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Full text of "Poesie di Ossian, figlio di Fingal, antico poeta Celtico,"

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O*    !$3. 


Digitized  by  the  Internet  Archive 
in  2009 


http://archive.org/details/poesiediossianfi11macp 


Ant.  JB  arattt  j. 

2?  os  i/uoa.  a  ut /or  ics  atuntas,  òeiioo.  perempios 

j/cuicu'6iis    trv  ionaum    i^-a/es    ctcmiiàiis  gvu/?^ 

t^P/urìmct  .xecuj-t-  jua^siis    carmina*  J8<AJliV  <7. 

Accan  .   Ljl. 


POESIE 

O  S  SIA  N 

FIGLIO   Dì   FINGAL, 

ANTICO   POETA  CELTICO, 

Ultimamente   feoperte ,  e   tradotte   in  profa    Inglefe 

da    Jacopo   Macpherfon ,    e    da    quella 

trasportate    in    verfo   Italiano 

D  A  L  V     AB. 

MELCHIOR  CESAROTTI 

'Con  varie  annotazioni  de  due  Traduttori. 

TOMO     L 


IN  PADOVA.  CIDI3CCLXIIL 

appresso    GIUSEPPE  COMINO. 

Con  Licenza  de'  Superiori , 
E  con  Privilegio  dell'Ecce!!.  Senato  VENETO  per  anni  X. 


POESIE 


D     I 


OSSIAN 


la  beneficenza,  la  generofìtà  .,  la  gran- 
dezza d'  animo  y  la  gentilezza  della  fa- 
miglia di  Fingal,  non  vi  parrà  di  di- 
lungarvi molto  dalla  voftra.  Qual  com- 
piacenza per  voi,  o  Signore,  di 
trovar  nei  iublimi  e  negli  amabili  fen- 
timenti  d'  un  voltro  Poeta  tutti  i  prin- 
cip)  del  voftro  fpirito,  e  del  voftro  cuo- 
re !  e  qual  nuovo  ftimolo  non  vi  farà 
quello  per  emular  le  azioni  dei  voilri 
padri,  per  amar  1'  umanità,  per  inna- 
morarvi della  vera  gloria ,  per  onorar 
i  figli  del  canto  che  ne  fono  i  difjpen- 
fatori,  e  per  meritarne  gli  elogj?  Ben 
farebbe  V  ultimo  degli  uomini  chi  do- 
po la  lettura  di  Offian  ofafìè  di/pre- 
giar le  lodi  poetiche.  E'  vero  che  gli 
Offian  fon  rari:  ma  i  Fingal  fon  forfè 

*     4  Piò  ? 


più  ?  La  voftra  patria  è  in  dritto  di 
attender  tutto  dal  voftro  nobiliffimo 
fangue  :  la  voftra  generofa  indole  fa 
concepire  le  più  luminofe  fperanze  ; 
Offian  col  linguaggio  della  fua  e  delle 
Straniere  nazioni  vi  chiama  al  Bello 
ed  al  Grande  :  amatelo  ,  feguitatelo . 
Quefti  fono,  o  Signore,  i  voti  fin- 
ceri,  più  grati  ad  un  animo  nobile  che 
le  lufinghe  degli  adulatori  della  fortu- 
na, i  quali  vi  prefenta  uno  che  rifpet- 
tando  i  fregi  efterni  che  vi  circonda- 
no, non  venera  che  la  voftra  creden- 
te virtù,  e  s'  apparecchia  d'  applaudire 
all'  adulta. 


PRE- 


ALV  ALTO  ,  POTENTE  ,  E  NOBIL  SIGNORE 
IL    SIGNOR     PRINCIPE 

ALESSANDRO  GORDON 

Duca    di    Go  r  d  o  n, 

Marchefe   e  Conte  di  Huntly,  Conte  d' Enzie,  Baron 

di  Strathbogye,  e  Conteftabile  Ereditario 

del  Cartello  di  Invernefs  co*  fuoi 

Diritti» 


Melchior  Cesarotti, 


À  nobiltà  del  vo- 
flro  animo  mi  di- 
senferà ,  cred'  io, 
abbaftanza  dallo  iti- 
le delle  Dedicatorie 
e  mi  permetterà  di  far  ufo 
d'  un    linguaggio    più   confacente    alla 

*     3  di- 


volgari 


dignità  del  Poeta  eh'  io  vi  preferito. 
Io  y  indirizzo  Oflian ,  Signore.  Non 
parlo  della  mia  Traduzione:  la  mag- 
gior gloria  a  cui  pofla  afpirar  un  Tra- 
duttore 7  fi  è  quella  di  far  ammirar  il 
fuo  Originale  ,  e  dimenticar  se  fleiTo .. 
Io  v'  indirizzo  Offian ,  cioè  uno  di  quei 
Poeti  fapienti  y  uno  di  quegli  Orfei  yt 
di  quei  Lini  ,  padri  delle  focietà ,  e 
formatori  d'  Eroi .  Se  ciafeuno  dee  am- 
mirarlo come  uno  dei  Genj  più  fubli- 
mi  della  Poefia;  le  perfone  dell'  età  e 
della  condizion  voftra  debbono  riguar- 
darlo principalmente  come  inftitutore 
e  maeflro .  Vedrete  nelle  fue  opere  i 
più  perfetti  modelli  di  quelle  virtù  che 
fanno  la  delizia  e  la  felicità  del  ge- 
nere umano  :  ed  ammirando  il  valore, 

la 


Jkfé  &H*  PraPy'a  capacità  ad-  ascrìvere  le  fue 
crmpe/ìzjw:  ó  qualche  per  fona  ,  la  di  cui  remota 
antichità-  e  la  diverfttà  dilla  fitua^ione  render  pò. 
te  fero  [ufficiane  ragione  di  quei  difetti  che  farebbe, 
ro  inefcufabili  m  uno  fcrittore  di  quefli  tempi  .  Un 
Signore  di  fptrito  fece  quefba  offervaxione  ,  quando 
altro  non  eragli  noto  che  il  filo  nome  del  Poema 
Epico  Jlampato  in  quefla  raccolta  .  Letto  che  l'eb- 
be r  cangiarono  i  fuoi  fent intenti -.  Trovò-  egli  che 
qv.eflo  Poema  abbondava  trcppO'  di  quelle  idee  che 
filo  appartengono  al  più  remoto  flato  dalla  focietà , 
per  poter  ejfer  r  opera  di  mt  moderno  Poeta  .  Io 
mi  perfuado  che  il  pubblico  «e*  reflerà  egualmente 
convinto ,  come  prima  abbia  lette  quefle  Pocfie ,  e 
che  ,  malgrado  lo  [vantaggio  fitto  il  quale  compa- 
rifeono  le  opere  attribuite  ad  Offian  ,  pur  vi  faran- 
no alcuni ,  ebe  crederebbero  di  vedere  in  me  un  e- 
finipio  di  modefìia  ajfai  raro  ,  fi  ricufajji  di  rico» 
no  feerie  per  mie  ,  quando  realmente  fijfiro  da  me 
compofle  . 

Non 


Non  mi  farei  sì  lungamente  trattenuto  fu  quejlo 
fuggetto  ,  (  /penalmente  avendo  già  nella  feguente 
Di ffert anione  rì/pofto  a  tutte  le  ragionevoli  obbiezioni 
intorno  aW  autenticità  dei  Poemi  )  [e  non  fejfe  a  mo- 
tivo dei  pregiudizi  che  regnano  contro  gli  antichi 
abitatori  della  Bretagna  ,  *  quali  vengon  creduti 
incapaci  di  que'  genero/!  fentinienti  che  mi  Poemi  d" 
Ojfian  s'incontrano .  Se  noi  erriamo  nel  lodar  trop* 
pò  i  tempi  dei  noftri  padri  ,  egli  ripugna  egual- 
mente al  buon  /en/o  di  e/fere  affatto  ciechi  alle  im- 
perfezioni  dei  no/lri  . .  Se  i  padri  no/lri  non  ab- 
bondarono tanto  di  ricchezze ,  ejjì  non  ebbero  certa- 
mente tanti  vizj  ì  quanti  ne  ha  /'  età  pre/ente .  Egli  \ 
vero  y  che  le  lor  men/e  non  erano  sì  lautamente 
imbandite  ,  e  che  i  letti  loro  non  erano  tanto  /of- 
fici quanto  i  noflri  ;  e  ciò  agli  occhi  d'uomini  che 
ripongono  f  ultima  loro  felicità  in  quefli  agi  della 
vita  ,  ci  dà  una  gran  maggioranza  fopra  di  lo- 
ro .  Su  qu.e/la  materia  io  non  my  ejlenderb  mag- 
giormente   ,     ma    /olo     o/ferverò   ,    che     la     povertà 

ge. 


PREFAZIONE 

DEL  TRADUTTORE  INGLESE. 

Amore   della    rovina  ,    il   quale   in 
qualche  grado   è   comune   a   tutti  gli 
uomini  ,     fi    è     in    un     modo     più 
particolare  il  difiintivo  carattere  de- 
gli fpiriti  mediocri ,    /otto  il    qual    nome   fi    compren- 
de più  della   metà  della  fpe%ie    umana .     Cotejla   inco- 
rante  difpofizjone  in    muri  altra    cofa  più  chiaramente 
fi  manifejla ,   quanto  in  ciò  che  fpetta   agli  oggetti ,   ed 
alle  arti  di  puro  diletto .  Ad  ogni  momento  noi  cangiamo 
di  fentimento  intorno  ad  effe  ,  e  la  dijlan^a  tra  la  nojlra 
ammirazione  e  il  nojìro  eflremo  di/pregio  è  così  picciola, 
che  /'  una  è  quafi  un  certo  presagio  delP  altro  .   I  Poeti , 
fcopo  dei  quali  fi  è  il  dar  piacere  ,  fé    vogliono   confer- 
varfi  la  fama  che  fi  acquijlarono  ,   devono  fpejfe    volte 
fottomettere  il  loro  giudizio  a  quejlo   variabile   tempera- 
mento della  maggior  parte  de'  lor  Lettori ,   e  accomodare 

i  loro 


i  loro  ferini  a  coteflo-  gufio  volubile .  Una  fama  sì 
fluttuante   non   merita   molto  di  effer  pregiata . 

La  Poejìa ,  ficcarne  la  virtù ,  riceve  il  fuo  premio 
dopo  la  morte  .  Quella  fama  ,  che  g  li  uomini  tentarono 
in  vano  dy  ottenere  vivendo ,  viea  loro  fpejfe  volte  con- 
ceduta quando  più-  non  fono  ad  ejfa  fenfibili .  Quejla 
trafeuraggine  degli  Autori  viventi  non  deeft  intieramente- 
attribuire  a  quella  ripugnanza  che  gli  uomini  moflrano 
di  lodare  e  ricompenfare  gV  ingegni .  Frequentemente  ad- 
diviene ,  che  /'  uomo  che  fcrive ,  differisce  affaijfimo 
dallo  fleffo  uomo  rif guardato  nella  vita  comune .  Le  fue 
debolezze  perà  vengono  cancellate  dalla  morte ,  e  non 
altm  di  lui  rimane  che  la  fua  parte  migliore  ,  cioè  le  fue 
Opere  ;  il  fuo  carattere  vien  formato  da  quelle  y  e  quegli 
che  a'  tempi  fuoi  non  era  un'  uomo  punto  Jlraordinarioy 
diventa  la  meraviglia  dei  tempi  futuri ..  Da  quefta  fox- 
gente  procede  la  venerazione  che  abbiamo  pei  morii . 
Rimangono  le  lor  virth ,  ma  i  vi-/}  e//  erano  frammif* 
ch'iati  una  volta  con  effe  ,   morirono  iti  un   con  loro  . 

Quejìo  rifleffo  potrebbe  indurre  un'  uomo ,    che   diffi* 

daffe 


affetta  alia  Critica  P  efaminarlò .  lo  non  ho  alito  ob» 
bligo  che  quello  eT  efporlo  al  Lettore  come  io  P  ho 
trovato . 

La  Storia  di  quejìo  Poema  è  così  poco  mefcolaia 
còlla  favola ,  che  non  fi  puh  far  a  meno  di  crede' 
re  che  non  fia  la  legittima  IJloria  dèlia  fpèdi^ione 
di  Fingal  abbellita  dalla  Poefia .  Ciò  fuppojìo  le 
compofi^ioni  di  OJjian  non  fino  meno  pregevoli  per 
h  luce  che  fpargono  fopra  /'  antico  fiato  della  Sco* 
%ia ,  e  dell'  Irlanda ,  di  quelle  che  lo  fi  ano  per  le  lo* 
ro  bellezze  poetiche.  Le  generazioni  the  vennero  in 
Itpprejfo  ritrovarono  4ft  quejle  Poefie  le  loro  tradizio- 
ni concernenti  quel  periodo  di  tempo ,  e  le  ingrandi* 
fono ,  o  le  alterarono  fecondo  eh'  erano  mojfe  dalla 
credulità ,  o  da  qualche  loro  particolare  difegno  .  I 
Bardi  dell'  Irlanda  aferivendo  ad  Ojfian  compofi^io- 
ni ,  eh1  erano  mani fefi  amenze  lor  proprie ,  fecero  che 
generalmente  fi  credejfe  in  quella  regione,  che  Fin- 
gal  fojfe  di  nafeita  Ir  lande  fé  ,  e  non  degli  antichi 
Caledonj ,    come  fi    dice    ne'  veri    Poemi    di  OJjian  . 

Le 


Le  contraddizioni ,  che  j'  incontrano  in  quefte  opere 
fnppojle  dimoflrano  /'  ignoranza  de*  loro  autori .  In 
una  di  ejfe  OJJian  fa  menzione  di  fé  mede/imo  come 
battezzato  da  S.  Patrizio  £  in  uny  altra  parla  della 
famofa  Crociata ,  la  quale  non  cominciò  in  Europa'  f; 
non  molti  fecoli  dopo . 

Benché  un  tale  anacromfmo  diflrugga  affatto  /' 
autorità  de  Bardi  rifpetto  a  Fingal ,  il  loro  de  fi  de* 
rio  però  di  farlo  fuo  compatriota  dimojlra  quanto  fa- 
mofo  egli  fojfe  neW  Irlanda  non  meno  che  nella  Sco- 
zia Settentrionale . 

Se  i  Senachi  d*  Irlanda  fojfero  flati  così  bene  i- 
ftruiti ,  come  pretendono  ,  delle  antichità  della  loro 
nazione ,  avrebbono  ritratto  lo  Jlejfo  onore  da  Fin- 
gal ,  fi  a  cti  egli  fojfe  Caledonio  ,  o  Irktndefe  /  perchè 
V  una  e  F  altra  di  quefle  nazioni  erano  quajì  lo 
flejfo  popolo  a?  tempi  di  queW  Eroe .  I  Celti  ,  che 
abitavano  la  Bretagna  <e  /'  Irlanda  avanti  /'  inva» 
Jtone  de1  Romani ,  quantunque  fojfero  divi  fi  iti  nume» 
rofe  tribù ,  nulladimeno ,  ftccome  j'  era  confervato  tra 

loro 


generale  d'  una  nazione  non  ha  la  flejfa  influen- 
za /opra  i  cojlumi  ,  che  /'  indigenza  degì'  indi- 
vidui in  una  dovizjofa  contrada .  U  idea  della  baf- 
fez^a  eh"1  è  ora  annejja  a  quella  di  una  ri/ì  retta 
fortuna  ,  ebbe  la  fua  orìgine  dacché  il  commerzjo 
mife  troppe  fiflanze  nelle  mani  di  pochi  £  perchè 
i  più  poveri  ,  imitando  i  vizj  dei  ricchi,  furon 
cojìretti  ricorrere  alle  ajluzje  e  alle  frodi  per  poter 
fon  ciò  Soddisfare  alle  proprie  Jlravaganze  ,  di  mo- 
do che  non  fenza  ragione  furono  in  più  d'  un  fin- 
fo  con/ìderati  ,  come  la  peggiore  e  la  più  vii  par- 
te della  nazione . 

Sono  ormai  due  anni ,  dacché  le  prime  traduzioni 
dalla  lingua  Gallica  incominciarono  a  paffar  tra  le 
mani  delle  perfine  di  buon  gujlo  in  Ifcozja .  Diven- 
nero Jìnalmente  tanto  corrotte  a  motivo  della  negli- 
genza de'  copiatori,  che  per  mia  propria  giuflifica- 
Zjone  fui  coflretto  a  ftampame  le  vere  copie.  Fu- 
ronvi  aggiunti  alcuni  altri  pezzi  ■>  per  formare  la 
mole  conveniente    a    un   picciol    volume ,    al  quale  fi 

die- 


diede  per  titolo  ,  Frammenti  <T  antica  Poefia .  Que- 
fi*  frammenti  appena  ufciti  alla  luce  tanta  appro- 
vagone  -incontrarono  ,  che  diverfe  perfine  di  grado 
egualmente  che  di  buon  guflo ,  mi  per  fu  a  fero  a  far 
UH  viaggio  nelle  montagne ,  e  «e//'  Ifole  Occidentali , 
ad  oggetto  di  ricuperare  ciò  che  rimane  delle  opere 
degli  antichi  Bardi  ,  o  Cantori  ,  e  particolarmente 
di  quelle  di  OJJian  figlio  di  Fingal ,  che  fu  il  mi- 
gliore ,  come  pure  il  più  antico ,  di  quelli  che  'vengono 
nella  Tradizione  celebrati  pel  loro  Poetico  genio  .  Io 
intrapirefi  queflo  viaggio  più  per  defiderio  di  com- 
piacere agli  amici ,  che  per  qualche  fperan^a  eh?  io 
m' avejfi  di  poter  foddisfare  alla  loro  a fpett  anione  . 
Pare  non  fui  sfortunato ,  fé  vuol  fi  confi  derare  ,  quan* 
to  nel  Nord  della  Scoria  furon  da  qualche  tempo 
tteglette  le  loro  antiche  compofizjoni\  Diverfi  Signori 
nelle  Montagne,  e  neW  Ifole  generofantente  mi  prefla- 
rono  tutta  lr  afiìjlen^a  pojfibile ,  ficcke  per  opera  lo- 
ro io  giunfi  a  render  compiuto  il  Poema  Epico  » 
Quanto  ejfo  fi  avvicini  alle  Regole    dell'  Epopea  ,  x' 

afpet* 


xvil 

loro  lo  Jìejfo  linguaggio  ,  e  gli  JìeJJi  co/lumi ,  e  la 
memoria  della  loro  comune  origine ,  fi  confideranno 
come  una  [ola  medefima  nazione.  Dopo  che  la  Bre- 
tagna Meridionale  divenne  provincia  Romana  ,  e  i 
fuoi  abitanti  incominciarono  ad  adottare  il  linguag- 
gio ,  e  i  cojìumi  de1  loro  conquiflatori ,  i  Celti  che 
non  erano  [oggetti  al  loro  impero  ,.  fi  confideranno 
come  un  popolo  dijìinto ,  e  per  confeguen^a  li  trat- 
tarono come  nemici.  Dal r altro  canto  i  Celti  Irlan- 
defi ,  e  Scoz^efi  mantennero  fra  di  loro  per  molte 
età  una  flrettijfima  amicizia  ,  e  gli  antichi  cojìumi 
e  linguaggio  degli  uni  e  degli  altri  ,  che  ancora 
fujfijìono ,  non  la/ciano  luogo  di  dubitare  ,  eh*  ejji 
non  fi  ano  di'  utf  antica  e  medefima  nazione . 

Noi  avevamo  da  principio  difegno  di  premettere 
a*  Poemi  di  Ojfian  un  difeorfo  intorno  agli  antichi 
abitatori  della  Bretagna  ,  ma  ficcarne  un  Signo- 
re della  Scoria  Settentrionale ,  il  quale  ha  esamina- 
te a  [ondo  le  antichità  di  quefia  I[ola  ,  ed  è  per- 
fettamente ifiruito  in  tutti  i  rami  della  lingua  Cel- 
tica , 


tica  ,  Jla  ora  apparecchiando  pel  torchio  uri  opera 
fu  quejìo  fuggetto  ,  così  noi  rimettiamo  ad  ejfa  i 
€urioJi  .  v 


(a)  DIS~ 


W  DISSERTAZIONE 

INTORNO  L'  ANTICHITA,  DEI  POEMI 
D1  OSSIAN  4  FIGLIO  DI  FIN  GAL  - 


LE  ricerche  intorno  T  antichità  delle  Nazioni 
contribuifcono  più  al  piacere  che  al  vantag- 
gio reale  degli  uomini.  Gl'ingegnofi  poffono  for- 
mar dei  fittemi  di  Storia  fopra  alcune  probabilità 
e  fopra  certi  fatti  ;  ma  in  una  grande  diftanza  dì 
tempo  le  loro  relazioni  debbon  eflTer  vaghe  ed  in- 
certe .  L'  infanzia  degli  Stati  e  dei  Regni  è  pri- 
va di  grandi  avvenimenti,  egualmente  che  dei  mez- 
zi di  trafmetterli  alla  pofterità .  Le  arti  della  vita 
colta  i  per  le  quali  fole  i  fatti  pofTono  confervarfì 
con  certezza ,  fono  la  produzione  d1  una  ben  for- 
mata focietà .  Allora  fi  è  che  gì'  Storici  incomin- 
ciano a  fcrivere  ,  e  che  i  pubblici  avvenimenti  di- 
ventano degni  d'eflfer  rammemorati.  Le  azioni  dei 
tempi  antichi  o  fi  lafciano  nell'  ofeurità  ,  o  ven- 
gono accrelcmte  da  incerte  tradizioni .  Quindi  av- 
viene che  noi  troviamo  tanto  di  maravigliofo  nell' 
origine  d'  ogni  nazione  ,  effendo  la  pofterità  fem- 
pre  pronta  a  credere  qualunque  cofa ,  per  favolola 
*  *      2  che 

(<»)  Si  avvertono  i  Lettori  che  ai  Poemi  Tegnenti  ,  contraf- 

tutte    le    annotazioni     si  a  fegnate  coli'  aflerifco  ,  fono 

^«fifta    Dillèrtazione  ,    che         dei  Traduttore  Italiano  . 


che  fia  ,  purché  fia  onorevole  a'  fitoi  antenati .  I 
Greci ,  e  i  Romani  furono  particolarmente  nota- 
bili per  quella  debolezza.  Eni-  fi  beevano  le  favo- 
le le  più  aflurde  intorno  alle  alce  antichità  delle 
loro  rilpettive  nazioni  .  Nulladimeno  ebber  eilì 
dei  buoni  Storici  affai  per  tempo,  i  quali  traf- 
mifero  in  un  modo  luminofo  le  grandi  loro  azio- 
ni alla  poft'erità.  A  quefti  fon  elfi  debitori  di 
quella  impareggiabile  fama  che  godono  prefente- 
mente ,  mentre  le  illultri  azioni  degli  altri-  popoli 
fono  involte  tra  favole,  oppur  perdute  nelP  ofeu- 
rità .  Le  nazioni  Celtiche  ci  porgono  un  riguar- 
devole eiempio  di  quefto  genere  .  Elfi  quantun- 
que foffero  una  volta  i  padroni  dell'Europa  dal- 
la foce  del  fiume  Ohio  nella  Ruffia  fino  al  Ca- 
po Finifterre  nella  punta  Occidentale  della  Galli- 
zia  in  Ifpagna ,  (a)  vengono  nella  Storia  pochif- 
fimo  nominati .  Affidavan  eflì  la  loro  fama  alla 
tradizione ,  e  alle  Canzoni  de-'  loro  Cantori ,  le 
quali  per  la  viciffitudine  delle  cofe  umane  lì  fo- 
no già  da  lungo  tempo  perdute.  Il  folo  monu- 
mento che  ci  rimanga  di  loro  fi  è  il  lor  antico 
linguaggio,  le  traccie  del  quale  ritrovandofi  in 
luoghi  cotanto  gli  uni  dagli  altri  lontani ,  non 
fervono  ad  altro  che  a  mof  trarci  l'eftenfione  del 
loro  antico  potere,  ma  poco  o  nulla  rifehiarano- 
la  loro  Storia. 

(*)  Plin.  Lib.  6. 


Di  tutte  le  nazioni  Celtiche  la  più  farriofa 
è  quella  che  poflfedeva  la  Gallia  antica ,  non  già 
forie  a  motivo  d'un  merito  iupcriore  alle  altre, 
ma  perchè  guerreggiò  con  una  nazione ,  la  qua- 
le avea  Iftorici ,  che  trafmettevano  ai  pofteri  in 
un  con  la  propria  la  fama  dei  loro  nemici  .  La 
Bretagna  fu  prima  d'  ogn' altro  abitata  da  loro, 
giuda  il  teftimonio  degli  Autori  più  accredita- 
ti .  (a)  La  fua  fituazione  rifpetto  alla  Gallia  ren- 
de quefta  opinione  probabile;  ma  ciò  che  indu- 
bitatamente lo  prova  fi  è ,  ch'ai  giorni  di  Giu- 
lio Cefare  tra  gli  abitanti  d'  ambedue  regnavano 
gli   freni   certami .   (ò) 

Quella  Colonia  della  Gallia,  s'impadronì  da 
principio  di  quella  parte  della  Bretagna  ,  eh'  era 
più  proilima  al  proprio  paefe  ;  e  fpargendofi  ver- 
fo  il  Settentrione  a  grado  a  grado,  a  miiùra  che 
s'  accrefeevano  in  numero  ,  giunterò  a  popolare  1' 
Ifola  intiera .  Alcuni  Avventurieri  trafportandofi 
da  quelle  parti  della  Bretagna  che  fono  al  di- 
rimpetto dell'  Irlanda  ,  furono  i  fondatori  della 
nozione  Irlandefe  ;  il  che  è  molto  più  probabi- 
le di  quello  che  freno  le  feiocche  favole  delle 
Milefie  ,  e  Gallizie  Colonie.  Die  doro  di  Sicilia 
nel  lib.  5.  riferifee  come  cofa  noiilììma  a'  tempi 
*  *      3  luoi , 


0»)  Cef.  Lib.  5  .  Tac.  Agric  ,      (*)  Cefai'e  ,  Pomp.  Mela,  Ta- 
ed  ann.  Lib.  1.  e.  2.  cito  . 


fuoi ,  che  gli  abiranti  e!1  Irlanda  erano  original- 
mente Britanni  :  testimonio  che  fi  rende  indubi- 
tabile, fé  fi  confiderà,  che  per  più  lecoli  il  lin- 
guaggio e  i  cofìumi  d'ambe  quefìc  nazioni  furoa 
gli   fteflj. 

Tacito  era  d'opinione,  che  gli  antichi  Cale* 
donj  fofFero  di  origine  Germanica .  Il  linguaggio 
e  i.  cofìumi  ,  che  Tempre  prevalfero  nel  Nord, 
della  Scozia ,  e  che  ftrar  di  dubbio  fon  Celtici , 
c'indurrebbero  a  difterire  dall'opinione  di  quel 
famoib  Scrittore  .  1  Germani  propriamente  detti 
non  erano  gli  fieni  che  gli  antichi  Celri.  Le  u- 
fanze  e  i  coftumi  d'  ambedue  le  nazioni  erano 
fimiir,  ma  aveano  un  linguaggio  diverfo .  I  Ger- 
mani erano  i  veri  difeendenti  degli  antichi  Daa 
(a)  che  furon  poi  conofeiuti  lotto  il  nome  di 
Daci ,  e  s' introdufìero  originalmente  nell'  Europa 
per  i  paefi  Settentrionali,  e  ftabilironfi  di  là  del 
Danubio  verfo  le  vafìe  regioni  della  Tranfilva- 
nia ,  Valachia ,  e  Moldavia ,  donde  poi  gradata- 
mente fi  avanzarono  nella  Germania  .  Egli  è  cer- 
to che  i  Celti  fpedirono  molte  Colonie  nella  Ger- 
mania ,  le  quali  tutte  confervarono  le  proprie 
leggi,  linguaggio  ,  e  cofìumi  O)  .  Da  quefte  , 
fé    pur    è    vero    che    fien     paliate    Colonie    dalla 

Ger- 


00  Stri*.  Lib.  7. 

(t)  Cef.  Lib.  6.  Liv.  Lib.  5.  Tac.  de  Met.  Cerm. 


Germania    in    Iicozia   ,    gli    antichi  Caledonj    di- 
fetterò . 

Ma  fia  che  i  Caledonj  foriero  una  Colonia  de' 
Celti-Germani,  o  gli  flefli  che  i  Galli  che  pri- 
mi s' impadronirono  della  Bretagna  ,  non  è  in 
quefta  diftanza  di  tempo  molto  importante  il  fa- 
perlo.  Qualunque  fofTe  la  loro  origine  ,  li  tro- 
viamo molto  numerofi  al  tempo  di  Giulio  Agri- 
cola :  prefunzione  baftevole  a  farci  credere  che 
foriero  già  da  lungo  tempo  riabiliti  nel  paefe  .  La 
forma  del  loro  governa  era  un  mirto  d'  Arifto- 
crazia ,  e  di  Monarchia  ,  ficcome  lo.  era  da  per 
tutto  dove  i  Druidi  aveano  l' autorità  principale  . 
Queft'  ordine  d'  uomini  fembra  che  forfè  flato 
formato  fullo  fteflb  fiftema  dei  Dattili  Idei  e  dei 
Cureti  degli  antichi .  La  loro  pretefa  comuni- 
cazione col  cielo,  la  loro  Divinazione  e  Magia, 
erano  le  medefime  .  La  fcienza  che  aveano  i 
Druidi  delle  caule  naturali ,  e  delle  proprietà  di 
certe  cofe ,  frutto  dell'  efperienze  di  fecoli ,  ac- 
quilo loro  grandiffima  riputazione  tra  il  popolo . 
La  rtima  della  plebe  ben  pretto  cangiom*  in  ve- 
nerazione religiofa  per  tutto  V  ordine  ;  venerazio- 
ne che  queir  accorta  e  ambiziofa  Tribù  non  tra- 
Jafciò  di  coltivare  ed  accrefcere ,  a  fegno  tale  eh' 
elfi  giunfero  in  certo  modo  ad  ottenere  il  ma- 
neggio totale  delle  materie  sì  civili  che  religio- 
fe .  Vien  generalmente  conceduto  eh'  effi  non  s' 
**     4  abu- 


abufarono  di  un  potere  sì  fìraordinario .  La  con* 
fervazione  della  fantità  del  lor  carattere  era  si 
effenziale  alla  continuazione  del  lor  potere ,  eh' 
efii  non  fi  lafciarono  trafportare  giammai  a  com* 
mettere  oppreflìoni  o  violenze .  Si  concedeva  ai 
Capi  P  efecuzione  delle  leggi  ,  ma  il  potere  le- 
gislativo ,  reftava  intieramente  nelle  mani  de' 
Druidi .  (a)  Per  loro  autorità  univanfi  le  Tribù 
fotto  di  un  folo  Capo  nei  tempi  di  maggior  pe- 
ricolo .  Quefto  Re  temporaneo  ,  o  fia  Vergobre* 
to ,  {b)  veniva  fcelto  da  loro ,  ed  egli  terminata 
la  guerra  generalmente  rinunziava  la  carica.  Que- 
fti  Sacerdoti  per  lungo  tempo  goderono  di  un 
privilegio  sì  raro  tra  quelle  nazioni  Celtiche  * 
che  dimoravano  di  la  dai  confini  dell1  imperio 
Romano.  Nel  principio  del  fecondo  fecolo  fola- 
mente  incominciò  a  declinare  il  lor  potere  tra 
i  Caledonj  .  I  poemi  che  celebrano  Trathal  e 
Cormac  antenati  di  Fingal ,  abbondano  di  par- 
ticolarità intorno  la  caduta  dei  Druidi ,  il  che 
rende  ragione  del  filenzio  totale  intorno  la  lor 
religione  nei  Poemi  eh'  ora  vengon  dati  alla 
luce . 

Le  guerre  continue  ch'ebbero  i    Caledonj  con- 
tro i  Romani ,  non   permifero  che    la    Nobiltà  s' 

ini» 

O)  Cef.  Lib.  6. 

(£)  Fer-gubreth  ,    /'  uomo  del  giudizio  . 


ifeiziafle ,  giùfta  l' amico  coftume  hell'  ordine  dei 
Druidi.  1  precetti  della  lor  religione  divennero 
noti  a  un  picciolo  numero  di  pedone  e  poco  at> 
teli  da  un  popolo  afluefatto  alla  guerra .  11  Ver- 
gobreto  -,  o  fia  il  primo  Magistrato  fu  fcelto  fen- 
za  la  concorrenza  della  Gerarchia  ,  oppure  fi  man- 
tenne nella  fua  carica  contro  lor  voglia.  La  con- 
tinuazione del  potere  accrebbe  la  iua  influenza 
fopra  le  Tribù ,  e  mifelo  in  iftato  di  trafmettere 
come  ereditaria  a  fuoi  difeendenti  quella  carica 
fteffa   ch'egli   avea   ricevuto  per   elezióne. 

In  occafione  di  una  nuova  guerra  contro  i 
Re  del  mondo ,  (che  -così  vengono  nei  Poemi  en- 
faticamente chiamati  gì'  Imperatori  Romani  )  i 
Druidi  per  foftenere  l'onore  dell'ordine,  vollero 
riaflumere  1'  antico  lor  privilegio  di  eleggere  il 
Vergobreto .  Deputarono  Garmalo  figlio  di  Tarno, 
agl'avolo  del  famofo  Fingal ,  ch'era  allora  Ver- 
gobreto ,  comandandogli  di  depor  la  Carica  . 
Dal  fuo  rifiuto  ebbe  origine  una  guerra  civile  , 
ch'ebbe  termine  in  breve  con  la  quali  total  di- 
finizione  dell'ordine  religiofo  dei  Druidi.  Quei 
pochi  che  fopravvifTero ,  ritiraronfi  negli  ofeuri  ri- 
portigli de*  loro  boichi ,  e  in  quelle  caverne  che 
prima  fervivano  alle  loro  meditazioni  .  Allora  fi 
è  eh'  incominciamo  a  trovarli  nel  Circolo  delle 
pietre ,  e  trafeurati  dal  Mondo .  Ne  feguì  poi  un 
totale   difprezzo  per  l'ordine,  ed  un  pieno  abbor- 

rimen- 


rimento  dei  riti  Druidici .  Sotto  qucfla  nube  di 
pubblico  odio  s'  eftinfero  tutti  quelli  che  con- 
servavano qualche  conofcenza  della  Religione  dei 
Druidi;  e  la  nazione  tutta  cadde  nell'  ultimo 
grado  d'  ignoranza  intorno  ai  loro  riti  e  ceri- 
monie * 

Non  è  dunque  meraviglia  fé  Fingal,.  e  Tuo 
figlio  Offian ,  facciano  si  poca ,  fé  pur  ne  fanno 
alcuna,  menzione  dei  Druidi,  ch'erano  i  dichia- 
rati nemici  della  lor  fucceffione  alla  fuprema  ma- 
pifrratura.  Ev  cola  fingolariffima ,  forza  è  il  con- 
fcflTarlo,  che  non  fi  trovi  veruna  traccia  di  reli- 
gione in  quefti  Poemi ,  mentre  le  poetiche  com- 
pofizioni  delle  altre  nazioni  fono  sì  erettamente 
conneflfe  con  la  loro  Mitologia.  Diffidi  farebbe 
il  darne  ragione  a  quelli  eh'  ignoraffero  il  coftu- 
me  degli  antichi  Cantori  Scozzefì  .,  Quegli  uomi- 
ni eftendevano  le  loro  idee  dell'  onore  marziale 
ad  una  altezza  ftravagante  .  Qualfivoglia  ajuto  da- 
to ai  loro  Eroi  in  battaglia ,  credevano  che  de- 
rogale alla  lor  fama  ;  ed  i  Cantori  trasferivano 
la  gloria  dell'  azione  immediatamente  a  quello  eh 
a;vea   dato  P  ajuto  . 

Se  Ollìan  aveffe  fatto  difeender  gli  Dei ,  come 
fa  Omero,  in  foccorfo  de' luci  Eroi,  il  fuo  Poema 
non  conterrebbe  elogj  a' fuoi  amici,  ma  Inni  a 
quegli  Enti  iuperiori .  Fino  ai  giorni  nofìri  co- 
loro che   fcrivono  nella   lingua   Gallica,   rare  voi- 


te  nominano  la  religione  nelle  loro  Poefie  pro- 
Imo  ;  e  quando  di  propofito  lcnvono  di  religio- 
ne,  effi  non  mai  frani  milchiano  nelle  loro  com- 
pofizioni  le  azioni  degli  Eroi .  Quedo  folo  coftu- 
ine  ,  quantunque  la  religione  dei  Druidi  non 
foflà  già  fiata  per  dinnanzi  eftinta  ,  può  in  qual- 
che modo  rentier  ragione  «lei  filenzio  di  Oiììan 
intorno  la   religione   de  Tuoi,  tempi.  (  a) 

11 


(*)  Malgrado  tutte  quelle  ra- 
gioni ,  che  pur  fono  le  più 
plaufibili  ,  che  pollano  ad- 
durfi,  reitera,  cred'  io,  qual- 
che dubbio  nello  fpirito  del- 
la maggior  parte  dei  letto- 
ri .  Che  colla  decadenza  de' 
Druidi ,  i  loro  riti  follerò 
andati  in  qualche  difufo  , 
e  la  loro  religione  altera- 
ta ,  quello  è  all'ai  natura- 
le ,  ma  che  ne  fiano  (Va- 
nite interamente  le  traccie 
è  difficile  il  p^rfnaderfelo . 
Mancando  i  Druidi  ,  non 
potea  mancare  al  piìi  che 
la  dottrina  arcana  degl'  i- 
niziati  ,  ma  il  popolo  non 
ha  che  far  di  raffinamenti 
fu  quelle  materie  .  Balla 
die  oli  fi  apra  una  piccia- 
la  traccia;  egli  fa  far  gran 
viaggio  da  se ,  e  quanto 
più  k  dedi-iae  fono  fegrc- 


te  ,  tanto  più  lafcia  corre- 
re a  briglia  fciolta  la  fua 
fantafia  .  Non  è  forfè  im- 
ponibile ,  che  un  popolo  per 
qualche  tempo  fia  privo  d' 
idee  di  religione  :  ma.  rif- 
vegl'ata  una  volta  la  fua 
cunofità.  fopra  un  tal  fog- 
getto  ,  è  più  facile  eh1  egli 
palli  di  firavaganza  in  llra- 
vaganza  alle  aflùrdità  le  più 
ecceflive,di  quello  che  la  fua 
immaginazione  fi  ri  poh  nell' 
indifferenza  .  Perciò  caduta 
la  potenza  de'Drmdi  fembra 
che  do  veliero  confervarfi  nel 
popolo  le  tradizioni  anti- 
che ,  molto  più  perche'  e- 
rano  polle  in  verfo  ,  le  Q- 
pinioni  fuperfiiziofe  ,  e  le 
cerimonie  iblenni  .  Noi  ve- 
diamo in  fatti  nelle  Poefie 
di  Oilian  l'immortalità  dell' 
aftioia ,  1'  apparizione  dell' 
vai' 


Il  dire    eh'  una   nazione     è  priva    ci'  ogni   reli» 

sione   è   lo  fteffo   che   il  dire  ,   eh'  ella  non  è  com- 

a  .   .  ... 

polla  di   uomini  dotati  di   ragione .    Le   tradizioni 

de   loro  padri ,    e  le   proprie  oflfervazioni   fulle   o- 

pere   della   natura,   unite   a  quelle  difpofizioni  che 

fono   naturali  all'    uomo ,     produffero   in    ogni   età 

nella  mente   degli  uomini  una  qualche   idea   d'  un' 

eflfere  fuperiore .    Quindi  fi  è ,  che  nei   tempi   più 

oìcu- 


ombre,  e  uria,  moltitudine 
di  ffiiriti  che  fi  fpatfavano 
nelle  tempefte  .  Come  du 


que  p 


uò  eflfere    che  non  fi 


trovi  appreflfo  quello  Poeta 
tiè  1'  idea  della  provviden- 
za generale  ,  tìè  V  influen- 
za d'  uno  o  più  Enti  fupe- 
riori  nelle  azioni  ,  e  negli 
eventi  della  vita  umana  , 
uè  veruna  ftoria  favolofa 
ad  etti  appartenente  ,  co- 
me appreifo  tutti  i  Poeti 
dell'  altre  nazioni  ?  Spezial- 
mente che  la  religione  è 
il  maflimo  fonte  del  mira- 
bile ,  e  lo  ftrumento  più  ef- 
ficace della  Poefia  .  Appro- 
vo che  i  Bardi  Scozzefi  non 
meteo laflfero  gli  Dei  nelle 
azioni  dei  loro  Eroi  :  poi- 
ché quantunque  1'  interven- 
to delle  Divinità  introdot- 
to giudiziofamente  pofia  fa- 


re uh  grand'effetto  :  pure  è 
fempre  meglio  aftenerfene 
affatto  ,  che  importunar  gli 
Dei  ad  ogni  momento  fen- 
za  propoli  co  ,  come  fa  O- 
mero  ,  e  far  diventar  gli 
Eroi  pure  macchine  inani- 
mate .  Ma  fenza  di  ciò , 
v'  erano  molte  occafioni  >, 
nelle  quali  gli  Dei  poteva- 
no fare  una  comparfa  feli- 
ce e  luminofa  nelle  Poelìe 
di  Oflian  ;  e  pure  egli  Ci 
aftiene  perfino  da  una  (cap- 
pata ,  o  da  un'  allufione  . 
Efaminando  attentamente 
il  carattere  di  Ortìan  ,  io 
inchinerei  molto  a  credere  , 
che  avendo  egli  trovate  le 
idee  della  divinità  guafte  e 
contraffatte  da  mille  fu  per- 
fezioni ,  come  è  molto  pro- 
babile ,  ributtato  dalla  loro 
fconvenevolezza  ,  ne*  poten- 
do 


3CX1X 

efeuri  ,  e  tra  le  più  barbare  nazioni  ,  la  ftefla 
plebaglia  ebbe  qualche  debole  nozione,  almeno 
d'  una  Divinità.  Farebbefi  un'  ingiuftizia  ad  Of- 
lìan ,  il  quale  in  niun'  incontro  moftra  una  men- 
te riftretta ,  nel  credere  eh'  egli  non  avefìfe  appli- 
cato i  fuoi  penfieri  a  quella  eh'  è  la  prima  e  la 
maggiore  di  tutte  le  verità.  Ma  qualunque  fofte 
la  religione  di  Offian  ,  egli  è  certo  che  non  era- 
gli nota  la  Criftiana,  non  v'  efiendo  ne  fuoi  Poe- 
mi la  menoma  aliufione  ad  effa ,  o  ad  alcun  de 
fuoi  riti ,  il  che  afTolutamente  lo  ftabilifce  in  un" 
Era  antecedente  all'  introduzione  del  Criftianefimo 
in  Iicozia .  La  perfecuzione  incominciata  da  Dio- 
cleziano nell'  anno  303.  è  il  tempo  in  cui  più 
probabilmente  poflfa  fiffarfi  il  principio  della  Re- 
ligione Criftiana    nel  Nord  della  Bretagna .    L' u- 

mani- 

do    cangiar    le    menti    del  menti  di  dirozzare  e  depu- 

popolo  ,    egli  credette    me-  rar  la  natura  .  S'  ella  è  co- 

glio  di  coprirle  in  un'  alto  sì  ,    qual    Genio    faperiore 
ttlenzio  ,  ed  abbia  folo  de-     "     non   era  mai  quefio  ?    Ma 

libato     dalle    opinioni  pò-  comunque  fia  7  egli  è  certo 

polari  quelle  che   allettali-  che  Oflian  è  1'  unico  Poe- 

do  la  fantafia  follerò  le  me-  ta  ,    il  quale  abbia    faputo 

no   incompatibili    colla  ra-  fare  un  Poema  Epico    fu- 

gione  .    Non  pollo  alferire  blime  ,    mirabile,    interef- 

che  ciò  fia  vero  :  ma  certo  fante  fenza  le  macchine  del- 

non  parrà  molto  inverifimi-  la  religione  .    Si  penfi  ora 

le  a  chi    abbia   olfervato  ,  a  qual'  alto  fegno  egli  do- 

efier    perpetuo   coflume   di  vea  polTedere  tutti  i  talen- 

Offian  sì  negli  oggetti ,  che  ti  poetici .  * 
nei  caratteri ,  e  nei  fenti- 


manità  e  la  dolcezza  del  carattere  di  Coftanzo 
Cloro,  che  allora  governava  1'  Inghilterra,  indila 
fero  i  Criftiani  perfeguitati  a  rifegiar.fi  lotto  di 
lui .  Alcuni  di  loro  per  zelo  di  propagare  ì  Jor 
dògmi,  o  per  timore,  pattarono  i  confini  dell' 
imperio,  e  vennero  a  ftabilirfi  tra  i  Caledonj , 
i  quali  erano  tanto  più  pronti  ad  aicoltare  le  lor 
dottrine ,  quanto  che  la  religione  dei  Druidi  era 
già  da   tanto   tempo  dilì rutta . 

Quelli  Millìonarj  o  per  loro  fcelta  ,  oppure 
per  dar  maggior  pelo  alle  loro  dottrine ,  fi  po- 
terò ad  abitare  le  Celle  ed  i  Bofchi  dei  Druidi  , 
e  da  quefta  loro  ritirata  maniera  di  vivere  ot- 
tennero il  nome  di  Ctddeì  {a)  che  nel  linguaggio 
del  Paefe  lignificava ,  Perfone  ritirate.  Si  dice  cne 
Offian  nella  Tua  eltrema  vecchiaja  abbia  diiputato 
con  uno  dei  Culdei  intorno  la  Religione  Criftia* 
na .  Quefta  difputa  efifte  ancora,  ed  è  diftefa  in 
verfi  ,  giufta  il  coflume  di  que' tempi .  L'  eltrema 
ignoranza  per  parte  di  Oifian  dei  dogmi  Crillia- 
ni ,  mo(tra  che  quefta  Religione  non  erafi  che  da 
poco  tempo  introdotta,  mentre  non  è  facile  il 
concepirli  come  mai  una  perfona  del  fuo  grado 
poterle  intieramente  ignorare  una  religione  che  da 
qualche   fpazio  di  tempo    fofife   nota    nel   fuo  pae* 

fc. 


(<*)  CuldicB  . 


fé  .  O)  La  disputa  porta  feco  tutti  i  più  ve- 
ri contrafiegni  dell'  antichità .  Le  frali  antiche  ,  e 
le  ei'prelfioni  particolari  a  que'  tempi  dimoftrano 
che  non  fia  un'  impoftura  .  Se  adunque  Offian 
viffe,  ficcome  è  probabile,  al  tempo  dell'introdu- 
zione del  Criftianefimo ,  la  fua  Epoca  farà  ver- 
fo  il  fine  del  terzo  e  il  principio  del  quarto  Se- 
colo .  Ma  ciò  che  mette  quefto  punto  fuor  d' o- 
gni  dubbio,  fono  le  allufioni  ne' fuoi  Poemi  alla 
ltoria   dei   tempi , 

Le  prodezze  di  Fingal  contro  di  Caracul  (b) 
figlio  del  Re  del  mondo  ,  fono  tra  le  prime  azio- 
ni valorofe  di  fua  gioventù .  Si  troverà  in  que- 
lla raccolta  un  compiuto  Poema  che  fi  riferifoe 
a  quello  foggetto» 

Neil' 


(«)  Egli  è  per  altro  da  of- 
fervarfi  che  la  maggior  par- 
te delle  Poefie  di  Oflìan 
contenute  in  quefta  Rac- 
colta ,  furono  da  lui  com- 
pone nella  fua  vecchiaia  , 
cioè  dopo  la  morte  di  fuo 
padre  Fingal ,  e  che  in  al- 
cune di  elle  fi  fa  menzio- 
ne de'  Caldei  ,  e  dei  loro 
Inni  religiofi  ..  Quefta  cir- 
coftanza  unita  alla  gran 
raifomiglianza  che  pafla  tra 
lo  ftile  de'  Profeti  ,  e  della 
Cantica  di  Salomone  ,  e  lo 
ftile  di  Oflìan  ,  potrebbe  ra- 


gionevolmente far  credere 
che  Oflìan  averte  qualche 
conofcenza  delle  divine  Poe- 
fie  Ebraiche  ,  quantunque 
non  fi  fofle  internato  nel 
miftico  fenfo  di  efle  ,  e  che 
aveffe  fortificato  ed  abbel- 
lito maggiormente  il  fuo 
ftikj  colle  maniere  del  lin- 
guaggio Profetico  con  cui 
la  fua  fantafia  aveva  di  già 
una  naturai  relazione  ed 
affinità  .  * 
(£)  Garac-huil  ,  occhio  terri- 
bile . 


Nell'anno  210.  1*  Imperato*  Severo  ritornai** 
do  dalla  Tua  fpedizione  contro  i  Caledonj  ,  fu 
colto  in  York  da  quella  lunga  malattia  per  cui 
finalmente  morì .  I  Caledonj  e  i  Majati-  incorag- 
giti prefero  V  armi  per  ricuperare  le  poffeffion-i 
perdute  .  L'  Imperatore  adirato  comandò  che  k 
fua  armata  marciaffe  nel  lor  paefe  e  che  lo  di- 
ftruggeflTe  a  ferro  e  a  fuoco.  I  fuoi  comandi  non 
furono  che  malamente  efeguiti ,  perchè  Caracalla 
fuo  figlio  eh'  era  alla  tefta  dell'  armata,  aveva 
occupati  tutti  i  fuoi  penfieri  nella  morte  del  pa- 
dre ,  e  nel  formar  progetti  per  efcludere  dalla 
fucceflione ,  Geta  fuo  fratello  .  Appena  entrato 
nel  paefe  nemico  giunfergli  le  nuove  della  mor- 
te di  Severo.  Precipitofamente  conchiufe  allora 
la  pace  coi  Caledonj ,  e  come  apparifee  da  Dion 
Caflìo ,  venne  loro  redimito  quel  paefe  eh'  avean 
elfi  perduto  fotto  Severo. 

Il  Caracul  di  Fingal ,  non  è  altro  che  Cara- 
calla  il  quale  ,  ficcome-  figlio  di  Severo  Imperato- 
re di  Roma ,  il  dominio  del  quale  s' eftendeva  fu 
quafi  tutto  il  mondo  allor  noto,  non  fenza  ra- 
gione viene  nominato  da  Offian  ,  il  figlio  del  Re 
del  mondo.  Lo  fpazio  di  tempo  tra  l'anno  in. 
in  cui  venne  a  morte  Severo  e  il  principio  del 
quarto  fecolo  ,  non  è  sì  grande ,  che  non  pofla 
effer  probabile  che  Offian  figliuolo  di  Fingal  ,, 
abbia  potuto  vedere  i  Cristiani  corretti  dalla  per- 

fé  cu- 


fecuzione  di  Diocleziano  a   riti-ràffi  oltre   i  confini 
dell'Imperio  Romano. 

Oflìan  in  una  delle  molte  lue  lamentazioni  fo- 
pra  Ja  morte  dell'  amato  fuo  figlio  Ofcar ,  tra  le 
grandi  azioni  di  lui  fa  menzione  di  una  batta- 
glia contro  di  Caros ,  Re  delle  Navi,  fulle  rive 
del  tortuofo  Carun  (a).  E"  più  che  probabile  che 
il  Caros  qui  nominato  fia  il  noto  uiurpatore  Ca- 
raufio,  il  quale  aflunle  la  porpora  nell'anno  287. 
e  impadronitoli  della  Bretagna  ,  vinfe  in  varj 
cembattimenti  navali  1'  Imperatore  Maflìmiano 
Erculio;.  il  che  rende  ragione  del  titolo  ai  Re 
delle  Navi  che  gli  vien  dato  da  Oflìan .  Il  tor* 
tuo/o  Carun  è  quel  picciolo  fiume  eh' ancor  ri- 
tiene il  nome  di  Carron,  e  che  feorre  vicino  al- 
la muraglia  d'Agricola,  che  fu  rifiaurata  da  Ca- 
raufio  per  impedire  le  incurfìoni  dei  Caledonj  . 
Diverfi  altri  parS  nei  Foemi  alludono  alle  guer- 
re dei  Romani  ,  ma  i  due  fopraccennati  Affano 
chiaramente  l'Epoca  di  Fingal  al  terzo  fecolo, 
il  che  s'  accorda  efattamente  con  le  Storie  Irlan- 
defi ,  le  quali  pongono  la  morte  di  Fingal  figlio 
di  Comhal,  nell'anno  283.  e  quella  di  Olear, 
(ù)  e  del  loro  famofo  Cairbre   nell'anno    296. 

A!- 

(«)  Car-avon,J?«me  ferpegqitm-  poiché  nelle  Poefie  del  no- 

te .  ftro    Autore    la    morte  |di 

(£)  Convien  dire  che  1'  Ofcar  Ofcar  precede  quella  di  Fin- 
delie  Storie  Irlandefi  fi'a  gal.  Vedi  il  Poema  di  Te- 
diverfo  dal  figlio  di  Oflìan  j  mora.  Voi.  2.  * 


Alcuni  potrebbero  immagginarfi  che  le  aìlufioni 
alla  Storia  Romana  fieno  fiate  artifiziofamente  nei 
Poemi  introdotte  per  dar  loro  l' apparenza  d'  an- 
tichità .  Quefta  fraude  adunque  deve  efler  fiata 
commeffa  almeno  tre  fecoli  addietro,  perchè  nel* 
le  compotiiioni  di  que*  tempi  s'allude  troppo fpef- 
fo  a  quefti  paflì  medefirai  in  cui  quefte  allufioni 
fi  trovano. 

E'  noto  ad  ognuno  da  qual  nube  d'ignoranza 
e  barbarie  foflfe  coperto  il  Nord  dell'  Europa  nel 
fecole  decimoquinto  .  Le  menti  degli  uomini 
<ìate  alla  fuperftizione  contrarerò  una  piccìolez» 
za  diftruggitrice  del  Genio.  Trovali  in  confeguen- 
za  che  le  compofizìoni  di  que*  tempi  fono  all' 
ultimo  fegno  triviali  e  puerili.  Ma  fi  conceda  , 
che  malgrado  le  poco  favorevoli  circoftanze  dei 
tempi  forger  potefTe  un'  ingegno  felice  :  pure  non 
farà  facile  il  determinare  da  qual  motivo  fia  fla- 
to indotto  ad  attribuire  V  onore,  delle  fue  com- 
pofizioni  ad  un  fecolo  sì  remoto.  Non  fi  vede 
che  alcuno  dei  fatti  da  lui  avanzati  poffa  fa- 
vorire  qualche  difegno  che  poteffe  formarli  da  un' 
uom  che  viveva  in  quel  tempo  .  Ma  fuppofto 
anche  che  un  Poeta  per  bizzarria,  o  per  ragioni 
che  non  pofìTan  vederli  nella  diftanza  in  cui  lia- 
rao,  abbia  voluto  attribuire  ad  Qffian  le  proprie 
fompofizioni ,  egli  è  quafi  imponìbile,  ch'egli  po- 
tette  imporre  a'  fuoi    nazionali  ,    ciafcheduno  dei 

qua- 


quali  conofceva  sì  perfettamente  i  poemi  tradì* 
zionali  de' loro   antenati. 

L'obbiezione  più  forte  contro  l'autenticità  dei 
Poemi ,  che  fi  danno  ora  alla  Ilice  lotto  il  no- 
me, di  Oflian  >  fi  è  i'  improbabilità  deli'  e(Tef  egli- 
no ftàti  per  tanti  fecoli  trafmeni  >  e  confervati 
per  tradizióne.  Secoli  di  barbarie,  diranno  alcu- 
ni ,  non  potevano  produrre  poemi  che  abbondano 
di  que'  nobili  e  generofì  fentimenti ,  che  fon  si 
cofpicui  nelle  compunzioni  di  Oflian  ;  e  Te  li 
produlfero ,  o  devon  efìfer  perduti  j  oppure  inde* 
ramente  corrotti  in  una  si  lunga  fuccelììùne  di 
barbare   generazióni  . 

Quefte  obbiezioni  naturalmente  fi  prefenta'no  a 
tutti  quelli  i  quali  non  ben  conofeono  l'antico 
flato  della  Bretagna  .  I  Bardi  ó  fia  Cantori  >  eh' 
erano  un'  ordine  inferiore  dei  Druidi >  non  parte- 
ciparono delle  loro  difgrazie.  E(fi  vennero  rifpar* 
miati  dal  Re  vincitore  •>  perchè  unicamente  per 
mezzo  loro  potea  lufmgarfi  d'ottenere  l'immorta- 
lità del  fuo  nome  •  Etlì  lo  feguivano  al  campo  , 
e  co1  lor  canti  contribuivano  a  rafibdan?  la  Tua 
potenza.  Le  grandi  fue  azioni  venivano  da  elfi 
maggiormente  ingrandite  ,  e  la  plebe  incapace  di 
efaminare  il  di  lui  carattere  più  da  vicino  ,  re* 
flava  abbagliata  dallo  fplendore  della  fua  fama 
nelle  rime  dei  Bardi  .  Frattanto  gli  uomini  a£ 
%*fevQ  ^e*  fffuimenti  che  ben  di  rado  s'  ineon- 
*  *  *      z  tra- 


trano  in  un  fecolo  di  barbarie .  I  Cantori  eh/ 
erano  originalmente  i  diicepoli  dei  Druidi,  coli' 
efiere  flati  iniziati  nelle  dottrine  di  quel  celebre 
ordine ,  aveano  già  aperta  la  mente  r  ed  accre- 
sciute l'idee.  Elfi  poteano  formarfi  nella  mente 
ìl  modello  d'  un'  Eroe  perfetto,  e  poi  aferivere 
quel  carattere  al  loro  Principe.  I  Capi  inferiori 
prefero  quefto  ideale  carattere  per  modello  della 
loro  condotta,  donde  poi  a  grado  a  grado  giun- 
fero  a  modificar  la  lor  mente  ,  fino  ad.  invertirli 
di  quello  fpirito  generofo,  che  trafpira  in  tutte 
le  Poefie  di  que'  tempi  .  Il  Principe  adulato  da-* 
fuoi  Cantori,  e  avendo  fempre  per  rivali  i  pro- 
prj  fuoi  Eroi ,  i  quali  tutti  imitavano  il  fuo  ca- 
rattere ,  come  era  deferitto  negli  elogj  de'  fuoi 
Poeti  ,  sforzavafi  d' eflTere  fuperiote  al  fuo  popolo 
nel  merito,  ficcome  lo  era  nel  grado.  Quella 
emulazione  continuando  giunfe  finalmente  a  for- 
mare il  carattere  generale  della  nazione  ,  felice- 
mente comporto  di  ciò-  eh' è  nobile  nella  barba- 
rie, e  di  ciò  eh' è  virtuofo  e  generofo  in  un  po- 
polo colto . 

Quando  la  virtù  nella  pace  ,  e  il  valor  nel- 
la guerra  divengono  le  carattcriftiche  d' una  na- 
zione allora  fi  è  che  le  fue  azioni  diventano  in- 
tereflanti,  e  la  fua  fama  degna  dell'immortalità» 
Le  nobili  azioni  rifcaldano  uno  fpirito  generofo  y 
e  fanno  ch'egli  ambifea    di    perpetuarle.    Cotefta 

fi  è 


fi  è  la  vera  origine  di  quella  infpirazione  divi- 
na ,  la  quale  fi  arrogarono  i  Poeti  di  tutti  i 
tempi.  Quando  i  loro  argomenti  non  erano  ade- 
guati al  calore  della  loro  immaginazione ,  effi  li 
abbellirono  con  favole  create  dalla  propria  loro 
fantafia,  oppur  fondate  fopra  di  afìurde  tradizio- 
ni .  Per  ridicole  che  foiTero  quefte  favole  non 
mancarono  di  fautori  ;  la  pofterità  o  preftò  loro 
implicitamente  credenza,  o,  per  ima  vanità  eh' 
egli  uomini  è  naturale,  prereie  di  farlo.  Si  com- 
piacevano di  collocare  i  fondatori  delle  loro  fa- 
miglie nei  giorni  della  favola ,  quando  la  Poe  fi  a 
fenza  temere  d'efFere  (mentita  poteva  dare  a'fuoi 
Eroi  quel  carattere  che  più  voleva  .  A  quefia 
vanità  fiamo  noi  debitori  della  confervazione  di 
ciò  che  ci  retta  delle  opere  di  Oman  .  Il  fuo 
poetico  merito  refe  famofi  i  fuoi  Eroi  in  un  pac- 
ie  ove  tanta  ammirazione  e  tanta  ftima  s'aveva 
per  l'Eroifmo.  La  pofterità  di  quefti  Eroi,  ovve- 
ro quelli  che  pretendevano  efìerne  difeefi ,  afcol- 
ravano  con  piacere  gli  elogj  de'  lor  antenati  ;  s' 
impiegarono  dei  Cantori  per  ripetere  quelli  Poe- 
mi ,  e  per  ricordare  l' affinità  dei  lor  Protettori 
con  Capitani  sì  illu'ftri.  Ogni  Capo,  col  progref- 
fio  del  tempo,  aveva  nella  fua  famiglia  un  Can- 
tore, ufizio  che  divenne  poi  finalmente  eredita- 
rio .  Col  mezzo  della  fuccelfione  di  quelli  Canto- 
ri i  Poemi  intorno  gli  Antenati  delle  Famiglie 
•**      3  fi  trai'- 


fi  trafm ifero  dì  generazione  in  generazione  ;  in 
certe  occaiioni  iolenni  fi  replicavano  da  tutto  il 
Clan,  (a)  e  Tempre  s'  alludeva  ad  elfi  in  tutte  le 
nuove  compofizioni  dei  Cantori*  Quello  coftume 
fi  con  fervo  fino  quali  a'  tempi  noftri  ;  e  dacché 
cefsò.  l' ufo  dei  Cantori ,  moltiffimi  in  ogni  Clan 
ritennero  a  memoria ,  oppur  mifero  in  ifcritto  le 
loro  compofizioni  ,  fondando  full'  autorità  di  quel- 
le   1'  antichità   delle   loro   Famiglie. 

Non  fi  conobbe  1'  ufo  delle  lettere  nel  Nord 
dell'  Europa ,  che  lungo  tempo  dopo  P  infìituzio* 
ne  dei  Cantori  .  Le  memorie  delle  Famiglie  de'' 
lor  protettori ,  i  proprj  e  gli  antichi  Poemi  era- 
no tutti  trafmeflì  per  tradizione.  Le  loro  poeti- 
che compofizioni  erano  mirabilmente  formate  per 
ottenere  un.  tal  fine  .  Erano  adattate  alla  Mufi- 
ca  ,  e  vi  fi  offervava  la.  più  perfetta  armonia . 
Ogni  verfo  era.  sì  fattamente  conneffo  con  quelli 
che  lo  precedevano,  o  lo  feguivano.,  che  ricor- 
dandofi  di  un  folo  verfo  in  una  Stanza,  egli  era 
quafi  imponibile  il  poterfi  dimenticare  del  refto. 
Le  cadenze  fi  feguivano  in  una  gradazione  sì  na- 
turale ,  e  le  parole  erano  sì  ben  adattate  al  gi- 
ro che  comunemente    prende  la    voce  dopo    efferfi 

al- 


fa) Clan   chiamati    irt  Scozia.         fletto  .  Corrifponde  al  ter- 
1'  unione  di  varie  famiglie  mine  Cent  dei  Latini  -  * 

cufeendenri  da  un  ceppo  i- 


alzata  a  un  cerco  tuono,  che  fi  rendeva  quafi  im- 
pedìbile per  la  fimilitudine  del  fuoho ,  di  lòtti  mi- 
re una  parola  per  l'altra:  perfezione  particolare 
alla  lingua  Celtica ,  e  che  forfè  non  s'  incontre- 
rà in  altro  linguaggio .  Ne  quella  fcelta  di  pa- 
role imbarazza  punto  il  lento,,  o  indebolire  T  ef- 
prefììone  *  Le  numerofe  fleflioni  delle  confonanti, 
e  le  variazioni  nelle  declinazioni  rendono  copio* 
fiiiìmo   quello  linguaggio  - 

I  discendenti  dei  Celti  che  abitavano  la  Breta- 
gna e  T  Ifole  vicine  non  furono  i  foli  à  fervirfi 
di  quelto  metodo  per  confervare  i  più.  preziofi 
monumenti  della  lor  nazione  .  Le  antiche  leggi 
dei  Greci  erano  in  verfi ,.  e  trafnieflfe  per  tradi- 
zione. Gli  Spartani  pel  lungo  abito  s1  invaghi- 
rono sì  fattamente  di  un  tal  coflume ,  che  non 
vollero  permetter  giammai  che  le  lor  leggi  foriero 
fcritte .  Nella  ftefla  guifa  confervavanfi  le  azioni 
degli  uomini  grandi,  e  gli  elogj  dei  Re  e  degli 
Eroi  *  Tutti  gli  fiorici  monumenti  degli  antichi 
Germani  lì  comprendevano  nelle  loro  canzoni  {a} 
le  quali  o  erano  Inni  ai  loro  Dei ,  o  Elegie  in 
lode  de'  loro  Eroi  ;  oggetto  delle  quali  fi  era  il 
perpetuar  la  memoria  dei  grandi  avvenimenti  del- 
la nazione,  che  per  elfe  Canzoni  induftriofamen- 
te  inteffevanlì .  Quella  fpezie  di  compolìzione  non 
*  *  *      4  fi   me. 

(a)  Tao  dt  fntr.  Girmart^  .   . 


fi  metteva  itì  iscritto,  ma  confervavafi  per  tra- 
dizione (a).  L' attenzion  che  avevano  d'  infegna- 
re  quefti  Poemi  ai  lor  figli',  V  ufo  non  interrot- 
to di  ripeterli  in  certe  occafioni ,  e  la  felice  mi» 
fura  del  verlò  fervi  a  coniervarli  per  lungo  tem- 
po incorrotti .  Quefta  Cronaca  vocale  dei  Germa- 
ni non  era  ancor  dimenticata  nell'  ottavo  fecolo  , 
e  farebbefi  probabilmente  confervata  fino  ai  gior- 
ni noftri,  fé  le  fc ienze  ,  che  credono  che  tutto 
ciò  che  non  è  fcritto  fia  favolofo ,  non  fi  fof- 
ieio  introdotte.  Garcilaflb  compofe  Ìa  fua  Iftoria 
degi*  Incas  del  Perii  fulle  notizie  contenute  nel- 
le poetiche  compofìzioni  .  I  Peruviani  aveano 
perduto  gli  antichi  monumenti  della  loro  Storia, 
ed  egli  raccolfe  i  materiali  per  farla  da  quegli 
amichi  Poemi ,  che  la  fua  madre  ,  Principerà  del 
fangue  degP  Incas  ,  effendo  egli  ancor  giovinetto  , 
aveagli  infegnati.  Se  altre  nazioni  adunque,  che 
furon  fpeffb  foggette  ad  invafioni  nimiche  ,  e  che 
trapiantarono  e  riceveron  Colonie,  poterono  per 
moki  fecoli  confervare  per  tradizione  le  lo- 
ro leggi  ,  e  le  loro  Storie  incorrotte ,  egli  è 
molto  più  probabile  che  gli  antichi  Scozzefi  , 
nazione  cotanto  libera  da  ogni  mefcolanza  con 
gli  ftranieri  ,  e  tanto  affezionata  alla  memoria 
de'    fuoi    antenati,     abbiano  potuto    cenfervarci   e 

traf- 

(■»)  V  Ab.    de  ~la     Blereric  ,  Ojferv^.  [opra  U  Germani* , 


trafmetter  pure  fino  a  noi  le  opere  de'  loro  Can- 
tori . 

Parrà  ftrano  ad  alcuno  che  Poemi  ammirati  per 
tanti  fecoli  in  una  parte  del  Regno  ,  fiano  fiati, 
ignorati  finora  nell'  altra  ;  e  che  i  Britanni ,  eh' 
hanno  sì  diligentemente  difotterrate  le  opere  del 
Genio  nelP  altre  nazioni  ,  fieno  fiati  per  tanto 
tempo  ignari  affatto  delle  ìor  proprie.  Ciò  s' ha  in 
gran  parte  ad  imputare  a  quelli  eh' intendendo  am- 
bedue i  linguaggi  non  ne  vollero  mai  intrapren- 
dere la  traduzione .  Edi  per  non  conofeer  altro 
che  Cjualche  pezzo  fiaccato ,  o  per  una  modeftia 
che  forfè  il  Traduttore  prefente  avrebbe  dovuto 
pruden temente  imitare,  difperarono  di  poter  ren- 
dere le  compofizioni  de'  loro  Cantori  aggradevoli 
ad  un  lettore  Inglefe .  La  maniera  di  quelle  com- 
pofizioni  è  tanto  diverfa  da  quella  degli  altri 
Poemi ,  e  le  idee  fono  tanto  proprie  al  primiti- 
vo ftato  della  focietà ,  che  fi  credeva  che  nort 
vi  foffe  in  effe  baftevole  varietà  per  poter  pia- 
cere  ad    un    fecolo   colto . 

Di  quella  fteffa  opinione  fii  per  lungo  tempo 
il  Traduttore  della  feguente  raccolta ,  e  quantun- 
que ei  già  da  gran  tempo  ammirafle  i  Poemi 
nell'  originale  ,  e  ne  aveffe  anche  in  parte  rac- 
colti dalla  tradizione  per  fuo  diletto,  pure  non 
nutriva  la  menoma  fperanza  di  vederli  trafpor- 
tati    in    Inglefe  »    Conofceva    egli    che  la  forza  e 

le 


le  maniere  d'ambedue  le  lingue  erano  diffcren» 
tiflime,  e  che  farebbe  flato  quali  imponibile  il 
poter  tradurre  le  Poefie  Galliche  in  veriì  In- 
glefi  pagabili,  né  avrebbe  mai  penfato  a  tradur- 
li in  profa ,  mentre  in  tal  cafo  doveafi  necelTa- 
riamente  perder  molammo  della  maeftà  dell'  ori- 
ginale. Un  Signore,  che  fece  figura  nel  mondo 
Poetico  ,  fu  quello  che  primo  gli  ftiggerì  il  pror 
getto  di  una  traduzion  letterale  in  profa  .  E- 
gli  la  tentò  a  fua  richieda  ,.  e  quello  faggio 
ne  incontrò  1"  approvazione  .  Altri  poi  fella- 
mente lo  efortarono  a  pubblicarne  in  maggior 
numero  ,  ficchè  al  loro  ftraordinario  zelo  il 
mondo  è  debitore  dei  Poemi  Gallici ,  fé  pur  han 
merito . 

Aveafi.  da  principio  intenzione  di  fare  una 
generale  raccolta  di  tutti  gli  antichi  pezzi ,  che 
ci  rimangono  nella  lingua  Gallica;  ma  il  Tra- 
duttore ebbe  le  fue  ragioni  per  riftringerfi  a  ciò 
che  ci  refta  delle  opere  ài  Oilìan ..  L' azione  del 
Poema  che  precede  gli  altri ,  non  fu  né  la  mag- 
giore né  la  più  famofa  delle  azioni  di  Fingal  . 
Moltiifime  furono  le  fue  guerre  ,  e  ciafcheduna 
di  effe  diede  un'argomento  a  fuo  figlio,  con  cui 
efercitare  il  fuo  ingegno.  Eccettuato  però  il  pre- 
fente  Poema ,.  tutti  gli  altri  fono  irrevocabilmen- 
te perduti  ,  né  altro  ci  refta  che  alcuni  pochi 
frammenti  che  fona  nelle  mani  del    Traduttore  . 

Ei- 


Finora  la  tradizione  ha  in  molti  luoghi  confer- 
vata  la  ftoiia  dei  Poemi ,  e  molti  ci  fono  pre* 
fcntemente  r  che  da  giovani  gli  udirono  a  re- 
citare  . 

V  opera  y  eh'  ora  fi  pubblica ,  avrebbe  parte- 
cipato in  breve  del  dettino  dell*  altre  .  Il  Ge- 
nio dei  Montagna)  da  pochi  anni  in  qua  ha 
l'offerto  un  cambiamento  affai  grande  .  Si  è  a- 
perta  la  comunicazione  col  refto  dell'  libi  a  ,  e 
1'  introduzione  del  traffico  e  delle  manifatture , 
ba  diftrtitto  queir  ozio ,  che  anticamente  impiega- 
vafi  nell*  afcoltare  e  nel  ripetere  i  Poemi  dei 
tempi  antichi.  Molti  hanno  prefentemente  appre- 
fo  a  lafciar  le  loro  montagne  ,  e  andar  in  trac» 
eia  di  lor  fortuna  in  un  clima  più  dolce  ;  e 
quantunque  un  certo  amor  della  patria  poffa  al- 
le volte  ricondurli,  durante  la  lor  aflenza  fi  fo- 
no elfi  imbevuti  baftevotmente  dei  coftumi  ftra- 
r.ieri  per  difpregiar  quelli  dei  loro  antenati .  E" 
lungo  tempo  che  più  non  s'  ufano  i  Cantori  , 
e  lo  fpirito  di  Genealogia  fi  è  confiderabtl men- 
te diminuito.  Gli  uomini  incominciano  ad  eflfere 
meno  attaccati  ai  lor  Capi ,  né  fi  fa  gran  cafo 
della  confanguinità .  Stabilita  che  fia  la  proprie- 
tà, la  mente  umana  riftringe  le  fue  ville  al 
piacere  che  quefta  gli  procura  .  Neglige  V  anti- 
chità, nò  aguzza  la  fua  vifta  nell'  avvenire.  Si 
moltiplicano   le   cure  della   vita,  e  le   anioni  degli 

altri 


■altri  tempi  O)  ceflfano  di  dar  piacere.  Quindi  fi 
è  che  il  gufto  per  l' antica  Poefia  va  lcemandofi 
tra  i  Montagnaj.  Non  fi  fono  effi  però  affatto 
fpogliati  delle  buòne  qualità  de'  loro  antenati , 
L'  ofpitalità  fuffifte  ancora ,  e  una  rara  politezza 
verfo  gli  ftranieri  ;  1'  amicizia  è  inviolabile,  e  la. 
vendetta  non  viene  sì  ciecamente  feguita  come 
facevafi   anticamente  » 

Il  dir  qualche  cola  intorno  al  merito  poetico 
di  queft'  opere  farebbe  un  voler  prevenire  il  giu- 
dizio del  Pubblico  (£)%  Il  Poema  che  in  quella 
raccolta  precede  gli  altri  è  veramente  Epico .  I 
caratteri  fono  fortemente  dpreffi >  e  i  fentimenti 
fpirano  V  Eroifmo. 

Tutto  ciò  che  può  dirli  della  Traduzione  fi  è 
eh'  ella  è  letterale,  e  che  vi  fi  ftudia  la  fempli-. 
cita .  Si  è  pofta  cura  d'  imitare  la  collo'cazione 
delle  parole  nell'  originale  ,  e  di  offervar  le  in* 
verfioni  nello  Itile .  Siccome  il  traduttore  non  pre- 
tende alcun  merito  della  fua  Traduzione ,  così  egli 
fi  lufinga  dell'  indulgenza  del  pubblico ,   Egli  defi- 

dera 


(*)  Efpreffione  ufata  frequen-         Ma  ficcome  fuppongo  d'  ef- 
temente    da  OlTian  pei-  fi-         fer  comprefo  anch'  io  fotto 


gnificar  le  imprefe  dei  mag-  q 

gioì' 


uefto    nome    di    pubblico  , 
sì  lafciando  agli  altri  la 


(£)  Io  non  ho  creduto  necef-  libertà  del  loro  giudizio  , 
fario  d' imitar  la  ritenutez-  collo  fteiìò  diritto  fo  ufo 
za  del  Traduttor  Inglefe .  del  mio  .   * 


X  L  V 


dera  che  P  imperfètta  copia  cV  ei  ne  traflfe,  nas 
pregiudichi  il  mondo  contro  un  originale  che  con? 
tiene  ciò  eh' è  bello    nel  iemplice ,    e  grande  nei 


fublime . 


NOI 


NOI  RIFORMATORI 

DELLO   STUDIO   DI    PADOVA. 

A  Vendo  veduto  per  la  Fede  di  Revifìone ,  ed 
Approvazione  del  P.  F.  Filippo  Rofa  Lan- 
Xj  ,  Inquifitor  General  del  Santo  Officio  di  Ve^ 
nezia  ^  nel  Libro  intitolato  Mf.  Poe/ìe  iP  OJJlan 
figlio  di  Fingàl  antico  Poeta  Celtico  ,  ultimamente 
fcoperte  e  tradotte  in  Proja  Inglefe  da  Jacopo 
Macpberfon  ,  e  da  quella  trasportate  in  ver/o  Ita- 
liano dall'  Ab.  Melchior  Cefarotti ,  non  v'efler 
cola  alcuna  contro  la  Santa  '  Fede  Cattolica  , 
e  parimente  per  atteftato  del  Segretario  no* 
ftrOj  niente  contro  Principi,  e  buoni  coftumi  , 
concediamo  licenza  a  Gmfeppe  Gommo,  Stanipa- 
tor  di  Padova,  che  pofia  eflere  Rampato,  of- 
fervando  gli  ordini  in  materia  di  Stampe,  e 
prefentando  le  lolite  Copie  alle  Pubbliche  Li- 
brerie di  Venezia,  e  di   Padova i 

Dat.   li    6.   Giugno    17Ó3. 

(  SebastIan  Zustinian  Ri£ 
(Polo    Renier    Rif. 
(Alvise    Valla  r.  esso  Rif, 

Regiftrato  in  Libro  a  Carte   1159.  al  Num.  902. 
Davidde   Marche/ini   Segr. 


FINGAL 

POEMA    EPICO 

CANTI     VI. 


(  I  ) 
F      I      N      G      A      L 

POEMA     EPICO. 

*        *        * 

INTRODUZIONE, 

ARto,  fupremo  Re  d'  Irlanda , 
eifendo  morto  a  Temora,  pala- 
gio dei  Re  d'  Irlanda,  ebbe  per 
fucceffore  Cormac  fuo  figliuolo , 
rimafto  in  minorità .  Cucullino  figliuolo  di 
Semo,  Signore  dell'  I/ola  della  Nebbia ,  una 
dell'  Ebridi  ,  ritrovandoli  a  quel  tem^o  in 
Ulfter,  ed  effendo  rinomatiflìmo  per  le  fue 
grandi  imprefe,  fu  in  un'  affemblea  di  Re- 
goli ,  e  Capi  delle  Tribù  radunate  per  queiì' 
oggetto  a  Temora  ,  eletto  unan imamente 
cuftode  del  giovine  Re  .  Non  avea  gover- 
nati molto  a  lungo  gli  affari  di  Cormac, 
quando  fu  recata  la  novella  ,  che  Svarano 
figliuolo  di  Starno ,  Re  di  Loclin ,  o  fia  del- 
la Scandinavia  ,  avea  difegnato  d'  invader 
1'  Irlanda  .  Cucullino  a  tal  nuova  fpedi 
tofto  Munan  figliuolo  di  Stirmal5  guerriero 
A  Ir- 


(II) 

Irlandefe  a  Fingal  Re  o  Capo  di  que'  Ca- 
ledonj  che  abitavano  la  coda  occidentale 
della  Scozia ,  per  implorare  il  fuo  foccorfo . 
Fingal  moflb,  non  meno  da  un  principio  , 
di  generofitk,  che  dall'  affinità  che  parlava 
tra  lui  ,  e  la  famiglia  regale  d'  Irlanda  , 
rifolfe  di  far  una  fpedizione  in  quel  pae- 
fe  :  ma  prima  eh'  egli  arrivaffe,  il  nemi- 
co era  già  approdato  ad  Ulfter.  Cucullino 
in  quefto  frattempo  aveva  raccolto  il  fiore 
delle  Tribù  Irlandefi  a  Tura ,  cartello  di 
Ulfter,  e  mandati  feorridori  lungo  lacofta, 
perchè  gli  dettero  pronte  notizie  dell'  arri-  : 
vo  del  nemico .  Tal'  è  lo  flato  degli  affa- 
ri, quando  il  Poema  incomincia. 

U  azione  del  Poema  non  comprende  che 
cinque  giorni,  e  cinque  notti.    La  Scena  è    ; 
nella  pianura    di  Lena  ,    preflò    una    mon- 
tagna ,    chiamata    Cromia  ,    fulla  cofta    di    \ 
Ulfter. 


FIN- 


(Ili) 
F      I      N      G      A      L 

CANTO       I, 

*      *      » 

ARGOMENTO. 

CUcullino  pojìoft  a  feder  folo  [otto  d*  un  albe* 
ro  alla  porta  di  Tura ,  perchè  gli  altri  Cai 
pitani  erano  iti  a  caccia  fui  vicino  monte  di  Crom- 
ia ,  è  avvifato  dello  sbarco  di  Svarano  da  Mot 
ran  figliuolo  di  Fitil ,  uno  de*  fuoi  /corridori  .  Egli 
raduna  i  capi  della  nazione  ,*  fi  tiene  un  configlio  ì 
9iel  quale  fi  difputa  a  lungo  fé  fi  debba  dar  batta* 
glia  al  nemico  .  Conal  Regolo  di  Togorma ,  ed  inti* 
rno  amico  di  Cucullino  è  di  parere ,  che  debbafi  dif* 
ferire  fino  a  IP  arrivo  di  Fingal  f  ma  Calmar  ,  figlia 
di  Mata ,  Signor  di  Lara ,  contrada  del  Connaught , 
è  d'  opinione  che  fi  attacchi  tofio  il  nemico  :  Cuciti-' 
lino  già  defiderofo  di  combattere,  s*  attiene  al  pare* 
ve  di  Calmar  .  Nella  rajfegna  de'  fuoi  foldati  ,  non 
A      z  vede 


(IV) 

vide  tre  de%  fuoi  più  valorofi  campioni  ,  Ferguflo , 
Ducomano ,  e  Catbar  .  Giunge  Ferguflo  ,  e  dà  noti- 
%ia  a  Cucullino  della  morte  degli  altri  due  Capita- 
ni: il  che  introduce  il  patetico  Epifodio  di  Morna . 
V  Armata  di  Cucullino  è  /coperta  da  lungi  da  Sva-  . 
vano ,  il  quale  manda  il  figliuòlo  di  Arno  ad  ojfer- 
•vare  i  movimenti  del  nemico ,  mentre  egli  fchiera  le 
[uè  truppe  in  ordine  di  battaglia .  Quefli  al  fuo  ri'  , 
torno  defcrive  a  Svarano  il  carro  dì  Cucullino,  e  il 
terribile  afpetto  di  quel?  Eroe.  Le  Armate  j'  az£uf« 
/ano;  ma,  fopraggiunta  la  notte,  la  vittoria  re/la  ir* 
decifa  .  Cucullino ,  fecondo  /*  ofpit alita  di  qué1  tempi  , 
invita  Svarano  ad  un  convito  per  mez^o  del  fui) 
Bardo  Carilo  .  Svarano  ricufa  ferocemente  V  invito » 
Carilo  narra  a  Cucullino  la  floria  di  Crudar  ,  e 
Brajfolis  .  Sì  manda  ,  per  confi gì  io  di  Conal ,  una  par- 
tita di  truppe  ad  ojfervare  il  nemico»  E  con  quefla 
"termina  V  azione  del  primo  giorno . 


FIN. 


(V) 

FINGA 

POEMA     EPICO. 


CANTO      I. 

'A 

il  p  p  o  di  Tura  la  muraglia  affilo 

Sotto  una   pianta   di  fifchianti  foglie 
Stavafì  Cucuflìn   %  preflb  aHa  rupe 
Pofava  l'affa,  appiè  giacea  lo  feudo. 
A      3 


Era- 


*  Cucullino  figliuolo  di  Se- 
nio ,  e  nipote  di  Caithbath 
Druido  celebre  nella  tradi- 
zione per  la  fua  faviezza  , 
e  pel  fuo  valore  .  Nella 
fua  gioventù  fposò  Brage- 
la  figlinola  di  Sorglan  ,  ed 
effendofi  trasferito  nelP  Ir- 
landa ville  qualche  tempo 
eon  Gonnal,  nipote,  per  via 
d'  una  figlia,  di  Congal  Re- 
golo di  Ulfier  .  La  fua  fa- 
viezza, e '1  fuo  valore  gli 
acquino  in  poco  tempo  una 
fama  sì  grande,  che  nella 
minorità  di  Cormac  fupre- 
inoRe  d'Irlanda  ,  fn  elet- 
to cuftode  del  eVovineRe, 
e  folo  direttor  della  guer- 


ra contro  Svarano  Re  di 
Loclin  .  Dopo  una  ferie  di 
grand'  imprefe  fu  uccilo  in 
una  battaglia  in  un  luogo 
della  provincia  di  Con- 
naughth  nel  ventifettc-fimo 
anno  dell'  età  fua  .  Era 
tanto  rinomato-  per  la  fiia 
fortezza  ,  che  pafsò  in  pro- 
verbio per  dinotare  un  uo- 
mo forte  :  Egli  ha  la  for- 
tez.z.a  di  Cucullino  .  Si  mo- 
ftrano  le  reliquie  del  fuo 
palazzo  a  Dunfcaich  nell' 
Ifola  di  Schye  -,  ed  una 
pietra  ,  alla  quale  egli  le- 
gò il  fuo  cane  Luath  , 
conferva  ancora  il  fuo 
nome  . 


(VI) 

Erano  i   fuoi   penfier  col   prò  Cairba   a  55 

Da   lui   fpento  in  battaglia ,   allor  -che    ad    elfo 
Efplorator   dell' Ocean   fen   venne 

■*    Moran   figlio  di  Fiti .   Alzati,  ei   difle , 
Alzati,   Cucullin  ;    già   di  Svarano 
Veggo   le   navi;   è  numerofa   l'ofìe,  io 

Molti  gli  Eroi  <ìcì   Mar .  Tu  Tempre    tremi , 
Figlio  di   Fiti,   a   lui   rifpofe   il   Duce 

2    Occhi  -  azzurro  d'Erina   c,  e  la  tua  tema 
Agli   occhi   tuoi   moltiplica  i   nemici  ; 
Fia  forfè  il  Re  de'  folitarj  colli  d  1  5 

Che 


a  Cairbar ,  o  Cairbre  fignifi- 

ca   un  uomo  forte  . 
i  Moran  fignifica    molti 


tendere  dell'  Irlanda  .  Ve- 
di Strab.  Lib.  2.  e  4.  Ca- 
faub.  Lib. 


FithiI  ,  o  piuttofto    Fiti   ,     d  Fingal  figlio  di  Cornai  ,  è 


Un  Barda  inferiore  . 
e  Erin  ,  nome  dell'  Irlanda 
da  Ear  ,  o  Jar  Occidente  > 
e  da  In  Ifola  .  Quefto  no- 
me non  fu  Tempre  riftret- 
to  all'  Irlanda,  elFendo  mol- 
to probabile  che  la  lem» 
degli  antichi  folle  la  Bre- 
tagna al  Nord  del  Forth  . 
Imperocché  fi  dice  eller  el- 
la al  Nord  della  Breta- 
gna ,  il  che  non  fi  può  in- 


di Morna  figlia  di  Taddu  ;, 
He  dei  Caledonj  ,  da  cui 
difeendono  i  prefenti  Mon- 
tagna) Scozzefi  .  Cucullino 
avendo  ricevuto  previo  av- 
vifo  dell'  invafione  medita- 
ta da  Svarano  ,  avea  fpe-  ; 
dito  Munan  figliuolo  di 
Stirmal  ad  implorar  1'  aju- 
to  di  Fingal  .  Dall'  ardo- 
re ,  e  dalla  premura ,  con 
cui    Cuculialo    cercò    foc- 


(VII) 

Che  a  foccorrcr  mi  vien .  No ,  no ,  difs1  egli-, 
Vidi  il  lor  Duce,   torreggiarne,  fodo 
3  Qual  montagna  di  ghiaccio  :   a  quelP  abete 
Pari  è  la   lancia   fua  ,  nafeente  Luna 
Sembra  il  fuo   feudo.  Egli   fedea   fui   lido      20 
Sopra  uno  fcoglio,   fomigliante  in  villa 
A  colonna  di  nebbia  :   O  primo ,  io  diffi ,  4 
Tra'  mortali ,  che  fai  ?  fon  molte  in  guerra 
Le  noftre  delire,  e  forti;  a  ragion  detto 
Il  poffente  fei  tu  :  ma  non  pertanto  2  5 

Pili  d'  un  poffente  dall'  eccelfa  Tura 
Fa  di  fé  moftra .    Oh,   rifpos'  Ei,   col   tuono 
D' un' infranta  allo  fcoglio,  e  mugghiarne  onda, 
Chi  mi  fomiglia?  al   mio  cofpetto  innanzi 
Non  refiflono  Eroi;  cadon  protrati  30 

A      4  Sot- 

corfo  dagli  ftranieri  fi  può  ne  fu    creduta    baftante  al 

conchiudere  ,     che    gì'  Ir-  tempo  di  Agricola  per  fot- 

landeu    non    follerò  allora  tomettere  tutta    1'  Ifola  al 

tanto  numerofi  ,  quanto  fo-  giogo  Romano  :   il  che  non 

no  flati  di  poi  .    Il  che  fa  fi  avrebbe  potuto  probabil- 

una  gagliarda  prefunzione  mente  efeguire  ,  fé  1"  Ifola 

contro  la  remota  antichità  fofle  ftata    abitata  qualche 

di  quefto  popolo  .    Tacito  numero  di  fsrcoli  avanti  . 
attefta  che  una  fola  Legio- 


(Vili) 

5  Sotto  il  mio  braccio.   Il  fol  Fingallo*,   il  forte 
Re  di   Morven   b   nembofa ,  affrontar  puote 
La  pofla   di  Svaran .    Lottammo  un   tempo 
Sui   prati   di   Malmorre  c ,   e   i   noftri   pam" 

6  Crollaro  il   bofco  ;   e   traballar  le   rupi  35 
Smoflfe  dalle  ferrigne  ime   radici  ; 

E  impauriti   alla   terribil  zuffa 
Fuggir   travolti  dal  fuo  corfo   i   rivi. 
Tre  dì   pugnammo,  e  ripugnammo:   i  duci 
Stetter  da  lungi,  e  ne  tremar.  Nel  quarto  40 

Van- 


a  Siccome  i  nomi  Caledonj  fo- 
no poco  favorevoli  all'  ar- 
monia del  verfo  Italiano  , 
così  il  Traduttore  s'  è  pre- 
fa  la  libertà  di  farvi  qual- 
che cangiamento  .  Si  av- 
verte particolarmente  che 
in  quella  Traduzione  i  no- 
mi ,  i  quali  terminano  in 
al ,  e  in  ar ,  ora  hanno  1' 
accento  fulla  penultima  Sìl- 
laba ,  come  nell'  originale 
Inglefe  ;  ed  ora  fi  prendo- 
no all'  Italiana  ,  come  ac- 
corciamenti dei  nomi  in 
allo  ,  e  in  arre  ;  nel  qua! 
cai'9  hanno  1'  accento  lull* 


ultima  .  Un'  orecchia  efer- 
citara  fentirà  facilmente 
quando  i'  armonia  del  ver- 
fo richieda  una  tal  dif- 
ferenza .  * 

b  Morven  in  lingua  Celtici 
fignifica  una  fila  d'  altif- 
fimi  Colli .  Probabilmente 
fotto  quefto  nome  fi  com- 
prende tutta  la  corta  fra 
il  Settentrione  ,  e  1'  occi- 
dente della  Scozia . 

e  Meal-mor  Collina  grande  . 
Quefto  deve  eflere  uno  dei 
Monti  di  Morven  ,  come 
apparifee  dal  Canto  6.  v. 
381.    * 


Ci  X) 

Vania  Fingal ,   che  '1   Re   dell'  Oceano   « 
Cadde  atterrato ,  ma  Svaran  foftenta 
Ch' ei  non  piegò  ginocchio,  e  non  die  crollo l 
Or  ceda   dunque   Citcullino  ofcuro 
A  lui,   che   nell'  indomita  poflfanza  45 

L'  orride  di   Malmor  temperie  agguaglia . 
No ,  gridò  il   Duce  dal  ceruleo  fguardo  „ 
Non  cederò  a  vivente  :  o  Cucullino   7 
Sarà  grande  ,  o  morrà .  Figlio  di  Fiti , 
Prendi   la   lancia    mia,  vanne,  e    con  efla     30. 
Picchia  lo  feudo  di  Cabar  *   che  pende 
Alla  porta  di  Tura  :   il  fuo  rimbombo 
Non  è  fuono  di  pace  :   i  miei  guerrieri 
L'  udiran  da'  lor  colli .    Ei   va ,  più   volte 
Batte  il  concavo  feudo:  e  colli,  e  rupi        55 

Ne 

*  Cioè  lui  .    Così  fono  fpeflb  Famiglia  .    Veggiamo  che 

chiamati  in  quefte  poefie  i  Fingal   fa    lo  fteifo  ufo  del 

Re  della  Scandinavia  .  fuo  proprio  feudo  nel  can- 

h  Cabait ,  o  piuttofto  Cadi-  to  4.  Il  Corno  era  il  pia 
bairh  ,  avolo  dell'  Eroe  fa  comune  ftromento  per 
tanto  rinomato  pel  fuo  va-  chiamare  a  raccolta  1' ar- 
lore  ,  che  fi  faceva  ufo  mata  avanti  V  invenzione 
del  fuo  feudo  per  chiama-  delle  comamufe  .  N.  B.  Co- 
re all'  armi  la  lua  pofteri-  sì  nell'  Originale  :  btgpif- 
tA  nei  combattimenti  della  pt*  ■ 


(X) 

Ne  rimbomba ro ,  e  fi  diflfufe  il  fuono 
Per  tutto  il  bofco.  Slanciafi  d'  un  falto   8 
Dalla  roccia  Curan   a  ;    Conallo  afferra 
La   fanguinofa  lancia;  a*Crugal   h   forte 
Palpita  il  bianco  petto;  e  damme,  e  cervi   6& 
Lafcia  il  figlio  di  Fai:  Ronnar,   Lugante, 
Quefto  è  lo  feudo  della  guerra ,  è  quefta 
L'  afta  di  Cucullin  :   qua  ,  qua ,  brandi  ,  elmi  : 
Compagni  all'  arme  :   vefliti   V  usbergo 
Figlio  dell'  onda:   alza  il  fanguigno  acciaro    65 
Fero  Calmar  c  :  che  fai?  fu  forgi,  o  Puno  , 
Orrido  Eroe  ;   feotetevi ,  accorrete 
Eto  ,  Calto ,   Carban  :   tu  '1  roflfeggiante 
Alber  di  Cromia   d  ,  e  tu  lafcia  le  fponde 
Del  patrio  Lena,  e  tu  t'avanza,  o  Calto,   70 
Lungheflb  il  Mora ,  e  piega  il  bianco  laro , 
Simile  a  fpuma  di  turbato  mare , 

Se 

e  Cu-raoch  fignifica    il  furore  d  Crom-Ieacli    {ìgnirìcava  tra' 

della  battaglia.  Druidi  un  luogo  religiofo. 

h  Cruth-geal    di  bella,     carnet*  Qui  è  il  nome    proprio  d' 

giom  .  un  monte  fulla  fp'a§S'a  d* 

e  Galm-er  Uomo  forte.  Ullina  ,  0  di  Ulfter  . 


(XI) 

Se   a'  fcogli  di  Cuton   a  V  incalza   il  vento  » 
Or  sì  gli  fcorgo  :   ecco  i   campìon    poffenti  9 
Fervidi,  accefi  di  leggiadro  orgoglio v  75 

La   rimembranza    dell'  imprefe   antiche 
Sprona   il   valor   natio .  Sono  i  lor   occhi 
Fiamme    di   foco,   e   dei   nemici    in    traccia 
Van    dardeggiando    per    la    piaggia    i    fguardi  k 
Scan  fu  i  brandi  le  delire .  Efcon  frequenti     80 
Dai   lor   fianchi   d'acciar   lampi   focofi . 
"Ciafcun   dal  colle   fuo   fcagliofll   urlando 
Qiial   torrente   montan .   Brillano  i   duci 
Della   battaglia   nei   paterni   amen  , 
E    precedon  gli   Eroi:   feguono   quefti  8y 

Folti ,  fofchi ,   terribili    a    vederfi  , 
^0  Siccome   gruppo  di   piovofe    nubi 

Dietro   a   rofìe  del   Ciel    meteore  ardenti. 
S' odon   l'arme   ftridir;   s'alzan   le    note 
Del    bellicofo    canto  ;   i    grigi    cani  90 

L' interrompon  cogli  urli,   e  raddoppiando 

L' in- 

*  Cu-tlvSn  ,   il  lugubre  fuono  dell'  onda  . 


r  *  1 1 } 

L*  indiftmto    fragor   Cromia    rintrona:, 
Stetterfi   tutti   al   fin    fopra   il    deferto 
Prato   di   Lena  ,  e    V  adombrar  ,   ficcome 
Nebbia   là  per  l' autunno  i  colli  adombra  ,      9^ 
Quando   ofcura ,   ondeggiante  hi  alto    poggia . 
Io    vi    faluto ,   Cucullin   comincia, 

Figlie  d' angufte  valli,  oh  vi  faluto, 
Cacciatori  di  belve:  a  noi  ben  altra 
Caccia   s'appretta,   romorofa  ,  forte  1  co- 

Come   quel?  onda  erre  la   fpiaggia   or  fere  . 
Dite  figli  di   guerra:   or  via,   dobbiamo 
Pugnar    noi    dunque ,   od    a    Loclin   a  la    verde 
Erina   abbandonar?   Parla,   Conallo ,   * 
Tu  fior  d'Eroi,   tu  fpezzator  di  feudi,  105 

Che 


a  Nome  Celtico  della  Scandi- 
navia .  In  un  fenfo  più  ri- 
ftretto'  s' intende  per  cjne- 
ùo  nome  la  peni  fola  di 
Iutlanda  . 

b  Connal  amico  di  Cucullino 
era  ^gliuolo  di  Cathbair, 
principe  di  Togorma  ,  pro- 
babilittente  una  dell'  Ifole 
Ebridi  .  Sua  madre  era 
Fioncoma,  figlia    di  Con- 


gal  .  Ebbe  un  figliuolo  da 
Foba  di    Conachar-neflar  , 

che  fu  poi  Re  di  Ulfter  • 
In  ricompenfa  dei  férvigj 
preflati  nella  guerra  con- 
tro Svarano  ,  gli  furono 
alfegnate  alcune  terre,  le 
quali  poi  furono  chiamate 
dal  ftio  nome  ,  Tircbmi- 
■ntiil  ,    O    Tirconntl  ,    cioè    la 

terra   di  Corìnal .. 


(XIII) 

Che  penfi  tu  ?  più  d'  una  volta  in  campo 
Contro  Loclin  pugnarti;  ed  or  vorrai 
Meco  la  lancia  folle var  del  Padre? 
Cucullino,  Ei  parlò  placido  in  volto,  ri 

Acuta  è  P  afta  di  Conallo ,  ed  ama  no 

Di   brillar  nella   pugna ,   e  diguazzarli 

Nel   fangue  degli  Eroi  :   pur  fé  alla  guerra 

Pende  la  man ,   fta  per  la  pace   il   core . 

Tu  che  alle  guerre  di  Corman  *  fei  Duce,   *»■ 

Guarda   la  flotta   di  Svaran  :   ftan  folte         1 1  5 

Sul  noftro   lido  le   velate   antenne 

Quanto  canne  del  Lego   b  ,    e  le  fue   navi 

Sembran   bofchi  di  nebbia   ricoperti  , 

Quando  gli  alberi  piegano  alle   alterne 

Scoflfe  del  vento:   i  fuoi  guerrier  fon  molti .    120 

Per  la  pace  fon  io.  Fingal ,  non  eh'  altri  ,  *l 

L*'  incontro  fcanferia ,  Fingallo  il  primo 


«  Cormac  ,  figlio  di  Arth  Re     h  Lago  nella  provincia  di  Co-i 
d'  Irlanda  rimato  erede  del  naught ,    apprettò  il  quala 

regno  in  età  affai  tenera  ,         reftò  uccifo  Cucullino . 
(otto    la  reggenza    di  Cu- 
cullino . 


(XIV) 

L'  unico  tra  gli  Eroi ,  Fingal  dei  forti 
Difperditor,  come  minuta  arena 
Difperde  il   vento  allor  che   i  gonfi  rivi     125 
Scorron  per  mezzo  a  Cona  « ,  e  fopra  i  monti 
Con   tutti  i  nembi   fuoi  la   notte  iìede. 
A   lui  rifpofe  difdegnofamente 

Calmar   figlio   di   Mata.    E    ben  va,   fuggi 

Tu  pacifico  Eroe,  fuggi,  e  t'  infelva  150 

Tra'  colli    tuoi ,    dove   giammai    non   giunfe 

Luce  d'  afta  guerriera  :   ivi   di  Cromia 

I   cervi  infegui ,  ivi  coi  dardi  arrefta 

I  faltellanti  cavriol  del  Lena. 

Ma  tu  di  Semo  occhi -ceruleo  figlio,  r  3  5 

Tu  delle  pugne  correttor ,   difperdi 

La  ftirpe  di  Loclin  ;   fcagliati   in  mezzo 

Dell'  orgogliofe  fchiere ,  e   latra ,  e   ruggi  ;   * 

Fa  che  naviglio  del  nevofo  regno     * 

Piti  non  ardifca  galleggiar  full'  onde  140 

OfcU- 

«Rufcello       nelle     vicinanze     £  L'originale   :    Rugghia    tra 
del   palagio    reale     di   Fin-  le  file  del  laro  orgoglio  .  * 

gal ,  t  Della  Scandinavia . 


(XV) 

Ofcure   d'  Iniftor   a  .   Sorgete  o  voi 

Voi  d'  Inisfela   *   tenebrofi  venti , 

Imperverfate   tempefte  ,   fremete 

Turbini ,  e  nembi  .    Ah   si ,  muoja   Calmarrc 

Fra  le  tempefte  infranto  ,  o  dentro  a  un  nembo  145 

Squarciato  dall'  irate  ombre  notturne  ; 

Muoja  Calmar  fra  turbini ,   e  procelle , 

Se  mai  grato  gli  fu  fuono  di  caccia, 

Quanto  di  feudo  meflaggier  di  guerra . 

Furibondo  Calmar,  Conal  riprefe   J4-  150 

Pofatamente ,  io  non  fuggii  giammai , 

Mifi  P  ale   al  pugnar:   bench'  anco  è    baflfa 

La  fama  di   Conallo ,  in   mia   prefenza 

Vinferfi   pugne,  e   s'  atterrar  gagliardi. 

Figlio   di  Senio    la   mia  voce   afcolta  :  155 

Cura   ti   prenda   del    regal    retaggio 

Del  giovine  Corman  ;  ricchezze  e  doni , 

E  la 

*  Innis-tore.    Propriamente  b  Altro  nome    dell'Irlanda  , 

V  Ifola    delle    Balene  -.    ma  così    chiamata     a    cagione 

fpeffo     vengono     comprefe  d' una  Colonia  di  Falani  co- 

fotto  quefto  nome    tutte  L'  là  {labilità  .  Inis-fail  ,  cioè 

ifole  Orcadi ,  l'  I/ola  dei  Fati ,    o  Falani  s 


(XVI) 

E  la  metà  della  felvofa  terra 
Offri   a   Svaran ,   finché   da   Morvcn   giunga 
Il   potente  Fingallo  in    tuo   foccorlò.  169 

QiienV  è  '1   configlio  mio  ;   che  fé  piuttofto 
La   pugna  eleggi  ,  eccomi    pronto;   e   lancia 
Brandifco   e   fpada  ;   mi   vedrai    tra    mille 
Ratto   avventarmi ,    e   1'  alma   mia   di    gioja 
Sfavillerà  nei  bellicofi  orrori.  165 

Si  sì,  fuggiunfe  Cucullin  :  m'  è  grato 
Il  fuon   dell'  armi ,  quanto    a   primavera 
Tuono  forier  di  defiata  pioggia. 
Su  dunque   tolto    fi  raccolgan  tutte 
Le   fplendide   tribù,   ficch'  io   di    guerra       170 
Ravvifi  i   figli  ad   un   ad  un  fchierarfi 
Sulla  pianura  ,   rilucenti  come 
Anzi   tempefta   il   Sol ,  qualora   il   vento 
Occidental    le  nubi   ammalia  ,  e    fcorre 
Il   fordo   fuon   per   le    Morvenic    qucrci .      175 

Ma   dove   fon   gli   amici?  i   valorofi 

Compagni   del   mio   braccio   entro  i  perigli? 

Ove 


(XVII) 

Ove  fé'  tu   Catbarre?   ove   quel    nembo 
In  guerra   *  Ducomano?  e   tu   Fergufto   * 
M'  abbandonarti   nel    terribil    giorno  ioo 

Della   tempefta?   tu   de'  miei  conviti 
Nella   gioja   il   primier ,   figlio    di    Roflfa , 
Eraccio  di  morte.   Eccolo;   ei    vien ,    qual    leve 
Cavriol    da    Malmorre.    Addio    poffente 
Figlio    di   Rotta,  e    qual    cagion    rattrifta     185 
QuelP  anima   guerriera?   In   fu   la   tomba 
Di    Catbarre  ,  ei   rifpofe ,  in    quefto   punto 
S'  alzano    quattro   pietre  c  ,    e  quelle   mani 
Sotterrar  Ducoman,   quel   nembo   in   guerra. 
B  Gar- 

zi Dubhchornar .  Uomo  nero  3  e         la  fua  fpada   ,    e    le  punte 
ben  fatto  .  di  dodeci  ftrali  .    Sopra  il 

h  Fearguth  .   L'uomo  della  pa-  cadavere  {tendevano  un  al- 

roh  ,     0    un  Comandante    dy  tro    ftrato    di   creta   ,     nel 

Armata  .  quale  collocavano    un  cor- 

c  Quefto  paftb    allude  al  mo-  no  ,   (imbolo  della  caccia  . 

do-  di  feppellire  i  morti    ap-  Coprivano  pofcia    il    tutto 

prellò  gli  antichi  Scozzefi .  con  terra  fina  ,  e  con  quat- 

Aprivano  una  foffa  ,  fei  in         tro  pietre    che  collocavano 
otto    piedi     profonda  .     Il  all'  eftremità     per    fegnare 

fondo  era  coperto  di  creta  1'  ampiezza    della    tomba  . 

fina  ,   e  fopra    quello    ada-  Quefte  fono  le  quattro  pre- 

giavano  il  cadavere  del  de-  tre  ,  alle  quali  s'  allude  in 

funto  .  S'  egli  era  un  guer-  quefto  ,  e  in  molti  altri  luo- 

riero   vi    ponevano  a  lato         ghi  delle  Poefie  di  Olfian  . 


(XVIII) 

Catbarre,  o   Figlio  di   Tonnati   *   tu    cri    ioc 
Raggio   fui   colle  ;  o   Ducoman   rubefto 
Nebbia   eri  tu  del    paludofo   Lano ,   * 
Che   pel   fofco   d'  autunno  aer   veleggia , 
E   morte  porta    al   popolo   fmarrito . 
O  Morna   c   o   tra   le   vergini   di    Tura      195 
La   più   leggiadra ,  è  placido  il  tuo  fonno 
Neil'  antro   della   rupe.  Ah   tu   cadérli, 
Come  flella   fra   tenebre ,  che    flrifcia 
Per   Io  deferto,  e  '1  peregrin  foletto 
Di  così  paffeggier  raggio  lì  dole .  200 

Ma   dì ,  riprefe   Cucullin ,  ma   dimmi 
Come   cader  gli  Eroi?  cadder   pugnando 
Per  man  dei    figli   di   Loclin?  qual  altra 
Cagion   racchiude   d'  Inisfela   i   Duci 
Neil' anguria   magion   d  ?  Catbar  cadeo    *S    205 

Per 

oTorman.   Tuono.  Quefta  è  t  Muirne  ,  e  Morna.  Domi» 
la  vera  origine    del  Giove  amata  da    tutti . 

Taramis  degli  antichi  .  d  Così  fpeifo  vien    chiamato 

h  II  Lano  era  un    lago  della         da  Ollìan  il  fepolcro  :   Ubi 
Scandinavia  ,    che  in  tem-  conflit  ut  a  efl  domus  omni  vi- 

pò  d'  autunno    efalava  un         venti.  Giob.  e.  30.  v.  JJ. 
vapore  peflilenziale  . 


(XIX) 

Per  man  di  Ducomano   appo  la   quercia 
Del   mormorante   rio .    Ducoman  pofcia 
Venne  all'  antro  di  Tura  ,  e   a   parlar    prefe 
All'  amabile  Morna  :   O    Morna ,  o   fiore 
Delle   donzelle,  a   che   ti   ftai    Toletta  210 

Nel  cerchio   delle  pietre,  entro   lo  fpeco? 
Roco   mormora   il   rio,  s'  ode  nell'  aria 
Gemer  la  quercia   antica  ,  il   lago   è  torbo , 
Scure  le   nubi  :  ma   tu   fembri ,  o   bella , 
Neve   là  nel   deferto ,  e   ì   tuoi   capelli        2 1  5 
16  Fiocchi  di  nebbia ,   che   ferpeggia ,  e  fale 
In  tortuofi  vortici,  e  s'  indora 
Al  raggio  occidental .  Sembran  le  mamme   l7 
Due  lifcie ,   tonde ,   luccicanti  pietre 
Che  fpuntano  dal  Brano  a  ,e  le  tue  braccia    220 
Due  tornite  marmoree  colonne, 
Che  forgon  di  Fingallo  entro  le  Sale. 
E  donde  vieni?  1'  interruppe  allora   j8 
La  donzelletta  dalie  bianche  braccia ." 

B     2  Don» 

»  Toii-rente  nell'  Irlanda  . 


(XX) 

Donde   ne   vieni  o  Ducoman,  fra    tutti      225 
I   viventi   il   più   tetro?   ofcure   e    torve 
Son   le  tue   ciglia ,  ed   hai  gli   occhi  di    bragia  . 
Comparifce   Svaran  ?   dì ,  del   nemico 
Qual  nuova  arrechi,   Ducomano?   O  Morna, 
Vengo  dal  colie,  dal  colle   de'  cervi  2 30 

Vengone   a   te  ;   coli'  infallibil   arco 
Tre   pur  or  ne   trafinì,  e   tre   ne   prefì 
Coi  veltri  della  caccia .    Araabil  figlia 
Del  nobile  Cormante ,  odimi  ;  io  t'  amo 
Quanto  I'  anima  mia  :   per  te  col  dardo      235 
Uccifi   un  cervo  maeftofo  ;   avea 
Alta   fronte   ramofa ,  e   piò   di  vento. 
Ducoman ,   ripigliò  placida  e  ferma 

La    Figlia   di   Cormante:   or   via,  non  t'amo, 
Non  t'  amo ,  orrido  ceffo:  hai  cor  di  felce,    240 
Ciglio   di   notte .  Tu   Catbar ,   tu  folo 
Sei  di   Morna  1'  amor ,   tu  che  fomigli 
Raggio   di   Sole   in   tempeftofo  giorno , 
Dì,  lo  vedetti  amabile  leggiadro 

Sul 


(XXI) 

Sul   colle  dè'iìiói    cervi?   in   quefta  grotta     245 
La   fua  Morna   V  attende .  E   lungo  tempo 
Morna   l'attenderà,   ferocemente 
Riprefe  Ducoman  :   fiede   il   fuo  fàngue 
Sopra   il  mio  brando.  Egli   cadeo    fui    Brano  2 
La   tomba  io  gli  akerò":   ma   tu  donzella    250 
'x9  Volgiti  a   Ducomano ,   in   lui   tu  fifa 

Tutto  il 'tuo  core,  in  Ducoman  che  ha '1  braccio 
Forte ,  come  tempera .  Oimè  cadeo 
Il  Piglio  di  Tòrrnan?  xliffe   la   bella 
iDall'occhio   lagVimofo  :   il   giovinetto  I55 

Dal  bel  petto  di  neve?   ei  ch'era   il   primo 
Nella  Caccia  del  «colle?  il   vincitore 
Degli  fìranier  dell'Oceano   *i  ah  truce 
Truce  fei  Ducoman  ••   crudele  a   Morna 
E'  '1  braccio  tuo  :  dammi  quel  brando  almeno   160 
Crudo  nemico ,  ond'  io  lo  fìriìign  ;  io  amo 
Il  fangue  di  Catbar .  Diede   la   ipada 

B      3  Al- 

*  Cioè  dei  popoli  della  Scan-         te  pei*  nemico  »    Lo    fteflb 
<dinavia  .   Straniero  appreiìò  doppio   fenfo    ave1"     Hojìit 

di  Oflian  pi-endsfi  alle  voi-         appieilò  gli  anticki  Latini.* 


(XXII) 

Alle    lagrime   lue  :   quella    repente 
PafTógli    il    petto  ;   ei   rovinò    qual    ripa 
Di   torrente  montan  :   ftefe  il   fuo  braccio,   z6% 
E    così    difle  :   Ducomano   hai   morto  ; 
Freddo   è    l' acciaio  nel  mio-  petto  ;  o  Morna 
Freddo    lo    Tento.   Almen   dammi   a  Moina   *- 
La  giovinetta  :   Ducomano  il   fogno 
Era   delle    fue    notti;   cfTa   la   tomba  270 

Innalzcrammi  ;   il   cacciator  vedralla, 
Mi   loderà:   trammi  del  petto  il    brando 
Morna ,   freddo    è   Tacciar..   Venne    piangendo, 
TrafTegli   il    brando  :   ei    di  foppiatto    intanto 
Trafiffe    il    bianco    lato,   e   fparfe    a    terra    £75 
La   bella    chioma  :   gorgogliando  il   fangue 
Spiccia    dal   fianco  ;   il   fuo   candido    braccio 
Scrifcian    note    vermiglie:   ella   proftefa 

J-c  Rotolò   nella  morte,  e   aM'uoi   foipiri 

L'antro  di  Tura    con    pietà   rifpofe .   2I       280 

Sia  lunga   pace  ,  Cucullin   foggi  Linfe , 

Air    .. 

4  Cioè  s   rendi  il  mio  cad.ive-        'fìgnifica  ,    delicata    di  ceni* 
Ce  a  Moipa  .  Quefto  nome         'pUf$tìm  e  di  ftttexgfi  • 


(XXIII) 

All'  alme  degli  Eroi  ;  le  loro  imprefe 

Grandi  fur  ne*  perigli .  Errinmi  intorno 

Cavalcion  fulle  nubi,  e  faccian  moftra 

De'lor  guerrieri  afpetti  *  ;  allor  quefl*  alma   285 

Forte   fia  ne'  perigli ,  e  '1  braccio  mio 

Imiterà  le  folgori  del  Cielo. 

Ma  tu  ,  Morna  gentil ,  vientene  affila 

Sopra  un  raggio  di  Luna,  e  dolcemente 

T'affaccia  allo  fportel  del  mio  ripofo,        29© 

Quando  cefsò  lo  ftrepito  dell'  arme, 

E  tutti  ì  miei  penfier  fpirano  pace. 

Or  delle  mie  tribù  forga  la  poffa, 

Alla  pugna  moviam  -,  feguite  il  carro 

Delle  battaglie  mie,  con  gridi,  e  canti     295 

L'  accompagnate  :   mi  fien  polle   accanto 

Tre  lancie,  e  dietro  all'  anelante  foga 

De'  miei  deflrier  correte.  Io  là  dall'  alto 

B     4  Vi- 

*  Correva  allora  l' opinione ,  intorno     ai     lofo    viventi 

come    anche   al    giorno  d*  amici ,  e  che  talvolta  loro 

oggi  appreso  alcuni  mon-  apparilfero  ,    quand'  erano 

tagnaj  ,    che    l' anime  dei  per    accingerò"    a    qualche 

defunti    andaffero   volando,  grande  iaiprefa . 


(XXIV) 

Vigor  v'  infonderò   *  ,  quando  s1  offufca 
La  mifchia  ai  raggi  del  mio  brando  intorno  .    300 
Con   quel   rumor ,  con  quel  furor   che   sbocca 
Torrente   rapidiffcmo  dal  cupo 
Precipizio  di  Cromia ,  e  '1  tuon   frattanto 
Mugge    fu   i   fianchi ,  e    fulla    cima    annotta  ; 
Così   vafii,   terribili,   feroci  305 

Balzano  tutti  impetuofamente 
D'  Inisfela  i  guerrier .   Precede   il   Duce , 
Siccome   immenfa  d'  Ocean  balena, 
Che  gran  parte  di  mar  dietro  fi   tràggè. 
Lungo  la  fpiaggia  ei  va  rotando  ,  e  a  rivi    3  1  o 
Sgorga   valor .   L'  alto   torrente   udirò 
I  Figli  di  Loclin  :   Svaran  percofle 
Lo  feudo ,   e  a  fé   chiamò  d'  Arno  la  prole  . 
Dimmi ,   che   è  quel  mormorio  dal  monte , 
Che  par  d'un  feiame  di  notturni  infetti?  *a   315 
Scendono   i  Figli  d'  Injsfela ,  o  '1   vento 
Freme  lungi  nel  bofeo?  in  cotal  fuono 

Ro- 

a  Neil'  Originale  :   Così  la  mia  anima  farà  forte  ite"  miti  amici  .  * 


(XXV) 

Romorcggia  Gormal   *  ,    prima  che  s'  alzi 
De'  flutti  miei   la  biancheggiante  cima. 
Poggia   fui  colle,  o  figlio  d'Arno,  e  guata    320 
L'  ofcura   faccia   della   piaggia .   Andonne , 
Ma   tolto   ritornò  ;   tremante ,  anfante 
Sbarra   gli   occhi   atterriti ,   il   cor   nel   petto 
Sentefi   palpitar,   fon  le   fue   voci 
Rotte,  lente,  e  confufe .  alzati,   o  figlio     325 
Dell'  Ocean  ,   veggo  il   torrente  ofcuro 
Della  battaglia ,   1'  affollata  poflfa 
Della  ftirpe   d'  Erina  :   il  carro,   il  carro  23 
Della  guerra  ne  vien ,   fiamma   di  morte , 
Il   carro   rapidiflìmo   fonante  330 

Di  Cucullin  figlio  di  Semo.   Addietro 
Curvafi  in  arco ,   come  onda  allo   fcoglio , 
Come   al  colle   aurea  nebbia  :   i  fianchi  fuoì 
Son  di  commelfe  colorate  pietre 
Variati,  e  dittimi ,  e  brillan  come  335 

Mar  che   alla    nave   fi   rifrange ,  e    vibra . 

For- 
»  Montagna    della  Scandinavia  . 


(XXVI) 

Forbito  taflb  è  '1  fuo  timone ,  e  '1  feggio 

Di    lifcio ,   e    lucid'  oflb  :   e  quinci ,  e  quindi 

Afpro  è  di  lancie ,  e  la  più  batta  parte 

E'  predella  d'  Eroi:   dal  deliro  lato  349 

Scorgefi  il  generofo,  il  ben  -  crinito, 

Di  largo  petto  ,   di  cervice  altera  , 

Alto  -  sbuffante ,  nitritor  deftriero  ; 

*4  L'  unghia   sfavilla ,  ed  i  fuoi  fparfi  crini 

Sembran  quella  colà  flrifcia  fumofa  .  345 

*  Sifadda  ha  nome,  e  Duronallo  è  V  altro, 
Che  al  manco  lato  del  terribil  carro 
Staffi ,  di  fottil  crin ,  di  robufta  unghia , 
Nelle  temperie  dell'  acciar  bollente 
Veloce  corridor  ,  figlio  del  colle.  350 

Mille  ftrifcie  di  cuojo  il  carro  in  alto 
Legano  ;   afpri  d'  acciar  bruniti  freni 
Nuotano  luminofi  in  biancheggiante 
Corona  ampia   di  fpume ,  e   gemmi  -  fparfe 
Lifcie  fottili  redini  fcorrendo  355 

Li. 

*  Sutin-Sithfadda .  lungo  psjfo . 


(XXVII) 

Libere    van    fu'  maeflofi   colli 

De1  fuperbi   deftrieri  :_  elfi    la    piaggia 

Libano    velocillìmi ,  qual    nebbia 

Le   acquofe   valli ,  e    van    ferocemente 

Con   la   foga   de1  cervi,  e   con   la   pefitì        360 

D'aquila    infaticabile  che    piomba 

Sulla   fua   preda ,   e   col   fiagor  del   verno 

Là  per  le   terga   di    Gormal  nevofe . 

Sul   carro   affilo   alto  grandeggia  il  Duce  ^ 

Il    tempeftofo    figlio   della    fpada  ,  3  <5  5 

Il  forte   Cucullin ,   prole    di    Semo , 

Re   delle    conche   a  :   le   fue   frefche  guancie 

Lucrano    a   paro  del   mio    taflfo  h ,  e  '1   gurado 

De'  ceruleo  -  giranti   occhi   ben    fotto 

Giace    dell'arco    delle    ciglia    ofcuro.  570 

Volagli   fuor  come   vibrante,  fiamma 

Del 


a  Gli  Scozzefi  ne' loro  convi-  fi  ufa  fpeflò  iti  cambio  di 
ti  tifavano  di  ber  nelle  convito  .  Re  delle  conche  fi- 
conche  ,  come  pure  lo  ufa-  gràfica  Re  de'  conviti  , 
no  i  montagna;  ai  giorni  cioè  Re  ofpitale  e  cortefe  .' 
roftri .  Perciò  il  termine  b  Cioè  a  paro  del  mio  arco 
di  conche  in    qujrfie    Poefie  di  tal'ò ,  * 


(XXVIII) 

Del  capo  il  cr-in  >  mentr'  ei  fpingefi  innanzi 

Crollando  V  afta   minacciofa  :   fuggi 

O  Re  dell'  Qcean  ,  fuggi ,  ei  s'  avanza 

Come   tempefhu  E  quando  mai,   rifpofe  ,    3.75 

Mi  vederti  a  fuggir?  quando  ho   fuggito 

Figlio  di  codardia?   Che?  di  Gormallo 

Le  tempefte  affrontai  quando  dei  flutti 

Torreggiava  la  fpuma  -,   affrontai  fermo 

Le   tempefte  del  cielo,   ed  or  vilmente        380 

Fuggirò  da  un'Eroe?  Fois'  ei  Fingallo ,  2S 

Non  mi  s' abbujeria  l'alma   di   tema. 

Alzatevi ,  verfatemivi  intorno  >     - 

Forti  miei  mille   * ,   in   vorticofi  giri 

Qual   rotante   profondo,   e   vi   fpingete  385 

Dietro  al   fentier  del   luminofo    acciaro 

Del   voftro  Duce  ,   radicati    immoti 

Come   le  rupi  del   terren  natio  , 

Che  baldanzofamente  alle    tempefte 

Go. 

i  Mille  appretto  di  Oflian  ,  fi-  titudine  .  Il   numero  finito 

gnifica     efercito  ,     benché  è  pofto  per  1'  infinito  .  * 

sompofto  di  maggior  mol- 


(XXIX) 
Godon  di  farfi  incontro,  e  ftendon  tutti        39© 
Al  vento  irato  i  tenebrori  bofchi . 

Come  d'  autunno  da  due  balze  opporle 
Ifcatenati  turbini  focofi 
S'  accavallan  tra  lor ,  così  1'  un  1'  altro 
S'  avviluppan  gli  Eroi  :    come  dall'  alto     395 
Pi  rotte   rupi  rotolon  cadendo 
Due  torrenti  fpumofi  urtanfi  in  gioftra 
Con  forti  cozzi  ,    e  giù  con   le  mille  onde 
Van  rovinofì  a  tempeftar  fui  piano  : 
Sì  romorofe  ,  procellofe ,  e  negre  400 

Inisfela,   e   Loclin  nella  battaglia 
Corronfì  ad  incontrar.  Duce   con   duce   26 
Cambiava  i  colpi ,   uomo  con  uom ,  già   fcudp 
Scudo  preme ,   elmetto  elmo ,   aeciar  percoflb 
Rimbalza   dall'  acciaro  :    a  brani ,   a  fquarci   40  5 
Spiccane   usberghi ,  e   sgorga  atro ,   e  fumeggia 
11   fangue  ;   e  per   lo  ciel  volano ,  cadono 
Nembi  di  dardi ,  e   tronchi    d' afte ,  e   fchegge ,' 

27  Quai  circoli  di  luce  onde  s'indora 

m 


(XXX) 

Di  tempeftofa  notte  il  fofco  afpetto.  419 

Non  mugghiar  d'  Oceano,  e  non  fracaflb 
D'  ultimo  tuono  aflfordator  del   Cielo 
Può  uguagliar  quel  rimbombo .   Ancor  che  preffo 
FofTero  i  cento  di  Cor  man   cantori  i8 
Per  intonare  il  bellicofo  carme,  415 

Pur  di  cento  Cantori  eran  le    voci 
Fiacche  per  tramandare  ai  dì  futuri 
Le  morti  degli  Eroi;  sì  folu  e   fpeflì 
Cadeano  a  terra,  e  de' gagliardi  il   fangue 
Sì  largo   trafcorrea.  Figli   del   canto  420 

Piangete  Sitalin   *  ,    piangi   Fiona    b 
Sulle  tue  piagge  il  graziofo   Ardano  e  . 
Come  due  fnelli  giovinetti  cervi 
Là  nel  deferto ,   elfi  cader  per  mano 
Del  feroce  Svaran,  che  in  mezzo  a  mille  425 
Mugghiava  sì,    che  lo  favillante  fpirto 

Pa< 


a  Sithallirt  .     Bell*  uomo  . 
b  Fiona.  Bella  giovine, 

e  Ardan  .  Orgoglio  . 


(XXXI) 

Parea  della  tempefta  a  affilo  in  mezzo 
Dei  nembi  di  Gormal,  che  della  morte 
Del  naufrago  nocchier  s'  allegra ,  e  pafee . 

Né  già  fui   fianco  ti  dormì   la  deftra ,  430 

Sir  della   nebulofa  Ifola     *  :   molte 
Del  braccio  tuo  furon   le  morti,  e   11   brando 
Era  un  raggio  del   Ciel ,  quando  colpifce 
I  Figli  della   valle  :   incenerite 
Cadon  le  genti,  e  tutto  il  monte  è  fiamma.  435 

20  Sbuffan  fangue   i  deftrier  ,    nel  fangue  guazza 

L' un» 


a  Era  opinione  degli  antichi 
Scozzefi  ,  che  1'  aria  folfe 
popolata  di  fpiriti  ,  ed  a 
quefti  attribuivano  tutti  i 
fenomeni  piìi  oifervabili , 
e  più  ftrepitofi  della  natu- 
ra .  Non  apparifee  per  al- 
tro chiaramente  ,  fé  cre- 
dettero che  quefti  fpiriti 
foflero  d'un  ordine  fupe- 
riore  ,  o  fé  piuttofto  inten- 
deffero  per  quefto  nome  1* 
ombre  de'  morti  .  Vedi  1' 
Oflervaz.  io.  dopo  il  Can- 
to III.  Gli  Scandinavi  con 
opinione  poco  dillimile  cre- 
devano   che    non   folo   gli 


elementi  ,  e  gii  aftri ,  ma 
le  felve  ,  i  fiumi ,  le  mon- 
tagne ,  i  venti ,  i  fulmini , 
le  tempefte  ,  avellerò  il  lo- 
ro Genio  particolare  ,  che 
vi  prefiedefle  è  Mallet  Introd- 
alla  Stor.  di  Danimarca  .  * 
b  Cuculialo  ,  Signore  dell'  Ifo- 
la di  Schy  ,  non  impropria- 
mente chiamata  /'  Ifola  del' 
la  nebbia  ,  perchè  gli  alti 
fuoi  monti  ,  fopra  di  cui 
s'  arreftan  le  nuvole  dell' 
Oceano  Occidentale  ,  vi  ca- 
gionano una  cjuafi  perpe- 
tua pioggia  . 


(XXXII) 
L'unghia  di  Duronal,  Sifadda  infrange* 
Pefta  corpi  d' Eroi  :   rafa  la  pugna 
Sta  dietro  lor ,  quai  rovefciati  bofchi   3° 
Nel  deferto  di  Cromia,  allor  che  '1  turbo   440' 
Sulla  piaggia  pafsò  carco  dei  tetri 
Spiriti  dejla  notte  ambe  le  penne. 
Vergine   d'  Iniflorre  a  allenta  il  freno   3r 
Alle   lagrime   tue  ,   delle  tue   ftrida 
Empi  le   balze,  il   biondo   capo    inchina      445 
Sopra  V  onde   cerulee,  o  tu  più  bella 
Dello  fpirto  dei   colli  in  fu  '1  meriggio, 
Che   nel  filenzio  dei  Morvenj  bofchi 
Sopra  d'  un  raggio   tremulo  di   luce 
Move   foavemente  :   egli  cadeo .    32  450 

E1  baffo   il    tuo   garzon  ;   pallido  ei    giace 
Di    Cucullin   fotto    la    fpada  ;   e  '1    core 
Fervido  di  valor  ,  più  nelle  pugne 

Non 

io  La  vergine    d'    Iniflorre    era  lo    dei  Re  d'  ìnifcona  ,  che 

la  figlia  di  Corto ,    Re    d'  fi  fuppone  una    della    Ifole 

Iniftorre  ,    o  fia  dell'  lfole  di  Setland . 
Orcadi  .  Trcnar  era   frate!- 


(XXXIII) 

Non   fia  che  fpinga  il  giovinetto   altero 
De'  regi   il   fangue   ad   emular.  Trenarre     455 
L'  amabile  Trenar ,    donzella ,  è   morto . 
■*  Empion   la  cafa  d'  ululati   i   fidi 
Grigi    fuoi    cani  ,   e    del    Signor    diletto 
Veggon    1'  ombra    pafìar .   Nelle    fue    fale 
Pende   V  arco    non    tefo,    e    non    s' afcolta    460 
Sul    colle    de'  Tuoi    cervi    il    corno    ufato . 
Come  a   fcoglio   mille    onde ,   incontro   Erina 
Tal  di   Svarau   va    1'  olle ,   e   come    fcoglio 
Mille   onde    incontra,  di    Svarau   la   poffa 
Così  Erina  incontrò.   Schiude  la  morte   3  3   465 
Tutte   le    fauci    fue  ,   tutte  V  orrende 
Sue    voci    innalza,    e    le    frammifehia    al    fuo^r 
Dei    rotti   feudi  :   ogni   guerriero   è    torre 
D'  ofeuritade ,   ed    ogni   fpada    è    lampo . 
C 


aCredevafi  in  que'  tempi  cke  dopo  morte    gli i 

appena    ufeito    di    vita  un  ghi   che     folea     6  ; 

Eroe  ,  la  fua  anima  andaf-  vivendo        Cred       fi     pare 

fé  immediatamente  fopra  i  che  i  cani     ^j   i'ca\    ì\\  ve- 

fuoi  colli   ,    e  frequentarle  4*ifero  l'ombre  dei  moni  . 


(XXXIV) 

Monti  echeggiano,  e  piagge ,  al  par  di  cento  34-  470 
Ben   pefanti   martelli   alternamente 
Alzantifi ,  abbattami!!  fui  rollo 
Figlio   della   fornace   " .    E   chi   fon  quelli   3S 
Quelli   chi   fon ,    che   tenebrofi ,    orrendi 
Vanno   con   tal   furor?   veggo   due  tuoni ,    475 
Due   folgori    vegg'  io  :    turbati   intorno 
Sono   i    colli   minori ,   e   trema  il   mufco 
Sull'  erte   cime   delle  rupi   annofe. 
E   chi   fon   quelli   mai,  fuorché   il    pofTente 
Figlio   dell'  Oceano,   e  '1   nato  al  carro   *    480 
D'  Erina   correttor  :   tengon   lor   dietro 
Spedi   fui   piano  ,  ed   anelanti   fguardi 
Dei  fidi  amici,  alla  terribil  villa 
Turbati ,  incerti  :  ma   già   già    la   notte    l6 
Scende,  e  tra  nubi  idue  campioni  involve ,  485 

E 


a  II  ferro  rovente  .    *  trano  fpeflo    quefte    efpref- 

b  I   Regoli  ,   e  i  Signori  della  (ioni  :   Nato  al  carro  ,  Figli» 

Bretagna    tifavano    il  car-  del  carro  ,    eh'  è     quanto  a 

ro  ,  in  fegno  del  loro  ara-  dire  nato  al  trono  . 


do  .  Quindi  è  che  ; 


(  X  X  X  V  ) 

"E  all'  orribil   conflitto  ornai   dà  pofa . 

Di  Cromia   intanto   fuirirfuto   fianco 
Pofe   Dorglante   i   cavrioli  ,   e   i   cervi , 

'     Felici   doni   della   caccia   *   in&anzi 

Che   lafciaflero  il   colle    i   forti    Eroi.  490 

*   Cento  guerrieri  e   raccor  fcope   in  fretta 
Danfi  ,   trecento  a   fcer   le   lifcie  pietre, 
Dieci  accendon  la  fiamma  ,  e  fuma    intorno 
L'apprettato  convito.   Allor  d' Erina 
Il   generalo  duce   in   cotal  guifa  495 

Se  fteffo   rampognò.    37   Sulla   raggiante 


a  Neil'  originale  :  la  fortune 
della   caccia  . 

h  La  Tradizione  ci  ha  traf- 
iiK'ilk  1'  antica  maniera  d' 
appreftar  il  convito  dopo 
la  caccia  .  Formavafì  un 
pozzo  intonacato  di  pietre 
lifcie .  Intorno  ad  elfo  fi 
raccoglieva  un  cumulo  d' 
altre  pietre  lifcie  e  piat- 
te del  genere  delle  focaje  . 
Qii^fte  ugualmente  ciré  il 
pozzo  fi  nfcaldavano  con 
le  fcope  .  Poi  fi  deponeva 
una  parte  della   cacxiàgto- 


2  Lan- 

ne  nel  fondo  del  pozzo  , 
ricoprendola  con  uno  ftra- 
to  di  pietre  ,  e  cosi  face- 
vano fucceffivamente  ,  fin 
che  il  pozzo  Veniva  a  riem- 
pierfi  .  Il  tutto  poi  fi  ri- 
copriva con  le  fcope  per 
impedir  il  fumo.  Se  ciò 
fia  vero  ,  non  pollo  dirlo  . 
So  bene  che  fi  moftraho 
anche  al  giorno  d'  oggi  al- 
cuni pozzi  j  i  quali  il  vol- 
go dice,  che  folevano  ler- 
vir  a  cui  cri'  ufo  . 


(XXX  V  l  ) 

Lancia,  chinoffi ,   e  a   Carilo   *  fi   vette,. 

Canuta   prole  di  Chinfena  ,  e  dolce 

Figlio  de' canti:   e  per  me   folo   adunque 

S'imbandirà,  quefto  convito,  e  intanto         50© 

Starà  il  Re  di  Loclin   falla,  ventofa* 

Spiaggia   d' Ullina   *  abbrividato,  e   lungi 

Dai  cervi  de' fuoi   colli,   e  dalle   fale 

De' fuoi   conviti?  or  via  Carilo  forgi, 

Porta   a.  Svaran   le  mie  parole:   digli;  505: 

Che   la   mia  fella  io  fpargo  :   ei.  venga,  in  quella 

Ore   notturne  ad  afcoltare  il   fuono 

De' miei   bofeherti,  on  che  gelati.,  acuti 

Pungono  L  venti  le  mai-ine  fpume-.. 

Venga,   e  la  dolce  arpa  tremante  ,,  e  i  canti,   jjjq-. 

Afeolti  degli  Eroi.  Carilo  andònne: 

Con  T  armonica   voce ,   e  cosi  diflfe 

Al  Re  dei  bruni  feudi:  Efci  dall'irte 

Pei: 

#  Celebre  Cantore  di  Cueul-     b  Ulfter ,  provincia  deli'  Ir» 
lino  .  Cean-feana  ,  Capo  del         landa  . 

popolo  » 


C  X  X  X  V  ì  ì  ) 

Pelli  della   tua   caccia ,   «  ,  efei   Svarano 

Signor  dei   hofehi  :    Cucullin   diffonde  5  1  3 

La  gioja  delle   conche  ,   e   a   fé   t'  invita  * 

Vieni  o  Svaran  .   Quei    non  parlò  ;  muggio  ,    38 

Simile   al   cupo   brontolio   di    Cromia 

Di  temperie  forier  :    Quand'  anche ,  Erina  ,    3P 

Le  giovinette   tue   mi  ftendan   tutte  320 

Le    lor  braccia  di  neve  ,   e  faccian  moftta 

Dei   palpitanti  petti ,  e   dolcemente 

Girino  a  me  gì'  innamorati  fguardi  ; 

Fermo  <?uai  mille   di  Loclin  montagne 

Qui   Svaran   rimarrà,  finche  '1  mattino        32$ 

Venga   co'  raggi   fuoi  dal  mio  Oriente 

A  rifehiarar  di  Cucullin   la  morte  . 

Grato  mi  freme   nelP  orecchio  il   vento 

Che   percote    i   miei  mari  :   ei   nelle    farte 

Parlami,    e   nelle    vele,  e   mi   rimembra      53C 

I  verdi  bofehi  di  Gormal ,   che  fpeffo 

C      3  A' 


a  Cioè    :     lafcia    le  pelli    delle  quali  ti  fai  fdrajato  . 

fitre  uccife  in  (accia  [opra  le 


(XXXVIII) 

À'  miei   venti   echeggiar,  quando   roffeggia 
La   lancia  mia  dietro  le  belve  in  caccia. 
A  Cucullin  tu  riedi  :  a  ceder  penfi 
L'  antico  trono  di  Cormano  imbelle;  535 

O   ì   torrenti   d'  Erina  al  nuovo  giorno 
Alle  lue  rupi  moftreran  la  fpuma 
Rotta  del   fangue   del   domato   orgoglio. 
Carilo  ritornò  :   ben ,  diflfe ,   è   trifta 

La  voce  di  Svaran.   Ma  fol    per   lui ,  4°      54® 
Ripigliò  Cucullin  :   tu  la  tua   fciogli 
Carilo  intanto,  e  degli  antichi  tempi 
Rammenta   i    fatti;    fra   le   ftorie ,  e   i   canti 
Scorra  la   notte  :   entro   il    mio   core    infondi 
La  dolcezza  del  duol  :   che  molti  Eroi,  *  ,    545 
E  molte   vaghe   vergini   d'  amore 
Già  fiorirò   in    Erina ,  e   dolci   ali*  alma 
Scendon  le  note  del  dolor,  che  s'  ode 

4*   Of. 


a  II   fenfo  piti  chiaramente  è  gualche  cannone  0  tua  ,  0  di 

cjuefto  .   Cantaci  qualche  fio-  CJfian  .  * 

rta  0   lriar.dcfe     e   Scozjz,efe  , 


(XXXIX) 

41  Offian   cantar  là  d' Albion  *  fu  i  monti, 
Quando  cefsò  la  romorofa  caccia ,  5  5  : 

E  s'  arrefta  ad   udir  V  onda   del  Cona.  b 

Venne   in   Erina   nei   paflfati   giorni ,  4* 
Ei  cominciò  ,   dell'  Ocean  la  ftirpe . 
Ben  mille  navi  barcollar  full'  onde 
Ver  P  amabile  Ullina .  Allor  s'  alzaro         555 
I  Figli  d'  Inisfela ,  e  ferfi  incontro 
Alla  fchiatta  dei  feudi.  Ivi  Cairba 
Cima  dei  duci ,  ed  ivi  era  pur  Gruda 
Maeftofo  garzon  :   già  lunga  riffa 
Ebber  tra  lor  pel  variato  toro,  560 

Che  nella  valle  di  Golbun  c  muggia. 
Ciafcun   volealo,   e   fu  più   volte   il   fangue 
G     4  So- 

s  Albione  è  il  nome  genera-  che    feorre    per     mezzo    a 

le  della  Bretagna  .   Ma  in  Glenco  ,    nella    Contea  d' 

quefte  Poefie  fi  prende  per  Argyle  .  Uno  de'  colli ,  che 

la    Scozia    Occidentale    in  circondano  quella  piacevo- 

im  fonfo  più  riftretto  e  più  liifima  valle  ,    ritiene  an- 

proprio  .    La  voce    Albione  cora  il  nome  di  Scorna-fe- 

deriva     dall'  altra    Alpe  ,  na  ,    o  fia  il  Colle  del   po- 

paefe  montuofo  .  polo  di  Fingal . 

"h  II  Cona  qui  nominato  è  e  Golb-bhean  .  Collina  bijìorta  . 
forfè   quel   picciolo   fittine 


(  X  L  ) 

Sopra  la  punta  delle  forti   fpade . 
Pur  nel    gran    giorno   1'  un   dell'  altro   a  lat» 
Pugnar  que' prodi ,    gli  ftranier  fugpiro.  43    565 
Qual   nome   fopra   il  colle   era  sì    bello 
Quanto    Gruda,   e    Cairba?   ah  perchè   mai 
Tornò  '1   toro  a  muggir?   quelli   mirarlo 
Trefcar  bizzarro ,   e   faltellar   fui   prato 
Candido  come  neve,   e   fi   raccefe  57© 

L'  ira   dei  duci  :   in   full'  erbofe   fponde 
Del   Luba   *   elfi   pugnaro ,   e  '1   maeftofo 
Gruda  cadèo  :   venne   Cairba  ofcuro 
Alla  valle  di  Tura .   Ivi  Brefilla   * 
Delle   forelle   fue   la  più   leggiadra  575 

Sedea   foletta ,  e  già  pafcendo  il   core 
Coi   canti  della   doglia .   Eran   fuo  canto 
Le  prodezze   di   Gruda ,   il   giovinetto 
44  De'  fuoi   penfier   fegreti   c  ;    ella   il   piangea 

Co- 


tfLubar,    fiume   in    Ulfter  ,     e  L'Originale  :   della  fua  ani- 

da  labhar  .  ftrepitofo  .  ma  fegreta  . 

h  Br;ifTolis  .  Donna  di    candido 

Uno  . 


(XLI) 

Come    già    fpento   nel   campo   del   fangue,    58» 

Pur   iofìeneala   ancor  picciola   fpeme 

Del  ilio  ritorno .  Un   cotal  poco  ufeia 

Fuor    delle    vefti   il   bianco   fen ,  qual  Luna 

Che  da   nubi   trapela  :   avea   la   voce 

Dolce   più   ch'arpa  flebile  gemente:  585 

Fiffa  in    Gruda   avea   V  alma ,   era   di  Gruda 

Il  fuo  fegreto  fofpiretto,  e    '1   lento 

Furtivo  fogguardar  delle  pupille . 

Gruda  quando    verrai?   guerriero   amato 

Quando    ritorni  a  me?  Venne    Cairba  59© 

E  sì   le   diflfe  :   or  qua  Brefilla   prendi 

Quello   fanguigno  feudo  ;  entro   la  fala 

L'  appendi    per   trofeo  :   la   fpoglia    è   quella 

Del  mio  nemico .  Alto  tremor  le  feoffe 

Il  fuo  tenero  cor;   vola   repente  595 

Pallida ,  furibonda ,   il  fuo  bel   Gruda 

Trovò   nel   fangue  ,   e  gli   fpirò   fui   petto . 

