O* !$3.
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in 2009
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Ant. JB arattt j.
2? os i/uoa. a ut /or ics atuntas, òeiioo. perempios
j/cuicu'6iis trv ionaum i^-a/es ctcmiiàiis gvu/?^
t^P/urìmct .xecuj-t- jua^siis carmina* J8<AJliV <7.
Accan . Ljl.
POESIE
O S SIA N
FIGLIO Dì FINGAL,
ANTICO POETA CELTICO,
Ultimamente feoperte , e tradotte in profa Inglefe
da Jacopo Macpherfon , e da quella
trasportate in verfo Italiano
D A L V AB.
MELCHIOR CESAROTTI
'Con varie annotazioni de due Traduttori.
TOMO L
IN PADOVA. CIDI3CCLXIIL
appresso GIUSEPPE COMINO.
Con Licenza de' Superiori ,
E con Privilegio dell'Ecce!!. Senato VENETO per anni X.
POESIE
D I
OSSIAN
la beneficenza, la generofìtà ., la gran-
dezza d' animo y la gentilezza della fa-
miglia di Fingal, non vi parrà di di-
lungarvi molto dalla voftra. Qual com-
piacenza per voi, o Signore, di
trovar nei iublimi e negli amabili fen-
timenti d' un voltro Poeta tutti i prin-
cip) del voftro fpirito, e del voftro cuo-
re ! e qual nuovo ftimolo non vi farà
quello per emular le azioni dei voilri
padri, per amar 1' umanità, per inna-
morarvi della vera gloria , per onorar
i figli del canto che ne fono i difjpen-
fatori, e per meritarne gli elogj? Ben
farebbe V ultimo degli uomini chi do-
po la lettura di Offian ofafìè di/pre-
giar le lodi poetiche. E' vero che gli
Offian fon rari: ma i Fingal fon forfè
* 4 Piò ?
più ? La voftra patria è in dritto di
attender tutto dal voftro nobiliffimo
fangue : la voftra generofa indole fa
concepire le più luminofe fperanze ;
Offian col linguaggio della fua e delle
Straniere nazioni vi chiama al Bello
ed al Grande : amatelo , feguitatelo .
Quefti fono, o Signore, i voti fin-
ceri, più grati ad un animo nobile che
le lufinghe degli adulatori della fortu-
na, i quali vi prefenta uno che rifpet-
tando i fregi efterni che vi circonda-
no, non venera che la voftra creden-
te virtù, e s' apparecchia d' applaudire
all' adulta.
PRE-
ALV ALTO , POTENTE , E NOBIL SIGNORE
IL SIGNOR PRINCIPE
ALESSANDRO GORDON
Duca di Go r d o n,
Marchefe e Conte di Huntly, Conte d' Enzie, Baron
di Strathbogye, e Conteftabile Ereditario
del Cartello di Invernefs co* fuoi
Diritti»
Melchior Cesarotti,
À nobiltà del vo-
flro animo mi di-
senferà , cred' io,
abbaftanza dallo iti-
le delle Dedicatorie
e mi permetterà di far ufo
d' un linguaggio più confacente alla
* 3 di-
volgari
dignità del Poeta eh' io vi preferito.
Io y indirizzo Oflian , Signore. Non
parlo della mia Traduzione: la mag-
gior gloria a cui pofla afpirar un Tra-
duttore 7 fi è quella di far ammirar il
fuo Originale , e dimenticar se fleiTo ..
Io v' indirizzo Offian , cioè uno di quei
Poeti fapienti y uno di quegli Orfei yt
di quei Lini , padri delle focietà , e
formatori d' Eroi . Se ciafeuno dee am-
mirarlo come uno dei Genj più fubli-
mi della Poefia; le perfone dell' età e
della condizion voftra debbono riguar-
darlo principalmente come inftitutore
e maeflro . Vedrete nelle fue opere i
più perfetti modelli di quelle virtù che
fanno la delizia e la felicità del ge-
nere umano : ed ammirando il valore,
la
Jkfé &H* PraPy'a capacità ad- ascrìvere le fue
crmpe/ìzjw: ó qualche per fona , la di cui remota
antichità- e la diverfttà dilla fitua^ione render pò.
te fero [ufficiane ragione di quei difetti che farebbe,
ro inefcufabili m uno fcrittore di quefli tempi . Un
Signore di fptrito fece quefba offervaxione , quando
altro non eragli noto che il filo nome del Poema
Epico Jlampato in quefla raccolta . Letto che l'eb-
be r cangiarono i fuoi fent intenti -. Trovò- egli che
qv.eflo Poema abbondava trcppO' di quelle idee che
filo appartengono al più remoto flato dalla focietà ,
per poter ejfer r opera di mt moderno Poeta . Io
mi perfuado che il pubblico «e* reflerà egualmente
convinto , come prima abbia lette quefle Pocfie , e
che , malgrado lo [vantaggio fitto il quale compa-
rifeono le opere attribuite ad Offian , pur vi faran-
no alcuni , ebe crederebbero di vedere in me un e-
finipio di modefìia ajfai raro , fi ricufajji di rico»
no feerie per mie , quando realmente fijfiro da me
compofle .
Non
Non mi farei sì lungamente trattenuto fu quejlo
fuggetto , ( /penalmente avendo già nella feguente
Di ffert anione rì/pofto a tutte le ragionevoli obbiezioni
intorno aW autenticità dei Poemi ) [e non fejfe a mo-
tivo dei pregiudizi che regnano contro gli antichi
abitatori della Bretagna , * quali vengon creduti
incapaci di que' genero/! fentinienti che mi Poemi d"
Ojfian s'incontrano . Se noi erriamo nel lodar trop*
pò i tempi dei noftri padri , egli ripugna egual-
mente al buon /en/o di e/fere affatto ciechi alle im-
perfezioni dei no/lri . . Se i padri no/lri non ab-
bondarono tanto di ricchezze , ejjì non ebbero certa-
mente tanti vizj ì quanti ne ha /' età pre/ente . Egli \
vero y che le lor men/e non erano sì lautamente
imbandite , e che i letti loro non erano tanto /of-
fici quanto i noflri ; e ciò agli occhi d'uomini che
ripongono f ultima loro felicità in quefli agi della
vita , ci dà una gran maggioranza fopra di lo-
ro . Su qu.e/la materia io non my ejlenderb mag-
giormente , ma /olo o/ferverò , che la povertà
ge.
PREFAZIONE
DEL TRADUTTORE INGLESE.
Amore della rovina , il quale in
qualche grado è comune a tutti gli
uomini , fi è in un modo più
particolare il difiintivo carattere de-
gli fpiriti mediocri , /otto il qual nome fi compren-
de più della metà della fpe%ie umana . Cotejla inco-
rante difpofizjone in muri altra cofa più chiaramente
fi manifejla , quanto in ciò che fpetta agli oggetti , ed
alle arti di puro diletto . Ad ogni momento noi cangiamo
di fentimento intorno ad effe , e la dijlan^a tra la nojlra
ammirazione e il nojìro eflremo di/pregio è così picciola,
che /' una è quafi un certo presagio delP altro . I Poeti ,
fcopo dei quali fi è il dar piacere , fé vogliono confer-
varfi la fama che fi acquijlarono , devono fpejfe volte
fottomettere il loro giudizio a quejlo variabile tempera-
mento della maggior parte de' lor Lettori , e accomodare
i loro
i loro ferini a coteflo- gufio volubile . Una fama sì
fluttuante non merita molto di effer pregiata .
La Poejìa , ficcarne la virtù , riceve il fuo premio
dopo la morte . Quella fama , che g li uomini tentarono
in vano dy ottenere vivendo , viea loro fpejfe volte con-
ceduta quando più- non fono ad ejfa fenfibili . Quejla
trafeuraggine degli Autori viventi non deeft intieramente-
attribuire a quella ripugnanza che gli uomini moflrano
di lodare e ricompenfare gV ingegni . Frequentemente ad-
diviene , che /' uomo che fcrive , differisce affaijfimo
dallo fleffo uomo rif guardato nella vita comune . Le fue
debolezze perà vengono cancellate dalla morte , e non
altm di lui rimane che la fua parte migliore , cioè le fue
Opere ; il fuo carattere vien formato da quelle y e quegli
che a' tempi fuoi non era un' uomo punto Jlraordinarioy
diventa la meraviglia dei tempi futuri .. Da quefta fox-
gente procede la venerazione che abbiamo pei morii .
Rimangono le lor virth , ma i vi-/} e// erano frammif*
ch'iati una volta con effe , morirono iti un con loro .
Quejìo rifleffo potrebbe indurre un' uomo , che diffi*
daffe
affetta alia Critica P efaminarlò . lo non ho alito ob»
bligo che quello eT efporlo al Lettore come io P ho
trovato .
La Storia di quejìo Poema è così poco mefcolaia
còlla favola , che non fi puh far a meno di crede'
re che non fia la legittima IJloria dèlia fpèdi^ione
di Fingal abbellita dalla Poefia . Ciò fuppojìo le
compofi^ioni di OJjian non fino meno pregevoli per
h luce che fpargono fopra /' antico fiato della Sco*
%ia , e dell' Irlanda , di quelle che lo fi ano per le lo*
ro bellezze poetiche. Le generazioni the vennero in
Itpprejfo ritrovarono 4ft quejle Poefie le loro tradizio-
ni concernenti quel periodo di tempo , e le ingrandi*
fono , o le alterarono fecondo eh' erano mojfe dalla
credulità , o da qualche loro particolare difegno . I
Bardi dell' Irlanda aferivendo ad Ojfian compofi^io-
ni , eh1 erano mani fefi amenze lor proprie , fecero che
generalmente fi credejfe in quella regione, che Fin-
gal fojfe di nafeita Ir lande fé , e non degli antichi
Caledonj , come fi dice ne' veri Poemi di OJjian .
Le
Le contraddizioni , che j' incontrano in quefte opere
fnppojle dimoflrano /' ignoranza de* loro autori . In
una di ejfe OJJian fa menzione di fé mede/imo come
battezzato da S. Patrizio £ in uny altra parla della
famofa Crociata , la quale non cominciò in Europa' f;
non molti fecoli dopo .
Benché un tale anacromfmo diflrugga affatto /'
autorità de Bardi rifpetto a Fingal , il loro de fi de*
rio però di farlo fuo compatriota dimojlra quanto fa-
mofo egli fojfe neW Irlanda non meno che nella Sco-
zia Settentrionale .
Se i Senachi d* Irlanda fojfero flati così bene i-
ftruiti , come pretendono , delle antichità della loro
nazione , avrebbono ritratto lo Jlejfo onore da Fin-
gal , fi a cti egli fojfe Caledonio , o Irktndefe / perchè
V una e F altra di quefle nazioni erano quajì lo
flejfo popolo a? tempi di queW Eroe . I Celti , che
abitavano la Bretagna <e /' Irlanda avanti /' inva»
Jtone de1 Romani , quantunque fojfero divi fi iti nume»
rofe tribù , nulladimeno , ftccome j' era confervato tra
loro
generale d' una nazione non ha la flejfa influen-
za /opra i cojlumi , che /' indigenza degì' indi-
vidui in una dovizjofa contrada . U idea della baf-
fez^a eh"1 è ora annejja a quella di una ri/ì retta
fortuna , ebbe la fua orìgine dacché il commerzjo
mife troppe fiflanze nelle mani di pochi £ perchè
i più poveri , imitando i vizj dei ricchi, furon
cojìretti ricorrere alle ajluzje e alle frodi per poter
fon ciò Soddisfare alle proprie Jlravaganze , di mo-
do che non fenza ragione furono in più d' un fin-
fo con/ìderati , come la peggiore e la più vii par-
te della nazione .
Sono ormai due anni , dacché le prime traduzioni
dalla lingua Gallica incominciarono a paffar tra le
mani delle perfine di buon gujlo in Ifcozja . Diven-
nero Jìnalmente tanto corrotte a motivo della negli-
genza de' copiatori, che per mia propria giuflifica-
Zjone fui coflretto a ftampame le vere copie. Fu-
ronvi aggiunti alcuni altri pezzi ■> per formare la
mole conveniente a un picciol volume , al quale fi
die-
diede per titolo , Frammenti <T antica Poefia . Que-
fi* frammenti appena ufciti alla luce tanta appro-
vagone -incontrarono , che diverfe perfine di grado
egualmente che di buon guflo , mi per fu a fero a far
UH viaggio nelle montagne , e «e//' Ifole Occidentali ,
ad oggetto di ricuperare ciò che rimane delle opere
degli antichi Bardi , o Cantori , e particolarmente
di quelle di OJJian figlio di Fingal , che fu il mi-
gliore , come pure il più antico , di quelli che 'vengono
nella Tradizione celebrati pel loro Poetico genio . Io
intrapirefi queflo viaggio più per defiderio di com-
piacere agli amici , che per qualche fperan^a eh? io
m' avejfi di poter foddisfare alla loro a fpett anione .
Pare non fui sfortunato , fé vuol fi confi derare , quan*
to nel Nord della Scoria furon da qualche tempo
tteglette le loro antiche compofizjoni\ Diverfi Signori
nelle Montagne, e neW Ifole generofantente mi prefla-
rono tutta lr afiìjlen^a pojfibile , ficcke per opera lo-
ro io giunfi a render compiuto il Poema Epico »
Quanto ejfo fi avvicini alle Regole dell' Epopea , x'
afpet*
xvil
loro lo Jìejfo linguaggio , e gli JìeJJi co/lumi , e la
memoria della loro comune origine , fi confideranno
come una [ola medefima nazione. Dopo che la Bre-
tagna Meridionale divenne provincia Romana , e i
fuoi abitanti incominciarono ad adottare il linguag-
gio , e i cojìumi de1 loro conquiflatori , i Celti che
non erano [oggetti al loro impero ,. fi confideranno
come un popolo dijìinto , e per confeguen^a li trat-
tarono come nemici. Dal r altro canto i Celti Irlan-
defi , e Scoz^efi mantennero fra di loro per molte
età una flrettijfima amicizia , e gli antichi cojìumi
e linguaggio degli uni e degli altri , che ancora
fujfijìono , non la/ciano luogo di dubitare , eh* ejji
non fi ano di' utf antica e medefima nazione .
Noi avevamo da principio difegno di premettere
a* Poemi di Ojfian un difeorfo intorno agli antichi
abitatori della Bretagna , ma ficcarne un Signo-
re della Scoria Settentrionale , il quale ha esamina-
te a [ondo le antichità di quefia I[ola , ed è per-
fettamente ifiruito in tutti i rami della lingua Cel-
tica ,
tica , Jla ora apparecchiando pel torchio uri opera
fu quejìo fuggetto , così noi rimettiamo ad ejfa i
€urioJi . v
(a) DIS~
W DISSERTAZIONE
INTORNO L' ANTICHITA, DEI POEMI
D1 OSSIAN 4 FIGLIO DI FIN GAL -
LE ricerche intorno T antichità delle Nazioni
contribuifcono più al piacere che al vantag-
gio reale degli uomini. Gl'ingegnofi poffono for-
mar dei fittemi di Storia fopra alcune probabilità
e fopra certi fatti ; ma in una grande diftanza dì
tempo le loro relazioni debbon eflTer vaghe ed in-
certe . L' infanzia degli Stati e dei Regni è pri-
va di grandi avvenimenti, egualmente che dei mez-
zi di trafmetterli alla pofterità . Le arti della vita
colta i per le quali fole i fatti pofTono confervarfì
con certezza , fono la produzione d1 una ben for-
mata focietà . Allora fi è che gì' Storici incomin-
ciano a fcrivere , e che i pubblici avvenimenti di-
ventano degni d'eflfer rammemorati. Le azioni dei
tempi antichi o fi lafciano nell' ofeurità , o ven-
gono accrelcmte da incerte tradizioni . Quindi av-
viene che noi troviamo tanto di maravigliofo nell'
origine d' ogni nazione , effendo la pofterità fem-
pre pronta a credere qualunque cofa , per favolola
* * 2 che
(<») Si avvertono i Lettori che ai Poemi Tegnenti , contraf-
tutte le annotazioni si a fegnate coli' aflerifco , fono
^«fifta Dillèrtazione , che dei Traduttore Italiano .
che fia , purché fia onorevole a' fitoi antenati . I
Greci , e i Romani furono particolarmente nota-
bili per quella debolezza. Eni- fi beevano le favo-
le le più aflurde intorno alle alce antichità delle
loro rilpettive nazioni . Nulladimeno ebber eilì
dei buoni Storici affai per tempo, i quali traf-
mifero in un modo luminofo le grandi loro azio-
ni alla poft'erità. A quefti fon elfi debitori di
quella impareggiabile fama che godono prefente-
mente , mentre le illultri azioni degli altri- popoli
fono involte tra favole, oppur perdute nelP ofeu-
rità . Le nazioni Celtiche ci porgono un riguar-
devole eiempio di quefto genere . Elfi quantun-
que foffero una volta i padroni dell'Europa dal-
la foce del fiume Ohio nella Ruffia fino al Ca-
po Finifterre nella punta Occidentale della Galli-
zia in Ifpagna , (a) vengono nella Storia pochif-
fimo nominati . Affidavan eflì la loro fama alla
tradizione , e alle Canzoni de-' loro Cantori , le
quali per la viciffitudine delle cofe umane lì fo-
no già da lungo tempo perdute. Il folo monu-
mento che ci rimanga di loro fi è il lor antico
linguaggio, le traccie del quale ritrovandofi in
luoghi cotanto gli uni dagli altri lontani , non
fervono ad altro che a mof trarci l'eftenfione del
loro antico potere, ma poco o nulla rifehiarano-
la loro Storia.
(*) Plin. Lib. 6.
Di tutte le nazioni Celtiche la più farriofa
è quella che poflfedeva la Gallia antica , non già
forie a motivo d'un merito iupcriore alle altre,
ma perchè guerreggiò con una nazione , la qua-
le avea Iftorici , che trafmettevano ai pofteri in
un con la propria la fama dei loro nemici . La
Bretagna fu prima d' ogn' altro abitata da loro,
giuda il teftimonio degli Autori più accredita-
ti . (a) La fua fituazione rifpetto alla Gallia ren-
de quefta opinione probabile; ma ciò che indu-
bitatamente lo prova fi è , ch'ai giorni di Giu-
lio Cefare tra gli abitanti d' ambedue regnavano
gli freni certami . (ò)
Quella Colonia della Gallia, s'impadronì da
principio di quella parte della Bretagna , eh' era
più proilima al proprio paefe ; e fpargendofi ver-
fo il Settentrione a grado a grado, a miiùra che
s' accrefeevano in numero , giunterò a popolare 1'
Ifola intiera . Alcuni Avventurieri trafportandofi
da quelle parti della Bretagna che fono al di-
rimpetto dell' Irlanda , furono i fondatori della
nozione Irlandefe ; il che è molto più probabi-
le di quello che freno le feiocche favole delle
Milefie , e Gallizie Colonie. Die doro di Sicilia
nel lib. 5. riferifee come cofa noiilììma a' tempi
* * 3 luoi ,
0») Cef. Lib. 5 . Tac. Agric , (*) Cefai'e , Pomp. Mela, Ta-
ed ann. Lib. 1. e. 2. cito .
fuoi , che gli abiranti e!1 Irlanda erano original-
mente Britanni : testimonio che fi rende indubi-
tabile, fé fi confiderà, che per più lecoli il lin-
guaggio e i cofìumi d'ambe quefìc nazioni furoa
gli fteflj.
Tacito era d'opinione, che gli antichi Cale*
donj fofFero di origine Germanica . Il linguaggio
e i. cofìumi , che Tempre prevalfero nel Nord,
della Scozia , e che ftrar di dubbio fon Celtici ,
c'indurrebbero a difterire dall'opinione di quel
famoib Scrittore . 1 Germani propriamente detti
non erano gli fieni che gli antichi Celri. Le u-
fanze e i coftumi d' ambedue le nazioni erano
fimiir, ma aveano un linguaggio diverfo . I Ger-
mani erano i veri difeendenti degli antichi Daa
(a) che furon poi conofeiuti lotto il nome di
Daci , e s' introdufìero originalmente nell' Europa
per i paefi Settentrionali, e ftabilironfi di là del
Danubio verfo le vafìe regioni della Tranfilva-
nia , Valachia , e Moldavia , donde poi gradata-
mente fi avanzarono nella Germania . Egli è cer-
to che i Celti fpedirono molte Colonie nella Ger-
mania , le quali tutte confervarono le proprie
leggi, linguaggio , e cofìumi O) . Da quefte ,
fé pur è vero che fien paliate Colonie dalla
Ger-
00 Stri*. Lib. 7.
(t) Cef. Lib. 6. Liv. Lib. 5. Tac. de Met. Cerm.
Germania in Iicozia , gli antichi Caledonj di-
fetterò .
Ma fia che i Caledonj foriero una Colonia de'
Celti-Germani, o gli flefli che i Galli che pri-
mi s' impadronirono della Bretagna , non è in
quefta diftanza di tempo molto importante il fa-
perlo. Qualunque fofTe la loro origine , li tro-
viamo molto numerofi al tempo di Giulio Agri-
cola : prefunzione baftevole a farci credere che
foriero già da lungo tempo riabiliti nel paefe . La
forma del loro governa era un mirto d' Arifto-
crazia , e di Monarchia , ficcome lo. era da per
tutto dove i Druidi aveano l' autorità principale .
Queft' ordine d' uomini fembra che forfè flato
formato fullo fteflb fiftema dei Dattili Idei e dei
Cureti degli antichi . La loro pretefa comuni-
cazione col cielo, la loro Divinazione e Magia,
erano le medefime . La fcienza che aveano i
Druidi delle caule naturali , e delle proprietà di
certe cofe , frutto dell' efperienze di fecoli , ac-
quilo loro grandiffima riputazione tra il popolo .
La rtima della plebe ben pretto cangiom* in ve-
nerazione religiofa per tutto V ordine ; venerazio-
ne che queir accorta e ambiziofa Tribù non tra-
Jafciò di coltivare ed accrefcere , a fegno tale eh'
elfi giunfero in certo modo ad ottenere il ma-
neggio totale delle materie sì civili che religio-
fe . Vien generalmente conceduto eh' effi non s'
** 4 abu-
abufarono di un potere sì fìraordinario . La con*
fervazione della fantità del lor carattere era si
effenziale alla continuazione del lor potere , eh'
efii non fi lafciarono trafportare giammai a com*
mettere oppreflìoni o violenze . Si concedeva ai
Capi P efecuzione delle leggi , ma il potere le-
gislativo , reftava intieramente nelle mani de'
Druidi . (a) Per loro autorità univanfi le Tribù
fotto di un folo Capo nei tempi di maggior pe-
ricolo . Quefto Re temporaneo , o fia Vergobre*
to , {b) veniva fcelto da loro , ed egli terminata
la guerra generalmente rinunziava la carica. Que-
fti Sacerdoti per lungo tempo goderono di un
privilegio sì raro tra quelle nazioni Celtiche *
che dimoravano di la dai confini dell1 imperio
Romano. Nel principio del fecondo fecolo fola-
mente incominciò a declinare il lor potere tra
i Caledonj . I poemi che celebrano Trathal e
Cormac antenati di Fingal , abbondano di par-
ticolarità intorno la caduta dei Druidi , il che
rende ragione del filenzio totale intorno la lor
religione nei Poemi eh' ora vengon dati alla
luce .
Le guerre continue ch'ebbero i Caledonj con-
tro i Romani , non permifero che la Nobiltà s'
ini»
O) Cef. Lib. 6.
(£) Fer-gubreth , /' uomo del giudizio .
ifeiziafle , giùfta l' amico coftume hell' ordine dei
Druidi. 1 precetti della lor religione divennero
noti a un picciolo numero di pedone e poco at>
teli da un popolo afluefatto alla guerra . 11 Ver-
gobreto -, o fia il primo Magistrato fu fcelto fen-
za la concorrenza della Gerarchia , oppure fi man-
tenne nella fua carica contro lor voglia. La con-
tinuazione del potere accrebbe la iua influenza
fopra le Tribù , e mifelo in iftato di trafmettere
come ereditaria a fuoi difeendenti quella carica
fteffa ch'egli avea ricevuto per elezióne.
In occafione di una nuova guerra contro i
Re del mondo , (che -così vengono nei Poemi en-
faticamente chiamati gì' Imperatori Romani ) i
Druidi per foftenere l'onore dell'ordine, vollero
riaflumere 1' antico lor privilegio di eleggere il
Vergobreto . Deputarono Garmalo figlio di Tarno,
agl'avolo del famofo Fingal , ch'era allora Ver-
gobreto , comandandogli di depor la Carica .
Dal fuo rifiuto ebbe origine una guerra civile ,
ch'ebbe termine in breve con la quali total di-
finizione dell'ordine religiofo dei Druidi. Quei
pochi che fopravvifTero , ritiraronfi negli ofeuri ri-
portigli de* loro boichi , e in quelle caverne che
prima fervivano alle loro meditazioni . Allora fi
è eh' incominciamo a trovarli nel Circolo delle
pietre , e trafeurati dal Mondo . Ne feguì poi un
totale difprezzo per l'ordine, ed un pieno abbor-
rimen-
rimento dei riti Druidici . Sotto qucfla nube di
pubblico odio s' eftinfero tutti quelli che con-
servavano qualche conofcenza della Religione dei
Druidi; e la nazione tutta cadde nell' ultimo
grado d' ignoranza intorno ai loro riti e ceri-
monie *
Non è dunque meraviglia fé Fingal,. e Tuo
figlio Offian , facciano si poca , fé pur ne fanno
alcuna, menzione dei Druidi, ch'erano i dichia-
rati nemici della lor fucceffione alla fuprema ma-
pifrratura. Ev cola fingolariffima , forza è il con-
fcflTarlo, che non fi trovi veruna traccia di reli-
gione in quefti Poemi , mentre le poetiche com-
pofizioni delle altre nazioni fono sì erettamente
conneflfe con la loro Mitologia. Diffidi farebbe
il darne ragione a quelli eh' ignoraffero il coftu-
me degli antichi Cantori Scozzefì ., Quegli uomi-
ni eftendevano le loro idee dell' onore marziale
ad una altezza ftravagante . Qualfivoglia ajuto da-
to ai loro Eroi in battaglia , credevano che de-
rogale alla lor fama ; ed i Cantori trasferivano
la gloria dell' azione immediatamente a quello eh
a;vea dato P ajuto .
Se Ollìan aveffe fatto difeender gli Dei , come
fa Omero, in foccorfo de' luci Eroi, il fuo Poema
non conterrebbe elogj a' fuoi amici, ma Inni a
quegli Enti iuperiori . Fino ai giorni nofìri co-
loro che fcrivono nella lingua Gallica, rare voi-
te nominano la religione nelle loro Poefie pro-
Imo ; e quando di propofito lcnvono di religio-
ne, effi non mai frani milchiano nelle loro com-
pofizioni le azioni degli Eroi . Quedo folo coftu-
ine , quantunque la religione dei Druidi non
foflà già fiata per dinnanzi eftinta , può in qual-
che modo rentier ragione «lei filenzio di Oiììan
intorno la religione de Tuoi, tempi. ( a)
11
(*) Malgrado tutte quelle ra-
gioni , che pur fono le più
plaufibili , che pollano ad-
durfi, reitera, cred' io, qual-
che dubbio nello fpirito del-
la maggior parte dei letto-
ri . Che colla decadenza de'
Druidi , i loro riti follerò
andati in qualche difufo ,
e la loro religione altera-
ta , quello è all'ai natura-
le , ma che ne fiano (Va-
nite interamente le traccie
è difficile il p^rfnaderfelo .
Mancando i Druidi , non
potea mancare al piìi che
la dottrina arcana degl' i-
niziati , ma il popolo non
ha che far di raffinamenti
fu quelle materie . Balla
die oli fi apra una piccia-
la traccia; egli fa far gran
viaggio da se , e quanto
più k dedi-iae fono fegrc-
te , tanto più lafcia corre-
re a briglia fciolta la fua
fantafia . Non è forfè im-
ponibile , che un popolo per
qualche tempo fia privo d'
idee di religione : ma. rif-
vegl'ata una volta la fua
cunofità. fopra un tal fog-
getto , è più facile eh1 egli
palli di firavaganza in llra-
vaganza alle aflùrdità le più
ecceflive,di quello che la fua
immaginazione fi ri poh nell'
indifferenza . Perciò caduta
la potenza de'Drmdi fembra
che do veliero confervarfi nel
popolo le tradizioni anti-
che , molto più perche' e-
rano polle in verfo , le Q-
pinioni fuperfiiziofe , e le
cerimonie iblenni . Noi ve-
diamo in fatti nelle Poefie
di Oilian l'immortalità dell'
aftioia , 1' apparizione dell'
vai'
Il dire eh' una nazione è priva ci' ogni reli»
sione è lo fteffo che il dire , eh' ella non è com-
a . . ...
polla di uomini dotati di ragione . Le tradizioni
de loro padri , e le proprie oflfervazioni fulle o-
pere della natura, unite a quelle difpofizioni che
fono naturali all' uomo , produffero in ogni età
nella mente degli uomini una qualche idea d' un'
eflfere fuperiore . Quindi fi è , che nei tempi più
oìcu-
ombre, e uria, moltitudine
di ffiiriti che fi fpatfavano
nelle tempefte . Come du
que p
uò eflfere che non fi
trovi appreflfo quello Poeta
tiè 1' idea della provviden-
za generale , tìè V influen-
za d' uno o più Enti fupe-
riori nelle azioni , e negli
eventi della vita umana ,
uè veruna ftoria favolofa
ad etti appartenente , co-
me appreifo tutti i Poeti
dell' altre nazioni ? Spezial-
mente che la religione è
il maflimo fonte del mira-
bile , e lo ftrumento più ef-
ficace della Poefia . Appro-
vo che i Bardi Scozzefi non
meteo laflfero gli Dei nelle
azioni dei loro Eroi : poi-
ché quantunque 1' interven-
to delle Divinità introdot-
to giudiziofamente pofia fa-
re uh grand'effetto : pure è
fempre meglio aftenerfene
affatto , che importunar gli
Dei ad ogni momento fen-
za propoli co , come fa O-
mero , e far diventar gli
Eroi pure macchine inani-
mate . Ma fenza di ciò ,
v' erano molte occafioni >,
nelle quali gli Dei poteva-
no fare una comparfa feli-
ce e luminofa nelle Poelìe
di Oflian ; e pure egli Ci
aftiene perfino da una (cap-
pata , o da un' allufione .
Efaminando attentamente
il carattere di Ortìan , io
inchinerei molto a credere ,
che avendo egli trovate le
idee della divinità guafte e
contraffatte da mille fu per-
fezioni , come è molto pro-
babile , ributtato dalla loro
fconvenevolezza , ne* poten-
do
3CX1X
efeuri , e tra le più barbare nazioni , la ftefla
plebaglia ebbe qualche debole nozione, almeno
d' una Divinità. Farebbefi un' ingiuftizia ad Of-
lìan , il quale in niun' incontro moftra una men-
te riftretta , nel credere eh' egli non avefìfe appli-
cato i fuoi penfieri a quella eh' è la prima e la
maggiore di tutte le verità. Ma qualunque fofte
la religione di Offian , egli è certo che non era-
gli nota la Criftiana, non v' efiendo ne fuoi Poe-
mi la menoma aliufione ad effa , o ad alcun de
fuoi riti , il che afTolutamente lo ftabilifce in un"
Era antecedente all' introduzione del Criftianefimo
in Iicozia . La perfecuzione incominciata da Dio-
cleziano nell' anno 303. è il tempo in cui più
probabilmente poflfa fiffarfi il principio della Re-
ligione Criftiana nel Nord della Bretagna . L' u-
mani-
do cangiar le menti del menti di dirozzare e depu-
popolo , egli credette me- rar la natura . S' ella è co-
glio di coprirle in un' alto sì , qual Genio faperiore
ttlenzio , ed abbia folo de- " non era mai quefio ? Ma
libato dalle opinioni pò- comunque fia 7 egli è certo
polari quelle che allettali- che Oflian è 1' unico Poe-
do la fantafia follerò le me- ta , il quale abbia faputo
no incompatibili colla ra- fare un Poema Epico fu-
gione . Non pollo alferire blime , mirabile, interef-
che ciò fia vero : ma certo fante fenza le macchine del-
non parrà molto inverifimi- la religione . Si penfi ora
le a chi abbia olfervato , a qual' alto fegno egli do-
efier perpetuo coflume di vea polTedere tutti i talen-
Offian sì negli oggetti , che ti poetici . *
nei caratteri , e nei fenti-
manità e la dolcezza del carattere di Coftanzo
Cloro, che allora governava 1' Inghilterra, indila
fero i Criftiani perfeguitati a rifegiar.fi lotto di
lui . Alcuni di loro per zelo di propagare ì Jor
dògmi, o per timore, pattarono i confini dell'
imperio, e vennero a ftabilirfi tra i Caledonj ,
i quali erano tanto più pronti ad aicoltare le lor
dottrine , quanto che la religione dei Druidi era
già da tanto tempo dilì rutta .
Quelli Millìonarj o per loro fcelta , oppure
per dar maggior pelo alle loro dottrine , fi po-
terò ad abitare le Celle ed i Bofchi dei Druidi ,
e da quefta loro ritirata maniera di vivere ot-
tennero il nome di Ctddeì {a) che nel linguaggio
del Paefe lignificava , Perfone ritirate. Si dice cne
Offian nella Tua eltrema vecchiaja abbia diiputato
con uno dei Culdei intorno la Religione Criftia*
na . Quefta difputa efifte ancora, ed è diftefa in
verfi , giufta il coflume di que' tempi . L' eltrema
ignoranza per parte di Oifian dei dogmi Crillia-
ni , mo(tra che quefta Religione non erafi che da
poco tempo introdotta, mentre non è facile il
concepirli come mai una perfona del fuo grado
poterle intieramente ignorare una religione che da
qualche fpazio di tempo fofife nota nel fuo pae*
fc.
(<*) CuldicB .
fé . O) La disputa porta feco tutti i più ve-
ri contrafiegni dell' antichità . Le frali antiche , e
le ei'prelfioni particolari a que' tempi dimoftrano
che non fia un' impoftura . Se adunque Offian
viffe, ficcome è probabile, al tempo dell'introdu-
zione del Criftianefimo , la fua Epoca farà ver-
fo il fine del terzo e il principio del quarto Se-
colo . Ma ciò che mette quefto punto fuor d' o-
gni dubbio, fono le allufioni ne' fuoi Poemi alla
ltoria dei tempi ,
Le prodezze di Fingal contro di Caracul (b)
figlio del Re del mondo , fono tra le prime azio-
ni valorofe di fua gioventù . Si troverà in que-
lla raccolta un compiuto Poema che fi riferifoe
a quello foggetto»
Neil'
(«) Egli è per altro da of-
fervarfi che la maggior par-
te delle Poefie di Oflìan
contenute in quefta Rac-
colta , furono da lui com-
pone nella fua vecchiaia ,
cioè dopo la morte di fuo
padre Fingal , e che in al-
cune di elle fi fa menzio-
ne de' Caldei , e dei loro
Inni religiofi .. Quefta cir-
coftanza unita alla gran
raifomiglianza che pafla tra
lo ftile de' Profeti , e della
Cantica di Salomone , e lo
ftile di Oflìan , potrebbe ra-
gionevolmente far credere
che Oflìan averte qualche
conofcenza delle divine Poe-
fie Ebraiche , quantunque
non fi fofle internato nel
miftico fenfo di efle , e che
aveffe fortificato ed abbel-
lito maggiormente il fuo
ftikj colle maniere del lin-
guaggio Profetico con cui
la fua fantafia aveva di già
una naturai relazione ed
affinità . *
(£) Garac-huil , occhio terri-
bile .
Nell'anno 210. 1* Imperato* Severo ritornai**
do dalla Tua fpedizione contro i Caledonj , fu
colto in York da quella lunga malattia per cui
finalmente morì . I Caledonj e i Majati- incorag-
giti prefero V armi per ricuperare le poffeffion-i
perdute . L' Imperatore adirato comandò che k
fua armata marciaffe nel lor paefe e che lo di-
ftruggeflTe a ferro e a fuoco. I fuoi comandi non
furono che malamente efeguiti , perchè Caracalla
fuo figlio eh' era alla tefta dell' armata, aveva
occupati tutti i fuoi penfieri nella morte del pa-
dre , e nel formar progetti per efcludere dalla
fucceflione , Geta fuo fratello . Appena entrato
nel paefe nemico giunfergli le nuove della mor-
te di Severo. Precipitofamente conchiufe allora
la pace coi Caledonj , e come apparifee da Dion
Caflìo , venne loro redimito quel paefe eh' avean
elfi perduto fotto Severo.
Il Caracul di Fingal , non è altro che Cara-
calla il quale , ficcome- figlio di Severo Imperato-
re di Roma , il dominio del quale s' eftendeva fu
quafi tutto il mondo allor noto, non fenza ra-
gione viene nominato da Offian , il figlio del Re
del mondo. Lo fpazio di tempo tra l'anno in.
in cui venne a morte Severo e il principio del
quarto fecolo , non è sì grande , che non pofla
effer probabile che Offian figliuolo di Fingal ,,
abbia potuto vedere i Cristiani corretti dalla per-
fé cu-
fecuzione di Diocleziano a riti-ràffi oltre i confini
dell'Imperio Romano.
Oflìan in una delle molte lue lamentazioni fo-
pra Ja morte dell' amato fuo figlio Ofcar , tra le
grandi azioni di lui fa menzione di una batta-
glia contro di Caros , Re delle Navi, fulle rive
del tortuofo Carun (a). E" più che probabile che
il Caros qui nominato fia il noto uiurpatore Ca-
raufio, il quale aflunle la porpora nell'anno 287.
e impadronitoli della Bretagna , vinfe in varj
cembattimenti navali 1' Imperatore Maflìmiano
Erculio;. il che rende ragione del titolo ai Re
delle Navi che gli vien dato da Oflìan . Il tor*
tuo/o Carun è quel picciolo fiume eh' ancor ri-
tiene il nome di Carron, e che feorre vicino al-
la muraglia d'Agricola, che fu rifiaurata da Ca-
raufio per impedire le incurfìoni dei Caledonj .
Diverfi altri parS nei Foemi alludono alle guer-
re dei Romani , ma i due fopraccennati Affano
chiaramente l'Epoca di Fingal al terzo fecolo,
il che s' accorda efattamente con le Storie Irlan-
defi , le quali pongono la morte di Fingal figlio
di Comhal, nell'anno 283. e quella di Olear,
(ù) e del loro famofo Cairbre nell'anno 296.
A!-
(«) Car-avon,J?«me ferpegqitm- poiché nelle Poefie del no-
te . ftro Autore la morte |di
(£) Convien dire che 1' Ofcar Ofcar precede quella di Fin-
delie Storie Irlandefi fi'a gal. Vedi il Poema di Te-
diverfo dal figlio di Oflìan j mora. Voi. 2. *
Alcuni potrebbero immagginarfi che le aìlufioni
alla Storia Romana fieno fiate artifiziofamente nei
Poemi introdotte per dar loro l' apparenza d' an-
tichità . Quefta fraude adunque deve efler fiata
commeffa almeno tre fecoli addietro, perchè nel*
le compotiiioni di que* tempi s'allude troppo fpef-
fo a quefti paflì medefirai in cui quefte allufioni
fi trovano.
E' noto ad ognuno da qual nube d'ignoranza
e barbarie foflfe coperto il Nord dell' Europa nel
fecole decimoquinto . Le menti degli uomini
<ìate alla fuperftizione contrarerò una piccìolez»
za diftruggitrice del Genio. Trovali in confeguen-
za che le compofizìoni di que* tempi fono all'
ultimo fegno triviali e puerili. Ma fi conceda ,
che malgrado le poco favorevoli circoftanze dei
tempi forger potefTe un' ingegno felice : pure non
farà facile il determinare da qual motivo fia fla-
to indotto ad attribuire V onore, delle fue com-
pofizioni ad un fecolo sì remoto. Non fi vede
che alcuno dei fatti da lui avanzati poffa fa-
vorire qualche difegno che poteffe formarli da un'
uom che viveva in quel tempo . Ma fuppofto
anche che un Poeta per bizzarria, o per ragioni
che non pofìTan vederli nella diftanza in cui lia-
rao, abbia voluto attribuire ad Qffian le proprie
fompofizioni , egli è quafi imponìbile, ch'egli po-
tette imporre a' fuoi nazionali , ciafcheduno dei
qua-
quali conofceva sì perfettamente i poemi tradì*
zionali de' loro antenati.
L'obbiezione più forte contro l'autenticità dei
Poemi , che fi danno ora alla Ilice lotto il no-
me, di Oflian > fi è i' improbabilità deli' e(Tef egli-
no ftàti per tanti fecoli trafmeni > e confervati
per tradizióne. Secoli di barbarie, diranno alcu-
ni , non potevano produrre poemi che abbondano
di que' nobili e generofì fentimenti , che fon si
cofpicui nelle compunzioni di Oflian ; e Te li
produlfero , o devon efìfer perduti j oppure inde*
ramente corrotti in una si lunga fuccelììùne di
barbare generazióni .
Quefte obbiezioni naturalmente fi prefenta'no a
tutti quelli i quali non ben conofeono l'antico
flato della Bretagna . I Bardi ó fia Cantori > eh'
erano un' ordine inferiore dei Druidi > non parte-
ciparono delle loro difgrazie. E(fi vennero rifpar*
miati dal Re vincitore •> perchè unicamente per
mezzo loro potea lufmgarfi d'ottenere l'immorta-
lità del fuo nome • Etlì lo feguivano al campo ,
e co1 lor canti contribuivano a rafibdan? la Tua
potenza. Le grandi fue azioni venivano da elfi
maggiormente ingrandite , e la plebe incapace di
efaminare il di lui carattere più da vicino , re*
flava abbagliata dallo fplendore della fua fama
nelle rime dei Bardi . Frattanto gli uomini a£
%*fevQ ^e* fffuimenti che ben di rado s' ineon-
* * * z tra-
trano in un fecolo di barbarie . I Cantori eh/
erano originalmente i diicepoli dei Druidi, coli'
efiere flati iniziati nelle dottrine di quel celebre
ordine , aveano già aperta la mente r ed accre-
sciute l'idee. Elfi poteano formarfi nella mente
ìl modello d' un' Eroe perfetto, e poi aferivere
quel carattere al loro Principe. I Capi inferiori
prefero quefto ideale carattere per modello della
loro condotta, donde poi a grado a grado giun-
fero a modificar la lor mente , fino ad. invertirli
di quello fpirito generofo, che trafpira in tutte
le Poefie di que' tempi . Il Principe adulato da-*
fuoi Cantori, e avendo fempre per rivali i pro-
prj fuoi Eroi , i quali tutti imitavano il fuo ca-
rattere , come era deferitto negli elogj de' fuoi
Poeti , sforzavafi d' eflTere fuperiote al fuo popolo
nel merito, ficcome lo era nel grado. Quella
emulazione continuando giunfe finalmente a for-
mare il carattere generale della nazione , felice-
mente comporto di ciò- eh' è nobile nella barba-
rie, e di ciò eh' è virtuofo e generofo in un po-
polo colto .
Quando la virtù nella pace , e il valor nel-
la guerra divengono le carattcriftiche d' una na-
zione allora fi è che le fue azioni diventano in-
tereflanti, e la fua fama degna dell'immortalità»
Le nobili azioni rifcaldano uno fpirito generofo y
e fanno ch'egli ambifea di perpetuarle. Cotefta
fi è
fi è la vera origine di quella infpirazione divi-
na , la quale fi arrogarono i Poeti di tutti i
tempi. Quando i loro argomenti non erano ade-
guati al calore della loro immaginazione , effi li
abbellirono con favole create dalla propria loro
fantafia, oppur fondate fopra di afìurde tradizio-
ni . Per ridicole che foiTero quefte favole non
mancarono di fautori ; la pofterità o preftò loro
implicitamente credenza, o, per ima vanità eh'
egli uomini è naturale, prereie di farlo. Si com-
piacevano di collocare i fondatori delle loro fa-
miglie nei giorni della favola , quando la Poe fi a
fenza temere d'efFere (mentita poteva dare a'fuoi
Eroi quel carattere che più voleva . A quefia
vanità fiamo noi debitori della confervazione di
ciò che ci retta delle opere di Oman . Il fuo
poetico merito refe famofi i fuoi Eroi in un pac-
ie ove tanta ammirazione e tanta ftima s'aveva
per l'Eroifmo. La pofterità di quefti Eroi, ovve-
ro quelli che pretendevano efìerne difeefi , afcol-
ravano con piacere gli elogj de' lor antenati ; s'
impiegarono dei Cantori per ripetere quelli Poe-
mi , e per ricordare l' affinità dei lor Protettori
con Capitani sì illu'ftri. Ogni Capo, col progref-
fio del tempo, aveva nella fua famiglia un Can-
tore, ufizio che divenne poi finalmente eredita-
rio . Col mezzo della fuccelfione di quelli Canto-
ri i Poemi intorno gli Antenati delle Famiglie
•** 3 fi trai'-
fi trafm ifero dì generazione in generazione ; in
certe occaiioni iolenni fi replicavano da tutto il
Clan, (a) e Tempre s' alludeva ad elfi in tutte le
nuove compofizioni dei Cantori* Quello coftume
fi con fervo fino quali a' tempi noftri ; e dacché
cefsò. l' ufo dei Cantori , moltiffimi in ogni Clan
ritennero a memoria , oppur mifero in ifcritto le
loro compofizioni , fondando full' autorità di quel-
le 1' antichità delle loro Famiglie.
Non fi conobbe 1' ufo delle lettere nel Nord
dell' Europa , che lungo tempo dopo P infìituzio*
ne dei Cantori . Le memorie delle Famiglie de''
lor protettori , i proprj e gli antichi Poemi era-
no tutti trafmeflì per tradizione. Le loro poeti-
che compofizioni erano mirabilmente formate per
ottenere un. tal fine . Erano adattate alla Mufi-
ca , e vi fi offervava la. più perfetta armonia .
Ogni verfo era. sì fattamente conneffo con quelli
che lo precedevano, o lo feguivano., che ricor-
dandofi di un folo verfo in una Stanza, egli era
quafi imponibile il poterfi dimenticare del refto.
Le cadenze fi feguivano in una gradazione sì na-
turale , e le parole erano sì ben adattate al gi-
ro che comunemente prende la voce dopo efferfi
al-
fa) Clan chiamati irt Scozia. fletto . Corrifponde al ter-
1' unione di varie famiglie mine Cent dei Latini - *
cufeendenri da un ceppo i-
alzata a un cerco tuono, che fi rendeva quafi im-
pedìbile per la fimilitudine del fuoho , di lòtti mi-
re una parola per l'altra: perfezione particolare
alla lingua Celtica , e che forfè non s' incontre-
rà in altro linguaggio . Ne quella fcelta di pa-
role imbarazza punto il lento,, o indebolire T ef-
prefììone * Le numerofe fleflioni delle confonanti,
e le variazioni nelle declinazioni rendono copio*
fiiiìmo quello linguaggio -
I discendenti dei Celti che abitavano la Breta-
gna e T Ifole vicine non furono i foli à fervirfi
di quelto metodo per confervare i più. preziofi
monumenti della lor nazione . Le antiche leggi
dei Greci erano in verfi ,. e trafnieflfe per tradi-
zione. Gli Spartani pel lungo abito s1 invaghi-
rono sì fattamente di un tal coflume , che non
vollero permetter giammai che le lor leggi foriero
fcritte . Nella ftefla guifa confervavanfi le azioni
degli uomini grandi, e gli elogj dei Re e degli
Eroi * Tutti gli fiorici monumenti degli antichi
Germani lì comprendevano nelle loro canzoni {a}
le quali o erano Inni ai loro Dei , o Elegie in
lode de' loro Eroi ; oggetto delle quali fi era il
perpetuar la memoria dei grandi avvenimenti del-
la nazione, che per elfe Canzoni induftriofamen-
te inteffevanlì . Quella fpezie di compolìzione non
* * * 4 fi me.
(a) Tao dt fntr. Girmart^ . .
fi metteva itì iscritto, ma confervavafi per tra-
dizione (a). L' attenzion che avevano d' infegna-
re quefti Poemi ai lor figli', V ufo non interrot-
to di ripeterli in certe occafioni , e la felice mi»
fura del verlò fervi a coniervarli per lungo tem-
po incorrotti . Quefta Cronaca vocale dei Germa-
ni non era ancor dimenticata nell' ottavo fecolo ,
e farebbefi probabilmente confervata fino ai gior-
ni noftri, fé le fc ienze , che credono che tutto
ciò che non è fcritto fia favolofo , non fi fof-
ieio introdotte. Garcilaflb compofe Ìa fua Iftoria
degi* Incas del Perii fulle notizie contenute nel-
le poetiche compofìzioni . I Peruviani aveano
perduto gli antichi monumenti della loro Storia,
ed egli raccolfe i materiali per farla da quegli
amichi Poemi , che la fua madre , Principerà del
fangue degP Incas , effendo egli ancor giovinetto ,
aveagli infegnati. Se altre nazioni adunque, che
furon fpeffb foggette ad invafioni nimiche , e che
trapiantarono e riceveron Colonie, poterono per
moki fecoli confervare per tradizione le lo-
ro leggi , e le loro Storie incorrotte , egli è
molto più probabile che gli antichi Scozzefi ,
nazione cotanto libera da ogni mefcolanza con
gli ftranieri , e tanto affezionata alla memoria
de' fuoi antenati, abbiano potuto cenfervarci e
traf-
(■») V Ab. de ~la Blereric , Ojferv^. [opra U Germani* ,
trafmetter pure fino a noi le opere de' loro Can-
tori .
Parrà ftrano ad alcuno che Poemi ammirati per
tanti fecoli in una parte del Regno , fiano fiati,
ignorati finora nell' altra ; e che i Britanni , eh'
hanno sì diligentemente difotterrate le opere del
Genio nelP altre nazioni , fieno fiati per tanto
tempo ignari affatto delle ìor proprie. Ciò s' ha in
gran parte ad imputare a quelli eh' intendendo am-
bedue i linguaggi non ne vollero mai intrapren-
dere la traduzione . Edi per non conofeer altro
che Cjualche pezzo fiaccato , o per una modeftia
che forfè il Traduttore prefente avrebbe dovuto
pruden temente imitare, difperarono di poter ren-
dere le compofizioni de' loro Cantori aggradevoli
ad un lettore Inglefe . La maniera di quelle com-
pofizioni è tanto diverfa da quella degli altri
Poemi , e le idee fono tanto proprie al primiti-
vo ftato della focietà , che fi credeva che nort
vi foffe in effe baftevole varietà per poter pia-
cere ad un fecolo colto .
Di quella fteffa opinione fii per lungo tempo
il Traduttore della feguente raccolta , e quantun-
que ei già da gran tempo ammirafle i Poemi
nell' originale , e ne aveffe anche in parte rac-
colti dalla tradizione per fuo diletto, pure non
nutriva la menoma fperanza di vederli trafpor-
tati in Inglefe » Conofceva egli che la forza e
le
le maniere d'ambedue le lingue erano diffcren»
tiflime, e che farebbe flato quali imponibile il
poter tradurre le Poefie Galliche in veriì In-
glefi pagabili, né avrebbe mai penfato a tradur-
li in profa , mentre in tal cafo doveafi necelTa-
riamente perder molammo della maeftà dell' ori-
ginale. Un Signore, che fece figura nel mondo
Poetico , fu quello che primo gli ftiggerì il pror
getto di una traduzion letterale in profa . E-
gli la tentò a fua richieda ,. e quello faggio
ne incontrò 1" approvazione . Altri poi fella-
mente lo efortarono a pubblicarne in maggior
numero , ficchè al loro ftraordinario zelo il
mondo è debitore dei Poemi Gallici , fé pur han
merito .
Aveafi. da principio intenzione di fare una
generale raccolta di tutti gli antichi pezzi , che
ci rimangono nella lingua Gallica; ma il Tra-
duttore ebbe le fue ragioni per riftringerfi a ciò
che ci refta delle opere ài Oilìan .. L' azione del
Poema che precede gli altri , non fu né la mag-
giore né la più famofa delle azioni di Fingal .
Moltiifime furono le fue guerre , e ciafcheduna
di effe diede un'argomento a fuo figlio, con cui
efercitare il fuo ingegno. Eccettuato però il pre-
fente Poema ,. tutti gli altri fono irrevocabilmen-
te perduti , né altro ci refta che alcuni pochi
frammenti che fona nelle mani del Traduttore .
Ei-
Finora la tradizione ha in molti luoghi confer-
vata la ftoiia dei Poemi , e molti ci fono pre*
fcntemente r che da giovani gli udirono a re-
citare .
V opera y eh' ora fi pubblica , avrebbe parte-
cipato in breve del dettino dell* altre . Il Ge-
nio dei Montagna) da pochi anni in qua ha
l'offerto un cambiamento affai grande . Si è a-
perta la comunicazione col refto dell' libi a , e
1' introduzione del traffico e delle manifatture ,
ba diftrtitto queir ozio , che anticamente impiega-
vafi nell* afcoltare e nel ripetere i Poemi dei
tempi antichi. Molti hanno prefentemente appre-
fo a lafciar le loro montagne , e andar in trac»
eia di lor fortuna in un clima più dolce ; e
quantunque un certo amor della patria poffa al-
le volte ricondurli, durante la lor aflenza fi fo-
no elfi imbevuti baftevotmente dei coftumi ftra-
r.ieri per difpregiar quelli dei loro antenati . E"
lungo tempo che più non s' ufano i Cantori ,
e lo fpirito di Genealogia fi è confiderabtl men-
te diminuito. Gli uomini incominciano ad eflfere
meno attaccati ai lor Capi , né fi fa gran cafo
della confanguinità . Stabilita che fia la proprie-
tà, la mente umana riftringe le fue ville al
piacere che quefta gli procura . Neglige V anti-
chità, nò aguzza la fua vifta nell' avvenire. Si
moltiplicano le cure della vita, e le anioni degli
altri
■altri tempi O) ceflfano di dar piacere. Quindi fi
è che il gufto per l' antica Poefia va lcemandofi
tra i Montagnaj. Non fi fono effi però affatto
fpogliati delle buòne qualità de' loro antenati ,
L' ofpitalità fuffifte ancora , e una rara politezza
verfo gli ftranieri ; 1' amicizia è inviolabile, e la.
vendetta non viene sì ciecamente feguita come
facevafi anticamente »
Il dir qualche cola intorno al merito poetico
di queft' opere farebbe un voler prevenire il giu-
dizio del Pubblico (£)% Il Poema che in quella
raccolta precede gli altri è veramente Epico . I
caratteri fono fortemente dpreffi > e i fentimenti
fpirano V Eroifmo.
Tutto ciò che può dirli della Traduzione fi è
eh' ella è letterale, e che vi fi ftudia la fempli-.
cita . Si è pofta cura d' imitare la collo'cazione
delle parole nell' originale , e di offervar le in*
verfioni nello Itile . Siccome il traduttore non pre-
tende alcun merito della fua Traduzione , così egli
fi lufinga dell' indulgenza del pubblico , Egli defi-
dera
(*) Efpreffione ufata frequen- Ma ficcome fuppongo d' ef-
temente da OlTian pei- fi- fer comprefo anch' io fotto
gnificar le imprefe dei mag- q
gioì'
uefto nome di pubblico ,
sì lafciando agli altri la
(£) Io non ho creduto necef- libertà del loro giudizio ,
fario d' imitar la ritenutez- collo fteiìò diritto fo ufo
za del Traduttor Inglefe . del mio . *
X L V
dera che P imperfètta copia cV ei ne traflfe, nas
pregiudichi il mondo contro un originale che con?
tiene ciò eh' è bello nel iemplice , e grande nei
fublime .
NOI
NOI RIFORMATORI
DELLO STUDIO DI PADOVA.
A Vendo veduto per la Fede di Revifìone , ed
Approvazione del P. F. Filippo Rofa Lan-
Xj , Inquifitor General del Santo Officio di Ve^
nezia ^ nel Libro intitolato Mf. Poe/ìe iP OJJlan
figlio di Fingàl antico Poeta Celtico , ultimamente
fcoperte e tradotte in Proja Inglefe da Jacopo
Macpberfon , e da quella trasportate in ver/o Ita-
liano dall' Ab. Melchior Cefarotti , non v'efler
cola alcuna contro la Santa ' Fede Cattolica ,
e parimente per atteftato del Segretario no*
ftrOj niente contro Principi, e buoni coftumi ,
concediamo licenza a Gmfeppe Gommo, Stanipa-
tor di Padova, che pofia eflere Rampato, of-
fervando gli ordini in materia di Stampe, e
prefentando le lolite Copie alle Pubbliche Li-
brerie di Venezia, e di Padova i
Dat. li 6. Giugno 17Ó3.
( SebastIan Zustinian Ri£
(Polo Renier Rif.
(Alvise Valla r. esso Rif,
Regiftrato in Libro a Carte 1159. al Num. 902.
Davidde Marche/ini Segr.
FINGAL
POEMA EPICO
CANTI VI.
( I )
F I N G A L
POEMA EPICO.
* * *
INTRODUZIONE,
ARto, fupremo Re d' Irlanda ,
eifendo morto a Temora, pala-
gio dei Re d' Irlanda, ebbe per
fucceffore Cormac fuo figliuolo ,
rimafto in minorità . Cucullino figliuolo di
Semo, Signore dell' I/ola della Nebbia , una
dell' Ebridi , ritrovandoli a quel tem^o in
Ulfter, ed effendo rinomatiflìmo per le fue
grandi imprefe, fu in un' affemblea di Re-
goli , e Capi delle Tribù radunate per queiì'
oggetto a Temora , eletto unan imamente
cuftode del giovine Re . Non avea gover-
nati molto a lungo gli affari di Cormac,
quando fu recata la novella , che Svarano
figliuolo di Starno , Re di Loclin , o fia del-
la Scandinavia , avea difegnato d' invader
1' Irlanda . Cucullino a tal nuova fpedi
tofto Munan figliuolo di Stirmal5 guerriero
A Ir-
(II)
Irlandefe a Fingal Re o Capo di que' Ca-
ledonj che abitavano la coda occidentale
della Scozia , per implorare il fuo foccorfo .
Fingal moflb, non meno da un principio ,
di generofitk, che dall' affinità che parlava
tra lui , e la famiglia regale d' Irlanda ,
rifolfe di far una fpedizione in quel pae-
fe : ma prima eh' egli arrivaffe, il nemi-
co era già approdato ad Ulfter. Cucullino
in quefto frattempo aveva raccolto il fiore
delle Tribù Irlandefi a Tura , cartello di
Ulfter, e mandati feorridori lungo lacofta,
perchè gli dettero pronte notizie dell' arri- :
vo del nemico . Tal' è lo flato degli affa-
ri, quando il Poema incomincia.
U azione del Poema non comprende che
cinque giorni, e cinque notti. La Scena è ;
nella pianura di Lena , preflò una mon-
tagna , chiamata Cromia , fulla cofta di \
Ulfter.
FIN-
(Ili)
F I N G A L
CANTO I,
* * »
ARGOMENTO.
CUcullino pojìoft a feder folo [otto d* un albe*
ro alla porta di Tura , perchè gli altri Cai
pitani erano iti a caccia fui vicino monte di Crom-
ia , è avvifato dello sbarco di Svarano da Mot
ran figliuolo di Fitil , uno de* fuoi /corridori . Egli
raduna i capi della nazione ,* fi tiene un configlio ì
9iel quale fi difputa a lungo fé fi debba dar batta*
glia al nemico . Conal Regolo di Togorma , ed inti*
rno amico di Cucullino è di parere , che debbafi dif*
ferire fino a IP arrivo di Fingal f ma Calmar , figlia
di Mata , Signor di Lara , contrada del Connaught ,
è d' opinione che fi attacchi tofio il nemico : Cuciti-'
lino già defiderofo di combattere, s* attiene al pare*
ve di Calmar . Nella rajfegna de' fuoi foldati , non
A z vede
(IV)
vide tre de% fuoi più valorofi campioni , Ferguflo ,
Ducomano , e Catbar . Giunge Ferguflo , e dà noti-
%ia a Cucullino della morte degli altri due Capita-
ni: il che introduce il patetico Epifodio di Morna .
V Armata di Cucullino è /coperta da lungi da Sva- .
vano , il quale manda il figliuòlo di Arno ad ojfer-
•vare i movimenti del nemico , mentre egli fchiera le
[uè truppe in ordine di battaglia . Quefli al fuo ri' ,
torno defcrive a Svarano il carro dì Cucullino, e il
terribile afpetto di quel? Eroe. Le Armate j' az£uf«
/ano; ma, fopraggiunta la notte, la vittoria re/la ir*
decifa . Cucullino , fecondo /* ofpit alita di qué1 tempi ,
invita Svarano ad un convito per mez^o del fui)
Bardo Carilo . Svarano ricufa ferocemente V invito »
Carilo narra a Cucullino la floria di Crudar , e
Brajfolis . Sì manda , per confi gì io di Conal , una par-
tita di truppe ad ojfervare il nemico» E con quefla
"termina V azione del primo giorno .
FIN.
(V)
FINGA
POEMA EPICO.
CANTO I.
'A
il p p o di Tura la muraglia affilo
Sotto una pianta di fifchianti foglie
Stavafì Cucuflìn % preflb aHa rupe
Pofava l'affa, appiè giacea lo feudo.
A 3
Era-
* Cucullino figliuolo di Se-
nio , e nipote di Caithbath
Druido celebre nella tradi-
zione per la fua faviezza ,
e pel fuo valore . Nella
fua gioventù fposò Brage-
la figlinola di Sorglan , ed
effendofi trasferito nelP Ir-
landa ville qualche tempo
eon Gonnal, nipote, per via
d' una figlia, di Congal Re-
golo di Ulfier . La fua fa-
viezza, e '1 fuo valore gli
acquino in poco tempo una
fama sì grande, che nella
minorità di Cormac fupre-
inoRe d'Irlanda , fn elet-
to cuftode del eVovineRe,
e folo direttor della guer-
ra contro Svarano Re di
Loclin . Dopo una ferie di
grand' imprefe fu uccilo in
una battaglia in un luogo
della provincia di Con-
naughth nel ventifettc-fimo
anno dell' età fua . Era
tanto rinomato- per la fiia
fortezza , che pafsò in pro-
verbio per dinotare un uo-
mo forte : Egli ha la for-
tez.z.a di Cucullino . Si mo-
ftrano le reliquie del fuo
palazzo a Dunfcaich nell'
Ifola di Schye -, ed una
pietra , alla quale egli le-
gò il fuo cane Luath ,
conferva ancora il fuo
nome .
(VI)
Erano i fuoi penfier col prò Cairba a 55
Da lui fpento in battaglia , allor -che ad elfo
Efplorator dell' Ocean fen venne
■* Moran figlio di Fiti . Alzati, ei difle ,
Alzati, Cucullin ; già di Svarano
Veggo le navi; è numerofa l'ofìe, io
Molti gli Eroi <ìcì Mar . Tu Tempre tremi ,
Figlio di Fiti, a lui rifpofe il Duce
2 Occhi - azzurro d'Erina c, e la tua tema
Agli occhi tuoi moltiplica i nemici ;
Fia forfè il Re de' folitarj colli d 1 5
Che
a Cairbar , o Cairbre fignifi-
ca un uomo forte .
i Moran fignifica molti
tendere dell' Irlanda . Ve-
di Strab. Lib. 2. e 4. Ca-
faub. Lib.
FithiI , o piuttofto Fiti , d Fingal figlio di Cornai , è
Un Barda inferiore .
e Erin , nome dell' Irlanda
da Ear , o Jar Occidente >
e da In Ifola . Quefto no-
me non fu Tempre riftret-
to all' Irlanda, elFendo mol-
to probabile che la lem»
degli antichi folle la Bre-
tagna al Nord del Forth .
