che 
la  caler  iili;iiilir;i  |inirin;i  alla  |iiilli,ulia  una  maggiore 
aderenza  alle  lo.^lir. 

Per  rendere  poi  la  polliglia  più  aderenlr  alle  foglie 
si  è  consigliato  di  sostituire  alla  calce  il  i  arluMialii 
di  soda  ralììnato  (crislaìli  di  nodo  del  i-oiiiiiirrrni] 
e  quindi  si  avrebbe  la  seguente  formola  : 

Solfalo  di  rame       ....     Kg.       1 
Carbonaio  (Il  soda  raflinato  .       »         0.5 
Acqua Illri      100 

Per  tutte  le  poltiglie  è  necessario  sciogliere  dap- 
prima il  solfalo  di  l'ame  nell'acqua. 

La  quantità  di  calce  si  può  aiielie  ic^olaiv  per 
poter  avere  una  poltiglia  né  acida,  né  alcalina.  Per 
fare  ciò  si  melte  nella   soluzione  di  sollalo  di  rame. 


rossa.  Qui  od 
la  soluzione 
colorazione 
Per  prepa 
railinalo,  si 


rende  i 

na 

0    di    SL 

■a  la  me 

.la 
Ile 

>a  la  so 

sidfalo 

di 

in  modo  eli 


zioiie  111  cali 
rame,  a^;:iu 
complelare  i 

si  è  quella  di  lare  m  mono  cne  si  p 
quantità  che  si  presume  sarà  nece.ssaiia  nella  i;iiir- 
nata.  Infalli  dopo  'li  ore  avviene  soveiile  die  il  depo- 
sito di  carhiinaln  ili  rame  si  fa  assai  denso,  crislallino 
e  sabbioso,  ed  e  alli.ia  assai  dillìcile  ridurlo  in 
sospensione  nell  aii|iia.  Ilosi  la  pulliglia  verrebbe  a 
mancare  di  aderenza  e  il  Irallamenlo  ne  scapiterebbe 
assai  nella  sua  ellieacia. 

Quando  (jiieslo  aeiideiile  si  producesse,  si  potrebbe 
utilizzare  egiialinenle  la  pollij;lia  riilisiiiii;liendo  il 
carbonato  di  rame  iieirarnimniiara.  Il  sale  che  pro- 
cura al  rame  la  maL;j;ioie  aderenza  è  ì'iicelalo  di 
rame,  il  quale  polrehhe  ceilameiile  soppiantare 
tutti  gli  altri  sali  di  rame  ove  si  potesse  avere  ad  un 
prezzo  minore. 

L'.omunemenle  si  distinguono  il  verde!  gri.s  dal 
vcrdel  iieii/re.  Il  primo  non   si  scioglie  nell'acqua: 


vi  resta  solo  sospeso.  Si  impiega  nella  dose  di  un 
ehilogramma  per  ogni  cento  litri  d'acqua,  giungendo 
sino  ad  un  ehilogramma  e  mezzo  nei  casi  più  gravi. 
L'acetato  neutro  è  invece  solubile  nell'acqua  e  la 
sua  preparazione  è  assai  facile  e  quasi  istantanea, 
menile  rellicacia  sua  non  è  dubbia.  Anche  per  esso 

llllimi  nsiillali  si  ollennero  dall'uso  del  solfato 
di  ferro  col  sollalu  di  rame  secondo  i  consigli  del 
prof.  Menozzi.  Conviene,  in  tal  caso,  sciogliere  se- 
paratamente '/.j  Kg.  di  solfalo  di  ferro  e  '/a  ^^?-  di 
solfato  di  rame,  e  versare  queste  soluzioni  nel  latte 
di  calce. 

I  trattamenti  da  farsi  coi  rimedi  liquidi  devono 
essere  almeno  tre. 

Una  prima  irrorazione  sarà  necessario  applicarla 
quando  i  tralci  hanno  una  lunghezza  di  .S  10  cm.  Un 
secondo  Irallamenlo  si  farà  quando  i  fiori  della  vite 
sono  i;ià  lulli  a|ieili  e  •j.U  invidneri  lioiali  sono  in 
gran  parie  cailnli  a  lerra.  Un  terzo  trattamento  si 
rende  neeessaiio  quando  le  bacche  dell'uva  hanno 
quasi  la^^iimlo  il  Imo  completo  sviluppo  in  gros- 
sezza. In  Inni  i  Irallamenli  è  poi  utile  aspergere 
ahlionilanlenieiile  e  con  buone  pompe  irroratrici 
tulli  j^li  insani  della  vile  cercando  di  non  mai  eco- 

L'accoilo  viliciillore  però  non  mancherà  di  visi- 
lare  1  vi^iieh,  alliiie  di  constatare  lo  stalo  del  tratta- 
nieiilo  eseguilo  per  ripeterlo  nei  punti  ove  il  liquido 
non  l'osse  rimaslo  ben  aderente. 

Sul  Viliiinudii  deiilnliim  nell'.Vmerica  boreale  il 
Pecii  iiscoiilio  lina  PI.  \iliiiriii.  Kssa  determina, 
sulle  fo'^lie,  macrliie  iireynlari,  conllnenti  lungo  le 


-brune. 


Gcn.  Bremia  Re 


lìrcniia  l.acturac  llei;el  \l'rnniosjiora  o  marciume 
delle  Idlliii/lieì.  ~  (.nlpi-ie  diverse  piante  appar- 
ii  liti  alla   famiglia  delle   ('. posile,  fra  le  quali 

come  III!  piilnlo  osservare,  nel  iS'.Ki,  in  alcuni  orli 
di  lìoi;;oS.  Malli (  risale  i  e  nel  C.liieiese  (  Torino). 


IjHI.S 


naiiicnl;ili  e  Ira  qiiesle  ^peeialiiieiite  le  Ciiieriine. 

Nelle   piaiile    infelle  le   lii,;;lie   appai i  dapprima 

gialle,  poi  In-niiirie,  quindi  essieraiio ,  impiltridi- 
scoiio  e  portano,  speeialiiieiile  nella  pallina  inferiore, 
delle  elllorescenze  hianclie,  le  quali  si  presentano 
come  un  deposilo  farinaceo. 

Le  foglie  colpite  nei  mesi  di  gennaio  e  febbraio 
sono  dappiima  rosviere,  |iiii  e^sil■l•ano  e  mostrano 
nella  parie  miei  i, ne  nii'cnìnre^renza  bianca. 

iNeirmlenio  dei  le^siili  sei  pei^-iaiio  numerosi  fila- 
menti miceliari  con  anslori  in  l'orma  di  vescichette 
obovate  o  davate,  e  dagli  stomi  sporgono  all'infuori, 
isolati  0  riuniti  in  gruppi  di  2  o  3,  i  porta-cori  idi  ì  o 


Ifomiceti  Oli  Eiimiceli  i Funghi 


conidiofori  allungati  ((ig.  81  ),  che  nella  parte  supe- 
riore si  suddividono  ed  hanno  le  ultime  ramifica- 
zioni terminate  in  un  rigonfiamento  dal  quale  si 
producono  da  2  a  5  punte  o  sterigmi  ;  questi  portano 
poi  i  conidii  sferoidali  lun- 
ghi da  Itì  a  22  u  e  larghi 
da  16  a  20  ;j.. 

Gli  oogoni  si  formano 
raramente  nelle  lattughe, 
abbondano  invece  sulle 
composile  selvatiche  come 
Lumpsana,  Senecio,  Son- 
chits,  ecc.,  e  sono  sferoi- 
dali ,  pellucidi ,  legger- 
mente rugosi,  di  colore 
giallo  bruno  e  con  un  dia- 
metro da  26  a  34  y.. 

I  conidii  prontamente 
germinano  in  ambiente 
umido  ed  alla  temperatura 
di  10  a  12  C.  emettendo 
un  tubo  germinativo,  il 
quale,  entrando  nelle  fo- 
glie, vi  produce  in  breve 
spazio  di  tempo  numerosi 
filamenti  miceliari.  Le  oo- 
spore  invece  possono  man- 
tenersi in  vita  per  un  lungo 
periodo  di  tempo  e  pro- 
pagare il  malanno  da  una 
all'altra  annata. 

Le  stagioni    non  molto 
calde  ed  umide  favoriscono 
lo  sviluppo  della  malattia, 
e  si  credeva  che  le  basse  e 
le  elevate  temperature  ar- 
restassero completamente 
lo  sviluppo  del  male,  invece  ho  potuto  constatare  da 
qualche  anno  che  il  fungo  si  propaga  anche  durante 
l'inverno  e  nelle  estati  molto  calde. 

Il  marciume  danneggia  in  particolar  modo  le  va- 
rietà di  lattughe  primalicce. 

Nei  semenzai  e  nei  letti  caldi,  ove  si  coltivano 
intensamente  le  insalate,  il  marciume  può  arrecare 
gravissimi  danni. 

Continua  a  svilupparsi  anche  nelle  insalale  recise  o 
che  si  mandano  sui  mercati,  per  cui  frequentemente, 
come  accadde  nel  1896,  in  diverse  località  del  Pie- 
monte, del  Genovesalo  e  del  Napoletano,  le  insalale 
poste  in  vendita,  apparivano  colle  foglie  inferiori  ed 
anche  colle  interne  completamente  putride. 

Nella  coltivazione  del  carciofo,  la  Bremia  può  ar- 
recare anche  perdite  enormi,  perché  ne  colpisce  i 
capolini  rendendoli  inservibili. 

Per  diminuire  la  diffusione  del  malanno,  è  neces- 
sario allontanare  tulle  le  piante  maiale  e  special- 


Lactucae. 

,  Ci'niiiiofori. 


.VIicflio. 
Dal  Pmi.i.iEUX) 


mente  (|uelle  selvatiche  che  crescono  cosi  comune- 
mente negli  orti  e  sulle  quali  si  formano  in  parlieolar 
modo  le  spore  invernali.  Siè  esperimenlato  il  solfato 
di  rame  sulle  giovani  pianticelle,  ma  ha  dato  finora 
risultato  negativo.  Xel  189ó  ho  provato,  in  alcuni 
orti  del  Casalese,  il  borace  sciolto  nell'acqua,  consi- 
gliato dal  Hergeret  ed  ottenni  risaltali  soddisfacenti. 
Un  rimedio  pratico,  di  poca  spesa  e  di  sicuro  ell'etto 
è  il  latte  di  calce  da  applicarsi  nelle  pianticelle. 
Converrà  poi  sospendere  la  coltivazione  delle  insa- 
lale per  qualche  anno  nei  terreni  infelli. 

Gei).  Peronospora  Corda. 
l'eroiiospora  parasilica  Tul.  iMale  del  secco  dei 
cavoli  e  delle  rape).  —  E  un  malanno  che  attacca  spe- 
cialmente i  cavoli-fiori,  i  cavoli  comuni,  i  cavoli- 
cappuccio,  le  rape,'\  ravizzoni  e  diverse  altre  cruci- 
fere  collivale  e  selvatiche,  generalmente  già  infestate 
dal  Cystopiis  candidus. 


Fig.  82.  —  Conidiofoi'o  e  conidii 
di  Peronospora  parasilica  (dal  I'hillieux) 

(ìngr.  circa  ìtìQ  (ti.im.i. 

Si  rende  palese  .sulle  foglie  dei  cavoli  e  delle  rape, 
soprattutto  nell'inverno,  sotto  forma  di  macchie 
gialle  le  quali  si  mantengono  sempre  molto  limitale, 
solo  in  alcuni  rari  casi  si  estendono  a  tutta  la  lamina. 
Nella  primavera  compaiono  nella  pagina  inferiore, 
raramente  sulla  superiore,  le  ellloreseenze  bianche 
prodotte  dagli  organi  di  riproduzione.  Può  colpire 
anche  le  infiorescenze,  e  siccome  in  tal  caso  è  quasi 
sempre  associata  al  Cgstopus  candidus,  cosi  gli  or- 
gani malati  restano  notevolmente  deformali.  Fra  i 
tessuti  della  pianta  ospite  appaiono  filamenti  mice- 
liari molto  ramificati  e  dotali  di  numerosi  austori. 


Patologia  vegetale 


pure  ramificati,  i  quali  riempiono  quasi  completa- 
mente le  cellule.  Verso  l'esterno  s'innalzano  i  basidii 
o  conidìofori  molto  llessibili,  divisi  ila  5  ad  8  volle 
e  colle  ultime  ramificazioni  lesiiiiformi,  arcuate,  le 
quali  producono  i  conkUi  incolori,  ellissoidali,  ottusi 
all'apice,  lunghi  da  20  a  22  p.,  larghi  da  16  a  20  ^j. 
(fig.  82). 

Neil'  interno  delle  parti  colpite  si  l'ormano  gli 
oogoni,  tondeggianti,  leggermente  angolosi  nel  mar- 
gine, con  una  membrana  molto  ispessita,  incolora 
0  leggermente  gialliccia  e  costituita  da  diversi  strati; 
essi  producono,  in  seguito  ad  un  atto  di  accoppia- 
mento, oo/ipore  globose,  con  esosporio  tenuissimo, 
giallo  bruno,  liscio  o  leggermente  rugoso  con  un  dia- 
metro di  26  a  43  [i. 

I  conidii  germinano  in  breve  spazio  di  tempo 
producendo  direttamente  il  filamento  miceliare. 
Le  oospore  invece  possono  mantenersi  in  vita  da 
una  all'altra  annata  e  formare  poi  anche  i  filamenti 
mieeliari. 

Per  combattere  tale  malanno  conviene  asportare 
le  piante  o  le  parti  di  pianta  colpite,  tenere  bene 
aerato  il  terreno  e  pulire  gli  orli  da  tutte  le  piante 
selvatiche,  le  quali  possono  considerarsi  come  altret- 
lanti  focolai  d'infezione. 

i'eroiios|iora  Viciae  De  Bary  {Peronospora  delle 
ìeiitivchie  e  dri  piselli).  —  Produce  sulle  foglie  delle 
ceccc  si'Iv.iiiclic  e  coltivate,  fra  le  quali  la  fava,  la 
lenlicclini  ni  il  pisftlo,  macchie  gialle  che  possono 
estendersi  di  iikiIIo,  tanto  da  arrestare  lo  sviluppo 
degli  individui  colpiti  e  produrne  anche  la  morte, 
come  ho  potuto  constatare  in  diverse  località  del  Pie- 
nionle.  Nella  pagina  inferiore  delle  foglie,  nonché 
sui  peilunidli  lior.ili  e  sui  cii  ri,  il  fungillo  forma  nu- 
iiu_'ni>i  riullclli  l)i,iui-ii-;;rij;i,islii,  i  i|uali  sono  cosli- 
IilìIi  (la  cDiuiliii/hri  eretti,  divisi  dicotomicamente  da 
0  ad  8  piu'zioni,  colle  ultime  ramificazioni  rigide, 
lesiiiiformi,  acute  e  munite  di  conidii  ellissoidali, 
leggerineiile  violacei,  lunghi  dn  24  a  20  u,  e  larghi 
da  16  a  20  ;;.  iiìii.  Sii).  Si  proilueoiio  anche  oospore 
lu'unaslre,  reliiolaie,  con  creste  minutissime  ed 
acute. 

Per  combattere  questo  inalauiio  eniivieiie  fal- 
ciare prestissimo  le  piante  ci)l|iile,  |ier  impedire  la 
fonriazioiie  ilei  niiiidii  e  delle  oospore  e  per  mag- 
giiire  siiiire/.zii  s(i>|ieiidere  per  qualche  anno  la  col- 
livaziiiiii',  nelle  loealittà  infette,  delle  vecce,  dei 
piselli  e  delle  lenticchie. 

Peronospora  Dianllii  De  Bary  (Peronospora  dei 
garofani).  —  Produce  sulle  foglie,  raramente  sui 
fusti  e  fiori  dei  garofani  cliinesi  e  di  alice  specie, 
larghe  macchie  non  ben  deliiiile,  di  idlor  i;iallii- 
gnolo  0  livide,  e  sollo  a  queste,  nella  pagina  eslenia 
delle  folcile,  una  linissima  ragnatela  bianca  costituita 
da  roìiidiiifiirl,  divisi  4  o  6  volte  dicotomicamente, 
con  conidii   ellittici,    leggermente  violacei,   lunghi 


22-25  (A,  larghi  15-18  a.  Nell'interno  delle  foglie  si 
formano  oospore. 

Può  servire  moltissimo  un  trattamento  preventivo 
con  poltiglia  bordolese  all'I  %di  solfato  rameico. 


Fig.  S3.  —  Peronospori 


Viciae  sul  Pisello. 


A,  Conidioforo.  -  B,  Conidii. 
(Dal  Prilueu.x)  (ingr.  circa  350  diam.). 

Peronospora  IrlFoliorum  De  Bary  {Peronospora  o 
m  uffa  dii  //■ifoi/lin).  —  Si  presenta  sul  trifoglio  ros.so, 
sul  liiaiicii.  suWiiiriiniiilo,  nonché  sulle  diverse  l'I/cf/i- 
cago  e  sul  Mclild/iiK.  sullo  l'orma  d'un  ingiallimento 
delle  foglie  con  chiazze  più  o  meno  pronunciale. 
Le  piante  fortemente  colpite  in  breve  appassiscono, 
assumono  una  tinta  nerastra  e  muoiono.  Nella  pa- 
gina inleriore  delle  fòglie  si  formano  i  ciuffetti 
l)ianeliicei  di  conidiafiiri  erelti,  divisi  dicotomica- 
inenle  in  60  7  parli  e  con  conidii  ellissoidali,  ottusi, 
di  color  violaceo  sijiadito  (fig.  84).  Le  oospore  sfe- 
roidali sono  di  color  brunastro  ed  hanno  un  diametro 
di  25  a  34  (jt. 


Ifomiceli  od  Eumiceli  (Funghi) 


Nell'Alessandrino,  nei  dinlonii  di  Mortara  ed  in 
altri  punti  della  Lomellina  ho  osservala  tale  pero- 
nospora  molto  diffusa  nel  189")  e  nel  1896.  Compare 
generalmente  nel  mese  di  aprile  ed  in  pochi  giorni 
distrugge  estesissimi  coltivati. 

I  campi  colpiti  devono  essere  falciali  ajipena  com- 
pare la  malattia,  per  limitarne  la  diffusione. 


Fi.?. 


Peronospora  Trìfoliori 
iiiii  (dal  Pr[llieux)  (iiiRr.  che 


Peronospora  arborescens  De  Bary  (Mal  del  secco  dei 
papaveri).  —  Colpisce  le  seminagioni  di  papaveri, 
tanto  nei  semenzai  come  allo  stato  di  completo  svi- 
luppo delle  pianticine. 

Le  foglie  malate,  appaiono  dapprima  giallo-brune, 
poi  risultano  coperte,  nella  pagina  inferiore,  da  una 
fitta  lanuggine  o  muffa  biancastra  dapprima  e  poi 
gialliccia;  i  fusti  ed  i  peduncoli  fiorali,  oltreché 
coperti  dalla  lanuggine,  divengono  deformati,  ingros- 
sati e  contorti. 

I  conidiofori  sono  esili,  eretti,  divisi  dicotomica- 
mente in  7  a  10  rami,  con  conidii  quasi  tondeggianti, 
lunghi  da  15  a  2:2  ]x,  larghi  da  13  a  18  fx,  leggermente 
violacei  ('fig.  85).  Le  oospore  si  trovano  nell'interno 
delle  foglie  secche  e  sono  di  color  brunastro. 

Conviene  allontanare  subilo  gli  individui  colpiti. 

Peronospora  Valerianeiiae  Fuckel. —  Produce  sulle 
foglie  della  Valerianella  ulitoria  l'oli,  delle  macchie 
giallicce,  le  quali  si  estendono  in  pochi  giorni  in 
modo  straordinario,  mentre  nella  pagina  inferiore 
compaiono  dei  ciuffetti  bianco-giallicci. 


L'ho  riscontrata  in  alcuni  orti  di  Casale  ove  aveva 
distrutto  tutto  il  seminato.  Si  trova  qua  e  là  anche 
negli  individui  che  vivono  allo  stato  selvatico. 


Fig.  85.  —  Peronospora  arborescens. 

A,  Conidiofori.  -  B,  Conidii.  -  C,  Oosporc  (dal  I'billieux) 


Notai  conidii  ellittici,  leggermente  giallicci,  lunghi 
da  17  a  20  II,  larghi  da  15  a  17  u  ed  oospore  gialle. 

Peronospora  effusa  (Grev.)  Rabenh.  (Peronospora 
dello  spinaccio).  —  Si  sviluppa  sulle  foglie  dello  spi- 
naccio(SpinaciaoleraceaL.), di  ahun'ìChenopodiinn, 
Atriplex,  Blitum, ecc.,  propagandosi  in  modo  straor- 
dinario tanto  da  distruggere  in  poco  tempo  i  seminati 
a  spinaccio.  Le  foglie  colpite  appaiono  con  macchie 
giallicce,  ispessite  o  carnose,  deformate  ed  anche 
variamente  contorte,  e  presentano,  nella  pagina  in- 
feriore, macchie  grigiastre,  costituite  da  fasci  di 
conidiofori  i  quali  escono  dagli  stomi  (fig.  80),  e  sono 
brevi,  superiormente  2-5-0-7-divisi,  colle  ultime 
ramificazioni  molto  ingrossate,  poi  lesiniformi  ed 
arcuate.  I  conidii  sono  ellissoidali,  di  un  color  vio- 
laceo e  misurano  da  22  a  30  [a  di  lunghezza  per  10  a 
23  |JL  di  larghezza.  Nell'interno  dei  tessuti  si  formano 
oogonii  e  quindi  oospore  sferoidali,  con  episporio 
bruno,  solcato  irregolarmente  ed  aventi  un  diametro 
di  26  a  35  u,  le  quali  germogliano  facilmente  nella 
stagione  primaverile  producendo   nuova  infezione. 


Patologia  vegetale 


Fig.  86.  —  Feronospora  effusa. 

Fig.  87.  —  Feronospora 

Schacfitii. 

Conìdiororo.  -  B,  Oospore.  -  C,  Gonidio  germinarne 
(dal  Prillieun)  (ingr.  circa  300  diam.)- 

A.  Conidioforo,  -  B,  Conidii  germinami. - 
di  micelio  con  auslorio  il  quale  si  addentra  in 

(itip-r.  rin-a  3SI1  riinm  1_ 

C,  Oospore.  -  D,  Porzione 
una  cellula  (dal  Prilueux) 

.Anche  in  iiueslo  caso,  conviene  bruciare  subito  le 
prime  piante  colpite,  per  impedire  la  dilTusione  del 
malanno. 

Feronospora  Schachlii  Fuck.  (feronospora  della 
barbabietola).  —  Vive  sulle  giovani  foglie  di  barba- 
bietola, producendovi  delle  deformità  e  delle  macchie 
isolate  gialle,  poi  brune,  le  quali  si  estendono  anche 
a  tutta  la  lamina  fogliare,  mentre  nella  pagina  infe- 
riore compaiono  densi  ciufTelti  grigio-violacei.  Nelle 
forti  infezioni,  sulle  foglioline  interne,  ove  il  malanno 
raggiunge  sempre  la  massima  inlensilà,  il  deposito 
grigiastro  appare  in  tiiltc  e  ilne  le  iiat^iiie  fogliari. 

I  conidiofori  sono  erclli,  l'amilicali  dicotomica- 
mente 6-8  volte,  con  conidii  ovali,  grigio-violacei, 
lunghi  da  20  a  24  fj:  e  larghi  da  15  aìsV  (fig-  87). 
Il  malanno  si  estende  anche  alle  radici  carnose,  ren- 
dendo la  polpa  interna  bruniccia,  in  seguito  all'azione 
disorganizzante  causala  dai  filamenti  miceliari  che  si 
dispongono  in  vario  modo  fra  le  diverse  cellule. 

II  miiclio  iii'ir  iiilerno  delle  radici  carnose,  si 
mantiene  in  vila  da  una  all'altra  annata  e  può  ser- 
vire alla  dillusione  del  malanno;  difatti  nella  pri- 
mavera io  ho  potuto  osservare,  nelle  radici  carnose, 
la  formazione  di  conidiofori  con  conidii  che  danno 


presto  origine  a  ioospore.  Nelle  foglie  essiccate  si 
notano  anche  numerose  oospore,  le  quali  germo- 
gliano producendo  zoospore  che  si  mettono  facil- 
mente in  libertà. 

Da  qualche  tempo  tale  malanno  va  csUMidi'iidosi 
anche  nelle  regioni  italiane,  e  per  liiiiil.ii  ne  riiife- 
zione  converrà  asportare  e  bruciare  r(iri;aiin  iidpito 
e  specialmente  le  parti  carnose. 

Feronospora  Schleideni  Ung.  (Muffa  o  peronospora 
delle  cipolle)  —  Sopra  diverse  specie  del  genere 
Allium,  ma  in  particolar  modo  suir.4.  cepa  (cipolla), 
questa  peronospora  produce  un  ingiallimento  che 
da  alcune  porzioni  delle  lamine  fogliari  va  in  poco 
tempo  estendendosi  a  tutta  la  pianta.  Le  macchie 
gialle  assumono  gradatamente  una  colorazione  giallo- 
bruna  e  si  ha  cosi  l'essiccazione  dei  tessuti  e  la 
morte  dell'individuo  colpito.  Contemporaneamente 
si  formano  sulle  macchie  brune,  dei  ciuflelti  gri- 
giastri costituiti  da  conidiofori  che  escono  o  isolati 
od  in  numero  di  2  o  3  dagli  stomi  e  presentano  una 
lunghezza  di  280  a  350  <j.  ed  un  diametro,  verso  la 
base,  di  15  |ji,  sono  da  4  a  6  volte  biforcati  e  portano 
da  2  a  5  rami  sparsi  od  opposti  ;  i  rami  inferiori 
hanno  sempre  uno  sviluppo  maggiore  in  lunghezza, 


Il'iiìiiìci'tì  ini  lùiDllciii  [h'uiKjlii] 


Fig.  89.  —  Peronospora  cannabi 
Conidiofori  e  conidii. 


ccaln   dalla   Peronospora. 


mentre  quelli  deyli  ulliini  onlini  sono  piuttosto  in- 
grossati, molto  arcuati  e  coll'estremità  conico-lesi- 
niforme,  acuta  o  marginata.  I  conidiofori  portano 
conidii  mollo  grandi  (44-52  per  22-2(3  u),  ovoidali 
0  quasi  piriformi,  alternali  ed  acuti  alla  base  e  rico- 
perti da  una  membrana  bruno-violacea.  Nei  tessuti 
essiccati  delle  foglie,  si  formano  in  seguito  le  oospore 
le  quali  sono  ellittiche  o  globose  e  rivestite  da  un 
sottile  episporio. 

Quando  le  foglie  sono  già  essiccate,  diventano  in 
alcuni  casi  quasi  completamente  nere;  in  tal  caso 
si  ha  lo  sviluppo  di  un  altro  fungo  del  gen.  Mncro- 
sporiiim,  il  (|uale  può  da  solo  produrre  una  malattia 
delie  cipolle. 

11  micelio  può  anche  passare  iieirinleriio  dei 
hullii  e  restare  come  in  uno  stato  di  (juiescenza, 
|iroducendovi  delle  piccole  macchie  brune. 

Lo  sviluppo  del  malanno  è  direttamente  in  rela- 
zione colle  condizioni  dell'ambiente,  tantoché  nelle 
annate  molto  calde  e  poco  umide,  le  piante,  anche 
se  colpite  nel  pi'incipio  della  vegetazione,  possono 
dare  bulbi  perfettamente  regolari. 

La  propagazione  da  una  all'altra  annata  avviene 
0  per  mezzo  delle  oospore  o  per  il  micelio  ibernante 
dei  bulbi,  mentre,  durante  il  periodo  di  vegetazione, 
avviene  per  mezzo  dei  conidii  che  possono  produrre 
direltamenle  lilamenti  miceliari  e  formare  zoospore. 

Peronospora  liagrariae  lioze  et  Cwnu  fl'cronn- 
sporn    delle   fruf/ole).    —   Colpisce    le    foglie  della 


frugola  comunemente  coltivala,  producendovi  delle 
macchie  giallo-brune  appena  discernibili  nella  pa- 
gina superiore  e  che  occupano  raramente  tutta  la 
lamina,  mentre  nella  inferiore  compaiono  ciuffetli 
bianchicci  formati  da  conidiofori  piuttosto  esili,  iso- 
lati 0  riuniti  in  gruppi  di  2  a  3,  divisi  dicotomica- 
mente in  4  a  6  volle,  della  lunghezza  media  di 
1  mm.  e  colle  ultime  ramificazioni  arcuate  e  lesini- 
formi,  con  conidii  ovoidali,  subglobosi,  ottusi  al- 
l'apice, lunghi  da  20  a  40  ijt  e  larghi  da  Ila  36  u. 
Ho  notato  questo  malanno  in  alcuni  orti  di  Borgo 
San  Martino  (Casale),  e  fu  facilmente  vinto  con  due 
sole  aspersioni  di  polvere  di  calce  con  solfato  di  rame. 
Peronospora  cannahina  Otlh.  (Peronospora  della 
canapa).  —  E  un  parassita  che  colpisce  le  foglie 
della  canapa,  determinandovi  larghe  macchie,  irre- 
golari, di  color  gialliccio  nella  pagina  superiore  ed 
una  efflorescenza  nero-grigiastra  nella  pagina  infe- 
riore, sviluppata  specialmente  in  vicinanza  delle 
nervature  centrali.  Essendo  l'infezione  limitata  ad 
alcune  porzioni  della  foglia,  l'accrescimento  di  essa 
avviene  quasi  sempre  mollo  irregolarmente,  in  modo 
che  le  lamine  appaiono  contorte  in  vario  modo 
(fig.  88). 

I  conidiofori  escono  fiiscicolali  dagli  stomi,  sono 

I  dapprima  incolori,  quindi  bruno-violacei,  lunghi  da 
100  a  240  a,  larghi  8-10  </.,  divisi  2  o  3  volle  dico- 
tomicamente, con   conidii   ellittici,   bruno-violacei, 

1   lunghi  30-30  u,  larghi  16-20  a  (fig.  8U). 


Patologia  vegetale 


Fu  riscontrata  nella  Svizzera;  in  Italia  dal  Mas- 
SALONGO  nel  Ferrarese. 

Molle  altre  Peronospore  crescono  sulle  piante 
selvatiche  o  coltivate,  ma  sono  di  minor  importanza 
dal  lato  agrario;  cosi  la  P.  violae  De  Bary,  la  quale 
determina  un  ingiallimento  sulle  foglie  della  Viola 
tricolor;  la  P.  Dipsaci  Tul.,  che  vive  sul  cardo  dei 
lanaioli;  la  P.  rubi  Rab.,  sulle  foglie  del  Rubus  e 
specialmente  del  lampone,  ecc. 

A  Giava  fu  riscontrata  sulle  piante  di  Zea  Mays 
la  P.  Haydis  Racib.,  la  quale  determina  sulle  foglie, 
vagine  e  culmi  del  granoturco  delle  macchie  bianche 
0  bianco-giallicce,  con  conidiofori  2-3  volte  dicotomi, 
conidii  tondeggianti  con  un  diametro  di  15  a  18  ix 
ed  oogonii  globosi. 

Nella  Giamaica  vive  parassita  sulle  radici  della 
Colocasia  esculenta  la  P.  trichotoma  Massee,  ed  in 
Germania  sul  Thesium  pratense  si  sviluppa  la  P.  Thesii 
Lagher. 

Famiglia  delle  Chytridiacee 

De  Bary  el  Woor. 

I  funghi  che  compongono  questa  famiglia  hanno 
un  sistema  di  vegetazione  o  micelio,  filiforme,  di 
molto  ridotto  od  anche  nullo;  l'intero  organismo  si 
riduce  allora  ad  una  cellula  iioosporangio),  nell'in- 
terno della  quale  si  trovano  una  o  più  spore  {wo- 
spore).  In  certe  forme  l'individuo  può  presentarsi 
anche  privo  di  membrana  cellulare.  La  riprodu- 
zione agamica  avviene  per  mezzo  di  zoospore  sfe- 


riche od  ovali,  munite  di  un  nucleo  brillante,  di  un 
lungo  ciglio  inserito  all'una  ed  all'altra  estremitcà  e 
dotate  di  movimenti  a  scatto.  Questi  organi  servono 
a  propagare  rapidamente  il  fungillo  nella  stagione 
propizia,  frequentemente  però,  o  tutto  l'organismo 
od  una  parte  di  esso  si  circonda  di  una  parete  ispes- 
sita in  modo  da  formare  delle  eisti,  le  quali  servono 
a  mantenere  in  vita  il  fungillo,  durante  la  stagione 
invernale. 

La  riproduzione  sessuale,  per  quanto  risulta  finora, 
non  avviene  che  per  mezzo  della  coniugazione  e 
quindi  mediante  zigospore. 

1  movimenti  a  scatto  delle  zoospore  servono  spe 
cialmente  a  portarle  in  contatto  colle  piante  ospiti 
sulle  quali  poi,  per  mezzo  di  movimenti  ameboidi 
si  innalzano,  finché  ritirano  il  ciglio,  forano  in  un 
dato  punto  la  membrana  esterna  dell'organo  attac 
cato,  ne  assorbono  il  nutrimento  e  continuano  cosi 
a  svilupparsi,  o  restando  all'esterno  o  penetrando 
completamente  nelle  cellule  dell'ospite. 

Le  cisti  e  le  zigospore  germinando,  possono  for- 
mare una  0  più  zoospoir. 

Le  Cìiitridiacee  vivono  come  parassite  sulle  piante 
acquatiche,  specialmente  sulle  Alghe  e  sui  Fungili  o 
sugli  Infusori,  ed  anche  sulle  piante  terrestri  produ- 
cendovi svariate  malattie. 

Dei  diversi  generi  appartenenti  a  questa  famiglia, 
quelli  che  arrecano  qualche  danno  sono  i  seguenti  : 
Cladocin/triuw ,  Olpidiinn ,  Sijnchylrium,  Pyroctonum 
ed  Asterocijslis,  i  (piali  si  possono  distinguere  dai 
seguenti  caratteri  : 


,i 


Funghi 
Funghi  I 


nudo 


micelio 

a  micelio,  ridotti  ad  un  ammasso  di  protoplasma  alcune  volle  anche 
quale  dà  origine  alle  spore 


Filamenti  miceliari  nudi.  Zoosporangi  nudi,  poi  circondati  da  Sne  membrana  Gen.  Pj/rc 
Filamenti  miceliari  rivestiti  da  membrana  molto  esile,  ingrossati  in  vari  punti 
a  guisa  di  fuso  o  di  cono.  Zoosporangi,  formati  da  vescichette  miceliari  e 
contenenti  zoospore  munite  di  un  ciglio  semplice Gen.  Cladocìnjlriuni 

Cellule  perduranti  o  cisti  stellate Gen.  Asterocystis 

Cellule  perduranti  o  cisti  non  stellate 4 

Zoosporangi    circondati    da    una    tenera    membrana    con    zoospore    munite 

di  ciglio Gen.  Olpidiion 

Zoosporangi  muniti  di  una  membrana  nettamente  distinta  in  due  parti,  cioè 

in  un  esosporio  ingrossato,  fragile,  ed  in  un  endosporio  incoloro      Gen.   Si/»chi/lriiini 


Gen.  Pyroctonum  Prunet  (l). 
Pyroctonum  sphaericiim  Prunet.  —  Produce  sulle 
piante  di  grano  una  malattia  studiata  specialmente 
dal  Prunict  nei  diversi  dipartimenti  del  sud-est  della 
Francia,  nell'alta  Garonna,  nel  Gers,  nel  Tarn,  ecc. 
Le  pianticine  presentano  un  arresto  nel  loro  sviluppo, 
un  ingiallimento  e  la  disseccazione  progressiva  delle 


foglie  e  di  (ult:i 
paiono  i  filami 
zoosporangi  mi 
Si  ha  ancia'  la 
11  malanno  si 


tessuti  ammalati  ap- 
t,  i  quali  producono 


i  pianta.  Ne 

i   del  fmitiillo, 

ciiconilali  da  una  fina  membrana. 

iduziune  di  zoospore  con  un  ciglio. 

ropagherebbe  da  una  all'altra  an- 


nata, per  mezzo  di  cisti  che  si  formano  sui  filamenti 
miceliari. 


(1)  Sur  une  nouvelle  nialadie  du  blé,  causée  par 


Chytridinée  {Compt.  Rend.  .icad.  Scienc,  1894). 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


ilnunlt 


Gen.  Cladochytrium  Now. 

Cladot'livlriiiin  jiraminis  lìiisg.  — Vive  nelle  celluU 
corticali  delie  lailici  di  alcune  graminacee  e  special- 
mente della  Dachjlin  glomerala.  Io  l'ho 
trovato  in  diverse  specie  del  genere 
Bromus.  Il  micelio  die  si  svilup]ia 
nell'interno  delle  cellule  radicali,  as- 
sorbe all'ospite  tale  quantità  di  nutri- 
mento, da  impedire  lo  sviluppo  delle 
|)ianticine,  le(|uali  si  presentano  |)erciò 
molto  piccole  e  muoiono  presto.  Molto 
si  trovano  sulle  foglie  gli  organi  di  ri|u'odii/iont 
ibernanti,  i  quali  vi  producono  delle  piccole  linti 
parallele  d'un  color  iiiuno  chiaro. 

CladochUrlum  |nil|iosiini  Fischer  (1),  l'hijitoderma 
p  II /pus  II  iti  Wal.,  Oeiliimiji'ex  leproides  Trab.  {Lebbra 
della  barbabietola).  —  Le  pianticelle  di  barbabie- 
tola colpite  dal  Cladochytrium,  presentano  nella 
parte  superiore  della  radice  carnosa  e  precisamente 
verso  il  colletto,  al  livello  delle  foglie  basilari,  dei 
rigonfiamenti  irregolari,  muniti  di  numerosi  bitorzoli 
mammellonati  ed  aventi  un  diametro  di  4-5  sino  a 
10-1:2  cm.  (Mg.  90).  Nell'interno  hanno  un  les.sulo 
carnoso  con  placche  brune  e  numerose  cavità  nelle 
quali  si  notano  il  micelio  e  quindi  gli  sporangi. 

Vive  anche  sopra  molte  Chenopodiacee  selvatiche, 
senza  produrvi  gravi  rigonfiamenti,  jierchè  il  fungo 
non  trova  sostanze  nutritizie.  Il  Trabut  crede  che 
la  diffusione  avvenga  per  mezzo  delle  barbabietole 
selvatiche,  comuni  nell'Algeria. 

Il  l'iui.NKT  ammette  ai  Cladochi/trium  una  grande 
diffusione,  ed  iiii'alti  egli  enuncia  (2)  di  aver  osser- 
valo una  nuova  specie  sulla  vile  (CI.  vitìcolum),  che 
literrebbe  possa  essere  la  causa  di  diverse  ma- 
lattie, antraciiosi,  imbrunimento,  ecc.  Il  medesimo 
autore  descrive  un  CI.  mori  (3).  Il  Berlese  (4)  de- 
scrive un  CI.  violae,  il  quale  vive  nelle  radici  delle 
viole,  determinando  un  avvizzimento  di  una  buona 
parte  delle  foglie  e  quindi  degli  steli.  Le  piante  cosi 
colpite  hanno  l'aspetto  di  quelle  che  muoiono  per 
siccità. 

Il  micelio  è  filamentoso,  ramificalo,  intercellulare 
e  porta  sporangi  con  spore  globose. 

Gen.  Asterocystis  De  Wild. 
Asterocystis  radlcis  De  Wild.  (5). —  Fu  trovato  nel 
Belgio  dal  Wilde.man  parassita  sulle  radici  di  alcune 
BrasHtche  {B.  oleracea,  B.  Napus)  e  Graminacee, 
nonché  di  piante  selvatiche,  come  piantaggini,  vero- 
niche ed  altre  e  dal  Marchal  sul  Uno.  Vive  nelle 

(1)  VoiLLEMiN  P.,  Sur  l'origine  de  la  lèpre  de  la  Bel- 
lerave  {Compi.  liend.  Acad.  Scienc.  P;ii'is  i896). 

(2)  Sur  une  Chylridinée  parasite  de  la  vigne.  Sur  les 
rapporta  biologiques  du  Cladochijtrium  vilicolum  avec 


cellule  corticali  della  radice,  che  riempie  di  una 

massa  a  guisa  di  pias dio.  Questo  successivaineiile 

si  Irasforma  in  ioo-sponiiigi  con  zon-spore  uiiicilialr, 
ed   infine   in   cisti  ibernanti  che  nella   primavera 


Fig.  90.  —   Barliabietola  affetta   da   Cladocìiytrium 
pulposum  (dal  Prillieux). 

producono  zoospore.  E  per  mezzo  di  queste  che  si 
dilTonde  l'infezione. 

Gen.  Olpidium  A.  Braun. 
Olpidium  Brassicae  (Woronin)  Bang.  (Malattia  dei 
giovani  cavoli).  —  Si  manifesta  sulle  pianticine  di 

lavigne {Compt. Rend.  Acad.  Scienc.  Paris  1894, 2''sem.). 

(3)  Compt.  Rend.  Acad.  Scienc.  Paris  1895. 

(4)  Rivista  di  Patologia  vegetale,  voi.  VII. 

(5)  Mémor.  belg.  Microsc.  Bruxelles  1893. 


Patologia  vegetale. 


Nuova  Ekcicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


Brassica  (specialmente  eavolo),  quando  sono  nei 
letti  caldi  ed  hanno  ancora  i  cotiledoni  attaccati  o 
tutt'al  più  due  o  tre  paia  di  foglioline,  sotto  forma 
di  marciume,  che  principia  dal  punto  ove  il  fusti- 
cino  si  stacca  dal  suolo.  L'individuo  colpito  si  ripiega 
quindi  verso  il  basso,  appassisce  e  muore. 

L'esame  microscopico  dei  tessuti  ammalati,  ossia 
delle  diverse  parti  della  radice,  e  di  quella  porzione 
del  iusto,  la  quale  si  trova  al  disotto  dei  cotiledoni, 
rende  evidente  la  presenza  del  fungillo  parassita, 
sotto  forma  di  corpuscoli  tondeggianti  prolungali  in 
tubi  cilindrici,  i  quali  arrivano  colla  loro  estremità 
fino  nella  parte  esterna  dei  tessuti  ammalati  (fig.  91). 


Fig.  91.  —  Sporangi  di  Oìpidium  Brassicae. 

(Dal  Woronin)  (ingr.  circa  350diam.). 

iNeir interno  dei  corpi  sferici  o  zoosporangi,  hanno 
origine  gli  organi  di  riproduzione  («oo«;)ore)  di  forma 
quasi  sferica,  e  muniti  di  un  ciglio  vibratile.  Le  ;iOO- 
spore,  attraversando  il  tubo  cilindrico,  si  riversano 
all'esterno,  di  dove,  trasportate  dal  vento,  dagli  in- 
setti, od  in  qualunque  altro  modo,  possono  cadere 
sopra  una  nuova  pianticina  di  cavolo  e,  restando  per 
un  po'  di  tempo  immerse  sulle  goccioline  d'acqua  che 
ivi  si  trovano  frequentemente, aumentano  di  volume, 
quindi  si  attaccano  e  forano  le  membrane  esterne 
dell'ospite,  penetrano  nell'interno  delle  cellule,  ove 
nutrendosi  a  spese  dei  succhi  cellulari  dell'ospite, 
aumentano  di  volume  finché  si  trasformano  in  nuovi 
zoosporangi. 

Nelle  cellule  periferiche  delle  radici,  si  è  anche 
notata  la  presenza  di  organi  riproduttori  tondeggianti 
od  angolosi,  rivestiti  da  una  membrana  molto  ispes- 
sita e  munita  di  asperità  anche  spinose  :  sembra 
debbano  avere  origine  da  una  copulazione  di  due 
masse  protoplasmatiche. 

Il  rivestimento  esterno  difende  questi  organi  dalle 
avversità  atmosferiche  e  quindi  serve  a  mantenere 
in  vita  il  fungillo  da  una  stagione  all'altra. 

Non  si  è  ancora  trovato  alcun  rimedio  curativo 
sicuro.  Io  però  ho  potuto  esperimentare  in  un  orto 
presso  Casale,  dove  il  malanno  compariva  già  da 
molti  anni,  che  la  calce  esercitando  un'azione  sulle 
zoospore  può,  se  sparsa  nel  terreno,  dare  ottimi 
risultali. 

Appena  il  malanno  compare,  sarà  cosa  utile  annul- 


lare il  semenzaio,  e,  se  si  volesse  piantarne  un  altro 
nelle  vicinanze,  bisogna  spargere  sul  terreno  una 
certa  quantità  di  calce,  e  curare  soprattutto  che  non 
vi  sia  eccessiva  umidità. 

Nelle  radici  della  Brassica  oleracea  e  della  comu- 
nissima  Capsella  bursa  pastoris,  il  De  Wildemann  (1) 
trovò  nel  Belgio  un  nuovo  Oìpidium  parassita  (0.  ra- 
dicicolum  De  Wild.),  il  quale  però  non  può  arrecare 
gravi  danni. 

Oìpidium Trifolii  (Passerini) Schroet.  (Vescicole  del 
trifoglio  bianco).  —  Si  sviluppa  nelle  cellule  epider- 
miche delle  foglie,  piccioli  e  peduncoli  del  trifoglio 
bianco  (Tri f.  repens).  La  massa  del  fungo  si  presenta 
sotto  forma  di  corpi  (zoosporangi)  sferici  od  ellis- 
soidali, isolati,  od  anche  riuniti  in  gruppi  di  venti  per 
ogni  cellula,  dimodoché,  le  cellule  colpite,  ed  anche 
quelle  vicine,  si  ingrandiscono  in  modo  straordi- 
nario, tanto  da  provocare  nelle  foglie,  nei  piccioli  e 
peduncoli,  degli  ingrossamenti  vescicolari  o  delle 
callosità  0  tubercoli. 

Dai  corpi  sferici  o  zoosporangi  esce  un  tubetto,  in 
generale  molto  corto,  e  nell'interno  si  formano  le 
zoospore  tondeggianti. 

In  alcune  cellule  dell'ospite,  sul  finire  della  sta- 
gione estiva,  si  nota  anche  la  presenza  di  corpi 
tondeggianti,  ellissoidali  o  fusoidei,  solitari  od  aggrup- 
pati e  rivestiti  da  una  membrana  consistente,  bru- 
niccia,  i  quali  possono  passare  l'inverno  in  quiescenza 
e  propagare  il  fungillo  nell'annata  successiva. 

Questo  malanno  compare  piuttosto  isolato,  e  fi- 
nora non  ha  ancora  arrecato  danni  veramente  gravi. 

Molte  altre  specie  di  Oìpidium  vivono  sulle  Lemna 
0  lenticchie  d'acqua,  sulle  alghe,  sui  funghi,  ecc., 
ma  sono  di  nessuna  importanza  dal  lato  agrario. 

Gen.  Synchytrium  De  Bary  e  Wor. 

Molte  specie  di  questo  genere  vivono  come  veri 
parassiti  sopra  piante  selvatiche,  come  sulle  Ane- 
moni, sulle  Mercurialis,  sui  Lathyrus,  sulle  Gigliacee, 
sulle  Borraginacee,  Rosacee,  sulle  pianticine  di  Fras- 
sino, ecc.,  producendovi  dei  rigonfiamenti,  delle  ver- 
ruche, dei  tubercoli  di  varia  forma  e  colore  ;  una 
sola  specie  può  arrecare  qualche  danno  ai  seminati, 
cioè  il  S.  Taraxaci  De  Bary  e  Wor.  Esso  si  sviluppa 
abbastanza  comunemente  sulle  foglie  e  sugli  invo- 
lucri fiorali  di  alcune  Composite  od  Asteraeee  dei 
prati  e  specialmente  sui  Cirsium  e  sulle  Crepis. 

Io  da  alcuni  anni  l'ho  riscontrato  sulle  foglie 
della  cicoria  (Cichorium  Intybus  L.  j  in  vari  punti  del 
Piemonte.  Se  ne  riconosce  facilmente  la  presenza, 
perchè  sulle  foglie  compaiono  delle  verruche  o  croste 
rosso-aranciate  o  rosso-sanguigne. 

1  zoosporangi  sono  di  forma  irregolare,  le  zoo- 
spore appaiono  globose  od  ovoidali  con  un  diametro 

(1)  Gens.  Chytridin.  Bruxelles  1893. 


tfomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


di  circa  3  ;j,  ed  una  gocciolina  giallo-rossiccia  nel- 
l'inlerno.  Gli  organi  di  riproduzione  ibernanti  sono 
([uelli  che  formano  specialmenle  le  macchie  rossicce 
appariscenti  anche  all'esterno. 

Questi  funghi  arrecano  danni  di  po- 
ciiissima  entità. 

Sul  Psophocarpus  si  è  in  questi  ul- 
timi tempi  trovata  una  chitridiea  paras- 
sita, la  Woroniiiietlu  Psop/incnrpi. 

Famiglia  delle  Protomicetacee 
De  Baiy. 

Sono  esseri  mollo  semplici,  rajipre- 
sentali  da  ife  esili,  (ìliformi,  di  durata 
molto  limitata,  i  quali  producono  dei 
grossi  sporangi;  da  questi  hanno  ori- 
gine piccole  spore,  le  quali,  secondo  De 
Bauy,  si  copulano  due  a  due  e  produ- 
cono quindi  tubetti  germinativi. 

Fra  le  poche  specie  che  vegetano  su 
piante  vive,  merita  di  essere  conosciuto 
dall'  agricoltore  il  Protomyces  marro- 
sporiis  Unger,  il  quale  vive  jtarassila 
sopra  molte  ombrellifere  coltivate  o 
selvatiche  (Dauciis,  Meitm,  Aegopodium , 
Oreoseiinum ,  ecc.).  Sui  fusti,  piccioli, 
sulle  nervature  delle  foglie,  sui  pedun- 
coli e  peduncoletti  determina  delle  pro- 
tuberanze callose,  delle  vescicole  veri'u- 
cose,  lunghe  da  1  a  5  mni.,  larghe  sino 
a  3  mm.,  giallicce  e  molli  dapprima, 
quindi  secche  e  brune,  le  quali  pos- 
sono occupare  una  larghissima  esten- 
sione, tanto  da  impedire  lo  sviluppo 
dell'individuo  colpito.  Le  vesciche  for- 
niate da  poco,  risultano  di  un  tessuto 
cellulare  attraversato  da  un  micelio  in- 
coloro, quelle  invece  già  vecchie,  sono 
ripiene  di  ammassi  originati  dal  micelio, 
piuttosto  grandi  (35-80  per  35-60  \x) 
globose  od  angolose,  circondate  da  una  ,  ^^^^^  ^ 

doppia  merabranagialliccia,  molto  consi- 
stente e  contenenti  una  massa  di  plasma, 
la  quale,  venendo  all'esterno,  nella  stagione  prima- 
verile, in  seguito  alla  rottura  della  membrana,  si 
(livide  in  piccole  sporicine;  queste,  accoppiandosi, 
formano  un  nuovo  tubo  germinativo. 

Famiglia  delle  Entomoftoracee  Now. 
Questa  famiglia  conipiende  funghi  i  quali  vivono 
specialmente  nel  corpo  degli  insetti  perfetti  e  delle 
larve,  procurandone  la  morte.  Il  micelio  si  sviluppa 
dapprima  nella  parte  interna  dell'insetto,  quindi, 
avvenuta  la  morte  dell'animale,  produce,  verso  l'e- 
sterno, dei  conidiofori  con  conidii.  Gli  organi  ma- 


schili e  femminili  sono  ridotti  a  semplici  fdamenti, 
i  quali,  riunendosi,  formano    una  spora   speciale 


zigospora,  che  si   mantiene 
periodo  di  tempo. 


vita  per  un  lungo 


FUT 


Fig.  92. 


olpila  dal  fungo.  -  U,  III,  IV X,  Organi  d 

ili  germinazione  (dal  Kerner)  (iogr.  da  300  : 


Comunissima  è  la  Empnsa  muscae  (Fr.)  Cohn.,  la 
quale  si  nota  specialmente  nella  stagione  autunnale 
sulle  mosche  (fig.  92).  L'insetto  appare  circondato  da 
filamenti  bianchi,  formati  dalle  ife  miceliari  uscenti 
dall'addome,  le  quali  si  trasformano  all'estremità  in 
conidii  che  vengono  lanciati  ad  una  certa  distanza. 

Nei  dintorni  di  Firenze,  il  Dei,  Guercio  ed  il  XIat- 
TiROLO  notarono  la  presenza  dell' Enlomophlliora  Plan- 
cboniana  Corna  =  E.  aphidis  Hollin.,  parassita  degli 
afidi  delle  piante. 

Sono  funghi  i  quali  potranno  arrecare  un  grande 
vantaggio  all'agricoltura,  ma  specialmente  all'orticol- 


Patologia  vegetale 


tura  ed  ai  fiori  di  giardino,  polendosi  con  essi,  qua- 
lora l'ossero  coltivati  artificialmente,  ottenere  la  morte 
di  esseri  molto  dannosi. 

Il  Webster  ha  proposto  di  combattere  con  un 
metodo  semplicissimo  le  larve  della  Spilosoma  viv- 
ginica  mediante  cioè  VEm.  aulicae  Reich. 

Nel  189(5  CiiARD  (1)  osservò,  nella  larva  della 
Chelonia  caja,  Y Entomophthora  aulicae  Frauenf., 
riscontrata  pure  da  Vox  Tubeuf  ci)  nella  Panolis 
piniperda  o  notlonelta  del  pino. 

Famiglia  delle  Mucoracee  De  liary. 

I  funghi  di  questa  famiglia  vivono  specialmente 
sopra  le  sostanze  animali  o  vegetali  in  via  di  decom- 
posizione, raramente  sopra  altri  funghi,  presentando 


un  parassitismo  facoltativo.  Alcuni  di  essi  sono  co- 
munemente conosciuti  col  nome  di  muffe. 

Hanno  un  micelio  filamentoso  costituito  cioè  da 
numerosi  filamenti  continui,  incolori  o  variamente 
colorati,  i  quali  si  ramificano  in  vario  senso,  si  ana- 
slomizzano  e  formano,  sul  substrato,  dei  larghi  ciuffi. 

(1)  Le  parasite  de  V EcaUle-martre  (Rev.  de  Vii.,  1896). 


Altri  filamenti  si  dispongono  in  senso  perpendicolare 
e  producono  all'estremità,  un  rigonfiamento  o  vesci- 
cola, sulla  quale  va  a  concentrarsi  tutto  il  protoplasma 
dei  filamenti.  Dopo  breve  spazio  di  tempo  l'ingros- 
samento suddetto  si  stacca  per  mezzo  di  un  setto 
dal  restante  del  filamento  e  produce,  nell'interno, 
numerose  spore,  le  quali  si  mettono  in  libertà  in 
seguilo  alla  dissoluzione  della  membrana  avvolgente 
il  rigonliamenlo. 

In  alcune  specie  si  formano,  in  condizioni  speciali, 
conidil  isolati  all'estremità  dei  filamenti  eretti.  Lungo 
i  rami  miceliari,  specialmente  quando  le  condizioni 
dell'ambiente  riescono  sfavorevoli  allo  sviluppo, 
hanno  origine  dei  rigonfiamenti  (clamidospore),  i 
quali  si  rivestono  di  una  membrana  ispessita,  si  man- 
tengono in  vita  per  un  lungo  periodo  di  tempo  e 
possono  servire  alla  propagazione  della  specie. 

Seguendo  lo  sviluppo  di  alcune  forme  si  è  riscon- 
trato un  processo  di  fecondazione  per  coniugazione 
e  la  formazione  quindi  d'una  cellula  uovo  o  zigospora. 

Il  micelio,  trovandosi  in  un  ambiente  privo  d'aria, 
si  (livide  in  minutissimi  pezzi,  quasi  come  i  funghi 
dei  fermenti. 

Molte  specie  si  riscontrano  sulle  diverse  conserve 
alimeiilari,  sulla  polpa  dei  frutti,  determinandovi  il 
iit.'uciuiiic.  Sul  |i;iiic,  sulle  paste  dolci  tenute  in 
luo;;lii  iiiiiidi,  si  s\ilii|ip,ino  specialmente  il  Mucor 
Mitcfdit  \j.  ed  il  liliiiiipus  iiigricans  Ehrenh.  (fig.  UIJ) 
producendo  un  fittissimo  intreccio  di  filamenti  bianchi 
0  grigiastri.  Cosi  sulle  sostanze  grasse,  sulla  bian- 
cheria umida  vive  comunemente  il  Pbgcomyces  ni- 
tem  Ag.  producendovi  un  (le|iosito  filamentoso  rosso 
bruno. 


Capitolo  li. 
ASCOMYCETAE 

Le  forme  che  fanno  parte  di  questa  divisione  co- 
stituiscono il  più  alto  grado  di  sviluppo  dei  fungili. 
Esse  sono  caratterizzate  da  spore  (asin.sjxire,  teca- 
spore,  sporidii),  che  si  formano  nell'inlerno  di  cellule 
speciali  dette  aschi  o  teche,  tubolari  o  claviformi, 
ovoidali  0  sferiche,  le  quali  sono  di  solito  allungate 
e  con  membrana  speciale.  Due  nuclei,  che  restano 
liberi  nei  filamenti  miceliari,  generano  il  nucleo 
della  cellula  madre  dell' asco;  questo  si  divide  per 
lo  più  in  otto  porzioni  che  costituiscono  poi  le  otto 
spore  racchiuse  nell'asco.  Fra  le  spore  e  Lasco  vi 
ha  una  sostanza  granulosa  ricca  di  glicogene  e  com- 
posti pedici,  detta  epiplasma.  A  maturità,  le  spore 
escono  dall'asco  da  un'apertura  terminale. 

Gli  aschi  si  producono  sopra  una  massa  carnosa  o 
compatta  la  quale  costituisce  come  una  specie  di  frutto 


(2)  Empusa  aulicae  [Forstl.  Natur.  Zeit.,  ' 


ìfomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


n  ricellacolo  clliuso  0(1  aperto  di  forma  globoide,  più 
()  meno  foggiato  a  scodella  (ascoma)  o  ad  ampolla 
(pcrilecio),  di  solito  appena  visibile  ad  occhio  nudo 
come  un  punticino  nero.  Solo  in  alcuni  rari  casi 
(l'J.roasci),  il  ricettacolo  manca  e  gli  aschi  si  pre- 
sentano nudi.  Frammisti  agli  aschi  si  trovano  dei 
filamenti  sterili  cilindrici  ed  allungati  detti  paralisi. 

Il  sistema  di  vegetazione  risulla  di  fdamenti  sel- 
lali, variaiiienle  ramificati,  i  quali  serpeggiano  nelle 
(■('ilulc  dell'ospite  e  possono  t'ormare  dei  cordoni 
ri/.omorlici,  oppure  anche  intrecciarsi  e  produrre 
corpi  scleroziali  più  o  meno  differenziati. 

Il  micelio  può  generare  oltre  che  la  frullificazione 
tipica  degli  aschi,  la  quale  rappresenta  lo  stalo 
perfetto,  anche  numerose  altre  forme  secondarie  di 
spore  che  servono  principalmente  a  diffondere  la 
s|iecie  nella  stagione  propizia  alla  vegetazione  e  pos- 
sono anclie  costituire  forme  di  adattamento  del  fun- 
i^iilo.  [.'ascospora,  germinando,  produce  un  micelio 
il  (juale  si  addentra  specialmente  nelle  parti  giovani 
(lidie  piante  ospiti  o  si  sviluppa  sul  substrato  adalto, 
si  ramifica  in  vario  modo  e  genera,  in  breve  spazio 
di  tempo,  dei  filamenti  che  si  innalzano  in  senso 
verlicale  e  producono  piccole  spore  (microconidii) 
disposte  a  catenella,  le  quali  servono  essenzialmente 
a  diffondere  il  fuiigillo.  In  alcune  forme  di  ascomi- 
ctii  il  micelio  dà  origine,  sempre  all'esterno  del 
sniistratn,  a  filamenti  fertili  di  forme  speciali,  i  quali 
portano  dei  (■oiiidii  più  grossi  (niacroconidii),  inco- 
lori o  variamente  colorati,  che  possono  conservare 
la  facoltà  germinativa  per  un  lungo  periodo  di 
t('m|Po  e  devono  quindi  essere  considerali  come  spore 
ilirriìiiiili. 

Nell'interno  del  micelio  si  possono  anche  formare 
delle  cellule  a  forma  di  macroconidii,  in  alcuni  casi 
straordinariamente  ingrossale  dette  clamidospore,  le 
i|uali  germinano  in  sporangi,  ed  essendo  circondate 
da  una  parete  mollo  ispessita,  si  mantengono  in  vita 
|)er  molto  tempo. 

(Ili  slati  ('(inidiali  vivono  in  generale  perfettamente 
distinti  dagli  siali  ascofori  e  sono  quelli  che  arrecano 
i  maggiori  disastri,  poiché  possono  produrre  facil- 
mente parecchie  generazioni.  Infestano  i  diversi 
ospiti  solo  quando  trovano  una  grande  quantità  di 
nutrimento  da  assorbire,  mentre  invece  le  forme 
ascofore  si  producono  allorché  il  substrato  é  già  in 
gran  parte  esaurito  e  le  condizioni  dell'ambiente  si 
presentano  poco  favorevoli  allo  sviluppo  dei  funghi. 

Una  prova  evidente  di  questo  fallo  si  ha  nella 
comune  crittogama  della  rosa  (Sphuerolheca  pan- 
uosa  Lèv.),  la  quale,  finché  le  piante  <li  rosa  pre- 
sentano molto  materiale  nutritizio,  vive  allo  slato 
conidiale  ;  sul  finire  della  stagione  esliva,  quando 
la  pianta  ospite  è  già  in  gran  parte  esaurita,  allora 
si  forma,  sulle  foglie  che  stanno  per  seccare,  lo 
stato  ascoforo. 


Siccome  le  forme  conidiali  ed  ascofore  si  presen- 
tano con  caratteri  ben  diversi,  furono  fino  a  questi 
ultimi  anni,  nei  quali  le  coltivazioni  artificiali  deluci- 
darono molti  falli,  considerate  come  specie  distinte. 
Tutte  quelle  forme  conidiche,  delle  quali  non  sono 
ancora  noli  gli  stati  ascofori,  da  molti  micologi  ven- 
gono ancora  comprese  nel  gruppo  degli  Ifomiceli. 

Le  ascospore  od  i  conidii,  germogliando,  produ- 
cono un  micelio,  il  quale  in  alcuni  casi  genera  dei 
corpi  ampolliformi  (picnidi)  contenenti  a  completo 
sviluppo  dei  filamenti  o  basidii,  muniti  all'eslreniilà 
di  organi  di  riproduzione  speciali  (.s/w/h/c).  Di  molti 
stati  picnidici,  non  si  sono  ancora  trovate  le  l'orme 
ascofore  o  conidiche  e  si  sogliono  perciò  considerare 
come  specie  a  sé  e  riunire  in  un  grupjio  speciale 
dello  dei  funghi  Sferopsidei. 

Esistono  anche  delle  forme  fungine,  le  (|uali  hanno 
organi  di  riproduzione  formati  da  basidii  e  sjiore 
riuniti  in  gruppi  (spermogoni),  ma  non  racchiusi 
entro  apparecchi  speciali  e  coperti  solo  nel  piincipio 
del  loro  sviluppo  dall'epidermide  dell'ospite.  Questi 
fungini,  i  quali  formano  il  punto  di  pa.ssaggio  dagli 
Ifomiceli  ai  funghi  Sferopsidei,  si  sogliono  di  solilo 
riunire  nella  famiglia  dei  MelaDConiei. 

Gli  ascomiceli  sono  quindi  funghi  polimorfi  e  la 
riproduzione  avviene  in  generale  per  via  agamica, 
quantunque  al  riguardo  delle  ascospore  o  sporidii 
esistano  parecchie  opinioni,  considerandole  alcuni, 
fra  i  quali  il  De  Baby,  come  prodotto  di  un  atto  .ses- 
suale, altri,  fra  i  quali  il  Rrefeld,  come  produzioni 
agamiche. 

Alla  formazione  del  corpo  ascoforo  concorrono 
sempre  uno  o  più  filamenti  miceliari,  alcune  volte 
si  presentano  degli  elementi  di  due  forme  diverse 
(organo  maschile  e  femminile),  i  quali  si  uniscono 
insieme  in  un  modo  caratteristico,  dando  origine  a 
quelle  porzioni  del  micelio  fruttificante  che  formano 
jioi  gli  aschi. 

Per  dare  una  giusta  idea  della  genesi  del  IVutlo 
ascoforo,  ricorderò  le  fasi  di  sviluppo  di  (piella  specie 
di  muffa  (Eurotium  repens),  comunissima  nella  frutta 
cotta,  nelle  conserve  e  particolarmente  nella  colla 
d'amido,  adoperata  comunemente  dai  legatori  di 
libri.  Il  fungillo  forma  dapprima  alcuni  filamenti, 
i  quali  si  dispongono  in  senso  verticale  e  si  rigon- 
fiano gradatamente  all'estremità,  dando  origine  per 
gemmazione  a  numerosi  conidii  calenulati  :  questi 
costituiscono  un  fine  pulviscolo  di  color  verdastro, 
il  quale  fu  per  molto  tempo  ritenuto  come  il  frutto 
di  una  specie  di  Aspergillus.  Mentre  si  formano  i 
conidii,  alcuni  filamenti  miceliari  si  contorcono 
verso  la  loro  estremità  a  spirale  e  si  suddividono, 
per  mezzo  di  selli  trasversali,  in  numerose  porzioni, 
costituendo  cosi  Vascogonio  od  organo  femminile. 
Dalla  base  dell'ascogonio  si  prolungano  in  seguilo  due 
rami  miceliari,  uno  dei  quali  (organo  maschile  o 


102 


Patologia  vegetale 


pollino(lio)  si  protende  verso  l'alio  finché  arriva  colla 
suaeslremitàa  toccare  l'ascogonio,  col  quale  si  fonde. 
Non  in  tutte  le  specie  si  trovò  il  pollinodio,  anzi  nel 
maggior  numero  dei  casi  manca  o  si  presenta  allo 
stalo  rudimentale,  come  anche  può  mancare  Vasco- 
gonio,  per  cui  molti  ritengono  Vascogonio  ed  il  pol- 
linodio, anziché  quali  cellule  sessuali,  come  organi 
che  possono  dare  origine  al  frutto  ascoforo  senza 
alcuna  funzionalità  sessuale. 

Avvenuta  neW ascogonio  deW Eurotium  la  coniu- 
gazione col  pollinodio,  si  protendono  dalla  sua  base 
numerosi  filamenti  che  si  ramificano  in  vario  modo 
tanto  da  circondarecompletamente  l'ascogonio  stesso, 
formando  così  un  tessuto  avvolgente  di  colore  bru- 
nastro.  Nello  stesso  tempo  nella  parie  interna  del- 
l'aseogonio,  i  diversi  filamenti  si  segmentano  in  vari 
sensi  e  le  singole  cellule  che  ne  risultano  si  ramifi- 
cano alla  lor  volta  finché  producono  all'estremità  gli 
aschi  0  teche. 

In  altre  forme  della  famiglia  dei  Discomiceti  l'asco- 
gonio è  circondato  da  abbondante  pseudoparenchima 
il  quale  assume  generalmente  la  forma  di  scodella. 
Avvenuta  la  formazione  dell'asco,  per  divisione  del 
corpo  protoplasmatico,  le  spore,  che  si  sono  svilup- 
pate nel  medesimo  tempo,  si  rivestono  di  episporio 
incoloro  o  variamente  colorato  in  giallo,  olivaceo  o 
bruno  e  possono,  in  seguito  a  movimenti  del  proto- 
plasma interno,  essere  lanciate  ad  una  certa  distanza, 
0  poste  in  libertà  insieme  all'asco,  il  quale  viene 
lanciato  fuori  o  dalla  parafisi  o  dai  filamenti  che  si 
trovano  alcune  volte  nell'  organo  che  contiene  gii 
aschi. 

Vasco  0  teca,  è  una  cellula  a  parete  poco  ispes- 
sita ed  incolora,  in  generale  allungata,  e  che  a 
maturità  completa  diventa  in  generale  turgescente, 
assorbendo  dell'acqua  dall'esterno,  mentre  ha  alla 
estremità  un'apertura  dalla  quale  escono  le  spore. 

Colle  ricerche  di  Woronin  e  Nawaschin  sulla 
Sclerotinia  keteroiea,  resta  dimostrata  anche  l'ete- 
roecia  per  gli  Ascomiceti. 

A  seconda  del  diverso  modo  di  presentarsi  degli 
organi  di  fruttificazione,  gli  Ascomiceti  parassiti  si 
possono  dividere  in  Exoasci,  nei  quali  gli  aschi  na- 
scono liberamente  sul  micelio,  e  Carpoasci,  con 
aschi  collocati  sopra  o  dentro  speciali  corpi  fruttiferi. 


Hanno  un  sistema  di  vegetazione  costituito  da  fila- 
menti ramificati,  i  quali  penetrano  o  sotto  all'epider- 
mide, nell'interno  dei  tessuti,  oppure  si  distendono 
semplicemente  fra  le  cellule  epidermiche  e  la  cuti- 
cola. Tanto  nell'uno  che  nell'altro  caso,  alcune  por- 
zioni miceliari  si  portano  in  seguito  verso  l'esterno, 


generano  cellule  rigonfiate,  le  quali  si  allontanano 
l'una  dall'altra  ed  erompono  dalla  cuticola  dividen- 
dosi in  due  parti,  una  basale  più  piccola  ed  un'altra 
più  grande  superiore  detta  osco  o  teca.  Gli  aschi  sono 
ravvicinati  fra  loro  in  piccoli  gruppi,  mai  racchiusi 
in  corpi  fruttiferi  speciali;  essi  contengono  otto  spore 
di  solito  tondeggianti,  le  quali  possono  germogliare 
anche  nell'interno  degli  aschi  a  guisa  dei  fermenti, 
emettendo  cioè  rigonfiamenti  o  gemme  laterali,  le 
quali  gradatamente  si  staccano.  Per  il  turgore,  gli 
aschi  si  rompono  alla  sommità  e  le  ascospore  ven- 
gono lanciate  fuori  coi  conidii  ;  questi  germinano 
alla  lor  volta  producendo  nuovo  micelio  parassita 
sui  vari  organi. 

Vivono  parassiti  sulle  foglie,  sui  frutti  o  sui  rami 
di  piante  legnose  e  comprendono  due  generi: 
Exoascus  e  Taphrina  (1). 

Il  gen.  Exoascus  è  caratterizzato  dal  micelio  che 
esercita  un'azione  irritante  sulle  cellule  e  produce 
quindi  vere  ipertrofie  sugli  organi  colpiti,  come  in- 
grossamenti delle  foglie  (bozmcchioni),  ramifica- 
zioni anormali  {scopazzi  o  scope  delle  slirghe).  Al 
cessare  della  vita  annuale  delle  piante  si  addentra 
nell'interno  dei  tessuti  {micelio  perennante),  man- 
tenendosi in  uno  stato  di  quiescenza  per  vegetare 
nuovamente,  nella  primavera  successiva,  dentro  agli 
organi  in  via  di  sviluppo. 

Le  specie  del  gen.  Taphrina,  non  generano  che 
macchie  patologiche  o  vescichette  a  guisa  di  galle 
sulle  foglie,  non  hanno  micelio  perennante,  e  non 
si  possono  propagare  da  un  anno  all'altro  che  per 
mezzo  delle  ascospore. 

Gen.  Exoascus  Fuck. 

Exoascus  Pruni  Fuckel.  {Lebbra,  fuoco  o  bozzac- 
chioni  del  susino).  —  Vive  sui  germogli  fioriferi  e 
fogliferi  e  sui  giovani  frutti  del  susino,  del  pado 
{Prunus  padus)  e  del  prugnolo  {P.  spinosa),  deter- 
minandovi delle  ipertrofie  con  accrescimento  precoce 
ed  anormale.  Mentre  i  frutti  sani  sono  ancora  molto 
piccoli,  i  colpiti  appaiono  4  o  5  volle  più  grandi, 
molto  lunghi,  depressi  ai  lati,  incurvati  alla  base, 
cavi  internamente,  di  color  verde  giallastro  o  legger- 
mente rossiccio,  a  superfice  scabrosa  per  numerose 
cavità  e  coperta,  nel  momento  di  massima  infezione, 
di  una  pruina  bianchiccia  (fig.  94).  In  breve  i  frutti 
malati  diventano  bruni  e  disseccano,  pur  restando 
attaccati  alla  pianta.  Sui  giovani  rami  si  diffonde  il 
malanno,  determinando  la  formazione  di  scopazzi, 
comuni  specialmente  sul  prugnolo  delle  siepi,  con 
deformazione  dei  germogli,  dei  piccioli,  delle  nerva- 
ture fogliari,  non  però  del  mesofiUo. 

Sezionando  un  frutto  colpito,  si  notano,  fra  gli  in- 
terstizi delle  cellule  e  dei  pochi  fasci  vascolari,  alcuni 


(1)  JoAHNS,  Giesenhaugen  Entwickelung  der  parasitischen  Exoasceen.  Flora  1895. 


If Olili  ce  ti  od  Eumiceti  (Funghi) 


filamenti  miceliari  variamente  ramificati  e  divisi  da 
selli  trasversali  più  ispessili  delle  pareti. 

Il  micelio,  oltreché  nei  fruiti,  si  trova  anche  nel 
midollo,  nella  corteccia,  nei  cordoni  di  libre  corti- 
cali, nel  floema  e  nei  raggi  midollari. 

Sotto  l'azione  del  micelio  (1)  si  ha  una  fortissima 
ipertrofia  nei  tessuti  parenchimalici,  i  quali  si  accre- 
scono fortemente.  Avviene  una  supplettiva  divisione 
nelle  cellule,  mentre  le  fibre  corticali  rimangono 
più  brevi  ed  hanno,  corrispondentemente  al  grado 
di  i|)ertrofia,  lume  largo  e  pareti  più  sottili,  .^nche 
il  lloema  appare  accresciuto  e  più  ricco  in  proto- 
plasma. 

Nei  rami,  il  micelio  può  mantenersi  nell'inverno 
in  uno  slato  di  quiescenza,  e  svilupparsi  nuovamente 
in  primavera  nelle  nuove  gemme. 

Nei  frulli,  molli  filamenti  miceliari  si  dispongono 
fra  l'epidermide  e  la  cuticola  e  producono  rami  ci- 
lindrici od  aschi,  i  quali,  sollevando  la  cuticola,  si 
protendono  all'esterno  del  frullo  in  senso 
jìerpendicolare  e  ne  rendono  la  super- 
fice    dapprima    bianchiccia,    poi   giallo- 
ocra.  Gli  aschi  (lig.  95)  sono  cilindrico- 
clavati,  convessi  all'apice,  lunghi  da  40 
a  55  IX,  larghi  da  8  a  15  ix,  colla  cellula 
basilare  lunga  da  10  a  16  u,  larga  8  ;ì, 
e  contengono  8  ascospore  quasi  tondeg- 
gianti con  un  diametro  di  4,5  u.  Queste 
germinano  con  conidii   laterali    nell'  in- 
terno 0  fuori  dell' asco. 


Esperienze  di  Rudovv  avrebbero  anche  dimostrato 
che  gli  afidi  concorrono  mollo  alla  diffusione  del 
male,  e  che  la  sostanza  zuccherina  emessa  da  tali 


Cinqu 


Susine  trasformale  in   bozzacchioni. 
(Dal  Phillieux). 


U(Y 


Fig.  95.  —  Diversi  gradi  di  sviluppo  degli  aschi 

di  Exoascus  Pruni. 

(Ingr.  di  circa  350  diam.)  (dal  Prilueux). 

Per  quanto  si  sa  finora,  il  malanno  si  propaga 
essenzialmente  per  mezzo  del  micelio  ibernante; 
quindi  sarà  necessario  tagliare  e  bruciare  tutti  i 
rami  nei  quali  si  sono  notati  fruiti  deturpati.  Il  sol- 
fato di  rame  è  di  dilficilissima  applicazione;  piut- 
tosto converrà  asportare  dalla  pianta  i  fruiti  che 
presentano  il  primo  sintomo  d'infezione,  e  ciò  per 
impedire  la  formazione  di  aschi  o  di  ascospore,  le 
quali  potrebbero  in  breve  estendere  il  malanno  nella 
medesima  annata. 

(1)  Vedi  G.  Smith,  Ricerche  morfo-anatomiche  nelle 
deformazioni  prodotte  dalle  Exoascacee  nei  germogli  e 


animali,  sia  il  primo  substrato  favorevole  allo  svi- 
luppo del  fungo. 

Exoascus  defornians  (Berk.)  Fuck.  (Accartoccia- 
mento delle  foglie.  Bozzacchioni  del  pesco).  — 
Colpisce  le  foglie  del  pesco,  rendendole  deformi, 
ingrossale  e  carnose  in  tutta  la  loro  lunghezza  o  solo 
in  parte  (fig.  96),  irregolarmente  ripiegate  sopra  sé 
stesse  0  increspate,  con  rigonfiamenti  vescicolari  in 
molle  parli  e  di  color  giallo  verdastro  od  anche  giallo 
e  roseo.  Esse  cadono  al  principio  dell'estate. 

La  pianta,  mentre  perde  le  foglie,  emette  un  nu- 
mero straordinario  di  rami,  abbondante  succo  gom- 
moso e  deperisce  in  modo  molto  sensibile. 

In  vicinanza  od  in  mezzo  a  gruppi  di  foglie  forte- 
mente colpite,  il  Derschau  ha  trovato  anche  dei 
fiori  colpiti  dal  fungo  in  modo  tale,  da  presentare 
un  volume  2  o  3  volle  più  grande  del  normale. 

In  sezione,  le  foglie  risultano  di  un  tessuto  costi- 
tuito da  un  numero  straordinario  di  cellule  aderenti 
l'una  all'altra  e  prive  di  clorofilla.  Negli  interstizi  fra 
cellula  e  cellula,  si  vedono  i  fili  miceliari  del  fungo 
divisi  da  setti  trasversali  in  cellule  allungate,  irre- 
golari, angolose;  essi  sono  variamente  ramilìcati  e 


nelle  foglie,  trad. 
veget.,  anno  1895J 


A.  N.  Berlese  {Rivista  di  patologia 


Patologia  vegetale 


con  piccole  ramificazioni  digitiformi  le  quali  aderi- 
scono alle  cellule  del  vegetale  ;  non  le  forano,  ma  vi 


Fig.  96.  —   Foglie  di  Pesco  affette  dal  mal  della  bolla. 
(Dal  PmLLitux). 

inducono  una  tale  irritazione  da  determinare  un  ac- 
crescimento straordinario.  1  filamenti  miceliari  scor- 
rono specialmente  fra  le  cellule  epidermiche  ed 
emettono  rami  cilindrici  che  sotto  alla  cuticola  for- 
mano, in  seguito  alla  loro  divisione,  una  cellula 
basilare  lunga  da  10  alò  [x,  larga  2-5  i^.,  e  supe- 
riormente un  ascocilindrico,  convesso,  lungo  35-50  \j., 
largo  5-7  it.,  contenente  otto  ascospore  tondeggianti, 
jaline,  con  un  diametro  di  3  a  5  jji.  Quando  gli  aschi 
sono  tutti  regolarmente  formati,  la  foglia  presenta 
una  superfice  bianco-pruinosa. 

Nelle  gravi  infezioni,  il  micelio  si  estende  anche  ai 
piccioli,  alle  stipole,  le  quali,  colpite  dal  fungo,  re- 
stano per  lungo  tempo  persistenti,  e  persino  alle  gio- 
vani estremità  dei  rami,  determinando  pure  in  questo 
caso  delle  ipertrofie  ed  anormali  ingrossamenti. 

Le  ascospore  lanciale  fuori  dall'asco  germinano, 
se  collocate  nell'acqua,  per  mezzo  di  gemme  o  co- 
nidii  laterali,  ma  se  vengono  poste,  come  fece  il 
Derschau,  in  liquidi  gommosi,  si  ha  la  formazione 
di  un  micelio  che  può  penetrare  nei  giovani  ger- 
mogli, producendo  nuova  infezione.  A  facilitare  forse 
il  passaggio  del  micelio,  servono  gli  afidi,  che  quasi 
sempre  si  trovano  sulle  foglie  accartocciate  e  che 
possono  colle  punture  aumentare  l'ipertrofia,  oppure 
favorire  lo  sviluppo  dei  liquidi  gommosi  che  si  depo- 
sitano sui  rami  del  pesco. 

Secondo  il  Newton  R.  Pierce  (1),  i  danni  che 
arreca  YE.  deformans  sono  in  relazione  colle  con- 

(1)  Peach  leaf.  curi  its  nature  and  treatment.  Wa- 
Bbington  1900. 


dizioni  atmosferiche  dominanti,  durante  il  periodo 
nel  quale  le  piante  emettono  le  foglie.  Così  la  pioggia 
ed  il  freddo  tendono  ad  aumentare  la  gravità 
dell'infezione,  sia  perchè  favoriscono  lo  svi- 
luppo della  malattia,  sia  perchè  rallentano  le 
funzioni  vitali  della  pianta  ospite.  Perciò  sono 
più  soggetti  a.]]' Exoasciis  i  frutteti  collocati  in 
luoghi  bassi  ed  umidi. 

Contro  questo  malanno  possono  servire  le 
irrorazioni  colla  miscela  cupro-calcica,  ese- 
guite per  tempo  ed  adoperando  il  solfato  di 
rame  nella  dose  del  2  al  5  %q,  poiché,  se  dato 
in  quantità  maggiore,  le  foglie  cadono.  Tale 
irrorazione  si  potrà  ripetere  una  seconda  ed 
anche  una  terza  volta  alla  distanza  di  15  o 
20  giorni.  Converrà  anche  raccogliere  e  bru- 
ciare le  foglie  ingrossate  e  recidere  i  rami  col- 
piti molto  al  disotto  della  parte  ammalata,  con 
ciò  si  impedisce  la  formazione  del  micelio  iber- 
nante. Per  mezzo  dei  rami  che  si  innestano,  si 
può  molto  facilmente  diffondere  il  malanno, 
per  cui  bisognerà  usare  somma  cura  nello  sce- 
gliere come  innesti,  rami  provenienti  da  piante  nelle 
quali  non  s'abbia  mai  avuta  alcuna  traccia  di  malattia. 


-WS 


Fig.  97.  —  Scopazzo  di  Susino  (dal  Prilliedx). 

Il  Bain(2)  consiglia  di  far  seguire  all'applicazione 
della  poltiglia  bordolese  una  o  più  aspersioni  di  latte 

(2)  Danni  dei  fungicidi  sulle  foglie  di  pesco  (Exper, 
Station  Ree). 


Ifomiceti  od  Eumiceli  (Funghi) 


105 


di  calce,  alliiie  di  impedire  l'azione  dannos.i  del  sale 
di  rame  sulle  foglie. 

K\oascuscerasÌ(Kuck.)Sadeb.,&'.  Wiemieri  Hathay 
(  Scopa  iti  del  ciliegio).  —  Vive  sulle  foglie  e  sui  rami 
del  ciliegio.  Alla  base  dei  giovani  rami  determina 
un' ipertrofìa  od  ingrossamento,  dal  quale  partono 
numerose  ramificazioni  secondarie  molto  suddivise, 
deformale  e  disposte  in  senso  verticale  (fig.  07), 
prive  sempre  di  (lori  e  con  foglie  ingrossate,  lucenti, 
di  color  verde  o  rossiccio. 

Il  micelio  è  formato  da  ife  cilindriche,  le  (|uali, 
addentrandosi  fra  i  tessuti,  determinano  un  isjies- 
simento  delle  membrane  cellulari  e  tnullc  voile  un 
principio  di  gommosi. 

fili  ascili  e  le  ascospore  li:iniio  la  iiicilcsiina  loriiia 
e  grandezza  di  (|ucllc  (IcirA'.  defommns  e  pn.ducoiio 
pure,  nella  primavera,  un  deposilo  biancastro  sulle 
foglie. 

Per  distruggere  tale  fungo  conviene  fare  abbon- 
danti potature,  e  siccome  l'infezione  s'inizia  sempre 
ilai  rami,  cosi  credo  possano  servire  le  lavatnie  con 
lalle  di  calce. 

Molte  altre  s|)ecie  di  E.roascuii  vivono  sopra  le 
piante  coltivale  odei  nostri  boschi, e  fra  questi  l'K.  In- 
sìlìliae  Sadeh.,  che  si  sviluppa  sulle  foglie  del  Priiniin 
domestica  e  del  /'.  insititia:  l'È.  minor  Sad.,  sul 
l'runus  Chtnnaererii.'ìiiii,  determinanilovi  delle  iper- 
trofie :  TE.  epiitbyllus  Sadeb.,  sulle  foglie  dell'y/;- 
laiio,  produceudo  l'arricciamento  e  macchie  oscure 
sulla jiagina superiore:  l' E. losquinetii  (West) Sadeb., 
che  invade  foglie,  frutti,  rami  ed  interi  germogli 
{\e\\'oiitiiuo;  le  foglie  diventano  gialle  con  contorno 
molto  irregolare,  rigonfiate  e  carnose;  i  rami  sono 
molto  più  allungati,  appiattili  e  si  foiinaiio  l'rec|neii- 
temenle  degli  scopazzi  :  l'È.  Carpini  Koslr.,  il  (piale 
deforma  le  foglie  del  carpino  biunco,  per  cui  la  pianta 
ne  emette  delle  altre  piccole  ed  arricciate:  l'È.  Kru- 
cliii,  sulle  foglie  del  leccio:  l'È.  aluitorquus  Sadeb. 
=  E.  umrntonim  Sadeb.,  il  quale  raggrinza  ed  in- 
grossa le  foglie  AeWontaiio  e  forma  sulle  squame 
degli  amenti  femminili,  ingrossamenti  vescicolari  di 
color  rossiccio:  l'È.  (lavns  Sadeb.,  il  quale  deter- 
mina sulle  foglie  dell'ow/fl/io  delle  piccole  macchie 
leggermente  rigonfiate  e  gialle  :  l' E.  coenilescens 
(Desm.  et  Moni.)  Sadeb.,  sulle  foglie  del  cerro,  del 
Qìieirn.s  piihe.sceii.s  Wild,  e  Quercun  Iruticom  lìrol., 
che  produce  delle  chiazze  bollose  e  rigonfie,  gial- 
liccc,  le  quali  si  estendono  sino  a  più  di  metà  della 
foglia:  l'È.  flavo-aiireus  (locc,  che  determina  mac- 
chie giallo-dorate  e  varie  contorsioni  sulle  foglie  del 
l'opuluH  piramidali.^:  l'È.  acerinus  Eliass,  trovato 
])resso  Upsala  sulle  foglie  e  sui  rami  dell'Ice/' 
platanoides:  l'È.  .lanus  Thomas,  riscontrato  ad 
Arosa  (Svizzera)  sulle  foglie  e  sui  rami  della  Betiila 
vcrruco.sa. 


Taphrina. 


Ta|ilirina  liiillala  d'.ercL  et  l!r.  i  Tnl.  =  A'./v 
bulluhis  (lìerck.  et  lir.)  Kiick.  (Holla  delle  foglie  del 
pero).  —  Si  sviluppa  sulle  foglie  del  pero  e  del 
hiuncoxpiiH),  producendovi  piccoli  rigonfiamenti  ve- 
scicolosi  da|)prima  verdi,  poi  bruno-nerastri  e  bianco- 
farinosi  inferiormente.  Sul  biancospino  le  vescichette 
sono  molto  più  marcate  e  colorate  in  rosso.  Sauebeck 
dice  di  aver  osservato  una  sol  volta  delle  deforma- 
zioni nei  rami  e  notevoli  iperlrofie  con  produzione 
di  scopazzi.  I  filamenti  miceliari  si  possono  vedere 
solamente  fra  l'epidermide  e  la  culina  e  non  si  ad- 
denliano  nelle  porzioni  legnose  dei  rami.  Gli  aschi 
cilindrici,  troncali  alle  due  estremità,  sono  lunghi  da 
2.")  a  35  ij.,  larghi  8  \t,  con  ascospore  globose  (4,5  (a 
di  diametro). 

È  un  fuiigillo  che  va  estendendosi  enormemente 
nel  l'ienionte,  arrecando  danni  molto  sensibili.  Ho 
provato  con  buoni  risultati  le  irrorazioni  di  |ioltiglia 
bordolese  col  solfalo  di  rame  al  2  "/g. 

Nelle  foglie  di  pioppo  nero,  cagionando  sulla  pa- 
gina superiore  delle  pustole  vescicoliformi,  di  color 
giallo  oro,  si  nota  comunemente  la  T.  aurea  (Pers.) 
Kries  =  E.  aiirenii  Sad.  :=  E.  popiili  Thiim.  Questo 
fungo  invade  anche  ed  ingrossa  straordinariamenle 
i  carpelli  del  tremolino  e  del  pioppo  bianco. 

r.omniiissime  sono  pure  laT.  iilnii  (Fuck.)  ,Iohan. 
=  ■£■.  almi  l''uck.,la  (piale  |iroduce  rigonfiamenti  gri- 
giastri sulle  foglie  dell'oZ/wo.'  la  T.  Beluiae  (Fuck.) 
Joan.  =iE.  Iietidae  Fuck. ,  che  determina  sulla  pagina 
superiore  delle  foglie  di  licliilla  rigonfiamenti  e  pu- 
stole giallicce:  la  T.  Sadebeckii  .Ioans.,  che  produce 
piccole  pustole  sulle  foglie  tMV (intimo:  la  T.  ostryae 
Mass.,  che  produce  sulle  foglie  (leir0.s7/7/ff  carpini- 
folia  L.  macchiette  londeggianli  giallicce:  laT.  pseu- 
docerasi Sili  lai  del  Pranus  lauro-cerasus,  trovata  nel 
Giappone  sulle  foglie  e  sui  rami,  ove  forma  scopazzi. 

CARPOASCI 

Secondo  la  natura  e  la  conformazione  del  corpo 
fruttifero,  si  dividono  in  sei  ordini  :  Discomiceti, 
hteriacei,  Perisporiacei ,  Tuberacei  e  Pireiiomiceli 
(Pirenoasci). 

I  Discomiceti  hanno  un  corpo  fruttifero  (apolecio) 
che  si  apre  quando  (i  maturo,  foggiato  per  lo  più  a 
disco  0  scodella,  talvolta  col  margine  rovesciato,  di 
consistenza  carnosa  o  cornea,  coperto,  sulla  super- 
fice,  dall'imenio  fatto  di  aschi  octospori  e  parafisi. 
In  alcune  specie  superiori  (Elvellacee)  il  corpo 
fruttifero  di  consistenza  cerea,  può  essere  anche  for- 
mato da  una  specie  di  stipite  cilindrico  e  pileo  conico 
0  tondeggiante,  a  superfice  alveolata  e  tappezzala 
dall'imenio. 


li  —  l'ulolvyia  tegelale. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


Patologia  vegetale 


{j'/potrcio,  (1  parte  che  resta  sotto  all'inieiiio,  è 
rostitiiitd  (la  ife  sterili  variamente  intrecciate,  le  quali 
producono  le  parafisi  e  da  alcune  ife  speciali  asco- 
gene  ramificale,  che  si  allungano  negli  ascili. 

Il  sistema  di  vegetazione  appare  molto  ramificato 
e  si  sviluppa  nel  terreno  o  nei  tessuti  legnosi  o  fo- 
gliacei di  piante  legnose  od  erbacee.  In  molti  casi  il 
micelio  si  raggruppa  in  ncleroùi  di  forme  diverse, 
che  possono  anche  produrre  direttamente  degli 
apoteci. 

Gli  Isteriacei  sono  parassiti  in  generale  delle  foglie 
sulle  i[uali  producono,  durante  l'estate,  macchie  o 
croste  nere  (gen.  li/iitisina)  che  portano  apoteci  ri- 
vestiti da  una  membrana  esterna  nera,  coriacea,  la 
(piale  dividendosi  per  una  fessura  longitudinale  in 
due  labbra,  lascia  vedere  nel  fondo  gli  aschi  con 
(juallro  ad  otto  ascospore  e  numerose  parafisi. 

Hanno  anche  conidii  e  le  croste  nere  svernano, 
come  sclerozii,  sulle  foglie  morte. 

I  Tiiberacei  hanno  ife  miceliari  che  si  riuniscono 
in  masse  ravvolgenti,  a  guisa  di  rete  o  cap|iii(TÌo 
{micorriz^e),  i  teneri  apici  radicali  delle  Cnpii/ifnr 
0  Conifere,  dei  nostri  boschi,  di  alcuni  tipi  di  vite  e 
delle  Ericncee  delle  lande.  Le  micorrite  sono  stretta- 
mente aderenti  alle  cellule  epidermiche  della  radice, 
della  quale  seguono  l'accrescimento  non  lasciando 
sviluppare  i  peli  succiatori.  Vivono  quindi  come 
parassiti  senza  però  arrecar  danno  alla  pianta  e  si 
ha,  come  disse  il  Frank,  una  vera  simbiosi,  poichi- 
le  ife  del  fungo  che  possono  assorbire  l'azoto  da  com- 
binazioni organiche,  ne  cedono  in  parte  anche  alla 
pianta  ospite  con  grande  suo  vantaggio,  come  risul- 
terebbe (ialla  cattiva  riuscita  delle  colture  artificiali 
prive  di  micorrize.  Il  Rees  ed  il  Mattirolo  asseri- 
scono che  sono  in  rnppinln  rollo  micnri'ize  i  filanunili 
che  producono  quei  cmiii  ripmdutlori  tuberoidi  sot- 
terranei, ascofori,  delti  roniuiioiiicnic  tartufi,  rosti- 
tuiti  da  uno  strato  di  pseudo  ii.iiciicIiìmki  ed  ;iv('iili 
in  mezzo  al  tessuto  di  ife,  iischi  chiviili  disposti  a 
gruppi  con  quattro  spore  ad  episporio  ispessito 
acuieato  o  reticolato. 

I  Perisporiacei  hanno  micelio  molto  ramificato  che 
vive  tanto  sopra  materie  organiche  in  decomposi- 
zione (  muffe),  come  sopra  organi  di  una  pianta,  foglie, 
rami,  frutti,  producendo  un  grandissimo  numero  di 
conidii.  I  rami  miceliari  si  trasformano  in  alcuni 
casi,  anche  in  seguito  ad  un  alto  di  copulazione,  in 
veri  periteci i  di  varia  forma,  perfetlamenle  chiusi. 
Solo  in  seguilo  alla  disaggregazione  della  |p;trete 
esterna,  escono  le  ascospore  mature. 

Nelle  specie  parassite,  i  peritecii  si  formano  di 
solito,  solo  quando  l'organo  colpito  è  morto  (foglie 
secche  per  V oidio),  e  servono  a  mantenere  in  vita  il 
fungillo  nella  stagione  invernale  e  disseminarlo  nella 
primavera  colle  ascospore.  Si  hanno  anche  forme 
scleroziali. 


I  Pirenoiiiìceti  compreiulono  un  grandissimo  nu- 
mero di  forme  con  filamenti  miceliali  filiformi  che 
si  sviluppano  sempre  nell' interno  della  corteccia 
delle  foglie  di  piante  vive  o  nelle  foglie  e  nel  legno 
già  decomposto  o  nelle  larve  di  insetti. 

Durante  il  ciclo  di  sviluppo  presentano  svariati 
organi  di  fruttificazione  (picnidi,  spermogoni,  ecc.) 
0  conidii  che  si  formano  direttamente  da  filamenti 
fertili  0  indirettamente  sopra  un  aggregato  pseudo- 
parcnchimatico  di  filamenti  miceliali  o  stroma,  in 
forma  di  crosta  o  di  un  corpo  fruttifero  conidioforo 
(come  il  picnidio  colle  picnospore  o  piciioconidii) 
verrucoso  o  clavato  molto  simile  ad  un  periterio. 

In  molte  specie  si  ha  anche  uno  stato  scleroziale 
ben  marcato  (segala  cornuta). 

I  fruiti  ascofori  o  peritecii  non  oltrepassano  mai 
o  di  poco  I  mm.  di  diametro,  hanno  forma  di  solito 
tondeggiante  od  urceolata  e  sono  sempre  dotati  di 
un'apertura  superiore  (osliolo). 

La  parete  è  esternamente  costituita  di  un  [iseudi)- 
pari'iiidiima  di  cellule  grandi  a  membrana  consistente 
e  cidorala,  le  quali  si  protendono  anche  in  forma  di 
set(de;  internamente  da  cellule  piccole  a  membrana 
esile  ed  incolora  che  producono,  in  vario  modo,  alla 
base,  aschi  e  parafisi  filiformi  semplici  o  ramificati; 
e  lateralmente,  sino  all'ostiolo,  ife  filiformi  come  le 
parafisi.  Gli  aschi,  clavali,  contengono  otto  ascospore 
di  varia  forma  e  colore,  si  allungano  per  turgore, 
si  avvicinano  ad  uno  ad  uno  all'ostiolo  e  si  aprono 
per  un  piccolo  foro  all'apice  lanciando  fuori  le 
ascospore.  Altre  volte  gli  aschi  non  si  allungano 
lauto  da  lanciare  le  spore  fuori  del  perilecio;  in  tal 
caso  una  sostanza  mucilagginosa,  che  si  gonfia  co\- 
l'acqua,  facilita  l'uscita  delle  ascospore  dal  perilecio. 

I  peritecii  hanno  una  consistenza  carbonacea,  co- 
riacea, carnosa  ;  sono  di  solito  neri  od  a  colori  molto 
viviiri,  rosso  o  giallo,  e  si  formano  in  seguito  forse  ad 
un  alto  di  ((qndazione  o  direttamente  dal  micelio, 
oppiiii'  si  sviluppano  verso  la  superfice  di  un  aggre- 
galo speciale  di  filamenti  miceliari  detto  stroma,  die 
appare,  od  e  formato  da  croste,  da  cuscinetti,  da 
corpi  sferici  od  allungati. 

I  Disconiiceti  hanno  le  forme  parassite  che  si  pos- 
sono riunire  in  due  famiglie  principali:  Petiiacee 
ed  l'Jlvellaree,  caratterizzate  da  un  apolecio  o  corpo 
fruttifero  in  forma  di  cupola  o  di  disco  carnoso  o 
cereo,  oppure  da  un  apolecio  verticale  stipitato, 
ingrossato  superiormente  (piasi  a  forma  di  cappello. 

Famiglia  delle  Pezìzacee. 

Manno  un  micelio  costituito  da  filamenti  ramificati, 
divisi  da  setti,  in  porzioni  ampolliformi,  tondeggianti 
0  cilindriche. 

Gli  apoteci,  generati  da  un  allo  di  copulazione, 
hanno    varia    dimensione    e   consistenza  (cornea, 


Ifomiceti  ud  Eumiceli  (Fungili) 


carnosa  o  ceracea)ed  appaiono  in  forma  di  scodelle, 
col  margine  anche  rovescialo,  sessili  o  soslenute  da 
un  peduncolo,  anche  mollo  lungo.  Gli  ascili  cilin- 
drici porlano  8  ascospore  di  solilo  ovali,  jaliiie.  In 
alcune  specie  il  micelio  può  produrre  anche  uno 
slato  Gonidiale  (che  coslituisce  alcune  delle  cosi  delle 
niulfe  0  Botrylis),  oppure  riunirsi  in  gruppi  compatii 
0  veri  scleroiii,  in  forma  di  tubercoli,  del  diametro 

^  Apolecii  che  nascono  diretlanicnte  dal  micelio  li 
(  Apolecii  generati  da  vero  sclerozio     .... 
/   Apolecii  molto  piccoli,  sessili,  globosi,  nelle  fogli 
„    J  Apolecii    quasi    superficiali,   sferoideo-depressi, 

\  coriaceo-cornei,  nericci 

\    Apolecii  hen  visibili,  portali  da  un  peduncolo  con 


anche  di  parecchi  millimetri.  Gli  srlerozii,  costituiti 
distinlamente  da  uno  strato  avvolgente  bruno,  corneo 
e  (la  una  porzione  interna  filamentosa,  possono,  ger- 
minando, produrre  conidii,  apolecii  o  nuovo  micelio. 
Cosi  le  ascospore  producono  o  micelio  o  conidii. 

Sono  funghi  che  hanno  quindi  un  poliinornsino 
mollo  marcato  e  si  possono  riconosccj'e  l'acilmenle 
per  la  presenza  degli  sclerozii. 


Oen.  Scleroliiiia  (4) 
Il       Pseudopeziza  (1) 


prolondainenle   on 
:npol:i  pelosa  sulla 


.     .      »      Heterosphaeria  (2) 
l'Ieccia      II       Dasi/sciipha  (3) 


Gen.  Pseudopeziza  Fuck. 

Pseudopezlia  Irifolii (Uiv.  Hernh. )  Fuck.  =  Ptziia 
I  ri /hi  ioni  m  Lih.  (lig.  08).  —  Vive  sulle  foglie  del 
trifoglio  (Tn /ìli  ili  III  repeiis,  liyhriilinii,  priitrii.si.s, 
incuriKiiiiiii ,  nifiliiiiii),  producendovi,  speiialiiicnlc 
sulla  pagina  superiore,  piccole  macchie  giallo-brune, 
nitoiiile  mi  cllilliche  che  yradatameiile  si  riniiiscoiui 


ba  medica  attaccata  dalli 
futa  (dal  Pnii.LiEUx). 

l'una  all'altra  in  modo  da  coprire  tutto  il  lembo  fo- 
gliare. Il  micelio,  costituito  da  filamenti  allungati, 
ramificati,  fittamente  intrecciati,  serpeggia  nella 
parte  interna,  disorganizzando  quasi  completamente 
i  tessuti  e  genera,  verso  la  pagina  superiore,  gli  apo- 
lecii, che  sviluppandosi,  rompono  l'epidermide  e 
compaiono  all'esterno  d(dla  lamina,  (ili  a|)olecii  sono 
mollo  piccoli  (diametro  medio:  '/4  i"  nini.),  appiat- 
titi (fig.  99),  bruni,  a  margine  irregolarmente  frasta- 
gliato e  portano,  sul  fondo,  aschi  clavato-oblunghi, 
brevemente  stipitati,  lunghi  da  "/fj  a  80  jjt,  larghi  da 
10  a  15  fji,  con  otto  ascospore  ellissoidali,  jaline, 
lunghe  da  12-14  (ji,  larghe  da  0  a  1  fi,  con  due  guttule 
oleaginose;  frammiste  agli  aschi  si  trovano  parafisi 
filiformi.  Le  ascospore  coltivale  (I)  generano  un 
rigonfiamento  sferico  dal  quale  si  formano  vari  rami 
che  si  suddividono  variamente  e  costituiscono  quindi 


lidio  sviluppalo  in 
nascono   numerosi 


un  micelio  ramificato,  ni: 
lunghezza.  Sui  rami  mi 
conidii. 

Il  fungillo  vive  pure  nelle  foglie  AeW'erha  medica 
(Mt'diiiKjn  .salir/I  e  liiimliiia),  producendovi  macchie 
analoghe.  Su  lale  matrice  il  l'ungo  era  conosciuto  col 

ne  di  l'unidiìjìi'iiia  iiiedic(ii/iiiÌK  (Lib.)  Sacc,  ma 

III  credo  che  non  si  possa  nemmeno  considerare 


W0^ 


Fig.  99. 

Piteudopeziza  Irifolii.  Apotecio  con  aschi  e  parafisi. 

(Iiigrand.  circa  3ril)  diaiii.)  (ilal  Prilueiix). 

come  una  forma  con  aschi  e  spore  un  po'  |)iii  piccole, 
liercliè  il  Prillieijx  iia  dimostrato  che  le  spore  pro- 
venienti sia  da  piante  di  Irifogliu  come  di  e.rlia  me- 
dica si  sono  comportale  egualmente  nello  sviluppo. 

Secondo  Tulasne,  siiH'r/Atf  medica  si  sviluppe- 
rebbe una  forma  accessoria  a  pirnidi  (Sjwroncma 
pliacidioidcK  Desili. ). 

Molti    autori    vorrebbcni    lilciiere    (iiiesto    fungo 

come  saprofita   poiché  si    Iliplica  soltaiilo  sulle 

piante  già  ingiallile.  Avendo  fallo  a  lale  pro|)OSÌlo  al- 
cune coltivazioni  artificiali,  ho  potuto  conslalare  die 
il  fungo  si  sviluppava  meglio  su  pianle  perfellamente 
sane,  che  sopra  individui  già  malati. 


Ceti.  Heterosphaeria  G 
llelerosiibaeria  palella  (Todo  Gre 


finir  dell'estate  sui  fusti» 


Vive  sul 
rami  di  molte  ombrellifere 


(1)  Vedi  Brefelo,  Untersuchungen  aus  deni  Gesammtgebiele  der  Mykologie,  pag.  325,  tavola  XIII. 


Patologia  vegetale 


spontanee,  Pastinaca,  Angelica,  Myr?'his,  e  coltivate, 
quali  il  pretz-onolo  e  la  carota.  Produce  piccole  cop- 
pelle od  apolecii,  clie  maturano  solo  dopo  un  anno 
nei  fusti  secchi  ed  assumono  infine  una  forma  irre- 
golarmente urceolata.  Sulla  parte  superiore  degli 
apotecii  si  formano  ascili  allungati,  frammisti  a  pa- 
rafisi e  con  le  ascospore  ellittiche  o  fusoidali,  uni- 
cellulari 0  con  1  a  3  setti  trasversali,  lunghe  12-18  \i., 
larghe  4,5-5  y.. 

Secondo  Tulasne  sarebbe,  con  questo  fungo,  con- 
catenala una  forma  picnidica  (Heteropalella)  a  stilo- 
spore  lanceolate  o  falcate. 

Questa  specie  non  costituisce  un  vero  parassita  ; 
io  però  ho  potuto  constatare  che  nel  preizewoìo 
impedisce  la  regolare  maturazione  dei  semi. 

Gen.  Dasyscypha. 
I)asyscj|ilia  Willkomniii  1>.  Hartig=  Peziia  (He- 

lotium  )  )Ì7///iV)/)//y///  lliiriig,  Peùmcalycina  Schum., 
Dafty-sri/jil/d  riili/ciiiii  (Schum.)  Fuck.,  Lacìnwlla 
calycina  ['\n\\.,  l',':i:<i  /iiririiiti  l'.nlli.,  tlortirium 
amorpìiinn  Fr.  (  Cailrro  di-lln  rorterriii  drl  /nrirr  ).  — 
Colpisce  il  larice,  il  pino  .selratico  e  \' iilielf  bianco, 
producendo  un  repentino  ingiallimento  delle  foglie  e 
la  loro  caduta  precoce,  se  il  malesi  estende  di  molto 
e  se  l'individuo  infetto  è  giovane.  Verso  la  base  dei 
rami  malati  si  notano,  in  breve,  anormali  ingrossa- 
menti ed  una  abbondante  emissione  di  resina. 

La  morte  dei  rami  principia  dalla  parte  superiore 
e  si  estende  generalmente  verso  il  basso.  Nei  nuovi 
germogli  anormali,  si  ha  interruzione  delle  zone  le- 
gnose annuali  e  deformità  nella  corteccia  e  nel  legno. 

Fra  le  cavità  della  corteccia,  nel  libro,  nei  raggi 
midollari  e  persino  nei  canali  resiniferi,  appaiono 
numerosissime  ife,  divise  da  frequenti  selli  trasver- 
sali e  con  ramificazioni  variamente  ingrossate.  Le 
ife  miceliali  disorganizzano  i  tessuti  e  siccome  si  svi- 
luppano anche  nella  zona  generatrice,  cosi  arrestano 
molte  volte  l'accrescimento  della  parte  colpita,  pro- 
ducendo numerose  cavità  e  depressioni.  La  vita  del 
micelio  s'arresta  durante  la  stagione  estiva  ed  in  tale 
epoca  si  può  facilmente  notare  la  formazione  di  uno 
strato  soveroso  fra  le  parti  malate  e  lesane,  il  quale 
dovrebbe  funzionare  come  un  tessuto  di  protezione. 
Siccome  però  lo  strato  soveroso  non  si  forma  quasi 
mai  tutto  continuo,  ma  appare  in  alcuni  punti  inter- 
rotto, cosi  resta  facilitato,  di  anno  in  anno,  l'esten- 
dersi del  micelio  nella  stagione  autunnale  e  prima- 
verile. I  diversi  strati  soverosi  annuali,  producono  un 
ingrossamento  notevole  della  roileccia,  in  vicinanza 
dei  punti  dove  ci  sono  le  cavità  lasciale  dai  tessuti 
disorganizzati. 

Ogni  anno,  all'esterno  delle  parli  corticali  mag- 
giormente colpite,  si  notano  delle  sporgenze  mam- 
rnellonate  bianche,  villose,  le  quali,  sezionale,  pre- 
sentano parecchie  cavità   tappezzale  da  brevissimi 


iati  e  muniti, 
(•orpusc(di  a 


filamenti  o  basidii  slrellamenle 
nella  parte  superiore,  di  picei 
guisa  di  spermazii,  i  quali  foniiaiio  come  uno  strato 
gelatinoso.  Quando  la  stagione  è  mollo  umida,  le 
sporgenze  si  allungano  in  brevi  e  larghi  [leduncoli, 
che  si  protendono  superiormente  a  guisa  di  cupola, 
larga  sino  a  2  mm.,  bianca  all'esterno  e  sul  disco, 
ove  si  forma  l'imenio,  di  color  rosso  o  giallo  aran- 
ciato. L'inienio,  che  sorge  sul  fondo  della  cupola  da 
uno  strato  sotto-imeniale  rossiccio,  risulta  di  aschi 
(piasi  cilindrici,  lunghi  420  f/,  larghi  9-10  [a,  con 
otto  ascospore  allungate,  ottuse,  continue,  jaline. 

SoRAUER  ed  altri  patologi,  vorrebbero  ritenere  il 
cancro  del  larice  prodotto  dall'azione  nociva  delle 
forti  gelate  su  piante  già  deboli  e  quindi  il  fungo, 
ora  descritto,  sarebbe  un  semplice  saprofita.  Le  scru- 
polose esperienze  del  Hartig  pongono  assolutamente 
fuori  discussione  una  tale  asserzione,  poiché  tale  mi- 
cologo potè  ottenere  la  formazione  del  tubo  germi- 
nativo di  alcune  spore  e  notare  come  tale  tubo  non 
avesse  la  forza  di  corrompere  gli  strati  corticali 
esterni,  ma  che,  trovando  un'apertura  naturale,  si 
spingeva  nella  parte  interna  di  una  corteccia  sana 
producendo  l'infezione. 

A  facilitare  il  primo  sviluppo  del  male  possono 
servire  le  varie  contusioni  che  in  un  qualunque  modo 
si  formano  sulla  corteccia  degli  alberi;  l'infezione 
si  estende  specialmente  nelle  annate  molto  umide. 

Getì.  Sclerotinia  Fuck. 

Vi  appartengono  forme  vegetative  le  quali  hanno 
bisogno  di  una  grande  quantità  di  umidità  e  si  svi- 
luppano perciò  molto  bene  sulle  piante  tenute  in 
ambienti  chiusi  (magazzini  umidi,  serre,  ecc.). 

Tali  forme  sono  caratterizzate  essenzialmente  dalla 
presenza  di  sclerozii  compatti,  sferici  od  ellittici,  neri 
esternamente,  bianchi  nella  parte  interna,  i  (piali 
spiccano  in  mezzo  a  lilaiiienli  miceliari  disposti  a 
guisa  di  un  litio  slralo  di  bianco  colone,  cumesi  può 
mollo  frequcnienienle  vedere  sui  làgioli.  Ira  le  foglie 
dei  cavoli,  sulle  cipolle  ammucchiale  nei  magazzini 
mollo  umidi. 

Gli  organi  di  fruttificazione  vengono  generali  di- 
rettamente dagli  sclerozii  e  sono  apotecii  carnosi  o 
ceracei,  sostenuti  da  un  peduncolo  più  o  meno 
lungo.  In  molle  specie  si  lianim  fonile  ((iiiiiliali,  fra 
le  (piali  specialinenle  le  Hulrilix  e  Munii  hi,  che 
appaiono  come  una  elllorcsccnza  hiaiira  (i  grigia 
sugli  organi  vivi  delle  piante.  In  allre  s|ifiif  man- 
cano e  per  (picsld  carallere  SdiKi  appiiiilci  ilislinle 
le  due  forme  principali  che  noi  descriveivMio,  .S'.  lA- 
berliana  e  S.  Fuclaiianu.  Secondo  le  esperienze  del 
De  Bary  e  del  Pirotta,  la  A\  LitierUana  non  dà  forme 
conidiali,  le  quali  costituiscono  invece  la  caralleri- 
slica  principale  della  .!>.  Fuckeliana.  È  bensì  vero  che 
il  Fhank  descrive  come  S.  Liberliana  un  fungillo  che 


f/o»ìiceli  od  Eìimicelì  (Fungili) 


vive  nelle  Brassica  (colza  e  rmiizzone)  produceii- 
(lovi,  oltre  che  sclerozi!  ed  apolecii,  anche  abbon- 
danti conidii;  il  De  Baby  vorrebbe  piuttosto  ritenere 
che  le  Brassica  potessero  essere  colpite  dalle  dne 
l'orme  (Liberiiana  e  Fuckeliana).  Tale  supposizione 
può  anche  dimostrare  le 
infezioni  di  S.  Liberiiana 
che  si  comunicano  alle  ca- 
rote, alle  barbabietole  e  ad 
altre  radici  carnose  che 
sono  di  solito  colpite  dalla 
S.  Fuckeliana. 

Le  Sclerotinia  in  alcuni 
casi  vivono  sulle  parti  già 
guaste  di  un  vegetale,  poi 
passano  come  veri  paras- 
siti sulle  porzioni  ancora 
sane. 

Pare  che  le  specie  del 
gen.  Sclerotinia  possano 
vivere  anche  sopra  piante 
diverse  (eteroiche),  come 
dimostrerebbe  lo  studio 
di  WoRONiN  e  Nawasciiim 
sulla  Sclerotinia  beteroica. 
Sclerotinia  Libertiana 
Kiick.  =  Peziia  Scirro- 
lioriim  Lib.,  Sclerotinia 
Knull'manniiina  'riclioini- 
row  (Malati ili  itrllo  «cle- 
ro iin,  cancro  o  tigna  del 
fagiolo,  della  canapa,  del 
girasole,  del  topinamboiir, 
della  patata,  ecc.).  —  Vive 
sopra  diverse  specie  di 
piante,  fagiolo,  canapa, 
girasole,  topinamboiir  e 
patata,  nonché  sulle  face, 
sidle  carote,  sui  pomodoro, 
f'U\  granoturco  (Prillieux) 
e  sul  carolo  comune.  In 
generale  gli  individui  col- 
piti appaiono  coi  fusti,  o 
piccioli,  0  frutti,  coperti 
dapprima  dal  feltro  bianco 
cotonoso  del  sistema  di 
vegetazione  e  quindi  dagli  sclerozii  che  fruttificano 
solo  dopo  qualche  mese. 

Nelle  regioni  italiane  la  Sclerotinia  si  è  sviluppala 
straordinariamente  sui  fagioli  e  sulla  canapa  e  credo 
(piindi  op|)ortuiio  il  riportare  la  descrizione  del  male 
come  si  presenta  s|ie('ialinenle  so|ira  queste  tlne 
fanerogame. 

(1)  Meìnorie  Accademia  di  Bologna,  voi.  XII. 

(2)  Ho   notato   uaa  tale  iafezione  in  molti  punti  del 


hH 


Fig.  100.—  Frammento 
di  stelo,  mal.Tlo  di  cmii- 
cro  de!  fagiuoli,  .sezio- 
nato in  parte  longitu- 
dinalmente, afiinché  si 
scorgano  i  corpuscoli 
(sclerozii)  neri. 

(Dal    l'RiU.IEUN) 


Sul  fagiolo,  il  male  si  manifesta  dapprima  sui  fusti 
((ig.  UM))  con  un  rilassamento  dei  tessuti  corticali  e 
con  un  fìtto  deposito  bianco  di  filamenti  miceliari  che 
dalla  corteccia  si  estende  sin  verso  le  parti  più  in- 
terne, determinando,  in  brevissimo  tempo,  la  marce- 
scenza  e  la  morte  di  quella  porzione  di  fusto.  I  fila- 
menti miceliari  possono  passare  sui  peduncoli  e  sui 
frutti  finché  le  piante  sono  all'aperto,  ma  general- 
mente le  infezioni  veramente  intense  e  dannose,  av- 
vengono (|uando,  fra  i  legumi  chiusi  nei  cesti  od 
ammucchiali  in  magazzini  umidi,  si  lascia  cadere 
anche  una  piccolissima  porzione  di  fusto  malato.  In 
due  0  tre  giorni  i  legumi  imputridiscono  e  si  rico- 
prono del  deposito  cotonoso  bianco.  Tanto  sulla  parte 
corticale  esterna  dei  fusti,  come  sui  legumi,  si  pos- 
sono in  breve  notare  gli  sclerozii  bruni. 

Sulla  canapa,  il  fungo  si  sviluppa,  come  ricordava 
il  Bertoloni  già  fin  dal  1861  (1  )  nella  parte  corticale 
ed  inferiore  del  fusto,  determinandovi  il  deposito 
bianco  cotonoso  e  quindi  gli  sclerozii  bruni.  Il  tes- 
suto cellulare  della  corteccia  resta  quasi  completa- 
mente distrutto,  i  fasci  di  fibre  perdono  la  loro 
tenacità,  tantoché  al  minimo  sforzo  si  rompono  ;  le 
porzioni  legnosa  e  midollare  risultano  pure  profon- 
damente alterate,  mentre  le  foglie  e  le  radici  si  man- 
tengono sane,  non  venendo  cosi,  molte  volte,  impedita 
la  formazione  dei  fiori  e  la  maturazione  dei  semi. 
Nel  girasole,  l'infezione  ha  luogo  lungo  il  fusto,  nel 
topinambour  e  nella  patata  le  porzioni  sotterranee 
risultano  specialmente  colpite,  quindi  i  tuberi  ap- 
paiono bruni  nell'interno,  marcescenti  e  ripieni  di 
sclerozii  di  varia  forma  e  grandezza. 

Nel  cavolo,  l'infezione  si  manifesta  specialmente 
quando  le  piante  sono  chiuse  nei  cesti  o  nei  magazzini 
molto  umidi.  Allora  fra  le  foglie  interne  appare  un 
deposito  0  feltro  bianco  che  tiene  strettamente  ade- 
rente una  foglia  all'altra  determinandone  anche  la 
marcescenza.  Conservando  una  pianta  cosi  malata, 
dopo  un  mese  all'incirca  si  formeranno,  fra  il  feltro, 
dei  corpuscoli  bruni  allungati  simili  agli  sclerozii 
già  descritti  (2). 

L'infezione  può  essere  facilmente  trasmessa  da 
una  pianta  all'altra  per  mezzo  del  fìtto  intreccio  di 
filamenti  miceliari  e  si  propaga  specialmente  sulle 
radici  carnose  custodite  nei  magazzini. 

I  filamenti  miceliari  risultano  di  ile  jaline,  con 
setti  trasversali,  suddivise  in  numerose  ramifica- 
zioni che  s'intrecciano  in  vario  modo.  L'accresci- 
mento, come  constatò  per  il  primo  De  Bary,  nelle 
sue  classiche  ricerche,  avviene  divei-samente  a  se- 
conda del  mezzo  dove  il  micelio  vive,  cosi  nei  tes- 
suti molli,  0  sopra  liquidi  nutritizii,  si  sviluppa 
straordinariamente  in  lutti    i   sensi    producendo  il 


Monferrato  e  specialmente  in  alcuni   orti  di  Terranova 
(Casale). 


iiologia  ì'egetale 


feltro  bianco  caratteristico,  quando  invece  viene  in 
contatto  con  un  corpo  clie  presenta  una  certa  resi- 
stenza, come  ad  esempio  l'epidermide  che  ravvolge 
i  diversi  orgaTii  dei  vegetali,  allora  se  il  micelio  ha 
già  per  un  certo  tempo  vissuto  fra  i  tessuti  morti, 
si  ha  un  allungamento  particolare  di  alcuni  filamenti 
e  la  formazione  all'estremità  superiore  di  questi,  di 
brevi  rami  riuniti  quasi  a  pennello  e  divisi  in  bre- 
vissime   porzioni    da    numerosi    setti    trasversali. 


ci 


Fig.  401.  —   Sclerolinia  Liber 
A,  Sclerozio  con  apolecii  a  slipile  mollo  collo.  - 
più  allungalo.  -  C,  Apolecio  portalo  ila  uno  slipile  lu 
lecio  sezionato  (dal  Prili.ieux). 


I),  Apo- 


Tanto  nell'un  caso  che  nell'altro  i  filamenti  mice- 
liari  emettono  una  tossina,  un  veleno  di  natura  acida 
contenente  un  fermento  speciale  e  dell'acido  ossalico. 
Tale  veleno  agisce  sulle  cellule  della  parte  interna 
dei  tessuti  anche  ad  una  certa  distanza  dal  micelio, 
distruggendo  la  membrana  intermedia,  raggrinzando 
il  protoplasma,  rendendo  brune  le  cellule,  produ- 
cendo la  marcescenza  e  quindi  la  disorganizzazione 
dei  tessuti  dell'epidermide  per  lasciar  libero  pas- 
saggio e  svilup|P(i  ,ii  filamenti  miceliari. 

Gli  sclerozi!  sono  |nodotti  da  brevi  rami  miceliari 
contorti  e  slretlameiite  ripiegati  sopra  se  stessi  a  go- 
mitolo. A  completo  sviluppo  essudano  goccioline  di 
sostanza  acida  e  risultano  di  una  porzione  esterna 


di  ife  ripetutamente  segmentale  in  modo  da  costi- 
tuire una  specie  di  pseudoparenchima  a  piccole  cel- 
lule con  membi'ana  neracutinizzata  e  disposte  in  tre 
o  quattro  strati;  nella  parte  interna  si  ha  un  ifen- 
chima  pure  compatto  ma  con  ife  più  ristrette  e  jaline. 
A  seconda  del  luogo  dove  si  formano,  risultano  sfe- 
rici, allungati,  contorti  e  lunghi  anche  3  millimetri. 

Gli  sclerozii  dopo  un  certo  tempo,  che  coincide 
generalmente  col  periodo  invernale,  quando  si  ha 
una  temperatura  mediocremente  calda  ed  umida, 
mandano  fuori,  dalla  parte  centrale,  dei  cordoni  tor- 
tuosi di  ife  in  forma  di  minuti  coni  che  in  15  giorni 
al  più  si  allungano  in  apolecii  (fig.  101),  ossia  in  uno 
stipite  cilindrico,  flessuoso,  lungo  da  1  a  3  cm.,  largo 
da  1  a  1,5  mm.,  carnoso,  cereo,  bruno,  il  quale  si 
allarga  in  una  cupola  imbutiforme,  pure  carnoso- 
cerea,  bruno-gialliccia  e 
ricoperta  nella  parte  in- 
terna, che  resta  poi  la  su- 
periore, di  ascili  cilindrico- 
clavati,  ottusi,  lunghi  da 
130  a  150  |x,  larghi  da  8 
a  10  u,  con  otto  ascospore 
disposte  in  una  sola  serie, 
ellittiche,  jaline,  lunghe 
9-12  |;l,  larghe  5-6-6,5  y., 
che  non  riempiono  tutto 
l'asco  e  lasciano  nella  parte 
superiore  una  porzione  che 
si  tinge  in  azzurrognolo 
coU'acqua  iodata;  fra  gli 
aschi  appaiono  rare  para- 
fisi allungate,  davate  (fi- 
gura 102). 

Le  ascospore  vengono 
lanciate  fuori  dell'asco  con  una  certa  forza  ed  emet- 
tono facilmente  un  tubetto  germinativo  il  quale,  se 
si  trova  in  ambiente  ricco  di  nutrimento,  si  allunga 
e  produce  un  vero  micelio  saprofita  che  serve  poi 
alla  diffusione  del  malanno. 

Sulle  fave  e  sui  lii/iini  si  formano  frequentemente 
degli  sclerozii,  che,  sebbene  non  si  sia  ancora  riu- 
sciti a  farli  fruttificare,  ciò  non  ostante  sono,  per  le 
molte  analogie,  riferiti,  per  ora,  alla  Sclerolinia  Li- 
heiiiaint.  Sulle  piante  di  fava  o  lupino  coltivale  sia 
per  sovescio  che  per  ottenere  seme,  tanto  nell'alta 
che  bassa  Italia  si  notano  generalmente,  in  sul  prin- 
cipio della  primavera,  segni  manifesti  di  languore, 
cioè  un  avvizzimento  nelle  foglie  e  nei  giovani  ger- 
mogli ed  una  tinta  brunastra  nel  fusto.  In  breve  tutta 
la  pianta  deperisce  e  muore,  mentre  verso  la  base  e 
precisamente  nel  colletto,  il  fusto  presenta  macchie 
ovali  rossicce,  sulle  quali,  se  il  terreno  è  molto  umido, 
compaiono  efflorescenze  bianche  e  quindi  sclerozii 
neri,  compatti,  simili  a  quelli  già  sopra  descritti. 
EiDARN  però  dice  di  avere  ottenuto  una  forma  di 


Fig.  102.  —  Ascili  e  para- 
fisi di  Scler.  Libertiana. 
(Ingrand.  350  diam.  circa). 
(Dal  Prillieux). 


Ifomiceti  od  Eumiceli  (Funghi 


Bolrytin  che,  portata  sui  lupini,  avrebbe  prodotto 
iiiirelio  e  sclerozii. 

Affine  a  questa,  è  pure  una  malattia  conosciuta  dai 
francesi  col  nome  di  Minel  de  la  barbe-de-capuciite, 
ain|)iamenle  descritta  dal  Prillieux  nel  suo  trattato, 
voi.  II,  a  pai;.  436  e  seguenti. 

La  barhe-de-capucine  è  eguale  alla  nostra  cicoria 
rii.ssii  d'inverno,  detta  anche  radicchio  di  Trevixo. 
In  Francia  si  fa  prima  la  coltivazione  della  cicoria 
all'aperto,  (|uindi  nel  mese  di  novembre  si  trasporta 
nelle  cantine  forzandone  l'accrescimento  e  l'ingial- 
limenlo.  Sin  da  quando  la  pianta  è  nel  campo,  si  |)uò 
manifestare  la  malattia  con  un  rammollimento  dei 
tessuti  in  vicinanza  del  colletto.  Appena  questi  indi- 
vidui sono  porl;ili  nell'ambiente  caldo  ed  umido  si 
ricoprono  di  un  (ine  strato  di  fdamenti  bianchi,  che 
producono,  in  breve,  minuti  sclerozii  non  più  grossi 
di  un  frutto  di  miglio.  Il  male  passa  anche  sulle  fave 
e  carole.  Secondo  il  PniLLiEUX  diderisce  dalla  Scle- 
riilinia  Libertiana  per  avere  gli  sclerozii  molto  più 
l>iccoli.  In  Italia  (jaesto  malanno  non  si  ù  ancora 
difl'uso. 

L'unico  mezzo  di  difesa  si  ha  nella  distruzione 
completa  delle  |)orzioni  colpite  per  impedire  la  pro- 
pagazione diretta  del  micelio,  (|uindi  la  formazione 
(lei:li  sclerozii  o  dei;li  apotecii. 

Sclerotinia  Kin'keliana  (De  Bary)  Fuck.  =Bolri/lis 
rincreii  Peis.,  Sclrni/iuni  evhinatum  Fuck.,  .S'.  lirax- 
niriir  l'ers.,  f'eiiiu  Fuchi-liana  De  Rary  (Muffa 
Urifjia  della  vile,  marciume  nobile,  scleroiio  del 
eolia  0  del  cavolo  bianco).  —  (;ol|)isce  gli  acini,  le 
foglie  ed  i  tralci  della  vile,  i  fusti  di  varie  Brassica 
(colia  e  ravizzone). 

Sulla  vile,  secondo  le  ultime  osservazioni  di  Iìavaz, 
il  male  si  sviluppa  parassiticamente  sopra  lutti  gli 
organi  erbacei,  e  quindi  sulle  prime  foglie  (lig.  103) 
in  forma  di  macchie  brune  rivestile  da  una  muffa 
grigiastra,  che,  estendendosi  a  tutta  la  lamina,  ne 
possono  determinare  la  caduta  precoce:  verso  la 
base  dei  tralci  verdi  si  può  anche  formare  una  piccola 
macchia  nera,  che,  allargandosi  gradatamente  lutto 
attorno,  può  determinare  la  corrosione  e  quindi  la 
caduta  del  giovane  tralcio. 

In  generale  queste  infezioni  sono  poco  estese.  Il 
male  si  manifesta  invece  con  una  certa  intensità  nelle 
annate  molto  umide  e  piovose  in  forma  di  una  mulTa 
grigiastra  sulla  buccia  degli  acini  maturi  od  in  via 
(li  maturazione,  soprattutto  se  attaccati  a  grappoli 
mollo  compalli.  Nei  magazzini  mollo  umidi  o  nei 
cesti,  quando  i  grappoli  sono  staccali  troppo  maturi 
e  collocati  piuttosto  aderenti,  la  muffa  prende  una 
particolare  diffusione.  Se  il  fungo  colpisce  gli  acini 
0  mollo  piccoli  0  non  ancora  maturi  allora  questi 

(1)  Pourrilurc  des  rnmratix  de  vigne  déterminée 
par  la  Botrytis  cinerea.  Paris  1896. 


essiccano  e  cadono  precocemente  ricoprendosi  quindi 
di  un  deposilo  grigiastro.  Se  invece  invade  gli  acini 
maturi,  allora  uccide  ed  imbrunisce  le  cellule  della 
buccia,  provoca  una  evaporazione  più  attiva,  rende 
insolubili  una  parie  delle  sostanze  azotate  solubili, 
si  nutre  specialmente  a  spese  degli  acidi  più  che  del 
glucosio  e  facilita  in  tal  modo  la  concentrazione  e 
l'aumenlo  di  zucchero  nel  mosto,  nonché  una  fer- 
mentazione più  lenta  e  lunga. 


Fig.  103.  —  Giovane  foglia  di  Vite  invasa  dalla  Bolrijlis 
cinerea  (dal  PniLLiEUx). 

Come  ricorda  il  Pi\illikiix  (I.  e,  p.  427),  le  uve 
bianche  di  Sauternes  e  delle  rive  del  Reno  si  raccol- 
gono solo  (piando  sonoavvizziteeqnindi  (piasi  sempre 
colpite  dalla  niiilTa  della  Sclerotinia:  il  CitnOM  inire 
nolo  nella  cosi  detta  ura  in/arata  o  colpita  dalla 
muffa  di  Trebbiano,  un  aumento  del  tenore  zuc- 
cherino (2,3  %  di  i»iù).  Il  male  può  però  invadere 
l'intera  bacca  ed  allora  la  poljia  va  soggetta  a  note- 
voli alterazioni,  come  sottrazione  di  acqua,  zuccheri 
ed  acidi,  che  hanno  per  effetto  di  dare  un  vino  molto 
scadente. 

Il  fungillo  può  vivere  come  saprofita  sulle  foglie 
secche  determinandovi  dapprima  macchie  brune  e 
deposilo  grigiastro,  ma  in  alcuni  casi  anche  come 
vero  parassita  sulle  giovani  foglie  e  tralci  verdi  so- 
prallulto  negli  esemplari  forzati  a  crescere  nelle  serre 
calde  ed  umide.  Il  Foex  (  1  )  cita  esempi  di  marciume 
su  vili  coltivate  all'aperto  in  Algeria  ed  in  Francia 
nel  dipartimento  del  Card,  dintorni  di  Vauvert.  Le 
foglie  in  tal  caso  appaiono  con  larghe  macchie  brune 
e  muffa  grigiastra  ed  i  giovani  tralci  imbruniscono, 
muoiono  anche  nella  parte  interna  legnosa,  si  ri(;o- 
prono  della  muffa  grigiastra  e  se  cadono  al  suolo, 
marciscono  facilmente  e  restano  involli  da  un  fittis- 
simo feltro  mireliare  bianco.  Nelle  talee  innestate  e 
depositate  nella  sabbia  mollo  umida,  il  Viai.a  (2)  ha 
pure  riscontrata  un'infezione  nella  corteccia  e  nel 


(2)  Une  maladie  des  greffes-boutures.  Paris  1891, 


Patoloijia  vegetale 


legno  e  lanlo  nel  iiorla-iiiiieslo  che  neiritineslo  e 
sempre  col  deposito  esterno  di  corpi  scleroziali 
caratteristici  del  fungo. 

Durante  la  stagione  invernale  od  anche  nell'au- 
tunno, sulle  foglie  secche  e  putrescenti  della  vile  o 


«^\1|^ 


lare  di  cellule  con  membrana  bruna  e  molto  consi- 
stente; dopo  un  certo  periodo  di  riposo,  collocati  in 
ambiente  caldo  ed  umido,  emettono  dapprima  uno 
0  più  ascomi  alti  fino  ad  un  centimetro,  di  color  bru- 
nastro  e  di  consistenza  ceracea;  cilindrici  dapprima, 
si  allargano  in  seguito  nella  parte  superiore 
in  una  cupola  concava,  poi  piana  ed  infine 
convessa,  in  seguilo  alla  ripiegatura  verso 
l'esterno  del  margine,  contenente  numerosi 
aschi  allungati,   cilindrico-clavati,  lunghi 
130  |JL,  larghi  12-13  \i.,  ripieni  di  proto- 


Fig.  104.  —  Sclerotinia  Fuckeliana. 


sui  tralci  caduti,  in  corrispondenza  del  midollo,  si 
formano  gli  sclerozii  tondeggianti  e  allungati,  irrego- 
lari, neri  e  finamente  granulosi,  lunghi  2  a  4  mm., 
larghi  da  1  a  2-3  nim.^fìg.  104). 

Sulle  pianticine  di  coha  o  ravizzone  il  fungo  pro- 
duce un  ingiallimento  del  fusto  e  quindi  macchie 
rossastre  verso  la  base  e  marcescenza  nei  tessuti  sot- 
tostanti ,  con  distruzione  cioè  della  corteccia,  del 
libro,  dei  raggi  midollari  ed  anche  di  quasi  tutto  il 
midollo,  al  posto  del  quale  si  sviluppa  invece  un 
fittissimo  intreccio  fioccoso  di  filamenti  miceliari, 
fra  i  quali  si  formano,  in  seguilo,  numerosi  sclerozii 
sferici  od  ovali,  irregolari,  lunghi  da  2  a  20  mm.  e 
con  superfice  rugosa,  di  consistenza  cornea  in  am- 
biente asciutto.  Nelle  porzioni  morte,  il  micelio  con- 
tinua a  vivere  come  vero  saprofita  e  passa  facilmente 
da  una  pianta  all'altra. 

I  filamenti  miceliari  della  Sclerotinia  Fuckeliana, 
tanto  nella  vite  che  nelle  altre  specie  di  piante,  sono 
molto  lunghi,  ramificati,  si  anastomizzano  in  vario 
modo  e  si  riuniscono  quindi  in  gomitoli  che,  diffe- 
renziandosi ulteriormente,  producono  gli  sclerozii  od 
organi  ibernanti,  nei  quali  cioè  il  micelio  si  mantiene 
in  uno  stato  di  quiescenza  più  o  meno  lunga. 

Gli  sclerozii  risultano  formati  da  un  pseudoparen- 
chima bianco,  circondato  da  uno  strato  molto  rego- 


(1)  Per  maggiori   schiarimenti    vedi:   Pjrotta,   Sullo 
sviluppo  della  Peziza  Fuckeliana  {Nuovo  giornale  bota- 


Kig.   105.  —  Fasi  successive  di  sviluppo 
C  del  Black-rot. 

sclerozio  e  plasma  granuloso,  in  mezzo  al  quale  hanno 
ieun).  origine  otto  ascospore  incolore,  ellittiche, 

lunghe  9-11  \j.,  larghe  5-7  |ji,  che,  giunte  a 
maturazione,  per  la  elasticità  della  membrana  del- 
l'asco,  vengono  lanciale  ad  una  certa  distanza  in 
modo  da  disseminare  il  fungillo.  Fra  gli  aschi  si 
trovano  parafisi  filiformi  o  leggermente  ingrossate 
all'estremità  superiore  (fig.  104,  C). 

Dagli  sclerozii  si  protendono  anche  dei  cespuglietti 
cenerognoli  o  grigio-olivacei  (Botiì/lis  cinerea),  di 
basiilii  allungati  o  conidiotori  variamente  ramificati, 

sellali,  lerniinali  da  i^li niii  di  minuti  sterigmi  con 

conidii  ovoidali,  quasi  tondeggianti,  in(;olori  o  legger- 
mente brunastri,  con  un  diametro  di  6-8  y.  (fig.  106). 
(ìuesto  stato  conidiale  può  avere  direttamente  origine 
dai  filamenti  miceliari  e  forma  la  muffa  grigiastra 
che  si  nota  sugli  acini,  sulle  foglie,  sui  tralci  di  vile, 
sui  fusti  e  foglie  di  altre  piante. 

Tanto  le  ascospore  che  i  conidii,  emettono  un  tu- 
betto germinativo  (1)  che  produce  poi  nuovo  micelio 
e  siccome  si  possono  avere  parecchie  generazioni  di 
conidiofori  e  conidii  in  breve  spazio  di  tempo,  cosi 
sono  appunto  i  conidii  quelli  che,  data  la  prima  in- 
fezione, servono  a  difl'ondere  il  fungillo  in  una  an- 
nata. Essendo  per  mezzo  degli  sclerozii  che  si  può 
propagare  il  male  dall'uno  all'altro  periodo  di  vege- 
tazione, cosi  converrà  abbruciare  foglie,  tralci,  acini, 
piante  di  colza,  cavolo,  ecc.,  sulle  quali  si  fosse  no- 
tata l'infezione.  Sarà  poi  necessario  isolare  bene,  a 

nico  italiano,  1881).  —  De  Bary,  Ueber  einige  Sclero- 
tinien  und  Sclerotienkrankìieiten  {Bolan.  Zeitung,  1886). 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Funghi) 


malanno  inizialo,  le  piaiile  colpile,  perchè  il  semplice 
contano  con  piante  sane  potrebbe  agevolare  il  pas- 
saggio e  la  diffusione  del  micelio.  Nel  caso  di  forti 
iniezioni  sugli  acini,  nei  magazzini,  che  possono  riu- 
scire dannose  per  le  uve  da  tavola,  bisognerà  anche 


Fig.  106.  -  Botrytis  cinerea. 

A,  l''il.imciili  fruuiferi  portami  rami  ooniiliofori  (iiigraiul.  circa  UO  iliam.). 

-  B,  Uanio  «oiiidioforo  mollo  ini^raadìto.  -C,  Parte  inferiore  tli  uu  ramoLlo 

frullifero.  -  H,  Eslremilà  di  un  rametto  fruttifero  recante  conidii  giovanis- 

.Mmi  (ingrand,  circa  350  diam.)  (dal  Prillieux). 

cercare  di  allontanare  subito  i  grappoli  colpiti  atTine 
di  impedire  la  formazione  dello  stalo  coiiidiale.  Pare 
che  contribuiscano  a  diffondere  il  lungo  le  lesioni 
eausale  sull'uva  prossima  a  maturare  da  aictiiii  in- 
selli e  particolarmente  dalle  tigniiole. 

La  Scleroiinia  Fiickeliana  si  presenta,  non  però 
seiiiprc,  con  tutti  i  diversi  sladii  di  sviluppo,  sopra 
indile  piante  coltivale  nei  giardini,  delerminandovi 
la  niarcescenza  delle  gemme,  dei  fusti  o  delle  foglie 
e  tpiindi  lo  sviluppo  della  forma  conidiale  (Botri/lis 
cinerea).  Tali  infezioni  si  notano  nei  roxai,  nei  pe- 
largoiii,  nelle  begonie,  nei  Coleus  ed  in  tulle  ([uelle 


(1  )  Sur  la  Voile,  affeclion  parassitaire  de  certains  vé- 
gèlaux  (Bull.  Soc.  Biol.,  1894;  Compi.  Rend.  Acad.  de 
Se,  1894). 

(2)  Prillieux  et  Delacuoix,  Maladie  de  la  Toile  pro- 
duite  par  la  Bolrjlis  cinerea  {Cotnpl.  Rend.,  1894). 

(3)  Sur  le  polymorphisme  de  l'appareil  conidien  de 


piante  che  si  devono  nella  stagione  invernale  tenere 
nelle  serre  calde.  Basta  in  tal  caso  che  si  abbia  una 
semplice  particella  di  pianta  colpita  dalla  Bo//v///.y, 
perchè  in  brevissimo  spazio  di  tempo  il  male  si  dif- 
fonda in  modo  straordinario,  soprattutto  nei  giovani 
germogli.  Nei  letti  caldi,  la  Botrytis  può  in  pochi 
giorni  produrre  la  distruzione  di  tulle  le  giovani  pian- 
ticelle. Mangin(I),  PiULUEUX  e  Delacboix  (-2)  hanno 
specialmente  studiala  tale  infezione  conosciuta  dagli 
orticoltori  francesi  col  nome  di  toilc,  perchè  appare 
come  un  fitto  intreccio  bianco  attorno  alle  giovani 
radici.  Beauverie(3)  avrebbe  a  tale  proposito  osser- 
vato un  polimorfismo  anormale,  cioè  micelio  sterile 
in  ambiente  a  30-35°  C.  ed  una  forma  microconidiale 
(|uanilo  si  ha  substrato  povero  ed  una  bassa  tempe- 
ratura iieirambienle. 

Secondo  le  osservazioni  di  BEimENS(4)  in  Alsazia, 
sembrerebbe  che  sulla  canapa  si  sviluppasse  anche 
la  Bolri/tis  cinerea  con  sclerozii  della  Scleroiinia 
Fiickeliana,  i  diversi  esemplari  malati  ch'io  ho  rac- 
colto nei  principali  centri  d'infezione  delle  regioni 
italiane  portavano  lutti  sclerozii  lisci  di  Sci.  Libcr- 
liana  e  nessuna  traccia  di  forma  conidiale. 

Si  sviluppa  anche,  secondo  Coemans,  nelle  barba- 
bietole (5),  carole  e  nel  radicchio  (Cychorium  in- 
lìlbits),  producendo,  specialmente  su  quesl'  ultima 
pianta,  forme  di  Botrytis.  Probabilmenle  a  questo 
tipo  di  Botrijlis  si  può  anche  riferire  quello  trovato 
da  Warh  come  |)arassita  del  giglio. 

Scleroiinia  trifoliorum  Erik.  =  Peziza  ciborioides 
Hoffm.  (Cancro  o  mal  dello  scleroiio  dei  trifogli). 
■ —  Vive  sopra  varie  specie  di  Trifoliiim  (pratense, 
repen.s,  hybridum,  incurnalum),  nonché  sull'cria 
medica  ed  altre  leguminose  foraggere. 

L'infezione  si  manifesta  in  primavera  con  ingial- 
limento delle  parti  aeree  della  pianta  colpita  ;  quindi 
l'epidermide  dei  fusti  va  gradatamente  disaggregan- 
dosi e  viene  sostituita  da  un  fittissimo  intreccio  di 
filamenti  bianchi  che  lentamente  si  estendono  a  tutto 
il  fusto,  alle  foglie  ed  a  gran  parte  della  radice.  Se 
la  pianta  inalata  è  molto  piccola,  allora  marcisce 
quasi  completamente,  negli  individui  invece  già  ben 
sviluppali,  resistono  all'infezione  i  fasci  libro-legnosi 
che  spiccano  a  guisa  di  cordoni,  in  mezzo  al  feltro 
bianco  dei  filamenti  miceliari.  Sul  finire  dell'autunno 
e  durante  l'inverno,  alcune  ife,  ripiegandosi  le  une 
sulle  altre,  producono  sclerozii  grigi  o  neri,  tondeg- 
gianti, ellittico-compressi,  con  un  diametro  da  2-3 
sino  a  12  mm.,  i  quali  si  rendono  ben  manifesti  nella 


la  Scleroiinia  FucUel.,  la  Botrytis  cinerea  el  la  maladie 
de  la  Toile  {Soc.  Bot.  Lyon,  1899). 

(4)  Ueber  das   Anflreten   dcs   Haufkrebs   in   Elsass. 
(Zeilsckr.  f.  Pflanienkrankheilen,  I,  1891). 

(5)  Frobabilmento  è  la  forma  di  sclerozia  da  aoi  de- 
sciilla  nella  forma  Typhula. 


lo  —  Palotoijia  vetjclak. 


.Nuova  EiNcicl.  Auhaiua,  I. 


114 


Patologia  vegetale 


primavera  successiva  fra  i  fiocchi  bianchi,  verso  la 
base  del  fuslo,  sulle  radici,  rarissimamente  sulle 
foglie. 

Nella  stagione  estiva,  dopo  un  periodo  di  riposo 
corrispondente  a  2-3  o  4  mesi,  gli  sclerozii,  che  pos- 
sono del  resto  mantenersi  in  vita  anche  due  anni, 


Fig.  -107.  —  Sclerotinia  trifoliorum. 


purché  tenuti  in  ambiente  secco,  emettono  un  apo- 
tecio  lungo  2-3  cm.  (fig.  107),  che,  uscendo  collo 
stipite  dal  terreno,  forma,  nella 
parte  superiore,  una  cupola 
larga  sino  ad  1  cm.,  mollo  si- 
mile a  quella  della  Sclerotinia 
Liberiana,  e  che  ne  differisce 
solo  per  essere  liscia  e  concava 
e  per  avere  aschi  allungati  (fi- 
gura 108),  con  ascospore  pure 
di  forma  ellittica,  ma  che  misu- 
rano una  lunghezza  di  14-18  ix 
ed  una  larghezza  di  6-9  |a. 

Secondo  Rehm  (1),  alcuni  fi- 
lamenti miceliari  formano,  in 
direzione  perpendicolare  al  fu- 
sto colpito,  dei  piccoli  ciuffetti 
di  conidiofori  con  conidii  di 
Bolrytis. 

(Dal  prillieux).  Le  ascospore  nell  acqua  od  in 

un  ambiente  molto  umido  si 
gonfiano,  si  segmentano  ed  emettono  in  poche  ore 
dei  filamenti  germinativi  che  si  ramificano,  si  sud- 
dividono in  segmenti  ed  ingrossano  in  vari  punti. 


Fig.  108.  -  Ascili  e 
parafisi  di  Sclero- 
tinia trifoliorum. 


(1)  Entwickelungsgeschichte  eines  Kleearten  zerstó- 
renden  Pitzes.  Gòtting  1872. 


Da  tali  rami  od  anche  dalle  ascospore  medesime, 
dopo  3  0  4  giorni  si  formano,  come  ha  indicato 
il  Brefei-d,  numerosi  sporidioli  sferici,  con  un  dia- 
metro di  2  a  3  fji,  che  furono  pure  per  altre  specie 
trovati  dal  Tulasne,  Woronin  e  Prillieux  (2),  dei 


Fig.  109.  —  Germinazione  di  ascospore  di  Sclerotinia 
trifoliorum  (ingv.  450  diam.  circa)  (dal  Brefiìld). 

quali  però  non  si  potè  ottenere  la  germinazione.  La 
formazione  dei  conidii  si  ha  specialmente  quando  le 
ascospore  restano  immerse  nell'acqua;  in  liquidi 
nutritizi  invece  le  ascospore  producono  filamenti 
miceliari  (fig.  109). 

L'infezione,  provocala  artificialmente  dal  [{khji 
e  dal  Wakker  e  Strassburg  nel  1883,  avviene  per 
mezzo  delle  ascospore  che,  germinando,  producono 
ife  miceliari,  le  quali  passano  nell'interno  delle  pian- 
ticine  di  trifoglio,  erba  medica,  ecc.  ed  allungandosi 
in  tutte  le  direzioni  e  specialmente  nelle  radici,  pro- 
ducono l'ingiallimento  della  pianta,  quindi  la  mar- 
cescenza.  Anche  gli  sclerozii  possono  emettere  micelio 
ed  è  per  mezzo  di  questo  che  avviene  specialmente, 
secondo  alcuni,  l'infezione. 

L'umidità  del  suolo  favorisce  molto  la  diffusione 
del  malanno,  per  cui  sarà  necessario  fare,  nei  luoghi 
umidi,  lavori  mollo  profondi,  allontanare  e  bruciare 
le  piante  malate  e  siccome  gli  sclerozii  possono  man- 
tenersi in  vita  anche  per  2  e  più  anni,  cosi  converrà 
sospendere  per  qualche  anno  la  coltivazione  del  tri- 
foglio e  dell'erba  medica. 

Secondo  Schenk  ed  altri,  la  Scler.  trifoliorum  sa- 
rebbe identica  alla  Sclerotinia  Libertiana,  perchè  si 

(2)  Loc.  cit.,  pag.  417. 


eli  oil  Eumiceli  {Fiinylii) 


jiolè  con  questa  infeltare  delle  piante  di  trifoglio.  Le 
ascospore  però  della  Sci.  Irifoìiortim  sono  molto  più 
grandi  di  qnelle  della  Sci.  Lihertianu,  e  diverso  è  il 
modo  di  presentarsi  degli  sclerozii,  per  cui,  sebbene 
le  due  specie  abbiano  molle  aWìnità,  devono  però 
l'ilenersi  come  distinte. 

Sclerotinia  bulborum  (Wakker;  Rebm  =  Peziza 
Intllioniiii  \y-A\ike:\-  {Cancrena  o  labe  dei  giacinti).  — 
Colpisce  varie  sjiecie  di  I/i/aciiil/ius,  Scilla  e  Crnciis. 

Sui  (/indilli,  si  nota,  poco  prima  della  lioritura,  un 
ingiallimeiilo  delle  foglie,  la  mancanza  di  turgidezza 
e  quindi  il  loi'o  ripiegarsi  al  suolo.  Verso  la  base,  il 
tessuto  fogliare  è  quasi  sempre  in  gran  parte  distrutto 
e  le  scaglie  esterne  del  bulbo,  di  color  grigiastro,  si 
disaggregano  molto  facilmente  lasciando  allo  scoperto 
le  interne,  clie,  di  mano  in  mano,  passano  allo  stato 
di  marcescenza.  I  bulbi  sono  sempre  molli,  acquosi, 
al  semplice  comprimerli  si  disorganizzano  e  nei  pe- 
riodi di  grande  umidità  presentano,  verso  la  super- 
fice  del  terreno  e  fra  le  scaglie  di  molto  assottigliate, 
un  fittissimo  feltro  bianco  di  filamenti  niiceliari,  nei 
(piale  si  producono  sclerozii  di  forma  e  grandezza 
molto  irregolari,  lunglii  ancbe  sino  a  12  mm.,  neri, 
rugosi  in  tempo  asciutto.  I  cordoni  biancbi  di  ile 
miceliari  passano  mollo  facilmente  da  una  pianta 
all'  altra,  disseminando  cosi  in  poco  tempo  l' in- 
fezione. 