Or  qui  ripofa   la   lor  polve,  e  quelli 

Due  mefli  tafii  foiitarj  ufeiro 

Dì 


(XLII) 

Di  quella  tomba,  e  corfcro  anelanti  eoo 

Ad  abbracciarli  con  le  verdi  cime. 

Tu  fui  prato ,  o  Brefilla ,  e  tu  fui  colle 

Bello   eri ,  o   Giuda  :   il  buon  cantor  con  doglia 

Rimembrerà  i  tuoi  cafi ,  e  co'  fuoi  vera 

Confegnerà  quelli  amorofi  nomi  605 

Alla  memoria  di  remote  etadi . 

Dolce  è  la  voce  tua,  Carilo,  e  dolce 

Storia  narrarti  :  ella  fomiglia  a  frefca 

Di  primavera  placidetta  pioggia 

Quando  forride  il  Sole,  e  volan  levi         610 

Nuvole  fottiliffime  lucenti . 

Deh  tocca  1'  arpa  e  fammi  udir  le  lodi 

Dell*  amor  mio  ,  del  folitario  raggio 

Dell'  ofcura  Dunfcaglia  ;    a    ah  tocca  1'  arpa  , 

Canta  Bragella  :   io  la  lafciai  foletta  615 

Nell'ifola  nebbiofa.  Il  tuo  bel   capo 

Stendi  tu,  cara,  dal  nativo  fcoglio, 

Per  difcoprir  di  Cucullin  la  nave? 

Ah 

'Dunfcaich  .    Nome  del  palagio  di  Cucullino. 


(  X  L  I  I  I  ) 

Ah  che  lungi  da  te  rattiemmi  ,    o  cara, 

L'invido  mar  :    quante  fiate  ,    e  quante     6iq 

Per  le  mie  vele   prenderai  la  fpuma 

Del   mar  canuto  ,   e  ti  dorrai  delufa  ! 

Ritirati,  amor  mio,  notte  s'avanza, 

E  '1  freddo  vento  nel   tuo  crin  fofpira . 

Va  nelle  fale  de'  conviti  miei  625 

A  ricovrarti,  e  alle  pattate  gioje 

Volgi  il  pender;  che  a  me  tornar  non  lice, 

Se  pria  non  cefla  il  turbine  di  guerra . 

Ma  tu  fido  Conal ,  parlami  d'  arme , 

Parla  di  pugne  ,    e  fa  m' efca  di  mente;  45    650 

Che   troppo   è   dolce   la   vezzofa   figlia 

Del  buon  Sorglan ,  l' amabile  Bragella 

Dal  bianco  fen ,    dalle  corvine  chiome  . 

Figlio   di  Semo,   ripigliò  Conallo 

4<*A  parlar  lento,  attentamente  offerva  63 5 

Del   mar  la  ftirpe ,   i  tuoi  guerrier  notturni 
Manda  all'  intorno ,  e  di  Svaran  la  poflfa 
Statti  vegliando.  Il  pur  dirò  di  nuovo, 

Per 


(  X  L  I  V  > 

Per  la  pace   fon' io,   finché   fia  giunta 

La  fchiatta   del  deferto,  e   che   qual   Sole     64* 

L' alto  Fingallo  i  noftri  campi  irraggi .  47 

Cucullin  s'acchetò,   colpì   lo   feudo 
Miniftro  di   terror  ;   mofferfi   torto 
I  guerrier  della  notte ,   e   fu   la   piaggia 
Giacquero  gli  altri  al   zufolar   del   vento.    645 

<* L'ombre   de'  morti   intanto   ivan   nuotando 
Sopra  ammontate   tenebrofe    nubi , 
E  per  lo  cupo   filenzio  del   Lena 
S'  udiano  ad  or  ad  or  gemer  da  lungi 
Le  fioche   voci,  e  querule  di  morte.  650 

OS- 


jì  Fu  per  lungo  tempo  opi- 
nione degli  antichi  Scozze- 
fi  ,  che  un'  ombra  s'  udin*e 
{trillare  vicino  al  luogo  , 
ove  doveva  in  breve  acca- 
dere la  morte  di  qualche- 
duno  .  I  ragguagli  che  fi- 
no al  giorno  d'  oggi  dà  il 
volgo  di  queflo  ftraordina- 
rio  foggetto  ,  fono  molto 
poetici  .  L'  ombra    compa- 


risce fopra  una  meteora  ; 
circonda  due  o  tre  volte  il 
luogo  ove  quello  ha  da 
morire  *,  é  poi  va  lungo  la 
ftrada  ,  per  cui  dee  palTa- 
re  il  funerale  ,  (trillando 
di  tratto  in  tratto  .  Fi- 
nalmente là  meteora  e  1' 
ombra  fparifeono  vicino  al 
luogo  della  fepoltura . 


(UV) 

OSSERVAZIONI 

AL    CANTO     L 


i.TL  Poeta  fi  moftra  tofto  quale  egli  è  in  tutte  le 
A  Tue  opere  .  Egli  entra  francamente  in  materia, 
ienza  perderli  in  preamboli  .  La  propoiìzione  vera- 
mente ferve  alla  chiarezza  ,  e  fifla  Y  idea  e  1'  uni- 
ta dell'  azione  .  Pure  non  è  atfolutamente  neceifa- 
ria.  Tutto  giorno  fi  raccontano  mille  ftorie,  e  no- 
velle, fenza  premettervi  alcuna  cofa.  La  Mufa  era 
una  divinità  incognita  ad  Oman:  per»  non  poteva 
implorarne  il  foccorlo .  Ma  quando  egli  Y  avelie  co- 
nofeiuta  ,  io  credo  che  potette  difpenfarfi  da  quello 
■cerimoniale.  L'  invocazione,  dicono  i  Critici,  acqui- 
la fede  alle  cofe  ,  giuftifica  il  mirabile  ,  e  concilia 
dignità  al  Poeta,  facendolo  comparire  ifpirato.  Quan- 
to al  primo,  potrebbe  dirli  piuttofio  eh'  ella  genera 
diffidenza.  "  Sappiamo,  dicono  le  Mufe  appretto  Efio- 
do  ,  raccontar  molte  bugie  ,  fimili  al  vero  .  „  Ri- 
guardo al  mirabile ,  fé  quello  mal  s'  accorda  col  veri' 
fimile ,  e  col  conveniente  ,  1'  invocazione  difonora  la 
Mufa,  in  luogo  di  giuftifkar  il  Poeta.  Oflìan  il  di 
cui  mirabile  non  ripugna  al  buon  fenfo  ,  non  avea 
bifogno  di  mallevadori  .  Finalmente  è  meglio  che  1* 
ifpirazione  apparifea  dallo  flile,  che  dall'  avvifo  dell' 
autore.  Oman  non  efpone  1"  affilio  di  Poeta.  Si  cre- 
de d'  afcoltar  un'  uomo  ordinario,  che  racconti  un 
fatto.  Ma  la  divinità  che  lo  agita  non  fi  farà  fen- 
tire  che  con  più  forza  .   Non  fumum  ex  fulgore ,  fed  ex 

■    fumo  dare  lucem   Pojlulai.    * 

Z.  Neil'  Originale  fono  frequenti  le  parole  compofie.  Io 
non  ho  trafeurato  quella  energica   beilez-za ,  di  cui  la 

l'in- 


(  X  L  V  I  } 

lingua  Italiana  è  fufcettibile.  Ma  nel  tempo  ilkfld 
ho  procurato  di  sfuggir  la  durezza,  e  la  ftravaganza 
della  compunzione.  * 

3.  Quella  iperbolica  immagine  corrifponde  egregiamen- 
te alla  gigantefca  Itatura  dei  popoli  Settentrionali 
attediata  da  tutti  gli  Storici  antichi.  Avvertali  ino!'» 
tre  che  quel  che  parìa  è  un'  uomo  {paventato.  Ome- 
ro nel  ;}.  dell'  Iliade  v.  754.  ufa  una  limile  efpref- 
iione,  ma  in  un'  occalìone  molto  diverfa .  Ettore  an- 
dava impetuofamente  per  animare  i  Trojan! ,  e  ricon- 
durli alla  battaglia.  A  quello  propofiro  Omero  ,  lo 
paragona  ad  un  monte  nevoio.  0"pcì'  viQawri  ìotxd;\ 
Vorrei  ben  veder  qual  convenienza  vi   lolle  tra  un' 

•  uomo  che  corre,  anzi  vola,  e  un  monte  di  neve,  il 
quale  è  probabile  che   ftefie  fermo.  * 

4.  Le  relazioni  per  dialogifmo  fono  molto  in  ufo  ap- 
pretto i  Poeti  antichi.  Elle  hanno  molta  energia  ed 
evidenza,  e  perciò  fono  più  confacenti  alla  Poefia . 
Ma  è  da  ofTervarfi  che  quella  bellezza  poetica  deve 
T  origine  alla  rozzezza  delle  menti  nei  fecoli  pri- 
mitivi .  Il  rilevar  lo  fpirito  d'un  difcorfo,  e  farlo 
fuo  nel  riferirlo,  non  è  proprio  che  d'  un  ingegno  ri- 
fleffwo,  ed  efercitato.  Cosi  vediamo  che  le  relazio- 
ni delle  perfone  del  volgo  fono  quali  fempre  dram- 
matiche. * 

5.  Una  delle  regole  intorno  al  carattere  dell'  Eroe  d* 
un  Poema  ,  fi  è  che  la  prima  idea  che  fi  prefen- 
ta  di  lui ,  ci  prevenga  favorevolmente.  Alcuni  Poeti 
fanno  elfi  medefimi  i  ritratti  dei  loro  Eroi.  Ma  il 
modo  più  femplice  inficine  e  più  artifi/iofo  è  quel- 
lo di  farli  rifaltare  indirettamente.  Nilfuno  conobbe 
quella  finezza  meglio  di  Oflian.  Fingal  non  compa- 
ri fce  che  nel  terzo  Canto  ,  e  fembra  che  il  prin^ 
cipala  attore  (fia  Cucullino.   Ma   il   fuo  nome  fi  pre- 


(XLVIi) 

fenta  fui  bel  principio  in  un  tale  afpetto  ,  che  fa 
prefentir  ben  torto  1'  Eroe  del  Poema  .  Svarano  il 
filo  nemico  ,  1'  invafor  dell'  Irlanda  ,  in  mezzo  al- 
le fue  bravate  non  teme  che  il  paragone  di  Fingal . 
Quali'  idea  non  dobbiam  concepirne  !  Vedremo  varj 
altri  tratti  d'ugual  finezza  .  Omero  non  s'è  piccato 
d'una  condotta  sì  delicata.  Apprettò  di  lui  gli  Eroi 
più  importanti  dello  fletto  partito,  non  che  i  nemi- 
ci ,  fi  trattano  reciprocamente  da  codardi  e  da  vili . 
Come  potrà  ammirarli  il  lettore  ,  fé  fi  difpregian 
tra  loro?  * 

6.  Ho  ammollite  un  poco  refpreflìoni  caricate  dell* 
Originale  :  I  nojìri  talloni  rovefeiarono  il  bofeo  :  le  ru- 
pi caddero  dal  loro  [ito.  La  mia  traduzione  dà  a  que- 
lle parole  l'aria  di  quella  figura  che  attribuifee  il 
fenfo  alle  cofe  inanimate  .  Del  redo  il  carattere  di 
Svarano  brutale  ,  e  {tondamente  feroce  giuftifica  V 
eccetto  di  quella  immagine  .  Havvi  un  Juogo  limile 
nel  Canto  5.  che  non  ammette  quella  difefa  .  Veg- 
gafi  1'  Oflervaz.  6.  dopo  etto  Canto .  * 

7.  Fingal  è  il  primo  Eroe  del  Poema.  Cucullino  il  fe- 
condo .  Il  carattere  dell'uno  e  dell'altro  è  grande  , 
generofo,  ed  interettante .  Ma  quel  che  più  partico- 
larmente diftingue  Cucullino  in  quello  Poema  ,  fi  è 
un  delicatittìmo  fenfo  d'onore.  Oifian  con  uno  fqui- 
fìto  giudizio  dittribuì  le  parti  a  quelli  due  gran  per- 
sonaggi, fenza  che  lo  fplendor  dell'uno  pregiudicaf- 
fe  a  quello  dell'altro.  Cucullino  è  l'Eroe  del  primo 
Atto:  Fingal  compifee  l'azione.  * 

8. Può  vederli  un  quadro  più  vivo,  più  animato,  più 
variamente  atteggiato  di  quello  ?  „  L'  arte  del  Poe- 
3,  ta  ,  confiderato  puramente  come  deferittore  (  dice 
„  un  celebre  Autor  moderno  )  è  di  non  offrir  alla  vi- 
„  Ha  fé  non  fé  oggetti  in  moto  ,   ed  anche  di  ferir  fé 

«  fi 


(XLVIII) 

f»  fi  pub  molti  fenfi  ad  un  tempo.  „  Se  così  è,  Of- 
fian  merita  il  nome  di   Poeta  per  eccellenza.  * 

9.  Quefio  è  '1  quadro  ifteflò  lotto  un  altro  punto  di  vi- 
lla .  Il  primo  cagionò  una  commozione  più  viva  : 
quello  fa  un'  imprellion  più  forte  e  protonda  .  * 

io.  Oifian  è  abbondanti  ffii.no  di  comparazioni  :  qualità, 
la  quale  è  comune  ai  poeti  più  antichi  di  tutte  le 
nazioni .  L' imperlezion  della  lingua  le  introduffe  ,  e 
il  grand' effetto,  che  fanno,  le  accreditò  nella  Poefia- 
La  loro  foverchia  frequenza  può  bene  efler  difappro- 
vata  dai  Critici  rigidi  che  meditano  a  (angue  fred- 
do .  Ma  qualora  queflo  magnifico  difetto  ci  fi  pre- 
lenta  ,  eflb  abbaglia  e  feduce  nel  punto  che  fi  vorria 
condannarlo  ^  e  il  fentimento,  com'è  dritto,  la  vin- 
ce fopra  il  rifletto  .  Giova  qui  di  ofTervare  che  lo 
fpirito  di  comparazione  è  forfè  la  qualità  più  effen- 
ziale  della  Poefia.  L' ufizio  del  Poeta,  come  rappre- 
fentatore  fantastico,  è  di  raccoglier  tutte  le  fomiglian- 
ze  delle  cofe  :  e  il  corpo  del  linguaggio  Poetico  è 
in  gran  parte  comporto  di  comparazioni  riftrette  .  Del 
retto  le  frequenti  comparazioni  fono  comuni  sA  Of- 
fìan  ,  e  a  tutti  i  Poeti  antichi  :  ma  pochi  divido- 
no con  lui  la  gloria  della  loro  ilraordinaria  bellezza  .  * 

11.  Il  carattere  di  Connal  è  anch'elfo  d'un  genere  di 
cui  non  v'  ha  efempio  in  Omero  .  Egli  è  un'  Eroe 
faggio,  e  moderato.  Benché  gran  guerriero,  configlia 
femprc  la  pace.  E  prudente  ,  ma  non  della  pruden- 
za ciarliera  di  Netlore .  Non  fi  altera  né  per  la  po- 
ca riufcita  de' fuoi  configli  ,  né  per  gli  alimi  rim- 
proveri ingiufti  :  ma  fegue  tranquillamente  a  far  1* 
ufizio   di  faggio  capitano,  e  d'amico  fedele.  * 

i2.Notifi  quello  tratto.  Il  difTuader  Cucullino  dal  com- 
battere colf  idea    del  fuo  pericolo  ,    farebbe  fiato  un* 
offendere  la  grandezza  d' animo  di    quell'Eroe.  Con- 
nal 


(  X  L  I  X  ) 

nal  con  quelle  parole  gli  mette  in  vifia  ,  che  qui 
non  fi  tratta  principalmente  citila  Tua  gloria  ,  ma 
della  falvezza  del  fuo  pupillo,  ed  infinua  quella  ec- 
cellente maflìma  ,  che  l'onor  privato  deve  ceder  al 
dovere.  * 

j  5.  Quello  fentimento  benché  fembri  derogare  all'ero- 
ifmo  di  Finga!  ,  pure  tende  ad  innalzarlo  .  Egli  è 
qui  rapprefentato  come  il  modello  del  valore  ;  e  il 
dire  ch'egli  fcanferebbe  la  battaglia,  non  è  per  al- 
tro fé  non  perchè  Cucullino  troppo  delicato  in  que- 
lle materie,  non  fi  recaffe  a  diionore  di  far  lo  ltef- 
fo .  Così  Agamennone  nel  7.  dell'  Iliade  per  dif- 
fuader  Menelao  dal  combatter  contro  di  Ettore,  gli 
dice  che  Achille  ifteffo  tremava  di  fcontrarli  con 
quel  guerriero  ;  quantunque  ben  (aperte  eh'  Ettore 
all'oppofto  non  ofava  ufeir  delle  mura  per  timor  d' 
Achille  .  Ove  fi  oflervi  eh'  ivi  Agamennone  dice 
crudamente  a  Menelao,  ch'Ettore  è  affai  più  forte 
di  lui .  Qui  Connal  non  paragona  il  valore  di  Sva- 
rano con  quello  di  Cucullino  ,  ma  folo  la  fuperiori- 
ta  delle  forze  del  primo  colla  fcarlezza  delle  trup- 
pe Irlandefi.  * 

14.  La  fedatezza  Eroica  di  Connal  fa  un'  eccellente 
contralto  con  la  ferocia  di  Calmar,  efpreffa  poc'anzi 
coi  più  forti  colori.  Quefto  difeorfo  è  nel  fuo  gene- 
re un  modello  di  perfezione.  Connal  ribatte  con  di- 
gnità, e  con  una  modeftia  piena  di  grandezza  gl'in- 
lutti  di  Calmar  ;  poi  traforandolo,  fi  rivolge  grave- 
mente a  Cucullino  ;  lo  configlia  a  facrificar  la  fua 
gloria  alla  ficurezza  del  fuo  pupillo  ,  e  termina  con 
una  rifoluzione  rifpettofa  infieme,  ed  eroica.  Arilto- 
tele  loda  Omero  per  aver  introdotti  i  difeorfi  nel 
Poema  Epico  :  ma  vorrei  che  mi  fi  dicefie  quanti  fé 
ne  trovino  nell'Iliade  di  fimil  genere.  * 

D  15.  Of- 


(  L  ) 

^.Oflìan  è  fecondo  d'  epifodj  .  Le  regole  più  Tevere 
vorrebbero  che  quelli  folfero  come  ftrumentti  dell' 
azion  principale,  e  ferviifero  di  mezzo,  o  d'  oftaco- 
lo.  Ma  niflun  Poeta  fi  all'oggetto  perpetuamente  a 
quella  ecceifwa,  e  non  necefTaria  rigidezza .  Quali  la 
metà  dell'  Eneide  è  comporta  d' Epifodj  che  potreb- 
bero levarti,  lenza  che  l'azion  principale  ne  foffrif- 
fe  alcun  danno.  Balla  dunque  che  gli  Epifodj  fieno 
chiamati  naturaìmente  da  qualche  circoltanza  del 
foggetto,  e  che  fie'uo  collocati  in  luogo  opportuno  . 
Il  preferite  ,  e  varj  altri  hanno  tutte  e  due  quelle 
qualità.  In  qualche  altro  fembra  che  manchi  un  po- 
co  la   prima  .   Vedi   più   (otto  l'ofTerv.  42.  * 

16.  Chi  avrebbe  mai  creduto  che  la  nebbia  potette 
grefentarej  una  comparazione  così  gentile  ?  Peccato 
che  la  bocca  d'un  brutale,  come  coltui,  la  difonori, 
un  poco  .  Certo  non  poteva  immaginarfi  una  cofa 
più  vaga  ,  più  fina,  e  più  propria  per  rapprefentar 
con  un  lolo oggetto  una  chioma  lifeia,  bionda,  crefpa  , 
e  ondeggiante  tutto  ad  un  tempo  .  Ecco  di  quelle 
fquifitezve  che  fi  cercherebbero  indarno  in  Omero  . 
L'autor  degli  Annali  Tipografici  parlando  della  dif- 
ferenza che  paffa  tra  Omero,  ed  Olfian ,  trova  un 
vantaggio  a  favor  del  primo  nella  natura  del  cli- 
ma.,, Egli  è  ridente,  dic'egli,  nella  Grecia,  e  nell' 
„  Afia  minore  :  laddove  il  noflro  Poeta  non  aveva 
„  altri  fpcttacoli,  che  immenfe  forelte  ,  vafti  e  fle- 
„  ri I i  deferti  ,  montagne  coperte  di  neve  ,  nebbie 
„  eterne,  mari  burrafeofi,  e  cinti  d'orribili  fcogli.,, 
Ciò  è  verillìmo.  Contuttuciò  non  fi  vede  che  il  cli- 
ma ridente  di  Grecia  abbia  ifpirata  ad  Omero  una 
gentilezza  d'  immaginazione  molto  difiinta  .  Laddo- 
ve l'occhio  fagace  di  Offian  rifehiarato  dalla  finez- 
za del   fuo  fpirito  fa  feerger  in  quei    tetri  fpettacoli 

del- 


(LI) 

«Ielle  grazie  inviabili  a  qualunque  altro,  e  talora  la 
fua  iantafia  sforza   la  natura  a  cangiar  d'afpetto.  * 

ij.  Crura  ilints  columna  marmorea  qnx  fondata  Cunt 
fuper  bafes  aureas  .  Cant.  e.  6.  v.  15.  Sii  ut  turris 
David  collum  tuum  e.  4.  v.  4.  Ubera  me  a  fu  ut  tums 
e.  8.  v.  io.  Le  maniere  di  Oflfian  s1  aaoltano  mol- 
tilTimo  a  quelle  delle  Divine  Scritture  .  Anche  que- 
lla  particolarità  ce   lo  deve  render  prezio'o  .  * 

18.  Il  carattere  di  Morna  è  quello  d'una  donna  accor- 
ta infieme  e  rifoiuta  .  Ella  sfugge  una  dichiarazio- 
ne ,  e  cerca  di  diitrar  Ducomano  con  una  ricerca 
che  dovrebbe  intereflarlo  .  Quando  fi  vede  Oretta  , 
abbandona  le  riferve  ,  e  Io  rigetta  con  u:i  fangue 
freddo  il   più  difperante.  * 

19. Come  fa  coglier  bene  il  fuo  tempo  !  dopo  il  frefeo 
fuo  merito  egli  avea  di  che  comprometterli.  * 

20.  Morienfque  fuo  [e  in  vulnere  verfat .  Virg.  L'  erpref- 
fìone  di  QìTiàn  è  più  energica  e  più  gravida  .  La 
morte  dice  molto  di  più  .  Una  ferita  fa  una  fo- 
la immagine  vifibile  :  la  morte  ne  prefenta  un 
riltretto,  e  lo  fpirito  del  lettore  ha  la  compiacenza 
di   fvilupparlo..  * 

21.  Non  v'è  Poeta  paragonabile  ad  Offian  nelle  nar- 
razioni Tragiche  .  Quella  ha  tutti  i  numeri  per 
forprendere  e  icuoter  Io  fpirito  .  Il  carattere  fiero 
di  Ducomano,  l'atroce  negligenza  colla  quale  colui 
riferifee  la  morte  del  fuo  rivale  :  Y  accorre?za  don- 
nefea ,  e  l'arditezza  virile  di  Morna;  lo  itile  rapido 
e  concita;  infine  que'due  gran  colpi  ,  ambidue,  ben- 
ché Umili  -,  inafpettati,  percotono  e  crollano  l'ani- 
ma, e  lafcianvi  un' impresone  profonda  e  complef- 
fa,  che  poi  va  a  fcioglierfi  in  una  dolce  triftezza  . 
Io  ofl'erverb  un'  artifizio  eh'  egli  ufa  coftantemente 
in  sì  fatte  narrazioni,  e  che  moftra  il  gran  màéftrl. 

D     2  Egli 


(  L  I  I  ) 

Egli  da  prima  intereffa  il  cuore  coi  modi  i  più  toc- 
canti. Come  fé  n'è  refo  padrone  ,  lo  precipita  vio- 
lentemente alla  meta  ,  lenza  dargli  tempo  di  pre- 
sentirlo .  Di  più  egli  omette  fpeffo  qualche  circo- 
stanza che  rifchiarerebbe  il  fatto  ,  ma  ne  Snervereb- 
be la  forza  .  Come  qui  ,  non  fi  concepifce  chiara- 
mente il  modo,  onde  Ducomano  fenice  Morna.  Ma 
Odìan  fa  troppo  bene  i  colpi  fegreti  dell'arte  per 
pon  curarli  di  ciò.  Scoppia  il  fulmine  ,  StordiSce  , 
abbaglia,  e  Iafcia  in  un'ofeurita  che  mette  il  colmo 
all'  orrore.  * 

22.  Quel  che  al  fuo  efercito  Sembrava  un  torrente  ,  a 
Svarano  Sembra  uno  feiame  d'infetti  .  Un  tratto  di 
quefta  Sorza,  dice  afSai  più  d'ogni  deferizione .  * 

23.Quef.ta  è  la  deferizione  più  ricca,  più  magnifica,  e 
più  ampia  di  quante  fi  trovino  in  Offian ,  e  Somi- 
glia più  d'ogni  altra  alla  maniera  abbondante  d'Ome- 
ro .  Il  foggetto  lo  meritava  .  Sembra  per  altro  che 
l1  eSploratore  Sia  tornato  troppo  predo,  e  che  Sia  trop- 
po Spaventato  per  poter  aver  offeriate  tutte  quelle 
particolarità  ,  e  riferirle  così  didimamente  .  Ma  fi 
può  dire  ch'egli  è  più  sbalordito  che  (paventato  :  e 
quello  carro  abbaglia  con  tante  bellezze,  che  quefla 
picciola  macchia  retta  afforta  nella  Sua  luce.  * 

T.^.UnQuLe  equorum  ejus  ut  filex  ,  &  rotx  ejus  quaft  ini- 
p-rus  tempejiatis   ISaia   e.    5.   v.    28.   * 

25.Il  Poeta  non  ci  Iafcia  dimenticar  del  fuo  Eroe  . 
Noi  eravamo  immerfi  in  Cuculi  ino  ,  e  nel  fuo  ter- 
ribile apparato.  Finga!  fi  moltra  obbliquamente  ,  e  ci 
richiama  a  Se.  Non  c'è  pericolo  che  la  Sua  affenza 
gli  pregiudichi.  La  fua  immagine  ci  Segue  per  tutto.  * 

26.  Il  lettore  può  paragonar  quella  deferizione  con  una 
Simile  d'Omero  nel  4.  dell'Iliade  v.  446.  Stazio  ha 
felicemente  imitato  Omero  : 


(L  I  I  I) 

]am  clypeus  clypeis,    umbone  repellitur  umòo^ 
Enje  minax  enjh ,  pede  pes,  &  cupide  cufpis . 

27.Quelta  adattati(fima,e  vaga  comparazione  slancia  un 
colpo  di  luce  improvvifa  fulla  terribile  fcena  di  que- 
fta  detenzione  ,  e  fa  Cullo  fpirito  dei  lettori  un'  ef- 
fetto del  tutto  corrifpondente  a  ciò  eh1  ella  rappre- 
fenta.   * 

28.Il  coftume  di  condur  feco  i  Cantori  nelle  battaglie 
era  comune  non  meno  ai  Celti  ,  che  ai  popoli  dil- 
la Scandinavia  .  Olao  Trigguefon  Re  di  Norvegia 
ne  condii  (Te  feco  alquanti  in  una  fpedizione,  e  col- 
locatigli in  una  certa  diftanza  ,  Voi  non  canterete  , 
diffe  rivolto  loro  con  fierezza  ,  quel  che  avete  udi- 
to ,  ma  quel  che  avete  veduto  .  Malie t  Introd.  alla 
Storia  di  Danim.  * 

29.   H",-    oV   'AyiXkvog    ^tyaQv/jt.%    ii.wvyj$   "nrirbi 

%Ti7fi0V      Ò/J.d       VtXVa$       Ti     Kj      UCTTf  ià*U$  '      ai  (J.  art     <T'  U%MV 

Ntp9iV    «Vas    •nri7rxXxy.ro  ■      II.    20.    V.  498. 

Spargit  rapida  ungula  rores 

Sangui/teos ,   mijlaque  cruor  calcatur  arena . 
En.  1.   12.  v.  359.  * 

30. Non  fi  pub  ammirare  abbaftanza  la  forza,  l'aggiì** 
ftatezza,  e  la  finezza  di  quefte  comparazioni  .  Non. 
può  negarfì  che  Omero  non  ne  abbia  molte  piene 
di  fublimità  e  d'evidenza.  Ma  bifogna  parimenti  ac- 
cordare, ch'egli  ne  ha  forfè  altrettante  baffe  ,  e  feon- 
venienti:  e  quelle  ftelTe  che  fono  le  più  pregevoli  , 
rare  volte  abbracciano  infieme  tutte  le  qualità  necef- 
farie  .  Di  più  nelle  fue  comparazioni  non  fi  feorge 
eerta  rarità  di  fcelta  ,  né  molta  lode  d'  ingegno  . 
Omero  per  lo  più  accetta  gli  oggetti  che  lì  prefen- 
tano  :  Offian  fpeffo  li  fceglie  ,  e  talvolta  in  certo 
modo  gli  crea .  * 

3i.0ffervifi  quella  artifìziofa  alternativa   d'affetti  forti, 
D     3  e  pa* 


(  L  I  V) 

e  patetici.  Poco  è  ad  Offian  d'effer  ammirabile  :  il 
fuo  m affini:)  itudio  è  d'  eflkr  toccante  .  Sono  rari  in 
Omero  quelli  tratti  prezioli  di  featimento  ,  o  appe- 
na abbozzati.  Egli  tocca  alle  volte  qualche  partico- 
larità inttreffante  ,  ma  lo  fa  con  uno  Ili  le  così  di- 
atelo ed  unito  ,  che  fa  pochiflìmo  effetto  .  Il  tuono 
del. e  lue  narrazioni  fomiglia  molto  al  canto  delle 
fue  cicale  :  è  lungo,  ed  uniforme  .  La  tenera  Apo- 
flrofe  di  Oflnn  rompe  la  monotonia  dello  ftile  ,  e 
corregge  la  ferocia  che  ifpiranc  le  leene  di  guerra  . 
Solo  tarebbeftato  defìderabile  the  quell'amabile  guer- 
riero avelie  potuto  pi  ut  tolto  cadere  per  man  del  fe- 
roce Svarano,  che  del  virtuofo  Cucul'ino  .  Ma  que- 
lli almeno  non  l'intuita  villanamente  come  fa  quel 
brutale  d' Idomcneo  col  generofo  giovine  Otrioneo 
nel  15.  dell'Iliade.  * 
r;.Chi?  bella  ,  ed  interinante  fofpenfione!  * 
S^.DiLtavit  infeinus    animarti  fuam,  &  apsruit  os  fuum 

ablqnc  itila  termino.  If.  e.  4.  v.  14.  * 
34. Cento  martelli  lembrano  picciola  cola  dopo  tanto 
tracaffo  .  Ma  il  Poeta  non  intende  qui  di  fpiegare 
la  grandezza  del  rimbombo  ,  ma  folo  il  frequente  e 
vicendevole  rimbalzo  dell  Eco  :  nel  qual  fenfo  la 
comparazione  ha  tutta  la  proprietà.  * 

35.  Qiieita  è  una  maniera  generalmente  ufata  da 
Oilìan  per  ilcuotere  improvvifamente  Jo  fpirito  , 
e  fidar  V  attenzione  fopra  un'  oggetto  importan- 
te .  NcHun'  altro  lo  meritava  più  di  quefto  . 
Un  tal  modo  è  pur  frequentiffimo  nella  Poefia 
Ebraica.  * 

36.  Dopo  averci    mefiti  in    un'  afpettazione    sì    grande  , 
il  Poeta  ci    pianta  ,    e  copre     la    Scena  .     Qucfta    è 
una    crudeltà    molto     artifiziofa   .     Ella    attacca,    e 
tiene  in  moto  Io  fpirito:  delude  la  cu/iofìrà  per  ec- 
citar- 


(XV) 

citarla  maggiormente,  e  per  foddisfarla  a  Tuo  tempo 
con  maggior  diletto.  * 

37.U  Traduttore  Inglefe  nell'  argomento  di  que!t  > 
Canto,  dice  che  l' ospitalità  verfo  gli  ftefTì  nemici 
tra  un  coftume  degli  antichi  Scozzeii  .  Ma  dal  mo- 
do con  cui  (1  lpiega  il  Poeta  non  par  eh'  ella  fof- 
fe  tanto  univerfale.  Il  fatto  ffa  che  O'fian  conofeeva 
meglio  d'ogni  altro  che  il  Poeta  deve  interellare,  e 
ch'egli  non  può  riufeirvi,  fenza  predare  a'  fuoì  Eroi 
i  tratti  più  dittimi  di  generosità  che  hanno  un 
dritto  incontraihbile  fui  cuore  umano.  Quella  verità 
non  fu  molto  conofeiuta  da  Omero.  Quindi  fi  può 
ammirare  il  fuo  Achille  ,  ma  egli  non  intereflerà 
mài   alcuno .  * 

30.  Non  ci  volea  meno  per  prepararci  a  una  rifpofta 
cosi  brutale .  * 

39.ll  Vico  riconofeerebbe  con  piacere  nella  cruda  fel- 
vatichezza  di  coftui  quo'  primi  Polifemi,  che  fecon- 
do Platone  erano  i  capi  di  famiglia  nella  natura 
felvaggia  ,  e  viveano  nelle  loro  grotte  ,  ricufando 
qualunque  commerzio  e  focieta  .  Nec  vifu  facilis  , 
ree  dittu  affabilis  ulli .  Abborre  tutto  quello  che  non 
è  fuo,  e  fi  fa  centro  della  natura  .  Il  mattino  non 
ha  altro  ufizio  che  di  fèrvft  alla  fua  fierezza  . 
L'  Oriente  appartiene  a  lui  .  Se  il  Sole  fpuntaflfe 
dall'  Irlanda  V  abborriabbe  come  fuo  nemico  .  Il 
Suifim  di  quello  gran  caratter  Ciclopico ,  e  la  fìra- 
nezza  che  ne  iegue  fono  {colpiti  con  una  forza  che 
sbalordifce.  * 

40.  In  due  fillabe  che  gran  fenfo  !  Cucullino  non  de- 
gna nemmeno  d' informarli  di  quel  che  Svarano  ha 
nfpofto,  e  fenza  curarlo,  lo  abbandona  al  fuo  brutale 
carattere.  Notifi  pofeia  la  naturalezza  eia  difinvoltura 
del  pafiaggio  per  introdurre  il  feguente  Epifodio.  * 
D     4  41,  Veg- 


(  L  V  I  ) 

4i.Veggafi  con  che  deferita  e  naturalezza  il  Poeta 
pone  le   proprie    lue    lodi   in   bocca   di   Cucullino. 

42' Se  qualchcduno  domandante  qual  relazione  abbia 
quelf  Epilodio  con  1'  azion  principale,  fi  può  rifpon- 
dere  ,  che  nelle  parti  oziofe  d'un  Poema  ,  il  Poeta 
è  libero  d'inferiori  quelle  descrizioni  che  gli  fembra- 
no  più  naturali  e  opportune.  Quindi  in  tutti  i  Poe- 
mi vtegiamo  gl'intervalli  dell'azione  riempiuti  con 
giochi,  fede,  (acrifizj  ,  e  altre  cole  relative  ai  riti, 
agli  ufi,  e  ai  trattenimenti  di  quella  nazione  .  Ora 
bifogna  metterli  feriamente  nello  fpirito  ,  che  il 
canto  appretto  i  Celti  era  tutto  ,  e  che  nulla  fi 
facea  fenza  il  canto  .  II  pattar  la  notte  fra  i  canti 
era  cofiume  lolenne,  ed  universale.  Le  loro  iilorie, 
la  facra  memoria  de' lor  maggiori  ,  gli  efempj  degli 
Eroi,  tutto  era  confidato  alle  canzoni  dei  Bardi.  Il 
bifogno,  il  diletto,  la  gloria,  la  pietà,  il  dovere  tut- 
to cospirava  a  fomentar  in  quelle  nazioni  il  violen- 
to trafporto  che  nutrivano  per  la  Poefia  .  Ora  fé  i 
canti  dei  Bardi  aveano  tanti  dritti  per  efTer  intro- 
dotti nel  Poema  di  Offian,  e  fé  il  canto,  come  ta- 
le ,  non  ha  veruna  relazione  al  foggetto  ,  io  non 
ci  veggo  maggior  neccflità ,  che  le  tìorie  contenute 
in  quei  canti  debbano  riferirli  al  medefimo  .  Ma  fé 
alcuni  dei  canti  Epifodici  di  Ofiian  non  hanno  una 
relazion  diretta  al  fogetto  particolar  del  Poema,  tut* 
ti  però  Ci  rilerifcono  allo  fpirito,  ed  al  fine  genera- 
le di  quello,  e  degli  altri  Poemi  di  Offian  ,  il  qual 
è  d' ifpirar  grandezza  d'animo,  e  fenfibilità  di  cuore 
col  racconto  d'  avventure  Eroiche,  e  compalìione- 
voli.  * 

43.  Da  quefte  parole  il  Sig,  Macpherfon  è  indotto  a 
credere  che  il  fine  di  quefio  Epifodio  ila  di  ricon- 
ciliare Connal,  e  Calmar  che  avevano  altercato  in- 
ficine , 


(  L  V  I  I  ) 

Heine,  eoirefempio  di  Gruda  ,  e  Cairba,i  quali,  ben- 
ché nemici,  avevano  combattuto  unitamente  contra 
i  Danefì  .  Chiedo  icufa  al  valente  Traduttore  ,  fé 
ho  qualche  difficoltà  di  aderire  a  quella  interpreta- 
zione .  La  cagion  della  riffe  tra  Gruda,  e  Cairba  era 
d'una  natura  troppo  diverfa ,  perchè  Connal ,  e  Cal- 
mar potefTero  applicar  quella  Storia  a  fé  fleffi  .  Di 
più  s' era  già  data  la  battaglia,  ed  è  credibile  che 
gli  Eroi  avellerò  fatto  il  loro  dovere  .  Finalmente 
qual  farebbe  l'effetto  di  queito  racconto  ì  Connal,  e 
Calmar  dopo  aver  combattuto  contra  i  nemici,  do- 
vrebbero sfidarli  fcambievolmente  ad  imitazione  di 
Cruda,  e  Cairba.  Oflian  mi  fembra  più  efatto  quan- 
do tende  ad  un  fine  .  Io  inchino  dunque  a  credere 
che  quello  Epifodio  non  abbia  altro  fine  che  quel 
generale  di  dilettare,  e  di  muovere  :  fopra  di  che 
parmi  d'  averlo  giullirìcato  abballanza  nell'  oflerva- 
zione  antecedente.  * 
44.  Una  delle  maggiori  bellezze  di  Offian  fono  gli  amo- 
ri, i  quali  vengono  da  lui  maneggiati  con  una  de- 
licatezza così  particolare  ,  che  merita  d' effer  efami- 
nata.  Bafta  notare  la  divertita,  con  cui  fu  trattata 
quella  piffione  dai  Poeti  dell'altre  nazioni.  L'amo- 
re dei  Greci,  e  dei  Latini  è  un  bifogno  fili  co ,  e  mate- 
riale: quello  degl'Italiani  è  fpirituale:  quel  dei  Fran- 
zefì  Bd-efprìt .  L'amore  di  Offian  è  d'un  genere  che 
non  raffomiglia  a  verun  di  quelli.  Egli  ha  per  bafe 
il  fentimento,  perciò  è  tenero  e  delicato  ,  e  '1  fuo 
linguaggio  non  è  fpiritofo,  ma  toccante.  Si  riferifee 
ai  fenfi  ,  ma  tra  quelli  fceglie  i  più  puri  ,  quali  fo- 
no la  villa  e  l'udito  :  quindi  non  è  né  aflratto, 
né  groffolano  ,  ma  naturale  e  gentile  .  Ollian  parla 
fpeflb  del  feno  ,  e  mollra  di  compiacerfi  nel  dipin- 
gerlo. Quello  oggetto  appretto  gli  altri  Poeti  s'  ac- 
colla 


(  L  V  I  I  I  ) 

eofta  al  lafcivo  :  ma  ciò  nafce  ,  perch'  effi  accom- 
pagnano le  lor  defcrizioii  con  tali  fentimenti  , 
che  moìtrano  di  non  appagarti  della  fola  viltà.  In 
tutto  Oflìan  non  fi  troverà  un'efpreflìone  che  fi  ri- 
"  fenica  al  tatto  .  Da  tutto  ciò  rifulta  che  1'  amore 
di  Ofiìan  è  decente,  fenza  affettazion  di  modeitia  . 
La  rirenutezza  degli  altri  porta  feco  un'aria  di  mi- 
ftero,  eh' è  più  un'  incentivo  ,  che  un  treno  .  Ofiìan 
feorre  con  una  franca  innocenza  Copra  tutti  gli  og- 
getti del  bello  vifibile  ,  e  in  ior  fi  ripofa  così  natu- 
ralmente, che  non  da  luogo  al  fofpetto.  Non  fi  va 
più  oltre  ,  perchè  non  fi  crede  che  fi  pofTa  andar- 
vi.  Dopo  il  cuore,  e  la  viltà  non  c'è  altro  da  bra- 
mar da  una  donna  .  Non  ho  io  detto  a  ragione  , 
che  la  grand' arte  di  OHìan,  è  di  depurar  la  natu- 
ra fenza  alterarla?  * 
45. Che  bel  cangiamento  d'affetti  e  di  fentimenti  !  che 
contrailo  toccante  fra  lo  fpofo  e  1'  Eroe  !  Non  Ci  fa 
fé  debbafi  ammirar  più  quello  ,  o  interefìarfi  per 
quello.  * 

46.  Epiteto  convenientifTìmo  alla  prudenza,  e  al  fangue 
freddo  di  Connal .  Queito  Eroe  è  tempre  (inaile  a  fé 
medefimo.  Tutti  i  caratteri  di  Offian  fono  non  me- 
no foftenuti,  che  annunziati  perfettamente  :  laddove 
quei  d'Omero  fono  quafi  tutti  in  contraddizione  con 
fé  (le ffi,   cominciando  da   Achille.  * 

47.  Ecco  di  nuovo  in  campo  Fingal  per  la  quinta  vol- 
ta. No:  fen2a  di  lui  non  v'  è  fperanza .  Citcullino 
è  un  gran  guerriero:  pure  la  falute  dell'Irlanda  di- 
pende dal  folo  Fingal  .  Quella  è  l'idea  con  cui  ci 
congeda  il  Poeta.  * 


CAN- 


(LIX) 

CANTO        II. 

*      *      * 

ARGOMENTO. 

L'  Ombra  di  Crugal ,  uno  degli  Eroi  Irlandejz 
eh''  era  fiato  ucci/o  in  battaglia  ,  appari- 
fce  a  Cannai  ,  e  predice  la  [confitta  di  Cuculli- 
fio  nel  projjtmo  combattimento  .  Connal  comunica  a 
quejlo  la  fu  a  vi/ione  ,  e  lo  follecita  vivamente  a 
far  la  pace  con  Svarano  .*  ma  Cucullino  è  inficjji- 
bile  per  principio  d1  onore ,  non  volendo  ejfer  il  pri- 
mo a  ricercar  la  pace ,  ed  è  rìfoluto  di  profeguir 
la  guerra  .  Giunge  il  mattino  .  Svarano  propone  a 
Cucullino  difonorevoli  condizioni  ,  le  quali  vengono 
rigettate .  La  battaglia  incomincia ,  e  dura  ojìinata- 
mente  per  qualche  tempo ,  finche  alla  fuga  di  Gru- 
mal  tutta  /'  armata  Irlandefe  cede  .  Cucullino  ,  e 
Connal  coprono  la  ritirata  .  Carilo  conduce  i  falda- 
ti  Irlandefì    ad   un    monte    vicino  ,    dove    fono    tojl* 

fi- 


(L  X  ) 

feguiti  da  Cucullìno  mede/imo ,  il  quale  /copre  dèi 
lungi  la  fiotta  di  Fingal ,  che  j'  avanzava  verfo 
(a  cofta  :  ma ,  [opr  aggiunta  la  notte ,  la  perde  di 
ruijla  .  Cucullìno  afflitto ,  ed  abbattuto  per  la  fua 
[confitta  attribuisce  quefto  finijlro  avvenimento  alla 
morte  di  Ferda  fuo  amico  ,  qualche  tempo  innanzi 
da  lui  ucci/o .  Carilo  per  far  vedere  che  il  cattivò 
fuccejfo  non  feguita  fempre  coloro  che  innocentemente 
uccidono  le  perfine  a  lor  care ,  introduce  P  Epìfodie 
di  Cornai ,  e  dì  Qalvina  «, 


CAN- 


(L  X  I  ) 

CANTO       II. 


A    o  s  a  n  gli  Eroi ,  tace  la  piaggia .  Al  fuono  i 
D'   alpeftre   rio   fotto   1'  antica   pianta 
Giace   Conallo  :   una   mufcofa   pietra 
Softiengli  il  capo  ;   della  notte   udia 
Stridula  acuta  cigolar  la  voce   *  5 

Per  la   piaggia    del    Lena;   ei   dai   guerrieri 
Giace   lontan  ,   che  non   temea  nemici 
Il   figlio  della   fpada .  Entro   la  calma 
Del   fuo  ripofo  egli   fpicciar  dal  monte 
Vide   di  foco   un   rofieggiante   rivo .  1  € 

Per  quell'  ardente   luminofa   riga 
A  lui  fcefe  Crugallo,   uno  dei   duci 
Poe'  anzi  eftinti ,   che  cadeo  per  mano 
Del   fier  Svaran  :   par  di  cadente   Luna 
Raggio  il  fuo  volto  j  nugoli  del  colle  1  5 

For- 

0  Cioè  ,    il  vento  notturno  ,         accennate  fui  fine  del  Can- 
pp'pur  le  voci  dell'  ombre         to  antecedente ,  * 


(  L  X  I  I  ) 

Forman    le   vefti  :   fembrano   i    Tuoi   fguardì 
Scintille  eftreme  di  languenti  faci . 
Aperta ,   ofcura ,   nel   mezzo  del  petto 
Sofpira   una  ferita  .   O   Crugal ,  diffe 
Il  poffente  Conal,   figlio  di  Dedga  2o 

Chiaro    fui   colle ,  o   fràngitor   di   feudi 
Perchè    pallido,   e    niello?   2    io  non   ti  vidi 
Mai   nelle   pugne    impallidir   di   tema. 
E  che   t'  attrifla  ?    lagrimofo  ,   e   fofeo 
Quegli    fi  flette  :   full'  Eroe  diftefe  2  5 

La   fua  pallida  man ,   languidamente 
Alzò  la  voce   in  fuon  debole  e   roco , 
Come  P  auretta   del   cannofo  Lego . 
3  Conal ,   tu   vedi  P  ombra  mia  che  gira 

Sul   natio  colle  ,  ma   '1   cadaver  freddo  3  o 

Giace   d'  Ullina  full'  ignude  arene . 
Più   non   mi  parlerai ,  né   le  mie   orme 
Vedrai   fui  prato  :    qual   nembo   di  Cromia 
Son   vuoto,  e  lieve,  e  per  l'aere  galleggio 
Qual'  ombra  della  nebbia  :  odimi ,  o  Duce ,   3  5 

Ves- 


(  L  X  I  I  I  ) 

Veggio   l'ofcuro    nugolo  di   morte 
Che   lui  Lena   fi   ita  :   cadranno   i  figli 
D'  Inisfela  ,   cadran  :    da  quefto  campo 
Ritirati,  o  Conallo  :   è   campo  d'ombre. 
Ditte  ,   e   (pari   come   ofYuicata   Luna  40 

Nel   filchiante   Tuo   nembo .    Ah   no  ,    t'  arre  Ma  , 
T'arreda,   o   ibleo   roifeggiante   amico, 
Diflfe  Conal ,   vientene   a   me  ,    ti   fpoglia 
Di  quel   raggio   celefte ,   o   del    ventofo 
Cromia  guerriero.   In  qual   petrofa  grotta      45 
Ricovri   tu  ?  qual   verdeggiante   colle 
Datti   albergo  e   ripofo  ?   e  non   udremti 
Dunque   nella   tempefla  ,   o   nel   rimbombo 
Dell' alpeftre   torrente,    4    allor   che   i   fiacchi 
Figli  del   vento  a  cavalcar   ien   vanno  50 

Per  l'aeree  campagne?   ei ,  così  detto, 
Rizzali   armato,  a   Cuculiai   s'accorra  , 
Picchia   lo   feudo;   rifvegliofli   il   figlio 
Della   battaglia.   E  qual    cagion   ti   giuda? 
DiiTe  del  carro  il   reggitor  iublime  ;  5  5 

Per- 


(  L  X  I  V  ) 

Perchè  nel  bujo  della  notte  armato 
Vieni  o  Conal?   potea   la   lancia  mia 
Volgerli   incontro  a  quel   rumore ,   ond'  io 
Piangeri   poi   del   mio  fedel   la   morte . 
Conal   che   vuoi?   figlio   di   Colgar  parla  a,    6©» 
Lucido  è   '1  tuo  configlio  a  par  del   Sole  . 
Duce,  ei  rifpofe,   a   me   pur  ora   apparve 
L' ombra   di   Crugal  :   trafparian   le  ftelle 
Fofche   per  la    fua    forma,   avea  la   voce 
Di   lontano   micelio:   egli   fen   venne  6$ 

MefTaggiero  di  morte ,  ei  favellommi 
Dell'  ofeura  magion  .  Duce  d' Erina 
Sollecita   la   pace ,   a   sgombrar  penfa 
Dalla   piaggia   del  Lena.   Ancor  che  fórche 
Per   la    fua   forma    trafparian    le  ftelle,  70 

Soggiunfe  Cucullin,  teco  o  Conallo, 

Sog- 


»  Sembra  che  figlio  in  quefto  glio  ,  ma  nipote  di  Col- 
luogo  non  fignifichi  altro  gar  ,  o  Congal  .  Vedi  1* 
che  difeendente  :  poiché  annotaz.  al  v.  105.  del 
abbiam    veduto    di      fopra  Canto  I.  * 


che    Connal    non    era    fi- 


(  L  X  V  ) 
L' ombra   parlò  ?    quefto  fu  '1   vento  amico  , 
Che    nelle    grotte    mormorò    del   Lena  .  5 
O   fé    pur    fu   Crugal  ,    che   noi   forzarli 
Di  comparirmi  innanzi?  e  non  gli  hai  chiedo   75 
Dove    fia    P  antro    Tuo  ,   dove   P  albergo 
Dell'  ofpite    dei    venti  ?    allor    potrebbe 
Forfè    il    mio   brando    rintracciar  cotefta 
Prefaga   voce ,   e  trar    da    quella    a   forza 
Il   fuo  faper:    ma    '1   fuo  fa  per ,   Conallo,       80 
Credimi ,   è   poco  .   Or   come  ?     egli  poc'  anzi 
Fu    pur    tra    noi  :    più    fu   che    i   noftri  colli 
Ei   non   varcò  :    6     chi   della   noftra   morte 
Potriagli   dunque   rivelar   l'arcano? 
L'  ombre    fu    i   venti    e  fulle    nubi  in  frotta         S5 
Vengono   e    vanno    a   lor   piacer ,    foggiunfe 
Il   fenno    di    Conal    *  :  nelle    fpelonche 
Fanno   alterni   colloquj ,.  e    degli   eventi 
Parlano  de'  mortali .   E   de'   mortali 

E  Par. 

jCioè   ,    il     faggio  Connal  .  e  Latini.  Sententìa  dia  G*^ 

Qiiefta  maniera  è  frecjuen-         tonis .    B/w  HpacjsXnsnw .    * 
te  appretto  i  Poeti  Greci  5 


(  L  X  V  I  ) 

Parlino   a   fcnno   lor  ,  parlin  di   tutti,  90 

Di   me]  non  già  ,  che  '1   ragionarne   è  vano.  7 

Scordimi  Cucullin  ,   perch'  io   fon   fermo 

Di  non   fuggir.    Se   fiffo   è   pur   eh'  io   caggia , 

Trofeo   di  gloria    alle    future   etadi 

Sorgerà   la   mia   tomba    a  ;    il   cacciatore        95 

Verferà  qualche  lagrima  pietofa 

Sopra  il   mio   fallo ,  e   alla   fedel    Bragela 

Sarò   memoria   ognor   dolce ,   ed   acerba . 

Non   temo  di   morir ,   di    fuggir   temo , 

E   di   {"mentirmi:  che   più  volte  in  guerra    io© 

Scorfemi   vincitor  l'alto   Fingallo .  8 

O   tenebrofo  fantafma   del   colle ,    ■ 

Su   via   inoltrati   a   me  ,   vien    fui   tuo  nembo , 

Vien  fui   tuo  raggio,  in   la    tua  man   rinchiufa 

Moftrami   la  mia    morte  :   aerea   forma ,        105 

Non  fuggirò .   Va  ,   va  ,   Conal ,   colpifcì 

Lo    feudo   di    Cabar  che    giace  .appefò 

Là 


0  L'  Originale  :      i*  alzerà    la     mia    tornea    tra    la   fama    de' 
te  mpi  futuri  .    * 


(LXVII) 

Là  tra  quell'afte;    i  miei    guerrier  dal  fonno 
Svcglinfi   tutti)  e   alla  vicina   pugna 
S'accingan  torto»  Ancor  che  a  giunger  tardi   110 
L'  eroe  di  Selma    "  ,    e    la  robufta  fchiatta 
De'tempeftofi    colli   *,    andianne ,   amico, 
Pugnili ,   e  ila   con  noi    vittoria ,   o    morte . 

Si   diffonde  il  romor  :   forgono  i  duci ,    c 

Stan   fu  la  piaggia  armati  al  par  d'  antiche    1 1  5 

Quercìe  crollanti  i  noderoiì  rami , 

Se  gelata   onda   le  percote ,   e    al   vento 

S'  odon   forte   ftormir   1'  aride  fronde . 

Già   la  nebbiofa  dirupata   fronte 

Di  Cromia  appar  ,    già  '1  mattutino  raggio    1  -io 
Tremola  fu  la  liquida  marina , 

E     %  Né 


*  Nome  del  palagio  Reale  di  fte  maniere  comparative  ; 
Fingal  .  sì  perchè  nell'  Originale 
b  I  Caledonj  .  fono  tratto  tratto  ripetu- 
ta Segue  nell'  Originale  :  Co-  tute  \  sì  anche  perchè  non 
me  lo  fpezz<*rfe  £  un%  onda,  fi  feorge  precifamente  in 
ttzxurro  -  rotante  .  Talvolta  ,  che  convengano  l1  oggetto 
benché  affai  ài  rado  ,  della  comparazione ,  e  1' 
ho    creduto    di  poter    tra-  -oggetto  comparato  ■  * 


lafciarg    alcuna      di    que- 


(  L  X  V  I  I  I  ) 

Né   folca  più,  né   ben   lucente   ancora. 
Va   roteando   lentamente   intorno 
La    g''igia    nebbia  ,    e   d'  Inisfela  i    figli 
Nafconde  ?gli  occhi  diSvaran    9  .  Sorgete,    125 
PifTe   il    Signor    dei    tenebrofi    feudi , 
Sorgete   o    voi    che  ài   Loclin    dall'  onde 
Meco   venirle:   già   dall'armi   noftre 
Fuggir   d' Erina   i   duci.   Or   che  fi   tarda? 
S'  infeguano ,    s'incalzino.   Tu    Moria  1  }o 

Torto  alla    reggia  di   Corman   Ravvia: 
Comanda   a   lui ,   che   di   Svaran    la   poflfa 
Protrato   inchini,   anzi  che '1    popol' tutta 
Nella    morte   precipiti ,  ed  Ullina 
Altro  non  refti  che  deferto  e  tomba .    IO         135 
S'  adunano   color,   fimili    a    fìormo    IX 

D'  augei    marini,   quando    il    flutto    irato 
Li   rifpinge   dal    lido ,  e    fremon    come 
Nella   valle   di  Cona  accolti  rivi, 
Qualor  dopo  notturna  atra   bufera  140 

Alla  sbiadata  mattutina  luce 

Voi. 


(  L  X  I  X  ) 

Voìvon  rifluflì   vorticofi  ofcuri  * 
Sfilati ,   come  ci'  autunno   1   fotchi   fpettri 
SulPerbòfe  colline,  orride   in   vifta 
Le  avverfe   fchiere  :    maeftofo   e   grande  145 

A   par  del   cervo   de'  Morvenii   bofchi  * 
Svaran   s'avanza  ,    e   fuor   dell'ampio  feudo 
Efce   il   fulgor  della   notturna   fiamma 
Che   per  la  muta  ofeuritì  del   mondo 
Faflì   guida  e   fenderò   all'erranti   ombre:     150 
Guatale   il   peregrin   psllido  ,  e   teme . 
Ma   un   nembo  alfin    forto  dal   mar   la   denfa 
Nebbia   fquarciò  :   tutti   apparir   repente 
D'  Inisfela   i   guerrier   fchierati ,   e   ftretti 
Qual  catena   infrangibile   di   fcogli  155 

Lungo  k   fpiaggia .   Oh ,  diffe   allor   V  altero 
Dei   bofchi   regnator  ,   vattene   o   Moria , 
Offri  pace  a  coftoro  ,    offri  quei  patti 

E      3  Che 

a  E'  verìfimile  che  quefto  fof-  che  il  Poeta  lo  crede    de- 

fé  un  cervo  particolare   di  gno  di  rapprefentarci  Sva- 

Fingal  ,    di    ftraordinaria  rauó  »  * 
grandezza  ,  e  maefU  i   poi- 


(LXX) 

Che  diamo  ai  Re,  quando  alla  noftra  poffa 

Piegan   le   vinte  nazioni,  e  fpenti  \6c\ 

Sono  i  guerrieri,  e   le   donzelle   in  lutto. 

E   così   detto   a  patteggiar  fi   pofe 

Crollando  il  capo  alteramente.  Moria 

Venne  dinanzi  al  condottier  d'Erma, 

Che  ftava  armato  ,  e  gli  fean  cerchio  intorno   i  6$ 

Gli  Eroi  minori.  O  Cucullino,  accetta 

Difs'  ei ,  la  pace  di  Svaran ,   la  pace 

Ch'  egli  offre   ai  Re  ,  quando  alla   fua  portanza 

Piegan  le  nazioni:   a  lui  tu  cedi 

La   verdeggiante  Ullina ,  e  in  un  con  efla    170 

La  tua  fpofa ,  e  '1  tuo  can ,  la  dal  ricolmo 

E  palpitante  fen  bella  tua  fpofa , 

Ed  il  tuo  can  raggiungitor  del  vento. 

QuefH   a  lui   cedi  in   teftimonio  eterno 

Della  fiacchezza  del  tuo  braccio,  e  in  elfo    175 

Scorgi   il  tuo  Re»  Porta  a  quel  cor  d' orgoglio , 

Porta  a  Svaran ,  che.  Cucullin  non  cede . 

Egli  nV  offre  la  pace  :    io  offro  a  lui" 

Le 


(  L  X  X  I  ) 

Le  ftradc  dell'Oceano,  oppur  la   tomba:   ** 
Non   fia  giammai   ch'uno  ilranier  poffegga    180 
Quel   raggio   di   Dunfcaglia  ,  e   mai  cervetta 
Non  fuggirà  per  le   Loclinie   felve 
Dal  pie  rateo  di  Lua   a  ,  Vano,  e  fuperbo 
Del  carro  guidator ,  Moria   riprefe , 
Vuoi  tu  dunque  pugnar?  pugnar  vuoi  dunque    185 
Contro   quel   Re  ,   di   cui   le    navi    figlie 
Di   molti   bofehi   trar   potrian    divelta 
Tutta   P  ifola  tua  feco  per  1'  onde?   J3 
Sì  queft'  Ullina  è  mefehinetta ,  e  poca 
Contro  il  Signor  del  mar  .  Moria,  ei  foggiunfe,  190 
Cedo  a  molti   in   parole ,  a  nullo  in  fatti .   *4 
Rifpetterà  la  verdeggiante  Erina 
Lo   feettro   di  Corman    J  5  ,   finché   refpirì 
Conallo    l6 ,   e    Cucullin .   Conallo ,   o  primo 
Tra'  duci,  or  che  dirai?  pur  or  di  Moria     195 
Le  voci  udirli ,  o  generofo  e  prode 
Saran  pur  anco   i   tuoi   penfier   di    pace?  J7 
E     4  Q 

«Nome  del    cane   di  Cucullino. 


C  L  X  X  I  I  ) 

O  fpirto  di  Ciugallo,  e  tu  di  morte 
M'  ofafti   minacciar?   fchiudimi  il    varco 
Dell'  anguria    tua    cafa  :    ella    fra'   raggi         2  e 
M'  accoglierà   della   mia  gloria   involto . 
Su    fu ,   figli   d'  Erina ,   alzate    I'  afta , 
Piegate   1'  arco ,   difperatamente 
Sul  nemico  avventatevi,   ond'  ei   creda 
Che   a    lui   dall'alto    fi    rovefein    fopra  20 

Tutti  i    notturni    tempeftofi    fpirti . 
Or   sì  mugghiarne ,   orribile  ,  profondo 
Volvefi   il    bujo   della   zuffa  :    nebbia 
Gosì  piomba   fui   campo   allor   che    i   nembi 
Invadono  il  Solar   tacito   raggio.  21 

Precede   il   Duce  ;   irata  ombra   il   direfti 
Che  dietro   ha   negra   nube ,    ed   infocate 
Meteore   intorno  >   e   nella   delira   i  venti . 
Carilo   era   in    difparte  :   ei   fa   che   s'   alzi 
Il    fuon    del    corno   bellicofo  ;   e    intanto       2 1 
Scioglie  la  grata  voce  ,  ed   il   fuo  fpirto 
Sgorga  nell'  alme  degli  eftinti  Eroi.   l8 

Do- 


(  L  X  X  I  I  I  ) 

Dove   dove   è   Crugal  ?   difTe    la   dolce 

Bocca  del   canto    19  :   ei   br.flfo   giace ,   e   mute 
Son    le    Tue    conche,   e   lo   ricopre    obblio .    220 
Merla    è    la    fpofa    Tua ,   che    peregrina 
Entro   le   fìanze   del   Tuo  lutto  alberga  .    * 
Ma    qual    raggio    vegg1  io,   che    tra    le  felli  e  re 
Dei    nemici    fi    fcaglia  ?   ella    è    Degrena ,     h 
La  fpofa  di  Crugalio:   addietro   ai    venti       22^ 
Laida    la    chioma  \   ha    roffeggiante   fguardo , 
Squillante   voce.   Ahi    lafia  !   azzurro    e    vuoto 
E'    ora   il    tuo   Crugal  :    fìa   la   fu  a   forma 
Nella   cava    del    colle  :   egli   al    tuo    orecchio 
Fallì  pian  pian  nel    tuo  ripofo  c  ,   ed  alza      230 
Voce   pari  al   ronzio   d'  ape   montana .    d 
Ve1  ve'  cade   Degrena  ;   *°   e   fembra   mbe 

Che 


a  Crugal  avea  fpofa ta  Degre-  gio  di  Sole  . 

na  pochiftìmo  tempo  iman-  e  L'    Originale   :      egli    viene 

zi  la   battaglia,   e   in   con-  al? orecchio    del  ripofo.   * 

feguenza    ella    può     ehia-  d Neil'  Originale  fegue-it   0  dei 

marti     propriamente      pere-  rateati   infetti   della      fera    . 

grina    nelle    flange    del    fuo  Ho   creduto  che    1'  ape  po- 

latto  .  tefle  ballar  per  tutti  .  * 

i  Deo-ghrena  lignifica  un  rag-' 


(LXXIV) 

Che    ftrifeia   in   fui   mattino  :   è   nel   fuo   fianca 
La  fpada  di   Loclin  :   Cairba  " ,  è  fpenta , 
Cadde  Degrena  tua  ,  Degrena  il  dolce         235 
Riforgente  penfier  de'  tuoi  verd'  anni , 

21  Udì  Cairba  il  metto  fuono,  e  vide 

La  morte  della  figlia:   in   mezzo  a  mille,     2S 
Qj-ial  balena  che  '1   mar  frange  col  pondo , 
Slanciali,  e  mugghia:  la  fua  lancia  incontra   240 
Il  cor  d'  un  figlio  di   Loclin  :   s'  ingroffa 
La  fanguinofa  mifchia .   In  bofeo  annofo 
Ben  cento  venti ,  o  tra  ramofi  abeti 
Di  cento  colli  violenta  fiamma 
Pon'ano    appena   pareggiar    la    ftrage  ,  245 

La  rovina ,   il  fragor   dell'  affollate 
Schiere  cadenti  .  Cucullin  recide 
Come  cardi  gli  Eroi  ;  Svaran  devafta , 
Diferta  Erina  :   di  fua  man  Curano 
Cadde,  e  Cairba  dal  curvato  feudo.  250 

Giace  Morglano  in  ferreo  fonno   z3  ,  e  Calto 

Guizi 

1  II  padre  di  Degrena  .. 


(LXXV) 

Guizza    morendo:   del  fuo  fangue  ha   tinto 
Il   bianco  petto  ;  è   trafcinata   e   fparfa 
La  gialla  chioma  per  la  molle  arena 
Del  fuo  terren  natio  :   24  fpeflb ov'  ei cadde    255 
Già  conviti  imbandì ,   fpeflb  dell'  arpa 
La   voce  folle vò  ,  feftofi   intorno 
Saltellavangli   i   veltri ,   e   i  giovinetti 
Stavanfi  ad   affettar  faretre ,  ed   archi , 
Già   Svaran    crefce ,  e   già    foverchia   come       26» 
25  Torrente   che  trabocca ,  e  i  minor  poggi 

Schianta  ,  e  travolve  ,  e  i  maggior  pefta  ,  e  sfianca  , 

Ma  s'  attraverfa  Cucullin ,  qual   monte   2Ó 

Di  nembi   arreftator  :    cozzano   i   venti 

Sulla  fronte  di  pini,  e   i   maflì  informi        2*5 

La  rìpercofla  grandine  flagella  : 

Quello  in   fua   poffa  radicato    e  fermo 

Stadi ,  ed  adombra  la   foggetta  valle  . 

Tal  Cucullino  ombra,  faceafi  ,  e  fchermo 

Ai   figli  d'  Inisfela:   a  lui  d'  intorno  270 

Di  palpitanti  Eroi  zampilla  il  fangue , 

Co* 


(LXXVI) 

Come  fonte  da   rupe  :   invan  ,   di'  Erina 
Cade   pur  d'  ogni   parte  ,   e   fi  dilegua 
Siccome   neve   a   caldo   Sol  .   Compagni , 
Gruma  gridò,   Loclin  conquifta,   e   vince:    275 
Che   più   dunque   pugnar,   paluftri   canne 
Contro   il   vento  del  cielo?   al  colle,   al   colle 
Fuggiam   compagni  ;   ed   ei   fuggiffi   il  primo 
Come  cervo  infeguito ,  e   la   fua  lancia , 
Simile   a   raggio   tremulo  di   luce  280 

Dietro   traea .   Pochi  fuggir  con   Gruma 
Duce   di  picciol   cor  :   gli   altri  pugnando 
Caddero,   e  '1   Lena   ricoprir  coi  corpi. 
Vede   dall'  alto  del   gemmato  carro 

La  fconfitta   de' fuoi ,    vedela  ,   e  freme        285 
D1  Erina   il   condottier  :   trafitte   il   petto 
A  un   fier  nemico,   indi  a  Conal   fi   volfe . 
O   Conallo,  efclamò,   tu  m'  addeftrafti 
Quello  braccio  di   morte  :   or ,   che   farafli  ? 
Ancor  eh'  Erina  fia  fugata  o   fpenta  ,  290 

Non  pugnerem  perciò  ?  Si  sì ,  tu  vanne 

Ca* 

\ 


(  L  X  X  V  I  I  ) 

Carilo ,  e  i  fparfi  fuggitivi  avanzi 
Di   noftre   fchiere   la   raccogli ,   e  guida 
Dietro  quell'  erto  cefpugliofo  colle . 
Noi   ftiam   fermi   quai  fcogli ,   e  foftenendo    295 
L'  impeto   di   Loclin  ,   de'  fidi   amici 
La   fuga   affìcuriam .   Balza   Conallo 
Sopra   il   carro  di   luce  ;   i  due  campioni 
Stendono   i   larghi   tenebrori   feudi , 
Come   la   figlia   dei   ftellati   cieli  300 

Lenta  talor  move   per  1'  aere   ,  e   intorno 
Di  fofeo  cerchio  s'  incorona  e  tinge  . 
Palpitante ,   anelante   e  fpuma  ,   e   fangue 
Spruzza  Sifadda ,  e  Duronallo   a  cerchio 
Volvefi  alteramente,   e  calca,  e  ftrazia  305 

Nemici   corpi  :   quei   ferrati   e   folti 
Temperano  gli   Eroi ,   quai   fconvolte   onde 
Sconcia  Balena  d'  efpugnar  fan  prova . 
Di   Cromia   intanto   fui   ciglion   petrofo 

Si   ritraffero   al   fine    i   pochi  ,   e   mefli  310 

Figli  d'  Erina ,  fomiglianti  a  un  bofeo 

Cui 


(  L  X  X  V  I  I  I  ) 

Cui  ftrifciando  lambì   rapida  fiamma 

Spinta  dai  venti  in  tempeftofa  notte  » 

Dietro  una  quercia  Cucullin  fi  pofe 

Taciturno  ,   penfofo  :   il   torbid'  occhio  3  1  $ 

Gira  agli  alianti  amici .  Ecco  venirne 

Moran   del    mare    efplorator:   le    navi,   27 

Le   navi,  egli  gridò;   Fingal ,   Fingallo  , 

Il  Sol  dei  Duci ,  il  domator   d'  Eroi , 

Ei  viene,  ei  vien  :  fpumano  ì  flutti  innanzi    32© 

Le  nere  prue,   le  fue   velate  antenne 

Sembran   bofchi   tra  nubi .   O    venti ,  o   Voi 

Venti  ,   foggìunfe  Cucullin  ,   che   ufcite 

Dall'  Ifoletta  dell'  amabil  nebbia  , 

Spirate  tutte  favorevoli  aure ,  325 

Secondate  il  guerrier  :   vientenc  amico 

Alla  morte  di  mille ,   amico  ah   vieni  » 

Nubi  dell'    Oriente  a  quefto   fpirto 

Son  le  tue  vele,  e  1'  afpettate  navi 

Luce  del  cielo,  e  tu  mi  fei  tu  fteflfo  330 

Come  colonna  d'  improvvifo  foco 

Ri. 


U  X  I  X  ) 

Rifchiaratrice  della   notte  ofcura . 
O  mio  Conal  ,   quanto  graditi   e   cari 
Ci  fon  gli  amici  !  ma  s'  abbuja  intanto 
La  notte  :   ov'  è   Fingal  ?   noi  le  fbfch'  ore     335 
Stiam  qui   paffando ,   e   fofpiriam   la   Luna . 
Già   sbuffa   il    vento,   dalle   felle   rupi 
Già  sboccano  i   torrenti,   al   capo  ìrfuto 
Di  Cromia  intorno  s'  adunò  la   pioggia, 
E   roffe   tremolavano   le   ftelle  340 

Per  le   fpezzate  nubi .   Apprelfo   un   rivo 
Di  cui  la   pianta   al  gorgoglio   rifponde  , 
Mefto  s1  affile  il  condottier  d'  Erina  . 
Carilo  il  buon  cantor   ftavagli   accanto , 
E  '1   prò  Conallo.   Ah,   fofpirando  dille        345 
Di  Semo   il   figlio,   ah    che   infelice    e  fiacca 
EMa   mia    man,  dacché   1'  amico    uccife .   28 
O  Eerda ,  o  caro  Ferda ,   io  pur   t'  amava 
Quanto  me   fteffb .  Cucullin ,  deh   dinne 
L'interruppe   Conal,   come   cadeo  350 

Quell'  ilìuftre   guerrier?  ben  mi  fov vengo 

Del 


(  L  X  X  X  ) 

Del   figlio   di   Damman.   Grande    era   e  bello 

Come   P  arco  del   ciel .   Ferda ,   Signore   2P 

Di  cento  colli ,  d'  Albion   ien   venne . 

Nella   fala   di   Muri    *   ei   da'  prim'  anni       355* 

L'  arte   del   brando   apprefe ,   e   d'  amiftade 

Strinfefi   a   Cucullin  ;   fidi   alla  caccia 

N'  andammo   infieme  ;   era   comune   il   lett® . 

Era  a   Cairba   b   già   Signor   d'  Ullina 

Deugala    fpofa  :    3°    avea   cortei    nel    volto   36® 

La   luce  di  beltà ,   ma   in   mezzo   al  core 

La   magion  dell'orgoglio.  Ella  invaghifiì 

Di  quel   raggio   folar   di  gioventude  , 

Del   figlio   di   Damman  .   Cairba  ,   un   giorno 

Difle  la  bella,   orsù    dividi   il    gregge  ;    31    3^5 

Dammi   la   mia  metà  :   reftar  non   voglio 

Nelle   tue   ftanze  :   il  gregge   tuo  dividi , 

Folco   Cairba  .   Cucullin  ,   rifpofe  , 

Lo  divida   per  me  :   trono  è  '1   fuo  petto 

Di 

«Accademia  in  Ulfter  ,    per     £  Signore     Irlandefe  ,    diverfa 
ammaendarli  nel  maneggio         dal  padre  di  Degrena  . 
dell'  armi  . 


(  L  X  X  X  I  ) 

Di  giuftiz^  :   tu  parti.   Andai;   la  greggia    370 
Divifi  :   un   toro   rimaneva ,   un   toro 
Bianco  di    neve  ;  al    buon    Cairba   il    diedi . 
Deugala   n'  avvampò:   venne   all'  amante  j 
Ferda  ,   difs'  ella  ,   Cucullin   m'  offende  : 
Fammi  udir  di  fua  morte,  o  fui  mio  corpo    375 
Scorrerà  il   Luba ,   la   mia   pallid1  ombra 
Staratti   intorno ,  e    del   mio    orgoglio    offefo 
Piangerà  la  ferita  ;   o  fpargi  il   fangue 
Di   Cucullino  ,  o  mi  trapaflfa  il  petto .. 
Qimè ,  difife   il   garzon,   Deugala,   e   come?   :  383 
Io  fvenar  Cucullino?   egli  è  V.  amico 
De'  miei  penfier  fegreti ,  e   contro   ad   elfo 
Solleverò  la  fpada?  Ella  tre  giorni 
Pianfe;   nel  quarto   dì   ceffe   al   fuo  pianto 
L'  infelice   garzon  .   Deugala ,  ei   diffe  ,  385 

Tu  '1   vuoi ,  combatterò  :   ma  potefs'  io 
Cader  fotto  il  fuo   brando  .    Io  dovrei  dunque 
Errar  fui  colle ,  e   rimirar  la  tomba 
Di  Cucullin?  Noi  preflfo  a  Muri  infìeme 

F  Pu- 


a  x  X  X  II  ) 

Pugnammo:    fi  sfoggiano   i    brandi    noftri      39» 
L' un   1'  altro,  fdrucciolavano  lugli  elmi, 
Strifciavano  fu  i  feudi .  Eragli  accanto 
Deugala   fua  :   con   un  forrifo  amaro 
Diedefi   a  rampognarlo  :   o  giovinetto 
Debole  è '1  braccio  tuo,  non  è  pel  brando   395 
Quella   tenera   età ,  garzone   imbelle 
Cedi   al   figlio  di   Semo  ,  egli  pareggia 
Lo  fcoglio  di   Malmor .  Corfegli  all'  occhio 
Lagrima  di  vergogna   a  -,     a  me  fi  volle, 
E  parlò   balbettando:   alza  il   tuo  feudo,      410 
Alzalo ,  Cucullino ,   e   ti  difendi 
Dal    braccio    dell'  amico  :   ho   grave  ,    e  negra 
L'  anima  di  dolor  ;  che  uccider  deggio 
Il  maggior  degli  amici,  e  degli  Eroi. 
Traili  a  quei   fletti  alto  fofpir,  qual    vento   405 
Da  fetta   rupe  ;   follevai  del   brando 
L'  acuto  filo  :   ahi  iaflb .'  egli  cadeo , 
Cadde    il    Sol    della   pugna ,  il   caro ,  il    primo 

Tra' 

*  L'  Originale  :  Jìajft   la   lagrima  full1  occhio  di  gioventù  ,   * 


(  L  X  X  X  I  I  I  ) 

Tra'  fidi  amici  :   fciagurata  ,   imbelle 
E'  la  mia  man ,  da  che  V  amico  uccifi  >       410 
Figlio  del  carro ,   dolorofa  iftoria , 
Carilo  ripigliò ,  narrarti  :   or  quella 
Mi    rimanda   alla   mente    un   facto    antico  , 
Che   può  darti   conforto .   Io   fpeffo  intefi 
Memorar  Comallo  a  che  ì'  amata  uccife  ,    150 
Pur  Tempre  accompagnò  vittoria  ,  e   fama 
La  fua   fpada  ,  e  i  fuoi  paffi .  Era  Comallo 
Un  figlio  d'  Albion ,   di  cento  colli 
Alto  Signor  :   da  mille  rivi  e  mille 
I  fuoi  cervi  beveano ,  e  mille  fcogli  420 

Rifpondeano  al   latrar  de'  veltri  fuoi . 
Era  foavità  di  giovinezza 
L'  amabile  fuo  volto ,  era   il   fuo  braccio 
Morte  d'  Eroi .   De'  fuoi  penfier  1'  obbietto 
Uno  era,  e   bello  ,  la  gentil   Galvina  ,        425 
La  figlia  di  Colonco    *  :  ella  fembrava 

F      2  Sol 

«Guerriero    Scozzefe   .    Non         Fingal  .  * 
bi fogna  confonderlo  con  un     h  Conloch  . 
altro    Coniai   ?    padre     di. 


(  LXX  X I V  ) 

Sol   tra   le   donne ,   e   lifcia   ala  di   corvo 

La   Tua   chioma   vincea  ;   fagaci   in  caccia 

Erano  i   cani   fuoi ,   fiichiava   al   vento 

La   corda   del   fuo  arco.  I   lor    foavi  43 < 

Sguardi   d'  amor   fi   rifcontrar   fovente  ; 

Uno   alla   caccia   era  il   lor  corfo ,  e   dolci 

Le   lor   fegrete  parolette ,  e   care. 

Ma  per  la   bella   fi  ftruggea   d'amore 

11   fier   Gormante,   il   tenebrofo  Duce  43  5 

D'  Arven    *    nembofa ,   dì   Cornai  nemico . 

Egli   tutt1  or  della  donzella   i  palli 

Sollecito  efplorava  .    Un   dì   che   fianchi 

Tornavano  da   caccia  ,    e   avea   la   nebbia 

Tolti   alla   villa   lor  gli   altri   compagni,       440 

Si   rifcontraro   i   due   teneri    amanti 

Alla  grotta   di  Ronna    * .    ?2    Ivi  Comallo 

Facea   fpeflb   foggiorno ,    ivi   del   Duce 

Pendean  diipofli  i   bellicofi   arnefi  : 

Cen- 

0  Contrada    appartenente  a  V  Offervaz.  32.    dopo  que- 

Morven  .  *  ilo  Canto. 

t  Guerriero    Scozzefe  .    Vedi 


t  L  X  X  X  V  ) 

Cerno   feudi  di  cuojo,  e  cento  elmetti         445 
Di   rilbnante   acciar  .    Qui  dentro,  ei  diffe , 
Ripofati  amor  mio  ,   ripofa  o  luce 
Dello  fpeco  di  Renna  :   un   cervo   appare 
Su  la   vetta   di  Mora    *,    io  là  men   volo , 
Ma   torto   tornerò  .    Cornai  ,    rifpofe  ,  450 

Temo   Gormante   il   mio   nemico ,  egli   ufa 
In  querta  grotta  :    io  poferò  fra  Tarmi, 
Ma  fa   tofto  amor  mio.    Volò  l'Eroe 
Verfo  il  cervo  di  Mora  .   Allor  la  bella 
Volle  far  prova  fconfigliatamente  455 

Dell'  amor  del  fuo  caro  :    il  bianco  lato 
Elia  coperfe   di  guerriere   fpoglie 
E  della  grotta   ufcì  *  -,   Cornai   l' adocchia , 
Credela   il   ilio   nemico;   il  cor  gli  balza, 
Ifcoloroffi  ,    intenebroffi  ,    incocca  460 

L'  arco  ,     vola  lo  flral  ,    cade  Galvina 

F      3  Nel 


•  Monte  della  Scozia.  Erane         glii  di  quefto  Poema  .  * 

un'  altro  di  fimil  nome  in  b  Forfè  per  fargli  una  dolce 
Irlanda,di  cui  fi  fa  menzione  forprefa  ?  o  piuttofto  per 
nel  Canto  I.  e  in  altri  Ino-         un  principio  di  gelofia?  * 


(LXXXVi) 

Nel   fangue   fuo  .    Quei  furibondo  ,   anfante , 
Vola  all'antro,  e  la  chiama:   alcun  non  s'ode  « 
Muta  è   la  rupe .   O   dolce   amor  rifpondi , 
Dove   fé'  tu  ?    Torna   all'  eftinto  ,   e   vede    465 
11   cor  di  quella  palpitar  nel    fangue   33 
Dentro  il  fuo  dardo.  O  mia  Galvina,  oh  vifta  ! 
Or   fé'  tu   quella  ?  e   le   cadeo   fui  petto  .    34- 
Vennero  i  cacciatori  ,    e  ritrovaro 

La  fventurata  coppia  ».   Il   duce   ancora        470 

Errò  fui  colle,   ma  folinghi  e   muti 

Erano  i  palli   fuoi  preflb  1'  ofcura. 

Magion  dell'  amor  fuo  ..   Scefer   le  navi 

Dell'  Oceano  ,    egli  pugnò  ,    fuggirò 

Dal  fuo  brando  i  ftranier ,  cercò  la  morte,   475 

Ma  chi  dar  la   poteagli?   a   terra  irato 

Scagliò  lo  feudo,  una   volante  freccia 

Rifcontrò  alfine   il  mafehio  petto  .   Ei  dorme 

Con  P  amata  Galvina  in   riva  al  mare  , 

E  fendendo  il  nocchier  le  Nordiche  onde  480 

Scorge  le  verdi  tombe,  e  ne  fofpira. 

OS. 


(LXXXVII  ) 

OSSERVAZIONI 

AL     CANTO     IL 

r.  1     '  Immagine    della   fcena    del     ripofo  di  Connai' 
I  ^  deve    eflfer  familiare  a  quelli  ,  che  furono   nel- 
le   Terre  alte   di    Scozia  .    Il   Poeta    colloca    V 
Eroe    in   diftanza   dall'  armata  ,    perchè  la    folitudine 
del  luogo  accrefca  l'orrore  alla   detenzione   dell' om- 
.    bra  di    Crugal.  * 

2.  Dopo  la  precedente  detenzione  ,,  queita  domanda  a 
dir  vero  fembra  alquanto  flrana  .  Viene  alla  mente 
la  rifpoQa  di  colui  ad  uno  che  gli  domandava  per- 
chè piangere  :  Mirum  quin  cantem  :  conclemnatus 
firn.  * 

3.  Ottimamente  il  Poeta  fcelfe  fra  tutti  il  perfonag- 
gio  di  Connal,  per  fargli  comparire  quefta  vifione. 
Il  fuo  carattere  fedato  lo  rendeva  più  atto  a  pre- 
darle fede  ,..  ad  infpirarla  agli  altri  y  e  a  dar  au- 
torità al  configlio  dell'ombra.  * 

4.  Lo  Crepitar  dei  torrenti,  fecondo  gli  antichi  Scozze- 
fi  proveniva  dagli  fpiriti  ,  che  fi  diguazzavano  per 
entro  le  loro  onde.  Quefle  immaginazioni,  benché 
fembrino  affai  Arane  ai  tempi  noltri  ,  fono  conve- 
nientifTime  alla  natura  dello  fpirito  umano  nello  fla- 
to primitivo,  e  felvaggio.  Vediamo,  che  i  fanciul- 
li parlano  alle  cofe  inanimate  come  aveffero  fenfo; 
danno  a  tutti  gli  oggetti  fìmili  lo  flefTo  nome  ; 
e  credono  che  ogni  romore  ftraordinario  proceda  da 
qualche  fantafma .  Gli  uomini  nello  flato  primitivo 
erano  i  fanciulli  del  genere  umano  :  perciò  doveva- 
no aver  idee,  e  fentimenti  analoghi  a  quei  de' fan- 
ciulli. Stimolati  dalla  curiofita,  ed  immerfi  nell'igno- 

F     4  ranza 


(  LXXXVIIt  ) 

ranza  non  potevano  che  far  fé  rteflì  regola,  e  «or- 
ma della  natura  .  Quindi  per  ifpiegarne  i  fenomeni  , 
non  avevano  altro  mezzo  ,  che  o  di  trasformar  in 
uomini  tutti  gli  oggetti  che  li  colpivano  gagliarda- 
mente ,  e  fpezialmente  gli  oggetti  in  moto  ;  o  di 
fupporre  che  varj  enti  fimili  all'uomo,  e  dotati  del- 
le ftefle  affezioni  ,  popolaffero  tutte  le  parti  deli' 
univerfo  ;  e  produceffero  quelle  meraviglie,  ond' era- 
no colpiti.  Così  ,  fecondo  il  Vico  ,  il  Cielo  diven- 
ne un  vado  corpo  animato  ,  e  il  tuono  fu  la  fua 
voce.  Così  i  Selvaggi  dell'America  credono  che  gli 
alberi  piangano  quando  fudano  ,  che  parlino  quando 
fifehiano  .  Così  gli  Scandinavi  popolavano  tutte  le 
parti  della  natura  di  Dei  fimiliflìmi  ad  uomini  ,  e 
così  finalmente  gli  Scozzefi  le  riempierono  d'  ombre , 
e  di  fpiriti  .  L'  immaginazione  fu  la  prima  filofofia 
delle  nazioni  .  Quella  è  la  vera  origine  delle  favo- 
le, e  quefta  è  la  ragione  per  cui  diflfe  il  Vico  fen- 
fatamente,  che  gli  uomini  nello  (lato  felvaggio  na- 
feon  Poeti  .  Vedi  Prìnc.  di  fetenza  nuova.  Fonten. 
Oi'ig.  delle  Favole.   * 

.  Come  riluce  quefto  tratto  di  fpirito  ,  in  mez7ó  alle 
tenebre  di  quelle  fuperftizioni  !  Lo  fpirito  può  tro- 
varfi  unito  all'ignoranza,  come  la  dottrina  alla  ftu- 
pidita.  !l  fentimento  di  Cucullino  fa  onore  alla  fve- 
gliatezza  del  Poeta  ,  e  moftra  che  la  fua  mente  era 
anche  in  quefto  fuperiore  al  fuo  fecolo .  Ciò  puì» 
fervir  di  prova  a  quanto  ho  propofto  nelF  ofierva- 
zione  alla  differtazion  del  Traduttore  Inglefe  fopra 
la  religione  di  Offian  .  Del  retto  le  parti  di  quefto 
dialogo  fono  egregiamente  dihVibuite,  e  convengono 
perfettamente  ai  caratteri.  Connal  teme:  il  timore 
è  padre  dei  fantafmi,  e  difpone  alla  credulità.  Cu- 
cullino non  fente  che   il   fuo  Eroifmo  ,  ed  è    paffio- 

natif- 


( LXXXIX ) 

natiflìmo  per  la  gloria.  Quello  carattere  non  s'  ac- 
corda molto  con  la  fuperltizione .  * 
6.  Dall'  elpreiìione  di  Connal  che  le  (Ielle  trafpariva- 
no  fofcbe  per  la  forma  di  Crugal  ,  e  dalla  rifpofta  di 
Cucullino  ,  fi  pub  inferire  che  ambedue  credevano 
che  1'  anima  folle  materiale  ,  e  qualche  cofa  limile 
all'  uiaxov  dei   Greci  . 

7.  Quella  rifpofta  è  limile  a  quella  di  Ettore  a  Poli- 
damante  nel    12.  dell'Iliade    v.  237.  * 

8.  Non  è  proprio  che  dei  gran  maeitri  il  far  fentir  del- 
ia differenza  nei  caratteri  limili.  Sembra  che  l'Eroifm© 
di  Cucullino  fi  a  fpinto  al  più  alto  fegno  :  pure  Of- 
fìan  fenza  pregiudicare  a  quello  Eroe  ,  trova  il  mo- 
do di  farci  concepir  nel  luo  Fingal  qualche  cofa 
ancor  di  più  grande  .  Cucullino  non  può  rifolverfi 
a  fuggire:  ma  perchè?  perchè  ha  vergogna  di  Fingal. 
Sembra  che  quelli  fia  1'  idea  archetipa  della  perfe- 
zione Eroica  .  Cucullino  riguardo  ad  elfo  ha  quella 
inferiorità,  che  ha  un  particolare  rifpetto  al  fuo  uni- 
verfale ,   una  perfetta  copia  rifpetto   al   fuo  modello.  * 

9.  Dobbiamo  effer  obbligati  a  cotelfa  nebbia  che  tra 
poco  fquarciandofi  opportunamente  forprendera  F  al- 
terigia di   Svaran.   * 

1 0.  Memphis  in  folitudinem  exit  ")  ~  •       * 

v  ■    -d  1  1  in        Geremia . 

Lrtt  Jaabylon  in    tumulos  ) 

il aut  ad  terram  gurgite   ab    alto 

Quatti   midtje  glomerantur  aves    ubi    frigidus    annus 
Trans   pontum  fugat,   &  terris  immitit   aprìcis . 
Virg.  1.  6.   v.  310.    * 
12.  Quella  fingolar  rifpolla,  benché  efpreflfa  con  parole, 
ha    1:  aria  di  quei  geroglifici  ,    che   furono    il   primo 
linguaggio  delle   nazioni,  di   cui   è  figlio    il    linguag- 
gio fimbolico  de'  Poeti  .    Le   parole   precife  dell'  Ori- 
ginale   fon    quelle  :    Io  gli  do  ti  fofeo- azzurro   rotear 


(X  C) 

MI'  Oceano  ,  oppur  le  tombe  del  fuo  popolo  in  Erma  , 
Io  ho  premerò  quelle  parole  egli  ni  offre  la  pace  , 
affine  che  la  rifpoQa  fpiceaffe  più  vivamente  ;  ed  ho 
levati  gli  aggiunti  per  renderla  più  vibrata  ,  e  pia 
energica.  * 

13.  L'  inviato  ha  ben  prefo  il  carattere  orgogliofo  del 
fuo  Sovrano.  * 

14.  Dummodo  pugnando  fuperem^  tu  vince  loquendo .  Ovid„ 
Non  fi  farà  certamente  ad  Offian  il  rimprovero  che 
Omero  fa  a  fé  fteffo ,  che  i  fuoi  Eroi  garrifcono  ,  e 
fi  fvillaneggiano  come  femminelle  ;  nel  che  certa- 
mente egli  fi  fa  giuftizia  ,  ed  ha  più  buona  fede  de* 
fuoi  difenfori.  Le  rifpofte  degli  Eroi  di  Offian  fono 
brevi  ,  gravide  di   fenfo,  e  piene  di  dignità.  * 

15.  L'  azione  d'  un  Poema  è  tanto  più  nobile  ,  ed  in- 
terefiante  quanto  meno  ella  fi  riferifce  all' interefle 
perfonale  dell'  Eroe  .  Abbiamo  pochi  Poemi  Epici  jr 
una  tal  nobiltà  .  Enea  vuol  fondare  un'  impero  ne- 
gli (iati  altrui  ,  con  dritti  molto  equivoci  .  Achille 
non  penfa  che  a  foddisfar  ciecamente  una  privata 
vendetta.  11  Poema  di  Offian  anche  in  quefta  parte 
è  uno  dei  più  perfetti .  Cucullino  efpone  la  vita  per 
il  fuo  pupillo,  Fingal  per  l'alleato,  e  per  l'amico.  * 

io.  La  condotta  reciproca  di  quelli  due  Eroi  ha  qual- 
che cofa  d'  ammirabile  .  Connai  configlia  coftante- 
mente  la  pace.  Cucullino  vuol  fempre  guerra.  Con- 
tuttocio  quelli  è  fempre  pieno  di  rifpetto,  e  di  fi- 
ducia nell'  amico,  e  quegli  lenza  mai  fmentire  i  fuoi 
fentimenti  lo  affitte  con  fedeltà,  e  con  zelo.  Quella 
è  una  vera  fcuola  di  politezza,  e  di  virtù.  Qual  de- 
licatezza di  fpirito  non  dovea  effer  quella  di  Of- 
fian ,  per  offervare  in  un  fecolo  barbaro  quefti  efat- 
ti, e  gentili  riguardi,  che  fernbrano  il  frutto  della 
più  colta,  e  più  raffinata  focietà?  * 

17.  Quan- 


(XCI) 

ij*  Quanto  è  mai  nobile  quella  indegnazione.'  E  come 
crefce  per  gradi  proporzionatamente  !  Comincia  da 
un  dolce  ,  e  rifpettolo  rimprovero  a  Connal  ,  s'  ac- 
cende al  confronto  della  morte  minacciata  dall'om- 
bra, e  del  difonore,  e  termina  con  una  elortazione 
ai   foldati   piena  di  fuoco,  e   di   forza.  * 

*8.  Abbiam  già  veduto  di  fopra,  che  i  Cantori  accom- 
pagnavano gli  Eroi  nelle  battaglie.  Il  loro  facro  ca^ 
rattere  li  rendeva  ficuri,  e  rifpettabili  agli  li  e  f  fi  ne- 
mici .  Però  elfi  potevano  cantar  tranquillamente  in 
mezzo  al  fragor  dell'  armi  ,  fenza  tema  d'  alcun  pe- 
ricolo. * 

19.  Xxpìruv   xct7rvpòv   góixx .    Teocrito. 

so.  "Virgilio  ci  lafcia  lettori,  Omero  ci  fa  fpettatori,,  „ 
dice  il  Pope.  Quello  rifìeffo  può  applicarfi  con  più 
ragione  ad  Offian.  Omero  racconta ,  e  particolareggia. 
Olfìan  è  prefente  all'  azione  ,  e  ne  rifente  tutti  gli 
affetti  .  I  var;  slanci  del  fuo  cuore  efpreflì  nel  fuo 
fìile  patetico  rimbalzano  fopra  il  noiìro  .  La  narra- 
zione di  Omero  è  troppo  dittefa  per  poterci  fare  il- 
lufione  .   In  Omero  fi  afcolta  ,   in   Olfian    fi    fente.  * 

ai.  Si  farebbe  creduto  che  quello  canto  doverle  fviarci 
dalla  battaglia  ,  ed  ora  ci  troviamo  in  mezzo  di  ef- 
fa  condotti  dolcemente  dal  Poeta  per  una  ftrada  in- 
fenfìbile  ,  e  naturale.  * 

22.  Medììfque  in  millibus  ardete 

23.  Ko tiJ.wa.TO    y.a.'KY.iov    tisrv»*;.     Omero   . 
Olii    dura    quies  oculos  &  ferrcus  urgct 
Somnus .        Virg.    * 

24 afjLtyt   «Te    yjuTcu 

Kvuvteu   Tri\vavTO.    xapn    £ar/rzv    tv   %o-ns\oi 

K.hto  ,    irapot;    yxptìv ..     t'utì    Si    £tv$   &wpuemvfft 

ùk(ù%VJ    à:tv.ta<ra£rcu    tZ    tv     '/Tarpiti    ycu-,) . 

Omer.  11.  22.  v.  401.  * 

25.  La- 


(XCII) 

45.  La  fteffa  comparazione  usò  Omero  nel  5;  deli*  X* 
•Jiacle  v.  87.  parlando  delle  prodezze  di  Diomede  «. 
Chi  vorrà  confrontarle  ,  troverà  quetta  di  Oflìan  piìt 
breve,  e  più  energica*  * 
16.  Il  Traduttore  Inglefe  cita  qui  un  luogo  di  Virgilio 
nel    12.  dell'  Eneide   v.  701. 

Quantus  Athos ,  aut  quantus  Eryx ,  aut  ipfe  cotufeis 
Clini  jremit  dicibus  ,  quantus,  gauàetque  nivali 
Vertice  fé  attollcns  pater  Apenninus  ad  auras . 
Ma  non  mi  fembra  che  qutfti  due  luoghi  abbiano 
piena  raffomiglianza.  Oilian  intende  di  rapprefentare 
la  refittenza  di  Cucullino  ,  e  lo  fchermo  eh'  ei  pre- 
ita  a'  iuoi  .  Virgilio  non  rapprefenta,  che  il  rimbom- 
bo dell'  armi  ,  e  la  grandezza  d'  Enea  .  Perciò  la 
comparazione  di  Oifian  è  perfettamente  appropriata 
al  fuo  oggetto  ^  laddove  l'immagine  di  Virgilio  fem- 
bra ecceffiva,  e  poco  confacente  al  fuo  perfonaggio. 
Sì  fatte  comparazioni  non  fi  adattano  bene  ,  fé  non 
fé   ad   uomini  feroci  ,    e    d'una  ftatura    gigantefea.  * 

27.  Non  è  da  tutti  il  produrre  fulla  Scena  il  fuo  Eroe 
a  tempo  .  Se  Fingal  fofTe  giunto  prima,  il  fuo  arri- 
vo non  avrebbe  fatta  un'  impresone  così  gagliarda  * 
Lo  Itile  tronco  ,  ed  etultante  del  nunzio  moftra  1' 
importanza  della  fua  venuta.  Pure  Fingal  non  è  an- 
cor giunto,  ma  folo  annuniiato  .  Il  Poeta  lo  ri  fé  r- 
ba   per  un   colpo  di  maggior  efficacia.  * 

28.  Il  rimproverarfi  le  colpe  involontarie  è  l'ultima  de- 
licatezza della  virtù,  * 

29.  Quetta  iltoria  è  d'un  genere  diverfo  dall'  altre,  ed  in- 
tereifa  in  un  modo  particolare .'  Ella  prefenta  un'  ec- 
cellente contraito  fra  l'amore,  e  l'amicizia.  Il  carat- 
tere di  Ferda  è  veramente  Tragico  .  Egli  è  vivtuo- 
fo,  ma  debole,  e  refta  vittima  della  fua  debolezza. 
Il  Lettore  lo   condanna  ,  e  lo  compiange  .  Abbiamo 

pochi 


(  X  C  I  I  I  ) 

pochi  efempj  di  quefti  ritratti  nei  Poeti  primitivi 
delle  nazioni  .  Le  paffioni  dei  Selvaggi  creicene»  fen- 
za  treno  ,  e  corrono  luridamente  alla  loro  meta  ; 
non  conoscendo,  o  calpelìando  i  riguardi.  Ma  i  Tra- 
gici Greci  viveano  in  un  fecolo  molto  lontano  da 
quella  rozzezza  .  Però  non  iftava  che  in  loro  di  pre- 
Tentarci  più  fptffo  di  quelli  delicati  contralti  tra  la 
pafiìone  ,  e  la  virtù  ,  per  i  quali  le  tragedie  moder- 
ne avanzano  di  tanto  le  antiche  .  Ciò  farebbe  llato 
ben  più  intereffante,  ed  iltruttivo  ;  ed  avrebbe  mo- 
ilrato  ad  un  tempo  la  delicatezza  dello  (pirito  del 
Poeta  ,  e  la  maestria  del  lavoro ,  la  quale  non  Spic- 
ca poi    tanto  nei   caratteri   ellremi  .  * 

30.  In  Deugala  è  rapprefentato  viviiTìmamente  il  mo- 
dello d'  una  donna  fuperba  ,  imperiofa  ,  ed  artificio- 
fa  ,  che  fi  abufa  della  debolezza  del  fuo  amante,  e 
Jo  conduce  ad  un  delitto  per  un  fuo  vano  punti- 
glio .  Quella  parte  è  maneggiata  con  un'  eccellenza 
che  forprende  .  Offcrvifi  il  tuono  brufeo  ,  e  tronco 
con  cui  parla  allo  Spofo  .  La  precifione  ,  l' imperio- 
fità  coir  amante  .  M'  offefe  j  fi  uccida  .  E'  amico  .  E 
che  perciò  ?  Io  lo  voglio  .  Poi  fi  viene  alla  malìa 
delle  lagrime  .  Pej  ultimo  fi  punge  V  amante  nella 
parte  più  delicata  per  un'  Evoe  ,  cioè  nell  onore  . 
Quante  Deugale  pronte  a  rovinar  gli  amanti  per  una 
fpilla  ,  non  che  per  un  toro  !  Giovani  Ferda  fpec- 
chiatevi.   * 

51.  Da  quelle  parole  fembra  che  poffa  ricavarli,  1.  che 
nei  matrimonj  degli  Scozzefi  erano  in  ulo  le  doti. 
2.  che  era  frequente  il  divorzio  .  3.  che  potea  do- 
mandarlo ugualmente  la  donna  che  1'  uomo.  4.  che 
ballava    a   quello   la   femplice  volontà.   * 

32.  La  morte  infelice  di  quello  Ronnan  è  il  fogger- 
to  del   9.  Frammento  di    Poelia  antica    pubblicato   P 

anno 


(  X  C  I  V  ) 

anno  feorfo  .  Ma  quefto  non  è  di  Offun  ,  benché 
fìa  fcritto  nella  Tua  maniera  ,  e  porti  i  veri  con- 
traffegni  dell'  antichità  -.  Le  concife  efpreffioni  dì 
Oi'Iìan  vi  fono  imitate  :  ma  i  penfieri  fono  troppo 
digiuni,  e  melchini  per  poter effer'  opera  di  quel  Poe- 
ta .  Molti  Poemi  pattano  lotto  il  luo  nome,  che  fu- 
rono evidentemente  comporti  dopo  il  fuo  tempo  . 
Ve  ne  (ono  in  gran  numero  nell'  Irlanda,  ed  alcuni 
giù n fero  alle  mani  del  Traduttore.  Sono  triviali,  e 
baffi  all'  ultimo  fegno,  e  gonfianfi  con  un  fublime 
ridicolo  ,  o  s'  abballano  al  più  infimo  grado  dello 
itile   prolaico. 

33 Jopu    <T  'tv    xpacT/ji    ivi7T))y& 

H'fx    ol     affTTcup-icrx     (q     àpla^ov    7ri\t{/.i$iv 
Èyytog.  Om.   Il    13.   v.   442.  * 

34.  Neil'  eftremo  delle  paflìoni  il  Poeta  non  mette  per 
lo  più  che  due,  o  tre  parole  in  bocca  de'  fuoi  per- 
fonaggi  ;  e  molte  volte  egli  efprime  Y  affetto  con  un 
fìlenzio  più  eloquente  d'  ogni  difeorfo  .  Quello  è  il 
velo  di  Timante  fui  volto  d'  Agamennone  nel  fa* 
orifizio  d'  Ifigenia. 

Cura  leves  loquuntur ,  ingentes  ftupent .  * 


*     *     K     * 
*      *     * 


CAN- 


(  X  C  V  ) 

CANTO      III. 

*      *      * 

ARGOMENTO. 

CUculliiio  ,  ejfcndofi  molto  compiaciuto  della 
Storia  di  Carilo  ,  infijle  perchè  canti  più  a 
lungo  .  1/  Bardo  riferifce  le  azioni  di  Fingal  in 
JLoclin  y  e  la  morte  di  Jlganadeca ,  la  bella  forella  di 
S varano .  Non  ha  sì  tojìo  fi;nto  ,  che  Calmar  figli- 
nolo di  Mata ,  che  lo  aveva  prima  configliato  a  dar 
la  battaglia ,  'arriva  ferito  dal  campo  ,  ed  e/pone  lo* 
ro  il  difegno  di  Svarano  di  Sorprender  il  rimanente 
deW  efercito  Irlandefe  .  Propone  di  rejijlere  egli  foto 
a  tutte  le  forre  del  nemico  in  uri!  anguflo  pajfag- 
gio ,  finche  V  armata  Irlandefe  pojfa  ritirar/i  in  buon'' 
ordine  .  Cucullino  ammirando  la  coraggiofa  propofì- 
rjone  di  Calmar  ,  rifolve  d'  accompagnarlo  ,  e  co- 
manda  a  Cardo  di  feortar  altrove  queì  pochi  Irlan- 
defi  che  rimanevano  .  Venuta  la  mattina  Calmar 
muore  dalle  fue  ferite  ,'    e    comparendo    i  navigli  de1 

Ca- 


(  X  C  V  I  ) 

Caledonj  ,    Svarano  tralafcia  a"  infeguire  gP  blande* 
fi ,    e  toma  addietro  per  opporfi   allo  sbarco  di  Fin- 
gal .   Ctictdlmo ,   vergognando]}   di  comparire  innanzi  a- 
Fmgal    dopo    la  fua  /confìtta  ,    fi   ritira  nella  grot- 
ta  di  Tura  .    Fingal  attacca    la  Z}ijfa    col  nemico   j 
e  lo   mette   in  fuga  .    Ma   la   notte  che  f opra  v  viene  ,' 
fa   che  la  vittoria  non  fia    compiuta  .    Il    Re  ,    che 
aveva   ojfervato  il  valore  e  7  coraggio  d'  Ofcar  fuo 
nipote  ,    gli  dà    alcuni  ammaeflramenti  per    ben   con- 
durfì   in  pace ,  ed  in  guerra .   Gli  raccomanda  di  te* 
ner  fempre   dinanzi  agli  occhi  /'  efempio  de'  fuoi  mag- 
giori ,   come   il  miglior  modello  per   la  fua   condotta  > 
il  che    dà    luogo    all'  Epifodio    di    Fainafollis    figlia 
del  Re  di  Craca  ,    cui    Fingal  aveva    prefo    a  pro- 
teggere  nella    fua  gioventù  .    Fillano  ,    ed  Ofcar  fono 
inviati  ad    ojfervar  ,    durante  la   notte  ,    i    movimen- 
ti dei   nemici  .    Gaulo  ,    figliuolo  di    Morni   domanda 
il  comando  dell'    armata   nella  feguente  battaglia  ,    e 
Fingal  glielo  accorda  .    Il   Canto  de'  Bardi  mette  fin 
ne  al  terreo  giorno . 

CAN« 


(  X  C  V  I  I  ) 

CANTO      III. 


|3  Oavi  note  ,  dilettofe   iftorie , 
Raddolcitici   de'  leggiadri   cori  ! 
Soggiunfe  Cucullin  .  Tal   moke   il   colle 
Rugiada  del  mattiti   placida   e  frefea , 
Quando  il   fogguarda   temperato  il  Sole,  5 

E  la  faccia  del   lago  è  pura  e  piana. 
Segui ,   Carilo  ,   fegui  :   ancor  fatollo 
Non  è  '1  mio    cor.  La   bella  voce   feioglì, 
Dinne    il    canto   di   Tura ,   il   canto  eletto 
Che   foleafi  cantar  nelle   mìe   fale ,  io 

Quando  Fingallo  il  gran  Signor  dei  brandi 
V'era  prefente  ,    e  s'allegrava  udendo 
O  le  fue  proprie,  o  le  paterne  imprefe. 

Fingallo ,  uom  di  battaglia  (  in  cotal  guifa  z 
G  Ca* 

e  Continua  la  feconda  notte  .         go  deferitto  nel  Canto  pre« 
Cucullino  ,  Connal ,  e  Ca«         cedente  . 
rilo  fono  tuttavia  nel  Iko- 


(XCVIII) 

'Carilo  incominciò  )  prevenne  gli  anni  1 5 

La  gloria   tua.  Nel  tuo  furor  confunta 
Redo  Loclin ,  che  la  tua  frefca  guancia 
Gara  avea  di  beltà  con  le  donzelle. 
Effe  amorofamente  alla  fiorita 
Vezzofa  faccia  forridean ,  ma  morte  20 

Stava  nella  fua  deftra .  Avea  la  poffa 
Della  corsia  del  Lora  ;    i  fuoi  feguaci 
Fremeangli  addietro  come  mille  rivi .  2 
Efiì  il  Re  di  Loclin ,  P  altero  Starno    * 
Prefero  in  guerra  ,    e  '1  riconduffer  poi         25 
Alle   fue  navi  :   ma  d'  orgoglio  e  d'  ira 
Rigonfioffegli   il   core  ,    e   nel   fuo   fpirto 
Piantoffi  ofcura  del  garzon  la  morte .  * 
Perchè  non  altri  che  Fingallo  avea 
Vinta  di  Starno  1'  indomabil   poflfa .  30 

Stava  in  Loclin  coftui  dentro  la  fala 

Delle 

e  Starno  era  padre  di  Svaran  ,         mi  intorno  quefti  tempi  . 

e  di  Ar^nadeca.    L'atro-  ^Nell'Originale   :    E    fé  gli 
ce  caractere  di  cofhii  vien  ofeurò    fieli'  alma    la    morte 

deferitto  anche  in  altri  Po?-         del  giovinetto  .  * 


(  X  C  1  X  ) 

Beile   fue  conche  ,    e  a  fé   chiamò  dinanzi 
Il   canuto  Snivan ,   ì     Snivan  che  fpeflb 
Cantava   intorno  al  circolo  di   Loda ,   * 
Quando  la  pugna  nel  campo  dei  forti  3  5 

Volgeafi ,   e    a'  canti    fuoi    porgeva    afcolto 
La  Pietra  del   Poter.    Snivan  canuto, 
Va ,  diflfe    Starno ,   alle   dal    mar   cerchiate 
Arvenie  rocce,  ed   al  poffente,  e  bello 
Re  del  deferto  *  tu   dirai,  ch'io   gli   offro    40 
La   figlia  mia ,  la   più  gentil   donzella 
Ch'  alzi  petto  di  neve  ;  effa  ha   le  braccia 
Candide  al  par  della  marina   fpuma , 
Dolce,  e   nobile   il  cor.  Venga  Fingallo, 
Venga  co'  fuoi  più  forti  alla   vezzofa  45 

Vergine  figlia  di  fegreta  ftanza . 

^  G      2  Alle 

4  Quefto  patto  allude  certa-  fopra  di  cui  era  colloca- 
mente  alla  religione  di  to .  La  Pietra  del  Poure  e 
Loclin  .  Il  circolo  di  Loda  l'immagine  del  Dio  Oditi  , 
dovrebbe  etfere  quel  dop-  o  di  qualche  altra  di  vini- 
pio  recinto  di  pietre  ,  con  tà  della  Scandinavia  .  Ve- 
cui  gli  Scandinavi  ,  come  di  il  Poema  di  Carric-tu- 
rapporta  il  Sig.  Mallet,  ra  .  Voi.  2. 
circondavano  1'  altare  del  b  Fingal  . 
Joro    idolo  ,    e    la  collina 


(C) 

Alle  colline   d'  Albion   ventofe 

Venne   Snivano ,  e  '1   ben  chiomato  Eroe 
Seco   n'  andò  :   dinanzi  a  lui  volava 
L'  infiammato  fuo  cor,   mentr'  ei  l'azzurre    50» 
Nordiche  onde  fendea .   Ben   venga  a  noi , 
Starno  gridò,  ben   venga  il   valorofo 
Re   di   Morven   fcofcefa ,  e    voi    ben    giunti 
Siate   pur   Tuoi   guerrieri ,   illuftri   figli 
Dell'  ifola   folinga  :   in   fefte   e   canti  5  <j 

Vi  ftarete  tre  giorni ,  e  4   tre  le  belve 
Seguirete   alla  caccia  ,   affin  che  pofla 
Giunger  la  voftra  fama  alla  donzella 
Della   fegreta   ftanza   abitatrice . 
Sì   fintamente   favellò  V  altero  S& 

Re  della   neve   * ,   e  meditava   intanto 
Di   trarli   a  morte .   Nella   fala   ei  fparfe 
La  fefta  delle   conche  :   avca   lbfpetto 
Fingal  di  frode ,  ed  avvedutamente 


>  Starno    è  qui  poeticamente         la  gran    quantità    che    ne 
chiamato  Re  della  neve  dal-         cade  ne'  ftioi  dominj  . 


(CI) 

U*  arme   ritenne:   fi  fguardar   l'un    l'altro      65 
Pallidi  in   volto  i   figli  della  morte ,   * 
E  taciti  fvanir.  S'  alzan  le  voci 
Della  vivace  gioja  :   arpe   tremanti 
Mandar*   dolce  armonia  ;  cantano   i  vati 
Scontri  di   pugna,  o  tenerelli  petti  70 

Palpitanti  d'  amor.   Stava  tra  quelli 
Il  cantor   di  Fingallo ,  Ullin  *  ,  la  dolce 
Voce  di  Cona .  Ei  celebrò  la  bella 
Vergine  della  neve ,  e  '1  nato  al  carro 
Signor   di  Selma  :   la  donzella  intefe  7  5 

L'  amabil  canto,  e  abbandonò  la  ftanza 
Segreto   teftimon  de'  fuoi   fofpiri .    * 
Ufcì  di   tutta   fua  bellezza   adorna 
Quali  Luna  da   nube   in   Oriente* 

G      3  Le 

0  Cioè  i  ficarj  apportati  da  b  Quefto  è  il  primo  dei  can- 
Svarano  per  uccider  Fin-  •cori  di  Fingal  ,  ed  il  fuo 
gal  .  In  altro  fenfo  Da-  araldo  nelle  battaglie.  Ne 
vidde  è  chiamato  da  Sau-  vien  fatta  fpelfo  onore  voi 
le  filiur  mortis  ,  nel  Lib.  i.  menzione  in  quefte  Poe- 
dei  Re  e.   20.  vale  a  dire  fie . 

perfona  deftinata  alla  mor-  e  Neil'  Originale  :    Lafciò  la 

te  .   *  [ala  del  fuo  [egreto  fofpìro  .  * 


(GII) 

Le  leggiadrie  cingevanla ,  e  le  grazie  80 

Come   fafcia   di  luce:   i  paflì  fuoi 
Movean  foavi ,,  mifurati ,  e  lenti 
Come   armoniche  note   S  .   Il  garzon  vide, 
"Vidclo,  e  n'  arfe   6  .  O  benedetto  raggio, 
DiflTe   tra  fé  :   già  del  fuo  core  egli  era  8  5 

Il  nafcente   fofpiro ,  e  a   lui  di  furto 
Spetto  volgeafi.  il  defiofo  fguardo*. 

Tutto  raggiante  il  terzo  dì   rifulfe 
Sul  bofco  delle  belve.  Ufcl  Fingallo 
Signor  del  feudi,  e  '1  tenebrofo  Starno  „        90 
Del  giovin  prode   roffeggiò  la  lancia 
Nel  fangue  di  Gormallo  *  ..  Era  già  '1  Sole 
A  mezzo  il  corfo  fuo,  quando  la  bella 
Figlia  di  Starno  al   bel  Fingal  fen  venne 
Con   amorofa   voce  ,  e  coi  begli  occhi  9  5 

In  lagrime  girantifi  e   tremanti  : 
E  sì  parlò  :   Fingallo  ah  non   fidarti 
Del   cor  di  Starno;  egli  nel  bofco  agguati 

Po- 

e  Cicè  ,  nel  fangue  delle  fiere  del  monte  Gurmal  .  * 


C  C  I  I  I  ) 
Fofe  contro  di  te,  guardati  o  caro 
Dal  bofeo  della  morte:   ad  avvifarti  ioc. 

Spronami  amor:   tu  generofo  Eroe 
Rammenta   Aganadeca ,  e  mi  difendi 
Dallo  fdegno  del  padre .  Il  giovinetto 
L.'  udì   tranquillo,  ed  avvioflì  al  bofeo 
Spregiantemente  :   i  fuoi  guerrier  poflfenti      i  o  5 
Stavangli  a  fianco  e   Di  fua   man  cadéro 
I  figli  della  morte ,  e  a'  loro  gridi 
Gormallo  rimbombò  .  Rimpetto  ali*  alta 
Reggia  di  Starno  fi  raccolfer  tutti 
Gli  fianchi  cacciatori .  Il  Re  fi  flava  no 

Torbido ,  in  fé  romito  ;  avea  fui  ciglio 
Funefla  nube,  atro  vapor  negli  occhi.  7 
Olà ,  gridò  P  altero ,  al  mio  cofpetto 
Guidifi   Aganadeca  :   ella  ne   venga  8 
Al  Re  di  Selma ,  al  fuo  leggiadro  fpofo .    x  1  5 
Già  del  fangue  de'  miei  tinta  è  la  deflra 
Del  fuo  diletto  :   inefficaci  e  vane 
Non  fur  fue  voci:  del  fedel  metraggio 

G     4  E* 


(  C  I  V  ) 

E  giufto  il  guiderdon.  Venne  la  bella 
Sciolta  il  crin  ,  molle  il  ciglio  :  il  bianco  petto  i  z  o 
Le   fi   gonfiava   all'  aura   de'  fofpiri , 
Come   fpuma   del   Luba .   Il   fero   padre 
L'   afferrò ,   la    trafiffe .  Ella   cadeo 
Come   di   neve   candidetta   falda, 
Che   dalle   rupi   fdrucciolar   del    Rona  125 

Talor   fi   feorge ,   quando   il  bofeo    taqe , 
E   baffo   per   la   valle   il   fuon    li    fperde . 
Giunfe   Fingal ,   vide   la   bella ,  il   guardo 
Vibrò   fopra   i   fuoi   duci  ',   e   i    duci    fuoi 
L'arme   impugnaro  :   fanguinofa   e   negra      130 
Pugna   mugghiò ,  Loclin  fu  fperfa ,  o  fpenta  .   9 
Pallida  allor  nella  fpalmata  nave 
La   vergine   ei    racchiufe  ;  in   Arven   poi 
Le  alzò  la  tomba  \  or   freme   il   mar  d'  intorno 
All'  ofeura  magion  d'  Aganadeca .  135 

Be- 

c  Neil'  Originale    non    vi  fo-  fembraffe    che  Fingal  forte 

no  che  quefte  parole  :    Adoc-  già  prefente  a  quella  Tra- 

cbiò    allora  Fingal  i  valorofì  gedia  ,  il  che  non  può  fup- 

fuoi  Duci .   Io  ho  premerti)  porfi .  * 
quefte    altre   7    acciò    non 


(C  V) 

Benedetto  il  fuo  fpìrto ,  e  benedetta 
Sii   tu ,  bocca   del    canto ,   allor    riprefe 
Di    Semo   il    figlio .   Di   Finga!    fu  forte 
Il   braccio   giovenil ,   forte    è   1'  antico* 
Cadrà   Loclin    fotto    l'invitta    fpada ,  14© 

Cadrà   di  nuovo  :   efci  da'  nembi ,   o   Luna , 
Moltra    la    bella  faccia,   e    per    1'  ofcura 
Onda   notturna   le    fue   vele    afpergi 
Della  ferena    tua    candida    luce . 

30  E   fé   forfè   lafsù   fopra   quel   baffo  14  5 

Nebulofo  vapor   fofpefo   alberghi 
O    qual   che   tu   ti   fia   fpirto    del    cielo 
Cavalcator    di   turbini   e    temperie , 
Tu   proteggi   1'   Eroe ,   tu   le   fue    navi 
Dagli   fcogli   allontana,  e    tu   lo  guida  150 

Securo ,  e    falvo   ai   defiofi   amici . 

Sì    parlò    Cucullin ,  quando    fui   colle 
Salì   di  Mata   il   valorofo   figlio 
Calmar    ferito:   egli   venia   dal   campo 
Nel  fangue  fuo  ;  ne   foftenea    la   lancia         155 

I   va- 


C  e  v  r  ) 

I   vacillanti   paffì  :    ha   fiacco  il    braccio , 
Ma   indomabile   il   cor»  Gradito  a   noi   IX 
Giungi ,    diflfe   Conal ,  gradito ,    o   forte 
Figlio   di    Mata  ..  Ond'  è   eh*  efee   il   fofpiro 
Dal  petto  di  colui ,  che  in  mezzo  all'arme    i  60. 
Mai   non   temè  ?  Né   temerà   giammai, 
Sir    dell'  acuto   acciar  ^  Brillami  1'  alma 
Entro   i   perigli   e   mi   fefteggia   il   core . 
Son  della  fchiatta  dell'  acciaro,   a   cui 
Nome  ignoto  è '1  timor.  Cormar fu '1  primo  165 
Della    mia   itirpe .    Eran   fuo   fcherzo ,   e  gioco 
Flutti ,   e   tempefte  :   il   fuo  leggiero  fchifo 
Saltellava   full'  onde,  e   già   guizzando 
Su   le   penne  dei   venti .  Un   negro    fpirto 
Turbò   la  notte .  limar   gonfiafi  ,  i  fcogli   170 
Rugghiano ,  i    venti   vorticoll   a    cerchio 
Strafcinano   le   nubi,   ale    di  lampi 
Volan   focofe.  Egli   fmarriffi,   a   terra 
Ei   ricovrò ,    ma    s'  arrofsì  ben  tofto 
Del  fuo  timore:  in  mezzo  al  mar  di  nuovo   175 

Sca- 


e  C  V  I  1  ) 

Scagliati ,  il  figlio   a    rintracciar   del  vento  .. 
Tre  giovinetti   del    fuo   legno  han    cura , 
E  ne   reggono   il    corfo.   Egli    fi   flava 
Col   brando   ignudo  :   ecco   paffar   1*  ofeuro 
Vapor   fofpefo;  ei    1'  afferrò   pel   crine         180 
Rapido ,  e   con   1'  acciaro   il    tenebrofo 
Petto   gli    ricercò   12>  :   I'  aereo  figlio 
Fuggi   ftridendo,  e   comparir   le   Hdlc ..      ' 
Tal  fu   P  ardir   de'  miei:   Calmar   fomiglia 
Ai   padri    fuoi  :   dall'  innalzata   fpada  185 

Fugge  il  periglio  ;  uom  e'  ha  fermezza,  ha.forte  *  *  $ 
Ma  voi  progenie   delle    verdi   valli 
Dalla  del  Lena   fanguinofa  piaggia 
Scodatevi,    adunate  i   trilli  avanzi 
Dei  noftri  amici,  e  di  Fingali©  al  brando    190 
Ad   unirvi  correte .  Il  fuono  intefi. 
Dell'  otte  di   Loclin   che    a  noi    sr  avanza» 
Partite   amici,   refterà  Calmarre , 
Calmar  combatterà:  bench'  io    fia   folo 
Tal   darò   fuons  come   fé  mille  e  mille      195 

Fof- 


<  C  V  I  I  1  ) 

Foflfermi   a  tergo.   Or   tu,   figlio   di    Semo  ,* 
Rammentati   Calmar ,   rammenta   ii   freddo 
Corpo  giacente   *4.  Poi  eh'  avrà  Fìngallo 
Guafto  il   campo   nemico   XS,    appo  una  pietra 
Di  memoria  npommi ,  onde   il  mio   nome   200 
Paffi  ai   tempi  futuri ,  e  fi  rallegri 
La  madre  di   Calmar   curva    fui   faflb 
Della  mia  fama.   Ah   no,    figlio   di   Mata, 
Rifpofe   Cucullin  ,    non  vo'  lafciarti , 
Io   farò  teco  :   ove  più  grande   e  certo  205 

Rifchio  s'  affaccia ,    ivi    più  '1    cor   di    gioja 
M'  efulta ,   e  ferve ,  e  mi   s' addoppia  in  petto . 
»6  Forte   Conallo ,  e    tu   Carilo    antico 
Voi  d'  Inisfela  i  dolorofi  figli 
Scorgete  altrove  ,  e  quando  al  fin  fia  giunto   2  1  o 
L'  afpro  conflitto ,   rintracciate  i  noftri 
Pallidi  corpi  :   in  quello  angufto   paffo 
Pretto  di  quella  pianta  ambedue  fermi 
Staremci  ad   affrontar   1'  atro   torrente 
Della  pugna  di   mille .  O   tu ,   va ,   corri    2 1 5 

Fi- 


(C  IX) 

Figlio  di   Fiti ,  ale   di  vento   impenna . 
Vanne   a    Fingal ,   digli   eh'  Erina   è   baffo , 
Fa  che    s' affretti  .   Oh   venga    tofto  a  noi 
Qual    vivo    Sole ,   e    le    tempefte    noftre 
Sgombri    coi    raggi,  e    raflereni   il   colle.    220 
Grigio    in  Cromia    è  '1   mattin ,   forgono   i    figli 
Dell'  Oceano  :    ufcì    Calmar    fumante 
Di   bellicofo   ardor ,  ma   pallida   era 
La  faccia   fua  ,   chinavafi   full'  afta 
De'  padri  fuoi ,  fopra    tjtielP  afta   ifteflfa ,      225 
Che   dalle   fale  egli  portò  di  Lara, 
E   ftava   mefta    a    rifguardar   la   madre . 
*7  Ma   or   languido,   efangue   a   poco    a   poco 
Manca  ,  e    cade   V  Eroe ,   qual  lentamente 
Cade    fui    Cona   sbarbicata   pianta.  230 

Solo   rimane    Cucullin   qual   rupe 
Neil'  arenofa   valle:   l8  il   mar   coi   flutti 
Vienfene ,    e    mugge   fu   i   petrofi    fianchi  j 
Stridono    i   maffi  ,   e    la   feofeefa   fronte 
Spruzza,  e  ricopre  la   canuta  fpuma .  235 

Ma 


(  C  X  ) 

Ma   già  fuor  fuor   per    la  marina   nebbia 
Veggonfi   a  comparir  le   di    Fingallo 
Bianco  -  velate   navi ,   e   maeftofo 
S'  avanza  il   bofeo  dell'  eccelfe   antenne  » 
*pSvaran   1'  adocchia,  e   di   combatter   certa    240 
D'  Inisfela   1'  Eroe .  Qual   per  le  cento 
Ifole  d'  Iniftor  sbattei!  ,  e  ferve 
Gonfia   marea,  sì    fmifurata  e  valla 
La    poflfa    di   Loclin   volfefi   incontro 
All'alto  Re   dei   folitarj   colli.  -245 

Ma   lento   a  capo  chin ,  mefto ,  piangente  » 
La   lunga   lancia   traendofi    dietro , 
Cucullin   ritiroffi  ,  e  •  fi  nafeofe 
Dentro   il  bofeo   di   Cromia,  e   amaramente 
Pianfe   gli   eftinti   amici.  Egli   temea  25C 

L'  afpetto  di  Fingal  che  tante  volte 
Seco  già   s'  allegrò ,   quand'  ei   tornava 
Dal   campo  della  fama .  Oh  quanti ,  oh   quanti 
Giaccion  colà  de'  miei  poffenti  Eroi , 
Softegni   d'  Inisfela.'  elfi  che   un    tempo       25$ 

Fé- 


(CXI) 

Feftofi  s'  accogliean  nelle  mie  fale 

Delle   mie  conche    al  fuon .  Non   più  fui    prato 

Le  Jor'  orme  vedrò,  non  più  fui  monte 

Udrò  V  ufata  voce  .  Or  là  proftefì 

Pallidi,  muti,  in   fanguinofi   Ietti  zòo 

Giacciono   i   fidi   amici  .  O    cari    fpirtì 

Dei   dianzi   eftinti ,   a    Cucullin    venite  ; 

Con   lui   vi  ftate   a   favellar   fui    vento 

Quando  1'  albero  piegafi  ,  e  bisbiglia 

Su  la  grotta  di  Tura:   ivi  folingó  26$ 

Giacerò  fconofciuto;   alcun  cantore 

Non  membrerà  '1   mio   nome  ,  alcuna    pietra 

A    me   non   s'  ergerà .   Bragela    addio  : 

Già  più  non   fon,  già   la    mia    fama    è   fpenta , 

Piangimi   cogli  eftinti,  addio    Bragela.        270 

Sì  parlò   fofpirando ,  e  fi  nafcofe 

Ove   la   felva   è   più   felvaggia ,    e  cupa . 

Ma  d'  altra  parte  maeftofamente  2° 
Paffa   Fingal  nella  fua  nave  >  e  (tende 
La  luminofa  lancia:  orrido  intorno  275 

Fol- 


(  C  X  I  I  ) 

Folgoreggia  1'  acciar  ,  qual  verdeggiante 
Vapor  di  morte  che   talor  fi  pofa 
Su   i   campi   di   Malmor  :   feura   è    nel    cielo 
La  larga    Luna  ,   il  peregrin  foletto . 
Terminato  è '1    conflitto-,   io  veggo  il  fangue      280' 
De'  noftri  amici ,  il  Re  gridò  ,  le   quercie 
Gemon    di   Cromia ,  e    fiede   orror  fui   Lena . 
Colà  cadéro  i  cacciatori  ;   il   figlio 
Di  Semo  non  è  più .  Rino ,  Fillano 
Diletti  figli,  or  via,  fuonate  il  corno         285 
Della  battaglia  di  Fingal ,   falite 
Quel   colle  Àn   fu    la   (piaggia ,  e   dalla  tomba 
Del  buon  Landergo  *   il  fier  nemico    in   campo 
Sfidate  alla  tenzon .  La  voftra  voce 
Quella  del  padre   nel   tonar  pareggi,  290 

Allor  che  nella  pugna  entra  fpirante 
Baldanza  di  valor  :   qui   fermo  attendo 
Quello  poflfente   uom  tenebrofo ,  attendo 
Con  pie  fermo  Svarano.  E  venga  ei  pure 

Con 
„  Guerriero  Irlandefe    di  cui  fi  ha  la  ftoria  nel  Canto  $• 


(  C  X  I  I  I  ) 

Con  tutti  i  fuoi  ;  che  non   conofeon  tema   295 
Gli  amici  degli  eftinti .   Il  gentil  Rino   * 
Volò  qual  lampo  ;  il   bruii  Fillano   il  fegue 
Pari  ad   ombra   autunnal .  Scorre  fui  Lena 
La   voce  loro  :   odori   del   mare   i  figli 
Il   roco  fuon   del   bellicofo  corno  300 

Del   corno  di  Fingallo ,  e   piomban  forti 
Grofli  ,  mugghianti ,  qual   rifluiTo  ofeura 
Del   fonante  Ocean ,  quando   ritorna 
Dal   regno  della  neve  :   alla   lor  tefta 
Scorgefi   il  Re   fuperbo ,  ha  tetro   afpetto      305 
D'ira   avvampante,  occhi   rotanti   in   fiamma. 
Lo   rimirò  Fingallo,  e   rammentoflì   *x 
D'  Aganadeca  fua ,  perchè   Svarano 
Con   giovenili  lagrime  avea  pianto  22 
La  gentil  fuora  dal   bel  fen  di  neve .  310 

Mandò  Ullino  dai  canti,  e  alla  fua  fella 
Cortefemente  V  invitò ,  che  dolce 

H  Del 


a  Rino  era  il  minore  dei  fi-         Fillano  ,     Fergufto    erano 
gli    di    Fingal   .    Ofìian  ,         gli  altri . 


(  C  X  I  V  ) 

Del  nobile  Fingal  ricorfe  all'  alma 
Del  Tuo  primiero  amor  la  rimembranza. 
Venne  1'  antico  Ullin  di  Starno  al   figlio ,       31$ 
E  sì   parlò  :   Tu  che  da  lungi  alberghi 
Cinto  dall'  onde  tue ,  come   uno  fcoglio  ; 
Vieni  alla   regia  fetta ,  e  '1  dì  tranquillo 
Pafia,  doman  combatterem ,  domani 
Spezzeremo  gli  feudi .  Oggi ,  rifpofe  »  320 

Spezzina  pur,  ftarò  domani  in  fefta , 
Domani  sì,  che  fia  Fingal  fotterra . 
E  ben  fpezzinfi  tolto ,  e  poi  fefteggi 
Doman  fé  può;  con  un  forrifo  amaro 
L'  alto  Fingal  riprefe .  Ofiìan  tu  fratti         325 
Da  preflb   al  braccio  mio ,  tu  Gaulo  inalza   * 
Il  terribile  acciar  ,   piega  Fergufto 
L'  incurvato  tuo  taflb  ,  e   tu  Fillano 
La  tua  lancia   palleggia  ;   alzate  i  feudi 
Qual  tenebrofa  Luna,  e  ciafeun'  afta  330 

Sia 


«Gaulo    era    figlio    di  Mor-         guerrieri  di  Fingal. 
ni  ,    ed  uno    de'  più  gran 


{  C  X  V  ) 

Sìa  metèora  mortai  :  me  me  feguite 
Per  lo  fentier  della  mia  Fama ,  e   fieno 
Le  voftre  deftre  ad  emularmi  intefe. 
Cento  nembi  aggruppati  >  o  cento  irate     25 
Onde  fui  lido  j  o  cento  venti  in  bofeo»     33$ 
O  cento  in  cento  colli  oppofti  rivi 
Forfè  con   tale  >   ò  con  minor  Fracaflb  s 
Strage  >  furia  -,  terror  s'  ùrtan  V  un  V  altro 
Di  quel  )  con  cui  le  poderofe  armate 
Vannofi   ad   incontrar  neìP  èccheggiante       540 
Piaggia  del  Lena  :   fpargefi   fu  i  monti 
Alto  infinito  gemito  confufo 
Pari  a  notturno  tuon ,   quando   una   nube 
Spezzato*   in  Cona ,  e  mille   ombre    ad  un  tempo 
Mandan   nel   vuoto  vento  orrido  ftrido*      345 
Spinfefi  innanzi  in   la   fua  pofla  invitta 
L'  alto  Finga! ,  terribile  a  mirarfi 
Come  io  fpirto  di  Tremmor    *  *    qualora 
Vien  fopra   un  nembo   a   contemplare   i   figli 
H      2  Del- 

è  Bifavolo  di  Fincal . 


(  C  X  V  I  ) 

Della  poffanza  fua ,  crollan  le  querce  350 

Al   fuon  delle  fue  penne,  e  innanzi  ad  elfo 
S'  atterrano  le  rupi  *4 .  Atra ,  fanguigna 
Era  la  man  del   padre  mio  rotando 
Il  balenante  acciar ,  ftruggeafi  il  campo 
Nel   fuo  corfo   guerrier»  Rino    avanzoffi      355 
Qual  colonna  di  fuoco .  E  feuro ,  e  torvo 
Di  Gaulo  il  ciglio,  rapido  Fergufto 
Corre  con  pie  di  vento,  erra  Fillano 
Come  nebbia    del  colle .  Io  fteflb  io  fteflb 
Piombai   qual   maffo  :   alle   paterne  imprefe   360 
Mi  sfavillava  il  cor  :  molte  le  morti 
Fur  del  mio  braccio ,  né  di  grata  luce 
Splendea  la  fpada  di  Loclin  fui  ciglio» 
Ah  non  avea  così  canuti  i  crini  2S 
Oflìan  allor,  né  in  tenebre  fepolti  365 

Eran  queft'  occhi ,  né  tremante  e  fiacca 
L'  antica  man,   né  '1  pie  debole  al  corfo. 
Chi   del  popol  le  morti,  e  chi  le  gefta 
Può  ridir  degli  Eroi,  quando  Fingali© 

Nel, 


(  C  X  V  II  ) 

Nella  Tua  àrdente  ftruggimee   fiamma  370 

Divorava  Loclin   2Ó?  di   colle   in  colle 
Gemiti  fopra  gemiti  s'  affollano 
Di  morti  ,  e  di   fpiranti ,   infin  cne  fcefe 
La  notte ,  e  tutto  in    tenebre    ravvolfe .   27 
Smarriti,  fpauriti ,  sbalorditi  375 

Come  greggia  di  cervi   28,   allor  fui  Lena 
Strinferfi   i  figli  di   Loclin  :   ma  noi 
Lietamente  fedemmo  in   riva  al   vago 
Rufcel  di  Luba,  ad  afeokar  le  gaje 
Note  dell'  arpa.  Il  gran  Fingal  fedea         380 
Non  lungi  dai  nemici ,  e   dava  orecchio 
Ai   verfi  dei  cantor.  S'  udian   nel   canto 
Altamente   fonar  gli  eccelfi  nomi 
Di   fua   ftirpe   immortale  :  ei   fullo  feudo 
Piegava   il  braccio,  e  ne  bevea  tranquillo    385 
La  foave  armonia .  Sta  vagli  appretto 
Curvo  fulla  fua  lancia ,  il   giovinetto 
Il  mio  amabile  Ofcarre  *.  Ei  meraviglia 

H      3  Avea 

a  Figlio  di  Oflian  . 


(  C  X  V  I  I  I  ) 

Avea  del  Re  di  Selma ,  e  i  fuoi  gran  fatti 
Scorrean  per  l'alma,  e  gli  feoteano  il  core*,  390 

Figlio  del   lìgliuol  mio,  diflfe   Fingallo  *9  , 
Onor  di  gioventù ,   vidi  la  luce 
Del  tuo  brando ,  la  vidi ,  e  mi  compiacqui 
Della  progenie   mia  :   fegui  la   fama 
De' padri  tuoi,  fegui  l'avite   imprefe  .  395 

Sii  quel  eh'  elfi  già    fur,   quando   vivea 
L'  alto  Tremmor  primo   tra1  duci ,  e  quando 

*    Tratal   padre  d'  Eroi   3°  ,    Quei  da   prim'  anni 
Pugnar  da  forti  :   or  fon  de'  vati  il  canto  » 
Valorofo  garzon  ,  curva  i  fuperbi ,  400 

Ma  rifparmia  gì'  imbelli  ;  una  corrente 
Di  molt'  acque   fii  tu  contro  i  nemici 
Del  popol  tuo  i  ma  a  chi  foccorfo  implora 
Sii  dolce  placidiffimo  qual  aura 
Che  lufinga  l'erbetta,  e  la  folleva.  405 

Così  viflfe  Tremmor  ,  Tratal  fu  tale 

Tal 


«  L*  Originale  :  e  le  fue  imprefe  gli  fi  gonfiavano  neW  anima 
b  Avolo  cU  Fingal  . 


(  C  X  I  X  ) 

Tal'  è  Fingallo .  Il  braccio  mio  fu  Tempre 

Schermo  degl'  infelici ,  e  dietro  al  lampo 

Della  mia   fpada.  elfi,  pofar  fecuri.. 

Ofcarre ,  io  era  giovinetto  appunto  410 

Qual  fé'  tu  ora,  quando  a  me  fen,  venne 

Fainafilla,  la   vezzofa  figlia 

Del  Re  di  Craca.  %    vivida  foave 

Luce  d'amore:   io  ritornava  allora 

Dalla  piaggia  di  Cona ,  avea  con.  meco     415 

Pochi  de5  miei.  Di  bianche  vele  un  legno 

Da  lungi  apparve,   che  movea  full'  onde 

Come  nebbia  fui  nembo  «  Avvicinofli  , 

La  bella  compari  ..  Salfa  s  feendea 

11  bianco  petto  a  feofife  di   fofpiri ,  420 

E  le  ftrifeiavan  lagrimofe  ftille 

La  vermiglietta  guancia.  E  qual  mitezza 

Alberga  in  sì  bel  fen,  placido  io  diffis 

H     4  O 

a  Che  forte  quefta  Craca  non  dell'  Ifole  di  Setland  »  Nei 

è   facile  a  determinarne    in  fefto  Canto  havvi  una  fto- 

tanta  diftanza  di  tempo    .  ria    intorno   la    figlia    del 

La    più  probabile  opinione  Re    di  Craca  . 
fi  è  che   quefta  forte    una 


(  C  X  X  ) 

O   figlia  di  beltà?   pofs'  io,  qual   fono  , 

Giovine  ancor,  farmi  tuo  fchermo  e  feudo  42  J 

Donna  del   mar?  non    ho   invincibil    brando, 

Ma   cor  che  non  vacilla.   A   te  men  volo, 

Sofpirando  rifpofe  ,  o  Prence  eccelfo 

Di   valorofi ,  a  te  men   volo  ,  o   Sire 

Delle   conche  ofpitali,  alto  foftegno  430 

Della  debile  deftra .   Il  Re  di  Craca 

Me   vagheggiava  qual   vivace   raggio 

Della  fua  ftirpe ,  ed  eccheggiar  fovente 

Le  colline  di  Cromala  s'  udirò 

Ai  fofpiri  d'  amor  per   1'  infelice  43$ 

Fainafilla  .    Il  regnator  di  Sora    * 

Bella   mi   vide ,   e   n'  arfe  :   ha  fpada  al   fianco 

Qual   folgore   del   ciel  ;    ma  torvo  ha  '1  ciglio  , 

E   tempefte  nel  cor  :   da  lui   men  fuggo 

Sopra   il  rotante  mar:   coftui    m'  infegue .      440 

Statti  dietro  al  mio  feudo,  e  pofa  in  pace 
Raggio   amoroiò;  fuggirà  di  Sora 

II 

*  Paefe  della  Scandinavia  . 


(  C  X  X  I  ) 

Il  fofeo  Re  ,  fé  di  Fingallo  il  braccio 
Raftbmiglia   al   fuo  cor  :   potrei  celarti 
In  qualche  cupa  folitaria  grotta.  445 

Ma  non  fugge  Fingallo ,  ove  tempefta 
D'  afte  minaccia  ;  egli  l' affronta  ,  e  ride  . 
Vidi  la   lagrimetta  in   fu  le  guancie 
Della  beltà  :   m'  intenerii .  Ma   tofto , 
Come   da  lungi  formidabil  onda,  4  5° 

Del  tempeftofo  Borbaro   la   nave 
Minaccioia  apparì  ;  volano  attorte 
Vele  di   neve   alle  fublimi  antenne  ; 
Fiedono  i  fianchi  con    le  bianche   fpume 
L'  onde   rotanti,  mormora  la  pofla  45  5 

Dell'  ocean .   Lafcia  il   muggir  del   mare  , 
Io  dilli  a  lui ,  calpeftator  dei   flutti  , 
E  vienne  alla  mia   fala  ,  eifa  è  1'  albergo 
Degli  ftranieri  .   Al   fianco  mio  fi  flava 
La  donzelletta  palpitante;  ei  V  arco  460 

Scoccò ,  quella  cadeo .  Ben  hai  del   paro 
Infallibile  delira ,  e  cor  villano  ; 

Diffi, 


(  C  X  X  I  I  ) 

Diflì,  e  pugnammo;  fenza  fangue,  e  leve 
Non  fu  la  mortai  zuffa  :  egli  pur  cadde , 
E  noi  ponemmo  in  due  tombe  di  pietra     465 
L'  infelice   donzella ,  e  '1  crudo  amante  . 

Tal  fui  negli  anni  giovenili  :   Ofcarre   3r 
Tu  la  vecchiezza  di  Fingali©  imita . 
Mai   non  andarne  di  battaglia  in  traccia, 
Né  la  sfuggir  giammai  quando  a  te  viene  .  32470 

Fillano  ,   e  Ofcarre  dalla  bruna  chioma 
Figli  del  corfo,  or  via  pronti   volate 
Sopra  la  piaggia,  ed  oflervate  i  paffi 
Dei  figli  di  Loclin  ;   fento  da  lungi 
Il  trepido  rumor  della  lor  tema ,  475' 

Simile  a  mar  che  bolle .  Itene ,  ond'  elfi 
Non  poffano  fottrarfi  alla  mia  fpada 
Lungo  1'  onde  del  Nord    *  ;   fon   baffi  i  duci 

Del- 

»  Sud  y  Nord  ,  Eft  ^    e  Oveft  gante  Yhier  .  Chi  avrebbe 

nella  Micologia    dei  Celti  fofpettata  tanta  erudizione 

Danefì    erano    i    nomi    di  in  quefti  termini  barbari  , 

quattro  Nani  che    foftene-  che  non  fono  nel  Vocabo» 

vano  la  volta  del  cielo  for-  lario  ?   * 
mata    dal    cranio  del    Gi- 


(  C  X  X  I  I  I  ) 

Della  ftirpe  d'  Erina  ,  e  molti  Eroi 

Giaccion  fui  letto  fquallido  di  morte.        480 

Volaro  i  due  campion ,  come  due  nubi , 
Negri  carri  dell'  ombre ,  aliar  che  vanno 
Gli  aerei  figli  a  fpaventar  la  terra. 