Imperocché fi dice eller el-
la al Nord della Breta-
gna , il che non fi può in-
di Morna figlia di Taddu ;,
He dei Caledonj , da cui
difeendono i prefenti Mon-
tagna) Scozzefi . Cucullino
avendo ricevuto previo av-
vifo dell' invafione medita-
ta da Svarano , avea fpe- ;
dito Munan figliuolo di
Stirmal ad implorar 1' aju-
to di Fingal . Dall' ardo-
re , e dalla premura , con
cui Cuculialo cercò foc-
(VII)
Che a foccorrcr mi vien . No , no , difs1 egli-,
Vidi il lor Duce, torreggiarne, fodo
3 Qual montagna di ghiaccio : a quelP abete
Pari è la lancia fua , nafeente Luna
Sembra il fuo feudo. Egli fedea fui lido 20
Sopra uno fcoglio, fomigliante in villa
A colonna di nebbia : O primo , io diffi , 4
Tra' mortali , che fai ? fon molte in guerra
Le noftre delire, e forti; a ragion detto
Il poffente fei tu : ma non pertanto 2 5
Pili d' un poffente dall' eccelfa Tura
Fa di fé moftra . Oh, rifpos' Ei, col tuono
D' un' infranta allo fcoglio, e mugghiarne onda,
Chi mi fomiglia? al mio cofpetto innanzi
Non refiflono Eroi; cadon protrati 30
A 4 Sot-
corfo dagli ftranieri fi può ne fu creduta baftante al
conchiudere , che gì' Ir- tempo di Agricola per fot-
landeu non follerò allora tomettere tutta 1' Ifola al
tanto numerofi , quanto fo- giogo Romano : il che non
no flati di poi . Il che fa fi avrebbe potuto probabil-
una gagliarda prefunzione mente efeguire , fé 1" Ifola
contro la remota antichità fofle ftata abitata qualche
di quefto popolo . Tacito numero di fsrcoli avanti .
attefta che una fola Legio-
(Vili)
5 Sotto il mio braccio. Il fol Fingallo*, il forte
Re di Morven b nembofa , affrontar puote
La pofla di Svaran . Lottammo un tempo
Sui prati di Malmorre c , e i noftri pam"
6 Crollaro il bofco ; e traballar le rupi 35
Smoflfe dalle ferrigne ime radici ;
E impauriti alla terribil zuffa
Fuggir travolti dal fuo corfo i rivi.
Tre dì pugnammo, e ripugnammo: i duci
Stetter da lungi, e ne tremar. Nel quarto 40
Van-
a Siccome i nomi Caledonj fo-
no poco favorevoli all' ar-
monia del verfo Italiano ,
così il Traduttore s' è pre-
fa la libertà di farvi qual-
che cangiamento . Si av-
verte particolarmente che
in quella Traduzione i no-
mi , i quali terminano in
al , e in ar , ora hanno 1'
accento fulla penultima Sìl-
laba , come nell' originale
Inglefe ; ed ora fi prendo-
no all' Italiana , come ac-
corciamenti dei nomi in
allo , e in arre ; nel qua!
cai'9 hanno 1' accento lull*
ultima . Un' orecchia efer-
citara fentirà facilmente
quando i' armonia del ver-
fo richieda una tal dif-
ferenza . *
b Morven in lingua Celtici
fignifica una fila d' altif-
fimi Colli . Probabilmente
fotto quefto nome fi com-
prende tutta la corta fra
il Settentrione , e 1' occi-
dente della Scozia .
e Meal-mor Collina grande .
Quefto deve eflere uno dei
Monti di Morven , come
apparifee dal Canto 6. v.
381. *
Ci X)
Vania Fingal , che '1 Re dell' Oceano «
Cadde atterrato , ma Svaran foftenta
Ch' ei non piegò ginocchio, e non die crollo l
Or ceda dunque Citcullino ofcuro
A lui, che nell' indomita poflfanza 45
L' orride di Malmor temperie agguaglia .
No , gridò il Duce dal ceruleo fguardo „
Non cederò a vivente : o Cucullino 7
Sarà grande , o morrà . Figlio di Fiti ,
Prendi la lancia mia, vanne, e con efla 30.
Picchia lo feudo di Cabar * che pende
Alla porta di Tura : il fuo rimbombo
Non è fuono di pace : i miei guerrieri
L' udiran da' lor colli . Ei va , più volte
Batte il concavo feudo: e colli, e rupi 55
Ne
* Cioè lui . Così fono fpeflb Famiglia . Veggiamo che
chiamati in quefte poefie i Fingal fa lo fteifo ufo del
Re della Scandinavia . fuo proprio feudo nel can-
h Cabait , o piuttofto Cadi- to 4. Il Corno era il pia
bairh , avolo dell' Eroe fa comune ftromento per
tanto rinomato pel fuo va- chiamare a raccolta 1' ar-
lore , che fi faceva ufo mata avanti V invenzione
del fuo feudo per chiama- delle comamufe . N. B. Co-
re all' armi la lua pofteri- sì nell' Originale : btgpif-
tA nei combattimenti della pt* ■
(X)
Ne rimbomba ro , e fi diflfufe il fuono
Per tutto il bofco. Slanciafi d' un falto 8
Dalla roccia Curan a ; Conallo afferra
La fanguinofa lancia; a*Crugal h forte
Palpita il bianco petto; e damme, e cervi 6&
Lafcia il figlio di Fai: Ronnar, Lugante,
Quefto è lo feudo della guerra , è quefta
L' afta di Cucullin : qua , qua , brandi , elmi :
Compagni all' arme : vefliti V usbergo
Figlio dell' onda: alza il fanguigno acciaro 65
Fero Calmar c : che fai? fu forgi, o Puno ,
Orrido Eroe ; feotetevi , accorrete
Eto , Calto , Carban : tu '1 roflfeggiante
Alber di Cromia d , e tu lafcia le fponde
Del patrio Lena, e tu t'avanza, o Calto, 70
Lungheflb il Mora , e piega il bianco laro ,
Simile a fpuma di turbato mare ,
Se
e Cu-raoch fignifica il furore d Crom-Ieacli {ìgnirìcava tra'
della battaglia. Druidi un luogo religiofo.
h Cruth-geal di bella, carnet* Qui è il nome proprio d'
giom . un monte fulla fp'a§S'a d*
e Galm-er Uomo forte. Ullina , 0 di Ulfter .
(XI)
Se a' fcogli di Cuton a V incalza il vento »
Or sì gli fcorgo : ecco i campìon poffenti 9
Fervidi, accefi di leggiadro orgoglio v 75
La rimembranza dell' imprefe antiche
Sprona il valor natio . Sono i lor occhi
Fiamme di foco, e dei nemici in traccia
Van dardeggiando per la piaggia i fguardi k
Scan fu i brandi le delire . Efcon frequenti 80
Dai lor fianchi d'acciar lampi focofi .
"Ciafcun dal colle fuo fcagliofll urlando
Qiial torrente montan . Brillano i duci
Della battaglia nei paterni amen ,
E precedon gli Eroi: feguono quefti 8y
Folti , fofchi , terribili a vederfi ,
^0 Siccome gruppo di piovofe nubi
Dietro a rofìe del Ciel meteore ardenti.
S' odon l'arme ftridir; s'alzan le note
Del bellicofo canto ; i grigi cani 90
L' interrompon cogli urli, e raddoppiando
L' in-
* Cu-tlvSn , il lugubre fuono dell' onda .
r * 1 1 }
L* indiftmto fragor Cromia rintrona:,
Stetterfi tutti al fin fopra il deferto
Prato di Lena , e V adombrar , ficcome
Nebbia là per l' autunno i colli adombra , 9^
Quando ofcura , ondeggiante hi alto poggia .
Io vi faluto , Cucullin comincia,
Figlie d' angufte valli, oh vi faluto,
Cacciatori di belve: a noi ben altra
Caccia s'appretta, romorofa , forte 1 co-
Come quel? onda erre la fpiaggia or fere .
Dite figli di guerra: or via, dobbiamo
Pugnar noi dunque , od a Loclin a la verde
Erina abbandonar? Parla, Conallo , *
Tu fior d'Eroi, tu fpezzator di feudi, 105
Che
a Nome Celtico della Scandi-
navia . In un fenfo più ri-
ftretto' s' intende per cjne-
ùo nome la peni fola di
Iutlanda .
b Connal amico di Cucullino
era ^gliuolo di Cathbair,
principe di Togorma , pro-
babilittente una dell' Ifole
Ebridi . Sua madre era
Fioncoma, figlia di Con-
gal . Ebbe un figliuolo da
Foba di Conachar-neflar ,
che fu poi Re di Ulfter •
In ricompenfa dei férvigj
preflati nella guerra con-
tro Svarano , gli furono
alfegnate alcune terre, le
quali poi furono chiamate
dal ftio nome , Tircbmi-
■ntiil , O Tirconntl , cioè la
terra di Corìnal ..
(XIII)
Che penfi tu ? più d' una volta in campo
Contro Loclin pugnarti; ed or vorrai
Meco la lancia folle var del Padre?
Cucullino, Ei parlò placido in volto, ri
Acuta è P afta di Conallo , ed ama no
Di brillar nella pugna , e diguazzarli
Nel fangue degli Eroi : pur fé alla guerra
Pende la man , fta per la pace il core .
Tu che alle guerre di Corman * fei Duce, *»■
Guarda la flotta di Svaran : ftan folte 1 1 5
Sul noftro lido le velate antenne
Quanto canne del Lego b , e le fue navi
Sembran bofchi di nebbia ricoperti ,
Quando gli alberi piegano alle alterne
Scoflfe del vento: i fuoi guerrier fon molti . 120
Per la pace fon io. Fingal , non eh' altri , *l
L*' incontro fcanferia , Fingallo il primo
« Cormac , figlio di Arth Re h Lago nella provincia di Co-i
d' Irlanda rimato erede del naught , apprettò il quala
regno in età affai tenera , reftò uccifo Cucullino .
(otto la reggenza di Cu-
cullino .
(XIV)
L' unico tra gli Eroi , Fingal dei forti
Difperditor, come minuta arena
Difperde il vento allor che i gonfi rivi 125
Scorron per mezzo a Cona « , e fopra i monti
Con tutti i nembi fuoi la notte iìede.
A lui rifpofe difdegnofamente
Calmar figlio di Mata. E ben va, fuggi
Tu pacifico Eroe, fuggi, e t' infelva 150
Tra' colli tuoi , dove giammai non giunfe
Luce d' afta guerriera : ivi di Cromia
I cervi infegui , ivi coi dardi arrefta
I faltellanti cavriol del Lena.
Ma tu di Semo occhi -ceruleo figlio, r 3 5
Tu delle pugne correttor , difperdi
La ftirpe di Loclin ; fcagliati in mezzo
Dell' orgogliofe fchiere , e latra , e ruggi ; *
Fa che naviglio del nevofo regno *
Piti non ardifca galleggiar full' onde 140
OfcU-
«Rufcello nelle vicinanze £ L'originale : Rugghia tra
del palagio reale di Fin- le file del laro orgoglio . *
gal , t Della Scandinavia .
(XV)
Ofcure d' Iniftor a . Sorgete o voi
Voi d' Inisfela * tenebrofi venti ,
Imperverfate tempefte , fremete
Turbini , e nembi . Ah si , muoja Calmarrc
Fra le tempefte infranto , o dentro a un nembo 145
Squarciato dall' irate ombre notturne ;
Muoja Calmar fra turbini , e procelle ,
Se mai grato gli fu fuono di caccia,
Quanto di feudo meflaggier di guerra .
Furibondo Calmar, Conal riprefe J4- 150
Pofatamente , io non fuggii giammai ,
Mifi P ale al pugnar: bench' anco è baflfa
La fama di Conallo , in mia prefenza
Vinferfi pugne, e s' atterrar gagliardi.
Figlio di Senio la mia voce afcolta : 155
Cura ti prenda del regal retaggio
Del giovine Corman ; ricchezze e doni ,
E la
* Innis-tore. Propriamente b Altro nome dell'Irlanda ,
V Ifola delle Balene -. ma così chiamata a cagione
fpeffo vengono comprefe d' una Colonia di Falani co-
fotto quefto nome tutte L' là {labilità . Inis-fail , cioè
ifole Orcadi , l' I/ola dei Fati , o Falani s
(XVI)
E la metà della felvofa terra
Offri a Svaran , finché da Morvcn giunga
Il potente Fingallo in tuo foccorlò. 169
QiienV è '1 configlio mio ; che fé piuttofto
La pugna eleggi , eccomi pronto; e lancia
Brandifco e fpada ; mi vedrai tra mille
Ratto avventarmi , e 1' alma mia di gioja
Sfavillerà nei bellicofi orrori. 165
Si sì, fuggiunfe Cucullin : m' è grato
Il fuon dell' armi , quanto a primavera
Tuono forier di defiata pioggia.
Su dunque tolto fi raccolgan tutte
Le fplendide tribù, ficch' io di guerra 170
Ravvifi i figli ad un ad un fchierarfi
Sulla pianura , rilucenti come
Anzi tempefta il Sol , qualora il vento
Occidental le nubi ammalia , e fcorre
Il fordo fuon per le Morvenic qucrci . 175
Ma dove fon gli amici? i valorofi
Compagni del mio braccio entro i perigli?
Ove
(XVII)
Ove fé' tu Catbarre? ove quel nembo
In guerra * Ducomano? e tu Fergufto *
M' abbandonarti nel terribil giorno ioo
Della tempefta? tu de' miei conviti
Nella gioja il primier , figlio di Roflfa ,
Eraccio di morte. Eccolo; ei vien , qual leve
Cavriol da Malmorre. Addio poffente
Figlio di Rotta, e qual cagion rattrifta 185
QuelP anima guerriera? In fu la tomba
Di Catbarre , ei rifpofe , in quefto punto
S' alzano quattro pietre c , e quelle mani
Sotterrar Ducoman, quel nembo in guerra.
B Gar-
zi Dubhchornar . Uomo nero 3 e la fua fpada , e le punte
ben fatto . di dodeci ftrali . Sopra il
h Fearguth . L'uomo della pa- cadavere {tendevano un al-
roh , 0 un Comandante dy tro ftrato di creta , nel
Armata . quale collocavano un cor-
c Quefto paftb allude al mo- no , (imbolo della caccia .
do- di feppellire i morti ap- Coprivano pofcia il tutto
prellò gli antichi Scozzefi . con terra fina , e con quat-
Aprivano una foffa , fei in tro pietre che collocavano
otto piedi profonda . Il all' eftremità per fegnare
fondo era coperto di creta 1' ampiezza della tomba .
fina , e fopra quello ada- Quefte fono le quattro pre-
giavano il cadavere del de- tre , alle quali s' allude in
funto . S' egli era un guer- quefto , e in molti altri luo-
riero vi ponevano a lato ghi delle Poefie di Olfian .
(XVIII)
Catbarre, o Figlio di Tonnati * tu cri ioc
Raggio fui colle ; o Ducoman rubefto
Nebbia eri tu del paludofo Lano , *
Che pel fofco d' autunno aer veleggia ,
E morte porta al popolo fmarrito .
O Morna c o tra le vergini di Tura 195
La più leggiadra , è placido il tuo fonno
Neil' antro della rupe. Ah tu cadérli,
Come flella fra tenebre , che flrifcia
Per Io deferto, e '1 peregrin foletto
Di così paffeggier raggio lì dole . 200
Ma dì , riprefe Cucullin , ma dimmi
Come cader gli Eroi? cadder pugnando
Per man dei figli di Loclin? qual altra
Cagion racchiude d' Inisfela i Duci
Neil' anguria magion d ? Catbar cadeo *S 205
Per
oTorman. Tuono. Quefta è t Muirne , e Morna. Domi»
la vera origine del Giove amata da tutti .
Taramis degli antichi . d Così fpeifo vien chiamato
h II Lano era un lago della da Ollìan il fepolcro : Ubi
Scandinavia , che in tem- conflit ut a efl domus omni vi-
pò d' autunno efalava un venti. Giob. e. 30. v. JJ.
vapore peflilenziale .
(XIX)
Per man di Ducomano appo la quercia
Del mormorante rio . Ducoman pofcia
Venne all' antro di Tura , e a parlar prefe
All' amabile Morna : O Morna , o fiore
Delle donzelle, a che ti ftai Toletta 210
Nel cerchio delle pietre, entro lo fpeco?
Roco mormora il rio, s' ode nell' aria
Gemer la quercia antica , il lago è torbo ,
Scure le nubi : ma tu fembri , o bella ,
Neve là nel deferto , e ì tuoi capelli 2 1 5
16 Fiocchi di nebbia , che ferpeggia , e fale
In tortuofi vortici, e s' indora
Al raggio occidental . Sembran le mamme l7
Due lifcie , tonde , luccicanti pietre
Che fpuntano dal Brano a ,e le tue braccia 220
Due tornite marmoree colonne,
Che forgon di Fingallo entro le Sale.
E donde vieni? 1' interruppe allora j8
La donzelletta dalie bianche braccia ."
B 2 Don»
» Toii-rente nell' Irlanda .
(XX)
Donde ne vieni o Ducoman, fra tutti 225
I viventi il più tetro? ofcure e torve
Son le tue ciglia , ed hai gli occhi di bragia .
Comparifce Svaran ? dì , del nemico
Qual nuova arrechi, Ducomano? O Morna,
Vengo dal colie, dal colle de' cervi 2 30
Vengone a te ; coli' infallibil arco
Tre pur or ne trafinì, e tre ne prefì
Coi veltri della caccia . Araabil figlia
Del nobile Cormante , odimi ; io t' amo
Quanto I' anima mia : per te col dardo 235
Uccifi un cervo maeftofo ; avea
Alta fronte ramofa , e piò di vento.
Ducoman , ripigliò placida e ferma
La Figlia di Cormante: or via, non t'amo,
Non t' amo , orrido ceffo: hai cor di felce, 240
Ciglio di notte . Tu Catbar , tu folo
Sei di Morna 1' amor , tu che fomigli
Raggio di Sole in tempeftofo giorno ,
Dì, lo vedetti amabile leggiadro
Sul
(XXI)
Sul colle dè'iìiói cervi? in quefta grotta 245
La fua Morna V attende . E lungo tempo
Morna l'attenderà, ferocemente
Riprefe Ducoman : fiede il fuo fàngue
Sopra il mio brando. Egli cadeo fui Brano 2
La tomba io gli akerò": ma tu donzella 250
'x9 Volgiti a Ducomano , in lui tu fifa
Tutto il 'tuo core, in Ducoman che ha '1 braccio
Forte , come tempera . Oimè cadeo
Il Piglio di Tòrrnan? xliffe la bella
iDall'occhio lagVimofo : il giovinetto I55
Dal bel petto di neve? ei ch'era il primo
Nella Caccia del «colle? il vincitore
Degli fìranier dell'Oceano *i ah truce
Truce fei Ducoman •• crudele a Morna
E' '1 braccio tuo : dammi quel brando almeno 160
Crudo nemico , ond' io lo fìriìign ; io amo
Il fangue di Catbar . Diede la ipada
B 3 Al-
* Cioè dei popoli della Scan- te pei* nemico » Lo fteflb
<dinavia . Straniero appreiìò doppio fenfo ave1" Hojìit
di Oflian pi-endsfi alle voi- appieilò gli anticki Latini.*
(XXII)
Alle lagrime lue : quella repente
PafTógli il petto ; ei rovinò qual ripa
Di torrente montan : ftefe il fuo braccio, z6%
E così difle : Ducomano hai morto ;
Freddo è l' acciaio nel mio- petto ; o Morna
Freddo lo Tento. Almen dammi a Moina *-
La giovinetta : Ducomano il fogno
Era delle fue notti; cfTa la tomba 270
Innalzcrammi ; il cacciator vedralla,
Mi loderà: trammi del petto il brando
Morna , freddo è Tacciar.. Venne piangendo,
TrafTegli il brando : ei di foppiatto intanto
Trafiffe il bianco lato, e fparfe a terra £75
La bella chioma : gorgogliando il fangue
Spiccia dal fianco ; il fuo candido braccio
Scrifcian note vermiglie: ella proftefa
J-c Rotolò nella morte, e aM'uoi foipiri
L'antro di Tura con pietà rifpofe . 2I 280
Sia lunga pace , Cucullin foggi Linfe ,
Air ..
4 Cioè s rendi il mio cad.ive- 'fìgnifica , delicata di ceni*
Ce a Moipa . Quefto nome 'pUf$tìm e di ftttexgfi •
(XXIII)
All' alme degli Eroi ; le loro imprefe
Grandi fur ne* perigli . Errinmi intorno
Cavalcion fulle nubi, e faccian moftra
De'lor guerrieri afpetti * ; allor quefl* alma 285
Forte fia ne' perigli , e '1 braccio mio
Imiterà le folgori del Cielo.
Ma tu , Morna gentil , vientene affila
Sopra un raggio di Luna, e dolcemente
T'affaccia allo fportel del mio ripofo, 29©
Quando cefsò lo ftrepito dell' arme,
E tutti ì miei penfier fpirano pace.
Or delle mie tribù forga la poffa,
Alla pugna moviam -, feguite il carro
Delle battaglie mie, con gridi, e canti 295
L' accompagnate : mi fien polle accanto
Tre lancie, e dietro all' anelante foga
De' miei deflrier correte. Io là dall' alto
B 4 Vi-
* Correva allora l' opinione , intorno ai lofo viventi
come anche al giorno d* amici , e che talvolta loro
oggi appreso alcuni mon- apparilfero , quand' erano
tagnaj , che l' anime dei per accingerò" a qualche
defunti andaffero volando, grande iaiprefa .
(XXIV)
Vigor v' infonderò * , quando s1 offufca
La mifchia ai raggi del mio brando intorno . 300
Con quel rumor , con quel furor che sbocca
Torrente rapidiffcmo dal cupo
Precipizio di Cromia , e '1 tuon frattanto
Mugge fu i fianchi , e fulla cima annotta ;
Così vafii, terribili, feroci 305
Balzano tutti impetuofamente
D' Inisfela i guerrier . Precede il Duce ,
Siccome immenfa d' Ocean balena,
Che gran parte di mar dietro fi tràggè.
Lungo la fpiaggia ei va rotando , e a rivi 3 1 o
Sgorga valor . L' alto torrente udirò
I Figli di Loclin : Svaran percofle
Lo feudo , e a fé chiamò d' Arno la prole .
Dimmi , che è quel mormorio dal monte ,
Che par d'un feiame di notturni infetti? *a 315
Scendono i Figli d' Injsfela , o '1 vento
Freme lungi nel bofeo? in cotal fuono
Ro-
a Neil' Originale : Così la mia anima farà forte ite" miti amici . *
(XXV)
Romorcggia Gormal * , prima che s' alzi
De' flutti miei la biancheggiante cima.
Poggia fui colle, o figlio d'Arno, e guata 320
L' ofcura faccia della piaggia . Andonne ,
Ma tolto ritornò ; tremante , anfante
Sbarra gli occhi atterriti , il cor nel petto
Sentefi palpitar, fon le fue voci
Rotte, lente, e confufe . alzati, o figlio 325
Dell' Ocean , veggo il torrente ofcuro
Della battaglia , 1' affollata poflfa
Della ftirpe d' Erina : il carro, il carro 23
Della guerra ne vien , fiamma di morte ,
Il carro rapidiflìmo fonante 330
Di Cucullin figlio di Semo. Addietro
Curvafi in arco , come onda allo fcoglio ,
Come al colle aurea nebbia : i fianchi fuoì
Son di commelfe colorate pietre
Variati, e dittimi , e brillan come 335
Mar che alla nave fi rifrange , e vibra .
For-
» Montagna della Scandinavia .
(XXVI)
Forbito taflb è '1 fuo timone , e '1 feggio
Di lifcio , e lucid' oflb : e quinci , e quindi
Afpro è di lancie , e la più batta parte
E' predella d' Eroi: dal deliro lato 349
Scorgefi il generofo, il ben - crinito,
Di largo petto , di cervice altera ,
Alto - sbuffante , nitritor deftriero ;
*4 L' unghia sfavilla , ed i fuoi fparfi crini
Sembran quella colà flrifcia fumofa . 345
* Sifadda ha nome, e Duronallo è V altro,
Che al manco lato del terribil carro
Staffi , di fottil crin , di robufta unghia ,
Nelle temperie dell' acciar bollente
Veloce corridor , figlio del colle. 350
Mille ftrifcie di cuojo il carro in alto
Legano ; afpri d' acciar bruniti freni
Nuotano luminofi in biancheggiante
Corona ampia di fpume , e gemmi - fparfe
Lifcie fottili redini fcorrendo 355
Li.
* Sutin-Sithfadda . lungo psjfo .
(XXVII)
Libere van fu' maeflofi colli
De1 fuperbi deftrieri :_ elfi la piaggia
Libano velocillìmi , qual nebbia
Le acquofe valli , e van ferocemente
Con la foga de1 cervi, e con la pefitì 360
D'aquila infaticabile che piomba
Sulla fua preda , e col fiagor del verno
Là per le terga di Gormal nevofe .
Sul carro affilo alto grandeggia il Duce ^
Il tempeftofo figlio della fpada , 3 <5 5
Il forte Cucullin , prole di Semo ,
Re delle conche a : le fue frefche guancie
Lucrano a paro del mio taflfo h , e '1 gurado
De' ceruleo - giranti occhi ben fotto
Giace dell'arco delle ciglia ofcuro. 570
Volagli fuor come vibrante, fiamma
Del
a Gli Scozzefi ne' loro convi- fi ufa fpeflò iti cambio di
ti tifavano di ber nelle convito . Re delle conche fi-
conche , come pure lo ufa- gràfica Re de' conviti ,
no i montagna; ai giorni cioè Re ofpitale e cortefe .'
roftri . Perciò il termine b Cioè a paro del mio arco
di conche in qujrfie Poefie di tal'ò , *
(XXVIII)
Del capo il cr-in > mentr' ei fpingefi innanzi
Crollando V afta minacciofa : fuggi
O Re dell' Qcean , fuggi , ei s' avanza
Come tempefhu E quando mai, rifpofe , 3.75
Mi vederti a fuggir? quando ho fuggito
Figlio di codardia? Che? di Gormallo
Le tempefte affrontai quando dei flutti
Torreggiava la fpuma -, affrontai fermo
Le tempefte del cielo, ed or vilmente 380
Fuggirò da un'Eroe? Fois' ei Fingallo , 2S
Non mi s' abbujeria l'alma di tema.
Alzatevi , verfatemivi intorno > -
Forti miei mille * , in vorticofi giri
Qual rotante profondo, e vi fpingete 385
Dietro al fentier del luminofo acciaro
Del voftro Duce , radicati immoti
Come le rupi del terren natio ,
Che baldanzofamente alle tempefte
Go.
i Mille appretto di Oflian , fi- titudine . Il numero finito
gnifica efercito , benché è pofto per 1' infinito . *
sompofto di maggior mol-
(XXIX)
Godon di farfi incontro, e ftendon tutti 39©
Al vento irato i tenebrori bofchi .
Come d' autunno da due balze opporle
Ifcatenati turbini focofi
S' accavallan tra lor , così 1' un 1' altro
S' avviluppan gli Eroi : come dall' alto 395
Pi rotte rupi rotolon cadendo
Due torrenti fpumofi urtanfi in gioftra
Con forti cozzi , e giù con le mille onde
Van rovinofì a tempeftar fui piano :
Sì romorofe , procellofe , e negre 400
Inisfela, e Loclin nella battaglia
Corronfì ad incontrar. Duce con duce 26
Cambiava i colpi , uomo con uom , già fcudp
Scudo preme , elmetto elmo , aeciar percoflb
Rimbalza dall' acciaro : a brani , a fquarci 40 5
Spiccane usberghi , e sgorga atro , e fumeggia
11 fangue ; e per lo ciel volano , cadono
Nembi di dardi , e tronchi d' afte , e fchegge ,'
27 Quai circoli di luce onde s'indora
m
(XXX)
Di tempeftofa notte il fofco afpetto. 419
Non mugghiar d' Oceano, e non fracaflb
D' ultimo tuono aflfordator del Cielo
Può uguagliar quel rimbombo . Ancor che preffo
FofTero i cento di Cor man cantori i8
Per intonare il bellicofo carme, 415
Pur di cento Cantori eran le voci
Fiacche per tramandare ai dì futuri
Le morti degli Eroi; sì folu e fpeflì
Cadeano a terra, e de' gagliardi il fangue
Sì largo trafcorrea. Figli del canto 420
Piangete Sitalin * , piangi Fiona b
Sulle tue piagge il graziofo Ardano e .
Come due fnelli giovinetti cervi
Là nel deferto , elfi cader per mano
Del feroce Svaran, che in mezzo a mille 425
Mugghiava sì, che lo favillante fpirto
Pa<
a Sithallirt . Bell* uomo .
b Fiona. Bella giovine,
e Ardan . Orgoglio .
(XXXI)
Parea della tempefta a affilo in mezzo
Dei nembi di Gormal, che della morte
Del naufrago nocchier s' allegra , e pafee .
Né già fui fianco ti dormì la deftra , 430
Sir della nebulofa Ifola * : molte
Del braccio tuo furon le morti, e 11 brando
Era un raggio del Ciel , quando colpifce
I Figli della valle : incenerite
Cadon le genti, e tutto il monte è fiamma. 435
20 Sbuffan fangue i deftrier , nel fangue guazza
L' un»
a Era opinione degli antichi
Scozzefi , che 1' aria folfe
popolata di fpiriti , ed a
quefti attribuivano tutti i
fenomeni piìi oifervabili ,
e più ftrepitofi della natu-
ra . Non apparifee per al-
tro chiaramente , fé cre-
dettero che quefti fpiriti
foflero d'un ordine fupe-
riore , o fé piuttofto inten-
deffero per quefto nome 1*
ombre de' morti . Vedi 1'
Oflervaz. io. dopo il Can-
to III. Gli Scandinavi con
opinione poco dillimile cre-
devano che non folo gli
elementi , e gii aftri , ma
le felve , i fiumi , le mon-
tagne , i venti , i fulmini ,
le tempefte , avellerò il lo-
ro Genio particolare , che
vi prefiedefle è Mallet Introd-
alla Stor. di Danimarca . *
b Cuculialo , Signore dell' Ifo-
la di Schy , non impropria-
mente chiamata /' Ifola del'
la nebbia , perchè gli alti
fuoi monti , fopra di cui
s' arreftan le nuvole dell'
Oceano Occidentale , vi ca-
gionano una cjuafi perpe-
tua pioggia .
(XXXII)
L'unghia di Duronal, Sifadda infrange*
Pefta corpi d' Eroi : rafa la pugna
Sta dietro lor , quai rovefciati bofchi 3°
Nel deferto di Cromia, allor che '1 turbo 440'
Sulla piaggia pafsò carco dei tetri
Spiriti dejla notte ambe le penne.
Vergine d' Iniflorre a allenta il freno 3r
Alle lagrime tue , delle tue ftrida
Empi le balze, il biondo capo inchina 445
Sopra V onde cerulee, o tu più bella
Dello fpirto dei colli in fu '1 meriggio,
Che nel filenzio dei Morvenj bofchi
Sopra d' un raggio tremulo di luce
Move foavemente : egli cadeo . 32 450
E1 baffo il tuo garzon ; pallido ei giace
Di Cucullin fotto la fpada ; e '1 core
Fervido di valor , più nelle pugne
Non
io La vergine d' Iniflorre era lo dei Re d' ìnifcona , che
la figlia di Corto , Re d' fi fuppone una della Ifole
Iniftorre , o fia dell' lfole di Setland .
Orcadi . Trcnar era frate!-
(XXXIII)
Non fia che fpinga il giovinetto altero
De' regi il fangue ad emular. Trenarre 455
L' amabile Trenar , donzella , è morto .
■* Empion la cafa d' ululati i fidi
Grigi fuoi cani , e del Signor diletto
Veggon 1' ombra pafìar . Nelle fue fale
Pende V arco non tefo, e non s' afcolta 460
Sul colle de' Tuoi cervi il corno ufato .
Come a fcoglio mille onde , incontro Erina
Tal di Svarau va 1' olle , e come fcoglio
Mille onde incontra, di Svarau la poffa
Così Erina incontrò. Schiude la morte 3 3 465
Tutte le fauci fue , tutte V orrende
Sue voci innalza, e le frammifehia al fuo^r
Dei rotti feudi : ogni guerriero è torre
D' ofeuritade , ed ogni fpada è lampo .
C
aCredevafi in que' tempi cke dopo morte gli i
appena ufeito di vita un ghi che folea 6 ;
Eroe , la fua anima andaf- vivendo Cred fi pare
fé immediatamente fopra i che i cani ^j i'ca\ ì\\ ve-
fuoi colli , e frequentarle 4*ifero l'ombre dei moni .
(XXXIV)
Monti echeggiano, e piagge , al par di cento 34- 470
Ben pefanti martelli alternamente
Alzantifi , abbattami!! fui rollo
Figlio della fornace " . E chi fon quelli 3S
Quelli chi fon , che tenebrofi , orrendi
Vanno con tal furor? veggo due tuoni , 475
Due folgori vegg' io : turbati intorno
Sono i colli minori , e trema il mufco
Sull' erte cime delle rupi annofe.
E chi fon quelli mai, fuorché il pofTente
Figlio dell' Oceano, e '1 nato al carro * 480
D' Erina correttor : tengon lor dietro
Spedi fui piano , ed anelanti fguardi
Dei fidi amici, alla terribil villa
Turbati , incerti : ma già già la notte l6
Scende, e tra nubi idue campioni involve , 485
E
a II ferro rovente . * trano fpeflo quefte efpref-
b I Regoli , e i Signori della (ioni : Nato al carro , Figli»
Bretagna tifavano il car- del carro , eh' è quanto a
ro , in fegno del loro ara- dire nato al trono .
do . Quindi è che ;
( X X X V )
"E all' orribil conflitto ornai dà pofa .
Di Cromia intanto fuirirfuto fianco
Pofe Dorglante i cavrioli , e i cervi ,
' Felici doni della caccia * in&anzi
Che lafciaflero il colle i forti Eroi. 490
* Cento guerrieri e raccor fcope in fretta
Danfi , trecento a fcer le lifcie pietre,
Dieci accendon la fiamma , e fuma intorno
L'apprettato convito. Allor d' Erina
Il generalo duce in cotal guifa 495
Se fteffo rampognò. 37 Sulla raggiante
a Neil' originale : la fortune
della caccia .
h La Tradizione ci ha traf-
iiK'ilk 1' antica maniera d'
appreftar il convito dopo
la caccia . Formavafì un
pozzo intonacato di pietre
lifcie . Intorno ad elfo fi
raccoglieva un cumulo d'
altre pietre lifcie e piat-
te del genere delle focaje .
Qii^fte ugualmente ciré il
pozzo fi nfcaldavano con
le fcope . Poi fi deponeva
una parte della cacxiàgto-
2 Lan-
ne nel fondo del pozzo ,
ricoprendola con uno ftra-
to di pietre , e cosi face-
vano fucceffivamente , fin
che il pozzo Veniva a riem-
pierfi . Il tutto poi fi ri-
copriva con le fcope per
impedir il fumo. Se ciò
fia vero , non pollo dirlo .
So bene che fi moftraho
anche al giorno d' oggi al-
cuni pozzi j i quali il vol-
go dice, che folevano ler-
vir a cui cri' ufo .
(XXX V l )
Lancia, chinoffi , e a Carilo * fi vette,.
Canuta prole di Chinfena , e dolce
Figlio de' canti: e per me folo adunque
S'imbandirà, quefto convito, e intanto 50©
Starà il Re di Loclin falla, ventofa*
Spiaggia d' Ullina * abbrividato, e lungi
Dai cervi de' fuoi colli, e dalle fale
De' fuoi conviti? or via Carilo forgi,
Porta a. Svaran le mie parole: digli; 505:
Che la mia fella io fpargo : ei. venga, in quella
Ore notturne ad afcoltare il fuono
De' miei bofeherti, on che gelati., acuti
Pungono L venti le mai-ine fpume-..
Venga, e la dolce arpa tremante ,, e i canti, jjjq-.
Afeolti degli Eroi. Carilo andònne:
Con T armonica voce , e cosi diflfe
Al Re dei bruni feudi: Efci dall'irte
Pei:
# Celebre Cantore di Cueul- b Ulfter , provincia deli' Ir»
lino . Cean-feana , Capo del landa .
popolo »
C X X X V ì ì )
Pelli della tua caccia , « , efei Svarano
Signor dei hofehi : Cucullin diffonde 5 1 3
La gioja delle conche , e a fé t' invita *
Vieni o Svaran . Quei non parlò ; muggio , 38
Simile al cupo brontolio di Cromia
Di temperie forier : Quand' anche , Erina , 3P
Le giovinette tue mi ftendan tutte 320
Le lor braccia di neve , e faccian moftta
Dei palpitanti petti , e dolcemente
Girino a me gì' innamorati fguardi ;
Fermo <?uai mille di Loclin montagne
Qui Svaran rimarrà, finche '1 mattino 32$
Venga co' raggi fuoi dal mio Oriente
A rifehiarar di Cucullin la morte .
Grato mi freme nelP orecchio il vento
Che percote i miei mari : ei nelle farte
Parlami, e nelle vele, e mi rimembra 53C
I verdi bofehi di Gormal , che fpeffo
C 3 A'
a Cioè : lafcia le pelli delle quali ti fai fdrajato .
fitre uccife in (accia [opra le
(XXXVIII)
À' miei venti echeggiar, quando roffeggia
La lancia mia dietro le belve in caccia.
A Cucullin tu riedi : a ceder penfi
L' antico trono di Cormano imbelle; 535
O ì torrenti d' Erina al nuovo giorno
Alle lue rupi moftreran la fpuma
Rotta del fangue del domato orgoglio.
Carilo ritornò : ben , diflfe , è trifta
La voce di Svaran. Ma fol per lui , 4° 54®
Ripigliò Cucullin : tu la tua fciogli
Carilo intanto, e degli antichi tempi
Rammenta i fatti; fra le ftorie , e i canti
Scorra la notte : entro il mio core infondi
La dolcezza del duol : che molti Eroi, * , 545
E molte vaghe vergini d' amore
Già fiorirò in Erina , e dolci ali* alma
Scendon le note del dolor, che s' ode
4* Of.
a II fenfo piti chiaramente è gualche cannone 0 tua , 0 di
cjuefto . Cantaci qualche fio- CJfian . *
rta 0 lriar.dcfe e Scozjz,efe ,
(XXXIX)
41 Offian cantar là d' Albion * fu i monti,
Quando cefsò la romorofa caccia , 5 5 :
E s' arrefta ad udir V onda del Cona. b
Venne in Erina nei paflfati giorni , 4*
Ei cominciò , dell' Ocean la ftirpe .
Ben mille navi barcollar full' onde
Ver P amabile Ullina . Allor s' alzaro 555
I Figli d' Inisfela , e ferfi incontro
Alla fchiatta dei feudi. Ivi Cairba
Cima dei duci , ed ivi era pur Gruda
Maeftofo garzon : già lunga riffa
Ebber tra lor pel variato toro, 560
Che nella valle di Golbun c muggia.
Ciafcun volealo, e fu più volte il fangue
G 4 So-
s Albione è il nome genera- che feorre per mezzo a
le della Bretagna . Ma in Glenco , nella Contea d'
quefte Poefie fi prende per Argyle . Uno de' colli , che
la Scozia Occidentale in circondano quella piacevo-
im fonfo più riftretto e più liifima valle , ritiene an-
proprio . La voce Albione cora il nome di Scorna-fe-
deriva dall' altra Alpe , na , o fia il Colle del po-
paefe montuofo . polo di Fingal .
"h II Cona qui nominato è e Golb-bhean . Collina bijìorta .
forfè quel picciolo fittine
( X L )
Sopra la punta delle forti fpade .
Pur nel gran giorno 1' un dell' altro a lat»
Pugnar que' prodi , gli ftranier fugpiro. 43 565
Qual nome fopra il colle era sì bello
Quanto Gruda, e Cairba? ah perchè mai
Tornò '1 toro a muggir? quelli mirarlo
Trefcar bizzarro , e faltellar fui prato
Candido come neve, e fi raccefe 57©
L' ira dei duci : in full' erbofe fponde
Del Luba * elfi pugnaro , e '1 maeftofo
Gruda cadèo : venne Cairba ofcuro
Alla valle di Tura . Ivi Brefilla *
Delle forelle fue la più leggiadra 575
Sedea foletta , e già pafcendo il core
Coi canti della doglia . Eran fuo canto
Le prodezze di Gruda , il giovinetto
44 De' fuoi penfier fegreti c ; ella il piangea
Co-
tfLubar, fiume in Ulfter , e L'Originale : della fua ani-
da labhar . ftrepitofo . ma fegreta .
h Br;ifTolis . Donna di candido
Uno .
(XLI)
Come già fpento nel campo del fangue, 58»
Pur iofìeneala ancor picciola fpeme
Del ilio ritorno . Un cotal poco ufeia
Fuor delle vefti il bianco fen , qual Luna
Che da nubi trapela : avea la voce
Dolce più ch'arpa flebile gemente: 585
Fiffa in Gruda avea V alma , era di Gruda
Il fuo fegreto fofpiretto, e '1 lento
Furtivo fogguardar delle pupille .
Gruda quando verrai? guerriero amato
Quando ritorni a me? Venne Cairba 59©
E sì le diflfe : or qua Brefilla prendi
Quello fanguigno feudo ; entro la fala
L' appendi per trofeo : la fpoglia è quella
Del mio nemico . Alto tremor le feoffe
Il fuo tenero cor; vola repente 595
Pallida , furibonda , il fuo bel Gruda
Trovò nel fangue , e gli fpirò fui petto .
Or qui ripofa la lor polve, e quelli
Due mefli tafii foiitarj ufeiro
Dì
(XLII)
Di quella tomba, e corfcro anelanti eoo
Ad abbracciarli con le verdi cime.
Tu fui prato , o Brefilla , e tu fui colle
Bello eri , o Giuda : il buon cantor con doglia
Rimembrerà i tuoi cafi , e co' fuoi vera
Confegnerà quelli amorofi nomi 605
Alla memoria di remote etadi .
Dolce è la voce tua, Carilo, e dolce
Storia narrarti : ella fomiglia a frefca
Di primavera placidetta pioggia
Quando forride il Sole, e volan levi 610
Nuvole fottiliffime lucenti .
Deh tocca 1' arpa e fammi udir le lodi
Dell* amor mio , del folitario raggio
Dell' ofcura Dunfcaglia ; a ah tocca 1' arpa ,
Canta Bragella : io la lafciai foletta 615
Nell'ifola nebbiofa. Il tuo bel capo
Stendi tu, cara, dal nativo fcoglio,
Per difcoprir di Cucullin la nave?
Ah
'Dunfcaich . Nome del palagio di Cucullino.
( X L I I I )
Ah che lungi da te rattiemmi , o cara,
L'invido mar : quante fiate , e quante 6iq
Per le mie vele prenderai la fpuma
Del mar canuto , e ti dorrai delufa !
Ritirati, amor mio, notte s'avanza,
E '1 freddo vento nel tuo crin fofpira .
Va nelle fale de' conviti miei 625
A ricovrarti, e alle pattate gioje
Volgi il pender; che a me tornar non lice,
Se pria non cefla il turbine di guerra .
Ma tu fido Conal , parlami d' arme ,
Parla di pugne , e fa m' efca di mente; 45 650
Che troppo è dolce la vezzofa figlia
Del buon Sorglan , l' amabile Bragella
Dal bianco fen , dalle corvine chiome .
Figlio di Semo, ripigliò Conallo
4<*A parlar lento, attentamente offerva 63 5
Del mar la ftirpe , i tuoi guerrier notturni
Manda all' intorno , e di Svaran la poflfa
Statti vegliando. Il pur dirò di nuovo,
Per
( X L I V >
Per la pace fon' io, finché fia giunta
La fchiatta del deferto, e che qual Sole 64*
L' alto Fingallo i noftri campi irraggi . 47
Cucullin s'acchetò, colpì lo feudo
Miniftro di terror ; mofferfi torto
I guerrier della notte , e fu la piaggia
Giacquero gli altri al zufolar del vento. 645
<* L'ombre de' morti intanto ivan nuotando
Sopra ammontate tenebrofe nubi ,
E per lo cupo filenzio del Lena
S' udiano ad or ad or gemer da lungi
Le fioche voci, e querule di morte. 650
OS-
jì Fu per lungo tempo opi-
nione degli antichi Scozze-
fi , che un' ombra s' udin*e
{trillare vicino al luogo ,
ove doveva in breve acca-
dere la morte di qualche-
duno . I ragguagli che fi-
no al giorno d' oggi dà il
volgo di queflo ftraordina-
rio foggetto , fono molto
poetici . L' ombra compa-
risce fopra una meteora ;
circonda due o tre volte il
luogo ove quello ha da
morire *, é poi va lungo la
ftrada , per cui dee palTa-
re il funerale , (trillando
di tratto in tratto . Fi-
nalmente là meteora e 1'
ombra fparifeono vicino al
luogo della fepoltura .
(UV)
OSSERVAZIONI
AL CANTO L
i.TL Poeta fi moftra tofto quale egli è in tutte le
A Tue opere . Egli entra francamente in materia,
ienza perderli in preamboli . La propoiìzione vera-
mente ferve alla chiarezza , e fifla Y idea e 1' uni-
ta dell' azione . Pure non è atfolutamente neceifa-
ria. Tutto giorno fi raccontano mille ftorie, e no-
velle, fenza premettervi alcuna cofa. La Mufa era
una divinità incognita ad Oman: per» non poteva
implorarne il foccorlo . Ma quando egli Y avelie co-
nofeiuta , io credo che potette difpenfarfi da quello
■cerimoniale. L' invocazione, dicono i Critici, acqui-
la fede alle cofe , giuftifica il mirabile , e concilia
dignità al Poeta, facendolo comparire ifpirato. Quan-
to al primo, potrebbe dirli piuttofio eh' ella genera
diffidenza. " Sappiamo, dicono le Mufe appretto Efio-
do , raccontar molte bugie , fimili al vero . „ Ri-
guardo al mirabile , fé quello mal s' accorda col veri'
fimile , e col conveniente , 1' invocazione difonora la
Mufa, in luogo di giuftifkar il Poeta. Oflìan il di
cui mirabile non ripugna al buon fenfo , non avea
bifogno di mallevadori . Finalmente è meglio che 1*
ifpirazione apparifea dallo flile, che dall' avvifo dell'
autore. Oman non efpone 1" affilio di Poeta. Si cre-
de d' afcoltar un' uomo ordinario, che racconti un
fatto. Ma la divinità che lo agita non fi farà fen-
tire che con più forza . Non fumum ex fulgore , fed ex
■ fumo dare lucem Pojlulai. *
Z. Neil' Originale fono frequenti le parole compofie. Io
non ho trafeurato quella energica beilez-za , di cui la
l'in-
( X L V I }
lingua Italiana è fufcettibile. Ma nel tempo ilkfld
ho procurato di sfuggir la durezza, e la ftravaganza
della compunzione. *
3. Quella iperbolica immagine corrifponde egregiamen-
te alla gigantefca Itatura dei popoli Settentrionali
attediata da tutti gli Storici antichi. Avvertali ino!'»
tre che quel che parìa è un' uomo {paventato. Ome-
ro nel ;}. dell' Iliade v. 754. ufa una limile efpref-
iione, ma in un' occalìone molto diverfa . Ettore an-
dava impetuofamente per animare i Trojan! , e ricon-
durli alla battaglia. A quello propofiro Omero , lo
paragona ad un monte nevoio. 0"pcì' viQawri ìotxd;\
Vorrei ben veder qual convenienza vi lolle tra un'
• uomo che corre, anzi vola, e un monte di neve, il
quale è probabile che ftefie fermo. *
4. Le relazioni per dialogifmo fono molto in ufo ap-
pretto i Poeti antichi. Elle hanno molta energia ed
evidenza, e perciò fono più confacenti alla Poefia .
Ma è da ofTervarfi che quella bellezza poetica deve
T origine alla rozzezza delle menti nei fecoli pri-
mitivi . Il rilevar lo fpirito d'un difcorfo, e farlo
fuo nel riferirlo, non è proprio che d' un ingegno ri-
fleffwo, ed efercitato. Cosi vediamo che le relazio-
ni delle perfone del volgo fono quali fempre dram-
matiche. *
5. Una delle regole intorno al carattere dell' Eroe d*
un Poema , fi è che la prima idea che fi prefen-
ta di lui , ci prevenga favorevolmente. Alcuni Poeti
fanno elfi medefimi i ritratti dei loro Eroi. Ma il
modo più femplice inficine e più artifi/iofo è quel-
lo di farli rifaltare indirettamente. Nilfuno conobbe
quella finezza meglio di Oflian. Fingal non compa-
ri fce che nel terzo Canto , e fembra che il prin^
cipala attore (fia Cucullino. Ma il fuo nome fi pre-
(XLVIi)
fenta fui bel principio in un tale afpetto , che fa
prefentir ben torto 1' Eroe del Poema . Svarano il
filo nemico , 1' invafor dell' Irlanda , in mezzo al-
le fue bravate non teme che il paragone di Fingal .
Quali' idea non dobbiam concepirne ! Vedremo varj
altri tratti d'ugual finezza . Omero non s'è piccato
d'una condotta sì delicata. Apprettò di lui gli Eroi
più importanti dello fletto partito, non che i nemi-
ci , fi trattano reciprocamente da codardi e da vili .
Come potrà ammirarli il lettore , fé fi difpregian
tra loro? *
6. Ho ammollite un poco refpreflìoni caricate dell*
Originale : I nojìri talloni rovefeiarono il bofeo : le ru-
pi caddero dal loro [ito. La mia traduzione dà a que-
lle parole l'aria di quella figura che attribuifee il
fenfo alle cofe inanimate . Del redo il carattere di
Svarano brutale , e {tondamente feroce giuftifica V
eccetto di quella immagine . Havvi un Juogo limile
nel Canto 5. che non ammette quella difefa . Veg-
gafi 1' Oflervaz. 6. dopo etto Canto . *
7. Fingal è il primo Eroe del Poema. Cucullino il fe-
condo . Il carattere dell'uno e dell'altro è grande ,
generofo, ed interettante . Ma quel che più partico-
larmente diftingue Cucullino in quello Poema , fi è
un delicatittìmo fenfo d'onore. Oifian con uno fqui-
fìto giudizio dittribuì le parti a quelli due gran per-
sonaggi, fenza che lo fplendor dell'uno pregiudicaf-
fe a quello dell'altro. Cucullino è l'Eroe del primo
Atto: Fingal compifee l'azione. *
8. Può vederli un quadro più vivo, più animato, più
variamente atteggiato di quello ? „ L' arte del Poe-
3, ta , confiderato puramente come deferittore ( dice
„ un celebre Autor moderno ) è di non offrir alla vi-
„ Ha fé non fé oggetti in moto , ed anche di ferir fé
« fi
(XLVIII)
f» fi pub molti fenfi ad un tempo. „ Se così è, Of-
fian merita il nome di Poeta per eccellenza. *
9. Quefio è '1 quadro ifteflò lotto un altro punto di vi-
lla . Il primo cagionò una commozione più viva :
quello fa un' imprellion più forte e protonda . *
io. Oifian è abbondanti ffii.no di comparazioni : qualità,
la quale è comune ai poeti più antichi di tutte le
nazioni . L' imperlezion della lingua le introduffe , e
il grand' effetto, che fanno, le accreditò nella Poefia-
La loro foverchia frequenza può bene efler difappro-
vata dai Critici rigidi che meditano a (angue fred-
do . Ma qualora queflo magnifico difetto ci fi pre-
lenta , eflb abbaglia e feduce nel punto che fi vorria
condannarlo ^ e il fentimento, com'è dritto, la vin-
ce fopra il rifletto . Giova qui di ofTervare che lo
fpirito di comparazione è forfè la qualità più effen-
ziale della Poefia. L' ufizio del Poeta, come rappre-
fentatore fantastico, è di raccoglier tutte le fomiglian-
ze delle cofe : e il corpo del linguaggio Poetico è
in gran parte comporto di comparazioni riftrette . Del
retto le frequenti comparazioni fono comuni sA Of-
fìan , e a tutti i Poeti antichi : ma pochi divido-
no con lui la gloria della loro ilraordinaria bellezza . *
11. Il carattere di Connal è anch'elfo d'un genere di
cui non v' ha efempio in Omero . Egli è un' Eroe
faggio, e moderato. Benché gran guerriero, configlia
femprc la pace. E prudente , ma non della pruden-
za ciarliera di Netlore . Non fi altera né per la po-
ca riufcita de' fuoi configli , né per gli alimi rim-
proveri ingiufti : ma fegue tranquillamente a far 1*
ufizio di faggio capitano, e d'amico fedele. *
i2.Notifi quello tratto. Il difTuader Cucullino dal com-
battere colf idea del fuo pericolo , farebbe fiato un*
offendere la grandezza d' animo di quell'Eroe. Con-
nal
( X L I X )
nal con quelle parole gli mette in vifia , che qui
non fi tratta principalmente citila Tua gloria , ma
della falvezza del fuo pupillo, ed infinua quella ec-
cellente maflìma , che l'onor privato deve ceder al
dovere. *
j 5. Quello fentimento benché fembri derogare all'ero-
ifmo di Finga! , pure tende ad innalzarlo . Egli è
qui rapprefentato come il modello del valore ; e il
dire ch'egli fcanferebbe la battaglia, non è per al-
tro fé non perchè Cucullino troppo delicato in que-
lle materie, non fi recaffe a diionore di far lo ltef-
fo . Così Agamennone nel 7. dell' Iliade per dif-
fuader Menelao dal combatter contro di Ettore, gli
dice che Achille ifteffo tremava di fcontrarli con
quel guerriero ; quantunque ben (aperte eh' Ettore
all'oppofto non ofava ufeir delle mura per timor d'
Achille . Ove fi oflervi eh' ivi Agamennone dice
crudamente a Menelao, ch'Ettore è affai più forte
di lui . Qui Connal non paragona il valore di Sva-
rano con quello di Cucullino , ma folo la fuperiori-
ta delle forze del primo colla fcarlezza delle trup-
pe Irlandefi. *
14. La fedatezza Eroica di Connal fa un' eccellente
contralto con la ferocia di Calmar, efpreffa poc'anzi
coi più forti colori. Quefto difeorfo è nel fuo gene-
re un modello di perfezione. Connal ribatte con di-
gnità, e con una modeftia piena di grandezza gl'in-
lutti di Calmar ; poi traforandolo, fi rivolge grave-
mente a Cucullino ; lo configlia a facrificar la fua
gloria alla ficurezza del fuo pupillo , e termina con
una rifoluzione rifpettofa infieme, ed eroica. Arilto-
tele loda Omero per aver introdotti i difeorfi nel
Poema Epico : ma vorrei che mi fi dicefie quanti fé
ne trovino nell'Iliade di fimil genere. *
D 15. Of-
( L )
^.Oflìan è fecondo d' epifodj . Le regole più Tevere
vorrebbero che quelli folfero come ftrumentti dell'
azion principale, e ferviifero di mezzo, o d' oftaco-
lo. Ma niflun Poeta fi all'oggetto perpetuamente a
quella ecceifwa, e non necefTaria rigidezza . Quali la
metà dell' Eneide è comporta d' Epifodj che potreb-
bero levarti, lenza che l'azion principale ne foffrif-
fe alcun danno. Balla dunque che gli Epifodj fieno
chiamati naturaìmente da qualche circoltanza del
foggetto, e che fie'uo collocati in luogo opportuno .
Il preferite , e varj altri hanno tutte e due quelle
qualità. In qualche altro fembra che manchi un po-
co la prima . Vedi più (otto l'ofTerv. 42. *
16. Chi avrebbe mai creduto che la nebbia potette
grefentarej una comparazione così gentile ? Peccato
che la bocca d'un brutale, come coltui, la difonori,
un poco . Certo non poteva immaginarfi una cofa
più vaga , più fina, e più propria per rapprefentar
con un lolo oggetto una chioma lifeia, bionda, crefpa ,
e ondeggiante tutto ad un tempo . Ecco di quelle
fquifitezve che fi cercherebbero indarno in Omero .
L'autor degli Annali Tipografici parlando della dif-
ferenza che paffa tra Omero, ed Olfian , trova un
vantaggio a favor del primo nella natura del cli-
ma.,, Egli è ridente, dic'egli, nella Grecia, e nell'
„ Afia minore : laddove il noflro Poeta non aveva
„ altri fpcttacoli, che immenfe forelte , vafti e fle-
„ ri I i deferti , montagne coperte di neve , nebbie
„ eterne, mari burrafeofi, e cinti d'orribili fcogli.,,
Ciò è verillìmo. Contuttuciò non fi vede che il cli-
ma ridente di Grecia abbia ifpirata ad Omero una
gentilezza d' immaginazione molto difiinta . Laddo-
ve l'occhio fagace di Offian rifehiarato dalla finez-
za del fuo fpirito fa feerger in quei tetri fpettacoli
del-
(LI)
«Ielle grazie inviabili a qualunque altro, e talora la
fua iantafia sforza la natura a cangiar d'afpetto. *
ij. Crura ilints columna marmorea qnx fondata Cunt
fuper bafes aureas . Cant. e. 6. v. 15. Sii ut turris
David collum tuum e. 4. v. 4. Ubera me a fu ut tums
e. 8. v. io. Le maniere di Oflfian s1 aaoltano mol-
tilTimo a quelle delle Divine Scritture . Anche que-
lla particolarità ce lo deve render prezio'o . *
18. Il carattere di Morna è quello d'una donna accor-
ta infieme e rifoiuta . Ella sfugge una dichiarazio-
ne , e cerca di diitrar Ducomano con una ricerca
che dovrebbe intereflarlo . Quando fi vede Oretta ,
abbandona le riferve , e Io rigetta con u:i fangue
freddo il più difperante. *
19. Come fa coglier bene il fuo tempo ! dopo il frefeo
fuo merito egli avea di che comprometterli. *
20. Morienfque fuo [e in vulnere verfat . Virg. L' erpref-
fìone di QìTiàn è più energica e più gravida . La
morte dice molto di più . Una ferita fa una fo-
la immagine vifibile : la morte ne prefenta un
riltretto, e lo fpirito del lettore ha la compiacenza
di fvilupparlo.. *
21. Non v'è Poeta paragonabile ad Offian nelle nar-
razioni Tragiche . Quella ha tutti i numeri per
forprendere e icuoter Io fpirito . Il carattere fiero
di Ducomano, l'atroce negligenza colla quale colui
riferifee la morte del fuo rivale : Y accorre?za don-
nefea , e l'arditezza virile di Morna; lo itile rapido
e concita; infine que'due gran colpi , ambidue, ben-
ché Umili -, inafpettati, percotono e crollano l'ani-
ma, e lafcianvi un' impresone profonda e complef-
fa, che poi va a fcioglierfi in una dolce triftezza .
Io ofl'erverb un' artifizio eh' egli ufa coftantemente
in sì fatte narrazioni, e che moftra il gran màéftrl.
D 2 Egli
( L I I )
Egli da prima intereffa il cuore coi modi i più toc-
canti. Come fé n'è refo padrone , lo precipita vio-
lentemente alla meta , lenza dargli tempo di pre-
sentirlo . Di più egli omette fpeffo qualche circo-
stanza che rifchiarerebbe il fatto , ma ne Snervereb-
be la forza . Come qui , non fi concepifce chiara-
mente il modo, onde Ducomano fenice Morna. Ma
Odìan fa troppo bene i colpi fegreti dell'arte per
pon curarli di ciò. Scoppia il fulmine , StordiSce ,
abbaglia, e Iafcia in un'ofeurita che mette il colmo
all' orrore. *
22. Quel che al fuo efercito Sembrava un torrente , a
Svarano Sembra uno feiame d'infetti . Un tratto di
quefta Sorza, dice afSai più d'ogni deferizione . *
23.Quef.ta è la deferizione più ricca, più magnifica, e
più ampia di quante fi trovino in Offian , e Somi-
glia più d'ogni altra alla maniera abbondante d'Ome-
ro . Il foggetto lo meritava . Sembra per altro che
l1 eSploratore Sia tornato troppo predo, e che Sia trop-
po Spaventato per poter aver offeriate tutte quelle
particolarità , e riferirle così didimamente . Ma fi
può dire ch'egli è più sbalordito che (paventato : e
quello carro abbaglia con tante bellezze, che quefla
picciola macchia retta afforta nella Sua luce. *
T.^.UnQuLe equorum ejus ut filex , & rotx ejus quaft ini-
p-rus tempejiatis ISaia e. 5. v. 28. *
25.Il Poeta non ci Iafcia dimenticar del fuo Eroe .
Noi eravamo immerfi in Cuculi ino , e nel fuo ter-
ribile apparato. Finga! fi moltra obbliquamente , e ci
richiama a Se. Non c'è pericolo che la Sua affenza
gli pregiudichi. La fua immagine ci Segue per tutto. *
26. Il lettore può paragonar quella deferizione con una
Simile d'Omero nel 4. dell'Iliade v. 446. Stazio ha
felicemente imitato Omero :
(L I I I)
]am clypeus clypeis, umbone repellitur umòo^
Enje minax enjh , pede pes, & cupide cufpis .
27.Quelta adattati(fima,e vaga comparazione slancia un
colpo di luce improvvifa fulla terribile fcena di que-
fta detenzione , e fa Cullo fpirito dei lettori un' ef-
fetto del tutto corrifpondente a ciò eh1 ella rappre-
fenta. *
28.Il coftume di condur feco i Cantori nelle battaglie
era comune non meno ai Celti , che ai popoli dil-
la Scandinavia . Olao Trigguefon Re di Norvegia
ne condii (Te feco alquanti in una fpedizione, e col-
locatigli in una certa diftanza , Voi non canterete ,
diffe rivolto loro con fierezza , quel che avete udi-
to , ma quel che avete veduto . Malie t Introd. alla
Storia di Danim. *
29. H",- oV 'AyiXkvog ^tyaQv/jt.% ii.wvyj$ "nrirbi
%Ti7fi0V Ò/J.d VtXVa$ Ti Kj UCTTf ià*U$ ' ai (J. art <T' U%MV
Ntp9iV «Vas •nri7rxXxy.ro ■ II. 20. V. 498.
Spargit rapida ungula rores
Sangui/teos , mijlaque cruor calcatur arena .
En. 1. 12. v. 359. *
30. Non fi pub ammirare abbaftanza la forza, l'aggiì**
ftatezza, e la finezza di quefte comparazioni . Non.
può negarfì che Omero non ne abbia molte piene
di fublimità e d'evidenza. Ma bifogna parimenti ac-
cordare, ch'egli ne ha forfè altrettante baffe , e feon-
venienti: e quelle ftelTe che fono le più pregevoli ,
rare volte abbracciano infieme tutte le qualità necef-
farie . Di più nelle fue comparazioni non fi feorge
eerta rarità di fcelta , né molta lode d' ingegno .
Omero per lo più accetta gli oggetti che lì prefen-
tano : Offian fpeffo li fceglie , e talvolta in certo
modo gli crea . *
3i.0ffervifi quella artifìziofa alternativa d'affetti forti,
D 3 e pa*
( L I V)
e patetici. Poco è ad Offian d'effer ammirabile : il
fuo m affini:) itudio è d' eflkr toccante . Sono rari in
Omero quelli tratti prezioli di featimento , o appe-
na abbozzati. Egli tocca alle volte qualche partico-
larità inttreffante , ma lo fa con uno Ili le così di-
atelo ed unito , che fa pochiflìmo effetto . Il tuono
del. e lue narrazioni fomiglia molto al canto delle
fue cicale : è lungo, ed uniforme . La tenera Apo-
flrofe di Oflnn rompe la monotonia dello ftile , e
corregge la ferocia che ifpiranc le leene di guerra .
Solo tarebbeftato defìderabile the quell'amabile guer-
riero avelie potuto pi ut tolto cadere per man del fe-
roce Svarano, che del virtuofo Cucul'ino . Ma que-
lli almeno non l'intuita villanamente come fa quel
brutale d' Idomcneo col generofo giovine Otrioneo
nel 15. dell'Iliade. *
r;.Chi? bella , ed interinante fofpenfione! *
S^.DiLtavit infeinus animarti fuam, & apsruit os fuum
ablqnc itila termino. If. e. 4. v. 14. *
34. Cento martelli lembrano picciola cola dopo tanto
tracaffo . Ma il Poeta non intende qui di fpiegare
la grandezza del rimbombo , ma folo il frequente e
vicendevole rimbalzo dell Eco : nel qual fenfo la
comparazione ha tutta la proprietà. *
35. Qiieita è una maniera generalmente ufata da
Oilìan per ilcuotere improvvifamente Jo fpirito ,
e fidar V attenzione fopra un' oggetto importan-
te . NcHun' altro lo meritava più di quefto .