(jli  sclerozii  dopo  un  lungo  periodo  di  riposo,  die 
può  anche  essere  di  8-10  a  12  mesi,  germogliano 
in  ascomi  brunastri  simili  a  quelli  della  Sci.  Iri/'o- 
lionim,  con  un  diametro  di  3-5  mm.,  sostenuti  da 
uno  stipite  cilindrico,  flessuoso,  lungo  da  13  a  19  mm. 
e  costituito  da  aschi  quasi  cilindrici,  lunghi  140  |j., 
larghi  9  a,  contenenti  ascospore  ovali,  ellittiche, 
jaline,  lunghe  16  (a,  larghe  8  [x;  frammiste  agli  aschi 
e  della  medesima  lunghezza  si  hanno  numerose  pa- 
latisi cilindriche.  Dopo  la  formazione  degli  ascomi, 
escono  ancora  dagli  sclerozii  numerose  ife  che  pro- 
ibirono micelio  fioccoso  bianco  con  sclerozii  secon- 
dari. Le  ascospore,  nell'acqua,  emettono  un  brevis- 
simo tubo  germinativo,  nel  quale  si  formano  |)oi 
piccoli  conidii  tondeggianti,  di  cui  non  si  è  ancora 
pcituto  seguire  Io  sviluppo  :  collocate  invece  in  liquidi 
niilritizi  formano  vero  micelio,  che  può  servire  come 
lineilo  emesso  dagli  sclerozii  a  diffondere  il  male. 

bill  i/iacinli,  l'infezione  passa  facilmente  sui  Crucus 
e  sulla  Scilla,  non  mai  sui  Trifolium,  come  dimo- 
strarono Dk  Bary  e  Wakker,  per  il  che  si  possono 


(t)  Dì  questo  gruppo  il  Prillieux  fa  un  nuovo  genere 
(Sti-omalinia)  ritenendo  die  queste  forme  non  abl)iano 
un  vero  sclerozio  indipendente  e  costituito  da  una  parte 
midollare  con  corteccia  nera  e  dura,  ma  semplicemente 
uno  stroma  o  sclerozio  diffuso,  coperto  dai  tegumenti  del- 
l'organo che  mummifica  e  die  occupa  il  posto  delle  cel- 
lule che  ha  ucciso  e  delle  quali  se  ne  trovano  i   residui 


tenere  distinte  le  due  sjiecie  Sclefolìnin  Irifoliorum 
e  bulborum. 

Per  eliminare  questo  malanno  bisogna  ricorrere 
non  solo  alla  distruzione  col  fuoco  dei  bulbi  inalati, 
ma  bruciare  anche  la  terra  circostante  per  un  raggio 
di  30  cm.  almeno. 

Forme  die  si  sviluppano  specialmente  sui  rnidl  (1). 
Forine  omoiclte. 

Sclerotinia  Irnula  (Weimn.)  Rehm=:  Cibaria  Ur- 
nula  Weimn.,  Sclerotinia  Vacciiiii  Woroiiin  (Scle- 
roso del  mirtillo).  —  Si  sviluppa,  nella  stagione 
primaverile,  sui  germogli  del  Vacciniiim  ritis-idaea 
producendone  l' imbrunimento.  I^olpisce  anche  le 
foglie  ed  i  fusti  già  ben  sviluppati,  determinandone 


Fig.  HO.  —  Conidii  di  Monilia  col   loro  lìisjiinctor 
mollo  ingrandito  (dal  Woronin). 

l'incurvamento  e  la  rottuia  della  regione  corticale.  In 
tali  punti,  il  micelio  produce  numerosi  conidii  ovali 
in  forma  di  Monilia,  cioè  conidii  ben  |»ronunciati 
in  lunghe  file  e  tenuti  l'uno  all'altro  per  mezzo  di 
un  corpo  speciale,  il  disjunclor,  in  forma  di  fuso, 
composto  di  due  coni  (fig.  110)  avvicinati  per  la 
base,  il  quale  accrescendosi  allontana  i  due  conidii, 
che,  non  più  compressi,  assumono  la  forma  caratte- 
ristica di  limone  e  si  staccano  poi  facilmente  l'uno 
dall'altro.  I  conidii,  trasportali  dal  vento  o  dagli  in- 
setti, vanno  a  germinare  sugli  ovari,  le  ife  vi  pene- 
trano dentro  sviluppandosi  in  modo  straordinario  nel- 
l'interno delle  bacche,  ove  formano  poi  gli  sclerozii. 


nell'interno  della  massa.  Credo  non  sia  il  caso  di  accet- 
tare tale  divisione  perché  in  molti  esemplari  che  ho  esa- 
minato specialmente  sui  Vacciniuìn,  alcuni  dei  quali  mi 
furono  favoriti  dal  eh.  prof.  Mattirolo,  ho  sempre  notato 
tessuto  avvolgente  e  massa  centrale  come  negli  sclerozii 
della  Sclerotinia  Liberliana  e  Sci.  Fuckeliana.  I  tessuti 
esterni  dei  frutti  erano  sempre  distinti  dallo  sclerozio. 


H6 


Patologia  vegetale 


Le  bacche  malate  cadono  al  suolo  più  facilmente 
delle  sane  e,  nella  primavera,  gli  sclerozii,  in  esse 
contenuti,  generano  apotecii  lunghi  3-4  jjt, 
con  cupola  campaniforme,  quindi  appiat- 
tita, di  color  castagno  scuro,  con  aschi  ad 
otto  spore,  che,  germinando,  producono 
nuovo  micelio  e  quindi  nuova   infezione. 

Analoghe  a  questa,  sono  altre  .S'c/crrt/z^/V/ 
che  vivono  sul  Vacciiiiinii  Mir/illits  (Sci. 
haccarum  Rehm.),  sul  1'.  o.ri/rncciis  (Sri. 
o.rycofc«Wor.),sul  V.  ii/it/inosiim(Srì.ììie- 
galospera  Wor.),  sul  Hhododendron  fer- 
rugineum  (Sci.  Rhododendri  Fischer).  Una 
forma  (Sci.  Belulae  Wor.)  si  sviluppa  sui 
frutti  della  betula  producendovi  corpi  scle- 
roziali  neri  che  germinano  in  apotecii. 

Sclerotinia  Padi  Wor.  =  Sci.  Aucupariae 
Ludwig,  .SV7.  .Ui'spili  Woronin  ,  Slroma- 
tinia  LiiilidrliitìKi  Prili.  e  Delac,  Ovìilaria 
necans  l'ass.,  Monilia  Linhavliana  Sacc. 
{Mal  dello  scle?'ozio  del  nespolo  e  del  melo 
cotogno).  —  Vive  sulle  foglie  e  sui  frutti 
del  Prunuspadus,  del  nespolo  {Mespilus  gei'manica), 
del  melo  cotogno  {Cydonia  vulgaris)  e  del  Sorbus 
aucuparia. 

Questo  malanno  è  stato  ampiamente  studiato  dal 
WoRONiN  (1)  per  il  Pì'unus  padus  e  dal  Prillieux  e 
Delacroix  che  lo  trovarono  diffuso  sulle  piante  di 
melo  cotogno.  11  principio  dell'infezione  si  nota  di 
solito  nel  mese  di  aprile  e  nelle  annate  a  piogge 
molto  prolungate,  con  un  irnbrunimento  nella  parte 
mediana  della  foglia,  che  si  estende  poi  a  tutta  la 
lamina  rendendola  flaccida.  Nella  pagina  superiore 
e  particolarmente  lungo  le  nervature,  appaiono  ciuf- 
fetti  polverulenti  grigiastri  di  una  Monilia  (M.  Li- 
nhartiana  Sacc),  ossia  di  conidii  tondeggianti  uniti 
gli  uni  agli  altri  in  lunghe  catene,  nascenti  da  una 
specie  di  stroma  di  grosse  cellule  a  membrana  sot- 
tile (fig.  MI).  Mano  mano  che  i  conidii  si  allonta- 
nano diventano  limoniformi  ed  infine  si  staccano 
molto  facilmente  dal  disjunctor,  restando  cosi  com- 
pletamente liberi  ;  essi  misurano  una  lunghezza  di 
12a  18  ;x  per  8-10  [X. 

Siccome  dalle  foglie  colpite  dal  fungo  emana  un 
odore  zuccherino,  così  vengono  richiamati  gli  insetti 
che  servono  a  facilitare,  col  vento,  il  passaggio  dei 
conidii  sui  frutti.  I  conidii  trattenuti  nello  stigma 
germinano  (fig.  112)  o  isolati  o  riuniti  in  grupjìi  di 
due  0  tre,  emettendo  un  tubetto  il  quale  va  poi  a 
ramificarsi  variamente  nel  fruito  già  in  parte  for- 
mato e  costituisce  cosi  un  fittissimo  intreccio  di  ife. 


(1)  Sclerotienkrankheit  der  gemeinen  Trauhenkir- 
che  und  der  Eberesche  (Mémoire  de  V Académie  Impe- 
lale des  Sciences.  Saint-Pétersbourg  1895).  In  tale  Me- 
loria  il  WoRONiN,  quantunque  conservi  i  due  nomi  di 


le  quali  si  dispongono  in  breve  in  sclerozii  e  rendono 
il  frutto  come  mummificato. 


Fig.  -Itt.  —   Sclerotinia  Padi 


Conidii  germinanti  di  Sclerotinia  Padi. 

(Ingr.  circa  450  diam.)  (dal  Prillieux). 

La  formazione  di  micelio  dai  conidii  si  può  otte- 
nere solo  quando  si  mettono  in  un  liquido  nutritizio. 


Sclerotinia  Padi  e  Sclerotinia  aucupariae,  ciò  non 
ostante  considera  i  fungili!  come  forme  d'una  medesima 
specie  ch'io  ho  creduto,  seguendo  il  PniLLiiiOX,  di  tener 
unite. 


Ifomiceti  0(1  Enmìceti  (Funghi) 


nell'acqua  non  producono  che  piccoli  sporidii  glo- 
bosi. Dagli  sclerozii  contenuti  nei  frutti  si  ha  nella 
primavera  sviluppo  di  apotecii  bruno-giallicci  o  leg- 
germente  violacei   con  cupola  prima  concava  poi 


piana,  quindi  convessa,  con  aschi  cilindrici,  lunghi 
108  [A  frammisti  a  parafisi  davate  e  contenenti  otto 
ascospore  jaline,  ovali,  lunghe  12  (/,  larghe  7-7,5  ]x 
(fig.  113  e  114).  Le  ascospore,  coltivate  dal  Pril- 
LiEUX,  diedero  ife  miceliari  che,  penetrando  nelle 
foglie  della  Cijiìoìiia,  produssero  nuova  infezione 
con  ronidii  di  Munilia.  Le  ascospore  possono  però 
anche  [iroduire  s|upridii  speciali. 


Fig.  114.  —  Ascospore  germinanti  ili  Hclei-olinia  l'mìi. 
(Ingr.  KO  diam.  circa)  (dal  PniLLiEUX). 

Scierolinìa  cinerea  (Boh)  Schroeder  (1)  =  MoniUa 
cinerea  lìoii.  (Mii/fii  del  ciliegio).  —  Colpisce  i  fruiti, 
fiori  e  rami  del  ciliegio,  recando,  a  seconda  delie  an- 
nate più  (I  ineiui  umide,  anche  gravi  danni.  li'iufe- 
zione  comincia  dallo  stigma,  poi  passa  allo  stilo  ed 


all'ovario  che  diventa  bruno  e  si  essicca:  in  pochis- 
simo tempo  si  comunica  da  un  fiore  all'altro  e  quindi 
anche  alle  foglie,  che  imbruniscono  lungo  le  nerva- 
ture. L'imbrunimenlo  passa  anche  sui  rami  determi- 
nando l'emissione  di  una  specie  di  gomma.  Nell'in- 
terno degli  ovari,  foglie  e  rami  si  distende  il  micelio 
filamentoso  fra  una  cellula  e  l'altra  penetrando  anche 
nel  loro  interno.  Sulla  superfice  specialmente  dei 
peduncoli  o  degli  ovari,  compaiono,  in  breve,  cespu- 
glietti  di  color  grigio  di  filamenti  tricotomicamente 
ramificati  e  terminati  da  conidii  quasi  sferici,  ca- 
lenulati,  moniliformi  {Monilia  cinerea),  lunghi  in 
media  12  a,  larghi  8  \j.,  costituiti  da  plasma  incoloro, 
omogeneo  con  parecchi  piccoli  nuclei.  La  massa  dei 
conidii  forma  un  deposito  di  color  grigiastro.  I  conidii, 
per  una  divisione  delle  membrane  di  contatto,  met- 
tendosi in  libertà,  possono,  germinando,  determinare 
nuova  infezione. 

la  seguito,  il  micelio,  tanto  sui  frutti  come  sulle 
foglie,  sui  rami  o  sui  fusti,  si  riunisce  in  feltro,  an- 
nerisce e  forma,  sotto  all'epidermide,  dei  cuscinetti 
anche  molto  estesi,  bruni  all'esterno  ed  incolori  al- 
l'interno, ossia  dei  veri  scleromi  destinati  a  mante- 
nere in  vita  il  fungo  durante  l'inverno.  Infatti,  nella 
primavera,  escono,  dagli  sclerozii,  nuovi  conidii  atti 
alla  riproduzione.  Molte  volte  i  fruiti  restano  come 
mummificati  e  pendenti  dagli  alberi  durante  l'in- 
verno. 

I  conidii  maturi  germinano  facilmente  nell'acqua 
dopo  1  0  2  ore,  producendo  filamenti  che  muoiono 
perù  in  poco  tempo;  nella  decozione  di  frutta,  la  ger- 
minazione ò  molto  più  attiva,  si  notano  numerose 
anastomosi  ed  il  passaggio  dei  nuclei  dai  conidii  nei 
filamenti  e  quindi  la  loro  riproduzione  per  divisione. 

Nelle  colture,  il  Woronin  notò  che  alcuni  filamenti 
riccamente  settati  si  riunivano  in  un  denso  strato  di 
micelio,  dal  quale  emergevano  alcuni  rami,  eretti, 
ricchi  di  plasma  e  nuclei,  i  quali  ramificandosi  |)er 
anastomosi  generavano  speciali  gomitoli,  di  cui  il 
Woronin  non  potè  seguire  lo  sviluppo,  madie  crede 
rappresentino  gli  stadii  iniziali  degli  apotecii  od  or- 
gani di  fruttificazione.  Da  altri  rami  miceliari,  notò 
la  formazione  di  numerosissiini  sporidioli  sferici, 
brillanti,  con  un  diametro  di  2,2  a  2,8  |ji,  simili  a 
quelli  già  osservati  per  altre  Sclerolinia  {Sci.  Iri/'o- 
liorum),  che  non  vide  mai  a  germinare. 

II  Woronin  non  potè  ottenere  la  formazione  di 
nuovi  conidii  se  non  sopra  gelatine  nutritizie  ed 
osservando  che  costantemente  essi  apparivano  più 
grossi  (17,5  ^  11,2  sino  a  33  ,ui)  che  quelli  normali. 
Egli  sarebbe  indotto  a  ritenere  la  Sci.  cinerea  più 
adatta  alla  vita  di  saprofita,  indicandola  ((uiiidi  come 
un  saprofita  facoltativo. 


(I)  Vedi  WoKONiN.  Ueher  Sclerotinia  cir 
St-Pétersb.,  Vili  sez.,  1900). 


Sclerotinia  fructygena  {Mémoires  de  l'.-lcad.  Imperiale  de 


Patologia  vegetale 


Oltre  a  numerosi  conidii,  che  si  ripetono  in  di- 
verse generazioni,  il  micelio  può  formare  su  tulio  il 
substrato  una  vera  crosta  scleroziale  simile  a  quella 
di  altre  Sclerotiniu.  Neppure  dalla  crosta  scleroziale 


Fig.  115.  —  Pera  con  pustole  grigiastre 
di  Sd.  friicligena  (dal  Woronin). 

potè  ottenere  frutti  ascofori.  Essa  riproduceva  sempre 
conidii. 

Infettando  artificialmente  i  fiori  del  melo,  il  Wo- 
ronin notò  che  il  fungillo  non  si  estendeva  pii'i  in  là 
dello  stilo  e  dava  pochissimi  conidii.  Un 
fallo  analogo  osservò  nei  frutti  della  mede- 
sima pianta. 

Sclerotinia  friictigena  Schmlei  =  Monilia 
frucligena  Vavf..  iMii//ii  (itili  /iiil/a)  — 
Vive  su  quasi  tutti  i  li  ulti  (iinosi  (wi/o, 
pero,  pesco,  ■siisiiiii,  ittim  III  1(1  m  )  w\\ 
dendone  la  polpa;  può  imiIk  pisMit  suilt 
foglie  e  speeialiiifiile  sm  i  uni  iltliiipiii 
doli  completamente. 

In  seguito  all'infezione  il  finito  amie 
risce  e  diventa  duro  e  secco. 

11  frutto  può  rimanere  colpito  sia  quando 
è  aucor  molto  giovane,  sia  a  completo  svi- 
luppo, finché  è  attaccato  all'albero  od  è 
già  slaccato  e  raccolto  nei  magazzini.  In  molti  casi, 
specialmente  per  il  pesco,  i  fruiti  infelli  non  cadono 
a  terra,  ma  restano  come  mummificati  sopra  i  rami 
anche  per  più  di  un  anno. 

Il  male  appare  in  forma  di  piccole  macchie  circo- 
lari brune  che  lentamente  si  allargano  sino  ad  iuva- 
dere  gran  parte  del  frutto.  Sopra  di  esse  non  lardano 
a  comparire  e  disposte  in  parecchie  zone  circolari, 


quasi  sempre  concentriche,  delle  pustole  grigiastre 
0  giallo-grigiastre  (fig.  115  e  116). 

Nella  massa  interna  del  frutto  si  sviluppano  le 
numerose  ife  miceliali  che  determinano  l'imbruni- 
meiilo  e  la  morte  dei  tessuti.  Sotto  allo  stalo  epider- 
mico superficiale  fortementeculicularizzalodel  frutto, 
si  formano  gruppetti  di  ife  che  rompono  lo  strato  cuti- 
colaie  e  pioducoiio  numerosi  (onidii,  polinucleali, 
ellissoidali.  Imi  ni'  uni   .iImkHiIi   liinUii  20-25  u. 


Fig.  tt6.   —  Mela  con  pustole  grigiastre 
di  Sci.  friictigena  (dal  Woronin). 

larghi  10-13  u.,  i  quali  staccandosi  successivamente 
si  depositano  in  forma  di  polvere  giallo-ocracea. 

I  conidii  possono  facilmente  germogliare  nei  di- 
versi substrali   e   generare  nuove  infezioni.  Dalle 


Mele  mummilìcate  della  Sci.  fntctigena. 
(rial  WonoNiN). 

colture  artificiali,  il  Woronin  ottenne  sempre  conidii 
più  sviluppali  (23-30  ^  14-16,5). 

Il  micelio  può  generare  sporidioli  eguali  a  quelli 
già  indicati  per  la  Sci.  cinerea  ed  anche  si  sclerolizza 
ed  annerisce  determinando  le  croste  nere  che  dalla 
superfice  delle  mele  possono  addentrarsi  nella  polpa 
dei  fruiti,  raggiungendo  anche  lo  spessore  di  1  min. 
Lo  sviluppo  del  micelio  può  estendersi  in  modo  tale 


Ifomiccli  od  Eiimiceti  (fiuit/ld) 


(la  invadere  ludo  il  frullo  e  ridurlo  allo  slato  ili 
niunimificazioiie  (fig.  IH). 

Le  crosle  scleroziate  non  danno  frulli  ascofori, 
probabilnienle  perchè  (Humpiiuev,  Prillleux)  hanno 
come  ([uelle  della  Sci.  cinerea  perduta  la  facoltà 
germinativa  o  non  hanno  raggiunto  il  loro  completo 
sviluppo. 

L'accrescimento  della  Sci.  [rmligena  si  può  se- 
guire nelle  artificiali  infezioni  sulle  mele;  i  conidii 
portali  sugli  stigmi  del  ciliegio  generano  un  tubetto 
germinativo  che  si  addentra  nello  stilo,  ma  muore 


statosi  in  alcune  regioni  della  Francia,  ma  che  (ler 
ora  si  è  diffuso  pochissimo.  I  semi  colpiti  sono  più 
piccoli  del  normale  e  mollo  leggeri:  sezionali  ap- 
paiono attraversati  in  diversi  sensi  da  un  fittissimo 
intreccio  di  filamenti  miceliari,  i  quali  possono,  in 
determinale  condizioni,  sviluppare  una  forma  coni- 
dica  speciale  (Endocoiiidiiim)  con  conidii  che  si  for- 
mano neir  interno  di  rami  speciali,  dai  quali  si 
mettono  poi  in  libertà.  Dopo  qualche  tempo,  nel- 
l'interno dei  semi  si  forma  una  massa  stromalica  o 
scleroziale  che  può  dare,  dopo  ([ualche  mese,  origine 


Endoconidium  temitlentum 


A,  Maizo  di  frultifliazioni  lingr.  350  diam.  circa).  -  B,  Ramo- 
scelli fruUiferi  più  ingranditi.  -  C,  Eslremilù  d'ui 
fruttifero  ancora  più  ingrandito  (dal  I'iullikus). 


Fig.  119.  —  Stromalinia  temulenta. 


.  Due  (;rani  simili  un  po'  ingranditi  ; 
I  diversi  izradi  di   sviluppo.  -  V.,  Ascili  e   paraflsi  (dal 


di  Segala  con  apotecii.  - 


prima  di  arrivare  all'ovario,  (|uindi  la  .SV7.  fnicli- 
i/riia  si  svilupperebbe  specialmente  sulle  iiiflc,  ecc., 
e  la  Sci.  cinerea  sulle  ciliegie. 

Il  WoBONiN  inoculò  inoltre  un  medesimo  frutto  con 
conidii  delle  due  Sclerotiiiia  ed  osservò  che  le  due 
infezioni  si  localizzavano  in  modo,  che  la  metà  del 
frullo  produceva  pustole  con  conidii  di  Sci.  cinerea, 
l'altra  con  conidii  di  Sci.  frucUgena. 

Il  WoROiMN,  come  rimedio,  raccomanda  il  fuoco, 
hi  distruzione  di  tutte  le  parti  maiale  specialmente 
dei  frutti  muinniiticati  e  la  istituzione  nei  frutteti  di 
focolari  crematorii  |)er  poter  abbruciare  in  prima- 
vera e  nell'autunno  tutte  le  parti  malate. 

Sarebbe  consigliabile  anche  di  spruzzare  gli  alberi 
nella  primavera,  prima  che  le  gemme  siano  aperte, 
con  una  soluzione  di  solfalo  di  ferro  nella  dose  dal 
5  al  1  %,  oppure  aspergere  le  piante  quando  i  fiori 
stanno  per  aprirsi  con  una  soluzione  di  solfuro  di 
potassio  nella  dose  di  14  grammi  ogni  4  litri  e  mezzo 
d'acqua.  Tali  trattamenti  si  potrebbero  ripetere  ad 
una  distanza  di  IO  o  20  giorni. 

Sclerotinla  temulenta  l'rill.  et  Dtì\vn:-=StromaHnia 
Iciiiuleiitu  Prill.  et  Del.,  Endoconidium  temulcnlum 
Prill.  et  Del.  —  È  un  parassita  della  segala  manife- 


a  fruttificazioni  ed  apotecii  ili  color  giallo  pallido, 
larghi  5  a  7  nini,  e  sostenuti  da  un  gambo  lungo 
7  a  10cni.((ig.  118  e  119).  1  semi  cosi  colpiti  sembra 
riescano  dannosissimi  all'uomo. 

Forme  eleroiche. 

Sclerotinia  lieteroica  Wor.  e  Naw.  di.  —  È  un 
parassita  del  Ledum  palustre  L.  e  del  Vuccinium 
uligino.ium  L.,  riscontrato  in  Finlandia,  nei  dintorni 
di  Pietroburgo,  nei  governi  di  Grodno  e  Wologda,  in 
Russia  e  in  Prussia  nei  circoli  di  Putzig  e  Lauenbourg. 

I  fruiti  del  Ledum  colpiti  dal  male,  restano  mum- 
mificati 0  scleroziati,  sono  più  grossi  di  quelli  sani 
ed  al  momento  della  deiscenza  rimangono  invece 
chiusi  nel  frutto.  Dopo  tre  o  quattro  settimane,  da  ogni 
sclerozio,  esce  un  apotecio  a  forma  di  calicelto  soste- 
nuto da  un  filamento.  Le  ascospore  lunghe  in  media 
13,2  (i,  larghe  6,6  [a,  germinano  facilmente  ([uando 
vanno  a  cadere  sui  giovani  germogli  di  Varcinium 
ntiginosum,  ai  quali  restano  attaccate  per  mezzo  della 
membrana  gelificata.  Dopo  due  settimane  al  più,  il 
micelio  del  parassita  determina  l'imbrunimento  delle 
foglie  e  dei  rami.  Dal  micelio  del  Vaccinium  ha  pure 
origine  uno  stato  Gonidiale,  il  quale  appare  sulla 


(1)  WORONiN  et  Nawaschin,  Sclerotinia  lieteroica  {Zeilschrift  f.  Pllanzenkraiikheilen.  Stuttgart  1896). 


120 


Patologia  vegetale 


superficie  bruna  delle  foglie  come  un  deposito  bian- 
chiccio. 

Per  analogia  si  riportano  al  gen.  Sclerotinia  molte 
altre  forme  parassite  e  saprofite  di  piante  coltivate, 
di  cui  si  conosce  solo  lo  stato  miceliale  o  conidico 
(Botrytis)  e  lo  stato  scleroziale  quiescente  (Sclero- 
tium),  non  ancora  però  la  forma  ascofora. 

Mal  dello  sclerozio  della  cipolla  {Sclerotium  ccpi- 
vortim  Rerk.,  lìotrylis  cuna  Knup.  e  Schum.,  /).  ci- 
nerea Pers.)-  —  Il  male  si  rende  manifesto  nei  semi- 
nati a  cipolla  (Allium  caspa)  con  ingiallimenlo  delle 
foglie  e  con  una  decolorazione  delle  tuniche.  Finché 
le  cipolle  sono  in  piena  terra  si  ha  raramente  la 
distruzione  completa  dei  bulbi.  L'infezione  si  estende 
specialmente  nei  magazzini  umidi  ed  in  questo  caso 
si  nota  anzitutto  la  depressione  ed  il  disseccamento 
della  parte  superiore  del  bulbo,  quindi  i  tessuti  delle 
tuniche  carnose  si  rammolliscono  e  si  disfanno  pro- 
curando cosi  la  marcescenza  dei  bulbi.  Fra  le  tuniche 
e  nella  massa  disorganizzata  del  bulbo  appare  il  fitto 
intreccio  bianchiccio  di  filamenti  miceliari  con  nu- 
merosi ciufTetti  grigiastri  di  conidiofori  e  conidii 
della  Botrytis  ed  infine  gli  sclerozii  neri,  rotondi  od 
allungati  con  un  diametro  di  1-2  od  anche  3-4  mm. 
Secondo"  Frank,  il  micelio  e  la  forma  Gonidiale  si 
svilupperebbero  anche  sulle  parti  verdi  (1).  Il  fungo 
si  propaga  molto  facilmente  per  mezzo  dei  conidii, 
i  quali  germinano  e  producono  imovo  micelio  paras- 
sita in  7  0  8  giorni. 

Dalle  esperienze  di  Sorauer  (2)  risulta  che  questo 
male  si  diffonde  particolarmente  nei  terreni  molto 
umidi  e  poco  aerati. 

Mal  dello  sclerozio  del  tulipano  (Sclerotiwm  Tulipae 
Lib.,  Botrytis  parassitica  Cav.).  —  Si  sviluppa  sugli 
steli,  fiori  e  frulli,  ma  soprallntto  sulle  foglie  dei  tu- 
lipani co\\ì\a\'ì  nei  i;i;in]iiii,  iiniihicendovi  macchiette 
puntiformi  giallognole,  incavale  in  ambe  le  pagine, 
che  si  allungano  nel  senso  delle  nervature  e  rendono, 
dopo  qualche  tempo,  la  foglia  biancastra,  membra- 
nosa, pellucida,  facendola  quindi  completamente 
avvizzire.  Nella  pagina  inlViiinv  si  formano  i  ciuf- 
felti  di  conidiofori  rigidi  (  llulryli.s  jiarassitica  Cav.), 
olivastri,  con  conidii  ovoidali,  jalini  ad  episporio 
liscio  ed  ispessito,  lunghi  16-20  |j.,  larghi  10-13  rx. 
Tali  conidii  germinano  facilmente  e  servono  alla  fa- 
cile diffusione  della  malattia,  e,  se  coltivati  in  liquidi 
nutritizii,  producono  sclerozii  (Sclerolium  tulipae 
Lib.)  quasi  ovali,  neri,  simili  a  (|uelli  che  si  notano 
nelle  piante  di  tulipano  gravenicnle  inreslale. 

Mal  dello  sclerozio  dell'abete  iHolryi/.s  Ihuglasii 
Tubeuf).  —  Colpisce  i  giovani  germogli  (lìg.  120), 
rendendoli  bruni,  e  le  foglie  ddVAhies  Douglasii, 
nell'interno  delle  quali  produce  piccoli  sclerozii  neri, 
che,  tenuti  in  ambiente  umido,  emettono  filamenti 


miceliari  o  conidiofori  di  una  Botrytis  simile  alla 
B.  cinerea,  con  conidii  quasi  jalini,  ellittici,  lunghi 
9  u,  larghi  6  ia. 


Fig.  120.  —  Ramo  AeWAhìes  Douglasii,  i  cui  giovani 
germogli  furono  uccisi  d.illa  Bolrylis  Douglasii  ;  eriche 
la  cima  del  vecchio  ramo  è  morta  (dall'HARTlG). 

Anche  sugli  steli  AqW Asparagus  of/icinalis  si  può 
sviluppare  un  micelio  bianchiccio  con  sclerozii  e 
forme  Gonidiali  di  Botrytis. 

Sui  rametti  e  sulle  foglie  degli  agrumi  già  (|uasi 
avvizziti  si  trova  frequentemente  la  Botrytis  vul- 
garis  Fr.  e  la  sua  forma  plebeia.  Penzig  ha  consta- 
tato che  tale  Botrytis  può  vivere  come  parassita, 
distruggendo  i  giovani  germogli. 

Sclerozii  neri  e  di  varia  grandezza  da  2  a  10  mm. 
furono  trovati  da  Cattaneo  nei  frutti  del  limone 
(Sclerotiiim  diri  Calt.).  Io  pure  ho  esaminati  dei 
limoni  malati.  Il  frutto  presenta  il  pericarpio  scre- 
polato e  di  color  giallo  nerastro,  la  polpa  ò  quasi 
tutta  prosciugata  e  fra  uno  spicchio  e  l'altro,  in  cor- 
rispondenza delle  fessure,  appaiono  sclerozii  neri 
del  diametro  di  1  o  2  mm.  sino  ad  1  cm.  e  più. 
Molte  altre  forme  vivono  allo  stato  scleroziale,  e  di 
queste  si  forma  il  genere  Sclerolium. 

(1)  Die  Kranìih.  d.  Pflanzen  (ed.  1896),  pag.  504-505.  (2)  Handb.  d.  P/lanzenlirankti.,  t.  II,  pag.  274,  lav.  XII. 


Ifomk'eti  od  Eumiceli  {Funghi) 


Famiglia  delle  Elvellacee. 

Hanno  un  micelio  cliu  vuycla  s|)ecialniunle  nel 
lorriccio  dei  boschi  ed  un  corpo  ascoforo  di  consi- 
stenza cerea,  quasi  sempre  slipitalo  in  forma  di 
clava,  di  mitra,  di  cupola,  o  peltalo-piano. 

Comunissime  sono  nei  terreni  sabbiosi  dei  boschi, 
liini,'o  le  rive  dei  fiumi,  le  specie  di  Morchella  (spon- 
giole),  tulle  commestibili  e  fra  queste  special- 
mente la  M.  esculenta  (Linn.)  Pers.,  dalla 
cupola  ovale,  dotata  di  numerose  cavila  ovali, 
profonde,  con  pieghe  turgide  e  stipile  cilin- 
drico, leggermente  forforaceo,  e  la  M.  conica 
Pers.  dalla  cupola  conica,  oblunga,  nonché  la 
Ci/ninii/ra  csciilcnla  (Para.)  S(r.,  dall'ascoma 
onilnlalo  irrog(il;ire,  e  le  numerose  specie  di 
llclreltd  (herrel/c  da  prete)  con  cupola  mitrata 
0  ('lavata. 

Le  forme  parassite  sono  poco  numerose  ed 
iianno  o  un  ascoma  carnoso,  crostaceo,  lami- 
nare e  tutto  ricoperto  nella  parte  esterna 
dallo  strato  imeniale  (gen.  Rhiz-ina),  o  slipi- 
talo e  capitato,  subceraceo,  piullosto  consi- 
stente (gen.  Roeslcriu),  o  capilalu  pollalo, 
reraceo  (tjen.  Vibrissea). 


già  un  po'  deperite  ed  accelerarne  la  morte.  Sulle 
radici  delle  viti  colpite  da  tale  marciume,  si  notano 
numerosi  (ìlamenti  miceliari  ben  diversi  da  (pielli 
AviW Armillaria  mellea  e  della  Dematophora,  che  si 
addensano  in  tulle  le  parli  della  radice,  corrodendo 
specialmente  le  fibre  legnose;  essi  producono  piccoli 
ricettacoli  subceracei  costituiti  da  un  |)iccolo  sti|)ile 
cilindrico,  bianco,  quindi   verdastro,  terminalo  da 


Gt'n.  Rhizina. 
iindiilala  Vv.  {Malallii 


lUiizina  iindiilala  Vr.  {Mnlallia  delle  radici 
del  pino  marittimo).  —  Vive  nei  terreni  sab- 
biosi sulle  radici  del  l'inus  maritima,  mollo 
raramente  su  quelle  del  /'.  silrestriti,  in  forma 
di  un  finissimo  feltro  bianco  di  filamenti  mi- 
roliari   che   determinano  il   marciume  delle 
radici  e  la  conseguente  morte  della   pianta 
ospite.  Invade  la  corteccia,  la  zona  genera- 
trice ed  anche  il  legno,  e  produce,  verso  la       i""i; 
superficedel  terreno,  dei  corpi  fruttiferi  lami-       '"^'^^ 
nari,  ondulati,  rigonfiali,  di  un  color  bruno, 
con  aspetto  vellutato,  superiormente  dovuto  ad  ascili 
cilindrici  frammisti  a  parafisi  filiformi,  sottili, sellale, 
con  spore  fusiformi,  mucronate  alle  due  estremità. 

Si  credeva  che  fosse  un  fungo  essenzialmente 
saprofita,  ma  le  ricerche  dell'HARTiG,  del  Piullieux 
e  del  DucHALAis  ne  hanno  dimostralo  la  natura 
parassitaria. 

1/  unico  mezzo  di  difesa  consiste  nell'  isolare  e 
ilistruggere  le  piante  inalate. 


Geli 


Eoesleria. 

l\'iiss.=  lt„e.sleria  iial- 
II  htjpogaea  (Thiun.  et 


Koesleria  hypogaea  Tlnìn 
lida  (Pers.)  Sacc.  =  Vilir. 
Pass.  )  Richon  et  Le  Mounier  (Marciume  delle  radici 
delta  vile).  —  Si  sviluppa  nei  terreni  argillosi  ed 
umidi,  essenzialmente  sulle  radici  già  morte  e  pu- 
trescenti della  ri/ce  di  qualche  altra  pianta  legnosa, 
ma  in  alcuni  casi  può  anche  invadere  radici  di  |)iante 


Fig.  121.  —  Roesleria  Iitjpogaea. 
Vile  coperta  di  ricettacoli.  -  B,  Riccllacoli  ingranditi.  -  ('.,  Sezione 
in  riceUacolo.  -  D,  Sezione  dello  slralo  fertile  (ingrand.  150  dia- 
li Ascili  e  parafisi.  -  K,  Spore  germinallli  (ingr.  250  diani.  circa 


un  rigonfiamento  globoso-depresso,  polveraceo,  con 
ascili  cilindrici,  lunghi  32-3tt(ji,  larghi  3-3,.">  a,  para- 
lisi ed  ascospore  sferiche  con  un  diainelio  di  '>  a, 
brunicce  Cfig.  121). 

.\iiche  in  questo  caso  converrà  isolare  le  jiianle 
inalale. 

Gen.  Vibrissea. 

Vibrissca  sclerotiorum  liostrup.  —  Fu  trovala  da 
(pieslo  micologo  nelle  piante  morenti  di  Medicano 
liipulina  in  forma  di  sclerozii  lauto  sulle  radici  che 
sili  fusti.  Gli  sclerozii,  danno  origine  a  ricettacoli 
capitati,  lunghi  da  5  ad  8  mm.,  con  aschi  e  parafisi 
filiformi. 


È  un  grupjio  che  comprende,  fra  le  numerose 
forme  saprofite,  pochissime  parassite,  che  si  possono 
riunire  in  due  generi  :  Lophodermium  e  RhyUsma, 


l'alolu'jia  reijeluU. 


Nuova  Encici,.  Agiuiua,  I. 


Patologia  vegetale 


a  seconda  che  vivono  specialmente  sulle  piante  resi- 
nifere (Pinus  ed  Alnes)  ed  hanno  concettacoli  piut- 
tosto allungali  e  riuniti  in  gruppi  lineari,  o  sui  salici 
ed  aceri  e  con  concettacoli  frammisti  irregolarmente 
gli  uni  agli  altri  in  una  larga  crosta  nera. 

Gen.  Lophodermium. 

Lophodermiiim  pinastri  (Srhrad.)  Chev.  ;= ////s/c- 
rium  piiiaslriSchTRd.  =  Lc])loslrumapinaiilriDesm. 
(Macchie  nere  delle  foglie  dei  pini  e  degli  abeli).  — 
Vive  sulle  foglie  MVabete  bianco  (Abies  excelsa)  e 
di  molte  specie  di  pini  {Pinus  silvestris,  cembra, 
montana,  strobus,  ecc.)- 

Gli  improvvisi  abbassamenti  di  temperatura  o  la 
grande  siccità  in  sul  principio  della  primavera,  de- 
terminano in  alcune  annate  l'imbrunimento  e  la 
caduta  delle  foglie  dei  pini  e  dell'abete  bianco,  ma 
frequentemente  e  soprattutto  sulle  giovani  pianticelle 
0  sui  rami  più  bassi  dei  vecchi  pini,  anche  senza  che 
si  verifichino  tali  condizioni  nella  stagione  estiva,  le 
foglie  presentano  macchie  gialle  o  rosse  isolate  o 
riunite  in  gruppi,  che  diventano  poi  nere  nell'au- 
tunno e  spiccano  in  mezzo  al  color  rosso  che  si 
estende  a  tutta  la  lamina,  determinando  la  caduta 
degli  organi  malati.  In  questo  caso,  sezionando  una 
foglia,  si  può  facilmente  notare  il  micelio  del  fungo 
parassita,  che,  internandosi  fra  le  cellule,  ne  pro- 
duce l'ingiallimento  e  l'arrossamento  dapprima, 
quindi  l'imbrunimento.  Nelle  annate  un  poco  umide, 
il  fungo  si  sviluppa  in  modo  straordinario  e  può  arre- 
care anche  gravi  danni  specialmente  ai  vivai  di  pini, 
poiché  le  pianticelle,  anche  se  debolmente  colpite, 
non  possono  quasi  mai  resistere  al  trapiantamento. 


Fig.  t22.  —  Lophodermium  pinastri. 

A,  Spermogonii.  -  B,  Spermazii,  mollo  ingranditi  (dal  Prillieux). 

Le  macchie  o  piccole  pustole  nere  che  si  notano 
nell'autunno,  fra  i  tessuti  arrossati  delle  foglie,  sono 
costituite  in  gran  parte  da  organi  fruttiferi  o  spermo- 
gonii molto  piccoli  {Leptostroma  pinastri  Desni.  )  col- 
locati fra  l'epidermide  ed  il  tessuto  fogliare  (fig.  122). 

Sulle  macchie  nere  delle  foglie  secche,  sul  finire 
dell'inverno  od  anche  dopo  due  o  tre  anni,  a  se- 
conda dell'età  della  pianta  dalla  quale  si  è  staccata 
la  foglia,  appaiono  gli  apotecii  o  veri  peritecii  nero- 
brillanti,  ellittico-allungati,  che  si  aprono  per  mezzo 
di  una  fessura  longitudinale,  e  contengono  aschi  ci- 


lindrici con  otto  ascospore  filiformi  (fig.  123),  lunghe 
come  la  cavità  interna  degli  aschi. 

Le  giovani  pianticelle  dei  vivai  si  possono  facil- 
mente salvare  da  tale  malanno  con  due  trattamenti 
della  poltiglia  bordolese,  fatti  a  metà  ed  a  completo 
sviluppo  delle  foglie. 


Fig.  123.  —  .\schi  con  spore  filiformi  e  spore  isolate 

di  Lophodermium,  pinastri. 

(Ingrandim.  circa  250  diametri)  (dal  Tulasne). 

Molto  simile  a  questa  sono  due  altre  specie  che  si 
sviluppano  sulle  foglie  dei  ginepri  {Luplinderniium 
juniperium  Fries)  De  Not.  e  del  lance  {Loph.  lari- 
cinitm  Dub.  ). 

Lophodermium  macrospornm  (Hartig)  Rehm  =  //;/- 
slerium  nuicrosporwm  \\.  llarlig  {Righe  nere  delle 
foglie  dell' abete).  —  Colpisce  le  tenere  liiiilii' dri  ì;ìo- 
vanie,  meno  frequentemente,  dei  verclii  iinlividui  di 
abete  rosso  {Abies  excelsa),  tanto  nella  stagione  pri- 
maverile che  estiva,  raramente  autunnale,  a  seconda 


del  diverso  grado  di  umidità  che  si  ha  nell'atmosfera. 
Le  foglie  diventano  prima  grigiastre,  poi  bruiio-ros- 
sicce  quasi  sempre  in  tutta  la  loro  lunghezza,  e  sono 
attraversate  da  numerosi  filamenti  miceliari  a  pareti 
piuttosto  ispessite  e  di  vario  diametro,  i  quali  pro- 
ducono una  speciale  eccitazione  nelle  cellule  ed  uno 
straordinario  aumento  nei  granuli  d'amido  a  danno 
delle  altre  parli  dell'ospite. 

Alcune  dello  foglie  imbrunite  dal  parassita  restano 
attaccate  ai  rami,  la  massima  parte  invece  cade  al 
suolo  molto  precocemente.  Sulle  foglie  persistenti, 


t fornice  ti  od  E  im  ice  ti  (Funghi) 


il  micelio,  riunendosi  in  vari  gruppi,  produce  dap- 
prima, verso  l'epidermide,  dei  coneellacoii  collidici 
(delti  comunemenle  spermogonii),  costituiti  da  bre- 
vissimi fdamenti  con  minuti  conidii  ellitlico-allungali 
(fig.  124),  che  sollevano  e  rompono  l'epidermide 
medesima;  quindi  altre  ife  miceliari  si  sviluppano 
slraordinariameiile  nell'epidermide  inferiore,  pro- 
ducono veri  apotecii  ricoperti  esternamente  da  una 
membrana  dura,  nera,  leggermente  rialzata,  che  si 
rompe  |ier  l'eccessiva  umidità  in  una  fessura  longitu- 
dinale alline  di  lasciar  passare  le  ascospore  bacillari, 
molto  lunghe,  leggermente  ingrossate  superiormente, 
clit'  si  sono  formate  in  aschi  clavati  frammisti  a 
[ìarafisi  cilindriche,  davate.  Gli  apotecii  si  possono 
facilmente  vedere  per  il  tegumento  che  appare  in 
forma  di  piccole  macchie  nere  piuttosto  allungate, 
collocale  dall'uno  e  dall'altro  lato  della  nervatura 
mediana  (fig.  ISf)).  Le  ascospore  germinano  facil- 
mente sulle  goccioline  di  rugiada 
delle  foglie,  emettendo  un  tubetto 
germinativo  che  penetra  per  gli 
stomi  nel  tessuto  della  lamina, 
producendo  nuova  infezione. 


Fig.  125.  -  Foglia  di  Picea  pig.  126.   -   Ascili  e 

con    periteci!    allungali    e  paralisi  ili  Lop/iOf/cr- 

piccoli  spermogonii   arro-  miumiiervisequuìn. 

(ondali  di  Lopliodermium  |,„g^^„j  g^,,  ^-^^  ^-^^^..^^ 

macrosporiim  (liall'llAUTic).  (ilairUAntic). 

Lo|dio(lenniuni  nrrvisequum  (U.C.)  \\ehm.  =  [fypo- 
dennii  nen'iseijuum  D.  C.  =  Hi/steri iim  nervi Hcquitm 
Kries,  Septoriii  l'ini  Fuck.  (Righe  nere  delle  foglie 
di'ir abete).  —  Vive  sulle  foglie  già  l'ormale  da  più 
d'un  anno  AtW abete  bianco  {Abien  e.rcelna),  renden- 
dole brune  e  facendole  cadere  molto  precocemente. 
Lungo  la  nervatura  mediana,  nella  pagina  inferiore 
delle  foglie  rimaste  ancora  attaccale  ai  rami  o  già 
cadute  al  suolo,  si  nota  facilmente  una  linea  nera 
nella  quale  si  formano  fruttilìcazioni  a  conidii  (Sep- 
loria  pinantri  Fuck.)  ed  apotecii  con  ascospore  al- 
lungate, ma  che  raggiungono  perù  solo  la  metà  del- 
l'asco,  e  disposte  in  due  gruppi  di  quattro  (lig.  120). 


Molle  altre  specie  di  Lophodermiiim  vivono  allo 
sialo  di  parassiti;  cosi  il  L.  hrachi/.'iponnn  Roslr. 
sulle  foglie  del  Pinu.i  strobus,  il  /..  gilvniii  lioslr. 
sulle  foglie  del  Pinns  umbriaca;  ma  in  generale  non 
arrecano  danni  veramente  sensibili. 

Il  miglior  rimedio  consiste  nel  raccogliere  le  foglie 
per  impedire  la  formazione  degli  apotecii. 

Cren.  Ehytisma. 

Ithytisma  acerinum(Pers.)Fr.  =A'///o;««  acerinum 
Pers.  :=  Melasmia  acerina  Lèv.  —  Si  sviluiipa  come 
parassita  sulle  foglie  dell'rtce/'o  comune  (Acer  cam- 
pestre), nonché  dell'  A .  platanoides  e  pseudoplalan  ii.i. 
L'infezione  si  rende  manifesta  sulle  foglie,  nell'estale, 
in  forma  di  macchie  gialle  circolari,  che  si  trasfor- 
mano in  quindici  o  venti  giorni  in  croste  dure,  nere, 
del  diametro  di  5  a  12-15  mm.,  orlate  di  giallo,  ben 
rilevale  in  mezzo  al  verde  delle  porzioni  sane. 

Sezionando  la  foglia,  si  possono  facilmente  vedere 
numerosissime  ife  miceliari,  che  si  intrecciano  va- 
riamente in  modo  da  formare  un  vero  stroma,  che 
si  dispone  anche  sotto  all'epidermide  producendo  un 
jiseudoparenchima  duro  e  nero,  e  quindi  la  crosta 
che  caratterizza  il  fungillo  e  serve  a  proteggere  gli 
organi  di  fruttificazione  che  sono  gruppi  di  conidii 
minutissimi,  i  quali  rompono  la  crosta  e  vengono 
poi  alla  snperfice  in  forma  di  una  polvere  bian- 
chiccia. Prima  che  sopraggiunga  l'aulunno,  le  foglie 
cadono  al  suolo  con  danno  della  pianta. 

Durante  l'inverno  sulle  foglie  cadute  si  formano, 
sotto  alle  croste  nere,  gli  apotecii  ad  aschi  l'usoideo- 
clavati,  lunghi  da  120  a  130  [i.,  larghi  da  9  a  10  [x, 
contenenti  otto  ascospore  filiformi,  flessuose,  guttu- 
late,  lunghe  da  65  a  80  |ji.,  larghe  da  1 ,5  a  3  ^.,  con 
parafisi  filiformi  esilissime. 

L'infezione  avviene  per  mezzo  delle  ascospore 
che,  germinando  nella  primavera  successiva,  pro- 
ducono nuovo  micelio  clie  si  addentra  nelle  foglie. 
Il  miglior  rimedio  quindi  consiste  nel  raccogliere  e 
bruciare  le  foglie  al  più  presto  possibile,  atrine  di 
impedire  la  formazione  degli  apotecii. 

Affini  a  questa  specie  sono  molle  altre,  le  quali 
vivono  parassite  sulle  foglie,  producendo  pure  croste 
nere,  dure:  cosi  la  Rhytisma  salicinum  (Pers.)Fr., 
che  si  sviluppa  sulle  foglie  dei  salici  e  la  //.  Ono- 
brgchidis  D.  C,  parassita  del  .sainfoin. 

Sotto  alla  corteccia  dei  rami  del  .salcio  comune  si 
formano  prima  macchie  di  color  giallognolo,  (piindi 
croste  nere  allaccate  ai  tessuti  corticali  iiilerni,  della 
lunghezza  di  1  a  10  cm.,  larghe  da  5  a  10  min.,  che 
si  estendono  anche  lutto  attorno  al  ramo,  dovute  al 
Rhytisma  (Cryptomyces)  maximiis(Fr.)  Helim.  Fra 
tali  croste  si  formano  i  gruppi  di  aschi  clavati  con 
otto  ascospore  jaline  o  giallicce,  lunghe  20-20  u, 


121 


Palologia  vegetale 


larghe  da  10  a  13  ix,  Irammisle  a  parafisi  allungate, 
grigiastre. 

Sulle  fronde  morte  di  Pleris  aquilina  si  formano 
pure  fre(|ueMlemente  delle  croste  nere  carbonacee, 
dovute  ad  una  l'orma  fungina  affine  alle  precedenti 
iCryptomyces  l'teridis  [Heb.]  Rehm.)- 

Sulla  forleccia  di  molti  alberi  dei  boschi  vivono 
forme  fungine  che  formano  in  generale  placche  o 
croste  nerastre,  appartenenti  a  generi  molto  aflìni 
al  Rhylisma,  quali  i  generi  Dothiora,  Heterosphaeria 
e  Scleroderris.  Cosi  la  corteccia  dei  giovani  rami  di 
pioppo  può  ospitare  il  micelio  della  Dothiora  sp/iae- 
roides  Fr.,  la  quale  ingenera  un  imbrunimento  che 
SoRAUER  crede  dovuto  alle  gelale  primaverili  ;  sulla 
corteccia  del  Salix  caprea  vive  la  Sv/rni<lcrris  [uli- 
ginosa (Pers.)  Karst.,  produrfniinvi  hn-lie  placche 
nere  carbonacee,  con  apolecii  neri  peduncolati  che, 
rotta  l'epidermide,  sporgono  all'esterno  e  conten- 
gono aschi  clavati  ed  otto  ascospore  cilindriche,  acute 
alle  estremità. 

Simile  a  queste  è  pure  una  forma  che  vive  sulle 
diverse  ombrellifere  dei  prati  e  dei  campi,  V Hetero- 
sphaeria palella  (Tode)  Grev.,  caratterizzata  da 
ascomi  olivaceo-nerastri  disseminati  sui  fusti. 

PERISPORIACiEI 
I  Perisporiacei  si  possono  dividere  in  parecchie 
famiglie,  fra  le  quali  quelle  che  più    interessano 
l'agricoltore  sono  le  Erysifee  e  le  Perisporiee. 

Famiglia  delle  Erysifee. 

Hanno  ini  sistema  di  vei;elazione  che  vive  conie 
parassita  snperliciale  sulle  rii;;lie,  sui  giovani  fusti, 
sui  rami,  sui  frulli  ed  è  formalo  da  numerosi  (ila- 
menti  bianchi,  molto  ramificali,  che  si  inlrecciano 
in  vario  modo  ed  introducono  nelle  cellule  ilelle 
piante  ospiti  dei  piccoli  rami  succhiaiili  {(iiishirii). 
il  micelio  forma  cosi  sulla  superfìce  degli  organi  in- 
vasi come  una  specie  di  feltro  bianco  e  produce, 
verso  la  parte  esterna,  dei  filamenti  brevi  disposti 
in  senso  perpendicolare  al  snlislialo,  iill'aiiice  dei 
quali,  in  seguito  a  segmentazidiie,  si  lorinaiKi  niiiiie- 
rosissime  file  di  spore  o  conidii,  i  ijuali  si  riversano 
in  numero  grandissimo,  sotto  foima  di  de|iosilo  fa- 
rinaceo, sugli  organi  infestati. 

1  conidii  possono  alla  lor  volta  germinare  molto 
facilmente,  dilTondendo  cosi  in  modo  straordinario 
il  malanno  durante  la  primavera  e  l'estate. 

Questo stadiii  conidiale  si  rirciisce  al  ^eii.  (Udiiim. 

Dal  raiceliii  si  inoiliii'diin   ,iiirlie,  e e  è  ì;Ì;ì  sialo 

osservato  per  ali-niie  specii',  ilei  liliiiiieiili  nv.iln- 
oblunghi  0  tondeggianti,  ritenuti  come  nd.s/'rn',  ed 
iu  vicinanza  di  questi  dei  rami  di  foriiKi  liliiidiica 
0  rami  anieridiali  o  polliuodii.  Avvenula  la  liisioiie 
del  protoplasma  maschile  col  femminile,  si  lia  cosi 
l'oogonio  od  uovo. 


Dalla  cellula  basilare  dell'uovo  partono  dei  fila- 
menti che  si  dispongono  lutl'altorno,  formando,  in 
seguito  alla  comparsa  di  numerosi  selli  trasversali, 
un  pseudoparenchima  prima  semplice,  poi  com- 
plesso, nero  o  consistente.  In  tal  modo  ha  origine 
il  tessuto  avvolgente  del  peritecio,  che  si  protende 
anche  in  filamenti  esilissimi  o  appendici.  Nella  por- 
zione centrale  del  peritecio  frattanto  si  originano 
uno  0  più  ascili  contenenti  da  due  ad  otto  sporidii 
ovali  ed  incolori. 

La  formazione  dei  peritecii  avviene  generalmente 
nell'estate  od  autunno,  quando  le  piante  ospiti  con- 
tengono una  minor  (pianlità  di  succhi  nutritizi,  solo  in 
alcuni  rari  casi  (Eri/si j)he  graminis),  possono  essere 
prodotti  anche  in  primavera.  1  peritecii  funzionano 
come  organi  iliei  iianli,  e  i;li  spuriilii,  al  disaggregarsi 
del  tessuto  perileciale  nella  primavera  successiva, 
|)Osti  in  libertà,  emettono  un  tubo  germinativo,  che 
sviluppandosi  forma  nuovo  micelio  con  conidii  cate- 
nulati.  E  ancora  poco  conosciuta  la  forma  picnidica. 
I  funghi  erisifei  si  sviluppano  specialmente  nelle 
località  e  stagioni  umide,  e  siccome  sono  i  soli  pe- 
ritecii che  possono  conservarli  in  vita  dall'una  al- 
l'altra annata,  perchè  il  micelio  ed  i  conidii  alla 
temperatura  di  — 3°  nello  spazio  di  24  ore  perdono 
completamente  la  loro  forza  vitale,  cosi  converrà 
impedire  la  formazione  degli  organi  iliernanli  o  colle 
opportune  solforazioni  (vite)  o  col  mietere  verdi  e 
prima  del  tempo  normale  le  pianticine  malate. 

Vi  appartengono  parecchi  generi,  fra  i  quali  i  più 
interessanti  dal  lato  agrario  sono  i  seguenti: 

SpÌKirrd/hn/i,  con  peritecii  o  coiicettacoli  jiiul- 
loslii  |iiiriili,  (iiiileiienti  un  solo  asco  con  8  s|ioridii; 
apjieiidiei  nuiiicinse  e  fioccose.  Forma  conidiale  con 
conidii  ovali. 

Podosphaera.  Concetlacoli  sferici  con  un  solo 
asco  ed  8  sporidii  ovali;  poche  appendici  ramose, 
dicolome  all'apice. 

Eri/filplif.  (loncettacoli  ben  distinti  con  parecchi 
ascili  a  2  ed  8  sporidii;  appendici  fioccose  semplici 
Il  ramificate,  non  dicolome,  bianche  o  colorale. 
Forma  conidiale  con  conidii  ovato-oblunghi. 

Microsphaera.  Concetlacoli  con  parecchi  aschi 
a  2  ed  8  sporidii;  appendici  4-3-dicotome,  con  rami 
rigonfiali  all'estremità  o  filiformi. 

Unrinula.  Concettaceli  tondeggianti  con  pa- 
recchi aschi  a  2-0-8  sporidii  ;  ,i|ipendici  liliforini  a 
parete  mollo  consistente,  semplici,  hitide  o  dicolome, 
uncinale. 

Phgllactiiiia.  Concetlacoli  emisferici,  quindi 
depressi,  con  |iaiecclii  aschi  a  2o4sporidii;  appen- 
dici dirille,  i-ii;ide,  aciculari. 


Gen.  Sphaerotheca  Lèv. 
Spbacrotheca  paiinosa  Lèv.  =  Oidiiim  leu 


Desm.  {Bianco  del 


delle 


).  —  (Juesti 


Ifomici'li  mi  Eiimiceli  {FkìkjÌii 


liìr. 


fungo  forma  sulle  foglie,  sui  giovani  germogli  e  sui 
frulli  del  pesco  e  delle  rose,  un  denso  e  bianco 
micelio  lanugginoso,  che  produce  anclie  una  con- 
torsione ed  un  arricciamenlo  nelle  foglie. 

Dai  filamenti  mieeliari  si  protendono,  in  senso 
perpendicolare  al  substrato,  brevissimi  rami,  sui 
quali  hanno  origine,  in  seguilo  a  successivi  restrin- 
gimenti, 8  0  10  conidii  calenulati,  di  forma  ellittica, 
i  (piali,  man  mano  che  maturano,  si  mettono  in 
libertà  (Oidiiim)  (fig.  127).  Nello  stes.so  tempo  sul 
nii<'elio  si  l'ormano  dei  corpi  allungali  o  picuidii, 
ciuiteneiiti  numerose  spore. 


Fiff.  127.  —  Conidii  di  Sphaerollieca  pannosa. 
(Ingrani).  250  diam.  circa)  (dal  Priu.ieux). 

Nella  stagione  estiva,  il  fungillo  produce,  special- 
mente sul  calice  dei  fiori  e  sui  rami,  i  perilecii  neri, 
sp.irsi,  iiiiimtissiiiii,  provvisti  di  appendici  semplici, 
liiiccose,  disuguali  ed  in  generale  molto  brevi  e  con- 
tenenti un  asco  quasi  toiuleggiante  con  8  sporidii 
ovoidali. 

I  perilecii  circondali  dai  filamenti  passano  tutto 
l'inverno  in  letargo,  e  disaggregandosi  nella  prima- 
vera successiva  mettono  in  libertà  gli  sporidii,  che 
germinando  producono  nuove  infezioni. 

K  un  fungillo  che  può  arrecare  gravi  danni,  poiché 
impedisce  lo  sviluppo  dei  rami  e  sul  pesco  produce 
essenzialmente  o  la  caduta  dei  frulli  immaluri  o, 
quando  anche  questi  po.ssano  giungere  a  nialiirità, 
si  corrompono  con  grande  facilità. 

l'er  fortuna,  si  ha  un  rimedio  sicuro  nelle  solfo- 
razioni preventive,  che  converrà  ripetere  almeno  Ire 
volte  durante  la  primavera,  scegliendo  per  l'applica- 
zione giornate  asciutte  e  le  ore  più  cable  del  giorno. 

S|ihaerollicca  inors-uvae  (Schw.)  Berk.  et  Cnrlis 
(Bianco  del  rilies).  —  Produce  sulle  foglie,  sui  rami 
e  specialmente  sui  fruiti  del  rihen  un  (ìlio  intreccio 
bianco  alla  periferia,  fosco  bruno  nel  centro,  di  mi- 
nutissimi filamenti  con  numerosi  conidii  dapprima, 
e  (piindi  perilecii  m(dto  piccoli,  di  color  bruiiaslro, 
tdiiileu^'ianti,  rugosi,  con  ascili  e  sporidii  ellittici, 
hiMghiV2-ir)  a, "larghi  7-8  ,ui. 

Questa  malattia  è  abbastanza  comune  nella  l'en- 
silvania  e  nella  Carolina  superiore,  ma  in  questi 


ultimi  anni  si  diffuse  anche  in  parecchi  punti  della 
nostra  penisola.  In  America,  si  usano  le  irrorazioni 
di  una  soluzione  in  acqua  di  solfuro  di  potassio  al 
0>'''%>  ripetute  parecchie  volte.  Io  lio  ottenuti  buoni 
risultati  anche  colle  irrorazioni  ripetute  per  Ire  volle 
di  una  soluzione  acquosa  al  i  %  di  cloruro  sodico. 

Spbaerotheca  Hiimuli  Burrill.  (Bianco  del  luppolo). 
—  Forma  sulle  foglie  del  luppolo  delle  macchie 
bianche  farinose,  le  quali  invadono  anche  tutta  la 
superfice  fogliare  come  una  pruina  bianchiccia. 

Dà  origine  a  perilecii  mollo  piccoli,  con  lunghe 
appendici  sottili  e  colorate. 


Fig.  128.  —  Asco  (ingi'.  circa  -Mb  uiai.i.)  e  perilecio 
di  Sphaei-olìwca  Caslaytiei  (dal  PiìiixiKUx). 

Sphaeioliieca  Oastagnei  Lèv.  —  K  un  fungillo  co- 
munissimo sulle  foglie  di  diverse  piante  erbacee 
appartenenti  alle  famiglie  delle  Rosacee,  Composite, 
Scrofulariacee,  Cucurhilacee,  Urticacee  e  Plaiilagi- 
nacee.  In  Italia,  ollrecchè  alle  specie  selvatiche, 
arreca  danno  specialmente  alle  fragole  (Frayaria 
vesca)  ed  alle  zucche  {Cucurbita  Pepo),  ai  cetrioli 
(Cncumis  salivus)  ed  ai  poponi  (C.  Melo). 

Nelle  pianlicine  di  fragola  si  estende  sui  fusti, 
sulle  foglie,  sui  peduncoli  fiorali  e  sui  ricettacoli; 
nelle  altre  cucurbitacee  invece  invade  specialmente 
le  foglie  e  forma  un  deposilo  di  filamenti  bianchicci 
come  una  tela  di  ragno. 

I  conidii  sono  di  forma  ellittica  ed  i  perilecii 
tondeggianti  (fig.  128),  molto  piccoli  e  muniti  di 
numerose  appendici,  brevi  e  flessuose  nella  parte 
superiore. 

Anche  per  combattere  queslo  fungillo  converrà 
irrorare  preventivamente  le  pianticine  con  una  so- 
luzione di  cloruro  di  sodio  al  4  %.  È  consiglialo 
anche  il  solfuro  di  potassio  in  soluzione  al  0,K  %. 

Gen.  Podosphaera  Kunze. 
Podospliaera  Oxyacanlliae  (f).  C.)  De  Bary  (Bianco 
del  nespolo  e  del  biancospino).  —  Si  sviluppa  sui 
giovani  germogli  e  sulle  foglie  del  biancospino  (Cra- 
taegus  O.ryacantlia),  del  nespolo  (Mespilus  germa- 
nica) e  del  sorbo  .lelvatico  (.Sorbus  Aucuparia)  sotto 
forma  di  un  deposilo  farinaceo,  bianchiccio. 


Patologia  vegetale 


Ha  perilecii  molto  piccoli,  tondeggianti,  con  ap- 
pendici a  rami  brevi  allargati  all'apice. 

Nell'America  del  Nord  invade  frequentemente  i 
vivai  di  mele  {Pi/nis  malm),  arrecando  gravi  danni. 
Si  può  combattere  colle  irrorazioni  di  cloruro  di 
sodio  al  4-  %. 

Podospiiaera  tridactyla  (Walk.)  De  Bary  {Bianco 
del  susino,  dell' albicocco  e  del  ciliegio).  —  Invade 
completamente,  tanto  nella  pagina  superiore  che 
nella  inferiore,  le  foglie  del  susino  (Prumis  dome- 
stica), del  pado  {P.  padus),  del  prugnolo  (P.  spi- 
nosa), del  ciliegio  (P.  cerasus),  deW  albicocco  {Ar- 
meniaca  vulgaris),  formandovi  dei  minutissimi 
filamenti  bianchicci,  che  possono  anche  sfuggire 
facilmente  alla  osservazione  macroscopica.  Solo  a 
primavera  avanzata  si  osserva  un  minutissimo  de- 
posito farinaceo  costituito  dai  conidii  che  si  mettono 
in  libertà. 


Fig.  129.  —  Podosphaera  tridactyla. 

A,  Peritecio.  -  B,  Estremila  di  un'appenJire  del  perilecio  maggiormente 

ingrandito.  -  C,  Asco  (ingr.  250  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 

Sul  finire  dell'estate  e  dell'autunno  si  formano  i 
peritecii,  piccoli  (fig.  129)  e  tondeggianti,  dapprima 
gialli,  poi  neri,  e  muniti,  nella  parte  superiore,  di 
poche  appendici  erette  e  disposte  parallelamente; 
gli  sporidii  però  giungono  a  maturazione  solo  nella 
stagione  invernale. 

Possono  dare  ottimi  risultati  le  irrorazioni  pre- 
ventive (li  soluzioni  salate. 

Meno  interessante  è  la  P.  mìjrtillina  Kunze  che 
si  sviluppa  suW lira  orsina  (Vacci niuìn  myrtillus). 

Oeìi.  Erysiphe  Hedw. 

Erj'siiilie  lamprocarpa  (Walk.)  Lèv.  —  Vive  sulle 
pianticine  del  tabacco  e  di  alcune  Asteracee,  Plan- 
lai/inacee,  Scrofular iacee,  Labiate,  Campanulacee, 
Itorraginacee,  ecc.  Infesta  specialmente  le  foglie  in- 
feriori, producendovi  delle  larghe  macchie  bianche, 
polverulenti,  le  quali  possono  anche  coprire  tutta 


la  lamina  fogliare,  rendendola  più  piccola  e  facen- 
dola quindi  essiccare.  Forma  peritecii  tondeggianti, 
molto  piccoli  e  contenenti  da  8  a  16  ascili  a  2  spore 
e  sostenuti  da  un  breve  pedicello.  Il  Comes  ha  no- 
tato questo  malanno  sul  tabacco  nel  Napoletano  e 
nel  Leccese;  io  l'ho  riscontralo  pure  su  tale  pianta 
in  alcuni  punti  nel  Canton  Ticino,  specialmente  nei 
dintorni  di  Lugano. 

Per  combattere  questo  fungo  serve  lo  ztdfo,  ma  è 
un  liiiR'ilio  che  rende  le  foglie  del  tabacco  inservibili, 
|ier  cui  converrà,  per  limitare  il  malanno,  distrug- 
gere tutte  le  foglie  infette  ed  aerare  bene  i  terreni. 

Krjsipbe  coiiininiiis  i  Wallr.  )  Vv.^^Aliiliilhomorplia 
commiuìis  Wallr.  =  lù-i/sip/ic  Mariti  Lèv.  =  Oidiiim 
ergsiplìoides  Kries  (Bianco  delle  foglie  e  crittogama 
delle  Leguminose).  —  Si  sviluppa  sulle  foglie  ili 
molte  Leguminose  dei  prati  e  di  alcune  anche  col- 
tivale, come  il  pisello,  il  lupino,  il  fagiolo,  V erba 
medica  ed  il  trifoglio;  sulle  foglie  di  molte  Baiiiin- 
colacee(Buiiunrulus,  Aquilegia  e  Delphiniuin),  delle 
Ombrellifere  dei  prati  (Daiicus,  Pastinaca,  ecc.), 
del  lino,  dei  rurali  e  di  (piasi  tutte  le  Convolmlacee, 
Dipsacee  e  Bume.r  che  crescono  nei  prati  e  luoghi 
erbosi. 


Fig.  131.  —  Peritecio  di 
Erysipììe 


Fig.  130.  -  Ifa  micelica 
con  succiatoio  di  Ery- 
sipìii'  comnuinis. 

°(ilal  Pmi.i.iF.uv), 


Il  fungo  produce,  sulle  foglie,  un  fittissimo  intreccio 
di  filamenti  miceliari,  che  appare  ad  occhio  nudo  in 
forma  di  un  esilissimo  velo  bianco  avvolgente  tutta 
la  lamina  fogliare.  Il  deposito  bianco  aracnoideo  in 
poco  tempo  appare  come  polverulento  per  la  forma- 
zione dei  conidii  per  poco  catenulati,  che  si  staccano 
prestissimo  dai  conidiofori.  I  filamenti  miceliari  per- 
sistono quasi  sempre  per  un  certo  tempo  sulle  lamine 
fogliari  e  succhiano  nutrimento  dalle  (('liiilc  epider- 
miche per  mezzo  di  succhiatoi  (fig.  l:{0)  leggermente 
lobati,  tanto  da  provocare  l'ingiallimento  e  la  morte 
precoce,  a  detrimento  di  tutte  le  altre  parti  della 
pianta  e  specialmente  dei  fiori  e  dei  fruiti,  che  si 
accrescono  molto  imperfettamente  e  non  possono 
mai  giungere  a  completa  maturazione.  Nelle  forti 
infezioni,  e  particolarmente  sui  piselli,  le  ife  fungine 
si  possono  estendere  anche  ai  giovani  fiori,  rico- 
prendoli dello  strato  bianchiccio  araneoso. 


I forni 


III  Eiimiceli  il''in>!//iì 


Sulle  foglie  già  morte  del  pisello,  del  trifoglio, 
dell'erba  medica,  ecc.,  si  formano,  dopo  qualche 
tempo,  in  mezzo  alle  ile  miceliari,iperitecii  (fìg.  131) 
minutissimi,  neri,  sferici,  con  filamenti  o  bianchi  o 
bruni.  Nell'interno  si  nolano  da  4  ad  8  aschi  sferici 
0  leggermente  ovali,  lunghi  da  100  a  HO  |*,  larghi 
da  70  ad  80  jx,  con  i  ad  8  sporidii  ellittici,  incolori, 
lunghi  circa  40  ,u.,  larghi  20  ,x  (fig.  132). 

L'Harper  ha  studiato  di  questa  specie  la  forma- 
zione dell'uovo  e  lo  sviluppo  del  peritecio  (vedi 
Generalitii). 

E  la  forma  fungina  parassita  più  difl'usa  e  pui'i 
essere  facilmente  combattuta  cidie  solforazioni. 

Erysiphe  graminis  D.  C.=:Oi<liiim  monilioides  Link 
{Nebbia,  bianco,  albugine  dei  cereali).  —  Vive  pa- 
rassita su  quasi  tutti  i  cereali  (grano,  avena,  segala, 
orto)  e  sopra  molte  Graminacee  dei  prati  (Bronuis, 
Daclijlis,  ecc.  ).  Durante  l'estate  produce  sulle  guaine 


Fig.132 


sip/ie  comniunis. 


(Injtrand.  200  iliam.  ( 
(dal  PniLLiEU.x). 


Kii;.  I3;ì.  -   Micelio  di 

Erysiphe     graminis 

munito  d"un  succliia- 

loio  (liigr.  200  diam.  circa) 

(dal  WOLFF). 


e  lamine  fogliari,  nonché  alla  base  dei  culmi,  macchie 
o  larghe  chiazze  di  esilissimi  filamenti  cotonosi, 
bianchicci  dapprima,  quindi  giallognoli  e  rossastri, 
mentre  le  altre  parti  dell'organo  colpito  ingialliscono 
e  le  pianticelle  restano  piccole,  esili,  con  gli  inter- 
nodi  arcuati  e  con  foglie  increspate,  ripiegale  a 
spira,  colla  punta  essiccata  e  spighe  brevi,  contorte, 
divaricate  e  contenenti  semi  imperfettamente  svi- 
luppali. 

Sulle  macchie  si  sviluppa  in  breve  un  fine  pulvi- 
scolo bianco,  che  scompare  quando  l'organo  venga 
leggermente  strofinato  lasciando  allo  scoperto  i  tes- 
suti soltostanti,  anneriti.  In  seguito,  fra  i  filamenti 
fioccosi  si  mettono  in  evidenza,  armando  l'occhio  di 
una  lente,  minutissimi  punlicini  neri. 

Il  feltro  bianco  risulla  di  ife  miceliari  superficiali 
che  emettono  neirinterno  delle  cellule  epidermiche 
numerosi  succhiatoi  piuttosto  rigonfiati  (fig.  l;?3), 
e  verso  l'esterno  coiiidiofori  con  conidii  monilifornii 
in  catene  di  0  ad  8,  ovoidali,  jalini,  lunghi  25-30  a, 
larghi  8-10  u. 

Man  mano  che  manca  il  nutrimento  al  fungillo 
por  l'essiccazione  dei  tessuti,  si  ha  formazione  di 
peritccii  emisferici  (fig.   134),  quindi  leggermente 


depressi,  prolungati  inferiormente  in  brevi  filamenti 
neri  e  contenenti  da  25  a  30  aschi  ovoidali,  lunghi 
150-170  ;/,  larghi  50-60  a,  che  producono,  dopo  un 
certo  tempo,  4  o  più  comunemente  8  sporidii  ellittici, 
jalini,  lunghi  30-35  ^,  larghi  18-20  ^  (lìg.  135). 


^-^^ 


F^eritecio  di  Erijsiphe  gì 
(Dal  l'iiiLi.iEUX). 


Kiy.    135.  —    \schi   di  Ertjsiphe  graminis. 

(Iiigrand.  200  ihani    circa)  (dal  l'iiiu.iiux). 

È  im  malanno  quasi  sempre  accompagnato  da  altre 
forme  parassite  animali  e  vegetali,  e  mentre  è  ab- 
bastanza diffuso  nei  seminati  a  grano  alla  volala,  è 
rarissimo  nei  seminali  a  file.  Si  potrebbe  combattere 
colle  solforazioni,  ma  l'applicazione  riesce  mollo 
difficile  e  costosa. 

Il  Grout  (1)  descrive  sotto  il  nome  di  Ergsiphe 
mali  una  muffa  del  Pgrus  main.i,  che  determina 
un  deposito  bianco  e  (piiiidi  sulle  porzioni  secche  i 
punlicini  neri  o  peritecii. 

Gen.  Microsphaera  Liv. 
Si  lianiui  parecchie  specie  ()arassite,  le  quali,  in 
generale,  formano  sulle  due  pagine  della  lamina 
fogliare  un  deposito  filamentoso-araneoso,  bianco, 
determinato  da  ife  miceliari  che  introducono  nelle 
cellule  austori  appendicolati  e  producono  conidii 
cilindrico-allungati  e  peritecii  minuti,  globoso-de- 
pressi,  con  aschi  a  2-4-8  sporidii  e  numerose  ap- 
pendici incolore,  divergenti  a  raggio,  mollo  più 
lunghe  dei  peritecii  e  divise  in  4,  3  o  2  rami  ottusi 
agli  apici. 


(1)  A  Utile  known  mildevi  of  the  Apple 


Patologia  vegetale 


Si  Ila  cosi  la  M.  Evonyiiii  (D.  C.)  Sacc.  sulle  foglie 
Ai^W livoiiìiwus  eiiropaeiis,  la  M.  Grossulariae  Lèv. 
sulle  foglie  del  Itihcs  Grossulariae  (fìg.  136),  la 
M.  Bciitcìidis  (D.  C.)  Lèv.  sulle  foglie  del  Uertieris 


Fig.  ISe.   —   Peritecio  (a)  i  d   aschi  (b)  di  Microspaera 
Grossulariae  (ingr.  150  di  un  enea)  (dal  I'rillieux). 

vulgaris,  la  M.  Lonicerae  (D.  C.)  Winl.  ohe  dan- 
neggia molle  specie  di  Lonicera  coltivale  e  s]ioii- 
lauee,  facendone  radere  le  foglie  iirecnceiiiiMik'.  Co- 
munissima  sugli  Alniis,  ttetiila,  Rìiamini.s,  Viliiiiinnii 
è  la  M.  penicillata  (Well.)  Lèv. 

Gen.  Uncinula  Lèv. 

Unciiiiila  aniericauaHo\v.=i^';/r/»»/r/ .s7»/y///»  Berli, 
et  (jurt.  =  Ergsiplie  Tuckeri  Tul.  =  Oidiinn  Tiirkeri 
Berli.  {liiaiH'o,  alliiigiiìe,  marino,  crittof/anui,  oidio 
(Iella  vite).  —  Intacca  lutti  gli  organi  verdi  della  vile 
e  si  manifesta  dapprima  in  l'orma  di  una  linissima 
efflorescenza  bianca  iindto  brillante.  Dal  I84r>,  epoca 
in  cui  fu  pei-  la  prima  volta  scoperta  dal  Iìeukelev 
a  Margate  (liigliillena)  nelle  serre  dell'orticoltore 
TuCKER,  si  è  dimisa  nel  184.8-50-51  e  nel  1852  con 
straordinaria  intensità  in  tutte  le  regioni  europee  ed 
avrebbe  forse  determinata  la  distruzione  totale  della 
vite,  se  il  giardiniere  Kyle  di  Lelyon  non  avesse, 
nel  1846,  trovalo  il  rimedio  sicuro  nello  zolfo,  ri- 
medio reso  di  pubblica  ragione  dal  Berkeley  nel  1848, 
esperimentalo  poi  ampiamente  dal  Duchartre  nel 
castello  di  Versailles  ed  applicato  nel  1856-69  in 
tutte  le  viti  del  Mezzogiorno  della  Francia  in  seguito 
all'attiva  propaganda  del  Marès. 

Sui  giovani  tratri ,  Voidio  appare  in  forma  di  mi- 
nutissime macchie  bianche,  dapprima  appena  visi- 
bili, che  in  breve  si  allargano  ed  occupano  una 
larghissima  superfice,  soprattutto  dai  lati  che  più 
facilmente  sono  rischiarati  dai  raggi  solari;  diven- 
tano come  polverulente,  untuose  al  tatto  con  mar- 
calissimo  odore  di  fungo  fresco  ;  infine  i  tralci 
assumono  una  tinta  grigio-nera,  si  accrescono  mollo 
imperfettamente  e  non  possono  produrre  legno  re- 
sistente ai  freddi  invernali, 


Sui  traivi  pili,  sviluppati,  ma  sempre  verdi,  si 
possono  anche  formare  chiazze  bianco-grigiastre, 
allungale,  però  meno  espanse,  e  che  in  generale 
rendono  i  tessuti  sottostanti  bruni  e  ne  impediscono 
il  regolare  passaggio  allo  slato  legnoso,  prodiicendo 
(|uindi  tralci  molto  brevi  con  internoili  vicini,  mac- 
chiettati di  bruno. 

Sulle  foglie,  l'infezione  si  manifesta  e  a  mediocre 
ed  a  completo  sviluppo.  Nel  primo  caso  le  foglie 
restano  piccole  e  deformale;  nel  secondo  caso  il 
fungo  non  può  che  disturbare  leggermente  le  fun- 
zioni respiratorie  della  foglia.  In  ambedue  le  pagine, 
ma  soprattutto  nella  superiore,  si  formano  chiazze 
irregolari  filamentose  e  polverulenti,  bianche  per 
pochissimi  giorni,  quindi  grigiastre.  L'intreccio  di 
lilainenti  scom|)are  molto  facilmente  e  le  lamine  fo- 
gliari restano  coperte  qua  e  là  come  da  un'esilissima 
crosta  bruno-grigiastra,  con  minutissimi  punti  neri. 

Sui  fiori  e  giovani  ovari  il  fungo  si  sviluppa 
piuttosto  dillìcilmente  e  produce  un  esile  feltro 
lìianco  che  determina  l'annerimento,  la  colatura  e 
la  caduta  degli  organi.  Lungo  il  decorso  del  racemo, 
sui  rami  principali  e  secondari  si  notano  anche 
mollo  freiiuentemenle  delle  macchie  superficiali 
hruiie,  irregolari,  che  lasciano  intatti  i  tessuti  sotto- 
stanti, mentre  nel  caso  delle  macchie  peronospo- 
riche,  colle  quali  queste  si  potrebbero  confondere, 
l'annerimento  si  estende  anche  alle  parti  interne. 

Sugli  drilli,  l'infezione  può  avvenire  finché  sono 
ancora  piiilloslo  piccoli  e  sino  al  momento  in  cui  le 
sostanze  acide  si  trasformano  in  zuccherine.  E  un 
littissimo  e  sonile  rivestimciilo  bianco,  untuoso  al 
tallo,  meno  ispessito  e  brillanlc  ili  quello  della  ;)(•;■()- 
nosponi  dei  grappoli,  che  ricopre  complelamenle 
gli  acini  piccoli,  quasi  sempre 
parzialmente  quelli  più  svi- 
luppati, che  si  estende  anche 
ai  pcdiincoletti  producendone 
raiineriiiiento,  raramente 
però  la  caduta. 

Mentre  nella   peronospora 
il   male  si  estende  a  tutto  il  i     '■Xa 

grappolo,  quando  l'ambiente  ^Ift^ 

è  molto  umido,  per  l'oidio  è 
quasi  sempre  limitalo  ad  al-      F.y.  \A1.  -  Av;,..,  d, 


cune  porzioni,  e  si    propaga 


uva    attaccati    dal- 


solo  nelle  località  asciutte  op-         ^Oidium  Tuclteri. 
pure  anche  quando  si  ha  umi-  <'''''  Pm'-'-"*'''')- 

dita,  ma  accompagnata  da 
alla  temperatura.  La  temperatura  che  fiicilita  lo  svi- 
luppo del  male  è  fra  12»  e  14°  C,  si  ha  un  optimum 
fra  i  25"  ed  i  30°  C,  a  45°  C.  cessa  ogni  accresci- 
mento del  fungo.  L'infezione  non  provoca  che  rara- 
mente la  caduta  degli  acini  ;  il  tessuto  avvolgente  del 
pericarpo  o  buccia  dell'acino  diventa  brunastro, 
indurisce  e  muore  (fig.  137);  per  cui,  non  potendo 


Ifomiceti  od  Eumiceli  { Funghi) 


Fig.  138.  -  Conidii  di  Un- 
cinuta americana. 


9.  —  Ascili  di  Uncì- 
ila  americana. 


Fig.  140.  —   Peritecio  di  Uncinula  americana. 

(Ingrand.  iOO  cliam.  circa)  (dal  PiiiLLiEUX). 


seguire  nello  sviluppo  la  parte  rimasta  sana,  si  scre- 
pola sotto  la  pressione  interna  secondo  linee  che  si 
allargano  in  breve  e  lasciano  allo  scoperto  la  polpa; 
solo  in  rari  casi  le  screpolature,  se  molto  piccole, 
possono  cicatrizzarsi.  Quando  gli  acini  sani  hanno 
raggiunto  il  loro  completo  sviluppo,  quelli  oidiati 
presentano  numerose  screpolature  irregolari,  dis- 
.seccate  ai  margini  e  colla  polpa  quasi  interamente 
distrutta  o  marcescente  se  l'ambiente  è  molto  umido; 
nelle  forti  infezioni  restano  attaccati  alla  buccia  i 
soli  semi  o  vinaccioli  ed  anche  imperfettamente 
sviluppati. 

Quando  non  avviene  la  screpolatura  della  pellicola, 
gli  acini  si  accrescono  molto  malamente  ed  assu- 
mono, a  completo  sviluppo,  una  tinta  rosso-livida 
per  le  varietà  a  frutto  nero,  grigiastra  per  le  varietà 
a  frutto  bianco. 

Il  feltro  bianco  risulla  formato  da  numerose  ife 
esili,  ramificate,  a  contenuto  protoplasmatico  e  mi- 
nule  granulazioni  con  rari  vacuoli,  divise  da  setti, 
a  diametro  uniforme,  con  succhiatoi  piuttosto  rari, 
ma  bene  sviluppati  e  lobati,  che  si  addentrano  nelle 
cellule  superficiali  e  succliiano,  da  queste,  tutto  il 
nutrimento,  determinandone  la  morte  e  l'imbruni- 
niento.  Dal  micelio  si  formano,  verso  l'esterno  e 
durante  tutto  il  periodo  vegetativo  della  vite,  nume- 
rosi filamenti  o  conidiofori  semplici,  eretti,  obliqui 
0  leggermente  flessuosi  inferiormente,  nei  quali  si 


accentuano,  verso  l'alto,  3  o  4  setti  trasversali,  che 
limitano  delle  porzioni  o  conidii  catenulali,  i  quali 
gradatamente  si  staccano  assumendo  la  forma  ellit- 
tico-allungata  ed  una  lunghezza  di  25-30  \i.  per  1 4-16  u. 
di  larghezza  (fig.  138).  I  conidii  leggerissimi,  tras- 
portati dal  vento,  possono  molto  facilmente  diffondere 
il  malanno,  poiché  resistono  molto  alla  siccità  e 
mantengono  per  lungo  tempo  la  facoltà  germinativa. 
Cadendo  sulle  foglie,  sugli  acini  o  sui  giovani  tralci, 
vi  restano  facilmente  attaccati  e,  verificandosi  le  con- 
dizioni adattate,  cioè  una  temperatura  piuttosto  ele- 
vata (25»-30o  C.)  ed  abbondante  umidità,  emettono 
uno  0  due  tubetti  miceliari,  i  quali,  serpeggiando 
sulla  superfice  degli  organi  colpiti,  producono  poi 
succhiatoi,  si  allungano,  si  ramificano  e  determinano 
nuova  infezione  anche  con  atmosfera  poco  umida 
e  con  temperatura  di  25°-3o°  C. 

Sui  filamenti  si  nota  alcune  volte  anche  una  forma 
fruttifera  {Cidnnobolus  Cesalii  De  Bary),  che  fu 
per  un  certo  tempo  ritenuta  come  forma  picnidica 
dell'oidio  e  che  il  De  Bary  dimostrò  essere  invece 
una  specie  parassita  dell' o/rf/o. 

Secondo  quanto  riferiscono  gli  osservatori  ameri- 
cani e  francesi,  sul  finire  dell'autunno  sugli  organi 
colpiti  scompare  o  si  riduce  di  molto  il  feltro  bianco 
0  grigiastro  e  si  mettono  invece  in  evidenza  picco- 
lissime pustole  nere  ben  prominenti,  le  quali  sono 
gli  apotecii  0  peritecii  del  fungo. 


17  —  Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraria, 


130 


Patologia  vegetale 


I  frutti  ascofori,  mentre  si  trovano  piuttosto  fa- 
cilmente sui  tralci  e  sulle  foglie  nelle  regioni  ame- 
ricane, sono  invece  molto  rari  in  Europa,  o  per  lo 
meno  erano  sempre  sfuggiti,  prima  delle  osservazioni 
del  CouDERC,  allo  sguardo  dell'osservatore.  In  Italia, 
per  quanto  gli  studiosi  di  patologia  vegetale  abbiano 
osservato,  questo  fatto  non  si  è  ancora  verificato. 
I  peritecii  si  formano  durante  l'inverno,  quando  l'e- 
state sia  stata  molto  calda  e  lunga,  e  questa  condi- 
zione non  sempre  si  verifica  nelle  nostre  regioni. 
In  Europa  essi  appaiono  dopo  la  caduta  delle  foglie 
quali  minutissimi  punticini  tondeggianti,  prima  di 
color  giallo  citrino,  poi  neri,  sui  rami  e  sui  grappoli 
colpiti  dall'oidio  e  lasciati  sulla  pianta  anche  durante 
l'inverno,  raramente  sulle  foglie.  Esaminati  al  micro- 
scopio presentano,  alla  base,  una  corona  di  lunghi 
filamenti  bruni,  sellati,  radianti,  un  po'  flessuosi, 
incolori  e  ravvolti  a  spira  all'apice  (fig.  139  e  140), 
e  contengono  da  4  ad  8  aschi  piriformi  con  4-6-8 
ascospore  ellittico-allungate,  incolore,  le  quali  pos- 
sono rimanere  anche  due  anni  nell'interno  degli  aschi 
senza  perdere  la  facoltà  germinativa  e  producono 
filamenti  raiceliari,  quindi  nuova  infezione,  quando 
nella  primavera  trovano  le  condizioni  adatte  al  loro 
sviluppo.  Per  mezzo  di  tali  organi  si  può  propagare 
essenzialmente  il  male  anche  nelle  regioni  europee, 
ma  possono  anche  servire,  come  dimostrò  il  Viala, 
quei  conidii  o  quelle  porzioni  di  micelio  che,  pro- 
tetti dalle  scaglie  avvolgenti  le  gemme  o  dalla  cor- 
teccia dei  fusti,  si  mantengono  in  vita  durante  l'in- 
verno e  germinano  nella  primavera  successiva.  In 
Italia  è  certo  che  il  male  si  è  propagato  sinora  per 
mezzo  dei  conidii. 

Nei  peritecii  il  Viala  (1)  trovò  pure  sviluppato 
il  Cicinnobolus  Cesatii  sopra  ricordato. 

Per  combattere  l'oidio  si  sono  provate  moltissime 
sostanze  liquide  e  solide,  ma  il  rimedio  sicuro  che 
ne  può  fermare  lo  sviluppo  è  uno  solo,  lo  zolfo. 
É  da  più  di  un  mezzo  secolo  che  lo  zolfo  continua  a 
trionfare  contro  l'oidio,  e  se  in  tutte  le  località,  da 
tutti  i  viticoltori,  si  fossero  sempre  fatti  e  si  faces- 
sero i  trattamenti  consigliati,  forse  l'oidio  si  sarebbe 
potuto  limitare  nel  suo  sviluppo,  mentre  invece, 
ancora  ai  giorni  nostri,  se  si  tralascia  di  fare  il  trat- 
tamento dovuto,  i  miliardi  di  spore  che  si  trovano 
nell'aria  nella  stagione  primaverile  trovano  subito 
le  condizioni  adatte  al  loro  sviluppo  e  propagano  in 
modo  straordinario  il  malanno. 

Lo  zolfo,  applicato  sulle  varie  parti  della  vite, 
agisce  direttamente  sul  micelio  producendone  la  dis- 
organizzazione: i  filamenti  miceliari  perdono  la  tur- 
gescenza, si  rompono  in  parecchi  punti,  si  staccano 
dalle  cellule  e  le  spore,  se  già  ve  ne  sono  di  formate, 
perdono  completamenle  la  facoltà  germinativa. 

(1)  Compi.  Rend.  Acad.  Se.  Paris  i894  (2°  sem.),  p.  41. 


Lo  zolfo  ha  certamente  un'azione  complessa  che 
esercita  però  pochissimo  se  l'atmosfera  è  fredda  ed 
umida,  e  diventa  nulla  se  pioggie  prolungate  aspor- 
tano la  polvere  dagli  organi  malati.  Quando  invece 
la  temperatura  è  piuttosto  elevata  (250-35°  C),  il 
marcato  odore  di  anidride  solforosa  che  emana  dopo 
poco  tempo  una  pianta  solforata,  indica  che  lo 
zolfo  sta  per  agire,  come  d'altra  parte  si  può  con- 
statare dopo  pochi  giorni,  colla  morte  delle  ife  mice- 
liari bianche  sugli  organi  malati  e  colla  tinta  verde 
che  acquistano  gli  acini  dopo  una  diecina  di  giorni, 
e  collo  sviluppo  normale  che  va  gradatamente  mani- 
festandosi nell'individuo  colpito. 

Lo  zolfo  quindi  agisce  col  suo  contatto  diretto,  ma 
anche  ad  una  certa  distanza. 

Marès  ha  anche  dimostrato  che  la  distruzione  del 
micelio  avviene  più  o  meno  rapidamente  a  seconda 
della  temperatura.  Con  32°  a  35°  C.  la  disorganiz- 
zazione si  manifesta  dopo  24  ore,  è  completa  dopo 
4  0  5  giorni. 

Nell'Italia  meridionale,  con  temperatura  di  32°  G. 
all'ombra,  51°  C.  al  sole  e  con  una  media  di  42°  C, 
l'oidio  sviluppato  sulle  foglie  può  essere  completa- 
mente distrutto  in  due  giorni  ;  ma  quasi  sempre  se 
ne  risentono  anche  gli  acini,  poiché  assumono  una 
colorazione  bruna,  induriscono  e,  se  sono  ancora 
piccoli,  essiccano  facilmente,  mentre  le  foglie  risul- 
tano bucherellate. 

Si  può  adoperare  tanto  i  fiori  di  zolfo  come  lo 
zolfo  macinato  e  quindi  lo  zolfo  ramato,  purché 
siano  ridotti  in  polvere  finissima,  inquantoché  l'a- 
zione dello  zolfo  é  in  diretta  relazione  colla  finezza 
della  polvere.  È  poi  di  capitale  importanza  il  modo 
di  applicazione,  perché  lo  zolfo  deve  uscire  dall'ap- 
parecchio in  forma  di  nube  fittissima,  senza  grumi 
e  con  una  certa  forza,  in  modo  da  poter  essere  uni- 
formemente distribuito.  In  Italia  si  hanno  già  buo- 
nissimi soffietti  dotati  di  ventilatori,  trituratori  e 
polverizzatori,  che  servono  appunto  a  mantenere 
specialmente  lo  zolfo  ramato  in  polvere  finissima. 

Per  quanto  un  primo  trattamento  sia  fatto  bene 
ed  energica  sia  l'azione  dello  zolfo,  dato  il  facile 
sviluppo  dell'oidio,  succede  quasi  sempre  che  qualche 
porzione,  anche  minima,  di  micelio  o  qualche  co- 
nidio  possono  sfuggire  al  rimedio  e  riprodurre, 
dopo  una  ventina  o  più  di  giorni,  nuova  infezione,  e 
perciò  è  sempre  opportuno  ricorrere  ad  un  secondo 
ed  anche  ad  un  terzo  trattamento. 

In  via  generale  si  farà  una  prima  solforazione  con 
zolfo  ramato  al  3  o/q,  quando  i  tralci  hanno  rag- 
giunto circa  10-12  cm.  di  lunghezza,  che  dovrà  es- 
sere seguita  da  una  seconda  solforazione  all'epoca 
della  fioritura  con  zolfo  ramato  al  5  %.  È  poi  quasi 
sempre  necessario  applicare  una  terza  solforazione 
con  zolfo  al  5  o/o  nel  mese  di  luglio  quando  gli  acini 
cominciano  a  maturare.    V  ha  chi  dà  delle  cifre 


Ifomieeti  od  Eumiceti  (Funghi) 


131 


relative  alla  quantità  di  zolfo  da  adoperarsi  ; 
variano  moltissimo  da  località  a  località  ed  a  seconda 
specialmente  dei  diversi  metodi  di  coltura  ;  bisogna 
che  lo  zolfo  ricopra  tutti  gli  organi  verdi,  e  soprat- 
tutto gli  acini,  come  di  un  sottile  strato  di  polvere. 


combinandosi  colla  calce,  la  formazione  del  solfato 
idrato  di  calce  (gesso),  tanto  utile  allo  sviluppo  della 
pianta. 

Molte  altre  specie  di  Uncinula  si  sviluppano  co- 
munemente sui  salici,  pioppi,  aceri,  come  U.  salicis 
(D.  C.)  Wint.  =  U.  adunca  Lèv.,  che  pro- 
duce macchie  bianche  sulle  due  pagine 
delle  foglie  dei  salici,  pioppi  e  betulle,  e 
l'I'.  Aceris  (D.  C.)  Sacc.  sulle  foglie  degli 
aceri. 

Gen.  Phyllactinia  Lèv. 

Phjllactinia  suHiilla  (Reb.)  Sacc.  =  Ph. 
guttata  (Wallr.j  Lev.  =  Sclerolium  Ery- 
siphe  p  corylea  Pers.  —  Vive  sulle  foglie 
di  un  gran  numero  di  alberi  ed  arboscelli: 
quercia,  faggio,  betulla,  frassino,  ontano, 
nocciuolo,C(ij)rifo(//i(iJii(nic(isjiiiio,  nonché 
sul  joero,  sul  nrspnln  e.  sci-iukIh  Comes,  sul 
carrubo.  Il  fungillo  ludiliicr  iirlla  pagina 
superiore,  e  particolarmente  nell'inferiore, 
""    una  fittissima  rete  di  esili  filamenti  bianchi, 


Fig.  141.  —  Peritecio  di  Phyllactinia  suffulta. 
(Ingrand.  circa  100  diam.)  (dal  Prillieux). 

Perchè  le  solforazioni  riescano,  si  deve  avere  bel 
tempo,  temperatura  di  25»  C.  ed  aria  tranquilla,  ed 
a  seconda  che  si  possono  o  no  verificare  queste  di- 
verse condizioni,  potrà  il  viticoltore  regolare  i  diversi 
trattamenti  e  ripeterli  anche  in  numero  maggiore, 
se  pioggie  persistenti  trasportassero  la  polvere  di 
zolfo  dalla  vite,  o  se  la  temperatura  elevata  e  l'umi- 
dità favorissero  in  modo  eccezionale  lo  sviluppo  del- 
l'oidio. 

Siccome  lo  zolfo  agisce  contro  l'oidio  non  solo 
col  diretto  contatto  delle  sue  porzioni  col  micelio, 
ma  anche  |)er  mezzo  dell'anidride  solforosa,  così 
anche  lo  zolfo  che  cade  al  suolo  può  in  parte  riuscire 
ancora  dannoso  all'oidio. 

Lo  zolfo,  oltreché  liberare  la  vile  dalle  infezioni 
oidiche,  rende  più  vigorosa  la  pianta,  favorisce  la 
fecondazione  tanto  anche  da  impedire  l'aborto  dei 
fiori,  rende  più  facile  e  più  regolare  la  lignificazione 
e  facilita  la  maturazione  e  la  colorazione  dei  fruiti  e 
dà  alle  foglie  una  colorazione  verde  intensa  anche  se 
ingiallile  per  altre  cause  che  non  siano  dovute  al- 
l'oidio ;  la  parte  che  cade  sul  terreno  può  facilitare. 


Fig.  142.  —  Aschi  di  Phyllactinia  suffuUa. 

(Ingr.  circa  200  diam.)  (dal  Prillieux). 

che  qua  e  là  si  condensano  in  macchie  circolari 
bianchicce  molto  fugaci.  Sul  nocciuolo  e  sul  faggio, 
nella  regione  alpina,  questa  malattia  è  comunissima, 
soprattutto  nelle  località  molto  umide.  Fra  i  filamenti 
miceliari  spiccano  disseminali  qua  e  là  sulle  foglie 
già  cadute,  ad  inverno  avanzato,  dei  peritecii  bene 
sviluppati,  emisferici,  quindi  compressi,  muniti  di 
appendici  incolore,  semplici,  conlenenti  da  4  a  20 
aschi,  ognuno  dei  quali  produce  da  2  a  4  spore 
(fig.  141  e  142). 

Frequentemente  si  notano  anche  i  corpi  riprodut- 
tori dei  Ciciìtnoboliis. 

Famiglia  delle  Perisporiee. 

Sono  funghi  essenzialmente  saprofiti,  che  vivono 
0  sulle  piante  o  sulle  sostanze  organiche  putrescenti. 
Diffusissimo  è  r£'M;'0</«;«/(e;'*a;7or!<m(Wigg.)Link., 
il  quale  forma  sul  legno  putrescente,  sul  pane  umido, 
sui  frutti,  quelle  macchie  dapprima  bianche,  poi 
verdi-azzurrine,  costituite  da  ife  conidifere  verticali, 
allineate  l'una  presso   l'altra,  che  generano  una 


132 


Patologia  vegetale 


quantità  enorme  di  conidii.  Molto  comuni  sono  pure 
i  Penicillium  o  tnuff'e  del  pane  o  a  pennello.  Qualche 
specie  vive  sulla  superfìcie  dei  rami,  foglie  e  frutti 
di  piante  arboree  generalmente  a  foglie  cuoiacee 
sempreverdi,  producendovi  come  uno  strato  di  nero 
fumo  0  una  esile  crosta  o  rivestimento  nero  {nero, 
morfea,  famaggine).  Queste  forme,  benché  non 
sieno  vere  parassite,  poiché  il  micelio  bruno,  super- 
ficiale non  emette  organi  assorbenti  nei  tessuti  della 
pianta  ospite,  vivono  a  spese  delle  secrezioni  zucche- 
rine emesse  da  alcuni  insetti  del  gruppo  delle  cocci- 
niglie (Lecanium),  che  si  trovano  sempre  sugli  or- 
gani malati,  o  di  sostanze  emesse  dalla  pianta  colpita 
in  antecedenza  dalla  cosi  detta  melata,  o  sostanza 
sciropposa  che  impatina  come  una  vernice  i  giovani 
rami  e  le  foglie,  fiori  e  frutti,  quando  la  stagione 
decorre  calda  e  secca.  Esse  ciò  non  ostante  impedi- 
scono il  regolare  funzionamento  dei  diversi  organi  ed 
in  particolar  modo  delle  foglie,  facilitano  quindi  il 
deperimento  dell'individuo  sul  quale  si  sviluppano. 
Rarissime  sono  le  forme  che  vivono  allo  slato  di 
veri  parassiti. 

Producono  molte  e  svariate  forme  conidiche, 
spermogoniche,  Funiago,  Dematium,  Antennaria, 
Cladosporium,  ecc.,  e  peritecii  sferici  od  allungati, 
neri,  che  lasciano  uscire  le  spore  solo  in  seguito  alla 
rottura  del  tegumento  esterno. 

Le  specie  che  producono  croste  nere  hanno  mi- 
celio polimorfo,  filamentoso,  cilindrico  od  ingrossato, 
moniliforme,  ecc.,  quasi  sempre  sterile  o  con  or- 
gani di  fruttificazione  molto  svariati,  e  comprendono 
due  generi,  Capnodiiim  (1)  e  Meliola,  riferiti  in 
parte,  secondo  il  Saccardo  (2),  al  gen.  Limaciiiia 
di  Neger,  a  seconda  che  hanno  peritecii  allungati 
0  sferici. 

Si  possono  eliminare  ricorrendo  agli  insetticidi, 
per  uccidere  le  cocciniglie,  ed  al  latte  di  calce  od 
alla  cenere  non  lisciviata. 

Gen.  Limacinia  Neg. 

Limacinia  Penzigi  Sacc.  =  Meliola  Penzigi  Sacc.  = 
Capnodium  citri  Moni.  =  Morphea  citri  Roger=/^M- 
mago  citri  Pers.  =  Dematium  monophyllum  Risso 
(Morfea,  fumaggine  o  mal  nero  degli  agrumi).  — 
Il  micelio,  in  forma  di  filamenti  bruni  piuttosto  in- 
grossati, cilindrici  o  divisi  in  segmenti  globulosi  e 
portati  da  ife  esili  grigiastre,  si  sviluppa  sui  rami, 
foglie  e  frutti  delle  diverse  specie  di  Citrus  (spe- 
cialmente limone  ed  arancio),  producendovi  croste 

(1)  Il  Prillieux  crede  più  opportuno  unire  le  diverse 
specie  di  Meliola  degli  agrumi  e  delle  camelie  al  genere 
Capnodium,  perché  i  peritecii  allungati,  appuntiti,  descritti 
dal  Montagne,  sono  invece  altri  organi  di  riproduzione; 
però  per  il  Capnodium  salicinum,  ricorda  peritecii  quasi 


nere,  estese,  friabili,  che  si  staccano  molto  facil- 
mente dagli  organi  colpiti,  foglie,  rami,  ecc.  (fig.  143). 

Fra  le  ife  miceliari  si  for- 
mano svariati  organi  di  ri- 
produzione, così  molle  ife 
presentano  numerosi  setti,  si 
arrotondano  in  vicinanza  dei 
segmenti,  quindi  si  duidono 
in  altrettanti  conidii;  oppino  ' 

alcune  ife  miceliari,  \eneiuln 
fra  loro  in  contatto,  restami 
saldate  colle  pareti,  ed  in  s, 
guito  alla  formazione  di  selli 
trasversali  si  staccano  in  pi( 
coli  gruppi  di  conidu  sfeiui 
dali,  fra  loro  aderenti;  oppuK 
si  formano  globetti  neri  quasi 
visibili  ad  occhio  nudo,  costi- 
tuiti da  una  parte  esterna  di 
segmenti  bruni  che  possono 
germogliare  e  da   una  parte 
interna   di    cellule    sferiche, 
incolore,   che   possono    pure 
emettere  un  tubetto  germina-     pj„  ^^3  _  p    ,;^  ^j 
tivo.    Si    osserva    pure    una         Limone  colpita  da 
forma  spermogonica  0  cerato-        morfea. 
picnidica,  costituita  da  corpi       (Da  briosi  e  cavara). 
lunghi  Vi  mm.,  perpendico- 
lari al  substrato,  fusiformi  e  contenenti  piccole  spore 
bacillari,  e  frutti  picnidici  di  forma  sferica,  avvolti 
dal  micelio,  contenenti  picnospore  ellissoidali, jaline, 
con  due  goccioline  all'estremità.  Più  raramente  si 


Fig   144    —  Peritecio  di  Limacima  Penzigi. 

(Ingr.  circa  100  diam.)  (da  Briosi  c  Cavara). 

trovano  i  peritecii  pure  di  forma  sferica,  un  po'  più 
sviluppati  in  diametro  (fig.  144)  e  contenenti  aschi 
con  ascospore  ovoidali,  a  setti  longitudinali  e  tras- 
versali (muriformi),  lunghe  H-12  ii.,  larghe  4-5  fjt, 
prima  incolore,  poi  brunastre. 

Secondo  il  Saccardo,  da  questa  specie  si  deve 
distinguere  la  Meliola  citri  Sacc,  che  vive  pure 

cilindrici,  mentre  nella  Meliola  sono  perfettamente  sfe- 
rici. Certo  è  che,  dato  il  grande  polimorfismo  di  questi 
funghi,  molto  ancora  resta  a  fare  per  potere  ben  definire 
le  diverse  specie. 
(2)  Hedwigia,  1897. 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


sugli  agrumi,  arrecandovi  il  mal  di  cenere;  il  modo 
però  di  presentarsi  di   queste  due  forme  è  quasi 
eguale,  poiché  nella  M.  citri  si  ha  un  micelio  moni- 
lifornie  che  ricopre  pure  di  una  patina  grigia  prima, 
poi  nera,  i  diversi  organi  della  pianta,  per  il  che 
non  si  possono  distinguere  dai  caratteri  macroscopici. 
Affine  ancora  a  questa  è  un'altra  forma,  la  Lima- 
cinia  Caraeliae  (Catt.)  Sacc.=il/e//o/«  CameliaelCM.) 
Sacc,  che  ha  un  micelio  di  ife  inotiiliformi  che  ser- 
peggiano variamente  sulla  superfice  delle  foglie  o 
dei  rami  delle  camelie  coltivale,  producendovi  eroste 
nere,  che  si  staccano  però  molto  facilmente.  Fra  le 
ife  si  trovano  conidii  e  spermogonii  simili  a  quelli 
della  L.  Peiizigi;  cosi  pure  picnidii  e  perilecii  mu- 
niti di  setole  brune.   Il  Prillieux  e  già 
prima  Comes,  osservando  che  frutti  picni- 
dici   0    periteciali   con   setole  si   trovano 
anche  sugli   agrumi,   vorrebbero    unire 
queste  due  specie  in  una  sola,  anche  per 
il  fatto,  cosi  dice  il  Prillieux,  che  il  nu- 
mero delle  setole  varia  molto,   tanto  da 
non  poterlo  ritenere  come  carattere  suffi- 
ciente a  distinguere  due  specie. 


foglie,  dei  giovani  rami  del  gelso  e  delle  gemme,  che 
può  anche  deformare  inducendovi  una  leggera  crosta 
nera  che  facilmente  si  stacca.  Il  micelio  è  costituito 
da  ife  semplici,  settate,  che  possono  anche  disarti- 
colarsi in  alcuni  punti  e  produrre  veri  conidii.  Dalle 
ife  si  protendono  veri  spermogonii  sferici  con  sporule 
ovoidali,  brune,  e  peritecii  pure  sferici,  neri  e  glabri, 
contenenti  un  gran  numero  di  ascili  ovato-ellissoidali, 
lunghi  circa  30  a  e  larghi  12  ix,  con  8  ascospore 
ovoidali,  continue,  lunghe  12  u. 

Gen.  Capnodium  Moni. 

CapnodiumsalicinuinMont.=  /^HW(7/70«a/jcmaTul. 

=  Fumago  vagans  Pers.  (Fumaggine  dei  salici  e  dei 


fh 


Un'altra  forma  di  fumaggine  si  sviluppa 
sugli  olivi  coltivali  in  tutte  le  regioni  ila- 
liane.  Le  foglie  ed  i  giovani  rami  sono 
quasi  sempre  tanto  intensamente  colpiti 
da  non  lasciar  più  vedere  alcuna  porzione 
verde;  una  crosta  nera,  compatta,  costi- 
tuita da  ife  brune,  articolate,  nioniliformi, 
ramificate,  striscianti  od  erette,  si  estende 
su  tutta  la  pianta,  rendendo  quindi  im- 
possibile il  regolare  funzionamento  delle 
foglie  ;  r  individuo  colpito  deperisce  in 
pochi  anni  e  produce  un  numero  molto 
limitato  di  frutti.  Fra  le  ife  si  notano  dei 
concettacoli  0  picnidii  globosi,  ovali  o  piri- 
formi, contenenti  piccole  spore(5,6  »  3,4|ji) 
ovali  od  ellittiche,  incolore. 

Tale  forma  fungina  fu  dal  Montagne  controdistinta 
sotto  il  nome  di  Antennaria  elaeophila  Mont.,  la  quale 
credo  sia  opportuno  mantenere  finché  non  si  siano 
potuti  con  certezza  esaminare  dei  veri  peritecii. 

Molti  ritengono  essere  questa  Antennaria  identica 
alla  Limaci nia  Penzigi;  il  Prillieux  poi,  avendo 
riscontrato  sugli  esemplari  di  Montagne,  conservati 
nell'Erbario  del  Museo  di  Parigi,  dei  concettacoli 
allungati  contenenti  spore  brune  triseptate,  nonché 
spermogonii  e  peritecii  ovoidali  e  claviformi,  lisci, 
non  ancora  maturi,  ma  molto  simili  a  quelli  del 
Capnodium  salicinum,  crede  di  poter  proporre  la 
denominazione  C.  elaeophilum. 

Limacinia  Mori (tlatt.)  Sacc.  =: Meliola Mori (Catt.) 
Sacr.=  Capnodium  Mori  Catt.  (Fumaggine,  mal  nero, 
morfea   del  gelso).  —  Vive  sulla  superfice  delle 


Fig. 


145.   —  Gruppo  di  fruttificazioni  di  varia  specie 
di   Capnodium  salicinum. 
(Ingrand.  150  diamelri  circa)  (rial  Prillieux). 

pioppi).  —  Produce,  sulle  foglie  e  giovani  tralci,  una 
esile  membrana  biancastra,  costituita  da  piccole  cel- 
lule sferiche  addossate  a  catenella,  frammiste  a  fila- 
menti molto  sottili  e  divisi  da  frequenti  setti  trasver- 
sali, dalla  quale  si  protendono  in  breve  delle  ife  brune 
che  formano,  sulle  foglie  e  tralci,  delle  croste  nere, 
carbonacee(fig.  145j,  molto  diffuse.  Le  ife  brune  sono 
cilindriche  o  divise  in  numerosi  articoli  moniliformi 
od  in  cellule  ovali  isolate,  che  per  gemmazione  ed 
in  seguito  a  setti  che  si  formano  in  tutti  i  sensi,  si 
trasformano  in  nodi  scleroziali.  (ìli  articoli,  le  cel- 
lule od  i  nodi  scleroziali  possono  servire  a  moltipli- 
care il  fungo,  e  si  hanno  cosi  diversi  stadi  conidiali 
di  Torula,  Antennaria  o  Cladosporium.  Si  hanno 
anche  conidii  in  gruppi  stellali  di  cellule  (Tripo- 
sporium).  Nell'autunno  hanno  origine  i  picnidii  e 


134 


Patologia  vegetale 


gli  spermogonii  molto  allungati,  irregolarmente  cilin- 
drici, un  po'  ristretti  all'apice  e  rigonfiati  nel  mezzo, 
e  contengono  o  spore  ovato-oblunghe,  3-4-septate  o 
spermazii  lineari,  minutissimi.  Frammisti  a  questi, 
nel  mese  di  ottobre  o  novembre,  si  notano  i  peritecii 
clavati,  con  ascili  ovoideo-clavati,  lunghi  40-45  a, 
larghi  24  |x,  con  6-8  ascospore  brune,  con  tre  setti 
trasversali  e  numerosi  verticali,  lunghe  16-23  (x, 
larghe  7-9  f/.  (fig.  146). 


,|»v 


WV-2 

Fig.  146    —   Capnodt 


Una  polvere  o  crosta  nera  con  conidii  allungali, 
ottusi  alle  due  estremità,  con  un  setto  trasversale 
nerastro,  di  Fitmago  vagans  Pers.,  si  può  formare 
anche  sui  diversi  organi  della  vite,  specialmente 
sulle  foglie  e  sui  grappoli,  deturpandoli  quasi 
completamente,  ed  è,  alcune  volte,  tanto  diffusa  da 
impedire  la  funzione  clorofilliana,  quindi  la  traspi- 
razione e  la  respirazione. 

Croste  nere,  dovute  pure  a  tali  forme  conidiali 
molto  simili,  si  notano  sulle  foglie  dei  Faggi,  degli 
Ilex,  dei  Ligustri,  delle  Magnolie,  Abies,  Pinus, 
Araucaria,  Ficus,  Evonymus,  Nerium  Oleander, 
Corylus,  Armeniaca,  ecc.,  e  specialmente  sugli  indi- 
vidui coltivati  in  serra. 

Gen.  Thielavia  Zopf. 
Thielavia  basicela  Zopf  {Annerimento  delle  Legu- 
minose). Colpisce  la  parte  inferiore  del  fusto  e  le 
radici  delle  Leguminose  ed  in  particolar  modo  del 
lupino  e  del  pisello,  producendone  dapprima  l'an- 
nerimento, quindi  la  marcescenza  ed  un  conseguente 
deperimento  nella  parte  aerea  del  vegetale.  Il  mi- 
celio, in  questo  caso,  vive  da  vero  parassita,  poiché 
si  addentra  nelle  porzioni  più  interne  dei  tessuti 
radicali  e  del  colletto  producendo  l'imbrunimento, 
la  morte  dei  tessuti  e  quindi  due  forme  di  conidii, 
cioè  conidii  incolori  nell'interno  dei  conidiofori  e 
conidii  riuniti  in  filamenti  (clamidospore)  di  3  a  6, 
appiattiti,  con  membrana  ispessila  e  bruna  (Helmin- 


thosporiinn)  e  che  resistono  ai  freddi  invernali.  Fra 
tali  gruppi  di  conidii,  appaiono  i  peritecii  molto  pic- 
coli, con  aschi  ovoidali,  contenenti,  ciascuno,  8  asco- 
spore brunastre,  limoniformi  (fig.  147). 

Tale  fungo  si  può  anche  sviluppare  sulle  pianti- 
celle di  tabacco  dei  semenzai.  Le  barbicelle  e  la 
estremità  del  fittone  anneriscono  e  imputridiscono, 
determinando  un  ingiallimento  nel  fusto  e  nelle 
foglie  e  dopo  poco  tempo  l'essiccazione  della  pianta. 
Sulle  porzioni  radicali  marcescenti,  e  brune  si  notano 
le  ife  fungine  del  parassita,  costituite  da  brevi  arti- 


coli olivacei,  con  ramificazioni  che  si  addentrano 
nelle  cellule  disorganizzandole  o  si  riuniscono  in 
cordoni  che  a  guisa  di  rizomorfe  si  distendono  nel 
terreno,  vivendovi  per  lungo  tempo  come  saprofili, 
specialmente  se  trovano  una  grande  quantità  di 
humus  e  di  umidità. 

11  SoRAUER  (1)  ritiene  che  tale  fungillo  possa  pro- 
durre l'annerimento  delle  radici  del  Cyctamen, 
poiché  nelle  radici  annerite  o  putrescenti,  rinvenne 
numerosi  conidii  bruni  riuniti  in  filamenti  e  che 
potè  mettere  in  libertà  senza  però  ottenerne  la  ger- 
minazione. Il  micelio  avvolge  le  radici,  e  colle  sue 
estremità  più  giovani  può  raggiungerne  anche  l'a- 
pice. L' infezione,  secondo  le  esperienze  del  So- 
RAUER,  può  avvenire  tanto  per  il  terriccio  come 
per  lo  strame  nei  terreni  sui  quali  si  svilupparono 
piante  infette  e  per  opera  dei  terreni  medesimi. 
Pare  quindi  che  questo  fungo  sia  mollo  diffuso  nei 
terreni  ricchi  d'humus,  ma  che  non  possa  passare 
sulle  radici  delle  piante  se  non  quando  queste  sono 
già  indebolite  o  per  concimazione  troppo  abbondante 
0  per  eccessiva  umidità,  calore,  ecc.  Per  cui,  nel 
caso  di  annerimento  delle  radici,  è  necessario  por- 
tare le  piante  di  Cyclamen  in  terreno  magro,  sab- 
bioso, abbandonare  le  concimazioni  e  facilitare  la 
aerazione  e  l'accesso  del  sole  nei  letti  caldi.  Il 
SoRAUER  ha  pure  prevenuto  l'annerimento  delle  ra- 
dici di  tabacco,  coltivando  le  pianticelle  in  terreni 
poco  ricchi  di  humus  ed  asciutti. 


(1)  Ueber  den  Wurzelbraune  der  Cyclamen  {Zeitschrift  f.  Pflanzenìirank.,  V  Band,  I  Heft,  1895). 


Ifomiceti  od  Eumiceli  (Funghi) 


11  Went  (1)  notò  sui  fusti  e  frutti  della  canna  da 
zucchero  dell'isola  di  Giava,  una  speciale  malattia 
determinata  da  un  nuovo  fungo  denominato  dallo 
scopritore  col  nome  di  Thielaviopsis  ethacetica.  I  culmi 
ammalati,  tagliati  longitudinalmente,  presentano 
nell'interno  una  colorazione  nera  o  rosso  carmino 
ed  emettono  un  odore  che  ricorda  quello  dell'ana- 
nasso.  11  tessuto  nei  punti  anneriti  è  morto  ed  attra- 
versato da  ife  miceliari  incolori  o  brune  con  niacro- 
e  microconidii  bruni  ed  incolori. 


PIRENOMICETI 

Comprendono  numerose  fjimiglie  e  specie  m  gran 
parte  saprofite.  Tre  sole  famiglie,  le  Sferiacee,  le  Ipo- 
creacee  e  le  Dotideacee,  hanno  specie  parassite  su 
piante  erbacee  e  legnose  e  di  queste  ricorderò  i 
caratteri. 

Famiglia  delle  Sferiacee. 
Vi  appartengono  funghi  polimorfi  con  micelio  en- 
dofita  0  sottocutaneo,  che  può  vivere  come  parassita 
e  saprofita  ed  anche  raggrupparsi  in  modo  da  costi- 
tuire uno  stroma  minuto  e  molto  fugace,  o  assai  svi- 
luppato e  durevole  e  molto  spesso  di  color  nero.  In 
alcuni  casi  {Rosellinia)  il  micelio  raggiunge  un  no- 
tevole sviluppo,  formando  dei  veri  cordoni  rizomor- 
fici,  conosciuti  col  nome  di  Riioctonia,  i  quali  vivono 


parassiticamente  sulle  radici  delle  piante,  producen- 
done il  marciume  e  possono  anche  passare  nel  ter- 
reno da  una  pianta  all'altra,  propagando  cosi  l'infe- 
zione. Per  quanto  si  conosce,  non  tutte  le  forme  di 
Mhoctoìiia  hanno  dato  organi  di  fruttificazione  ben 
determinati.  Alcuni  autori  avendo  trovato  sulla  pianta 
colpita  frutti  ascofori,  hanno  creduto  di  riferire  a 
questi  anche  le  fìhitoctonie,  come  ad  esempio  la 
R.  violacea,  che  si  vorrebbe  ritenere  come  lo  stato 
miceliare  della  Leptosphaeria  circinans  Sacc,  ma 
questo  si  potrà  solo  dire  con  certezza,  quando  dalle 
coltivazioni  artificiali  della  Riioctonia  si  sarà  pro- 
dotta la  forma  periteciale.  Le  Sferiacee  vere  sono 
essenzialmente  polimorfe,  presentano  cioè  diverse 
forme  di  sviluppo,  macro-microconidii,  spermogonii, 
picnidii,  peritecii  con  ascospore  ed  anche  sclerozii. 
Nella  massima  parte  sono  saprofite,  ma  molte  forme 
secondarie  (picnidii,  spermogonii  e  conidii)  vivono 
frequentemente  come  parassite,  producendo  gravis- 
sime malattie  nei  vegetali  ospiti.  La  forma  più  evo- 
luta, cioè  l'ascofora,  si  sviluppa  sulle  porzioni  già 
morte  della  pianta  malata  e  presenta  peritecii  im- 
mersi 0  superficiali,  sparsi  o  raggruppati,  coriacei, 
membranacei  o  carbonacei,  con  ostiolo  breve,  co- 
nico 0  cilindrico  ed  allungato  e  contenenti  numerosi 
aschi  allungati  o  claviformi,  frammisti  a  parafisi  e 
contenenti  di  solito  8  ascospore  o  sporidii  di  varia 
forma  e  colore. 


.\scospore  ovali,  fusoidee  od  ellittiche 2 

»           molto  allungate,  bacillari  o  filiformi 12 

Ascospore  continue,  non  settate 3 

»          divise  da  1  setto  trasversale 4 

»               »       da  2  0  più  setti  trasversali 8 

Il  11  II  II        II  »  e  longitudinali   (muriforrai) 

(Dictìospore) 11 

.\scospore  brune  (Feospore) Gen.  Rosellinia  (1) 

Il          incolore  0  quasi  (lalospore) »      Guignardia{2)e  Gno- 

moniella  (3) 

Ascospore  jaline  (lalodidime) 5 

Il          brune  (Feodidime) 7 

Peritecii  semplici 6 

»         muniti  di  un  prolungamento  o  rostro Gen.   Gnonionia  (6) 

Peritecii  immersi  nei  tessuti Gen.  Sphaerella  (4) 

Il         superficiali,  prominenti »      Stigmatea  (5) 

Peritecii  semplici Gen.  Dìdymosphaeria  (8) 

Il         composti,  stromatici »      Gibellina  (7) 

Ascospore  jaline  (lalofragmie) 9 

Il          brune  (Feofragmie) Gen.  Leptosphaeria  (9) 

Peritecii  coperti  dalla  corteccia  od  erompenti Gen.  Metasphaerta  (10) 

Il          superficiali  o  quasi 10 


(1)  Die  Ananaskrankheit  des  Zucken-ohrs  {Meded.van  Het.  Proef.  stat.  West-Java-Kapo,  legai,  1893). 


i36 


Patologia  vegetale 


^  Periteci!  molto  piccoli  quasi 
carbonacei    .     .     . 


anacei Gen.  Acanthostigma   (11) 

(         I)         carbonacei »      Herpotrichia  (12) 

^  Periteci!  isolati  o  semplici Gen.  Pleospora  (13) 

(         »         cespitosi 1)      Cucurbitaria  (14) 

\   Ascospore  nude Gen.   Ophiobolus  (15) 


con  un'appendice  filifor 


Dilophia  16) 


Gen.  Eosellinia  De  Not. 

Rosellìnia  aquila  (Fr.)  De  Not.  (Marciume  delle 
radici  del  gelso).  —  Si  riteneva  che  vivesse  come 
saprofita  sulla  corteccia,  sul  legno  e  sulle  radici  di 
molti  alberi,  però  Prillieux  e  Delacroix  (1)  in  se- 
guito ad  accurate  ricerche,  poterono  determinarne 
il  parassitismo  specialmente  nelle  radici  del  gelso. 
Inducendo  il  fungo  la  graduale  distruzione  delle 
radici,  le  piante  colpite  deperiscono  in  2-3  o  4  anni, 
finché  muoiono.  Nei  terreni  umidi,  dove  l'infezione 
si  può  sviluppare  molto  intensamente  ed  in  poco 
tempo,  la  pianta  deperisce  in  uno  o  due  mesi  e  pro- 
duce poche  foglie  profondamente  lobate,  che  ingial- 
liscono e  seccano  a  un  tempo  e  infine  può  anche 
morire  in  sette  o  otto  giorni,  specialmente  durante 
i  forti  calori  estivi. 

Sotto  alla  corteccia  del  colletto  e  delle  radici  su- 
perficiali, si  estende  un  feltro  cotonoso  bianco,  che 
dai  punti  ove  la  corteccia  è  intaccata  si  porla  all'e- 
sterno in  forma  di  fiocchi  o  cordoni  biancastri,  dei 
quali  si  può  notare  specialmente  il  rapido  sviluppo 
qualora  si  porti  un  pezzo  di  radice  in  un  ambiente 
molto  umido  e  con  temperatura  da  15°  a  20»  C.  I 
cordoni  miceliari  rizoctonici  assumono  dopo  qualche 
tempo  una  colorazione  giallo-grigiastra,  quindi  bruna, 
quasi  nera  e  formano,  nella  porzione  extra-corticale, 
uno  stroma  o  crosta  nera  esternamente,  bianca  in- 
ternamente e  sotto  alla  corteccia  un  deposito  bianco. 
Tanto  la  porzione  stromatica  esterna  quanto  l'interna 
possono  mantenere  la  facoltà  germinativa  per  un 
lungo  periodo  di  tempo.  1  filamenti  miceliari  agi- 
scono sul  sistema  corticale  e  legnoso,  producen- 
done la  completa  disaggregazione  nella  porzione 
legnosa  già  morta,  tanto  nella  medesima,  come 
specialmente  nella  susseguente  annata.  Dallo  stroma 
nero  superficiale  hanno  origine  dei  filamenti  frutti- 
feri {Sporotrichum  fusciim  Link,  Trichosponum  fu- 
scum),  incolori  all'estremità  superiore,  ove  formano 
conidii  ovoidali,  leggermente  colorati,  lunghi  da  7  a 
10  n,  larghi  da  6  a  7  [x.  Cessata  la  produzione  di  co- 
nidii, compaiono,  anche  dopo  qualche  anno,  sopra  lo 
stroma  del  tronco,  fra  i  filamenti  bruni,  gruppi  di 
peritecii,  tondeggianti,  papillati,  nerissimi,  con  un 
diametro  di  1  mm.,  contenenti  parafisi  larghissime 
ed  aschi  lungamente  stipitati  (155-170  «  10  |ji),  con 
8  spore  ovate,  disposte  obliquamente,  in  una  sola 


serie,  dapprima  incolore,  poi  brune,  amigdaliformi, 
lunghe  ltJ-22  a,  larghe  da  6  a  7  |ji. 

Rosellìnia  (Deinatophora)  necatrix  (Hartig)  Berlese 
(Marciume  delle  radici).  —  Si  sviluppa  sulle  radici 
di  molte  piante  legnose,  particolarmente  della  vite, 
di  parecchi  alberi  da  frutto  (pero,  melo,  pesco,  fico), 
dd  gelso,  di  molte  piante  forestali,  come  h  quercia, 
nonché  di  alcune  piante  erbacee,  fava, giacinto,  ecc., 
producendovi  fenomeni  di  decomposizione.  Nei  vi- 
gneti il  danno  è  notevole  e  da  qualche  anno  special- 
mente questa  forma,  più  che  i' Armillaria  melica, 
va  diffondendosi  in  modo  straordinario,  specialmente 
nei  vivai  di  vile,  gelso  e  di  alberi  da  frutto,  ove  in 
pochi  giorni  determina  la  morte  delle  giovani  pian- 
ticelle. 

Sui  ceppi  di  vite  o  sugli  alberi  di  gelso,  pero, 
melo,  ecc.  il  male  induce  per  qualche  mese  quasi 
sempre,  una  rigogliosissima  vegetazione  e  quindi  un 
rapidissimo  deperimento,  che  appare  dai  rami  brevi, 
dalle  foglie  piccole,  molto  lobate,  gialle,  il  quale  de- 
termina la  morte  della  pianta  in  2  o  3  a  5  o  6  anni  od 
anche  in  4-5  o  6  mesi.  Le  radici  sono  in  tal  caso  com- 
pletamente decomposte  ed  il  legno  assume  una  colo- 
razione bruno-giallastra,  ed  emette  un'  abbondante 
sostanza  gommosa. 

Verso  la  base  del  fusto  o  sulle  radici,  si  nota  molto 
facilmenteun  deposilo  fioccoso  o  lanoso,  primabianco, 
quindi  gradatamente  grigio-gialliccio  e  bruno,  che  si 
estende,  disposto  a  guisa  di  cordone  o  feltro,  lungo  le 
barbicene  e  si  stacca  anche  in  lamine  per  allargarsi 
nel  suolo  umido.  Riesce  quindi  molto  facile  il  con- 
fondere nelle  infezioni  del  gelso  questa  forma  di 
marciume,  che  nel  Piemonte  almeno  è  la  più  diffusa, 
colle  altre  due  prodotte  daW Armillaria  melica  e 
dalla  Rosellinia  aquila. 

Però  le  ife  miceliari  della  R.  necatrix  tanto  del 
deposito  cotonoso  bianco  come  anche  della  forma  ri- 
zomorfica  bruna  hanno  in  confronto  alle  ife  delle 
altre  due  forme,  un  diametro  molto  disuguale  e  le 
più  sviluppate  presentano  numerosi  setti  trasversali, 
ed  in  vicinanza  di  questi,  dei  rigonfiamenti  piriformi 
5  0  6  volte  più  larghi  delle  ife  (fig.  148),  che,  secondo 
ViALA,  si  possono  poi  staccare  come  clamidospore. 
Di  più,  i  cordoni  bruni  o  rizomorfi  deW Armillaria 
melica  in  confronto  di  quelli  della  Rosellinia,  risul- 
tano come  esili  fili  rigidi,  neri  e  lucenti,  perdono 


(1)  Maladies  du  Murier  (Ann.  de  Vlnstitut  national  agronomique,  t.  XIII.  Paris 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Funghi) 


Fig.  148.  —  Filamenti  miceliari  di  Dematophora 
necatrix  (ingr.  150  diam.  circa)  (dal  Piulheux). 


Fig.  149. 


con  filamenti  conidiofori 


di  Dematophora  necatrix  (dal  Prillieux). 


Fig.  150.  —  Dematophora  necatrix. 


i  conidiofori.  -  B,  Estremità  molto  ingrandita  di  un 
C,  Conidioforo  assai  ingrandito  (dal  Prillieux), 


l'aspetto  cotonoso  ed  emettono  ramificazioni  sempre 
disposte  ad  angolo  retto. 

Le  porzioni  che  si  distendono  nel  terreno  quando 
incontrano  una  barbicella,  vi  aderiscono,  la  distrug- 
gono e  penetrano  nelle  radici  pili  sviluppate,  ove 
formano,  sotto  allo  strato  corticale,  delle  rizomorfe  o 
cordoni  appiattiti,  bianchi,  poi  bruni  e  costituiti  da 
ife  disposte  parallelamente,  con  qualche  ingrossa- 
mento piriforme  e  comunicanti  fra  loro  per  mezzo 
di  ramificazioni  laterali.  Le  ife  si  addentrano  nei  tes- 
suti, disorganizzano  non  solo  la  parte  cellulare,  ma 
anche  la  legnosa,  determinando  l'emissione  di  so- 
stanze gommose  brune.  Nelle  radici  già  quasi  comple- 
tamente distrutte  alcuni  rami  miceliari  si  distendono 
verso  l'esterno  e  producono  o  nuovi  ciutTi  di  cordoni 
miceliari  i  quali  si  allargano  nel  terreno,  o  piccoli 
corpi  duri,  scleroziali,  neri,  irregolarmente  sferici, 
disposti  in  serie  o  riuniti  in  gruppi  o  stromi  mam- 
mellonati,  lunghi  2-5  mm.,  leggermente  immersi 
nello  strato  corticale,  od  anche  nel  libro  o  nella  zona 
generatrice.  Per  poter  seguire  bene  lo  sviluppo  del 
micelio  fioccoso  basta  collocare  una  porzione  di  ra- 


dice malata  in  un  ambiente  molto  umido.  Anche  se 
la  radice  appartiene  ad  un  individuo  già  morto  da 
qualche  tempo  o  se  appare  essiccata,  si  vedrà  dopo 
qualche  giorno  svilupparsi  una  abbondantissima  la- 
nuggine,  dapprima  bianca  e  poi  bruna. 

Dopo  qualche  tempo  che  il  fungo  ha  determinata 
la  morte  della  pianta,  anche  dopo  6  o  7  mesi  special- 
mente nelle  colture  artificiali,  raramente  in  natura, 
perchè  le  piante  sono  quasi  sempre  distrutte,  si  for- 
mano 0  direttamente  sul  micelio  fioccoso  o  sulle  masse 
scleroziali  equasi  sempre  verso  ilcoUetto, conidiofori, 
bruno-neri,  riuniti  in  fasci  eretti,  rigidi  (fig.  140-150), 
terminati  superiormente  da  numerose  ramificazioni 
incolore,  che  si  suddividono  in  minuti  (diam.  2-3  (a) 
e  numerosissimi  conidii  incolori,  ovali  o  rotondi,  i 
quali  germinano  nell'acqua ,  in  ambiente  a  250-30°  C. , 
producendo  micelio  fioccoso  bianco. 

Il  ViALA(l)  ha  potuto  anche  osservare,  che  dimi- 
nuendo l'umidità,  con  una  temperatura  di  8"-15'>  C, 
si  formano  o  dopo  un  lungo  periodo  d'incubazione  o 

(1)  Monogr.  du  Pourridie',  ttièse.  Paris,  Masson,  1891. 


Patolo;/ia  vegetale. 


Nuova  Enxicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


dopo  4  a  7  mesi  e  nella  massa  pseudo-parenchimatica, 
degli  sclerozii,  picnidii  tondeggianti,  con  spore  oblun- 
ghe, brune,  continue  o  divise  da  uno  o  due  setti  tras- 
versali. Alla  base  dei  tronchi  già  uccisi  da  lungo 
tempo,  ViALA  riscontrò  dei  veri  peritecii  sferici,  ri- 
stretti inferiormente,  circondati  anche  da  ciuffi  di 
conidiofori,  con  superficie  liscia  o  rugosa,  nera, 
mollo  ispessita,  senza  ostiolo  apparente  e  contenenti 
aschi  cilindrici  con  8  ascospore  o  sporidi!  bruni,  fu- 
siformi, lunghe  40  ^,  larghe  7  jji,  frammiste  a  para- 
fisi filiformi  molto  allungate. 

Le  grandi  rassomiglianze  di  questa  forma  fungina 
colle  diverse  Rosellinie,  hanno  appunto  indotto  il 
Berlese(I)  a  proporre  l'unione  della  Dematophora 
di  Hartig  al  genere  Rosellinia. 

Sulle  viti  coltivate  nei  terreni  sabbiosi  e  sulle  talee 
tenute  nella  sabbia  bagnata,  si  manifesta  anche  il 
marciume  determinato  da  una  forma  di  Dematophora, 
detta  dal  Viala  D.  glomerata. 

Il  Massee  riscontrò  nella  Nuova  Zelanda  sulle  ra- 
dici e  sul  collelld  dirli  alberi  coltivati  di  melo,  una 
Rosellinia  radifiiirnhi,  \;>  quale  col  micelio  rizocto- 
nico  arreca  gravissimi  (l.inni  e  la  morte  delle  piante. 
Dal  micelio,  il  Massee  ollenne  conidiofori  con  ife 
fascicolate  e  conidii  ovoidali,  brunastri  (9-10  «  5  [a) 
e  peritecii  riuniti  in  gruppi  neri  carbonacei,  con  un 
diametro  di  2  mm.  ed  aschi  cihndrico-allungati,  con 
8  ascospore  fusoidee,  fuligginose  (30-40  «  8-10  ia), 
frammiste  a  parafisi  filiformi.  Di  questa  però  sono 
noti  solamente  il  micelio,  gli  sclerozii  che  nascono 
nel  micelio,  i  conidii  ed  i  picnidii. 

Rosellinia  quercina  R.  Harlig  {Strozzamento  o  mar- 
ciume delle  rullici  ili  quercia).  —  Infesta  ed  uccide 
le  giovani  [lianlicine  di  quercia  da  1  a  3  anni  di  vita, 
specialmente  quando  sono  ancora  nei  vivai.  Gli  in- 
dividui colpiti  si  decolorano  dalle  foglie  superiori 
alla  base  del  fusto  e  presentano  le  giovani  radici  cir- 
condate da  cordoni  miceliari  bianchi  di  ife  allun- 
gate, settate,  ramificate,  unite  da  anostomosi,  che 
possono  distendersi  nel  terreno  e  propagare  quindi, 
in  brevissimo  spazio  di  tempo,  il  male  in  un  vivaio. 
Sulle  radici  vecchie,  già  tagliate  od  anche  nel  suolo, 
i  cordoni  miceliari  assumono,  dopo  una  diecina  di 
giorni,  una  colorazione  bruna,  pur  continuando  ad 
allungarsi  e  ad  infettare  nuove  piante.  Solo  nella  sta- 
gione autunnale  i  filamenti  miceliari  passano  allo 
stato  di  riposo  e  tali  si  mantengono  durante  l'inverno 
e  parte  della  primavera;  col  caldo  e  coli' umidità  del 
maggio  e  giugno  possono  di  nuovo  germogliare,  se  la 
siccità  che  è  il  loro  principale  nemico,  non  le  ha  di 
già  uccise.  Le  nuove  ife  quando  trovano  una  radice 
sana  la  circondano  di  un  feltro  bianchiccio,  penetrano 
nelle  cellule  corticali  dell'estremità  del  fìttone  o  delle 
barbicene,  nella  porzione  legnosa  e  midollare,  di- 


struggendo tutti  i  tessuti  legnosi  in  pochi  giorni.  Sopra 
alcune  radici  già  coperte  dal  periderma,  i  filamenti 
miceliari  si  riuniscono  in  ammassi  a  forma  di  scle- 
rozii che  si  circondano  di  un  rivestimento  duro  e 
bruno,  che  possono  emettere  ramificazioni  sino  alla 
regione  cambiale  o  mantenersi  in  uno  stato  di  riposo. 
Analoghi  sclerozii  si  possono  pure  formare  nei  fila- 
menti bruni  delle  radici  morte  o  fra  gli  strati  super- 
ficiali della  corteccia  delle  radici  malate.  In  generale 
gli  sclerozii  raggiungono  la  grandezza  di  una  capoc- 
chia di  spillo,  sono  sferici,  si  mantengono  in  vita  per 
più  d'un  anno  e  collocati  in  ambiente  caldo  ed  umido, 
emettono  un  micelio  fioccoso  che  produce  poi  nuovi 
cordoni  miceliari. 

Sul  micelio  hanno  origine,  durante  l'estate,  coni- 
diofori allungali  con  rami  verticillati  e  conidii  sem- 
plici, incolori,  brevemente  cilindrici,  che  si  staccano 
molto  facilmente,  e  verso  l'autunno  dei  peritecii  neri, 
sferici,  con  un  diametro  da  1  a  2  mm.,  a  parete  dura 
e  friabile  e  contenenti,  frammisti  a  lunghe  parafisi, 
aschi  cilindrici  con  ascospore  ovoidali,  nere,  lunghe 
30  a,  larghe  10  ^.,  che  in  24  ore  possono  emettere 
filamenti  germinativi,  che  allungandosi  determinano 
nuovi  cordoni  rizoctonici. 

Mezzi  di  cura.  —  Per  combattere  tutte  le  forme 
di  marciume  prodotte  dalle  diverse  specie  del  genere 
Rosellinia,  sia  nelle  giovani  pianticelle  che  negli  in- 
dividui già  molto  sviluppali,  conviene  disinfettare  il 
terreno  con  strati  di  calce  e  terra,  sia  nel  punto  dove 
il  male  è  comparso,  come  anche  tutto  all'intorno  per 
uno  spazio  di  almeno  30-40  cm.  Le  piante  colpite 
devono  essere  subito  asportate,  avendo  cura  di  smuo- 
vere bene  la  terra  alfine  di  togliere  tutti  i  pezzi  di 
radice  già  decomposti,  che  molto  facilmente  si  stac- 
cano dalla  pianta  madre.  Sarà  necessario  estirpare 
anche  gli  individui  vicini  all'infezione,  rispettando 
solo  quelli  che,  collocali  già  ad  una  certa  distanza, 
presentano  sana  la  massima  parte  delle  radici  messe 
allo  scoperto  durante  lo  scasso.  Nel  piantonaio  si  ri- 
conoscono facilmente  le  pianticelle  morte  o  malate  di 
marciume,  poiché  avendo  quasi  tutte  le  radici  secon- 
darie distrutte  ed  il  fittone  in  gran  parte  putrefatto, 
si  strappano  dal  terreno  senza  alcuno  sforzo.  La  por- 
zione di  radice  che  resta  attaccata  al  fusto  è  spugnosa, 
circondata  da  un  feltro  bruno,  che  rappresenta  i 
germi  dell'infezione.  Le  porzioni  legnose,  sia  radi- 
cali che  della  base  del  tronco,  devono  essere  subito 
bruciale  sul  sito,  poiché  il  micelio  fungino,  mante- 
nendosi in  vita  per  un  lungo  spazio  di  tempo,  può 
sempre  servire  alla  diffusione  della  malattia. 

Una  gran  cura  si  dovrà  usare  nella  messa  a  di- 
mora degli  alberi,  perchè  in  molti  casi  il  male  si 
mantiene  latente  per  qualche  tempo,  poi  propagasi 
in   modo  straordinario.   La   potatura  radicale  non 


(t)  Rapporti  fra  Deìnalophc 


Rosellinia  {Rivista  di  Patologia  vegetale). 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


139 


sempre  è  sufficiente,  perchè  l'infezione  può  restare 
allo  slato  latente  anche  in  una  minima  porzione  di 
radice,  per  cui  è  sempre  necessario  cercare  di  ste- 
rilizzare prima  il  terreno. 

Gen.  Guignardia  Viala  et  Rav. 

(ìiiigiiardia  anipelicida  (Engel)  Roze  (1)=  G.  Bid- 
wellii  (Ellis)  Sacc.  =  Laestadia  Bidwellii  Viala  et 
Ravaz  =  Physalospora  Bidwellii  (Phoina  uvicola) 
(EUis),  Viala  et  Ravaz  (Marciume  nero,  cancrena 
nera).  —  É  un  fungo  parassita  della  vite,  originario 
degli  Stati  Uniti  d'America,  riscontrato  in  Francia 
nel  1885,  che,  per  quanto  si  sa  finora,  pare  non  sia 


Fig.  lól.  —  Foglia  di  Vilp  .illaco.iia  lUil  Black-rol. 
(Dal  PniLLiEUX). 

ancora  comparso  in  Italia.  Vive  sugli  acini,  sui  gio- 
vani tralci,  sui  picciuoli,  sulle  foglie. 

Nelle  diverse  località  francesi,  ove  il  malanno  si 
è  diffuso  in  modo  tale  da  arrecare  danni  anche  supe- 
riori a  quelli  della  infezione  fillosserica,  le  foglie  pre- 
sentano minute  porzioni  circolari  di  tessuto  essiccato, 
che  gradatamente  ciinniirinld  .issiiMue  formano  mac- 
chie circolari  (fig.  I."i|  i,  iii|i,ii,.  inseguito  da  punli- 
cini  neri,  spesso  dis|iiisii  iiMircniricamente.  Sui  gio- 
vani tralci,  sui  piccioli  delie  foglie  e  sui  peduncoli 
fiorali  si  manifestano  macchie  irregolari  nerastre,  co- 
perte pure  da  punticini  nerastri.  Dove  però  il  fungo 
raggiunge  il  massimo  sviluppo  è  sugli  acini  verso  la 
metà  di  luglio  o  poco  prima  del  tempo  in  cui  stanno  per 
assumere  la  colorazione  gialla  o  bruna.  Sono  macchie 
circolari  grigiastre,  che  gradatamente  si  allargano  e 
non  si  limitano  alla  pellicola,  ma  si  addentrano  anche 
nella  polpa,  tanto  che  in  uno  o  due  giorni  l'acino 


Fi?   152   -  Gidii 

acini    Olio  mi  lo 


e/   >ot    qiuiido  g 
lU    (li  il  I^RILLIEUX). 


perde  la  turgescenza,  diventa  molle,  di  color  rosso 
cupo  e  verso  il  terzo  o  quarto  giorno  avvizzisce  ed 
essicca,  assumendo  una  tinta  nero-violacea,  mentre 
sulla  pellicola  esterna  compaiono  delle  minute  spor- 
genze nerastre,  dure.  Giova  ricordare  che  l'infezione 
non  si  verifica  dapprima  che  in  un  numero  limitato 
di  acini,  ma  in  pochi  giorni  può  estendersi  a  tutto 
il  grappolo  e  da  una  pianta  all'altra  e  produrre  la 
disseccazione  completa,  specialmente  dei  giovani 
frutti  (fig.  152,  153  e  154). 

Nelle  sezioni  delle  diverse  porzioni  malate  e  nel 
fusti  in  particolar  modo,  si  notano  filamenti  miceliari 
irregolari,  ingrossati  ogni  tratto  (fig.  155),  ramificati, 
divisi  da  setti  e  con  frequenti  anastomosi,  i  quali  si 
addossano  alle  cellule,  assorbendone  il  nutrimento, 
senza  il  concorso  di  speciali  succhiatoi  e  determinan- 
done l'imbrunimento.  Le  ramificazioni  dei  filamenti 
miceliari  riunendosi  in  alcuni  punti  a  guisa  di  piccoli 


(1)  Quel  est  le 


entifique  à  donner  au  Blackrrot  {Bull.  Soc.  mycol.  Frane. 


Patologia  vegetale 


COI  pò  fruttifero 
npehctda. 


Fig.  155. 


—  Micelio  contenuto  in  un  acino  d'uva 

intaccato  dal  Black-rot. 
(Iiigr.  circa  200  diam.)  (dal  Prillieux). 


Fig.  \  57.  —  Concettacoli  di  Guignardia  ampelicida  che 
emettono  dei  fili  formati  di  spore  agglutinate  (debol- 
mente ingranditi)  (dal  Prillieux). 


gomitoli  danno  gradatamente  origine  ai  corpi  frutti-  1  Sui  tessuti  essiccati  della  foglia  e  dei  tralci  si  for- 
feri,  che  appaiono  sulla  superficie  delle  parti  malate  mano  particolarmente  dei  corpi  fruttiferi  {Phyllo- 
in  forma  di  piccoli  punticini  neri.    .  I  stida)  sferici,  piccoli,  neri  (da  tìO  a  70  [ji  di  diam.), 


Ifomiceti  od  Eiimiceti  (Funghi) 


contenenti  piccole  sporule  bacillari,  leggermente  in- 
grossate agli  apici,  lunghe  circa  5  i/j  i*,  larghe  Vi  \^y 
sostenute  da  brevissimi  basidii  (fig.  156-157).  Sui 
frutti  invece  si  rendono  prominenti  picnidii  più  grossi 
(Phoma),  pure  di  forma  sferica,  con  rivestimento  nero, 
forati  all'apice  e  contenenti  numerosissime  pieno- 
spore  ovato-globose  (fig.  158  e  159),  lunghe  da  4,5 
n9  y.,  larghe  da  2  a  5  ix,  che  germinano  molto  facil- 
mente nelle  goccioline  d'acqua,  specialmente  se  con 
una  temperatura  di  30o  C. 


tura  di  20°-30°  C,  germinano  moUo  facilmente,  pro- 
ducendo,  nelle  foglie,  in  una  quindicina  di  giorni,  le 
macchie  di  tessuto  essiccato. 

La  propagazione  del  fungo  si  effettua  quindi  per 
mezzo  dei  peritecii  che  si  formano  nei  picnidii  in 
maggio  e  giugno  e  le  ascospore  germinando  sulle 
foglie  vi  producono  nuove  macchie  e  picnidii,  che 
generano  picnidospore,  che  passando  poi  sui  frutti, 
formano  sopra  questi  nuove  infezioni. 


Fig.  15S 
Conceltacoli   di   Gingnaidia  ampelic 
un  po'  ingranditi  (dal  Pbillieux). 


rt^"*? 


g) 


.®, 


^^f®/f 


Fig.  159.  —   Guignardia  ampelicida. 

A,  Sezione  longiludinaie  di  nn  picnidio  (ingr.  200  diam.  circa). 

B,  Picnidospore  libere  (dal  Prillieux. 

Esaminando  in  primavera  un  acino  malato,  che 
sia  stalo  per  tutto  l'inverno  esposto  alle  intemperie, 
si  noterà  che  lutti  i  picnidii  si  sono  trasformati  in 
peritecii,  che  cioè  essi  non  contengono  più  semplici 
picnidospore,  ma  aschi  allungati  clavato-cilindrici 
(fig.  160),  lunghi  72-84  (x,  larghi  9-10  u,  con  8  asco- 
spore ovoidali,  lunghe  12-14  jji,  larghe  6  a  7  |jl,  in- 
colore 0  leggermente  giallastre.  Le  ascospore,  rom- 
pendosi gli  aschi,  escono  all'esterno  del  peritecio  e 
quando  l'ambiente  è  molto  umido  e  colla  tempera- 


Fig.  160. 