Fecefi  innanzi  allor  Gaulo,  il  vivace  iì 
Figlio   di  Morni ,  e    fi   piantò  qual  rupe.    485 
Splendea  1*  afta  alle  ftelle  ;  alzò  la  voce 
Pari  al  fuon  di  più  rivi »  O  generofo 
Delle  conche  Signor ,  figlio  di  guerra  , 
Fa  che  1  cantor  con  1*  arpa  al  fonno  alletti 
D'  Erina  i  fianchi  figli .  E  tu  Fingallo      490 
Lafcia  per  poco  ornai  pofar  fui  fianco 
La  tua  fpada  di  morte,  e  alle  tue  fchiere 
Permetti  di  pugnar  :   noi  qui  fenz'  opra 
Stìamci   ftruggendo  inonorati  e  lenti  , 

34,  Poiché    tu   fol ,  tu   fpezzator   di   feudi  495 

Sei  folo  ,  e   fol   fai  tutto  ,  e  tutto  fei , 
Quando    il   mattin   fu   i  noftri  colli  albeggia 
Statti  in  difparte,  e  le  prodezze  oflerva 

De* 


C  X  X  I  V  ) 

De*  tuoi  guerrieri.  Di  Loclin  la   prole 
Provi  di  Gaulo  la   tagliente  fpada  ;  50Q 

Onde   me  pur  cantino  i  vati,  e  chiaro 
Voli  il  mio  nome   ancor:   tal  fu  '1  coflume 
Della  nobil  tua  ftirpe ,  e  tale  il  tuo. 
Figlio  di  Morni ,   a  lui  Fingal  rifpofe , 

Gioifco  alla  tua  gloria.  E  ben  combatti,    505 
Prode  garzon ,  ma  ti  fìa  Tempre  a  tergo 
La   lancia  mia ,  per  arrecarti  aita 
Quando  fia  d'  uopo .  O  voi ,  la  voce  alzate , 
Figli  del  canto ,  e  '1  placido  ripofo 
Chiamatemi   fui   ciglio.  Io  giacerommi         510 
Tra   i  libili  del   vento:   e   fé  qui  preflfo 
Aganadeca  amabile   t'  aggiri 
Tra  i  figli  di  tua  terra ,  o  fé  t'  affidi 
Sopra  un  membo   ventofo  in  fra    le  folte 
Antenne  di  Loclin,   vientene  o  bella ,   35    515 
Rallegra  i  fonni  miei ,  vieni  e  fa   moftra 
Del  tuo  foave  rilucente  afpetto . 
Più  d'  una  voce  e  più  d'  un'  arpa  fciolfe 

Ar- 


(  C  X  X  V  ) 

Armoniofe  note .  Eflì  cantaro 
Le  gefta  di  Fingallo,  e  dell'  eccelfa  520 

Stirpe  di  Selma ,  e  nell'  amabil   canto 
Tratto  tratto  s'  udia  fonar  con  lode 
Dell'  or  così  diverfo  Oflìan  il  nome . 
Oflìan   dolente!   io  già  pugnai,   già   vinfl 

Spedo  in  battaglia  :  or  lagrimofo ,  e  cieco  ,    525 
Squallido,   inconfolabile  patteggio 
Coi  piccioli  mortali;  ove   Fingallo, 
O  padre  ove   fé'  tu?   più  non  ti    veggo 
Con   V  eccelfa  tua  ftirpe  ;  erran  pafeendo 
Cervetti,  e  damme  in  fu  la  verde  tomba   530» 
Del  regnator  di  Selma.  O  benedetta 
L'  anima   tua ,  Re  delle  fpade ,   altero 
Efempio  degli  Eroi ,  luce  di  Cona . 


***** 
*  *  *  * 


OS- 


(  C  X  X  V  I  ) 

OSSERVAZIONI 

AL    CANTO    III. 


1.  f*  Tudiciofamente  *   dice    il  Traduttore    Inglefe  * 
VT  viene  introdotta  la  ftoria   d' Aganadeca,    per- 
chè grand'  ufo  ne  viert  fatto  nel  reftante  del 
Poema,    e  perchè  in  gran  parte  ne    produce  la  cata- 
ftroie   .    Contuttociò    parmi  ,     che    quello     Epifodio 
avrebbe    potuto    inferìrfi    molto    più    opportunamente 
fui  fine  del  canto  dopo  la  venuta  di  Fingal  ;    e  che 
farebbe  {tato  meglio  in  bocca  di.  Ullino,  che  di  Ca*  , 
rilo.  Ivi  il  progrefio  dell'  azione,  e  l'interefle  di  Fin* 
gal  lo  chiamava  naturalmente,  anzi  lo  rendea  necef- 
fario:  laddove  qui  non  fembra  che  un'  abbellimento 
fenza  dilegno,  e  fenza  confeguenza  ,  e  la  fua  fingo- 
lar  bellezza,  perchè  non  è  precifamente  a  fuo  luogo, 
non  fa  tutto  l'effetto  ch'ella  potrebbe.  * 
1.  Quella    maniera    è    frequente    nella  Poefia  Ebraica  .' 
Sonabunt  fluBus  eorum  quaft    aqua  multm .    Ger.  e.   5L 
v.  55.  fonabtt  fuper  eum  ficut  fonitus  marìs  »    If.  e.  5. 
V.  30.  * 
3.  Quello  Snivano  doveva  eflere  uno  degli  Scaldi  Danefi  , 
ordine   fimiliflìmo  a  quello  dei   Bardi  Scozzefi  »    Non 
farà  difearo  agli  amatori  della  Poefia,  che  io    ponga 
qui    fotto   uno   fquarcio    del  Sig.  Mailer  5  il  quale   fa 
vedere  in  qual  venerazione    fofle  queft'  arte   appreffo 
le   nazioni    credute  barbare  ,    ed  inlenfibili  a    quelle 
delizie   di    fpirito.   „  La  ftoria   della  Poefia    non   può 
„  citare  alcun   paefe  ,    che  le    fia  (lato    più  favorevole 
„  della   Scandinavia  ,    né  alcun  fecolo  più  gloricio  .    I 
„  monumenti  fiorici  del  Nord  fono   pieni    di  teftimo-    , 


(CXXVI1) 

„  nìanze    d'onori    refi  loro  dai   popoli  ,    e  dai   Re  .  I 
„  Re  di  Danimarca,    Svezia,  Norvegia  andavano  fem- 
„  pre   accompagnati  da   uno  0    più   Scaldi  .    Araldo  dà 
5,  bei  capelli  nei   conviti  dava    loro   il   primo    pofto   tra 
„  gli  unciali  della  corte.  Molti   principi  e   in  guerra  e 
„  in  pace  confidavano  loro  gli   ufizj  i   più  importanti  . 
„  Non  fi  faceva  alcuna  fpediiione  militare  ,  fenza  che 
„  vi    foflfero  prefenti  .    Aquino  Conte  di   Norvegia  ne 
„  conduce  feco  cinque    in  una    famofa  battaglia  ,    ove 
„  ciafeheduno   càntb  un'  inno  per   infiammar    il   corag- 
„  gio  de'  foldati  .    Le  loro    Poefie   erano    ricempenfate 
9,  coi  più  magnifici  doni  .    Il  rifpetto  che  fi  avea  per 
„  efli  ,    giungeva  a  fegno  di   rimetter  loro   la   pena  di 
j,  qualche    delitto  ,    a  condizione    che  domandaflero   la 
9,  loro  grazia  in  verfi  ;   e^d  efitte  ancora  1'  Ode  ,    colla 
„  quale  un  celebre  Poeta  ,  chiamato    Egil  j    fi  rifeattò 
„  da  un'omicidio.  Finalmente  i  Principi,  e  i  Re    fi  ap- 
„  plicavano  feriamente  a  quefV  arte  ,    come    Ronvaldo 
B,  Conte   delle  Orcadi  ,    Regner  Lodbrog  Re   di    Dani- 
„  marca,  ed  altri.    Un  Principe  fpefle   volte   non  efpo- 
„  nea   la  fua  vita  fé    non   per  efTsr  lodato  dal  fuo  Scal- 
„  do,  rimunerator  del  fno  valore.  Gli  Scaldi   cantavano 
„  pofeia  i  loro  verfi  nei  conviti  (blenni ,  e  nelle  gran- 
„  di  alìemblee  al   Tuono  del  flauto  e  del  liuto .  j,     Chi 
crederebbe  che  quella  forte  quella  ileiTa    nazione,   che 
feppellì   il  buon  gufto  fotto   le   rovine  dell'Italia?  * 
4.  Sembra  che  le  nazioni  antiche  fianfi  accordate  nell' 
aver  una  particolar  venerazione   per   il  numero   tre  . 
Gli    Scandinavi    lo  rifguardavano    come    un    numero 
facro,  e  particolarmente  grato  agli  Dei.    Una   fimi- 
le    opinione  doveano    aver    gli  Scozzefi  .    Offian    ne 
fa  ufo  non  folo   nelle  cofe   folenni  ,   o  di   coftume  , 
come  in  quefto  luogo  ;    ma  anche  nelle  più  acciden- 
tali ,   e  che   non  dipendono    dalla  elezione  ,    in  cui 

per 


(  CXX  Vili  ) 

fer  confeguenza  la  determinazione  collante  di  quello 
numero  non  fembra  che  poffa  aver  luogo  .  Tre  giorni 
fta  prigione  un  guerriero,  nel  quarto  vien  liberato  ; 
tre  giorni  una  donna  piange  ,  nel  quarto  ottiene  il 
fuo  intento;  tre  giorni  un'altra  raffrena  il  fuo  amo- 
re, nel  quarto  vi  fi  abbandona  .  Quello  farebbe  un 
bel  foggetto  per  qualche  Pitagorico  .  Io  mi  conten- 
terò di  aggiunger  queft'  offervazione  all'  altre  del 
Matanafio  a  quelle  parole  della  fua  celebre  Can- 
zone :  Trois  fois  frappa .  * 

5.  Che  proprietà  !  che  novità  !  che  leggiadria  inimita- 
bile in  quella  comparazione  !  Le  parole  dell'  origi- 
nale fono  quefte  :  Erano  i  fuoi  pajjì  fimili  alla  mufi- 
ca  dei  canti.  Io  ne  ho  fviluppate  le  idee,  che  for- 
fè non  tutti  avrebbero  così  agevolmente  diftinte  nell* 
efpreffione  riftretta,  e  precifa  di  Offian.  * 

6.  Ut  vidi,  ut  perii.    Virg.  Egl.  8.  * 

7.  Il  fulmine  fi  va  formando:   fcoppierà  ben  toflo.  * 

M.  La  fredda  amarezza  di  quefte  parole  è  più  terribile 
di  qualunque  dimoftrazion  di  furore.  Le  paffioni  de- 
terminate prendono  un'  aria  di  fedatezza  atroce,  che 
non   lafcia  luogo  alla  fperanza .  * 

0.  Ma  non  fi  fa  che  fia  addivenuto  di  Starno.  Il  ca- 
rattere di  coftui,  grande  nell'atrocità, parea  che  me- 
ritaffe  eh'  egli  non  foffe  confufo  nella  folla.    * 

io.  Quello  è  '1  folo  paffo  nel  Poema  eh'  abbia  qual- 
che apparenza  di  religione .  Ma  1'  apoftrofe  di  Cu- 
cullino  a  quello  fpirito  viene  accompagnata  da  un 
dubbio  ,  coficchè  non  è  facile  il  determinare  s'  egli 
intenda  un'Ente  fuperiore,  ovvero  1'  ombre  de'  mor- 
ti guerrieri ,  i  quali  in  que'  tempi  credevafi  che  reg- 
geffero  le  tempefte,  e  fi  trafportaffero  da  un  luogo 
all'  altro  fopra   nembi  di  vento . 

Così  il  Traduttore   Inglefe.  Noi  abbiam  per  altro  ve* 

duto 


(  C  X  X  I  X  ) 

Auto  di  fopra  nominarli  lo  Spirito  dei  colli,  e  lo  Spi- 
rito della  tempefta,  il  che  fembra  dinotare  un  certo 
fpirito  determinato  ,  e  d'  una  natura  diverfa  dagli 
altri,  che  avene  qualche  particolar  ifpezione .  * 

1 1.  Connai  era  (iato  vivamente  punto  da  Calmar  nel 
configlio  di  guerra.  Ma  l1  animo  grande  di  Connai 
non  fé  ne  rammenta,  o  fi  vendica  con  un  tratto^ 
d'  amiciiia,  e  di  politezza.  * 

12.  La  ferma  ed  univerfale  credenza,  che  gli  fpiriti 
diriggeffero  le  temoeite,.  e  la  ftrana  audacia  di  Cal- 
mar, giuflifica  abbaltanza  quella  avventura  dalla  tac- 
cia d'  un  mirabile  {travagante,  e  fa  che  fi  rifenta.il 
piacer  della  novità,  fenza  efTer  difguftato  dall' inve- 
rifimiglianza  .  Per  altro  fiffatte  novelle  fi  fpacciano 
anche   ai  giorni  noftri  dalle  perfone  del  volgo.  * 

13.  Audaces  fortuna  juvat .  Il  parlar  per  fentenze  uni- 
v.erfali  ed  afiratte  è  proprio  dei  filofofi  e  degli  oziofi 
ragionatori.  Gli  uomini  rozzi  ed  appaffionati  fingo- 
larizzano,  e  parlano  per  fentimenti.  Se  quella  è  la 
qualità  più  effenziale  del  vero  linguaggio  Poeti- 
co, come  vuole  il  Vico,  Oflìan  è  '1  più  gran  Poeta 
d'  ogn'  altro.  Non  ve  n'  ha  alcuno  più  ricco  di  fen- 
timenti, e  più  fcarfo  di  fentenze  di  lui.  La  prefente 
è  forfè  1'  unica  che  s'  incontri  tutte  le  fue  Poefie  . 
Del  refio  la  fentenza  di  Calmar  fembra  affai  particolare 
in  bocca  d'  un'uomo  che  per  frutto  del  fuo  coraggio 
avea  riportata  una  ferita  mortale.  Bifogna  che  collui 
non  computafie  tra  i  pericoli  la  morte.  * 

14.  I  Greci,  e  i  Latini  non  meno  che  i  Celti  riputa- 
vano" a  gran  difgrazia  il  retar  infepolti  :  ma  per  di- 
verfe  ragioni  .  Quelli  per  timore  di  dover  andarfene 
errando  cent'  anni  innanzi  di  varcar  il  Lete;  quefti 
perchè  temea.no  che  la  loro  memoria  non  fi  perdeffe, 
e  che  non  re  Zafferò  defraudati  della  gloria  devirta  alle 
loro  azioni.  *  I  15.  La 


(  C  X  X  X  ) 

15.  La  vittòria  di  Fingal  è  dunque  certa.  Il  Tuo  va- 
lore maggior  d'ogn altro  non  ammette  dubbj.  Quello 
fentimento  è  d'  un  gran  pelo,  fpezialmente  in  bocca 
d'  un'  uomo  del  carattere  di  Calmar.  * 
t6.  Non  fembra  molto  conveniente  che  Connal  abban- 
doni 1'  amico  in  un  tal  cimento  ,  per  compier  un' 
uiìzio  che  Carilo  folo  poteva  compier  ugualmente 
bene,  come  già  fece  nel  Canto  antecedente.  Alme- 
no dovea  feorgerfi  in  Connal  qualche  refitìenza.  Po- 
trebbe dira  che  quella  è  una  delle  folite  reticenze  dell' 
Autore,  ma  temo  che  i  conofeitori  non  s'  appaghino 
molto  di  quella  difefa.  * 
17.  La  morte  di  quell'  Eroe  non  corrifponde  molto  al- 
la nollra  afpettazione.  Dopo  l'alta  idea  che  il  Poe- 
ta ci  avea  latta  concepire  del  fuo  valore,  s'era  in 
dritto  d'  attenderne  dei  prodigi  )  e  di  efigger  da  lui 
un  genere  di  morte  alTai  meravigliofo,  e  lìraordinario. 
Non  occorreva  erger  tant'  alto  quello  CololTo,  s'  egli 
dovea  cadere  con  sì  poco  llrepito.  Parmi  che  qui  il 
gran  genio  di  Oflìan  paghi,  come  tutti  gli  altri,  il 
fuo  tributo  all'  umanità.  Avvertali  per  altro  che  que- 
lla è  piuttollo  una  mancanza  che  un'  errore .  Non 
v'  è  nulla  di  più  naturale  quanto  che  un  guerriero 
muoja  dalle  lue  ferite  .  Ma  la  nollra  immaginazio- 
ne (lende  le  lue  pretenfìoni  molto  innanzi.  Quando 
il  Poeta  ha  cominciato  a  folleticarla,  ella  fi  lufinga 
che '1  fuo  diletto  debba  andar  Tempre  crefeendo.  Il 
dono  del  Poeta  divieti  dovere  .  Quanto  più  ella  è 
foddisfatta,  tanto  pretende  di  più  ;  e  s'  tgli  non  giun- 
ge ad  appagarla  pienamente  ,  ella  quali  gli  fa  mal 
grado  anche  dei  diletti  antecedenti .  Ollian  ci  ha  av- 
vezzati ad  una  certa  fquifitezza  che  ci  rende  fchiz- 
zinofi .  In  qualche  altro  Poeta  quella  mancanza  non 
fi   farebbe  riconofeiuta .  * 

18. 


(  C  X  X  X  I  ) 

j8 iìin     vrsVpn 

H\<7?37-0f,    (Aiyxx*  ecc.    II.    15.    v.  61 8. 
Oman   è  ancora  più  ibmigliante   a    Virgilio  nel  7.   dell' 
Eneide    v.   587. 

Ut  pelagl  rupes  magno  veniente  fragore , 
Qux  fé  fé  multi s  aretini  latranti  hus  undis 
Mole  tenet  ;  /copuli  nequicquam  &  fpumea  circum 
Saxa  fremunt,  laterique  illifa  tefundhur  alga.  * 
io.  La  condotta  del  Poeta  mi  fembra  in  quello  luo- 
go di  così  nieravigliofo  artifizio,  che  ben  merita  i 
rifletti  di  tutte  le  perfone  di  gufto.  Cuculiato  avea 
perduta  la  battaglia*  non  per  mancanza  di  valor  per- 
donale, ma  per  la  fcarfezza  delle  fue  truppe.  Que- 
fta  taccia  d'inferiorità,  benché  fenza  fua  colpa,  do- 
veva efler  infofferibile  ad  un'Eroe,  come  Cucullino  . 
Egli  tenta  dunque  di  rifarcir  il  fuo  onore  con  un  col- 
po grande,  ed  ardito.  Penfa  d'andar  folo  incontro 
all'  armata  di  Svarano  ^  non  già  colla  fperanza  di 
porla  in  rotta,  ma  col  penfiero  di  combatter  a  cor- 
po a  corpo  col  fuo  nemico*  di  vincerlo,  o  di  mo- 
rire gloriofamente.  Ma  qual  doveva  effer  Y  efito  di 
quefta  battaglia?  Se  vince  Svarano,  la  gloria  di  Cu- 
cullino reità  offufeata,  e  un'  Eroe  virtuofo  ed  ama- 
bile è  facrificato  ad  un  brutale*  Se  la  vittoria  fi  di- 
chiara per  Cucullino,  la  venuta  di  Fingal  è  inutile. 
Sembrava  inevitabile  1'  inciampare  in  uno  di  quefti 
due  fcogli .  Offian  feppe  fcanfarli  felicemente  ambe- 
due con  una  deprezza  che  non  pub  ammirarli  ab- 
baftanza.  Cucullino  Ita  per  azzuffarfi ,  comparifee  Fin- 
gai,  Svarano  vola,  pianta  Cucullino,  e  quefti  fi  tro- 
va improvvifamente  folo  e  delufo,  fenza  poter  far 
prova  di  fé,  né  ottener  la  confolazion  della  morte. 
Con  ciò  fi  cagiona  una  gran  forprefa  in  chi  afcol- 
ta,  e  fi  falvano  tutti  i  riguardi.  L'  onor  del  tiion- 
I     2  fo 


(  C  X  X  X  I  1  j 

fo  fopra  Svarano  fi  riferba  intatto  per  Finga!,,  Cu- 
cullino  non  perde  nulla  dal  canto  della  gloria  y  ed 
acquilh  infinitamente  da  quello  dell'  interefie.  In- 
fognerebbe eflfer  privo  di  fenti mento  per  non  effer 
commoffo  infino  all'  anima  dal  fuo  patetico  lamento  , 
La  vergogna  eh'  egli  ha  di  prefentarfi  innanzi  a  Fin- 
gai,  la  commilerazione  de'  fuoi  amici  morti  in  bat- 
taglia, la  deplorazione  della  Tua  fama,  il  fuo  tene- 
ro addio  alla  fpofa  lontana  formano  un  nuovo  ge- 
nere di  patetico,  un  milio  di  mirabile  e  compafììo- 
nevole  che  e'  intenerire  e  c'incanta.  Infine  queft' 
Eroe  fventurato  non  potendo  forTrir^  il  fuo  apprefo 
difonore  va  a  nafeonderfi  in  una  grotta.  Ciò  mette 
il  colmo  alla  finezza  dell'artifizio  del  Poeta.  Que- 
lla riioluzione  toccante  all'  diremo  grado  rimove  il 
confronto  pericolofo  fra  i  due  Eroi  principali  .  La 
Scena  refta  vuota  perFingal.  Cucullino  parte,  e  por- 
la feco  i  noftri.  affetti  3.  refta  Fingal  a  riempirci  la 
fpirito.  * 
20.  Il  carattere  di  Fingal  è  uno  de' più  perfetti  che  fia 
mai  ftato  immaginato  da  verun  Poeta,  e  forfè  a 
certi  riguardi  egli  è  più  perfetto  d'  ogn'  altro.  La 
perfezione  morale  dei  caratteri  è  diverfa  dalla  Poe- 
tica. Confifie  la  prima  in  un'aggregato  delle  più.'  ' 
belle  qualità:  la  feconda  nell'idea  airratta  ed  uni- 
verfale  d'una  qualità  o  buona,  o  viziofa  applicata 
ad  un  perfonaggio.  Quand'  io  dico  che  il  carattere 
di  Fingal  è  perfetto,,  intendo  non  folo  di  queft'  ul- 
tima perfezione,  ma  fpezialmente  della  prima.  Al- 
cuni Critici  vorrebbero  darci  a  credere  che  la  Poefia 
non  ammettere  quella  perfezione  morale,  e  preten- 
dono che  i  caratteri  poetici  debbano  effer  così  rae- 
Icolati  d'i  contraddizioni,  e  di  difetti,  come  li  veggia- 
mo  comunemente  negli  uomini .  Quello  è  un  pregia 

clizia 


(  G  X  X  X  I  I  I  ) 

V1Ì7Ì0  e!  cui  fìamo  debitori  alia  fuperfìÌ7Ìofa   adoralo-- 
toc   ù'  Omero;  poiché  avendo  egli   rapprefentati  carat- 
teri generalmente  viziofi  e  contraddittorj,    i  tuoi  par- 
tigiani  hanno   fecondo   iì    (olito,   trasformato   un    luo 
difetto  in  virtù,  e   n'abilitane  una  regola.   Innanzi  d' 
entrar  nelle  perfezioni   di  Fingal,  arrediamoci  fu  que- 
flo  punto   eh' è  uno  dei  più  fondamentali  della  Pocfr  , 
intorno  al  quale,  s'io  non  m'inganno,  c'è  mo  to  d<  L' 
equivoco-,  e  del  mal'  intefo  .   11   Gravina  ,   campione 
il    più   agguerrito  della  fua  parte,  condanna  altamen- 
te  i   Poeti   che  attribuirono  qualità  perfette   ai  'loro 
Eroi,  e  foli  iene  che  queffa   maniera  di   rapprefentare 
non  è  né  itìruttiva,  né  utile-,  né  verifìmiie.  Se  (otto 
il  nome  di  perfezione  s'  intende   una  rigidità  di  natu- 
ra, che  fi  rende  infenfibile  a  tutte  le  pafìioni  umane, 
accordo  anch'io  che  tali  caratteri  non  fono  molto  poe- 
tici, non  tanto  perchè    non  fon  verifimili ,  quanto  per- 
chè non  fono  intereflanti.   Ma  fé  la  perfezione  confitte 
nel  dirigger  le  pafTioni  al  bene  affoluto,  o  relativo,  le 
obbiezioni  del  Gravina,  e  degli  altri  Critici  del  fuo  par- 
tito, mi  fembrano  poco  o  nulla  fondate. 
Non  s'  apprende  nulla,  dice  il  Gravina  nella  fua  Ragion 
Poetica,  e.  6.  da  quefti  caratteri.  L'uomo  deve  dipin- 
gerti qual'  egli  è,   perchè  qual   egli  dovrebbe   efTere    a 
tutti  è  noto.   Io  credo  tutto   all'  oppolto,  che  ad  ogn' 
uno  fia  noto  qual  egli  fia ,  e  a  pochiflìmi  qual' egli  do- 
vrebbe, e  potrebbe  effe  re .   L'  efperienza  giornaliera  ci 
fa  conofeere  ad  ogn'  iftante,  che  gli  uomini    fono  co- 
munemente intereffati,  piccioli,  maligni,  fìnti,  fuper- 
bi ,   e  violenti,   né  v'è  infogno  che  alcun  Feeta   ce  ne 
ilkuifca.   Per  lo  contrario,  quanti  fon  quelli  eh'. abbia- 
no V d'atte  idee  dei  doveri,  e  molto  più  che  conofeano 
ìe  delicatezze, e  le  meraviglie  di  cui  è  capace  la  natura 
umana  ben  difpofta,e  beneducata,  ed  accefa  delie  no- 
I     3  bili 


(  C  X  X  X  I  V  ) 

bili  idee  del  bello  e  del  grande?  Dira  bensì  ciafehedu- 
no  che  1'  uomo  deve  efler  giuito,  ragionevole  ,  one- 
fìo  :  ma  fi  Iviluppino  qutlti  fpeziofi  fentimenti  :  non 
fi  troverà  che  un  guazzabuglio  d'  idee  confale,  inade- 
guate, indigelle,  lalfe,  e  contraddittorie.  Che  le  pur 
è  ntcefiaria  un'  irruzione  particolare  per  conofeer  gli 
uomini,  quali  fono,  egli  è  almen  certo  eh'  ella  non 
dee  ripeterti  dalla  Poefia.  Qttéfta  è  un'  irruzione  che 
appartiene  direttamente  alla  Storia  .  11  Gravina  con- 
fonde vigilmente  i  fini  di  quelle  due  arti.  L'oggetto 
della  Storia  è  il  vero  particolare,  quel  della  Poefia  1' 
univei Tale, e  metafilico.  Quella  ci  prefenta  i  fonti  puri 
ed  ineiaufli,  e  i  modelli  eterni  del  vero,  quella  non  ci 
moli  ra  die  i  rivoli  tanaofi,e  le  copie  contraffatte  e  imper- 
fette. Sopra  1'  idee  archetipe  della  Poefia  noi  polliamo 
regolar  noi  (tedi,  e  giudicar  con  precifione  degli  altri  ; 
laddove  da  fatti  particolari  non  fi  può  trarr'  altro  che 
regole  inadeguate,  egiudizj  fondati  fopra  induzioni  in- 
complete, e  bene  ipefib  difettive  e  fallaci.  Perciò  1'  i- 
fìru7:one  Poetica  è  più  importmre  ,più  piena,  e  fecondo 
Aride  tele ,  più  filolofica  di  quella  che  fi  trae  dalla  Storia. 
Ma  e'  è  qualche  cofa  di  più.  Il  vantaggio  che  fi  propone 
la  Poefia  non  confifle  in  una  femplice  verità  fpeculati- 
va.  Il  fuo  gran  fine  è  quello  d'  interefTare ,  di  muove- 
re, e  d'eccitare  alla  virtù.  Or  come  può  ella  ciò  fa- 
re, fé  non  ci  prefenta  la  virtù  illefla  ne'  fuoi  ritratti? 
L'  efempio  è  il  folo  Moralifia  veramente  utile,  e  la 
virtù  efpolla  ne!  fuo  lume  ed  animata  è  ficura  d'incan- 
tar gli  fpinti ,  ed  attrarre  i  cuori  .  Legganfi  ora  que' Poe- 
ti, i  quali  dipingono  1'  uomo,  quale  egli  è,  non  dirò 
come  il  Gravina,  nel  vero  effer  fuo,  ma  comunemente. 
Dunque  quella  virtù  è  una  chimera,  un'ente  immag- 
ginario,a  cui  la  natura  umana  non  può  afpirare:  dun- 
que o  un'uomo  non  vai  più  che  l' altro  ;  o  i  più  vizio* 

fi 


(  C  X  X  X  V  ) 

fi  fono  1'  oggetto  della  maggior  ammirazione  .  Perchè 
dunque  arroflìrmi  s'  io  raffomiglto  a  un'  Eroe?  perchè 
affaticarmi  dietro  un'  illufìone  ?   Ecco  il  frutto  che  dee 
trarli  neceffariamente  da  quelli  efempj.  Sono  queite  le 
lezioni, e  i  ritratti  coi  quali  gli  Anfioni  e  gli  Ortei  a- 
vranno  umanizzato   il  mondo  lelvaggio? 
Ma  i  caratteri  perfetti  fono  inveriiìmili.  L'umanità  non  è 
vafo  capace  della  perfezione.  Queito  è   un   fentir  troppo 
baiamente  della  natura  umana,  e  della  bellezza  della 
virtù.  Come?  Ariitide,  Socrate, Catone,  Regolo,  Bru- 
to, Trafea,  e  tanti  altri,   fono  dunque   enti  fantaftici. 
nati  dall' immaginazion  dei  Poeti?  Ma  perchè  nominar 
alcuni  particolari?  La  Storia  antica  non  ci  prefenta  el- 
la negli  Spartani  l'efempio  d'un  popolo  intero,  il  qua- 
le, fecondo  l'energica  efpreflìon  d'un  moderno, fu  pof- 
feduto   per  molti   fecoli  dalla  febbre  della  vinài   Che 
dunque?  faranno  caratteri  Poetici  gli  Achilli,  e  gli  A- 
leltandri,  e  non  potranno  eflerlo  i  Trajani,  e  i  Marc* 
Aurei;,   per  queito  folo  difetto  d'  elTer  virtuofì?  Qua- 
lunque più  bafla  paiTìone,  quando   divien  dominante , 
aflòrbe  tutte  le  altre, e  giunge  a  farci  facrificar  la  ftef- 
fa  vita  al  fuo  idolo.  E  i  principi  innati  di  benevolen- 
za^ di  rettitudine,  l'amor  del  bello,  la  lufinga  d'una 
giufta  gloria  non  potranno  far  lo  ItefTo  effetto,  almeno 
in  qualità  di   paffioni  ?  Non  fono  dunque  chimerici  i 
caratteri  perfetti, ma  foltanto  rari, ed  appunto  per  que- 
llo meritano  d'elfer  efpolti  alla  pubblica  ammirazione. 
Ognuno  accorda  che  il  Poeta  nelle  deferizioni  degli  og- 
getti della  natura  e  dell'arte  dee  fceglier  fempre  i  più. 
pregevoli, fingolari,  fìraordinarj,  e  quando  non  ne  tro- 
vi il  modello, crearli  colla  fua  fantafia.  Non  è  dunque 
una  contraddizion  manifefta,  che  nel  punto  più  efTen- 
ziale,egli  debba  cangiar  natura,  e  farla  da  Storico,  rap- 
prefentando  caratteri  difettoù*  e  volgari?  Se  così  è,  a 
I     4  che 


(CXXXVI) 

cric  fi  ricerca  in  un  Poeta  così  fquifito  giudizio?  a  che 
dar  la  tortura  alio  fpirito,  per  rintracciare  o  architet- 
tar caratteri  nobili  ed  intereiTanti?  Gettiamoci  ad  oc- 
chi chiùfi  tra  la  folla  del  popolo,  ed  afferriamoci  fpen- 
fìeratamente  al  primo  che  ci  fi  fa  incontro  .  Si  aggiun- 
ga un  grado  di  forza  al  fuo  carattere  qualunque  fiafi, 
ed  eccolo  trasformato  in  Eroe.  Mali  dia  tutto.  L'idea 
della  perfezione  fia  una  chimera.  Egli  è  per  altro  cer- 
tiiTìmoch' ella  fembrapoflfibile,e  fpefìò  reale.  L'amore, 
1'  amicizia,  l'ammirazione  non  hanno  altro  per  fonda- 
mento che  quetta  immagine  apprefa  per  vera.  Ognuno 
fecondo  i  fuoi  lumi  fi  fabbrica  in  mente  un  modello  di 
perfezione,  e  talor  fi  lufinga  di  realizzarlo.  Perchè  le- 
var agli  uomini  queft'  illufione  più  utile  di  qualunque 
verità?  Quetta  chimera  è  fpeziofa,  e  magnifica  all'ul- 
timo fegno.  Lufinga,  corrobora,  nobilita,  ingrandire 
1'  animo.  Quanti  patti  noi  facciamo  verfo  di  lei,  tanti 
ci  allontaniamo  dal  vizio,  e  quanto  più  fi  vagheggierà 
dapprefib  la  fua  bellezza,  tanto  più  la  deformità  del 
fuo  contrario  ci  farà  orrore.  EJì  quoàam  prodire  tenus , 
fi  non  d.tmr  ultra  :  e  chi  non  fi  propone  il  maffimo  ,  re- 
tta al  di  fotto  del  medioefe. 
Domanda  1'  Ab.  Conti  per  giuftifìcar  Omero,  fé  non  fia 
vero,  che  un  Poeta  Epico  può  giovar  ugualmente  di- 
pingendo il  vizio  per  farlo  abborrire,  che  la  virtù  per 
farla  amare.  Rifpondo  i.  che  1'  utilta  è  molto  imper- 
fetta. L'  abbonimento  del  vizio  è  il  primo  patto  verfo 
la  virtù,  ma  è  ancora  molto  dittante  della  virtù  fletta, 
e  molti  hanno  orrore  per  una  fceleraggine  ,che  non  fa- 
rebbero capici  d  un'azion  generofa.  i.  Che  le  pitture 
del  vizio  per  fé  ttefle  difguttano,  e  quelle  della  virtù 
allettano, e  incantano.  Perciò  è  molto  irragionevole  che 
un  Poeta  voglia  giovar  al  Lettore  imperfettamente,  e 
con  fuo    difgutto  ,  potendo    congiunger  perfettamente 

Tu- 


e  cnxvn  ) 

ì'  utile  al  dilettevole.  3.  Finalmente  che  il  vizio  non 
pub  istruire ,  fé  non  quando  è  difapprovato  e  punito. 
Ma  il  dipinger  il  vizio  con  indifferenza,  anzi  1'  abbek 
litio  con  colori  abbaglianti  e  feducenri  ì,  il  produr  ful: 
la  Scena  un  periònaggio  viziofo  protetto  dagli  Dei,  ca- 
rico di  gloria,  e  trionfante,  quelta  è  un'arte  affai  par- 
ticolare per  farlo  abborrire.  Con  lo  fteffo  artifizio  il 
Machiavelli,  fecondo  alcuni ,  ha  voluto  metter  in  otto- 
re  i  tiranni.  Vani  raffinamenti  della  prevenzione  che 
tenta  indarno  di  eluder  la  forza  del  fentimento. 

Del  rclto  quando  fi  dice  che  il  Poeta  dee  dipinger  carat- 
teri perfetti,  non  s'intende  già  che  debbano  tutti  effer 
tali;  ma  fo!o  che  l'Eroe  principale,  il  quale  vien  prò- 
pollo  per  oggetto  d'ammirazione,  fu  veramente  degno 
d'  efiggerla.  Ciò  leva  ogni  fondamento  alle  obbiezioni 
degli  avverfarj .  Io  credo  di  poter  dire  con  più  ragion 
del  Gravina  >  che  la  vera  feienza  morale  fi  forma  del- 
la cognizione  di  quel  che  è,  e  di  quel  che  dovrebbe  e 
potrebbe  effe  re .  La  prima  e  infegna  a  fchemiirci  dai 
vizj  de'noflri  compagni,  e  a  maneggiar  i  loro  affetti. 
La  feconda  a  perfezionar  noi  fteffì ,  e  a  far  un  retto 
giudizio  delle  cofe  e  delle  perfone.  Colla  prima  fola  fi 
corre  rifehio  di  divenir  viziofo  come  gli  altri ,  e  la  fe- 
conda ^ci  farebbe  facilmente  ritrofi  e  fantaftici  .  Perciò 
il  Poeta  per  recar  la  maffima  utilità  che  può  dar  la  fua 
arte, dipinge  ugualmente  i  caratteri  perfetti,  i  viziofi, 
e  i  mifti .  L'  Eroe  principale  è  il  modello  che  dobbiam 
proporci;  il  viziofo  è  l'altro  effremo,da  cui  dobbiamo 
fuggire,  e  che  col  fuo  contralto  dà  efercizio  e  rifalto 
alla  virtù:  i  perfonaggi  fubaltemi  faranno  quei  carat- 
teri midi,  nei  quali  il  lettore  fi  riconofce,ed  apprende 
a  migliorarfi. 

Stabiliti  quelli  principi  fondamentali  della  vera  imitazio- 
ne poetica,  e  fciolti    i  fofifmi   che  vorrebbero  imporre 

al 


(  CXXXVIII  ) 

al  buon  fenfo,  efaminiano  ora   la  perfezione  partico- 
lare del   carattere  di   Firtgaj, 

La  perfezione,  o  fu  1'  Eroi  Imo  può  dividerli  in  due  fpe- 
zie,    cioè  in  percezione  di  natura ,  e  in  perfezione   di  fo- 

-  cietà.  Quella  condite  nel  depurar  la  natura  e  fecondar- 
la :  quota  nel  caricarla,  ed  alterarla  fpeziofamente. 
Quella  non  ha  per  tua  regola  che  i  fentimenti  primi- 
tivi della  natura,  fviluppati  e  fortificati  dalla  ragione: 
quelta  fi  riferifee  al  interna  politico,  e  morale  delie  fo- 
eietà  rifpettive.  Il  cieco  punto  d'  onore,  il  furor  di 
conquitta,  le  avversioni  nazionali,  lo  (pi rito  cittadi- 
nefeo  ecceffivo  ed  inumano  fono  tutti  Eroifmi  di  focie- 
tà.  La  fenfibilità  regolata,  la  giultizia,  la  benevolen- 
za univerfale,  la  generalità,  la  dolcezza  fanno  l'Eroe 
di  natura.  L'  uno  vuol'efTer  più  che  uomo,  1'  altro  fi 
contenta  d'  efter  uomo  più  perfetto  degli  altri .  L'  E- 
roifmo  di  focieta  per  rapporto  alla  Poefia  ha  più  dell' 
abbagliante  e  meravigliofo,e  produce  un'interefle  par- 
ticolare forfè  più  forte.  L'altro  è  più  toccante,  più 
ragionevole;  e  il  fuo  interefTe  è  più  dolce,  più  (labile , 
più  univerfale.  Il  primo  è  vicino  agli  eccelli,  e  fonda- 
to per  lo  più  fopra  un  pregiudizio  utile  a  una  deter- 
minata nazione.  Ma  i  pregiudizi  fono  varj  pretto  i  va- 
rj  popoli,  e  fi  diftruggono  fucceffivamente  Tun  l'altro. 
La  ragione  fedotta  per  qualche  tempo,  riprende  al  fine 
il  fuo  impero:  il  pregiudizio  cefTa,  o  dà  luogo  a  un* 
altro:  1'  incanto  è  fciolto,  l'interelfe  fvanifee  ;  e  quel 
eh'  era  mirabile  in  un  tal  fecolo,  e  appretto  quella  na- 
zione, è  Itravagante  e  ridicolo  ad  un'  altra,  o  lo  di- 
venta a  quella  itefia  in  un'altro  tempo.  Ma  l'Eroifmo 
di  natura  ha  una  bellezza  indipendente  dal  capriccio 
degli  uomini,  e  i  Cuoi  dritti  fopra  il  noftro  cuore  fono 
eterni  ed  immutabili,  come  la  natura  fletta,  né  temo- 
no   divertita  di  clima,  o  vicende  d'età.  Pure  perchè 

gli 


( CXXXIX ) 

gli  uomini  amano  d'  eflere  fcoflì  gagliardamente,  e  la 
virtù  naturale  non  è  molto  follecita  d'abbagliare,  o  di 
far  rumore,  il  piìl  bel  carattere  Poetico  farebbe  quel- 
lo., in  cui  i'Eroifmo  di  foeietà  fi  melcolaffe  con  quel 
di  natura  folo  quel  tanto  che  balta  per  ifpirar  a  quello 
un  certo  grado  d'  entufiafmo,  che  non  Tempre  in  eflò 
s'  incontra.  Tale  è  precifamente  il  carattere  diFingal, 
Il  .no  gran  diitintivo  è  l'umanità.  Dalle  opinioni  del- 
la tocietà  egli  non  ha  prefo  che  V  amor  della  gloria, 
ma  d'  una  gloria  acquiltata  giulìameme  per  mez/,o  d' 
imprefe  benefiche,  non  perniziofe  e  funeite  .  Benché 
iia  il  più  grande  di  tutti  i  guerrieri  non  combatte  che 
per  ditela  propria,  o  dell'  innocenza,  e  cerca  di  vincer 
ancor  più  colla  generofità,  che  con  V  armi.  Ev  gran., 
de,  non  Urano,  forte,  non  duro,  fenfibi l'Aimo  lenza 
cfler  debole  :  amantiflimo  de'  luoi  ,  cortetìlìimo  verfo 
gli  clìranj,  amico  difinterelTato,  nemico  generofo  e  cle- 
mente. Compaifiona  gl'infelici,  e  fente  i  mali  dell'u- 
manità, ma  non  cede,  e  fi  confola  col  fentimento  del- 
la iua  virtù,  e  coli' idea  della-  g'oria.  Io  non  lo  fé  Fin- 
tai fia  veramente  padre  di  Oiììan ,  o  figlio  della  fua 
tantafia.  Ex  credibile  che  la  natura  e  '1  poeta  abbiano 
gareggiato  in  formarlo.  Comunque  fiali,  un  tal  carat- 
tere è  glorioio  all'  umanità, e  allaPoefia.  Omero  è  un 
gran  Ritrattata.  Le  fue  copie  fono  eccellenti,  ma  gli 
originali  erano  irregolari,  groftolani  ,  e  difgurtofi  :  pe- 
rò lenza  far  torto  alla  fiia  vera  abilità,  il  confron- 
tar i  caratteri  degli  Eroi  d'  Omero  con  quelli  di  Of- 
fian .  e  Ipezialmente  con  Fingal ,  è  lo  iteflb  che  para- 
gonar le  figure  de'  Pagodi  Chinefi  col  Canone  di  Po* 
licleto.  * 
21.  Ecco  il  primo  tratto  dell'  umanità  di  Fingal.  Vede 
il  fuo  nemico,  ma  non  lo  riconolce  per  tale:  non  feor- 
ge  in  lui  che  il  fratello  della  lua  amata;  e  la  tenerez- 


(  C  X  L  ) 

sa  che  Svarano  avea  m»ftrata  per  la  forella,  gli  fa  di* 
menticare  la  di  lui  feroce  natura  .  * 
22.  Parrà  torte  ad  alcuni  che  quella  tenerezza  di  Svara- 
no mal  s'  accordi  col  fuo  felvaggio  carattere.  Ma  l'af- 
fetto domeltico  non  è  mai  più  forte  che  nello  (tato  pri- 
mitivo di  focietà.  I  Selvaggi  Americani,  crudelitììmt 
contro  i  nemici ,  hanno  pei  lor  congiunti  un  traiporto 
forprcndente.  E  quanto  alle  lagrime,  la  forza  d'un  ca- 
ratter  felvaggio  non  confitte  nel  fuperar  le  pafiìoni , 
ma  nel  fentirle  con  efirema  veemenza,  ed  abbandosar- 
vifi.  Le  lagrime  nel  dolore  fono  tanto  naturali  ad  un 
uomo  di  tal  fatta,  quanto  i  ruggiti  nello  fdegno.  * 
23»    OòJs     SaXaavjif  -4Ufj.x  70101  (Zoxa.  ttotI  ^i-pc-ov  .  .  . 

Qutì    7?vf>og    tÓxo(    yt    irorl   fipó/xog    cci9ou.tvoio    ...i. 

Olir'    avì/JLOg    70<jvov   yt    worl    tyuaiv   Ù4<xó/xe/c-<v 

H'ttuh  ■    IL  14.    v.  394.   * 

24.  V  è  qualche  fomiglianza  con  quello  della  Scrittura: 
Montes  fluxerunt  a  jack  domini .    Lib.   de'  Giud.  e.  5* 

25.  Otfian  non  è  folo  Poeta,  ma  uno  dei  principali  atto- 
ri del  fuo  toggetto.  Ciò  mette  nelle  fue  narrazioni  un 
calore  ed  un' intereflfe,che  non  può  trovarfi  nell'Opere 
degli  altri  Poeti,  per  quanto  eccellenti  effi  fieno.  Al- 
la deferizione  delle  fue  prodezze  giovanili  egli  fa  tem- 
pre fuccedere  la  commiferazione  dell'  infelice  fiato  del- 
la fua  vecchiezza  :  e  quello  contrailo  patetico  fa  un 
mallìmo  effetto.  * 

26.  Mtfifli  tram  tuam  qux  devoravit  ecs  Jìciit  ftìpnlam  , 
Efodo.  e.  15.   v.  17.  * 

27.  La  deferizione  di  quella  battaglia  è  molto  più  breve 
delle  antecedenti.  Svarano,  e  Cucullino  erano  pari  in 
valore ,  perciò  la  vittoria  dovea  difputarfi  più  a  lungo. 
Ma  Fingal  era  fuperiore  al  paragone.  La  brevità  della 
deferizione  moftra  la  maggior  facilità  della  vittoria .  * 

28. 


(CXLI) 

2  8 TiQ-flTTOTig      t[VTi     ViSpOl  .     II.    4.    V.    2$.    * 

20.  Quella  convenzione  è  molto  ben  collocata  e  toccan- 
te .  Ella  fpira  virtù  ed  amor  domeliico.  Olcar  è  un 
giovine  amabile,  pieno  di  tenerezza  per  il  padre,  t  d* 
entuliafmo  per  1'  avo,  che  arde  di  delìderio  di  renderli 
degno  d'  entrambi.  Fingal  li  compiace  della  Tua  gene- 
rala indole,  e  gli  dà  le  lezioni  del  veroEroifmo  .  Che 
bel  (oggetto  per  un  quadro!  Fingal  in  mezzo  appog- 
giato iullo  feudo  in  atto  d"  ammaellrar  il  nipote:  i 
Cantori  llan  con  le  mani  fofpefe  full'  arpa  per  afcol- 
tarlo.  Gli  altri  Eroi  fìedono  per  ordine  con  diverfi  at- 
teggiamenti d'  ammirazione,  più  fedata  nei  guerrieri 
provetti,  nei  giovani  più  vivace.  Gaulo  in  difparte, 
penfo(o,ed  alquanto  torbido.  Ofcar  in  piedi  dirimpet- 
to a  Fingal,  pendente  dalla  fua  bocca,  con  la  gioja 
e  '1  trafporto  dipinto  fui  volto  :  ed  OlTian  tra  1!  uno 
e  F  altro  con  la  lagrima  all'occhio,  e  divifo  tra  l'am- 
mirazione del  padre,  e  la  tenera  compiacenza  pel  fi- 
glio.  * 

30.  Fingal  era  figlio  di  Cornai .  F  cofa  degna  d'  oflferva- 
zione,  che  Fingal  il  quale  fa  fempre  1'  Elogio  di  Trem- 
mor,  e  di  Tratal ,  fuoi  progenitori,  non  fa  mai  alcu- 
na menzion  di  fuo  padre.  Parmi  che  la  fpiegaiione  fia 
quella.  Da  qualche  luogo  di  quelli  Poemi  apparifee, 
che  Cornai  folle  un  guerriero  fòverchiamente  feroce. 
Ciò  balia  perchè  V  umanità  di  Fingal  non  polla  mol- 
to compiacerli  della  gloria  paterna.  Egli  ricopre  il  no- 
me del  padre  in  un  filenzio, ch'equivale  ad  una  rifpet- 
tofa  condanna .  * 

31.  Parrebbe  che  Fingal  avelie  propoli?,  quella  fua  impre- 
fa  giovanile, come  un' efempio  da  imitarli:  ma  da  que- 
lle parole  fembra  piuftolio  eh'  egli  non  fé  ne  compiac- 
cia gran  fatto.  Non  fi  feorge  per  altro  chiaram  nte 
lòtto  qual  villa  egli  difapprovi  la  fua  condotta.  Forfè 


(  C  X  L  I  I  ) 

gli  femore  r  a  imprudente  la  fua  foverchia  fiducia,  per 
cui  egli  non  permife  che  la  donzella  fi  nafeondeffe  irt. 
qualche  grotta,  e  trafeurò  le  cautele  per  afficurarla.  * 

32.  Felice  l'univerfo,  (e  tutti  i  gran  Capitani  follerò  Ita- 
ti alla  fcuola  di  Offun  !  Omero  era  il  Poeta  d'Aleffan» 
dro,  e  sfortunatamente  furono  più  gli  Aleflarùri ,  che 
i  Fingal.  * 

33;  Gaulo  era  capo  d*  una  Tribù,  che  per  lungo  tempo 
difputò  la  preminenza  allo  ftelfo  Fingal .  Fu  quella  fi- 
nalmente ridotta  all'ubbidienza,  e  Gaulo  di  nerico 
eh*  egli  era,  divenne  il  maggior  amico,  e '1  più  grand' 
Eroe  che  aveffe  Fingal .  Il  Tuo  carattere  fomiglia  al- 
quanto a  quello  d' Ajace  nell'Iliade)  cioè  d'un  guerrie- 
ro che  avea  più  forza  che  condotta. 
Io  aggiungerò  a  quefte  parole  del  Traduttore  Inglefe  ,  che 
il  carattere  di  Gaulo  ha  qualche  cofa  di  viziofo.  Il  fuo 
entufufmo  di  gloria  non  è  interamente  puro.  Il  fuo 
coraggio  s'  accorta  alla  profunzione.  Par  eh'  ei  voglia 
gareggiar  di  gloria  con  Fingal.  Con  quefla  tinta  cari- 
cata Offian  diverfifica  quello  carattere  dagli  altri  di 
fimil  genere,  fa  fpiccar  maggiormente  la  generalità  e 
la  politezza  di  Fingal,  ed  eccita  grande  afpettazione 
per  la  battaglia  feguente.  * 

34.  Si  pub  lodare  con  più  finezza?  Quello  è  un  panegi- 
rico in  aria  di  lamento.  * 

35.  Il  Poeta  ci  prepara  al  fogno  di  Fingal  nel  Canto  fe- 
guente. 

Veggafi,  fé  quefto  non  farebbe  flato  il  luogo  opportuno 
per  l'Epifodio  d'Aganadeca.  * 

*    *    * 
*    * 


CAN- 


(  C  X  L  I  I  I  ) 

CANTO      IV. 

ARGOMEÌST    TO. 

T7*  Sfendo  V  anione  dèi  P verna  fofpefa  dalla  notte , 
OJJlan  coglie  quefl1  opportunità  per  riferire  le 
fue  proprie  anioni  al  lago  di  Lego  ,  ed  i  [noi  amori 
con  Evirallina ,  madre  di  Ofcar ,  morta  qualche  tem- 
po invanii  la  fpedi^ione  di  Fingal  nelf  Irlanda  i  V 
ombra  dP  Evirai  Una,  gli  appari f ce  ,  e  gli  dice  che 
Ofcar ,  fpedìto  fui  far  della  notte  ad  ojfervar  il  ne- 
mico ,  era  alle  mani  con  un  corpo  '  di  truppe  avan- 
zate ,  e  quafi  vicino  a  reflar  vinto  .  Ojjìan  accorre 
in  foccorfo  di  fuo  figlio  ,  e  fi  dà  V  avvifo  a  Fin- 
gai  ,  che  Svarano  sy  avvicinava  .  Il  Re  *'  alza  ì 
chiama  a  raccolta  la  fua  armata  ,  e  ficcome  avea 
prvmejfo  la  notte  antecedente  ,  ne  dà  il  comando  a 
Canio  ,  figlio  di  Morni ,  mentr'  egli  dopo  aver  rac- 
comandato a'  fuoi  figli  di  diportarfi  valorofamente  , 
e  di  fojìenere  i  fuoi  alleati ,  fi  ritira  fopra  un  colle  , 
donde    feorgeva   tutto    il   combattimento  .    La  mifchia 

s*  at- 


(  C  X  L  I  V  ) 

i'  attacca  £  il  Poeta  celebra  le  prodezze  di  Ofcar  , 
Ma  mentre  quejli  unito  al  padre  vince  in  un1  ala  , 
Gaulo  ajfalito  da  Svarano  in  perfona  era  fui  punti? 
di  ritirarji  nelP  altra  .  Fingal  invia  Ullino  fuo  Bar- 
do  ad  incoraggiarlo  con  una  Cannone  militare  : 
ciò  nul  loft  ante  S  varano  rimari  fuperior.e  /  e  Gaulo, 
lyefercito  de'  Caledonj  fono  cojlretti  a  cedere.  Ftngal 
feendendo  dalla  collina  riordina  le  fue  genti.  S vara- 
no defìfie  dall'  inseguirle  ,*  s1  impadronifee  d?  una  e- 
minen^a  ,  riordina  le  file  ,  ed  attende  che  Fingal 
s"  accojli .  Il  Re  dopo  aver  animati  i  faldati  dà  gli 
ordini  neceffarj ,  e  rinnova  il  combattimento  .  CucuU 
lino  il  quale  infieme  con  /'  amico  Connal ,  e  con  Ca- 
rilo s'  era  ritirato  nella  grotta  di  Tura  ,  udendo  il 
romore  ,  fale  full  a  cima  del  monte ,  che  dominava  il 
campo  di  battaglia ,  ove  vede  Fingal ,  eh''  era  alle 
prefe  col  nemico  .  Cucullmo ,  ejfendogli  impedito  di 
andare  a  raggiunger  Fingal  eh'  era  per  ottenere  una  \ 
compiuta  vittoria ,  manda  Carilo  a  congratularfi  con 
quejV  Eroe  del  fuo  buon  fucceffo . 

CAN- 


(CXLV) 

CANTO      IV. 


c 


H  I   dal  monte   ne   vlen  pari   al   pìovofo   *■ 
Ateo  del    Lena?   La   donzella   è   quefta 
Dalla   voce  d1  amor;   la   bella   figlia    * 
Del   buon   Tofcar ,   dalle   tornite   braccia. 
Speflb    udifli  il  mio  canto,  e  ipefib  hai  fparfé    5 
Lagrime   di  beltà:   vieni  alle  pugne 
Del    popol   tuo?   vieni   ad   udir   1*  imprefe 
Del    tuo   diletto  Ofcarre?  E   quando  mai 
Cederanno   i  miei   pianti   in   riva   al   Cona? 
Tutta    la   mia    fiorita   e   verde   etsde  ic 

Pafsò   tra  le   battaglie ,   ed   or  triftèzza 

K  I 

le  .  Eila  eonfervava  un' 
amore  affai  tenero  e  vivo 
per  Ofcar  fuo  Spofo  ,  e 
dopo  la  morte  di  effo  ,  (i 
compiaceva  affaiflìmo  del- 
la compagnia  del  buon 
vecchio  Olfian  .  Molte 
Poefie  dx  Oflìan  fono  in- 
dirizzate a  quella  bella  e 
tenera  Spofa  , 


a  Quefto  Canto  può  fupporlì 
che  incominci  dopo  la  me- 
tà della  terza   notte  - 

b  Malvina  ,  Spofa  di  Ofcar , 
figlio  di  Offian .  Siccome 
quefto  Canto  contiene  in 
gran  parte  le  prodezze  di 
quefto  giovine  Eroe  ;  cosi 
il  Poeta  con  molta  natu- 
ralezza introduce  Malvi- 
na   che  viene  per  afcoltar- 


(  C  X  L  V  ì  ) 

I  cadenti  anni  miei  turba  ed  ofeura. 

Vezzofa  figlia  dalla   man   di  neve , 

Non   ero  io  già  cosi   dolente  e   cieco, 

Sì  fbfco  ,  abbandonato  allor   non  ero,  15 

Quando  m'  amò  la  vaga  Evirallina,  * 

Evirallina,   dì  Corman   poffente 

Dolce  amor,  bruna  il   crin ,    candida  il  petto. 

Mille  Eroi  ne  fur  vaghi,  e  a  mille  Eroi  * 

Ella  niegò  '1  fuo  core:   eran  negletti  20 

I   figli  dell'  acciar ,  perch'  Offian  folo 

Grazia  trovò  dinanzi   agli  occhi  fuoi . 

Alle  nere   del   Lego  onde  n'  andai 
Per  ottener  la  vaga  fpofa .    Avea 
Dodecì  meco   valorofi   figli    3  25 

Dell'  acquofa   Àlbion  :   giungemmo  a  Brano , 
Amico  dei   ftranieri .  E  donde ,   ei  difTe , 
Son  queft'  arme  d' acciar?   facil  conquifta 
Non   è  la   bella   vergine  che   tutti 
Spregiò  d'  Erina  gli  occhi* azzurri  duci.'        30 

Be- 

«  Figlia  di  Erano  ,    Signore  Irlandefe  . 


(  e  x  l  V  i  r  ) 

Benedetto  lii  tu  fangue   verace 
Del  gran  tingallo!  avventurata  fpofa 
Ben'  è  colei  che  del   tuo  cor   fai  degna  * 
Follerò  in  mia  balia  dodeci  figlie 
D'alta  beltà  ,  che  tua  fora  la  fcelta ,  35 

O   figlio  della  fama .   Allora  aperte 
La  ftanza  della  vergine  romita 
D' Evirallina  ;  a  quell'amabil  villa 
Dentro  i  petti  d'  acciar  corfe  a  noi   zuitì 
Subita  gìoja ,  e  ci  forrife  al  core  „  4* 

Ma  fopra  noi  fui  colle  il  maefìofo 

Cormano  apparve ,  ed  un  drap^el  de'  fuor 
Traea  pronto  alla   pugna .   Otto   i  campioni 
Eran  del  duce ,  e  fiammeggiava  il  prato 
Del   fulgor  di   lor   arme.   Eravi  Cola,  45 

Durra  dalle  ferite  eravi ,  e  Tago , 
E  '1  pofìfente  Tolcarre ,   e  '1   trionfante 
Freftallo ,  e  Dairo  armifonante  ,  e  Dafa 
Rocca  di  guerra  .  Scintillava  il  brando 
Di  Corman  nella  deftra ,  e  del  guerriero       50 
K      2  Len- 


(  C  X  L  V  I  I  I  ) 

Lento  volgeafi  e  graziofo  il  guardo  » 
D'  Offian   pur  osto  erano  i  Duci  ;  Ullina 
Figlio  di  guerra  tempeftofo,  e  Mullo 
Dai  generofv  fatti ,.  ed  il  leggiadro 
Selaca ,  e   Oglano,.  e  V  iracondo  Cerda ,        jj 
E  di  Dumarican  l'irto -vellute 
Ciglia  di  morte.   Ove   te  lafcio  Ggarre  ^ 
Sì   rinomato   fugli  Arvenj  colli? 
Ooar  fi   rifeontrò  tetta  con  tetta, 

D 

Col  forte  Dala  :   era   il   conflitto  un   turbo     60 
Sollevator  della  marina  fpunaa.. 
Ben  del  pugnale  rammentoffi   Ogarre, 
Arme   ad  elfo  gradita,,  egli  di  Dala 
Nove   fiate  lo  piantò  nel  fianco .- 
Cangiò  faccia  la  pugna-:   io  fullo  feudo  65 

Del   poffente  Corman   ruppi   tre   volte 
La   mia  lancia,  ei  la   fua .   Laflb ,  infelice  * 
Giovinetto  d'  amore  !   io  V  afferrai 
Gagliardamente  ,  e  lo  crollai  pei  crini 
Ben  cinque  volte  ,  e  gli  recifi  il  capo  :         5  J 

Cad* 


(CXLiX) 

Cadde   il   tronco   fa'nguigno  ;   i   ftioì  fuggirò  v 
Oh  chi  ra'  avene   allor  detto ,   chi  detto 
M'  avefTe  allor,  vaga  donzella,   eh'  io 
Egro,  fpoflfato,  abbandonato,   e    cieco 
-,     Trarfei  la  vita,  aria  coftui  dovuto  7$ 

XJsbergo  aver  ben   d' infrangibil   tempra, 
Petto  di  fcoglio,   e   impareggiabii   braccio-. 
*Ma  già  del  Lena  fu  la  piaggia  ofeur-a 
A  poco  a  poco  s'  acchetò  la  voce 
Dell'  arpe,  e  dei  cantor.  Buffava  lì  vènto      8© 
Vario  -  firidente  ,  e  m'ondeggiava  intorno 
L'  antica   quercia   con   tremanti  foglie  . 
Erano   i  miei  penfier  d'  Evirallìna  ■, 
D'  Evirallìna   mia ,  quand'  ella  in   tutta 
La  luce   di   beltade  ,   e   cogli   azzurri  S  5 

Occhi  pregni   di  lagrime,   m'  apparve 
Sopra  il  (ao  nembo,  e  in  fioca  voce,   ah  forgi, 

k  3                   or- 
ti Il    Poeta     ritorna   al    fuo  alberi  fcuotono    le    foglie  5 
foggetto  .   Dalla  feena    qui  e   i  venti   fono  incoranti  : 
deferitta  ,     fembra    che    1'  circoftanxe  proprie  di  quel- 
azion    del  Poema  pofla  fif-  la  {ragione  . 
fard    all'    autunno  *       Gli 


(CL) 

Offian  ,   mi  diffe ,  il   figlio  mio  difendi ,, 

Saldami  Ofcar  :   preflfo.  la  roflTa  quercia 

Del   rufcello  di  Luba  egli  combatte  90 

Coi  figli  di  Loclin  :  diflfe  ,  e  s'  afcofe 

Nella  iua  nube  *  Io  mi  veftii  1'  usbergo  » 

M*  appoggiai  fulla  lancia  %  ufcii  fonante 

D'  arme  il  petto,  e   le   terga  :  a  cantar  preti  , 

Qiial   folea  ne'  perigli,  i  canti  antichi  95 

De'  valorofi  Eroi ..  Loclin  m'  intele     S 

Come   tuono  lontano  ;   efla   faggio  ; 

Infeguilla  mio  figlio  ..  Io  pur  da  lungi 

Lo  richiamai  :.  figlio ,  difs'  io ,,  deh.  riedi 

Riedi  fui  Lena  ,  ancor  eh'  io  ftiati  appreffo  5    1 00. 

E  ceffa  d'  infeguirli  ..  Egli  kn  venne  , 

Ed   agli  orecchi   miei  giimfe  giocondo 

Il   fuon   dell'  armi  fue ■..  Perchè,   difs'  egli,   6 

M'  arreitafti  la   delira?   avrìa  ben   torto 

Morte  d'intorno  ricoperto  il  tutto,  105 

Che  ofeuri  formidabili  Fillano 

E'1  figlio  tuo  ferft  ai  nemici  incontro  « 

Né 


(GLI) 

Né  già  fenza  Ior  danno  efii  afpettaro 
I  due   fpaventi  della  notte  :   alquanti 
Le   noftre  fpade  n'  abbatter.   Ma  come         i 
Spingono  i  negri   venti  onda  dopo  onda  7 
Colà  di  Mora  fu  le.  bianche  arene  ,, 
Tal  1'  un   1'  altro  incalzandoli   i   nemici 
Inondano  fui   Lena  :   ombre   notturne 
Stridon  da  lungi ,  ed   aggirarfi  io   vidi         i 
Le  meteore  di  morte  :   il  Re  di  Selma 
Corrafi  a  rifvegliar,   P  eccelfo  Eroe 
Sfidator  di  perigli,  il   Sol  raggiante 
Diflìpator  di  bellicofi  nembi.. 
Erafi   appunto  allor  da.   un   fogno   detta  3 

Fingallo,  e  fullo  feudo  erto  fi  flava, 
Lo   feudo  di   Tremmor,   famofo   arnefe 
De'  padri  fuoi  :    nel  fuo  ripofo  avea 
Veduta  il   padre  mio   la   metta  forma. 
D'  Aganadeca  ;  ella   venia   dal   mare*  i 

E   fola  e   lenta   fi  movea   fui  Lena* 
Eaccia  avea  ella  pallida  qual  nebbia,, 

K     4  Guan- 


(C  LI  l) 

Guancia  folca  di   lagrime  :   piti  volte 
Tratte   ì'  azzurra   man   fuor  delle   vefti , 
Vefti  ordite  di   nubi,  e   la   diftefe  130 

Accennando  a  Fingallo,  e   volfe   altrove 
I   taciturni   fguardi»  E   perchè  piangi 
Figlia   di  Starno?  domandò  Fingali© 
Con   un   fofpiro  :   a  che   pallida   e   muta 
BdV  ofpite   dei    nembi?   ella    ad  un    tratto   135 
Sparve   col   vento ,  e   lo  lafciò   penfofo .    8 
Piangeva   il   popol  fuo ,  che   fotto   il   brando 
Del   Re  di  Selma,  era   a   cader  vicino. 
V  Eroe   fvegliofli  ,  e  pieni  ancor  di  quella  9 
Avea  gli  occhi  e  la  mente.  Ode  apprenarfi    140 
D'  Oicarre   i   paffi  ,   e   n'  adocchiò   lo  feudo , 
Che   incominciava   un   deboletto   raggio 
Via   via  d'  Ullina   a    tremolar  full'  onde. 
Che   fa  '1   nemico   fra   i   terrori  involto? 

Richiefe  il  Re,   fugge  fui  mare,  o  attende    145 
La   novella   battaglia?   A   che   tei   chiedo? 
Non  odo  io  già  la  voce  lor  che  fuona 

Sul 


(  C  L  I  I  ì) 

Sul  vento  del  mattin?  Vattene  Ofcarrè  ,'      ' 
Defra  gli   amici.   11   Re  s'  alzò,  pìantoflì 
PrefTo  il  laffò  <li  Luba  ,  e  in  tuon  tremendo  I0    i  50 
Ben   tre   volte    rugghiò  :    balzaro  i  cervi 
Dalle   fonti  di   Cromia ,   e   tremar  tutre 
Le   rupi  e   i   monti.   Come   cento  alpeftri   ** 
Rivi  sboccando  con   mugghianti   fpume 
Si  confondon   tra   lor,   come  più  nubi  155 

S'  ammaffano   in   tempefta ,  e  alla   ferena 
Faccia  del  eie!   fan   velo ,   in  cotal  guifa 
Si  ragunaro  del  deferto  i   figli 
Del   lor   Signore   alla   terribii   voce  t 
Terribile   ai   nemici ,   a'  fuoi   guerrieri  160 

Grata   e   gioconda ,   perchè   fpeflb  ei   feco 
Li  condufle  alla  pugna ,  e   dalla  pugna 
Carchi    tornar  di  gloriofe   fpbglie  ; 
Su   fu  ,  difs'   egli  5   alla   zuffa ,   alla   morte 
ff   Figli   della   tempefta  :   a   rifguardarvi  1Ó5 

Starafli   il   voftro  Re .   Sopra   quel  colle 

*  Cioè  alitatoti  ài  '.notiti  l'oggetti  a  temperi  .  * 


(  C  L  I  V  ) 

Balenerà    1.  mio  brando ,  e  farà  feudo* 
Del   popol  mioj  ma  non  avvenga,   amici,  I3 
Che  n'  abbiate  mai  d'  uopo ,   or  che  di.  Morni. 
Per   me    combatte    il    valoroio    figlio  *  179 

Egli   fia   voftro  duce  ,   onde   il   luo   nome 
Sorger  poffa  nel   canto .  O   voi   feertdete 
Ombre   de'  morti   duci  ,   ombre   dei   nembi 
Correggitrici ,   i  miei  guerrier   cadenti 
Accogliete   cortefi  ,   e   i    voftri   colli.  175 

Sien   lor   d'  albergo   :.  oh   poflfan   quei  fu  P  ale 
Del  nembo  rapidi(Timo>  del  Lena 
Per  1'  aereo  fender   varcar   fublimi 
I   flutti   de'  miei   mari,   e   al   mio   ripofo 
Cheti   venirne,  ed   allegrar   fovente  189 

Con   la  piacevol   villa,  i  fogni  miei  >. 
Fillano ,   Ofcarre   dalla   bruna   chioma,   I? 
E   tu  Rino  gentil ,   fate   o  miei   figli , 
D'  effer   forti  in   battaglia  :   i   vofìri  fguardi 
Stien  fìfi    in  Gaulo ,  ond'  emularne  i  fatti.    185 
Brando  a  brando  non  ceda ,  q  braccio  a  braccio  ; 

Si 


(  C  L  V  ) 

Si  gareggi  in   valor  :.  del  padre  voftro 
Proteggete  gli   amici ,  e   ftienvi,  in  mente 
Gli  antichi  duci..  Se  cader  fui   Lena 
Doverle  ancor,  non,  paventate  o.  figli  A        190 
Vi   rivedrò  :    di   cava   nube   in   feno 
Le  noftre  fredde   e  pallid'  ombre  in.  breve 
S.'  incontreranno ,  o.  figli ,   e  andrem  volando- 
Spirti  indivifi  a   ragionar  fui  Cona  ^ 

Simile   a  nube   tempeftofa ,  orlata  195 

Di  rofifeggiante  folgore   del   cielo. 
Che  in  Occidente  dal  mattin  s'avanza  5 

34ll  Re  s'allontanò..  Funefto  vampo 
Efce  dall'  armi,  fue  -,  nella   man   forte; 
Crolla  due  lanciej   la  canuta  chioma  20  a 

Giù   cade  al  vento;  tre.  cantor  vari  dietro 
Al  figlio   della  fama ,  a  portar  pronti 

I  fuoi  cenni  agli  Eroi  :   full'  erto    fianco 

Di  Cromia  ei  fi  posò  ,  volgendo  a.    cerchio 

II  balen  dell' acciar.  Lieti   alla  pugna  205 
Movemmo  intanto.  Sfavillò  sul  volto   rS 

D1 


(  C  L  V  I  ) 

TP  Ofcaf  la  gioja  ;   vivida  vermiglia 
Era   la   guancia   fua ,   fpargono   gli  occhi 
Lagrime  di  piacer;   raggio  di  foco 
Sembra  la  fpada  nella  delira:   ei  venne  2.  io 

E  con   gentil  forrifo  in   cotai  detti 
Ad   Onìan  favellò  :   Sir  delle  pugne , 
Afcolta  il   figlio   tuo  :   feoftati ,   o  padre  > 
Segui   V  Eroe   di  Selma ,   e   la   tua  fama 
Lafciala  intera  a  me .  Ma   s'  io  qui  cado ,    fe  i  3 
Rammentati ,  o  Signor -,  quel  fen  di  neve  > 
Quel   graziofo  folitario  raggio 
Dell'  amor  mio ,  la  tenera   Malvina 
Dalla   candida  man .   Panni  vederla 
Curva  fui  rivo  rifguardar  dal  monte  2 lo 

Con  la  guancia   infocata ,   e  i  l'ifci  crini 
Sferzante   il   fen ,   che   per   Ofcàr   fofpi'ra . 
Tu   la  conforta ,  e  dì   eh'  io  fon  già  fatto 
Dei  venti  albergato!- ,   che   ad  incontrarmi 
.Venga  ,  mentr'  io  pe'  colli  miei  fui  nembo      225 
M'  affretto  a  rivederla .  Ofcar  >  che  dici  ? 

A 


(  C  L  V  I  I  ) 

A  me  piuttofto ,  a  me  la  tomba  inalza .   i& 

No ,   non  cedo   Ja  pugna  :   il   braccio   mio 

Più  fanguinofo  e  più  di  guerra  efperto 

Tutte   di  gloria   t'  aprirà  le   ftrade .  230 

Ma  ben  tu  figliuol  mio  >  s'  avvien  eh' io  caggia , 

Quella   fpada ,   queft'  arco ,   e  quefto   corno 

Rammenta  di  riporre  entro  V  angufta 

Scura  magion  ;  fa  che   una  bigia  pietra 

L'additi   al   pafifeggiero:   alla   tua   cura         235 

Alcun  amor  non  accomando,  o  figlio, 

Che  più  non  è  la  vaga  Evirallina  , 

La  madre  tua   J7 .  Cosi   parlammo,   e  intanto 

Crebbe   fui   vento,   e   più  e   più   gonfloffi 

L1  alta  voce  di  Gaulo  ;  ei  la  paterna  Z40 

Spada   rotando  con  furor  fi   fpinfe 

Alla   ftrage,   alla  morte.   Appunto  come 

Candido  -  gorgogliante  onda  colmeggia  , 

E  fcoglio  affale  ,  e  come  fcoglio  immoto 

L'  orrid'  urto  foftien ;;   così  i  guerrieri  2^5 

AfTalir,  refiftéro.^  acciai  fi  frange   lS 

Con» 


(  C  L  V  I  I  I  ) 

Contro  acciaro  ,  uom  contr'  uom  ,  Tuonano  feudi , 
Cadono  Eroi .   Quai  cento  braccia  e  cento 
Della  fornace  fui   rovente  figlio , 
Così   s'  alzano,   piombano,  martellano  250 

Le  loro  fpade  :   orrido  in  Arven   turbo   l9 
Gaulo  raffembra,  in  fui  fuo  brando  fiede 
Diftruzion  d'  Eroi  ;   parea  Svarano 
Foco  devaftator .  Come  pofs'  io 
Dar  tanti  nomi,  e  tante  morti  al  canto?    "255 
D'  Oflìan  pur  anco  fiammeggiò   la  fpeda 
Nel   fanguigno  conflitto  :  e  tu  pur  anco 
Terribil  folli ,   Ofcarre  ,  o  de'  miei   figli 
Il  maggiore ,   il  miglior .  Nel   fuo  fegreto 
Gioiami  il  cor  ,  quand'  io  feorgea  '1  tuo  brando  2  60 
Arder   fui  petto  dei  nemici  ancifi  ■. 
Elfi  fuggirò  sbaragliati ,  e  noi 
Infeguimmo ,   uccidemmo  :   e  come  pietre 
Van  faltellon   di  balza   in   balza  ,  o  come 
Scuri  di  quercia  in  quercia  in,  bofeo  annofo   2^5 
Erran  colpi  alternando,  o  come  tuono 

Di 


(  C  L  I  X  ) 

Di  rupe   in   rupe  fi   rimbalza  in  rotti 
Spaventofi   rimbombi;   in   cotal   guifa 
Colpo  a  colpo  fuccede,  e  morte  a  morte 
Dalla   fpada   d'  Ofcarre ,  e   dalla  mia.  270 

Ma  già  Svaran  Gaulo  circonda  ,  e  freme 
Qual  corsia   d'  Iniftor .   Fingallo   il   vede , 
Vedelo  ,  e  già  già  s'  alza  ,  e  già  già  i'  afta   2° 
Solleva .  Ullin  >   va  mio  cantore ,  ei  difle  , 
Vattene  a  Gaulo,  e  gli  rammenta  1   fatti   275 
De'  padri  fuoi ,  la  difuguaì  contefa 
Col  tuo  canto   foftien  :   ravviva   il   canto 
E  rinfranca  gli  Eroi  .   Mofìefi  Ullino  , 
Venne   a  Gaulo  dinanzi ,  e  '1  canto  fciolfe 
Ir.fìammator  dei  generofi   cori.  2 So 

Combatti   combatti,  2I 

Diftruggì ,   abbatti , 
Figlio  del   Sir  dei   rapidi  deftrieri , 
Fior  de'  guerrieri . 

Pugna,   pugna  o  braccio  forte  285 

In  fatica  afpra  ed  eitrema, 

Sir 


(  C  L  X  ) 

Sir  d'  acute   arme   di   morte , 

Duro  cor  che  mai  non  trema. 
Figlio  di   guerra  y 

Atterra  >  atterra  >  290 

Fa    che   più   candida. 

Vela   non   tremoli 

Sull'  onde  d'   Iniftor. 
Alza  feudo  orrendo  qual  nembo ," 

Che   di  morte   ha  gravido   il   grembo j  295 

Il   tuo   brando   baleni   rotando 

Qual   fanguigno   notturno  vapor. 
Il   tuo   braccio   fia   tuono  fui  campo-, 

Sia   1'  occhio  di   lampo  , 

Di   fcoglio   fia  '1   cor»  $00 

Combatti   combatti , 

Diftrugoi      abbatti  - 

Figlio  del  Sir  dei  rapidi  deftrieri  , 

Doma  gli  alteri . 
Gaulo  avvampa   a  tal  note;   il  cor  gli  balza,  305 

e  > 
E  fo- 


(  C  L  X  I  ) 

22  E   foverchia    il    garzon  :   fende  in  due  partì 
Lo  feudo  a   Gaulo  -y  del   deferto  i   figli 
Sbigottiti  fuggirò .   Allor  Fingallo 
Nella  poffanza   fua   forfè,  e   tre   volte   23      310 
La   voce   follevò.   Cromia  rifpofe 
Al   forte  tuono  ;  s' arreftaro  a   un  punto   24. 
Del   deferto  i  guerrier  ;   piegaro   a   terra 
L'infocate   lor  faccie ,   e  a  quella   voce 
Di  fé   ftefli   arroflìro .  Egli  fen   venne  3  1  5 

Come   in  giorno  del   Sol  piovofa  nube 
Move  fui  colle  tenebrofa  e   lenta  : 
Stan  muti  i  campi  ad  afpettar  la   pioggia . 
Vide  Svaran  da  lungi  il   formidato 
Signor  di  Selma,  ed  arreftoffi  a  mezzo        3  2  a 
Del   corfo  fuo .   Fofche  aggrottò  le   ciglia , 
Alla   lancia   s' attenne ,   e  i   roflfeggianti 
Occhi  intorno  rivolfe .  Ei  muto  e  grande , 
Quercia  parea  fopra  il  rufcel  di  Luba, 
Cui  già  rapida  folgore   del   cielo  325 

Lafciò  brulla  di  foglie ,  e   incotta  i  rami  ; 

L  Quel- 


(CLXII) 

Quella  pende   fui   rio ,   libila  il  mufeo . 
Tal   fi   flava   S varano  :   ei  lento  lento 
Si  ritirò  fopra   il   ciglion   del   Lena, 
L'accerchiano  i  fuoi  mille,  e  fopra  il  colle   330 
S'addenfa   il  bujo  dell' orribil  zuffa  . 
Ma  in  mezzo  al   popol   fuo   fplendea  qual   raggio 
Fingallo,  e   tutti   intorno  a   lui  feftofi 
S' accolgono  i   fuoi   Duci .   Alza   la   voce 
Del   fuo   poter.   Su  fu  miei   fidi,  ergete        335 
Tutti   i   ftendardi   miei  :   fpieghinfi   al   vento 
Sulla  piaggia   del   Lena  ,  e    vibrili   come 
Fiamme   fu  cento  colli  :   elfi   ondeggiando 
S'odano  all'aure   fibilar   d'Erina, 
E  guerriera  armonia   fpirinci   in   petto.  340 

°  Quia   qua,   figli,   compagni:   al    voflro  Duce 
Fatevi  appreffb,   e   della    fua    poffanza 
Le   parole  afcoltate.   O   Gaulo ,   invitto    2S 
Braccio  di  morte  ,  o  generofo  Ofcarre 

Dai 


<*  I  '  Originale  ;  Tìgli  di  mugghiami  rrfceUi  ,  eh  fcatttrifcoiw  da' 
mille   colli  .    * 


(  C  L  X  I  I   I  ) 

Dai  futuri  conflitti ,   o  delle   bade 
Fiolio  Conallo  »,   o  bruno  il  crin  Dcrmino  * 
O   tu  Re  della  fama ,   Offian  ,   dei   canti 
Alto  Signor,   voi   le   veftigia   e '1   corfo 
Seguite  o  figli    del    paterno  braccio , 
Imitatelo,  o  prodi.   Alzammo   il   raggio  c     350 
Solar  della   battaglia  ,   il  luminofo 
Regio   ftendardo,   e   lo  feguian   volando 
Gli   fpirti  noftri .  Sventolava  altero 
Quello  per  l'aere,   ori -lucente,  e    tutto 
Gemmi -diftinto,  qual  la  vafta  azzurra         353 
Stellata   conca   del   notturno   cielo . 
Avea  pur   ciafeun   Duce   il   fuo   veffillo  , 
Ciafcun   veffillo  i  fuoi  guerrier.  Mirate 


a  Qiiefto    non    è    i'  amico  di 
Cucullino  ,     ma  un'   altro 


tolato    Ofcar 

Voi.   2. 


Dif- 

Derivino 


guerriero  Scozzefe  -,    e   for-     e  Lo     Stendardo     di    Fingal 


fé  lo  fteffo  ,  di  cui  fi  leg- 
ge la  fventurata  morte 
nel  Poema  di  Carric-tura  . 
Voi.  2.  * 
b  Forfè  il  figlio  di  Diarano  . 
Vedi  la  ftrana  morte  di 
quefV  Eroe  nel  Poemetto 
fuppofto    di    Oflian  ,    inti- 


diftinguevafi  col  nome  di 
Raggio  Solare  ,  probabil- 
mente dallo  fplendor  che 
mandava  ,  per  effer  coper- 
to d'  oro  .  Inalzar  il  rag- 
gio Solare  nelle  antiche  Poe- 
fie  fignifica  il  dar  princi- 
pio alla    battaglia  . 


(  C  L  X  I  V  ) 

Difle   il  Prence  ofpital  ;   mirate  come 

Loclin   fui   Lena  fi   divide  e  parte.  360. 

Stanno  i   nemici  fomiglianti   a   rotte 

Nubi   fui   colle ,  o  a  mezzo  arfo  e   sfrondato 

Bofco  di  quercie ,  quando  il   ciel   trafpare 

Fra   ramo  e   ramo,  ed   il   vapor  trafvola . 

2^  Amici   di    Fingal ,  ciafeun   di  voi  36* 

Scelga  una   banda  di  color  che  ftanno 
Minacciofi   laflfufo ,   e  non   fi  lafci 
Che  alcun   nemico  dei  fonanti  bofehi 
Siili'  onde   d' Iniftor  ricovri  e  fugga  . 

E  ben,   Gaulo  gridò,  miei   fieno  i    fette  370 

Duci  del  Lano  :   d'Iniflorre  il  fofeo 
Sovrano ,   Ofcar  gridò ,   vengane   al  brando 
Del   figlio  d' Offian:    venga   af  mio,    foggiunfe 
Conallo ,  alma   d'acciaro,   il   bellicofo 
Sir  d' Inifcona .   O  '1   Re  di   Muda ,   od   io    375 
Oggi  per  certo  dòrmirera  fotterra  , 
DifTe  Dermino  .  Offian  ,   bendi'  or  sì    fiacco , 
E  sì   dolente,    di  Tcrman  s' elette 

L'  a< 


(  C  L  X  V  ) 

U  atroce  Re  :   non   tornerò  ,   gridai , 
Senza   il  fuo  feudo.   O  generofi  ,   o  forti,    jSo 
DiiTe   Fingal   col   fuo   fereno   iouardo , 
Sia  vittoria  con  voi .  Tu  Re   dell'  onde , 
Svaran ,   la   fcelta  di  Fingal   tu   fei . 
Diffe  i   e   quai  cento  varj   venti   in   cento 

Diverfe  valli  a  imperverfar   fen   vanno,        385 
Così  divili  noi  movemmo ,  e   Cromia 
Scofìefi ,  e  n'  eccheggiò  »   Cotante   morti 
Chi  può  narrar?   bella   di  Tofcar  figlia, 
Le  noftre  delire   eran   di  fangue ,  e  folte 
Cadder  le  fquadre  di  Loclin  ,   quai  ripe       390 
Traportate   dal  Cona:   alle   noftr'  armi   27 
Tenne  dietro  vittoria:   ognun   dei  Duci 
La  promelTa  adempiè .   Speflb ,  o  Donzella , 
Sederli  in   riva  al   mormorio   del   Brano  , 
Mentre  dolce  crefeeva   il   morbidetto  39  5 

Tuo  bianco  fen  ,  quai  candidifiìma  ala 
Di  lifeio  cigno,  che  foave  e   lento 
Veleggia  per  la  liquida  laguna, 

L     3  EH 


(  C  L  X  V  I  ) 

E  '1   vago  veleggiar  l' aura   feconda . 
Speflb,  o  bella  fedefìi ,  e  fpefio  hai  vifto     400 
Dietro   una  nube  rimpiattarli  il  Sole 
Lento,   infocato,  e   notte  rammaflfarfi 
D' intorno  al  monte ,  e  '1   variabil  vento 
Romoreggiar  per  le  riftrette   valli . 
^8  Cade   alfin  pioggia   grandinofa  :   il   tuono      405 
Rotola,  ulula,  il  fulmine  feofeende 
Gli  erti  dirupi;  fu  focofi  raggi 
Van  cavalcando  orridi  fpettri  ;  e  in  baffo 
Rovefciafi  precipitofa  e  torba 
V  urlante  poflfa  de'  torrenti  alpini ..  410 

Tal  della  pugna  era  il  fragor.    Malvina   ~P 
Perchè   piangi,  perchè?  piangan  piuttofto 
Le  figlie  di  Loclin   che   n'han   ben   donde. 
Cadde   di  lor   contrada  il   popol ,   cadde , 
Perchè  di  fangue   fi   pafeeano  i  brandi  415 

Della   fìirpe  de'  miei .  Laffo  !   infelice  ! 
Qual  fui!   qual   fono!   abbandonato  e  cieco 
Non  più  compagno  degli  Eroi  paffeggio, 

Pili 


(  C  L  X  V  I  I  ) 

Piìi  quell'Odiati  non  fono.  A  me,  donzella, 
Quelle  lagrime  a  me,  ch'io  con  quefl;'  occhi  420 
Di   tutti  i  cari  miei   vidi   le  tombe. 

Nella  confufa  mifchia  il   Re   trafiflfe 
Ignoto  Eroe  *  Quei   la  canuta  chioma 
Per   la  polve   traendo ,   i   languid'  occhi 
Ver  lui   folleva*  Il  ravvisò  Fingallo ,  425 

Ed  ahi  %  gridò,  tu  di   mia  man  cadefti 
D'Aganadeca    amico?   io  pur  ti   vidi   3° 
Gli  occhi  molli  di   lagrime  alla  morte 
Dell'amata  donzella   entro  le  ftanze 
Di  quel  padre   crudel  :   tu  de' nemici  430 

Dell'  amor  mio  forti  nemico ,  ed  ora 
Cadi  per  la  mia  mano?  Ullin ,  la  tomba 
Ergi  all'  eftinto ,  ed  il  luo  nome  aggiungi 
D'Aganadeca  alla  canzon  dolente 
Addio  donzella  dell'  Arvenie  valli  43$ 

Abitatrice,  a  quello  cor  sì   cara  « 

Giunfe   all'orecchio  a  Cucullin   nel  cupo 
Speco  di  Cromia  lo  fcompiglio ,  e  *1  tuono 
L     4  Della 


(  e  l  x  v  1 1 1  ) 

Della  turbata  pugna  :  a  fé  Conalio 

E  Carilo  chiamò .  L'  udirò  i  Duci ,  44° 

Prefero  V  afte  :  ei  della  grotta  ufcfo , 

E  a  mirar  s' affacciò  :   veder  gli    parve 

Faccia  di  mar  rimefcolato   e   fmoffo 

Dal   cupo  fondo ,   che  flagella  e  aflbrbe 

Con   bollenti  onde   l'arenofo   lito.  445 

A  cotal  villa  Cucullino  a   un   punto   31 

S' infiammò  ,  s' ofcurò  :   la  mano  al  brando , 
L'occhio  corre  al  nemico:   egli  tre  volte 
Si  fcagliò  per  pugnar,   tre  lo  rattenne 
Conal:   che  fai,   Sir  diDunfcaglia?  eidifle,   450 
Fingallo  è   vincitore   già  tutto  ei  ftrugge 
Tutto  conquide  ei  fol ,  non  cercar  parte 
Nella  fama  del  Re ,   eh'  è   tardi  e  vano . 

E   ben  quei  ripigliò,   Carilo   vanne 

Al  Re  di  Selma,  e  poiché  fpento  in  tutto  455 
Sia  il  rumor  della  pugna,  e  che  difperfa 
Fugga  Loclin,  qual   dopo  pioggia   un    rivo, 
Seco  t' allegra ,  il  tuo  foave  canto 

Gli' 


(  CL  X  I  X  ) 

Gli  lufinghi   l'orecchio,  inalza  al  ciclo 
L'invincibile   Eroe.   Carilo  prendi,  4.60 

Reca  a  Fingal   quella  famofa   fpada 
La  fpada  di   Cabar ,  che  d'inalzarla 
Non  è  la  man  di  Cucullin  più  degna. 
Ma   voi  del   muto   Cromia   ombre   romite  , 

Spirti  d'Eroi  che   più   non   fon,   voi  foli     4Ó5 

Siate  oggimai  di  Cucullin  compagni, 

Voi  venitene  a  lui  dentro  la  grotta 

Del   fuo  dolor  :   più   tra'  portenti  in   terra 

Nomato  io  non  farò  ;   brillai  qua!'  raggio , 

E  qual   raggio   paflai  ;   nebbia   fon'   io  470 

Che  dileguofiì   all'apparir  del    vento 

Rifchiarator  dell'  offufeato  colle  . 

Conal ,  Conal  non  mi  parlar  più  d' armi , 

Già  fvanì   la  mia  fama  :   i  miei  fofpiri 

Di  Cromia  i  venti  accrefeeran  ,  fin   tanto   47  5 

Che  i  miei  veftigi  folitarj  e   muti 

Cellino  d' elfer  vitti .  E  tu  Bragela 

Pian- 


(  C  L  X  X  ) 

Piangi  la  fama  mìa,  piangi  me  fleffb: 
Tu   più  non  mi   vedrai,   raggio   amorofo, 
Non  mi  vedrai,  non  ti  vedrò:  fon  vinto.  480 


o?- 


(C  L  X  X I   ) 

OSSERVAZIONI 

»      *      * 

AL     CANTO     IV. 

1 .  f\  Ux  efl  ijlii  qux  afcendit  per  defertum  ? 

Il   Qux  c/i  ijìa  qux  progredita  quafi  Aurora  confur- 
^^"-    gcnsì   Cant.  e.  3.  v.  6.  e.  ó.  v.  9.  * 

2.  Quello  Lpifodio  è  molto  ben  collocato,  poiché  il  Poe- 
ta ha  cclto  il  tempo  che  Fingal  è  addormentato ,  e  1* 
azione  folpefa  dalla  notte  .  Serve  eflò  d'  introduzione 
al  Canto;  e  nel  tempo  fletto  è  neceflario  per  T intelli- 
genza di  varj  luoghi  nel  proieguimento  del  Poema. 

Aggiungo  di  più  che  queft'  Epifodio,  benché  fembri  eltra- 
neo  al  (oggetto  ,  pure  nafee  felicemente  da  quello  , 
quantunque  ciò  non  fi  feorga  che  nel  progrettb.  Eviral- 
lina  era  comparita  ad  Ottìan,  per  muoverlo  a  foccorrer 
fuo  figlio.  Egli  era  a  quello  patto  del  Tuo  Poema,  ed 
avea  pieno  lo  fpirito  della  memoria  della  fua  Spofa  . 
Giunge  Malvina  nel  punto  ch'egli  fiavafi  per  narrare 
la  Tua  vifione.  Nulla  di  più  naturale,  quanto  ch'egli 
fofpenda  per  un  poco  il  filo  della  fua  narrazione,  per 
introdur  la  Storia  de'  fuoi  amori  con  la  fua  fpofa ,  e 
delle  fue  gioveniii  prodezze,  il  di  cui  confronto  collo 
flato  infelice  della  fua  vecchiaja ,  è  il  fonte  principale 
del  gran  patetico  delle  fue  Poefie .  * 

5.  Appretto  i  Celti  non  s'otteneva  l'amor  delle  belle, 
che  per  mezzo  di  qualche  prodezza  militare .  Lo  fpiri- 
to dell'  antica  Cavalleria  ha  origine  da  quefti  popoli  .  * 

4.  Quefto  breve  tratto  di  compattìone  è  preziofo  nella 
bocca  d'un  rivale  e  d'un  nemico.  Un'altro  non  avreb- 
be penfato  che  al  fuo  trionfo,  e  al  frutto  della  vitto- 
ria. OfTun  penfa  all'umanità.  * 

5.  Of- 


(  C  L  X  X  I  I  ) 

5.  Offian  da  al  Lettore  un'alta  idea  di  fé  fteffo.  Il  fole» 
fuo  canto  (paventa  il  nemico.  Quefto  palio  lomiglia  a 
quello  d'Omero  nel  18.  dell'Iliade,  ove  la  voce  d'A- 
chille la  fuggir  i  Trojani  dal  corpo  di  Patroclo. 

Fin  qui  il  Traduttore  Inglefe  .  Ma  quell'idea  che  Offian 
ci  dà  di  (e  fteffo,  non  farebbe  ella  ecceffiva?  Quelli 
prodigi  dovrebbero  riferbarfi  a  Fingal.  Egli  veramente 
ne  fa  ui  fimili  :  ma  il  canto  d'Offian  ci  ha  prevenuti. 
Potrebbe  dirfi  per  giuftificaziòn  del  Poeta,  che  Ofcar 
non  era  alle  mani  che  con  una  picciola  partita  di  trup- 
pe avanzate:  e  che  quelle  poteano  credere  che  il  canto 
d'Offian  toffe  il  fegnale  della  battaglia,  e  che  Fingal 
lo  leguitaffe.  Un  limile  inganno  trovafi  nel  Poema  in- 
titolato Latmon.  Voi.  1.  * 

6.  Offian  attribuire  collantemente  un  carattere  nobile  e 
virtuofo  all'  amato  fuo  figlio  .  Il  pronao  ritorno  di 
Ofcar,  e  le  fue  parole  moftrano  la  fommeffione  dovuta 
ad  un  padre,  e  il  calore  che  fi  conviene  ad  un  giovine 
guerriero . 

7.  O/  cT'  "icxv   àpyaXÌcàv   àvi/xiàv   àra\xvroi     as'^yi   ecc. 

II.    15.  v.  795. 
La  deferitone  d'Omero  è  piena  e  fublime.   Il  luogo 
di  Offian  non  portava  che  un  cenno.  * 

8.  Si  loda  guittamente  il  filenzio  d'Ajace  nell'Odiffea,  e 
di  Didone  nell'Eneide.  Vi  fono  molti  generi  di  filen- 
zio, come  di  difeorfo:  e  potrebbe  farfene  un  Tratta- 
tela Rettorico,  che  non  farebbe  il  meno  importante. 
Niffun  Poeta  ne  fece  maggior  ufo,  nò  più  giudiziofb 
di  Offian .  * 

9.  É'ypé?o   Jv'  si*   uTryy  ,  $i!r\   Si  fiiv   à^ìyyr    ójotipn . 

II.  2.    V.  41.   * 

io.  Offian  dà  fempre  a'fuoi  Eroi  un  tuono  firaordinario 
di  voce;  e  ne  parla  come  d'una  qualità  affai  comune. 
Il  modo  con  cui  egli  fi  efprime,  dee  parere  a' tempi  no- 

firi 


(  C  L  X  X  1 1 1  ) 

ftri  oltremock>  iperbolico  e  ftravagante .  Ma  Ortian  do- 
vea  ben  Capere  meglio  di  noi  di  chi  parlava,  e  (i  fareb- 
be refo  ridicolo  a'  Tuoi  nazionali,  s'  egli  aveffe  attri- 
buita loro  una  qualità  fmentita  dall' efperierìza ,  e  ripu- 
gnante alla  natura.  Quella  voce  formidabile  dovea 
convenirli  alla  valla  corporatura  d'  uomini  nati  in 
quei  climi,  in  quei  fecoli,  e  con  una  educazione  rez- 
za e  felvaggia.  L'Autore  della  vita  di  Tamas  Kou- 
Jikam  ci  artìcura  che  la  fua  voce  era  ftraordinariamen- 
te  alta  e  forte,  di  modo  che  fovente  fenza  far  alcu- 
no sforzo  per  inalzarla  egli  faceva  intender  i  Tuoi 
ordini  a  più  di  300.  piedi  di  diflanza .  Che  farebbe 
poi  (lato  s'egli  averte  voluto  fpingerla  quanto  più  alto 
poteva,  per  ifpirare  ardor  militare,  o  per  metter  terror 
nei  nemici?  Sì  penfi  poi  alla  dittanza  che  parta  tra  i 
moderni  Perfiani,  e  gli  antichi  Celti,  ed  ai  privilegj 
de' Poeti.  * 

11.  Non  pub  negarfi  che  non  fi  trovi  qualche  uniformi- 
tà nelle  comparazioni  di  Offian  .  Ma  quello  diletto  non 
è  più  fuo  che  degli  altri  più  antichi  Poeti,  e  dipinta- 
mente di  Omero.  Oflìan  per  altro  ha  dei  titoli  ben  più 
giurti  di  lui  per  giuftificarfi  appreflb  i  lettori  difereti.  La 
sfera  dell'idee  del  Poeta  Celtico  dovea  effere  fenza  con- 
fronto più  ri  il  retta  che  quella  del  Greco.  La  natura  e 
l'arte  erano  più  feconde  delle  loro  ricchezze  per  Ome- 
ro di  quello  che  foffero  per  Ortian,  e  gli  prefentavano 
molto  maggior  copia  d'oggetti  di  tutti  i  generi.  Si 
detraggano  inoltre  dall'Iliade  tutte  le  immagini  e  le 
comparazioni  balTe,  le  quali  Omero  credette  di  pòrerfi 
permettere,  e  da  cui  lo  fpirito  nobile  di  Ortian  religio- 
famente  fi  attenne;  fi  vedrà  che  a  proporzione  que'lo 
non  avanza  meno  il  primo  nella  varietà  di  quello  che 
nella  fcelta,  e  nella  finezza.  * 

12.  Che  nobile  fentimento!  Dall'aria  con  cui  parlò  Gau- 

lo  nel 


(  CLXX  IV  ) 

lo  nel  Canto  antecedente,  ben  fi  feorge,  che  non  gli 
farebbe  riufeito  di  (caro,  che  Fingal  fi  trovaffe  in  peri- 
colo di  foccombere,  per  aver  la  gloria  di  dargli  foccor- 
fo.  Ma  la  magnanimità  di  Fingal  non  conofee  quelle 
picciolczze  j  e  la  fua  gloria  è  tanto  grande  che  non  pub 
difeendere  ad  invidiar  l'altrui.  Veggafi  la  diverfità  de- 
gli Eroi  di  Omero,  Achille,  che  non  era  Fingal,  in- 
viando Patroclo  a  combattere  contro i  Trojani,  gli  rac- 
comanda di  non  far  tutto  quell'ufo  ch'egli  potrebbe 
del  fuo  valore,  per  non  recar  pregiudizio  alla  propria 
fua  gloria.  Qua)  battezza!  Aggiunge  pofeia  un  fenti- 
mento  della  medefima  nobiltà.  Egli  prega  tutti  gli  Dei 
a  far  che  non  retti  vivo  un  lei  uomo  di  tutti  i  Troja- 
ni,  e  di  tutti  i  Greci,  affinchè  egli  folo  e  Patroclo  ab- 
biano il  piacere  di  prender  Troja.  Paffi  ancora  per  A- 
gamennone,  da  cui  era  fiato  ingiuriato.  Ma  che  gli 
avean  fatto  tanti  altri  Greci  che  l'amavano,  e  l'am- 
miravano fopra  egri' altro?  E  che  bella  gloria  farebbe 
fiata  il  prender  Troja,  quando  prima  foffero  morti  tut- 
ti i  Trojani?  Se  ne  farebbero  impadroniti  con  ugual 
facilità  i  gufi  e  le  nottole.  * 

13.  Gaulo  non  era  che  un  Capitano  fubalterno,  come  gli 
altri.  Ma  Fingal  l'avea  creato  fuo  luogotenente.  Gli 
(teffi  fuoì  figli  doveano  predargli  deferenza.  Fingal  con 
un  difeorfo  molto  onorifico  per  Gaulo  previene  le  gare 
di  dignità,  e  non  ifpira  fé  non  quella  d'una  rifpettofa 
emulazione.  I  fuoi  Eroici  conforti  ai  figli  fomigliano 
quel  di  Leonida  a'  fuoi  Spartani  :  Pranziamo  lietamen- 
te, 0  compagni,  che  cenerem  /otterrà:  fé  non  che  qui 
c'è  un  grado  di  tenerezza  paterna.  * 

14.  Il  Poeta  artifiziofamente  fa  che  Fingal  s'  allontani 
acciocché  il  fuo  ritorno  riefea  più  magnifico,  e  faccia 
maggior  impreffione. 

75.  Negli  atti  e  nelle  parole  di  Ofcar  è  vivamente  di- 
pinto 


(  CLXXV  ) 

pinfo  rinebbrìamcnto  d'un  giovine,  che  pregufta  il 
piacer  delia  gloria,  e  che  brama  d'attuffarvifi  fenza  ri- 
tegno. Pure  anche  l'amor  filiale  v'ha  la  iua  parte,  e 
ftmbra  ch'egli  preghi  il  padre  a  teotfarfi,  anche  per 
allontanarlo  dal  perico'o  che  potea  fovralìargli .  * 
\6.  Come  è  bella  quella  gara  di  morire  tra  padre  e  figlio.' 
Euripide  ce  ne  prelenta  un'altra  alquanto  diverla  nel- 
la (uà  Alcefte.  Vtggafi  la  feena  tra  Ferete,  e  Admeto. 
Si  dira  che  anche  quella  è  una  delle  inimitabili  finezze 
dei  Greci?  * 

17.  OlTervifi  con  che  amabile  femplicità  Offian  tocca  1* 
illibatezza  della  (uà  fedeltà  conjugale .  * 

18.  Quella  è  quali  'a  fteffa  detenzione  che  abbiam  veduta 
nel  Canto  1.  Meno  profufione,  e  un  po'  più  d'  econo- 
mia nelle  detenzioni  antecedenti  ,  1'  avrebbe  falvato 
dalla  nectflìtà  di  ripeterli .  Io  che  non  amo  i  comenti 
a  la  Dacìer,  mi  fo  un  dovere  non  folo  di  non  pallia- 
re,  ma  di  neppur  diflìmulare  i  luoghi  difettofì  del  mio 
Autore.  Ma  quefta  obbiezione  avrebbe  affai  mal  garbo 
in  bocca  degli  adoratori  d'Omero,  appretto  di  cui  fi 
trovano  sì  frequentemente  ripetute  non  folo  le  deten- 
zioni, ma  i  difeorfi  interi  .  Al  noftro  propofito  nella 
battaglia  del  lib.  8.  dell'Iliade  v.  60.  vi  fono  tei  verfi 
precifamente  copiati  dal  lib.  4.  al  v.  445.  Del  refìo  nel 
noftro  Poeta  l'infigne  pezzo  che  tegue  fopra  le  prodez- 
ze di  Oflìan  e  di  Òfcar  ci  compenfa  largamente  di  que- 
lla leggiera  mancanza.  * 

19.  Dominus  .  .  •   turbo  confringens .   If.  e.   28.  v.  2. 

Qi'.afi  vajlitas  a  domino  veniei .  C  13.  v.   6.  * 

20.  Fingal  s'alza,  ma  non  fi  dà  fretta  d'accorrere.  Egli 
non  vuol  rapire  a  Gaulo  l'onor  di  rimetterli.  Troppa 
follecirudine  farebbe  fiata  un' offe  fa  alla  iua  gelofa  deli- 
catezza lu  quello  punto.  * 

21.  La  Canzone  di  Uilino  differifee  dal  refiante  del  Poe- 


(  C  L  X  X  V  I  ) 

ma  nella  verfificazione .  Scorre  come  un  torrente,  ed 
è  compo^a  quali  interamente  d'epiteti.  Il  colìume  d' 
incoraggiare  gli  uomini  in  battaglia  con  verfi  com- 
porti fui  fatto,  s'è  quafi  conlervato  fino  ai  giorni  no- 
ftri .  Efilìono  varie  di  quelle  Canzoni  militari  ;  ma  la 
maggior  parte  non  è  che  un  gruppo  d'  epiteti,  lenza 
bellezza,  o  armonia,  e  privi  affatto  di  poetico  merito. 

22.  La  foverchia  fidanza  di  quell'Eroe  ci  avea  preparati 
a  quello  colpo:  né  dilpiace  molto  al  lettore  di  veder 
l'amabile  Ofcar  vincitor  da  una  parte,  e  il  baldanzofo 
Gaulo  umiliato  dall'altra.  * 

23.  Ecco  Fabio  che  va  a  rifeuoter  Minuzio  imbarazzato 
per  la  fua  temerità,  e  a  ftrappa'r  la  vittoria  di  mano 
ad  Annibale.  * 

24.  Non  par  che  Fingal  fia  il  Giove  Statore,  che  arrefta 
tutto  in  un  punto  i  fuggitivi  Romani?  La  vergogna 
de'foldati  in  un  tale  fiato,  è'1  più  grand' elogio,  e '1 
più  delicato  che  porla  farfi  ad  un  Capitano.  * 

25.  La  condotta  di  Fingal  co' fuoi  guerrieri  è  veramente 
ammirabile.  Lungi  dal  rimproverarli,  egli  parla  a  tut- 
ti con  efpreffioni  di  politezza  e  di  lode,  e  fpezialmen» 
te  a  Gaulo.  Un'Eroe  d'Omero  avrebbe  dato  loro  un 
bel  rifrufto  di  villanie.  Ma  Fingal  non  ha  bifogno  di 
quefti  mezzi  groflblani.  Egli  vide  la  loro  fuga:  que- 
llo è'1  rimprovero  più  grande  d'ogn' altro;  e  la  fidu- 
cia eh'  ei  mofira  in  loro,  è  lo  {limolo  il  più  efficace 
per  emendar  il  pallaio.  * 

26.  Quella  nuova  foggia  di  battaglia  la  diverfifica  in 
un  modo  particolare.  Qual  prontezza,  qual  vivacità 
negli  Eroi!  qual  energia  e  varietà  nell' efpreffioni  !  e 
con  qual  giudizio  Svarano  è  lafciato  ultimo,  come 
degno  unicamente  di  Fingal  !  * 

27.  Omero  ed  Offian  nelle  deferizioni  delle  battaglie 
leguono  una  condotta  direttamente  oppolla .  Omero  è 

pieno 


(  CLXXVII  ) 

pieno  di  minuti  racconti  :  Oflìan  gli  sfrgge  a  più  po- 
tere. L'uno  ammaffa,e  l'altro  teglie.  Appretto  Ome- 
ro tutti  1  guerrieri  agifcono,  ma  non  Tempre  fi  ofTerva 
la  proporzione  e  la  convenienza  dovuta  ai  loro  carat- 
teri. Olfian  per  lo  più  fceglie  un'  Eroe  principale  e 
lo  fa  brillare,  lafciando  i  fubalterni  confuti  tra  la  folla. 
Queifi  fa  qualche  volta  abortir  le  idee  con  la  fover- 
chia  precifione,  e  ci  defrauda  di  qualche  piacere  che 
lì  farebbe  afpettato:  quello  dilaga  lo  fpirito  in  un 
mare  di  particolarità  poco  interelfanti,  e  non  lo  la- 
fcia  Affare  didimamente  fopra  alcun  oggetto.  L'ab- 
bondanza dell'uno,  e  i'aggiuftatezza  dell'altro  tempe- 
rate infieme  avrebbero  fatto  un  mirto  perfetto.  * 

28.  Puoffi  paragonare  quella  eccellente  defcrizione  con 
una    fimi  le    di    Virgilio    nel    1.    delle    Georgiche     v. 

29.  Chi  avrebbe  attefo  quefto  slancio  improvvifo?  e  chi 
avrebbe  creduto  di  dover  paflar  in  un  tratto  da  un 
orrido  così  grande    ad  un  patetico  così  toccante?  * 

30.  Un  incidente  di  tal  genere  vai  ben  per  molte  delle 
particolarità  d'Omero.  * 

31.  Quelta  è  una  pittura  eccellente,  ma  non  è  meno 
meravigliofa  la  finezza  che  qui  moftra  il  Poeta .  Cu- 
culialo non  pub  raffrenarli.  Ma  il  fuo  arrivo  in  tale 
itato  di  cofe  è  pericolofo.  Che  farà  egli?  verrà  ad 
ufurpar  la  gloria  di  Fingal  ?  o  a  perder  quella  del 
fuo  valor  perfonale  ?  Non  fi  può  ammirar  abbastanza 
la  finezza  del  ripiego.  Connal  con  efirema  delicatezza 
ha  falvato  l'intereffe  di  Cucullino,  e  quel  del  Poeta.  * 


/ 
M  CAN- 


(CLXXIX) 

CANTO       V. 

*    *    *    * 

ARGOMENTO. 

a  Ontinua  la  battaglia .  Fingal  e  "Svarano  s*  in- 
contrano .  Si  deferivo  il  combattimento .  Sva- 
rano è  vinto  ,  legato ,  e  dato  come  prigioniero  in  cu- 
fi  odia  ad  OJfìan ,  e  Gaulo  .  Fingal ,  i  fuoi  più  gio- 
vani figliuoli ,  ed  Ofcar  infeguifeono  gli  avanci  delF 
armata  nemica.  S)  introduce  V  Epifodio  d'Orla,  uno 
dei  Capitani  di  Loditi ,  eh?  era  fiato  mortalmente  fe- 
rito mila  battaglia .  Fingal  commojfo  dalla  morte  di 
Orla ,  comanda  che  fi  ceffi  dall'  infeguire  il  nemi- 
co ;  e  chiamando  a  fé  i  fuoi  figliuoli ,  viene  infor- 
mato che  Ritto  il  pili  giovine  di  efji  ,  era  fato  uc- 
cifo .  Compiange  la  fua  morte  ,  ode  la  floria  di  Lan- 
dergo  e  di  Gelcojfa  ,  e  toma  verfo  il  luogo ,  ove  a- 
vea  la  [ciato  S  varano .  In  quefto  me^o  Carilo  eh'  era 
M      2  fiato 


(CLXXX) 

flato  inviato  eia  Cucu"i  io  a  congratularft  con,  T ingoi 
della  fua  vittoria ,  fi  trattiene  con  OJJian  .  La  con< 
verfa^joie  di  qusjìì  due  Poeti'  termina  /'  arpone  del 
quarto  giorno. 


CAN- 


(CLXXXI) 

C     A     N     T     O     V. 


A 


L  generofo  reggitor  del  carro   * 
Conal   fi    volfe,  e   con   foavi   detti 
Prefelo  a   confortar .   Figlio   di   Semo 
Perchè   ti   laici   alla   triftezza   in   preda? 
Son   noftri  amici  i  foni ,  e   rinomato  5 

Se'  tu  ,  guerrier  :   molte   le  morti   e   molte 
Già  fur  del  braccio   tuo  ;   fpeffo   Bragela 
Con  ceruleo-giranti  occhi  di  gìoja 
Il    fuo   fpofo   incontrò,  mentr'ei   tornava 
Cinto  dai   valorofi ,   in   mezzo  ai   canti  io 

Dei   feftofi   cantori ,   e   rcflfeggiante 
Avea  il   brando  di  ftrage ,  e   i   fuoi    nemici 
Giacean  fui   campo  della   tomba    efangui . 
Datti   conforto,   e  '1   Re   di   Morven    meco 
Slatti  lieto  a  mirar .   Ve'   com'  ei  pana  ,  *        15 
M      s  "Qual 

a  Continua    la  quarta    giornata  . 


(CLXXXII) 

Qual   colonna   di   foco ,   e   tutto  incende  f 
Qual   vigor!   qual   furor!   non   par  di   Luba 
La   correntia?   non   par  di  Cromia   il   vento- 
Schiantato!-   di   ramofe  alte  forefte  ? 

Avventurato  popolo  felice,  3  20 

Fingallo  ,   è  '1   tuo  :   tu  gli   fei  fregio   e  fchermo  « 
Tu  primo  in   guerra ,   e   tu  nei   dì   di   pace 
In   confìglio   il   maggior  :    tu  parli ,   e  mille 
S'  affrettano   a   ubbidir  :    ti   moftri  ,   e   innanzi 
Ti  cadono  gli  Eroi .   Popol  felice  !  '25 

Popolo   di   Fingal,   d'invidia   degno: 

Chi   è  ,   chi   è  ,   figlio   di   Semo  offerva , 
Chi  è   coftui   sì   tenebrofo   in   villa 
Che   tonando  ne  vien  ?   quefto  è  l'altero 

4-  Figlio  di  Starno ..  Oh!  con  Fingal  s'affronta:   3  e 
Stiamo   a   veder.   Par  d' Ocean   tempefta 
MoflTa   da   due   cozzanti   acrei   fpirti 
Che   van  dell'onde  a   difputar  l' impero? 
Trema   dal   colle   il  cacciator,   che   feorge 
Ergerfi  il   fiotto,  e  torreggiargli   a   fronte.    35 

Si 


(  CLXXXIII  ) 

Si  Conallo  parlò ,  quando  a  fcontrarfi 
In   mezzo  al  loro  popolo   cadente 
Corfcro  i  due   campion .   Quella  è  battaglia , 
Quello   è   fragor  :   qui   ciafeun   urto  è    turbo , 
Ciafcun  colpo  è  tempefla  :   orrore  e    morte     40 
Spirano  i   fguardi .  Ecco  fpezzati   feudi , 
Smagliati  usberghi ,   e  {minuzzati   elmetti 
Balzan  fifehiando  :   ambi  i  guerrieri  a  terra 
Gettano  l'armi,  e  con  raccolta  polla 

5    Vanno!!  ad  afferrar.  Serranfi  intorno  45 

Le  noderofe   nerborute   braccia . 
Si  ftirano  ,   fi  fcrollano ,   s' intrecciano 
Sotto  e   fopra   in   più  gruppi  alternamente 
Le   mufcolofe  membra  :   ai  forti  crolli , 
All'alta   impronta   dei   tallon  /obufli  50 

6  Scoppiali   le   pietre ,   e   dalle   nicchie   alpeltri 
Sferranfi  i  duri  malli ,   e   van  fozzopra 
Rovcfciati  cefpugli.  Alfin   la   polfa 
A   Svaran  manca;  egli  è  di  nodi    avvinto. 

Così   fui  Cona  già  vid'  io  (  ma  Cona  5  5 

M     4  Non 


(CLXXXIV) 

Non   veggo  più  )  così   vid'  io  due   icona 
Petroli   icogli  trabalzati   e   fvelti 
Dall'  orrid'  urto  di  fcoppiante  piena  5 
Volvonfi  quei   da   un   lato  all'  altro ,   e   vanno 
Ad   intralciarli  le   lor  quercie   antiche  60 

Colle   ramofe   cime  ;   indi  cozzando 
Piombano  affieme,  e   fi   ftrafcinan   dietro 
Sterpi,  e   cefpi  ammontati,   e   pietre,   e  piante  : 
Svolvonfi   i   rivi ,   e   da   lontan  fi  fcorge 
Il   vuoto  abiflfo   della   gran   rovina.  63 

Figli ,   gridò  Fingal ,   tofto   accorrete ,  7 

Statevi  a  guardia   di  Svaran  ;   che  in  forza 
Ben  pareggia   i   fuoi   flutti:   è   la   fua    delira 
Maftra   di  pugna ,   egli   è   verace   germe 
Di  (chiatta  antica.   O  tra' miei  duci  il  primo   jo 
Gaulo ,  e   tu  Re  dei  canti  Oflìan  poflente , 
All'  amico  e   fratel   d'  Aganadeca 
Siate   compagni,  e  gli   cangiate   in   gioja 
Il   fuo   dolor:   ma   voi  Fillano,   Ofcarre , 
Rino  ,  figli   del  corfo  ;   i  pochi    avanzi  7  5 

Di 


(CLXXXV) 

Di  Lociin  difperdete ,  onde   nemica 
Nave  non  fia  che  faltellare  ardifca 
Sull'onde  d' Iniftor  .  Simili  a  lampo 
Volaron  elfi  ;  ei  campeggiò  fui  Lena 
Politamente ,   come  nube   eftiva  80 

Lento  -  tonante  per  lo  ciel   patteggia  ; 
Tace   fott'  effa   la   cocente   piaggia  . 
Vibra   il   raggiante   fuo  brando,    cui   dietro 
Strifcia   fpavento  .  Egli  da  lungi   adocchia 
Un  guerrier  di  Lociin:   ver  lui  s'avvia,  8    85 
E   così   parla  :   e  chi  vegg'  io  lì   pretto 
Alla  pietra  del  rio?   tenta,   ma  indarno, 
Di   varcarlo   d'un   falto  :   agli   atti,   al    Volto 
Sembra  Eroe   d' alto   aflfar  :   pendegli   a  fianco 
Il  curvo  feudo,   ed   ha  lung' afta   in  mano.    90 
Giovine   Eroe,   dì,   chi   fé' tu,   rifpondi , 
Se' tu  nemico  di  Fingallo?   Io  fono 
Un   figlio  di  Lociin ,   di   forte   braccio  « 
La   fpofa   mia  nella   magion   paterna 
Staffi  piangendo,    e  mi  richiama  :  invano  5      915 

Orla 


(CLXXXVI) 

Orla   non   tornerà .   Combatti ,  o  cedi  ? 
Diffe   V  alto  Fingallo  :   i  miei  nemici 
Lieti   non   fon  \   ma  ben   famofi   e   chiari 
Sono  gli  amici   miei.  Figlio   dell'  onda 
Seguimi    alla    mia    fefta  :   i    miei  cervetti      ioo 
Vientene   ad  infeguir .   No ,   no,   rifpofe ,  9 
Ai   deboli  io   foccorro ,   è   la   mia   delira 
Schermo  de'  fiacchi  „  Paragon   non   ebbe 
Mai  la  mia  fpada .   Il  Re  di  Morven  ceda. 
Garzon  ,  Fingal  non  cede ..  Impugna  il  brando  ,  105 
E   t'   eleggi   un   nemico  :   i   miei  campioni 
Son   molti   e   forti .   E   la  tenzon   riculi ? 
Gridò    '1  guerriero  :    Orla   e    di  Fingal  degno , 
E   degno  è   Fingal  d'  Orla  ,   e  Fingal  folo . 
Ma   fé   cader  degg'  io,   che  pur  un  giorno    no 
Cade  ogni   prode,  odimi  o  Re,   Ja   tomba 
Akami   in   mezzo   al  campo  ,   e   fa   che  fia 
La   maggior   di  tutt' altre:   e  giù  per  Tonda 
Manda   il  mio  brando  alla  diletta   fpofa , 
Onde   meda   il   ricovri ,   e   lagrimando  1 1  5 

Lo 


(  CLXXX'VII  ) 

Lo  moftri   al    figlio,  ed  a    pianar  1'  infiammi. 
Giovine   fven turato ,    a   che   con   quelli   IO 
FunefH  detti  a  lagrimar   m'  invogli? 
Ditte   Fingallo  :   è    ver   pur   troppo,   il   prode 
Deve    un   giorno   cader,   debbono    i    figli      120 
Vederne   V  armi   inutili   e   fofpefe .. 
Pur   ti   conforta:   io   t'  alzerò   la   tomba,    Jt 
Orla ,  non   dubitarne ,   e   la   tua  fpofa 
Avrà  '1   tuo  ferro  ,  e  '1  bagnerà  di  pianto  „ 
Prefero  elfi  a  pugnar,  ma'l  braccio  d'  Orla    125 
—  Fiacco    fu  contro    il  Re:   fcefe     la    fpada 
Del  gran  Fingallo,  e  in  due  partì    lo  feudo  „ 
Cadde  quegli   rovefeio ,   e   fopra   1'  onda 
L'  arme   riverberar ,  come  talvolta 
Sopra    notturno   rio   rifletta  Luna.  130 

Re    di    Morven  ,  difs'  ei ,    folleva    il    brando, 
Pattami   il   petto  :   qui   ferito   e   fianco 
Dalla  battaglia   i  fuggitivi  amici 
M'  abbandonaro  :   giungerà  ben   tofto 
Lungo   le  fponde   dell'  acquofa   Loda  135 

All' 


(  CLXXXVIII  ) 
All'  amor  mio  la  lagrimofa   iftorià  ; 
Mentre   romita  e   muta   erra   nel   bofco, 
E   tra  le  foglie  il    venticel   fufurra» 
Orla  ,   eh'  io  ti   ferifea  ?    ah   non  fìa   vero  , 

Difle  Fingal,   lafcia  guerrier    che  in  riva      140 
Del  patrio   Loda  dalle  man  di   guerra 
Sfuggito  e   falvo  con   piacer   t'  incontri 
L'  affannofo  amor  tuo  :   lafcia,.  che   '1  padre 
Canuto,  e   forfè  per  V  età  già  cicce 
Senta   da  lungi   il   calpeftio  gradito  145 

De'  piedi   tuoi  :   lafcia  che   lieto   ei   forga , 
E  brancolando   con   la   man   ricerchi 
Il   figlio   fuo .   Noi   rinverrà   giammai  : 
Io   vo'  morir  fui   Lena  ;  eftranj  vati 
Canteranno  il  mio  nome:   un'  ampia  fafeia    150 
Copremi   in   petto   una   mortai   ferita  ; 
Ecco  io   la   fquarcio ,   e  la   difperdo   al  vento  1 
Sgorgò   dal   fianco   il   nero   fangue  ;  ei  manca  * 
Ei  more  j  e   fopra   lui   pietofamente 
Fingal  fi  curva  ;   indi  i  fuoi  duci  appella  ;    155 


( CLXXXIX ) 

Ofcar ,  Fillan ,   miei  figli  :   alzifi  tofto 
La   tomba   ad   Orla  :   ei   poferà   fui   Lena , 
Lungi   dal   grato   mormorio  del   Loda , 
Lungi   dalla   Tua   fpofa  :    un  giorno  i  fiacchi 
Vedranno   l'arco   alle   fue   fale   appefo ,  i6c 

Ma   non   potran   piegarlo  :    urlano    i   cani 
Sopra   i    fuoi    colli ,   efultano   le   belve, 
Ch'  ei   fole  va   infeguir  :   caduto   è  '1   braccio 
Della   battaglia,   il   fior  dei   forti   è   baflb  . 
Squilli   il  corno,   miei  figli,   alzate   il  grido,    16$ 
Torniamcene  a  Svaran  ;   tra   fette  e   canti 
Paflì   la   notte .   O   voi   Fillano ,   Ofcarre , 
Rino  ,   volate:    ove   fé'  tu   mio  Rino, 
Rino   di   fama   giovinetto   figlio? 
Pur  giammai    tu  non    folli  a  correr    tardo      170 
Al   fuon   del   padre   tuo .   Rino  ,   rifpofe 
L'  antico  Ullin ,   de'  padri   fuoi    fta   preflb    *3 
Le   venerande   forme  ;   egli   parteggia 
Con   Tratal   Re   dei   feudi ,   e   con   Tremorre 
Pai  forti  fatti  :   il  giovinetto  è  baffo ,  175 

Srnor- 


(C  X  C  ) 

Smorto  ei  giace  fui  Lena.  E  cadde   adunque   ^£ 
Gridò   Fingal ,  cadde   il   mio   Rino?   il   primo 
A   piegar  1'  arco  ,   il   pili   veloce   in   corfo? 
Milero!   al   padre  i  primi   faggi   appena    a 
Davi   del   tuo   valor:    perchè   cadetti  180 

Sì  giovinetto?   ah  dolcemente   almeno 
Pofa   fui   Lena  :   in   breve   fpazio ,  o   figlio , 
Ti  rivedrò  :   fi  fpegnerà   ben   torto 
La   voce   mia  \  de'  parti   miei   fui   campo 
Svaniran   l'orme:   canteranno  i   vati  185 

Di   me   foltanto ,   e  parlerai!   le   pietre . 
Ma   tu ,   Rino  gentil ,   baffo   per  certo 
Baffo   fé'   tu  :   tu   la   tua   fama   ancora    b 
Non   riceverti .  Ullin   ricerca   1'  arpa , 
Parla  di  Rino,  e  dì  qual  duce  un  giorno     io. 

Fora 


*  L' Originale  :    appena  eri  tu  h  Cioè  :     tu    non    hai    ancora 

da-    me    conofeiuto  .     Parmi  ricevuti      gli    elogj     eh.'    j 

che  quefte  parole  non  pof-  Cantori   fogliono  fare  agji 

fa  no  aver    altro  fenfo  che  Eroi  :    tu  non    hai  ancora 

quello    eli'    io  loro  ho  da-  fatte  iniprefe  cìegiK'    d'  cf- 

to  .  *  Set  celebrate  coi  canti  .     * 


vCXCI) 

Fora   flato   il   garzone.   Addio,   tu   primo 
In  ogni  campo  :    il   giovenil    tuo  dardo 
Più  non  godrò  di  regolare.   O   Rino, 
O  già  sii   bello ,   ah  tu  fparifti .   Addio . 

Scorgeva!!  la  lagrima   fofpefa  195 

Sulle  ciglia   del  Re  :   penfa   del   figlio 
Al  crefcente  valor  ;   figlio  di   fpeme  ! 
Pareva  un  raggio  di  notturno   foco  , 
Che   già  fpunta   fui   colle;    al   fifchio  ,   al    corib 
Piegan  le  felve ,  il   peregrin  ne  trema.         200 

In  quel?  ofcura   verdeggiante   tomba     a  , 

Riprefe  il  Re ,   chi   mai  fen   giace  ?   io   fcorgo 

Quattro  pietre   mufcofe ,   indizio  certo 

Della   magion  di  morte .  Ivi  ripofi 

Anche  il  mio  Rino  ,  e  fia  compagno  al  forte.    205 

Forfè   è   colà  qualche   famofo  duce , 

Che  con  mio  figlio  volerà  fu  i   nembi  . 

Ul- 


d  Neil'    originale  :     La  fama  cura  verdeggiante  tonila  ?   * 

di  chi    ripofa   in  giteli'  of- 


(  C  X  C  I  1  ) 

Ullin  rianda   le   memorie   antiche,   a 
Sciogli   il   tuo  canto,   e   ci   rammenta  i  fatti 
Degli  abitanti  della   tomba  ofeuri .  2  1  a 

Se   nel   campo  dei   forti   effi  giammai 
Non   fuggir  dai   perigli ,   il   figlio  mio 
Benché   lungi  da'  fuoi  ,   fui   Lena   erbofo 
Ripoferà   tranquillo   ai   prodi  accanto  , 
In  quella   tomba ,  incominciò   la  dolce  2  1  5 

Bocca   del  canto ,   il   gran   *   Landergo  è   muto  , 
E  '1   fero  Ullin  .   Chi  è   coftei ,   che   dolce 
Sorridendo   da   un   nembo,  a  me  fa  mofìra 
Del   fuo   volto  d'  amor  ?  Figlia   di  Tutla    c  , 
O   prima   tra   le   vergini   di   Cromia,  220 

Perchè  pallida  fei?  dormi  tu  forfè  <* 

Fra 

a  Fingal  non  avea  bifogno  di  b  Lamh-dhearg  ,  man  fangui- 
ncorrere  ad  Ullino  per  fa-  nofa  . 
per  che  quello  era  il  fé-  e  Tuathal  ,  burbero . 
polcro  dì  Landergo  .  Il  à  Neil'  Originale  fi  legge  : 
Poeta  s'  è  lafciato  sfuggir  Dormi  tu  forfè  coi  nemici 
di  mente  che  Fingal  nel  in  battaglia  ?  Ma  quefto 
Canto  3.  ordina  a'  fuoi  nome  non  può  convenir  a 
figli,  di  falir  fulla  tomba  Landergo  eh'  era  aman- 
di Landergo,  per  indi  sfi-  te  riamato  di  Gelcoffa  -'  * 
dar  a  battaglia  Svarano  .  * 


(  e  x  e  1 1  r  > 

Fra  '1   nemico   e   1'  amante   in  quefte  pietre? 
'  Bella  Gelcoffa  ,   tu  T  amer  di   mille 
Forti  vivendo,  ma  Landergo  folo 
Fu  l'amor  tuo:   ver  le  mufeofe   ei  venne      225 
Torri  di  Selma  *",   e  '1  fuo  concavo   feudo 
Picchiando  favellò .   Dov'  è   Gelcoffa , 
Dolce  mia  cura?   io  la   lafciai   pocanzi 
Nella  fala   di  Selma,   allor  che   andai 
A  battagliar  contro  l'ofcuro  Ulfadda  c.        230 
Riedi   tofto  ,  Mifs'  ella ,  o  mio  Landergo, 
Ch'  io  refto  nel   dolore  :   ed   umidetta 
Avea   la   guancia ,   e   fofpirofo  il   labbro . 
Ma  or  non   la   riveggio:    a   che   non   viene 
Ad  incontrarmi,  e  a  raddolcirmi   il  core      235 
Dopo  la  pugna  ?   tacito  è   1'  albergo 
Della  mia  gioja ,   in   full'  amata  foglia 

N  Bra- 

«  Gelcoffa  ;     donna    dì    bian-  thal  padre  di  Gelcoffa  .  Con- 
che gambe .  viene    far    molta    attenzio- 

b  Quefto  non  è  il  palagio  di  ne  ai  nomi    di  quefte  Poe- 

Fingal  nella    Scozia  :    ma  fìe  ,    alcuni    dei    quali   ap- 

dovrebbe    effere    un  luogo  partengono    fpeffo  a  luoghi 

fui  monte  di  Cromia  ,  ove  e  a  perfone  diverfe  .  * 
fcue  P  abitazione  Ai  Tua-      e  Ulfadda  .   Barba    lanca  . 


(  C  X  C  I  V  ) 

*  Brano  non  veggo ,   il   fido  can ,   che  crolli 
Le   Tue  catene ,  e  mi  fefteggi  intorno . 

Ov'  è  Gelcoffa  ?  ov'  è  '1  mio  amor  ?  Landergo  ,240 

*  Ferchio    rilpofe ,  ella   farà    fui   Cromia    c . 
Ella  con   le   lue  vergini  dell'  arco    4 

I  cervi   infeguira.   Ferchio,   riprefe 
Di   Cromia   il   Sire ,   alcun   romor  non   fìede 
L'  orecchio  mio,  taccion  del  Lena  i  Dolchi ,  245 
Non  è  cervo    che  fugga  ;   ah  eh'  io  non  veggo 
La  mia  GelcoflTa ,  ella   fparì ,  GelcofTa 
Bella  qual   Luna  che  pian   pian  s'  afeonde 
Dietro  i  gioghi  di   Cromia  .   O  Ferchio  vanne 
A  quel   canuto  figlio  della   rupe  250 

Al  venerabil  Allado    '  ;  ei    ibggiorna 

Nel 

a  Bran  è    ttn  nome  che  fino  b  Ferchios  ,     Conqui/lators 

al  giorno  d'  oggi  continua  uomini. 

a    dar  fi  ai    cani    levrieri  .  e  Cioè  ,     in    altra    parte     del 

Si  coftuma   nel  Nord  della  Cromia  . 

Scozia  d'  imporre    ai  cani  d  Cacciatrici  . 

i  nomi  degli  Eroi  celebra-  e  Allado      è    certamente     un 

ti  in  q  tutto    Pooma  .  Ciò  Druido   .     Vien    chiamato 

prova   che     fono   familiari  figlio  dilla  rupe   perchè  abi- 

all'  orecchio  ,  e  noti  gene-  fava  in  una    gretta  ,    e  il 

Talmente  a  tutti .  cer- 


(  C  X  C  V  ) 

Nei   cerchio  delle   pietre  ,   ei   di  Gel-: roiVa 
Avrà  novelle.   Andò  d'Adone   il  6glio  *  , 
Ed  all'  orecchio  dell'  era  fi   fece . 
Allado  ,   abitator  della  fpelonca  ,  255 

Tu  che   tremi  così,  dì,  che   vedcfti   *3 
Cogli  antichi  occhi  tuoi  ?   Vidi ,   rifpofe , 
Ullino ,   il   figlio   di  Cairba ,   ei   venne 
Come  nube  dal  Cromia ,  alto  intonando 
Difdegnofa  canzon  ,   ficcome   il   vento  260 

Entro  un  bofeo  sfrondato.  Ei  nella   fala 
Entrò  di   Selma  :   efei ,  gridò  ,   Landergo , 
Terribile  guerriero ,  efeine  ;  o  cedi 
A  me-  Gelcoffa  ,   o  con  Ullin  combatti . 
Landergo  non   è  curi,   rifpofe   allora  265 

Gelcoffa  ;  ei  pugna   contro  Uifadda  :   o  duce 
N      2  Ei 


cerchio  delle  pietre  è  la  cir-  bio  che  non   fia  venuta   dai 

conferenza  del   tempio  de'  Druidi    la  ridicola    opinio- 

Druidi .   Vien  egli  qui  con-  ne   della  feconda  vifta  ,  che 

fultato     com'   uno    che    fi  prevale  nella  Scozia    e  neil' 

credeva      che    avefle    una  Ifole  . 

cognizione    foprannaturale     a  Ferchio  ,    faglio    di  Aidon  . 
del 'e  cefe  .  Non  v'  ha  dnb- 


(  e  x  evi  ) 

£i  non  è  qui ,  ma  che  perciò  ?  Landergo 
Non   fia  che   ceda ,   egli  non   ceffe   ancora  , 
Combatterà .  Se'  pur  vezzofa   e   bella , 
Difìfe   P  atroce  Ullin  :   figlia  di  Tutla  ijx 

Io   ti  guido  a   Cairba   •  ,   e  del   pili  forte 
Sarà  Gélcofla  ;   io  reiterò   fui  Cromia 
Tre   di   la   pugna   ad   afpettar ,   fé   fugge- 
Landergo ,   il   quarto  dì   Gelcoffa   è   mia  , 

Al'lado  or  bafta ,  ripigliò   Landergo,  275 

Sia  pace   a'  fonni  tuoi .  Suona   il   mio   corno  , 
Ferchio  ,   si   eh'  oda  Ullino  :   e   sì  dicendo 
Salì   fui   colle   in   torbido   fembiante 
Dalla   parte   di   Selma  :   a   cantar  prefe 
Bellicofa  canzona,  in  tuon   d'  un   rivo         280 
D'  alto  cadente  :   al  fin  del  monte  in   cima 
Egli   fi   flette  ;   volfe   intorno   il   guardo 
Qual   nube   fuol ,   che   al   variar   del   ventr? 
Varia   d'  afpetco  :   rotolò  una  pietra , 
Segno  di  guerra.  Il  fero  Ullin  1'   udfo       28  « 

Del- 

a  A  fuo  padre,  perche  fte{&  come  in  cnftodla .  * 


(  C  X  C  V  I  I  ) 

'Dalla   fala  paterna  ,  udì  giulivo 
31  fuo  nemico,  ed   impugnò  la   fpada 
De'  padri   fuoi  :   mentr'  ei  la   cinge   al  fianco 
Illuminò  quel   tenebrofo   afpetto 
Un  forrifo  di  gioja  :   il   pugnai   brilla  290 

Nella   fu  a   delira;   ci   s'  avanzò   fifehiando» 
Vide   Gelcofia   il   Sir   torbido  e   muto 

Che  qual    lifla    di  nebbia    iva    poggiando    l6 
•Ferocemente  :   fi   percote  il   feno 
Candido  palpitante  ,   e  lagrimoia  295 

Trema  per  V  amor  fuo .   Cairba   antico  , 
Dille   la  bella,   a   piegar  1'   arco   io   volo, 
Veg^o  i   cervetti .  Frettolofa  il   colle 
Salì ,  ma  indarno  ,   gì'  infiammati  Duci 
Giàtralor  combatteano  .   Al  Re  di  Morven    300 
Perchè   deggio   narrar,   come   pugnalo 
Gl'irati  Eroi?   cadde   il  feroce   Ullino . 
Venne  Landergo   pallido  anelante 
Alla   donzella   dalla  lifeia  chioma , 
Alla  figlia  di  Tutla  :  oimè  che  fangue  ,       305 
N      3  Che 


(  C  X  C  V  III  ) 

Che   fangue  è  quello ,  ella  gridò ,  che  feorre 
Sul   fianco  all'  amor  mio?  Sangue  d' Ullino , 
Diflfe  Landergo ,  o  più   candida  e  frefea 
Della  neve  di  Cromia:  o  mia  GelcofTa 
Lafcia  eh' io  mi  ripofi  :  ei  fiede  ,  e  fpira  .  *7    310 

Cosi  cadi,  o  mio  ben?  flette  tre  giorni 
Lagrimandogli  appreflb  :   i  cacciatori 
La  trovar  morta   l8,  e  fu  i  tre  corpi  ertimi 
Erfero  quella  tomba .  O  Re  ,  tuo  figlio 
Può  qui  pofar ,  che  con  Eroi  ripofa .  315 

E  qui  ripoferà  :   gli  orecchi  miei 

Spedo  feri  della  lor  fama  il   fuono  , 
Difle  T  alto  Fingal  :  Fillan ,  Fergufto , 
Orla  qua  mi  s'  arrechi ,  il  valorofo 
Garzon  del  Loda;  ei  giacerà  con  Rino:    320 
Coppia  ben  degna!  ambi  crefeeano  a  prova   x9 
Come   vivaci   rigogliofe   piante , 
E  come  piante  or  lì  giaccion  proftefi , 
Che  fui   rufcel  riverfe,  al  Sole,  al  vento, 
Tutto  il  vitale  umor  lafciano  in  preda.      325 

Ofcar- 


(  C  X  C  I  X  ) 

Ofcarre ,  onor  di  gioventù ,  tu  vedi 

Come  cadder  da  forti  .  A   par  di  quefti 

Fa  tu  d'  eflfer  faraofo ,  e   fii  com'  eflì 

Subbietto  dei  cantor  :    menavan   vampo 

Effi   in  battaglia,  ma  nei  dì   di  pace  330 

20  Faccia  avea  Rino  placida  ridente 
Simile  al   variato  arco  del  cielo 
Dopo  dirotta  pioggia ,  allor  che  fpunta 
Gajo  full'  onde ,  e  d'  altra   parte  il  Sole 
Puro  tramonta,  e  la  collina  è  cheta.  33  j 

Statti  in  pace   o  bel  Rino,  o  di  mia  fìirpe 
Rino  il  minor  :   ti  feguiremo ,  o  figlio , 
Che   tofto  o  tardi  han  da  cadere   i   prodi. 

Tal  fu  la  doglia  tua ,  Signor  dei  colli , 

Quando  giacque  il  tuo  Rino.  E  qualfìa  dunque  340 
D'  Offian  la   doglia ,  or  che   tu  giaci  o  padre  ? 
Ah  eh'  io  non  odo  la  tua  voce  in  Cona , 
Ah  che  più  non  ti  veggo.    Ofcuro  e  metto 
Talor  m'  affido  alla  tua  tomba  accanto, 
E  vi  brancolo  fopra  .  Udir  talvolta  345 

N     4  Far- 


C  C  C  ; 

Farmi  la  voce  tua ,   laffo ,  e  rn   inganna 
Il   vento  del   deferto.   E   lungo   tempo 
Che   dormi,   o   padre,   e   ti   foipira   il   campo. 
Alto  Fingal ,   correggitor  di  guerra . 

Lungo   P  erbofo   Luba   Offian ,  e  Gaulo  350 

Sedean   pretto  a  Svarano .  Io   toccai  P  arpa 
Per   allegrare   il   cor   del   Re,   ma  tetro 
Era  il  fuo  ciglio;   ad  ogn'  iftante  al   Lena 
Girava  il   bieco  rofleggiante   fguardo; 
Piangeva  il  popol  fuo  .  Gli  occhi  ver  Cromia    355 
Anch'  io   rivolfi  ,   e   riconobbi  il   figlio 
Del  generofo  Semo .  Ei  trillo  e   lento,   21 
Si  rit rafie   dal   colle ,   e   volfe   i  pam" 
Alla  di  Tura  folitaria  grotta  . 

22  Vide  Fingal   vittoriofo ,   e   in   mezzo  360 

Della   fua   doglia  involontaria   gioja 
Venne   a   mikhiarfi  :   percoteva   il   Sole 
Sull'  armi   fue  :    Conal   tranquillo   e   cheto 
Lo   venia   feguitando  ;   alfine   entrambi 
Si  celar  dietro  il  colle,  appunto  come        365 

Don- 


(C  C  I  ) 

Doppia  colonna  di  notturno  foco, 
Via  via  fpinta  dal   vento.  E'  la  fua   grotta 
Dietro   un   rufcel   di  mormorante  fpuma 
Entro   una   rupe  ;   un'   albero  la   copre 
Con   le   tremanti  foglie,  e  per  li  fianchi     370 
Strepita   il   vento .  Ivi  ripofa   il   figlio 
Del  xiobil   Semo;   i   fuoi   penfìer   fon   fili 
Pur  nella  fua   feonfitta  ;   aride   ftrifeie 
Gli  fegnano  la  guancia  :  egli  fofpira 
La  fama  fua  che  già  fvanita  ei  crede  375 

Come  nebbia  del   Cona .    O   fpofa  amata 
O   Bragela   gentil ,   perchè  sì   lungi 
Se'  tu  da   lui ,   che   ferenar  potrefti 
L'  anima  dell'  Eroe  ?   ma  lafcia  ,  o  bella  , 
Che    forga    luminofa   entro  il    fuo    fpirto      380 
L'  amabile   tua   forma  :   i  fuoi  penfierì 
A  te  ritorneranno  5  e   la  fua  doglia 
Dileguerai!!   al   tuo   fereno  afpetto  . 
Chi   vien   coi   crini  dell'  etade  ?   il  veggo 

Egli  è  '1  figlio  dei  canti.  Io  ti  faluto        385 

Ca> 


(  C  C  1  I  ) 

Carilo  antico  :   la  tua   voce  è  un'  arpa 
Nella   fala  di  Tura ,  e  i  canti  tuoi 
Son   grati  e  dolci ,   come   pioggia   eftiva 
Là  nel   campo  del  Sol .  Carilo  antico 
Onci'  è  che  a  noi  ne  vieni  ?  Offìan  ,  difs'  egli ,    390 
Delle  l'pade  Signor ,   Signor  dei  canti , 
23  Tu  m'  avanzi  d'  affai.   Molt'  è  che  noto 
A  Carilo  Tei   tu  :   pili  volte ,   il   fai , 
Nella   maaion   del   generofo   Brano  , 
Dinanzi   alla   vezzofa  Evirallina  395 

Ricercai  P  arpa  :   e   tu  più  volte  ,  o  Duce  , 
Le  mie  mufkhe  note   accompagnarli  ; 
E   talor   la   vezzofa  Evirallina 
Tra  i  canti  del  fuo  amor ,  tra  i  canti  miei 
Mefcea   la  foaviffima  fua  voce .  400 

Un  giorno  ella  cantò  del  giovinetto 
Corman   che  cadde  per  amarla  :   io   vidi 
Sulle  guancie   di   lei ,   fulle   tue   ciglia 
Le   lagrime  pietofe  :   ella  commoflb   24 
Sentiafi.  il  cor  dall'  infelice  amante,  405 

Ben- 


(  C  C  I  I  I  ) 

Benché  pur  non  amato .  Oh  come  vaga  , 
Come  dolce  e  gentile  era  la  figlia 
Del  generofo  Brano  !   Ah  taci ,  amico , 
Non   rinnovar,  non   rinnovarmi  ali*  alma 
La  fua  memoria:   mi  fi  ftrugge  il  core,     410 
E  gli  occhi  mi   ringorgano  di  pianto: 
Il  diletto   amor  mio,   la   bella    fpofa 
Dal  foave   roflbr ,  Carilo  ,  è    fpenta . 
Ma   tu  fiedi,  o  cantore,  e   le  noftValme 

Moki  col  canto  tuo,  dolce  ad  udirfi  415 

Quanto  di  primavera  aura  gentile 
Che  nelP  orecchio  al  cacciator  fofpira , 
Quand'ei  fi  fveglia  da  giojofo  fogno 
Tra  '1  bel  concento  dei  notturni  fpirti . 