Un tal modo è pur frequentiffimo nella Poefia
Ebraica. *
36. Dopo averci mefiti in un' afpettazione sì grande ,
il Poeta ci pianta , e copre la Scena . Qucfta è
una crudeltà molto artifiziofa . Ella attacca, e
tiene in moto Io fpirito: delude la cu/iofìrà per ec-
citar-
(XV)
citarla maggiormente, e per foddisfarla a Tuo tempo
con maggior diletto. *
37.U Traduttore Inglefe nell' argomento di que!t >
Canto, dice che l' ospitalità verfo gli ftefTì nemici
tra un coftume degli antichi Scozzeii . Ma dal mo-
do con cui (1 lpiega il Poeta non par eh' ella fof-
fe tanto univerfale. Il fatto ffa che O'fian conofeeva
meglio d'ogni altro che il Poeta deve interellare, e
ch'egli non può riufeirvi, fenza predare a' fuoì Eroi
i tratti più dittimi di generosità che hanno un
dritto incontraihbile fui cuore umano. Quella verità
non fu molto conofeiuta da Omero. Quindi fi può
ammirare il fuo Achille , ma egli non intereflerà
mài alcuno . *
30. Non ci volea meno per prepararci a una rifpofta
cosi brutale . *
39.ll Vico riconofeerebbe con piacere nella cruda fel-
vatichezza di coftui quo' primi Polifemi, che fecon-
do Platone erano i capi di famiglia nella natura
felvaggia , e viveano nelle loro grotte , ricufando
qualunque commerzio e focieta . Nec vifu facilis ,
ree dittu affabilis ulli . Abborre tutto quello che non
è fuo, e fi fa centro della natura . Il mattino non
ha altro ufizio che di fèrvft alla fua fierezza .
L' Oriente appartiene a lui . Se il Sole fpuntaflfe
dall' Irlanda V abborriabbe come fuo nemico . Il
Suifim di quello gran caratter Ciclopico , e la fìra-
nezza che ne iegue fono {colpiti con una forza che
sbalordifce. *
40. In due fillabe che gran fenfo ! Cucullino non de-
gna nemmeno d' informarli di quel che Svarano ha
nfpofto, e fenza curarlo, lo abbandona al fuo brutale
carattere. Notifi pofeia la naturalezza eia difinvoltura
del pafiaggio per introdurre il feguente Epifodio. *
D 4 41, Veg-
( L V I )
4i.Veggafi con che deferita e naturalezza il Poeta
pone le proprie lue lodi in bocca di Cucullino.
42' Se qualchcduno domandante qual relazione abbia
quelf Epilodio con 1' azion principale, fi può rifpon-
dere , che nelle parti oziofe d'un Poema , il Poeta
è libero d'inferiori quelle descrizioni che gli fembra-
no più naturali e opportune. Quindi in tutti i Poe-
mi vtegiamo gl'intervalli dell'azione riempiuti con
giochi, fede, (acrifizj , e altre cole relative ai riti,
agli ufi, e ai trattenimenti di quella nazione . Ora
bifogna metterli feriamente nello fpirito , che il
canto appretto i Celti era tutto , e che nulla fi
facea fenza il canto . II pattar la notte fra i canti
era cofiume lolenne, ed universale. Le loro iilorie,
la facra memoria de' lor maggiori , gli efempj degli
Eroi, tutto era confidato alle canzoni dei Bardi. Il
bifogno, il diletto, la gloria, la pietà, il dovere tut-
to cospirava a fomentar in quelle nazioni il violen-
to trafporto che nutrivano per la Poefia . Ora fé i
canti dei Bardi aveano tanti dritti per efTer intro-
dotti nel Poema di Offian, e fé il canto, come ta-
le , non ha veruna relazione al foggetto , io non
ci veggo maggior neccflità , che le tìorie contenute
in quei canti debbano riferirli al medefimo . Ma fé
alcuni dei canti Epifodici di Ofiian non hanno una
relazion diretta al fogetto particolar del Poema, tut*
ti però Ci rilerifcono allo fpirito, ed al fine genera-
le di quello, e degli altri Poemi di Offian , il qual
è d' ifpirar grandezza d'animo, e fenfibilità di cuore
col racconto d' avventure Eroiche, e compalìione-
voli. *
43. Da quefte parole il Sig, Macpherfon è indotto a
credere che il fine di quefio Epifodio ila di ricon-
ciliare Connal, e Calmar che avevano altercato in-
ficine ,
( L V I I )
Heine, eoirefempio di Gruda , e Cairba,i quali, ben-
ché nemici, avevano combattuto unitamente contra
i Danefì . Chiedo icufa al valente Traduttore , fé
ho qualche difficoltà di aderire a quella interpreta-
zione . La cagion della riffe tra Gruda, e Cairba era
d'una natura troppo diverfa , perchè Connal , e Cal-
mar potefTero applicar quella Storia a fé fleffi . Di
più s' era già data la battaglia, ed è credibile che
gli Eroi avellerò fatto il loro dovere . Finalmente
qual farebbe l'effetto di queito racconto ì Connal, e
Calmar dopo aver combattuto contra i nemici, do-
vrebbero sfidarli fcambievolmente ad imitazione di
Cruda, e Cairba. Oflian mi fembra più efatto quan-
do tende ad un fine . Io inchino dunque a credere
che quello Epifodio non abbia altro fine che quel
generale di dilettare, e di muovere : fopra di che
parmi d' averlo giullirìcato abballanza nell' oflerva-
zione antecedente. *
44. Una delle maggiori bellezze di Offian fono gli amo-
ri, i quali vengono da lui maneggiati con una de-
licatezza così particolare , che merita d' effer efami-
nata. Bafta notare la divertita, con cui fu trattata
quella piffione dai Poeti dell'altre nazioni. L'amo-
re dei Greci, e dei Latini è un bifogno fili co , e mate-
riale: quello degl'Italiani è fpirituale: quel dei Fran-
zefì Bd-efprìt . L'amore di Offian è d'un genere che
non raffomiglia a verun di quelli. Egli ha per bafe
il fentimento, perciò è tenero e delicato , e '1 fuo
linguaggio non è fpiritofo, ma toccante. Si riferifee
ai fenfi , ma tra quelli fceglie i più puri , quali fo-
no la villa e l'udito : quindi non è né aflratto,
né groffolano , ma naturale e gentile . Ollian parla
fpeflb del feno , e mollra di compiacerfi nel dipin-
gerlo. Quello oggetto appretto gli altri Poeti s' ac-
colla
( L V I I I )
eofta al lafcivo : ma ciò nafce , perch' effi accom-
pagnano le lor defcrizioii con tali fentimenti ,
che moìtrano di non appagarti della fola viltà. In
tutto Oflìan non fi troverà un'efpreflìone che fi ri-
" fenica al tatto . Da tutto ciò rifulta che 1' amore
di Ofiìan è decente, fenza affettazion di modeitia .
La rirenutezza degli altri porta feco un'aria di mi-
ftero, eh' è più un' incentivo , che un treno . Ofiìan
feorre con una franca innocenza Copra tutti gli og-
getti del bello vifibile , e in ior fi ripofa così natu-
ralmente, che non da luogo al fofpetto. Non fi va
più oltre , perchè non fi crede che fi pofTa andar-
vi. Dopo il cuore, e la viltà non c'è altro da bra-
mar da una donna . Non ho io detto a ragione ,
che la grand' arte di OHìan, è di depurar la natu-
ra fenza alterarla? *
45. Che bel cangiamento d'affetti e di fentimenti ! che
contrailo toccante fra lo fpofo e 1' Eroe ! Non Ci fa
fé debbafi ammirar più quello , o interefìarfi per
quello. *
46. Epiteto convenientifTìmo alla prudenza, e al fangue
freddo di Connal . Queito Eroe è tempre (inaile a fé
medefimo. Tutti i caratteri di Offian fono non me-
no foftenuti, che annunziati perfettamente : laddove
quei d'Omero fono quafi tutti in contraddizione con
fé (le ffi, cominciando da Achille. *
47. Ecco di nuovo in campo Fingal per la quinta vol-
ta. No: fen2a di lui non v' è fperanza . Citcullino
è un gran guerriero: pure la falute dell'Irlanda di-
pende dal folo Fingal . Quella è l'idea con cui ci
congeda il Poeta. *
CAN-
(LIX)
CANTO II.
* * *
ARGOMENTO.
L' Ombra di Crugal , uno degli Eroi Irlandejz
eh'' era fiato ucci/o in battaglia , appari-
fce a Cannai , e predice la [confitta di Cuculli-
fio nel projjtmo combattimento . Connal comunica a
quejlo la fu a vi/ione , e lo follecita vivamente a
far la pace con Svarano .* ma Cucullino è inficjji-
bile per principio d1 onore , non volendo ejfer il pri-
mo a ricercar la pace , ed è rìfoluto di profeguir
la guerra . Giunge il mattino . Svarano propone a
Cucullino difonorevoli condizioni , le quali vengono
rigettate . La battaglia incomincia , e dura ojìinata-
mente per qualche tempo , finche alla fuga di Gru-
mal tutta /' armata Irlandefe cede . Cucullino , e
Connal coprono la ritirata . Carilo conduce i falda-
ti Irlandefì ad un monte vicino , dove fono tojl*
fi-
(L X )
feguiti da Cucullìno mede/imo , il quale /copre dèi
lungi la fiotta di Fingal , che j' avanzava verfo
(a cofta : ma , [opr aggiunta la notte , la perde di
ruijla . Cucullìno afflitto , ed abbattuto per la fua
[confitta attribuisce quefto finijlro avvenimento alla
morte di Ferda fuo amico , qualche tempo innanzi
da lui ucci/o . Carilo per far vedere che il cattivò
fuccejfo non feguita fempre coloro che innocentemente
uccidono le perfine a lor care , introduce P Epìfodie
di Cornai , e dì Qalvina «,
CAN-
(L X I )
CANTO II.
A o s a n gli Eroi , tace la piaggia . Al fuono i
D' alpeftre rio fotto 1' antica pianta
Giace Conallo : una mufcofa pietra
Softiengli il capo ; della notte udia
Stridula acuta cigolar la voce * 5
Per la piaggia del Lena; ei dai guerrieri
Giace lontan , che non temea nemici
Il figlio della fpada . Entro la calma
Del fuo ripofo egli fpicciar dal monte
Vide di foco un rofieggiante rivo . 1 €
Per quell' ardente luminofa riga
A lui fcefe Crugallo, uno dei duci
Poe' anzi eftinti , che cadeo per mano
Del fier Svaran : par di cadente Luna
Raggio il fuo volto j nugoli del colle 1 5
For-
0 Cioè , il vento notturno , accennate fui fine del Can-
pp'pur le voci dell' ombre to antecedente , *
( L X I I )
Forman le vefti : fembrano i Tuoi fguardì
Scintille eftreme di languenti faci .
Aperta , ofcura , nel mezzo del petto
Sofpira una ferita . O Crugal , diffe
Il poffente Conal, figlio di Dedga 2o
Chiaro fui colle , o fràngitor di feudi
Perchè pallido, e niello? 2 io non ti vidi
Mai nelle pugne impallidir di tema.
E che t' attrifla ? lagrimofo , e fofeo
Quegli fi flette : full' Eroe diftefe 2 5
La fua pallida man , languidamente
Alzò la voce in fuon debole e roco ,
Come P auretta del cannofo Lego .
3 Conal , tu vedi P ombra mia che gira
Sul natio colle , ma '1 cadaver freddo 3 o
Giace d' Ullina full' ignude arene .
Più non mi parlerai , né le mie orme
Vedrai fui prato : qual nembo di Cromia
Son vuoto, e lieve, e per l'aere galleggio
Qual' ombra della nebbia : odimi , o Duce , 3 5
Ves-
( L X I I I )
Veggio l'ofcuro nugolo di morte
Che lui Lena fi ita : cadranno i figli
D' Inisfela , cadran : da quefto campo
Ritirati, o Conallo : è campo d'ombre.
Ditte , e (pari come ofYuicata Luna 40
Nel filchiante Tuo nembo . Ah no , t' arre Ma ,
T'arreda, o ibleo roifeggiante amico,
Diflfe Conal , vientene a me , ti fpoglia
Di quel raggio celefte , o del ventofo
Cromia guerriero. In qual petrofa grotta 45
Ricovri tu ? qual verdeggiante colle
Datti albergo e ripofo ? e non udremti
Dunque nella tempefla , o nel rimbombo
Dell' alpeftre torrente, 4 allor che i fiacchi
Figli del vento a cavalcar ien vanno 50
Per l'aeree campagne? ei , così detto,
Rizzali armato, a Cuculiai s'accorra ,
Picchia lo feudo; rifvegliofli il figlio
Della battaglia. E qual cagion ti giuda?
DiiTe del carro il reggitor iublime ; 5 5
Per-
( L X I V )
Perchè nel bujo della notte armato
Vieni o Conal? potea la lancia mia
Volgerli incontro a quel rumore , ond' io
Piangeri poi del mio fedel la morte .
Conal che vuoi? figlio di Colgar parla a, 6©»
Lucido è '1 tuo configlio a par del Sole .
Duce, ei rifpofe, a me pur ora apparve
L' ombra di Crugal : trafparian le ftelle
Fofche per la fua forma, avea la voce
Di lontano micelio: egli fen venne 6$
MefTaggiero di morte , ei favellommi
Dell' ofeura magion . Duce d' Erina
Sollecita la pace , a sgombrar penfa
Dalla piaggia del Lena. Ancor che fórche
Per la fua forma trafparian le ftelle, 70
Soggiunfe Cucullin, teco o Conallo,
Sog-
» Sembra che figlio in quefto glio , ma nipote di Col-
luogo non fignifichi altro gar , o Congal . Vedi 1*
che difeendente : poiché annotaz. al v. 105. del
abbiam veduto di fopra Canto I. *
che Connal non era fi-
( L X V )
L' ombra parlò ? quefto fu '1 vento amico ,
Che nelle grotte mormorò del Lena . 5
O fé pur fu Crugal , che noi forzarli
Di comparirmi innanzi? e non gli hai chiedo 75
Dove fia P antro Tuo , dove P albergo
Dell' ofpite dei venti ? allor potrebbe
Forfè il mio brando rintracciar cotefta
Prefaga voce , e trar da quella a forza
Il fuo faper: ma '1 fuo fa per , Conallo, 80
Credimi , è poco . Or come ? egli poc' anzi
Fu pur tra noi : più fu che i noftri colli
Ei non varcò : 6 chi della noftra morte
Potriagli dunque rivelar l'arcano?
L' ombre fu i venti e fulle nubi in frotta S5
Vengono e vanno a lor piacer , foggiunfe
Il fenno di Conal * : nelle fpelonche
Fanno alterni colloquj ,. e degli eventi
Parlano de' mortali . E de' mortali
E Par.
jCioè , il faggio Connal . e Latini. Sententìa dia G*^
Qiiefta maniera è frecjuen- tonis . B/w HpacjsXnsnw . *
te appretto i Poeti Greci 5
( L X V I )
Parlino a fcnno lor , parlin di tutti, 90
Di me] non già , che '1 ragionarne è vano. 7
Scordimi Cucullin , perch' io fon fermo
Di non fuggir. Se fiffo è pur eh' io caggia ,
Trofeo di gloria alle future etadi
Sorgerà la mia tomba a ; il cacciatore 95
Verferà qualche lagrima pietofa
Sopra il mio fallo , e alla fedel Bragela
Sarò memoria ognor dolce , ed acerba .
Non temo di morir , di fuggir temo ,
E di {"mentirmi: che più volte in guerra io©
Scorfemi vincitor l'alto Fingallo . 8
O tenebrofo fantafma del colle , ■
Su via inoltrati a me , vien fui tuo nembo ,
Vien fui tuo raggio, in la tua man rinchiufa
Moftrami la mia morte : aerea forma , 105
Non fuggirò . Va , va , Conal , colpifcì
Lo feudo di Cabar che giace .appefò
Là
0 L' Originale : i* alzerà la mia tornea tra la fama de'
te mpi futuri . *
(LXVII)
Là tra quell'afte; i miei guerrier dal fonno
Svcglinfi tutti) e alla vicina pugna
S'accingan torto» Ancor che a giunger tardi 110
L' eroe di Selma " , e la robufta fchiatta
De'tempeftofi colli *, andianne , amico,
Pugnili , e ila con noi vittoria , o morte .
Si diffonde il romor : forgono i duci , c
Stan fu la piaggia armati al par d' antiche 1 1 5
Quercìe crollanti i noderoiì rami ,
Se gelata onda le percote , e al vento
S' odon forte ftormir 1' aride fronde .
Già la nebbiofa dirupata fronte
Di Cromia appar , già '1 mattutino raggio 1 -io
Tremola fu la liquida marina ,
E % Né
* Nome del palagio Reale di fte maniere comparative ;
Fingal . sì perchè nell' Originale
b I Caledonj . fono tratto tratto ripetu-
ta Segue nell' Originale : Co- tute \ sì anche perchè non
me lo fpezz<*rfe £ un% onda, fi feorge precifamente in
ttzxurro - rotante . Talvolta , che convengano l1 oggetto
benché affai ài rado , della comparazione , e 1'
ho creduto di poter tra- -oggetto comparato ■ *
lafciarg alcuna di que-
( L X V I I I )
Né folca più, né ben lucente ancora.
Va roteando lentamente intorno
La g''igia nebbia , e d' Inisfela i figli
Nafconde ?gli occhi diSvaran 9 . Sorgete, 125
PifTe il Signor dei tenebrofi feudi ,
Sorgete o voi che ài Loclin dall' onde
Meco venirle: già dall'armi noftre
Fuggir d' Erina i duci. Or che fi tarda?
S' infeguano , s'incalzino. Tu Moria 1 }o
Torto alla reggia di Corman Ravvia:
Comanda a lui , che di Svaran la poflfa
Protrato inchini, anzi che '1 popol' tutta
Nella morte precipiti , ed Ullina
Altro non refti che deferto e tomba . IO 135
S' adunano color, fimili a fìormo IX
D' augei marini, quando il flutto irato
Li rifpinge dal lido , e fremon come
Nella valle di Cona accolti rivi,
Qualor dopo notturna atra bufera 140
Alla sbiadata mattutina luce
Voi.
( L X I X )
Voìvon rifluflì vorticofi ofcuri *
Sfilati , come ci' autunno 1 fotchi fpettri
SulPerbòfe colline, orride in vifta
Le avverfe fchiere : maeftofo e grande 145
A par del cervo de' Morvenii bofchi *
Svaran s'avanza , e fuor dell'ampio feudo
Efce il fulgor della notturna fiamma
Che per la muta ofeuritì del mondo
Faflì guida e fenderò all'erranti ombre: 150
Guatale il peregrin psllido , e teme .
Ma un nembo alfin forto dal mar la denfa
Nebbia fquarciò : tutti apparir repente
D' Inisfela i guerrier fchierati , e ftretti
Qual catena infrangibile di fcogli 155
Lungo k fpiaggia . Oh , diffe allor V altero
Dei bofchi regnator , vattene o Moria ,
Offri pace a coftoro , offri quei patti
E 3 Che
a E' verìfimile che quefto fof- che il Poeta lo crede de-
fé un cervo particolare di gno di rapprefentarci Sva-
Fingal , di ftraordinaria rauó » *
grandezza , e maefU i poi-
(LXX)
Che diamo ai Re, quando alla noftra poffa
Piegan le vinte nazioni, e fpenti \6c\
Sono i guerrieri, e le donzelle in lutto.
E così detto a patteggiar fi pofe
Crollando il capo alteramente. Moria
Venne dinanzi al condottier d'Erma,
Che ftava armato , e gli fean cerchio intorno i 6$
Gli Eroi minori. O Cucullino, accetta
Difs' ei , la pace di Svaran , la pace
Ch' egli offre ai Re , quando alla fua portanza
Piegan le nazioni: a lui tu cedi
La verdeggiante Ullina , e in un con efla 170
La tua fpofa , e '1 tuo can , la dal ricolmo
E palpitante fen bella tua fpofa ,
Ed il tuo can raggiungitor del vento.
QuefH a lui cedi in teftimonio eterno
Della fiacchezza del tuo braccio, e in elfo 175
Scorgi il tuo Re» Porta a quel cor d' orgoglio ,
Porta a Svaran , che. Cucullin non cede .
Egli nV offre la pace : io offro a lui"
Le
( L X X I )
Le ftradc dell'Oceano, oppur la tomba: **
Non fia giammai ch'uno ilranier poffegga 180
Quel raggio di Dunfcaglia , e mai cervetta
Non fuggirà per le Loclinie felve
Dal pie rateo di Lua a , Vano, e fuperbo
Del carro guidator , Moria riprefe ,
Vuoi tu dunque pugnar? pugnar vuoi dunque 185
Contro quel Re , di cui le navi figlie
Di molti bofehi trar potrian divelta
Tutta P ifola tua feco per 1' onde? J3
Sì queft' Ullina è mefehinetta , e poca
Contro il Signor del mar . Moria, ei foggiunfe, 190
Cedo a molti in parole , a nullo in fatti . *4
Rifpetterà la verdeggiante Erina
Lo feettro di Corman J 5 , finché refpirì
Conallo l6 , e Cucullin . Conallo , o primo
Tra' duci, or che dirai? pur or di Moria 195
Le voci udirli , o generofo e prode
Saran pur anco i tuoi penfier di pace? J7
E 4 Q
«Nome del cane di Cucullino.
C L X X I I )
O fpirto di Ciugallo, e tu di morte
M' ofafti minacciar? fchiudimi il varco
Dell' anguria tua cafa : ella fra' raggi 2 e
M' accoglierà della mia gloria involto .
Su fu , figli d' Erina , alzate I' afta ,
Piegate 1' arco , difperatamente
Sul nemico avventatevi, ond' ei creda
Che a lui dall'alto fi rovefein fopra 20
Tutti i notturni tempeftofi fpirti .
Or sì mugghiarne , orribile , profondo
Volvefi il bujo della zuffa : nebbia
Gosì piomba fui campo allor che i nembi
Invadono il Solar tacito raggio. 21
Precede il Duce ; irata ombra il direfti
Che dietro ha negra nube , ed infocate
Meteore intorno > e nella delira i venti .
Carilo era in difparte : ei fa che s' alzi
Il fuon del corno bellicofo ; e intanto 2 1
Scioglie la grata voce , ed il fuo fpirto
Sgorga nell' alme degli eftinti Eroi. l8
Do-
( L X X I I I )
Dove dove è Crugal ? difTe la dolce
Bocca del canto 19 : ei br.flfo giace , e mute
Son le Tue conche, e lo ricopre obblio . 220
Merla è la fpofa Tua , che peregrina
Entro le fìanze del Tuo lutto alberga . *
Ma qual raggio vegg1 io, che tra le felli e re
Dei nemici fi fcaglia ? ella è Degrena , h
La fpofa di Crugalio: addietro ai venti 22^
Laida la chioma \ ha roffeggiante fguardo ,
Squillante voce. Ahi lafia ! azzurro e vuoto
E' ora il tuo Crugal : fìa la fu a forma
Nella cava del colle : egli al tuo orecchio
Fallì pian pian nel tuo ripofo c , ed alza 230
Voce pari al ronzio d' ape montana . d
Ve1 ve' cade Degrena ; *° e fembra mbe
Che
a Crugal avea fpofa ta Degre- gio di Sole .
na pochiftìmo tempo iman- e L' Originale : egli viene
zi la battaglia, e in con- al? orecchio del ripofo. *
feguenza ella può ehia- d Neil' Originale fegue-it 0 dei
marti propriamente pere- rateati infetti della fera .
grina nelle flange del fuo Ho creduto che 1' ape po-
latto . tefle ballar per tutti . *
i Deo-ghrena lignifica un rag-'
(LXXIV)
Che ftrifeia in fui mattino : è nel fuo fianca
La fpada di Loclin : Cairba " , è fpenta ,
Cadde Degrena tua , Degrena il dolce 235
Riforgente penfier de' tuoi verd' anni ,
21 Udì Cairba il metto fuono, e vide
La morte della figlia: in mezzo a mille, 2S
Qj-ial balena che '1 mar frange col pondo ,
Slanciali, e mugghia: la fua lancia incontra 240
Il cor d' un figlio di Loclin : s' ingroffa
La fanguinofa mifchia . In bofeo annofo
Ben cento venti , o tra ramofi abeti
Di cento colli violenta fiamma
Pon'ano appena pareggiar la ftrage , 245
La rovina , il fragor dell' affollate
Schiere cadenti . Cucullin recide
Come cardi gli Eroi ; Svaran devafta ,
Diferta Erina : di fua man Curano
Cadde, e Cairba dal curvato feudo. 250
Giace Morglano in ferreo fonno z3 , e Calto
Guizi
1 II padre di Degrena ..
(LXXV)
Guizza morendo: del fuo fangue ha tinto
Il bianco petto ; è trafcinata e fparfa
La gialla chioma per la molle arena
Del fuo terren natio : 24 fpeflb ov' ei cadde 255
Già conviti imbandì , fpeflb dell' arpa
La voce folle vò , feftofi intorno
Saltellavangli i veltri , e i giovinetti
Stavanfi ad affettar faretre , ed archi ,
Già Svaran crefce , e già foverchia come 26»
25 Torrente che trabocca , e i minor poggi
Schianta , e travolve , e i maggior pefta , e sfianca ,
Ma s' attraverfa Cucullin , qual monte 2Ó
Di nembi arreftator : cozzano i venti
Sulla fronte di pini, e i maflì informi 2*5
La rìpercofla grandine flagella :
Quello in fua poffa radicato e fermo
Stadi , ed adombra la foggetta valle .
Tal Cucullino ombra, faceafi , e fchermo
Ai figli d' Inisfela: a lui d' intorno 270
Di palpitanti Eroi zampilla il fangue ,
Co*
(LXXVI)
Come fonte da rupe : invan , di' Erina
Cade pur d' ogni parte , e fi dilegua
Siccome neve a caldo Sol . Compagni ,
Gruma gridò, Loclin conquifta, e vince: 275
Che più dunque pugnar, paluftri canne
Contro il vento del cielo? al colle, al colle
Fuggiam compagni ; ed ei fuggiffi il primo
Come cervo infeguito , e la fua lancia ,
Simile a raggio tremulo di luce 280
Dietro traea . Pochi fuggir con Gruma
Duce di picciol cor : gli altri pugnando
Caddero, e '1 Lena ricoprir coi corpi.
Vede dall' alto del gemmato carro
La fconfitta de' fuoi , vedela , e freme 285
D1 Erina il condottier : trafitte il petto
A un fier nemico, indi a Conal fi volfe .
O Conallo, efclamò, tu m' addeftrafti
Quello braccio di morte : or , che farafli ?
Ancor eh' Erina fia fugata o fpenta , 290
Non pugnerem perciò ? Si sì , tu vanne
Ca*
\
( L X X V I I )
Carilo , e i fparfi fuggitivi avanzi
Di noftre fchiere la raccogli , e guida
Dietro quell' erto cefpugliofo colle .
Noi ftiam fermi quai fcogli , e foftenendo 295
L' impeto di Loclin , de' fidi amici
La fuga affìcuriam . Balza Conallo
Sopra il carro di luce ; i due campioni
Stendono i larghi tenebrori feudi ,
Come la figlia dei ftellati cieli 300
Lenta talor move per 1' aere , e intorno
Di fofeo cerchio s' incorona e tinge .
Palpitante , anelante e fpuma , e fangue
Spruzza Sifadda , e Duronallo a cerchio
Volvefi alteramente, e calca, e ftrazia 305
Nemici corpi : quei ferrati e folti
Temperano gli Eroi , quai fconvolte onde
Sconcia Balena d' efpugnar fan prova .
Di Cromia intanto fui ciglion petrofo
Si ritraffero al fine i pochi , e mefli 310
Figli d' Erina , fomiglianti a un bofeo
Cui
( L X X V I I I )
Cui ftrifciando lambì rapida fiamma
Spinta dai venti in tempeftofa notte »
Dietro una quercia Cucullin fi pofe
Taciturno , penfofo : il torbid' occhio 3 1 $
Gira agli alianti amici . Ecco venirne
Moran del mare efplorator: le navi, 27
Le navi, egli gridò; Fingal , Fingallo ,
Il Sol dei Duci , il domator d' Eroi ,
Ei viene, ei vien : fpumano ì flutti innanzi 32©
Le nere prue, le fue velate antenne
Sembran bofchi tra nubi . O venti , o Voi
Venti , foggìunfe Cucullin , che ufcite
Dall' Ifoletta dell' amabil nebbia ,
Spirate tutte favorevoli aure , 325
Secondate il guerrier : vientenc amico
Alla morte di mille , amico ah vieni »
Nubi dell' Oriente a quefto fpirto
Son le tue vele, e 1' afpettate navi
Luce del cielo, e tu mi fei tu fteflfo 330
Come colonna d' improvvifo foco
Ri.
U X I X )
Rifchiaratrice della notte ofcura .
O mio Conal , quanto graditi e cari
Ci fon gli amici ! ma s' abbuja intanto
La notte : ov' è Fingal ? noi le fbfch' ore 335
Stiam qui paffando , e fofpiriam la Luna .
Già sbuffa il vento, dalle felle rupi
Già sboccano i torrenti, al capo ìrfuto
Di Cromia intorno s' adunò la pioggia,
E roffe tremolavano le ftelle 340
Per le fpezzate nubi . Apprelfo un rivo
Di cui la pianta al gorgoglio rifponde ,
Mefto s1 affile il condottier d' Erina .
Carilo il buon cantor ftavagli accanto ,
E '1 prò Conallo. Ah, fofpirando dille 345
Di Semo il figlio, ah che infelice e fiacca
EMa mia man, dacché 1' amico uccife . 28
O Eerda , o caro Ferda , io pur t' amava
Quanto me fteffb . Cucullin , deh dinne
L'interruppe Conal, come cadeo 350
Quell' ilìuftre guerrier? ben mi fov vengo
Del
( L X X X )
Del figlio di Damman. Grande era e bello
Come P arco del ciel . Ferda , Signore 2P
Di cento colli , d' Albion ien venne .
Nella fala di Muri * ei da' prim' anni 355*
L' arte del brando apprefe , e d' amiftade
Strinfefi a Cucullin ; fidi alla caccia
N' andammo infieme ; era comune il lett® .
Era a Cairba b già Signor d' Ullina
Deugala fpofa : 3° avea cortei nel volto 36®
La luce di beltà , ma in mezzo al core
La magion dell'orgoglio. Ella invaghifiì
Di quel raggio folar di gioventude ,
Del figlio di Damman . Cairba , un giorno
Difle la bella, orsù dividi il gregge ; 31 3^5
Dammi la mia metà : reftar non voglio
Nelle tue ftanze : il gregge tuo dividi ,
Folco Cairba . Cucullin , rifpofe ,
Lo divida per me : trono è '1 fuo petto
Di
«Accademia in Ulfter , per £ Signore Irlandefe , diverfa
ammaendarli nel maneggio dal padre di Degrena .
dell' armi .
( L X X X I )
Di giuftiz^ : tu parti. Andai; la greggia 370
Divifi : un toro rimaneva , un toro
Bianco di neve ; al buon Cairba il diedi .
Deugala n' avvampò: venne all' amante j
Ferda , difs' ella , Cucullin m' offende :
Fammi udir di fua morte, o fui mio corpo 375
Scorrerà il Luba , la mia pallid1 ombra
Staratti intorno , e del mio orgoglio offefo
Piangerà la ferita ; o fpargi il fangue
Di Cucullino , o mi trapaflfa il petto ..
Qimè , difife il garzon, Deugala, e come? : 383
Io fvenar Cucullino? egli è V. amico
De' miei penfier fegreti , e contro ad elfo
Solleverò la fpada? Ella tre giorni
Pianfe; nel quarto dì ceffe al fuo pianto
L' infelice garzon . Deugala , ei diffe , 385
Tu '1 vuoi , combatterò : ma potefs' io
Cader fotto il fuo brando . Io dovrei dunque
Errar fui colle , e rimirar la tomba
Di Cucullin? Noi preflfo a Muri infìeme
F Pu-
a x X X II )
Pugnammo: fi sfoggiano i brandi noftri 39»
L' un 1' altro, fdrucciolavano lugli elmi,
Strifciavano fu i feudi . Eragli accanto
Deugala fua : con un forrifo amaro
Diedefi a rampognarlo : o giovinetto
Debole è '1 braccio tuo, non è pel brando 395
Quella tenera età , garzone imbelle
Cedi al figlio di Semo , egli pareggia
Lo fcoglio di Malmor . Corfegli all' occhio
Lagrima di vergogna a -, a me fi volle,
E parlò balbettando: alza il tuo feudo, 410
Alzalo , Cucullino , e ti difendi
Dal braccio dell' amico : ho grave , e negra
L' anima di dolor ; che uccider deggio
Il maggior degli amici, e degli Eroi.
Traili a quei fletti alto fofpir, qual vento 405
Da fetta rupe ; follevai del brando
L' acuto filo : ahi iaflb .' egli cadeo ,
Cadde il Sol della pugna , il caro , il primo
Tra'
* L' Originale : Jìajft la lagrima full1 occhio di gioventù , *
( L X X X I I I )
Tra' fidi amici : fciagurata , imbelle
E' la mia man , da che V amico uccifi > 410
Figlio del carro , dolorofa iftoria ,
Carilo ripigliò , narrarti : or quella
Mi rimanda alla mente un facto antico ,
Che può darti conforto . Io fpeffo intefi
Memorar Comallo a che ì' amata uccife , 150
Pur Tempre accompagnò vittoria , e fama
La fua fpada , e i fuoi paffi . Era Comallo
Un figlio d' Albion , di cento colli
Alto Signor : da mille rivi e mille
I fuoi cervi beveano , e mille fcogli 420
Rifpondeano al latrar de' veltri fuoi .
Era foavità di giovinezza
L' amabile fuo volto , era il fuo braccio
Morte d' Eroi . De' fuoi penfier 1' obbietto
Uno era, e bello , la gentil Galvina , 425
La figlia di Colonco * : ella fembrava
F 2 Sol
«Guerriero Scozzefe . Non Fingal . *
bi fogna confonderlo con un h Conloch .
altro Coniai ? padre di.
( LXX X I V )
Sol tra le donne , e lifcia ala di corvo
La Tua chioma vincea ; fagaci in caccia
Erano i cani fuoi , fiichiava al vento
La corda del fuo arco. I lor foavi 43 <
Sguardi d' amor fi rifcontrar fovente ;
Uno alla caccia era il lor corfo , e dolci
Le lor fegrete parolette , e care.
Ma per la bella fi ftruggea d'amore
11 fier Gormante, il tenebrofo Duce 43 5
D' Arven * nembofa , dì Cornai nemico .
Egli tutt1 or della donzella i palli
Sollecito efplorava . Un dì che fianchi
Tornavano da caccia , e avea la nebbia
Tolti alla villa lor gli altri compagni, 440
Si rifcontraro i due teneri amanti
Alla grotta di Ronna * . ?2 Ivi Comallo
Facea fpeflb foggiorno , ivi del Duce
Pendean diipofli i bellicofi arnefi :
Cen-
0 Contrada appartenente a V Offervaz. 32. dopo que-
Morven . * ilo Canto.
t Guerriero Scozzefe . Vedi
t L X X X V )
Cerno feudi di cuojo, e cento elmetti 445
Di rilbnante acciar . Qui dentro, ei diffe ,
Ripofati amor mio , ripofa o luce
Dello fpeco di Renna : un cervo appare
Su la vetta di Mora *, io là men volo ,
Ma torto tornerò . Cornai , rifpofe , 450
Temo Gormante il mio nemico , egli ufa
In querta grotta : io poferò fra Tarmi,
Ma fa tofto amor mio. Volò l'Eroe
Verfo il cervo di Mora . Allor la bella
Volle far prova fconfigliatamente 455
Dell' amor del fuo caro : il bianco lato
Elia coperfe di guerriere fpoglie
E della grotta ufcì * -, Cornai l' adocchia ,
Credela il ilio nemico; il cor gli balza,
Ifcoloroffi , intenebroffi , incocca 460
L' arco , vola lo flral , cade Galvina
F 3 Nel
• Monte della Scozia. Erane glii di quefto Poema . *
un' altro di fimil nome in b Forfè per fargli una dolce
Irlanda,di cui fi fa menzione forprefa ? o piuttofto per
nel Canto I. e in altri Ino- un principio di gelofia? *
(LXXXVi)
Nel fangue fuo . Quei furibondo , anfante ,
Vola all'antro, e la chiama: alcun non s'ode «
Muta è la rupe . O dolce amor rifpondi ,
Dove fé' tu ? Torna all' eftinto , e vede 465
11 cor di quella palpitar nel fangue 33
Dentro il fuo dardo. O mia Galvina, oh vifta !
Or fé' tu quella ? e le cadeo fui petto . 34-
Vennero i cacciatori , e ritrovaro
La fventurata coppia ». Il duce ancora 470
Errò fui colle, ma folinghi e muti
Erano i palli fuoi preflb 1' ofcura.
Magion dell' amor fuo .. Scefer le navi
Dell' Oceano , egli pugnò , fuggirò
Dal fuo brando i ftranier , cercò la morte, 475
Ma chi dar la poteagli? a terra irato
Scagliò lo feudo, una volante freccia
Rifcontrò alfine il mafehio petto . Ei dorme
Con P amata Galvina in riva al mare ,
E fendendo il nocchier le Nordiche onde 480
Scorge le verdi tombe, e ne fofpira.
OS.
(LXXXVII )
OSSERVAZIONI
AL CANTO IL
r. 1 ' Immagine della fcena del ripofo di Connai'
I ^ deve eflfer familiare a quelli , che furono nel-
le Terre alte di Scozia . Il Poeta colloca V
Eroe in diftanza dall' armata , perchè la folitudine
del luogo accrefca l'orrore alla detenzione dell' om-
. bra di Crugal. *
2. Dopo la precedente detenzione ,, queita domanda a
dir vero fembra alquanto flrana . Viene alla mente
la rifpoQa di colui ad uno che gli domandava per-
chè piangere : Mirum quin cantem : conclemnatus
firn. *
3. Ottimamente il Poeta fcelfe fra tutti il perfonag-
gio di Connal, per fargli comparire quefta vifione.
Il fuo carattere fedato lo rendeva più atto a pre-
darle fede ,.. ad infpirarla agli altri y e a dar au-
torità al configlio dell'ombra. *
4. Lo Crepitar dei torrenti, fecondo gli antichi Scozze-
fi proveniva dagli fpiriti , che fi diguazzavano per
entro le loro onde. Quefle immaginazioni, benché
fembrino affai Arane ai tempi noltri , fono conve-
nientifTime alla natura dello fpirito umano nello fla-
to primitivo, e felvaggio. Vediamo, che i fanciul-
li parlano alle cofe inanimate come aveffero fenfo;
danno a tutti gli oggetti fìmili lo flefTo nome ;
e credono che ogni romore ftraordinario proceda da
qualche fantafma . Gli uomini nello flato primitivo
erano i fanciulli del genere umano : perciò doveva-
no aver idee, e fentimenti analoghi a quei de' fan-
ciulli. Stimolati dalla curiofita, ed immerfi nell'igno-
F 4 ranza
( LXXXVIIt )
ranza non potevano che far fé rteflì regola, e «or-
ma della natura . Quindi per ifpiegarne i fenomeni ,
non avevano altro mezzo , che o di trasformar in
uomini tutti gli oggetti che li colpivano gagliarda-
mente , e fpezialmente gli oggetti in moto ; o di
fupporre che varj enti fimili all'uomo, e dotati del-
le ftefle affezioni , popolaffero tutte le parti deli'
univerfo ; e produceffero quelle meraviglie, ond' era-
no colpiti. Così , fecondo il Vico , il Cielo diven-
ne un vado corpo animato , e il tuono fu la fua
voce. Così i Selvaggi dell'America credono che gli
alberi piangano quando fudano , che parlino quando
fifehiano . Così gli Scandinavi popolavano tutte le
parti della natura di Dei fimiliflìmi ad uomini , e
così finalmente gli Scozzefi le riempierono d' ombre ,
e di fpiriti . L' immaginazione fu la prima filofofia
delle nazioni . Quella è la vera origine delle favo-
le, e quefta è la ragione per cui diflfe il Vico fen-
fatamente, che gli uomini nello (lato felvaggio na-
feon Poeti . Vedi Prìnc. di fetenza nuova. Fonten.
Oi'ig. delle Favole. *
. Come riluce quefto tratto di fpirito , in mez7ó alle
tenebre di quelle fuperftizioni ! Lo fpirito può tro-
varfi unito all'ignoranza, come la dottrina alla ftu-
pidita. !l fentimento di Cucullino fa onore alla fve-
gliatezza del Poeta , e moftra che la fua mente era
anche in quefto fuperiore al fuo fecolo . Ciò puì»
fervir di prova a quanto ho propofto nelF ofierva-
zione alla differtazion del Traduttore Inglefe fopra
la religione di Offian . Del retto le parti di quefto
dialogo fono egregiamente dihVibuite, e convengono
perfettamente ai caratteri. Connal teme: il timore
è padre dei fantafmi, e difpone alla credulità. Cu-
cullino non fente che il fuo Eroifmo , ed è paffio-
natif-
( LXXXIX )
natiflìmo per la gloria. Quello carattere non s' ac-
corda molto con la fuperltizione . *
6. Dall' elpreiìione di Connal che le (Ielle trafpariva-
no fofcbe per la forma di Crugal , e dalla rifpofta di
Cucullino , fi pub inferire che ambedue credevano
che 1' anima folle materiale , e qualche cofa limile
all' uiaxov dei Greci .
7. Quella rifpofta è limile a quella di Ettore a Poli-
damante nel 12. dell'Iliade v. 237. *
8. Non è proprio che dei gran maeitri il far fentir del-
ia differenza nei caratteri limili. Sembra che l'Eroifm©
di Cucullino fi a fpinto al più alto fegno : pure Of-
fìan fenza pregiudicare a quello Eroe , trova il mo-
do di farci concepir nel luo Fingal qualche cofa
ancor di più grande . Cucullino non può rifolverfi
a fuggire: ma perchè? perchè ha vergogna di Fingal.
Sembra che quelli fia 1' idea archetipa della perfe-
zione Eroica . Cucullino riguardo ad elfo ha quella
inferiorità, che ha un particolare rifpetto al fuo uni-
verfale , una perfetta copia rifpetto al fuo modello. *
9. Dobbiamo effer obbligati a cotelfa nebbia che tra
poco fquarciandofi opportunamente forprendera F al-
terigia di Svaran. *
1 0. Memphis in folitudinem exit ") ~ • *
v ■ -d 1 1 in Geremia .
Lrtt Jaabylon in tumulos )
il aut ad terram gurgite ab alto
Quatti midtje glomerantur aves ubi frigidus annus
Trans pontum fugat, & terris immitit aprìcis .
Virg. 1. 6. v. 310. *
12. Quella fingolar rifpolla, benché efpreflfa con parole,
ha 1: aria di quei geroglifici , che furono il primo
linguaggio delle nazioni, di cui è figlio il linguag-
gio fimbolico de' Poeti . Le parole precife dell' Ori-
ginale fon quelle : Io gli do ti fofeo- azzurro rotear
(X C)
MI' Oceano , oppur le tombe del fuo popolo in Erma ,
Io ho premerò quelle parole egli ni offre la pace ,
affine che la rifpoQa fpiceaffe più vivamente ; ed ho
levati gli aggiunti per renderla più vibrata , e pia
energica. *
13. L' inviato ha ben prefo il carattere orgogliofo del
fuo Sovrano. *
14. Dummodo pugnando fuperem^ tu vince loquendo . Ovid„
Non fi farà certamente ad Offian il rimprovero che
Omero fa a fé fteffo , che i fuoi Eroi garrifcono , e
fi fvillaneggiano come femminelle ; nel che certa-
mente egli fi fa giuftizia , ed ha più buona fede de*
fuoi difenfori. Le rifpofte degli Eroi di Offian fono
brevi , gravide di fenfo, e piene di dignità. *
15. L' azione d' un Poema è tanto più nobile , ed in-
terefiante quanto meno ella fi riferifce all' interefle
perfonale dell' Eroe . Abbiamo pochi Poemi Epici jr
una tal nobiltà . Enea vuol fondare un' impero ne-
gli (iati altrui , con dritti molto equivoci . Achille
non penfa che a foddisfar ciecamente una privata
vendetta. 11 Poema di Offian anche in quefta parte
è uno dei più perfetti . Cucullino efpone la vita per
il fuo pupillo, Fingal per l'alleato, e per l'amico. *
io. La condotta reciproca di quelli due Eroi ha qual-
che cofa d' ammirabile . Connai configlia coftante-
mente la pace. Cucullino vuol fempre guerra. Con-
tuttocio quelli è fempre pieno di rifpetto, e di fi-
ducia nell' amico, e quegli lenza mai fmentire i fuoi
fentimenti lo affitte con fedeltà, e con zelo. Quella
è una vera fcuola di politezza, e di virtù. Qual de-
licatezza di fpirito non dovea effer quella di Of-
fian , per offervare in un fecolo barbaro quefti efat-
ti, e gentili riguardi, che fernbrano il frutto della
più colta, e più raffinata focietà? *
17. Quan-
(XCI)
ij* Quanto è mai nobile quella indegnazione.' E come
crefce per gradi proporzionatamente ! Comincia da
un dolce , e rifpettolo rimprovero a Connal , s' ac-
cende al confronto della morte minacciata dall'om-
bra, e del difonore, e termina con una elortazione
ai foldati piena di fuoco, e di forza. *
*8. Abbiam già veduto di fopra, che i Cantori accom-
pagnavano gli Eroi nelle battaglie. Il loro facro ca^
rattere li rendeva ficuri, e rifpettabili agli li e f fi ne-
mici . Però elfi potevano cantar tranquillamente in
mezzo al fragor dell' armi , fenza tema d' alcun pe-
ricolo. *
19. Xxpìruv xct7rvpòv góixx . Teocrito.
so. "Virgilio ci lafcia lettori, Omero ci fa fpettatori,, „
dice il Pope. Quello rifìeffo può applicarfi con più
ragione ad Offian. Omero racconta , e particolareggia.
Olfìan è prefente all' azione , e ne rifente tutti gli
affetti . I var; slanci del fuo cuore efpreflì nel fuo
fìile patetico rimbalzano fopra il noiìro . La narra-
zione di Omero è troppo dittefa per poterci fare il-
lufione . In Omero fi afcolta , in Olfian fi fente. *
ai. Si farebbe creduto che quello canto doverle fviarci
dalla battaglia , ed ora ci troviamo in mezzo di ef-
fa condotti dolcemente dal Poeta per una ftrada in-
fenfìbile , e naturale. *
22. Medììfque in millibus ardete
23. Ko tiJ.wa.TO y.a.'KY.iov tisrv»*;. Omero .
Olii dura quies oculos & ferrcus urgct
Somnus . Virg. *
24 afjLtyt «Te yjuTcu
Kvuvteu Tri\vavTO. xapn £ar/rzv tv %o-ns\oi
K.hto , irapot; yxptìv .. t'utì Si £tv$ &wpuemvfft
ùk(ù%VJ à:tv.ta<ra£rcu tZ tv '/Tarpiti ycu-,) .
Omer. 11. 22. v. 401. *
25. La-
(XCII)
45. La fteffa comparazione usò Omero nel 5; deli* X*
•Jiacle v. 87. parlando delle prodezze di Diomede «.
Chi vorrà confrontarle , troverà quetta di Oflìan piìt
breve, e più energica* *
16. Il Traduttore Inglefe cita qui un luogo di Virgilio
nel 12. dell' Eneide v. 701.
Quantus Athos , aut quantus Eryx , aut ipfe cotufeis
Clini jremit dicibus , quantus, gauàetque nivali
Vertice fé attollcns pater Apenninus ad auras .
Ma non mi fembra che qutfti due luoghi abbiano
piena raffomiglianza. Oilian intende di rapprefentare
la refittenza di Cucullino , e lo fchermo eh' ei pre-
ita a' iuoi . Virgilio non rapprefenta, che il rimbom-
bo dell' armi , e la grandezza d' Enea . Perciò la
comparazione di Oifian è perfettamente appropriata
al fuo oggetto ^ laddove l'immagine di Virgilio fem-
bra ecceffiva, e poco confacente al fuo perfonaggio.
Sì fatte comparazioni non fi adattano bene , fé non
fé ad uomini feroci , e d'una ftatura gigantefea. *
27. Non è da tutti il produrre fulla Scena il fuo Eroe
a tempo . Se Fingal fofTe giunto prima, il fuo arri-
vo non avrebbe fatta un' impresone così gagliarda *
Lo Itile tronco , ed etultante del nunzio moftra 1'
importanza della fua venuta. Pure Fingal non è an-
cor giunto, ma folo annuniiato . Il Poeta lo ri fé r-
ba per un colpo di maggior efficacia. *
28. Il rimproverarfi le colpe involontarie è l'ultima de-
licatezza della virtù, *
29. Quetta iltoria è d'un genere diverfo dall' altre, ed in-
tereifa in un modo particolare .' Ella prefenta un' ec-
cellente contraito fra l'amore, e l'amicizia. Il carat-
tere di Ferda è veramente Tragico . Egli è vivtuo-
fo, ma debole, e refta vittima della fua debolezza.
Il Lettore lo condanna , e lo compiange . Abbiamo
pochi
( X C I I I )
pochi efempj di quefti ritratti nei Poeti primitivi
delle nazioni . Le paffioni dei Selvaggi creicene» fen-
za treno , e corrono luridamente alla loro meta ;
non conoscendo, o calpelìando i riguardi. Ma i Tra-
gici Greci viveano in un fecolo molto lontano da
quella rozzezza . Però non iftava che in loro di pre-
Tentarci più fptffo di quelli delicati contralti tra la
pafiìone , e la virtù , per i quali le tragedie moder-
ne avanzano di tanto le antiche . Ciò farebbe llato
ben più intereffante, ed iltruttivo ; ed avrebbe mo-
ilrato ad un tempo la delicatezza dello (pirito del
Poeta , e la maestria del lavoro , la quale non Spic-
ca poi tanto nei caratteri ellremi . *
30. In Deugala è rapprefentato viviiTìmamente il mo-
dello d' una donna fuperba , imperiofa , ed artificio-
fa , che fi abufa della debolezza del fuo amante, e
Jo conduce ad un delitto per un fuo vano punti-
glio . Quella parte è maneggiata con un' eccellenza
che forprende . Offcrvifi il tuono brufeo , e tronco
con cui parla allo Spofo . La precifione , l' imperio-
fità coir amante . M' offefe j fi uccida . E' amico . E
che perciò ? Io lo voglio . Poi fi viene alla malìa
delle lagrime . Pej ultimo fi punge V amante nella
parte più delicata per un' Evoe , cioè nell onore .
Quante Deugale pronte a rovinar gli amanti per una
fpilla , non che per un toro ! Giovani Ferda fpec-
chiatevi. *
51. Da quelle parole fembra che poffa ricavarli, 1. che
nei matrimonj degli Scozzefi erano in ulo le doti.
2. che era frequente il divorzio . 3. che potea do-
mandarlo ugualmente la donna che 1' uomo. 4. che
ballava a quello la femplice volontà. *
32. La morte infelice di quello Ronnan è il fogger-
to del 9. Frammento di Poelia antica pubblicato P
anno
( X C I V )
anno feorfo . Ma quefto non è di Offun , benché
fìa fcritto nella Tua maniera , e porti i veri con-
traffegni dell' antichità -. Le concife efpreffioni dì
Oi'Iìan vi fono imitate : ma i penfieri fono troppo
digiuni, e melchini per poter effer' opera di quel Poe-
ta . Molti Poemi pattano lotto il luo nome, che fu-
rono evidentemente comporti dopo il fuo tempo .
Ve ne (ono in gran numero nell' Irlanda, ed alcuni
giù n fero alle mani del Traduttore. Sono triviali, e
baffi all' ultimo fegno, e gonfianfi con un fublime
ridicolo , o s' abballano al più infimo grado dello
itile prolaico.
33 Jopu <T 'tv xpacT/ji ivi7T))y&
H'fx ol affTTcup-icrx (q àpla^ov 7ri\t{/.i$iv
Èyytog. Om. Il 13. v. 442. *
34. Neil' eftremo delle paflìoni il Poeta non mette per
lo più che due, o tre parole in bocca de' fuoi per-
fonaggi ; e molte volte egli efprime Y affetto con un
fìlenzio più eloquente d' ogni difeorfo . Quello è il
velo di Timante fui volto d' Agamennone nel fa*
orifizio d' Ifigenia.
Cura leves loquuntur , ingentes ftupent . *
* * K *
* * *
CAN-
( X C V )
CANTO III.
* * *
ARGOMENTO.
CUculliiio , ejfcndofi molto compiaciuto della
Storia di Carilo , infijle perchè canti più a
lungo . 1/ Bardo riferifce le azioni di Fingal in
JLoclin y e la morte di Jlganadeca , la bella forella di
S varano . Non ha sì tojìo fi;nto , che Calmar figli-
nolo di Mata , che lo aveva prima configliato a dar
la battaglia , 'arriva ferito dal campo , ed e/pone lo*
ro il difegno di Svarano di Sorprender il rimanente
deW efercito Irlandefe . Propone di rejijlere egli foto
a tutte le forre del nemico in uri! anguflo pajfag-
gio , finche V armata Irlandefe pojfa ritirar/i in buon''
ordine . Cucullino ammirando la coraggiofa propofì-
rjone di Calmar , rifolve d' accompagnarlo , e co-
manda a Cardo di feortar altrove queì pochi Irlan-
defi che rimanevano . Venuta la mattina Calmar
muore dalle fue ferite ,' e comparendo i navigli de1
Ca-
( X C V I )
Caledonj , Svarano tralafcia a" infeguire gP blande*
fi , e toma addietro per opporfi allo sbarco di Fin-
gal . Ctictdlmo , vergognando]} di comparire innanzi a-
Fmgal dopo la fua /confìtta , fi ritira nella grot-
ta di Tura . Fingal attacca la Z}ijfa col nemico j
e lo mette in fuga . Ma la notte che f opra v viene ,'
fa che la vittoria non fia compiuta . Il Re , che
aveva ojfervato il valore e 7 coraggio d' Ofcar fuo
nipote , gli dà alcuni ammaeflramenti per ben con-
durfì in pace , ed in guerra . Gli raccomanda di te*
ner fempre dinanzi agli occhi /' efempio de' fuoi mag-
giori , come il miglior modello per la fua condotta >
il che dà luogo all' Epifodio di Fainafollis figlia
del Re di Craca , cui Fingal aveva prefo a pro-
teggere nella fua gioventù . Fillano , ed Ofcar fono
inviati ad ojfervar , durante la notte , i movimen-
ti dei nemici . Gaulo , figliuolo di Morni domanda
il comando dell' armata nella feguente battaglia , e
Fingal glielo accorda . Il Canto de' Bardi mette fin
ne al terreo giorno .
CAN«
( X C V I I )
CANTO III.
|3 Oavi note , dilettofe iftorie ,
Raddolcitici de' leggiadri cori !
Soggiunfe Cucullin . Tal moke il colle
Rugiada del mattiti placida e frefea ,
Quando il fogguarda temperato il Sole, 5
E la faccia del lago è pura e piana.
Segui , Carilo , fegui : ancor fatollo
Non è '1 mio cor. La bella voce feioglì,
Dinne il canto di Tura , il canto eletto
Che foleafi cantar nelle mìe fale , io
Quando Fingallo il gran Signor dei brandi
V'era prefente , e s'allegrava udendo
O le fue proprie, o le paterne imprefe.
Fingallo , uom di battaglia ( in cotal guifa z
G Ca*
e Continua la feconda notte . go deferitto nel Canto pre«
Cucullino , Connal , e Ca« cedente .
rilo fono tuttavia nel Iko-
(XCVIII)
'Carilo incominciò ) prevenne gli anni 1 5
La gloria tua. Nel tuo furor confunta
Redo Loclin , che la tua frefca guancia
Gara avea di beltà con le donzelle.
Effe amorofamente alla fiorita
Vezzofa faccia forridean , ma morte 20
Stava nella fua deftra . Avea la poffa
Della corsia del Lora ; i fuoi feguaci
Fremeangli addietro come mille rivi . 2
Efiì il Re di Loclin , P altero Starno *
Prefero in guerra , e '1 riconduffer poi 25
Alle fue navi : ma d' orgoglio e d' ira
Rigonfioffegli il core , e nel fuo fpirto
Piantoffi ofcura del garzon la morte . *
Perchè non altri che Fingallo avea
Vinta di Starno 1' indomabil poflfa . 30
Stava in Loclin coftui dentro la fala
Delle
e Starno era padre di Svaran , mi intorno quefti tempi .
e di Ar^nadeca. L'atro- ^Nell'Originale : E fé gli
ce caractere di cofhii vien ofeurò fieli' alma la morte
deferitto anche in altri Po?- del giovinetto . *
( X C 1 X )
Beile fue conche , e a fé chiamò dinanzi
Il canuto Snivan , ì Snivan che fpeflb
Cantava intorno al circolo di Loda , *
Quando la pugna nel campo dei forti 3 5
Volgeafi , e a' canti fuoi porgeva afcolto
La Pietra del Poter. Snivan canuto,
Va , diflfe Starno , alle dal mar cerchiate
Arvenie rocce, ed al poffente, e bello
Re del deferto * tu dirai, ch'io gli offro 40
La figlia mia , la più gentil donzella
Ch' alzi petto di neve ; effa ha le braccia
Candide al par della marina fpuma ,
Dolce, e nobile il cor. Venga Fingallo,
Venga co' fuoi più forti alla vezzofa 45
Vergine figlia di fegreta ftanza .
^ G 2 Alle
4 Quefto patto allude certa- fopra di cui era colloca-
mente alla religione di to . La Pietra del Poure e
Loclin . Il circolo di Loda l'immagine del Dio Oditi ,
dovrebbe etfere quel dop- o di qualche altra di vini-
pio recinto di pietre , con tà della Scandinavia . Ve-
cui gli Scandinavi , come di il Poema di Carric-tu-
rapporta il Sig. Mallet, ra . Voi. 2.
circondavano 1' altare del b Fingal .
Joro idolo , e la collina
(C)
Alle colline d' Albion ventofe
Venne Snivano , e '1 ben chiomato Eroe
Seco n' andò : dinanzi a lui volava
L' infiammato fuo cor, mentr' ei l'azzurre 50»
Nordiche onde fendea . Ben venga a noi ,
Starno gridò, ben venga il valorofo
Re di Morven fcofcefa , e voi ben giunti
Siate pur Tuoi guerrieri , illuftri figli
Dell' ifola folinga : in fefte e canti 5 <j
Vi ftarete tre giorni , e 4 tre le belve
Seguirete alla caccia , affin che pofla
Giunger la voftra fama alla donzella
Della fegreta ftanza abitatrice .
Sì fintamente favellò V altero S&
Re della neve * , e meditava intanto
Di trarli a morte . Nella fala ei fparfe
La fefta delle conche : avca lbfpetto
Fingal di frode , ed avvedutamente
> Starno è qui poeticamente la gran quantità che ne
chiamato Re della neve dal- cade ne' ftioi dominj .
(CI)
U* arme ritenne: fi fguardar l'un l'altro 65
Pallidi in volto i figli della morte , *
E taciti fvanir. S' alzan le voci
Della vivace gioja : arpe tremanti
Mandar* dolce armonia ; cantano i vati
Scontri di pugna, o tenerelli petti 70
Palpitanti d' amor. Stava tra quelli
Il cantor di Fingallo , Ullin * , la dolce
Voce di Cona . Ei celebrò la bella
Vergine della neve , e '1 nato al carro
Signor di Selma : la donzella intefe 7 5
L' amabil canto, e abbandonò la ftanza
Segreto teftimon de' fuoi fofpiri . *
Ufcì di tutta fua bellezza adorna
Quali Luna da nube in Oriente*
G 3 Le
0 Cioè i ficarj apportati da b Quefto è il primo dei can-
Svarano per uccider Fin- •cori di Fingal , ed il fuo
gal . In altro fenfo Da- araldo nelle battaglie. Ne
vidde è chiamato da Sau- vien fatta fpelfo onore voi
le filiur mortis , nel Lib. i. menzione in quefte Poe-
dei Re e. 20. vale a dire fie .
perfona deftinata alla mor- e Neil' Originale : Lafciò la
te . * [ala del fuo [egreto fofpìro . *
(GII)
Le leggiadrie cingevanla , e le grazie 80
Come fafcia di luce: i paflì fuoi
Movean foavi ,, mifurati , e lenti
Come armoniche note S . Il garzon vide,
"Vidclo, e n' arfe 6 . O benedetto raggio,
DiflTe tra fé : già del fuo core egli era 8 5
Il nafcente fofpiro , e a lui di furto
Spetto volgeafi. il defiofo fguardo*.
Tutto raggiante il terzo dì rifulfe
Sul bofco delle belve. Ufcl Fingallo
Signor del feudi, e '1 tenebrofo Starno „ 90
Del giovin prode roffeggiò la lancia
Nel fangue di Gormallo * .. Era già '1 Sole
A mezzo il corfo fuo, quando la bella
Figlia di Starno al bel Fingal fen venne
Con amorofa voce , e coi begli occhi 9 5
In lagrime girantifi e tremanti :
E sì parlò : Fingallo ah non fidarti
Del cor di Starno; egli nel bofco agguati
Po-
e Cicè , nel fangue delle fiere del monte Gurmal . *
C C I I I )
Fofe contro di te, guardati o caro
Dal bofeo della morte: ad avvifarti ioc.
Spronami amor: tu generofo Eroe
Rammenta Aganadeca , e mi difendi
Dallo fdegno del padre . Il giovinetto
L.' udì tranquillo, ed avvioflì al bofeo
Spregiantemente : i fuoi guerrier poflfenti i o 5
Stavangli a fianco e Di fua man cadéro
I figli della morte , e a' loro gridi
Gormallo rimbombò . Rimpetto ali* alta
Reggia di Starno fi raccolfer tutti
Gli fianchi cacciatori . Il Re fi flava no
Torbido , in fé romito ; avea fui ciglio
Funefla nube, atro vapor negli occhi. 7
Olà , gridò P altero , al mio cofpetto
Guidifi Aganadeca : ella ne venga 8
Al Re di Selma , al fuo leggiadro fpofo . x 1 5
Già del fangue de' miei tinta è la deflra
Del fuo diletto : inefficaci e vane
Non fur fue voci: del fedel metraggio
G 4 E*
( C I V )
E giufto il guiderdon. Venne la bella
Sciolta il crin , molle il ciglio : il bianco petto i z o
Le fi gonfiava all' aura de' fofpiri ,
Come fpuma del Luba . Il fero padre
L' afferrò , la trafiffe . Ella cadeo
Come di neve candidetta falda,
Che dalle rupi fdrucciolar del Rona 125
Talor fi feorge , quando il bofeo taqe ,
E baffo per la valle il fuon li fperde .
Giunfe Fingal , vide la bella , il guardo
Vibrò fopra i fuoi duci ', e i duci fuoi
L'arme impugnaro : fanguinofa e negra 130
Pugna mugghiò , Loclin fu fperfa , o fpenta . 9
Pallida allor nella fpalmata nave
La vergine ei racchiufe ; in Arven poi
Le alzò la tomba \ or freme il mar d' intorno
All' ofeura magion d' Aganadeca . 135
Be-
c Neil' Originale non vi fo- fembraffe che Fingal forte
no che quefte parole : Adoc- già prefente a quella Tra-
cbiò allora Fingal i valorofì gedia , il che non può fup-
fuoi Duci . Io ho premerti) porfi . *
quefte altre 7 acciò non
(C V)
Benedetto il fuo fpìrto , e benedetta
Sii tu , bocca del canto , allor riprefe
Di Semo il figlio . Di Finga! fu forte
Il braccio giovenil , forte è 1' antico*
Cadrà Loclin fotto l'invitta fpada , 14©
Cadrà di nuovo : efci da' nembi , o Luna ,
Moltra la bella faccia, e per 1' ofcura
Onda notturna le fue vele afpergi
Della ferena tua candida luce .
30 E fé forfè lafsù fopra quel baffo 14 5
Nebulofo vapor fofpefo alberghi
O qual che tu ti fia fpirto del cielo
Cavalcator di turbini e temperie ,
Tu proteggi 1' Eroe , tu le fue navi
Dagli fcogli allontana, e tu lo guida 150
Securo , e falvo ai defiofi amici .
Sì parlò Cucullin , quando fui colle
Salì di Mata il valorofo figlio
Calmar ferito: egli venia dal campo
Nel fangue fuo ; ne foftenea la lancia 155
I va-
C e v r )
I vacillanti paffì : ha fiacco il braccio ,
Ma indomabile il cor» Gradito a noi IX
Giungi , diflfe Conal , gradito , o forte
Figlio di Mata .. Ond' è eh* efee il fofpiro
Dal petto di colui , che in mezzo all'arme i 60.
Mai non temè ? Né temerà giammai,
Sir dell' acuto acciar ^ Brillami 1' alma
Entro i perigli e mi fefteggia il core .