Dalle  diverse  esperienze  fatte  in  Francia  ed  Ame- 
rica risulta  che  le  miscele  cupro-calciche  esercitano 
anche  su  questo  fungo  un'azione  deleteria.  Le  dosi 
devono  essere  sempre  al  2  o  3  %  di  solfato  di  rame 
ed  i  trattamenti  si  devono  fare  molto  per  tempo  af- 
fine di  impedire  la  germinazione,  sulle  foglie,  delle 
ascospore  che  si  formano  nei  frutti  secchi  caduti  al 
suolo  0  che  si  lasciano  alcune  volte  anche  attaccali 
ai  rami.  Il  getto  si  dovrà  inoltre  dirigere  su  ambedue 
le  pagine  della  foglia.. 

Ai  rimedi  liquidi  sarà  bene  intercalare  anche  pol- 
veri cupriche,  perchè  possono  più  facilmente  pas- 
sare in  mezzo  ai  grappoli,  e  curare  poi  la  raccolta 
degli  acini  malati,  che  non  dovranno  mai  essere  la- 
sciati attaccati  alla  pianta. 

'  I  viticultori  italiani  dovranno  esercitare  una  grande 
sorveglianza  sulle  uve  secche  che  possono  venire 
dalla  Francia  o  dall'America,  costituendo  gli  acini 
malati  i  focolai  d'infezione. 

Sulle  bacche  immature  di  vite  e  sui  peduncoli  il 
Cavara  osservò  un  raggrinzamento,  una  colorazione 
grigiastra,  quindi  pustole  di  color  giallo  determinate 
da  una  Physalospora  baccae  Cav.  che  ha  peritecii 
con  aschi  clavali  frammisti  a  parafisi  filiformi. 

Alfine  a  queste  forme  è  la  Laesladia  Buxi  (Desm.) 
Sacc,  che  forma  macchie  gialliccie,  che  si  estendono 


142 


Patologia  vegetale 


^ 


^ 


J- 


Fig.  161.  —  Foglia  di  Fragola  affetta  da  vaiuolati 
(Dal  Pbilueux). 


Gruppo  di  conidii  di  Raniularia  Tulasnei. 
(Ingrand.  250  diam.  circa)  (dal  Tulasne). 


anche  su  tutta  la  foglia  del  bosso.  I  periteci!  si  ve- 
dono nella  pagina  inferiore  sotto  forma  di  punticini 
neri.  In  generale  non  si  può  considerare  come  un 
vero  parassita. 

Guignardia  reniformis  Prillieux  e  Delacroix  (1) 
=Phoma  reniformis,  Pli.  flaccida. —  Determina  una 
malattia  sugli  acini  della  vite,  riscontrata  nel  1896 
nella  regione  del  Caucaso  con  caratteri  eguali  a  quelli 
del  Black-rot  e  da  alcuni  (Ravaz  e  Bonnet)  (2)  iden- 
tificata colla  G.  ampelicida.  Woromn,  che  studiò  tale 
malattia,  trovò,  negli  acini,  dei  picnidii  con  spore, 
che  messe  a  germogliare,  diedero  peritecii  di  G.  am- 
pelicida e  quindi  crede  col  Viala  che  non  si  possa 
distinguere  dal  Black-rot.  Prillieux  e  Delacroix  in- 
vece non  ritengono  trattarsi  della  forma  picnida 
(Phoma  uvicola)  della  G.  ampelicida,  ma  bensì  di 
due  forme  {Ph.  flaccida  e  reniformis),  che  il  Viala 
e  Ravaz  avevano  descritte  come  saprofite.  Il  Janc- 
ZEWSKi  ritiene  pure  la  Ph.  uvicola  distinta  dalle  due 
Ph.  indicale  dal  Prillieux  e  Delacroix  come  paras- 
site. Lo  Spenchnew  che  coltivò  la  Ph.  uvicola  e  la 
Ph.  reniformis  a  Tiflis  nel  1897,  ritiene  le  due  specie 
come  stadii  di  sviluppo  della  G.  ampelicida,  l'una 
delle  regioni  del  Caucaso,  l'altra  della  Francia. 

Il  Prillieux  e  Delacroix  avrebbero  osservati  nella 
G.  reniformis  peritecii  più  piccoli  con  ostiolo  più 
grande  di  quelli  della  G.  ampelixiida,  con  ascospore 


(11-15  «  4-6  \x)  più  regolari  e  meno  angolose.  Am- 
mettono anche  l'esistenza  nel  Caucaso  della  G.  am- 
pelicida, ma  ritengono  come  causa  prima  della  ma- 
lattia la  G.  reniformis. 

Ravaz  e  Bonnet  credono  non  poter  essere  la 
G.  reniformis  causa  prima  della  malattia  degli 
acini  del  Caucaso,  poiché  essa  li  colpirebbe  quando 
sono  già  stati  deteriorati  da  un'altra  causa  qualunque. 

MoNTEMARTiNi  e  Farneti  (3),  che  studiarono  gli 
acini  provenienti  dal  Caucaso,  vi  trovarono  una 
nuova  specie  di  Physalospora. 

Gen.  Sphaerella  Ces.  e  De  Not. 
Forme  parassite  di  piante  erbacee. 

Sphaerella  lragrariae(Tul.)  Sacc. =Ramularia  Tu- 
lasnei SsiCC.=:Septoria  fragrariaeDem.=:Asochi/ta 
fragrariae  Lib.  (Macchie  rosse  delle  foglie  di  fragola 
0  Vaiolatura  rossa  delle  fragole).  —  Il  male  com- 
pare nell'estate,  sulle  foglie  delle  fragole  coltivate, 
sotto  forma  di  macchie  tondeggianti  di  color  rosso  o 
rosso  fosco,  isolate  o  riunite  in  gruppi,  le  quali  vanno 
allargandosi  sino  a  misurare  6  o  7  mm.  di  diametro. 

Mano  mano  che  il  male  si  allarga,  le  macchie 
diventano  grigiastre  nel  centro,  orlate  di  rosso 
scuro  0  rosso  porporino,  finché  i  tessuti  essiccano 
in  gran  parte  e  le  foglie  risultano  anche  bucherel- 
lale (fig.  161).  Nei  tessuti  essiccati  si  notano  le  ife 


(1)  Sur  une  maladie  des  raisins  des  vignes  du  Caucase  {Compi.  Rend.  Acad.  Selene.  Paris  1900). 

(2)  Sur  le  parasitisme  du  Phoma  reniformis  (Com,pt.  Rend.  Acad.  Scienc,  1900). 

(3)  Intorno  alla  malattia  della  vite  nel  Caucaso. 


Ifomiceti  od  Eumìceti  (Funghi) 


fungine  incolore  o  leggermente  tinte  di  bruno  alle 
estremità,  con  rare  anastomosi,  septate,  con  un 
diametro  da  1  a  2,5  [jt. 

Sulla  superficie  dei  tessuti  essiccati  appaiono  in 
breve  cespuglietli  di  fdamenti  cilindrici  o  conici,  in- 
colori, continui,  semplici,  lunghi  circa  30  [i,  larghi 
3-4  u,  leggermente  denticolati  all'apice,  che  produ- 
cono conidii  cilindrici  od  ellissoidali,  incolori,  dis- 
posti in  brevi  catenelle,  divisi  da  2  o  3  setti  ((ig.  162), 
lunghi  20-35  \l,  larghi  3,5-4,5  a (Ramularia  Tulasnei 
Sacc.)-  Subilo  dopo  compaiono  due  forme,  l'una 
{Asochyta  fragrariae  Lib.)  con  minuti  picnidii  a 
sporule  oblungo-ovoidali,  incolore,  lunghe  5  iji,  lar- 
ghe 1,5-2  IL,  l'altra  (Septoria  fragrariae  Tul.),  a  nu- 
merosissimi corpuscoli  tondeggianti  od  ovoidali,  di 
color  fosco  fuliggineo,  contenenti  sporule  incolori, 
esilissime,  cilindracee. 

Sulle  foglie  languide  e  marcescenti,  cadute  a  terra, 
il  micelio  dà  origine,  sul  finire  dell'inverno,  a  cor- 
puscoli prominenti,  minutissimi,  globosi,  neri,  con- 
tenenti aschi  clavali,  lunghi  40  a,  contenenti  8  asco- 
spore  0  sporidii  oblungo-ovali,  bisetlati,  leggermente 
ristretti  al  setto,  incolori,  lunghi  15  jz,  larghi  da  3 
a  4. a. 

La  propagazione  da  una  all'altra  annata  avviene 
per  mezzo  delle  ascospore,chegerminando nell'estate 
sulle  nuove  foglie  di  fragola,  producono  macchie 
rosse  sui  diversi  organi  di  riproduzione. 

Si  sviluppa  su  tulle  le  varietà  di  fragole,  sia  selva- 
tiche che  coltivate.  Se  l'infezione  è  limitata  a  poche 
foglie  i  danni  sono  leggerissimi  e  quasi  trascurabili, 
perchè  il  tutto  si  riduce  ad  uno  sviluppo  minore  nelle 
pianticine,  ma  se  l'infezione  si  estende  a  tutte  le  fo- 
glie distruggendole,  allora  il  ricettacolo  carnoso  sul 
quale  poggiano  i  semi  non  può  arrivare  a  matura- 
zione. 

Quando  l'infezione  è  appena  iniziala,  servono  mol- 
tissimo le  irrorazioni  con  leggere  soluzioni  di  solfato 
di  rame.  Data  una  forte  infezione,  conviene  distrug- 
gere le  diverse  pianticine  per  impedire  la  formazione 
degli  organi  di  riproduzione  invernali. 

Spbaerella  enitiails  Morini  {Annebbiamento  del 
frumento).  —  Vive  sulle  foglie  del  frumento,  ren- 
dendole di  color  bruno  giallognolo,  avvizzite  ed  ac- 
cartocciate nella  parte  superiore,  a  guisa  di  fili  e  ri- 
coperte inferiormente  da  minutissimi  punticini  neri 
sparsi  od  aggregati  in  varia  guisa.  Le  spighe  risen- 
tono dell'indebolimento  della  pianta,  le  glume  sono 
ricoperte  da  una  crosta  rosso-cenerina  con  punteg- 
giature nere  e  le  cariossidi  sono  completamente  atro- 
fiche, raggrinzale  e  molto  indurite,  ma  con  nessuna 
traccia  di  ife  fungine.  I  punticini  neri  o  perilecii  con- 
tengono aschi  cilindrici,  leggermente  ricurvi,  lunghi 
45-54  a,  larghi  16  a  20  a  con  ascospore  incolore  o 
leggermente  giallicce,  ovoidali,  unisettate,  lunghe  14 
a  16  [i,  larghe  5-6  fx. 


È  una  malattia  riscontrata  fino  dal  1881  nel  Bolo- 
gnese, ma  non  si  è  finora  sviluppala  in  altre  località. 

Spbaereiia  Tulasnei  Jancz.  =  Cladosporium  gra- 
minum  Link  {Mulullia  dii  lìcm  dei  cereali,  nero  delle 
biade).  —  É  una  malatlia  molto  dilfusa  nelle  gi'ami- 
nacee  selvatiche  e  nei  cereali,  in  particolar  modo  sul 
frumento,  avena  e  segala.  Si  rende  manifesta  solo 
quando  qualche  causa  d'indole  meteorica,  come  la 
prolungata  siccilà  seguita  da  frequenti  pioggie  ha 
compromesso  lo  sviluppo  delle  piante.  Le  foglie,  verso 
la  base,  disseccano,  si  staccano  anche  dalla  pianta, 
diventano  grigiastre  e  restano  vellutate  o  brune,  e 
ricoperte  da  numerosi  punticini  neri.  Dalle  foglie  il 
male  può  estendersi  anche  ai  fusti,  determinandone 
la  morte  precoce.  Quasi  sempre  prima  o  durante  la 
fioritura  ingialliscono  anche  le  foglie  superiori  e  pre- 
sentano le  punte  disseccate  con  depositi  brunastri. 
La  forma  più  grave  è  quella  che  colpisce  le  spighe 
ed  i  semi  sempre  in  guisa  di  un  largo  deposilo  bru- 
nastro.  I  granelli  di  frumento,  pur  mantenendosi 
turgidi,  presentano  esternamente  un  deposito  bru- 
nastro,  disposto  quasi  sempre  in  lunghe  file,  che 
determina  la  rottura  del  tegumento,  lasciando  così 
allo  scoperto  la  porzione  amidacea;  altre  volle  invece 
i  semi  restano  piccoli  e  compressi. 

I  semi  turgidi  ed  apparentemente  bene  sviluppati, 
trasportati  nei  magazzini,  un  po'  umidi,  restano  fa- 
cilmente agglutinali  e  danno  una  farina  di  odore 
nauseabondo;  messi  nel  terreno  germinano  molto 
difficilmente  o  producono  piccole  pianticine,  sulle 
quali  compare  in  breve  un  deposito  bruno. 

Sulla  superfice  ed  anche  nell'interno  degli  organi 
maiali  (foglie  e  semi),  si  nolano  ife  miceliari  brune, 
divise  da  numerosi  setti,  che  riunendosi  in  fasci 
verde-olivastri, eretti,  tendono  a  portarsi  coinestromi 
verso  l'esterno.  Nei  semi  specialmente  si  mette  in 
eviilenza  come  tali  ife  miceliari  possano  determinare 
la  rottura  del  tegumento  (fig.  163),  e  mettere  cosi  allo 
scoperto  la  massa  interna.  Le  ife  erette  sono  conidio- 
fori  semplici,  che  portano  all'apice  conidii  bruni, 
fusoidei,  lunghi  15-20  fji,  larghi  4-5  |ji,  continui,  op- 
pure divisi  da  2-3  setti  (Cladosporiutn  graminum 
Link).  Tale  forma  di  Cladosporium,  che  fu  per  tanti 
anni  ritenuta  come  saprofita  appartiene  invece  ad 
un  vero  parassita,  che  dal  Janczewski  fu  in  particolar 
modo  coltivato  in  gelatine.  Si  sapeva  che  i  conidii, 
cadendo  (come  dimostrò  per  il  primo  il  Corda  sulla 
segala),  germinano  facilmente  nel  substrato  e  produ- 
cono in  24  ore  nuovi  conidii.  11  Janczewski  nelle  sue 
esperienze  parti  dai  ciutTì  superficiali  brunastri,  che 
chiamò  sclerozii;  coltivati  nella  gelatina  nutritiva, 
diedero  dopo  2  giorni  filamenti  miceliari,  al  3°  e  4» 
giorno  si  avevano  già  organi  di  fruttificazione  e  co- 
nidii in  generale  ovali  di  Cladosporium  a  forma  nana, 
con  conidiofori,  che  producevano  2-3  od  anche  5  ge- 
nerazioni di  conidii  ed  una  fortna  gigante  (fig.  164) 


Patologia  vegetale 


Fig  163 


con  conidiofori,  che  dopo  aver  generato  conidii  di 
primo,  di  secondo  ed  anche  di  terzo  ordine,  si  allun- 
gavano, producendo  nuovi  conidii,  e  cosi  di  seguito, 
fino  a  15  a  20  generazioni.  Frammisti  a  questi  si  nota- 
vano conidiofori  di  una  forma  detta  tìormodendron 
cladosporioides  Sacc,  muniti  di  catenelle  di  conidii 
quasi  limoniformi,  lunghi  4,5-5  \i.,  larghi  3  [a,  con- 
tinui e  molte  volte  gli  inferiori  apparivano  1 -settati, 
olivacei.  Secondo  il  Laurent,  si  formerebbero  anche 
filamenti  semplici  con  numerosissimi  conidii  del  De- 
matium  pullulans  De  Berg.  I  conidii,  mancando  il 
nutrimento,  diventano  bruni  e  mantengono  per  lungo 
tempo  la  facoltà  germinativa. 

Il  parassitismo  del  Cladosporiiitn  sui  cereali,  spe- 
cialmente grano  e  segala,  è  stato  dimostrato  dal  Janc- 
ZEWSKi  coir  infezione  artificiale  ottenuta  da  colture 
fatte  in  gelatina.  Sulle  piante  artificialmente  infettate 
lo  Janczewski  potè  osservare  il  micelio  di  Clado- 
sporiiim  riunito  in  stroma  in  vicinanza  degli  stomi 
e  nella  gelatina  la  formazione  di  peritecii  piccoli, 
membranosi,  tondeggianti  o  conici,  contenenti  aschi 
fusoidei  con  spore  oblunghe  tri-settate,  jaline. 

Lo  sviluppo  del  fungillo  si  ottiene  in  particolar 
modo  sulle  piante  largamente  concimate  con  concimi 
azotati  e  sopra  gli  individui  coltivati  nelle  regioni 


Fig.  "164.  —  Forma  nana  (A)  e  forma  gigante  (B) 

di  conidiofori  di  Cladosporium. 

(Ingrand.  200  diametri  circa)  (dal  Prillieux). 

meridionali  e  provenienti  da  climi  umidi  e  regolari. 
Per  prevenire  la  malattia  l'unico  rimedio  si  ha  nel 
curare  le  pratiche  razionali  di  coltivazione. 

Sulle  foglie,  sui  rami  e  sui  frutti  di  alberi  ed  ar- 
boscelli quasi  sempre  caduti  al  suolo  od  anche  sulle 
piante  coltivate  in  serra,  specialmente  in  autunno  e 
primavera,  si  osservano  delle  macchie  brune,  vellu- 
tate, prodotte  dal  Cladosporium,  del  quale  esistono, 
sebbene  molto  simili  fra  loro,  diverse  forme,  molte 
delle  quali  possono  vivere  come  veri  parassiU  (Duby), 
fatto  già  dimostrato  dal  Frank,  Eriksson,  Wohrt- 
MANN,  WoRONiN,  Prillieux,  Delacroix,  Penzig  e  Ca- 
VARA.  Il  Penzig  dice  che  il  Cladosporium  herbarum 
da  saprofita  può  diventare,  in  certe  circostanze,  un 
vero  parassita,  e  come  tale  danneggiare  fortemente 
i  giovani  organi  degli  agrumi. 

Sphaerella  brassicicoIa(Duby)  Ces.eDeNot.^jlste- 
roma  brassicae  Chev.  {Nebbia  dei  cavoli).  —  Pro- 
duce sulle  foglie  dei  cavoli  numerose  macchie  brune, 
secche,  circolari,  larghe  4-5  mm.  nelle  quali,  in 
mezzo  ad  un'aureola  azzurrina  si  formano  dapprima 
minuti  picnidii  con  spore  incolore,  quindi  veri  pe- 
ritecii riuniti  in  gruppi,  lenticolari,  prominenti,  con 
aschi  cilindrici,  lunghi  50  |ji,  larghi  15  i;:,  e  ascospore 
oblunghe,  I-settate,  jaline,  lunghe  18,  larghe  3,5  f*. 


Ifomircll  mi  Eumiceti  {Fungili) 


Sphaerella  tabifica  Prill.  e  Del.  =  PJwma  tabi/ica 
Piill.  e  Del.  =  Phoma  Betae  Frank.  —  Vive  sulle 
nervature  delle  foglie  esterne  e  completamente  svi- 
luppate delle  piante  di  barbabietola  ed  in  seguito 
anche  nella  porzione  centrale  rendendola  putrescente. 
Prillieux  ricorda  che  in  un  seminato  a  barbabietole 
colpito  da  tale  fungo,  le  grandi  foglie,  verso  la  fine 
di  agosto,  si  ripiegarono  verso  il  suolo  come  se  i  pic- 
cioli fossero  avvizziti  per  l'eccessivo  calore.  Anche 
durante  la  notte  però  le  foglie  restano  reclinate,  e 
dopo  pochi  giorni  diventano  gialle  ed  essiccano  quasi 


0  (Sio  o  ^  c?j 


■  e,  Asco  (li  Sphacì 


t65.  —   Sphaerella  tabifì 
i  fruttiferi  (picnidii)  (ing 


1.  circa).  -  B,  Spore 
tabtfua  (ingrand.  350  diam.  circa)  (dal 


completamente.  Nella  parte  superiore  del  picciolo 
lungo  tutto  il  suo  decorso,  si  nota  una  larga  chiazza 
disseccata,  biancastra,  circondata  da  un'areola  bruna, 
la  quale  si  estende  anche  oltre  il  picciolo.  Nella  por- 
zionesottostante,i  tessuti  sono  profondamentecorrosi, 
essiccati  e  bruni  e  per  la  diseguaglianza  nella  tensione 
fra  i  tessuti  sani  e  malati,  le  foglie  si  ripiegano  verso 
il  suolo. 

L'infezione  si  estende  anche  alle  lamine  ed  alle 
giovani  foglioline  interne  producendone  la  niarce- 
scenza  e  rendendole  ricoperte  di  uno  strato  vellutato 
verdastro  dovuto  a  forme  fungine  saprofite. 

Nell'interno  ilei  tessuti  malati  si  distendono  sin 
dal  principio  dell'infezione,  ife  miceliari  le  quali  for- 
mano, sulle  porzioni  già  morte,  numerosi  picnidii 
brunastri,  superficiali,  contenenti  picnosporc  ovoi- 
dali, incolore  (fig.  165),  lunghe  5-7  a,  larghe  3-4  a 
{Plwma  tabi/ica  Prill.  e  Del.'). 

11  massimo  sviluppo  del  male  si  ha  verso  la  metà 
di  settembre,  ma  quasi  sempre  dalle  piante  colpite 


si  generano  nuove  foglioline  le  quali  restando  verdi, 
possono  prolungare  la  vita  della  pianta  che  appare 
però  sempre  deperita. 

Nell'inverno,  sui  piccioli  uccisi  dalla  Phoma,  il 
Prillieux  notò  la  presenza  di  peritecii  di  una  Sphae- 
rella prodotta  da  un  micelio  avente  una  grande  ras- 
somiglianza con  quello  della  Phoma.  I  peritecii  sono 
tondeggianti,  muniti  di  una  papilla  all'estremità,  con 
aschi  claviformi,ed  ascospore  ovali.  I-settate,  lunghe 
21  ;/,  larghe  7,5  [a. 

Per  impedire  il  diffondersi  del  male 
bisogna  distruggere  i  primi  piccioli 
malati. 

Sphaerella  allicina  (Fr.)Auersw.(A'gè- 
hia  dell'aglio). —  Vive  sulle  foglie  e  sugli 
scapi  fiorali  di  alcune  specie  di.4///«m; 
in  Piemonte,  dove  l'ho  particolarmente 
riscontrata,  arreca  danno  al  poiro  ed 
AÌYaglio  comune.  Le  foglie  perdono  la 
loro    colorazione   normale,    diventano 


Sphaerella  allii 


i,  FiiRlia  di  Aglio  colpita  dalla  nebbia.  -  i,  Sezione  d'una  foglia  con 
•rileoii  (*)  (ingr.  400  diam.).  -  2,  3,  Asdii.  -  5,  Spore  (ingr.  200  dia- 
elri  circa)  (da  Biliosi  e  Cavara). 


prima  gialle,  poi  bianchiccie  o  grigiastre.  Nell'in- 
terno dei  tessuti  malati  si  trovano  numerosi  fila- 
menti miceliari  che  producono,  verso  l'esterno, 
gruppi  di  peritecii  minuti,  quasi  sferici,  con  ostiolo 
acuminato  ed  aschi  davati  od  ovali,  lunghi  50-55  u, 
larghi  14  [a,  ed  ascospore  oblunghe,  ellittiche  od 
ovali,  jaline,  lunghe  15-1(5  a,  larglie  4-5  |ji.  (fig.  166). 

Pure  sugli  Alliiim  si  trova  la  Sph.  Schoenoprasi 
Auersw.  con  aschi  lunghi  70-82  jx,  larghi  18-20,  ed 
ascospore  ovoidee,  oblunghe,  leggermente  ristrette 
al  setto,  jaline,  lunghe  20-26  a,  larghe  6-8  \j.. 

Sulle  foglie  viventi  del  grano  turco  cresce  la 
Sphaerella  zeae  Sacc,  cosi  anche  sulle  piante  di  riso 
colpite  dal  brusone  si  sviluppa  la  Sphaerella  onjzae 
Sacc.  che  era  ritenuta  come  causa  del  male. 

Più  comune  ancora  Briosi  e  Gavara  trovarono 
nelle  piante  morte  di  riso  brusonale  la  Sph.  Malin- 
verniana  Catt.,   caratterizzata  da   peritecii   sparsi, 


Patologia  vegetale. 


iNuovA  Encicl.  Agraria,  I. 


146 


Patologia  vegetale 


puntiformi,  neri,  con  aschi  clavati  lunghi  40-60  [a, 
larghi  20-25,  ed  ascospore  ovali,  jaline,  lunghe  20  fi, 
larghe  10  \j.. 

Forme  parassite  di  piante  legnose. 
Sphaerella  maciiliformis  (Pers.)  Auersw.  =  Cyli7i- 
drosporium  castanicolum  (Desm.)  Beri.  =  Pìnjllo- 
sticta  maculi formis  Sace.  {Seccume  del  castagno).  — 
É  una  malattia  che  compare  sulle  foglie  del  castagno 
nei  mesi  di  agosto  e  settembre  in  forma  di  piccole 
macchie  (fig.  467)  che,  allargandosi  gradatamente,  si 
fondono  in  macchie  più  grandi,  irregolari,  di  color 
bruno,  determinando,  in  dati  punti,  il  disseccamento 


Fig.  167.  —  Foglia  di  Castagno  coperta  di  piccole  mac- 
cliie  portante  i  concettacoli  di  Phyllosticta  maculi- 
formis  (dal  Prillieux). 

dei  tessuti.  Dopo  una  decina  di  giorni  l'essiccazione 
si  estende  a  tutta  la  lamina  fogliare  che  si  stacca  fa- 
cilmente determinando  cosi  la  caduta  precoce  delle 
foglie  medesime.  I  ricci  o  restano  in  gran  parte  pic- 
coli 0  possono  anche  esser  colpiti  dal  male  ed  allora 
diventano  rossicci  e  si  staccano  precocem.ente,  od 
aprendosi  sulla  pianta  lasciano  cadere  al  suolo  i 
semi  immaturi. 

Nella  pagina  inferiore  delle  foglie  ancora  attaccate 
alla  pianta,  o  da  poco  cadute,  nelle  porzioni  essiccate, 
compaiono  minutissimi  rigonfiamenti  in  corrispon- 
denza dei  quali  si  rompe  l'epidermide  già  secca  della 
foglia  lasciando  uscire,  in  forma  d'un  cirro  gelatinoso, 
una  quantità  enorme  di  conidii,  cilindrici,  legger- 
mente incurvati,  incolori,  3-settati,  lunghi  28-32  [a, 
larghi  4-4,5  |ji  (  Cylindrosporium  castanicolum  Desm . , 
Beri.  (fig.  168),  Septoria  castanicola  Desm.),  sotto 
ai  quali  si  nota  uno  stroma,  ritenuto  da  Desmazière 


come  un  peritecio,  di  papille  brune  settate,  aderenti 
le  une  alle  altre  e  fra  le  ([uali  si  possono  anche  no- 
tare dei  residui  di  celhilc  delormate  della  foglia. 
Più  aiipaii'-cciiti  e  |iiu  comuni,  per  (]ii,iiito  hit  potuto 


Fig.  168.  —   Cylindrosporium.  castanicoh 
(Iiigrand.  300  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 


Fig.   169.   —   Concettacoli  e  spore  bacillari 

di  Phyllosticta  maculiformis. 

(ingrandita,  circa  300  diametri)  (dal  Prillieux). 

osservare  nelle  valli  montane  del  Piemonte,  risul- 
tano minutissimi  punticini  neri  o  picnidii  puntiformi 
riuniti  in  gruppi  ricoperti  in  parte  dall'epidermide, 
muniti  di  un  osliolo  dal  quale  si  vedono  uscire  nu- 


merosissime spore  0  spermazii, 


bacillari,  incolori, 


lunghi  4-5  u.,  larghi  1  [a  (stato  spermogonico  :  Phyl- 
losticta maculiformis  Sacc.)  (fig.  169). 

Durante  l'inverno,  sulle  foglie  cadute  e  sempre 
sulle  medesime  macchie,  compaiono  peritecii  piuiti- 
formi,  tondeggianti,  neri,  con  aschi  clavati,  lunghi 


Ifomiveti  od  Eumiceti  {Funghi) 


50-60  ,u,  larghi  7-8,  contenenti  ascospore  disposte 
in  due  serie,  ovato-obiunghe,  uniseplate,  ristrette, 
lunghe  G  (jt,  larghe  2-3-4  ;;i. 

Mollo  probabilmente  tale  forma  (Sphaerella  ma- 
culi formis  (Pers.)  Auersw.)  è  collegata  colle  due 
prima  descritte. 

Come  rimedio  si  consiglia  la  raccolta  e  l'abbru- 
ciamenlo  delle  foglie  e  dei  ricci  caduti. 

Sphaerella  Bellona Sacc.=f//////".v//V/"  pirina Sacc. 
(Macchie  del  pero).  —  Pruduiv  Millr  l'n^lii'  del  pero 
macchie  piuttosto  grandi,  tuiiilri;^i;iiili,  ^i  ii;io-brune, 
orlate  di  nero.  Nella  pagina  superioie  specialmente, 
si  formano  piccolissimi  picnidii,  lenticolari,  bruni, 
con  piciiospore  ellittiche  od  ovali,  diritte  o  legger- 
mente incurvate,  con  due  goccioline  oleose  alle  estre- 
mità, lunghe  4-5  7^  'x,  larghe  da  2  a  2,5  [x  (Scpforia 
7«>(na  Sacc).  Sulle  medesime  foglie  già  languescenti, 
si  trovano  peritecii  pure  puntiformi  con  aschi  oblungo- 
clavali,  rotondi  all'apice,  lunghi  60  ix,  larghi  15  ^, 
ad  8  ascospore  allungate,  ottuse,  4-guttulate,  jaline, 
lunghe  18  a  20  (A,  larghe  6  a  8,5  ix.  Questi  peritecii 
rappresentano,  secondo  Saccardo,  lo  stato  perfetto 
della  Septovia. 

Sulle  foglie  del  melo  si  notano  macchie  determinate 
dalla  medesima  forma  di  Septoria,  ma  in  questo  caso 
si  formano  sulle  foglie  già  quasi  secche  peritecii  della 
Leptosphaeria  pomona,  Sacc,  lenticolari,  con  aschi 
cilindrico-fusoidali,  lunghi  70  [a,  larghi  10  |x.,  con 
parafisi  ed  ascospore  allungate,  5-6-settate,  lunghe 
30-35,  larghe  6  [x,  olivacee. 

Sphaerella  sentina  (Ferès)  Sacc.  =  Depazea  piri- 
cola  Desm. ■=  Septoriii  iii(/rniiiia  Fi\ck.-=  Seploì'ia 
Cijdoniae  Fuck.  =:  l'/uniiu  pniiiurum  Thùm.  —  Vive 
sulle  foglie  del  pero,  ik'l  ciilni/ini,  del  sorbo  produ- 
ct-ndovi  delle  macchie  biancastre,  quindi  brune, 
sulle  quali  si  formano  picnidii  con  picnospore  (Se- 
p/oria);  nella  stagione  invernale,  sulle  foglie  cadute 
e  specialmente  nella  pagina  inferiore,  hanno  ori- 
gine peritecii  con  aschi  cilindrici,  lunghi  75  ij., 
larghi  10, m,  con  ascospore  1-settale  olivacee,  lunghe 
15  ijt,  larghe  5  u. 

In  alcune  località  questo  fungillo  si  è  sviluppato 
in  modo  veramente  allarmante,  tanto  da  impedire 
seriamente  il  raccolto.  Negli  orti  di  Torino  hanno 
dato  ottimi  risultati  le  irrorazioni  colla  poltiglia 
bordolese. 

Sphaerella  (ìiLelliana  Pass.  —  Sulle  foglie  del  limone 
e  tW'Warancio  il  fiuigo  determina  macchie  bianche 
piullosld  ('sp;iiisc  di  tessuto  essiccato,  rircoiid;ite  da 
una  linea  nei'a.  Su  tali  niarchie  ciiiiipaioiio,  in  sci;iiito, 
dei  Miiiiiiti  peritecii,  clu!  nascosti  |M'r  un  certo  teMi|)o 
daire|)iderniiiie  IVigliare,  si  rendono  quindi  promi- 
nenti e  ben  visiiiili  In  forma  di  minuti  punticini  neri, 
contenenti  ascili  clavato-allungati,  lunghi  40  u,  larghi 
6  a,  con  ascospore  oblungo-fusiformi,  ottuse,  jaline 
e  ristrette  nel  setto. 


Sphaerella  vilis  Fuckel  (debbia  della  vile).  —  È 
un  fungo  probabilmente  polimorfo  il  quale,  secondo 
alcuni  autori,  si  presenterebbe  sotto  forma  coni- 
dica  ((Jladosporium)  e  spermogonica,  e  determina 
durante  Testate  sulle  foglie  delle  viti  europee,  piccole 
e^numerose  macchie,  di  forma  indeterminata,  dap- 
prima di  color  verde-oliva  sbiadito,  quindi  brune  e 
disseccale,  ben  discernibili  specialmente  nella  pagina 
inferiore. 

Macchie  molto  simili  sono  prodotte  dalle  forme 
conidiche,  Cladosporium  viticolum  Ces.  riferito  alla 
Cercospora  viticola  (Ces.)  Sacc  e  CI.  Roesleri  Catt. 
concatenate  probabilmente  colla  Sphaerella.  Quando 
la  foglia  è  secca  compaiono,  nelle  macchie,  peritecii 
molto  fitti,  piccoli,  neri. 


Fig.  170.  -   Fogliai  di  Gelso  attaccata   dal   Cylindro- 
sporiuin  Mori  (dal  PRn.LiEU.\). 

Sphaerella  morifolia  Passerini  =  Phleospora  mori 
Sacc.  =  Septoria  Mori  Lèv.  =  Fusarium  Mori  Lev. 
=  Cylindrosporium  Mori  Cav.  =  Septogloeum  mori 
Br.  et  Cav.  {Fema,  nebbia,  seccume,  salso  del 
gelso).  —  L'infezione  appare  sulle  foglie  del  gelso 
{Moriis  alba  e  nigra)  anche  molto  giovani  in  forma 
di  macchie  (fig.  170)  di  aspetto  arido,  ocracee  o  gri- 
giastre, a  margine  nerastro,  poligonali,  tondeggianti 
od  allungate,  ridotte  alcune  volte  a  pochi  millimetri, 
per  lo  più  del  diametro  di  6-8,  10-12  nini.;  nei  casi 
di  forte  infezione  possono  fondersi  assieme  in  modo 
da  occupare  una  larghissima  parte  della  lamina  fo- 
gliare, lasciando  però  sempre  intatte  le  nervature. 
Verso  la  parte  mediana  della  macchia,  e  special- 
mente nella  pagina  superiore,  compaiono  in  breve 


Patologia  vegetale 


dei  minulissinii  punti  bruni  ilisposli  in  zone  quasi 
concentriche,  i  quali  risultano  idslihiili  da  acervoli 
sottoepidermici,  con  sporco  conidii  cilnuliiti  o  fusi- 
formi, leggermente  ricurvi,  ristretti  all'apice,  ottusi 
alle  estremità,  jalini,  lunghi  da  40  a  50  ,u.,  larghi  4  (j., 
sostenuti  da  basidii  o  fdamenti  cilindrici  che  partono 
da  uno  stroma  brunastro  ritenuto  dapprima  come  un 
picnidio  0  molto  aperto  od  imperfettamente  svilup- 
pato {Phleospora  inori  Sacc). 


Fig.  171.  —   Conidii  di  Cylindrosporiuni  Mori. 
(Ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 

I  conidii  (fig.  171)  germinano  facilmente  quando 
vanno  a  contatto  di  una  foglia  umida  di  gelso,  emet- 
tono un  tubicino  e  quindi  un  certo  numero  di  ife 
miceliari  che  si  distendono  nell'interno  della  foglia 
determinando  nuove  infezioni  e  nuovi  conidii,  e  si 
possono  in  tal  modo  avere  parecchie  generazioni 
durante  la  stagione  estiva. 

Nei  luoghi  e  nelle  annate  mollo  umide,  il  fungo  si 
estende  sopra  quasi  tutte  le  foglie  di  un  albero  ed 
anche  sui  rametti  erbacei  producendovi  piccolissime 
pustole  brune;  in  tal  caso  ne  soffre  anche  la  pianta; 
più  frequentemente  invece  si  hanno  solo  alcuni  rami 
od  alcune  foglie  colpite  molto  saltuariamente. 

Nell'autunno  si  nota,  sulle  foglie  malate,  la  pre- 
senza di  un'altra  forma  affine,  la  Phleospora  mori- 
cola  Pass,  ritenuta  dal  Saccardo  come  una  forma 
autunnale  della  P/il.  mori,  ma  che  il  Barlen  crede 
non  si  possa  separare. 

Sulle  foglie  cadute  e  secche,  si  possono  nella  sta- 
gione invernale  disliiiguere  facilmente  dei  peritecii 
di  una  Sp/iiinc/li/  (  lie  si  vorrebbe  riferire  alla  Sphae- 
rella  muri  iikjIIo  imperfettamente  descritta  dal 
FucKEL,  0  meglio  alla  SphaereUa  morifolia  di  Pas- 
serini, caratterizzata  da  peritecii  sferici  o  conici, 
ottusi  con  aschi  allargali  verso  la  base  ed  ascospore 
oblunghe  (fig.  172). 

L'esistenza  di  nesso  genetico  fra  queste  diverse 


forme  finora  non  è  che  ipotetico  ed  ha  quindi  bisogno 
d'essere  ancora  esperimentalmente  dimostrato. 

È  una  malattia  che  compare  molto  saltuariamente 
e  contro  la  quale  si  possono  utilizzare  le  irrorazioni 
con  poltiglia  bordolese  fatte-  in  epoca  nella  quale  la 
foglia  non  si  utilizza  per  il  baco  da  seta;  siccome 
pare  anche  che  il  micelio  possa  mantenersi  in  vita 
dentro  ai  teneri  rami  nella  stagione  invernale,  cosi 
si  dovrà  ricorrere  ad  un'abbondante  potatura. 


Fig.  172.  —   Peritecii  ed  aschi  di  Spìtaerella  morifolia. 
(Ingr.  250  diam.  circa)  (dal  BEnLESE). 

SphaereUa  hedericola(Desm.)  Cooke.  —  È  un  pa- 
rassita piuttosto  diffuso  dell'edera  coltivata.  Produce 
sulle  foglie  macchie  irregolari  biancastre  a  contorno 
tondeggiante  nero  e  che  possono  occupare  anche 
gran  parte  della  lamina.  Nelle  macchie  spiccano, 
specialmente  nella  pagina  superiore,  numerosissimi 
punticini  neri  dovuti  all'ostiolo  dei  peritecii  duri 
sferici,  immersi  nel  tessuto  a  palizzata  e  contenenti 
aschi  cilindrico-clavati  con  8  ascospore  ellittico-al- 
lungate. 

Molte  altre  SphaereUa  vivono  sopra  foglie  o  rami 
di  piante  legnose,  ma  sono  in  gran  parte  saprofite 
come  la  Sph.  ribis  Fuck.,  sul  ribes,  la  Sph.  pomicola 
Pass.,  sul  melo  ecc. ,  la  Sph.  laureolae  (Desm.)  Auersw. 
associata  nelle  foglie  del  Daphne  laureola  coltivata, 
alla  Plìi/llnstirta  laureolae  Desm.  che  ne  è  forse  la 
forma  s|ieriiio^orii(a  e  vi  determina  macchie  gial- 
lastre orlale  di  nero. 

Il  doti.  Traverso  (1)  riscontrò  para.ssila  sulle 
foglie  del  Chamaerops  humilis  insieme  ad  un  altro 
fungo,  la  Diplodia  passeriniana,  una  SphaereUa 
cliamaeropsis  in  forma  di  macchie  di  color  ocraceo, 
cinte  da  un  largo  margine  purpureo  che  va  sfumando 
all'esterno. 

(1)  Micromiceti  di  Tremezzina  Malpigìiia,  1900. 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


Gen.  Stigmatea  Fi-. 

Stigmalea  mespili  Sorauer  =  Enlumuxporium  me- 
spili  (De.)  Sacc.  =  Ent.  maculatum  Lèv.  (Imbruni- 
meiito  delle  foglie).  —  Produce  nelle  foglie  del  pero, 
del  nespolo  e  del  cotogno  delle  macchie  puntiformi 
prima  rosse  o  gialliccie,  poi  brune,  che  si  estendono 
gradatamente  a  tutta  la  lamina  e  ne  determinano  la 
caduta  precoce.  L'infezione  si  estende  ai  giovani 
rami  inducendone  l'essiccazione,  e  nelle  regioni 
americane  anche  ai  frulli  di  cotogno,  sui  quali  pro- 
duce delle  larghe  macchie  circolari  nere  orlale  di 
bianco  o  rosso. 

Sulle  foglie  malate  compaiono  dapprima  acervoli 
picnidici  emisferici,  appiattiti,  chiusi,  neri  con  pic- 
nospore  costituite  da  due  cellule  grandi  sovrapposte 
e  di  2  a  4  cellule  laterali,  in  forma  di  croce,  munite 
di  una  lunga  setola,  jaline,  lunghe  18  a  22  t^i,  larghe 
8-12  [1.  (Entomosponum).  Durante  l'inverno  sulle 
medesime  foglie  il  Sorauer  riscontrò  e  descrisse  pe- 
ritecii  con  ostiolo  poco  appariscente,  per  lo  più  iso- 
lati, sferici  0  leggermente  compressi,  bruni,  con 
aschi  clavati,  lunghi  (52-1 10  \x,  larghi  12-25  ed  asco- 
spore  ovali  appuntite,  jaline,  lunghe  48  a  25  ii, 
larghe  da  6  a  7,5  ,u,  con  parafisi  filiformi  o  davate. 

Le  irrorazioni  con  poltiglia  bordolese  hanno  dato 
ottimi  risultati. 

Sulle  foglie  dei  Geranium  coltivati  compaiono  al- 
cune volle  delle  macchie  brune  nelle  quali  si  tro- 
vano gli  organi  di  fruttificazione  della  Stigmalea 
€eranii  Fr.  senza  però  arrecare  danni  sensibili. 

Gen.  Gnomonia  Ges.  et  De  Not. 

Gnoraonia  erjthrosloma  (Pers.)Auersw. (iVei/va  del 
ciliegio).  —  Vive  parassita  sul  ciliegio,  come  ha  di- 
mostrato il  Frank  fin  dal  1886  (1)  in  seguito  ad  una 
infezione  nel  nord  della  Germania.  Quasi  sempre 
nella  seconda  metà  del  mese  di  giugno  le  foglie  pre- 
sentano delle  larghe  macchie  gialle,  che  si  estendono 
su  quasi  tutta  la  lamina,  rendendola  bruna,  dissec- 
cata ed  accartocciala.  Dalla  lamina  l'infezione  si 
estende  al  picciolo  che  imbrunisce,  si  contorce,  si 
ripiega  verso  il  basso  divenendo  come  mummificato 
e  mantiene  le  foglie  allaccate  alla  pianta  per  lungo 
tempo  durante  l'inverno.  Sono  colpite  tanto  le  foglie 
già  regolarmente  conformale  come  quelle  in  via  di 
sviluppo  (fig.  113);  su  queste  ultime  però,  il  fungo 
non  produce  che  piccole  macchie  brune.  Anche  i 
frutti  possono  essere  o  completamente  ingialliti  e 
(|uindi  distrutti,  o  deformali  in  modo  da  presentare 
una  minima  porzione  di  sostanza  polposa. 

Nelle  sezioni  di  questi  diversi  organi,  addossati 
alle  cellule  annerite  si  notano  le  ife  del  fungo,  piut- 
tosto larghe,  ramificate,  varicose  e  sellate.  Il  micelio 

(1)  Die  Krank.  der  Planz.,  2»  ediz.,  voi.  II,  pag.  448. 


assorbe  una  notevole  quantità  di  nutrimento,  tanto 
che  le  piante  dopo  qualche  anno  deperiscono  note- 
volmente. 

Sulle  macchie  delle  foglie,  appaiono  nelle  giornate 
più  calde  dell'estate  piccolissimi  punticini  neri  o 
spermogonii  tondeggianti  immersi  in  parte  nei  tessuti 
fogliari  e  che  emettono  da  un  foro  che  si  viene  for- 
mando nella  parte  superiore,  dei  piccoli  spermazii 
filiformi  che  non  germinano,  ma  concorrono,  secondo 
Frank,  unitamente  ad  ife  miceliari  che  escono  dagli 
stomi,  alla  formazione  dei  perilecii. 


Fig.  173.  —  Foglie  di  Ciliegio  uccise  da 
erythrostoma  (dal  Frank). 

Nell'interno  dei  tessuti  delle  foglie  rimaste  attac- 
cate alla  pianta  si  formano,  durante  l'inverno,  peri- 
lecii sferici  od  alquanto  depressi ,  bruno-rossi,  i 
quali  sollevano  l'epidermide  della  pagina  superiore, 
e  si  protendono  dall'epidermide  della  pagina  infe- 
riore in  un  breve  collo  conico  o  cilindrico  e  conten- 
gono, verso  la  primavera,  aschi  clavati  o  cilindrici, 
lunghi  70-80  \x,  larghi  da  11  a  12  [j.,  con  8  ascospore 
clavato-oblunghe,  arrotondate,  con  un  setto  trasver- 
sale in  prossimità  dell'estremità  inferiore,  talvolta 
con  una  appendice  filiforme  a  ciascuna  estremità; 
esse  sono  jaline,  lunghe  17  a  20  f;i,  larghe  0  ;/.  Nella 
parte  superiore  degli  aschi  si  nota  un  ispessimento  di 


Patologia  vegetale 


natura  particolare  traversato  da  un  sottile  canale  e 
che  essendo  elastico  può  servire,  secondo  Frank,  a 
spingere  fuori  le  ascospore  (fig.  174). 

Durante  le  pioggie  primaverili  i  peritecii  si  gonfiano 
e  con  essi  gli  aschi,  i  quali  vengono  necessariamente 
a  portarsi,  con  intervalli  di  3  a  4  o  30  secondi,  nel 
collo  del  peritecio  di  dove  lanciano  fuori  le  8  asco- 
spore che  possono  molto  facilmente  cadere  sulle 
nuove  foglie  di  ciliegio  o  sui  frutti  in  via  di  svi- 
luppo. Se  il  tempo  è  molto  umido  le  ascospore 
emettono  in  breve  un  rigonfiamento  aderente  alla 
foglia  0  al  frutto,  e  quindi  un  tubicino  germinativo, 


Fig.  174.  —  Peritecio  sezionato  longitudinalmente  (in- 
grand, 150  diam.  circa)  ed  asce  isolato  di  Gnomonia 
erythrostoma  (dal  Frank). 

il  quale  disorganizza  la  parete  esterna  cuticulariz- 
zata  delle  cellule  e  penetra  nei  tessuti  interni  pro- 
ducendo gradatamente  micelio  parassita  e  quindi 
nuova  infezione. 

Per  eliminare  il  diffondersi  della  malattia,  conviene 
anzitutto  asportare  dagli  alberi  malati,  nell'inverno 
0  nella  primavera,  le  foglie  accartocciate  ed  imbru- 
nite e  bruciarle,  quindi  irrorare  molto  per  tempo  le 
piante  con  una  poltiglia  bordolese  all'  1  %. 

Gnomonia  Leptostjla  (Fr.)  Ces.  e  De  Not.  =  Mar- 
sonia  Juglandis  Lib.  {Nebbia  del  noce).  —  Produce, 
nella  pagina  inferiore  delle  foglie  del  ?Joce,  delle  mac- 
chie tondeggianti  ed  irregolari  (fig.  175),  grigio-ros- 
sicce  od  ocracee  con  margine  bruno,  le  quali  anche 
non  estendendosi  a  tutta  la  lamina,  fanno  però  per- 
dere alla  foglia  la  sua  consistenza,  rendendola  bruna 
e  ne  determinano  la  caduta  precoce.  L'infezione  si 
estende  anche  ai  giovani  rami  ed  ai  frutti  in  forma 
di  macchie  grigiastre,  le  quali  possono  impedire  lo 
accrescimento  regolare  di  tutta  la  pianta,  nonché  dei 
frutti. 

Dall'epidermide  della  pagina  inferioreescono  acer- 
voli  fruttiferi  (Marsonia  juglandis  Lib.),  brunicci, 
lenticolari  o  discoidali,  costituiti  da  un  tenue  stroma 
inferiore,  che  produce  piccoli  conidiofori  con  conidii 


fusiformi,  clavati,  incurvati,  terminati  all'estremità 
quasi  in  forma  di  becco,  I-settati,  incolori,  lunghi 
20-25  iji,  larghi  5  |x,  ammassati  sotto  alla  cuticola, 
che  alfine  si  rompe,  lasciandoli  liberi. 

Sul  dorso  delle  foglie  secche,  durante  l'inverno, 
si  formano  numerosi  peritecii  {Gnomonia  Leptostyla 
Ces.  e  De  Not.),  indicati  dal  Saccardo  come  forma 
invernale  della  nebbia  del  noce,  globosi,  neri,  che 


Fig.  175.  —   Foglia  di  .Noce  attaccata  dalla  Gnomonia 
Leptostyla  (dal  Prillieux). 

perforano  l'epidermide  con  un  collo  o  becco  rigido, 
cilindrico,  e  contengono  aschi  oblunghi  (65-70»  10) 
ed  8  ascospore  fusiformi,  appuntite.  I-settate,  jaline, 
lunghe  17  a  21  a,  larghe  3,5  u.. 

Converrebbe  anche  in  questo  caso  curare  la  rac- 
colta e  la  combustione  delle  foglie. 

Affini  sono  pure  la  Gnomoniella  Pruni  (  Fuck.  ) 
Sacc,  che  produce  sulle  foglie  del  susino,  del  pru- 
gnolo e  del  pado  macchie  rosso-brune,  di  forma 
circolare,  con  picnidii,  che  si  distaccano  molto  facil- 
mente, lasciando  le  foglie  bucherellate.  Nelle  foglie 
secche  cadute  al  suolo  si  formano,  in  primavera, 
peritecii  grandi,  globosi,  neri,  con  un  ostiolo  lungo 
il  doppio  del  peritecio  ed  ascospore  cilindrico-fusi- 
formi,  incolore,  lunghe  10  a,  larghe  1,5  ui. 

Nella  pagina  inferiore  delle  foglie  ancora  verdi  del 
nocciolo  si  trova  frequentemente  un  altro  fungillo 
affine  a  questi,  la  Gnomoniella  Corjli  (Rabenh.)  Sacc, 
in  forma  di  macchie  circolari  gialle  o  giallo-brune, 
limitate  ad  alcuni  punti,  raramente  estese  tanto  da 
indurre  la  caduta  delle  foglie.  Si  notano  facilmente 
disposti  in  gruppi  irregolari  od  in  circoli  e  sorgenti 
da  uno  stroma  conico-nero,  i  peritecii  con  un  ostiolo  a 
forma  di  lungo  collo  cilindrico,  un  po'  allargato  in 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


allo  ed  aschi  fusoidei  o  clavati,  un  po'  ristretti  e 
troncati  all'apice  con  due  ispessimenti  granuliformi 
ed  8  ascospore  ovoidali,  coiiliiiue,  lunghe  7-9  u, 
larghe  3  \i..  Sulle  nifdi'siinc  ln^lie  si  trovano  pure 
altri  fungini,  quali  il  Lq)lol/njrliim  corylinuin  Fuc. , 
la  Septoria  Avellanae  Br.  e  la  Lahrdla  Coryli  (Desm.) 
Sacc,  considerato  come  stadio  evolutivo  della  Gno- 
mon  iella. 

Dannosa  al  carpino  è  un'altra  specie,  la  Gnomo- 
nielia  fimbriata  (Pers.)  Sacc,  la  quale  appare  sulle 
foglie  in  forma  di  macchie  gialle  che  estendendosi  a 
tutta  la  lamina  ne  determinano  la  caduta.  Le  macchie 
però  restano  in  gran  parte  coperte  da  placche  nere 
di  stroma  nelle  quali  hanno  origine  diversi  peritecii 
globosi  che  possono  anche  diventare  angolosi  per 
compressione;  essi  sono  dotati  di  un  lungo  ostiolo  in 
forma  di  tubetto  nero  che  esce  dalla  pagina  infe- 
riore, hanno  aschi  clavati  o  fusoidei,  ad  8  ascospore 
ellittiche,  jaline,  con  un  setto  trasversale  verso  la 
parte  inferiore,  lunghe  9-11  u,  larghe  4-5.  Sono 
mollo  probabilmente  forme  di  sviluppo  il  Glocospo- 
riunì  Carpini  Desm.  od  il  G.  Rohergei  Desm.  ed  il 
Leptothyrium  corylinum  Fuck  e  infine  anche  la  La- 
hrclla  Coryli  Sacc. 

Gen.  Qibellina  Pass. 
rijbellina  cerealis  Pass.  {Nebbia  del  frumento).  — 
Colpisce  le  piante  di  frumento  sul  principio  del- 
l'estate e  le  rende  giallo-verdastre,  ne  determina 
l'avvizzimento  precoce  e  la  sterilità  nelle  spighe. 
Verso  la  base  dei  culmi,  sulle  guaine  o  sulle  foglie, 
appare  una  specie  di  feltro  bianco-grigiastro,  dis- 
posto in  macchie  circolari  od  irregolari,  limitate  da 
un  orlo  nero  che  facilmente  si  fondono  assieme: 
in  tal  caso  si  vede  un  minuto  feltro  grigiastro  ed 
in  alcuni  punti  grigio  nero  che  si  estende  lungo  il 
culmo  e  le  foglie  superiori  (fig.  176).  Il  feltro  è  costi- 
tuito da  ife  miceliari  grigie,  settate  e  ramificate  che 
possono  dividersi,  verso  l' esterno,  in  catenelle  di 
conidii  ellittici  od  ovali.  Le  ife  dalla  superficie  degli 
organi  si  addentrano  in  breve  nei  tessuti,  soprattutto 
negli  internodi  superiori  e  diventano  jaline;  quasi 
sempre  una  parte  di  esse  va  a  disporsi  fra  la  guaina 
ed  il  culmo,  ivi  si  intrecciano  in  modo  da  formare 
un  pseudo-parenchima,  dapprima  bianchiccio,  poi 
bruno,  il  quale  produce  la  marcescenza  del  culmo. 
Il  micelio  che  trovasi  annidato  nei  tessuti  del  culmo 
e  specialmente  delle  guaine,  produce  dopo  un  certo 
tempo  numerosi  peritecii  che  spiccano  in  forma  di 
punticini  neri  fra  il  feltro  grigio.  1  peritecii  sono  per  lo 
più  disposti  in  serie,  di  forma  globosa  e  prolungati  in 
un  lungo  collo  o  bitorzolo  nero,  cilindrico,  acuminato 
all'apice  (fig.  177).  Sono  limitati  da  una  parete  di  pa- 
recchi strati  di  cellule  appiattite,  brune  all'esterno, 
incolore  all'interno  e  contengono,  frammisti  a  para- 
lisi cilindriche,  numerosi   aschi  (100-410  «22-25) 


a  parete  molto  sottile,  tanto  che  questa  si  discioglie 
molto  facilmente  lasciando  libere  le  8  ascospore  ovoi- 
deo-allungale  diritte  o  lievemente  curvate,  di  color 
giallo  bruno  o  nocciola,  lunghe  22-30  fx,  larghe  7,5-9, 
divise  per  lo  più  da  un  solo  setto  trasversale,  qualche 


Fig.   176.   —   Pianta  di  Frumento  attaccata 
dal  Gibelliiia  cerealis  (dal  Cavara). 

volta  però  ne  hanno  anche  2  o  3.  Molto  probabil- 
mente, secondo  le  esperienze  del  Passerini,  le 
ascospore  prima  di  germinare  devono  stare  per  lungo 
tempo  nel  terreno.  Non  si  può  che  consigliare  la 
raccolta  accurata  e  l;i  ilislruzmnt'  col  fuoco  degli  in- 
dividui malati  ed  il  Miinassciliic,  per  parecchi  anni, 
alla  coltivazione  del  IVuiiiriiin  nelle  località  infette. 

Gen.  Didymosphaeria  Fuck. 

Didjmosphaeria  populina  Vuill.  =  Napidadium  tre- 
mulae  (Frank)  Sàcc. =Fu.sidadiunì  tremulae  Frank. 
—  É  un  parassita  del  tremolino  (l'opulus  tremula). 
L'infezione  si  manifesta  nella  primavera,  sui  giovani 
rami  terminali,  determinandone  l' incurvamento  e 
la  morte  precoce,  I  rami  laterali  che  si  sviluppano 


Patologìa  vegetale 


Fig.  177.  —   Gibellina  cerealis. 


.  (li  frumento  attaccala  e  peritecio  sezionati  (ingr.  150  diametri 
Ascili  e  parafisi  (ingr.  250  diam.).  -  C,  Ascospore  (ingrand.  A,  Periteci 

irca)  (dal  Cavara). 


popuìina. 

spore  mature 


successivamente  presentano  qualche  traccia  d'infe- 
zione, ma  molto  più  limitata  e  danno  foglie,  molte 
delle  quali,  finché  sono  ancora  giovani,  assumono 
una  colorazione  bruno-grigia  e  bruno-verde  e  dis- 
seccano in  tutta  la  loro  estensione  od  in  parte. 
Nel  secondo  o  terzo  anno  di  infezione  muore  quasi 
tutta  la  parte  superiore  della  pianta.  Nei  rami  morti 
da  poco  tempo  si  rileva  facilmente  la  presenza  di 
micelio  bruno  che  serpeggia  fra  le  cellule  morte  e 
produce  sotto  all'epidermide  dei  picnidii  globosi  di 
xinuPhoma  contenenti  picnospore  incolore,  elHltiche, 
lunghe  5-6  |jt,  larghe  2  a  2,5.  Sui  medesimi  rami  in- 
vece, nella  primavera  successiva,  si  notano,  sempre 
generati  dal  medesimo  micelio, veri  peritecii(/>irf?/mo- 
sphaeria),  neri,  globosi,  soltoepidermici,con  ostiolo 
rotondo  e  contenenti  aschi  eretti,  diritti  o leggermente 
ricurvi,  con  8  ascospore  d'un  bruno  chiaro,  a  pareti 
liscie,  divise  da  un  setto  mediano  in  due  loculi,  dei 
quali  molto  più  sviluppato  è  il  superiore  (fig.  178). 

Nelle  porzioni  secche  delle  foglie  si  nota  un  mi- 
celio filamentoso  dapprima  ma  che  si  condensa  in 
breve  in  una  specie  di  stroma  dal  quale  partono  ba- 
sidii  conconidii  bruni,  fusiformi,  e  bisettati,  col  loculo 
mediano  più  pronunciato  (Napicladium)  (fig.  179). 
Secondo  esperienze  di  Prillieux(I)  le  forme  Phoma 
e  Napicladhim  non  sarebbero  che  stadi  di  sviluppo 


della  Didymosphaeiia,  la  quale  servirebbe  quindi 
colle  ascospore  che  germinano  facilmente  uscendo 
dal  peritecio,  alla  propagazione  del  male  da  una 


Napicladium  tremulae. 


all'ahra  annata.  L'unico  mezzo  di  difesa  consiste 
quindi  nel  recidere  e  bruciare  i  rami  colpiti. 

La  forma  fogliare  colpisce  anche  le  foglie  di  molti 
altri  Populus,  ma  non  vi  arreca  danni  sensibili. 

Gen.  Leptosphaeria  Ces.  et  De  Not. 
Sii  piante  legnose. 

Leptosphaeria  Lucilla  Sacc.  :=  Scploìia  jiirivula 
Desm.:^  Hendersonia  piì'icola  =2  A-scur/ii/in  piricalir 
Sacc.  —  È  parassita  fogliare  dei  pero  v  si  risioiilra 
tanto  nelle  foglie  verdi  che  in  quelle  secche,  già  ca- 
dute al  suolo.  Appare  sotto  diverse  forme,  la  più 
comune  e  quindi  più  dannosa  è  la  Septoria,  la  quale 


(1)  .Sur  la  nialadie  du  Peuplier  pyramidai  {Conipt.  Rend.  Acad.  des  Sciences,  t.  CVIII,  ' 


ffomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


produce  piccole,  ma  numerose  macchie  tondeggianti, 
i;rigiastre,  dajìprima  lucenti,  listate  di  bruno.  Il  tes- 
suto in  breve  essicca  lasciando  le  foglie  coperte  da 
iMiinenise  porzioni  grigio-bianchicce,  nelle  quali, 
e  sopriilullo  nella  pagina  inferiore,  appaiono  piccoli 
puiiliiini  neri,  costituiti  da  picnidii  sferici  con  nume- 
rose sporule  filiformi,  falcate,  triloculari(60  »  3-4fji.). 
Possono  anche  comparire  altre  due  specie  di  picnidii, 
leiilicol.irio  globosi,  siMiipreneri e  contenenti  o  spore 
oliv;i(('c,  ovuli,  ^-;ì-sfllale,  lunghe  10 [x,  larghe  5  ix 
(llcixlcrsiiiìia  ),  o  s|)iM  e  oblunghe,  olivacee.  I-settate, 
lunghe  10  |x,  larghe  2  ]j.  {Ascoehyta). 

Sulle  foglie  cadute  od  in  parte  già  disorganizzate, 
si  nolano  dopo  un  certo  tempo,  sotto  l'epidermide, 
rari  peritecii  (Leplosphaeria),  puntiformi,  globoso- 
lenlicol.iri,  con  aschi  clavato-cilindrici,  lunghi  60  fx, 
larghi  10-12  jx,  con  8  ascospore,  biseriate,  acute, 
verdastre,  fusiformi,  incurvale,  Irisettate,  lunghe 
22  a,  larghe  4-5  ».. 

Nel  frutteto  della  colonia  agricola  di  Rivoli  dove 
la  iiialaltia  si  era  (|ualche  aimo  fa  presentata  con 
forte  iiileiisilà,  diedero  buoni  risultati  le  irrorazioni 
preverilive  roii  miscela  bordolese. 

Leplosphaeria  l'omona  Sacc.  :=  Phyllosticta  pruni- 
cula  (  Opiz.  )  Sacc.  —  Nella  pagina  superiore  delle 
foglie  del  melo  appaiono  macchie  quasi  circolari, 
III  iinaslie  od  ocracee,  con  piccoli  punticini  o  picnidii 
{l'/iijllo.slida)  a  sporule  ovoidali  od  ellittiche,  oli- 
vacee, lunghe  -5  u.,  larghe  3  ix. 

Sulle  medesime  foglie,  già  cadute  ed  essiccate, 
si  formano  peritecii  lenticolari,  neri,  membranacei, 
ad  aschi  clavato-cilindrici,  lunghi  70  ijt,  larghi  10  u, 
con  poche  parafisi,  e  8  ascospore,  biseriate,  fusiformi, 
ricurve,  con  5-0  setti,  olivacee,  lunghe  30-35  u, 
larghe  6  ijl. 

Leplosphaeria  cìtricola  Penzig.  —  Determina  mac- 
chie bianchiccie  sulle  foglie  dei  Citnis,  collivali 
specialmente  nelle  serre.  Nelle  macchie  appaiono 
peritecii  con  aschi  cilindrico-clavati,  senza  parafisi, 
lunghi  70-75  u,  larghi  8-9  u,  contenenti  spore  di- 
stiche, cilindrico-fusiformi,  5-settate,  leggermente 
ristrette  ai  selli,  brune,  lunghe  22-25  |ji,  larghe 
3,r.-.i.,5  a. 

Leplosphaeria  anceps  Sacc.  —  Vive  sui  rami  del 
rilicn  (Ribes  nìfintm)  facilitandone  la  morte.  Deter- 
mina macchie  irregolari  grigiastre  sulle  quali  si  ve- 
iloiiM  peritecii  sottocutanei,  lenticolari,  puntiformi, 
con  aschi  cilindrici,  lunghi  50-55,  larghi  8  u;  para- 
lisi filiformi  e  spore  biseriate,  oblungo-fusoidee, 
diritte  0  ricurve,  Irisettate,  giallo-olivacee,  lunghe 
15-16  u,  larghe  3-4  a. 

(i)  Sotto  il  nome  di  allettamento  si  intende  quel  fe- 
nomeno assai  frequente  nella  coltivazione  del  frumento 
e  di  altri  cereali  similari,  che  si  manifesta  col  piegarsi  e 
stendersi  delle  piante  a  terra,  senza  potersene  più  rial- 

20  —  Patologia  vegetale. 


Sui  rami  e  sulle  foglie  della  vite  vivono  come 
parassite  parecchie  specie  di  Leptosphaeria ,  ma 
sempre  però  in  numero  mollo  limitalo,  tantoché 
solo  in  rarissimi  casi  determinano  danni  sensibili. 

Debbono  essere  ricordate:  la  L.  appendiculata  Pir., 
che  produce  screpolature  corticali  o  rialzi  della  cor- 
leccia  in  forma  di  pustole  e  piccoli  peritecii  globosi 
0  conici,  liberi  sul  legno,  contenenti  ascospore  fusi- 
formi con  5  setti,  per  lo  più  ricurve,  di  color  bruno 
gialliccio,  muniti  alle  due  estremità  di  un'appendice 
filiforme,  incolora,  lunghe  42  jx,  larghe  6  ix;  la 
L.  vitigena  Sacc,  che  vive  pure  sui  rami  con  asco- 
s])ore  ovaio-oblunghe  ,  3-seltate,  bruno-giallicce, 
lunghe  26  ix,  larghe  7  a;  la  L.  Cookeì  Pir.,  la  quale 
vive  sulla  corteccia,  generandovi  piccoli  peritecii,  su- 
periormente carbonacei,  neri,  inferiormente  molli, 
giallastri,  contenenti  ascospore  fusiformi,  3-sellale, 
giallicce,  lunghe  22  [x,  larghe  5  [j.  ;  ed  infine  la 
L.  Gibeliiana  Pir.,  che  produce  pure  sui  rami  e 
nascosti  nella  corteccia  dalla  quale  emergono,  solo  in 
forma  di  un  piccolo  punticino,  periteci!  ovali  o  schiac- 
ciali, membranacei,  bruni,  con  ascospore  fusiformi, 
3-setlale,  ristretle  ai  setti,  lunghe  12-15  u.,  larghe 
4-5   a. 

Su  piante  erbacee. 


Leptosphaeria  tritici  Pass.  {Nebbia  del  grano).  — 
Nelle  annate  con  primavera  umida  e  piovosa  o  nei 
terreni  pingui  o  troppo  conci- 
mati, le  foglie  delle  piante  di 
grano  appassiscono  molto  fa- 
cilmente, assumono  un  color 
giallo  rossastro  e  quindi  mar- 
ciscono, sintomi  che  accom- 
pagnano e  soventi  prece- 
dono Va  lieti  amento  (1).  Sulle 
piante  cosi  malate  si  notano 
gli  organi  di  fruttificazione 
del  Cladosporium  graminuni 
Link  (v.  Sphaerella,  p.  143)  e 
di  altre  forme  parassite  {Ery- 
siphe  graminis,  Septoria  tri- 
tici, Septoria  graniiinim),  ed 
anclie  |iic(iili  punticini  neri  o 
peritecii  leggermente  spor- 
genti per  mezzo  di  un  rialzo 
od  ostiolo  in  forma  conica  e 
contenente  aschi  clavati,  fram- 
misti a  parafisi  con  spore  fusi- 
formi giallicce,  divise  da  3  setti  trasversali  (fig.  180). 

Probabilmente   essendo  questa   forma   ascofora 


Fig.  180.  —  Peritecio, 
asco  ed  ascospore 
isolate  di  Leplo- 
sphaeria tritici. 

(Icigrand.  300  diam.  circi) 
(dal  1'nii.uEUx). 


zare.  Non  è  il  caso  di  indagare  qui  le  cause  che  lo  pro- 
ducono. Certo  è  che  sulle  piante  cosi  allettate  molti  funghi 
si  sviluppano;  però  essi  devono  considerarsi  più  saprofìli 
che  parassiti. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


154 


Patologia  vegetale 


sempre  accoiiipagii;il,i 
essere  fra  le  due  forine 
ZEWSKi  però  che  lia  mi  li 
dice  di  non  aver  osserva 
forma  di  fruttificazione. 


lua  Scptovia,  vi  dovrà 
certa  affinità.  Il  Janc- 
<pore  di  Le  pt  aspi»  a  e  ria, 
ialite  io  sviluppo  alcuna 


^ 


Molte  altre  forme  vivono  su  piante  erbacee,  e  fra 
queste  piuttosto  comune  è  la  Lept.  circinans  (Fuck.) 
Sacc,  la  quale  viene  da  alcuni  considerata 
come  lo  stato  ascoforo  della  Rhizoetonia 
violacea,  ed  è  caratterizzata  da  peritecii 
conico-globosi,  neri,  con  piccolo  ostiolo 
verruciforme  e  contenenti  aschi  clavato- 
oblunghi  (112-130  «  20),  ad  ascospore  fusi- 
formi, trisettate,  ristrette  ai  setti,  di  color 
bruno  nei  loculi  mediani,  più  chiaro  nei 
terminali,  lunghe  26-28  |ji,  larghe  10-11  u.. 

Rhizoetonia  violacea  Tul.  (Mal  vinato). 
—  Vive  sulle  porzioni  sotterranee  di  midte 
piante  coltivate,  erba  medica,  zafferano, 
trifoglio,  fagiolo,  fava,  patata,  barbabie- 
tola, carota,  asparago,  finocchio,  limone, 
melo,  ecc.,  determinando  dapprima  un  in- 
giallimento, un  deterioramento  e  quindi  la 
morte  delle  parti  aeree. 

La  presenza  del  malanno  è  indicata  molto 
facilmente  in  un  medicaio  o  trifogliaio,  da 
centri  d'infezione  circolari,  molto  limitati 
dapprima  e  che  vanno  gradatamente  esten- 
dendosi, sempre  manlencmlo  la  lorma  cir- 
colare. In  tali  punti  le  piaiile  ingialliscono, 
essiccano  molto  facilmente  e  quasi  sempre 
cercando  di  estirparle  si  rompono  nel  colletto, 
essendo  i  tessuti  ridotti  in  tale  punto  ad  uno  stato 
di  marcescenza.  Quando  il  fittone  si  presenta  relati- 
vamente sano,  verso  il  colletto  è  quasi  sempre  mu- 
nito di  barbicene  avventizie,  però  anche  in  tal  caso 
appare  verso  l'apice  quasi  completamente  distrutto 
e  ricoperto  da  una  fitta  rete  o  feltro  di  color  porpo- 
rino violaceo  di  ife  miceliari  bissoidee,  violaceo-brune 
che  si  attaccano,  decomponendole,  alle  porzioni  poco 
consistenti,  lasciando  intatte  solo  le  parti  fibrose,  dure 
e  legnose.  I  filamenti  miceliari,  disponendosi  in  cor- 
doni, passano  facilmente  da  una  pianta  all'altra  allar- 
gando cosi  l'infezione.  Sui  cordoni  che  si  diffondono 
nel  terreno  si  formano  ad  infezione  già  avanzata,  dei 
noduli  detti  da  Duhamel  corpi  tuberoidi,  che  si  esten- 
dono anche  lungo  la  rete  micelica  che  circonda  la 
radice  e  risultano  di  filamenti  intrecciati  ed  anasto- 
mizzati,  divisi  in  piccole  porzioni  o  cellule  allargate, 
strettamente  aderenti  le  une  alle  altre  a  guisa  di 
stroma.  Dal  feltro  che  circonda  la  radice  hanno  ori- 
gine'anche  dei  corpuscoli  duri,  bruni,  un  po'  più  pic- 
coli dei  corpi  tuberoidi,  detti  dal  Tulasne,  che  li  ha 
specialmente  studiati  sullo  zafferano,  corps  miliaires 
e  costituiti  da  uno  strato  avvolgente  di  ifo-cellule 


brune  a  parete  consistente  (fig.  181)  e  da  una  por- 
zione centrale  di  ife  incolore  o  poco  colorate,  intrec- 
ciate e  che  penetrano,  per  mezzo  dello  strato  sove- 
roso,  nelle  parti  corticali  della  radice,  distruggendole 
gradatamente.  La  disorganizzazione  quindi  degli  strati 
corticali  della  radice  è  dovuta  a  tali  piccoli  sclerozii, 
poiché  i  filamenti  miceliari  violacei  esercitano  la 
loro  azione  esclusivamente  sulle  parti  esterne. 


/x 


^m: 


>7 


.LiO; 


Fig.  181.  —  Corpo  miliare  di  Rhtzoctoma  violacea  sull'erba  medii 
(In„'r  350  diam  circa)  (dal  Prillieux). 


Nello  stesso  modo  si  manifesta  l'infezione  nei  fa- 
gioli, nelle  fave,  nell'erba  medica.  Le  radici  carnose 
delle  barimbietole  e  delle  carote  colpite  da  tale  fungo, 
presentano  dapprima  macchie  superficiali  tondeg- 
gianti, pallide,  violaceo-porporine  che  si  estendono 
anche  ai  tessuti  più  interni  decomponendoli  quasi 
completamente,  mentre  all'esterno  si  dispone  tutto 
attorno  un  fittissimo  intreccio  di  filamenti  bruno- 
violacei  :  le  foglie  si  coprono  di  macchie  gialle  poi 
brune,  nelle  quali  si  sviluppano  molte  forme  fimgine 
saprofitiche  che  nulla  hanno  di  comune  colla  lìlii- 
zoctonia.  Fra  i  fili  miceliari  si  riscontrano  anche  i 
corpi  tuberoidi  ed  i  piccoli  sclerozii. 

Sui  tuberi  di  patata  e  sui  rizomi  àalVunparago 
si  sviluppano  pure  pustole  prima  biancastre,  poi 
brune,  che  emettono  in  breve  i  filamenti  bissoidei 
violaceo-bruni  che  circondano  quasi  tutto  il  tubero 
od  il  rizoma. 

Le  foglie  della  patata  appaiono  gialle  ed  accartoc- 
ciate, e  lungo  il  fusto  e  sui  piccioli  compaiono  delle 
macchie  nere  che  segnano  il  principio  dell'appassi- 
mento della  parte  aerea.  Nell'asparago  i  turioni  si 
accrescono  imperfettamente,  restano  molto  piccoli  e 
non  arrivano  quasi  mai  a  produrre  rami  e  fiori. 


ìfomiceli  od  Eumiceli  (Funghi) 


Sulle  radici  dei  cavoli,  del  ravizzone  e  della  colza 
si  manifesta  frequcntemeiile  la  malattia  in  forma  di 
un  (Icpiisito  filanuMilosd  Tdssii  viidaceo  che  determina 
(l(ip(iilMalcht' ti'iiipd  la  iMitiffazioru'  dei  tessuti. 

Sulle  radici  del  melo  e  di-;;!!  a(/rumi  si  sviluppa 
pure  una  forma  l'izoctonica  violacea,  che  produce  il 
niarciunic  delle  radici.  La  Hhiioctonia  colpisce  in 
parlicolar  modo  e  sul  liinre  della  primavera  i  bulbi 
di   yilfn-aiìQ  ((ìì;;.  182). 


Fig.  182.  —  Bulbo  di  Zallerano  ucciso  dalla  Khizoclonia 
violacea  e  portante  alla  sua  superlìce  due  tubercoli 
vellutati  e  cordoni  bissoidi  che  si  propagano  nel  suolo 
(dal  Prillieux). 

Sodo  alle  tuniche  del  bulbo  si  estendono  dei 
cinllì  di  filamenti  bianchi  i  quali  formano  in  breve 
IMI  feltro  fittissimo  che  tiene  fra  loro  riunite  le  diverse 
tuniche.  In  seguito  il  feltro  miceliare  diventa  vio- 
laceo e  si  estende  verso  l'esterno  del  bidbo  che  riveste 
quasi  completamente,  ed  emette  anche  ramificazioni 
che,  distendendosi  nel  terreno,  possono  andare  ad 
infestare  i  bulbi  ancora  sani. 

Le  ife  miceliari  del  rivestimento  sono  in  massima 
parie  cilindriche,  settate,  variamente  ramificate  e 
colle  ramificazioni  che  partono  ad  angolo  retto.  In 
alcuni  punti  sono  anche  leggermente  ingrossale  e 
qua  o  là  si  riuniscono  in  corpi  tuberoidi  ed  in  piccoli 
sclerozi!  (rorjis  miliaires)  come  quelli  già  ricordali 
neir infezione  dell'erba  medica. 

Molto  si  è  discusso  sulla  essenza  e  sulle  funzioni 
dei  corpi  tuberoidi  e  specialmenle  dei  eorpa  miliaires  ; 
probabilmente  sono  veri  corpi  scleroziali. 

I  piccoli  sclerozi!  servono  anche  nello  zafferano 
a  facilitare  il  passaggio  del  micelio  nella  parte  interna 
dei  bulbi,  poiché  ogniqualvolta  incontrano  uno  stoma 
emettono  dei  gruppi  di  ife  che  lo  allargano,  lo  rom- 
pono e  penetrano  nelle  scaglie  sottostanti. 

II  Fi'CKEL  osservò  nelle  radici  già  deconiiiosle  dei 
picuidii  con  spore  e  dei  peritccii  della  Lrii/lio-sphaeria 
(Bjjsnolhecium,  Hendemonia)  cìrciiiini-s  Sacc,  che 
ritenne  come  forma   fruttifera   della  Rhiioclonia: 


(1)  Vedi  Rivista  tli  Patologia  vegetale,  voi.  Ili,  1894. 


cosi  anche  si  notò  una  forma  conidica,  la  Limosa 
nivalis  di  Fries. 

Fra  i  bulbilli  dell'^/////*»  e  sui  bulbi  della  cipolla 
si  sviluppa  la  Hhiioi'Ionia  Mlii  (Irèv.,  ciie  probabil- 
mente deve  riferiisi  anche  alla  Hli.  violacea. 

La  llliitiiiloiiiii  si  mantiene  in  vita  parecchi  anni, 
anche  iKipii  la  dislinzione  delle  piante  colpite:  con- 
viene ipiindi  distruggere  i  centri  d'infezione  e  sosti- 
tuire, per  qualche  anno,  la  coltivazione  di  piante  sidle 
(piali  non  possa  svilupparsi  il  micelio  del  lnui;o.  Si 
potrà  anche  ricorrere  alla  disinfezione  del  suolo  per 
mezzo  del  solfuro  di  carbonio  nella  dose  di  150  a  200 
grammi  per  metro  quadralo,  facendo  le  iniezioni 
piuttosto  superficiali. 

Gen.  Metasphaeria  Saco. 
Melaspliacriadi|)lodii'lla(  Vialae  liavaz)  lìerlesei  1;, 
=  Cliarriiiia  diplodiclla  N'iala  e  Ravaz  (-2)  =  Conio- 
llnjritini  dipliidiellu  iS|ieg.)  Sacc.  (Marciume  bianco 
della  vile).  — Vive  parassita  sui  grappoli  della  vile, 
pili  raramente  sui  rami.  Fu  nel  1878  che  Saccardo 
Spegazzini  lo  trovarono  e  descrissero  per  la  prima 
I  grap|)idi  provenienti  da  Conegliano.  Fu  solo 
però  (lupo  i|ualcheanno  che  arrecò  danni  gravi.  At- 
lualnienle  si  può  dire  diffuso  in  tutte  le  regioni  vili- 
cole  del  mondo.  L'infezione  non  si  è  (inora  manife- 
stata (die  nelle  annate  eccessivamente  umide  come 
quella  d(d  1901,  nella  quale  il  marciume  bianco 
comparve  molto  iiilensamente  in  diversi  punti  del 
Piemonte  conipiometteiido  anche  il  raccolto.  Il  pa- 
rassitismo del  fniigd  fu  dimostrato  quasi  contem- 
poraneamente in  Italia  dal  l'iluiTTA  ed  in  Francia  dal 
Fréciiou. 


volta 


Kig.  183.  -    Acino  attaccato  dalla  Melaspluwrin 
diplodiella  (dal  Pbillieux). 

Il  male  si  manifesta  quasi  sempre  nella  parte  infe- 
riore del  grappolo  sui  peduncoli,  pedicelli  o  sull'asse 
principale  del  grappolo  in  forma  di  macchie  giallo- 
brune  (fig.  183),  superficiali  che  vanno,  date  le  con- 
dizioni favorevoli  dell'ambiente,  estendendosi  sulle 
altre  parti  del  grappolo  e  nelle  porzioni  interne  dei 
tessuti  tanto  da  corrompere  la  rachide  e  determinare 
il  distacco  e  la  caduta  della  parte  inferiore  del 
grappolo.  L'infezione  può  passare,  solo  nei  casi  di 
eccessiva  umidità,  anche  sui  tralci,  specialmenle  nei 

(2)  Compi.  Bend.  Acad.  des  Sciences.  Paris  1894. 


456 


Patologia  vegetale 


punti  d'inserzione  dei  grappoli  o  nei  nodi;  in  tal  caso 
i  tralci  appaiono  ricoperti  di  lartfhe  macchie  brune 
e  perdono  la  corteccia  a  strisele  e  le  foglie  ingialli- 
scono e  cadono  precocemente. 

Più  comunemente  il  male  si  estende  ai  peduncoli,  ai 
pedicelli  ed  agli  acini.  Questi  avvizziscono  assumendo 
una  colorazione  bruno-violacea  o  diventano  lividi  e 
molli,  perdono  la  massa  polposa  e  si  raggrinzano. 

Tanto  sul  grappolo  come  sugli  acini  si  protendono 
numerose  e  minute  sporgenze  o  pustole  molli,  ce- 
racee,  biancastre  e  farinose,  quindi   nere  e  rugose. 


^ 


Fig.  -184.  —  Conceltacolo  maturo  di  Melaspliaeria 
diplodiella  (ingr.  200  diam.)  (dal  Prillieux). 

Sezionando  i  tralci  o  peduncoli  appaiono  fra  i  tes- 
suti numerose  ife  miceliari,  incolore,  divise  da  setti 
trasversali,  molto  ramificate,  con  aijlKindaiile  proto- 
plasma granuloso.  La  polpa  ilciili  ariiii  lisiilla  |iiiri' 
attraversata  da  un  fittissimo  iiilreccio  di  ilr  che  pas- 
sano su  una  parte  delle  cellule  uccidendole  e  pre- 
sentano ramificazioni  ad  angoli  acuti  (fig.  184). 

I  filamenti  miceliari  intrecciandosi  fra  loro  produ- 
cono, verso  la  parte  esterna  degli  organi  colpiti,  una 
massa  bianchiccia  di  pseudo-parenchima,  nella  quale 
si  forma  il  corpo  riproduttore  o  picnidio  del  fungo. 
Mano  a  mano  che  il  picnidio  si  accresce,  lo  strato 
di  pseudo-parenchima  si  porta  verso  l'esterno  finché 
rompe  l'epidermide  e  forma  cosi  le  pustole  caratte- 
ristiche biancastre  e  farinose.  Le  numerose  ed  esili 
cellule  del  pseudo-parenchima  non  tardano  a  disag- 
gregarsi lasciando  allo  scoperto  il  picniilio  rciiolar- 
mente  conformato.  I  picnidii  sono  glubusi  r  limilali 
da  pochi  strati  di  cellule  a  membrana  bruna  ed 
ispessita  e  portano,  nel  fondo,  uno  strato  imeniale 
costituito  da  numerosi  basidii  semplici  o  ramilicati, 
filiformi,  un  po'  rigonfiati  alla  base  con  sporule 
ellissoidali,  navicolari  od  ovali,  ottuse  alle  estremità, 
a  contenuto  granulare,  con  goccioline  oleose,  a 
membrana  liscia,  per  molto  tempo  incolora  ed  infine 
bruna,  lunghe  8-12  |x,  larghe  4-5-6  jji.  Le  sporule 
mature  escono  da  un  ostiolo  che  si  va  formando 
nella  parte  superiore  del  picnidio  (fig.  185). 

Questa  forma  picnidica  {Coniothyrium  diplodiella 
Sacc.)  si  è  molte  volle  confusa  con  quella  {Pìioma 


uvicola  B.  et  C.)  del  Black-rot,  ma  ne  differisce 
per  il  colore  degli  organi  di  fruttificazione  che  nella 
Phoma  sono  costantemente  neri,  e  per  la  disposi- 
zione dei  basidii  che  nella  Phoma  sono  luti' attorno 
al  picnidio,  mentre  nel  Coniothyrium  solo  nella 
parte  inferiore,  e  per  il  colore  delle  sporule  che  nel 
Coniothyrium  diventano  brune. 

Le  sporule  possono  però  germinare  anche  senza 
diventare  brune  e  la  germinazione  si  effettua  per 
mezzo  di  un  tubo  germinativo  che  esce  dopo  4  o 
5  ore,  quando  nell'ambiente  vi  è  una  temperatura 
da  18»  a  20»  C. 

L'infezione  pare  proceda  sempre  dalla  rachide  o 
dal  peduncolo  agli  acini.  Si  vuole  che  le  infezioni 
si  abbiano  specialmente  o  dopo  una  grandinata  o 
dopo  lo  sviluppo  di  parassiti  animali,  perchè  solo  in 


/€%' 


Fig.  185. 
sphaeri 


^■^     I 


~   Spore  mature  colorate  in  bruno  di  Mela- 
diplodieìla  (ingr.  150  diam.)  (dal  Pbilliehx). 


tal  modo  si  potrebbero  verificare  delle  |iiirziiiiii  di 
disconlinuilà  tanto  da  lasciar  passare  i  lubclli  ger- 
niiiialivi.  La  roiiilizione  necessaria  è  probahiliiienle 
solo  l'cicfssiva  iiinidità. 

Sopra  i  grappoli  o  tralci  colpiti  dal  Coniothyrium 
e  tenuti  in  ambiente  umido  il  Viala  e  Ravaz  osserva- 
rono la  presenza  di  una  forma  ascofora  (Charrinia, 
riferita  giustamente  dal  Berlese  al  genere  Meta- 
sphaeria).  I  peritecii  notati  in  ottobre  e  novembre 
sulla  rachide  e  sui  peduncoli,  non  mai  sugli  acini, 
sarebbero  sferici,  di  un  nero  fosco,  con  largo  ostiolo 
e  conlenenti  lunghe  parafisi,  aschi  fusiformi,  lunghi 
56  (x,  ad  8  ascospore  fusiformi,  3-seUate,  dap]MÌma 
incolore,  poi  gialle,  lunghe  15  ja,  larghe  3,7  p.. 

Vanno  facilmente  soggette  al  marciume  bianco 
quasi  tutte  le  varietà  di  vili  e  l'unico  mezzo  di  difesa 
si  ha  nella  irrorazione  con  poltiglia  bordolese  sui 
grappoli. 

Gen.  Acanthostigma  De  Noi. 

Acanlhostigma  |iarasiticuni  (  R.  Harlig.  )  Sarc.=  Tri- 
chonphacria  paraxitica  l\.  Harlig.  —  Vive  sui  pini 
e  sugli  abeti  (fig.  186)  arrecandovi  notevoli  danni.  La 
infezione  si  manifesta  dapprima  sulla  superfice  infe- 
riore dei  rami  in  forma  di  esilissimi  filamenti  bianco- 
giallicci  ((isliluili  da  ife  miceliari  che  resistono  ai 
freddi  iiivcniali  e  passano  in  primavera  sulle  gemme 
e  sulle  nuove  foglie.  Il  micelio  si  addentra  nella 
spessa  parete  delle  cellule  epidermiche  alterandole 
profondamente,  passa  anche  in  numerosi  (ilauienli 


ìfomiccti  od  Eumiceti  (Fungili) 


iòl 


nelle  parli  mediane  della  foglia,  disaggregando  e  ren- 
dendo brune  le  cellule   Sotto  tale  a/uuie  le  foglie 


1  I  ami  per 
Il  nil(  sudi  esse 
Il    II  nuovi  yer- 


Fig.  186.  —  Stroma  iniceliare  della  Tricliosphaeria  para- 
sUica  sulla  pagina  inferiore  della  foglia  d'Abete. 
a,  Micelio  filamcDloso,  che,  anaslomizzandosl  io  b,  manda  in  basso  nume- 
rosissimi   rami,  che  sì  sviluppano  parallelamente  alle  ife  del  coesìstente 
stroma  e.  Ogniqualvolta  esse  si  trovano  in  contatto  colla  pagina  esterna  della 
foglia,  mandano  un'ascospora  fusiforme  d  sulla  faccia  esterna  delle  cellule 
epidermiche  ee.  In  d  venne  asportato  lo  stroma  per  scoprire  l'epidermide.  Le 
cellule  epidermiche  /jf  imbruniscono.  Le  cellule  parenchimalosc  clorolllliane 
imbruniscono  solo  più  tardi,  quand'anche  il  micelio  fìlamentoso  h  vi  sì  sìa 
introdotto.  Nel  vestibolo  dell'apertura  t  lo  stroma  si  accresce  senza  formazione 
ili  li'ssulo  ;  per  contro,  esso  è  ricoperto  dalla  cera  che  vi  si  accumula. 
(Injrand.  220  dìam.  circa)  (dall' Hartio). 

Nella  pagina  inferiore  delle  foglie  che  hanno  potuto 
a|iparenleinente  raggiungere  il  loro  accrescimento 
normale  le  ife  miceliari  si  riuniscono  in  stremi  car- 
nosi 0  cuscinetti  bruni,  sui  quali  si  formano  picco- 
lissimi perilecii  bruni,  rivestiti,  nella  parte  superiore, 
di  fine  setole  brune,  contenenti,  frammisti  a  parafisi 
filiformi,  aschi  cilindrico-clavati  che  si  disorganiz- 
zano facilmente  e  mettono  in  libertà  8  ascospore 
fusiformi,  per  lo  piti  -4  loculari,  grigiastre,  che  ger- 
minano molto  facilmente  quando  vanno  a  cadere 
sui  giovani  germogli ,  determinando  cosi  nuova 
infezione. 

Gen.  HerpotricMa  Fuck. 

Ilerpolrichia  nigra  li.  Hartig.  —  È  parassita  del- 
Vahi'/r  rds.sniAliir.sf.nrl.sd),  del  PinuHmontana,  del 
(tiìirpro  ciinìuiic  e  dclJiuiiperusnana.  Ha  un  micelio 
ni'io  (ini  lilaiiii'iili  settati,  il  quale  si  sviluppa  special- 
tiienle  in  aiiiliienle  a  bassa  temperatura,  cioè  (|iian(ln 
il  leiienci  è  coiii'ilo  dalla  neve  o  molto  umido.  Forma 
lina  crosta  nera  sui  rami  e  passa  anche  sulle  foglie 
cnnlorcciidide  ed  addossandole  le  une  alle  altre  a 
fascetti;  molte  volte  ricopre  l'intera  pianta  come  se 


fosse  stata  toccala  dal  fuoco.  I  filamenti  miceliari 
emettono  probabilmente  un  liquido  speciale  il  quale 
corrode  le  cellule  epideriniclie  delle  foglie  ed  uccide 
le  cellule  piti  interne  prima  ancora  che  in  esse  si 
addentrino  le  ife.  La  foglia  colpita  risulta  attraver- 
sala in  tutta  la  sua  estensione  da  ife  brune  della 
medesima  forma  di  quelle  superficiali.  Sulla  ciosla 
bruna  che  riveste  le  foglie  hanno  origine  numerosi 
perilecii  neri,  sferici,  muniti  di  lunghi  peli  sinuosi, 
bruni,  ramificali  (fig.  187),  in  inlimo  rapporto  col 


ritecio  di  Hrrpol ridda  ìiigra. 

micelio  e  contenenti,  frammisti  a  lunghe  parafisi 
filiformi,  aschi  allungati  con  ascospore  incolori  e 
trisettale. 

Siccome  la  bassa  tein|)eratura  e  l'umidità  favo- 
riscono lo  svilup])!)  (li  (jiiesto  fungo,  cosi  è  da  consi- 
gliarsi di  collocare  i  piantonai  ad  abeti  sulle  colline 
od  in  luoghi  elevali,  esposti  in  pieno  mezzogiorno, 
e  di  raddrizzare,  appena  scomparse  le  nevi,  le  piante 
curvale,  perchè  possano  risentire  la  benefica  azione 
(lei  venti. 

Gen.  Pleospora  Habenh. 

Questo  genere  comprende  numerosissime  specie, 
le  quali  vivono  specialinenle  come  saprofili  siilU^ 
piante  erbacee.  1  perilecii  membranacei  spiccano  sui 
fusti  e  foglie  secche  come  punti  neri  ]>iù  o  meni»  pro- 
minenti. Essi  contengono  aschi  cilindrico-ailniinali 
con  8  ascospore  oblunghe  od  ovali  con  setti  longitudi- 
nali e  trasversali,gialle,olivaceeo  fuligginose.  Alcuni 
autori  ammettono  per  certe  specie  un  polimorfismo 
mollo  complesso,  ritengono  cioè  che  alcime  forme 
conidiali,  che  inducono  un  annerimento  nelle  piante, 
siano  collegate  colla  Pleonpora. 

Fra  tulle  le  specie,  diffusissima  è  la  Pleospora 
herbariim  (Pers.)  Rabenh. ,  con  ascospore  ellissoidali, 
ristrette  nel  mezzo  e  divise  da  7  setti  trasversali  e 
da  2  o  ;{  setti  longitudinali,  variamente  disposti  nei 
singoli  loculi,  di  color  giallo  dapprima,  ((uindi  bru- 
naslro,  lunghe  28  a  33  ix,  larghe  da  li  a  l(j  u.. 

Sebbene  si  possa  trovare  sui  rami  vivi  di  certe 
piante  non  si  può  considerare  come  biogena  perchè 
inlacca  soltanto  le  parti  più  esterne  e  di  tessuto  morto 
della  corteccia. 

Per  gli  stati  conidiali  Macronpoiium,  Cladospo- 
liiim,  Allernaria,  vedi  capitolo  Deuleroniiceli. 


158 


Patologia  vegetale 


Gen.  Cucurbitaria  Gray. 

Del  gen.  Cucurbitaria,  caratterizzalo  da  peritecii 
cespitosi  contenuti  per  lo  più  in  una  massa  stroma- 
tica,  vivrebbe,  secondo  il  Tubeuf,  allo  stalo  di  paras- 
sita, sul  Cytisii.s  labiirntim,  la  Cucurbitaria 
laburni  (Pers.)  De  Noi.  L'infezione  si  ve- 
rificherebbe solo  sulle  ferite  o  lesioni  dei 
rami.  II  micelio  genera  una  specie  di  stroma 
nero  nel  quale  si  trovano  poi  i  peritecii  con 
aschi  cilindrici  (HO-170  «  11-14)  fram- 
misti a  parafisi  ed  8  ascospore  ellittico- 
fusoidee,5-7  settato-muriformi,  giallo-ros- 
sicce  (26-36  «  9-12). 

Si  avrebbe  anche  una  forma  picnidica 
(Diplodia  Ci/tisi  Auersv.)e  macropicnidica 
(Hendersoiiia  Laburni  West.). 


—  Si  presenta  sulle  piante  di  grano  coi  medesimi 
caratteri  già.  indicati  per  la  specie  precedente  e  de- 
termina quindi  l'imperfetto  sviluppo  dell'individuo 
colpito  ed  in  particolar  modo  delle  spighe.  Alla 
base  del  culmo  e  sopratutto  nel  primo  internodio 
appaiono,  specialmente  nell'estate, 
i  sintomi  della  malattia  (lìg.  188). 


Gen.  Ophiobolus  Riess. 
Ophiobolus  berpotrichus  (Fr.)  Sacc. 


Sphaerid  lit-rpulricìia  (Fr.)  ^  Rhaphido- 
phora  herpotricliu  (Fr.)  Fuck.  =  Rhaph. 
Lacroixii  Moiit.  (Male  del  piede).  —  Si 
trova  piuttosto  comunemente  nei  culmi  e 
nelle  guaine  di  varie  graminacee  e  dei 
Carex,  ma  vive  essenzialmente  come  pa- 
rassita sul  frumento.  La  malattia  si  rende 
manifesta  nel  mese  di  aprile;  le  piante 
ingialliscono  precocemente,  e  sin  dai  primi 
giorni  del  mese  di  giugno  appaiono  in 
gran  parte  disseccate.  Le  foglie  inferiori 
sono  quasi  completamente  brune,  le  radici 
notevolmente  alterate  ed  annerite,  e  fra  le 
guaine  ed  il  culmo,  nei  due  primi  internodii, 
si  nota  una  densa  patina  nera.  Non  sempre 
gli  individui  colpiti  emettono  la  spiga,  ed 
anche  quando  questa  si  può  formare  si  ~ 

piega  ad  arco  ed  ha  le  glume  divaricate, 
macchiate  di  bruno,  con  granelli  piccoli  o      ^  p^^j^^ 
raggrinziti.  Le  croste  nere  risultano  costi- 
tuite da  un  micelio  bruno.  Dai  tessuti  ma- 
lati sorgono  in  seguito  piccoli  punti  neri  o  peritecii 
globosi,  coperti  da  peli  prima  grigio-verdastri,  poi 
bruni,  con  un  ostiolo  a  forma  di  verruca  o  prolun- 
gato in  un  corto  becco,  con  aschi  cilindrici  o  clavato- 
cilindrici,  lunghi  160-200  |j.,  larghi  10  fx,  frammisti 
a  parafisi  esilissime,  filamentose  e  conlenenti  8  asco- 
spore filiformi,  giallastre  prima,  poi  brune,  con  nu- 
merosi setti  trasversali,  lunghe  140-150  ^,  larghe 
2-2,5  (A. 

Secondo  il  Saccardo  si  avrebbe  di  questo  fungo 
anche  uno  stadio  picnidico  (Hendersonia  herpo- 
tricha  Sacc),  con  peritecii  a  sporule  cilindracee, 
8-seltate,  giallo-brune,  lunghe  30  u.,  lariihe  6  [x. 

Ophiobolus  graminis  Sacc.  =  liapliiduphora  gra- 
minis  Sacc.  (Male  del  piede,  diradameiitu  del  grano). 


Fig.  188.  -  Pianta  di  Grano         Fig.   1S9. 
colpita   dall'  Ophiobolus  tecii 

graminis.  (ingr. 

(Da  Briosi  i-  Cavara) 


Fig.  190. 

-    Ophiobolus  graminis. 

no  dianl.  fin- 

).  -  B,  Asco.  -  C,  Ascospore  (ingr 

(Ital  Pbiu-ieux). 

La  guaina  fogliare  presenta  numerosi  punticini 
neri  carbonacei  e  la  porzione  di  fusto  sottostante  è 
in  gran  parte  annerita. 

I  punticini  neri  sono  peritecii  originati  da  ife 
brune  che  invadono  la  matrice  (fig.  189).  Essi  sono 
globoso-conici,  ristretti  nella  parte  superiore  a  guisa 
di  cornetto  ottuso  e  leggermente  inclinato,  hanno 
una  parete  ruvida  od  anche  resa  irta  da  ife  spor- 
genti, e  contengono  numerosi  aschi  di  forma  cla- 
vata  e  di  color  verde  gialliccio,  lunghi  80-90  |ji, 
larghi  12-13,  con  8  ascospore  bacillari,  incurvate, 
dapprima  ripiene  di  numerose  goccioline  oleose, 
poscia  distintamente  2-3  settate,  lunghe  70-75  [jl 
e  larghe  3  (x,  ristrette  alle  estremità  ed  ottuse, 
jaline(fig.  190). 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


Questo  fungo  vive,  oltre  che  nel  grano,  sopra 
diverse  specie  di  graminacee  selvatiche,  come  i 
Ci/nndoìì  e  gli  Agropyrum. 

Oiicstii  fungo  fu  anche  trovato,  nella  media  Italia, 
sull'inli-riiodio  basilare  di  piante  di  grano,  coljiilo 
(la  quella  malattia  detta  dell' arrabiaticcio  che  di'lei- 
inina  un  arresto  nella  vegetazione  ed  il  iÌìsscccm- 
meuto  del  fusto.  Lo  sviluppo  del  fungo  è  quindi  in 
diretta  relazione  colla  mancanza  di  vegetazione  nella 
pianta  di  grano. 

Le  due  specie  di  Ophiobolus  descritte  si  trovano 
molte  volte  anche  sul  medesimo  ceppo  malato.  I 
danni  che  arrecano  sono  molto  gravi,  specialmente 
nelle  annate  umide  e  nei  campi  mal  coltivati.  Nella 
porzione  colpita  le  piante  deperiscono  in  pochi  giorni 
ed  a  poca  distanza  dall'epoca  della  perfetta  matura- 
zione, dando  cosi  agio  allo  sviluppo  delle  male  erbe 
le  quali  in  breve  prendono  il  sopravvento  sul  grano 
ed  impediscono  anche  agli  individui  non  intensa- 
mente colpiti  di  dare  spighe  con  grani  maturi. 

I  mezzi  di  difesa  consistono  nel  lavorare  bene  il 
terreno,  nell' arricchirlo  dei  concimi  più  adatti  in 
modo  da  portar  subito  la  pianta  in  uno  stalo  di  ro- 
bustezza. In  tal  modo  gli  Op/iiokiìii.s  miti  posscmo 
trovare  un  substrato  adatto  al  loro  sviluppo.  .\ei  casi 
in  cui  la  malattia  si  sia  manifestata  molto  intensa- 
mente, sarà  buona  pratica  il  bruciare  le  stoppie. 

Gen.  Dilopbia  Sacc. 
Dilophia  graminis  (Fuck.)  Sacc.  =  DUnphonpovu 
giaminis  Fuck.  =  Masligosporium  alburni  Hiess 
{Annebbiamento  della  segala).  —  Vive  parassita  sul 
frumento,  sulla  segala,  sopra  alcune  Festuca,  Ilolcus, 
Alopecurus,  ecc.  e  specialmente  nei  seminati  dell'In- 
ghilterra e  della  Francia.  Sulle  foglie  compaiono  dap- 
prima delle  macchie  bianchicce  allungate,  le  (piali 
non  tardano  ad  assumere  una  colorazione  bruna 
in  causa  di  mimerosi  punticini  neri.  Dalle  lamine 
fogliari  inferiori  il  male  si  estende  in  breve  e  special- 
mente alle  terminali  che  tengono  ancora  racchiusa  la 
giovane  spiga  (fig.  191).  Anche  in  questo  caso  sono 
placche  nere  che  si  estendono  lungo  la  lamina  e 
tanto  dal  lato  esterno  che  dall'interno.  L'infezione 
passa  quasi  sempre  sulla  giovane  spiga  ancora  rac- 
chiusa dentro  la  guaina  della  foglia  terminale  defor- 
mandola ed  arrestandone  lo  sviluppo.  Liberata  dalla 
guaina  essa  appare  ricoperta,  od  in  tutta  la  sua  lun- 
ghezza od  in  parte,  da  una  crosta  nera  e  dura  sotto 
alla  quale  restano  molto  deformate  glume  e  glumette, 
s(do  la  rachide  centrale  può  alcune  volte  mantenersi 
immune,  tanto  da  lasciar  libero  il  passaggio  al  nu- 
trimento che  può  ancora  facilitare  lo  sviluppo  delle 
spighette  rimaste  sane  sopra  la  parte  infella.  L'ac- 
crescimento della  spiga  malata  è  sempre  niolln  iire- 
golare,  essa  appare,  oltre  che  annerita  in  molli  punii, 
contorta,  deformata  e  quasi  sempre  ripiegata  perclni 


attaccata  per  mezzo"  delle  croste  nere  della  regione 
apicale  alla  guaina  fogliare  (fig.  192-193). 


Fig.  191.  —  Spighe  di  Frumento  atlaccale  dalla 
Dilophia  graminis  (dal  Prillieux). 


Fig.  192.  —  Dilophia  graminis. 
A,  Picnidio  sezionato  (iDgr.  i40  diam.  circa).  -B,  Spore  nasc€tili  dallo 
strato  interno  della  parete  del  picnidio.  -  C,  D,  E,  Spore  isolate  a  diversi 
gnidi  di  sviluppo  ingrandite  egualmente  (ingr.  250  diam.  circa). 

(Dal   PlIILLIEUX). 

Sezionando  una  jiorzione  ammalata  ap|)aion(i  al- 
l'esterno ife  brune  rinserrantesi  l'ima  sull'allra  a 
guisa  di  stroma  e  generanti  la  crosta  nera,  verso 
l'interno  una  massa  bianca  carnosa  attraversata  da 
numerosissime  ife  miceliari  incolore. 


Patologia  vegetale 


Le  numerose  sporgenze  nere  si  possono  facilmente 
distinguere  sulla  crosta  nera  avvolgente  la  parie 
esterna;  sonopiciiitlii  globosi  conosliolo  piiiililorniee 
conlengonosporule  cilindriche  continue',  Iiiiiì;Iu'  IDij:, 


Fig.  193.  —  Peritecii,  asco  e  spore  di  Dilopìiia  grayninis. 
(Injr.  200  iliam.  circa)  (dal  Phillieux). 

larghe  1,7  a  2  \j.,  pmvvislc  ,dlc  due  estremila  di  4 
a  6  appendici  lìlaniciilosr,  ;iih  hi'  biforcate,  lunghe 
4-5  y.  (Dilopfìospord).  Sulle  Idi^licgià  secche  del  Ca- 
lomagrostis  epigeios  Fuckel  ha  notato,  nell'autunno, 
peritecii  neri  fittamente   riuniti,  globoso-depressi, 


membranacei,  con  un  osliolo  verrucifornle,  conte- 
nenti aschi  clavato-alkmgati,  lunghi  80  fx,  larghi  8  [i 
con  8  ascospore  fusiformi,  appuntite,  con  un'appen- 
dice fdiforme,  divise  da  molti  selli  trasversali,  gial- 
licce,  lunghe  72  y.,  larghe  3  (x. 

Il  deposito  bianco,  che  fu  notalo  nelle  Ardenne  ed 
in  Germania  sulle  foglie  di  graminacee  selvatiche 
(Aìì'a,  Alopecvrus),  risulta  da  una  forma  Gonidiale 
(Ma.slif/duporiiiiii)  con  (-(inidii  fusifiiniii  luiii;lii  55  ix, 
larghi  15  ;/,  l'.-si'lhili,  incnldii,  iiiiiiiili  .iirapirc  e 
nelì'iillini(isfU(Mlilrciip|iriiiliciiiic(dorc,lil,niiciil(ise. 

Converrà  svellere  accuratamente  le  piante  malate 
e  bruciare  le  stoppie. 

Famiglia  delle  Ipocreacee. 

Comprende  specie  fungine  molto  dannose  ai  ve- 
getali coltivati,  caratterizzate  da  un  micelio  che  si 
trasforma  quasi  sempre  in  uno  strato  anche  mollo 
ispessilo  0  vero  stroma  sul  quale  o  dentro  il  quale 
si  formano  i  peritecii  di  consistenza  carnoso-mem- 
branacea,  ordinariamente  rossicci,  raramente  az- 
zurri, giallo-olivacei  o  pallidi.  Presentano  anche 
proliferazioni  accessorie  e  specialmente  uno  stato 
scleroziale  in  alcuni  casi  {Claviceps)  ben  distinto. 

Dei  generi  della  famiglia  delle  Ipocreacee  diamo 
la  seguente  chiave  analitica  : 


(  Ascospore  ovoidali .  2 

\           »           filiformi  (Scolecospore) 5 

1  Ascospore  continue 3 

I  »           unisettate  jaline  o  leggermente  olivacee  (lalodidime)     .     .  4 

f           »           plurisettate  jaline  (Fragmospore) Gen.   Gibberella  (5) 

^  Ascospore  jaline  (lalospore) Gen.  Polystigma  (1) 

\           »           brune  (Feospore) ii       Sphaeroderma  (2) 


i  Peritecii  globoso-conìci,  cinti  da  un  subicolo  bissinco-vellutato  .     .     .     Gen.  Hypomyces  (3) 
\  »         separati  o  cespitosi  col  contesto  rosso,  giallastro  o  bianchiccio       »       Nectria  (4) 

Gen.  Claviceps  (5) 
»       Epichìoe  (6) 


verticale  stipitato  nascente  da  uno  sclerozio  allungato 
sessile,  sparso,  attorniante  i  culmi  delle  graminaccee 


Gen.  Polystigma  (Pers.)  Tul. 
Polystigma  rubriim  (Pers.)  Des.  =  Polì/stigmina 
rubra  (l)csm.) Sacc.=Lièe/'te//a rubra (Desm.) Bon. 
(Macchie  rosse  delle  foglie  del  susino).  —  Si  rende 
manifesto  sulle  foglie  del  susino  (fig.  194)  e  di  altri 
pruni  {P.  spinosa  e  P.  insititia)  a  primavera  avan- 
zata (maggio  0  giugno)  in  forma  di  macchie  circolari 
rosso-aranciate,  di  2-4  sino  a  10  mm.  di  diametro, 
ben  visibili  in  ambedue  le  pagine,  ma  in  particolar 
modo  nella  inferiore,  ove  spiccano  in  forma  di  cusci- 
netti carnosi  leggermente  convessi  e  rugosi.  In  pieno 
estale  le  macchie  assumono  una  colorazione  rosso- 
viva  e  verso  l'autunno  bruno-scura,  che  mantengono 
anche  quando  sono  cadute  al  suolo  ed  in  parte  dis- 
organizzate. Il  numero  delle  macchie  può  essere 


limitalo  ad  uno  o  due  per  lamina,  come  anche  il 
male,  ma  mollo  raramente,  si 
può  estendere  a  gran  parte  della 
foglia  determinandone  la  caduta 
precoce  con  grave  danno  dell'in- 
dividuo colpito.  Sezionando  la 
foglia  appaiono  numerosi  fila- 
menti fungini  ricchi  di  una  so- 
stanza oleosa  rossa  aranciata  e 
che  dopo  aver  disorganizzato  le 
cellule  della  foglia  si  addossano 
strettamente  gli  uni  agli  altri 
tanto  da  formare  lo  stroma  rosso 
del  parassita.  Rarissime  sono  le 
cellule  del  mesofillo  che  resistono   all'azione   del 


Fig.194.  — Foglia 
di  Susino  attac- 
cata dal  Poly- 
stigma rubruni. 
(Dal  Prillieux). 


ffomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


fungo  e  le  poche  non  disorganizzale  sono  però  ri- 
piene di  una  sostanza  omogenea  e  bruna. 

Fra  la  massa  dello  stroma  si  vedono  numerosi 
spermogonii  (fig.  195),  cioè  dei  conceltacoli 


Fig.  195.  —  Sezione  trasversale  di  uno  stroma  di  Pohj- 
stigma  rtibrum,  contenente  spermogonii  e  peritecii. 

(Ingr.  50  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 


iffffmz^c^^^Srr 


(U    '-^ 


•^•à 


Fig.  -196.  —  Selione  longitudinale  di  uno  spermogonio  di 

Poìystignia  t-ubriim.  A  destra  alcuni  spermazii  isolati. 

(Ingr.  250  diain.  circa)  (dal  Prillieux). 

0(1  ovoidali,  alti  quasi  quanto  lo  stroma,  circondati  da 
una  parete  di  alcuni  strali  di  piccole  cellule-ife  che 
possono  addentrarsi  nel  concettacolo  dividendolo  in 
più  logge,  e  producono  numerosissimi  spermazii,  i 
quali  gradatamente  si  staccano  (fig.  196)  ed  escono 
ila  un  ostiolo  che  si  apre  a  guisa  di  verruca  alla 
estremità  dello  spermogonio  posto  nella  pagina  infe- 
riore della  foglia,  e  per  breve  tempo  agglutinato 
da  una  sostanza  gelatinosa  in  modo  da  formare  una 
massa  cerosa  rossa  all'esterno  della  foglia;  gli  sper- 
mazii sono  filiformi,  esili,  acuminati  ad  una  estre- 
mità, ricurvi  ad  uncino,  lunghi  25-30  u,  larghi  da  1 
a  1,5  1*  (stato  spermogonico,  Poli/stigmina  rubra 
(Desm.)  Sacc). 

Nelle  sezioni  delle  macchie  brune  di  foglie  cadute 
al  suolo,  lasciale  esposte  durante  tutto  l'inverno  alle 
inlcmperie,  e  raccolte  nel  marzo  successivo,  si  nota 
la  disaggregazione  dello  stroma  indurito,  e  lo  svi- 
luppo, in  sostituzione  degli  spermogonii,  di  veri  pcri- 
tcrii  tondeggianti  che  producono,  verso  la  base,  aschi 
clavali  con  un  lungo  stipile,  lunghi  78-87  ii,  larghi 
10-12  ijL,  con  ascospore  ovoidali,  jaline,  lunghe 
10-13  jx,  larghe  4-6  u  (Mg.  197). 

La  propagazione  del  male  ha  luogo  per  mezzo 
delle  ascospore,  le  quali,  in  seguito  al  disaggregarsi 
delle  foglie  secche  nella  primavera,  si  mettono  facil- 

21   —  Patologia  veyelale.  iNuovA  Encicl 


mente  in  libertà  e  dato  il  loro  piccolissimo  diametro 
possono  essere  facilmente  sollevale  e  portate  sopra 
le  giovani  foglie  del  susino.  Se  trovano,  cosa  mollo 
facile  specialmente  in  primavera,  delle  goccioline 
d'acqua,  emettono  in  poche  ore  un  tubicino  che  dap- 
prima aderisce  per  mezzo  di  una  dilatazione  apicale 
alla  epidermide  fogliare,  (piiudi  la  fora  e  penetra 
nell'inlerno  dei  tessuti  producendo  cosi  un  micelio 
filamentoso,  il  quale  in  una  quindicina  di  giorni 
disorganizza  la  foglia,  dà  origine  allo  stroma  ros- 
siccio e  cosi  alla  forma  spermogonica.  Secondo 
Frank  nello  spermogonio  avverrebbe  un  vero  allo 
di  fecondazione  fra  gli  spermazii  ed  alcuni  fili 
cellulari  che  si  allungano  da  una  massa  cellulare 


Fig. -197.  -  .<./,,.,,, 

Polystigma  mbi-K 

(Ingr.  250  dia 


Il  un  peritecio  di 
1  ,-isclii  ,1  spore  mature, 
a)  (dal  Prillieux). 


interna  (ascogonió)  e  vengono  all'esterno.  L'asco- 
gonio  produce  poi  il  peritecio. 

I  mezzi  di  difesa  consistono  nella  raccolta  e  distru- 
zione col  fuoco  delle  foglie  secche,  e  nell'irrorazione 
con  poltiglia  bordolese  al  0,5 o/q  per  le  giovani  foglie. 

Sulle  foglie  del  mandorlo,  tanto  coltivato  che  sel- 
vatico, vive  una  forma  molto  simile  a  quella  descritta 
determinandovi  però  delle  macchie  giallo-aranciate. 
Di  questa  non  si  rinvennero  sinora  che  gli  spermo- 
goni  conosciuti  sotto  il  nome  di  l*ol)'stigmina  rubra 
(Desm.)Sacc.,  \.AmigduU  Deam. =Seploria rubra  fi 
AmigdaU  Desm.  Le  macchie  quasi  circolari  di  color 
arancione  sono  sbiadile  e  non  ben  delimitate  al  mar- 
gine, occupano  quasi  sempre  una  parte  notevole 
della  foglia,  e  risultano  costituite  da  un  tessuto  poco 
ispessito  come  si  può  notare  specialmente  nella 
pagina  inferiore  delle  foglie  di  susino.  Le  macchie 
aranciate  diventano  quindi  brune  e  si  estendono 
quasi  sempre  a  tulta  la  lamina.  Gli  spermogoni  noa 
sono  ben  (iefinili  e  gli  spermazii,  mollo  tenui,  risul- 
tano pure  incurvati  e  ricchi  di  goccioline  oleose. 
Sulle  macchie  brune  ed  essiccate  non  fu  ancora  pos- 
sibile trovare  la  forma  ascofora. 

Servono  anche  per  questa  malattia  le  irrorazioni 
colla  poltiglia  bordolese. 


162 


Patologia  vegetale 


Geii.  Sphaeroderma  Fuck. 

Sphaeroderma  (lamnosum  Sacc.  et  Beri.  —  È  un 
parassita  del  frumento,  dell'o/'io  e  AuWaveria,  stu- 
diato nel  1874  dai  prof.  Saccardo  e  Berlese  sopra 
esemplari  raccolti  in  Sardegna.  Le  piante  colpite 
restano  molto  più  piccole  in  confronto  delle  sane, 
con  spighe  imperfettamente  sviluppate,  con  o  senza 
semi  che  non  giungono  quasi  mai  a  maturazione. 
Verso  i  nodi  inferiori  appaiono  delle  placche  bru- 
naslre  diffuse,  e  fra  la  guaina  ed  il  fusto  si  estende 
un  intreccio  molle,  cotonoso,  bianco,  anche  molto 
fitto,  di  filamenti,  fra  i  quali  appaiono  dei  minutis- 
simi punticini  niTÌ. 


Fig    198   —  i>phaerodernia  daìnnosum. 
A,  Foimi  conidica    toiiulioforo  e  coniilii  in  vari  sladi  di  sviluppo.   - 
B,  Due  conidii.  i  uno  a  3  1  altro  a  5  selli  trasveisali  (irigr.  200  diam.  circa) 
(dal  Berlese) 


(B- 


Fig.  199.  —  Sphaeroderma  damnosum. 

A,  Peritecio  cmcllenle spore  mature  fra  loro  conjIobate.-B,  Asco  oltosporo. 

C,  Spore  isolate  (ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Berlese). 

Esaminando  una  porzione  di  filamenti  bianchi  sul 
principio  dell'infezione  si  notano  delle  ife  erette, 
ramificate,  terminate  da  tre  brevi  rami  a  verticillo, 
dai  quali  si  piinlucdno  i-diiidii  fusiformi  (Fusarium), 
leggermente  iiiiiiiv;ili,  niiusi  alle  estremità,  3-5  set- 
tati, leggernuMilc  losi'i,  lunghi  30-40  |x,  larghi  8  (x 
(fig.  198).  I  corpuscoli  neri  invece  che  appaiono  fra 
i  filamenti  miceliari,  sono  i  frutti  ascofori  o  peritecii 
formati  da  un  tessuto  molle,  di  color  giallo  d'oro,  con 
un  ostiolo  circondato  da  peli  e  contenenti  aschi  in 
forma  di  pera  rovesciata,  delicatissimi,  con  8  asco- 


spore  limoniformi,  di  color  bruno-oliva,  lunghe  da 
18  a  21  li,  larghe  da  10  a  12  a,  le  quali,  in  seguito 
alla  disorganizzazione  della  membrana,  restano  fa- 
cilnieiilr  lilin  <•,  iii;i  escono  però  sempre  dall'osliolo 
riunite  in  ,i;iii|i|ii  diu.   l'J'.t). 

Le  (-(dliire  :irlili(iali  del  fungo  hanno  dimostrato 
come  la  forma  conidica  {Fusurium)  sia  connessa 
alla  forma  ascofora. 

Gi>n.  Melanospora  Corda. 

Melanospora  (lannaliìs  Behr.  —  Sopra  piante  di 
canapa  già  cdliiile  dalla  malattia  dello  sclerozio 
0  cancro,  il  Behrens  notò  frequentemente,  alla  base 
dei  fusti  già  disseccati  e  pronti  per  la  macera- 
zione, una  efllorescenza  rosso-aranciata,  determinata 
da  un  micelio  fungino  che  venendo  in  contatto  colle 
fibre,  le  deteriora  in  modo  sensibilissimo  e  tanto  da 
arrecare  danni  nnlevoli.  Sulla  superficie  dell'efflore- 
scenza, compaioiiii  (la|i|HÌMia  ilei  conidiofori  verticali 
con  verticilli  di  due  u  Ire  rami  dai  quali  si  proten- 
dono sterigmi  con  i-(iniilii  Imitili  i,4  a,  larghi  3  ijl. 
Dopo  un  certo  tempo  nelle  |iiaiile  ahiìandonate  si  for- 
mano, dal  feltro,  dei  perilecii  i|u:isi  sferici  di  colore 
rosso  aranciato,  con  un  ostiolo  cilindrico  un  poco  pro- 
nunciato e  conlenenli  aschi  con  ascospore  lunghe  22- 
26  tj.,  larghe  15-17  a.  Le  ascospore  collocate  in  con- 
dizioni adatte  germinano  daiiili>  origine  nell'annata 
successiva  a  nuova  iure/ione.  Siii'ome  l'infezione  si 
manifesta  un  po'  tanlivaiiiente  alla  base  del  fusto 
in  contatto  col  terreno,  cosi  sarà  opportuno  non  la- 
sciare i  fusti  tagliali  nel  terreno. 

Cera.  Hypomyces  Fr. 

Questo  genere  comprende  forme  parassite  dei 
funghi  che  crescono  nei  nostri  boschi,  come  Agari- 
cini,  Boleti,  Lactarim,  ecc.  11  micelio  delle  Hypo- 
myces produce  un  irregolare  sviluppo  nel  fungo 
colpito  ricoprendolo  quindi  d'un  velo  o  muffa  bianca. 
Si  riproducono  per  mezzo  di  spore  libere  (  Vcrticil- 
lium)  o  clamidospore  (Myeogonc)  e  quindi  per  peri- 
tecii ed  ascospore. 

Una  specie  molto  dannosa  è  la  Hypomyces  perni- 
ciosa Magnus,  che  vive  parassita  della  Psalliota 
campr.'i/ris,  eidiivala  eoiiiunemente  in  Francia.  Gli 
individui  eol|iiii  vi  iii::idNsano,  si  deformano  ed  ap- 
paiono quasi  seiii|iic  ili  lorma  di  masse  larghe,  irre- 
golari (delle  .l/((/(.s  dai  lìancesi),  rotonde,  ricoperte 
qua  e  là  di  una  ninlla  liianeastra. 

Le  spore  restano  uccisi'  da  una  soluzione  di  lisolo 
al  2  %  dopo  un'azione  di  3  ore. 

Gen.  Nectria  Fr. 

Nectria  (■innaliarina  (Tode)  Vw  =  Tnlirrciiìaria 
vulf/aris  Tilde  (Calimi  ilrlF iiipariisliniii).  —  Si  può 
facilineiile  vedere  sui  rami  morti  lasciati  alle  inlein- 
perie,  in  forma  di  pustole  rosse.  Si  è  però  accertalo 
con  sicurezza  il  parassitismo  non  solo  ivWippoca- 


ffomici'li  od  Eumiceti  {Funghi) 


stano,  ma  anr.hfi  sul  tiglin,  nce.ì'n,  nrnr.in,  ontano, 
ailanto,  ììoce,  qclso,  e(r  ,  ed  hi  già  determinato 
(Ianni  2:1  i\i  airli  iiuli\idiii  coltivati  nei  \iali  delle 
ciltà  o  nd  IhimIii  i  ' 


L'infezione  ha  luogo  per  mezzo  delle  ferite  che 
m(dto  facilmente  si  producono  sulla  corteccia  del- 
l'albero od  in  vicinanza  della  radice  durante  il  tra- 
piaiUamento  degli  individui.  Dalle  ferite  corticali  il 
|iarassila  penetra  nel  legno  che  invade  sino  nelle 
parti  più  interne  rendendolo  di  color  brunastro.  Le 
ife  miceliari  entrano  nei  vasi  e  nel  parenchima  le- 
gnoso, decompongono  e  assorbono  l'amido  lasciando, 
di  solito,  come  residuo,  una  materia  verdastra,  che 
dà  al  legno  la  tinta  bruna.  Il  legno  cosi  disorganiz- 
zalo non  può  più  servire  al  passaggio  degli  elementi 
nutritizi  per  le  parti  superiori  della  pianta  e  quindi  le 
foglie  gradatamente  ingialliscono,  si  ripiegano  e  ca- 
dono precocemente  al  suolo,  mentre  si  essiccano  i 
giovani  rami.  L'infezione  dal  legno  si  estende  alla 
corteccia  che  resta  uccisa  in  larghe  porzioni  tutto 
attorno  alla  ferita  per  la  quale  penetrò  il  fungo 
parassita.  Di  anno  in  anno,  durante  il  |)eriodo  di 
quiescenza  nella  vegetazione,  il  micelio  si  avanza 
specialmente  verso  il  basso  tanto  da  invadere  ed 
uccidere  tutto  l'albero.  Nell'autunno  o  nella  pros- 
sima primavera  attorno  alle  ferite,  sulla  corteccia, 
si  sviluppano  degli  stromi  in  forma  di   pustole  0 


cuscinetti  emisferici,  camosciti,  di  color  rossiccio 
0  rosso  scarlatto,  rosso  cinabro,  con  un  diametro 
di  1  a  2  nim.,  raramente  isolati,  quasi  sempre  riu- 
niti in  ammassi  sferici.  Sezionando  tali  corpi  si  no- 
tano, nella  parte  interna,  delle  cellule  poligonali  a 
membrana  consistente,  mentre  quelle  della  periferia 
si  prolungano  in  filamenti,  all'estremità  dei  quali  si 
formano  piccoli  conidii  oblungo-ellittici  0  cilindrici 
{Tubercularia  viilgaris  Tode). 

I  conidii  germinano  facilmente  originando  un  tu- 
bicino e  servono  a  diffondere  il  malanno.  Infatti  io 
ho  osservato  che  collocando  un  gran  numero  di  tali 


Fig.  201.  —  Corpi  riproduttivi  di  Neclria  cinnabarina 
con  spore  germoglianti. 

(Ingrani!.  100  a  200  diam.  circa)  (ilal  Tubeuf). 

conidii  sopra  ferite  praticate  artificialmente  su  rami 
morti  di  ippocastano,  dopo  qualche  mese,  si  avevano 
nuovi  cuscinetti  di  Nectria.  Sugli  stromi  dopo  qualche 
tempo  si  formano,  in  luogo  dei  conidii,  nuovi  corpi 
fruttiferi  o  peritecii  di  color  rosso  vivo  dapprima, 
quindi  bruni,  quasi  sferici,  leggermente  ombilicati  e 
coperti  di  piccole  sporgenze  mammellonale  ((ìg.200) 
che  rendono  il  peritecio  granuloso.  Essi  contengono 
aschi  oblunghi,  clavati,  lunghi  60-90  ;/,  larghi  8- 12  a  e 
attenuati  leggermente  alle  eslreiii  ila,  ma  s|iecialinfiile 
nella  parte  inferiore,  in  un  (ilanienlo  esile,  con  N  asco- 
spore  lineari,  cilindriche  od  aJlinigale,  leggermente 
incurvate,  uniseltate,  jaliiie,  lunghe  14-1(3  u,  larghe 
5-7  |ji.  Aschi  e  parafisi  si  riducono  in  breve  in  una 
massa  gelatinosa  in  mezzo  alla  quale  si  vedono  uscire 
le  ascospore  in  forma  di  bianchi  cordoni.  Le  asco- 
spore,  per  mezzo  delle  quali  specialmente  si  pro- 
paga il  male,  germinando,  producono  o  nuovi  conidii 
0  filamenti  miceliari,  i  quali  penetrano  nell'anlunno 
0  durante  l'inverno  nelle  ferite  delerminando  cosi 
nuove  infezioni,  che  si  manifestano  dalla  corteccia  al 
cambio  ed  al  legno  prima  che  nella  pianta  si  verifichi 
il  risveglio  nella  vegetazione  (fig.  201). 


(1)  P.  Nypels,  Maìadies  des  plantes  cultivées;  III.  Les  arbr 
dépérissement.  Bruxelles  1899. 


des  promenades  urbaines  et  les  causes  de  leni 


Patologia  vegetale 


L'unico  mezzo  di  difesa  consiste  nel  tagliare  tutte 
le  parti  colpite  sino  ai  tessuti  sani,  se  però  prati- 
cando tali  amputazioni  la  parte  che  resta  si  riduce 
a  minima  cosa,  è  meglio  senz'altro  abbattere  l'al- 


Fig.  202.   -  R- 
dalla  Ned 


bero  colpito.  Nei  punti  tagliati  sarà  bene  far  passare 
un  energico  disinfettante,  quindi  saldare  le  ferite  con 
un  buon  mastice.  I  rami  od  i  fusti  tagliati,  devono 
essere  distrutti  al  più  presto  col  fuoco. 

Nectria  ribis  (Tode)  Rabenh.  (Cancro  del  ribes).  — 
È  una  specie  molto  affine  se  non  eguale  alla  prece- 
dente, secondo  il  Winter;  si  può  scorgere  sui  rami 
secchi  del  Ribes  (Riln's  ntlinnit  L.  ).  Anche  questa 
forma,  come  la  N.  ciiiiitibiiniiii  (Tode)  Fr.,  può  de- 
terminare un  notevole  (lr|MMÌiiifiilo  nella  pianta  di 
ribes  e  gradatamente  la  morte.  Nelle  piante  colpite, 
come  osservarono  già  Briosi  e  Catara  (1),  è  facile 
seguire  il  progresso  dell'infezione,  poiché  i  rami  per- 
dono precocemente  le  foglie,  poi  ingialliscono  e  quindi 
essiccano.  Solo  però  quando  sono  secchi,  si  formano 
all'  esterno  della  corteccia  dei  cuscinetti  di  color 


(i)  I  funghi  parassiti  delle  piante  coltivate,  n.  216. 


giallo  rossastro,  sui  quali  compaiono  piuttosto  nu- 
merosi i  peritecii  di  forma  globosa,  od  inversamente 
conica,  con  ostiolo  a  forma  di  papilla,  di  color  rosso 
vivo,  ed  aschi  clavati,  lunghi  da  90  a  100  ]j.,  larghi  1 5  ix, 
contenenti  8  ascospore  allungate  o  fusoidali,  divise 
da  1  setto,  incolore,  lunghe  18-20  ]j.,  larghe  5-6  <j.. 

Conviene  anche  in  questo  caso  tagliare  e  bruciare 
le  parti  colpite. 

IVectria  ditissimaTul.  =  Tubercularia  crasso-stipi- 
tata  Fuck.  (Cancro  del  pero  e  del  melo,  Cancro  degli 
alberi).  —  Vive  come  vero  parassita  nel  fusto  di 
molti  alberi  arrecando  danni  anche  gravi.  Dal  Tu- 
LASNE  fu  per  la  prima  volta  riscontrata  nel  faggio. 


Nsi^ 


Fig.  203.  —   Ramo  di  Nocciolo  in  parte  corroso 
dalla  Neclria  ditissima   (dal  TuBEUF). 

e  da  altri  osservalmi,  fra  i  i|iiali  (ìoethe,  a  cui  si 
devono  le  ricerche  che  dimostrarono  chiaramente  il 
parassitismo  del  fungo,  sopra  V  acero,  il  melo,  Wpero 
ed  il  ciliegio,  ed  in  linea  secondaria  sul  carpino, 
sulla  quercia,  sul  tiglio,  ecc.,  e  talvolta  anche  sulle 
conifere.  Credo  però  abbia  ragione  il  Comes  (2)  nel 
credere  che  gli  esemplari  trovati  sopra  molte  delle 
piante  ricordate,  appartengano  invece  alla  Nectria 
cinnabarina  (Tode)  Fr. 

In  Italia  si  è  riscontrata  con  certezza  sul  faggio, 
sul  melo  e  pero,  e  qualche  volta  anche  sul  ciliegio, 
e  su  qualche  altra  pianta  dei  nostri  boschi  (fig.  202, 
203  e  204). 

Il  cancro  appare  sui  fusti,  ma  specialmente  sui 
rami  di  2°  o  3"  ordine,  in  forma  di  rigonfiamenti  al- 
lungati che  dopo  un  certo  tempo  si  rompono  lasciando 

(2)  Loc.  cit.,  pag.  375. 


Ifomìceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


allo  scoperto  il  legno.  La  porzione  scoperta  di  legno 
può  gradatamente  estendersi  assumendo  una  colo- 
razione bruna,  mentre  la  parte  di  corteccia  ancora 
sana,  t'orma  tutto  attorno  una  specie  di  cercine  car- 
noso, che  a  sua  volta  si  screpola  ed  annerisce.  Solo 
nei  giovani  rami  può  1" infezione  estendersi  tutto 
attorno  in  modo  da  formare  un  vero  anello  ;  in  tal 
caso  la  morte  del  ramo  avviene  in  poco  tempo.  Nei 
rami  vecchi  l'infezione  produce  una  intensa  altera- 
zione nel  legno,  tale  da  impedire  la  regolare  circola- 
zione dei  liquidi  nutritizi  e  quindi  un  lento  e  continuo 
deperimento  ;  le  foglie  cadono,  i  (lori  non  si  aprono 
regolarmente  ed  i  frutti  o  non  si  formano  o  restano 
molto  piccoli.  Dopo  qualche  anno  l'albero  presenta 
numerosi  rami  secchi.  Nell'autunno  e  di  solito  dopo 
un  anno,  dal  principio  dell'infezione,  sporgono  dai 


^.WfW- 


Fig.  204.  —  Sezione  di  un  fusto  di  melo  attaccato 

dalla  Nectria  ditissima. 

(Ingr.  200  diam.  circa)  (da  M.  G(£tiie). 

lessutiTniorli,fspecialmente  corticali,  delle  protube- 
ranze, le  quali,  rotta  la  corteccia,  appaiono  all'e- 
sterno in  forma  di  corpi  sferici  rossicci. 

Il  micelio  del  fungo  è  costituito  da  esili  filamenti 
i  quali  non  solo  si  addossano  alle  cellule,  ma  le  fo- 
rano penetrandovi  per  mezzo  di  rami  speciali.  Dalla 
zona  corticale,  dove  specialmente  si  svolge,  il  micelio 
può  anche  passare,  seguendo  il  decorso  dei  raggi 
midollari,  nella  porzione  più  esterna  del  legno,  ad- 
dentrarsi nel  parenchima  legnoso  ed  anche  nei  vasi 
Itili  esterni  determinandone,  come  per  la  zona  cor- 
ticale, l'annerimento  e  la  rottura.  Le  porzioni  giallo 
dorato  o  rossicce  che,  rotta  l'epidermide,  si  vedono 
sporgere  dalla  corteccia  dell'  albero  colpito  a  guisa 
di  cuscinetti,  risultano  da  uno  stroma  miceliare  e 
presfiitano  sulla  superficie,  specialmente  nei  rami 
giovani  e  nelle  giornate  autunnali  molto  umide,  una 
tenuissima  pruina  bianchiccia  costituita  da  nume- 
rosi esili  basidii  che  sostengono  conidii  cilindrici 
(Tabercularia  minor),  leggermente  incurvati,  divisi 
da  5  a  7  setti  trasversali,  lunghi  60-70  a,  larghi 
5-7  a.  Fra  mezzo  a  questi  si  trovano  anche  dei  co- 
nidii {T.  crasso-stipilata  Fuck.)  molto  più  piccoli, 


ovato-oblunghi,  continui,  lunghi  6-8  a,  larghi  3-4  ii. 
Per  il  primo  Goethe  ha  potuto  seguire  lo  sviluppo 
dei  macroconidii  ed  infatti  essi  germinano  emettendo 
dai  diversi  loculi  dei  filamenti  miceliari  i  quali,  come 
constatò  I'Hartig,  possono  produrre  nuovi  conidii 
capaci  di  germinare.  I  micronidii  germinano  essi  pure 
riunendosi  quasi  sempre  in  gruppi  di  2  o  4.  La 
pruina  bianca,  ossia  la  formazione  dei  conidii,  dura 
per  breve  periodo  di  tempo,  in  seguito  si  proten- 
dono dallo  stroma,  dei  peritecii,  dapprima  globosi, 
quindi  ovali,  di  color  rosso  scarlatto  vivo  con  aschi 
cilindrici,  lunghi  75-85  ii,  larghi  8-10  u,  edascospore 


Fig  "203   —  Xeclì  la  dìli^iima     I,  Sezione  longitudinale 

di  un  peritecio ,  2,  V^chi  e  parafisi. 

(Ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Pbilueux). 

formanti  una  o  due  serie,  elissoidali,  obluiighc,  iiiii- 
settale,  non  ristrette  nei  setti,  iiirnlnic,  lunjjlir  12- 
14  iji,  larghe  5-6  u.  .\nche  le  ;i-rii-.|i(.ir  iids^dno 
facilmente  germinare  determinando  i(i>i,  coi  imiidii, 
le  nuove  infezioni  (fig.  205). 

Dalla  superficie  della  corteccia  ove  germinano  le 
ascospore  od  i  conidii,  le  ife  penetrano  nei  tessuti 
per  mezzo  delle  ferite  che  tanto  facilmente  si  aprono 
sulla  corteccia  in  seguito  ad  azioni  traumatiche,  o  per 
ilgelo,  0  per  la  grandine,  o  per  puntured'insetti,  ecc. 
Il  Descouiis-Desacres  dimostrò  recentemente  che 
la  Schiioneiira  lanigera  è  un  attivo  agente  di  diffu- 
sione della  iVcc/r/a.  Anche  le  lenticelle  possono  favo- 
rire la  penetrazione,  nella  corteccia,  delle  ife  ger- 
minative. 

Il  gelo  può  certamente  infiuire  molto  sulla  forma- 
zione delle  pustole  cancerose,  ma  non  è  sempre  la 
causa  prima  ed  unica. 

Per  curare  gli  alberi  colpiti  converrà  asportare  le 
porzioni  malate  e  cauterizzare  bene  le  porzioni  vicine, 
ricoprendole  con  caustici.  I  rami  tagliati  e  special- 
mente quelli  sui  quali  si  sono  formati  i  corpi  frutti- 
feri dovranno  essere  distrutti  col  fuoco. 


Patologia  vegetale 


Fra  i  rimedi  che  hanno  dato  buoni  risultati  bisogna 
annoverare  la  nicotina. 

IVeclria  cuciirbitula  Fries.  {Cancro  della  corteccia 
deW abete,  del  larice  e  dei  pini).  —  È  una  specie  pa- 
rassita della  corteccia  dell'aiate  bianco,  del  larice  e 
dei  pini,  che  determina  l'annerimento  della  zona 
corticale,  nonché  screpolature,  dalle  quali  escono  in 
autunno,  specialmente  se  l'ambiente  è  molto  umido, 
delle  pustole  bianche,  quindi  rossicce,  larghe  2  a  6 
millimetri. 

Il  micelio  che  serpeggia  nella  zona  corticale  assorbe 
specialmente  nutrimento  dal  libro  e  determina  in  poco 
tempo  il  disseccamento  della  corteccia  a  danno  della 
porzione  legnosa  sottostante.  Le  pustole  che  si  notano 
in  autunno  sono  determinate  dallo  stroma,  il  quale 
dapprima  produce  basidii  con  conidii  allungali,  di- 
visi da  2  0  3  setti  e  quindi  peritecii  ovali  o  globosi, 
con  una  breve  papilla  ottusa,  liscia,  di  colore  rosso 
vivo  e  contenente  aschi  cilindrici, lunghi  100  a  110  (x. 


Fig.  206.  —  Nectria  cucurbitula. 

Aschi  di  diversi  gradi  di  sviluppo  frammisti  a  parafisi  :  a  destra,  un  asco 
maturo  contenente  spore;  a  sinistra,  ascia  giovani  e,  tra  di  essi,  degli  aschi 
vuoti  (ingr.  200  diam.  circa)  (da  R.  Hartig). 

larghi  6  (x,  con  8  ascospore  ellittiche,  con  un  esile 
setto  trasversale  e  leggermente  ristrette  nel  setto,  con 
2  a  4  guttule,  incolore,  lunghe  14  a  18  \i.,  larghe 
6-7  pi;  frammiste  agli  aschi  si  notano  numerose  pa- 
rafisi molto  ramificate,  le  quali  essendo  esilissime  si 
dissolvono  in  un  breve  spazio  di  tempo  (fig.  206). 

Le  ascospore  mettendosi  in  libertà  servono  a  dif- 
fondere il  malanno,  poiché  germinano  sulla  super- 
ficie dei  tronchi  e  se  trovano  una  piccola  intaccatura, 
cosa  molto  facile,  il  filamento  germinativo  si  allunga 
e  va  a  ramificarsi  nella  zona  corticale. 

Come  si  vede,  non  si  può  consigliare  che  il  taglio 
delle  parti  malate  e  la  disinfezione  delle  porzioni  sane 
che  sono  in  contatto. 

Molte  altre  Nectrie  vivono  sopra  gli  alberi  e  sono 
in  generale  ritenute  come  saprofite,  ma  molto  pro- 
babilmente si  verrà  a  determinare  anche  di  queste  il 
parassitismo. 


{i)  Peglion  V.,  Sulla  così  detta  «  golpe  bianca  n    del 
frumento  {Bollettino  Notizie  Agrarie,  anno  XXII,  n.  20). 


Cosi  nei  Rhammus,  nel  «oce;  nel  pruno,  n^W acero 
vive  la  IVectria  punicea  (Kunze  et  Schum.)  Fr.,  nel- 
V edera  la  N.  sinopica  Fr.,  nel  Buxns  la  N.  Uesma- 
zierii  De.  Not.,  determinandovi  pustole  gelatinose; 
la  IV.  coryli  Fuck.  nel  nocciolo,  la  N.  Pandani  Tul.  nel 
Pandaniis,  ecc. 

Molte  Nectrie  vivono  anche  parassite  su  funghi, 
come  (Poliporus),  sui  Licopodium,  felci  e  su  altre 
crittogame. 

Gen.  Gibberella  Sacc. 

Gibberella  moricola(De  Not.) Sacc.  —  Vive  sui  rami 
del  gelso  determinandovi  delle  piccole  sporgenze  che 
in  breve  escono  dagli  strati  superficiali  della  corteccia 
in  forma  di  corpuscoli  neri,  emisferici,  del  diametro 
di  1/4  a  1/2  mm.,  che  si  riuniscono  però  anche  in 
gruppi  maggiori  di  1  a  2  mm.  di  diam.  Tali  masse 
stromatiche,  sezionate,  presentano  numerosi  peritecii 
globosi  od  ovali,  con  aschi  cilindrici,  ristretti  alla 
base  in  un  breve  peduncolo  e  contenenti  8  ascospore 
fusiformi,  3-settate,  ristrette  ai  setti,  lunghe  24-30  [x, 
larghe  6-7  <j.. 

Non  é  certamente  una  forma  pericolosa  perché  si 
sviluppa  solo  su  porzioni  di  pianta  che  stanno  per 
disseccarsi  e  può  quindi  tult'al  più  facilitarne  l'es- 
siccazione. 

Gibberella  Saubinetii  (Mont.)  Sacc.  =  Fusarium  ro- 
scum  Link.  {Golpe  bianca)  (1).  — La  forma  perite- 
ciale  é  caratterizzata  sui  fusti  già  secchi  di  grano,  come 
di  molte  altre  piante  {granoturco,  canapa,  clematis, 
baì'babietola,  asparago,  ecc.),  da  piccole  sporijonze 
costituite  da  una  massa  stromatica  contenciile  nume- 
rosi peritecii  verrucosi,  azzurrini,  appuntiti,  flaccidi, 
ovoitiali,  con  aschi  oblungo-laiiceolati,  lunghi  60- 
76  a,  larghi  10-12  [x,  ed  ascospore  fusiformi,  acute, 
3-settate,  poco  ristrette  nei  setti,  quasi  jaline,  lunghe 
18-24  ,/,  larghe  4-5  h-. 

La  forma  dannosa  è  la  Gonidiale  {Fusarium  roseum 
Link.),  la  quale  si  sviluppa  da  qualche  anno  con  una 
certa  frequenza  sulle  spighe  del  grano.  Secondo  le 
osservazioni  del  dolt.  Ozzola  (2)  la  malattia  com- 
pare nella  prima  quindicina  di  giugno,  e  specialmente 
sulle  spighette  terminali  0  basaH,  producendo  dap- 
prima una  colorazione  giallo-fulva  e  quindi  l'essic- 
cazione dei  tessuti.  L'infezione  però  sembra  non  si 
possa  mai  estendere  all'intera  spiga. 

Le  glume,  le  glumette,  la  cariosside  e  la  rachide, 
sono  circondate  da  un  finissimo,  ma  compatto,  feltro 
bianco  e  roseo  che  le  tiene  anche  attaccate  l'una 
all'altra. 

Nei  punti  d'inserzione  degli  organi  fiorali  alla  ra- 
chide e  meno  frequentemente  lungo  il  margine  delle 
glume,  alla  base  delle  cariossidi,  si  formano  in  seguito 
piccoli  ammassi  carnosi,  rosei,  i  quali  sono  gruppi 

(2)  Peglion,  loco  citato. 


I l'orni  ce  li  od  Eumiceti  {Funghi) 


o  sporodocchi  di  organi  riproduttori.  I  numerosi  co- 
nidii  appaiono  all'estremità  di  rami  speciali,  sono 
fusiformi,  incurvati,  acuti  alle  due  estremità,  divisi 
da  5  selli,  jalini,  lunghi  da  24  a  40  u,  larghi  5  u. 
Le  cariossidi  sono  in  generale  alterate,  con  superficie 
rugosa  e  ruvida.  I  chicchi,  sezionati  trasversalmente, 
si  presentano  farinacei  ed  asciutti,  mentre  i  sani  sono 
ancora  lattiginosi. 

Il  micelio  si  riconosce  facilmente  fra  i  tessuti  degli 
organi  colpiti  e  nelle  varie  parti  dell"  emlirione, 
cosicché  anche  i  semi  che  presentano  quasi  dimen- 
sioni egnali  ai  normali  hanno  perduta  la  facoltà  ger- 
minativa. 

La  malattia  si  è  manifestala  nel  Bresciano,  nel  Ve- 
neto, nel  Friuli,  in  Toscana,  ecc.,  e  compare  special- 
mente nelle  antiate  con  primavera  molto  umida. 

É  un  malanno  che  presenta  grandi  analogie  con 
quello  pure  del  grano,  già  conosciuto  da  tanti  anni 
nelle  regioni  nordiche  europee,  asiatiche  ed  ameri- 
cane, e  che  riduce  i  grani,  quando  sono  fortemente 
colpiti,  velenosi  per  l'organismo  animale,  determi- 
nandovi brividi,  sfanr/ìetz-a,  emicranie,  vomito,  allu- 
cinaiiiiiìi,  pcrtiirliii lidiii  nella  funzione  visiva,  ed 
unti  nlilii'iiiclii'nii  xjinifi/r,  sintomi  quasi  analoghi  a 
quelli  i-hc  (  M^iiiniuin  le  l'arine  conlenenti  zizzania. 

Gli  studi  anzi  del  Vogl,  del  IIanauseck  e  del  Ne- 
STLER  (I)  tendono  a  dimostrare  che  la  lemulina,  o 
principio  venefico  della  zizzania,  possa  essere  deter- 
minata da  un  fungillo. 

Un'analoga  infezione  a  quella  che  si  sta  studiando 
nelle  regioni  italiane  fu  descritta  dal  Selby  (2)  per 
gli  Stati  Uniti  d'.Vmerica,  dal  Prillieux  e  Delacroix 
per  la  Francia  e  dallo  Smith  per  l'Inghilterra. 

In  Toscana  si  ebbe  campo  di  riconoscere  le  pro- 
prietà venefiche  della  farina  e  del  pane  otienuto  con 
semi  colpiti  dal  Fusarium. 

Siccome  l'umidità  facilita  il  passaggio  del  fungo  da 
una  spiga  all'altra,  cosi  si  consiglia  di  accelerare  l'es- 
siccamento dei  covoni. 

Il  Fusarium  roseuin  sarebbe,  secondo  Mangi.n  (3), 
causa  di  una  malattia  dei  garofani  e  delle  piante  di 
patata.  In  queste  il  fungo  arrecherebbe  danni  spe- 
cialmente ai  tuberi. 


Claviceps  Tnl. 
Clavici"|)s  piiipiire.i  (Fr./ful.  =  .SVA- 


rllIVUS 


DC.  ^Sii/iiiir/iii  sigelumLiìv.  (Segali- 
cornuto,  Sjironr  di  gallo.  Grano  ghiotlaiic,  Mihilii). 
—  È  parassita  di  molte  graminacee  coltivale,  fra 
le  quali  principalmente  la  segala,  il  frumento,  lo 
spelta,  Vono,  e  di  altre  selvatiche,  come  i  Lotium, 
Bromus,  Glyceria,  Poa,Agrostis,  Festuca, ecc. ,  meno 
frequentemente  Av\\' avena  e  del  miglio. 

(1)  Peglion,  loco  citilo. 

(2)  Sonie  diseases  of  Wlieat  and  oals.  Columbus  1898. 


Sulle  spighe  delle  diverse  piante  ricordate,  ma  in 
particolar  modo  su  quelle  di  segala  e  di  grano,  poco 
prima  dell'epoca  del  raccolto,  vedonsi  sporgere  in 
numero  di  2  o  3  ed  anche  più,  dei  corpi  cilindrici 
ristretti  nella  parte  superiore,  diritti  o  leggermente 
incurvati  a  guisa  di   corno  (fig.  20"),  lucidi,  con 


Fig.  207. 
Sclerozii  un  po'  ingranditi  di  Claviceps  purpurea. 

A,  Gluma.  -  C,  Frullo  trasformalo  in  sclerozio.  -  s,  B,  Porzione  supe- 
riore. -  p.  Residuo  delio  stigma  [dal  ZOPE). 

striature  longitudinali  di  colore  nero  violaceo,  lunghi 
da  2  a  3  cm.,  larghi  da  3  a  5  mm.  Tali  corpi  o  scle- 
rozii erano  già  conosciuti  sin  dai  tempi  più  remoti  e 
vengono  anche  comunemente  raccolti  ed  adoperali 
in  medicina.  Essi  risultano  costituiti  da  cellule  a 
parete  ispessita  e  violacea  nella  regione  corticale  e 
da  una  massa  bianca  di  cellule  allungate  secondo 
l'asse  maggiore,  con  contenuto  granuloso,  ricco  di 
sostanze  albuminoidi  e  goccioline  oleose,  tantoché 
ogni  sclerozio  contiene  più  del  30 •'/q  di  olio;  si  trova 
pure  della  Irehalose,  un  alcaloide  cristallizzabile, 
l'ergotina;  un  composto  ternario,  la  ergosterina, 
simile  allaco/c.y/tv(7(aedei  sali  minerali.  Il  principio 
attivo  é  l'ergotina,  che  esercita  una  potente  azione 
sui  nervi  vasomotori  e  determina  un  rallentamento 
nella  circolazione  del  sangue,  perciò  é  adoperata  in 
polvere  come  emostatico,  in  dose  maggiore  cagiona 
contrazioni  violenti  dell'utero  e  quindi  il  medico  la 
utilizza  come  emmenagogo  od  abortivo.  Nella  dose 


(3)  Sur  : 
Scienc,  18 


maladie  des  oeillets  {Compt.  Rend.  Acad. 


168 


Patologia  vegetale 


di  qualche  grammo,  e  quando  le  farine  ne  conten- 
gono il  5  "/q,  può  riuscire  dannosissima  all'uomo 
determinando  accessi  convulsivi  accompagnati  da 
cancrena  degli  arti. 