*  *   * 

* 


OS- 


;  e  e  i  v  ) 
OSSERVAZIONI 

ALGANTO      V. 


I.TL  principio  di  quello Canto  nell'Originale  è  uno  de' 
JL  più  bei  fquarci  del  Poema.  La  verfificazione  è  regolare 
e  piena,  e  s'accorda  egregiamente  col  fedato  carattere 
di  Connal.  Non  v'ha  Poeta  eh' abbia  faputo  meglio  di 
Oiììan  adattar  la  cadenza  del  Tuo  verfo  al  vario  ca- 
rattere dei  parlatori.  E*  probabili  (Timo  che  tutto  il  Poe- 
ma fi  a  flato  fatto  con  la  mira  di  cantarlo  full1  arpa,  ef- 
iendone  il  metro  così  vario  ,  e  così  corrifpondente  alle 
di  ver  fé  paflìoni  del  cuor  umano . 

2.  Noi  fiamo  fui  monte  di  Cromia  infieme  con  Cuculli- 
no .  Le  prodezze  di  Fingal  accadono  fótto  i  notori  oc- 
chi .  * 

5.  Al  primo  trafporto  entufiaftico  come  ben  fuccede  que- 
toa  fedata  ammirazione!  In  quefti  pochi  verfi  lì  contie- 
ne il  più  perfetto  elogio  che  pofla  farfi  ad  un  Princi- 
pe. Le  lodi  di  Fingal,  come  ben  oflerva  il  Sig.  Mac- 
pherfon,  acquiftano  maggior  pefo  in  bocca'  d'un'  uomo 
difappafììonato  e  fenfato  qual  era  Connal.  Priamo  nel 
3.  dell'  Iliade  ,  v.  182.  alla  villa  dell'armata  Greca 
cfclama  con  tornile  affetto: 

fi    (jLuv.cip    AVps/Jìi,   fj.oi£i\yfytgì   òxSióSaifxov  ■ 
Ma   ivi  Priamo  chiama  felice   Agamennone  a  cagion 
del  fuo  popolo:  qui   Connal   chiama  felice  il  popolo  a 
cagion  del  fuo  Re .  * 

4.  Neil'  ultima  zuffa  del  Canto  antecedente  il  Poeta  diffe 
che  ciafcheduno  de1  guerrieri  Scozzcfi  aveva  attenuta  h 

fu  a 


(CCV) 

fai  promeffa  di  vincer  il  nemico  ch'ei  s'avea  fedro- 
Ci  farà  dimandato  ;  e  di  Svarano  e  Fingal  non  lì  fa 
nulla  di  più?  Oflìan  con  fommo  giudizio  ha  riferbata 
Ja  zuffa  dei  due  mattimi  Eroi  al  pigiente  Canto.  EU' 
era  troppo  importante.  Conveniva  fepararla  dall'altre, 
collocarla  in  un  (ito  più  luminofo,  e  preparar  lo  fpiri- 
to  di  chi  aìcolra,  perch'  ella  fa  ce  (Te  tutta  l'impreffion 
conveniente.  * 

5.  Può  confrontarfi  quello  luogo  con  la  lotta  d'Ajace  e 
d'  U lille  nel  23.  dell'Iliade,-  v.  710. 

6.  Quello  è'1  luogo  da  me  accennato  neH'OiTerva7Ìone  2. 
dopo  il  Canto  1.  ed  è  forfè  l'unico  in  tutto  il  Poema  che 
poffa  con  qualche  fondamento  chiamarfi  gonfio.  Pure 
egli  è  molto  probabile  che  quello,  che  ai  tempi  neitri 
ci  fembra  gonfio  ,  ai  tempi  di  Offian  non  le  rubra  (Te 
che  meravigliofo.  L'idea  di  forza  è  interamente  relati- 
va; e  fi  prenderebbe  un  groffo  equivoco,  fé  fi  voleffe 
mifurar  dalla  noflra  la  forza  degli  antichi  Celti.  Qual 
proporzione  tra  la  te  Altura  di  corpi,  nati  da  germi  vi- 
ziati, riftretti  dal  primo  lor  nascimento  tra  mille  no- 
di, crefeiuti  all'ombra,  e  nell'inazione,  cuiloditi  con 
mille  dannofe  riferve,  e  guadi  interamente  dalla  mol- 
lezza, e  tra  la  vada  corporatura  d'uomini  nati  tra  i 
bofehi,  che  aveano  per  vediti  le  carni,  per  lettola 
terra,  per  tetto  il  cielo,  indurati  al  Sole,  al  ghiaccio, 
a  tutte  le  inclemenze  dell'aria,  ed  affaticati  continua- 
mente in  efercizj  di  guerre,  ove  tutto  fi  decidea  con  la 
forza?  Non  è  egli  vilibile  che  il  roflro  vigore  appetto 
a  quello  non  deve  elfer  che  un  ombra?  In  fatti  tutti 
i  monumenti  che  rellano  dell'antiche  nazioni  Celtiche, 
fono  indizj  d'una  robuflezza  prodigiofa.  Trasportiamo- 
ci dunque  nei  tempi  d' Olfun  ;  e  riflettiamo  di  più, 
che  il  Poeta  in  Fingal  e  Svarano  vuol  darci  un'idea 
del   più  alto  grado  a  cui   poffa  giunger  la  forza  ;  che 

Sva- 


C  C  C  V  I  ) 

Svarano  era  un  Gigante,  che  Fingal  non  poteva  effer 
molto  minore,  fé  dovea  vincerlo;  e  fi  vedrà  allora  che 
quelle  iperboliche  immagini  fono  meno  lontane  di  quel 
che  fi  credea  a  prima  viltà,  dal  verifimile,  o  almeno 
da  quel  poflìbile  che  folo  balla  al  Poeta.  Inoltre  Offian 
ci  avea  già  preparati  a  quefti  prodigi  i  ec^  cg'i  cl  ac- 
conta il  fatto  con  tal  femplicità  di  termini,  e  con  una 
certa  aria  di  buona  fede ,  che  farebbe  difeortefia  il  non 
credergli  almen  la  metà  di  quel  eh* ei  dice.  * 

7.  Per  un'  altro  Poeta,  il  Poema  farebbe  terminato,  ma 
per  Offian  ci  manca  ancora  la  più  beila  parte  dell' azio- 
ne. Fingal  non  ha  riportato  che  una  vittoria  volgare. 
Egli  fé  ne  promette  una  molto  più  nobile.  Vuol  trion- 
far dello  fpirito  di  Svarano,  fopraffarlo  di  generofità,  e 
rimandarlo  confolato  e  tranquillo.  Ma  quella  vittoria 
non  è  ancor  matura:  ci  voleano  dei  preparativi.  La 
prefenza  di  Fingal  non  poteva  in  quei  primi  momenti 
che  aggravar  la  trillezza  di  Svarano  .  Fingal  parte  per  dar 
foddisfazione  a  chi  bramaffe  di  far  prova  del  fuo valore, 
e  per  accoglier  cortefemente  chi  voleffe  arrenderfi  ;  e  la- 
feia  Svarano  tra  le  mani  di  Gaulo  e  di  Offian .  L'idea 
del  vantaggio  che  Svarano  avea  riportato  fopra  l'uno, 
e  la  foavità  dell'altro  erano  atte  a  mitigar  la  fua  tri- 
flezza ,  ad  ammollir  la  fua  ferocia ,  e  a  difporlo  meglio 
all'eroica  bontà  di  Fingal.  * 

.  La  Storia  di  Orla  è  così  bella  nell'Originale,  che  mol- 
te perfone  nel  Nord  della  Scozia  la  poffeggono,  ben- 
ché non  abbiano  mai  udita  una  fillaba  del  rellante  del 
Poema.  Effa  diverfifìca  l'azione,  e  rifveglia  l'atten- 
xion  del  Lettore,  il  quale  non  s'afpettava  che  di  lan- 
guire, effendo  già  compiuta  la  grand'azione  con  la  vit- 
toria riportata  da  Fingal  fopra  Svarano. 

.  Sembra  che  l'intenzione  di  Orla  non  fia  fé  non  quel- 
la d'aver  la  gloria  di  morire  per  mano  di  Fingal,  e 


(  C  C  V  I  I) 

clie  perciò  egli  lo  provochi  ad  arte  con  un'aria  di  bal- 
danza che  dovea  pungerlo.  * 

io.  Abbiam  già  detto  in  altro  luogo  che  Fingal  è  l'Eroe 
della  natura.  Eccone  una  prova  fenfibile.  Egli  s' inre- 
nerifee  (opra  i  mali  dell'umanità,  e  la  compiange.  Le 
Aie  lagrime  fono  date  alla  natura  umana,  non  a  lui 
fteffo.  Egli  trova  in  fé  mtc'.efimo  dei  conforti  ben  de- 
gni dì  lui  j  e  fa  darli  anche  agli  altri  opportunamente. 
Ma  non  lafcia  di  fembrar  duro  e  Arano  ad  un  cuore 
fenfibile,  che  gli  uomini  anche  i  più  grandi  debbano 
perire  come  i  più  vili.  Non  bifogna  equivocare,  come 
molti  fanno,  tra  l'infenfibilità  e  la  fortezza.  Effe  fono 
qualità  molto  diverfe,  anzi  l'una  efclude   l'altra.  * 

il.  S'intende:  s'egli  è  pur  deftin  che  tu  muoja.  Fingal 
era  molto  lontano  dal  penderò  d'ucciderlo.  * 

12.  Non  bifogna  ftupirfi  fé  Orla  fa  poca  refiilenza.  Egli 
era  flato  ferito  gravemente  nella  paffata  battaglia.  Il 
Poeta  artifiziofamente  difftmulò  fino  ad  ora  quella  par- 
ticolarità, perchè  feoperta  a  tempo  cagionaffe  maggior 
forprefa,  e  rendeffe  la  morte  d'Orla  più  Angolare .  * 

13.  La  rifpofia  d'Ullino  fomiglia  a  quella  di  quel  meffo 
appreffo  Ctefia  alla  madre  di  Ciro:  Ciro  dovè?  Ove 
efjer  debbono  i  valorofi.  * 

14.  Quefto  lamento  fa  fentir  il  padre  e  l'Eroe.  E1  tenero, 
ma  d'una  tenerezza  fedata  e  decente.  In  generale  il 
Poeta  non  ama  i  lunghi  e  temperati  piagniftei .  Egli 
sfiora  gli  affetti,  non  gli  efaurifee .  Neffuno  intefe  più 
di  Offìan  la  verità  di  quel  detto:  Nìhil  citius  arefeit^ 
quam  lacryma.  * 

15.  Così  fpeffo  fi  legge  appreffo  i  Profeti.  Quid  vides ?  * 
ìó avtSv    7ro\its    «XÒff,    ìwt'    è/x/^Xn . 

II.  1.  v.  359-.* 
17.   Ciò    vien    a  dire  che  Landergo  era  flato    anch' egli 
ferito   mortalmente   da    Ullino  .    Ma    fé  il    Poeta  ci 

avef- 


(  C  C  V  I  1  1  ) 

ave  fife  prevenuti,  ove  farebbe   la  forprefa  di  Gelcofla ,. 
e  dei  Lettori  ?  * 

18.  Le  Storie  di  OfTian  fono  quali  tutte  Tragiche.  Si 
feorge  fin  da  quei  tempi  il  genio  Britannico  per  gli 
fpettacoli  tetri.  Del  retto  le  paffioni  d'  allora  erano 
violentiffime  ,  i  co  fiumi  feroci  :  per  confeguenza  le 
avventure  più  mirabili  e  più  interelìànti  doveano  aver 
molto  del  Tragico.  Anche  il  carrattere  particolare  di 
Offian  portato  ad  una  dolce  melanconia  lo  determinava 
a  dar  la  preferenza  al  patetico  fopra  gli  altri  generi. 
La  compaffione  è  il  primo  grado  all'umanità.  * 

19.  Havvi  una  comparazion  fìmile  nel  17.  dell'Iliade  v. 
54.  fopra  la  morte  d'Euforbo.  Il  luogo  è  ben  gentile 
e  toccante.  * 

20.  Offian  non  loda  mai  i  fuoi  Eroi  per  le  fole  qualità  di 
guerra  :  ma  vi  aggiunge  fempre  il  contrapporto  del- 
ie qualità  pacifiche  e  dolci .  Le  prime  fenza  le  fecon- 
de non  formano  che  gli  Achilli:  il  vero  Eroifmo  rif ul- 
ta dalla  felice  temperatura  dell'une  e  dell'altre.  * 

zi.  Neil' Iliade  l'Eroe  principale  è  interamente  obbliato 
prima  per  fette,  pofeia  per  cinque  libri  di  feguito. 
ApprefTo  Offian,  Fingal  non  compari fee  che  alla  metà 
del  terzo-canto,  e  nel  punto  ch'ei  giunge,  Cuculi-ino 
fparifee.  Ma  ficcome  l'affenza  di  Fingal  ferve  ad  ecci- 
tar l'afpettazione,  così  la  ritirata  di  Cucullino  non  la- 
feia  languir  l'interefle.  Quella  è  la  feconda  volta  eh' 
egli  fi  mofìra,  e  fempre  opportunamente  e  con  grand' 
effetto.  Che  gran  colpo  d'occhio  non  fa  egli,  veduto 
così  in  diflanza  nella  fua  mei'ae  muta  grandezza  !  An- 
che l'attitudine  di  Connal  è  conveniente  al  fao  caratte- 
re. Il  vero  amico  tenta  di  mitigar  la  paffione  dell'al- 
tro con  le  ragioni  opportune:  quando  ciò  è  vano,  egli 
la  rifpetta  con  un  affettuofo  fìlenzio.   * 

22.  La  felicità  degli  altri  defta  invidia  negl'infelici:  fpc- 

zial- 


(  C  C  I  X  ) 

talmente  quando  la  difgrazia  di  quelli  nafea  da  un  di- 
fetto, e  l'altrui  felicità  da  un  merito.  La  vittoria  di 
Fingal  dovea  lembrar  un  rimprovero  a  Cucullino.  Pu- 
re lungi  dal  rattrillarfene,  egli  ne  rifente  qualche  con- 
forto .  Il  fuo  punto  d'onore  non  ha  nulla  che  offenda 
la  nobiltà  del  fuo  animo.  Chi  può  lafciar  d' intereffarfi 
per  un  tal  carattere  ?  * 

23.  La  convenzione  de' due  cantori  è  gentiliffìma,  ed 
interefiante .  Offìan  fi  compiace  della  fua  lode ,  ma  è 
pieno  di  cortefia  e  di  giuffizia  verfo  gli  altri.  Egli  fa 
fpeflb  e  volentieri  l'elogio  de' Cantori  iuoi contempora- 
nei,  e  mette  le  proprie  lodi  in  bocca  loro.  Non  appa- 
rile alcun  veftigio  di  livore  in  quelli  amabili  figli  del 
canto,  ma  folo  una  bella  gara  non  men  di  cortefia,  che 
di  merito.  Ho  offervato  che  Offian  fra  tanti  canti  da 
elfo  introdotti  ne' fuoi  Poemi  non  ne  inferi  lìce  mai  al- 
cuno che  fembri  cantato  direttamente  da  lui,  e  ch'egli 
fa  fempre  una  figura  fubalterna  nelle  pubbliche  radu- 
nanze dei  Bardi.  Quella,  cred'io,  è  una  rifpettofa  de- 
ferenza che  Offìan  ufa  ad  Ullino,  cantor  più  vecchio, 
e  favorito  di  Fingal,  di  cui  forfè  Offìan  mede  fimo  era 
fiato  allievo.  * 

24.  Evirallina  era  degna  fpofa  di  Offìan.  Che  bell'animo 
non  moffra  il  fuo  canto,  e  le  lue  lagrime  donate  alla 
memoria  dell' infelice  Cormano!  Nella  morte  di  queft' 
amante  dilaniato  molte  donne  non  avrebbero  Icorto  che 
un'oggetto  di  compiacenza  e  d'orgoglio.  Cormano  fa- 
rebbe flato  una  vittima  facrificata  a  un'idolo  fuperbo, 
che   la  rifguarda  con  indifferenza.  * 


CAN- 


(  C  C  X  I  ) 

C      À      N      T      O         VI. 

*      *      * 

ARGOMENTO. 

"C  T  Iene  la  notte.  Fingal  dà  un  convito  alla  fua 
armata  ,  al  quale  Svarano  è  prefente  v  II  Re 
comanda  ad  Ullino  fuo  Bardo ,  di  cantare  una  Can- 
zone di  pace ,  cojlume  ebe  fempre  fi  ojjervava  al 
fine  d"  una  guerra .  Ullino  narra  le  imprefe  di  Trem- 
mor  bisavolo  di  Fingal ,  nella  Scandinavia  ,  e  i  fuoi 
fponfali  con  Inibaca  forella  d' un  Re  di  Loclin  ,  cW 
era  un  antenato  di  Svarano .  Quejla  confi  derapane  , 
aggiunta  a  quella  d' Aganadeca  forella  di  Svarano  , 
e  amata  da  Fingal  nella  fua  gioventù ,  determina 
maggiormente  P  animo  generofo  del  Re  a  rimetterlo 
in  libertà ,  e  a  permettergli  di  ritornare  col  rimanen- 
te del  fuo  efercito  a  Loclin ,  colla  promejfa  di  non 
rientrare  mai  più  ojìilmente  ne  IP  Irlanda .  La  notte 
fi  fpende  nei  preparamenti  per  la  partenza  di  Sva- 
O      2  rano , 


(  C  C  X  I  I  ) 

ratto  ,  e  nelle  cannoni  dei  Bardi .  Fingal  domanda  a 
Carilo  nuove  dì  Cucullino ,  indi  opportunamente  rac- 
conta la  Jìoria  di  Grumal .  Giunge  la  mattina .  Sva- 
rano  parte .  Fingal  va  alla  caccia ,"  pò f eia  ^  incam- 
mina alla  volta  di  Cucullino.  Lo  ritrova  nella  grot- 
ta di  Tura  s  lo  conforta ,  e  lo  la/eia  consolato .  il 
giorno  dietro  egli  fa  vela  per  la  Scoria,  con  che  fi 
chiude  il  Poema, 


CAN- 


(  e  e  x  i  n  ) 
CANTO      VI. 


r    JL    recipitaro   i   nugoli   notturni ,' 
E   fi   pofar   fu   la   pendice   irfuta 
Del  cupo  Cromia .   Sorgono  le   ftelle 
Sopra   l' onde    d'  Ullina ,   e    i   glauchi   lumi 
Moftrano  fuor  per   la   volante   nebbia .  5 

Mugge   il    vento    lontano  :   è    muta  e   fofea 
Xa   pianura   di  morte .   Ancor  gli   orecchi 
Dolce   fìedea  T  armoniofa  voce 
Del  buon   cantore .   Ei  celebrò   i   compagni 
Di   noftra   gioventude  ,   allor  che   prima  1 0 

Noi  e'  incontrammo  in   fulP  erbofo  Lego, 
E   la   conca   ofpital   girava   intorno . 
Tutte  del  Cromia   le   nehbiofe   cime 
Rifpofero   al   fuo  canto  ,   e   1'  ombre   antiche 
De'  celebrati  Eroi  venner   full'  ale  1  5 

O      3  Rat- 

fi  -Quefto  Canto    incomincia         mina,  al  principio  del  fefto 
dalla  quarta  notte  ,  e  ter-         giorno  . 


(C  C  X  I  V  ) 

Ratte  dei   nembi ,  e  con  defio  fur  ville 
Piegarfi   al   fuon  delle  gradite   lodi. 

Benedetto  il   tuo  fpirto.  in  mezzo  ai  venti, 
Carilo  antico..  Oh.  veniftu  fovente 
La  notte  a  me,  quando  foletto-  io  pofo.       20 
E  tu  ci  vieni ,.  amico  :   odo  talvolta 
La   tua.  maeftra  man  eh'  agile  e  leve 
Scorre  per  V  arpa  alla  parete  appefa . 
Ma  perchè  non  favelli  alla  mia  doglia? 
Perchè  non  mi  conforti?  i  cari  miei,  25 

Quando  mi  fia  di  riveder  concefTo? 
Tu  taci  e  parti ,  e  '1   vento  che   t'  è   feorta 
Fifchiami  in.  mezzo  alla  canuta  chioma . 

Ma  dal  lato  di  Mora  intanto  i  duci 

S'  adunano  al  convito.   Ardon  nelP  aria.        50 
Cento  quercie   raraofe ,  e  gira  intorno 

*  Il  vigor  delle  conche .   I   duci  in.  volto  2 

Splen- 

a  II  vigor  delle  concie  Tigni-  folle  non  è  facile  il  deci- 
fica  il  liquore  che  bevea-  derlo  in  tanta  diftanza  di 
no  i  guerrieri  ScozzefI  :  tempo .  Il  Traduttore  ha 
ma    di    qual    Corta  egli  fi  veduto  molti    antichi  Poe- 


(CCXV) 

Splendon  di  gioja  :  fol  penfofo  e  muto 
Staffi  il  Re  di  Loclin  ;  fiedongli  infieme 
Ira  e  dolor  full'  orgogliofa  fronte ..  35 

Guata   il  Lena ,  e   fofpira  :   ha  ferma  in  mente 
La  fua  caduta .  Sul  paterno  feudo 
Stava,  chino  Fingallo  :   egli  la  doglia 
Olfervò  di  Svarano,  e  cosi  difle 
Al  primo  de'  cantori .  Ullino ,  inalza  40 

Il  canto  della  pace ,  e  raddolcifci 
I  bellicofi.  fpirti ,  onde  1*  orecchio 
Ponga  in  obblio  lo  ftrepito  dell*  armi . 
Sien,  cento   arpe   dapprefTo  ,  e   infondan   gìoja 
Nel  petto  di  Svaran .  Tranquillo,  io   voglio.  45 
Che   da  me  parta:  alcun   non   fu   per   anco, 
O     4  Che 

mi  ,  nei  quali  fi  fa  men-  Caledonj  nelle  frequenti 
zione  delle  candele  di  ce-  feorrerie  che  facevano  nel- 
ra  ,  e  del  vino  come  di  la  provincia  Romana  ,  fi 
cofe  comuni  nelle  fale  di  fiano  addimefticati  con 
Fingal .  I  nomi  d'  ambe-  quefte  morbidezze  della  vi- 
ri uè  derivano  dal  Latino  ,  ta  ,  e  le  abbiano  introdot- 
il  che  moftra  che  i  noftri  te  nel  proprio  paefe  col 
maggiori  ,  fé  pur  ebbero  bottino  che  trafportavano 
sì  fatte  cofe  ,  V  ebbero  dai  dalla  Britannia  Meridio- 
Romani  .   E'    facile    che    i  naie  . 


(  C  C  X  V  I  ) 

Che  da  Fingal  merlo  partifle  .  Ofcarre 
Contro   gli   audaci  e   valorofi   in  guerra 
Balena   il   brando  mio ,   fé   cedon    quelli , 
Pacatamente   mi  ripofa  al   fianco  »  50 

3  Vi  (Te   Tremmorre  ,   incominciò   dei   canti 
La   dolre   bocca ,   e   per  le   Nordiche    onde 
Di   temperie  e   di   venti   errò    compagno . 
La   feoicefa   Loclin   coi   mormoranti 
Suoi   bolchi   apparve   al   peregrino  Eroe  5  5 

Tra   le   fu  e   nebbie  :   egli   abbafsò   le    vele , 
Balzò   fui   lido ,   ed   infeguì   la    belva , 
Che   per  le  felve   di   G ormai   raggia* 
Molti   Eroi  già   fugò,   molti   ne   fpenie 
Quella,   ma   l'afta   di   Tremmor    1' uccife  .       60 

Eran   tre   duci  di   Loclin   prefenti 

All'alta   imprefa ,   e   raccontar  la    polla 
Dello   ftraniero  Eroe:   diflfer  ch'ei  flava 
Qual   colonna   di   foco ,   e   d' arme   chiufo 
Raggi   fpandea  d' infuperabil   forza  .  6  5 

Feftofo  il   Re   largo  convito  appretta , 

Ed 


C  C  C  X  V  I  I  ) 

Ed  invita  Tremmorre.  Il  giovinetto 
Tre  giorni   fefteggiò  nelle   ventofe 
Lociinie  torri  ;  e   a   lui  dieflì   la   fcelta 
Dell'  aringo  d'  onor .    Loclin   non   ebbe  y 

Sì   forte  Eroe ,   che  gli  duraflfe  a  fronte . 
N'andò   la  gioja  della   conca  in   giro; 
Canti ,   arpe ,   applauiì  :   alto   fonava    il   nome 
Del  giovine  regal ,   che  dal  mar  venne 
Delle  felve   terror ,  primo  dei  forti .  y 

Sorge  il  quarto  mattin .  Tremmor  nell'onde 
Lanciò  la   nave  ,  e   a  patteggiar  fi  pofe 
Lungo   la   fpiaggia   in  afpettando   il    vento , 
Che   da   lungi   s' udia   fremer   nel   bofeo . 
Quand'ecco   un   figlio  di   Gormal   felvofo        g 
Folgorante  <T  acciar ,   che  a  lui    s' avanza  . 
Gota   vermiglia   avea ,  morbida  chioma  , 
Mano   di   neve  ;   e   fotto  brevi   ciglia 
Placido   forridea   ceruleo   fguardo  : 
E   sì   prefe   a   parlargli .   Olà   t'  arrefta ,  8 

Arredati  Tremmor  :  tutti  vincerli  , 

Ma 


{  C  C  X  V  I  I  1  ) 

Ma   non   hai   vinto   di   Lonvallo.  il  figlio. 
La  fpada  mia  de*  valorofi.  il  brando 
Speflb  incontrò ,.    dal    mio   infallibil  arco 
S'arretraro   i   pili   faggi.   O  giovinetto  90 

Di   bella  chioma ,   ripigliò  Tremmorre  , 
Teco  non   pugnerò.   Molle  è '1  tuo  braccio , 
Troppo  vago  fei  tu,   troppo  gentile: 
Torna   ai  cervettl  tuoi .  Tornar   non    voglio 
Se  non  col  brando  di  Tremmor ,  tra  '1  fuono   9  5 
Della  mia  fama  :   giovinette  a  fchiere 
Circonderai!   con   teneri  forrifi. 
Lui   che   vinfe  Tremmor;   trarrai  del  petto 
Sofpiretti  d'amore-,  e   la   lunghezza 
Della   tua   lancia  mifurando  andranno ,  100 

Mentr'  io  pompofo  moflxerolla ,  e  al  Sole 
Ne   inalzerò   la  sfavillante  cima. 
Tu  la   mia   lancia  ?  difdegnofo  allora 

Soggiunfe   il   Re  :   la  madre   tua  piuttofto 
Ritroverattt  pallido  fui  lido  105 

Del   fonante   Gormallo,  e  rifguardando 

Ver- 


(CCXIX) 

Verfo  l' ofcuro  mar ,.  vedrà  le   vele 
Di  chi  le   uccife   il   temerario   figlio. 

E.  ben,,  ditte  il  garzon ,   molle  dagli  anni 

E*  il  braccio  mio,  contro  di  te  non  poflfo    no 

U  afta   inalzar ,  ma   ben  col  dardo  apprefi 

A  pattar  petto  di  lontan  nemico. 

Spoglia ,  o  guerrier ,    quel   tuo  pefante    arnefe  ;, 

Tu  fei  tutto  d' acciaro  ;   io  primo  a   terra 

Getto  l' usbergo  ;   il  vedi  :  or  via  Tremmorre    115 

Scaglia  il   tuo  dardo,   Ondoleggiante  ei  mira. 

Un  ricolmetto  feno .  Era  coftei 

La  forella  del  Re ..  Vide  ella  il  duce 

Nelle    fraterne   fale ,  ed   invaginili 

Del  vifo  giovenil ..  Cadde   la  lancia  120 

Dalla  man  di  Tremmorre  :   abbafTa   a    terra 

Focofo  il  volto:   l'improvvifa   vifta 

Sino  al  cor  lo  colpì ,   ficcome   un  vivo 

Raggio  di  luce  che   diritto    incontra 

a   I  figli  della  grotta ,  allor  che   al  Sole  1  2  5 

Efcon 

a  Gii  abitatori    della    grotta  .  * 


i  C  C  X  X  ) 
Eicon  dal  bujo ,  e   al   luminofo  Arale 
Chinano  i   fguardi   abbarbagliati  e   punti» 
O  Re   di   Morven,  cominciò   la  bella 
Dalle   braccia  di  neve,  ah  lafcia  ch'io 
Nella   tua   nave   mi  ripofi ,   e   trovi  i  3  0  . 

Contro  P  amor  di  Corlo   *  afilo  e    fchermo . 
Terribile  è   coftui   per   Inibaca , 
Quanto  il   tuon  del  deferto  :   amami  il  fero , 
Ma   dentro   il   bujo  d'un'  atroce   orgoglio, 
E   diecimila   lande   all'aria   fcuote  135 

Per  ottenermi .  E  ben ,  ripofa  in  pace , 
Diffe   P  alto  Tremmor ,   dietro   lo   feudo 
De' padri   miei;   poi   diecimila   lande 
Scuota   Corlo  a  fuo  fenno,  io  non    pavento; 
Venga,   l'attendo.   Ad    afpettar   fi  flette      14 
Tre   dì   fui   lido  :   alto   fquillava   il   corno  , 
Da   tutti   i   monti   fuoi ,   da   tutti   i   fcogli 
Corlo  sfidò ,   ma   non   apparve   il   fero  » 

Scc- 

a  Quefto    Corlo  deve      effer  fio  nome  ,     accennato    dal 

qualche  Re  dell'  i fole  Or-         Traduttore  Inglefe  in  una 
cadi  come  un' altro  di  a.ue-*         Aimotaz.  al    Canto    1.  * 


(  C  C  X  X  I  ) 

Scefe   il   Re   di  Loclin  :   rinnovellarfr 
I   conviti  ,   e   le   fefte   in   riva   al   mare  145 

E  la  donzella  al   gran  Tremmor  fu  fpofa . 
4  Svaran  ,   difife  Fingal ,   nelle   mie  vene 
Scorre   il  tuo   l'angue  :   le  famiglie   nofìire 
Sitibonde   d'  onor  ,   vaghe   di  pugna 
Più  volte  s'  affrontar ,   ma  più    volte  anco     150 
Festeggiarono   infieme  ,  e  1'  una  all'  altra 
Fer  di  conca  ofpital   cortefe  dono  . 
Ti  raflferena   adunque ,  e   nel   tuo  volto 
Splenda  letizia  ,  e   alla  piacevol   arpa 
Apri  P  orecchio  e  '1   cor .  Terribil   folli        155 
Qual  tempera  ,  o  guerrier  ,  de'  flutti  tuoi , 
Tu  fgorgafti   valor ,  1'  alta   tua   voce 
Quella  valea   di  mille  duci  e  mille . 
Sciogli  doman  le  biancheggianti  vele ,' 
Fratel  d'  Aganadeca  ;   ella   fovente  1  6a 

Viene  all'  anima  mia   per   lei   dogliofa , 
Qual   Sole  in  fui  meriggio  :   io  mi    rammento 
Quelle  lagrime  tue  ;  vidi  il  tuo  pianto 

Nella 


(CCXXII) 

Nelle  fale  di  Starno,  e  la  mia  fpada 
Ti  rifpettò  ,  mentr'  io  volgeala  a   tondo      165 
Roffeggiante  di  fangue ,  e  colmi  avea 
Gli  occhi  di  pianto ,  e  '1  cor  ruggia  di  fdegno . 
Che  fé   pago  non   fei,  fcegli  e  combatti: 
Queir  aringo  d'  onor,  che  i  padri   tuoi 
Diero  a  Tremmor ,  l'avrai  dame:  giojofo    170 
Vo1  che   tu  parta ,  e  rinomato  e  chiaro 
Siccome  Sol  che   al   tramontar  sfavilla . 
Invitto  Re  della   Morvenia  flirpe ,   S 

Primo  tra  mille  Eroi  j   non   fia  che  teco 

Più   mai   pugni  Svaran  :   ti  vidi   in   pria       175 

Nella   reggia   paterna,  e   i   tuoi   frefch' anni 

Di  poco  fpazio  precedeano  i  miei. 

E   quando ,   io  dilli   a  me  medefmo  ,   e  quando 

La  lancia   inalzerò,  come  V  inalza 

11  nobile   Fingal?   pugnammo   poi  180 

Sul   fianco   di   Malmor,   quando   i  miei   flutti 

Spinto  m'  aveano  alle   tue  fale ,  e  fparfe 

Rifonavan  le  conche  :  altera  zuffa  6 

Cer- 


(  C  C  X  X  II  I  ) 

Certo  fu  quella  e  memoranda  :   or  baita  ; 
Laicia  che   il  buon  cantore  efalci  il  nome    1 8  5 
Del  prode  vincitor.  Fingallo  afeoìta: 
Più  d'  una  nave  di  Loclin  poc'  anzi 
Reftò  per   te  de'  fuoi  guerrieri   ignuda  , 
Abbiti  quefte ,  o  duce  :     e   fii  tu  Tempre 
L'  amico  di   Svaran  :   quando  i  tuoi  figli     190 
All'  alte  torri  di  Gormal   verranno 
S'  apprefteran  conviti ,  e  lor  la  fcelta 
Della  tenzon  s'  offerirà.  Né  nave,   7 
Rifpofe  il  Re  ,  né   popolofa  terra 
Non  accetta  Fingal  :  pago  abbaftanza  195 

Son  de'  miei  monti ,  e   dei  cervetti   miei  - 
Conferva  i  doni  tuoi,   nobile   amico 
D'  Aganadeca  :  al   raggio  d'  Oriente 
Spiega  Je   bianche  vele  ,  e  lieto  riedi 
Al  nativo  Gormallo .  O  benedetto   8  200 

Lo  fpirto  tuo ,  Re  delle  conche  eccelfo  , 
Gridò  Svaran,  di  maraviglia  pieno, 
Tu  fei  turbine  in  guerra ,   auretta  in  pace  : 

Pren- 


(  C  C  X  X  I  V  ) 

Prendi  la  deftra  d'  am  ilìade  in  pegno 
Generofo  Fingallo .  I   tuoi  Cantori  : 

Piangano   fugli   eftinti ,  e  fa   eh'  Erina 
I  duci   di   Loclin   ponga   fotterra  , 
E  della   lor   memoria   erga   le  pietre  : 
Onde   i   figli   del   Nord  poffano  un   giorno 
Mirare   il   luogo  ,   ove  pugnar  da   forti  z 

I  loro  padri ,  e  '1  cacciatore  efclami  ; 
Mentre   s'  appoggia   a   una   mufeofa   pietra  : 
Qui  Fingallo ,  e   Svaran   lottaro   infieme , 
Que'  prifehi  Eroi  :   così   diranno ,  e   verde 
La   nofìxa   fama   ognor   vivrà  .  Svarano  ,        2  i 
Fingal   riprefe ,   oggi   la   gloria   noftra 
Della  grandezza  fua  giunfe   alla  cima . 
Noi  paflferem  qual   fogno  :  in   alcun   campo 
Più   non   s*  udrà  delle   noftr'  arme   il   fuono  : 
Ne  fvaniran   le   tombe  ,   e  '1   cacciatore  2  2 

Invan  fui   prato  del   ripofo   noftro 
L'  albergo   cercherà  :    vivranno   i   nomi , 
Ma  fia  fpento  il  valor .  Carilo  ,  Ullino  , 

Of- 


(  C  C  X  X  V  ) 

Oftìan,   cantori,  a  voi  fon   noti  i  duci 
Che  più  non  fono.  Or  via  iciogliete  i  canti  22  5 
De1  tempi   antichi,   onde   la  notte   feorra 
Tra   dolci   fuoni ,   ed   il   mattili    riforga 
Nella   letizia  »   Ad   allegrare   i  Regi 
Sciogliemmo  il   canto,   e   cento  arpe  fcavi 
La   noftra   voce  accompagnar  :    Svarano  230 

RafFerenofiì  ,   e   rifplendè ,   qual  filale 
Colma   Luna   talor ,   quando   le   nubi 
Sgombran   dalla   fua   faccia,   e   lafcian    quella 
Ampia  ,   terfa ,   lucente   in   mezzo  al  cielo . 
Allor  Fingallo   a   Carilo   fi   volfe,  23^ 

E   prefe   a   dirgli:    Ov'  è   di  Semo   il    figlio?  9 
Ov'è   il  Re   di   Dunfcaglia  ?   a   che    non  viene? 
Come   baffo  vapor  forfè   s' afeofe 
Nella  grotta  di  Tura?   Afcofo  appunto  , 
Rifpofe  il   buon   cantor,  fta  Cuculino  240 

Nella   grotta   di  Tura  :   in   fu   la   fpada 
Egli   ha   la   de  (tra ,   e   nella   pugna   il    core, 
Nella  perduta  pugna .  E   cupo  e  meflo 

P  II 


( ce  X  X  V  I  ) 

lì  Re  dell'  afte ,  che  più  volte  in  campo 
Già  vincitor   fi   vide.  Egli  t'invia  245 

La  fpada  di  Cabarre,  e   vuol  che  polì 
Sul   fianco  di  Fingal ,  perchè  qual   nembo 
I  poderofi   fuoi  nemici  hai   fperfi . 
Prendi ,  o  Fingal ,  quella  famofa   fpada  , 
Che  già   la   fama   fua   (Vanì  qual   nebbia        250 
Scotta   dal   vento .   Ah   non   fra   ver ,   rifpofe 
L'alto  Fingal,  ch'io  la  fua  fpada    accetti. 
Poflente  è '1  braccio  fuo  :   vattene,  e  digli 
Che   fi  conforti  ;  già  ficura  e  ferma 
E'  la  fua  fama  e  di   fvanir  non  teme  .  255 

Molti   prodi   fur  vinti ,   e   poi   di   nuovo 
Scintillaron  di  gloria .  E  tu   pur   anche 
Re  dei  bofehi  fonanti ,  il   tuo  cordoglio 
Scorda  per  fempre  :   i  valorofi  ,  amico , 
Benché  vinti,  fon  chiari:  il  Sol  tra  i  nembi    160 
Cela  il  capo  talor ,  ma  poi   ridente 
Torna  a  guardar   fu  le  colline   erbofe. 
Viemmi  Gruma  alla  mente .  Era  già  Gruma 

Un 


(  C  C  X  X  V  I  I  ) 
Un  Sir  di  Cona:   egli  fpargea  battaglia 
Per  tutti  i  lidi,  gli   gioia  l'orecchio  265 

Nel  rimbombo  dell'  armi ,  e  '1  cor    nel   fangue  . 
Ei  fpinfe   un  giorno  i  Tuoi  guerrier  poflfenti 
SulP  eccheggiante  Craca ,  e  il  Re   di  Craca 
Dal  fuo  bofehetto  l' incontrò ,  che   appunto 
Tornava  allor  dal  Circolo  di  Brumo ,  *       27 e 
Ove  alla  Pietra  del  Poter  poc'anzi 
Parlato  avea  .  Fu  perigliofa  e  fera 
La  zuffa  degli  Eroi  per  la  Donzella 
Dal  bel  petto  di  neve .  Avea  la  fama 
Lungo  il  Cona  natio  portato  a  Gruma       273 
La   peregrina  amabile  beltade 
Della  figlia  di  Craca ,  ed  egli  avea 
Giurato  d'ottenerla,  o  di  morire. 
Pugnar©  elfi   tre  dì  :   Gruma  nel  quarto 
Annodato  reftò.  Senza  foccorfo  2. 8 e 

Lungi  da'fuoi   l'immerfero   nel  fondo 

P      2  Del? 


t  Si  allude  alla  religione  del         Annot.  al  v.  34.de!  Can- 
Re    di    Craca  .    Vedi    V         to    3. 


(  CCXXVIII  ) 

Dell'  orribile  circolo  di  Brumo  , 
Ove   fpeffo   ulular   l'ombre   di   morte 
S' ridiano   intorno  alla  terribil   Pietra 
Del   lor   timor.   Ma  che?   da  quell'  abiffo      285 
Ufei   Gruma  e   rifui  Te  .   I   iuoi   nemici 
Cadder   per   la  Tua   delira  ;   egli   riebbe 
L'antica   fama.   O  voi   cantor  teflfete 
Inni   agli  Eroi ,   che   dalla  lor  caduta 
Sorfer  più  grandi,  onde  il  mio  fpirto  efulti    3  9x3 
Nella  giuria  ior  lode,  ed  a  Svarano 
Il   cordoglio-  primier   tornifi   in   gioja . 
Alior  di   Mora   fu  la   piaggia   erbola 
Si   pofero   a  giacer  .   Fiichiano  i  venti 
Tra  le  chiome  agli  Eroi .  S' odono  a  un  tempo    1 
Cento   voci ,   cento  arpe  :   i  duci   antichi 
Si   rimembrar,   fi  celebraro .   E   quando 
Udrò   adeffo   il   cantor?   quando  quell'alma 
S'allegrerà  nelle   paterne   imprefe? 
L'arpa  in  Morven  già  tace,  e  pili  fui  Cona    300 
Voce  non  s' ode  armoniofa  -y  è  focnto  • 

Coi 


(  C  C  X  X  I  X  ) 

Col   ponente   il  cantor  ;   non   v'  è    .più   faina , 

Va   tremolando  il  mattutino  maggio 

Su  le   cime  di  Cromia,   e   d'una  fioca 

Luce   k   tinge.   Ecco  fcjuillar  fui  Lena  305 

Il   corno  di   Svaran  :   dell'  onde   i   figli 

Si   raccolgon   d' intorno ,   e   muti  e   medi 

Saigon   le   navi  :    vien  d' Ullina   il   vento 

Forte   fondando  a   rigonfiar  le   vele 

Candido  -  galleggianti ,  e  via  gli  porta  .         310 

Olà,   difle   Fin  gal ,   chiaminfi   i   veltri 
Rapidi   figli   della   caccia ,  il  fido 
Brano   dal    bianco   petto,  e    la    ringhiarne 
Forza    arcigna  di  Lua .   Qua   qua  Fiilano, 
Rino  ...   ma  non  è  qui  :   ripofa  il   figlio         3  1  5 
Sopra  il  letto  feral  >   Filiali ,   Fergufto, 
Rintroni  il  corno  mio ,   fpargafi  intorno 
La  gioja  della  caccia:   impauriti 
L'  odan   del   Cromia   i  cavrioli  e  i  cervi, 
E   balzino   dal   lago.  Errò   pel    bofeo  320 

L'acuto  fuon:  dello  fcogliofo  Cromia 

P      3  S' al* 


(  CCXXX ) 

S'  alzano  i  cacciator  ;  volano  a  slanci 
Chi  qua  ,  chi  là  mille  anelanti  veltri 
Sulla  lor  preda  ad  avventarfi .  Un  cervo 
Cade  per  ogni  can:   ma  tre  ne  afferra         325 
Brano  e  gli  addenta,  e  di  Fingallo   al  piede 
Palpitanti  gli  arreca.  Egli  a  tal  vifta 
Gongola  di  piacer.  Ma   un   cervo  cadde   I0 
Sulla   tomba  di  Rino ,  e  rifveglioflì 
Il  cordoglio  del  padre.  Ei  vide  cheta  330 

Starfi  la  pietra  di  colui  che'l   primo 
Era  dianzi  alla  caccia:   Ah  figlio  mio 
Tu  non  riforgi  piìi  ;  tu  della  feda 
A  parte  non  verrai  ;  già  la  tua  tomba 
S'  afconderà ,  già  l' erba  inaridita  355 

La   coprirà  ;  con  temerario  piede 
Calpefteralla   un  dì  la  fchiatta  imbelle. 
Senza   faper  eh'  ivi  ripofa  il  prode . 
Figli  della  mia  forza ,  Offian ,  Fillano , 

Caulo  Re  degli  acciar,  poggiam  fui  colle   340 
Ver  la  grotta  di  Tura ,  andiam ,    veggiamo 

D'  Eri. 


(  CC  X  XX I  ) 

D' Erina   il  condottiero.  Oimè  fon   quelle 
Le  muraglie  di  Tura?   ignude  e   vuote 
Son  d'abitanti,  e   le  ricopre  il  mufeo. 
Mefto  è'1  Re  delle  conche,  e  defolata        345 
Sta  P  albergo  regal  :   venite  ,  amici , 
Al  Sir  dei  brandi ,  e  trasfondiamgli  in  petto 
Tutto  il  noftro  piacer.  Ma  che?   m'inganno? 
Fillano,  è  quefto  Cucullino?   oppure 
E'  colonna  di  fumo?  emmi  fugli  occhi         350 
Di  Cromia  il  nembo,  e  ravvifar  non  poffo 
L' amico  mio .  Sì  Cucullino  è  quefto  , 
Gli  rifpofe  il  garzon .   Vedilo ,   è  muto 
E  tenebrofo ,  ed  ha  la  man  fui   brando  • 
Salute  al  figlio  di  battaglia  :  addio  3  5  5 

Spezzator  degli  feudi .  A  te  falute , 
Rifpofe  Cucullin ,  falute  a  tutti 

I  tuoi  figli  poflTenti .  O  mio  Fingallo , 
Grato  è  Pafpetto  tuo:   fomiglia   al   Sole, 

Cui  lungo  tempo  fofpirò  lontano  36® 

II  cacciatore,  e  lo   ravvifa  alfine 

P     4  Sputi* 


■     tCCXXXll) 

Spuntar  da  un  nembo.  I  figli  tuoi  fon   vive 
Stelle  ridenti,   onde  la  notte  ha  luce. 
O  Fingallo  o  Fingal ,   non  tale  un  giorno 
Già  mi  vedetti  tu,   quando   tornammo  365 

Dalle  battaglie  del  deferto,   e  vinti 
Fuggian  dalle  noftr'  armi  i  Re  del   mondo ,  * 
E   tornava   letizia  ai  patrj   colli . 
Gagliardo   a   detti ,  l' interruppe   allora 

*  Conan   di   bafla   fama,   affai  gagliardo  370 
iX  Se' tu   per  certo   Cucullin  :   fon   molti 

I   vanti   tuoi;   ma   dove   fon   l'imprcfc? 
Or   non   Cam  noi   per  l' Ocean   qua   giunti 
Per  dar  foccorfo   alla   tua   fiacca   fpada  ? 
Tu  fuggi  all'antro  tuo:   Conanno  intanto    375 
Le   tue  pugne   combatte .   A  me    quell'  arme , 

Ce- 

*  GÌ'  Imperatori  di  Roma  •  minato  in  molti  altri  Poe- 
Qi'.efto  è  '1  folo  palio  in  mi  ,  e  Tempre  comparifce 
tutto  il  Poema  ,  in  cui  s'  con  lo  lteiiò  carattere  .  Il 
alluda  alle  guerre  di  Fin-  Poeta  non  ne  fece  finora 
gal  contro  1  Romani  .  menzione  ,  e    la    Aia    con- 

b  Conan  era    della    famiglia  dotta  verfo  Cucullino     non 

di  Morra  .  Egli    vien  no-         meritava  altrimc-nti . 


(CCXXXIII) 

CedHc  a  me ,   che  mal  ti  ftanno .    Eroe 
Alcun    non    fu  che   ricercare   ofaflfe 
L' arme  di  Cucullin ,   rifpofe   il   duce 
Alteramente,   e   quando  mille  Eroi  380 

Le   cercaflero  ancor ,   farebbe   indarno , 
*2  Tenebrofo  guerriero:    alla   mia   grotta 
Non  mi   ritrafii   io  già ,   finché   d' Erina 
VilTero   i  duci .   Olà ,   gridò   Fingallo , 
Conan  malnato,   dall'  ignobil   braccio,  385 

Taci,   non  parlar  più,   Famofo  in  guerra 
E  Cucullino  ,  e  ne  grandeggia   il   nome . 
SpefTo   udii  la   tua   fama ,   e   fpeflb   io  fui 
Teftimon   de'  tuoi  fatti ,  o   tempeftofo 
Sir   d'Inisfela.   Or  ti  conforta,  e  fciogli      39° 
Le   tue   candide   vele  in   ver   l'azzurra 
Nebbiofa   Ifola   tua  :    vedi   Bragela 
Che  pende   dalla   rupe  f   offerva    1'  occhio 
Che   d'amore   e   di   lagrime   trabocca. 
I   lunghi  crini  le   folle  va   il   vento  395 

Dal  palpitante  feno.  Ella  l'orecchio 

Tcn- 


(CCXXXIVj 

Tende   all'aura  notturna,  e  pure  afpetta 
Il   fragor  de'  tuoi   remi ,  e  '1  canto  ufato  * 
De'  remiganti ,   e  '1   tremolio  dell'  arpa 
Che   da   lungi   s'avanza.   E  lungo   tempo     400 
Starà  Bragela  ad  afpettarlo  invano. 
No  più   non   tornerò  :   come   potrei 
Comparir   vinto   alla   mia   fpofa  innanzi, 
E  mirarla  dolente  ?   Il   fai ,  Fingallo , 
Io   vincitor  fui   fempre .  E   vincitore  403 

Quinci   inanzi   farai,   qual   pria   tu  folli, 
Diffe  Fingal  :   di   Cucullin   la   fama 
Rinverdirà  come  ramofa  pianta. 
Molta   gloria   t' avanza ,  e  molte  pugne 
T'attendono,  o  guerriero,  e  molte  morti  41  p 
Ufciran  dal   tuo  braccio.  Ofcarre ,   i  cervi 
Reca ,    e  le  conche ,  e  '1  mio  convito  appretta  : 

1  tra- 


■  L' ufo  di  cantar  quando  Settentrionale  di  Scozia  . 
remano  ,  è  universale  fra  Inganna  il  tempo  ,  ed  ani- 
«li    abitanti     della     cofla         ma  i  rematori  . 


(  C  C  X  X  X  V  ) 

I  travagliati  fpirti   abbian  ripofo 

Dopo  lunghi  perigli  :  e  i   fidi  amici 

Si  ravvivili  di  gioja  al  noftro  afpetto.        415 

Fefteggiammo ,  cantammo.   Alfin   lo  fpirto 
Di  Cucullin   rafTerenoffi  :   al  braccio 
Tornò   la  gagliardia  ,   la  gioja   al  volto.' 
Ivano  Ullino  e   Carilo  alternando 
I  dolci  canti:   io  mefcolai  piti  volte  42C 

Alla   lor  la  mia  voce  ,   e  delle   lancie 
Cantai  gli  feontrì  ,  ove  ho  pugnato ,  e  vinto  : 
Mifero  !   ed  or  non   più  :   cefsò  la  fama 
Di  mie   paflate   imprefe,   e   abbandonato 
Seggomi   al   faflb  de' miei  cari  elminti.  423 

Così   feorfe   la  notte ,  in  fin  che  '1   giorno 
Sorfe  raggiante.  Dall' erbofa   piaggia 
Alzoflì  il  Re ,  feoffe  la   lancia ,  e  primo 
Lungo   il   Lena  movea  :   noi  lo   feguimmo 
Come  ftrifeie  di  foco.   Al   mare,   al  mare,   450 
Spieghiam  le   vele ,  ed   accogliamo  i  venti 
Che  fgorgano  dal   Lena  :   egli  si   difTe . 

Noi 


C  CCXXXVI  ) 
Noi  falìmmo  le  navi,  e  ci  fpingemhid 
Tra   canti  di   vittoria  e    liete    grida 
Dell' Ocean  per  la  fonante  fpuma.  1ì  435 


^ 


OS- 


(  C  C  X  X  X  V  I  I  ) 

OSSERVAZIONI 

AL     CANTO     VI- 


,  „  PE  Oflìan ,  dice  1'  Autore  degli  Annali  Tipogra- 
„  i3  fici ,  ha  prefo  il  colorito  cupo  degli  oggetti  del 
Ilio  clima,  con  qual  forza  e  con  qual  venta  non  ne  ha 
egli  rapprefentata  l'immagine?  E  quelle  immagini  ap- 
punto e  quello  colorito  cupo,  ma  lublime,  sbalordisco- 
no e  trafportano  l'anima,  quali  ad  ogni  pagina  del  fuo 
Poema  „.  Egregiamente.  Noi  peraltro  abbiam  vedu- 
to che  Oflìan  fa  maneggiar  con  ugual  maeftria  tutte  le 
fpezie  de'  colori.  E  s'  egli  fa  più  fpi.flo  ufo  del  cupo, 
quelV  è  perchè  il  cupo  è  più  fpeflo  coniacente  a'  iuoi 
ioggetti.  * 

.  Vediamo  che  gli  antichi  Scozzefi  fi  dilettavano  molto 
dei  conviti  ;  e  che  in  effi  il  capo  principale  erano  le 
conche.  Ev  molto  credibile  che  i  Celti  Ca'edonj  non  fi 
lalciaffero  vincer  dai  Danefi  nel  trafpuiro  pel  vino,  e 
per  gli  altri  liquori.  Pure  gli  Eroi  di  Oman  non  folo 
non  s'  ubbriacano  come  il  faggio  Uhilc,  ma  nei  loro 
conviti  non  c'è  la  minima  ombra  di  eccello,  o  d'inde- 
cenza, anzi  neppur  un'elpreffione  che  ne  taccia  fofpet- 
tare  la  poffibilità.  In  luogo  di  ffenderfi  fui  pregio  dei 
liquori,  Offian  non  parla  che  del  vaio.  L'effètto  deile 
loro  bevande  non  è  un'allegrezza  fmodata,  e  tumul- 
tuofa,  ma  una  gioja  femplice  e  pura,  che  ferena  gli 
fpiriti ,  li  move  al  canto,  ed  anima  le  nobili  conven- 
zioni degli  Eroi.  Il  fanciullo  Ciro  in  quelli  conviti  non 
fi  farebbe  certamente  immaginato  che  il  vino  fofTe  un 
veleno,  come  alla  menfa  d'Aftiage  fuo  avolo.  * 

5.  Ar- 


(  CCXXXVIII  ) 

3.  Artiflziofamente  il  Poeta  introduce  quetV  Epifodio , 
come  il  più  acconcio  a  difpor  gli  animi  all'  efito  felice 
dell'  azione. 

4.  Tutte  le  parlate  diOflìan  fono  ragguardevoli  per  mol- 
ti pregi  :  ma  quefta  mi  fembra  d'  un  eccellenza  fupe- 
riore  ad  ogni  altra  .  Non  fo  fé  fia  più  ammirabile  la 
generofita  di  Fingal,  o  l'artifizio  con  cui  egli  s' infinua 
neir  animo  di  Svarano.  Poteva  quelli  effer  efacerbato 
verfo  di  Fingal  per  quattro  motivi:  per  l'inimicizia 
nazionale  degli  Scozzefi,  e  dei  Danefi,  per  l'inimicizia 
perfonale  tra  lui,  e  Fingal,  per  la  vergogna  della  fua 
{confìtta,  e  per  defiderio  di  rifarcirfi.  Fingal  prende  a 
fuperar  tutti  quelli  oftacoli  con  la  nobiltà  de' fuoi  fen- 
timenti  ;  e  lo  fa  con  un'ordine  il  più  conveniente. 
Comincia  dal  primo,  prendendo  occafione  dal  canto  di 
Ullino  ;  e  moftra  coli'  efempio  di  Tremmor  ,  che  le 
guerre  delle  loro  famiglie  non  venivano  da  un' odio  ere- 
ditario, ma  da  una  gara  di  gloria,  e  che  anzi  effe  da 
principio  erano  amiche  e  congiunte .  Palla  indi  ad  al- 
lontanargli dall'animo  l'idea  della  vergogna,  ch'era  il 
punto  più  delicato  e  più  necefifario  ;  e  fa  un  grand'  e- 
logio  del  valore  di  Svarano,  indicando  che  nel  fuo  fpi- 
rito  egli  non  ha  perduto  nulla  dell'  antica  fua  gloria. 
La  lode  non  è  mai  più  lufinghiera  quanto  in  bocca  d" 
un  nemico.  Riconfortato  P  amor  proprio  di  Svarano 
con  quello  calmante ,  Fingal  mette  in  ufo  i  modi  più 
blandi .  Lo  chiama  delicatamente  fratello  d'  Aganade- 
ca,  per  deftar  in  lui  fentimenti  teneri  ed  amichevoli 
coli'  immagine  d'  una  forella  amata  non  meno  da  lui, 
che  da  Fingal.  Moftra  che  fin  dal  tempo  di  quella  egli 
avea  concepita  molta  propenfione  per  lui ,  e  gli  ram- 
memora la  prova  fenfibile  che  glie  ne  diede  in  quella 
occafione .  Con  ciò  egli  induce  Svarano  a  vergognarli 
di  confervar  odio  e  rancore  con  una  perfona,  che  già 

da 


{  CCXXXIX  ) 

eia  gran  tempo  Pavea  provocato  in  affètto  e  in  benevo- 
lenza. Finalmente  mette  in  opera  un  tratto  di  genero- 
sità fingolare,  che  doveva  efpugnar  l'animo  il  più  in- 
domabile. Svarano  era  vinto.  Fingal  era  padrone  del- 
la fua  vita  e  della  fua  libertà.  Ma  quelli  fi  feorda  del- 
la Tua  vittoria  :  fuppone  che  Svarano  ila  libero  come 
inanzi  la  battaglia,  e  propone  per  foddisfarlo  un  nuo- 
vo cimento  perfonale,  come  fé  il  parlato  non  doveflTe 
decidere.  Svarano  non  è  un  nemico  vinto,  ma  un' of- 
pite  nobile  a  cui  fi  defidera  di  far  onore .  Se  Dionigi 
d1  Alicarnaflò  avefTe  avuto  da  analizzare  difcorfi  di  que- 
llo genere,  egli  avrebbe  fatto  ben  miglior  ufo  della  fua 
critica,  di  quello  che  nello  fviluppare  il  balordo  artifi- 
zio d' Amennone  nel  2.  dell'Iliade.  * 
J.  La  generofità.  di  Fingal  va  operando.  Svarano  non  è 
/  più  quel  brutale,  che  rifpofe  con  tanta  aforezza  a' cor- 
tei] inviti  di  Cucullino  e  di  Fingal .  Un  confronto  sì 
iuminofo  dovea  farlo  troppo  arroffìre  della  fua  prima 
natura.  La  rozzezza  di  Svarano  s1  ingentilire  ,  e  la  fua 
ferocia  fi  va  cangiando  in  grandezza.  * 

6.  Svarano  rammemora  più  volentieri  la  zuffa  di  Malmor 
che  la  prefente.  Abbiam  veduto  nel  principio  del  Poe- 
ma ,  eh'  egli  volea  far  credere  di  non  effer  rimafto  in- 
feriore in  quella  battaglia.  Ma  dalle  fue  fierTe  efpref- 
fioni  fi  feorge  che  quella  non  era  che  un'  illufione  del 
fuo  amor  propio.  La  flraordinaria  gentilezza  di  Fingal 
è  vicina  a  llrappargli  di  bocca  la  confezione  della  fua 
inferiorità;  ma  egli  fi  fpiega  in  un  modo  alquanto  in- 
diretto ed  equivoco.  La  virtù  Ila  per  vincerla;  ma  la 
natura  fa  ancora  qualche  refiftenza.  * 

7.  Gli  Eroi  de' Poeti  Greci  erano  molto  lontani  da  quelli 
magnanimi  (entimemi  .  Achille  nel  24  de'  1'  Iliade, 
avendo  refo  a  Priamo  il  corpo  di  Ettore,  fa  le  fue  feu- 
fe  coli'  ombra  di  Patroclo  per  aver  ufaro  quello  atto  di 

pie- 


(CCXL) 

pietà,  e  potendo  allegare  per  Tua  giutìific3zione,  fé  non 
ì  fentimenti  naturali  d'  umanità,  almeno  il  comando 
di  Giove,  el'  donazioni  di  (uà  madre  Tetide ,  egli  la- 
fcia  quella  ragione  plaufibile  (  giacché  pur  credea  d'a- 
ver bilogffd  di  fcufa)  e  adduce  unicamente  queiV  altra, 
che  Priamo  gli  avea  tatto  dei  doni  che  non  erano  da 
di  (pregiarli .  Havvi  un  luogo  nelle  Supplici  d'  Euripide 
che  ha  una  relazione  più  piena  con  tutta  la  condotta 
di  Finga!  in  que'la  guerra,  e  dVè  un  efempio  lumino- 
io  della  tomaia  differenza  che  patfava  tra  lo  ipirìto  de- 
gli antichi  Poeti  Greci,  e  quello  di  OcTian  .  Adrafto  Re 
cii  Argo  ricorre  perfònalmente  a  Tefeo  Re  d'Atene, af- 
fine u  indurre  col  (uo  foccorfo  i  Tebani  a  dar  fepbltura 
;ti,  ucci-'i  nella  pallata  guerra.  Tefeo  dopo  a- 
vergli  tatto  l'uomo  addoffo  con  poca  diferezione ,  e  con 
molta  fuoerioritù  ,  gli  da  crudamente  una"  negativa  . 
Moffj  poi  dalle  pcrfuafioni  della  madre  più  che  dall'o- 
lla c'aufa,  o  dai  fentimenti  d'  un'animo  gene- 
ro (o ,  fi  determina  con  maliflìmo  garbo  a  follener  A- 
Àrafto  con  le  lue  armi.  Dopo  la  fua  vittoria  fegue  a 
trattar  Adrafto  con'  disprèzzo:  finalmente  per  compir 
1'  opera  comparifee  Minerva,  per  ricordar   a  Tefeo   eh' 

'  egli  fi  faccia  dar  la  fua  mercede  eh  Adfaftò  pel  tuo  be- 
nefizio, e  che  per  afficurarfene  lo  coflringa  ad  un  giu- 
ramento. Quella  è  la  delicatezza  inimitabile  del  poeta 
Greco.  Si  gfamini  óra  la  condotta  del  barbaro.  Finga! 
intefa  1'  inv-afione  meditata  da  Svarano,  corre  ili  foc- 
corfo di  Cucullino,  e  falva  l'Irlanda.  Lungi  dal  rim- 
proverar la  fua  di  ("grazia  all'amico,  lo  conforta  e  1'  e- 
ialta  ;  e  in  luogo  d  efiger  guiderdone  dall'alleato,  ri- 
cula  l'omaggio  del  fuo  lletfo*  nemico,;  * 

.  Ecco  il  trionfo  di Fingal  interamente  compiuto.  Avreb- 
be potuto  il  Poeta  far  che  Svarano  perfùHiTe  nella  fua 
ferocia  ,  che  i    !    té  di  nuovo  combattere,  e   ci 


( CCXLI ) 

rìiTe  pugnando.  Ma  il  fuo  cangiamento  è  molto- pili 
glorioìo  per  Fingal,  pia  interdente,  e  più  iftruttivo. 
Olììan  c'infegna  con  quelt'  efempio  che  la  virtù  doma 
i  cuori  più  barbari,  e  eh'  ella  trionfa  alle  volte  dell' 
educazione,  e  della  natura.  Lezione  utiliffima,  e  eh' è 
d'un  maffimo  {limolo  per  corrifponder  colla,  beneficen- 
za a  coloro  che  ci  provocarono   colle   offe  fé.  * 

o.  La  prefenza  di  Carilo  rifveglia  in  Fingal  1'  idea  di 
Cucullino.  Ma  egli  non  s'indirizza  a  quell'Eroe,  fé 
non  dopo  la  partenza  di  Svarano.  Quella  mi  fembra 
un'  avvertenza  affai  delicata.  Cucullino  e  Svarano  non 
erano  caratteri  da  poterli  conciliar  infieme  così  age- 
volmente. La  prefenza  del  primo  avrebbe  deflato  nelP 
altro  qualche  movimento  d'orgoglio:  e  quella  di  Sva- 
rano non  poteva  che  accrefeer  la  vergogna,  e  l'affli- 
zione di  Cucullino.  Così  la  loro  reciproca  villa  era 
pni  atta  ad  inafprir  gli  animi,  che  a  riconciliarli. 
Fingal  giudizioiamente  allontana  prima  T  uno,  e  poi 
penfa  a  confolar  1'  altro.  * 

io.  Quello  incidente  è  molto  toccante.  D*  ugual  finez- 
za è  il  tratto  di  fopra ,  ove  Fingal  chiamando  i  fuoi 
figli,  nomina  Rino.  I  gran  Poeti  fanno  far  nafeer  dì 
quelli  incidenti  quando  meno  fi  afpettano  :  gli  altri 
non  veggono  i  più  ovvj  e  prefentati  fpontaneamente 
dal  foggetto.  * 

li.  La  villania  e  la  sfacciataggine  di  coflui,  fomiglia 
alquanto  a  quella  del  Terfìte  d'Omero.  Vediamo  che 
Offian  dipinge  i  caratteri  malvagi  e  odiofi  non  meno 
che  i  nobili  e  i  grandi .  Ma  egli  fa  porli  nel  loro  pun- 
to di  villa,  né  il  lettore  pub  prender  equivoco,  o  ef- 
fer  fedotro.  Quelle  non  fono  che  l'ombre,  le  quali 
danno  rifalto  alle  figure  luminofe.  * 

12.  Offian  dinota  fpeffo  le  qualità  dell'  animo  colle  qua- 
lità efterne  del  corpo.  Quella  maniera  è  più  naturale, 
Q_  per- 


(.  CCXLIl  ) 

perchè  nel  primo  linguaggio  le  idee  appartenenti  allo 
fpirito  non  potevano  cfprimerfi  fé  non  con  termini 
tratti  da  oggetti  fenfibili;  più  poetica,  perchè  dipin- 
ge; e  più  ingegnofa,  perchè  laida  penfare.  * 
13.  I  migliori  Critici  convengono  che  un  Poema  Epico 
debba  aver  lieto  fine.  Quella  regola  nelle  fue  più  ef- 
fenziali  circoftanze  fu  oflervata  dai  tre  meritamente 
famofilfimi  Poeti,  Omero,  Virgilio,  e  Milton.  Pure, 
non  fo  per  qual  ragione,  le  conclufioni  dei  loro  Poemi, 
lafciano  un  certo  che  di  trillo  e  dilgultofo  nell'ani- 
mo. L'uno  lalcia  il  lettore  ad  un  funerale,  1'  altro 
all'  intempeftiva  morte  d'  un' Eroe,  il  terzo  nelle  lo- 
litarie   leene  d'  un  mondo  disabitato. 

iTj  o'I  y    afjùplsTrov   Trxpvv  t'xropoQ    'anroSuiAGto . 

Vitnque    cum  gemitìi  fugit  indignata  fub  umbras» 

They  band  m  band  ecc. 


CO- 


COMALA 


POEMA 

DRAMMATICO. 


(  C  C  X  LI  V) 

C     O     M     A     L     A 

POEMA    DRAMMATICO. 

ARGOMENTO. 

T"  A  Tradizione  ci  ha  trafmeffa  la  Storia  compia-* 
^-^  ta  di  queflo  Poema  nel  mqdo  feguente .  Cornala 
figlia  di  Sarno  Re  d*  Inijlore ,  o  dell'  I/ole  Orcadi , 
i  innamorò  di  Tingal  figliuolo  di  Cornai  in  un  cetr- 
vito  ,  a  cui  fuo  padre  /'  aveva  invitato  .  La  fua  paf+ 
/ione  fu  così  violenta ,  che  h  feguì  tr-avejlita  da  gio- 
vine che  dejiderava  d'  effer  impiegato  nelle  fue  guer* 
re  .  Fu  tojlo  [coperta  da  Idallano ,  figlio  di-  Lamor , 
uno  degli  Eroi  di  Fingal  r  il  di  cui  amore  ella  ave* 
va  di/pregiato  qualche  tempo  inan^i .  La  fua  roman* 
%efca  pajfione ,  e  la  fua  ùelle^a  le  cattivò  per  tal 
modo  r  affetto  del  Re  ,  che  avea  Jlabilito  di  farla  fua 
fpofa ,  quando  gli  fu  recata  la  novella  della  fpedi^io- 
ne  di  Caracul.  Marciò  tojlo  per  arre/lare  i  progrejft 
del  nemico  ,  e  Cornala  lo  attendeva .  La  lafciò  fopra  ■ 
un    monte    donde   fi    f copriva    V armata  di  Caracul; 


<  C  C  X  L  V) 

intanto  egli  fi  portò  a  combattere  ,  avendole  inan%j 
promejfo  di  ritornare  quella  jlejfa  notte  ,  fé  fojfe  fo- 
pravvijfuto.  Il  rimanente  della  Storia  pub  raccoglier^ 

dal  Poema   medefimo . 

Quefio  Poema  è  molto  pregevole  per  la  luce  che 
fparge  fopra  /'  antichità  delle  compofi^joni  di  Ojftan  . 
Caracul  di  cui  qui  fi  fa  menzione  è  lo  fìejfo  che 
Gar acalla  figlio  deW  Imperator  Severo,  il  quale  neW 
anno   211.  fece  una  fpedfzjone  contro  i     C 'aledo nj  . 

La  varietà  della  mi  fura  dei  ver  fi  fa  vedere  che 
il  Poema  fu  originalmente  mejfn  in  Mujìca ,  e  forfè 
prefentato  ai  Capi  delle  Tribù  in  qualche  fo lentie  oc- 
fafione  „ 


E' Co» 


Q.  3 


( CGXLVI ) 


E«  Cofa  che  forprende  il  trovare  fra  i  Caledonj   non 
pur  membra  e  pezzi   fpiccati,  ma  un  corpo  in- 
tero e  formale  di  Poefia  regolata.  Abbiam  vedu- 
to un  Poema  Epico:  or  eccoci  una  Tragedia.  La  fua 
picciolezza  non  pregiudica  alla  regolarità.  Si  ravvia- 
no in  efTa  tutti   i  lineamenti  e  le   proporzioni  della 
Tragedia .  C  è  il  fuo  picciolo  viluppo  ,    i  fuoi  colpi 
di  Teatro  ,  e  la  fua  Catastrofe  inafpettata  :  gran  va- 
rietà d'  affetti,  itile  femplice  e  paffionato  :   in  fomrna 
quella  Poefia  ha  quelle  virtù  che  fi  ammirano  tanto 
nei  Greci.  Non  pur  Tefpi,  ma  Efchilo  avrebbe  potuto 
compiacere  di  quello  faggio.  Il  Coro, e  la  varietà  del 
metro  la  rende  interamente  fomigliante  ai  Melodrammi 
dei  Greci.  Adattata  alia  Mufica  da  un  dotto    maeltro, 
e  fregiata  delle  decorazioni  convenienti,   ella  potrebbe 
effere  un*  Opera  d'  un  nuovo  gulto,  e  far  grandiifìmo 
effetto    anche  ai  tempi  noitri. 
Siccome  nel  tradur  quella  Poefia  io  mi  fon  prefo  qualche 
libertà  più  che  nelle  altre,  così  ftimo  convenevole  il 
renderne  ragione  ai  conofeitori ,  e  alle  perfone  di  gullo  . 
Il  metro  vario  tramezzato  di  rime  libere    è  molto  più 
acconcio  dell'  uniforme  ad  efprimere  gli  slanci  dell'ani- 
ma,  e  i  varj  affetti  che  fi  fucce.iono   rapidamente    in 
quello  picciolo  Dramma,  lo  ho  feguitato  quello  metodo 
anche  negli  altri  Poemetti,  in  que' luoghi  ove  l'Auto- 
re o  innanzi  d'entrar  nella  fua  narrazione,  o  anche  a 
mezzo  ,  rompendone  il  filo  ,    con  felicilfimo  volo   fi 
getta  nel  Lirico.  I  Traduttori,  volendo  metter  in  villa 
la  difficoltà  delle  Traduzioni,  calcano  unicamente  fopra 
la  diverfità  del  linguaggio:  ma  non  inoltrano  di  fenti- 


(  C  CX  L  V  II  ) 

re  un'altra  difficoltà,  con  cui  è  lor  necefTario  di  lorda- 
re, e  che  per  mio  credere  è  ancora  più  grande:  voglio 
dire  quella  che  nafee  dalla  diverfita  della  verfificavio- 
ne.  Egli  è  certo  che  i  fentimenti,  i  penfieri,  e  l'ef- 
pre filoni  prendono  da  fé  fleflì  un  tornio  e  una  configu- 
razione corrifpondente  alla  verfificazion  rifpettiva  de* 
varj  Poeti.  La  brevità,  o  la  lunghezza  del  vedo,  la 
varietà  delle  flefììoni,  delle  pole,  delle  cadenze,  l'ar- 
monia che  rifulta  naturalmente  dal  numero,  e  quella 
che  nafee  dall'  aggiuftatezza  delle  confonanze,  il  diver- 
go intralciamento,  e  la  difìribuzion  delle  rime,  cia- 
fcheduna  di  quelle  cofe  modifica  i  fentimenti,  e  co- 
munica loro  una  bellezza  propria,  e  diftinta  da  tutte 
l'altre.  Si  trasferivano  gli  fteffi  fentimenti  in  un'altro 
metro  ;  fi  cangi  la  difpofìzione  ;  fi  alterino  le  mifure  : 
tutto  è  guafto.  Le  idee  aggiuntate  fopra  un'altro  me- 
tro, (tanno  per  così  dire,  a  difagio  in  quefto nuovo,  e 
prendono  attitudini  violente  o  fcompofle:  fi  forma  una 
difeordanza  difguftofa  tra  i  fentimenti  ed  i  fuoni  :  gli 
oggetti  non  fi  prefentano  più  lotto  il  punto  di  villa 
conveniente:  l'orecchio  ed  in  confeguenza  lo  fpirito  fi 
ripofa  in  luoghi  poco  opportuni,  e  fdrucciola  fu  quelli 
ne'  quali  dovrebbe  arredarli  ;  elacompofizione  la  più  per- 
fetta diventa  fimile  ad  un  bel  corpo  con  tutte  le  mem- 
bra slogate.  Perciò  egli  è  afiòlutamente  imponìbile  di 
far  una  traduzione  di  buon  garbo,  la  qual  fia  precifa- 
mente  letterale  in  una  foverchia  (proporzione  di  me- 
tro. Alla  poca  avvertenza  o  deprezza  dei  Tradutto- 
ri in  quefto  punto  fi  debbono  quelle  dentate  e  con- 
traffatte Traduzioni ,  alle  quali  i  loro  Autori  danno 
abufivamente  il  nome  di  fedeli,  e  che  da  alcuni  ven- 
gono feioccamente  ammirate  :  come  fé  toffe  un  gran 
che  l'aver  il  merito  d'un  Dizionario,  o  come  fé  il 
prefentar  un  cadavero  sfigurato,  in  vece  d'un  corpo 
Q     *  ani- 


(  CCXLVIIi  ) 

animato  ,  e  pien  di  vivezza  e  di  grazia,  foffe  Una 
raccomandazione  molto  didima  .  Egli  è  dunque  in- 
■difpenfabile  in  una  Traduzione  di  gufto  ,  d'  alterar 
en  poco  1'  Originale  per  vero  fpirito  di  fedeltà  ;  e 
poiché  le  tiottre  mifure  non  fi  adattano  a  quei  fen- 
limenti  ,  di  raflettare  e  girar  in  modo  i  fentimen- 
ti  it ?  defimi  ,  che  adattandoli  alle  mifure  noftre 
facciano  un'  effetto  equivalente  a  quel  che  fanno  nei 
loro  e  (fere  primitivo  .  Ma  quelìo  ripiego  ha  i  fuoi 
inconvenienti  .  Volendo  fchivar  la  fkntatezza  delle 
Traduzioni  icrupolofe,  molti  fi  gettano  nell'  intem- 
peranza delle  parafrafi  ,  e  quel  eh'  è  peggio  preda- 
no ai  loro  Autori  maniere  opporle  al  genio  della 
loro  Poefia,  o  alla  modificazione  particolare  del  lo- 
ro fpirito  .  Io  ho  ufata  ogni  diligenza  per  isfuggi- 
re  ad  un  tempo  quelli  due  fcogli  .  Quanto  io  fia 
riuicito  ,  non  faprei  dirlo:  dirò  folo  di  qual  artifi- 
zio io  mi  fia  lervito  per  riufeirvi  .  Inanzi  a  tut- 
to ,  io  non  ho  mai  omefla  volontariamente  alcuna 
bellezza  reale  ed  importante  del  mio  Poeta,  (la  di 
fenrimento  ,  fia  d'  efpreftìone  .  Tutto  Y  arbitrio  eh' 
io  mi  lon  prefo  fi  riduce  ad  aggiungere,  a  trafpor- 
tare  ,  o  a  modificar  qualche  co  fa,  nel  che  ho  avu- 
to rie  avvertenze,  fecondo  me  importantiflìme  .  La 
prima  di  far  che  1'  AuTor  medefimo  fupplifle  a  fé 
fieifo,  fervendomi  delle  maniere  ufate  da  eflb  in  luo- 
ghi dosili  ,  ed  alle  volte  trafportandole  vicendevol- 
mente da  un  luogo  all'  altro  .  La  feconda  di  ag- 
giunger generalmente  quei  fentimenti  eh'  erano  in- 
chiufì  nel  fentimento  dell'  Autore  ,  o  n'  erano  una 
conf-guenz*  immediata  :  avvertendo  che  ciò  non 
fotte  in  que'  luoghi  ,  ove  1'  Autore  gli  aveva  ar- 
trfuiofamente  foppreffi  .  La  terza  infine  ,  di  guar- 
darmi   fcrupolofamente    dall'    ammetrere    idee    o    ef- 

pret 


<  e  e  x  l  i  x  ) 

prefTioni  che  non  follerò  efattamente  conformi  al 
modo  di  penare  ,  e  d*  efprimerfi  del  mio  Origi- 
nale . 
io  non  ho  per  altro  fatto  molto  ufo  di  quelle  pic- 
ciole  e  neceffarie  libertà  ,  fuorché  nei  pezzi  rima- 
ti .  In  tutti  gli  altri  ho  tatto  maiììmo  lludio  dì 
oflervar  tutta  quella  efattezza  che  potea  conciliarli 
con  1'  eleganza  e  con  l' armonia  .  Non  isfuggiranno 
al  rifletto  degl'  intendenti  gli  oracoli  preflbchè  in- 
formontabili  eh'  io  dovetti  incontrare .  lo  non  pollo 
dire  qual  fia  il  metro  dell'  Originale  :  ma  fecondo 
tutte  le  apparenze  il  verfo  Celtico  dovrebbe  elTere 
più  vibrato  e  più  breve  de»!  neflro,  -e  naturalmente 
rimato  .  Il  noftro  Sciolto  non  fi  foftiene  con  altro 
che  con  la  matita  dell1  ondeggiamento  periodico.  Ora 
non  v'  è  cofa  più  direttamente  oppofta  a  quello  ge- 
nere di  itile  e  di  verfo,  quanto  la  maniera  eftre- 
mamente  concifa,  ferrata,  e  r-arnda,  eh' è  il  ccllante 
carattere  dello  Itile  di  OlTian  .  Pcnfino  i  conofeitori 
fé  alcun  lavorator  di  molaici  ebbe  mai  a  travagliar 
più  di  me,  per  congegnar  in  verfo  fciolto  un  tutto 
armoniofo  di  tanti  minuzzoli,  per  far  che  i  fenti- 
menti  riceveflero  1'  un  dall'  altro  foftegno  e  rifalto, 
per  non  ilìemprarli-,  ne  ltorpiarrt,  per  preparar  loro 
mille  giaciture  varie  e  convenienti,  e  per  commet- 
terli infieme  naturalmente  e  fenza  durezza  .  Io  po- 
tea ben  dir  con  ragione  d'elfer  nel  letto  di  Procu- 
re .  Certo  è  che  nella  Poella  Italiana  io  non  ave- 
va alcun  efempio  precifo  dello  itile  e  -dd  numero 
che  conv-eniall  alla  Traduzione  d'un  Poeta  così  lon- 
tano dalle  noftre  maniere  j  e  che  mi  convenne  ten- 
tar una  lìrada  in  gran  parte  nuova  .  Se  ho  talo- 
ra inciampato  ,  mi  lufingherò  indarno  di  qualche  e- 
quità?  * 

A  T- 


(  C  C  I  > 

ATTORI. 

FINGAL. 
COMALA. 
IDALLANO. 

DERSAGRENA.  ) 

)     figlie  di  Mora! . 
MELILCOMA.      > 

CANTORI. 


La  Scena  è  in  Arven ,  lungo  un  rufcello ,  chiamar©- 
il  Crona . 


CO- 


(  C  C  L  I  ) 

C    O    M    A    L    A 

POEMA  DRAMMATICO. 


SCENA     I.   * 

*    Derfagrena  ,  e  Melilcoma  » 

Devf.  f~*  là  la   caccia   è   compita  ; 

Altro  in  Arven  non  s'  ode  » 
Che  '1  romor  del  torrente. 
Vieni ,  o  figlia  di  Morni  y 
Dalle   rive  del  Crona  :   c 
Lafcia  1'  arco 
Prendi   V   arpa; 
La  notte   avanzili 
Tra  dolci  cantici , 


Tra 


a  Ho  divifo  in  Scene  quefto 
picciolo  Dramma  per  mag- 
gior chiarezza  ,  non  cre- 
dendo che  vi  fia  alcuna 
bellezza  nel  porlo  tutto  di 
feguito  ,  fenza  diftinzione  , 
come  fanno  alcuni  nelle  lo- 
ro Tragedie  ,  per    ima  ri- 


dicola affettazione  d'  imi- 
tar i  Greci  .  * 

b  Derfagrena  Lo  fplendor  d' 
un   raggio   Salare . 

c  II  Crona  è  un  picciolo  ru- 
fcello ,  che  fi  fcarica  nei 
Carrone  . 


(  C  C  L  1  I  ) 

Tra  fèfte  ,  e  giubili  se 

E  larga  fpandafi 

Per  Àrven  tutto  la  letizia  noftra. 
vMelil.'E   ver,  la  notte  avanza, 

O  verginetta  dall'  azzurro  fguardo , 

E  già  la  valle  imbruna  ;  i  <; 

Ma  non  mi  punge  il  core 

Defio  di   canto ,  che   poc'  anzi  io  vidi 
Vifion   che   m'  adombra  .   Io    vidi   un   cervo 
Lungo  il   rufcel  di  Crona,  e  mi  parea 
Per  lo  bujo  dell'  ombre  20 

Una  parte  del  colle  ; 

Ma  quei  fi  (coffe ,  e  via  fugginne  a  slanci  » 
Vapor  focofo  s'  aggirava  intorno 
Alle  ramofe   corna,  e  fuori  ufciéno 
Dalle  nubi  del   Crona  2  5 

Le  rifpettate   faccie 

Degli  avi  noftri:   or  che  vorrà  dir  quello? 
Derfo  Laffa  ,   che  afcolto  mai! 

Se 

f*  Melilcoma  Occhio    ebe    gira  foatemente  . 


(  C  C  L  I  I  I  ) 

Se  non  crran  gli  auguri  ; 
Quefti  fon  certi  indizj   della  morte  30 

Del  gran  Fingallo:   ahimè, 
Caduto  è  '1  forte  impugnator  di  feudi , 
Caraco  è  vincitor.  Cornala  feendi,  * 
Scendi  infelice 

Figlia  di  Sarna  35 

Dal  colle  ombrofo» 
Vieni  coi  gemiti, 

Vien  colle  lagrime; 

Perì  '1  tuo  Spofo. 
Caduto  è  '1  giovinetto  40 

Delizia   del   tuo  core, 
E  forfè   in  quefto  punto 
Erra  fui  noftri  colli , 
Vago  di  rivederti 

L'innamorato  fpirto.  45 

Melil.  Vedi  là  come  fiede 

Cornala  abbandonata:  a' piedi  fuoi 

Stan« 

a  Cornala  ,  Vergine  dui  bel  ciglio  » 


(  C  C  I  I  v> 

Stanno  due  grigi  cani, 

E  van  crollando  le  pendenti  orecchie  ,  * 

E  addentano   l'auretta.  50 

Fa  del  braccio  colonna 

All' infiammata  guancia,  e  fparfa  al    vento 

La  bruna  chioma  le  percote  il   volto. 

I  begli  occhi  cileftri 

Rivolge  ai  dolci  campi 

Della  promeffa  :  o  caro  Fingal ,  grida , 

Preffo  è  la  notte ,  e  tu  non   giungi  ancora  ? 


a  Qitefife  parole  fon  pofte  per 
indicar  un  finiftro  augu- 
rio .  Anche  a*  giorni  no- 
tòri ,  qualunque  volta  gli 
animali  fi  fcuotono  improv- 


SCE- 

vìfameiite ,  fenza  una  qual- 
che caufa  apparente  ,  il 
volgo  crede  eh'  efli  vegga- 
no gli  fpiriti  dei    morti . 


(  C  C  L  V  ) 

SCENA     IL 

Cornala ,  e  dette . 

*  Com.   /"""V  Carrone  ,  o  Carron  perchè  mal  veggio 

^"^    Rotar  nel  fangue  le  tue  torbid'  onde  ? 
Forfè  fui  le   tue  rive  Co 

Sonò   il  fragor  della  battaglia?  forfè 
li  Re  di  Morven  dorme  ?  Efcine  ,  o  Luna  , 
Bianca  figlia  del  cielo , 
Efci  dalle  tue  nubi,  e  fa  ch'io    feorga 
La  luce  del  fuo  brando  65 

Brillar  nei  campi  della  fua  prometta  . 
O   tu  piuttofto 

Va- 

#  Carmi  ,  o  Car-avon  ,  Fitt-     Centefque  alias  cum 

me  ferpeggiante  .   Quefto  fili-  pelhret  armis 

me  era  il  termine  del  Do-  Sedibus ,  aut  vitlas  vilem  ferva- 
minio  Romano    nella  Bre-  ret  in  ufum 

tagna  ,  e  divideva    la  prò-  Serviti» ,  hic  contenta   fuos  de" 
vincia  Romana  dalla    Sco-  fendere  fines 

zia.  che  fi    mantenne    libe-  Roma  fecurigeris  pr&tendit  mte- 
ra  .   Egli  ritiene  ancora  il  nia  Scotti  . 

nome  di  Carron  ,  ed  entra  Hic  fpe  progreffus  pofita  ,  Car- 
nei Forth  3    alcune    miglia  «atós  ad  undam  , 

lontano  dal    Nord    di  Fai-  Terminiti  Aufonii  ftgnat  divor- 
kirk .  tia  regni .  Bucali. 


(  C  C  L  V  I  ) 

Vapor  di  foco , 

Che  per  la  notte 

Rifchiari  l'ombre  degli  ertimi  padri,        7» 

Vieni,  vieni, 

Vapor  di  foco, 

E  con  l'errante 

Vermiglia   luce 

La  via  m' addita  ,  eh'  al  mio  ben  conduce  .   7  o 

LafTa ,  chi  mi  difende 

Dal  dolor  ,  dall'  amore 

Dell'odiato  Idallano?  e  quando  mai 

Potrò  mirare  il  mio  diletto  Eroe 

Volgerli  in  mezzo  alle  fue  forti  fquadre ,   So 

Lucido  come  raggio 

Orientai  che  fplende 

Fuor  del  tofato  grembo 

Di  nube  mattutina? 


SCE- 


(  C  C  L  V  I  I  j 
SCENA     III. 

Id aliano  ,   e  dette  , 

fi  Idall.    f~\   Dalle   cime   del   funefto  Crona      85 
Denfa  nebbia  precipita  ,   e  full1  orme 
*    Del   cacciatoi-   ti   fpargi  ;   agli   occhi   miei 

I   fuoi   paffi   nafeondi ,   ond'  io  non    vegga 

La  rimembranza   deli'  eftinto  amico. 

Son  difperfe  le  fquadre  90 

Della  battaglia,,    e   le  affollate  genti 

Più  non   ftringonfì   intorno 

Al   fier   rimbombo   del   percoffo  feudo. 

Corri  fangue ,  o  Carron  5   del   popol  forte 

Caduto  è  '1   capo. 
Com.  Chi }  rifpondi ,   chi ,    $>  5 

Figlio  dell'  atra   notte  , 

Chi  cadeo  del  Carrone 

R  So- 


e  Coftui  era  ftato  fpedito  da  falfa  nuova  che  '1    Re  era 

Fingal  ,  per  dar  notizia  a  morto .   Vedi  1'  Oflerv.   8. 

Cornala  della  fua  vittoria,  dopo  il  Poema  . 

ma   egli  invece    le  reca  la  b-  Di  Fingal . 


{  CCLVIII  ) 

Sopra   le   fponde  erbofe  ?  er'  egli  bianco  * 
Come   in   Arven   la   neve?  era   ridente 
Come   l'arco  piovolo?  aveva  i  crini         iòq 
Morbidi   come   nebbia , 
Lucidi    come   raggio? 

Era   tuono   in   battaglia,  e   cervo   al  cono-* 
a  Idall.   Oh   veder  potefs'  io 

Il  diletto   amor   mio   dolce   pendente  105 

*   Dalla   collina   fua ,   veder   poteffi 
Il   rofleggiante  fguardo 
Fofco  di  pianto,  e  la   vermiglia  guancia 
Mezzo   tra'l   crine   afcofa  !  * 
O   auretta  leggiera  iic 

Deh   loffia   un  cotal  poco, 
E  i  bei  capegli  inalza  ,  e   fa  eh'  io  feorga 

II 

lezza  particolare  delle  don- 
ne Scozzefì  ,  e  eh  elle  la- 
feiaflero  caderfela  dalle  fpal- 
le  fui  petto  :  poiché  qua- 
lunque vo'ta  fi  parla  de' 
loro  capelli  ,  Qflìan  accen- 
na fempre  eh'  elìi  ricopri- 
vano   le    guancia    o  il  fe- 


a  Idallano  parla  tra  fé  . 

b  II  fenfo  dell'  Originale  è 
alquanto  ofeuro  ed  ambi- 
guo :  0  tbat  i  migbt  behold 
bit  love  ,  fair-leaning  from 
ber  rock  .   * 

c  Convien  dire  che  la  capi- 
gliatura eftrema mente  lun- 
ga e    folta    forfè    una  bel- 


(CCLIX) 

Il  'candidetto  braccio, 

E  '1  caro  volto  nel   dolor   si   bello  !  * 
Com.  O  narrator  della  dolente  iftoria  1 i  5 

Dunque  è  caduto  «di  Comallo  il  figlio ? 

Già  fui   colle 

Il  tuon  romoreggia  -, 

Il  lampo  fiammeggia , 

Sopra  penne  di  foco  :   ah  no ,   non  temo  „    120 

E  che  temer  pofs'  io , 

Se'l  mio  Fingallo  è  fpento? 

Deh  dimmi  autor  della   dolente    iftoria , 

Dunque   cadeo  lo   fpezzator  di   feudi  ? 
Idall.  Son  difperfi  pei   colli  i  duci   noftri ,        125 

Né  più  la  voce  di  Fingallo  udranno . 
Com.  Venga  fulle  tue   traccie  orror    di    morte , 

Diftruzion   ti  colga,  o  Re  del  mondo, 

Pochi   fieno  i  tuoi  pam* 

Verfo  la   tomba,  e  fulla  tomba  (Irida      130 

Vergine  afflitta,  e  com' io  fon  ,  tal   fia 

R      2  Nei 

«  L'Originale:   V  amabìl  faccia  del  fuo  dolore.  * 


(  C  C  L  X  ) 

Nei  dì   di  giovinezza. 

Squallida,   defolata,  e   lagrimoik* 

Perchè  ,  crudo-  Idallano., 

M'  hai  tu  detto  si  tolto  *  3  % 

Ch'era   fpento  il   mio  Eroe?  per  poco  ancora 

Avrei   pafeiuto  il  core 

Di   ibave   lufinga  >  avrei  potuto 

Fingermi  il   fuo  ritorno,  e  mille  obbietti 

Con   graziole»    inganno  14Q 

Sedotto  avrian   l' innamorata  mente  . 

Sopra   lontana   rupe 

In   un   tronco,   in   un   faflb> 

L'  avrei  forfè   veduto  ,  e  '1   fuon   del    vente 

Al   defiofo  orecchio  145 

Avria   fembrato  del  fuo  corno  il  fuono , 

Oh   fofs'  io  adefìo  almeno 

Del   Carron   fullc  fponde  j 

E   rifcaldar  poteffigli 

Le  fredde,  e  fmorte  guancic  «jq 

Coli'  amorofe  lagrime  l 

Idalk 


( CCLXI) 

ÌJal!.  No ,   fui  Carron  non  giace  ;  in  Àrvett  torto 
Gli  ergon   la  tomba   :   duci:    ah   dalle  nubi 
Tu  rifguardalo,   o    Luna;   in  fui  luo  peno 
Splenda  il  tuo  raggio,onde  al  Fulgor  dell'armi  15  5 
Cornala  il  riconofca ,  e   in  lui  s'aìfifi* 
'Com.   Fermatevi ,   fermate 

O   figli  della   tomba ,  * 

Finch'  io   veggo   il   mio   Amore  :   egli    "folet'ta 
;  Lafciommi  a  caccialo  non  fape va,ahi  laffa  ,    160 

Ch'ei  n'andaffe   alla  pugna.  Ei    colia    notte 
Promife   di   tornar  :   così   ritorni  * 
Fingal   diletto?   o  dell' ofeura  grotta 
c  Tremulo  figlio,  e   perchè  mai   non  dirmi 
Ch'egli   cadrebbe?   lo   tuo  fpirto  il  vide    165 
Pe-rir  nel   fangue  de' fuoi   prodi    avvolto, 


R 

e  'Cioè  :  0  voi  che  gli  appa- 
recchiate la  tomba  .   * 

£  Nell'Originale:  e  il  Redi 
Morven  è  riternato.  Quefte 
paiole  contengono  una  fpe- 
zie  d'  Ironia  .  La  Tradu- 
zione rende  il  fentimento 
più  chiaro  ,  e  forfè  gli  dà 
pi'a  rifalto .  * 


j  E   a 

■  S' intende  un  Druido  .  E( 
probabile  che  di  quell'  or- 
dine ne  riir.aneiFero  alcuni 
nel  principio  del  regno  di 
Finga!  ,  e  che  Cornala  1' 
abbia  confultato  intorno  all' 
efito  della  guerra  di  Cara- 
calla  . 


(CCLXII) 

E  a  Cornala,  il  tacerli , 

Onde  piìi  acerba  e  grave 

Scendefìe  al  cor  l' inafpettata  doglia  » 
MeliL  Ma  qual  fragore;  ijo 

Gli  orecchi  fiede? 

Ma  qual  fulgore 

Splender  fi  vede 

D'  Arvert  colà  nella  foggetta  valle  ?' 

Chi  è  coftuir  che   viene  2  175 

Alla  poffa  dei  fiumi  fomigliante 

Quando  1'  onde  affollate 

Splendono  a.'  rai  della  vibrante    Luna? 
Com.  E  chi  puot/effer  altro  r 

Che '1   mio   nemico,  P  efecrabil  figlio        180 

Del  Re  del  mondo?  ombra  di  Fingal,  vieni , 

Reggì>  reggi> 
Dalla  tua  nube 
L' arco  di  Cornala  , 

Sicch'egli   infiggali  185 

Nell'empio  petto,  e  quei  trafitto    caggia 

Come 


(  C  C  L  X  I  I  I  ) 

Come  cervo  in  deferto.  Ah.  no,  che  veggio? 
Quella ,  sì  quella 

Del  mio  Fingallo  è  l' ombra 
Che  a  me  fen  viene  19& 

Dal   fuo  cupo   foggiorno, 
Ed  ha  d'intorno 
Le  fchiere  pallide 
Della  fua  morta  gente. 
Mio  delio,  \g^ 

Amor  mio, 
Perchè  vieni 
A  {paventarmi, 
A  confolarmi 
L'alma  languente?  200 


*     *     *     * 
*    »     *. 

»     *. 


R     4  SC  E- 


C  C  C  L  X  I  V  ) 

S  C  E  N  A     IV. 

Fingal,   Cantori,  e  dette. 

BfKg.  Q  U  fu ,   le  pugne  del  Garrone  ondofo 

Cantò'f  i,erganfi  al  Ciel  :  provo*l  mio  braccio 
Caraco  audace ,  e  pien  di  feorno  ,  e   d' ira 
Fugge  pei  campi  del  domato  orgoglio . 
Ei  ben  lungi  tramonta,   appunto  come      205 
Vapor  dell'  aria  ,   che  nel  fen  rinchiude 
Spirto  notturno,   allor  che  il  vento  avverfo 
Lo  rifpinge  dal  monte  ,   e  '1   bofeo    ofeuro 
Di  folca  luce  da  lontan  roffeggia  » 
Ma  parmi  aver  intefo  2  1  o 

Voce  fimile  al  foffio 
Di  frefeo  venticello, 
Che  fpira  da'  miei  colli .  Ah  faria  quella 
La  voce  della  bella 

Cacciatrice  di  Galma  ,  215 

Della  figlia  di  Sarno 
Dalla  candida  mano? 

3  Guar* 


(  G  C  L  X  V  ) 

3   Guarda  dalla  collina,  amor  mio    dolce, 
Corri  veloce  ; 
Fammi  fentir  quella  che  il  cor  mi  moke   220 
Gentil  tua  voce . 
*  Co'/rt.  O   amabiliflìmo 

Figlio  di  morte 
Sempre   caro ,   e  vezzofo  , 
Prendimi   teco  225 

Dentro   lo  fpeco 
Del  tuo  ripofo.  * 
Fing.   Sì ,  del  ripofo  mio 
Nello  fpeco  verrai  : 

Ceffaro  i  nembi  ornai,  4  230 

E  lieto  arride  a'  noftri  campì  il  Sole . 
O  bella  cacciatrice 
Rendi  felice 
Il    tuo   diletto    Spolb . 

Vien* 


e  Fingal  è  ancora  in  qual- 
che diftanza  .  Cornala  per- 
fide nella  fua  illuvione ,  e 
gli  parla  ,  come  s'  ci  forte 
ia.  ("uà  ombra  .  * 


b  Cornala  intende  parlar  del 
fepolcro  ,  e  Fingal  prende 
le  fue  parole  per  im'  invi- 
to amoro  fo  .    * 


(  C  C  L  X  V  I  ) 

Vietitene   meco  23  j 

Dentro   lo    fpeco 
Del   mio  ripolo. 
Com.  Oh   che   veggio?  che   afcolto  ?  S 

No  non  m' inganno  ;  egli  èFingallo,  eivive,. 

Ei  torna  pien  della  fua  fama;  io  fento     240 

La    man   delle   battaglie  :  oimò  ,    oimè ,, 

Che    vicenda   improvvifa , 

Che    tumulto    d' affetti 

M' affoga  il  cor  !   Sento  eh*  io  manco  :   è  d'  uopo 

Che   a    ripofarmi    io    vada  245 

Dietro   di   quefta  rupe , 

Finché    la   foga    della   affannata   alma 

Ha   pò  fa,  e   calma. 

Stiami   l'arpa   da  canto, 

E  voi    figlie   di   Morni  250 

Sciogliete  il  canto . 
Derf.  Cornala    in  Arven   tre   cervetti   uccife  y 

Mira  la  fiamma 

Che  là   fovra  la   rupe  alto  rifplende. 

Van- 


(CCLXVII  > 

Vanne  ai  convito  2  5  $ 

Re  di  Morven  felvofa , 
Che  la  tua  fpofa  con  defio  t'attende- 
ring.  Ma  voi  figli  del  canto  alzate  al   cielo 
Del  Carron  le  battaglie ,  onde  s' allegri 
La  verginetta  dalla  bianca  mano  260- 

Finché  dell'amor  mio  la  fefta  io  miro  » 

SCENA     V. 

Fingal ,   Cantori  ,   Italiano  . 

CanK      "T  TOÌvi   pur,   volvi   giojofo 
Carrone  ondofo , 
Il    tuo   flutto   vincitor . 
Fuggirò,  fuggirò  265 

Nella   lor   terra 
I   figli  di  guerra 
Ricolmi  d'orror* 
Più  non  fi  fcorge  fovra  i   noftri  campi 

Orma   che   ftampi  -  volator    deftriero,      270 
Né  '1  fuon  guerriero  -  del   nitrito  afcolto, 

E  al- 


C  C'CLXVIII  ) 

E  altrove   volto  -  il   fìer  veflìllo   io   mirò* 
Fuggirò,   fuggirò  e 
Or  d'altra   gente   a'  danni 
Spiegano   i   vanni  -  del   feroce  orgoglio ,    175 
E  alla  baldanza   lor   Morven  fu  (coglio 
In   pace   il    Sole 

Sereno   ornai 

Co'  fuoi   bei  rai 

Riforgerà,  2$© 

Ornai   giojofà 

La   notte   ombrofa 

Da'  noftri    poggi 

Difcenderà  v 
Qui    folo   udrannofi.  £85 

Voci   di  giubilo  , 

Voci  di  caccia  : 

Le   trombe   tacciono , 

Ud raffi '1   corno, 

E '1   bofeo   intorno  290 

Rifponderà . 

Già- 


(  CCLXIX  > 

Giacerà    in  ozio 
Il   ferro  crudo  y 
Arnefe  inutile 

L'elmo,  e    lo   feudo  29^ 

Dai   larghi   portici 
S' appenderà ..  f 

Che    fé   pur   di   battaglie   avrem   talento 
Daremo   al   vento  -  le  velate    navi 
D'armati  gravi  -  e   di   Loclin  le  fponde    30$ 
Torbide    Tonde  -  roffeggiar   vedranno % 
Dal  brando,   che   in  fuo  danno 
Già  tentò  con  improvido   configli© 
Del   Re   del   mondo    il   temerario   figlio. 
Volvi   pur,   volvi  giojofo  305 

Carrone    ondofo 
Il   tuo  flutto  vincitor. 
Fuggirò,   fuggirò 
Nella   lor  terra 

I   figli   di  guerra  31C 

Ricolmi  d' orrore 

SCE< 


(  CCLXX  ) 
SCENA     VI. 

Melilcoma  ,  e  detti . 

MSI.   (~*\    Àure,  aure  leggiere 

Deh  fcendete  dall'  alto  , 

E  voi  raggi  di  Luna 

Alzate   la  fua  anima .  515 

Pallida  pallida 

Giace  la   vergine 

Predo  la   rupe . 

Cornala  non   è   più.  6 
Fing.  Come?  che  dici?  7 

Morì   la  giovinetta  320 

Speranza  del  cor  mio?  Cornala,  ahi  lafTo , 

Cornala   fventurata! 

Deh  col   tuo   fpirto  almeno 

Volami   in   braccio ,  quando 

Starò  muto ,  e   doglioib  325 

Sopra  il  mio  colle  erbofo 

A   te  ,  mio  ben  ,    penfando  . 

Iddi. 


( CCLXXI ) 

ìdall.  Oimè  la   voce  è   fpenta 

Della   bella  di  Galma  cacciatrice, 

Né  più  vedrolla  ad   infeguir  con  l'arco    330 

I   fugaci  cervetti .   Ah   perchè  mai 

Ho  turbato  il  fuo  fpirto 

Con   1'  infaufta  novella?   io    non  previdi   8 

Così    atroce    Sciagura ,   e    fol   volea 

Con    la    vana   fua   doglia  335 

Farle    più    dolce    inafpettata    gioja  , 

Ting.  Garzon   malnato  ,   dal    funefto    ciglio  , 

Togliti   agli    occhi    miei  :     più.   non    vedranti 
I    miei   conviti  ,   né    le    fere    in    caccia 
Verrai  meco  a  infeguir,  né  i  miei  nemici    340 
Più    non   cadranno   dal    tuo    brando   uccifì . 
Deh  guidatemi ,   o   fidi , 
Dove    il    mio   amor    ripofa  , 
Ond'   io  poffa   vederla 

Nel     fior    di     fua     beltade  345 

Pria  che   in    tutto   fia   fpento  .   Eccola  ftefa 
Pallida   pallida 

Pref- 


(  CCLXXII  ) 

'Preflb  la  rupe ,  e  '1  venta 
Le  lcompone  i  bei  crini  . 
Fifchia   nell'   aria   ancora  350 

La  corda   del  fuo  arco 
Ch'  ella   cadendo    infranfe .   Orsù  Cantori , 
Alla   di   Sarno   fventurata   figlia 
S'  alzino   i   canti ,   e    li    confegni    al    vento 
De'  noftri   colli  quelP  amabil   nome .        355 
Cani,        Vedi ,   vedi 

Quanti   rapidi 

Vapor  fiammiferi 

Che  già  volano, 

E   rivolano,  369 

Per  accoglierti , 

Per  avvoglierti , 

Bella  Vergine. 
Vedi  vedi 

Raggi  tremuli  3&Ì 

Di  Luna  candida ,"" 

Che  follevano 

II 


(  CCLXXIII  ) 

Il  tuo  fpirito , 

E  t'  inondano, 

Ti  circondano  ,  3.70» 

O  graziola  vergine 

D'  ammanto  lucidiffimo. 
Fuor    delle    nubi   efcon    dei   padri ,  e  gli  avi 
Gli  afpetti    gravi . 

Veggo  di  Fidala    <*  375 

L' occhio  vermiglio ,   e  veggo 
Su  la  diletta  figlia 
Pender  di  Sarno   le   Tevere   ciglia  .   é 
Quando   vedraffi ,  o  verginella   amabile , 

La  bianca  mano  dilicata ,  e  morbida  ?       3  80 
Quando   s'udrà  la  voce   tua  dolciflìma 
Più  che  di  venticel   foave   libilo  ? 
In  traccia  andran  le  fanciullette   tenere 
Di  te  ,  di  te ,  nò  rinvenir  potrannoti . 

S  So. 


a  Ficlalan    fu    il    primo    che         mori    poco    dopo    la    fuga 

regnaffe  in  Iniftore  .  della  fua  figlia  . 

b  Sarno  ,  padre  di    Cornala  3 


( CCLXXIV ) 

Solo  nei  fogni   della   notte   placida  385 

Verrai  per   confolar  gli   afflitti   fpiriti , 
E   pace  porterai,  dolcezza,   e   gaudio. 
Si  rimarrà   quella  tua   voce    armonica 
Ne'  loro  orecchi ,  e  '1   dì   penfofe ,  e    tacite 
Ai  dolci  fogni  correran  con  l'animo.      39C 
Vedi,   vedi, 

Quanti   rapidi 

Vapor  fiammiferi 

Che  volteggiano 

E    gareggiano  395 

Per  accoglierti 

Per  avvoglierti 

Bella  Vergine . 
Vedi ,   vedi , 

Raggi  tremuli  400 

Di  Luna   candida, 

Che   follevano 

11   tuo   fpirito, 

E  t' invertono , 


( CCLXV ) 

Ti   ri  vertono , 

O  graziola  vergine , 

D' ammanto  lucidifiìmo  » 


405 


OS- 


(.  C.C  L  XX  VI  ) 

OSSERVAZIONI. 


i  i^^Uefta  circonlocuzione  è  molto  a-rtifkiofa  e  conve- 
V^  niente.  Cornala  temeva  che  fofle  morto  il  fuo- 
Fingal,  e  non  ofava  domandarne  direttamente,  perciò 
fi  ferve  di  contraffegni  per  indicarlo,  che  gli  vengono 
fuggenti  dalla  ina  paflione.  Ella  vuol  piuttofto  inten- 
der la  Tua  difgrazia,  che  fentirla,  e  ricevendo  il  colpo 
obbliquamente,  tenta  di  eluderne  la  forza.  * 

2.  Quis  ejl  ijìe ,  qui  qua  fi  flumen  afecndit  ?  Ger.  e.  46'.- 
v.  7.  * 

3.  Surge,  propera,  amica  me  a,  formofa  me  a ,  &  veni.... 
Ojìende  mihi  faciem  tuam  :  [onci  vox  tua  in  auxibus- 
meis.  Cant.  e.  2. 

4.  Jam  hyems  tran  flit,  imber  abiit ,  &  recejfit . 

5.  Le  parole  precife  dell'Originale  non  fono  che  quelle: 
Egli  ritorno  con  la  fua  fama,  fento  la  dejlra  delle  fu  e 
battaglie.  Ma  conviene  eh' io  mi  ripofi  dietro  la  rupe r 
finche  mi  fi  calma  lo  fpirito  dal  fuo  timore.  L'  arpa 
piami  vicina,  e  voi  feiogliete  il  canto,  0  figlie  di  Mor~ 
ni.  Quello  luogo  a  dir  vero  è  molto  freddo  e  digiuno 
per  cfprimer  il  tumulto  e'1  gruppo  d'affetti  che  dovea- 
no  allora  agitar  l'animo  di  Cornala.  Qui  non  fi  feorge 
né  la  forprefa,  né  il  paffaggio  rapido  e  violento  da  un 
dolore  eltremo  ad  una  ecceflìva  allegrezza,  di  cui  la 
morte  di  Cornala  doveva  efTer  la  confeguenza.  Quindi 
rifulta  un'  inconveniente  ancora  più  grave,  ed  è  che 
cotefta  morte  non  è  abbaflanza  preparata,  e  perciò  la 
Cataftrofe  ha  più  dello  frrano,  che  del  forprendente  ; 
perdio  nell' efpreflfioni  antecedenti  non  c'è  cofa  che  po- 
tete 


(  C  C  L  X  X  V  1 1  ) 

teBe  farla  prevedere  al  Lettore ,  e  perchè  fembra  rfata 
fenza  ragion  (uffizicnte.  Io  fio  procurato  dì  fupplìre  a 
quello -diretto  coli' aggiunger  alcuni  piccioli  tratti  ef- 
prelììvi  della  paffìone,  i  qtoàii  preparino  alla  Ca 
le:  ma  ebbi  cura  nel  tempo  Iteli)  di  non  dipartir-  : 
dalla  brevità  e  dalia' maniera  concila  di  'Oifian .  * 

6.  Racconta  Livio  che  due  donne  Romane,  vedendoli  a 
comparir  innanzi  faiprovvifarnentei 'figli-,  ch'elle  avea- 
r.o  pianti  per  morti  nella  battaglia  del  Trafimcno ,  ipi- 
rarono  d' allegrezza  tra  le  lor  braccia .  * 

7.  L'Originale:  £'  morta  la  figlia  di  Sarn'óì  la  candida 
vergine  deW  amor  mio?  Viemmi  affiincorìtrp,  0  C 
fovea  i  miei  poggi,  quando  filetto  m'affido  preffb  1  ìrti- 
fcelli  delle  mie  colline.  Anche  qui  Fiii'gal  fi  ralligna 
troppo  facilmente,  ne  moftra  di  darfi  molta  pena  di 
quella  morte .  Ho  già  oflfervato  altrove,  che  Off&n 
non  -ama  d' efaurir  l'affetto:  ma  quella  volta  egli  fi  fa 
appena  riconofcére,  non  che   fentire.  * 

8.  Quello  fentimento  non  fi  trova 'nell'Originale  :  io  mn 
ebbi  difficolta  di  aggiungerlo,  perche  mi  parve  neteffa- 
rio.  Si  contiene  in  èlio  1?  fola  ragione,  che  può  giu- 
itificare  in  qualche  modo  la  condotta  d' Idallano  ,  la 
quale  deve  fembrare  affai  fuavagante.  Egli  non  potea 
certamente  lufingarfi  d'ingannar  Cornala,  poiché  la 
verità  dovea  rilaperfi  tra  pochi  illanti.  Qua!  motivo 
pub  dunque  averlo  indotto  a  quella  i'mpollura?  Il  Tra- 
duttore Inglefe  dice  ch'egli  fu  mofio  da  gelolìa  :  ciò 
verrebbe  a  dire  ch'egli  inrefe  di  far  un  difpetto  a  Co- 
mala.  Ma  s'ella  è  così,  egli  fi  molìra  piuttodo  pazzo 
che  gelofo:  poiché  egli  era  vifibile,  che  feoperta  la 
fua  frode,  il  difpetto  ch'egli  intendeva  di  far  a  Corna- 
la, dovea  ricader  con  grave  fuo  danno  {opra  di  lui, 
Oltre  di  che  dovrebbe  feorgerfi  nei  fentimenti  d'Jdalla- 
no  quella  gelofìa  difpettofa,  che  l'induce  za  affligger 

S      3  così 


(  CCLXXVIil  ) 

così  crudelmente,  l'animo  della  Tua  cara:  eppure  nelle- 
lue  parole  non  fi  fente  altro  che  amore,  e  un  amore 
affai  lontano  da  un  tal  eccello.  Sarebbe  più  ragionevo- 
le ch'egli  fperafle  d' indurla  a  fuggir  con  lui,  per  non 
cader  in  mano  de' nemici:  ma  di  ciò  non  v'è  pure  un 
fol  cenno.  Il  fentimento  eh'  io  ho  pofto  in  bocca  d' 
Idallano  fi  rende  più  conveniente,  per  quello  ch'egli 
dice  di  fopra,  che  non  voleafi  dar  fepoltura  a  Finga! 
fulle  rive  del  Carrone,  ma  che  il  fuo  corpo  dovea  tra 
poco  efier  trasferito  in  Arven  :  poiché  da  quelle  parole 
dovea  neceffariamente  feguirne,  che  Cornala  s' arreftaf- 
fe  dove  eli' era,  per  afpettarlo,  con  che  fi  farebbe  im- 
mediatamente feoperta  la  fallita  della  fua  relazione  - 
Non  potrebbe  egli  fupporfi,  che  l'Originale  in  quello 
luogo  foflfe  mancante  ,  e  che  dovette  efierci  antica- 
mente qualche  palio  equivalente  o  limile  a  quello  eh* 
io  ci  ho  aggiunto,  il  quale  in  tanta  diftanza  di  tem- 
po fiafi  fmarrito,  come  tanti  fquarci  più  lunghi,  e 
tanti  interi  Poemi  ?  * 


LA 


LA    GUERRA 

D    I 

CARO  SO. 


( CCLXXX1 > 
LA       GUERRA 

DI       C     A     R     O     S     O. 

Argomento. 

ÉT^Redefi  che  quefio  Carofo ,  o,  come  fi  a  nell'Ori- 
ginale ,  Garos ,  fia  il  celebre  usurpatore  Carati- 
fio  .  Cofiui  ne  IP  anno  284.  s'  impadronì  della  Bre- 
tagna ,  ajfunfe  la  porpora  >  fi  fece  proclamar 
Augufio  dalle  [uè  milizie  ,■  e  fconfijfe  P  Impera* 
tor  Majfimiano  Erculeo  in  varie  battaglie  nava- 
li .  Per  dì  fender  fi  dalle  incursioni  deì  Caledonj  e- 
gli  rifiaurò  la  muraglia  d?  Agricola  ,  e  mentre 
flava  occupato  in  quel  lavoro  ,  venne  attaccato 
da  una  partita  di  truppe  fitto  il  comando  di  Of- 
car  ,  figlio  dì  OJfian  .  Quefia  battaglia  è  P  ar- 
gomento del  prefinte  Poemetto  ,  cb'  e  indirizzato  a 
Malvina  già  fpofa  di  Ofcar  .  V"  è  inferita  per 
Hpifodio  la  tragica  morte  del    foprammentovato    IdaU 

lano  : 


(  CCLXXXII  ) 

Lino  .*  e  quefla  è  la  ragione  per  cui  sy  è  creduto  be» 
ne  di  por  quejìo  Poema  immediatamente  dopo  l'an- 
tecedente . 


LA 


(CCLXXXIII) 
LA       GUERRA 

DI       C     A     R     O     S     O. 

TJorta,   Malvina  mia,  portami  l'arpa, 
Che   la   luce   del  canto  l    fi   diffonde 
D'  Oflìan  full'  alma ,   P  alma  mia   che   a  piaggia 
Somiglia  allor  che   tenebria   ricopre 
Tutti  i  colli  d' intorno  ,  e   lentamente  5 

L' ombra   s' avanza  fui   campo  del  Sole . 

Malvina  mia,   veggo  mio   figlio,   il  veggo 
Sulla   rupe   del  Crona  5   ah   non   è   defTo , 
Ma  nebbia   del   deferto  colorita  2 
Dal   raggio   Occidentale.   Amabil   nebbia,       io 
Che   d' Ofcar  mio  prende,  la   forma  l  O    venti 
Che   ftrepitate   dall' Arvenie  cime, 
Deh  che  '1    voftro  foffiar  non  la   difperda . 

a  Chi  vien  con  dolce  mormorio  di  canto 

In- 


«  Ofcar  avea  fpedito  Rino  a         ros .  Il  Poemetto  comincia 
fpiar     i  movimenti  di  Ca-         dal  fuo  ritorno  .   * 


(  CCL'XX'XIV  ) 

Incontro  al   figlio  mio?   fui   bafton   pofa  i| 

L'antica   delira;    la   canuta   chioma 
Erra   diiciolta  :    filila   faccia   ha   fparfa 
Letizia ,   e   tratto   tratto   addietro   il   guardo 
Volge   a   Carofo.   Ah   lo   ravvifo:   è   quello 

«    Rino  del   canto,   che   l'altier   nemico  zc 

Ad  efplorar  n'  andò  :   Che  fa  Carofo , 

&    Re   delle   navi?   Il   figlio   mio   domanda  : 
Dì ,   dell'orgoglio   fuo   fpiega   le    penne ,   c 
Cantor   di  Selma?   Egli   le  fpiega,   Ofcarre , 

d   Ma   dietro   a   fiepe   d'ammontati   mafli .  25 

Ei  dal   fuo  muro  paurofo  guata  , 
E   vede   te ,   te  formidabil  come 

Om- 


*  Quefto  non  è  il  figlio  di  Fin- 
gai,  mentovare)  nel  PoemaE- 
pico,  ma  un  Cantore  del  pri- 
mo ordine  .  Egli  vien  intro- 
dotto a  cantare  nel  Poema 
intitolato  /   Canti  di  Selma  . 

h  Caros  è  meritamente  così 
chiamato  per  le  fue  vitto- 
rie navali  . 

e  S'  intende  forfè  per  quefte 
parole  1'  Aquila  degli  ften- 
dardi   Romani  . 


d  La  muraglia    d'  Agricola  . 

Oflian  con  aria  di  difprezzo 
la  chiama  /'/  raccolto  fuo 
mucchio.  I  Galfdonj  rif- 
guardavano  quefte  mura- 
glie ,  come  pubblici  monu- 
menti del  timor  dei  Ro- 
mani ,  e  come  una  confef- 
fione  della  lor  debolezza  . 
Il  Poeta  non  manca  di 
trarne  vantaggio  ••   * 


( CCLXXXV  ) 

Ombra  notturna  che   i   turbati  flutti 

Meice ,   e   gli   sbalza   alle   lue   navi  incontro. 

Primo  tra' miei   Cantor  ,   vattene,   ci   diflfe,         30 
Prendi   la   lancia  di  Fingal ,   conficea 
Sulla  fua   punta  tremolante   fiamma ,  * 
E   sì   la   fcuoti  :    co'  tuoi   canti   il   duce 
Sfida  per  me.  Dì   eh' ei   s'avanzi,   ed   efea 
De'  flutti   fuoi  ;    che   impaziente    agogno  3  5 

Di  pugnar  contro  lui  ;   che   della    caccia 
Stanco  è  già  1'  arco  mio  :   digli  che    il    braccio 
Ho   giovinetto ,  e   che   fon   lungi   i  prodi . 

Ei  n'  andò   eoi   fuo  canto .   Ofcarre   inalza 

La   voce   fua ,   che   fino   in   Arven   giunfe        40 
A'  fuoi   guerrier  come   fragor   di   fpeco 
Se   di  Togorma  h  il   mar  rotagli   intorno  i 
E   tra  gli   alberi   fuoi  s'intralcia   il    vento. 
Corrono  quelli  a  ragunarfi  in  fretta 

AP- 

a  Quefta  particolar  maniera  di     h  L' Ifola  deW  onde  azzurre  3 
sfidar  a  battaglia  è  un  punto  una  dell'  Ebridi . 

d'  erudizione  molto  pregie- 
vole. .   * 


(  CC LX XX  VI  ) 
Appretto  il  figlio   mio,  quai  dopo   pioggia    45 
Più   rivi   fi   rovefeiano   dal   monte 
Grotti   orgogliofi  di  frementi   fpume. 
Giunfe   Rino  a   Carofo,  e  fitte   al  fuolo 
La   fiammeggiante   lancia .   O   tu  che   fiedi 
Sopra  l'onde   rotanti,   efeine  ,   e   vieni  50 

Alla   pugna  d'Ofcar.   Fingallo  è   lungi, 
E  de'  cantori  fuoi  tranquillo  in   Selma 
Le   voci  afcolta  :   la   terribi!   lancia 
Pofagli  al   fianco,   e'1   tenebrofo  feudo 
Pareggiator  dell' ofeurata  Luna,  55 

Vien  Carofo  ad   Ofcarre  :   il   duce   è   folo . 
Diife ,   ma  i  flutti   del  Garrone  ondofo 

Quei   non   varcò  :   torna  il   cantor ,    la  notte 
Si  rabbuja   fui   Crona  ;   ardonfi   quercie , 
Giranfi   conche  :   fui   deferto  piano  óo 

Debol   luce  fcintilla  :   ofeure  e  lente 
Veggonfi  patteggiar   l'ombre   del   Crona 
Per   mezzo   il   raggio ,   e   moftrano   da  lungi 
Le   fofche  forme .   Si   ravvifa  appena 

Su 


(  CCLXXXVII  ) 

Su  la  meteora  fua   Cornala  '  :   appare  65 

Torvo  e  tetro  Idallan  *,  qual  Luna    ofcura 
Dietro  a  nebbia  notturna .   A   che   sì  mefìo  : 
Ditte  Rino  all'Eroe,   ch'egli  Fra  tutti 
Solo   lo  fcorfe .   A  che  sì   mefìo ,  o    Duce  ? 
Pur  la  tua  fama  avelli,  e  pur  s' Intefe  70 

D' Offian   la   voce ,   e   V  ombra   tua   rifulfe 
Curva  nell'  aere  dal   fuo  nembo  fuora 
Per  afcoltar  l'armoniofo  canto. 
Oh  ,  difTe  Ofcar ,  dunque  l' Eroe  tu  fcorgi 

Nel  fuo  fofco  vapor?  deh  dimmi,  oRino,   75 
Come  cadde   il   guerrier ,  che  fu    sì    chiaro 
Nei  dì   de'noftri  padri?  ancora  in  Cona 
Vive  il  fuo  nome ,  ed   io  vidi  più    volte 

I  rufcei  de'  fuoi  colli .   Avea  Fingallo , 

II  cantor  cominciò,  dalle  fue  guerre  80 

Dif- 


*  In  cjuefto    medefimo  luogo  la  fua  ombra  andaffe  a  ge- 

accadde    la    morte    di  Co-  mer  nel  luogo  3  ove    morì 

mala  .  la  fua  cara  ,  e    dove   ebbe 

b  Idallano   ,    come    vedremo  principio  la     propria    fcia- 


ben  follo,  morì  altrove  .  Ma  gura  . 

egli  era  affai  naturale  ,  che 


(  ccLxxicvin  ) 

Diicacciato   Idallan  :    Cornala   fìtta 
Stavagli   in   cor ,  né   1'  occhio  Tuo  potea 
Sofferir  del  garzon   V  odiata    vifta . 

Lungo   la   piaggia  folitario    meilo 

Va   lentamente   con   taciti  paffi  ,  §  è 

Pendoligli  ai  fianchi  le  neglette  braccia , 
Scappan  le  chiome  dall'elmetto,  e  flafli 
Sulle   labbra   il   lbfpir,   fu  gli   occhi    il    pianto, 

Errò   tre   giorni   tacito  e   non   villo 

Pria   che   giungeffe   alle  mufcofe   fale  90 

De'  padri   ilioi ,   preffo  il  rufcel   di    Balva  .  * 
Stava   colà  fotto   una   pianta    affilo 
Solo   Lamor ,   che   le   lue   genti  in   guerra 
Mandate   avea  con   Idallano  :    il  rivo 
Scorregtl  appiè ,  fopra  il  ballon    ripofa  95 

Il   canuto   luo   capo  ,  ha   ciechi   i  lumi 
Carchi  d'  etade ,   e  dà   coi   canti  antichi 

Alla 

a  Quefto  è  forfè  quel  piccio-  tea  di  Stirling .    Balva  fi- 
lo rufce'lo  ,  che  ritiene  an-  gniflca  un  rufcello    tacitm- 
cora  il  nome  di  Balva  ,   e  no ,    e     Glentivar    la  valle 
fcorre    per     la     romanzefca  romita  . 
valle  diG-Ientivar  nella  Con- 


( C C LX XX IX ) 

Alla  fua  folitudine  conforto. 

Quando  l'orecchio  il  calpeftio  gli  fere 

Dei  piedi  d' Idallan;   Terge,   che  i   pani        ico 

Ben  diftingue   del   figlio .   Oh   torna ,   ei  difle  , 

Il   figlio  di   Lamorre ,   o   fuono  ò   quello 

Che   vien  dall'  ombra   fua?  cadérti,   o   figliò, 

Del   Carron   fulle   fponde?   o  fé   pur  odo 

De' tuoi  piedi   il  rumor,   dimmi  Idallano  ,      105 

Dove   fono   i   poflfenti?   il   popol   mio, 

Idallano,   dov'è,  che  teco  infieme 

Solea  tornar  cogli  eccheggianti  feudi? 

Di ,   cadeo   fui  Carron  ?  No ,   fofpirando 

Rifpofe   il  giovinetto ,  il  popol  tuo  1 1  o 

Vive ,  Lamorre ,  ed  è  famofo   in   guerra . 

Solo  Idallan  d' eflfer  famofo ,   o  padre , 

Cefsò ,  fui   Bai  va  :   folitario   io  deggio 

Quinci  innanzi  feder ,   quando   s' inalza 

Delle   pugne   il   fragor.   Ma   i   padri   tuoi      115 

Soli  mai  non  fedean,  dilfe  il  nafeente 

Orgoglio  di  Lamor,  non  fedean  lenti 

T  Sulle 


<    { CCXC  ) 

Sulle   rive  del  Balva  i  padri  tuoi , 
Qiiando  intorno  fremea  fragor  di    pugna . 
Vedi   tu  quella  tomba?   ah  gli  occhi  miei    120 
Non  la  ravvila  n  più  :   colà  ripofa 
Il   valorofo   Garmallon  che  in   campo 
Mai  non   fuggi:   vieni,  ei  mi  di.e,   o  figlio 
Del   mio   valor ,   già  sì   famofo  in  guerra , 
Vieni  alla   tomba  di  tuo  padre  .   Ah   padre    125 
Come  pofs'  io  nel   mondo  efifer  famofo , 
Se  mio   figlio  fuggì?   Signor  del   Balva, 
DilTe  Idallan ,  perchè  con   detti  acerbi 
Vuoi  tu  pungermi  il  cor?   tu '1  fai,  Lamorre  , 
Non  conofeo   timor.   Fingallo  afflitto  130 

Per  la  morte  di  Cornala,  m1  efclufe 
Dalle   fue   pugne  :   feiagurato ,   ei   dirle , 
Vanne   al   fiume  natio,   vanne,  e   ti  ftruggi 
Come   dal   vento   fuol   fiaccata   e   china 
Quercia  fui  Balva ,  fenza  onor  di  fronde  ,135 
Per  non   rizzarfi  o  rinverdir  giammai . 
Mifero,  io  dunque   il  caipeftio  romito 

Degù 


( CCXCI ) 

Deggio  udir  de' tuoi  paffi  ?   allor  che   mille 
Son   famofi   In   battaglia  ,  il   figlio  mio 
Dovrà   piegarfi   fcioperato  e    lento  140 

Su'  miei   torbidi   rivi  ?   o  di  'Garmallo 
Nobile   fpirto ,   al   deftinato  luogo 
Porta   Lamor  :   fon   le   mie   luci   oicure , 
L'alma   angofciGfa ,   e   fenza   fama   il    figlio» 
©ime,   foggiunfe   il   giovinetto,  e  dove  145 

N'  andrò  di  fama   in  traccia ,   onde  il  tuo  fpirto 
Pofia   allegrar?  donde   pois' io  tornarne 
Cinto  d' onor ,  ficchè   al   paterno   orecchio 
Giunga   gradito   il   fuon   de' palli   miei? 
Se   alla  caccia   men  vo ,  non  fia   nei  canti    150 
Chiaro   il   mio  nome  ;   al   mio   tornar    dal  colle 
Lamor   non   farà   lieto;   ei   non   godraflì 
Di  brancicar  con   le   fue   mani   antiche 
I   veltri  miei ,  non  chiederà  novella 
Dei  monti   fuoi ,   né   dei   cervetti   bruni         155 
De'  fuoi   deferti .   Ah   fiflb  è   pur  eh'  io    caggia , 
Difle  Lamor ,  già  rigogliofa  quercia  , 

T    2  Ora 


(  CCXCII  ) 

Ora  dal   vento  rovefciata  infranta . 
Sopra   %  miei  colli  fquallida ,   dolente 
Errar  vedraflì  1'  cmibra   mia   pel   figlio  i  ò's 

Privo  d'onor:   ma,  voi,   voi    nebbie    almeno 
Non   vorrete  celar  con  denfo  velo 
Alla  mia  vifta  il  dolorofo  abbietto? 
5  Figlio ,  vanne  alla  fala ,  ivi  fon  l' arme 
De'  noftri  padri  :   arrecami  la  fpada  i  6$ 

Di  Garmallone;   egli  la   tolfe   in  campo 
Ad   un  nemico .  Ei  va  :   la  fpada  arreca , 
Porgela  al   padre;  il  vecchio  Eroe   più    volte 
Tenta  la  punta   con  le  dita.  Figlio, 
Di  Garmallon  conducimi  alla  tomba,  170 

Ella   è   dietro  a  quell'albero,  la  copre 
Lungh'  erba  inaridita ,  ivi  del   vento 
Intefi  il  fifehio,  mormora  dappreflb 
Picciola  fonte ,  e  giù  fgorga  nel  Balva . 
Lafcia  colà  eh'  io  mi  ripofi  :  il   Sole  1 7  5 

Cuoce   le  piagge .  Lo  conduce  il  figlio 
Sopra  la  tomba  ;  ei  gli  trapafia  il  fianco . 

Dor- 


(  CCXCIII  .) 

\ 

;<5  Dormono  afiìeme ,  e  le  lor   fate   antiche 
Vanfi   ftruggendù   là   fui   Salva   in    p<|He . 
Vegponfi   l'ombre  ih   fui  meriggio:   è  muta    180 
La   valle,  e  metta,   e   di   Lamor   la    tomba 
Guata   la    gente  inorridita   e   fugge. 
Trilla   è   la  ftoria   tua,  difie  mio   figlio , 
Cantor  de'  tempi   antichi  :   il   cor   mi  geme 
Per  Idallar.o:    in   giovinezza   ei   cadde.  185 

Vedi  eh' ei  fugge   fui   fuo  nembo,  e  vola 
In   region   remota.   O  voi  di   Morven 
Figli  poflenti,  fatevi  dappreffo 
Ai  nemici  del   padre  :   in   mezzo  ai  canti 
Pafiì   la   notte  ;   ma   s'offervi   il   corfo  190 

Dell'altero   Carofo  :   Ofcarre   intanto 
Vanne   agli  Eroi   dei  dì  pattati ,   all'  ombre 
Abitatrici   dell' Arvenia   v?Hc, 
Dove   fulle   lor   nubi   i   nottri   padri 
S:an   rifguardando   alia   futura   guerra.  195 

Metto   Idaìlan,   fé' tu   colà?   deh   vieni, 
Mottrati  agli  occhi   miei   nella  tua    doglia, 
T      -  Sir 


( CCXCIV ) 

Sir  dell'  umido  Balva .  Alzanti  i    duci 

Coi   loro  canti:   Ofcarre  a  lenti   paflì 

Poggia   fui  eolle.   Incontro  a  lui  fi  fanno    200» 

Le  meteore  notturne;  odefi  un  fioco 

Mugghio  indistinto   di  lontan  torrente,. 

Buffano  fpeffi   rufoli    di   vento 

Tra  quercia   e  quercia  :   mezzo  fofca  e  mezzo 

Rotta  la   Luna  già  dietro  il  fuo  colle  20$. 

Chinafi  ,  voci   gemono  nell'aria 

Rare,  fioche,  alte:  Ofcar  tragge  la  fpada» 

Ombre   de' padri   miei,   magnanim' ombre, 

Grida  l' Eroe ,   voi  che   pugnarle   invitti 

Contro   gli   alteri   regnator  del   mondo,        210 

Venite  a  me,  lo  fpirto  mio  pafcete 

Delle   future   bellicofe   imprefe . 

Ditemi,  o  ombre,   là  nei    voflri   fpechi 

Qual   v'alletta   piacer?   fatemi   parte 

Del   voftro   favellar,  quando   dai   nembi        215 

Pendete   intenti  a   rimirar  dei   figli 

Nel   campo  del  valor  gì'  illuftri  fatti . 

Del 


(  CCXCV  ) 

Del  forte  figlio  udì  la  voce ,  e  venne 
Tremmor  dal   colle  :   grandeggiante  nube 
Pari  a  deftriero  di  flranier  reggea  220 

L' aeree  membra  :   la  fua  velie  è  intefta 
Della  nebbia  di   Lano ,   al  popol  muto 
Portatrice   di  morte  :   è   la  fua  fpada 
Verde   meteora  già  già   fpenta:   ha   fofeo 
Sformato   il   volto ,  ei  fofpirò  tre  volte        2.5 
ApprefTo  il  figlio  mio,  tre  volte   intorno 
I   venti  della   notte   alto  muggirò. 
Molto  ei  diiTe  ad   Ofear ,   ma   rotte   e  tronche 
Giunfero   a   noi   le   fue  parole  ,   ofeure 
Come   le  fìorie   delle   feorfe   etadi ,  250 

Pria  che  forgefìfe   lo  fplendor  del  canto . 
Lento  lento  ei  fvanì ,   come  dal  Sole 
Nebbia  percofla  fi   dirada   e    ftrugge  * 

Allora  incominciò   la  prima  volta , 

Malvina ,  il  figlio  mio  niello  e  penfofo  *    235 

T      4  Mo- 

*  Si  allude    alla    morte  vio-         colla  quale  fi  fpenfe    tutta 
lenta  di  Ofcar  deferitta  nel         la  famiglia  di  Fingal*.  * 
Poema  inticolato    Temora  , 


C c^ v: V  I  ) 

Moflrarfi   a  noi:   della  fua   ftirpe   Òfcarre 
La  caduta   previde ,   ed   improvvidi 
Ofcuritade  gli   forgea   fui   volto. 
Così  nube   talvolta  errar   fi  feorge 
Sulla  faccia   del   Sol ,   che   poi   di   Cona         240 
Torna  fereno  a  rifguardar  dai   colli. 
Falsò   la   notte   tra'  fuoi  padri   Ofcarrc , 
E   fulle   rive   del   Carron  trovollo 
11   dubbiofo   mattin  ;   colà  s' ergea  * 
Da' tempi  antichi  una  mufeofa    tomba  245 

Cinta   da   valle   verdeggiante ,   e  quindi 
Poco   lungi  forgean  colline   umili  , 
E  incontro  al   vento  fofpingean   petrofa 
D' annofe   querele   coronata   fronte  « 
Su  quelle  affili   dell' altier  Carofo  250 

Stavano  i  duci    fomiglianti   a    tronchi 
Di    pini    antichi ,   cui  colora  appena 

li 

a    La      fonazione    del    fiume  Lib.    1.  delle  cofe  di    Sco- 

Carron  ,  ed    alcune    parti-  zia,     e.    21.    Il    luogo    di 

colantà    ad     elfo    apparte-  quefio      Iftorico     può    dar 

«enti  fi     trovano    deferitte  qualche  lume  a  quello  del 

da  Giorgio    Bucinano    nel  nofh'0  Poeta  .   * 


C  CCXCVÌl  ) 

ìi   biancheggiante  mattutino  raggio. 
Stette  Olcarre   alla   tomba  :    alzò   tre   volte 
La   terribil   Tua   voce  :   i    dirupati  255 

Monti   echeggiarne  :    faltellon   fuggirò 
Alle  lor  grotte  fpaventati  i  cervi, 
E   (indenti  s'immerfero  e   tremanti 
L' ombre  de'  morti   nei  concavi   nembi . 
$n   tuon   sì   formidabile  mio   figlio  zòo 

Alzava   il   grido  annunziator  di  guerra . 
Le  genti   di  Carofo  alla  fua  voce 
Scotonfi,  e   rizzan   l'afte.   A  che   Malvina  , 
Quella   fiilla   full' occhio?   Ancor  che   iblo , 
Forte  è   mio   figlio;  egli   è  celefte  raggio.    2Ó5 
Par   la   fua   deftra   d'invifibil   ombra 
Braccio   che   fuor   da   nube  efee  :   la  gente 
Solo  fcorgelo  errar  ,   fcorgelo  e  more  . 
Vide   i  nemici   Ofcar   farglin   incontro, 

E  chiufo   nella   muta  ofeuritade  270 

Stette   del   fuo  valor.   Son   io,   difs' egli ,  7 
Solo  tra  mille?  felva  alta  di  lancic 

Colà 


(CCXCVIII) 

Colà  ravvifo ,  e  più  d' un  guardo    io  fcorgo 

Torvo-girante  ?   Or  che  farò?   ver  Crona 

La   fuga  prenderò?  ma  i  padri  tuoi  275 

La  conobbero,   Ofcar?  fta  del  lor  braccio 

Impreffo  il  fegno  in  mille  pugne .    Ofcarre 

GÌ'  imiterà  .  Venite  ,  ombre  pofTenti , 

Venite   a  me,  me   rimirate  in   guerra* 

PofTo  cader,   ma   gloriofo  e  grande  i$q 

Cader  faprò ,  né  di   Fingallo  indegno. 

Stettefi  gonfio  e  pien  della   fua  poffa 
Come  il   torrente  dell'  anguria  valle . 
Venne   la  zuffa  :   em"   cader ,   fanguigno 
Rota  il  brando  d' Ofcar  ,  giunfene  in  Crona   285 
L'  alto  rumor  :   corrono  i  fuoi ,   frementi 
Come  cento  rufcei  ;  fuggon  difperfe 
Le  genti  di  Carofo;   Ofcar  fi   refta 
Simile   a  fcoglio,   cui  fcoperto  afciutto 
Lafcia  marea,  che  fi  ritira  e   cede,  290 

a  Ma  già  con  tutta  la  terribil  poifa 

De' 
a  Sembra    che    Ofcar    abbia         prima    fatto    refìflenza    da. 


( CCXCIX ) 

De'  fuoì   deftrieri ,  e   col   nerbo  dei  forti 

Move   Carolo   torbido  profondo 

Qual   rapido  torrente  ;   i   minor   rivi 

Perdona*    nel   fuo  corfo ,   ei   terra   e   iaffi         295 

Trae  co'fuoi  gorghi,  e  gli  trafporta  e    voi  ve  , 

Già   d' ala   in   ala   fi   diffonde  e    crefce 

L' orribil  mifchia  :   diecimila   fpade 

Splendono  a  un  tempo .   Oflian  ,  che  fai  ?  t' accheta  , 

Perchè  parli  di  pugne?   ah  che '1  mio  brando    300 

Più  non  brilla  nel   campo,   ah  ch'io    già  fento 

Mancarmi  il   braccio ,  e   con   dolore   i  forti 

Anni   di  gioventù,   rivolgo   in   mente . 

O   felice   colui   che   in  giovinezza 

Cadde   cinto   di   fama!   egli   non  vide  305 

La   tomba   dell'  amico ,  e  non   mancogli 

Per  piegar   l' arco   la   fua   lena   antica . 

O   te   felice   Ofear  !   tu   fui    tuo   nembo- 

Speffo   ten  voli  a  rivedere  i  campi 

Del 

se  folo  ad   un  picciolo  cor-         sbaragliati ,    e    che    allora 
pò  di  nemici  ,    che    pofcia  folo  Caros  fi  fia     mollo  in 

foccorfo  da'  Tuoi  gli    abbia         pcrfona  contro  di  Ofcar  .  * 


(CCC  ) 
Del  tuo  valor,  dove   Carofo  altero  $ì% 

Fuggì   dal  lampo  dell'invitta   fpada  . 
O  figlia   di  Tofcar ,   bujo  s' aduna 

Sul?  alma  mia  :   Crona  e  Garron  fvaniro , 
Io  più.  non  veggo  il   figlio  mio  ;   ben    lungi 
Ne   trafportaro  i  romorofi  venti  3  1  a 

L' amata  forma ,  e  '1  cor  del  padre  è  merlo  i 
Ma   tu ,   Malvina  mia ,  guidami  preflfo 

Al  fuon  de' bofchi  miei,   preflfo    il    rimbombo 
De'  miei   torrenti  ;   fa  che  s' oda   in   Cona 
Le  fìrepitofa   caccia,   ond'io  ripentì  320 

Agli   antichi   miei  dì  ;   portami  l' arpa 
Gentil  donzella,   ond'io  la  tocchi  allora 
Che  la  luce  full' anima  mi  forge. 
Sfammi  tu  predo ,  ed  i  miei  canti    afcolta ,       x 
E  sì  gli  apprendi  :   non   ofcuro  nome  325 

Oiììan  n'  andrà  fra  le   remote  etadi . 
Tempo  verrà   che   degl'imbelli  i  figli   8 

La   voce  in  Cona   inalzeranno ,   e   a  quelle 
Rupi  V  occhio   volgendo  ,  Oflìan  ,   diranno  , 

Qui 


( CCCl ) 

Qui   fé  foggiorno ,   andran   meravigliando      330 
Su  i   duci  antichi ,   e   Tuli'  invitta  flirpe 
Che  più  non  è  :   noi  poferem  frattanto 
Sopra  i  nembi  o  Malvina  ,  errando   andremo 
Su  le  penne  dei   venti  ;   ad  ora  ad  ora 
S'  udran   fonar  per   la   deferta  piaggia  335 

Le  noftre   voci,   e  voleran    frammifli 
I  canti  noftri   ai  venti  della  rupe . 