Son della fchiatta dell' acciaro, a cui
Nome ignoto è '1 timor. Cormar fu '1 primo 165
Della mia itirpe . Eran fuo fcherzo , e gioco
Flutti , e tempefte : il fuo leggiero fchifo
Saltellava full' onde, e già guizzando
Su le penne dei venti . Un negro fpirto
Turbò la notte . limar gonfiafi , i fcogli 170
Rugghiano , i venti vorticoll a cerchio
Strafcinano le nubi, ale di lampi
Volan focofe. Egli fmarriffi, a terra
Ei ricovrò , ma s' arrofsì ben tofto
Del fuo timore: in mezzo al mar di nuovo 175
Sca-
e C V I 1 )
Scagliati , il figlio a rintracciar del vento ..
Tre giovinetti del fuo legno han cura ,
E ne reggono il corfo. Egli fi flava
Col brando ignudo : ecco paffar 1* ofeuro
Vapor fofpefo; ei 1' afferrò pel crine 180
Rapido , e con 1' acciaro il tenebrofo
Petto gli ricercò 12> : I' aereo figlio
Fuggi ftridendo, e comparir le Hdlc .. '
Tal fu P ardir de' miei: Calmar fomiglia
Ai padri fuoi : dall' innalzata fpada 185
Fugge il periglio ; uom e' ha fermezza, ha.forte * * $
Ma voi progenie delle verdi valli
Dalla del Lena fanguinofa piaggia
Scodatevi, adunate i trilli avanzi
Dei noftri amici, e di Fingali© al brando 190
Ad unirvi correte . Il fuono intefi.
Dell' otte di Loclin che a noi sr avanza»
Partite amici, refterà Calmarre ,
Calmar combatterà: bench' io fia folo
Tal darò fuons come fé mille e mille 195
Fof-
< C V I I 1 )
Foflfermi a tergo. Or tu, figlio di Semo ,*
Rammentati Calmar , rammenta ii freddo
Corpo giacente *4. Poi eh' avrà Fìngallo
Guafto il campo nemico XS, appo una pietra
Di memoria npommi , onde il mio nome 200
Paffi ai tempi futuri , e fi rallegri
La madre di Calmar curva fui faflb
Della mia fama. Ah no, figlio di Mata,
Rifpofe Cucullin , non vo' lafciarti ,
Io farò teco : ove più grande e certo 205
Rifchio s' affaccia , ivi più '1 cor di gioja
M' efulta , e ferve , e mi s' addoppia in petto .
»6 Forte Conallo , e tu Carilo antico
Voi d' Inisfela i dolorofi figli
Scorgete altrove , e quando al fin fia giunto 2 1 o
L' afpro conflitto , rintracciate i noftri
Pallidi corpi : in quello angufto paffo
Pretto di quella pianta ambedue fermi
Staremci ad affrontar 1' atro torrente
Della pugna di mille . O tu , va , corri 2 1 5
Fi-
(C IX)
Figlio di Fiti , ale di vento impenna .
Vanne a Fingal , digli eh' Erina è baffo ,
Fa che s' affretti . Oh venga tofto a noi
Qual vivo Sole , e le tempefte noftre
Sgombri coi raggi, e raflereni il colle. 220
Grigio in Cromia è '1 mattin , forgono i figli
Dell' Oceano : ufcì Calmar fumante
Di bellicofo ardor , ma pallida era
La faccia fua , chinavafi full' afta
De' padri fuoi , fopra tjtielP afta ifteflfa , 225
Che dalle fale egli portò di Lara,
E ftava mefta a rifguardar la madre .
*7 Ma or languido, efangue a poco a poco
Manca , e cade V Eroe , qual lentamente
Cade fui Cona sbarbicata pianta. 230
Solo rimane Cucullin qual rupe
Neil' arenofa valle: l8 il mar coi flutti
Vienfene , e mugge fu i petrofi fianchi j
Stridono i maffi , e la feofeefa fronte
Spruzza, e ricopre la canuta fpuma . 235
Ma
( C X )
Ma già fuor fuor per la marina nebbia
Veggonfi a comparir le di Fingallo
Bianco - velate navi , e maeftofo
S' avanza il bofeo dell' eccelfe antenne »
*pSvaran 1' adocchia, e di combatter certa 240
D' Inisfela 1' Eroe . Qual per le cento
Ifole d' Iniftor sbattei! , e ferve
Gonfia marea, sì fmifurata e valla
La poflfa di Loclin volfefi incontro
All'alto Re dei folitarj colli. -245
Ma lento a capo chin , mefto , piangente »
La lunga lancia traendofi dietro ,
Cucullin ritiroffi , e • fi nafeofe
Dentro il bofeo di Cromia, e amaramente
Pianfe gli eftinti amici. Egli temea 25C
L' afpetto di Fingal che tante volte
Seco già s' allegrò , quand' ei tornava
Dal campo della fama . Oh quanti , oh quanti
Giaccion colà de' miei poffenti Eroi ,
Softegni d' Inisfela.' elfi che un tempo 25$
Fé-
(CXI)
Feftofi s' accogliean nelle mie fale
Delle mie conche al fuon . Non più fui prato
Le Jor' orme vedrò, non più fui monte
Udrò V ufata voce . Or là proftefì
Pallidi, muti, in fanguinofi Ietti zòo
Giacciono i fidi amici . O cari fpirtì
Dei dianzi eftinti , a Cucullin venite ;
Con lui vi ftate a favellar fui vento
Quando 1' albero piegafi , e bisbiglia
Su la grotta di Tura: ivi folingó 26$
Giacerò fconofciuto; alcun cantore
Non membrerà '1 mio nome , alcuna pietra
A me non s' ergerà . Bragela addio :
Già più non fon, già la mia fama è fpenta ,
Piangimi cogli eftinti, addio Bragela. 270
Sì parlò fofpirando , e fi nafcofe
Ove la felva è più felvaggia , e cupa .
Ma d' altra parte maeftofamente 2°
Paffa Fingal nella fua nave > e (tende
La luminofa lancia: orrido intorno 275
Fol-
( C X I I )
Folgoreggia 1' acciar , qual verdeggiante
Vapor di morte che talor fi pofa
Su i campi di Malmor : feura è nel cielo
La larga Luna , il peregrin foletto .
Terminato è '1 conflitto-, io veggo il fangue 280'
De' noftri amici , il Re gridò , le quercie
Gemon di Cromia , e fiede orror fui Lena .
Colà cadéro i cacciatori ; il figlio
Di Semo non è più . Rino , Fillano
Diletti figli, or via, fuonate il corno 285
Della battaglia di Fingal , falite
Quel colle Àn fu la (piaggia , e dalla tomba
Del buon Landergo * il fier nemico in campo
Sfidate alla tenzon . La voftra voce
Quella del padre nel tonar pareggi, 290
Allor che nella pugna entra fpirante
Baldanza di valor : qui fermo attendo
Quello poflfente uom tenebrofo , attendo
Con pie fermo Svarano. E venga ei pure
Con
„ Guerriero Irlandefe di cui fi ha la ftoria nel Canto $•
( C X I I I )
Con tutti i fuoi ; che non conofeon tema 295
Gli amici degli eftinti . Il gentil Rino *
Volò qual lampo ; il bruii Fillano il fegue
Pari ad ombra autunnal . Scorre fui Lena
La voce loro : odori del mare i figli
Il roco fuon del bellicofo corno 300
Del corno di Fingallo , e piomban forti
Grofli , mugghianti , qual rifluiTo ofeura
Del fonante Ocean , quando ritorna
Dal regno della neve : alla lor tefta
Scorgefi il Re fuperbo , ha tetro afpetto 305
D'ira avvampante, occhi rotanti in fiamma.
Lo rimirò Fingallo, e rammentoflì *x
D' Aganadeca fua , perchè Svarano
Con giovenili lagrime avea pianto 22
La gentil fuora dal bel fen di neve . 310
Mandò Ullino dai canti, e alla fua fella
Cortefemente V invitò , che dolce
H Del
a Rino era il minore dei fi- Fillano , Fergufto erano
gli di Fingal . Ofìian , gli altri .
( C X I V )
Del nobile Fingal ricorfe all' alma
Del Tuo primiero amor la rimembranza.
Venne 1' antico Ullin di Starno al figlio , 31$
E sì parlò : Tu che da lungi alberghi
Cinto dall' onde tue , come uno fcoglio ;
Vieni alla regia fetta , e '1 dì tranquillo
Pafia, doman combatterem , domani
Spezzeremo gli feudi . Oggi , rifpofe » 320
Spezzina pur, ftarò domani in fefta ,
Domani sì, che fia Fingal fotterra .
E ben fpezzinfi tolto , e poi fefteggi
Doman fé può; con un forrifo amaro
L' alto Fingal riprefe . Ofiìan tu fratti 325
Da preflb al braccio mio , tu Gaulo inalza *
Il terribile acciar , piega Fergufto
L' incurvato tuo taflb , e tu Fillano
La tua lancia palleggia ; alzate i feudi
Qual tenebrofa Luna, e ciafeun' afta 330
Sia
«Gaulo era figlio di Mor- guerrieri di Fingal.
ni , ed uno de' più gran
{ C X V )
Sìa metèora mortai : me me feguite
Per lo fentier della mia Fama , e fieno
Le voftre deftre ad emularmi intefe.
Cento nembi aggruppati > o cento irate 25
Onde fui lido j o cento venti in bofeo» 33$
O cento in cento colli oppofti rivi
Forfè con tale > ò con minor Fracaflb s
Strage > furia -, terror s' ùrtan V un V altro
Di quel ) con cui le poderofe armate
Vannofi ad incontrar neìP èccheggiante 540
Piaggia del Lena : fpargefi fu i monti
Alto infinito gemito confufo
Pari a notturno tuon , quando una nube
Spezzato* in Cona , e mille ombre ad un tempo
Mandan nel vuoto vento orrido ftrido* 345
Spinfefi innanzi in la fua pofla invitta
L' alto Finga! , terribile a mirarfi
Come io fpirto di Tremmor * * qualora
Vien fopra un nembo a contemplare i figli
H 2 Del-
è Bifavolo di Fincal .
( C X V I )
Della poffanza fua , crollan le querce 350
Al fuon delle fue penne, e innanzi ad elfo
S' atterrano le rupi *4 . Atra , fanguigna
Era la man del padre mio rotando
Il balenante acciar , ftruggeafi il campo
Nel fuo corfo guerrier» Rino avanzoffi 355
Qual colonna di fuoco . E feuro , e torvo
Di Gaulo il ciglio, rapido Fergufto
Corre con pie di vento, erra Fillano
Come nebbia del colle . Io fteflb io fteflb
Piombai qual maffo : alle paterne imprefe 360
Mi sfavillava il cor : molte le morti
Fur del mio braccio , né di grata luce
Splendea la fpada di Loclin fui ciglio»
Ah non avea così canuti i crini 2S
Oflìan allor, né in tenebre fepolti 365
Eran queft' occhi , né tremante e fiacca
L' antica man, né '1 pie debole al corfo.
Chi del popol le morti, e chi le gefta
Può ridir degli Eroi, quando Fingali©
Nel,
( C X V II )
Nella Tua àrdente ftruggimee fiamma 370
Divorava Loclin 2Ó? di colle in colle
Gemiti fopra gemiti s' affollano
Di morti , e di fpiranti , infin cne fcefe
La notte , e tutto in tenebre ravvolfe . 27
Smarriti, fpauriti , sbalorditi 375
Come greggia di cervi 28, allor fui Lena
Strinferfi i figli di Loclin : ma noi
Lietamente fedemmo in riva al vago
Rufcel di Luba, ad afeokar le gaje
Note dell' arpa. Il gran Fingal fedea 380
Non lungi dai nemici , e dava orecchio
Ai verfi dei cantor. S' udian nel canto
Altamente fonar gli eccelfi nomi
Di fua ftirpe immortale : ei fullo feudo
Piegava il braccio, e ne bevea tranquillo 385
La foave armonia . Sta vagli appretto
Curvo fulla fua lancia , il giovinetto
Il mio amabile Ofcarre *. Ei meraviglia
H 3 Avea
a Figlio di Oflian .
( C X V I I I )
Avea del Re di Selma , e i fuoi gran fatti
Scorrean per l'alma, e gli feoteano il core*, 390
Figlio del lìgliuol mio, diflfe Fingallo *9 ,
Onor di gioventù , vidi la luce
Del tuo brando , la vidi , e mi compiacqui
Della progenie mia : fegui la fama
De' padri tuoi, fegui l'avite imprefe . 395
Sii quel eh' elfi già fur, quando vivea
L' alto Tremmor primo tra1 duci , e quando
* Tratal padre d' Eroi 3° , Quei da prim' anni
Pugnar da forti : or fon de' vati il canto »
Valorofo garzon , curva i fuperbi , 400
Ma rifparmia gì' imbelli ; una corrente
Di molt' acque fii tu contro i nemici
Del popol tuo i ma a chi foccorfo implora
Sii dolce placidiffimo qual aura
Che lufinga l'erbetta, e la folleva. 405
Così viflfe Tremmor , Tratal fu tale
Tal
« L* Originale : e le fue imprefe gli fi gonfiavano neW anima
b Avolo cU Fingal .
( C X I X )
Tal' è Fingallo . Il braccio mio fu Tempre
Schermo degl' infelici , e dietro al lampo
Della mia fpada. elfi, pofar fecuri..
Ofcarre , io era giovinetto appunto 410
Qual fé' tu ora, quando a me fen, venne
Fainafilla, la vezzofa figlia
Del Re di Craca. % vivida foave
Luce d'amore: io ritornava allora
Dalla piaggia di Cona , avea con. meco 415
Pochi de5 miei. Di bianche vele un legno
Da lungi apparve, che movea full' onde
Come nebbia fui nembo « Avvicinofli ,
La bella compari .. Salfa s feendea
11 bianco petto a feofife di fofpiri , 420
E le ftrifeiavan lagrimofe ftille
La vermiglietta guancia. E qual mitezza
Alberga in sì bel fen, placido io diffis
H 4 O
a Che forte quefta Craca non dell' Ifole di Setland » Nei
è facile a determinarne in fefto Canto havvi una fto-
tanta diftanza di tempo . ria intorno la figlia del
La più probabile opinione Re di Craca .
fi è che quefta forte una
( C X X )
O figlia di beltà? pofs' io, qual fono ,
Giovine ancor, farmi tuo fchermo e feudo 42 J
Donna del mar? non ho invincibil brando,
Ma cor che non vacilla. A te men volo,
Sofpirando rifpofe , o Prence eccelfo
Di valorofi , a te men volo , o Sire
Delle conche ofpitali, alto foftegno 430
Della debile deftra . Il Re di Craca
Me vagheggiava qual vivace raggio
Della fua ftirpe , ed eccheggiar fovente
Le colline di Cromala s' udirò
Ai fofpiri d' amor per 1' infelice 43$
Fainafilla . Il regnator di Sora *
Bella mi vide , e n' arfe : ha fpada al fianco
Qual folgore del ciel ; ma torvo ha '1 ciglio ,
E tempefte nel cor : da lui men fuggo
Sopra il rotante mar: coftui m' infegue . 440
Statti dietro al mio feudo, e pofa in pace
Raggio amoroiò; fuggirà di Sora
II
* Paefe della Scandinavia .
( C X X I )
Il fofeo Re , fé di Fingallo il braccio
Raftbmiglia al fuo cor : potrei celarti
In qualche cupa folitaria grotta. 445
Ma non fugge Fingallo , ove tempefta
D' afte minaccia ; egli l' affronta , e ride .
Vidi la lagrimetta in fu le guancie
Della beltà : m' intenerii . Ma tofto ,
Come da lungi formidabil onda, 4 5°
Del tempeftofo Borbaro la nave
Minaccioia apparì ; volano attorte
Vele di neve alle fublimi antenne ;
Fiedono i fianchi con le bianche fpume
L' onde rotanti, mormora la pofla 45 5
Dell' ocean . Lafcia il muggir del mare ,
Io dilli a lui , calpeftator dei flutti ,
E vienne alla mia fala , eifa è 1' albergo
Degli ftranieri . Al fianco mio fi flava
La donzelletta palpitante; ei V arco 460
Scoccò , quella cadeo . Ben hai del paro
Infallibile delira , e cor villano ;
Diffi,
( C X X I I )
Diflì, e pugnammo; fenza fangue, e leve
Non fu la mortai zuffa : egli pur cadde ,
E noi ponemmo in due tombe di pietra 465
L' infelice donzella , e '1 crudo amante .
Tal fui negli anni giovenili : Ofcarre 3r
Tu la vecchiezza di Fingali© imita .
Mai non andarne di battaglia in traccia,
Né la sfuggir giammai quando a te viene . 32470
Fillano , e Ofcarre dalla bruna chioma
Figli del corfo, or via pronti volate
Sopra la piaggia, ed oflervate i paffi
Dei figli di Loclin ; fento da lungi
Il trepido rumor della lor tema , 475'
Simile a mar che bolle . Itene , ond' elfi
Non poffano fottrarfi alla mia fpada
Lungo 1' onde del Nord * ; fon baffi i duci
Del-
» Sud y Nord , Eft ^ e Oveft gante Yhier . Chi avrebbe
nella Micologia dei Celti fofpettata tanta erudizione
Danefì erano i nomi di in quefti termini barbari ,
quattro Nani che foftene- che non fono nel Vocabo»
vano la volta del cielo for- lario ? *
mata dal cranio del Gi-
( C X X I I I )
Della ftirpe d' Erina , e molti Eroi
Giaccion fui letto fquallido di morte. 480
Volaro i due campion , come due nubi ,
Negri carri dell' ombre , aliar che vanno
Gli aerei figli a fpaventar la terra.
Fecefi innanzi allor Gaulo, il vivace iì
Figlio di Morni , e fi piantò qual rupe. 485
Splendea 1* afta alle ftelle ; alzò la voce
Pari al fuon di più rivi » O generofo
Delle conche Signor , figlio di guerra ,
Fa che 1 cantor con 1* arpa al fonno alletti
D' Erina i fianchi figli . E tu Fingallo 490
Lafcia per poco ornai pofar fui fianco
La tua fpada di morte, e alle tue fchiere
Permetti di pugnar : noi qui fenz' opra
Stìamci ftruggendo inonorati e lenti ,
34, Poiché tu fol , tu fpezzator di feudi 495
Sei folo , e fol fai tutto , e tutto fei ,
Quando il mattin fu i noftri colli albeggia
Statti in difparte, e le prodezze oflerva
De*
C X X I V )
De* tuoi guerrieri. Di Loclin la prole
Provi di Gaulo la tagliente fpada ; 50Q
Onde me pur cantino i vati, e chiaro
Voli il mio nome ancor: tal fu '1 coflume
Della nobil tua ftirpe , e tale il tuo.
Figlio di Morni , a lui Fingal rifpofe ,
Gioifco alla tua gloria. E ben combatti, 505
Prode garzon , ma ti fìa Tempre a tergo
La lancia mia , per arrecarti aita
Quando fia d' uopo . O voi , la voce alzate ,
Figli del canto , e '1 placido ripofo
Chiamatemi fui ciglio. Io giacerommi 510
Tra i libili del vento: e fé qui preflfo
Aganadeca amabile t' aggiri
Tra i figli di tua terra , o fé t' affidi
Sopra un membo ventofo in fra le folte
Antenne di Loclin, vientene o bella , 35 515
Rallegra i fonni miei , vieni e fa moftra
Del tuo foave rilucente afpetto .
Più d' una voce e più d' un' arpa fciolfe
Ar-
( C X X V )
Armoniofe note . Eflì cantaro
Le gefta di Fingallo, e dell' eccelfa 520
Stirpe di Selma , e nell' amabil canto
Tratto tratto s' udia fonar con lode
Dell' or così diverfo Oflìan il nome .
Oflìan dolente! io già pugnai, già vinfl
Spedo in battaglia : or lagrimofo , e cieco , 525
Squallido, inconfolabile patteggio
Coi piccioli mortali; ove Fingallo,
O padre ove fé' tu? più non ti veggo
Con V eccelfa tua ftirpe ; erran pafeendo
Cervetti, e damme in fu la verde tomba 530»
Del regnator di Selma. O benedetta
L' anima tua , Re delle fpade , altero
Efempio degli Eroi , luce di Cona .
*****
* * * *
OS-
( C X X V I )
OSSERVAZIONI
AL CANTO III.
1. f* Tudiciofamente * dice il Traduttore Inglefe *
VT viene introdotta la ftoria d' Aganadeca, per-
chè grand' ufo ne viert fatto nel reftante del
Poema, e perchè in gran parte ne produce la cata-
ftroie . Contuttociò parmi , che quello Epifodio
avrebbe potuto inferìrfi molto più opportunamente
fui fine del canto dopo la venuta di Fingal ; e che
farebbe {tato meglio in bocca di. Ullino, che di Ca* ,
rilo. Ivi il progrefio dell' azione, e l'interefle di Fin*
gal lo chiamava naturalmente, anzi lo rendea necef-
fario: laddove qui non fembra che un' abbellimento
fenza dilegno, e fenza confeguenza , e la fua fingo-
lar bellezza, perchè non è precifamente a fuo luogo,
non fa tutto l'effetto ch'ella potrebbe. *
1. Quella maniera è frequente nella Poefia Ebraica .'
Sonabunt fluBus eorum quaft aqua multm . Ger. e. 5L
v. 55. fonabtt fuper eum ficut fonitus marìs » If. e. 5.
V. 30. *
3. Quello Snivano doveva eflere uno degli Scaldi Danefi ,
ordine fimiliflìmo a quello dei Bardi Scozzefi » Non
farà difearo agli amatori della Poefia, che io ponga
qui fotto uno fquarcio del Sig. Mailer 5 il quale fa
vedere in qual venerazione fofle queft' arte appreffo
le nazioni credute barbare , ed inlenfibili a quelle
delizie di fpirito. „ La ftoria della Poefia non può
„ citare alcun paefe , che le fia (lato più favorevole
„ della Scandinavia , né alcun fecolo più gloricio . I
„ monumenti fiorici del Nord fono pieni di teftimo- ,
(CXXVI1)
„ nìanze d'onori refi loro dai popoli , e dai Re . I
„ Re di Danimarca, Svezia, Norvegia andavano fem-
„ pre accompagnati da uno 0 più Scaldi . Araldo dà
5, bei capelli nei conviti dava loro il primo pofto tra
„ gli unciali della corte. Molti principi e in guerra e
„ in pace confidavano loro gli ufizj i più importanti .
„ Non fi faceva alcuna fpediiione militare , fenza che
„ vi foflfero prefenti . Aquino Conte di Norvegia ne
„ conduce feco cinque in una famofa battaglia , ove
„ ciafeheduno càntb un' inno per infiammar il corag-
„ gio de' foldati . Le loro Poefie erano ricempenfate
9, coi più magnifici doni . Il rifpetto che fi avea per
„ efli , giungeva a fegno di rimetter loro la pena di
j, qualche delitto , a condizione che domandaflero la
9, loro grazia in verfi ; e^d efitte ancora 1' Ode , colla
„ quale un celebre Poeta , chiamato Egil j fi rifeattò
„ da un'omicidio. Finalmente i Principi, e i Re fi ap-
„ plicavano feriamente a quefV arte , come Ronvaldo
B, Conte delle Orcadi , Regner Lodbrog Re di Dani-
„ marca, ed altri. Un Principe fpefle volte non efpo-
„ nea la fua vita fé non per efTsr lodato dal fuo Scal-
„ do, rimunerator del fno valore. Gli Scaldi cantavano
„ pofeia i loro verfi nei conviti (blenni , e nelle gran-
„ di alìemblee al Tuono del flauto e del liuto . j, Chi
crederebbe che quella forte quella ileiTa nazione, che
feppellì il buon gufto fotto le rovine dell'Italia? *
4. Sembra che le nazioni antiche fianfi accordate nell'
aver una particolar venerazione per il numero tre .
Gli Scandinavi lo rifguardavano come un numero
facro, e particolarmente grato agli Dei. Una fimi-
le opinione doveano aver gli Scozzefi . Offian ne
fa ufo non folo nelle cofe folenni , o di coftume ,
come in quefto luogo ; ma anche nelle più acciden-
tali , e che non dipendono dalla elezione , in cui
per
( CXX Vili )
fer confeguenza la determinazione collante di quello
numero non fembra che poffa aver luogo . Tre giorni
fta prigione un guerriero, nel quarto vien liberato ;
tre giorni una donna piange , nel quarto ottiene il
fuo intento; tre giorni un'altra raffrena il fuo amo-
re, nel quarto vi fi abbandona . Quello farebbe un
bel foggetto per qualche Pitagorico . Io mi conten-
terò di aggiunger queft' offervazione all' altre del
Matanafio a quelle parole della fua celebre Can-
zone : Trois fois frappa . *
5. Che proprietà ! che novità ! che leggiadria inimita-
bile in quella comparazione ! Le parole dell' origi-
nale fono quefte : Erano i fuoi pajjì fimili alla mufi-
ca dei canti. Io ne ho fviluppate le idee, che for-
fè non tutti avrebbero così agevolmente diftinte nell*
efpreffione riftretta, e precifa di Offian. *
6. Ut vidi, ut perii. Virg. Egl. 8. *
7. Il fulmine fi va formando: fcoppierà ben toflo. *
M. La fredda amarezza di quefte parole è più terribile
di qualunque dimoftrazion di furore. Le paffioni de-
terminate prendono un' aria di fedatezza atroce, che
non lafcia luogo alla fperanza . *
0. Ma non fi fa che fia addivenuto di Starno. Il ca-
rattere di coftui, grande nell'atrocità, parea che me-
ritaffe eh' egli non foffe confufo nella folla. *
io. Quello è '1 folo paffo nel Poema eh' abbia qual-
che apparenza di religione . Ma 1' apoftrofe di Cu-
cullino a quello fpirito viene accompagnata da un
dubbio , coficchè non è facile il determinare s' egli
intenda un'Ente fuperiore, ovvero 1' ombre de' mor-
ti guerrieri , i quali in que' tempi credevafi che reg-
geffero le tempefte, e fi trafportaffero da un luogo
all' altro fopra nembi di vento .
Così il Traduttore Inglefe. Noi abbiam per altro ve*
duto
( C X X I X )
Auto di fopra nominarli lo Spirito dei colli, e lo Spi-
rito della tempefta, il che fembra dinotare un certo
fpirito determinato , e d' una natura diverfa dagli
altri, che avene qualche particolar ifpezione . *
1 1. Connai era (iato vivamente punto da Calmar nel
configlio di guerra. Ma l1 animo grande di Connai
non fé ne rammenta, o fi vendica con un tratto^
d' amiciiia, e di politezza. *
12. La ferma ed univerfale credenza, che gli fpiriti
diriggeffero le temoeite,. e la ftrana audacia di Cal-
mar, giuflifica abbaltanza quella avventura dalla tac-
cia d' un mirabile {travagante, e fa che fi rifenta.il
piacer della novità, fenza efTer difguftato dall' inve-
rifimiglianza . Per altro fiffatte novelle fi fpacciano
anche ai giorni noftri dalle perfone del volgo. *
13. Audaces fortuna juvat . Il parlar per fentenze uni-
v.erfali ed afiratte è proprio dei filofofi e degli oziofi
ragionatori. Gli uomini rozzi ed appaffionati fingo-
larizzano, e parlano per fentimenti. Se quella è la
qualità più effenziale del vero linguaggio Poeti-
co, come vuole il Vico, Oflìan è '1 più gran Poeta
d' ogn' altro. Non ve n' ha alcuno più ricco di fen-
timenti, e più fcarfo di fentenze di lui. La prefente
è forfè 1' unica che s' incontri tutte le fue Poefie .
Del refio la fentenza di Calmar fembra affai particolare
in bocca d' un'uomo che per frutto del fuo coraggio
avea riportata una ferita mortale. Bifogna che collui
non computafie tra i pericoli la morte. *
14. I Greci, e i Latini non meno che i Celti riputa-
vano" a gran difgrazia il retar infepolti : ma per di-
verfe ragioni . Quelli per timore di dover andarfene
errando cent' anni innanzi di varcar il Lete; quefti
perchè temea.no che la loro memoria non fi perdeffe,
e che non re Zafferò defraudati della gloria devirta alle
loro azioni. * I 15. La
( C X X X )
15. La vittòria di Fingal è dunque certa. Il Tuo va-
lore maggior d'ogn altro non ammette dubbj. Quello
fentimento è d' un gran pelo, fpezialmente in bocca
d' un' uomo del carattere di Calmar. *
t6. Non fembra molto conveniente che Connal abban-
doni 1' amico in un tal cimento , per compier un'
uiìzio che Carilo folo poteva compier ugualmente
bene, come già fece nel Canto antecedente. Alme-
no dovea feorgerfi in Connal qualche refitìenza. Po-
trebbe dira che quella è una delle folite reticenze dell'
Autore, ma temo che i conofeitori non s' appaghino
molto di quella difefa. *
17. La morte di quell' Eroe non corrifponde molto al-
la nollra afpettazione. Dopo l'alta idea che il Poe-
ta ci avea latta concepire del fuo valore, s'era in
dritto d' attenderne dei prodigi ) e di efigger da lui
un genere di morte alTai meravigliofo, e lìraordinario.
Non occorreva erger tant' alto quello CololTo, s' egli
dovea cadere con sì poco llrepito. Parmi che qui il
gran genio di Oflìan paghi, come tutti gli altri, il
fuo tributo all' umanità. Avvertali per altro che que-
lla è piuttollo una mancanza che un' errore . Non
v' è nulla di più naturale quanto che un guerriero
muoja dalle lue ferite . Ma la nollra immaginazio-
ne (lende le lue pretenfìoni molto innanzi. Quando
il Poeta ha cominciato a folleticarla, ella fi lufinga
che '1 fuo diletto debba andar Tempre crefeendo. Il
dono del Poeta divieti dovere . Quanto più ella è
foddisfatta, tanto pretende di più ; e s' tgli non giun-
ge ad appagarla pienamente , ella quali gli fa mal
grado anche dei diletti antecedenti . Ollian ci ha av-
vezzati ad una certa fquifitezza che ci rende fchiz-
zinofi . In qualche altro Poeta quella mancanza non
fi farebbe riconofeiuta . *
18.
( C X X X I )
j8 iìin vrsVpn
H\<7?37-0f, (Aiyxx* ecc. II. 15. v. 61 8.
Oman è ancora più ibmigliante a Virgilio nel 7. dell'
Eneide v. 587.
Ut pelagl rupes magno veniente fragore ,
Qux fé fé multi s aretini latranti hus undis
Mole tenet ; /copuli nequicquam & fpumea circum
Saxa fremunt, laterique illifa tefundhur alga. *
io. La condotta del Poeta mi fembra in quello luo-
go di così nieravigliofo artifizio, che ben merita i
rifletti di tutte le perfone di gufto. Cuculiato avea
perduta la battaglia* non per mancanza di valor per-
donale, ma per la fcarfezza delle fue truppe. Que-
fta taccia d'inferiorità, benché fenza fua colpa, do-
veva efler infofferibile ad un'Eroe, come Cucullino .
Egli tenta dunque di rifarcir il fuo onore con un col-
po grande, ed ardito. Penfa d'andar folo incontro
all' armata di Svarano ^ non già colla fperanza di
porla in rotta, ma col penfiero di combatter a cor-
po a corpo col fuo nemico* di vincerlo, o di mo-
rire gloriofamente. Ma qual doveva effer Y efito di
quefta battaglia? Se vince Svarano, la gloria di Cu-
cullino reità offufeata, e un' Eroe virtuofo ed ama-
bile è facrificato ad un brutale* Se la vittoria fi di-
chiara per Cucullino, la venuta di Fingal è inutile.
Sembrava inevitabile 1' inciampare in uno di quefti
due fcogli . Offian feppe fcanfarli felicemente ambe-
due con una deprezza che non pub ammirarli ab-
baftanza. Cucullino Ita per azzuffarfi , comparifee Fin-
gai, Svarano vola, pianta Cucullino, e quefti fi tro-
va improvvifamente folo e delufo, fenza poter far
prova di fé, né ottener la confolazion della morte.
Con ciò fi cagiona una gran forprefa in chi afcol-
ta, e fi falvano tutti i riguardi. L' onor del tiion-
I 2 fo
( C X X X I 1 j
fo fopra Svarano fi riferba intatto per Finga!,, Cu-
cullino non perde nulla dal canto della gloria y ed
acquilh infinitamente da quello dell' interefie. In-
fognerebbe eflfer privo di fenti mento per non effer
commoffo infino all' anima dal fuo patetico lamento ,
La vergogna eh' egli ha di prefentarfi innanzi a Fin-
gai, la commilerazione de' fuoi amici morti in bat-
taglia, la deplorazione della Tua fama, il fuo tene-
ro addio alla fpofa lontana formano un nuovo ge-
nere di patetico, un milio di mirabile e compafììo-
nevole che e' intenerire e c'incanta. Infine queft'
Eroe fventurato non potendo forTrir^ il fuo apprefo
difonore va a nafeonderfi in una grotta. Ciò mette
il colmo alla finezza dell'artifizio del Poeta. Que-
lla riioluzione toccante all' diremo grado rimove il
confronto pericolofo fra i due Eroi principali . La
Scena refta vuota perFingal. Cucullino parte, e por-
la feco i noftri. affetti 3. refta Fingal a riempirci la
fpirito. *
20. Il carattere di Fingal è uno de' più perfetti che fia
mai ftato immaginato da verun Poeta, e forfè a
certi riguardi egli è più perfetto d' ogn' altro. La
perfezione morale dei caratteri è diverfa dalla Poe-
tica. Confifie la prima in un'aggregato delle più.' '
belle qualità: la feconda nell'idea airratta ed uni-
verfale d'una qualità o buona, o viziofa applicata
ad un perfonaggio. Quand' io dico che il carattere
di Fingal è perfetto,, intendo non folo di queft' ul-
tima perfezione, ma fpezialmente della prima. Al-
cuni Critici vorrebbero darci a credere che la Poefia
non ammettere quella perfezione morale, e preten-
dono che i caratteri poetici debbano effer così rae-
Icolati d'i contraddizioni, e di difetti, come li veggia-
mo comunemente negli uomini . Quello è un pregia
clizia
( G X X X I I I )
V1Ì7Ì0 e! cui fìamo debitori alia fuperfìÌ7Ìofa adoralo--
toc ù' Omero; poiché avendo egli rapprefentati carat-
teri generalmente viziofi e contraddittorj, i tuoi par-
tigiani hanno fecondo iì (olito, trasformato un luo
difetto in virtù, e n'abilitane una regola. Innanzi d'
entrar nelle perfezioni di Fingal, arrediamoci fu que-
flo punto eh' è uno dei più fondamentali della Pocfr ,
intorno al quale, s'io non m'inganno, c'è mo to d< L'
equivoco-, e del mal' intefo . 11 Gravina , campione
il più agguerrito della fua parte, condanna altamen-
te i Poeti che attribuirono qualità perfette ai 'loro
Eroi, e foli iene che queffa maniera di rapprefentare
non è né itìruttiva, né utile-, né verifìmiie. Se (otto
il nome di perfezione s' intende una rigidità di natu-
ra, che fi rende infenfibile a tutte le pafìioni umane,
accordo anch'io che tali caratteri non fono molto poe-
tici, non tanto perchè non fon verifimili , quanto per-
chè non fono intereflanti. Ma fé la perfezione confitte
nel dirigger le pafTioni al bene affoluto, o relativo, le
obbiezioni del Gravina, e degli altri Critici del fuo par-
tito, mi fembrano poco o nulla fondate.
Non s' apprende nulla, dice il Gravina nella fua Ragion
Poetica, e. 6. da quefti caratteri. L'uomo deve dipin-
gerti qual' egli è, perchè qual egli dovrebbe efTere a
tutti è noto. Io credo tutto all' oppolto, che ad ogn'
uno fia noto qual egli fia , e a pochiflìmi qual' egli do-
vrebbe, e potrebbe effe re . L' efperienza giornaliera ci
fa conofeere ad ogn' iftante, che gli uomini fono co-
munemente intereffati, piccioli, maligni, fìnti, fuper-
bi , e violenti, né v'è infogno che alcun Feeta ce ne
ilkuifca. Per lo contrario, quanti fon quelli eh'. abbia-
no V d'atte idee dei doveri, e molto più che conofeano
ìe delicatezze, e le meraviglie di cui è capace la natura
umana ben difpofta,e beneducata, ed accefa delie no-
I 3 bili
( C X X X I V )
bili idee del bello e del grande? Dira bensì ciafehedu-
no che 1' uomo deve efler giuito, ragionevole , one-
fìo : ma fi Iviluppino qutlti fpeziofi fentimenti : non
fi troverà che un guazzabuglio d' idee confale, inade-
guate, indigelle, lalfe, e contraddittorie. Che le pur
è ntcefiaria un' irruzione particolare per conofeer gli
uomini, quali fono, egli è almen certo eh' ella non
dee ripeterti dalla Poefia. Qttéfta è un' irruzione che
appartiene direttamente alla Storia . 11 Gravina con-
fonde vigilmente i fini di quelle due arti. L'oggetto
della Storia è il vero particolare, quel della Poefia 1'
univei Tale, e metafilico. Quella ci prefenta i fonti puri
ed ineiaufli, e i modelli eterni del vero, quella non ci
moli ra die i rivoli tanaofi,e le copie contraffatte e imper-
fette. Sopra 1' idee archetipe della Poefia noi polliamo
regolar noi (tedi, e giudicar con precifione degli altri ;
laddove da fatti particolari non fi può trarr' altro che
regole inadeguate, egiudizj fondati fopra induzioni in-
complete, e bene ipefib difettive e fallaci. Perciò 1' i-
fìru7:one Poetica è più importmre ,più piena, e fecondo
Aride tele , più filolofica di quella che fi trae dalla Storia.
Ma e' è qualche cofa di più. Il vantaggio che fi propone
la Poefia non confifle in una femplice verità fpeculati-
va. Il fuo gran fine è quello d' interefTare , di muove-
re, e d'eccitare alla virtù. Or come può ella ciò fa-
re, fé non ci prefenta la virtù illefla ne' fuoi ritratti?
L' efempio è il folo Moralifia veramente utile, e la
virtù efpolla ne! fuo lume ed animata è ficura d'incan-
tar gli fpinti , ed attrarre i cuori . Legganfi ora que' Poe-
ti, i quali dipingono 1' uomo, quale egli è, non dirò
come il Gravina, nel vero effer fuo, ma comunemente.
Dunque quella virtù è una chimera, un'ente immag-
ginario,a cui la natura umana non può afpirare: dun-
que o un'uomo non vai più che l' altro ; o i più vizio*
fi
( C X X X V )
fi fono 1' oggetto della maggior ammirazione . Perchè
dunque arroflìrmi s' io raffomiglto a un' Eroe? perchè
affaticarmi dietro un' illufìone ? Ecco il frutto che dee
trarli neceffariamente da quelli efempj. Sono queite le
lezioni, e i ritratti coi quali gli Anfioni e gli Ortei a-
vranno umanizzato il mondo lelvaggio?
Ma i caratteri perfetti fono inveriiìmili. L'umanità non è
vafo capace della perfezione. Queito è un fentir troppo
baiamente della natura umana, e della bellezza della
virtù. Come? Ariitide, Socrate, Catone, Regolo, Bru-
to, Trafea, e tanti altri, fono dunque enti fantaftici.
nati dall' immaginazion dei Poeti? Ma perchè nominar
alcuni particolari? La Storia antica non ci prefenta el-
la negli Spartani l'efempio d'un popolo intero, il qua-
le, fecondo l'energica efpreflìon d'un moderno, fu pof-
feduto per molti fecoli dalla febbre della vinài Che
dunque? faranno caratteri Poetici gli Achilli, e gli A-
leltandri, e non potranno eflerlo i Trajani, e i Marc*
Aurei;, per queito folo difetto d' elTer virtuofì? Qua-
lunque più bafla paiTìone, quando divien dominante ,
aflòrbe tutte le altre, e giunge a farci facrificar la ftef-
fa vita al fuo idolo. E i principi innati di benevolen-
za^ di rettitudine, l'amor del bello, la lufinga d'una
giufta gloria non potranno far lo ItefTo effetto, almeno
in qualità di paffioni ? Non fono dunque chimerici i
caratteri perfetti, ma foltanto rari, ed appunto per que-
llo meritano d'elfer efpolti alla pubblica ammirazione.
Ognuno accorda che il Poeta nelle deferizioni degli og-
getti della natura e dell'arte dee fceglier fempre i più.
pregevoli, fingolari, fìraordinarj, e quando non ne tro-
vi il modello, crearli colla fua fantafia. Non è dunque
una contraddizion manifefta, che nel punto più efTen-
ziale,egli debba cangiar natura, e farla da Storico, rap-
prefentando caratteri difettoù* e volgari? Se così è, a
I 4 che
(CXXXVI)
cric fi ricerca in un Poeta così fquifito giudizio? a che
dar la tortura alio fpirito, per rintracciare o architet-
tar caratteri nobili ed intereiTanti? Gettiamoci ad oc-
chi chiùfi tra la folla del popolo, ed afferriamoci fpen-
fìeratamente al primo che ci fi fa incontro . Si aggiun-
ga un grado di forza al fuo carattere qualunque fiafi,
ed eccolo trasformato in Eroe. Mali dia tutto. L'idea
della perfezione fia una chimera. Egli è per altro cer-
tiiTìmoch' ella fembrapoflfibile,e fpefìò reale. L'amore,
1' amicizia, l'ammirazione non hanno altro per fonda-
mento che quetta immagine apprefa per vera. Ognuno
fecondo i fuoi lumi fi fabbrica in mente un modello di
perfezione, e talor fi lufinga di realizzarlo. Perchè le-
var agli uomini queft' illufione più utile di qualunque
verità? Quetta chimera è fpeziofa, e magnifica all'ul-
timo fegno. Lufinga, corrobora, nobilita, ingrandire
1' animo. Quanti patti noi facciamo verfo di lei, tanti
ci allontaniamo dal vizio, e quanto più fi vagheggierà
dapprefib la fua bellezza, tanto più la deformità del
fuo contrario ci farà orrore. EJì quoàam prodire tenus ,
fi non d.tmr ultra : e chi non fi propone il maffimo , re-
tta al di fotto del medioefe.
Domanda 1' Ab. Conti per giuftifìcar Omero, fé non fia
vero, che un Poeta Epico può giovar ugualmente di-
pingendo il vizio per farlo abborrire, che la virtù per
farla amare. Rifpondo i. che 1' utilta è molto imper-
fetta. L' abbonimento del vizio è il primo patto verfo
la virtù, ma è ancora molto dittante della virtù fletta,
e molti hanno orrore per una fceleraggine ,che non fa-
rebbero capici d un'azion generofa. i. Che le pitture
del vizio per fé ttefle difguttano, e quelle della virtù
allettano, e incantano. Perciò è molto irragionevole che
un Poeta voglia giovar al Lettore imperfettamente, e
con fuo difgutto , potendo congiunger perfettamente
Tu-
e cnxvn )
ì' utile al dilettevole. 3. Finalmente che il vizio non
pub istruire , fé non quando è difapprovato e punito.
Ma il dipinger il vizio con indifferenza, anzi 1' abbek
litio con colori abbaglianti e feducenri ì, il produr ful:
la Scena un periònaggio viziofo protetto dagli Dei, ca-
rico di gloria, e trionfante, quelta è un'arte affai par-
ticolare per farlo abborrire. Con lo fteffo artifizio il
Machiavelli, fecondo alcuni , ha voluto metter in otto-
re i tiranni. Vani raffinamenti della prevenzione che
tenta indarno di eluder la forza del fentimento.
Del rclto quando fi dice che il Poeta dee dipinger carat-
teri perfetti, non s'intende già che debbano tutti effer
tali; ma fo!o che l'Eroe principale, il quale vien prò-
pollo per oggetto d'ammirazione, fu veramente degno
d' efiggerla. Ciò leva ogni fondamento alle obbiezioni
degli avverfarj . Io credo di poter dire con più ragion
del Gravina > che la vera feienza morale fi forma del-
la cognizione di quel che è, e di quel che dovrebbe e
potrebbe effe re . La prima e infegna a fchemiirci dai
vizj de'noflri compagni, e a maneggiar i loro affetti.
La feconda a perfezionar noi fteffì , e a far un retto
giudizio delle cofe e delle perfone. Colla prima fola fi
corre rifehio di divenir viziofo come gli altri , e la fe-
conda ^ci farebbe facilmente ritrofi e fantaftici . Perciò
il Poeta per recar la maffima utilità che può dar la fua
arte, dipinge ugualmente i caratteri perfetti, i viziofi,
e i mifti . L' Eroe principale è il modello che dobbiam
proporci; il viziofo è l'altro effremo,da cui dobbiamo
fuggire, e che col fuo contralto dà efercizio e rifalto
alla virtù: i perfonaggi fubaltemi faranno quei carat-
teri midi, nei quali il lettore fi riconofce,ed apprende
a migliorarfi.
Stabiliti quelli principi fondamentali della vera imitazio-
ne poetica, e fciolti i fofifmi che vorrebbero imporre
al
( CXXXVIII )
al buon fenfo, efaminiano ora la perfezione partico-
lare del carattere di Firtgaj,
La perfezione, o fu 1' Eroi Imo può dividerli in due fpe-
zie, cioè in percezione di natura , e in perfezione di fo-
- cietà. Quella condite nel depurar la natura e fecondar-
la : quota nel caricarla, ed alterarla fpeziofamente.
Quella non ha per tua regola che i fentimenti primi-
tivi della natura, fviluppati e fortificati dalla ragione:
quelta fi riferifee al interna politico, e morale delie fo-
eietà rifpettive. Il cieco punto d' onore, il furor di
conquitta, le avversioni nazionali, lo (pi rito cittadi-
nefeo ecceffivo ed inumano fono tutti Eroifmi di focie-
tà. La fenfibilità regolata, la giultizia, la benevolen-
za univerfale, la generalità, la dolcezza fanno l'Eroe
di natura. L' uno vuol'efTer più che uomo, 1' altro fi
contenta d' efter uomo più perfetto degli altri . L' E-
roifmo di focieta per rapporto alla Poefia ha più dell'
abbagliante e meravigliofo,e produce un'interefle par-
ticolare forfè più forte. L'altro è più toccante, più
ragionevole; e il fuo interefTe è più dolce, più (labile ,
più univerfale. Il primo è vicino agli eccelli, e fonda-
to per lo più fopra un pregiudizio utile a una deter-
minata nazione. Ma i pregiudizi fono varj pretto i va-
rj popoli, e fi diftruggono fucceffivamente Tun l'altro.
La ragione fedotta per qualche tempo, riprende al fine
il fuo impero: il pregiudizio cefTa, o dà luogo a un*
altro: 1' incanto è fciolto, l'interelfe fvanifee ; e quel
eh' era mirabile in un tal fecolo, e appretto quella na-
zione, è Itravagante e ridicolo ad un' altra, o lo di-
venta a quella itefia in un'altro tempo. Ma l'Eroifmo
di natura ha una bellezza indipendente dal capriccio
degli uomini, e i Cuoi dritti fopra il noftro cuore fono
eterni ed immutabili, come la natura fletta, né temo-
no divertita di clima, o vicende d'età. Pure perchè
gli
( CXXXIX )
gli uomini amano d' eflere fcoflì gagliardamente, e la
virtù naturale non è molto follecita d'abbagliare, o di
far rumore, il piìl bel carattere Poetico farebbe quel-
lo., in cui i'Eroifmo di foeietà fi melcolaffe con quel
di natura folo quel tanto che balta per ifpirar a quello
un certo grado d' entufiafmo, che non Tempre in eflò
s' incontra. Tale è precifamente il carattere diFingal,
Il .no gran diitintivo è l'umanità. Dalle opinioni del-
la tocietà egli non ha prefo che V amor della gloria,
ma d' una gloria acquiltata giulìameme per mez/,o d'
imprefe benefiche, non perniziofe e funeite . Benché
iia il più grande di tutti i guerrieri non combatte che
per ditela propria, o dell' innocenza, e cerca di vincer
ancor più colla generofità, che con V armi. Ev gran.,
de, non Urano, forte, non duro, fenfibi l'Aimo lenza
cfler debole : amantiflimo de' luoi , cortetìlìimo verfo
gli clìranj, amico difinterelTato, nemico generofo e cle-
mente. Compaifiona gl'infelici, e fente i mali dell'u-
manità, ma non cede, e fi confola col fentimento del-
la iua virtù, e coli' idea della- g'oria. Io non lo fé Fin-
tai fia veramente padre di Oiììan , o figlio della fua
tantafia. Ex credibile che la natura e '1 poeta abbiano
gareggiato in formarlo. Comunque fiali, un tal carat-
tere è glorioio all' umanità, e allaPoefia. Omero è un
gran Ritrattata. Le fue copie fono eccellenti, ma gli
originali erano irregolari, groftolani , e difgurtofi : pe-
rò lenza far torto alla fiia vera abilità, il confron-
tar i caratteri degli Eroi d' Omero con quelli di Of-
fian . e Ipezialmente con Fingal , è lo iteflb che para-
gonar le figure de' Pagodi Chinefi col Canone di Po*
licleto. *
21. Ecco il primo tratto dell' umanità di Fingal. Vede
il fuo nemico, ma non lo riconolce per tale: non feor-
ge in lui che il fratello della lua amata; e la tenerez-
( C X L )
sa che Svarano avea m»ftrata per la forella, gli fa di*
menticare la di lui feroce natura . *
22. Parrà torte ad alcuni che quella tenerezza di Svara-
no mal s' accordi col fuo felvaggio carattere. Ma l'af-
fetto domeltico non è mai più forte che nello (tato pri-
mitivo di focietà. I Selvaggi Americani, crudelitììmt
contro i nemici , hanno pei lor congiunti un traiporto
forprcndente. E quanto alle lagrime, la forza d'un ca-
ratter felvaggio non confitte nel fuperar le pafiìoni ,
ma nel fentirle con efirema veemenza, ed abbandosar-
vifi. Le lagrime nel dolore fono tanto naturali ad un
uomo di tal fatta, quanto i ruggiti nello fdegno. *
23» OòJs SaXaavjif -4Ufj.x 70101 (Zoxa. ttotI ^i-pc-ov . . .
Qutì 7?vf>og tÓxo( yt irorl fipó/xog cci9ou.tvoio ...i.
Olir' avì/JLOg 70<jvov yt worl tyuaiv Ù4<xó/xe/c-<v
H'ttuh ■ IL 14. v. 394. *
24. V è qualche fomiglianza con quello della Scrittura:
Montes fluxerunt a jack domini . Lib. de' Giud. e. 5*
25. Otfian non è folo Poeta, ma uno dei principali atto-
ri del fuo toggetto. Ciò mette nelle fue narrazioni un
calore ed un' intereflfe,che non può trovarfi nell'Opere
degli altri Poeti, per quanto eccellenti effi fieno. Al-
la deferizione delle fue prodezze giovanili egli fa tem-
pre fuccedere la commiferazione dell' infelice fiato del-
la fua vecchiezza : e quello contrailo patetico fa un
mallìmo effetto. *
26. Mtfifli tram tuam qux devoravit ecs Jìciit ftìpnlam ,
Efodo. e. 15. v. 17. *
27. La deferizione di quella battaglia è molto più breve
delle antecedenti. Svarano, e Cucullino erano pari in
valore , perciò la vittoria dovea difputarfi più a lungo.
Ma Fingal era fuperiore al paragone. La brevità della
deferizione moftra la maggior facilità della vittoria . *
28.
(CXLI)
2 8 TiQ-flTTOTig t[VTi ViSpOl . II. 4. V. 2$. *
20. Quella convenzione è molto ben collocata e toccan-
te . Ella fpira virtù ed amor domeliico. Olcar è un
giovine amabile, pieno di tenerezza per il padre, t d*
entuliafmo per 1' avo, che arde di delìderio di renderli
degno d' entrambi. Fingal li compiace della Tua gene-
rala indole, e gli dà le lezioni del veroEroifmo . Che
bel (oggetto per un quadro! Fingal in mezzo appog-
giato iullo feudo in atto d" ammaellrar il nipote: i
Cantori llan con le mani fofpefe full' arpa per afcol-
tarlo. Gli altri Eroi fìedono per ordine con diverfi at-
teggiamenti d' ammirazione, più fedata nei guerrieri
provetti, nei giovani più vivace. Gaulo in difparte,
penfo(o,ed alquanto torbido. Ofcar in piedi dirimpet-
to a Fingal, pendente dalla fua bocca, con la gioja
e '1 trafporto dipinto fui volto : ed OlTian tra 1! uno
e F altro con la lagrima all'occhio, e divifo tra l'am-
mirazione del padre, e la tenera compiacenza pel fi-
glio. *
30. Fingal era figlio di Cornai . F cofa degna d' oflferva-
zione, che Fingal il quale fa fempre 1' Elogio di Trem-
mor, e di Tratal , fuoi progenitori, non fa mai alcu-
na menzion di fuo padre. Parmi che la fpiegaiione fia
quella. Da qualche luogo di quelli Poemi apparifee,
che Cornai folle un guerriero fòverchiamente feroce.
Ciò balia perchè V umanità di Fingal non polla mol-
to compiacerli della gloria paterna. Egli ricopre il no-
me del padre in un filenzio, ch'equivale ad una rifpet-
tofa condanna . *
31. Parrebbe che Fingal avelie propoli?, quella fua impre-
fa giovanile, come un' efempio da imitarli: ma da que-
lle parole fembra piuftolio eh' egli non fé ne compiac-
cia gran fatto. Non fi feorge per altro chiaram nte
lòtto qual villa egli difapprovi la fua condotta. Forfè
( C X L I I )
gli femore r a imprudente la fua foverchia fiducia, per
cui egli non permife che la donzella fi nafeondeffe irt.
qualche grotta, e trafeurò le cautele per afficurarla. *
32. Felice l'univerfo, (e tutti i gran Capitani follerò Ita-
ti alla fcuola di Offun ! Omero era il Poeta d'Aleffan»
dro, e sfortunatamente furono più gli Aleflarùri , che
i Fingal. *
33; Gaulo era capo d* una Tribù, che per lungo tempo
difputò la preminenza allo ftelfo Fingal . Fu quella fi-
nalmente ridotta all'ubbidienza, e Gaulo di nerico
eh* egli era, divenne il maggior amico, e '1 più grand'
Eroe che aveffe Fingal . Il Tuo carattere fomiglia al-
quanto a quello d' Ajace nell'Iliade) cioè d'un guerrie-
ro che avea più forza che condotta.
Io aggiungerò a quefte parole del Traduttore Inglefe , che
il carattere di Gaulo ha qualche cofa di viziofo. Il fuo
entufufmo di gloria non è interamente puro. Il fuo
coraggio s' accorta alla profunzione. Par eh' ei voglia
gareggiar di gloria con Fingal. Con quefla tinta cari-
cata Offian diverfifica quello carattere dagli altri di
fimil genere, fa fpiccar maggiormente la generalità e
la politezza di Fingal, ed eccita grande afpettazione
per la battaglia feguente. *
34. Si pub lodare con più finezza? Quello è un panegi-
rico in aria di lamento. *
35. Il Poeta ci prepara al fogno di Fingal nel Canto fe-
guente.
Veggafi, fé quefto non farebbe flato il luogo opportuno
per l'Epifodio d'Aganadeca. *
* * *
* *
CAN-
( C X L I I I )
CANTO IV.
ARGOMEÌST TO.
T7* Sfendo V anione dèi P verna fofpefa dalla notte ,
OJJlan coglie quefl1 opportunità per riferire le
fue proprie anioni al lago di Lego , ed i [noi amori
con Evirallina , madre di Ofcar , morta qualche tem-
po invanii la fpedi^ione di Fingal nelf Irlanda i V
ombra dP Evirai Una, gli appari f ce , e gli dice che
Ofcar , fpedìto fui far della notte ad ojfervar il ne-
mico , era alle mani con un corpo ' di truppe avan-
zate , e quafi vicino a reflar vinto . Ojjìan accorre
in foccorfo di fuo figlio , e fi dà V avvifo a Fin-
gai , che Svarano sy avvicinava . Il Re *' alza ì
chiama a raccolta la fua armata , e ficcome avea
prvmejfo la notte antecedente , ne dà il comando a
Canio , figlio di Morni , mentr' egli dopo aver rac-
comandato a' fuoi figli di diportarfi valorofamente ,
e di fojìenere i fuoi alleati , fi ritira fopra un colle ,
donde feorgeva tutto il combattimento . La mifchia
s* at-
( C X L I V )
i' attacca £ il Poeta celebra le prodezze di Ofcar ,
Ma mentre quejli unito al padre vince in un1 ala ,
Gaulo ajfalito da Svarano in perfona era fui punti?
di ritirarji nelP altra . Fingal invia Ullino fuo Bar-
do ad incoraggiarlo con una Cannone militare :
ciò nul loft ante S varano rimari fuperior.e / e Gaulo,
lyefercito de' Caledonj fono cojlretti a cedere. Ftngal
feendendo dalla collina riordina le fue genti. S vara-
no defìfie dall' inseguirle ,* s1 impadronifee d? una e-
minen^a , riordina le file , ed attende che Fingal
s" accojli . Il Re dopo aver animati i faldati dà gli
ordini neceffarj , e rinnova il combattimento . CucuU
lino il quale infieme con /' amico Connal , e con Ca-
rilo s' era ritirato nella grotta di Tura , udendo il
romore , fale full a cima del monte , che dominava il
campo di battaglia , ove vede Fingal , eh'' era alle
prefe col nemico . Cucullmo , ejfendogli impedito di
andare a raggiunger Fingal eh' era per ottenere una \
compiuta vittoria , manda Carilo a congratularfi con
quejV Eroe del fuo buon fucceffo .
CAN-
(CXLV)
CANTO IV.
c
H I dal monte ne vlen pari al pìovofo *■
Ateo del Lena? La donzella è quefta
Dalla voce d1 amor; la bella figlia *
Del buon Tofcar , dalle tornite braccia.
Speflb udifli il mio canto, e ipefib hai fparfé 5
Lagrime di beltà: vieni alle pugne
Del popol tuo? vieni ad udir 1* imprefe
Del tuo diletto Ofcarre? E quando mai
Cederanno i miei pianti in riva al Cona?
Tutta la mia fiorita e verde etsde ic
Pafsò tra le battaglie , ed or triftèzza
K I
le . Eila eonfervava un'
amore affai tenero e vivo
per Ofcar fuo Spofo , e
dopo la morte di effo , (i
compiaceva affaiflìmo del-
la compagnia del buon
vecchio Olfian . Molte
Poefie dx Oflìan fono in-
dirizzate a quella bella e
tenera Spofa ,
a Quefto Canto può fupporlì
che incominci dopo la me-
tà della terza notte -
b Malvina , Spofa di Ofcar ,
figlio di Offian . Siccome
quefto Canto contiene in
gran parte le prodezze di
quefto giovine Eroe ; cosi
il Poeta con molta natu-
ralezza introduce Malvi-
na che viene per afcoltar-
( C X L V ì )
I cadenti anni miei turba ed ofeura.
Vezzofa figlia dalla man di neve ,
Non ero io già cosi dolente e cieco,
Sì fbfco , abbandonato allor non ero, 15
Quando m' amò la vaga Evirallina, *
Evirallina, dì Corman poffente
Dolce amor, bruna il crin , candida il petto.
Mille Eroi ne fur vaghi, e a mille Eroi *
Ella niegò '1 fuo core: eran negletti 20
I figli dell' acciar , perch' Offian folo
Grazia trovò dinanzi agli occhi fuoi .
Alle nere del Lego onde n' andai
Per ottener la vaga fpofa . Avea
Dodecì meco valorofi figli 3 25
Dell' acquofa Àlbion : giungemmo a Brano ,
Amico dei ftranieri . E donde , ei difTe ,
Son queft' arme d' acciar? facil conquifta
Non è la bella vergine che tutti
Spregiò d' Erina gli occhi* azzurri duci.' 30
Be-
« Figlia di Erano , Signore Irlandefe .
( e x l V i r )
Benedetto lii tu fangue verace
Del gran tingallo! avventurata fpofa
Ben' è colei che del tuo cor fai degna *
Follerò in mia balia dodeci figlie
D'alta beltà , che tua fora la fcelta , 35
O figlio della fama . Allora aperte
La ftanza della vergine romita
D' Evirallina ; a quell'amabil villa
Dentro i petti d' acciar corfe a noi zuitì
Subita gìoja , e ci forrife al core „ 4*
Ma fopra noi fui colle il maefìofo
Cormano apparve , ed un drap^el de' fuor
Traea pronto alla pugna . Otto i campioni
Eran del duce , e fiammeggiava il prato
Del fulgor di lor arme. Eravi Cola, 45
Durra dalle ferite eravi , e Tago ,
E '1 pofìfente Tolcarre , e '1 trionfante
Freftallo , e Dairo armifonante , e Dafa
Rocca di guerra . Scintillava il brando
Di Corman nella deftra , e del guerriero 50
K 2 Len-
( C X L V I I I )
Lento volgeafi e graziofo il guardo »
D' Offian pur osto erano i Duci ; Ullina
Figlio di guerra tempeftofo, e Mullo
Dai generofv fatti ,. ed il leggiadro
Selaca , e Oglano,. e V iracondo Cerda , jj
E di Dumarican l'irto -vellute
Ciglia di morte. Ove te lafcio Ggarre ^
Sì rinomato fugli Arvenj colli?
Ooar fi rifeontrò tetta con tetta,
D
Col forte Dala : era il conflitto un turbo 60
Sollevator della marina fpunaa..
Ben del pugnale rammentoffi Ogarre,
Arme ad elfo gradita,, egli di Dala
Nove fiate lo piantò nel fianco .-
Cangiò faccia la pugna-: io fullo feudo 65
Del poffente Corman ruppi tre volte
La mia lancia, ei la fua . Laflb , infelice *
Giovinetto d' amore ! io V afferrai
Gagliardamente , e lo crollai pei crini
Ben cinque volte , e gli recifi il capo : 5 J
Cad*
(CXLiX)
Cadde il tronco fa'nguigno ; i ftioì fuggirò v
Oh chi ra' avene allor detto , chi detto
M' avefTe allor, vaga donzella, eh' io
Egro, fpoflfato, abbandonato, e cieco
-, Trarfei la vita, aria coftui dovuto 7$
XJsbergo aver ben d' infrangibil tempra,
Petto di fcoglio, e impareggiabii braccio-.
*Ma già del Lena fu la piaggia ofeur-a
A poco a poco s' acchetò la voce
Dell' arpe, e dei cantor. Buffava lì vènto 8©
Vario - firidente , e m'ondeggiava intorno
L' antica quercia con tremanti foglie .
Erano i miei penfier d' Evirallìna ■,
D' Evirallìna mia , quand' ella in tutta
La luce di beltade , e cogli azzurri S 5
Occhi pregni di lagrime, m' apparve
Sopra il (ao nembo, e in fioca voce, ah forgi,
k 3 or-
ti Il Poeta ritorna al fuo alberi fcuotono le foglie 5
foggetto . Dalla feena qui e i venti fono incoranti :
deferitta , fembra che 1' circoftanxe proprie di quel-
azion del Poema pofla fif- la {ragione .
fard all' autunno * Gli
(CL)
Offian , mi diffe , il figlio mio difendi ,,
Saldami Ofcar : preflfo. la roflTa quercia
Del rufcello di Luba egli combatte 90
Coi figli di Loclin : diflfe , e s' afcofe
Nella iua nube * Io mi veftii 1' usbergo »
M* appoggiai fulla lancia % ufcii fonante
D' arme il petto, e le terga : a cantar preti ,
Qiial folea ne' perigli, i canti antichi 95
De' valorofi Eroi .. Loclin m' intele S
Come tuono lontano ; efla faggio ;
Infeguilla mio figlio .. Io pur da lungi
Lo richiamai :. figlio , difs' io ,, deh. riedi
Riedi fui Lena , ancor eh' io ftiati appreffo 5 1 00.
E ceffa d' infeguirli .. Egli kn venne ,
Ed agli orecchi miei giimfe giocondo
Il fuon dell' armi fue ■.. Perchè, difs' egli, 6
M' arreitafti la delira? avrìa ben torto
Morte d'intorno ricoperto il tutto, 105
Che ofeuri formidabili Fillano
E'1 figlio tuo ferft ai nemici incontro «
Né
(GLI)
Né già fenza Ior danno efii afpettaro
I due fpaventi della notte : alquanti
Le noftre fpade n' abbatter. Ma come i
Spingono i negri venti onda dopo onda 7
Colà di Mora fu le. bianche arene ,,
Tal 1' un 1' altro incalzandoli i nemici
Inondano fui Lena : ombre notturne
Stridon da lungi , ed aggirarfi io vidi i
Le meteore di morte : il Re di Selma
Corrafi a rifvegliar, P eccelfo Eroe
Sfidator di perigli, il Sol raggiante
Diflìpator di bellicofi nembi..