Se  non  si  praticasse  la  selezione  dei  semi  e  l'allon- 
tanamento quindi  degli  sclerozii  che  per  fortuna  ca- 
dono anche  molto  facilmente  al  suolo  prima  o  durante 
la  mietitura,  si  verificherebbero,  specialmente  nelle 
località  ove  l' uomo  usa  esclusivamente  pane  di  segala, 
quelle  epidemie  di  ergotismo  o  formicolosi  clie  tanti 
danni  arrecarono  in  parecchi  dipartimenti  francesi  (1) 
ed  in  alcune  delle  nostre  valli  alpine  ;  il  paziente  in 
tal  caso  accusa  un  prurito  crescente  e  spasmodico, 
che  si  estende  dalla  punta  delle  dita  a  tutto  il  corpo, 
quindi  si  verificano  enfiagione  delle  giunture,  crampi 
e  spasimi  mortali  (2). 

Da  qualche  anno  specialmente  nel  Piemonte  (To- 
rino, Bni,  CìishIo,  AIIi;ii  Ih  srlcidzio  si  presenta  con 
una  certa  rrr(|uciiz;i  imrlir  uri  yrario,  ed  in  alcuni 
casi  r infezione  è  intensa.  Il  Comes,  il  Prillieux 
riportano  che  lo  sclerozio  o  granello  deformato  nel 
frumento  e  nell'orzo  è  più  corto  di  quello  della  se- 
gala, ma  io  non  sempre  ho  verificato  questo  fatto, 
anzi  da  numerosi  esemplari  che  mi  furono  favoriti 
dal  prof.  Chiei-Gamacchio,  titolare  della  cattedra 
ambulante  per  la  provincia  di  Torino,  risulterebbe 
che  lo  sclerozio  del  grano  ha  quasi  sempre  la  mede- 
sima forma  e  lunghezza  di  quello  della  segala. 

Conservato  in  ambiente  riparato,  non  mollo  umido, 
tale  corpo  germina  dopo  qualche  mese,  come  si  può 
facilmente  osservare  mettendone  in  un  po'  di  terra 
ben  fitta  ricoperta  da  un  sottile  strato  di  sabbia;  gli 
sclerozii  di  due  anni  hanno  perduto  completamente 
le  facoltà  germinative.  In  natura  restano  in  uno 
stalo  di  quiescenza  durante  l'inverno,  in  febbraio  o 
marzo  germogliano  emettendo  in  diversi  punti  cor- 
doni tortuosi  di  ife,  le  (|uali  l'ormano  uno  stroma 
carnoso,  cilindrico,  che  sporge  alla  sii|ici'li(ic  del  ter- 
reno, lungo  15-20  mm.,  largo  Ili  min.,  l('^i;erniente 
piegalo,  di  colore  violaceo,  ingrossato  all'estremità 
superiore  in  una  capocchia  di  colore  rosso  sbiadito, 
nella  quale  sono  distiibuiti  uniformemente,  alla  peri- 
feria, dei  peritecii  ampolliformi  con  ostiolo  poco  promi- 
nente e  contenenti,  nel  fondo,  alcuni  aschi  allungati, 
cilindro-clavati,  lunghi  25-100  a,  con  8  ascospore 
filamentose,  lunghe  50-76  ,u..  Fra  gli  aschi  si  notano 
anche  parafisi  lineari,  leggermente  ispessite  all'estre- 
mità. Le  ascospore  escono  facilmente  dall'asco,  ven- 
gono lanciate  fuori,  attraverso  l'ostiolo,  e  per  la  loro 
leggerezza  possono  diffondersi  sui  vegetali  (fig.  208). 

Quando  una  di  tali  ascospore  va  a  cadere  dentro 
un  fiore  di  una  delle  graminacee  ricordate  (segala, 
grano,  ecc.)  germina  facilmente  nelle  goccioline  di 
rugiada  o  dell'acqua  di  evaporazione,  emettendo  un 


(1)  Comes,  loc.  cit.,  pag.  371. 


esile  filamento  che  in  breve  presenta  dei  rigonfia- 
menti dai  quali  si  protendono  nuovi  rami  che  pene- 
trando negli  organi  fiorali,  determinano  nuova  infe- 
zione. Infatti,  come  ha  dimostrato  Kììhn,  dopo  una 
diecina  di  giorni  dall'infezione  artificiale,  alcuni  fiori 


dello  s 
350  di: 


Claviceps  purpurea. 

lìcanle.  -  B,  Sezione  lonjjiludinale  del  capo- 
cii  (ingrand.  !)U  diam.  circa).  -  C,  Sezione 
;icritecio  ;  cp,  osliolo  ;  hy,  lessulo  interna 
".  -  D,  Asco;  sp,  spore  filirormi  (ingraud. 


presentano  i  segni  della  presenza  del  parassita.  I 
giovani  ovari  dei  liori  sono  circondali  dalle  numerose 
ife  in  guisa  di  pseudo-parenchima  biancastro:  forando 
quindi  le  esili  pareti  dell'ovario,  le  ife  penetrano  e 
si  ramificano  nella  parte  interna  fino  a  distruggere 
completamente  l'ovulo  e  si  ha  cosi  una  massa  di 
pseudo-parenchima  biancastro,  ricoperto  nella  parte 
superiore  dagli  ultimi  avanzi  dell'ovario  e  dai  due 
stili  piumosi.  La  porzione  marginale  di  questo  tallo 
biancastro  verso  la  fine  della  primavera  si  estende  in 
forma  di  ife  sottili  che  si  dividono  successivamente 
in  numerosissime  porzioni  o  conidii  ovali,  lunghi  5 
a  1  u.  (Sphacelia).  Contemporaneamente  le  ife  del 
tallo  trasudano,  verso  il  mattino,  un  succo  mucilaggi- 
noso,  zuccherino,  di  odore  del  miele  dapprima,  poi 
disgustoso,  detto  comunemente  melata,  molto  ricer- 
cato dagli  insetti.  I  conidii  immersi  nella  melata,  o 
direttamente,  o  per  mezzo  degli  insetti,  passano  su 
porzioni    sane,   germinano  facilmente  sviluppando 

(2)  Prillieux,  loc.  cit.,  pag.  102  e  103. 


ffomiceli  od  Eumicetl  {Funghi) 


nuovi  conidii  più  piccoli  ffi;;.  209)  ed  in  tal  modo  il 
male  si  diffonde. 

Frattanto  cessa  la  formazione  dei  conidii,  viene 
assorbito  dalla  massa  fungina  il  residuo  dell'ovario 
e  sullo  stroma  si  forma  uno  strato  periferico  che  ac- 
quista gradatamente  una  tinta  nerastra  ed  ha  cosi  | 
origine  il  lungo  sclerozio  che  si  vede  sulle  spighe 
giunte  a  completa  maturazione. 


genze  mammellonale,  aventi  il  medesimo  aspetto 
delle  piante  acquatiche  dette  Typha.  La  pianta  cosi 
colpita  ha  l'internodio  arrestato  nel  suo  sviluppo  ed  il 
germoglio  interno  completamente  soffocato. 


Fig.  209.   —  Conidii  della  Spkacelia,  in  germinazione. 
ihiKr.  200  diam.  cirwi  (Ma  M.  Kuhn). 

Siccome  lo  sclerozio  può  essere  macinato  coi 
semi  sani,  cosi  credo  opportuno  riferire  quanto  dice 
Comes  (]):  «  La  farina  che  contiene  dal  3  al  5  %  di 
sclerozii  polverizzati,  è  sempre  velenosa,  e  si  presenta 
di  un  colore  azzurrognolo,  mentre  si  conserva  ancora 
bianca  quando  contiene  il  So/q  di  sclerozii  polverizzati. 
La  presenzadei  tessuti  sclerotici  nella  farina  è  sempre 
ravvisabile  al  microscopio.  Opiiure  in  un  cucchiaio 
contenente  la  soda  o  la  potassa  in  soluzione  (5  "/q)  si 
aggiunge  un  pochino  di  farina,  e  si  riscalda  alla  lam- 
pada; sé  allora  si  svolgerà  un  odore  nauseoso  di  sa- 
lamoia d'arringhe,  esso  è  dovuto  alla  farina  di  scle- 
rozio, e  la  farina  è  da  rifiutarsi  per  alimentazione  ». 

Per  impedire  la  diffusione  del  male  bisognerà  al- 
lontanare dal  campo  mollo  per  tempo  le  spighe  ma- 
iale. L'eliminazione  degli  sclerozii  dal  grano  già 
trebbialo  non  serve  che  a  diminuire  di  poco  l'infe- 
zione, perchè  molti  sclerozii  si  slaccano  e  cadono  al 
suolo  durante  o  poco  prima  della  mietitura. 

Gl'h.  Epichloe  Fr. 

Epichloe  lypiiina  (Pers.)Tul.=  5;>/(«cf//ff  lijp/iina 
(Mal.  della  clava  delle  graminacee,  Mal.  della  tifa, 
Fungo  della  mazza).  —  Colpisce  numerose  specie 
di  graminacee  pratensi,  specialmente  dei  generi 
Plileum,  Holcus,  Dactylis,  Poa,  Agrostis,  Agropy- 
rum,  Brac/n/podium,  ecc. 

La  guaina  della  foglia  superiore  che  avvolge  la 
tenera  estremità  del  culmo  e  quindi  le  spii;helte  fio- 
rifere che  si  protendono  all'infuori,  appaiono  ingros- 
sate in  modo  irregolare  per  uno  spazio  di  5  ad  8  cm. 
e  trasformale  in  un  corpo  cilindroide,  carnoso,  dap- 
prima bianchiccio  poi  giallo,  quindi  rosso  fulvo  e 
ricoperlo  di  numerose  verruche  e  piccolissime  spor- 


(1)  Loc.  cit.,  I 


•^J^Tr 


Fig  210    —  Penicelo  di  Epichloe  typhina 


Sezionando  un  tale  ingrossamento,  si  constata  es- 
sere costituito  da  ife  fungine,  sellale  trasversalmente 
verso  l'interno,  le  quali  si  intrecciano  in  un  (ilio 
pseudo-parenciiima,  e  verso  la  parte  esterna  si  allun- 
gano in  filamenti  fertili,  paralleli,  i  quali  generano, 
per  2  0  3  giorni,  conidii  jaUni,  ovoidali,  lunghi  2-5  [x, 
larghi  3  a.  In  seguito,  quando  cioè  il  corpo  cilindrico 
diventa  gialliccio,  nella  massa  slromalicasi  formano 
numerosi  perilecii  i  quali  determinano,  coi  loro 
oslioli,  le  piccole  verruche.  I  periteci!  hanno  forma 
ovoide,  contengono  aschi  tubulosi,  lunghi  d30-200  u, 
larghi  da  7  a  10  ia,  con  8  ascospore  filiformi,  jaline, 
settate,  lunghe  130-150  a,  larghe  I  ad  1,5  a,  lequali 
sono  mollo  facilmente  lanciate  fuori  deirasco(fig.210), 
I  conidii  nell'eslale,  le  ascospore  nella  primavera  suc- 
cessiva, germinano  facilmente  determinando  nuove 
infezioni.  I  tubi  germinativi  pare  s'insinuino  alla 
base  del  culmo  e  salgano  attraverso  la  regione  mi- 
dollare sino  all'ultimo  inlernodio  ove  si  ramificano 


Patologia  vegetale. 


Nuova  En'cicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


abbondantemenle,  sopralutlo  verso  l'esterno,  e  così 
penetrano  nel  giovane  germoglio;  nelle  guaine  del 
germoglio  si  determinano  le  masse  stromaliclie  allo 
esterno  dell'individuo. 

Il  rimedio  sicuro  consiste  nel  falciare  molto  per 
tempo,  affine  di  impedire  la  formazione  dei  conidii. 

Secondo  Prillieux,  il  fieno  con  piante  colpite  da 
tale  fungo,  può  determinare  la  tosse  nei  cavalli  (1). 

Famiglia  delle  Dotideacee. 

Questa  famiglia  comprende  un  numero  limitatis- 
simo di  forme  parassite  caratterizzate  da  micelio  che 
si  condensa  in  uno  stroma  quasi  lineare  o  pulvinato, 
pressoché  coriaceo.  I  peritecii  sono  confluenti  nello 
stroma  col  quale  anzi  si  possono  facilmente  confon- 
dere e  contengono  ascospore  ovoidali,  jaline,  con- 
tinue (gen.  Phyllachora)  od  1 -settate,  jaline  (genere 
Dothidella,  Plowrighlia). 

Gen.  Phyllachora  Nits. 
Phyllachora  graminis  (Pers.)  Fuck.  =  Dolhidca 
graminis  (Pers.)   Fries.   {Vaiolatura  delle  grami- 
nacee). —  Vive  sulle  foglie  di 
*  •*  molte   graminacee.   Festuca, 

Q0fì  mImÌ  Agropyrum,  Dactylis,  Pani- 
ciim,  Elyinus,  ecc.,  determi- 
nandovi numerose  macchie 
piuttosto  rilevate  a  forma  di 
pustole,  nero-lucenti,  lineari 
od  ellittiche  ocircolari,  lunghe 
1  a  2  mm.,  rugose,  consistenti 
e  che  attraversano  la  lamina 
fogliare  dall'  una  all'  altra 
parte.  Sezionate,  risultano 
costituite  da  una  massa  stro- 


Fig.  211.  —  Phyllachora  graminis. 
i,  Foglia  di  girano  con  pustole.  -  2,  Sezione  trasversale  della  foglia  con 
■e  periteci!  (ingr.  200  diam.l.  -  3,  Ascili  e  parafisi.  -  i,  Spore  finjr.  210 
(da  Briosi  e  Cavaiva). 

malica  nera  fra  la  quale  non  si  notano  che  pochis- 
sime cellule  del  vegetale  e  quasi  completamente 
atrofizzate.  Quando  le  foglie  sono  ingiallite  o  che  de- 
notano segni  di  avanzato  deperimento,  nella  massa 
stromatica,  appaiono  peritecii  ben  distiiili  rivrslili 
da  un  peridio,  con  un  ostiolo  rivolli!  nia  vcimi  la 
pagina  esterna  ora  verso  l'interna,  e  conleiifiili  asriii 

(1)  Loc.  cit.,  pag.  -101. 


allungati,  cilindrici,  frammisti  a  parafisi,  lunghi 
70-80  a,  larghi  7-8,  con  8  ascospore  disposte  in  una 
serie,  di  forma  ellittico-allungata,  unicellulari,  jaline, 
lunghe  8-12  ^,  larghe  4-5  [I(fig.  211).  Difese  dalla 
massa  stromatica,  le  spore  non  escono  se  non  in 
primavera  ed  emettono  un  tubetto  germinativo  che 
passa  probabilmente  attraverso  gli  stomi  e  genera, 
nelle  foglie,  numerose  ife  dapprima  incolore  che  si 
riuniscono  poi  assieme  rivestendosi  di  una  membrana 
bruna  e  determinando  quindi  lo  stroma. 

Affini  sono  la  Ph.  Cjnodonlis  (Sacc.)  Niessl.,  che 
vive  sulle  foglie  del  Cynodon  Dactylon  producendovi 
pure  delle  pustole  nero-lucenti,  la  Ph.  Bromi  Fuck., 
la  Ph.  Poae  (Fuck.)  Sacc,  che  determina  pustole 
nerissime  sui  Bromus,  sulle  Poa  e  su  diverse  altre 
graminacee  dei  prati  o  selvatiche. 

Phyllarhora  Irilolii  (  Pois,  i  Fiiik.  =  Polylhrincium 
trifolii  Kuiizo  (  Viiii>l<i/iini  tiri  Ir, foni,,,).  —  Sulle  fo- 
gliedcl  Iri/hi/lìo  {  Tnfolniii,  irprusy^.,  T. pratense  L., 
hybridiUH,  motitanum,  ecc.)  e  particolarmente  nella 
pagina  inferiore  appaiono,  specialmente  nei  luoghi 
bassi  e  molto  umidi,  macchiette  nere  tondeggianti  od 
oblunghe  (da  0,5  a  2  mm.).  Attorno  al  tessuto  an- 
nerito, le  foglie  ingialliscono  e  dopo  qualche  tempo 
essiccano,  mentre  le  macchie  nere  diventano  lucenti 
e  leggermente  rilevate.  Esaminando  le  macchie,  si 
può  notare  come  ognuna  di  esse  emette  ciuffi  di  ife 
conidifere,  giallo-olivastre,  che  si  allargano  a  guisa  di 
pennello,  terminate  da  ciuiidii  piriformi  odobovati, 
biloculari,  coi  loculi  rislrelli  nel  sello,  di  color  giallo 
olivastro,  lunghi  20-24  a,  larghi  9-12  ^.  Sulle  foglie 
disseccate  si  formerebljero  (2)  gli  stremi  coi  peri- 
tecii ed  ascospore. 

Nelle  annate  molto  umide,  il  hmj.»  si  esleiule  di 
molto,  tanto  da  arrecare  danni  ;;r;ivi  ai  Irifogliai,  e 

Kuhn  ritiene  anche  nocivo  al  hesliaiiie  l'uso 

delle  foglie  malate. 

Sulle  foglie  della  felce  comune  (Pteris  aqui- 
lina) vive  una  Ph.  Pteridis  Fuck. 

Geti.  Dothidella  Speg. 

Dolhidella  fallax  Sacc.  —  Vive  parassita  di 
stroma       graminacee  foraggere  ;  si  sviluppa  verso  l'e- 
''""  '       poca  del  taglio  e  può  arrecare  anche  gravi 
danni  nelle  pianticelle  già  falciate.  Produce, 
sulle  foglie,  delle  piccole  macchie  nere  o  slromi, 
allungati,  piani,  che  costituiscono,  in  alcuni  casi,  il 
rivestimento  del  peritecio  contenente  parafisi  ed  aschi 
clavato-allungati,  con  ascospore  dapprima  globulose, 
quindi  ellittiche  e  divise  in  due  loculi  da  un  esilis- 
simo  setto  trasversale.  La  forma  ascofora  è  accom- 
pagnata da  picnidii  e  spermogonii. 

(2)  COOKE,  Grevillea,  XIII,  pag.  92. 


ffomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


Sulle  foglie  dell'o/mo,  dal  lato  superiore,  la  Dolhi- 
della  l'Imi  (Duv.)  Winter,  produce  piccole  croste, 
rilevate,  tondeggianti,  riunite  in  gruppi,  anche  molto 


Dolìiidella  Ulmi. 


i.  Foglia  con  puslolo.  -  2,  Porzione  un  po' ingrandita.  -  3,  Sezioni; 
Irasversalc  della  foglia  con  stroma  e  peritecii  (ingr.  100  diam.).  -  i.  Aschi. 
-  5,  Spore  (ingr.  200  diam.)  (da  Briosi  e  Cavar*). 

eslesi,  di  colore  bruno  scuro  con  riflessi  setacei  dap- 
prima, quindi  nere  e  rugose  (flg.212).  Aflìne  a  questa 
ò  la  Dolh.  Iieliilina  (Fr.)  Sacc,  che  forma  croste  nere 
sulle  foglie  di  alcune  Belala. 


Oen.  Plowrightia  Sacc. 

Plowri{|hlìa  morbosa  ('Ìcbvi.)$a.cc.  =  Ciictirbilaria 
morbo.sa  Kiick.  (Rogna  del  susino  e  del  ciliegio).  — 
È  una  malattia  che  si  è  sviluppata  nella  Carolina,  a 
New  York  ed  in  diversi  altri  punii  delle  regioni  ame- 
ricane sul  smino  e  sui  Prunus,  fra  i  quali  anche  il 
ciliegio. 

Lungo  i  rami,  riunite  in  gruppi  mollo  appariscenti, 
appaiono  ipertrofie  alle  circa  un  1  cm.,  costituite  da 
un  fitto  intreccio  di  ife  miceliari,  incolore,  divise  da 
setti  trasversali,  le  quali  producono  numerosi  peri- 
tecii di  forma  irregolare,  con  aschi  clavali,  frammisti 
a  parafisi,  lunghi  ìiO  [i,  larghi  18-20  a,  con  8  asco- 
spore  ovalo-ohliiiighe,  unisellate,  giallicce,  lunghe 
16-20  li,  larghe  8-10  |ji. 

Siccome  non  sempre  il  Farlow  ha  trovalo  questo 
fungo  nei  tumori  sopra  descrilti,  cosi  il  Comes  (1) 
ritiene  essere  il  micelio  fungine  un  epifenomeno. 

(1)  Loc.  cit.,  pag.  38-2. 


C.\PITOI.O    III. 

BASIDIOMYCETAE 

Questi  funghi  si  presentano  con  forme  svariatis- 
sime  e  possono  essere  parassiti  lanlo  di  piante  legnose 
che  di  erbacee;  hanno  micelio  settato  che  produce 
fìlameiili  conidiferi  o  basidii  con  spore  di  forine  e 
dimensioni  mollo  variabili.  Il  basidio  porla  ordiiia- 
riamenle  4  spore  e  si  presenta  con  due  forme  tipiche, 
cioè  di  protobasidio  o  di  autobasidio.  1  protuliasidii 
sono  sellati  Irasversalmenle  nella  parte  superiore 
in  alcuni  loculi  (quattro),  ognuno  dei  quali  porla 
all'apice  uno  slerigma  con  una  spora,  oppure  è  di- 
viso longitudinalmente  in  (|uatlro  loculi  in  croce,  e 
ciascuno  di  essi  si  protende  in  uno  slerigma  tuboloso, 
allungato,  terminalo  da  una  spora.  (Ili  aulolmsidii 
sono  continui  e  terminati  da  ipiatiro  esili  stoiigmi 
con  una  spora. 

Oltre  a  queste  forme  frullifcre  tipiche,  presentano 
anche  organi  di  riproduzione  secondarii,  clou  conidii, 
clamidospore,  ecc. 

Sono  divisi  in  ordini,  a  seconda  della  forma  dei 
basidii. 

EMIBASIDII 


Old.  Ustilaginee. 

Sono  funghi  essenzialmente  parassiti  di  diverse 
fanerogame  ma  specialmente  delle  graminacee.  Si 
riconosce  facilmente  la  loro  presenza  perchè  for- 
mano sugli  organi  malati  dei  rigonfiamenti  i  quali  si 
disaggregano  o  subito  o  dopo  un  certo  tempo  in  una 
polvere  bruna,  costiluita  da  un  grandissimo  numero 
di  granuli  o  spore  (usiilagospore). 

Il  niifclio  si  sviluppa  abbondantemente  negli  spazi 
intercellulari  e  fora  anche  la  membrana  delle  cellule 
con  succiatoi  o  con  ramificazioni  che  passano  da  una 
parte  all'altra  della  cellula  slessa.  I  filamenti  mice- 
liari sono  perfettamente  incolori  e  si  presentano,  in 
alcuni  punii,  con  numerosissime  ramificazioni,  in 
altri  invece  straordinariamente  allungali  senza  alcuna 
traccia  di  ramificazione;  sono  inoltre  divisi  da  selli  o 
molto  frequenti  o  piuttosto  rari.  Il  micelio  attraversa 
in  generale  tulle  le  parli  della  pianta  colpita,  ma  non 
si  rende  manifesto  all'osservazione  esterna  se  non 
quando  produce  le  ramificazioni  fertili,  in  alcuni 
punii  dell'ospite. 

Il  micelio  non  disturba  di  molto  lo  sviluppo  della 
pianta  infella  e  s'accresce  coli' accrescersi  della  pianta 
ospite  portandosi  gradatamente  nelle  parti  supe- 
riori, mentre  i  filamenti  che  restano  nelle  jiorzioni 
inferiori,  in  generale  deperiscono  e  non  si  rendono 
che  in  alcuni  rari  casi  manifesti  all'osservazione. 
Il  WoLF  però  riterrebbe  che  la  vitalità  del  micelio 
non  passi  lutta  nelle  porzioni  superiori,  ma  che. 


172 


Palologia  vegetale 


specialnienle  per  V  U.  tritici,  una  parte  resti  an- 
cora vivente  nei  lembi  inferiori,  infatti  farebbe  no- 
tare (1)  che  «  se  in  una  pianta  di  grano  ciie  al  mo- 
mento della  spigatura  si  mostra  carbonosa  nel  suo 
getto  principale,  si  recidano  tutti  gli  steli  ed  in  se- 
guito si  mantenga  umida  la  pianta  cosi  amputata,  essa 
produrrà  dalla  base  del  ceppo,  dove  tutte  le  grami- 
nacee posseggono  un  certo  numero  di  gemme  di  ri- 
serva, alcuni  pochi  e  deboli  getti  i  quali  pure  alla 
loro  volta  saranno  carbonosi  ». 

Gli  organi  di  riproduzione  hanno  origine  per  via 
agamica  dalle  ramificazioni  fertili  del  micelio,  ed  in 
modo  diverso,  a  seconda  dei  vari  generi,  di  solito 
nell'interno  dei  tessuti  delle  piante  ospiti,  raramente 
sulla  superficie  esterna. 


Fig.  213. 
Formazione  delle  spore  deWUstilago  Maydis. 
A,  Tubo  del  micelio  divenulo  rrultifero,  gelatinizzandosi  attórno  ai  rudi- 
menti di  spore.  -  B,  C,  D,  Spore  a  diversi  gradi  di  formazione  (ingr.  300  dia- 
metri circa)  (dal  Prillieux). 

I  filaiiieiili  iiiici'li.iri  hanno  le  pareti  ispessite  non 
formale  pcid  (l;i  (clliilosi,  e  se  in  alcuni  casi  si  nota  la 
presenza  di  (|m'sl,i  sdslanza,  pare  sia  dovuta,  secondo 
il  Fischer  de  Waldheim,  a  porzioni  di  membrana 
delle  cellule  ospiti  che  restano  attaccale  ai  fdamenti, 
o  meglio,  secondo  il  Zopf  (2),  ad  una  modificazione 
che  si  produce  in  seguito  ad  una  speciale  alterazione. 

Nelle  diverse  specie  del  genere  Uslilago  che  pro- 
ducono il  carbone  dei  cereali,  i  filamenti  miceliari 
giunti  nella  spiga,  nell'interno  dei  fiori  o  degli  invo- 
lucri fiorali,  si  ramificano  abbondantemente,  si  ripie- 
gano gli  uni  sugli  altri  a  forma  di  gomitolo  e  dopo  la 
gelatinizzazione  della  membrana,  ciascuna  cellula  dei 
filamenti  si  rigonfia  in  una  spora  nerastra  {ustilago- 
spora).  ì^eW  Ustilago  Maydis  (carbone  del  mais)  ì 
filamenti  miceliari  fruttiferi  si  sviluppano  sugli  or- 


(1)  WOLF,  Le  malattie  crittogamiche,  ecc.  (trad.  Bac-  (2)  Prillieux,  loc.  cit.,  pag.  152-153. 

carini).  Milano,  Hoepli,  1889. 


gani  di  riproduzione  od  anche  in  altre  parti  della 
pianta  ospite  così  abbondantemente,  da  formare  un 
rigonfiamento  di  forma  sferica,  del  diametro  anche  di 
10  a  12  e  più  cm.  Anche  in  questo  caso  i  filamenti 
fruttiferi  si  trasformano  in  numerosissime  spore,  le 
quali  restano  dapprima  immerse  in  una  sostanza  ge- 
latinosa, che  venendo  da  esse  assorbita  scompare  gra- 
datamente e  si  secca,  e  le  spore  si  disseminano  allora 
sotto  forma  di  polvere  nerastra  (fig.  213). 

In  altri  generi  (Tiìletia,  carie  del  frumento),  i  fila- 
menti miceliari  ciie  riempiono  gli  ovari  delle  pian- 
ticine  di  grano  emettono  numerosi  rami  brevi  ed  esili 
ed  ognuno  di  questi  dà  origine  ad  una  spora.  Nelle 
Urocystis,  i  filamenti  miceliari  fruttiferi  si  ripiegano 
sopra  sé  stessi,  ma  non  tutte  le  divisioni  producono 
spore,  alcune  formano  un  rivestimento  incoloro  at- 
torno alle  spore  brune. 

Nel  genere  Entyloma  i  fila- 
menti miceliari  possono  dare 
direttamente  origine,  nel  loro 
interno,  agli  organi  di  ripro- 
duzione, ossia  lungo  il  loro 
decorso,  si  formano  dei  rigon- 
fiamenti 0  spore  a  parete 
ispessita  e  separate  da  por- 
zioni di  rami  miceliari  più  o 
meno  lunghi. 

Le  spore  nelle  Ustilaginee 
si  formano  nel  maggior  nu- 
mero dei  casi  isolate,  ma  pos- 
sono anche  presentarsi  riunite 
in  gruppi  di  forma  irregolare, 
come  ad  esempio  a  catenella, 
come  si  può  vedere  nella  Usti- 
lago  olivacea  che  danneggia 
i  frutti  di  diverse  specie  di 
Carex  (fig.  214).  In  generale  è  tulio  il  micelio  che 
si  frammenta  in  una  massa  polverulenta,  nera,  di 
spore. 

Le  ustilagospore  sono  costituite  di  un  protoplasma 
omogeneo,  ricco  di  goccioline  oleose  e  rivestito  di 
una  doppia  parete,  generata  dalla  gelatina  messa  in 
libertà  dalla  membrana  primitiva.  Delle  due  pareti, 
l'interna  od  endosporio  appare  liscia,  sottile  ed  in- 
colora, l'esterna  invece,  od  episporio,  si  presenta 
molto  ispessita  in  confronto  del  diametro  della  spora; 
è  liscia  0  prolungata  in  piccole  punte,  verruche  o 
creste  reticolate,  ordinariamente  colorate  in  bruno, 
giallo  bruno  o  rosso  più  o  meno  intenso,  e  circondata 
a  sua  volta  da  un  rivestimento  cuticolare. 

Le  spore  prodotte  alla  fine  del  periodo  vegetativo 
dell'  ospite,  possono  passare  l'inverno  in  stato  di 
quiescenza  e  germogliare  nella  successiva  primavera. 


Fig.  214. 
Filamenti  di  spore 
i  Ustilago  olivacea. 

(Ingr.  250  diani.  circa) 


ffomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


173 


Le  varie  specie  del  genere  Uslitago  iianno  le  spore 
f  he  possono  tanto  germinare  dopo  poche  ore,  come 
mantenersi  in  vita  per  un  periodo  di  tempo  che  può 
variare  da  uno  a  parecchi  anni.  Dalle  numerose  espe- 
rienze che  si  sono  fatte,  appare  come  le  spore  della 
Udilago  maydis  {carbone  del  granoturco),  possono 
resistere  allo  stato  di  vita  latente  per  tre  a  sette  anni 
e  quelle  del  carbone  del  miglio  {U.  panici-miliacei) 
sino  a  più  di  cinque  anni. 

Tutte  le  spore  delle  Ustilaginee  collocate  in  un 
ambiente  umido  e  caldo,  acquistano  la  facoltà  di  ger- 
mogliare. In  generale  quelle  che  si  trovano  collocate 
sulla  superficie  dell'acqua  ed  esposte  all'aria  germo- 
gliano molto  più  facilmente.  La  germinazione  però 
di  queste  spore  avviene  di  solito  nel  terreno  ed  in 
vario  modo  a  seconda  dei  diversi  generi. 

Alcune  volle  la  spora  produce  direttamente  un 
lungo  filamento  articolato,  obanidio,  semplice  od  ir- 
regolarmente ramificato  all'estremità.  iSel  maggior 
numero  dei  casi  però,  dopoché  l'episporio  si  è  rotto 
in  un  punto  determinato,  l'endosporio  si  allunga  sotto 
forma  di  un  tubo  con  sviluppo  molto  limitato.  Il  tubo 
si  divide  in  breve,  per  mezzo  dei  setti  trasversali,  in 
quattro  o  cinque  cellule  e  produce  quindi,  o  all'estre- 
mità superiore  0  lateralmente, in  vicinanza  dei  setti, 
a  seconda  delle  diverse  specie,  delle  piccole  spore  in 
generale  di  forma  ovale,  conosciute  col  nome  di  spo- 
ridioli  0  conidii,  i  quali  possono  dare  direttamente 
origine  a  dei  filamenti  che  ramificandosi  formano  poi 
il  micelio,  come  anche  dividersi  in  nuovi  conidii 
capaci  pure  di  germogliare  ((ig.  210). 

Questi  organi  di  riproduzione  si  formano  in  numero 
molto  limitato  nell'aria  umida  o  nell'acqua  pura,  ma 
nel  letame  fresco  si  moltiplicano  in  modo  straordi- 
nario e  vi  si  mantengono  in  vita  per  un  periodo  di 
tempo  non  superiore  ai  dieci  mesi. 

I  filamenti  miceliari  prodotti  dai  conidii,  quando 
vengono  a  contatto  con  una  pianta  A\  grano,  di  avena, 
di  granoturco,  ecc.,  perforano  l'epidermide  e  pene- 
trano nelle  piante  ospiti,  invadendocosi  gradatamente 
anche  l'intero  individuo,  oppure  disaggregano  la 
membrana  delle  cellule  esterne  e  si  estendono  poi 
nelle  cellule  inferiori.  L'infezione  avviene  general- 
mente nelle  pianticine  molto  tenere  o  attraverso  il 
primo  nodo  assile,  lungo  il  primo  internodioo  attra- 
verso la  giovane  radice.  I  filamenti  miceliari  si  esten- 
dono gradatamente  alle  giovani  foglinline  ed  al  cono 
di  vegetazione  e  si  accrescono  collo  svilupparsi  della 
pianta  stessa  fino  ad  invaderla  completamente. 

I  conidii  che  si  staccano  dal  primo  micelio  possono 
anche,  per  mezzo  di  tubi,  riunirsi  in  gruppi  di  due  o 
Ire  ed  allora  danno  tutti  assieme  origine  ad  un  unico 
filamento  miceliare  il  (|uale  però  si  ramifica  molto  di 
più  di  quello  prodotto  da  un  conidio  isolato. 

II  micelio  che  attraversa  le  piante  ospiti  non  pro- 
duce, come  già  vedemmo,  alcuna  decomposizione  nei 


tessuti,  dimodoché  le  piante  infette  si  sviluppano 
dapprima  senza  presentare  sintomi  di  malattia.  Solo 
quando  il  micelio  forma  i  filamenti  sporiferi,  i  danni 
incominciano  a  rendersi  appariscenti,  poiché  le  spore 
sviluppandosi  disaggregano  gli  organi  nei  quali  si 
formano  e  danno  così  origine  alle  masse  nerastre 
polverulenti. 


Fig.  215.  —  Ustilago  Avenae. 

A,  Spore  germinanti  neiracipia  e  producenli  un  probasidio  porUnW 
degli  sporidi).  -  B.  Sporidi!  germinanli.  -  C,  D,  E,  F,  Spore  germinanti 
in  un  liquido  nulritivo.  -  G,  H,  Promicelio  di  spore  germinate  nell'acqua, 
produccndo  del  tubi  di  germinazione  (ingr.  350  diam.  circa)  (dal  Brefeld). 

Quando  le  piante  infette  formano  i  fiori,  il  micelio 
delle  Ustilaginee  ha  già  invaso  lutti  i  diversi  organi 
e  si  trasforma  nelle  spore  impedendo  cosi  lo  sviluppo 
degli  ovarii. 

Gli  sporidioli  non  possono  mai  germinare  sopra 
piante  ospiti  già  mollo  sviluppate,  come  anche  il  mi- 
celio non  può  mai  passare  direttamente  da  una  pianta 
all'altra,  pur  rimanendo  nelle  radici  o  nel  fusto, 
sempre  pronto  però  a  svilupparsi  sui  nuovi  getti 
della  pianta  ospite. 

Alla  famiglia  delle  Ustilaginee  appartengono  nu- 
merosi generi,  fra  i  quali  quelli  che  più  interessano 
l'agricoltore  sono  i  generi  Ustilago,  Tilletia,  Uro- 
cystis,  Sorosporium  e  Graphiola. 


174 


Patologia  vegetale 


Gen.  UstilagO  Pers. 

11  genere  Ustilago  comprende  un  grande  numero 
di  specie  che  colpiscono  specialmente  i  cereali,  pro- 
ducendovi la  malattia  conosciuta  col  nome  di  car- 
bone. Le  spore  di  questi  funghi  sono  unicellulari, 
tondeggianti  o  poligonali  e  producono  un  probasidio 
il  quale  sviluppa  lateralmente  degli  sporidioli  ;  questi 
si  formano  in  numero  straordinario  sopra  determi- 
nati organi  della  pianta  che  restano  cosi  trasformati 
in  un  ammasso  di  polvere  nera. 

Secondo  Sorauer,  Cantoni,  Haselbach  cGerlach, 
le  forme  sporifere  delle  Ustilago  produrrebbero  sul 
bestiame  gravi  disturbi  ed  anche  avvelenamenti  o 
l'aborto,  altri  ammetterebbero  che  il  carbone  del 
granoturco  possa  determinare  la  pellagra  nell'uomo. 
Quel  che  è  certo  si  è,  come  ho  potuto  io  stesso  spe- 
rimentare, che  le  spore  di  questi  funghi  non  potendo 
quando  non  siano  evacuate,  venire  digerite,  agi- 
scono come  corpo  estraneo  sulle  pareti  dell'apparato 
digestivo,  donde  coliche,  diarree,  catarri  stomacali 
ed  intestinali  e  denutrizione.  Le  spore  possono  anche 
penetrare  nella  cavità  orale  degli  animali,  negli 
organi  respiratori  e  produrre  delle  tossi  ostinate. 

Le  spore  delle  Ustilago  germinano  in  poche  ore 
in  un  mezzo  umido,  alla  superficie  dell' acqua,  produ- 
cendo un  probasidio  e  sporidioli,  ma  in  numero  molto 
limitato,  collocate  invece  in  decollo  di  siero  di  cavallo 
0  di  bue,  formano  un  rigogliosissimo  probasidio  con 
numerosi  sporidioli.  Questi  inoltre  tenuti  nell'acqua 

0  in  ambiente  umido  danno  origine  ad  un  minor  nu- 
mero di  nuovi  sporidioli,  mentre  se  invece  sono  por- 
tati in  un  decotto  di  siero  equino  o  di  bue  producono 
un  numero  straordinario  di  generazioni  di  sporidioli 
i  quali  tutti  hanno  la  facoltà  di  formare  micelio,  che 
può  poi  penetrare  nelle  piante  ospiti.  L'infezione  può 
avvenire  anche  per  mezzo  di  filamenti  del  proba- 
sidio, che  si  allungano  finché  penetrano  nelle  giovani 
pianticelle. 

Le  spore  germinanti  nel  letame  delle  stalle,  nelle 
concimaie  e  nello  stallatico  portato  nel  terreno,  sono 
quelle  che  formano  i  veri  focolari  d'infezione.  11 
professor  MoRiNi  ha  potuto  stabilire  che  il  passaggio 
delle  spore  nel  tubo  digerente  dei  bovini,  favorisce 
la  germinazione  tanto  che  le  piante  di  granone  con- 
cimate collo  sterco  di  un  bue  alimentato  con  pastoni 
di  crusca  e  spore  di  U.  Maydis,  riuscirono  infette. 

1  tubetti  di  germinazione  delle  spore  e  degli  spori- 
dioli od  anche  degli  sporidioli  stessi,  se  trovano  una 
pianticella  di  graminacea  germoglianle,  vi  penetrano 
forando  la  membrana  delie  cellule  epidermiche  del 
giovane  fusticino  e  delle  radichette;  quindi  passando 
attraverso  alla  membrana  opposta  ed  agli  spazi  inter- 


cellulari si  ramilìcano  in  vario  modo,  annidandosi 
nell'interno  della  pianta  ospite  dalla  quale  assorbono 
il  nutrimento. 

Il  Maire  (1  )  ha  fatto  delle  importanti  ricerche  sulla 
germinazione  delle  spore  di  quasi' Ustilago,  dimo- 
strando la  vita  saprolilica  del  micelio  e  la  formazione 
degli  sporidioli  o  sporidii  fermenti. 

Ustilaflo  Mavdis  d).  C.)  Corda  {Carbone  del  mais, 
Carbone  del  grinin/iirco).  —  Si  presenta  sotto  forma 
di  escrescenze  sui  fusti,  sulle   lb"lie,  sulle  brattee 


Fig.  216.  —  Inlioi-fseenz;!  femminile  di  Zea  Maijs 
colpita  Ja  Usiilago  Maydis  (dal  Tubeuf). 

fiorali  e  sulle  infiorescenze  maschili  e  femminili  di 
tutte  le  varietà  di  granoturco.  Solo  nelle  annate  e 
nelle  località  molto  umide  si  sviluppa  tanto  abbon- 
dantemente da  arrecare  gravi  danni. 

L'infezione  nel  fusto  produce  una  notevole  iper- 
trofia ove  si  riuniscono  i  filamenti  fruttiferi  del 
fungillo,  cioè  induce  la  formazione  di  un  numero 
straordinario  di  cellule  verso  la  periferia  del  punto 
infetto  procurando  cosi  un  anormale  sviluppo  nelle 
altre  parti  del  fusto.  Sulle  spighe  dei  fiori  femmi- 
nili (fig.  216),  il  parassita  infesta  specialmente  le 


(1)  Note  sur  le  développement  sapropìiytique  et  sur  la  structure  cytologique  des  sporidies  lei 
Maydis  {Bull.  Soc.  botan.  de  France,  1898). 


;  chez  ('Ustilago 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Fiini]/ii) 


piccole  scaglie  che  circondano  il  pislillo  rendendole 
mollo  ingrossate,  menli'e  l'ovario  o  resta  comple- 
tamente disorganizzalo  o  si  i-igonlia  a  sua  volta  tanto 
da  raggiungere  anche  il  diaiiielro  di  5  o  0  cni.  Il  fun- 
gillo  danneggia  in  generale  un  numero  molto  piccolo 
di  fiori,  ma  quasi  sempre  nelle  spighe  ammalale  i 
semi  rimasti  sani,  non  possono  svilupparsi  che  mollo 
imperfettamente  e  l'iiiliorescenza  subisce  un  accre- 
scimento anormale.  Nei  fiori  maschili  l'infezione  si 
osserva  generalmente  nella  parie  superiore  delle 
pannocchie. 

I  tumori,  a  forma  di  sacco  o  tondeggianti,  prodotti 
dal  carbone,  possono  raggiungere  anche  un  diametro 
di  12  a  13  cm.  ed  hanno  un  odore  acre  ed  ingrato. 
Sono  ricoperti  da  una  pellicola  di  colore  bianchiccio 
argenteo  o  grigiastro,  tendente  alla  superfice  al  rosso 
0  violetto;  inoltre  è  rugosa  e  formata  dal  tessuto 
tegumentale  della  pianta  infestata.  Sezionati  trasver- 
salmente, quando  sono  ancora  mollo  giovani  presen- 
tano una  polpa  biancastra,  attraversala  da  venature 
nere,  (iradatamente  poi  le  strisele  nere  aumentano 
di  numero  ed  estensione  fino  a  che  lutto  il  rigonfia- 
mento si  trasforma  in  un  umore  di  colore  fuliggineo 
e  (|uindi  in  una  polvere  bruna. 

Le  .spore  hanno  forma  globosa  o  leggermente  ellit- 
tica e  sono  rivestite  da  mi  episporio  giallo  bruno, 
pellucido  e  coperto  di  piccoli  aculei  e  misurano  da 
8  a  13  [A  di  lunghezza  per  Sali  [*  di  larghezza. 

Le  spore  del  carbone  del  mais,  se  collocate  in  un 
ambiente  ricco  di  sostanze  nutritizie,  come  ad  esempio 
nel  letame,  specialmeale  fresco,  germinano  pron- 
tamente producendo  un  probasidio  cilindrico,  fili- 
forme, sellato,  con  sporidioli  fusoidei  che  si  formano 
o  ai  lati  dei  setti  o  aireslremità.  Gli  sporidioli  man- 
tenuti in  un  mezzo  nutritizio,  come  letame,  si  ri- 
|)ioducono  per  gemmazione  in  modo  straordinario, 
cosicché  pare  possano  moUijilicarsi  e  svilupparsi 
nel  terreno  ricco  di  letame  dall'estate  fino  alla  suc- 
cessiva primavera.  Se  collocate  invece  nell'acqua,  le 
spore  del  carbone  non  germinano  che  dopo  un  lungo 
periodo  di  riposo,  anche  di  parecchi  mesi. 

Nel  tubo  digerente  dei  ruminanti  le  spore  germi- 
nano prontamente  producendo  numerosi  sporidioli. 

II  fungillo  penetra  nelle  |)ianle  del  mais  sia  quando 
sono  nel  principio  della  loro  formazione,  sia  quando 
hanno  già  raggiunto  un  cerio  sviluppo;  possono  in- 
vadere organi  diversi,  purché  siano  formali  da  tes- 
suti molto  giovani  e  l'infezione  può  avvenire  o  per 
mezzo  degli  sporidioli  formali  nel  terreno  diretta- 
mente dalle  spore  germinanti,  o  da  quelli  prove- 
nienti da  generazioni  deirannata  antecedente. 

Si  previene  questo  malanno  col  non  adoperare  il 
letame  fresco  e  collo  svellere  le  piante  infelle. 

l'slilago  Avenac  (l'ers.)  lìoslrup.  (Carbone  dell'a- 
vena). —  Cresce  comunemente  sulle  pianticine  di 
Arena  saliva  e  trasforma  le  spighette  delle  pannocchie 


quando  sono  già  quasi  giunte  a  completo  sviluppo, 
in  una  massa  polverulenta  brunaslra.  Le  spore  sono 
tondeggianti,  finamente  punteggiate,  con  un  diametro 
di  .0  a  8  u. 

Gli  sporidioli  si  formano  sul  probasidio  diviso  da 
setti  in  diverse  porzioni,  le  quali  si  fondono  facil- 
mente assieme  ed  emettono,  in  seguito,  dei  sottilissimi 
filamenti  di  germinazione.  L'infezione  principia  gene- 
ralmente dagli  sporidioli  sparsi  sul  terreno  e  che  si 
attaccano  alle  pianticine  germoglianti. 

IJstilago  perennans  Hostrup.  (Carbone  dell'avena 
selvatica).  — Infesta  le  pianticine  di  avena  .selvatica 
trasformando  le  spighette  in  una  massa  pulverulenta 
bruna.  Il  micelio  di  questo  fungillo  si  mantiene  vivo 
per  molto  tempo  nel  rizoma  della  pianta  ospite.  Ila 
spore  ovoidali,  lisce  o  leggermente  asperulale,  le 
quali  emelloiio  un  probasidio  mollo  ristretto  ai  setti 
e  con  numerosi  sporidioli  i  quali  danno  facilmente 
origine  a  nuovi  sporidioli. 

llstilago  Hnrdei  Per&.  (Carbone  dell'orzo). —  Questo 
fungillo  produce  danno  ai  seminali  ad  orzo,  poiché 
sviluppandosi  sulle  spighe,  le  trasforma  in  una  pol- 
vere nera  a  riflessi  bruno-olivastri  (fig.  217).  Le 
spore  sono  ellissoidali  o  tondeggianti,  leggermente 
aculeate,  misurano  un  diametro  di  5  a  7  ,a  e  produ- 
cono, germinando,  un  probasidio  con  2  o  3  setti  senza 
sporidioli.  11  probasidio  ha  uno  sviluppo  puramente 
vegetativo,  s'allunga  e  si  ramifica  per  successive  divi- 
sioni e  penetra  direttamente  in  primavera  nelle  pian- 
ticine di  orzo.  Le  spore  restano  facilmente  attaccale 
ai  semi  sani  di  orzo  e  si  mantengono  in  vita  per  un 
lungo  periodo  di  tempo  mantenendo  cosi  l'infezione 
di  anno  in  anno. 

Ustilago  Tritici  (  Pers.)  Jens.  (Carbone  o  fuliggine 
del  grano).  —  Si  presenta  abbondantemente  sulle  in- 
fiorescenze di  tutte  le  varietà  del  grano  (fig.  218)  e 
di  qualche  altra  graminacea  selvatica.  Le  pianticine 
infelle  non  presentano  nel  loro  sviluppo  alcun  carat- 
tere esterno,  solo  alcune  si  mantengono  più  piccole 
delle  sane.  All'epoca  della  fioritura  le  ife  del  micelio 
si  raccolgono  in  fasci  sulle  infiorescenze  e  trasfor- 
mano i  fiori  od  anche  tutte  le  infiorescenze  in  una 
massa  bruna  od  intensamente  olivastra.  Le  spore 
sono  ovoidali-ellissoidali  o  quasi  sferiche,  liscie  o  mi- 
nutamente papillose  e  misurano  da  5  a  8  u.  di  dia- 
metro e  germogliando  |)roducono  un  probasidio 
sellato,  con  rami  laterali  i  quali  hanno  la  facoltà  di 
allungarsi  per  penetrare  nella  pianta  ospite. 

Ustilago  Secalis  Rabenh.  (Carbone della  segala).  — 
E  una  malattia  che  si  presenta  piuttosto  raramente 
ed  é  in  generale  poco  conosciuta.  Le  spighe  infestale 
appaiono  quasi  allo  sialo  normale,  il  frutto  solo  ri- 
sulta più  corto,  rigonfialo  nel  mezzo  od  all'estremità 
e  colorilo  in  bruno;  appena  toccato  si  trasforma  in 
una  polvere  bruno-nerastra  formata  dalle  spore  sfe- 
riche, raramente  ellittiche  od  ovali  e  verrucose. 


176 


Patologia  vegetale 


Fig.  217.  —   Infiorescenza  di  Orzo  colpita 
da  Uslilago  Hordei  (dal  Tubeuf). 

Milago  Panici-miliacei  (Pers.)Wint.=  f/.  destruens 
Sch\.  (Cdì'lione,  fuliggine  o  golpe  del  miglio).  —  In- 
vade le  pianlicine  di  miglio  ed  uccide  tutte  le  diverse 
parti  dei  fiori,  dimodoché  le  infiorescenze,  ancora 
prima  di  essere  liberate  dall'ultima  guaina  fogliare, 
restano  trasformate  in  un  ammasso  di  sostanza  giallo- 
grigiastra,  finamente  striato,  ecoslituito  da  rari  avanzi 
dei" fasci  fibro-vascolari  dell'infiorescenza  e  da  un  nu- 
mero straordinario  di  spore  fortemente  agglutinate. 
Quando  il  fungillo  ha  raggiunto  il  completo  sviluppo, 
si  rompe  l'involucro  bratleale  e  la  massa  bruna  si 
mette  in  libertà  sotto  forma  di  polvere,  che  può 
essere  facilmente  disseminata  dal  vento. 

Le  spore  hanno  forma  globulosa  od  ellissoidale, 
raramente  poliediica,  sono  rivestite  da  un  episporio 
giallo  bruno,  liscio  o  leggermente  reticolato  e  mi- 
surano da  8  a  42  [j.  di  lunghezza  per  8  a  10  di  lar- 
ghezza. 

Esse  conservano  per  un  lungo  periodo  di  tempo  la 
facoltà  di  germogliare  (4  o  5  anni,  secondo  Lieben- 


Fig.  218    —    Inlioiescenza   di   diano  colpita 
da  Ustilago  Ti  ilici  (dal  Tlbclf). 

BERG  5  anni  e  mezzo),  per  cui  conviene,  nei  luoghi 
colpiti  da  questo  malanno,  non  seminare  miglio  per 
parecchi  anni. 

Le  spore  germogliando  prnilucono  dei  basidii  fili- 
formi, cilindrici,  (iivisi  in  :l  o  i  segmenti,  i  quali 
formano  degli  sporidi!  u  lilaiiii'iili  germinativi  che 
possono  poi  penetrare  direltamenle  nella  pianta  ospite. 

Questo  fungillo  si  sviluppa  tanto  sul  miglio  {Pani- 
cum  miìincenm  L.)  che  nella  panicastrella  (P.  cms- 
gal/i  L.  )  f  |Hi('i  (iislruggere  i  raccolti  anche  per  pa- 
reccliir  annali'  MiPcessive.  Le  piante  malate,  oltre  che 
le  spighe  irasloi male,  presentano  alcune  volte  anche 
le  foglie  molto  allungate,  secche  nell'estremità  supe- 
riore e  numerosi  peli  nelle  guaine  fogliari. 

Affine  è  laU.  Craraeri  Kornicke,  che  è  pure  paras- 
sita di  alcune  specie  di  panico,  come  della  Setaria 
italica,  che  si  coltiva  come  miglio  da  uccelli.  Le  spighe 
appaiono  esternamente  normali,  mai  semi  osservali 
attentamente  risultano  rigonfi  e  bruni  nella  parte 


eli  od  Eumiceti  {Fun(jhì) 


inferiore  e  ripieni  di  una  massa  nera  di  spore  (fi- 
gura 219),  irregolarmenle  globose,  di  color  giallo 
marrone,  liscie,  con  un  diametro  di  G  a  12  ^t.  Le 
spore  germinando  producano  tubi  miceliari  che  si 
segmentano,  ma  dai  singoli  segmenti,  i  quali  in 
breve  si  staccano,  non  hanno  origine  conidii, 
bensì  alcuni  filamenti  mi- 
celiari che  penetrano  di- 
rettamente nell'ospite. 

l'ure  sulla  Selaria  (Sc- 
taria  glauca  L.,  Selaria 
viridis,  ecc.),  trovasi  l'U- 
stilago  neglecla  Niessl.,  la 
quale  si  sviluppa  negli 
ovari  che  riempie  di  una 
polvere  nera  di  spore  a 
membrana  esterna  verru- 
cosa, tondeggianti,  con  un 
diametro  di  1-\A  u.  Molto 
alTini  sono  l'U.  Rabenhor- 
stiana  Kuhn  e  l'U.  sclariae 
lìab. 

Ustilago  Iteiliaiia  Kiihn 
(Carbone  dei  sorgili).  — 
Forma  sulle  pannocchie 
maschili  del  granoturco  e 
del  sorgo  coni  uneiSorg/i  um 
vulgare  et  ■S\  ccrnuum) 
delle  pustole  tondeggianti 
od  ovali,  di  varia  gran- 
dezza, coperte  dapprima 
da  una  membranetta  bian- 
chiccia e  che  si  trasforma 
quindi  in  una  massa  pol- 
verulenta bruna,  formala 
da  spore  per  lo  più  irre- 
golarmente sferoidali,  an- 
golose 0  leggermente  ellit- 
tiche, brunastre,  riunite 
dapprima  in  gruppi  e  con 
episporio  munito  di  minutissimi  aculei  ed  aventi  un 
diametro  di  '.)  a  15  [x. 

Ustilago  Fisclifri  Passerini  (Carbone  delle  pannoc- 
chie del  mais).  —  Si  sviluppa  sulle  infiorescenze 
femminili  del  mais  ed  infesta  specialmente  la  rachide 
distruggeinlone  quasi  completamente  il  midollo,  ed 
impedendo  cosi  la  maturazione  dei  frutti.  Le  pan- 
nocchie infette  si  presentano  più  piccole  delle  altre 
e  quando  si  tolgono  le  brattee  esterne  ossia  si  pro- 
cede allo  spannocchianiento,  i  pochi  frutti  giunti  a 
maturità  appaiono  abbondantemente  coperti  da  pol- 
vere bruna,  mentre  la  parte  interna  del  tutolo  si 
disaggrega  con  grande  facilità. 

Le  spore  sono  tondeggianti,  di  un  colore  grigio 
porporino,  hanno  un  episporio  coperto  di  minutis- 
sime papille  e  misurano  da  -i  a  6  |x  di  diam. 


Ustilago  cruenta  Kuhn  (Carbone  del  sorgo). —  Vive 
parassita  sul  Sorghum  vulgare  e  5.  saccharalum  e 
sulla  Durra,  formando  sopra  gli  steli,  nella  rachide 
e  raramente  sopra  i  fruiti,  delle  pustole  rosso-brune, 
per  lo  più  riunite  in  placche  livide  (fig.  220).  Le 


Fig.  219. 
Pannocchia  di  Selaria 
colpita   da   Usiilago 
Crameri. 


Fig.  -220. 

Spighe  (li  Sorgo  colpite  dàWL'sIiìago  criienla. 

(Dal  TUBE.T). 

spore  sono  globose  od  ellittiche,  hanno  un  episporio 
rosso  bruno  quindi  olivaceo  bruno  e  misurano  da  5 
a  12  u.  di  larghezza.  Oermogliando,  emettono  un 
probasidio  cilindrico,  diviso  in  3  o  4  porzioni,  con 
sporidioli  fusoidei,  terminali  o  laterali. 

Usiilago  sorgili  Link.  (Carlmne  della  saggina).  — 
Si  sviluppa  sul  Sorghum  rulgare  e  S.  saccharalum, 
e  si  localizza,  per  frultilicare,  negli  oigani  femminili, 
raramente  nei  maschili,  delle  piatile  che  deforma  in 
modo  tale  che  in  tutte  le  infiorescenze  colpite,  si  nota 
in  luogo  dell'ovario  un  corpo  cilindrico  lungo  :S  e  più 
millimetri,  rivestito  dapprima  da  una  pellicola  deli- 
cata, biancastra  e  che  si  trasforma  in  un  ammasso 
di  polvere  brunastra,  aggruppata  intorno  ad  un  asse; 
esso  è  costituito  di  spore  globose  od  allungale,  sjìesso 
angolose,  con  episporio  olivaceo  bruno,  lunghe  da  5 


23  —  Patologia  vegelale. 


Nuova  Enxicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


a  9,5  [ji  e  larghe  da  4  a  5,5  <j..  Le  spore  germogliano 
facilmente  nell'autunno  quando  si  trovano  alla  su- 
perficie di  una  goccia  d'acqua  e  danno  origine  ad  un 
proliasidio  brevemente  ramificato  e  diviso  in  diverse 
porzioni  che  si  distaccano  facilmente  e  che  possono 
alla  loro  volta  germogliare  come  gli  sporidioli  di 
altre  Ustilago. 

Molte  altre  specie  di  Ustilago  crescono  nelle  regioni 
italiane,  ma  non  parassite  di  piante  utili.  Nelle  regioni 
piemontesi  si  trova  frequentemente  sul  Tragopogon 
e  Scorzonera  e  soprattutto  sul  T.  pratensis,  l'Uslilago 
Tragopogon!  (Pers.)  Schroeter,  che  produce  sulle  in- 
fiorescenze, od  alla  base  di  esse,  dei  tumori  tondeg- 
gianti, bruno-violacei,  che  si  trasformano  in  una 
polvere  nera  costituita  da  spore  sferiche,  aventi  un 
diametro  di  13  a  14  ijl. 

Sulle  Sileìie,  Dianlhus,  Saponaria,  Stellarla,  Ma- 
lachium,  ecc.,  vive  l'U.  vioiacea  (Pers.)  Fuck.,  disag- 
gregando le  antere  e  trasformandole  in  una  massa 
polverulenta  di  colore  violaceo,  di  spore  sferiche,  a 
membrana  tubercolosa,  violacea,  con  un  diametro  di 
6  a  9  [ji.  Esse,  germinando  nell'acqua,  emettono  ra- 
metti articolali:  nei  succhi  niilri- 
tizi  prolificano  come  i  funghi  dei 

Sulle  piiiiilr  foraggere  vivono 
une  l'.'ililiii/o,  le  quali  arre- 
cano danni  ben  visibili  e  di  esse 
occorre  ricordare  le  forme  più 
comuni 

[Jstiiago  Ischaemi  Fuck.  (Car- 
bone  della  sanguinella).  —  Vive 
specialmente  sulla  Sanguinella 
uggendo  quasi  tutte  le  parti 
del  fiore  ed  anche  la 
rachide  (fig.  221).  Ra- 
ramente si  estende  alle 
guaine  fogliari.  L'infio- 
rescenza resta  trasfor- 
mata in  un  corpo  ne- 
rastro, contorto,  allun- 
gato, costituito  da  un 
numero  indefinito  di 
spore  globose  od  oblun- 
ghe, di  colore  bruna- 
slro,  con  un  diametro 
di  7  a  12  u.. 
Determiiiii  sul  fiislo  di 


Fig.  221. 
Pianta  di  Sanguinella  colpita 

àsW Uslilago  Ischaetni;  a 

destra  spore. 
(Ingr.  150  diam.)  (da  Briosi  e  Cav.). 


Ustilago  Hvpodytes  Fr 

molte  graminacee  (Agropyrum,  Glg> 
Bromus,  Brachypodium,  ecc.)  delle  Idii^Iu'  spacca- 
ture a  margini  paralleli,  che  lasciano  uscire  una 
polvere  nera  di  spore  globose,  con  membrana  sot- 


tile, di   colore   bruno   s;iallastro,  con  un  diametro 
di  3  a  6  a. 

Ustilago  bromivora  Fisch.  —  Vive  sui  Bromus 
dei  prati  invadendone  gli  ovari  e  le  spighette  in  via 
di  sviluppo,  che,  rigonfiati  dapprima,  lasciano  poi 
uscire,  rompendosi,  una  massa  polverulenta  nera  di 
spore  globose  o  poliedriche,  con  membrana  esterna 
leggermente  papillata,  di  colore  bruniccio,  con  un 
diametro  di  6  a  14  u. 

Nelle  serre  del  giardino  botanico  di  Amsterdam, 
il  A'uiLLEMiN  (1)  osservò  sopra  piante  di  Eucalgptus 
ottenute  da  seme  e  specialmente  sul  colletto,  sui  nodi 
inferiori  del  fusto  e  sui  rami  bassi,  delle  nodosità 
dure,  liscie  o  screpolate  alla  superficie,  piccole  e 
rotonde  od  anche  ingrossate  fino  a  misurare  5  cm. 
di  diametro.  Dagli  ingrossamenti  partono  anche  in 
gran  numero  dei  piccoli  rami,  i  quali  si  riuniscono 
in  fasci.  Tali  tumori  sono  prodotti  dalla  irritazione 
provocata  da  una  Ustilago,  indicata  dal  Vuillemin 
col  nome  di  U.  Vriesiana. 

Nelle  lacune  della  corteccia,  immersi  in  una  massa 
mucilagginosa,  si  notano  gli  organi  di  riproduzione 
rappresentati  da  spore  ovali,  bruno-violacee,  a  parete 
liscia,  lunghe  da  7  a  9  u.  e  larghe  da  5,5  a  7  |j.. 
Questa  Ustilago  però  non  arrecò  danni  considerevoli. 

Gen.  Tilletia  Tul. 

Questo  genere  comprende  un  numero  molto  limi- 
tato di  specie  parassite  specialmente  dellegraminacee. 
Ha  molti  caratteri  comuni  colle  Ustilago  e  ne  diffe- 
risce per  gli  sporidioli  lineari-allungati,  disposti  a 
verticillo  all'apice  del  probasidio. 

Tilletia  Carlos  Tulasne  (Carie,  volpe,  golpe,  car- 
bone fetido,  carbone  untuoso,  mazzetto,  fame  del 
frumento).  —  La  carie  infesta  le  pianticine  di  grano 
ed  un  gran  numero  di  graminacee  selvatiche  (fig.  222). 
Il  fungillo  si  sviluppa  dapprima  nell'interno  delle 
piante  senza  che  l'individuo  colpito  manifesti  all'e- 
sterno alcun  grave  sintomo  di  malattia.  Tutt'al  più 
le  pianticine  si  presentano  più  sottili  e  più  corte  e 
mentre  prima  della  fioritura  sono  di  colore  verde 
scuro,  dopo  diventano  di  un  verde  sporco  e  quindi 
bianchicce.  Dopo  la  fioritura,  il  fungo  invade  l'ovario 
e  disorganizza  completamente  il  seme  sostituendo  alla 
parte  farinosa  bianchiccia  una  sostanza  grigiastra, 
compatta.  Le  spighette  malate  allora  assumono  una 
colorazione  verde  cupo,  mentre  le  sane  si  tingono  in 
giallo  verdastro.  A  sviluppo  completo  le  spighe  sane  si 
ripiegano  verso  il  basso  per  il  peso  dei  semi,  mentre 
invece  quelle  affette  dalla  golpe  si  mantengono  verti- 
cali, più  corte  e  colle  spighette  molto  più  divaricate. 
Durante  la  maturazione  dei  semi  le  spighette  infette 


(1)  Sur  ìes  luìtieurs  ligneuses  produites  par  une  Ustilagi-, 
Sciences.  Paris,  1°  febbraio  1874). 


chez  les  Eucalyptus  {Conipt.  Rendus  .Acadéniie  des 


Ifomiceti  od  Enmiccti  (Fiinfi/ii 


sono  più  grosse  delle  sane,  all'epoca  invece  della 
mietitura  sono  più  sottili  e  più  ottuse,  d'un  colore 
grÌ!;io  bruno,  col  solco  longitudinale  molto  meno 
pronunciato  e  schiacciate,  si  riducono  in  una  polvere 
nera,  oleosa  al  tatto,  di  odore  fetido,  molto  simile  a 


quello  dell'aringa, 
contenL'Oiio. 


:ausa  della  Irinietilamina  che 


Fig.  222.  —  Tilletia  caries. 
A,  SpÌKa  di  grano  cariata.  -  B,  Seme  di  prrano  sano.  -  C,  D,  Seme  cariato. 
-  E,  Seme  carialo,  sezionato  longiludinalmcnle.  -  F,  Spora  di  TiUtlia  in 
germìDazione,  che  emette  un  probasidio  terminante  in  un  ammasso  di  spo- 
ridi! (da  TULASNE).  -  G,  Sporidio  secondario  in  germinazione.  -  H.  Seiione 
di  sporidii  germinanti,  che  emette  un  tubo.  -  I,  Sezione  di  sporidii  in  ger- 
minazione, che  produce  uno  sporidio  secondario.  -  i.  Sporidio  slaccato,  che 
emette  un  piccolo  sporidio  secondario  (ingr.  350  diam.  circa)  (da  Brefeld). 

Quest'odore  si  trasmette  anche  alla  farina,  la  quale 
d'altra  parte  resta  di  color  grigiastro  e  può  anche 
apportare  leggere  infiammazioni  al  tubo  digerente. 

Sezionando  una  spighetta  maiala  appena  è  uscita 
dalla  guaina  ed  esaminandola  al  microscopio  si  vede 
essere  costituita  da  numerosi  filamenti  ialini,  rami- 
ficati, che  si  intrecciano  in  vario  modo  e  che  si  in- 
grossano alle  estremità  libere  in  forma  di  vescichette. 
In  vicinanza  delle  vescichette  una  brevissima  por- 


zione del  filamento  si  dispone  in  posizione  verticale. 
Tali  vescichette,  accrescendosi  in  seguito,  formano 
spore  globose,  brune,  aventi  un  diametro  di  14-17 
a  20  ui,  con  episporio  attraversato  da  linee  sporgenti 
le  quali  producono,  intrecciandosi,  delle  areole  rego- 
lari, tanto  che  le  spore  stesse  appaiono  reticolate. 

Le  spore  possono  mantenersi  in  vita  per  un  hmgo 
periodo  di  tempo  (secondo  il  Liebenbeug  anche  per 
otto  anni)  e  collocate  in  un  auìbienle  umido  o  nel- 
l'acqua, germinano  in  2  o  i  giorni  emettendo  da  ima 
apertura,  che  si  produce  nell'episporio,  un  unicoliibo 
0  probasidio  cilindrico,  diviso  anche  da  qualche  setto 
trasversale,  il  quale  si  sviluppa  pociiissimo  in  lun- 
ghezza e  produce  alla  sua  estremità,  portandosi  fuofi 
dell'acqua  se  la  spora  vi  era  immersa,  da  4-8-10  o 
12  sporidioli,  disposti  a  corona,  filiformi,  ma  legger- 
mente incurvati  e  ristretti  alle  estremità,  i  quali  quasi 
sempre  si  attaccano  l'uno  all'altro  verso  la  parte  in- 
feriore per  mezzo  di  un  sottile  filamento  in  modo  da 
formare  come  una  specie  di  H. 

Gli  sporidioli  germinano  prontamente  tanto  nel- 
l'acqua che  in  substrato  nutritìzio,  producendo,  o 
direttamente  nuovi  sporidioli  secondari,  o  micelio  con 
abbondanti  sporidioli,  però  di  forma  falcata  e  più 
corti  dei  primi.  Questi  nuovi  sporidioli  germinano 
come  i  primi.  Il  substrato  ricco  di  sostanze  nutritizie 
come  il  letame,  facilita  lo  sviluppo  del  micelio  e 
quindi  le  infezioni. 

I  filamenli  miceliari  cosi  formatisi  venendo  a  con- 
tatto con  un  seme  germogliante  di  grano,  ne  forano 
le  pareti,  vi  penetrano  e  stanno  nell'interno  dei  tes- 
suti, accrescendosi  colla  pianticella,  finché  passano 
nelle  spighette  producendo  nuovi  organi  di  riprodu- 
zione. 

Un'altra  specie,  la  Tilletia  levis  Kuhn,  produce 
pure  nel  grano,  la  golpe  come  la  T.  caries.  Le  due 
specie  dilTeriscono  solo  nelle  spore,  poiché  la  T.  levis 
ha  spore  globose,  ellittiche  od  ovali,  raramente  ob- 
lunghe od  angolose,  brune,  con  episporio  ispessito  e 
liscio  ed  aventi  un  diametro  di  14-17-20-23  a,  op- 
pure una  lunghezza  di  215  a  25  |a  per  una  larghezza 
di  14  a  18  a.  Gli  sporidioli  .sono  anche  mollo  più 
numerosi  e  più  brevi. 

Tilletia  secalis  (Corda)  Kuhn  (  Carie  della  segala). 
—  Si  sviluppa  sulle  pianliciiie  di  segala  e  sporifica 
negli  ovarii  i  quali  restano  trasformati  in  una  polvere 
nerastra,  costituita  da  spore  globose  ed  irregolar- 
mente tondeggianti,  aventi  un  diam.  di  18  a  20-23  u., 
con  episporio  castagno  bruno  e  reticolato. 

Produce  gravi  danni  in  parecchie  parti  della  Ger- 
mania; io  l'ho  trovata  nell'alta  valle  della  Stura  di 
Viù  (Torino)  ma  in  porzioni  molto  limitate. 

Un'altra  specie  viene  descritta  dall'.X.NDEnso.N-  come 
parassita  del  riso,  la  Tilletia  corona  Screb.,  che  fu 
trovata  in  vari  luoghi  dell'America  settentrionale 


Patologia  vegetale 


negli  ovarii  àeW Homaloccnchrus  oryìoides,  H.  virgi- 
nieus,  H.  lenticularis  e  nel  Panicum  sanguinale  e 
virgatum,  trasformando  gli  ovarii  in  una  massa  nera, 
corniculala,  lunga  sino  ad  un  cm.,  con  spore  grandi, 
sferiche,  brune  (22-26  ix  di  diametro)  (1). 

11  Takahaski  di  Tokyo  (2)  descrive  come  parassita 
del  riso  nel  Giappone  la  Tilielia  horrida  Tak.,  la 
quale  riduce  gli  ovarii,  sempre  ricoperti  dalle  glume, 
in  una  massa  nera  di  spore  sferiche  od  irregolar- 
mente ellittiche,  con  un  diametro  di  17  a  26  fjt,  ri- 
vestite da  un  episporio  olivaceo  bruno,  munito  di 
lunghi  e  numerosi  aculei. 

Cosi  anche  nella  Norvegia  il  Blytt  (3)  trovò  nei 
frutti  Ae\V Anihoxanihum  odoratum  una  Tilielia  An- 
thoxanthi  lìl. 

Gen,  Urocystis  Rab. 

Sotto  parecchi  aspetti  le  specie  di  questo  genere 
si  possono  confondere  con  quelle  del  gen.  Tilielia. 
Ne  differiscono  in  ciò  che  i  filamenti  miceliari  pro- 
ducono glomeruli  di  spore,  delle  quali  alcunecentrali, 
che  possono  germinare,  ed  hanno  un  episporio  ispes- 
sito e  di  color  bruno,  mentre  le  periferiche  sono  a 
membrana  esile  più  chiara  e  sterili. 

Urocystis  occiilla(Wallr.)  Rabenh.  (Carèo;ie  o  tarlo 
del  fusto  della  segala).  —  Colpisce  i  fusti,  le  foglie, 
le  guaine  e  le  glume  specialmente  della  segala  e  tal- 
volta anche  dell' or^so  e  di  varie  graminacee  che  cre- 
scono selvatiche  nei  prati.  Oltre  che  nelle  regioni 
australiane  (Wolf)  è  stata  anche  riscontrata  in  Italia 
come  parassita  del  grano. 

L'infezione  non  si  rende  manifesta  che  al  mo- 
mento in  cui  il  fungillo  fruttifica  ed  allora  compaiono 
fra  le  nervature  delle  foglie  e  dei  fasci  vascolari  dei 
fusti,  delle  linee  biancastre,  poi  ceruleo-grigiastre,  le 
quali  in  breve  diventano  brune  per  le  spore  che,  rotta 
l'epidermide,  compaiono  all'esterno  sotto  forma  di 
minutissima  polvere. 

La  pianticella  resta  in  tal  caso  quasi  sempre  più  o 
meno  deformata  nella  parte  superiore  e  le  spighe 
essiccano  prima  della  maturazione  degli  ovarii.  La 
infezione  si  estende  anche  solo  alle  spighe  produ- 
cendo sulle  glume,  sugli  ovarii  e  sulla  rachide,  delle 
pustole  brune,  irregolari.  Quasi  sempre  vengono  col- 
pite tutte  le  diverse  parti  della  pianta,  gradatamente 
dalla  spiga  alla  porzione  inferiore  del  fusto. 

I  filamenti  miceliari  che  si  dirigono  verso  l'esterno 
si  ramificano  variamente,  i  rami  si  contorcono  a  go- 
mitolo, avviene  una  gelificazione  della  membrana  e 
conseguentemente  la  formazione  di  glomeruli  ton- 
deggianti od  ellissoidali,  di  2  a  4  cellule  o  spore 
maggiori  circondate  da  cellule  più  piccole  ed  a  pareti 
sottili.  Le  spore  centrali  sono  tondeggianti,  a  pareti 

(\)  Anderson,  A  new  Tilletia,  parasitic  Oryza  saliva 
(Botanical  Gaiette,  voi.  XXVII,  1899). 


ispessite,  liscie,  di  color  bruno  carico,  misurano  un 
diametro  di  12  a  18  a,  le  cellule  periferiche  invece 
sono  molto  più  piccole  (4-6  |jt)  e  grigiastre  (fig.  223). 
Le  spore  centrali  germinano  facilmente  alla  super- 
ficie dell'acqua  emettendo  in  2  o  3  giorni,  da  una 
apertura  dell'episporio,  un  breve  filamento  o  pro- 
basidio, all'apice  del  quale  si  protendono  a  corona 
2  a  6  sporidioli  cilindrici  che  raramente  si  uniscono 
j  (fig.  223).  Gli  sporidioli  germinano  alla  loro  volta 


Fig.  223.  —  Uiocystìs  occulta. 

A,  Glomerulo  che  contiene  Ire  spore  fertili.  -  B.  Gloraerulo  con  due  spore 
fertili,  die  produce  un  ciuffo  di  sporidii.  -  C,  Glomerulo  con  tre  spore  fer- 
tili, che  emette  due  ciuffi  di  sporidii.  -  D,  Glomerulo  con  una  spora  fertile, 
che  ha  prodotto  un  ciuffo  e  i  conìdii  sono  in  germinazione  (ingrandimento 
350  diam.  circa)  (da  Wolf). 


anche  dopo  poche  ore,  producendo  un  filamento  che 
si  ramifica  poi  in  un  vero  micelio  quando  penetra 
in  un  seme  germogliante  di  segala.  In  tal  modo  ha 
luogo  l'infezione  nel  terreno,  quando  questo  è  spe- 
cialmente molto  umido. 

Urocystis  cepulae  Frost.  {Carbone  delle  cipolle).  — 
Vive  sulle  foglie,  sulle  guaine  e  sulle  scaglie  avvol- 
genti i  girelli  della  cipolla  e  del  porro  e  colpisce 
generalmente  le  giovani  pianticelle  producendo  in 
poco  tempo  la  morte  dell'individuo. 

Il  malanno  si  rende  manifesto  sotto  forma  di  placche 
longitudinali  nerastre,  che  dalle  prime  foglie  si  esten- 
dono gradatamente  alle  altre  ed  alle  scaglie  del  gi- 
rello (fig.  224).  La  massa  carboniosa  risulta  formata 
da  glomeruli  di  spore  tondeggianti,  costituiti  da  una 
0  due  spore  centrali  fertili, che  misurano  undiametro 
di  3  a  4  a,  circondale  da  alcune  piccolissime  spore 
sterili.  Nelle  regioni  italiane  il  carbone  delle  cipolle 
non  è  molto  frequente.  L'ho  riscontrato  nel  1894  in 
alcuni  punti  del  Vicentino  e  dell' Albese;  nel  1897  e 
1898  in  alcuni  orti  nei  dintorni  di  Torino.  Ho  potuto 
constatare  che  in  alcuni  individui  già  staccati  dal 
suolo  e  che  presentavano  solo  alcune  minutissime 

(2)  Botanical  Magazine,  1896. 

(3)  Chrystiania  Vid.  Selsk,  1896. 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Fungili) 


linee  carboniose  nelle  scaglie  esterne,  il  malanno  si 
propagava,  nei  magazzini  umidi,  anche  alle  sca.ylie 
interne  tanto  da  trasformare  le  cipolle  in  un  ammasso 
di  sostanza  pulverulenta  nera. 


Urocystis  cepulae. 


Irocystis  Anemones  (Pers.)  Schroet.  —  Colpisce  i 
piccioli,  le  lamine  fogliari  e  gli  scapi  fiorali  di  pa- 
recchie specie  di  Anemones  e  varie  altre  Ranuncu- 
lacee  selvatiche  e  coltivate  e  specialmente  deir.4.  co- 
ronaria, (ili  organi  colpiti  presentano  delle  lunghe 
protuberanze  brune,  sotto -epidermiche  (fig.  225). 
In  breve  l'epidermide  si  rompe  longitudinalmente  ed 
allora  si  mette  in  libertà  una  polvere  bruna  formata 
da  gruppi  di  spore  fertili,  circolari,  con  un  diametro 
di  IG  a  18  u,  circondate  da  un  certo  numero  di  spore 
sterili. 

Urocystis  Violae  (Sow.)  Fisch.  (Cariane  delle  viole). 
—  Sulle  foglie  0  scapi  fiorali  e  stoloni  della  Viola 
odorala  e  Y.  trirolor,  coltivate  o  selvatiche,  il  fun- 
gillo  produce  protuberanze  irregolari  che  possono 
misurare  anche  0  o  7  cm.  di  lunghezza  per  4  o  6  mm. 
di  spessore,  di  colore  grigiastro,  che,  al  rompersi 
dell'epidermide,  si  trasformano  in  un  ammasso  pol- 


verulento costituito  da  gruppi  di  spore,  delle  (piali  le 
centrali  sono  brune,  con  un  diametro  di  IO  a  17  a, 
le  periferiche  invece  sono  più  piccole  (tì-lO  |a  di  dia- 
metro) e  di  colore  grigio  chiaro  sbiadilo. 

Per  allontanare  le  infezioni  di  tali  forme  fungine, 
conviene  estirpare  e  bruciare  le  porzioni  malate  per 
impedire  la  formazione  e  quindi  la  germinazione 
delle  spore. 


F!g.  225.  —  Pianta  di  Anemone 
colpita  d-dW Urocystis  Anenomes  (dal  Tubedf). 

Sulle  radici  delle  Orobanche  fu  riscontrala  in  al- 
cune regioni  dell'Europa  una  specie  di  Urocì/slis 
(U.  Orobanches  (Fr.)  Fiscli.).  È  da  augurarsi  che  si 
diffonda  anche  in  Italia  per  limitare  i  danni  delle 
Orohanche. 

Sui  Colclìicum,  Muscari,  Scilla  ed  altre  gigliacee, 
vive  l'U.  colchici  (Sebi.)  Rab.  deturpandone  le  foglie 
per  mezzo  di  molti  probasidii  che  lasciano  poi  uscire 
le  spore. 

Gen.  Sorosporium  Rud. 

Sorosporium  Saponariae  Rnd.  —  Sui  fiori  di  alcune 
Cariofillee  selvatiche  ed  anche  di  alcuni  Diantìius 


Fìg.  226.  —  Spore  di  Sorosporitim  Sapo 
(Ingrana.  200  diam.  circa)  (rial  TuneuF). 

coltivati,  si  notano  in  alcuni  casi  degli  ingrossamenti 
sia  nella  parte  centrale,  che  nel  calice  o  nel  pedun- 
colo, a  deirimenlo  delle  altre  porzioni  fiorali  ilie  si 


182 


Patologia  vegetale 


sviluppano  mollo  imperfettamente  ed  irregolarmente. 
Le  protuberanze  rompendosi  lasciano  uscire  una  pol- 
vere costituita  da  spore  tondeggianti,  ocracee,  con 
un  diametro  di  10  a  16  (ji  (fig.  226). 

Gen.  Graphiola  Poit. 

Graphiola  Phoenicis  (Mong.)  Poit.  —  Sulle  foglie 
della  Phoenix  dactylifera  e  del  Chamaerops  humilis 
coltivati  nella  riviera  ligure,  nella  bassa  Italia,  in  Si- 
cilia ed  anche  nei  nostri  giardini,  si  va  sempre  più 
diffondendo  questo  fungillo  deturpando  enormemente 
le  foglie  stesse.  Tanto  nella  pagina  superiore  che  nel- 
l'inferiore il  fungo  produce  ricettacoli  cilindrici, 
neri,  molto  consistenti,  alti  1  mm.  o  poco  più,  larghi 
sino  a  0,5  mm.,  isolati  o  riuniti  in  gruppi  di  3  o  4. 
Alcuni  di  questi  non  giunti  a  completo  sviluppo,  sono 
perfettamente  chiusi  nella  parte  superiore,  altri  in- 
vece presentano  un  foro  circolare  che  mette  a  nudo 
la  massa  interna  gialliccia. 

Tali  ricettacoli  sono  formati  da  due  strati,  uno 
esterno  (exoperidio)  corneo  e  bruno,  l'altro  interno 
{endoperidio)  che  scompare  facilmente  e  nella  parte 
interna  dà  filamenti  molto  lunghi,  larghi  da  10  a  15  |x, 
striali,  e  che  portano  lungo  il  loro  decorso  numerose 
spore  globose  od  ellittiche,  con  un  diam.  di  3  a  6  jx, 
quasi  ialine. 

Nelle  foglie  malate  si  notano  frequentemente  mac- 
chie circolari  od  ellittiche,  grigiastre,  orlale  di  bruno, 
sulle  quali  si  sviluppano  anche  ricettacoli  di  Gra- 
phiola, prodotti  da  un  fungillo  (Diplodia)  che  dà 
organi  di  fruttificazione  in  forma  di  piccolissime 
protuberanze. 

Sulle  foglie  di  alcune  conifere  (Larice,  Piiius 
austriaca  e  montana)  il  Vuillemin  (1)  riscontrò  in 
questi  ultimi  tempi  due  fungilli  che  ri  feri  ad  una 
nuova  famiglia  di  Uslilaginee,  le  Hypostomacee. 

Le  specie  che  possono  interessare  l'agricoltore 
sono  la  Meria  Laricis,  che  si  sviluppa  sulle  foglie  del 
larice,  e  rHypostomum  llichianum,  che  cresce  sulle 
foglie  del  Pinus  austriaca  e  del  P.  montana. 

Le  due  forme  fungine  hanno  filamenti  miceliari 
ramificati,  settati,  circondati  da  una  guaina  muci- 
lagginosa;  penetrando  nelle  foglie,  determinano  la 
morte  dell'organo  colpito.  Gli  organi  di  riproduzione 
si  formano  in  vario  modo.  Nel  genere  Meria  un  fila- 
mento si  dispone  perpendicolarmente  alla  superficie, 
si  ingrossa  e  passa  nell'ostiolo  dello  stoma,  poi  si  sud- 
divide. Nel  gen.  Hijpostomum  si  forma  dapprima  un 
piccolo  gomitolo  mucilagginoso  per  l'anastomosi  di 
due  0  più  filamenti.  Da  questo  gomitolo  si  allunga  un 
tubo  che  va  verso  la  parte  esterna.  Nel  genere  Meria 
dal  tubo  che  arriva  all'osliolo,  ha  origine  un  prolun- 


gamento che  forma  un  conidioforo,  il  quale  si  divide 
dicotomicamente  in  diversi  rami  limitati  alla  base  da 
un  setto.  I  rami  terminali  portano  4  spore  laterali 
unicellulari,  incolore,  leggerraenteristrettenel  mezzo, 
lunghe  8-10  ia,  e  larghe  da  2,6  a  2,7  ja. 

Nel  genere  Hyposlomum  si  forma,  verso  la  super- 
ficie esterna  della  foglia  colpita,  nn  rigonfiamento  che 
dà  origine  ad  un  apparecchio  Gonidiale:  alcuni  fila- 
menti formano  come  una  specie  di  stroma  dal  quale 
si  prolungano  alcuni  tubi  ramificati,  saldali  fra  loro. 
Le  spore  hanno  una  grande  somiglianza  con  quelle 
dei  Fiisarium  e  misurano  da  20  a  27  a  per  2,5  a  3  [x. 
Sul  finire  della  stagione  propizia  alla  vegetazione  si 
formano  gruppi  di  10  a  20  cisti  diseguali,  con  parete 
ispessita,  nera. 

Cure  da  seguirsi  per  proteggere  i  cereali 
dalle  Uslilaginee. 

La  maggior  parte  delle  Uslilaginee  si  moltiplica 
per  mezzo  degli  organi  di  riproduzione,  che  cadendo 
sul  terreno,  trovano  nella  stagione  autunnale  o  nella 
primavera  le  condizioni  adatte  al  loro  sviluppo  e  di- 
ventano altrettanti  centri  d'infezione. 

L'agricoltore  dovrà  quindi  impedire  l'avvicina- 
mento delle  spore  ai  semi  che  si  affidano  alla  terra. 
Siccome  concorrono  anche  a  rendere  più  disastrose 
le  infezioni,  le  avverse  condizioni  atmosferiche  e  cul- 
turali, poiché  l'umidità  ed  il  letame  fresco  agevolano 
la  germolazione  delle  spore  e  la  formazione  degli 
sporidioli,  cosi  sono  da  consigliarsi  opportuni  dre- 
naggi, l'interramento  dei  semi,  l'uso  di  concime  già 
ben  fermentalo,  la  scelta  di  località  non  troppo  umide 
e  l'aerazione  del  seminato. 

Le  spore  e  gli  sporidioli  delle  Uslilaginee,  che  si 
trovano  nella  terra,  si  attaccano  facilmente  ai  semi 
delle  graminacee  ed  emettono  un  tubetto  germinativo 
che  forai  giovani  tessuti  e  penetrando  nell'embrione 
che  sta  per  svilupparsi,  segna  il  principio  dell'infe- 
zione. Ciò  non  potrà  succedere  se  si  dispone  attorno 
ai  semi  una  sostanza  che  possa  uccidere  i  tubetti 
germinativi  o  le  spore  e  gli  sporidioli.  Si  consiglia  la 
calce,  il  solfato  di  rame  ed  il  solfato  si  soda.  Risul- 
tali sicuri  si  hanno  col  solfato  di  rame  e  calce. 

Si  prepara  in  un  recipiente  di  legno  una  soluzione 
al  0,5,  all'I  od  anche  al  2  o  3  %  di  solfato  di  rame 
e  dentro  a  questa  si  immergono  i  semi  in  modo  che 
siano  coperti  e  vi  si  lasciano  per  qualche  ora,  oppure 
(pel  caso  del  2  o  3  %)  per  una  trentina  di  minuti 
smuovendoli  leggermente  in  modo  che  restino  tutti 
bagnati,  ma  non  rotti. 

Si  tolgono  quindi  dall'acqua  e  si  dispongono  in  un 
ambiente  asciutto  gettandovi  sopra  una  certa  quan- 
tità di  calce  in  modo  da  ben  prosciugarli.  Si  forma 


(1)  Vuillemin  P.,  Les  Hypostomacées, 
Sciences,  1896,  pag.  543). 


famille  de  Champignoiis  parasites  (Compi.  Hend.  de  l'Acad.  des 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi 


in  tal  modo  attorno  al  seme  un  deposito  di  sostanza 
che  ucciderà  i  germi  delle  Uslilagiiiec.  Quando  i  semi 
sono  ben  asciutti  converrà  aflidarli  subito  al  terreno. 

Trabut  propose  di  immergere  i  semi  in  una  solu- 
zione di  solfo  sublimato  Kg.5,  soda  caustica  Kg.3,350, 
colofano  polverizzato  Kg.  0,100. 

Altri  consigliano  di  ricorrere  al  calore  ed  immer- 
gere replieatamente  i  semi,  per  mezzo  di  cesti,  in 
acqua  calda  a  52''-54°-55<>  lasciandoli  ad  ogni  im- 
mersione solo  pochi  secondi.  É  però  un  metodo  poco 
pratico. 


EDBASIDIOMICETI 

Si  dividono  in  due  gruppi  a  seconda  cioè  che  hanno 
i  basidii  settati  (Protobanidiomireli)  o  continui  (Ati- 
tobasidiomiceli).  I  primi  si  suddividono  in  due  ordini 
a  seconda  che  hanno  i  basidii  settati  trasversalmente 
{Uredinee)  o  longitudinalmente  (Tremellinee). 

PROTOBASIDIOMICETI 

Ord.  Uredinee. 

Sono  l'ungili  parassiti  di  piante  erbacee  e  legnose, 
sulle  quali  producono  malattie  conosciute  col  nome 
di  ruggini  per  un  deposito  polverulento  rosso  rug- 
gine che  formano  sulla  superficie  dell'organo  colpito. 
Il  sistema  di  vegetazione  è  rappresentato  da  ife  rami- 
ficale, con  setti  trasversali  molto  pronunciati,  che 
scorrono  quasi  sempre  fra  gli  spazi  intercellulari,  e 
generalmente  in  punti  molto  limitati  (che  possono 
però  essere  molto  vicini  e  frequenti)  dell'ospite,  pro- 
ducendovi 0  delle  semplici  macchie  isolate,  o  con- 
fluenti, 0  dei  rigonfiamenti  e  deformazioni  partico- 
lari. In  rari  casi,  come  per  la  ruggine  deìV Euphorbia 
c!ipari,iKÌas  e  di  alcuni  alberi,  la  pianta  resta  tutta 
deformata. 

Nel  loro  sviluppo  si  nota  un  polimorfismo  mollo 
spiccato  per  cui  una  medesima  specie  appare  con 
organi  di  riproduzione  ben  diversi,  che  si  l'ormano, 
0  sempre  sulla  medesima,  o  sopra  un'altra  pianta 
ospite. 

I  filamenti  miceliari  destinali  alla  formazione  degli 
organi  di  riproduzione,  si  portano  generalmente  sotto 
l'epidermide,  ove  si  riuniscono  in  un  fittissimo  in- 
treccio dello  Hlromu,  che  si  dispone  nel  senso  della 
lunghezza  della  foglia  o  del  ramo.  La  porzione  esterna 
dello  stroma  dà  origine  gradatamente  a  filamenti 
eretti,  che  sollevandosi  perpendicolarmente  alla  su- 
perficie delle  foglie  o  dei  tessuti  rompono  l'epider- 
mide e  si  suddividono,  in  seguito  forse  anche  ad  un 
atto  di  copulazione,  gradatamente  in  spore.  Si  hanno 


(1)  MlT&BE,  Note  on  Ustilago  esculenta  (Botan.  Maga- 
tine, 1895). 


corpi  riproduttivi  estivi  od  uredospore  (forme  cono- 
sciute col  nome  di  Credo)  e  quindi  autunnali  o  teleu- 
tospore. 

Le  uredospore  o  spore  estive,  di  forma  ovale  o 
tondeggiante,  unicellulari,  hanno  un  episporio  sottile, 
verrucoso,  incoloro,  con  3  o  4  jìori  nella  regione 
equatoriale  ed  un  contenuto  di  grarmli  rossi.  Stac- 
candosi dall'ospite  germogliano  prontamente,  produ- 
cendo direttamente  nuovo  micelio,  e  servono  cosi  a 
diffondere  il  malanno  nella  stagione  estiva. 

Infatti  se  una  uredospora  cade  sopra  una  parte 
sana  d'un  vegetale,  in  una  settimana  al  più  si  notano 
nella  porzione  colpita  delle  pustole  con  uredospore. 

Le  teleutospore  o  spore  d'inverno  sono  rivestite  da 
una  membrana  ispessita  e  cutinizzata  ed  emettono 
germogliando,  dei  basidii  un  po'  irregolari  con  4  spo- 
ridioli. 

Un  sello  trasversale  può  anche  (genere  Puccinia) 
dividerle  in  due  loculi  dai  quali  esce,  per  mezzo  di 
un  poro  germinativo,  l'endosporio  in  forma  di  tubo 
allungato  o  basidio  che  si  divide  in  4  loculi  per  mezzo 
di  setti  trasversali,  e  produce,  lateralmente,  delle 
punte  0  sterigmi  dai  quali  escono  delle  piccole  spore 
0  sporidioli  0  conidii.  Gli  sporidioli,  germinando, 
formano  sulla  medesima  (specie  autoiche)  o  sopra 
un'altra  pianta  ospite  (specie  e/cmc/if)  delle  picco- 
lissime macchie  o  sporgenze  m  forma  di  bottiglia 
(spermogonii  od  ecidioli),  contenenti  minulissiini 
conidii  (spermazii  od  ecidiospore).  In  vicinanza  degli 
ecidioli  e  nella  pagina  inferiore,  quando  l'infezione 
si  manifesta  sulle  foglie,  hanno  origine  dei  corpi  spe- 
ciali in  forma  di  scodella,  riuniti  in  prominenze  ben 
visibili  ad  occhio  nudo  e  che  sono  anche  utilizzati 
come  cibo  (1  ).  Tali  corpi  detti  ecidii  (e  che  deter- 
minano delle  forme  conosciute  col  nome  di  Aecidium) 
rivestili  da  una  membrana  o  perìdio,  producono  delle 
ecidiospore  tondeggianti. 

Le  teleutospore,  i  cui  caratteri  importantissimi  ser- 
vono per  la  classificazione  delle  Uredinee,  (ormano 
dei  cespitoli  di  solilo  bruni,  che  .servono  alla  propa- 
gazione delle  infezioni  dall'una  all'altra  annata. 
L'ErikssOiN  (2)  avrebbe  però  dimostrato,  con  alcune 
esperienze  falle  nel  suo  laboratorio,  che  alcune  rug- 
gini, come  quelle  dei  cereali,  vivono  allo  stalo  mico- 
plastico,  cioè  allo  slato  latente,  nell'  interno  delle 
piante  ospiti  e  che  col  manifestarsi  di  determinale 
condizioni  favorevoli,  assumono  la  forma  miceliare. 
Questa  ipotesi  del  chiarissimo  botanico  svedese  ha 
bisogno  di  essere  chiarita  con  nuove  prove,  tanto  più 
che  il  BoLLEY  in  recenti  ricerche,  non  avrebbe  con- 
fermate le  supposizioni  dell' Eriksson. 

Contro  le  ruggini  non  si  conosce  alcun  rimedio 
sicuro  ed  efficace.  Conviene  quindi,   per  limitare 

(2)  Principaux  résullats  des  recherclies  sur  la  rouille 
des  céréales  exécutées  en  Suède  {Rev.Bot.,  1898,  d.  110). 


Patologia  vegetale 


l'infezione,  tagliare  subito,  per  quanto  sarà  possi- 
bile, le  piante  colpite.  Ciò  sarà  specialmente  neces- 
sario per  le  piante  pratensi,  avendo  I'Ostermann 
notato  uno  speciale  avvelenamento  in  tre  mucche 


nutrite  con  veccia  fresca  colpita  dalla  ruggine  della 
fava. 

Per  meglio  classificare  i  generi  delle  Uredinee, 
diamo  la  seguente  chiave  analitica  : 


Teleutpspore  libere  o  tutto  al  più  aggruppate  in  cìuffetti  polverulenti    .  2 

Il  densamente  riunite  fra  loro  in  vario  modo 4 

Teleutospore  uni-  q  biloculari, dotate  di  un  solo  poro  germinativo,  conidii 

e  spermogonii  rotondi,  regolari 3 

Teleutospore  formate  da  3,  5  o  6  loculi,  sovrapposti  in  serie,  dotate  per 

lo  più  di  4  pori  di  germinazione,  forme  con  ecidii  e  spermogonii 

disposti  in  strali  allargati  ed  irregolari Gen.     Phragmidium  (3) 

Teleutospore  sempre  uniloculari Gen.     Uromyces  (1) 

Il  biloculari ii      Puccinia  (2) 

Teleutospore  disposte  in  larghi  strati  o  placche  orizzontali  non  gelatinose  5 

Il  riunite  in  modo  da  formare  delle  larghe  placche  o  sori 

gelatinosi,  orizzontali  o  verticali Gen.     Gymnosporangium  (4) 

Teleutospore  ammassate  in  corpi  cilindrici,  lesiniformi,  verticali     .     »      Cronarlium  (7) 
Teleutospore  uniloculari,  riunite  in  modo  da  formare  delle  croste  bru- 

nicce  0  quasi  nere,  distribuite  in  piccole  macchie     ....     Gen.     Melanipsora  (5) 

Teleutospore  pluriloculari 6 

Teleutospore  divise  in  loculi  da  setti  trasversali 7 

Il  11       in  loculi  da  setti  longitudinali  o  leggermente  obliqui 

e  riunite  in  larghi  strati  grigiastri Gen.     Caìypiospora  (9) 

Teleutospore  con  episporio  molto  ingrossato,  di  aspetto  vitreo,  probasidio 

unicellulare  con  uno  sporidiolo Gen.     Coleosporium  (6) 

Teleutospore   con  episporio   sottile,  probasidio  pluricellulare  con  più 

sporidioli Il      Chrysomyxa  (8) 


Gen.  Uromyces  Link. 

Questo  genere  comprende  parecchie  forme  paras- 
site specialmente  delie  Leguminose.  Le  teleutospore 
unicellulari  portate  da  un  pedicello  più  o  meno  allun- 
gato, hanno  un  esosporio  ingrossato  e  per  lo  più  liscio, 
di  color  giallo  o  giallo-ruggine,  un  endosporio  con 
un  unico  poro  terminale  di  germinazione  e  proto- 
plasma interno  granuloso,  con  goccioline  oleose. 

Hanno  spermogonii  per  lo  più  globosi  ed  immersi 
nel  substrato  ;  ecidii  pure  immersi,  regolari,  prima 
tondeggianti  poi  allargati  e  con  un  pseudoperidio  bene 
sviluppato. 

Parecchie  specie  presentano  le  diverse  forme  frut- 
tifere sul  medesimo  ospite  (specie  autoiche),  altre 
invece  emigrano  da  un  vegetale  all'altro  (specie 
eteroiche). 

Forme  autoiche. 

Teleutospore   con  pedicello   bene  sviluppato 

e  persistente. 

Uronijces  Fabac  (Pers.)  De  Bary  (Ruggine  o  nebbia 
delle  fave).  —  Colpisce  i  fusti  e  le  foglie  delle  piante 
di  fava  e  si  rende  specialmente  manifesta,  quando  le 
piante  dovrebbero  aver  già  raggiunto  il  completo  svi- 
luppo, sotto  forma  di  numerose  pustole  tondeggianti, 
polverulenti,  di  color  rosso  brunastro  (fig.  22T-228). 


Gli  sporidii  che  si  formano  in  primavera  dalla  ger- 
minazione delle  spore  invernali,  germinano  pronta- 
mente sulle  giovani  pianticelle  di  fava,  emettendo  un 
filamento  miceliare  che  si  addentra  nei  tessuti  forando 
l'epidermide;  esso  produce  in  pochi  giorni  ed  in  alcuni 
punti  del  fusticino  o  delle  foglie  piccolissimi  corpi 
Ispermogonii)  con\c\,  giallo-rossicci,  riuniti  in  gruppi 
di  quattro  o  cinque  ed  ecidii  che  spiccano  in  mezzo 
a  macchie  circolari  e  generano  ecidiospore  globose 
0  brevemente  ellittiche,  di  color  giallo  rossiccio, 
leggermente  verrucose  ed  aventi  un  diametro  di  16 
a  26  iji.  Le  ecidiospore,  germinando  sulla  medesima 
pianta,  producono,  nella  stagione  estiva,  le  pustole  o 
sori  tondeggianti,  brunicci,  disseminati  o  riuniti  in 
gruppi,  dai  quali  esce  la  polvere  finissima  costituita 
da  uredospore  ellittiche  od  ovali,  ocracee  ed  aculeate, 
lunghe  da  17  a  35  (j.  e  larghe  da  17  a  25  tx.  Le  ure- 
dospore che  si  mettono  in  libertà  germinano  pron- 
tamente producendo  nuove  infezioni,  tantoché  si 
possono  avere  3,  4  ed  anche  5  generazioni  di  uredo- 
spore. Sul  finire  dello  sviluppo  della  pianta  os|iite,  lo 
stroma  produce  teleutospore  che  restano  aderenti  alla 
pianta,  mentre  le  uredospore  se  ne  staccano  molto 
facilmente  ed  appaiono  come  pustole  polverulenti, 
rosso-brunastre.  Le  teleutospore  sono  ovoidali  o  eia- 


Ifomiceti  od  Eumiveti  {Funghi 


Fig.  227.  —   Ramo  di  Fava  con  pustole  di  Uromyces  Fabae ;  i,  Uredosporp. 
(Iiiur.  300  (iiam.  circa). 


vato-ellitliclie,  con  episporio  molto  marcalo,  special- 
mente all'apice  ove  misura  uno  spessore  di  6  a  7  y., 
con  una  papilla  circolare,  attraversata  da  un  piccolo 
forellino  ;  hanno  una  colorazione  castagno-bruna,  più 
oscura  verso  l'estremità  superiore,  misurano  una 
lunghezza  di  24  a  47  per  17  a  30  a,  e  sono  sostenute 
da  un  pedicello  persistente,  lungo  sino  a  i  10  a,  inco- 
loro 0  leggermente  gialliccio  all'eslremità  superiore. 


Fig.  228.  —  Uromyces  Fabae. 

A,  Ureilospore.  -  B,  Tclcntospore.  -  C,  Telculospora  con  basidio 
e  sporidii  (iiisr.  250  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 

Vive  sopra  alcuni  Orobus,  Lalhyrus,  Ervum,  ma 
predilige  il  genere  Vieta  e  specialmente  la  Vida 
Faba.  Il  Plowright  la  ritiene  parassita  anche  del 
pisello  e  sembrerebbe  anzi  che  gli  sporidii  possano 
germinare  solo  sulle  piante  di  fava  e  pisello. 

Arreca  danni  ai  seminali  a  fave,  poiché  le  piante 
0  non  maturano  i  loro  frutti  o  non  possono  più  ser- 
vire per  la  fissazione  dell'azoto  e  quindi  pel  sovescio. 


Teleutospore  con  pedicello  esile  dal  quale 
si  staccano  facilmente. 

Uromyces  trifolii  (Hedw.)  Lèv.  {Ruggine  del  trifo- 
glio). —  Vive  sulle  diverse  specie  di  Trifolium,  ma 
in  particolar  modo  sul  T.  repens  nel  quale  si  possono 
osservare,  almenonellediverse  regioni  dell'alta  Italia, 
i  diversi  stadi  di  sviluppo.  Verso  la  metà  del  mese  di 
aprile  o  tutt'al  più  nei  primi  giorni  di  maggio,  com- 
paiono sulle  lamine  e  sui  piccioli  fogliari  gli  spermo- 
gonii  di  color  giallo  miele  disposti  in  minutissimi 
gruppi  ed  a  breve  distanza  gli  ecidii  cilindrici,  bian- 
chicci, i  quali  isolatamente  od  in  gruppi  circolari 
procurano,  se  si  sviluppano  nelle  nervature,  una 
distorsione  nella  lamina  fogliare;  le  ecidiospore  sono 
tondeggianti,  leggermente  angolose,  coperte  da  mi- 
nute verruche,  di  color  aranciato  sbiadilo  e  misurano 
un  diametro  di  14  a  23  u. 

Quasi  contemporaneamente  si  formano  i  sori  ure- 
dosporiferi,  tondeggianti  od  ellittici, riuniti  ingruppi, 
giallo-aranciati,  circondati  per  lungo  tempo  dall'epi- 
dermide a  guisa  di  coperta.  Il  micelio  che  dà  origine 
a  tali  sori,  sviluppandosi  quasi  sempre  in  modo  stra- 
ordinario nell'interno  dei  tessuti,  produce  sui  piccioli 
e  sulle  nervature  delle  protuberanze  e  varie  distor- 
sioni anche  molto  pronunciate,  in  modo  da  rendere 
ben  marcati  i  punti  colpiti  dal  malanno  (fig.  220). 
Le  uredospore  sono  (|uasi  tondeggianti  od  ellittiche, 
aculeate,  di  color  giallo  marrone  piuttosto  chiaro,  e 
misurano  una  lunghezza  di  22  a  26  a  per  18  a  20  [a 
di  larghezza. 

Alle  uredospore  subentrano  quindi  le  teleutospore 
(fig.  229  e  230),  ellissoidali  o  piriformi,  colorate  in 


24  —  Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  I. 


Patologia  vegetale 


Fig.  229.  —  Uromyces  trifola.  A  destra 
di  picciolo  ingrandito  con  ecidii  e  fc 
300  diametri  circa). 


anta  e  foglia  di   Trifoglio  con  ecidio  in  a,  6,  e  ;  a  sinistra  porzione 
ie  con  pustole  leleutosporiclie  in  a;  1,2,3,  teleutospore  (ingrand. 


aranciato  bruno  e  munite  all'apice  di  una  papilla  di 
colore  meno  intenso,  lunghe  da  20  a  35  [x,  larghe 
da  15  a  22  \>.,  e  riunite  in  ciuffi  tondeggianti,  bruni, 
molto  prominenti  e  coperti  a  lungo  dall'epidermide. 


99P 


Fig.  230.  —  Teleutospore  di  Uroìnyces  trifola. 
(Ingr.  250  diam.  circa)  (dal  Pbillieux). 

Il  Ludwig  avrebbe  anche  osservato  due  forme  diverse 
di  ciuffi  di  teleutospore,  cioè  quelli  prodotti  da  un 
micelio  già  da  lungo  tempo  generato  che  produrreb- 
bero delle  specie  di  callosità  sul  fusto  e  resterebbero 
per  un  maggiore  periodo  di  tempo  coperti  dall'epi- 
dermide, e  quelli  di  micelio  giovane  che  sarebbero 
piccoli,  disseminati  sulle  foglie  e  coperti  per  breve 


tempo  dall'epidermide.  Il  micelio  prodotto  dal  primo 
sviluppo  degli  sporidioli  si  può  mantenere  in  vita 
per  un  lungo  periodo  di  tempo  e  produce  successi- 
vamente ecidiospore,  uredospore  e  teleutospore.  E 
questo  accade  non  solo  nelle  regioni  montuose,  come 
sostiene  il  Prillieux,  ma  anche  nel  piano,  come  ho 
potuto  constatare  per  parecchi  anni  di  seguito  in  al- 
cuni punti  fuori  delle  mura  di  Casale  Monferrato, 
ma  però  sempre  sopra  individui  di  T.  repens.  Sulle 
altre  specie  di  TrifoUum,  come  sul  T.  pratense,  non 
si  formano  che  uredospore  e  teleutospore. 

Uronijces  appendiculalus  (Pers.)  Link.  =  U.  pha- 
seoU  Wint.  (Ruggine  del  fagiolo).  —  Vive  parassita 
del  fagiolo  {Phaseolus  vulgaris)  e  delle  cosi  dette 
cornette  o  fagiolini  {Dolichos  melanophthalmus), 
determinando  uno  sviluppo  anormale  della  pianta  e 
quindi  dei  frutti. 

Il  malanno  compare  sulle  foglie  delle  giovani  pian- 
ticelle in  foi'ma  di  piccolissime  macchie  bianche  do- 
vute agli  spermogonii.  In  breve  le  macchie  si  allar- 
gano, se  ne  formano  delle  altre  aventi  un  diametro 
di  1  a  2  mm.  esi  producono  gli  ecidii  con  ecidiospore 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Funghi) 


angolose,  con  piccole  punteggiature  ialine,  lunghe 
da  1 7  a  32  [x  e  larghe  da  14  a  23  \j..  Gli  spermogonii  e 
gli  ecidii  colpiscono  però  pochissimo  l'occhio  dell'os- 
servatore, mentre  nella  stagione  primaverile  si  notano 
in  grandissimo  numero  sulle  foglie  e  sui  fusti  delle 
pustole  (sori)  tondeggianti  (fig.  231),  di  color  rosso 


Fig.  231.  —   Uromyces  appendiculatus. 

i,  Foglia  di  Fagiolo  con  pustole.  -  2,  Sezione  di  foglia  con  accrvoli. 
-  3,  Ureiluspurc.  -  4,  Teleutospore  (ingrand.  250  diani.  circa)  (da  Briosi 
e  Cavaua). 

brunastro,  contenenti  uredospore  rotonde  o  breve- 
mente ellissoidali,  con  episporio  brunastro  ed  acu- 
leato,  lunghe  da  24  a  33  e  larghe  da  16  a  20  a  (fi- 
gure 231  e  232).  I  sori  teleutosporiferi,  che  a  questi 


Fig.  232.  —  Uromyces  appendiculatus. 
X,  Uredospore.  -  lì,  Teleutospore  (ingrand.  2.">0  diam.  circa). 

(Hai   l'RlLLlEUX). 

succedono,  hanno  una  colorazione  bruna  e  teleuto- 
spore ellittiche,  molto  ingrossate  all'apice,  intensa- 
mente brune,  con  una  papilla  prominente,  ialina, 
lunghe  da  26  a  35  a,  larghe  da  20  a  26  a.  Le  teleu- 
tospore sono  quelle  che  propagano  il  malanno  dal- 
l'una all'altra  annata,  per  cui  bisogna  bruciare  tutte 
le  piante  che  si  presentano  colpite. 

Nel  Messico,  le  piante  di  fagiolo  (fusti,  foglie  e  pe- 
duncoli) sono  da  qualche  tempo  colpite  da  \ia' Uro- 


myces obscura  Diet.  et  Holvv.  (1),  con  uguale  forma  di 
pustole,  dapprima  aranciate  e  quindi  bruno-castane. 
Uromyces  Betae  (Pers.)  Kuhn  (lìiia/jiiic  della  bar- 
babietola). —  Sulle  giovani  foglie  delia  Inirbahielula 
{Bela  vìdgarin)  comunemente  coltivala,  si  nolano  fre- 
quentemente nel  mese  di  aprile  o  maggio  dei  minu- 
tissimi puniicini  (spermogonii)  di  color  giallo  miele, 
accompagnati  o  seguiti  a  pochi  giorni  di  distanza  da 
ecidii,  i  quali  si  sviluppano  specialmente  in  macchie 
giallicce,  tondeggianti  od  allungate,  con  ecidiospore 
angolose,  tondeggianti,  di  color  aranciato,  aventi  un 
diametro  di  16-22-26  \t..  Sulle  foglie  e  sui  piccioli 
compaiono  quindi  (sul  finire  di  maggio  od  in  giugno) 
un  grandissimo  numero  di  piccole  pustole,  tondeg- 
gianti, di  color  bruno  castagno,  dalle  quali,  in  seguito 
alla  rottura  dell'epidermide,  ne  escono  le  uredospore 
bruno-giallastre,  ellittiche  od  ovoidali  con  episporio 
munito  di  rari  e  minutissimi  aculei,  lunghe  da  23  a 
32  jji,  larghe  da  17  a  24  ijt.  Le  uredospore  si  staccano 
facilmente  e  venemlo  portate  in  altre  parti  della  foglia 
germinano  prontamente  emettendo,  dalla  porzione 
mediana,  un  tubo  germinativo, che  penetrando  nei  tes- 
suti della  foglia  produce  nuovo  micelio  e  nuove  ure- 
dospore nello  spazio  di  pochi  giorni.  Si  possono  avere 
cosi  durante  l'estate  una  diecina  di  generazioni,  finché 
sul  finire  del  mese  di  settembre  alle  uredospore  sot- 
tentrano le  teleutospore,  ovali  od  ellissoidali,  con 
una  papilla  incolora  all'apice,  di  colore  brunastro, 
liscie,  sostenute  da  esile  pedicello,  lunghe  da  1 6  a  35  fji, 
larghe  da  19  a  25  tx,  e  riunite  in  sori  bruno-neri.  La 
propagazione  del  malanno  ha  luogo  per  mezzo  delle 
teleutospore  le  quali  cadono  sul  terreno,  si  manten- 
gono in  vita  nella  stagione  invernale  e  nella  prima- 
vera successiva  producono  probasidio  con  sporidioli. 
Ho  potuto  però  osservare  in  alcune  foglie  malate  di 
barbabietola  da  foraggio,  che  mi  furono  spedite  da 
Mirano  (Venezia),  come  le  uredospore  possono  ger- 
mogliare anche  dopo  sei  o  sette  mesi,  facilitando  cosi 
la  propagazione  della  malattia. 

Forme  eteroiche. 
l'roniyces  Pisi  (Pers.)  De  Bary  =  Accidium  Ci/pa- 
rissiae  D.C.  {Ruggine  del  pisello).  —  Si  sviluppa  sulle 
piante  di  pisello,  del  cece  e  sopra  alcuni  Lalligrus 
{L.  tuberosiis,  L.  pralensis)  e  veccie  selvatiche,  e 
quasi  sempre  con  tale  intensità  da  produrre  anche  la 
morte  degli  individui.  L'esemplare  colpito  si  rico- 
nosce, poiché  ha  i  fusti  irregolarmente  sviluppati, 
i  rami  di  molto  ridotti  in  lunghezza,  pochissimi  i 
fiori  e  foglie  piccole,  contorte,  gialle  e  munite, 
nella  pagina  inferiore,  di  pustole  uredosporiche, 
circolari,  di  colore  rosso  bruno  (fig.  233).  Le  ure- 
dospore, che  si  mettono  facilmente  in  libertà,  sono 
ovali  0  sferiche,  aculeate,  giallicce,  e  misurano  un 

(1)  Botanical  Gai.,  1897. 


Patologia  vegetale 


diametro  di  17  a  24  u..  Alle  pustole  uredosporiche 
sottentrano,  sulla  foglia  o  lungo  il  fusto,  quelle  teleu- 
tosporiche  molto  più  marcate  e  di  color  bruno  nero, 
contenenti  leleulospore  ovoidali,  finamente  punteg- 
giate, di  color  bruno  castagno,  con  una  papilla  pro- 
minente ed  incolora  all'apice,  lunghe  da  20  a  32  \i, 
larghe  da  18  a  21  a  (ng.234). 


Fig.  233. 

Brattee  di  Pisello  con  pustole  di  Uromyces  Pisi. 

(D:i  limosi  e  Cavaiu). 


Fig.  234.  —  Teleutospore  di   Uromyces  Pisi. 

Il  n.  i  ingrand.  300  diametri  circa  (da  Briosi  e  Cavara)  ;  il  n.  2 

ingr.  250  diam.  circa  (dal  Prillieux). 

Prima  del  pisello  il  fungillo  invade,  sotto  forma 
•ecidica  e  spermogonica  VEuphorbia  cyparissias,  pro- 
ducendo anche  in  questa  pianta  una  notevole  trasfor- 
mazione. I  fusti  risultano  con  un  diametro  più  pro- 
nunciato che  non  allo  stato  normale,  privi  di  fiori 
all'estremità  e  foglie  ovali,  carnose,  giallo-verdastre, 
coperte  dapprima  da  minuti  spermogonii,  giallicci,  e 
quindi  da  numerosissimi  ecidii,  molto  prominenti, 
col  peridio  incoloro  che  si  lacera  facilmente,  ed  eci- 
diospore  tondeggianti  o  poligonali,  verrucose,  di  color 
aranciato,  ed  aventi  un  diametro  di  17  a  26  u.  (fi- 
gura 235). 

Tale  malanno  si  propaga  o  per  mezzo  delle  teleu- 
tospore che  possono  produrre  probasidio  e  sporidioli 
nella  stagione  primaverile  che  vanno  poi  a  colpire  le 
Euforbie,  o  per  mezzo  della  forma  ecidiosporica, 
poiché  il  micelio  si  mantiene  in  vita  anche  durante 
la  stagione  invernale  nella  porzione  inferiore  delle 


piante  colpite  e  passa,  nella  stagione  primaverile, 
sopra  i  ceppi  sani  formando  nuovi  ecidii. 

Conviene  quindi  isolare  e  bruciare  subito  le  piante 
malate  e  specialmente  le  Euforbie  che  si  trovano  in 
vicinanza  degli  orti. 


Fig.  235.  —  Pianta  di  Euphorbia  cyparissio 
colpita  dalWromyces  Pisi  (dal  Tubeuf). 

Uromyces  striatns  Schroeter  {Ruggine  del  trifoglio 
e  dell'erba  medica).  —  Forma  sui  piccoli  trifogli,  o 
sul  Lotus  corniculatus,  o  snWerba  medica,  delle  pu- 
stole tondeggianti  (fig.  236),  di  color  castagno  o  bruno, 


Fig.  236.  —   Erba  medica  con  pustole 
di   Uromyces  striatus. 

con  uredospore  tondeggianti  ornate  da  minuti  aculei, 
brunastre,  aventi  un  diametro  di  17  a  23  [/,  e  quindi 
teleutospore  ovali,  ellittiche  o  periformi,  di  colore 
bruno  castagno,  marcate  da  minutissime  linee  longi- 
tudinali ondulate,  e  dotate  all'apice  di  una  papilla 
ben  distinta  e  brunastra,  lunghe  da  18  a  28  n,  larghe 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


180 


da  14  a  20  n-  Le  forme  spermogoniche  ed  ecidio- 
sporiche  si  sviluppano  pure  suW Eiiphorbia  cypa- 
rissias  producendovi  delle  deformazioni  ancora  più 
marcate  che  non  nelle  infezioni  dell' f/.  Pisi. 
Forme  uredosporiche  e  teleulosporiche. 
Uromyces  Lupini  Sacc.  (Ruggine  del  lupino).  —  Vive 
sulle  foglie  dei  lupini  (Lupinu-s  albus  L.,  luteus  L., 
digitatus  Fork.)  che  rende  gialle  e  fa  avvizzire  pre- 
cocemente. Sulle  lamine  fogliari  e  specialmente  nella 


Fig.  237.  —   iiromyces  caryophillmus. 
1,  Pianta  di  Garofano  con  pustole.  -  2,  Sezione  di  foglia  con  teleuto- 
spori-.  -  3,  Uredospore.  -  4.  Teleulospore  (in«T.  850  diam.  circa)  (da  Briosi 
e  Cavaba). 

pagina  inferiore,  si  possono  notare  minutissime  pu- 
stole di  varia  forma,  giallo-ocracee,  contenenti  ure- 
dospore ovali  od  allungate,  verrucose,  di  color  giallo 
sbiadito,  con  un  diametro  di  14-16-20  [x;  in  seguilo 
gli  acervoli  diventano  brunastri  e  sviluppano  teleu- 
tospore  globose,  bruno-castane,  con  un  breve  pedun- 
colo, del  diametro  di  14-16-18  y.. 

È  abbastanza  comune  nei  seminati  a  lupino  ed  ar- 
reca danno  nella  produzione  del  frutto  che  riesce 
stentata  e  scarsa. 


Uromjces  caryophillinus  (Schrank)Schroeter  (/?«<?- 
gine  dei  garofani).  —  Vive  sulle  foglie  e  sui  fusti 
dei  garofani  coltivati  e  selvatici  (Diantlius  Caryo- 
phiÙus  L.,  D.  prolifer  L.,  D.  superbux  L.),  nonché 
sulla  Gjipsopiiìjla  paniculala  L.,  determinandovi  pu- 
stole brune  ben  manifeste,  tondeggianti  od  allungate, 
disposte  anche  in  serie  lineari  conlluenti.  Gli  organi 
invasi  restano  pertanto  deformati  ed  uccisi. 

Le  pustole  uredosporiche,  rotta  l'epidermide, 
emettono  uredospore  tondeggianti  od  ellissoidali, 
aculeolate,  brunastre,  con  un  diametro  di  18-20  a 
40  a  ;  le  teleutosporiche  emettono  teleutospore  ton- 
deggianti, ovali,  brune,  con  papilla  chiara  e  depressa, 
a  pedicelli  piuttosto  brevi,  lunghe  23-35  ,u,  larghe 
15-22  [il  (fig.  237). 

Appena  appare  il  malanno  conviene  staccare  e 
bruciare  le  parti  colpite. 

Le  Uromyces  sono  comunissime  sulle  piante  selva- 
tiche come  rU.  poligoni  (Pers.)  Fuck.,  l'I).  Itumicis 
(Schun.)  Winter  sui  Rumex,  l'U.  Ceranii  (De.)  Otth. 
sui  geranii,  l'U.  Dactjlidis  Otth.  che  forma  ecidii 
disposti  in  zone  circolari  sui  Ranunculus,  e  sori  aran- 
ciati, con  uredospore  brunastre  e  teleutospore  sulle 
graminacee  dei  prati  {Dadylis,  Poa,  Avena,  Brachy- 
podium),  re.  Grvtiironii  (D.  C.)  Pass,  sui  Lilium, 
Muscari,  Eryllironium,  ecc.,  l'U.  Primulae  (D.  C.) 
Lèv.  sulle  primule,  e  l'U.  Ficariae  (Schum.)  Lèv.  sul 
R./ìcaria,  l'U.  Genistae  (Pers.)  Fuck. che  forma  sulla 
pagina  inferiore  di  alcuni  6'////*(/s  (specialmente  del- 
l'avorniello  C.  Lihurnum  L.)  e  Genista  e  Galega  <;///- 
cinalis,  ecc. ,  numerosi  acervoli  giallastri  (»/■('(/(«/;(»;■(•) 
e  bruno-castani  {teleutospore). 

Gen.  Puccinia  Pers. 

Le  specie  del  genere  Puccinia  riescono  dannose 
specialmente  alle  graminacee  coltivate,  sulle  quali 
producono  la  cosidetta  ruggine  dei  cereali. 

Le  forme  di  cui  si  conosce  il  completo  sviluppo, 
hanno  spermogonii,  ecidii,  uredospore  e  teleutospore 
biloculari,chesi  sviluppano  sulla  medesima(autoiclie) 
0  sopra  due  diverse  piante  ospiti  (eteroiche).  La  pro- 
pagazione della  specie  avviene  per  mezzo  delle  teleu- 
tospore che  germinano,  nella  stagione  propizia,  nel 
terreno  umido,  producendo  dai  due  loculi,  basidii  e 
sporidioli.  Alcune  forme,  che  vivono  anche  sulle 
piante  selvatiche  e  sulle  graminacee  perenni,  possono 
produrre  parecchiegeuerazioni  di  uredospore  le  quali 
nei  climi  temperati  si  mantengono  in  vita  durante  la 
stagione  invernale,  producendo  cosi  nuove  infezioni 
nella  successiva  annata. 

Forme  autoiche. 

Puccinia  .Asparagi  D.  C.  {Ruggine  dell'asparago). 
—  Quando  i  giovani  polloni  di  asparago  stanno  per 
emettere  le  prime  ramificazioni,  si  manifestano  gene- 
ralmente i  primi  sintomi  della  malattia  sotto  forma 


Patologia  vegetale 


di  macchie  giailicce, longitudinali, formatedagli  sper- 
mogonii  e  dagli  ecidii  con  ecidiospore  tondeggianti  o 
poligonali,  leggermente  verrucose,  giallo-aranciate 
internamente  e  con  episporio  incoloro,  con  un  dia- 
metro di  15  a  28  ^. 

Questa  prima  infezione  è  sempre  molto  limitata 
e  non  impedisce  che  debolmente  lo  sviluppo  delle 
pianticelle.  Nella  stagione  estiva  le  ecidiospore  ca- 
dendo sulle  diverse  parti  del  vegetale,  germinano 
prontamente;  il  tubetto  germinativo  entra  per  mezzo 
degli  stomi  nel  tessuto  dell'ospite  e  forma  micelio 
il  quale  produce  alla  superficie  dei  cladodii  e  dei 
fusti,  numerosi  sori,  castagno-bruni,  lungamente 
ricoperti  dall'epidermide  (fìg.  238)  e  contenenti  ure- 
dospore  tondeggianti  od  ellittiche,  coperte  da  minu- 
tissime punte,  bruno-grigiastre,  aventi  un  diametro 
di  20  a  30  [j..  Dopo  alcune  generazioni  di  uredospore, 


Fig.  238.  —  Rametto  di  Asparago  con  pustole 
di  Puccinia  Asparagi. 

che  servono  a  diffondere  il  malanno,  il  micelio  pro- 
duce sori  bruno-nerastri,  di  forma  ellittica,  con 
teleutospore  clavato-oblunghe,  tondeggianti  alla  base, 
leggermente  ristrette  nella  parte  mediana,  di  color 
bruno  castagno,  lunghe  35  a  52  |ji,  larghe  17  a  26  y., 
sostenute  da  un  pedicello  brunastro,  di  mediocre 
lunghezza,  al  quale  restano  sempre  attaccate. 

La  propagazione  del  malanno  avviene  per  mezzo 
dei  fusti  che  portano  un  gran  numero  di  teleutospore 
le  quali,  nella  stagione  primaverile,  pur  restando  at- 
taccate ai  fusti  in  parte  decomposti,  germinano  emet- 
tendo probasidio  e  sporidioli  che  passano  poi  nei 
nuovi  polloni  e  producono  infezioni.  Converrà  quindi 
non  solo  tagliare  al  suolo,  ma  anche  bruciare  i  fusti 
che  appaiono  rugginosi. 

Puccinia  Porri  (Sow.ì  Wint.  {Ruggine  del  pm-ro, 
delVaglid  e  ilrllii  cijiDlht).  —  Sulle  giovani  foglie 
delle  piaiilicirir  ili  piirr<i  (  Ailìiim  porrum),  di  cipolla 
(A.ccpa),  d'(iglio(A.s(i/ivii.m)e  di  molte  altre  specie 
selvatiche  del  genere  Allium,  si  notano  nella  prima- 
vera delle  larghe  macchie  giallo-rossastre,  con  ecidii 


disposti  in  serie  circolari  e  contenenti  ecidiospore 
(diametro  19  a  28  |ji.)  poligonali,  leggermente  ver- 
rucose, con  episporio  ialino,  ed  una  massa  interna 
giallo-aranciata.  Dopo  una  quindicina  o  ventina  di 
giorni,  sulle  foglie  maggiormente  sviluppate  ap- 
paiono delle  larghe  macchie  giailicce,  a  contorno 
ben  marcato,  con  numerose  pustole  rossicce,  sparse 
irregolarmente,  od  in  serie  ellittiche,  od  allungate, 
circondate  come  da  un  anello  rigonfiato  prodotto 
dall'epidermide  dell'ospite,  sollevata  e  rotta.  Le  ure- 
dospore che  escono  da  tali  sori,  sono  tondeggianti  od 
ellissoidali,  con  episporio  incoloro,  leggermente  acu- 
leato,  con  massa  interna  aranciata,  e  lunghe  da  20 
a  33  (ji,  larghe  da  18  a  27  a. 

Nelle  medesime  foglie'  si  forinann  infine  i  sori  teleu- 
tosporiferi  molto  più  liin.^iii,  (piasi  sempre  solitari, 
lungamente  coperti  dalia  epidermide  e  di  colore 
grigiastro,  contenenti  teleutospore  davate,  a  due 
logge,  di  color  bruno-castagno,  lunghe  da  28  a  45  (x, 
larghe  da  20  a  26  |a,  e  sostenute  da  un  esile  pedun- 
colo che  si  rompe  molto  facilmente:  frammiste  a 
queste  si  trovano  anche  teleutospore  uniloculari,  si- 
mili a  quelle  del  genere  Uromyces,  obovale,  brune, 
brevemente  peduncolate,  lunghe  da  25  a 36  [a,  larghe 
da  15  a  23  (x. 

Questo  fungo  si  può  in  alcuni  giorni  sviluppare  con 
tale  intensilà,  specialmente  nello  stadio  uredospo- 
rico,  da  compromettere  seriamente  il  raccolto  ; 
conviene,  anche  in  questo  caso,  tagliare  e  bruciare 
le  foglie  colpite. 

Puccinia  Heiianthi  Schwein  {Ruggine  del  girasole). 
—  Vive  parassita  sui  fusti,  lirallce  fiorali,  e  foglie 
del  girasole  e  di  vari  altri  Hetianl/ni.s,  cunie  //.  tube- 
rosus  L.,  H.  divaricatusL.,  ed  //.  cali  foni  icus  Dee. 
Le  foglie  specialmente  anneriscono  e  disseccano  pre- 
cocemente. 

Il  fungo  si  riconosce  dapprima  in  forma  di  larghe 
macchie  oblunghe,  con  spermogonii  ed  ecidii  circolari 
ed  ecidiospore  giallo-rossicce,  quindi  si  formano  pic- 
colissime pustole  tondeggianti,  di  color  bruno  casta- 
gno, con  uredospore  globose  od  ellittiche,  giallo- 
brune,  a  rari  aculei  (17  a  26  a  di  diametro)  ed 
infine  pustole  più  grandi,  prominenti,  sparse,  di 
color  bruno,  costituite  da  teleutospore  ellittiche  od 
allungate,  leggermente  ristrette  nel  setto  mediano,  di 
colore  castagno  bruno,  sostenute  da  un  pedicello  ci- 
lindrico, incoloro,  e  lunghe  da  38  a  50  [x,  larghe 
da  20  a  27  |x. 

Le  teleutospore  perdono  la  loro  facoltà  germina- 
tiva; cosi,  come  consiglia  Comes,  basterà  per  due 
anni  successivi  sospendere  la  coltivazione  degli 
Helianthus. 

Puccinia  Menthae  Pers.  {Ruggine  della  menta).  — 
Si  sviluppa  sui  fusti  e  sulle  foglie  della  Mentha  Pipe- 
rita L.,  M.  sylvestris  L.,  M.  aquatica  L.,  M.  rotundi- 
folia  L.  e  di  moltre  altre  Lamiacee.  Nella  primavera 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi 


101 


appaiono,  sempre  però  sopra  un  numero  limitatis- 
simo di  individui,  piccoli  rialzi  o  spermogonii  giallicci 
e  pustole  ecidiche,  rigonfiate,  sopra  macchie  rosso- 
porporine,  con  ecidiospore  ellissoidali,  verrucose, 
quindi  su  tulli  gli  individui  piccole  pustole  tondeg- 
gianti, circondate  dalla  epidermide  del  vegetale,  di 
color  giallo,  con  uredospore  globose  od  ellitticlie, 
finamente  aculeale  (17-28  u.  di  diametro),  bruno- 
ocracee.  Quando  la  pianta  è  già  in  gran  parte  dan- 
neggiala dal  fungillo,  sulle  foglie  quasi  secche,  e 
specialmente  nella  pagina  inferiore,  si  formano  pu- 
stole tondeggianti  o  leggermente  allungate  di  color 
bruno  nero,  con  teleutospore  ellittiche,  ristrette  leg- 
germente nel  mezzo,  con  episporio  verrucoso,  bruno, 
a  pedicello  allungato,  incoloro,  lunghe  20-35  ix, 
larghe  10-23  a. 

È  una  specie  molto  diffusa,  almeno  nelle  regioni 
piemontesi,  anche  nella  regione  alpina. 

Puccinia  violae  (Schum.)  D.  C.  —  Vive  sopra  le 
diverse  specie  di  Viola  che  crescono  liberamente  o 
sono  coltivate,  come  Viola  odorala  L.,  V.  tricolor  L., 
r.  canina  L.,  V.  sylveslris  Lam.,  ecc. 

Sulle  lamine  fogliari,  nervature  e  piccioli  ed  anche 
sui  peduncoli  fiorali,  si  formano,  in  primavera,  delle 
vescichette  o  ecidii  isolali  o  riuniti  in  gruppi,  gial- 
licci, che  determinano  la  distorsione  delle  nervature 
e  quindi  delle  lamine,  dei  piccioli  e  varie  ipertrofie. 
Gli  ecidii  contengono  ecidiospore  giallo-aranciate,  ver- 
rucose. Sulle  foglie  e  soprallullo  nella  pagina  infe- 
riore, compaiono,  in  seguilo,  numerose  piccole  pu- 
stole tondeggianti,  giallo-aranciate,  con  uredospore 
globose,  aculeale,  17  a  20  [a  di  diametro,  e  quindi 
pustole  bruno-castane,  con  teleutospore  oblungo- 
davate,  bruno-rugginose,  con  episporio  colorato  ed 
una  verruca  apicale  incolora,  sostenute  da  un  breve 
peduncolo,  lunghe  20-35  \i.,  larghe  15-20  ix. 

Nell'alto  Piemonte  si  è  pure  diffusa  sulle  foglie  e 
sui  peduncoli  fiorali  di  alcune  primule  coltivate,  la 
I'.  primulae  (11.  C.)  Duby,  in  forma  di  ecidii  giallicci, 
e  ([uindi  pustole  brune,  quasi  sempre  ipofille,  con 
uredospore  ovali  (19  a  22  u.)  e  teleutospore  brune, 
ellissoidali,  molto  allargale  superiormente  (22-30» 
15-18  u). 

Sulle  foglie  di  alcune  ombrellifere,  ma  specialmente 
àvW'Aiillnisrns  rarfolium  (cerfuglid)  si  sviluppa, 
nelle  InralilaclcNalc,  ia  IM'iin|iinclla(' i  Sllaii>~  ,  laiik. 
con  piisliilc  iireildspiinclii'  rdssd-ljruiic  e  li'lciiluspci- 
riche  bruno-nere,  contenenti  teleutospore  ad  epi- 
sporio reticolato. 

K  anche  abbastanza  comune  la  I».  tragopogonis 
(Pers.)  Corda,  che  cresce  sulle  foglie  dei  Tragoporjon 
e  della  Scorzonera,  producendovi  ecidii  e  pustole 
brune  con  teleutospore  ellittiche  e  verrucose,  brune 
(20-48  »  20-38).  Cosi  sui  culmi  del  5ew-/)!M/acM«AW.«L. 
adoperato  per  lavori  di  sparleria,  vive  la  P.  Scirpi 


D.  C.  in  forma  di  pustole  vescicoliforini,  iirima  gialle, 
poi  brune. 

Forme  eteroiche. 

Ruggine  dei  cereali.  —  Sulle  foglie  e  fusti  di  nume- 
rose graminacee  selvatiche  o  coltivale,  ma  special- 
mente sul  grano,  orzo  ed  avena,  si  possono  facilmente 
scorgere,  nel  mese  di  maggio  e  giugno,  pustole  lon- 
gitudinali, gialle  0  giallo-aranciate,  che  si  propagano 
straordinariamente  nelle  annate  calde  ed  umide.  In 
seguito,  quando  la  pianta  sta  per  raggiungere  il  grado 
completo  di  maturazione,  soltentrano  pustole  nere, 
mollo  più  sviluppale  in  lunghezza.  Contemporanea- 
mente 0  poco  prima,  si  nolano  sulle  giovani  foglie  del 
Berberis,  deW'Ancliusa  e  dei  Rhamnm,  numerose 
macchie  rossicce  o  giallo-aranciate,  con  corpi  spor- 
genti a  mo'  di  scodella.  La  coesistenza  delle  due  ma- 
lattie attrasse  subito  l'altenzione  degli  osservatori  e  si 
deve  al  De  Bary  il  merito  di  avere  con  esatte  espe- 
rienze scoperto  lo  stretto  nesso  che  le  unisce. 

A  seconda  della  diversa  forma  delle  teleutospore 
e  specialmente  del  modo  di  sviluppo  si  distinsero  tre 
specie  di  ruggini  delle  graminacee,  cioè  /'.  graminis 
Persoon,  P.  rubigo-vera  De  (^andolle,  e  P.  coronata 
Corda.  Queste  tre  specie  sono  però  stale  in  ([uesti 
ultimi  tempi  suddivise  dall'EniRSSON  ed  Henning,  dal 
Klebahn,  Sydow  in  altrettante  forme  specializzale  a 
seconda  della  pianta  ospite. 

Dato  un  cosi  gran  numero  di  forme  i  nostri  cereali 
dovrebbero  essere  tulli  colpiti  dalla  ruggine,  ma 
mollo  probabilmente  la  diffusione  di  tali  parassiti  non 
avviene  tanto  intensamente  per  il  fallo,  sempre  se- 
condo I'Eriksson,  che  ciascuna  specie  o  forma  non 
potrebbe  svilupparsi  che  sopra  determinale  specie 
di  graminacee. 

La  ruggine  produce  danni  nei  cereali,  poiché  i  semi 
restano  molto  più  piccoli  del  normale  e  contengono 
minor  quantità  di  sostanze  amidacee,  di  più  la  paglia 
rugginosa  può  arrecare  gravi  disturbi  agli  animali 
domestici  ed  all'uomo. 

Pucciuia  graminis  Pers.  (Ruggine  del  frumento). — 
—  Vive  sul  grano,  suW'avena,  sulla  segala  e  su  pa- 
recchie altre  graminacee  selvatiche,  e  1'  Eriksson 
dislingue  le  seguenti  forme:  1)  Secalis  sulla  segala, 
suW'ono,  sopra  alcune  specie  di  Ai/i'iij>>/niii>,  sullo 
Elgmiis  arenariiis  e  sul  Bromus  sccaliinis;  2 )  Aveiiae 
SHir.l/v;/«  suliva,  elalior  e  sterilis,  sulla  Piirh/li.s 
(lliiiiiniihi ,  suir  A/oprciirii.s  pratensis,  sul  Miliiim 
r//)i-sinii,  ecc.;  3)  Tritici  sul  grano  o  Triticnm  rul- 
gare;  4)  Airae  sull'.-i»'»  cespitosa;  5)  Agroslis  sopra 
diverse  Agroslis;  6)  Poae  sopra  due  specie  di  Poa. 

Oltre  che  sulle  graminacee,  la  ruggine  vive  anche 
sul  Berberis  vulgare  o  crespino. 

In  primavera  e  specialmente  all'epoca  della  fiori- 
tura, sui  culmi,  foglie  o  guaine  fogliari  del  grano  e 
delle  altre  graminacee,  notansi  pustolelle,  dapprima 
ellissoidali,  rotonde,  allungale  o  lineari,  che  quasi 


192 


Patologia  vegetale 


sempre  si  riuniscono  in  striscie  lungo  le  nervature 
delle  foglie,  che  ricoperte  per  poco  tempo  dall'epi- 
dermide del  vegetale  mettono  quindi  in  libertà  un 
fine  pulviscolo  di  colore  rosso  aranciato,  costituito  da 
uredospore  ellittiche,  raramente  davate,  ricoperte  da 


graìnims. 

Teleutospore. 


membrana  esile  e  miiuitissime  punte,  di  colore  giallo 
0  giallo  aranciato,  con  due  luiclei  che  si  possono 
mettere  bene  in  evidenza  col  verde  di  metile  e  gocce 
oleose  giallo-aranciate  ;  esse  sono  lunghe  da  24  a 
45  |ji,  larghe  da  14  e  21  [x,  e  sostenute  da  un  pedun- 
colo cilindrico  o  leggermente  ingrossato  a  clava 
all'apice,  dal  quale  però  si  staccano  con  grande 
facilità. 

Le  uredospore  germinano,  se  l'ambiente  è  umido 
e  ad  una  temperatura  di  16<'-22'>  C,  nello  spazio  di 
poche  ore,  emettendo,  da  quattro  pori,  tubi  ger- 
minativi, i  quali  penetrano  nell'interno  delle  foglie 
per  l'ostiolo  degli  stomi  e  possono  in  una  diecina  di 
giorni  produrre  nuove  uredospore.  Se  ne  possono 
avere  cosi  parecchie  generazioni,  specialmente  se 
l'annata  è  umida  con  giornate  nebbiose  e  molto  calde. 

Nella  parte  interna  della  foglia,  i  tubi  germinativi 
delle  uredospore  producono  un  gran  numero  di  fda- 
inenti  miceliari  divisi  da  rari  setti,  ramificati  e  che 


si  insinuano  fra  le  cellule  dentro  le  quali  fanno  en- 
trare dei  succhiatoi  tondeggianti. 

Durante  l'epoca  delle  messi  o  poco  prima,  sopra 
tutte  le  diverse  parti  delle  pianticine  di  grano  già 
malato,  ma  specialmente  sulle  foglie  e  sui  culmi, 
appaiono  delle  pustole  lineari,  brevi,  di  color  rosso- 
ruggine  o  nerastro,  spesso  riunite  in  gruppi.  Sopra  tali 
rigonfiamenti  l'epidermide  della  pianta  appare  quasi 
tutta  screpolata  lasciando  quindi  vedere  il  pulviscolo 
formalo  dalle  teleulospore  che  sono  slate  prodotte 
dal  medesimo  micelio  che  diede  origine  prima  alle 
uredospore.  Le  teleulospore  hanno  forma  elliltica, 


Fig.  240.  —   Puccinia  graminis. 

A,  Teleulospore  germinanli.  -  B,  Prnbasidio.  -  C,  Sporidioli  germi- 
nanti col  tubetto  che  penetra  nello  stoma.  -  D,  Uredospore  germinanti 
(ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Zopf). 


clavata  od  oblungo-fusoidea,  con  episporio  ispessilo 
e  castagno  bruno,  e  sono  nettamente  divise  in  due 
cellule  triangolari,  ciascuna  delle  quali  ha  due  nuclei; 
il  loculo  supcriore  è  in  generale  un  po'  più  sviluppalo 
dell'inferiore  e  di  uiiii  tiiila  più  oscura,  di  più  è  ton- 
deggiante all'apice  o  lerniiiialoda  una  punta  ottusa. 
Esse  sono  sostenute  da  un  lungo  peduncolo  gialliccio 
al  quale  restano  sempre  attaccate  (fig.  239  e  240). 

Anche  quando  la  pianta  è  fortemente  invasa,  può  il 
seme  giungere  a  maturità,  ma  è  una  maturazione 
molto  irregolare  che  si  manifesta,  del  resto,  anche 
nell'esame  dei  semi  ;  questi  appaiono  mollo  più  pic- 
coli, deformati  e  con  piccole  macchie  brune. 

Durante  la  stagione  estiva,  molto  facilmente  si  può 
constatare  la  coesistenza  in  una  medesima  pustola 
delle  uredospore  e  teleulospore  ;  nei  sori  però  che  si 
formano  da  ultimo  nelle  piante  di  frumento  prossime 
alla  maturazione,  non  si  nota  che  la  presenza  di  teleu- 
lospore. 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Fiinglii) 


In  diretta  relazione  con  queste  forme  fungine, sono 
iiiiMutissimi  spermogonii  piriformi,  di  color  giallo 
miele,  che  si  formano  in  primavera  nella  pagina  su- 
periore delle  foglie  del  Derberis  vulgaris  e  che  con- 
tengono coroncine  di  spermazii  fdifonni,  mentre  nella 
pagina  inferiore  compaiono  macchie  allungate  0  circo- 
lari, convesse,  prominenti,  di  colore  rosso  aranciato, 
formale  da  numerosi  ecidii  con  ecidiospore  gialle, 
poligonali,  che  misurano  un  diametro  di  14  a  16  u. 

Le  teleulospore  (34-60  «  12-22,  fdamento  60  li), 
dopo  un  certo  periodo  di  quiescenza  che  corri- 
sponde, nelle  nostre  località,  alla  durata  della  sta- 
gione invernale,  collocale  in  condizioni  favorevoli 
di  temperatura  ed  umidità,  germinano  pronta- 
mente. L'Eriksson  sostiene  che  le  teleutospore  non 
possono  germogliare  se  non  quando  sono  state 
esposte  all'aria,  al  freddo,  alla  neve  o  pioggia, 
cosicchù  la  paglia  rugginosa  che  si  mette  al  riparo  o 
si  adopera  come  lettiera,  non  potrebbe  servire  alla 
propagazione  della  malattia.  Esperienze  da  me  fatte 
ripetutamente,  porterebbero  invece  a  ritenere  che 
anche  la  paglia  rugginosa  dei  letamai  può  servire  a 
diflbndere  il  malanno,  sempre  però  nella  stagione 
priniaverile.  Le  teleutospore  perdono  la  facoltà  ger- 
minativa dopo  un  anno,  cosicché  la  paglia  rugginosa 
vecchia  non  offre  più  alcun  pericolo. 

Esaminando  una  leleutospora  posta  in  condizioni 
favorevoli,  si  nota  la  fusione  dei  due  nuclei  dei 
loculi  in  seguito,  per  quanto  sostiene  il  Sappin- 
Trouffy  (1),  ad  un  vero  atto  di  fecondazione,  dando 
cosi  origine  ad  una  cellula-uovo.  Dai  due  loculi 
esce  allora  un  tubicino  germinativo  o  probasidio 
che  si  suddivide  in  quattro  cellule,  in  ognuna  delle 
(|uali  passa  un  nucleo  proveniente  dalla  divisione 
in  (piatirò  del  nucleo  della  cellula-uovo.  Da  ciascuna 
(ielle  quattro  cellule  si  forma  lateralmente  una  pic- 
cola sporgenza  dentro  alla  quale  passa  il  nucleo. 
Hanno  cosi  origine  gli  sporidii  ovali,  incolori,  i  quali 
si  staccano  in  breve  dal  probasidio.  Quantunque  si 
sia  potuto  artificialmente  far  germogliare  degli  spo- 
ridioli  sopra  giovani  foglie  di  grano  e  che  I'Eriksson 
ammetta,  senza  averla  però  esperimentata,  la  possi- 
bilità di  un'infezione  dei  semi  di  grano  al  momento 
delia  germinazione  per  mezzo  delle  teleutospore,  nelle 
condizioni  ordinarie,  gli  sporidii  germinano  quando 
cadono  sopra  una  giovane  foglia  di  Derberis,  emet- 
tendo un  filamento  che  passa  fra  le  cellule  della 
foglia,  ove  si  ramifica  in  vario  modo  e  dopo  pociii 
giorni  produce,  verso  la  pagina  superiore,  dei  gomitoli 
(spermogonii)  di  ife  miceliari,  alcune  delle  (juali  si 
protendono  verso  l'esterno  come  ciuffetli  di  peli,  le 
altre  invece  si  trasformano  in  spermazii.  Altre  ife  si 
dirigono  verso  la  pagina  inferiore  ove  si  agglomerano 
(ecidii)  in  alcuni  punti  a  detrimento  delle  cellule  delle 


foglie  e  si  trasformano  in  filamenti  perpendicolari  al 
substrato,  strettamente  addossati  gli  uni  agli  altri; 
questi  producono,  verso  l'esterno,  delle  catenelle  di 
ecidiospore,  mentre  lo  strato  periferico  si  divide  in 
porzioni  poliedriche  strettamente  aderenti,  formando 
cosi  la  membrana  avvolgente  o  peridio.  Gli  ecidii, 
giunti  a  maturità,  rompono  l'epidermide  della  foglia 
e  si  protendono  verso  l'esterno,  si  allargano  a  forma 
di  coppa,  ma  non  arrivano  mai  a  misurare  un  mezzo 
millimetro  di  diametro. 

Gli  spermazii,  secondo  Tavei,,  (Fornii  e  Fìrefeld, 
germinano  emettendo  un  filamento  delicato  e  sottile, 
e  secondo  altri  autori,  potrebbero  Compiere  un  alto 
fecondativo  e  servirebbero  a  propagare  direttamente 
il  malanno  sul  crespino. 

Le  ecidiospore  collocate  in  goccioline  d'acqua  sulle 
foglie  del  Derberis,  restano  atrofiche  e  non  germo- 
gliano se  non  quando  sono  collocale  sopra  fusti  o 
foglie  di  grano  o  di  qualunque  graminacea  sopra  ri- 
cordala e  quando  trovano  nell'ambiente  le  condizioni 
adatte,  come  forti  sbalzi  di  temperatura;  esse  si  svi- 
luppano emettendo,  in  2  o  3  ore,  tubi  germinativi,  i 
quali  entrano  nell'inlerno  dei  tessuti  per  mezzo 
degli  stomi,  e  producono  un  micelio  che  in  10  o 
12  giorni  forma, sulla  superficie  degli  organi,  pustole 
con  uredospore. 

Quindi  le  teleutospore  servirebbero  specialmente 
alla  propagazione  della  malattia,  poiché  tutta  la  ma- 
teria attiva  passa  negli  sporidii  che  vanno,  traspor- 
tati dal  vento  o  dagli  animali,  a  germinare  sul  Der- 
beris, producendo  spermazii  ed  ecidiospore,  le  quali 
passando  alla  loro  volta  sul  grano,  formano  uredo- 
spore :  queste  ultime  spore  germogliando  da  una 
pianta  all'altra,  formano  ogni  10  o  12  giorni  nuove 
generazioni  sino  allo  sviluppo  delle  teleutospore.  Si 
è  anche  dimostrato  che  alcune  uredospore  possono 
svernare  nelle  piantagioni  di  grano,  propagando  cosi 
direttamente  il  malanno  nella  stagione  primaverile. 

Siccome  la  ruggine  si  sviluppa  anche  sulle  grami- 
nacee selvatiche,  cosi  sembrerebbe  che  se  in  una  lo- 
calità avesse  a  manifestarsi  la  ruggine  sojìra  alcuni 
individui  selvatici,  i  campi  vicini  a  grano  od  avena 
dovessero  essere  fortemente  infestati.  Ciò  per  fortuna 
non  succede,  poiché,  come  ha  dimostrato  sperimen- 
talmente I'Eriksson,  di  tutte  le  forme  sotto  le  quali 
si  presenta  la  P.  graminis  poche  colpiscono  le  grami- 
nacee selvatiche  e  quel  che  più  importa  ogni  forma 
non  puòsvilu|)parsi  che  sopra  un  determinalo  ospite. 

Il  passaggio  delle  ecidiospore  dalle  foglie  del  Der- 
beris a  quelle  del  grano,  secondo  il  Kuhn,  si  effet- 
tuerebbe solo  ad  una  distanza  inferiore  ai  100  m. 
Da  alcuni  anni  però  si  verifica  che  nei  campi, 
verso  il  piano,  in  vicinanza  delle  valli  alpine  dove 
abbonda  il  Derberis  e  con  esso  gli  ecidii, ^si  hanno 


(1)  Sur  la  significalion  de  la  fécondalion  chez  Ics  Urédinées  {Compi.  Rend.  Acad.  Sciences.  Paris  1896,  i»  sem.). 
25  —  Patologia  vegelaU.  Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


Paloìoffia  vegetale 


sempre  dei  veri  focolai  d'infezione,  mentre  nelle 
regioni  dove  manca  il  Berberis  i  campi  sono  per  lo 
più  immuni  dalla  ruggine.  L'Eriksson  fece  anche 
per  cinque  rfnni  consecutivi  esperienze  a  questo 
proposito  e  conchiude  coll'animettere  che  la  propa- 
gazione non  avviene  se  non  a  piccola  distanza. 