OS. 


(  CCCII  ) 

OSSERVAZIONI. 


2.  Q  Imìli  figure  di  locuzione  furono  in  ufo  appreffo  £ 
O  primitivi  Poeti,  che  amarono  l'energia  dello  Itile  „ 
Geremia:  Ne  taceat  pupilla  oculitui.  Il  noltro  Dante  i- 
mith  anch'  egli    il  linguaggio  Profetico: 

Mi  ripingeva  là  dove  il  Sol  tace. 

Venimmo   in   luogo  tf  ogni  luce  muto . 
La   preferite  è  affai   familiare  ad  Offian ,  ed  è  felicifiì- 
xna.    Lo   (pirito  poetico  rifveglia  la   fantafia,  e   le   fa 
veder  come  prefenti  e  reali  le  cofe  paffate  ed  imma- 
ginarie. Così  altrove:  la  luce  della  memoria.  * 

2.  Parrebbe  da  quelle  parole,  che  quando  Offian  com- 
pofe  quello  Poemetto,  non  fotte  cieco.  Del  refto  noi 
troviamo  nelle  nuvole  una  ragion  naturale  delle  fre- 
quenti vifioni  degli  Scozzefi.  La  fantafia  prevenuta  e 
rifcaldata  identifica  le  piti  leggere  raffomiglianze  .  Le 
bizzarre  figure  delle  nuvole  tanno  di  Orane  in  prefììo- 
ni  nelf  immaginazione  alterata  dei  felvaggi  An.eri- 
cani,  ed  e(fi  credono  reali  e  viventi  tutti  gli  ogget- 
ti moftruofì  eh'  effe  prefentano  .  I  Romani  in  tem- 
po di  guerra  feorgevano  nelle  nuvole  degli  uomini 
armati.  In  tempo  di  pace  avranno  ravvifate  danze, 
e  giuochi.  * 

3.  Trafpira  da  queffe  parole  una  fini  Mima  aria  di  fupe- 
riorità  .  Caros  fi  rapprefenta  come  un  uomo  che  fi 
fià  appiattato,  e  non  ardifee  alzar  il  capo  per  timo- 
re di  Fingal  .  E*  d'  uopo  che  il  fuo  nemico  ifteifo 
gli  faccia  coraggio,  e  lo  adefehi  colla  lufinga  d'  una 
vittoria  iìcura  fopra  un  giovine  folo  e  inefpeno, 
Qual  vergogna  farà  dunque  per  lui  ,    s'  egli  teme   d' 

ac- 


(  CCCIII  ) 

accettar  la  sfida?  e  qual  vergogna  non  è  già  che 
quello  giovine  inefperto  olì  sfidarlo  con  tanta  fìcu- 
rezza?  L'alterigia  di  Caros  non  poteva  effer  più  u- 
miliata  da  una  rotta,  di  quel  ch'ella  debba  efferta 
da  un  tale  invito.  * 

4.  La  pittura  d'  Idaììano  ha  qualche  fomiglianza  con 
quella   di    Bellerofonte   nel    ó.  dell'  Iliade   v.   201 

ÌÌTOi     0    XX7r7TiìtO\l     TO     A\v'ìOV    (>ìo$     Ù\XTO 

Ov    6u/j.ov   xarsJoiy,  7tcItov  àvOpaTrw   aXaivav  • 
Ma  quella  di  Oiiìan  ò  molto   più  viva,  e  parlante.  * 

5.  Quello  pezzo  è  d'una  fublimità  trafeendente,  e  af- 
fatto nuova.  Io  mi  fono  diffufo  a  lungo  nelle  Of- 
fervazioni  fopra  il  Poema,  sì  perchè  quello  era  più 
compiuto  e  più  grande,  fi  perchè  ho  creduto  ciò  ne- 
ce Ilario  per  preparar  lo  fpirito  dei  Lettori  ad  uno 
fiile  così  liraordinario,  e  per  metter  quelle  Poefie  in 
un  punto  di  villa  conveniente.  Da  qui  innanzi  farò 
aflai  più  parco,  lafciando  ai  lettori  il  piacere  di  fvi- 
luppar  da  sé  lìeflì  le  Angolari  bellezze  di  quello  Poeta. 

Me  fio   t1  ho   innanzi  :  ora  per  te  ti   ciba .   * 

6.  Ciò  viene  a  dire  che  Lamor  fu  fepolto  infieme  col 
figlio:  ma  del  modo  della  iua  morte  il  Poeta  non  fi 
prende  cura  d'  istruirci .  Olfian  col  fuo  folito  artifizio 
ricopre  il  perfonaggio  del  padre,  per  conciliargli  con 
quelle  tenebre  un   più  rifpettabile   orrore.  * 

7.  Quello  luogo  è  limile  al  foliloquio  d' UlilTe  nell'  11. 
dell'  Iliade  v.  404. 

Ci'^01  tyà  71  TTxdcùy   /j.-yx  yAt  xw/Jv  afille  fiScofAxi 

H\névv   T.xp£ixrx;  .    ecc. 
Ma  nella  nobiltà   e   nel    calor   dello    (li le   raffomiglia 
ancora   p:ù  a  quell"  altro  di  Turno   nel  12.  dell'Enei- 
de  v.  644. 

Terga  dabo  ?  &  Tumum  fugientem  bxc  terra  videòit  .<* 

Vfniic  a.ko  ne  mori  mijerum  eji?  vos  0  mihi  manes 

FJÌc 


(  CCCIV  ) 

EJie  boni,  quoniam  fuperis  aver  fa  voluntas, 
SanBa  ad  vos  anima ,  atque  ijlius  in/eia  culpx 
Dsfcendam  ,magnorum  band  unquam  indi  gnu  savomm , 
.  Da  varj  luoghi  di   quelte   Poefie  li  raccoglie  che  Of- 
fian  aveva  opinione  che  la  natura  dovefle  andar  de- 
teriorando,   e  che  alla  generazione  dei  valorofi  avef- 
fè    a  fucceder  quella    dei  deboli  .    Quello  è  il  corfo 
naturale  dell1  umane  focieta   verificato  dall'  efperien- 
za  :  ma  il  deterioramento  non  proviene  direttamente 
dalla  natura,  ma  dall'  alterazion  dei  collumi,  e  dell' 
educazion  generale  .    Sembra  che  i  corpi  fociali  pof- 
fano   contar  quattro  età  :    la  prima  di  rozzezza ,    la 
feconda  di  ripulimento,  la  terza  di  morbidezza,  e  la 
quarta  di  corruzione.   Mifera  quella  generazione  che 
giunge  troppo  tardi!  * 


LA    GUERRA 

D' 

INISTONA, 


(    C  C  C  V  1 1  ) 
LA     GUERRA 

D'    I   N  I  S   T   O   N  A. 

ARGOMENTO. 

*    *    * 

£™~^  Ormai ,  Signor  del  paefe  intorno  al  lago  di  La* 
^h"-^  m  t  effóndo  ofpitalmcnte  accolto  in  cafa  d"1  An* 
viro  ,  Re  d'  Inijlona ,  nella  Scandinavia  ,  mojfo  da 
invidia  di  gloria ,  itecife  a  tradimento  i  due  figli 
del  /addetto  Re ,  Argante  e  Ruro ,  e  fé  ne  fuggì  con 
la  figlia  dello  fleffo  A  unirò ,  che  s'  era  invaghita  di 
lui .  Non  contento  di  tali  misfatti  Cormal  s*  accinge- 
va ad  invader  le  terre  d*  Inijìona ,  e  a  privar  del 
regno  il  fuocero  Anniro  .  Fingal  che  nella  fua  gio- 
ventù aveva  avuta  qualche  amicizia  con  queflo  Re , 
percojfo  dall'  atrocità  del  fatto ,  non  tardò  a  fpedir 
un  corpo  di  truppe  in  foccarfo  di  Anniro ,  e  diede 
il  comando  di  quejla  fpedi^jone  ad  Ofcar  ,  figlio  di 
Ojffian ,  e  fuo  nipote ,  ancor  giovinetto .  Ofcar  riportò 
via  compiuta  vittoria ,  ucci  fé  lo  fleffo  Cormal ,  e  ri* 
V      2  con* 


(  CCCVIII  ) 

condotta    ad    Anniro    la  figlia ,    tornò    trionfante    m 
Morven  .. 

Queflo  Poema  è  un'  Epifodio  introdotto  in  uri  Opc* 
va  pia  grande  nella  quale  OJJlan  celebrava  le  imprefi 
de'  fuoi  amici ,  e  /penalmente  dell'  amato  fuo  figlio  . 
V  Opera  grande  è  perduta ,  e  non  refcano  che  alcuni 
Epifodj .  Ci  fono  ancora  nella  Scoria  perfons  che  fi 
ricordano  d' averli  uditi  a  cantare  nella  lor  gioventù  ^ 


LA' 


( CCCIX ) 
L     A.      G     U    "E     R     R    A 

D'     I   N   i    S   T   O   N   A- 


o  nko    dì    cacciator  fembra   fui   monte 
Trafcorfa    giovinezza .  Ei  s'  addormenta 
Fra'  rai  del   Sol ,   ma  fi   rifveglia  in   mezzo 
D'  afpra   tcmpefta  :    i   rolfeggianti   lampi 
Volano  intorno  j  e   le   r-amofe   cime  5 

Scotono  i  bolchi  :    ei   fi   rivolge ,   e   cerca 
11   dì   del   Sol   che   già  s'  afcofe  ,   e   i   dolci 
Sogni  del   fuo   ripofo  „   Oflìan  ?   e   quando 
Tornerà  giovinezza  ?   il   fuon  dell'  armi 
■Quando  conforterà  gli  orecchi  miei  ?  1  o 

Qiiando   mi   fia   di   fpaziar   conceflfo 
Entro   la  luce  del   mio  acciaro   antico  , 
Come  un  tempo  Ofcar  mio?   Venite  o  colli   1 
Del   patrio  Cona ,   e   voi   venite  ,   o  fonti  , 
D'  Oflìan   il   canto   ad   afcoltare  :    il   canto        1 5 
Già  mi   fpunta  nell'  alma  a   par  del   Sole  ; 

V      *  E 


( CCCX  ) 

E  alla  letìzia  de'  pattati  tempi 
Già  mi   fi   fchiude  il   core ..  O  Selma ,  o  Selma 
Veggo  le   torri  tue,  veggo  le  querce 
Dell'  ombrofe   tue    mura:   i   tuoi   rufcelli        20 
Mi  Tuonano  all'  orecchio.  Eccoli;  intorno 
Già  s'  adunano,  i  Duci  ;   affilo  in  mezzo 
Staffi  Fingal  fopra  V  avito  feudo. 
Pofa  1'  afta  alle  mura;  egli  la  voce 
De'  fuoi  cantori  afcolta,   e  d'  udir  gode        25 
Del  giovenil  fuo   braccio  i  forti  fatti . 
Tornava  Ofcar  da  caccia  :   ei  di  Fingallo 
Le   lodi  intefe  ;   il  luminofo  feudo. 
Spiccò  di  Brano    *  alla  parete  appefo , 
E   s'  avanzò:   di  lagrime  rigonfi  30 

Gli  occhi  egli  avea ,  guancia  infocata ,  e   balfa 
Tremante   voce:   la  mia  lancia  ifteffa 

la 


*  Qnefto    Brano    è    il  padre  Lego  .  S'  è  confervata  per 

d'  Evirallina  ,  ed  avolo  di  tradizione  la  memoria  del- 

Ofcar .  Egli  era  d'  origine  le  fue    imprefe ,    e    la  f*a 

Irlandcfe   ,    e    Signor    del  ofpitalità  è  pattata  in  pro- 


paefe    intorno    al    lago  di         verbio  . 


( CCCXI ) 

In  man  del  figlio  mio  venia  fcotendo 

La  luccicante  cima  2  .   Ài  Re   di  Selma 

Ei  sì  diflfe  :   3  o  Fingallo ,  o  Re  d'  Eroi ,    3  5 

Ofiìan  ,   tu   padre ,  a  lui  fecondo  in  guerra  ; 

Pur  voi  pugnafte  in  giovinezza ,  e  pure 

Fin  da'  prim'  anni  rifonar  nel   canto 

I  voftri   nomi  :   ed   io   che   fo  ?   fomiolio 

Alla  nebbia  di  Cona ..  Ofcarre   a  un  punto    40 
Moftrafi  e   sfuma  :   fconoiciuto  nome 
Sarò  al  cantor  per  la   deferta  piaggia  ; 

II  cacciatoi*   non  cercherà  la   tomba 

D'  Ofcar   negletta .  Ah   valorofi.  Eroi    a 
Lafciatemi  pugnar:    mia   d'  Iniftona  \  4- 

Sia   la   battaglia  :   in   region   remota 
Così   n'  andrò  ;   voi  della  mia  caduta 

V     4  Non 


a  Ofcar  avea  combattuto  al-  buito  a  quello  che  avea  il 
rie  volte  ,  ma  Tempre  in  comando  dell'  efercico .  * 
figura  di  guerriero  {"ubai-  b  Inif-thona  ,  cioè  V  I fola  dei- 
temo  .  Così  egli  non  avea  /'  onde,  era  un  paeie  della 
potuto  ancora  acquiftarfi  Scandinavia  ,  fog getto  al 
una  gloria  fua  propria  :  proprio  Re ,  ma  quello  era 
poiché  T  onor  della  vitto-  dipendente  da  quel  di  Lo- 
ria era  dai  Cantori    attri-  din  . 


(  CCCX1Ì  ) 

Non   udrete  nocella .   Ivi  proftefo 
Mi  troverà  qualche  cantore  >  e   ai  venti 
Darà  '1  mio  nome;   vergine  ftraniera  50 

Scorgerà  la  mia   tomba ,  e   impietofita 
Lagrimerà  fui  giovinetto  ancifo 
Che   da  lungi   fen   venne ,  €  dirà  forfè 
Il   cantore   al   convito  :    udite   il  canto , 
Canto  d'  Ofcar  dalla   lontana  terra  »  5  $ 

Ofcar ,   rifpofe   il   Re ,  datti  conforto 
Figlio   della   mia   fama ,   a   te  concedo 
L'  onor  della   battaglia.   Otsù>  s'  appretti 
La  nave   mia ,   che   d'  Iniftona   ai  lidi 
Trafporti  il   mio  campion  .   Guarda  gelofo      00 
Figlio  del   figlio  mio  la   noftra  fama  t 
Sei   della   ftirpe   della  gloria  ,   Ofcarre 
Non   la   fmentire  :   ah  non  permetter  mai 
Che   i   figli   dei  ftranier  dicano:   imbelle 
E'  la  fchiatta   di  Selma:   altrui   ti    moftra       65 
Tempefta   in   guerra ,   e   Sol   cadente   in    pace . 
Tu  d'  Iniflona  al  Re  dì ,  che  Fingallo 

La 


(  CCCXIII  ) 

La  giovinezza  fua  ben  fi  rammenta  , 

Quando  fi  rifcontrar  le   lancie   noftre 

Nei  dì  d*  Aganadeca  „  Ofcar  le   vele  70 

Romorofe  fpiegò  :   fifchiava   il   vento 

Pei*  mezzo   i  cuoi  a  delle  fublimi  antenne  ; 

L' onde  sferzan  gli   fcogli ,  irata  mugge 

Dell*  Ocean  la  poflfa  .  Il  figlio  mio 

Scoprì   dall'onde  la  felvofa.  terra..  75 

Ei  ratto  penetrò  nell'  eccheggiante 

Baja  di  Runa  ,   e  al  Re  dell'  afte   Anniro- 

Inviò   la   fua   fpada  .  A  quella   vifta 

Scoflefi   il   vecchio   Eroe ,   che   di   Fingallo 

La  fpada   ravvisò  b  :   vena   di   pianto  8© 

Corfegli  all'occhio  in   rammentar  Pimprefe 

Della   fua  gioventù  \  che   ben  due   volte 

V      5  Egli 


«  Al  tempo  di  Offian  in  luo-  che  nella    fpada    di    Ofcar 

go      di     farte    s'    ufavano  fofle  effigiato  qralche  em- 

ftrifcie  di  cuojo  «  blema  appartenente  a  Fin» 

b  Convien  dire  o  che  Fingal  gal  .   In  tal  cafo  la    fpada 

avefTe    data    ad    Ofcar    la  di  Fingal  verrebbe  a  figni- 

propria  fpada    per  infiam-  Beare  la    fpada    della    fua 

marlo    maggiormente    ,    o  famiglia  .   * 


(  CCCXIV  ) 

Egli  fi  flette  al  paragon   dell'afta 
Coir  eccello  Fingallo ,   innanzi  agli  occhi 
D'  Aganadeca  ,  e  s'  arrctraro  i  duci  8  5 

Minor ,   credendo  di  notturni  fpirti 
Conflitto  afpro  mirar  .   Che  fui  !   che    fono  ! 
Anniro  incominciò  ;  mifero ,  infermo , 
Carco  d' età  :   difutile   il   mio   brando 
Pende  nella  mia  fala.   O  tu  che  fei  '  c/o 

Della  ftirpe   di  Selma ,   Anniro  anch'  egli 
Si  trovò  fra  le  lancie  ,   ed  ora   ei   langue 
Arido  e   vizzo  come  quercia   infetta 
Colà   fui   Lano  ;   io   non   ho   figlio   alcuno 
Che   fen   corra  giojofo  ad  incontrarti  >  95 

E   ti  conduca   alle  paterne  fale . 
Pallido  Argonte    ò    nella   tomba ,  e    Ruro , 
Ruro  mio   non  è  più  ;   V  ingrata  figlia 
Nella  magion  degli  ftranieri   alberga  ; 
E  impaziente  la  paterna  tomba  1  o  0 

Di 


Anniro  favella  ad  Ofcar   ,         bendi'  egli    ancor    non  fia 
come    fé    fofle    prefente    ,  giunto .   * 


(  ce CX V  ) 

Dì   rimirar   delia;   diecimila    afte 
Scote  il   Tuo  fpofo ,   e   contro  me    s'avanza 
Come   dal    Lano   fuo   nube   di    morte . 
Pur  vien   figlio  di   Selma ,   a  parte    vieni 
Del  convito  d'Anniro,   Andò  mio  figliò;    105 
Stcttcr  tre   giorni   a  fefteggiar ,   nel    quarto 
Chiaro   fonar  s'udì   d'Ofcarre   il   nome  a  : 
S' allegrar  nelle   conche,   e   le   di  Runa 
Belve   infeguir.   Si   ripofaro   al   fine 
Gli   fianchi   Eroi   dietro   una   viva    fonte      110 
Incoronata   di   mufeofe   pietre  . 
Le   mal   repreffe   lagrime   dagli  occhi 
Scappati   d'Annìroj   egli   il   fofpir   nafeenre 
Spezza   fui   labbro .    O   garzon   prode ,   ei    di(Te , 
V      6  Ofcur- 


a  L'  Originale  dice  fempiice- 
mente  :  nel  quarto  Anatro 
udì  il  nome  i'  Ofcar  .  Non 
è  credibile  che  Ofcar  non 
palefaffe  il  fuo  nome  che 
in  capo  a  tre  giorni  .  La 
fpiegazione  di  quefte  paro- 
le panni  che  debba  pren- 
dere dai  v-erfo  feguenre  . 
Nel  quarto    giorno  elfi  an- 


darono alla  caccia  ,  ed  ivi 
Ofcar  diede  prove  di  valo- 
re ,  che  lo  fecero  conofee- 
re  ,  ed  ammirate  .  Così 
nel  3.  Canto  del  Poema 
Epico  ,  Scarno  propone  a 
Fingal  d'andar  a  caccia, 
acciocché  il  fuo  tioyne  pojfa 
giunger  ad   Aganadcca  .    * 


( GCCXVI ) 

Ofcuri    e    muti  qui  giacciono  i  figli  i  i  5 

Della  mia   gioventù:   tomba  è   di   Ruro 

Qaefta   pietra  ,  e  quell'  albero  bisbiglia 

Sopra   quella   ci'  Argonte .  O   figli  miei 

Udite  voi  la  mia   dolente  voce 

Neli'  anguilo  foggiorno  ?  o  al  metto   padre     120 

Parlate  voi  nel   mormorio  di  quelle 

Frondi  tra'l  vento?   Oh,  l' interruppe  Ofcarre , 

Deh  dimmi ,  o  Re  ,  come  cadt'ro  i    figli 

Della   tua  gioventù?   fulle  lor  tombe 

Paffa  il  cinghiai ,  ma  i  cacciator  non  turba  .    125 

4   Or   levi  cervi,  e    cavriol   volanti 
Di  nebulofa  forma  a   ferir  vanno 
Con   l'aereo  lor  arco;  amano   ancora 
La  caccia  giovenile ,  aman   fu  i  vanni 
Salir  del  vento,  e  fpaziar  fublimi  »  130 

Cormal ,   cosi   riprefe   il   Re,    di    dieci- 
-Mila  afte  è  duce:   egli  foggiorna  appretto 
Le   nere  acque  del  Lano ,  efalatricì 
Della  nube  di  marce  :   alle  feflofe 

Sale 


(  CCCXVII  ) 

Sale  di  Runa  ei  venne ,  e  della    lancia       i  3  5 

Cercò  l'onore  *:  era  a  mirar  coftui 

Amabile  e  leggiadro  a  par  del  raggio 

Primo  primo  del  Sole ,  e  pochi  in    campo 

Durar  poteano  al  paragone  :  a  lui 

Ceflfero  i  miei  guerrieri ,  e  la  mia  figlia     140 

Per  lui  s'  accefe  d*  amorofa  brama  . 

Ma  dalla  caccia  intanto  Argonte  e  Ruró 

Tornaro  ,  e  ftille  a  lor  fcefer  dagli  occhi 

Di  generofo  orgoglio  :  elfi  lo  fguardo. 

Muto  girar  fopra  gli  Eroi  di  Runa,  145 

Che  ceffo  aveano  a  uno  flranier .  Tre  giorni 

Ster  festeggiando  con  Cormal  ;  nel  quarto 

Il  mio  Argonte  pugnò  :  chi    contro    Argonte 

Gioftrar  potea  ?  ceflfe  l' Eroe  del  Lano  .  . 

Ma  il  cor  d'atroce  orgoglio  e  rancor  cupo    150 

Gli  fi  gonfiò ,  gli  s'  annerò  :   prefifTe 

La  morte  de'  miei   figli .  Effi   full'  alte 

Vette  di  Runa  ,  delle  brune  damme 

Alla  . 
a  Cioè  3  cercò  di  provarfì  alla  gioftra  coi  campioni  cTAnniro  .  * 


(  C  C  C  X  V 1 1 1  ) 

Alla  caccia  n'  andar  :    volò  di  furio 
La   freccia   di   Cormalo  ;   i   figli  mici  155 

Caddero  efangui .   Alla  donzella   ei   corfe 
Dell'amor  fuo ,   la  dalla    bruna   chioma 
Donzella  d'Iniftona:   ambi   fuggirò 
Per   lo  deferto  :   orbo  io   reftai .   La   notte 
Venne,   forfè   il  mattin  ,   voce  d' Argonte     160 
Non   s'ode,   e   non  di   Ruro.   Alfin   comparve 
Runar  veloce ,   il   fido  veltro  :   ei   venne 
Smaniofamente   ululando ,   e   tuttora 
Ei  m'accennava,  e   rifguardava  al   luogo 
Ove   i   figli   giacean  :   noi   lo   feguimmo  ,        165 
Trovammo  i   freddi  corpi ,   e   qui   fotterra 
Li   collocammo   a   quello   fonte   in   riva  k 
Qui  vien   mai  fempre   il  defolato  Anniro , 
Quando  ceffa   la  caccia  ;  e   qui  mi   curvo 
Sopra   di   lor  ,   come   fiaccata   quercia  ,  r  7  d 

E  qui   dagli  occhi  miei   perenne   rivo 
D' amariflìme  lagrime   difeende, 
5  Ronnante  ,   Ogarre  ,  Ofcar  gridò ,   chiamate 

I   du- 


( CCCXIX ) 

I  duci  miei:   che  più  tardar?  lì   corra 
A   quelle  tenebrofe   acque   del   Lano  175 

Della   nube   di  morte   efalatrici. 
No  del   misfatto  fuo  Cormalo  a  lungo 
No  non   s' allegrerà  :    fpeifo   la  morte 
De'  noftri  brandi  in   fu  la  punta   fìede  » 
Ratto  n'andar   quai   tempeftofe  nubi  6  180 

Traportate  dai  venti ,   e  gli  orli  eftremi 
D'orridi  lampi   incoronate  e   tinte: 
Prevede  il  bofco  il  fatai   nembo ,   e  trema  » 
Rintrona  il  corno  della  pugna ,  il  corno 
Della   pugna  d'  Oicar  :    feoflfefi  il   Lano  185 

Sul?  onde  fue ,   del   tenebrofo  lago 
Strinferfi  i   figli ,   di   Cormalo   intorno 
Al   rifonante   feudo  .  Il  figlio  mio 
Fu  qual  folea  a  :   cadde   Cormalo  ole  uro 
Sotto  il   fuo  brando,   dell' orribil   Lano         190 
Fuggirò  i  duci,  e  s'appiattar  tremanti 

Nelle 


*  Si  moflrò  gran    Capitano  ,         nioftrarfì  gran  guerriero  .  * 
come  per    1'  innanzi  folea 


( CCCXX  ) 

Nelle  cupe  lor  valli.  Ofcar  conduflfe 

La  bella  d' Iniftona  alle  deferte 

Sale  d' Anniro  :  sfavillò  di  gioja 

La  faccia  dell'  etade  e  benediflfe  195 

Il  giovinetto  Eroe ,  Sir  delle  fpade . 

Quanto  fu  vìva  mai ,  quanto  fu  grande , 
Ofììan ,   la  gioja  tua ,  quando  da  lungi 
Vedefli  a  comparir  la  bianca  vela 
Del   figlio  tuo!   nube  di  luce  eli' era  200 

Che  fpunta  in   Oriente ,  allor  che  a.    mezzo 
Del   fuo  viaggio  ,   in.  regione    ignota 
Mirali  il  peregrin  girar  d'intorno 
Con  tutte  l'ombre  fue  Torrida   notte.. 

Noi   conducemmo  Ofcar   tra  plaufì  e   canti      205 
Alle   fale  di  Selma  :   il  Re   la  fetta 
Delle   conche   diflfufe  ;   i  cantor  fuoi 
Feron'  alto  fonar  d' Ofcarre  il   nome  , 
E  Morven  tutta   al  nome  fuo  rifpofe . 
Era  colà  la  graziofa  figlia  a  210 

Del 

a  Malvina    :     ella    non    può         parla  di  Ofcar  .  * 
efl'er    dimenticata ,    ove    lì 


(  C  C  C  X  X  I  ) 

Del  poflence  Tofcarre,  e   aveà   la  voce 
Simile   a  tintinnio  d'arpa   che   a   fera 
Leve  leve  ne  vien   fu   le   frefeh' ale 
Di  dolce-mormorante  venticello . 
fi  Voi   ,   la  cui  vifta  l'alma  luce    allegra,         21  s 
Venite ,   conducetemi   ad   un   poggio 
Delle   mie   rupi:   il   bel    nocciuol  *  V  ombreggi 
Con   le  folte   fue  foglie ,   e  non   vi  manchi 
Di  quercie  il   fufurrar  :   fia   verde  il  luogo 
Del  mio  ripofo ,  e   vi  s' afcolti   il   fuono      220 
Di  torrente  lontan .  Tu  prendi  1'  arpa , 
O   figlia  di  Tofcarre ,  e  fciogli  il   gajo 
Canto  di  Selma ,  onde  foave   il  fonno 

Tra 


a  L'  azione  del  Poema  è  com- 
pita .  Ora  il  Poeta  fi  ri- 
volge ai  circoftanti  che  1' 
afcoltavano  .    * 

h  II  paefe  de'  Caledonj  era 
ingombro  da  intere  felve 
di  nocciuoli  :  e  dal  nome 
di  queft'  albero  che  nell' 
antica  lingua  Celtica  chia- 
mati Calden  crede  il  Buca- 
nano  che  (la  fiata  denomi- 


nata la  nazione  de'  Cale- 
donj ,  e  la  loro  Città  ca- 
pitale .  Il  luogo  ove  fi  cre- 
de ch'ella  fòlle  piantata, 
conservava  al  tempo  di 
quefto  Scrittore  1'  antico 
nome  di  Dun-calden  ,  cioè 
il  colle  dei  nocciunli  .  Vedi 
il  prefato  Storico  ,  Lib. 
1.  e.  25.  Lib.  2.  e.  22.    * 


(  CCCXXII  ) 

Tra  la  gioja  nell'  anima  ferpeggi  -y 
Onde  allo   fpirto  mio  tornino  i  fogni  223 

Della  mia  gioventù ,  tornino  i  giorni 
Del   poflfente  Fingallo .  O  Selma    o    Selma 
Veggo   le  torri   tue  ,   veggo  le  querce 
Dell'  ombrofe   tue  mura  :   i  duci  io  veggo 
Della   Morvenia  ftirpe.   Ofcarre    inalza        230 
La  fpada  di   Cormalo ,   e  cerchio  fangli 
Mille  garzoni  a   contemplarla   intenti  ; 
Eflì   nel  figlio  mio   fìfano  i   fguardi 
Gravi  di  meraviglia ,  e  del  fuo  braccio 
Vantan   la   gagliardia  :   fcorgon  del  padre     235 
Gli  occhi  in  gioja  natanti  ,  e  braman  tutti 
Impazienti  a  sé   fama   fimile.. 

Sì  si  la  voftra  fama ,   amici  Eroi 

Voi   tutti   avrete  :   i  miei  compagni  antichi 
Speflb  forgonmi    in  mente,  e  fpeflb  il  canto   240 
Tutta  l' anima  mia  vivido  irraggia . 

Ma  fento  il  fonno  al  fuon  dell'arpa  mufica  7 
Tacito  placidiflìmo  difcendere , 

Già 


(CCCXXIII  ) 

Già  veggo  i  fogni  che  pian  pian  s'inalzano 

Lufinghevoli,  e  intorno  mi  s'aggirano.,      245 
O  figli  della  caccia,  altrove,  altrove 

Il  romorofo 

Pano  portate , 

Il  ripofo 

Non  turbate  250 

Del  cantor  che  con  la  mente 

Dolcemente  fé  ne   va , 
A'  padri  fuoi 

A' forti  Eroi 

Deli'  altra  età  ..  255 

O  romorofi   figli  della  caccia. 

Fatevi  lungi   ornai  : 
Deh  non  turbate  i  miei  ripofi  placidi , 

H  i  fogni  gai . 


OS- 


(  CCCXX  IV  ) 

OSSERVAZIONI. 


E.  T"^\£«£,  ecce  Deus.  Ma  la  divinità  di  Oftìan  non  è 
JL/  altro  eh'  Oflìan  medefimo.  Senza  Apollini ,  fenza 
Mule,  fenza  falir  in  groppa  del  Pegafeo,  fenza  tra- 
sformarfi  in  cigno,  il  Poeta  fa  rapir  1"  anima  con  un 
feliciffimo  e  naturale  entufiafmo.  Offian  ha  dimoft-ra- 
to  con  un'  efempio  luminofiffimo,  che  le  divinità 
poetiche  coi  loro  prodig;  non  fono  niente  più  ne- 
cefiàrie  alla  Poefia  dell'altre  divinità  favolofe,  cre- 
dute fenza  fondamento  da  alcuni  Critici  effenziali'ffi- 
me  all'  Epopea.  Che  fé  i  Greci  non  aveffero  già  di- 
vife  e  Affate  le  provincie  favolofe  ,  e  fi  avelie  an- 
cora a  fceglier  il  luogo  alla  reggia  d'Apollo,  parmi 
che  Selma,  e  Cona  aveffero  ben  più  titoli  per  preten- 
■  tìev  un  tal  onore,  di  quello  che  una  montagna  della 
Beozia  ,paefe  fcreditato  per  la  groffolanità  dell'aria,  e 
degli   abitanti.  * 

2.  Non  v'è  cofa  indifferente  al  cuor  d'un  padre.  La 
più  minuta  particolarità  l'intereffa.  La  lancia  d' Of- 
fian nelle  fue  mani  non  era  che  uno  (frumento  di  guer- 
ra come  gli  altri:  nelle  mani  del  figlio  diventa  un'og- 
getto di  compiacenza.  * 

g.  Nel  difeorfo  di  Ofcar  non  domina  folo  1' entufiafmo  di 
gloria,  ma  vi  fpira  inoltre  un  candore  ed  un'innocen- 
za che  lo  rende  molto  più  intereffante  ed  amabile. 
Nelle  fue  parole  non  v'è  la  minima  aria  di  baldanza 
e  di  prefunzione.  L'idea  d'una  morte  gloriofa  l'occu- 
pa più  che  la  fiducia  della  vittoria.  Confrontifi  que- 
llo difeorfo  con  quello  di  Gaulo  verfo  il  fine  del  Can- 


(  cccxxv  ) 

Ho  9.  del  Poema  Epico,  e  veggafi  1' Oflèrvazione  a 
quel  luogo:  fi  ravvi  fera  meglio  con  quanta  finezza 
Offian  fappia  diftinguer  le  modificazioni  d'una  paffio- 
ne  medeiìma,  fecondo  i  caratteri,  l'età,  e  l'altre 
circofìanze  importanti.  * 

4.  Era  affai  naturale  che  fi  attribuirle  ai  morti  lo  fieno 
diletto,  e  gli  fielTi  trattenimenti  che  amavano  in  vi- 
ta. Non  pur  i  Danefi  e  i  Caledonj,  ma  i  Greci  e  i 
Romani  pentivano  in  fimil  guifa. 

_„_.. _-__  Qutf  grafia  cuvrum 

Armat-umque  fuit  vivis,  qux  cura  nitentes 
Pafcere  equos ,  eadem  fequitur  tellure  repo/ìos . 

En,  1.  6.  v.  648. 
Om. Odili  1,  11.  v.  571.  v.  605. 

5.  La  prontezza  di  Ofcar  mofira  la  viva  impreffione  che 
gli  avea  fatto  un  tal  racconto,  Egli  rifponde  prima 
coi   fatti  che   colle   parole.  * 

6.  La  rapidità  di  Ofììan  è  impareggiabile .  I  fuoi  Eroi 
fomigliano  al  Nettuno  d'Omero.  In  tre  palli  fono 
alla   meta.  Veni,  vidi,  vici.  * 

7-  Quello  non  è  un  fonno,  ma  una  dolciffìma  eftafi. 
Sembra  che  il  Poeta  vada  agli  Elisj .  Chi  pub  trat- 
tenerli di  feguitarlo?  * 


IL  FINE  DEL  PRIMO  TOMO, 


IN  PADOVA.  CIDIDCCLXIII 

appresso    GIUSEPPE  COMINO. 


POESIE 

OS  S°I  A  N 

FIGLIO   DI   FINGAL, 

ANTICO   POETA.  CELTICO, 

Ultimamente  fcoperte ,.  e  tradotte   in  profa   Inglefe 

da   Jacopo   Macpherfon ,    e    da    quella 

trafportate    in    verfo   Italiano 

Di  A  L  12."   AB. 

MELCHIOR  CESAROTTI 

Con,  varie  annotazioni  de  due  Traduttori  . 

TOMO     IL 


IN  PADOVA.   CIDIDCCLXIIL 

appresso    GIUSEPPE  COMINCK 

Con  Licenza  de'  Superiori  5 
E  con  Privilegio  dtlPEccell.  Senato.VENETO  per  anni  X* 


<  X  l  i  I  ) 

LA      MORTE 

DI     GUCULLINO. 


*    *    » 


l3  t  a   fullo  feudo  di  Fingallo  il   vento  ?  * 
O   nelle  fale   mie   mormora   il  Tuono 
Della  pafTata  età   '?  Segui  il   tuo   canto 

*    Voce   foave ,   egli  m' è  grato ,  e  fparge 
Le  mie  notti  di  gioja  :  ah   fegui  o  figlia 
Del  poflfente  Sorglan,  gentil  Bragela.  r 

*  Ahi 


«  Sembra  ad  Oflian  di  fenti- 
re  un  mormorio  nella  fala 
e  dubita  eh'  egli  provenga 
dal  vento  che  percote  lo 
feudo  di  Fingal ,  già  mor- 
to .  * 

b  Quella  efprefTìone  entufiafti- 
ca  è  alquanto  ambigua  . 
Il  [turno  della  pajfata  età  po- 
trebbe lignificar  la  voce  di 
qualche  ombra  :  ma  il  fen- 
fo  più.  verilimile  par  che 
fìa  quello  :  La  mia  immagi- 
natone riscaldata  mi  farebbe 
élla  fentire  come  preferiti  i  dif- 
corfi    e    /e    voci    degli    Eroi 


morti  i>  lontani  ,  dei  quali 
my  accingo  a  cantare?  Il  prin- 
cipio del  Poemetto  intito- 
lato Colanto  e  Cutona  favo- 
rifee  quella  fpiegazione  .  * 
e  S'  immagina  il  Poeta  dì 
udir  i  lamenti  di  Bragela  , 
figlia  di  Sorglano  ,  e  fpofa 
di  Gucullino  ,  lafciata  da 
lui  nel  fuo  palagio  di  Dun- 
fcaich  nell'  Ifola  della  neb- 
bia ,  la  quale  da  quattro 
anni  flava  anfiofamente  fof- 
pirando  il  ritorno  del  fuo 
fpofo  .  * 


(XIV) 

«.Ahi  quella  è   l'onda  dallo  fcoglio  infranta,. 
L'affa  !  non  già  di  Cucullin  le  vele  . 
Dell'  amor  mio  la  fofpirata  nave 
Spellò,  credo   veder  ,   fpeffo   m' inganna  i  & 

La  nebbia  che  fi  fparge  a  un'ombra  intorno  u 
Spiegando  al  vento  le  cerulee  falde  « 
Figlio  del  nobil  Semo ,  e  perchè  tanto 
Tardi  a  venir?  quattro  fiate,  a  noi 
Fece  ritorno  co*  fuoi  venti  Autunno ,  i  5 

Gonfiando  di  Togorma  i  mari  òndofi  , 
Dacché   tu  nel  fragor  delle  battaglie 
Lungi   ti  ftai  dalla  fedel  Bragela . 
O   di   Dunfcaglia   nebulofi   colli , 
Quando  fia  che   al  latrar  de'' veltri   fuoi        20 
Io  vi  fenta  eccheggiar  ?  ma  voi  vi  fiate 
Celando  tra  le  nubi  il  capo  ofcuro  ,* 
E   l'afflitta  Bragela  in  van   vi   chiama , 
Precipita  la  notte:  a  poco  a  poco. 

Man- 


e  Qiiefto  è  '1  canto   patetico-        mente  in  bocca    di  Erage- 
che  il  Poeta  pone  direna-         la  .  * 


POESIE 


D     I 


OSSIAN 


(VII) 

Nathos,  figlio  di  Ufnoth,  Signor  di  Etna, 
nipote  di  Cucullino  per  parte  '  di  madre , 
il  quale  fuccefle  al  comando  dell'  armata 
ilei  zio.  Truthil  fu  vinto  ed  uccifo,  e  lo 
Hcttò  delfino  toccò  al  vecchio  Cola  fuo  pa- 
dre: ma  Nathos  riportò  molte  vittorie  fo- 
pra  Cairbar,  e  mercè  il  fuo  valore,  gli 
affari  del  giovine  Re  cominciavano  a  rifta- 
bilirfi.  Cairbar  inferiore  di  valore,  ricorfe 
alle  frodi;  e  trovato  il  mezzo  di  levar  fe- 
gretamente  la  vita  al  fuo  legittimo  fovra- 
no ,  fece  sì  che  le  truppe  di  Nathos  Y  ab- 
bandonarono, ed  egli  dopo  moke  avventu- 
re rimafto  folo  co'  fuoi  fratelli  ,  e  caduto 
in  mezzo  dei  nemici  ,  mori  combattendo 
valorofamente  contro  Cairbar:  il  qual  po- 
fcia  fuperati  tutti  i  fuoi  rivali ,  redo  folo 
e  fupremo  Signore  d'  Irlanda . 

Giunta  a  Fingal  la  notizia  di  quefte  ri- 
voluzioni, fìccome  egli  avea  molta  amici- 
zia per  la  famiglia  di  Cormac,  deliberò 
tofto  di  far  una  spedizione  in  Irlanda,  per 
difcacciar  dal  trono  1'  ufurpatore .  Lo  fegui- 
tò  in  quefl'  imprefa  con  più  trafporto  d' 
A     4  ogn' 


t  V TI  1  ) 

ogn'  altro  il  giovine  Ofcar,  figliò  di  Ok 
fian  ,  defiderofo  di  vendicar  la  morte  di 
Cathol  fuo  particolare  amico,  uccifo  a  tra- 
dimento per  commemon  di  Cairbar .  Ebbe 
colini  per  tempo  notizia  dei  difegni  di  Fin- 
gai,  e  raccolte  in  Ulfter  le  tribù,  per  op- 
porli al  fuo  sbarco,  mentre  nel  tempo  ftei- 
fo  fuo  fratello  Cathmor  era  accampato  con 
un'  efercito  preffo  Temora.  Cairbar  temen- 
do fopra  tutto  il  rifenti  mento  e  '1  valore 
di  Olcar,  pensò  d'  invitarlo  con  finta  ge- 
nerofita  ad  un  convito  ,  con  Y  idea  di  le- 
vargli a  tradimento  la  vita.  Ofcar  andò 
con  pochi  de'  fuoi  .  Inforta  una  contefa  a 
mezzo  il  convito ,  Ofcar  forprefo  da  Cair- 
bar ,  fu  da  quello  mortalmente  ferito,  e 
il  traditore  ifteffò  reftò  vicendevolmente  uc- 
cifo   da   Ofcar. 

Sopraggiunto  Fingal  dirtrufTe  interamen- 
te 1'  elèrcito  di  Cairbar  ,  indi  s'  incammi- 
nò verfo  Temora  contro  Cathmor  .  Era 
quelli  d'  un  carattere  affai  divedo  da  quel- 
lo del  fratello.  Egli  era  tanto  celebre  per 
la    fua    umanità  ,    ofpitalita  ,    e    grandezza 

d'  ani- 


(V) 
INTRODUZIONE    ISTORICÀ 

AI    TRE    SEGUENTI    POEMI* 

PEr  agevolar  ai  Lettori  V  intelligen- 
za  dei  tre  Poemi  feguentij  credo 
neceflario  di  premetter  tutta  di 
feguito  la  Storia  delle  cofe  accadute  in  Ir- 
landa nei  tempi  di  Fingal  5  la  quale  viene 
notabilmente  rifchiaràta  dalla  tradizione. 

Morto  che  fu  Arto  figlio  di  Cairbre 
fupremo  Re  d' Irlanda  5  reftò  erede  del  tro- 
no fuo  figlio  Cormac  ancora  fanciullo  *  I 
Regoli  e  capi  delle  Tribù  ,  ragunati  nel 
Real  palagio  di  Temora  j  dopo  molti  di- 
battimenti ^  commifero  la  tutela  del  Re5 
e  la  Reggenza  a  Cucullino  figlio  di  Semo 
il  quale  allora  rifiedeva  con  1'  amico  Con- 
nal  in  Ulfter*  Cucullino  non  avea  più  di 
23.  anni^  quando  affunfe  il  maneggio  degli 
affari  d'  Irlanda*  Due  anni  dopo  accadde 
1'  invafione  di  Svarano  >  eh'  è  il  foggetto 
del  Poema  Epico. 

A    g  Ncir 


(VI) 

Neil'  armo  27.  di  Cucullino  y  e  quarto 
della  fua  Reggenza ,  Torlath  figlio  di  Cari- 
tela fi  ribellò  in  Connaught  ,  e  marciò 
alla  volta  di  Temora  per  deporre  Cormac 
dal  trono.  Cucullino  rifoluto  d'opporvifì, 
s'  avviò  con  le  fue  genti  contro  di  lui  ,  e 
lo  raggiunfe  al  lago  di  Lego  .  Si  venne  a 
battaglia .  L'  armata  di  Torlath  reftò  qua- 
li interamente  disfatta,  ed  egli  fterTo  fu 
uccifo  in  duello  da  Cucullino:  ma  mentre 
quelli  infeguiva  con  troppo  ardore  i  fuggi- 
tivi nemici ,  fu  anch'  egli  mortalmente  fe- 
rito da  una  freccia  ,  e  due  giorni  dopo 
mori . 

La  morte  di  Cucullino  fi  traffe  dietro 
la  rovina  di  Cormac  .  Molti  Regoli  fi  ri- 
bellarono, e  non  regnò  per  qualche  tempo 
che  anarchia  e  confufione  .  Uno  dei  prin- 
cipali ribelli,  e  competitori  al  trono  fi  fu 
Cairbar  ,  Signore  di  Atha  nelf  Irlanda  . 
Accaddero  molti  fatti  d'  arme  tra  lui  ,  e 
gli  altri  capi  che  reftarono  fedeli  al  par- 
tito di  Cormac .  Si  diflinfero  tra  quefti  Tru- 
thil,  figlio  di  Cola,  Signor  di  Sciama  ,    e 

Na- 


(XI) 
LA       MORTE 

DI     CUCULLINO. 

ARGOMENTO. 


tOntiene  quefto  Poema  la  battaglia  fra  Cucitili* 
no  e  Toriati) ,  e  la  morte  delP  un»  e  dell*  altro  ao 
caduta  nel  modo  già  dichiarato .  Vi  fono  fparfe  per 
entro  varie  digrejfioni ,  in  una  delle  quali  Carilo  ce- 
lebre cantore  di  Cucullino  introduce  Alcleta  madre 
di  Calmar  ,  la  quale  mentre  flava  affrettando  con 
pa filone  il  ritorno  del  figlio  y  riceve  la  nuova  della 
fua  morte .  Il  Poema  fi  chiude  con  un  canto  funebre 
fopra  la  morte  di   Cucullino  . 

Quefto  Poema  nelV  Originale  ha  per    titolo    Duan. 
lodi     Lego  ,    cioè    il    Poema    del    lago    di  Lego , 
dal  luogo  della  battaglia*   la    qual    fucceffe    in 
pianura    prejfo    il    fuddetto    lago ,    alle    radici    dì  un 
monte    detto    Slimora  :    ed    è    un    Epifodio    del  gran 

Poe. 


(  X  i  1  ) 

Poema  di  Ojfian }  il  quale  con  qualche  altro  fu  v& 
tenuto  a  memoria  da  alcuni  vecchi  nel  Nord  dello 
Scoria » 


LA 


(  -  ì  %  ) 

d5  animo,  quanto  Cairbar  era  infame  per 
Ja  fua  crudeltà  e  la  firn,  perfidia  :  ne  pò* 
tea  rimproverarfegli  altro  difetto  ,  fé  non 
fé  quello  d'  efTer  troppo  attaccato  ad  un 
fratello  tanto  diflbmigliante  ,  e  indegno  di 
lui .  Fingal  e  Cathmor  fi  fecero  la  guerra 
da  veri  Eroi  ,  e  gareggiarono  non  meno 
di  generofità,  che  di  valore  .  Dopo  molte 
vicende  ,  la  fortuna  fi  dichiarò  interamen- 
te per  Fingal.  Cathmor  fu  vinto  in  una 
decifiva  battaglia  datafi  preffo  a  Temora , 
e  la  famiglia  di  Cormac  fu  riftabilita  fui 
trono . 

Alcuni  Storici  Irlandefi  vogliono  farci 
credere,  che  la  tradizione  rapporti  diver- 
f amen  te  queft'  ultima  parte  della  Storia 
che  rifguarda  Fingal  .  Effi  efclamano  con- 
tro di  lui,  accufandolo  d'  avere  ftabiliti  tren- 
ta giudici  ,  o  fi  a  tiranni  in  Temora  per 
regolare  a  fuo  fenno  gli  affari  d'  Irlanda* 
Pretendono  di  poter  allegare  molti  atti  di 
violenza,  e  d'  oppreffone  commefTì  da  quei 
giudici,  ed  affermano  che  tanto  effi ,  quan- 
to una  parte  dell'armata  di  Fingal,  lafcia- 

ta 


(X) 

ta  in  Irlanda  per  far  efeguir  le  loro  leggi , 
furono  finalmente  fcacciati  dal  regno  .  Ma 
ritratte  relazioni  non  meritano  molta  fede, 
eiTendoci  chi  dice ,  che  quelli  Storici  ama- 
no alle  volte  di  crear  dei  fatti,  per  farci 
poi  lòpra  le  loro  olTervazioni ,  e  che  adot- 
tano per  cofe  certe  le  tradizioni  più  aiTur- 
de  dei  loro  Bardi,  qualunque  volta  fervo- 
no ad  illuftrare  1'  antica  coftituzione  del 
lor  paefe  „  La  faviezza  e  la  giuflizia  dcìh 
leggi  di  Fingal  vien  celebrata  da  altri  Sto- 
rici più  accreditati  della  ftefia  nazione . 
O -Flaerthy  afferma  che  le  leggi  di  Fingal 
efiftevano  ancora  a'  fuoi  tempi. 

Quella  è  la  Storia  compiuta  e  ordinata 
che  fa  il  foggetto  dei  tre  feguenti  Poemi, 
i  quali  per  altro  non  fono  che  Epifodj,  e 
frammenti  d'  un'  Opera  •  molto  più  grande 
comporta  da  OiTian  fopra  V  ultima  fpedi- 
zione  di  Fingal  nell'  Irlanda;  la  maggior 
parte  della  quale  fi  è  sfortunatamente  per- 
duta. 


LA 


(XV) 

Manca  dell' Ocean  la  faccia  azzurra.  25 

Già  lotto  l'ale  il  fuo  creftato  capo 
Appiatta   il  gallo  ,  già  la  damma  giace 
Là  nel   deferto  al  fuo  cervetto  accanto . 
Poicia  col  nuovo  dì  forgendo  andranno 
Lungo  la  fonte  a  ricercar  paftura .  30 

IVIa  le  lagrime  mie  tornan  col  Sole , 
E  con  la  notte  crefcono  i  miei  lai , 
Qiiando  quando  verrai 
Nel  fuon  delle  tue  armi , 
Re  di  Tura  mufcofa  a   confolarmi  ?  35 

'O  figlia  di  Sorglan  ,  moke  l'orecchio 
D' Oilian  il  canto  tuo  ;   ma    va,    ricovra 
Là  nella  fala  delle  conche ,  al   raggio 
D' acceia  quercia,  e  dà  l'orecchio  al    mare 
Che  romba  al  muro  diDunfcaglia  intorno.   40 
Su  gli  azzurri  occhi  tuoi  placido   fonno 
Scenda ,  e   venga  nel  fonno  a  confolarti 

L' ama- 

*  Offiancon  la  faa  l'olita  aria  fé  la  morte  di  Cuculìino 
entufiaftica  parìa  a  Eragela,  averte  ancora  a  fuccede 
come  fofle  preferite ,  e  come         re  .  * 


(XVI) 

V  amato  Eroe .  Sta  Cucullin   fui  Lego , 
Preflb  l'ofcuro  rotear  dell'onde. 
Notte  cerchia   l' Eroe  :   fparfi  fui   lido  4  5 

Stanno  i  fuoì  mille  ;  cento  quercie  accefe 
Fan  fcintillar  la  diradata  nebbia , 
E  '1  convito  per  1'  aere  alto  fumeggia , 
Siedefi  accanto  a   lui  fotto  una  pianta 
Carilo,  e  tocca  l'arpa:   il  crin  canuto  50 

Splende  alla  fiamma  \  il  venticel  notturno 
Gli  fcherza  intorno-,  egli  alza  il  capo,  e  canta 
Dell*  azzurra  Togòrma ,  e  di  Togorma 
Chiama  il  Signor  *,   di  Cucullin   V  amico. 
Perchè  forte  Connal   non  fai    ritorno  55- 

Nel  negro  giorno     della  gran  tempefta    2 

Che 


*  Quefto  è  quel    Connal  die  latli ,  egli  atfea  fatto  vela 

abbiam  veduto  nel    Poema  per    ritornarfene    alla    fua 

Epico  .  Egli  era  Signore  di  Ifola  nativa  ,  dove  poi  du- 

Togorma  ,  T  Ifola  dell'  on-  rante  la  battaglia  ,  in  cut 

de  azzurre  ,  una  dell'  Ebri-  reftò  uccifo  Cuculi  ino  ,    fi* 

di .  Pochi  giorni  prima  che  coftretto  a  reftarfene  a  ca- 

giugnefTe  a  Temora  la  mio-  gione  dei  venti  contrarj. 
va  della  ribellione  di  Tor- 


(XVII) 

Che  a  noi  s' appretta  --?    ah  perchè  fei  lontano  ? 
Contro  Cormano  --  ecco   s' unir  le   fchiere 
Del  Sud  guerriere    —,   e   ti  trattien  fui  lido    6q 
Il   vento   infido  -,   e   le   tue   torbid"  onde 
Sferzan  le  fponde  .    --  Non  per  quefìo  è  inerme 
Il   regal   germe  -  e   di  difefa   ignudo. 
Faffi   fuo  feudo   --  Cucullino   invitto: 
Nel  gran   conflitto  --  egli  per  lui  pugnando     6*} 
Alzerà  il  brando  --  contro   i  duci  alteri . 
Ei  de'  itranieri  —  alto  fpavento ,   ei  forte 
Come   di  morte  —  atro  vapor ,   che   lenti  l 
Portano  i   venti  --  fu  focofe  penne  r 
Al   fuo  cofpetto  70 

Il   Sole  infetto 
Rofleggia , 
Focheggia , 

Cade   il  popolo  a  terra  efangue  e    cieco . 
Cormano,   ardir,   che   Cucullino  è   teco .        75 
Sì  Carilo  cantava ,  allor   che  apparve 
Un   figlio  del  nemico;  ei  getta  a  terra 
Tom.  IL  B  La 


(XVIII) 

La  rintuzzata  lancia ,  e  di    Torlafto  a 

Favella  a  nome ,   di  Torlafto  il  duce 

Dei  guerrier  dall'  ofcura  onda  del   Lego ,        80 

Di   colui  che   i   fuoi  mille   armati   in  campo 

Traea  contro  Cormano  al  carro  nato , 

Contro  il  gentil  Corman  ,   che   lungi  flava 

In  Temora  *   fonante .   Il  giovinetto 

Pur  allora  addentrava  il  molle  braccio  85 

A   piegar  l'arco,  e  de' fuoi  padri   l'afta 

Ad   inalzar  ;   ma  non   alzafti  a  lungo 

L'  afta   de'  padri   tuoi ,   dolce-ridente 

Raggio  di  gioventù .   Fofca   alle   fpalle 

Già  la  morte  ti  fla ,  come  di  Luna  4-  90 

Tenebrofa  metà  che  alla  crefcente 

Luce  fta  dietro  ,  e  la  minaccia  e  preme . 

Alla  prefenza  del  Cantor  del   Lego 

Alzoffi   Cucullino ,  ed   onor  fece 

De'  canti  al  figlio ,  e  gli  offerì   la    conca ,    9  5 

Di  letizia  ofpital  diffonditrice . 

Dol- 
«  Torlath . 
b  Ti-mor-ri ,  A*  cafa  del  gran   Re  . 


C  X  I  X  ) 
Dolce   voce   dei   Lego,  e   ben   che   porti;1  5 
Ditte,   che   vuol  Torlafto?   alla   mia   fella 
Vien  egli?  o  alla  battaglia?  Alla  battaglia , 
Sì,   rifpofe   il   Cantore,   alla   fonante  ioo 

Tenzon  '  dell1  afte  :   non   sì   torlo   il  giorno 
Sul   Lego  aibeggierà,  Torlafto  in   campo 
Prefenterafli  a   te .   Vorrai   tu   dunque , 
Re   della  nebulofa  Ifola ,   armato 
Venirne   ad  affrontar  la   fua   polfanza?  105 

Orribile ,  fatale  è  la  (uà   lancia 
Qiial   notturna   meteora  :   egli  1'  inalza  , 
Piomba  il  popol   proftrato ,  e   del   fuo    brando 
Il   vivo  lampeggiar  morte   fcintilla  . 
E   che   perciò  ?  quella   terribil   lancia  1  1  o 

Temola  io  forfè  ?   il   fo ,   forte  è   Torlafto 
Per  mille  Eroi ,  ma  nei  perigli  l' alma 
Brillami  in  petto.  No,  Cantor  ,  fui  fianco 
Non  dorme  no  di  Cuculiai   la  fpacìa. 
M' incontrerà  fui  campo  il  nuovo  Sole ,      115 
E  fopra   l'arme  del  figliuol  di  Semo 

B      2  Ri- 


(XX) 

Rifletteranno  i  primi  raggi  fuoi.' 

Ma   tu ,   Cantor ,  meco  t' aflìdi  ,  e  facci 

Udir   la   voce   tua ,   vientene   a    parte 

Della  giojofa   conca  ,  e   di    Temora  i  2  e 

I  canti  odi  tu  pur .  Di  canti  e    conche , 
Difle  il   Cantor ,   tempo  non  è  qualora 
S'accingono  i  poffenti  ad  incontrarli 
Come   opporle   del   Lego  onde  cozzanti . 

*  O  Slimora ,   Slimora  ,  a  che  ti  Irai  b  12^ 

Sì   tenebrofo  co'  tuoi  muti  bofehi  ? 
Sopra   i   tuoi  foichi 
Gioghi  di  ftella  alcuna 

II  graziofo  tremolar  non   pendei 

Né  preffo  ti   rifplende  130 

Amico  raggio  di  notturna  Luna  * 
Ma  di  morte  atre  meteore 
Sanguinofe   ti  circondano, 
Ed   acquofe  faccie   fquallide 

D^ 

*  L'  araldo  di  Toriati*  parte         verfì ,    e    da   quel    che  de- 
cantando ,  come    apparifee  gue .   * 
dallo  ftile  Lirico  di    quelli     b  Slia-mor  ,  Monte  grande . 


(XXI) 

D'  ombre  pallide  intorno  volano  .  135 

Perchè   perchè   ti   ftai 

Lì   co' tuoi   bofchi   muto 

Negro  Slimora  di  dolor  vertuto? 
Ei  partì   col   fuo  canto ,  e   del   fuo  canto 

Accompagnò   l'armoniofe   note  14C 

Carilo ,   e  1   lor  concento   affc-migliava 

A  rimembranza  di   paflfate   gioje , 

Ch1  a   un  tempo   all'alma   è   dilettola  e   trilla. 

L' udiron  l'ombre   dei  cantori  evìnti 

Dal   fianco   di  Slimora,   e   lungo  il   bolco     145 

Sparfefi   foaviflìma   armonia , 

E  rallegrarli   le   notturne   valli . 

Così   quando   tranquillo   Offian   ripofafi 

Del   fervido   meriggio   nei  iìlenzìo , 

Del   venticello   nella  valle   florida  >  150 

La  pecchia  della   rupe  errando  mormora 

Un  cotal  canzoncin  che  dolce   fiedelo . 

L' affoga  ad  or  ad  or  l' aura  che   dettali  , 

Ma   tolto  riede  il  mormorio   piacevole . 

B     3  Su, 


(XXII) 

Su,   difie  allor  di  Semo  il   figlio,   a' fuoi         1 5.5 
Cento  Cantor  rivolto,  alzate  il  canto 
Del   nobile   Fingal  ,   ch'egli   udir   iuole 
La   fera ,   allor   che   a  lui   fcendono  i   fogni 
Del   fuo   ripofo ,  e   che   i   Cantor  da  lungi 
Toccano  Tarpa,  e  debil  luce  irraggia         160 
Le   muraglie   di  Selma .   Oppur  di   Lara  a 
Membrate   il   lutto,   ed   i  fofpir    d'Alcleta  * 
Rinnovellate ,   che   fuo   figlio   indarno 
Già   rintracciando  pe' fuoi  colli,   e   vide 
L' arco  fuo  nella  fala .  E  tu  frattanto  1  6  ' 

A   quel   ramo  colà ,   Carilo ,    appendi 
Lo  feudo  di  Cabarj  fiavi  dapprefTo 


a  II  lutto  di  Lara  lignifica  la 
Canzone  funebre  comporta 
da  Carilo  fopra  la  morte 
di  Calmar  ,  deferitta  nel  3. 
Canto  del  Poema  Epico  . 
Egli  era  1'  unico  figlio  di 
Mata  ,  ed  in  lui  s'  eftinfe 
quefta  famiglia.  L'abita- 
zione di  Calmar  era  in 
Conaughc  fu  1 1  e  rive  del 
fiume  Lara  nelle  vicinanze 
del    Lego  ,  e  probabilmen- 


te predo  il  luogo  ove  al- 
lora trovavafi  Cucii  ìli  io  : 
e  quefta  circoftanza  fug- 
gerì  ad  Oftian  il  lamento- 
d'  Alcleta  nella  morte  dei 
figlio. 
b  Ald-cletha  ,  bellezza  che 
declina .  E'  verifimile  che 
quefto  fia  un  nome  poeti- 
co dato  dal  Cantore  alla 
madre  di  Calmar  . 


(XXIII) 

Di  Cucullin  la  lancia  ,  onde  s' inalzi 

Col  bigio  lume  d'  Oriente   il   mono 

Della  mia  pugna.  Sull'avito  feudo  170 

Posò  P  Eroe ,  s'  alzò  di  Lara  il   canto . 

Stavan   lungi   i  Cantor ,  Carilo  folo 

Ex  predo  il   duce  ;   fue  furori  le  note 

Flebili ,  e  meilo  fuono  ufcfo  dell'  arpa . 

CARILO.  * 

O  madre  di  Calmar  canuta  Alcleta ,  375 

Perchè   meda  inquieta 

Guardi  verfo  il   deferto , 

Guardi   tu  forfè  ,  o  madre 

Di  tuo  figlio  al  ritorno?   ah  non  fon  quelli 

Su   la  piaggia  i  fuoi  duci,  180 

Chiufi  e  fofchi  nell'armi;   ah  non  è    quella 

Del  tuo  Calmar  la  voce. 

Quello  è  '1  fìfchiar  del  bofeo , 

Quello  è  '1  muggir  del  vento , 

B     4  Che 

a  II  canto  di  Carilo  contie-  mar  ;  che  (lavano  impa- 
ne un  dialogo  tra  la  ma-  zientemente  affettando  il 
dre  ,  e  la  forella    di    Cai-         ritorno  di   quel  guerriero. 


(XXIV) 

Che  nella   rupe   fi  rimbalza  e  freme  «  i  S  5 

ALCLETA. 
Guata ,  guata  : 

Chi  d'  un  falto 

Varca  il  rufcel  di   Lara? 

O  fuora  di  Calmar;   non   vide  Alcleta 

La   lancia  fua?   ma  fofchi  190 

Sono   i   miei  lumi ,  e   fiacchi . 

Guata  guata  : 

Non  è  il   figlio  di  Mata? 

Figlia  dell'  amor  mio  . 

ALONA.   * 
Ah  t' inganna  il  defio  :  195 

(Diflfe  la  dolce-lagrimante   Alona) 

Quella  è   una  quercia  annoia , 

Queft'è   una   quercia,   o  madre, 

Che  curva  pende   fui   rufcel  di  Lara, 

Ma   non   m'inganno  io  già;  200 

Colà  vedi  colà.  Chi  vien ,  chi  viene 

Fret* 

a  Aliane  ,  /quietamente   brìi  a. 


(XXV) 

Frettolofo , 
Affannofo? 

Ei  folleva 

La  lancia  di  Calmarre  .  Alcleta,  Alcleta;   205 

Ella  è   tinta   di  fangue. 

ALCLETA. 

Ella  fia  tinta 

Del  fangue  de'  nemici , 

O  fuora  di  Calmar  :  mai  la  fua    lancia  6 

Non  ritornò  di  fangue  oflil  digiuna. 

Mai  non  fcoccò  il  fuo  arco  2  1  e 

Che   non   colpiffe   de'  poffenti  il  petto . 

Al   fuo  cofpetto 

Sfuma  la  pugna  ;   egli  è   fiamma  di  morte . 

Dimmi  garzone  dalla  mefta   fretta  ;  • 

Ov' è  d' Alcleta   il   figlio?  215 

Torna  con   la   fua   fama? 

Torna  in  mezzo  al   rimbombo 

Degli  eccheggianti  feudi? 

Ma 

a  Alcleta  s'  indirizza   a  Lar-         che  ritornava  con  la  ftuie- 
niro  ,  1'  amico  di  Calmar  ,         Ila  nuova  della  fua  morte  . 


(XXVI) 

Ma  che  veggio? 

Ti   confondi?  240 

Non   rifpondi? 
Fofco  (hi? 

Ah  più  figlio  non  ho: 
Non  dir  come  fpirò,  che  intefi  affai, 
CARILO. 
*  Perchè  verfo  il   deferto  22,5 

Guardi  metta  inquieta , 
O  madre  di  Calmar  canuta  Alcleta , 

Sì   Carilo  cantò;   fopra  il   fuo  feudo 
L'Eroe   fi  flava  ad   afcoltarlo  intanto. 
Pofaronfi   i  cantor  fuìle  lor  arpe,  230 

E  fcefe  il  fonno  dolcemente  intorno. 
Dello  era  fol   di  Semo  il   figlio ,  e   fifa 
Nella  guerra  avea  V  alma  ;   ornai  la  fiamma 
Già  decadendo  dell'  accefe  quercie  . 

De 


*  Carilo  ripiglia  il  primo  fen-         canti    fono    molto    in  ufo 
timento  .   Gl'intercalari  ,  e         nelle  Poefie  Celtiche. 
le  ripetizioni    fui  fine    dei 


(XXVII) 

Debole   intorno  roffeggiante    luce  235 

Sparge!!  ,   roca    voce    odefi  :   l' ombra 
Vien  di  Calmarre;  ella  al   notturno  raggio 
Lentamente   paleggia  :   ofcura   al   fianco 
Soffia  la  fua  ferita ,  erra  fcompofta 
La  chioma ,  in  volto  ha  tetra  gioja,  e  fembra  24.0 
Che  Cucullino  alla   Tua  grotta  inviti . 
O  della   notte   nebulofa  figlio , 

Ditte  il  duce  d1  Erina,  e  perchè   fitti 
Tieni  tu  in  me   quei  tenebro!!    fguardi , 
Ombra  del  fìer  Calmar?   figlio  di  Mata  ,.   245 
Vorreftù   fpaventarmi  ,  ond*  io  men   fugga 
Dalla  battaglia?   la   tua  deftra   in   guerra 
Fiacca  non  fu ,   né  '1   tuo  parlar  di    pace .  * 
Quanto  da  quel   di   pria ,  duce  di  Lara  , 
Torni  diverfo  a   me,  fé  forfè  adeffo  25© 

Mi  configli   a  fuggir!   Ma   no,    Calmarre , 
Io  non  fuggii  giammai ,  né  giammai    V  ombre 

Mi 


Vedi    la    parlata    eli    Calmar    nel    1.    Canto    del  Poema 
Enir.n  . 


(  X  X  V  I  I  I  ) 

Mi  fpaventaro  :  *    effe   fan   poco ,  e   fiacche 
Son  le  lor  delire  ,   ed  han  nel  vento  albergo  . 
Nei   perigli  il  mio  cor  crefce ,  e  s' allegra  255 
Nel  fragor  dell'acciai*.   Parti,  e  t'  afcondi 
Dentro  la  grotta  tua  :  no  ,  di  Calmarre 
Tu   non  fei  V  ombra  ;   ei  fi  pafcea  di   pugne  > 
Ed  era   il  braccio  fuo   tuono  del  cielo. 
Nel   fuo  nembo  ei  partì,   lieto,   che   intefe      26Q 
Della  fua  lode  il  fuon .   Dall'  Oriente 
Bigio  raggio  fpuntò  :   picchiafi  torto 
Lo  feudo  di  Cabarre .    A  quel   rimbombo 
Tutti  i  guerrieri   della   verde    Ullina 
S'unirò,   e   alzoffì   un   romorio  confufo  26$ 

Come  muggito  d' ingrofifati  fiumi . 
S'ode   fui  Lego   il  bellicofo    corno, 
Torlafto  appare .  A  che   ne   vien'  con    tutti , 
Cucullino ,   i  tuoi  mille  ad   incontrarmi? 
Diffe  il  duce  del  Lego;  io  ben  conofeo      270 

Del 


%  Vedi  la  rifpofta   di  Cucul-        ombra  di  Crugal  nel  Can- 
lino    a  Connal    intorno  I'         to  5. 


(XXIX) 

Del  tuo  braccio  il   vigor;  vivace  fiamma 
E  F  alma   tua .   Che   non   bendiamo  adunque 
A  pugnar   foli ,   e   non   laiciam   che   intanto 
Stian  mirando   le   fchierc   i   noftri   fatti? 
Stiano   a  mirarci   nella   nollra  pofla ,  275 

Simili   a   rimugghianti  onde   rotantifr 
A   fcoglio   intorno  :   al   perigliofo   afpetto 
Fugge   il   nocchier  pien   di  fpavento ,   e   ftaffi 
L' afpro  conflitto  a   rifguardar   da   lungi , 
Ah,   Cucullin   foggiunfe  ,   a  par  del   Sole  280 

Tu  mi   brilli  nel   cor  :   forte   è ,  Torlafto , 
Il  braccio   tuo ,  del   mio   furor  ben  degno . 
Scottatevi ,   o  guerrier ,  fatevi   al   fianco 
Dell'  ofcuro  Slimora  ;   e  '1   voftro    duce 
State  a  mirar  nel  memorabil  giorno  285 

Della   fua  fama.   Odi  Cantor ,   fé  pure 
Oggi  cader  dee   Cucullino,  al  prode 
Conal   tu  di ,   eh'  io  mi   lagnai  coi  venti 
Che   di   Togorma   imperverfar   fu  i  flutti . 
Mai  dalla  pugna  ei  non  mancò,  qualora    290 

La 


(    X     A     X    ) 

La  mia  fama  il  chiedea  .  Fa   che  il    file  brando 
Come   raggio  del  cielo  ;   il   buon    Cormano 

7    Circondi ,  e  che   nel  di   del   gran   cimento 
Suoni  in  Temerà  il  iuo  fedel  configlio. 

MofTe  T  Eroe  nel  rimbombar  dell'  armi  205 

Come  di  Loda  il   formidato  atroce 

«    Spirto ,  che   nell'  orribile  fracatfb  8 

Di  ben  mille  tempere  efee ,  e   dagli  occhi 

Slancia  battaglia .  Ei  fiede  alto   fui  nembo 

Là  fopra  i  mari  di  Loclin  ;   fui  brando       300 

Pofa  la  nera  deftra ,  e  a  gara  i   venti 

Van   follevando  l'avvampante  chioma* 

Non  men   di  lui  terribile  a   vederfi 

Nel  memorabil  dì   della  fua  fama 

Cucullin  s'avanzò.   Cadde  Torlafto  305 

Per  la  fua  man ,  pianfer  del  Lego  i    duci . 

Corrono  frettolofi  eflì ,  ed  intorno 

A  Cu- 

*  Il  circolo  di  Loda  ,  come  no  ,  eh'  è  la  gran  diviniti 
abbiam  veduto  altrove ,  fi-  delle  nazioni  Settentriona- 
gnifica  un  tempio  nella  li .  Se  ne  parlerà  più  a 
Scandinavia  .  Per  lo  Spiri-  lungo  nel  Poema  intitola- 
to di  Loda  s1  intende  Odi-  to  Carric-tv.ra  . 


(XXXI) 

A   Cuculiai  fi  flringono   affollati 
Quai  nubi  del  deferto.   A   mille    a    mille 
Volar,  vibrar,   feender    vcdrefti ,  alzarfi      310 
Dardi,   fpade ,   afte,   armati,  arme,  ed  a  fronte 
Cingerlo  e   a  tergo  ad   un  fol  tempo;  ei  flette 
Quale   in   turbato  mar  fcoglio  ;   d' intorno 
Cadono,  egli  nel  fangue  alto  paleggia , 
Ne  rimbomba  Slimóra.  In  fuo  foccorfo       325 
Corron  d' Ullina  i  figli ,  e  lungo  il  Lego 
La  pugna  errò  ;  vinfe  d' Erina  il  duce . 
Egli  tornò  della  fua  fama  in   mezzo , 
Ma  pallido  tornò;   tenebrala  era 
Gioja   nel   volto  fuo:   gli  occhi  in  filenzio    320 
Gira,   pendegli  il  brando,   ad  ogni  pafib 
Tremagli  l'afta  in  man.  Carilo,  ci  diffe, 
Languidamente ,  già  manca  la  forza 
Di  Cucullino ,  i  miei  giorni    recilì 
Già  fon  cogli  anni   che   paffaro  ;   il   Sole     325 
Più  a  me  non  forgerà  :  gli  amici  in  traccia 
N'andran,   né   troverammij   il    buon    Cormano 

Dirà 


(XXXII) 


Dirà  piangendo ,  ov'  è   di  Tura  il  duce  ? 

Ma  grandeggia  ii  mio  nome ,  e  la  mia  fama 

Sta  nel  canto  dei  vati.  I  giovinetti  33^ 

Diranno  a   sé  medefmi  :   oh  morifs'  io 

Qual  morì   Cuculiai  !  come   una  verte  9 

Lo  copri   la  fua  gloria ,  e  del   fuo  nome 

La  luce   abbaglia.  Carilo,  dal    fianco 

Traggimi  il  dardo,  fotto  a  quella  quercia    335 

Adatta  Cucullin  ,   ponivi  accanto 

Lo  feudo  di  Gabarre,  ond' io  fia  villo  * 

Gia« 


a  Gli  Storici  Irlandelì  preten- 
dono che  Cucullino  vivef- 
fe  nel  1.  fecolo  .  Nella  dif- 
fertazione  premetta  a  que- 
fta  raccolta  ,  il  Traduttore 
efpofe  le  ragioni  eliclo  de- 
terminarono a  porlo  nel 
terzo  .  Del  refto  i  raggua- 
gli che  abbiamo  di  Kea- 
ting  ,  e  di  O-flaerthy  in- 
torno alle  azioni  ,  e  al  ca- 
rattere di  quefto  guerriero 
differifeono  pochiifimo  dai 
Poemi  di  OtTian  ,  e  dalle 
tradizioni  de'  Montagnaj  , 
e  degl'  Ifolani .  Cucullino 
è  il  più  famofo  Campione 


delle  tradizioni  ,  e  dei  Poe- 
mi Irlandesi  ;  egli  è  Tem- 
pre foprannominato  il  ter- 
ribile ,  ed  innumerabili  fo- 
no le  favole  intorno  la  fua 
forza  ,  ed  il  fuo  valore  .  E- 
gli  avea  fatta  una  fpedi- 
zione  contro  i  Fir-boly  ,  o 
fia  i  Belgi  della  Breta- 
gna ,  la  quale  fu  da  Oilian 
creduta  degna  d'  eifer  il 
foggetto  d'  un  Poema  Epi- 
co .  Quefto  Poema  che  s'  è 
perduto  ,  non  ha  molto  , 
era  intitolato  Tora-na-tana  . 
cioè  la  difputa  intorno  le  pof- 
fejjìoni  :  perchè  la  guerra 
avo 


(XXXIII; 

Giacer  fra  Parme  de' miei  padri.  E    cadi, 

Figlio   di   Semo?   alto  fofpir   traendo 

Carilo  diffe  ,  e   incominciò   dolente:  340 

Di  Tura    in   fu  le   fquallide 

Mura   fiede   flenzio , 

E   Dunfcaglia   ricoprono 

Tenebre   di  dolor. 
In   giovinezza  florida  345 

Refta   foletta  e   vedova 

La  vaga   fpofa   amabile , 

Ed   orbo   refta   e   mi  fero 
*    Il   figlio   del   tuo   amor .. 

Verrà  coi  vezzi  teneri ,  350 

Tom.  IL  C  Ve- 


aveva  avuta  origine  dai 
Belgi  Britannici  ,  che  abi- 
tavano nell'  Irlanda,  defi- 
derofi  d'  eftendere  i  confini 
del  lor  territorio  .  I  Fram- 
menti die  ci  rimangono  di 
quefto  Poema  ;  fono  ani- 
mati dal  vero  fpirito  d' 
Oflian  ,  coficclie  non  può 
dubitarti  eh'  egli  non  ne 
fia  veramente  l'autore. 
J  II  nome  di  quefto  fanciullo 


era  Conloch  .  Crefciuto  in 

età  fi  refe  famofiiiìmo  in 
Irlanda  per  le  fue  prodez- 
ze .  Egli  era  sì  deliro  nel 
lanciar  dardi  ,  che  anche 
a'  tempi  noftri  volendoli  in- 
dicare un  perfetto  !  meta- 
fore ,  fuol  liriì  ner  prover- 
bio nel  Nord  della  Scozia  : 
Egli  è  infallìbile  come  il 
braccio   di   Conlocb  . 


(XXXIV) 

Vedrà  la   madre   in  lagrime; 

E  la  cagione  incognita 

Del   pianto  chiederà . 
Alzerà  gli   occhi  il  femplice , 

E   nella   iala  pendere  355 

Il   brando   formidabile 

Del   padre   fuo  vedrà. 
Vede   il   brando  del   padre  : 

Quel  brando  e  di  chi  è?  piange  la  madre. 
Chi   viene   a  noi,   *  360 

Come   cerva   ne   vien  feguita  in  caccia? 

Vanno   in   traccia 

Errando   dell'  amico  i   fguardi   Tuoi . 

O   Conallo ,   o  Conal ,  che   ti  trattenne , 

Quando   cadde   l'Eroe   nel   gran   cimento?     365 

Fremeanti   i   flutti  di  Togorma   intorno? 

O   pur   del    Mezzogiorno 

Dentro  le   vele  tue  foffiava  il   vento? 

Cad- 


*  Carilo  s' immagina  di    veder  Connal    che    fopraggiunga  . 
e  fi  rivolge  ad  effb  .   * 


(XXXV) 

Cadder  ,   Conallo,   i  forti, 

Caddero,  e  non  ci  forti  :   alcun  noi  dica   lò    370 

Di   Morven   là  nella  felvoia  terra, 

Alcun  noi  dica  in  Selma: 

Soipirerà  Fingallo, 

E  del  deferto  piangeranno  i    figli. 


Pretto  l'onde  del   Lego  alzano   i   Duci 
La   tomba  dell'  Eroe  ;   giace   in   diiparte 
Il   fido  Lua  di   Cucullin   compagno  a 
Nella  caccia  dei  cervi  :   alzali   il    lutto . 


h Grande   in   battaglia 

Sir  di   Dunfcaglia  ,  380 

C     2  O 

a  Coftiimavafi  anticamente  ,  tori  fopra  la  tomba  di  Ca- 
non folo  appreflb  gli  Scozze-  cullino  .  Ogni  Aanza  ter- 
fi  ,  ma  anche  appreflb  moke  mina  con  qualche  notabile 
altre  nazioni  nei  loro  fé-  ritolo  dell'  Eroe  ;  il  che 
coli  d' Eroifmo  ,  di  fepellir  fempre  fi  oflèrvava  nell* 
infieme  col  padrone  anche  Elegie  funebri,  il  metro  è 
il  fuo  cane  favorito.  Lirico,  e  anticamente  can- 

i  Quefto  è  il  lamento  dei  can-  tavafi  al   fuono  dell'  arpa  . 


(XXXVI) 
O  benedetta 
Anima  gloriofa ,   anima  eletta  ; 


Qual   torrente  che  d'alto  precipita 
Fragofiffimo ,   irreparabile , 
Indomabile  38$; 

Era   la   tua   poflfanza ,   alto  guerrier» 
Tu   veloce   com' ala   dell'aquila 
Rapidiffima,  infaticabile; 
Formidabile 
Del   tuo   brando  il  fanguìgno  atro  fentier.   593 
All'  acciar  forte 
L' orme   di   morte 

Dietro  correano ,  ov'ei  volgeafi  irato,, 
O   benedetta 

L'anima  eletta  5^5 

Del  qran  fìllio  di  Semo  al    carro    nato» 


Tu 


(XXXVII) 

Tu   non   cadetti  efangue 

Per  man  d'  Eroe    famofo , 

E   non   tinfe   il   tuo  fanguè 

L'afta   del   valorofo.  4°° 

Acura    freccia , 

Come   da   nuvola 

Morte  afeofa   volò* 
Né  di  ciò   avvidefi 

La  delira   ignobile,  40 S 

Che  '1   dardo   rio   feoccò  * 
Dardo  fatai,  che  i  noftri  vanti  atterra. 

Pace   fia  teco 

Dentro  il   tuo  fpeco , 

Di   Dunfcaglia  Signor,  nembo  di  guerra.   410 


Fugge   fmarrìto  da  Temora  il   forte  ^ 
*  !  Mede  le  porte    -  fon  ,   mute   le   fale  * 
Giace   il   regale    -  giovinetto   in   duolo, 
Che   inerme  e   folo  --  il   tuo   tornar  non  vede  ; 
C      |  Fug- 


(XXXVIII) 

Ei  di   te  chiede   -  e  ti    richiama  invano.  41 J; 
Piangi  Cormano  -    defolato  e   laflb , 
Il  forte  è   baffo    -  tua  difefa  e   fchermo , 
Tu   refti  infermo ,  «  Ecco  i  nemici  (tanno 
Pronti  in  tuo  danno  -  ahi  non  è  più '1  tuo  Duce  « 
E' la  tua  luce    -  a  tramontar  vicina.         420 
Dolce  ripofo 

Godi ,  o  famofo  , 

Chiaro  Sol  degli  Eroi,  feudo  d'Erma., 


Ita  è  la  fpeme  tua ,  fpofa  fedele  % 

Ohimè  che  dei  tu  far?  42 

Più  non  potrai  veder  l'amate  vele 

Nella  fpuma  del  mar. 
Alla  fpiaggia  non  più ,  folo  al  deferto 

Volti  i  tuoi  palli  or  fon . 
Non  è  l'orecchio  tuo  tefo  ed  aperto  43 

De'fuoi  nocchieri  al  fuon» 
Scapigliata 

Più 


(XXXIX) 

Defolata 

Giace  nella  fua  fala ,  e  vede  l' armi 
Di  lui  che  più  non  è.  Bragela  mifera  !     435 
Pregno  di  lagrime 
Hai  1'  occhio  ,  e  languide 
Le  membra ,  e  pallida 
La  faccia  e  tenebrofa . 
O  benedetta  440 

Anima  eletta  , 
Dolce  pace  ti  fia,  dolce  ripofa. 


OS- 


(X  L) 

OSSERVAZIONI. 


1.  /**  Hi  non  crederebbe  che  Bragela  fotte  realmente 
V-rf  nella  Manza  di  Oflìan  ?  pure  ella  è  molto  lon- 
tana ,  e  quello  non  è  altro  che  un'  miracolo  deli' 
enruiiafmó  .  Sembra  che  OtTian  fìa  un  incantatore, 
che  coiìringe  1'  ombre  de1  morti,  e  le  perfone  lon- 
tane a  comparirgli  innanzi  ,  e  le  fa  parlare  a  Tuo 
grado.  In  fatti  è  diffìcile  a  refiftere  alle  me  malie. 
L'  illufion  che  il  Poeta  in  quello  luogo  vuol  pro- 
durre nel  noflro  fpirito  ,  viene  da  lui  deliramente 
agevolata  colla  maniera  dubitativa  con  cui  principia. 
Egli  non  dubita  del  fatto,  ma  fol  della  caufa  :  ti\\- 
mina  qual  potta  elfere  ;  n'  efclude  una,  e  lì  deter- 
mina per  1'  altra  fenza  più  efitare.  Lo  fpirito  di 
chi  afcolta  non  pub  dar  in  guardia  contro  maniere 
così  fedutrorie.  Oflìan  verifica  il  detto  di  Pindaro, 
che  la  grazia  Poetica,  recando  fplendor  alle  cofe  (  il 
che  deve  interpretarfi  per  un  color  conveniente  )  fa 
che  r  incredibile   divenga  credibile  . 

Xaptg    a.7Tip    ccTTavra  I 

A7T0$ip0l<rX     TlfJ.Ò.J  , 

Kca    aTrtqov   ìixrwxTO   r/rtgòv 
E"/u./j.ìvcu    to   7roM\ó.y.ig      * 

2.  Così  appretto  Gioele:  Dies  tenebrarum  &  caliginis , 
ài  ss   nubi's   &  turbinii.   * 

3.  Simile  comparazione  usò  Virgilio  nel  io.  dell'  Ln. 
v.   272. 

Non  fecus  ac  liquida   fi  quando  nofte  Cometa 
Sanguinei  lugubre  rubent ,  aia  Jirius  ardor . 

li:-. 


(  X  L  ì  ) 

lite  fitìm,  niorbofque  ferens  mwtalibus  ccnis 
Nafcitttr ,  &  Levo  contrijlat  lumìne  eslum .    * 

4.  Quella  è  una  di  quelle  comparazioni  che  fono  affat- 
to particolari,  e  proprie  di  Offrati .  Ella  è  mirabile 
per  la  Tua  novità,  ed  aggiuftatezza  Anch'  effa  è 
tratta  dalla  Luna  come  tante  altre.  Luna,  fole,  neb- 
bia, torrente,  tempefta,  meteore:  ecco  tutti  gli  og- 
getti delle  comparazioni  di  Oflian  .  Da  che  fcarfo 
fondo  che  gran  ricchezza!  Gli  oggetti  fi  moltiplica- 
no fra  le  mani  d'un  tal  Poeta.  Così  pochiflfimi  ele- 
menti variamente  combinati  badano  a  produrre  tut- 
ta   la  vaila  e  moltiplice   feena  della   natura.  * 

5.  I  Cantori  erano  gli  araldi  di  que'  tempi ,  e  gode- 
vano d'  una  religiofa  venerazione  a  motivo  del  lo- 
ro ordine  non  meno  che  del  loro  uffìzio.  Ma  coli1 
andar  del  tempo  effi  fi  abufarono  d'  un  tal  privile- 
gio. Protetti  dal  loro  facro  carattere  fi  fecero  leci- 
to di  caricar  d'  ingiurie  grbflolane  il  nemico,  qua- 
lunque volta  non  accettava  i  patti  che  da  loro  ve- 
nivano offerti;  e  di  più  a  (villaneggiar  tutte  le  per- 
forila che  non  erano  gradite  ai  loro  Protettori .  Co- 
tefla  sfrenata  licenza  divenne  un  pubblico  male,  e 
fu    cagione  di   molti   gravi   difordini. 

6.  A  /.inguine  interfeftorum ,  ab  adipe  fortium  fagitta  Jo- 
nata  numquam  rediit  retrorjurn,  &  gladius  Saul  noi 
ejl  reverfus  inanis .  Lib.  2.  dei  Re  ci.  v.  22. 

7.  Oflian  non  fi  dimentica  del  gran  carattere  eh'  egli 
diede  a  Connal  nel  Poema  Epico.  Le  parole  di  Cu- 
cullino  confermano  1'  alta  idea  che  il  lettor  avea 
già  conceputa  della  fua  prudenza,  e  del  fuo  valore. 
Tutto  colp;ra  in  Cffian  a  convalidar  1'  intereffe ,  e 
la  buona  opinione  per  gli  Eroi  favoriti  .  E*  un  im- 
pegno pericolofo  per  un  lettore  quello  di  metterfi  a 
proteggere   un   Eroe   poetico  .    L'  Eroe    o  '1   Poeta  ci 

man- 


(  X  L  I  I  ) 

manca  fpeflb  di  fede,  e  il  protettore  refla  efpofta 
alla  mortificazione  ed  alla  vergogna  .  Però  general- 
mente convien  ricordarli  dell'  Ama  tamquam  ofurm. 
Ma  cogli  Eroi  d'  Ofììan  fi  può  determinarli  franca- 
mente e  fenza  timore.  Non  e'  è  pericolo  ,  che  l'E- 
roe fi  fmentifea,  e  la  giuftizia  che  gli  rendono  gli 
altri,  ci  da  motivo  di  compiacerci  del  noftro  genio.  * 

8.  Qutrfti  tratti  terribili  hanno  molta  fomiglianza  con 
quelli  di  cui  fi  ferve  Efchilo  nel  Prometeo  per  di- 
pinger Tifeo. 

ÉxuTOvTaxapwov ,  7rp<?V  fiiuv  yj^ayam , 
Tubava   0KP0P ,  irxaiv  "og  «vré?n  Qiòìg 
'Sfjt.ipìiiho-i   yxp<pv\\,<ri  avpi^cùv   <póvov  t 
E*§   ofu.fji.urav   £*  i\afjw\t    jopyo)7ròv   céXag  •     * 

9.  Davidde  :  Induitlucemficutvejlimentum.  \-irwfxwog  a'x~ 
xw.  Omero.  * 

io.  Noli  te  annitriti  are  in  Getb ,  neque  annuntietis  in  com» 
pitis  Afcalonis.    Lib.  2.  dei  Re    e.  1.  v.  20.  * 

11.  Simili  maniere  fono  affai  frequenti  nelle  lamenta* 
zioni  dei  Profeti  .  * 


*     *     *     *     * 

*      *      *      *      n 

*      »      *      * 

*      »      * 


DAR- 


DARTULA. 


(  X  L  V  ) 

D    A     R    T     U     L     A. 

Argomento, 


\^J  Snoth ,  Signore  di  Etha  nella  Scoria ,  ebbe  tre 
figli  ,  Nat  Los  ,  Althos  ,  e  Araan  ,  da  Sii  fama 
figlia  di  Sema ,  e  forella  di  Cucullino  .  Quejli  tre 
fratelli ,  ejfendo  ancor  giovi -ietti ,  furono  dal  padre  fat- 
ti PaJfare  in  Manda  affine  che  apprende/fero  /'  ufo 
dell'  arme  fono  la  difciplina  di  Cuculi  ino  lor  %io  , 
che  amminifìrava  gli  affari  del  regno  .  Erano  -appe- 
na approdati  in  Uljler ,  quando  g'-unfe  loro  la  tnjla 
nuova  della  morte  di  Cucullino .  Nathos  benché  affai 
giovine ,  fottentrb  al  comando  dell'  armata  del  xj°  7 
e  •$•'  oppofe  ai  progreffi  dell'  ufurpatore  Cairbar ,  che 
dopo  la  morte  di  Cucullino  ,  e  di  Torlath  ,  j'  era 
mejfo  alla  tefla  del  partito  ribelle .  Cairbar  fu  vin- 
to da  Nathos  in  varie  battaglie  ,  ma  finalmente  a- 
•vendo  trovato  il  me^py  di  privar  di  vita  il  giovine 
Cormac ,  Nathos  fi  vide  abbandonato  dalla  fua  arma- 
ta ,  la  quale  fi  dichiarò  per  V  ufurpatore  ,  ed  egli 
fu  cojìretto  a  ritornarfene  in  Uljler  có>  fuoi  fratelli , 
per  poi   np affare   in    Ifcozja  . 

Abitava    in   Selama ,    caflello  di   Ulfler ,     Dartula 
figlia    di   Cola  ,    di   cui   s*   era   invaghito    C  a  ir  bar ,     e 
la   riteneva    violentemente    in  fv.o  potere  .     Ella    vide 
Nathos  j    ambedue  s"1  acce  fero  vicendevolmente  ,  e  j'  irri- 
tar* 


(  X  L  V  I  ) 

b arcarono  ter  fuggirfene  infieme .  Ma  ìnforta  una  tem- 
pera ,  mentre  eratto  in  alto  mare ,  furono  sfortunata- 
mente refpirtti  a  quella  parte  della  cojìa  di  Uljìer , 
ove  appunto  accampava  /'  armata  eli  Cairbar »  Nathos 
•veggenti  o  di  non  aver  altro  f campo  ,  sfidò  C  air  bar 
a  /ingoiar  battaglia;  ma  colui  non  accettò  /' invito  , 
e  /'  affali  con  tutte  le  fue  for^e  .  I  tre  fratelli  do- 
po ejferfi  difefi  per  qualche  tempo  con  efìremo  valo- 
re ,  furono  finalmente  foprajfatti  dal  numero  e  ucci- 
fi  ,  e  r  infelice  Dartula  morì  anch'  effa  fui  corpo  di 
Natbos . 

OJfian  apre  il  Poema  nella  notte  precedente  alla 
morte  dei  tre  fratelli  /  e  le  cofe  innanzi  accadute  y 
vi  s'  introducono  per  epifodio . 

La  [cena  dell'  anione  è  quafi  la  Jlejfa  ,  che  quel- 
la del  Poema  Epico;  poiché  fi  fa  fpeffo  menzione 
della  pianura  di  Lena ,  e  del  caflello  di   Tura . 


*     *     * 
t     *     * 


DAR- 


(  X  L  V  I  I  ) 

D    A    R    T     U    L    A. 


F 

*     JL         IGLI: 


:  a  del  del ,  fei  bella ,  è  di  tua  faccia  x 
Dolce  il  filenzio  ;  amabile   ti   inoltri , 
E  in  Oriente  ì  tuoi  cerulei  paffi 
Seguon  le  ftelle  ;  al  tuo  cofpetto ,  o  Luna , 
Si  rallegran  le  nubi,  e'1  feno  ofcuro  5 

Rivefton  liete  di  rifleffa  luce  . 
Chi  ti  pareggia,  o  della  notte   figlia, 
Lafsu  nel  cielo?  in  faccia  tua  le   ftelle 
Hanno  di  fé  vergogna ,  e  ad  altra    parte 
Volgono  i  verdi  fcintillanti   fguardi .  1  e 

Ma  dimmi,  o  bella  luce,  ove  t' afcondi 
Lafciando  il  corfo  tuo,  quando  fvanifce 
La  tua  candida  faccia  ?  hai  tu ,  com'  io  , 
I  tuoi  palagi ,  o  ad  abitar  ten  vai 

Neil' 
a  Parla  alla  Luna . 


(  X  L  V  I  I  I  ) 

Nell'ombra  del   dolor?   2  cadder  ci.tl   cielo      15 
Le    tue   ìbrelle  ?   o  più   non   fon   coloro 
Che   nella   notte  s' allegravan   reco? 
Sì  ,   sì  ,   luce   leggiadra  ,  elfi   fon  fpenti , 
E   tu  fpeflb  per  piagnerli  t' afcondi . 
Ma   verrà  notte  ancor,   che   tu,  tu    fteffa      zo 
Cadrai  per  fempre ,   e   lafcierai  nel  Cielo  3 
Il   tuo   azzurro   fentier  ;   fuperbi   allora 
So'geran  gli  aftri  ,  e  in   rimirarti    avranno 
Gioja   così,   com'avean   pria   vergogna. 
Ora  del   tuo   fplendor  tutta  la   pompa  2  5 

T' ammanta ,   o   Luna .   O   tu    nel    ciel  rifguarda 
Dalle   tue  porte ,  e   tu  la  nube  ,  o   vento , 
Spezza,  onde   poflfa  la  notturna   figlia 
Mirar  d' intorno ,   e   le   fcofcefe   rupi 
Splendanle   incontro,   e   l'Ocean    rivolga         30 
Nella   fua   luce   i   nereggianti   flutti  . 
«Nato  è  fui   mare,  e   feco   Alto,  quel  raggio 
Di  giovinezza  ;  a'  fuoi  fratelli  accanto 

Sic- 

a  Nathos  ,  giovinetto  ,  Alchos  fquifittùntntt  hello  . 


(  X  L  I  X  ) 

Sjedefi  Arda»  :  movon  d' Ufnorre  ì  .figli 
Per  buja  notte  il   corfo  Jor  ,  fuggendo  3  <- 

Di   Cairba   il   furor.   Che  macchia  è  quella  a 
Che  Ita  lor  preffo?   ricoprì   la  notte 
La  fiva   bellezza  :   le   fofpira   il   crine 
Al   marin   vento  ;   in    tenebrofe   lifte 
Galleggiano  le  vefti  :   ella   forniglia  40 

Al   graziofo  fpirito  del   Cielo  b 
Che   move   in  mezzo  di  fua  nebbia   ombrofa  , 
E  chi  puot' eflfer-  mai,  fuorché    Darcula ,  c 
Dartula   tra   le   vergini   dT  Erina 
La  pili   leggiadra?  Ella   fuggi   con    Nato  4     45 
Dall'amor  di  Cairba.   I    venti   avverfi 
T'ingannano,   o  Dartula;   e   alle   tue    vele 
Niegan  Età   felvofa  .   O  Nato,   quelle 
Le   tue  rupi   non   fon  ,   non-  è   il  muggita 
Tom.  II.  D  Que- 

a  L'Originale  v»ho  is  tbat  dìm  ?  rnofa  bellezza  dell'  anrichi- 

b  Sembra  indicare    uno     fpi-  tà  .  Fino  al  giorno  d'   og- 

rito  determinato  :     è  vano  gi  ,    quando  vuolfi    lodare 

l'indovinare  quaPei  fi  fotte.*  una  donna  per  la  Tua  bel- 

e  Dar  -  tliula  ,    ovvero  Dart-  lezza  ,  dicefi  comunemente 

huile  ,     Donna   che  ha  begli  eli'  eli'  è    amabile  quanto 

n'ebi  .     EU'  era    la  p*iu.  fa-  Dartnla  . 


(L) 

Quello  dell'onde  tue:   ftannoti    appretto         50 

Del   nemico  le  fale ,  e  a   te  d' incontro 

Le   torri  di  Caìrba  ergon   la   fronte. 

Sul  mare  Ullina   il  verde  capo  eftende , 

E  la  baja  di  Tura  accoglie   il   legno. 

Vento  del   Mezzogiorno ,  o  vento   infido ,     5  3 

5    Ov'eri   tu?  chi  ti  trattenne  allora, 
Quando  dell'  Amor  mio  furo  ingannati 
I  cari  figli?   a  follazzarti  forfè 
Stavi  nel  prato?  Oh  pur  foffiato  aveffi 
Nelle   vele   di  Nato,  infin  che   d'Età  *         60 
Gli  forgeflfero  a  fronte  i   dolci  colli , 
Finché   forgeflfer  tra  le  nubi  i   colli 
Paterni ,  e  s' allegrammo  alla  vifta 
Del  fuo  Signor!   lungi  gran   tempo,   o    Nato, 
Fotti ,  e  pafsò  della   tornata  il  giorno  .  6  5 

Ma   ben   ti   vide   dei   fìranier  la   terra  , 
Nato  amabile ,  amabile  tu   folli 

AgH 

a  Etha  è  probabilmente  quel-         Etha  ,  eh'  è  un  braccio  di 
la  parte    della    Contea    di  mare  in  Lorn  . 

Argyle ,    vicina    a    Lodi- 


(LI) 

Agli  occhi  di   Dartuìa  :   era   il   tuo   volto 
Bello  quaì   pura   mattutina   luce  ; 
Piuma  di  corvo  il   crin  ;   gentile,   e  grande   70 
Era    '1  tuo  fpirto ,  e   dolce   come   Y  ora 
Del  Sol  cadente  ;   di  tue   voci  il   fuono 
Parea   fufurro   di   tremanti   canne  , 
O  pur  di  Lora   il   mormorio  :   ma   quando 
Sorgea  nera   battaglia ,   eri  in   tempefta  7  5 

Mar  che  mugge ,    terribile   il   rimbombo 
Era  dell'  armi  tue  j  del  corfo  al  fuono 
Svaniva  1'  olle.   Allor  fu  che  ti  vide 
La  prima  Volta  la  gentil  Damila 
Là  dall'  eccelfe  fue  mufeofe   torri  >         .         80 
Dalle  torri  di  Sciama  a ,   ove   albergo 
Ebbero  i  padri  fuoi ,  Bello ,  o  ftraniero  *  , 
D      2  Ella 


•  Sei  ama  ,  bello  a  veder ft  ,  op- 
pili* luogo  che  ha  piacevole 
e  va/lo  profpetto  .  In  quei 
tempi  i  Signori  fabbrica- 
vano le  loro  cafe  fopra 
luoghi  eminenti  ,  per  do- 
minar con  la  vifta  le  ag- 
giacenti  campagne  ,  e  per 


prevenir  le  forprefe  :  e  per- 
ciò molte  di  quefte  cafe 
chiamavanfi  Selaina  .  La 
famofa  Selma  di  Fingal  , 
deriva  dalla  ftefla  radice  . 
b  Quefto  è  un  folitoquio  diDar- 
tula  j  benché  fia  diretto  a 
Nathoscome  fofle  preferite.* 


(  1 1 1  ) 

Ella  dine,  fei   tu  (  che   alla  tua   vifta 
Tutto   f\  icofle   il   fuo  tremante  fpirto  ) 
Bella  fei   tu  nelle  battaglie,   amico  85 

Dell'  eftinto  Carman  :   ma  do.ve  corri 
Impeiiiofa?   ove  il  valor  ti,  porta  , 

0  giovinetto  dal  vivace   iguardo? 
Poche  fon  le  tue   mani  alla  battaglia 
Contro   il  fero  Cairba  :    oh  potè  fa'  io.  p.Q 
Dal  fuo  odiali?  amore  eifer    difciolta. ,. 

Per  allegrarmi  alla  gentil   prefenza 

Del  mio.  bel  Nato.'  oh  fortunate,  o  care 

Colline  d'  Età  !   effe   vedranno  a.  caccia 

1  fuoi   vefUgi,  effe   vedran  fovente  g^ 
11  fuo  candido  feno,  allor  che  1'  aure 
Solìeverangli  la  corvina  chioma... 

Cos*  parlarti  tu,  gentil.  Damila ,. 
Dalle  torri  di  Selama ,  ma  ora 
Ti  circonda  la  notte:   i  venti  ingrati  100 

Le  tue  vele  ingannarono-,  ingannaro, 
Bella  Dartula,   le  tue  vele  i  venti. 

Fre* 


(  L  I  I  -I  ) 

Freniort   alto   fui  mar  :   cefla  pev  poco 
Aura  del  Nord-,   lafciàirti   udir   la  Voce 
Dell'  amabile;    amabile',   0  Dartula  ,  ioj 

Là   vóce  tua  'tra  ì  fùfifrrar  de'  venti*. 
Quelle   le   rupi   del  mio   Nàto,   è   quello 
Delle  fùè  rùò'i  il   mormorante  rivo? 
Vieri  quel   ràggio  di  luce   dàlia  fala 
*  D'Ufnor  notturna?  alca  è  là  nebbia,  e  denfa  ,  ì  io 
Debole  il   raggiò,   ma  the  vai?   la   luce 
Dell'  alma  di   Dartula  è  1  Prence   d'  Era. 
Figlio  del   prode   Uìhòrre ,  ónàc  quel   rotto 
Sofpir  fui  labbro  ?   già  non   fiamo ,   o  caro , 
Nelle   terre   ftranier'e .   O   mia   Dartula  ,         i  r  '5 
Non  le   rupi  di  Nato,   è   non   è   quefVo , 
Ei   ripigliò ,   de'  fuói   rufceili   il   fuono  ; 
Non  Vieri   quel  raggiò  eli  notturna  luce 
Dàlie   fale   d'  TJfnór  :   lungi    ma  lungi 
Effe   ci   ftan  ;   fiaiiiò  in  nemica  terra*  220 

D      5  Siam 


a\Jfnoth',    padre  di  Nathos  .  Si  fa  menzione  di  eflb  nel  Te- 
gnente Poema  . 


(LI  V) 

Siam  nella  terra  di  Cairba  :   i  venti 
Ci   tradiro,   o  Dartula  ;   Ulliria   al   cielo 
Qui   folleva  i  fuoi  colli..  Alto,   tu  vanne 
Là  veffo  il  Nord,  e  tu  lungo  la  fpiaggia 
Movi ,  Ardano ,  i  tuoi  pani  ,  onde  il  nemico    i  2  5; 
Non  ci  colga  di  furto ,  e  a  noi  fvanifca 
D'  Età.  la  fpeme  :   io  me  n'  andrò  foletto 
A  quella   torre,   per  fcoprir  chi  ftia 
Prefìfo  quel   raggio  :   fu  la  fpiaggia  intanto 
Ripofati,  mio  ben ,  ripofa   in  pace  130» 

Caro  raggio  <T  amor ,   te  del  tuo  Nato , 
Come  lampo  del  ciel ,,  circonda  il  braccio . 
Partiflì ,  e  fulla  fpiaggia  ella  s'  aflìfe 

Soletta ,   e  meda  ;   udia  '1  fragor  dell'  onda , 
Le   turgidette   lagrime   fofpefe  135 

Stanle  fugli  occhi  :   ella  guardava  intorno 
Se   il   fuo   Nato   fcopria  ;   tende   1'  orecchio 
Al  calpeftio   de'  piedi ,   e   de'  fuoi  piedi 
Non  ode  il   calpeftio  :   dove   fé'  ito  , 
"Figlio  dell'  amor  mio?  fragor  di  vento       140 

Mi 


(IV) 

Mi  cinge ,  e  sferza ,  è  nebulofa  e  nera 
La   notte  :  e  tu  non  vieni  ?  O  Prence  d' Età 
Che  ti  trattiene?  hatti  il  nemico  forfè 
Scontrato,  e  s'inalzò  notturna  zuffa? 

Nato  tornò,  ma  tenebrofo  ha'l  volto,  145 

Che  veduto  egli  avea  l' eftinto  amico  ► 
Di  Tura  al  muro  patteggiava,  intorno 
L'ombra  di  Cucullin  :   n'era  il   fofpiro 
Speffo ,  affannofo  ;  e  fpaventofa  ancora. 
Degli  occhi  fuoi  la  mezzo-fpenta  fiamma .   150 
Di  nebbia  una  colonna  avea  per    afta  ;  6 
Intenebrate  trafparian  le  ilei  le 
Per  la  buja  fua  forma ,  e   la  fua  voce 
Parea  vento  in  caverna.  Ei  raccontogli. 
La  fìoria   del  dolor  :   trifta  era   P  alma  155 

Di  Nato ,   come  fuole   in  dì   di  nebbia 
Starfi   con   fofca  acquofa  faccia  il  Sole . 

O   diletto  amor  mio,  perchè  sì  mefto? 
Diffe  di  Cola  la  vezzofa  figlia. 
Tu   fei   la   luce   di  Dartala  :   è   tutta  1 60 

D      4  La 


(  l  V  ì  ) 
La  gioja  del  mio  cor  negli   occhi   tuoi» 
Latta  !  t^ual   altro  amico   ora  m' avanza 

7   Fuorché '1   mio  Nato?  è  nella  tomba   il   padre, 
Staffi  il  fìlenzio  in  Selama  ;   drittezza 
Copre  i  rufcelli  del   terrea    natio.  1^5 

a  Nella  d'Ullina  fanguinofa  pugna 
Furo  uccifi  i  poflenti ,  i  fidi  amici 
Cadder   pugnando  con   (Dormano   uccifi . 

i  Scendea  la  notte  :   i  miei  rufcelli  azzurri 

S' afcondeano  a'  miei  fguardi  ;  il  vento  a  fcoflfe   1 7  o 

Ufcia   fifchiando  dalle  ombrofe   cime 

Dei  bofchetti   di  Selama  :   io   fedea 

Sotto   una  pianta ,  fulle  antiche  mura 

De' padri  miei,   quando  al  mio    fpirto    innanzi 

c   Pafsò  Trutillo,  il  rhio  dolce  fratello:  175 

Tru- 

a  La  famiglia  di  Gola  fi  con-  chianze  di  Temora  ,  e  che 

fervo  fedele  al  giovine  Cor-  in  quella  confusone  fia  fta- 

mac  ,  lungo  tempo  dopo  la  to  uccifo  il  real  fanciullo  .  * 

morte  di  Cucullino  .  b  Darthula  entra  nel  raccon- 

Sembra  da  quefte  parole  che  fia  to    delle    fue    avventure    , 
accaduto  un   fatto  d'  arme  cominciando    dall'  accenna- 
la le  truppe  di  Cola  ,  co-  ta   battaglia .   * 
mandate  da  Truthil  ,  e  tra  e  Cioè  V  ombra  di  Truthil  .   * 
quelle  diCairbar,  nelle  vi- 


(  L  v  r  i  ) 

TrntiJIo,  che  lontano  era  in  battaglia 
Contro  il   fera  Cairba  :   ed   in  quel   punto 
Sen  venne  Cola   dalla  bianca  chioma 
Sulla    lancia   appoggiato  ;   a  terra   chino 
Avea  l'ole  uro  volto,   angofeia   alberga         i  So 
Nell'alma   fua  ,   Itagli   la  fpada  a  lato, 
In  capo  ha  l'elmo  de' fuoi  padri:  avvampa 
Nel  fuo  petto   battaglia;   ei   tenta  indarno 
Di   celar  le   lue   lagrime  :   Dartula , 
Sofpirando  difs'ei,  della  mia   ftirpe  185 

Tu  l'ultima  già  fei  ;  Trutillo  è  fbento , 
Non   è   pili   il  Re   di  Selama  *  :   Cairba 
Vieti   co'  fuoi   mille   inver   le   noftre   mura  <, 
Cola   all'  orgoglio   fuo   faralTi   incontro , 
E   vendetta   farà  del   figlio    uccifo .  I19C 

Ma  dove   troverò   ficuro  fchermo 
Per   la   falvezza   tua  ?   fon   baffi ,   o   figlia , 
Gli  amici  noftri ,  e  tu  raflembri   un  raggio  » 

Oi* 


#  Offian  dà    fpeflb    il    titolo  che  fi  foife  refo  celebre  pel 

di   Re    ad    ogni    Capitano         fuo  valore . 


(  L  V  I  I  I  ) 

Oimè ,  difs'  io ,  tutta   in  fofpiri ,   il   figlio 

Della  pugna  cadeo  ?  cefsò  nel   campo  195 

Di  sfavillare  il  generofo  fpirto 

Del  mio  Trutillo?  per  la  mia  falvezza 

Non  paventare,  o  Cola  j  effa  riporta 

Staffi  in  quell'  arco  :  da  gran  tempo  apprefi 

A   ferir  damme:  or  dì,  non   è  coftui  zoc 

Simile  al  cervo  del  deferto  ,   o  padre 

Del   caduto  Trutil  ?    Brillò  di  gioja 

Il  volto  delP   età ,  fgorgò   dagli  occhi 

Pianto  affollato ,   e  tremolar  le   labbra ,  « 

Ben  fé' tu  ,   figlia,   di  Trutil  forella  ,  205 

Diflfe ,  e  nel  foco  del  fuo  fpirto  avvampi . 

Prendi  ,   Dartula  ,   quel   ferrato   feudo  , 

Prendi  quell'  afta  ,   e   quel   lucido  elmetto  y 

Spoglie  fon  quefte   d' un   guerrier  di    prima 

8    Gioventù  figlio;   colla  luce  infieme  210 

Andremo  ad   affrontar  l'empio  Cairba. 
Ma  ftatti ,  o  figlia  mia ,  fìatti  vicina 

Di 

<»  Segue  nell'Originale  :  lagrì^infua  baia  ffkbiò  al  vento .  * 


(  L  I  X  ) 

Di  Cola  al  braccio,  e  ti  ricovra  all'ombra 

Dello  feudo  paterno  :   il   padre   tuo 

Potea  un  tempo  difenderti ,   ma   ora  2 1  5 

L'età  nella  fua  man  tremula  ftaffi  . 

Mancò  la  forza  del  fuo  braccio ,  e  1'  alma 

Ofcuritade   di  dolor  gl'ingombra. 

Pafsò   la  notte  tenebrofa ,   e  forfè 

La  luce  del  mattili:   moflfefi  innanzi  220 

L'Eroe  canuto;   svadunaro   intorno 

Tutti  i  duci  di  Selama ,   ma   pochi 

Stavan  fui   piano  ,  e  avean  canuto  il  crine  r 

Caduti  con  Trutillo  eran  pugnando 

Di  giovinezza   i  valorofi  figli.  225 

O  de' verdi   anni  miei  compagni  antichi, 
Cola  parlò,  non  così   voi  nell'arme 
Già  mi   vedette  ,  e   tal   non  era  in   campo 
Quando  il   polfente  Confadan  cadeo . 
Ci  foverchia   il   dolor,   vecchiezza    ofeura   230 
Venne   qual   nebbia  dal   deferto ,   è  rofo 
Jl  mio  feudo  dagli   anni ,  ed   il  mio  brando 

Sta 


(L  X  ) 

'Sta  da  graia  tempo  alle   pareti  appefo.  9 
A   me   iteflfo   io  dicea  :   fra   la    tua   fera 
Placida,  e  in  calma  ,  e  '1  tuo  partir  fia  come    255 
Luce   che   (cerna   a   poco  a   poco ,   e  manca . 
Ma   tornò   la   tempefta  s  io  già  mi   piego 
Come   una  quercia  annofai   i  rami   miei 
In   SeLma   cade'ro  ,   e   tremo   in    mezzo 
Del   mio   loggiorno .   Ove   fé'  tu  ,  Trutillo,    240 
Co1  tuoi   caduti   Eroi?   tu  non   rifpondi  \ 
Trifto  è  'J  cor  di   tuo  padre .   Ah   ceffi  ornai  » 
Ceffi  '1   dolor  :    ti   rafficura  ,   o  Cola  j 
Cairba   ha   da   cader  \   rinafeer    lento 
J.,a  gagliardia   del   braccio,   e   impaziente      245 
Palpita   il   cor   della   battaglia   ài   fuono . 
Traffe   V  Eroe   la   lampeggiante   fpada  , 
E  (eco   i   Tuoi  j   s' avanzano  fui    piano  i 
Nuotan   nel   vento   le   canute  chiome  * 
Sedea  di  Lona   *  fulla   muta  piaggia  25.; 

Fe^ 

a  Loria   ,    fìanurh    paludofa   .  dì  banchettar    folennenien- 

Coituniavafi  in    que'  tempi         te  dopo  una  vittoria  .   Cair- 

bar 


Fefteggiando  Cairba  :   a  fé  venirne 
Vide  gli   Eroi;   chiama   i   fuoi   duci.    A    Nato 
Perchè   narrar   degg'  io  come   s'  al  zaffe    IO 
L' afpra   battaglia  ?   io   ti  mirai  fra    mille   a 
Simile   al   raggio   del   celefte   foco  255 

(Bella,   e   terribil   vifta  ;   il   popol   cade 
Nel   vermiglio   fuo  corfo  ):   imbelle  e  vana 
Non  fu   l'afta   di   Cola,   ella   ferio, 
Membrando  ancor   le   giovanili   imprefe . 
Venne  un  dardo  fifchiante  ,  e  al  vecchio  Eroe    2  6q 
lì   petto   trapafsò ,   boccone    ei   cadde 
Sul   fuo   feudo  eccheggiante  ;   orrido   tremito 
Scottemi   T  alma  :    fopra   lui   lo  feudo 
Stefi  ,   e   fu   vitto   il   mio   ricolmo   feno. 
Venne   Cairba   con   la   lancia,   e    vide  26$ 

La   donzella   di   Selama ,   fi   fparfe 
Gioja   fui   truce   afpetto ,   egli  depofe 

La 

bar  avea  dato   un    convito  nero  per  dargli    battaglia  . 

alla  fua  armata  dopo  aver  a  Non  già     nella    batta:  lia  , 

disfatto  il  partito   di  Cor-  in  cui  veiìò    uccifo    Cola  , 

mac  ,    quando    Cola  ,     e  i  ma  in  un'  altra    fiifléguen- 

fuoi  vecchi  guerrieri    ven-  te  ,  * 


(LXII) 
La  follevata  fpada  :  alzò  ìa  tomba 
Di  Cola  uccifo ,  e  me   fuor  di  me  rtefla 
A   Selama  conduffe.   A   me   rivolle  270 

Voci  d'  amor  ;  ma  di  mitezza  ingombrò 
Era  '1   mio  fpirto  ;  de'  miei  padri  i  feudi 
ìo  riconobbi,  e  di  Trutillo  il   brando. 
Vidi  l' arme   dei  morti ,   e  fulle  guancie 
Sfavami '1  pianto  :   allor  giungerti ,   oNato>    275 
Giungerti ,  e  fuggi   via  Cairba  ofcuro , 
Com'  ombra   fugge  al   mattutino  raggio . 
Eran   lontane  le  fue  fquadre ,  e  fiacco 
Fu   il  braccio  fuo  contro  il   tuo   forte  acciaro  . 

flO  diletto  amor  mio  ,  perchè  sì   merto?  280 

Diffe  di   Cola  la  vezzofa  figlia . 

Fin  da' primi  anni  miei,  l'Eroe   foggiunfe , 
Incontrai   la   battaglia  :    il   braccio  mio 
Potea  la  lancia   folle  vare   appena 

Qiian- 


1  E'  coftume  di  OlTian  di  ri-  le  incominciano  ,  il  che  ri- 
petere al  fine  degli  Epifo-  conduce  lo  fpirito  dei  let- 
dj  la  fentenza  con  la  qua-         tori   al  l'oggetto  principale  . 


(  L  X  I  II  ) 

Quando  forfè   il  periglio  5   il   cor  di  gioja    285 
Rideami  della  pugna  al  fero   afpetto  , 
Come  riftretta   verdeggiaste   valle 
Se  coi   vividi  raggi  il  Sol   l' inveite, 
Anzi  che  in  mezzo  a'  nembi  il  capo    afconda  . 
L'alma  rideami  fra' perigli,  pria  290 

Ch'  io  vedefli  di  Seìama  la  bella , 
Pria  eh'  io   vedefli  te ,   dolce   Dartula  , 
Simile  "a  (Iella ,  che  di  notte  fplende 
Sul  colle  :  incontro  a  lei  lenta  s'  avanza 
Nube,  e  minaccia   la  vezzofa    luce.  2,95 

Siam  nella  terra  del  nemico  ;   i  venti 
Ci   tradiro ,  o  mia  cara  :  or  non  e'  è   preflfo 
Forza  d'  amici ,  e   non   le  rupi  d' Età  . 
Figlia  del  nobil  Cola ,  ove   pofs'  io 
La  tua   pace   a  trovar?   forti  di  Nato  jqo 

Sono   i  fratelli ,  e  lampeggiane  in    campo 
I   brandi  lor ,   ma  che  mai  fono  i  figli 
Del  prode  ÌJfnor  contro  xi'  un'  olle  intera  ? 

Por- 
4  La  tua  falvezza  . 


C  L  X  I  V  ) 

Portate   aveflfe   le   tue   vele   il   vento ,   * 
*  s  Re   degli   uomini  Ofcar  !  tu  prometterti        305 
Par   di   venirne   infieme   alla  battaglia 
Del  caduto   Corman  :    forte   farebbe 
Allor   la  delira  mia  qua!   fiammeggiante 
Braccio  di  morte  :   tremeria  Cairba 
Nelle   fue   fale  ,  e   refteria   la  pace  31  e» 

Coli1  amabiì  Dartula  .   Alma  ,    coraggio  , 
Perchè  cadi  alma   mia?   d5  Ufnorre  i  figli 
Vincer  ben  ponao  .  E  vinceranno ,  o    Nato , 
Di  (Te   la   bella  :   non   vedrà  Dartula 
Giammai   le   fale   di   Cairba  ofeuro  :  }i  5 

Su  queir  arme   recatemi ,   eh*  io   veggo 
Nella  nave  colà   fplender  a  quella 
Paflfaggera  meteora  ;  entrar  vogl'  io 
Nella   battaglia.   Ombra  del   nobil   Cola, 
Sei  tu  ch'io  veggio  in  quella  nube?  e  teco    320 

Quel!' 


fi  Ofcar  aveva  da  molto  tem-  il  Aio  amico    Cathol ,  no- 

po  deliberato    d'  andarfene  bile  Irlandefe  ,  attaccato  al 

in  Irlanda  contro  Gairbar,  partirò  di  Cormac  . 
che  aveva  fatto  affannare 


(LX  V) 

QuelP  ofcuro   che   è?   lo   riconofco-, 
Egli  è  Trutillo  :   ed   io   vedrò  le    fale 
Di   colui ,  che  '1  fi  atei   m'  ucciie  ,   e  '1    padre  ? 
Spirti   dell'amor  mio,   no,   non   vedcolle  » 
tato   di   gioja   arfe   nel   volto   udendo  325 

Le    voci   fue  :   figlia   di   Cola ,   ei   diFe , 
Tu   mi   fplendi    nell'alma;   or    via,    Cairba  , 
Vien   co' tuoi   mille:   il  mio   vigor   rinafce, 
Canuto   Umor ,   no   non   udrai  che  '1   figlio 
Dato  iiafi   alla   fuga:   io   mi   rammento         330 
Le   tue   parole   in  Età ,   allor  che   alzarfi 
Le   vele   mie,   che   già   ftendeano  il   corlb 
In   verfo  Ullina,  e  la  mufcofa  Tura. 
Tu  vai,  Nato,  difs'egli,  al  Sir  dei  feudi 
Al   prode   Cucullin ,   che   dai   perigli  335 

Mai  non  fuggi ,  fa  che  non   fia  il  tuo  braccio 
Fiacco ,  né  fien  di  fuga  i  penfier  tuoi . 
Onde  non  dica   mai  di  Senio  il  figlio , 
Debile   è   nel   pugnar   la   ftirpe   d'Età. 
Giunger    ponno    ad  Ufnor  le  fue  parole      340 
Tom.   IL  E  E  rat- 


(  L  X  V  I  ) 

E  rattristarlo.  Lacrimando  ei    dìemml 

Quella  lucida  fpada .   Io  venni  intanto 

Alla  baja  di  Tura:   ofcure  ,   e   mute 

N'  eran  le  mura  ,   rifguardai  d'  intorno , 

Né   trovai  chi  novella  a  me   recafle  345 

Del  prode  Cucullin  :   venni   alla  fala 

Delle  fue  conche  ;  effer  foleanvi  appefe 

L'arme  de' padri  fuoi  ;   non  v'eran    l'arme, 

E  l'antico  Lamor  fedea  nel  pianto. 

D'onde   vien  quefto  acciar?   difTe    forgendo       350 
Mefto  Lamor  a  ,  di  Tura   ahi  da  gran    tempo 
Luce  d'afta  non  fier' le  Folche  mura. 
Onde  venite   voi?  dal  mar  rotante, 
O  di  Temora  dalle   trifte  fale? 

Noi   venimmo  dal  mar  ,  difs'  io  ,   dall'  alte        355 

Torri  d'Ufnor;   di  Slifama   *   fiam  figli, 

Figlia  di  Semo  generato  al  carro . 

Deh 

a  Lamh-mhor  ,  pojfente  deflr»  :  Torlath  ,    oppure    qualche 

Qiiefti  dovea  elfere  qualche  ftretto  congiunto  di  Cucul- 

vecchio    guerriero    lafciato  lino  .  * 

a  guardia  di  Tura  ,  quan-  b  Slifama  ,  ftno  delicato  . 
do  Cucullino    andò  conno 


(  L  X  V  I  I  ) 

t)eh  dimmi ,   o  figlio  della  muta  fala 
Ov'è  il  duce  di  Tura?   Ah   perchè  Nato 
A  te  lo  chiede  ?  or  hon  vegg^  io  '1  tuo  pianto  ?    3  60 
Dimmi ,   figliuol  della   romita  Tura , 
Come  cadde  il  poflfente?  Egli  non  cadde  > 
Lamor   foggiunfe^   come  fuol   talora 
Tacita  (Iella  per  l' ofcura   notte -, 
Che  ftrifcia  ,  e  più  non  è;   fimile  ei  cadde    3 65 
A  focofo   vapor,   nunzio  di  guerra 
In  fuol  remoto,  il  cui   vermiglio  corfo 
Morte  acconTpagna  :   trifte   fon    le   rive 
Del  Lego,  e  trifto  il   mormorio    del    Lara» 
Figlio  d'Ùfnorre,   il  noftro  Eroe  là  cadde .   370 
Oh  ,   diiV  io  fofpirando ,  infra   le   lìragi 

Cadde  l'Eroe?   forte   egli   avea  la  deftra  , 

E  dietro  il  brando  fuo  flava  la  morte . 

Del  Lego  andammo  fulle  trifte   rive , 

La   fua   tomba   fcoprimmo  ;   ivi  i  fuoi  duci     375 

Con  eflb  eftinti ,   ivi   giaceano  i   fuoi 

Mille   Cantori:   full' Eroe    piagnemmo 

E      2  Tre 


(.L  X  V  I  I  I) 

Tre  giorni ,  il  quarto  dì  battei  lo.  feudo . 
Lieti  i  guerrieri  a  quefto  fuori  d' intorno 
S'  adunato  ,   e  crollar   T  afte   raggianti ...  3.80 

Preffo   di   noi   coll'ofce   fua  Corlafto  * 
Stava,   Corlafto   di   Càirba   amico. 
Noi  d'improvvifo  gli  piombammo    addoffo 
Qual  notturno  torrente  :   i  fuoi  cadero , 
E  quando  gli   abitanti  della   valle  3S5 

Dal   lor  fonno  s'alzar,   col  loro  iangue   ll 
Vider  frammifta  del  mattili  la   luce-  . 

Ma   noi   ft'rifciammo   via   rapidamente 
Come   lifte   di   nebbia  inver  la   fila 
Di  Cormano  ^echeggiante  :  alzammo  i  brandi    3  1;  0 
Per  difendere  il  Re;   ma  il  Re   d' Erina 
Non  era   piti;  già   di  Te  mora   vuote 
Eran   le   fale  ,   e   fpento   in*  giovinezza 
Giacea  C'ormano  :   allor  fu  eh1  io  ti   vidi 

O  ver- 


s  Non  apparifee  chi  fia  que-  error  di  ftampa  nell'  origi- 
no Corlath  ,  di  cui  non  fi  naie  ,  in  luogo  di  Torlatii  ? 
fa  menzione  in  altro  Ino-  Ma  quefti  era  già  morto 
go  .  Sarebbe  mai  quefto  un  alla    venuta   di  Nathos  .  * 


(  ;T-    XI   X   ) 
O   verginella,   limile   alla- luce  3-95 

Del   Sole  d' Età  :    amabile   è   quel   raggio , 
Dilli ,   e   forfè   il   fofpir  di  mezzo   al   petto  « 

x3'Tn  nella  tua   beltà  venirti,  o  cara, 
Al   tuo  guerrier;   ma   ci   tradiro  i   venti, 
'Bella  -D'amila,  ed   il   nemico   è  pretto .         400 

**  Sì  ,  dappreflb  è   il   nemico ,  allor  foggiunfe 
La  forza   d'Alto,   fulla  fpiaggia   intefi 
Di   lor  arme   il  fragor ,  d'Erma  io  vidi 
Ondeggiar   lo  Herrdardo  in  negre    lifte. 
Diftinta    di   Cairba  udii   la  voce  .405 

Sonar  ,   quai  le   caderfd  onde   del  Cromia. 
Egli   fui   mar   V  ofeura  nave   ha   feorta , 
Pria  che   il  bujo  feendeffe  :    in   riva   al    Lena 

5   Fan   guardia  i  duci   fuoi  ,   ben   diecimila 

E      3  Spa- 

a  Althos  ritornava  dalla  co-  landa,  affine  di  riftabilìr  fui 
ita  di  Lena  ,  ove  era  ita-  trono  la  famiglia  di  Cor- 
to fpedito  da  Nathos  nei  mac  .  Tra  le  due  ale  dell' 
principio  delia  notte  .  armata  di  Caii'oar  ,    eravi 

é  Cairbar  era  accampato  fui-  la  baja  di  Tura  ,  nella  qua- 
la  coita  di  UKter  per  op-  le  fu  fpinta  la  nave  dei  ri- 
pori!  a  Fingal  che  medita-  gli  d'  Uinoth  ;  coficchèdi- 
•   va  una    fpedizion    nell' Ir-  venia  imponibile  il  faggife  . 


(  L  X  X  ) 

Spade  inalzando  »  E  diecimila   fpade  410 

Inalzin   pur,  con  un  forrìfo  amara 
Nato  rifpofe  \  non  però  d' Ufnorre 
Ne   tremerà  la  prole.  O  mar  d'Ullina 
Perchè  sì  furibondo ,  e  fpumeggiante 
Sferzi  la   fpiaggia  co' tuoi  flutti?  e  voi       415 
Romoreggianti  tempefte  del   cielo,. 
Perchè,  fii'chiate  in  fu  le  negre   piume? 
Credi  tu,  mar,  credete   voi  tempefte, 
Qui  Nato  a.  forza  trattener  fui  lido? 
Il   fuo  fpirto,  il   fuo  core  è  che  trattienlo ,  420 
O  figlie  della  notte-  Alto,  m'arreca 
L'arme   del  padre,,  arrecami  la  lancia 
Di  Semo  *,.  che  colà  fplende  alle  ftelle„ 
L' arme  ei  portò ,  copri  Nato  le  membra 

Del  folgorante  acciar:   move  TEroe  425; 

Amabile  nei  paffi  \  e  nel  fuo  fguardo 

Spien- 
ti Semo  era  Tavolo  diNathos         Iora  che  il  padre  della  fpo- 
per    parte    di    madre .    La         fa  defle  allo  fpofo    le  po- 
lancia  qui  nominata  fu  da-         prie  armi  .    La  cerimonia 
ta  ad   Ulìiotli  quando  ain-  ufara  in  tali  occafioni ,  vien 

mogliollì ,  coflumandofi  al-         accennata  in  altri  Poemi . 


(LXXI) 

Splende   terribil  gioja  :  eì  di   Cairba 
Sta  la  venuta  riguardando  ;  accanta 
Stagli  muta  Dartula  i  è  nel  guerriero 
Fitto  il  Tuo  {guardo  ;  di  nafconder  tenta    430 
II  nafcente  fofpir;,  repreflfe  a  forza 
Le   fi  gonfian  due  lagrime  negli  occhi , 
Alto,,  veggio  uno  fpeco  in  quella  rupe, 
Diffe  d'Età  il  Signor;  tu  là  Dartula 
Scorgi,  e  fia  forte  il  braccio  tuo:  tu  meco  435 
Vientene  ,.  Ardan  ,   contro  Cairba  ofcuro  . 
Sfidiamlo  alla   battaglia  :   oh  venifs'  egli 
Armato  ad  incontrar  d'Ufnor  la  prole! 
Se  tu  fuggi ,  o  mio  ben ,  non  arreftarti 
A   rifguardar  fopra  il  tuo  Nato  eftinto..     440 
Spiega  le  vele  inver  le  patrie  felve  , 
Alto ,   ed  al  Sir  dì ,  che  cadeo  con    fama 
Il  figlio  fuo,   che   non  sfuggì   la   pugna 
Il  brando  mio  :   dì   che  fra  mille  io    caddi , 
Onde   fia   del   fuo  lutto  alta  la  gioja .  44  5 

.    Tu,  donzella  di  Selama ,  raduna 

E      4  Le 


(LXX  II) 

Le   verginelle   nella   fala   d'  Età  ; 
Fa   che   cantin   per  Naro  allor  che    torna 
L'ombroiO   Autunno.   Oh   fé   di   Cona    udirti 
Le   mie   lodi   fonar   la   voce   eietta,   "  450 

Con   che   gioja   il   mio   fpirto  ai   venti   mirto- 
Volerebbe   a' miei  colli    H!   Ah   sì ,   di   Cona 
Udratìi   il    nome   tuo   fonar   nei   canti,    *S 
Prence   d'Età   ielvofa ,   a   te   na   facra, 
Figlio   del  prode  Uinor,   d'Offìan  la  voce.   455 
Deh   perchè   là   fui   Lena   anch'  io   non   ero 
Quando   forfè   la   pugna  ?   Offiàn   farebbe 
Teco   vittoriofo ,   o   teco  eflinto . 
Noi   fedevamo  quella   notte   in   Selma 

Con   ampie  conche   fefteggiando  ;   e    fuori     460 
Sulle   quercie   era   il   vento.   Urlò   lo   fpirto 
Della   montagna   h ,   il   vento  entro  la   fala 
Sufurrando   ien   venne ,  e   leve    leve 

Dell* 


a  Di  OlTìan  .  Uricemico  fùono  ,    che  pre- 

b  Lo  fpirito  della   tnonraìtna  può  Cède,  una   tempefta  ,     fuono 

prenderti    in  quefto    luogo  ben   noto  a  quelli  che  abi- 

per  quel    profondo     e  ma-  tane  in  un  paefe  mantl>ofo  . 


(IX  XIII) 

Dell'  arpa  mia  toccò  le  corde  ;  "ufcin'ne 
Suon  trifto,  e  baffo  ,-qual  canto  di  tomba.   463 
Primo  P  udì   Fingal ,  forfè  affannofo  , 
E   fofpirando  diflfe  :   oinrè  !   per   certo 
Cadde  qualcuno  de'  miei  duci  ,   io  fento 
Sul?  arpa  di  mio  figlio  il  fuon  di  morte . 
Offian-,  deh  tocca   le  fonanti  corde,  470 

Fa  che   s'  alzi  il  dolore,  onde   fui  venti 
Volino  i   fpirti   lor  giojofamente 
A'  miei   colli   felvofi  :   io  toccai   1'  arpa      . 
E   fuono  ufeinne  dolorofo  e  baffo. 
Ombre,  ombre  pallide   de*  padri   noftri ,  475 

.    Su   dalle   nubi  torto   piegatevi , 

Là  negli  aerei  azzurri  chioftri  » 
Lafciate   l!  orrida   vermiglia   luce   a, 

Ed  accogliete   cortefi ,  e  placide 

Compagno,  ed  ofpite   V  eftinto  duce.       480 
lì  duce   nobile ,   che   cadde   in  guerra , 

Sia  che  dal  mare  rotante   inalzili , 

Sia 

e  L'    originale:    deponete   il  roffo   terrore   del  voftro  (erfo ,   * 


(  L  X  X  I  V  ) 

Sia  eh'  egli  inalzifi  da  ftrania  terra . 
Nube  fceglietegli  fra  le  tempefte, 

Che  la  fua  lancia  formi,  e  di  nebbia     48 j 
Sottile  orditegli  cerulea  vefte. 
Preflb  ponetegli  fofeo -vermiglia 
E  mezzo -fpenta  lunga  meteora, 
Che  '1  fuo  terribile  brando  fomiglia  * 
Fate-  che  amabile  ne  fia  1'  afpetto,  490 

Onde  gli  amici  penfofi ,  e  taciti 
In  rimirandolo  n'  abbian.  diletto. 
Ombre ,  ombre  pallide  de'  padri  noftri , 
Su  dalle  nubi  torto  piegatevi 
Là  negli  aerei  azzurri  chioftri .  495 

Tal'  era  in  Selma  il  canto  mia  full' arpa 
Lieve  -  tremante  :   ma  d' Ullina  intanto 
Su  la  fpiaggia  era  Nato,  intorno  cinto 
pa  tenebrofa  notte-;   udia  la  voce 
Del  fuo  nemico ,  in  fra  '1  mugghiar  dell'  onde  ,  5  oc 
Udiala ,  e  ripofavafi  full'  afta 
Perifofo,  e  mutò:   ufcì  '1  mattin   raggiante 

E  fchio;  j 


(  L  X  X  V  > 

E  fchieratl  apparir  <T  Erin#  i  figli . 

Simili  a  grigie >  ed  arborofe  rupi 

Sulla  coda  fi  fpargono  :  nel  mezza  505 

Stava  Cairba  %  e  del  nemico  a  vifla 

Sorrife  orribilmente  ;   incontro   ad  elfo 

Nato  sv  avanza  furibondo,  e  pieno 

Del  fuo  vigor,   né  già  poteo  Dartula 

Reflarfi  addietro;,  col  guerrier  fen  venne  >   51  e* 

E  1'  afta  ibllevò..  Chi   vien  nelP  armi, 

Bella   fpirando  giovenil  baldanza  ? 

Chi  vien ,  chi  vien ,  fé  non  d'  Ufnorre    i  figli 

Alto,  ed   Ardano    dallv  ofcura  chioma? 

Sir  di  Temora^  difle  Nato,  or  vieni,,  515 

Vien  fulla  fpiaggia  a  battagliar  con  meco 
Per  la  donzella  :   non  ha  Nato  adeflb 
Seco  i  fuoi  duci  >  che  colà  difperfl 
Stanno   fui  mare  r  a   che  guidi   i  tuoi  mille 
Contro  di  lui?   tu  gli  fuggirti  innanzi,        529 
Quando  gli  amici  fuoi  ftavangli  intorno  * 

Garzon  dal  cor  d*  orgoglio,  e  che  pretendi? 

Scen- 


(  1  X  X  V  1  ,) 

Scenderà  a   pugnar  tec'o   il  Re   d'  Brina'/ 

Non   fono  infra  i  famofi   i  -  padri   tuoi,    l6 

Né  fra  i  Re  de' mortali;   ove  fon   1'  arme      515 

Dei   duci  eftinti   alle   tue   fale   app'cfc ? 

Ove  gli   feudi  de'paflati  tempi? 

Chiaro  in  Temora  è  di  Cairbà  il   nome, 

Nò   cogli   ofeuri   ei   combattè   giammai. 

A  cotai  ^voci  efeon   dagli  occhi    a    Nato  550 

Lagrime  d' ira  :   inferocito  il   guardò 
Volge   ai   fratelli   fuoi  ;   tre   lancie   a   un  punto 
Volano ,  e  ftefi   al   fucl   cadon   tre   duci . 
Orribilmente   fiammeggiò   la   luce 
;  Dei   loro  brandi;   diradate  e    fciolte  555 

Cedon  d' Erina  le   riftrette  file, 
Come   ftrifeia   talor  dì   negre   nubi 
Incontro  al   loffio  di   nembofo   vento  L 

Ma  Cairba   difpon   l'armate    fchiere  , 

E   mille   archi  fur  tefi ,   e   mille   freccie         54° 
Ratto  volar;   cadon  d' Ulhorre  i   figli, 

Qusf- 


(LXXVII) 

Quercie ,  che  ftavan  fole  in  erma  rupe . 
Le  amabil  piante  a  contemplar  s' arrefta 
Il  peregrino,   e   in   lor   mirar  sì   iole,  345 

N'ha   meraviglia  j  ma   la   notte  il   nembo 
Vien   dal   deferto ,   e   furibondo  abbafla 
Le' verdi  cime:   il  dì   vegnente  ei  torna, 
Vede   le   quercie  al   fuol  :   la  vetta   è  rafa* 
Stava  Dartula  nel   dolor  fuo  muta,  550 

E  gli   vide  a   cader  :   lagrima  alcuna 
Sugli  occhi   non   appar  ;   ma^  pieno   ha  '1  guardo 
D' alta  ,  e   nova   triftezza  :   al    vento  fparfi 
Volano  i  crini-;  le   tingea  la   guancia 
Pallor  di   morte  ;   efee   una  voce  a  mezza,    555 
Ma  l'interrompon   le  tremanti   labbra. 
Venne   Cairba   ofeuro  ,   e  dov'è,  diffe  ,    J  i 
L'  amante   tuo?   dov'è  il   tuo  Prence    d'Età 
Al   carro  nato?   hai   tu   vedute  ancora.,  .    '- 
D' Ufnor  le  fale  ,  e   di   Fingallo  i  colli?      560 
Mugghiato  avria  la  mia  battaglia  in  Morven , 
Se  non  feontravan  le   tue  vele  i  venti  5 

'  .  Fo-. 


(  L  X  X  V  I  I  I  > 

Fora  abbattuto  dal  mio  brando  irato 
Fingallo  ifteflb,  e  faria   lutto  in  Selma. 

Dal  braccio  di  Dartula    abbandonato  5Ó5 

Cadde  lo  feudo  ;  il  fuo   bel   petto  apparve 
Candido,  ma  di  fangue  apparve  tinto, 
Perchè  fitto  nel  fen  le  s'era  un  dardo.  * 
Come  lifta  di  neve  in  fui   Tuo  Nato 
Ella  cadeo  :  fopra  l'amato   volto  5 70 

Sparfa  è  la  negra  chioma ,  e  l' uno    all'  altro 
Sgorga  frammifto  1'  amorofo  fangue  . 

Bafla  i  bafla  > 

Dittero  di  Cairba  i  cento  Vati , 

Bafla ,  bafla  575 

Sei  tu  di  Cola  graziofa  figlia. 

Mefto  filenzio 

Copre  di   Selama 

L'  onde  cerulee  > 

Par* 


a  La  Tradizione  comune  ri-  fie  antiche    alcun    efempio 

ferifee  che  Dartula  s'  ucci-  di  fuicidio  ,  il  che  moftra 

fé.    Oflìan  merita  più  fé-  chequefta  atrocità  non  era 

de  .  Non  fi  trova  nelle  poe-  in  ufo  in  que'  tempi . 


(  L  X  X  I  X  ) 

Perchè  la  ftirpe  di  Trutillo  *  è  fpenta,     5  So 
■Quando  forgerai  tu  nella  tua  grazia) 

0  tra  le  vergini 
Prima  d^Erin? 

Lungo  è'l  tuo  fonno  nella  tomba,  lungo-, 

E  lontano  il   mattin .  585 

Non   verrà  il  Sol  predo  il  tuo  letto  a  dirti. 
Svegliati,  o  bella. 

Nell'aria  è '1  venticel  di  Primavera,  J7 

1  fiori  fcotono 

I  capi   tremoli,  590 

I  bofchi  fpuntano 

Colla  verde  foglietta  tenereìla , 

Svegliati  o  bella . 
Sole ,   ritirati  : 

Dorme  di  Selama  595 

La  bella  vergine, 

E  più  non  ufcirà  co' fuoi  bei  rai. 
E  dolce  moverfi 

Ne' 
*  Truthil   fu  il  fondatore  della  famiglia  di  Dartula  . 


(  L  X  X  X  } 

Ne1  pafli   amabili 

Della   bellezza   fua  non  la   vedrai.  -6oà 

Così   i  Vati  cantar ,  quando  a  Dartula 
Inalzaron  la  tomba  ;   io  cantai   pofcia 
Sopra  di  lei ,  quando  Fin-gai  fen    venne 
Contro  il  fero   Cairba ,   a  far  vendetta 
Dell' eftinto  dormano  al  carro  nato»  60 j 


(  1  X  X  X  I  ) 

OSSERVAZIONI. 


1.  T  'Apofìrofe  alla  Lun3  nell'originale  è  belliflìma:  il 
JL-rf  metro  è  Lirico,  ed  è  verifimile  che  quello  pezzo 
fotte  cantato  full' arpa. 