Erafi appunto allor da. un fogno detta 3
Fingallo, e fullo feudo erto fi flava,
Lo feudo di Tremmor, famofo arnefe
De' padri fuoi : nel fuo ripofo avea
Veduta il padre mio la metta forma.
D' Aganadeca ; ella venia dal mare* i
E fola e lenta fi movea fui Lena*
Eaccia avea ella pallida qual nebbia,,
K 4 Guan-
(C LI l)
Guancia folca di lagrime : piti volte
Tratte ì' azzurra man fuor delle vefti ,
Vefti ordite di nubi, e la diftefe 130
Accennando a Fingallo, e volfe altrove
I taciturni fguardi» E perchè piangi
Figlia di Starno? domandò Fingali©
Con un fofpiro : a che pallida e muta
BdV ofpite dei nembi? ella ad un tratto 135
Sparve col vento , e lo lafciò penfofo . 8
Piangeva il popol fuo , che fotto il brando
Del Re di Selma, era a cader vicino.
V Eroe fvegliofli , e pieni ancor di quella 9
Avea gli occhi e la mente. Ode apprenarfi 140
D' Oicarre i paffi , e n' adocchiò lo feudo ,
Che incominciava un deboletto raggio
Via via d' Ullina a tremolar full' onde.
Che fa '1 nemico fra i terrori involto?
Richiefe il Re, fugge fui mare, o attende 145
La novella battaglia? A che tei chiedo?
Non odo io già la voce lor che fuona
Sul
( C L I I ì)
Sul vento del mattin? Vattene Ofcarrè ,' '
Defra gli amici. 11 Re s' alzò, pìantoflì
PrefTo il laffò <li Luba , e in tuon tremendo I0 i 50
Ben tre volte rugghiò : balzaro i cervi
Dalle fonti di Cromia , e tremar tutre
Le rupi e i monti. Come cento alpeftri **
Rivi sboccando con mugghianti fpume
Si confondon tra lor, come più nubi 155
S' ammaffano in tempefta , e alla ferena
Faccia del eie! fan velo , in cotal guifa
Si ragunaro del deferto i figli
Del lor Signore alla terribii voce t
Terribile ai nemici , a' fuoi guerrieri 160
Grata e gioconda , perchè fpeflb ei feco
Li condufle alla pugna , e dalla pugna
Carchi tornar di gloriofe fpbglie ;
Su fu , difs' egli 5 alla zuffa , alla morte
ff Figli della tempefta : a rifguardarvi 1Ó5
Starafli il voftro Re . Sopra quel colle
* Cioè alitatoti ài '.notiti l'oggetti a temperi . *
( C L I V )
Balenerà 1. mio brando , e farà feudo*
Del popol mioj ma non avvenga, amici, I3
Che n' abbiate mai d' uopo , or che di. Morni.
Per me combatte il valoroio figlio * 179
Egli fia voftro duce , onde il luo nome
Sorger poffa nel canto . O voi feertdete
Ombre de' morti duci , ombre dei nembi
Correggitrici , i miei guerrier cadenti
Accogliete cortefi , e i voftri colli. 175
Sien lor d' albergo :. oh poflfan quei fu P ale
Del nembo rapidi(Timo> del Lena
Per 1' aereo fender varcar fublimi
I flutti de' miei mari, e al mio ripofo
Cheti venirne, ed allegrar fovente 189
Con la piacevol villa, i fogni miei >.
Fillano , Ofcarre dalla bruna chioma, I?
E tu Rino gentil , fate o miei figli ,
D' effer forti in battaglia : i vofìri fguardi
Stien fìfi in Gaulo , ond' emularne i fatti. 185
Brando a brando non ceda , q braccio a braccio ;
Si
( C L V )
Si gareggi in valor :. del padre voftro
Proteggete gli amici , e ftienvi, in mente
Gli antichi duci.. Se cader fui Lena
Doverle ancor, non, paventate o. figli A 190
Vi rivedrò : di cava nube in feno
Le noftre fredde e pallid' ombre in. breve
S.' incontreranno , o. figli , e andrem volando-
Spirti indivifi a ragionar fui Cona ^
Simile a nube tempeftofa , orlata 195
Di rofifeggiante folgore del cielo.
Che in Occidente dal mattin s'avanza 5
34ll Re s'allontanò.. Funefto vampo
Efce dall' armi, fue -, nella man forte;
Crolla due lanciej la canuta chioma 20 a
Giù cade al vento; tre. cantor vari dietro
Al figlio della fama , a portar pronti
I fuoi cenni agli Eroi : full' erto fianco
Di Cromia ei fi posò , volgendo a. cerchio
II balen dell' acciar. Lieti alla pugna 205
Movemmo intanto. Sfavillò sul volto rS
D1
( C L V I )
TP Ofcaf la gioja ; vivida vermiglia
Era la guancia fua , fpargono gli occhi
Lagrime di piacer; raggio di foco
Sembra la fpada nella delira: ei venne 2. io
E con gentil forrifo in cotai detti
Ad Onìan favellò : Sir delle pugne ,
Afcolta il figlio tuo : feoftati , o padre >
Segui V Eroe di Selma , e la tua fama
Lafciala intera a me . Ma s' io qui cado , fe i 3
Rammentati , o Signor -, quel fen di neve >
Quel graziofo folitario raggio
Dell' amor mio , la tenera Malvina
Dalla candida man . Panni vederla
Curva fui rivo rifguardar dal monte 2 lo
Con la guancia infocata , e i l'ifci crini
Sferzante il fen , che per Ofcàr fofpi'ra .
Tu la conforta , e dì eh' io fon già fatto
Dei venti albergato!- , che ad incontrarmi
.Venga , mentr' io pe' colli miei fui nembo 225
M' affretto a rivederla . Ofcar > che dici ?
A
( C L V I I )
A me piuttofto , a me la tomba inalza . i&
No , non cedo Ja pugna : il braccio mio
Più fanguinofo e più di guerra efperto
Tutte di gloria t' aprirà le ftrade . 230
Ma ben tu figliuol mio > s' avvien eh' io caggia ,
Quella fpada , queft' arco , e quefto corno
Rammenta di riporre entro V angufta
Scura magion ; fa che una bigia pietra
L'additi al pafifeggiero: alla tua cura 235
Alcun amor non accomando, o figlio,
Che più non è la vaga Evirallina ,
La madre tua J7 . Cosi parlammo, e intanto
Crebbe fui vento, e più e più gonfloffi
L1 alta voce di Gaulo ; ei la paterna Z40
Spada rotando con furor fi fpinfe
Alla ftrage, alla morte. Appunto come
Candido - gorgogliante onda colmeggia ,
E fcoglio affale , e come fcoglio immoto
L' orrid' urto foftien ;; così i guerrieri 2^5
AfTalir, refiftéro.^ acciai fi frange lS
Con»
( C L V I I I )
Contro acciaro , uom contr' uom , Tuonano feudi ,
Cadono Eroi . Quai cento braccia e cento
Della fornace fui rovente figlio ,
Così s' alzano, piombano, martellano 250
Le loro fpade : orrido in Arven turbo l9
Gaulo raffembra, in fui fuo brando fiede
Diftruzion d' Eroi ; parea Svarano
Foco devaftator . Come pofs' io
Dar tanti nomi, e tante morti al canto? "255
D' Oflìan pur anco fiammeggiò la fpeda
Nel fanguigno conflitto : e tu pur anco
Terribil folli , Ofcarre , o de' miei figli
Il maggiore , il miglior . Nel fuo fegreto
Gioiami il cor , quand' io feorgea '1 tuo brando 2 60
Arder fui petto dei nemici ancifi ■.
Elfi fuggirò sbaragliati , e noi
Infeguimmo , uccidemmo : e come pietre
Van faltellon di balza in balza , o come
Scuri di quercia in quercia in, bofeo annofo 2^5
Erran colpi alternando, o come tuono
Di
( C L I X )
Di rupe in rupe fi rimbalza in rotti
Spaventofi rimbombi; in cotal guifa
Colpo a colpo fuccede, e morte a morte
Dalla fpada d' Ofcarre , e dalla mia. 270
Ma già Svaran Gaulo circonda , e freme
Qual corsia d' Iniftor . Fingallo il vede ,
Vedelo , e già già s' alza , e già già i' afta 2°
Solleva . Ullin > va mio cantore , ei difle ,
Vattene a Gaulo, e gli rammenta 1 fatti 275
De' padri fuoi , la difuguaì contefa
Col tuo canto foftien : ravviva il canto
E rinfranca gli Eroi . Mofìefi Ullino ,
Venne a Gaulo dinanzi , e '1 canto fciolfe
Ir.fìammator dei generofi cori. 2 So
Combatti combatti, 2I
Diftruggì , abbatti ,
Figlio del Sir dei rapidi deftrieri ,
Fior de' guerrieri .
Pugna, pugna o braccio forte 285
In fatica afpra ed eitrema,
Sir
( C L X )
Sir d' acute arme di morte ,
Duro cor che mai non trema.
Figlio di guerra y
Atterra > atterra > 290
Fa che più candida.
Vela non tremoli
Sull' onde d' Iniftor.
Alza feudo orrendo qual nembo ,"
Che di morte ha gravido il grembo j 295
Il tuo brando baleni rotando
Qual fanguigno notturno vapor.
Il tuo braccio fia tuono fui campo-,
Sia 1' occhio di lampo ,
Di fcoglio fia '1 cor» $00
Combatti combatti ,
Diftrugoi abbatti -
Figlio del Sir dei rapidi deftrieri ,
Doma gli alteri .
Gaulo avvampa a tal note; il cor gli balza, 305
e >
E fo-
( C L X I )
22 E foverchia il garzon : fende in due partì
Lo feudo a Gaulo -y del deferto i figli
Sbigottiti fuggirò . Allor Fingallo
Nella poffanza fua forfè, e tre volte 23 310
La voce follevò. Cromia rifpofe
Al forte tuono ; s' arreftaro a un punto 24.
Del deferto i guerrier ; piegaro a terra
L'infocate lor faccie , e a quella voce
Di fé ftefli arroflìro . Egli fen venne 3 1 5
Come in giorno del Sol piovofa nube
Move fui colle tenebrofa e lenta :
Stan muti i campi ad afpettar la pioggia .
Vide Svaran da lungi il formidato
Signor di Selma, ed arreftoffi a mezzo 3 2 a
Del corfo fuo . Fofche aggrottò le ciglia ,
Alla lancia s' attenne , e i roflfeggianti
Occhi intorno rivolfe . Ei muto e grande ,
Quercia parea fopra il rufcel di Luba,
Cui già rapida folgore del cielo 325
Lafciò brulla di foglie , e incotta i rami ;
L Quel-
(CLXII)
Quella pende fui rio , libila il mufeo .
Tal fi flava S varano : ei lento lento
Si ritirò fopra il ciglion del Lena,
L'accerchiano i fuoi mille, e fopra il colle 330
S'addenfa il bujo dell' orribil zuffa .
Ma in mezzo al popol fuo fplendea qual raggio
Fingallo, e tutti intorno a lui feftofi
S' accolgono i fuoi Duci . Alza la voce
Del fuo poter. Su fu miei fidi, ergete 335
Tutti i ftendardi miei : fpieghinfi al vento
Sulla piaggia del Lena , e vibrili come
Fiamme fu cento colli : elfi ondeggiando
S'odano all'aure fibilar d'Erina,
E guerriera armonia fpirinci in petto. 340
° Quia qua, figli, compagni: al voflro Duce
Fatevi appreffb, e della fua poffanza
Le parole afcoltate. O Gaulo , invitto 2S
Braccio di morte , o generofo Ofcarre
Dai
<* I ' Originale ; Tìgli di mugghiami rrfceUi , eh fcatttrifcoiw da'
mille colli . *
( C L X I I I )
Dai futuri conflitti , o delle bade
Fiolio Conallo », o bruno il crin Dcrmino *
O tu Re della fama , Offian , dei canti
Alto Signor, voi le veftigia e '1 corfo
Seguite o figli del paterno braccio ,
Imitatelo, o prodi. Alzammo il raggio c 350
Solar della battaglia , il luminofo
Regio ftendardo, e lo feguian volando
Gli fpirti noftri . Sventolava altero
Quello per l'aere, ori -lucente, e tutto
Gemmi -diftinto, qual la vafta azzurra 353
Stellata conca del notturno cielo .
Avea pur ciafeun Duce il fuo veffillo ,
Ciafcun veffillo i fuoi guerrier. Mirate
a Qiiefto non è i' amico di
Cucullino , ma un' altro
tolato Ofcar
Voi. 2.
Dif-
Derivino
guerriero Scozzefe -, e for- e Lo Stendardo di Fingal
fé lo fteffo , di cui fi leg-
ge la fventurata morte
nel Poema di Carric-tura .
Voi. 2. *
b Forfè il figlio di Diarano .
Vedi la ftrana morte di
quefV Eroe nel Poemetto
fuppofto di Oflian , inti-
diftinguevafi col nome di
Raggio Solare , probabil-
mente dallo fplendor che
mandava , per effer coper-
to d' oro . Inalzar il rag-
gio Solare nelle antiche Poe-
fie fignifica il dar princi-
pio alla battaglia .
( C L X I V )
Difle il Prence ofpital ; mirate come
Loclin fui Lena fi divide e parte. 360.
Stanno i nemici fomiglianti a rotte
Nubi fui colle , o a mezzo arfo e sfrondato
Bofco di quercie , quando il ciel trafpare
Fra ramo e ramo, ed il vapor trafvola .
2^ Amici di Fingal , ciafeun di voi 36*
Scelga una banda di color che ftanno
Minacciofi laflfufo , e non fi lafci
Che alcun nemico dei fonanti bofehi
Siili' onde d' Iniftor ricovri e fugga .
E ben, Gaulo gridò, miei fieno i fette 370
Duci del Lano : d'Iniflorre il fofeo
Sovrano , Ofcar gridò , vengane al brando
Del figlio d' Offian: venga af mio, foggiunfe
Conallo , alma d'acciaro, il bellicofo
Sir d' Inifcona . O '1 Re di Muda , od io 375
Oggi per certo dòrmirera fotterra ,
DifTe Dermino . Offian , bendi' or sì fiacco ,
E sì dolente, di Tcrman s' elette
L' a<
( C L X V )
U atroce Re : non tornerò , gridai ,
Senza il fuo feudo. O generofi , o forti, jSo
DiiTe Fingal col fuo fereno iouardo ,
Sia vittoria con voi . Tu Re dell' onde ,
Svaran , la fcelta di Fingal tu fei .
Diffe i e quai cento varj venti in cento
Diverfe valli a imperverfar fen vanno, 385
Così divili noi movemmo , e Cromia
Scofìefi , e n' eccheggiò » Cotante morti
Chi può narrar? bella di Tofcar figlia,
Le noftre delire eran di fangue , e folte
Cadder le fquadre di Loclin , quai ripe 390
Traportate dal Cona: alle noftr' armi 27
Tenne dietro vittoria: ognun dei Duci
La promelTa adempiè . Speflb , o Donzella ,
Sederli in riva al mormorio del Brano ,
Mentre dolce crefeeva il morbidetto 39 5
Tuo bianco fen , quai candidifiìma ala
Di lifeio cigno, che foave e lento
Veleggia per la liquida laguna,
L 3 EH
( C L X V I )
E '1 vago veleggiar l' aura feconda .
Speflb, o bella fedefìi , e fpefio hai vifto 400
Dietro una nube rimpiattarli il Sole
Lento, infocato, e notte rammaflfarfi
D' intorno al monte , e '1 variabil vento
Romoreggiar per le riftrette valli .
^8 Cade alfin pioggia grandinofa : il tuono 405
Rotola, ulula, il fulmine feofeende
Gli erti dirupi; fu focofi raggi
Van cavalcando orridi fpettri ; e in baffo
Rovefciafi precipitofa e torba
V urlante poflfa de' torrenti alpini .. 410
Tal della pugna era il fragor. Malvina ~P
Perchè piangi, perchè? piangan piuttofto
Le figlie di Loclin che n'han ben donde.
Cadde di lor contrada il popol , cadde ,
Perchè di fangue fi pafeeano i brandi 415
Della fìirpe de' miei . Laffo ! infelice !
Qual fui! qual fono! abbandonato e cieco
Non più compagno degli Eroi paffeggio,
Pili
( C L X V I I )
Piìi quell'Odiati non fono. A me, donzella,
Quelle lagrime a me, ch'io con quefl;' occhi 420
Di tutti i cari miei vidi le tombe.
Nella confufa mifchia il Re trafiflfe
Ignoto Eroe * Quei la canuta chioma
Per la polve traendo , i languid' occhi
Ver lui folleva* Il ravvisò Fingallo , 425
Ed ahi % gridò, tu di mia man cadefti
D'Aganadeca amico? io pur ti vidi 3°
Gli occhi molli di lagrime alla morte
Dell'amata donzella entro le ftanze
Di quel padre crudel : tu de' nemici 430
Dell' amor mio forti nemico , ed ora
Cadi per la mia mano? Ullin , la tomba
Ergi all' eftinto , ed il luo nome aggiungi
D'Aganadeca alla canzon dolente
Addio donzella dell' Arvenie valli 43$
Abitatrice, a quello cor sì cara «
Giunfe all'orecchio a Cucullin nel cupo
Speco di Cromia lo fcompiglio , e *1 tuono
L 4 Della
( e l x v 1 1 1 )
Della turbata pugna : a fé Conalio
E Carilo chiamò . L' udirò i Duci , 44°
Prefero V afte : ei della grotta ufcfo ,
E a mirar s' affacciò : veder gli parve
Faccia di mar rimefcolato e fmoffo
Dal cupo fondo , che flagella e aflbrbe
Con bollenti onde l'arenofo lito. 445
A cotal villa Cucullino a un punto 31
S' infiammò , s' ofcurò : la mano al brando ,
L'occhio corre al nemico: egli tre volte
Si fcagliò per pugnar, tre lo rattenne
Conal: che fai, Sir diDunfcaglia? eidifle, 450
Fingallo è vincitore già tutto ei ftrugge
Tutto conquide ei fol , non cercar parte
Nella fama del Re , eh' è tardi e vano .
E ben quei ripigliò, Carilo vanne
Al Re di Selma, e poiché fpento in tutto 455
Sia il rumor della pugna, e che difperfa
Fugga Loclin, qual dopo pioggia un rivo,
Seco t' allegra , il tuo foave canto
Gli'
( CL X I X )
Gli lufinghi l'orecchio, inalza al ciclo
L'invincibile Eroe. Carilo prendi, 4.60
Reca a Fingal quella famofa fpada
La fpada di Cabar , che d'inalzarla
Non è la man di Cucullin più degna.
Ma voi del muto Cromia ombre romite ,
Spirti d'Eroi che più non fon, voi foli 4Ó5
Siate oggimai di Cucullin compagni,
Voi venitene a lui dentro la grotta
Del fuo dolor : più tra' portenti in terra
Nomato io non farò ; brillai qua!' raggio ,
E qual raggio paflai ; nebbia fon' io 470
Che dileguofiì all'apparir del vento
Rifchiarator dell' offufeato colle .
Conal , Conal non mi parlar più d' armi ,
Già fvanì la mia fama : i miei fofpiri
Di Cromia i venti accrefeeran , fin tanto 47 5
Che i miei veftigi folitarj e muti
Cellino d' elfer vitti . E tu Bragela
Pian-
( C L X X )
Piangi la fama mìa, piangi me fleffb:
Tu più non mi vedrai, raggio amorofo,
Non mi vedrai, non ti vedrò: fon vinto. 480
o?-
(C L X X I )
OSSERVAZIONI
» * *
AL CANTO IV.
1 . f\ Ux efl ijlii qux afcendit per defertum ?
Il Qux c/i ijìa qux progredita quafi Aurora confur-
^^"- gcnsì Cant. e. 3. v. 6. e. ó. v. 9. *
2. Quello Lpifodio è molto ben collocato, poiché il Poe-
ta ha cclto il tempo che Fingal è addormentato , e 1*
azione folpefa dalla notte . Serve eflò d' introduzione
al Canto; e nel tempo fletto è neceflario per T intelli-
genza di varj luoghi nel proieguimento del Poema.
Aggiungo di più che queft' Epifodio, benché fembri eltra-
neo al (oggetto , pure nafee felicemente da quello ,
quantunque ciò non fi feorga che nel progrettb. Eviral-
lina era comparita ad Ottìan, per muoverlo a foccorrer
fuo figlio. Egli era a quello patto del Tuo Poema, ed
avea pieno lo fpirito della memoria della fua Spofa .
Giunge Malvina nel punto ch'egli fiavafi per narrare
la Tua vifione. Nulla di più naturale, quanto ch'egli
fofpenda per un poco il filo della fua narrazione, per
introdur la Storia de' fuoi amori con la fua fpofa , e
delle fue gioveniii prodezze, il di cui confronto collo
flato infelice della fua vecchiaja , è il fonte principale
del gran patetico delle fue Poefie . *
5. Appretto i Celti non s'otteneva l'amor delle belle,
che per mezzo di qualche prodezza militare . Lo fpiri-
to dell' antica Cavalleria ha origine da quefti popoli . *
4. Quefto breve tratto di compattìone è preziofo nella
bocca d'un rivale e d'un nemico. Un'altro non avreb-
be penfato che al fuo trionfo, e al frutto della vitto-
ria. OfTun penfa all'umanità. *
5. Of-
( C L X X I I )
5. Offian da al Lettore un'alta idea di fé fteffo. Il fole»
fuo canto (paventa il nemico. Quefto palio lomiglia a
quello d'Omero nel 18. dell'Iliade, ove la voce d'A-
chille la fuggir i Trojani dal corpo di Patroclo.
Fin qui il Traduttore Inglefe . Ma quell'idea che Offian
ci dà di (e fteffo, non farebbe ella ecceffiva? Quelli
prodigi dovrebbero riferbarfi a Fingal. Egli veramente
ne fa ui fimili : ma il canto d'Offian ci ha prevenuti.
Potrebbe dirfi per giuftificaziòn del Poeta, che Ofcar
non era alle mani che con una picciola partita di trup-
pe avanzate: e che quelle poteano credere che il canto
d'Offian toffe il fegnale della battaglia, e che Fingal
lo leguitaffe. Un limile inganno trovafi nel Poema in-
titolato Latmon. Voi. 1. *
6. Offian attribuire collantemente un carattere nobile e
virtuofo all' amato fuo figlio . Il pronao ritorno di
Ofcar, e le fue parole moftrano la fommeffione dovuta
ad un padre, e il calore che fi conviene ad un giovine
guerriero .
7. O/ cT' "icxv àpyaXÌcàv àvi/xiàv àra\xvroi as'^yi ecc.
II. 15. v. 795.
La deferitone d'Omero è piena e fublime. Il luogo
di Offian non portava che un cenno. *
8. Si loda guittamente il filenzio d'Ajace nell'Odiffea, e
di Didone nell'Eneide. Vi fono molti generi di filen-
zio, come di difeorfo: e potrebbe farfene un Tratta-
tela Rettorico, che non farebbe il meno importante.
Niffun Poeta ne fece maggior ufo, nò più giudiziofb
di Offian . *
9. É'ypé?o Jv' si* uTryy , $i!r\ Si fiiv à^ìyyr ójotipn .
II. 2. V. 41. *
io. Offian dà fempre a'fuoi Eroi un tuono firaordinario
di voce; e ne parla come d'una qualità affai comune.
Il modo con cui egli fi efprime, dee parere a' tempi no-
firi
( C L X X 1 1 1 )
ftri oltremock> iperbolico e ftravagante . Ma Ortian do-
vea ben Capere meglio di noi di chi parlava, e (i fareb-
be refo ridicolo a' Tuoi nazionali, s' egli aveffe attri-
buita loro una qualità fmentita dall' efperierìza , e ripu-
gnante alla natura. Quella voce formidabile dovea
convenirli alla valla corporatura d' uomini nati in
quei climi, in quei fecoli, e con una educazione rez-
za e felvaggia. L'Autore della vita di Tamas Kou-
Jikam ci artìcura che la fua voce era ftraordinariamen-
te alta e forte, di modo che fovente fenza far alcu-
no sforzo per inalzarla egli faceva intender i Tuoi
ordini a più di 300. piedi di diflanza . Che farebbe
poi (lato s'egli averte voluto fpingerla quanto più alto
poteva, per ifpirare ardor militare, o per metter terror
nei nemici? Sì penfi poi alla dittanza che parta tra i
moderni Perfiani, e gli antichi Celti, ed ai privilegj
de' Poeti. *
11. Non pub negarfi che non fi trovi qualche uniformi-
tà nelle comparazioni di Offian . Ma quello diletto non
è più fuo che degli altri più antichi Poeti, e dipinta-
mente di Omero. Oflìan per altro ha dei titoli ben più
giurti di lui per giuftificarfi appreflb i lettori difereti. La
sfera dell'idee del Poeta Celtico dovea effere fenza con-
fronto più ri il retta che quella del Greco. La natura e
l'arte erano più feconde delle loro ricchezze per Ome-
ro di quello che foffero per Ortian, e gli prefentavano
molto maggior copia d'oggetti di tutti i generi. Si
detraggano inoltre dall'Iliade tutte le immagini e le
comparazioni balTe, le quali Omero credette di pòrerfi
permettere, e da cui lo fpirito nobile di Ortian religio-
famente fi attenne; fi vedrà che a proporzione que'lo
non avanza meno il primo nella varietà di quello che
nella fcelta, e nella finezza. *
12. Che nobile fentimento! Dall'aria con cui parlò Gau-
lo nel
( CLXX IV )
lo nel Canto antecedente, ben fi feorge, che non gli
farebbe riufeito di (caro, che Fingal fi trovaffe in peri-
colo di foccombere, per aver la gloria di dargli foccor-
fo. Ma la magnanimità di Fingal non conofee quelle
picciolczze j e la fua gloria è tanto grande che non pub
difeendere ad invidiar l'altrui. Veggafi la diverfità de-
gli Eroi di Omero, Achille, che non era Fingal, in-
viando Patroclo a combattere contro i Trojani, gli rac-
comanda di non far tutto quell'ufo ch'egli potrebbe
del fuo valore, per non recar pregiudizio alla propria
fua gloria. Qua) battezza! Aggiunge pofeia un fenti-
mento della medefima nobiltà. Egli prega tutti gli Dei
a far che non retti vivo un lei uomo di tutti i Troja-
ni, e di tutti i Greci, affinchè egli folo e Patroclo ab-
biano il piacere di prender Troja. Paffi ancora per A-
gamennone, da cui era fiato ingiuriato. Ma che gli
avean fatto tanti altri Greci che l'amavano, e l'am-
miravano fopra egri' altro? E che bella gloria farebbe
fiata il prender Troja, quando prima foffero morti tut-
ti i Trojani? Se ne farebbero impadroniti con ugual
facilità i gufi e le nottole. *
13. Gaulo non era che un Capitano fubalterno, come gli
altri. Ma Fingal l'avea creato fuo luogotenente. Gli
(teffi fuoì figli doveano predargli deferenza. Fingal con
un difeorfo molto onorifico per Gaulo previene le gare
di dignità, e non ifpira fé non quella d'una rifpettofa
emulazione. I fuoi Eroici conforti ai figli fomigliano
quel di Leonida a' fuoi Spartani : Pranziamo lietamen-
te, 0 compagni, che cenerem /otterrà: fé non che qui
c'è un grado di tenerezza paterna. *
14. Il Poeta artifiziofamente fa che Fingal s' allontani
acciocché il fuo ritorno riefea più magnifico, e faccia
maggior impreffione.
75. Negli atti e nelle parole di Ofcar è vivamente di-
pinto
( CLXXV )
pinfo rinebbrìamcnto d'un giovine, che pregufta il
piacer delia gloria, e che brama d'attuffarvifi fenza ri-
tegno. Pure anche l'amor filiale v'ha la iua parte, e
ftmbra ch'egli preghi il padre a teotfarfi, anche per
allontanarlo dal perico'o che potea fovralìargli . *
\6. Come è bella quella gara di morire tra padre e figlio.'
Euripide ce ne prelenta un'altra alquanto diverla nel-
la (uà Alcefte. Vtggafi la feena tra Ferete, e Admeto.
Si dira che anche quella è una delle inimitabili finezze
dei Greci? *
17. OlTervifi con che amabile femplicità Offian tocca 1*
illibatezza della (uà fedeltà conjugale . *
18. Quella è quali 'a fteffa detenzione che abbiam veduta
nel Canto 1. Meno profufione, e un po' più d' econo-
mia nelle detenzioni antecedenti , 1' avrebbe falvato
dalla nectflìtà di ripeterli . Io che non amo i comenti
a la Dacìer, mi fo un dovere non folo di non pallia-
re, ma di neppur diflìmulare i luoghi difettofì del mio
Autore. Ma quefta obbiezione avrebbe affai mal garbo
in bocca degli adoratori d'Omero, appretto di cui fi
trovano sì frequentemente ripetute non folo le deten-
zioni, ma i difeorfi interi . Al noftro propofito nella
battaglia del lib. 8. dell'Iliade v. 60. vi fono tei verfi
precifamente copiati dal lib. 4. al v. 445. Del refìo nel
noftro Poeta l'infigne pezzo che tegue fopra le prodez-
ze di Oflìan e di Òfcar ci compenfa largamente di que-
lla leggiera mancanza. *
19. Dominus . . • turbo confringens . If. e. 28. v. 2.
Qi'.afi vajlitas a domino veniei . C 13. v. 6. *
20. Fingal s'alza, ma non fi dà fretta d'accorrere. Egli
non vuol rapire a Gaulo l'onor di rimetterli. Troppa
follecirudine farebbe fiata un' offe fa alla iua gelofa deli-
catezza lu quello punto. *
21. La Canzone di Uilino differifee dal refiante del Poe-
( C L X X V I )
ma nella verfificazione . Scorre come un torrente, ed
è compo^a quali interamente d'epiteti. Il colìume d'
incoraggiare gli uomini in battaglia con verfi com-
porti fui fatto, s'è quafi conlervato fino ai giorni no-
ftri . Efilìono varie di quelle Canzoni militari ; ma la
maggior parte non è che un gruppo d' epiteti, lenza
bellezza, o armonia, e privi affatto di poetico merito.
22. La foverchia fidanza di quell'Eroe ci avea preparati
a quello colpo: né dilpiace molto al lettore di veder
l'amabile Ofcar vincitor da una parte, e il baldanzofo
Gaulo umiliato dall'altra. *
23. Ecco Fabio che va a rifeuoter Minuzio imbarazzato
per la fua temerità, e a ftrappa'r la vittoria di mano
ad Annibale. *
24. Non par che Fingal fia il Giove Statore, che arrefta
tutto in un punto i fuggitivi Romani? La vergogna
de'foldati in un tale fiato, è'1 più grand' elogio, e '1
più delicato che porla farfi ad un Capitano. *
25. La condotta di Fingal co' fuoi guerrieri è veramente
ammirabile. Lungi dal rimproverarli, egli parla a tut-
ti con efpreffioni di politezza e di lode, e fpezialmen»
te a Gaulo. Un'Eroe d'Omero avrebbe dato loro un
bel rifrufto di villanie. Ma Fingal non ha bifogno di
quefti mezzi groflblani. Egli vide la loro fuga: que-
llo è'1 rimprovero più grande d'ogn' altro; e la fidu-
cia eh' ei mofira in loro, è lo {limolo il più efficace
per emendar il pallaio. *
26. Quella nuova foggia di battaglia la diverfifica in
un modo particolare. Qual prontezza, qual vivacità
negli Eroi! qual energia e varietà nell' efpreffioni ! e
con qual giudizio Svarano è lafciato ultimo, come
degno unicamente di Fingal ! *
27. Omero ed Offian nelle deferizioni delle battaglie
leguono una condotta direttamente oppolla . Omero è
pieno
( CLXXVII )
pieno di minuti racconti : Oflìan gli sfrgge a più po-
tere. L'uno ammaffa,e l'altro teglie. Appretto Ome-
ro tutti 1 guerrieri agifcono, ma non Tempre fi ofTerva
la proporzione e la convenienza dovuta ai loro carat-
teri. Olfian per lo più fceglie un' Eroe principale e
lo fa brillare, lafciando i fubalterni confuti tra la folla.
Queifi fa qualche volta abortir le idee con la fover-
chia precifione, e ci defrauda di qualche piacere che
lì farebbe afpettato: quello dilaga lo fpirito in un
mare di particolarità poco interelfanti, e non lo la-
fcia Affare didimamente fopra alcun oggetto. L'ab-
bondanza dell'uno, e i'aggiuftatezza dell'altro tempe-
rate infieme avrebbero fatto un mirto perfetto. *
28. Puoffi paragonare quella eccellente defcrizione con
una fimi le di Virgilio nel 1. delle Georgiche v.
29. Chi avrebbe attefo quefto slancio improvvifo? e chi
avrebbe creduto di dover paflar in un tratto da un
orrido così grande ad un patetico così toccante? *
30. Un incidente di tal genere vai ben per molte delle
particolarità d'Omero. *
31. Quelta è una pittura eccellente, ma non è meno
meravigliofa la finezza che qui moftra il Poeta . Cu-
culialo non pub raffrenarli. Ma il fuo arrivo in tale
itato di cofe è pericolofo. Che farà egli? verrà ad
ufurpar la gloria di Fingal ? o a perder quella del
fuo valor perfonale ? Non fi può ammirar abbastanza
la finezza del ripiego. Connal con efirema delicatezza
ha falvato l'intereffe di Cucullino, e quel del Poeta. *
/
M CAN-
(CLXXIX)
CANTO V.
* * * *
ARGOMENTO.
a Ontinua la battaglia . Fingal e "Svarano s* in-
contrano . Si deferivo il combattimento . Sva-
rano è vinto , legato , e dato come prigioniero in cu-
fi odia ad OJfìan , e Gaulo . Fingal , i fuoi più gio-
vani figliuoli , ed Ofcar infeguifeono gli avanci delF
armata nemica. S) introduce V Epifodio d'Orla, uno
dei Capitani di Loditi , eh? era fiato mortalmente fe-
rito mila battaglia . Fingal commojfo dalla morte di
Orla , comanda che fi ceffi dall' infeguire il nemi-
co ; e chiamando a fé i fuoi figliuoli , viene infor-
mato che Ritto il pili giovine di efji , era fato uc-
cifo . Compiange la fua morte , ode la floria di Lan-
dergo e di Gelcojfa , e toma verfo il luogo , ove a-
vea la [ciato S varano . In quefto me^o Carilo eh' era
M 2 fiato
(CLXXX)
flato inviato eia Cucu"i io a congratularft con, T ingoi
della fua vittoria , fi trattiene con OJJian . La con<
verfa^joie di qusjìì due Poeti' termina /' arpone del
quarto giorno.
CAN-
(CLXXXI)
C A N T O V.
A
L generofo reggitor del carro *
Conal fi volfe, e con foavi detti
Prefelo a confortar . Figlio di Semo
Perchè ti laici alla triftezza in preda?
Son noftri amici i foni , e rinomato 5
Se' tu , guerrier : molte le morti e molte
Già fur del braccio tuo ; fpeffo Bragela
Con ceruleo-giranti occhi di gìoja
Il fuo fpofo incontrò, mentr'ei tornava
Cinto dai valorofi , in mezzo ai canti io
Dei feftofi cantori , e rcflfeggiante
Avea il brando di ftrage , e i fuoi nemici
Giacean fui campo della tomba efangui .
Datti conforto, e '1 Re di Morven meco
Slatti lieto a mirar . Ve' com' ei pana , * 15
M s "Qual
a Continua la quarta giornata .
(CLXXXII)
Qual colonna di foco , e tutto incende f
Qual vigor! qual furor! non par di Luba
La correntia? non par di Cromia il vento-
Schiantato!- di ramofe alte forefte ?
Avventurato popolo felice, 3 20
Fingallo , è '1 tuo : tu gli fei fregio e fchermo «
Tu primo in guerra , e tu nei dì di pace
In confìglio il maggior : tu parli , e mille
S' affrettano a ubbidir : ti moftri , e innanzi
Ti cadono gli Eroi . Popol felice ! '25
Popolo di Fingal, d'invidia degno:
Chi è , chi è , figlio di Semo offerva ,
Chi è coftui sì tenebrofo in villa
Che tonando ne vien ? quefto è l'altero
4- Figlio di Starno .. Oh! con Fingal s'affronta: 3 e
Stiamo a veder. Par d' Ocean tempefta
MoflTa da due cozzanti acrei fpirti
Che van dell'onde a difputar l' impero?
Trema dal colle il cacciator, che feorge
Ergerfi il fiotto, e torreggiargli a fronte. 35
Si
( CLXXXIII )
Si Conallo parlò , quando a fcontrarfi
In mezzo al loro popolo cadente
Corfcro i due campion . Quella è battaglia ,
Quello è fragor : qui ciafeun urto è turbo ,
Ciafcun colpo è tempefla : orrore e morte 40
Spirano i fguardi . Ecco fpezzati feudi ,
Smagliati usberghi , e {minuzzati elmetti
Balzan fifehiando : ambi i guerrieri a terra
Gettano l'armi, e con raccolta polla
5 Vanno!! ad afferrar. Serranfi intorno 45
Le noderofe nerborute braccia .
Si ftirano , fi fcrollano , s' intrecciano
Sotto e fopra in più gruppi alternamente
Le mufcolofe membra : ai forti crolli ,
All'alta impronta dei tallon /obufli 50
6 Scoppiali le pietre , e dalle nicchie alpeltri
Sferranfi i duri malli , e van fozzopra
Rovcfciati cefpugli. Alfin la polfa
A Svaran manca; egli è di nodi avvinto.
Così fui Cona già vid' io ( ma Cona 5 5
M 4 Non
(CLXXXIV)
Non veggo più ) così vid' io due icona
Petroli icogli trabalzati e fvelti
Dall' orrid' urto di fcoppiante piena 5
Volvonfi quei da un lato all' altro , e vanno
Ad intralciarli le lor quercie antiche 60
Colle ramofe cime ; indi cozzando
Piombano affieme, e fi ftrafcinan dietro
Sterpi, e cefpi ammontati, e pietre, e piante :
Svolvonfi i rivi , e da lontan fi fcorge
Il vuoto abiflfo della gran rovina. 63
Figli , gridò Fingal , tofto accorrete , 7
Statevi a guardia di Svaran ; che in forza
Ben pareggia i fuoi flutti: è la fua delira
Maftra di pugna , egli è verace germe
Di (chiatta antica. O tra' miei duci il primo jo
Gaulo , e tu Re dei canti Oflìan poflente ,
All' amico e fratel d' Aganadeca
Siate compagni, e gli cangiate in gioja
Il fuo dolor: ma voi Fillano, Ofcarre ,
Rino , figli del corfo ; i pochi avanzi 7 5
Di
(CLXXXV)
Di Lociin difperdete , onde nemica
Nave non fia che faltellare ardifca
Sull'onde d' Iniftor . Simili a lampo
Volaron elfi ; ei campeggiò fui Lena
Politamente , come nube eftiva 80
Lento - tonante per lo ciel patteggia ;
Tace fott' effa la cocente piaggia .
Vibra il raggiante fuo brando, cui dietro
Strifcia fpavento . Egli da lungi adocchia
Un guerrier di Lociin: ver lui s'avvia, 8 85
E così parla : e chi vegg' io lì pretto
Alla pietra del rio? tenta, ma indarno,
Di varcarlo d'un falto : agli atti, al Volto
Sembra Eroe d' alto aflfar : pendegli a fianco
Il curvo feudo, ed ha lung' afta in mano. 90
Giovine Eroe, dì, chi fé' tu, rifpondi ,
Se' tu nemico di Fingallo? Io fono
Un figlio di Lociin , di forte braccio «
La fpofa mia nella magion paterna
Staffi piangendo, e mi richiama : invano 5 915
Orla
(CLXXXVI)
Orla non tornerà . Combatti , o cedi ?
Diffe V alto Fingallo : i miei nemici
Lieti non fon \ ma ben famofi e chiari
Sono gli amici miei. Figlio dell' onda
Seguimi alla mia fefta : i miei cervetti ioo
Vientene ad infeguir . No , no, rifpofe , 9
Ai deboli io foccorro , è la mia delira
Schermo de' fiacchi „ Paragon non ebbe
Mai la mia fpada . Il Re di Morven ceda.
Garzon , Fingal non cede .. Impugna il brando , 105
E t' eleggi un nemico : i miei campioni
Son molti e forti . E la tenzon riculi ?
Gridò '1 guerriero : Orla e di Fingal degno ,
E degno è Fingal d' Orla , e Fingal folo .
Ma fé cader degg' io, che pur un giorno no
Cade ogni prode, odimi o Re, Ja tomba
Akami in mezzo al campo , e fa che fia
La maggior di tutt' altre: e giù per Tonda
Manda il mio brando alla diletta fpofa ,
Onde meda il ricovri , e lagrimando 1 1 5
Lo
( CLXXX'VII )
Lo moftri al figlio, ed a pianar 1' infiammi.
Giovine fven turato , a che con quelli IO
FunefH detti a lagrimar m' invogli?
Ditte Fingallo : è ver pur troppo, il prode
Deve un giorno cader, debbono i figli 120
Vederne V armi inutili e fofpefe ..
Pur ti conforta: io t' alzerò la tomba, Jt
Orla , non dubitarne , e la tua fpofa
Avrà '1 tuo ferro , e '1 bagnerà di pianto „
Prefero elfi a pugnar, ma'l braccio d' Orla 125
— Fiacco fu contro il Re: fcefe la fpada
Del gran Fingallo, e in due partì lo feudo „
Cadde quegli rovefeio , e fopra 1' onda
L' arme riverberar , come talvolta
Sopra notturno rio rifletta Luna. 130
Re di Morven , difs' ei , folleva il brando,
Pattami il petto : qui ferito e fianco
Dalla battaglia i fuggitivi amici
M' abbandonaro : giungerà ben tofto
Lungo le fponde dell' acquofa Loda 135
All'
( CLXXXVIII )
All' amor mio la lagrimofa iftorià ;
Mentre romita e muta erra nel bofco,
E tra le foglie il venticel fufurra»
Orla , eh' io ti ferifea ? ah non fìa vero ,
Difle Fingal, lafcia guerrier che in riva 140
Del patrio Loda dalle man di guerra
Sfuggito e falvo con piacer t' incontri
L' affannofo amor tuo : lafcia,. che '1 padre
Canuto, e forfè per V età già cicce
Senta da lungi il calpeftio gradito 145
De' piedi tuoi : lafcia che lieto ei forga ,
E brancolando con la man ricerchi
Il figlio fuo . Noi rinverrà giammai :
Io vo' morir fui Lena ; eftranj vati
Canteranno il mio nome: un' ampia fafeia 150
Copremi in petto una mortai ferita ;
Ecco io la fquarcio , e la difperdo al vento 1
Sgorgò dal fianco il nero fangue ; ei manca *
Ei more j e fopra lui pietofamente
Fingal fi curva ; indi i fuoi duci appella ; 155
( CLXXXIX )
Ofcar , Fillan , miei figli : alzifi tofto
La tomba ad Orla : ei poferà fui Lena ,
Lungi dal grato mormorio del Loda ,
Lungi dalla Tua fpofa : un giorno i fiacchi
Vedranno l'arco alle fue fale appefo , i6c
Ma non potran piegarlo : urlano i cani
Sopra i fuoi colli , efultano le belve,
Ch' ei fole va infeguir : caduto è '1 braccio
Della battaglia, il fior dei forti è baflb .
Squilli il corno, miei figli, alzate il grido, 16$
Torniamcene a Svaran ; tra fette e canti
Paflì la notte . O voi Fillano , Ofcarre ,
Rino , volate: ove fé' tu mio Rino,
Rino di fama giovinetto figlio?
Pur giammai tu non folli a correr tardo 170
Al fuon del padre tuo . Rino , rifpofe
L' antico Ullin , de' padri fuoi fta preflb *3
Le venerande forme ; egli parteggia
Con Tratal Re dei feudi , e con Tremorre
Pai forti fatti : il giovinetto è baffo , 175
Srnor-
(C X C )
Smorto ei giace fui Lena. E cadde adunque ^£
Gridò Fingal , cadde il mio Rino? il primo
A piegar 1' arco , il pili veloce in corfo?
Milero! al padre i primi faggi appena a
Davi del tuo valor: perchè cadetti 180
Sì giovinetto? ah dolcemente almeno
Pofa fui Lena : in breve fpazio , o figlio ,
Ti rivedrò : fi fpegnerà ben torto
La voce mia \ de' parti miei fui campo
Svaniran l'orme: canteranno i vati 185
Di me foltanto , e parlerai! le pietre .
Ma tu , Rino gentil , baffo per certo
Baffo fé' tu : tu la tua fama ancora b
Non riceverti . Ullin ricerca 1' arpa ,
Parla di Rino, e dì qual duce un giorno io.
Fora
* L' Originale : appena eri tu h Cioè : tu non hai ancora
da- me conofeiuto . Parmi ricevuti gli elogj eh.' j
che quefte parole non pof- Cantori fogliono fare agji
fa no aver altro fenfo che Eroi : tu non hai ancora
quello eli' io loro ho da- fatte iniprefe cìegiK' d' cf-
to . * Set celebrate coi canti . *
vCXCI)
Fora flato il garzone. Addio, tu primo
In ogni campo : il giovenil tuo dardo
Più non godrò di regolare. O Rino,
O già sii bello , ah tu fparifti . Addio .
Scorgeva!! la lagrima fofpefa 195
Sulle ciglia del Re : penfa del figlio
Al crefcente valor ; figlio di fpeme !
Pareva un raggio di notturno foco ,
Che già fpunta fui colle; al fifchio , al corib
Piegan le felve , il peregrin ne trema. 200
In quel? ofcura verdeggiante tomba a ,
Riprefe il Re , chi mai fen giace ? io fcorgo
Quattro pietre mufcofe , indizio certo
Della magion di morte . Ivi ripofi
Anche il mio Rino , e fia compagno al forte. 205
Forfè è colà qualche famofo duce ,
Che con mio figlio volerà fu i nembi .
Ul-
d Neil' originale : La fama cura verdeggiante tonila ? *
di chi ripofa in giteli' of-
( C X C I 1 )
Ullin rianda le memorie antiche, a
Sciogli il tuo canto, e ci rammenta i fatti
Degli abitanti della tomba ofeuri . 2 1 a
Se nel campo dei forti effi giammai
Non fuggir dai perigli , il figlio mio
Benché lungi da' fuoi , fui Lena erbofo
Ripoferà tranquillo ai prodi accanto ,
In quella tomba , incominciò la dolce 2 1 5
Bocca del canto , il gran * Landergo è muto ,
E '1 fero Ullin . Chi è coftei , che dolce
Sorridendo da un nembo, a me fa mofìra
Del fuo volto d' amor ? Figlia di Tutla c ,
O prima tra le vergini di Cromia, 220
Perchè pallida fei? dormi tu forfè <*
Fra
a Fingal non avea bifogno di b Lamh-dhearg , man fangui-
ncorrere ad Ullino per fa- nofa .
per che quello era il fé- e Tuathal , burbero .
polcro dì Landergo . Il à Neil' Originale fi legge :
Poeta s' è lafciato sfuggir Dormi tu forfè coi nemici
di mente che Fingal nel in battaglia ? Ma quefto
Canto 3. ordina a' fuoi nome non può convenir a
figli, di falir fulla tomba Landergo eh' era aman-
di Landergo, per indi sfi- te riamato di Gelcoffa -' *
dar a battaglia Svarano . *
( e x e 1 1 r >
Fra '1 nemico e 1' amante in quefte pietre?
' Bella Gelcoffa , tu T amer di mille
Forti vivendo, ma Landergo folo
Fu l'amor tuo: ver le mufeofe ei venne 225
Torri di Selma *", e '1 fuo concavo feudo
Picchiando favellò . Dov' è Gelcoffa ,
Dolce mia cura? io la lafciai pocanzi
Nella fala di Selma, allor che andai
A battagliar contro l'ofcuro Ulfadda c. 230
Riedi tofto , Mifs' ella , o mio Landergo,
Ch' io refto nel dolore : ed umidetta
Avea la guancia , e fofpirofo il labbro .
Ma or non la riveggio: a che non viene
Ad incontrarmi, e a raddolcirmi il core 235
Dopo la pugna ? tacito è 1' albergo
Della mia gioja , in full' amata foglia
N Bra-
« Gelcoffa ; donna dì bian- thal padre di Gelcoffa . Con-
che gambe . viene far molta attenzio-
b Quefto non è il palagio di ne ai nomi di quefte Poe-
Fingal nella Scozia : ma fìe , alcuni dei quali ap-
dovrebbe effere un luogo partengono fpeffo a luoghi
fui monte di Cromia , ove e a perfone diverfe . *
fcue P abitazione Ai Tua- e Ulfadda . Barba lanca .
( C X C I V )
* Brano non veggo , il fido can , che crolli
Le Tue catene , e mi fefteggi intorno .
Ov' è Gelcoffa ? ov' è '1 mio amor ? Landergo ,240
* Ferchio rilpofe , ella farà fui Cromia c .
Ella con le lue vergini dell' arco 4
I cervi infeguira. Ferchio, riprefe
Di Cromia il Sire , alcun romor non fìede
L' orecchio mio, taccion del Lena i Dolchi , 245
Non è cervo che fugga ; ah eh' io non veggo
La mia GelcoflTa , ella fparì , GelcofTa
Bella qual Luna che pian pian s' afeonde
Dietro i gioghi di Cromia . O Ferchio vanne
A quel canuto figlio della rupe 250
Al venerabil Allado ' ; ei ibggiorna
Nel
a Bran è ttn nome che fino b Ferchios , Conqui/lators
al giorno d' oggi continua uomini.
a dar fi ai cani levrieri . e Cioè , in altra parte del
Si coftuma nel Nord della Cromia .
Scozia d' imporre ai cani d Cacciatrici .
i nomi degli Eroi celebra- e Allado è certamente un
ti in q tutto Pooma . Ciò Druido . Vien chiamato
prova che fono familiari figlio dilla rupe perchè abi-
all' orecchio , e noti gene- fava in una gretta , e il
Talmente a tutti . cer-
( C X C V )
Nei cerchio delle pietre , ei di Gel-: roiVa
Avrà novelle. Andò d'Adone il 6glio * ,
Ed all' orecchio dell' era fi fece .
Allado , abitator della fpelonca , 255
Tu che tremi così, dì, che vedcfti *3
Cogli antichi occhi tuoi ? Vidi , rifpofe ,
Ullino , il figlio di Cairba , ei venne
Come nube dal Cromia , alto intonando
Difdegnofa canzon , ficcome il vento 260
Entro un bofeo sfrondato. Ei nella fala
Entrò di Selma : efei , gridò , Landergo ,
Terribile guerriero , efeine ; o cedi
A me- Gelcoffa , o con Ullin combatti .
Landergo non è curi, rifpofe allora 265
Gelcoffa ; ei pugna contro Uifadda : o duce
N 2 Ei
cerchio delle pietre è la cir- bio che non fia venuta dai
conferenza del tempio de' Druidi la ridicola opinio-
Druidi . Vien egli qui con- ne della feconda vifta , che
fultato com' uno che fi prevale nella Scozia e neil'
credeva che avefle una Ifole .
cognizione foprannaturale a Ferchio , faglio di Aidon .
del 'e cefe . Non v' ha dnb-
( e x evi )
£i non è qui , ma che perciò ? Landergo
Non fia che ceda , egli non ceffe ancora ,
Combatterà . Se' pur vezzofa e bella ,
Difìfe P atroce Ullin : figlia di Tutla ijx
Io ti guido a Cairba • , e del pili forte
Sarà Gélcofla ; io reiterò fui Cromia
Tre di la pugna ad afpettar , fé fugge-
Landergo , il quarto dì Gelcoffa è mia ,
Al'lado or bafta , ripigliò Landergo, 275
Sia pace a' fonni tuoi . Suona il mio corno ,
Ferchio , si eh' oda Ullino : e sì dicendo
Salì fui colle in torbido fembiante
Dalla parte di Selma : a cantar prefe
Bellicofa canzona, in tuon d' un rivo 280
D' alto cadente : al fin del monte in cima
Egli fi flette ; volfe intorno il guardo
Qual nube fuol , che al variar del ventr?
Varia d' afpetco : rotolò una pietra ,
Segno di guerra. Il fero Ullin 1' udfo 28 «
Del-
a A fuo padre, perche fte{& come in cnftodla . *
( C X C V I I )
'Dalla fala paterna , udì giulivo
31 fuo nemico, ed impugnò la fpada
De' padri fuoi : mentr' ei la cinge al fianco
Illuminò quel tenebrofo afpetto
Un forrifo di gioja : il pugnai brilla 290
Nella fu a delira; ci s' avanzò fifehiando»
Vide Gelcofia il Sir torbido e muto
Che qual lifla di nebbia iva poggiando l6
•Ferocemente : fi percote il feno
Candido palpitante , e lagrimoia 295
Trema per V amor fuo . Cairba antico ,
Dille la bella, a piegar 1' arco io volo,
Veg^o i cervetti . Frettolofa il colle
Salì , ma indarno , gì' infiammati Duci
Giàtralor combatteano . Al Re di Morven 300
Perchè deggio narrar, come pugnalo
Gl'irati Eroi? cadde il feroce Ullino .
Venne Landergo pallido anelante
Alla donzella dalla lifeia chioma ,
Alla figlia di Tutla : oimè che fangue , 305
N 3 Che
( C X C V III )
Che fangue è quello , ella gridò , che feorre
Sul fianco all' amor mio? Sangue d' Ullino ,
Diflfe Landergo , o più candida e frefea
Della neve di Cromia: o mia GelcofTa
Lafcia eh' io mi ripofi : ei fiede , e fpira . *7 310
Cosi cadi, o mio ben? flette tre giorni
Lagrimandogli appreflb : i cacciatori
La trovar morta l8, e fu i tre corpi ertimi
Erfero quella tomba . O Re , tuo figlio
Può qui pofar , che con Eroi ripofa . 315
E qui ripoferà : gli orecchi miei
Spedo feri della lor fama il fuono ,
Difle T alto Fingal : Fillan , Fergufto ,
Orla qua mi s' arrechi , il valorofo
Garzon del Loda; ei giacerà con Rino: 320
Coppia ben degna! ambi crefeeano a prova x9
Come vivaci rigogliofe piante ,
E come piante or lì giaccion proftefi ,
Che fui rufcel riverfe, al Sole, al vento,
Tutto il vitale umor lafciano in preda. 325
Ofcar-
( C X C I X )
Ofcarre , onor di gioventù , tu vedi
Come cadder da forti . A par di quefti
Fa tu d' eflfer faraofo , e fii com' eflì
Subbietto dei cantor : menavan vampo
Effi in battaglia, ma nei dì di pace 330
20 Faccia avea Rino placida ridente
Simile al variato arco del cielo
Dopo dirotta pioggia , allor che fpunta
Gajo full' onde , e d' altra parte il Sole
Puro tramonta, e la collina è cheta. 33 j
Statti in pace o bel Rino, o di mia fìirpe
Rino il minor : ti feguiremo , o figlio ,
Che tofto o tardi han da cadere i prodi.
Tal fu la doglia tua , Signor dei colli ,
Quando giacque il tuo Rino. E qualfìa dunque 340
D' Offian la doglia , or che tu giaci o padre ?
Ah eh' io non odo la tua voce in Cona ,
Ah che più non ti veggo. Ofcuro e metto
Talor m' affido alla tua tomba accanto,
E vi brancolo fopra . Udir talvolta 345
N 4 Far-
C C C ;
Farmi la voce tua , laffo , e rn inganna
Il vento del deferto. E lungo tempo
Che dormi, o padre, e ti foipira il campo.
Alto Fingal , correggitor di guerra .
Lungo P erbofo Luba Offian , e Gaulo 350
Sedean pretto a Svarano . Io toccai P arpa
Per allegrare il cor del Re, ma tetro
Era il fuo ciglio; ad ogn' iftante al Lena
Girava il bieco rofleggiante fguardo;
Piangeva il popol fuo . Gli occhi ver Cromia 355
Anch' io rivolfi , e riconobbi il figlio
Del generofo Semo . Ei trillo e lento, 21
Si rit rafie dal colle , e volfe i pam"
Alla di Tura folitaria grotta .
22 Vide Fingal vittoriofo , e in mezzo 360
Della fua doglia involontaria gioja
Venne a mikhiarfi : percoteva il Sole
Sull' armi fue : Conal tranquillo e cheto
Lo venia feguitando ; alfine entrambi
Si celar dietro il colle, appunto come 365
Don-
(C C I )
Doppia colonna di notturno foco,
Via via fpinta dal vento. E' la fua grotta
Dietro un rufcel di mormorante fpuma
Entro una rupe ; un' albero la copre
Con le tremanti foglie, e per li fianchi 370
Strepita il vento . Ivi ripofa il figlio
Del xiobil Semo; i fuoi penfìer fon fili
Pur nella fua feonfitta ; aride ftrifeie
Gli fegnano la guancia : egli fofpira
La fama fua che già fvanita ei crede 375
Come nebbia del Cona . O fpofa amata
O Bragela gentil , perchè sì lungi
Se' tu da lui , che ferenar potrefti
L' anima dell' Eroe ? ma lafcia , o bella ,
Che forga luminofa entro il fuo fpirto 380
L' amabile tua forma : i fuoi penfierì
A te ritorneranno 5 e la fua doglia
Dileguerai!! al tuo fereno afpetto .
Chi vien coi crini dell' etade ? il veggo
Egli è '1 figlio dei canti. Io ti faluto 385
Ca>
( C C 1 I )
Carilo antico : la tua voce è un' arpa
Nella fala di Tura , e i canti tuoi
Son grati e dolci , come pioggia eftiva
Là nel campo del Sol . Carilo antico
Onci' è che a noi ne vieni ? Offìan , difs' egli , 390
Delle l'pade Signor , Signor dei canti ,
23 Tu m' avanzi d' affai. Molt' è che noto
A Carilo Tei tu : pili volte , il fai ,
Nella maaion del generofo Brano ,
Dinanzi alla vezzofa Evirallina 395
Ricercai P arpa : e tu più volte , o Duce ,
Le mie mufkhe note accompagnarli ;
E talor la vezzofa Evirallina
Tra i canti del fuo amor , tra i canti miei
Mefcea la foaviffima fua voce . 400
Un giorno ella cantò del giovinetto
Corman che cadde per amarla : io vidi
Sulle guancie di lei , fulle tue ciglia
Le lagrime pietofe : ella commoflb 24
Sentiafi. il cor dall' infelice amante, 405
Ben-
( C C I I I )
Benché pur non amato . Oh come vaga ,
Come dolce e gentile era la figlia
Del generofo Brano ! Ah taci , amico ,
Non rinnovar, non rinnovarmi ali* alma
La fua memoria: mi fi ftrugge il core, 410
E gli occhi mi ringorgano di pianto:
Il diletto amor mio, la bella fpofa
Dal foave roflbr , Carilo , è fpenta .
Ma tu fiedi, o cantore, e le noftValme
Moki col canto tuo, dolce ad udirfi 415
Quanto di primavera aura gentile
Che nelP orecchio al cacciator fofpira ,
Quand'ei fi fveglia da giojofo fogno
Tra '1 bel concento dei notturni fpirti .
* * *
*
OS-
; e e i v )
OSSERVAZIONI
ALGANTO V.
I.TL principio di quello Canto nell'Originale è uno de'
JL più bei fquarci del Poema. La verfificazione è regolare
e piena, e s'accorda egregiamente col fedato carattere
di Connal. Non v'ha Poeta eh' abbia faputo meglio di
Oiììan adattar la cadenza del Tuo verfo al vario ca-
rattere dei parlatori. E* probabili (Timo che tutto il Poe-
ma fi a flato fatto con la mira di cantarlo full1 arpa, ef-
iendone il metro così vario , e così corrifpondente alle
di ver fé paflìoni del cuor umano .
2. Noi fiamo fui monte di Cromia infieme con Cuculli-
no . Le prodezze di Fingal accadono fótto i notori oc-
chi . *
5. Al primo trafporto entufiaftico come ben fuccede que-
toa fedata ammirazione! In quefti pochi verfi lì contie-
ne il più perfetto elogio che pofla farfi ad un Princi-
pe. Le lodi di Fingal, come ben oflerva il Sig. Mac-
pherfon, acquiftano maggior pefo in bocca' d'un' uomo
difappafììonato e fenfato qual era Connal. Priamo nel
3. dell' Iliade , v. 182. alla villa dell'armata Greca
cfclama con tornile affetto:
fi (jLuv.cip AVps/Jìi, fj.oi£i\yfytgì òxSióSaifxov ■
Ma ivi Priamo chiama felice Agamennone a cagion
del fuo popolo: qui Connal chiama felice il popolo a
cagion del fuo Re . *
4. Neil' ultima zuffa del Canto antecedente il Poeta diffe
che ciafcheduno de1 guerrieri Scozzcfi aveva attenuta h
fu a
(CCV)
fai promeffa di vincer il nemico ch'ei s'avea fedro-
Ci farà dimandato ; e di Svarano e Fingal non lì fa
nulla di più? Oflìan con fommo giudizio ha riferbata
Ja zuffa dei due mattimi Eroi al pigiente Canto. EU'
era troppo importante. Conveniva fepararla dall'altre,
collocarla in un (ito più luminofo, e preparar lo fpiri-
to di chi aìcolra, perch' ella fa ce (Te tutta l'impreffion
conveniente. *
5. Può confrontarfi quello luogo con la lotta d'Ajace e
d' U lille nel 23. dell'Iliade,- v. 710.
6. Quello è'1 luogo da me accennato neH'OiTerva7Ìone 2.
dopo il Canto 1. ed è forfè l'unico in tutto il Poema che
poffa con qualche fondamento chiamarfi gonfio. Pure
egli è molto probabile che quello, che ai tempi neitri
ci fembra gonfio , ai tempi di Offian non le rubra (Te
che meravigliofo. L'idea di forza è interamente relati-
va; e fi prenderebbe un groffo equivoco, fé fi voleffe
mifurar dalla noflra la forza degli antichi Celti. Qual
proporzione tra la te Altura di corpi, nati da germi vi-
ziati, riftretti dal primo lor nascimento tra mille no-
di, crefeiuti all'ombra, e nell'inazione, cuiloditi con
mille dannofe riferve, e guadi interamente dalla mol-
lezza, e tra la vada corporatura d'uomini nati tra i
bofehi, che aveano per vediti le carni, per lettola
terra, per tetto il cielo, indurati al Sole, al ghiaccio,
a tutte le inclemenze dell'aria, ed affaticati continua-
mente in efercizj di guerre, ove tutto fi decidea con la
forza? Non è egli vilibile che il roflro vigore appetto
a quello non deve elfer che un ombra? In fatti tutti
i monumenti che rellano dell'antiche nazioni Celtiche,
fono indizj d'una robuflezza prodigiofa. Trasportiamo-
ci dunque nei tempi d' Olfun ; e riflettiamo di più,
che il Poeta in Fingal e Svarano vuol darci un'idea
del più alto grado a cui poffa giunger la forza ; che
Sva-
C C C V I )
Svarano era un Gigante, che Fingal non poteva effer
molto minore, fé dovea vincerlo; e fi vedrà allora che
quelle iperboliche immagini fono meno lontane di quel
che fi credea a prima viltà, dal verifimile, o almeno
da quel poflìbile che folo balla al Poeta. Inoltre Offian
ci avea già preparati a quefti prodigi i ec^ cg'i cl ac-
conta il fatto con tal femplicità di termini, e con una
certa aria di buona fede , che farebbe difeortefia il non
credergli almen la metà di quel eh* ei dice. *
7. Per un' altro Poeta, il Poema farebbe terminato, ma
per Offian ci manca ancora la più beila parte dell' azio-
ne. Fingal non ha riportato che una vittoria volgare.