La  propagazione  della  ruggine,  anche  quando  si 
manifestano  le  condizioni  favorevoli, èmollo  limitala, 
secondo  Eriksson,  fra  le  piante  di  diverse  specie,  ma 
sulle  quali  vive  la  medesima  forma  di  ruggine,  cosi 
fra  il  Berberis  ed  il  grano,  ed  anche  fra  le  diverse  va- 
rietà di  una  medesima  specie  di  grano,  fatto  questo  che 
era  già  praticamente  conosciuto  poiché  gli  agricoltori 
sanno  che  i  grani  teneri  quali  il  Noè, Odessa,  Muddam 
d'autunno.  Quadrato  di  Sicilia,  sono  più  facilmente 
attaccati  dei  grani  duri,  come  il  Trimenia  barbuto 
di  Sicilia,  lo  Xeres,  il  Saragolla  delle  Puglie,  ecc. 

Sembrerebbe  adunque  che  adoperando  alcune  va- 
rietà di  cereali  resistenti  alla  ruggine,  quali  il  grano 
da  seme  di  Rieti,  quelli  d'Inghilterra,  dei  Paesi  Cassi, 
del  Lazistan,  ecc.,  e  per  quanto  sia  possibile  precoci, 
tenendo  ben  puliti  i  campi  dalle  cattive  erbe,  dimi- 
nuendo l'umidità,  distruggendo  i  Berberis  nei  luoghi 
prossimi  alle  coltivazioni,  si  potesse  diminuire  i 
danni  della  ruggine;  ora,  secondo  I'Eriksson,  tutti  i 
diversi  mezzi  di  cura  indicali  non  sarebbero  suffi- 
cienti, poiché  avrebbe  dimostrato  in  prove  fatte  in 
laboratorio,  che  seminando  del  grano  in  suolo  steri- 
lizzato, privo  quindi  di  qualsiasi  spora  ed  allevando 
poi  le  pianticelle  in  un  apparecchio  ben  chiuso,  pro- 
tetto da  qualsiasi  infezione  esterna,  i  diversi  individui 
presentavano  tracce  di  ruggine  ;  dunque  il  germe  della 
malattia  non  avendo  potuto  penetrare  dall'ambiente, 
doveva  preesistere  nella  pianta  stessa. 

Il  fungillo  vivrebbe  allo  stato  latente  (stato  mico- 
plastico)  nella  pianta  ospite  e  passerebbe  solo  allo 
stato  miceliare  quando  venissero  a  manifestarsi  nel- 
l'ambiente le  condizioni  favorevoli  al  suo  sviluppo. 
Questa  ipotesi  ha  bisogno  di  essere  confermala  da 
prove  positive,  poiché  già  il  Klebahn  (1)  in  alcune 
sue  esperienze,  non  polé  mai  in  nessun  caso  osser- 
vare una  produzione  di  ricettacoli  uredosporici  da 
micelio  supposto  nell'interno  dei  semi. 

La  ruggine, specialmente  del  grano,  va  da  qualche 
anno  estendendosi  di  molto  nelle  nostre  regioni,  per 
cui  l'agricoltore  deve  cercare  di  usare  tutti  i  mezzi 
indicali,  cioè  aprire  fossi  di  scolo,  seminare  a  righe 
per  poter  pulire  bene  il  frumento  e  favorirne  quindi 
l'aerazione,  non  adoperare  concimi  freschi  e  troppo 
ricchi  di  azoto,  ma  quel  che  più  importa  selezionare 
quelle  varietà  resistenti  alla  ruggine  che  esistono  nelle 
nostre  regioni  come  nelle  americane. 

(1)  Ein  Beitrag  zum  Getreiderost  (Zeitschr.  filr  Pflan- 
zcnkrank.). 

(2)  Cereal  rusls  ofthe  United  States.  Washington  1899. 


Nelle  località  americane  il  Carleton  (2)  provò 
anche  il  solfato  di  rame,  ma  é  un  rimedio  che  non 
si  può  a.ssolutamente  consigliare  e  per  la  forte  spesa 
e  perchè  ne  sarebbe  difficilissima  l'applicazione. 

Sul  Phloeum  pratense  e  sulla  Festuca  elalinr  si 
nota  una  ruggine  che  presenta  tutti  i  caratteri  della 
P.  graminis,  ma  manca  di  ecidii  e  viene  contraddi- 
stinta col  nome  di  P.  Phlei  pratensis  Er.  et  Henn. 

P.  lubigo-vera  D.  C.  :=  P.  glumarum  (Schr.)  Er. 
et  Henn.,  senza  ecidii,  e  P.  dispersa  Er.  et  Henn., 
con  ecidii  {Ruggine  macchiettata  del  grano  e  del- 
l'" ono).  —  Produce  infezioni  specialmente  suH'o/'io, 
grano,  avena  e  segala.  1  due  autori  già  ricordali  ne 
distinguono  parecchie  forme,  cosi  della  P.  glumarum 
ammettono  le  forme:  I)  Tritici  sul  grano,  2)  Secalis 
sulla  segala,  3)  Hordei  sull'orzo,  4)  Klymi  suW'Elg- 
mus  arenarius,  5)  Agropyri  snW Agropyrum  rcpens; 
della  P.  dispersa  le  forme:  \)  Secalis  sulla  segala, 
2)  Tritici  sul  grano,  3)  .Igropyri  ?,\\\YAgropyrum, 
4)  Bromi  sui  Bromus. 

Le  due  specie  glumarum  e  dispersa  presentano  il 
maggior  numero  dei  caratteri  simili.  Differiscono, 
come  vedremo,  nel  modo  di  vita  e  specialmente  nel 
fatto  che  la  P.  glumarum  più  che  le  foglie  ed  i  fusti 
del  grano,  colpisce  le  glume, sulle  quali  produce  pu- 
stole uredosporiche  e  teleutosporiche,  tondeggianti, 
che  mettono  in  libertà  un  gran  numero  di  uredospore 
in  forma  di  polvere  giallo-aranciata,  che  va  a  coprire 
i  fiori  con  gravissimo  danno  della  formazione  e  svi- 
luppo dei  semi,  tantoché  gli  individui  malati  pro- 
ducono semi  piccoli,  raggrinziti  e  di  nessun  valore 
commerciale. 

Le  piante  colpite  da  queste  ruggini  hanno,  verso 
l'epoca  della  fioritura,  foglie  e  fusti  con  piccole  pu- 
stole ovali  od  ellittiche,  e  che  confluiscono  in  larghi 
gruppi  disposti  anche  a  strisele  longitudinali  (3),  di 
color  giallo  rossiccio,  ricoperti  per  breve  tempo  dal- 
l'epidermide e  che  al  rompersi  di  questa  mettono  in 
libertà  uredospore  giallo  aranciate,  tondeggianti, 
ovali  od  ellittiche,  minutamente  aculeate,  sostenute 
da  un  breve  peduncolo  giallastro  e  che  misurano  un 
diametro  di  18  a  30  a.  Nell'estate,  sulle  medesime 
foglie  0  fusti,  appaiono  sori  pochissimo  prominenti, 
più  piccoli,  ellittici, riuniti  anche  in  strisele  longitu- 
dinali, di  color  bruno  o  nero,  sempre  ricoperti  dal- 
l'epidermide dell'ospite  e  costituiti  da  teleutospore 
strettamente  addossate  le  une  alle  altre,  davate  o 
bislunghe,  leggermente  ristrette  nella  parte  me- 
diana, di  colore  bruno  castagno,  con  episporio  molto 
ispessito  specialmente  nella  parte  superiore,  ad 
apice   troncato   o   conico,   sostenute    da  un  breve 

(3)  Almeno  nelle  regioni  italiane,  perché,  secondo  il 
PiuLUEUX,  loc.  cit.,  le  pustole  non  verrebbero  mai  ad 
unirsi  in  modo  da  formare  strisele  longitudinali. 


Ifomiceti  od  Eumiceli  {Fungili) 


195 


pedicello  persistente  (lunghe  da  26  ad  80  [a,  larghe 
da  16  a  24  ix). 

Per  lo  più  attorno  ai  gruppi  di  teleutospore  si 
notano  delle  cellule  sterili  o  parafisi,  cilindriche, 
allungate,  di  color  brunastro,  le  quali  distinguono 
{|ueste  specie  dalla  P.  graminis.  Le  teleutospore  re- 
stano nascoste  sotto  l'epidermide  anche  negli  organi 
morti  e  si  mettono  in  libertà  solo  al  disaggregarsi 
della  paglia,  quelle  invece  delle  glume  si  staccano 
facilmente. 

La  P.  glumarum  non  ha,  secondo  I'Eriksson,  forma 
ecidica,  la  P.  disperna  invece  presenta  ecidii  sulla 
Anchusa. 

Nelle  nostre  regioni  si  notano  ecidii  sulle  foglie  e 
sui  fusticini  di  Anchusa,  di  Pulmoiiaria,  di  Echium, 
di  Sympliylum  e  di  parecchie  altre  borraginacee  sel- 
vatiche. Tali  ecidii  hanno  forma  di  scodella  od  urna 
e  si  producono  in  mezzo  a  macchie  rossiccie,  circo- 
lari od  allungate;  sono  circondati  da  un  pseudoperidio 
contorto  al  margine  e  dentato,  contengono  ecidiospore 
poligonali,  verrucose, di  colore  aranciato, con  un  dia- 
metro di  18  a  28  y..  Prima  degli  ecidii  e  nella  pagina 
opposta  della  foglia,  si  formano  spermogonii  gial- 
liccio-aranciati,  con  minutissimi  spermazii  incolori. 

Mentre  sul  Berberis  e,  come  vedremo,  sui  Rham- 
iiun,  gli  ecidii  si  vedono  solo  nella  stagione  prima- 
verile, sulle  borraginacee  gli  ecidii  appaiono  in  tutte 
le  stagioni  dell'anno,  e  De  Bauy  spiegherebbe 
([uesto  fatto  colla  considerazione  che  le  teleutospore 
ili  queste  Piiccinie  ricoperte  dall'epidermide  gernii- 
iiaiio  solo  quando  resta  disorganizzata  la  paglia. 

Le  teleutospore,  per  l'episporio  molto  ispessito, 
possono  mantenersi  in  vita  non  solo  per  tutta  la  sta- 
gione invernale,  ma  anche  per  due  o  tre  annate  ; 
collocate  nelle  condizioni  adatte  germogliano  produ- 
cendo probasidio  incoloro,  con  brevi  rami  terminati 
da  sporidioli,  i  quali  si  sviluppano  quando  vanno  a 
cadere  sulle  foglie  delle  borraginee:  sopra  queste 
formano  un  micelio  parassita  che  addentrandosi  nei 
tessali  produce,  dopo  qualche  giorno,  una  macchia 
sulla  quale  compaiono  in  breve  gli  spermogonii  e 
quindi  gli  ecidii.  Le  ecidiospore  poi  trasportale  sulle 
foglie  delle  graminacee,  se  favorite  dalla  umidità, 
emettono  un  tubo  germinativo  che  entra  per  mezzo 
degli  stomi  nell'interno  delle  foglie  e  dà  origine,  nello 
spazio  di  "  ad  8  giorni,  ai  sori  e  quindi  alle  uredo- 
spore  le  quali  hanno  la  facoltà  di  poter  rapidamente 
germinare  e  formare  quindi  nuovi  sori  e  nuove  ure- 
dospore  sino  alla  maturazione  della  pianta.  Le  uredo- 
spore  non  si  mantengono  in  vita  che  per  un  breve 
spazio  di  tempo;  però  le  ultime,  che  si  trovano  in 
libertà  sul  terreno,  possono  ritardare  a  germogliare 
sino  alla  stagione  autunnale  e  penetrare  col  loro  tubo 
germinativo  nelle  giovani  foglioline  del  grano  na- 
scente ove  l'ormano  un  micelio  che  si  mantiene,  nella 
stagione  invernale,  in  uno  stalo  di  quiescenza  e  si 


allargasolo  nella  primavera  successiva.  Alcuneecidio- 
spore  possono  anche  passare  sulle  giovani  foglioline 
del  grano  nella  stagione  autunnale  ed  anche  in  questo 
caso  si  produce  micelio  ibernante,  come  ho  potuto 
dimostrare  portando  ecidiospore  germinative  sopra 
alcune  pianticine  tenute  in  ambiente  sterilizzalo  (1). 

Le  teleutospore  della  /'.///(//««»■«»(,  secondo  I'E- 
RIKSSON ed  Henning,  germinano  nell'autunno  ed  emet- 
tono un  promicelio  di  color  giallo,  che  può  infettare 
direttamente  le  piante  di  grano. 

La  P.  glumarum  e  la  disperm  sono  molto  più  dif- 
fuse di  quanto  non  si  creda.  In  alcuni  punti  del  Pie- 
monte e  di  altre  regioni  italiane  la  P.  graminis  si 
riscontra  molto  limitatamente,  ma  non  mancano  mai 
la  glumarum  e  la  dispersa. 

La  paglia  infetta  da  queste  ruggini  costituisce  una 
lettiera  misera,  di  infima  qualità;  mangiata  dai  ca- 
valli produce  indigestioni,  irritazione  degli  intestini, 
quindi  contrazioni  spasmodiche  e  coliche. 

Converrà  anche  in  questo  caso  favorire  l'aerazione 
e  non  lasciare  nel  campo  paglia  rugginosa  ed  allon- 
tanare dai  seminali,  per  quanto  sarà  possibile,  le 
borraginacee. 

Sulle  foglie  e  sui  culmi  dell'orzo  si  trova  associata 
una  forma  indicata  col  nome  di  P.  simplex  (Iviihnj 
Er.  ed  Henn.  =  P.  rubigo-vera  var.  simplc.r  Kiihn, 
caratterizzata  da  uredospore  con  un  diametro  di  20 
a  28  u,  e  da  teleutospore  quasi  sempre  uniloculari, 
lunghe  da  32  a  45  [x,  larghe  da  18  a  28  .u. 

I'.  coronata  Corda  =  I*.  coronìfera  Kleb.  e  I'.  co- 
ronala (Corda)  Kleb.  (Ruggine  coronata,  Ruggine  u 
nebbia  dell'avena).  —  Queste  specie  vivono  sulla 
avena  e  sopra  parecchie  graminacee  dei  nostri  prati 
e  se  ne  distinguono  anche  numerose  forme,  e  cosi 
della  P.  coronìfera  le  forme:  1)  Avenae  suW avena, 
2)  Alopecuri  sugli  Alopecurus,  3)  Festucae  sulla  Fe- 
sttica  elatior,  4)  Lolii  sul  Lolium  perenne,  5)  tìlj- 
ceriae  sulla  Glyceria  aquatica,  6)  Hoici  snW' Holcus 
lanaius  e  mollis;  e  della  P.  coronata  le  forme: 
1  )  l'-alaraagroslidis  sulle  (Ailamagrostis,  2)  Phalaridls 
sulla  Phalaris  urundinaeea,  3)  Agrostidis  sulla 
Agrostis  stolonifera  e  vulgaris,  4)  Agropyri  suH'yt.f/ro- 
pgrum  repens,  5)  Holci  sugli  Holcus  lanaius  e  mollis. 

Sulle  foglie  delle  diverse  graminacee,  e  special- 
mente deirai'e«a,queste  forme  producono,  in  prima- 
vera, pustole  lanceolate  od  anche  lineari,  d'aspetto 
polverulento,  isolate  o  riunite  in  gruppi,  di  colore 
rosso-ruggine  od  aranciaio,  disposte  in  serie  e  che 
al  rompersi  dell'epidermide  lasciano  uscire  uredo- 
spore tondeggianti,  ovali  od  ellittiche,  munite  di 
minutissimi  aculei  di  color  gialliccio,  leggermente 
aranciato,  lunghe  da  19  a  28  (^elarghe  da  10  a  21  \j.. 
Nel  mese  di  luglio, verso  l'epoca  delle  messi,  le  pustole 

(1)  Lariigginesìfiala  dell'orzo.  Torino, Casanova, 1894. 


Patologia  vegetale 


appaiono  più  allungate,  disposte  a  forma  di  striscie 
mollo  larghe  fra  i  cordoni  dei  fasci  vascolari,  ma  di 
color  rosso  fosco  o  nero  e  coperte  lungamente  dal- 
l'epidermide. Le  teleutospore  hanno  forma  clavata, 
con  due  loculi  ben  distinti,  di  color  rosso  bruno,  su- 
periormente sono  appiattite  e  rivestite  da  episporio 
mollo  ispessito  e  che  si  prolunga  sotto  forma  di  pro- 
tuberanze particolari,  che  sono  colorate  più  intensa- 
mente e  disposte  a  corona  o  stella,  nella  parte  infe- 
riore sono  sostenute  da  un  pedicello  brunaslro  mollo 
breve  e  grosso,  e  misurano  una  lunghezza  di  35  a  60  u. 
per  12  a  21  fi. 

Le  teleutospore  che  possono  mantenersi  in  vita 
per  mesi  ed  anni,  germinano  generalmente  al  prin- 
cipio della  primavera  e  producono  probasidio  con 
sporidioli  che  possono  svilupparsi  solo  sulle  foglie 
dei  Rhamnus  e  precisamente  quelli  della  P.  covoni- 
fera,  sul  Rhamnus  Cathartica  e  quelli  della  P.  coro- 
nata, sul  R.  Frangula.  Tanto  nell'uno  che  nell'altro 
caso  si  hanno  ecidii  coniformi  o  cilindrici  sulle  la- 
mine, sui  piccioli,  sui  peduncoli,  sul  calice,  sui 
frutti  immaturi,  raggruppati  in  macchie  circolari 
od  in  contorcimenti  speciali  di  color  giallo  fosco  o 
rossastro,  lunghi  2  od  anche  10  cm.  Le  ecidiospore 
sono  poligonali,  di  color  aranciato,  con  un  diametro 
di  14  a  21  |x.  Sulle  lamine  fogliari  si  possono  anche 
distinguere,  nella  pagina  superiore,  dei  punti  o  pic- 
cole macchie  brillanti  tli  eulor  giallo  aranciato,  co- 
stituite dagli  spermogonii  piriformi,  con  miimlissimi 
spermazii. 

Le  uredospore  e  le  teleutospore  possono  svilup- 
parsi nello  sterco  od  anche  nel  tubo  digerente  dei 
cavalli,  procurando  ad  essi  disturbi  intestinali. 

Umidità  e  temperatura  di  So-lO^-lloC, raramente 
4<'-5<'  C,  sono  le  condizioni  indispensabili  alla  germi- 
nazione delle  uredo-  e  teleutospore,  mentre  sono 
molto  sfavorevoli  le  pioggie  prolungate. 

Cosi  anche  queste  ruggini  si  sviluppano  mollo 
quando,  con  eccessiva  quantità  di  sostanze  nulrilizie 
azotate,  si  allunga  il  periodo  della  vegelaziono  verde. 

Non  sempre  avviene  la  propagazione  dell'infezione 
da  una  pianta  all'altra,  anzi  I'Eriksson  osservò  che 
lungo  le  strade  si  trovano  soventi  dei  cespuglietti  di 
Festuca  elatior  colpiti  dalla  P.  coronata  con  altri  indi- 
vidui della  medesima  specie  perfettamente  immuni. 

L'infezione  sulle  piante  di  avena  e  delle  altre  gra- 
minacee, si  ha  per  le  ecidiospore  dei  Rhanmus,  per 
cui  conviene  portare  queste  piante  ad  una  certa  di- 
stanza dai  seminati. 

Sulle  diverse  specie  di  Poa,  coltivate  nei  prati,  si 
va  sempre  più  diifondendo  una  ruggine  speciale,  la 
V.  |ioaruin  Nielsen,che  produce  sulle  foglie  piccole 
pustole  sparse  od  aggregate,  di  color  giallo  aran- 


ciato (uredospore),  quindi  brune  (teleutospore).  Gli 
ecidii  di  questa  specie  si  producono  in  gruppi  ton- 
deggianti sulle  foglie  della  Tussilago  farfara  e  di 
alcune  Petasites.  Nel  Brasile  vive  sulla  Poa  annua 
in  forma  di  macchie  gialle,  la  P.  exigua  Die.  mollo 
affine  alla  P.  poarum. 

Sulle  foglie  del  Phragmites  communis  L.  e  sulla 
j  Arundo  donax  L.  vive  la  P.  Pliragmltis  (Schum.) 
Korn.,  determinandovi,  nell'autunno,  delle  pustole 
brune.  Allo  stato  ecidico  questa  specie  si  trova  sulle 
foglie  dei  Rumex  e  Rheum  in  forma  di  vescichette 
giallo-sbiadite,  disposte  in  gruppi  circolari. 

Sulla  Phalaris  arundinacea  L.,  a  foglie  variegate 
in  bianco,  è  abbastanza  comune  la  P.  sessilis  Sch. 
in  forma  di  pustole  allungate.  Lo  slato  spermogonico 
ed  ecidico  vive  saWAllium  iirsinitm  determinandovi 
pustole  gialliccie,  riunite  in  ammassi  tondeggianti. 

Nelle  regioni  svedesi, sulla  Molinia  eoeruka  loinia 
pustole  la  P.  nemoralis  I.,  la  quale  vive  allo  stalo 
ecidico,  in  molti  punti  dell'Europa, sui  Melampyrum. 

P.  Hieracii  (Sclmni.)  Mart.  =  P.  composi  la  rum 
Schl.  {Rugginr  ilclle  riiiiijKisitc).  — Si  sviluppa  sulle 
foglie  e  sui  l'usli  dei  lliciucinm,  Picris,  Scorzonera, 
Taraxacum,  Cichorium.  Secondo  Fischer  (1)  ed 
altri  osservatori,  converrebbe  suddividerla  in  al- 
Irellanle  specie  a  seconda  delle  piante  ospiti.  In 
generale  produce,  sulle  giovani  foglioline,  dei  minu- 
tissimi spermogonii  di  color  giallo  miele  e  quindi 
macchie  di  color  porporino,  nelle  quali  si  nolano 
ecidii  disposti  quasi  sempre  in  senso  circolare,  gial- 
licci, con  ecidiospore  tondeggianti,  angolose,  giallo- 
aranciate,  leggermente  verrucose,  aventi  un  diametro 
di  10-23-30  jx.  La  forma  uredosporica  si  manifesta 
in  forma  di  piccole  pustole  tondeggianti,  quasi  sempre 
riunite  in  gruppi  di  color  bruno  e  con  uredospore 
tondeggianti  od  ellittiche,  aculeate,  munite  di  due  o 
tre  pori,  di  color  bruno  castagno,  lunghe  da  17  a 
32  lA,  larghe  da  16  a  22  iji.  1  sori  teleutosporiferi 
si  formano  sulle  medesime  piante,  sono  piccoli,  ton- 
deggianti, pure  brunaslri,  e  contengono  teleutospore 
ellittiche  od  ovoidali,  tondeggianti  all'apice,  munite 
diminuii  puniicini,  brune,  lunghe  da  24  a  45  |jt,  larghe 
da  17  a  28  1/,  e  sostenute  da  un  esilissimo  peduncolo 
dal  quale  si  staccano  molto  facilmente. 

Molto  affini  alla  P.  Hieracii,  sono  la  Puccinia  Pre- 
nantbis  (Pers.)  Fuch.  =  P.  Condrillae  Corda  e  la 
P.  Endiviae  Pass.  La  prima  vive  sui  Senecio,  Ta- 
raxacum,  Cichorium,  Prenanlhis,  Lactuca,  e  la 
seconda  sul  Cichorium  Endivia,  producendovi  la 
ruggine  dell'Endivia.  Nelle  annate  con  pioggie  fre- 
quenti e  giornate  calde,  questa  ruggine  intacca  spe- 
cialmente il  fusto,  i  rami,  le  stipole  e  le  foglie  del- 
l'endivia. Le  piante  restano  molto  meno  sviluppate 


(1)  C.onlribullons  a  Vétude  du  genre  Coleosporiiim  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France,  1894), 


Ifomiceli  od  Eumiceti  {Funghi) 


197 


Fig.  241.   —   Piiccinìa  Encìiviae. 

t.  Foglia  con  pustole.  -  2,  l'rcdospore.  -  '^,  Telculosiim- 
(Ingrand.  200  diara.  circa)  (da  Ul\iosi  e  Cavaba). 


(lei  iinnniile,  quasi  nane,  con  pochissime  ramifica- 
zinni,  loi;lie  piccole,  increspale,  riunite  a  rosetla  alla 
esliciiiilà  (lei  rami,  e  muoiono  ([uasi  sempre  prima 
lidia  L'iiiissione  dei  fiori.  Il  danno  maggiore  si  ha 
(|iiiiidi  nelle  piante  collivate  per  i  semi  (fig.  2tl). 

Il  l'ungo  produce  spermogonii  ed  ecidii  disposti  in 
macchie  giallicce,  ma  specialmente  nelle  foglie  del- 
l'endivia sviluppa  piccole  pustole  puntiformi,  giallo- 
rugginose,  con  uredospore  ocracee,  larghe  da  12  a 
30-32  |JL,  e  quindi  pustole  più  allungate,  prominenti, 
di  color  brunaslro,  con  teleutospore  (P.  Prenaiilhin) 
lunghe  26-44  [ji,  larghe  da  17  a  26  a,  elliltiche, 
verrucolate,  brune,  sostenute  da  un  breve  peduncolo, 
up|)ure  (P.  endiviac)  di  color  marrone,  ellilticiie, 
ottuse  agli  apici,  a  contenuto  granulare  e  sostenute 
da  un  lunghissimo  pedicello  (32-44  »  22-24). 

E  molto  dillicile  il  poter  liberare  gli  orti  da  tali 
ruggini  |)erché  gli  stadi  spermogonico,  ecidico  ed 
nredosporico  si  formano  sulle  composite  selvatiche. 

Sulle  l'oglie,  piccioli  e  fusti  del  Tanace/iim  riiìf/dir 
di  alcune  Artemisia,  come  r.4.  Abrolaiiiiiii,  Ahniii- 
tlìinm,  e  specialmente  del  Chrysantlu'iniim  roii/iiiho- 
siim,  vive  la  P.  tanaceti  D.  C,  formandovi,  da|q)rima 
pustole  ipofille  brunicce,  con  uredospore  ellitticiie, 
tondeggianti,  muricato-aculeate,  giallo-brune  (20-35  [A 
di  diara.),  e  quindi,  nelle  due  pagine  fogliari,  pustole 
con  teleutospore  allungale  o  davate,  di  color  bruno 
castagno,  molto  ingrossate  all'apice  (32-60»  12-28} 
e  sostenute  da  un  lunghissimo  peduncolo. 

Questa  specie  è  mollo  affine,  secondo  Winter,  anzi 
eguale  alla  I'.  Helianlhi  Schwein. 

(Comune  è  pure  sulle  foglie  dei  Crisantemi  colti- 
vati, la  I*.  Cbrjsanthemi  iìoze,  la  quale  produce  pu- 
stole hruno-rossicce  nella  pagina  inferiore  delle  foglie 


Fig.  242.  —  Puccinia  bullala. 

A  destra,  fusto  di  ombrellifera  con  pustole;  a  sinistra,  uredospore  (In  bassu) 
e  teleutospore  (ingr.  250  diam.  circa)  (da  Bniosi  e  Cavaua). 

e  lungo  i  fusti,  vivendo  come  vero  parassita.  Si  sono 
esperimentate  con  buoni  risultali  le  irrorazioni  con 
poltiglia  bordolese  al  3  %. 

Nella  Svezia,  Eriksson  rinvenne  una  1'.  Slilii  sulle 
foglie  del  Militim  effusum. 

In  estate  sulle  foglie  e  sui  fusti  di  varie  specie  di 
Iris  vive  la  P.  Iridls  (D.  C.)  VVallr.,  caratterizzata  da 
pustole  lineari  od  allungale,  disposte  in  macchie 
rossicce  o  gialle.  Nell'autunno  invece  le  pustole 
diventano  brune,  quasi  nere,  e  portano  teleutospore 
allungale.  Cosi  anche  sulle  Vinca  collivate  si  vedono 
alcune  volte  pustole  di  P.  Berkeley!  Pass. 

f>omune  è  anche  la  P.  Italsamitae  (Strauss)  Rabenh. 
la  quale  vive  sulle  foglie  e  sui  rami  ddVerba  S.  Maria 
I  Tiinacetum  Balsamita  L.)  producendovi  pustole  di 
color  bruno-cannella,  piccole,  allungate  o  tondeg- 
gianti, riunite  in  gruppi  circolari,  con  uredospore 
ellittiche  od  ovali,  aculeate,  giallo-brune,  e  pustole 
nerastre  nascoste  dall'epidermide,  con  teleutospore 
bruno -castane,  oblunghe,  ellittiche,  ristrette  nel 
mezzo,  con  episporio  a  grosse  verruche. 

Puccinia  Lullata  (Pers.)  Schroel.  (Ruijgine  delle 
ombrelli  fere).  —  Vive  parassita  sulle  ombrellifere 
spontanee  {Conium,  Angelica,  Peucedunum,  ecc.) 
e  di  alcune  specie  coltivale,  cioè  sul  sedano  e  sul 
prezzemolo.  Sulle  lamine,  piccioli  e  peduncoli,  pro- 
duce minuti  spermogonii,  quindi  piccole  pustole  ton- 
deggianti, mentre,  sui  fusti,  le  pustole  appaiono  molto 
più  grandi  ed  allungate.  Le  uredospore  sono  irrego- 
larmente globose,  ocracee,  con  membrana  ispessila 
(23-38  «  20-26),  le  teleutospore  sono  per  lo  |)iù  da- 
vate, un  po'  rislrelle  nel  mezzo,  ad  epispoiio  liscio, 
bruno,  con  pedicello  mollo  iunyo  (30-36  5  17-28; 
(fig.  242). 


Patologia  vegetale 


Specie  di  cui 


gli  ecidii. 


gli  spermogonii 


P.  Cerasi  (Béreng.)  Casi.  {Ruggine  del  ciliegio  e  del 
pesco).  —  Vive  sulle  foglie  del  ciliegio  e  del  pesco  e 
vi  produce  delle  macchie  gialle  o  rossicce  nelle  quali 
si  trovano,  dal  lalo  della  pagina  inferiore,  ciuffetli  o 
pustole  rotonde  od  ellittiche  di  uredospore  tondeg- 
gianti, ellissoidali  e  piriformi,  giallicce,  lunghe  17 
a  30  [A,  larghe  15  a  20  ui,  e  quindi  di  teleutospore 
ovato-oblunghe,  ristrette  nel  setto,  sostenute  da  un 
pedicello  di  mediocre  lunghezza,  quasi  incolore,  e 
lunghe  da  30  a  45  |jl,  larghe  15  a  20  [a. 

P.  Pruni-spinosae  Pers.  {Ruggine  del  mandorlo,  del 
susino  e  dell'albicocco).  —  Sulla  pagina  inferiore 
delle  foglie  del  Prunus  spinosa,  P.  amygdalus,  do- 
mestica, armeniaca,  persica,  ecc.,  si  formano,  nella 
stagione  estiva,  delle  pustole  circolari,  di  color  bruno 
gialliccio,  che  ricoperte  dapprima  dairepideriiiiile, 
lasciano  poi  in  libertà  uredospore  tondeggianti,  per 
lo  più  ingrossate  all'apice,  coperte  da  minutissime 
punte,  giallo-brunastre,  lunghe  da  10  a  35  |ji  e  larghe 
da  10  a  18  \j.  ;  frammisti  alle  uredospore  sono  nume- 
rosi filamenti  o  parafisi.  Dopo  le  uredospore,  sul 
finire  della  stagione  estiva,  hanno  origine  le  teleuto- 
spore brunastre,  riunite  in  sori,  di  color  bruno 
porporino,  a  due  loculi  tondeggianti,  con  l'inferiore 
però  quasi  sempre  più  piccolo;  esse  sono  ricoperte 
da  aculei,  lunghe  da  28  a  45,  larghe  da  17  a  24  |x, 
sostenute  da  un  breve  peduncolo  dal  quale  si  stac- 
cano pure  molto  presto;  anche  frammiste  alle  teleu- 
tospore si  trovano  numerose  parafisi  brune. 

Gli  alberi  colpiti  da  questo  fungo  ne  risentono  no- 
tevoli danni,  poiché  non  possono  maturare  regolar- 
mente i  frutti  e  soprattutto  la  lignificazione  dei  tes- 
suti avviene  molto  imperfettamente.  Si  è  consigliato 
di  fare  due  irrorazioni  di  solfato  di  rame  al  5  %. 

P.  Alili  (D.  C.)  Rud.  {Ruggine  dell' aglio).  —  Sulle 
foglie  delV Allium  sativum,  oleraceum  e  multiflorum 
appaiono,  nella  stagione  estiva,  delle  larghe  macchie 
gialle  con  pustole  ellittiche  o  lanceolate,  di  color  giallo 
chiaro,  coperte  per  lungo  tempo  dall'epidermide  che 
si  presenta  quindi  irregolarmente  lacerata;  sono  quasi 
sempre  riunite  in  gruppi  e  contengono  uredospore 
irregolarmente  tondeggianti,  giallicce,  minutamente 
verrucose,  con  un  diametro  di  18  a  30  [;i  :  dopo  una 
diecina  di  giorni  attorno  ai  sori  uredosporiferi  si  for- 
mano le  pustole  teleutosporifere  molto  più  larghe, 
ellittiche,  allungate,  di  color  bruno  nero,  ricoperte 
pure  a  lungo  dall'epidermide  grigiastra,  e  conte- 
nenti numerose  parafisi  brune  e  teleutospore  cla- 
valo-allungate,  leggermente  ristrette  al  setto  mediano, 
col  loculo  superiore  più  sviluppato,  ingrossato  al- 
l'apice, acuto  e  tondeggiante,  di  color  castagno  bruno, 
lunghe  da  45  a  70  [a,  larghe  da  22  a  30  \i.,  e  soste- 
nute da  un  brevissimo  peduncolo. 


Dalle  foglie  la  infezione  si  estende  agli  scapi 
fiorali. 

Si  riconosce  facilmente  dalla  P.  Porri  (Sow.)  Wint. 
che  vive  sul  porro  per  la  presenza  delle  parafisi  e  lo 
sviluppo  maggiore  delle  teleutospore. 

É  una  malattia  che  arreca  da  qualche  anno  note- 
voli danni  nelle  regioni  piemontesi  e  contro  la  quale 
non  si  può  consigliare  che  l'estirpazione  e  la  distru- 
zione delle  prime  piante  colpite. 


'^■^ 


ia  di  mais  con  pustole  (a)  ;  a  sinistra,  u 
!  teleutospore  (ingrandim.  250  diametri  i 


P.  Sorghi  Schwein  =  P.  Maydis  Béreng.  {Ruggine 
del  mais).  —  Vive  sulle  due  pagine  delle  foglie, 
guaine,  dei  fusti  ed  involucri  fiorali  della  Zea  mais  e 
dei  Sorghum,  producendovi  numerose  pustole,  ellit- 
tiche 0  tondeggianti,  isolate  o  riunite  in  gruppi,  pro- 
minenti, di  color  bruno  rossiccio,  e  circondate  dai 
residui  dell'epidermide  che,  sollevandosi,  in  breve 
si  rompe  e  lascia  uscire  le  uredospore  tondeggianti, 
ellittiche  od  ovali,  leggermente  verrucose,  sostenute 
da  un  brevissimo  peiiicello  jalino,  di  color  gialliccio 
dapprima,  quindi  bruno  rossiccio,  contenenti  goc- 
cioline di  sostanza  oleosa,  lunghe  da  23  a  30  [i, 
larghe  da  22  a  26  [a.  Le  pustole  teleutosporifere 
che  si  producono  dopo  un  breve  intervallo  di 
tempo,  sono  allungate,  lineari,  bruno-nere,  molto 
prominenti,  portano  teleutospore  davate  od  ovato- 
oblunghe,  ottuse  0  col  loculo  superiore  leggermente 
acuminato,  giallo-rugginose,  quindi  brune,  quasi 
nere,  con  episporio  mollo  pronunciato,  lunghe  da 
28  a  45  |x,  larghe  da  12  a  17  [x,  e  sostenute  da  un 
peduncoletlo  leggermente  ingrossalo  nella  parte 
superiore  (lig.  243). 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Fungili) 


Nel  le  annate  mollo  umide  questo  malanno  si  estende 
(li  molto  arrecandoanchedaniii  piuttosto  gravi,  poiché 
resta  impedita  la  regolare  maturazione  delle  pan- 
iKiccliie.  Le  foglie  e  gli  steli  con  pustole  rugginose, 
sono  quasi  sempre  rifiutati  dal  bestiame,  e,  se  inge- 
riti, possono  produrre,  per  la  germinazione  delle 
leleutospore  nell'  interno  del  tubo  digerente,  di- 
sturbi intestinali. 

Specie  di  cui  si  conoscono  solo  le  leleutospore. 

V.  Ribis  D.  C.  (Ruggine  del  l'ibes).  —  Vive  sulle 
foglie  e  sulle  bacche  dei  fìihes  rubrum,  A'.  (ìrossu- 
laria,  R.  nigrum,  producendovi  macchie  giallicce, 
circolari,  che  presentano,  nel  mezzo,  delle  pustole 
tondeggianti,  di  color  castagno  bruno  quasi  nero, 
contenenti  teleutospore  ellissoidali,  convesse  alle  due 
estremità,  leggermente  ristrette  o  non  al  setto  me- 
diano, coperte  da  verruche  prominenti,  di  color  ca- 
stagno bruno,  lunghe  da  24  a  31  \j.,  larghe  da  12  a 
18  [ji,  e  sostenute  da  un  brevissimo  peduncolo. 

Dagli  studi  di  Eriksson  (1)  risulta  che  questo 
parassita  si  propaga  direttamente  sulla  medesima 
pianta  ospite  sulla  quale  si  è  formato,  per  mezzo  delle 
teleutospore  che  germinano  nella  primavera  e  non  ha 
nulla  quindi  di  comune  coW Aecidiiim  grossulariae 
come  qualcuno  dubitava;  si  può  però  distinguere 
una  forma  /■«*/■(  che  infesta  il  Ribes  rubrum  e  la  va- 
rietà a  frutti  bianchi,  ma  non  mai  il  R.  nigrum  ed  il 
R.  grossularia. 

Non  è  però  molto  comune  nelle  regioni  italiane. 

L'  Eriksson  consiglia  di  bruciare,  in  autunno,  le 
bacche  e  le  foglie  malate  cadute  a  terra  e  nella  pri- 
mavera, quando  gli  individui  colpiti  già  dall'anno 
antecedente  incominciano  a  svolgere  le  loro  gemme, 
trattarli  una  o  due  volte  con  poltiglia  bordolese  la- 
sciandone cadere  una  certa  quantità  anche  sul  suolo 
tutto  attorno  alle  singole  piante. 

P.  Arenariae  (Schuni.)Schroet.  (Ruggine  dei  garo- 
fani). —  Si  manifesta  sulle  foglie  e  sui  fusti  dei  ga- 
rofani comunemente  coltivati  e  sulle  specie  del  genere 
Saponaria,  Stellarla,  Ceraslium,  ecc.,  e  sulla  Sper- 
giila  arvensis,  sotto  forma  di  pustole  tondeggianti, 
disposte  in  circolo  o  riunite  anche  in  croste  allungate 
brunastre  o  quasi  nere.  Le  teleutospore  sono  davate 
0  fusiformi,  tondeggianti  all'apice  o  ristrette  in  forma 
di  cono,  leggermente  ristrette  al  setto  mediano,  di 
color  ocraceo,  misurano  30  a  50  ìj.  per  10  a  20  a,  e 
sono  sostenute  da  un  hmghissimo  peduncolo.  Le  te- 
leutospore germinano  prontamente  in  un  probasidio 
con  sporidioli,  i  quali  alla  loro  volta  emettono  un 
tubicino  germinativo  che  penetra,  per  mezzo  degli 
stomi,  nella  pianta  ospite. 

La  propagazione  da  una  all'altra  annata  avviene 
per  mezzo  di  alcune  teleutospore. 


I'.  Malvacearum  Mont.  (Ruggine  dell'allea  e  della 
malva).  —  Vive  sulla  pagina  inferiore  delle  loglio  e 
sui  piccioli  di  alcune  specie  del  genere  .1/alni  ed 
Althaea  producendovi  numerosissime  pustole  rotonde 
molto  prominenti,  di  color  bruno  castagno,  con  teleu- 
tospore ovoideo-allungale,  ristrette  nel  setto  me- 
diano, coniche  all'apice,  di  color  castagno  ocraceo, 


Fig.  244. 

Foglia  di  .'Mtìiaea  deformata  dalla  Puccinia  Malvacearum; 

a  sinistra  tre  teleutospore. 

(Ingrand.  3."i0  diamolri  circa)  (dal  Tubeii-). 

lunghe  45-75  ;x,  larghe  15-26  [j.,  e  sostenute  da  un 
lungo  peduncolo  incoloro.  Le  teleutospore  germinano, 
anche  in  questo  caso  appena  sono  giunte  a  completa 
maturazione  e  propagano  quindi  il  malanno  con 
grande  intensità,  tantoché  le  foglie  sono  alcune 
volte  quasi  completamente  coperte,  nella  pagina  in- 
feriore, dalle  pustole;  in  tal  caso  la  foglia  presenta 
una  colorazione  gialliccia  (fig.  244). 

I*.  Buxi  D.  C.  (Ruggine  del  bosso).  —  Produce  sulle 
foglie  del  Ruxus  sempervirens  delle  pustole  ton- 
deggianti, molto  sviluppate  e  prominenti,  di  color 
castagno  bruno,  quasi  nere,  con  teleutospore  clavalo- 
oblunghe,  ristrette  nel  sello,  ingrossate  all'apice  e 


(1)  Elude  sur  la  Pucciaia  ribis  D.  C.  des  groseilliers  rouges  (Revue  de  Botan.,  1898,  n.  125). 


Patologia  vegetale 


col  loculo  iiil'eriore  alluiii;alo,  di  color  castagno 
rossiccio,  lunghe  55-90  i^i,  larghe  20-35  |x  (fig.  245). 
Ouoslo  malanno  è  mollo  diffuso  in  Piemonte  e 
l'unico  mezzo  sicuro  di  difesa  si  ha  nella  distruzione 
col  fuoco  dei  rami  colpiti. 


Fig.  245 

\,  Ramo  di  bosso 
loipulosiiore  (200  diam  ) 
(da  Briosi  e  Cavara) 


—  '  Puccmia  Buxi 

puslole    -  2    Sezione  di 


-  Phì  agrmdium.  Rubi 

iloipora  (ingr.  250  diani.  circa)  (dal  Prillieux) 


Sui  iVa/'Cwi selvatici  0  coltivati,  nonché  sui  Giacinti 
si  sviluppano,  ma  molto  raramente,  la  P.  Schroeteri 
Pass,  e  la  P.  Prosili  Moug.  producendovi  suri  bruni. 

Gen.  Phragmidium  Link. 
Comprende  specie  parassite  specialmente  delle 
rosacee  selvatiche  e  coltivate.  Le  forme  ecidiche, 


uredo-  e  teleutosporiche,  si  hanno  sempre  sul  me- 
desimo ospite. 

Phragmidium  Rubi-idaei  (D.  C.  )  Karsten  =  /'//.  c/'- 
fìisnm  Auersw.  (fìuggiiie  nera  del  lampone).  —  La 
presenza  del  fungillo  si  manifesta  dal  maggio  all'ot- 
tobre nei  diversi  organi  delle  piante 
di  lampone{Rubus  idaeus)  selvatiche 
0  coltivate  (fig.246).  Dapprima  com- 
paiono gli  ecidii,  di  color  giallo  vivo, 
i  quali,  nella  pagina  inferiore  delle 
foglie,  sono  disposti  in  gruppi  circo- 
lari, di  color  giallo  verdastro ,  depressi 
nel  mezzo,  mentre  sui  piccioli  e  sui 
l'usti  formano  dei  lunghi  cuscinetti. 
Essi  non  hanno  un  vero  peridio,sono 
semplicemente  circondati  da  parafisi 
davate,  giallicce,  che  si  incurvano 
verso  la  parte  interna  :  le  ecidiospore 
sono  brevemente  catcnulate,  tondeg- 
gianti od  ellittiche,  aculeolate,  di 
color  giallo  aranciato  e  con  un  dia- 
metro di  20  a  28  ii..  Dopo  un  quindici 
0  venti  giorni  sottentrano,  nella  pa- 
gina superiore  specialmente,  dei  pic- 
coli sori  tondeggianti,  gialli,  sparsi 
0  disposti  in  zone  circolari,  i  quali 
contengono  parafisi  ed  uredospore 
sferiche,  ovali  od  ellittiche,  aculeate, 
giallo-aranciate,  con  un  diametro  di 
16  a  22  (X. 

All'avvicinarsidell'autunno  il  ma- 
lanno è  caratterizzato,  nella  pagina 
inferiore  delle  foglie,  da  cespugiietli 
neri,  disposti  irregolarmente,  quasi 
sempre  molto  numerosi,  formati  da 
teleutospore  cilindriche,  tondeggianti 
alle  due  estremità  e  terminate,  supe- 
riormente, da  una  prominenza  co- 
nica, incolora;  esse  sono  verrucose, 
di  color  bruno  nero,  con  5  a  10  selli 
trasversali,  lunghe  da  90  a  140  (a, 
larghe  da  20  a  35  [^  e  sono  sostenute 
da  un  pedicello  incoloro,  ingrossato 
superiormente  e  che  resta  attaccalo 
ad  esse  anche  quando  si  mettono  in 
libertà  dalle  puslole.  Il  pedicello  si 
gonfia  nell'acqua  in  seguito  alla  ge- 
latinizzazione delle  parti  interne  pro- 
ducendo cosi  dei  movimenti  che, 
secondo  Dietel,  servono  a  staccare  le  teleutospore 
dalla  pianta  ospite. 

La  propagazione  avviene  per  mezzo  delle  teleuto- 
spore che  germinano  in  primavera  per  un  poro  ter- 
minale e  numerosi  altri  pori  laterali  dei  loculi  me- 
diani ;  si  formano  cosi  sporidii  che  attaccandosi  alle 
piante  di  lampone  iniziano  l'infezione.  Il  miglior 


rimedio  consisle  ((iiiiuli  nel  cercare  di  dislruggeie 
le  foglie  con  teienlospore. 

AlTini  a  questo  sono  il  Ph.  violaceum  (Schultz.) 
Wint.  che  produce  macchie  violacee,  nere  al  centro, 
sulle  Toglie  del  rovo  nehiali<;o{Rubus  friilicoms),  ecl 
il  l'b.  rubi  (Pers.)  Winl.  che  pure  sulle  foglie  del 
rovo,  e  raramente  su  quelle  della  fragola,  forma 
macchie  giallicce  o  brunaslre,  visibili  tanto  nell'un 
caso  che  neiraltro  nella  stagione  autunnale. 

l'hragmidium  subcorticiuni  (Schrank)  Winter  = 
/'//.  mucronatum  Link. (Ruggine  delle  rose).  —  Si  svi- 
luppa sulle  foglie,  peduncoli,  ricellacoli  e  calice  delle 
ruxe  selvatiche  o  coltivate.  Sulle  foglie  produce  sem- 
plicemente delle  macchie  gialle  e  pustole,  meulie 
sugli  altri  organi  si  sviluppa  alcune  volte  con  tale 
intensità  da  provocare  dei  veri  ingrossamenti  irrego- 
lari e  contorsioni.  I  primi  a  presentarsi  sui  diversi 
organi  sono  gli  ecidii,  piuttosto  pronunciati,  di  varia 
forma,  di  color  giallo  rosso  e  che  mettono  in  libertà 
ecidiospore  angoloso-sferoidali,  con  episporio  inco- 
loro e  contenuto  giallo  aranciato,  minutamente  acu- 
leale,  con  un  diametro  di  18  a  28  i>.. 

Le  foglie  e  gli  altri  organi  vanno  gradalanuMilc 
decolorandosi  e  si  mettono  allora  in  evidenza  piccole 
|)ustole  sparse  o  riunite  in  gruppi,  gialle,  con  uredo- 
spore  sferoidali  od  angolose,  minutamente  aculeati', 
lunghe  da  i7  a  32  u,  larghe  da  12  a  20  u;  nell'ap- 
prossimarsi  dell'autunno  queste  pustole  diventano 
brune  e  contengono  allora  teleutospore  oblunghe,  ot- 
tuse, con  una  sporgenza  conica  all'estremità  supe- 
riore, leggermente  attenuate  inferiormente,  con  pic- 
cole verruche,  brune,  con  4  a  8  loculi,  lunghe  da  7') 
a  l()0  a,  larghe  da  20  a  30  |a,  e  sostenute  da  un  lun- 
ghissimo pedicello  Incoloro. 

È  comunissima  sulle  rose  specialmente  nelle  an- 
nate piovose.  Danno  buoni  risultati  la  distruzione 
(Ielle  foglie  e  degli  altri  organi  malati  e  l'abbondanti- 
aspersione  di  calce  caustica  e  zolfo. 

Gen.  Gymnosporangium  Iledwig. 

t'-iimprende  funghi  che  vivono  parassiticamente 
allo  slato  leleutospoiico  (l'odisomaj  sulle  coni/ere, 
producendovi  pustole  che  confluiscono  in  un  am- 
masso gelatinoso  molto  pronuncialo,  impiantato  ver- 
ticalmente sul  substrato;  allo  slato  ecidico  (lioestelia) 
assorbono  nutrimento  dai  peri,  meli,  Sortnis,  ed  altre 
pomacee  coltivale  e  selvatiche,  formandovi  sulle 
foglie,  frutti  0  rami  delle  verruche  anche  molto 
prominenti. 

ri^mnosporangiiim  Sabinae  (I)icks.)  Wint.  =  G.  fu- 
■ìcum  Oerst.  (Huggine  del  perù).  —  Il  fungillo  si 
manifesta  in  sul  principio  della  primavei'a  sui  ginepri 
(Juniperus  sabina,  ,1.  rirginiana,  J.  plioenicrn, 
J.  o.ri/ccdru-s,  J.japonica)  e  diverse  altre  specie  che 
si  coltivano  comunemente  nei  nostri  giardini  come 


piante  ornamentali,  nonché  sul  l'iiius  Ihilejiensis, 
formandovi  delle  protuberanze  di  color  giallo  aran- 
ciato 0  rosso  bruno,  dapprima  cilindriche,  coniche  o 
davate,  raramente  sferiche,ottuse,  quindi  compresse, 
ramificale,  di  consistenza  gelatinosa,  specialmente  se 
il  tempo  è  umido,  e  della  lunghezza  di  (>  a  12  mm. 


Kig.  -i-iS.  —  Teleutospore  di  Gymnosporatiyiiim  Habinrxe. 
llngr.  350  diam.)  (dal  Puilmeux). 

La  sui)er(icie  esterna  di  queste  masse  ò  coperta  da 
una  elUorescenza  giallo-aranciata,  costituita  da  teleu- 
tospore ellissoidali,  biloculari,  non  o  leggermente 
ristrette  nel  mezzo,  di  color  castagno  bruno,  lunghe 
da  38  a  50  jx,  larghe  da  23  a  2(3  a  (fig.  247  e  2i8), 
e  sostenute  da  un  lunghissimo  pedicello  colla  mem- 
brana che  si  gelatinizza  facilmenle  e  forma  cosi  un 
rivestimento  gelatinoso.  Frammiste  a  queste  se  ne 
trovano  anche  di  quelle  (forme  uredosporifere)  a 
pareti  più  sottili  ed  incolore  e  conteimlo  gialliccio. 


l'alologia  vegelak. 


Nuova  Lncicl.  Agraria,  1. 


202 


Patologia  vegetale 


Solto  alle  masse  leleiitosporiclie  si  osservano  fila- 
nienli  miceliari  i  quali  si  dispongono  nella  zona 
foi'licale  e  solo  raramente  si  addentrano  nella  por- 
zione legnosa,  cosicché  la  conifera  cnl|iil,i  d.i  i|uc'sl;i 
l'orma,  conosciuta  anche  col  nome  di  l'oili.situKi ,  non 
ne  risente  che  lievi  danni.  Il  micelio  |)uò  iiiaiilciiersi 
in  vita  da  un  anno  all'allro. 


Fig.  249. 


Ecidio  di  G.  Sabinae  {Roestelia  cancellata) 
(hinr.  a.'iO  Jiam.)  (dal  Pbilueux). 


Le  teleutospore  staccatesi  dal  sostegno,  germinano 
nella  primavera  medesima  per  mezzo  di  quattro  pori 
che  hanno  in  ogni  loculo,  producendo  un  probasidio 
semplice  con  uno  sporidiolo  che  si  sviluppa  solo, 
come  dimostrò  I'Oerstedt,  quando  va  a  cadere  sul 
pero  0  sopra  una  qualunque  delle  pomacee  sopra 
ricordate.  Emette  allora  un  filamento  che  serpeggia 
fra  le  cellule  del  tessuto  a  palizzata  ramificandosi 
variamente  e  costituendo  cosi  un  vero  micelio  che 
nutrendosi  a  spese  delle  cellule  stesse,  produce  un 
cambiamento  di  colore  nelle  lamine  fogliari.  Diffatti 
dal  principio  dell'estate,  fino  al  tardo  autunno,  sulle 
foglie  del  pero  e  delle  altre  pomacee  compaiono,  nei 
casi  d'infezione,  delle  macchie  di  color  rosso  aran- 
ciato. Nella  pagina  superiore  delle  foglie,  raramente 
sugli  altri  organi,  dalla  comparsa  delle  macchie 
rosse  0  rosso-ocracee  si  formano  spermogonii  con- 
colori, poi  rosso-bruni  e  neri,  sporgenti  come  ver- 


ruche e  riuniti  quasi  sempre  in  gruppi  e  contenenti 
piccoli  spermazii  gialliccio-aranciali.  Non  molto  dopo, 
sulla  pagina  inferiore,  si  presentano  gli  ecidii  in  forma 
di  grosse  pustole  o  tubercoli  giallicci,  ingrossali 
inferiormente,  immersi  nel  tessuto  rigonfiato  delle 
foglie  e  terminati  da  un  breve  collo,  lunghi  da  3  a 
■4  mm.,  larghi  da  1  a  2  mm.,  e  rivestiti  da  un  nuovo 
peridio  bianco  giallastro  che  si  divide  su- 
periormente in  numerose  lacinie,  disposte 
come  in  una  specie  di  reticolato  ;  nell'  in- 
terno si  trovano  file  di  ecidiospore  brune, 
verrucose,  tondeggianti  o  poligonali,  con 
un  diametro  di  20-22  sino  a  40  [j.. 

•iuesta  forma,  conosciuta  col  nome  di 
Aecldkim  o  di  Roestelia  cancellala  (fi- 
gura 249),  si  va  molto  diffondendo  nelle 
regioni  italiane.  Da  qualche  anno  special- 
mente i  peri  hanno  le  foglie  colpite  in  modo 
straordinario,  tanto  che  ne  risente  danno 
la  vegetazione  dell'individuo  ed  i  frutti  non 
raggiungono  mai  il  loro  sviluppo  normale. 
Si  ha  allora  una  ipertrofia  dei  tessuti  attra- 
versati dal  micelio  ed  i  rami  ed  i  frutti  si 
contorcono  e  si  accrescono  molto  irrego- 
larmente e  si  rigonfiano  in  alcuni  punii 
ove  poi  presentano  gruppi  di  ecidii  promi- 
nenti come  nelle  foglie.  !•  fruiti  restano 
piccoli  e  deformali  e  nel  loro  interno  si 
hanno  quasi  esclusivamente  tessuti  duri, 
sclerenchimatici.  Géneau  DE  Lamarlière(1  ) 
conchiude  anche  coll'ammeltere  che  questo 
fungo  provoca  un  arresto  nella  distinzione 
degli  elementi  anatomici,  i  tessuti  condut- 
tori ascendenti  e  discendenti  (legno  e  libro) 
sono  proporzionalmente  un  po'  più  svilup- 
pati nei  rigonfiamenti  (ecidii)  che  nelle  porzioni  nor- 
mah,  ma  i  vasi  e  tubi  cribrosi  poco  sviluppati  ed  i 
tessuti  di  sostegno  (collenchima,  sclerenchima,  ecc.) 
sono  trasformati  in  parenchima  nutritizio  e  di  riserva. 
Per  eliminare  questo  malanno  giova  indubbiamente 
distruggere  le  foglie,  rami  e  frutti  di  pero  colpiti,  ma  6 
indispensabile  estirpare  dai  giardini  le  diverse  specie 
di  ginepri,  perchè  cosi  le  ecidiospore  non  potranno 
trovare  una  pianta  sulla  quale  svilupparsi  e  produrre 
quindi  pustole  leleulosporiche. 

Plowright  e  Fischer  hanno  fallo  cunoscero  la 
presenza  di  un  (jìjmiìospordiii/iiuii  nnillo  allìne  al 
G.  Sabinae,  cioè  il  tì.  confiisiim  l'Iouriglit  (2),  che 
invade  specialmente  le  foglie  del  nespolo,  del  bianco- 
spino e  del  cotogno,  producendovi  pure  macchie  rosse 
con  spermogonii  ed  ecidii  a  peridio  allungato,  cilin- 
drico 0  fusiforme,  ecidiospore  mollo  più  piccole  e  di 
color  giallo  sbiadito  ;  esso  sviluppa  le  pustole  teleu- 


(-1)  LiNNEAN,  Soc.  Journ.  Botan.,  1887. 

(2)  Sur  Ics  mijcocécidies  de  Roestelia  (Re 


generale  de  Botaniqn 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Fun fìlli) 


tosporiche  sul  J.  salma  quasi  eguali  a  quelle  del 
a.  sahinae, macon  leleulospore  più  lunghe, a  loculo 
superiore  più  tondeggiante. 

G.  clavarìaeforme  (Jacq.)  Rees.  {Ruggine  del  melo 
e  del  biancospino).  —  In  primavera  incominciano 
a  comparire  sui  rami  del  ginepro  (Juniperus  com- 
tnunis)  delle  protuberanze, carnoso-carlilagiuose,  ci- 
lindriche 0  davate,  verticali,  compresse,  quasisempre 
biforcate,  ricurve  o  flessuose,  di  color  giallo  aran- 
ciato, lunghe  da  8  a  12-14  mm.  e  formate  da  teleu- 
tospore  fusoidee,  giallicce,  lunghe  da  70 
a  120  |A,  larghe  da  14  a  20  ix  e  sostenute 
da  un  lunghissimo  pedicello.  iNella  parte 
interna,  secondo  Kienitz-Gerloff,  esistono 
leleulospore  col  pedicello  che  gelatinizza 
molto  presto,  a  membrana  tenue  ed  inco- 
lora, che  potrebbero  considerarsi  come 
uredospore. 

Nella  stagione  estiva  colpisce  sotto  forma 
spermogonica  ed  ecidica  (Aecidium-fìoe- 
slelia  lacerata)  le  foglie,  i  rami  e  frutti 
specialmente  del  melo  e  del  biancospino, 
producendovi  delle  contorsioni  e  deforma- 
zioni, delle  macchie  rigonfiale,  giallo-aran- 
ciate, cou  spermogonii  a  forma  di  verruche 
ed  ecidii  lunghi  2-3  ed  anche  5  mm.;  gli 
ecidii  sono  circondali  da  un  pendio  diviso 
superiormente  in  lobi  eretti  od  inclinati 
verso  l'esterno  e  contengono  ecidiospore  ,ij  „, 

verrucose,  tondeggianti,  giallicce,  con  un 
diametro  di  20  a  35-45  a. 

Per  combattere  questa  ruggine  converrà  distrug- 
gere i  ginepri. 

(ì.  juDiperinuni  (L.)  Fr.  =  G.  Iremelloides  Harlig 
^=G.conicum  WnAw.  (Ruggine  del  sorbo).  —  Anche 
per  questo  fungillo  il  primo  sviluppo  (Podisoma, 
Tremella)  si  osserva  sul  ginepro  comune  e  gene- 
ralmente nel  mese  di  maggio.  Sui  rami  compaiono 
ammassi  emisferici  o  conici,  grigio-giallastri,  che, 
sotto  l'azione  dell'umidità,  aumentano  di  volume, 
diventano  gelatinosi  ed  assumono  un  color  giallo 
uro.  Tali  sporgenze  si  staccano  facilmente  e  lasciano 
sui  rami  delle  cicatrici  che  si  mantengono  per  lungo 
periodo  di  tempo:  risultano  formale  da  leleulospore 
ellissoidali  od  oblunghe,  basse,  ristrette  ai  setti, 
brune,  lungamente  pedicellate  e  col  loculo  superiore 
che  si  stacca  facilmente  dall'inferiore.  Le  leleulo- 
spore producono  probasidio  con  sporidioli  che  pas- 
sano a  germogliare  sui  Sorbus  (S.  aria,  aucuparia), 
^nW Amelanc/uer  cnnadensis,  suW Aronia  rotundi- 
folia,  raramente  sul  melo.  Infatti  sui  giovani  rami 
e  sulla  pagina  superiore  delle  foglie  di  tali  piante  si 
notano,  dopo  qualche  tempo  dalla  comparsa  delle 
leleulospore  sul  ginepro,  larghe  macchie  gialle,  aran- 
ciate 0  rosso  zafferano  con  spermogonii  piccoli,  conici, 
riuniti  in  gruppi  ;  le  macchie  si  estendono  quindi  alla 


pagina  inferiore  e  producono  tessuti  molto  ispessili 
con  ecidii  giallo  o  rossicci  (Roestelia  cornula,  R. pe- 
nicillata),  colle  membrane  peridiali  prolungale  in 
un  tubo  cilindrico,  leggermente  incurvalo  verso 
l'esterno  e  dentellato,  lungo  0-8-10  mm.,  largo  1  a 
2  mm.  Le  ecidiospore  catenulate,  hanno  forma  sfe- 
roidale, con  diam.  di  20-40-70  [a,  sono  leggermente 
verrucose  e  di  color  giallo  bruno. 

Onesto  malanno  è  dilTusissimo  su  tutti  i  Sor-bus, 
alleile   nella   regione    montana   e   la   infezione  può 


g.  250.  —    Sezione  lrasvers;ilc 
foglia  di  .Salix  cuprea  colpita  dalla  Meìampsi 
(Injrr.  3.-.0  iliam.)  (da  Tci.asne). 


avvenire  anche  alla  distanza  di  aleni 
ginepri,  come  ho  potuto  verificare 
dell'alta  valle  di  Viù  (Torino). 


chiloiiiel 


Gen.  Melampsora  Cast. 

Questo  genere  è  rappresentato  da  forme  eleroiche, 
parassite  generalmente  di  piante  legnose,  con  ecidii 
(Caeoma)  ridotti  a  gruppi  di  spore  libere,  senza  pe- 
ridio,  ed  uredospore,  che  si  formano  e  si  mettono 
abbondantemente  in  libertà  nella  stagione  estiva, 
mentre  le  leleulospore,  che  si  producono  solo  sul 
finire  della  stagione  estiva,  restano  sempre  strella- 
menle  addossale  le  une  alle  altre  e  coperte  lunga- 
mente dall'epidermide,  producendo  cosi  delle  croste 
compatte  brunastre. 

Melampsora  salicina  Lèv.  =  M.  farinosa  (Pers.) 
Schroet.  =  M.  salicis  capreae  (Pers.)  (Ruggine  dei 
salici).  —  Colpisce  le  foglie  ed  i  rami  di  parecchie 
specie  di  salici  (S.  caprea,  S.  alba,  S.  rilellina, 
S.  Iriandra,  S.  amygdalina,  ecc.)  tantoché  il  Comes 
ne  distingue  diverse  forme,  a  seconda  della  diversa 
specie  di  salice  (fig.  250). 

Le  foglie  infette  presentano,  nella  stagione  estiva 
e  di  solilo  nella  pagina  superiore,  delle  macchie 
gialle  e  corrispondentemente,  nella  pagina  inferiore. 


204 


Patologia  vegetale 


^ 


numerose  pustole  clie  meltono  in  libertà  una  polvere 
giallo-aranciata  di  uredospore  sferoidali,  coperte  di 
punte,  sostenute  da  un 
esile  pedicello,  con  un 
diametro  di  13-15-22  |jl; 
in  mezzo  alle  uredospore 
si  vedono  delle  parafisi 
piuttosto  allargate  verso 
l'estremità  superiore.  Le 
uredospore,  se  trovano 
r  ambiente  favorevole , 
germinano  in  poche  ore  e 
producono  nuovo  micelio 
con  uredospore  in  otto  o 
dieci  giorni.  Nelle  forti 
infezioni  il  micelio  passa 
/JV^^^    Nji  dalle  foglie  nella  corteccia 

\\y/  j  dei  rami  e  vi  si  diffonde 

\^  1 /5(        in  modo  tale  da  produrre 

delle  profonde  screpola- 
ture e  l'essiccazione  dei 
rami  stessi.  Le  teleuto- 
spore  si  formano  durante 
l'inverno  e  quasi  sempre 
sulle  foglie  quasi  secche 
e  già  cadute  al  suolo.  Nella 
pagina  superiore  di  tali 
\  W  y  foglie  si  possono  notare 
facilmente  delle  croste 
compatte  isolate  o  riunite 
in  gruppi,  giallo-brune  o 
quasi  nere,  costituite  da 
teleutospore  slrcllanii'ulc 
addossatele  une  ;ilie  altre, 
coperte  dall' epidermide, 
obovate,  con  episporio 
briHiiccio  e  massa  pia- 
smalica  interna  rosso- 
gialliccia,  lunghe  da  30 
a  40-45  fx,  larghe  da  12 
a  18.  Le  teleutospore  ger- 
minano nella  primavera 
emettendo  un  probasidio 
con  sporidioli  giallicci. 

Lo  stalo  ecidiosporico 
(Cacoma)  si  manifesta 
nelle  foglie  e  nei  rami 
degli  Evonynms  in  forma 
di  spermogonii  giallicci 
disposti  in  gruppi  ed 
ecidii  nudi,  molto  larghi 
(sino  ad  1  mm.),  tondeg- 
gianti, di  color  aranciato, 
con  ecidiospore  tondeg- 
gianti, giallo-rossicce,  con  un  diametro  da  15  a 
25-28  11.. 


\    ^, 


Fig.  251. 

traino  di  Salix  pruinosa 

colpito  dalla 

Melampsora  Harligii. 

(Hai  TuiiEi:|-). 


Sembra  però  che  gli  sporidioli  possano  anche 
germogliare  direttamente  nelle  foglie  di  salice  e 
produrre  nuove  uredospore. 

Questo  fungo  arreca  danno  specialmente  alle  gio- 
vani piantagioni  di  salici,  ma  può  produrre  la  morte 
di  individui  già  bene  sviluppati.  Anche  nei  casi  di 
deboli  infezioni  i  vimini  restano  quasi  sempre  molto 
danneggiati. 

Sul  Salix  viminaUs  vive  una  H.  Ilartigii  Thiini. 
(fig.  251),  che  differisce  dalla  specie  tipica  per 
avere  gli  ecidii  {Caeoma)  sui  ribes. 

SI.  populina  (Jacq.)  Lèv.  =  Caeoma  Clcm(itidi.s  = 
C.mercurialis Link.  {Ruggine  o  nebbia  del  piojtpo). 
—  La  forma  ecidica  si  sviluppa  sulle  piante  di  Cle- 
mnl in  (Caeoma  Clematidis),  producendovi  dei  ciuf- 
fetti  giallicci,  ma  specialmente,  per  le  nostre  regioni, 
sulle  foglie  di  Mercurialis  (C.  merciu'ialis)'\n  forma 
di  spermogonii  circolari,  giallicci,  e  sori  ecidici  nella 
pagina  inferiore,  ellittici  o  quasi  lineari,  numerosis- 
simi, rosso-aranciati,  con  ecidiospore  ellittiche  o  pò 
ligonali,  aranciate,  lunghe  da  16  a  26  y,  larghe  da 
8  a  16  \K.  Lo  stato  uredosporico  e  teleutosporico,  si 
sviluppano  invece  sopra  varie  specie  di  Populus,  cioè 
P.  nigra,  piramidalis,  laurifolia,  suaveolens,  bal- 
samifera,  virginiana,  monilifera,  ecc. 

Sulla  pagina  superiore  delle  foglie  di  tali  piante  si 
notano,  verso  la  fine  di  maggio,  delle  vescichette 
giallo-rossicce,  isolate  o  riunite  in  gruppi,  che  rom- 
pendosi in  breve  mettono  in  libertà  delle  uredospore 
ellittiche,  giallo-aranciate,  aculeate,  lunghe  da  28  a 
38  [ji,  larghe  da  15  a  20  \i.,  con  parafisi  ingrossate 
all'apice.  Sul  finire  dell'estate  compaiono  delle 
placche  o  croste  rosso-brune,  quasi  nere,  costituite 
da  teleutospore  lunghe  40-45  [ji,  larghe  12  ^,  le  quali 
germinano  sulla  foglia  stessa  producendo  un  proba- 
sidio con  sporidioli  tondeggianti,  giallicci. 

La  pianta  ne  risente  danno  solo  quando  l'infezione 
è  molto  pronunciata.  Il  legno  dei  rami  e  dei  fusti 
non  giunge  a  maturazione  perfetta,  tanto  da  non  poter 
essere  adoperato  per  la  lavorazione. 

Sul  Populuii  alba  e  canescens  si  sviluppa  una  forma 
molto  affine,  conosciuta  sotto  il  nome  di  M.  aecidioìdes 
([)(!.)  Schroet.,  producendo  su  tutte  e  due  le  pagine 
delle  foglie  dei  gruppi  di  uredospore  tondeggianti, 
circondate,  alla  base,  da  grosse  parafisi  che  vi  for- 
mano un  anello  bianchiccio.  Le  placche  teleutospo- 
riche  sono  piccole  e  brune.  Lo  stato  ecidico  è  in 
questo  caso  dato  dalla  C.  mercurialis. 

ÌIL  inm\i\ulw\.=M. ìnnitorqua  Rostr.  =: Caco?na 
pinilorquum  flostrup  (Ruggine  del  tremolino  e  dei 
pini).  —  Si  manifesta  sulle  giovani  piante  o  sulle 
estremità  dei  rami  anche  dei  vecchi  individui  di 
pino  (Pinus  sìlvestris).  L' infezione  avviene  quasi 
sempre  da  un  solo  lato  e  dalla  corteccia  si  estende 


Ifomiceli  od  Eumiceli  (Fiiiif/ln) 


^205 


ai  raggi  midollari  ed  al  midollo,  impedendo  cosi  il 
regolare  accrescimento  dei  rami  che  si  sviluppano 
variamente  contorti  verso  la  parte  malata.  Nei  forti 
attacchi  si  ha  l'essiccazione  completa  del  ramo  o 
della  giovane  pianticella.  Sulla  corteccia  si  mettono 
in  evidenza,  in  sul  finire  del  me.se  di  maggio,  delle 
macchie  dapprima  giallo-bianchicce,  poi  di  un  color 
giallo  oro,  con  un  diametro  di  1  a  3  cm.  ;  sulla  su- 
perficie di  tali  macchie  o  nella  parte  interna,  si  for- 
mano dapprima  gli  spermogonii  minutissimi,  quindi 
uno  strato  imeiiiale,dal  quale  hanno  successivamente 
origine  le  ecidiospore  tondeggianti,  giallicce,  che  si 
sovrappongono  le  une  alle  altre  come  una  corona, 
finché,  rompendo  il  sottile  strato  di  tessuto  epider- 
mico dell'ospite,  vengono  all'esterno,  determinando 
cosi  la  colorazione  giallo  oro  nella  macchia  corticale, 
(lontemporaneamente,  i  filamenti  miceliari  che  s'ad- 
dentrano nelle  altre  parti  dell'epidermide  producono 
la  morte  completa  dei  tessuti.  Da  tale  momento  si 
notano  i  rami  contorti,  poiché  la  zona  generatrice 
resta  discontinua  e  le  nuove  zone  legnose  interrotte  e 
deformi.  Il  micelio  si  sviluppa  specialmente  nelle 
annate  con  primavera  molto  umida  e  calda,  muore 
quasi  sempre  colle  ultime  ecidiospore,  ma  in  alcuni 
casi  si  mantiene  in  vita,  nella  corteccia,  da  un  anno 
all'altro.  L'infezione  si  manifesta  però  quasi  sempre 
nei  rami  più  alti  e  nelle  piante  collocate  verso  la  peri- 
feria del  bosco,  il  che  lascia  credere  che  essa  venga 
|)er  lo  più  dall'esterno. 

IIartig,  nel  1885,  dimostrò  che  collocando  delle 
ecidiospore  sopra  foglie  di  Populus  tremula,  tenute 
in  ambiente  umido  e  riparalo,  si  aveva,  dopo  qualche 
tempo,  la  formazione  di  ecidiospore  simili  a  quelle 
già  da  lui  e  dal  Rosthup  e  dal  Sorai'er,  osser- 
vate sopra  foglie  di  P.  tremula  cresciute  nell'aperta 
campagna. 

Sembra  dunque  che  siano  in  relazione  con  questo 
malanno  le  pustole  giallo-rossicce  e  quindi  brune, 
che  si  notano  sui  rami  e  sulle  foglie  del  P.  tremula 
nella  stagione  estiva,  costituite  dapprima  da  uredo- 
spore  ellittiche,  aculeate,  aranciate,  con  un  diametro 
di  15  a  20-24  a,  intercalate  da  numerose  parafisi 
davate.  Uopo  le  uredospore  si  formano,  nella  pa- 
gina inferiore  delle  foglie,  leleulospore  strettamente 
aderenti,  rosso-brune,  quindi  quasi  nere,  lunghe  da 
45  a  55  [^.,  larghe  da  10  a  12  <i.. 

Il  pronto  abliallimento dei  primi  pini  colpiti  e  l'al- 
lontanamento del  tremolo  hanno  dato  buoni  risultati, 
inquantochè  il  principio  dell'infezione  si  ha  ([uasi 
sempre  dalla  germinazione  delle  leleutospore  che 
producono  probasidii  e  spoi'idioli. 

Il  Patouillard  in  una  nota (1)  descrive  un  Caeoma 
(letto  da   lui   C.  coiiigenum,  raccolto   nel  Messico 


(1)  Noie 
dinée.  Pari 


de  Pin  deforme  par 


(giugno  1891),  e  che  produce,  nello  strobilo,  uno  svi- 
luppo cinque  volte  maggiore  del  normale  e  una  colo- 
razione rossastra.  Ha  spore  ellissoidali  o  cilindriche, 
verrucose  e  che  misurano  da  25  a  40  per  12-20  [i.. 

M.  Laricis  Hartig  =  Caeoma  Laricis  (Westend.) 
Hartig  {Ruggine  del  larice).  — Si  manifesta,  allo  stalo 
ecidico,  sul  finire  della  primavera,  sopra  la  pagina  in- 
feriore delle  foglie  del  larice  tanto  dei  giovani  indi- 
vidui che  di  quelli  già  molto  sviluppati.  Come  perla 
ruggine  del  pino  si  formano  pustole  gialle,  disposte  in 
file  e  lunghe  sino  a  5  e  più  nim.,  contenenti  ecidio- 
spore  tondeggianti,  giallicce,  sovrapposte  le  une  alle 
altre  e  circondate  da  parafisi,  le  quali  formano  come 
una  specie  di  rivestimento  che  ricorda  il  peridio. 
Tale  rivestimento  si  rompe  in  breve  lasciando  uscire 
le  ecidiospore,  mentre  l'epidermide  che  si  solleva 
verso  la  base  dà  origine  ad  un  orlo  biancastro. 

Le  uredospore  e  leleutospore  si  sviluppano  sulle 
foglie  del  P.  tremula,  come  abbiamo  già  veduto. 

Le  esperienze  di  Hartig,  Rostrup,  Nielsen  e  Plow- 
RiGHT  e  le  osservazioni  del  Klebahn  (2),  dimostra- 
rono esservi  una  diretta  relazione  fra  tutte  le  forme 
ecidiche,  uredosporiche  e  teleutosporiche  delle  di- 
verse Melampsora  che  colpiscono  i  pioppi.  Cosi,  ad 
esempio,  la  forma  ecidica  sul  larice,  della  M.  laricis, 
sarebbe  una  sola  specie  colla  forma  ecidica  del  pino 
(Melampsora  tremulae),  che  si  svilupperebbe  in  modo 
diverso  sul  larice  e  sul  pino,  danneggiando  nel  jirimo 
le  sole  foglie,  nel  secondo  anche  i  rami. 


Fig.  "252.  —  Uredospore  di  Melampsora  belulina. 
(Iiigr.  3.'i0  (liam.)  (ila  Tclasnk). 

M.  belulina (Pers.) lui.  oMelampsoridiii III  lieliilinuni 

Klebahn.  {Huggine  della  betulla).  —  Colpisce  la 
pagina  inferiore  delle  foglie  delle  fìetula  allia,  pu- 
Itescens,  verrucosa,  liumilis  e  nana,  produeendovi 
delle  piccole  pustole  gialle  ed  aranciate,  circondate 
da  un  pseudoperidio  piuttosto  ingrossato  e  contenenti 
uredospore  allungale,  troncate  alla  base,  coperte  da 
minutissime  punte  giallo-rossicce,  sostenute  da  un 
brevissimo  peduncolo,  lunghe  da  22  a  35-40  n, 
larghe  da  10  a  18  y.,  con,  frammiste,  delle  parafisi  in- 
colore ed  ingrossate  all'apice  (fig.  252).  Verso  la  fine 
dell'estate  si  notano,  sempre  nella  pagina  inferiore, 
delle  piccole  slriscie  leggermente  prominenti,  brune, 
quindi  nere,  formate  da   teleutospore  poligonali. 


(•2)  Knìluii-ersHclie  mit  ìielerocisclien   lìoslpilzeii, 
Pllanzen  Kranklieilen,  1899. 


206 


Patologia  vegetale 


il 


Fig.  "253.  —  Melampsora  betiiìina. 

Il,  Teleutospore  con  probasiJio  e  sporidiuli  (s).  -  e,  Epidermide.  -  p,  Tessuto  cellulare  dell'ospite. 
(Ingr.  350  diam.)  (dal  Tulasne). 


lunghe  30-50  i,.,  larghe  da  15  a  18  ^u  (fìg.  253)  che 
sviluppano  sulla  foglia  stessa  un  probasidio  con  spo- 
ridioli  giallicci  e  londeggianli. 

Secondo  Plowright  (1)  e  le  esperienze  del 
Klebahiv  (2)  lo  stadio  ecidico  si  sviluppa  sul  larice 
(Aecidium  laricis),  come  per  le  M.  laricis,  M.  tre- 
mulae  e  M.  populina.  Il  Plowright  riferirebbe 
anche  la  M.  betulina  alla  medesima  specie  di  Me- 
lampsora del  populus.  Gli  studi  del  Klebahn  dimo- 
strano invece  l'esistenza  autonoma  della  ruggine 
della  betulla,  per  la  quale  il  Klebahn  stesso  propone 
il  nome  di  Melampsoridium  betulimim. 

Molte  altre  specie  vivono  sugli  alberi  dei  nostri 
boschi  producendo, sulle  foglie,  delle  pustole  rossicce 
e  quindi  bianche  oppure  delle  croste  nere;  fra  esse  le 
più  comuni  sono  la  M.  carpini  (Nees.)Fuck.  sul  Car- 
pinus  betulus,  M.  padi  (Kunze  et  Schum.)  sul  Prtinus 
pailiis,  M.  ariae  (Schleich.)  Fuck.  nel  Sorbus  aria, 
M.  Sorbì  (Oudem.)  sul  Sorbus  aiicuparia  e  Sorbus 
terminalis. 

Anche  nelle  piante  erbacee  si  trovano  varie  specie 
di  Melampsora,  la  più  diffusa  è  la  M.  Helioscopiae 
(Pers.)  Cast.,  che  produce  punti,  strisele  o  croste 
nere  sulle  diverse  euforbie  che  crescono  allo  stato 
selvaggio  nelle  diverse  regioni  italiane. 

M.  lini  (D  .C.)  Tul.  {Ruggine  del  lino).  —  Produce 
sulle  foglie  del  lino  (Linum  usitatissimum)  delle 
piccole  macchie  sparse,  tondeggianti,  di  color  aran- 


(1)  Zeitsch) 
;ie.  130. 


fur   Pflanzenkranklìeiten,    ISOi,  fase. 


ciato,  costituite  da  uredospore  sferiche,  giallo-aran- 
ciate, con  un  diametro  da  14  a  24  |ji,  intercalate  da 
parafisi  incurvate  ed  ingrossate  all'apice.  Quando 
la  pianta  di  lino  ha  i  frutti  già  quasi  maturi  si  no- 
tano, sulle  foglie  e  sui  fusti,  delle  croste  lineari  od 
allungate,  nere,  costituite  da  teleutospore  brune, 
prismatiche,  molto  strettamente  aderenti  e  coperte 
dall'epidermide,  lunghe  45-60  a,  larghe  da  17  a  20 fi. 

L'infezione  si  estende  per  mezzo  di  porzioni  di 
frutti  e  foglie  che  possono  restare  nel  terreno  e  quindi 
dar  adito  alla  formazione  di  probasidio  e  sporidioli 
che  possono  poi  passare  sulle  giovani  pianticelle. 

A  diffondere  maggiormente  il  malanno  servono 
anche  le  diverse  specie  di  lino  che  crescono  allo 
stalo  selvaggio,  quali  il  L.  catharticum,  alpinum, 
narbonense. 

L'unico  rimedio  che  si  possa  consigliare  si  è 
quello  di  sospendere  per  qualche  tempo  la  coltiva- 
zione del  lino. 

Gen.  Coleospormm  Lèv. 

Comprende  funghi  poliformi  i  quali  hanno  una 
forma  ecidica  conosciuta  più  comunemente  sotto  il 
nome  di  Peridermitim  e  con  ecidii  che  si  formano 
nella  corteccia,  sulle  squame  degli  strobili  o  sulle 
foglie  dei  pini  ed  abeti.  Essi  sono  muniti  di  un  peridio 
che  sporge  fuori  della  parte  malata  in  forma  di  ve- 
scichetta, che  si  rompe  quando  è  giunto  a  completo 
sviluppo  e  si  dispone  a  guisa  di  anello  membranoso 


(2)  Kuliurversuche  init  heter 
P/tanz.  Krank.,  1899,  fase.  I. 


ischen    Rostpilzen, 


Ifomiceti  od  Eumtceti  (Funghi) 


20- 


allorno  alla  massa  di  ecidiospore.  Gli  stadi  uredo-  e 
teleulosporico  si  manifestano  in  generale  sulle  com- 
posile selvatiche  in  forma  di  pustole  prominenti 
gialle  0  brune. 

Coleosporiiitn  Senecionis  (l*ers.  >  Kries  =  Perider- 
miiim  Pini  Wallr.  =  P.  oblongisporium  Fuck.=  /*<;- 
ridermium  Pini  acicola  etcorticola  Rabenh.  {Ruggine 
vescicolare  delle  foglie  e  dei  rami  del  pino).  —  Vive 
sulle  diverse  specie  di  Pinus:  P.  silveslris,  maritima, 
strobus,  ecc.,  e  ne  colpisce  le  foglie  ed  i  rami  e  sotto 
due  forme  ecidiche  diverse,  l'una  della  foglia,  detta 
acicola  (Peridermium  oblongisporium),  l'altra  dei 
rami,  o  corlecicola  (Peridermium  Pini),  che  presen- 
tano lo  stadio  uredosporico  e  teleutosporico  sopra 
alcuni  Senecio  selvatici  (Coleonporium  Senecionis), 
nonché  la  forma  cortecicola,  sopra  il  Vincelo.ricum 
offlcinale  e  la  Paeonia  lenuifolia  (ì)  (Cronarlium 
(tsclepiadeum). 

La  forma  acicola  compare  sulle  foglie  in  sul  finire 
della  primavera,  ed  in  particolar  modo  sulle  giovani 
piante,  in  forma  di  piccole  macchie  o  punteggiature 
bruno-rossastre,  costituite  da  spermogonii  che  con- 
tengono spermazii  molto  pronunciati.  Dopo  pochi 
giorni,  in  vicinanza  degli  spermogonii,  si  protendono 
dei  corpi  biancastri,  cilindrici,  leggermente  depressi 
ai  lati,  a  forma  quasi  di  sacco,  lunghi  da  2  a  3  mm. 
e  che  risultano,  in  seguito  alla  rottura  del  pseudo- 
peridio  (fig.  25-4),  variamente  laciniati.  Le  ecidio- 
spore  costituiscono  una  polvere  giallo-aranciata  e 
sono  ovali  od  ellittiche,  verrucose,  lunghe  da  30  a 
■iO  \L,  larghe  da  18  a  25  ,a.  I  filamenti  miceliari 
che  si  mantengono  in  vita  per  un  lungo  periodo  di 
tempo  invadono  tutto  il  parenchima  della  foglia,  che 
diventa  gialla  e  poi  essicca. 

La  forma  cortecicola  si  sviluppa  coi  corpi  frutti- 
feri sulla  corteccia  dei  rami  e  dei  fusti  dei  vecchi/;/»/, 
ed  invade,  col  micelio,  la  zona  generatrice  e  le  por- 
zioni legnose  esterne  ed  interne  passando  per  i  raggi 
midollari  ;  favorisce  la  secrezione  della  resina  che, 
penetrando  anche  nei  tessuti,  limita  il  passaggio  dei 
li(iuidi.  L'infezione  si  estende,  in  alcuni  casi,  a  tutta 
la  zona  generatrice  ed  allora,  restando  completa- 
mente ostacolata  la  circolazione  delle  sostanze  nutri- 
tizie, si  ha  la  morte  del  ramo  o  del  fusto.  Il  micelio 
si  mantiene  in  vita  per  molti  anni,  per  cui  passando 
gradatamente  da  una  parte  all'altra  può,  in  un  tempo 
più  0  meno  lungo  (10-15-20  o  40  anni),  produrre  la 
essiccagione  completa  dell'albero. 

.Nella  parte  esterna  della  corteccia  compaiono,  sul 
finire  di  maggio,  gli  spermogonii,  disposti  in  placche 
nere  tondeggianti,  larghe  da  3  a  7  mm.,  e  poco  dopo 
gli  ecidii  in  forma  di  sacchi  membranosi,  biancastri, 
lunghi  6-8  a  15  mm.,  riuniti  quasi  sempre  in  gruppi 
e  col  pseudoperidio  che  si  rompe  irregolarmente. 


lasciando  uscire  la  polvere  aranciata  di  ecidiospore 
aculeate,  tondeggianti,  con  un  diametro  da  18  a 
20-28  <x. 

Gli  stadi  uredosporico  e  teleutosporico  della  forma 
acicola  si  producono  indubbiamente  sul  Senecio. 
WoLFF,  Magnus  e  KtEBAMN  però  poterono  ottenere 
sul  Senecio  anche  uredospore  e  leleutospore  semi- 
nandovi ecidiospore  prese  da  ecidii  del  fusto,  ossia 


d,  Ecidiospore  in  via  di  formazione.  -  e,  Ecidiospore 
Peridio  (ingr.  450  diam.)  (da  Hartic). 


della  forma  cortecicola.  Gornu  dap])rinia,  KLEBAHNe 
Prillieux  in  seguito,  ottennero  anche  dalle  ecidio- 
spore  della  forma  corlecicola,  la  produzione  di  un 
Cronarlium  sulle  foglie  ilei  Vincetoxicum,  e  Fischer 
sulla  Paeonia,  per  cui,  al  punto  in  cui  sono  le  ri- 
cerche, si  può  ritenere  che  la  forma  acicola  e  corte- 
cicola si  sviluppano  sul  Senecio,  ma  che  la  cortecicola 
può  produrre  anche  un  C/'onaWfHW  sul  V/nciin.i-lriim. 
Sulle  foglie  di  talune  specie  di  Snircm,  s|M'ri,il- 
menle  del  5.  vulgaris,  com|iaioiiii,  iiclla  sliuidiie 
estiva,  dapprima  pustole  di  color  aranciaio,  polve- 
rulente, con  uredospore  brevemente  catenulate,  el- 
littiche od  ovoidali,  verrucose,  giallo-rossicce,  con 
un  diametro  di  20  a  iO  ;a,  quindi  macchie  o  croste 
ceracee,  leggermente  convesse,  di  colore  rosso 
vermiglio,  formale   da  leleutospore  cilindriche  o 


(1)  Vedi  Ed.  Fischer,  Observations  sur  les  Urédine'es  (Arch.  des  Sciences  physiques  et  naturelles.  Genév 


208 


Patologia  ref/etalc 


Fiy.  255.  —  Sezione  trasversale  di  una  foglia  di   Vmcetoxicum 

con   micelio  e  pustole  uredosporiche  e  teleutosporiche  dì  Cronarlium  asclepiadeum. 

(Ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Tubeuf). 


oiliiuli'ico-clavale,  [)cv  lo  più  4-locuIari,  rossiccc, 
lunghe  da  80  a  110  a,  larghe  da  46  a  30  u..  Furono 
considerate  dal  Tulasne  come  file  di  spore.  Giunte 
a  maturità,  come  dimostrò  il  Plowright,  germinano 
per  mezzo  di  due  loculi  terminali. 

Converrà,  per  limitarne  le  infezioni,  allontanare 
dai  piantamenti  di  pino,  le  diverse  composite  prima 
che  si  sieno  sviluppate  le  teleutospore,  recidere  e 
bruciare  i  rami  e  le  piante  di /«no  che  presentassero 
i  primi  sintomi  dell'infezione. 

Sopra  alcune  piante  che  servono  per  insalata, 
come  le  cicerbite  {Sonchus  oleraceus,  tenerrimus, 
asper  ed  arvcnsis),  vive  il  Coleosporium  Sonchi. 

Gen.  Oronartium  Fries. 

Fanghi  poliformi,  con  stadio  ecidico  {Peridcr- 
miiim),  che  si  sviluppa  sui  piìii,  e  teleutosporico  in 
forma  di  colonnette  che  sporgono  dal  centro  delle 
uredospore. 

Cronartium  asclepiadeum  (  Willd.  )  Fr. — È  uno  stadio 
uredosporico  e  teleutosporico  della  ruggine  dei  rami 
0  forma  cortecicola  (Pendermi um  Pini)  del  pino. 
Nella  stagione  estiva  già  un  po'  avanzata  (agosto  e 
settembre),  nelle  vicinanze  dei  boschi  di  pino,  si  nota, 
nella  pagina  inferiore  delle  foglie  del  Viucdo.rìrKin 
officinale,  piccole  pustole  sparse  o  riuiiilc  in  gruppi, 
ricoperte  da  un  pseudoperidio  esile  e  membranoso, 
che  si  può  notare  sotto  all'epidermide  lacerata  della 
foglia.  Da  un  piccolo  foro  che  si  viene  a  formare 
nella  parte  mediana  del  pseudo|M'ri(lio  esioiio  le  ure- 
dospore ovoidali,  asperulale,  (l,i|i|>iiiii,i  li'^i;ermente 
peduncolate  e  giallo-rossicce,  ('(ni  un  iliaiiieiro  di  15 
a  30-32  \ì..  Dal  centro  della  cavità  ove  si  formano  le 
uredospore  si  protende  lentamente,  verso  l'esterno, 


un  organo  colonni forme  (coliimella),  costituito  da 
cellule  allungate,  strettamente  aderenti  e  piene  d'un 
liquido  gialliccio.  La  columella  è  seniplice  o  rara- 
mente biforcata  e  può  arrivare  a  misurate  una  lun- 
ghezza di  2  mm.  ed  un  diametro  di  5  a  (3  centesimi 
di  millimetro  (fìg.  255),  in  modo  che  nella  pagina 


Fig.  25().  —  Foglia  di  Vincetoxicuni 

con  pustole  teleutosporiche  di  Cronartium  asclepindeiiiii 

(Dal  TuuEii-l. 


inferiore    delle 

H 

He    ajipaion 

1,   anche 

ad   occhio 

nudi),  (lei  brevi 

•or 

li  ciliiiilfici  1 

esiiiifiinii 

(li;;.  250). 

Le  cellule  die 

lui 

IK 1,1     l'd 

cllit    s, 

ii.ì   allret- 

tante  teleiilospt 

re 

sessili,    unii 

H'iilari,   , 

ic   i;i.'iMiii- 

nano  emettendo 

un 

probasidio, 

il  quale  si 

suddivide 

in  varie  porzioni;  ciascuna  produce  uno  sporidiolo 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


200 


globuloso,  gialliccio.  L'infezione  di  questi  sporidioli 
sul  pino  non  si  è  però  ancora  potuto  ottenere  artifi- 
cialmente. 

Le  esperienze  del  Fischer  (Ioc.  cit.)  dimostrarono 
che  le  teleutospore  possono  vivere  anche  sulhi 
l'atonia  Icnuifolia  e  pare  anzi  che  il  C.  asclepia- 
(ìciim  sia  identico  al  C.  flaccidum  (Alb.  et  Schw.) (  1  ), 
che  vive  sopra  molle  primule,  come  Primula  offici- 
nalin,  tenui fntia,  ecc. 

C.  ribicoliiiu  Diet.  —  Infesta  i  Pimis  cembra, 
ulrohus  e  Lambert iunu,  producendovi  una  disaggre- 
gazione nel  tessuto  legnoso  e,  nella  stagione  prima- 
verile, verso  la  parte  esterna  della  corteccia,  delle 
forme  fruttifere  (Perìdermium  Strali  Klebahn)  raj)- 
presentate  da  spermogonii  in  placche  brune  e  quindi 
protuberanze  cilindriche  biancastre,  lunghe  8-12  mil- 
limetri, contenenti  ecidiospore.  Trasportando  ([uoste 
spore,  come  fecero  per  la  prima  volta  il  Klebahn  ed 
il  liosTRUi',  sulle  foglie  di  alcuni  ribes  (Ribes  nigrum, 
riibrum,  alpiniim)  si  sviluppano  facilmente  delle 
pustole  simili  a  quelle  che  furono  riscontrate  natu- 
ralmente in  Germania  ed  in  Francia,  Danimarca, 
Scandinavia  e  Russia.  Tali  pustole  sono  piccole, 
rotonde,  di  color  rosso  aranciaio,  rivestite  da  un 
pseudoperidio  emisferico,  leggermente  allungato  sn- 
(leriormente  e  che  rompendosi  lascia  uscire  uredo- 
spore  ellittiche,  aculeate  (19-35  «  14-22);  dalla  parte 
mediana  si  forma  in  seguito  la  colonnetta  di  teleuto- 
spore,  giallo-rossao  brunastra,  lunga2  mm.  Le  foglie 
colpite  diventano  gialle  e  la  pianta  viene  a  soffrirne. 

Gen.  Crysomyxa  Unger. 

Crjsonijxa  Kliododendri  (DC.)  De  Bary  (Ruggine  ve- 
scicolare delle  foglie  dell'abete  rosso).  —  Si  addentra 
coi  filamenti  miceliari  nelle  foglie,  specialmente  gio- 
vani, diìW abete  rosso,  producendone  l'ingiallimento 
e  la  caduta  precoce.  Verso  la  superficie  della  foglia 
malata  il  micelio  produce,  nel  mese  di  luglio  ed 
agosto,  dei  puntirini  rossicci  (spermogonii)  {l'erider- 
mium  abietin:im  Alb.  et  Schwein.)e  quindi  gli  ei'idii 
costituiti  da  corpi  cilindrici  membranosi,  lunghi  anche 
3mm.,  dentellati  al  margine  (fig.  251)  e  contenenti 
ecidiospore  tondeggianti, verrucose,  giallo-aranciate, 
con  un  diametro  di  15-20-40  i^i. 

In  diretta  relazione  con  questa  forma  di  Perider- 
iiiium  sono  pustole  bruno-rosse,  rar.  violacee  che  si 
notano  ovunque  nella  pagina  inferiore  dei  Rliodo- 
dendron  ferrugineum  ed  hirsutum  (fig.  258),  che 
crescono  comunissimi  sui  monti.  Tali  pustole  sono 
formale  da  uredospore  poligonali,  verrucose,  giallo- 
aranciate,  con  un  diametro  di  15-28  ix,  e  special- 
mente da  teleutospore,  pure  giallo-aranciate,  divise 
da  2-3  selli  trasversali,  lunghe  da  40  a  50  \x,  larghe 
da  10  a  14  [j.  Il   lungo  filamento  che  sostiene  le 


teleutospore  si  protende  in  breve  verso  l'esterno, 
rompendo  l'epidermide  del  vegetale  e  le  teleutospore 
germinano  in  un  probasidio  costituito  da  3  a  4  por- 
zioni con  sporidioli  rotondi  o  reniformi,  che  pas- 
sando sulle  foglie  AaW abete,  producono  nuove  forme 
di  Peridermium. 


Fii;.  257.  —  Rametto  di  abete  rosso  con  ecidii 
di  Crysomyxa  Rlwdodendri  (dal  Tuiiiìuk). 


Kig.  '258.  —  Rametto  di  Rhododendron 

con  pustole  liredosporiclie  di  Crysomyxa  Rlwdodciuhi. 

(Uai  TuuEUF). 

Alfine  a  (pieslo  fungo  è  un'altra  specie  clic  si  svi- 
luppa pure  ■iViWatiete  ed  è  conosciuta  col  nome  di 
C.  Abielis  (Wallr.)  Unger  (fig.  259).  Nei  mesi  di 
giugno  0  luglio,  0  all'apice  o  su  tutta  l'estensione 
delle  lamine  A&W abete  rosso,  s\  notano  zone  circolari 
giallicce.  In  sezione,  le  foglie  malate  risultano  attra- 
versale da  numerosi  filamenti  miceliari,  che  richia- 
mano verso  la  parte  infetta  una  grande  (|uantità  di 
sostanze  amidacee,  a  detrimento  delle  altre  parti 
sane.  Il  micelio  produce,  verso  l'esterno,  pustole 
gialle  di  teleutospore,  che  restano  per  lutto  l'inverno 
in  uno  sialo  di  quiescenza  sulle  foglie  malate  che 
non  si  slaccano  dalla  pianta  e  germinano  solo  nella 


(t)  Vedi  Ed.  Fisciieu.  Fortsetzunrj  dar 
27  —  Patoloyìa  vegetale. 


iitwiclielungsgescìiicìitlicììen  Untersucìi.   ùber  Rostpil:^ 
Nuova  Encicl.  Agraru,  I. 


1901. 


Patologia  vefielale 


Fig.  259 


attaccale  ita  Crysomyxa  Abktis.  -  B,  Sezione  i 
(itigr.  250  diam.).  -  C,  Teleutospore  producenti  proliasidii. 
(Dal  Prillieu.x). 


1, inietto  di  al)t 


-^ 


^^^:r7c^ 


Fig  261  —  Sezione  trasversale  di  una 
fogln  di  abete  con  ecidii  (ingrandita 
200  diam.)  ed  ecidiospore  m  b  e  e 
(ingr.  350  diam.)  (dal  TuBEur). 


primavera  successiva  producendo  sporidioli  die 
vanno  ad  infestare  le  nuove  foglie  àeWabde  rosso. 

Nelle  regioni  settentrionali,  nelle  piante  di  abete  si 
sviluppa  pure  un  altro  fungillo  [C.  Sedi  (Alb.  et  Schw.) 
De  Bary].  La  forma  ecidica  cresce  sulle  foglie  dell'a- 
bete, le  uredospore  e  teleutospore  sul  Sedum palustre. 

Le  ruggini  dell'abete  vivono  specialmente  nei  luoghi 
umidi,  per  cui  converrà  procurare  la  libera  circola- 
zione dell'aria  e  la  distruzione  delle  parti  malate. 

Gen.  Calyptospora  Kuhn. 

Caiyptospora  (ioeppertiana  Kiihn.  (Ruggine  deìì'a- 
bete  bianco).  —  Si  sviluppa  in  particolar  modo  sulle 
giovani  piante  deW abete  bianco.  Le  foglie  colpite  in- 
gialliscono e  presentano  nella  pagina  inferiore,  du- 
rante la  stagione  estiva,  corpuscoli  tubulari,  lunghi 
da  2  a  3  mm.,  rivestiti  da  un  pseudoperidio  (fìg.  200 
e  261),  che  si  rompe  irregolarmente  verso  la  parte 
superiore,  lasciando  uscire  ecidiospore  tondeggianti, 
gialle,  verrucose,  con  un  diam.  da  12  n  22  <j.,  che 
germinano  solo  quando  vanno  a  caderi'  <u\\i-  lniilie 
del  Vaceinium  Vitis-Idaea,  coniunissiiiin  sui  ijnuiii. 
Infatti  sui  fusti  e  rami  di  tale  piatila  si  notano  ite- 
quentemente,  nella  slagiotie  piitnavetilc,  dei  rigon- 
fiamenti {AecidiumPeridcriHium  columiuire)  bianco- 
rosei  poi  bruni,  di  consistenza  spugnosa,  dovuti  a 
teleutospore,  cuboideo-londeggianti,  brune  (fig.  262), 


che  formano  probasidio  con  sporidioli  :  questi  ser- 
vono poi  ad  infettare  le  piante  di  abete. 


ip*tì=^ 


Fig.  262.  —  Teleutospore  di  Calyptospora  Goeppcrtiana 

con  probasìdii  e  sporidii. 

(Ingrand.  350  diam.  circa)  (dat  TUBEUf). 


tfomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


Anche  in  questo  caso  converrà,  nel  limite  del  pos- 
sibile, distruggere  i  Vaceinium. 

Uredlnee  imperfette. 

Aecidium  (Perideriiiiiim)  elatinuni  Alb.  et  Schw.  (1) 
{Cancrena  o  scopazìi  dell'abete  bianco).  —  Infesta 
i  fusti,  i  rami  e  le  foglie  dM'abete  bianco.  Ha  un 
micelio  perenne  che  si  addentra  nelle  diverse  (ìarli 
rigonfiate  della  corteccia,  nella  zona  generatrice  ed 
anche  nel  legno.  1  fdamenli  miceliari  variamente 
ramificati  emellono  austori  nelle  cellule  ed  eserci- 
lano  un'azione  irritante  sulle  parli  legnose,  tanto  da 
provocare  degli  ingrossamenti  e  delle  deformazioni 
nel  fusto  e  nei  rami.  Nei  punti  più  intensamente 
colpiti  la  corteccia  si  screpola  quasi  sempre  la- 
sciando a  nudo  il  legno,  che  si  disaggrega  con 
maggiore  facilità.  Il  micelio  può  anche  svilujiparsi 


Kig.  263.  —  A,  Foglie  invase  dal  Peridermium  elatimnii. 
B,  Foglie  normali  (dal  Prillieux). 

slraordinariamente  nelle  gemme  o  nei  giovani  rami, 
modificandone  completamente  l'accrescimento.  Si 
lorniano  allora  degli  ingrossamenti  irregolari,  dai 
(piali  partono  piccoli  rami  diretti  nei  diversi  sensi, 
molle  volte  riuniti  anche  in  fascio  e  coperti  da  foglie 
disposte  irregolarmente  e  giallicce.  Nei  mesi  di  lu- 
glio od  agosto  il  micelio  produce  dapprima  puniicini 
giallo-aranciati  (spermogonii) nella  pagina  superiore, 
(juindi,  nella  pagina  inferiore  delle  foglie,  organi  di 
fruttificazione  quasi  regolarmente  allineali  dall'una 
e  dall'altra  parte  della  nervatura  mediana  (fig.  2(5:{). 

Sono  ecidii  che  sollevano  e  rompono  in  breve  la 
epidermide  del  vegetale  mostrando  un  pseudoperidio 
bianchiccio,  che  si  rompe  in  breve  all'estremità  su- 
periore lasciando  uscire  ecidiospore  ellissoidali,  ver- 
rucose, giallo-aranciate  nella  parte  interna,  lunghe 
da  16  a  30  |x,  larghe  da  14  a  17  ul. 

Pare  che  le  ecidiospore  vadano  a  germinare  sopra 
un'altra  pianta  non  conosciuta,  producendovi  forse 
gli  stadi  uredosporici  e  teleutosporici,  che  servireb- 
bero alla  propagazione  del  malanno.  Il  micelio  che 
resta  neir interno  della  corteccia  può  passare  l'in- 


verno in  uno  stato  di  quiescenza  e  svilupparsi  nella 
primavera  successiva  e  così  di  anno  in  anno  finché  la 
pianta  muore. 

Sugli  strobili  (ìiiWabete  vive  anche  nelle  regioni 
nordiche  della  Svizzera,  Germania,  Francia,  un  fun- 
gillo  (A.  slrobiliniim  Alb.  et  Schw.)  molto  simile  al 
precedente  e  che  produce  numerosi  ecidii  rosso- 
bruni  nella  superficie  interna  delle  squame. 

Specialmente  in  Germania  si  trova  un  altro  paras- 
sita sulle  foglie  deìV abete  rosso,  VX.  (l'eriderniium) 
coruscans  Fr.,  il  quale  produce  un  ingiallimento  e 
la  precoce  caduta  delle  foglie. 

Nel  Giappone  si  riscontrano  anche  molle  forme 
parassite  delle  conifere,  cosi  il  l'eridermium  gigan- 
teum  Mayr.,  parassita  del  Pinits  T/iitmìiergii  e  densi- 
/lora,  sulle  quali  piante  produce  ingrossamenti  stra- 
ordinari dei  rami, ed ilCaeoma deformanslìeik.  et  Ifr., 
parassita  della  Thujopsis  dolabraia. 

Nelle  regioni  italiane  crescono  coumni.ssime  sopra 
le  piante  selvatiche  molte  forme  imperfetle  di  ure- 
dinee  e  specialmente  le  ecidiche  (Aecidium),  come 
l'A.  IHespiii  D.  C.  sul  nespolo,  l'A.  grossulariae  Pers. 
suir«ya  spina  e  sul  ribes,  VX.  foenicuii  Cast,  sul 
finocchio,  l'A.  Cjdoniae  Len.  sul  cotogno  ecc.,  ed  ure- 
dosporiche  (Uredo),  inducendo  macchie  gialle  e 
deformazioni  delle  foglie,  rar.  dei  fusti. 

Sulle  orchidee,  Montemartini  (2)  trovò  un'uredu 
(U.  aurantiaca).  Questa  induce,  sulle  foglie,  areole 
dapprima  livide,  poi  nerastre,  con  pustole  aranciate 
nel  mezzo. 

Ord.  Tremellinee. 

Vivono  sulla  terra,  sul  legno  già  taglialo  od  anrlie 
allo  stalo  di  putrefazione,  solo  in  alcuni  casi  rari  si 
trovano  alla  base  dei  fusti  ancora  vivi,  ma  sopra  in- 
dividui molto  vecchi.  Arrecano  danni  quando,  inlac- 
cando col  loro  sistema  di  vegetazione  i  fusti  secchi, 
disorganizzano  il  legno  che  non  può  più  essere  ado- 
perato per  la  lavorazione. 

Si  presentano  sotto  forma  di  dischi  sessili  o  pe- 
duncolati (E.vidia),  di  lamine  (gen.  Tremella),  che 
occupano  una  superfìcie  di  8  a  12  mm.,  molto 
ispessite  e  ripiegate  in  modo  da  formare  come  un 
padiglione  dell'orecchio  umano  (Hirneola  Auricnta 
Judae),  sempre  di  consistenza  gelatinosa  in  segnilo 
alla  gelatinizzazione  della  porzione  esterna  dei 
filamenti. 

Gli  organi  di  riproduzione  sono  rappresentati  da 
spore  che  si  formano  da  sterigmi  molto  allungati  e 
prodotti  all'estremità  di  basidii,  settati  pel  lungo. 

Le  spore  germinando  possono  dare  origine  anche 
a  conidii  di  forma  costante  per  ciascun  genere  e  cia- 
scuna specie. 


(1)  Vedi  specialmente  E.  Mer,  Le  Baiai  de  Sorciére  de  (2)   Uredo  aurantiaca,  nuova  uredinea  parassita  delle 

Sapin  (Bull.  Soc.  Bot.  de  France,  1893).  orcliidee  (Alti  htil.  Boi.,  voi.  Vili,  travia). 


212 


Patologia  vegetale 


AUTOBASIDIOMICETI 

{Eubasidieae). 

QuL'sIa  divisione  comprende  forme  fungine  che 
ra!;i;iiiMi;uiiii  yeiienilnienle  uno  sviluppo  notevole  e 
elle  possono  quindi  più  facilmente  colpire  rocchio 
dell'osservatore. 

Risultano  da  un  sistema  di  vegetazione  che  si 
sviluppa  sulla  terra  ricca  di  humus,  sui  detriti  ve- 
getali od  animali,  sul  legno  vecchio,  sulla  corteccia 
degli  alberi,  ed  alcune  volte  anche  allo  stato  di  pa- 
rassita sia  sulle  radici  che  sulle  altre  parti  del  vege- 
tale, producendovi  malattie  speciali. 

In  alcune  specie,  il  sistema  di  vegetazione  è  ridotto 
a  filamenti  esilissimi,  incolori,  variamente  settati  e 
ramificati  ;  altre  volte  invece  i  filamenti  si  riuniscono 
in  gran  numero  in  modo  da  formare  dei  cordoni, 
delle  lamine,  delle  placche  bianche,  rossicce  o  di 
vario  colore  alla  superficie  o  nell'interno  del  terreno 
0  dei  tessuti. 

Nei  luoghi  umidi,  nelle  cantine,  nelle  gallerie  sot- 
terranee è  facile  osservare  delle  larghe  masse  fila- 
mentose, costituite  appunto  dal  sistema  di  vegeta- 
zione di  un  hasidiomicele. 

Il  micelio  può  anche  condensarsi  in  masse  spe- 
ciali di  forma  pressoché  tondeggiante  od  allungata, 
le  quali  si  circondano  di  cellule  o  filamenti  brunicci, 
a  parete  ispessita,  che  possono  mantenersi  in  vita 
come  veri  sclevoz,il  per  un  lungo  periodo  di  tempo. 
In  altri  casi  si  espande  sotto  forma  di  filamenti  bian- 
chicci 0  bruni  (liwmorfc)  fra  la  corteccia  ed  il  legno 
del  fusto  0  delle  radici,  mantenendosi  pure  in  vila 
per  molli  anni  a  detrimento  della  pianta  ospite  e  fa- 

1.  Imenio  esterno  e  basidii  non  settati Ord 


cintando  la  dilTusione  delle  infezioni  in  seguito  al 
diretto  passaggio  sopra  radici  sane  vicine. 

In  generale  il  sistema  di  vegetazione  si  mantiene 
in  vita  per  lungo  tempo  sia  allo  stato  di  quiescenza, 
sia  fruttificando  ogni  anno. 

Il  corpo  fruttifero  si  forma  in  vario  modo  da  pro- 
lungamenti di  uno  0  di  gruppi  di  filamenti  miceliari 
tanto  nell'interno  della  terra  o  delle  piante  colpite 
come  all'esterno.  A  completo  sviluppo  i  corpi  frut- 
tiferi assumono  forme  determinate,  a  seconda  dei 
diversi  gruppi. 

Alcuni  filamenti  del  corpo  fruttifero  si  prolungano 
in  cellule  allungate  o  davate  (basidii),  terminate  da 
2,  4,  8  punte  (sterigmi),  dalle  quali  hanno  origine 
le  spore. 

Non  tutti  i  basidii  raggiungono  nello  stesso  tempo 
il  loro  completo  sviluppo,  anzi  alcuni  restano  quasi 
sempre  sterili  (1  ),  come  pure  alcuni  filamenti  interni 
si  protendono  in  mezzo  ai  basidii  in  varie  forme  (ci- 
stidii)  e  servono  essenzialmente  alla  secrezione  delle 
sostanze  inorganiche.  Il  complesso  di  questi  diversi 
filamenti  costituisce  l' imenio. 

Anche  per  queste  forme  fungine  è  accertato  il  po- 
limorfismo. Infatti  le  spore  di  numerose  specie  ger- 
minando producono  promicelio,  sul  quale  si  jtrodu- 
cono  organi  di  riproduzione  o  conidii  molto  simili 
a  quelli  delle  muffe  comuni.  Nell'interno  dei  corpi 
fruttiferi  si  sono,  in  alcune  specie,  notali  organi  di 
riproduzione  speciali  {conidii  endocarpici)  che  pos- 
sono servire  pure  alla  propagazione. 

Nel  corpo  fruttifero  sono  contenuti,  oltre  che  delle 
sostanze  azotate,  molle  volte  anche  degli  alcaloidi  vele- 
nosissimi, del  glicogene,  del  trealose  e  della  mannite. 
Imenomiceti 


interno  che,  rompendosi  la  pellicola  esterna  ricoprente  il  corpo 
fruttifero,  esce  (Lycoperdon)  sotto  forma  di  polvere  bruna  . 


Gasteromiceti. 


Ord.  Imenomiceti. 

(jli  Imcnomiceli,  conosciuti  dal  profano  col  nome 
di  veri  funghi,  vegetano  sul  terriccio,  sui  residui  di 
piante  già  decomposte,  od  anche  parassiti  sulle  ra- 
dici, sul  fusto  0  sulle  foglie  dei  vegetali  superiori. 

Il  loro  sistema  di  vegetazione  è  formato  da  fila- 
menti mollo  ramificati,  settati  e  che,  riunendosi  as- 
sieme, danno originea cordoni,  placche  membranose, 
di  consistenza  soverosa  od  anche  quasi  legnosa.  Nelle 
specie  umicole  il  micelio  occupa  una  superfìcie  cir- 
colare, che  diventa  dianno  in  anno  sempre  più  vasla 
tanto  da  raggiungere  anclie  un  (iiainctro  di  ITi  metri 
e  nella  quale  le  pianle  pralcnsi  appaiono  in  gran 
parie  ingiallile  (circoli  delle  streghe).  Alcuni  fila- 
menti miceliari  pi-oduconu  rizomorfe  brune  a  pardo 
consistente,  suberificala  o  coriacea,  contenenle  anche 


sostanze  fosforescenti  e  che  si  estendono  variamente 
sul  legno  0  sul  terreno,  ed  alcune  volte  in  numero 
cosi  grande  da  formare  dei  nastri  o  delle  lamine 
irregolari. 

Le  rizomorfe  possono  produrre  non  solo  la  morie 
della  pianta  sulla  quale  vivono,  ma  estendendosi 
sul  terreno  passano  frequentemente  a  colpire  le 
piante  vicine,  sulle  quali  sviluppano  nuovi  filamenti 
miceliari. 

Le  ife  possono  riunirsi  in  gruppi  e  circondarsi  di 
una  membrana  più  o  meno  ispessita,  cutiiiizzala, 
in  modo  da  formare  dei  veri  sclerozii,  altre  volle  si 
intrecciano  con  detriti,  come  nella  pietra  fitiigaia 
(Pvlyporus  tuberaster)  e  si  mantengono  in  uno  stato 
di  riposo. 

L'organo  di  fruttificazione  principale  nelle  forme 
più  semplici  {Exobusidium)  è  ridotto  ad  alcuni  basidii 


(1)  A  questi  basidii  si  dà  comunemente  i!  nome  di  parafisi. 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Funghi) 


n   altri   casi  (Hypochnus,    Corticium) 
forma  di  croste  soveracee  sulla  cor- 


con  spore,  in  altri  casi  {Hypochnus,  Corticium)  j  Le  spore  germinando  possono  produrre  una  specie 
appare  sotto  forma  di  croste  soveracee  sulla  cor-  !  di  promicelio  con  conidii. 
leccia  degli  alberi,  oppure  risulta  variamente  rami-  j  A  seconda  dello  sviluppo  maggiore  o  minore  dei- 
ficalo, o  (Agaricinee,  Poliporee,  ecc.)  costituito  da  |  l'organo  di  fruttificazione  e  della  forma  dell'imenio 
una  porzione  cilindrica  detta  stipite  e  da  un  pileo  gli  Imenomiceti  ciie  possono  arrecar  danno  ai  vege- 
n  cappello  nel  quale  si  trova  l'imenio.  I  tali  si  dividono  nelle  seguenti  famiglie: 

/  Apparecchio  sporifero   a   forma   di   placche   coll'imcnio   sia   nella   porzione 

i  esterna  che  nella  interna F;iin.  Tkleforkk 

,.    )  Apparecchio  sporifero  cilindrico  semplice  o   variamente   ramificato  e   con 

\  imenio  che  ne  ricopre  la  parte  esterna i 

/  Apparecchio  sporifero  formato  da  uno  stipite  e  da  un  pileo  e  con   imenio 

'  nella  porzione  inferiore  del  pileo 

/   Imenio  a  forma  di  punte  di  varia  lunghezza Fa 

^,  )  Imenio  a  forma  di  tubi  o  lamine  anastomizzate  a  reticolo   (in  alcuni   casi 

1           manca  lo  stipite) « 

'   Imenio  formato  da  laminette  irradianti  verso  il  contorno  del  pileo  ....  « 


Clavarik 


IIydnee 


polyporee 
Agaricinee. 


Famiglia  delle  Teleforee. 

Sono  lunghi  ciie  si  svilup|iano  in  gran  parte  sugli 
ilheri  già  tagliati,  nonché  sui  fusti  e  radici  di  piante 


viventi,  producendovi  delle  placche  membranacee, 
cuoiacee  o  soverose,  che  si  sollevano  anche  a  forma 
di  dischi,  sessili  o  sostenuti  da  uno  stipite. 
Qualche  specie  vive  allo  stato  di  parassita. 


Funghi  a  forma  di  crosta  ceracea  o  determinante  un'ipertrofia  nell'organo  colpito  Gen.  Exobasidium 

»      in  forma  di  fiocchi  o  filamenti  superficiali »     Hypochnus 

»      suhmembranacei  superficiali »     Helicobasiditmi 

»      coriacei  di  forma  varia,  privi  di  cuticola »      Thelephora 

Il      coriacei  o  legnosi  di  forma  definita »     Stereum 

Il      lignicoli,  spesso  sterili  con  forma  di  larghe  placche »     Corticium. 


Gen.  Exobasidium  Wor. 

Uxobasidium  Vitis  (Viala  et  I}oyer)Prillicuxet  Del. 
=  Aìireobusiiìiiim  vitis  Viala  et  Boy.  —  E  un  fun- 
gillo  che  colpisce  gli  acini,  specialmente  le  foglie 
della  vite,  ma  può  arrecare  danni  tali  da  allarmare 
i  viticoltori;  fu  riscontrato  nella  Borgogna,  nel 
Beaujolais  e  nella  Charente,  ed  anche  in  Italia.  Il 
Pbillieux  accenna  che  si  sviluppa  sia  nella  prima- 
vera che  nell'autunno.  Sugli  acini  colpiti  appaiono 
delle  macchie  oscure,  mentre  la  pellicola  del  frutto 
si  deprime,  presenta  pustole  isolate,  bruno-giallicce, 
costituite  dagli  organi  di  riproduzione,  e  quindi  si 
screpola,  agevolando  l'essiccazione  della  polpa  in- 
terna. Sulle  foglie,  gli  organi  di  fruttificazione  del 
fuiigillo  formano  delle  efflorescenze  bianche  simili  ad 
un  deposito  di  polvere  di  gesso  o  di  creta. 

I  filamenti  miceliari,  leggermente  giallastri  e  di- 
visi da  setti,  sono  variamente  ramificati  e,  dopo  aver, 
serpeggiato  nei  tessuti,  sporgono  anche  alla  super- 
ficie degli  organi,  si  allungano  ed  alcuni  si  rigon- 
fiano all'estremità,  in  modo  da  formare  dei  basidii 
con  2  a  9  sterigmi,  dai  quali  hanno  origine  altret- 
tante spore  ovoidali  o  cilindriche,  jaline,  lunghe  da 
12  a  16  |x,  larghe  da  A-  a  G,n  ,u..  Le  spore  germinano 
emettendo  delle  gemme  laterali.  La  comparsa  dei 
basidii  è  preceduta  da  ronidii  fusiformi.  Non  arreca 
ii:ravi  danni. 


A  Parenzo  (Istria)  si  manifestò  un'infezione  sulle 
foglie,  caratterizzata  dal  disseccare  del  margine  fo- 
gliare e  da  chiazze  di  secchereccio  circondate  da  un  orlo 
rossastro  nel  mezzo  della  lamina,  l'alterazione  pare 
prodotta  da  una  varietà  alba  dell'Aiireobasidium  Vitis 
Viala  et  Doyer,  con  imenio  incoloro  e  spore  diritte. 

Nelle  località  elevate  si  trova  l'È.  Vaccini!  (Fuck.) 
Woronin,  il  quale  colpisce  le  foglie,  raramente  i 
piccioli  ed  i  fusticini  dei  Vaccinium  vitis  idaea  e 
V.  myrtilius,  producendovi  delle  pustole  rigonfie, 
di  colore  rossiccio,  formate  dai  basidii,  che  accu- 
mulandosi numerosi  sotto  l'epidermide  ne  provo- 
cano la  lacerazione.  Prima  della  formazione  dei  ba- 
sidii compaiono,  alla  superficie  degli  organi  colpiti, 
dei  piccolissimi  conidii  fusiformi.  Comunissimo  è 
pure  sui  monti  l'È.  itliododendri  Cram.,  che  forma 
sui  rami  e  foglie  dei  Mododendroii  /'erriigineum  ed 
hirsutum  rigonfiamenti  mollo  inarcali  bianchicci  o 
giallo-rosei. 

Sull'apice  dei  rami  di  Azalea  nudiflora,  defor- 
mando le  gemme,  fu  riscontrato  nelle  regioni  ame- 
ricane (New  Scoliand)  un  E.  Azaleae  Peck.  Cosi 
anche  sulle  foglie  di  A.  viscosa  a  Newfield  (New 
Yersey)  vive  una  E.  discoideum  Ellis,  in  forma  di 
rigonfiamenti  verdastri;  sui  tìromus  si  sviluppa 
l'È.  gramiDlcolum  Bres.  Molte  altre  specie  si  svilup- 
pano come  parassite  su  piante  selvatiche,  ina  sono 
di  secondaria  importanza. 


Patologia  vegetale 


Gen.  Hypochnus  Fr. 

Hjpochnus  Ciicumeris  Frank.  —  Nella  parte  infe- 
riore dei  fusti  di  cetriolo  ed  anche  sui  fusti  di  lupino 
e  di  trifoglio,  il  Frank  osservò  in  alcuni  luoghi  della 
Germania  un  deposito  fdanientoso  grigiastro,  il  quale, 
allargandosi  gradatamente,  produce  un  ingiallimento 
nelle  foglie  e  quindi  la  morte  delle  pianticelle.  Tali 
filamenti  grigiastri  sono  dovuti  essenzialmente  agli 
organi  di  riproduzione  deW Hypochnus,  mentre  il  mi- 
celio si  addentra  in  gran  parte  nei  tessuti,  arrecan- 
done la  disorganizzazione.  I  basidii  sono  allungati 
con  4  sterigmi  e  spore  ovoidali,  jaline. 


Fig.  264.  -  Sf 


-■jMLÌ 


e  del  fusto  di  quercia  con  ife  di  Stereum  fi 
(Ingranii.  200  diam.  circa)  (.lail'HARTifi). 


H.  Solarli  Prill.  et  Delac.  —  Si  presenta  nella  por- 
zione inferiore  dei  fusti  di  palala  sotto  forma  di 
pliiiclie  i;rii;io-ljianchicce,  lunghe  da  7  ad  8  mm., 
arrcsliniilii  |)i'n'i  solo  in  minima  parte  lo  sviluppo 
dei  liiiii'ii.  I;i_'  ile  (li'l  riiiigiUosono  septate,  brune  e, 
serpt'i;yi;iii(lo  mILi  suiuTlicie  del  substrato,  danno 
origine  a  basidii  con  4  sterigmi  e  spore. 

Si  è  riscontratoselo  in  alcune  regioni  della  Francia. 

Gen.  Helicobasidium  Pat. 
Helicobasidiiim  piirpinenni  dui.)  Patouill.  —  Vive 
sul  tronco  fino  ad  un'altezza  di  10  a  15  cm.  e  sulle 
radici  di  viti  americane  (Riparia,  Solonis,  ecc.)  in 
forma  di  fiocchi  o  cordoni  vellutati,  di  un  color 
roseo  0  violaceo,  determinando,  secondo  il  Boyer(I), 
che  lo  riscontrò  in  Francia,  un  deperimento  nella 

(-1)  Un  champignon  sur  la  vigne:  nielicobasidium 
puipureiim  (Tul.)  Palouill.  (Progrés  agricole  et  vii.,  1895), 
con  tavole  a  colori. 


pianta  colpita.  Sulla  porzione  arrossala  del  corpo 
fruttifero  si  formano  basidii  settati  trasversalmente, 
che  danno  origine  a  lunghi  sterigmi  con  spore  ovali 
0  reniformi. 

H.  illompa  Ichikawa  (2).  —  Attacca  le  radici  del 
gelso  mompabyo,  ritardando  lo  sviluppo  delle  nuove 
gettale.  Le  radici  restano  tulle  distrutte  dall'alto  al 
basso,  la  corteccia  si  slacca  a  brandelli  e  rimane 
aderente  al  terreno.  Gli  organi  di  fruttificazione  si 
formano  sulla  superficie  dei  rami  in  guisa  di  placche 
arrovesciate,  tondeggianti  e  rettangolari,  lobate,  con 
un  diametro  anche  di  4a  5  cm.,  prima  membra- 
naceo-vellutate,  poi  coriaceo-crostose,  leggermente 
convesse,  rosso-brune,  pruinose.  L' i- 
menio,  di  color  bianco,  risulta  costituito 
da  basidii  curvi ,  1  -3-cellulari ,  con  lungh  i 
sterigmi  e  4  spore  ovali,  curve,  traspa- 
renti, lunghe  10-12  ix,  larghe  5-7  jj.. 

Per  impedire  la  diffusione  di  questi 
funghi  bisogna  distruggere,  appena  com- 
paiono, le  placche  caratteristiche  e  le 
porzioni  vicine. 

Gen.  Telephora  Pers. 
Telephora  laciniata  Pers.  —  Si  svi- 
luppa alla  base  dei  tronchi  di  pino,  di 
abete  e  di  faggio.  Colpisce  tanto  le  gio- 
vani pianticelle  che  gli  individui  già 
molto  sviluppati,  più  comunemente  si 
trova  sulle  ceppale  tagliate. 

Il  micelio  si  addentra  fra  le  diverse 
parti  del  legno  e  si  distende  in  modo 
tale  da  produrre  la  morte  delle  giovani 
piante.  I  corpi  fruttiferi  appaiono  sotto 
forma  di  croste  molli,  coriacee,  effuso- 
reflesse,  con  superficie  fibrosa  o  squa- 
mosa, a  contorni  fimbriati,  larghe  sino  ad  8  cm. 
Nella  parte  inferiore  si  nota  l' imenio  fioccoso  o 
papilloso. 

A  Cuba  e  nell'isola  di  Ceylan,  nella  Carolina  ed 
in  altre  località  americane,  furono  riscontrate  jia- 
recchie  altre  specie  allo  stalo  di  parassita,  cosi  la 
T.  pedicellala  Schwein,  la  T.  Murray!  B.  et  C,  ecc. 

Gen.  stereum  Pers. 
Stereum  frustulosuin(Pers.)  Fr.  (T/ì.perdix  Pers.). 
—  E  un  parassita  della  quercia  e  si  sviluppa  sul  legno 
delle  vecchie  ceppale  sotterranee.  Il  micelio  ser- 
peggia nella  porzione  legnosa  interna  (fig.  2G4), 
disorganizzando  i  tessuti  in  modo  da  trasformarli  in 
parecchi  punti  in  una  massa  polverulenta.  In  alcuni 
boschi  di  quercia  verso   Diano   d'Alba  ho  potuto 

(2)  Una  inalattia  delle  radici  del  gelso  (Forstl.  nat. 
Zeitung,  -1878). 


KJi 


Ifomiceti  od  Eumiceti  (Fungili) 


osservare  fin  dal  1888   lo  sviluppo  graduale  del 
malanno,  come  lo  descrive  I'Hartig. 

La  corteccia  si  stacca  facilmente  e  sotto  di  essa  si 
notano  alcune  cavità  regolari  coi  bordi  bianchicci  ; 
asportando  la  parte  maiala  e  mettendo  a  nudo  in 
parecchi  puntile  porzioni  che  sembrano  ancora  sane, 
il  legno  appare  di  un  color  bruno  rossiccio  con  mac- 
chie bianche  qua  e  là.  Nelle  ceppale  fortemente  col- 
pite le  cavità  diventano  numerosissime  ed  i  diversi 
elementi  costitutivi  del  legno,  staccandosi  gli  uni 
dagli  altri  e  presentandosi  più  o  meno  alterati,  tras- 
formano il  legno  stesso  in  una  massa  filamentosa  u 
polverulenta  di  color  bruno. 


Fig.  265. 


Strato  iineniale  di  Stereum  fruslulosutn. 
(lugr.  250  iliam.  circa)  (JairUAiinc.). 


Fra  le  cavità  del  legno  o  verso  la  superticìe  esterna, 
nelle  porzioni  decorticate,  appaiono  i  corpi  fruttiferi 
del  fungillo  in  forma  di  piccole  croste  dure  isolale  e 
tondeggianti  o  riunite  le  une  alle  altre  in  modo  da 
espandersi  a  larghe  placche,  di  color  giallo  scuro, 
che  spicca  specialmente  sul  color  rosso  bruno  del 
legno.  Sulla  superficie  di  tali  corpi  si  notano  i  ba- 
sidii  conici,  ottusi,  miimti,  con  sterigmi  e  spore 
obovate,  jaline  (4-5  «  3-4)  (fig.  265). 

Il  micelio  di  questo  fungo  si  mantiene  in  vita  per 
un  lungo  periodo  di  anni,  per  cui  quando  si  hanno 
in  un  bosco  i  primi  sintomi  del  malanno  bisognerà 
subito  tagliare  le  ceppale  colpite  e  bruciarle.  Qualcuno 
sostiene  ancora  che  alla  disaggregazione  del  legno 
servano,  più  che  il  fungo,  gli  avversi  agenti  atmo- 
sferici. Le  numerose  prove  di  inoculazione  artificiale 
sempre  riuscite,  mi  hanno  chiaramente  dimostrato, 
che  l'unica  causa  della  dissoluzione  del  legno  sta 
nell'azione  del  parassita. 

Stereum  hirsutum  (VVilld.)  Fries.  —  Colpisce  le  di- 
verse specie  di  quercia  che  crescono  specialmente 
nella  media  e  bassa  Italia,  inoltre  il  castar/iw,  il 
faggio  ed  il  pioppo.  Vive  come  parassita  sulle  cep- 
pale sane  e  sui  pezzi  già  tagliati,  che  potrebbero 
servire  per  costruzione. 

L'infezione  si  estende  a  zone  concentriche  dal- 
l'esterno all'interno,  dapprima  brune  poi  bianche 


0  giallo-bianchicce.  All'esame  microscopico  si  |)uò 
facilmente  notare  la  presenza  dello  iS.  hirnulurn, 
perchè  gli  elementi  anatomici  del  legno  appaiono  al- 
terati, mentre  nelle  infezioni  di  S.  frustiilosum  re- 
stano solo  staccati  gli  uni  dagli  altri.  Nelle  forti  in- 
fezioni il  legno  si  trasforma;  anche  in  questo  caso 
ò  ridotto  in  un  ammasso  filamentoso. 

I  corpi  fruttiferi  che  si  rendono  manifesti  sulla 
superficie  esterna  del  legno  decomposto  o  sulla  cor- 
leccia,  dapprima  come  croste  coriacee  slrellamenle 
aderenti,  in  seguito  si  accrescono  verso  l'esterno  a 
forma  di  cappello  efl'uso-reflesso,  largo  3  o  4  cm.  od 
anche  più,  colla  superficie  superiore  coperta  di  rari 
peli,  zonata,  bruna,  a  mai'gine  giallo  e  colla  super- 
ficie inferiore  liscia,  giallastra  o  bianco-rossastra  e 
costituita  di  basidi!  cilindrici,  strettamente  aderenti 
gli  uni  agli  altri,  con  4  lunghi  sterigmi  e  spore 
incolori,  piriformi  (6-8  «  2-3). 

Allo  stato  di  semiparassita  si  trovano  pure,  special- 
mente sulla  quercia,  lo  S.  spadiceum  Fr.  con  pileo  vil- 
loso, rosso-ruggine,  bianco  al  margine, eloS.  rugosum 
Fr.  di  consistenza  soverosa  ed  a  pileo  espanso. 

Sui  vecchi  pini  vegetano  frequentemente  lo  S.san- 
guinolentnm  (A.  et  S.)  Fr.,  coriaceo,  con  pileo 
espanso,  sericeo,  bianco  al  margine,  e  lo  S.  Pini  Fr., 
coriaceo,  cartilaginoso,  resupinato,   peltato-adnato. 

Geii.  Corticium  Fr. 

Molte  specie  di  questo  genere  vivono  sulla  cor- 
teccia degli  alberi  senza  arrecarvi  alcun  danno,  ma 
in  alcuni  l'organo  di  vegetazione  od  anche  di  frut- 
tificazione si  addentra  nel  legno,  anche  già  ridotto  in 
forma  di  assi,  travi  o  pali. 

Comunissimi  sono  il  C.  lacteuin  Fr. ,  membranaceo, 
bianco,  fibrilloso  al  margine  e  nella  parte  inferiore; 
il  C.  roseuin  Pers.,  che  appare  in  forma  di  larghe 
placche  rosee,  a  contorno  biancastro  ;  il  C.  evolvens 
Fr.,  effuso-reflesso,  molle,  ceraceo,  bianchiccio  e 
tomentoso  al  disotto;  il  C.  incarnatuni  Fr.,  ceraceo, 
col  contorno  fioccoso  raggiante  e  coll'imenio  coperto 
da  una  pruina  quasi  carnea,  ecc. 

Sul  legno  putrescente  è  frequente  il  0.  caei'uleiim 
Fr.,  sottile,  tomentoso,  di  un  colore  azzurro  e  col 
contorno  bissineo. 


Famìglia  delle  Clavariee. 

Hanno  un  organo  fruttifero  generalmente  eretto 
semplice  o  ramificato  e  ricoperto,  in  tutta  la  sui)er- 
ficie  esterna,  dall'imenio.  Vi  appartengono  diverse 
specie  commestibili,  a  forma  di  clava,  disposte  in 
senso  verticale  al  suolo  e  che  si  ramificano  più  o 
meno  abbondantemente  nella  parte  superiore,  come 
ad  es.,  la  Clavaria  flava  di  color  giallo  aranciato, 
la  C.  coralloide^  di  color  bianchiccio  e  la  Spara.riii 
crispa  che  si  allarga  di  molto. 


Patologia  vegetale 


Gen.  Typhula. 

Typhiila  variabilis  Riess.  =  Sclerotium  semeii.  (Mal 
dello  sclerozio  della  barbabietola).  —  Questo  fungo 
si  noia  specialmente,  come  saprofita,  sulle  radici  car- 
nose e  sulle  foglie  putride  di  molte  piante  ed  in  forma 
di  fitto  feltro  miceliare  bianco  e  di  sclerozii  (Sclero- 
tium .seiììen)  neri,  lisci,  ovoidali  od  ellittici,  con  un 
diametro  di  2  nim.(fig.266).  La  massa  interna  degli 


Fig   266    —  Typhula  vanaìnhs 

A,  Micelio  che  forma  degli  sclerozii  di  grandezza  naturale. 

B,  Sclerozii  grossi.  -  C,  Sezione  di  uno  sclerozio  (ingr.  250  diam.  circa). 

(Dal  Prillieux). 

sclerozii  6  meno  compatta  che  non  quella  degli  scle- 
rozii delle  Peùzee,  e  quando  si  ha  un  certo  grado 
d'umidità  e  calore,  allora  si  allunga  in  un  corpo  frut- 
tifero lungo  1  0  2  cm.,  cilindrico  e  terminalo  supe- 
riormente da  una  porzione  claviforme  rivestita  da 
un  imeiiio  grigiastro  ;  questo  è  costituito  da  basidii 
claviformi,  a  4  sterigmi,  con  spore  ovaio-allungate 
(6-7  s  2,5-3)  incolore  e  lisce. 

Le  barbabietole  comunemente  coltivate  appaiono 
alcune  volte  colle  foglie  gialle,  avvizzite,  con  fittone 
bruno,  disorganizzato  in  gran  parte  e  ricoperto  da  un 
feltro  di  bianco  micelio  che  lentamente  si  trasforma 
in  numerosissimi  sclerozii,  che  il  Prillieux  ritiene 
molto  simili,  se  non  identici,  a  quelli  dello  Sclero- 
tium semen. 

Prillieux  ha  studiata  questa  malattia  in  esemplari 
che  gli  furono  inviali  dalla  Spagna,  ove  il  fungo  ar- 


reca gravi  danni  ;  ma  siccome  non  ha  ancora  potuto 
ottenere  organi  di  fruttificazione  dagli  sclerozii  delia 
barbabietola,  cosi  non  crede  si  possa  con  certezza 
riferire  questo  sclerozio  alla  Tiphnla. 

In  Italia  il  male  si  diffonde  di  solito  nelle  regioni 
molto  umide  per  mezzo  degli  sclerozii  che  germinano 
in  un  micelio  filamentoso,  il  quale  passa  facilmente 
sopra  piante  sane. 

Conviene  allontanare  le  piante  colpite,  bruciarle, 
smuovere  il  terreno  circostante,  sino  ad  una  profon- 
dità di  50  cm.,  bruciarlo  e,  per  maggior  sicurezza, 
unire  al  terreno  della  calce. 

Gen.  Calocera. 

Calocera  viscosa  (Pers.)  Fr.  (1).  —  Si  sviluppa  su 
tronchi  marcescenti,  su  ceppale  tagliale,  special- 
mente di  abete  bianco,  e  produce  corpi  frutliferi  ra- 
mosi, tenaci,  a  rami  riuniti  in  fasci  ripelnlamenic, 
dicotomi,  cilindrici  o  scanalati,  freschi,  di  color  giallo 
d'oro,  secchi,  rosso-aranciati  e  di  consistenza  cornea, 
con  basidii  biforcati  e  spore  ellitlico-oblunghe  (8-11 
e  4-5). 

I  inicelii  col  corpo  fruttifero  disgregano  non  solo 
il  legno  marcescente,  ma  agiscono  anche  sulle  radici 
di  piante  viventi,  determinandovi  un'infezione. 

Secondo  il  Cavara  (1.  e.)  è  probabile  che  altre 
specie,  come  la  €.  palmata  (Schum.)  Fr.,  la  C.  fiir- 
cata  Fr.  e  la  0.  cornea  Fr.,  che  vivono  su  tronchi  e 
sul  legname  già  preparato,  esercitino  pure  un'azione 
distruggi  trice. 

Famiglia  delle  Idnee. 

Sono  funghi  caratterizzati  da  un  corpo  fruttifero 
crostoso  0  dotato  di  uno  stipite  e  di  un  pileo,  e  mu- 
nito inferiormente  di  aculei  lesiniformi,  sui  quali  si 
trova  l'imenio.  Comunissimi  e  molto  ricercati,  perchè 
mangerecci  sono  rHjdnum  imbricatum  L.,che  si  trova 
nelle  piante  ed  ha  un  cappello  bruno  con  squame 
nere,  largo  da  3  a  4  od  anche  10-15  cm.  ;  nonché 
l'H.  repandum  L.,  con  un  cappello  giallo  carnicino. 

Allo  stato  di  parassiti  vivono  due  specie:  l'H.  dl- 
versidens  Fr.  e  l'H.  Scbiedermayri  Heufl.,  riscontrato 
solo  in  Austria. 

Hfdniim  diversidens  Fries.  —  Colpisce  i  vecchi 
tronchi  di  rovere,  di  faggio  e  di  betulla.  L'infezione 
principia  dai  punti  ove  si  sono  tagliati  i  rami  e  si 
estende  in  tutte  le  direzioni.  Il  legno  nel  quale  si  è 
addentrato  il  micelio  assume  dapprima  una  colora- 
zione rosso-bruna  poi  gialliccia  e  presenta  sempre, 
verso  la  parte  sana,  una  linea  rossiccio-bruna,  mentre 
i  raggi  midollari  conservano,  per  un  maggior  spazio 
di  tempo,  il  color  bruno.  Nelle  forti  infezioni,  il  legno 
resta  completamente  trasformalo  in  un  ammasso 


(1)  Vedi  Cavara,  Contribuzione  allo  studio  del  marciume  delle  radici,  ecc.  (Staz.  sperim.  agr.  Modena 


Ifomiceli  od  Eumiceli  {Funghi) 


polvenilento,  limitalo  da  una  membrana  bianca 
dovuta  ai  fdamenti  miceliari  del  fungo. 

I  corpi  fruttiferi  si  rendono  ben  manifesti 
tanto  sui  rami  come  sui  fusti  già  decomposti 
od  ancora  rivestiti  della  corteccia.  Dapprima 
appaiono  sotto  forma  di  piccoli  corpi  convessi 
bianchi,  che  si  allungano  in  placche  membra- 
nose 0  si  sviluppano  più  frequentemente  a 
guisa  di  cappelli  orizzontali,  muniti  anche  di 
un  brevissimo  stipite,  di  consistenza  carnosa 
e  di  un  color  bianco  giallastro  (fig.  267).  La 


Vj(|V|/,(|*Vù'''' 


^'-*'%r 


Fig.  267.  —  Hydnuin  diversidens. 
.«elione  il'un  cappello  che  porla  dei  ilenli  fenili  alla  parie  infcr 
(Dall'  Haktic). 


Fig.  268.  Fit;.  2e 

Ricettacolo  di  Hydnuìn  Sciite-  Sezione  di  un  ricetl 

dermayri,  veduto  di   fronte  Hydnuin  Sclnedi 

(dal  Prilued.x).  (dal  PniLUEUx). 


;icolo  di 
rmayri 


parie  superiore  del  pileo  è  munita  di  sporgenze 
denliformi.  Nella  porzione  inferiore  si  notano  nu- 
merosi aculei,  che  possono  misurare  anche  2  o  3  cm. 
di  lunghezza  e  sono  rivestiti  da  1  (ino  a  5  ed  8  strati 
di  basidii. 

II.  Schiedermayri  Heuller  (1).  —  Si  sviluppa  sopra 
ceppi  di  alberi  fruttiferi  già  morti.  .Allo  stato  di  pa- 
rassita si  trova  sul  melo.  La  porzione  colpita  |)re- 
senta  dapprima  una  colorazione  giallo-verdastra, 
quindi  si  decompone  completamente. 

Nelle  cavità  che  si  formano  in  seguito  alla  dis- 
organizzazione del  tessuto  legnoso  appaiono,  e  di 
solito  nell'autunno,  i  corpi  fruttiferi  sotto  forma  di 
sporgenze  convesse,  irregolari,  larghe  da  20-30-50 
centimetri,  alte  8-10  cm.,  di  color  giallo  carnicino, 
quindi  bruni  e  che  arrossano  al  semplice  toccarli, 
con  imenii  ed  aculei  lunghi  1  a  2  cm.,  ristretti  o 
compressi  gli  uni  sugli  altri,  prolungali  in  minutis- 
simi peli  bianchi  (fig.  268  e  260).  Le  spore  ovali 
misurano  una  lunghezza  di  7  iji. 


Secondo  il  Cavarasì  deve  annoverare  frai  funghi 
dannosi  del  legno,  il  Tremellodongelatinosum  (Scop.) 
Pers., caratterizzalo  da  un  corpo  fruttifero  o  cappello 
gelatinoso,  tremulo,  dimezzato,  stipitato  o  quasi  ses- 
sile, glauco  biancastro,  poi  fosco,  con  aculei  molli, 
trasparenti,  glauchi.  È  frequente  nei  boschi  di  abete, 
sopra  i  tronchi  marcescenti,  sulle  ceppale  ed  anche 
alla  base  di  piante  adulte.  Distrugge  i  legni,  indu- 
cendovi il  marciume  ed  il  disgregamento  dei  diversi 
elementi  legnosi.  Il  micelio, costituito  dalle  ben  pro- 
nunciate con  pochi  rami,  a  membrana  ispessita,  cor- 
rode le  membrane  legnose  e  può  determinare  il 
cancro  nel  legno  già  tagliato. 

Famiglia  delle  Poliporee. 

Sono  funghi  per  lo  pili  caiiiosi,  coriacei  o  quasi 
legnosi,  muniti  di  un  grosso  pileo  con  stipite  o  ses- 
sile e  che  presenta,  nella  porzione  inferiore,  delle 
depressioni  in  forma  di  tubi  strettamente  riuniti  o 


(1)  Vedi  Thììhen,   Ein   wenig  gekannier  Apfclbaum  schaedling.  (Zeilschi:  Pflamenkrank.,  I,  pag.  132). 
28  —  Patologia  vegetale.  Nuova  ELncicl.  Aobaria,  I. 


Patologia  vegetale 


liberi  {l'^istutina  liepalica  Fr.,  che  cresce  alla  base 
degli  alberi)  o  solchi  che  variamente  si  anastomiz- 
zano  (Daedalea),  rivestili  esternamente  dall'imenio 
con  basidii  a  quattro  spore  tondeggianti,  allun- 
gale, continue,  di  vario  colore  e  corpi  speciali  detti 
risHdii.  Di  molle  specie  si  trovò  anche  una  forma 
conidiaie. 

Diffusissimo  allo  slato  di  saprofita  è  il  genere 
lioletus,  di  cui  alcune  specie  sono  mangerecce  e 
molto  ricercate (iJ.  edulis  Bull.,  fungo  porcino),  con 
pileo  convesso,  grigio  rossiccio,  bruno  o  bianchiccio  e 
stipite  robusto  reticolato  superiormente;  il  B.  scalei- 


Bull.,  con  pileo  emisferico  fuliggincn  o  cinerino  e  sti- 
pite superiormente  assottigliato,  squamoso  fibroso  ; 
il  B.  castuneus  Bull.,  di  color  giallo  rossiccio  ed 
imenio  giallo,  ecc.  ;  altre  velenosissime  (B.  Salann.s 
Leuz.),  a  pileo  rosso  fuliggine  e  stipile  rosso  miniato, 
aranciato  all'apice,  reticolalo  e  punteggiato  con  l:i 
carne  che  cambia  colore  al  conlatto  dell'aria  ;  B.  pa- 
chypux  Fr.,  comunissimo,  con  carne  biancastra, 
azzurra  quando  si  taglia,  ecc. 

Alcuni  j;cneii  sono  parassiti  molto  dannosi  degli 
alberi,  sia  dei  boschi  che  coltivati  ed  anche  del  le- 
gname (la  costruzione. 


Imenio  formato  da  tubi  liberi  e  tra  essi  separati Gen.  Fistulina 

Imenio  formato  da  tubi  regolari,  funghi  duri,  consistenti »      Polyporxis 

Imenio  formato  da  tubi  irregolari,  a  guisa  di  pori  labirintiformi »      Daedalea 

Imenio  formato  da  ripiegature  o  pieghe  a  guisa  di  tubicini  irregolari,  quindi 


funshi  mollicci 


Merulv 


Gen.  Fistulina  Bull. 

Fistulina  hepatica  Fr.  —  Vive  specialmente  verso 
la  basedei  tronchi  già  in  |iarlc  (Icconiposti,  di  i/iiercìii, 
castagno,  faggio,  ecc.,  e  si  rende  appariscente  in 
forma  di  un  corpo  fruttifero  succoso  carnoso,  dap- 
prima allungato  linguiforme,  (piindi  oblungo  o  semi- 
orbicolare,  sessile  o  con  un  prolungamento  laterale, 
a  forma  di  stipite,  di  color  rosso  sanguigno  dapprima, 
poi  bruno  nerastro,  con  carne  molle,  vischiosa  e  tu- 
bicini pallidi  con  spore  rotonde,  piccole  (4-5  n). 

Si  è  sempre  ritenuta  come  forma  saprofita  deter- 
minante una  colorazione  rosso-bruna  nel  legno  già 
decomposto.  Nelle  valli  di  Lanzo ,  segnatamente 
sopra  Viù,  io  l'ho  trovato  anche  su  ceppale  non  an- 
cora decomposte  ed  ho  potuto  constatare  che  la  sua 
presenza  contribuiva  a  sviluppare,  nel  tronco  del 
castagno  segnatamente,  il  vero  marciume. 

I  corpi  fruttiferi  sono  eduli  e  conosciuti  col  nome 
di  lingue. 

Gen.  Polyporus  Mieli. 

Vi  apparlengono  numerose  S]>ecie  che  )uoducono 
corpi  Irulliferi  in  forma  di  rigonlianienli  sul  Insto  o 
sui  rami  degli  alberi.  La  massa  del  pileo,  raramente 
molle  I)  fioccosa,  è  quasi  sempre  coriacea  o  soverosa. 
Il  micelio  non  si  addentra  nel  legno  giovane,  ma 
emette  in  suo  contatto  una  sostanza  speciale  della 
diastasi,  che  ne  uccide  lentamente  gli  elementi  co- 
slilulivi,  passa  quindi  nelle  parti  morte,  ove  si  svi- 
luppano in  particolar  modo  i  filamenti  miceliari. 

Le  spore  producono  anche  conidii,  che  servono 
specialmente  alla  diffusione  della  specie.  I  conidii,  o 
direttamente  le  spore,  germinando,  producono  mi- 
celio, che  si  sviluppa  però  molto  lentamente  e  pas- 
sano sempre  molti  aimi  prima  che  l'infezione  si 
estenda  a  tutto  il  fusto. 


Specie  che  si  sviluppano  specialmente 

sulle  piante  resinose  (1). 

l'oljporiis  annosus  Fr.  =  Trameles  vadicipenìti 

Hartig.  —  Infesta  la  base  dei  fusti  ed  in  parlicolnr 

modo  le  radici  AnW abete  /-osso,  dei  pini,Aii\  ginepin, 


Kig. 


).  —   Poriione  di  legno  con  ricettacoli 
Polyporus  annosus  (dall'llARTia). 


arrecando  gravi  danni,  e  più  raramente  quelle  de 
faggio,  del  bidollo,  della  quercia,  del  sorbo,  eri- 
Sulla  superficie  esterna  dell'organo  colpito,  quas 
sempre  sotto  terra,  si  notano  gli  organi  di  fruiti 
ficazione  in  forma  di  placche  irregolari  (fig.  270 


CD  V. 