Benché  l'attribuir  fenfo  agli  oggetti  materiali ,  e  il  ri- 
volgerli affèttuofamente  ad  etti  fia  una  qualità  efien- 
7Ìale  al  linguaggio  pottico,  pure  il  prefente  colloquio 
di  Ottìan  è  così  vivo  ed  energico,  che  fembra  realmen- 
te ch'egli  prendette  la  Luna  per  un  corpo  animato , 
capace  dei  fentimenti  e  degli  affetti  degli  uomini .  * 

2.  Sembra  impoffbile  al  cuore  di  Offìan,  che  tutta  la 
natura  non  debba  risentire  i  dolci  affetti  di  tenerezza 
domenica  e  d'amicizia,  che  aveano  tanta  forza  fopra 
di  lui.  Fortunata  la  fu  a  ignoranza  che  produffe  un  pez- 
20  così  toccante!  Se  Oifian  avefie  conosciute  le  caufe 
filìche  delle  Fafi  Lunari,  egli  non  ci  avrebbe  efpofto 
che  una  fredda  dottrina.  La  poefia  cava  ben  più  par- 
tito da  un'  illufione  interettante ,  che  da  una  verità 
fredda.  Ma  convien  dittinguere  efattamente  l' illufione 
dall' atturdita.  * 

3.  Può  raccoglierfi  da  quefte  parole  che  i  Caledonj  avea- 
no opinione  che  la  Luna  dovette  fpegnerfi  e  perire  pri- 
ma delle  £ìelle .  Le  frequenti  e  vifibili  variazioni  di 
quetto  Pianeta  doveano  render  quelV  opinione  affai 
naturale  e  credibile.  * 

•4.  Lodafi  con  ragione  nelle  narrazioni  poetiche  l'ordine 
indiretto,  oppofto  a  quello  degli  Storici.  Egli  picca  la 
curiofita  e  tien  vivo  l'intereffe.  Omero  fu  il  primo  a 
porlo  in  ufo  nell'Odiflea,  poiché  nell'Iliade,  il  di  cui 
particolar  foggetto  è  l'ira  d' Achilìe, egli  non  fi  parte 
Tom.  IL     '  F  dall' 


(LXXXIÌ) 

dall'ordine  naturale  e  comune,  come  ben  offerva  i' 
Ab.  Terraflfon.  Offian  feppe  ben  conofcere,  e  coglie- 
re più  d'ogn altro  quella  finezza  dell'arte.  Quello  è 
l'ordine  iuo  favorito  e  coftante  .  Egli  quafi  fcmpre 
getta  il  lettore  nel  centro  dell'azione,  e  nel  boiler 
degli  affetti,  ficchè  quelli  fi  trova  intereffato  innanzi 
di  faper  abbaftanza  per  chi  s'intereffi.  Le  coft  lì  van- 
no poi  fviluppando  da  fé  per  intervalli  con  un'  ordine 
artifiziofo  :  1'  attenzione  e  l'intereffe  del  lettore  van- 
no crefeendo  in  proporzione.  Pub  ballar  per  etempio 
il  prefente  fquarcio  che  ferve  d'introduzione  al  Poe- 
ma. Jam  nunc  dicit ,  jam  nunc  debentia  dici  Pleraquc 
differii  &  prajens  in  tempus  omittit .  le  frequenti  a  pò* 
ftrofe  a  Damila,  a  Nathos,  ai  venti  rendono  quella 
introduzione  eifremamentc  toccante.  * 

5.  Con  flettile  affetto  Teocrito  :  wfi  mo-À  cip  ZeB'  o%x 
Aày\i$    tTaxtrO)   w«   tìo-ao.    'Nù/J.tf.cit  ;   * 

6.  Si  farà  già  oflervata  in  Ofllan  qualche  uniformità  di  ma- 
niere. E'  permeffo  a  chi  vuole  di  offendetene,  fuor-' 
che  agli  ammiratori  d'Omero;  i  di  cui  Poeafli  fono 
pieni  di  fiffatte  ripetizioni.  Un  gran  Pittore ,  dice  V 
Ab.  Batheux,  non  fi  crede  obbligato  a  variar  talmente 
tutti  i  fuoi  quadri ,  che  non  abbiano  nulla  di  forni 'gli ante . 
Se  le  principali  figure  fono  affatto  differenti ,  gli  fi  può 
perdonar  facilmente  la  rafloraiglianza  del  terreno ,  del  cic- 
lo ,  degli  abbi  pli  amenti .  Qualunque  forza  abbiano  que- 
lle rifpofte,  effe  debbono  aver  per  Offian  quella  ftellu 
che  hanno  per  Omero  Macrobio  dice,  che  quelle  ripe- 
tizioni Hanno  bene  ad  Omero,  e  non  iflanno  bene  che 
a  lui.  Macrobio  ci  permetterà  di  negar  aflolutamente 
un' afferzione  così  gratuita.  Omero  ed  Oflìan  hanno 
imitata  la  natura.  Ella  è  infinitamente  varia  nella 
produzion  delle  fpezie,  mi  negl'individui  d'una  Ipe- 
zie    medefima,  non  ha  difficoltà   di  ripeter  le   fleffa  : 

e  que- 


(  L  X  X  X  I  I  I  ) 

e  qtieft:  individui  per  altro  riguardati  più  da  vicino 
hanno  fpeflò  le  lor  notabili  differenze.  Sequalcheduna 
non  è  pago  di  tali  rifpofte,  fpogli  Offìan  di  tutte  le 
fite  ripetizioni.  Otfian  non  vena  a  perder  nulla:  egli 
è  ricco  e  vario  abbastanza:  e  le  lue  ripetizioni  fono 
più  prove  di  luflfo,  che  d'indigenza.  * 

7,  "Sii  fxoi   aten 

L'V^    3-aXTrap»^   lini   av   txùyt    TJr/xcv    tàiHrìjs* 

A>\'   ayt .    k'Js   fxoi  ì<;ì   Traviìp    ncu  ysórvtcc    //.rirvp  . 

Così  Andromaca  im'ituazione  poco  di  (limile.  11.6.  v.4  it. 

8.  11  Poeta  per  render  pia  probabile  che  Dartula  liafi  ar- 
mata per  andar  in  battaglia,  dice  che  la  fua  armatura 
era  quella  d'un  giovinetto;  poiché  farebbe  inventimi- 
le  ch'effendo  ella  affai  giovine,  foffe  fiata  capace  di 
fofTrir  il  pefo  dell'armatura  d'un  guerriero  provetto. 

o.  Era  coftume  di  que'  tempi,  che  ogni  guerriero  giunto 
ad  una  certa  età,  e  divenuto  incapace  di  (offrir  le  fa- 
tiche della  guerra,  appendeva  le  fue  armi  nella  gran 
fala,  ove  la  tribù  fefteegiava  nelle  occafioni  di  gioja  -j 
da  lì  innanzi  egli  non  potea  più  comparire  in  batta- 
glia, e  quefta  parte  della  vita  d'un  uomo,  cliiamavafi 
il  tempo  dell'1  appender  /'  armi . 

to.  Il  Poeta  sfugge  artifiziofamente  la  deferizione  della 
battaglia  di  Lona,  perchè  farebbe  Hata  impropria  nel- 
la bocca  d'una  donna,  e  perchè  dopo  le  numero  fé  de- 
tenzioni di  quel  genere  fparfe  ne'fuoi  altri  Poemi, 
non  avrebbe  alcuna  novità.  Egli  nel  tempo  Iteffo  por- 
ge occafione  a  Dartula  di  far  un'elogio  affai  lusinghie- 
ro ali' amante. 

ìi.  Così  Omero:  hxì\  «v^pfev. 

12.  E  gre  (fu  s  ejl  autem  Angelus  Domini^  &  perciijfit  in  cà- 
firìs  Ajfyriorum  certuni  o&ogìrìla  quìnque  milita .  Et  fio- 
■tcxerunt  mane ,  &  ecce  orHnes  cidavera  monitor  um ,  If, 
e  57.  v.  36. 

F     2  13.  Na- 


(  L  X  X  X  I  V  ) 

13.  Nathos  fopprime  l'ultima  parte  della  martoria,  cioè- 
l'abbandono'  delle  lue  truppe,  per  cui  tu  coltretto  a 
falv^rii  in  Uhter.  Quello  è  oroprio  del  cuore  umano: 
fi  vorrebbe  estinguer  la  memoria  delle  cofe  afflittive- ed 
umilianti.  Nathos  fugge  dall'  idea  delle  fue  difgrazie  ,. 
e  corre  a  Darrula,  la  di  cui  conquitta  potea  ben  con- 
folarlo  delle  fue  perdite.  * 

14.  Otfian  non  potea  lodarfi  con  più  delicatezza.  Egli' 
non  ha  difficoltà  di  far  fetitire  la  giulta  eftimazione 
ch'ei  poffe. leva  appretto  la  fu  a  nazione.  L'uomo  gran- 
de è  lincerò;  paria  di  fé  fteflfo  come  degli-  altri,  ed  h 
giuito  ugualmente  con  tutti.  La  decenza  moderna  è 
molto  fchizzinofa  fu  quedo  punto:  gli  uomini  non. 
ofando  lodarli  in  pubblico,  fi  adulano  più  liberamente 
in  fegreto,  e  lì  credono  in  dritto  di  rifarcirfi  della  lo- 
ro finta  modeiHa  col  detrarre  alla  fama  degli  altri» 
Così  non  abbiamo  guadagnato  che  virtù  apparenti,  e 
vizj  reali .  * 

15.  Simile  a  quella  è  la  fcappata  di  Virgilio  fopra  Nifo  D. 
ed  Eurialo: 

Fortunati  ambo  ,  fi  quid  me  a  carmina  poffunt 
Nulla  dies  umquam  memori  vos  eximet  avo . 

En.  9.  v.  446.  ** 
16*.  Cairbar  non  era  per  alcuna  ragione  da  più  di  Na- 
thos, fé  pur  codui  non  credeva,  che  la  fua  fceleraggt- 
ne  gli  defie  titolo  di  maggioranza.  Gl'infulti  di  C::ir- 
bar  non  fono  che  indegni  prete  IH  per  ricoprir  la  fua- 
codardia.  * 
17.  Surge ,  pripsra,  formo  fa  msa  ,&veni .  Jam  enim  hye-ms 
tranfiit,  imber  abiit  &'  receffit  ;  flores  apparuerunt  in 
terra  nojìra  ....  Vinex  fiorente f  à°dirunt  odorem  fuum  , 
Cant.  e»  2.  v.  io, 


TE* 


TEMORA 

POEMA    EPICO. 


(LXXXVII) 

T       E       M      O       R       A, 

POEMA      EPICO. 
ARGOMENTO. 


J,  L  pre finte  Poema  non  e  che  un  Frammento ,  o  un 
Canto  dell'intero  e  grande  Poema  Epico ,  compo- 
J:o  da  OJfian  intorno  air  ultima  [pedinane  di  Pingui 
nell'Irlanda.  Qiiejlo  Canto  puh  divider/i  in  dm  par- 
ti .  La  prima  contiene  la  fcarabievol  morte  di  OJ- 
cir  e  Qairùar  ,  di  cui  s'  è  già  parlato  nelP  Intro- 
ninone y  e  ì  lamenti  di  Fingal  e  di  Ojjian  /opra  il 
corpo  di  Ofcar .  Nella  feconda ,  avendo  già  Fingal 
disfatto  il  corpo  di  truppe  Irlandefi  che  s'  era  ac- 
campato fulla  cofta  di  Uljìer ,  fitto  il  comando  di 
Cairbar ,  e  fipraggìmita  la  notte  y  s'  introduce  Ai- 
tano y  vecchio  Cantore  del  defunto.  Re  Arto ,  il  qua- 
le dimorava  in  Te  mora  apprejfo  il  giovine  Cormac  , 
a  raccontar  /'  infelice  morte  di  quel  Principe ,  ucci- 
fo  per  epera  dell'  iniquo  Cairbar ,  Aitano  eh'  era  fla- 
to fpettatore  di  quejìa  Tragedia  y  ed  aveva  ofato  di 
pianger  la  morte  del  fuo  Signore ,  fu  imprigionato 
da  Cairbar ,  infieme  con  Carilo  .•  i  due  Cantori  fu- 
rono pofeia  liberati  per  autorità  di  Ctmor  fratello 
di  Cairbar ,  e  fi  rifugiarono  apprejjo  Finga!.  Quejii 
F      4  aven- 


(  LXXXVlIi  ) 

avendo  intefo  che  Catmor  s1  accingeva  a  dargli  bat* 
taglia ,  fpedifce  Fìllano  fuo  figlio  ad  ojfervare  i  fuo, 
movimenti^  dopo  aver  fatto  i  dovuti  elogj  alla  vir- 
tù e   alla  generofità  del  fuo  nemico . 

Il  Poema  non  va  più  oltre ,  ejfeniofene  perduti 
la  parte  più  grande  e  più  intere [fante ,  che  contenevi 
la  guerra  tra  Fingal  e  Catmor,  terminata  finalmc;,- 
te  colla  compiuta  vittoria  del  primo .  Quefla  guerra, 
come  apparifce  dalla  Storia  della  mede/ima ,  che  ai- 
cor  fi  conferva ,  prefen'ta  efempj  a"  uno  ftraordinaro 
valore ,  mefcolati  con  anioni  e  fentimenti  d1  una  ge- 
nerofità incomparabile .  Non  fi  fa  per  quale  de1  dm 
Eroi  s' abbia  a  determinarfi ,  e  fpejfo  fi  defidera  chi 
ritornino   ambedue  vittoriofi . 

La  Scena  dell'  anione  di  queflo  Canto  è  quelle- 
Jìejfa  ove  accadde  la  battaglia  tra  Fingal  e  Sva> 
vano . 


***** 
*     *     *     * 

»     *     • 


TE- 


<  L  X  X  X  I  X  ) 

T      E      M      O      R     A. 


«  ***** * 


VJT  ia4  fi  rotavan  nella  viva  luce  * 

L' azzurre  onde   d'  Ullina  :   i  verdi   colli 

Rivefte  il   Sole  ;   i   fofchi  capi  al   vento 

Scotono   i  bofchi .  Una  pianura  anguria 

Giace  fra  due  colline  ingombre,  e    cinse         5 

D'annofe  querele.  Ivi  ferpeggia  il  rivo 

Della  montagna.   In   fulPerbofe   fponde 

.Staffi  Cairba   folitario  ,   e   muto . 

Sulla  lancia  ei  s' appoggia  ?  ha  trillo  il  guardo 

Rolfeggiante  di  tema.   Entro   il  fuo  fpirto     io 

Il   tradito  Corman   s' alza  con  tutte 

L' orride  fue  ferite  :   in  negra  nube 

Del 

s  II  Poema  s'  apre  fui  far  del  faffinio  di  Cormac  ,  che  fta 

giorno  .  Gairbar  fi  rappre-  afpettando  pieni  di  fpaven- 

fenta    ritirato    dagli    altri  to    le  notizie    dell'    arrivo 

Capitani  Irlandefi  ,  e  lace-  di  Fingal  . 
rato  dai  rimorfi    nei*  T  af- 


(  X  C  ) 

Del  giovinetto  la  cerulea  forma 
Torva  s'avanza,  e   featurifee  il   fangue 
Dagli  aerei  fuoi  fianchi .  A  cotal   vifta         i 
Balza  Cairba   pien  d' orror  ;   tre    volte 
Getta   la  lancia  a  terra  y  ed  altrettante 
Picchiali  *I   petto;   vacillanti,   e   brevi 
Sono  i  fuoi   paffi  ;  ad  or  ad  or   s'arrefta 
Pallido ,  e  inarca  le  nodofe   braccia .  2 

Nube   par,  eh' a  ogni   leve   aura   di   vento 
Varia   la   forma   fua ,   trifte   all'  intorno 
Son  le  foggettc   valli ,  e  alternamente 
Temon  che   feenda  la  fofpeia   pioggia. 
Ei   rineorofii  alfine  :   in   man   riprelè  z 

L'acuta   lancia;   gli  occhi   fuoi   rivolti 
Tien    verfo  il   Lena»  Ecco   apparir   repente 
L' eiplorator  dell'Oceano:   ei  viene, 
Ma   con   pai-fi  di   tema ,   e   tratto  tratto 
Volgefi   addietro.   S'avviso  Cairba  3 

Ch'eran  preflb  i   poffetiu  ,  ed   a   le   chiama 
Qìx  OìCuii  duci .  I  menanti  paflì 

Mo- 


e  x  e  i  > 

Movonfi  degli  Eroi;  tutti  ad  m\  tempo 
Traggon  le  fpade .   Ivi   Morlan.  a  fi  flava 
Torbido  il  volto:   il  folto  crin  d'Idalla  b     35 
Sofpira  al   vento:   gira  bieco  il  guardo 
Cormir   c  roffo-crinito ,  e  fulla  lancia 
Torvo  s5  appoggia  '■>  orribilmente  lenta 
Volvefi  fotto  due   vellute  ciglia 
L'  occhio  di  Malto  4  :  il  fier  Foldan  e  grandeggia  40 
Piantato  come  rugginofa   rupe 
Sparfa  di   mufeo  le   petrofe   terga . 
Par  la  fua  lancia  di  Slimora  il  pina 
Che  incontra  il   vento,  della  pugna  i   colpi 
Segnan  lo  feudo ,  e   V  infocato   fguardo  4  5 

Sembra  altera  sfidar  perigli,  e  morte . 
Quelli,  e  mi  11'  altri  tenebrori  duci 

Cerchio  feano  a  Cairba ,  al  carro  nato ,  s 
Allor  che  giunfe  dall'  acquofo  Lena 

I/ef. 


oMorlath    grande    nel  giorno  e  Cor-mar  efperto  nel  mare. 

della  battaglia .  d  Malth-os  lento  a   parlare  . 

h  Hidalla  Eroe  dall'orrido  fguar-  e  Follarli  generofo  . 

do  . 


(  X  C  I  I  ) 

L' efplorator  dell4  Occan    Mornailo.*  50 

Gonfi  avea  gli  occhi,  e  tea*    in  fuor ,   le  labbia 

Smorte,  e  tremanti.   Oh,  difs' ei  lor ,   fi  ftanno 

Taciti,  e  cheti  cjual   bofehetto  a   fera 

D' Erina   i  duci ,  or  che  fui  lido  ornai 

Scefo  è  Fingal  ?  Fingallo,   il  Re  oofTente ,    55 

Il   terror  delle  pugne?  E  l'hai  tu  vitto? 

Dille   Cairba   fofpjrando  :   moki 

Sono  i  fuoi  duci  in  fulla  fpiaggia?  inalza 

L'  afta  di  guerra,   o  viene   in  pace?   In    pace 

No  ,  Cairba,  einonvien:  la  punta  io  vidi  b    60 

Della   fua   lancia,  ella  è   vapor  di    Morte, 

E  fra  full'  acciai-  fuo  di  mille  il  fangue . 

In  fua   robufta   canutezza  ei  fcefe 

Primo  fopra  la  fpiaggia  3  a  parte  a  parte 

Si 


a  Mor  -  armai  forte  finto  .  '  tale  :  che  s'  egli  tenea  la 
b  Se  iti  que'  tempi  un  uomo  punta  rivolta  dall'  altra 
approdando  in  un'  paefe  parte  ,  ciò  era  un  contraf- 
ftraniero  ,  ftendeva  avanti  fegno  d'  amicizia  ,  e  fecon- 
di sé  la  punta  della  fua  do  lv  ofpitalità  d*  allora  , 
lancia  ,  ciò  veniva  a  figni-  egli  era  immediatamente 
fkare  eh'  egli  era  nemi-  invitato  al  convito  . 
e©  j    ed  era  trattato  come 


(  X  C  I  I  I  ) 

Sì   difìinguean   le   nerborute  membra;  65 

Mentr1  ex  paiTava  maeftofo ,   e   lento 

Nella   fua  pofla  .  Ha  quella   fpada   al   fianco,   a 

Che   i   colpi   non   raddoppia ,  e  quello  feudo 

Terribile  a   veder ,  qual   fanguinofa 

Luna  in   tempefta.  Dopo  lui  fen  viene  70 

Oflian  ,   de1  canti  il  Re  ;  con   efib  è    Gaulo , 

Figlio  di    Morni  ,   tra'  mortali   il    primo  . 

Balza  a   terra   Conàl,   curvo   full' afta  y 

Sparge  Dermino  il  fofeo  crin,  Fillano 

Piega  l'arco,  Fergufio  akier  paffeggia  75 

Pien   di  baldanza   gìovenil .   Chi  viene 

Con  chioma   antica?   un  nero   feudo   a   lato 

Pendegli ,   ad   ogni  paffb  in   man   la  lancia 

Tremagli,  e   ila   l'età   nelle   fue   membra. 

Ei   china  a  terra   tenebrofo   il    volto,  8<a 

Trillo   è  '1   Re   delle   lancie .    Il    riconofei , 

Cairba  ?   Ufnorre   è   quefti  ,  Ufnor   che   move 

A  far 

a  Rapportano  le  tradizioni  fa-  ad  ogni  colpo  ,  e  eh'  egli 
volofe  ,  che  la  fpada  di  non  1'  adoprava  ,  fuorché 
Fingàl  uccideva    un  uomo         nei  cafì  d'  eftremq  periglio  . 


(  X  C  ì  V  ) 

A   far   vendetta  de' Tuoi   figli  eftinti. 

La  verde  Ullina  gli    rifveglia    il  pianto  , 

E  le  tombe  de' figli  ^   lui  rammenta.  85 

Ma  lunge  innanzi  agli  altri  Ofcar  s' avanza 

Lucido  negli  amabili  forrifi 

Di  giovinezza ,  e   bello  come  i   primi 

Raggi   del   Sole:   in   fu   le   fpalle   cadegli 

La   lunga  chioma;   è  mezzo  afeofto  il  ciglio    9Ò 

Dall'elmetto  d' acciar;   lampeggia    il    brando; 

E  pereoflfa  dal   Sol   Tafta  sfavilla. 

Re  del?  alta  iTemora ,  io  non   fofferfi 

Degli   occhi  iiioi   la  formidabil   luce  > 

E   fuggii   frettolofo.  E  fuggi,  o   vile,  95 

DiiTe   lo    fdegno  di  Foldan  ;   va ,  fuggi , 

Figlio  di   picciol   cor ,   non   vidi    io   forfè 

Queir  Ofcar?   noi   vid'io?   forte   è,   noi    niego  > 

Dentro  i   perigli  :   ma   fon   altri   ancora 

Che  impugnali  l'afta-.  Ha  molti  figli  Erina    toc 

Quanto   lui   valorofi  ;   ah  si ,  Cairba  , 

Più   valorofi  ancor  :   lafcia  che  incontro 

A  qu** 


(  x  C  V  ) , 

A   qi-.c(lo  formidabile   torrente, 
Per  arre/tarlo  del   ilio  codo   in   mezzo, 
Vada  Foldan:  de' valorofi  il   fangue  105 

La  mia  lancia  ricopre ,  e   raffomiglia 
La   muraglia  di  Tura  il  ferreo  feudo» 
Come  ?  folo  Foldan ,  con   fofeo  ciglio 
Ripigliò   Malto,   ad   affrontare   andranne 
Tutta   Tolte  nemica.3  e   non   fon  effi  Iiql 

Come  di  mille   fiumi   affollate   onde 
Numerofi  fui   lido?  e   non   lon   quelli 
Quei  duci  fteffi ,  onde  Svaran   fu   vinto/ 
Poiché   dall'Armi   fue   fuggir   dilperfi 
ty  Erina  i  figli?  ed  or  contro  il  più  forte    115 
De' .loro  Eroi   vorrà   pugnar  Foldano? 
Foldan  dal   cor  d'orgoglio:   or   via    de' tuoi 
Prendi   teco  la  poffa ,  e   fa  che    infieme 
Malto  ne   venga:   a  che    vantarfi  invano?  z 
Figli  d' Erina,   con   foavi   accenti  «20 

IdaJIa  incominciò  j   non   fate  ,  o    duci ,  J 
Che   giungano  a  Fingallo  i  detti   voftri , 

Onde 


(XCIV) 

Onde   il   nemico  non  s1  allegri ,   e   fa 
Forte   il   fuo  braccio.  Valorofi ,  invitti , 
Sete,  o  guerrieri,  e  ibmiglianti  a   nero       125 
Nembo  del   ciel ,   che   rovinofo  i   monti 
Sfianca,  e   le  felve   nel  fuo  corfo  atterra- 
Ma  pur  moviamci  nella  noftra  poflfa 
Lenti,   aggruppati,   qual   compreffa    nube 
Spinta  dal   vento;  allora  al  noftro  afpetto    130 
Tremerà  l' ofte ,  e   dalla   man   del   prode 
Cadrà   la  lancia:   noi  vediam ,   diranno, 
Nube   di  morte ,   e   imbiancheranno  in   volto  . 
In   fua   vecchiezza  piagnerà  Fingallo 
La  fpenta  gloria  fua  :   Morven   felvofa         535 
Non   rivedrà  i  fuoi   duci  ;   e  in  mezzo  a    Selma 
Crefcerà   l'erba,  e '1  mufco  alto  degli    anni. 
Stava  Cairba  taciturno  ,  udendo 

Le  voci   lor ,   qual   procellofa   nube , 
Che  minaccia   la  pioggia,  e  pende  ofcura    140 
Là  fu  i  gioghi  di  Cromia ,   infili  che  il  lampo 
Squarciale   i   fianchi,   di   vermiglia   luce 

Fol- 


(  X  C  V  I  1  ) 

Folgoreggia  la   valle  ,   urlati   di  gioja 
Della  tempefta   i   tenebrali   fpirti . 
Si   flette  muto   di  Tremora   il   Sire,  145 

Alfin  parlò .  Su ,   s'  apparecchi  in  Lena 
Largo  convito,   i  miei  Cantor  fien  pronti. 
Odi   tu ,    Olla   a  y  dalla   rotta   chioma  , 
Prendi  V  arpa   del   Re ,   vanne   ad   Ofcarre 
Sir  delle  fpade  ,  e  a  fefteggiar    l'invita       150 
Nella   mia  fala  ;  oggi   flarem   tra'  canti , 
Doman   le  lancie   romperem ,   va ,   digli 
Che   all'eftinto   Catella  ^  alzai   la   tomba  , 
H  che   i   Cantori   miei  fciolfero   i   verfi 
All'ombra   fua  :    di   che   i  fuoi  fatti  intefi  ,    155 
Là  del  Carron   c  fulle   remote  fponde . 
Tom.  IL  G  Or 

a  Cantore  di  Cairbar*.  avea    mandata     una    sfida 

b  Cat-hol  figlio  di  Mar-onan  formale    a    Gairbar  ,    che 

fu  uccifo  da  Gairbar  ,  per  fu  di  quefto  accortamente 

la  fua  aderenza   al  partito  fchivata  .   Cairbar  concepì 

di    Cormac  .    Egli    aveva  un'  odio  insanabile    contro 

accompagnato    Ofcar     alla  di  Ofcar  ,    ed  a  ea    fin  d' 

guerra  d'  Inifbna.  o,re  con-  allora    delibera  co    di  ucci- 

traiTero  affierue  una  tenera  derlo  proditoriamente, 

amicizia  .  Ofcar  appena  in-  e  Allude  alla  battaglia  di  O- 

tefa    la  morte    di    Cathol  fcar  contro  Caro» 


C  X  C  V  I  1  I  ) 

Or  non  è  qui  Catmorre  *,  il  generofo  4 
Di  Cairba  fratello;  ei  co'fuoi   mille 
Ora  è  lontan:   noi   fiam  deboli,  e    pochi. 
Catmorre  a  par  del  Sol  lucida  ha  l'alma  ,  'i    160 
E  le  battaglie  ne' conviti  abborre  s 
Ciò  Cairba  non  cura .  Eccelfi  duci , 
Io  pugnerò  contro  d' Ofcàr  :   fur  molte 
Le  fue  parole  per  Catolla ,  e  '1   petto 

o  M'arde  di  fdegno;  egli  cadrà  fui   Lena,     i<5$ 
E  la  mia  fama  s'alzerà  nel   fangue» 

Di  gioja  i  duci  sfolgoraro  in  volto  : 
Si  fpargono  fui   prato ,  e  delle  conche 
S'apparecchia  la  fefta;   i   cento  Vati 
Alzano  i  canti.  Su  la  fpiaggia  udimmo      170 
Le   liete  voci ,  e  fi  credè   che  giunto 
Foflfe   il  prode  Catmór ,  Catmór  l' amico 
Degli  ftranieri ,  di  Cairba  ofeuro 
L' alto    fratel  ;  ma  non  avean  fimili 
L' alme  perciò ,  che  di  Catmór  nel  petto    1 7  5 

Lu- 

«  Cathmor  grande  in  hattapììa  . 


(  X  G  I  X  ) 

Lucca   raggio  del   Cielo.   All' Ata    in   riva  & 
S*  aìzavan  le  fuc  torri  ;  alle  fue  falè 
Sette  fentieri  conduceanò  ,  e  fette  6 
Duci  fu  quei  fender   fi   ftavari   pronti 
Facendo   ai   paffaggier   cortefe   invito.  ì8ò 

Ma   Catmór  s' appiattava  entro  le  felve  •» 
Che   la   voce   fuggìa   della   fua   lode , 

'Olla  fen  venne  col   fuo  canto.   Ofcarre 
Alla   fefta  n'  andò  :   trecento  Eroi 
Seguono  il  duce  i  e   rifonavan   l'armi  185 

Terribilmente  :   i  grigi  can   fui   prato 
Gian  faltellando  >  e   io  feguian  cogli    urli  * 
Vide  Fingal   la   fua   partenza;  mefta 
Era   l'alma  del  Re;  del   fier  Cairbà 
Nudria  fofpetto  :   ma   chi  mai  dell'alta         ìoo 
Progenie   di  Tremmór   temeó  nemici? 

Alto  il  mio   figlio   follevò  la  lancia 

Del  buon  Connano   b  \  incontro   a  lui  coi  canti 
G      2.  Ferfi 

a  Atha  ,  baffo  fiume.  Era  quefta  di  Cairbar,nel  Coniiaught  . 

l'abitazione  della    famiglici     b   Vedi  il  v.  215- 


(C) 

Ferfi  cento   Cantor  ;   cela   Cairba 
Sculo   uh.  forrifo  l' apprettata    morte  195 

Che    negra   cova   entro  il   fuo   fpìrto  ;    è    fparfa 
La   fella   i'ua  ,  fonan   le   conche  ,  all'  olle 
Gioja   ride   fui   volto  ;   ella   fomiglia 
A   pallido   del   Sole   ultimo   raggio  > 
Che  già  tra' nembi  fi  frammifehia  ,   e  perde  .    200 
Cairba   alzoflì  :    ofeurità  s'accoglie 

Sopra   il   fuo  ciglio;   il   fuon  delle   cento   arpe- 
Celfa   ad    un   tratto,   dei    percola"    feudi 
S'ode   il   cupo  fragore .   Olla  da   lungi   a 
Alza   il  canto  del  duolo  :   Ofcar   conobbe     20  *j- 
II  fegnal  della  morte .   Ei  forge  ,   afferra 
La  lancia .  Ofcàr  ,  diffe  Cairba  ,  io  feorgo 

La 


t  Quando  un  Signore  avea 
determinato  d'  uccidere  uno 
che  folle  in  fuo  potere  , 
folevaii  fignificargli  la  mor- 
te col  fuo  no  d  uno  feudo 
picchiato  col  calcio  d'  una 
lancia  ,  mentre  un  Canto- 
re in  qualche  diftanza  in- 
tuonava la  Cj-rna  della 
morte  .     Per    lungo    tempo 


fi  usò  nella  Scozia  in  fimili 
occafioni  una  cerimonia  d' 
un'  altro  genere  .  K  noto 
che  al  Lord  Dpugfaijnél 
caftello  d'  Edimburgo  fu. 
imbandita  la  menfa  con  una 
tefta  di  bue  ,  come  un  fi- 
euro  indizio  della  vicina 
fua  morte  v 


(  e  I  ) 
La.  lancia  dì  Tcmora-j   in    h  tua  deftra  > 
Figlio  di  Morven  ,   dei  gran  Re  d'  Erma 
Brilla  V  antica  lancia  :  etfa   l' orgoglio  2  1  o 

Fu  di  ben  cento  Regi ,   effn  la  morte 
Di  cento  Eroi  ;  cedi ,   garzone  altero > 
Cedila  al  nato  ai  carro  aitò  Gaii'ba  . 
Che  ?   del   tradito  regnator    d'  Erina 

Ch'  io  ceda  il  dono  ?  Ofcàr  foggiunfe  :  il  dono    215 
Del   bel   Cormano.  dalla   bionda   chioma  , 
Ch'egli  fece   ad   Ofear,   quand'ei  difperfe 
L'ofte  nemica?   alle   fu  e  (ale   io   venni 
Allor  che   di  Fingallo   innanzi   al   brando 
Fuggi   Svarano:    ^sfavillò   di   gioja  220 

Nel  volto  il   giovinetto ,  e  di  Temora 
Diemmi   la   lancia,   e   non   la   diede  a  un  fiacco, 
Truce   Cairba -,   ad   alma    vii   non   diella . 
Non   è   l'ofcurità  della   tua  faccia 
Per  me  tempefta ,   egli  occhi  tuoi  non  fono    225 
Fiamme  di   morte  ;   il   tuo  fonante   feudo 
Pavento  io  forfè  ?   o  d' Olla  al  feral  canto 

G      3  Tre- 


(CU) 

Tremami  in  petto  il  cor?  no,  no,    Cairba 
Spaventa,  i  fiacchi:  Ofcarre  alma  ha  di  rupe* 

Né  vuoi  ceder  la  lancia?  allor  riprefe  250 

Del   fìer  Cairba   il   ribollente,  orgoglio. 
Sono  i  tuoi   detti  baldanzofi  e  forti,, 
Perchè  pretto  è  Fingallo  y  il   tuo  di  Morven 
Guerrier   canuto:   ei   combatteo  coi   vili; 
Svanire  ei  deve  di  Cairba  a  fronte,  z£$. 

Come   di   nebbia   una   fotti!  colonna 
Contro  i  venti  dell'  Ata.    Al    duce  d'Ata 
Se  quel   guerrier  che   combatteo   coi   vili 
Foflfe  dappreffo,  il  duce  d'Ata  in  fretta 
Gli  cederia  la  verdeggiante  Erina  ,  Z40, 

Per  fuggire   il   fuo   fdegno  :   olà,   Cairba,, 
Non   parlar  dei   poffenti  ;  a  me  rivolgi 
Il   brando  tuo  :   la  noftra  forza  è  pari  : 
Ma  Fingallo ,  ah   Fingal  di    tutti  è  fopra  «. 

I    lor  feguaci  intenebrare  m  volto  245 

Videro  i  duci ,  e  s'  affollaro  in  fretta 
Intorno  a  lor  i  vibran  focofi  fguardi ,. 

Snu- 


(CHI) 

Snudanti  mille  fpade.  Olla  folleva 

Della  battaglia  il  canto.  In  afcoltarlo 

Scorfe  per  l'alma  tremolio  di  gioja  250 

Al  figlio  "mìo,  quella  fua  gioja  ufata 

Allor  che  udiafì  di  Fingallo  il  corno. 

7Nera ,  come  la  gonfia  onda ,  che  al  loffio 
D'aura  fommovitrice  alzafi ,  e  piomba 
Curva  fui  lido,   di  Cairba  l'otte  255 

S'avanza  incontro  a  lui.  Figlia  di  Tofcar,    * 
Quella  lagrima  ond'  è  8  ?   Non  cadde  ancora 
li  noftro  Eroe;   del  braccio  fuo  le  morti 
Molte  faran  ,  pria  che  fia  fpento  *  Oflferva 
Come  cadongli  innanzi ,   e  fembran    bofchi   260 
Là  nel  deferto  y  allor  che  un'irata  ombra 
Torbida  furibonda  efce,  ed  afferra 
Le  verdi  cime  coll'orribil  deftra  . 
Cade  Morlan  ,  muor  Conacàr ,   Maronte 
Guizza   nel    fangue   fuo:   fugge  Cairba  265 

Dalla  fpada  d'Ofcarre,   e  ad  appiattarti. 

G     4  Cor* 

»  Si  rivolge  a  Malvina  . 


t  e  ì  v ) 

Corre  dietro  ad  un    maffo  \  afcofamente 
Alza  la  lancia  il  traditore ,  e  '1  fianco 
Ad  Ofcar  mio  paffa  di  furto  ;  ci  cade 
Sopra  lo  feudo ,  ma  '1  ginocchio  ancora 
Softenta  il  duce  ;   ha  in  man  la  lancia  : 
Cade  P  empio  Cairba  ,   Ofcar  fi  volge 
Col  penetrante  acciaro ,   e  nella  fronte 
Profondamente  gliel  conficca ,  e  parte 
La  roffa  chioma  d' atro    fangue    intrifa .  * 
Giace  colui  come  fpezzato  fcoglio 
Che   Cromia   fcuote   dal   petrofo   fianco . 
Ahimè   che   Ofcar   non   forge  ;   egli  s'  appo« 
Sopra  Io  feudo ,  fta  la  lancia  ancora 
Nella   terribil  delira  ;    anche  difeofti 
Treman  d' Erina  i  figli  :    alzan  le  grida 
Qj.ial  mormorio  di  rapide  correnti , 


270 
vedi , 


275 


a  Gli  Storici  Irlan^efi  pongo- 
no la  morte  di  Cairbar  ver- 
fo  il  fine  del  terzo  fecolo  . 
E(Ii  dicono  eh'  egli  fu  uc- 
cifo  in  battaglia  contro  di 
Ofcar  ,  ma  niegano  eh'  ei 
moriffe    per    le  fuc  mani  . 


E  Le- 

Siccome  non  hanno  altro 
fondamento  che  le  tradi- 
zioni dei  Bardi  ,  la  tradi- 
zione di  Olfian  deve  eiìere 
per  lo  meno  ugualmente 
probabile  . 


(  e  V  ) 

E  Lena  intorno  ìipercofib  eccheggia . 
Fingallo  ode  il  fragor,   l'afta  del  padre 

Prende ,  fui  prato  ei  ci  precede  $  e    parla      285 
Parole  di  dolor:   fento  il  rimbombo 
Della  "battaglia ,  Ofcar  è  folo  ,  Eroi 
Alzatevi,   accorrete,  e  i  brandi  voftrì 
Unite  al  brando  del    guerrier .   Sul  prato 
Precipita  anelante  Offian  ,   a  nuoto  290 

Pafla  il  Lena  Fillan ,   Ferguflo  accorre 
Con  pie  di  vento.   S'avanzò  Fingallo 
Nella  fua  porta  ;  orribile   a  mirarli 
Del  ilio  feudo  è  la  luce  ,   e  ben  da  lungi 
D'  Erina  ai  figli  sfolgorò  fui  ciglio.  2915 

Ne  tremarono  i  cor ,   videro    accefo 
Del  Re  lo  fdegno  ,   e  s'afpettar  la   morte. 
Primi  giungemmo  ,  e  combattemmo  i   primi } 
D' Erina  i  duci  refifter:   ma  quando 
Venne  fonando  il  Re,   qual  cuor  d' acciajo    300 
Potea  far  fronte,  .0  foftenerlo?   Erina 
Lungo  il  Lena  fuggio  :   morte    l' incalza  . 

Ma 


(C  V  I  ) 

Ma  noi  frattanto  fullo  feudo  inchino 
Ofcar  vedemmo;  rimirammo  il  fangue 
Sparfo  d'intorno.  Atro  filenzio ,  e  cupo      305 
Cadde  repente  degli  Eroi  fui  volto.. 
Ciafcun  rivolfe  ad  altra  parte  il  guardo, 
Cìafcuno  pianfe .  Il  Re  d*  afeonder  tenta 
Le  lagrime  forgenti  ;  ei  fopra  il  figlio 
China   la  tefta  ,   ed  ai  fofpir  frammifte        310 
Efccn  le  fue  parole.  Ofcar,  cadérti , 
Cadérti ,  o  forte  ,  del  tuo  corfo  in  mezzo . 
Il  cor  de'  vecchi  ti  palpita  fopra , 
Che  le  future  tue  battaglie  ei  vede  ; 
Vede  le  tue  battaglie  ,   ahi  !   ma  la  morte      3  1  5 
Dalla  tua  fama  le  recide ,   e   fcevra . 
E  quando  in  Selma  abiterà  più  gioja , 
Qiiando  avran  fine  le  canzon  del  pianto? 
Cadono  ad  uno  ad  un  tutti  i  miei  figli ,. 
E  l'ultimo  de' fuoi  farà  Fingallo  .  320 

Dilegueraffi  la  mia  fama  antica , 
Fia  fenz' amici  la  mia  vecchia  ctade . 

Io 


(  C  V  I  I  ) 

10  federò  come  una  grigia  nube 
Nell'atrio  mio,   fenz' afpettar  che  torni 

Colla  vittoria  un  figlio.  O  Morven  piangi ,,   325 
Qfcar  non  forge  più  :   piangete  Eroi . 
E  pianfero ,  o  Fingallo:   alle  lor  alme 
Era  caro  il  guerriero  ;  egli  appariva  , 
E  fvaniano  i  nemici ,  e  pofeia  in  pace 
Tornava  afperfo.  di  letizia  il   volto.  330 

Padre  non   fu  che  dopo  lui  piagnette 

11  caro  figlio  in  giovinezza  eftinto , 
E  non  fratello  i!  fuo  fratel   d'  amore . 
Caddero  quelli  fenza  onòr  di  pianto , 
Perch'era  baffo  il  fior  d'ogni  guerriero.         335 
Urla  Brano  al  fuo  pie ,   lifcialo ,   e  geme 

L' ofeuro  Lua  a ,  eh'  egli  condotti  fpeflb 
Seco  gli  avea  contro  i  cervetti  in    caccia . 
Quando  d'intorno  i  fuoi  dolenti  amici. 

Ofcar 


9  Cani  di  Fingal  .  Brano  era  tore    gli   da  le    fteffe  pro- 
tanto celebre  per  la  fua  ve-  prietà  ,   che  dà   Virgilio  a. 
locità  ,  che  il  Poeta  in  un'  Cammilla  . 
Opera  veduta  dal  Tradnt- 


(CVI  I  1  ) 

Ofcar  fi   vide,  il   fuo  candido  petto  .340 

S' alzò   con   un   fofpiro  :    i  mefti   accenti  , 

Di fs' egli  allor ,   de' miei   guerrieri   antichi, 

L'urlar  de' cani,   l' improvvife   note 

Della  canzon  del  pianto  >  hanno  invilita 

L'alma  d' Ofcar,   l'anima  mia,  che  prima    345 

Non  conofeea  fiacchezza ,   e  fomigUava 

All'  acciar  del   mio   brando  .   Offìan  ,    t'  accoda  , 

Portami  alli  miei   colli  ;   alza   le    pietre 

Della  mia  fama  ;   nel!'  angufto   albergo 

Del  mio  ripofo   il   mio   corno   del   cervo      350 

Riponi ,   e  ia   mia   fpada  :   un   dì  '1  torrente 

Potrebbe   feco  trafportar   la   terra 

Della  mia   tomba .  Il   cacciatoi-  fui   prato 

Difcoprirà  l'acciaro,   e   dirà:   quefra       ' 

Fu   la  lpada  d' Ofcarre  .  E   tu  cadérti  335 

Figlio  della   mia   fama  ?   Ofcar   mio  figlio  ^ 

Non   ti  vedrò  più   mai?   Quand'aita  afcolta 

Parlar   de'  figli   fuoi ,   di   te   parola 

Più  non   udrò?  già   fiede   in   fulle  pietre 

Del- 


(  C  I  X  ) 

Delia  tua  tomba  il  mufeo  :   il  vento  intorno    5^0 
Geme ,    e  ti   piange  ;   lenza   te  la   pugna 
Combatterai ,   fenza   te   nel   bofeo^ 
Le   lievi   damme   infcguìranfi  :   almeno 
Guerrier  dal   campo,   o   dall' eftranie   terre 
Ritornando  dirà:   vidi  una    tómba  9  395 

Preffb   il   corrente  mormorio  del  fonte , 
Ove   alberga   un  guerrier ,   V  uccifo  in    guerra 
Ofcar ,   primo  fra' duci,  al  carro    nato  « 
Io   forfè   udrò  le   fue  parole ,  e  tofto 
Raggio  di  gioja   avviverammi  il   core.         370 
Scefa  faria  fulla  triftezza  noflra   I0 
La  buja  notte ,  ed   il  mattin  riforte* 
Neil'  ombra   del   dolore  :   i   nofìri   duci 
Lì   rimarti   faricn  ,   come   nel  Lena 
Fredde   rupi  ftillanti ,  e  la   battaglia  375. 

Avrian  polla  in   obblio ,   fé  il  Re   la  doglia 
Non   difeacciava,   e   non   alzava  alfine 
La   fua   voce  poflfente  :   i   duci  allora 
Come  feoffi  dal  fonno  alzar  la  tefta. 

E  fino 


(  e  X  ) 
E  fino  a  quando  ftarenì  noi  gemendo,  380 

Difs'  ei ,   fui   Lena  ?   e   fino  a  quando    Ullinà 
Si  bagnerà  del   noftro  pianto!"   i   forti 
Non   torneran  perciò,  nella  fua  forza 
Ofcar  non   forgerà  :   cadere   un  giorno 
Deve  ogni  prode ,  ed  a'  fuoi  colli   ignoto   385 
Reftar  per  fempre .  Ove   fon'  ora ,  o  duci  * 
I  Padri  noftri,  Ove  gli  antichi   Eroi? 
Tutti  già  tramontar,  ficcome  {ielle 
Che   brillaro ,  e  non  fono;   or  fol  s' afcolta 
Delle   lor  lodi  il  fuon  :   ma  fur  famofi        3  9  o 
Nei   loro  giorni ,   e  dei  pattati   tempi 
Furo    il    terror .  Sì   paflferem  noi   tutti , 
Guerrier ,   nel   noftro  dì:   fiam   forti   adunque 
Finché   e* è   dato,   e   dietro  noi  lafciamci 
La   noftra   fama,   come  il   Sole    addietro       395 
Lafcia  gli  ultimi  raggi ,   allor  che   cela 
In  Occidente   la    vermiglia    fronte . 
Vattene,  Ullino,  mio  Cantore   antico, 
Prendi  la  regia  nave ,  Ofcar  in   Selma 

Èli. 


(CXI) 

Riporta,  e  fa  che  fopra  lui   di  Morvcn     400 
Piangan   le  figlie  :   noi    ftarèmo   intanto 
A  pugnar  fopra  il  Lena ,  e  a  far  vendetta 
Dell'evinto  Cormano .    I  giorni  miei 
Van    dechinando  :  la  fiacchezza  io  fento 
Del  braccio  mio  ;  dalle  cerulee  nubi  40  5 

Già  per  accorre  il  lor  canuto  figlio 
Pieganfi  i  Padri  miei  :  verrò ,  Tremmorré  s 
Sì ,  Tremmòrre ,  verrò ,  ma  pria  eh'  io  parta 
S'inalzerà  della  mia  gloria   un  raggio. 
Ebber  già  fuo  principio ,   avran  pur  fine     4 1  o 
Nella  fama  i  miei  giorni ,  e  la   mia  vita 
Fia  torrente  di  luce  ai  dì  futuri . 
Ullin   fpiegò  le   vele  :   il   vento  fcefe 
Dal   Mezzogiorno  faltellon   full'  onde 
Ver  le  mura  di  Selma  ;   io  mi  reftai  415 

Nella  mia  doglia ,   e   non   s' udì  mia    voce  . 
Cento   Guerrieri  di  Cairba   eftinto   ll 
Erfer  la   tomba,   ma  non  s'alzan  canti 
Al  fero  duce  ■>  fanguinofa ,  ofeura 

Era 


(  C  X  I  I  ) 

Era  l'alma   di  lui.  Cormano   in   mente       420. 
Scavaci,  e   chi  lodar  potea  Cairba? 

Scefe   la   notte  ;   s' inalzò   la  luce 

Di  cento  quercie  :   il  Re   fotto  una    pianta 

Po  fé  fi.  y  e  preffo  lui  fedeva   il   duce 

D'Età,  d'Ufnorre  la  canuta    forza.  42$ 

Stava   Aitano   a  nel  mezzo  ;   ei   raccontocci 
Di  Cormano  la  morte  :   Aitano ,   il  figlio 
Di  Conacar ,   di  Cucullin    1'  amico  „ 
In  Temora  ventofa  egli  abitava 

,     Col  buon  Corman,  quando  il  figliuol  di  Semo  430 
Prefe   a  pugnar  col  nobile  Torlafto . 
Trifta  fu  la  fua   (toria ,  e  a  lui   fui   ciglio- 
La  lagrima  forgea .   Giallo  era  in  Dora   b 
Il  Sol  cadente  :  già  pendea  fui  piano  c 

La 


a  Althan  .  Era  quefti  il  prin-  razione    cHll    giorno    della 

cipal  Gantore  ci'  Arto  Re  battaglia    tra    Gticullino  e 

d'Irlanda.  Torladi  ,    nel    tempo    che 

y  Monte  nelle    vicinanze    di  Cormac    flava    in  Temerà 

Temora .  Dcira  fignifica  il  attendendo  la  faufta  nuova 

lato  felvofo  d'  una  montagna  .  delia     vittoria    di  CltClllli- 

s  Aitano  comincia  la  fua  nar-  no.  * 


(  C  X  I  I  I  ) 

La  grigia  notte  ;  di  Temora  i  bofchì  4  f •  5 

Givano  tremolando  agi' incottami 

Buffi  del  vento.   In   Occidente   alfine 

Si  raccolfe  una  nube ,   a  cui  fea  coda 

Stella  vermiglia.  Io  mi  reftai  foletto 

Nel   bofeo ,  e   vidi  grandeggiar   Steli1  aria      440 

Una   nera  ombra:   dall' un   colle   all'altro 

Si   fìendeano   i   fuoi  parli ,   aveva  a  lato 

Tenebrofo  lo  feudo  :    io   ravvifai 

Di  Semo  il  figlio;  la  triftezza   io  vidi 

Del   volto  fuo,   ma  quei  pafsò  veloce  445 

Via   nel   &10   nembo ,  e  lafciò  bujo   intorno . 

Rattrifìoflì  il   mio  fpirto  ;   inver  la   fala 

M'avviai  delle  conche;  ardean   più  faci, 

Ed   i  cento  Cantor  toccavan   l'arpe. 

Stava  nel  mezzo  ilbelCorman,  vezzofo12   450 

Come  la  fcintillante  mattutina 

Stella ,   che   là    fui    balzo  d' Oriente 

S'allegra,  e  feote  di  rugiada  afperfi 

1  giovinetti  fuoi  tremuli  raggi  ♦ 

Tom.  IL  H  Pen- 


(  C  X  I  V  ) 

Pendeva  a  lato  del  fanciullo  il  brando        455 
D'Arto;  eì  godeafi  di  trattarlo ,  e  flava 
Lieto  mirando  il  luccicar  dell'  elfe  » 
Ei  di  mudarlo  s'attentò  tre  volte, 
TL  tre  volte  mancò:  gialla  fui  tergo 
Sventolava  la  chioma,  e  dell'  etade  -460 

Sulle   fue  guancie  roflfeggiavà  il  fiore 
Morbido  e  frefeo  :   io  pianfi   in  fu  quel  faggio 
Di  giovinezza  a  tramontar  vicino. 
Altan ,  difs'ei  con   un  forrifo ,  dimmi, 

Vedeftù'l  padre  mio?  greve  è   la   fpada        465 
Del  Re  ;   per  certo   il   braccio  fuo    fu  forte . 
Oh  fofs'  io   come  lui ,  quando  in  battaglia 
Sorgeva  il  fuo  furor*  che   unito  anch'io 
A  Cucullino,  di  Cantela   a  al   figlio 
Ito  incontro  farei.   Ma  che?    verranno        470 
Anche  i  miei  giorni ,   Altan  ,  verrà  quel  tempo  , 
Che  fia  forte  il  mio  braccio  :    hai  tu     novelle 

Del 

*  Cean  -  teola  capo  di  famiglia . 


(  C  X  V  ) 

Del   figliuolo  di   Semo?  egli  dovrebbe 

Tornar  colla  fua  fama  ;  ei  quefta  notte 

Promife  di  tornare;   i   miei  Cantori  47$ 

L' attendono  coi  canti ,   e   fparfa  intornò 

EA  la   mia  fetta.   Io  l'afcoltai   tacendo, 

E  già  m'incominciavan   per  le  guanciè 

A   trafeorrer  le   lagrime  ;   io  le   afeofi 

Sotto  il  canuto  crin .   Ma  il  Re  s' accorfe   48  ò 

Della  mia  doglia:   oimè ,  difs'ei,   che  véggio  ? 

Figlio  di   Conacàr  ^   caduto  è   forfè 

Il  Re  di  Tura?  e  perchè  mai   di  furto 

Efcono  i   tuoi   fofpiri?   e  perchè   tergi 

Dagli  occhi  il  pianto?   ci  vien  forfè  incontro  48$ 

L' alto  Torlafto  ,  o  1*  abborrito  fuono 

Dell'  ofeuro  Cairba?  Ei   viene,  ei  viene: 

Veggo   il  tuo  lutto  :   il   Re  di  Tura  è   fpento  v 

Ed  io  non  fpingerommi  entro  la  zuffa  ? 

Edio?   ...   ma  che?   de' padri  miei  non  poffo   490 

Impugnar  l'armi.   Ah!   fé  il  mio  braccio  aveflfe 

Di  Cucuilin  la  forza ,   al   mio  cofpetto 

H      2  Fug- 


(  C  X  V  t  ) 

Fuggirebbe  Cairba,  e  de' miei  padri 
Riibrgeria  la  fama,  e  i  fatti  antichi. 
Ei  dine ,   e  prefe   in  man  1'  arco  di   taflb  ;       49  5; 
Sui   vivid' occhi  gli  fcintilla  il  pianto. 
Doglia   intorno'  s' ammuta  j  i    Cantor    pendono; 
Sulle   lor   arpe ,   i  venticelli   toccano 
Le   corde,  e   n'efee  mormorio  di   doglio,. 
S'ode  da   lungi  lamentevol   voce,  500 

Qual   d'uomo  afflitto.   Carilo  era  quelli, 
Cantore   antico ,  che   veniane  a   noi 
Dall'  ofeuro  Slimora  ;   egli   la   morte 
Di  Cucullin  narrocci ,  e  i  fuoi  gran  fatti. 
Sparfi,   difs'egli,   alla  fua  tomba   intorno     joj 
Stavano  i   fuoi   feguaci  ;   a  terra  fteiè 
Giacciono  l'armi  loro,  e  la   battaglia 
Avean   porta   in   obblio,  poiché '1   rimbombo 
Del  fuo  feudo  cefsò.   Ma   chi   fon  quefti, 
Diffe  il  foave  Carilo ,   ehi    fono  j i.qJ 

Quefti ,   che  come  lievi  agili  cervi 
Volano  al  campo?  a  rigogliofe  piante 

Sì, 


<  C  X  V  I  I  ) 

Simili  nell'altezza,   hanno  le  guanciè 
Morbide,  rubiconde-,  e  sfavillando 
Balzan  per  gli  occhi  fuor  le  intrepid'  alme,   515 
E  chi  mai  fon  ,  fuorché  d' Ufnorre  i   figli    ; 
I   Prenci   d'Età,   generati  al   cario? 
Tutti   s' alzar  del   Re  di  Tura  i   duci , 
Come   vigor  di  mezzo   fpento   foco  , 
Se  d' improvvifo  dal  deferto  il   vento  320 

Rapido  vien   full©  -fifehianti  penne-. 
Suona  lo  feudo:   nel-P  amabil   Nato 
Gli   Eroi   credere   dì   veder   riforto 
L' e  Minto  C-ucullin  j   tal   girava  egli 
•1   fcintillanti   fguardi ,  e   tal  movea  525 

Sulla  pianura  :   la   battaglia  ferve 
Pretto   il  Lego ,   preval   di   Nato   il   brando , 
•    O  Re   d'Erina,  e   lo   vedrai  ben   torto 
Nelle   tue   fale .   Oh   potefs'  io   vederlo , 
.  Carilo ,   in   quello  punto  !   allor  foggi  un  fé      530 
La  di   Corman   rinovellata  gioja . 
Ma   trillo  io  fon   per  Cucullin ,   gioconda 

H      3  Era 


(  C  XVIII) 

Era  al  mio  orecchia  la  fua  voce,  fpefTo 
Movemmo  in  Dora  i  noftri,  pani  a    caccia 
Delle   brune,  cervette:   ei    favellava  535-, 

Dei  valorofi,  ei  mi  narrava  i  fatti. 
De'  padri  miei  ;  fiamma  di  gloria  intanto 
M'ardea  nel  cor:   ma  fiedi  alla  mia  fefta , 
Carilo,  io  fpeflb  la  tua  voce   intefi.. 

•    Deh   tu  di  Cucullino,  e  di  quel  forte         54.0» 
Generofo  ftranier  canta  le   lodi ... 

Pi   tutti   i   raggi   d'Oriente    adorno 

Sorfe   in  Temora  il  novo  dì ..  Tratino. 
Figlio  del    vecchio   Gelama.  «•  fen   venne 
Dentro   la  fala.   O  Re   d' Erina,  ei  diffe ,    545; 
Vidi   una   nube   nel   deferto  :   nube 
Da    lungi  ella   parea,,  ma  poi  feopriffi 
D'uomini   un   nembo:   innanzi  a    lor   s'avanza: 
Uom   baldanzofo,   gli   fvolazza  al   vento 
La  rofTa  chioma  ,  al  raggio  d' Oriente  550. 

Splen- 

ì  Geal  -  Ihama  >  Uome  di  candide  mani . 


(C  X  I  X  ) 

Splende  lo  feudo ,  ha  in  man  la  lancia .  E  bene  , 
Dì  Temora  chiamatelo  alla  fella  y 
DifTe  il  buon  Re  d' Erina .  E'  la  mìa  fala 
La  magion  dei  flranierij  o  generofo 
Di  Gelama   figliuol  :  fia  forfè  quelli  555 

Il  duce  d'Età,  che  fen  vien  nel  fuono' 
Della  fua  fama..  Addio,  flranier  poffente  ,    » 
Se' tu  l'amico  di  Corman?  che  veggio ì 
Carilo ,  ofeuro ,  ed  inamabil  parmi , 
E.  trae  l'acciaro:,  or  dì,  Cantore  antico,    560 
Quello  è.  il  figlio  d'Ufnor?   d'Ufnorre  il  figlio 
Non  è  quello,  o  Corman,  ma '1  Prence  d' Ata  . 
Fero  Cairba  dall'atroce   fguardo, 
Còsi  armato  perchè?  non  far  che  s'alzi 
Il  brando  tuo  contro  un  garzone.  E  do  ve    565 
Frettolofo  ten  corri?  Ei  pafla  muto 
Nella  fua  ofeuritade ,  e  al   giovinetto 
La  delira  afferra  ;  il  bel   Corman  previde 
La  morte  fua  ;  gli  arde  il  furor    negli    occhi . 
Scollati  o  d'Ata  tenebrofo  ducei  57° 

H     4  Nato 


e  C  X  X  ) 

Naro  s'  avanza  ;  Baldanzofo  ,  e  forte 
Sei  nelle   fale   di  Corman ,   perch'  ora 
Ex  debole  il  fuo  braccio .  Entra  nel  fianco 
La  cruda  fpada  al  giovinetto  j  ci  cade 
Là  nelle,  fale   de'  fuoi  padri  ;  è    fparfa  57  5 

La  bella  chioma  nella   polve ,  intorno 
Fuma  il  fuo  fangue-.  O  del   magnanim'  Arto 
Caro   figlio,   difs' io,  cadetti   adunque 
Nelle   tue   fale ,  e  non  ti  fu   dapprefib 
Di   Cucullin   lo  feudo,  e   non   la   lancia       583 
Del   padre   tuo  ?  Trifle   le   rupi ,   e   i  bofehi 
Son'or  d'Erina,   perchè  Ilefo  a   terra 
E^  del  popolo  il   duce .  O   benedetta 
L'  anima  tua ,  Corman  !   Corman   gentile  ! 
Così   tu  dunque   alle   fperanze   noftre  585 

Rapito  folti  del   tuo  corfo  a   mezzo? 
Del   fier  Cairba  giunfero    all'  orecchio 
Le  mie  parole  ;  in   tenebrofo   fpeco 
Ei  ci  racchiuie  a  :  raa  d' alzar  la  fpada 

Su 

*  Cioè  lui  ,  e  Carilo  . 


(  C  X  X  1  ) 
Su  i  Cantor  non  osò,  benché  il  fuofpirto  x3    590 
Nero  forte ,  e  fanguigno .   Ivi   tre    giorni 
Stemmo  languendo  ;  il   nobile  Catmorre 
Giunfe  nel  quarto:   udì   dalla   caverna 
La  noftra   voce,  ed   a   Cairba  volfe 
L' occhio  del  fuo  difdegno  .  O  Prence  d'  Ara    595 
Fino  a  quando,   difs'ei,   vorrai  tu  ancora 
Rendermi   afflitto  ?   a  maflb   del   deferto 
Raflbmiglia  il  tuo  cor:   fofchi  e  di  morte 
Son   fempre  i   tuoi  penfier  :   ma  pur    fratello 
Sei  di  Catmorre,  ed  ei  combatter    deve      600 
Le  tue  battaglie  :   non  però  lo  fpirto 
E'  di  Catmorre  all'  alma  tua  limile , 
Fiacca  mano  di  guerra  .  I  tuoi  misfatti 
La  luce   del  mio  cor  rendono   ofeura. 
Per  tua  cagion  non  canteranno  i  Vati        ^05 
Della  mia  fama:   elìi    diran ,   Catmorre 
Fu  valorolò ,   ma  pugnar  loftenne 
Per  l' ofeuro  Cairba ,  e   taciturni 
Sul  mio  fepolcro  palTeran ,  né  intorno 

S' inai- 


(  C  X  X  I  I  ) 

S'inalzerà  delle  mie  lodi  il  fileno.  tfio 

Orsù  Cairba ,  dai  lor  ceppi  fciogli 
I  due  Cantori;   fé  noi  fai,  fon  quelli 
Figli  de'  tempi  antichi ,  e  la  lor  voce 
Farà  fentirfi.  ai  fecoli  futuri , 
Quando  fpenti  faran  d'Erina  i   Regi..      .  di  5 
Ufcimmo  alle  fue  voci,  e  lui  mirammo 
Nella,  fua  forza  ;  ei  fomigliava  appunto 
La  giovinezza,  tua,  Fingallo  invitto, 
Qiiando  la  lancia  primamente  alzaftì. 
Sembrava  il   volto  fuo  la  lifeia ,,  e  piana   620 
Faccia  del  chiaro  Sol ,  né  nube-  alcuna 
Vedeafi.  errar  fulle.  ferene    ciglia.. 
Pur  in  Ullina  co'  fuoi  mille  ei   venne 
Di  Cairba  in  foccorfo  ,  e.  di    Cairba 
Ei  viene   adeffo  a  vendicar  la    morte,         Ó25 
Re  di  Morven  felvofa..  E  ben,  eh'  ei  venga,. 
DifTe.  P  alto  Fingallo  ;   amo  un   nemico 
Come  Catmorre;   la   fua  delira  è  forte, 
Magnanimo  il  fuo  cor,  le  fue  battaglie 

Splen- 


(  e  x  x  i  i  r  > 

Splendori  di  fama;,  ma  la.  picciol'alma         630 
Sembra  baffo  vapor ,  che   a  paludofo 
Lago  fovrafta ,  e,  di  poggiar  fui  colli 
Non.  s' attenta,  giammai ,   che  di  fcontrarfi 
Teme  coi  venti ..  Entro  burroni ,  e  grotte 
Alberga,  e   feocca.  fuor  dardo  di   morte.    635 

XHhór ,,  dei  duci  d' Età.  al   carro  nati 

La.  fama  udirti  :   i  garzon  noftri ,  amico  , 

Son  nella  gloria  a'  padri  noftri  uguali . 

Piagnano  giovinetti,  e  giovinetti, 

Cadon  pugnando:   ma  noi  fiara  già  gravi    640 

Dal  pefo  dell' etade;  ah!   non,  lafciamci 

Cader ,  come   tarlate  ,  e   vacillanti 

Quercie ,  che  il   vento   occultamente,    atterra  „ 

Mirale   il  cacciator  colà   riveriè 

Giacer   fopra  il   rufcello ,   e  dice,  oh  vedi   645 

Come   cadéro  !   e   via   pafla   fìfchiando .. 

Su-  di   Morven,  Cantori,  alzate  il  canto 
Della  letizia ,   onde  nei  noftri  fpirti 
Dolce  s'infonda  del  paffete  òbblio* 

Le 


CO  X  X  I  V  ) 

Le  rofte  ftelle   rifguardando  ftannoci,  $$6 

E  chete  chete   verfo  il   mar    dechinano  : 
Sorgerà  tofto  il  mattutino   r-aggio  , 
E  di  Gorman  da  lungi   ai  noft-ri   fguardi 
Difcoprirà   i   nemici .   Odi  Fallano , 
Prendi   l'afta   del  Re,   vattene  al  cupo        Ì5J 
Fianco  di  Mora;  attentamente  eflferva 
Di  Fingallo  i  nemici  :   offerva   il   corlb 
Del   nobile  Catmorre.   Odo  da  lungi 
Alto  fragor ,  che  raflbmiglia  a  fcrollo 
Di  rupe   che   precipita:   tu   picchia  óóo 

Ad   or  ad  or  lo  feudo,  onde  il   nemico 
Non  s'avanzi  nell'ombre,  e  sì   di    Morven 
Ceffi   la  fama  .   O  figli.uol  mio ,  comincio 
Ad  eflfer  folo,  e  la  mia  gloria  antica 
Mirar  cadente  ,  e  a  lei  forviver  temo  »       66  5 
Alzoffi   il   canto  :   il  Re   fopra  lo  feudo 
Si  posò  di  Tremmór .   Sopra  le  ciglia 
Scefegli  il  fonno,  e   ne'fuoi  fogni    alzarfi 
Le  fue  future   bellicofe  imprefe» 

Dor- 


(  C  X  X  V  ) 

Dormegli  Intorno  l'ofte  fua;   Fillano  6yo 

Sta  fpiando  il  nemico,  ei  volge  i  pafft 
Verfo  il  colle  lontano ,  e  tratto  tratto 
S'afcolta  il  tuono  del  percoflb  feudo. 


OS- 


'(  C  X  X  V  I  ) 

OSSERVAZIONI. 


j.  S~\  Sfian  fa  fpefiò  ufo  ,  come  Omero  ,  degli  Epìteti 
\^/  perpetui,  ma  egli  non  fuole  imitarlo  nell' ap- 
plicarli a  rovefeio  ,  come  accade  più  d'  una  volta 
al  Poeta  Greco.  Pure  in  quello  luogo  egli  fi  dimen- 
ticò della  fua  (olita  aggiuiìatezza  .  L'  aggiunto  di 
nato  al  carro  non  fi  convien  molto  ad  un  usurpatore 
qual  era  Cairbar.  * 

2.  Neil'  Originale  fi  legge  :  ma  chi  uà)  le  mìe  voci? 
Io  mi  fono  attenuto  al  fenlò,  che  il  Traduttore  In- 
glefe  da  a  quelle  parole  in  una  fua  Annotazione. 
L'  orgoglio  di  Malthos  è  piccato  dall'  orgoglio  anco- 
ra più  grande  di  Foldarh  .  Malthos  avrebbe  fatta 
la  flefla  propofizione  di  Foldath,  ma  trovandofi  pre* 
venuto,  fi  rillringe  a  rimproverarlo,  ed  affetta  un' 
aria  di  moderazione  coi  folo  fine  d'  elTergli  almeno 
compagno.  v 

3.  L'  interpofizione  d'  Idalla,  e  '1  principio  del  fuo  di^ 
fcórfo  ha  qualche  foroiglianza  con  quello  di  Nellore 
nel  lib.   1.    dell'  Iliade.  * 

4.  Cairbar  s'  approfitta  dell'  afienza  del  fratello  per  ef- 
fettuare i  fuoi  malvagi  difegni:  peivchè  il  nobile  fpi- 
rito  di  Catmor  non  avrebbe  permeffo  che  fi  violai- 
fero  le  leggi  dell'  ofpitalita  ,  per  le  quali  egli  era 
tanto  famofoi  II  carattere  dei  due  fratelli  forma  un' 
eccellente  contrailo.  La  nobiltà  di  Catmor  pone  in 
tutto  il   fuo  lume  la  baflezza  dell'  animo  di  Cairbar. 

5.  Parmi  di  ravvifar  in  quelle  parole  un  leggiero  far- 
cafmo.  Non  è  credibile  che  Cairbar  lodi  finceramen- 
te  il  fratello  :  egli   darebbe  la  fentenza  contro  di  sé. 

Là 


«'(  C  X  X  V  I  X  ) 

La  virtù  ai  gran  fcellerati  fembra  debolezza  e  man- 
canza d'animo.  Cairbar  lungi  dal  vergognarli  della 
fua  malvagità  fé  ne  compiace,  e  Ja  porta  pubblica- 
mente in  trionfo.  * 
•6.  V  ofpitalità  era  un  carattere  di  que'  tempi  .  Al- 
cuni la  efercitavano  per  oltentazione ,  altri  per  adat- 
tarli a  un  coftume,  che  trovavano  inabilito  dai  lor 
maggiori.  Quel  che  rende  Angolare  e  fo.fe  unica  la 
generofità  di  Ca'tmor  ■,  fi  è  la  fua  ripugnanza  alla 
lode.  I  Signori  del  fuo  feguito  accoglievano  i  fore- 
ftieri,  ed  egli  fi  ritirava  in  un  bofeo  per  evitar  gli 
elogj,  e  i  ringraziamenti  de' fuoi  ofpiti.  La  genero- 
fità di  Catmor  va  ben  innanzi  di  quella  di  Affilo, 
rammemorata  nel  6.  dell'  Iliade  aì  v.  12.  Abitava 
anch'  effo  preffo  la  ftrada  per  accoglier  i  viandanti  : 
ma  Omero  non  ofa  dire  che  il  buon  uomo  affifo  in 
fondo  della  fua  menfa  non  avefle  gufiate  le  lodi  dategli 
da  quelli   che  godeano  il  frutto  della   fua  ofpitalità. 

7.  Somigliante  per  1'  oggetto  e  per  le  maniere  è  la 
comparazione  d'Omero  nel  4.  dell'Iliade,  v.  442.  * 

fl'g  à*  or     h   aìytctXta   ecc. 

8.  Come  è  toccante  queft'  Apoitrofe  improvvifa,  e  co- 
me ben  collocata  !  Ma  Offian  ha  sfiorata  un  poco  la 
fua  bellezza  avendola  di  già  adattata  a  qualche  al- 
tro luogo  meno  intereflànte  di  quello,  al  quale  uni- 
camente dovea  rifefbarfi  .  Una  faggia  diitribuzione 
delle  proprie  ricchezze  non  è  meno  neceiTaria  ad  un 
Poeta,  che  ad  un  padre  di  famiglia.  * 

<?.  Quello  fentimento    fembra    precifamente  copiato    da 

Omero  nel  6.  dell'  Iliade,  v.  86.  * 
IO.  Ka't    vv   x'  òSvpotxivoio-iv    tJu   feioa    ii\ioio .     II.    23.    V. 

154.  * 
li.  Ettore  non  avea  certamente  fatta  maggior  ofFefa  ad 

Achille   uccidendo   Patroclo    coi     legittimi    modi    di 

guer- 


(  C  X  X  V  I  I  I  ) 

guerra,  di  quella  che  abbia  fatto  Cairbar  ad  Oflìari 
avendo  macchiata  la  menfa  ofpitale  col  fangue  di 
Tuo  figlio  Ofcar.  Pure  qual  differènza!  Non  fblo  né 
Offian  né  Fingal  non  inferocifeono  contro  il  corpo 
di  Cairbar  ,  come  Achille  contro  quello  di  Ettore, 
ma  in  mezzo  al  loro  dolore  non  fi  abbandonano  col- 
le parole  ad  alcun  trafporto  difdicevole  alla  loro  ma- 
gnanimità. La  fola  pe:;a  di  Cairbar  è  quella  di  la- 
rdarlo fenza  l'onore  del  canto,  fepolto  nell'  obblio,. 
come  perfona  indegna  d'  aver  mai  avuto  efiftenza . 
La  delicatezza  di  Oflian  va  ancor  più  avanti  .  Ei 
vuol  giuftifkarfi  del  fuo  fìlenzio  intorno  a  Cairbar» 
e  n'  adduce  per  ragione  non  già  la  morte  di  Ofcar, 
ma  quella  di  Cormac.  V  uccifione  di  Ofcar  era  in 
Cairbar  un  delitto  privato;  quella  di  Cormac  era 
una  fceleraggine  pubblica,  e  di  maggior  confluen- 
za. Olfian  fa  tacer  le  voci  della  natura  e  dell'  in- 
terefle  perfonale  innanzi  all'  interefle  generale  della 
focietà .  Si  può  afpettar  dalla  virtù  maggior  finezza 
di   quefta?  * 

12.  Qualisy  ubi  Oceani  perfufus  Lucifer  unda  ecc.  En, 
8.  v.  589.  Ma  la  pittura  di  quefto  fanciullo  ,  e  i 
fuoi  difeorfi  pieni  della  più  amabile  innocenza  fono 
fuperiori   ad  ogni  comparazione.  * 

13.  Convien  dire  che  le  perfone  dei  Cantori  foflero 
molto  facre ,  poiché  colui  che  un  momento  prima 
aveva  aflaflìnato  il  fuo  Sovrano,  fi  fa  fcrupolo  di 
iìender  la  mano  fopra  di  loro. 


A* 


(  C  X  X  I  X  ) 


avvertimento   del  Traduttore    htglefe . 


LA  morte  dì  Ofcar  figlio  di  Oflìan  è  riferita  di- 
verfamente  in  uno  dei  frammenti  di  Poefia  anti- 
ca dati  alla  luce  due  anni  fa.  Quantunque  il  Tra- 
duttore ben  fapelTe  qual  fu  la  più  probabile  tradi- 
zione intorno  la  morte  di  quell1  Eroe,  pure  egli  fi 
farebbe  indotto  mal  volentieri  a  rigettar  un  Poema  , 
il  quale  fé  non  è  veramente  di  Oflìan,  ha  contut- 
tociò  moltiflìma  fomiglianza  col  fuo  itile,  e  con  le 
maniere  concife  ed  energiche  di  quei  Poeta.  Una  co- 
pia più  corretta  di  quel  Poemetto  ,  che  giunfe  alle 
mani  delTraduttore  gli  fece  feoprir  Y  errore,  prodotto 
dalla  fomiglianza  dei  nomi.  L'  Ofcar  di  cui  fi  celebra 
la  morte  non  è  il  figlio  di  Oflìan,  ma  un'  altro  Of- 
car figlio  di  Caruth .  Oflìan,  o  forfè  il  fuo  imitatore  , 
che  affume  la  perfona  d'  Oflìan  medefiino,  apre  il  Poe- 
ma con  un  lamento  fopra  il  vero  fuo  figlio  Ofcar,  e 
poi  con  facile  tranfizione  patta  a  raccontar  la  morte 
dell'  altro  Ofcar  figlio  di  Caruth,  il  quale  par  che  nel 
carattere  ugualmente  che  nel  nome  fi  raflbmigli  al  fi- 
glio di  Oflìan  .  Benché  il  Traduttore  creda  d'  aver  fon- 
date ragioni  di  non  attribuir  ad  Oflìan  quello  Poemet- 
to, pure  ficcome  ciò  non  è  interamente  certo,  così 
crede  che  non  farà  difearo  ai  Lettori  di  trovarlo  qui 
fotto. 


OS- 


(  C  X  X  X  ) 
OSCAR,   £   DERMINO. 


»    *    »    » 


j[    Iglio  cf  Alpin,  perchè  f  amara  fonte 
Schiudi  del  mio  dolor?   perchè  mi  chiedi 
Come  cadde  Ofcar  mio  ?  perpetuo  pianto 
M  ac cieca  gli  occhi ,  e  la   memoria  acerba 
Riflette  fopra  il  core  i  raggi  fuoi*         5 
Come  pofs  io  narrar  la  trifea  morte 
Del  duce  delle  fchiere  ?  O  de  guerrieri 
Ofcar  mio    condottiero ,   Ofcar  mio  figlio  , 
Non  potrò  rivederti?  egli  cadeo 
Come  Luna  in  tempera ,  0  come  il  Sole   1  o 
A  me%zp  il  corfo  fuo,  quando  dall'  onde 
S  al%an  le  nubi,  e  ofeurità  di  nembo 
Le  rupi  d  Ara ] annida  involve^  e  copre. 
Ed  io  miferO)  ed  io  folingo  e  muto 

Vom- 


(  C  X  X  X  I  ) 

Vammi  fi-ruggendo  ycome  in  Morven  fittole  i  <J 
Antica  quercia:  procellofio  turbo 
Scoffe  ^  ?  fierpò  tutti  i  miei  rami^  ed  ora 
Tremo  del  Nord  alle  gelate  penne. 
"Condotti er  <lei  guerrieri ,  Oficar  mio  figlio , 
Non  ti  vedrò  più  mai  ?  Ma  che  ?  non  e  ad  de ^  20 
Figlio  cf  Àlpin^  t  Eroe  ^  come  in  campo  erba- 
"Sema  far  danno  :  fiul  fiuo  brando  flette 
De  prodi  il  fi  angue  ^  e  con  la  morte  accanto 
Bi  paleggio  tra  le  orgogli  ofie  fichi  ere , 

Ben  Oficar  tu^  tu  figlio  di  Carnute  ^   25 
Cadefii  umile:  de  nemici  alcuno 
Non  provò  la  tua  deftra ,  e  la  tua  lancia 
\Tinfie ,  e  macchiolla  delf  amico  il  fietngue . 

Eran  Dermino^e  Oficar  duo  torpide  un 'alma ,a 
Èffii  mictean  la  pugna.  Erane  forte       30 
I      2  Co- 

*  L'  Originale  :  Ofcar  e  Dtrmid  erano  ttno\,  * 


(  C  X  X  X  I  I  ) 

Come  il  lor  h\>  ido  l  amijlade ,  e  in  mex^r 
Marciava  di  tur  duo  la  morte  in  campo*  y 
Piombava?*  ei  /opra  il   nemico,  appunto 
Qual  duo  gran  majjt  dalf  Arveme  cime\\ 
Rovinoji  Ji  fvelgono  ;  tingea  ?- 

I  brandi   lor.   de  forti  ti  f angue,  e  l  oJ\\ 
Sventa  foltanto  in  afcoltame  il  nome. 
Chi  era,  fuorché •  Ofcar,  pari  a  Dermi  no  \\ 
E  chi,  juorchè  fermino,  ad  Ofcar  part 
E(fi  uccifero  Dargo-,  il  forte  Dargo  a   M 
Che  timor  non  conobbe»  Era  fua  figlia 
Bella  come  il  mattin,  placida  ,  e  dolce 
Come  raggio  notturno.  Erano  gli  ocebi    \ 
Due  rugiadofe  felle  j  ultane  il  fiuto 
Siccome  venti cel  di  Primavera,  4* 

E  le  mammelle  fomtgltavan  neve 

Sce-    \ 

*  Guerriero  Britanno  ,  diverta  Ai  cui  Ti  fa  menzione  nelPof1 

da  un'  altro  Dargo  Scozz.cfe         metto  dopo  il  Tegnente  .  *') 


(  C  X  X  X  I  1  I  ) 

vfcefa  di  frefeo,  che  m  candidi  fiocchi 
""Va  roteando ,  e  a  fior  d  acqua  galleggia. 
La  videro  i  guerner,  t  amaro ,  e  in  e  [fa 
1  Avean  chiodati  i  cor  j  ciafeun  f  amava   50 
l' [Quanto  Ut  fama  fua  ;  ciafeuno  or  dea 
"Del  defio  d  ottenerla ,  0  di  morire. 
Ma  /'  anima  di  quella  era  confitta 
'Solo  in  Ofcarre,  Of carré  è  7  giovinetto 
Dell  amor  fuo  ;  del  padre  il  f angue  fpar  fa   55 
Scorda i  e  la  man  che  lo  trafijje  adora. 

Ofcar ,  diffe  Dermino ,  io  amo ,  io  amf 
Quefla  Donzello ,  ma  7  fuo  cor,  lo  veggo 
Pende  ver  te ,  nulla  a  Dermin  più  refta  . 
Su  trafiggimi ,  Ofcar ,  porgi  foce  or  fo      60 
\Qon  la  tua  fpada,  amico,  ai  mali  miei. 

Figlio  di  Diaran ,  come  ?  che  dici  ? 
Non  fio  giammai  che  di  Dermino  il  fangue 
I      3  Mac- 


(CXXXIV) 

Macchj  il  mio  ferro .  Oimè\  qual  altro  dunque. 
Fuorché  tu  jol,  di  trapalarmi  è  degnai  6* 
Amico  ,  ah  non  lafciar  che  la  mia  vita 
Sen  pajfi  fen%a  onor  *  non  lafciar  c/j  altr, 
CU  Ofcar  m  uccida  y  alla  mia  tomba  illufìn 
Mandami ,  e  rendi  il  mio  morir  famofo . 

E  ben  f nuda  tacciar ,  Dermino  5  adopra  jc 
La  tua  poj]an%a  :  oh  cadefs  io  pur  teco. 
E  di  tua  man  morifft!  ambo  pugnaro 
Dietro  la   rupe ,  là  fui  Brano  ;    il  fangm 
Tt afe  f  onda  corrente ,  e  fi  rapprefe 
Sulle  mufeofe  pietre:  il  gran  Dermino  7< 
Cadde ,  e  alla  morte  nel  cader  farri  fé  * 

Figlio  di  Diaranj  cadefìi  adunque 
Per  la  mano  d  Ofcar  ?  Dermin ,  che  in  guerra 
Non  cedejìi  giammai ,  ueggoti  adcfjo 
In  tal  gufa  cader?  Rapido  ei  parte\  8c 

E  al- 


(  C  X  X  X  V  ) 

E  alla  donzella  del  fuo  amor  ritorna. 
Ei  toma,  ma  ben  tojìo  ella  s  accorfe 
Della  fua  doglia:  o  figlio  di  Carnute. 
A  che  quel  bujo  ?  e  qual  trijìexja  adombra 
La  tua  grand  alma?  Iofuifamofo  un  tempo  8  5 
Diffe^per  t  arco  ;  or  la  mia  fama  è  f penta . 
Preffb  il  rio  della  rupe  ;  ad  una  pianta 
Del  polente  Gormir  che  uccifi  in  guerra 
Staffi  appefo  lo  feudo.  Io  tutto  giorno 
Faticai  vanamente^  e  mai  con  ì  arco  pò 
A  forarlo  non  giunfi .  Or  'via ,  difs  ella , 
Trovar  vogf  io  t  efperien%a^  e  t  arte 
Della  figlia  di  Dargo:  a  fioccar  t  arco 
Fu  la  mia  man  per  tempo  avve-T^a,  e  7 padre 
Nella  defìrexja  mia  prendea  diletto.     95 
Ella  ne  va;  dietro  lo  feudo  ei  ponfij 
Vola  la  freccia ,  e  gli  trapaffa  il  petto. 
I     4  Oh 


(CXXXVI) 

Oh  benedetta  quella  man  di  neve»] 
E  benedetto  quelt  arco  di  taffbj 
Cara ,  fuorché  la  tua ,  qual  altra  dejìra  i  oo 
tì  uccidermi  era  degna?  or  tu,  mia  bella , 
Sotterrami ,  e  a  Dermin  ripommi  accanto» 
Ofcar,  diffe  la  bella ,  ho  f  alma  in  petto 
Del  forte  Dargo  y  con  piacere  aneti  io 
Poffo  incontrar  la  morte ,  e  con  un  colpo   105 
Dar  fine  al  mio  dolor:  pafsò  col  ferro 
Il  bianco  fen,  tremò ,  cadde ,  morto  4 

Preffo  il  rufcello  della  rupe  or  pojìe 
Son  le  lor  tombe  ,  e  le  ricopre  t  ombra 
Inugual  cf  una  pianta  :  ivi  f oliente      no 
Sopra  le  verdi  lor  terrene  tombe 
Vanno  pafeendo  i  figli  della  rupe, 
Quando  il  meriggio  più  fiammeggia,  e  ferve, 
E  Jìa  fienaio  fu  i  vicini  colli. 

LA 


LA    BATTAGLIA 

DI    LORA, 


(  C  X  X  X  I  X  ) 
LA     BATTAGLIA 

DI         L      O      R      A. 

Arg  omento» 

"1*  A  Storia  di  quefto  Poema  fomiglia  molto  a  quei* 
la  che  fu  ti  fondamento  dell*  Iliade .  Fingal  ri- 
tornando dal?  Irlanda  y  dopo  averne  /cacciato  Svara- 
vo ,  diede  un  convito  a  tutti  i  fuoi  guerrieri  :  ma  fi 
dimenticò  d?  invitarci  Ma-ronnan  ed  Aldo ,  due  de* 
fuoi  Capitani ,  che  non  P  avevano  accompagnato  m 
quella  fpedixjone .  Ejji  in  vendetta  di  ciò  andarono 
ai  fervigj  di  Eragon ,  Re  di  Sora ,  paefe  della  Scan- 
dinavia ,  nemico  dichiarato  di  Fingal .  Il  valore  dì 
Aldo  gli  acquiflò  ben  tqfìo  grandijjlma  riputazione 
in  Sora ,  e  la  bella  Lorma  y  moglie  di  Eragon  ,  fé 
ne  invaghì .  Trovarono  ejji  il  me^o  di  fuggtrfaie , 
e  vennero  a  Fingal ,  che  abitava  in  Selma ,  Julia 
cofla   Occidentale .   Eragon  fece  »»'  invafione  nella  Sco- 


C  C  X  L  ) 

%ia ,  e  reflò  uccifo  da  Gaulo ,  dopo  d'  aver  ricufarx 
la  pace  offertagli  da  Finga! .  Nelia  flejfa  guerra 
Aldo  reflò  anch' egli  uccifo  in  duello  da  Eragon  fuo 
rivale ,   e   /'  infelice  Lorma  ne  morì  poi  di    dolore , 

Queflo  Poemetto  è  compiuto ,  né  fi  fa  per  tradi- 
zione ,  che  fi  a  flato  introdotto  come  Epifodio  in  alcu~ 
na  delle  grandi  Opere  di  Ojfìan.  Il  fuo  titolo  net? 
originale  è  Duan  a  Chuldich ,  cioè  il  Poema  del 
Culdeo ,  per  effere  indirizzato  ad  uno  dei  primi  Mif- 
fionarj  Crijìiani ,  chiamati  Cui  dei  ^  cioè  perfone  fe- 
paratc,  dal  loro  ritirato  genere  di  vita. 


»        »        *         *        4 

*        *         »         » 

#        *        » 

»        * 

* 


LA 


(CXL/, 
LA     BATTAGLIA 


D    I 


O      R      A. 


j  XX.  Bitator  della  romita  cella ,  * 

Figlio  di  fuol   remoto ,   afcolto  io  forfè 
Del  tuo  bofchetto    il  fuono?   oppure   è  quefìa 
La  voce   de'  tuoi  canti?   alto  il   torrente 
Mi   fremea   nell'  orecchio ,   e  pure   intefi 
Una  nova  armonia .  Lodi  gli  Eroi 
Della   tua  terra ,  oppur  gli  aerei  fpirti  ?   * 

O  della  rupe  abitator  folingo 

Vol- 


*  Oflìan  dirige  la  parola  ad 
uno  dei  primi  Criftiani  fta- 
biliti  in  Ifcozia  .  Di  loro 
così  il  Bucanano  nel  lib.  4. 
e.  46.  Multi  ex  Brittonibus 
C/jrijliani  ,  fxvitiam  Diocle- 
titni  timente?  ad  cor  confuge- 
rant  ;  e  quibus  complures  , 
dottrina  &  vita  intsgritate 
clari  in  Scotta  fubfiirerunt , 
vìtamque  folitariam  tanta 
faniìitatis  opinione  apud  om- 
tics  vixerurtt  ,  ut  vita  fun- 


ilorum  cella  in  tempi»  cont- 
mutarentur  :  ex  eoque  con' 
fuetudo  manfìt  apud  pofleros  , 
ut  prifei  Scoti  tempia  Cellas 
vocent .  Hoc  gcnus  Monacòo- 
rum  Culdeos  appellabant  .  * 
h  I  canti  del  Culdeo  faranno 
i  falmi  ,  e  gì'  inni  religioni 
in  lode  dei  Santi  del  Cri- 
ftianefimo  .  11  Poeta  rap- 
portando tutto  alle  fue  idee, 
li  chiama  Spiriti  del  vento  . 


{  C  X  L  I  I  ) 

Volgi   lo  fguardo  a  quella  piaggia.   Cinta 
Tu  la   vedrai  di   verdeggianti   tombe  io 

Sparfe  di   fìbilante   arida  erbetta , 
Con  alte   pietre   di  mufeofe  cime . 
Tu  le   vedi ,   o  ftranier  ;   ma  gli   occhi    miei 
Da  gran  tempo   sfalliro.  Un  rio  dal  maflb 
Piomba,  e  con  l'onde  fue  ferpeggia  intorno    15 
A  una  verde   collina .   In   fu  la   cima 
Quattro  mufeofe   pietre   alzanfi   in   mezzo 
Dell'  erba   inaridita .   Ivi   due   piante 
Curve   per  la   tempefta   i   rami   ombrofi 
Spargono  intorno:    il  tuo  foggiorno  è  quefto  ,    20 
Quefta ,  Eragon ,  *  la   tua   riftretta   cafa . 
Molto  è  che  in  Sora   alcun  più   non   rimembra 
Il   fuon  delle  tue  conche ,  e   del   tuo  feudo 
La   luce   s'  ofeurò .   Sir   delle   navi , 
Dominator  della  lontana  Sora,  25 

AI- 


«  Eragon  ,  ovvero  Ferg-thonn  fian  a  quefto  Re  :    poiché 

fìgnifica  il  furore  dell'  onde  .  egli  vien    conofeiuto    fotto 

Quefto  è  probabilmente  un  il  nome  di  Anniro  . 
nome  poetico  dato    da  Of- 


(CXLIII) 

Alto  Éragon,  come  fu  i  noftri  monti 
Cadeftu  mai?  come  atterroflì  il  prode?    a 

Dimmi,  cultor  della  romita  cella, 

Dimmi,  nel  canto  hai  tu  diletto?  afcolta 

La  battaglia  di  Lora  *.  E  molto  tempo        30 

Che  '1  fuo  fragor  pafsò .  Tal  mugge  il  tuono 

Sul  monte ,  e  più  non  è  :   ritorna  il  Sole 

Co'  fuoi  taciti  raggi ,  e  della  rupe 

La  verde  cima  al  fuo  fplendor  forride. 

Lieti  dalle  rotanti  onde  d'  Ullina  3  5 

Noi  tornavamo  k  ;  s'  arreftar  le  navi 

Nella  baja  di  Cona.   Ornai   difciolte 

Dagli  alberi  pendean   le  bianche  vele  , 

E  gian  fremendo  i  tempeftofi   venti 

Tra   le   Morvenie   klve:   il  corno  fuonafì       40 

Della  caccia  regale;   i  cervi  fuggono 

Dai  loro  faffi ,   i  noftri  dardi   volano, 

E   la  feria  del   colle  allegra  fpargefi . 

Su 

a  Quefta  deve  efTer  una  terra  b  Dopo  aver  liberata  l' Irlan- 
in  Morven  ,  così  detta  dal  da  dall'  invafione  di  Sva- 
riarne di  auefto  nome  .  rano  . 


(CXLIV) 

Su  i  noftri  fcogli  P  efultanza  noftra 

Larga  fpandeafi,  che  ciafcun  membrava         45 

Il   tremendo  Svaran  fconfitto  e  vinto. 

Come   non  fo ,  due   de'  guerrieri  noftri 
Al  convito  obbliammo.   Ira  e  difpetto 
Ne'  lor  petti  avvampò  :   fegretamente 
Girano  intorno  fiammeggianti  fguardi  -%  50 

Sofpirano  fremendo  :   eflì  fur  vifti 
Favellar  di  nafcofo,  e  le  lor   afte 
Gettare  al   fuol;   parean  due  nubi  ofcure 
Dentro  il   feren  della  letizia  noftra  : 
Oppur   di   nebbia   due   colonne   acquofè  5  5 

Sovra  il  placido  mar  :   fplendono  al   Sole , 
Ma  P  -accorto  nocchier  teme  tempefta . 

Su  fu ,   diffe   Maronte ,    a  alzate   in  fretta 
Le  mie  candide  vele ,   alzinfi  ai  venti 
Dell'  Occidente:  andianne  ,  Aldo  ,  per  mezzo  6q 
L'  onda  del  Nord  fpumofa.  Al  fuo   convito 
Fingal  ci  obblia ,  ma  rofleggiar  nel   fangue 

I 

*  Ma-ronnan  .  ; 


(  C  X  L  V  } 

I  brandi  noftri .  Or  via  ,  lafciaroo  i  colli 
Dell'ingrato  Fingallo,  e  al  Re  di  Sora 
Andianne   ad   offerir  le   noftre   lpade .  65 

Truce   è  V  afpctto   fuo  ;  guerra  s' abbuja 
Alla  fua  lancia  intorno  :   andiamo  ,  amico , 
Nelle  guerre  di  Sora   a  cercar  fama . 

5pade  e  feudi   impugnaro  ,   e  di   Lamarre 

Alla  baja  n'andar:   giunfer  di  Sora  70 

AlPorgogliofo  Re,  Sir  dei  deftrieri.  * 

Ei  tornava  da  caccia  ,  avea  la  lancia 

Roffa  di  fangue  ,   torvo  il  volto  e  chino , 

E    fifehiava   per  via  3  .   Fefìofo    accolfe 

I  due  forti  ftranieri.  Effi   pugnare  75 

Nelle   fue   guerre,  ebber  vittoria  e  fama. 

Alle  di  Sora  maeftofe  mura 

Aldo  tornò  carco  d' onor  .  Dal?  alto 
Delle  fue  torri  a  rifguardarlo  ftava 
La    fpofa  d'Eragon,   Lorma  dagli  occhi  80 

Tom,  IL  K  Dol- 

*  La  Danimarca  a   cui    prò-         paefe   di  Sora  ,    è    celebre 
babilniente    apparteneva  il         per  li  fuoi  cavalli.  * 


(CXLV'I) 

Dolce-tremanti.  D' Ocean   fui   vento 
Vola  la  nera  chioma ,  e  fale ,  e  fcende 
Il  bianco  fen ,   qual  tenerella  neve 
Nella   piaggia  colà  ,  quando  fi  defta 
Placido  venticello  ,  e  nella  luce  8  5 

Soavemente  la  fofpinge  e  move . 
Ella  vide  il  garzon ,  fimile  a  raggio 
Di  fol  cadente:   fofpirò  di  furto 
Il  fuo  tenero  cor;   ftille  d'amore 
Le  coprono  i  begli  occhi,  e '1  bianco  braccio  90 
Facea  colonna  al  languidetto  vifo . 
Tre  dì  fi  flette  nella  fala ,  e  '1  duolo 
Di  letizia  coprì  :   fuggì  nel  quarto 
Sul  mar  rotante  con  V  amato   Eroe . 
Venner  di  Cona  alle   mufcofe   fale  95 

A  Fingal  Re  dell'afte.  Alzoffi  il  Sire  , 
E  parlò  difdegnofo:  O  cor  d'orgoglio, 
Dovrà  dunque  Fingal  farfi  tuo  fchermo 
Contro  il  furor  del  Re  di  Sora  offefo? 
E  chi  nelle  fue  fale  al  popol  mio  100 

Da- 


(  C  X  L  V  I  I  ) 

Darà  ricetto?  o  chiamerallo  a  parte 
Della  raenfa  ofpital  ?  poi  eh'  Aldo  audace  , 
Aldo  di  piccioP  alma ,  osò  di  Sora 
La  Regina   rapir  :   va ,   deftra  imbelle  ,  4 
Vattene  accolli  tuoi,   nelle  tue  grotte  10=5 

Statti  nafeofo.   Meda  fìa  la   pugna 
Che   per  l'audacia  tua   pugnar  dovrafiì 
Contro  il  turbato  Re  di  Sora.  Oh  fpirto 
Del  nobile  Tremmorre  ,  e  quando  mai 
Cefìferò  dalle   pugne  ?   io  nacqui   6  In  mezzo   1 1  o 
Delle   battaglie ,  e   gir  denno   alla   tomba 
Per  fentiero  di   fangue  i   pam"   miei  » 
Ma  la   mia  man   non  isfregiò  fé   flefia 
Con  V ingiuria  d'  altrui ,  né  fopra  i  fiacchi 
La  mia  fpada  difeefe  .  O  Morven  ,  Morven  ,    115 
Veggo  le  tue  temperie ,  e   i  venti  irati 
Che  le  mie  fale  crolleran  dal   fondo , 
Quando,  i  miei  figli  in  guerra  fpenti ,  alcuno 
K     2  Non 


*  Cornai  padre    di  Fingal   fu         no    fteflo    in    cui    nacque 
xiccifo  jn  battaglia  nel  gior-         Fbgal  . 


(  C  X  L  V  I  I  I  ) 

Non  rimarrà  che  più  foggerai  in  Selma». 
Verranno  i  fiacchi  allor ,  ma  la  mia  romba    t  za 
Piìi   non  ravviferan:   ftarà  nel   canto 
Vivo  il  mio  nome,  ed  i  miei  fatti  antichi 
Fieno  un  fogno  di  gloria  ai  dì  futuri .. 

Freno  Eragonte   il  popolo  di  Sora= 

D'intorno  s'affollò»  com&  d'intorno  izp 

All'atro  fpirto  della  notte   L  nembi 
Corronfi   ad  affollar,  quand'ei   li  chiama; 
Palle   Morvenie  cime  ,  e  s' apparecchia. 
A  rovelciarli  fulPeftranie   terre.. 
Giunge  di  Cona  in  fu.la  piaggia  ,  e  manda    130 
A  Fingalio  un  Cantor ,  che  la  battaglia: 
Chieda,  o  la  terra  di:  felvofi  colli. 

Stava  Finga!   nella  fua  fala   aflifo , 

Cinto  all'intorno  dai  compagni  antichi 
Della   fua  giovinezza:   i  garzon  prodi  %%f 

Eran  ben   lungi  nel  deferto  a   caccia  » 
Stavan   parlando  quei  canuti  duci, 
Delle  lor  prime  giovanili  imprefe, 

E  dei» 


(CXLIX) 

E  della  fcorla  etade  -,  alior  che  gitinlè 
*    Narmorrè  >   il  ducè    dell' ondofo  Loia .    *     34© 
Tempo  quello  non  è  di   fatti  anticlii , 
Il  duce    incominciò:   Ila  follia  fpiaggià 
Minacciofo  Eragònte}   è  diecimila 
Lancie  'follie  va ,  orrido   in  vifta ,  e    fembra 
Fra   notturne  meteore   infetta  Luna-.  14^ 

taglia  dell'amor  mio,  dirle  Fingallo,, 
Efci  dalle  tue  falè ,  efci  o  Bofmina-,  f 
Verginella   di  Selma-,  e  ru  Narmorre 
Prendi  i  deftrief  dello  ftraniero  »  ,   e   legni 
•La  figlia  di   Fingallo.   Il  Re   di  Sor  a  i^e 

Ella  col   dolce  favellare   inviti 
Al   mio   convito  in   Selma-,   Offrigli  •,     o  figlia  , 
La   pace   degli   Eroi  e,  con  le   riccriezze 
Del   nobil  Aldo:   i  giovani  fon  lungi-,  5 

K      3  E  nel- 

Scorrerie     nella     provincia 
Romana  . 


a  Neart-mor  ,  gran  fotte»  \ 

i  Lora  ,  romoreggiante  . 

t  Bof-mhinà  ,  Morbida  e  tener»     e  Cioè  ,    una  pace  Onorata  e 


mano  .  EU'  era  la   più  gio- 
vine delle  figlie  di  Finga! . 
rfCioè  ,  i  cavalli  prefi  dai  Ca- 
ledonj  nelle  loro  frequenti 


nobile  3  qual  fi  conviene  ad 
Eroi  ,  non  vile  ed  eftorta 
dal  timore .  * 


(C  L) 

E  nelle  noftret  mari  trema  1'  etade .  155 

(5  Giunfe  Bolmina  d' Eragon  tra  l'otte, 

Qual   raggio  che   fi  fcontra  in   foiche    nubi. 
Splendeale   nella  deftra  un  dardo  d' oro , 
Nella  finiftra  avea  lucida  conca, 
Segno  di   pace.  Al  fuo  colpetto  innanzi      i6q 
Rifplendette  Eragon ,  come  rifplende 
Rupe ,   fé   d' improvvifo  il  Sol  l' inveite 
Co'  raggi  fuoi ,  che  fuor  fcappan  da  nube 
Spezzata  in   due   da   romorofi  venti . 
O  Regnator  della   lontana   Soia  ,  16$ 

Difle   Bofmina   con   dolce   roffore  ; 

Vieni   alla   regia  feda  entro  l'ombrofe 
Mura   di  Selma,  e   d'accettar  ti  piaccia 

La   pace   degli  Eroi .  Pofar  fui   fianco 

Laici  a  ,  o  guerrier ,  la   tcmebrofa   fpada.       170 

O   fé   defire   di   regal   ricchezza 

Forfè   ti   punge   il   core ,  odi  le   voci 
7   Del   nobil   Aldo.  Ad  Eragonte  egli  offre 

Cento  forti  deftrier,  figli  del  freno, 

Cen- 


(GLI) 

Cento  donzelle  di  lontane    terre,  175 

Cento  falcon  di  veleggiami  penne  , 

Che  fan  le  nubi  trapalar  col   volo. 

Tue  pur  faran  cento  cinture  ,  acconcie  » 

A  cinger  donne  di  ricolmo  feno, 

Cinture  favorevoli  ed  amiche  180 

Ai  parti  degli  Eroi ,   riftoro  ai  figli 

Della  fatica.  Dieci  conche  avrai  * 

Tutte  {iellate  di  raggianti  gemme, 

Che  fplenderan  di   Sora  entro  la    reggia, 

Meraviglia  a   veder:   tremola   l'onda  185 

Su  quelle  ftelle ,  e  -fi   rimbalza ,    e   fembra 

Vin  che   fprizzi   e   fcintilli  :   effe    allegraro 

Nelle  dorate  fale  i  Re  del  mondo . 

K     4  Que- 


a  In  moke  famiglie  nel  Nord  ftiche  ',  e  le  cerimonie  ufa- 

della  Scozia   fi  confervaro-  te  nel  cingerle  intorno    la 

no  quali  fino  ai  giorni  no-  donna  erano    accompagna* 

ftri  delle  cinture  confecra-  te    da    parole    e  da  gefli  , 

te  .  Si  legavano  quefte  in-  che  indicavano  d1  aver  1'  o- 

torno  alle  donne  partorieu-  rigine  dai  Druidi . 
ti  ,  e  fi  credeva  che  alleg-     b  Quefte  conche  doveano  elfer 

gerkfero  i  dolori ,  ed  age-  vafi  preziofi  e  far  parte  del 

volalTero  il  parto  .    Erano  bottino  fatto  dai  Caledonj 

imprelfe  di  molte  figure  mi-  nella  Bretagna  . 


(OLII) 

Quelle  fien  tue,  o  della  bella  fpofa, 
Che  Lorma  girerà  gli  occhi  lucenti  8  190 

Nelle  tue  Tale  ;  ancor  eh'  Aldo  fia  caro 
All'eccello  Fingal ,  Fingal  che   alcuno 
Mai  non  offefe  ,  e  pur  gagliardo  ha  '1  braccio . 
Dolce   voce  di  Cona ,  il  Re    foggiunfe , 

Torna  a  Fingal ,   di  eh1  egli  appretta  indarno    195 
Il  convico  per  me  :   s' egli  vuol    pace , 
Cedami  le   lue   fpoglie  ,  e  pieghi   il  capo 
Sotto  la  mia  pofFanza .  Ei  de'  fuoi  padri 
Diami  le  fpade ,  ed  i  fuoi  feudi  antichi  : 
Onde   nelle   mie   fale  i  figli    miei  200 

Pofìfan  vederle  ,  e  dir  ,  cjuefte   fon   l' armi 
Del  gran  Fingal.  Non  lo  fperar,  riprefe 
Della  donzella  il  graziofo  orgoglio ,  9 
Non  lo  fperar  giammai  :  ftan  le  noflr'  armi 
In  man  di  forti  Eroi,   che  nelle  pugne  205 

Che  fia  ceder  non  fanno.   O  Re  di   Sora 
Su  i  noftri  monti  la  tempefta   mugge , 
Non  l'odi  tu?  del  popol  tuo  la  morte 

Non 


(  C  L  I  I  1  ) 

Non  prevedi  vicina,  audace  figlio 
Della  lontana   terra  ?  Elia  fen    Venne  210 

Alle  tale  di  Selma .    OiferVa  il   padre , 
11    fuo  dimefìTo   fguardo  :   alzafi  tofio 
Nel   fuo  vigor ,   crolla   i  canuti   crini  ; 
Velie  1'  usbergo  di  Tremmorre ,  e  '1   fofeo 
"Scudo  de' padri   fuoi.   Selma  d'intorno  215 

S'intenebrò   quand' ei  ftefe   alla   lancia 
La  poderoia  man,   l'ombre  di  mille 
Ivano  errando ,  e  prevedean  la    morte 
D' armate   fchiere .  Una  terribil  gioja 
Sparfefi  in   volto  de' canuti  Eroi.  ^20 

Efcono   tutti   impetuofi ,    ardenti 
Di.  feontrar  il  nemico  ,  e   i    lor  penfieri 
Nella  memoria  dei  pafTati   tempi , 
E  nella   fama  della  tomba  ftanno . 
Ma  in  quefto   ipazio  gli   anelanti   veltri  225 

Alla  toruba  di  Tratalo  da  lungi 
Veggonfi  a  comparir .  Fingal  conobbe 
Ch'  eran   prefib  i  guerrieri ,  ed   arreftolfi 

A   mez- 


(  C  L  I  V  ) 

A  mezzo  il  corfo  fuo .  Fra  tutti  il  primo 
Apparve  Ofcar,  pofeia  di  Morni  il  figlio ,   230 
E  la  fìirpe  di  Nemo  :   il  torvo  afpetto 
Moftrò  Fergufto,  il  nero  crine  al  vento 
Spargea   Dermino  :   Oflìan  chiudea  la   fchiera 
Canterellando  le  canzoni  antiche . 
La  mia   lancia  reggeva  i  pam    miei  235 

Lungo  i  faflfofi  rivi ,  e  i  miei  penfieri 
Eran  coi  valorofi .   Il  Re  percofTe 
Il  ferreo  feudo,   e   die  l'orribil   fegno 
Della  battaglia  :   mille   fpade  a  un  punto 
Trafìferfi,   e   sfavillar;  del  canto  i  figli        240. 
Sciolfer    la  meda  armoniofa  voce . 
Folti  ed  ofeuri  con  fonanti  pafiì 
Noi  ci  avanzammo  :   fpaventofa  lilla  ! 
Come   di  nembi  tempeftofa  riga , 
Che   fi   rovefeia    full'  arsgufta   valle.  245 

Stettefi  il  Re  fopra  il  fuo  colle  :  al  vento 
Vola  il  Raggio  Solar  della  battaglia. 
Stanno  pireflfo  l'Eroe  con  le  fenili 

Chio- 


(  C  L  V  ) 

Chiome  natanti  gì1  indurati  all'  armi 
Della  fua  gioventù  fidi  compagni.  250 

L' Eroe  di  gioja  sfolgorò  negli  occhi , 
Mirando  in  guerra  i   figli  tuoi ,   lucenti 
Nel  lampeggiar  dei  loro  blandi ,  e  pieni 
Della  memoria  dell'avite   imprefe . 

Ma  s'avanza  Eragon  nella  fua  forza  255 

Impetuofo,  fremente   qual   mugghio 
Di  tempefta  vernai.  Cade   la  pugna 
Nel   corlo   fuo  ;   ftagli  la   morte   a    lato . 

Chi  vien ,  difle  Fingal ,  come    di   Cona 

Rapido  cavriol?   balza    nel   corfo  260 

Lo  feudo ,   e  me  fio   è   di  fue  armi   il  fuono  . 
Con   Eragon  s' affronta  :   il  duro  feontro 
Stiamo   a   mirar  ;   fembra   conflitto   d' ombre 

■     In  ofeura   tempefta .   Ohimè ,   tu  cadi , 

Figlio  del   colle;  già  di   fangue   è   fparfo      265 
Il   tuo   candido  petto.   O  Lorma   piangi, 
Piangi   infelice:    il   tuo   bell'Aldo   è    fpento. 
Rattfiftoffene  il  Re;  l'afta  poffente 

Im- 


(CLVI) 

Impugna  j  ei  fifa  ia  fui  nemico  i  fgtfardi 
Morte-fpiranti ,  e  contro  lui...  MaGjjulo   270 
Eragonte   incontrò.   L' orribil  tuffa 
Chi  può  ridir?  l'alto  flranier  cadeo  .   ì0 

Figli  di   Cona ,  il   Re   gridò ,  fermate 

La  man  di  morte .  Era  pólfente   in   guerra 
Colui   ch'ora  è  sì   baffo,  e  moho  inSora   273!! 
Pianto  farà .   Verranno  alla   fua   reggia 
Stranieri  figli ,  e   in  rimirarla  muta 
Meraviglia  n'avrah.   Straniero,   ei    cadde) 
E  della   fua  magion   eefsò  la  gioja. 
Volgiti  ai   bofclii   fuox  j   là  forfè    errando      2  8d 
Vaifene  1'  ombra   fua ,  ma   in   Mòrven    lungi 
Giace  l' Eroe  fotto  ftraniera   fpadà . 

Così   parlò  Fingal ,  quando  i  Cantori 
Incominciaro   la  canzon   di   pace  * 
Le   follevate   fpade   a  mezzo   il   colpo  2S5 

Noi  fofpendemmo ,   e   rifparmiom   il   fangue 
Del   debole   nemico   11  .  In   quella   tomba 
Collòcom  Eragonte ,  ed   io  difciolfi 

u 


(  C  L  V  I  I  ) 

La  voce  del   dolo**.  Scek  fui   campo 

La  buia   notte:   del  guerrier  fu   vifta  290 

Errar  1'  ombra  d'  intorno  :   avea  la  fronte 

Torbida ,  nebulofa ,   e   un   fofpir  rotto 

Stava   fui   labbro .  O   benedetta ,  io  dilli , 

L'  alma  tua,   Re  di  Sora   I2  :  era  il  tuo  braccio 

!     Forte,   e  la  fpada   fpaventofa  in   guerra.      295 

Ma  nella  fala  del   beli'  Aldo   intanto 
'Lorma  fedeafi  d'  una  quercia  al  lume. 
Scende  la  notte  >  Aldo  non   torna ,  è   meìlo 
Il  cor  di  Lorma ,   O   cacciator  di  Cona , 
Che   ti   frattien  ?   pur  di   tornar  giurarli.      300 
Fu  sì   lungi  il   cervetto  ?  oppure   il   vento 

!    Ti  freme   intorno  ili  i   deferti  piani? 
Sono  in   fuolo  ftranier  :   che  più  mi    refta 
Fuorch' Aldo  mio?  vien   da' tuoi  colli ,  o  caro, 
Vientene  a  Lorma  tua  .   Gli  occhi  alla  porta    305 
Volti  le   danno  :   al   fufurrar  del    vento 
Tende   l' orecchio  ;   il  calpeftio  lo  crede 
Del   fuo  diletto ,  e  le   fi   fparge   ini  volto 

Su- 


C  C  L  V  I  I  I  ) 

Subita  gioja  ;  ma   ritorna   tolto 
Sul   volto  il  duol ,   come  vapor  Cottile 
Sulla   candida  Luna  .   Amor   mio  dolce , 
Né  torni  ancor?  voglio   veder  la  faccia 
Della  rupe,  e  dell'onde.   In  Oriente 
Splende   la  Luna,   placido  Torride 
11   fen   del   lago  5  e  quando  i  cani    fuoi        3  i 
Vedrò  tornarne  dalla   caccia?   e  quando 
Udrò  da  lungi  a  me  volar  fui   vento 
La   voce   fua  ?  vien   da' tuoi   colli,  o  caro, 
A  Lorma   tua  che   ti  fofpira  e  chiama . 
Dicea  ,   ma   del  guerrier   la   lottile   ombra  M 

Sulla   rupe  apparì  ,   come  un   acquofo 
Raggio   Lunar ,  che   tra  due   nubi   fpunta 
Quand'  è  fui  campo  la  notturna  pioggia . 
Ella   dolente   quella   vuota    forma 
Lungo  il   prato  "feguì  ,   poiché   s'accorfe        31 
Ch'era   fpento   il   fuo   caro.   Io  ne   fentii 
Le   amare  ftrida ,   che   ver  noi   con  effa 
Più  e  più  s' accollavano ,   fimili 

AI 


(  C  L  I  X  ) 

ÀI   niello  Tuono  di  querula   auretta 

Quando  fofpira   fu  la  grotta  erbefa .  330 

Venne  ,   trovò  1'  Eroe  .  Più   non  s' intefe 
La  di  lei  voce  :   gira   muta  il  guardo , 
Pallida  errando  come   a' rai  di  Luna 
Un*  acquofa  colonna   erra   fui   lago. 
Pochi  furo  i  fuoi  dì,   lagrimofa,   egra         335 
S'abbafsò  nella  tomba.  A' fuoi  Cantori 
Fingallo  impofe  d' innalzare  il  canto 
Sulla  morte  di  Lorma ,  e  lei  di   Morven    J3 
Pianfer  le  figlie  in   ciafeun'  anno  un    giorno 
Quando   riedon   d'Autunno  i  venti  ofeuri.    340 

"Figlio  d'eftrnnia  terra,  e   tu   foggiorni 
Nel   campo  della  fama .  Or  via ,  difciogli 
Tu  pure  il  canto  tuo,   le  lodi  inalza 
Degli  fpenti  guerrieri ,  onde  al  tuo   canto 
Volino  intorno  a   te   l'ombre  feftofe  ;  345 

E  lo  fpirito  amabile  di  Lorma 
Sopra   un  vago  Lunar  tremulo  raggio 

Scen- 

«  Il  Poeta  fi  rivolge  di  nuovo  al  CulcUo  .  * 


(CLX) 

Scenda  ne'  dolci  tuoi  cheti  ripofi 
Quando  nell'  antro  tuo  guarda   la    Luna  . 
Allor  tu  la   vedrai  vezzofa  e  cara  350 

Venirne  a  te,  fé  non  che  in  fu  la  guancia 
Stalle  tuttor  la  lagrima  araorofa. 


OS. 


(C1XI) 

OSSERVAZIONI, 


i.  QArebbe  fiata  ad  un  tempo  femma  ventura  per  Of- 
•3  fiaa,  e  vantaggio  non  indifferente  per  la  Poefia, 
ch'egli  il  quale  conofceva  la  fantità  de'Culdei,  avelie 
aperti  gli  occhi  alla  luce  del  CrifHanefimo.  Non  v'è 
cofa  ch'abbia  maggior  influenza  nella  poefia  della  re- 
ligione ;  ed  egli  farebbe  un  punto  molto  intercffante 
ed  inftruttivo  dell'arte  Poetica  di  efaminare  quali  van- 
taggi e  quali  pregiudizi  debbano  riluttar  a  queir.' arte 
dalla  divertita  delle  religioni.  Benché  tutte  le  fette  del 
Paganefimo  foffero  lontane  dalla  verità,  tutte  però  non 
erano  lontane  ugualmente  dalla  convenevolezza  e  dal- 
la ragione.  Secondo  che  quelle  più  o  meno  vi  s' acco- 
davano, il  mirabile  della  Poefia  dovea  riufcirne  pro- 
porzionatamente o  convenevole  o  affurdo,  non  effendo 
quello  cofiituito  fé  non  fé  dall'influenza  delle  divinità 
principali  o  iubalterne  nelle  cofe  umane.  L'affurdità 
della  religione  dei  Greci  fi  trasfufe  nei  Poemi  d'Omero. 
Giove  ben  degno  degli  fcherni  di  Luciano ,  Marte 
furiofo ,  Giunone  riffofa  e  caparbia,  Pallade  Dea  di  tutt' 
altro  che  della  fapienza,  con  tutto  il  reflante  di  quel- 
la corte  celere  che  gareggiava  di  difetti  e  di  fìrava- 
ganze,  covevanoagire  in  confeguenza  della  lor  natura. 
Non  fono  arrivate  fino  a  noi  le  poefie  degli  Egizj  ; 
ma  le  divinità  del  bue  Api,  dei  coccodrilli,  dei  cani, 
delle  cicogne,  e  fino  dei  porri  e  delle  cipolle  doveàno 
farvi  una  flgur?  diltinta  e  produrre  un  mirabile  affatto 
particolare.  La  religione  non  ha  minore  infuenza  fu 
i  caratteri  degli  Eroi  Poetici.  Gli  Dei,  qualunque  fia- 
Tom.  IL  L  no  , 


(  C  L  X  I  I  ) 

no,  debbono  prefentar  il  modello  della  perfezione".  Se 
quefti  fono  viziofi ,  come  faranno,  perfetti  gli  uomini  ? 
il  farli  tali  farebbe  un  difonorar  la  divinità.  Le  verità 
del  Criftianefimo  avrebbero  aperte  ad  Oflìan  le  fonti 
d'un  fublime  e  d'un  mirabile  propriamente  divino,  ed 
in  quefta  religione  avrebbe  ravvifato  il  modello  di  quel- 
la perfetta  morale,  ch'egli  fapeva  ifpirare  lenza  rico- 
nofeerne  l'autore.  Ma  le  Oflìan  non  potè  dar  alla  fua 
Poefia  quefta  foprannaturale  fublimità,  egli  almeno 
non  l'infettò  con  le  ffravaganze  degli  altri  poeti  del 
Gt-ntilefìmo,  e  cela  diede  così  pura  e  così  perfetta, 
quanto  ella  potea  produrli  coi  femplici  lumi  della  na- 
tura :  e  letTerlì  egli  foflenuto  con  tanta  forza  in  tante 
diverfe  opere,  fenza  i  foli  ti  puntelli  dell'  Epopea,  è 
forfè  l'ultimo  sforzo  del  Genio  veramente   Poetico.  * 

2,  Inclyti ,  Ifrael,  fuper  montes  tucs  interferii  [unt .  Quo- 
modo  ceciderunt  fortesì  Lib.  2.  dei  Re  e.  1.  v.  25. 

3,  Quelli  tratti  fono  degni  dei  Caratteri  di  Teofrafto  . 
Sì  feorge  nell'andatura  e  nel  fìfchio  di  coitui  un'orgo- 
gliofa  negligenza.  La  verità,  l'energia,  e  la  precifio- 
ne,  fono  tre  qualità  perpetue  delle  pitture  di  Oflìan .  * 

4,  Fingal  fa  un  fimile  rimprovero  a  Conan  nel  Canto  6. 
dei  Poema  Epico  chiamandolo  guerriero  dalf  igncbil  brac~ 
ciò.  Pure  né  in  quel  luogo  né  in  quello  non  fi  trat- 
ta del  valore ,  ma  folo  delle  qualità  dell'  animo  ;  e 
di  più  Aldo  era  molto  lontano  dal  meritar  il  rimpro- 
vero di  debolezza.  Sembra  che  Oflìan  voglia  con  ciò 
infinuare  che  il  vero  valore  non  deve  mai  andar  dif- 
gìunto  dalla  giulìizia  e  dalla  generofìtS,  e  che  quello 
che  fé  ne  abufa  è  indegno  del  nome  di  valojofo.  Un' 
altra  cofa  è  degna  d'  olfervazione  in  quello  eccellente 
difeorfo  :  Aldo  s'  era  ribellato  da  Fingal  andando  ai 
fervigi  ;  del  fuo  nemico.  Fingal  colla  fua  folita  gran- 
dezza d'animo  non  folo  non  lo  rimprovera  di  ciò;  ma 

non 


(CLXIII) 

non  ne  fa  pure  alcun  cenno.  Egli  fi  dimentica  TofTefa 
propria  e  non  fente  fé  non  quella  dell'onore  e  della 
giustizia.  * 

5.  Quefte  parole  non  efprimono  che  un  riflefìb  incidente 
e  fecondano.  Vedremo  ben  tolto  fé  quelti  vecchi  nel- 
le cui  mani  tremava  l'età  follerò  capaci  di  laiciarli  fo- 
prafTar  dal  timore  .  La  vera  ragione  che  determina 
Finga!  ad  offrir  la  pace,  fi  è  la  rettitudine  del  fuo  ani- 
mo, per  cui  egli  ben  conofceva  doverli  ad  Eragonte 
una  foddisfazione  dell'ingiuria  che  Aldo  gli avea fatta  . 
Il  colante  carattere  di  Fingal  non  ammette  altra  fpiega- 
zione.  * 

6.  Non  poteva  fceglierfi  perfonaggio  più  conveniente  per 
una  tale  ambafciata,  né  dipingerli  con  più  gentilezza. 
La  comparazione  che  fegue  è  uno  di  quei  tratti  che 
ballano  a  caratterizzar  un  Genio .  * 

7.  Regna  .in  quello  di fcorfo  una  gentilezza,  una  preci- 
fione,  e  una  dignità  ammirabile.  Ex  da  offervarfi  che 
Fingal  per  bocca  di  Bofmina  non  offre  ad  Eragonte 
che  atti  generofi  d' ofpitalita  e  T offerta  del  rifarcirnen- 
to  è  polla  tutta  in  bocca  di  Aldo.  Con  quella  finezza 
fi  ferve  perfettamente  alla  giuftizia,  fenza  pregiudicar 
al  decoro..  La  defcrizione  dei  doni  offerti  da  Bofmina 
può  paragonare'  con  quella  dei  prefenti  efibiti  da  Aga- 
mennone per  placar  l'animo  d'Achille  nel  9. delT  Iliad. 
v.  260.  * 

8.  Ev  probabile  che  quefta  propofizione  non  foffe  molto 
guffata  da  Aldo.  Ma  Fingal  era  molto  diverfo  da  quel 
vecchio  rimbambito  di  Priamo  il  quale  per  condifcen- 
dere  alla  paffione  di  fuo  figlio  Pàride,  foffre  non  folo 
di  foftener  un  ingiuftizia,  ma  di  rovinar  il  fuo  flato 
piuttolto  che  acconfentire  di  render  Elena.  A  quefto 
propofito  Omero  chiama  Priamo,  conigliere  uguale  agli 
Deiy    ed  aggiunge  ch'egli  penf ava  fenfat amente  . 

L     2  ---  ©io- 


(  C  1  X  I  V  ) 

„•  „   m  -  -   Qiófr;   fj.i<gti$    ùru\x;TOg  . 
Ocr   cftv    tvfpovtcov    txyop\;<jUTO . 

Iliad.  7.  v.  36Ó.  * 
e?.  Bofmina  il  rammenta  d'etter  figlia  di  Fingal.  * 
io.  Non  fi  feorge  in  quelle  Poefie  che  Fingal  uccidere 
particolarmente  alcuno.  Il  Poeta  credette  a  ragione 
che  gli  atti  di  generofita  meritaifero  molto  più  d'ef- 
fe* da  lui  rilevati,  ed  onoraflcro-  maggiormente  il  no- 
me del  Padre,  di  tutti  gli  Eroici  macelli,  di  cui  Colo 
par  che  fi  compiacciano  molti  Poeti.  Del  redo  le  mor- 
ti di  quefti  due  guerrieri  fono  convenienti  ai  loro  ca- 
ratteri. Aldo  foffre  la  pena  della  fua  perfidia,  Era- 
gonte  della  fua  arroganza.  L' offe  ufo  re  muore  per  ma- 
no dell' orTefo:  iL  Re  orgogliofo  per  quella  d'un  giovi- 
ne pien  di.  baldanza:  cola  che  dovei. rendergli  ancor 
più  fenfibile  la  fua  caduta.  * 
11.  Tutti  1  Giurifti  che  non  vollero  facrifkar  l'umanità: 
all'adulazione,  convengono  che  i  dritti  della  guerra 
non  fi  ficndono  più  oltre  di  quel  che  fia  precifamente 
necefùrio,  e  che  quando  il  nemico  fi  arrende,  o  non- 
£  più  in  calo  di  nuocere,  un  folo  omicidio  di  più  è 
tanto  condannabile  come  fé  fotte  commetto  a  fangae 
freddo  in  piena  pace.  Ma  quefii  faeri  principi  furono 
fempre  poco  accoltati,  e  fpezialmente  in  fecoli  nei 
quaii  la  fortezza  del  corpo,  anzi  la  ferocia,  tenea  luo- 
go di  qualunque  virtù:  non  pur  le  leggi,  ma  la  na- 
tura tace  fra  l'armi.  Non  è  dunque  cofa  che  dee  for— 
prendere  e  toccare  in  fommo  grado,  il  trovar  talimaf- 
iìme  ed  elempj  di  moderazione  e  d'umanità  appretto 
un  Poeta  d'una  nazione  prettbchè  felvaggia,  e  (giran- 
te furor  militare,  che  non  conoiceva  altra  gloria  che 
quella  della  guerra?  Veggafi  ora  appretto  Omero  ilrirn- 
■  provero  d'Agamennone  a  Menelao,  e  i  fuoi  crudeli 
fentimenti  nel  6.  dell'Iliade,  v.  55.,  oladura  rifpofta 

d'Achil- 


(  C  L  X  V  } 

d'Achille  a  IHcacrae  nel2i.v. 99. o  quell'altra  atrociffì- 
ma  ad  Ettore  nel  23.  v.  345.  e  poi  lì  giudichi  quale  di 
quelli  due  Poeti  debba  interdirci  maggiormente.  * 

12.  Benedetto  piuttoflo  il  nobile  Ipiriro  di  Offian  che  fa 
non  (òlo  elTer  grullo,  madiferetoe  indulgente  verfo  gli 
ftefli  nemici .  L' Ab.  Batheux  lodando  Omero  per  non 
aver  ranprefentati  caratteri  odiofi,  (lode  che  'a  molti 
non  kmbrerà  abbafìanza  fondata)  aggiunge  che  l'odio 
era  un  fentimcnto  igneto  al  cere  d  Omero .  Quella  non  è 
gran  meraviglia  per  un'  uomo  indifferente,  al  quale 
i  fatti  del  fuo  Poema  non  s'appartengono  per  nulla. 
Maraviglia  bensì  grandiff.ma  è  quella  che  Offian  atto- 
re e  poeta  nel  tempo  lieffo  che  aveva  Icmmo  intereffe 
nelle  azioni  ch'egli  deferive,  non  fi  iafei  mai  fcappare 
un  folo  tratto  che  abbia  la  minima  ombra  di  livore  o 
d'  animofìtà  pedonale.  U  càio  era  un  fentimento  ignoto 
al  cuore  d Offian  :  quella  è  una  verità  ben  più.  certa, 
e  T elogio  ha  tutta  la  fua  forza.  * 

13.  Exinde  mos  increbnit  in  Ifrael ,  &  ccvfuetudo  fervuta 
ejl ,  ut  pojl  anni  circulum  convemant  in  unum  flia  Ifrael 
&  plangant  filiam  Jephte  GalaaàitA  àiebus  quatucr  . 
Lib.  de  Giud.  e.  n.  v.  39. 


CAL- 


C  A  L  T  O 

E 

COLAMA. 


(  C  L  X  I  X  ) 

CALTO     E     COLAMA. 

ARGOMENTO. 


J[\|  El  paefe  dei  Britanni  comprefo  tra  le  mura- 
glie ,  viveano  ai  tempi  di  Fingal  due  Capì ,  Dun- 
talmo  Signore  di  Tenta ,  che  fi  fuppone  ejfere  U 
Tweed ,  e  Ratmor  che  abitava  prejfo  al  Cluta  , 
che  fi  fa  ejfere  il  fiume  Clyde .  Ratmor  era  altret- 
tanto famofo  per  la  fua  generofità  ed  ofpitalitd  j  quanto 
Duntalmo  era  infame  per  la  fua  crudeltà  ed  ambizio- 
ne .  Duntalmo  o  per  invidia  o  per  qualche  privata 
conte  fa  che  fujfijlejfe  tra  le  famiglie ,  uccife  Ratmor 
ad  un  convito  :  ma  ejfendofi  poi  moffo  a  compajfione , 
egli  educò  in  cafa  propria  i  due  figli  di  Ratmor ,  Cal- 
thon  e  Colmar .  Quefii  fatti  adulti  fi  lafciarono  impru- 
dentemente fcappar  di  bocca  che  aveano  difegno  di  ven- 
dicar la  morte  del  padre .  Perlochè  Duntalmo  gV  im- 
prigionò   in   due    caverne  fulle   rive   del  Teuta ,    con 

pen- 


(  C  L  X  X  ) 

penjicro  dy  uccìderli  privatamente .  Colmai ,  la  figlia 
di  Duntalmo ,  invaghita  di  Caltbon ,  lo  trajfe  di  pri- 
gione ,  favori  la  fua  fuga ,  e  fuggì  feco  lui  trave» 
Jlita  da  guerriero .  Ricorfero  a  Fingal  ,  ed  implora- 
rono da  lui  foccorfo  contro  Duntalmo  ,  Fingal  man- 
dò OJfian  con  trecento  de*  fuoi  a  liberar  Colmar . 
Ma  Duntalmo  li  prevenne ,  e  lo  trucidò  .  Pofcia 
•venne  a  battaglia  con  OJfian  ,  ma  ne  refiò  ucci/o , 
e  la  fua  armata  fu  interamente  disfatta  da  queW 
Eroe.  Caltbon  allora  fi  fposò  con  Colmai  fua  libe- 
ratrice .  Ed  OJfian  ritornò  a  Morven  trionfante .  In 
tal  guifa  la  traditone  ci  ha  trafmeffia  la  Storia 
del  feguente  Poema ,  il  quale  è  diretto  ad  imo  ilei 
primi   Mijfionarj  Crifiiani . 


:«        4-        *        #        *        * 

W         »         ¥         *         » 

*         »         *         * 

*         *         * 


CAL- 


(  C  L  X  X  I  ) 
CALTO,     E     COLAMA. 


»    ^    *    *    ♦    * 


D 


OLCE  è'1  fuon  del  tuo  canto,  o  della  rupe 
Solingo  abitator ,  che  a  me   fen  viene 
Sopra  il  corrente  mormorio  del  rivo 
Per  la  riftretta   valle  :   alla   tua  voce 
11  mio  fpirto,  o  ftranier,  s'avviva  e  delta.    5 
Ecco  la  man  ftendo  alla  lancia ,  come 
Nei  dì  di  gioventù  ;  la   mano  io   ftendo , 
Ma  quella  è  fiacca ,   e  '1  petto  alza  il    fofpiro . 
Dì ,   figlio  della  rupe ,  udir  vuoi  forfè 
D' Offian  il  canto  ?  Dei  trafeorfi  tempi  1  o 

L'anima  ho  piena,  e  dentro  il  cor  la    gioja 
Della  mia  gioventù  rinafeer  fento. 
Così   fi  moftra  in  Occidente  il  Sole , 
Poiché  dietro  ad  un  nembo  ei  volfe  i  paffì 
Del  fuo  fplendor ,  le  rugiadofe  cime  15 

!  Al- 


'(  e  l  x  x  :  i  ; 

Alzano  i  verdi  colli,   e   via   ferpeggia 
ìl  ceruleo  rufcel   garrulo ,  e   vivo . 
Efce   l'antico  Eroe   fui  ballon  chino, 
E  fplende   ai  raggio  la  canuta   chioma  . 

Dimmi,  ftraniero,  in  quella  fala  appefo  -so 

Non   vedi  tu   uno  feudo?  eflb  è'fegraat© 
Dai   colpi  della  zuffa ,   è   dell'  acciaro 
La  lucidezza  rugginofa  e   folca . 
Duntalmo  ,  il  Sire  dell'  acquofo  Teuta  , 
Quello   feudo  portò ,  Duntaimo   in   guerra      2  5 
Già   portarlo  folea ,   pria   che   per   l'afta 
D' Offian   cadefTe  :  o   della  rupe   figlio , 
De' .pattati  anni  miei  la  ftoria  afcolta-. 

Reggea'l  Cluta  Ratmór  :   dei  nielli  e  opprellì 
Era  la   fua  magion   rifugio,  e   porto.  30 

Sempre   le  porte   fue  difehiufe ,  e  fèmpre 
N'  era  in  pronto  la  fella  ;   a   lui   venieno 
Dello  ftraniero  i   figli ,   e   benedetto 
Sia  di  Ratmorre   il  generofo   fpirto , 
Giano  efclamando  ;  fi  feioglieano  i  canti ,     3  5 

Si 


(  e  l  x  x  i  i  r  ) 

Sì  toccavano  l'arpe,   onde  agli  afflitti 
Raggio  di  gioja  rifplendea   fui   volto . 
Venne  il  truce  Duntalmo ,  ed  avventofit 
Contro  Ratmór ,   vrnfe   il   Signor  del   Cluta  ^ 
Duntalmo  ne   fremè  ;   tornò  di  notte  40 

Con   le   fue   fquadre  ;   il   gran   Ratmór    cadeo* 
In  quelle   fale   ifteffe  ,   ove   ai   ftranieri 
Si   fpeffo  egli   apprettò   conviti   e   feffe . 
Eran  del  buon  Ratmorre  al  carro  nato 

Calto ,   e   Co-lmarte  giovinetti   figli:  45 

Arabo   fpiranti   faneiullefca  gioja 

Vennero   al   padre   fuo  ;   videro  il  padre 

Nel  fangue   immerfo,  e  fi  ftempraro  in  pianto. 

Al   tenero   fpettacolo ,.  e   pietofo 

Duntalmo  s'  ammolli,  feco  alle  torri  50 

Gli  conduffe   d'  Alteuta  *  ;  entro  la  eafa 

Creb- 


*  Al-teutha  ,  o  piuttofto  Bai-  Gallica  :  il  che  ,  ficcome 
teutlia  ,  h  Città  del  Tweed  ,  ho  già  ollervato  altre  vol- 
(ìgnoreggiata  da  Diintal-  te  ,  è  una  prova  che  «pe- 
rno .  E  còfa  notabile  ,  che  fìo  era  il  linguaggio  comu- 
ttttti  i  nomi  di  quello  Poe-  ne  di  tutta  1'  Ilo  la  . 
ma  derivano    dalla  lingua 


(  C  L  X  X  I  V  ) 

Crebber  del   lor  nemico  :   in  fua  prefenza 
Piegavan  1'  arco ,  e   ufeian  con  elfo  in  guerra  « 

Ma  dei  lor  avi  le  atterrate  mura 

Videro  intanto,  nelle  patrie  fale  55 

Vider  la  fpina   verdeggiar  J  ;  di  pianto 
Bagnanti   occultamente ,  e  fu  i  lor  volti 
Siede   triftezza  :   del   lor  duol  s'  accorfe 
Il  fier  Duntalmo ,  e  s'  ofeurò  fieli'  alma . 
Penfa  di  porgli  a  morte  :   in   duo  caverne      60 
Rinchiufe  i  due   garzon ,   fulle   eccheggianti. 
Rive   del  Tenta ,  ove  giammai  non  giunfe 
Raggio  di   Sole,   o  di   notturna   Luna. 
Stavano  i  figli  di  Ratmorre   in  cupa 
Notte   fepolti ,   e   prevedean   la   morte.  65 

In  fùo   fegreto  pianfene   la   figlia 

Del   fier   Duntalmo ,   Colama    a  la   bella 
Di  brevi  ciglia,   e   d1  azzurrino  (guardo. 

L'oc- 

a  Caol-mal  ,    Donna    dì  hrevi  lezza  particolare,  poiché  il 
ciglia.    Convien.    dire    che  Poeta    generalmente    Fat- 
ai tempi    d'  Oiììan  la  pie-  tribuifee     a  tutte    le    belle 
ciolezza  delle    ciglia     fotfe  deferitte  ne*  fàoi  Poemi. 
confiderata  come    una  bel- 


(  C  L  X  X  V  ) 

Lv  occhio  fuo  s'  era   volto  afeofamente 

Su    Calto  y  e   della   fua  foavitade  70 

L'  anima  della   vergine  era  piena  . 

Tremò   pel   fuo  guerrier;   ma  che  mai  puote 

Colama   far.5   non  era   a  innalzar  1'  afta 

Atto  il  fuo  braccio ,   nò   formato  è  '1   brando 

Per  quel   tenero   fianco;   il   fen   di  neve  75 

Non  forfè   mai  fotto   V  usbergo ,   e   1'  occhio. 

Era   ttict*  altro  che   terror  d'  Eroi . 

Che   puoi   tu   far   pel   tuo   cadente   duce 

Colama   bella?   vacillanti,   incerti 

Sono  i  fuoì  pam* ,  è  fciolto  il  crine  ,  e  in  mezzo  8  s 

Delle   lagrime   fue   feroce   ha  Ì   guardo  . 

Va   di   notte   alla  fala  a  ;   arma   d'  acciaro 

Ly  amabile   fua   forma ,   arnefe   è  quello 

D1  un   giovine   guerrier ,   che  nella  prima 

Di   lue   pugne   cadette  ;   alla   caverna  8  5 

Vola  di  Calto ,   e   lui  da  ceppi   feioglie . 

O   for- 


*  Ove  (oleario  appenderti  per  trofeo  l'arme  di 


ei  vinti  . 


(  C  L  X  X  V  I  ) 

O   forgi,   figlio  di  Ratmor,  fu    forgi, 
Biffe ,  buja  è  la  notte  ;   al  Re   di  Selma 
Tolto  fuggiam  ,   fon  di  Langalio  il  figlio , 
Che  di   tuo  padre  in   la   magion   fi  flava;     90 
Il   tenebrofo  tuo  foggiorno  intefi  , 
E  mi  fi   feoffe  il  cor  r  Signor  del  Cluta 
Sorgi ,  forgi ,  fuggiam  ,  la  notte  è   nera  - 
Donde  ne   vieni,   o   benedetta   voce, 

Calto  rifpofe,   dalle   nubi  forfè  rjj 

Fofco- rotanti?   perchè   fpeffo  1'  ombre 
De'  fuoi  grand'  avi   nei   notturni   fogni 
Vengono  a   Cako-,   dacché   il   Sol   s' afeonde 
Alle  mie   luci,   e   tenebror  mi   cinge. 
O   le'  tu  '1   figlio   di   Langal ,  quel   duce        1  ce- 
che fui  Cluta    vid'  io?   ma  deggio  io  dunque 
A   Fàngallo  fuggire ,   e  qui  fra'  ceppi 
Lafciar  Colmarti  ?   io   fuqnironne   a   Selma 
Meutr'  ci   i'epolto  in   tenebre   fen   giace? 
No,   figlio  di  Langal,  dammi  quell'  afta,    105- 
O  ■  falverò  il  fratello,  o  morrò  feco. 

Mille 


(  C  L  X  X  V  I  I  ) 

Mille  Eroi ,  replicò ,  fanno  a  Colmane 

Cerchio  con   V  afte;    e  che  può  mai  far  Culto 
Contro   un'  ofte  sì   grande?   al  Re  di   Morven 
Fuggiamo   immantinente  :   in   tua   difefa  1 1  o 

Armato  ei   feenderà  :   ftefo  è  '1  fuo   braccio 
Sugi'    infelici ,   e  gP  innocenti   opprefli 
Circonda   il   lampo   dell'  invitta   fpada. 
Su   figlio  di  Ratmór  ;   dilegueranno 
L'  ombre  notturne ,  i  pan!  tuoi  nel  campo    1 1  5 
Dilcoprirà  Duntalmo ,  e  tu  dovrai 
Cader  nel  fior  di  giovinezza   eftinto. 

Sofpirofo  ei  s'  alzò  ;   pianfe   lafciando 

L'  infelice  Colmarte  ;   ei  giunfe  in  Selma 

Con   la  Donzella,  e   non   fapea  qual   era.    120 

Copre   P  elmetto  1'  amorofa  faccia , 

E  forge  il   molle   fen   fotto  1'  usbergo. 

Tornò  Fingallo  dalla  caccia ,  e   feorfe 

Gli  amabili  ftranieri  entro  la  fala , 

Come   due  raggi   d'  improvvifa  luce»  125 

Intefe  il   Re  la  dolorofa  iftoria  ; 

Tom.  Il  M  Gli 


(  C  L  X  X  V  ì  I  I  ) 

Gli  occhi  intorno  girò  ;   ben  mille  Eroi 
S'  alzaro  a  un  tempo,   e  domandar  la  guerra. 
Scefi  dal  monte  con  la   lancia ,  e  in  petto 
Scorfemi  tolto  bellicofa  gioja  ;  130 

Che  in  mezzo  alle  Tue  fquadre,  ad  Oflìan  volto 
Così  '1  Re  favellò  :   fu  forgi  ,  ei  difìe , 
Figlio  del  mio  valor;   di  Fingal  1'  afta 
Prendi ,   e   vanne  di  Teuta  all'  ampio  fiume 
Di  Colmarte   in   foccorfo .   Il   tuo  ritorno     1 3  5 
Fama   preceda ,  qual   foave  auretta  , 
Sicch'  io   P  afcolti,  e  mi   s'  allegri   il  core 
Sul   figlio  mio,   che   de' grand'  avi   noftri 
Rinnovella  la  gloria .  Oflìan ,  tempefta 
Fa  che  fii  nel  pugnar,   ma  poiché   vinti      140 
Sono  i  nemici ,  fii  placido ,  e  dolce  ; 
Per  quefta  via  crebbe   il  mio  nome;    o  figlio, 
Somiglia   il  padre   tuo.   Quando   gli   alteri 
Vengono   alle   mie   fale ,   io  non   li   degno 
Pur  d' uno  fguardo  ;  ma  il  mio  braccio  è  ftefo  145 
Sugi'  infelici ,  e  lor  copre  con  P  ombra , 

E 


(  C  L  X  X  I  1'  ) 

E  la  mia  fpada  ali*  innocenza  è  fchermó . 
Tutto  allegrarmi  in   afcoltar   le   voci 
Di  Fingali© ,  e   veftii  1'  arme  fonanti. 
Sorfemi  al   fianco  Diarano  * ,   e  Dargo   2      J  50 
Re  delle   lande  :   giovani   trecento 
Seguirò  i  pafli   miei  :   flavammi  accanto 
Gli  amabili  ftrartieri .  Udì  Duntalmo 
Del  noftro   arrivo   il   fuon ,  tutta  di    Teuta 
La   pofla   ei   radunò  :   1'  ofte  nemica  155 

S'  arredò  fopra   un  colle ,  e  parean  rupi 
Rotte  dal  tuon ,  quando  sfrondate ,  e  chine 
Reftan   le   piante   inaridite ,  e  '1   rivo 
Di  fgorgar  ceflfa  da'  concavi  maffi . 
Scorreano  a'  piedi   del   nemico  ofeuro  1  <$o 

L'  orgogliofe  del  Teuta   onde  fpumanti , 
Mandai   Cantor,   che   la   tenzon    nel   campo 
A  Duntalmo  offerire  :   eoli   forrife 


M 


4  Figlio  di  Connal  .  La  mor-  fcrìttà  nel  Poema  di  Car- 

te di  queito  Connal    è  de-  ric-tura  . 


C  C.LXXX). 