Egli fé ne promette una molto più nobile. Vuol trion-
far dello fpirito di Svarano, fopraffarlo di generofità, e
rimandarlo confolato e tranquillo. Ma quella vittoria
non è ancor matura: ci voleano dei preparativi. La
prefenza di Fingal non poteva in quei primi momenti
che aggravar la trillezza di Svarano . Fingal parte per dar
foddisfazione a chi bramaffe di far prova del fuo valore,
e per accoglier cortefemente chi voleffe arrenderfi ; e la-
feia Svarano tra le mani di Gaulo e di Offian . L'idea
del vantaggio che Svarano avea riportato fopra l'uno,
e la foavità dell'altro erano atte a mitigar la fua tri-
flezza , ad ammollir la fua ferocia , e a difporlo meglio
all'eroica bontà di Fingal. *
. La Storia di Orla è così bella nell'Originale, che mol-
te perfone nel Nord della Scozia la poffeggono, ben-
ché non abbiano mai udita una fillaba del rellante del
Poema. Effa diverfifìca l'azione, e rifveglia l'atten-
xion del Lettore, il quale non s'afpettava che di lan-
guire, effendo già compiuta la grand'azione con la vit-
toria riportata da Fingal fopra Svarano.
. Sembra che l'intenzione di Orla non fia fé non quel-
la d'aver la gloria di morire per mano di Fingal, e
( C C V I I)
clie perciò egli lo provochi ad arte con un'aria di bal-
danza che dovea pungerlo. *
io. Abbiam già detto in altro luogo che Fingal è l'Eroe
della natura. Eccone una prova fenfibile. Egli s' inre-
nerifee (opra i mali dell'umanità, e la compiange. Le
Aie lagrime fono date alla natura umana, non a lui
fteffo. Egli trova in fé mtc'.efimo dei conforti ben de-
gni dì lui j e fa darli anche agli altri opportunamente.
Ma non lafcia di fembrar duro e Arano ad un cuore
fenfibile, che gli uomini anche i più grandi debbano
perire come i più vili. Non bifogna equivocare, come
molti fanno, tra l'infenfibilità e la fortezza. Effe fono
qualità molto diverfe, anzi l'una efclude l'altra. *
il. S'intende: s'egli è pur deftin che tu muoja. Fingal
era molto lontano dal penderò d'ucciderlo. *
12. Non bifogna ftupirfi fé Orla fa poca refiilenza. Egli
era flato ferito gravemente nella paffata battaglia. Il
Poeta artifiziofamente difftmulò fino ad ora quella par-
ticolarità, perchè feoperta a tempo cagionaffe maggior
forprefa, e rendeffe la morte d'Orla più Angolare . *
13. La rifpofia d'Ullino fomiglia a quella di quel meffo
appreffo Ctefia alla madre di Ciro: Ciro dovè? Ove
efjer debbono i valorofi. *
14. Quefto lamento fa fentir il padre e l'Eroe. E1 tenero,
ma d'una tenerezza fedata e decente. In generale il
Poeta non ama i lunghi e temperati piagniftei . Egli
sfiora gli affetti, non gli efaurifee . Neffuno intefe più
di Offìan la verità di quel detto: Nìhil citius arefeit^
quam lacryma. *
15. Così fpeffo fi legge appreffo i Profeti. Quid vides ? *
ìó avtSv 7ro\its «XÒff, ìwt' è/x/^Xn .
II. 1. v. 359-.*
17. Ciò vien a dire che Landergo era flato anch' egli
ferito mortalmente da Ullino . Ma fé il Poeta ci
avef-
( C C V I 1 1 )
ave fife prevenuti, ove farebbe la forprefa di Gelcofla ,.
e dei Lettori ? *
18. Le Storie di OfTian fono quali tutte Tragiche. Si
feorge fin da quei tempi il genio Britannico per gli
fpettacoli tetri. Del retto le paffioni d' allora erano
violentiffime , i co fiumi feroci : per confeguenza le
avventure più mirabili e più interelìànti doveano aver
molto del Tragico. Anche il carrattere particolare di
Offian portato ad una dolce melanconia lo determinava
a dar la preferenza al patetico fopra gli altri generi.
La compaffione è il primo grado all'umanità. *
19. Havvi una comparazion fìmile nel 17. dell'Iliade v.
54. fopra la morte d'Euforbo. Il luogo è ben gentile
e toccante. *
20. Offian non loda mai i fuoi Eroi per le fole qualità di
guerra : ma vi aggiunge fempre il contrapporto del-
ie qualità pacifiche e dolci . Le prime fenza le fecon-
de non formano che gli Achilli: il vero Eroifmo rif ul-
ta dalla felice temperatura dell'une e dell'altre. *
zi. Neil' Iliade l'Eroe principale è interamente obbliato
prima per fette, pofeia per cinque libri di feguito.
ApprefTo Offian, Fingal non compari fee che alla metà
del terzo-canto, e nel punto ch'ei giunge, Cuculi-ino
fparifee. Ma ficcome l'affenza di Fingal ferve ad ecci-
tar l'afpettazione, così la ritirata di Cucullino non la-
feia languir l'interefle. Quella è la feconda volta eh'
egli fi mofìra, e fempre opportunamente e con grand'
effetto. Che gran colpo d'occhio non fa egli, veduto
così in diflanza nella fua mei'ae muta grandezza ! An-
che l'attitudine di Connal è conveniente al fao caratte-
re. Il vero amico tenta di mitigar la paffione dell'al-
tro con le ragioni opportune: quando ciò è vano, egli
la rifpetta con un affettuofo fìlenzio. *
22. La felicità degli altri defta invidia negl'infelici: fpc-
zial-
( C C I X )
talmente quando la difgrazia di quelli nafea da un di-
fetto, e l'altrui felicità da un merito. La vittoria di
Fingal dovea lembrar un rimprovero a Cucullino. Pu-
re lungi dal rattrillarfene, egli ne rifente qualche con-
forto . Il fuo punto d'onore non ha nulla che offenda
la nobiltà del fuo animo. Chi può lafciar d' intereffarfi
per un tal carattere ? *
23. La convenzione de' due cantori è gentiliffìma, ed
interefiante . Offìan fi compiace della fua lode , ma è
pieno di cortefia e di giuffizia verfo gli altri. Egli fa
fpeflb e volentieri l'elogio de' Cantori iuoi contempora-
nei, e mette le proprie lodi in bocca loro. Non appa-
rile alcun veftigio di livore in quelli amabili figli del
canto, ma folo una bella gara non men di cortefia, che
di merito. Ho offervato che Offian fra tanti canti da
elfo introdotti ne' fuoi Poemi non ne inferi lìce mai al-
cuno che fembri cantato direttamente da lui, e ch'egli
fa fempre una figura fubalterna nelle pubbliche radu-
nanze dei Bardi. Quella, cred'io, è una rifpettofa de-
ferenza che Offìan ufa ad Ullino, cantor più vecchio,
e favorito di Fingal, di cui forfè Offìan mede fimo era
fiato allievo. *
24. Evirallina era degna fpofa di Offìan. Che bell'animo
non moffra il fuo canto, e le lue lagrime donate alla
memoria dell' infelice Cormano! Nella morte di queft'
amante dilaniato molte donne non avrebbero Icorto che
un'oggetto di compiacenza e d'orgoglio. Cormano fa-
rebbe flato una vittima facrificata a un'idolo fuperbo,
che la rifguarda con indifferenza. *
CAN-
( C C X I )
C À N T O VI.
* * *
ARGOMENTO.
"C T Iene la notte. Fingal dà un convito alla fua
armata , al quale Svarano è prefente v II Re
comanda ad Ullino fuo Bardo , di cantare una Can-
zone di pace , cojlume ebe fempre fi ojjervava al
fine d" una guerra . Ullino narra le imprefe di Trem-
mor bisavolo di Fingal , nella Scandinavia , e i fuoi
fponfali con Inibaca forella d' un Re di Loclin , cW
era un antenato di Svarano . Quejla confi derapane ,
aggiunta a quella d' Aganadeca forella di Svarano ,
e amata da Fingal nella fua gioventù , determina
maggiormente P animo generofo del Re a rimetterlo
in libertà , e a permettergli di ritornare col rimanen-
te del fuo efercito a Loclin , colla promejfa di non
rientrare mai più ojìilmente ne IP Irlanda . La notte
fi fpende nei preparamenti per la partenza di Sva-
O 2 rano ,
( C C X I I )
ratto , e nelle cannoni dei Bardi . Fingal domanda a
Carilo nuove dì Cucullino , indi opportunamente rac-
conta la Jìoria di Grumal . Giunge la mattina . Sva-
rano parte . Fingal va alla caccia ," pò f eia ^ incam-
mina alla volta di Cucullino. Lo ritrova nella grot-
ta di Tura s lo conforta , e lo la/eia consolato . il
giorno dietro egli fa vela per la Scoria, con che fi
chiude il Poema,
CAN-
( e e x i n )
CANTO VI.
r JL recipitaro i nugoli notturni ,'
E fi pofar fu la pendice irfuta
Del cupo Cromia . Sorgono le ftelle
Sopra l' onde d' Ullina , e i glauchi lumi
Moftrano fuor per la volante nebbia . 5
Mugge il vento lontano : è muta e fofea
Xa pianura di morte . Ancor gli orecchi
Dolce fìedea T armoniofa voce
Del buon cantore . Ei celebrò i compagni
Di noftra gioventude , allor che prima 1 0
Noi e' incontrammo in fulP erbofo Lego,
E la conca ofpital girava intorno .
Tutte del Cromia le nehbiofe cime
Rifpofero al fuo canto , e 1' ombre antiche
De' celebrati Eroi venner full' ale 1 5
O 3 Rat-
fi -Quefto Canto incomincia mina, al principio del fefto
dalla quarta notte , e ter- giorno .
(C C X I V )
Ratte dei nembi , e con defio fur ville
Piegarfi al fuon delle gradite lodi.
Benedetto il tuo fpirto. in mezzo ai venti,
Carilo antico.. Oh. veniftu fovente
La notte a me, quando foletto- io pofo. 20
E tu ci vieni ,. amico : odo talvolta
La tua. maeftra man eh' agile e leve
Scorre per V arpa alla parete appefa .
Ma perchè non favelli alla mia doglia?
Perchè non mi conforti? i cari miei, 25
Quando mi fia di riveder concefTo?
Tu taci e parti , e '1 vento che t' è feorta
Fifchiami in. mezzo alla canuta chioma .
Ma dal lato di Mora intanto i duci
S' adunano al convito. Ardon nelP aria. 50
Cento quercie raraofe , e gira intorno
* Il vigor delle conche . I duci in. volto 2
Splen-
a II vigor delle concie Tigni- folle non è facile il deci-
fica il liquore che bevea- derlo in tanta diftanza di
no i guerrieri ScozzefI : tempo . Il Traduttore ha
ma di qual Corta egli fi veduto molti antichi Poe-
(CCXV)
Splendon di gioja : fol penfofo e muto
Staffi il Re di Loclin ; fiedongli infieme
Ira e dolor full' orgogliofa fronte .. 35
Guata il Lena , e fofpira : ha ferma in mente
La fua caduta . Sul paterno feudo
Stava, chino Fingallo : egli la doglia
Olfervò di Svarano, e cosi difle
Al primo de' cantori . Ullino , inalza 40
Il canto della pace , e raddolcifci
I bellicofi. fpirti , onde 1* orecchio
Ponga in obblio lo ftrepito dell* armi .
Sien, cento arpe dapprefTo , e infondan gìoja
Nel petto di Svaran . Tranquillo, io voglio. 45
Che da me parta: alcun non fu per anco,
O 4 Che
mi , nei quali fi fa men- Caledonj nelle frequenti
zione delle candele di ce- feorrerie che facevano nel-
ra , e del vino come di la provincia Romana , fi
cofe comuni nelle fale di fiano addimefticati con
Fingal . I nomi d' ambe- quefte morbidezze della vi-
ri uè derivano dal Latino , ta , e le abbiano introdot-
il che moftra che i noftri te nel proprio paefe col
maggiori , fé pur ebbero bottino che trafportavano
sì fatte cofe , V ebbero dai dalla Britannia Meridio-
Romani . E' facile che i naie .
( C C X V I )
Che da Fingal merlo partifle . Ofcarre
Contro gli audaci e valorofi in guerra
Balena il brando mio , fé cedon quelli ,
Pacatamente mi ripofa al fianco » 50
3 Vi (Te Tremmorre , incominciò dei canti
La dolre bocca , e per le Nordiche onde
Di temperie e di venti errò compagno .
La feoicefa Loclin coi mormoranti
Suoi bolchi apparve al peregrino Eroe 5 5
Tra le fu e nebbie : egli abbafsò le vele ,
Balzò fui lido , ed infeguì la belva ,
Che per le felve di G ormai raggia*
Molti Eroi già fugò, molti ne fpenie
Quella, ma l'afta di Tremmor 1' uccife . 60
Eran tre duci di Loclin prefenti
All'alta imprefa , e raccontar la polla
Dello ftraniero Eroe: diflfer ch'ei flava
Qual colonna di foco , e d' arme chiufo
Raggi fpandea d' infuperabil forza . 6 5
Feftofo il Re largo convito appretta ,
Ed
C C C X V I I )
Ed invita Tremmorre. Il giovinetto
Tre giorni fefteggiò nelle ventofe
Lociinie torri ; e a lui dieflì la fcelta
Dell' aringo d' onor . Loclin non ebbe y
Sì forte Eroe , che gli duraflfe a fronte .
N'andò la gioja della conca in giro;
Canti , arpe , applauiì : alto fonava il nome
Del giovine regal , che dal mar venne
Delle felve terror , primo dei forti . y
Sorge il quarto mattin . Tremmor nell'onde
Lanciò la nave , e a patteggiar fi pofe
Lungo la fpiaggia in afpettando il vento ,
Che da lungi s' udia fremer nel bofeo .
Quand'ecco un figlio di Gormal felvofo g
Folgorante <T acciar , che a lui s' avanza .
Gota vermiglia avea , morbida chioma ,
Mano di neve ; e fotto brevi ciglia
Placido forridea ceruleo fguardo :
E sì prefe a parlargli . Olà t' arrefta , 8
Arredati Tremmor : tutti vincerli ,
Ma
{ C C X V I I 1 )
Ma non hai vinto di Lonvallo. il figlio.
La fpada mia de* valorofi. il brando
Speflb incontrò ,. dal mio infallibil arco
S'arretraro i pili faggi. O giovinetto 90
Di bella chioma , ripigliò Tremmorre ,
Teco non pugnerò. Molle è '1 tuo braccio ,
Troppo vago fei tu, troppo gentile:
Torna ai cervettl tuoi . Tornar non voglio
Se non col brando di Tremmor , tra '1 fuono 9 5
Della mia fama : giovinette a fchiere
Circonderai! con teneri forrifi.
Lui che vinfe Tremmor; trarrai del petto
Sofpiretti d'amore-, e la lunghezza
Della tua lancia mifurando andranno , 100
Mentr' io pompofo moflxerolla , e al Sole
Ne inalzerò la sfavillante cima.
Tu la mia lancia ? difdegnofo allora
Soggiunfe il Re : la madre tua piuttofto
Ritroverattt pallido fui lido 105
Del fonante Gormallo, e rifguardando
Ver-
(CCXIX)
Verfo l' ofcuro mar ,. vedrà le vele
Di chi le uccife il temerario figlio.
E. ben,, ditte il garzon , molle dagli anni
E* il braccio mio, contro di te non poflfo no
U afta inalzar , ma ben col dardo apprefi
A pattar petto di lontan nemico.
Spoglia , o guerrier , quel tuo pefante arnefe ;,
Tu fei tutto d' acciaro ; io primo a terra
Getto l' usbergo ; il vedi : or via Tremmorre 115
Scaglia il tuo dardo, Ondoleggiante ei mira.
Un ricolmetto feno . Era coftei
La forella del Re .. Vide ella il duce
Nelle fraterne fale , ed invaginili
Del vifo giovenil .. Cadde la lancia 120
Dalla man di Tremmorre : abbafTa a terra
Focofo il volto: l'improvvifa vifta
Sino al cor lo colpì , ficcome un vivo
Raggio di luce che diritto incontra
a I figli della grotta , allor che al Sole 1 2 5
Efcon
a Gii abitatori della grotta . *
i C C X X )
Eicon dal bujo , e al luminofo Arale
Chinano i fguardi abbarbagliati e punti»
O Re di Morven, cominciò la bella
Dalle braccia di neve, ah lafcia ch'io
Nella tua nave mi ripofi , e trovi i 3 0 .
Contro P amor di Corlo * afilo e fchermo .
Terribile è coftui per Inibaca ,
Quanto il tuon del deferto : amami il fero ,
Ma dentro il bujo d'un' atroce orgoglio,
E diecimila lande all'aria fcuote 135
Per ottenermi . E ben , ripofa in pace ,
Diffe P alto Tremmor , dietro lo feudo
De' padri miei; poi diecimila lande
Scuota Corlo a fuo fenno, io non pavento;
Venga, l'attendo. Ad afpettar fi flette 14
Tre dì fui lido : alto fquillava il corno ,
Da tutti i monti fuoi , da tutti i fcogli
Corlo sfidò , ma non apparve il fero »
Scc-
a Quefto Corlo deve effer fio nome , accennato dal
qualche Re dell' i fole Or- Traduttore Inglefe in una
cadi come un' altro di a.ue-* Aimotaz. al Canto 1. *
( C C X X I )
Scefe il Re di Loclin : rinnovellarfr
I conviti , e le fefte in riva al mare 145
E la donzella al gran Tremmor fu fpofa .
4 Svaran , difife Fingal , nelle mie vene
Scorre il tuo l'angue : le famiglie nofìire
Sitibonde d' onor , vaghe di pugna
Più volte s' affrontar , ma più volte anco 150
Festeggiarono infieme , e 1' una all' altra
Fer di conca ofpital cortefe dono .
Ti raflferena adunque , e nel tuo volto
Splenda letizia , e alla piacevol arpa
Apri P orecchio e '1 cor . Terribil folli 155
Qual tempera , o guerrier , de' flutti tuoi ,
Tu fgorgafti valor , 1' alta tua voce
Quella valea di mille duci e mille .
Sciogli doman le biancheggianti vele ,'
Fratel d' Aganadeca ; ella fovente 1 6a
Viene all' anima mia per lei dogliofa ,
Qual Sole in fui meriggio : io mi rammento
Quelle lagrime tue ; vidi il tuo pianto
Nella
(CCXXII)
Nelle fale di Starno, e la mia fpada
Ti rifpettò , mentr' io volgeala a tondo 165
Roffeggiante di fangue , e colmi avea
Gli occhi di pianto , e '1 cor ruggia di fdegno .
Che fé pago non fei, fcegli e combatti:
Queir aringo d' onor, che i padri tuoi
Diero a Tremmor , l'avrai dame: giojofo 170
Vo1 che tu parta , e rinomato e chiaro
Siccome Sol che al tramontar sfavilla .
Invitto Re della Morvenia flirpe , S
Primo tra mille Eroi j non fia che teco
Più mai pugni Svaran : ti vidi in pria 175
Nella reggia paterna, e i tuoi frefch' anni
Di poco fpazio precedeano i miei.
E quando , io dilli a me medefmo , e quando
La lancia inalzerò, come V inalza
11 nobile Fingal? pugnammo poi 180
Sul fianco di Malmor, quando i miei flutti
Spinto m' aveano alle tue fale , e fparfe
Rifonavan le conche : altera zuffa 6
Cer-
( C C X X II I )
Certo fu quella e memoranda : or baita ;
Laicia che il buon cantore efalci il nome 1 8 5
Del prode vincitor. Fingallo afeoìta:
Più d' una nave di Loclin poc' anzi
Reftò per te de' fuoi guerrieri ignuda ,
Abbiti quefte , o duce : e fii tu Tempre
L' amico di Svaran : quando i tuoi figli 190
All' alte torri di Gormal verranno
S' apprefteran conviti , e lor la fcelta
Della tenzon s' offerirà. Né nave, 7
Rifpofe il Re , né popolofa terra
Non accetta Fingal : pago abbaftanza 195
Son de' miei monti , e dei cervetti miei -
Conferva i doni tuoi, nobile amico
D' Aganadeca : al raggio d' Oriente
Spiega Je bianche vele , e lieto riedi
Al nativo Gormallo . O benedetto 8 200
Lo fpirto tuo , Re delle conche eccelfo ,
Gridò Svaran, di maraviglia pieno,
Tu fei turbine in guerra , auretta in pace :
Pren-
( C C X X I V )
Prendi la deftra d' am ilìade in pegno
Generofo Fingallo . I tuoi Cantori :
Piangano fugli eftinti , e fa eh' Erina
I duci di Loclin ponga fotterra ,
E della lor memoria erga le pietre :
Onde i figli del Nord poffano un giorno
Mirare il luogo , ove pugnar da forti z
I loro padri , e '1 cacciatore efclami ;
Mentre s' appoggia a una mufeofa pietra :
Qui Fingallo , e Svaran lottaro infieme ,
Que' prifehi Eroi : così diranno , e verde
La nofìxa fama ognor vivrà . Svarano , 2 i
Fingal riprefe , oggi la gloria noftra
Della grandezza fua giunfe alla cima .
Noi paflferem qual fogno : in alcun campo
Più non s* udrà delle noftr' arme il fuono :
Ne fvaniran le tombe , e '1 cacciatore 2 2
Invan fui prato del ripofo noftro
L' albergo cercherà : vivranno i nomi ,
Ma fia fpento il valor . Carilo , Ullino ,
Of-
( C C X X V )
Oftìan, cantori, a voi fon noti i duci
Che più non fono. Or via iciogliete i canti 22 5
De1 tempi antichi, onde la notte feorra
Tra dolci fuoni , ed il mattili riforga
Nella letizia » Ad allegrare i Regi
Sciogliemmo il canto, e cento arpe fcavi
La noftra voce accompagnar : Svarano 230
RafFerenofiì , e rifplendè , qual filale
Colma Luna talor , quando le nubi
Sgombran dalla fua faccia, e lafcian quella
Ampia , terfa , lucente in mezzo al cielo .
Allor Fingallo a Carilo fi volfe, 23^
E prefe a dirgli: Ov' è di Semo il figlio? 9
Ov'è il Re di Dunfcaglia ? a che non viene?
Come baffo vapor forfè s' afeofe
Nella grotta di Tura? Afcofo appunto ,
Rifpofe il buon cantor, fta Cuculino 240
Nella grotta di Tura : in fu la fpada
Egli ha la de (tra , e nella pugna il core,
Nella perduta pugna . E cupo e meflo
P II
( ce X X V I )
lì Re dell' afte , che più volte in campo
Già vincitor fi vide. Egli t'invia 245
La fpada di Cabarre, e vuol che polì
Sul fianco di Fingal , perchè qual nembo
I poderofi fuoi nemici hai fperfi .
Prendi , o Fingal , quella famofa fpada ,
Che già la fama fua (Vanì qual nebbia 250
Scotta dal vento . Ah non fra ver , rifpofe
L'alto Fingal, ch'io la fua fpada accetti.
Poflente è '1 braccio fuo : vattene, e digli
Che fi conforti ; già ficura e ferma
E' la fua fama e di fvanir non teme . 255
Molti prodi fur vinti , e poi di nuovo
Scintillaron di gloria . E tu pur anche
Re dei bofehi fonanti , il tuo cordoglio
Scorda per fempre : i valorofi , amico ,
Benché vinti, fon chiari: il Sol tra i nembi 160
Cela il capo talor , ma poi ridente
Torna a guardar fu le colline erbofe.
Viemmi Gruma alla mente . Era già Gruma
Un
( C C X X V I I )
Un Sir di Cona: egli fpargea battaglia
Per tutti i lidi, gli gioia l'orecchio 265
Nel rimbombo dell' armi , e '1 cor nel fangue .
Ei fpinfe un giorno i Tuoi guerrier poflfenti
SulP eccheggiante Craca , e il Re di Craca
Dal fuo bofehetto l' incontrò , che appunto
Tornava allor dal Circolo di Brumo , * 27 e
Ove alla Pietra del Poter poc'anzi
Parlato avea . Fu perigliofa e fera
La zuffa degli Eroi per la Donzella
Dal bel petto di neve . Avea la fama
Lungo il Cona natio portato a Gruma 273
La peregrina amabile beltade
Della figlia di Craca , ed egli avea
Giurato d'ottenerla, o di morire.
Pugnar© elfi tre dì : Gruma nel quarto
Annodato reftò. Senza foccorfo 2. 8 e
Lungi da'fuoi l'immerfero nel fondo
P 2 Del?
t Si allude alla religione del Annot. al v. 34.de! Can-
Re di Craca . Vedi V to 3.
( CCXXVIII )
Dell' orribile circolo di Brumo ,
Ove fpeffo ulular l'ombre di morte
S' ridiano intorno alla terribil Pietra
Del lor timor. Ma che? da quell' abiffo 285
Ufei Gruma e rifui Te . I iuoi nemici
Cadder per la Tua delira ; egli riebbe
L'antica fama. O voi cantor teflfete
Inni agli Eroi , che dalla lor caduta
Sorfer più grandi, onde il mio fpirto efulti 3 9x3
Nella giuria ior lode, ed a Svarano
Il cordoglio- primier tornifi in gioja .
Alior di Mora fu la piaggia erbola
Si pofero a giacer . Fiichiano i venti
Tra le chiome agli Eroi . S' odono a un tempo 1
Cento voci , cento arpe : i duci antichi
Si rimembrar, fi celebraro . E quando
Udrò adeffo il cantor? quando quell'alma
S'allegrerà nelle paterne imprefe?
L'arpa in Morven già tace, e pili fui Cona 300
Voce non s' ode armoniofa -y è focnto •
Coi
( C C X X I X )
Col ponente il cantor ; non v' è .più faina ,
Va tremolando il mattutino maggio
Su le cime di Cromia, e d'una fioca
Luce k tinge. Ecco fcjuillar fui Lena 305
Il corno di Svaran : dell' onde i figli
Si raccolgon d' intorno , e muti e medi
Saigon le navi : vien d' Ullina il vento
Forte fondando a rigonfiar le vele
Candido - galleggianti , e via gli porta . 310
Olà, difle Fin gal , chiaminfi i veltri
Rapidi figli della caccia , il fido
Brano dal bianco petto, e la ringhiarne
Forza arcigna di Lua . Qua qua Fiilano,
Rino ... ma non è qui : ripofa il figlio 3 1 5
Sopra il letto feral > Filiali , Fergufto,
Rintroni il corno mio , fpargafi intorno
La gioja della caccia: impauriti
L' odan del Cromia i cavrioli e i cervi,
E balzino dal lago. Errò pel bofeo 320
L'acuto fuon: dello fcogliofo Cromia
P 3 S' al*
( CCXXX )
S' alzano i cacciator ; volano a slanci
Chi qua , chi là mille anelanti veltri
Sulla lor preda ad avventarfi . Un cervo
Cade per ogni can: ma tre ne afferra 325
Brano e gli addenta, e di Fingallo al piede
Palpitanti gli arreca. Egli a tal vifta
Gongola di piacer. Ma un cervo cadde I0
Sulla tomba di Rino , e rifveglioflì
Il cordoglio del padre. Ei vide cheta 330
Starfi la pietra di colui che'l primo
Era dianzi alla caccia: Ah figlio mio
Tu non riforgi piìi ; tu della feda
A parte non verrai ; già la tua tomba
S' afconderà , già l' erba inaridita 355
La coprirà ; con temerario piede
Calpefteralla un dì la fchiatta imbelle.
Senza faper eh' ivi ripofa il prode .
Figli della mia forza , Offian , Fillano ,
Caulo Re degli acciar, poggiam fui colle 340
Ver la grotta di Tura , andiam , veggiamo
D' Eri.
( CC X XX I )
D' Erina il condottiero. Oimè fon quelle
Le muraglie di Tura? ignude e vuote
Son d'abitanti, e le ricopre il mufeo.
Mefto è'1 Re delle conche, e defolata 345
Sta P albergo regal : venite , amici ,
Al Sir dei brandi , e trasfondiamgli in petto
Tutto il noftro piacer. Ma che? m'inganno?
Fillano, è quefto Cucullino? oppure
E' colonna di fumo? emmi fugli occhi 350
Di Cromia il nembo, e ravvifar non poffo
L' amico mio . Sì Cucullino è quefto ,
Gli rifpofe il garzon . Vedilo , è muto
E tenebrofo , ed ha la man fui brando •
Salute al figlio di battaglia : addio 3 5 5
Spezzator degli feudi . A te falute ,
Rifpofe Cucullin , falute a tutti
I tuoi figli poflTenti . O mio Fingallo ,
Grato è Pafpetto tuo: fomiglia al Sole,
Cui lungo tempo fofpirò lontano 36®
II cacciatore, e lo ravvifa alfine
P 4 Sputi*
■ tCCXXXll)
Spuntar da un nembo. I figli tuoi fon vive
Stelle ridenti, onde la notte ha luce.
O Fingallo o Fingal , non tale un giorno
Già mi vedetti tu, quando tornammo 365
Dalle battaglie del deferto, e vinti
Fuggian dalle noftr' armi i Re del mondo , *
E tornava letizia ai patrj colli .
Gagliardo a detti , l' interruppe allora
* Conan di bafla fama, affai gagliardo 370
iX Se' tu per certo Cucullin : fon molti
I vanti tuoi; ma dove fon l'imprcfc?
Or non Cam noi per l' Ocean qua giunti
Per dar foccorfo alla tua fiacca fpada ?
Tu fuggi all'antro tuo: Conanno intanto 375
Le tue pugne combatte . A me quell' arme ,
Ce-
* GÌ' Imperatori di Roma • minato in molti altri Poe-
Qi'.efto è '1 folo palio in mi , e Tempre comparifce
tutto il Poema , in cui s' con lo lteiiò carattere . Il
alluda alle guerre di Fin- Poeta non ne fece finora
gal contro 1 Romani . menzione , e la Aia con-
b Conan era della famiglia dotta verfo Cucullino non
di Morra . Egli vien no- meritava altrimc-nti .
(CCXXXIII)
CedHc a me , che mal ti ftanno . Eroe
Alcun non fu che ricercare ofaflfe
L' arme di Cucullin , rifpofe il duce
Alteramente, e quando mille Eroi 380
Le cercaflero ancor , farebbe indarno ,
*2 Tenebrofo guerriero: alla mia grotta
Non mi ritrafii io già , finché d' Erina
VilTero i duci . Olà , gridò Fingallo ,
Conan malnato, dall' ignobil braccio, 385
Taci, non parlar più, Famofo in guerra
E Cucullino , e ne grandeggia il nome .
SpefTo udii la tua fama , e fpeflb io fui
Teftimon de' tuoi fatti , o tempeftofo
Sir d'Inisfela. Or ti conforta, e fciogli 39°
Le tue candide vele in ver l'azzurra
Nebbiofa Ifola tua : vedi Bragela
Che pende dalla rupe f offerva 1' occhio
Che d'amore e di lagrime trabocca.
I lunghi crini le folle va il vento 395
Dal palpitante feno. Ella l'orecchio
Tcn-
(CCXXXIVj
Tende all'aura notturna, e pure afpetta
Il fragor de' tuoi remi , e '1 canto ufato *
De' remiganti , e '1 tremolio dell' arpa
Che da lungi s'avanza. E lungo tempo 400
Starà Bragela ad afpettarlo invano.
No più non tornerò : come potrei
Comparir vinto alla mia fpofa innanzi,
E mirarla dolente ? Il fai , Fingallo ,
Io vincitor fui fempre . E vincitore 403
Quinci inanzi farai, qual pria tu folli,
Diffe Fingal : di Cucullin la fama
Rinverdirà come ramofa pianta.
Molta gloria t' avanza , e molte pugne
T'attendono, o guerriero, e molte morti 41 p
Ufciran dal tuo braccio. Ofcarre , i cervi
Reca , e le conche , e '1 mio convito appretta :
1 tra-
■ L' ufo di cantar quando Settentrionale di Scozia .
remano , è universale fra Inganna il tempo , ed ani-
«li abitanti della cofla ma i rematori .
( C C X X X V )
I travagliati fpirti abbian ripofo
Dopo lunghi perigli : e i fidi amici
Si ravvivili di gioja al noftro afpetto. 415
Fefteggiammo , cantammo. Alfin lo fpirto
Di Cucullin rafTerenoffi : al braccio
Tornò la gagliardia , la gioja al volto.'
Ivano Ullino e Carilo alternando
I dolci canti: io mefcolai piti volte 42C
Alla lor la mia voce , e delle lancie
Cantai gli feontrì , ove ho pugnato , e vinto :
Mifero ! ed or non più : cefsò la fama
Di mie paflate imprefe, e abbandonato
Seggomi al faflb de' miei cari elminti. 423
Così feorfe la notte , in fin che '1 giorno
Sorfe raggiante. Dall' erbofa piaggia
Alzoflì il Re , feoffe la lancia , e primo
Lungo il Lena movea : noi lo feguimmo
Come ftrifeie di foco. Al mare, al mare, 450
Spieghiam le vele , ed accogliamo i venti
Che fgorgano dal Lena : egli si difTe .
Noi
C CCXXXVI )
Noi falìmmo le navi, e ci fpingemhid
Tra canti di vittoria e liete grida
Dell' Ocean per la fonante fpuma. 1ì 435
^
OS-
( C C X X X V I I )
OSSERVAZIONI
AL CANTO VI-
, „ PE Oflìan , dice 1' Autore degli Annali Tipogra-
„ i3 fici , ha prefo il colorito cupo degli oggetti del
Ilio clima, con qual forza e con qual venta non ne ha
egli rapprefentata l'immagine? E quelle immagini ap-
punto e quello colorito cupo, ma lublime, sbalordisco-
no e trafportano l'anima, quali ad ogni pagina del fuo
Poema „. Egregiamente. Noi peraltro abbiam vedu-
to che Oflìan fa maneggiar con ugual maeftria tutte le
fpezie de' colori. E s' egli fa più fpi.flo ufo del cupo,
quelV è perchè il cupo è più fpeflo coniacente a' iuoi
ioggetti. *
. Vediamo che gli antichi Scozzefi fi dilettavano molto
dei conviti ; e che in effi il capo principale erano le
conche. Ev molto credibile che i Celti Ca'edonj non fi
lalciaffero vincer dai Danefi nel trafpuiro pel vino, e
per gli altri liquori. Pure gli Eroi di Oman non folo
non s' ubbriacano come il faggio Uhilc, ma nei loro
conviti non c'è la minima ombra di eccello, o d'inde-
cenza, anzi neppur un'elpreffione che ne taccia fofpet-
tare la poffibilità. In luogo di ffenderfi fui pregio dei
liquori, Offian non parla che del vaio. L'effètto deile
loro bevande non è un'allegrezza fmodata, e tumul-
tuofa, ma una gioja femplice e pura, che ferena gli
fpiriti , li move al canto, ed anima le nobili conven-
zioni degli Eroi. Il fanciullo Ciro in quelli conviti non
fi farebbe certamente immaginato che il vino fofTe un
veleno, come alla menfa d'Aftiage fuo avolo. *
5. Ar-
( CCXXXVIII )
3. Artiflziofamente il Poeta introduce quetV Epifodio ,
come il più acconcio a difpor gli animi all' efito felice
dell' azione.
4. Tutte le parlate diOflìan fono ragguardevoli per mol-
ti pregi : ma quefta mi fembra d' un eccellenza fupe-
riore ad ogni altra . Non fo fé fia più ammirabile la
generofita di Fingal, o l'artifizio con cui egli s' infinua
neir animo di Svarano. Poteva quelli effer efacerbato
verfo di Fingal per quattro motivi: per l'inimicizia
nazionale degli Scozzefi, e dei Danefi, per l'inimicizia
perfonale tra lui, e Fingal, per la vergogna della fua
{confìtta, e per defiderio di rifarcirfi. Fingal prende a
fuperar tutti quelli oftacoli con la nobiltà de' fuoi fen-
timenti ; e lo fa con un'ordine il più conveniente.
Comincia dal primo, prendendo occafione dal canto di
Ullino ; e moftra coli' efempio di Tremmor , che le
guerre delle loro famiglie non venivano da un' odio ere-
ditario, ma da una gara di gloria, e che anzi effe da
principio erano amiche e congiunte . Palla indi ad al-
lontanargli dall'animo l'idea della vergogna, ch'era il
punto più delicato e più necefifario ; e fa un grand' e-
logio del valore di Svarano, indicando che nel fuo fpi-
rito egli non ha perduto nulla dell' antica fua gloria.
La lode non è mai più lufinghiera quanto in bocca d"
un nemico. Riconfortato P amor proprio di Svarano
con quello calmante , Fingal mette in ufo i modi più
blandi . Lo chiama delicatamente fratello d' Aganade-
ca, per deftar in lui fentimenti teneri ed amichevoli
coli' immagine d' una forella amata non meno da lui,
che da Fingal. Moftra che fin dal tempo di quella egli
avea concepita molta propenfione per lui , e gli ram-
memora la prova fenfibile che glie ne diede in quella
occafione . Con ciò egli induce Svarano a vergognarli
di confervar odio e rancore con una perfona, che già
da
{ CCXXXIX )
eia gran tempo Pavea provocato in affètto e in benevo-
lenza. Finalmente mette in opera un tratto di genero-
sità fingolare, che doveva efpugnar l'animo il più in-
domabile. Svarano era vinto. Fingal era padrone del-
la fua vita e della fua libertà. Ma quelli fi feorda del-
la Tua vittoria : fuppone che Svarano ila libero come
inanzi la battaglia, e propone per foddisfarlo un nuo-
vo cimento perfonale, come fé il parlato non doveflTe
decidere. Svarano non è un nemico vinto, ma un' of-
pite nobile a cui fi defidera di far onore . Se Dionigi
d1 Alicarnaflò avefTe avuto da analizzare difcorfi di que-
llo genere, egli avrebbe fatto ben miglior ufo della fua
critica, di quello che nello fviluppare il balordo artifi-
zio d' Amennone nel 2. dell'Iliade. *
J. La generofità. di Fingal va operando. Svarano non è
/ più quel brutale, che rifpofe con tanta aforezza a' cor-
tei] inviti di Cucullino e di Fingal . Un confronto sì
iuminofo dovea farlo troppo arroffìre della fua prima
natura. La rozzezza di Svarano s1 ingentilire , e la fua
ferocia fi va cangiando in grandezza. *
6. Svarano rammemora più volentieri la zuffa di Malmor
che la prefente. Abbiam veduto nel principio del Poe-
ma , eh' egli volea far credere di non effer rimafto in-
feriore in quella battaglia. Ma dalle fue fierTe efpref-
fioni fi feorge che quella non era che un' illufione del
fuo amor propio. La flraordinaria gentilezza di Fingal
è vicina a llrappargli di bocca la confezione della fua
inferiorità; ma egli fi fpiega in un modo alquanto in-
diretto ed equivoco. La virtù Ila per vincerla; ma la
natura fa ancora qualche refiftenza. *
7. Gli Eroi de' Poeti Greci erano molto lontani da quelli
magnanimi (entimemi . Achille nel 24 de' 1' Iliade,
avendo refo a Priamo il corpo di Ettore, fa le fue feu-
fe coli' ombra di Patroclo per aver ufaro quello atto di
pie-
(CCXL)
pietà, e potendo allegare per Tua giutìific3zione, fé non
ì fentimenti naturali d' umanità, almeno il comando
di Giove, el' donazioni di (uà madre Tetide , egli la-
fcia quella ragione plaufibile ( giacché pur credea d'a-
ver bilogffd di fcufa) e adduce unicamente queiV altra,
che Priamo gli avea tatto dei doni che non erano da
di (pregiarli . Havvi un luogo nelle Supplici d' Euripide
che ha una relazione più piena con tutta la condotta
di Finga! in que'la guerra, e dVè un efempio lumino-
io della tomaia differenza che patfava tra lo ipirìto de-
gli antichi Poeti Greci, e quello di OcTian . Adrafto Re
cii Argo ricorre perfònalmente a Tefeo Re d'Atene, af-
fine u indurre col (uo foccorfo i Tebani a dar fepbltura
;ti, ucci-'i nella pallata guerra. Tefeo dopo a-
vergli tatto l'uomo addoffo con poca diferezione , e con
molta fuoerioritù , gli da crudamente una" negativa .
Moffj poi dalle pcrfuafioni della madre più che dall'o-
lla c'aufa, o dai fentimenti d' un'animo gene-
ro (o , fi determina con maliflìmo garbo a follener A-
Àrafto con le lue armi. Dopo la fua vittoria fegue a
trattar Adrafto con' disprèzzo: finalmente per compir
1' opera comparifee Minerva, per ricordar a Tefeo eh'
' egli fi faccia dar la fua mercede eh Adfaftò pel tuo be-
nefizio, e che per afficurarfene lo coflringa ad un giu-
ramento. Quella è la delicatezza inimitabile del poeta
Greco. Si gfamini óra la condotta del barbaro. Finga!
intefa 1' inv-afione meditata da Svarano, corre ili foc-
corfo di Cucullino, e falva l'Irlanda. Lungi dal rim-
proverar la fua di ("grazia all'amico, lo conforta e 1' e-
ialta ; e in luogo d efiger guiderdone dall'alleato, ri-
cula l'omaggio del fuo lletfo* nemico,; *
. Ecco il trionfo di Fingal interamente compiuto. Avreb-
be potuto il Poeta far che Svarano perfùHiTe nella fua
ferocia , che i ! té di nuovo combattere, e ci
( CCXLI )
rìiTe pugnando. Ma il fuo cangiamento è molto- pili
glorioìo per Fingal, pia interdente, e più iftruttivo.
Olììan c'infegna con quelt' efempio che la virtù doma
i cuori più barbari, e eh' ella trionfa alle volte dell'
educazione, e della natura. Lezione utiliffima, e eh' è
d'un maffimo {limolo per corrifponder colla, beneficen-
za a coloro che ci provocarono colle offe fé. *
o. La prefenza di Carilo rifveglia in Fingal 1' idea di
Cucullino. Ma egli non s'indirizza a quell'Eroe, fé
non dopo la partenza di Svarano. Quella mi fembra
un' avvertenza affai delicata. Cucullino e Svarano non
erano caratteri da poterli conciliar infieme così age-
volmente. La prefenza del primo avrebbe deflato nelP
altro qualche movimento d'orgoglio: e quella di Sva-
rano non poteva che accrefeer la vergogna, e l'affli-
zione di Cucullino. Così la loro reciproca villa era
pni atta ad inafprir gli animi, che a riconciliarli.
Fingal giudizioiamente allontana prima T uno, e poi
penfa a confolar 1' altro. *
io. Quello incidente è molto toccante. D* ugual finez-
za è il tratto di fopra , ove Fingal chiamando i fuoi
figli, nomina Rino. I gran Poeti fanno far nafeer dì
quelli incidenti quando meno fi afpettano : gli altri
non veggono i più ovvj e prefentati fpontaneamente
dal foggetto. *
li. La villania e la sfacciataggine di coflui, fomiglia
alquanto a quella del Terfìte d'Omero. Vediamo che
Offian dipinge i caratteri malvagi e odiofi non meno
che i nobili e i grandi . Ma egli fa porli nel loro pun-
to di villa, né il lettore pub prender equivoco, o ef-
fer fedotro. Quelle non fono che l'ombre, le quali
danno rifalto alle figure luminofe. *
12. Offian dinota fpeffo le qualità dell' animo colle qua-
lità efterne del corpo. Quella maniera è più naturale,
Q_ per-
(. CCXLIl )
perchè nel primo linguaggio le idee appartenenti allo
fpirito non potevano cfprimerfi fé non con termini
tratti da oggetti fenfibili; più poetica, perchè dipin-
ge; e più ingegnofa, perchè laida penfare. *
13. I migliori Critici convengono che un Poema Epico
debba aver lieto fine. Quella regola nelle fue più ef-
fenziali circoftanze fu oflervata dai tre meritamente
famofilfimi Poeti, Omero, Virgilio, e Milton. Pure,
non fo per qual ragione, le conclufioni dei loro Poemi,
lafciano un certo che di trillo e dilgultofo nell'ani-
mo. L'uno lalcia il lettore ad un funerale, 1' altro
all' intempeftiva morte d' un' Eroe, il terzo nelle lo-
litarie leene d' un mondo disabitato.
iTj o'I y afjùplsTrov Trxpvv t'xropoQ 'anroSuiAGto .
Vitnque cum gemitìi fugit indignata fub umbras»
They band m band ecc.
CO-
COMALA
POEMA
DRAMMATICO.
( C C X LI V)
C O M A L A
POEMA DRAMMATICO.
ARGOMENTO.
T" A Tradizione ci ha trafmeffa la Storia compia-*
^-^ ta di queflo Poema nel mqdo feguente . Cornala
figlia di Sarno Re d* Inijlore , o dell' I/ole Orcadi ,
i innamorò di Tingal figliuolo di Cornai in un cetr-
vito , a cui fuo padre /' aveva invitato . La fua paf+
/ione fu così violenta , che h feguì tr-avejlita da gio-
vine che dejiderava d' effer impiegato nelle fue guer*
re . Fu tojlo [coperta da Idallano , figlio di- Lamor ,
uno degli Eroi di Fingal r il di cui amore ella ave*
va di/pregiato qualche tempo inan^i . La fua roman*
%efca pajfione , e la fua ùelle^a le cattivò per tal
modo r affetto del Re , che avea Jlabilito di farla fua
fpofa , quando gli fu recata la novella della fpedi^io-
ne di Caracul. Marciò tojlo per arre/lare i progrejft
del nemico , e Cornala lo attendeva . La lafciò fopra ■
un monte donde fi f copriva V armata di Caracul;
< C C X L V)
intanto egli fi portò a combattere , avendole inan%j
promejfo di ritornare quella jlejfa notte , fé fojfe fo-
pravvijfuto. Il rimanente della Storia pub raccoglier^
dal Poema medefimo .
Quefio Poema è molto pregevole per la luce che
fparge fopra /' antichità delle compofi^joni di Ojftan .
Caracul di cui qui fi fa menzione è lo fìejfo che
Gar acalla figlio deW Imperator Severo, il quale neW
anno 211. fece una fpedfzjone contro i C 'aledo nj .
La varietà della mi fura dei ver fi fa vedere che
il Poema fu originalmente mejfn in Mujìca , e forfè
prefentato ai Capi delle Tribù in qualche fo lentie oc-
fafione „
E' Co»
Q. 3
( CGXLVI )
E« Cofa che forprende il trovare fra i Caledonj non
pur membra e pezzi fpiccati, ma un corpo in-
tero e formale di Poefia regolata. Abbiam vedu-
to un Poema Epico: or eccoci una Tragedia. La fua
picciolezza non pregiudica alla regolarità. Si ravvia-
no in efTa tutti i lineamenti e le proporzioni della
Tragedia . C è il fuo picciolo viluppo , i fuoi colpi
di Teatro , e la fua Catastrofe inafpettata : gran va-
rietà d' affetti, itile femplice e paffionato : in fomrna
quella Poefia ha quelle virtù che fi ammirano tanto
nei Greci. Non pur Tefpi, ma Efchilo avrebbe potuto
compiacere di quello faggio. Il Coro, e la varietà del
metro la rende interamente fomigliante ai Melodrammi
dei Greci. Adattata alia Mufica da un dotto maeltro,
e fregiata delle decorazioni convenienti, ella potrebbe
effere un* Opera d' un nuovo gulto, e far grandiifìmo
effetto anche ai tempi noitri.
Siccome nel tradur quella Poefia io mi fon prefo qualche
libertà più che nelle altre, così ftimo convenevole il
renderne ragione ai conofeitori , e alle perfone di gullo .
Il metro vario tramezzato di rime libere è molto più
acconcio dell' uniforme ad efprimere gli slanci dell'ani-
ma, e i varj affetti che fi fucce.iono rapidamente in
quello picciolo Dramma, lo ho feguitato quello metodo
anche negli altri Poemetti, in que' luoghi ove l'Auto-
re o innanzi d'entrar nella fua narrazione, o anche a
mezzo , rompendone il filo , con felicilfimo volo fi
getta nel Lirico. I Traduttori, volendo metter in villa
la difficoltà delle Traduzioni, calcano unicamente fopra
la diverfità del linguaggio: ma non inoltrano di fenti-
( C CX L V II )
re un'altra difficoltà, con cui è lor necefTario di lorda-
re, e che per mio credere è ancora più grande: voglio
dire quella che nafee dalla diverfita della verfificavio-
ne. Egli è certo che i fentimenti, i penfieri, e l'ef-
pre filoni prendono da fé fleflì un tornio e una configu-
razione corrifpondente alla verfificazion rifpettiva de*
varj Poeti. La brevità, o la lunghezza del vedo, la
varietà delle flefììoni, delle pole, delle cadenze, l'ar-
monia che rifulta naturalmente dal numero, e quella
che nafee dall' aggiuftatezza delle confonanze, il diver-
go intralciamento, e la difìribuzion delle rime, cia-
fcheduna di quelle cofe modifica i fentimenti, e co-
munica loro una bellezza propria, e diftinta da tutte
l'altre. Si trasferivano gli fteffi fentimenti in un'altro
metro ; fi cangi la difpofìzione ; fi alterino le mifure :
tutto è guafto. Le idee aggiuntate fopra un'altro me-
tro, (tanno per così dire, a difagio in quefto nuovo, e
prendono attitudini violente o fcompofle: fi forma una
difeordanza difguftofa tra i fentimenti ed i fuoni : gli
oggetti non fi prefentano più lotto il punto di villa
conveniente: l'orecchio ed in confeguenza lo fpirito fi
ripofa in luoghi poco opportuni, e fdrucciola fu quelli
ne' quali dovrebbe arredarli ; elacompofizione la più per-
fetta diventa fimile ad un bel corpo con tutte le mem-
bra slogate. Perciò egli è afiòlutamente imponìbile di
far una traduzione di buon garbo, la qual fia precifa-
mente letterale in una foverchia (proporzione di me-
tro. Alla poca avvertenza o deprezza dei Tradutto-
ri in quefto punto fi debbono quelle dentate e con-
traffatte Traduzioni , alle quali i loro Autori danno
abufivamente il nome di fedeli, e che da alcuni ven-
gono feioccamente ammirate : come fé toffe un gran
che l'aver il merito d'un Dizionario, o come fé il
prefentar un cadavero sfigurato, in vece d'un corpo
Q * ani-
( CCXLVIIi )
animato , e pien di vivezza e di grazia, foffe Una
raccomandazione molto didima . Egli è dunque in-
■difpenfabile in una Traduzione di gufto , d' alterar
en poco 1' Originale per vero fpirito di fedeltà ; e
poiché le tiottre mifure non fi adattano a quei fen-
limenti , di raflettare e girar in modo i fentimen-
ti it ? defimi , che adattandoli alle mifure noftre
facciano un' effetto equivalente a quel che fanno nei
loro e (fere primitivo . Ma quelìo ripiego ha i fuoi
inconvenienti . Volendo fchivar la fkntatezza delle
Traduzioni icrupolofe, molti fi gettano nell' intem-
peranza delle parafrafi , e quel eh' è peggio preda-
no ai loro Autori maniere opporle al genio della
loro Poefia, o alla modificazione particolare del lo-
ro fpirito . Io ho ufata ogni diligenza per isfuggi-
re ad un tempo quelli due fcogli . Quanto io fia
riuicito , non faprei dirlo: dirò folo di qual artifi-
zio io mi fia lervito per riufeirvi . Inanzi a tut-
to , io non ho mai omefla volontariamente alcuna
bellezza reale ed importante del mio Poeta, (la di
fenrimento , fia d' efpreftìone . Tutto Y arbitrio eh'
io mi lon prefo fi riduce ad aggiungere, a trafpor-
tare , o a modificar qualche co fa, nel che ho avu-
to rie avvertenze, fecondo me importantiflìme . La
prima di far che 1' AuTor medefimo fupplifle a fé
fieifo, fervendomi delle maniere ufate da eflb in luo-
ghi dosili , ed alle volte trafportandole vicendevol-
mente da un luogo all' altro . La feconda di ag-
giunger generalmente quei fentimenti eh' erano in-
chiufì nel fentimento dell' Autore , o n' erano una
conf-guenz* immediata : avvertendo che ciò non
fotte in que' luoghi , ove 1' Autore gli aveva ar-
trfuiofamente foppreffi . La terza infine , di guar-
darmi fcrupolofamente dall' ammetrere idee o ef-
pret
< e e x l i x )
prefTioni che non follerò efattamente conformi al
modo di penare , e d* efprimerfi del mio Origi-
nale .
io non ho per altro fatto molto ufo di quelle pic-
ciole e neceffarie libertà , fuorché nei pezzi rima-
ti . In tutti gli altri ho tatto maiììmo lludio dì
oflervar tutta quella efattezza che potea conciliarli
con 1' eleganza e con l' armonia . Non isfuggiranno
al rifletto degl' intendenti gli oracoli preflbchè in-
formontabili eh' io dovetti incontrare . lo non pollo
dire qual fia il metro dell' Originale : ma fecondo
tutte le apparenze il verfo Celtico dovrebbe elTere
più vibrato e più breve de»! neflro, -e naturalmente
rimato . Il noftro Sciolto non fi foftiene con altro
che con la matita dell1 ondeggiamento periodico. Ora
non v' è cofa più direttamente oppofta a quello ge-
nere di itile e di verfo, quanto la maniera eftre-
mamente concifa, ferrata, e r-arnda, eh' è il ccllante
carattere dello Itile di OlTian . Pcnfino i conofeitori
fé alcun lavorator di molaici ebbe mai a travagliar
più di me, per congegnar in verfo fciolto un tutto
armoniofo di tanti minuzzoli, per far che i fenti-
menti riceveflero 1' un dall' altro foftegno e rifalto,
per non ilìemprarli-, ne ltorpiarrt, per preparar loro
mille giaciture varie e convenienti, e per commet-
terli infieme naturalmente e fenza durezza . Io po-
tea ben dir con ragione d'elfer nel letto di Procu-
re . Certo è che nella Poella Italiana io non ave-
va alcun efempio precifo dello itile e -dd numero
che conv-eniall alla Traduzione d'un Poeta così lon-
tano dalle noftre maniere j e che mi convenne ten-
tar una lìrada in gran parte nuova . Se ho talo-
ra inciampato , mi lufingherò indarno di qualche e-
quità? *
A T-
( C C I >
ATTORI.
FINGAL.
COMALA.
IDALLANO.
DERSAGRENA. )
) figlie di Mora! .
MELILCOMA. >
CANTORI.
La Scena è in Arven , lungo un rufcello , chiamar©-
il Crona .
CO-
( C C L I )
C O M A L A
POEMA DRAMMATICO.
SCENA I. *
* Derfagrena , e Melilcoma »
Devf. f~* là la caccia è compita ;
Altro in Arven non s' ode »
Che '1 romor del torrente.
Vieni , o figlia di Morni y
Dalle rive del Crona : c
Lafcia 1' arco
Prendi V arpa;
La notte avanzili
Tra dolci cantici ,
Tra
a Ho divifo in Scene quefto
picciolo Dramma per mag-
gior chiarezza , non cre-
dendo che vi fia alcuna
bellezza nel porlo tutto di
feguito , fenza diftinzione ,
come fanno alcuni nelle lo-
ro Tragedie , per ima ri-
dicola affettazione d' imi-
tar i Greci . *
b Derfagrena Lo fplendor d'
un raggio Salare .
c II Crona è un picciolo ru-
fcello , che fi fcarica nei
Carrone .
( C C L 1 I )
Tra fèfte , e giubili se
E larga fpandafi
Per Àrven tutto la letizia noftra.
vMelil.'E ver, la notte avanza,
O verginetta dall' azzurro fguardo ,
E già la valle imbruna ; i <;
Ma non mi punge il core
Defio di canto , che poc' anzi io vidi
Vifion che m' adombra . Io vidi un cervo
Lungo il rufcel di Crona, e mi parea
Per lo bujo dell' ombre 20
Una parte del colle ;
Ma quei fi (coffe , e via fugginne a slanci »
Vapor focofo s' aggirava intorno
Alle ramofe corna, e fuori ufciéno
Dalle nubi del Crona 2 5
Le rifpettate faccie
Degli avi noftri: or che vorrà dir quello?
Derfo Laffa , che afcolto mai!
Se
f* Melilcoma Occhio ebe gira foatemente .
( C C L I I I )
Se non crran gli auguri ;
Quefti fon certi indizj della morte 30
Del gran Fingallo: ahimè,
Caduto è '1 forte impugnator di feudi ,
Caraco è vincitor. Cornala feendi, *
Scendi infelice
Figlia di Sarna 35
Dal colle ombrofo»
Vieni coi gemiti,
Vien colle lagrime;
Perì '1 tuo Spofo.
Caduto è '1 giovinetto 40
Delizia del tuo core,
E forfè in quefto punto
Erra fui noftri colli ,
Vago di rivederti
L'innamorato fpirto. 45
Melil. Vedi là come fiede
Cornala abbandonata: a' piedi fuoi
Stan«
a Cornala , Vergine dui bel ciglio »
( C C I I v>
Stanno due grigi cani,
E van crollando le pendenti orecchie , *
E addentano l'auretta. 50
Fa del braccio colonna
All' infiammata guancia, e fparfa al vento
La bruna chioma le percote il volto.
I begli occhi cileftri
Rivolge ai dolci campi
Della promeffa : o caro Fingal , grida ,
Preffo è la notte , e tu non giungi ancora ?
a Qitefife parole fon pofte per
indicar un finiftro augu-
rio . Anche a* giorni no-
tòri , qualunque volta gli
animali fi fcuotono improv-
SCE-
vìfameiite , fenza una qual-
che caufa apparente , il
volgo crede eh' efli vegga-
no gli fpiriti dei morti .
( C C L V )
SCENA IL
Cornala , e dette .
* Com. /"""V Carrone , o Carron perchè mal veggio
^"^ Rotar nel fangue le tue torbid' onde ?
Forfè fui le tue rive Co
Sonò il fragor della battaglia? forfè
li Re di Morven dorme ? Efcine , o Luna ,
Bianca figlia del cielo ,
Efci dalle tue nubi, e fa ch'io feorga
La luce del fuo brando 65
Brillar nei campi della fua prometta .
O tu piuttofto
Va-
# Carmi , o Car-avon , Fitt- Centefque alias cum
me ferpeggiante . Quefto fili- pelhret armis
me era il termine del Do- Sedibus , aut vitlas vilem ferva-
minio Romano nella Bre- ret in ufum
tagna , e divideva la prò- Serviti» , hic contenta fuos de"
vincia Romana dalla Sco- fendere fines
zia. che fi mantenne libe- Roma fecurigeris pr&tendit mte-
ra . Egli ritiene ancora il nia Scotti .
nome di Carron , ed entra Hic fpe progreffus pofita , Car-
nei Forth 3 alcune miglia «atós ad undam ,
lontano dal Nord di Fai- Terminiti Aufonii ftgnat divor-
kirk . tia regni . Bucali.
( C C L V I )
Vapor di foco ,
Che per la notte
Rifchiari l'ombre degli ertimi padri, 7»
Vieni, vieni,
Vapor di foco,
E con l'errante
Vermiglia luce
La via m' addita , eh' al mio ben conduce . 7 o
LafTa , chi mi difende
Dal dolor , dall' amore
Dell'odiato Idallano? e quando mai
Potrò mirare il mio diletto Eroe
Volgerli in mezzo alle fue forti fquadre , So
Lucido come raggio
Orientai che fplende
Fuor del tofato grembo
Di nube mattutina?
SCE-
( C C L V I I j
SCENA III.
Id aliano , e dette ,
fi Idall. f~\ Dalle cime del funefto Crona 85
Denfa nebbia precipita , e full1 orme
* Del cacciatoi- ti fpargi ; agli occhi miei
I fuoi paffi nafeondi , ond' io non vegga
La rimembranza deli' eftinto amico.
Son difperfe le fquadre 90
Della battaglia,, e le affollate genti
Più non ftringonfì intorno
Al fier rimbombo del percoffo feudo.
Corri fangue , o Carron 5 del popol forte
Caduto è '1 capo.
Com. Chi } rifpondi , chi , $> 5
Figlio dell' atra notte ,
Chi cadeo del Carrone
R So-
e Coftui era ftato fpedito da falfa nuova che '1 Re era
Fingal , per dar notizia a morto . Vedi 1' Oflerv. 8.
Cornala della fua vittoria, dopo il Poema .
ma egli invece le reca la b- Di Fingal .
{ CCLVIII )
Sopra le fponde erbofe ? er' egli bianco *
Come in Arven la neve? era ridente
Come l'arco piovolo? aveva i crini iòq
Morbidi come nebbia ,
Lucidi come raggio?
Era tuono in battaglia, e cervo al cono-*
a Idall. Oh veder potefs' io
Il diletto amor mio dolce pendente 105
* Dalla collina fua , veder poteffi
Il rofleggiante fguardo
Fofco di pianto, e la vermiglia guancia
Mezzo tra'l crine afcofa ! *
O auretta leggiera iic
Deh loffia un cotal poco,
E i bei capegli inalza , e fa eh' io feorga
II
lezza particolare delle don-
ne Scozzefì , e eh elle la-
feiaflero caderfela dalle fpal-
le fui petto : poiché qua-
lunque vo'ta fi parla de'
loro capelli , Qflìan accen-
na fempre eh' elìi ricopri-
vano le guancia o il fe-
a Idallano parla tra fé .
b II fenfo dell' Originale è
alquanto ofeuro ed ambi-
guo : 0 tbat i migbt behold
bit love , fair-leaning from
ber rock . *
c Convien dire che la capi-
gliatura eftrema mente lun-
ga e folta forfè una bel-
(CCLIX)
Il 'candidetto braccio,
E '1 caro volto nel dolor si bello ! *
Com. O narrator della dolente iftoria 1 i 5
Dunque è caduto «di Comallo il figlio ?
Già fui colle
Il tuon romoreggia -,
Il lampo fiammeggia ,
Sopra penne di foco : ah no , non temo „ 120
E che temer pofs' io ,
Se'l mio Fingallo è fpento?
Deh dimmi autor della dolente iftoria ,
Dunque cadeo lo fpezzator di feudi ?
Idall. Son difperfi pei colli i duci noftri , 125
Né più la voce di Fingallo udranno .
Com. Venga fulle tue traccie orror di morte ,
Diftruzion ti colga, o Re del mondo,
Pochi fieno i tuoi pam*
Verfo la tomba, e fulla tomba (Irida 130
Vergine afflitta, e com' io fon , tal fia
R 2 Nei
« L'Originale: V amabìl faccia del fuo dolore. *
( C C L X )
Nei dì di giovinezza.
Squallida, defolata, e lagrimoik*
Perchè , crudo- Idallano.,
M' hai tu detto si tolto * 3 %
Ch'era fpento il mio Eroe? per poco ancora
Avrei pafeiuto il core
Di ibave lufinga > avrei potuto
Fingermi il fuo ritorno, e mille obbietti
Con graziole» inganno 14Q
Sedotto avrian l' innamorata mente .
Sopra lontana rupe
In un tronco, in un faflb>
L' avrei forfè veduto , e '1 fuon del vente
Al defiofo orecchio 145
Avria fembrato del fuo corno il fuono ,
Oh fofs' io adefìo almeno
Del Carron fullc fponde j
E rifcaldar poteffigli
Le fredde, e fmorte guancic «jq
Coli' amorofe lagrime l
Idalk
( CCLXI)
ÌJal!. No , fui Carron non giace ; in Àrvett torto
Gli ergon la tomba : duci: ah dalle nubi
Tu rifguardalo, o Luna; in fui luo peno
Splenda il tuo raggio,onde al Fulgor dell'armi 15 5
Cornala il riconofca , e in lui s'aìfifi*
'Com. Fermatevi , fermate
O figli della tomba , *
Finch' io veggo il mio Amore : egli "folet'ta
; Lafciommi a caccialo non fape va,ahi laffa , 160
Ch'ei n'andaffe alla pugna. Ei colia notte
Promife di tornar : così ritorni *
Fingal diletto? o dell' ofeura grotta
c Tremulo figlio, e perchè mai non dirmi
Ch'egli cadrebbe? lo tuo fpirto il vide 165
Pe-rir nel fangue de' fuoi prodi avvolto,
R
e 'Cioè : 0 voi che gli appa-
recchiate la tomba . *
£ Nell'Originale: e il Redi
Morven è riternato. Quefte
paiole contengono una fpe-
zie d' Ironia . La Tradu-
zione rende il fentimento
più chiaro , e forfè gli dà
pi'a rifalto . *
j E a
■ S' intende un Druido . E(
probabile che di quell' or-
dine ne riir.aneiFero alcuni
nel principio del regno di
Finga! , e che Cornala 1'
abbia confultato intorno all'
efito della guerra di Cara-
calla .
(CCLXII)
E a Cornala, il tacerli ,
Onde piìi acerba e grave
Scendefìe al cor l' inafpettata doglia »
MeliL Ma qual fragore; ijo
Gli orecchi fiede?
Ma qual fulgore
Splender fi vede
D' Arvert colà nella foggetta valle ?'