Von  ScTiRENK,  Some  di 


of  New  England  conifers.  Washington  1900. 


Ifomieeli  od  Eiimiceti  (Funghi) 


"210 


271  e  272),  conlorle  verso  i  margini,  durissime  nella 
le  interna,  di  color  castagno  bruno  nella  parte 


part 


sterile  esterna,  bianche  internamente,  nel  margine 


Fi^  271 
l'oi/ione  di  legno  con 
imcclio  (a)  e  piin- 
cipio  (Il  un  ricetta 
colo  (lì)  di  Polyporus 
atìnosus. 

(DaU'HAKTliii. 

e  nei    tubicini   dell'imcnio.   Sui   tubicini  si  notano 
hasidii  con  4  sterignù  e  spore  ovali,  jaline  (fìg.  273). 
Tali  corpi  fruttiferi  si  mantengono  in  vita  |ier  [la- 
recclii  anni. 


Fig.  272. 
Fiicettacolo  resupinato  del 
Polyporus 


Fig.  278.  —  .Sezione  dell'imenio  di  Polyporus  annosus. 
(Ingr.  300  diam.  circa)  (dal  BREPF.i.n). 

Il  sistema  miceliare  si  sviluppa  specialmente  nelle 
1  rlliile  dei  raggi  midollari,  nelle  quali  determina  la 
lormazione  di  un  liquido  brunastro,  che  gli  serve  di 
nutrimento,  agisce  in  seguito  anche  sul  legno  e  lo 
renile  dapjirima  di  color  violaceo,  poi  giallo  e  quindi 
niacciiii'tlalo  di  |iorzioni  nere  o  brune,  orlate  di 
bianco. 


(Juandii  il  micelio  si  sviluppa  verso  il  fusto  pro- 
duce, solo  dopo  qualche  anno,  la  completa  disor- 
ganizzazione del  legno,  mentre  invece  quando  si 
estende  subito  nelle  radici  provoca  la  morte  della 
pianta.  I  filamenti  inicelìari  possono  passare  dal 
legno  nella  corteccia  |)roducen(lovi  piccole  protube- 
ranze, che  formeranno  o  corpi  fruttiferi  o  servi- 
ranno, come  rizomoife,  a  propagare  il  male  da  una 
all'altra  pianta. 


Le  spore  coltivale  producono  micelio  con  conidii 
speciali,  che  servono  a  diffondere  molto  facilmente 
il  fungo.  La  propagazione  avviene  nel  terreno  per 
mezzo  delle  rizomorfe  che  si  producono  sulla  cor- 
teccia; quindi  è  necessario  estirpare  e  bruciare  le 
piante  malate  ed  isolare  per  mezzo  di  fossi  molto 
profondi  e  nei  quali  si  metterà  della  calce,  il  terreno 
ove  vivevano  le  piante  maiale.  Si  consiglia  anche  di 
intercalare  alle  conifere  qualche  altra  pianta  di  di- 
verso gruppo,  come  olmi,  faggi,  ecc. 

P.  Pini  Fers.  =  Trameles  Pini  (Brot.)  Fr.  —  Vive 
sulle  conifere  e  specialmente  sui  pini,  ma  non  arreca 
gravi  danni,  poiché  si  sviluppa  nel  legno  già  vecchio 
dei  fusto,  mai  sulle  radici.  Quando  nei  fusti  si  produce 
qualche  ferita  ivi  si  addentra  il  micelio  e  dà  al  legno 
della  porzione  centrale  una  tinta  rosso-bruna;  quindi 
si  formano  delle  gallerie  verticali.  Cosi  si  disorga- 
nizza lentamente  il  legno,  mentre  la  porzione  cor- 
ticale ed  il  giovane  legno  od  alburno  si  mantengono 
perfettamente  sani  ;  è  facile  perciò  il  vedere  dei 
pini  quasi  perfettamente  cavi  internamente. 

Sui  tronchi  dei  vecchi  pini  compaiono  di  solito 
gli  organi  di  fruttificazione  o  pilei,  distesi  orizzontal- 
mente che  vanno  restringendosi  verso  il  margine,  di 
consistenza  soveroso-legnosa,  durissimi,  solcati  con- 
centricamente, di  color  bruno  ferruginoso,  quasi  nero 
verso  l'esterno  e  con  imenio  inferiore,  a  pori  quasi 
rotondi  od  allungati  e  di  color  giallo  mattone,  con 
hasidii  a  spore  jaline. 

La  diffusione  del  fungo  avviene  unicamente  per 
mezzo  delle  spore  che,  penetrando  nelle  ferite  la- 
sciate dal  taglio  dei  rami,  germinano  producendo 
micelio,  per  cui  il  male  si  potrebbe  facilmente 
combattere  eliminando  tutti  i  corpi  fruttiferi  appena 
stanno  per  formarsi ,  prima  cioè  che  producano  spore. 

Suir.4i((;6'  balsamea  vive  una  varietà  Abietìs 
Karsten,  arrecando  danni. 

P.  vaporarius  Kr.  =  Poria  vaporaria  Pers.  — Vive 
sui  tronchi  di  pino  ed  alìete,  qualche  volta  sulle  guercie 
e  sui  pioppi,  non  solo  quando  sono  nei  terreno  ma 
anche  ridotti  allo  stato  di  legname  da  costruzione. 

Il  male  incomincia  a  manifestarsi  nella  parte  in- 
feriore del  fusto.  Il  legno  assume  una  colorazione 
giallo-rossastra,  poi  bruna,  quindi  si  screpola  lenta- 
mente in  senso  longitudinale  e  trasversale  riducen- 
dosi in  piccoli  pezzi,  quasi  come  sotto  l'azione  del 
tarlo;  nello  slesso  tempo  numerosi  fiocchi  biancastri 
si  vanno  estendendo  verso  la  superficie  esterna  della 
parte  malata.  L'  infezione  va  quindi  allargandosi 
verso  l'alto  e  può  arrivare  a  colpire  anche  la  parie 
superiore  dell'albero.  Non  si  ha  però  quasi  mai  la 
morte  completa  del  ceppo;  restano  solo  disorga- 
nizzale alcune  parti. 

Il  micelio  bianco  e  fioccoso  si  estende  nelle  por- 
zioni già  morte,  invade  |terò  anche  la  zona  genera- 
trice ed  allora,  approfondendosi  nelle  radici,  può,  in 


220 


Patologia  vegetale 


forma  di  cordoni  rizomorfici,  passare  da  una  pianta 
all'allra.  Da  mie  osservazioni  risulterebbe  che  il 
micelio  si  può  mantenere  in  vita  per  molto  tempo, 
poiché  quando  si  riduce  in  forma  di  travi  (|ualrhe 
albero,  sul  quale  non  ci  sia  che  il  principio  dell'in- 
fezione, si  nota  sempre  nel  legname  lavorato  uno 
sviluppo  straordinario  del  fungo. 

Gli  organi  di  fruttificazione  compaiono  nelle 
porzioni  già  corrose  in  forma  di  placche  molto 
distese,  ma  pochissimo  ispessite,  di  color  bianco, 
(|uindi  giallastro,  ed  ha  imenio  con  pori  grandi, 
rugosi,  bianchi,  basidii  piriformi  e  spore  oblunghe 
ed  incolori. 

La  propagazione  avviene  o  per  mezzo  delle  spore 
o  dei  cordoni  miceliari. 


Kig.  274.  —  Tracheidi  del  legno  profondamenle  corrose 

dal  Polyporus  mollis. 

(Ingrani!.  300  diametri  circa)  (dall'IlARTiG). 

I».  mollis  (Pers.)  Fr.  =  Poi.  Scìiweiinlùi  Fr.  — 
infesta  i  vecchi  pini  e  determina,  nel  legno,  una 
colorazione  rosso-bruna,  quindi  numerose  screpola- 
ture (lis|iii.slr  |ici|ieiiiliroiarrnente  le  une  alle  altre, 
che  DI'  iiniiluriiiKi  l.i  cui  rosione. 

li  imcclid  SI  |ii('sriii,i  in  forma  di  larghe  placche, 
sulle  quali  si  ha  deposilo  abbondante  di  resinae  deter- 
mina, nelle  tracheidi, delle  larghe  spaccature  oblique 
e  parallele  (lig.  274).  Alla  superficie  esterna  della 
parte  malata  compaiono  dei  pilei  carnoso-fìbrosi, 
rugosi,  rossicci  e  gialli  internamente,  distesi  trasver- 
salmente e  qualche  volta  anche  sostenuti  da  un  gambo 
(piasi  centrale;  hanno  pori  disuguali,  allungati,  fles- 
suosi, bianchi,  quindi  giallo-verdastri,  che  diventano 
rossicci  al  toccarli. 


La  propagazione  avviene  in  particolar  modo  per 
mezzo  delle  spore  che  vanno  a  deporsi  nelle  screpo- 
lature degli  alberi  o  sul  legname. 

P.  borealis  (Wahlenb.)  Fries.  • —  Vive  sugli  alidi 
e  sui  p/«/ e  l'infezione  si  manifesta  nella  porzione 
legnosa  interna  degli  alberi.  Il  legno  maialo  è  limi- 
tato dal  sano,  da  una  linea  biuiia  prodotta  dalla  tras- 
formazione del  conlonnto  cellulare;  sotto  l'azione 
del  micelio  acquista  una  colorazione  gialla  con  strie 
longitudinali  irregolarmente  intercalate  di  micelio 
bianco,  il  quale  si  sviluppa  alla  sua  volta  verso  il 
legno  giovane. 

Lasciando  all'aria  umida  un  pezzo  di  legno  cosi 
colpito,  il  micelio  va  in  breve  a  svilupparsi  verso  la 
superficie,  ricoprendola  di  una  crosta  bianca,  quindi 
bianco-giallastra.  Sui  ceppi  già  abbattuti  si  formano 
pilei  distesi  orizzontalmente  od  allargati  al  margine, 
sugherosi,  fibrosi  internamente,  irti,  bianchicci,  con 
macchie  rosso-brune  quando  si  toccano  o  si  tagliano. 
I  pori  sono  avvicinati,  disuguali,  sinuoso-flessuosi, 
bianchi,  con  basidii  a  spore  ovali  (4-5  »  3)  e  fram- 
misti a  peli  allungali  e  terminati  in  punta. 

L'infezione  si  ha  per  mezzo  di  spore  che  produ- 
cono il  micelio,  il  quale  si  distende  nei  raggi  midol- 
lari e  quindi  nel  legno. 

I'.  fiiivus  Scop.  =  P.  Hartigii  Allescher.  — 
Cresce  sui  tronchi  di  abete,  nonché  specialmente 
nell'Italia  meridionale,  sulle  guercie,  sul  castagno, 
sull'olmo,  sul  lauro-ceraso  e  sull'olivo.  Tanto  il  legno 
giovane  che  quello  già  ben  formato,  può  essere  col- 
pito in  tutti  i  sensi  ed  assume  allora  una  colorazione 
giallo-rossiccia,  perde  la  consistenza  e  si  decompone 
mollo  facilmente.  La  parte  sana  è  sempre  separata 
dalla  maiala  da  una  zona  brunastra. 

Il  micelio,  sviluppandosi  anche  nella  zona  corti- 
cale, produce  facilmente  dei  pilei  durissimi,  quasi 
legnosi,  euiisferici,  tuberosi  od  allargati,  superior- 
mente di  color  bruno-giallastro,  internamente  gialli, 
prima  coperti  di  brevi  peli  e  ruvidi,  poi  lisci  e  striali 
trasversalmente,  inferiormente  con  pori  rotondi, 
minutissimi,  grigio-giallastri  a  spore  incolore. 

L'infezione  avviene  per  mezzo  delle  spore  che 
penetrano  nelle  ferite  praticale  anche  da  altri  funghi, 
come,  ad  esempio,  dal  Peridermium  elatinum. 

P.  (Fomes)  iiinicola  (Swartz)  Fries  (i).  —  Vive  jìa- 
rassita  sui  tronchi  di  pino,  raramente  sulle  betulle, 
anche  nelle  regioni  europee.  Il  micelio  addentran- 
dosi nel  legno  lo  disorganizza,  lasciandovi  numerose 
cavità.  Il  corpo  frutlifero  è  soveroso  legnoso,  a  forma 
di  zoccolo,  glabro,  fulvo  nero,  a  margine  rosso  ci- 
nabro, con  pori  minuti,  ottusi,  giallo-bruni. 

P.  (Poria)  siibacidus  Peck.  —  Fu  riscontrato  sui 
tronchi  di  pino  e  di  betulla  nell'America  boreale  ed 
indicato  come  parassita  dallo  Schrekk  (loco  citalo). 


(1)  ScHRENK,  Some  diseases  of  New  England  conifer:  A  preliminary  report.  Washington  1900. 


Ifomiceti  od  Eumiceti  {Fungiti) 


221 


Determina  dei  corpi  fruttiferi  allargati,  flessibili,  a 
margine  pubescente,  bianco,  con  pori  minuti,  spesso 
obliqui,  bianchi  o  giallicci. 

I'.  (^Fomes)  volvatusPeck. — Vive  sui  tronchi  AiAbies 
lìigra  (a  New  York)  e  dà  un  corpo  fruttifero  quasi  ton- 
deggiante, sessile,  raramente  stipitato,  bianchiccio, 
0  tinto  (li  giallo  0  di  bruno  rosso,  con  pori  brunastri. 

P.  juniperinus  Schrenk  (1  ).  —  Vive  sui  Juniperus 
virijiniana  e  /.  bavbadensis ,  determinando  la  distru- 
zione dei  tessuti  legnosi  del  fusto  e  quindi  numerose 
cavità,  non  solo  nella  parte  corticale,  ma  anche  nel 
cili[idro  centrale.  Verso  l'esterno  si  formano  i  corpi 
fruttiferi  piuttosto  allungati,  irregolari, 
molto  simili  a  quelli  del  P.  fomentarius, 
con  pori  rotondi.  Fu  riscontrato  negli 
Stati  Uniti,  nel  Kentuchy  e  Tennessee. 

I'.  (Fomes)  carneus  Nees  (2).  —  Si 
sviluppa  sopra  diversi  alberi  (Juniperus 
bennudianu,  Tkiiya  occidentalis)  come 
un  vero  parassita,  l'roduce  delle  pro- 
fonde screpolature  nel  legno  e  sulla 
superficie  della  corteccia  un  corpo  frut- 
tifero allungalo,  consistente,  rugoso, 
glabro,  carnicino,  con  pori  minuti  de- 
correnti alla  base. 

Fu  già  riscontrato  nella  Carolina  in- 
feriore, a  New  York,  nell'America  cen- 
trale, nel  Brasile,  nell'Australia  ed  a 
Ijiava. 


nandoli,  lasciano  vedere  diversi  strati,  che  indicano 
le  diverse  epoche  d'accrescimento.  La  porzione  supe- 
riore, dapprima  liscia  e  leggermente  vellutata,  pre- 
senta in  seguito  delle  zone  marcate;  inferiormente 
si  notano  i  piccolissimi  pori  rotondi,  bianco-ferru- 
ginosi. Ai  tubicini  stanno  attaccati  basidii  globulosi, 
intercalali  da  peli  cilindrici  e  con  spore  tondeggianti, 
incolori,  che  servono  alla  propagazione  del  fungo. 

Il  pileo  è  adoperato  in  alcune  località  per  mante- 
nere il  fuoco  perchè  si  consuma  molto  lentamente. 

P.  fomentarius  (L.)  Fries  =  Fomen  l'omentaviun 
{Fungo  da  esca).  —  Vive  specialmente  sul  faggio 


Sp, 


sopra  piante 


Fig.  275. 


I'.  igniarius  Fries  (Marciume  bianco 
del  legno).  —  È  parassita  dei  salici, 
delle  ([ìiercie,  del  pioppo,  dd  faggio,  dei 
gelxo  e  i[uel  che  [liù  iin|)()rta  degli  alberi 
da  frutta  {ciliegio,  penco,  pruno,  albi- 
cocco, mandorlo,  ecc.).  Il  male  si  manifesta  dap- 
prima nei  raggi  midollari  in  forma  di  un  deposito 
l)runaslro,  quindi  va  gradatamente  a  colpire  anche 
la  porzione  legnosa  più  interna.  Gli  elementi  costi- 
tutivi del  legno  attraversati  dal  micelio  del  fungo, 
perdono  la  loro  consistenza  e  si  trasformano  in  un 
annnasso  quasi  polverulento,  bianco  giallastro,  che 
ingiallisce  all'aria,  nettamente  separato,  per  mezzo 
di  una  striscia  bruna,  dalla  porzione  sana. 

11  micelio  che  si  dispone  verso  la  parte  periferica 
del  tronco  produce  i  corpi  fruttiferi  o  pilei  molto 
proMimciati  (6-20  ed  anche  30  cm.  di  diametro,  per 
uno  s|)essore  di  5  a  20  cm.),  durissimi,  grigiastri  ed 
internamenle  bruno-rossi,  rugginosi.  Dapprima  ap- 
paiono come  tubercoli  quasi  tondeggianti,  ingrossan- 
dosi, acquistano  la  forma  di  zoccolo  e  quindi,  sezio- 

(1)  Schrenk,  Some  diseases  of  New  England  conifer: 
A  preliminary  report.  Washington  i900. 


Ricettacolo  fruttifero  del  Polyporus  fomentarius. 
(Dal  Prilueu.\). 

ed  anche  sulle  guercie,  sul  noce  e  sul  pesco.  Il  mi- 
celio, in  forma  di  bianchi  cordoni  o  lamine,  si 
interna  fra  le  diverse  zone  legnose  sino  nella  parte 
interna  del  fusto,  e  produce  la  decomposizione  del 
legno  più  interno.  Anche  in  questo  caso  fra  la  parte 
sana  e  la  maiala  vi  è  una  piccolissima  striscia  bruno- 
nerastra. 

I  corpi  fruttiferi  misurano  da  IT)  a  20-o()  cm.  di 
diametro  per  9  a  20  cm.  di  spessore,  hanno  forma 
di  mensola  o  di  zoccolo  equino  (fig.  270).  Sono  rive- 
sliti  di  un  tegumento  molto  duro,  a  zone  ben  marcate 
e  di  color  bianco  grigiastro  o  grigio  bruno.  Hanno 
una  carne  molle,  fioccosa, di  color  ferruginoso  ed  in- 
feriormente pori  minuti, a  strati  annuali  sovrapposti, 
grigiastri  prima,  poi  rosso-ferruginosi  e  con  spore 
brune,  atte  alla  disseminazione. 

(2)  Tiuo  diseases  of  cedar,  caicsed  hy  Polyporus  juni- 
perinus n.  sp.  and  P.  carneus  Nees.  Washington  1900. 


Patologia  vegetale 


La  parie  interna  del  pileo  era  un  tempo  adope- 
rata per  farne  l'esca  e  si  raccoglieva  molto  nella 
Svezia  meridionale. 

V.  snlphureus  (Bull.)  Fries  {Cancrena  gialla).  — 
Cresce  parassita  sulla  rovere,  sul  castagno,  sul  noce, 
sul  pero,  sul  ciliegio,  sul  pioppo,  ecc.  1  filamenti 
miceliari  si  addentrano  nei  fasci  vascolari  produ- 
cendo, in  senso  longitudinale,  delle  strisele,  in  senso 


A^> 


Tali  conidii  si  originano  anche  nell'interno  dei  pilei 
grossi  e  carnosi  sotto  ad  uno  strato  sterile.  Vi  ha 
inoltre  la  formazione  di  corpi  fruttiferi  speciali, 
ovali  0  tondeggianti,  piuttosto  piccoli,  i  quali  non 
hanno  tubicini  e  quindi  pori,  ma  bensì  conidii  nella 
parte  interna.  La  propagazione  avviene  per  spore 
e  per  conidii. 

Il  Comes  ricorda  anche  due  varietcà,  Todari  e  Cc- 
ratoniae,  che  crescono  l'una  sul  mandorlo,  sul  sa- 
lice, ecc.,  l'altra  sul  carrubo. 

Sul  ciliegio  e  sul  noce  vive  anche  il  P.  cinnabari- 
niis  Fr.,  con  corpo  fruttifero  di  color  rosso  cinabro. 


3> 


Fig.  276.  —  Polyporiis  sulphureus. 
elUcoli  frutUferi  :  il  superiore  spesso  e  iiitorzolulo,  l'inferiore 


trasversale  dei  puniicini  bianchi,  che  spiccano  sul 
color  rosso  bruno,  che  va  acquistando  la  porzione 
"legnosa.  Duro  e  compatto  dapprima,  il  legno  si  scre- 
pola facilmente  e  diventa  friabile,  trasformandosi, 
sotto  l'azione  di  una  debolissima  pressione,  in  pol- 
vere gialliccia.  Il  fusto  presenta  quindi  numerose 
cavità,  nelle  quali  si  dispongono  a  guisa  di  feltro  i 
bianchi  filamenti  del  micelio. 

I  corpi  fruttiferi  (fig.  S'IO)  sono  annuali  ed  appaiono 
come  masse  carnose  bianco-giallicce,  che  gradata- 
mente si  allargano  in  pilei  orizzontali  appiattili  od 
ondulali,  di  color  giallo  zolfo  o  giallo  aranciato,  e 
sovrapposti  gli  uni  agli  altri,  tanto  che  possono  anche 
unirsi  irregolaniieiile  fra  loro  e  coslilnire  degli 
ammassi  larghi  id-.M)  a  70  cni.  La  polpa  interna 
bianca  ha  una  consistenza  caseosa.  Inferiormente  si 
hanno  i  pori  minutissimi  gialli  e  basidii  con  spore 
ovoidali,  .ialine  (7-8  «  4-5)  (fig.  277). 

li  micelio  che  si  trova  nella  parte  legnosa  può 
produrre  un  gran  numero  di  conidii  minutissimi, 
rotondi,  disposti  a  grappolo  sopra  filamenti  speciali. 


Fig.  277.  —  Basidii  del  Polyporus  sulphureiis. 
(Ingr.  250  diam.  circa)  (dal  Sevnes). 

I'.  hispidus  (Bull.)Fr.  —  Si  trova  sui  grossi  tronchi 
di  melo  e  pero  ed  anche  sul  gelso.  Il  male  si  mani- 
festa nella  porzione  centrale  del  tronco  o  dei  rami, 
rendendo  il  legno  bruno.  Lentamente  tale  colora- 
zione si  estende  verso  il  legno  giovane  esterno  e  la 
parte  centrale  si  trasforma  in  una  sostanza  spugnosa, 
bianco-giallastra  o  leggermente  rosea,  che  si  disag- 
grega mollo  facilmente  lasciando  il  fusto  ed  i  rami 
profondamente  cariati  ed  attraversali  da  minutissime 
linee  sinuose  nere  e  molto  dure. 

Il  giovane  legno  che  appare  separato  dalla  parie 
malata  da  una  zona  compatta,  bruno-rossastra,  pro- 
dotta dalla  trasformazione  del  contenuto  delle  cel- 
lule in  una  sostanza  bruna  gommosa,  è  anche  attra- 
versalo da  esili  filamenti  miceliari,  i  quali  tendono  a 
produrne  la  disaggregazione.  Resta  però  sempre  una 
parte  di  legno  sana  che  serve  al  passaggio  del  nutri- 
mento, tanto  da  non  produrre  la  morie  dell'albero  ; 
la  porzione  sana  è  però  molto  sottile,  in  modo  che  il 
minimo  urto  può  determinare  la  rottura  del  fusto. 

I  filamenti  miceliari  che  trovano  abbondante  nu- 
trimento verso  la  periferia  del  fusto  producono  corpi 
(fig.  278)  fruttiferi  o  masse  spugnoso-carnose,  che 
restando  per  lungo  tempo  sui  rami  diventano  brune, 
legnose,  a  forma  di  cuscinetti,  con  un  diametro  di 
10-15-20  cm.,  nella  parte  superiore  coperte  da  peli 
agglutinati  in  lamine  e  di  color  rugginoso,  al  mar- 
gine di  color  giallo  sbiadito,  poi  bruno,  ed  inferior- 
mente con  pori  minuti,  rotondi,  bianco-argentei  o 
giallicci  allo  stato  fresco,  secchi  bruni,  eonlinuali  in 
tubi  con  basidii  rigonfiali,  a  spore  brune  ed  ovoidali 
(fig.  279).  Sulla  superficie  dei  giovani  pilei  si  vedono 
anche  dei  conidii. 


//orniceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


1/ infezione  ha  luogo  per  mezzo  delle  spore  che, 
i;orminan(lo  sulla  superficie  dei  Ironchi,  producono 
micelio,  il  quale  s'infiltra  fra  le  ferite  che  si  fanno 
i(  nella  potatura  o  per  qualsiasi  altra  causa  attra- 
verso la  zona  generatrice  e  passa  nella  porzione  le- 
LMiosa  centrale. 


.  278.  —  Ricettacolo  i 
(Dal  Filli, 


Polyporus  hispidus. 


Sul  melo&ì  trova  jiure  il  I'.  spuineusFr.  con  corpo 
fruttifero  molle,  spugnoso,  prima  bianco,  poi  bruno. 

Pure  sul  melo,  nonché  sul  pero  e  ciliegio  vive  il 
I'.  i-innaraoineusTrog.,  con  corpo  fruttifero  quasi  tu- 
beriforme,  sferico,  biancastro  internamente  e  rico- 
perto da  una  fine  peluria,  bruno-gialla. 

C     f  ^ 

•:>\         .0 
C?    ^    Ci 

Fig,  279.  —  Basidio  e  spore  del  Polyporus  ìiispidiis. 
(Ingr.  200  diam.  circa)  (dal  Prillieux). 

I'.  dryadeus  Fries.  —  É  molto  comune  sulle  (/iiercie 
!■  vive  nella  parte  legnosa  che  imbrunisce,  poi  copre 
di  macchie  allungate  giallicce  o  biancastre  ed  infine 
disaggrega.  I  corpi  fruttiferi  che  si  formano  rapida- 
mente nella  parte  esterria  sono  carnoso-soverosi, 
mollo  grandi  (30-40-70cm.  di  diam.),  a  formadi  cusci- 
netti di  color  bruno  rugginoso,  glabri  e  con  pori  pic- 
roli,  rotondi, con  tubi  molto  lunghi  ed  a  spore  jaline. 

I».  betulinos  Fr.  —  Colpisce  la  betulla  e  vi  arreca 
danni  considerevoli.  Il  micelio  s'infiltra  nella  parte 
legnosa,  determina  la  formazione  di  una  sostanza 
che  imbrunisce  i  tessuti,  ne  dissolve  le  membrane, 
diinodocliè  il  legno  diminuisce  di  spessore  e  si  ri- 
duce in  polvere  fina  alla  minima  pressione.  Nella 
parte  esterna  il  micelio  produce  corpi  fruttiferi  o 
|)ilei  (fig.  280),  carnoso-soverosi,  rigonfiati  a  zoccolo 


verso  il  punto  d'attacco,  poi  allargati  ed  ondulati  al 
margine,  biancastri  o  bruni,  bianchi  internamente. 
Nella  parte  inferiore  si  notano  minuti  pori  bianchi  che 
sono  formati  da  uno  strato  di  tubi,  i  quali  si  stac- 
cano facilmente  dal  restante  del  pileo.  I  basidii  por- 
tano spore  jaline,  cilindriche,  ricurve,  lunghe  4-5  |/. 
I'.  nigrìeans  Fr.  —  Vive  sulla  bchilla, 
sul  faggio,  sul  carpino  ed  anche  sull' «////- 
cocco.  Sotto  l'azione  del  fungo  il  legno 
vecchio  diventa  friabilissimo,  per  cui  i  fusti 
restano,  in  breve,  cavi  internamente.  Verso 
la  parte  corticale  si  formano  dei  pilei  a 
zoccolo  con  zone  strette,  concentriche,  a 
superficie  dura  e  nero-lucida  ed  interna- 
mente rosso-rugginosi.  Inferiormente  ap- 
paiono i  pori  minutissimi  e  concolori  alla 
massa  interna. 

Pure  sulla  betulla  si  trova  frequente- 
mente il  I'.  laevigaliis  Fr.,  con  pileo  co- 
riaceo e  di  color  giallo  rugginoso,  bruno. 

P.  (Fomes)  ulmarìus  Fr.  — Vive,  secondo 
liRiosi  eCAVARA,  parassita  sul  tronco  degli 
olmi.  11  micelio  del  fungo  logora  e  distrugge 
il  legno  dell'o/wo  penetrandovi  coi  cordoni 
rizomorfici  e  forma,  all'esterno,  generalmente  verso 
la  base  del  ceppo,  dei  corpi  fruttiferi  molto  pronun- 
ciati, convessi,  tubercolosi,  di  color  grigio  giallastro, 


Fig.  -280.  —  Pob/porus  betulinus. 
(Hai  l'iiii,i.iEUx). 

a  margine  liscio,  con  carne  bianca  o  leggermente 
gialliccia,  compatta.  I  tubicini,  disposti  in  parecchi 
strali  di  color  cannella,  terminano  in  minutissimi 
pori  giallicci.  Ha  basidii  brevissimi,  globosi,  con 
quattro  sterifini  e  sjiore  sferiche,  con  un  diametro 
di  7-8  a. 


224 


Patologia  vegetale 


Sulla  radice  degli  Evonymus  si  Irova  frequente- 
mente il  I».  (Fomes)  Evonymi  Kalck.,con  piccoli  corpi 
Irulliferi  piano-convessi,  ispidi,  di  color  giallo  bruno, 
con  pori  giallo-cannella  ;  il  P.  salignus  F.  vive  alla 
base  dei  fusti  di  salice;  il  P.  ribis  Fr.,  con  ricettacolo 
coriaceo  sugheroso  di  color  bruno  ruggine  suWuva 
.spina  e  sul  ribes;  il  P.  lucidiis  Fr.,  sulla  quercia, 
dai  pilei  lucidi,  coperti  come  da  una  vernice  bruno 
marrone;  il  P.  iiimosus  Fr.  C,  fu  riscontralo  sotto 
forma  di  varietà  \icotianae  (Comes),  come  parassita 
delle  piante  di  tabacco.  I  corpi  fruttiferi  si  formano 
alla  base  del  fusto  malato  assumendo  una  forma 
cespugliosa  (1  ). 

Molte  altre  specie  di  Polyporus  si  trovano  sugli 
alberi  dei  nostri  boschi,  ma  in  generale  si  presen- 
tano sempre  coi  caratteri  già  sopra  indicati  e  sic- 
come l'infezione  ha  quasi  sempre  luogo  per  spore, 
cosi  conviene  cercare  di  coprire  subito  le  ferite  che 
si  possono  fare  sui  tronchi  o  sui  rami.  Quando  sopra 
un  albero  si  vede  comparire  qualche  pileo  di  Polìj- 
ponis  bisogna  estirpare  l'individuo  colpito  ed  ado- 
perarlo per  combustibile,  perchè  lasciato  nel  ter- 
reno 0  tagliato  in  forma  di  travi  od  altro,  il  micelio 
che  continua  a  svilupparsi,  ne  produce  la  completa 
disorganizzazione. 

Sulle  travi  e  tavole  umide  di  abete  e  larice  può 
svilupparsi  facilmente  il  P.  obducensFr.,  con  pileo 
disteso  e  tubetti  minuti,  disposti  in  parecchi  strati 
bianchi,  poi  giallo-bruni;  su  quelle  di  pino  il  P.  de- 
striictor  Fr.,  con  pilei  fosco-pallidi,  acquoso-carnosi. 
Sopra  altre  tavole  umide  il  P.  molluscusFr.,  dai  pilei 
bianchicci  ;  sul  legname  degli  acquedotti,  il  P.  Braunii 
Rabenh. ,  con  pilei  tondeggianti,  di  color  baio  o  fosco  ; 
nonché  molle  altre  specie  che,  sebbene  siano  sempre 
state  indicate  come  saprofite,  è  certo  che  contribui- 
scono non  poco  alla  disorganizzazione  della  parte 
corticale  o  legnosa  dei  fusti.  Il Ca vara  (2)  anzi  ritiene 
possano  esercitare  un'azione  dannosa  sulle  piante, 
anche  il  P.  versicolor  (Linn.)  Fr.,  che  produce  nu- 
merosi corpi  fruttiferi,  sovrapponentisi  soprai  tronchi 
di  piante  vive,  dimezzati,  coriacei,  più  o  meno  sot- 
tili, ma  consistenti,  lisci,  vellutati,  lucenti,  a  zone 
varicolori,  con  pori  numerosi  e  minuti,  bianchi;  lo 
sviluppo  straordinario  che  raggiunge  sulle  corleccie 
od  altre  parti  può  determinare  una  carie  secca,  bianca 
nella  porzione  legnosa,  come  osservò  il  Cavara  nel 
legno  di  radici  superficiali.  Dannosi  possono  pure 
riuscire  il  P.  BaumaDÌ  P.  Henn.,  trovato  a  Togo 
(Africa  occidentale)  sui  tronchi  vivi,  con  un  pileo 
coriaceo,  tenue,  convesso  piano,  di  color  giallo 
bruno,  largo  A-1  cm.  ;  il  P.  erythroporus  Otth.,  ri- 


scontrato in  Svizzera  sui  tronchi  di  faggio  e  caratte- 
rizzato da  un  pileo  allargato  e  ripiegato  all'indielro, 
bianchiccio,  con  imenio  carnicino;  il  P.  Caesius 
(Schrad)  Fries,  con  un  corpo  fruttifero  disleso,  a 
margini  appena  rilevati,  di  color  bianco  candido  o 
volgente  all'azzurro  e  superiormente  candido  sericeo, 
comune  sui  tronchi  abbandonati  o  sulle  ceppale  di 
afcete,  molto  affine  al  P.  vaporariiis;  nonché  il  P.  abie- 
tinus  Fr.,  con  corpo  fruttifero  disteso  e  ripiegato  in 
basso  nei  margini,  zonato,  cenerognolo,  al  disotto 
violaceo,  con  pori  disuguali  ;  intacca  specialmente 
la  corteccia  e  quindi  il  legno,  rendendolo  alveolalo 
0  lacunoso. 

Gen.  Daedalea  Pers. 

Daedalea  quercina  (L.)  Pers.  —  Vive  sui  tronchi, 
rami  e  sul  legno  già  tagliato  di  qnercia.  Il  micelio 
induce  una  decomposizione  nel  legno  e  lo  rende  di 
color  grigio  bruno,  all'esterno  forma  un  corpo  frut- 
tifero, quasi  sempre  leggermente  convesso,  irrego- 
larmente rotondo  ed  allargato,  rugoso,  disuguale, 
pallido,  con  imenio  sinuoso,  labirintiforme,  conco- 
lore al  cappello  o  più  oscuro. 

Secondo  ScHRENK  (3)  danneggia  fortemente  il  legno 
adoperato  per  le  traversine  delle  strade  ferrale. 

Gen.  Merulius  Hall. 

llerulìus  lacrimans  (Jacq.)  Fr.  —  Vive  sui  legnami 
da  costruzione,  specialmente  di  piante  resinose,  pro- 
vocandone la  disaggregazione.  Il  legno  colpito  risulla 
dapprima  di  color  bruno  giallastro,  quindi  presenta 
numerose  screpolature  nelle  quali,  se  l'ambiente  è 
mollo  umido,  scorrono  dei  filamenti  a  guisa  di  feltro 
bianco  o  di  tela  di  ragno,  che  si  estendono  anche  sulla 
superficie  libera  del  legno  ed  emettono  delle  gocce 
acquose.  Nell'atmosfera  secca  non  possono  più  di- 
stendersi i  filamenti  miceliari  che  hanno  già  disag- 
gregati gli  elementi  legnosi  ;  si  producono  allora 
delle  screpolature  ed  il  legno  al  minimo  tocco  si 
riduce  in  polvere  finissima. 

Molto  caratteristiche  sono  le  ife,  inquantochò,  in 
vicinanza  dei  setti,  presentano  degli  ingrossamenli 
ad  anello,  i  quali  si  protendono  in  ramificazioni, 
lungo  le  quali  si  notano  nuovi  rigonfiamenti  anelli- 
formi. 

I  filamenti  che  si  trovano  sulla  superficie  del  legno 
muoiono  facilmente  se  portali  in  ambiente  secco,  né 
possono  più  germogliare,  mentre  restano  solo  in 
vita  per  lungo  tempo  quelli  della  parte  interna, 
perchè  ivi  si  mantengono  più  facilmente  al  riparo 
dell'umidità. 


(-1)  E.  Inglese,  /;  tabacco. 

(2)  Contribuzioni  allo   studio   del  marciume  delle   radici  e  del  deperimento   delle  piante  legnose  in  generi 
(Stazioni  sperimentali  agrarie,  1896). 

(3)  Factors  which  cause  the  decay  of  wood.  St-Louis  (Missouri)  1901. 


Ifomiceli  od  Eumiceii  (Funghi) 


I  corpi  (Vutlifeii  si  possono  sviluppare  tanto  sulla 
superficiL'  del  legno  malato  che  sojìra  i  filamenti  mi- 
oeliari,  i  quali  si  distendono  anche  sui  muri  molto 
umidi  dei  magazzini  ove  è  collocato  il  legname. 
Sono  largiiissime  espansioni  prima  bianchicce,  poi 
giallo-ferruginose,  carnoso-spugnose  allo  stato  fresco 
e  stillanti  goccioline.  Fsse  appaiono  invece  membra- 
nacee allo  stato  secco,  col  bordo  ingrossato,  bianco, 
tomentoso,  ricoperto  da  un  imenio  formato  di  larghe 
pieghe  variamente  disposte  e  ramificate  a  guisa  di 
rete,  tanto  che  si  possono  anche  riunire  in  modo 
da  formare  dei  pori  grandi  ed  irregolari,  dai  quali 
escono  numerosissime  spore  ovali,  e  munite  di  una 
gocciolina.  Esse  sono  poi  gialle,  lunghe  8-10-12  a, 
larghe  5-7  [>.,  e  formano  una  polvere  bianca,  che  si 
deposita  non  solo  nel  legno  malato,  ma  anche  su 
tutti  gli  oggetti  vicini.  Le  spore  conservano  per 
lnii;;o  tempo  (secondo  Hartig  anche  sette  anni)  la 
loid  facoltà  germinativa  e  germinano  solo  quando 
vanno  a  cadere  sul  legno  se  tagliato  da  poco  o  te- 
nuto in  ambiente  molto  umido  o  dove  vi  siano  delle 
sostanze  azotate,  emanazioni  di  gas  ammoniacali 
(vicinanza  di  latrine)  o  del  carbonato  di  potassa 
messo  in  libertà  da  cenere  od  altro. 

II  legno  che  presenti  l'infezione,  dev'essere  subito 
separato  dal  sano  e  bruciato  sul  luogo,  perchè  il 
trasporto  in  altro  ambiente  potrebbe  agevolare  la 
disseminazione  delle  spore. 

Alcuni  consigliano  di  inzuppare  il  legno  con  pe- 
Iroiio,  ma  il  mezzo  ancora  più  sicuro  si  ò  di  tenere 
il  U'giiame  in  ambienti  ben  aerati  e  soprattutto  non 
umidi. 

(Utinii  risultati  si  hanno  dall'uso  della  vernice 
(MibolincHin. 

Alti-e  specie  di  Merulius  si  trovano  comunemente 
sulle  travi  umide  e  sui  tronchi  già  tagliati  di  quercia, 
nonché  sulle  pareti  umide,  come  il  M.  piiivcriileiitiis 
Fr.,  che  si  estende  molto  di  più  del  M.  lacriinaiis  e 
presenta  numerose  zone. 

Famiglia  delle  Agaricinee. 

A  questo  gruppo  appartengono  (piasi  tutti  i  funghi 
che  crescono  nel  terriccio  dei  nostri  boschi.  11  si- 
stema di  vegetazione  è  formato  da  filamenti  inco- 
lori, esili,  ramificati,  divisi  da  setti,  anastomosanti 
e  che  nel  loro  complesso  costituiscono  come  una 
specie  di  feltro  (bianco  del  fungo)  o  lamine  o  cor- 
doni bianchicci,  in  alcuni  casi  anche  fosforescenti 
{\ .  Armillaria  mellea).  1  filamenti  si  possono  riunire 
in  cordoni  neri  e  brillanti,  visibili  ad  occhio  nudo, 
detti  rizomorfe,  costituiti  nell'interno  da  filamenti 
alti  a  propagare  il  fungo  e  nell'esterno  da  ife 
cutinizzate. 

Il  micelio  produce  anche,  in  date  condizioni,  delle 
specie  di  tubercoli  di  solito  tondeggianti,  detti  scle- 


romi, rivestiti  da  involucro  nero  ))roteltore,  che  li 
rende  duri  e  compatti,  contenenti  filamenti  ricchi  di 
sostanze  nutritizie  di  riserva.  Tali  filamenti  germi- 
nando a  tempo  opportuno  producono  o  direttamente 
corpi  fruttiferi  o  nuovo  micelio. 

Durante  l'accrescimento  del  micelio  od  anche 
quando  questo  ha  raggiunto  il  suo  completo  sviluppo, 
alla  estremità  dei  filamenti  o  lungo  il  loro  decorso  si 
formano,  per  alcune  specie,  delle  spore  secondarie 
0  collida  ;  ma  i  corpi  fruttiferi  essenziali  che  carat- 
terizzano il  gruppo  sono  costituiti  da  piccoli  ingros- 
samenti che  escono  verso  la  superficie  del  terreno, 
rivestiti,  in  alcuni  casi, da  una  membrana  protettrice 
0  valva,  che  persiste  in  alcune  specie  alla  base  dello 
stipite  (ovolo  rosso  od  Anuiiiila  v(iemrca)  o  passa 
a  guisa  di  pellicole  hiaiiclii'  sul  cappello  o  pileo 
(ovolo  malefico  od  AiiKiiiila  niihicuria).  Sviluppan- 
dosi il  corpo  fruttifero  si  distinguono  netlamenlc 
uno  stipile  di  solito  cilindrico  e,  nella  estremità 
superiore,  un  pileo  convesso,  congiunto  dapprima 
per  il  suo  margine  allo  stipite,  non  però  in  tutte 
le  specie,  per  mezzo  di  una  sottile  pellicola  di  ife, 
che  lacerandosi  in  seguito  all'ulteriore  accrescimento 
del  pileo,  si  dispone  a  forma  di  anello  attorno  allo 
stipile.  Nella  superficie  inferiore  del  pileo  compaiono 
disjìoste  a  raggi,  e  molto  numerose,  delle  larghe 
sporgenze  laminari  dette  lamelle,  rivestite,  nelle 
due  l'accie,  dall'imenio,  costituito  da  cellule  davate 
0  basidii  con  4  sterigmi,  strettamente  ravvicinati  ed 
intercalati  anche  da  corpi  speciali  o  peli  (cistidiij, 
che  servono  a  facilitare  la  formazione  delle  spore 
alla  estremità  degli  sterigmi  o  come  organi  di 
secrezione. 

I  basidii  contengono  un  nucleo  che  si  suddivide 
in  quattro;  questi  quattro  nuclei  si  portano  verso 
la  parte  esterna  degli  sterigmi  e  vi  producono 
dei  rigonfiamenti  o  spore  che,  giunte  a  perfetta 
maturazione,  si  staccano  e  possono,  germogliando, 
dar  origine  a  nuovo  micelio. 

Le  spore  sono  unicellulari,  ovoidali  o  sferiche,  ja- 
line  0  rosee,  giallo-ocracee,  violacee  o  brune,  colori 
che  si  trasmettono  alla  superfice  delle  lamelle  e  sui 
quali  è  fondata  la  classificazione  degli  Agaricini. 

II  corpo  fruttifero  ò  in  alcune  specie  attraversato 
da  immerosi  canali,  i  quali  emettono  una  sostanza 
lattiginosa  di  vario  colore  e  possono,  in  alcuni  raris- 
simi casi,  contenere  dei  conidii. 

Sono  funghi  che  vivono  come  saprofiti,  raramente 
come  parassiti,  suWliitwus  dei  boschi  e  dei  prati,  o 
sul  legname  decomposto.  Il  micelio  può  anche  eser- 
citare un'azione  distruggitrice,  come  si  può  facil- 
mente constatare  coli' ingiallimento  delle  piante  er- 
bacee nei  prati  ove  si  sviluppa  il  fungo  prataiolo 
(l'ualliota  campestris)  e  col  deperimento  degli  alberi, 
alla  base  dei  quali  si  vedranno  poi  i  frutti  dell'/l;'- 
millaria  mellea. 


'29  —  Patologia  vegetale.  Nuova  Encicl.  Agraria,  1. 


Patologia  vegetale 


Molti  dei  corpi  fruttiferi  sono  mangerecci,  altri 
velenosi  (vedi  Capitolo  Igiene). 

Sulle  ceppale  che  si  lasciano  nelle  foreste  e  nelle 
radici  di  molte  piante  legnose  che  si  portano  allo  sco- 
perto vivono  molti  filamenti  miceliari,  i  quali  facili- 
tano indubbiamente  la  decomposizione  del  legno  e 
danno  poi  origine  a  corpi  frulliferi  di  Agaricini.  In 
questo  caso  non  si  ha  un  vero  parassitismo,  ma 
bensì  un  nosofitismo. 

Il  micelio  del  fungo  non  fa  che  accelerare  la  di- 
struzione della  parte  legnosa. 

Di  alcune  forme  è  già  stato  dimostrate  anche  il 
parassitismo  ed  osservazioni  di  somma  importanza 
si  devono  al  Cavara  (1),  il  quale  tende  a  dimostrare 


come  molte  forme  di  cui  se  ne  trascurava  la  pre- 
senza, data  la  loro  grande  plasticità  fisiologica, 
possono  facilmente  passare  per  successivi  gradi  di 
saprofitismo  a  quello  di  nosofitismo  e  di  reale  pa- 
rassitismo. 

Di  tutti  gli  Agaricini  i  patologi  si  sono  specialmente 
occupati  del  parassitismo  AeW Aì-millaria  mellea;  si 
ricordano  anche  le  Myeena  e  qualche  Pholiota.  Il 
Cavara  invece  ritiene  parassite  o  quasi,  alcune  specie 
dei  generi  Tricholoma,  Pleurotus,  Hyghrophorus  e 
Pholiota.  Credo  opportuno  aggiungere  a  questo  anche 
il  genere  Collybia. 

I  caratteri  di  queste  forme  si  potranno  dedurre 
dalla  seguente  chiave  analitica  : 


Stipite  con.  anello  verso  la  parie  ! 
Stipite  senza  anello   .... 


iperiore 


Lamelle  nella  parte  inferiore  del  pileo  di  color  bianco  e  spore  concolori     .  Gen.  Armillaria 
Lamelle  nella  parte  inferiore  del  pileo  di  color  giallo  ocraceo  e  spore  dello 

stesso  colore »      Pholiota 

Stipite  centrale 4 

Stipite  laterale  o  nullo Gcn.  Pleuroliis 

spore  concolori 5 


Gen.  Flammula 


i  Lamelle  di  solito  bianche 

\  Lamelle  e  spore  giallo-ocracee 

^  Lamelle  piuttosto  ravvicinate,  carnose 6 

\  Lamelle  molto  lunghe,  quasi  ceracee  e  decorrenti Gen.  Hygrophorus 

^   Stipite  carnoso Gen.  Tricholoma 

(   Stipite  fistoloso  0  cartilaginoso V 

^  Cappello  convesso  piuttosto  allargato Gen.  Collybia 

(  Cappello  conico  o  allungato »  Myeena. 


Armillaria  Fr. 


Armillaria  me\ìe»(Nn\\.)  =  Agaricus mcllcusVM. 
(ilarciume  delle  radici).  —  Colpisce  le  radici  vive 
0  morte  di  molte  piante  del  gruppo  delle  conifere 
{■pini,  abeti,  larici),  del  castagno,  dell'o/mo,  del 
nocciuolo,  della  betulla,  del  pioppo,  del  fico  e  spe- 
cialmente del  gelso,  della  vite,  Ae\V olivo,  del  limone, 
àeWarancio,  e  di  quasi  lutti  gli  alberi  da  frutto 
(pruno,  albicocco,  ciliegio,  ecc.). 

A  determinare  il  marciume  delle  radici,  special- 
mente della  vite  e  del  gelso,  concorrono  quasi  sempre 
altri  funghi  parassiti,  pericolosissimi,  del  gruppo  degli 
Ascomiceti,  quali  la  Rosellinia  aquila,  la  Demato- 
pliora  necatrix  e  glomerata,  e  la  Roesleria  hypogea. 

Oltre  che  sulle  radici  che  diventano  nere,  spugnose 
e  si  disorganizzano  quasi  completamente,  il  fungo  si 
estende  anche  alla  parte  più  bassa  del  fusto,  sempre 
però  nella  regione  corticale.  La  pianta  malata,  solo 
dopo  2  0  3  od  anche  5  o  6  anni,  incomincia  a  pre- 
sentare sintomi   di  deperimento,  cioè  vegetazione 

(t)  Stazioni  sperimentali  agi-arie,  1896. 


Stentata,  produzione  molto  limitata  di  foglie,  nonché 
lento  disseccamento  delle  diverse  parti.  Sulla  radice, 
il  sistema  di  vegetazione  si  può  vedere  tanto  nella 
parte  esterna  della  corteccia  che  nell'interna.  Ester- 
namente, tutto  attorno  all'albero  ed  anche  sul  suolo 
circostante,  appare  in  forma  di  cordoni  (rizomorfe), 
cilindrici  o  leggermente  depressi, duri,  neri  e  lucenti, 
con  un  diametro  di  2  a  4  mm.  (fig.  281).  Sezionati 
presentano  come  una  sottile  zona  corticale,  bruna, 
dura  e  friabile,  formata  da  ife  a  parete  ispessita,  in- 
tensamente colorata,  disposte  in  senso  longitudinale  e 
strettamente  ravvicinate.  Tale  zona  limita  un  cordone 
centrale  costituito  da  filamenti  esili  ed  incolori,  fra 
loro  variamente  intrecciati  (fig.  282  e  283). 

Nella  porzione  infracorlicale  appaiono,  a  seconda 
che  la  pianta  è  viva  o  morta,  come  nastri  o  cordoni 
bianchi,  fosforescenti,  variamente  ramificati,  tanto 
da  circondare  la  radice  morta  in  una  specie  di  rete. 
Staccando  la  corteccia,  che  non  presenta  del  resto 
alcuna  resistenza,  si  vedono  i  nastri  bianchi  e  spe- 
cialmente nell'assisa  generatrice  libero-legnosa,  sugli 
strati  fibrosi,  fra  gli  strati  legnosi  giovani  e  nei  raggi 
midollari.  Nelle  diverse  conifere,  sotto  l'azione  del 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Fungili) 


Fig.  283.  —  Sezione  trasversale  della  parte  esteriore 

d'una  rizomorfa  di  Arntillaria  tnellea. 

(Ingr.  2S0  dlam.  circa)  (dal  Prillieux). 


-^f: 


^^i<^'^ 


Fig.  '281.  —  Rizomorfa  di  Armillaria  mellea. 

(firanJ.  nai.)  (dal  PniLUEL'X). 


Fig.  282.  —  Sezione  trasversale  di  una 
di  At"niillaria  mellea. 

(Ingr.  70  diam.  circa)  (dal  PniLUEUX). 


^   *:--     -S. 


Fig  284   —  Sezione  di  una  rizomorfa 
(11  Aimillatia  mellea  disposti  in  lamina  sotto  h  corteccia 

(Ingr.  SOO  diani.  circa)  (dal  Prii.ueux). 


micelio,  si  disorganizzano  le  cellule  amilifere  che  cir- 
condano i  canali  resiniferi  ed  allora  si  hanno  degli 
abbondanti  essudati  resinosi,  la  cosi  detta  pletora  di 
resina.  I  nastri  o  cordoni  bianchi  emettono  delle  ranii- 
(icazioni  verso  la  corteccia,  che  gradatamente  la  l'o- 
rano e  si  trasformano  nei  cordoni  bruni  o  rizomorfe. 

La  propagazione  avviene  per  mezzo  delle  rizomorfe 
che  si  ramificano  e  si  allungano  per  la  loro  estre- 
mità conica,  formala  da  esili  filamenti  disposti  in 
tessuto  lasso  e  ricoperto  da  uno  strato  gelatinoso. 

Quando  una  rizomorfa  incontra  una  radice  sana 
vi  si  attacca  per  la  sua  estremità,  fora  la  corteccia  e 
penetra  nella  porzione  infracorticale,  produce  delie 
lamine  o  rizomorfe  sotlocorlicali,  grigiastre,  intima- 
mente attaccale  alla  corteccia,  sempre  costituite  da 
un  rivestimento  e  da  filamenti  centrali  che,  ramifi- 
candosi, penetrano  gradatamente  nella  corteccia  e 
nei  raggi  midollari,  originando  i  nastri  e  quindi  i 
cordoni  bianchi  già  descritti  (fig.  284). 

I  corpi  fruttiferi  si  formano  nella  stagione  autun- 
nale a  fior  di  terra  o  sulle  rizomorfe  o  sulla  corteccia 


radicale  delle  piante  che  sono  già  morte  o  stanno 
per  morire.  Raramente  nascono  isolati,  nel  maggior 
numero  dei  casi  sono  cespitosi.  Hanno  uno  stipite 
pieno,  spugnoso,  cilindrico,  un  po'  incurvato  alia 
base,  giallo  bruno,  lungo  da  6  a  20  cm.,  con  un  anello 
disteso  bianco  e  fioccoso,  e  con  un  pileo  dapprima 
globoso,  poi  convesso  ed  alfine  disteso,  ottuso,  um- 
bonato,  squamoso  peloso,  striato  al  margine,  carnoso, 
d'un  giallo  miele  più  o  meno  intenso  e  con  un  dia- 
metro di  5  ad  8-10  o  12  cm.,  dotato  inferiormente 
di  lamelle  pallide,  poi  alquanto  rossicce,  decorrenti, 
con  basidii  a  4  sterigmi  e  spore  ovali,  jaline  o  amig- 
daliformi,  lunghe  8-10  a,  larghe  5-6  ia. 

Le  spore  germinano  facilmente  se  portate,  come 
indica  Brefeld,  in  decotto  di  prugne.  Emettono  uno 
0  due  tubi  germinativi,  dai  quali  si  formano  fila- 
menti che  restano  immersi  nel  liquido,  ed  altri  che 
vanno  gradatamente  alla  superfìcie  del  substrato  e 
diventano  bruni  come  le  rizomorfe. 

Mollo  probabilmente  le  spore  che  cadono  sul  le- 
gname decomposto,  trovano  un  substrato  adatto  e, 


Patologia  vegetale 


sviluppandosi  come  saprofìti,  producono  micelio  e 
rizomorfe,  che  servono  a  produrre  l'infezione  sulle 
radici  vicine  vive  e  sane. 

Le  forti  infezioni  si  hanno  specialmente  nelle  fo- 
reste umide,  nei  terreni  ricchi  d'acqua,  per  cui  bi- 
sognerà anzitutto  curare  con  fossi  od  altro  il  prosciu- 
gamento del  suolo.  Data  in  un  luogo  la  presenza  di 
una  pianta  malata  converrà  subito  abbatterla  e  to- 
gliere dal  terreno  il  maggior  numero  possibile  di 
radici,  che  si  brucieranno  sul  sito  colla  parte  inferiore 
dell'albero.  Nella  cavità  lasciata  dalle  radici  si  get- 
terà una  certa  quantità  di  calce  viva.  Per  maggior 
cautela  sarà  bene  abbattere  le  piante  tult'attorno 
alla  distanza  di  qualche  metro  e  quindi  scavare  dei 
fossi  molto  profondi,  i  quali  si  riempiranno  di  terra 
e  calce. 

Solo  usando  tali  cure  si  potranno  eliminare  dal 
terreno  le  rizomorfe,  sieno  queste  provenienti  da 
micelio  parassita,  sia  che  possano  essersi  formate  in 
seguito  alla  germinazione  delle  spore  su  legname 
decomposto. 

Gen.  Pholiota  Fr. 

Pholiota  adiposa  Fr.  —  I  corpi  fruttileri  si  svilup- 
pano alla  base  dei  tronchi  vivi  di  faggio,  oppure 
anche  sui  rami  o  sui  fnsti  tagliati  da  poco  tempo  : 
essi  hanno  un  cappello  compatto,  piano  convesso, 
ottuso  ed  uno  stipite  un  po'  ingrossato  alla  base,  e 
sono  giallicci,  glutinosi,  con  squame  che  si  staccano 
facilmente  e  di  un  color  più  scuro  ;  le  lamelle,  molto 
ravvicinate,  hanno  una  colorazione  giallo-rugginosa. 

Il  micelio  della  corteccia  si  addentra  nella  porzione 
legnosa,  ove  può  arrecare  una  speciale  cancrena. 

Altre  forme  di  Pholiota  crescono  su  alberi  vivi  e 
sul  legname  tagliato  da  poco  e  fra  queste  la  varietà 
filamentosa  della  l'h.  aurivelia  Batsch,  dai  corpi 
fruttiferi  grossi,  carnosi,  campanulati,  espansi,  di 
color  giallo  castagno,  leggermente  vischiosi.  Questa 
forma  fu  riscontrala  sopra  un  tronco  di  abete  bianco 
vivente.  11  Cavara  riferisce  che  il  fungo  induce  sotto 
alla  corteccia  un  vero  cancro,  togliendo  ogni  comu- 
nicazione fia  il  tronco  e  la  porzione  corticale. 

Gen.  Pleurotus  Fr. 

IMeiiroliis  nidiilans  Pers.  —  Corrompe,  abbastanza 
frequentemente,  le  ceppale  di  abete  e  di  faggio.  Ap- 
pare con  cappello  carnoso,  disteso  orizzontalmente, 
sessile,  largo  da  2  a  5  cm.,  giallo  o  aranciato,  to- 
mentoso 0  squamuloso  a  sviluppo  completo,  di  con- 
sistenza coriacea.  Il  micelio,  in  forma  di  filamenti 
bianchi,  penetra  molto  profondamente  nel  corpo  le- 
gnoso, ove  determina  diverse  linee  brune,  a  contorno 
più  0  meno  irregolare. 

Sui  tronchi  degli  olmi  è  comunissimo  il  1'.  iilnia- 
riiislinll.,dal  pili'o  largliissiuio  (8-30  cm.);  siili;  (.//rr- 
e  molli  altri  alberi  il  I'.  oleariiis  D.  C;  e  su  ([iiasi  lutti 


i  tronchi  il  I'.  oslreattis  Jacq.,  ecc.;  ma  non  si  è  an- 
cora determinato  il  loro  parassitismo. 

Molto  ricercato,  perchè  commestibile,  è  il  P.  Eryngii 
D.G.,  dal  cappello  carnoso,  tenace, convesso, espanso, 
grigio  rossiccio  e  stipite  bianchiccio,  che  vive,  secondo 
quanto  ho  potuto  constatare  in  coltivazioni  artificiali, 
parassita  sulle  radici  deW Eryngium  campestre,  spe- 
cialmente nella  media  Italia. 

Gen.  Hygrophorus  Fr. 

Ilygrophonis  pudoriniis  Fr.  —  E  comunissimo  nelle 
foreste  ed  appare  con  un  cappello  carnoso,  vischioso, 
prima  sferico,  quindi  convesso  piano  ed  allargato, 
roseo  0  rosso  giallastro,  largo  da  5  a  12  cm.,  a  la- 
melle numerose,  spesse,  molto  fragili,  candide  e  sti- 
pile grosso,  consistente,  ingrossato  alla  base,  lungo 
.5-12  cm.,  bianco. 

Secondo  Cavara,  il  micelio  avvolge  e  compenetra 
le  radici,  specialmente  AeWabete  bianco,  determi- 
nandone il  marciume.  La  trasmissione  del  micelio 
avviene  per  mezzo  di  radici  morte,  sulle  quali  si  for- 
mano le  micorrize. 

Gen.  Tricholoma  Fr. 

Tricholoma  saponaceiimFries. — È  comunissimo  nei 
boschi.  Ha  un  cappello  globoso  o  globoso  conico,  car- 
noso, compatto,  che  si  allarga  sino  a  divenire  anche 
piano,  di  color  bianco  grigio,  grigio  verdastro  o  giallo 
rossastro,  con  lamelle  di  color  biancastro,  sottili,  in- 
tere, aderenti  in  parte  allo  stipite  il  quale  è  consi- 
stente, radicante  alla  base,  biancastro. 

Il  Cavara  lo  osservò  all' ingiro  di  una  ceppala 
morta  di  abete  e  della  quale  compenetrava  densa- 
mente, col  micelio,  la  corteccia  ed  avvolgeva  con 
cordoni  rizomorfici  bianchi  le  radici. 

Altre  specie  di  Tricholoma  vivono  sulle  cejipaie, 
probabilmente  come  nosofili. 

Gen.  Collybia  Fr. 

(loUyLia  vclutipes  Curt.  —  É  comunissima  alla 
base  (lei  tronchi  di  salice,  faggio,  acacia,  ecc.  Ha  un 
corpo  fruttifero,  che  si  sviluppa  anche  durante  l'in- 
verno, resiste  al  gelo  senza  risentirne  alcun  danno 
ed  è  caratterizzato  da  un  cappello  carnoso,  convesso 
piano,  ottuso,  vischioso,  gialliccio  o  ferrugginoso, 
largo  da  2  1/2  ad  8  cm.,  lamelle  giallicce  e  stipile 
lungo  4-6-8  cm.,  inclinalo,  giallo  bruno,  vellutato. 

None  considerato  come  parassita,  ma  si  è  costan- 
temenle  osservato  che  il  micelio  si  addentra  nel  legno 
e  lo  rende  bruno. 

Altre  specie  di  Collybia  vivono  alla  base  degli  al- 
beri, addentrandosi  col  micelio  nella  poizione  legnosa 
del  fusto  0  delle  radici. 

Gen.  Mycena  Fr. 

Mycena  cpipterygia  (Scop.)  Fries.  —  Ha  un  corpo 
IVuttifero  non  molto  sviluppalo,  con  cappello  dap- 


ìfomiceti  od  Eumiceti  (Funghi) 


229 


prima  conico  campanulalo,  poscia  espanso,  membra- 
noso, striato  per  il  lungo,  di  color  bianco  grigiastro, 
giallo  0  rossiccio,  largo  da  1  a  3  cm.,  lamelle giallo- 
biancliicce  e  stipite  cilindrico,  esile,  tenace,  giallo  o 
giallo  grigiastro. 

È  comunissima  fra  i  muschi,  alla  base  di  piante 
vive,  specialmente  degli  afte//.  Il  micelio  conipenetra 
gli  strati  del  periderma  e  passa  nella  corteccia  e  nel 
cumbium,  provocando  iperplasie  e  tumori.  Le  radici 
secondarie  restano  uccise  e  la  corteccia  alterata  si 
stacca  molto  facilmente. 

L'azione  del  fungo  ù  deleteria,  perchè  sulla  cor- 
leccia  cosi  alterata  possono  svilupparsi  altri  funghi, 
determinando  cancri  alla  base  dei  fusti. 

Molte  altre  J/yt'CKa  riescono  dannose  alle  piante  le- 
gnose. Cosi,  comunissime  sono:  la  M.corticolaSchum., 
dai  pilei  piccolissimi  (diam.  2-3  cm.)e  stipiti  (lunghi 
1-2  cm.),  che  si  sviluppa  sulla  corteccia  degli  alberi, 
facilitandone  la  disaggregazione;  la  M.  laclea  Pers., 
dai  corpi  fruttiferi  bianchi,  con  cappello  largo  tì- 
15  nini.,  che  può  attaccarsi  col  suo  micelio  alle  ra- 
dici dei  pini  ed  abeli;  la  M.  galericulata  Scop.,  dal 
cappello  grigio,  conico  campanulato,  largo  2  a  6  cm. 
e  stipite  rigido,  grigiastro  e  molto  lungo,  che  si  trova 
alla  base  di  molti  tronchi  o  sulle  ceppale,  che  dis- 
organizza in  poco  tempo;  la  M.  alcallDa  Fr.,  dal  cap- 
pello grigiastro,  largo  2-5  cm.,  che  colla  M.  haemato- 
imda  l'ers. ,  la  (|uale  rotta  emette  un  latice  rosso  bruno 
sano,  si  trova  comunissima  sugli  abeti. 

Vi  .sono  anche  forme  di  Mi/ccna  che  formano  cor- 
doni rizoniorfici  sui  salici  e  pioppi  marcescenti. 

Gen.  Flammula  Fr. 

Flnniniula  penetrans  Fr.  —  É  un  fungo  comunis- 
simo sulle  vecchie  ceppale  di  abete  bianco  e  produce 
numerosi  corpi  fruttiferi,  con  cappelli  carnosi,  con- 
vessi, ottusi,  di  color  giallo  o  giallo  aranciaio,  più 
oscuro  nel  centro,  con  scaglie  rossastre  ;  le  nume- 
rose ed  esili  lamelle,  giallo-brune,  aderiscono  allo 
stipite  cilindrico,  biancastro. 

l'are  che  il  micelio  determini  una  specie  di  carie 
bianca  nel  legno.  Un'altra  specie  di  questo  genere, 
la  F.  spumosa  Fr.,  con  cappello  e  stipite  più  esili, 
può,  secondo  il  Cavara,  compenetrare  col  micelio  la 
corteccia  di  tronchi  viventi  sino  alla  zona  cambiale 
ed  ivi  distendersi  a  pennacchi  od  a  ventaglio. 

Old.  Gasteromiceti. 

."^iino  funghi  che  crescono  specialmente  nei  prati 
u  nei  boschi  e  si  rendono  ben  visibili  per  il  loro 
corpo  fruttifero  che  sporge  alla  superfìce  del  terreno 
in  forma  di  ammassi  di  solito  sferici,  circondali  da 
una  porzione  detta  peridio  e  conlenenti  una  massa 


sporifera  detta  gleba,  attraversata  da  numerose  con- 
camerazioni  e  tappezzate  dall' inienio  coi  basidii  e  le 
spore. 

Il  corpo  fruttifero  può  avere  forme  diverse  e  può 
anche  allungarsi  come  nei  Falloidei. 

Più  rimarchevoli  fra  tutti  sono  i  generi  Bovista  e 
Lìjcoperdon  (Vescie  ili  lupo),  dai  corpi  fruttiferi  sfe- 
rici, dapprima  biancastri,  poi  brunicci. 

Il  Cavara  (i)  rinvenne  il  Lycoperdon  gemmatum 
Batsch,  dal  corpo  fruttifero  stipitato,  obconico,  ton- 
deggiante, membranaceo,  ornato  nella  parte  supe- 
riore di  aculei,  nel  terreno  sotto  gli  abeti  e  special- 
mente sulle  radici  affioranti.  Le  ife  miceliari  riunite 
in  cordoni  rizomorfici,  candidissimi,  passano  dal  ter- 
reno nelle  radici  e  penetrano  nella  corteccia  stac- 
candola completamente  dal  legno.  Il  micelio  può 
passare  anche  nel  legno. 

Dalle  radici  il  micelio  sale  nel  fusto  ed  infatti  nella 
zona  cambiale  scorrono  i  cordoni  biancastri  del 
fungo. 

Il  micelio  del  Lycoperdon  determinerebbe  quindi 
alterazioni  nelle  radici,  il  marciume  di  esse,  dippiù 
passando  alla  base  del  tronco  o  distruggendo  la  cor- 
teccia, sarebbe  una  causa  permanente  di  cancro  o 
di  carie. 


C.\PITOLO  IV. 
DEUTEROMYCETAE 

Comprendono  forme  molto  semplici,  le  quali  non 
sempre  rappresentano  individui  a  sé,  ma  bensì  stadi 
di  sviluppo  di  altri  funghi,  specialmente  di  Ascomiceli. 
L'organo  di  riproduzione  è  dato  dalle  spore  che  pos- 
sono essere  di  varia  forma  e  colore  e  racchiuse  o 
in  un  conceltacolo  fruttifero  dello  piciiidio  (Sferop- 
sidee),  o  semplicemente  raggrupiialc  in  allunassi 
(Melaneoniee)  o  completamente  libere  {Ifoiiiicclcc). 

SPHAEROPSIDEAE 

11  conceltacolo  fruttifero  o  picnidio  è  di  solito 
tondeggiante  od  allungalo;  può  essere  intero  {Sfe- 
rioidee)  o  dimezzato  (Leploslromacee),  rivestilo  da 
un  peridio  o  membrana  di  mediocre  consistenza,  od 
immersi  in  una  massa  stromatica  di  vario  colore 
Nectrioidce)  e  contiene  un  numero  straordinario  di 
spore  (sporule)  generate  da  ife  speciali  (basidii). 
Questi  funghi  corrispondono  alle  ibrnie  spermogn- 
11  i  eh  e  e  picnidiche. 

Vivono  parassiti  sui  diversi  organi  delle  piante 
coltivate,  inducendovi  una  decolorazione  ed  anche 
macchie  caratteristiche. 


(I)  Contribuzioni  allo  studio  del  marciume  delle  radici,  ecc.  Modena  1896. 


Patologia  vegetale 


Si  dividono  in  diversi  gruppi,  a  seconda  della  forma  e  colore  delle  sporule. 
Sferioidee. 

^  Picnidospore  globose,  ellissoidali  od  ovoidali-allungate 

\  »  bacillari,  filiformi,  continue  o  settate,  jaline  o  elori 

1   P 


SCOLECOSI'ORE    (5) 

lospore  continue 3 

Il  -I-settate Jalodidime  (3) 

I)  i-pluri-settate Fragmospore  (4) 


^  Picnidospore  jaline jALOSPonE  (1) 


Feospqre  (2). 


Jalospore. 


^  Picnidii  tutti  distinti 2 

\         Il         immersi  od  aderenti  ad  una  massa  stromatica 10 

inidii  glabri  o  quasi  lisci 3 

Il         rostrati Gen.  Spliaer 

Il        setolosi  od  aculeolati 9 


/  Picnidii  che  appaiono  in  forma  di  punticini 

)  areole  decolorate      

(  Picnidii  disseminati  nella  porzione  maiala 


mezzo  a  macchio  od 


Gen.  Pìiylìoslicla  (1) 
4 


^  Picnidii 

i         » 


immersi  in  filamenti  variamente  disposti  (subicolo) 


1  Picnidii  papillati  che  si  aprono  naturalmente  per  un  foro  circolare  6 

;  Il        superficiali  che  vengono  irregolarmente  Incerali     ....  Gen.  Mycogala  (5) 

f         II         semi-immersi,  tubercolosi »      Plenodomus  (6) 

^  Basidii  semplici  monospori 


{         Il       ramificati  o  plurispori Gen.  Dendropìioma  (4) 

^  Sporule  che  non  superano  mai  una  lunghezza  di  15  y. Gen.  Plioma[(Tj 


lunghe  più  di  15  |j. 


lidii  per  lo  più  generati  sopra  una  specie  di  fumaggine 
.1  I,  Il  II       fibrille  raggianti,  brune 

f         II         nascenti  in  una  massa  filamentosa  bianchiccia  .     . 


^Pi, 


Il      Macroplwma  (3) 
Gen.   diaetoplwma  (8) 


Il     Asteroma  (9) 

Il      Cicinnobolus  (10) 

lii  muniti  per  lo  più  solo  all'apice  od  alla  base  di  brevi  setole    .  Gen.  Pyrenocìiaeta  (l'i) 
Il       di  setole  lunghe,  erette  o  settate ii      Vermicularia  (12) 


effuso,  appianato,  nero 
verruciforme,  molliccio 


Gen.  Placosplìaeria  (13) 


Sporule  fusoidee  o  bacillari 

»         allantoidee,  a  forma  di  salsicciotto 


Gen.  Fusieoccum  (14) 
Il      Cytospora  (15). 


Gen.  Phyllosticta  Pers. 

Comprende  numerosissime  specie  parassite  di 
piante  selvaggie  e  coltivate.  Il  micelio,  vivendo 
nell'interno  dei  tessuti,  vi  determina  una  decolo- 
razione in  macchie  di  varie  dimensioni,  per  lo  più 
distinte  da  un  orlo  più  oscuro.  Nella  porzione  maiala 
si  formano  successivamente  i  punticini  neri  n  pic- 
nidii che  difendono  le  spore  per  lungo  tempo.  Le 
spore  ovoidali  od  oblunghe,  continue,  jaline  o  legger- 
mente colorate  in  giallo,  sono  sostenute  da  esilissimi 
filamenti. 


Numerosissime  essendo  le  specie  di  questo  genere 
e  presentando  per  lo  più  i  medesimi  caratteri  ma- 
croscopici, mi  limilo  a  ricordare  le  forme  più  co- 
muni riscontrate  in  questi  ultimi  anni  specialmente 
nelle  regioni  italiane. 

Servono  come  cura  preventiva  le  irrorazioni  con 
poltiglia  bordolese  al  0,5  od  all'I  %. 

Su  piante  erbacee. 
l'hjllosticta  Brasslcae  (Tul.)  West.  —  Forma  sulle 
foglie  dei  cavoli  macchie  circolari,  zonate,  brnno- 
violacee.  Le  sporule  che  riempiono  i  picnidii  sono 


l/'omlceli  od  fumiceli  {Funghi} 


ovoidali  (4-6^2,5).  Affine  è  la  Ph.  i\a|ii  Sacc.  che 
vive  sul  ravizzone. 

IMi.  Tropaeoli  Sacc.  et  Speg.  —  Vive  sulle  foglie 
del  Tropiieoliim  lìiajus  coìlivdlo,  inducendovi  macchie 
non  ben  liislinle  (sporule  6-10  «3-4). 

Ph.  fragaricola  Desm.  et  Rob.  —  Macchie  circo- 
l;iii  ocracee,  orlate  di  rosso,  sulle  foglie  delle  fragole 
coltivate  (sp.  5  =*  1,5-2). 

Ph.  phaseolina  Sacc.  —  Larghe  macchie  ocracee, 
sulle  foglie  dei  fagiuoli  (sp.  6  »  2,5). 

Ph.  lledieagÌDÌs(Fuck.)Sacc.  —  Macchie  aranciate 
sulle  foglie  dell'erte  medica  (sp.  4»  1,5). 

Ph.  Fabae  West.  —  Macchie  fuligginose,  rotonde  od 
allungate,  sulle  foglie  della  fava  (sp.  10  »  5). 

Ph.  Petuniae  Speg.  —  Macchie  fuligginose  od  inco- 
lore, angolose,  sulle  foglie  vive  di  Petunie  coltivate 
(Torino)  (sp.  3-5  «1,5-2). 

Ph.  phjsaleos  Sacc.  —  Macchie  circolari  ocracee, 
Oliate  ili  bruno,  sulle  foglie  di  Physalis  Alkekengi 
selvatico  e  coltivato  (sp.  7-8  «  3  Vr^)- 

Ph.  Tabaci  Pass.  —  Sulle  foglie  del  tabacco  si  for- 
mano dapprima  chiazze  giallicce,  poi  larghe  macchie 
bianche,  col  tessuto  annerito  nel  mezzo  (sp.  7  =i  3). 
Sulle  capsule  del  tabacco  vive  la  Ph.  capsuiicoia  Sacc. 

Ph.  hortorum  Speg.  —  Macchie  circolari  brunastre, 
grigie  nel  centro,  sulle  foglie  di  melanzana  (spore 
4-6  «  2-2,5). 

Ph.  cucurbilacearumSacc. —  Chiazze  di  varia  forma, 
grigiastre,  sulle  foglie  della  zucca  (spore  5-6  «  2,5). 

Ph.  Cannabis  (Kirch.) Speg.  —Sulle  foglie  della  ca- 
napa, macchie  tondeggianti,  brune  (sp.  4-6  «  2-2,5). 

Ph.  Bclae  Oudm.  —  Sulle  giovani  foglie  centrali 
(Iella  barbabietola,  macchie  circolari  rossastre,  orlate 
in  rosso  bruno  (sp.  3,5-4  «2). 

Ph.  Leiicanthemi  Speg.  —  Sulle  foglie  dei  crisan- 
temi coltivati,  macchie  bianco-grigiastre,  poi  nere 
(sp.  4-5»  1,5). 

Ph.  Violae  Desm.  —  Macchie  bianchicce  sulle 
foglie  vive  di  viola  odorata  coltivata  (Taggia)  (spore 
10  «4). 

Ph.  Batatae  Thiim.  —  .Macchie  bianchicce  o  brune, 
circolari,  orlate  di  nero,  sulle  foglie  di  Balata  colti- 
vala presso  Chioggia  (sp.  6-8  «3). 

Ph.  primulicola  Desm.  —  Larghe  macchie  bianche 
orlale  di  giallo,  sulle  foglie  di  alcune  primule  colti- 
vate (Torino)  (sp.  5  «  2). 

Ph.  Sorghum  Sacc.  —  Macchie  giallicce  sulle  foglie 
del  sorgo  (sp.  5  «  2). 

Ph.  cruenta  (Kr.)  Kr.  —  Macchie  circolari  rosso- 
p(uporine,  sbiadite  nel  centro,  sulle  foglie  dei  mu- 
ghetti coltivati. 

ò'ìi  piante  legnose. 

Ph.  aesciilicola  Sacc.  —  Sulle  foglie  e  piccioli  AA- 
y  ippocastano,  macchie  irregolari  bianchicce,  orlate 
di  nero  (sp.  4  «  1). 


Ph.  Mespili  Sacc.  —  Sulle  foglie  del  nespolo, 
macchie  quasi  circolari,  ocracee,  orlate  di  rosso 
(sp.  olivacee  4  «  3). 

Ph.  YÌndabonensis  Thiim.  —  Macchie  brune  sulle 
foglie  e  sui  frutti  AmW aMcocco  (sp.  3,5-5  «2). 

Ph.  circumscissa  Cooke. —  Macchie  circolari, rosso- 
brune,  sulle  foglie  àtW albicocco  e  del  ciliegio  {s\wvc 
8  «2). 

Ph.  Armenicula  Farneli.  —  Macchie  irregolari, 
soverose,sui  frutti  deira/6?Vocco(sp.  4,5-5,5  «  2,5-3). 

Ph.  crataegicoJa  Sacc.  —  Macchie  tondeggianti, 
grigie,  sulle  foglie  del  biancospino  coltivato  (Torino) 
(sp.  2,5-3  «1-1,5). 

Ph.  punica  Sacc.  et  Speg.  —  Macchie  piccole  cir- 
colari, sinuose,  bianchicce,  orlate  di  rosso,  sulle 
foglie  del  melograno  (sp.  6-7  »  3). 

Ph.  piricola  Sacc.  et  Speg.  —  Macchie  grigie,  ap- 
pena segnate, sulle  fogliedel;je;'o(sp. 2-2, 5  «0,75-1). 

Ph.  piriseda  Pass.  —  Macchie  piccole,  circolari, 
grigiastre,  sulle  foglie  del  pero  (sp.  2,5-3  «0,75-1). 

Ph.  Sorbi  West.  —  Macchie  circolari  grigie,  orlale 
di  rosso  bruno,  sulle  foglie  del  Sorbus  aucuparia  e 
S.  domestica  (sp.  10  «  5). 

Ph.  Persicae  Sacc.  —  Macchie  circolari  fuligginose, 
orlate  di  color  rosso  sangue,  sulle  foglie  del  pesco 
(sp.  6-7«3i/r4). 

Ph.  fusco-zonala.  —  Macchie  grandi,  irregolari, 
grigie,  zonate,  orlate  di  color  rosso  rugginoso,  sulle 
foglie  del  lampone  (sp.  7-9  »  3,5-4). 

Ph.  ruborum  Sacc.  —  Macchie  piccole,  bianchicce, 
sulle  foglie  del  lampone  (sp.  5  «  1  Vs)- 

Ph.  ribicoia  (Fr.  )  Sacc.  —  Macchie  allargate, 
bianche,  sulle  foglie  del  ribes  (sp.  15-17  «  4). 

Ph.  grossulariae  Sacc.  —  Macchie  circolari  gri- 
giastre 0  bianche,  orlale  di  nero,  sulle  foglie  AvWuva 
spina  (sp.  5-6  «3). 

Ph.  Cydoniae  (Desm.)  Sacc.  —  Macchie  brune,  ton- 
deggianti, sulle  foglie  del  cotogno  (sp.  10  «2). 

Ph.  prunicola  (Opos.)  Sacc.  (v.  Leptosphaeria  po- 
monaSacc). — Macchie  circolari  di  secchereccio  sulle 
foglie  de\  pruno,  pero,  melo  ed  albicocco  (sp.  ó  «  3). 

Ph.  Briardi  Sacc.  —  Macchie  brune  od  ocracee 
sulle  foglie  del  melo  (sp.  4-5  «  1 ,5-2). 

Ph.  Mali  Prill.  et  Del.  —  Macchie  piccole,  dap- 
prima brunorocracee,  poi  grigie,  ad  orlo  più  oscuro, 
sulle  foglie  del  melo  (sp.  6,5-8,5  «  4-4,5). 

Ph.  perforans  Sacc.  et  Mass.  —  Macchie  circolari 
od  ellittiche,  di  secchereccio,  che  restano  facilmente 
disaggregale,  sulle  foglie  di  Prunus  lauro-cerasus 
(sp.  3«0,5). 

Ph.  casinalbensis  D.  Sacc.  —  Macchie  piccole, 
bianchicce,  sulle  foglie  di  Crataegus  Azarolus  (spore 
5-6  «3,5). 

Ph.  viticola  Sacc.  el  Speg.  —  Macchie  sinuose 
bianchicce,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  della  vile 
(sp.  5»  2,5). 


Patologia  vegetale 


Ph.  Bizzozeriana  Sacc.  —  Macchie  piccole,  irre- 
golari, di  secchereccio,  sulle  foglie  della  vite  (spore 
2,5-3^1,5). 

l'Ii.  vilis  Sacc.  —  Macchie  piccole  bianchicce, 
orlale  di  bruno,  sulle  foglie  à&Wa.  vite  (sp.  6»  3). 

l'Ii.  licdericola  Dur.  et  Moni.  —  Macchie  circolari 
bianchicce,  largamente  listate  di  bruno,  sulle  foglie 
deircrf(;m(sp.  6«2,5). 

Ph.  hederae  Sacc.  —  Piccole  macchie  di  secche- 
reccio, sulle  foglie  AeW edera  (sp.  4«  1). 

Ph.  Sjringae  West.  —  Macchie  grandi,  ocracee, 
irregolari, listate  di  bruno, sulle  foglie  àtWa.  Syringa 
vu/garis(sp.  8  «3). 

Ph.  Jasmioi  Sacc.  —  Macchie  quasi  circolari,  bian- 
chicce, leggermente  listate  di  giallo,  sulle  foglie  del 
gelsomino  (sp.  5  »  3). 

Ph.  Limbalis  Pers.  —  Macchie  allungate,  bianche, 
orlate  di  bruno,  sulle  foglie  del  /;(/.v,vo(s|i.  <S-IO  =>  ■i-(\). 

Ph.  Cameiliae  West.—  Macdiie  circolari,  rusclie, 
largamente  listate  di  rosso, sulle  foglie  della  caiiicllid 
(sp.  6  «4;. 

Ph.  Magnoiiae  Sacc.  —  Macchie  di  varia  forma, 
dapprima  giallo-brune,  poi  biancastre,  sulle  foglie 
della  Magnolia  grandiflora  (sp.  4  »  1,5-2). 

Ph.  Yulan  F.  Tassi.  —  Macchie  larghe,  grigiastre, 
sulle  foglie  di  Magnolia  Yulan  (sp.  6-8*2,5-3,5). 

Ph.  Gardeniae  F.  Tassi.  —  Macchie  giallicce, 
circolari,  sulle  foglie  di  Gardenia  florida  (spore 
7-8  «2,5-3). 

Ph.  Berheridis  Piabenh.  — Macchie  sinuose,  grigie 

0  bianchicce,  sulle  foglie  del  crespino  selvaggio  e 
coltivato  (sp.  4-5  »  3). 

Ph.  Kerii  West.  —  Macchie  circolari  od  angolose, 
bianche,  zonate  di  nero,  sulle  foglie  del  leandro 
(sp.  15-18  «5-6). 

Ph.  Opuntiae  Sacc.  et  Speg.  • —  Macchie  di  varia 
forma,  bianche,  orlale  di  giallo,  sui  cladodii  del  fico 
rr  India  (sp.  5-8  «3-3,5). 

l'h.  Paulowniae  Sacc.  —  Macchie  sinuose,  ocracee, 
con  orlo  oscuro,  sulle  foglie  della  Paidownia  iwpe- 
rialis  coltivata  comunemente  (sp.  3  «  1,5). 

Ph.  Forsjthiae  Sacc.  —  Macchie  circolari,  ocracee, 
sulle  foglie  della  Forsytìiia  suspensa  coltivata  (spore 

1  «  2,5-3). 

Ph.  Tiliae  Sacc.  et  Speg.  —  Macchie  irregolari, 
ocracee,  orlate  di  rosso  fuligginoso,  sulle  foglie  del 
tiglio  (sp.  5-6  «  3,  dorine). 

Ph.  Bignoniae  West.  —  Macchie  di  varia  forma, 
grigiastre,  orlate  di  rosso,  sulle  foglie  della  Catalpa 
syringifolia  (sp.  8  «  3-4). 

Ph.  Azedarachis  Thiim.  —  Macchie  irregolari,  gial- 
licce, orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  Melia  Azeda- 
rach  (sp.  5  «  3). 

Ph.  Liriodendri  Thiim.  —  Macchie  piccole,  circo- 
lari, grigiastre,  sulle  foglie  di  Liriodendron  Tulipi- 
fera  (sp.  5-6  «  3). 


l'h.  Aìlaothi  Sacc.  —  Macchie  larghe,  irregcdari, 
ocracee,  orlate  di  rosso,  sulle  foglie  di  Ailanthus 
glandulosa  (sp.  7-10  «4). 

Ph.  destruens  Desm.  —  Macchie  bianchicce  sulle 
foglie  di  Celtis  aiislralis  e  Prunus  lusitanica  (spoic 
5  «1,5-2). 

Ph.  jiiglandina  Sacc.  —  Macchie  bianchicce,  orlale 
di  bruno,  sulle  foglie  del  noce  (sp.  4  «2). 

Ph.  dorili  West.  —  Macchie  larghe,  bruno-ocracee, 
quindi  bianchicce,  sulle  foglie  del  nocciolo  (spoiule 
7-8  «2-3,5). 

Ph.  corylaria  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  sinuose, 
ocracee,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  del  nocciolo 
(sp.  4-4,5  «  2). 

Ph.  carpinea  Sacc.  —  Macchie  circolari,  sinuose, 
larghe,  ocracee,  orlale  di  bruno,  sulle  foglie  di  Car- 
piims  Betula  e  Duinensis  (sp.  4«  3,  olivacee). 

Ph.  betulina  Sacc.  —  Punticini  neri  riuniti  in  mac- 
chie, sulle  foglie  della  Betula  alba  (sj).  4-6  «  1-1,5). 

Ph.  sjcophila  Tliiuii.  —  Macchie  larghe,  irrego- 
lari, bianchicce,  -iillc  Inulie  di  fico  (sp.  3-4  «  2).' 

Ph.  Platani  S;ici .  ii  Spci;.  —  Macchie  larghe  sulle 
foglie  del  plalaiio  (sp.  r)-G  -  1-1,5). 

Ph.  ulmicola  Sacc.  —  Macchie  larghe,  ocracee, 
sulle  foglie  dell'otoo  (sp.  6  «  3,  olivacee). 

Ph.  populea  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  sinuose, 
bianchicce,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  l'opulns 
ató«(sp.3-5«0,5). 

Ph.  populina  Sacc.  —  Macchie  angolose,  bianche, 
listate  di  nero,  sulle  foglie  di  Pupiilii.s  iii!ini{s\>Ai  «  3). 

Ph.  Alcides  Sacc.  —  Macchie  sinuose,  bianche,  or- 
late di  bruno,  sulle  foglie  di  Populits  alba  (sp.  5  «  3). 

i*h.  osteospora  Sacc.  —  Macchie  rossicce,  di  varia 
grandezza,  sulle  foglie  di  Populus  nigra,  Fra.viniis, 
Morus  e  Rhamnus  (sp.  6-7  «  1). 

Ph.  globulosa  Thiim.  —  Macchie  irregolari,  gri- 
giastre, leggermente  orlate  di  rosso,  sulle  foglie  di 
Quercus  pedunculata  (sp.  6-9). 

Ph.  ilicina  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  grigiastre, 
sulle  foglie  di  Quercus  ilex  (sp.  8-10»  3,5-4). 

Ph.  ({uercus-llicis  Sacc.  —  Macchie  rotonde,  si- 
nuose, bianchicce,  orlate  di  rosso,  sulle  foglie  di 
Quercus  Ilex  (sp.  5  «  4,  giallicce). 

Ph.  Dammarae  PoUacci.  —  Macchie  ellissoidali, 
ocracee,  orlate  di  nero,  sulle  foglie  di  Dammara 
Morii  (sp.  4,5-5  «  2-2,5). 

Ph.  Chamaeropis  PoUacci.  —  Macchie  oblunghe, 
orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  Chamaerops  (spore 
4,5  «2,5). 

Gen.  Phoma  Fr.  et  Desm. 

Numerosissime  sono  le  specie  che  si  riferiscono 
a  questo  genere.  Molle  vivono  parassite  su  piante 
erbacee  e  legnose,  inducendo  l'ingiallimenlo  e  quindi 
l'essiccazione  delle  porziuni  colpile.  I  picnidii  sono 
sotto-epidermici,  con  jiiccolo  osliolo  e  conleugono 


1  fornirei i  mi  fumiceli  {Fungili) 


spore  ovali,  ellilliclie  o  globose,  incolore,  per  lo  più 
hiyutlulate,  sostenute  da  esilissimi  filamenti. 
Su  'piante  erbacee. 

IMionia  longissima  (Pers.)  West. —  Produce  strisele 
lineari,  nere,  sul  fusto  di  numerose  ombrellifere;  nel 
Piemonte  è  coniunissima  sul  finocchio  e  per  lo  |)iù 
ne  arresta  lo  sviluppo.  Ha  picnidii  minutissimi  con 
spore  ovali  ("4-0  »  1 ,5-2). 

l'h.  herbarum  West.  —  Macchie  nere  sui  fusti  già 
bene  sviluppati  di  molte  piante  dei  prati  ed  orti;  può 
arrecar  danno  specialmente  al  lino  (sp.  6-11  w  ;V4). 

Ph.  cucurbilacearum  (Fr.)  Sacc,  Ph.  subvelata  Sacc. 

—  Inducono  piccole  macchie  nere  sui  frutti  della 
iucca  (.sp.  7,5  long.,  8-9 «2-2,5). 

Ph.  decordcans  De  Noi.  —  Produce  l'essiccazione 
precoce  della  corteccia  dei  frutti  di  cetriolo  (spore 
KU  2-2,5). 

Ph.  crocophila  (Mont.)  Sacc.  —  Sulla  superficie 
dei  bulbi  di  ia/ferano  aiipaiono  dapprima  piccole 
macchie  bnme,  circolari.  Ciradatamente  restano  di- 
slrulti  i  tessuti  sottostanti,  tanto  da  formare  delle 
larghe  cavità,  per  qualche  tempo,  coperte  dalle 
scaglie  esterne,  finché  il  lutto  si  riduce  ad  un  am- 
masso di  polvere  bruna,  nella  quale  vi  sono  jìor- 
zioni  di  scaglie,  tessuti  interni,  larve  di  inselli  e 
picnidii  del  parassita  con  spore  sferiche  del  diametro 
(li  i-C.  u. 

Pb.  lophioslomoides  Sacc.  —  Induce  l'essiccazione 
di  porzioni  molto  limitate  dei  culmi  di  grano  e  se- 
//ff/rt(sp.  8«1). 

Ph.  solanicola  Prill.  et  Del.  —  Macchie  bianchicce 
o  gialle,  sui  fusti  e  rami  della  palala  (sp.  7,5»  3). 

Pb.  Chrjsantbemi  Vogl.  — Induce  l'imbrunimento 
e  la  morie  delle  lamine,  dei  piccioli  e  di  porzioni  di 
fusto  del  crisantemo  (sp.  7-10  «3-4). 
Su  piante  legnose. 

Ph.  viticola  Sacc.  —  Comunis.sima  sui  rami  della 
rilf,  in  forma  di  puniicini  neri  (sp.  7  »  4). 

Ph.  vilis  Don.  (sp.  3-3,5^1-2).  Ph.  Cookei  Pir. 
(sp.  13  =  4,5).  Ph.  iVegriana  Thiim.  (sp.  5-7  =  3-3,5). 

—  Sulle  foglie  ingiallile  della  vile. 

Ph.  baccae  Cali.  —  Macchie  brune,  con  puniicini 
neri  sugli  acini  della  vite  (sp.  12  «  6-8). 

Pb.  lenticuiaris  Cav.  —  Macchie  giallo-brune  con 
piccoli  punti  neri  sugli  acini  immaturi  della  vile 
(sp.  7,5-8,5  «  3-5,5). 

Pb.  ampelocarpa  Pass.  —  Macchie  brune  circolari 
sugli  acini  di  vile  (sp.  7,5  «2,5). 

l'h.  dolicbopus  Penz.  —  Piccole  macchie  brune 
sui  rami  ilei  limone  (sp.  3-3,5  «  2-2,5). 

l'h.  iners  Penz.  —  Macchie  bianchicce,  con  punii- 
cini neri,  sui  rami  deU'araìicio  (sp.  6-7  «  3,5-4,5). 

l'b.  Ilardeiibergiae  Penz.  et  Sacc.  —  Macchie  bru- 
niccc  sulle  foglie  di  Hardenhergia  orlila  (^spurc 
8-10  «3,3-3,5). 


Pb.  Armeniacae  Thinn.  —  Macchie  bianco-gri- 
giastre, tondeggianti,  sui  frulli  già  quasi  maturi  di 
albicocco  (sp."^2-3  «  0,9-1 ,4). 

Pb.  Myxae  Fornalz.  —  Macchie  piccole,  irregolari, 
fuligginose,  sui  frulli  deW albicocco  (conidii  4,5- 
6,5'«  3,3-4). 

Pb.  pomoMim Thiim.  —  Macchie  biancastre,  distinte 
da  un  orlo  porporino,  sui  frulli  del  melo  (sp.  5-7  «  3, 
grigiastre). 

Sulle  cicatrici  dei  rami  di  ^e/so,  in  corrispondenza 
delle  foglie  cadute  in  seguito  all'avvizzimento  dei 
germogli,  si  trovano  la  Pb.  pyrifurmis  Br.  e  Far. 
(sp.  4-5  «  1 ,5-2)  e  la  l'h.  cicalrirulac  (sp.  2,3-4,5). 

Sui  frutti  deW olivo,  inducendovi  macchie  gri- 
giastre, vivono  la  Pb.  (alleiis  Sacc.  (sp.  7-9  «  3-4), 
la  Pb.  Oleae  (Cav.)  Sacc.  (sp.  4,5  «  2-3,5),  la  Ph.  in- 
corapta(sp.  6-8  «  1-2)  e  la  Pb.  olÌTariiin  Thiim.  (spore 
3,5  «1,5-2). 

Gen.  Macrophoma  (Sacc.)  Bori,  ot   Vogl. 

Comprende  alcune  forme  parassilc,  le  quali  dif 
feriscono  dalle  specie  del  gen.  l'Iionia  \h'v  la  mag- 
giore grandezza  delle  spore. 

M.  crustosa  Sacc.  et  Beri.  —  Sui  nodi  dei  culmi  di 
i7;'fl«o,  inducendovi  pustole  nere  (sp.  28-32  «  10-12). 

M.  rimiseda  (Sacc.)  Beri,  et  Vogl.  —  Puniicini  neri 
sui  rami  di  vile  (sp.  18-21  «4V2-'JV2)- 

M.  acinoriim  Pass.  —  Macchie  discoidali,  brune, 
sulle  bacche  malore  della  vile   (sp.  20-28  «  6-7,5). 

M.  flaccida  (Viala  et  Bav.)  Cav.  —  Sulle  bacche 
mature  di  vile  (sp.  16-18  «5-6). 

M.  reniformis  (Viala  et  Bav.)  Cav.  —  Sulle  bacche 
mature  di  vite  (sp.  22-28  =  6-8). 

M.  longispora  (Thiim.)  lìerl.  ci  Vogl.  —  Macchie 
bianchicce,  con  puniicini  neri  sui  lami  di  vile  (spore 
20  «  4-4,5). 

M.  cylÌndrospora(Desm.)  Beri,  el  Vogl.  —  .Macchie 
di  secchereccio,  con  puniicini  neri,  sui  piccioli  e 
foglie  di  edera  ed  evonimo  (sp.  20-25  «  2-3). 

M.  dalmatica  (Thiim.)  Beri,  el  Vogl.  —  Macchie 
bianchicce  con  puniicini  neri,  sui  IVnlli  di  dlira 
(sp.  22  .  6-7). 

M.  malorum  (Berk.)  Beri,  el  Vogl.  —  Pustole  nere 
sui  fruiti  del  melo  (sj).  dorine,  lunghe  30  j^i). 

M.  Araucariae  Del.  —  Piccole  pustole  brune  sulle 
foglie  superiori  dei  rami  di  araiicaria  (spore  25- 
30  «12-15,5). 

M.  Taxi  (Berk.)  Beri,  et  Vogl.  —  Puidicini  neri 
sulle  foglie  di  lasso  (sp.  2(1-24  «  9-12). 

Gen.  Dendroplioma  Sacc. 

Comprende  un  immero  limitatissimo  di  l'oriue 
parassite  caratterizzate  da  basidii  ramificali. 

Dendropboma  Maixonii  Cav.  —  Induce  macchie  di 
color  grigio  scuro,  oblunghe,  con  numerosi  puniicini 
neri,  sui  fusti  della  canapa  (sp.  4,5-6,5  «2-2,5). 


—  Patologia  vegetale. 


Nuova  E.ncicl.  Agraria,  I. 


Palologia  l'eytiale 


Sicnnme  il  parassita  infesta  la  pianta  neirullimo  pe-  | 
riodo  di  vegetazione,  cosi  si  consiglia  di  non  ritar- 
dare, oltre  il  necessario,  il  taglio  della  pianta. 

I).  Convallariae  Cav.  —  Produce  macchie  rosso- 
brnne,  allungate  nel  senso  delle  nervature  e  confluenti 
sino  ad  invadere  buona  parte  della  lamina  del  mu- 
!ìhello{s]).\i-5^ì-ì,ò). 

D.  clypeala  D.  Sacc.  —  Macchie  disuguali,  ocracee, 
orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  Cyca,s  revoluta  (spore 
i-5«l).  ''    - 

Gen.  Mycogala  liost. 

Mycogala  parietinum  (Schrad.)  Sacc.  —  Induce  la 
disorganizzazione  superficiale  del  legno  già  ridotto 
in  assi,  e  vi  forma  piccoli  picnidii  sferici,  azzurro- 
gnoli, con  spore  sferiche,  giallicce,  del  diametro  di 
io- 12  II. 

Gen.  Plenodomus  Preuss. 

Plenodomiis  oleae  Cav.  —  Macchie  giallognole  cir- 
colari od  ellittiche  con  cercine  bruno,  sulle  olive 
mature  (spore  jaline,  ellittiche). 

Gen.  Sphaeronema  Kr. 

Sphaeronema  fimbriatiim  Sacc.  —  Macchie  nere 
alla  base  dei  giovani  fusti  di  patala{sp.  ovali  5  «  9  u). 

Gen.  Cbaetophoma  Coolte. 

Ohaetophoraa  foeda  Sacc.  —  Croste  brune  che  si 
staccano  facilmente,  sui  giovani  rami  e  foglie  del 
leandro  (sp.  sferiche,  3-4  (ji). 

Ch.  Slusae  Cooke.  —  Croste  nere  sulle  foglie  di 
Musa  (sp.  4  »  2). 

Ch.  Cycadis  Cooke.  —  Macchie  brune  sulle  foglie 
di  Cycas  (sp.  5  w  3). 

Sulle  foglie  degli  ayriiml  colpite  da  fumaggine  si 
notano  picnidii  di  due  Chaetophoma  (Cli.  Penzigi 
Sacc.  e  Ch.  Citri  Sacc). 

Gen.  Asteroma  D.  C. 

Asteroma  brassicae  Chev.  —  Macchie  di  color  verde 
bluastro,  sulle  foglie  del  cavolo. 

A.  Pad!  Grev.  —  Macchie  fosco-violacee, sulle  foglie 
di  l'nuuifi  Padiis. 

A.  Kubi  Fuck.  — Macchie  olivaceo-brune,  sui  rami 
del  lampone. 

A.  geographicum  Desm.  —  Linee  brune,  variamente 
intrecciate,  sulle  foglie  del  pero  e  del  melo. 

A.  Mali  Desm.  —  Fibrille  brune  esilissime  sulle 
foglie  del  melo. 

A.  Mespili  Rob.  et  Desm.  —  Chiazze  brune  sulle 
foglie  del  nespolo. 

Gen.  Cicinnobolus  Ehrenb. 

Cicinnoboliis  Cesali!  De  Dary  (vedi  pag.  129-130). 

C.  cotoneus  Pass.  —  Macchie  brune  irregolari, 
convergenti  verso  le  nervature  delle  foglie^del  co- 
togno, sul  micelio  ddVOidium  Cydoniae{sp.  7  »  2,5). 


Gen.  Pyrenochaeta  De  Not. 

Pyrenochaeta  Rubi  Idaei  Cav.  —  Macchie  circolari, 
fosco-olivacee,  nella  pagina  inferiore  delle  foglie  di 
lampone  (sp.  bacillari,  diritte  o  ricurve,  mnlinue  o 
settate,  5,5-6,5^1,5-2). 

P.  VitisVialaelSauv.^ — Punticini  neri  su  porzioni 
decolorate  delle  foglie  di  vili  americane  (sp.  19  a  5). 
Gen.  Vermicularia  Fr. 

Vermicularia  Grossulariae  Fuck.  —  Produce  chiazze 
brune  sulle  bacche  immature  di  uva  spina.  L'infe- 
zione si  può  estendere  a  quasi  tutto  il  frutto,  tanto 
che  le  bacche  cadono  precocemente  al  suolo  e  pre- 
sentano allora  numerose  pustole  nericce  (spore  in- 
curvate, fusiformi,  20  «4). 

V.  maciilans  (Link)  Desm.  —  Determina  un  anne- 
rimento sui  fusti  della  patata  (spore  allungale). 

V.  tricheRa  Fr.  —  Macchie  brune,  coll'orlo  nero, 
raggiato,  che  si  allargano  sulle  foglie  del  pero  e  melo 
(spore  fusiformi,  incurvate,  10-25*4-5). 

V.  atramentaria  B.  et  Br.  —  Chiazze  nere,  rag- 
giate, sui  fusti  di  patata  (spore  piccole,  cilindriche). 

V.  circìnans  Berk.  —  Macchie  brune  sulle  foglie 
e  fusti  della  cipolla  (spore  oblunghe,  leggermente 
incurvate). 

Gen.  Placosphaeria  Sacc. 

Placosphaeria  Onobrychidis  Sacc.  —  Croste  nere, 
sulle  foglie  di  lupinella  (spore  ovali,  7-10  «2-5). 

Gen.  Fusicoccum  Corda. 

Fusicocciim  Aesculi  Corda.  —  Produce  croste  nere 
sui  rami  giovani  di  ippocastano,  arrestandone  lo 
sviluppo  (spore  fusoidee,  23-30  »  5). 

F.  abietÌDum  (Hart.)  Prill.  et  Delac.  —  Forma 
croste  nere  sulla  corteccia  AàVabete  rosso,  danneg- 
giando fortemente  le  piante  (spore  fusoidee,  acute, 
12-14  «5-(3). 

F.  Juglandis  C.  Mass.  —  Tubercoletti  neri  sui  rami 
del  ìioce  (spore  fusoidee,  verdicce,  20-28  »  3-5). 

Gen.  Cytospora  Ehrb. 

Cytospora  miciospora  (Corda)  Raben.  —  Pustole 
emisferiche  sotto  la  corteccia  e  sui  rami  di  pero, 
biancospino,  ecc.  (spore  incurvate,  6-7  «  1-1,3). 

C.  rubescens  Fr.  —  Induce  l'avvizzimento  delle 
foglie  del  pero,  del  melo,  del  sorbo  e  la  morte  dei 
rami.  Nelle  porzioni  malate  il  legno  è  annerito  ed 
all'esterno  si  notano  pustole  grigie,  dalle  quali  escono 
viticci  rossicci,  costituiti  da  ammassi  di  spore  lunghe 
4  fx.  Affine  è  la  C.  leucostoma  (Pers.)  Sacc,  che  vive 
anche  sul  ciliegio  (spore  botuliformi,  5  »  1). 

Feospore. 
Gen.  Coniothyrium  Corda. 
Coniolhy riunì  conceutricum  (Desm.)  Sacc.  —  De- 
termina  un    imbiunimento  sulle  foglie  di   Yucca, 
Agave,  ecc.  Ha  picnidii  lenticolari  con  spore  ovoidali. 


ìfomkcli  od  Eumiceli  {Funghi) 


-235 


(lappriina  incolore,  poi  i^iallicce  ed  inliiie  lìiligginose 

(  i-r. .  ;{-.i). 

(1.  Lyslerioideum  Kanl.  el  Har.  —  Forma  iiiaicliie 
liniiie  sulle  foglie  dei  Dasyliiioii  (sp.  4-0  «  l!-.')). 


C.  Mororum  Dr.  el  Fani.  —  Produce  areole  sulle 
cicatrici  lasciate  dalle  foglie  dì  gelso,  cadute  in  seguilo 
all'avvizzinieiilo  dei  germoali  (spore  giallicce,  7,ri- 
10  «  3,5). 


sviluppano  su  macchie  di  secchereccio    .... 
formano  sopra  un  subicolo  aracnoideo  brunastro 


Gen.  Actmonema   (3) 


\   bporc  mutiche Gen.  Ascochyla  (1) 

ì        »       munite  all'apice  di   lilamenli  a  i;uisa  di  setole »      RobiUarda  (2). 


Ce».  Ascochyta  Lib. 

Comprende  numerose  specie  parassite  di  piante 
legnose  ed  erbacee.  Il  micelio,  addentrandosi  nelle 
diverse  parti  dell'ospite,  ne  induce  la  morte  dei  les- 
siili.  I  corpi  fruttiferi  di  forma  lenlicolare  o  sferica 
sono  membranacei  e  muniti  di  un  ostiolo,  dal  quale 
escono  numerose  spore  ovali,  incolore  o  leggermente 
verdastre,  uniseltate. 

Ascbocbjta  Zcina  Sacc.  —  Macchie  oblunghe,  rosse, 
sulle  foglie  del  mais  (sp.  18  «  7,5). 

\.  sorghina  Sacc.  —  Macchie  brune,  allungale, 
orlale  di  rosso,  sulle  foglie  del  sorgo  (sp.  20  ^  S). 

\.  orjzae  Cav.  —  Macchie  grigiastre  sulle  foglie 
del  liso  (spore  leggermente  giallicce,  15  »  4). 

A.  graminicola.  —  Macchie  grigiastre  sulle  foglie 
della  segala,  lidV Arreiiatherum  avenaceutn  e  del- 
VIIolcus  lanalus  (sp.  10-12  «  4). 

A.  violae  Sacc.  el  Speg.  —  Macchie  bianchicce, 
sulle  foglie  delle  viole  selvaggie  e  coltivate  (sp.  15- 
1S«  3,5-4). 

A.  Armoraciae  Fuck.  —  Macchie  grigiastre  sulle 
foglie  di  Armorncia  rusticana  (spore  oblunghe). 

A.  Brassicae  Tliiim.  —  Macchie  sinuose,  grigio- 
ocracee,  sulle  foglie  di  cavolo  (sp.  15-16  »  3-4). 

A.  Pisi  Lib.  {Seccume  o  nebbia  del  pisello). —  Vive 
parassila  del  pisello,  del  fagiuolo,  dei  ecce  e  di  altre 
s|)ecie  del  genere  Vida.  In  generale  arreca  mag- 
giori daimi  alle  varietà  dette  comunemente  mangia- 
tulto.  Sulle  foglie  e  sui  frulli  specialmente,  forma 
macchie  larghe  da  2  a  3  mm.  sino  ad  un  cenlimelro, 
che  possono  anche  confluire  fra  loro  in  modo  da 
coprire  quasi  completamente  l'organo  invaso.  Esse 
sono  per  lo  più  tondeggianti,  incavate  nel  mezzo,  di 
color  giallo  bruno, con  margine  leggermente  rialzalo 
e  di  color  bruno.  Le  foglie  seccano,  i  frulli  restano 
completamente  deturpati  e  la  infezione  si  estende 
anche  ai  semi.  Nel  centro  delle  macchie,  si  formano 
picnidii  piccolissimi,  di  color  bruno,  sferici,  con  un 
ostiolo  all'apice,  dal  quale  escono,  riunite  in  cirri 
gelatinosi  di  color  roseo  scuro  o  giallastro,  numero- 
sissime spore  ellittiche  o  cilindriche,  leggermente 
incurvate,  giallicce  (14-10  «  4-6). 

Le  spore  servono  alla  diffusione  del  malanno, 
poiché  germinano  ad  una  temperatura  di  18-20   C, 


dissolvono  colle  ife  miceliari  re]ii(lcrmide  e  peiie- 
Irano  quindi  nei  tessuti  interni. 

Servono  le  applicazioni  della  poltiglia  bordolese 
al  0,5  od  1  %  di  solfato  rameico  applicale  a  Ire 
riprese  sulle  pianlicine. 

A.  Pbaseolorum  Sacc.  —  Macchie  ocracee  sulle 
foglie  del  fagiolo  (sp.  10  *  3). 

A.  Bollshauseri  Sacc.  —  Macchie  grandi,  rotonde 
0  poligonali,  brune,  orlale  di  nero,  sulle  foglie  del 
l'agiolo  (spore  1-2-seltale,  22-28  «  7-8). 

A.  Diantlii  (A.  S.)  Berk.  —  Macchie  grigiastre, 
sulle  foglie  del  garofano  (spore  spatolate). 

A.  l'etuniae  Speg.  —  Macchie  fuligginose,  circolari, 
zonate, . sulle fogliedi/'eAM«ia(sp.cilindriche, 5-8  »  2). 

A.  Mcotianae  Pass.  —  Larghe  chiazze  irregolari,  di 
secchereccio,  sulle  foglie  del  tabacco  (spore  oblungo- 
ovali). 

A.  Cucumeris  Fautr.  el  Roum.  — Chiazze  dapprima 
rotonde,  poi  irregolari,  grigiastre,  orlate  di  giallo, 
sulle  foglie  del  cetriolo  (sp.  8-11  »  3). 

A.  Pallor  Berk.  —  Macchie  grigiastre  sui  rami  del 
lampone. 

A.  pirina  Pegl.  —  Macchie  irregolari,  dapprima 
brune,  poi  bianchicce  nel  mezzo,  sulle  foglie  e  frutti 
Mpero  (sp.  12-14  «4-5). 

A.  niespili  Pass.  —  Macchie  irregolari,  brune  o 
grigiastre,  sulle  foglie  del  nespolo  (sp.  10  »  4). 

A.  chlorospora  Speg.  —  Macchie  grigie  sulle  foglie 
del4«sM«o  (sp.  10-12«3,5). 

A.  ampelina  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  bian- 
chicce, orlale  di  bruno,  sulle  foglie  della  vite  (spore 
olivacee,  10»  3). 

A.  Cilri  Penz.  —  Macchie  bianchicce,  orlate  di 
rosso  bruno,  sulle  foglie  del  limone  (spore  grigiastre, 
6,5-9  »  3,35). 

A.  Oleandri  Sacc.  et  Speg.  —  Macchie  bianche, 
orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  leandro  (spore  11- 
15  «2-2,5). 

A.  Evonymi  Pass.  —  Macchie  larghe,  bianchicce, 
orlate  di  bruno,  sulle  foglie  (MVevonimo  (spore 
5-0  «  2-2,5). 

Gen.  RobiUarda  Sacc. 

KobJllanla  VKis  Prill.  el  Delac  —  Macchie  circo- 
lari, orlale  di  rosso,  sulle  foglie  della  vite  (spore 


Patologia  vegetale 


10-1 1  «  -4,  fusoidee,  leggermente  fuligginose,  con  Ire 
ciglia  incolore,  lunghe  8-15  ì^). 

Gen.  Actinonema  Fr. 

Le  pociie  specie  parassite  producono  minutissime 
fibrille  brune,  a  guisa  di  macchie,  sulle  quali  spic- 
cano piccolissimi  picnidii  con  spore  allungale,  jaline, 
I -settate,  che  però  non  sempre  si  possono  vedere. 

A.  Crataegi  Pers.  —  Macchie  fosche,  irregolari, 
larghe  4-6  mm.,  che  confluiscono  anche  assieme 
sulle  foglie  del  biancospino. 

A.  Pad!  (D.  C.)  Fr.  —  Macchie  bruno-grigiastre 
sulle  foglie  del  pado. 

Fragmospore. 
Gen.  Hendersonia  Berk. 
Comprende  un  numero  molto  limitato  di  funghi 
parassiti  ed  anche  poco  dannosi.  I  picnidii  sono 
sotto-epidermici  ed  erompenti,  globosi  o  depressi, 
neri,  e  contengono  spore  oljvacee  o  fuligginose, 
oblunghe  o  fiisdid^li,  hi-  »  iiiiirisiMlale.  Una  specie 
(H.  Theicola  r.nokv)  arreca,  n.'ll' India  nrieiitah',  gra- 
vissimi danni  alle  coltivazioni  a  ////%  iiiducendo  l'es- 
siccazione precoce  delle  foglie. 


Hendersonia  biseptata  Sacc.  —  Sui  rami  giovani  di 
gelsomino,  inducendovi  pustole  brune  (spore  fulig- 
ginose, 2-settale,  10-12  «5-6). 

H.  sarmentorum  West.  —  Sui  rami  di  moltissime 
piante  legnose,  e  specialmente  della  vile,  produce 
piccole  pustole  brune  (spore  brune,  3-septate,  10- 
12  «4-5). 

H.  macuians  (Corda)  Lèv.  —  Macchie  bianche,  ir- 
regolari, sulle  foglie  di  camellia  (spore  fusoidali, 
fuligginose,  20-22  «6-7). 

H.  foliarum  Fuck.  —  Macchie  brune,  irregolari, 
sulle  foglie  del  susino  e  del  cotogno  (spore  3-settate, 
gialle,  15  «6-7). 

H.  Mali  Thiim.  —  Macchie  circolari,  grigie  o  di 
secchereccio,  orlate  di  violaceo,  sulle  foglie  del  melo 
(spore  davate,  2-3-settate,  cenerognole, 12-15  «  4-5). 

H.  Asparagi  Pass.  —  Macchie  bianche  sui  fusti 
deiraA7)«;'fl(/o  (spore  cilindriche,  3-settate,  22-5). 

H.  Grossulariae  Oud.  —  Macchie  brunastre  sulle 
foglie  e  rami  dell'ila  spina  (spore  fusoidee,  gial- 
licce,  3-settate,  14-23  «  4-5). 

H.  commutala  Sacc.  —  Macchie  grigiastre,  allun- 
gale, sui  culmi  di  granoturco  {&\ioriì  fuligginose,  10- 
Ì2-settate). 


SCOLECOSPORE. 


Picnidii  nudi 


»         tricomatosi Gen.  Tricoseplori, 

Fungili  elle  si  sviluppano  specialmente  sulle  foglie  o  frulli 3 

Il  II  II  sui  rami Gen.  Rhabdospori 

Picnidospore  molto  ristrette,  aciculari Gen.  Septoria 

Il  a  diametro  trasversale  più  pronunziato ii      Pìileospora. 


Gen.  Septoria  Fr. 
Comprende  numerosissime  specie  parassite  di 
piante  coltivale.  Il  micelio  induce  la  morte  dei  tes- 
suti e  sulle  porzioni  essiccate  si  formano  i  picnidii 
con  spore  bacillari  o  filiformi,  jaline,  1  o  pluri- 
seltate.  Di  molte  forme  si  è  già  trovato  lo  stadio  di 
sviluppo  periteciale,  che  si  origina  quando  manca 
nutrimento  al  fungo;  di  altre  si  sa  che  possono 
mantenersi  in  vita  anche  duraiile  l'invcnio.  Le  pic- 
nidospore, germinando,  prodiicoiio  anclic  coniilii  in 
abbondanza.  Il  mezzo  di  difesa  |iiiiicijiale  cmisislc 
nel  distruggere  le  parli  colpite  dal  fungo. 

Su  piatile  erbacee. 
Septoria  gliimarum  Va'as. ^l'Imma  HennehergiKùh. 
—  Determina  ringiallimeiito  e  (piimli  l'essiccazione 
e  l'imbrunimento  delle  foglie,  della  rachide  e  spe- 
cialmente delle  gluiiic,  i;lii Ile  e  lesle  del  i/riino 

(fig.  286).   I  picnidii,  visibili    in   riiniia   di   | liciiii 

neri,  sono  di  solito  allineali  Iniino  le  nervature  di 


forma   pressoché  sfer 
tengono  numerose  pie 


i   70-100  |ji,  e  con- 
bacillari, sostenute 


285.  —  Sezione  trasversale  di 
con  micelio,  corpo  fruttifero  e 
glnmarum  Pass.  (Ingr.  350  diai 


una  gluma 

tli  grano 

sporule  d 

Seplo, 

ia 

in.). 

Ifomiceti  od  Eumiceti  {Funghi) 


237 


Fig.  286. 


Spiga  di  grano  colle  glut 
Seploria  glumaruni. 


da  un  brevissimo  pseudobasiJio,  3-settale,  coi  lombi 
rislredi  ai  selli,  jaliiie,  iiuigbe  20-21-28  |a,  larglie 
2,r)-:!-4  (media  20  .  :ì)  (lìy.  285,  287,  288).  Essa  è 
probabilmente  uno  sladio  di  sviluppo  della S/)//ffere//a 
e.rilidllx  Mor.  (pag.  143).  Sviluppandosi  sulle  glu- 
melle e  sulla  raeliide,  impedisce  la  regolare  malura- 
zione  dei  frulli.  Contribuiscono  allo  svilu])po  del  fungo 
gli  abbassamenti  improvvisi  di  temperatura  e  special- 
mente le  eccessive  concimazioni  con  azoto  nitrico. 

S.  tritici  Desm.  —  Ingiallimento  ed  essiccazione 
delle  foglie  del  f/rano  (spore  cilindrico-fusoidali, 
leggermente  tortuose,  con  3-5  setti,  60-05  »  3,5-5). 

S.  yraiuiiium  Desm.  —  Produce  di  solito,  sulle 
foglie  del  arano,  maccbie  allungate,  limitate  dalle 
nervature,  di  color  rosso  mattone,  orlate  di  nero. 
Nelle  infezioni  precoci  e  molto  intense  .si  lia  anclie 
l'essiccazione  della  lamina.   È  probabilmente  uno 


Fig.  287.  —  Sezione  trasversale  di  una  gluma  normale  di 
graììo  con  spora  germinante  di  Seploria  glumarum 
(Ingr.  350  diam.). 


Fig.  288.  —  Sporule  germinanti  à\\S(>ptoria  gì 
con  micelio  e  conidii  (Ingr.  400  diam.  circa). 

Stadio  di  sviluppo  della  Leplosphaeria  tritici  (Gar.) 
Pass.  (pag.  153)  (spore  filiformi,  continue,  tortuose, 
55-75  «1-1,5). 

Pure  sul  grano  (foglie  o  fruiti)  furono  riscontrate 
la  S.  Briosiana  Mor.  (sp.  9-11  «0,5-0,7)  e  la  S.  no- 
dorum  Berk.  (spore  allungale). 

S.  Secaiis  Prill.  et  Delac.  —  Mancine  gialle  e  di 
secchereccio  sulle  lamine  e  guaine  della  segala  (spore 
bacillari,  continue,  40-43  «  2,5-3). 

S.  Bromi  Sacc.  —  Induce  ringiallimento  delle 
foglie  dei  Bromus  e  degli  Alopecurus  coltivati  nei 
prati  (spore  clavato-filiformi,  continue,  50-(J0  «  2). 

Sulle  foglie  e  glume  di  altre  graminacee  dei  prati, 
come  JIolcus  e  Bracliipoditim,  vivono  laS.  Holci  l'ass. 
(spore  vermiformi,  Iriseptate,  20-25  =  3)  e  la  S.  af- 
finis  Sacc.  (spore  bacillari,  4-5-seltate,  di  coloi'  verde 
chiaro,  25-30  «  2-2,5). 


Patologia  vegetale 


Sulla  canna  di  palude  si  notano  frequentemente 
larghe  macchie  di  secchereccio  determinate  dalla 
S.  arundinacea  Sacc.  (spore  bacillari,  olivacee,  6-7- 
settate,  60-70  «  5-6),  dalla  S.  Phragmitis  Sacc.  (spore 
cilindriche  20-30  «1,5-2)  e  dalla  S.  liltoralis  Speg. 
(spore  cilindriche,  jaline,  3-settate,  50-65  »  3,5-4). 

Sulla  canna  comune  è  comune  l' ingiallimento 
apicale  delle  foglie  prodotto  dalla  S.  Donacis  Pass, 
(spore  fusiformi,  jaline,  25-35  «  2-2,5)  o  dalla  S.  oxy- 
spora  Penz.  et  Sacc.  (spòre  fusiformi,  incurvate, 
jaline,  20-23  «  3,5-4). 

Sulle  foglie  del  riso,  colpite  dal  brusone,  si  trovano 
la  S.'  Poae  (Lib.)  Catt.,  con  spore  molto  allungate 
(50  \x),  e  la  S.  oryzae  Catl.,  con  spore  cilindriche, 
3-settale(21  «3). 

S.  Allioruffl  West.  —  Macchie  irregolari,  giallo- 
verdastre,  bianche  nel  centro,  sulle  foglie  del  porro 
(spore  cilindriche,  flessuose). 

S.  brunicola  (Fr.)  Niessl.  —  Macchie  oblunghe, 
brune,  sulle  foglie  del  mughetto  coltivato  e  selvaggio 
(spore  fihformi  75-100  «2). 

S.  gladioli  Pass.  —  Larghe  macchie  di  secchereccio, 
orlate  di  rosso,  sulle  foglie  dei  gladioli  coltivati  e 
selvaggi  (spore  cilindriche,  continue). 

S.  Majalis  Perk.  —  Macchie  larghe,  brune,  con- 
fluenti, sulle  foglie  del  mughetto  (spore  cilindriche  o 
bacillari,  1-2-settate,  16-25  «4-8). 

S.  Iridis  C.  Mass.  —  Macchie  di  secchereccio  sulle 
foglie  del  giaggiolo  (spore  allungato-subfusiformi, 
dorine,  1 -settate,  20-32  «4-5). 

S.  IVarcissi  Pass.  —  Induce  l'essiccazione  apicale 
delle  foglie  dei  narcisi  (spore  cilindriche,  continue, 
17,5-20  «2,5-3). 

S.  compta  Sacc.  —  Macchie  ocracee,  angolose,  sulle 
foglie  del  trifoglio  incarnato  (spore  cilindriche,  in- 
curvate, 3-5-settate,  20-25  «  5). 

S.  Medicaginis  Rob.  et  Desm.  —  Macchie  rotonde 
od  irregolari,  bianche,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie 
AnW'erba  medica  (spore  cilindriche,  di  color  giallo 
sbiadito,  20  «  3). 

S.  Pisi  West.  —  Macchie  irregolari,  molto  ampie, 
collocate  di  solito  fra  le  nervature,  bianche  o  bru- 
nastre,  sulle  foglie  del  pisello  (spore  cilindriche, 
40  «  3-3,3). 

S.  flagellìfera  EU.  et  Ev.  —  Macchie  circolari, 
larghe  sino  ad  1  cm.,  dapprima  ferrugginose,  poi 
bianchicce,  sulle  fossile  del  pisello  (spore  fdiformi, 
80-120  «2-2,5). 

S.  Viciae  West.  —  Macchie  gialle,  quindi  di  sec- 
chereccio, orlale  di  bruno,  sulle  foglie  della  veccia 
(sp.  30-60  «  2,5). 

S.  legiiminum  Des.m.  —  Induce  l'imbrunimento 
su  larghe  porzioni  dei  legumi  di  fagiuolo  e  pisello 
(spore  bacillari,  con  esili  setti,  30-45  «3,7-4). 

S.  Dìanthi  Desm.  —  Macchie  gialle,  irregolari, 
sulle  foglie,  sul  fusto,  sulle  brattee  madri  del  pe- 


duncolo, sul  peduncolo,  sul  caliculo  e  sul  calice  del 
garofano.  Le  macchie  sono  in  primavera  circondate 
da  un  orlo  violaceo.  Ad  infezione  molto  pronunciata 
le  macchie  assumono  una  tinta  rosea,  giallo-rosseg- 
giante  o  rossa  (spore  cilindriche,  i-,  rarissimamente, 
3-settate,  30-40  rar.  45  «  3,2-4  rar.  2,6).  (Questo 
fungo  può  vivere  come  saprofita  sulle  foglie  secche 
e  produrre  continuamente  corpi  fruttiferi,  i  quali 
possono  mantenersi  in  vita  per  più  di  5  mesi.  La 
eccessiva  umidità  e  la  temperatura  di  25  a  30»  C. 
facilitano  la  formazione  di  conidii  che  possono  mol- 
tiplicare in  pochi  giorni  ed  in  modo  straordinario  la 
infezione.  Conviene  quindi  asportare  le  foglie  rosse 
e  bruciarle. 

S.  Violae  West.  —  Macchie  circolari,  grigiastre, 
orlate  di  rosso  bruno,  sulle  foglie  della  viola  colti- 
vata (spore  filiformi). 

S.  Armoraciae  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  ocracee, 
sulle  foglie  di  Armoracia  {barba  forte)  (spore  ba- 
cillari, incurvate,  1-3-settate,  15-20  «2-2,5). 

S.  Lepidii  Desm.  —  Ingiallimento  ed  essiccazione 
delle  foglie  del  crescione  ortense  {Lepidium.  sa- 
tivum  S.)  (spore  lineari,  lunghe  50-60  fx). 

S.  Cbeiranthi  Rob.  et  Desm.  —  Macchie  giallicce, 
rotonde  od  irregolari,  sulle  foglie  della  viola-ciocca 
(sp.  25  «1). 

S.  Capparis  Sacc.  —  Macchie  circolari  od  angolose, 
ocracee,  sulle  foglie  del  cappero  (spore  filiformi, 
15-20  «1-1,5). 

S.  Clematidis  Rob.  et  Desm.  —  Macchie  grigio- 
fosche,  circolari  od  angolose,  orlale  di  nero,  sulle 
foglie  delle  clematidi  a  grande  fiore  (spore  bacillari, 
4-6-settate,  70-80  «  4). 

S.  Gucurbitacearum  Sacc.  —  Macchie  bianche,  cir- 
colari od  angolose,  sulle  foglie  della  zucca  (spore 
tortuose,  60-70  «1). 

S.  Pastinacae  West.  —  Macchie  giallicce,  quindi 
brune,  sulle  foglie  della  pastinaca  (spore  bacillari, 
con  esili  setti,  60  «2). 

S.  paslinacìna  Sacc.  —  Macchie  irregolari,  brune, 
sul  fusto  della  pastinaca  (spore  filiformi,  flessuose, 
20-30  «0,7-1). 

S.  Petroselini  Desm.  —  Produce  sulle  lamine  fo- 
gliari del  prezzemolo  e  del  sedano  numerosissime 
macchie  circolari  od  angolose,  giallicce,  giallo-ros- 
sicce,  con  un  diametro  dapprima  di  pochi  millimetri, 
che  gradatamente  si  uniscono  assieme,  mantenendo 
quasi  sempre  la  forma  tondeggiante  o  si  fondono  in 
larghe  chiazze  che  si  estendono  su  quasi  tutta  la 
foglia.  Anche  la  parte  apparentemente  sana  della 
foglia  perde  la  sua  colorazione  verde  intensa  e  di- 
venta di  un  color  verde  sbiadito,  rarissimamente 
bruna.  Poco  dopo  la  comparsa  delle  macchie  gial- 
licce, ossia  della  essiccazione  dei  tessuti,  si  notano 
in  ambedue  le  pagine  fogliari  e  tanto  nelle  chiazze 
giallicce,  come  e  specialmente  nelle  porzioni  verdi. 


ffomicelì  (l'I  Enmiceli  (Fungili) 


(lei  minutissimi  punlicini  neri,  disposti  irregolar- 
iiieiitc.  Dalla  lamina,  l'infezione  si  estende  anche 
al  picciuolo,  ma  sempre  con  un  certo  ritardo.  I 
picnidii  hanno  forma  tondeggiante  e  sono  o  comple- 
lanicnte  immersi  o  leggermente  prominenti  e  conten- 
gono, su  basidii  fdiformi,  spore  filiformi,  allungate, 
diritte,  jaline,  con  3  o  più  setti  trasversali  (25-28- 
36-iO  »  2-2,5).  Le  spore  germinando  producono  nu- 
merosissimi conidii,  i  quali  servono  a  dilTondere  in 
|)o(hi  giorni  l'infezione.  11  fungo  produce  picnidii 
anche  nell'autunno  e  sulle  foglie  secche;  per  tal 
modo  si  formano  le  spore  che  resistono  ai  freddi 
invernali  e  propagano  il  fungo.  Conviene  anche  in 
ipiesto  caso  curare  moltissimo  la  distruzione  delle 
foglie  malate. 

S.  Cyclaminis  Diir.  et  Mont.  —  .Macchie  grandi, 
circolari,  conlluenti,  dapprima  rossastre  ed  orlate 
di  bruno,  quindi  ocracee  o  cenerognole  sulle  foglie 
del  ciclamino  o  pan-porcino  (spore  filamentose,  esi- 
lissime,  2-3-settate,  20-30  «  1). 

S.  Lycopersicl  Speg.  —  Colpisce  le  foglie  del  po- 
modoro in  forma  di  numerosissime  piccole  macchie 
tondeggianti  od  oblunghe,  giallicce  o  cenerognole, 
con  orlo  bruno.  iNel  mezzo  delle  macchie  od  anche 
fuori,  immersi  nei  tessuti,  si  formano  numerosi 
picnidii  sferici  con  spore  filamentose,  plurisetlate 
(iO-120^2-3). 

S.  Verbenae  Kob.  et  Desm.  —  Macchie  circolari, 
biauchicce,  cinte  da  un'areola  violacea,  sulle  foglie 
della  verbena  dei  giardini  (spore  cilindriche  40- 
50  ==1-1,5). 

S.  Lavandulae  Desm.  —  Macchie  grigie,  rotonde 
od  irregolari,  oriate  di  porporino,  sulle  foglie  della 
lavanda  (spore  lineari,  25-35  w  1-2). 

S.  Menthae  (Thiim.)  Oud.  —  Macchie  nere  o  ce- 
nerognole orlate  di  nero,  larghe  1  o  2  mm.  e  con- 
lluenti, sulle  foglie  della  menta  (spore  aciculari, 
continue,  58  ^  1,2). 

S.  Endiviae  Thùni.  —  Macchie  di  secchereccio, 
quindi  brune,  sulle  foglie  AnW endivia  (spore  bacil- 
lari o  filiformi.  I-settate,  24-30 «2). 

S.  Laclucac  i'ass.  —  Macchie  piccole,  brune,  con- 
lluenti, sulle  foglie  della  lattuga  (spore  filiformi, 
25-30  «1,7-2).  ' 

S.  Fullonum  Sacc.  —  Macchie  di  secchereccio,  gri- 
giastre, sulle  foglie  del  cardo  da  lanaiuoli  (spore 
filiformi,  GO-80»2).  Sulle  medesime  foglie,  for- 
mandovi macchie  brune,  poi  biauchicce,  vive  la 
S.  Uipsaci  West,  (spore  cilindriche,  60»  1,2). 

S.  Chrysanthemi  Cav.  —  Induce  macchie  bruno- 
castagne  0  giallo-rossicce  sulle  foglie  del  crisantemo, 
oppure  anche  l'imbrunimento  e  la  morte  precoce, 
con  grave  danno  della  pianta.  Le  spore  filiformi, 
divise  da  G  a  IO  setti  trasversali,  lunghe  da  60  a  75  a, 
larghe  2-2,5,  uscendo  dal  picnidio  possono  germi- 
nare molto  facilmente  e  produrre  numerosi  conidii. 


Servono  le  irrorazioni  colla  poltiglia  bordolese.  E  con- 
catenata nello  sviluppo  alla  l'Iioma  Chrysantlicmi. 

S.  Itosttinzii  Sacc.  et  Syd.  —  Macchie  circolari, 
brune,  sulle  foglie  del  crisantemo  (spore  filiformi, 
40-50  »  2).  Mollo  affine  alla  precedente. 

S.  Spinaciae  West.  —  Macchie  gialle  o  cenerognole, 
rotonde,  sulle  foglie  dello  spinacio  (spore  lineari, 
incurvate). 

S.  Betae  West.  —  Macchie  brunastre,  biauchicce 
nel  mezzo,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  della  barba- 
bietola (spore  cilindriche). 

S.  Cannabis  (Lasch.)  Sacc.  —  Numerose  mac- 
chiette ocracee,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  della 
canapa  (spore  filiformi,  in<'urvate,  3-setlate,  45- 
.55.2-2 '/4)- 

S.  cannabina  Peck.  =  S.  cannabis^  var.  mlcm- 
spora  Br.  et  Cav.  —  Macchiette  tondeggianti,  dap- 
prima bianchicce,  poi  giallo-ocracee,  orlate  di  bruno, 
sulle  foglie  della  canapa  (&[>ove  filiformi,  2-3-settate, 
21-32  «1-1  Va)- 

S.  Humuli  West.  —  Macchie  fuligginose,  sulle 
foglie  del  Luppolo  (spore  filiformi,  un  po'  flessuose, 
25-35  «1). 

Sii  piante  Iccjnosc. 

S.  Magnoliae  Cooke.  —  Macchie  iiregolari,  brnno- 
ocracee,  sulle  foglie  della  Magnolia  grandi /ìora(siK>vc 
lineari,  25-30»  2). 

S.  caernlescens  F.  Tassi.  —  Macchie  piccole, 
fosche,  sulle  foglie  di  Magnolia  Yiilan  (spore  lineari, 
1-2-settate,  16-20»  2-2,5). 

S.  Berberidis  Niessl.  —  Macchie  circolari,  brune, 
orlate  di  porporino,  sulle  foglie  del  crespino  (spore 
filiformi,  davate,  45  »  2,5). 

S.  Tiliae  West.  —  Macchie  brune,  grigiastre  nel 
centro,  sulle  foglie  del  tiglio  (spore  bacillari,  3-4- 
settate,  35-40  »  2-2,5). 

S.  Arethnsa  Penz.  —  Macchie  bianche  od  ocracee 
sulle  foglie  dei  Cilrus  (spore  allungato-fusiformi, 
leggermente  incurvate,  1-3-settale,  16-25  »  2-3,5). 

S.  Limonum  Pass.  — Macchie  circolari,  grigiastre, 
sulle  foglie  e  frutti  immaturi  dei  Citrus  (spore  cilin- 
driche, Vi  5  »  1,5-2). 

S.  flaccescens  Me.  Alp.  —  Hende  nero  o  grigiastro 
il  margine  delle  foglie  ieW  arancio  (spore  cilindriche, 
1 -settate,  11-15  »  3-3,5). 

S.  weslralensis  Me  Alp.  —  Macchie  irregolari,  ce- 
nerognole, orlate  di  bruno,  sulle  foglie  dell'arancio 
(spore  cilindriche,  3-settate,  21-22,5  »  3,5-4). 

S.  Tibia  Penz.  —  Macchie  brune  sulle  foglie  del 
limone  (spore  fusiformi,  raramente  1-seltate,  10- 
14»  3-3,4). 

S.  Siciila  Penz.  —  Macchie  ocracee  sulle  foglie 
del  limone  (sp.  bacillari,  1-2-settate,  30-42  »  3,5-4). 

S.  .\escuii  (Lib.)  West.  —  Produce  molto  fre(|uen- 
temente  sulle  foglie  dell'  ippocastano  macchie  ros- 
sicce,  le  quali  si  estendono  in  modo  da  coprire  tutta 


no 


Patologia  vegetale 


la  foglia  e  delerminarne  l'essiccazione  precoce(spore 
baciliari-fusoidali,  incurvate,  3-4-settate,  50-60  «3- 
3  Vs)-  Sulle  foglie  pure  Adì' ippocastano,  inducen- 
dovi macchie  grigiastre  o  rossicce,  vivono  la  S.  aescii- 
lina  Thum.  (spore  arcuate,  36-44  «3,5-5)  e  la 
S.  llippocastani  Berk.  et  Br.  (spore  fdiformi,  incur- 
vale, 55-60  «2,5). 

S.  l'opiili  Desm.  —  Macchie  numerose,  minute, 
circolari  od  angolose,  bianche  o  cenerognole,  cinte 
da  una  zona  più  oscura,  sulle  foglie  del  pioppo  nero 
(spore  bacillari,  incurvate,  1 -settate,  45»  3). 

S.  salicicola  (Fr.)  Sacc.  —  Macchie  di  varia  gran- 
dezza, tondeggianti,  bianchicce,  orlate  di  nero,  sulle 
foglie  dei  salivi  (spore  bacillari,  3-settate,  40- 
50  «  2,5-3).  Sulle  foglie  dei  salici  induce  macchie 
ocracee  dapprima,  poi  cenerognole,  la  S.  didjma  Fuck. 
(spore  allungate,  1 -settate). 

S.  Cercidis  Fr.  —  Macchie  bruno-ocracee,  che  si 
estendono  tanto  da  coprire  tutto  il  lembo  fogliare 
del  Ccrcis  Siliqnastmm  (spore  lineari,  2-3-settate). 

S.  aiiipellna  Berk.  et  Cur.  —  Macchie  rossicce, 
quindi  lirmie,  niggiale,  sulle  foglie  (fig.  280)  della 
l'ile  (sp.  lineari,  incurvate,  3-4-setlale,  30-50  «  2-3). 


I  ip   2b9    —  Stzionc  longitudinale  di  un  uceltacolo 
fruttifero  di  Septoria  ampelina. 

S.  lìadliami  Berk.  el  Br.  —  Macchie  irregolari, 
biiiiKi-viiil.Hci',  sidle  foglie  della  ròe (spore  davate, 
l-2-scll:ili\  .".((  =  :'.). 

S.  \inca('  l';i>s.  —  Piccole  macchie  bruno-rossicce 
verso  il  margine  della  foglia  di  vite  (spore  filiformi, 
12-18  «1,5)"; 

S.  Evonjmi-japonicae  Pass.  —  Macchie  grigio- 
ocracee,  sulle  foglie  di  evonimo  (spore  bacillari,  12- 
13  «2,5). 

S.  Rosae  Desm.  —  Macchie  brune,  orlate  di  rosso, 
sulle  foglie  della  rosa  (sp.  aciculari,  70-90  «  3,5-4). 

S.  Rosarum  West.  —  Macchie  piccole,  rotonde, 
grigiastre,  orlale  di  porporino,  sulle  foglie  della  rosa 
(spore  cilindriche,  llrssiinsiM. 

S.  Rubi  West.  —  .M.irdiir  roldiide,  bruno-rossicce, 
quindi  grigiastre  nel  ci'iilro,  orlale  di  porporino, 
sulle  foglie  ilei  /iniijiiiiir  (spore  lineari,  incurvale, 
2-3-  0  pluri-scllale,  i()-55  «  1,5). 


S.  Cralaegl  Kiekx.  —  Macchie  brunaslre,  bian- 
chicce al  centro,  orlate  di  nero,  sulle  foglie  del 
biancospino  (spore  fdiformi,  aciculari,  incurvale, 
con  esili  setti,  60  «1,5). 

S.  Cydoniae  Fuck.  —  Macchie  grigiastre,  irrego- 
lari, sulle  foglie  del  cotogno  (spore  filiformi). 

S.  qdonicola  Thiim.  —  Macchie  grigiastre,  orlale 
di  nero,  sulle  foglie  del  cotogno  (spore  cilindriche, 
2-3-setlale,  10-14  «  3). 

S.  lUespili  Sacc.  • —  Macchie  ocracee,  orlate  di  rosso, 
sulle  foglie  del  nespolo  (sp.  bacillari,  30-35  «  1-1,5). 

S.  Pruni  EU.  —  Macchie  brune,  sulle  foglie  del- 
V albicocco  (spore  cilindriche,  incurvale,  4-6-seUate, 
30-50  «  2). 

S.  Cerasi  Pass.  —  Macchie  tondeggianti  rosso- 
brune,  sulle  foglie  del  visciolo  (spore  filiformi, 
15-30  «1,5). 

S.  effusa  (Lib.)  Desm.  —  Macchie  rossicce,  sulle 
foglie  del  ciliegio  (spore  bacillari,  3-4-setlate,  20- 
25  «  1 ,5-2). 

S.  Hederae  Desm.  —  Macchie  circolari,  brunaslre, 
orlale  di  porporino,  sulle  foglie  dell'edera  (spore 
lineari,  flessuose,  30-40  «1-2). 

S.  (ìrossulariae  (Lib.)  West.  —  Macchie  brune,  poi 
biancastre,  orlale  di  bruno,  sulle  foglie  dtìll'ura 
spina  I  tessuti  colpiti  possono  anche  esser  dislrnlli 
in  modo  di  lasciar  la  foglia  bucherellala  (spore  li- 
HL  III    iiicui  vate,  12-16  «  1). 

S  Ribis  Dtsm.  —  Macchie  piccole,  irregolari, 
hi  uno  poi  porrne,  sulle  foglie  dei  ribes  (spore  lineari, 
incurvale,  50  -  3). 

S  Syiingae  Sacc.  el  Speg.  —  Macchie  giallo- 
ocncee,  più  scure  al  margine,  sulle  foglie  di  lilla 
(sp(ui  bìcilhri,  1 -sellate,'^! 4-1 8  «  1,5-2,5). 

S  oieandiina  Sacc.  —  Macchie  lundc^^iaiili  od 
ui^olosL  ^1  lUicce,  quindi  grigiastre,  sulle  loiilic  di 
leandro  (»iì.  filiformi,  con  esili  setti,  15-25  -  1,5-2). 
Sulle  foglie  del  leandro  vive  pure  la  S.  neriicola  Pass, 
con  spore  brevi,  continue. 

S.  brachyspora  Sacc.  —  Macchie  gialle,  quindi 
grigiastre,  orlale  di  ocraceo,  sulle  foglie  ilei  Ficus 
elastica  (spore  bacillari,  incurvale,  12-15  «  1). 

S.  Avellanae  Berk.  el  Br.  —  Macchie  grigiastre 
nella  pagina  inferiore  del  nocciolo  (spore  fusiformi, 
incurvale,  10  =  1). 

S.  Arbuli  Pass.  —  Macchie  grigie,  orlale  di  nero, 
sulle  foglie  del  corbezzolo  coltivalo  (sp.  cilindriche, 
10-15  «1,3). 

S.  Azaleae  Vogl.  —  Le  giovani  foglie  di  Amica 
indica  presentano  dapprima  una  piccola  porzione 
giallo-bruna,  la  quale  va  estendendosi  in  modo  da 
indurre  l'essiccazione  completa  della  lamina.  Gli 
individui  colpiti  già  da  qualche  anno  appaiono  mollo 
più  piccoli  del  normale,  coi  rami  laterali  mollo 
lunghi  e  stretti,  con  un  numero  di  gemme  ridotto 
ad  un  terzo  e  con  le  poche   foglie  sane   brevi  e 


l/hniicfli.  utl  /ùtmicclì  {lùuujla 


rislrelte.  I  punticini  neri  o  picnidii  che  si  formano 
nelle  lamine  essiccate,  sono  sferici  e  contengono 
nnmerose  picnidospore  cilindriche,  bacillari,  1-^- 
setlate,  12-18  «  1,5-2,5.  Si  consiglia  di  raccoglieie 
e  bruciare  le  foglie. 

S.  oleagina  Thiim.  —  Macchie  irregolari,  ocraceo- 
Ibsche,  sui  frutti  M['uUvo  (spore  aciculari,  2-:ì- 
settate,  10-15  «1,5). 

S.  Kpii'arpii  Thiim.  —  Macchie  circolari  dapprima, 
(piindi  espanse,  irregolari,  grigiastre,  orlate  di  nero 
sui  mallo  del  rwce  (sp^  fusoidali,  2-3  settate,  22  -  4-5). 

Pure  sul  mallo  induce  macchie  nere  la  S.  nigro- 
maculans  Thiim.  (sp.  cilindriche,  I-settate,  8-12» 
2,5-3). 

Gen.  Trichoseptoria  Oivaia. 

Trichose|)toria  Alpe!  Cav.  —  l'mdnce  macchie 
briiiio-ociaci'c,  tondeggianti,  sparse o  confluenti  sulla 
buccia  (lei  limoni  quasi  maturi,  con  picnidii  globoso- 
conici,  biaiicu-cenerognoli,  a  rivestimento  trico- 
matoso  e  pieni  di  spore  cilindriciie,  1-2  settate 
(I2-1G.2). 

Con.  PMeospora  Valli-. 

IMiIeos|i«raoxyacantliae(K.  et  J.)\Vall.  —  Macchie 
gialle  sulle  foglie  del  biancoDpino  (sp.  bacillari,  (3-8 
settate,  70-80^«  (3-8). 

IMi.  Trifolii  Cav.  —  Macchie  irregolari,  giallastre 
o  brune  nelle  foglie  del  Irifoglio  ladino  (sp.  cilin- 
driche). 


Gen.  Bhabdospora  Mont. 

Rabdospora  horlensis  Sacc.  —  Determina  l'ingial- 
limento dei  fusti  e  dei  cirri  del  pisello  (sp.  bacillaii, 
incurvate,  2-3  settate,  30-40  «3). 

II.  advena  Pass.  — Induce  ringiallinicnlo  dei  rami 
di  camellia  (sp.  bacillari,  20-40  «3-4;. 

R.  persica  Sacc.  —  Macchie  giallicce  sui  giovani 
rami  di  pesco  (sp.  fusoidali,  1  rar.  2-3  settate, 
13-18  «2-2,5). 

W.  Falx  (B.  et  C.)  Sacc.  —  Macchie  di  secchereccio 
sui  rami  giovani  di  vite  e  dei  Cilrus  (sp.  filiformi  fal- 
cale, 18-20  «2-2,5).  Sui  rami  AaW arancio  vive  la 
l{.  nexiiosa(Penz.)Sacc.(sp.  filiformi,  25-28  «  1,5-2). 

Nectrioidee. 
Gen.  Polystigmina  Sacc. 
Le  specie  di  questo  genere  rappresentano  uno 
stadio  di  sviluppo  del  gen.  Polystirjma.  Comune  ò  la 
Polystigmina  rubra  (Desm.)Sacc.  (vedi  pag.  100)  sul 
Prilli  US  (lomesliea  e  spinosa.  Come  distinto  si  in- 
dica il  Poi ijslif/ 111(1  ocraceum  (Vah.)  Sacc.  sul  Pninus 
padus  e  P.  cerasus  che  darebbe  macchie  ocracee  ed 
aschi  e  spore  un  po'  più  lunghe,  nonché  una  vai'. 
aurantiaca  West,  sulle  foglie  del  pero  e  del  ciliegio. 
Ho  trovato  queste  ultime  forme  molto  raramente, 
ma  nei  diversi  esemplari  studiati  non  ho  mai  potuto 
riscontrare  caratteri  differenziali  dal  Poi.  nibriuii 
(vedi  pag.  160). 


idospo 


I 


Leptostromacee. 

■e  i,'Iol)ose  o  cllissoiiiali,  conlindp,  incolore         Jalospore 

)i  II  11  fosche       Feospore 

oblunghe,  '2-plurisetlate Fragmospore 

Jalospoke. 

lidi!  che  si  aprono  irregolarmente 2 

Il  II  11         con  una  spaccatura  longitudinale Gen.  Labrella  (3) 

lidii  che  si  slaccano  facilmente Gen.  Leptothyrium  (l) 

I         immersi  in  uno  stroma  nero »  Melasmia  (2) 


Gen.  Leptothyrium  Kun. 

I.ciil«lbyriiini  alncura  (Lèv.)  Sacc.  —  Macchie  ton- 
deggianti, grandi,  di  color  olivaceo-scuro,  eoa  mar- 
gine bruno ,  sulle  foglie  degli  Alnus  gltUinosa, 
inclina,  riridis  (sp.  8-9  »  1,5-2,5). 

l.  aceriniim  (Kunze)  Corda.  —  Macchie  grandi, 
subcircolari,  bruno-rossicce,  sulle  fogliti  di  alcune 
specie  di  acero  (sp.  12-14  «  1,5-2). 

l.  juglandis  Sacc.  —  Determina  l'ingiallimento 
delle  foglie  del  noce  con  numerosissimi  punticini  neri 
(  sp.  7-10  «  1  -1,5).  Sul  pericarpio  delle  mele  e  pere  già 
da  tempo  conservate  si  osservano  frequentemente 
punliiiiii  neri  dovuti  ai  L.  l'orni  (Mont.  et  Fr.)  e 
var.  inajiis  .Mass.  e  L.  carpopbilum  l'ass. 


11.  l'enzigi  Pollacci.—  Macchie  giallicce  con  pimti- 
cini  neri  sui  picciuoli  di  Clìamaerops(s\).9-\0  «  2-2,5). 

L.  parasiticiim  l'oUacci.  —  Macchie  larghe,  grigio- 
ocracee,  sui  fusti  di  Cereus  slcllalus  e  C.  Irianguluris 
(sp.  8-1 1  «  3-4). 

Gen.  Melasmia  Lèv. 

Melasmia  (iledilsdiiae  Kll.  et  Kv.  —  Placche  brune 
che  si  rslcniliiiKi  anche  a  tutta  la  lamina  fogliare  della 
(ilfdilschia  Irianinlhos. 

Gen.  Labrella  Fr. 

Labrella  Coryli  Sacc.  —  Macchie  grosse,  ciicolari 
ed  oblunghe,  ocracee,  con  margine  più  osmio,  lon 
punticini  neri  disposti  a  zone,  sulle  fiiiilie  ilei  nor- 
ciiiolo  (sp.  12-15  «5). 


Patoloijia  veijetak. 


Nuova  Encicl.  Agraria,  I. 


l'aluloi/ia  vejctale 


l.  |iiiicola  Bres.  et  Sacc.  —  Piccole  e  iiutneiose 
inaccliie  |iunliformi,  nericce,  disposte  in  modo  da 
cosliluire  come  una  specie  di  reticolo,  sulle  foglie 
del  melo  (sp.  34  »  2). 