L*  ofte  fua  variabile  aggiravafi  i6f 

Sul   colle,,  come   nube  allor  che  '1  vento* 
Il   fofeo   fen   ne  invefte ,  e   alternamente 
A  fprazzi,  e   fquarci   la    difperde,    e  volve»- 
Ecco  apparir  da  mille   ceppi   avvinto 

Lungo  il  Teuta  Colmane:   ha  pieno  il  volto  iy> 
D'  amabile    triftezza  :   ei  fitto   il    guardo. 
Tien    fugli    amici    fuoi ,   che    In    fuo  foccorfo 
Stavamo   armati   in   full'  oppofra   fponda. 
Venne   Duntalmo,   alzò    la    lancia,    e  '1   fianco 
All'  Eroe   trapafsò  :   nel   proprio   fangue         i  7  5 
Rotolò    falla    fpiaggia  -r  udimmo   i   fuoi 
Rotti   lofpiri.  In   un   balen»  nell'  onda 
Slanciato*   Calto  ;   io   m'  avanzai   con    l'afta». 
Cadde  di  Teuta   1'  orgogliofa   flirpe 
Innanzi  a  noi ,. piombò  la  notte:   in  mezzo    180 
D'  annofo   bofeo   fi   posò   Duntalmo 
Sopra    una   roccia;   ira   e   furor    nel    petto 
Contro   Calto  gli  ardea  :   ma    Calto   immerfo 
Stava   nel   fuo  dolor;   piange   Colmane, 

Col- 


X  C  L  X  X  X  I  ) 

Colmarte  uccifo   in  giovinezza  ,   innanzi       1 8^5 
Che   forgefle   il   fiio   nome .  Io   comandai 
Che   s'  inalzaflfe   la  Canzon    del    pianto 
Per   confolar   V  addolorato   duce,, 
Ma   quei   fedea    lotto    una   pianta ,   e    !'  afta 
Spetto    a   terra  gittava  :    a   lui  dappreffb         190 
Il    beir  occhio    di    Colarna    volgeafì 
Entro    a    fegreta   lagrima    natante  ; 
Gh'  ella  vicina   prevedea  la  morte 
O   di   DuRtalmo  j  o   del  guerrier   del   Cluta . 
Mezza   notte    varcò  :   ftavan    fui  campo  195 

Bujo ,   e    filervzio  :    ripofava    il    fonno 
Sulle   ciglia   ai   guerrier  ;   calmata   s'era 
L'  alma    di    Calto  ;   avea   focchiufi  gli    occhi  , 
£d    inlènfibilmente    nell'  orecchio 
Iva   mancando  il    mormorio   del   Teuta .      200 
Ecco  pallida  pallida  ,  inoltrante   5 
Le   fue  ferite  ,  di   Colmarte   V  ombra 
A   lui    venirne  i  ella   chinò   la    tefta 
Verfo  di    Calto ,  e  alzò  la  debol   voce  . 

M      3  Dor- 


C  C  L  X  X  X  I  I  ) 

Dorme  tranquillo  di  Ratrnorre  il  figlio  205 

Mentre  fpento  è  '1  frarel  ?  pur    Tempre    affieme 
N'andammo   a  caccia,  aflieme   i   fnelli  cervi 
Sempre   ufammo  infeguir  :   non    ti  feordafti 
Del   tuo  fratel   finché   morte   non  ebbe 
Inaridito  il  fior  della  fua    vita.  210 

Pallido  io  giaccio  là  fotto  la  rupe 
Di  Lono  :   alzati ,   Calto ,   alzati ,   il    giorno 
Vien  co'  fuoi  raggi  ;  e  '1  barbaro  Duntalmo 
Strazio  farà  dell' infepolte  membra  « 

Pafsò   via   nel  fuo   nembo:   i  fuoi   veftigi  215 

Ravvisò  Calto:   in-  pie  balza  fremendo 
D'arme   fonante.   Colama   infelice 
S'  alza  con  eflfo  ;   per  V  ofeura  notte 
Ella   il   diletto   fuo  guerrier  feguia, 
La  pefante  afta   traendofi   dietro.  ::c 

Giunfc   Calto   fui   Lono,   il   corpo    vede 
Dell'evinto  fratel;   fofpira ,   avvampa 
Di  dolor ,   di   furor  ;   rapido  ei   fcagliafì 
In  mezzo  all'otte,  gli  aflfannofi  gemiti 

Del- 


(  C  L  X  X  X  I  I  I  ) 

Della   morte   follevanfi  ,  s'  affollano  225 

I  nemici ,  e   1'  accerchiano ,  e  lo  ftringono 

Di  mille   ceppi,  ed  a  Duntalmo    il    traggono. 
Tutto  il  campo  di  gioja  elulta  ed  ulula, 
E  i  colli  intorno   ripercofti  eccheggiano  . 
Scodimi   a  quel  rimbombo:   impugnai  l'afta      230 
Del   padre;   Diaran   forfè,   e   di    Dargo 

II  giovenil   vigor  ;   cercafi  il   duce 

Del  Cluta,  e  non  fi  feorge  ;   i  noftri   fpirti 
Si  rattriftaro  ;   io  paventai   la  fuga 
Della   mia  fama,  ed   avvampò   l'orgoglio    235 
Del  mio  valor.   Figli   di   Morven ,    diffi  , 
Già  così   non   pugnaro   i  padri   noftri , 
Non   pofavan  fui  campo  elfi ,   fé  fperfo 
Non  aveano  il   nemico  :   erano  in  forza 
Aquile  infaticabili   del  cielo;  240 

Or  fon  nel  canto  i  nomi   lor  :   ma   noi 
Già  dechinando  andiam  ;   la   noftra   fama 
Già  comincia  a  partir  :   s'  Olììan  non.  vince  , 
E  che  dirà  Fingallo  ?  all'  arme  ,  all'  arme  , 
M     4  Al- 


{  C  L  X  X  X  I  V  ) 

Alzatevi,  o  guerrier  ,  feguìte  il   fuono        245 
Del  mio  rapido  corfo  :   Offian  di   fermo 
Non  tornerà  che  vincitore  in  Selma . 
Sorle  il  mattino,  e  tremolò   del   Teuta 
Sopra  l' onde   cerulee  :   a  me  dinanzi 
Sofpirolà,   affannofa,   lagrimofa  250. 

Colama   venne  ;  del  guerrier  del   Cluta 
Narrommi  il  cafo ,  e  tre   fiate  l'afta 
Di   man   le   cadde  :   l' ira  mia   fi   volfe 
All'ignoto  flranier,  poiché  per  Calco 
Il   cor  nel   petto   mi   tremava.   O   figlio       255 
D'imbelle   man,   difs' io ,   combatton   forfè 
Colle  lagrime,   di,  del  Teuta  i  duci? 
Pugna   con  duol  non  vincefi  ,   né   alberga 
Molle   fofpiro  in  anima  di  guerra . 
Vanne  del  Teuta  fra  i  belanti  armenti,     260 
Fra  i  cervi   del   Carmon  ;   lafcia    quell'arme 
Tu   figlio  del   timor  :   nella   battaglia 
Guerrier  le   veftirà .   L' arme   di    doffo 
Stracciaile  irato  :    il   bianco   feno  apparve  . 

Ver. 


(  K  L  X  X  X  V  Ì 

Vcrgognofetta  ella  chinò  la  faccia:  "265 

Io  volfi  gli  occhi   attorniti  in   fdenzio 
Ai  duci  miei ,  caddemi  l' afta ,  ufcio 
Del   mio  petto  il   fofpir  ;   ma  quando    il  nome 
Della   donzella    udii ,  lagrime   in  folla 
Mi   fcorfero  fui  volto;   io  benedilli  270 

Di  Giovinezza  quell'  amabil   raggio  , 
Ed  inalzai  della    battaglia  il  fegno* 
O  figlio  della  rupe ,  a  che   narrarti 

Ofiìan  dovrà ,  come  i  guerrier  del  Teuta 
Cadder  fui  campo?  Elfi  fon' or  fotterra ,        275 
Obblio  li  copre  ,  e  ne  fvanir  le  tombe . 
Venne  l' età  colle   temperie  ,  e  quelle 
Diftrufle  in  polve.  Di  Duntalmo  appena 
Si   ravvifa  la  tomba  ;   appena  il  luogo 
S'addita,  ov'ei  cadeo  d' Oflìan  per  l'afta.   2  8e 
Qualche  guerrier  d'antica  chioma,    e    d'occhi 
Già  fpenti  dall'  età  ,   di  notte   aflifo 
Prefib   un'accefa   quercia,   a' figli  fuoi 
I  miei  fatti  rammenta ,  e  la  caduta 

Dell' 


(CLXXXVI) 

Dell' ofcuro  Duntalmo;  i  giovinetti      0      28 
Piegano  il  capo  alla  fua  voce ,  e  brilla 
Nei  loro  fguardi  meraviglia ,  e  gioja . 
Ritrovai  Calto  ad  una  quercia  avvinto. 
I  Cuoi  ceppi  recifi ,  e  diedi  a  lui 
La  donzelletta  dal  candido  feno. 
Eflì  abitar  fui  Teuta  ;  Oflian  co'  fuoi 
Vittorioib  al  Re  fece  ritorno» 


Kà- 


3> 


■ài 


290 


OS- 


(  C  L  X  X  X  V  I  I  ) 

OSSERVAZIONI. 


Er. 


T  oYÌentut   in   domìbus   ejus  /pina,    IL   e.  34. 


2.  Dargo  figlio  di  Collath  è  celebrato  da  Oflian  in  al- 
tri Poemi.  Dicefì  eh'  egli  fia  flato  uccifo  alla  cac- 
cia da  una  fiera.  Suflifle  ancora  il  lamento  di  Min- 
gala, amica,  o  fpafa  di  Dargo,  fopra  il  di  lui  cor- 
po •■,  ma  io  non  faprei  determinare  fé  fia  veramente 
opera  di  Oflian,  o  di  qualche  altro  Poeta.  General- 
mente viene  attribuito  ad  Oflian  ,  ed  è  fcritto  nel  fuo 
ftile  ;  ma  non  mancano  tradizioni  le  quali  lo  fpac- 
ciano  per  una  imitazione  di  Oflian  fatta  da  un  più 
recente  Cantore  .  Comunque  fia,  ficcome  queflo  la- 
mento ha  qualche  merito  poetico ,  così  1'  ho  inferito 
qui  fotto* 

Già  di  Dargo  lagrimofa 

Vien  la  fpofa: 

Dargo  è  fpento;  ed  ella  il  fa. 
Sull'Eroe  ciafeun  fofpira, 

Ella  il  mira: 

Infelice,  e  che  farà? 
Qual  mattutina  nebbia 

Anzi  a  Dargo  fvania  cor  fofeo  e  vile  : 

Ma 


(  C  L  X  X  X  V  I  1  I  ) 

Ma  l'anima  gentile 
Quali  ad  Orientai  lucida  Mia  , 
Feafi  all'apparir  Tuo  vivida  e  bella. 
Chi  era  tra  i  garzoni  il  piti  vezzofo  ? 

Mingala,  Dargo  il  tuo  diletto  fpofo. 
Chi  tra  i  faggi  fedea  primo  in  configli©  ? 

Mingala,  di  Colante  il  nobil  figlio. 
Toccava  la  'tua  man  l'arpa  tremante, 
Voce  avei  tu  di  venticello  eftivo. 
O  crude!  fera  !  o  fventurà'ta  amante  I 
Piangete  Eroi,  Dargo  di  vita  è  privo. 
Smorta  è  la  guancia  frefea  e  rofTeggiantey 
Chiufo  è  quell'occhio  sì  vezzofo  e  vivo. 
O  tu  più  bello  che  del  Sole  i  rai , 
Perchè  sì  torto,  oimè,  lafciata  m'hai? 
Era  d' Adonfion  bella  la  figlia 
Agli  occhi  degli  Eroi, 
Ma  fol  Dargo  era  bello  agli  occhi  fuoi» 
Mingala,  ahi  Mingala, 

Sola,  mifera,  fenza  fperanza, 
La  notte  s'avanza: 
Del  tuo  ripofo  il  letto 

Bella 


(  C  L  X  X  X  I  X  ) 

Bella  dove  farà? 

Nella  tomba  colà  del  tuo  diletto. 
Perchè  t*  affretti  a  chiudere 

La  cafa  tenebrofa? 

Ferma  Cantore,  attendila 

L'addolorata  fpofa. 
Già  già  manca  la  voce  foave, 

Già  già  l'occhio  è  languido  e  grave. 
Già  '1  pie  tremola  e  non  può  ftar  ^ 
All'amato 

Spofo  a  Iato 

Va   l'amabile  a  ripofar» 
Udii  la   feorfa  notte 

Di  Larto  là  nel  maeftofo  tetto- 

Alte  voci  di  gioja  e  lieti  canti . 

Ahi  fventurati  amanti! 

Deferta  è  la  magion ,  vedovo  il  letto* 

Dolor  v'alberga  e  tace  : 

Mingala  in  terra  col  fuo  Dargo  giace, 

j.  Molta  fomiglian2a  con  quefìo  luogo  ha  quello  di  Ome- 
ro nel  23.  dell'Iliade  al  v.  65.  ove  l'ombra  di  Patro- 
clo comparifee  ad  Achille. 

CO- 


COLANTO 


CUT  O  N A 


(  C  X  C  I  I  I  ) 

COLANTO     E     CUTONA; 

ARGOMENTO. 


f*  Oìanto  ,  o  Conìatb  y  era  il  più  giovine  dei  figli 
di  Morni ,  e  fratello  del  famofo  Gaulo .  Era 
egli  innamorato  di  Cutona  ,  figlia  di  Rumar ,  quan- 
do Tofcar  ,  Signore  Irlande/è ,  figlio  di  Chinfena , 
accompagnato  da  Fercuth ,  fuo  amico ,  giunfe  daW 
Irlanda  a  Mora  y  ove  abitava  Conlatb .  Fu  egli  of- 
pkalmente  ricevuto  ,  e  fecondo  il  cojlume  di  que1 
tempi  fefteggiò  tre  giorni  in  cafa  di  Conlatb  . 
5"  imbarcò  nel  quarto  ,  e  cojìeggiando  ly  Ifola  dell' 
onde  ,  eli  è  probabilmente  una  deW  Ebridi ,  vide  Cu* 
tona  di  era  alla  caccia  .  Se  ne  invagbì  ,  rapilla , 
e  la  condu (fé  feco  nella  fua  nave .  Il  tempo  burra- 
feofo  lo  coflrinfe  a  dar  fondo  in  un1  Ifola  deferta , 
chiamata.  Itona ..  In  quefìo  frattempi  Conlatb  avver- 
tito del  ratto  fi  mife  a  infeguirlo ,  e  sy  incontrò  con 
luì ,  nel  punto  cby  egli  s*  apparecchiava  a  far  vela 
Tom.  IL  N  per 


(  C  X  C  I  V  ) 

per  la  cofla  d'  Irlanda .  5"  azziiffarono  ajfieme ,  est 
ambedue  ,  injìeme  coi  loro  feguaci  rimafero  morti  fui 
campo .  Cutona  non  fopravviffe  lungo  tempo ,  poiché 
il  ter^o  giorno  morì  dì  dolore .  Fingal  effendo  infor- 
mato dell'  infelice  lor  morte ,  inviò  Sformai ,  figliuolo 
di  Mora» ,  per  fepellirli ,  ma  fi  dimenticò  nel  tem- 
po  ijiejjo   di  fpedire   un   Cantore ,    acciocché   cantaffe 

V  "Elegìa  funebre  fulle   lor   tombe .   Lungo  tempo  dopo 

V  ombra  di  Coniato  apparve  ad  OJJian ,  per  folle- 
citarlo  a  trafmettere  alla  pojìerità  il  nome  di  lui , 
e  di  Cutona ,  ejfendo  opinion  di  que1  tempi ,  che  /'  a- 
nime  de'  morti  non  poi  off  ero  ejfer  felici ,  finche  un 
Cantore  non  avea  compojla  la  loro  Elegia .  Quefla 
è  la  Jloria  compiuta  trafmejfaci  dalla  Tradizione . 
Ojfian  la  riferifee  in  un  modo  affai  tronco ,  e  con 
un  di f or  dine  artifizjofo  .  Il  Poema  è  qua  fi  intera- 
mente "Drammatico  ,  e  pieno  di  novità  ,  e  d'  entu-< 
Jìafmo  . 


CO- 


(  C  X  C  V  ) 

COLANTO    E     CUTONA 


N, 


on   intefi   una   voce?  o   fuono  è  quello 
Dei  dì   che   più   non   fon?   fpeflfo  alla   mente 
La   rimembranza   dei    paffati    tempi 
Correr  mi   Tuoi ,   come   all'  occafo  il  Sole . 
Il   rumor  della   caccia  entro  il  mio   fpirto 
Svegliali ,   e  T  afta   col   penììer   follevo  . 
No   non   m' inganno  :    odo  una    voce  •   o  figlio 
Della   notte    *  -,  chi  fei  ?  dorme  la  bafla 
Stirpe   mortai^   nelle  mie  fale  è'1  filchio 
Di  mezza  notte  :   farà  forfè  quello 
Lo  feudo  di  Fingal  che  ripercofìb 
Eccheggia  al  vento  :    nella  fala  ei  pende 

N      2  Dalle 


*  Cioè  ,  o  tu  che  vai  di  notte .  feia   peritando  che   a  quell' 

Il  poeta  s'immagina  da  pei-  ora    ciaicim    dormiva,     lo 

ma  che   il  fuono  venga  da  crede  il  fifehio  del  vento  .  * 
una  perfona  vivente  !    pò- 


(  C  X  C  V  I  ) 

Dalle  pareti ,  e  di  trattarlo  gode 
V  ombra  del  padre .    Ah  sì,   ti    Tentò,,  amico,   * 
Molto  è.  che  lunge  dagli  orecchi  miei  i  5 

Stette  la   voce  tua  :  (opra  il  tuo  nembo 
Qual    ragion   ti    conduce ,  o  generofo. 
Figlio  di  Morni?  e  dove  fon  gli  amici 
De' tempi  antichi?  e  dove  Ofcarre ,   il    figlio 
Della  mia  fama?  ei  folea  ftarti  apprendo  20 

Quando  forgea  della  battaglia  il  fuono,. 

Ombra    di    Colanto,. 

Dorme   di    Cona    la   foave   voce 

Nella    fua   fala    romorofa?    dorme 

Oflìan  tranquillo,  e  ftan  gli  amici  intanto 

Senza.  Ponor  dell'  afpettata  fama?  25 

Volvefi  il  mar  fopra  P  ofeura  Itona ,   * 

Né   vede   lo  ftranier  le  noftre  tombe» 

E   fino  a  quando  dovrà  ftar  fepolta 

E  ino- 

a  Oflìait    lo   riconofee    final-         ima  delle    difabitate   Ifole 

mente  per  Coni  irli .    *  Occidentali. 

*  I-thonn  ,  /'  lfola  dd?  onde  , 


(  C  X  C  V  I  I  ) 

E  inonorata  la  memoria  fiorirà, 
Cantor  di  Selma? 

Ossian» 

Oh  potefs'io  vederti      jo 
Cogli  occhi  miei ,  mentre  tu  fiedi  ofeuro 
Nella  tua  nube  !  or   di ,   fomigli ,  amico , 
Alla  nebbia  di  Lano,  oppure  ad  una 
Scolorita  meteora?  e  di    che  fono 
Della   tua  vefte  i  lembi?  e  di  che  fatto        35 
E'  l'aereo   tuo  arco?  egli  partidi 
Nel   nembo   fuo ,   f.ccome  ombra   di  nebbia » 
Scendi  dalla  parete ,  arpa  foave 
Fa   ch'io  fenta  il  tuo  fuon  :   forga    la  luce 
Della  memoria,  e  disfavilli  fopra  40 

L'ofcura  Itona ,  onde  vedere  io  poffa 
Gli  ertimi  amici  :  ^cco  gli  amici  io  veggo 
Nella  fofeo-cerulea  Ifola  ;   io  feorgo 
La  caverna  di  Tona ,  ecco   le  piante 
Tremanti  al  vento,   e  le  mufeofe  rupi.        45 

N      3  P'ef- 


(  C  X  C  V  I  I  I  ) 

Preflb  mormora  un  rio;  pende  Tofcarre 
Sopra   il   Tuo  corfo;  egli  ha  Fercuto  accanto 
Meilo ,  e   dell'  amor   Tuo  fiede   in  difparte 
La   vergine   dolente ,  e  piange  ,  e   geme  . 
M'inganna   il   vento?   o  le  lor  voci  afcolto    50 
Veracemente  ? 

TOSCARRE. 

*  Tempeftofa  notte, 
Notte   atra:   rotolavano  le  quereie 
Dalle   montagne  -r  il  mare  infili  dal  fondo 
Rimeicolato  dal  vento  mugghiava 
Terribilmente,  e  l'onde   accavallandoli  55 

Le   noltre  rupi  rieopriano,   il  cielo 
Moftravaci   la   felce  inaridita 
Col   fuo  frequente   balenar:   Fercuto 
Vidi  lo  Ipirto  della  notte   b  >  ei  flava 

Mu- 
ti Oflìan    ha  già  deferitta    Ja         feia  va  riandando  collo  fpi» 

Scena  dell'  azione  .    Ora  s'         rito  la  faa  avventura  amo-. 

introduce  Tofcar    a    rirkt-  rofa  »  * 

tere  fopra  la  tempefta  che     b  Uno  di  quei  Spiriti  che  prò» 

cominciava  a  celiare  .  Po-         ducevano  le  tempefte . 


C  C  X  C  1  X  ) 

Muto  fopra  la   fpiaggia  ;  io  ne   diilinfi  60 

Le  lagrime;  ei  fembrava  uom  d'anni  grave ì 
E  carco  di  penfier. 

Fercuto. 

Tofcarre ,  al  certo 
Quelli  è   tuo  padre:   ah  ch'ei   nella    fua  ftirpe 
Qualche   morte   prevede  ;   in  tale   afpetto 
Già ,  mi  rimembra ,  ei  fé  vederli  in  Cromia    6  5 
Pria  che  cadefle  il  gran  Mornante   a.    Ullina , 
Ullina ,  o  quanto  graziofi  e  cari 
Sono  i  tuoi  monti,   e   le   tue   valli  erbofè. 
Sopra  gli  azzurri  tuoi  rufcelli  fiede 
Grato  lìlenzio,  e  ne' tuoi  campi   è  il  Sole.   70 
Soavixlìmo  in  Selama   b  a.  fentiriì 
E'  il  fuon  dell'  arpa ,  amabili  e    gioconde 
In  Cromia  fon  del  cacciator  le  grida. 

N      4  Noi 

*  Ma-ronnan  ,  fratello  di  To-  b  Quefta  non    è  quella    Sela- 

fcar .  Il  Traduttore  polfe-  ma  ,    eh'  era  1'  abitazione 

de    un  Poema    intoruo    la  di  Dartula  .  Vedi  V  Annot. 

morte ftraordinaria diqueir  al  v.  81.  di  quel  Poema. 
Ere  e  . 


(C  C) 

Noi  nell'ofcura  Itona    or  da  temperie 
Siamo  accerchiati ,   il  bianco  capo   inalza      7  5 
L'onda  fu  i  noftri  maflì >  e  ftiam  tremando 
In  negra  notte  involti. 

Tosca  rré. 

Ove   n'è  ito* 
Fercuto  antico,  il   tuo  guerriero  ipirto? 
Pur  io  fovente  intrepido  ti  fcorfi 
Entro  i  perigli;  in  mezzo  alle  battaglie       80 
Vidi  i   tuoi  fguardi  sfavillar  di  gioja . 
Ove  n'è  ito   il   tuo  guerriero   fpirto? 
Sempre  furo  animofi  ì  noftri  padri . 
Va ,  guarda  il  mar  che  già   cade  e   fi  fpiana , 
Già  cefTa  il  foffio  tempeftofo  ,  P  onde  8  5 

Tremolando  diguazzanti,  e  del  vento 
Sembrano  paventar  :  ma  guarda  il  mare 
Che  già  già  s'  abbonaccia  :   ecco  il  mattino , 
Che  fulle  rupi  albeggia  :  in  breve  il  Sole 
Rifguarderà  dall'Oriente  in  tutta  90 

Delia 


(CCI) 

Della  fua  luce  l' orgogliofa  pompa. 
Partendo  da  Colanto  io  veleggiava 

Tutto  feftofb,  con   placida   auretta; 

E    ì'  Ifola   dell'  onde   corteggiava  * 
Ivi    dell'amor   fuo   la  verginetta  *  95 

Vidi  i  cervi  feguir  leggeramente 

In  cacciatoci  fpoglie  sgile ,  e  ftretta . 
Ella    pareami   raggio   d'Oriente, 

Ch'  efee  fuor  Fuorà  ; 

E  i   nembi  indora  100 

Di   luce   amabiliflìma   ridente* 
Il   nero   crin    fui   petto   le   cadia , 

Piegava  1'   arco, 

Gentile  incafeo, 

Curvetta  in  atto  pien  di   leggiadria.  105 

Ella    inoltrava   il   candidetto  braccio, 

E  parea   neve. 

Che 


a  Dalle    parole    di    Tofcar  >  l' innamorata  di  Conlath  ; 

pofte  più  fotto  ,  al  v.  141.  e  fembra  che  fapendolo  egli 

apparifee    che  Tofcar  non  fi  farebbe  attenuto  dal  ra- 

fapeva    che    Cutona    fotte  pirla .  * 


(  C  C  I  I  ) 

Che    leve  leve 

Scende    fui   Cromia,   e   fi  'raifoda  in  ghiaccio. 
Vieni   all'  anima   mia,  tolto  4jfs'  io,  11© 

Raggio  d'  amore , 

Vieni   al  mio  core , 

Allo   mio   core   eh'  è   tutto   delio . 
Ma    ella   ftafli   meda ,   e   non  rifponde , 

Pende  full'  onde  -  e  fi  diflrugge  in  pianto ,    115 

Penfa  a  Colanto  -  e  langue ,  e  s'  abbandona  * 

Dolce    Cutona  -«  al   duol   che   si    ti  sface , 

Troverò   pace  ? 

Cutona. 

Lungi   dì   qua   mufeofa 

Rupe    fui    mare   incurvali  •     120 

D*  antichi   alberi   ombrofa. 
A'  cavrioli   è   quella 

Gradita   folitudine , 

La   gente   Arven  P  appella . 
Ivi   all'  aer  di   Mora  125 

S*  al- 


(CCIIi) 

S'  alzan  le   torri,   ivi  '1  mio  ben  dimora. 
Latta!  che  incerto   ei   palpita, 

E  fta   guardando   il   mar, 
Per  difeoprir   fé    1'  unica 

Sua   dolce    cura   appar.  13© 

Oimè   che   dalla   caccia 

Le   figlie   ritornarono. 
Vede    i    lor'    occhi    turgidetti,   e   languidi: 

E  1'  amor   mio   dov'  è? 
Elle   paflaron   mefte  ,   e    non   rifpofero:  135 

Oimè,  Colanto ,   oimè. 
Se    cerchi    la    mia    pace , 

Straniero,  in  Arven  col  mio  cor  fi  giace. 

Toscarre. 

E   bene   alla  fua  pace 

Ritornerà   Cutona  ;  140 

Ritornerà    alle   fale 

Del   nobile   Colanto. 

Ei  di  Tofcarre  è  amico; 

Io 


(CCIV) 

Io   fefteggiai    tre   giorni 

All' ofpital   fua    menfa  .  145 

Venticelli  d'  Ullina^  o  venticelli*, 

Venite   celeri, 

Soffiate  placidi , 

Rigonfiate   le   vele,    e    fofpingetele 

Verfo  PArveniè  fortunate  piaggic.  ìjjo 

Cutona  in  Mora 

Ripoferà . 
Dolente,  e  mìfero 

Tofcar  farà . 
Ei  fi   ftarà  foletto  ì  5  5 

Dentro  ìa  fua  caverna, 

Là  nel  campo  nel  Sole 
II   vento  ad  or  ad   or  tra   fronda  e  fronda 

Mormorerà  : 
Egli    alla   voce  tua  dolce   e  gioconda  ì  60 

Penfando  andrà  . 

Ei  fìruggerafli   in  pianto  j 

Ella  in  braccio  farà  del  fuo  Colanto. 

Cu- 


e  C  C  V  ) 

C  U  T  Q  N  A  .. 

Ohi  oh!  che  nube  è  quella 

Ch'io  ravvifo  colà?  porta  nel   feno  165 

L'ombre   de' padri   miei ,   veggo  le  falde 

Delle  lor  vcfti ,   veggo 

Che  come  azzurra  nebbia  » ....  o  Ruma ,  o  Ruma  , 

Quando  deggio  cader?  Cutona  afflitta 

La   fua   morte   prevede:   ah   mio  Cotanto,    170 

LaflTa  ,  pria  eh'  io  men  vada  % 

Nella  magione   anguria 

Per  non  tornar  più  mai , 

Caro,   non  ti  vedrò,  non,  mi  vedrai? 

Ossian.. 

Sì  ti  vedrà,  Cutona,  ei  già  fen  viene  175 

Sopra  il   rotante   mar  ,  già  pende  ofeura 
Sulla  fua  lancia  di  Tofcar  la  morte. 
Al   fianco   ha  una  ferita , 
Ei  ù'  chiama,  e  l'addita. 

Ve- 


(  C  C  V  I  ) 
Vedilo  ,   vedilo,  180 

Proftefo  e  pallido 

Sullo  fpeco  di  Tona. 
Che  fai?   fu  vietitene 

Colle   tue   lagrime , 

Bella   Cutona  .  185 

Ei  ti  fogguarda  ancora , 

Piangi  infelice  il  bel  guerrier  di   Mora . 
Comincia  ad  ofeurarfi   nella  mente 

La   vifione  ;   io  più  non   veggo   i  duci . 

Ma  voi   Cantori  de' futuri  tempi  190 

Ricordate  con   lagrime   la  morte 

Del   nobile   Colanto  ;   egli  cadeo 

Anzi   la   fua   ftagion  ;   volle   la   madre 

L'occhio  al   fuo  feudo,   e  ravvifollo   afperfo 

Di  nero  fangue  a  :  ahi  che  mio  figlio  è  fpento  ,    195. 

Diffe ,  e   fonò  l'alto  fuo  lutto  in    Mora. 
E  tu  ,  bella  Cutona  , 

Pai- 

a  CredeVafi  in  que'  tempi  che  di  fangue    nel  punto  della 

le  armi  lafciate  a  cafa  da-         lor  morte,  per  quanto  gran- 
ali   Eroi  ,    fi  macchiartelo         de  forte  la  lor  lontananza  , 


(  C  G  V  1  I  ) 

Paliuktta   ti  (lai  * 

Sulla  tua  rupe  appo  gli   eftinti  duci. 

Va  la  notte,  e  torna  il  giorno,  2«o 

Tu  d' intorno 

Guardi,  né  v'ha  chi  la  lor  tomba  inalzi. 
Spaventati  i  corvi  ftriduli 

Da'  tuoi  gemiti  fuggon   via  ; 
Le   tue   lagrime,   meda   vergine,  305 

Larghe  fgorgano  tuttavia* 
Tu  Tei  pallido , 

Vifo  candido , 

Già  sì   vago, 
Come   nuvola  210 

D1  acqua   turgida 

Sopra   un   lago . 
Vennero  i  figli  del  deferto,  e  morta  z 

La  ritrovaro  ;   alzan  la   tomba  ai  Duci , 

Ella   ripofa  al   fuo  Colanto   appreflb .  115 

Colanto ,  or  va  ;   la  fofpirata   fama 

Già  riceverti  j  non  venirne  ,  amico  , 

Ne' 


(  C  C  V  I  I  I  ) 

Ne*  fogni  miei ,  dalla  mia  fala  lungi 
Scia  la  tua  voce,  onde  la  notte  il  Tonno 
Scenda   fulle  mie  ciglia..  Oh  potefs'  io         220, 
Scordar  gli  amici  eftinti ,  infin  che  1'  orme. 
Ceflfan.  de*  palli  miei,  finché  men  vado 
Ad   unirmi  con  loro ,  e  che  ripongo 
L'  antiche  membra,  nel!'  anguria  caia  «, 


OS- 


(  C  C  I  X  ) 
OSSERVAZIONI. 


9***9 


1.  T  A  fituazione  di  Cutona  è  fimile  a  quella  di  Ref- 
J_j  fa,  P  amica  di  Saule,  che  s'  aflTife  accanto  i  fuoi 
tìgli  dopo  che  furono  impiccati  dai  Gabaoniti .  Vedi 
il  2.  lib.  dei  Re  e.  zi.  v.  io. 

2.  Sembreranno  ad  alcuni  itrane  ed  inverifrmrlr  quefte 
morti  repentine  prodotte  dalla  fola  forza  del  dolore. 
Ma  il  fecolo  della  morbidezza  non  è  molto  atto  a 
giudicar  dello  flato  del  cuore  umano  nei  fecoli  del- 
la paff.one.  Noi  non  abbiamo  che  i  nomi  dell'amo- 
re e  dell'  amicizia  :  ma  V  idea,  non  che  1j  realità 
«li  queui  fentimenti ,  s'  è  quali  del  tutto  perduta .  * 


Tom.  II.  O  I  CAN- 


I      CANTI 

D     I 

SELMA. 


(  G  C  X  I  I  I  ) 

I    CANTI     DI     SELMA, 

Ar-gomento* 

\^JJeftó  Poema  /iabili/ce  /'  antichità  d%  un  co/lume 
ricevuto  ed  o/fervato  per  molti  [ecoli  nel  Settennio* 
vie  della  Scoria ,  e  neW  Irlanda  y  e  rischiara  varj 
luoghi  dell'altre  Poe/ìe.  Nella  Scoria  e  nel?  Man* 
da  i  Cantori  in  una  Fe/la  anniver/aria ,  ordinata 
dal  Re ,  o  Capo  di  quelle  nazioni ,  u/avano  di  ripe* 
ter  /biennemente  i  loro  Poemi .  Quelli  che  aveano  il 
pregio  tra  gli  altri  ,  e  veniano  giudicati  degni  d' e/* 
fer  conservati ,  sy  infognavano  diligentemente  ai  pie» 
cidi  figli ,  perchè  in  tal  gui/a  /afflerò  tra/mejfi  all-d 
pojìerità  .  Una  di  quejìe  occafionì  /om  mini/Irò  ad  Of- 
fictn  il  /oggetto  del  pre/ente  Poema.  S'introducono  hi 
tjfo  alcuni  Cantori  di  Fingal ,  già  morti ,  i  quali 
in  una  di  quelle  /e/le  cantano  alcune  avventure  dei 
loro   tempi, 

V  argomento  del  primo  Canto  è  quejìo.  Salgar  e 
Colma  erano  dite  amanti  \,  ma  di  /amiglie  nemiche  % 
Colma  deliberò  di  /uggir/ene  col  /uo  amante  in  una 
determinata  notte  ^  e  andò  ad  a/pettarlo  /opra  una 
collina  ,  ov>  egli  le  avea  promejfo  di  venire  ad  unirjì 
con  lei  »  Ma  ejfendo/ì  que/lo  /centrato  alla  caccia 
col  /rateilo  di  Colma  /opra  un  colle  poco  di/co/io  da 
quello  ov'  ella  /lava  ad  a/pettarlo ,  appiccata/i  Zuffa 
O     3  tra 


(  C  C  X  I  V  ) 

tm    loro ,   Vcflawm   ambedue   v.ccifi   qi'.afì'  [otto  gli  oc* 
chi  di  Colma  . 

1/  fecondo  Canto  è  uti  Elegia  funebre  in  morte  d" 
Un   certo  Morar ,   uno   dei  loro   Eroi . 

Nel  terreo  sì  introduce  Armino  ,  Signor  di  Gonna  , 
a  raccontar  la  morte  di  Daura  e  a"*  Arindallo  [noi 
figli .  Egli  avea  promeffa  Daura  in  ifpofa  ad  Ar-. 
miro ,  guerriero  illujlre  .  Eratb  nemico  d'  Armiro  , 
traveflito  venne  [opra  un  legno  a  Daura  ,  fingendo 
d1  ejfer  mandato  dal  fuo  fpofo  per  condurla  al  luo* 
go  ,  ov  egli  flava  ad  attenderla ,  [opra  una  rup& 
cinta  dal  mare .  Condotta  Daura  colà ,  e  trovandojl 
tradita  ,  quando  già  cominciava  ad  insorgere  una 
burrafea ,  diejji  ad  alta  voce  a  chiamar  foccorfo  .. 
Arindallo  fuo  fratello  accorfe  alle  fue  grida  .  Ma 
giunto  nel  punto  ifìejfo  da  mi  altra  parte  lo  fpofo 
Armiro  ,  e  volendo  fioccar  l'arco  contro  di  Eratb  , 
colpì  inavvedutamente  Arindallo .  Pofcia  f alito  fui 
legno  per  Jalvar  la  fua  Daura  rejìò  miferamente 
affogato  dalla  tempefìa  .•  e  Daura  fpettatrice  d?  una., 
sì   atroce   Tragedia ,   morì   di  dolore . 

Il  Poema  è  interamente  Lirico ,  ed  ha  una  gran 
varietà  di  verfi fi  cagione.  V  invocazione  alla  /iella 
notturna ,  con  cui  fi  apre ,  ha  tutta  /'  armonia  che  i 
numeri  poffhna  dare  /  e  i  verfi  f corrono  con  quella 
delicata  foavità  che  infpira  una  feena  così  piacevole, 
della  natura* 

I  CAN« 


(  C  C  X  V  ) 
I    CANTI    DI     SELMA. 


Ìtella  maggior  della,  cadente  notte 
Deh  come  bella  in  Occidente  fplendi! 
E  come  bella   la   chiomata  fronte 
Moftrì  fuor  delle  nubi ,   e   maefìofa 
Poggi  fopra  il  tuo  colle  !  e  che  mai  guati      5 
Nella,  pianura?   i  tempefìofi  venti 
Di  già  fon  cheti ,  e  '1   rapido  torrente 
S' ode   foltanto   ftrepitar  da   lungi  r 
Che  con  l'onde   fonanti  afeende  e   copre 
Lontane  rupi:   già  i  notturni  infetti  io 

Sofpefi   flanno  in   fu  le  debili   ale , 
E  di  grato  fufurro  empiono  i  campi. 
E  che  mai  guati ,   o  graziofa  flella  ? 
Ma   tu  parti  e  forridi  :  ad  incontrarti 
Corron  Tonde  feftofe ,  e  bagnan   liete  15 

O     4  La 


(  C  C  X  V  I  ) 

La  tua  chioma  lucente .   Addio  foave 
Tacito  faggio  ;   ah  disfavilli  ornai 
Nell'alma  d'Offian  la   ferena  luce. 
Ecco  già  forge,  ecco  s'avviva:   io  veggo 

Gli  amici  eftinti.   Il  lor  congreffo  è  in  Lora  ,    20 

Come   un   tempo  già  fu  :   Fi  rigai   fen    viene 

Ad  acquofa  colonna  fomigliante 

Di  denfa   nebbia   che   fui   lago   avanza . 

Gli   fan   cerchio  gli   Eroi  :    vedi   con   elfo 

I   gran   figli   del   canto  -,   Ullin   canuto ,  2  5 

E   Rino  il  maeftofo,  e '1  dolce   Alpino   ' 

Dall'armonica  voce,  e  di  Minona   b 

II 


a  Alpino  ha  la  ftetfa  radice 
che  Albione  ,  o  piuttofto 
Albmo  ,  antico  nome  della 
Bretagna  .  Alp  :  paefe  mon- 
tuofo  .  Il  nome  prefente  del- 
la noftra  Ifola  ha  la  fua  o- 
rigine  anch'  elfo  nella  lin- 
gua Celtica  ;  e  coloro  che 
lo  derivano  da  un'  altra 
danno  a  divedere  la  loro 
ignoranza  dell'  antico  lin- 
guaggio del  noftro  paefe . 
Bretagna  ,  Breac'  t  t-i  ligni- 
fica Ifola  V3ri$  -  dipinta  ,  co- 


sì detta  dall'  afpetto  del 
paefe  ,  dall'  ufo  che  quella 
nazione  avea  di  dipingerà 
o  dalle  loro  vefti  bifcolori 
b  Sembra  da  ciò  che  le  don- 
ne follerò  animelle  nell 
dine  dei  Bardi  .  Elfe  do 
veano  certo  elfer  partico- 
larmente ammaeftrate  nel 
la  mufica  ,  poiché  Oflian 
non  parla  quafi  mai  d'  una 
dnnn?.  fenza  attribuirle  un' 
armonia  diftinta  di  voce  .  * 


<  e  e  x  v  i  i  ) 

Il  (bave   lamento.  Oh  guanto,  amici  ^ 
Cangiati  fiete  dal  buon   tempo  antico 
Del  convito  di  Selma,  allor   che  infieme      30 
Faceam  col  canto  graziofe  gare , 
Siccome   i  venticelli   a    primavera, 
Che   volando  fui   colle   alternamente 
Piegan   l'erbetta   dal   dolce   fufurro . 
Suonami  ancor  nella  memoria  il  canto ,  3  5 

Ricordanza   foave  :   ufcì   Minona  ;   * 
Mi  nona  adórna   di   tutta   beltade  , 
Ma  il  guardo  ha   baffo ,   e   lagrimofo  il  ciglio , 
E   lento   lento  le   volava   il   crine 
Sopra  V  auretta  ,  che  buffando  a  feofle  40 

Ufcia  del  colle.  Degli  Eroi  nell'alma 
Scefe  grave  triftezza ,  allor  che  fciolfe 
La  cara  voce  ;  che  di  Salgar  villa  b 
Speflb  aveano  la  tomba,   e'1   tenebrofo 

Let. 

»  Offian    introduce     Minona  ove  i  Bardi   recitavano    le 

non  nella  leena  ideale  del-  loro  opere    in   prefenza  di 

la   fua  immaginazione  j  di-  Fingal . 

anzi  deferitta  ,  ma  in  un'  k  Sealg'-er  Cacciatore . 
annu»    convito    di  Selma , 


(  C  C  X  V  I  I  I) 

Letto  di  Colma  *  dal  candido    feno.  45 

Colma  fola  fedea  fu  la  collina 

Con  la  mufica  voce  :  a  lei  venirne 

Salgar  promife ,  ella,  attendealo ,  e  intanto 

Giù   dai  monti   cadea   la  notte  bruna. 

Già   Minona   incomincia:   udite    Colma   h       50 

Qiiando  {bla  iedea  fu  la  collina. 

Colma., 

Ev  notte  :   io  fiedo  abbandonata  e  fola 
Sul   tempeftofo  colle  :   il   vento  freme 
Sulla   montagna,  e   romoreggia   il   rivo 
Giù   delle   rocce  ,   né  capanna   io  veggo  5  5 

Che   dalla  pioggia  mi   ricovri  :   ahi  laffa  ! 
Che   far  mai  deggio  abbandonata   e  fola 
Sopra   il   colle   de' venti?  Luna,  o  Luna, 
Spunta   dalle   tue   nubi ,    ufeite   o  voi 
Aftri.  notturni,  e   coir  amico  lume  60 

Me 

a  Cul-math  donna  dì  b»lU  ch'io-         Minona  mette  in  bocca  di 

ma  .  Colma  .  * 

b  Cioè ,    udite    il    canto  che     •. 


(  C  C  X  I  X  ) 

Me  conducete  ove  il  mio  amor  ripofa 
Dalle   fatiche  della  caccia,  fianco.. 
Farmi   vederlo:   l'arco   Tuo  non   tela. 
Giaccgli  accanto,  ed   i  feguaci  cani. 
Gli  anelano  all'intorno,  ed  io  qui  fola        65 
Senza  lui  deggio  fìarmi  appo   la.  rupe 
Deirumido   rufcel  ;   fufurra.  il   vento, 
Ipreme   il   rufcel ,   né   poflb   udir   la    voce 
Bell'amor  mio..  Salgar,   mio  ben,  che   tardi 
La  prometta  a   compir?  l'albero  è    quello,   70 
Quella   è  la  rupe ,  e  '1   mormorante   rivo , 
Tu  mi  giurarli   pur  che   con   la  notte 
A  me  verrefti  :  ove  fé'  ito  mai 
Amor  mio  dolce?   ah   con  che  gioja   adeiTo 
Fuggirei   teco  !   tu  fratel ,  tu   padre ,  75 

Tu  mi   lei  tutto   «  ;   lungo  tempo   infieme 

Furon 


»  X_,e  parole  precife  deirOri-.  fo  ragionevole  ,  Quello  eli* 

ginale  fon  quefte  :   Teco  vo~  io  loro   ho   dato  ,  fé   forfè 

pilo   fuggire    0  mio    padre  ,  non  efprime    il  precifo,  in- 

teco  0  mio  fratello  dell'  orno-  tenciimento  del  Poeta  ,  al- 

glio  .    Confetto»  eh'  io  non  meno    è    chiaro,    e  conve- 

io  raccapezzarne  alcun  fon-  niente  .   * 


<*C  C  X  X  ) 

ìruroB   nemiche  le  famiglie  noftre, 

Ma  noi ,  caro  >  ma  noi  non  fiam    nemici  •» 

tefla ,   ò  vento ,  per  poco ,  e   tu  per  poco 

Taci*  o  garrulo  rio  ;  laicia  che    s'oda  8v 

-La  voce  mia ,  lafcia  che  m' oda  il   mio 
Salgar  errante  :  o  Salgar  mio  rifpondi , 
Chiamati  Colma  tua  :  V  albero  è  quello , 
Quefta  è  la  rupe  ;  o  mia  diletta   fpeme , 
Scn  io ,   fon  qui  $  perchè  a  venir  fei  lento  ?   8  5 

Ecco  forge   la  Luna ,  e   ripercoiTa 
L'  onda   rifplende  ;   le   pendici   alpine 
;Già  fi  tingon  d'  azzurro  ,  e   lui   non   miro  ; 
Né   de'  fuoi  fidi  cani  odo  il  latrato 
Fcrìer  della   venuta:  afflitta  e   fola  '90 

Deggio  feder .   Ma   che   vegg'  io  ?   chi  fono 
Que'  due   colà   fopra  quell'  alta   vetta? 
Son  forfè   il  mio  fratello ,  e  1'  amor  mio  ? 
Parlate   amici   miei:   niifun   rifponde , 
Freddo  timor   1'  alma   mi  ftringe  :  oimè  95 

Elfi   fon   morti  :   dalla  zuffa   io  veggo 

Le 


(  C  C  X  X  I  > 

Le  fpade  a  rofleggiar.  Salgar,  fratello, 
Crudeli!  ah  mio  fratello  e  perchè  mai 
Salgar  mio  m*  ucciderti  ?  ah  Salgar  mio 
Perchè  m'hai  dunque  il  mio  fratello  uccifo?    ioo 
Cari  entrambi  al  mio  cor:   che  dir  mai  poflb 
Degno  di  voi?  tu  fra  milP  altri  o  Salgar 
Bello  fu  la  collina,  e  tu  fra  mille 
Terribile,  o  fratel,  nella  battaglia. 
Parlate,   o  cari,  la  mia   voce  udite  105 

Figli  dell'  amor  mio:  laflfa,  fon  muti, 
Muti  per  fempre,   e  fon  lor  petti  un  gelo.  * 
Ah  per  pietà  dalla  collina  ombrofa , 
Ah  dalla  cima  dell'  alpeflre  rupe, 
Parlate  ,  ombre  dilette ,  a.  me  parlate  r         no 
Non   temerò  :   dove  n'  andafte ,  o  cari > 
A  ripofarvi?  in  qual  petrofa  grotta 

Tro* 


»  V  Originale  :  freddi  fono  i  finezza  della  lor  carnagio- 

lor  petti  di  creta  .  Sarà  que-  ne  •    Ma  quefta    creta  ap- 

fta  la  creta  fina  che  fi  u-  predò  di  noi    non  rappre- 

fava  nelle  fepokure  ;    e  il  fenta  che  V  idea  d'una  pen- 

Poeta   intenderà  con  ciò  di  tola  .  * 
fpiegar  la  candidezza  ,  e.  la 


(  C  C  X  X  I  I  ) 

Troverò  i  cari  corpi?   Alcun  non   m?  ode; 
Né  pur  fi  fente   una   fìochetta  voce 
Volar  per  1'  aere ,  che  s'  affoga  'e  fperde      1 1  $ 
Fra  le  tempere  del  ventofo  colle  s 
Mifera!   io   fiedo  nel  mio  duolo  immerfa 
Fra  le  lagrime  mie,  fra'  miei  fofpiri , 
Ed  attendo  il  mattino:   alzate,   amici  > 
La  niella   tomba  agi'  infelici  eftinti ,  120 

Ma  non  la  chiudali  le  pietoie  mani 
Finché  Colma  non  vien  ;  via  la  mia  vita 
Fugge  qual   fogno:   a  che   refrarne   indietro.'* 
Qui  federommì   a'  miei  diletti  accanto , 
Lungo  il  rufcel   della  fonante   rupe .  125 

Quando  fui  colle   (tenderà  la  notte 
Le  negre  penne ,  quando  il   vento  tace 
Su  T  erte  cime ,  andrà  '1  mio   fpirto  errando 
Per  ì'  amato  aere ,   e   dolorofamente 
Piangerò   i  miei  diletti:    udrà   dal   fondo        150 
Della  capanna  la   lugubre   voce 
11  cacciator  fmarrito,  e  ad  un  fol  tempo 

E  te* 


(  C  C  X  X  I  ì  ì  ) 

E   temenza  e  dolcezza   andragli  al  core. 
Che  dolcemente   la   mia   flebil   voce 
Si  lagnerà  fopra  gli  eftinti  amici ,  135 

Del  £aro  entrambi  a  lo  mio  cor  sì  cari. 

Così   cantarti ,  o  figlia  di  Tormante  a 
Gentil   Minona  dal   dolce   rollbre . 
Sparfe  per  Colma  ognun  lagrime  amare , 
E  1'  anime  affali   dolce  triftezza .  140 

Ùllin   venne  con   V  arpa ,  ed  a  noi  diede 
D'  Alpino  il  canto  *:  era  ad   udir  gioconda 
D'  Àlpin  la  voce ,  e  ì'  alma  era  di  Rino 
Raggio  di  foco ,   ma  da  lungo   tempo 
Giaceano   entrambi    nell'  angufta   cafa ,         145 
Né  più  fonava  la  lor  voce  in  Selma  . 
Tornava  un  giorno  dalla  caccia  Ullino 
Pria  che  foflero  fpenti  ,  ed  ei  gì'  intefe 

Dal- 

a  Torman  j  figlio  di  Carthuì  &  Cioè  ,  Ullino  cantò  full'  ar- 

Signor  d'  I-mora  ,  una  dell'  pa  una  canzone  da  lui  com- 

Ifole  Occidentali  .  Egli  era  pofta  ,  nella  quale  s' inrro- 

padre  di  Minona  ,  e  di  Mo-  duce  Alpino  ,    Cantor  già 

xar  di  cui  fi  parla  ben  ro-  morrò  ,  a  far  V  elogio  fu- 

fto  .  nebre  di   Morar  .    * 


(CCXXIV) 

Dalla  collina .  Dolce  sì ,  ma   metto 

Era  il  lor  canto:   effi  piangean  la  morte        150 

Del  gran   Moradde   a  tra'  mortali   il   primo  . 

Ei  l' alma  all'  alma   di  "Fingallo ,  e  '1   brando 

Aveva ,   Ofcar ,   mio  figlio ,   al   tuo  limile  . 

Pure   anch' egli   cadeo  :   pianfene  il  padre, 

E  fur  pieni  di  lagrime  i  begli    occhi  tjj 

Della   forella,  di   Minona  gli  occhi 

Sorella  fua   di  lagrime  fur  pieni . 

Ella  al  canto  d' Ullin   ritorfe  il    volto , 

Né  volle  udirlo:   tal  la  bianca  Luna 

Qualor  prefente  la  vicina  pioggia  ióo 

Tra  nubi  afconde  la  polita  fronte . 

Io  toccai  l'arpa  accompagnando  Ullino, 

E  incominciammo  la  Canzon  del  pianto . 

Ri  n  o . 

Già  tace  il  vento ,  ed  il  meriggio  è  cheto , 
Cefsò  la  pioggia;  diradate  e  fparfe  1^5 

Er- 

t  Morar  -,    Mór  -  £r  ,    utmo  grande . 


(CCXXV) 

Erran   le  nubi,  per  le  verdi  cime 

Lucido  in  fua  volubile  carriera 

Si  fpazia  il  Sole ,  e  giù   trafcorre  il  rivo 

Rapido  via  per  la  fafTofa  valle. 

Dolce  mormori,  o  rio;  ma   voce  afcolto    170 

Di   te   più  dolce,   ella  è  d' Alpin    la    voce, 

Figlio  del   canto ,   che  gli  eftinti    piagne . 

Veggo  P  annoio  capo  a   terra  chino 

E  lagrimofo  gli  rofleggia  il  guardo. 

Alpin  figlio  del  canto,  onde  sì   folo  175 

Su  la  muta  collina?  a  che  ti  lagni, 

Come  nel  bofco  venticello,  o  come 

Su  la  deferta  fpiaggia  onda   marina? 

Alpino» 

Quefte  lagrime  mie  fgorgano,  o  Rino, 

Pei  prodi  ertimi ,  e  la  mia  voce  è  facra    r8o 
Agli  abitanti  della  tomba.   Grande 
Sei  tu  fui  colle ,  e  bello  fei  tra  i  figli 
Della  pianura;  ma  cadrai  tu  fteffo 

Tom.  IL  V  Con 


(CCXXVI) 

Come  Moradde  ,  e  falla  tomba  avrai 
Pianti  e  lìngula  :   a  quelli   colli  ignoto        185 
Sarai  per  Tempre,  e  inoperofo  l'arco 
Dalle  pareti  penderà  non  tefo. 
Tu  veloce ,  o  Morad ,  com'  agii  cervo 
Sul  colle,  tu  terribile  in  battaglia 
Come  vapor  focofo;  era  il  tuo  fdegno        19C 
Turbine  ,  e  '1  brando  tuo  folgor  ne'  campi . 
Gonfio  torrente  in  rovinofa   piaggia 
Parea   tua  voce,  o  tra   lontane  rupi 
Tuon  che   rimbomba  ripercoflb  :   molti 
Cadder  dal   braccio   tuo,  confunti  e  fperfi    195 
Del   tuo  furor  nelle  voraci  fiamme . 
Ma  ceffato  il  furor ,  depofte  l' armi , 
Come  dolce  e  fereno  era  il   tuo    ciglio  ! 
Sol  dopo  pioggia  fomigliavi  al  volto, 
Oppur  di   Luna  graziofo  raggio  200 

Per  la   tacita  notte,  o  cheto   il  vento 
Placida   limpidiflìma  laguna. 
Angufìo  è   ora   il   tuo   foggiorno  ;   ofcuro 

Di 


(  C  C  X  X  V  I  I  ) 

Di  tua  dimora  il  luogo,   e  con  tre   pani 

La  tua  tomba  mifuro>  o  pria  sì  grande.    205 

Son  quattro  pietre   la   memoria   fola 

Che  di  te  refta ,  e   un  arbufcel  già  privo 

Dell' onor  delie   foglie,  e  la   lungh'erba 

Che   fifehia   incontro '1  vento  addita   al    guardo 

Del  cacciator  del  gran   Morad  la  tomba.    210 

Tu  ie' umile,  o  Morad  :   tu  non  hai  madre 

Che   ti  compianga ,  o  giovinetta  fpofa , 

Che  d'amorofe  lagrime    t'afperga. 

Spenta   è  colei  che   ti  die  vita ,  e   cadde 

Di    Morglano   la   figlia.   E  quale  è  quello     215 

Che  curvo  pende   fui   bafton   nodofo? 

Chi  è  queft'  uom  che  ha   sì   canuto  il  capo , 

Tremulo  paflb ,  e  roflfeggiante   fguardo? 

Moradde  ,   egli  è   tuo  padre,   ahi   l'orbo  padre 

Non  d'altri   figli  che  di   te.   Ben   egli  220 

Udì  '1   tuo   nome   nelle   pugne  >  ìntefe 

De' nemici   la   fuga,   ìntefe   il   nome 

Del  fuo  Morad  ;  perchè  non   anco  intefe 

P      2  La 


(  C  C  X  X  V  I  I  I  ) 

La  i'ua  ferita?  piangi,   o  padre,  piangi 
11   figlio  tuo;  ma  il   figlio  tuo  fotterra        225 
Non   t' ode  più  :   forte   è  de'  morti   il   fonno , 
E   baffo  giace  il  lor  guancial  di   polve .. 
Tu  non  udrai   la  voce   fua ,   né  quefti 
Riiveglieraffi   di  tua  voce   al  fuono. 
E   quando  fia  che   fulla   tomba   fplenda.         23.G. 
Giorno  che  delti  addormentato  fpirto?. 
Addio  più  forte  de' mortali,   addio 

Conquiftator  nel  campo;  or    non    più.'l  carmpc* 
Ti   rivedrà,    né  più   l' ofeuro  bofeo 
Rifplenderà  dal  folgorante   acciaro*.  23* 

Prole   non  hai,  ma  fìa   cuftode   il  canto- 
Dei   nome   tuo,   l'età  future   udranno 
Parlar  di  te ,   vivrà  Moraddc  eftinto- 
Neil'  altrui   bocche ,  e  via   di  figlio  in   figlio 
Tramanderai!  l'onorato  nome.  240 

Tutti  gemean,  ma  fovra  ogn' altro  Armino  * 

A  co- 

*  Un  Eroe.    Quefti  era  capo  Tfot»  ezt."rra  ,  che  fi  crede 

o  Regolo  Hi  Gorma  ,  cioè         efièr  una  dell'  Ebridi . 


(  C  C  X  X  ì  X  ) 

A  cotai  voci  ,  che   nel  cor  fi   (veglia 

La  rimembranza  dell'  acerba  morte 

Dell'infelice   figlio,   il   qua!   cadeo 

Nei  dì   di  giovinezza.   A   lui   dappreflb        245 

Sedea  Cramof  *',   di  Clamala  eccheggiante 

Cramoro  il  Sire.  E  perchè  mai,  difs' egli , 

Sulle  labbra  d' Armin   fpunta  il   fofpiro? 

Ecci   cagron  di   lutto?   amabil  canto 

L'anima   intenerifee  e   riconforta»  1250 

Simile  a  dolce   nebbia  mattutina 

Che  s' inalza  dal  lago ,  e  "per  la  muta 

Valle   fi   ftende  s   ed  i   fioretti  e   l' erbe 

Sparge  di  foaviffima   rugiada^ 

Ma  il  Sol  s' inforza  ,  e  via  la  nebbia  fgombra  »    255 

O   reggitor  di  Gorma  ondi-cerchiata , 

Perchè  si   mefto? 

ÀRM1NO- 

Mefto  fon  j   né   lieve 
E'  la   cagion  di  mia   triftezzà  .   Amico , 

P      3  Tu 

«  Cear  -  Jìi^r   Uomo  grande  ,   e  di  color  fofee  , 


(  C  C  X  X  X  ) 

Tu  non  perdefU  valorofo  figlio, 

Né   figlia  di  beltà.  Colgar,  il   prode  zòo 

Tuo  figlio  è  vivo,  ed  è  pur  viva  Annira , 

Vaga   pulcella .   Rigogliofi  e   verdi 

Sono ,  o  Cramoro ,  di  tua  ftirpe  i  rami  ; 

Ma  della  fchiatta  fua  l'ultimo  è  Armino. 

*    Daura,  ofeuro  è  '1  tuo  letto  ,  oDaura  ,  forte-  265; 
E1  '1  ionno  tuo  dentro   la   tomba  :   e    quando 
Ti  fveglierai  con  la   tua  amabil    voce 
A  coniolar  l'addolorato  fpirto? 

O  forgete,   foniate   impetuofi 

Venti  d'Autunno  fu  la  negra   vetta  ;  2j<x 

Nembi  o  nembi  affollatevi,  crollate 
L'  annofe  guercie;  tu  torrente  muggi 
Per  la  montagna,  e   tu  paleggia  o  Luna 
Pel   torbid' aere,  e  fuor  tra  nube  e  nube 
Moftra   pallido  raggio,  e   rinnovella  275 

Alla  mia  mente   la  memoria  amara 
Di  quell'  amara  notte ,  in  cui  perdei 

I  miei 

«  Si  rivolge  alla  figlia  morta  » 


(  C  C  X  X  X  I  ) 

I  miei  figli  diletti ,  in  cui  cadero 

II  poffente  Arindal ,  1*  amabil  Daura» 

O  Daura,  o  figlia,  eri  tu  bella,  bella  280 

Come  la  Luna  fui  colle  di  Fura ,  * 
Bianca  di  neve,  e  più  che  auretta  dolce ► 
Forte,  Arindallc,  era  il   tuo  arco,  e  l'afta 
Veloce  in  campo  ;  era  a  vapor  full*  onda 
Simil  Tirato  fguardo ,  e  negra  nube  285 

Parea  lo  feudo  in  procellofo  nembo» 

Sen  venne  Armiro  il  bellicofo,  e  chiefe 
L'  amor  di  Daura ,  né  reftò  fofpefo 
Lungo  tempo  il  fuo  voto,  e  degli  amici 
Bella  e  gioconda  rifioria  la  fpeme»  290 

Fremette  Erafto,  che  il  fratello  uccifo 
Aveagli  Armiro ,  e  meditò  vendetta  » 
Cangiò  fembianze  e  ci  comparve  innanzi 
Come  un  figlio  dell'onda   *:   era  a    vederli 
Bello  il  fuo  fchifo  ;  la  fua  chioma  antica  295 
P     4  Gli 

«  Fuar-a  ,    Ifoh  fredda,  b  Come  un  nocchiero .  * 


(  C  C  X  X  X  I  I  ) 

Gii  cadea   fu  le   fpalle   in  bianca   lifta , 
Avea  grave   il  parlar ,  placido  il  ciglio . 
O   più   vezzofa   tra  le   donne ,   ei  diflfe , 
Bella  figlia   d' Armin  ,  di  qua  non  lunge 
Porge   rupe   nel   mar,   che  fopra   il  dorfo      500 
Porta  arbufcel  di   roffeggianti  frutta . 
Ivi  t'attende  Armiro ,  ed  io  men   venni 
Per  condurgli  il   fuo   amor  fui   mare    ondofo . 
Credè   Daura ,  ed   andò  :   chiama ,   non  fente 
Che  il  figlio  della  rupe  *  :   Armir  ,  mia  vita  ,    305 
Amor  mio,   dove  fei?  perchè   mi   ftruggi 
Di   tema   il   core  ?   o  d'    Adanarto  figlio , 
Odi ,   Daura   ti   chiama .   A   quelle   voci 
Fuggitine   a   terra   il   traditore  Erafto 
Forte   ridendo .  Effa   la  voce  inalza ,  310 

Chiama  il  fratello,   chiama  il  padre,   Armino, 

Pa- 


a  II  Poeta  intende  il  rimbal-  Spirito    eli*  era    nella  rupe 

zo  della  vo:e  umana  dalla  iileff.i  ;    e   quindi   lo  chia- 

rupe  .    Il  volgo  credeva  che  mavano  ?nac-talla  ,  cioè  ,  il 

quefto    ripercotimento    del  figlio  che  abita  nella  rupi . 


luono ,    proveiùfle    da  uno 


(  C  C  X  X  X  1  I  I  ) 

Padre,   Arindallo,  alcun  non  m'  ode?  alcuno 
Non  porge  aita  all'  infelice  Daura? 
Pafsò  il  mar  la  fua  voce;  odela  il   figlio  , 

Scende  dal  colle  frettolofo  ,  e  rozzo  3  1  5 

In  cacciatrici  fpoglie  ;   appefi   al  fianco 
Strepitavano  i  dardi ,  in  mano  ha  1'  arco , 
E  cinque  cani  ne  feguian  la  traccia . 
Trova  Erafto  fui  lido,  a  lui  s'  avventa 
E  l'annoda  a  una  quercia ,  ei   fende  invano  320 
L'  aria  di  ftrida  k  Sovra  il  mar  fui  legno 
Balza  Arindallo  e   vola  a  Daura.  Armiro 
Giunge   in  xpel  punto  furibondo,  e   1'  arco 
Scocca ,   fifehia  lo  ftrale ,  e  nel  tuo  core , 
Figlio  ,  Arindallo  ,  nel  tuo  cor  s' infigge  .    *     325 
Tu  morirti  infelice ,  e  di  tua   morte 
Ne  fu  cagion  lo  fcellerato  Erafto . 

S'ar- 


a  Convien  fupporre  o  che  À-  V  altro  ,  o  che  quefto  ac- 
rindallo  fofle  poco  difeofto  ciecato  dalla  palfione  pren- 
da Erafto  ,  e  che  Armiro  defle  Arindallo  per  Erafto 
pieno  d'  agitazione  colpitìe  medefuno  .  * 


involontariamente  l'uno 


per 


(  C  C  X  X  X  I  V  ) 

S*  arrefta   a  mezzo  il  remo;  ei  fu  lo  fcoglio 
Cade  rovefeio ,   fi  dibatte  ,  e  fpira  » 

Qual  fu,  Daura,  il  tuo  duol,  quando  mirafti   330 
Sparfo  a*  tuoi   piedi  del  fratello  il   fangue 
Per  la  man  dello  fpofo?  il  flutto  incalza, 
Spezzafi  il  legno  ;  Armiro  in  mar  fi  fcaglia 
Per  faivar  Daura,  o  per  morir;  ma  un  nembo 
Spicca  dal  monte  rovinofo  ,  e  sbalza  335 

Sul  mar,  volvefi  Armir,  piomba,  e  non.  forge. 

Sola ,  dal  mar  fu  la  percoffa  rupe 
Senza  foccorfo  flava  Daura,  ed  io 
Ne  fentia  le  querele;  alte  e  frequenti 
Eran   fue   ftrida  ;  V  infelice  padre  340, 

Non  potea  darle  aita  »  Io  tutta  notte 
Stetti  fui  lido ,  e  la  feorgeva  a   un  fioco 
Raggio  di  Luna,  tutta  notte  intefì 
I  fuoi  lamenti  ;   ftrepitava  il  vento , 
Cadea  a  ferofei  la  pioggia»  In  fui  mattino  345 
Infiochì  la  fua  voce,  e  a  poco  a  poco 
S'  andò  fpegnendo ,  come  fuoi  tra  T  erbe 

Talor 


(CCXXXV) 

Talor  del  monte   la  notturna  auretta. 
Alfin  già  vinta  da  franchezza  e  duolo 
Cadde  fpirando,  e   te,  mifero  Armino,      350 
Lafciò  perduto  :  ahi  tra  le  donne  è  fpenta 
La  mia  baldanza  e  la  mia  pofla  in  guerra ,. 
Quando  il  Settentrion  |f  onde   follev£ , 
Quando  fui  monte  la  tempefìa  mugge  , 
Vado  a  feder  fopra  la  fpiaggia ,  e  guardo     355 
La  fatai  roccia  :  fpaziar  li  miro 
Mezzo  nafcofti  tra  le  nubi ,  infiemc 
Dolce  parlando  :   una  parola ,  o  figli , 
Pietà ,  figli ,  pietà  *  ■>■  paflan ,  né  '1  padre 
Degnan  d'un  guardo  *  .  Sì,  Cramor,  fon  mefto,  3  60 
Né  leve  è  le  cagion  del  mio  cordoglio. 

Sì  fatte  ufciano  dei  Cantor  le  voci 

Nei  dì  del  canto,  allor  che  il  Re   feftofo 

Por- 


0  L'  Originale  :  nijfuno  di  voi  b  Così  dovea  fembrar  ad  Ar- 

p urlerà  con  pista  ,  o  per  pie-  mino,  perch'  egli  avea  qual- 

tà  ?  o  niffun  di  voi  col  par-  che  nmorfo    di    non    aver 

larvai  tnojlrerì    d*  aver  pictì  dato   foccorfo  alla  figlia  .  * 
di  me?  * 


{  C  C  X  X  X  V  I  ) 

Porgeva  orecchiò  all'  armonia  dell'  arpa  , 
E   udia   le  gerla  degli  antichi  tempi.  365 

Da  tutti  i  colli  v'  accorreano  i  duci 
Vaghi  del  canto ,  e  n'  àveà  plaufo  e  lodi 
Di  Cona   il   buon  Cantor  * ,  primo  tra    mille», 
Ma  fiede   ora  V  età  fulla  mia  lingua , 
E  vien  manco  la  lena.  Odo  talvolta  3 7 a 

Gli  fpirti  de'  Poeti  *  ,  ed   i  foavi 
Modi  ne  apprendo ,  ma  vacilla  e  manca 
Alla  mente  memoria  :   ho  già  dappreflb 
La  chiamata  degli  anni ,  ed   io  gì'  intendo 
L'  un  contro  1'  altro  bisbigliar  pattando  ,     375 
Perchè  canta  coftui?   farà  fra  poco 
Nella  picciola  cafa ,  e  alcun  non  fia 
Che  col  fuo  canto  ne  ravvivi  il  nome* 
Scorrete ,   anni  di  tenebre ,  feorrete 

Che  gìoja  non  mi  reca  il  corfo  voftro  .      380 
S'apra    ad  Oflian   la   tomba,    or  che  gli    manca 

L' an* 

a  Oflian  . 

ir  Già    morti  :    i  Ganti   delle  loro  ombre .  * 


(CCXXXVII) 

L'  antica  lena  :   già  del  canto   i   figli 
Ripofan   tutti:   mormorar  s'  afeoka 
Sol  la  mia  voce ,  come  roco  e  lento 
Mugghio  di  rupe,  che  dall'onde   è  cinta,   3  $5 
Qiiando  il  vento  cefsò  :   la  marina  erba 
Colà  fufurra ,  ed  il   nocchier  da  lunge 
Gli  alberi  addita }  e   la  vicina  terra  » 


CAR. 


CARTONE. 


C  e  e  x  l  i  y 
CARTONE. 

ARGOMENTO. 


A, 


.  L  tempo  di  Cornai  figlio  di  T  rat  al ' ,  e  padre 
del  famofo  Fingal  ,  Clejfamorre  figlio  di  Tuda ,  e 
fratello  di  Morna  madre  di  Fingal ,  fu  fpinto  dal- 
la tempefla  mi  fiume  Clyde ,  o  Cinta ,  fulle  rive 
del  quale  flava  Baie  luta ,  città  che  apparteneva  ai 
Britanni  di  qua  dal.  muro .  Egli,  fu  ofpit  al  mente  ri' 
cevuto  da  Reut amiro ,  cti  era  il  Re ,  o  Signore  del 
luogo  ,  e  w'  ebbe  in  moglie  Moina ,  unica  figlia  di 
quel  Re .  Reuda  figlio  di  Cormo  >  ctì  era  un  Signore 
Britanno  innamorato  di  Moina  ,  venne  m  cafa  di 
Reutamiro ,  e  trattò  aspramente  Clejfamorre .  Vennero 
alle  mani ,  e  Reuda  reflò  uccifo .  I  Britanni  del  fuo 
feguito  fi  ri  voi  fero  tutti  contro  dì  Clejfamorre ,  a  ta- 
le cti  egli  fu  cojlretto  a  gettarji  nel  fiume  ,  e  ri- 
covrarft  a  nuoto  nella  fua  nave  .  Spiegò  le  vele. , 
ed  effendogli  il  vento  favorevole  ,  gli  venne  fatto 
di  ufeir  in  mare .  Tentò  piìt  volte  di  ritomarfene , 
e  di  condur  feco  in  tempo  di  notte  la  fua  diletta 
Moina ,  ma  rifpinto  fempre  dal  vento ,  fu  forcato  a 
defiflere  .  Moina  lafciata  gravida  diede  alla  luce  un 
fanciullo ,  e  da  lì  a  poco  morì  .  Reutamiro  impofe 
Tom.   IL  Q_  al 


(  C  C  X  L  II  ) 

mi  fanciullo  il  nome  di  Carthon  ,  cioè  mormorio  d' 
onda ,  in  memoria  della  tempe/la ,  che ,  come  crede- 
vafi ,  avea  fatto  perire  fuo  padre .  Avea  Cartone  ap- 
pena tre  anni ,  quando  Cornai  padre  di  Fingal  in  una 
delle  fue  /correrie  contro  i  Britanni  ,  prefe  ed  abbru- 
ciò  Balcluta  .  Reutamiro  fu  ucci/o  in  battaglia ,  e 
Cartone  fu  trafugato  dalla  nutrice  eòe  fi  rifugiò  neW 
interno  della  Bretagna  .  Cartone  fatto  adulto  deliberà 
di  vendicare  la  dijìrwzfone  di  Balcluta  [opra  la  pò* 
Jlerità  di  Cornai .  Fece  vela  colle  fue  genti  dal  fiu- 
me Cluta  ,  e  giunto  fulla  cojìa  di  Morven ,  abbattè 
fui  le  prime  due  dei  guerrieri  di  Fingal:  finalmente 
venuto  a  /ingoiar  battaglia  con  Clejfamorre  /uo  pa- 
dre ,  da  lui  non  cono/ciuto ,  refìò  da  quello  mi/era" 
mente  ucci/o .  Quefla  è  la  Storia  che  /erve  di  fon- 
damento al  prefente  Poema  ;  il  quale  contiene  la  /pe- 
dazione  e  la  morte  di  Cartone .  Le  co/e  antecedenti 
vengono  artifixjo/amente  raccontate ,  come  per  e pi/odio  j 
da  Clejfamorre  a  Fingal .  Il  Poema  fi  apre  la  notte 
precedente  della  morte  di  Carton  ,  mentre  Fingal  tor- 
nava da  una  /pedi'zjone  contro  i  Romani  /labiliti 
fieli*  Inghilterra.  E  indirir^ato  a  Malvina  figlia  di 
To/car ,  e  moglie  di  O/car  figlio  del  Poeta . 

»     «     »     *     » 

*     *     »     * 
»     *     » 

*     * 


CAR- 


(CCXLIII) 

CARTONE.' 


*      »      *      *      * 


O  torie   de'  prifchi  tempi ,  e  forti  fatti 
Il  mormorio  delle  tue  onde  o  Lora , 
Mi  rifveglia   nell'alma,   e  dolce,  o  Garma ,   A 
E' a  quell'orecchio  de' tuoi  bofchi  il   fuono. 
Malvina,   vedi  tu  quell'alta  rupe  5 

Che-   al  cielo  inalza  la  petrofa  fronte? 
Tre  pini  antichi  cogli  annofi  rami 
Vi  pendon  fopra ,  ed  al  fuo  pie   verdeggia 
Pianura  angulla  :   ivi  germoglia  il  fiore 
Della  montagna,  e   va  feotendo  al  vento      io 
Candida   chioma  ;   ivi   foletto  ftaffi 
L'  ifpido  cardo  :   due  mufeofe   pietre , 
Mezzo  afeofte   fotterra ,   ai   riguardanti 
Segnan   quel   luogo  :   dall'  alpeltre   balzo 

Q_     2  Bie- 

a  Garmallar  »  Monte  in  Lora  . 


(  C  C  X  L  I  V  ) 

Bieco  il   fogguarda   il   cavriolo,   *   e   fugge     15 
Tutto   tremante,   che   nell'aere   ei   feorge 
La   pallici*  ombra   eh'  ivi   a   guardia    fiede , 
Però   che   là  nella,  riftretta   valle 
Dell'alta   roccia,   ineccitabil   fonno 
Donnon  l'alme  de' grandi  :   or  odi,   origlia,   20 
Storie   de'  prilchi   tempi  e  forti  fatti . 
Chi   è   coftui ,   che  dall' cftrania   terra    ^ 
Vien   tra' fuoi  mille?  lo  precede  il  Sole, 
E   fgorga  lucidiamo  torrente 
Innanzi   ad  eflb,   e   de' fuoi  colli   il   vento-    25 
Vola   incontro  ai   fuo  crin  :   forride   in    calma 
Placido  il   volto,   come   fuole   a  fera 
Raggio  che  fuor  per  V  azzurrino  velo 
Di   vaga  nuvoletta  in  Occidente 
Guarda  di  Cona   fu  la  muta   valle.  3 a 

Chi ,  fuorché  il  figlio  di  Comalló ,  il    prode 

Di 


a  Si  credeva  in  que'  tempi  ,  b  Fingal  era  di  ritorno  da 
che  i  cervi ,  e  i  cavrioli  una  fpedizione  contro  i  Ro~ 
vedeilero  1'  ombre  dei  mor-         mani . 


(  C  C  X  L  V  ) 

t)i   Mqrven   Re   dai  glorio  fi   fatti  ? 
Ei   vincitor   ritorna ,   e   i   colli   fuoi 
Di  riveder  s'allegra,  e   vuol  che  mille 
Voci  fciolganfi  al  canto  : 

*  Alfìn  fuggirle  3  5 

Audaci   figli   di   lontana   terra 
Domati  in   guerra  --  lungo   i  campi  voftri 
Dai   brandi   noftri ,    --  e   con   dolor  profondo 
11   Re   del   mondo  --  che   la   ftragge   or  fente 
Della   fua  gente ,   **  ed   il   fuo   feorno  vede ,   40 
La  guancia   fìede  ,  —  e  giù   balza   dal  foglio , 
Roffo  d'orgoglio  --  il   fero   fguardo   gira, 
Lampeggia   d' ira  —  a  fuoi   danni   penfando , 
E   indarno  il   brando  --  de  fuoi   padri   afferra . 
Euggifte  o  figli  di   lontana   terra.  4  5 

Sì  parlaro  i  Cantor,  quando  alle  mura 
Giunfer  di  Selma  :  fcintillaro  intorno 
Mille   tolte   ai  ftranrer  candide   luci .   * 

Q.    3  si 

a  Quefto  è  il  canto  dei  Bar-     h  Probabilmente    candele    di 
di  per  la  vittoria  di  Fin-         cera  . 
gal  . 


(  C  C  X  L  V   I  ) 

Si  diffonde   il   convito,  e  in   fefte   e   canti 
Paflfa   la   notte.  Ov'è,  Fingallo    efclama,       50 
Il   nobil  Cleffamorre  •?  ov'è  1  compagna 
Del  padre  mio?   perchè  non  viene  anch' egli 
Il  giorno  a  fefteggiar  della  mia   gioja? 
Ei  fulle  rive  del  fonante  Lora 
Vive   mefio  ed  ofeuro  :   eccolo,  ei   feende      55 
Dalla  collina  ;  e  nelle  vecchie  membra 
Porta  frefeo  vigore ,  e  par  deftriero  * 
Cui  feofle   al   vento  le  lucenti  giubbe 
Sferzan   le   fpalle ,  Oh  benedetta  l'alma 
Di  Cleffamorre  !   e   perchè   mai  sì   tardo         ó'o 
Giungiti  in  Selma?   Ah  tu  ritorni,   ei  difle , 
In   mezzo  alla  tua  fama,   o  duce  invitto. 
Tal ,  mi  rimembra ,  era  Comallo  il  padre 
Nelle  battaglie  giovenili  :   infieme 

Spef- 


0  Cleflam-mhor  forti  fatti  *  i  lettori  qual  fenfo  ragio» 

b  NcT  originale  :  come  un  de-  nevole  poifa  trarli  da  quel- 

flriero  nel  fuo  vigore  che  tro-  le  parole  che  trova  ec.     Io 

va  i  fuoi  compagni  nel  ven-  le  ho  tralafciate  come  am- 

licello  ,    e  fcuote  al  vento  i  biglie,  e  poco  importanti .  * 
fuoi  lucidi  crini  .  Veggano 


(CCXLVII) 

Speflb  varcammo  de' fìranieri  a  danno  6  5 

Le  fponde  del  Carron ,  né  i  brandi    aoftri 
Tornar  digiuni  di  nemico  fangue  y 
Né  il  Re   del  mondo  ebbe  eaglon   di  gipja. 
Ma  perchè  rammentar  battaglie  e  fatti 
Di  giovinezza?  i  miei  capelli  ornai  70 

Fanfi.  canuti,  la  mia  man  fi  fcorda 
Di  piegar  l'arco,  e  l' infiacchito  braccio 
Inalza  afta  più  lieve.  Oh  fé  tornaffe 
La  mia  frefchezza ,  ed  il   vigor  primiero 
Nelle  mie  membra,  come   allor  ch'io  vidi   y% 
Il  bianco  feno  di  Moina   ar  e  gli  occhi 
Nero-cerulei!  (e  in  quello  dir  fui  labro 
Spunta  un  fofpiro.)  Allor  Fingali©  a  lui: 
Narraci ,  diffe ,  la  pietofa  iftoria 
De'  tuoi  verd'  anni .  Alta  meftizia ,  amico ,  8* 
Fafcia  il  tuo  fpirto ,  come  nebbia  il  Sole  : 
Son  fofchi  i  tuoi  penfier;  folingo  e  muto 
Q.    4  Luti» 


0  Anche  quello  nome  è  d' origine  Gallica  ,   come    gli  altri 
di  quefti  Poemi  » 


(CCXLViìi) 

Lungo   il   Lora   ti  ftai  ;   di  fgombrar  tenta, 
Sfogando   il   tuo  dolor ,   della   triftezza 
La   negra   notte   che   i   tuoi   giorni  ofcura .      85 
a  Era  ,   quei   ripigliò  ,   ftagion   di   pace  , 
Quando   mi   prefe   di   mirar   talento 
Le   di  Barcluta   *  torregianti  mura  . 
Soffiava  il   vento   nelle   bianche   vele , 
E '1   Cinta   *  aperfe   alla  mia  nave  il- varco.   90 
Cortefe  ofpizio   nel   regale   albergo 
Ebbi   tre   dì   di  Rotamiro ,   e   vidi 
Vidi   quel   raggio  d' amorofa   luce 
La  figlia  fua .  N'  andò   la   conca  in  giro 
Portatrice  di  gioja  ;  il   vecchio  Eroe  95 

Diemmi   la   bella  :   biancheggiava   il   petto , 
Come  fpuma  full' onda;  erano  gli  occhi 
Stelle  di  luce,  e   fomìgliava  il  crine 
Piuma   di   corvo  ;  era  gentile  e  dolce 

Quel 

0  Bal-clutha  ,  la  città  del  Cly.  de  .  Quefto  termine  {igni- 
te ,  probabilmente  V  AIclu-  fica  pìsirarfì  ,  alludendo  al 
ta  di  Beda  .  corfo  fleffiiofo    di   quel  fiu- 

h  Cintila,  o  fiaCIliatli,  no-  me.  Da  Clutha  ,  deriva  il 

me  Celtico  del  fiume  Cly-  Ato  nome  Latino  Ciotta . 


<  C  C  X  L  I  X  ) 

Quel  caro  fpirto :   amor  mi  fcefè  all'alma    ìqo 
Profondamente ,   ed   al   fbave   afpetto 
Sentia  ftemprarfi  di  dolcezza  il   core . 

Giunfe   in  quel  punto   uno   flranier ,  che   ambiva 
Di  Moina  l'amor;  parlommi  alterò; 
E  la   man   nel  parlar  correagli  al  brando.    105 
Ov'è,   difs'egli,   l'inquieto  errante   * 
Figlio   del   colie,   ov'è   Comallo?  ei  certo 
PoCo   lungi   efler  dee  ,   poiché   sì   ardito 
'Qua   s' inoltra   coflui .   Guerrier  ,   rifpofi  , 
L'alma  mia  d'una  iuce  arde  e  sfavilla        110 
Ch'  è   propria   fua ,   né   la   mendica    altronde . 
Benché   i  forti   fien  lungi ,  io  fio  fra   mille , 
Né   m'arretro  al   cimento»   Alto  favelli 
Perchè   folo  fon   io  ;   ma   già  l' acciaro 

3    Mi   trema   al   fianco ,  -e   impaziente  agogna    1 1  5 

Di 


a  La  parola    che  qui   fi  tra-  Era  quefto  un  nome  obbro- 

duce    per    inquieto  errante  ,  briofo  importo  dai  Britann^ 

neir  originale  è  Scuta  ,  dal  ai  Caledonj ,  a  cagione  delle 

qual  termine  i  popoli  deU  continue  (correrie  eolle  cjua- 

la  noftra   provincia  ebbero  li  infettavano   le  loro  terre  . 
la  denominazione  di  Scoti . 


(C  C  L) 

Di  fcintillarmi  nella  man:  t'accheta, 
Non  parlar  di  Cornai ,  figlio  fuperbo 
Del  ferpeggiante  Cluta.  A  cotai  detti 
Tutta  la  poflfa  del  feroce  orgoglio 
Sorfe  contro  di  me;  pugnammo,  ei  cadde   *2 a 
Sotto  il  mio  brando:   al  fuo  cader  le  rive 
Sonar  del  Cluta  e  mille  lancie  a  un  punto 
Splender  io  vidi,  e  mille  fpade  alzarli. 
Pugnai  ,  fui  vinto;  io  mi  slanciai  nell'onda, 
Spiegai  le  vele ,  e  in  mar  mi  fpinfi  :  al  lido    123 
Venne   Moina,  e  mi  feguia  cogli  occhi 
Roffi  di  pianto,  e  verfo  me  volava 
Sparfa  al  vento  la  chioma  ;  io  ne  fenda 
Le  amare  ftrida ,  e  già  più  volte  il  legno 
Di  rivolger  tentai:  prevalfe  il   vento.        13© 
Né  più  il  Cluta  vid* io,  né  il  eandidetto 
Sen   di  Moina  ;  ella  morio ,  m' apparve 
La  beli'  ombra  amorofa  :   io  la  conobbi 
Mentre  veniane  per  l'ofcura  notte 
Lungo  il  fremente  Lora ,  e  parea  Luna  4   135 

Te. 


(CCLI) 

Tede  rinata ,  che  traluce  in  mezzo- 
Di   denfa  nebbia ,   allor  cbe  giù  dal  cielo 
Fiocca  fpeflfa   la   neve  in  larghe  falde, 
E  '1  mondo  retta  tenebrofo  e  muto . 
Tacque,   ciò  detto,  e  a' Tuoi  Cantor  rivolto    140 
Diflfe  F  alto  Fingal  :  Figli  del  canto ,   a 
All'infelice  e  tenera  Moina 
Lodi   teflete,  e   coi  leggiadri  verfì 
La  bell'ombra  invitate  ai  noflri  colli , 
Ond' ella  pofla   ripofarfì   accanto  145 

Alle  di  Morven  rinomate  belle , 
Raggi  Solari  dei  pafiati  giorni 
E  dolce   cura  degli  antichi  Eroi» 
Vidi  Barcluta  anch'  io ,  ma  fparfa  a    terra ,  5 
Rovine,  e  polve:   ftrepitando  il  foco  150 

Signoreggiato  avea  per  F  ampie  fale  y 

Né 

»  Neil'  originale  quefto  Poe-  è  quefta  Canzone  di  Fingal. 
ma  ha  per  titolo  Duan  n%  Quello  Re  vien  celebra- 
nlaoi ,  cioè  il  Poema  degl*  to  dagli  ftorici  Irlandefi 
Inni  ;  e  ciò  probahilmente  non  meno  pel  fuo  genio 
a  cagione  delle  lue  molte  Poetico  ,  che  per  le  fue  leg- 
digrefìioTii  ,  che  fono  tutte  gi ,  e  per  la  prefcienza  dei- 
in  metro  lirico  ,  ficcome  Io  le  cofe  future . 


(  'Ceni) 

ÌSTè  più  città ,  ma  d*  abitanti  mutò 
Era   deferto  :   al  rovinofo    fcrollo 
Delle  lue  mura ,  avea  cangiato  il   Cfuta 
L' ufato  corfo  :   il   folitario  cardo  155 

Eifchìava   al   vento  per  le   vuote   cafe , 
Ed  affacciarti  alle  feneftre  io  vidi 
La  volpe,   a  cui  per  le  mufcofe    mura 
Folta  e  lungh'crba   iva  ftrifciando  il  volto. 
Ahi  di  Moina  è  la  magion   deferta,  i'óó 

Silenzio  alberga  nei   paterni   tetti. 
Sciogliete  il  canto  del  dolore ,  o   vati  % 
Su  i  miferi  ftranieri  :   elfi   un   fol  punto 
Prima  di  noi  cadéro ,   un  punto  poi 
Cadrem  noi  pur,  si  cadrem  tutti .   Origlio    105 
Dei  giorni  alati   * ,  a  che   le   fale  inalzi 
Pompofamente  ?  oggi  tu  guardi   altero 
Dalle  tue   torri:   attendi  un  poco,   il   nembo 
Piomberà   dal   deferto  ;   ei  già  nel    vuoto 
Tuo  cortil  romoreggia,  e  fifchia   intorno     170 

Al 
*  O  uomo  figlio  del  tempo  ,  cioè  mortale  » 


(  C  C  L  I  I  I  ) 

Al   mezzo  infranto  e  vacillante   feudo. 
Ma   piombi   il   nembo  :   e   che   farà  ?  famofì 
Fieno  i   dì   noftri  ;   del   mio   braccio-  il   fegno 
Starà   nel    campo ,   e  andrà  '1   mio   nome  a   volo 
Su   le   penne  dei   verfi  :   alzate  il  canto ,.      175 
Giri  la  conca ,  e  la  mia  fala  eccheggi 
Di   liete  grida.   O  tu  celefte   lampa-, 
Dimmi,   o  Sol,   cefferai?   verrai   tu   manco 
godente   luce  ?   ah.  s' è   preferite©   il   fine 
Del   corfo   tuo,   fé   tu  rifplendi  a  tempo T      180 
Come   Fingallo,   avrem  carriera,  o  Sole, 
Di   te  più.   lunga,  e   l'alta  gloria  noftra 
Sorviverà  nel   mondo  ai  raggi  tuoi» 
Cosi  cantò   l'alto   Fingallo:    i  mille 

Cantori   fuoi  da'lor  fedili  alzarli,  183 

E   s' affollaro  ad   afcoltar  la   voce 
Del   loro  Re ,   che   fomigliava  al  fuono 
Di  mufic'arpa,   cui  vezzeggia  auretta 
Di  primavera .  Eran  leggiadri  e  dolci , 
Fingallo,  i  tuoi  penfieri:  ah  perchè  mai    i$q 

OiTian 


(  C  C  L  1  V  ) 

Offian  da  te  la  gagliardia  non  traflfe 
Dell'  alma   tua  ?  ma  tu  (lai  folo ,  o  padre  > 
E  qual  altro  ©feria  portili  accanto? 
Pafsò  in  canti  la  notte,  e '1  dì  rifulfe 

Sulla  lór  gioja  ;  già  le    grigie    cime  193 

Scopron   le  rupi ,  al  loro  pie  da  lungi 
Rota  P  onda  canuta ,  e  in  lievi  crefpe 
L' azzurra  faccia  forridea  del   mare . 
S' alza  nebbia  dal  lago ,  è   in  sé  figura 
torma  di  veglio:   le  fue   vafte   membra       20® 
Lentamente  s*  avanzano  fui    piano, 
A  paffi  no,   che   la   reggeva  un'ombra 
Per  mezzo  all'aria;  nella   regia  fala 
Entra  di  Selma  e  fi  difeioglie  in  pioggia 
Di  nero  fangue  6.  Il  Re  fu '1  fol  che  feorfe   205 
L'orrido  obbietto,  e  prefagì   la  morte 
Del  popol   fuo.  Tacito  ei  forge  e    afferra 
L' afta  del   padre  :   gli  fremea  fui   petto 
Ferrato  usbergo  ;  ergonfi  i  duci  e  muti 
Si  rifguardan  l'un  l'altro,  e  fpiatìo intenti   210 

Del 


(  C  C  L  V  ) 

Del  Re  gli  fguardi:  a  lui  pinta  fui  volto 
Veggon  la  pugna ,  full'  acuta  lancia 
Scorgon   la  morte  dell'armate  intere. 
Mille  feudi  impugnarfi ,   e  mille  fpade 
S' imbrandirò  ad  un  punto  ,  e  Selma  intorno   215 
Suona  d' arme  e  sfavilla  :   urlano  i  cani , 
Non  refpirano  i  duci ,  e  in  aria  l'afte 
Sofpefe  {tanno  >  e  nel  Re   fitti  i  fguardi  * 
Q  di  Morven  ,  difs'  ei ,  figli   poffenti , 

Tempo  or  non  è  di  ricolmar  la  conca        210 
Giojofarnente  :   fopra  noi  s' abbuja 
Afpra  battaglia ,  e  fu  Ile  noftre  terre 
Vola  la  morte .   A  me   1'  annunzio  amica 
Ombra   recò  :   vien  lo  ftranier  dal   mare 
Fofco -  rotante ,  che  dall'  onde  il  fegno        225 
Venne  del  gran  periglio.  Ognuno  impugni  7 
La  poderofa  lancia ,  ognuno  al  fianco 
Cinga  il  brando  paterno  ;  ad  ogni   capo 
Il  nero  elmo  s'  adatti ,  e  in  ogni  petto 
Splenda  ì  usbergo  :   fi   raccoglie  e  addenfa     230 

Co- 


C  C  C  L  V  \  ) 

Come  tempefta ,   la  battaglia  ,  e  in  breve 
Udrete   intorno   a  voi   1'  urlo  di   morte .. 

Moflfe   T  Eroe   delle   fue   iquadre  a   fronte. 
Simile  a   negra  nube  ,  a  cui  fa  coda 
Verde  ftrifeia  di  foco ,   allor  che  in  cielo    2  3  gì 
S'  alza  di  notte ,  ed  il  nocchier  prevede. 
Vicino  nembo .   Si   riflette  I?  ofte 
Sopra  il  giogo  di  Cona  »  e  lei  dall'  alto 
Le  verginelle  dal  candido  feno 
Rimirano  qual   bofeo  :   effe  la  mofte  24.0 

Preveggon  già  dei  garzonetti  amanti , 
E  paurofe  guardano  fui   mare. 
E  fanfi  inganno  ;,  ad  ogni  candid'  onda 
Credon  mirar  le  biancheggianti  vele 
Degli    ftranieri,   e   filile   fmorte   guancie       245 
Stannofi  1'  amorofe  lagrimette  . 

Sorfe   dal  mare  il  Sole ,  e  noi  feoprimmo: 
Lontana  flotta  :  lo  ftranier  fen  venne , 
Come  dall'  Oceàn  nebbia  ,  fui  lido 
Balza  la  gioventù:  fembrava  il  Duce         250 

Cer- 


(CCLVII) 

Cervo  in  mezzo  al  fuo  gregge  ;   afpcrfo   d' oro 

Folgoreggia  lo  feudo ,  e  maeftofo 

S'  avanza  il  Sir  dell'  afte;  avviali  a  Selma, 

Seguonlo  i  mille  Tuoi .  Vattene ,   Ullino , 

Col  tuo  canto  di  pace   al  Re  dei  brandi ,   255 

Diffe  Fingal ,  digli  che  fiam  poffenti 

Nelle   battaglie ,   e   dei  nemici  noftri 

Molte  fon  1!  ombre;   ma   famofi   e   chiari 

Son  quei  che  fefteggiar  nelle  mie   fale . 

*  Elfi  de'  padri  miei  inoltrano  l'arme  160- 

Nelle   terre  ftraniere  ,  e  lo  ftraniero 
N'  ha  meraviglia  ,  e  benedetti ,   ei  grida , 
Sien  di  Morven  gli  amici:   i  noftri  nomi 
Suonati  da  lungi ,  e  ne  tremaro  in  mezzo 
Dei  popoli  foggetti  i  Re  del  mondo.  265 

Ullino  andò  col  fuo  canto  di  pace , 
E  fopra  P  afta  ripofofii  intanto 

Tom.  IL.  R  L'alto 


e  Coftumavano     gli    antichi  renti  famiglie ,    come  mo 

Scoti  di  cambiar  arme  coi  nutrienti  dell'  amicizia  che 

loro  ofpiti  ,    e  quefV  arme  fuflifteva  tea'  loro  antenati . 
fi  confervavano  nelle  diffe- 


C  C  C  L  V  I  I  t  ) 

'V  alto  Fingallò  :   ei   fcintillar   nell1  armi 
Vide    il    nemico ,   e   benedifle   il   figlio 
Dello  (tranier  .  Prole  del  mare,   ei  di  (Te ,     -270 
Deh   come   arieggi   maeftofo  e   bello: 
Raggio   di  forza   che    ti   fplende   al  fianco 
E'  la   tua   ipada ,   e   la  tua   lancia  un  pino 
Sfidator  di   temperie ,  e   della  Luna 
Lo  feudo   uguaglia   il   variato  afpetto  £75 

In  ampiezza   e   fplendor  :    vermiglia   e  frelca 
La  faccia  giovenil ,   morbide   e   lifeie 
Sono  le  anella  della  bruna   chioma . 
Ahi ,   ma   cader  poria  si   bella   pianta  , 
E   la  memoria   fua   fvanir  per  fempre.  280 

Trilla   farà   dello   ftranier  la   figlia , 
E   guarderà   fui   mare  :   i   fanciulletti 
Diran   tra    lor  ,  Nave  vediamo ,  oh  !  nave .' 
Quefto  è  '1   Re   di  Barcluta  :    il   pianto   corre 
Agli  occhi   della  madre,   e  i  fuoi  penfieri     285 
Sono   a   colui   che   forfè   in   Morven  dorme. 
Sì   diMe  il  Re,   quando  a  Canon   dinanzi 


(  C  C  L  I  X   ) 

Sen  giuilfe  Ullin ,  gettò   la   lancia   a    terra, 
E  così   fciolfe   della  pace   il   canto . 
Vieni    alla  feria  di  Fingallo,   oh  vieni  290 

Figlio  del  mar  :   vuoi  del  regal  convito 
Venirne   a  parte ,  o   follevar  ti  piace 
L'  afta  di  guerra  ?   de'  nemici   noftri 
Molte  -fon   V  ombre  ;   ma  fiimofi   e   chiari 
'Gli  amici  fon  della   Morvenia  ftirpe  .  2  e?  5 

Mira ,  Carton  ,   quel   campo  :   ivi   s'  inalza 
Verde  collina   con  mufeofe  pietre 
E   fufurrante  erbetta ,   ivi   le    tombe 
Son   dei  -nemici  di  Fingallo   invitto , 
Audaci   figli  del   rotante  mare.  300 

O  ,  rifpofe   Carton  ,  dell'  arborofa 

Morven   Cantor ,  che  parli  ?   a  cui  favelli  ? 
Forfè  al  debol  nell'  armi  ?  è  la  mia  faccia 
Pallida   per   timor  ,   figlio  canuto 
Del  pacifico  canto?   e   perchè   dunque  305 

Penfi   il   mio   fpirto   d'  atterrir ,   memorando 
Le  morti  altrui?   fé  di  sé  prova  in   guerra 
R      2  Spef- 


iCCLX) 

Spetta  il  mio  braccio ,  e  la  mia  fama  è  nota  I 
Vanne   a'  fiacchi   nell'  armi  ;   ad  effi   impera 
Di  cedere  a  Fingal  :   non  vidi  io  forfè        310 
L'  arfa  Barcluta  ?  e   a  fefteggiar,   andronne 
Col  figlio  di   Cornai?   col   mio  nemico? 
Mifero!   io  non   fapea  fanciullo   allora 
Per  che  acerba  cagion   dal  mefto  ciglio 
Delle   vergini   afflitte  e  delle  fpofe  3  1  5 

Sgorgale   il   pianto,    e   s'  allegravan  gli   occhi 
Nel  mirar  le  fummofe  atre  colonne 
Ch'  alto  s'  ergean  fu  le  diftrutte  mura  .. 
Spettò  con   gioja   rivolgeami   indietro , 
Mentre  gli   amici,  diffipati   e  vinti  320 

Lungo  il   colle   fuggian  :   ma  quando  giunfe 
L'  età  di  giovinezza  ,  e  '1   mufeo  io  vidi 
Dell'  atterrate  mura ,  i  miei   fofpiri 
Ufciano  col   mattino,  e   con  la  fera 
Da  queft' occhi   feendean   lagrime    amare.      325 
Né  pugnerò ,  meco  difs'  io ,   coi   figli 
De'  miei  nemici  ?  né  farò  vendetta 

Dell' 


(  C  C  L   X   1  ) 

Dell'  a  r  fa   patria?   Sì,   Cantor ,   battaglia 
Voglio  i   battaglia  ,   che   nel   petto   io   lento 
Già  palpitar   la    gagliardia   dell'  alma;  330 

Strinferfi   intorno   dell'  Eroe   le   fquadre , 
E  fi   fnudar  le   rilucenti   fpade  . 
Qual   colonna  di  foco   in   mezzo  ei  ftaffi  : 
Tralucongli  le   lagrime   fugli   orli 
Mezzo  afeofe  degli  occhi:  ei  volve  in  mente   335 
L'  arfa  Barcluta ,  e  1'  impeto  dell'  alma 
Sorge   affollato,  e  balza   fuor;   la   lancia 
Tremagli  nella  deftra ,  e  pinta   innanzi 
Lo  Iteflb  Re  par  che  minacci.   Oh,   difle 
Il   nobile   Fingal ,   degg'  io  sì   torto  3^0 

Farmegli   incontro ,  ed   arredarlo  in  mezzo 
Del   corfo  fuo ,  prima  che   in  fama  ei  falga  ? 
Ma  dir  poria  nel   rimirar   la  tomba 
Dell'  eftinto  Carton  ,  futuro  vate  ì 
Fingal   co'  fuoi   1'  alto  garzone   oppreffe         343 

*   Pria  eh'  ei  falilfe   in   rinomanza  e   in  fama . 
R      3  No, 

a  U  originale  :   before  the  nohls  CntLon  fell  ,  * 


(  C  C  L  X  I  I  ) 

No,   futuro   Cantor,   no,,  di   Fingailo 
Non   fremerai   la  gloria  :    i  duci   miei 
Combatterai!   col   giovinetto,  ed  io 
Starò   la   pugna   a   riguardar:   s1  ei  vince       3-5^ 
lo   piomberò   nel   mio   vigor,   limile 
Alla   corna   del ■  romorofo  Lora ... 
Chi   primo   il   figlio  del   rotante   mare 
Miei   Duci,   affronterà?   molti   ha  fui   lido 
Prodi   guerrieri,   e  la   fua   lancia   è  forte.     gfe;-$ 
Primo   nel    fuo   vigor  forfè   Catillo  *• 
Pcfìfente   figlio  di   Lormar  ;   trecento 

*  Giovani   lo   feguian ,   prole  animofa 

Del   fuo  flutto  natio:   fiacco   è ■'!   fuo  braccio 
Contro  Cartone;   i  fuoi  fuggirò,  ei  cadde.,  róc 
Scefe   Conallo  c  e   rinnovò   la  pugna, 

Ma' 

*  Cath-Imil  j     P  occhio    della  Io  •  fteiFò  Cannai,     che  ac- 
battaglia  .                                           compagno   Fingal   nella  fua 

b  Si  vede    da    cjuefto    pafTb  ,  f predizione  contro  Svarano  . 

che  i  Ciani  s'  erano  già  fìa-  Egli  è  famofifiìmo  beli'  an- 

biliti  ai  tempi  di  Fingal  ,  riche  Poefie  per  la  fua  pru- 

benchè  non  follerò  fui  ino-  denza  e  valore  .  Suffifte  an- 

dell'o    delle    prefenti    tribù  «ora  prefentementé  nel  Nord 

nel  Nord  della  Scozia  .  una  picciola  tribù  che  pre- 

t  Quefto  dovrebbe  efìerc  cpel-  tende  difeeuder  da  lui  . 


(  e  e  l  x  i  r  i  ) 

Ma   fpezzò   l'afta  poderofa  :    avvinto 
Giace   nel   campo ,   i  .fuoi   Cartone   ìntfegtìe* 
Clefiamor,.  difle   il   Re,   dov'  è   la   lancia 

Del  tuo  vigor?  puoi   tu  mirar   ferra!  ira        365 
Conallo   avvinto  ,   il   tuo  Conallo  ,   all'  acque 
Del   patrio  Lora?  ah  ti  rifveglia ,   e   forgi 
Nello  fplendor  del   tuo  pofìfente   acciaro  ;. 
Tu  di   Conallo   amico,  e  fa  che   fenta    *■ 
Il  giovinetto  di  Barcluta  altera  370 

Tutta  la   pofia   del  Morvenio   fangue . 
S'  alza   1'  Eroe ,  cinge   1'  acciaro ,  impugna 
Lo   feudo  poderofo  ;   «fee   crollando 
Il   crin   canuto ,   furibondo ,   e   pieno 
Della  baldanza   del   valore   antico.  375 

Stava   Carton    full' alta   roccia  ;   ei   vide 
Apprettarli   il   guerriero  :    in   lui   &'  affifa  . 
Piacerli   la   terribile   del   volto 
Sererucade  ,   e   in   canutezza   antica 

R      4  H 


*  Fingal  non  fapeva  allora  che  Carthon  fofle  figlio  di  CleP- 
faraorre . 


(CCLXIV) 

Il  vigor    giovenil .   Degg' io  ,   difs'egli  ^         380 
Quell'  alla   follevar  che   non  colpifce 
Più   che   una   volta?  o  falverò   piuttofto 
Con  parole   pacifiche   la   vita 
Del  vecchio  Eroe  ?  fta   maeftà   ne'  fuol 
Paffi  fenili,  e   de' fuoi  giorni   fono  385 

Amabili  gli  avanzi  .   Ah   forfè   quefto 
E  l'amor  di  Moina,   il  padre   mio. 
Più   volte   udii  ch'egli  abitar   folea 
Lungo  il  Lora  eccheggiante .   Ei  sì   parlava , 
Quando  a  lui  giunfe  Cleflamorre  ,   ed  alto    390 
Sollevò  la  fua   lancia  ;   il  giovinetto 
La  ricevè   fopra  lo  feudo ,  e  a  lui 
Volfe  così   pacifiche  parole  . 
Dimmi  guerriero  dall'antica  chioma, 

Mancan  giovani  forfè  alla  tua  terra  395 

Che  impugnìn  l'afta?  o  non   hai  figlio   alcuno 
Che  in  foccorfo  del  padre   alzi   lo   feudo  , 
E  della  gioventude  il   braccio  affronti? 
Non  è  più  forfè  del   tuo  amor  la  fpofa? 

O  Gè- 


(CCLXV) 

O   fiede   lagrimofa   in  fu  la   tomba  400 

De'  figli  fuoi?  Deh  dì,   fareftu  mai 
Un  dei  Re  de'  mortali   a  ?  e   fé  tu  cadi 
Qual  fìa  la  fama  del  mio  brando?   Grande  > 
Figlio  dell'  alterezza ,  a   lui  rifpofe 
L'eccelfo  Cleflamor  :   famofo  e   noto  405 

In  guerra  io  fon ,  ma  ad  un  nemico  il  nome  b 
Non   fcoperiì   giammai .   Figlio  dell'  onda  s 
Cedimi,   e   a'ior  faprai  che   in   più  d'un  campo 
Rimafe   impreflb  del  mio  braccio  il   legno. 
Ch'io  ceda,  o  Re   dell'alte?  allor  foggiunfe   41© 
Del  giovinetto   il   generofo  orgoglio . 
Io  non  ceffi   giammai  :   fpeflb  in   battaglia 
Ho  pur  io  combattuto j  e   vidi    l'ombra 

£>; 


*  Uno  dei  Capi  di  tribù  ,  o  pioni  foffe  paffata  qualche 

uno    dei  più  famofi    guer-  relazione  d'  amicizia  ,  cef- 

rieri .  fava     immediatamente     la 

h  Lo  fvelare    il  proprio   no-  battaglia  ,    e   fi  rinnovava 

me  al   fuo  nemico  ,   in  que'  l1  antica    benevolenza  delle 

tempi  d'Eroifmo,   riputa-  famiglie.   Quindi  uomo  c£t 

vari    futterfugio     per    non  [vela  il  fuo  nome  al  nemico  , 

combattere  :  poiché  quando  era  anticamente  un   termi* 

veniva    a  fcopnrfi  che  tra  ni  ingiuriofo   per  efprims* 

gli  antenati    de1  due    cani-  re  un,  codardo  . 


(  C  C  L  X  V  ì  ) 

Di  mia  fama  futura  :   o  de'  mortali 
Capo  ,  non  mi  ipregiar  :  forte  è  '1  mio  braccio  ,415 
Forte   la    lancia   mia ,  va  fra'  tuoi   duci 
A   ricovrarti ,   e  le   battaglie  e    l' armi 
Lafcia   ai  giovani  Eroi .  Perchè   ferifei   * 
L'alma  mia  d'una  lagrima    pietofa,. 
Replicò   Cleflfamor?   L'età  non   trema  a.ior 

Nella   mia  deftra ,   inalzar  pofìTo  il  brando  , 
Io   fuggir  di   Fingallo  innanzi   agli   occhi? 
Innanzi    agli    occhi    di   Conal?   No,   figlio 
Del   fbfco  mar ,   non  ho  fuggito  ancora , 
Non   fuggirò  j   ftendi   la   lancia,   e   taci.         425 
Elfi  pugnar ,   come  contrarj   venti 

Ch'  onda   frappolla   d'  aggirar  fan    prova  . 
Ma  '1  garzon  comandava   alla  fua   lancia 
Ch'  ella   sfallifTe ,  perchè  pur  credea 
Che   il   nemico   guerriero   efTer   poterfe  430 

Lo  fpofo  di   Moina .   Egli  in  due  tronchi 

L'afta 


a  Parmi  che  il  fenfo  fia  que-  cotejla  tua  pietà   inopportuna 

fto  :   Perchè  r»'  offendi  tu  con  ed  uwilitiiitc  ?   * 


(  C  C  L  X  V  I  I  } 

Lrafla  fpezzò  di  Cleflfamorre ,  e '1  brando 
Gli   drappo  dalle   man  ;   ma   mentre  ei  flava 
Per  annodarlo,   Cleflfamorre  efiraffe 
Il   pugnai   de' fuoi   padri;   inerme  il  fianco   455 
Vide,   e   l' aperfe   di   mortai  ferita.  8 

Scorge   abbattuto  ClefTamor  dall'  alto 
Fingallo,   e   rapidiflìmo  difeende 
D' arme   fonando  :   in   faccia   a   lui   fi  flette 
L'ofle   in   filenzio;   nell'Eroe  fon    fìtti         449 
Tutti  gli   fguardi:   fomigliante  ei  venne  9 
Al   fragor  cupo  di   negra   tempefla 
Pria  che   i   venti  folle vinfi  :   fmarrito 
Il  cacciatoi*  nella   vicina  valle 
L' ode  e  ricovra   alla  montofa  grotta  .  44  5 

Stava  il  garzone   immobile  ;   dal   fianco 

Scorreagli   il   fangue  ;   il  Re   feendere    ei   feorfe , 
E  dolce   fpeme  nel   fuo   cor  deftofiì 
D'ottener  fama   a  -   ma  la   faccia   avea 

Pai. 


#  Sperando  d'  aver   la  gloria  di  morire  per    mano    di    Fin- 
gai . 


'(  C  C  L  X  V  I  I  I  ) 

Pallida,   fvolazzavano  i  capegli  450 

Sciolti ,  lo  feudo  vacillava ,  in  tefta 
L'elmetto  tremolavagli  :   la  forza 
Mancava  in  lui ,  ma  non  mancava  il  core  t 
Vide  Fingal  del   duce  il  fangue ,  e   l'afta 

Sollevata  fermò  ;   cedimi ,  ei  difle ,  455 

Re   degli  acciar ,  veggo  il   tuo  fangue  :   forte 

Fofti  nella  battaglia,  e  la  tua  fama 

Non   fia  mai  che  s' ofeuri •.   Ah  fé'  tu    dunque  , 

Rifpofe   il  giovinetto   al   carro   nato , 

Se' tu  '1  Re  sì  famofo?   or   fé' tu  quella        460 

Luce   di  morte ,   orror  dei  Re   del    mondo  ? 

Ma  perchè  domandarne?  e  non  ti   veggo 

Pari  al  torrente  nel   deferto?  forte 

Come  un  fiume   in   fuo  corfo ,   e  al  par  veloce 

Dell'aquila  dei  cielo?   Oh   teco  avelli  465 

Pugnato  almen  ,   che   foneria   nel   canto 

Alto  il  mio  nome,  e '1   cacciatoi'  potria 

Dir ,  rimirando  il  mio  fepolcro ,   quefti 

Combattè  con  Fingallo .  Or  feonofeiuto 

Mo- 


(CCLXIX) 

More  Carton,  ch'efercitò   fua  pofla.  4-0 

Conno  gì'  imbelli ,.  Sconofciuto ,,  o  prode , 
Soggiunte   il   Re ,   tu  non   morrai  :   fon  molti 
I  miei  Cantori ,   e   ai   fecoli   remoti 
PafTano   i   loro   canti:   udranno  i   figli 
Dei  dì  futuri,  di  Carton  la  fama,  475 

Mentre   in  cerchio  ftaran  fedendo  intorna 
*    L' accefa  quercia ,   e   pafferan  le  notti 
Tra   i  canti  e   i  fatti  dell'antica  etade  „. 
Udrà   fui   prato   il  cacciatore  affifo. 
La  fufurrante  auretta  x  e  gli  occhi  alzando    480 
Vedrà   la  rupe ,   ove   Carton   cadeo , 
E   volgeraffi   al   figlio,  e '1  luogo  a  dito 
Gli  moftrerà  dove   pugnaro  ì  prodi . 
Là  combattè  ,  diragli ,  il   giovinetto  • 
Re  di  Barcluta  ,   in  fuo  vigor  fìmile  485 

Di 

fi  Nel  Nord  della  Scozia  ,  non  avea  talmente  confacrato 
è  molto  tempo  che  t'elevati  quefto  coftume  ,  che  il  la- 
nei  giorni  t'ertivi  abbruciar  fciarlo  andare  in  difufo  , 
un  grotto  tronco  di  quer-  fu  riputato  dal  volgo  ,  co- 
eia  ,  il  quale  chiamavafi  il  me  una  fpezie  di  facrile- 
tronco  della  fejfa  .    Il   tempo  gio  . 


i  C  C  L  X  X  ) 

•Di  mille   fiumi  all' affollata  poflfa  . 
Ciioja  fi   fparfe  del  garzon  fui  volto, 
Alza  gli  occhi  pefanti ,  ed   a   Fingallo 
Porge   il  fuo  brando,  onde  pendeffe    in  mezzo 
Della  foa  fala ,  perchè  in    Morven    retti    400 
Del  giovine  regal   la  rimembranza . 
Cefsò   la  pugna ,   che  il   Cantore   avea 
Già  pronunziata  la  Canzon  di  pace , 
S' affollarono   i  duci ,   e  cerchio  ferno 
Al  cadente   Cartone  ,  e  fofpirando  49  $ 

Udir  V  eftreme   moribonde  voci . 
Taciti  s'  appoggiavano   full'  afte 
Mentre  l'Eroe   parlò;  fifehiava  al  vento 
La   fparfa  chioma  ;   debolette   e   bafTe 
Ufcian  le  voci.   O  Re  di  Morven,   diffe ,    500 
Io  cado  in  mezzo  del  mio   corfo;   accoglie 
Tomba   ftraniera  nei  verd'anni  fuoi 
L' ultimo  germe  della   fchiatta  illuftre 
Di  Rotamiro  :  ofeuritade  e   notte 
Siede  in  Barcluta  ;  fpaziando  in  Cratmo     505 

Van 


'(  C  C  L  X  X  I  ) 

Van   l' ombre   del   dolor  j   ma   Tulle   fponde 
Del   Lora ,   ove  i  miei   padri  ebbero   albergo 
Alzate  voi  la   mia  memoria,  o  duci, 
Che   forfè   qualche   lagrima,   fé   vive, 
Darà   lo   fpolb  di   Moina   all'  ombra  5  1  o 

Del   fuo   fpento   Canon .   Mortali   punte 
Scefero   al   cor  di   Cleflfamorre  j   ei  cadde 
Muto   fui    figlio  :    tenebror   li   fparfe 
Su  tutta  Polle,   non   fofpir ,  non  voce 
Sentefi  in  Lora  :   ufcì  la   notte  ,  e  fuori      5  1  5 
Delle   nubi   la  Luna  in   Oriente 
Gettò  gli   fguardi  lui   campo   del   pianto  . 
Stette   tutto   l' efercito   li   lì 
Senza  parole ,   fenza   moto  ,   come 
Muto  bofeo  che   in   Gorma   alza  la  fronte    520 
Quando  ftan  cheti  i  romorofì   venti, 
E  fovrafta   alle   piaggie   Autunno  ofeuro- 
Tre   dì   fi   pianfe   il   giovinetto  ;   al   quarto 
Morì   fuo   padre:   or   nell'anguria   valle 
Giacciono  della  roccia,  e  un' orrid' ombra    525 

Ne 


(ccLxxri) 

Ne  difende  la   tomba .   Ivi  fovente 

Fam*   veder  la  tenera  Moina 

Qiiando  del   Sole   il  ripercoflb   raggio 

Sulla  rupe  rifplende ,  ed  all'  intorno 

E'  tutto  ofcuro.  Ella  colà  fi    fcorge  ,  556. 

Ma  già  figlia  del  colle  ella  non  fembra. 

Son  le   fue  velli  dall'  eftrania   terra , 

E  Toletta  fi  fta.  Trifto  Fingallo 

Stavafì  per  Cartone  :   a'  Tuoi  cantori 

Egli  commife   di  fegnare  il  giorno  535, 

Quando  ritorna  a  noi  l' ombrofo    Autunno .. 

Elfi  il  giorno  fegnaro,  e  al  ciel  le  lodi 

Inalzar  dell'  Eroe ... 

Chi  dal  muggito. 

Vien  dell'Oceano. 

Al  noftro  lito  ,  540 

Torbido  come  nembo  tempeflofo 

D'  Autunno  ombrofo  ? 
Nella  man  forte 

Trema  la  morte  £ 

E  fi* 


(CCLXXIII) 

E  fono  gli  occhi  fuoi  vampe  di  foco.        545 

Chi  mugghia  lungo  il  roeo 

Lora  fremente  ? 

Ah  lo  ravvifo;  egli  è  Carton  poffente 

L'   alto  Re  delle  fpade. 

Il  popol  cade:  55© 

Vedi ,  eom*  ei  s'  avanza ,  e  come  ftende 

L'  afta  guerriera  : 

L'  ombra  fevera 

Par  ,  che  a  Morven  felvofa  in  guardia  fiede . 

Ahi  giovinetta  pianta  !  555 

Tu  giaci ,  e  turbin  rio  t'  atterra  e  fchianxa . 
Nato  al  carro  inclito  giovine  , 

Quando  quando  t'  alzerai, 

Di  Barcluta  o  gioja  amabile 

Negli  amabili  tuoi  rai  ?  "560 

Chi  dal  muggito 

Vien  dell'  Oceano- 
Ai  noftro  lito, 

Torbido  come  nembo  tempeftofo 

S  D' 


(  C  C  L  X  X  I  V  ) 

D'  Autunno  ombrofo?  565 

Tai  fur  le  note  dei  Cantor  nel  giorno 
Del  loro  pianto  :   accompagnai  dolente 
Le  loro  voci ,  e  canto  a  canto  aggiunti  . 
Era  1'  anima  mia  trifta  e  invilita 
Pei   mifero  Cartone  ;  egli   cadeo  570 

Nei  dì   della  lua  gloria  »   O  Cleflamorre 
Ov'  è  nell'  aria  il   tuo   foggiorno?  dimmi 
Elfi  feordato  ancor  della  ferita 
Il  caro  giovinetto?  e   vola  ei   teco 
Sopra  le  nubi,  e  all'  amor  tuo  rifponde?     575 
Sento    il    Sole,  o   Malvina;   al    mio    ripofo 
Lafciami  :   forfè  quelle  amabili  ombre 
Scenderan   ne'  miei   fogni  ;  udir  già  parmi 
Una  debole   voce  :   il   Solar  raggio 
Gode   di   sfavillare   in    fu   la   tomba  580 

Del   garzon  di  Barcluta;   io  fento   il  fuo 
Dolce  calor    che   fi   diffonde   intorno  . 
O    tu  che   luminofo   erri    e    rotondo 

Come  lo  feudo  de'  miei  padri ,    o  Sole , 

Don- 


(  C  C  L  X  X  V  ) 

Donde  fono  i  tuoi  raggi?  e   da  che  fonte      585 

Trai   la   viva   tua   luce?   efei  tu  fuora 

In    tua  bellezza   maeftofa ,   e   gli   aftri 

tuggon  dal   cielo:  al  tuo  apparir  la  Luna 

NelP  onda    Occidental   ratto    s'  afeonde 

Pallida  e  fredda:  tu  pel  ciel  deferto   ló         59© 

Solo  ti   movi.   E   chi  poria   feguirti 

Nel   corfo    tuo?  Crollan  le   quercie  annofe 

Dalle  montagne  i    le   montagne   iftefle 

Sceman   cogli   anni ,   V  Ocean    s'  abbaffa , 

E  forge   alternamente;  in  ciel   fi   perde       595 

La  bianca   Luna ,  ma   tu   fol   tu    fei 

Sempre  lo  fteffo  >  e  ti  rallegri  altero   * l 

Nello   fplendor   d*  interminabil    corfo . 

Tu ,  quando  il   mondo   atra  tempefta  imbruna , 

Quando  il  tuono  rimbomba  ,  e  vola  il  lampo  ,  éo  5 

Tu  nella  tua  beltà  guardi  fereno 

fcuor  delle  nubi ,  e  alla  tempefta   ridi . 

Ma  indarno  Oflian  tu  guardi  :   ei   più  non  mira 

I   tuoi  vividi  raggi ,  o  che   forgendo 

S      i  Con 


(  C  C  L  X  X  V  I  ) 

Con   la   tua   chioma  gialleggiante   inondi       60*, 

Le   nubi   Orientali ,  o  mezzo  afeofo 

Tremoli  d'Occidente  in   fu  le    porte. 

Ma   tu  forfè,  chi   fa?  fei   pur  com'io 

Sol   per   un   tempo ,  ed   avran   fine ,  o  Sole , 

Anche   i   tuoi   dir  tu  dormirai  già  fpento   610 

Nelle  tue  nubi  fenza  udir  la  voce 

Del  mattin  che  ti  chiama .    Oh  dunque   efulta 

Nella   tua   forza  giovanile  :   ofeura 

Ed  ingrata  è.  l'età,   fimile  a   fioco   tz 

Raggio  di  Luna  ,   allor  che  fplende  incerto    61  5 

Tra  fpariè   nubi ,   e  che   la  nebbia    fiede 

Su  la  collina  :   aura  del  Nord  gelata 

Soffia  per  la  pianura,  e  trema  a  mezzo 

Del  fuo  viaggio  il  peregrin  fmarritOo- 


CAR- 


(GCLXXVII) 

OSSERVAZIONI. 

***** 

QUeftó  Poema  è  forfè  il  meglio  condotto  di  quan- 
ti fi  trovano  in  quella  Raccolta,  e  fenza  dub- 
bio il  più  interefìante  d'  ogn'  altro .  Io  non  ne  in- 
dicherà le  bellezze:  il  cuore  le  farà  fentire  addi  me- 
glio di  qualunque  dilcorfo.  * 
•2.  Là  narrazione  di  ClclTamorre  è  per  fé  ftefTa  eccellen- 
te :  ma  la  fua  bellezza  ci  farà  molto  maggior  im- 
presone fui  fin  del  Poema,  vpoichè  per  mezzo  di  effa 
ci  troveremo  illruiti  fenza  Caperlo  di  tutto  ciò  ch'era 
neceflario  per  prepararci  allo   fcioglimento  dell'  azio- 


j.    .  —  «  _  -  Gregei    <Te    £Jf>u    .   .    . 

E'v    vani    'ìcx\70    "hi\ató/j.ivcc    Xfì'oos    aerai. 
II.  15.  v.  317.  * 

1,  -  . agnovitque  per  umbiram 

Obfcuram ,  quoterà  primo  qui  [urgere  mente 
Aut  vìdet   aut  vidijje  putat  per   nubila  Lunam . 
En.  Lib.  6.  v.  448. 
;.  Pub   paragonarli  quella  deferizione  a  quella  del  Pro- 
feta   Ifaia  e.  13.  v.    21.,    ove   predice    la    diluzione 
di   Babilonia,    e  ad  un'  altra  fìmile   fopra    le  rovine 
dell'  Idumea.   e.  34.  v.  13. 
i.  Simile   prodigio  è  quello  che  mandò  Giove,  ad  Aga- 
mennone,   mentre  quello  accingeva!!    alla  battaglia. 
II.    n.  v.  53.  * 
.   Preparate  feutum   &  clypeum  .  .  .  fiate   in  galeis ,  polite 
lance as ,  induite    vos  loricis .    Ger.  e.  46".  v.  3. 
ifo   //.tv  v/f    «Jlfpw    ffij^óff-fltì,   tu    i'à<r7iiSa    6'ìcOcù  . 
II.    2.  V.   382. 

S     3  8.  Clcf- 


(  C  C  L  X  X  V  I  I  I  ) 

8.  Cleflamorre  non  s'  era  arrefo  ,  ma  feguitava  a  di- 
fenderli, benché  Cartone  lo  computarle  per  vinto,  e 
1'  orgoglio  del  vecchio  guerriero  doveva  effer  irritato- 
dal  vederli  fui  punto  d'  efler  fatto  prigioniero  da  uà 
giovinetto.  Perciò  V  azione  di  Cleffamorre  non  può 
rifguardarfi  come  proditoria,  ma  come  una  difefa  per» 
inefla  dalle  leggi   della  guerra.  * 

0.    CFg   «T'  or   Ùtto  <rxo7rty,g    ecc.    II.  Lib.  4.  V.  275.   * 

10.  -   -     v'xiQ'    tfX/g    CV.O'WH 

Ky^o  6a\7rvo'rtf>ov   tv   àfjLtpcf.   (potmtjv    aspov 
E'p*iV*4"   &  cdQipo;.         Pind.  Olimp.   1.  Str.  1.  * 

11.  Exultavity  ut  Gì  gas  ad  currendam   viam. 

Salm.  18.  47.  * 

12.  Quale  per  incertam  Lunam  fub  luce  maligna 

EJì  iter  in  fdvos.  En.  Lib.  6.  v.  270, 


*     *     *     *     « 

»     »     »     » 
*     *     » 


CAR- 


CARRIC-TURA. 


(  C  C  L  X  X  X  I  ) 
CARRIC-TURA. 

Argomento. 


JL  Rotai  Re  di  Sora  nella  Scandinavia  nemicò  di 
Cathidla  Re  d*  Iniftore  ,  fece  colle  [ne  genti  uno  si/ar- 
co nelle  terre  di  -quejìo ,  e  V  ajfediò  nel  fuo  Palagio  di 
Carric-tura .  Intanto  Fingal  ritornato  da  una  [correria 
fatta  nella  provincia  Romana,  pensò  di  vifìtare  U 
fuddetto  Qathulla  ,  alleato  ed  amico  fuo  ,  e  fratello  di 
Coniala  da  lui  amata .  Giunto  a  vijla  di  Carric-tura 
feoperfe  in  fu  la  fommità  del  palagio  una  fiamma  ,  che 
in  que1  tempi  foleva  efporji  ,  quando  fi  era  in  qualche 
grave  pericolo .  Il  vento  lo  fpinfe  in  una  Baja  al- 
quanto diflante  da  Carric-tura ,  [teche  fu  ce-fìretto  a 
pajfar  la  notte  full  a  fpi aggi  a  .  In  queflo  frattempo  fin- 
ge il  Poeta ,  che  Odino ,  antico  Idolo  della  Scandina- 
via ,  protettore  di  Frotal  compari fca  a  Fingal ,  e  lo 
minacci ,  tentando  di  [paventarlo  ,  e  di  far  eh'  ei  lafci 
la  difefa  di  Cathulla .  Ma  Fingal  appicca  ?vffa  con 
lui ,  e  lo  mette  in  fuga  .  Il  giorno  [eguente  Fingal  at- 
tacca /'  armata  di  Frotal ,  è  ìa  rompe .  Po[cia  abbat- 
te in  duello  lo  Jlejfo  Re .  Ma  mentre  quejìi  era  in 
pericolo  d""  ejfer  ucci[o  da  Fingal ,  Uta  donzella  inna- 
morata di  Frotal  che  /' avea  [eguito  in  abito  di  guer- 
riero . 


(CCLXXXII) 

riero ,  e  non  cono/cinta  gli  flava  apprejfo ,  corre  pet 
[occorrer  P  amante  ,  e  -viene  /coperta  .  Fingal  mojf» 
dalia  fua  genero/ita  ,  e  intenerito  da  quejìo  accidente 
concede  la  vita  a  Frotal ,  e  lo  conduce  pacifico  in 
Carric-tura .  Quejìo  è  il  f oggetto  del  Poema  :  ma  vi 
fono  fparfi  per  entro  varj  Epifodj  .  Si  ha  per  Tradii 
%tone  y  che  il  Poema  foffe  indirizzato  ad  uno  de"1  pri- 
mi Mijfionar)  Crifliani  rifugiati  nella  Scoria .  La  bat*. 
taglia  di  Fingal  coir  Idolo  Odin  fa  vedere ,  che  il 
Poeta  non  avea  guaflo  lo  fpirito  dalle  fuperjìi^ioni % 
che  prevalevano  nel  mondo  tutto,  innanzi  che  vi  j'Ìjj- 
ìroducejfe  il  Criftianefimo . 


CAK- 


( CCLXXXI  I  I  ) 

CARRIC-TURA. 


H, 


,  a  I   tu  nell'  aria   abbandonato  ornai 
Il    ceruleo   tuo   corfo,  ori -crinito 
Figlio    del   cielo?  L'  Occidente    aperfe 
Le   porte    fue  ;  del    tuo   ripofo   il   letto 
Colà  t'  afpetta  :   il   tremolante   capo  5 

L'  onda   folleva   di   mirar   bramofa 
La    tua   bellezza  ;   amabile   ti  fcorge 
Ella   nel   Tonno  tuo;  ma  vifto   appena 
S'  arretra   con  timor  :  ripofa ,  o  Sole , 
Neil'  ofcura  tua  grotta,  e  pofcia  a  noi        io 
Torna   più   sfavillante,   e   più   giojofo* 
Ma   intanto  di  milP  arpe  il   fuon   diffondali 

Per 

«  Il  canto  d'  Ullino  col  qua-  dai    Canti  de'  fuoi  Bardi  . 

le  s*  apre  il  Poema  è  in  me-  Quefta    fpezie    di   trionfo  , 

tro  Lirico  .   Ufava   Fingal  vien  chiamato  da  Oflian  /'/ 

di  ritorno  dalle  fue  fpedi-  canto  del!»  vittoria . 
zioni  ,    di   farfi   precedere 


(GCLXXXIV) 

Per   tutta   Selma ,  e   mille  faci   inakinfi , 
E  rai  di   luce  per  la  iala  ondeggino . 

Già   la    di   Crona    *  x  < 

Zuffa  pafsò. 
Il  Re  dell'  atte 
Re   delle   conche 
A   noi   tornò. 
Battaglia   e    guerra  io 

Svanì  qual    fuono 
Che   più   non   b. 
Su  fu   Cantori 
Alzate   il    canto  : 

Nella   fua   gloria  è  5 

Ritorna   il   Re . 
Sì   cantò  Ullin,  quando   Fingal   tornava 
Dalle   battaglie    baldanzofo   e    lieto 

Nel- 


t  La    zuffa    di  Crona    fi;  il  la   parte  ohe  fpetta  a  Cro- 

foggetto    d'  un   Poema  di  ma  ridotta  ad  un  tal  gra- 

Oflìan  ,    di  cui  il  prefente  do  di  purità  ,     che    potef- 

è  una  continuazione  .  Ma  fé  renderla  intelligibile   ai 


non  fu   potàbile     al   Tra-         Lettori . 
duttore  di  procacciarli  quel- 


(  C  C  L  X  X  X  V  ) 

■Nella   fua   gaja   giovenil   frefehezza 
Co'  fuoi   pefanti   innanellati   crini.  30 

Stavan    fopra   1'  Eroe  cerulee   1'  armi , 
Come   appunto   talor   cerulea   nube 
Sopra    il  Sole   fi   fta ,   quand'  ei   s'  avanza 
In    lue    velli   di   nebbia ,  e    fol   ne  morirà 
La   metà  de'  fuoi  raggi .   I   forti   Eroi  3  5 

Seguon  l' orme   del  Re  ;  fpargefi   intorno 
La   fefta  della   conca  :  a7  fuoi   cantori 
Fingal   fi  volge ,   e  a  feior  gli  accende  il  canto , 
Voci ,  difs'  ei  ,  dell'  echeggiante   Cona , 

Cantori  antichi ,  o  voi   dentro   il  cui  fpirto  40 

Soglionfi    ravvivar   I*  anime   azzurre    * 

De'  noftri   padri ,  or   via  ,   toccate  1'  arpa 

Nella   mia   fala,  onde   Fingal   s'  allegri 

Dei    voftri   canti.   Ex  dilettofa   e   dolce 

La   gioja  del    dolore:  ella    fomiglia   *  45 

Di  Primavera   alla   minuta  pioggia, 

Che 


*  Voi  che  rifvegliate  la  me-         pure  ,    voi  che  fiere  come 
moria  de'  noftri  padri ,  op-         ifpirati  dalle  loro  Ombre  .  * 


'(  C  C  L  X  X  X  V  I  ) 

<Che  molli    rende  della   quercia   i   rami , 
Sicché   vie    via   la   giovinetta   foglia 
Getta    le  verdi   tenerelle    cime . 
Su    cantate ,   o  Cantor  9  domani   al   vento      5  r> 
Darem    le   vele.   Il  mio  ceruleo   corfo 
Sarà  full*  Oceano,  inver  le  torri 
Di  Carric-tura ,  le  mufeofe  torri 
Del  vecchio  Sarno ,  ove  abitar  foleva 
Cornala  mia  ;  colà  Catillo  *   il  prode  5  5 

Sparge  la  fella  della  conca  intorno» 
Molte  le  fere  fon  de1  bofehi  fuoi , 
Ed  alzeraffi  della  caccia  il  fuono  . 
%  Cronalo  ,  diflfe  Ullin ,  figlio  del  canto  , 

E  tu  Minona  graziofa  ali*  arpa ,  6e 

Alzate  il  canto  di  Silrico,  ond'  abbia 

II 

«  Cadmila  .  ti  1'  uno  di  Silrico  ,  e  1'  al- 
*  Cron-nan  fuono  mefio .  M'in'-  tro  di  V invela  .  Appari- 
órrn  aria  foave  .  Sembra  che  fee  che  tutti  i  Poemi  Dram- 
«juefti  foflero  due  Mutici  matici  di  Oflian  ,  fieno  da- 
di profeflìone  ,  i  quali  e-  ti  rapprefentati  nelle  folen- 
fercitafleió  in  pubblico  la  ni  occafioni  alla  prefenza 
loro  arte  :  qui  fono  intro-  di  Fingal . 
dotti  a  rapprefentar  le  par- 


(  C  C  L  X  X  X  V  I  1  ) 

Il   Re   noftro  diietto:  efea  Vinvela  * 
Nella  bellezza  Tua ,   fimile  all'  arco 
Del  ciel  piovofo,  che  1'  amabil  faccia 
Moftra  fui   lago,  quando  il  Sol  tramonta      6<$ 
Lucido  e  puro.  Ecco,  Fingal ,  già   viene 
*    Vinvela,   è  dolce  il  canto  fuo,  ma  trillo, 

Vinvela» 

Figlio  della  collina  è  P  amor  mio: 
Fifchia  nel!'  aria  ognora 

La  corda  del  fuo  arco,  e  fuona  il  corno,   70 
Gli  anelano  d'  intorno  i  fidi  cani, 
Ei  delle  damme   ognor  fegue  la  traccia; 
Egli  ha  di  caccia  >  i'  ho  di  lui  defio  : 
Figlio  della  collina  è  1'  amor  mio. 

?  Deh  rifpondi  a  Vinvela,  amor  mio  dolce,     75 
Il  tuo  ripofo  ov'  è? 

Ri- 

»  Bh'in-bheul  ,  dtnnà  dì  vice     b  Cioè  Mincma  ,  che  rappre- 
melodiofs  i    Bh   in    Lingua         fenta  VinVela  . 
Gallica   ha  lo  ftdfo  fuono 
«he  T  v  Inglefe  . 


(  C  C  L  X  X  X  V  I  I  I  ) 

Ripofi  tu  lungo  il   rufcel  del  monte,. 

Oppur  in   riva   al   fonte 

Dal   mormorante  pie  ? 
Ma  gli  arbufcelli   pieganti  &a 

Ai  ^venticelli  tremuli , 

E  già  la  denfa   nebbia 

Dalla  collina  fgombrafi  : 

Io  mi  voglio  pian  piano  avvicinar, 

Colà  dov'  ei  ripofa  ,  85- 

E  dalla  cima  ombrofa 

Voglio  non  villa  1'  amor  mio  mirar  »- 
La  prima   volta  eh'  io  ti   vidi ,   o  caro  , 

Amabile  ti  vidi 

Tornar  da  caccia,  alto,  ben  fatto,  e  flavi   90 

Colà  di  Brano  *  preffo  il   pino   antico . 

Molti  eran  teco  giovinetti  fnelU 

Diritti  e  belli; 

Ma 


a  Bran  ,    o  Brano    fìgnifica  celli  che  ritengono    il    no-» 

un    "ufalh    di    montagna .  me  di  Bran-Havvene    uno 

Vi  fono  ancora    nei  Nord  particolarmente     che    cade 

della  Scozia  divertì  fiumi-  nel  Tay  a  Dankeld  . 


(CCLXXXIX) 
Ma  il  più  bello  d'  ogn'  altro  era  Silrico.- 

S    I    L    R    I    C    O  . 

Che   voce   è  quella   eh'  odo-  9 

Voce   limile  a  frefea  auretta  eftiva. 
No,  il   mormorar  dell'  arbufcel  non  fento 

Che  piega  al   vento , 
Nò  più  del  monte 

In  fu  la   fonte  io  fio,  ir 

Di  Fingallo  alle  guerre 

Là  nell'eftranie  terre 

Lungi ,   Vinvela  mia ,  lungi  men  vo , 
I  miei  fidi  can  grigi 

Non  mi  feguono  più.  k 

Sul  colle  i  miei  veftigi , 

Cara  ,  non  vedrai  tu . 
Ed  io  non  men,  Vinvela  mia  vezzofa  > 

Non   rivedrò  più   te , 
Quando  fui  rio  della  pianura  erbofa     '  •  1  ] 

Movi  sì   dolce  il  pie: 

Tom.  IL  T  Gu- 


(  C  C  X  C  ) 

Gaja ,  come   nell'aria 

L' arco  del  ciel   ridente  > 
Come  la  Luna   candida 

Neil*  onda  d' Occidente  .  115 

Vi n v  e  L  A . 

Dunque  partì ,  Silrico ,  ed   io  qui  refìo 

Su  la  collina  mefehinetta  e  fola? 
Le  damme  già  fopra  l' alpeftre  vetta 

Pafcon  fenza  timor; 
Né  temon  fronda,  o  fufurrante  auretta ,  120 

Che  lungi  è'1  cacciator. 
Egli  è  nel  campo  delle  tombe  amare  t 

Chi  fa  s'egli  rivien? 
Stranieri  per  pietà ,  figli  del  mare  , 

Lafciatemi  '1  mio  ben  *  i  2  5 

Silrico. 

Vinvela  mia,  fé  là  nel  campo  io  caggio, 
Tu  la  mia  tomba  inalza; 

Am- 


(  C  C  X  C  1  ) 

Ammonticchiata   terra,   e   bigie  pietre 

Serbino   ai   dì   futuri 

La   ricordanza   mia:   là   fui   meriggiò  Ijd 

Verrà   talvolta  ad   adagiare  il   fianco 

Il  cacciator  già  fianco 

Quando  col  cibo  prenderà  riftoro: 

E  al  luogo  5   ov*  io  dimoro 

Volto,   dirà,   qui  giace  uno  de' prodi  ^  I55 

E  vivrà  il  nome  mio  nelle  fue  lodi. 
Dolce  Vinvela  mia ,  s'io  vado  in  guerra 

Serbami  la   tua  fé. 
Se  baffo  baffo  giacerò  fotterra 

Ricordati  di  me.  140 

Vi  n ve  la  4 

Sì  ,  sì ,  mio  dolce  amore  > 

Di  te  mi  fovverrò» 
Oimè  ,  ma   tu  cadrai , 

Oimè ,   fé   tu  ten   vai 

Per  fempre,  e  che  farò?  145 

T     1  Sul 


(  C  C  X  C  I  I  ) 

"Sul  muto  prato, 
Sul  cupo  monte  , 
Sul  niello  fonte 
Di   te   peniando  andrò., 

Qualor  da   caccia  ,  *$q 

Farò   ritorno^ 
Il  tuo  muto  foggiorn© 
Con   doglia   rivedrò.. 

Oimè   laflai   dolente  , 

Silrico  mìo  cadrà..  355 

E  Vinvela   piagnente 
Di  lai  fi  fovverrìw. 

Ed  anch'io,  difle  il  Re,   del   forte  duce 
Ben  mi  fovvengo  ;   egli  ftruggea  la   pugna 
Nel  fuo  furor ,  ma  più  noi  veggo  .  Un  giorno    1  60 
Lo  rifeontrai   fui  colle:   avea   la  guancia 
Pallida ,  ofeuro  il   ciglio ,   ufeia  dal   petto 
SpefTo  il   fofpiro  :   i  fuoi  romiti  paflì 
Eran   verfo  il  deferto;  or   non   fi   feorge 
In  tra  la  folla  de' miei  duci,  quando-         v6$ 

S' inai* 


(  C  C  X  C  I  I  I  ) 

S'inalza   il   fuori   de'bellicofi    feudi. 

Abita   forfè   di  Cremora   *   il   fire 

Nella   picciola  cafa ?  oh,  diflfe   Ullino , 

Cronalo,  dacci  di  Silrico  il  canto 5 

Quando  grunfe  a'  fuoi  colli  ^   e  più  non  era    %j  6 

La   fua  Vinvela  ;   ei  s'  appoggiava  appunto 

Su  la  muicofa  tomta  dell'  amata , 

E   credea  che   vivefiè  ;   egli   la   vide, 

Che  dolcemente   fr  movea   fui  prato; 

Ma  non  durò  la  fua  lucida  forma  175 

Per  lungo  fpazio ,  che  fuggi   dal  campo 

Il  Sole ,  ed  -ella   fparve  :   k   udite ,  udite  , 

Dolce ,  ma  trillo  è  di  Silrico  il    canto . 

SlLRlCO* 

Io  fiedo  prelfo  alla  mufeofa  fonte 

T      3  Su 

■a  Carn-mór  ,  alta  feofeefa  col-  ghi    folitarj  ,    e    i  fecondi 

lina  .  fempre  di   notte  ,  e  in  ma- 

i  La  differenza  che  gli  anti-  niera  orrida  e  fpaventofa  . 

chi  Scoti  mettevano    tra  i  Ma  la  circoftanza  del  giorno 

buoni  e  i  cattivi  fpiriti  era  e  della  notre   non  è  tempre 

filetta  3  che  i   primi    coni-  esattamente     otìervata    nei 

pàvìvano  di  giorno  in  luo-  Poemi  di  Offian  .  * 


(  C  C  X  C  I  V  ) 

Su  la   collina,  ove   foggiorna  il  vento,       i8o 

Fifchiami  un  arbufcel  fopra.  la  fronte , 

Rotar  fui  lido  l'ofcura  onda  io  fento; 

I    cavrioli.  {bendano   dal   monte, 

Gorgoglia    il  lago,    che   commoffo   è   drento, 

Cacciato?  non.  f;  feorge   in  quefti  bofehi ,    |8jj 

E  tutto  muto;  i  miei  penfìer   fon  fofchi. 