Chi è coftuir che viene 2 175
Alla poffa dei fiumi fomigliante
Quando 1' onde affollate
Splendono a.' rai della vibrante Luna?
Com. E chi puot/effer altro r
Che '1 mio nemico, P efecrabil figlio 180
Del Re del mondo? ombra di Fingal, vieni ,
Reggì> reggi>
Dalla tua nube
L' arco di Cornala ,
Sicch'egli infiggali 185
Nell'empio petto, e quei trafitto caggia
Come
( C C L X I I I )
Come cervo in deferto. Ah. no, che veggio?
Quella , sì quella
Del mio Fingallo è l' ombra
Che a me fen viene 19&
Dal fuo cupo foggiorno,
Ed ha d'intorno
Le fchiere pallide
Della fua morta gente.
Mio delio, \g^
Amor mio,
Perchè vieni
A {paventarmi,
A confolarmi
L'alma languente? 200
* * * *
* » *.
» *.
R 4 SC E-
C C C L X I V )
S C E N A IV.
Fingal, Cantori, e dette.
BfKg. Q U fu , le pugne del Garrone ondofo
Cantò'f i,erganfi al Ciel : provo*l mio braccio
Caraco audace , e pien di feorno , e d' ira
Fugge pei campi del domato orgoglio .
Ei ben lungi tramonta, appunto come 205
Vapor dell' aria , che nel fen rinchiude
Spirto notturno, allor che il vento avverfo
Lo rifpinge dal monte , e '1 bofeo ofeuro
Di folca luce da lontan roffeggia »
Ma parmi aver intefo 2 1 o
Voce fimile al foffio
Di frefeo venticello,
Che fpira da' miei colli . Ah faria quella
La voce della bella
Cacciatrice di Galma , 215
Della figlia di Sarno
Dalla candida mano?
3 Guar*
( G C L X V )
3 Guarda dalla collina, amor mio dolce,
Corri veloce ;
Fammi fentir quella che il cor mi moke 220
Gentil tua voce .
* Co'/rt. O amabiliflìmo
Figlio di morte
Sempre caro , e vezzofo ,
Prendimi teco 225
Dentro lo fpeco
Del tuo ripofo. *
Fing. Sì , del ripofo mio
Nello fpeco verrai :
Ceffaro i nembi ornai, 4 230
E lieto arride a' noftri campì il Sole .
O bella cacciatrice
Rendi felice
Il tuo diletto Spolb .
Vien*
e Fingal è ancora in qual-
che diftanza . Cornala per-
fide nella fua illuvione , e
gli parla , come s' ci forte
ia. ("uà ombra . *
b Cornala intende parlar del
fepolcro , e Fingal prende
le fue parole per im' invi-
to amoro fo . *
( C C L X V I )
Vietitene meco 23 j
Dentro lo fpeco
Del mio ripolo.
Com. Oh che veggio? che afcolto ? S
No non m' inganno ; egli èFingallo, eivive,.
Ei torna pien della fua fama; io fento 240
La man delle battaglie : oimò , oimè ,,
Che vicenda improvvifa ,
Che tumulto d' affetti
M' affoga il cor ! Sento eh* io manco : è d' uopo
Che a ripofarmi io vada 245
Dietro di quefta rupe ,
Finché la foga della affannata alma
Ha pò fa, e calma.
Stiami l'arpa da canto,
E voi figlie di Morni 250
Sciogliete il canto .
Derf. Cornala in Arven tre cervetti uccife y
Mira la fiamma
Che là fovra la rupe alto rifplende.
Van-
(CCLXVII >
Vanne ai convito 2 5 $
Re di Morven felvofa ,
Che la tua fpofa con defio t'attende-
ring. Ma voi figli del canto alzate al cielo
Del Carron le battaglie , onde s' allegri
La verginetta dalla bianca mano 260-
Finché dell'amor mio la fefta io miro »
SCENA V.
Fingal , Cantori , Italiano .
CanK "T TOÌvi pur, volvi giojofo
Carrone ondofo ,
Il tuo flutto vincitor .
Fuggirò, fuggirò 265
Nella lor terra
I figli di guerra
Ricolmi d'orror*
Più non fi fcorge fovra i noftri campi
Orma che ftampi - volator deftriero, 270
Né '1 fuon guerriero - del nitrito afcolto,
E al-
C C'CLXVIII )
E altrove volto - il fìer veflìllo io mirò*
Fuggirò, fuggirò e
Or d'altra gente a' danni
Spiegano i vanni - del feroce orgoglio , 175
E alla baldanza lor Morven fu (coglio
In pace il Sole
Sereno ornai
Co' fuoi bei rai
Riforgerà, 2$©
Ornai giojofà
La notte ombrofa
Da' noftri poggi
Difcenderà v
Qui folo udrannofi. £85
Voci di giubilo ,
Voci di caccia :
Le trombe tacciono ,
Ud raffi '1 corno,
E '1 bofeo intorno 290
Rifponderà .
Già-
( CCLXIX >
Giacerà in ozio
Il ferro crudo y
Arnefe inutile
L'elmo, e lo feudo 29^
Dai larghi portici
S' appenderà .. f
Che fé pur di battaglie avrem talento
Daremo al vento - le velate navi
D'armati gravi - e di Loclin le fponde 30$
Torbide Tonde - roffeggiar vedranno %
Dal brando, che in fuo danno
Già tentò con improvido configli©
Del Re del mondo il temerario figlio.
Volvi pur, volvi giojofo 305
Carrone ondofo
Il tuo flutto vincitor.
Fuggirò, fuggirò
Nella lor terra
I figli di guerra 31C
Ricolmi d' orrore
SCE<
( CCLXX )
SCENA VI.
Melilcoma , e detti .
MSI. (~*\ Àure, aure leggiere
Deh fcendete dall' alto ,
E voi raggi di Luna
Alzate la fua anima . 515
Pallida pallida
Giace la vergine
Predo la rupe .
Cornala non è più. 6
Fing. Come? che dici? 7
Morì la giovinetta 320
Speranza del cor mio? Cornala, ahi lafTo ,
Cornala fventurata!
Deh col tuo fpirto almeno
Volami in braccio , quando
Starò muto , e doglioib 325
Sopra il mio colle erbofo
A te , mio ben , penfando .
Iddi.
( CCLXXI )
ìdall. Oimè la voce è fpenta
Della bella di Galma cacciatrice,
Né più vedrolla ad infeguir con l'arco 330
I fugaci cervetti . Ah perchè mai
Ho turbato il fuo fpirto
Con 1' infaufta novella? io non previdi 8
Così atroce Sciagura , e fol volea
Con la vana fua doglia 335
Farle più dolce inafpettata gioja ,
Ting. Garzon malnato , dal funefto ciglio ,
Togliti agli occhi miei : più. non vedranti
I miei conviti , né le fere in caccia
Verrai meco a infeguir, né i miei nemici 340
Più non cadranno dal tuo brando uccifì .
Deh guidatemi , o fidi ,
Dove il mio amor ripofa ,
Ond' io poffa vederla
Nel fior di fua beltade 345
Pria che in tutto fia fpento . Eccola ftefa
Pallida pallida
Pref-
( CCLXXII )
'Preflb la rupe , e '1 venta
Le lcompone i bei crini .
Fifchia nell' aria ancora 350
La corda del fuo arco
Ch' ella cadendo infranfe . Orsù Cantori ,
Alla di Sarno fventurata figlia
S' alzino i canti , e li confegni al vento
De' noftri colli quelP amabil nome . 355
Cani, Vedi , vedi
Quanti rapidi
Vapor fiammiferi
Che già volano,
E rivolano, 369
Per accoglierti ,
Per avvoglierti ,
Bella Vergine.
Vedi vedi
Raggi tremuli 3&Ì
Di Luna candida ,""
Che follevano
II
( CCLXXIII )
Il tuo fpirito ,
E t' inondano,
Ti circondano , 3.70»
O graziola vergine
D' ammanto lucidiffimo.
Fuor delle nubi efcon dei padri , e gli avi
Gli afpetti gravi .
Veggo di Fidala <* 375
L' occhio vermiglio , e veggo
Su la diletta figlia
Pender di Sarno le Tevere ciglia . é
Quando vedraffi , o verginella amabile ,
La bianca mano dilicata , e morbida ? 3 80
Quando s'udrà la voce tua dolciflìma
Più che di venticel foave libilo ?
In traccia andran le fanciullette tenere
Di te , di te , nò rinvenir potrannoti .
S So.
a Ficlalan fu il primo che mori poco dopo la fuga
regnaffe in Iniftore . della fua figlia .
b Sarno , padre di Cornala 3
( CCLXXIV )
Solo nei fogni della notte placida 385
Verrai per confolar gli afflitti fpiriti ,
E pace porterai, dolcezza, e gaudio.
Si rimarrà quella tua voce armonica
Ne' loro orecchi , e '1 dì penfofe , e tacite
Ai dolci fogni correran con l'animo. 39C
Vedi, vedi,
Quanti rapidi
Vapor fiammiferi
Che volteggiano
E gareggiano 395
Per accoglierti
Per avvoglierti
Bella Vergine .
Vedi , vedi ,
Raggi tremuli 400
Di Luna candida,
Che follevano
11 tuo fpirito,
E t' invertono ,
( CCLXV )
Ti ri vertono ,
O graziola vergine ,
D' ammanto lucidifiìmo »
405
OS-
(. C.C L XX VI )
OSSERVAZIONI.
i i^^Uefta circonlocuzione è molto a-rtifkiofa e conve-
V^ niente. Cornala temeva che fofle morto il fuo-
Fingal, e non ofava domandarne direttamente, perciò
fi ferve di contraffegni per indicarlo, che gli vengono
fuggenti dalla ina paflione. Ella vuol piuttofto inten-
der la Tua difgrazia, che fentirla, e ricevendo il colpo
obbliquamente, tenta di eluderne la forza. *
2. Quis ejl ijìe , qui qua fi flumen afecndit ? Ger. e. 46'.-
v. 7. *
3. Surge, propera, amica me a, formofa me a , & veni....
Ojìende mihi faciem tuam : [onci vox tua in auxibus-
meis. Cant. e. 2.
4. Jam hyems tran flit, imber abiit , & recejfit .
5. Le parole precife dell'Originale non fono che quelle:
Egli ritorno con la fua fama, fento la dejlra delle fu e
battaglie. Ma conviene eh' io mi ripofi dietro la rupe r
finche mi fi calma lo fpirito dal fuo timore. L' arpa
piami vicina, e voi feiogliete il canto, 0 figlie di Mor~
ni. Quello luogo a dir vero è molto freddo e digiuno
per cfprimer il tumulto e'1 gruppo d'affetti che dovea-
no allora agitar l'animo di Cornala. Qui non fi feorge
né la forprefa, né il paffaggio rapido e violento da un
dolore eltremo ad una ecceflìva allegrezza, di cui la
morte di Cornala doveva efTer la confeguenza. Quindi
rifulta un' inconveniente ancora più grave, ed è che
cotefta morte non è abbaflanza preparata, e perciò la
Cataftrofe ha più dello frrano, che del forprendente ;
perdio nell' efpreflfioni antecedenti non c'è cofa che po-
tete
( C C L X X V 1 1 )
teBe farla prevedere al Lettore , e perchè fembra rfata
fenza ragion (uffizicnte. Io fio procurato dì fupplìre a
quello -diretto coli' aggiunger alcuni piccioli tratti ef-
prelììvi della paffìone, i qtoàii preparino alla Ca
le: ma ebbi cura nel tempo Iteli) di non dipartir- :
dalla brevità e dalia' maniera concila di 'Oifian . *
6. Racconta Livio che due donne Romane, vedendoli a
comparir innanzi faiprovvifarnentei 'figli-, ch'elle avea-
r.o pianti per morti nella battaglia del Trafimcno , ipi-
rarono d' allegrezza tra le lor braccia . *
7. L'Originale: £' morta la figlia di Sarn'óì la candida
vergine deW amor mio? Viemmi affiincorìtrp, 0 C
fovea i miei poggi, quando filetto m'affido preffb 1 ìrti-
fcelli delle mie colline. Anche qui Fiii'gal fi ralligna
troppo facilmente, ne moftra di darfi molta pena di
quella morte . Ho già oflfervato altrove, che Off&n
non -ama d' efaurir l'affetto: ma quella volta egli fi fa
appena riconofcére, non che fentire. *
8. Quello fentimento non fi trova 'nell'Originale : io mn
ebbi difficolta di aggiungerlo, perche mi parve neteffa-
rio. Si contiene in èlio 1? fola ragione, che può giu-
itificare in qualche modo la condotta d' Idallano , la
quale deve fembrare affai fuavagante. Egli non potea
certamente lufingarfi d'ingannar Cornala, poiché la
verità dovea rilaperfi tra pochi illanti. Qua! motivo
pub dunque averlo indotto a quella i'mpollura? Il Tra-
duttore Inglefe dice ch'egli fu mofio da gelolìa : ciò
verrebbe a dire ch'egli inrefe di far un difpetto a Co-
mala. Ma s'ella è così, egli fi molìra piuttodo pazzo
che gelofo: poiché egli era vifibile, che feoperta la
fua frode, il difpetto ch'egli intendeva di far a Corna-
la, dovea ricader con grave fuo danno {opra di lui,
Oltre di che dovrebbe feorgerfi nei fentimenti d'Jdalla-
no quella gelofìa difpettofa, che l'induce za affligger
S 3 così
( CCLXXVIil )
così crudelmente, l'animo della Tua cara: eppure nelle-
lue parole non fi fente altro che amore, e un amore
affai lontano da un tal eccello. Sarebbe più ragionevo-
le ch'egli fperafle d' indurla a fuggir con lui, per non
cader in mano de' nemici: ma di ciò non v'è pure un
fol cenno. Il fentimento eh' io ho pofto in bocca d'
Idallano fi rende più conveniente, per quello ch'egli
dice di fopra, che non voleafi dar fepoltura a Finga!
fulle rive del Carrone, ma che il fuo corpo dovea tra
poco efier trasferito in Arven : poiché da quelle parole
dovea neceffariamente feguirne, che Cornala s' arreftaf-
fe dove eli' era, per afpettarlo, con che fi farebbe im-
mediatamente feoperta la fallita della fua relazione -
Non potrebbe egli fupporfi, che l'Originale in quello
luogo foflfe mancante , e che dovette efierci antica-
mente qualche palio equivalente o limile a quello eh*
io ci ho aggiunto, il quale in tanta diftanza di tem-
po fiafi fmarrito, come tanti fquarci più lunghi, e
tanti interi Poemi ? *
LA
LA GUERRA
D I
CARO SO.
( CCLXXX1 >
LA GUERRA
DI C A R O S O.
Argomento.
ÉT^Redefi che quefio Carofo , o, come fi a nell'Ori-
ginale , Garos , fia il celebre usurpatore Carati-
fio . Cofiui ne IP anno 284. s' impadronì della Bre-
tagna , ajfunfe la porpora > fi fece proclamar
Augufio dalle [uè milizie ,■ e fconfijfe P Impera*
tor Majfimiano Erculeo in varie battaglie nava-
li . Per dì fender fi dalle incursioni deì Caledonj e-
gli rifiaurò la muraglia d? Agricola , e mentre
flava occupato in quel lavoro , venne attaccato
da una partita di truppe fitto il comando di Of-
car , figlio dì OJfian . Quefia battaglia è P ar-
gomento del prefinte Poemetto , cb' e indirizzato a
Malvina già fpofa di Ofcar . V" è inferita per
Hpifodio la tragica morte del foprammentovato IdaU
lano :
( CCLXXXII )
Lino .* e quefla è la ragione per cui sy è creduto be»
ne di por quejìo Poema immediatamente dopo l'an-
tecedente .
LA
(CCLXXXIII)
LA GUERRA
DI C A R O S O.
TJorta, Malvina mia, portami l'arpa,
Che la luce del canto l fi diffonde
D' Oflìan full' alma , P alma mia che a piaggia
Somiglia allor che tenebria ricopre
Tutti i colli d' intorno , e lentamente 5
L' ombra s' avanza fui campo del Sole .
Malvina mia, veggo mio figlio, il veggo
Sulla rupe del Crona 5 ah non è defTo ,
Ma nebbia del deferto colorita 2
Dal raggio Occidentale. Amabil nebbia, io
Che d' Ofcar mio prende, la forma l O venti
Che ftrepitate dall' Arvenie cime,
Deh che '1 voftro foffiar non la difperda .
a Chi vien con dolce mormorio di canto
In-
« Ofcar avea fpedito Rino a ros . Il Poemetto comincia
fpiar i movimenti di Ca- dal fuo ritorno . *
( CCL'XX'XIV )
Incontro al figlio mio? fui bafton pofa i|
L'antica delira; la canuta chioma
Erra diiciolta : filila faccia ha fparfa
Letizia , e tratto tratto addietro il guardo
Volge a Carofo. Ah lo ravvifo: è quello
« Rino del canto, che l'altier nemico zc
Ad efplorar n' andò : Che fa Carofo ,
& Re delle navi? Il figlio mio domanda :
Dì , dell'orgoglio fuo fpiega le penne , c
Cantor di Selma? Egli le fpiega, Ofcarre ,
d Ma dietro a fiepe d'ammontati mafli . 25
Ei dal fuo muro paurofo guata ,
E vede te , te formidabil come
Om-
* Quefto non è il figlio di Fin-
gai, mentovare) nel PoemaE-
pico, ma un Cantore del pri-
mo ordine . Egli vien intro-
dotto a cantare nel Poema
intitolato / Canti di Selma .
h Caros è meritamente così
chiamato per le fue vitto-
rie navali .
e S' intende forfè per quefte
parole 1' Aquila degli ften-
dardi Romani .
d La muraglia d' Agricola .
Oflian con aria di difprezzo
la chiama /'/ raccolto fuo
mucchio. I Galfdonj rif-
guardavano quefte mura-
glie , come pubblici monu-
menti del timor dei Ro-
mani , e come una confef-
fione della lor debolezza .
Il Poeta non manca di
trarne vantaggio •• *
( CCLXXXV )
Ombra notturna che i turbati flutti
Meice , e gli sbalza alle lue navi incontro.
Primo tra' miei Cantor , vattene, ci diflfe, 30
Prendi la lancia di Fingal , conficea
Sulla fua punta tremolante fiamma , *
E sì la fcuoti : co' tuoi canti il duce
Sfida per me. Dì eh' ei s'avanzi, ed efea
De' flutti fuoi ; che impaziente agogno 3 5
Di pugnar contro lui ; che della caccia
Stanco è già 1' arco mio : digli che il braccio
Ho giovinetto , e che fon lungi i prodi .
Ei n' andò eoi fuo canto . Ofcarre inalza
La voce fua , che fino in Arven giunfe 40
A' fuoi guerrier come fragor di fpeco
Se di Togorma h il mar rotagli intorno i
E tra gli alberi fuoi s'intralcia il vento.
Corrono quelli a ragunarfi in fretta
AP-
a Quefta particolar maniera di h L' Ifola deW onde azzurre 3
sfidar a battaglia è un punto una dell' Ebridi .
d' erudizione molto pregie-
vole. . *
( CC LX XX VI )
Appretto il figlio mio, quai dopo pioggia 45
Più rivi fi rovefeiano dal monte
Grotti orgogliofi di frementi fpume.
Giunfe Rino a Carofo, e fitte al fuolo
La fiammeggiante lancia . O tu che fiedi
Sopra l'onde rotanti, efeine , e vieni 50
Alla pugna d'Ofcar. Fingallo è lungi,
E de' cantori fuoi tranquillo in Selma
Le voci afcolta : la terribi! lancia
Pofagli al fianco, e'1 tenebrofo feudo
Pareggiator dell' ofeurata Luna, 55
Vien Carofo ad Ofcarre : il duce è folo .
Diife , ma i flutti del Garrone ondofo
Quei non varcò : torna il cantor , la notte
Si rabbuja fui Crona ; ardonfi quercie ,
Giranfi conche : fui deferto piano óo
Debol luce fcintilla : ofeure e lente
Veggonfi patteggiar l'ombre del Crona
Per mezzo il raggio , e moftrano da lungi
Le fofche forme . Si ravvifa appena
Su
( CCLXXXVII )
Su la meteora fua Cornala ' : appare 65
Torvo e tetro Idallan *, qual Luna ofcura
Dietro a nebbia notturna . A che sì mefìo :
Ditte Rino all'Eroe, ch'egli Fra tutti
Solo lo fcorfe . A che sì mefìo , o Duce ?
Pur la tua fama avelli, e pur s' Intefe 70
D' Offian la voce , e V ombra tua rifulfe
Curva nell' aere dal fuo nembo fuora
Per afcoltar l'armoniofo canto.
Oh , difTe Ofcar , dunque l' Eroe tu fcorgi
Nel fuo fofco vapor? deh dimmi, oRino, 75
Come cadde il guerrier , che fu sì chiaro
Nei dì de'noftri padri? ancora in Cona
Vive il fuo nome , ed io vidi più volte
I rufcei de' fuoi colli . Avea Fingallo ,
II cantor cominciò, dalle fue guerre 80
Dif-
* In cjuefto medefimo luogo la fua ombra andaffe a ge-
accadde la morte di Co- mer nel luogo 3 ove morì
mala . la fua cara , e dove ebbe
b Idallano , come vedremo principio la propria fcia-
ben follo, morì altrove . Ma gura .
egli era affai naturale , che
( ccLxxicvin )
Diicacciato Idallan : Cornala fìtta
Stavagli in cor , né 1' occhio Tuo potea
Sofferir del garzon V odiata vifta .
Lungo la piaggia folitario meilo
Va lentamente con taciti paffi , § è
Pendoligli ai fianchi le neglette braccia ,
Scappan le chiome dall'elmetto, e flafli
Sulle labbra il lbfpir, fu gli occhi il pianto,
Errò tre giorni tacito e non villo
Pria che giungeffe alle mufcofe fale 90
De' padri ilioi , preffo il rufcel di Balva . *
Stava colà fotto una pianta affilo
Solo Lamor , che le lue genti in guerra
Mandate avea con Idallano : il rivo
Scorregtl appiè , fopra il ballon ripofa 95
Il canuto luo capo , ha ciechi i lumi
Carchi d' etade , e dà coi canti antichi
Alla
a Quefto è forfè quel piccio- tea di Stirling . Balva fi-
lo rufce'lo , che ritiene an- gniflca un rufcello tacitm-
cora il nome di Balva , e no , e Glentivar la valle
fcorre per la romanzefca romita .
valle diG-Ientivar nella Con-
( C C LX XX IX )
Alla fua folitudine conforto.
Quando l'orecchio il calpeftio gli fere
Dei piedi d' Idallan; Terge, che i pani ico
Ben diftingue del figlio . Oh torna , ei difle ,
Il figlio di Lamorre , o fuono ò quello
Che vien dall' ombra fua? cadérti, o figliò,
Del Carron fulle fponde? o fé pur odo
De' tuoi piedi il rumor, dimmi Idallano , 105
Dove fono i poflfenti? il popol mio,
Idallano, dov'è, che teco infieme
Solea tornar cogli eccheggianti feudi?
Di , cadeo fui Carron ? No , fofpirando
Rifpofe il giovinetto , il popol tuo 1 1 o
Vive , Lamorre , ed è famofo in guerra .
Solo Idallan d' eflfer famofo , o padre ,
Cefsò , fui Bai va : folitario io deggio
Quinci innanzi feder , quando s' inalza
Delle pugne il fragor. Ma i padri tuoi 115
Soli mai non fedean, dilfe il nafeente
Orgoglio di Lamor, non fedean lenti
T Sulle
< { CCXC )
Sulle rive del Balva i padri tuoi ,
Qiiando intorno fremea fragor di pugna .
Vedi tu quella tomba? ah gli occhi miei 120
Non la ravvila n più : colà ripofa
Il valorofo Garmallon che in campo
Mai non fuggi: vieni, ei mi di.e, o figlio
Del mio valor , già sì famofo in guerra ,
Vieni alla tomba di tuo padre . Ah padre 125
Come pofs' io nel mondo efifer famofo ,
Se mio figlio fuggì? Signor del Balva,
DilTe Idallan , perchè con detti acerbi
Vuoi tu pungermi il cor? tu '1 fai, Lamorre ,
Non conofeo timor. Fingallo afflitto 130
Per la morte di Cornala, m1 efclufe
Dalle fue pugne : feiagurato , ei dirle ,
Vanne al fiume natio, vanne, e ti ftruggi
Come dal vento fuol fiaccata e china
Quercia fui Balva , fenza onor di fronde ,135
Per non rizzarfi o rinverdir giammai .
Mifero, io dunque il caipeftio romito
Degù
( CCXCI )
Deggio udir de' tuoi paffi ? allor che mille
Son famofi In battaglia , il figlio mio
Dovrà piegarfi fcioperato e lento 140
Su' miei torbidi rivi ? o di 'Garmallo
Nobile fpirto , al deftinato luogo
Porta Lamor : fon le mie luci oicure ,
L'alma angofciGfa , e fenza fama il figlio»
©ime, foggiunfe il giovinetto, e dove 145
N' andrò di fama in traccia , onde il tuo fpirto
Pofia allegrar? donde pois' io tornarne
Cinto d' onor , ficchè al paterno orecchio
Giunga gradito il fuon de' palli miei?
Se alla caccia men vo , non fia nei canti 150
Chiaro il mio nome ; al mio tornar dal colle
Lamor non farà lieto; ei non godraflì
Di brancicar con le fue mani antiche
I veltri miei , non chiederà novella
Dei monti fuoi , né dei cervetti bruni 155
De' fuoi deferti . Ah fiflb è pur eh' io caggia ,
Difle Lamor , già rigogliofa quercia ,
T 2 Ora
( CCXCII )
Ora dal vento rovefciata infranta .
Sopra % miei colli fquallida , dolente
Errar vedraflì 1' cmibra mia pel figlio i ò's
Privo d'onor: ma, voi, voi nebbie almeno
Non vorrete celar con denfo velo
Alla mia vifta il dolorofo abbietto?
5 Figlio , vanne alla fala , ivi fon l' arme
De' noftri padri : arrecami la fpada i 6$
Di Garmallone; egli la tolfe in campo
Ad un nemico . Ei va : la fpada arreca ,
Porgela al padre; il vecchio Eroe più volte
Tenta la punta con le dita. Figlio,
Di Garmallon conducimi alla tomba, 170
Ella è dietro a quell'albero, la copre
Lungh' erba inaridita , ivi del vento
Intefi il fifehio, mormora dappreflb
Picciola fonte , e giù fgorga nel Balva .
Lafcia colà eh' io mi ripofi : il Sole 1 7 5
Cuoce le piagge . Lo conduce il figlio
Sopra la tomba ; ei gli trapafia il fianco .
Dor-
( CCXCIII .)
\
;<5 Dormono afiìeme , e le lor fate antiche
Vanfi ftruggendù là fui Salva in p<|He .
Vegponfi l'ombre ih fui meriggio: è muta 180
La valle, e metta, e di Lamor la tomba
Guata la gente inorridita e fugge.
Trilla è la ftoria tua, difie mio figlio ,
Cantor de' tempi antichi : il cor mi geme
Per Idallar.o: in giovinezza ei cadde. 185
Vedi eh' ei fugge fui fuo nembo, e vola
In region remota. O voi di Morven
Figli poflenti, fatevi dappreffo
Ai nemici del padre : in mezzo ai canti
Pafiì la notte ; ma s'offervi il corfo 190
Dell'altero Carofo : Ofcarre intanto
Vanne agli Eroi dei dì pattati , all' ombre
Abitatrici dell' Arvenia v?Hc,
Dove fulle lor nubi i nottri padri
S:an rifguardando alia futura guerra. 195
Metto Idaìlan, fé' tu colà? deh vieni,
Mottrati agli occhi miei nella tua doglia,
T - Sir
( CCXCIV )
Sir dell' umido Balva . Alzanti i duci
Coi loro canti: Ofcarre a lenti paflì
Poggia fui eolle. Incontro a lui fi fanno 200»
Le meteore notturne; odefi un fioco
Mugghio indistinto di lontan torrente,.
Buffano fpeffi rufoli di vento
Tra quercia e quercia : mezzo fofca e mezzo
Rotta la Luna già dietro il fuo colle 20$.
Chinafi , voci gemono nell'aria
Rare, fioche, alte: Ofcar tragge la fpada»
Ombre de' padri miei, magnanim' ombre,
Grida l' Eroe , voi che pugnarle invitti
Contro gli alteri regnator del mondo, 210
Venite a me, lo fpirto mio pafcete
Delle future bellicofe imprefe .
Ditemi, o ombre, là nei voflri fpechi
Qual v'alletta piacer? fatemi parte
Del voftro favellar, quando dai nembi 215
Pendete intenti a rimirar dei figli
Nel campo del valor gì' illuftri fatti .
Del
( CCXCV )
Del forte figlio udì la voce , e venne
Tremmor dal colle : grandeggiante nube
Pari a deftriero di flranier reggea 220
L' aeree membra : la fua velie è intefta
Della nebbia di Lano , al popol muto
Portatrice di morte : è la fua fpada
Verde meteora già già fpenta: ha fofeo
Sformato il volto , ei fofpirò tre volte 2.5
ApprefTo il figlio mio, tre volte intorno
I venti della notte alto muggirò.
Molto ei diiTe ad Ofear , ma rotte e tronche
Giunfero a noi le fue parole , ofeure
Come le fìorie delle feorfe etadi , 250
Pria che forgefìfe lo fplendor del canto .
Lento lento ei fvanì , come dal Sole
Nebbia percofla fi dirada e ftrugge *
Allora incominciò la prima volta ,
Malvina , il figlio mio niello e penfofo * 235
T 4 Mo-
* Si allude alla morte vio- colla quale fi fpenfe tutta
lenta di Ofcar deferitta nel la famiglia di Fingal*. *
Poema inticolato Temora ,
C c^ v: V I )
Moflrarfi a noi: della fua ftirpe Òfcarre
La caduta previde , ed improvvidi
Ofcuritade gli forgea fui volto.
Così nube talvolta errar fi feorge
Sulla faccia del Sol , che poi di Cona 240
Torna fereno a rifguardar dai colli.
Falsò la notte tra' fuoi padri Ofcarrc ,
E fulle rive del Carron trovollo
11 dubbiofo mattin ; colà s' ergea *
Da' tempi antichi una mufeofa tomba 245
Cinta da valle verdeggiante , e quindi
Poco lungi forgean colline umili ,
E incontro al vento fofpingean petrofa
D' annofe querele coronata fronte «
Su quelle affili dell' altier Carofo 250
Stavano i duci fomiglianti a tronchi
Di pini antichi , cui colora appena
li
a La fonazione del fiume Lib. 1. delle cofe di Sco-
Carron , ed alcune parti- zia, e. 21. Il luogo di
colantà ad elfo apparte- quefio Iftorico può dar
«enti fi trovano deferitte qualche lume a quello del
da Giorgio Bucinano nel nofh'0 Poeta . *
C CCXCVÌl )
ìi biancheggiante mattutino raggio.
Stette Olcarre alla tomba : alzò tre volte
La terribil Tua voce : i dirupati 255
Monti echeggiarne : faltellon fuggirò
Alle lor grotte fpaventati i cervi,
E (indenti s'immerfero e tremanti
L' ombre de' morti nei concavi nembi .
$n tuon sì formidabile mio figlio zòo
Alzava il grido annunziator di guerra .
Le genti di Carofo alla fua voce
Scotonfi, e rizzan l'afte. A che Malvina ,
Quella fiilla full' occhio? Ancor che iblo ,
Forte è mio figlio; egli è celefte raggio. 2Ó5
Par la fua deftra d'invifibil ombra
Braccio che fuor da nube efee : la gente
Solo fcorgelo errar , fcorgelo e more .
Vide i nemici Ofcar farglin incontro,
E chiufo nella muta ofeuritade 270
Stette del fuo valor. Son io, difs' egli , 7
Solo tra mille? felva alta di lancic
Colà
(CCXCVIII)
Colà ravvifo , e più d' un guardo io fcorgo
Torvo-girante ? Or che farò? ver Crona
La fuga prenderò? ma i padri tuoi 275
La conobbero, Ofcar? fta del lor braccio
Impreffo il fegno in mille pugne . Ofcarre
GÌ' imiterà . Venite , ombre pofTenti ,
Venite a me, me rimirate in guerra*
PofTo cader, ma gloriofo e grande i$q
Cader faprò , né di Fingallo indegno.
Stettefi gonfio e pien della fua poffa
Come il torrente dell' anguria valle .
Venne la zuffa : em" cader , fanguigno
Rota il brando d' Ofcar , giunfene in Crona 285
L' alto rumor : corrono i fuoi , frementi
Come cento rufcei ; fuggon difperfe
Le genti di Carofo; Ofcar fi refta
Simile a fcoglio, cui fcoperto afciutto
Lafcia marea, che fi ritira e cede, 290
a Ma già con tutta la terribil poifa
De'
a Sembra che Ofcar abbia prima fatto refìflenza da.
( CCXCIX )
De' fuoì deftrieri , e col nerbo dei forti
Move Carolo torbido profondo
Qual rapido torrente ; i minor rivi
Perdona* nel fuo corfo , ei terra e iaffi 295
Trae co'fuoi gorghi, e gli trafporta e voi ve ,
Già d' ala in ala fi diffonde e crefce
L' orribil mifchia : diecimila fpade
Splendono a un tempo . Oflian , che fai ? t' accheta ,
Perchè parli di pugne? ah che '1 mio brando 300
Più non brilla nel campo, ah ch'io già fento
Mancarmi il braccio , e con dolore i forti
Anni di gioventù, rivolgo in mente .
O felice colui che in giovinezza
Cadde cinto di fama! egli non vide 305
La tomba dell' amico , e non mancogli
Per piegar l' arco la fua lena antica .
O te felice Ofear ! tu fui tuo nembo-
Speffo ten voli a rivedere i campi
Del
se folo ad un picciolo cor- sbaragliati , e che allora
pò di nemici , che pofcia folo Caros fi fia mollo in
foccorfo da' Tuoi gli abbia pcrfona contro di Ofcar . *
(CCC )
Del tuo valor, dove Carofo altero $ì%
Fuggì dal lampo dell'invitta fpada .
O figlia di Tofcar , bujo s' aduna
Sul? alma mia : Crona e Garron fvaniro ,
Io più. non veggo il figlio mio ; ben lungi
Ne trafportaro i romorofi venti 3 1 a
L' amata forma , e '1 cor del padre è merlo i
Ma tu , Malvina mia , guidami preflfo
Al fuon de' bofchi miei, preflfo il rimbombo
De' miei torrenti ; fa che s' oda in Cona
Le fìrepitofa caccia, ond'io ripentì 320
Agli antichi miei dì ; portami l' arpa
Gentil donzella, ond'io la tocchi allora
Che la luce full' anima mi forge.
Sfammi tu predo , ed i miei canti afcolta , x
E sì gli apprendi : non ofcuro nome 325
Oiììan n' andrà fra le remote etadi .
Tempo verrà che degl'imbelli i figli 8
La voce in Cona inalzeranno , e a quelle
Rupi V occhio volgendo , Oflìan , diranno ,
Qui
( CCCl )
Qui fé foggiorno , andran meravigliando 330
Su i duci antichi , e Tuli' invitta flirpe
Che più non è : noi poferem frattanto
Sopra i nembi o Malvina , errando andremo
Su le penne dei venti ; ad ora ad ora
S' udran fonar per la deferta piaggia 335
Le noftre voci, e voleran frammifli
I canti noftri ai venti della rupe .
OS.
( CCCII )
OSSERVAZIONI.
2. Q Imìli figure di locuzione furono in ufo appreffo £
O primitivi Poeti, che amarono l'energia dello Itile „
Geremia: Ne taceat pupilla oculitui. Il noltro Dante i-
mith anch' egli il linguaggio Profetico:
Mi ripingeva là dove il Sol tace.
Venimmo in luogo tf ogni luce muto .
La preferite è affai familiare ad Offian , ed è felicifiì-
xna. Lo (pirito poetico rifveglia la fantafia, e le fa
veder come prefenti e reali le cofe paffate ed imma-
ginarie. Così altrove: la luce della memoria. *
2. Parrebbe da quelle parole, che quando Offian com-
pofe quello Poemetto, non fotte cieco. Del refto noi
troviamo nelle nuvole una ragion naturale delle fre-
quenti vifioni degli Scozzefi. La fantafia prevenuta e
rifcaldata identifica le piti leggere raffomiglianze . Le
bizzarre figure delle nuvole tanno di Orane in prefììo-
ni nelf immaginazione alterata dei felvaggi An.eri-
cani, ed e(fi credono reali e viventi tutti gli ogget-
ti moftruofì eh' effe prefentano . I Romani in tem-
po di guerra feorgevano nelle nuvole degli uomini
armati. In tempo di pace avranno ravvifate danze,
e giuochi. *
3. Trafpira da queffe parole una fini Mima aria di fupe-
riorità . Caros fi rapprefenta come un uomo che fi
fià appiattato, e non ardifee alzar il capo per timo-
re di Fingal . E* d' uopo che il fuo nemico ifteifo
gli faccia coraggio, e lo adefehi colla lufinga d' una
vittoria iìcura fopra un giovine folo e inefpeno,
Qual vergogna farà dunque per lui , s' egli teme d'
ac-
( CCCIII )
accettar la sfida? e qual vergogna non è già che
quello giovine inefperto olì sfidarlo con tanta fìcu-
rezza? L'alterigia di Caros non poteva effer più u-
miliata da una rotta, di quel ch'ella debba efferta
da un tale invito. *
4. La pittura d' Idaììano ha qualche fomiglianza con
quella di Bellerofonte nel ó. dell' Iliade v. 201
ÌÌTOi 0 XX7r7TiìtO\l TO A\v'ìOV (>ìo$ Ù\XTO
Ov 6u/j.ov xarsJoiy, 7tcItov àvOpaTrw aXaivav •
Ma quella di Oiiìan ò molto più viva, e parlante. *
5. Quello pezzo è d'una fublimità trafeendente, e af-
fatto nuova. Io mi fono diffufo a lungo nelle Of-
fervazioni fopra il Poema, sì perchè quello era più
compiuto e più grande, fi perchè ho creduto ciò ne-
ce Ilario per preparar lo fpirito dei Lettori ad uno
fiile così liraordinario, e per metter quelle Poefie in
un punto di villa conveniente. Da qui innanzi farò
aflai più parco, lafciando ai lettori il piacere di fvi-
luppar da sé lìeflì le Angolari bellezze di quello Poeta.
Me fio t1 ho innanzi : ora per te ti ciba . *
6. Ciò viene a dire che Lamor fu fepolto infieme col
figlio: ma del modo della iua morte il Poeta non fi
prende cura d' istruirci . Olfian col fuo folito artifizio
ricopre il perfonaggio del padre, per conciliargli con
quelle tenebre un più rifpettabile orrore. *
7. Quello luogo è limile al foliloquio d' UlilTe nell' 11.
dell' Iliade v. 404.
Ci'^01 tyà 71 TTxdcùy /j.-yx yAt xw/Jv afille fiScofAxi
H\névv T.xp£ixrx; . ecc.
Ma nella nobiltà e nel calor dello (li le raffomiglia
ancora p:ù a quell" altro di Turno nel 12. dell'Enei-
de v. 644.
Terga dabo ? & Tumum fugientem bxc terra videòit .<*
Vfniic a.ko ne mori mijerum eji? vos 0 mihi manes
FJÌc
( CCCIV )
EJie boni, quoniam fuperis aver fa voluntas,
SanBa ad vos anima , atque ijlius in/eia culpx
Dsfcendam ,magnorum band unquam indi gnu savomm ,
. Da varj luoghi di quelte Poefie li raccoglie che Of-
fian aveva opinione che la natura dovefle andar de-
teriorando, e che alla generazione dei valorofi avef-
fè a fucceder quella dei deboli . Quello è il corfo
naturale dell1 umane focieta verificato dall' efperien-
za : ma il deterioramento non proviene direttamente
dalla natura, ma dall' alterazion dei collumi, e dell'
educazion generale . Sembra che i corpi fociali pof-
fano contar quattro età : la prima di rozzezza , la
feconda di ripulimento, la terza di morbidezza, e la
quarta di corruzione. Mifera quella generazione che
giunge troppo tardi! *
LA GUERRA
D'
INISTONA,
( C C C V 1 1 )
LA GUERRA
D' I N I S T O N A.
ARGOMENTO.
* * *
£™~^ Ormai , Signor del paefe intorno al lago di La*
^h"-^ m t effóndo ofpitalmcnte accolto in cafa d"1 An*
viro , Re d' Inijlona , nella Scandinavia , mojfo da
invidia di gloria , itecife a tradimento i due figli
del /addetto Re , Argante e Ruro , e fé ne fuggì con
la figlia dello fleffo A unirò , che s' era invaghita di
lui . Non contento di tali misfatti Cormal s* accinge-
va ad invader le terre d* Inijìona , e a privar del
regno il fuocero Anniro . Fingal che nella fua gio-
ventù aveva avuta qualche amicizia con queflo Re ,
percojfo dall' atrocità del fatto , non tardò a fpedir
un corpo di truppe in foccarfo di Anniro , e diede
il comando di quejla fpedi^jone ad Ofcar , figlio di
Ojffian , e fuo nipote , ancor giovinetto . Ofcar riportò
via compiuta vittoria , ucci fé lo fleffo Cormal , e ri*
V 2 con*
( CCCVIII )
condotta ad Anniro la figlia , tornò trionfante m
Morven ..
Queflo Poema è un' Epifodio introdotto in uri Opc*
va pia grande nella quale OJJlan celebrava le imprefi
de' fuoi amici , e /penalmente dell' amato fuo figlio .
V Opera grande è perduta , e non refcano che alcuni
Epifodj . Ci fono ancora nella Scoria perfons che fi
ricordano d' averli uditi a cantare nella lor gioventù ^
LA'
( CCCIX )
L A. G U "E R R A
D' I N i S T O N A-
o nko dì cacciator fembra fui monte
Trafcorfa giovinezza . Ei s' addormenta
Fra' rai del Sol , ma fi rifveglia in mezzo
D' afpra tcmpefta : i rolfeggianti lampi
Volano intorno j e le r-amofe cime 5
Scotono i bolchi : ei fi rivolge , e cerca
11 dì del Sol che già s' afcofe , e i dolci
Sogni del fuo ripofo „ Oflìan ? e quando
Tornerà giovinezza ? il fuon dell' armi
■Quando conforterà gli orecchi miei ? 1 o
Qiiando mi fia di fpaziar conceflfo
Entro la luce del mio acciaro antico ,
Come un tempo Ofcar mio? Venite o colli 1
Del patrio Cona , e voi venite , o fonti ,
D' Oflìan il canto ad afcoltare : il canto 1 5
Già mi fpunta nell' alma a par del Sole ;
V * E
( CCCX )
E alla letìzia de' pattati tempi
Già mi fi fchiude il core .. O Selma , o Selma
Veggo le torri tue, veggo le querce
Dell' ombrofe tue mura: i tuoi rufcelli 20
Mi Tuonano all' orecchio. Eccoli; intorno
Già s' adunano, i Duci ; affilo in mezzo
Staffi Fingal fopra V avito feudo.
Pofa 1' afta alle mura; egli la voce
De' fuoi cantori afcolta, e d' udir gode 25
Del giovenil fuo braccio i forti fatti .
Tornava Ofcar da caccia : ei di Fingallo
Le lodi intefe ; il luminofo feudo.
Spiccò di Brano * alla parete appefo ,
E s' avanzò: di lagrime rigonfi 30
Gli occhi egli avea , guancia infocata , e balfa
Tremante voce: la mia lancia ifteffa
la
* Qnefto Brano è il padre Lego . S' è confervata per
d' Evirallina , ed avolo di tradizione la memoria del-
Ofcar . Egli era d' origine le fue imprefe , e la f*a
Irlandcfe , e Signor del ofpitalità è pattata in pro-
paefe intorno al lago di verbio .
( CCCXI )
In man del figlio mio venia fcotendo
La luccicante cima 2 . Ài Re di Selma
Ei sì diflfe : 3 o Fingallo , o Re d' Eroi , 3 5
Ofiìan , tu padre , a lui fecondo in guerra ;
Pur voi pugnafte in giovinezza , e pure
Fin da' prim' anni rifonar nel canto
I voftri nomi : ed io che fo ? fomiolio
Alla nebbia di Cona .. Ofcarre a un punto 40
Moftrafi e sfuma : fconoiciuto nome
Sarò al cantor per la deferta piaggia ;
II cacciatoi* non cercherà la tomba
D' Ofcar negletta . Ah valorofi. Eroi a
Lafciatemi pugnar: mia d' Iniftona \ 4-
Sia la battaglia : in region remota
Così n' andrò ; voi della mia caduta
V 4 Non
a Ofcar avea combattuto al- buito a quello che avea il
rie volte , ma Tempre in comando dell' efercico . *
figura di guerriero {"ubai- b Inif-thona , cioè V I fola dei-
temo . Così egli non avea /' onde, era un paeie della
potuto ancora acquiftarfi Scandinavia , fog getto al
una gloria fua propria : proprio Re , ma quello era
poiché T onor della vitto- dipendente da quel di Lo-
ria era dai Cantori attri- din .
( CCCX1Ì )
Non udrete nocella . Ivi proftefo
Mi troverà qualche cantore > e ai venti
Darà '1 mio nome; vergine ftraniera 50
Scorgerà la mia tomba , e impietofita
Lagrimerà fui giovinetto ancifo
Che da lungi fen venne , € dirà forfè
Il cantore al convito : udite il canto ,
Canto d' Ofcar dalla lontana terra » 5 $
Ofcar , rifpofe il Re , datti conforto
Figlio della mia fama , a te concedo
L' onor della battaglia. Otsù> s' appretti
La nave mia , che d' Iniftona ai lidi
Trafporti il mio campion . Guarda gelofo 00
Figlio del figlio mio la noftra fama t
Sei della ftirpe della gloria , Ofcarre
Non la fmentire : ah non permetter mai
Che i figli dei ftranier dicano: imbelle
E' la fchiatta di Selma: altrui ti moftra 65
Tempefta in guerra , e Sol cadente in pace .
Tu d' Iniflona al Re dì , che Fingallo
La
( CCCXIII )
La giovinezza fua ben fi rammenta ,
Quando fi rifcontrar le lancie noftre
Nei dì d* Aganadeca „ Ofcar le vele 70
Romorofe fpiegò : fifchiava il vento
Pei* mezzo i cuoi a delle fublimi antenne ;
L' onde sferzan gli fcogli , irata mugge
Dell* Ocean la poflfa . Il figlio mio
Scoprì dall'onde la felvofa. terra.. 75
Ei ratto penetrò nell' eccheggiante
Baja di Runa , e al Re dell' afte Anniro-
Inviò la fua fpada . A quella vifta
Scoflefi il vecchio Eroe , che di Fingallo
La fpada ravvisò b : vena di pianto 8©
Corfegli all'occhio in rammentar Pimprefe
Della fua gioventù \ che ben due volte
V 5 Egli
« Al tempo di Offian in luo- che nella fpada di Ofcar
go di farte s' ufavano fofle effigiato qralche em-
ftrifcie di cuojo « blema appartenente a Fin»
b Convien dire o che Fingal gal . In tal cafo la fpada
avefTe data ad Ofcar la di Fingal verrebbe a figni-
propria fpada per infiam- Beare la fpada della fua
marlo maggiormente , o famiglia . *
( CCCXIV )
Egli fi flette al paragon dell'afta
Coir eccello Fingallo , innanzi agli occhi
D' Aganadeca , e s' arrctraro i duci 8 5
Minor , credendo di notturni fpirti
Conflitto afpro mirar . Che fui ! che fono !
Anniro incominciò ; mifero , infermo ,
Carco d' età : difutile il mio brando
Pende nella mia fala. O tu che fei ' c/o
Della ftirpe di Selma , Anniro anch' egli
Si trovò fra le lancie , ed ora ei langue
Arido e vizzo come quercia infetta
Colà fui Lano ; io non ho figlio alcuno
Che fen corra giojofo ad incontrarti > 95
E ti conduca alle paterne fale .
Pallido Argonte ò nella tomba , e Ruro ,
Ruro mio non è più ; V ingrata figlia
Nella magion degli ftranieri alberga ;
E impaziente la paterna tomba 1 o 0
Di
Anniro favella ad Ofcar , bendi' egli ancor non fia
come fé fofle prefente , giunto . *
( ce CX V )
Dì rimirar delia; diecimila afte
Scote il Tuo fpofo , e contro me s'avanza
Come dal Lano fuo nube di morte .
Pur vien figlio di Selma , a parte vieni
Del convito d'Anniro, Andò mio figliò; 105
Stcttcr tre giorni a fefteggiar , nel quarto
Chiaro fonar s'udì d'Ofcarre il nome a :
S' allegrar nelle conche, e le di Runa
Belve infeguir. Si ripofaro al fine
Gli fianchi Eroi dietro una viva fonte 110
Incoronata di mufeofe pietre .
Le mal repreffe lagrime dagli occhi
Scappati d'Annìroj egli il fofpir nafeenre
Spezza fui labbro . O garzon prode , ei di(Te ,
V 6 Ofcur-
a L' Originale dice fempiice-
mente : nel quarto Anatro
udì il nome i' Ofcar . Non
è credibile che Ofcar non
palefaffe il fuo nome che
in capo a tre giorni . La
fpiegazione di quefte paro-
le panni che debba pren-
dere dai v-erfo feguenre .
Nel quarto giorno elfi an-
darono alla caccia , ed ivi
Ofcar diede prove di valo-
re , che lo fecero conofee-
re , ed ammirate . Così
nel 3. Canto del Poema
Epico , Scarno propone a
Fingal d'andar a caccia,
acciocché il fuo tioyne pojfa
giunger ad Aganadcca . *
( GCCXVI )
Ofcuri e muti qui giacciono i figli i i 5
Della mia gioventù: tomba è di Ruro
Qaefta pietra , e quell' albero bisbiglia
Sopra quella ci' Argonte . O figli miei
Udite voi la mia dolente voce
Neli' anguilo foggiorno ? o al metto padre 120
Parlate voi nel mormorio di quelle
Frondi tra'l vento? Oh, l' interruppe Ofcarre ,
Deh dimmi , o Re , come cadt'ro i figli
Della tua gioventù? fulle lor tombe
Paffa il cinghiai , ma i cacciator non turba . 125
4 Or levi cervi, e cavriol volanti
Di nebulofa forma a ferir vanno
Con l'aereo lor arco; amano ancora
La caccia giovenile , aman fu i vanni
Salir del vento, e fpaziar fublimi » 130
Cormal , cosi riprefe il Re, di dieci-
-Mila afte è duce: egli foggiorna appretto
Le nere acque del Lano , efalatricì
Della nube di marce : alle feflofe
Sale
( CCCXVII )
Sale di Runa ei venne , e della lancia i 3 5
Cercò l'onore *: era a mirar coftui
Amabile e leggiadro a par del raggio
Primo primo del Sole , e pochi in campo
Durar poteano al paragone : a lui
Ceflfero i miei guerrieri , e la mia figlia 140
Per lui s' accefe d* amorofa brama .
Ma dalla caccia intanto Argonte e Ruró
Tornaro , e ftille a lor fcefer dagli occhi
Di generofo orgoglio : elfi lo fguardo.
Muto girar fopra gli Eroi di Runa, 145
Che ceffo aveano a uno flranier . Tre giorni
Ster festeggiando con Cormal ; nel quarto
Il mio Argonte pugnò : chi contro Argonte
Gioftrar potea ? ceflfe l' Eroe del Lano . .
Ma il cor d'atroce orgoglio e rancor cupo 150
Gli fi gonfiò , gli s' annerò : prefifTe
La morte de' miei figli . Effi full' alte
Vette di Runa , delle brune damme
Alla .
a Cioè 3 cercò di provarfì alla gioftra coi campioni cTAnniro . *
( C C C X V 1 1 1 )
Alla caccia n' andar : volò di furio
La freccia di Cormalo ; i figli mici 155
Caddero efangui . Alla donzella ei corfe
Dell'amor fuo , la dalla bruna chioma
Donzella d'Iniftona: ambi fuggirò
Per lo deferto : orbo io reftai . La notte
Venne, forfè il mattin , voce d' Argonte 160
Non s'ode, e non di Ruro. Alfin comparve
Runar veloce , il fido veltro : ei venne
Smaniofamente ululando , e tuttora
Ei m'accennava, e rifguardava al luogo
Ove i figli giacean : noi lo feguimmo , 165
Trovammo i freddi corpi , e qui fotterra
Li collocammo a quello fonte in riva k
Qui vien mai fempre il defolato Anniro ,
Quando ceffa la caccia ; e qui mi curvo
Sopra di lor , come fiaccata quercia , r 7 d
E qui dagli occhi miei perenne rivo
D' amariflìme lagrime difeende,
5 Ronnante , Ogarre , Ofcar gridò , chiamate
I du-
( CCCXIX )
I duci miei: che più tardar? lì corra
A quelle tenebrofe acque del Lano 175
Della nube di morte efalatrici.
No del misfatto fuo Cormalo a lungo
No non s' allegrerà : fpeifo la morte
De' noftri brandi in fu la punta fìede »
Ratto n'andar quai tempeftofe nubi 6 180
Traportate dai venti , e gli orli eftremi
D'orridi lampi incoronate e tinte:
Prevede il bofco il fatai nembo , e trema »
Rintrona il corno della pugna , il corno
Della pugna d' Oicar : feoflfefi il Lano 185
Sul? onde fue , del tenebrofo lago
Strinferfi i figli , di Cormalo intorno
Al rifonante feudo . Il figlio mio
Fu qual folea a : cadde Cormalo ole uro
Sotto il fuo brando, dell' orribil Lano 190
Fuggirò i duci, e s'appiattar tremanti
Nelle
* Si moflrò gran Capitano , nioftrarfì gran guerriero . *
come per 1' innanzi folea
( CCCXX )
Nelle cupe lor valli. Ofcar conduflfe
La bella d' Iniftona alle deferte
Sale d' Anniro : sfavillò di gioja
La faccia dell' etade e benediflfe 195
Il giovinetto Eroe , Sir delle fpade .
Quanto fu vìva mai , quanto fu grande ,
Ofììan , la gioja tua , quando da lungi
Vedefli a comparir la bianca vela
Del figlio tuo! nube di luce eli' era 200
Che fpunta in Oriente , allor che a. mezzo
Del fuo viaggio , in. regione ignota
Mirali il peregrin girar d'intorno
Con tutte l'ombre fue Torrida notte..
Noi conducemmo Ofcar tra plaufì e canti 205
Alle fale di Selma : il Re la fetta
Delle conche diflfufe ; i cantor fuoi
Feron' alto fonar d' Ofcarre il nome ,
E Morven tutta al nome fuo rifpofe .
Era colà la graziofa figlia a 210
Del
a Malvina : ella non può parla di Ofcar . *
efl'er dimenticata , ove lì
( C C C X X I )
Del poflence Tofcarre, e aveà la voce
Simile a tintinnio d'arpa che a fera
Leve leve ne vien fu le frefeh' ale
Di dolce-mormorante venticello .
fi Voi , la cui vifta l'alma luce allegra, 21 s
Venite , conducetemi ad un poggio
Delle mie rupi: il bel nocciuol * V ombreggi
Con le folte fue foglie , e non vi manchi
Di quercie il fufurrar : fia verde il luogo
Del mio ripofo , e vi s' afcolti il fuono 220
Di torrente lontan . Tu prendi 1' arpa ,
O figlia di Tofcarre , e fciogli il gajo
Canto di Selma , onde foave il fonno
Tra
a L' azione del Poema è com-
pita . Ora il Poeta fi ri-
volge ai circoftanti che 1'
afcoltavano . *
h II paefe de' Caledonj era
ingombro da intere felve
di nocciuoli : e dal nome
di queft' albero che nell'
antica lingua Celtica chia-
mati Calden crede il Buca-
nano che (la fiata denomi-
nata la nazione de' Cale-
donj , e la loro Città ca-
pitale . Il luogo ove fi cre-
de ch'ella fòlle piantata,
conservava al tempo di
quefto Scrittore 1' antico
nome di Dun-calden , cioè
il colle dei nocciunli . Vedi
il prefato Storico , Lib.
1. e. 25. Lib. 2. e. 22. *
( CCCXXII )
Tra la gioja nell' anima ferpeggi -y
Onde allo fpirto mio tornino i fogni 223
Della mia gioventù , tornino i giorni
Del poflfente Fingallo . O Selma o Selma
Veggo le torri tue , veggo le querce
Dell' ombrofe tue mura : i duci io veggo
Della Morvenia ftirpe. Ofcarre inalza 230
La fpada di Cormalo , e cerchio fangli
Mille garzoni a contemplarla intenti ;
Eflì nel figlio mio fìfano i fguardi
Gravi di meraviglia , e del fuo braccio
Vantan la gagliardia : fcorgon del padre 235
Gli occhi in gioja natanti , e braman tutti
Impazienti a sé fama fimile..
Sì si la voftra fama , amici Eroi
Voi tutti avrete : i miei compagni antichi
Speflb forgonmi in mente, e fpeflb il canto 240
Tutta l' anima mia vivido irraggia .
Ma fento il fonno al fuon dell'arpa mufica 7
Tacito placidiflìmo difcendere ,
Già
(CCCXXIII )
Già veggo i fogni che pian pian s'inalzano
Lufinghevoli, e intorno mi s'aggirano., 245
O figli della caccia, altrove, altrove
Il romorofo
Pano portate ,
Il ripofo
Non turbate 250
Del cantor che con la mente
Dolcemente fé ne va ,
A' padri fuoi
A' forti Eroi
Deli' altra età .. 255
O romorofi figli della caccia.
Fatevi lungi ornai :
Deh non turbate i miei ripofi placidi ,
H i fogni gai .
OS-
( CCCXX IV )
OSSERVAZIONI.
E. T"^\£«£, ecce Deus. Ma la divinità di Oftìan non è
JL/ altro eh' Oflìan medefimo. Senza Apollini , fenza
Mule, fenza falir in groppa del Pegafeo, fenza tra-
sformarfi in cigno, il Poeta fa rapir 1" anima con un
feliciffimo e naturale entufiafmo. Offian ha dimoft-ra-
to con un' efempio luminofiffimo, che le divinità
poetiche coi loro prodig; non fono niente più ne-
cefiàrie alla Poefia dell'altre divinità favolofe, cre-
dute fenza fondamento da alcuni Critici effenziali'ffi-
me all' Epopea. Che fé i Greci non aveffero già di-
vife e Affate le provincie favolofe , e fi avelie an-
cora a fceglier il luogo alla reggia d'Apollo, parmi
che Selma, e Cona aveffero ben più titoli per preten-
■ tìev un tal onore, di quello che una montagna della
Beozia ,paefe fcreditato per la groffolanità dell'aria, e
degli abitanti. *
2. Non v'è cofa indifferente al cuor d'un padre. La
più minuta particolarità l'intereffa. La lancia d' Of-
fian nelle fue mani non era che uno (frumento di guer-
ra come gli altri: nelle mani del figlio diventa un'og-
getto di compiacenza. *
g. Nel difeorfo di Ofcar non domina folo 1' entufiafmo di
gloria, ma vi fpira inoltre un candore ed un'innocen-
za che lo rende molto più intereffante ed amabile.
Nelle fue parole non v'è la minima aria di baldanza
e di prefunzione. L'idea d'una morte gloriofa l'occu-
pa più che la fiducia della vittoria. Confrontifi que-
llo difeorfo con quello di Gaulo verfo il fine del Can-
( cccxxv )
Ho 9. del Poema Epico, e veggafi 1' Oflèrvazione a
quel luogo: fi ravvi fera meglio con quanta finezza
Offian fappia diftinguer le modificazioni d'una paffio-
ne medeiìma, fecondo i caratteri, l'età, e l'altre
circofìanze importanti. *
4. Era affai naturale che fi attribuirle ai morti lo fieno
diletto, e gli fielTi trattenimenti che amavano in vi-
ta. Non pur i Danefi e i Caledonj, ma i Greci e i
Romani pentivano in fimil guifa.
_„_.. _-__ Qutf grafia cuvrum
Armat-umque fuit vivis, qux cura nitentes
Pafcere equos , eadem fequitur tellure repo/ìos .
En, 1. 6. v. 648.
Om. Odili 1, 11. v. 571. v. 605.
5. La prontezza di Ofcar mofira la viva impreffione che
gli avea fatto un tal racconto, Egli rifponde prima
coi fatti che colle parole. *
6. La rapidità di Ofììan è impareggiabile . I fuoi Eroi
fomigliano al Nettuno d'Omero. In tre palli fono
alla meta. Veni, vidi, vici. *
7- Quello non è un fonno, ma una dolciffìma eftafi.
Sembra che il Poeta vada agli Elisj . Chi pub trat-
tenerli di feguitarlo? *
IL FINE DEL PRIMO TOMO,
IN PADOVA. CIDIDCCLXIII
appresso GIUSEPPE COMINO.
POESIE
OS S°I A N
FIGLIO DI FINGAL,
ANTICO POETA. CELTICO,
Ultimamente fcoperte ,. e tradotte in profa Inglefe
da Jacopo Macpherfon , e da quella
trafportate in verfo Italiano
Di A L 12." AB.
MELCHIOR CESAROTTI
Con, varie annotazioni de due Traduttori .
TOMO IL
IN PADOVA. CIDIDCCLXIIL
appresso GIUSEPPE COMINCK
Con Licenza de' Superiori 5
E con Privilegio dtlPEccell. Senato.VENETO per anni X*
< X l i I )
LA MORTE
DI GUCULLINO.
* * »
l3 t a fullo feudo di Fingallo il vento ? *
O nelle fale mie mormora il Tuono
Della pafTata età '? Segui il tuo canto
* Voce foave , egli m' è grato , e fparge
Le mie notti di gioja : ah fegui o figlia
Del poflfente Sorglan, gentil Bragela. r
* Ahi
« Sembra ad Oflian di fenti-
re un mormorio nella fala
e dubita eh' egli provenga
dal vento che percote lo
feudo di Fingal , già mor-
to . *
b Quella efprefTìone entufiafti-
ca è alquanto ambigua .
Il [turno della pajfata età po-
trebbe lignificar la voce di
qualche ombra : ma il fen-
fo più. verilimile par che
fìa quello : La mia immagi-
natone riscaldata mi farebbe
élla fentire come preferiti i dif-
corfi e /e voci degli Eroi
morti i> lontani , dei quali
my accingo a cantare? Il prin-
cipio del Poemetto intito-
lato Colanto e Cutona favo-
rifee quella fpiegazione . *
e S' immagina il Poeta dì
udir i lamenti di Bragela ,
figlia di Sorglano , e fpofa
di Gucullino , lafciata da
lui nel fuo palagio di Dun-
fcaich nell' Ifola della neb-
bia , la quale da quattro
anni flava anfiofamente fof-
pirando il ritorno del fuo
fpofo . *
(XIV)
«.Ahi quella è l'onda dallo fcoglio infranta,.
L'affa ! non già di Cucullin le vele .
Dell' amor mio la fofpirata nave
Spellò, credo veder , fpeffo m' inganna i &
La nebbia che fi fparge a un'ombra intorno u
Spiegando al vento le cerulee falde «
Figlio del nobil Semo , e perchè tanto
Tardi a venir? quattro fiate, a noi
Fece ritorno co* fuoi venti Autunno , i 5
Gonfiando di Togorma i mari òndofi ,
Dacché tu nel fragor delle battaglie
Lungi ti ftai dalla fedel Bragela .
O di Dunfcaglia nebulofi colli ,
Quando fia che al latrar de'' veltri fuoi 20
Io vi fenta eccheggiar ? ma voi vi fiate
Celando tra le nubi il capo ofcuro ,*
E l'afflitta Bragela in van vi chiama ,
Precipita la notte: a poco a poco.
Man-
e Qiiefto è '1 canto patetico- mente in bocca di Erage-
che il Poeta pone direna- la . *
POESIE
D I
OSSIAN
(VII)
Nathos, figlio di Ufnoth, Signor di Etna,
nipote di Cucullino per parte ' di madre ,
il quale fuccefle al comando dell' armata
ilei zio. Truthil fu vinto ed uccifo, e lo
Hcttò delfino toccò al vecchio Cola fuo pa-
dre: ma Nathos riportò molte vittorie fo-
pra Cairbar, e mercè il fuo valore, gli
affari del giovine Re cominciavano a rifta-
bilirfi. Cairbar inferiore di valore, ricorfe
alle frodi; e trovato il mezzo di levar fe-
gretamente la vita al fuo legittimo fovra-
no , fece sì che le truppe di Nathos Y ab-
bandonarono, ed egli dopo moke avventu-
re rimafto folo co' fuoi fratelli , e caduto
in mezzo dei nemici , mori combattendo
valorofamente contro Cairbar: il qual po-
fcia fuperati tutti i fuoi rivali , redo folo
e fupremo Signore d' Irlanda .