L.  Capsicl  Fr.  —  Macchie  brune  nelle  ca|)sule  di 
peperone  (sp.  tondeggianti,  8  ia  diam.). 

FeOSI'ORE. 

Gl'ìi.  Pirostoma  Fr. 
IMroslouia  Farnetianura  Pollacci.  —  Sulle  foglie  del 
Panda  II  US  uliìis  produce  piccoli  picnidii  scutiformi, 
oblunghi,  neri  (sp.  fuligginee  7-0  «  2,5-4). 

Fracmospore. 

Picnidii  allungali Gen.   Leplostromella 


Gen.  Leptostromella  Sacc. 
leplostromella  elastica  FU.  et  Ever.  —  Larghe  mac- 
chie bianche,  orlate  di  bruno  o  porporino,  sulle  foglie 
del  Ficu.s  ehisUcu  (sp.  12-15  «  4-5). 


Gen.  Brunchorstia  Erilc. 
Briincliorslia  destruens  Erik.  —  Determina  l'ingial- 
limento delle  lamine  fogliari  del  Pinus  austriaca  e 
produce  punlicini  neri  nella  pagina  inferiore  (sp.  fili- 
formi incurvate,  3-4  settate,  33-50*^3). 


MELANCONIEAE 
Non  hanno  un  vero  concettacolo  fruttifero  o  pic- 
nidio,  le  spore  sono  riunite  in  mucchietti  od  acervoli, 
in  parte  anche  circondati  da  una  membrana  che  ri- 
corda il  peridio,  nascosti  sotto  l'epidermide  e  che 
infine  possono  sollevarla  e  romperla.  Le  spore  o  co- 
nidii  nascono  da  conidiofori  non  sempre  bene  distinti 
ed  originali  da  una  specie  di  stroma.  Molte  specie 
rappresentano  forme  di  sviluppo  di  ascomiceti.  Per 
combattere  le  diverse  forme  parassite  delle  foglie,  dei 
lìntli  0  dei  rami,  servono  le  irrorazioni  preventive  del 
solfato  di  rame  all'i  %  o  pennellature  sui  fusti  col 
solfato  di  ferro  in  dose  forte  dal  30  al  40%.  Questi 
funghi  si  sogliono  dividere  nei  seguenti  gruppi  : 


/     Conidii  continui 2 

Il         1 -settati,    incolori,  ovoidali  od  oblunghi Didimospove  (4) 

'  li        '2-pluriseltali,  fuligginosi,  rar.  incolori,  oblunghi      ....  fragmospore  (5) 

^     Conidii   incolori  o  deboluienle  colorati 3 

i  »        fuligginosi,  globosi  od  obhinglii Feospore  (3) 


globosi  od  oblunglii Jalospore  (1) 

cilindrici  o   liliformi,   di  rado   1-plurisettati Scoleco-allantospore  (2) 

JaLOSI'ORE. 


muniti,  al  margini',  di  setole Gè 

rossicci Gè 

grigiastri ii 


Colleiotrichum  (3) 
Hainesia  (1) 
Gloeosporium  (2) 


Geti.  Hainesia  Eli.  et  Sacc. 
Hainesia  l.jcopersici  Si)eg.  — Macchie  circi 


del 


tluenti,  di  color  grigiastro,  sui  frutti  in 
pomodoro  (con.  cilindrici). 

Gen.  Gloeosporium  Desm. 

(jom prende  numerose  specie  parassite  di  jiiante 
erbacee  e  legnose.  Sulle  porzioni  colpite  dal  fungo 
si  formano  placche  con  acervoli  discoidali  dalle  quali 
escono,  a  guisa  di  cirro  o  gomitolo  mucilagginoso, 
numerosissimi  conidii. 

Su  piante  erbacee. 

Gloeosporium  Fragariae  Mont.  —  Macchie  di  color 
rosso-cupo,  nere  nel  mezzo,  sulle  foglie  della  fragola 
(conidii  cilindrici,  i-."»  gnllnlati;. 

gì.  lajienariiim  (  Pass,  )  S.icc  (Nebbia,  melila  o  rug- 
giiìe  dei  celriinili).  —  Vive  sui  fruiti  immaturi,  sui 


lusli 


vAw  de 


/'"/" 


hi  iucca  a  fiasco,  del 
cetriolo,  inducenduvi  chiazze  disseccate  brune,  circo- 
lari, lunghe  anche  tì  \i,  larghe  3  ,u,  e  che  possono 
estendersi  a  tutto  il  fruito.  Nel  centro  compaiono 


acervoli,  minuti,  pulvinati,  rosei,  con  conidii  ovato- 
oblunghi  (16-18  «5-6),  su  basidii  fascicolati  (15-20 
»  3-5).  Danno  buoni  risultati  le  irrorazioni  con  pol- 
tiglia bordolese  all'I  %. 

gì.  orbiculare  Berk.  —  Macchie  brune  sui  frutti  di 
iucca  e  di  cetriolo  (con.  esigui  oblunghi). 

gì.  pliomoides  Sacc.  —  Macchie  e  punlicini  bruni 
sui  frutti  del  pomodoro  (conidii  oblungo-clavati, 
10-12^2,5-3). 

gì.  Spinaciae  Eli.  et  Ev.  —  Macchie  brune  subor- 
bicolari  di  2  a  3  inm.  e  confluenti  tanto  da  coprire 
tutta  la  foglia  di  spinacio  (con.  5-10»  2-45). 

gì.  hians  Penz.  et  Sacc.  —  Determina  l' ingialli- 
mento dei  sepali  nei  fiori  non  anidra  aperti  di  Cup- 
paris  spinosa  {con.  oblunghi,  \'.)-±2  =  N-'J). 

gì.  socium  Sacc.  —  Punlicini  ocracei  sulle  foglie  del 
fugiuolo'2.\i\  colpite  da  ruggine  (con.  15-18  »  4,5-5,5j. 

GÌ.  Morianiiiii  Sacc.  —  Macchie  ocracee  sulle  foglie 
di  erba  medica  (con.  6-7  »  1,5). 

gì.  Medicaginis  E.  et  E.—  Punlicini  neri  sulle  foglie, 
picciuoli  e  stipole  ^aWerba  medica  {con.. Ì'b-'ÌO  «  3-4). 


Ifomieeti  od  Eiimiceli  (Fuiif//ii 


(il.  ÌVjmphaeariiiii  Allescli.  — Macchie  subcircolaii 
od  irregolari,  confluenli,  prima  rossicce,  poi  brune 
o  nere  sulle  foglie  di  Ninfea. 

(il.  Cdnvallariae  Aliesch.  —  Macchie  piccole  circo- 
lari nd  allungale,  gialle,  orlate  di  ocraceo, sulle  foglie 
di  mughetto  (con.  3-5  «  1-1,5). 

(il.  caulivorum  Kirchner.  —  Induce  sul  fuslo  del 
Trifoliuni  pratense  macchie  ellittico-allungate  e, 
sulle  foglie,  macchie  grigie,  nonché  l'imbruninienlo 
ed  il  raggrinzamento  (con.  12-22  «3,5-5,2). 

Su  piante  legnose. 

Gì.  Cjdoniae  Mont.  —  Macchie  irregolari,  brune, 
rugose,  confluenti,  con  piccoli  puntieini  od  acervoli 
grigi  sulle  foglie  del  cotogno  (con.  cilindrarci,  incur- 
vati, 15-20  «2-2,5). 


""'  Gioeo.sporiiiiii  aiupeliniim  ( De-lJarj;  Sacc.  (Antra- 
cnosi,  vainolo,  marino  nero,  morliiglione,  carbone 
(Iella  l'ite).  —  Attacca  le  genime,  i  rami,  le  foglie, 
i  cirri,  i  fiori  ed  i  frulli  delle  diverse  vaiiclà  di  riir 
(fig.  291-293). 

I  Francesi  ne  distinguono 
la  maculata,  la  punteggiata  e  la  de/or- 
mante. 

Più  comune  è  Vantrarnusi  maculata. 
Sui  tralci  si  manifesta  quando  sono  molto 
giovani  e  vi  produce  delle  macchie  pic- 
cole, poco  rilevate,  di  color  bruno-ros- 
siccio 0  livide,  le  quali  però  non  impe( 
scono  lo  sviluppo  ulteriore  delle  pari 
attaccate.  Solo  quando 
sentano  bene  sviluppi 


fil.  minutuliim  Br.  et  Cav.  — Macchie  brune, 
golari,  poco  spiccate,  sulle  foglie  del  cotogno  i 
nespolo  (con.  sferici,  2-2,5  |y.  diam.). 

fil.  fructiqeiiiim  Berk.  —  Produce  sulle  pere  et 
anche  sulle  mele  immature  delle  pustole  brune,  iso- 
late od  a  gruppi  e  che  possono  estendersi  tanto  da  far 
cadere  il  frutto.  Sulle  macchie  vi  sono  puntieini  neri 
dai  quali  escono  cirri  rossicci  di  conidii  oblunghi, 
spesso  incurvati,  granulosi  (20-30  «5,0). 

gì.  Béguinoti  Sacc.  —  Sulle  foglie  del  Prunus  spi- 
nosa colpite  dall'^.roffSf«s  pruni  (con.  18-20  «  4-4,2). 

gì.  versicnlor  R.  et  C.  —  .Macchie  grigie,  larghe 
2-3  mm.,  sulle  mele  immature  (conidii  oblunghi 
l(t-20,a  long.). 

Gì.  pirinum  Pegl. —  Punti  e  piccole  macchie  gialle, 
poi  rosse  e  brune  ad  orlo  [)iù  oscuro,  sulle  lamine 
fogliaridel/)e/'o,-sui  picciuoli,  punti  poi  macchie  nere 
ad  orlo  rosso  che  si  estendono  in  modo  da  indurne 
la  morte  (con.  6  «  4). 

gì.  laelicolor  Berk.  —  Macchie  grigiastre  ed  ar- 
sicce  nel  centro,  sui  frutti  del  pesco  e  A^W albicocco 
(con.  lunghi  16-17  ijt). 

Gì.  amvgdalinum  Briz.  —  Macchie  giallicce  sul 
frutto,  rar.  sui  rami  del  mandorlo  (con.  15-20  «  4,5). 

gì.  Ribis  .Mont.  et  Desm.  —  Macchie  circolari,  pic- 
cole, brune,  confluenti,  sulle  foglie  del  ribes  (fig.  290) 
e  AtiW uva-spina  (con.  oblunghi,  incurvati,  IO  «  5-G). 

gì.  curvalum  Oud.  —  Macchie  brune  specialmente 
sulla  pagina  inferiore  del  ribes  (con.  obluntilii,  falcati, 
14-20  «5-0). 


Fig.  291.  -Foglia  di  vite  attaccata  i\M' Antracnosi. 

cioè  nella  prima  quindicina  di  giugno,  le  macchie 
dell'  antracnosi  crescono  in  numero  ed  in  gran- 
dezza in  modo  da  ricoprirli  quasi  completamente  e 
distruggere  non  solo  l'epiderniide  ma  anche  i  tes- 
suti sottostanti.  Mano  mano  che  le  macchie  crescono 
in  numero  ed  in  grandezza,  assumono  forme  diver- 
sissime, una  colorazione  grigio-rossastra  nel  mezzo  e 
bruno-scura  specialmente  verso  i  margini  ed  inline 
appaiono  molto  incavate  nel  centro  e  coi  margini 
leggermente  rialzati  a  forma  di  labbra.  Non  è  raro  il 
caso  di  vederci  tralci  già  quasi  normalmente  svilup- 
pati, coperti  in  tutta  la  loro  lunghezza  da  macchie 
nerastre  confluenti  in  una  sola  in  modo  da  apparire 
come  distrutti  da  locali  bruciature.  Avendo  la  parte 
legnosa  interna  completamente  distrutta,  molti  di  tali 
tralci  si  slaccano  dalla  base  delle  ramilicazioni  e 


Patolo/jia  verjclnìe 


cadono  al  suolo  pressoché  carbonizzati.  La  vite  è,  in 
lai  caso,  molto  deperita  senza  però  presentare,  almeno 
in  Italia,  le  cosi  dette  feuilles  d'orties  ricordate  dal 


Fjg.  292. 
Ti'alci  ili  vite  affetli  tiM' Anlraenosi. 

PniLLiEUx.  Quando  l'infezione  non  ètanto  forte  da  im- 
pedire lo  sviluppo  ulteriore  delle  foglie,  sopra  queste 
e  specialmente  sul  picciuolo  e  in  vicinanza  delle  ner- 
vature primarie  e  secondarie  della  lamina,  appaiono 
pustole  molto  allungale,  tondeggianti,  grigio-nerastre 

0  luanL-o-gi:illii-ee  con  orlo  rilevato  bruno  o  nero.  Le 
lamine  resland  per  lo  jiiù  raggrinzate,  bucherellate 
come  se  fossero  siale  colpile  dalla  grandine,  oppure 
ingialliscono  e  cadono  al  suolo.  L'infezione  si  può 
pronunciare  anche  sulle  giovani  foglioline  inducen- 
done il  raggrinzamento  e  la  essicca/.i ineroce. 

1  giovani  tralci  fioriferi  e  i  viticci  )i(issr.iMi  l'sscir 
colpiti  con  straordinaria  intensità  e  qniiMli  \rnir  li- 
coperti  da  larghe  maccliic  ncraslie.  Le  giovani  rami- 
ficazioni del  racemo  re^l.iiKi  |ii  ivc  ili  acini  e  carboniz- 
zate. Sui  giovani  acini  .iiiinii i  piccoli  punti  neri,  i 

quali,  pur  lasciando  all'acinci  un  ulteriore  sviluppo, 
vanno  gradatanienlc  allargandosi  in  macchie  pres- 
soché tondeggianti  di  color  nei'asUo  e  con  orlo  sempre 
rilevato  che  distruggendo  i  tessuti  interni  mettono 
allo  scoperto  i  semi. 


L  (uili-iifiiiisi  /iini/i-f/f/iii/ii  vive  sni  rami  sotto  torma 
dipicciili  |iiiiili  iiiMiavi'iiii  niiiliaini'(rodiO,5a  1  mni. 
e  clic  si  ;i|i|ii(iroii(lisii)no  nella  porzione  legnosa  tanto 
da  far  apparire  i  tralci  come  crivellati  da  una  fitta 
scarica  di  migliarola.  I  punticini  neri  si  riuniscono 
anche  in  larghe  macchie  nerastre  e  lucenti.  Sui  pic- 
ciuoli e  lamine  produce  pure  piccoli  punti  neri  e  solo 
quando  l'invasione  é  mollo  forte  le  foglie  si  raggrin- 
zano, ingialliscono  e  seccano.  Infesta  i  peduncoh  e  i 
peduncolelli  tanto  da  indurre  l'essiccazione  dei  grap- 
p(di  ;  sugli  acini  forma  piccole  pustole  nere,  legger- 
mente rilevate,  le  quali  sono  però  sempre  in  piccolo 
numero  e  non  producono  che  raramente  la  distru- 
zione completa  dei  frulli. 

h'nulranwsi  il/'fiìnìiiiiilc  attacca  specialmente  le 
vili  anirriciiie  e  fiiriiia,  sul  picciu(do  e  sulle  lamine, 
piisliile  liin^lic  1-;;,  rar.  1  min.,  larghe  0,5  al  nini., 
dappri ma  giallicce  poi  brune,  lequali  estendono  la  loro 


Fig.  293.  —   Gìoeosporium  anipeh 


azione  distruggitrice  a  tutte  le  nervature  della  foglia, 
che  si  presenta  perciò  deformata  e  contorta  in  vario 
modo.  La  colorazione  delle  lamine  si  mantiene  ver- 
dastra in  sul  principio,  solo  quando  l'infezione  è  già 
mollo  avanzala  si  decompone  la  clorofilla,  le  foglie 
appaiono  rossicce  ed  essiccano  in  diversi  punti.  Sui 
giovani  rami  si  formano  pustole,  soprattutto  in  vici- 
nanza dei  fasci  libro-legnosi  e  l' infezione  appare  tanto 
estesa  da  ricoprire  quasi  totalmente  i  tralci,  i  quali 
si  conlorcono,  si  appialtiscono  e  sembrano  carboniz- 
zali. Il  micelio  del  fungo  si  può  trovare  nel  libro  o 
nelle  l'fllnle  vicine  al  cambium  e  spccialnienle  nelle 
lii^lie  e  negli  acini  in  forma  di  filamenti  incolori  divisi 
da  rari  selli,  poco  ramificati;  verso  l'esterno  si  seg- 
mentano in  cellule  appiattite,  larghe  3-4  jj^,  disposte 
in  modo  irregolarissimo.  Dalla  parte  superiore  di 
tali  organi  si  sviluppano  basidii  allungati,  filiformi, 
ravvicinali,  lunghi  14-20  p.,  larghi  3-4  p.  con  conidii 
ellittici  od  ovoideo-allungati,  con  due  gultule  alle 
estremità,  jalini,  lunghi  3-6  pi,  larghi  2,5-3,5  (a.  Se- 
condo Goethe,  nei  rami  si  formano,  sul  principio 


Ifomiceli  od  Eumicfli  (Funqìii) 


dell'inverno,  intorno  alle  pustole,  alcuni  picnidii 
(Phoma)  tondeggianti,  con  numerose  picnidospore 
della  stessa  forma  e  dimensioni  dei  conidii. 

Probabilmente  il  micelio  si  mantiene  in  vita  nella 
stagione  invernale  e  può  trovarsi  nelle  gemme.  In 
primavera  passa  nei  giovani  tralci  e  produce  nuovi 
conidii.  I  conidii  collocati  sotto  le  gemme  o  nelle 
fessure  dei  tralci  restano  difesi  durante  l'inverno  e 
germinano  nella  primavera  successiva. 

I  trattamenti  per  difendere  la  vite  devono  essere 
preventivi  e  curativi. 

l'eri  trattamenti  preventivi  si  adopera,  con  grande 
vantaggio,  il  solliito  di  ferro,  in  soluzione  concentrata, 
da  applicarsi  sul  principio  dell'inverno  ai  ceppi  e 
tralci.  La  soluzione  deve  contenere  il  50%  di  solfalo 
di  ferro,  1  litro  d'acido  solforico  su  1(X)  d'accpia.  Per 
ollenere  tale  soluzione  bisogna  versare  prima  l'ac'ido 
solforico  sul  solfalo  di  ferro,  f[uindi  aggiungere  gra- 
dalanienle  ilell'atMiua  calda  avendo  cura  di  applicare 
la  soluzione  ancora  tiepida,  poiché  altrimenti  si 
avrebbe  la  perossidazione  del  solfato  di  ferro. 

dome  mezzi  curativi  servono  le  solforazioni  con 
zolfo  cuprico,  le  irrorazioni  con  poltiglia  bordolese 
all'  1  %  di  solfato  di  rame,  di  ferro  e  di  calce. 

(il.crassipesSpeg. —  Larghe  macchie,  tondeggianti, 
che  possono  invadere  tutto  l'acino  della  vile,  di  color 
grigiastro,  ad  orlo  nero  (conidii  ellissoidali  o  navi- 
colari  anche  con  un  setto  trasversale  apparente, 
lunghi  20-30  ii,  larghi  7-8  u.,  basidii  mollo  grossi, 
iO-r)0«  5-6,5). 

lìL  PliysalospuraeCav.  —  Macchie  irregolari,  livide, 
(lisseccantesi,  cosparse  di  piccole  pustole  bianche, 
sui  frutti  della  vite  (basidii  lunghi  25-30  ii.,  conidii 
cilindracei  o  fusoidali,  diritti  o  curvi,  'l'4-20  -^  4-6). 

(il.  e|iicarpii  Thiim.  —  Macchie  tondeggianti  od 
ellitliche,  di  color  bruno-grigio,  leggermente  orlate 
(li  bruno-rosso,  sul  mallo  delle  noci  (con.  fusiformi, 
.ialini,  l2  =  i,5-C.-7). 

(il.olivanini  Almeida.  —  l'iiiilicini  giallo-bruni  sulle 
(ilire  {con.  15-21-27  ^4-6). 

gì.  nervisequum  (Fuck.j  Sacc.  —  Larghe  macchie 
brune,  anche  nerissime,  lungo  le  nervature  delle  foglie 
di  platano,  delle  ([uali  determina  la  caduta  precoce 
(con.  oblungo-ovali  o  piriformi,  12-15  «  4-6). 

fil.  populi  albac  Desm.  —  .Macchie  larghissime  di 
secchereccio,  sulle  foglie  dei  pioppo  bianco  (conidii 
fusiformi,  12-16  «3-4). 

GL  platani  (Moni.  )  Oud.  —  Macchie  di  secchereccio, 
sulle  foglie  del  jìlalano  (con.  jalini,  14-15  ^^  5-6). 

(II.  HajnaJdiamiHi  Sacc.  et  Houm.  —  .Macchie 
ocracee,  sulle  foglie  della  Magnolia  grandi/lora 
(conidii  12-15  !i  2,5-3,  basidii  filiformi,  fascicolati, 
31,40  >  1,5). 

(il.  Magnoliae  Pass.  —  Macchie  grigio-fosche,  orlate 
di  nero,  sulle  foglie  della  Magnolia  fuscata  (conidii 
allungati,  1-2  eutlnlati,  8-12,5^3,5-4). 


(il.  aiiioeniiiu  Sacc.  —  Induce  la  morte  dei  cauli 
di  Cereiis  nycticolus  sui  quali  forma  numerosi  acer- 
voli  sottocutanei,  minuti,  con  conidii  oblungo-fusoi- 
dali,  20-24  «  4-5. 

CI.  esperidearum  Cali.  —  Larghe  macchie  di  sec- 
chereccio sulle  foglie  Ati\  limone  (con.  14-18  »  5-6,5). 

CI.  Spegazzinii  Sacc.  —  Macchie  larghe,  indeter- 
minate, bianco-grigiastre,  sulle  foglie  del  limone 
(conidii  cilindrici,  14-18  »  6-7). 

gì.  liliaeculuni  .«Vllesch.  —  Macchie  ocracee,  mar- 
ginate di  nero,  confluenti,  sulle  foglie  di  Tilia  par- 
vifolia  (con.  8-14*4-6). 

CI.  oliliisipes  Sacc.  —  Punticini  gialli  sui  giovani 
rami  di  Baiihinta  glandulosa  (conidii  oblunghi, 
12-15  .5-6). 

III.  nnliilosum  Pass.  —  Pustole  brune  sulla  rachide 
di  l'Iidcni.r  daclilifera  (con.  ovali,  8-10 «5-6). 

(il.  Sj'riii(|ae  Allescli.  —  Macihie  irregolari,  subo- 
cracec,  die  dai  margini  sieslendono  tanto  da  coprire 
tulio  il  lemliodellelbgliedi.S'y/7/(^a(con.6-15«3-6). 

(il.  Oleac  Palters.  —  Macchie  bianche  orlate  di 
nero,  sulle  foglie  di  Olea  fragrans  (con.  0-15  «  4-5). 

Sul  rarpino,  sul  salice,  sul  Rlwdodendron,  sulla 
lìelitla,  sul  faggio,  sul  lauro,  inducono  macchie  di 
secchereccio:  il  Gì.  Ilobenjei  Desm.,  GÌ.  salicis  West., 
gì.  Ithododendri  B.  et  Cav.,  Gì.  Gibellianum  Cav., 
GÌ.  Fiickelii  Sacc,  Gì.  nobile  Sacc,  senza  arrecare 

Gè».  CoUetotricllum  Corda. 

Si  riferiscono  a  questo  genere  alcune  forme  pa- 
rassite mollo  dannose.  Producono  sugli  organi  colpiti 
pustole  molto  larghe,  brunastre. 

Colletolricbum  LindtMiiiilhianum  (Sacc.  et  Mag.) 
Br.  e  ('«IV.  (Aiilraciiiisi  dei  fagiuoli).  —  Infesta  i 
giovani  legumi,  iiieiKi  lriM|nentemente  i  fusticini  e  le 
foglie  del  fagl/iohi.  Si  presenta  dapprima  sotto  forma 
di  piccole  macchie  tondeggianti  od  oblunghe, un  poco 
incavate,  di  color  bruno-rossiccio  verso  l'esterno,  ne- 
rastro nel  centro  (fig.  294).  In  pochi  giorni  esse  si 
allargano  tanto  da  raggiungere  un  diametro  che  può 
variare  da  2  a  7  mm.,  più  raramente  da  10-12  mm. 
ed  hanno  ben  distinta  una  zona  marginale  un  po'  ri- 
levata a  forma  di  cercine,  di  color  bruno-rosso  con 
un  orlo  nero  verso  l'interno.  Quando  le  pustole  sono 
completamente  sviluppate,  la  loro  parte  centrale  si 
tinge  in  bianco-sporco  ed  è  coperta  da  una  polvere 
0  da  piccole  verruche  bianchicce.  Sovente  esse  con- 
fluiscono, in  modo  da  formare  delle  larghe  macchie 
brune  che  arrivano  a  coprire  anche  tutta  la  superfìcie 
del  legume.  Dai  tessuti  del  frutto  l'infezione  si  estende 
ai  semi, sui  quali  si  possono  formare  pustole  concolori 
a  ([nelle  dei  legumi. 

Sulle  pustole  si  sviluppano  acervoli  di  basidii  ja- 
lini, cilindrici,  eretti,  45-55  »  5,  con  conidii  cilindrici 
rar.  ovali  u  leggermente  incurvati,  15-19  «  3,5-5,5, 


Patologia  veyclule 


riuiiili  ili  una  massa  yclaliiiosa.  In  mezzoai  basìdii  si 
notano  filamenti  brunastri  acuti  all'apice,  rigonfiati 
alla  base,  divisi  in  4  o  5  parti  da  setti  trasversali, 

iun^Iii  0")  ad  85  a,  lari;lii,  sopra  4-5  a,  sotto  8-'.t  y. 


Fig.  294.  —   Legumi  affetti  AaW Anlracnosi . 

Siccome  allo  sviluppo  del  fungo  sono  assoluta- 
mente indispensabili  l'umidità  del  suolo  e  quindi  del- 
l'atmosfera, cosi  una  località  ben  arieggiata  e  terreni 
molto  asciutti  sono  i  migliori  mezzi  per  impedire 
l'infezione.  Se  l'infezione  non  è  mollo  ditTusa  e  lascia 
giungere  a  maturazione  i  semi,  è  indispensabile  che 
i  sarmenti  non  si  lascino  nell'orto,  ma  siano  sen- 
z'altro bruciati,  poiché  i  conidii  possono  mantenersi 
produttivi  per  molto  tempo.  Come  mezzi  curativi 


hanno  dato  buoni  risultati  le  soluzioni  di  solfato  di 
rame  all'  1  o/q  e  del  cosi  detto  fegato  di  zolfo  in  pro- 
porzione di  K.  0,028  ogni  23  litri  d'acqua. 

C.  Pisi  Pat.  —  Macchie  ovali  o  rotonde,  bianco- 
grigiastre,  orlate  di  nero,  sui  frutti  del  fixclUi  (co- 
nidii H-23»3-4).  Molto  simile  se  non  eguale  al 
precedente. 

C.  Gioeospdrioidcs  l'enz.  —  Punticini  neri,  rar.  pu- 
stole brune,  sulle  foglie  dei  Citrus  (conidii  cilindrici, 
16-18  «4-6). 

C.  lineola  Corda.  —  Piccole  pustole  brune  sulle 
foglie  degli  Andropogoii  coltivali  (conidii  fusoidnli, 
arcuati,  25-28  «  3,5-4). 

C.  (lanielliae  Massée.  —  Macchie  giallo-brune  poi 
nere  o  di  secchereccio,  sulle  foglie  di  Camellia  tliea 
(Ceylon)  (con.  15-17  «  4-5). 

C.  ampeliniim  Cav.  —  Piccole  macchie  irregolari 
di  secchereccio,  confluenti  fra  le  nervature,  tanto  da 
coprire  tutta  la  lamina  delle  foglie  di  Vitis  Laliriisca 
(con.  cilindrici,  2  gutta,ti,  13-14»  4-5). 

(1.  l'iri  Noak.  —  Macchie  di  secchereccio,  sulle 
foglie  del  melo,  Brasile  (con.  1 1-18  »  3,5-5,5). 

C.  oliflocbaetum  Cav.  —  Macchie  subcircolari, 
giallo-ocracee,  concentricamente  zonate,  sulle  foglie 
e  fusti  di  alcune  Cucurhitacec  coltivate,  del  melone  e 
cocomero  (conidii  cilindrici  od  ovali,  13-15  i  i-5). 
Danno  buoni  risullili  i  Irallamenti  preventivi  con 
poltiglia  bord(dcse  all'I  %. 

C.  percgriniim  Pass.  —  Macchie  più  o  meno  ampie 
di  secchereccio,  fosche,  sulle  foglie  di  ^/•a//a&efio/rf// 
coltivata  (con.  12-16  «  2,5-3). 

C.  Malvariim  South.  —  Macchie  giallo-brune,  sulle 
foglie  e  fusti  di  allea  (con.  11-28  »  5). 

C.  Gossjpii  South.  —  Piccole  macchie  brune,  su 
tutte  le  parti  delle  piante  di  cotone  (conidii  11-20 
»  4,5-5,5). 

C.  spinaciae  Eli.  —  Macchie  rotonde,  bianchicce 
0  verdastre,  sulle  foglie  di  spinacio. 

C.  Lycopersici  Karst.  —  Punticini  neri  sui  fruiti 
del  pomodoro. 

C.  falcalum  Went.  —  Macchie  brune  sul  culmo 
della  canna  da  zucchero  (con.  falcati  20  »  8-9,  inco- 
lori 0  foschi). 

C.  Vìolae-tricoloris  R.  S.  Smith.  —  Macchie  cir- 
colari dapprima,  orlale  di  nero,  poi  confluenti,  irre- 
golari, giallicce,  sulle  foglie  e  sui  petali  della  Viola 
tricolor  (con.  20»  I  ). 


SCOLECO-ALLANTOSPORE. 

Conidii  filiformi,  spesso  tortuosi Gen.  Cylindrosporium 

»        fusoideo-fiilcati »      Cryptosporium 


Gen.  Cylindrosporium  Ung. 
Cjlindrosporium  l'adi  Karsl.  —  Macchie  angolose, 
rossicce  poi  brune,  sulle  foglie  del  pado  e  del  ciìicgio 
(con.  filiformi,  flessuosi,  48-62»  2). 


C.  Piri  Sorok.  —  Punticini  neri  sulle  foglie  del 
pero  (con.  filiformi,  lunghi  25-30  \j.). 

(1.  siculuin  Br.  et  Cav.  —  Macchie  di  secchereccio, 
sulle  foglie  di  Qiiercus  sen&ili flora. 


Ifoi, 


'■li  od  Eitììiicetl   {Fìni;j/ìi) 


(l.TiibeufianumAllescli. —  Pustole  giallo-brunastre 
die  si  eslemlono  tanlo  da  coprire  ed  uccidere  i  gio- 
vani fruiti  del  pado  (con.  40-60  ^  2-2,5). 

(].  l'runi-Cerasi  Mass.  —  Macchie  rossicce  poi 
brune  che  determinano  l'ingiallimento  e  la  caduta 
precoce  delle  foglie  di  ciliegio  (con.  18-25  »  l). 

C.  Chrjsantbemi  EU.  et  Der.  —  Macchie  nere 
larylie  1  nini,  e  più,  sulle  foglie  del  Chrijsanlhemum 
.sineiì.ii.s  (con.  fiisiiidaii  50-100  ^  3-2,5). 


Gen.  Cryptosporium  Kmue. 

Cryplosporiiim  niyruiii  l!on.  —  Macchie  brune  con 
piccole  pustole  nere,  sulle  foglie  del  noce  (con.  fili- 
formi incurvati). 

C.  \iride  Bon.  —  l'iistolf  di  color  verde-bruno, 
sulle  foglie  del  melo  e  del  norbu. 

C.  perularuni  Thiim.  —  l'unii  neri  sulle  squame 
delle  gemme  di  pero,  determinandovi  una  desqua- 
mazione anormale  (con.  acuti,  arcuali). 


Coiiidii  ovato-lanceolalì,  tronca 
»        ovoidali 


lìiasclib 
Melauco 


Gen.  Biaschum  Cavata. 
Kiasiliiiiii  liriobolhrvae  Cav.  —  .Macchie  rilevate, 
liruno-olivaslre,  a  contorno  più  scuro,  irregolari, 
confluenti,  sulle  foglie  del  nespolo  del  Giappone.  Le 
foglie  molto  infette  diventano  coriacee  e  si  accar- 
tocciano ai  margini  (conidii  foschi,  ovaio-lanceolati, 
troncati  alla  base). 


r.t'ii.  Melanconium  Link. 
Melanconium  fiiligineum  (lav.  (Bitler-vot). 


Mac- 


chie con  minute  pustole  di  color  grigio  chiaro  all'in- 
serzione dei  grappoli,  sui  peduncoletti  e  sugli  acini 
delle  vili  americane  (conidii  ovoidali,  uni-biguttulati, 
di  color  oliva  chiaro,  '.M2-14  a  4-6). 

II.  IVrsirac  Oud.  —  l'unti  brunaslri  sui  giovani 
rami  di  jicsco  (con.  4-6  =  2-2,5). 

lIlDIMOSPORE. 

Gen.  Marsonia  Fiscli. 

Mar.soiiia  l'opuli  (Lib.)Sacc.  —  Macchie  circolari, 
conlluenti,  brune,  spesso  orlate  di  nero,  sulle  foglie 
(lei  pioppi  (con.  1  settati,  20 «12).  Inducono  pure 
sulle  medesime  foglie  macchie  brune  la  M.  piriformis 
(Riess.)  Sacc.  (con.  20-21  «8-10)  e  la  M.  Castanei 
(Desm.  et  Moni.)  Sacc.  (con.  18-20  «  7-8). 

M.  Betulae  (Lib.)  Sacc.  — Macchie  irregolari,  rag- 
giale, brune,  sulle  foglie  della  Betiila  alba  (conidii 
oblunghi,  17-22»  8-10). 

M.  Kusae  (Lib.)  Br.  et  Cav.  =  Asleromn  Jìo.sae  Lib. 
=:Aclinoneina  ro.sae  (Lib.)  Fr.  (Iinlimniinen/n  delle 
foylie  di  runa).  —  É  un  parassita  dilTusissimo  da 
(lualclie  anno  sopra  alcune  rose  coltivale  e  si  mani- 
festa nell'estate  o  nell'autunno.  Colpisce  in  particohir 
modo  le  foglie  più  sviluppale,  determinandone  la 
raduta  precoce  e  vi  produce,  sulla  pagina  superiore, 
macchie  circolari  bruno-porporine,  con  numerose 
lilirille  ramificate,  irradianti  verso  il  margine  della 
Inolia.  Verso  il  centro  della  macchia,  ove  il  tessuto 
lidia  foglia  ò  in  gran  parte  essiccato,  si  formano  gli 
acervoli  neri  a  guisa  di  piccoli  tubercoli,  disposti  in 
zone  circolari,  con  conidii  oblunghi  (18-20-2:5  «  5-6), 
frangiate  al  margine,  del  diametro  di  5-6-12  sino 


a  18  e  più  nini.,  di  color  bruno.  Le  macchie  possono 
anche  disporsi  in  ramificazioni  secondo  linee  circo- 
lari. Nelle  sezioni  trasversali  della  foglia,  si  nota  il 
micelio  nella  parte  interna,  jalino  dapprima,  quindi 
bruno  e  verso  l'esterno  gli  acervoli.  Danno  buoni 
risultati  le  irrorazioni  preventive  con  poltiglia  bor- 
dolese al  0,5%  di  solfato  di  rame,  0,5  di  solfato  di 
ferro,  0,5  di  calce  e  gr.  120  di  sale  ammoniaco. 

M.  Grossulariae  Oud.  —  Macchie  nere  sui  giovani 
rami  di  Ribes  Grossularia  (lon.  cilindrici,  1 -sellali, 
jalini,  7-iO«2-3). 

Sulle  foglie  dei  salici,  iiiduccndovi  macchie  brune 
e  quindi  di  secchereccio,  vivono  la  M.  nigricans  Eli.  et 
Ev.  (conidii  14-16  =  6),  la  M.  Salicis  T.  (conidii 
10-12«2,5-3>elaM.  obscura  Romdl.  (con.  18-40 
«  10-10,5). 

M.  Ipomaeae  Cooke  et  Mass.  —  Pustole  brune  sui 
fusti  e  sulle  foglie  di  Ipomaea  (conidii  subcilindrici, 
10-15  «  3). 

M.  Mcdicaginis  Woss.  —  Macchie  gialle,  orlale  di 
bruno,  rotonde  od  ellittiche,  sulle  foglie  della  Medi- 
caijo  lupulina  (con.  15-20  «4,5-5,5). 

W.  Panattiona  Ber.  —  Sulle  foglie  della  laUnr/a 
produce  chiazze  depresse,  quasi  circolari,  del  dia- 
metro di  2-3  mm.  in  vicinanza  della  nervatura  prin- 
cipale, bianche  nel  mezzo,  brune  ai  margini,  che 
confluendo  determinano  la  marcescenza  di  tutta  la 
foglia  (conidii  20  «  4,5). 

Marsonia  graminicola  (Eli.  et  Ev.)  Sacc.  —  Macchie 
nere,  larghe  2  e  più  mm.,  sulle  foglie  delle  i/rami- 
iiacee  (con.  15,  22  «  3-4). 

Fragmospore. 

^  Conidii  fuligginosi 

f  »        quasi  incolori 

^  Conidii  mutici    .     .     . 
"  (         li       ciliati      .     .     . 

i,  Conidii  hruni Coii.   l'cslalozzia    (2) 

"^   (         »        incolori  o  quasi  .      .        ii      l'i'staìoiziiia  (3) 

Gen.  Coryneum  Xcc.s. 

(loryneiira  Beyerinckii  Oud.  —  (Juesto  fungo  è  stalo 

considerato  come  una  delle  cause  prime  della  gom- 


Gcn.  Seplofilocum  (4) 
Gen.   Corijnenm  (1) 
.     .  3 


Patulofiin  vegetale 


mosi  negli  alberi  frulliferi  e  del  nocciuoln.  Secondo 
VuiLLEMiN,  induce  sulle  foglioline  dei  pesco  e  del 
ciliegio,  che  stanno  per  uscire  dalle  gemme,  delle 
macchie  rosse  o  rosee,  che  essiccano  in  pochi  giorni 
mantenendo  sempre  un  orlo  rossiccio.  Solo  nel  mese 
di  giugno  si  formano  i  punticini  neri  coi  conidii 
oblungo-ovali,  3-settati,  olivacei  (34-38  «  44-16). 

Sui  rami  di  molte  piante  vivono,  producendovi 
punticini  neri,  molti  altri  Corgneum,  senza  però  ar- 
recare danni:  cosi,  il  (1.  niicnisliduin  1>.  et  lir.  comu- 
nissimo sui  rami  di  vile,  di  iv.sii ,  di  Itahii.s,  di  bian- 
cospino, ecc.;  il  C.  pulvinatura  K.  et  Schm.  sui  rami 
di  olmo,  di  tiglio  e  di  acero;  il  C.  Kunzei  Corda  sui  rami 
di  quercia,  faggio,  betulla,  ecc.  —  Sulle  foglie  vivono 
alcuni  Corgneum,  non  però  come  veri  parassiti;  solo 
il  C.  concfllor  Penz.  induce  macchie  di  secchereccio 
sulle  foglie  dei  Citrus. 

Gen.  Pestalozzia  De  Noi. 

IVstaiojzia  breviseta  Sacc.  —  Macchie  cenerognole 
con  punti  neri,  sulle  foglie  del  pero  e  del  carpino 
(con.  allungato-fusoidei,  i-sellnli,  coi  3  loculi  interni 
fuligginosi  ed  i  terminali  incolori  (26  »  7)  con  3  setole 
fdiformi  (8-10  «  1)  e  stipite  brevissimo  (3  «  11). 

Sul  margine  ed  all'apice  delle  foglie  di  peì'o  induce 
punticini  neri  la  P.  adusta  E.  et  E.  (con.  16  «  6,  con 
2  setole). 

P.  cnnceiilrica  D.  etBr.  —  Macchie  grigiastre  sulle 
foglie  del  pero,  del  biancospino,  del  castagno  e  della 
quercia  (con.  3-settati,  lunghi  10  jx,  con  1  setola). 

P.  discosioides  E.  et  E.  —  Macchie  brune  sulle 
foglie  di  rosa  (con.  3-settati,  12-15  »  4-5,  con  1  set.). 

P.  sulfocata  E.  et  E.  —  Punticini  neri  sulle  foglie 
delle  rose  (con.  22-26  »  5-6,  con  3  setole). 

P.  Sorbi  Pat.  —  Macchie  circolari,  rossicce,  sulle 
foglie  dei  Sorbus  (con.  16  «  6,  con  2  setole). 

P.  funerea  Desm.  —  Macchiette  nere  sidle  foglie  di 
molle  conifere,  dei  Citrus,  senza  arrnnrvi  dinino, 
poiché  in  generale  si  sviluppa  su  foglie  siTilir  n  lan- 
guenti (con.  5  loculari,  coi  3  mediani  bruni,  i  leniii- 
nali  incolori,  22-32»  6-8,  setole  2-5,  lunglie  10-15, 
larghe  0,7-1,  basidii  5-9  «  1-1 ,5). 

P.  Guepini  Desm.  —  Pnnlicini  neri  sulle  foglie 
specialmente  di  Ciimrltia  e  di  alcuni  CilruK  (ronidii 
fusiformi,  3-i  sellali,  lunghi  20  ..-.,  coi  loculi  r.  s. 
3-4  aristati). 

Mollo  affine  è  la  P.  iiiquinans  Karsl.,  che  produce 
macchie  di  seccliei-eccio,  urlale  di  nero,  sulle  foglie  di 
Camellin{nn\.  1-srllali,  16-I.S  =  (1-7,  con  1-3  setole). 

P.  C.amclliae  Pass.  --  l'iiiiliiini  neri  sui  rami  di 
Cumellid  (con.  2.")  =  .'),  con  2  sclide). 

P.  fuscesceu.s  Sor.  —  Produce  sulle  giovani  piante 
di  palma  una  decolorazione  nelle  foglie  ed  un  depe- 
rimento nelle  radici.  Sulle  poizioni  decolorale  si  no- 
lano pustole  con  acervoli  neri  puntiformi  a  conidii, 
con  5  cellule  e  2-3  setole. 


P.  Hartigii  Von  Tubeuf.  —  Determina  la  morte,  nei 
piantonai,  delle  pianticelle  di  abete,  di  faggio  e  di 
quercia.  Le  piante,  in  primavera,  emettono  un  ger- 
moglio regolare;  nell'estate,  in  pochi  giorni,  ingial- 
liscono e  muoiono.  Nella  porzione  di  fusto  in  vici- 
nanza del  livello  del  suolo  si  nota  un  ingrossamento  e, 
sotto  a  questo,  la  corteccia  imbrunisce  ed  essicca.  La 
porzione  legnosa  resta,  in  seguito,  lentamente  disor- 
ganizzata e  la  pianta  muore.  Nella  corteccia  imbrunita 
si  trovano  il  micelio  e  successivamente  gli  acervoli 
neri  con  conidii  3-seltali,  ovaio-allungati  (18-20  «6), 
coi  2  loculi  mediani  |)iù  larghi  e  bruni  ed  i  due  ter- 
minali piccoli  ed  incolori,  dotati  all'apice  di  1-4 
setole,  tenui  (20  «  1)  e  sostenuti  da  basidii  fdiformi 
lunghi  30-50  ^.. 

Affine  a  questa  è  la  P.  truncata  Lèv.  la  quale,  però, 
vive  come  saprofita  sui  rami  e  sul  legno  della  quercia, 
del  faggio,  del  salice,  del  pioppo,  dei  coni  dell'a- 
bele,  ecc.  (Conviene  isolare  e  bruciare  le  prime  piante 
colpite  e  fare,  sulle  altre,  delle  pennellature  con 
solfalo  di  ferro  al  25-30  o/o- 

P.  Banksiana  Cav.  —  Macchie  cenerognole  sulle 
foglie  di  Banksia  (conidii  4-settati,  20-22  »  6,  con 
3  setole). 

P.  Briosiana  Montem.  —  Macchie  grandi,  circolari, 
per  lo  più  marginali,  striate  concentricamente,  sulle 
foglie  di  Antkurium  (con.  4-seltali,  17-20  »  6-7,  con 
2  setole,  17-18  «1). 

P.  Thiimenii  Speg.  —  Gli  acini  della  vite  si  corru- 
gano, si  fendono  ed  essiccano  presentando,  in  seguito, 
macchie  brune,  poi  nere  con  piccole  protuberanze 
(con.  cuneiformi,  4-settati,  olivacei,  35  «  6,  col  loculo 
terminale  terminato  da  due  setole  incolore,  15  »  1 ,3). 

P.  avicola  Speg.  • —  Macchie  cineree,  con  orli  bian- 
chicci, sugli  acini  e  sulle  foglie  della  vite  (con.  fusi- 
formi, 4-settati,  olivacei,  35  «  8-10,  con  3  setole). 

P.  viticola  Cav.  —  Macchie  brune  di  varia  gran- 
dezza, sugli  acini  della  vile  (con.  ovalo-ellissoidali, 
4-5  settati,  14-20  »5-ri,  InuMaslii  od  olivacei,  con 
1  setola). 

P.  alfinis  Sacc.  et  Vogl.  —  Punticini  neri  sui  rami 
iW  vite  e  noce  {con.  ovoidali,  3-settati,  14-20  «6-8, 
con  4-5  setole). 

P.  depaxeoides  Ottli.  —  Punticini  neri  sulle  foglie 
di  rosa  (con.  3-settali,  con  1  setola,  12»  5). 

Gen.  Pestallozzina  Sacc. 
Pestailoz/iiua  Soraueriana  Sacc.  —  Produce  sulle 
foglie  della  coda  di  topo  (Alopecurus  pratensis  L.) 
piccoli  punti  bruni,  poi  macchie  quasi  nere,  lunghe  da 
0,5  a  1  mm.,  brunastre  nel  centro. La  foglia  lentamente 
ingiallisce,  poi  diventa  bruna  e  muore.  I  culmi  delle 
piante  colpite  restano  grossi,  ma  corti,  con  spighe 
grigie  dapprima,  poi  brunastre,  vuote  alla  base.  Lo 
stelo  può  restare  anche  inguainalo  ed  allora  muore 
precocemente.  Gli  acervoli  sono  piccoli,  neri,  con 


/fimuriii  (1(1  lù 


eli  ^h'diKjlt, 


tdiiidii  fusoidali,  50-60*  10-12,  2-3- i  settati  con  3 
0  i  setole  filiformi,  flessuose,  lunghe  20-30  ;j:. 

Gen.  Septogloeum  Sacc. 

Septoglociim  Hartigianiim  S.irc.  —  Vive  sulle  gio- 
vani piante  di  Acer  campester.  Infesta  i  giovani  rami, 
impedisce  lo  sviluppo  delle  foglie  terminali  :  solo  si 
accrescono  le  foglie  inferiori.  Sui  rami  imbruniti  si 
formano  acervoli  con  basidii  lunghi  30-35  <j.,  a  ro- 
nidii  oblunghi,  brunastri,  continui  od  1-2  settati, 
26-3G«  10-12. 

S.  Araeiildis  Racib.  —  Macchie  circolari  nere  orlate 
di  giallo,  larghe  4-5  sino  a  10  |ji,  solitarie  o  confluenti 


in  modo  da  coprire  lutto  il  lembo  della  foglia  di  Ara- 
c/iis  hypogaca,  Giava  (conidii  2-4  settati,  cenerognoli, 
20-34  «  9). 


HYPHOMYCBTEAE 

Sono  funghi  con  micelio  epifita  od  endofita,  ma  di 
vita  breve,  che  si  disarticola  in  numerosissimi  co- 
nidii di  vario  colore,  i  quali  formano  depositi  polve- 
rulenti, conosciuti  col  nome  di  muffe. 

A  seconda  del  vario  colore  delle  ife  fungine,  e 
quindi  dei  conidii  e  della  loro  varia  disposizione,  si 
dividono  nei  seguenti  gruppi  : 


1  Ife  fruttifere  disposte  senza  alcun  ordine 2 

I  1)  riunite  in  fascetti  allungati Stilbee  (3) 

(  »  )i        in  un'aureola  a  forma  di  verruca TcnERCDi.ARiEE  (4) 

^  Ife  esili  come  i  conidii,  incolori  o  di   color  rosso,  giallo,  ecc.,   non   hruno  .  Mucedinee  (1) 

t  11  rigide  e  come  i   conidii   di   color  fosco  o  nero Demaziee  (2). 


ovali  o  leggermente  cihnd 
oblunghi  o   fusoidei  2-plur 


Mucedinee. 

Diitinui  .     .     .     . 
fusoidali.    I-sella 


Scz.  Amebospore 

Il       DirJIMOSPORE 

Il     Frarmospobe. 


AMEnosponii. 

t'.onidiofori  semplici 2 

I)  poco  ramificati Gen.  Oviilaria  (8) 

Il  distintamente  ramilicati 5 

Conidiofori  separati 3 

Il  fascicolali Gen.  Microslroma  (2),  Ophiocladium  (10) 

Conidiofori  appena  visibili Gen.  Cromosporium  (i) 

Il  brevi,  ma  distinti 4 

Conidii  cilindrici  od  ovali Gen.  Oidium  (3),  Acladmm  (6) 

Il        globosi Gen.  Paepalopsis  (4) 

Conidiofori  eretti  e  rami  verticillati Gen.   VerticiI lium  (9) 

Il                 11              II                11            e  riuniti   in   capolino  ....       ii      Spicularia  (5) 
Il  ramificali  senza   alcun  ordino ii      Botrytis  (7). 


Geiì.  Chrcmosporium  Corda. 

(.hromosporiiim  maydis  (Ces.)  Sarc.  (Verdcnutie 
del  nnii.i).  —  Produce,  sui  frutti  del  granoturco, 
macchie  od  anelli  verdastri.  Ha  un  micelio  con  ife 
esilissime,  che  si  addentrano  nelle  cariossidi  e  for- 
mano, verso  l'esterno,  ciuflelli  di  conidii  sferici, 
verdognoli,  larghi  2  ii. 

Gen.  Microstroma  Nicssl. 

Micrnslronia  alliiiiiK  Ocsm.  iSacc. — Determina  sulle 
foglie  (MU- ij(iercrt<J.r(iljitr,scssili flora, cerrin, ecc.), 
selvagge  o  coltivate  nei  giardini,  piccole  macchie 
gialle,  dapprima  tondeggianti,  che  confluiscono,  in 
breve,  tanto  da  coprire  tutta  la  lamina.  Nella  pagina 
inferiore  si  protendono  numerosissimi  cespuglietti 
bianchi,  tondeggianti,  costituiti  da  fascetti  di  ife  frut- 
tifere che  portano  all'apice  4-6-7-8  conidii  cilindrici 
n,l  iivalo-ohlnnghi  (5-10  «  3-3,5). 

M  jiijilaiKlisCBér.jSacc. — Comunissimo  sulle  roi;lie 


del  noce,  ed  induce,  nella  pagina  superiore,  macchie 
gialle,  irregolari,  limitate  dalle  nervature  secondarie, 
isolale  dapprima,  quindi  confluenti  in  mudo  da  esten- 
dersi su  tutta  la  lamina.  Corrispondeiilciiirnlr,  nella 
pagina  inferiore,  sporgono  minutissimi  lioiclielti 
bianchi. 

La  superficie  malata  imbrunisce  in  seguito  e  si 
rompe  facilmente.  Restano  colpiti  anche  i  picciuoli, 
i  peduncoli,  nonché  i  giovani  frutti.  É  specialmente 
nel  punto  d'inserzione  del  frutto  sul  peduncolo  che 
si  verifica  uno  sviluppo  straordinario  del  micelio  e 
quindi  la  disaggregazione  dei  tessuti  ed  il  distacco 
precoce  dei  frutti. 

La  pruina  bianca  risulla  costituita  da  basidii  clavati, 
lunghi  18-20  u  e  muniti,  all'apice,  di  esili  filamenti 
sui  quali  sono  inseriti  i  conidii  fusoidei  od  ovali, 
lunghi  5,5-7  [i,  più  comunemente  0  a,  e  larghi  3  (j. 

SciiROETER  riferisce  questo  fungo  al  gnippo  dei 
Basidiomiceti,  E\obasidiacei. 


l'aloiO(ji(i  (cijcliile. 


.NiovA  lATir.i..  Agraria,  1. 


250 


Patologia  vegetale 


Gen.  Oidium  Link. 

Oidium  Vaierianelhie  Fuck.  —  Induce  uii'efllore- 
scenza  bianca  sulle  foglie  od  anche  su  lulla  la  pianta 
di  Valer iaiiella,  che  essicca  in  breve  (conidii  ovato- 
oblunghi). 

0.  Driininiondii  Thiim.  —  Sulle  foglie  di  Phlox 
Drummondii,  efflorescenza  bianco-rosea  o  grigiastra 
(con.  ellitlico-allungati,  20-24*14-16). 

0.  Chrjsanthemi  Raberi.  —  Efflorescenza  bianca 
sulle  foglie  dei  crisantemi  (conidii  allungati,  40- 
50  «  20-25). 

0.  Violae  Pass.  —  Efflorescenza  bianchiccia  sulle 
foglie  di  Viola  tricolor  (con.  ellissoidali). 

0.  Aceris  Raben.  —  Efflorescenza  bianco-rosea 
sulle  foglie  ÀaWAcer  pseudoplatanus  (con.  ovoidali, 
25  «  10,  od  anche  lunghi  sino  a  45  ^). 

0.  Mespliinum  Tliiim.  —  Deposito  aracnoideo, 
bianco,  sulle  foglie  del  Mespiliis  germanica  (conidii 
ovato-allungati,  incolori  o  leggermente  grigiastri, 
10  «  6). 

0.  tterberidis  Thùni.  —  Esilissimo  deposito  arac- 
noideo sulle  foglie  del  Berberis  vulgaris  (conidii 
cilindrici,  7-8  «3-3,5). 

0.  Tabaci  Thiim.  —  Tenera  efflorescenza  bianca 
sulle  foglie  del  tabacco  (conidii  cilindrici,  11- 
14  ^  4-5). 

0.  Verbenae  Tliùm.  et  Boll.  —  Macchie  grigio- 
rosee,  circolari  e  sinuose,  piccole,  solitarie  o  con- 
fluenti, sulle  foglie  di  Verbena  (conidii  ellissoidali, 
10-12  «4-7). 

0.  Fragariae  Harz.  • —  Macchie  grigiastre,  irrego- 
lari, mollo  espanse,  sulle  foglie  di  fragola  (conidii 
ovoidali,  30-32  «14-15). 

0.  Ljcopersicum  Cooke  et  Mass.  —  Larghi  depositi 
aracnoidei  di  fili  bianchi  sulle  foglie  e  sui  fusti  del 
pomodoro  (con.  subglobosi,  diam.  8-9  u). 

0.  Cydoniae  Pass.  —  Macchie  circolari  grigiastre, 
polverulente,  sulle  foglie  di  cotogno  (con.  ellissoidali, 
22-23  «  15). 

0.  farìnosnm  Cooke.  —  Macchie  bianche,  circo- 
lari, lanugginose,  sui  giovani  rami  e  sulle  foglie  di 
melo  {con.  28-30  «12). 

0.  pirinum  Eli.  et  Ever.  —  Macchie  larghe,  bru- 
uastre,  coperte  di  polvere  grigia,  che  si  allargano 
tanto  da  uccidere  tutta  la  foglia  di  Piriis  coronaria 
(con.  sferici,  12-16  |x). 

0.  destruens  Peck.  —  Macchie  brune,  bianco- 
cenerognole,  sulle  foglie  di  Amelanchier  cana- 
dense  e  Prtinus  serolina  (conidii  subsferici,  lunghi 
5-15  ,.). 

Gei).  Paepalopsis  Kuhn. 

Paepalopsis  Irmiscbiae  Kuhn.  —  Pruina  bianca, 
polverosa,  nella  corolla  delle  primule  (con.  globosi, 
3-8,  per  lo  più  5  u.  diam.). 


Gen.  Spicularia  Pers. 

Spiciilaria  Icterus  Fuck.  —  Sulle  foglie  ingiallile 
di  vite,  accelerandone  la  morte,  in  forma  di  una 
muffa  giallo-ocra  (con.  ovato-oblunghi,jalini,  14  =>  H). 

Gen.  Acladium  Link. 
AcladJum  inleraneum  Thiim.  —  Rende  bruni  gli 
acini  della  vite,  a  buccia  ispessita  e  raggrinzati  nella 
metà  inferiore  (con.  ellissoidali,  8  «  4). 

Gen.  Botrytis  Mieli. 

Bolrytis  vulgaris  Fr.  — ■  Vive  essenzialmente  come 
saprofita  su  moltissime  piante  coltivate,  erbacee  o 
legnose.  Può  anche  svilupparsi  quale  parassita. 
Cosi  Penzig  la  descrive  come  dannosa  agli  agrumi, 
Briosi  e  Cavara  la  trovarono  sulle  Dalie.  Produce, 
sulle  foglie  0  sui  fiori,  una  muffa  grigiastra  che  de- 
compone i  tessuti.  Il  micelio  è  incoloro;  i  conidiofori 
sono  eretti,  oiivacei,  cilindrici,  divisi  da  setti,  rami- 
ficati e  con  capolini  di  conidii  ovali  od  ellittici,  jalini 
0  grigiastri,  10-12  «  7-9. 

B.  ÌDfestans  (Hazsl.)  Sacc.  —  Induce  una  decolo- 
razione nel  fusto  delle  piante  maschili  e  poi  anche 
femminili  di  canapa.  Sulla  fascia  biancastra,  larga 
10-20  mm.,  compare  in  seguito  una  muffa  di  color 
verde  bruno.  Dopo  pochi  giorni  marcisce  la  porzione 
superiore  del  fusto.  I  conidiofori  eretti,  semplici, 
portano  conidii  ovali,  jalini,  lunghi  10-12  ^i.. 

B.  parasitica  Cav.  —  Infesta  le  foglie,  gli  scapi  ed 
i  fiori  dei  tulipani,  inducendovi  macchie  giallognole 
che  si  allargano  quindi  in  zone  bianche  e  grigie  e  si 
ricoprono  di  una  mufla  costituita  da  conidiofori  ci- 
lindrici ingrossati  alla  base,  settati  e  ramificati  al- 
l'apice con  conidii  ovoidali,  jalini  (16-20  «  10-13). 
Sugli  organi  secchi  si  producono,  in  seguito,  scle- 
rozii  sferici  od  allungali,  neri  e  globosi  (Sclerolium 
Tulipae  Uh.).  Bisogna  distruggere  le  parti  malate. 

B.  corolligena  Cooke  et  Mass.  —  Efflorescenze 
liiaiiclie  che  inducono  la  marcescenza  dei  fiori  di 
Calceolaria  (con.  ovoidali,  25  «15-18). 

B.  Douglasii  Tubeuf.  —  Induce  l'essiccazione  dei 
giovani  rami  e  delle  foglie  di  Abies  Doiiglaxii  (conidii 
bolrioidali,  ovoidei,  9  «  6). 

Gen.  Ovularia  Sacc. 
Ovularia  pusilla  Sacc.  —  Macchie  gialle,  ocracee 
od  aranciate,  orlate  di  rosso  bruno,  nella  pagina  in- 
terna, grigio-brune  nell'esterna,  con  piccoli  ciuffetti 
di  una  muffa  bianca,  sulla  Poa  dei  prati  ed  in  alcune 
rosacee  (Alchemilla,  ecc.)  [conidiofori  continui,  ja- 
lini, rigonfiati  alla  base,  denlicidali  all'apice  (60- 
70  «  2, 5)  con  conidii  ovoidali,.")- IO  =  ^-^,5,  rnr.  4-5]. 
E  specialmente  in  vicinanz.i  (Km  Indizili  umidi  ed 
ombreggiati  che  s'inizia  l'inrezinne  di  questa  e  delle 
altre  forme  seguenti;  si  consiglia  di  falciare  l'erba 
ove  si  hanno  i  primi  sintomi  di  malattia. 


Ifomiceli  od  Eumiceti  (Funghi) 


0.  piilcliella  (Ces.)  Sacc.  —  Macchie  nimierose, 
addensale,  tondeggianti  od  oblunghe,  2-6  millimetri, 
ocracee,  con  orlo  roseo,  sulle  foglie  della  Daclylis 
glomerala  e  della  ma^wlina  (Lolium  italicum)  (co- 
nidiofori  semplici  o  ramificali,  nel  Lolium  1 -settati, 
ronidii  ovali,  8-12  «6-7). 

0.  Holci-lanali  Cav.  —  Macchie  ferruginee  sul 
cidino  della  bambagiona  (conidiofori  eretti,  1-2-set- 
lati,  jalini,  17  »  2,  con  conidii  solitarii,  ovalo-allun- 
ijati, 16-27  -6-10). 

0.  sphaeroidea  Sacc.  —  Macchie  brune  di  secche- 
reccio, ricoperte  da  una  mulTa  bianca,  sulle  foglie  e 
sui  fusti  del  trifoglio  giallo  {Lotus  corniculatus) 
Cconidiofori  40-50 a  3,  con  conidii  sferici  «-IO  jx 
diam.,  rar.  8  «  7). 

0.  deusla  Sacc.  —  Macchie  bruno-nere  molto 
larghe,  con  piccoli  punticini  rossicci  sulle  foglie  di 
Luthìjrus  pratennis  (conidiofori  semplici,  esili,  con 
conidii  lanceolati,  12  »  4). 

0.  Brassicae  Bres.  et  Ali.  —  Macchie  bianche,  ton- 
deggianti od  irregolari,  spesso  confluenti,  sulle  foglie 
del  navone  {Brassica  Napus)  (conidiofori  filiformi, 
flessuosi,  60-80  «  2-3,  con  conidii  ovali,  6-8  «  3). 

0.  MacLirae  EU.  et  L.  —  Macchie  bruno-ferrug- 
ginose,  rotonde,  sulle  foglie  di  Machina  aurantiaca 
(>ori.  ovali,  8-9  «2,5-3).' 

0.  Brassicae  Bres.  et  Ali.  —  Macchie  subcircolari 
od  irregolari,  spesso  confluenti,  bianche,  sulle  foglie 
(li  flrassim  D/apiis  esculenta  (con.  ovali,  6-8  «3,3). 

0.  Halorum  Cooke.  —  Macchie  effuse,  confluenti, 
bianche,  farinose,  sulle  foglie  vive,  sui  picciuoli  e  sui 
giovani  rami  di /jcro  (con.  ellissoidali,  10-12  «4-5). 

0.  necans  Pass.  —  Induce  sulle  foglie  del  nespolo 
e  del  cotogno  una  macchia  livida  verso  la  metà  della 
foglia,  lungo  le  nervature,  che  dapprima  ristretta 
invade  gradatamente  tutta  la  lamina  tanto  da  farla 


.seccare.  Nella  pagina  superiore  e  lungo  le  nervature, 
si  sviluppa  il  deposito  bianco  dei  conidiofori,  brevi, 
cilindrici  o  subclavati,  semplici  o  poco  ramificati, 
con  conidii  globosi  disposti  in  2  o  3  serie  lineari, 
del  diametro  di  7-5-12  j/. 

0.  monilioides  Eli.  et  M.  —  Macchie  rosso-brune, 
rotonde,  del  diametro  da  1  a  4  mm.,  sulle  foglie  di 
Magnolia  f  conidiofori,  35-40  «  3,  con  conidii  obovati, 
continui,  12-17  «fl-12). 

Gen.  Verticillium  Nees. 
VerticilJMini  allto-atnini  Reinke.  —  Macchie  brune 
sulle  foglie  e  sui  fusti  della  patata. 

Gen.  Ophiocladium  Cav. 
0|)liiocladium  Hordei  Cav.  —  Piccole  chiazze  li- 
neari, disseccate,  bianche,  sui  culmi  dell'o/'ìo  (co- 
nidiofori jalini,  continui  od  1-2-settati,  20-30  «3-4, 
con  conidii  ovali,  0-8  «  4-5). 

DlDIMOSl'ORE. 

Gen.  Didymaria  Corda. 

Funghi  con  conidiofori  senijilici,  eretti,  e  conidii 
I-settati,  ovali,  jalini. 

Dldjmaria  prunicola  Cav.  —  Macchie  numerose, 
livide,  circolari,  del  diametro  di  4-6  mm.,  alquanto 
rilevate,  fra  loro  confluenti,  nella  pagina  superiore 
delle  foglie  del  pruno.  Si  accresce  tanto  da  far  dis- 
seccare e  cadere  le  foglie  (conidiofori  eretti,  semplici, 
I-settati,  120-122  «2,5-3;  con.  ripiegali,  ovali,  leg- 
germente ristretti  al  setto  e  verdognoli,  12-17  «  6-9). 

D.  IJngheri  Corda,  f.  Chrjsanthemi  Vogl.  —  Mac- 
chie circolari  nere,  con  deposilo  bianco  sulle  foglie 
del  crisantemo  (conidiofori  filiformi,  con  conidii 
obovali,  25  «  6). 


Fragmospore. 

^   r.oniiliofori  ben  distinti 2 

\            I)            brevissimi,  poco  distinti  dai  conidii 3 

^  Conidii  ovato-cilindrici Gen.  Ramularia 

^  f        II        vermiformi       »      Cercosporella 

l   Conidii  fusiformi,  incolori,  con  setole  all'apice  0  presso  il  sello  superiore  Gen.  Mastigosporium 

3  }         >i              1)           un  po'  ricurvi,  senza  setole »      Fustsporium 

f         »        cilindrici,  in  catenelle »      Septocylindrium. 


Gen.  Eamularia  L'ng. 

Itaniiilaria  rosea  (Fuck.)  Sacc.  —  Macchie  bruno- 
ocracee,  irregolari,  sulle  foglie  dei  salici,  spesso 
connuenti  (conidiofori  diritti,  semplici  o  brevemente 
ramificali,  septali,  incolori,  50-80  «3-3,5;  conidii 
cilindrici  o  fusoidali,  olitisi  agli  apici,  I -settati, 
25-35  «  3-4). 

\\.  Areola  Atkinson.  —  Macchie  pallide,  poi  brune, 
irregolari,  sulle  foglie  del  coloiie  (conidii  oblininlii, 
1-3-Wttali,  14-30  «4-5). 


II.  Arnioraciae  Fuck.  —  Macchie  subocracee,  quindi 
di  secchereccio,  con  piccoli  tumoretli  bianchi  sulle 
foglie  di  Armoracia  (con.  bacillari,  15-20  «3-4). 

H.  Galegae  Sacc.  —  Macchie  subcircolari,  bian- 
chicce,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  Galega  o/ji- 
cinalis  (conidii  fusoidali,  continui  od  1 -settati,  17- 
20  «  4-5). 

R.  Mahae  Fuck.  —  Macchie  di  secchereccio, 
bianchicce,  oblunghe,  sulle  foglie  di  Matra  roluiali- 
folia  (con.  fusiformi,  21-22  «4). 


Patol(ìf/ia  vcficlnìe 


R.  Primulae  Thiini.  —  Macchie  larghe,  angolose, 
ocracee,  che  confluendo  possono  indurre  la  essicca- 
zione quasi  completa  delle  foglie  di  Primula  colti- 
vate 0  spontanee  (con.  fusoidali,  continui  od  I-set- 
tati, 20-30  «  3-6). 

U.VincaeSacc.  —  Macchie  subcircolari,  biancliicce, 
orlale  di  bruno,  sulle  foglie  delle  pervinche  (conidii 
1 -sellati,  20-30  «2,3-3). 

\\.  laclea  (Desm.;  Sacc.  —  Macchie  circolari,  dap- 
prima bianche,  orlate  di  bruno,  quindi  grigiastre  o 
zonale,  sulle  foglie  della  viola  mammola  e  Y.  /ricolor 
(con.  continui  od  i-settati,  8-12  «2-3). 

R.  Tarialiilis  Fuck.  —  Macchie  giallicce  e  ferrug- 
ginose  sulle  foglie  delle  Digitalis  coltivate  (conidii 
12-24  «  3-4). 

R.  montana  Y.  —  Macchie  grigie,  rotonde,  con- 
fluenti, sulle  foglie  di  Vida  crucca  (con.  continui  od 
1 -settati,  29-44  «6-8). 

R.  Vallisumbrosae  Cav.  —  Macchie  livide  o  gial- 
lastre, oblunghe,  che  possono  confluire  in  modo  da 
colpire  tulla  la  foglia  dei  narcisi  (con.  1-2-3-seltali, 
14-44  «4). 

R.  Onobrychidis  AH.  —  Macchie  circolari,  di  sec- 
chereccio, quindi  brune,  sulle  foglie  di  lupinella 
(con.  1 -settati,  20-30  «3-5). 

R.  Heraclei  Sacc,  var.  Apii  graveolenti»  Sacc.  et 
Beri.  —  Macchie  di  secchereccio,  brune,  sulle  foglie 
del  sedano  (con.  cilindrici,  22-38  «  4-5). 

R.  Petuniae  Cooke.  —  Macchie  larghe,  circolari 
od  irregolari,  ocracee,  sulle  foglie  di  Petunia  (co- 
nidii cilindrici.  I-settati,  20-22  «  4). 


Gen.  Cercosporella  Sacc. 

Cercosporella  persica  Sacc.  —  Macchie  biancastre 
sulle  foglie  di  pesco  (conidii  cilindrici,  phirisettali, 
40-60  «  4-5). 

(;.  Evonyrai  Erikss.  —  Macchie  circolari  od  ango- 
lose, grigiastre,  orlate  di  porporino,  sulle  foglie  di 
eriiiiimn  (con.  40-44  *  3). 

C.  iiiingarica  Baurn.  —  Macchie  tondeggianli, 
grigiastre,  quindi  di  sccciiereccio,  confluenti  su  tulla 
la  lamina  del  Lilunn  Morlagon  (conidii  obclavati, 
3-5-settati,  .")()-l(«»  --  3-6). 

Gen.  Mastigosporium  Riess. 

llastigosporlum  album  Riess.  —  Macchie  bruno- 
nere,  resistenti,  allungate,  sulle  foglie  e  guaine  del- 
VAlopecurus  praten.sis  (conidii  fusiformi,  55  «12, 
portati  da  un  corto  pedimcolo  cilindrico,  con  3  setole 
incolore). 

Gen.  Fusisporium  Link. 

Fusisporiiim  Soiani  Mart.  —  Favorisce  la  cancrena 
delle  palale  (conidii  ellissoidali,  fusiformi,  falcali, 
3-5-seltali,  40-60  «  7-8). 

Gen.  Septocylindrium  Bon. 

Seiilocjlindriura  punctatum  (Bon.)  Sacc.  —  Piccole 
macchie  bianchicce  sulle  foglie  dei  salici  (conidii 
ellissoidali,  3-settati). 

S.  (lissiiiens  Sacc.  —  Piccole  macchie  brune  dis- 
sociale, sulle  foglie  di  vite  (con.cilindi'ici,  1 -3-settati, 
50-70  «5-6,  olivacei). 


Demaziee.  —  Amerospore. 

^  Conidiofori  pochissimo  ilistinti  dai  conidii  globosi  od  ovoida 

l  II  ben  distinti 

^  Conidii  non  catenulati,  conidiofori  brevi  e  semplici  .     .     . 
l         II        disposti  a  catenella  con  conidio,  ramilicati    .     .     . 


Gen.   Tonda  e  Gyroceri 


Gen.  Acreinonieìla 
Il      Hormodendrh 


Gen.  Torula  Pers. 

Tonila  Alili  Sacc.  —  Macchie  di  secchereccio  co- 
perte da  una  muffa  nera  sulle  tuniche  della  cipolla 
(conidii  in  catenelle  di  5-10,  i  terminali  bruno-neri, 
grossi  14  [i). 

Gen.  Gyroceras  Corda. 

Gjroceras  ceitidis  (Bivona)  M.  et  C.  —  Macchie 
nericce,  tondeggianti,  di  secchereccio  nella  pagina 
superiore,  e  castagno-polverulenle  nella  inferiore 
delle  foglie  di  Celtis  australis. 


Gen.  Acremoniella  Sacc. 

Acremoniella  occulta  Cav.  —  Macchie  nere,  punti- 
formi, sui  culmi  del  grano  (con.  ellissoidali,  iieris- 
simi,  13-15  «9-12). 

Gen.  Hormodendrum  Bon. 

Hormodendrum  Hordel  Br.  —  Macchie  brune  sulle 
foglie  e  sui  culmi  dell'orbo  (conidii  tondeggianti  od 
ovali,  con  1-3  setti,  verrucosi). 


DlDlMOSPOUE. 
ife  miceliari 


Conidiofori  pochissimo  distinti  dall 

semplici 

Il  ramificati,  conidii  per  lo  più  cate 


Gen.  Ci/cloconium  (I) 


ti,  continui  o  2-.i- 

settati »  Cladosporlicni 

^   Conidiofori   brevi 3 

'  Il  allungati Gen.  Passaìora  (2) 


Ifomireli  od  Eumiceli  (Fiiiìff/ìi) 


l  Conidiofori    con    conidii    ovali    o    quasi    clavali.   isolati    od    appaiali 

)  all'apice  del  conidioforo Gen.  Fusicìadium.  (3) 

(  Il  con  conidii  oblunghi  od  ovali  che  si  formano  all'apice 

od  ai  lati   del   conidioforo »      Scolecotrichum  (4). 


Gen.  Cycloconium  r.ast. 

Cycloconiiim  oleaginiini  Cast.  —  Colpisce  le  lamine 
fogliari  ed  i  frulli  duìVoliro;  sulla  pagina  superiore 
(Ielle  foglie,  produce  macchie  tondeggianti  che  con- 
Muiscono  in  modo  da  occupare  quasi  tutto  il  lemho, 
i;rigiaslre  nel  centro,  bruno-rossicce  alla  periferia. 
Le  foglie  in  breve  si  rivoltano  nei  margini  e  si 
staccano  dalla  pianta.  I  conidii,  che  si  sviluppano 
all'esterno,  sono  ellittici  od  ovali,  giallo-verdastri, 
I-settati  (17-25 «10-11). 

Si  consigliano  le  irrorazioni  con  solfalo  ili  rame. 


Gen.  Passalora  Fr 


Moni 


l'assaiora  bacilligera  (Moni.)  Fr.  —  PriKliice  mi- 
intissimi  ccspugliclli  binili  sulla  pagina  inferiore 
Ielle  foglie  (lcli".l///».s-  !/lìil/iios(i,  aggregati  per  lo 
la  ricoprire  la  intera  lamina 
Ili-lavati,    iiniseltati,    olivacei, 


pili  111  iiiiiiicni  lai 
(conidii  allungati, 
30-50^5-7). 

1*.  microspernia  1 
tali,  olivacei,  sulle 
2S  =  8). 

Gen. 


lidi.  — .Mimili  eespnglietti  vellu- 
foylie  di  .l///».v  liìcinift  icmiidii 


Fusicìadium  lion. 


Comprende  alcuni  parassiti  dannosissimi,  special- 
mente al  pero  ed  al  melo.  11  micelio  si  addentra  nei 
tessuti  cellulari  uccidendoli  e  produce,  alla  superficie 
degli  organi,  depositi  polverulenti  neri.  Si  possono 
combattere  colle  irrorazioni  di  poltiglia  bordolese 


Fig.  295. 
Mela  ticcliioiata. 


g.  296.  -  Stioma  frutti- 
fero con  conidii  di  fiisi- 
cladmm  dendriliciini. 


Fusicìadium  dendriticum  (Wallr.)  Fuck.  (Ticcliio- 
Idluva  0  brusone  del  melo).  —  Produce  macchie 
nero-olivacee,  polverulente,  vellutate,  sulle  giovani 
foglie  del  melo,  quindi  vescichette  grigiastre  sui  rami 
verdi.  In  tal  caso  l'epidermide  si  rompe  facilmente 
e  si  formano  croste  dure,  nere.  Il  danno  maggiore 
si  ha  quando  l'infezione  passa  nei  fruiti  determi- 
nandovi macchie  circolari  nere,  quindi  pustole  so- 
verose  brune,  circondale  da  una  zona  nera.  Per  lo 


|)iù  le  pustole  si  estendono  a  buona  parte  del  fruito 
che  resta  screpolato  in  vari  punti  e  quindi  di  nessun 
valore  commerciale.  La  porzione  bruna  è  costituita 
da  conidiofori  filiformi,  eretti,  a  ciuflì  (50-00  »  5), 
terminati  da  coiiiilii  l'usoidali,  rar.  I -settati,  olivacei 
(30^7-11)  (lìg.  -2a"i  e"2'.)(;). 

Secondo  .\iieriiolii,  sulle  foglie  si  svilupperebbero, 
in  autunno,  i  peritecii  di  un  ascomicete,  la  Venluria 
clilorospora  Ces.,  che  rappresenterebbe  la  forma  in- 
vernale del  fungo. 

Danno  ottimi  risultati  le  irrorazioni  precoci,  sulle 
foglie  e  sui  frutti,  della  poltiglia  bordolese  all'I  %. 

F.  pirinum  (Lib.)  Fuck.  (Ticchiolatura  del  pero). 
—  Si  sviluppa  sulle  giovani  foglie  e  anche  sui  rami 
verdi  del  pero,  deìV Amelanchier  e  del  Crataegus 
pyracantha,  producendovi  macchie  di  solito  circo- 
lari, conlluenti,  bruno-nere,  vellutate.  Induce  pro- 
fonde screpolature,  ed  estendendosi  all'estremità 
dei  rametti,  uccide  le  gemme.  Sui  giovani  frutti 
forma  macchie  più  o  meno  estese,  nero-polverulente, 
quindi  soverose,  che,  confluendo,  rendono  il  frutto 
screpolato  in  varie  direzioni  (fìg.  207-300).  Il  de- 
posilo vellutato  è  prodotto  da  conidiofori  brevi, 
denticolati  all'apice,  con  conidii  ovato-fusoidei,  con- 
tinui, olivacei,  28-30  »  7-9.  Secondo  .4derhold,  la 
forma  periteciale  sarebbe  la  Venluria  pirina  (Cooke) 
Ad.  —  Si  combatte  colla  poltiglia  all'i  %. 

F.  pirinum,  var.  Eriobotrjae  Seal.  —  Pustole  spor- 
genti, tondeggianti  o  confluenti  in  placche  coriacee, 
di  colore  bruno-olivaceo,  a  contorno  più  scuro,  sulle 
foglie  del  nespolo  del  Giappone  (con.  ovato-lanceo- 
lati,  troncati  alla  base,  acuti  all'apice,  foschi). 

F.  Cerasi  (Rab.)  Sacc.  —  Induce  sui  giovani  frutti 
del  cilief/io  un  deposilo  polverulento,  vellutato, 
verde-bruno,  che  si  estende  in  modo  da  impedirne 
la  regolare  maturazione  (con.  oblungo-fusiformi,  di 
color  verde  sbiadito,  20-25  *  4-4,5). 

F.  Lini  Sor.  —  Induce  l'avvizzimento  di  buona 
parte  della  porzione  superiore  e  l'ingiallimento  delle 
foglie  del  lino.  In  tali  porzioni  si  formano,  in  se- 
guilo, macchie  brune,  ovali  od  ellittiche  a  contorno 
ben  definito  (conidii  sferici  od  ovali,  incolori,  8-14- 
16^4). 

F.  destruens  Peck.  —  Macchie  polverulente,  oli- 
vaceo-brune,  sulle  foglie  lìnW arena  (con.  oblunghi, 
1-settali,  7-20  «5-7). 

Gen.  Scolecotrichum  Kunze  et  Sch. 
Scolecotrichum  Fravini  Pass.  —  Danneggia  forte- 
mente le  foglie  del  frasnino,  determinandovi  larghe 
macchie  di  secchereccio  (conidii  cuneiformi,  giallo- 
bruni,  1-seltali,  12,5^5). 


Patologia  vegetale 


Fig.  299. 

Pera  afletta  da  ticchiolalii 

(Dal  Prilmeux). 


Fig.  297.  —  Foglia  di  pero 
affetta  da  licchioìalura  o 


Fig.  298.  —  Due  ramoscelli  di  pero 
coperti  da  crepacci  sinuo.si  prodotti 
dal  Fusicladium  pirinum. 


ig.  300.  —  A,  Conidiofori  con  conidio  na- 
scente di  Fusicladium  piriììum  ;  B,  Conidii 
maturi  germinanti. 


S.  graminis  Fuck.  —  Colpisce  Vavena  e  quasi  tutte 
le  graminacee  dei  prati.  Sulle  foglie,  si  formano 
macchie  giallo-brune,  le  quali  si  allungano  in  modo 
da  coprire  quasi  tutta  la  lamina,  e  cosi  le  foglie  essic- 
cano precocemente  e  si  accartocciano  (con.  clavato- 
fusiformi,   1-settali,   olivaceo-bruni,  35-45  »  8-10). 

S.  Hordei  Rostr.  —  Determina  l'ingiallimento  delle 
foglie  dell'orzo  e  striature  biancastre  (con.  oblunghi, 
gialli,  1 -settati). 

S.  Koumegueri  Cav.  —  Piccole,  ma  numerose 
macchie,  oblunghe,  a  contorno  irregolare,  nerastre 
nella  pagina  superiore,  bianco-cenerognole  inferior- 
mente, sulle  foglie  della  canna  da  spazwle  (conidii 
ovati,  olivacei,  1 -sellati). 

S.  melophthoruni  Prill.  et  Del.  —  Macchie  ocracee 
sulle  foglie  del  melone  ed  ulceri  sui  fusti  e  frutti 
(con.  continui  od  I-settati,  20-25» 5-6). 

S.  Iridis  Fautr.  et  Roum.  —  Macchie  allungale, 
olivacee,  sulle  foglie  del  giaqgiolo  (con.  1 -sellati, 
40-42  «20-22). 


Gen.  Cladosporium  Link. 

Comprende  numerosissime  specie,  le  quali  pos- 
sono vivere  come  parassiti  di  piante  coltivate,  indu- 
cendovi un  annerimento  caratteristico.  I  conidiofori 
sono  semplici  o  ramificati,  brunicci,  riuniti  in  ciuf- 
fetti,  e  i  conidii  ovali,  per  lo  più  catenulati,  sono  di 
solito  divisi  da  1-2  o  3  setti  trasversali.  Sono  indub- 
biamente stadi  di  sviluppo  di  Ascomiceti.  Conviene 
allontanare  subito  le  piante  colpite  e  distruggerle. 

Cladosporium  herbarum  Link.  —  È  un  fungo  diffu- 
sissimo in  tutte  le  regioni  e  sopra  quasi  tulle  le 
piante  in  via  di  deperimento.  Vive  però  anche  come 
parassita  specialmente  sul  grano  ed  altre  grami- 
nacee, sul  tabacco  e  sopra  alcune  rosacee.  Arreca 
danno  alle  giovani  pianticelle  ed  ai  frutti  inducen- 
done l'essiccazione  anche  totale  (conidii  bruni  od 
olivacei,  ovali  od  ellittici,  1-3-settati). 

Ci.  condylonema  Pass.  —  Colpisce  le  foglie  del 
pruno,  producendovi  macchie  brune,  diffuse,  inde- 
terminate, che  invadono  la  lamina  dalla  periferia 


Ifomiveli  od  Eumiceti  {Funghi) 


verso  il  centro,  facendola  raggrinzare  ed  essiccare 
precocemente.  Nella  pagina  inferiore  si  formano 
cespuglietti  bruno-olivacei  di  conidiofori  allnngati, 
tortuosi,  olivacei,  con  conidii  concolori,  continui, 
quindi  I-settati,  aculeolali  (12-20*6-10). 

Ci.  longipes  Sorok.  —  Macchie  brunastre,  a  con- 
torno mal  definito,  sulle  foglie  della  t)//e(con.  jalini, 
oblunghi,  i-3-settati,  tì-9  «  2-3). 

Pure  sulle  foglie  della  vite,  forman<lovi  macchie 
tondeggianti  od  allungate,  lungo  le  nervature, 
brune,  diffuse  o  circondale  da  un'areola  verde- 
giallastra,  vivono  il  CI.  wlicolum  (^es.  (conidii  pluri- 
settati,  35-80)  ed  il  CI.  Roesleri  Catl.  (conidii  1-2- 
setlati,  40-46  «5-8). 

Ci.  jnglandinnin  Cooke.  —  Macchie  rugginose, 
sparse  sulla  pagina  inferiore  delle  foglie  di  noce 
(con.  fusoidali,  1 -settati,  35  »  9). 

CI.  lethlferuffl  Peck.  —  Macchie  brune,  irregolari, 
larghe  tanto  da  ricoprire  anche  tutta  la  foglia  del 
pioppo  tremolino  (con.  oblungo-piriformi,  1-2-set- 
tati,  20-30  «7,5). 

CI.  l'aeoniae  Pass.  —  Macchie  larghissime,  inde- 
terminate, sulle  foglie  di  Paeonia  offlcinulis,  che  dal 


margine  si  estendono  verso  l'interno,  di  color  vio- 
laceo fosco  nella  pagina  superiore,  fuligginose  nel- 
l'inferiore (con.  olivacei,  ellittico-allungati,  continui 
od  l-2settati,  10-18  «5-6). 

CI.  Scribnerianuin  Cav.  —  Determina  l'ingialli- 
mento nelle  foglie  di  Beliila  americana  (con.  fusi- 
formi, i-settati,  24-28  «5). 

CI.  ciicumerinum  EH.  et  .\rth.  —  Macchie  vellutate, 
cancrenose,  brune  o  bruno-verdastre,  sui  frutti 
del  cetriolo  (conidii  linioniformi,  olivacei,  10- 
13  «3-4). 

CI.  Pisi  Cug.  et  .Macc.  —  Pustole  brune  sui  legumi 
di  pisello  (conidii  ovali,  I-settati,  4,5-5»  4-4,5  o 
7-9  «  3,5-4,5). 

CI.  Lycopersici  Plowr.  —  Macchie  nere  sui  fruiti 
del  pomodoro  (conidii  cilindrici,  neri,  1 -settati, 
10-30  «8-10). 

CI.  fuhum  Cooke.  —  Macchie  giallicce,  tondeg- 
gianti, estese  sino  a  coprire  tutto  il  lembo  fogliare 
del  pomodoro;  in  seguito  il  tessuto  essicca  (conidio- 
fori in  fascetli  giallo-grigiastri  nella  pagina  inferiore, 
con  conidii  ellittici  o  cilindrici  continui  od  unisellati, 
12-24  «5-7). 


Frag.mospore. 

^  Coiiiiliofori  pochissimo  liistinti '2 

(            »             lien  distinti 4 

(   Conidii  isolati 3 

'  (         Il        a  catenella (ien.  Heplonema  (:ì)  e  Polydesmus  (4) 

„  \   Conidii  cilindrici Gen.  Clasterosporiiim  (1) 

'         Il       ovoidei Il      Stigmina  (2) 

^  Conidii  isolati : 5 

\         Il        a  catenella Gen.  Dendryphium  (IO) 

^  Conidiofori  rigidi () 

\            Il             molli,  pieghevoli 7 

\  Conidii  allungati Gen.  HeinUntliosporhim  (n) 

(         Il        ovali Il      Brachysporium  (6) 

l   Conidii  vermiformi Gen.  Cercospora  (7) 

7  I         II        allungati,  echinolali »      lleterosporìum  (8) 

'         Il              II          lisci Il      Napicladiuni  (9). 


Gen.  Clasterosporium  Schw. 

Claslerosporium  .Vmygdalearuni (Pass.)  Sacc.  —  Col- 
pisce il  ciliegio,  il  susino,  Valhicocco  ed  il  pesco. 
Sulle  foglie  del  ciliegio,  in  parlicolar  modo,  si  formano 
dapprima  macchie  circolari,  di  color  rosso-vermiglio, 
del  diametro  di  2-4  mm.  .allargandosi  gradatamente, 
il  tessuto  essicca  nel  mezzo  e  per  lo  piti  la  parte 
malata  si  slacca  e  le  foglie  restano  bucherellate.  Sui 
giovani  rami  e  sui  frutti  si  notano  piccole  pustole 
rosso-brune.  Nel  centro  delle  macchie,  solo  però  in 
|)ochi  casi,  appaiono  punticini  neri  costituiti  da  coni- 
diofori cespugliosi,  brevi,  sellati,  con  conidii  fusi- 
formi, 4-5-seltati,  fuligginosi  (54  «  14). 


Danno  buoni  risultati  le  irrorazioni  con  poltiglia 
all'I  %  in  solfato  di  rame. 

CI.  carpopbìluin  (Lev.)  Ader.  =  Cludosporium 
carpophilum  Lèv.  {Nero  della  pesca).  —  Colpisce  il 
frutto  del  pesco.  Quando  le  pesche  hanno  raggiunto 
un  mediocre  sviluppo,  appaiono  ricoperte  da  pic- 
cole macchie  grigiastre,  rotonde,  a  contorni  ben 
definiti.  Dalla  porzione  superiore,  ove  si  trovano 
in  numero  maggiore,  si  estendono  anche  alla  re- 
gione mediana,  confluiscono  fra  loro  in  modo  che 
sopra  una  larga  zona  del  frutto  appare  una  estesa 
macchia  bruno-rossiccia,  con  profonde  spaccature, 
circondala  da  un  certo  numero  di  macchie  pili  piccole. 
I  conidiofori   bruno-olivacei    portano  conidii  ovali, 


l'ahiloi/ia  ret/eldlf 


ottusi  all'apice,  semplici  o  settati,  brunicci  (20  *  5). 
—  Arreca  danni  gravi  poiché  induce  la  caduta  dei 
frutti,  specialmente  nelle  varietà  precoci. 

Siccome  influiscono  molto  sul  parassitismo  del 
fungo  la  mancanza  di  luce  ed  aria  e  la  coltivazione, 
cosi  sarà  necessario  migliorare  la  coltura  e  fare 
trattamenti  invernali  con  solfato  di  ferro  al  fusto  ed 
ai  rami. 

(À.  piitretaciens  Sacc.  —  Sulle  foglie  interne  delle 
giovani  iiiaiilicelle  di  barbabietola  o  sulle  radici  car- 
nose si  InniiaiKi  chiazze  brune,  rotonde,  le  quali 
inducono  la  marcescenza  (conidii  oblunghi,  gialli, 
6-7-settati,  82  «16).  Pare  ad  esso  concatenata  la 
Pleospora  pulrefaciens  (Fuck.)  Frank. 

Gcn.  Stigmina  Sacc. 
Stigmina  Briosiana  Farneti.  —  Produce  nuiccliie 
puntiformi  verde-grigiastre,  poi  brune,  più  o  meno 
irregolari,  sui  giovani  frutti  A^Walbicocco.  I  mag- 
giormente colpiti  cadono  prima  della  maturazione  o 
restano  in  parte  atrofizzati  ;  soltanto  quelli  meno 
colpiti  dal  male  giungono  a  discreto  sviluppo  ed 
arrivano,  benché  più  o  meno  deturpali,  a  matura- 
zione. Il  frutto  resta  allora  coperto  da  croste  nu- 
merose e  confluenti.  Alcune  si  staccano  lasciando 
una  macchia  rosso-sangue,  liscia,  piana;  altre  si 
uniscono  in  placche  piane  o  leggermente  depresse, 
più  0  meno  ampie  ed  irregolari,  di  consistenza  le- 
gnosa, di  aspetto  ruvido,  di  color  grigio-nero.  1  frutti 
maggiormente  colpiti  qualche  volta  si  screpolano 
(conidii  oblungo-ovoidali,  i-3-settati,  cuoriformi, 
28  42=  13-ltìK 

Gen.  Septonema  Corda. 

Septonema  Vilis  Lèv.  —  Piccole  macchie  di  sec- 
chereccio, brune,  sulle  foglie  della  vile  (con.  fusi- 
formi, caduchi,  1-G-setlati). 

Geìì.  Polydesmus  Mont. 
Poljdesiiiiis  exiliosus  Kiilm.  —  Colpisce  la  pillola, 
la  camlii,  il  ,vn:.ioiir,  il  nii'ola  ed  il  ciiivl/ioir. 
.Sidic  (oi^Yu-,  sili  i;i,i\;ini  limi  del  airol/ioir,  sui 
IViilli  e  SUI  IuIh'11  iiKiiiiirr  iiiacrliie  nere  dio  si 
estendono  in  modo  da  iiciidrre  ^raii  parie  dell'or- 
gano(ciiiiidii  allungali, idii-lavali,  S- 1^-si'llali  Irasver- 
salmenle  e  2-:!  loiiyiliidiiialiiiciile,  biiiiio-olivacei, 
120-140=  14-10,  caienulati). 

Geii.  Helminthosporium  Link. 

Hcliiiinllinsiioriiim  (lerasorum  Beri,  et  Vogl.  — 
Macchie  gialle  o  idsso-ocracee,  discoidali,  sui  frulli 
malori  del  riliri/io  (nni.  diritti,  clavali,  4-7-sellali, 
di  color  iiiallo  ai'iilii-a,  2S-ÌS  =  lO-Ko. 

H.  llircicillll  l'ass.  —  l,ai-.;;lii'  macchie  alluiii;alc,  |ia- 
rallelealle  nervature,  che  si  allari;aiio  su  quasi  ludo 
il  lembo  fogliare  sulle  foglie  di  imiis,  di  color  giallo 
pallido  con  margine  più  scuro,  slìiuiali}  e  cosparse  di 


mucchietli  polverosi,  grigiastri,  minutissimi  (conidii 
olivacei,  fusiformi,  con  5-8  selli,  80-100  «  20-24). 

H.  graniineiim  Erikss.  —  Sulle  foglie  dell'orbo  e 
specialmente  sulle  inferiori,  produce  macchie  lun- 
ghe, ristrette,  di  color  bruno  cupo,  orlate  di  giallo, 
con  polvere  nera.  Le  pianticelle  muoiono  per  lo  più 
prima  che  si  formi  la  spiga  (con.  giallognoli,  cilin- 
drico-oblunghi,  1-5-settati,  50-l(X)«  14-20). 

H.  leres  Sacc.  —  Macchie  strette,  allungate,  irre- 
golari, di  color  bruno,  listate  di  nero,  sulle  foglie 
dell'o/'io  (con.  in  eillorescenze  olivastre,  cilindrici, 
plurisettati,  100-115  «18). 

H.  teres,  f.  Avenae-sativae.  —  Macchie  strette, 
oblunghe,  olivacee,  con  orlo  più  scuro,  sulle  foglie 
dM'aveìia  (conidii  cilindrici,  4-6-seltali,  olivacei, 
80-100  «15-16). 

Gen.  Brachysporium  .Sacc. 
Brachj'sporliim  vesifiilosiim  (Thiim.)  Sacc.  —  Mac- 
chie nere  sui  fiori  e  frulli  tMVai/liu  (conidii  ovaio- 
oblunghi,  grigio-pallidi,  3-6-sellali,  8-10  «4). 

Gen.  Cercospora  Fres. 
Comprende  numerose  specie  parassite  di  piante 
erbacee  e  legnose,  che  formano  macchie  di  solito 
circolari  e  di  secchereccio  sulle  foglie,  determinan- 
done la  morte.  I  conidiofori  sono  poco  consistenti, 
semplici  0  ramificati,  bruni,  ed  i  conidii  vermiformi, 
incolori  od  olivastri. 

Su  piante  erbacee. 

Cercospora  Bloxami  B.  et  Br.  —  Macchie  circolari 
di  secchereccio  sulle  foglie  di  ravizwne  o  colia 
(con.  fusiformi,  allungali). 

C.  .'Vrmoraciae  Sacc.  —  Chiazze  di  secchereccio 
sulle  foglie  di  Cochlearla  Armoracia  (con.  bacillari, 
incolori,  con  numerosi  setti,  100-125  «5). 

0.  Cheiranthi  Sacc.  —  Macchie  tondeggianti,  bian- 
castre 0  livide,  con  numerosi  punti  grigiastri,  sulle 
foglie  di  rioìfi-rioira  (conidii  fusoidali,  plurisettati, 
jaiiiii,  '.10-120=  i-,-)). 

(1.  Violac  Sacc.  —  Macchie  grigio-pallide  o  bian- 
chicce,  sulle  foglie  della  viola  (con.  bacillari,  jalini, 
150-200  «3,5). 

(;.  Violae-lricolorls  Br.  et  Cav.  —  Macchie  grandi, 
tondeggianti,  cenerognole,  aride,  concentricamente 
zonale,  che  fanno  in  breve  avvizzire  le  foglie  della 
Viola  tricolor  (con.  allungati,  esili,  plurisettati,  quasi 
inc(dori,  100-200  =  3-4).' 

(',.  Itcsiuhu'  l'iick.  —  Maicliic  liiancaslre,  aride, 
loiideiii^iaiili  Oli  (dilnimlic,  con  iiiiiinlissimi  ciufTet- 
liiii  i;'ri^iaslii,  .he  ilclcnuiiiauo  rcssiccazioue  nelle 
l'odic  >U'W>niiornHi  (coiiiiiii  lunghi,  incacili,  lineari, 
plurisellali,  jaliiii,  100-150  -  2,5-3-1). 

f,.  f.apparidis  Sacc.  —  Macchie  tondeggianti  od 
allungale,  confluenti,  bianche  o  giallicce,  zonale  di 


Ifomiccli  od  Eumiceti  (Funghi) 


257 


hnmo,  sulle  foglie  del  cappero  (conidii  cilindrici  o 
lusoidali,  jaliiii,  con  2-3-8-9  selli,  20-80»  4-5). 

(1.  variieolor  VVint.  —  Macchie  prima  circolari, 
|ioi  irregolari,  grigie  nel  centro,  largamente  zonale 
di  grigio  fuligginoso,  con  zone  concentriche,  sulle 
foglie  di  peonia  (con.  filiformi,  olivacei,  88  »  5,3). 
(1.  Tropaeoli  Atk.  —  Macchie  brunastre,  marginale, 
sulle  foglie  di  Tropaeolum  (con.  allungali,  phiri- 
seltati,  50-150  «3,5-4,5). 

(;.  oliv.iscens  Sacc  — Macchie  brunastre  con  piccoli 
luniorelti  di  color  grigio-oliva,  sulle  foglie  del  fagiolo 
(c()ii.agliiformi,jalini",8-12-sellati,130-150*  4-4,5). 
(1.  cruenta  Sacc  —  Macchie  rosse  sulle  foglie  del 
/'ai/iolo  (conidii  acicolari-obdavali,  6-7-settati,  oli- 
vacei, (JO-80  =  4). 

(',.  canescens  lill.  et  Mari.  —  Macchie  brune,  (|iiìm(Iì 
grigie  0  bianchicce,  subcircolari,  confluenti,  orlale 
di  rosso  bruno, sulle  foglie  di  p/i/idldicnw.  idifliivaln- 
rilindrici,  5-8-setlali,  jaliiii,  l(i(i-l-20  =  ."i-Cm. 

('-.  zelirina  Pass.  —  Maecliie  lirnm',  allungale,  Mille 
foglie  (lei  I ri fof/l i  {rouulu  luiigliissiiiii,  plnrisellali, 
jalini). 

Ci.  Galcpe  Sacc.  —  Macchie  allungate,  biancliicce. 
Oliate  di  bruno,  sulle  foglie  della  Galega  offlcinalis 
(con.  lusoidali,  jalini,  60-90»  4). 

(1.  zonata  Wint.  —  Larghe  macchie  rosso-brune, 
pili  ciliare  nel  mezzo,  secche,  con  zone  concenlriche, 
sulle  foglie  della  fava  (con.  clavato-filiformi,  jalini, 
4-setlali,  40-05  »  4-6). 

C.  Fabae  Fantr.  —  Macchie  bruno-porporine,  grigie 
nel  centro,  concenlricamenle  zonate,  sulle  foglie  di 
fava  (con.  7-9-settati,  60-1 10»  5-7). 

C.  Viciae  Eli.  et  Hol.  —  Macchie  irregolari,  bru- 
nastre, orlate  di  porporino,  sulle  foglie  della  veccia 
(con.  cilindrici,  3-setlali,  30-40» 3-3,5). 

0.  Meliloti  Oud.  —  Macchie  bianche  di  secche- 
reccio, circolari  od  ovali,  sulle  foglie  del  Meliloliis 
o^Jcina/is  (con.  bacillari  od  obclavati,  1-pliiriseltali, 
23-65»  2-3). 

(;.  Davisii  Kll.  el  Kv.  —  Macchie  atro-bruae,  sub- 
circolari,  sulle  foglie  del  Melilotus  albun  (con.  cilin- 
drici od  obclavati,  5-6-plurisellali,  20-80»  4-5). 

(;.  arlminensis  t^-av.  —  Macchie  piccole,  dapprima 
tondeggianti,  poi  ovoidali  od  irregolari,  castaneo- 
fosche,  orlate  di  bruno,  inducendo  l'imbrunimenlo 
totale  delle  foglie  di  sulla  (conidii  cilindrici,  chiari, 
5-10-sellati,  50-100»  3-4). 

C.  personata  (H.  et  C.)  EU.  —  Macchie  piccole, 
subcircolari,  brune,  sulle  foglie  di  arachide  (conidii 
clavali,  brunastri,  13-settali,  30-50»  5-6). 

C.  Ailhaeina  Sacc.  —  Macchie  angolose,  brune, 
sulle  foglie  deir.l//A«f«  rosea  (con.  fusoidali,  2-5- 
seltati,  jalini,  40-60»  5). 

(1.  BruDkìi  EU.  el  Gali.  —  Macchie  brunastre, circo- 
lari od  ovali,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  geranio 
((•Oli.  clavato-cilindrici,  5-20-setlati,  50-125» 3-4). 


C.  concors  Sacc.  —  Macchie  brune  o  poligonali,  di 
secchereccio,  che  si  estendono  tanto  da  coprire  tutta 
la  lamina  della  palala  (con.  allungali,  jalini,  3-set- 
lati,  35-45»  3-4). 

C.  solanicola  Atk.  —  Macchie  piccole,  biaiidie, 
orlale  di  bruno,  sulle  foglie  di  imliila  (((in.  IO-.'!(t- 
settali,  100-230»  1-5). 


FI;,'.  ;ìOI.   —   1,  Foglia  ili  sedano  allaccata  dalla  Cerco- 
spora  Apii  ;   2,  CiufTo  di  conidiofori. 

(;.  Api!  Fres.  —  Macchie  di  seccheieccio,  brune, 
che  si  estendono  in  modo  da  disseccare  tutta  la  foglia 
della  carota  e  del  sedano  (con.  obclavati,  chiari, 
3-10-settati,  50-80»  4)  (fìg.  301). 

Sul  prezzemolo  arreca  i  medesimi  danni  la  va- 
rietà l'etrosellni  Sacc.ieoii.  1-3-seltati,  30-50»  5-7). 


1 


Kig.  302.  —  Frammento   di   foglia  di   IjaiLiabietola 
attaccata  dalla   Cercospora  betaecola. 

(',.  betaecola  Sacc. — Macchie  tondeggianti  od  oblun- 
ghe, confluenti,  di  color  grigio  più  o  meno  carico,  con 
orlo  bruno-rossiccio  o  porporino,  sulle  foglie  delle 
harhalnelole,  danneggiandole  mollo  (con.  aghiformi, 
jalini,  con  numerosi  setti,  70-120  s  3).  Le  giovani 
foglie  colpite  si  raggrinzano,  si  increspano  ai  mar- 
gini ed  essiccano.  Si  consiglia  di  raccogliere  ed  ab- 
bruciare le  foglie  infelle  (fig.  302  e  303). 


33  —  Patologia  vegetale. 


Nuova  Encici,.  Agraria,  I. 


2r)S 


Patologia  vegetale 


C.  ricinella  S;icr.  et  Beri.  — Macchie  loiiilei!^iaiili, 
aiiiioliise,  ocracee, quindi  di  secciiercccin,  sulle  loiilie 
del  ricino  (con.  bacillari-obclavali,  suliialiiii,  l')-7- 
sellali,  90-100  «4-6). 

(1.  K8pkei  Kriig.  —  Macchie  sinuose,  confluenti, 
bruno-porporine,  sulle  foglie  della  canna  da  zuc- 
chero, iiiducendovi  la  malattia  conosciuta,  a  (iiava, 
sotto  il  nome  di  Amak  krapalc. 


l'"ig.   303.   —  Conidiofori  e  coniilii  staccali 
(li  Cercospora  belaccola. 

C.  Asparagi  Sacc.  —  Macchie  di  secchereccio, 
bianchicce  o  i;riyie,sni  cladodii  e  fusti  dcW asparago 
(con.  a-liiloniii-oliclavali,  jalini,  7-8-settali,  120- 
1;ì()  -  l-.")i.  l'iiir  >in  lusli  e  rami  dt'lV asparago, 
fórniaiiildvi  iiiaccliic  ailunyate,  confluenti,  ylallastre 
0  grigie,  marginale  di  bruno,  vive  la  (1.  faiilicola  Wint. 
(con.  aciculari,  3-settali,  45»  2,5). 

Su  piante  legnose. 

(1.  vilicola  (Ces.)  Sacc.  —  Produce,  nella  pagina 
superiore  (Ielle  fdijliedi  /v/c,  dellt.'  niaccliie  rcissaslre 
che  gradalaiiiciilc  si  UMiscniio  in  riiodd  da  rendere 
la  lamina  coperta,  per  larghi  traili,  di  macchie  irre- 
golari, brune,  con  ampia  zona  rossa.  I  conidiofori, 
bruno-olivacei,  portano  conidii  obclavati  o  fusoidali, 
3-10-seltati,  nlivacei,  lunghi  80-90  |^.. 

SeciHidd  SciiiRNER,  la  poltiglia  bordolese  non  serve 
a  viiiiiTc  il  parassita. 

(1.  lìoslcri  (Catt.)  Sacc.  —  Vive  pure  sulle  foglie 
della  mie,  producendovi  macchie  gregarie,  irrego- 
lari, olivacee,  brune,  orlate  di  bruno  (con.  cilindrici, 
3-5-settati,  olivacei,  50-60  «  7). 

C.  sessilis  Sorok.  —  Macchie  di  secchereccio,  di 
color  bruno  chiaro,  sulle  foglie  della  vile  (con.  obcla- 
vati, 3-5-settali,  grigi,  45-65  «  6-7). 

fi.  circumscissa  Sacc.  —  Macchie  circolari  di  co- 
lore sbiadilo,  che,  disseccandosi,  lasciano  la  foglia 
bucherellala,  sul  susino  e  sul  pesco  (con.  aghiformi, 
settati,  brunastri,  50  «3,3-4). 

C.  consobrina  E.  et  E.  —  Macchie  piccole,  bruno- 
rugginose,  orlate  di  porporino,  sulle  foglie  di  pesco 
(con.  cilindrici,  jalini,  3-plurisellali,  30-40^2,5). 


C.  niliro-lincla  E.  et  E.  —  Macchie  alro-bruuc, 
orlale  di  rosso,  sulle  foglie  del  pesco  (con.  obclavati, 
fumosi,  35-50  «  2,5-3). 

C.  marginalis  Thùm.  —  Macchie  brune  verso  il 
margine  delle  foglie  di  Ribes  grossularia  (conidii 
clavali,  fuligginosi,  2-3-setlati,  24  «  7). 

C.  cerasella  Sacc.  —  Macchie  circolari,  bruno- 
violacee,  sparse,  di  rado  confluenti,  sulle  foglie  del 
ciliegio  (con.  fusoidei  od  obclavati,  unicellulari  od 
1-3-settati,  fuligginosi,  40-60  «3-4). 

C.  Mali  E.  et  E.  —  Macchie  grigie,  rotonde,  orlale 
di  rosso,  sulle  foglie  di  melo  (conidii  giallicci,  4-5- 
settali,  60-70  «2-2,5). 

C.  lomenlicola  (Thum.)  Sacc.  —  Produce  un  to- 
mento grigiastro  sulle  foglie  del  cotogno  (con.  ellis- 
soidali od  orciformi,  3-seUali,  jalini  o  grigiastri, 
10  «3,5-4). 

C.  rosaecola  Pass.  —  Macchie  circolari  od  irre- 
golari, spesso  confluenti,  bruno-violacee  dapprima, 
([uindi,  disseccando,  giallo-ocracee,  cinte  da  una 
zona  più  scura  e  con  minute  verruche  brune  sulle 
foglie  di  7'osa  (con.  allungati,  fusoidali  od  obclavati, 
2-4-settali,  jalino-fuligginosi,  30-50  «  3,5). 

C.  h^pophylla  Cav.  —  Larghe  macchie  rosso-rug- 
ginose, tondeggianti,  listate  di  giallo,  sulle  foglie 
della  rosa  (con.  cilindrici,  fusoidali  o  clavali,  con- 
tinui od  I-settati,  olivacei,  24-40  «  3-3,5). 

(].  Evunymi  EU.  —  Macchie  |)iccole,  bianche,  orlale 
di  porporino,  sulle  fogliedeHVyo«MHo(con.  cilindrici, 
3-5-setlati,  jalini,  50-65  «7-8). 

(';.  fumosa  Penz.  —  Macchie  bianchicce  con  cespu- 
glielli  foschi,  sulle  foglie  del  limone  (con.  allungati, 
obclavali,  jalini,   Ì-.-(-'scllali,  .".7^1  IS  =  i-,-,). 

(1.  IJIacis  (Hesm.)  Sacc.  —  Macchie  grigie  o  ros- 
sicci', allungale,  sulle  foglie  del  lillà  (con.  clavali 
od  oblunghi,  3-4-seltali,  olivacei,  lunghi  15-25  |/). 

r,.  coffeicola  Berk.  et  C.  —  Macchie  circolari 
biaiicliiccc,  ciuk'  di  porporino,  sulle  foglie  del 
cdll'c  (coiiiilii  siibcilindrici,  jalini,  2-3-seltati,  4(J- 
60  =  ;'.,:(). 

('..  nerieiia  Sacc.  —  Macchie  rotonde,  spesso  con- 
lluenli,  gialle  dapprima,  poi  bianche,  con  margine 
più  scuro  e  con  cespnglielti  neri,  sulle  foglie  del 
leandro  (conidii  cilindrici,  fusiformi  o  clavali,  in- 
colori 0  leggermente  verdognoli,  1-3-sellali,  24- 
50  «  3-5). 

C.  moricflla  Cooke.  —  Macchie  circolari,  cinte  di 
rosso  bruno,  sulle  foglie  del  gelso  (con.  jalini,  3-4- 
settali,  70«3). 

0.  Bolieana  (Thiim.)  Rieg.  —  Macchie  olivacee, 
diffuse,  che  si  estendono  da  un  lobo  a  lutla  la  lamina 
del  fico  (conidii  obclavati,  fusoidei,  olivacei,  1-3- 
setlali,  35-45  «7-8). 

('..  microsora  Sacc.  —  Piccole  macchie  brune,  ton- 
dcu!:iaiili  (I  |iiiliuonali  sulle  foglie  del  %to  (conidii 
l^'cillan,  (|u:i<;  jalini,  3-5-setlati,  30-45 « 3,5). 


f fumiceli  0(1  Eumiceli  (Funghi) 


259 


Gen.  Heterosporium  Klou. 

Helerosporiiim  ecbinulatum  (Berk.)('.ooke.  —  Mac- 
(tliic  rosso-|H)i-p(irine  che  si  estencluiio  iu  pustole 
liniiic  [KilveiLileiilL',  sulle  foglie,  sui  fiori  e  fusti  del 
//(irofdiiu,  tlelei'niiiuiudo  auche  delle  ipertrofìe  (co- 
uidii  cilindrico-alluugati,  fuligginosi,  asperolali,  1-2- 
3-settati,  40-45  «15-16). 

II.  gracile  (Wall.  )Sacc.  —  Macchie  livide  oblunghe, 
die  si  dilatano  in  zone  più  o  meno  brune  sulle  foglie 
del ///«9^/o/o  (con.  olivacei,2-3-settali,  40-60  =  18-20). 

Gen.  Napicladium  Thùm. 

IVapIcladiiiiu  arundinacciim  Sacc.  —  Macchie  estese, 

di  color  verde  oliva,  sulle   foglie  della  ciiinìii  ila 


spaiwle  (couidii  obcoiiici,  2-setlali,  folivacei,   40- 
45  «18). 

IV.  piisillum  Cav.  —  Deposito  vclhilalo,  ijiallu- 
olivaceo,  sugli  acini  della  vile  (roiiidii  iiiiirmiiii, 
3-setlati,  olivacei,  20-29  «8). 

Geii.  Dendryphium  Wallr. 

nendryphium  penicillaliiin  Kr.  —  Macchie  di  sec- 
chereccio di  color  variabile  dal  bruno  cupo  al  nero, 
ingrandentisi  a  poco  a  poco  sulle  foglie  e  sul  fusto 
del  papavero  (con.  oblunghi,  3-4-setlati,  chiari). 

D.  l'asserinianum  Thuni.  —  Macchie  brune  con 
punti  neri,  sulle  foglie  della  vile  (con.  globosi,  in 
catenella,  bruiio-olivacei,  6  «  3,5-4). 


OlCTIOSPORE. 

tlonidii  l'iobosi  od  obluniflii,  foschi,  settati  trasversalmente  e  Iu 


ludinalmenle. 


^  Conidìofori  poco  distinti tìeii.  Sporodesmium. 

(  »  ben  marcati 2 

^  Gonidii  ben  distinti  in  catenelle Gen.  Alternaria 

(         »        isolati don.  Macrosporium  e  Myslrosporimn 


Gen.  Sporodesmium. 

Spiirodesiniura  doliclropiis  l'ass.  —  Macchie  brune 
a  i-ontoiiio  irrenidare,  poligonale,  fra  loro  confluenti, 
sulle  foglie  della  palala.  É  sempre  unito  alla  pero- 
nosporu  (conidii  clavati,  brunastri,  10-1 2-setlali, 
1^  «  12,5-15). 

Gen.  Alternaria  Nees. 

Alternaria  Solani  Sor.  —  Vive  sulla  patata.  Le 
foglie  ingialliscono  e  presentano  qua  e  là  macchie 
tondeggianti  o  poligonali  di  secchereccio,  brune, 
zonate  e  confluenti.  Infine  le  foglie  seccano  comple- 
tamente. I  conidiofori  corti,  bruni,  settati,  portano 
conidii  obclavali,  grigi  o  foschi,  terminati  da  un 
lungo  prolungamento  incoloro,  90-140*12-20,  con 
numerosi  setti  trasversali  e  longitudinali. 

Danno  buoni  risultati  le  irrorazioni  precoci  di 
poltiglia  bordolese  all'I  e  1/2  "/o- 

A.  iBDuis  Nees.  —  Induce,  con  altre  specie,  la  mar- 
cescenza  delle  giovani  pianticelle  di  tabacco  (conidii 
olivacei,  3-5-seltati  trasversalmente  e  longitudinal- 
mente, 30-40  «14-15). 

A.  Krassicae  (V.  Polydesmus). 

A.  Violae  Dorsett.  —  Macchie  subcircolari,  giailo- 
(divacee,  vellutate,  confluenti,  sulle  foglie  della  viola 
(con.  olivacei,  40-60  «  10-1 7). 

A.  Vitis  Cav.  —  Macchie  cenerognole,  irregolari, 
con  punti  bruni  lungo  le  nervature,  sulle  foglie  della 
vile  (ciin.  iiiriformi,  (divacei,  40-60*  12-1  i). 

Gen.  Macrosporium  Fr. 

Macrosporium  iivaruiuThiim.  — Depusiio  vclJMialii, 

verde-grigiastro,  sugli  acini  della  vile  iiialuri  o  pros- 


simi alla  completa  maturanza  (conidii  allungati  con 
1  I)  5-6  setti  trasversali,  olivastri,  12-24»  6-9). 

M.  Vitis  Sorok.  —  Macchie  scure  sul  dorso  delle 
foglie  di  vile  (con.  allungati,  muri  formi,  con  4-5  setti, 
grigiastri,  28-30  «15). 

M.  Camelliae  Cooke.  —  Macchie  circolari  0  con- 
fluenti, pallide,  orlate  di  bruno,  sulle  foglie  di  ca- 
mellia  (conidii  clavati,  3  o  pluri-settalo-muriformi, 
50-60  «15-25). 

M.  Calycanthi  Cav. —Macchiesubcircolari,  bianche, 
orlate  di  ocraceo,  sulle  foglie  di  Calycaiilhusptaecox 
(conidii  piriformi,  3-5-setlato-muriformi,  olivacei, 
50-70  «11-13). 

M.  Carotae  EU.  et  Langl.  —  Induce  l'ingiallimento 
e  quindi  l'essiccazione  precoce  delle  foglie  della 
carota  (conidii  clavati,  bruni,  5-7-settati,  55-70 
«12-14). 

M.  sarcinaeforme  Cav.  —  Macchie  tondeggianti, 
brunicce,  sulle  foglie  dei  tri  foglio  rosso  (con.  bruno- 
olivacei,  sarciniformi,  con  numerosi  setti  trasversali 
e  longitudinali,  24-28  «  12-18j. 

M.  sarcinula,  var.  parasiticum  Tlnim.  —  Deter- 
mina il  marciume  del  bidho  di  iit/liu  (cimidii  25-33 
«19-21,5). 

M.  parasiticum  Thiim.  —  Indine  macchie  brune 
sulle  foglie  della  cipolla  e  del  porro  (conidii  ovato- 
oblunghi,  ottusi,  bruni,  6-10-setlati,  42-48  «  10-16). 

M.  Solani  Eli.  et  Mari.  —  Macchie  grandi  tondeg- 
gianti, irregolari,  confluenti,  cenerognole,  a  zone 
concentriche  brune,  sulle  foglie  di  .stramonio  colli- 
vaio,  di  HyoHciamiis  albus  e  <lel  pomodoro  (conidii 
inversamente  clavati,  terminali  da  im  lungo  processo 
lesiniforme). 


2(J0 


hiloìogia  vegetale 


Gen.  Mystrosporium  Corda. 

Myslrospoiiiira  poljlricbiim  Cooke. —  Kacilila  1' 
viz/iiiiciitd  dei  gladio/i  coltivali.  Sulle  fiii;lio  1. 
i;iu'iili  piodiire  ciiiffellini  neri  vellulali,  IdikIcì;^!;! 
e  (III'  niiilliiiscono  in  modo  da  coprire  liillo  il  leu 
fogliare  (con.  olivacei,  clavali,  con  5-S  selli  liasv 
sali  e  longiludinali,  40-50  «  12-18). 

M.  abrodens  Neum.  —  Produce  chiazze  di  i 
miilla  oscura  sulle  foglie  e  sui  nodi  del  f/raim. 


Collidi 


Staurospore. 

lineali  I)  stellali. 


Gen.  Hirudinaria  Ces. 

Ilirudinaria  Hespìli  Ces.  —  Macchie  olivaceo- 
lirune,  fuligginose,  sulle  foglie  del  nespolo  (conidii 
ripiegati  a  ferro  di  cavallo,  colle  braccia  lunghe  da 
00  a  70  u,  cilindriche,  inferiormente  larghe  7  S  ;/, 
sopra  4,5-5  [Jt,  11-14-settate). 

H.  macrospora  Ces.  —  Macciile  polverose,  nere, 
sulle  foglie  del  biancospino  (rmiiilii  voi  unii  liiiiglii 
disegualmente  da  70  a  lOU  a,  rilimliici,  iiifeiior- 
mente  larghi  0-7  a,  suiierioriiienle  2-;i  ;/,  divisi  in 
16-24  cellule). 

Stilbee. 

Funghi  con  micelio  poco  sviluppato  e  conidiofori 
riuniti  in  fasci  o  stipiti  con  conidii,  di  solito,  nella 
parte  superiore. 

Gì'".  Isariopsis  Fr. 

Isariopsis  griseola  Sacc.  {Iliin-iiilicrin  tirile  foglie 
del  fagiuolo).  —  Macchie  ocr.ii  er  o  -n-id-lirune,  a 
contorni   inderisi   o  limitate   d.ille   iier\;iliire,  sulle 


Ile,  liisil 


I-sali, 


drici,    incurvati,    grigi,    con     1-3-selli 
50-00*7-8). 

Gen.  Briosia  Cav. 
Briosia  ainpelophaga   Cav.   —  Piccole    verruche 
brune,  in   vicinanza  del  peduncolo,  sugli   acini  di 
vile  (con.  bruni,  4-5  |jidiaiu.,  sosleimli  da  conidio- 
fori semplici,  poco  settati). 

Tuberculariee. 

Fiuighi  cosliluiti  da  lilaiiieiili  riuiiili  in  allunassi 
verruciformi,  globosi  o  discoidali,  di  coiisisleiiza 
cerea  o  gelatinosa,  con  conidiofoii  coiiglnlinali  in 
un  ammasso  o  sporodocchio. 

Gen.  Endoconidium  Prill.  el   Llelac. 

Endocnnidiiiin  aiiipelii|iiiiluin  Pai.  —  Macchie  cir- 
colari, leggeiiiienle  prominenti,  larghe  ri-li  inni., 
sugli  acini  di  rilc  (conidii  globosi  od  ovoidali  del 
diametro  di  4-5  a). 


Gen.  Tubercularia  Tode. 

Tiilicrriiiaria  afinonim  Cav.  —  .Macchie  lirune  con 
nerose  iiiiiilc;;"ialnie  i;rii;i:islie,  clic  si  eslenilono 


I  ->-  i  "i 


midi 


semplici,  filiformi,   riuiiili   in   spurodocihi   veiruci- 
Ibrmi,  bianco-ceracei). 

Gen.  Sphacelia  Lèv. 

Sphacelia  alili  Vogl.  —  Vive  sui  luibilli  i\AV(iglio 
ricoprendoli  di  un  deposito  vellutato,  roseo  (ciniidii 
sferici,  jaliiii,  talora  riuniti  in  catenella,  1-giittulati, 
;ì-4,5  u.  diam.).  In  relazione  con  questo  fungo  sono 
numerose  ife,  le  i\\\:\\\  si  riuniscono  in  larghi  cordoni 
0  placche  liiumlie  i  he,  addossandosi  alle  scaglie 
dell'aglio,  ne  iihlniinio  la  marcescenza  e  producono 
in  seguito  niiineiosissinii  minuti  corpuscoli  neri, 
sierici  {Sclernliinn  cepivovum  llerk).  Le  piante  di 
aglio  appaiono  colle  foglie  ingiallile  ed  (essiccale,  al 
livello  del  suolo  i  tessuti  sono  per  lo  |iiiì  ridotti  in 
uno  stato  di  tale  marcescenza  (he  al  ininiino  sforzo 
si  pin'i  asportare  tutta  la  parte  aerea  ihdle  piaiilicelle; 
di  iiiù  fra  le  guaine  fogliari  e  le  scaglie  dei  hiibilli 
spicca  un  finissimo  intreccio  di  lilainenli  hiaindii  con 
numerosi  granellini  sferici,  neri  e  duri. 

Conviene  sospendere  per  qualche  anmi  la  cidli- 
vazione  AtWaglio. 

Gen.  Periola  Fr. 

l'eriola  lomeiilosa  Fr.  —  Verruche  bianche,  car- 
nose, dure  internamente,  tondeggiaiili  od  irregolari, 
isolate  0  raggruppate,  spesso  loiillnenli,  larghe  sino 
a  4-6  mm.,  sui  tuberi  di  pulalii  (conidii  ohovali, 
incolori,  5  ^  3,  sopra  conidiofori  bacillari,  liunili  in 
folli  cespugli,  lunghi  3  o  4  volte  più  dei  conidii). 

Gen.  Fusarium  Link. 

Molte  specie  rappresentano  stadi  di  svilnp|io  di 
funghi  superiori  e  vivono  per  lo  più  coinè  sapinlili. 
Secondo  Noel  Bernard  i  Fiisariinii  delcnninereb- 
bero  sulle  piante  di  patata  la  pniilnzione  dei  liiheri, 
i  quali  non  sarebbero  quindi  che  cancri. 

Pusarium  lielerosporium  Nees.  —  Macchie  rosso- 
vino  in  forma  di  pustole,  sulle  glume,  glumelle  e 
nella  cavità  lasciata  dalle  cariossidi  di  grano,  segala, 
orzo,  avena,  mais,  del  pagliettone  e  gramigna.  Vive 
anche  associalo  agli  sclerozii  della  Claviceps  pur- 
purea (con.  dapprima  globosi,  quindi  fusiformi,  a 
:(-5  setti  trasversali,  lunghi  30-35  ]x).  Può  cagionare 
danno  al  bestiame. 

F.  Tritici  Rriks.  —  Pustole  rosse  sui  fiori  Ai  grano 
(con.  fusiformi,  incurvati,  1-2-seltali,  12-20  «  1 ,5-2). 

F.  Schribaiixii  Delac.  —  Pustole  giallicce  sulle 
cariossidi  di  grano  geiininanli  (Conidii  4-sellali, 
35-40  «6-7). 


I/oiìiìf(ii  Oli  Euniirrti  {Funghi) 


F.  Zavianum  Sacc.  —  Macchie  brune,  irregolari, 
coperte  ila  una  inuffa  prima  bianca,  poi  rosea,  sui 
picciuoli  (Ielle  foglie  di  vile  (cipnidii  InsiCoi'iiii,  l'al- 
cali,   appunlili    alle    oliiMnili'i ,    :5- sellali,    msei, 

:{(i-.i(>«5-r),5). 

F.  Iticini  (Ber.)  ili//. —  iMaccliie  lioccose,  biaiiclie, 
.sili  liisli  del  /■icnu)(t-itu.  fusiformi,  3-sellali,  ricurvi, 
30  =  4-0). 

F.  IncarDatiini  Desm.  —  Pustole  diffuse,  bianco- 
rosee,  quindi  giallo-rosee,  sui  ricellacoli,  involucri 
lioriili  e  foglie  di  (/arofaiin,  lupino  e  sui  semi  di 
.4.v/(V  (conidii  iìisiloi'ini,  iiiiiirvali,  Ii-r>-sellali,  rosei, 
35-Ì5  «  -.^ò-i). 

F.  Dianlbi  l'rill.  et  Del.  —  Colpisce  le  piante  di 
f/arofano  e  di  palaiu.  L*  infezione  si  manifesta  alla 
base  del  fnsto,  tanto  che,  cercando  di  slaccare  una 
pianta,  questa  si  rompe  al  colletto,  mentii'  le  foglie 
e  tutta  la  parte  aerea  ingiallisce  e  perde  ipiiiidi  la 
sua  turgescenza.  Le  |)orzioni  malate  messe  in  luogo 
iiiiiidii  si   i-ii'oiM'ono  di  imo  strato  bianco-neve.   Il 


fungo  produce  conidii  jalini  e  clamidospore  globose, 
jaline.  Si  consiglia  di  raccogliere  accuratamente  e 
bruciale  i  fusti  ed  i  tuberi  infetti  e  scegliere  i  tuberi 

destinati  alla  ripniduzione,  e,  nelli Itine  ristrette 

e  di  rendita  elevata,  tentare  la  disiiifezimie  del  suolo 
con  irrorazione  alcoolica  di  benzonaflol  (250  gì'. 
per  litro  di  alcool  denaturato  allungato  in  WM)  a 
6(X)  litri  d'acqua)  e  poi  cambiar  terreno  alla  col- 
tivazione. 

(•en.  Epicoccum   Link. 

F|iìct)eciim  |iiM|iiircsceiis  Klii.,  vai.  Taliaci  l'ass. — 
Macchie  ])or|)orine  con  una  piistoletta  rotonda, 
bruno-nera  nel  centio,  sulle  foglie  di  labaceo  (co- 
nidii sferici,  con  membrana  reticolata,  gialli,  poi 
bruni,  lunghi  16-22  o.). 

Gen.  Discocolla  Prill.  et  Del. 

Discocolla  |iiriiia  l'iill.  el  Dil.  —  Macchie  gialle, 
incavate,  su  cui  innipaiiiiMi  punii  grigi,  sui  frutti  di 
/«•/•«(con.  jalini,  drilli,   l-li-sellali^  llVlS  «  3-4-). 


262  Patologia  vegetale 


CHIAVE    ANALITICA 

per  la  facile  determinazione 

DELLE  MALATTIE  (RITT06AMICHE  NELLE  PIANTE 


I.  —  Malattie  che  si  manifestano  sui  diversi  organi  della  pianta  con 

1)  Depositi  polverulenti  o  pruinosi 
"2)        »         filamentosi 

3)  Placche  o  croste 

4)  Rigonfiamenti. 

II.  —  Malattie  caratterizzate  da  un  cambiamento  di  forma  della  piatita  o  deW organo 

colpito  (deformazioni,  ipertrofìe,  ecc.). 

III.  —  Malattie  che  inducono  nella  pianta  o  nelV  organo  colpito  un  cambiamento   di 

colore  0  di  consistenza  : 

1)  Decolorazione  totale 

2)  Macchie 

3)  Avvizzimento 

4)  Marcescenza. 

IV.  —  Malattie  dovute  aìV attacco  di  piante  con  fusto  e  fiori  l)en  distinti  (pag.  5-!23). 


I.  —  1)  Deposito  polverulento  o  pruinoso. 

Bianco foglia crocifere  (cavolo,  rapa,  ecc.)  (peroiNOSI'Oha),  pa- 
gina 91  —  fragola  (peronospora),  05  — geranio, 
scrofulariacee(piAmopxRk),  86  —  lattuga,  cine- 
raria (bremia),  90  —  patata,  pomodoro  (phyto- 
phthora),  83,  85  —  (7'i/'og/(o(PERONOSPORA),  91 . 
1(1.                            foglia  e  frutto   .  .   .   vite  (plasmopara),  87. 

Id.  frutto fagiolo  (phytophthora),  85. 

Bianco-gi'igiaslni foglia,  fiori,  cirri.   .    leguminose  {fava,  pisello  (peronospora),   02  — 

ombrellifere  (plasmopara),  86. 
Bianeo-giallicciii foglia /wj^aweco  (peronojpora),  93  —  w/cr/rtoc//»  (pero- 
nospora), 93. 
I<1.                              ramo,  gemina,  foglia  pino,  ai«/e  (acanthostigma),  f56. 

(ìrigio foglia cipo//a  (peronospora),  9-i—  ciliegio  {■ìclerotikia), 

f  n  —  cotogno  (oidium),  250  —  cotogno,  nespolo, 
sorbo  (sclerotinia),  116  —  melo,  pero,  pesco, 
susino,  albicocco  (sclerotinia),  118  —  spinacio 
W.                            foglia,  tralcio  verde,       (peronospora),  93. 
frutto vi/e  (sclerotinia),  111. 


Clnnre  analitica  per  la  determinazione  delle  malatlie  crittogamiche  nelle  piante 


263 


(irigio 


\er(i  grijjiastio  . 

(ìrigio-\ii)laceo  . 
Itosso-ar.in(ialo. 


gemina,  fot(l in,  fruito   ciliegio,  rosa,  liegonia,  pelargonio,  coleus  (SCLEUO- 
tinia),  H3. 

fllSlO («Hapa  (SCLEROTINIA),  113. 

radice (1.71»»/!)  (scLERorirM),  120  —  barbabietola,  carola, 

cicoria,  giglio  (sclerotinia),  H3  — cipolla,  tuli- 
pano (sclerotinia),  120. 

foglia canapa  (^peronospora),  95. 

frutto /Vl/HìC/l/O  (SPHAEREI.LA),    143. 

foglia barbabietola  (peronospora),  '^A. 

fusto canapa  (melanospora),  102. 


-2)  Depositi  filaiiiciitosi  in  ibriiiii  di 


I .  hfflure.sceii7.a  liianro-grigiaslra  roii 
slerelle  nere  e  siicces-sivo  imbrii- 
ninieiilo  degli  organi foglia 


Id.  foglia,  tralci,  IVultu  . 

2.  Tela  di  ragno  liiaura  e  Hiiniile  sie- 

relle  nere foglia,    giovani  ger- 
mogli, frutto    .  . 


3.  Feltro  lanugginosu  0  rolonuso.  Iiian- 
chiccio : 

a  )  con  successiva  formazione  di  cor- 
puscoli sferici  od  ellittici,  neri  .   foglia 


Id. 


1))  ijuindi  giallo  0  rossastro 

cescenia 

Id. 


fusto 


frutto 

porzioni  sotterranee. 


foglia  e  fusto . 
radice  .  .  .  . 


■)  ed  essiccazione fra  fusto  e  foglia  .   . 

bianco  grigiastro in  macchie  orlate  di 

nero 

grigiastro fusto 

porporino-violaceo radice 


—  giallo-fulvo 


spiglo 


biancospino,  betulla,  caprifoglio,  carrubo,  faggio, 
frassino,  ontano,  nespolo,  nocciolo,  pero,  quercia 
(phillactinia),  pag.  131. 

ivVe  (iiNciNui.A),  128-130. 


pesco,  rosa,  ribes  (SPllAEltorina-.A),  12")  —  albicocco, 
asterucee,  borraginacee ,  campanulacee ,  carolo, 
ciliegio,  convolvulacee,  dipsacee,  leguminose,  lino, 
ombrellifere,  ranuncolacee,  rume.x,  sorbo,  susino, 
tabacco,  uva  «/«/«ff  (sphaerothec.a),  125,126  — 
asleracee,  cucurlii Iacee,  fragola,  luppolo,  plantagi- 
nacee,  rosacee,  scrofulariacee,  urlicacee  (spiiae- 
rothec.a),  125  —  melo,  frumento,  graminacee 
(ERYSipue),  127  —  alnus,  belala,  evonimo.  Ioni- 
cera,  ribes,  viburno  (microsphaera),  128. 

caviilii  (SCLEROTINIA  ),  \W —  cicoria  rossa  (sc.lkiìO- 

TiMA),  in. 

canapa,  carola,  fagiolo,  fava,  girasole,  granturco, 
lupino,  palata,  pomodoro,  topinamhour  (sclero- 
tinia), 109-110  — asparago  (botrytis),  120  — 
colza  (sclerotinia),  112. 

fagiolo,  fava,  /h/«ho  (sclerotinia),  109-110. 

aglio  (sclerotium),  260  —  palata,  topinambour 
(sclerotinia),  109  —  erba  medica,  /W/'o^/wt scle- 
rotinia), 1 13  —  Pifferano,  giacinto,  sulla  (^scle- 
rotinia). 115  —  barbabietola  (typhdla),  216. 

graminacee,  frumento  (erysiphe),  127. 

pino,  vite  (rhizina,  roesleria),  i^i  — fava,  geko, 
pomacee,  vite  (rosellinia),  136  —  quercia  (ro- 
sellinia),  137. 

avena,  frumento,  orzo  (spmaeroderma),  162. 

frumento  (ciiiki.mna  ),  151 . 

cetriolo,  lupino,  palala,  IrifoglioiWM'iHMKVìf.),  214. 

(erba  medica,  trifoglio,  ecc.),  asparago,  barbabie- 
tola, carota,  finocchio,  leguminose,  limone,  melo, 
patata,  zafferano  (rhizoctonia>,  154  —  aglio, 
cipolla  (riiizoctonia),  155. 

frumento  (girberella),  106. 


Patologia  vegetate 


i.  Fiocchi  e  cordoni    rosso-violacei, 

vellutati fusto    ... 

5.  iNaslri  filamentosi  biancLi    ....  radice  e  fusto 


vite  (ei.igobasidium),  214. 

conifere,  faggio,  noce,  pero,  pinjiiio,  (jitcrciu  (['oi.Y- 

PORUS),  220,  221. 
alberi  da  frutta,  conifere,  gelso,  vile,  ecc.  (agaiu- 

GiNH,  227-229. 


l'oheriilenti  siiperliciali  nere. 


<:oni|iatte  supcrliciali  hriinaslre 
Id.  id.    nere  


Id. 

id. 

id foglia,  fusto,  glume 

Id. 

id. 

id foglia  e  rami  contorti 

Id. 

id. 

nere  orlate  di  giallo  foglia 

Id. 

id. 

hrune  con  |iroliilieraiize 
filindriclie  biiiiieaslre .   foglia 

Id. 

id. 

castagno-brune    .  .  foglia 

Id. 

id. 

gialle fusto 

Id. 

Id. 

rosse  od  aranciate, 
con  verruche.  .  .  foglia 

I.  —  3)  Placche  o  croste. 

foglia,  lami,  frutto  .    agrumi  (limaciiNia),  pag.  132  —  camellia,  gelso, 
pioppo,  salice  (limacinia,  capnodium),  133  — 
abete,  albicocco,  araucaria,  evonimo,  (aggio,  ilex, 
leandro,  ligustro,  nocciolo,  pino  (cai'NODium),134. 
fusto  (nodi  iufciioi'i)   avena,  frumento,  orzo  (sphaeroderma),  162. 
foglia abete,  pino  (lophodermium),  123  —  abete,  ippoca- 
stano, noce  (fusic.occum),  23-4  —  graminacee, 
frumento,  segala, ecc.  (dilophia),  ì59—phoenix 
(graphiola),  182. 
,  glume  grano,  orto  (puccinia),  194,  195. 
contorti   abete,  ginepro,  pino  (herpotrichia),  157. 

acero,  salice,  ombrellifere  (rhytisma),  123-124. 


abete  (chrysomyxa),  209-211. 

abete,  ginepro,  pino  (polyporus),  219. 

castagno,  faggio,  pioppo,  ^mct'cìo  (stereumj,  214, 
215. 

mandorlo,  pruno,  susino  (polistyg.ma),  160  —  pero, 
melo,  sorbo  (gymnosporangium),  201-203  — 
biancospino,  cotogno,  nespolo  (gymnosporangium), 
202-203  —  evonimo,  ribes  (melami>sora),  204. 


4)  Kigoutiamenti. 


bianco-avorio 

bianche,  cilindriche,  in  macchie 
bruno-rossastre 


bianche,  poi  rosse 

bianchicce  che  si  trasformano 
polvere  nera  


bianco-grigiastre  in  z-one  circola 

nere,  polverulenti 

nere,  compatte 


rossicce  o  rosso-scarlatte,  carnose, 
emisferiche 

giallo-rossastre  carnose,  emisfe- 
riche     

aranciate,  emisferiche,  polveru- 
lenti   


foglia composite  (scoi'zonera,  ecc.),  crocifere  (cavolo,  ecc.), 

cappero ,  ipomea ,  portulaca  (cystopus)  ,  pag.  7  7  -  8 1 . 

foglia pino  (goleosporium),  207  —  abete  (giirysomyxa), 

209. 
abete,  larice,  pino  (nectria),  166. 


frumento,  segala,  orzo,  cipolla,  porro  (urogystis), 

180  —  anemone  (urocystis),  181. 
ciliegio('iCLEROTm\A),  117  — albicocco,  melo,  pesco, 

pero,  susino  (sclerotiniai,  118. 
lampone,  rovo  (phkagmidium),  201. 
graminacee  prati,  trifoglio  (piiyllaghora),  170  — 

olmo  (dothidella),  171. 
gelso  (gibberella),  166. 

acacia,  acero,  ailanto,  gelso,  ippocastano,  noce, 
tiglio  (negtria),  163. 

ciliegio,  faggio,  melo,  pero  (negtkia),  164,  165  — 
ribes  (negtria),  164. 

Irìfuijlii)  1 1  i;ii>n(,KSÌ,  185,  186  —  avena,  frmnenlo, 
scijitìit  ujKiminnrec)  (pugginia),  191-196  —  com- 
posite (PUGGi.MA,),  196-197  —  betula  (melam- 
psora),  205  —  pioppo  (melampsora),  204  — 
ribes  (cronartium),  209. 


foglia  e 

fusto .... 

frutto 

foglia 

foglia 

fusto  e 

rami   .   .   .   . 

fusto  e 

rami   .    .   .   . 

foglia  e 

fusto  .... 

C/iiiirc  iiiKiUlicd  pi-r  In  ilc/ci 


filldijn mirili'  nelle  jii 


araDciate  (quindi  bninrl  i-oniclit>. 
gelatinose , 

gialiiccio-lirHne  su  macchie  Imini 
^  1  giallo,  miele,  emisleiiche  . 

o 

EH 


loL^lia,  fniUo  , 
foglia,  fusto 


gialli'  |iolternliMili  .  .  . 

caslagno-lirunr  |iol>ei'iilenlì  ulii)!- 
priina  amnciale)    .  . 


.    foglili  e  lìislo  , 


Vcsciclie  liiaiiilii' 
Id.  nnf.  . 
Id.     gialle  . 


foglia  e  fusto 
foglia  e  Initld 
fosli.i   .  .  . 


1(1.     gialle  o  grigiastre. 
Iti.     gialle  o  rossicce.  . 


loglii 

fo-li, 


Tumori  liianco -rosei,  poi  neri    ....   intera  piani 
1(1.     grigiastri  (0  coiicdldrì) .  .  .  .   laoii.  .  . 
1(1.     airiirgaiin  coliiito porzioni  sot 


Zoi'coli  liianco-grigiastri 
Id.  Iiianro-gìallaslri 
Id.    gialli 


1(1.     rossicci 

Id.     Iiriino-l'erriiginosi. 


Larghe  espansioni  hriinaslreogiallicce 
(ioriietti  allungali  neii 


Hiiiepni  ((;YMN(.isi'0[tAN(;uiM),  "iOI-'iOIÌ  -  lino  (MK- 

I.AMl'SOR.V),  20<'). 

vile  (exoiì.xsidum),  21:$. 

Irifoiilio  (UROMYCEs),  185  -  hnrlmhieloin  (vm- 
MYCES),  187  — aglio,  cipolla,  girasole  (puccinia), 
190  —  menta,  viola  (puccinia),   191   —  pino 

(MELAMPSORA),  ^OA.^SOo —  /aWce(MEUMPSORA), 

-iOf),  206. 

/«m/wic  (iMiRAc.MMìii'M),  200  — n)sn,n)i'0(  PiiRAfiMi- 
nu!M),  201  —salice  (melampsora),  208-204  — 
carpino,  sorbo  (melampsora),  200. 

fava  (leguminose)  (uromyc.es),  184-  —  barbabietola, 
/■«f/jo/o  (UROMYCES),  18(),  187  ^pisello,  veccia, 
ecce  ^UROMYC.ES),  187,  188  —  erba  medica,  tri- 
foglio  (IIROMYCES),   188   —    Itipiim   ((-ROMYCES), 

189  — (y«;'o/an«(iiKOMYCES,  puccima),  189, 199 

—  aglio,  asparago,  cipolla,  girasole  (puccinia), 
i90  —  menta,  viola  (puccinia),  191,  196  — 
frumento  {grami nmrn  (imccinu),  191,193,  194 

—  composile,  eiiiliriii ,  !■(  i:i  IMA  >,  196  —  crisan- 
temo, erba S.  Munii,  nmliieliifeie  [wiT.mW),  197 

—  albicocco,  ciliegio,  inanitorlo,  mais,  pesco, 
smino  (puccinia),  198  —  allea,  bosso,  malva, 
ribes  (puccinia),  199  —  giacinto  (puccinia),  200 

—  rosa  (piirac.midium),  201 . 

eriieifere  (eavoh,  rapa,  ravanello{C\srin'isì,  79-80. 

pero,  biancospino  (taphrina),  lOii. 

helulla,    ontano,    ostrija,    /)(»/'/'"•    Iremnlinn  (  lA- 

phrina),  105. 
acero,    betulla,    carpino,    olmo,    ontano,    pioppo, 

Prunus,  quercia  (taphrina),  105. 
anemone,  borruginacee,  composite  (cicoria,  ecc.), 

gigliacee,  frassino,  rosacee,  trifoglio  (olpioium, 

SYNCHVTRIUM),  98  —  ci/JCJfW  (TAPHRINA),  105  — 

pesco  (exoascus),  103. 
mais  (nsTii.AGO),    174-177    —  tragojiogon  (usti- 

i.ago),  178  —  cariofillee,  viola  (ustilago),  181. 
/));io  (bacillus),  44  —  olivo  (b.\cillus),  45  —  vile 

(lìACILLUS),  47. 
palata  (iucterium),  36  —  barbabietola  ici.aiumio- 

TRIIM),  97. 
jiomacee  (l'Oi.YPOiti's),  221. 
erncifere,  pioppo,  iiuercia  (poiaporus),  220. 
ca.ftayno,   ciliegio,   noce,   pioppo,  quercia  (armil- 

LARIA,  .\garicini),  227. 
abete  (polyporl's),  221  —  pino  (polyporus),  220. 
abete,  pino  (POLYPORUS),   219  —   ginepro,  noce, 

quercia  (polvporus),  221 . 
legno  tagliato  (merui.IUS),  225. 
grano,  segnili  (graminacee)  (ci.AVICRl'Sj,  167,  168. 


Deloriiiaiiuui  ed  ingrossamenti  . 
31  —  l'otologia  vegelalt 


II.  —  ('aiiihiiiiiieiito  di  fonnii. 

.    foglia.  Insto,  inlior.-'   {erocifere),  cavolo,  rapa,  ravanello, ecc.  (csSTOPVa), 
pag.  71-80  —  /■/■HHjp/i/»  (sclerospor.\),  85  — 
setaria  (sclerospora),  86. 
Nuova  Encicl.  Agraria,  I. 


Pa/ohi(/ia  veyelule 


Defitrmaiioni  ed  ingrossamenli  .  .  .  .   fusto  e  peti iiiicolo.  .   /w/wrern  (iM.noNospoRA), ',)3. 

1(1.  spiga  e  croste  nere  .    frumento,  seyala  (graminacee)  (dilophia),  459. 

Id.  frutto cìiie(]io  (gnomoma),  149. 

Ingrossameutd  e  contorsione foglia spinacio  (peronospura),  93  —  canapa  (peroino- 

spora),  95. 
Id.  id.  foglia, giov.  germogli  p^co  (exoascus),  403. 

Id.  ed  inilirunimenlo giov. germogli,  frutto  sjmno,  prugno/o  (exoascus),  102. 

Id.  e  |iolvere  gialla foglia,  rami,  fiore    .   ro«a  (phragmidium),  201. 

Id.  e  successiva  screpolatura  .  .   rami abete,  larice,  pino  (dasyscypha),  108 — cilìcijio, 

faggio,  melo,  pero  (nectria),  165. 
Id.  e  trasForm.  in  massa  cilindr.    apice,  culmo  .  .  .  .   graminacee  da  prati  (epicloe),  ì(}9. 

Incurvamento  e  morte giovani  rami  ....    /m»o/»io  (didvmosphaeria),  151. 

Ipertrofia rami ciliegio,  prunus,  susino  {l'LOwmGmwx),  171. 

Scopaz/j rami prugnolo  (exoascus),  102  —  ciliegio,  lauroceraso 

Trasformazione  in  massa  polverulenta  (exoascus),  105. 

nera iiilioresceiiza  ....    arena,  frumento,  mais,  oi'zo,  segala  (graminacee) 

(iiSTiLAGO),  175  —  miglio  (ustilago),  176  — 
setaria,  sorgo  (ustilago),  177  —  diantacee,  sati- 
guinella  (ustilago),  177. 

Id.  seme /n(weH/o  (tii.lktia),  178-179 —  «<>(/«/«  (tiij.etia), 

179        riso  (iiiiFTiA),  180. 

.ìluramifica/,ione frullo r(//(7/?»  (sclkiuhima.  i.nomoma),  147-119   ~  «//*(- 

Clicco,  melo, pesco, SUSI nu{&c.LEHOJìM\),  116-118. 


III. 


La  pianta  ass 
Giallo  


1)  Decolorazione  totale. 


foglia  (cail.  precoce)   abete,  larice,  pino  (dasyscypha),  pag.  108. 
foglia   (disseccazione 

e  raggrinzamento)  palala  (phytophthora),  83,  84  —  ombrellifere,  se- 
dano, ecc.  (plasmopara),  86  —  tabacco  (phyto- 
phthora), 85  —  frumento  (pyroctonum),  96 
—  cipolla,  tulipano  (sclerotinia),  20  —  aglio 
(sphaerella),  145. 
leguminose  (fava,  ecc.)  (peronospora),  92  —  ci- 
polla (peronospora),  94  —  frumento  (septoria), 
foglia   (disseccazione       236,  237. 

e  color,  rossiccia),   lattuga  (bremia),  90. 
frutto ?v7e  (plasmopara),  87 — fagiolo,  pisello  (sei'torìa). 


foglia   (disseccazione 
e  coloraz.  bruna) . 


(liallo-rossircio foglia 

Giallo  lirnno foglia 


di  tutta  la  pianta  .   .    erba  medica,  trifoglio  (s,cLEiMrm\k).  113  —  fru- 
mento (0PHwmLV&),  158. 
....    frumento  (sphaerella),  143. 
....    vite  (plasmopara),  87  —  frumento  (sphaerella), 
143. 
fusto  e  foglie  ....    sorgo  saccarifero  (bacillus),  42. 

frutto frume7ito  (mr'.rococcus),  34. 

legno  (con  protube- 


ranze carnose,  gri 
giastre)  .... 


Itosso-linino legim  (con  prolnbi 

ranze    rossicce 
gialle 


betulla,  faggio,  melo,  quercia  {mofiim),  "216-217  — 
nhele,  pino,  pioppo,  quercia  (polyporijs),  218, 
219. 


pino  (poLYpiinus),  220. 


/((')•  1(1  (Iflenninaiione  delle  malattie  crittof/ainirlie  nelle  piante 


(iriflid,  poi  briiiKi-rossiccio  e  nero  .  .   foglia niefe  (lophodermium),  122,  1 2P,  —  p/'/io  ( i.opho- 

dermium),  123. 
Itniiio,  (|iiiii(li  nero Ibj^lia jiso  (bacillus),  43  —  (/(«ci^/o  (I'skudomonas),  40 

—  acero,  cacliis,  crocifere,  langio,  Irassino, 
robinia  (i'iiytoi'iithora),  81    -  imlaln  (imiyto- 

PHTHOKA),  83. 
1(1.  giovani  histi   ....    iimaraiiUi,  barbahielola,  crocifere,  mais,  miijlio,  Iri- 

foijlio  (  l'YTUiUM  ),  77  —  rododendro  (soi.KitoriNiA  ), 
115,  Ufi  —  flAe/e(BOTRYTis),  ÌÌO  —  abete,  pino 
(LOPHODERMiUM),  122  —  cohiiHu,  nespolo,  sorbo 

(SCLEROTINIA),  HO —  Ci/lfg/o  (  SCLEUOTINIA  ),  1  17 

— -albicocco,  melo, pero, pesco, susino('>i:Lv.\iO'nN\K), 
118  —  tremolino  (  uidymosi'iiakkia  ),  ! 52  —  abele, 
pino  (uERPOTRic.uiA),  1 57  —  crisantemo  (  piioma  ), 
233  —agave,  iucca  {c.oniothykhm),  234. 