S'io  ti  vedeffi ,   o  mio  dolce   diletto, 
S*  io  ti  vedeffi  errar   fui   praticello , 
Con   quel   tuo.   crin ,  che   giù   feende   negletto , 
E   nuota   fopra   Pale   al   venticello,  1.90, 

Col    petto    candidetto   ricohnetto , 
Che   fale ,  e   feende ,  a   rimirar   si   bello , 
E  con   T  occhietto  baffo ,  e   lagrimofo 
Pel    tuo.  Silrico   dalla  nebbia   afeofo; 

S'io    ti   vedeffi,  io   ti    dare'   conforto,  195 

E  condurre'ti   alle   paterne    caie . 
Ma ,  faria  quella   appunto 
Ch'appar   colà  fui   prato  ? 
Se* tu,  che  per  le   rupi,  o  de£abilt 


(  C  C  X  C  V  ) 

Ne  vieni  all'amor  tuo?  fé' tuo  mio  ben?  20  a 

Come    la  Luna   per  l'autunno   amabile 

O   dopo   nembo   eftivo   il   Sol   feren? 

Ecco ,  che  a  me   favella  5 

Ma  quanto  baffa  mai 

E'  la  fua  voce,  e  fioca;  205 

Somiglia  auretta  roca 

Fra.  l'alghe  dello  ftagno. 

Vi  N VELA, 

Dunque  falvo  ritorni? 
E  dove  fon  gli  amici? 

Salvo  ritorni,  o  caro?  210 

Su  la  collina  la  tua  morte  intefi> 
Intefi   la  tua  morte , 
E  ti  pianfi  di  pianto  amaro,  e  forte l 

SlLRICO. 

Sì  mia  bella ,  io  ritorno  r 

Ma  della  fchiatta.  mia  ritorno  il  folo,        215 
T     4  ?& 


(  C  C  X  C  V  I  ) 

Più  non  vedrai  gli  amici-.   Io  la  lor  tomba 

Sulla  pianura-  alzai  :   ma   dimmi ,  o  cara , 

Per  la  deferta  vetta 

Perchè   fola  ti  ftai? 

Perchè  così  foletta  220 

Lungo  il  prato  ten   vai  ? 

Vi n ve  la . 

Sola  ,  Silrico  mio  , 

Nella  magion  del  verno   * 

Sola   fola  fon  io. 

Silrico  mio,  per   te   di  duol   fon  morta        225 

Sto  nella   tomba   languidetta ,  e   fmorta . 
Diflfe  ,  e  fugge  veloce  , 

Come  nebbia   fparifee  innanzi   al   vento  • 
Amor  mio  perchè  fuggi?   ove  ten   vai? 

Deh  per   pietade   arrecati,  230 

E  guarda   le   mie   lagrime . 

Bella  fofti,  o  Vinvela, 

Bel- 

<*  Nel  fepolcro  . 


(  C  C  X  C  V  I  I  ) 

Bella  quand'eri   viva,  e  bella  lei 
Anche  morta ,  o  Vinvela ,  agli  occhi  miei . 
Sulla  cima  del  colle  ventofo,  235 

Sulla  riva   del   Fonte  raufeofo 
Di   te ,   cara  ,  penfando  ftarò  «. 
Quando  è  muto  il  meriggio  d'  intorno 
A  far  meco   il   tuo  dolce   foggiorno 
Vieni;  o  cara,  e   contento  farò.  240 

"Vieni,   vieni  fu  1'  ale   al   venticello, 
Volami  in  grembo, 
Vieni  fui  nembo 
Quando  fui   monte   appar» 
Quando  tace   il  meriggio,  e'1  Sol  più  coce ,    245 
Con  queir  amabil  voce 
Vienimi  a  confolar . 
Tal  fu  1  canto  di  Cronalo  la  notte 
Della  gioja  di  Selma .   In   Oriente 
Sorfe  il  mattino  :   V  azzurre    onde  rotolano    250 
Dentro  la  luce.   Di   fpiegar   le  vele 
Fingal  comanda  ;  i  romorofi   venti 

Scen- 


(  C  C  X  C  V  I  I  I  ) 

Scendono  da'  lor  colli.  Alla  fua  vifta 
S  erge  Iniftore,  e  le  mufeofe  torri 
Di  Carric-tura:   ma  fu  1'  alta  cima  255 

Verde   fiamma  forgea  di  fumo  cinta , 
Segno,  d'  affanno  :   il  Re.  picchioffi  '1  petto , 
La   lancia  impugna  :   intenebrato  il   ciglio 
Tende  alla  corta ,    e  guarda  addietro    al  vento 
Che  avea  '1  fuo  foffio.  rallentato;   fparfi       260 
Errangli  i  crini  per  le  fpalle ,   e  fiede 
Terribile  filenzio  a   lui  fui   volto*. 
Scefe  la  notte  ,   s'  arredò  la  nave 

Nella  baja  di  Rota  ;  in  fu  la  cotta , 

Tutta  accerchiata  d'   eccheggianti  bofehi      265 

Pende   una   rupe  :   in   fu   la  cima  flafli 

Il  circolo  di   Loda ,  e  la  mufeofa 

Pietra  della  Poffanza  :   appiè  fi  ftende 

Pianura   anguria ,   ricoperta  d'  erba , 

E  di  ramofi  .antichi  alber,  che  i  venti        270 

Di  mezza  notte  dall'  alpeftre  maffo 

Imperverfando  avean  con  forti  crolli 


(  C  C  X  C  I  X  ) 

Diradicati  :   ivi  et  un   rio  ferpeggia 
L.'  azzurro,  corfo ,   ed  il   velluto  cardo 
Aura  romita,  d'  Oceart  percote .    a  275 

S*  alzò  la  fiamma  di  tre  quercie  j  intorno 
Si  difftife   la   fefta  :   il  Re    turbato 
Stava  pel  Sir  di  Carric-tura  :   apparve 
La  fredda  Luna  in  Oriente ,  e  '1  fonno, 
Su  le  ciglia  de'  giovani  difeefe..  280. 

Splendeano  a'  raggi   tremuli  di  Luna 
Gli  azzurri  elmetti  ;  delle  quercie  il  foco 
Già  decadendo ,   ma  fui  Re  non  pofa 
Placido  fonno,  ei  di  tutt'  armi  armato 
S'  alza  penfofo  ,  e  lentamente  afeende  28  5 

Su  la  collina ,   a  rifguardar  la   fiamma 
Della   torre  di  Sarno  ..  Ella  fplendea. 
Torba  da  lungi  ;   ma  la  Luna   afeofe 
La  fua   faccia  vermiglia  :   un  nembo  move 
Dalla  montagna,  e  porta  in  fu  le  piume    290 

ì  Lo 


«  L1  Originale  :   e  il  /odiarlo    'fato    dell*   Oceano    perfeguit*  la 
barba  del  cardo  .   * 


(  CCG) 

•3   Lo  fpirito  di  Loda .  Al  fuo  foggiorno 
Ei  ne   venia  de'  fuoi  terrori  in  mezzo  ; 
E  già  crollando  la  caliginofa 
Afta;  gli  occhi  parean  fumofe  vampe 
Neil'  ofeura  fua  faccia;  e  la  fua  voce  29$ 

Era  da   lungi  rimbombante  tuono . 
Ma  contro  lui  del  fuo  vigor  la  lancia 
Move  Fingallo,  e  gli  favella  altero. 
Vattene   o  figlio  dell'  ofeura  notte, 

Chiama  i  tuoi  venti ,  e  fuggi ,  a  che  ten  vieni    300  \ 
Dinanzi  a  me  d'  aere  ,  e  di  nembi  armato? 
Temo  fors'  io   tua   tenebrofa  forma , 
Tetro  fpirto  di  Loda?  è  fiacco  il  tuo 
Scudo  di   nubi ,  e  fiacca  è   la   tua   fpada 
Vana   meteora  ;  le  rammafla   il   vento,         305  , 
Ed   il   vento  le  fperde ,  e   tu   tu  fteflb 
Sfumi   ad   un  tratto  ;   o  della  notte   figlio 
Fuggi  da  me ,   chiama  i  tuoi   venti ,   e   fuggi . 
E  dal   foggiorno  mio  tu  di  forzarmi 

Dunque  pretendi  ?  replicar  s'  ìntefe  3  1  o 

La 


(CC  CI) 

La   vuota   voce:  innanzi  a  me  s'  atterra 
Il   ginocchio  del  popolo:   io  la   forte 
Delle  battaglie,   e   dei  guerrier  decida. 
Io  Tulle  nazion  guardo  dall'  alto ,  4 
E   più  non   fono;   le  avvampanti  nari  315 

Sbuffano  morte  ;   io  fpazi#  alto  fu  i   venti  y 
Calpefto  i  nembi ,  e  a'  pam*   miei  dinanzi 
Van   le   temperie  :   ma   tranquillo   e   cheto 
E'  di   la  dalle   nubi   il  mio   foggiorno  , 
E  lieti  fon  del  mio  ripofo  ì  campi.  32© 

E  ben ,   quei  ripigliò ,  del  tuo  ripofo 

Statti   ne'  campi ,  e  di  Comallo  il  figlia 
Scordati  :   da'  miei  colli   afeendo   io  forfè 
Alle  tranquille  tue  pianure ,  o  vengo 
Sulle  nubi  con   1"  afta  ad  incontrarti,  325 

Tetro   fpirto  dì  Loda?  e  perchè  dunque 
Bieco   mi  guardi  ?  e  perchè  fcuoti ,  o  folle , 
Quell'  aerea   tua   lancia?  invan  tu  bieco 
Guati  Fingallo ,  io  non   fuggii  dai  prodi , 
E  me  fpaventeran  del  vento  i  figli?  330 

No, 


(CCCII) 

No ,  cke   dell'  arme  lor  fo  la  fiacchezza , 

Va,  foggiunfe  lo  fpcttro ,  or  vanne,  e  '1   ventò 

Ricevi  :   i   venti  di  mia   man  nel   vuoto 

Stannofi  ;  è  mio  delle  tempefte  il  corfo » 

Mio  figlio  è  '1  ke  di  Sora  :  egli  alla  Pietra   33$ 

Dì  mia  Pofifanza  le  ginocchia  inchina . 

La  fua  battaglia  è  a  Carric-tura  intorno  j 

Ei  vincerà .  Figlio  di  Cornai ,  fuggi 

Alle   tue  terre,  o  proverai  bentofto 

Del  mio   ardente   furor  gli  orridi   effetti .   340  I 

DhTe,  e   contro  Fingallo   alzò    la   lancia 

Caliginofa  ,  e   della   fconcia   forma 

L'  altezza  formidabile  piegò  •. 

Ma   quei   s'  avanza ,  e   trae    i'  acciai* ,  lavoro 

Dell'  affumato  Luno  a  ;    il  fuo  corrente  h    34$ 

Sentier  penetra   agevole    pel   mezzo 

Dell'  orrid'  ombra  :   lo   sformato  fpettro 

Cade   feflb   hell'  aria  s  appunto   come 

Ne- 

g  Luti    o  Lnno    era    un    ce-         gal    era    opera    di    queftó 
lebre     fabbro    di    Loclin  .  artefice . 

La    famofa     fpada  di    Fin-     b  II  filo  della  fpada  » 


(  C  C  C  I  1  !  ) 

Nera   colonna   di   fumo,   che   fopra 
Mezzo   fpenta   fornace   alzali ,  e    quella        3  50 
Fende   verghetta   dì   fanciul   per   gioco .   s 
Urlò  di    Loda   il    tenebrofo   fpirto  , 
Ed   in   fé   rotolandofi ,   nell'  aria 
S'  alza,  e   fvanifee:   V  orrid'  urlo    udirò 
V  onde    nel  fondo ,   e  s'  arreftaro  a  mezzo    355 
Del   loro  corfo  con   terrori  dal  Tonno 
Tutti  ad   un   tratto   di   Fingallo    i   duci 
Scoflerfi ,  ed   impugnar   1'  afte   pefanti . 
Cercano   il   Re ,   noi   veggono ,   turbati 
S'  alzano   con  furor;   gli  feudi,   e  i  brandi    360 
Rimbomban   tutti.   In    Oriente   intanto 
La   Luna   apparve,   il  Re   fé   a'  fuoi  ritorno 
Scintillante   nell'  armi  ;  alta   la   gioja 
Fu  de  giovani   fuoi ,  tranquilla   calma 
Serenò  le   lor   anime,  ficcome  $£5 

Dopo  tempera  abbonacciato  mare . 
Ullino  alzò  della  letizia  il  canto , 
E   d'  Iniftor   fi   rallegraro    i   colli , 


(CCCIV) 

Fiamma   di   quercia   alzoflì ,    e   rimembrarli 
Le   belle   iftorie  degli    antichi  Eroi.  370 

Ma   d'  altra   parte    d'  una   pianta   all'  ombra» 
Sedea   pien   di   triftezza   il   Re    di   Sora 
Frotallo  :   intorno   a   Carric-tura    fparfe 
Son    le   fue    fquadre,  egli   le   mura    irato 
Guarda   fremendo^  e   fitibondo  il    fangue     375 
Vuol    di    Catillo ,   che    lo    vinfe    in   guerra  * 

Allor  che  Anniro   a   di   Frotallo   padre 
Regnava  in   Sora ,   un   improvvifo   nembo 
Sorfe   fui   mar ,  che    ad   Iniftor   portollo . 
Frotal   fi    flette   a   fefteggiar   tre    giorni        380 
Nelle   fale    di   Sarno,   e   vide   gli   occhi 
Di   Cornala  foavemente   lenti , 
Videli ,  e    nel   furor   di   giovinezza 
Ratto    s'  accefe ,  e  impetuofo   corfe 
Per    farfi   a   forza   poffelfore   e   donno  385 

Del- 


»  Anniro  era  padre  non  me-  fratello  ,    e    £w    poi  uccifo 

no  di  Frothal ,  che  di  Era-  da    Gaulo    mila    battaglia 

gon  ,  il  quale  regnò  in  So-  di  Lora  . 
ra  dopo    la  morte    di  fuo 


(  C  C  C  V  ) 

Della   donzella   dalle  bianche   braccia  * 
Ma   -vi   s'  oppon  Catillo ,  ofeura   zuffa 
S'  alza;  Frotallo    è   nella    fala   a-v  vinto  * 
Ivi   langue   tre  giorni ,  alla   fua   nave 
Sarno  nel   quarto  rimandollo;  a    Sora         390 
Egli  falvo  tornò;  ma   la   fua  mente 
Negra   fi   fé    di-  furibondo   fdegno  6 
Fin    da   quel    dì   contro   Catillo,   e  quando 
Della  fama    d'  Annir    s'  alzò   la   pietra  ,.    a 
Ei   fcefe   armato,   e   alle    mufeofe    intorno   395 
Mura   di   Sarno   alta    avvampò   battaglia* 
Sorfe   il    mattin   fopra  Iniftor:   Frotallo 
Batte  T  ofeuro   feudo;   a   quel   rimbombo 
Scotonfi   i   duci   fuoi  ;  s'  alzan ,  ma   gli   occhi 
Tengono  al  mar;  veggion  Fingal  che  viene  400 
Nel   fuo   vigor  :   parlò   Tubarre   il   primo . 
Re   di   Sora„  e   chi   vien.  fimile   al   cervo 
Cui   tien   dietro   il   fuo  gregge?  egli  è   nemico 3 
Tom.  IL  V  Veg- 

«  Cioè  dopo  la  morte  cT  An-         fama  di  qualcbeiuno  ,    vale 
«irò  .  Inalbar  la  pietra  della         quanto  fepellirlo  . 


(  C  C  C  V  1  ) 

Veggo   la   punta    di   fua    lancia  :   ah   forfè 
E' il  Re  di  Morven,  tra'  mortali  il  primo  405 
V  alto  Fingal  :   V  imprefe   fue   Gormallo 
Rimembra,  e   fta    de'  fuoi    nemici  il   fangue 
Nelle  fale  di   Starno   *  :   a   chieder   vado 
*  Dei  Re  la   pace  ?  egli   è   folgor   del    Cielo . 

Figlio  del   fiacco   braccio,  a   lui  rifpofe  410 

Frotallo   irato:   incominciar  dovranno 
Dalle   tenebre   adunque   i   giorni    miei  ? 
Io  cederò   pria   di   veder   battaglia? 
Ma   che   direbbe  in   Sora   il   pòpol    mio? 
Frotallo  ufcì  ,  come   Meteora   ardente  4 1 3 

Di  ria  nube ,  fcontrollo  ,  egli  difparve . 
No ,  no ,  Tubar ,  no ,  Re  di  Torà  ondofa ,  e 
Non  cederò ,  me  la   mia  fama ,  come 
Strifcia  di    luce   fafeierà  d'  intorno . 

Ufcì  de' fuoi    col   rapido   torrente,  410 

Ma 


a  Allude  alle  imprefe  di  Fin-  b  Cioè  ,    patti  onorevoli    di 
gal  in  Loclin  per  Agana-  pace  . 

deca  ,  riferite  nel  Canto  3.  e  Deve    effer  una  terra    nelle 
del  Poema  Epico.  *  vicinanze  di  Sora.   * 


(  C  C  C  V  I  I  ) 

Ma    rupe   rifeontrò  :   Fingallo   immoto 

Stettefi:   rotte   rotolaro   addietro 

Le  fchiere  fue ,   né   rotolar  ficure  » 

L'  afta  del  Re  gì'  incalza  :   il  campo  è  tutto 

Ricoperto  d'Eroi:   frappoflo  colle  4Ì5 

Solo  fu  fchermo  alle  fuggenti  fquadre» 

Vide  Frotallo  la  lor  fuga,  e   V  irà 

Sorfe  nel  petto  fuo  :   torbido  il  guardo 

Tien   fitto   al   fuol  -,  chiama  Tubar  :  Tubarre  , 

Il  mio  popol  fuggì,  cefsò  d*  alzarli  430 

La  gloria   mia:  che  più.  mi   refta?  io   voglio 

Pugnar   col   Re  j   fento   1'  ardor  dell'  alma } 

Manda   Cantor ,   che   la   battaglia    chieda . 

Tu   non   opporti  :   ma   Tubarre ,  io    amo 

Una   Donzella,  ella   foggiorna   appretto         435 

L'  acque  di   Tano ,   ella  è   d'  Erman  la  figlia 

Uta ,  dal   bianco  fen ,   dal   dolce   fguardo  . 

Efla  la  figlia  d'  Iniftor    *   paventa , 

Vi  E   al 

0  Quefta   è   la  celebre  Coma-         Uta  probabilmente  non   fa- 
la  ,  innamorata  di  Fingal ,         peira  5  che  Cornala  folte  già 

mor- 


(  e  e  e  v  i  i  i  > 

E  al  mio  partir  traflfe  dal   petto  il  fuo= 
Delicato    lbfpiro  :   or    vanne  ,   e  dille  440. 

Che   baffo  fon,  ma  che  foltanto  in  lei 
Il  mio  tenero  cor  prandea  diletto  .. 
Cosi  parlò  pronto  a  pugnar ,  ma  lungi- 
Non  era  il   foaviffimo  iofpiro 
Della  beli'  Uta  :   ella   in  mafchili  fpoglie      4455, 
Avea  feguito   il  fuo  guerrier   fui  mare* 
Sotto  lucido  elmetto  ella  volgea 
Furtivamente  1'  amorofo  fguardo 
Al   giovinetto:   ma  feorgendo  adeflb^ 
Avviarti  '1  Cantor ,   tre  volte  l'afta  450 

Di  man   le  cadde,,  il  crin  volava  fciolto, 
Spedi  fpelTi  gpnfiavanle   i  fofpiri 
Il  candidetto  feno  ;   inalza  gli   occhi 
Dolce -languenti  verfo  il  Re;   volea 
Parlar,  tre  volte  lo  tentò,   tre   volte  455 

Morì  fui  labbro  la  tremante  voce. 

Fin- 
morta  ,    e  in  confeguenza         P  antica    paflìone    di  Fro» 
temeva    che   fi  rifvegliatfe         thal  per  cjiiefla  donzella  . 


(  C  C  C  I  X  ) 

Fingallo  ode   il  Cantor ,   ratto  fen   venne 
Col   fuo  polente   acciar  :   le  mortali  afte 
Si  rifeontraro ,  ed  i  fendenti   alzarli 
Di  loro  fpade  :   ma  difeefe  il  brando  <\6ó 

Impetuofo  di  Fingallo  ,  e   in  due 
Spezzò  lo   feudo  al  giovinetto  :   efpofto 
EU  fuo  bel  fianco;  ci  mezzo  chino  a  terra 
Vede   la  morte  :   ofeurità  s' accolfe 
Sull'alma  ad  Uta,  per  le  guancie  a   rivi  465 
Difcorrono  le  lagrime ,  ella  corre 
£er  ricoprirlo  coi  fuo  feudo,  un  tronco 
Le  s'  attraverfa,   incefpica ,   riverfafi 
"Sul  fuo  braccio  di  neve ,   elmetto  e    feudo 
Le  cadono,   difeoprefi   il  bel  feno ,  470 

La  nera   chioma  fui   terreno  è  fparfa . 

Vide  il  Re  la  donzella,  e  pietà   n'ebbe. 
Ferma  il  brando  inalzato ,  a  lor  fi  china 
Umanamente ,   e  nel   parlar   full'  occhio 
'    Gli  fpuntava  la   lagrima  pietofa .  475 

O  Re  di  Sora ,  di  Fingallo  il-  brando 

V      3  Non 


(  C  C  C  X  ) 

Non  paventar.  Non  lo  macchiò  giammai 
Sangue  di  vinto ,  e  di  guerrier  caduto 
Petto  mai  non  pafsò  :   fui  Torà  ondofo 
S'allegri  il  popol   tuo,  goda  la  bella  480 

Vergine  del   tuo  amor  :   perchè  mai  devi 
Cader  nel  frefeo  giovenil  tuo  fiore? 

Frotallo  udì  del  Re  le  voci,  e  a  un  punto 
Ei  vide  alzarfi  la  Donzella  amata. 
Stetterfi  entrambi  in   lor  bellezza  muti,      485 
Come  due   verdi  giovinette  piante 
Sulla  pianura,  allor  che  il  loffio  avvedo - 
Cefsò  del   vento ,  e  fu  le  foglie  pende 
Di  Primavera  tepidetta  pioggia. 

Figlia  d'Erman,  difs'ei,   venirli  dunque  4901 

In  tua  bellezza  dall'  ondofo  Torà 
Per  mirar  abbattuto  alla  tua  villa 
Il  tuo  guerrier?  ma  l'abbatterò  i  prodi, 
Donzelletta  gentil ,  né  ignobil  braccio 
Vinfe  d' Anniro  il  figlio  al   carro  nato.      49^ 
Terribile  ,  terribile  in  battaglia  % 

Re 


e  C  C  C  X  I  ) 

Re  di  Morven,  fei  tu,,  ma  pofcia  in  pace 
Raffembri  il  Sol,  che  dopo  pioggia  appare. 
Dal  verdeggiante  itelo  in  faccia  a  lui 
I  fiori  alzano  il  capo,  e  i  venticelli  500 

Van  dibattendo  mormoranti  piume. 
Oh  foftù.  in  Sora ,  oh  fofle  fparfa  intorno 
La  feda  mia!   vedriano  i  Re  futuri 
L'arme  tue  nella  Sala,  e  della  fama 
S' allegrerien  de  padri  luoi ,  che  l'alta         505 
Fingal  poflfente  di  mirar  fur  degni .. 
Della  di  Sora  valorofa  ftirpe, 

Figlio  d'  Anniro ,  s'  udirà  la  fama  , 
Diffe  Fingal  :  quando  fon  forti  i   duci 
Nella  battaglia  allor  s' innalza  il  canto  ;     5  io 
Ma  fé   difeendon  fopra  imbelli  capi 
Le  loro  fpade ,  fé  de'  vili  il  iangue 
Tinge  le  lancie,  il  buon   cantor  fi  feorda 
De'  loro  nomi ,  e  fon  lor  tombe  ignote . 
Verrà  fopra  di  quelle  ad  inalzarfi  5  1  5 

Cafa  o  capanna  il  peregrino ,  e  mentre 

V     4  Ei 


C  G  C  C  X  1  I  ) 

Ei  fta  fcavando  l'ammontata  terra, 
Scoprirà   logra  e   rugginofa  fpada  , 
E  in  mirarla  dirà  :   quefte  fon  l' arme 
D'antichi  duci,  che  non  fon  nel  canto»     52G 
Tu  d'  Iniftor  vieni  alla  fella ,  e  teco 
La  verginella  del  tuo  amor  ne  venga, 
E  i  noftri  volti  brilleran  di  gioja  . 
Prefc   la  lancia ,  e  maeftofamente 

Dì  fua  pofTanza  s' avanzò  nei  paffi  »  525 

Di  Carric-tura  ornai  le  porte  fchiudonfi , 
La  fefta  della   conca  in  giro  fpargefi , 
Alto  intorno  fuonò  voce  di  mufica , 
Gioja  disfavillò  pe'  larghi  portici , 
Udivalì  d' Ullin  la  voce  amabile,  530 

L' amabile  di  Selma  arpa  toccavafi  . 
Uta  allegroni  nel   mirarlo  ,   e   chiefe 
La   canzon  del   dolor ,   full'  umid'  occhio 
La  lagrima  pendeale   turgidetta , 
Qiiando  comparve   la  dolce  Crimora ,   f       535 

*  Cri- 

a  Cioè  quando    Ullino    prefe  a    rapprefentare    il    perfonag» 
gio  di  Crimora  .   * 


(  C  G  G  X  I  ì  1  ) 

*    Crìmora   figlia   di   Rinval ,  che  flava 

Là  full' ampio  di  Lota  azzurro  fiume.  * 

-Lunghetta  iftoria ,  ma  foave  ;  in  «fifa 

La  Vergine  di  Torà  c   ebbe  diletto, 
Crìmora» 
Chi  vien  dalla  collina  540 

Simile  a   nube  tinta 

Dal   raggio  d'Occidente? 

Che  voce  è  quella  mai  fonora ,  e  piena 

Al  par  del  vento, 

Ma  qua!  di  Carilo  <*  545 

L'arpa  piacevole? 

Egli  è  il  mio  amore  >  è  1'  amor  mìo  che  feende , 

E  nell' 

a  Cri-mora    donna     dy    animo     e  Gonvien  che  Torà  e  Tano 

grande  .  follerò  due  luoghi  affai  vi- 

tr  Lotha  ,  nome  antico  d'  uno  cini ,  poiché   il  Poeta   dif- 

dei  maggiori  fiumi  nel  Set-  fé    di  fopra    che  Uta   abi- 

tentrione  della  Scozia  .  Il  tava  preìlo  I'  acque  di  Ta- 

folo    che     a'  tempi  noftri  no  .   * 

ritenga  qualche  fomiglian-  d  Forfè  quefto  Carilo  è  il 
za  nel  fuono  fi  è  il  fui-  celebre  cantore  di  Cucul- 
me  Lochy  nella  provincia  lino  ;  per  altro  il  nome 
d'  Invernefs,  ma  il  Tradut-  può  efìer  comune  a  qua- 
tore  non  ofa  alucurare,  lunque  Cantore .  Carri!  Ci- 
che quefto  fia  il  fiume  di  gnifica  un  fuono  vivace  e 
cui  qui    fi   parla  .  armoniofo  . 


(CCCXIV) 

E  nelP  acciar  rifplende  , 

Ma  trillo  porta  e  nubilofo  il  ciglio» 

Vive  la  forte  fchiatta  di  Fingallo.  550 

Qual  affligge  difaftro  il  mio  Conallo?   * 

CONALLO. 

Elfi  fon  vivi,  o  cara, 
Io  ritornar  poc'anzi 
Dalla   caccia  gli  vidi 

Qual  torrente  di  luce:  il  Sol  vibrava         555 
Su  i  loro  feudi ,  elfi  feendean  dal  colle 
Come  lilla  di  foco  :  o  mia  Crimora 
Già  la  guerra  è   vicina , 
E'  della  gioventude  alta  la  voce, 

*  Dargo ,  Dargo  feroce  fóo 
Doman  viene  a  far  prova 

Della  poffanza  della  ftirpe  noftra. 
Egli  a  battaglia  sfida 

La 

*  Connal  ,  figlio  di  Diaran  ,  b  Quefto  è  quel  Dargo  Bri- 
Eroe  de'  più  famofi  tra  quei  tanno  ,  che  fu  poi  uccifo 
di  Fingai ,  di  cui  s'  è  già  da  Ofcar  figlio  di  Caruth . 
parlato   altre  volte  . 


(C  C  C  X  V  ) 

la  fchiatta  di  Fingallo  invitta  e  forte, 
Schiatta  delle  battaglie,  e  della   morte        565 

Crimora. 

E"  ver,  Conallo,  io  vidi 

Le  vele  fue ,  che  qual  nebbia  ftende  vanii 
Sul  flutta  azzurro,  e  lente  s'avanzavano 
Verfo  la  fpiaggia ,  o  mio  Conallo,  molti 
Son  di  Dargo  i  guerrier. 

Conallo. 

Recami ,  o  cara ,   570 
Lo  feudo  di  tuo  padre 
Il  forte  di  Rinval  ferrato  feudo, 
Che  a  colma  Luna  raffomiglia ,  quando 
Fofca  infocata  per  lo  eiel  fi  move  » 
Crimora. 
Ecco  o  Conal   lo  feudo ,  575 

Ma  quefto  non  difefe  il  padre  mio; 
Cadd'ei  dall'afta  di  Gormiro  uccifo, 
Tu  puoi  cader . 

Co- 


(CCCXVI) 

CONALLO. 

Poflb  cader,    è  vero, 

Ma  tu,  Crimora,  la  mia  tomba  inalza. 

Le  bìgie   pietre,  e   un  cumulo  di  terra        58$ 

Faran  eh'  io  viva  ancor  fpento  e  fotterra  t 
Tu  a  xjuella  vifta 

Molle  di  lagrime 

Volgi  il  leggiadro  afpetto . 
E  muta  e  trilla  *g> 

Sopra  il  mio  tumulo 

Picchia  pili  volte  il  petto  . 
Bella  fei  come  luce ,  o  mia  diletta , 

Pur  non  pofs' io   reflar  . 
Più  dolce  fé' che  fopra  il   colle   auretta ,  59© 

Pur  ti  degg'  io  lafciar . 
S'egli  avvien  ch'io  foccomba  * 

Dolce  Crimora,  inalzami  la  tomba* 
Crimora. 
E  ben  ,    dammi  quell'  arme  , 

Sì  quell'arme  di  luce,  e  quella-  Ipada,       595 

E  quel- 


(  C  C  C  X  V  I  I  ) 

E  quell'afta  d'acciaro:   io  verrò  teco, 

Teco  farommi  incontro 

Al   fero  Dargo,  e  crudo, 

E  al  mio  dolce  Conal  mi  farò  feudo. 

O  patrj  monti ,  600 

O  colli ,  o  fonti , 
O  voi  cerve tti  addio. 
Io  più  non   tornerò, 
Lungi  lungi  men  vo, 
E  nella  tomba  fio  con  l'amor  mio.   605 
Né  mai  più  ritornaro?  Uta  richiefe 
Sofpirofetta  :   cadde  in  campo  il  prode , 
VifTe   Crimora?  era  il  fuo  fpirto  afflitto 
Pel   fuo  Conallo,  e  folitarj  i  paffi? 
Non  era  ei  graziofo ,  come  raggio  610 

Del  Sol  cadente?  Vide  Ullin  full' occhio 
La  lagrima  che  ufeiva  ;  e  prefe    l' arpa 
Dolce  -  tremante  :   amabile  ma   trillo 
Era  il  fuo  canto,  e  fu  filenzio  intorno. 
L'ofcuro  Autunno  adombra  le    montagne,      615 

L' az- 


(  C  C  C  X  V  I  I  I  ) 

L'*  azzurra  nebbia  fui  colle  fi  pofa , 

Flagella  il  vento  le  mute  campagne. 
Torbo  il  rio  feorre  per  la  piaggia  erbofa, 

Staffi  un  alber  foletto,  e  fifehia  al  vento, 

E  addita  il  luogo  ,  ove  Conal   ripofa .         6  i  a 
E  quando  l'aura  vi  percote  drento 

La  fparfa  foglia  che  d'intorno  gira 

Copre  la  tomba  dell'Eroe  già  fpento„ 
Quivi   fovente  il  cacciator  rimira 

L'ombre  de' morti ,  allor  che  lento  lento   6ì*$ 

Erra  fui   mefto  prato,  e  ne  fofpira» 
Chi  del  tuo  chiaro  fangue 

Giunger  potrebbe   alla  primiera  fonte, 

Chi  numerar,  Conallo ,  i  padri  tuoi? 

Crebbe  la  ftirpe  tua  qual  quercia  in  monte  ,   630 

Che  con  l'altera  fronte 

Incontra  il  vento ,  e   al  Ciel  poggia    fublime  ; 

Or  dall'  annole  cime 

Al   fuol   la  rovefeiò  nembo  di  guerra  ; 

Chi  potrà '1  luogo  tuo  fupplire  in   terra?    63$ 

Qui 


(  C  C  C  X  I  X  ) 

Qui  qui  dell'  armi  il  fier  rimbombo    intefefi , 

Quivi  i  fremiti, 

Quivi  i  gemiti 

Dei  moribondi  ;  fanguinofe  orrende 

Le  guerre  di  Fingallo .  64° 

O  Conallo,  Conallo 

Qui  fu  dove  cadérli:  era  il   tuo  braccio 

Turbine,  e  raggio  il  brando, 

Dagli  occhi  ufeia,  qual  da  fornace,  il  foco.  ? 

Era  a  veder  l'altezza  645 

Rupe  in  pianura,  a  cui  Vento  fi  fpezza. 
Romorofa   qual   roca  tempefta 

La  tua  voce  a' nemici  funefta 

Nelle  pugne  s'udia  rimbombar* 
Dal  tuo  brando  gli  Eroi  cadean  non  tardi     6$q 

Come  cardi, 

Cui  fanciullo 

Per  trastullo 

Con  la  verga  fuol  troncar* 
Ecco  Dargo  s'avanza  655 

Dar- 


(CCCXX) 

Dargo  terribil  r  come 

Nube  di  folgor  grave ,  avea  le  ciglia 

Aggrottate   ed  ofeure  , 

E  gli  occhi  fuoi  nella  ferrigna  fronte 

Parean  caverne  in  monte.  66® 

Scendon  rapidi  i  brandi,  e  orribilmente 

Alto  fonar  fi  fente 

Il  ripercoflb  acciaro;  era  dappreflb 

La  figlia  di  Rinvallo , 

La  vezzofa  Crimora  ,  66$ 

Che  rifplendea  fotto  guerriero  arnefe» 

Ella  feguito  in  guerra 

Avea  l'amato  giovinetto;  fciolta 

Pendea  la  gialla  chioma  ;  in  mano  ha    V  arco , 

Già  V  incocca  %  679 

Già  lo  feocca 

Per  ferir  Dargo,  ahi  ma  la  man  sfallifce,. 

*    E  fere  il  fuo  Conallo:  ei  piomba  abballo 

Qual 

a  Si  fa  che  Conimi  reftò  uc-         tro  Dargo  :    ma  Ja  trac- 
cilo in  una  battaglia  con»         zione  non  determina  s'  egli 

fi  a 


(  e  C  C  X  X  I  ) 

Qual  quercia  in  piaggia ,  o  qual  da  rupe  un  maflb  ^ 

Mifera  vergine  6-j  5. 

E  che  farà? 

11  fangue   fpiccia  , 
Conal  fen  va. 

Stette  tutta  la  notte,  e  tutto  il  giorno- 

Sempre  gridando  intorno,.  680 

O  Conallo,  o  mia  vita,  o  amor  mio; 
Trilla  angofeiofa  piangendo  morio. 

Stretta  ,  e   rinchiufa  poca  terra  ferba 

Coppia   di  cui  piti  amabil  non  s'è  villa; 
Crefce   fra   i  fallì  del  fepolcro  l'erba;  685 

Io  fiedo  fpeffo  alla  nera  ombra ,  e   trilla  : 
Vi  geme  il  vento ,  e  la  memoria  acerba 
Sorgemi  dentro,  e   l'anima  m'attrifta: 
Dormite   in  pace  placidi  e   foletti 
Dormite,   o  cari,  nella  tomba  llretti.         6gv 

Sì ,,  dolce  amabiliflìmo  ripofo 

Tom.  IL  X  Go- 

da flato  uccifo    dal  nemi-         bia  voluto  render  mira bi- 
co  ,.  oppur  da  Crimora  .  le  la  morte  deli'  Eroe  con 

E'  probabile  che  il  Poeta  ab-         quefta  finzione  .    * 


(CCCXXII) 

Godete  o  figli  dell' ondofo  Lota , 

Uta  foggiunfe;  io  ne  terrò  mai  fempre 

Frefca  la  ricordanza ,  e  quando  il   vento 

Sta  nei  bofchi  di  Torà  ,  ed  il   torrente      695 

Romoreggia  dappreflb ,  allora  a  voi 

Sgorgheranno  i  miei  pianti ,  alle    voftr'  ombre 

S'inalzerà  la  mia  canzon  fegreta , 

E  voi   verrete  fui  mio  cor  con   tutta 

La  dolce  pofifa  della  doglia    voftra.  700 

Tre  giorni  i  Re  (tetterà*   in  fefta ,   il  quarto 
Spiegar  ìe  vele  :'  aura  del  Nord  fui  legno 
Porta  Fingallo  alle   Morvenie   felve. 
Ma  lo  fpirto  di  Loda   aiTifo  flava 
Nelle  fue  nubi,  di   Frotal   ìe  navi  705 

Seguendo,   e  in  fuor  fi   fofpingea  con  tutti 
Gli  atri   fuoi   nembi  :   né   però   fi   fcorda 
Delle   ferite   dì   fua   tetra  forma , 
E  dell'  Eroe  la  delira  anco  paventa  « 
*     *    » 

OS- 


(  C  C  C  X  X  I  I  I  ) 

OSSERVAZIONI. 


1. 1  A  comparazione  non  pub  efTer  né  pi  li  gentile  né 
JL-rf  più  perfettamente  adattata  .  La  tepida  pioggia 
■ammolli  (ce  la  dura  quercia,  e  fa  fpuntar  le  foglie:  cosi 
le  doki  lagrime  della  compaflìone  intenerì feono  i  cuo- 
ri più  duri,  e  fanno  germogliar  in  erti  i  fentimenti  d' 
umanità  e  di  benevolenza  fociale. 

1»  Indica  mi  hi  ,quem  diligi  t  anima  mea^ubì  pafea^ubì  di* 
bes  in  meridie.  Cant.  e.  i.  v.  6.  * 

j.  Abbiam  già  detfo  più  volte  che  per  lo  fpirito  di  Loda 
s'intende  Odin ,  Era  quefto  la  fuprema  divinità  della 
Scizia,  ed  il  fuo  culto  fu  trasferito  nella  Scandinavia 
da  un  celebre  conquidatore,  che  pofeia  a  (nanfe  il  no- 
«he  di  Odin ,  e  coli'  andar  del  tempo  fu  confufo  con 
elfo.  Chiamàvafi  egli  Sig-ga  figlio  di  Fridulfo,  princi- 
pe degli  Afi,  o  fia  Afiatici,  popolo  della  Sazia  che 
abitava  tra  il  Ponto  Enfino,  e'1  mar  Cafpio,  ed  era  il 
principal  Sacerdote  del  Dio  Odin  al  quale  fi  rendeva 
un  celebre  ailto  nella  città  d' Af-gard,  che  nella  lin- 
gua di  quel  popolo  lignificava  la  corte  degli  Dei.  Que- 
4k>  Principe  temendo,  come  fi  crede,  il  rifentimento 
de' Romani,  per  aver  dato  foccorfo  a  Mitridate,  ab- 
bandono la  foia  patria  ,  e  Col  fior  tirila  gioventù  degli 
•Afi  e  dei  Turchi  fé  n'andò  verfo  il  Nord»  Soggiogò 
prima  alcuni  popoli  della  Ruflia,  pofeia  conquido  la 
Safìfonia:  indi  prefa  la  ftr'ada  della  Scandinavia  fotto- 
roife  rapidamente  la  Ombria,  o  TOlllein,  la  Giutlan- 
<la  ,  la  Fionia  ,  la  Danimarca  .  Pafsò  pofeia  nel- 
la Svezia,  ove  quel  Re  per  nome  Gilfo,  abbagliato 
<da  tante  conquide,  e  credendolo  più  che  uomo  gli  refe 
X     2  ono- 


(CCC  X  XIV) 

oneri  divini.  Col  favor  di  quella  opinione,  egli  dì» 
venne  afibluto  Padrone  della  Svezia ,  ove  fi  (labili. 
Dettò  nuove  leggi:  conquide)  la  Norvegia,  e  diftribuì 
le  lue  conquide  a' Tuoi  figli.  Dopo  tante  gloriofe  fpe- 
dizioni  ,  fentendofi  vicino  alla  morte  non  volle  af- 
•  penarla:  ma  radunati  i  Tuoi  amici,  fi  fece  nove  feri- 
te in  forma  di  cerchio  con  la  punta  della  lancia,  e. 
varj  tagli  colla  fpada.  Dichiaro  pofeia  morendo  eh' 
egli  andava  in  Scizia  a  prender  luogo  tra  gli  altri 
Dei,  ove  doveva  a(T;(lere  ad  un  eterno  convito,  ed 
accoglier  con  grandi  onori  quelli  che  fodero  morti  eoa- 
Tarmi  alla  mano.  Dopo  la  fua  morte  tu  egli, coni' ab- 
biane detto,  confufo  coll'antico  Odin,e  dell'uno  e  dell'' 
altro  non  fi  fece  che  una  lòia  divinità.  Quello  conqui-- 
flatore  fu  l'inventore  delle  lettere  Runiche:  diteli  di. 
più  ch'egli  fofle  eloquentiffìmo,  Poeta,  Mufico,  Me-- 
dico,  e  Mago.  Non  ci  volca  tanto  per  imporre  ad  un. 
popolo  afflitto  rezzo,  ed  immerfo  nell'  ignoranza.  Cre- 
devano gli  Scandinavi  che  Qdin- intervenite  nelle  bat-  j 
taglie  per  aflìilere  i  luoi  guerrieri,  e  fcegliciTe  quelli 
che  doveano  etTer  uccifi,  i  quali  fi  chiamavano  /'/  drit-  \ 
te  di  Odin  :  e  quelli  dopo  morte  fupponevano  di  andar 
nel  palagio  di  Odin,  chiamato  Valhalla  a  ber  della  bir- 
ra, e  dell'idromele  nei  cranj  dei  loro  nemici.  Tutto- 
ciò  è  fratto  dall'  Introduzione  alla  Storia  di  Danimarca: 
del  Sig,  Mailer.  * 

4.  I  terrori  di  quella  falfa  Divinità  fomigliano  molto  a. 
quelli  del  vero  Dio,  ficcome  vengono  deferitti  nel  Sal-- 
mo  17.  v.  8. 

5.  La  battaglia  di  Fingal  collo  fpirito  di  Loda  è  la  fola 
finzione  un  po'  llrava-gante  che  s'  incontri  nei  Poemi 
di  OlTian.  Non  mancano  però  efempj  di  fìmil  genere 
appreffo  i  migliori  Poeti.  Convien  dire  inoltre  a  giuiti- 
fìcazione  di  Offian,  eh'  egli  non  avanza  cofa,  che  non 

fia 


(CCCXXV) 

fia  perfettamente  conforme  alle  nozioni  che  correvano 
a1  tempi  fuoi  intorno  gli  fpiriti»  Credevafi  a  que' tem- 
pi che  l1  anime  dei  morti  fodero  materiali,  e  per  confe- 
guenìa  fufcettihili  di  divifioni  e  ui  ferite  non  meno  dei 
corpi.  Lafcierò  determinare  ad  àltVij,  fé  da  quello  patto 
dedur  fi  potta.  che  Ottian  non  avette  idea  della  divinità  r 
iembra  bensì  ch'egli  credette  che  gli  enti  fuperiori  non 
dovettero  curarli  di  quel  che  patta  tra  gli  uomini. 
Così  il  Traduttore  Inglefe.  lo  non  m' arrederò  che  filila 
zuffa  di  Fingala  e  diOdin,  per  confrontarla  con  quella 
fra  Diomede  e  Marte,  riferita  nel  5. dell* Illiade  -  Gio- 
verà dunque  ottervare  che  1'  immaginazione  del  Poeta 
Celtico  non  pecca  né  contro  la  vcriiìmigliatìza^  né  con- 
tro il  decoro,  laddove  quella  d'Omero  cade  nell'  uno^ 
e  nell'  altro  di  quetti  due  vizj.  Non  parlo  della  ferita 
materiale:  poiché  gli  Dei  degli  antichi  Greci  nell'  opi- 
nione volgare, erano  appunto  come  fé  gli  figurava  É$>i« 
curo,  ed  aveano  quajl  corpo  e  quafi  membra ,  e  feorreva 
lor  nelle  vene  un  quafi  l'angue  o  fìa  icore ,  e  perciò  po- 
tevano etter  feriti  quafi  come  gli  uomini,  Il  punto  ita 
fé  potettero  o  dovettero  ettèr  feriti  evinti  da  un  nomo. 
Odin  era  tutt'  altro  nella  mente  di  Ottian  e  dei  Cale- 
donj  da  quello  ch'egli  era  nello  fpirito  dei  Daneiì . 
Fingal  ed  Ottian  doveano  burlarfi  di  quella  divinità  e 
de' fuoi  terrori,  i  quali  non  cohiìlle^ano  che  in  un  va- 
no (ìrepìto,  e  non  potevano  fp; ventare  fuorché  i  co- 
dardi. Non  è  dunque  ftravaganie,  che  Un  Poeta  per 
dar  rifalto  alla  fortezza  ed  al  coraggio  del  fuo  Eroe  fa- 
vorito, s'  immagini  ch'egli  metta  in  fuga  e  ferifea  un 
Ente  aereo,  che  lungi  dall' etter  d'  una  natura  ed  una 
forza  fuperiore  alla  fua ,  non  potea  pattare  nell'opinio- 
ne de' fuoi  nazionali,  che  per  un  vano  fpauracchio . 
Stravaganza  è  bensì  quetta  ,  che  Marte  ._,il  Dio  della  guer- 
ra, riconofeiuto  e  adorato  per  tale  dai  Greci  non  mene 
X     3  che 


(CCCXXVI) 

che  dai  Trojani  fi  fìnga  fopraffatto  in  valore  ed  afpra» 
niente  ferito  da  un  guerriero  che  non  è  neppure  il  più> 
valorofo  dei  Greci..  Qual  bi fogno  v' è  dunque  d'Achille > 
fé  i  Greci,  lenza  di  lui,  hanno  dei  guerrieri  che  avan- 
zano in  valore  il  più  formidabile  degli  Dei  ?  L' imma- 
ginazione di  Oifun  non  è  dunque  alfurda  ,  né  potea  ri- 
pugnare alla  credenza  dei  Càledonj  ,  laddove  quella,  d* 
Omero  oltrepaffa  i  limiti  del  credibile  .  Ma  1'  azione 
di  Diomede  è  dir  pia  inefeufabile,  come  inaéligiofaJ 
rimprovero  che  non  pub  farli  a  quella  diFingal;  non. 
preftando  e  fio  alcuna  fede  alla  divinità  di  Odin,  come 
Diomede  la  preilava  a  Marte.  Quello  carattere  d' irre- 
ligiofit'à  è  molto  difdicevole  ad  uno  dei  principali  guer- 
rieri che  fi  vuol  rendere  intereffante .  Ma  fi  dirà  che 
Diomede  fu  (limolato a  far  ciò  da  Minerva,  che  gli  fer- 
via  di  cocchiere,  e  che  quella  Minerva  e  quello  Mar- 
te, e  quella  zuffa  erano  tutte  folennilTime  allegorie  1 
Ah  quelle  allegorie  erano  pure  i  begl'  impiaftri!  Pec- 
cato, che  da  qualche  tempo  in  qua  abbiano  quafi  af- 
fatto perduto  il  loro  credito,  e  che  ci  fia  qualche  teme- 
rario che  ofì  fpacciarle  per  droghe  di  cerretani,  che  in- 
cancherifeono  le  piaghe  in  luogo  di  rifanarle.  * 

é.   -  -  -  -   Mt'véog  (Ts  fJLiva.  ffivtg  afu.ftix.iXMV cu 
Jl!fx7r\av7'.    II.  I.  V.  103.   * 

7.  Quelfa  immagine  pub  fembrar  a  ragione  fmodata,,  né 
fi  convien  molto  ad  un  Eroe  terribile  bensì  in  batta- 
glia ,  ma  che  pure  fi  dipinge  bello  ed  amabile .  Con; 
maggior  proprietà  ella  avrebbe  potuto  applicarfi  a. Dar- 


CRO- 


CROMA. 


'(  e  C  C  X  X  I  X  ) 

C        R        O        M        A. 

ARGOMENTO. 


X  Rovandof:  Crotbar  Regolo  di  Croma  in  Irlanda 
aggravato  dalla  ■vecchiezza  e  dalla  cecità  ,  ed  ef- 
fendo  fuo  figlio  Fovar-gormo  giovinetto  -,  Rothmar 
Capo  o  Signor  di  Tr  oralo ,  col  fé  un  occafione  sì  fa- 
vorevole per  aggiunger  a*  proprj  flati  quelli  di  Cro- 
tbar .  Marciò  egli  dunque  nelle  terre  che  ubbidiva- 
no a  Crotbar  ,  ma  eh*  egli  teneva  in  vajfallaggio 
da  Arto  fupremo  Re  d'  Irlanda  .  Veggendofi  Cro- 
tbar incapace  di  refìjlere  al  nemico  a  cagione  deW 
età  e  dell"  infermità  fua ,  mandò  a  chieder  foccorfo  a 
Fingal  Re  di  Scoria,  il  quale  non  tardò  punto  a 
fpedir  in  di  fé  fa  di  Crotbar  Ojjian  fuo  figlio  con  un 
corpo  di  truppe .  Ma  innanzi  che  OJfian  giungeffe  , 
Fovar-gormo  figlio  di  Crotbar  ,   impetrò   dal  padre  di 

andar- 


(CCCXXX) 

andarfene  con  le  [uè  genti  ad  ajfalir  Rothmar  y  e- 
ne  *  rejìò  disfatto  ect  uccifo .  Giunje  intanto  Ojjlan  , 
v'innovò  la  battaglia  ,  uccife  Rotbmar ,  mi/e  il  fm 
efercito  in  rotta,  e  liberato  il  paefe  dì  Croma  da] 
fuoi  nemici ,   ritornò  glwiofo  in  Ifco^ia . 

OJJìan  fentendo  Malvina  a  lagnarfi  della  morte 
di  Ofcar  fuo  fpofo ,  prende  ad  alleviare  il  fuo  cor- 
doglio col  racconto  di  quejla  fua  imprefa   giovanile  * 


CRO- 


(CCCXXXI) 

CROMA. 


'Ci 

V^u  està  fi  fu  dell'amor  mìo  fa  voccv 
Ah  troppo  rado  ei  viene 
A  confolar  Malvina  in  tante  pene  .. 
Aprite,  o  padri  di  Tofcarre ,  aprite 

L'aeree  fale ,  e  delle  voftre  nubi  5 

A  me  fchiudete  le  cerulee  porte . 

Lungi  non  fono  i  pam 

Della  partenza  mia.  Nel  fonno  intefi. 

Chiamar  Malvina  una  fìochetta  voce. 

Sento  dell'anima  io 

Le   fmanie ,  e  i  palpiti 

Forieri  della  morte.  O  nembo  o  nembo 

Perchè  venirti  dal  rotar  del  lago? 

Fif- 


a  Parla  Malvina ,    la    quale         gno  P  ombra  del  fuo  fpo- 
avea  veduta  pocanzi  in  fo-         fo  Ofcar  . 


(  C  CCXXXII) 

Fifchiò   tra   le   piante 

La   penna   fonante  ,  x  - 

Sparve  il  mio  fogno,  e  la  diletta  imnfàgo* 
Pur  ti  vidi ,  amor  mio  :   volava  al   vento 

L' azzurra  verta 

Di   nebbia   inceda  ; 

Eran   fulle  fue   falde   i   rai   del  Sole.  20 

Elle   a  quei  di   luce  ardevano , 

E   fplendevano  , 

Coni' oro   di   flranier   rifplender  fuole  * 
Quella  fi   fu  dell'  amor  mio  la   voce  . 

Ah  troppo  rado  ei   viene  $  , 

A   confolar  Malvina  in   tante  pene  1 
Ma  nell'anima   mia  tu   vivi   e  Ipiri 

Figlio  d'  Offìan   poflfente , 

Col   raggio  d'  Oriente 

S'alzano  ì  miei   fofpiri  »  ha 

E  dalle   mie  pupille        . , 

Difcendono   le   lagrime 

Con   le   notturne   rugiadofe   ftille  1 

Ofcar, 


(CCCXXXIII) 

Ofcar ,   te   vivo,  ero  una  pianta  altera 

Adorna   di  fioriti   ramicelli.  35 

La  morte   tua  ,  com'  orrida  bufera  , 

Venne  ,   e   fcolfe   i  miei   rami ,   e  i  fior  sì  belli , 

Pofcia    tornò   la   verde  Primavera 

Con  le   tepide   pioggie   e  i   venticelli .. 

Tornar   P  aurette  ,   e  i   nutritivi    umori ,         40 

Ma  pili   non  germogliai  foglie   né  fiori . 

Le   verginelle   il   mio   dolor  mirarno, 
Le   dolci  corde  dell'arpa   toccaro. 
Taciti ,  o   arpa ,   che  tu   tenti  indarno 
D'afciugarmi  fugli  occhi  il   pianto  amaro.    45 
Le  verginelle   pur  mi  domandarno  : 
Lafìa ,   che   hai?   sì   vago  era   il   tuo  caro? 
Er' egli   un  Sol,   che   tu  l'ami  cotanto? 
Io   ftava   metta  e   rifpondea  col  pianto .. 

O  bella  figlia   dell'' ondofa  Luta,   a  50 

Deh  come   il   canto   tuo   dolce  mi  giunge! 
Certo  quando  fu  gli  occhi   il  molle    fonno 

Sce- 

«  Lutila  ,  rapido  rufccllo  , 


(  e  e  e  x  x  x  i  v  )• 

Scefcti   là  -fui  garrulo  Morunte   * 
JFertifi   udir  Parmoniofe  note 
Degli  eftinti  Cantor  :   quando  da  caccia  $\ 

Tu  ritornarti  nel  giorno  del  Sole ,   b 
torti  a  fentir  le  graziofe  gare 
Dei  vati  in  Selma  ,  e  la  tua  voce  xjuindi 
S'empiè  di  foaviffima  armonia t 
Havvi  dentro  la  languida  mitezza  tfò 

Un  non  fo  che  che  l'anima  vezzeggia, 
Quando  in   petto  gentile  abita  pace . 
Ma  P  angofeiofo   duol   ftrugge   il   piangente, 
Diletta   figlia ,  e   i  giorni  fuoi  fon   pochi . 
Svanifcon  elfi ,  come   fior  del  campo  65 

Sopra  di  cui  nella  fua  forza  il  Sole 
Guarda  dall'  alto ,  quando  umido  il   capo 
Pendegli ,  e  grave   di   notturne   fìille. 
Fatti  core ,  o  donzella  ;  odi  la  Storia 
Ch' Offian  prende  a  narrar ,  eh'  egli  P  imprefe   70 

Di 


a  Mor-rtirh  ,  gran  torrente  .  di  qualche  folenne    feftivi- 

b  Sarebbe  quefto    un    giorno  tà  ?  * 


XCCCXXXV) 

Di  giovinezza  con  piacer  rimembra. 

Comanda  il  Re  ;  fpiego  le  vele  ,  e  fpingomi 
Nella  Baja  di  Croma  ondi-fonante , 
Nella   verde  Xnisfela .  In  fu  la  fpiaggià 
S' alzano  di  Crotar   1'  eccelfe   torri ,  7  5 

Di  Crotar ,  Re  dell1  alle ,  in  frefca  etade 
F-amofo  in  guerra  :  ma  vecchiezza  adeffb 
Preme  l' Eroe .  Contro  di  lui  la  fpada 
Alzò  Rotman  ;  Fingal  n'arfe  di  sdegno. 
Egli  a  {contrarli  con  Rotmano  in  campo  80 
Oflian  mandò ,  poiché  di  Cròma  il  duce 
Fu  di  fua  forte  gioventù  compagno . 

Io  premifi   il   Cantor  :   poi  di  Crotarre 
Giunfi  alla   fala .  Egli  fedeva   in   mezzo 
All'  arme   de'  fuoi   padri  ;   avea   fu  gli  occhi    8  5 
Notte  profonda  :   i  fuoi  canuti   crini 
Giano  ondeggiando  a   un  baftoncello  intorno, 
Softegnò  dell'Eroe.,   Cantava   i  canti 
Della  pattata  età ,   quando  all'  orecchio 
Giunfegli  il   fuon  delle  noftr'armi;   alzofii ,    9© 

Ste- 


(  C  C  L  X  X  X  V  I  > 

Stefe  1'  antica  defrra ,.  e  benedifle 
11  figlio  di  Fingallo  .   Olììan  ,   difs' egli, 
Mancò  la  gagliardia ,  mancò   la   poffa 
Del   braccio  di   Crotarre.  Oh   potefs'  io 
La  fpada  alzar,  come,  l'alzai  nel  giorno       95 
Che'l  gran  Fingallo  dello  Strina  in   riva 
Venne   pugnando ,  ed  io  forgeagli  al  fianco . 
Egli  è  Sol   degli  Eroi;  pure  a  Crotarre 
Non   mancò  la  fu  a  fama  :   il  Re  di    Selma 
Lodommi ,  e  al  braccio  io  m,' adattai  lo  feudo    ioa 
Del  ponente  Caltan  ch'ei.  ftefe  efangue . 
Vedilo,  o  figlio,   alla  parete  appefo -, 
Che   noi   vede.  Crotarre.  Or  qua  ,.  t'accolta, 
Dammi  il   tuo  braccio,    onde    fentire    io  pofìfa 
Se  nella  forza  a' padri  tuoi  fomigli .  105 

Porfegli  il   braccio,  et  lo  palpò  più.  volte 
Con   P  antica   fua   mano ,   intenerii  , 
Pianfe   di   gioja  :    tu   fei   forte,   ei    difìfe , 
Sì  figliuol  mio,  ma  non  pareggi  il    padre. 
E  chi   può  pareggiarlo?   Or  via,   la  fella     no 

Spar- 


(  C  C  C  X  X  X  V  I  I  ) 

Spargafi   nella   fala  ;   all'  arpe  >   ai  canti , 
Cantori   miei:   figli  di  Croma  j  è  grande, 
Grande  è  colui   che   la   mia   reggia   accòglie . 

Sparfa  è  la  fefta  ,   odonfi  l' arpe ,  e  ferve 

Letizia  ,  ma  letizia  che   ricopre  i  i  § 

Un  fofpir  che  covava  in  ciafeun  petto . 
Sembrava  un   raggio  languido  di  Luna 
Che  di  candida  ftrifeia   un  nembo   afperge  •„ 
Cefiaro  i  canti  alfin  -.  Di  Croma   il   Sire 
Parlò ,   né  già  piangea  ■,  ma  in  fu  le  labbra    120 
Gli  fi  gonfiava   il   tremulo  fofpiro . 

O   figlio  tli   Fingal,   difs'ei  ,  non   vedi 
L'ofcurità  della  mia  fala?   ah  quando 
Il  mio  popol   vivea ,  fofea   non  era 
L'alma  mia  ne' conviti:   alla  prefenza  125 

Degli  ofpiti  ftranier  ri  dea  mi;  il  core 
Quando  nella  mia  reggia  il  figlio  mio 
Splender  folea  :   ma  un  faggio  ,  Offian  ,  è  quefto 
Che   già  fparì  ,   né   dopo  le  fcintilla 
Lafciò   di  luce:   anzi  il  fuo  tempo  ei  cadde    130 
Tom.   IL  Y  Nel- 


(CCCXXXVIII) 

Nelle   pugne  paterne  ..  Il  duce  altero 

Di  Tromlo  erbofa  ,   il  fier  Rotmano  intefe 

Che   a  me  la  luce  s' ofcurò ,  che  l' arme 

Pendean   nella  mia   fala  inoperofe. 

Dalle   pareti ..  Ambiziofo   orgoglio  i^- 

Sorfegli  in   core,  ei  s'avanzò  ver  Croma.,. 

Caddero  le  mie  fchiere  j.  io  de' miei  padri 

Strinfi   Tacciar:   ma  che  potea  Crotarre 

Spoflato  e  cieco?  Erano  i  palli  miei 

Difuguali ,   tremanti ,  e  del  mio  petto  24$ 

Alta   l' angofcia  \   fofpirava   i  giorni 

Di  mia  paflata  etade.,   in  ch'io  nel.  campo 

Speffo  del   fangue  ho  combattuto  e  vinto. 

Tornò  frattanto  dalla  caccia   il   figlio,. 
*    Fagormo  il  bello  dalla  bella  chioma.  1-45- 

Non   per  anco  egli  avea  nella  battaglia 

Sollevato  V acciari   che   giovinetto 

Era  il   fuo  braccio  ancor ,   ma  grande   il  coiie  T 

E   fiamma   di   valor  gli   ardea   negli  occhi  . 

Vide  il  garzone  i  miei  fcoropofti  paffi    .     150 

E 

a  Fovar-gonuo .  Faobhor-gorm ,  lY azzurra  punta  delP  acciaro  ► 


(  C  C  C  X  X  X  I  X  ) 

E   fofpirò .   Perchè   sì   meflo ,   ei   dille, 
Signor  di   Croma  ?   or  fé'  tu   forfè   afflitto 
Perchè   figlio   non   hai  ?   perchè   pur   anco 
Fiacco  è '1  mio  braccio?   ah  ti- conforta  ,   o  padre  , 
Che-  della,  delira   mia   lento   il   nafeente         155 
Vigor  che   forge.   Io  già   finudai   la    fpada 
Della   mia  giovinezza,   e   piegai  l'ateo. 
Lafcia   ch'io  vada   ad   incontrar  l'altero 
Coi  giovani  di   Croma;  ah  lafcia   ch'io 
Con  lui  m'  affronti  ,.ch'  io  già  lento  ,  o  padre  ,    2  <5© 
Ardermi   il   cor  di   bellicofa   fiamma  „ 

Sì,  tu  l'affronterai  t  foggi unfi ,   o   figlio      '    • 
Del   dolente  Crotar ,  ma  fa  che   innanzi  a 
Ti   precedan   le   fchiere ,   acciò   eh'  io  poffà 
Il  grato  calpeftio  de' piedi   tuoi  165 

Quando   torni    fentir ,   poiché   m' è   tolto1 
Gioir  cogli  occhi   dell'amata   vifta, 
Dolce   Fagormo  dalla   bella   chioma. 

Ei   va  ,  pugna  ,  foccombe .   Il  fier  nemico 

Y      2  Ver- 

a  II  Gén-fo  più  chiaramente  par  pr imo  tra  inerititi,  onde  tu 

che  fia  tjuefto:  Non  ti  fptnger         pojf*  tornartene  [alvo  al  padre* 


(  C  C  C  X  L  ) 

Verfo  Croma   s'avanza,   e   da' fuoi   mille      i?ò 
Cinto ,   con   la   fanguigna  orrida   lancia 
Stanimi   già   fopra   l' uccifor  del   figlio  » 

Su  fu ,   difs'  io   1'  afta  impugnando  ,  amici , 
Non  è  tempo  di  conche.   Il  popol  mio 
Ravvifò   il   foco  de' miei  fguardi ,   e  forfè.    175 
Noi  tutta  notte  taciti  movemmo 
Lungo   la  piaggia .   In   Oriente   apparve 
Il   dubbio  lume:   ai   noftri   fguardi   s'offre 
Col  fuo  ceruleo  rivo  angufta   valle . 
S-tan  fulia  fponda   di  Rotman   le    fchiere      180 
Scintillanti  d' acciar  :   lungo   la   valle 
Pugnammo ,  effe  fuggir  :   Rotman   cadeo 
Sotto  il  mio  brando .   Ancora  in    Occidente 
Scefo  non  era  il  Sol ,   quand'  io  portai 
Al   buon   Crotar  le  fanguinofe    fpoglie  185 

Del  feroce  nemico*  Il   vecchio  Eroe 
Gode  trattarle,  e  rafferena  il   volto. 

Corre  alla   reggia   l' ondeggiante  popolo , 
S'odon  le  conche  alto  fonar  ;  s'avanzano 

Cin- 


(CCCXLI) 

Cinque  cantori  e  dieci  arpe  ricercano  i<?o. 

Soavemente   ed  a  vicenda  cantano  l 
D' Oflìan   le   lodi:   effi  l' ardor  dell'anima 
Lieti  efalaro ,   ed   ai  giocondi  cantici 
Rifpondea   l' arpa  in  dolce  fuon   feftevole . 
Brillava   in  Croma  alta  letizia  e  giolito ,       195 
Perch'  era  pace   nella  terra  e  gloria . 
Scefe    la    notte  col    grato  filenzio , 
E  il  nuovo  giorno  sfavillò  fui,  giubilo. 
Nemico   non   ci  fu   che   per   le    tenebre 
CfaiTe  d'inalzar    la   lancia   fulgida.  200 

Brillava  in  Croma,  alta  letizia  e  giolito 
Perch'era   fpento  il  fìer  Rotmano  orribile. 
Al  bel  Fagormo  il  popolo  di  Croma 
Alzò  la  tomba:   io  la  mia  voce  feiolfi 
Per  lodare   il  garzone:   era  lì  preflfo  205 

11   vecchio  Eroe,  né   fofpirar  s' intefe  . 
Ei   brancolando    con    la   man    ricerca 
La  ferita  del.  figlio:,  in.  mezzo  al  petto 
La  gli  trovò,  balza  di  gioja,  e  volto 

Y      5  Al 


t  C  C  C  X  L  I  I  ) 

Ai  figlro  di  Fingallo:   o  Re    dell'afte,  Zìo 

Di,ye  ,  '  on  caude  il  figlio  mio,    non  cadde 

Se*  ~a  della    lua    fama  ;    il  garzon    prode 

Non  fuggi    no ,   felli    alla  morte    incontro 

E  la  cercò  tra  I'  affo  Ha  te  fchiere  » 

O  felici  cclor,   che  in  giovinezza  215 

Muojon  cinti  d' onor  :    nella  lor  fala 

Non  li  vedranno  i  fiacchi  ;   alto  nei  canti 

Sta  il  nome  lor  \   del  popolo  i  fpfpiri 

Seguonli ,   ed  alla  vergine    dall'occhio 

La  tepidetta  lagrima  diflilla.  220 

Ma  i  vecchi  dechinando  a  poco  a   poco 

Scemano,  inaridifeono,   fi  iparge 

D'obblio  la  fama  dei  lor  fatti    antichi. 

Cadon  negletti ,  ignoti ,  e  non  fi  ferite 

Solpu    di  figlio:   alla  lor  tomba  intorno         225 

Stalli  la  gioja  ,   e  lor  sbalza  la  pietra 

Senza  l'onor  d'una  pietofa  Milla. 

O  felici  color,   che  in  giovinezza 

Cadon  ,   di  fama  luminoiì   ardenti  i 

OS- 


(CCCXL1II) 
OSSERVAZIONI. 


*•'/"%  Uefte  compofizionì  improvvife  furono  tenute  in 
V^_  grandiiTimo  prègio  dai  Bardi  dei  tempi  fuflegtìen» 
ti .  1  pezzi  che  ci  rimangono  di  quei  genere  inoltrano 
piuftoito  II  buon  orecchio,  che  il  gènio  poetico  dei  lo- 
ro Autori  .  11  Traduttore  non  ha  incontrato  che  una 
Yola  di  quelle  compofìzioni  che  meriti  d'  effer  conferà 
vata.  Ella  è  di  mille  anni  più  recente  del  fccolo  diOf- 
fian,  ma  fembra  che  gli  Autori  fi  fieno  ftudiati  d'imi- 
tar lo  fiile  di  quello  Poeta,  e  di  adottarne  molte  efpref- 
lloni.  Eccone  il  fogge t to  .  Cinque  Bardi,  o  Canteri, 
vallando  la  notte  in  cafa  d'un  Signore,  o  Capo  di  tri- 
bù, il  quale  era  anch'  efib  Poeta,  ufeirono  a  far  le  lo- 
ro offervazioni  fopfa  la  notte,  e  ciafchedu.no  ritorno» 
con  una' improvvifa  detenzione  della  medcfima.  La  not- 
te deferitta  è  nel  mefe  d'  Ottobre,  e  nel  Nord  della 
'Scozia  eli'  ha  veramente  tutta  quella  varietà,  che  i 
Cantori  le  attribuifeono. 

i.   Cantore. 

Trilla  è  la  notte:  tenebria  s'  aduna; 
Tingefi  il  cielo  di  color  di  morte: 
Qui  non  fi  vede  riè  (Iella,  né  Luna , 
Che  metta  il  capo  fuor  delle  lue  porte. 
Torbido  è  '1  lago,  e  minaccia  fortuna,  5 

Odo  il  vento  nel  bofeo  a  ruggir  forte. 
Giù  dalla  balza  va  feorrendo  il  rio 
Con  roeo  lamentevol  mormorio, 

Y     4  Su 


(  C  C  C  X  L  I  V  ) 

Su  quel!'  alber  colà  fopra  quel  tufo 

Che  copre  quella  pietra  fepolcralc  ic 

11  lungo- urlante  ed  inamabil  gufo,, 

L'  aer  funefta  col  canto  ferale. 
Ve  Ve.. 
Folca  forma  la  piaggia  adombra  : 

Quella  è  un  ombra  :  I  5 

Strifcia,  libila,  vola  via. 

Per  quella  via 

Torto  pattar  dovrà  perfona  morta: 

Quella  meteora  de'fuoi  patti  è  feorta. 
Il  caa  dalla  capanna  ulula  e  freme,  20, 

Il  cervo  geme  —  fui  mufeo  del  monte, 

L'  arborea  fronte  —  il  vento  gli  percote, 

Spetto  ei  fi  fcuote  —  e  fi  ricorca  fpefio. 

Entro  d'  un  ietto  --  il  cavriol  s'  acquatta, 

Tra  l'ale  appiatta  --  il  francolin  la  tetta.     25 

Teme  tempetta  —  ogni  uccello,  ogni  belva, 

Ciafcun  s'  infelva  —  e  sbucar  non  ardifee , 

Solo  ftridifee  --  entro,  una  nube  afeofo 

Gufo  odiofo. 

E  la  volpe  colà  da  quella  pianta,  30 

Brulla  di  fronde 

Con  orrid'  urli  a'  fuoi  (trilli  rifpondc. 
Palpitante,  anfante,  tremante 

Il  peregrin 
Va  per  fterpi ,  per  bronchi ,  per  fpine,  35 

Per  rovine 

Che  ha  fmarrito  il  fuo  cammin . 
Palude  di  qua, 

Dirupi   di    là, 

Teme  i  fatti,  teme  le  grotte,  40 

Teme  V  ombre  della  notte, 

Lungo  il  rufcello  incefpicando, 

Br*n- 


(  C  C  C  X  L  V  ) 

Brancolando 

Hi  ftrafeina  1'  incerto  Tuo  pie .. 

Fiaccato"  or  quella  or  quella  pianta,  45 

Il  falTo  rotola,  il  ramo  fi  fchianta 
L'  aride  lappole  ftrafeica  il  vento; 
Ecco  un'  ombra,  la  veggo,  la  Tento:. 
Trema  di  tutto,  né  fa  di  che. 

Notte  pregna  di  nembi  e  di  venti,  50 

Notte  gravida  d'  urli  e  fpaventi: 
L'  ombre  mi  volano  a  fronte  e  a  tergo  : 
Aprimi,  amico,  il  tuo  notturno  albergo,, 

2..   Cantore. 

Sbuffa  '1  vento,  la  pioggia  precipitali, 

Atri  fpirti  già  {trillano  ed  ululano,  55 

Svelti  i  bolchi  dall'alto  fi  rotolano, 

Le  feneftre  pei  colpi  fi  (tritolano. 

Rugghia  il  fiume  che  torbido  ingrofTa: 

Vuol  varcarlo  e  non  ha  polla, 

L'  affannato  viator.  60 

Udifte  quello  (Irido  lamentevole  > 

Egli  è  travolto,  ei  muor. 
La  ventofa  orrenda  procella 

Schianta  i  bofehi ,   i  faffi  sfracella  : 

Già  1'  acqua  ftraripa,  65 

Si  sfafeia  la  ripa, 

Tutto  in  un  fafeio  la  capra  belante,. 

La  vacca  mugghiante, 

La  manfueta  e  la  vorace  fera 

Porta  la  rapidiffima  bufera  .  70 

Nella  capanna  il  cacciatoi-  fi  delta, 

Solleva  la  tetta, 

Stordito:  avviva  il  foco  fpento:  intorno 

Fu- 


(  'C  C  C  X  L  V  I  ) 

Fumanti 

Stillanti  -  è 

Stangli  i  fuoi  veltri  :  egli  di  feopc  i  fpeflì 

Fefli  riempie,  e  con  terrore  aicoka 

Due  gonfi  rivi  minacciar  vicina 

Alla  capanna  fua  iìrage  e  rovina. 
Là  fui  fianco  di  ripida  rupe  g0 

Sta  tremante  1'  errante  paftor. 
Una  pianta  fui  capo  rifuona, 

E  l'orecchio  gli  afforda  e  rintrona 

Il   torrente  col  roco  fragor. 
Egli  attende  la  Luna,  §« 

La  Luna  che  riforga, 
"E  alla  capanna  co'  fuoi  rai  lo  feorga. 
In  tal  notte   atra   e  funefta 

Sopra  il  turbo  e  la  tempefta, 
Sopra  neri   nugoloni  g0 

Vanno  V  ombre  a  cavalcioni. 
Pur  è  giocondo 

Il  lor  canto  fui  vento: 
Che  d'  altro  mondo 

Vien   quel   novo  concento.  n< 

Ma  giù.  ceffa  la  pioggia:    odi  che  foffìa 
L'  afeiutto  vento,  V  onde 
Si  diguazzano  ancora,  ancor  le  porte 
Sbattono  :   a  mille  a  mille 
Cadon   gelate  fìille  100 

Da -q uè  1  tetto  e  da  queiìo.  Oh!  oh  !  purve^o 
Stellato  il  cielo:   ah  che  di  nuovo  intorno 
Si  raccoglie  la  pioggia  ;  ah  che  di  nuovo 
L'  Occidente  s'  abbuja . 

Tetra  è  la  notte  e  buja,  205 

L'  aer  di   nembi   è   pregno  : 
Ricevetemi ,  amici ,  a   voi  ne  vegnó . 

3.  Can- 


{  C  'C  C  X  L  VII) 
3.   Cantore. 

•Pur  il  vento  imperverfa,    e  par  ei  firepita 
Tra  T  erbe  della  rupe  :   abeti  fvolvonfi 
Dalle  radici ,   e  la  capanna  ichiantafi.  110 

Volan  per  1'  aria  -le  (pezzate  nuvole, 
Le  rode  (Ielle  ad  or  ad  or  tralpajono, 
Nunzia  di  morte  V  orrida -meteora 
Fende  co'  nggi  l'addenfate  tenebre  . 
Ecco  pofa  lui  monte:  io  veggo  ?  ifpida      115 
Vetta -del  giogo  dirupato,  e  1'  arida 
Felce  ravvilo  e  l'atterrata  quercia 

Ma  chi  è  quel  cola  lotto  queil  albero, 
Prottefo   in  riva   al  lago 

Colle   velli  di   morte?  120 

L'  onda  fi   sbatte   forte 
Sulla  fcoglioia  ripa,  è  d'acqua  carea 
La  piccioletta  barca  j 
Vanno  e   vengono  i  remi 
Traportati   dall'  onda  125 

Ch'erra  di  fcoglio  in  fcoglio:  oh!  fu  quel  faflfo 
Non   fìede  una   donzella? 
Che   fia?  l'ondi  rotante 
Rimira, 

Solpira,  130 

Mitero  l'amor  fùo!  mifero  amante  ! 
Ei  di    venir  promife, 
Ella  adocchiò  la   barca 
Mentre  il  lago  era  chiaro:   oh  me  dolente! 
Oimè  quello  è  '1    fuo   legno!  135 

Oimè  quelli    i   fuoi  remi, 
Quelli  fui  vento  i  fuoi  fofpiri  eflremi! 

Ma  già   s'  appretta 
Nuova  tempedà  : 

Ne- 


(CCCXLVII1) 

Neve  in  ciocca  140 

Fiocca  fiocca, 

Biancheggiano  dei  monti  e  cime  e  fianchi , 

Sono   i   venti  già  fianchi , 

Ma  punge  l'aria,  ed  è  rigido  il  cielo  : 

Accoglietemi  amici,  io  fon  di  gelo  .  145 

4.   Cantore. 

Vedi,  notte,  ferena,  lucente, 

Pura,  azzurra,  {Iellata,  ridente, 

I   venti   fuggirò, 

La  nubi   fvaniro, 

Si  fan  gli  arbufcelli  1 50. 

Più  verdi  e  più  belli  , 

Gorgogliano  i  rivi 

Più  frefchi  e  più  vivi, 

Scintilla  alla  Luna 

La  terfa  laguna.  155 

Vedi  notte,  ferena,  lucente, 

Pura,  azzurra,  {iellata,  ridente .. 
Veggo  le  piante  rovefciate,  veggo 

Le  biche  a  terra  fparte, 

E  la  vigil  cervetta  160 

Che  con  induftria  ed  arte 

A  raccorle  s'  affretta. 
Chi.  vien  dalle  porte 

Ofcure  di    morte 

Con  pie  pellegrin?  165 

Chi  vien  così  leve 

Con  veda  di  neve, 

Con  candide  braccia, 

Vermiglia  la  faccia, 

Brunetta  il  bel  crin?  170 

Que- 


(  C  C  C  X  L  I  X  ) 

Quella  è  la  figlia  del  Signor  sì  bella, 

Che  pocanzi  cadeo  nel  fuo  bel  fiore  : 

Deh  t'  accorta,  t'accorta,  ó  verginella, 

Lafciati  vagheggiar,  viio  d'  amore. 

Ma  già  fi  move  il  vento  e  la  dilegua,        175 

E  vano  è  che  cogli  occhi  altri  la  fegua. 

I  venticelli  fpingonò 

Per  la  valle  rillrettà 

La  vaga  nuvoletta  ; 

Ella  poggiando  va,  180 

Finché  ricopre  il  cielo 

D"  un  candidetto  velo 

Che  più  leggiadro   il  fa. 
Vedi  notte,   ferena ,  lucente, 

Pura,   azzurra,  ftellata,  ridente.  185 

Bella  notte,  più   gaja   del  giorno': 

Addio,  datevi  amici *  io  non  ritorno. 

5.   Cantore. 

la  notte  è  cheta,  ma  fpira  fpavento. 

La  Luna  è  mezzo  tra  le  nubi  afeofa  : 

Movefì  il  raggio  pallido  e  va  lento,  100 

S'  ode  da  lungi  1'  onda  romorofa . 

Mezza  notte  varcò,  che '1  gallo  io  fento: 

La  buona  moglie  s'  alza  frettolofa, 

E  brancolando  pel  bujo  s'  apprende 

Alla  parete,  e  '1  fuo  foco  raccende.  195 

II  cacciator  che  già  crede   il  mattino, 

Chiama  i  fuoi  fidi  cani,  e  più  non  bada; 
Poggia  fui  colle,  e  fifehia  per  cammino: 
Colpo  di  vento  la  nube  dirada; 
Ei  lo  ftellato  aratro  a  fé  vicino  200 

Vede  che  fende  la  cerulea  rtrada  : 

Oh, 


(CCCL) 

Oh,  dice,  egli   è  per  tempo,  ancora  annotta  ,= 

E  ss  addormenta  'ull'  erbata  grotta. 
Odi  odi: 

Corre   pel    bofeo    il   turbine,.  205 

E   nella  valle   mormora 

Un    luon   lugub  è    e   itridulo.: 

Quctt'  è   la   tormidabile 

Armara  degli  Spiriti  , 

Che   tornano  dall'  aria.  210 

Dietro   il  monte  fi  cela  la  Luna 

Mezzo   pallida,  e   mezze  bruna: 

Scappa  un  raggio,  e  luccica  ancora 

E  un  pò   po'  le  vette  colora: 

Lunga  dagli  alberi  feende  1'  ombra,  215 

Tu'to  abbuja,  tutto  s'  aombra: 

Tutto  è  orrido,  e  pien  di  morte, 

Amico  ah  non  tardar,  fchiudi  le  porte. 

Il    Signore. 

Sia  pur  tetra  la  notte,  ululi  e  ftrida 

Per  pioggia  o  per  procella,  220 

Senza    Luna,  né   itella, 

Volino  i'  ombre,  e  '1  peregrin  ne  tremi; 

Imperverfino   i   venti, 

Rovinino  i  torrenti ,  errino  intorno 

Verdi  —  alate  meteore:   oppur  la  notte       225 

Efca  dalle  fue  grotte 

Coronata  di  itelle,  e  fenza  velo 

Rida   limpido    il  cielo, 

E"  lo  ftefTo  per  me  :  1'  ombra  fen  fugge 

Dinanzi  al  vivo  mattutino  raggio,  230 

Quando  fgorga  dal  monte, 

E  fuor  dalle   fue  nubi 

Rie- 


fCCCLI) 

"Riede  giojofo  il  giovinetto  giorno: 
Sci  T  uora,  come  pafsò,  non  fa  ritorno. 
Ove  fon  ora,  o  vati,  235 

I  duci  antichi  ?  ove  :  famofi  Regi  ? 
Già  della  gloria   lor   paffaro  i  lampi. 
Sconolciuti,  obbliati 

Giaccion  coi  nomi  lor,  coi  fatti   egregi, 

E  muti  fon  delle  lor  pugne  i  campi.  240 

Rado  avvien  eh'  orma  ltampi 

II  cacciator  fui  le  mufeofe  tombe 
Mal  noti  avanzi  degli  eccelfi  Eroi. 
Sì  pafTerem  pur  noi,  profondo  obblio 

C'  involverà  :  cadrà  proftefa  alfine  245 

Quella  magion  fuperba, 
E  i  figli  noftri  tra  1'  arena,  e  l1  erba 
Più  non  ravviferan  le   fue  rovine. 
E  domandando  andranno 
A  quei  d'  etade  e  di  faper  più  gravi:  25© 

Dove  forgean  le  mura  alte  degli  avi? 
Sciolganfi  i  cantici, 
L'  arpa  ritocchili ,. 
Le  conche  girino, 

Alto  fofpendanfi  255 

Ben  cento  fiaccole, 
Donzelle  e  giovani 
La  danza  intreccina 
Al  lieto  fuon . 
Cantore  accoftifi ,  260 

II  qual  raccontimi 
Le  imprefe  celebri 
Dei  Re  magnanimi 
Dei    duci  nobili, 

Che  più  non  fon „  265 

Così  paffi  la  notte, 

Fin- 


t  C  C  C  L  I  I  ) 

Finché  il  mattin  le  noftre  fale  irraggi. 
Allor  fien   pronti    i   deliri 
Giovani  della  caccia,  e  i  cani,  e  gli  archi. 
Noi  falirem  fui  colle,  e  per  le  felve 
Andrem  col  corno  a  rifvegliar  le  belve.      "275 


LAT- 


LATMO. 


(  C  C  C  L  V  ) 
L        A        T        M        O. 

Argomento. 


T 

JL  Rovavajì  Fingal  in  Irlanda  quando  Latbmon ,  Si* 
gnor  di  Dunlatbmon  ,  prevalendo/]  delP  ajfen^a  di 
lui ,  fece  uri  invafione  in  Morven ,  e  giunfe  a  l'ifla 
del  palagio  di  Selma .  Giunta  a  Fingal  una  'tal  nuo* 
•va,  ritornò  con  follecitudine,  e  Latbmon  al  fuo  arri- 
vo ,  fi  ritirò  [opra  un  colle .  Mentre  Fingal  fi  dif po- 
neva alla  battaglia  ,  Morni  vecchio  e  famofijfimo 
guerriero  Sco^fe  ,  viene  a  prefentarglì  fuo  figlio 
'Caulo  ,  ancor  giovinetto ,  acciò  facejfe  fitto  di  lui  la 
fua  prima  campagna  .  Fingal  lo  dà  per  compagno  a 
fuo  figlio  OJfian  ,  e  fopraggiunta  la  notte ,  fono  ambe- 
due fpediti  ad  ojfervare  ì  movimenti  dei  nemici.  Que- 
fla  parte  del  Poema  ha  uri  e  frema  rajfomiglianza  coir 
Epifodio  di  Nifo  e  d"  Furialo  ne  IP  Eneide  .  Allo  fpun- 
Z      2  far 


(CC.CLVL) 

tar  del  giorno ,  Latbmon  sfida  Offtan  a  /ingoiar  bau 
taglia  ,  e  mentre  era  fui  punto  di  rejlar  uccifo  da  que- 
fto  ,  vien  falvato  per  P  interpostone  di  Gaulo .  Lath* 
moti ,  vinto  da  tanta  generofità  ,  fi  arrende ,  e  da  Vi\u 
gal  è  rimandato  libero  alle  fue- terre . 

Il  Poema  fi  apre  nel  punto  deW  arrivo  di  Fingal  m 
Mvrven . 


IAT- 


(  C  C  C  L  V  I  I  ) 
L       A       T       M       O. 


»    *    » 


'S 


elma,  Selma,  che  veggio?  ofeirre   e  mute 
Son   le   tue   fale  >   alcun  rumor  non   s1  ode , 
Morven ,   ne'  bofehi   tuoi  :   1'  onda   romita 
Geme  fui  lido;  il   taciturno  raggio 
A' tuoi  campi  fovrafta:   efeono  a  khiere  5 

Le  verginelle  tue ,  gaje ,  lucenti 
Come  il   vario  -  dipinto  arco   del   cielo , 
E   ad   or  ad  or  verfo  l'erbola  Ullina 
Volgono   il  guardo,  onde   feoprir  le  bianche 
Vele   del   Re  :   quei  di   tornar  promife  1  o 

A' colli   fuoi ,   ma   lo  rattenne   il   vento 
L'  afpro  vento  del  Nord.  Chi  vien?   chi  sbocca 
Z      3  Dal 


fi  Quella    apertura  nell'  Ori-  alla    parte     narrativa    del 

ginale  è   in  metro  Lirico  ,  Poema  ,  eh'  è  tutto  in  ver- 

e  fi  farà  cantata  full'  arpa  *  fo  Eroico  . 
Ella   ferve    d'  introduzione 


(CCCLVI1I) 

Dal  colle   Orientai ,   come   torrente 
D'ofcuritade?   ah  lo  raVvifo,  è  queiìa 
L'ofìe  di  Latmo.  Sconfìgliato!   intefe  1.5, 

L' aflenza  di  Fingallo ,   e  di  baldanza 
11   cor  gli   fi   gonfiò  :   porta  ha  nel   vento  * 
Tutta   la  fpeme  fua .  Perchè  ten  vieni ,  ; 

Latmo,  perchè?   non   fono   in   Selma  i  forti. 
Con  quell'afta  che   vuoi?  di  Morven  teco     20 
Pugneran  le   donzelle?     Arrefta  arrefta 
Formidabil   torrente  :   olà ,   non   vedi 
Cotefte   vele?   ove  fvanifci ,   o  Latmo, 
Come   nebbia?   ove   fei?   fvanifci  in  vano: 
T'infegue  il  nembo:   hai  già  Fingallo  a  tergo,    ij, 
Lente  mòveaho  fui   ceruleo  piano 

Le   noftre   navi ,   allor  che  il  Re  di  Selma 
Dal   fuo  fonno  fi   fcoffe:   egli   alla  lancia 
Stek  la   delira;   i   fuoi  guerrier  s' alzare 
Ben   conofeemmo  noi,   ch'egli  i  fuoi  padri   50 

Ve- 

a  Cioè    nel    vento    contrario  che  tratteneva    Fingal    in  Ir- 
landa .   * 


(CCCLIX) 

Veduti  avea ,   che   a   lui   fcendean   fovente 
Ne'  iogni  fuoi  ,  quando  nemica  fpada 
Sopra   Je   noftre  terre   ofava   alzarfi . 
Lo  conoicemmo ,   e   tolto  in   ogni    petto 
Arie   la   pugna.  Ove   fuggirti   o   vento?  35 

Difle  di  Selma   il  Re  :   ftrepiti  forfè 
Nei  iòggiorni  del   Sud?   forfè   la   pioggia 
Segui   per  altri  campi?   a  che   non   vieni 
Alle   mie   vele ,   alla   cerulea   faccia 
De1  mari  miei?  nella  Morvenia  terra  40 

Stalli  il   nemico,   e '1   filo   Signor   n'è    lungi. 
Su  duci   miei,   verta,  ciafcun   l'usbergo, 
Ciafcun  lo  feudo  impugni ,  e   fopra    l' onde 
Stendafi  ogn' afta,  ed  ogni  acciar   fi   mudi. 
*    Latmo  già  ci  avanzò,   Latmo  che  un  giorno  45 
Colà  di  Lona  fu  la  piaggia  erbofa 

Z     4  Da 


a  La  tradizione  rapporta  che  te  finge  eh'  egli    ne  abbia 

Fintai     ebbe    natura 'mente  ricevuta  1 1  notizia  per  mez- 

av  .  ìfo  dell1  invadono  di  La-  zo  d  un  iogno  . 
thuion  .  Ollun  poeticamen- 


(C  C  G  L  X  ) 

Da  Fingallo   fuggì  *.:   ritorna  adeflo 
Come  ingroflato  fiume,   e '1   fuo  muggito 
Erra  fu  i  noftri  colli .  Il  Re  sì  diffe , 
Noi  nella  baja  di  Cannona  entrammo.  50 

Oflìan  falì  fui  colle,  e 3  fuo  di  taflfo 
Scudo  colpì   tre  volte  :   a  quel  rimbombo 
Tutte  eccheggiaro  le   Morvenie  balze, 
E  tremando  fuggir   cervetti  e   damme  . 
L'ofte  nemica  al  mio   cofpetto  innanzi  55 

S' impallidì ,  fi  sbigottì ,  perdi'  io 
Tutto  feftante   mi  volgea   nell'  armi 
Della   mia  gioventude  ,   e  al  monte  in  vetta 
Nube  parea  fofco-lucente ,  il  grembo 
Grave  di  pioggia  a  traboccar  vicina .  60 

Sedea  fotto  una  pianta   il   vecchio   Morni ,   * 

Lun- 


a  Allude  ad  una  precedente  b  Morni  era  Principe  ,  e  ca- 
battaglia  ,  in  cui  Lathmon  pò  d'  ima  tribù  numerofa 
reftò  disfatto  .  OtTian  in  un  e  potente  nel  tempo  di  Fio- 
altro  Poema  veduto  dal  gal ,  e  di  fuo  padre  Coniai . 
Traduttore  racconta  i  mo-  Queft'  ultimo  fu  uccifo  in 
tivi  di  cotelta  prima  guer-  battaglia  combattendo  con- 
ra  .  tro 


(CGC'LX  I  ) 

Lungo  ie  ftrepitanti  acque   di  Strumo ,  * 
Curvo  fulla  fua   verga  :   eragli   appretto 
Il   giovinetto  Gaulo ,   a   udire  intento 
Del   padre   fuo  le   giovanili   imprefe .  6<$ 

Speflb  ei  fi   fcuote ,   e   in  sé   non  cape    e  balza 
Fervido,   impaziente.   Il  vecchio  Eroe 
Udì   il   fuon   del   mio   feudo ,  «  riconobbe 
Il   fegnal   della  2,uffa  :   alzafi  tolto 
Dal   feggro  fuo,   la  fua  canuta  chioma  70 

Divifa   in   due   fu  gli  omeri   difeende . 
Penfa   ai   prifehi   fuoi  fatti  :   o   fìgliuol  mio  , 
Difs'  égli   a   Gaulo ,   un   gran   picchiar  di    feudo 
Odo  colà  dal   monte  5   il  Re   di  Selma 
Certo   tornò-,  quefto   è  '1   fegnal   di  guerra.    75 
Va   di   Strumo  alle   fale  ,  e   a   Morni   arreca 

L'ar- 


tro    la    tribù    di    Morni  ,  erano  perfettamente  ricon- 

ma  il  Valore  e  la    condót-  ciliari . 

ta    di     Fingal  ,    finalmen-  a  Srru'  -  mone    rufcello      della 

te    riduffela    all'    ubbidien-  collina  ,     in   quefto  luogo  è 

2a    .    Si    vede      in     quefto  il     nome    d'  un    fiumicello 

Poema  ,  clic  i  due  Eroi  s'  nelle  vicinanze    di  Selma  . 


(cccLxri) 

L'arme  lucenti,   arrecami  quell'arme 
Che  '1   padre   mio  nel   dechinar  degli  anni 
Ufar   folea  :   del   mio  braccio  la   pofla 
Già  comincia  a  mancar:  tu  prendi ,  o  Gaulo  ,    80 
LTarnefe  giovani! ,   corri   alla  prima 
Delle   battaglie  tue:   fa  che '1   tuo  braccio 
Giunga  alla   fama  de' tuoi   padri;   in  campo 
Pareggi   il   co  rio  tuo   d'aquila   il   volo. 
Perchè   temer   la  morte?   i   prodi,   o  figlio,    85 
Cadon   con  gloria  :   il  loro  feudo,  immoto 
Rattien   la  foga   alla,  corrente   ofeura 
D' afpri    perigli,   e   ne»  travolve   il    corfo, 
E   fu   i   bianchi  lor  crin  fama   fi   poia  , 
Gaulo   non    vedi  tu,   come   fon  cari,  90, 

Come   per   tutto    venerati   i   palli 
Della  vecchiezza  mia?    Morni   fi   move, 
E   i   giovinetti   rifpettofi   e   pronti 
Corrono   ad   incontrarlo,   e   i   i'uoi  veftigj 
Seguon  con   occhio,  riverente   e   lieto.  95 

Ma   che?  iìglio ,  ma  che?  Mona  non  feppc 

Che 


(  C  C  C  L  X  1  I  I  ) 

Che  fa  fuggir-:   ma  lampeggiò  '1  mio  brando 
Nel  bujo  delle  pugne  ,   e  a  me  dinanzi 
Svanir  gli  eftranj ,   e   s' abbaflaro  i   prodi . 
Gaulo  l'arme   arrecò:   l'Eroe  canuto  ioo 

Si  coperie  d' acciar  :    prefe  la  lancia  , 
Cui  fpeflfo   tinfe   de' poftenti   il   (angue; 
Avviofiì   a  Fingal  ;   feguelo   il   figlio 
Con  efultanti  patti  .   Il   Re  di  Selma 
Tutto   allegroflì   in   rimirando   il   duce  105 

Dai  crini   dell'età»  Signor   di  Strumo , 
Diffe   Fingallo }   e   ti   riveggio  armato , 
Da  che   pur   dell'  etade   il  grave  incarco 
Il   tuo    braccio  Inerbò  ?   fpeflfo   rifulfe 
Morni  in  battaglia,  a  par  di  Sol  nafeente  3    1  io 
Difperditor  di  nembi  e   di  procelle , 
Che   raflferena   i  poggi ,   e   i  campi  indora . 
Ma  perchè   non   ripofi  in   tua   vecchiezza? 
Che  non  ceffi  dall'  arme  ?   ah  da  gran  tempo 
Sei  già   nel  canto  ;   il   popolo  ti    feorge         115 
E  benedice  i  tremolanti  paffi 

Del 


(  C  -C  C  L  X  I  V  ) 

Del   valorofo   Morni  :   a   che   non   pofi 
Nei   fenili   anni  tuoi?   fvanirà   Porte, 
Svanirà,   sì,   fol   che  Fingal   fi  raoftri. 
O  figlio   di   Cornai,   riprefe   il   duce,  120 

■Langue   il   braccio  di   Morni:   io  olà  fei   prova 
D'eftrar  la   fpada   gioverai ,   ma   ella 
Giace  nella   Aia   fpogiia  :   io   fcaglio  P -afta-, 
Cade   lungi  dal   fegno  ;   e  del   mio  fetido 
Sento  l' incarco.  Ah  noi  ftruggiamei ,  amico,   125 
Come   T  inaridita  erba  del    monte  : 
Secca   la   noftra  pofia,   e   non   ritorna . 
Ma ,  Fingallo ,  io  fon  padre  :   il   figlio  mio 
S' innamorò  delle   paterne   imprefe  . 
Pur  non  per   anco  la   fu  a  fpada  il   fangue    130 
Affaggiò   dei   nemici ,  e   non   per   anco 
La   fua   fama   fpuntò  :   con   lui  ne   vengo 
.Alla  battaglia  ad  addentrargli  il   braccio . 
Sarà   la  gloria  fua  nafeente   Sole 
Al   paterno  mio  cor  ,  nelP  ora  ofeura  12$ 

Della   partenza  mia  .  Poffan   le  gènti  } 

Scor- 


(  C  C  C  L  X  V  ) 

Scordar  di  Morni   il   nome,   e   dir  fol tanta, 
Vedi  ir  padre  di  Gaulo.  E  Gaulo ,   a   lui 
Soggiunte   il   Re,   nella   fua   prima   zuffe 
La   fpada   inalzerà,   ma  inalzeralla  140 

Sugli  occhi  di  Fingallo;   e  lai  mia  delira 
Alla  fua  gioventù  fi  farà  feudo . 
Morni ,  non  dubitarne .   Or  va  ,   ripofa 
Nelle  fale  di   Selma,   e   le  novelle 
Dei   valor  noftro  attendi:   arpe  frattanto      145 
S' appreftma  e  Cantori ,  onde  i  cadenti 
Guerrieri  miei   della  lor  fama  al  fuono- 
Prendali    conforto ,  e  V  anima  di  Morni 
Si  rinnovi  di  gioja  .  Oflian ,  mio  figlio', 
Tu  pugnarli  altre  volte,  e   fla   rapprefo      150 
Sulla  tua  lancia  dei  ftranieri    il   fangue. 
Sii  di  Gaulo  compagno  :   ite ,  ma  molto 
Non  vi  feoftate  da  Fingal ,  che    foli 
Non  vi  feontri  il  nemica,  e  non  tramonti 
Quafi  nel  fuo   mattin  la   voflra  fama .  355 

Volfimi  a  Gaulo ,  e  V  alma  mia  s' apprefe  2 

To- 


(  C  C  C  L  X  V  ì  ) 

ToRo  alla  iua  ,   che  nel  vivace  (guardo 
Foco  di  gloria  e  di  battaglia  ardea  . 

3    L'  ofte  nemica  egli  feorrea  con  occhio 

D'inquieto  piacer,   tra   noi  parlammo  ì  6ò 

Parole  d' amiftà  ;  dei  noftri  acciari 
Scapparo  infieme   i   rapidi  baleni, 
Infierii   fi  mefcolar  ;   che   dietro   il   bofeo 
Noi  li   brandimmo,  e   delle  noftre   braccia 
La   vigoria   nel   vuoto  aer    provammo.  ì6$ 

Scefe  in   Morven   la   notte.   Il   Re   s'allìfe 
Al   raggio  della  quercia  :   ha  Morni   accanto 
Cogli  ondeggianti   fuoi  canuti  crini . 
Fatti  d'Eroi  già  fpenti-,  avite   imprefe 
Son   lor  fuggenti .  Tre  Cantori  in   mezzo     170 
L'  arpa   toccaro  alternamente  .  Ullino 
S'avanzò  col  fuo  canto.   A  cantar   prefe 
Del   poflfente   Comallo  :   annuvolofli  4 
Di  Mornì  il   ciglio;   roffeggiante   il   guardo 
Torfe  fopra  d' Ullin  ;   ceffonile  il  canto.      175 
Vide   l' atto  Fingallo ,  e  al   vecchio   Eroe 

Dol- 


(  C  C  C  L  X  V  I  ì  ) 

Dolcemente  parlò  :    Duce   di   Strurao , 

Perchè  quel   bujo  ?  ah   fempiterno  obblio 

11   pattato   ricopra  :   i   noftri   padri 

Pugnaro,  è  ver,   ma   i  figli  lor  congiunti    180 

ÌSon  d'amiftade,  e   a   genial   convito 

S' accolgono  feftofi  :   i  noftri  acciari 

Nemiche   tede  a  minacciar  fon   volti , 

E   la  gloria   è  comun  :    ricopra ,  amico , 

I  dì   dei   noftri   padri  eterno  obblio.  185 
O  Re  di  Selma,   io  non   abborro  il  nome 

Del   padre   tuo,   Morni  riprefe ,  ed   anzi 
Lo   rimembro  con   gioja  :   era   tremenda 
La   poffanza  del   duce ,  era   mortale    * 

II  Tuo  furore:   alla   fua   morte   io  pianfi.      190 
Cadon ,   Fingallo ,   i   prodi ,  alfin   fu   i   colli 
Non  rimanali  che  i  fiacchi .  Oh   quanti    Eroi 

Quan- 

0  Que(V  efpreffione  nelP  Ori-  s'  eftingueva  che  colla  mor- 

ginale  è  ambigua  ,    perchè  te  .  Il  Traduttore  ha  con- 

può  fignincare   ugualmente  fervata     l'  ambiguità    dell* 

e  die    Cornai    uccife  molti  Originale,    come  è  proba- 

in  battaglia  ,    e  che  il  fno  bile  che  (oiYs  l' ìntendimen- 

odio    era    implacabile  ,    né  to  del  Poeta  . 


C  e  e  e  l  x  v  r  i  i  ) 

Quanti  guerrieri   fé   n'andar  (otterrà 
Nei  dì   di   Morni  !   io  qui   reftai ,   ma   certo- 
Non  per  mia  colpa,  che  né  alcun  cimento-  195- 
N-è  tenzon  ricufai .   La- notte  avanza , 
Ditte   Fingal ,   fu   via ,   prendan   ripofo 
Gli  amici   noftri ,  onde  al  tornar  del  giorno 
Sorgano   poderofi   alla   battaglia 
Contro  l'otte   di   Latmo  :   odi  che  freme      :co 
Simile  a   tuon   che   brontola   da   lungi . 
Offian  e   Gaulo   da  la   bella  chioma , 
Voi  fete   levi  al   corfo  :   e  ben,  da  quella 
Selvofa  rupe  ad  offefvar  n'andate 
I   paterni   nemici  :   a  lor  per   altra  re  < 

Non   vi  fate   si   preflb  :   i  padri  voftri 
Non  vi   faranno  ai  fianchi  a  farvi  feudo . 
Non* fate,  o  figli,  che  fvanifea  a  un  punto 
La   voftra  fama  :   ardor  cauto  v'  accenda  , 
Che   a  valor  giovanile  error    va  preflb.     1.10 
Lieti  l'udimmo,  e  ci  movemmo   armati 
Ver  la  felvofa  balza  :  il  cielo  ardea 

Di 


(  C  C  C  L  X  I  X  ) 

Di  tutte  quante  fue  roflìcce  -ftelle  , 

E  qua  e  là  volavano  fui   campo 

Le  meteore  di  morte:   alfin  l'orecchio        215 

Giunfe  a  ferirci  il  bisbigliar  lontano 

Della  proftefa  ode  di  Latmo:   allora 

Gaulo  parlò  nel   fuo   valor,   la   fpada 

Spetto  traendo ,  e  rimettendo  .   Oh  ,   difle  , 

Tu  figlio  di  Fingal,  che  vuol  dir  quello?   220 

Perchè   tremo  così?   perchè   sì   forte 
t 

Palpita  il  cor  di  Gaulo?  i  pam"   miei 

Sono  incerti,,  feompofti ,  avvampo  e   fudo 

In  mirar  la  nemica  ofte  giacente. 

Treman   dunque  così  l'alme  dei  forti  225 

In   villa  della  pugna?  Oh  quanto,   amico, 

L'alma  di  Morni  efulteria ,   fé  uniti 

Piombaffimo  precipitofamente 

Sopra  i   nemici!   allor  nel  canto  ì  nomi 

Chiari  n' andriano^e  i  noflri  paffi  alteri    230 

Tramano  dietro  a  sé  l'occhio  dei  prodi. 

Figlio  di  Morni,  rifpos'io,  di  pugne 

Totn.  II.  A  a  Va- 


(  C  C  C  L  X  X  ) 

Vaga  è  quelV  alma  ,  e  di  rifplender  folo 
Amo  ,  e  di  farmi  dei  Cantor  fubbietto . 
Ma  fé  vinto  fon  io,  mirerò  forfè  235 

Gli  occhi  del  Re  ?  terribili  in  fuo  fdegno 
Son   quai  vampe  di  morte  :   io  no ,  non  voglio 
Nel  fuo  furor  mirarli .  Oflìan  di  fermo 
Vincer  deve  o  morir .   Quando  d*  uom  vinto 
Sorfe  la  fama?  ei  ne  va  via  comr  ombra .    240 
Non  io  così  :   le  gefta   mie  faranno 
Degne  della  mia   flirpe  :   all'  arme ,   o  figlio 
Di  Morni ,  andiam  r  ma  fé  tu  vivi ,  o  Gaulo", 
Alle  di  Selma   maeflofe  fale 
Vattene,  e   alPamorofa  Evirallinà  245 

Dì  eh'  io  caddi  con  fama ,  e  sì  Je  arreca 
Cotefta  fpada  ,  che  all'  amato  Ofcarre 
Porgala  allor  che  al  fuo  vigor  fia  giunta 
La  fua  tenera  etade .  Oimè ,  foggiunfe 
Gaulo  con  un  fofpiro  :  Oflian  ,  che  dici  -^  250 
Io  dovrei  dunque  ritornar,  te  fpento? 
Ah  che  direbbe  il  padre?  e  che  Fingallo 

Re 


(  C  C  C  L  X  X  I  ) 

Re  de' mortali?  ad  altra  parte  i  fiacchi 
Volgeriano  gli  fguardi ,  e  dirien  >  vedi 
Il   valorofo  Gaulo ,   egli   ha   lafciato  255 

L' amico  fuo  nel  proprio  fangue   immerfo . 
No ,   fiacchi ,  no ,  non  mi   vedrete   in    terra 
Fuorché  nella   mia  fama  >  Offian  >  dal  padre 
Spedo  afcoltai  de'  valorofi   i  fatti , 
Quando  foli  pugnaro ,  e  fo  che  l'alma        2<5o 
Nei  perigli  s'  addoppia .   E  ben  ,  fi  vada  > 
Precedendol   difs*  io ,  daranno  i  padri 
Lode   al   noftro   valor ,  mentre   alla   morte 
Daranno  il   pianto ,  e  di  letizia  un   raggio 
Scintillerà  nei   lagrimofi    fguardi .  265 

No  non  cadder ,  diranno ,   i  figli  noftri 
Com'erba  in  campo,   dalle   man  dei  prodi 
Piovve   la  morte.  £  che  dich'ìo?  che   penfo 
All'anguria  magion?  difefa  è '1  brando 
Dei  valorofi,  ma   la  morte   infegue  5  270 

La  fuga  de'  codardi ,  e   li  raggiunge  . 
Movemmo  per  le   tenebre   notturne 

A  a      2  Fin- 


(  C  C.C  L. XX  I  I  ) 

Finché  giungemmo   al   mormorio  d'uà    rivo, 

Ch'  a   una  frondofa   fibilante    pianta 

L' azzurro  corfo  e   garrulo    frangea  „  27  5. 

Colà  giungemmo ,  e   ravvifammo  l'olle 

Adormita  di  LatmO':   erano   fpenti 

Su  la   piaggia  i  lor  fochi ,  e   affai  da.  lungi 

De' lor  notturni  (corridori  i  paffi  . 

Spini!   innanzi  la  lancia  ,..  onde   reggette        28C 

Sul   rio  petrofo   i.  miei   veftigi  :   allora 

Gaulo  per  man  mi  prefe  ,  e   dell'  Eroe 

Le   parole  parlò.   Che?   vorrà   dunque 

Il  figlio  di   Finga!    fpingerfi  (opra.. 

A  nemico  che  dorme?   e  farà   come  a.85- 

Nembo  notturno  che  ne  vien  furtivo 

A  sbarbicar  le  giovinette  piante? 

Ah  non  così  la  gloria  fua  Fingallo.- 

Già  riceveo ,   né  per  si  fatte  imprefe 

Del   padre  mio  fu  la  canuta  chioma  zyà- 

Scefe  fama  a  pofarfi .  Oflian   colpifci. 

Lo  feudo  della  guerra  6,  alzino"   pure 

AI. 


(CCGLXXIII) 

Alii'ifi   i   l01'0  mille,   incontrili   Gaulo, 
Nella  prima   fua   zufYa,   ond'ei   far   prova 
Pofla   della   fua   deftra  .   A   cotai  detti  2575 

Brillommi  il   cor,  mi  fcefero  dagli   occhi 
Lagrime   di   piacer;  si,  Gaulo,   io  dilli , 
T'incontrerà  il   nemico  ,  ah   sì   la  fama 
Sfavillerà   del  "Valorofo  e   degnò 
Figlio  di   Morni  :   o  giovinetto  Eroe  300 

Sol   non  lalciarti  trafportar  tfopp' oltre 
Dal   tuo  nobile   ardire  :   a  me   dapprefTo 
Splenda   l'acciaro  tuo,  fcendan   congiunte 
Le   noftre   deftre:   quella   rupe,   o  Gaulo, 
Non   la   ravviti   tu?  gli  ermi  ''  fùoi  fianchi    305 
Di  fofea  luce  fplendono  alle  fìelle . 
Se  il  nemico  foverchia,  a  quella  balza 
Noi  fermerem  le  fpalle  :   allor  chi  fia 
Che  d'appreffarfi  ardifea  a  quelle   lande 
Dalia  punta  di  morte?   Io  ben   tre   volte     31Q 
Il  mio  feudo  picchiai.   L'otte   fmarrita 
ScoflfeG  :   fi  fcompigliano ,  s' affoltano 

A  a      3  I   parli 


(CGCLXXIV) 

1  paffi  lor;  che'i  gran  Fingallo  a  tergo 
D'aver  credeano  :  obblian  difefe  ed  armi, 
E   fuggendo,  ftridean  ,   come  talvolta  3  1  5 

Stride  ad   arido  bofco  apprefa  fiamma. 
Allor  fu   che   volò  la  prima   volta. 

L'afta  di   Gaulo,   allor  s'alzò  la  fpada, 
Né  invan  s' alzò  :   cade  Cremor ,   trabocca. 
Calto,   Leto  boccheggia,  entro  il  fuo  fangue   320 
Duntormo  fi   divincola  :   alla   lancia 
Croto  s' attien   per  rilevarfi ,  il  ferro 
Giunge   di   Gaulo,   e   lo   conficca  al  fuolo.. 
Spiccia  dal   fianco  il   nero  fangue ,  e  ftride 
Sull'abbroftita   quercia .   Adocchia   i   paflì      325 
Catmin  del  duce  che '1  feguia  ;    l'adocchia, 
E  s'aggrappa,  e  s'arrampica   tremando 
Sopra   un'arida  pianta:   invan   che   l'afta. 
Gli   trapaffa  le   terga ,  ed   ei  giù  toma 
Palpitando,   ululando,  e  mufco ,   e  fecchi      330^ 
Rami  dietro  fi   tragge ,   e   del   fuo   fangue 
Spruzza  e  brutta  di  Gaulo  il  volto  e  l'arme.. 

Tai 


(CCCLXXV) 

Tal  fur  l'imprefe   tue,  figlio  di  Morni , 
Nella  prima  tua  zuffa  y  e  già  fui  fianco 
Non   ti  dormi   la  fpada ,  o  dell'  eccella         335 
Progenie  di  Fingallo    ultimo   avanzo . 
Offian  col   brando  s' inoltrò ,   la  gente 
Cadde  dinanzi  all'  acciar  fuo ,   qual   erba 
Cui   con   la  verga   fanciullin   percote . 
Quella  cade,  recifa ,  egli  fìfchiando  340 

Segue   il  cammin  ,   né   a  riguardar   fi    volge . 
Ci   forprefe   il   mattino  :   il  ferpeggiante 
Rio  per  la  piaggia   luccicar  fi   fcorge. 
Si  raccolfe   il  nemico ,  e  in  rimirarci 
Sorfe   l'ira   di  Latmo  :   abbatta  il    guardo      345 
Che  di  furor  rofleggia  ;   e  ftaffi  muto 
In  fuo  rancor  nafcente  ;   il  cavo   feudo 
Or  colpifce  , .  or  s' arreiìa ,   i   palli   fuoi 
Sono  incerti ,  inuguali  :   io  ravvifai 
La  difdegnofa  ofeurità  del  duce,  350 

E  cosi  difli   a  Gaulo  :   o  nato  al  carro 
Signor  di  Strumo ,  già  i  nemici ,  offerva  , 
A  a      4  Vanii 


(  "C  C  C  L  X  X  V  I  ) 

Vanfi  fui  monte   raccogliendo  :   è   tempo 
Di   ritirarli  :   al  Re  torniamo ,   armato 
Ei  {benderà  ,   {vanirà  Latmo  :   ornai  .555 

Ne   circonda  la  fama,  allegreranfi 
Gli  occhi  dei  padri  in  rimirarci  :     andiamo 
Figlio  di  Morni ,  rkiriamei  ;  Latmo 
Scende   dal  monte .  E  ritiriamei  adunque ,  7 
Gaulo  rifpofe ,  ma  fian  lenti  i  pam*  360 

Della   noltra  partenza ,  onde   il   nemico 
Sorridendo  non  dica  :   oh ,  rimirate 
I  guerrier  della  notte:   effi   fon  ombre  > 
Fan  nel  bujo  rumor ,   fuggono  al  Sole  » 
Oflìan  tu  prendi  di  Gorman  lo  feudo,        3^5 
Che  cadeo  per  tua  mano ,  ond'  abbian    gìoja 
Gli  antichi  duci,  ì  teftimon  mirando 
Del  valor  de'  lor  figli.  Eran  sì  fatte 
Le  noftre  voci ,  allor  che  a  Latmo  innanzi 
Venne  Sulmato  a,  il  reggitor  di  Duta ,      370 

Che 

•  Suil-mhath    uomo  di  vijìa  acuta . 


Che  avea  fui  rivo  di  Duvranna  *  albergo-. 
Figlio  di   Nua,  che  non  t'avanzi,  ei  difìTc , 
Con  mille  de' tuoi  prodi?  o  che   non   fcendi 
Con  V  ofìe   tua  dal  colle ,  anzi  che   i  duci 
vSi  fottraggan  da  noi?   fotto  i  tuoi  fguardi   375 
Ne  van  ficuri ,  e  alla  nafcente   luce 
Scotono  l' arme   baldanzofi .   O   fiacca 
Mano-,  man  fenza  cor ,  Lamio  riprefe , 
Scenderà  V  ofte  mia  ?   Figlio  di  Duta , 
-Due  fon  -elfi,  e  non  più:   vuoi  tu  che  mille    380 
Scendano  contro  due  8?  piangerla  mefto 
Il   vecchio  Nua  la  fua  perduta   fama , 
E  ad   altra  parte  volgerla  gli  fguardi , 
Quando  apprettarti"    il   calpefìio  fentiffe 
Dei  pie  del   figlio   fuo  :   vanne   piuttofto,     385 

Va 

*  Dubh  -  bhranna  ,  o/curo  rn-  il  nome  di  Duvran  .  Se 
fcel  di  montagna  .  In  tanta  quello  è  il  fiume  di  cui 
diftanza  di  tempo  non  è  fa-  parla  Offian  ,  Lathmon  fa- 
cile a  ftabilirfi  qual  fiume  rà  flato  un  Principe  della 
portarte  quefto  nome  ai  nazione  dei  Pitti  ,  ovvero 
tempi  di  Offian.  Havvi  un  di  quei  Caledonj  che  anti- 
fiume nella  Scozia  ,  il  qua-  camente  abitavano  la  colla 
le  va  a  fcaricarfi  nel  mare  orientale  della  Scozia . 
a  Banfi*,  che  porta  ancora 


(CCCLXXVIII) 

Va  :  Sulmato ,  agli  Eroi  %  d' Offian  i  paffi 
Di  maeftà  fon  pieni  :   è  dal  mio  brando 
Degno  il  fuo  nome  ,  io  vo'  pugnar  con  lui . 
Venne   Sulmato  :   io  m' allegrai  fentendo 

Le  voci  Tue,  prefi  lo  feudo,  e  Gaulo  390 
Diemmi  il  brando  di  Morni  :  ambi  tornammo 
Al  mormorante  rio  ;  Latmo  difeefe 
D'arme  lucente,  e  lo  feguia  dappreflfo 
L'olle  fua   tenebrofa.  a  par  d'un  nembo. 

0  figlio  di  Fingallo,  in  cotal  guifa  395 
Ei  cominciò  ;  fu  la  caduta  nofìra 

Sorfe  la  tua  grandezza.  Oh  quanti!   oh  quanti 
Giacion  colà  del  popol   mio  proftefi 
Per  la  tua  man ,  Re.  dei  mortali  !  Or    alza 
L'acciar  tuo  contro  Latmo  ,  alzalo  ,  abbatti  400 
Anche  il   figlio  di  Nua  ,  fa  sì   eh'  ei   fegua 
Il   fuo  popolo   eftinto ,   o  tu ,   tu  fieno 
Penfa  a  cader  :   non.  fi  dirà  giammai 
Che  alla  prefenza  mia  caddero  inulti 

1  duci  miei,  ch'io  di  mirar  fofferfi  4° 5 

I  miei 


(CCCLXXIX) 

1  miei  duci  cader,  mentre   la  fpada 
ìnoperofa  mi  giaceva  al  Ranco  * 
Volgerebbonfi   in  lagrime   gli  azzurri 
Occhi  di  Cuta   tf,  e  per  Dunlatmo  errando 
N'r.ndria  romita ..  E  neppur  queflo    mai,   410 
Riipos'  io,   fi   dirà,   che   di  Fingallo 
Fuggifle  il  figlio  :  ne  accerchiale  i  paffi. 
Abiflb  di  caligine;  pur  egli 
Non  fuggirla:   l'alma  fua  propria,   l'alma 
Vernagli  incontro,  e  gli  direbbe  :   oh  teme  415 
Il  figlio  di  Fingal ,  teme  il  nemico? 
No  non   teme,   alma  mia,   l'affronta,    e  ride. 
Latino  mofìe   con   l' afta  ;   il  ferreo  feudo 
Ad   Oflìan  trapafsò  ;   fentiimi  al   fianco 
Il   gelo  dell'  acciar  :   tram*   la   fpada  420 

Di   Morni ,  in  due  l' afta   fpezzaigli ,    al    fuolo 
Ne  luccica   la  punta  :   avvampa  e  freme 
Latmo  ;   lo  feudo   alto  folleva ,  e   fopra 
Gli  orli  ricurvi  erto  volgea  la  rotta 

Ofcu- 

a  Moglie ,    0  amica  dì  Lath-mon  . 


(•c-c-c  1  X  X  X  ) 

'Ofcurità  de' gonfi  occhi  protefi .  42,5 

-Io  gli  paflai  lo  feudo ,  e  ad   una  pianta 

Vicina   il  conficcai  :   ftettefi  quello 

Su  la  mia  lancia  tremolante  appefo. 

Ma  Latmo  oltre  ne   vien  :   Gaulo  previde 

La  caduta  del  duce,  e'1  proprio  feudo      433 

Frappofe  al  brando  mio ,   mentr'  ei  feendea 

Quafi  dentro  una  lucida  corrente 

Sopra   il  capo  di  Latmo  :  ei   vide   Gaulo  , 

Lagrimò  di  trafporto  :   a   terra  ei   getta 

La  fpada   de' fuoi   padri,   e  le    parole  455 

Parla  del  prode .   Io  pugnerò  con   voi , 

Coppia  d' Eroi  la  più  fublime   in   terra  ? 

Son  due   raggi  del  ciel   l'anime  voftrè , 

Son  due  fiamme  di  morte  i   voftri  acciari. 

Ghi  mai   potrebbe   pareggiar  1'  adulta  440 

Fama  di  tai  guerrier ,   di  cui   l' imprefe 

In  così  frefea  età  fono  sì   grandi  ? 

Oh  fofte   or   voi  nel   mio  foggiorno  !    oh    forte 

Nelle  fale  di  Nua  !   vedrebbe  il  padre 

Ch1  io 


(cccixxxr) 

CV  io  non  ceffi  ad  indegni .  E  quale  è  quello  445 
Che  vien  qual  formidabile  torrente 
Per  la  fonante  piaggia?  a  mille  a  mille' 
Da'  rai  del  brando  fuo  pullulan  V  ombre ,  * 
L'  ombre  di  quei  eh'  han  da  cader  pel  braccio 
Del   regnator  di  Selma:   alto   Fingallo,      450 
Fingallo  avventurato!  i   figli    tuoi 
Pugnan  le  tue  battaglie  :   a'  tuoi  davanti 
Vanno  i  lor  paffi ,   e  ai  paffi  lor  la    fama,, 
fiunfe    nella   fua   nobile   dolcezza 
Fingallo,  e  s' allegrò  tacitamente  45  5 

Dell'  imprefe  del  figlio  :  al  vecchio  Morni 
Spianò  letizia  la  rugofa  fronte  , 
E  gli  antichi  occhi  fuoi  guardavan  fioco 
Per  le  forgenti  lagrime  di  gioja. 
Entrammo  in  Selma,  e  airofpital  convito   460 
Sedemmo:  innanzi  a  noi  venner  le  vaghe 

Ver* 


SI    credeva    in    qUe'  tempi  dizioni ,  che  ci  reftano  in- 
die   ciafeheduno    avefTe    il  torno  a  quella  opinione  fo- 
fito  fpirito  particolare  ,  che  no  ofeuriflìme  . 
ne  foffe  cuftode  :  ma  le  tra- 


(  C  C  C  L  X  X  X  ì  I  ) 

Verginelle  del  canto,  e  innanzi  all'altre 
Evirallina  dal  rofibr  gentile . 
La  nera  chioma  fui  collo  di  neve 
Vagamente  fpargeafi  ,  ella  di  furto  465 

Volfe   ad  Offian  gii  fguardi  ,  e  toccò  V  arpa  •. 
Io  benediffi  quella  man  vezzofa , 
Sorfe  Fingallo  ,  e  di  Dunlatmo  al  Sire 
Pofatamente  favellò  :   fui  fianco 
Gli  tremolava  di  Tremmor  la  fpada ,  47Ò 

Al  follevar  del  poderofo  braccio. 
Piglio  di  Nua  ,  difs' egli,  a  che  ten  vieni 
Nelle  Morvenie  terre  a  cercar  fama? 
Non  fiam  ftirpe  di  vili ,   e  i  noftri  acciari 
Non  fcefer  mai  fopra  gl'imbelli  capì.  47$ 

Dimmi  ,  a   Dunlatmo  con  fragor  di  guerra 
Venni  io  forfè  giammai  ?   non  è  Fingallo 
Vago  di  pugne  ,  ancor  che  il  braccio  ha  forte . 
Solo  nell'  abbaffar  cervici  altere 
La  mia  fama  trionfa,  e '1  brando  mio  480 

Gode  ai  fuperbi  balenar  fui  ciglio. 

Vien 


(CCCLXXXX1X) 

Vìen  la  guerra  talor  ;  s'  alzan  le  tombe 

Dei  prodi  e  dei  ftranieri  :   ah  padri  miei 

Che  prò?  s' a  un  tempo  fol  s' alzan  pur  anco 

ÌLe  tombe  al  popol  mìo.  Solo  una  volta      485 

Di  rimaner  fenza  i  miei  fidi  io  temo* 

Ma  rimarrò  famofo ,  ed  a  feconda 

Entro  un  rio  limpidiflìmo  di  luce 

Scorrerà  l' alma  mia  placida  e  leve  » 

Latmo ,  vattene  ornai,  rivolgi  altrove  490 

II  fuon  dell'  armi  tue  :   famofa  in  terra 

E'  la  ftirpe  di  Selma ,  e  i  Tuoi  nemici 

Figli  non  fon  d'  avventurati  padri .  9 


****** 

»     »     *     *     * 

*     #     »     * 

»     »    » 


OS- 


(CCCI.  XXXIVJ 

OSSERVAZIONI, 


i«  ^  Tmigliantemente  Ettore  nel  6\  dell' Illiade,  v.^rjg  r 
O  lì  defidera  che  i  Trojani  veggendo  fuo  figlio 
Altianatte  tornar  dalla  guerra,  efclamino,  eh'  eg4i  è 
molto  più  forte  di  fuo  padre  .  Ma  per  quanto  fia 
grande  l'amor  paterno,  fi  potrebbe  aver  qualche  dub- 
bio, che  un  padre  fofrriflè  volentieri  d'  effer  riputato 
da  meno  del  figlio .  Parmi  che  Oflìan  abbia  efpreftb 
quefto  fentimento  con  maggior  delicatezza.  * 

2.  Anima  Jonatha  conglutinata  ejì  animx  David.  Lib.  i. 
dei  Re  e.   18.  v.    i.  * 

3.  I  caratteri  oppofti  dei  vecchi  e  dei  giovani  Eroi  fono 
efprefTì  con  molta  forza.  La  circoftanza  di  far  Bran- 
dir le  fpade  ai  fecondi  è  immaginata  egregiamente^ 
perchè  moftra  1'  impazienza  di  due  giovani  guerrieri 
che  ardono  di  defiderio  d'  entrar  in   azione. 

4.  Ullino  aveva  imprudentemente  fcelto  il  foggetto  del 
fuo  canto.  Morni  non  fi  turba  per  odio  eh'  ei  por- 
ta'ffe  al  nome  di  Cornai ,  benché  fofle  fiato  fuo  ne- 
mico, ma  per  timore  che  il  canto  d'  Ullino  non  rif- 
vegliafie  alla  memoria  di  Fingal  quelle  gare  che  fuf- 
fifievano  anticamente  tra  le  loro  famiglie.  Le  parole 
di  Finga!  in  quefi'  incontro  fono  piene  di  generali- 
tà,  e  di  buon  fenfo . 

5.  Mors  &  jugacem   perfequitur  virum% 

Nec  parcit  imbellii  juventee 
Pdplitibus,  timidoque  tergo.     Oraz.  * 

2.  La 


C  e  e  e  l  x  x  x  v  y 

2,  La  propofìzione  di  Gaulo  è  molto  più  nobile3e  più 
degna  d'  un  vero  Eroe  di  quel  che  fia  la  condotta 
d'  Ulifle,  e  Diomede  nell'  Iliade  ,  o  quella  di  Nilo 
ed  Eurialo  nell'  Eneide.  Ciò  che  gli  fu  fuggerito  dal 
valore  e  dalla  generalità  del  fuo  animo  ,  divenne  il 
fondamento  del  buon  fucceflò  della  fua  imprefa.  Poi- 
ché i  nemici  (paventati  dal  fuono  dello  feudo  di  Of- 
fian ,  eh'  era  generalmente  il  fegnale  della  battaglia 
s'  immaginarono  che  l'  intera  armata  di  Finga!  venif- 
fe  ad  affalirli  :  coficchè  efiì  fuggono  veramente  da  un.' 
armata,  non  da  due  guerrieri  .  Con  ciò  fi  concilia 
il  mirabile  col  verifimile. 

7.  La  condotta  di  Gaulo  in  tutto  quefto  Poema  è  quel- 
la d'  un  Eroe,  nel  fenfo  il  più  elevato  .  La  ritenu- 
tezza  di  Offian  nelle  proprie  fue  lodi  non  è  meno 
offervabile  della  fua  imparzialità  rifpetto  a  Gaulo. 

Sembra  che  Offian  fi  faccia  uno  ftudio  di  diffìmular  una 
parte  del  (uo  Eroifmo,  per  far  brillar  maggiormente 
quello  del  giovine  guerriero  :  ma-  in  quefta  maniera 
egli  viene  a  moftrarne  uno  d'  un  altro  genere  più 
delicato  e  più  difficile  del  primo. 

8.  Offian  non  manca  di  attribuire  a'  fuoi  Eroi ,  benché 
remici,  quella  generosità  d'  animo,  la  quale,  come 
fi  feopre  da'  fuoi  Poemi ,  formava  una  parte  così  co- 
fpicua  del  fuo  carattere .  Coloro  che  troppo  difpre- 
giano  i  nemici  ,  non  riflettono  che  a  proporzione 
eh'  elfi  diminuirono  il  valore  de' loro  emuli,  vengo- 
no a  diminuire  il  proprio  merito  nel  fuperarli .  Que~ 
fio  è  uno  dei  maggiori  difetti  nei  caratteri  d'  Ome- 
ro: il  che  però  non  può  imputarfi  al  Poeta-,  il  qua- 
le fi  refirinfe  a  copiar  fedelmente  i  coftumi  de'  tem- 
pi in  cui  Scriveva .  In  ciò  il  noftro  Milton  ha  imi- 
tato Omero:  ma  lo  fvillaneggiarfi  vicendevolmente  fi 
di  (di ce  meno  a'  fpiriti  Infernali    che  fono  oggetti  di 

Tom.  IL  Bb  or- 


(CC   CLXXXVI) 

orrore,  di  quello  che  ad  Eroi,  che  ci  vengon  propo- 
li come  efempj  d'  imitazione . 
9.  Cosi  Omero:   Au£w«i  H  n.  Ttcufru;  ì^d /aé'vw  «vr«Jao-<v  +. 
11.  6.  v.    127.  * 


FINE  DEL  TOMO  IL 


IN  PADOVA.  CI3I3CCLXIIL 

appresso    GIUSEPPE  COMINO. 


ALoysius  Mocenico  Dei  Gratis 
Dux  Venetiarum  &c.  Univerfis  ,  & 
fingulis,  ad  qnos  hax  Noftra  pervenennt, 
fignificamus.  Sopra  f  iftanze,  che  ci  furono 
fatte  da  Giufeppe  Cornino  Stampatore  di  Pa- 
dova ,  fìamo  diicefi  a  permettergli  la  Stam- 
pa nello  Stato  Noftro  del  Libro  intitolato  : 
Poe/te  di  Ojjìan  antico  Poeta  Celtico  ,  tras- 
portate in  ver/o  Italiano  dall'  Ab,  Melchior 
Ce f arotti,  &  a  concedere  a  lui  lblo,  o  a 
chi  avrà  caufa  da  lui,  ad  efclufion  d'ogn 
altro,  il  Privilegio  per  Anni  X.,  da  inten- 
derli principiati  dal  giorno  del  prelente, 
della  Stampa,  e  Vendita  del  Libro  mede- 
fimo,  tanto  in  quefta  Cina,  quanto  in  qua- 
lunque altro  luoco  dello  Stato  Noftro,  a 
condizione,  che  fia  impreffo  in  buona  Car- 
ta, perfetti  Caratteri,  bel  Margine,  e  di- 
ligenti Correzioni  ,  e  che  fiano  presentate 
nelle  Pubbliche  Librarie  di  Venezia,  e  di 
Padova  le  folite  Stampe  .  Refta  perciò  a' 
B  b     2  Stam- 


Stampatori  tutti ,  Librari ,  &  a  quaìfifia  al* 
tra  Perfona   così  di  quella  5    come  di  qua* 
liuiqae  altra  Citta  del  Dominio  Noftro,  che 
cauta  ,    o   facoltà    non  avelie    da  elfo    Giu- 
fcppe  Gommo ,   proibito  il  vendere  per  detti 
Anni  Dieci  lo  ftefiò  Libro  in  poca  o  mol- 
ta quantità,  il  farne  feguir  le  riftam'pe  in. 
Ellero  Stato  anche   con  Y  abufiva  Edizione 
<H  Venezia,  e  Y  introdurle  nello  Stato,  fot- 
to  pena  della  perdita  degli  Efemplari>  e  di 
D.    500.    da   eifere    applicati    un   terzo   ali' 
Accufatore,    un  altro  terzo  all'  Accademia 
de'  Nobili   alla  Giudecca,    &   il    rimanente 
al    Privilegiato  .     Sotto    le   pene    medefime 
fia  pure  vietato  ad  ogn'  uno   per  li  riferiti 
Anni   X.  di  contrafare  il  Libro  fuddetto  in 
qual   fi  voglia  fua  parte ,    fotto  pretefto  di 
reftrizione,  correzione,  aggiunta  ,  o  muta- 
zione di  Titolo ,  per  il  che  commettemo  tan- 
to al  Deputato   all'  Effrazione  de'  Libri  dal* 
la  Dogana   non  licenziare    dalla  medefima^ 
o   d'  altro  luoco  ove  efifteffero ,   quelli ,   che 
non  foffero    corrifpondenti   agi'  efibiti    nelle 
Librarie,    quanto  al  Segretario    di  non  la- 

fcia- 


ìciare  Mandato  ,  dovendo  intenderli  tutti 
perduti,  e  confìfcati,  ed  incorfo  il  traigrel* 
iòre  nelle  pene  come  l'opra-.  A  chiara  in- 
telligenza d'  ogn'  uno,  volemo  inoltre,  che 
nel  principio,  o  nel  fine  di  ciafchedun  Li* 
bro  ,  il  quale  foffe  ftampato  con  Privile- 
gio, fia  in  aggiunta  delle  folite  Licenze  po- 
rta la  prefente,  come  fta,  e  giace.  Quare 
auóìoritate  mandamus  vobis,  ut  exequi  fa* 
ciatis. 

Data  dal  Magiftrato  Eccellentiffimo  de* 
Riformatori  dello  Studio  di  Padova  li  x. 
Giugno.  MDCCLXIII. 

(    SEBASTIAN     ZUSTINIAN     Ref. 

( 

(  Polo    Renier    Ref. 

( 

(  Alvise    Vallaresso    Ref. 


Davidde  Marche  finì  Segretario. 
CA- 


CATALOGO 

jy  alcuni  Libri  impreffi  in  Padova  da  Ciufeppe  Cornino   ì> 
brajo  fono    le  Scuole  Pubbliche  del  Bue, 


\_u  Ucilius  cum  notis  Doufac  .   1735.  8. 

Lucretius  .  Ed.  IL  cum  Scip.  Capicio  de  Principiis  Rerum  & 
.  Aonio    Paleario    de    Immort.  Animor.   175 1.8. 

Catullus  cum  Jo.  Ant.  Vulpii  Gom.  1737.  ^..cb.ma'j. 

Tibullus  cum  ejufd.  Commentario  .  1750.  4.  eh.  ma). 

Propertius  cum   ejufdem  Commentario  ■.    1755.  4.    Voi.  II. 

Tibul.  &  Propertius  ,  4.   feparatim  . 

Coni.  N^pos  cum  Var.  Left.   1733.   8. 

Virgiìius  caftigatiflìme  .   1738.   8. 

P.  Syri  Mimi  e*.  M.  Velferi  recenf.  &  cum  notis  &c.    1740.  8. 

M.  Manilii  Attronomicon.  acceddunt  Chrirtophori  Celiarli  E* 
lemetita  Agronomica  &c.  David  Gregorius  de  Stellarum  Or- 
tu  ,  &  Occafu  Poetico  ,  &  Julius  Pontedera  de  Manilii 
Agronomia,  &  Anno  Calerti.    174 3.  8. 

Cornelius  Gelfus  ,  &  Serenus  Sammonicus  cum  CI.  Mor- 
gagni curis  fecundis  ,  &  notis  Vineentii  Benini .  II.   Voi. 

i75t-  '8. 
C.  Valerius  Flaccus  .    1720.   8. 
M.  Fabius  Quinftilianus   &c.    1735.   8.   II.  Voi. 
Macrobius  .    1  73<5-   8- 

Boethius  de  Confolatione  Philofophiae  .     1744.   8. 
Del   Boccàccio,   Novelle  fcelre  .    1739.    8. 
Fior  di  Virtù  d*  un  Antico  Tofcano  ,     Ri/lampa  del     Romano   Ori'- 

ginale  del     1740.  accrefeiura   e   migliorata  .    175 1.    8.    C.    F. 
Sannazarii  ,  Altilii,  &  Falcitela  Carminimi  EduioIII.  illu- 

ftratior    &  locupletici-  .   Accedere  Scipionis  Capicii  de  Vate 

Maximo  Lib.  III.  &  Benedicìi  Lampndii  Carmen  luculen- 

tum  adliuc  ineditum  .    175 1.   8. 
Scipionis  Capicii  de  Principiis    Rerum    Libri    IL     &   Aonii 

Palearii    de     Immort.  Animor.  Libri  HI.    175 1.   8. 
V  Epitalamio    del?  Altilio    colla    traduzione   in   Ottava   Rima  det 

Carminati  .    1730.4.   impresone    elee  ant  iffima  . 

M 


M  Antonii,  Jo.  Antonii  ,  &  Gabrielis  Flaminiorum  Fo- 
rocornelienfium  Carmina  ,  a  Mancurtio  illuftrata  .  1743.  8. 
Hieronymi  Fracaftorii  ,  Adami  Fumarii ,  &  Nicolai  Ardui 
Comicis  Carminum  Editio  li.  mirum  in  modum  locupletior , 
ornatior  ,  &  in.  II.  Tomos  diftributa  .  accedunt  Italica 
Fracaftorii  Epiftolse  ;  inter  quas  eminent  longiores  ili»  a- 
muebseae  Jo.  BaptiftaE  Rhamnufu  &.  Fracaftorii  de  Nili  In- 
cremento  .    IL    Voi.    in   4.    1739. 

M.  Hier.  Vidae  Carmina  tkc.  illuftrata.  2.  Voi.  4.  1731. 

Faerni  Fabulae ,  &  alia  Latina  Opufcula  ..  Editio  IL.  niti- 
dior  ,  &  auéìior  .    1730.  4. 

M.  Antonii  Mureti  Opera  Rhetorica  &  Poetica  ,  caftigatio- 
ra  ,  &  ex  MSS.  au&iora  -,  Praefatione  item  luculenta  ,  & 
eruditiiììma  ,  Indicibufcjue  copiofiiììmis  nunc  primum  illu- 
ftrata .   3.   Vol.vin   8.   1741. 

Inftitutio  Puerilis  G.  &  L.  eod.  Mureto  auftore  ,    cum. 

notis  Ant.  Conftantini .    8.  1740. 

Aug.  Valerius  de  Cautione  adhibenda  in  EdendisLibris  .  ac- 
ceiT.  Patricior.  Venet.  Orationes    fele&ae  .    17 19.  4. 

Del  Polivano  St-nze  ,  illujlr.  colla  Vita  di  ejfo  fcritta  dal  Serafli  , 
ff.  e    coir   Orfeo  .   Edi*»   II.    8.    175 1. 

„.  .-  —   carta  grande  .. 

V  Er colano  del  Varchi  colle  correzioni  del  Cajlelvetra  ,  e  del 
Muz'0 .   2.   Voi.   in    8.    1744. 

Del    Cafa    il     Galateo   colla   traduzione   Latina  ec.    176$.   8. 

G.  C.  Tacito  Opere  ,  colla  Traduzione  in  Volpar  Fiorentino  del  Sig. 
Bernardo  Davanzali  ,  pojla  rincontro  al  Tejlo  Latino  1754. 
4.   Voi.   2. 

Del   Dìvanzati  Scifms  d'  Ii^hiltera ,.  ec.    1754.8. 

Del  Cojlanzo  ,  e  del  di  Tarfia.  le  Rime  ..  VI.  Ediz.  accresciuta  . 
8.    1750. 

Del:  Caro  le  Lettere  familiari  „  Impresone  V.  in  III.  VoL  8.  con 
aggiunte  .  fotto   il   Torchio  . 

Di  Bernardo  Tajfo  le  Lettere.   III.   Voi.    8.    17330 

-  --   //.   ///.  Voi.  fonato  . 

Del   Salto.   La   Temifto  ,   Tragedia.    1728.    8. 

//   Salvio   Otone  ,   Tragedia.    1736.8. 

«- V  E  fame  Critico  intorno  a  varie,  [entenze  d' alcuni  ri- 
nomati Scrittori  di  Cofe  Poetiche  ,  e  in  fartiielare  dell'  Auto.- 


re  del  Pàragon  della  Poefia    Tragica  d'  Italia  con  quella; 
di   Francia,    ftampato   in   Zurigo  P  anno  17^1.   in  8.    1738. 
Differtazioni  del   Sig.   Giufeppe    Alaleona   ;     colla    fua  Vagliatura 
tra  Bajctie  ,     e   Ciancione    mugnai  ec.    1-74 1.   in  4. 

— La  Vagliatura  fudetta  fé parata  . 

- ejufdem  Pracleéìio    de  Hereditatibus  qua:  ab  Inteu\-.-to 

deferuntur .  4.    1728. 

Antonii  Arrighii  de  Vita  &  Rebus  Geftis  Francifci  Mar.ro- 
ceni  Peloponnefiaci  ,  Veneturum  Ducis  ,  Libri  IV.  Edirio' 
luculenta  .  4.  .1750. 

Jo.  Ant.  Vulpii  Orationes  II.  fc.  De  Cadi  Natura  ,  &  Sub- 
ftantia  .  &  Academicornm  ,  &  Scepticorum  Philofophiae  ra- 
tionem  non  effe  hi  Phyfica  omnino  repudiandam  .  4.1732. 

— Opufcula  Varia  ligata  ,  ac  folata  oratione  fcripta  .  &c. 

1725.  4. 

Opere  Varie   Latine   e   Tofcane  .    1735.   4. 

—  --  —  Oratio  habita  in  Gymnafìo  Patavino  ,  curn  a  tra- 
manda Pliilofophia  ad  Politiorem  Humanitatem  exponen-- 
dam  translatiis    effet  .     1737.    4. 

_. Acroafis  de  Tragoedia  &c.    1740.  4. 

Delle  Rime  dello  flejfo  Impreff.  lì.  accrefciwa,  ed  illuflrata  .  1741.  8. 

Ejufdem  Vulpii  Carminum  Libri  quinque  .  Editio  altera  non- 
nullis  ejufdem  Animadverfionibus  illuflrata  .  accelferunt  Jo- 
annis  Antonii  Vulpii  antiquioris  ,  Patricii  &  Epifcopi  No- 
vocomenfis  ac  Hieronymi  ejus  fra  tris-  Carmina  qns  fuper— . 
funt .  &c.    1742-   8. 

- de  Utilitate  Poetices  Liber,  item  Orationes  III.  prò 

Litteris  Humanioribus  adverfus  earum  contemtores  .  8.1743. 

- de  Satyrae  Latina  natura  &  ratione  ,  ejufque  Scripto-  : 

rìbus  qui  fuperfunt  &c.  acceffìrejufd.  Paraphrafis  tk  Goni-'  . 
ment.  in  X.  Satyram  Juvenalis  .  8.   1744.  •* 

Jo.  Antonii  Vulpii  Opufcula  Philofophica  G.  L.  nunc  pri- 
mum  colletta  .   1744.   8. 

Plauti  Comedi*  XX.  8.  voi.  2.   cum  addit.  fui <  pralo  . 

Polcaflro  (  Conte  G.  Dom-nico  )  Apologia  in  difefa  del  Cavaliere 
Conte  Sertorio  Orfato  ,  contra  le  cenfure  dell'  Autore  del  Ma- 
fea  Verone/e    1752.  4. 

Ci  farà:  ancora  qualche  Efcmplare  dei  Lihri  rari  non  fegnati 
in  detto  Catàlogo  ,  ma  imprejji  pure  nel  pajfato  da  Giufeppe  Co- 
mirto  con   eleganza  ,   e  accuratezza  . 


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