Id.  radice barbabietola  (peronospora),  94. 

I(ì.  legno vite  (polyporus),  224. 

Nero porzioni  aeree   .  .   .    canna  da  zucchero,  leifuminose,  /^(/KfccociiiiEi.AViA), 

Ili.  porzioni  aeree  e  sol-       134. 

terranee ''''''  (hac.m.i.us),  47-48  —  eicldiiiinu  (TiiiKi.vvrs), 

134. 

hi.  l'usto  e  rami  ....    ahele,  pino  (acantiiosticma),  15(i. 

III.  —  "2)  Macchie. 

Itjanciie foglia rtHio;(«o  (cercospora),  250  —  brnssica,  pero  (ow-- 

laria),  251  —  cannella  (mendersonia),  230  — 
prunus  (phyllosticta),  231  —  crataegus  (phyl- 
losticta),  231  —  lampone  (phyllosticta),  231 

—  limone  (cercospora),  258  —  melilotas  (cer- 
COSPora),  257  —  gelsomino,  (ico,  fico  d  India 
(phyllosticta),  232  —  patata  (piioma),  233  — 
primula  (phyllosticta),  231  —  orzo  (ophiocla- 
DiUM),  251  —  pesco  (cercosporella),  252  — 
pisello  (SEPTORiA),  238  —  ribes,  viola  (piiyi.lo- 
sticta),  231  —  salice  (septocylindrium),  252 

—  viola,  vite  (ascochyta),  235. 

Id.  frutto o/ìto(phoma), 233— pesco  (clasterosporium), 255. 

liianciie  a  (•oiitorno  rosso foglia evonimo,    caffè  (cercospora),  258   —  melograno 

(phyllosticta),  232  —  melo  (phoma;,  233  — 
quercia  (phyllosticta),  232  —  eerbena  (sep- 
toria),  239. 

Id.      orlale  di  nero-porporino .  .  .   foglia /ìcns  (leptostromella),  242  —  olea  (gloeospo- 

rium),  245. 

Id.      a  l'ontornn  nero  o  bruno bosso,  edera,  leandro,  ippocastano,  noce,  pioppo,  vite 

(phyllosticta),  232  ^  cappero  (cercospora), 
250  —  evonimo,  leandro,  limone,  vite  (asco- 
chyta), 235  —  ei'ba  medica  (septoria),  238  — 
galega  (ramularia),  251,  (cercospora),  257 

—  lattuga  (marsonia),  247  —  patata  (cerco- 
spora),  257  —  pioppo,  salvia  (septoria),  240 

—  viola  (ramularia),  252. 
IJianto-MM-daslre foglia spinacio  (colletotricum),  240. 

lìiaiiclic.  qiiiniii  JH-niie foglia batata  (phyllosticta),  231    -  cotogno,  pero,  sorbo 

(sphaerella),  147  —  frumento,  segala,  grami- 
nacee (l)ITOPIIIAj,   159. 


Patologia  vegetale 


Grigie fo!;ii,i Iiiancospiiio,  crespino,  liriodendro,  magnolia,  pesco, 

quercia,  sorbo,  zucca,  uvaspina  (phyllosticta), 
231,  232  —  biancospino,  banksia,  carpino,  ca- 
stagno, pero,  quercia,  wJe  (pestalozzia),  248  — 
lilla  (CERCOSPORA),  258  —  lampone,  nespolo, 
susino  (ascochyta),  235  —  fragola  (oidium),  250 

—  peonia  (cercospora),  256  —  spinacio  (se- 
ptoria),  239  —  vicia  (ramularia),  251  —  viola 
(cercospora),  257. 

Id.  frutto albicocco  (piioma),  233  —  albicocco,  limone,  melo, 

pesco  (gloeosporium),  243,  245  —  noce  (se- 
ptoria),  241. 

Id.  fusto canapa  (dendrophoma),  233. 

Id.  SII  liitla  la  pianta.  .  vite  (gloeosporium),  243  —  vite,  ribes  (lepto- 
sphaeria),  153  --  barbabietola  (cercospora), 
257. 
(irigie  orlate  di  rosso-vinlareo  ....  foglia catalpa,  quercia  (phyllosticta),  232  —  edera,  la- 
vanda, viola  (SEPTORiA),  23<S,  239,  "lìi)  —  evo- 
nimo (cercosporella),  2."i2,  (ckiìc^simua),  258 

—  melo  (IIENDERSONIA),  2;)Ci  —    ulilV  (CYCLOCO- 

NiuM),  253. 

Id.    orlate  di  rosso-ruggine   ....   foglia lampone  (phyllosticta),  231  —  noce  (gloeospo- 

RiUM),  245. 

Id.    orlate  di  giallo foglia cetriolo  (ascochyta),  235. 

Id.    orlate  di  nero asparago  (cercospora),  258  —  gelso,  limone,  pero 

(sphaerella),  147  —  miujnuììn  (cuhcosporium), 

245 — pero  (leptosphaI' iti  a  i,  l 'i.'!  -  -  jìiselloicou- 

letotrichum),  246  —  iv/r((;i,iiiaisi'(ii;niM),  243. 

Grigie,  poi  nere foglia colmic  (i;ami:i,aiiia),  251  —  rris/nilemn  (l'iivi.r.o- 

Crigio-rosee foglia verlniid  (iiiiium),  250. 

Gialle foglia ocera,  sa//cc  (ruytisma),  123  —  «ja/cn  (septoria), 

240  —  biancospino  (pleospora),  231  —  Aosso 
(laestadia),  1 41 ,  142  —  canapa  (peronospora), 
96  —  carpino  (gnomoniella),  151  —  cardo  la- 
naioli  (peronospora),  96  —  chamaerops  (lepto- 
thyrium),  241  —  cheiranthus  (septoria),  238 

—  ciliegio  (gnomonia),  149  —  croci  fere  (perono- 
spora), 91  —  erba  medica  (peronospora),  92, 
(gloeosporium),  242  —  ficus  (septoria),  240 

—  fragola  (peronospora),  95  —  garofano  (se- 
ptoria), 238  —  gardenia  (phyllosticta),  232 

—  graminacee  (septoria),  237,  238 —  lampone 
(peronospora),  96  —  leguminose  (lenticchie, 
pisello,  fava,  ere.)  (puccinia),  192  —  mughetto 
(ci.dK.dsi'oRHiiM),  243  —  narciso  (ramularia), 

•ì'rl    —    iimriulo    (gNOMONIELLA),    150   —   oHvO 

(cLóEnsi'oitiuM),  245  —  pa/«/ft  (phoma),  233  — 
pesco  (rhabdospora),  241  —  pomodoro  (se- 
ptoria), 239,  (cladosporium),  255  —  prezze- 
molo, sedano  (septoria),  238  —  sorgo  (phyl- 
lostict.\),  231  —  spinacio  (peronospiira),  93 
^  toòacco  (phyllosticta),  231  —  trifoglio  (pe- 
ronospora), 92  —  valerianella  (peronospora), 
93  —  viola  (peronospora),  96  —  vile  (pi.asmo- 

PARA),  87. 


Chiave  iiiidli/icfi  per  In  (Iclfniiiiin iiiiiic  iliiìr  maldllir  rrìitof/iimir/ii'  nelle  piante  209 

fiiallft  orlale  di  hrniio  o  nero I'ul;!!.! asparago  (c.ercosi'Ora),  258  —  cappero  (cerco- 
spora),  256  —  cereus  (leptostroma),  241  — 
leandro  (septoria),  238  —  mais  (hei-Mintospo- 
RiUM),  250  — ■  medicago  (marsonia),  247. 

Id.  fiistd veccia  (seitoria),  238  —  viola  (colletotriciiiim), 

246. 

Id.  frutto o/?w(PLENODOMus),  234  —  «//er/ (colletotriciiiim), 

246. 

fiialle,  poi  liriine l'ui^lia  e  l'iistu .   .   .   .    Imrbabielolain-.Koaospoìw),  194  —  camellia  (col- 

letotriciium),  246  —  castagno  (spmaerella), 
146 — erba  medica{psEVDOPKZiZk),  107  —  lattuga 
(eremi  a),  90  —  leguminose  (pisello)  (ascochyta), 
235  —  palala  (phytoputhora),  183  —  pero 
(gloeosporium),  243  —  trifoglio  (con  piccole  cop- 
pelle nere  pag.  inf.)  (pseudopeziza),  107  — 
(pleospora),  241  —  vite  (plasmopara),  87. 
1,1.  frutto  (tralci)    .  .  .   W/e  (metaspiiaeria).  155. 

(lialle  0  rosse,  poi  nere foglia «*«'«.  F'""«  (lophodermium),  122  —  cotogno,  ne- 
spolo, pero  (stigmatea),  149  —  ginepro,  larice 
(lophodermium),  122  —  ippocastano  (septoria), 
239 —  H0ce,7!«erc!a  e  depositi  polverulenti  Inanelli 
(microstroma),  249  —  prezzemolo,  sedano  (se- 
ptoria), 238  —  vite  (septoria),  240. 

Id.        id.     a  man)ine  nero cic/ame/i  (septoria),  239 — we/w  (phvli.ostk.ta), 

232,  noce  (gnomonia),  150. 

(iiallo-rossiccc garofano  (phyllosticta),  232. 

(iiallo-ruggine foglia digitulis  (ramularia),  252. 

(iiallo-verdaslre foglia frinnento  (r.ìmiutix),  151. 

Ocracee foglia «c/no/YfoVi  (ramularia),  251  — ('«ppero  (septoria), 

238  —  ciliegio  (iielmintiiosporuim),  256  —  c»- 
comcni,  melone  (colletiiotric.iium),  246  —  fa- 
giolo (SEi'TORiA),  239  —  (ascochyta),  235  — 
forsythia  (phyllosticta),  232  —  gelso  (spiiae- 
rella),  147  —  lillà  (septoria),  240  —  limone 
(septoria),  239  —  magnolia  (gloeosporium), 
245  —  melone  (scolecotrichum),  254  —  olmo 
(phyllosticta),  232  —  petunia,  primula  (ra- 
mularia), 252  —  prunus  (polistigmina),  241 

—  ricino  (cercospora),  258  —  rosa  (cerco- 
spora),  258  —  siV'Jnjtt (gloeosporium),  245  — 
trifoglio  (septoria),  238. 

Id.  orlate  di  rosso ailanto  (phyllosticta),  232  —  fragola  (phyllo- 
sticta), 231  —  nespolo  (phyllosticta),  231  — 
(septoria),  240  —  poa,  rosacee  (ovularia),  250 

—  tiglio  (phyllosticta),  232. 

Id.     orlale  di  liniiio foglia cn/m/iarsEPTORiA),  239  —  carpino,  dammara,  cgcas 

(chaktophoma),  234  —  paulownia  (piiyllo- 
sticta),  232  —  nocciolo  (carrella),  241. 

Ocraceo-hriine foglia m«(/Mrt/!rt(sEPTORiA),239  —  ««ccni/H  (phyllosticta), 

232  —  tiglio  (gloeosporium),  245  —  /jero  (asco- 
chyta), 235  —  salice  (ramularia),  251. 

Aranciate foglia erba  medica  (phyllosticta),  231 . 

Itosse foglia ciliegio,  pero  (corvneum),  248  —  fragola  (spiiae- 

rella),  142  —  fagiolo,  lillà  (cercospihia),  257, 
258  —  sorbus  (i'EST\i.o/,/,iA),  218  —  vite  (cer- 
cospora), 258. 


l'nlulogiu  veiietute 


Kossc,  oriate  (li  bruno iaciaiiedj/fl  (phyllosticta),  231. 

Uosso-|ior|ioriiie foglia albicocco,  ciliegio,  pesco,  susino  (clasterosporium), 

255  —  garolanu  (heterosporkjm),  259  —  nui- 
ijlietlo  (phyllosticta),  231 . 

Kosso-liriine ac.eiv   (leptotvrium),   241    —  utbicuccu,    ciliegìu 

(PHYLLOSTICTA),  231  —  ciUegiu,  pildu  (CYLINDRO- 

SPORIUM),  24tì,  247  —  fava  (cercospora),  257 
magnolia  (ovularia),  251  —  imighetlu,  sorgo 
(dendrophoma),  233,  234  —  pado,  prugnolo, 
susino  (gnomonìella),  150. 

Ferruginee graminacee  (ovularia),  251  —  noce  (gnomonia), 

150  —  pisello  (septoria),  238  —  rosa  (cerco- 
spora),  258  —  sedano  (bacillus),  41  —  vile 
(guignardia),  139. 

1(1.         0  (li  secchereecio albicocco,  melo,  pero  (phyllosticta),  231  —  aralia 

(colletotrichum),  246  —  armoracia,  asparago, 
colza,  ravizzone  (cercospora),  256,  258  —  ca- 
mellia{pESTALOZz\A),  248  —  carola,  sedano,  prez- 
zemolo (cercospora),  257  —  betula,  carpino, 
faggio,  lauro,  salice  (gloeosporium),  245  —  ci- 
Irus  (coryneum),  248  —  citrus,  vile  (rhaisdo- 
spora),  241  —  frassino  (scolecotrichum),  253 

—  edera,  vite  (phyllosticta),  232  —  edera,  evo- 
nimo (macrophoma),  233  —  lilium  (cercospo- 
rella),  252  —  limone,  platano,  pioppo  (gloeo- 
sporium), 245  —  we/o (colletotrichum),  246  — 
lupinella,  sedano  (ramularia),  252  —  malva 
(ramularia),  251  —  papavero  (dendryphium), 
259  —  fesco,  susino  (cercospora),  258  — 
quercia  (cylindrosporium),  246  —  vite  (colle- 
totrichum), 246  —  tabacco  (ascochyta),  235. 

Verdastre cetriolo  (cladosporium),  255  —  mais  (chromospo- 

rium),  249  —  melo,  sorbo  (cryptosporium),  247 
nespolo  del  Giappone  (biaschum),  247. 

Olivaeee foglia avena  (helminthosporium),  256  —  canna  da  spaz- 
zole (napicladium),  259  —  fico  (cercospora), 
258  —  giaggiolo  (scolecotrichum),  254  —  vile 
(cercospora),  257. 

Oiivaceo-lirniie foglia lampone  (pyrenochaeta),  234. 

Fuiijiyiuose fava,  petunia,  pesco  (phyllosticta),  221  —  lup- 
polo (septoria),  230  —  peonia  (cladosporium), 
255. 
1(1.        a  contorno  rosso foglia /jesco  (phyllosticta),  231. 

Livide foglia giaggiolo  (heterosporium),  259  —  nespolo,  cotogno 

(ovularia),  251  —  pruno  (didymaria),  251  — 
violaciocca  (cercospora),  256. 

lirnno-rossiceio l'uglia fagiolo  (colletotrichum),  245  —  gelso  (cerco- 
spora),  258  —  lampone  (septoria),  240  —  vi- 
sciolo  (settoria),  240. 

lìriino-violateo  0  |ior|Mirin» foglia cwvo/o  (phyllosticta),  230  —  canna  da  zucchero 

(cercospora),  258  —  ciliegio  (cercospora),  258 

—  fava  (cercospora),  257  —  peonia  (clado- 
sporium), 255  —  ribes  (septoria),  240  —  rosa 
(marsonia),  247. 

Bruno-faslajjiio foglia ce//!*  (gyroceras),  252  —  «-mH/emo  (septoria), 

239  —  sulla  (cercospora),  257. 


Chiave  analitirn  fn'i-  la  (liicnuiiui iimic  ilelle  ìiidltillic  irilloqinnirlir  iif/lr  /liniilr  "211 

Kriino.  orlatf  di  niss» fiisli:i rameliu  (piiyu.osticta;,  232  —  evanimn,  rosa  (sk- 

ctoiua),  240  —  fagiolo  (ckrc.osi'oiìa),  257. 

1(1.      ili.    di  porporino toi,'lia pesci)  (cercospoua),  258  —  veccia  (c.icrcospora), 

:257  —  vile  (cercospora),  257. 


hi. 


id.    di  fliallo foglia "c:.»  (iielminthosporiiim),  250. 


fd.      id.    di  nero foglia orzo  (iielmintiiosporiiimì,  25(3. 

{(nino foijlia rttt((;(>(r(i(SEPTORIA),  240  —  allea,  nniciiidc.  fagiolo, 

geranio,  meìilolo,  palala,  tropeolo  (cercospora), 
257  —  barbabielola  (clasterosporium),  256  — 
//e<M/a{MARSONiA),  247  — mna/w (phyllosticta), 
231  —  canna  da  zucchero  (colletotrichum),  246 

—  (■e/n((/o(cLADOSPORiiiM),255  —  carola,  prezze- 
molo, sedano  (cercospora),  257  —  cavolo  (sphae- 
RELLA),  144  —  cipolla,  pero  (vermicularia), 
234,  (torula),  252  —  citriis  (septoria),  239 

—  clematide  (septoria),  238  —  corbezzolo  (se- 
ptoria), 240  —  uva  spina  (gloeosporium),  243 

—  cotogno,  susino  (hendersonia),  236  —  cotone 
(coi.i.etotrichum),  246  —  lattuga,  endivia 
(septoria),  230  —  limone,  arancio  (phoma),  233 

—  lino  (fusiclaiiium),  253  —  mais,  uva  spina 
(hendersonia),  236  —  melanzana  (phyllo- 
sticta),  231  —  mughetto  (septoria),  238  — 
nocciolo  (septoria),  240  —  noce  (cryptospo- 
rium),  247  —  orzo  (hormodendrum),  252  — 
patata  (verticillium),  251  —pioppo  (marsonia), 
247  —  platano  (gloeosporium),  245  —  pruno 
(cladosporium),  254,  (oidium),  250  —  ribes 
grossularia,  tiglio  (cercospora),  258  —  spi- 
nacio (gloeosporium),  242  —  salice  (marsonia), 
247  —  rosa  (pestalozzia),  248  —  tiglio  (se- 
ptoria), 239  —  tremolino  (cladosporium),  255 

—  trifoglio  (cercospora),  257  —  vite  (septocy- 
LiNDRiUM),  252,  (cladosporium),  255,  (cerco- 
spora),  258,  (dendryphium),  258. 

Id.  fuijlie,  rnillii  e  lanii    iilbicocco,  cotogno,  melo  (phyllosticta),  231  —  cu- 

curbitacee,  pomodoro  (gloeosporium),  242  — 
vite  (guignardia),  139  —  peperone  (labrella), 
242  —  uva  spina  (vermicularia),  234  —  vite 
(plasmopara),  87  —  (pestalozzia),  248. 

Id.  Iiiillin  0  tiihcid  .  .   .    patata  (phytophthora),  83  —  zafferano  (phoma), 

233. 

Nere foi!;lia alopecurus  (mastigosporium),  252  —  biancospino, 

uva  spina  (septoria),  240  —  crisantemo  (CYLiN- 
DROSPORiuM),  247  —  (didymaria),  251  —  coda  di 
topo,  conifere,  citrus  (pestalozzia),  248  —  cre- 
spino (septoria),  239  —  finocchio  (phoma),  233 

—  gelso  (bacillus),  48  —  grano,  graminacee 
(acremoniella),252  —  (marsonia),  247 — aste- 
rocystis),  97  —  lino,  oinbrellifere  (phom.\), 
233  —  melo  (labrella),  242  —  patata,  carota, 
cavolo,  cavolfiore,  ravizzone  (polydesmus),  256 

—  trifoglio  (BACILLUS),  41. 


l'aloliKjia   rei/eUi/c  l'.liiurc  inid/ilicfi,  ec( 


fusto,  fiore,  l'usto.   .    /»H()»e (trichoseptoria), '241 — me»ia (septoria), 
230  —  (ilivo  (septorja),  241  —  patata,  pnmn- 

diini    (BAGILLUS),    39,    (SPHAERONEMA,    VERMICU- 

laria);  234  —  ribes  (marsonia),  247  —  vite 
(gloeosporium),243,244 — z-i/ccrt(PHOMA),233. 


in.  —  o)  Avvizzimento. 


Kiiflliii r(7((r/(»(i;N(iM0Nn),|);iy-.  149  —  ciliegio, melo, pero, siirlio{C\TOi^vo\\.\),Ì'S-i. 

h'riid»  (('(in  |Misl(»l(') ritr  (cdiiN \iiiii \ ),  140-142,  (coniothvriiim),  15(5. 

di  liillii  la  pianta /^///«/«c/o/fl  (hacim.us),  40,  41  — /■/■«^«^(bacteriosi),  44  —  fio/a  (r.t.A- 

iioc.hytrh'.m),  97  —  erba  medica,  pino,  vile  (roesleria,  vibrissea), 
121  —  cereali  (spiiaerella),  143  —  frumento  ((iibellina,  151  — 
asparago,  harlmbietola,  /inocchio,  leguminose  (trifoglio,  fava,  ecc.), 
limone,  melo,  patata  (rhizoctonia),  154. 

(iio»ani  lami  i-  l'nitli coioiinn,  nespolo,  pero  (sikimatea),  149. 

111.         i)  Mìircesceiiza. 

Ko()liii Iiavhahìctoln  (sni akreu.a),  pag.  145. 

Fusto riiroUi  {hrassicacee)  (OI.PIDIUM),  97,98  —  abete,  faggio,  ginepro,  pino, 

pioppo  (  poiAPORUs),  220,  221 . 
Itadice  e  l'ii.sto albni  da  frutta,  conifere,  gelso,  vite,  ecc.  (arimillaria),  226  —  palata 

(BAciLLUs),  38,  78,  79  —  cipolla  (marciume),  39  — croco,  giacinto,  ecc. 

(SC.LEROTINIA),    liti. 


Nlova  Enciclopedia  Agraria    1. 


Patologia   Vegetale  —  Tav 


MALATTIE  PRODO'ITE  DAI  MIXOMICETf  E  DAI  B.ACTEHII 
1-5!    Ernia  dei  Cavoli  (l'ìasmmliophom  BruMiV'/ci     -    lì-.'i,  Bacirriosi  ilei  Celso  ifianllus   Mori 
6-9,  Rogna  deirOlivo  <B    Qlvac\     -   10    Railtriosi  d.^l  Trifo^'lio  (B    'Infoili, 


Torino, l'iiioiic  Tip  Edilrice 


Zr/.  Snliis.yohft ,  Tomi. 


Nuova  Enciclopedia  Agraria    1. 


Patologia   Vegetale  —  Tav.   U 


JIALAITIE  l'IUlDOriE  DAI  FICOMICETl 
\-^l,  Pepftimspora  ilcllr>  insalato  tlironia  Lailucaij  —  3-1),  P(Tonos|inia  delle  l'atalP  iPhulupilinr,i  ,iifr> 


Ti.nnii.riiioiir  Tip  Edil 


Zr/.  StiltLSSoli»  .Tpfiiio 


.\i:ovA  Enciclopedia  Agraria 


Patologia   Vegetale  —  Tav,    1(1 


:.*::  ♦0» 


MALATTIE  PIlODOTrK  UAOI.l  ll'ODKItMKl 
I--J,  Carbone  del  (,raiio  {Ustilar/o  cario).   -  3-(>,  Carbone  delle  Setaiic  ((/    CV«'".r.) 
7-10'  Ruggini  del  C.rano  {Puccinia  gramiim,  P.  striaefonnis  e  P.  curoiiatay 
li-li.  RugL'ine  del  Salice  [Mtlampsura  farinosa). 


Nuova  F:ncici.opedu  Agraria    1. 


Patologia   Vegetale  —  Tav.   1\'. 


MALATTIE,  l'IlODUTlE  HAI  BASWIOMICETI 
1-6,  Miirciiim<!  delle  radici  (Armiltaria  mcltea  e  Hosdlinia  wcatrix) 
7,  iMarciuniP  del  C;istagnii  {Fislidiiia  hepatka). 


Nuova  Enciclopedia  Agraria. 


Patologia   Vegetale 


M.VLATTIR  l'HODUITK  lUCl.I  ASdiMICKTI 
1-1.  Bolla  di-M  (oiilie  ile!  l'csi'n  {Exoasnis  ilefoniiaiis)   —  5-6,  CriUogama  del  Giano  (Eiijsi/ihe  ijraiiiini.s\ 
7-'.*,  Crittogama  delle  Rosi'  {Sphareotlirca  paimasat.  —  10,  Fumagginc  dell'Olivo  {Capiwdium  idacuphtUun) 
11-12,  Fumaggine  degli  Agrumi  (C.  Ci(ri) 


Nuova  Enciclopedia  Agraria 


Patologia   Vegetale  —  Tav. 


MALATTIE  PRODOTTE  DACU  ASCOiUCETI  E  OAi  Fi;.N<;ill  IMPERKETI] 

1-^    Cancro  del  legno  {Neclria  dilissima)   —  '3-i,  Ruggine  del  Pisello  {Ascochi/ta  Pisi)    —  ó-G.  Rugi,'iue 

dei  Limoni  (Seploria  Limouii).  —  7-9.  Ticrhiolatura  del  Melo  {Fusicladium  dendrilicumì. 


OPERE  RIFEKENTISI  ALLA  FlTOPATOLOliIA 


Teofrasto,   Hisloria  pìanlariim.  voi.  IV-V  (IV-lIl  si-colo 

avanti  Cristo). 
Catone,  Columbi. la.   Palladio,  ecc..  Opere  agrarie  (dal 

IH  secolo  avanti  Cr.  al  IV  secolo  dopo  Cr.). 
l'LiMO,  Hisl.  XaL,  capitolo  XVII  (I  secolo  dopo  Cr.). 
Ihn-'.\l-'Arwam  (vedi  L.  Savastano,  La  patologia  vege- 
tale dei   (ireci.  Latini  ed  Arabi).  Portici,  Aìinali 
^Scuola  agricoli  lira,  -1890-91. 
Marmucci  V.,  Trattalo  del  fiore  e  del  frullo  nel  quale  si 

trattano  molte  curiose  malattie.  Perugia  160,^. 
Taiìiìioni-Toz/.ktti  .\.,  Alimxtrgia  ossia  modo  di  rendere 
meno  gravi  te  malattie.  Firenze  1767.  ^ 

CvMPlNl  A.,  Saggio  di  agricoltura,  sulla  coltura  delle 
piante,  sulla  seminagione  dei  grimi,  loro  stato  na- 
turale e  morboso.  Torino  1774.  —  In  questo  lavoro 
sono  riportali  in  gran  parte:  Aymen,  Mémoires  sur 
les  maladies  des  blés  ;  Auanson,  Maladies  des 
plantes,  e  IIom.me,  Maladies  des  plantes. 

Pliìnck  I.  F.,  l'Iiijsiotogia  et  patìwlogia  planlarum.  1794 
(e  traduiione  con  note  di  C.  Pagani.  Bergamo  1707: 
Venezia  1805). 

Ka>.-;adoni,  Saggio  georgico  e  veterinario  ossia  Raccolta 
di  rimedi  preservativi  e  curativi  contro  le  malattie 
e  deterioram,enti  a  cui  sono  soggetti  gli  alberi,  gli 
erbaggi,  i  frutti,  gli  animali,  ecc.  Treviso  1796. 

Rii  F.,  Saggio  di  nosologia  vegetale.  1805. 

lu.,  Saggio  teorico-pratico  sulle  malattie  delle  piante. 
1807-1817. 

Unger,  Die  Exanlheme  der  P/lanzcn  unii  einige  mit 
diesen  verwandten  Krankheiten  der  Gewàchse. 
Wien  1833. 

Aghati  L.,  Osservazioni  sulle  malattie  delle  piante. 
Pavia  1834. 

MoiiETTi  G.,  Compendio  di  nosologia  vegetale  compilato 
sulle  opere  più  distinte  cosi  italiane  come  stra- 
niere. Milano  1839. 

WiEGMANN,  Die  Krankheiten  und  Krankliefien  Missbil- 
diingen  der  Gewàchse.  1839. 

Meykn,  P/lanzenpathologie.  1841. 

.Mkmici  M.,  Prime  linee  di  fisiologia  e  patologia  vegetale. 
Bologna  1844. 

PiTZiioi.OT,  Delle  malattie  delle  piante  salive  (traduzione 
di  Giovenale  Vegezzi-Ruscalla).  Torino  1848. 

hi  HÈRENGER,  Studi  filopatologici  sulle  piante.  184.i. 

II).,  Micogenesi,  ossia  delle  malattie  dei  vegetali,  carat- 
terizzate dalla  presenza  di  qualche  specie  di  funghi. 
1852. 

Id.,  Della  picchiola,  odierna  malattia  della  vite.  1852. 

Oli  liARY,  Untersuchungen  ùber  die  Brandpilze  und  die 
durch  sic  verursachien  Krankheiten  der  Pflanzen. 
Leipzig  1853. 


Payen,  Les  maladies  des  pommes  de  terre,  des  belte- 
raves,  blés,  eie.  Paris  1853. 

IIamel,  Sur  les  maladies  des  pianles  aìim..  Icurs  caiises, 
leurs  remèdes.  1857. 

KuHii,  Die  Kranklieitender  Kulturgewàclise.  Berlin  1858. 

Crespi  M.,  Trallato  della  malaUia  dominante  nella  ve- 
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IIallier,  Phylopatliologie.  Die  Krankheiien  der  Kullur- 
gewàchse.  Leipzig  1868. 

Id.  (2"  edizione).  Die  Pestkranklieiteii  der  KuHurge- 
wàchse.  Stuttgart  1897. 

Hahxig,  Die  wichtige  Krankheiten  der  W'iildbiuimc. 
Berlin  1874. 

Id.,  Die  Zersetzungsersclieinungcn  des  Holscs,  ecc.  Berlin. 

Id.,  Lehrbuch  der  Baumkrankheiten,  lAutt.  Berlinl882; 
II  Aun.  1889;  III  Aufl.  1900. 

Franck,  Die  Krankheiten  der  Pflanzen,  I  Aufl.  Breslau 
1881  ;  II  Aufl.  Breslau  1895-96. 

In.,  Die  pilzparasitàren  Krankheiten  der  Pflanzen. 
Breslau  1896. 

Id.,  Kampfbuch  gegen  der  Schàdlinge  unserer  Feld- 
fruchte.  Berlin  1897. 

SiMiTH,  Diseases  of  field  and  garden  crops.  Washington 
1884. 

SoRAUER,  Handbuch  der  Pflanzenkranklieiten.  Berlin 
1874  e  1886. 

iD.,  Atlas  der  Pflanzenkranklieiten.  Berlin  1887-1893. 

Id.,  Die  Schàden  der  einheim.  Kulturpflanzen  der  liner, 
und  pflanz.  Schmarolzer.  Berlin  1888. 

Frank  und  Sorauer,  Pflanzenschuti-Anleilung  fiir  den 
prakt.  Landivirth  zur  Erkennung  und  Bekàmpfung 
d.  Beschàdigungen  der  Kulturpflanzen.  Berlin  1892. 

WOLF  und  ZOPF,  Krankheiien  der  tandwirthschaftlichen 
Nutzpflanzen  durch  Scìunarotzerpflanzen.  1887. 

Wolf-Baccarini,  Le  malattie  crittogamiche  delle  piante 
erbacee  coltivate.  Milano  1889. 

KiRCiiNER,  Die  Krankheiten  und  Beschàdigungen  unserer 
landwirthschaf  Kulturpflanzen.  Stuttgart  1890. 

Kirchner-Neppi,  Le  malattie  delle  piante  agrarie  colli- 
vate.  Torino  1901. 

KiMCHNER  und  Boltsuacser,  Alias  der  Krankheiten  und 
Beschàdigungen  unserer  landwirtscliaftlichen  Kul- 
turpflanzen. Stuttgart. 

Comes,  Crittogamia  agraria.  Napoli  1891. 

Loverdo,  Les  maladies  cryptogamiques  des  cére'ales. 

Paris  1892. 
ViALA,  Les  maladies  de  la  vigne.  Paris  1893. 
Berlese  a.  N.,  I parassiti  vegetali  delle  piante  coltivate 

0  utili.  Milano  1894. 
Tudeuf  (Von),  Pflanzenkranklieiten  durch  Kryptogame 
Parasiten  verursachl.  Berlin  1895, 


Palohi/ia  vegetate. 


Nuova  Encicl.  Agraria, 


274 


Opere  rifereiilisi  alla  Filoinilo/of/ia 


MoNiE'/.,  Traile  élémenlairc  de  parasiloloyie  animale  et 

vegetale.  Paris  1896. 
PiilLLiEUX,  Maladies  des  planlcs  agricoles  et  des  arbres 

fruii,  et  foresi,  caus.  des  parasiles  végétales.  Paris 

18954897. 
Eriksson   iind   Henning,  Die  Gelreiderosle.  Geschichle, 

Natur,  Massregeln.  Stockholm  1896. 
Marciial  e.,  Les  maladies  cryptogatniqucs  des  planlcs 

rulliners.  RniN..lles  1896. 
Mori  r.i  M^  lf.iii,ìh>irli  il  IT  chemischen  Miltel  gegen  Pflan- 

HosTow/i:\\,  l'Ilati-.fH-l'alhologie.  Khrankheiten  dtircìi 
Parasilen,  Heniiparasilen  und  Epifit.  Moskau  1899. 

Peglion,  Le  ìnalatlie  crittogamiche  delle  piante  colti- 
vate. Casale  1899. 

KOLHE,  Garlenfeinde  und  Gartenfreimde.  Berlin  1901. 

Menault  et  KoussEAU,  Les  planles  nuisibles  en  agriciU- 
lure,  ecc.  Paris  1902. 

Delacroix,  Alias  des  conférences  de  Pathologie  vegetale 
professées  à  Vlnslilut  agronomiqice.  Paris  1902. 

Id.,  Maladies  des  planles  cultivées.  Paris  1902. 

HosTnm',  Ptantenpatologie.  Kjòbench  1902. 

NAVAimo,  Enfermedades  de  los  Trigos,  manera  de  ju-c- 
venirlas,  ecc.  Madrid  1902. 

KuSTEU,  Palliolog.  P/lanzenanalomie.  Jena  1903. 

Lemée,  Les  ennem,is  des  planles.  Alengon  1903. 

.annali,  Riviste,  ecc. 

Annuario  della  R.  Statione  di  Patologia  vegetale.  Roma. 

Annales  Insliliil  Pasteur. 

Annales  Mycologici.  Berlin. 

Annales  des  Sciences  naturelles  (botaiiique).  Paris. 

Annales  de  l'Instilul  centrai  Ampélologique  royal  Hon- 

grois.  Budapest. 
Atti  R.  Istituto  botanico  e  Laboratorio  criltogainico  di 

Pavia. 
Alti  Istituto  di  Monlpellier. 
Bulletin  de  l'Herbier  Boissier. 
Bulletin  of  the  Torrey  Botanical  Club. 
Bnlaniska  Noliser. 

Bulletin  de  la  Sociélé  mycologique  de  France. 
Bollettino  di  notizie  agrarie  (Ministero  di  Agricoltura. 

Industria  e  Commercio).  Roma. 
Bollettino  Società   Botanica  italiana. 
Berichte  d.  Dculschen  Boi.  Gesellschafl. 
Boletin  de  la  Comision  de  Parasitologia agricola.  Me.xico. 
Bolanisches  Centralblatt. 
Briosi  e  Cavar  a,  I  funghi  parassiti  delle  piante  coltivate 

od  utili,  fascicoli  XVI.  Pavia. 
Centralblatt    fur   Bakteriologie,    Parasilenkunde    und 

Infecl.,  ecc.  Berlin. 


Comples  Rendus  Académie  des  Sciences.  Paris. 
Grevillea,  Record  of  cryptogamie  hot.,  ecc.  London. 
.fahresbericht  iXber  die  Neuerungen  tind  Leistungeii  auf 

dem  Geli,  der  Pflanzenkranklieilen.  Berlin. 
Journal  of  Botany. 
Journal  de  Botanique. 
KniEGER,  Schàdliche  Pilze  uiiserer  Kulliirgewàclise.  Kò- 

nigstein. 
Las  Plagas  de  la  Agricullura,  Ministerio  de  Fomento, 

Comision  de  Parasitologia  agricola.  Mexico. 
Malpigiii,  Memorie    B.  Accademia  dei   Lincei  e  della 

Società  di  Microscopia  di  Londra,  ecc. 
Naturwissenschaftliclie  Zeilsclirifl  fin'  Land,  und  l'oish 

wirtscliafl.  Sluttgarl. 
Nuovo  giornale  botanico    italiano. 
Praktische  Blàller  filr  P/lanzenschnlz.  Stuttgart. 
Pubblicazioni  varie  della  Direction  of  Vegetable  pallio- 

logy  des  U.  S.  Depart.  of  agriciillure. 
Revue  de  Botanique. 
Rivista  di  Patologia  vegetale,  diretta  da  A.  ed  A.  N.  Ber- 

LESE.  Firenze. 
Tìjdschrift  over  Planten.ziekien.  Geni. 
/.r.ilschrifl  fin-  Pflanzeiikrankheilen.  Stnlli;arl. 
'/.eilschrift  fur  Parasitenkunde.  Jena. 

(iiornali  e  liivisle  di  A(|i'icoltui'a. 

Progrès  agricole. 

Jùiirnal  il' .ignculture  praUque. 

Italia  agricola. 

Il  Coltivatore,  ecc.,  ecc. 

Sui  Fungili  e  liacteiìi. 

Tui.ASNE,  Selecta  fungoruni  Carpologia. 
Saccardo,  Sylloge  fungorum,  voi.  I-XVI. 
l'vAUENHOiìST,  Kryptogameii-Flora  (Die  Pilze). 
Zni'F,  Die  ì'ilze. 

Brem:i,I).  l'ìili'ìsiichungendem  Gesamìnt.  der  Mycologic. 
LuDWKi,  Lelirbuch  der  niederen  Kryptogamen. 
Tavel,  Vergleichende  Morphologie  der  Pilze. 
ACLOQUE,  Les  Champignons  au  poinl  de  vue  biologique, 

économ,ique  et  taxonomique.  Paris. 
De-Bary  und  WOBONIN,  Beitràge  zur  Morphologie  und 

Physiologie  der  Pilze. 
Vehmer,  Beiiràge  zur  Kenntniss  der  Filze.  Jena. 
MiGui-A,  System  der  Bakterien.  Jena. 
SciiBOETER,  Die  Pilze,  Die  Schleimpilze  und  Die  Pilzc 

(in  Engler-Prantl). 

Vedi  per  lavori  speciali,  sia  di  Patologia   vegetale  che 
sui  Funghi,  Just's  Botanischer  Jahresberichl. 


INDICE  DELLE  MATERIE 


Intuodizione •     l'i'!/-  1 

l'ARASSITISMO »  i 

l'AiiTE    I.     '  Fanerogame  parassile     ,     .     .     .  n  5 

»      II.       Mixomiceti »  23 

»     III.     -  Badem »  30 

1)  Coccacei »  34 

"1)  Hacteriacei »  3(1 

]',\mE\V.  --  Ilomiceti  Olì  Eiiiin'trli  ilùiiii/lii)  »  51 

Generalità »  » 

I.   Morfologia  degli  organi »  52 

II.  Organo  di  vegetazione »  55 

III.  Organi  di  riproduzione »  58 

IV.  Polimorfismo »  Cti 

V.  Formazione,  germinazioni'  i'  diversi   modi  di 

dillusione  delle  spore »  154 

VI.  Composizione  dei  (ungili »  <>5 

VII.  Modo  di  vita  dei  lunghi »  07 

Vili.  Parassitismo  dei  funghi »  Ofl 

IX.  Azione  esercitata  dai  lunghi  parassiti  sulle  pa- 
reti, sul  contenuto  degli  organi  attaccati  e 
sulla  struttura  anatomica  e  forma  delle  piante 

ospiti »  71 

Capitolo  I.  —  Phycomycetae »  75 

Famiglia  delle  Peronosporacee »  » 

»           1)     Chytridiacee »  96 

»          Il     Protomicetacee »  99 

1)           11     Entomoftoracee »  » 

1)          »     Mucoracee »  100 

Capitolo  II.    -    Ascomycetae »  » 

Exoasci »  102 

Carpoasci «105 

Famiglia  delle  Pezizacee n  lOt) 

»            »     Elvellacee «  121 

IsteriaciM ■ 


.     .     I>a</.     124 

Famiglia  delle  Erysile.'     .     . 

»            1)     Perisfioriee 

.1.     131 

.     ...»     135 

Famiglia  delle  Sferiacee    .     . 

0          »    Ipocreacec.     . 

......     150 

»          »    Dotideacee 

.     .     ,     .     ..     170 

Capitolo  111.  ~  Basidiomiicelae  .     . 

......     171 

Emihasidii 

»        )i 

Ord.  Ustilaginee 

......        » 

Euhasidiomiceti 

1)     183 

Ord    Uredinee                                                     »         « 

»     Tremellinee 

......     211 

..     21"' 

Ord.  Imenomiceti 

Famiglia  delle  Teleforce    .     . 

.      .     .      .     ;.     213 

1-     Clavariaee.     . 

.     .     .     .     »    215 

»    Idnee    .     .     . 

......    2ir, 

..           1)     Poliporee  .     . 

.     .     .     .     »     217 

»          »    Agai-acinee 

„    ^^fj 

Ord.  Casteromiceti     .... 

......    229 

Capitolo  IV.  —  Deuleromucel.ae  .     . 

......        1. 

1) 

....     »    230 

.     .     .     .     »    241 

,     1.     242 

Hyphomyceteae 

.>     2i9 

Demaziee 

......     252 

Tuberculariee 

.     .               1)     2()0 

Chiave  analitica  per  la  facile  determina 

ione  delle  ma- 

lattie  criltogamiclie  delle  piante     . 

......     2f;2 

INDICE  ALFABETICO 


Abete,  pag.  69,  214,  219, 
220,  224,  228,  248. 

—  bianco,  19,  72, 108, 122, 
123,  166,210,211,216, 
228,  229. 

—  rosso,  122,  157,  209, 
211,  218,  234. 

Abeti,  81,  156,  206,  220, 

229. 
Abies,  122,  134. 

—  balsamea,  219. 

—  Douglasii,  120,  250. 

—  excelsa,   122,  123,  157. 

—  nigra.  221. 
Acacia,  163,  228. 
Amnlltosliijma,  I3G,  156. 

—  paiasilicum,  156. 
Accartocciamento  delle  foglie, 

103. 
Acer  caiiipfslfr,  I2;ì,  249. 

—  pliilaiioiilfs,    |-j;l. 

—  /«r»./»/)/-//«H//,s,  1-23,250. 
Aceri,  IO,  SI.  1*2. 
Acero,  123,  103,  Idi,  166, 

241,  248. 
Achillea,  15. 

—  millefolium,  14. 

—  nobilis,  14. 

—  setacea,  14. 
Acladiuiii,  250. 

—  inleraneum ,  250. 
Acremomella,  252. 

—  occulta,  252. 
Actinonema,  235,  236. 

—  cralaeyi,  236. 

—  Padi,  236. 

—  rosae,  247. 
Aecidiuni,  183. 

—  cancellatum,  202. 

—  coruscans,  211 . 

—  cydoìiiae.  21 1 . 
-^  Ótjparhsiae,  187. 

—  elatimim.  211. 

—  foeniculi,  211. 

—  fjrossulaiiae,  199,  211. 

—  ìaricis,  200. 

—  Mespili.  211. 

—  Peiideniiiiini  coluiniian', 
210. 

—  Roeslelia  lacerali/.  203. 

—  strobUinnm.  210. 
Aequpodium.  99. 
Afidi,  99,  103,  104. 
A!,'aracinee,  213,  225. 
Agariciui,  53,  162. 


Agaricus,  pag.  66. 

—  arvensis,  67. 

—  niranienlarins,  68. 

—  campester,  53,  67. 

—  nie//eM«,  226. 

—  sylvaticus,  67. 
Agave,  234. 

Aglio,  155,  190,  256,  260. 
Agropgrum,  159,  169,  170, 
'178,  191. 

—  repens,  194,  195. 
Agrostis,  167,  169,  191. 

—  stolonifera,  195. 

—  vulgaris,  195. 
Agrumi,  120, 133, 155,  234. 
Ailanthus  glandulosa,  232. 
Ailanto,  163. 

.4  ira.  160. 
^--  r,„.,v„7„,v„,  191. 
AilMni,rn.:;7, 1 IX,  126,221, 
223, 2;!i.  ;;;;;;,  240,  256. 

Albugnie  della  vile,  128. 

—  dei  cereali,  127. 
Alchemilla,  250. 
Alghe,  96,  98. 
Allium,  145. 

—  caepa.  94,  120,  190. 

—  mulli  fiorii  m,  198. 

—  oleraceum,  198. 

—  porrum,  190 

—  sativum,  190,  198. 

—  ursimim,  190. 
Alnus,  128. 

—  glutinosa, 'il,  Vi]. 

—  lucana,  241 . 

—  viridis,  241. 
Alopecurus,  159,  160,  195, 

237. 

—  pratensis,  191,248. 
Alphitonwrpha    communis, 

126. 
Altea,  246. 

Al  Innari  a,   157,  259. 
-    lirassira,-^  259. 

—  ,S'„/„»,,  2.MI. 

—  'viohu,  2.59.' 

—  j-tìjs,  259. 
Althaea  rosea,  256. 
.4H,fl/r  Irapaì;.  258. 
.lm«»//,M./r^,„7.«,  225. 

—  Ili  lisca  I  Ki .  (Ili,  225. 

Amebe,  23. 
Ameboide,  24. 
AmeAanchier,  253. 

—  canadense,  203,  250. 


Amorino,  pag.  256. 
Ami/lotroi/us,  30. 
Ancliusa',  191,  195. 
Andropoyon,  246. 
.(4Hemonf  coronaria,  181. 

—  neniorosa,  74. 
Anemoni,  72,  98. 
Angelica,  108,  197. 
Antenmiria,  132,  133. 

—  elaeophila,  133. 
Anlhnxanthum      odoralum , 

180. 
Anihriscus  cerefolium,  191. 
Anthurium,  248. 
Antracnosi,  97. 

—  deformante,  244. 

—  dei  faginoli,  245. 

—  punteggiata,  244. 
Apium  graveolens,  252. 
Aquileqia,  126. 
Arachide,  257. 
Ariicìnix  liiipoi/iìi'ii ,  249. 

/l,«/,«  Sirhiildll.  216. 

Ar.mnn,  i:',2,  I  17, 226,  233, 

2:ì9,  241. 
Araucaria,  134,  233. 
Armeniacu,  134. 

—  ruli/aris,  126. 
.4™ //lana,  226. 

—  iHfHea,  67, 68,  121,136, 
225,  226. 

Arworacia.  238.^ 

Arouia,vlii„dff„liu,l-l''203. 
Arreuiillirniiii     iireuncenm 
235. 

—  elatius,  37. 
Artemisia  Abrotanum,  197. 

—  Ahsinthium,  197. 
Armido  donar,  196. 
Ascochnla,  153,  235. 

—  ampeliua,  23.j. 

—  Armoraciae,  235. 

—  Boltshauseri,  235. 

—  Brassicae,  235. 

—  C)7;j',  235. 

—  clorosporu,  235. 

—  (hicumeris,  235. 

—  Diautl,i,'ìi5. 

—  Evontjvii,  235. 

—  fraiiariae,  142,  143. 

—  graniinicola,  235. 

—  mespili,  235. 

—  Nicotianae,  235. 

—  O/eanrf/-!,  235. 

—  on/iae,  235. 

—  rfl//or,  235. 


Ascochijla  Petuniae,  p.  235. 

—  Phaseolorum ,  235. 

—  piricola,  152. 

—  pirina,  235. 

—  Pm,  235. 

—  soryhina,  235. 

—  Moiae,  235. 

—  Zetna,  235. 
Ascomiceti,  53,  65,  66, 
Ascomi/cetae,  75,  100. 
Asparago,    154,    189,  236, 

258. 
Asparayus  officinalis,  120. 
Aspergillus,  101. 

—  fumigatus,  68. 

—  Ktr/e;-,  68. 
^s/f)-;  260. 
Asterocystis,  96,  97. 
/ls(ecoma,  230,  234. 

—  brassicae,  144,  234. 

—  yeoyraphicum,  234. 

—  Ma//,  234. 

—  jWf,v;),7!,  234. 

—  /V(/ì,  234. 

—  fiosae,  247. 

—  ««/«-,  234 .__ 
Astrayalus,  17. 
^«(■ip/p.i:,  93. 
Aucuparia,  1 16. 
Auranziacee,  29. 
Aureobasidiwu  ritis,  213. 

—  var.  a/iwm,  213. 
Autobasidiomiceti,  212. 
Avena,  42,  85,127,   143, 

162,167,  173,  189,191, 
194,  195,254,256,  260. 
Avena  eliatior,  191. 

—  saliva,  175,  191. 

—  slerilis,  181. 
Azalea  indica.  240. 

—  nudi  fiora,  213. 

—  viscosa,  213. 


lìacilli,  pag.  30,  34,  37. 
Bucillus  ampelosporae,  47, 

—  amylobacter,  38. 

—  iiniliracis.  32. 

—  Apii,  41. 

—  Arlliuri.  40. 

—  /*e<ae,  40. 

—  Initiriciis,  38. 

—  caulirorus,  39 

—  Cuboniaiius,  44. 

—  e%an.«,  42. 

—  yossjipina,  44. 


Indire  alfiibelia, 


Bacillus  hijacinthi,  pag.  49. 

—  lacerans,  4.0. 

—  Maydis,  42. 

—  mori,  48. 

—  oleae,  45,  4ti. 

—  ori/zae,  VA. 

—  pini,  44. 

—  putref'aciens,  /t,"!. 

—  septicus,  50. 

—  solanaceantni ,  40. 

—  solanicola,  40. 

—  solaniperda,  38. 

—  sorghi,  42. 

—  siiblilis,  32,  39. 

—  Iraclieiphillus,  41. 

—  Irifolii,  41. 

—  «^rt^  48. 

—  vasnilarum,  42. 

—  viliroriis,  47. 

—  :-cai',  43. 
lìacteriacei,  3'i. 
Hactnii,  30. 

—  aci-obii,  32. 

—  ai»M-(.l.ìi,  32. 

—  ciomogeni,  33. 

—  fosforescenti,  33. 

—  patogeni,  33. 

—  zimogeni,  33. 
lìacteriosi  delle  fragole,  36, 

44. 

—  del  pomodoro,  40. 
Bacleritnu.  34,  36. 

—  amijlolincler,  2(). 

—  [Hanlhi,  37. 

—  i/ummis,  36,  37.  30. 

—  moniliforniuns,  37. 

—  oncidii,  37. 

—  solatìi,  36. 

—  termo.  37. 

—  Zeae.  37. 
lìaculogeni,  31. 
Ualanoloracee,  17. 
l!anil>a!,'ioiia,  250. 
Bank.sia.  248. 
Ilarbabielola,  109,  113,145, 

154,  106,  216,  231,239, 
255,  257. 

—  da  foraggio,  39. 

—  da  zucchero,  40. 
Rarlia  forte,  238. 
Barbe  de  rnpucine.  111. 
fìartsia  ,11. 

—  alpina,  11. 
Busidiomiicetae.  75,  171. 
lìalata,  231. 

liaiirliinia  r/landiilu.sa.  245. 
lìeggiatoa,  34,  51. 
llei;eiatoacei,  34. 
ileljoiiie,  40. 
lìerheris,  191.  194,232. 

—  vulgaris,  128,  191,193. 
2.50'. 

Bela  i'h/(/(7m'.v.  77.  In". 
lìeiiila,  116,  128.  13 1,  171, 
245. 

—  «M«,2(I5,  ->-M.  217. 

—  aiiieiiraun,  251. 

—  Iiiiinilis.  205. 

—  nana.  205. 

—  pubeseens,  205. 


Belala  rerrucusa,  nag.  Ulò, 

205. 
Betulla,  105. 
iietulle,  19,  35,  216,  220, 

223,  226,  248. 
Hianco  dell'alliicocco,  126. 

—  del  biancospino,  125. 

—  dei  cercali,  127. 

—  del  ciliegio,  126. 

—  delle  foglie  delle  legumi- 
nose, 126. 

—  del  luppolo,  125. 

—  del  nespolo,  125. 

—  del  pesco,  124. 

—  del  ribes,  125. 

—  delle  rose,  124. 

—  del  susino,  126. 

—  della  vite.   128. 

lliai'In.'simm,  1(15,  125,  131, 
202,203,  2:11,234,  237. 
240,  248. 

fìiasi-bum  Eriobollin/ae,  247. 

liidollo,  218. 

Bliliim,  93. 

Bo/pf«s,  5 1,53,66, 162,217. 

—  Iiovinus,  67. 

—  caslaneus.  218. 

—  edulis,  67,  218. 

—  elegans,  67. 

—  granulalus,  67. 

—  luleiis.  67. 

—  paehìipus,  218. 

—  Salanas.  217. 

—  scaber.  67,  217. 

Bolla   delle  foglie  del  pero, 

105. 
Borraginacee,  98,  126,  195. 
Bosso";  232. 
Bolnitis,    107,     108.     Ili, 

114,  120,  2,50. 

—  rana,  120. 

—  cinerea.  111,  112,  113, 
120. 

—  corolligena,  256. 

—  Douglasii,  1_20,  250. 

—  infeslans.  250. 

—  parasilica,  120,  2.50. 

—  plebeia.  120. 

—  vulgaris,  120,  250. 
Bovista,  229. 
Bozzaccliioni,  72. 

—  del  pesco,  103. 
-del  su.sino,  102. 
Braellipodium.     11)9.     178, 

189,  237. 
Bradi gsporium,  255,  2.56. 

—  resicolosìini,  256. 
Brassica.'iò.  97,  98,  109, 

111. 

—  campeslris,  79. 

—  esculenta,  251. 

—  napus.  50,  79,  97.  2.50. 

—  olemrea,  97.  98. 
Brewia.  77. 

—  I.aclucae.  80. 
Briosi  a,  260. 

—  ampelophaga.  260. 
Bromns.  97,  \il .  1(17,  I7(t, 

178,213,237. 


Bromus  secalinus,  pag.  191. 
Bruciaticcio  delle  foglie  del 

fagiuolo,  259. 
Brugmansia  Zipelii,  17. 
Brunchorslia,  242. 

—  deslruens,  242. 
Brusonc,  43. 

—  del  melo,  252. 
Bulgaria  inquinans,  66. 
Buxiis,  166. 

—  seinpervirens,  199. 
Bgssolhecium,  155. 
Biissns  (od  Ozonium).  57. 


Caclus,  pag.  81. 
Camma,  203.  204. 

—  Clematidis,  204. 

—  conigenuni,  205. 

—  deforman.-^.  21 1 . 
~    lariris.  -Mk 

—  iiiarunalis.  "jO'i. 

—  p;,nl,u;i,„n„.  201. 
Calle,  258. 
Calamagrostis,  195. 

—  epigeios,  160. 
Calceolaria,  250. 
Calocera,  216. 

—  cornea,  216. 

—  furcata,  216. 

—  riscosa,  216. 
Calville  (mele),  36. 
(Mli/eantus  praecox,  259. 
Caigptospora,  184,  210. 

—  Goeppertiana,  72.  210. 
Camelie  coltivate,  133. 
Camelina  saliva,  77. 
f:ameHtfl,  232, 236, 24 1 ,  246, 

248,  259. 
Cainpanulacee,  126. 
Canapa,  14,  44,  95,    109, 

113,  162,  166,231,233, 

239,  250. 
Cancrena   dell'abete   bianco, 

211. 

—  dei  giacinti,  115. 

—  gialla,  222. 

—  secca,  39. 

—  umida,  39. 

—  umida  del  cavolfiore,  37. 
Cancro  della  canapa,  109. 

—  della  corteccia  del  larice, 
108. 

—  del  fagiolo,  109. 

—  del  girasole,  109. 

—  della  patata,  109. 

—  del  topinambour,  109. 

—  dei  trifogli,  113. 
Canna,  86. 

—  comune,  238. 

—  di  palude,  238. 

—  da  spazzole,  254,  259. 

—  da  zucchero,  42, 1.35, 246. 
Cantarelli,  53. 
Canlharellus  cibarins,  (i(i. 
Capillitium,  24. 
Capnodium,  132. 

—  atri.   132.  133. 

—  elaeophilum ,  133. 


Capnodium  Mori,  pag.  133. 

—  salicinum,  133. 
Cappa  ris  rupestris,  81. 

—  spinosa.  81. 
Cappero,  238,  256. 
Caprifolio,  131. 
Capsella,  27. 

—  hursa  pasloris,  79,  98. 
Capsicum,  40. 
Carbolineum,  225. 
Carbonchio,  33. 

—  degli  animali,  32. 
Carbone  dell'avena,  175. 

—  dell'avena  selvatica.  175. 

—  delle  cipolle,  180. 
-fetido,  178. 

—  del  fnstodella segala,  180. 

—  del  grano,  175. 

—  del  granturco,  174. 

—  del  mais,  174,  175. 

—  del  miglio,  173,  176. 

—  dell'orzo,  175. 

—  delle  pannocchie  del  mais, 
177. 

—  della  .s.ig.nina,  177. 

—  della  seg,-da,  175. 

—  dei  sorghi,  177. 

—  untuoso,  178. 

—  delle  viole,  181. 

—  della  vite,  242. 
Carboni,  72. 
Carciofi,  90. 
Cardamine,  79. 
Cardi,  90. 
Cardo,  96. 

—  da  lanaiuoli,  239. 
Carex,  158,  172. 
Carici,  226. 

Carie,  178 
Cariofillee,  14,  171. 
Carota,  80,  108,   154,  255, 

257,  259. 
Carote,  39,  109,  113,  154. 
Carotina,  54,  66. 
Carpini,  12,  09. 
Carpino,  164,223,245,248. 

—  bianco,  105. 
Carpinus  betulus,  206,  232. 

—  Duinensis,  232. 
Carpoasci,  102,  105. 
Carrubo,  131,222. 
Castagno,  19,  69,215,218, 

220,  222,  226,  248. 

—  d'India,  35. 

Catalpa  sgringifolia,  332. 
Cavolfiore,  37,  255. 
Cavoli,  50,81,91,  126.23(1. 

—  cappuccio,  91 . 
Cavoli-fiori,  91. 

Cavolo,  25,  26,  74,  80,  109, 

234,  235,  256. 
Cece,  16,  235. 
Cdtis  auslralis,  232,  252. 
Cenlaurea,  15. 

—  scabiosa,  17. 
Cerasi  inni.  199. 
Ceraliitm  ligdnoides,  24. 
Cercis  silirpiasirum,  240. 


ispora,  2:1:1 


256. 


Altliaeina,  257. 


Indice  alfuhelico 


Cercospora  Alni.  p;ig.  257. 

—  ariininensis,  257. 

—  Armoraciae,  256. 

—  Asparagi,  258. 

—  hetaecola,  257. 

—  Bloxami,  256. 

—  Bolleana,  257. 

—  Briinìiii,  256. 

—  canesceiis,  256. 

—  Capparidis,  256. 

—  caulicola,  257. 

—  cerasella,  258. 

—  Cheiranthi,  256. 

—  drcumscissa,  257. 

—  coljeicola,  258. 

—  concors,  256. 

—  consobrina,  257. 

—  cruenta,  256. 

—  Davtstt,  256. 

—  Evonymi,  258. 

—  Faiae,  256. 

—  /-«moia,  258. 

—  r.a/e^oe,  256. 

—  hypophiilla,  258. 

—  A>/ret,  257. 

—  Li7«c/.v,  258. 

—  il/o/j,  258. 

—  marginalis,  257. 

—  iWe<ìVo(t-,  256. 

—  microsora,  258. 

—  moricola,  258. 

—  rien'cHa,  258. 

—  olimscens,  250. 

—  pp.rsonala,  256. 

—  Petroseliiii,  257. 

—  /.'esff/«p.  250. 

—  WciHpWa,  257. 

—  rosaecola,  258. 

—  flasfen,  257. 

—  Ruhro'tincla,  257. 

—  .se.v.sj7js,  257. 

—  solaiiiculn.  257. 

—  loiiienlicola,  258. 

—  Tropaeoli,  256. 

—  variicolor,  256. 

—  yiciae,  256. 

—  Fio/ae,  256. 

—  Violae-tricoloris,  256. 

—  !'i7jco/a,  U7,  257. 

—  zebrina,  250. 

—  zonata,  256. 
Cercosporella,  252. 
CercMS,  81. 

—  nycticolus,  245. 

—  stellatus,  241 . 
Cerro,  105. 

Cetriolo,  41,125,  214,  23.^, 

235,  242,  255. 
Chaetophoma ,  230,  234. 

—  diri,  234. 

—  ci/cadis,  234. 

—  Musae,  234. 

—  Pen-Ji/i.  23 'i. 
CÌUimiierDjis.  ^S.\t.  'J  i  I 

—  /(«»/(/«,    I  IN,   1,S"J 
Ckatithan'lhis  nhaiiiis.  C.T. 
Charrinia,  156. 

—  diplodiella,  155. 
Cheiranthus  anmms,  50. 
Chdonia  caja,  100. 


Chenopodiacee,  pag.  97. 
CItenopodium,  93 
Chitridiacce,  75,  96. 
Chitridiea,  99. 
Chrijsantheinuw,  248. 

—  cori/mhosiim ,  197. 

—  «/-/W/,v,  2o;i'. 

—  Ithodoikmh-i,  201). 

—  Sfrfi,  210. 
Liberia  Urnula,  115. 
Cicerbite,  208. 
(jichoriutìi ,  196. 

—  Endivia,  196. 

—  ////i/òws,  98,  113. 
^.Vc/nnoiofes,  131,230,  234. 

—  C««(n',  129,  234. 

—  coloneus,  234. 
Ciclamino,  40,  239. 
Cicoria,  90,  98. 

—  rossa,  121. 

Ciliegio,  39,  105.  117,  126, 
164,  171,  198,  221,  222, 
223,231,  234,240,241, 
245,  246,  248,  254,  255, 
258. 

Cinerarie,  90. 

Cipolla,  39,  120,  155,  180, 
190,  234,  252.  259. 

Cirsiìim.  98. 

Cisti,  28. 

—  ibernanti,  97. 
Cistus,  19. 

Cilrus,  132,  153,  239,  246, 

248. 
f.liiilorltijthriiwi,  ■'29,96,  \)1. 

—  f/raminis.  97. 
-/,„//,„.„«,,.-,;!,  97. 

—  riulur,  !I7 

—  rilinilillii,  1)7. 

^;/»(/u,v/j(»'/«/H,  132, 133,143, 
144,  147,  157,  254. 

—  condyloriema,  254. 

—  cucumevimwi,  255. 

—  liniiariim.'w'irlÙ.' 

—  iu,,lawltiiiii„.  255. 

—  Iriln/Fnnii.  255. 

—  hnn/ip...  2r,5. 

—  Lip-operxiri,  255. 

—  ;«o/'/,  97. 

—  Paeoniae,  255. 

—  P«.?;,  255. 

—  Roeshri,  147,  2,55. 

—  Srriì:iiniaiiiim    255. 

—  iHirnhnu.  1(7.  2.^5. 
Clamt/iUai-li-riarri.  'M. 
("Jdslerosporiiiìii,  255. 

—  Ami/c/dalearum,  255. 

—  carpophilutìi,  255. 

—  pulrpfnririis.  256. 
r7,/,7,//«  /J„/n///,v,  07. 

funilìouirs.  '215. 
--  //«™.  07.  21,5. 
Clavariee,  213,  21.5. 
Claviceps,  160,  167. 
Claviceps  purpurea,  53, 167, 
260. 


Clematide,  pag.  40,  238. 
Clmalis,  166. 
Clitopilus  prumdus,  07. 
Clostridiuni  bulyrieuiii,  38. 
Coccacei,  34. 
Cocchi,  30. 
CdC.cogcni,  31 . 

2.50. 
Cocomero,  246. 
Coda  di  topo,  248. 
Colcliicum ,  181. 
Coleosporium,  183,  206. 

—  Scnecionis,  207. 

—  So/it/ii,  208. 
Colèra,  32,  33. 
Coleus,  113. 
Collelolrichum,  242,  245. 

—  ampelinum,  246. 

—  Cfimelliae,  246. 

—  caslaiiicolum,  1  ifl. 

—  falcaluin,  246. 

—  Gloosporioides,  24(1. 

—  Gns.v.v/-//,  246. 

—  ìjiidemulhianuiiì,  245. 

—  lineala,  246. 

—  Lycopersici,  246. 

—  Malvanim,  2i6. 

—  .1/o)j,  147. 

—  oliyochaeluni,  246. 

—  perei/rinum,  246. 
^  P/n,  246. 

—  P/m,  246. 

—  spiniiciae.  246. 

—  Violae-tricoloris,  246. 
CoHi/im,  226,  228. 

—  velutipes,  68,  228. 
Colocasia  esculenta,  85.  96. 
Columella,  24. 

Colza,  109,  111,  112. 
Composite,  14,  16,  17,  29, 

81,  90,  98,  125. 
Condriodenna  di/jornie,  24. 
Conifere,  100,  164,  248. 
Coniothyrium ,  43, 156.  234. 

—  concentricum,  234. 

—  diplodiella,  155,  150. 

—  hysterioidetim,  235. 

—  Mororum,  235. 
Conium,  197. 
Convolvulacee,  126. 
Coprimi s,  51. 

—  ephemerus,  52. 
Corbezzolo,  240. 
Coronilla,  15. 
Corticinm,  213,  215. 

—  amorplìum,  108. 

—  m,7-H/c(/w,  215. 

—  f/'o/fwis,  215. 

—  incarnatum,  214. 

—  lacteum,  214. 

—  roseum,  215. 
Corì//us,  134. 
Coryneum,  247. 

—  Beyerinckii,  247. 

—  concolor,  248. 

—  A'wwiei,  248. 

—  wicrostictuìn,  248. 

—  pulviuatnm,  2'i.8. 
Cotogno,  147, 149,202,211, 


231,  234,230,210,  2.i3, 

250,  251,258. 
Cotone,  pag.  246,  251. 
Crataeyiis  azarolus,  231. 

—  oxyacantlia,  125. 

—  pi/racautlia,  253, 
Crenolhrix,  34. 
Crescione  ortense,  238. 
Crespino,  232,  239. 
Crisantemi,  197,  198,  231, 

249. 
Crisantemo,  233,  239,  251 . 
Crittogama  delle  leguminose, 

—  della  rosa,  101 . 

—  della  vite,  128. 
Crocus,  118. 
Cronartium,  183,  208. 

—  asclepiadeutn ,  207,  208, 
209. 

—  flacciduin,  209. 

—  ribicolum,  209. 
Crucifere,  14,25,27,50,  74, 

77,  91. 
Cryptomijces  niaximus,  123. 

—  Pteri'dis,  124. 
Cryptosporium,  246,  247 . 

—  niyruni,  247. 

—  perularuw,  247. 

—  utn'rfe,  247. 
Cucumis,  40. 
-Me/o,  125. 

—  sativus,  125. 
Cucurbita  Pepo,  125. 
Cucurbitacee,  125,  246. 
Cucurbitaria,  136,  158. 

—  laburni,  158. 

—  morbosa,  171. 
Ciipuliferc,  09,  100, 
Cuscuta,  5,  52, 

—  auslralis,  8. 

—  Epili}iuin,  8. 

—  Epithymum,  7. 

—  Europaea,  7. 

—  rtìonogyna,  8. 

—  planiflora,  8. 

—  racemosa,  8. 

—  Tn/o/n,  8. 
C.vffls,  234. 
Cyelamen,  134. 
Cydonia,  117. 
Cylindrosporium,  246. 

—  Chnjsanthenii,  247. 

—  Parft,  246. 

—  PiVi,  246. 

^  Pruni-Cerasi,  247. 
~-  sù-«/«w,  246. 

—  Tuheufmnuni,  217. 
(jpiodon,  159. 

—  Daclylon.  170. 
Cynomoriuni  cocciiieuni,  17. 
Cijslopus.  62,  76,  77. 

—  candidus,  74,79,  91. 

—  Capparidis,  81 . 

—  Portulacae,  81 . 

—  Trayopnyonis,  81 . 
Cillinus  Hi/porislis.  19. 
f.'v/(.vH.s-,  189. 

—  Uilmnium.  1.58,  189. 
Ciilosphora,  230,  234. 


Indite  (tlfabelico 


tli/lospoia    Iruciisloiiia ,    pa- 
■gim.  23t. 

—  iincroxpora,  231. 

-  riihi-sreiis,  231. 


llacliiUs,\>ag.  127,  16'J,  17(1. 
1X9. 

—  iiloineitilu.    13,   50,   ',17, 
IDI. 

ìhalaU-a,  218. 

—  ijwìciiiii,  53,  22-i. 
Ihildie.  25(1. 
Ikimimiia  Morii,  232. 
lìajiliiie  laureola,  118. 
Ikisylirion,  235. 
Dasiiscyplia,  107. 

—  calticina,  108. 

—  H^.Z/ftoHiHiii,  108. 
Datura,  -iO. 
Da«t(«,  i)9,  126. 
ìklìMiiium,  126. 
Ikimilium,  132. 

—  nwnophiiUum ,  132. 

—  puUuìans,  li'i. 
[ìemalophora.  121,  138. 

—  gloiiierala.  138,  226. 

—  necatrix,  226. 
Demaziee,  249,  252. 
/VnrfropAoma,  230, 233,234. 

—  Convallariae,  234. 

—  diipeala.  234. 

—  Marconii,  233. 
Dendryphium,  255,  259. 

—  Passeriniammi,  259. 

—  penicillalum,  259. 
Depaiea  piricola,  147. 
Deuleromi/celae,  75,  229. 
Dianllnis.  37,  181. 

—  rariiiipliillus.  189. 

—  /);-o///i'r,  189. 

—  superhus,  189. 
IHdi/maria.  251. 

—  Clmisanthemi,  251. 

—  prunicola,  251. 

—  t%Ae;'i,  251. 
IHdiimosphaeria ,   135,  151, 

152. 

—  populina,  151. 
Iliftente,  33. 
ÌHiiilalis,  252. 
/)/Mio,  136,  159. 
nUophospora,  160. 

—  i/raminis,  159. 
lUplococclii,  30. 
/)!>;of/m.  184. 

—  ^'.v(!si,  1.58. 

—  passnininiui.   1  iS. 
Dipsacee,  12(). 
riiscocolla,  261. 

—  pirina,  261 . 
Discomicfiti,  102,   105,  106. 
Ihiirhnx     iiiidaiinphlhahntis. 

ISIl. 
Ihniniiiiiii.  15. 
/)o//„-,/,v,  iiniwinis.  170. 
Ihthiddla.   70. 
_  /»•/«/»,«,  171. 

—  /«//«..-,  170. 


Dolhidella  Uliiii,  pai; 
Ihlhiora,  124. 
—  sphacroides,  121. 
Dotitleacec,  135,  170 


£t//itt;«,  pai;.  195. 

Edera,   148,  166,  232,  233, 

240. 
Elaeagnus antjustifolius,  3U. 
Elateri,  24. 
EIvcllacee,  105,  121. 
é;;i/;«ms,  170. 

—  «/Y-Harm.  191,  194. 
ICmibusidii,  171. 
Empusa,  64. 

—  aulicae,  100. 

Endivia,  239.  ' 
Eiidoconidium,  2(iO. 

—  ampeloplìilum,  260. 

—  temulenlum,  I  19. 
Eiidophj/lluiiisempcn'ii'i,!  1. 
Enlomophllnmi,  di. 

—  nphidis,  W. 

—  auliaic,  100. 

—  Plam-honiami.  Oli. 
Eiitoniortoracee,  75,  99. 
Enlomosporiuiii,  149. 

—  maculatum .  I  19. 

—  mfi/>(7(,  1 18. 
Eniiiloiiia,  172. 
£/)R/(/m.,  160,  1(19. 

—  Ii/phiiiu,  (ì:!.  IO!). 
EpicovcMiii,  2(Ì0. 

—  purpiiresceiis  v.  Tiiliaci, 
2(i0. 

—  T«inn',  2(i0. 
&/«»W«m,  79. 

—  «n'fH.vc,  78. 

Erba  metiìra,  15,  107,  I  Ili, 
114,  126,  154,231,  238, 
242. 

—  S.  Maria,  197. 
Erioaree,  106. 
Ernia  dei  cavoli,  25. 
/ì:,t«/«,  185. 
Enjmiimn.  17. 

—  rampcslre,  228. 

Erijsiplir  iiìiiiiiiiinis.  126. 

—  i/raiitiuis,  62,  121,  127, 
153. 

—  lamprocarpa,  12('t. 

—  Jlfa/t,  127. 

—  MnWi!,  126, 

—  Ti/cAc/!,  128. 
Eniihronium,  189. 
Etali,  21. 

Eul)a.<i<liomi<eti,  183. 
Eupliorliia  n/parissius,  74, 

183,  188.' 
/.;«/,/„«.sm,  9 

Ltiroliuiii,  102. 

—  hnlmritìvum,  131. 

—  repens,  101. 
Evonimo,  233, 235, 2  IO,  258. 
Evoìiymus,  134.  204,  224. 


Evonymusturopaeus,  p.  128. 
Exidia,  211. 
Exoasci.  102. 
£.i-0(wc«i,  72,  86,  101,  I02. 

—  acerinus,  105. 

—  alnilorquus,  105. 

—  amentoruiii,  105. 

—  aureus,  105. 

—  Betulae,  105. 

—  bullatus,  105. 

—  carpini,  72,  105. 

—  comi,  105. 

—  coerulescens,  105. 

—  deformans,  103,  101. 

—  epipki/llus,  105. 

—  jìavo-aureus,  105. 

—  //«!'«.«,  105. 

—  /««Hs,  105. 

—  liisililiae,  105. 

—  A>«eAi7,  105. 

—  H(/«or,  105. 

—  populi,  105. 

—  P;«Hi,  102,242. 

—  Toniuineiii,  105. 

—  «/«i/,  105. 

—  UVcv»--/'!,  105. 
/•>o/«i)W(«m,  72,  212,  213. 
^  .1:.«/,Y«,  213. 

—  discuideum,  213. 

—  ijraminicoluni,  213. 

—  Lauri,  74. 

—  Rhododendri,  213. 

—  FfltriNU,  72,213. 

—  i'!7i,s-,  213. 


Eawio,  pat;.  12,  19,69,  81, 
131,  I3i,  164.214,215, 
216,218,  221,223,224, 
228.  2'i5,  248. 

Kai^iuiiui,  186. 

Fai;i„lo,  42,  .50,  109,  126, 
151,  186,231,235,  238, 
242,  215,  257. 


lyupijn 


81. 


Fame  del  frumento,  178. 
Fava,  14,  16,  42,  92,  110, 
136,  154,  185,231,257. 
Febbre  tifoide,  32. 
Felci,  I(Ì6. 
h'esluca.  159,  167,  170. 

—  elalior,    194,   195.  196. 
Fico,  136,  226.  232,  258. 

—  d'India,  232. 
Ficus,  134. 

—  elastica,  240,  242. 
Finoccbw.  154,  211.  233. 
Fislulina,  218. 

—  hepatica.  Cu.  218. 
Flamniula.  220.  22',i 

—  penelrans.  l'riM. 

—  spumosa.  221). 
Fumes  canieus.  221 . 

—  Evonjimi,  224. 

—  jonu-nlarius,  221. 

—  piuicola,  220. 

—  nlmarius,  223. 

—  volvatus,  221. 
Forsijlhia  suspensa,  232. 


Fraaaria  vtsca,  pag.  125. 
Fragola,  .44,125,201,231, 

242,  250. 
Fragole.  125,  231. 
Frassino,  12,  19,25,81,98, 
_  |;ì  1.232,  2.53. 
Frumento,    85,    Ili!,    151, 

158,  159,  1(52,  107. 
Fucacce,  52. 
Fuligo  varians,  25. 
Fumaggine,  132,  133. 

—  dei  salici  e  dei  pioppi ,  1 33. 
Fu  III  a  (/o,  132. 

^  diri.  132. 

—  .\aliciiia,  133. 

—  myans,  133,  134. 
Fungili,  23,  96,  98. 

—  endolìti,  71. 

—  epifiti,  71. 

—  (o  miceti),  51. 

—  nosofiti,  71. 

—  pai'assiti,  69. 
lacolUlivi,  71. 

—  prataioli,  (!(;. 
sapnilili.  (Ì9. 

Finii;»  ila  esi-.i,  221 
/•>/H7«,v  iiidìtèiisis.   17. 
Fiioru  ilH  su.sino,  102. 
Fiisuriuiii.  162,  182,  260. 

—  Dianlhi.  261 . 

—  Iieterosporiuiii ,  260. 

—  incarmitum ,  261. 

—  Mori,  147. 

—  Ricini,  261. 

—  roseuiii,  166,  167. 

—  Sclirihauxii,  260. 

—  Tritici,  260. 

—  Zavianum.  261. 
Fusicladium  Cerasi,  253. 

—  deiidriticuiii,  253. 

—  desl'ruens,  253. 

—  Erioholnjae,  253. 

—  Uni.  253. 

—  pirinnm.  253, 

—  treinnhie.   151 . 
FusicKcuin.  230,  234. 

—  abietiiiuin .  234. 

—  Aesculi.  234. 

—  lui/landis,  234. 
Fusis'iìoriuin.  251,  252. 


Galei/a  olfìcinalis.  pag.  189, 

251,  257. 
r.alium,  15. 
Gardenia  /lorida.  232. 
(Garofani,  167,  199. 

—  chinesi,  92. 
(;arofano,37,235,238,2.59, 

261. 
Oasteromiceti,  229. 
Gelso.  44, 48, 136,  163,166, 

221,222,226,233,235, 

258. 

—  mompabyo,  244. 
Celsomino,  232,  236. 
Genista,  189. 

Geranio,  16,  86,  189,  257. 


280 

///r//(r  r/ 

l/iiheliro 

Gfianitim,  piig.  li',). 

Giwmoniella,  pai,'.  135,  151. 

llendersonia  A.sparai/i.  pa- 

Inlusori, pag.  96. 
Insetti,  99. 

('.iacinto,  118,  136,  2CU. 

-  Co/-y/i,  150.  ' 

gina  236.               '^      ' 

(iiiigsjiolo,  238,  254,  259. 

—  ^minato,  151. 

—  hiseptata,  236. 

Ipocreacce,  100,  135,  lOu. 

GiUeietla.  100. 

-  PrMHj,  150. 

—  commulala,  236. 

Ipomea,  81,  247. 
Ippocastano,  162,  163,  231 

-  nwricula,  100. 

Colpe,  178,  179. 

—  foliarum,  236. 

—  Snìdniielii,  Ififi. 

Gommosi,  36. 

—  Grossulariae,  236. 

234,  239. 

Cihetliìia,  135,  151. 

—  bacillare,  27. 

—  herpolrieìw ,  158. 

Iris,  197. 

—  reìralis.  151 . 

Gca/ssc,  50. 

-  /.(//-«mi,  15S. 

Isariopsis,  259. 

C.iilli.-io.o,  i),S. 

Crami£,ma,  260. 

-  ;«r,c«/««s,  236. 

—  griseola,  259. 

Ciglio,  113.     . 

Cramiiiacee,    29,    97,    iS9, 

-  JI/«((,  236. 

Isteriacei,  106,  121. 

Ciiiepi'o,  72,  122,201,203, 

254. 

-piricola,  152. 

Itterizia  (jaunisse)  della  bar- 

218. 

.(Irano,  42,  127,  166,  173, 

—  sarmen tortini,  236. 

babietola,  51 . 

—  comune,  157. 

179,  191,194,233,236, 

-  77if«:o/a,  236. 

Girasole,  109. 

237.  252,  254,  260. 

Ilerpotrichia,  136,  157. 

J 

Gladioli,  238,  260. 

—  cornuto,  167. 

—  HtV/ra,  157. 
Il  europa  lei  la,  108. 

Gledilschia  triacanllios,  2i  1 . 

—  i,'hiottone,  167. 

Jnaijniaa   harluidensis,    \v.\ 

GlMOsponum,  242. 

—  ÌVIuddan  d'autunno,   194. 

Heterosphaeria,  107,  124. 

H\m  221. 

—  amoenum,  245. 

-  Noè,  194. 

-/-«/f//«,  107,  124. 

-^  bermudiana,  221. 

—  ani  lìf  limi  in,  243. 

-  Odessa,  194. 

Ilelerosporium,  255,  259. 

—  conimunis,  203. 

—  ainijgdalintim,  243. 

—  quadralo  di  Sicilia,  194. 

-  Saragolla    delle    l'uglie. 

—  echinidalmn,  259. 

—  japonica,  201. 

—  Beyuinoti,  243. 

—  i/racile,  259. 

-  «an«,  157. 

-.  Cirinui,  151. 
—  caulivoniin,  243. 

194. 

Hie'raeinin,  196. 

-o.t(/cerfr!.s,  201. 

—  teres,  194. 

Hirncola    A  uricula  -  Itidae, 

—  pììoenicea,  50,201. 

-  (:,mrallan„e,  243. 

—  Trimenia    barbuto  di  Si- 

211. 

—  .Saiwm,  201. 

—  missiijes,  245. 

cilia,   191. 

//  (  r«  (/  /  H  H  y  l'a  niacrospora. 

—  l'iryiniana,  201,  221. 

—  cun'aluin,  243. 

(.iMiinlurcn,   42,    109,    173, 

260. 

—  Ci/floniii,:  243. 

ITI,  177,  230, 

---  Mcs/,///,  200. 

k: 

~  cpirarpH.  215. 

Ciap/n.h,.  i::;,  is2. 

/A./c»,v,  I.MI.  109,  237. 

—  rs/innlnii  uni    l'I.'i 

-  l'Iiuniins.   IX-J. 

—  /»H-////,v,  19,-,,  i':i,^. 

A,YAS7«  /««/(«■«,  pag.  14. 

—  Fra, /.unir.  "J'rJ 

i'.ii  1.111,1  r, Ili,.  1  ;;;•,,  i38. 

-  amili...   I9.^. 

—  fnirii,,,;,ìiii,.  ->',::. 

„,iii„'l,ri,l,i.    112. 

lloaiahiirni'lirash'aliralaris, 

L 

—  FiicMii.  245. 

-    iti,i,r,'iii.  i:;s;. 

180. 

-  C.ibeUianum,  245. 

--   l'I, i, ,1,1,1.  1  i2. 

-  (i/7/:.»/-/c.v,   ISO. 

Labiate,  pag.  16,  126. 
Labrella,n\. 

—  llaimaldianuin,  245. 

—  y'iri/ininis,   ISO. 

-  Amm-,  242. 

Giinmosporaniiiuin,{\i-i,tO\. 

tlormoilniilroa.  111, 

~  Capsici,  242. 

—  laetkolor,  243. 

-  davariae forme,  72,  203. 

-  r/,/r/,.,s/.,nm,/.,s.    Ili. 

—  Coryli.   151,211. 

—  latjenanum,  242. 

-  confnsuJi,  202. 

Harnw,l,'a,liaai  Il,n,lei,'2b2. 

—  piricola,  212. 

—  Maynotiae,  245. 

—  conicum,  203. 

Hi/ariallii,.s.    1  IN, 

Lacliiiella  adiiiina,  108. 

—  Me'dicaiiinis,  242. 

—  /■Kse«m,201. 

H'vdnce,  213. 

Laclarius,  52,  162. 

-  niinululum,  2i3. 

—  juniperiniim,  72,  203. 

//(/(//,wm  dirersidens,  216. 

—  deliciosus,  67. 

—  Morianiini,  242.  • 

-  Sabina,; 'Ì0\. 

—  iniliricaliaa.  216. 

inc/ì/cfl,  196. 

—  nenisetiuiini,  245. 

-  in'iiii-n,ii,i,'s.  21);;. 

-  /v7,r,H,/«/»,  07,  216, 

hn'sladia  Bidwelii,  138. 

-  /(o/nVe,  245. 

i:illis„i,li,il,ii„iiiinili,l,i,  IS9, 

—  ,sv/,/,v/,7„M//,,, -iir.,^.;i7. 

-     ;.V./,  141. 

—  nuhilosuni ,  245. 

r,iro,,-i;f.     K,-^ 

Ilipiivphiini^.  -l-H'.  -_'-.'N, 

l.:iiniHC,r,  190. 

-  Niiniphaeanmi,  243. 

---  ,,^lii,lii^.'i>:,:i. 

— ^  V(7//'r,MI'H,v      (i7 

Lami ,96,231,234,235, 

—  ohlusiues,  245. 

Gijroniilia  esndenla,  121. 

- /»((/,»7//«»,' 228. 

240. 

-  0/«/e,  245. 

ll!lo.sciamns  albus.  259. 

Lampsana,  91 . 

—  olivarum,  245. 

m: 

lliiphoinijceleae,  249. 

Lanosa  nivalis,  155. 

-  orbiculare,  242. 

liiipochmis,  213,  214. 
-  f«c««((>n-s,  214. 

Larice,  81,   122,   166,  182, 

—  phomoides,  242. 

Hainesia,  pag.  242. 

205,  224. 

—  Phi/salosporae,  245. 

—  Lìicopmici,  242. 

.S'.//««/,  214. 

Latìiraea.  5,  12, 

—  pirimim,  243. 

Ilardenberqia  orala,  233. 

Ihipodernia  nerrinenuiiin , 

—  clandestina .  12. 

—  /(/«/a?»:,  245. 

Ilrih'ia.   n. 

123. 

—  .squamaria.  12. 

—  popidi-albae,  245. 

ll,-li„nll,N.s.   191), 

Illipomiices,  160,  162. 

Lathyrns,  14,98,  185,  187. 

-  Rhododendri,  245. 

—  ,-al,jwu„:us.   l'.M). 

—  perniciosa,  162. 

—  pratensis,  187,  250. 

-  ftiis,  243. 

—  diruricalus,  190. 

Ilijposlonium,  182. 

-  luberosus,  187. 

-  fio6«-,9e!,  151,  245. 

^tuberosus.  190. 

-  Ilicliianuni,  182. 

Lattuga,  14,  247. 

—  ifl//cù,  245. 

We//coteir/«™,213.  214. 

// //.sterili m   ni acro.sporuni , 

Lauro,  245. 

—  sociuin,  242. 

—  Mompa,  214. 

122. 

Lauroceraso,  220. 

-  Spef/azzinii.  245. 

—  purpureum.  214. 

—  nervisecpiuin,  123. 

Laurus  canariensis,  74. 

—  Spinaciae,  242. 

—  Si/ri ngae,  245. 

//p/Mw//iosjBO)-««»,134,255. 

—  pinastri,  122. 

Lavanda,  239. 

-  C«;-rtior»m,  255. 

Leandro,  232, 234, 235, 240, 

—  lUiaeculum,  245. 

-  j™m/«e«w,  255. 

I 

258. 

—  versicoloi;  243. 

—  /eres,  256. 

Lebbra  della  barbabietola,  47. 

Gloxinie,  40. 

—  1.  4rPHae-so/(Vae,  256. 

Idnec,  pag.  216. 

—  del  susino,  102.. 

G///ce/'m,  167.  178. 

—  Itircictini,  2,55. 

Ifomiceti,  191. 

Lecanium,  132. 

—  arpialica,  195. 

Helutiiini  Willliommii,  108. 

-(odeumiceti),  51. 

Leccio,  105. 

(;ho»io«/«,  135,  U9. 

/MceHo,  121. 

//ex,  134. 

Ledum  palustre,  119. 

—  eriitlirostoma,  149. 

—  escidenla,  66,  67. 

Imbrunimelo,  27,  29,  97. 

Leguminose,  14,10,  17,184. 

—  Leplosliila,  150. 

//pHrfmwìV,,  153,  155,236. 

Imcnomiceti,  59,  62,  212. 

Lemna.  98. 

Indice  al/'abelico 


281 


Lenticchia,  pag.  16,  92. 
Lenticchie  d'acqua,  98. 
Lenzyles  sepiuria,  55. 
I.epidium,  80. 

—  salivum,  77,  79,  238. 
Lepiota  excoriata,  67. 

—  procera,  67. 
I.eplonema,  255. 
Leptophaeria,  135, 153, 155. 

—  anceps,  153. 

—  appmdiculata,  153. 

—  ctrcinans,  135,  15-i. 

—  citricola,  153. 

—  Cookei,  153. 

—  coryliìiuin,  151. 

—  Gihdliana.  153. 

—  Lttcillu,  153. 

—  Pomoiia,  1i7,  153. 

-  (nfia,  153,237. 

—  viliyena,  153. 
Leptostroma  pinastri,  122. 
Leptostromacee,  241 . 
I.eploslromella.  242. 

—  e/as/ic«,  242. 
I.eplolhri.r,  31,  37. 
Leplollii/rium.  241. 

—  acerinum,  241 . 

—  alneuiii,  241 

—  carpophilum,  241. 

—  juglandis,  241 . 

—  Hia/MS,  241. 

—  parasiticum,  241. 

—  Pensici,  245. 

-  f'oHiì,  241. 
Leuconostoc,  31. 

—  LiKjerheiwii,  35. 
Lihertella  ridirà,   1(10. 
I.icopodium,  166. 

Li i iacee,  29. 
/.i/,«m,  189. 
Lillà,  240,  258. 
I.imacinia,  132. 

—  Oimeliae.  133. 

—  A/on',  133. 

—  Perniili,  133. 
Limone,  120,132,  147,  154, 

226,  233,  235,  239,  245, 

258. 
Lino,  97,  126,   206,  233, 

253. 
/,«««;«  alpinum,  206. 

-  eatliarlicum ,  206. 

—  imrhonense,  206. 

—  iisilatissimmii,  20(i. 
I.iriudendron  tulipiferu.'1'A'l. 
Lotium.  85. 

—  italicum,  251 . 

—  perenne.  195. 
Lnnicera,  128. 
Lophodermiuni,  122. 

—  brachiisporum ,  123. 

—  ,/^Vr«m,   123. 

—  juniperinum ,  122. 

—  iaricineum,  122. 

—  macrosporum ,  122. 

—  nervisequuni ,  123. 

—  pinastri.  122. 
Lurantacec.  19. 
{.nranllms,  19.  23. 

—  europaeu.i,  23. 


AoiMi,  pai;.  15. 

—  corniaiialus,  188.  250. 
Lupinella,  42,  234,  2:.l. 
Lupino,   16,  42,  HO,   134, 

214,  261. 
Lupinus  alhus,  189. 

—  diijitulm,  189. 

—  /M/ewi,  189. 
Luppolo,  125.  239. 
Lycoperdon,  51 . 

—  ho  vis  la,  67. 

—  yemmulum,  229. 

Macchie  nere  delie  loglic  dc^h 

abeti,  pag.  122.  ' 
Macchie  nere  delle  foglie  dei 

pini,  122. 
Maduru  aurantiaca.  250. 
Macrophoma,  230,  233. 

—  acinorum,  233. 

—  Araucarine.  233. 

—  crustosa,  233. 

—  cylindrospora.  233. 

—  dalmatica.  233. 

—  //acciV/a,  233. 

—  lonyispora,  233. 

—  malorum,  233. 

—  reniformis,  233. 

—  riniiseda,  233. 

—  «nxt,  233. 
Macrosporium,'i5, 157.  259. 

—  Calycanlki.  259. 

—  Cameiliae,  259. 

—  Carolae,  259. 

—  parasiticum,  259. 

—  sarcinaeforme,  259. 

—  sarcinula  ,  var.   parasi- 
ticum, 259. 

—  So/ani,  259. 

—  Ki<is,  259. 

May  natia,  134.  251. 

—  fuscula.  245. 

—  urandilìora.  232,    2311, 
245. 

—  uM/an,  232.  239. 
Mais.  42,  50,  85,  235,  2.56, 

260. 
Malarliiiim.  178. 
.!/«;«<//>/  d'Oliron.  50. 
Maialila  dei   giovani   c.av(di, 

—  delle  radici  ilei  pi na- 

rittinui,  121. 

—  dello  sclerozio,  109. 

—  pectica,  27. 

Mal  dello  sclerozio  dell'abete, 
120. 

—  della  cipolla,  120. 

—  del  melo,  116. 

—  del  melo  cotogno,  1 16. 

—  del  nespolo,  116. 

—  del  tulipano,  120. 

—  dei  trifogh,  113. 

—  di  cenere,  133. 

—  nero.  27.  48.  133. 

degli  agrumi,  132. 

Male  del  mosaico  del  tabacco, 

50. 


Malva  rotundifolia ,  p.  251. 
Mandorlo,  19,72,221,222, 

243. 
Marasniius  oreades,  67. 
Marciume  bianco  del  legno, 

221. 

—  delle  cipolle,  39. 

—  delle  radici,  226. 

—  delle  radici  della  vite.  121. 

—  nobile.  111. 
Marino  della  vite,  128. 

—  nero,  242. 
Marsoniu,  247. 

—  Betulae.  "Ul. 

—  Caslanei.  247. 

-  i/raminieula,  247. 
-'(:ros.sidariae.Jil. 

—  Ipomoeae,  247. 

—  Juylandis,  150. 

—  Medicayinis,  247. 

—  niyricans,  247. 

—  ub'scura,  247. 

—  l'iinalliona,  247. 

—  pirifurmis.  247. 

—  f opali,  247. 

-  liosae.  247. 

—  Saliris.  247. 
Masliyospuiitwi,    160,  251. 

—  allmriii,  159. 
Mazzetto,  178. 
.Mazzolina,  251. 
Mediuiifo,  15,  17,  92. 

—  hipuliuii.  12,  107,  247. 

—  satira,   107. 
Melampsora,  183.  203. 

—  aecidioides,  204. 

—  ariae,  206. 

—  hetulina,  205. 

—  Cannabis.  162. 

—  carpini.  206. 

—  farinosa.  203. 

—  Harliqii.  204. 

—  laricis.  205. 

-  lini.  206. 

—  Padi,  206. 

—  pinilorijua,  204. 

—  populina,  204. 

—  salicina,  203. 

—  .«o/tc!.v  capreae,  203. 

—  Sorbi.  206. 

—  Iremulue.  74,  204. 
Melampsoritlium  belutinuw , 

205. 
Melampiirum.  5,  10,  196. 

—  arvense,  10. 


.Melanconiei,  101. 
Melanconium    fuliijineum, 
Ul. 

—  Persicae,  247. 
Melanzana,  40.231. 
Melasmia,  241 . 

—  acerina,  123. 

—  Gleditschiae.  241 . 
Melata,  132,  167,  168. 
Mele,  36,  119,  126,  241, 

242. 
Melia  Atedararh,  232. 
Metilotui,  15,  92. 


Melilotus  albus,  pag.  257. 

—  officinalis,  257. 
Meliola,  132. 

—  Cameiliae,  133. 

—  ci<;i,  132,  133. 

—  Mori,  133. 

—  Perniai,  132. 
Melita  dei  cetriuoli,  242. 
Melo,  19,  35,39,118,136, 

148,  153,154,155,  164, 
203,217,222,223,231, 
233,234,236,  241,246, 
247,  253. 

—  cotogno,  116. 
Melograno,  231 . 
Melone,  41,  246,254. 
Menta,  239. 

Mentha  aquatica,  190. 

—  piperilii,  190. 

—  rolundijolia,  190. 
Mercurialis,  98,  204. 
Meria,  182. 

—  Laricis.  182. 
Merulius,  218,  224. 

—  lacriwans,  224. 

—  pulverulentus,  225. 
Me^^pilus  i/ermanica,  1 4, 1 25, 

249. 
Melaspliaeria,  135,  155. 
il/c«m,  99. 
Micetozoari,  23. 
Microbi! ,  30. 
Microcebi,  30. 
Microcvccus,  34,  36,  44. 

—  alhidus,  36,  39. 

—  amylovorus,  35. 

—  dendroporthos,  35. 

—  flaridus,  36. 

—  imperatoris,  36. 

—  nuclei.  36. 

—  pellucidus,  36. 

—  phijtophtìtorus,  39. 

—  </i</ct,  34. 
Microspliaera,  127. 

—  Berberidis,  128. 

—  Evonimi,  128. 

—  Grossulariae,  128. 

—  Lonicerae,  128. 

—  penicillata,  128. 
Miglio.  167,  176. 
il/i7i«H-  e//«.v«;H,  191,  197. 
il/(Hf/  (/(■  /«  liarbe-dr-capu- 

Mirti,  Ì7. 

Mixamebe,  23,  24. 
Mixomicetacee,  25. 
Mixomiceti,  23,  24,  25,  30, 

54. 
Molinia,  75. 

—  coerulea,  196. 
Monadinee.  25. 

Jl/om/ifl,  108.115,  mi,  117. 

—  cinerea,  117. 

—  fructiyena,  118. 

—  Linharliana,  1 16. 
Moracee,  29. 
Morchella,  m,  121. 

—  conica,  67,  121. 

—  esculenta,  67,  121. 
Morfea,  132. 


36  —  Patologia  vegetale. 


Nuova  Encicl.  Agkahia,  L 


282 

hidkr  (1 

fiihelivo 

Morl'ea  degli  agrumi,  p.  132. 

Nicoiiana,  pag.  40. 

Orobanche  major,  pag.  16. 

Penicillum  i/laiicum,  p.  68, 

-  del  gelso,  133. 

.Ninfea,  242 

-  H/iHor,  16. 

69. 

Movphea  citri,  132, 

.Wciolo,  12,  09,  131,  l'rl. 

-  ,1/«/e//,  14. 

Peonia,  256. 

Morus,  232. 

150,  1011,  220,  -ì:;'J,  2io, 

—  pini.riiìilha,  15. 

Peperone,  37,  242. 

-  alba,  U7. 

Noce,  12,09,  103,  IOO."i-JI, 

-  -  l'irridis,  ri. 

Pere,  241. 

—  nigra,^. 

222,232,231,241,215, 

-  prninn.sa,  IO. 

Peridennium,  206,208. 

Mosche,  99. 

247,  248, 

—  purpurea,  14. 

—  abielinam.  209. 

.Mnceiliiiee,  3(5.  249. 

Nuttunetta  del  pino,  100. 

—  ramosa,  14. 

—  coruscaiis,  211. 

Muco,;  IH. 

—  rubens,  15. 

—  elaiinum.  211,  220. 

—  lìiìiceilo.  100. 

o 

-  Sff^w,  17_. 

—  oblonyisuorium ,  207. 

.Miicoracce,  100. 

—  speciosa,  16. 

-  Pini,  207,  208. 

Alucui-inatcf,  53. 

•  Odontites,  pag.  1 1 . 

0/o/<».v.  185. 

—  Piniacicola  et  corticola. 

.Muda  del  ciliei^io,  117. 

—  lanceolata,  12. 

Orzo,    127,    102,   167,  191, 

207. 

-  delle  frutta,  118, 

-  verna,  12. 

251,252,  256,260, 

—  Strobi,  209. 

—  grigia  della  vite,  111. 
Muffe,  51,249. 

Oedomyces  leproidcs.  97. 

(hprolciin.  13, 

P«-to/«,  200. 

Oidio,  106. 

0,sV/(/«  carpini  l'olia,  105. 

—  tomentosa,  2(Ì0, 

-a  pennello,  132. 
-  del  pane,  132. 

—  della  vite,  128. 

Os7/'ù  n//m,  9, 

Perisporiacei,  106,  124. 

Oidium,  125,  250. 

Orutaria,  250. 

Pero,   19,  35,  37,  39,   105, 

Mugh|tto,  231,   234,  238, 

—  Aceris,  250. 

—  Brassicae,  251, 

118,  131,  136,  147,  104, 

-  Berberidis,  219. 

-  rf<.«i<fl,  255. 

222,223,231,234,235, 

Mular234. 

-  Chrysanthemi,  250. 

-  Holci-lanati.  255. 

241,246,247,248,251, 

Mascari,  181,  189. 

-  Cfidoniat,  234,  250. 

-  Af«c/»-rac,  255. 

253,261. 

Mi/cena,  226,  228. 

-  destmens.  250. 

—  Malorum,  251. 

l'eroiiospora,  38,  68,  88. 

-  alcalnm,  229. 

—  Drummondii,  250. 

—  monilioides.  251, 

—  arborescens,  93. 

—  corlicolu.  229. 

—  pri/siptioides,    126. 

~  /(,rr;;/,v.    1  IO,  251 

—  cannabina.  95. 

-  l'inili'rjnw.  228. 

—  farinosuiii ,  250. 

---  /iHiiiiriiii,  '!:>:> 

—  dei  srappoh,  128. 

—  i/uleìicìiltila.  229. 

-  Frayariae,  250. 

—  pusilla.  250. 

—  ilella  papaia,  64,  77,81, 

—  ìmemalopoih,  229. 

-  lactea,  229. 

—  leiicoconiiim,  124. 

—  sphaerotdea.  251 

-  della  vite,  77. 

—  Lycopersiami,  250. 

-  Dianthi,  92. 

Mi/coyala,  230. 

—  Mespilinum,  250. 

:p 

—  Dipsaci,  96. 

—  parielinum,  ì'iì. 

—  monilioides,  127. 

-  eUusa,  93. 

.ìhicotione,  102. 

-  pirinum,  250. 

l'ado,  pan.   102,    126,  150, 

—  frayariae,  95. 

Mi/osotis,  72. 

-  Tahaci,  250. 

237,  240,  247. 

—  larvata,  87. 

Mi/rrliis,  108. 

—  Tucheri,  128. 

l'aeonia  ofpcinaiis,  254. 

-  Maydis,  90. 

Mlislrosiioniim,  259. 

-   Valer ianelkie.  250. 

-  lemiifolia,  207,  209. 

—  par  osi  tira    91 

—  nhrodeiis,  200. 

-  Verbenae,  2.50. 

l>aepalopsis,  240. 

-  rubi,  90.  ' 

—  polutriclmw.  200. 

-  Violae.  250. 

-  Irmischiae,  250. 

-  SchachiU.  94. 

Oleacee,  29. 

Pagliettone,  260. 

—  Schleideni,  94. 

Oleti  jhupuns.  245. 

Palma,  29,  248. 

—  Thesii,  96. 

KT 

0l,ve,'2,U. 

Pandanus,  166. 

—  Irichotomu,  90. 

Olivo,  19.. 15,  133,220,228, 

-  «/,/».  242, 

—  trifoliorum,  92. 

Nanirlniliiiiii,  \ì:\ìi.  1.52,  25.'"i, 

23:;,  211.  2-45. 

l'aiiicaslrella,  1701. 

—  Valerianellac.  !)3. 

259. 

0 ,  l!i.;;5,  105,220,223, 

l'aniciiiii,  170.  178 

-  Viciae,  92. 

aruiidiiiaceuiii   "'.59 

220,  22X,  232,  248. 

—  cnisi/alli.  170. 

-  ciolae,  9(i. 

-  p«WHttm,  259,"  " 

Olpulium.  90,  97. 

—  miliairaiii    77,   I7(;, 

IVr .spnr.-.cee,  53,  75. 

_  tremulai',  151, 

-  Brassicae,  97, 

—  ,v»H,,/»(//r,/r.    INO. 

IVrviiiche.  251 

Narcisi,  200,  238,  252, 

—  radici  col  II  m,  98, 

riri/iilìiiii ,   1  SO 

IVs.lii  (ilWiiieiica),  51. 

Navone,  39,  250, 

—  Irifolii,  98, 

/'rtH.i/i.v  piiii/icnla.    100- 

l'esco.   35,   37,    118,   125, 

Nebbia  de.H'avcna,  195. 

Oiiil.rellifere,  li,  17,80,  I2('). 

l'aii  iiiirriiMi    :i!l',l. 

130,  198,221,  231,241, 

l^(,j   (;p|>(.'|l|       1^7 

(  limili  Hill.  ;!7. 

l^•|pa^^^,,  !i;i.'"j,VI. 

243,247,248,255,258. 

—  (Ielle  l'ave,' IST 

Oiiiilinirliis.  1,".. 

l',,sl,n,„;,,XO,  MIN,  120,238. 

Pestaloizia,  248. 

—  del  pisello,  235, 

Oiilami   72    I05,  131 ,   103. 

l'alala,  30,  10.   i;;.  78,  84, 

—  adusta,  248 

Nectria.  82,  100,  102,  103, 

Opiiiob'olu's,  I30!  159,  108, 

109,  154,214,233,234, 

-  alfinis,  248. 

-  Banksiana,  248. 

105,  160. 

—  qraminis,  158 

251,252,256,257,259, 

—  cinnaharina,  162, 164. 

—  'herpotrichus,  158. 

260. 

—  breviseta,  248. 

—  co;vy//,  166. 

Ophiocladiim.  251 . 

Paxillus  inrolnlus,  00. 

-  Briosiana,  248. 

—  cucurbitula,  166. 

-  Hordei,  251 . 

Pench  Vellows.  51 . 

—  concentrica,  248. 

—  Desmaz-ieiii.  166. 

Orchidee,  29. 

Pear-bliqhl,  35. 

—  depazeoides,  248. 

-  ditissima,  37,  164. 

Oreoselinum,  99. 

Peilicularis,  1 1 . 

—  discosioides,  248. 

-  Pandani,  166. 

Orobaiicacee.  12, 

—  carnosa,  11. 

—  /Hnem;,  248. 

~  punica,  166. 

Orobanche,  5,  13,  181 

-  rleyans,  1  1 . 

—  fuscescens,  248. 

-  ribis,  164. 

-  alba,  15, 

-  i,lp-ofle.ca.  11. 

—  G?/e/n'»!,  248. 

-  sinopica,  160. 

—  amelhi/sled,  17, 

^'Sfl'ì'''' 

-  Harli.,ii.  248. 

Nerium  Okander.  134, 

—  cari/opliijì  Iacea.  15, 

—  inquinans,  248. 

Neio,  133, 

—  cmiflto,'  16. 

—  losirala.  1  1. 

-  Sori!,  248. 

—  della  pesca,  255, 

—  epithipiiuni,  15. 

—  reillcilliila.  1  1. 

—  su/locata,  248. 

—  Thimeniì.  248. 

Ne<,.nl„   III;   ri5.  131,202, 

—  qracilis,   15. 

l'elari;(.ni,  IO,  io,  113. 

211   -:;i,2:;5.  2.10,243, 

-'Hederae,  17. 

l'elan/oiiiani.    17,  ,'iO, 

—  truncata,  248. 

2,50   2(10, 

—  lavandukicea,  14. 

l'eliai^i-a  (.i  liolla).  37. 

--  uricola,  248. 

-  del  Ciappniie,  247,  253. 

—  /«to(,  15. 

Penicilhim,  63,  132, 

-  (•((«■o/«,  248. 

/(«/((■e  « 

l'abelivo 

283 

Peslaloztina,  pag.247,24S. 

P/iOHia  subvdala,  pai;.  233. 

Phi/llostkta   leucanthemi. 

Pintt.s   huli/ieii.iis,   p;m.  44, 

—  Soraueriana,  248. 

-  (fl/n-/5ca,  1.15. 

pag.  231. 

201. 

Ptliisilps,  I9f). 

-  «r/(:o/«,   138,   142,  156. 

—  Urkdendri.  232. 

—  iMiiiherliiina,  209. 

l"eliiiii:i,  W.  231,2;ì5,  252. 

—  piVjc»/»,  i33. 

—  maadiformk,  1  'i(i. 

—  m«/i/iw«.   l-.il,  l'07. 

l'nicetluiiuiii,  IU7. 

—  ('///.v,  233. 

—  Mai/iioliae,  232 

—  /»(.«/«;/,/,  |-.;'J.  I.-.T,  I8"2. 

/V;.i:«,  72. 

Pliniijmidiiim,  181,  :ìl)0. 

—  .1/«/(,  231. 

—  silresliis,  l"^l  .  l'Ol,  :2i)7. 

—  tmlìiorum,  115. 

-  e//«.v«m,  200. 

-  iI/cr/i,v/,//n/*.  231. 

.s7™/-»,v,  V/:i.'i"2:;,'209. 

-  calnana,  108. 

—  mucioiiiiliiiii,  201 . 

-  .1^6/u7/,  231. 

'rhiliiihcri/ii,  211. 

—  cihrioides,  113. 

—  ««il,  201. 

-iV»/,',  231. 

l'iuppi,  12,  l'.t,  72,219.229. 

—  Fucketiana,  HI. 

—  Ruhi-idiiei,  200. 

-  AVn-,-,  232. 

Pioppo,  35,  221,  222,  226, 

—  Inricina,  108. 

—  subcortkimii,  201. 

-  0/«/nOfle,  232. 

247,  248. 

-  Scleinlion<m,  109. 

-  i'io/ace«/«,  201. 

—  osleuspora,  232. 

—  bianco,  105,  245. 

-  Infoliunim,  107. 

Phragmiks.  85. 

—  Paulowniae,  232. 

-  nero,  105,  240. 

—  lF(7//,omi«!i,  108. 

—  communio,  196. 

—  perforans,  231. 

Iiemollno,  254. 

IVzizacec,  10(i,  216. 

Phiiromkes  iiilens,  100. 

-  Persieae,  231 . 

l'inMKinn.di,  106,  135. 

Phaluris.  85. 

Plni,-omii<Tl,ie,  75. 

—  Petuniae,  231. 

PuuuUuta  uni-M,  43. 

—  arundiuaceii.    80,    1i)5, 

Pliullachora.   170. 

—  phaseolina,  231 . 

Pirvsloma.  242. 

li)R. 

-  B/«»„,  170. 

-  physakos,  fSi . 

-  Farneliauum,  242. 

/'//a//M.«,  53. 

—  Cijnodoiilis,  170. 

-  pirkola,  231 . 

Pwus  coronaria,  250. 

Phaseolus  lumtiis,  85. 

—  gi-amiiiix.  170. 

—  Poae,   1 70. 

-  joinna,  147. 

—  silvestre,  122. 

—  vidtiaris.  180. 

-  /jiVweda,  231 . 

-  umbriaca,  123. 

Piteli jmea  ramosi/,  M. 

—  Pleridis,  170. 

-  P/fl/aHÌ,  232. 

Pi.sello,  16,  92.  120,  134, 

Phleosponi.  2:i6,  241. 

—  1  ri/oli  i.  170. 

-  /yo/y«/ea,  232. 

185,235,238,241,240, 

—  mon,  147,  li8. 

Phlillactinm.  131. 

—  /loiiìiliiia,  232. 

255. 

—  moricola,  148. 

—  i/ullala.  131. 

—  iirimulkola,  231. 

Pisum,  40. 

-  /'n/b/ù-,  241 . 

--  siill'iilla,  131. 

- /yn/NR-o/a,  153,  231. 

PUicosphaeria,  230,  234. 

Phlonwi,  109. 

Phi/Uoslklii.  138,  153,230. 

~/)»n«a,  231. 

—  Onobrychydis,  234. 

—  /irateiise.  lOt. 

—  'nesciilkiilfi.  231. 

—  ciòico/a,  231. 

Plantaginacee,  125,  126. 

W/o.r  Dnimmoilii.  250. 

—  Ailaulhi.  232. 

—  ruborum,  231. 

Plasmodio,  23,  24. 

/'/iOi'Wi.r    ilailìilifera .     ISri. 

—  .l/r/^.v.  232. 

-Sor*.-,  231. 

Plasmodioforee,  25. 

245. 

-~  .4n»,'«).7//«,  231. 

-  Sor^Awm,  231 . 

Plasmodiophnra    (Scliinzia ) 
Alni,  27. 

/'//„/,„/„,  220,  228, 

-  A:ed(inii-I,is,  232. 

-  *-,V,tì/y/»7a,  232. 
~  Suniii/ae,  232. 

—  (idiiiusd.  228. 

—  Batalae.  231. 

—  Brassicae,  25,  27. 

-  «HnrW/«,  228. 

—  Berha-idis,  232. 

—  Taiaci,  231 . 

—  Californica,  29. 

—  nurirell/i  v.  filiimeiUo.sa, 

-  Be(«e,  231. 

-  TO/ae,  232. 

-  Elaeayni,  30. 

228. 

-  fce<«hKa,  232. 

-  T/o/^afo;!,  231 . 

—  orckidk,  29. 

—  caiierata,  67. 

-  Bkjnoniae,  232. 

-  «/;«!co/a,  232. 

—  iPseudocommis)  vitis,2'.>. 

—  /laiiiwans,  60. 

—  Bhzoziiiiiinu,  232. 

—  viiìdaboiiensis,  231. 

—  l'ilk,  27,  30. 

—  mulalnlis.  07. 

—  Brasskae.  230. 

—  ritifola,  23 1 . 

Plasmopara,  11. 

/VitìHia,  141,  152,230,232, 

—  Briaidi,±?,\. 

-  r,a.9,  232. 

-  densa,  80. 

245. 

-  Camellkie,  232. 

-  )•«/««,  232. 

—  nivea,  86. 

—  ampelocarm,  233. 

-<;«;/««/-»,  231. 

PA«s«//5,  40. 

-  pusilla,  86. 

—  /Inneniacàe,  233. 

-  ,:,<l,s,ilkola,  231. 

-  Alkekemji,  231 . 

—  vincola,  61,  87. 

-  //acca?,  233. 

—  carpinea.  232. 

Physalosfjora,  142. 

Platano,  19,  232,  245. 

-  Betoe,  145. 

—  Casiiwlbeims,  231. 

-baccae,  141. 

Plenodomus,  230. 

-  Chnisanlhewi.  233. 

—  Cliaman-o/ìk,  232. 

-Bidwelii,  138. 

-  Oleae,  23'.. 

—  Ckalriculae,  233. 

-  r;im/;a/w,  232. 

Physarum  mucorokìes,  30. 

Pleosponi,  136,  157. 

-  Coo/pì-,  233. 

—  circumscissa,  231. 

Phqsoderma  pulposiim,  97. 

-  herbarum,  157. 

—  croroiihila,  232. 

—  con/laria.  232. 

Phijlophlhora,  77. 

—  oxyucanthae,  241. 

-  vucurìiilacearum,  233. 

-  <.'o;v///,  232. 

—  'Caclorum,  81. 

-  pulrefacieiis.  256. 

—  ilecoiiicaiis.  233. 

—  cralaegicola.  231. 

—  colocasiae,  85. 

Pleuroltis,  228. 

-  dolkhoims,  233. 

—  crueiiin.  231. 

-  {«/■««aw.  38.  ''S-  8?'. 

-  Ervnyit,  228. 

-  H.«f«/an«,  228. 

-  /aHfHS,  233. 

—  cnciirbilareiiriim,  231. 

—  nkolianae,  85. 

-  tlaccida,  142. 

-  O/rfoH  iV/i-,  231. 

—  phaseoli,  85. 

-  o/earitt.v,  228. 

—  hardenberijiae,  233. 

-  Dammara,:  232. 

Piantaggini,  97. 

—  ostrealus,  228. 

—  Henneheryi.  230. 

—  destrucm,  232. 

Picns,  196. 

-  tt/mari«,«,  67,  228. 

-  herhanim,  233. 

-/aiae,  231. 

—  Forsytinae,  232. 

Pietra  fungaia,  212. 

Plowriyhtia ,  171. 

—  iniow/ila.  233. 

PiloboluK   crklallhius,    04, 

morbosa,  171. 

-  jHm',  233. 

-  lm(iarkoìa,'ìSi. 

68. 

/'«a.    167,  't09,    170.    189, 

—  Initinilaris,  233. 

-  fmco-zonala,  231. 

Pilosli/ks  Hausskimliliì.  1 7. 

196.  250. 

—  lomiinsima,  233. 

-  Gardeniae.  232 

Pini,  io,  81,  122,  156,  160, 

Podisoma,  202,  203. 

—  loiiliioslimoidex.  233. 

-  */v.iv,«,  233. 

-  .y/o/yM/o.v«,  232. 

206,215,  218,219,220, 

Podosiiìiaera,  125. 

—  (/rossuliirkie.  1',\\ . 

226.  229. 

-  miirlillina.  120. 

-  JV«/na'm,  232. 

-  hederae.  232. 

Pino,  69,74,  204,208,  214, 

—  O.rtiacaiithae.  125. 

-  o/eae,  233. 

-  hederkoh.  232. 

219,  224. 

—  Iridacli/la.  126. 

—  horlonim.  231. 

—  selvatico,  105. 

Pollp,.ree.'217. 

—  iioiiionim,  147,  233. 

—  /osmin/,  232. 

Pin»*,  122,  134,  207. 

Polipoli,  51. 

-  i>!,nlo,mi.s.  233. 

-  .7)>in«,  232. 

—  amlriaca.  182. 

Pobjdesmus,  25(). 

—  renifm-wk,  142. 

-  Jui/landim.  2:!2. 

—  <rH;//)v/,  122.  209. 

-    Mì7m9«,9.  256. 

-  Solankola.  233. 

—  luureoliir.  148. 

—  densi  flora,  211. 

Polyportis,  68,  I(i0.  218. 

284 


[udire  alfahelico 


Polyporus  abietiiius,  p.  224. 

—  annosiis,  217. 

—  betulinus,  223. 

—  borealis,  220. 

—  Baumani,  224. 

—  Braunii,  224. 

—  caesius,  224. 


—  cinnabarinus,  222. 

—  cinnamomeus,  223. 

—  destiuclor,  224. 

—  dryadeus,  223. 

—  ertflhroporus,  224. 

—  Evonijiiii,  224. 

—  fomentarius,  53,  221. 
^  /m/vmì,  220. 

—  fumosus,  224. 

—  fumosus  :  f.  Niconaliae, 
214. 

—  Harligii,  220. 

—  hispidus,  222. 

—  iyuianus,  66,  221 . 

—  juniperimis,  221 . 

—  ìaeviyatus,  223. 

—  /«ch/m*,  224. 

—  mo//w,  220. 

—  molluscus,  224. 

—  nigricans,  223. 

—  obducens,  224. 

—  officinalis,  53. 

—  Pwt,  218. 

—  Pmì,  V.  ^iie/w,  219. 

—  vinicola,  220. 

—  fljòù,  224. 

—  saliynus,  224. 

—  Schweiniizii,  220. 

—  spumeus,  223. 

—  subacidus,  220. 

—  sulphweus,  222. 

—  sulphureus,  v.  Ceratoniai', 
222. 

—  sulphureus,  v.    Todari. 
222. 

—  tuberasler,  56,  212. 

—  ulmarius,  223. 

—  vaporarius,  219,  224. 

—  versicolor.  224. 

—  volvaius,  221 . 
Polysliyma,  160. 

—  auranliaca,  241. 

—  insililia,  160. 

—  ocraceum,  241. 

—  n/i™m,  160,  241. 

—  spinosa,  160. 
rulijsliqmina,  241 . 

—  Ìh/*™,  ibi,  241. 
Pohilbriiiduni  h-ifolii,  170. 
l'omoHoni,    14,  37,  40,  «4, 

109,  239,  242,  240,  2.W, 

255,  259. 
Popone,  242. 
Poponi,  125. 
Popnius,  153,  204. 

—  rt/6a,  204,  232. 

—  balsami  fera.  204. 

—  canesceiis,  204. 

—  lauri folia,  204. 

—  monilifm-a,  204. 

—  «i^-a,  204,  205,  232. 

—  piramidalis,  105,  204. 


Populus  suaveolens,  p.  204. 

—  <rem«/a,  151,  205. 

—  viryiniana,  204. 
Po;'w  subacida,  220. 

—  vaporuria,  219. 
Porro,  180,  190,  198,  238, 

259. 
Polentina  lormenlilla,  72. 
Prenanlhis,  196. 
Prezzemolo,  86,   108,   197, 

238,  257. 
■Primula,  251. 

—  nfficinalis,  209. 

—  leuuifolia,  209. 
Primule,  209,  231,  250. 
Protisti,  23. 
Protobasidiomiceli,  183. 
Protomicetacee,  75,  99. 
Protomi/ces  macrosporus,  99. 
Prui;noin,  102,  126,  150. 
Pn ?.7.   7-i,    160,   221, 


(-/(/a/w.' 


/Vhhh.v.  171. 

198. 
198. 

—  Cerasus,  126,  241. 

—  Chamaecerasus,  105. 

—  domes<i:ca,105,126, 198, 
241. 

—  insitiliii,  105. 

—  hmroccrasus,  105,  231. 

—  lusilanicii,  232. 

—  padus.    102,    110,    126, 
206,  234,  241. 

—  persica,  198. 

—  serotina,  2.50. 

—  spinosa,   102,  126.  19X, 
241,  243. 

Psalliola   campestris,   162, 

225. 
Pseudocommis  vilis,  -21,  39. 

—  TAeac,  30. 
Pseudonionas,  34. 

—  r.ampi'siris,  50. 

—  di'sinirlaiis.  50. 

—  Ini„n„llii.    'l'.l, 

—  ,»,/''""/'"v  ■■!'. 

—  /,/„,.«,/,,  .^,0. 

—  Skwarli.  50. 

—  syrinyae,  50. 
Pseudopetiza,  107. 

—  tiioftirar/inix.  7. 

-  /,./b///:  107. 

Psrml,;HÌ„"-i, 
/'.™/,/""'„y»,,v,  !l'.l. 
l>lrns„n,nl,ii,i.   124.170. 

/'«,TnH«.  in;:.  1X9. 

—  Ai/nislis.  191 . 

—  /Im/c,  191. 

—  /1H«,  198. 

—  Arenariae,  199. 

—  Asparayi,  189. 

—  Bal.tatìiilae,  197. 

—  Berhdeiii.  197. 

—  /w//fl/r/,   197. 

—  Btt,ri:.  199. 

—  Cera*!,  198. 

—  Chomlrillue,  l!)(i. 

—  Chrysaulhemi,  197. 


Puccinia  compiisilarum,  pa- 
gina 196. 

—  coronata,  191,  195,196 

—  —  f.  Agropyri,  195. 
f.  Ayroslidis,  195. 

—  —  f.   Calamaqrostidis, 
195. 

f.  flo(ct,  195. 

f.  Phalaridis,  195. 

—  coroni  fera,  195,  196. 
f.  //o/ci.  195. 

—  —  r.  Alopeciiri,  195. 

—  —  f.  /lì'<"H«e,  195. 
f,  Feslucm-,  195. 

—  —  I.  Gbiceria,  195. 

—  —  f.  /,o/ù',  195. 

—  dispersa,  194,  195 

—  —  f.  Ayropijri,  194. 

—  -  f.  Bromi',  194. 

f.  Seca/ù,  194. 

f.  Tn'iic),  194. 

—  Endiviae.  196,  197. 

—  exiyiia,  196, 

—  />mv,,  7-i. 

—  ,//'"""""",  liti,  l'.i.-, 

—  —  I,  Ai/iv/ti/n.    mi 

—  _  r.  Ehimi.  l'.)4. 
f.  Hordei,  194. 

—  —  I.  Secalis,  194. 

—  —  I.  Tn7if!\  194. 

—  ipuminis,  191,  194, 

—  Helianthi.  190,  197. 

—  Wieran'ì,  196. 

—  Irifìis,  197. 

—  Malracearum,  199. 

—  il/ff7f//.v,  198. 

—  Me  II  Hi  ne,  190. 

—  Jl/»;»,  197. 

—  molinioe,  75. 

—  iienioralis,  196. 

—  Phlei-praleiisis,  194. 

—  Phraymitis,  196. 

—  Pimpinellae,  191. 

—  Poac,  191. 

—  Poaruiii.  196. 

—  Porri.   100,    I!IX. 

—  Piriiaiilhis.   I!l(i,   l!)7. 

—  priiiiiihie.  191 . 

—  Pros/H',  200. 

—  Pruni-spinosae,  198. 

—  fliiis,  199. 
f.  n/ /))•(■,  199, 

—  riihiiin-veni,  l!M.  194. 
_   -  V.  ,v»«/,/,.,,-.  105. 

—  Schn:elen,  -JllO 

—  Srirpi,  191. 

—  ,Sem//,«,  191. 

—  sessilis,  196, 

—  siiiiple.r,  195. 

—  SVr///!',  198. 

—  Tanareli,  197. 

—  Traifopoyonis,  191. 

—  /n7ì«,  191. 

—  rjo/flf,  191. 
Piilmonnrin ,  195. 
Piprnortiaefa.  230.  2;!i 

—  /?HÌ/  yr/flci,  234, 

—  T'i/is,  234. 
l'yroctonum,  90. 

—  sphaeriam,  96. 


Pjcus  malus,  pag.  126. 
Pythium,  62,  77. 

—  De  Baryanuni ,  Ti. 

—  Equiseti,  78. 

Querce,  pai;.  12, 19,  35,  60, 

219,  220. 
Quercia,  131, 136, 164,  214, 

215,  218,  221   223  224 

248. 
Quercus  fruticosa,  105. 

—  ilex,  232. 

—  pedunculata,  232. 

—  pubescens,  105. 

—  sessìli/hru,  246. 


Radicchio,  pag.  113, 

—  di  Treviso,  111. 
Ra(ai;o,  42. 
n<i/lle.ùa  l'alma.  17. 
liiilllesiacce,   17. 
lia„„itan„Aniioimiae,'ÌÒi. 

—  Aiiirulu,  251. 

—  Heraclei,  252. 

—  /flc<eo,  252. 

—  Malvae,  251 . 

—  monlana,  252. 

—  Unobrycliidis.  252. 

—  Petuniae,  252. 

—  /'n-n/ìz/ae,  252. 

—  rosea,  251. 

—  Tulasnei,  142,  143. 

—  Valli.wmhro.sae.  252. 

—  nn-i,ibitis.  2.^2. 

liainioailii.^.   1"J(;,    189. 
--  /„■«,■/„,    1X0. 
il:i|M,  25.01, 
Haphanns  satinis,  79. 
IUpliiiiop!ionn/niiiiinis,\Zfi. 


256 


lìavizzdni,  91, 
Reinette  (mele),  36. 
Rhabdospora,  236,  249. 

—  avena,  241. 

—  ffl/.r,  241 . 
— //M-Mosa,  241. 

—  herpolricha,  158. 

—  hortensis,  241. 

—  Lacroixii,  158. 

—  persica ,  241. 
Wiamnus,   128,    166,    191, 

233. 

—  calhartica,  196. 

—  franquìa,  196. 
flAef/m,'  196. 
Rhinanthus,  5,  10. 

—  major,  10. 

Hhizina,  121 . 

—  undulata,  121. 
fììiizobium   leyuminosarnm , 

51. 
Rhizoctonia,  39,  135,  155. 


fiìilice  nìfahelico 


Rhizodonia  allii,  pag.  155. 

—  violacea,  135,  154,  155. 
Hhizoptis  iiif/ricnns,  100. 
Illioflu'ieiifiroìi,  245. 

—  l'errmiiiieiiiii.    IKÌ,   20!l, 
"J13.  ■ 

—  Iiirsulum,  20!l. 
Hhijlkma,  10(),  1"2:ì. 

—  aceriiiwii,  123. 

—  wa.r»«M,  123. 

—  Oiiobrychirlis.  123. 

—  saticinittii,  123. 

«rtfs,  148,   H)4,  204,  211, 
224,  231,  240,  243. 

—  alpinum,  20il. 

—  yrossiitiiriae,    12S,   1!)9, 
247,  257. 

—  niui-um,  153,  164,  li)!), 
209. 

Hicino,  258,  261 . 

Hi.?he  nere  delle  loglic  dd- 

l'iibete,  122. 
lìiparia,  214. 
Hiso,  43,  179,  2.35,  2.38. 
nvbiUardd,  235. 
~  Vilis,  235. 
liobinie,  81. 
Hoesleria,  121. 

—  hypogea,  121,  226. 
-pallida,  121. 
Hoesleliii  cancellala,  202. 

—  cornuta,  203. 

—  penicillata,  203. 
liogiia  profonda,  36. 
Rosa,  240,  248,  258. 
[ìosacee,  98,  125,  254. 
liosai,  113. 

lìnse,  125,  247. 

Roseti  inia.  135,  136,  138. 

—  ininil,,.  136,  226. 

—  (l)piiiiitophora)  iieralri.r, 
136. 

—  quercina,  138. 

—  radiciperda,  138. 
liovere,  122,  216. 
Itovo  selvatico,  201 . 
liubus,  248. 

—  l'rulicosus,  201 . 
lìuggine  coronata,  195. 

—  dei  cereali,  189,  191. 

—  dei  garofani,  189,  199. 

—  dei  salici,  203. 

—  del  biancospino,  203. 

—  del  bosso,  199 

—  del  ciliegio,  198. 

—  del  fagiolo,  186. 

—  del  frumento,  191. 

—  del  gira.^olp,  190. 

—  della  barbaliietolii,  187. 

—  della  hotiilla,  205. 

—  della  cipolla.  190. 

—  dell'aglio,  190,  198. 

—  dell'abete  bianco,  210. 

—  dell'albicocco.  198. 

—  dell'altea.  199. 

—  della  malva,  199. 

—  della  menta.  190. 

—  del  larice,  205. 

—  dell'asparago,  189. 

—  dell'avena,  195. 


Ruggine  delle  composte,  pa- 
gina 196. 

—  dell'endivia,  196. 

—  dell'erba  medica,  188. 

—  delle  ombrellifere,  197. 

—  delle  rose,  201. 

—  del  lino,  206. 

—  di'l  lupinii,  187. 

—  del  mandorlo,  l!»,S. 

—  del  mais,  198. 

—  del  mebi,  203. 

—  del  pero,  201. 

—  del  pesco,  198. 

—  del  pisello,  187. 

—  del  porro,  190. 

—  del  ribes,  199. 

—  del  sorbo,  203. 

—  del  susino,  198. 

—  del  trifoglio,  185,  188. 

—  macchiettata   del   grano, 
194. 

—  nera  del  lampone,  200. 

—  vescicolare  delle  foglie  del- 
l'abete rosso,  209. 

—  vescicolare  delle  foglie  e 
dei  rami  del  pino,  207. 

liumex,  126,  189,  196. 
Hiissula,  66,  67. 


Saccaniiuiirii.  |i,iv.  .>  I . 
Sacchar(inii/,;'s  /.ii'lin^/i,  :',.".. 
Salice,  221.  i'22.  22  i.  22S, 

245,  247,  248,  252. 
Salici,  12,  35,    122,   229, 

240,251. 
Salicornie,  17. 
Salix  alba.  203. 

—  iimiiijdalina,  203. 

—  capi-ea,  124,  203. 

—  coniimine,  123. 

—  /riandrà,  203. 

—  viminalis,  204. 

—  vitellina,  203. 
liah'ia  i/lutinosa.  17. 
San /hi  n,  123. 
Saimuini'lla,  178. 
Saponaria,  178,  199. 
Saprolegiiacee,  53,  62. 
Sarciiie,  30. 

Schizomiceti,  .30,  31,  33. 
Srhiz.niieiira  lanifera,   165. 
Scilla,  II."..    1X1.' 
Srirpus  Incnslris.   191, 
Srhroflrrri.i,   12  i. 

—  fulii/inosa.   121. 
Srlerosporn ,  77. 

—  firnminicnla .  86. 

—  niacrnxpora ,  85. 
Sclerotinia.  107,  108.  116. 

—  Ancupariae.  116. 

—  baccaruni.  1 16. 

—  Betulae,  116. 

—  bullmrum,  1 15. 
-cinerea.   117,  118,  119. 

—  frucliqena.  118,  119. 
-FucMiami.    108,    111, 

112,  113. 

—  htteroica,WÌ,  109,119. 


Sclerotinia  Kaiifniaiii 
pag.  109. 

—  Ùbertiana,     108, 
113,  114,  115. 

—  megalospora,  116. 

—  oxijcocci,  110. 
-  I>àdi,  116. 

—  Hlioihilendri,  116. 


niih'iila. 


—  trifotiorum,     113,     1 
115,  117,  118. 

—  lìrnula,  1 15. 

—  Vaccina,  115, 
Sclcroliuw    lìras.sinie,    1 

—  cepivorum,  120.  260 

—  citri,  12(1. 

—  ctavuK,  167. 

—  corylea,  131 . 

—  echinalum.  111. 

—  Erysiphe,  131 . 

—  ori/zae,  43. 

—  semen,  216. 

—  Tulipae,  120,  2.50. 
•Sclerozio,  162. 

—  della  barbabietola,  21^ 

—  del  colza.  111. 

—  del  mirtillo,  115. 
Scoleeotricimm,  253. 

—  Fratini,  253. 

—  fjraminin,  254. 

—  'Hordei,  254. 
-~  Iridis.  254. 

iiwluphlhoruni,  254. 

—  liuiiiiii'i/upri,  254. 
Snipazzi,  102. 

—  del  ciliegio,  105. 
Scope  da  streea,  72. 
Scorzonera,   81,   178,  1 

196. 
Scrofulariacee,  83,  86,  1 

126. 
Secali^,  191. 
Seriiime  del  pisello,  235. 
Sedano,  41,  86,  197,  238, 
^  2.52,  257. 
Sedani  carneiini,  30. 

—  palustre,  210. 

Segala,  119,  127,  147.  1.59, 
167,  191,  194,  233,  2,35, 
237,  26(1. 

—  comma,  106,  167. 
Senipervivuiii,  81 . 

—  tectorum,  73. 
Senape,  42. 
Senecio,  91,  196,  207. 

—  ruìi/aris.  207. 
Septon/liudriuni,  251,  2.52. 


Septnqliipum,  247,  249. 

—  Arachidi,-!,  249. 

—  Hartiqianuni,  249. 

—  HionV  147. 
Seplomena  Vilis,  256. 
Sc/)/onff,  147, 152,154,236. 

—  Aexculi.  239. 

—  Aesculina,  240. 
-«/■««/.«,  237. 

—  Allioruni,  238. 

—  ampelina,  240. 


25, 


Septoria  Arbuli,  pag.  240 

—  Aret Imita,  239. 

—  Armoraciae,  238. 

—  arundinacea,  238. 

—  Avella nae.  151,  240. 

—  Azateae,  240. 

—  Badilanti,  240. 

—  Berberidis,  238,  2.39. 

—  Belae,  239. 

—  brachi/spora,  240. 

—  Bricnana,  237. 

—  Bromi,  237. 

—  brunicola,  238. 

—  caerulescens,  239. 

—  cannaliina,  239. 

—  cannabis,  239. 

—  C.apparis,  238. 

—  caxlanicnta,  146. 

—  Cerasi,  2.Ì0. 

—  Orcidis,  240. 

—  Ilheiranlhi,  238. 

—  chrysanlhenii,  239. 

—  Clematidis,  238. 

—  llrataeyi,  240. 

—  compia,  238. 

—  cucurbitacearuni ,  238. 

—  Cyclaminis,  239. 

—  Cydoniae,  147,  240. 

—  ci/donicola,  240. 

—  Dianlhi.  238. 

—  didqma.  240. 

—  I)ip.taci.  239. 

—  Ihnacis,  238. 

—  eli  usa,  240. 

—  Endiviae,  239. 
Epicarpi,  241 . 
Evoni/jui-Ja 
flaccescens,  \ 

—  tìaijellifera,  238. 

—  l'raqariae,  142,  143. 

—  Fuìlonum,  239. 

—  'jladioìi,  238. 

—  ylumarum,  236. 

—  f/raminum,  153,  237. 

—  Grossulariae,  240. 

—  Hederae,  240. 

—  Hippocastani,  2.i0. 

—  Holci,  237. 

—  Humuli,  239. 

—  Iridi.i,  238. 

—  Lactucae,  239. 

—  Lavandulae,  239. 
• —  lequminuni,  238. 

—  Lepida,  238. 

—  Limonnm,  239. 

—  littoralis.  238. 

—  Li/copersici.  239. 

—  Maqnoliae,  239. 
_  Ma'jalis,  238. 

—  Medicaqinis,  238. 

—  Menlhae,  239 

—  Mcopili,  240. 

—  Narcissi,  238. 


nu/ernma. 


l.i7. 


—  niqromacnlans,  241 

—  nodonwi.  237. 

—  oleaf/ina,  241 , 

—  oteandriua,  240. 

—  Ori/tae,  238. 

—  oxyspora,  238. 


Indice  iilfnliiiico 


Septoria  Pasliiiucae,  p.  238. 

—  Paslinacimi.  238. 

—  Petroselini,  238. 

—  Phraymilis,  238. 

—  l'imislri,  123. 

—  IHnù  123. 

—  pirina,  147. 

—  Pisi,  23S. 

—  Poae,  238. 
_  Pnpuli,  240^ 

—  /'/ w«ì,  240. 

—  Hibi>:,  240, 

—  flosae,  240. 

—  Uosa  rum,  24(1. 

—  Hosltmzii,  23i). 

—  Hh6!',  24(1. 
_  ra/yra,  161 

—  salicicola,  240. 
_  Seca/w,  237. 

—  fidila,  239. 

—  Spinaciae,  239. 

—  Sijrinarie.  240. 

—  'À7we,  239. 

—  (;i7ic;,  153,  237. 

—  Verbemw,  239. 

—  Vicine,  238. 

—  WHrac  240. 

—  Violae,  238. 

—  Wes(rfl/fn.'i!s,  239. 
SeUiria,  177. 

—  t/laucn,  177. 

—  italica,  176, 

-  l'iw/is,  86,  177. 
Sferiacee,  135. 
Sfeiopsidei,  101. 
Silene.  178. 
Siiiiijiis,  Ti  ■ 

—  niyi-a,  7'.l. 
Sisiinibiiiim,  "21. 
Sol.inacee,  29.  4(1, 
Sokmiìn.  83. 
Solonis.  214. 
SohcAhs,  91. 

—  arrciisis,  208, 

—  «s/jer,  208. 

—  oleraceus,  208. 

—  tenerrimus,  208 
Sorbo,  147,218,  234,  247. 

—  selvatico,  125. 
Sorbtis,  203. 

—  «n«,  203,  206. 

—  aucuparia,  1 16, 125,203, 
206,  231 . 

—  ilomesticd,  231. 

—  lerminalis.  206. 
Sonihim,  198. 
-rcnìMww,  177.  ^ 

—  sacchai-atum,  177. 

—  ,iH/-/«)r,  177 
Sorgo,' 231,  235. 

—  ambra,  42. 

—  saccai'ifero,  42. 
Sorospoiiidii,  173,  181. 

—  Saponariae,  181 . 
Spara.ris  cris/in,  215. 
SpHla,  167. 

Speripila  airaisis.  199. 
Siihace-lir,.  168,26(1. 

—  „llii,  2(>0. 

—  sfiielìini,  107. 


Sphacelia  liphina,  pag   169. 
SphacMla,  135,  142,  145, 
147,  148,  153. 

—  allicina,  145. 

—  BeWoHrt.  147. 

—  brassicicola,  \U. 

—  chaiiiaeropsis,  148. 

—  exitialis,  143,  236. 

—  frayariae,  142. 

—  Gibetlinna,  U7. 

—  hedcricda,  148. 

—  Inureolac,  148. 

—  maculi fhrmis,   1 'i.6,  147. 

—  iiiaiiiirei niaiia,  43,  145. 

—  won,  1  i8. 

—  morifolia,  147,  148. 

—  ori/zac,  43,  145. 

—  pomicola.  148. 

—  rrt/s,  148. 

—  Schoenopiasi,   |.'i5. 

—  senlinii.  147, 

—  ^«/-i^Vv,.  145, 

—  r»/«.w,n,  li;;, 

—  Vi(;s,  147. 

—  zeae,  145.    . 
Sphaeria  herpoli  iella,  158. 
Sphaenderma,  160,  162. 

—  damnosum,  162. 
Sipliaeroiiema,  230. 

—  jindiiialuiii,  234. 
Spliaeropsideae,  229. 
Spliaeropsis,  13. 
Spliaeiollieca,  124. 

—  (lasUir/iiei.  125. 

—  Wì(m«/i,  125. 

—  mors-urae,  125. 

—  jiannosa,  101,  124. 
Si,icaluria.  2.50. 

/r/,T»,v,  "i.-,0. 
,S>,/„s,„„„  ,  ,r,/mà-o,  100. 
N//iH-;rir,  «/r/v,rw»,  93. 
Spinano.  l';ì',l.  2-42,  2,'i6. 
Spiriilacei.  3'i. 
Spirili i,  30. 
Spirilhiw.  :ì'i 

SiiiriH-iiftr,  :;(!, 


Spore,  24!  26,  32. 

—  endogene,  32. 

—  esogene  (oartrospore),  32. 
Sporocisti,  24. 
Sporodesmium ,  259. 

—  doliclropus,  259. 
Sporonema  phac idioides , 

107. 
Sporotricliiwi  fuscum.  136. 


S/<oci 
S/^o/, 


Sprone  di  «allo,  I(i7. 
N/,»m.;/«  .//,„,  25, 
Stafilococcbi,  30. 
Stellarla,  178,  199. 
Skreum,  213,  214. 

—  fvuslulosum,  214,  215. 

—  Iiirsutum.  215. 

—  Pini.  215. 

—  ruyosum,  214. 

--  saiiyuiìiolealum,  215. 

-  spadiccuìii.  211. 
Slcrii/iinilocyslis,  69. 


Sliymalea,  pag    135,  1 

49. 

Tigna  della  canapa,  p.  109. 

-  «erann,  149. 

—  della  patata,  109. 

-  «i«s/«7;',  149. 

-  del  topinambour,  109. 

Slii/iiiiiia.  259. 

Tilia  parvilolia,  245. 

-  lìiiosiaiia,  259. 

niletia,  1,2,  173,  178. 

Stilliee,  2.49,  259. 

—  Antlioxanthi,  180. 

Stramonio,  259. 

-  caries,  178,  179. 

Streptococchi,  30. 

—  corona,  179. 

Streplothrix,  34. 

—  Iwrrida,   ISO. 

—  chronioyena,  51 . 

—  levis,  179. 

Stromatinia,  115. 

-  secalis,  179. 

-  Linharlianu,  116. 

Toile,  113. 

-  1  emù  lenta,  119. 

Topinambour,  109. 

Sulla,  256. 

Tonda,  133,  252. 

Susnii,  19. 

-  alta.  252. 

Susino,  39.   72,    102, 

118, 

-  monilioides,  35. 

126,  150,  171,  235 

236, 

Tozzm  alpina.  II. 

255,  258, 

Trai/opoyon,  81,  178,  191. 

Symphytum,  195. 

-  pratensis.  178. 

Syiichilrium,  72,  96,98. 

Trametes  Pùii,  219. 

-  Tfl/v/.iY»',-,  98. 

—  radiciperda,  218. 

S,inn,ia.  35,  245. 

Tremella,  203,  211. 

-  n<h,aris.  232. 

Tremellinee,  183.211. 
Tremellodon    (lelatinosuni , 

T 

217. 
Tremolino,  105. 

Tabacco,  pag.   14,  37 

50, 

Tricholoma,  225,  228. 

85,  126,  134,  231, 

235, 

-  saponacmm,  67,  228. 

250,  254,  258. 

Trichoseptoria,  236,  241 . 

Tabe  dei  giacinti.  1 15. 

-_/!//«,,  241. 

Tamari  sebi,  17. 

Trichosiiliaena    iiarasitica. 

Tfiìiacctum  Balsamita 

197. 

156. 

—  culqare.  197. 

Trifogli,  188,  256. 

Taphrina,  102,  105. 

Trifoglio,  107, 114, 126, 154, 
17b,  214. 

—  aurea,  105. 

-  Belulae,  105. 

—  bianco,  98. 

—  bullata,  105. 

—  incarnato,  238. 

—  Ostryae,  105. 

-ladino,  241. 

—  pseudocerasi,  105. 

-  rosso,  92,  259. 

-  Sadebeckii,  105. 

Trifolium,  14,  15,    17,  72, 

-  ulmi,  105. 

185. 

raraxacum,  72,  196. 

—  arrense,  16. 

Tartufi,  52.  66,  106 

-/i//inrfH/«,  107,113,17(1. 

Tartufo,  75. 

—  incarnatum,  107,  113. 

Tasso,  233. 

-medium,  107. 

Tea  sinensis.  30. 

—  montanum,   170. 

Teloforee,  213. 

—  pratense.    16,   41,    107, 

Thclephora,  213,  214 

113,  170,  186,242. 

—  laciniata.  214. 

—  repens,  16,  41,  77,  98, 

-  Mi/rray,  2U. 

107,113,  170,  185,  186. 

-  pedicellata,  214. 

—  resupinalum,  41. 

-  /jcrrfix,  214. 

Trioniichon.  13. 

Thesium,  9. 

Triposporium,  133. 

—  pratense,  9,  96. 

Triticum  valyare,  101. 

Thielavia.  134. 

Trixaijo,  1 1 . 

-  /«/,mV»/«,  134, 

Tropacolum,  tal. 

Thirlariopsi.selhairtic 

^135. 

—  ma/US,  231, 

ntasp,   hinsa   naslon 

s,  74. 

Tuberacei,  106. 

nr,rlu,spor,J     fas, 

ani, 

Tnber  cibariam.  M\.  iu . 

136. 

Tubercolosi,  33. 

77iH;/Vir  occideutalis,  221 . 

-  corticali',  45. 

Tlnijopsis  delabrata,  1 

11. 

-  del  pesco,  50. 

m'iphula,  216. 

Tuberculariaaciaonwi.->(iO 

-  rariabilis,  216. 

—  crasso-slinitata  .     164, 

Ticcliiolatura  del  pero 

253. 

165. 

Tifo,  33. 

—  minor,  165. 

Tiglio,  163,  164,  232 

239, 

—  vuUjaris,  162,  163. 

2i8,  258. 

Tuberculariee.  249,  260. 

Tiuna  del  fagiolo,  109 

Tulipani,  120,  250. 

-  del  girasole,  109. 

Tiissilayo  farfara,  196. 

lìidire  (1 

Ifuhetìco 

287 

XJ 

Ustilagiiiec,    pai;.   72,    171, 

Vaierianella  olitoria,  p.  93. 

Vi.icum,  pas.  5. 

182. 

Vaiuolo,  33,  242. 

album.  19. 

l'i,riiiiid,i,  pag.    ISS,   131. 
ncnis.    131. 

Usiitagu,    172,    173.    174. 

Vaiuolatura  degli  aijrumi,  50. 

Vi.iolo,  240. 

177 

Veccia,  238,  256. 

Vite,   12,  19,  47,  97, 

106, 

iiilunàt.   131. 

—  Avenne,  175. 

Vcccie,  187. 

111,  134,  153,  213 

226, 

iiiiierivana,  IÌS. 

—  bromirora,  178. 

Venluria  Morosiiora,  253. 

232,  233.  235,  236 

240, 

-  sulicis,  131. 

—  (lestnieìm,  17(1. 

-  i.irina,  254. 

241 ,  248,  250,  252 

254, 

—  .i/iirnlis,  128. 

—  Fischeii,  177. 

Verbena,  239,  250. 

255,  258.  259.  2()0 

Ureiiinacee,  53. 

-  Honlei,  175. 

Venuindaria,  230,  234. 

—  americana,  234. 

.IJrc.lince,  03,  183. 
—  imperfellc,  211. 
Uiedo,  183. 

:£cSMr- 

—  alniiiienlaria,  234. 

—  dicinans,  234. 

-  Isabella,  70 
Viti,  69,  248. 

-  il/«,/rf««,  74,  172,    173, 

—  Grossulariae,  234. 

—  americane,  47,  247 

—  (lurantùica,  211. 

174'. 

—  maculans,  234. 

Vilin,  40. 

Uronjslis,   172.   173,    180, 

—  iK'nUiia,  177. 

—  tiichelia.  234. 

-   Lahnisia,  216. 

181. 

—  olivima,  172. 

Veronica.  97. 

li/iniin.  29. 

-  imniii-iiiiliaiei,  1 73, 1 7(i. 

VerlkUliiim.  162,  251. 

niliesli.s,  29. 

—  a-pulae,  180. 

- /.«■e«»«».v,  175. 

—  aUm-ulrmii,  251. 

Volpe.  178. 

(»•(•«//«,  180. 

-  Itaheiìlwrsliiiiia.  177 

Vescicole  del  trifoiilio  Manco. 

(Inilmnclies,  181. 

—  lieiliaiia.  177. 

98. 

-w 

r/,//«p,  180. 

—  Secalis.  175. 

Ve.scie  di  lupo.  229. 

/V,„»7rr,v,  183,  181,  !S<I. 

-     seliiriiii'.  177. 

Vihrissiiea,  121 

Wuiviiiiiiclhi    l'sn/ilio 

arili. 

„l:/H'ii,nnil(ilus.   180. 

~  Suri/ hi.  177. 

—  /(  ijjjui/afii ,  121. 

pai;.  9!l. 

/;war.   187. 

1  rtn/0/nnnnn ,  1/8. 

—  sdeivlionim,  121. 

niiiioii/iillilllix,   ISil, 

—  (;'//iVi,  172,  175. 

Vi  lìti  III  Hill  lii'iiltiliiiii.  90. 

3s: 

-  r/o/«cm,  178. 

Vivili .  14,  185. 

Ihu'h/lidis,   I8!i. 
Enithvoini.  ISit. 
/■;///r/p,   18.1. 

-  I';ie4ia«a,  178. 
Uva  infavata.  111. 

—  eiacm.  251. 
Vinca,  197. 

Xilloiiiii  un'iiiiiiiii.  p.ii; 

123 

-  orsina,  12tì. 

Viiicelo.ricuiii  uffiriiiale.i.0~ , 

Firinwe,  189. 

-  spina,    211.   224,    231. 

208. 

-^ 

(;e«ù7ac,  18!). 

234,  240,  242. 

Viola.  191,  256,  259. 

Yinru.  pag.  231. 

*>/«Hii,  189. 

—  canina,  191. 

—  /.«Bini,  180. 

-V 

Violaciocca.  71,  238.  25li. 

/<//aseo/i,  I8fi. 

Viola  mainniol,!,  251. 

z 

Pi.vi,  74,  75.  187,  188, 

Vdceìiiiiiiii  Mirtillìi\,  y.  1  Mi, 

—  oilvrala,  180.  191,  231. 

/«.%0H!,    189. 

12t),  213. 

—  si/lve.ilris,  191. 

/alleran...  paj;.  151.  1 

>5 

Piimuke,  189. 

-  o.vyco,CHs,  1  Hi. 

-  uiiqiiwsum,   116,  119. 

—  Ininlor.   96,    III,   191, 

Zea  mais,  74.  77.  96 

1!)8 

/<«micis,  189. 

236,246,249,251. 

Zooglea.  31 

slriatus,  75,  188. 

—  i.i7(.v-if/aen,  72,  115,210, 

Viole,  97,  235. 

Zooglce,  35. 

(n/ii/i/,  185. 

213. 

Vischio.  23. 

Zucca,  41,  231,  233 

238. 

llrticacce.  125. 

Vacuoli  pulsanti,  24. 

Visco,  20. 

242. 

Ustilaniiiac-ee,  53. 

Valenancila,  249. 

—  quercino,  23. 

Zucche,  125. 

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