Giunta a Fingal la notizia di quefte ri-
voluzioni, fìccome egli avea molta amici-
zia per la famiglia di Cormac, deliberò
tofto di far una spedizione in Irlanda, per
difcacciar dal trono 1' ufurpatore . Lo fegui-
tò in quefl' imprefa con più trafporto d'
A 4 ogn'
t V TI 1 )
ogn' altro il giovine Ofcar, figliò di Ok
fian , defiderofo di vendicar la morte di
Cathol fuo particolare amico, uccifo a tra-
dimento per commemon di Cairbar . Ebbe
colini per tempo notizia dei difegni di Fin-
gai, e raccolte in Ulfter le tribù, per op-
porli al fuo sbarco, mentre nel tempo ftei-
fo fuo fratello Cathmor era accampato con
un' efercito preffo Temora. Cairbar temen-
do fopra tutto il rifenti mento e '1 valore
di Olcar, pensò d' invitarlo con finta ge-
nerofita ad un convito , con Y idea di le-
vargli a tradimento la vita. Ofcar andò
con pochi de' fuoi . Inforta una contefa a
mezzo il convito , Ofcar forprefo da Cair-
bar , fu da quello mortalmente ferito, e
il traditore ifteffò reftò vicendevolmente uc-
cifo da Ofcar.
Sopraggiunto Fingal dirtrufTe interamen-
te 1' elèrcito di Cairbar , indi s' incammi-
nò verfo Temora contro Cathmor . Era
quelli d' un carattere affai divedo da quel-
lo del fratello. Egli era tanto celebre per
la fua umanità , ofpitalita , e grandezza
d' ani-
(V)
INTRODUZIONE ISTORICÀ
AI TRE SEGUENTI POEMI*
PEr agevolar ai Lettori V intelligen-
za dei tre Poemi feguentij credo
neceflario di premetter tutta di
feguito la Storia delle cofe accadute in Ir-
landa nei tempi di Fingal 5 la quale viene
notabilmente rifchiaràta dalla tradizione.
Morto che fu Arto figlio di Cairbre
fupremo Re d' Irlanda 5 reftò erede del tro-
no fuo figlio Cormac ancora fanciullo * I
Regoli e capi delle Tribù , ragunati nel
Real palagio di Temora j dopo molti di-
battimenti ^ commifero la tutela del Re5
e la Reggenza a Cucullino figlio di Semo
il quale allora rifiedeva con 1' amico Con-
nal in Ulfter* Cucullino non avea più di
23. anni^ quando affunfe il maneggio degli
affari d' Irlanda* Due anni dopo accadde
1' invafione di Svarano > eh' è il foggetto
del Poema Epico.
A g Ncir
(VI)
Neil' armo 27. di Cucullino y e quarto
della fua Reggenza , Torlath figlio di Cari-
tela fi ribellò in Connaught , e marciò
alla volta di Temora per deporre Cormac
dal trono. Cucullino rifoluto d'opporvifì,
s' avviò con le fue genti contro di lui , e
lo raggiunfe al lago di Lego . Si venne a
battaglia . L' armata di Torlath reftò qua-
li interamente disfatta, ed egli fterTo fu
uccifo in duello da Cucullino: ma mentre
quelli infeguiva con troppo ardore i fuggi-
tivi nemici , fu anch' egli mortalmente fe-
rito da una freccia , e due giorni dopo
mori .
La morte di Cucullino fi traffe dietro
la rovina di Cormac . Molti Regoli fi ri-
bellarono, e non regnò per qualche tempo
che anarchia e confufione . Uno dei prin-
cipali ribelli, e competitori al trono fi fu
Cairbar , Signore di Atha nelf Irlanda .
Accaddero molti fatti d' arme tra lui , e
gli altri capi che reftarono fedeli al par-
tito di Cormac . Si diflinfero tra quefti Tru-
thil, figlio di Cola, Signor di Sciama , e
Na-
(XI)
LA MORTE
DI CUCULLINO.
ARGOMENTO.
tOntiene quefto Poema la battaglia fra Cucitili*
no e Toriati) , e la morte delP un» e dell* altro ao
caduta nel modo già dichiarato . Vi fono fparfe per
entro varie digrejfioni , in una delle quali Carilo ce-
lebre cantore di Cucullino introduce Alcleta madre
di Calmar , la quale mentre flava affrettando con
pa filone il ritorno del figlio y riceve la nuova della
fua morte . Il Poema fi chiude con un canto funebre
fopra la morte di Cucullino .
Quefto Poema nelV Originale ha per titolo Duan.
lodi Lego , cioè il Poema del lago di Lego ,
dal luogo della battaglia* la qual fucceffe in
pianura prejfo il fuddetto lago , alle radici dì un
monte detto Slimora : ed è un Epifodio del gran
Poe.
( X i 1 )
Poema di Ojfian } il quale con qualche altro fu v&
tenuto a memoria da alcuni vecchi nel Nord dello
Scoria »
LA
( - ì % )
d5 animo, quanto Cairbar era infame per
Ja fua crudeltà e la firn, perfidia : ne pò*
tea rimproverarfegli altro difetto , fé non
fé quello d' efTer troppo attaccato ad un
fratello tanto diflbmigliante , e indegno di
lui . Fingal e Cathmor fi fecero la guerra
da veri Eroi , e gareggiarono non meno
di generofità, che di valore . Dopo molte
vicende , la fortuna fi dichiarò interamen-
te per Fingal. Cathmor fu vinto in una
decifiva battaglia datafi preffo a Temora ,
e la famiglia di Cormac fu riftabilita fui
trono .
Alcuni Storici Irlandefi vogliono farci
credere, che la tradizione rapporti diver-
f amen te queft' ultima parte della Storia
che rifguarda Fingal . Effi efclamano con-
tro di lui, accufandolo d' avere ftabiliti tren-
ta giudici , o fi a tiranni in Temora per
regolare a fuo fenno gli affari d' Irlanda*
Pretendono di poter allegare molti atti di
violenza, e d' oppreffone commefTì da quei
giudici, ed affermano che tanto effi , quan-
to una parte dell'armata di Fingal, lafcia-
ta
(X)
ta in Irlanda per far efeguir le loro leggi ,
furono finalmente fcacciati dal regno . Ma
ritratte relazioni non meritano molta fede,
eiTendoci chi dice , che quelli Storici ama-
no alle volte di crear dei fatti, per farci
poi lòpra le loro olTervazioni , e che adot-
tano per cofe certe le tradizioni più aiTur-
de dei loro Bardi, qualunque volta fervo-
no ad illuftrare 1' antica coftituzione del
lor paefe „ La faviezza e la giuflizia dcìh
leggi di Fingal vien celebrata da altri Sto-
rici più accreditati della ftefia nazione .
O -Flaerthy afferma che le leggi di Fingal
efiftevano ancora a' fuoi tempi.
Quella è la Storia compiuta e ordinata
che fa il foggetto dei tre feguenti Poemi,
i quali per altro non fono che Epifodj, e
frammenti d' un' Opera • molto più grande
comporta da OiTian fopra V ultima fpedi-
zione di Fingal nell' Irlanda; la maggior
parte della quale fi è sfortunatamente per-
duta.
LA
(XV)
Manca dell' Ocean la faccia azzurra. 25
Già lotto l'ale il fuo creftato capo
Appiatta il gallo , già la damma giace
Là nel deferto al fuo cervetto accanto .
Poicia col nuovo dì forgendo andranno
Lungo la fonte a ricercar paftura . 30
IVIa le lagrime mie tornan col Sole ,
E con la notte crefcono i miei lai ,
Qiiando quando verrai
Nel fuon delle tue armi ,
Re di Tura mufcofa a confolarmi ? 35
'O figlia di Sorglan , moke l'orecchio
D' Oilian il canto tuo ; ma va, ricovra
Là nella fala delle conche , al raggio
D' acceia quercia, e dà l'orecchio al mare
Che romba al muro diDunfcaglia intorno. 40
Su gli azzurri occhi tuoi placido fonno
Scenda , e venga nel fonno a confolarti
L' ama-
* Offiancon la faa l'olita aria fé la morte di Cuculìino
entufiaftica parìa a Eragela, averte ancora a fuccede
come fofle preferite , e come re . *
(XVI)
V amato Eroe . Sta Cucullin fui Lego ,
Preflb l'ofcuro rotear dell'onde.
Notte cerchia l' Eroe : fparfi fui lido 4 5
Stanno i fuoì mille ; cento quercie accefe
Fan fcintillar la diradata nebbia ,
E '1 convito per 1' aere alto fumeggia ,
Siedefi accanto a lui fotto una pianta
Carilo, e tocca l'arpa: il crin canuto 50
Splende alla fiamma \ il venticel notturno
Gli fcherza intorno-, egli alza il capo, e canta
Dell* azzurra Togòrma , e di Togorma
Chiama il Signor *, di Cucullin V amico.
Perchè forte Connal non fai ritorno 55-
Nel negro giorno della gran tempefta 2
Che
* Quefto è quel Connal die latli , egli atfea fatto vela
abbiam veduto nel Poema per ritornarfene alla fua
Epico . Egli era Signore di Ifola nativa , dove poi du-
Togorma , T Ifola dell' on- rante la battaglia , in cut
de azzurre , una dell' Ebri- reftò uccifo Cuculi ino , fi*
di . Pochi giorni prima che coftretto a reftarfene a ca-
giugnefTe a Temora la mio- gione dei venti contrarj.
va della ribellione di Tor-
(XVII)
Che a noi s' appretta --? ah perchè fei lontano ?
Contro Cormano -- ecco s' unir le fchiere
Del Sud guerriere —, e ti trattien fui lido 6q
Il vento infido -, e le tue torbid" onde
Sferzan le fponde . -- Non per quefìo è inerme
Il regal germe - e di difefa ignudo.
Faffi fuo feudo -- Cucullino invitto:
Nel gran conflitto -- egli per lui pugnando 6*}
Alzerà il brando -- contro i duci alteri .
Ei de' itranieri — alto fpavento , ei forte
Come di morte — atro vapor , che lenti l
Portano i venti -- fu focofe penne r
Al fuo cofpetto 70
Il Sole infetto
Rofleggia ,
Focheggia ,
Cade il popolo a terra efangue e cieco .
Cormano, ardir, che Cucullino è teco . 75
Sì Carilo cantava , allor che apparve
Un figlio del nemico; ei getta a terra
Tom. IL B La
(XVIII)
La rintuzzata lancia , e di Torlafto a
Favella a nome , di Torlafto il duce
Dei guerrier dall' ofcura onda del Lego , 80
Di colui che i fuoi mille armati in campo
Traea contro Cormano al carro nato ,
Contro il gentil Corman , che lungi flava
In Temora * fonante . Il giovinetto
Pur allora addentrava il molle braccio 85
A piegar l'arco, e de' fuoi padri l'afta
Ad inalzar ; ma non alzafti a lungo
L' afta de' padri tuoi , dolce-ridente
Raggio di gioventù . Fofca alle fpalle
Già la morte ti fla , come di Luna 4- 90
Tenebrofa metà che alla crefcente
Luce fta dietro , e la minaccia e preme .
Alla prefenza del Cantor del Lego
Alzoffi Cucullino , ed onor fece
De' canti al figlio , e gli offerì la conca , 9 5
Di letizia ofpital diffonditrice .
Dol-
« Torlath .
b Ti-mor-ri , A* cafa del gran Re .
C X I X )
Dolce voce dei Lego, e ben che porti;1 5
Ditte, che vuol Torlafto? alla mia fella
Vien egli? o alla battaglia? Alla battaglia ,
Sì, rifpofe il Cantore, alla fonante ioo
Tenzon ' dell1 afte : non sì torlo il giorno
Sul Lego aibeggierà, Torlafto in campo
Prefenterafli a te . Vorrai tu dunque ,
Re della nebulofa Ifola , armato
Venirne ad affrontar la fua polfanza? 105
Orribile , fatale è la (uà lancia
Qiial notturna meteora : egli 1' inalza ,
Piomba il popol proftrato , e del fuo brando
Il vivo lampeggiar morte fcintilla .
E che perciò ? quella terribil lancia 1 1 o
Temola io forfè ? il fo , forte è Torlafto
Per mille Eroi , ma nei perigli l' alma
Brillami in petto. No, Cantor , fui fianco
Non dorme no di Cuculiai la fpacìa.
M' incontrerà fui campo il nuovo Sole , 115
E fopra l'arme del figliuol di Semo
B 2 Ri-
(XX)
Rifletteranno i primi raggi fuoi.'
Ma tu , Cantor , meco t' aflìdi , e facci
Udir la voce tua , vientene a parte
Della giojofa conca , e di Temora i 2 e
I canti odi tu pur . Di canti e conche ,
Difle il Cantor , tempo non è qualora
S'accingono i poffenti ad incontrarli
Come opporle del Lego onde cozzanti .
* O Slimora , Slimora , a che ti Irai b 12^
Sì tenebrofo co' tuoi muti bofehi ?
Sopra i tuoi foichi
Gioghi di ftella alcuna
II graziofo tremolar non pendei
Né preffo ti rifplende 130
Amico raggio di notturna Luna *
Ma di morte atre meteore
Sanguinofe ti circondano,
Ed acquofe faccie fquallide
D^
* L' araldo di Toriati* parte verfì , e da quel che de-
cantando , come apparifee gue . *
dallo ftile Lirico di quelli b Slia-mor , Monte grande .
(XXI)
D' ombre pallide intorno volano . 135
Perchè perchè ti ftai
Lì co' tuoi bofchi muto
Negro Slimora di dolor vertuto?
Ei partì col fuo canto , e del fuo canto
Accompagnò l'armoniofe note 14C
Carilo , e 1 lor concento affc-migliava
A rimembranza di paflfate gioje ,
Ch1 a un tempo all'alma è dilettola e trilla.
L' udiron l'ombre dei cantori evìnti
Dal fianco di Slimora, e lungo il bolco 145
Sparfefi foaviflìma armonia ,
E rallegrarli le notturne valli .
Così quando tranquillo Offian ripofafi
Del fervido meriggio nei iìlenzìo ,
Del venticello nella valle florida > 150
La pecchia della rupe errando mormora
Un cotal canzoncin che dolce fiedelo .
L' affoga ad or ad or l' aura che dettali ,
Ma tolto riede il mormorio piacevole .
B 3 Su,
(XXII)
Su, difie allor di Semo il figlio, a' fuoi 1 5.5
Cento Cantor rivolto, alzate il canto
Del nobile Fingal , ch'egli udir iuole
La fera , allor che a lui fcendono i fogni
Del fuo ripofo , e che i Cantor da lungi
Toccano Tarpa, e debil luce irraggia 160
Le muraglie di Selma . Oppur di Lara a
Membrate il lutto, ed i fofpir d'Alcleta *
Rinnovellate , che fuo figlio indarno
Già rintracciando pe' fuoi colli, e vide
L' arco fuo nella fala . E tu frattanto 1 6 '
A quel ramo colà , Carilo , appendi
Lo feudo di Cabarj fiavi dapprefTo
a II lutto di Lara lignifica la
Canzone funebre comporta
da Carilo fopra la morte
di Calmar , deferitta nel 3.
Canto del Poema Epico .
Egli era 1' unico figlio di
Mata , ed in lui s' eftinfe
quefta famiglia. L'abita-
zione di Calmar era in
Conaughc fu 1 1 e rive del
fiume Lara nelle vicinanze
del Lego , e probabilmen-
te predo il luogo ove al-
lora trovavafi Cucii ìli io :
e quefta circoftanza fug-
gerì ad Oftian il lamento-
d' Alcleta nella morte dei
figlio.
b Ald-cletha , bellezza che
declina . E' verifimile che
quefto fia un nome poeti-
co dato dal Cantore alla
madre di Calmar .
(XXIII)
Di Cucullin la lancia , onde s' inalzi
Col bigio lume d' Oriente il mono
Della mia pugna. Sull'avito feudo 170
Posò P Eroe , s' alzò di Lara il canto .
Stavan lungi i Cantor , Carilo folo
Ex predo il duce ; fue furori le note
Flebili , e meilo fuono ufcfo dell' arpa .
CARILO. *
O madre di Calmar canuta Alcleta , 375
Perchè meda inquieta
Guardi verfo il deferto ,
Guardi tu forfè , o madre
Di tuo figlio al ritorno? ah non fon quelli
Su la piaggia i fuoi duci, 180
Chiufi e fofchi nell'armi; ah non è quella
Del tuo Calmar la voce.
Quello è '1 fìfchiar del bofeo ,
Quello è '1 muggir del vento ,
B 4 Che
a II canto di Carilo contie- mar ; che (lavano impa-
ne un dialogo tra la ma- zientemente affettando il
dre , e la forella di Cai- ritorno di quel guerriero.
(XXIV)
Che nella rupe fi rimbalza e freme « i S 5
ALCLETA.
Guata , guata :
Chi d' un falto
Varca il rufcel di Lara?
O fuora di Calmar; non vide Alcleta
La lancia fua? ma fofchi 190
Sono i miei lumi , e fiacchi .
Guata guata :
Non è il figlio di Mata?
Figlia dell' amor mio .
ALONA. *
Ah t' inganna il defio : 195
(Diflfe la dolce-lagrimante Alona)
Quella è una quercia annoia ,
Queft'è una quercia, o madre,
Che curva pende fui rufcel di Lara,
Ma non m'inganno io già; 200
Colà vedi colà. Chi vien , chi viene
Fret*
a Aliane , /quietamente brìi a.
(XXV)
Frettolofo ,
Affannofo?
Ei folleva
La lancia di Calmarre . Alcleta, Alcleta; 205
Ella è tinta di fangue.
ALCLETA.
Ella fia tinta
Del fangue de' nemici ,
O fuora di Calmar : mai la fua lancia 6
Non ritornò di fangue oflil digiuna.
Mai non fcoccò il fuo arco 2 1 e
Che non colpiffe de' poffenti il petto .
Al fuo cofpetto
Sfuma la pugna ; egli è fiamma di morte .
Dimmi garzone dalla mefta fretta ; •
Ov' è d' Alcleta il figlio? 215
Torna con la fua fama?
Torna in mezzo al rimbombo
Degli eccheggianti feudi?
Ma
a Alcleta s' indirizza a Lar- che ritornava con la ftuie-
niro , 1' amico di Calmar , Ila nuova della fua morte .
(XXVI)
Ma che veggio?
Ti confondi? 240
Non rifpondi?
Fofco (hi?
Ah più figlio non ho:
Non dir come fpirò, che intefi affai,
CARILO.
* Perchè verfo il deferto 22,5
Guardi metta inquieta ,
O madre di Calmar canuta Alcleta ,
Sì Carilo cantò; fopra il fuo feudo
L'Eroe fi flava ad afcoltarlo intanto.
Pofaronfi i cantor fuìle lor arpe, 230
E fcefe il fonno dolcemente intorno.
Dello era fol di Semo il figlio , e fifa
Nella guerra avea V alma ; ornai la fiamma
Già decadendo dell' accefe quercie .
De
* Carilo ripiglia il primo fen- canti fono molto in ufo
timento . Gl'intercalari , e nelle Poefie Celtiche.
le ripetizioni fui fine dei
(XXVII)
Debole intorno roffeggiante luce 235
Sparge!! , roca voce odefi : l' ombra
Vien di Calmarre; ella al notturno raggio
Lentamente paleggia : ofcura al fianco
Soffia la fua ferita , erra fcompofta
La chioma , in volto ha tetra gioja, e fembra 24.0
Che Cucullino alla Tua grotta inviti .
O della notte nebulofa figlio ,
Ditte il duce d1 Erina, e perchè fitti
Tieni tu in me quei tenebro!! fguardi ,
Ombra del fìer Calmar? figlio di Mata ,. 245
Vorreftù fpaventarmi , ond* io men fugga
Dalla battaglia? la tua deftra in guerra
Fiacca non fu , né '1 tuo parlar di pace . *
Quanto da quel di pria , duce di Lara ,
Torni diverfo a me, fé forfè adeffo 25©
Mi configli a fuggir! Ma no, Calmarre ,
Io non fuggii giammai , né giammai V ombre
Mi
Vedi la parlata eli Calmar nel 1. Canto del Poema
Enir.n .
( X X V I I I )
Mi fpaventaro : * effe fan poco , e fiacche
Son le lor delire , ed han nel vento albergo .
Nei perigli il mio cor crefce , e s' allegra 255
Nel fragor dell'acciai*. Parti, e t' afcondi
Dentro la grotta tua : no , di Calmarre
Tu non fei V ombra ; ei fi pafcea di pugne >
Ed era il braccio fuo tuono del cielo.
Nel fuo nembo ei partì, lieto, che intefe 26Q
Della fua lode il fuon . Dall' Oriente
Bigio raggio fpuntò : picchiafi torto
Lo feudo di Cabarre . A quel rimbombo
Tutti i guerrieri della verde Ullina
S'unirò, e alzoffì un romorio confufo 26$
Come muggito d' ingrofifati fiumi .
S'ode fui Lego il bellicofo corno,
Torlafto appare . A che ne vien' con tutti ,
Cucullino , i tuoi mille ad incontrarmi?
Diffe il duce del Lego; io ben conofeo 270
Del
% Vedi la rifpofta di Cucul- ombra di Crugal nel Can-
lino a Connal intorno I' to 5.
(XXIX)
Del tuo braccio il vigor; vivace fiamma
E F alma tua . Che non bendiamo adunque
A pugnar foli , e non laiciam che intanto
Stian mirando le fchierc i noftri fatti?
Stiano a mirarci nella nollra pofla , 275
Simili a rimugghianti onde rotantifr
A fcoglio intorno : al perigliofo afpetto
Fugge il nocchier pien di fpavento , e ftaffi
L' afpro conflitto a rifguardar da lungi ,
Ah, Cucullin foggiunfe , a par del Sole 280
Tu mi brilli nel cor : forte è , Torlafto ,
Il braccio tuo , del mio furor ben degno .
Scottatevi , o guerrier , fatevi al fianco
Dell' ofcuro Slimora ; e '1 voftro duce
State a mirar nel memorabil giorno 285
Della fua fama. Odi Cantor , fé pure
Oggi cader dee Cucullino, al prode
Conal tu di , eh' io mi lagnai coi venti
Che di Togorma imperverfar fu i flutti .
Mai dalla pugna ei non mancò, qualora 290
La
( X A X )
La mia fama il chiedea . Fa che il file brando
Come raggio del cielo ; il buon Cormano
7 Circondi , e che nel di del gran cimento
Suoni in Temerà il iuo fedel configlio.
MofTe T Eroe nel rimbombar dell' armi 205
Come di Loda il formidato atroce
« Spirto , che nell' orribile fracatfb 8
Di ben mille tempere efee , e dagli occhi
Slancia battaglia . Ei fiede alto fui nembo
Là fopra i mari di Loclin ; fui brando 300
Pofa la nera deftra , e a gara i venti
Van follevando l'avvampante chioma*
Non men di lui terribile a vederfi
Nel memorabil dì della fua fama
Cucullin s'avanzò. Cadde Torlafto 305
Per la fua man , pianfer del Lego i duci .
Corrono frettolofi eflì , ed intorno
A Cu-
* Il circolo di Loda , come no , eh' è la gran diviniti
abbiam veduto altrove , fi- delle nazioni Settentriona-
gnifica un tempio nella li . Se ne parlerà più a
Scandinavia . Per lo Spiri- lungo nel Poema intitola-
to di Loda s1 intende Odi- to Carric-tv.ra .
(XXXI)
A Cuculiai fi flringono affollati
Quai nubi del deferto. A mille a mille
Volar, vibrar, feender vcdrefti , alzarfi 310
Dardi, fpade , afte, armati, arme, ed a fronte
Cingerlo e a tergo ad un fol tempo; ei flette
Quale in turbato mar fcoglio ; d' intorno
Cadono, egli nel fangue alto paleggia ,
Ne rimbomba Slimóra. In fuo foccorfo 325
Corron d' Ullina i figli , e lungo il Lego
La pugna errò ; vinfe d' Erina il duce .
Egli tornò della fua fama in mezzo ,
Ma pallido tornò; tenebrala era
Gioja nel volto fuo: gli occhi in filenzio 320
Gira, pendegli il brando, ad ogni pafib
Tremagli l'afta in man. Carilo, ci diffe,
Languidamente , già manca la forza
Di Cucullino , i miei giorni recilì
Già fon cogli anni che paffaro ; il Sole 325
Più a me non forgerà : gli amici in traccia
N'andran, né troverammij il buon Cormano
Dirà
(XXXII)
Dirà piangendo , ov' è di Tura il duce ?
Ma grandeggia ii mio nome , e la mia fama
Sta nel canto dei vati. I giovinetti 33^
Diranno a sé medefmi : oh morifs' io
Qual morì Cuculiai ! come una verte 9
Lo copri la fua gloria , e del fuo nome
La luce abbaglia. Carilo, dal fianco
Traggimi il dardo, fotto a quella quercia 335
Adatta Cucullin , ponivi accanto
Lo feudo di Gabarre, ond' io fia villo *
Gia«
a Gli Storici Irlandelì preten-
dono che Cucullino vivef-
fe nel 1. fecolo . Nella dif-
fertazione premetta a que-
fta raccolta , il Traduttore
efpofe le ragioni eliclo de-
terminarono a porlo nel
terzo . Del refto i raggua-
gli che abbiamo di Kea-
ting , e di O-flaerthy in-
torno alle azioni , e al ca-
rattere di quefto guerriero
differifeono pochiifimo dai
Poemi di OtTian , e dalle
tradizioni de' Montagnaj ,
e degl' Ifolani . Cucullino
è il più famofo Campione
delle tradizioni , e dei Poe-
mi Irlandesi ; egli è Tem-
pre foprannominato il ter-
ribile , ed innumerabili fo-
no le favole intorno la fua
forza , ed il fuo valore . E-
gli avea fatta una fpedi-
zione contro i Fir-boly , o
fia i Belgi della Breta-
gna , la quale fu da Oilian
creduta degna d' eifer il
foggetto d' un Poema Epi-
co . Quefto Poema che s' è
perduto , non ha molto ,
era intitolato Tora-na-tana .
cioè la difputa intorno le pof-
fejjìoni : perchè la guerra
avo
(XXXIII;
Giacer fra Parme de' miei padri. E cadi,
Figlio di Semo? alto fofpir traendo
Carilo diffe , e incominciò dolente: 340
Di Tura in fu le fquallide
Mura fiede flenzio ,
E Dunfcaglia ricoprono
Tenebre di dolor.
In giovinezza florida 345
Refta foletta e vedova
La vaga fpofa amabile ,
Ed orbo refta e mi fero
* Il figlio del tuo amor ..
Verrà coi vezzi teneri , 350
Tom. IL C Ve-
aveva avuta origine dai
Belgi Britannici , che abi-
tavano nell' Irlanda, defi-
derofi d' eftendere i confini
del lor territorio . I Fram-
menti die ci rimangono di
quefto Poema ; fono ani-
mati dal vero fpirito d'
Oflian , coficclie non può
dubitarti eh' egli non ne
fia veramente l'autore.
J II nome di quefto fanciullo
era Conloch . Crefciuto in
età fi refe famofiiiìmo in
Irlanda per le fue prodez-
ze . Egli era sì deliro nel
lanciar dardi , che anche
a' tempi noftri volendoli in-
dicare un perfetto ! meta-
fore , fuol liriì ner prover-
bio nel Nord della Scozia :
Egli è infallìbile come il
braccio di Conlocb .
(XXXIV)
Vedrà la madre in lagrime;
E la cagione incognita
Del pianto chiederà .
Alzerà gli occhi il femplice ,
E nella iala pendere 355
Il brando formidabile
Del padre fuo vedrà.
Vede il brando del padre :
Quel brando e di chi è? piange la madre.
Chi viene a noi, * 360
Come cerva ne vien feguita in caccia?
Vanno in traccia
Errando dell' amico i fguardi Tuoi .
O Conallo , o Conal , che ti trattenne ,
Quando cadde l'Eroe nel gran cimento? 365
Fremeanti i flutti di Togorma intorno?
O pur del Mezzogiorno
Dentro le vele tue foffiava il vento?
Cad-
* Carilo s' immagina di veder Connal che fopraggiunga .
e fi rivolge ad effb . *
(XXXV)
Cadder , Conallo, i forti,
Caddero, e non ci forti : alcun noi dica lò 370
Di Morven là nella felvoia terra,
Alcun noi dica in Selma:
Soipirerà Fingallo,
E del deferto piangeranno i figli.
Pretto l'onde del Lego alzano i Duci
La tomba dell' Eroe ; giace in diiparte
Il fido Lua di Cucullin compagno a
Nella caccia dei cervi : alzali il lutto .
h Grande in battaglia
Sir di Dunfcaglia , 380
C 2 O
a Coftiimavafi anticamente , tori fopra la tomba di Ca-
non folo appreflb gli Scozze- cullino . Ogni Aanza ter-
fi , ma anche appreflb moke mina con qualche notabile
altre nazioni nei loro fé- ritolo dell' Eroe ; il che
coli d' Eroifmo , di fepellir fempre fi oflèrvava nell*
infieme col padrone anche Elegie funebri, il metro è
il fuo cane favorito. Lirico, e anticamente can-
i Quefto è il lamento dei can- tavafi al fuono dell' arpa .
(XXXVI)
O benedetta
Anima gloriofa , anima eletta ;
Qual torrente che d'alto precipita
Fragofiffimo , irreparabile ,
Indomabile 38$;
Era la tua poflfanza , alto guerrier»
Tu veloce com' ala dell'aquila
Rapidiffima, infaticabile;
Formidabile
Del tuo brando il fanguìgno atro fentier. 593
All' acciar forte
L' orme di morte
Dietro correano , ov'ei volgeafi irato,,
O benedetta
L'anima eletta 5^5
Del qran fìllio di Semo al carro nato»
Tu
(XXXVII)
Tu non cadetti efangue
Per man d' Eroe famofo ,
E non tinfe il tuo fanguè
L'afta del valorofo. 4°°
Acura freccia ,
Come da nuvola
Morte afeofa volò*
Né di ciò avvidefi
La delira ignobile, 40 S
Che '1 dardo rio feoccò *
Dardo fatai, che i noftri vanti atterra.
Pace fia teco
Dentro il tuo fpeco ,
Di Dunfcaglia Signor, nembo di guerra. 410
Fugge fmarrìto da Temora il forte ^
* ! Mede le porte - fon , mute le fale *
Giace il regale - giovinetto in duolo,
Che inerme e folo -- il tuo tornar non vede ;
C | Fug-
(XXXVIII)
Ei di te chiede - e ti richiama invano. 41 J;
Piangi Cormano - defolato e laflb ,
Il forte è baffo - tua difefa e fchermo ,
Tu refti infermo , « Ecco i nemici (tanno
Pronti in tuo danno - ahi non è più '1 tuo Duce «
E' la tua luce - a tramontar vicina. 420
Dolce ripofo
Godi , o famofo ,
Chiaro Sol degli Eroi, feudo d'Erma.,
Ita è la fpeme tua , fpofa fedele %
Ohimè che dei tu far? 42
Più non potrai veder l'amate vele
Nella fpuma del mar.
Alla fpiaggia non più , folo al deferto
Volti i tuoi palli or fon .
Non è l'orecchio tuo tefo ed aperto 43
De'fuoi nocchieri al fuon»
Scapigliata
Più
(XXXIX)
Defolata
Giace nella fua fala , e vede l' armi
Di lui che più non è. Bragela mifera ! 435
Pregno di lagrime
Hai 1' occhio , e languide
Le membra , e pallida
La faccia e tenebrofa .
O benedetta 440
Anima eletta ,
Dolce pace ti fia, dolce ripofa.
OS-
(X L)
OSSERVAZIONI.
1. /** Hi non crederebbe che Bragela fotte realmente
V-rf nella Manza di Oflìan ? pure ella è molto lon-
tana , e quello non è altro che un' miracolo deli'
enruiiafmó . Sembra che OtTian fìa un incantatore,
che coiìringe 1' ombre de1 morti, e le perfone lon-
tane a comparirgli innanzi , e le fa parlare a Tuo
grado. In fatti è diffìcile a refiftere alle me malie.
L' illufion che il Poeta in quello luogo vuol pro-
durre nel noflro fpirito , viene da lui deliramente
agevolata colla maniera dubitativa con cui principia.
Egli non dubita del fatto, ma fol della caufa : ti\\-
mina qual potta elfere ; n' efclude una, e lì deter-
mina per 1' altra fenza più efitare. Lo fpirito di
chi afcolta non pub dar in guardia contro maniere
così fedutrorie. Oflìan verifica il detto di Pindaro,
che la grazia Poetica, recando fplendor alle cofe ( il
che deve interpretarfi per un color conveniente ) fa
che r incredibile divenga credibile .
Xaptg a.7Tip ccTTavra I
A7T0$ip0l<rX TlfJ.Ò.J ,
Kca aTrtqov ìixrwxTO r/rtgòv
E"/u./j.ìvcu to 7roM\ó.y.ig *
2. Così appretto Gioele: Dies tenebrarum & caliginis ,
ài ss nubi's & turbinii. *
3. Simile comparazione usò Virgilio nel io. dell' Ln.
v. 272.
Non fecus ac liquida fi quando nofte Cometa
Sanguinei lugubre rubent , aia Jirius ardor .
li:-.
( X L ì )
lite fitìm, niorbofque ferens mwtalibus ccnis
Nafcitttr , & Levo contrijlat lumìne eslum . *
4. Quella è una di quelle comparazioni che fono affat-
to particolari, e proprie di Offrati . Ella è mirabile
per la Tua novità, ed aggiuftatezza Anch' effa è
tratta dalla Luna come tante altre. Luna, fole, neb-
bia, torrente, tempefta, meteore: ecco tutti gli og-
getti delle comparazioni di Oflian . Da che fcarfo
fondo che gran ricchezza! Gli oggetti fi moltiplica-
no fra le mani d'un tal Poeta. Così pochiflfimi ele-
menti variamente combinati badano a produrre tut-
ta la vaila e moltiplice feena della natura. *
5. I Cantori erano gli araldi di que' tempi , e gode-
vano d' una religiofa venerazione a motivo del lo-
ro ordine non meno che del loro uffìzio. Ma coli1
andar del tempo effi fi abufarono d' un tal privile-
gio. Protetti dal loro facro carattere fi fecero leci-
to di caricar d' ingiurie grbflolane il nemico, qua-
lunque volta non accettava i patti che da loro ve-
nivano offerti; e di più a (villaneggiar tutte le per-
forila che non erano gradite ai loro Protettori . Co-
tefla sfrenata licenza divenne un pubblico male, e
fu cagione di molti gravi difordini.
6. A /.inguine interfeftorum , ab adipe fortium fagitta Jo-
nata numquam rediit retrorjurn, & gladius Saul noi
ejl reverfus inanis . Lib. 2. dei Re ci. v. 22.
7. Oflian non fi dimentica del gran carattere eh' egli
diede a Connal nel Poema Epico. Le parole di Cu-
cullino confermano 1' alta idea che il lettor avea
già conceputa della fua prudenza, e del fuo valore.
Tutto colp;ra in Cffian a convalidar 1' intereffe , e
la buona opinione per gli Eroi favoriti . E* un im-
pegno pericolofo per un lettore quello di metterfi a
proteggere un Eroe poetico . L' Eroe o '1 Poeta ci
man-
( X L I I )
manca fpeflb di fede, e il protettore refla efpofta
alla mortificazione ed alla vergogna . Però general-
mente convien ricordarli dell' Ama tamquam ofurm.
Ma cogli Eroi d' Ofììan fi può determinarli franca-
mente e fenza timore. Non e' è pericolo , che l'E-
roe fi fmentifea, e la giuftizia che gli rendono gli
altri, ci da motivo di compiacerci del noftro genio. *
8. Qutrfti tratti terribili hanno molta fomiglianza con
quelli di cui fi ferve Efchilo nel Prometeo per di-
pinger Tifeo.
ÉxuTOvTaxapwov , 7rp<?V fiiuv yj^ayam ,
Tubava 0KP0P , irxaiv "og «vré?n Qiòìg
'Sfjt.ipìiiho-i yxp<pv\\,<ri avpi^cùv <póvov t
E*§ ofu.fji.urav £* i\afjw\t jopyo)7ròv céXag • *
9. Davidde : Induitlucemficutvejlimentum. \-irwfxwog a'x~
xw. Omero. *
io. Noli te annitriti are in Getb , neque annuntietis in com»
pitis Afcalonis. Lib. 2. dei Re e. 1. v. 20. *
11. Simili maniere fono affai frequenti nelle lamenta*
zioni dei Profeti . *
* * * * *
* * * * n
* » * *
* » *
DAR-
DARTULA.
( X L V )
D A R T U L A.
Argomento,
\^J Snoth , Signore di Etha nella Scoria , ebbe tre
figli , Nat Los , Althos , e Araan , da Sii fama
figlia di Sema , e forella di Cucullino . Quejli tre
fratelli , ejfendo ancor giovi -ietti , furono dal padre fat-
ti PaJfare in Manda affine che apprende/fero /' ufo
dell' arme fono la difciplina di Cuculi ino lor %io ,
che amminifìrava gli affari del regno . Erano -appe-
na approdati in Uljler , quando g'-unfe loro la tnjla
nuova della morte di Cucullino . Nathos benché affai
giovine , fottentrb al comando dell' armata del xj° 7
e •$•' oppofe ai progreffi dell' ufurpatore Cairbar , che
dopo la morte di Cucullino , e di Torlath , j' era
mejfo alla tefla del partito ribelle . Cairbar fu vin-
to da Nathos in varie battaglie , ma finalmente a-
•vendo trovato il me^py di privar di vita il giovine
Cormac , Nathos fi vide abbandonato dalla fua arma-
ta , la quale fi dichiarò per V ufurpatore , ed egli
fu cojìretto a ritornarfene in Uljler có> fuoi fratelli ,
per poi np affare in Ifcozja .
Abitava in Selama , caflello di Ulfler , Dartula
figlia di Cola , di cui s* era invaghito C a ir bar , e
la riteneva violentemente in fv.o potere . Ella vide
Nathos j ambedue s"1 acce fero vicendevolmente , e j' irri-
tar*
( X L V I )
b arcarono ter fuggirfene infieme . Ma ìnforta una tem-
pera , mentre eratto in alto mare , furono sfortunata-
mente refpirtti a quella parte della cojìa di Uljìer ,
ove appunto accampava /' armata eli Cairbar » Nathos
•veggenti o di non aver altro f campo , sfidò C air bar
a /ingoiar battaglia; ma colui non accettò /' invito ,
e /' affali con tutte le fue for^e . I tre fratelli do-
po ejferfi difefi per qualche tempo con efìremo valo-
re , furono finalmente foprajfatti dal numero e ucci-
fi , e r infelice Dartula morì anch' effa fui corpo di
Natbos .
OJfian apre il Poema nella notte precedente alla
morte dei tre fratelli / e le cofe innanzi accadute y
vi s' introducono per epifodio .
La [cena dell' anione è quafi la Jlejfa , che quel-
la del Poema Epico; poiché fi fa fpeffo menzione
della pianura di Lena , e del caflello di Tura .
* * *
t * *
DAR-
( X L V I I )
D A R T U L A.
F
* JL IGLI:
: a del del , fei bella , è di tua faccia x
Dolce il filenzio ; amabile ti inoltri ,
E in Oriente ì tuoi cerulei paffi
Seguon le ftelle ; al tuo cofpetto , o Luna ,
Si rallegran le nubi, e'1 feno ofcuro 5
Rivefton liete di rifleffa luce .
Chi ti pareggia, o della notte figlia,
Lafsu nel cielo? in faccia tua le ftelle
Hanno di fé vergogna , e ad altra parte
Volgono i verdi fcintillanti fguardi . 1 e
Ma dimmi, o bella luce, ove t' afcondi
Lafciando il corfo tuo, quando fvanifce
La tua candida faccia ? hai tu , com' io ,
I tuoi palagi , o ad abitar ten vai
Neil'
a Parla alla Luna .
( X L V I I I )
Nell'ombra del dolor? 2 cadder ci.tl cielo 15
Le tue ìbrelle ? o più non fon coloro
Che nella notte s' allegravan reco?
Sì , sì , luce leggiadra , elfi fon fpenti ,
E tu fpeflb per piagnerli t' afcondi .
Ma verrà notte ancor, che tu, tu fteffa zo
Cadrai per fempre , e lafcierai nel Cielo 3
Il tuo azzurro fentier ; fuperbi allora
So'geran gli aftri , e in rimirarti avranno
Gioja così, com'avean pria vergogna.
Ora del tuo fplendor tutta la pompa 2 5
T' ammanta , o Luna . O tu nel ciel rifguarda
Dalle tue porte , e tu la nube , o vento ,
Spezza, onde poflfa la notturna figlia
Mirar d' intorno , e le fcofcefe rupi
Splendanle incontro, e l'Ocean rivolga 30
Nella fua luce i nereggianti flutti .
«Nato è fui mare, e feco Alto, quel raggio
Di giovinezza ; a' fuoi fratelli accanto
Sic-
a Nathos , giovinetto , Alchos fquifittùntntt hello .
( X L I X )
Sjedefi Arda» : movon d' Ufnorre ì .figli
Per buja notte il corfo Jor , fuggendo 3 <-
Di Cairba il furor. Che macchia è quella a
Che Ita lor preffo? ricoprì la notte
La fiva bellezza : le fofpira il crine
Al marin vento ; in tenebrofe lifte
Galleggiano le vefti : ella forniglia 40
Al graziofo fpirito del Cielo b
Che move in mezzo di fua nebbia ombrofa ,
E chi puot' eflfer- mai, fuorché Darcula , c
Dartula tra le vergini dT Erina
La pili leggiadra? Ella fuggi con Nato 4 45
Dall'amor di Cairba. I venti avverfi
T'ingannano, o Dartula; e alle tue vele
Niegan Età felvofa . O Nato, quelle
Le tue rupi non fon , non- è il muggita
Tom. II. D Que-
a L'Originale v»ho is tbat dìm ? rnofa bellezza dell' anrichi-
b Sembra indicare uno fpi- tà . Fino al giorno d' og-
rito determinato : è vano gi , quando vuolfi lodare
l'indovinare quaPei fi fotte.* una donna per la Tua bel-
e Dar - tliula , ovvero Dart- lezza , dicefi comunemente
huile , Donna che ha begli eli' eli' è amabile quanto
n'ebi . EU' era la p*iu. fa- Dartnla .
(L)
Quello dell'onde tue: ftannoti appretto 50
Del nemico le fale , e a te d' incontro
Le torri di Caìrba ergon la fronte.
Sul mare Ullina il verde capo eftende ,
E la baja di Tura accoglie il legno.
Vento del Mezzogiorno , o vento infido , 5 3
5 Ov'eri tu? chi ti trattenne allora,
Quando dell' Amor mio furo ingannati
I cari figli? a follazzarti forfè
Stavi nel prato? Oh pur foffiato aveffi
Nelle vele di Nato, infin che d'Età * 60
Gli forgeflfero a fronte i dolci colli ,
Finché forgeflfer tra le nubi i colli
Paterni , e s' allegrammo alla vifta
Del fuo Signor! lungi gran tempo, o Nato,
Fotti , e pafsò della tornata il giorno . 6 5
Ma ben ti vide dei fìranier la terra ,
Nato amabile , amabile tu folli
AgH
a Etha è probabilmente quel- Etha , eh' è un braccio di
la parte della Contea di mare in Lorn .
Argyle , vicina a Lodi-
(LI)
Agli occhi di Dartuìa : era il tuo volto
Bello quaì pura mattutina luce ;
Piuma di corvo il crin ; gentile, e grande 70
Era '1 tuo fpirto , e dolce come Y ora
Del Sol cadente ; di tue voci il fuono
Parea fufurro di tremanti canne ,
O pur di Lora il mormorio : ma quando
Sorgea nera battaglia , eri in tempefta 7 5
Mar che mugge , terribile il rimbombo
Era dell' armi tue j del corfo al fuono
Svaniva 1' olle. Allor fu che ti vide
La prima Volta la gentil Damila
Là dall' eccelfe fue mufeofe torri > . 80
Dalle torri di Sciama a , ove albergo
Ebbero i padri fuoi , Bello , o ftraniero * ,
D 2 Ella
• Sei ama , bello a veder ft , op-
pili* luogo che ha piacevole
e va/lo profpetto . In quei
tempi i Signori fabbrica-
vano le loro cafe fopra
luoghi eminenti , per do-
minar con la vifta le ag-
giacenti campagne , e per
prevenir le forprefe : e per-
ciò molte di quefte cafe
chiamavanfi Selaina . La
famofa Selma di Fingal ,
deriva dalla ftefla radice .
b Quefto è un folitoquio diDar-
tula j benché fia diretto a
Nathoscome fofle preferite.*
( 1 1 1 )
Ella dine, fei tu ( che alla tua vifta
Tutto f\ icofle il fuo tremante fpirto )
Bella fei tu nelle battaglie, amico 85
Dell' eftinto Carman : ma do.ve corri
Impeiiiofa? ove il valor ti, porta ,
0 giovinetto dal vivace iguardo?
Poche fon le tue mani alla battaglia
Contro il fero Cairba : oh potè fa' io. p.Q
Dal fuo odiali? amore eifer difciolta. ,.
Per allegrarmi alla gentil prefenza
Del mio. bel Nato.' oh fortunate, o care
Colline d' Età ! effe vedranno a. caccia
1 fuoi vefUgi, effe vedran fovente g^
11 fuo candido feno, allor che 1' aure
Solìeverangli la corvina chioma...
Cos* parlarti tu, gentil. Damila ,.
Dalle torri di Selama , ma ora
Ti circonda la notte: i venti ingrati 100
Le tue vele ingannarono-, ingannaro,
Bella Dartula, le tue vele i venti.
Fre*
( L I I -I )
Freniort alto fui mar : cefla pev poco
Aura del Nord-, lafciàirti udir la Voce
Dell' amabile; amabile', 0 Dartula , ioj
Là vóce tua 'tra ì fùfifrrar de' venti*.
Quelle le rupi del mio Nàto, è quello
Delle fùè rùò'i il mormorante rivo?
Vieri quel ràggio di luce dàlia fala
* D'Ufnor notturna? alca è là nebbia, e denfa , ì io
Debole il raggiò, ma the vai? la luce
Dell' alma di Dartula è 1 Prence d' Era.
Figlio del prode Uìhòrre , ónàc quel rotto
Sofpir fui labbro ? già non fiamo , o caro ,
Nelle terre ftranier'e . O mia Dartula , i r '5
Non le rupi di Nato, è non è quefVo ,
Ei ripigliò , de' fuói rufceili il fuono ;
Non Vieri quel raggiò eli notturna luce
Dàlie fale d' TJfnór : lungi ma lungi
Effe ci ftan ; fiaiiiò in nemica terra* 220
D 5 Siam
a\Jfnoth', padre di Nathos . Si fa menzione di eflb nel Te-
gnente Poema .
(LI V)
Siam nella terra di Cairba : i venti
Ci tradiro, o Dartula ; Ulliria al cielo
Qui folleva i fuoi colli.. Alto, tu vanne
Là veffo il Nord, e tu lungo la fpiaggia
Movi , Ardano , i tuoi pani , onde il nemico i 2 5;
Non ci colga di furto , e a noi fvanifca
D' Età. la fpeme : io me n' andrò foletto
A quella torre, per fcoprir chi ftia
Prefìfo quel raggio : fu la fpiaggia intanto
Ripofati, mio ben , ripofa in pace 130»
Caro raggio <T amor , te del tuo Nato ,
Come lampo del ciel ,, circonda il braccio .
Partiflì , e fulla fpiaggia ella s' aflìfe
Soletta , e meda ; udia '1 fragor dell' onda ,
Le turgidette lagrime fofpefe 135
Stanle fugli occhi : ella guardava intorno
Se il fuo Nato fcopria ; tende 1' orecchio
Al calpeftio de' piedi , e de' fuoi piedi
Non ode il calpeftio : dove fé' ito ,
"Figlio dell' amor mio? fragor di vento 140
Mi
(IV)
Mi cinge , e sferza , è nebulofa e nera
La notte : e tu non vieni ? O Prence d' Età
Che ti trattiene? hatti il nemico forfè
Scontrato, e s'inalzò notturna zuffa?
Nato tornò, ma tenebrofo ha'l volto, 145
Che veduto egli avea l' eftinto amico ►
Di Tura al muro patteggiava, intorno
L'ombra di Cucullin : n'era il fofpiro
Speffo , affannofo ; e fpaventofa ancora.
Degli occhi fuoi la mezzo-fpenta fiamma . 150
Di nebbia una colonna avea per afta ; 6
Intenebrate trafparian le ilei le
Per la buja fua forma , e la fua voce
Parea vento in caverna. Ei raccontogli.
La fìoria del dolor : trifta era P alma 155
Di Nato , come fuole in dì di nebbia
Starfi con fofca acquofa faccia il Sole .
O diletto amor mio, perchè sì mefto?
Diffe di Cola la vezzofa figlia.
Tu fei la luce di Dartala : è tutta 1 60
D 4 La
( l V ì )
La gioja del mio cor negli occhi tuoi»
Latta ! t^ual altro amico ora m' avanza
7 Fuorché '1 mio Nato? è nella tomba il padre,
Staffi il fìlenzio in Selama ; drittezza
Copre i rufcelli del terrea natio. 1^5
a Nella d'Ullina fanguinofa pugna
Furo uccifi i poflenti , i fidi amici
Cadder pugnando con (Dormano uccifi .
i Scendea la notte : i miei rufcelli azzurri
S' afcondeano a' miei fguardi ; il vento a fcoflfe 1 7 o
Ufcia fifchiando dalle ombrofe cime
Dei bofchetti di Selama : io fedea
Sotto una pianta , fulle antiche mura
De' padri miei, quando al mio fpirto innanzi
c Pafsò Trutillo, il rhio dolce fratello: 175
Tru-
a La famiglia di Gola fi con- chianze di Temora , e che
fervo fedele al giovine Cor- in quella confusone fia fta-
mac , lungo tempo dopo la to uccifo il real fanciullo . *
morte di Cucullino . b Darthula entra nel raccon-
Sembra da quefte parole che fia to delle fue avventure ,
accaduto un fatto d' arme cominciando dall' accenna-
la le truppe di Cola , co- ta battaglia . *
mandate da Truthil , e tra e Cioè V ombra di Truthil . *
quelle diCairbar, nelle vi-
( L v r i )
TrntiJIo, che lontano era in battaglia
Contro il fera Cairba : ed in quel punto
Sen venne Cola dalla bianca chioma
Sulla lancia appoggiato ; a terra chino
Avea l'ole uro volto, angofeia alberga i So
Nell'alma fua , Itagli la fpada a lato,
In capo ha l'elmo de' fuoi padri: avvampa
Nel fuo petto battaglia; ei tenta indarno
Di celar le lue lagrime : Dartula ,
Sofpirando difs'ei, della mia ftirpe 185
Tu l'ultima già fei ; Trutillo è fbento ,
Non è pili il Re di Selama * : Cairba
Vieti co' fuoi mille inver le noftre mura <,
Cola all' orgoglio fuo faralTi incontro ,
E vendetta farà del figlio uccifo . I19C
Ma dove troverò ficuro fchermo
Per la falvezza tua ? fon baffi , o figlia ,
Gli amici noftri , e tu raflembri un raggio »
Oi*
# Offian dà fpeflb il titolo che fi foife refo celebre pel
di Re ad ogni Capitano fuo valore .
( L V I I I )
Oimè , difs' io , tutta in fofpiri , il figlio
Della pugna cadeo ? cefsò nel campo 195
Di sfavillare il generofo fpirto
Del mio Trutillo? per la mia falvezza
Non paventare, o Cola j effa riporta
Staffi in quell' arco : da gran tempo apprefi
A ferir damme: or dì, non è coftui zoc
Simile al cervo del deferto , o padre
Del caduto Trutil ? Brillò di gioja
Il volto delP età , fgorgò dagli occhi
Pianto affollato , e tremolar le labbra , «
Ben fé' tu , figlia, di Trutil forella , 205
Diflfe , e nel foco del fuo fpirto avvampi .
Prendi , Dartula , quel ferrato feudo ,
Prendi quell' afta , e quel lucido elmetto y
Spoglie fon quefte d' un guerrier di prima
8 Gioventù figlio; colla luce infieme 210
Andremo ad affrontar l'empio Cairba.
Ma ftatti , o figlia mia , fìatti vicina
Di
<» Segue nell'Originale : lagrì^infua baia ffkbiò al vento . *
( L I X )
Di Cola al braccio, e ti ricovra all'ombra
Dello feudo paterno : il padre tuo
Potea un tempo difenderti , ma ora 2 1 5
L'età nella fua man tremula ftaffi .
Mancò la forza del fuo braccio , e 1' alma
Ofcuritade di dolor gl'ingombra.
Pafsò la notte tenebrofa , e forfè
La luce del mattili: moflfefi innanzi 220
L'Eroe canuto; svadunaro intorno
Tutti i duci di Selama , ma pochi
Stavan fui piano , e avean canuto il crine r
Caduti con Trutillo eran pugnando
Di giovinezza i valorofi figli. 225
O de' verdi anni miei compagni antichi,
Cola parlò, non così voi nell'arme
Già mi vedette , e tal non era in campo
Quando il polfente Confadan cadeo .
Ci foverchia il dolor, vecchiezza ofeura 230
Venne qual nebbia dal deferto , è rofo
Jl mio feudo dagli anni , ed il mio brando
Sta
(L X )
'Sta da graia tempo alle pareti appefo. 9
A me iteflfo io dicea : fra la tua fera
Placida, e in calma , e '1 tuo partir fia come 255
Luce che (cerna a poco a poco , e manca .
Ma tornò la tempefta s io già mi piego
Come una quercia annofai i rami miei
In SeLma cade'ro , e tremo in mezzo
Del mio loggiorno . Ove fé' tu , Trutillo, 240
Co1 tuoi caduti Eroi? tu non rifpondi \
Trifto è 'J cor di tuo padre . Ah ceffi ornai »
Ceffi '1 dolor : ti rafficura , o Cola j
Cairba ha da cader \ rinafeer lento
J.,a gagliardia del braccio, e impaziente 245
Palpita il cor della battaglia ài fuono .
Traffe V Eroe la lampeggiante fpada ,
E (eco i Tuoi j s' avanzano fui piano i
Nuotan nel vento le canute chiome *
Sedea di Lona * fulla muta piaggia 25.;
Fe^
a Loria , fìanurh paludofa . dì banchettar folennenien-
Coituniavafi in que' tempi te dopo una vittoria . Cair-
bar
Fefteggiando Cairba : a fé venirne
Vide gli Eroi; chiama i fuoi duci. A Nato
Perchè narrar degg' io come s' al zaffe IO
L' afpra battaglia ? io ti mirai fra mille a
Simile al raggio del celefte foco 255
(Bella, e terribil vifta ; il popol cade
Nel vermiglio fuo corfo ): imbelle e vana
Non fu l'afta di Cola, ella ferio,
Membrando ancor le giovanili imprefe .
Venne un dardo fifchiante , e al vecchio Eroe 2 6q
lì petto trapafsò , boccone ei cadde
Sul fuo feudo eccheggiante ; orrido tremito
Scottemi T alma : fopra lui lo feudo
Stefi , e fu vitto il mio ricolmo feno.
Venne Cairba con la lancia, e vide 26$
La donzella di Selama , fi fparfe
Gioja fui truce afpetto , egli depofe
La
bar avea dato un convito nero per dargli battaglia .
alla fua armata dopo aver a Non già nella batta: lia ,
disfatto il partito di Cor- in cui veiìò uccifo Cola ,
mac , quando Cola , e i ma in un' altra fiifléguen-
fuoi vecchi guerrieri ven- te , *
(LXII)
La follevata fpada : alzò ìa tomba
Di Cola uccifo , e me fuor di me rtefla
A Selama conduffe. A me rivolle 270
Voci d' amor ; ma di mitezza ingombrò
Era '1 mio fpirto ; de' miei padri i feudi
ìo riconobbi, e di Trutillo il brando.
Vidi l' arme dei morti , e fulle guancie
Sfavami '1 pianto : allor giungerti , oNato> 275
Giungerti , e fuggi via Cairba ofcuro ,
Com' ombra fugge al mattutino raggio .
Eran lontane le fue fquadre , e fiacco
Fu il braccio fuo contro il tuo forte acciaro .
flO diletto amor mio , perchè sì merto? 280
Diffe di Cola la vezzofa figlia .
Fin da' primi anni miei, l'Eroe foggiunfe ,
Incontrai la battaglia : il braccio mio
Potea la lancia folle vare appena
Qiian-
1 E' coftume di OlTian di ri- le incominciano , il che ri-
petere al fine degli Epifo- conduce lo fpirito dei let-
dj la fentenza con la qua- tori al l'oggetto principale .
( L X I II )
Quando forfè il periglio 5 il cor di gioja 285
Rideami della pugna al fero afpetto ,
Come riftretta verdeggiaste valle
Se coi vividi raggi il Sol l' inveite,
Anzi che in mezzo a' nembi il capo afconda .
L'alma rideami fra' perigli, pria 290
Ch' io vedefli di Seìama la bella ,
Pria eh' io vedefli te , dolce Dartula ,
Simile "a (Iella , che di notte fplende
Sul colle : incontro a lei lenta s' avanza
Nube, e minaccia la vezzofa luce. 2,95
Siam nella terra del nemico ; i venti
Ci tradiro , o mia cara : or non e' è preflfo
Forza d' amici , e non le rupi d' Età .
Figlia del nobil Cola , ove pofs' io
La tua pace a trovar? forti di Nato jqo
Sono i fratelli , e lampeggiane in campo
I brandi lor , ma che mai fono i figli
Del prode ÌJfnor contro xi' un' olle intera ?
Por-
4 La tua falvezza .
C L X I V )
Portate aveflfe le tue vele il vento , *
* s Re degli uomini Ofcar ! tu prometterti 305
Par di venirne infieme alla battaglia
Del caduto Corman : forte farebbe
Allor la delira mia qua! fiammeggiante
Braccio di morte : tremeria Cairba
Nelle fue fale , e refteria la pace 31 e»
Coli1 amabiì Dartula . Alma , coraggio ,
Perchè cadi alma mia? d5 Ufnorre i figli
Vincer ben ponao . E vinceranno , o Nato ,
Di (Te la bella : non vedrà Dartula
Giammai le fale di Cairba ofeuro : }i 5
Su queir arme recatemi , eh* io veggo
Nella nave colà fplender a quella
Paflfaggera meteora ; entrar vogl' io
Nella battaglia. Ombra del nobil Cola,
Sei tu ch'io veggio in quella nube? e teco 320
Quel!'
fi Ofcar aveva da molto tem- il Aio amico Cathol , no-
po deliberato d' andarfene bile Irlandefe , attaccato al
in Irlanda contro Gairbar, partirò di Cormac .
che aveva fatto affannare
(LX V)
QuelP ofcuro che è? lo riconofco-,
Egli è Trutillo : ed io vedrò le fale
Di colui , che '1 fi atei m' ucciie , e '1 padre ?
Spirti dell'amor mio, no, non vedcolle »
tato di gioja arfe nel volto udendo 325
Le voci fue : figlia di Cola , ei diFe ,
Tu mi fplendi nell'alma; or via, Cairba ,
Vien co' tuoi mille: il mio vigor rinafce,
Canuto Umor , no non udrai che '1 figlio
Dato iiafi alla fuga: io mi rammento 330
Le tue parole in Età , allor che alzarfi
Le vele mie, che già ftendeano il corlb
In verfo Ullina, e la mufcofa Tura.
Tu vai, Nato, difs'egli, al Sir dei feudi
Al prode Cucullin , che dai perigli 335
Mai non fuggi , fa che non fia il tuo braccio
Fiacco , né fien di fuga i penfier tuoi .
Onde non dica mai di Senio il figlio ,
Debile è nel pugnar la ftirpe d'Età.
Giunger ponno ad Ufnor le fue parole 340
Tom. IL E E rat-
( L X V I )
E rattristarlo. Lacrimando ei dìemml
Quella lucida fpada . Io venni intanto
Alla baja di Tura: ofcure , e mute
N' eran le mura , rifguardai d' intorno ,
Né trovai chi novella a me recafle 345
Del prode Cucullin : venni alla fala
Delle fue conche ; effer foleanvi appefe
L'arme de' padri fuoi ; non v'eran l'arme,
E l'antico Lamor fedea nel pianto.
D'onde vien quefto acciar? difTe forgendo 350
Mefto Lamor a , di Tura ahi da gran tempo
Luce d'afta non fier' le Folche mura.
Onde venite voi? dal mar rotante,
O di Temora dalle trifte fale?
Noi venimmo dal mar , difs' io , dall' alte 355
Torri d'Ufnor; di Slifama * fiam figli,
Figlia di Semo generato al carro .
Deh
a Lamh-mhor , pojfente deflr» : Torlath , oppure qualche
Qiiefti dovea elfere qualche ftretto congiunto di Cucul-
vecchio guerriero lafciato lino . *
a guardia di Tura , quan- b Slifama , ftno delicato .
do Cucullino andò conno
( L X V I I )
t)eh dimmi , o figlio della muta fala
Ov'è il duce di Tura? Ah perchè Nato
A te lo chiede ? or hon vegg^ io '1 tuo pianto ? 3 60
Dimmi , figliuol della romita Tura ,
Come cadde il poflfente? Egli non cadde >
Lamor foggiunfe^ come fuol talora
Tacita (Iella per l' ofcura notte -,
Che ftrifcia , e più non è; fimile ei cadde 3 65
A focofo vapor, nunzio di guerra
In fuol remoto, il cui vermiglio corfo
Morte acconTpagna : trifte fon le rive
Del Lego, e trifto il mormorio del Lara»
Figlio d'Ùfnorre, il noftro Eroe là cadde . 370
Oh , diiV io fofpirando , infra le lìragi
Cadde l'Eroe? forte egli avea la deftra ,
E dietro il brando fuo flava la morte .
Del Lego andammo fulle trifte rive ,
La fua tomba fcoprimmo ; ivi i fuoi duci 375
Con eflb eftinti , ivi giaceano i fuoi
Mille Cantori: full' Eroe piagnemmo
E 2 Tre
(.L X V I I I)
Tre giorni , il quarto dì battei lo. feudo .
Lieti i guerrieri a quefto fuori d' intorno
S' adunato , e crollar T afte raggianti ... 3.80
Preffo di noi coll'ofce fua Corlafto *
Stava, Corlafto di Càirba amico.
Noi d'improvvifo gli piombammo addoffo
Qual notturno torrente : i fuoi cadero ,
E quando gli abitanti della valle 3S5
Dal lor fonno s'alzar, col loro iangue ll
Vider frammifta del mattili la luce- .
Ma noi ft'rifciammo via rapidamente
Come lifte di nebbia inver la fila
Di Cormano ^echeggiante : alzammo i brandi 3 1; 0
Per difendere il Re; ma il Re d' Erina
Non era piti; già di Te mora vuote
Eran le fale , e fpento in* giovinezza
Giacea C'ormano : allor fu eh1 io ti vidi
O ver-
s Non apparifee chi fia que- error di ftampa nell' origi-
no Corlath , di cui non fi naie , in luogo di Torlatii ?
fa menzione in altro Ino- Ma quefti era già morto
go . Sarebbe mai quefto un alla venuta di Nathos . *
( ;T- XI X )
O verginella, limile alla- luce 3-95
Del Sole d' Età : amabile è quel raggio ,
Dilli , e forfè il fofpir di mezzo al petto «
x3'Tn nella tua beltà venirti, o cara,
Al tuo guerrier; ma ci tradiro i venti,
'Bella -D'amila, ed il nemico è pretto . 400
** Sì , dappreflb è il nemico , allor foggiunfe
La forza d'Alto, fulla fpiaggia intefi
Di lor arme il fragor , d'Erma io vidi
Ondeggiar lo Herrdardo in negre lifte.
Diftinta di Cairba udii la voce .405
Sonar , quai le caderfd onde del Cromia.
Egli fui mar V ofeura nave ha feorta ,
Pria che il bujo feendeffe : in riva al Lena
5 Fan guardia i duci fuoi , ben diecimila
E 3 Spa-
a Althos ritornava dalla co- landa, affine di riftabilìr fui
ita di Lena , ove era ita- trono la famiglia di Cor-
to fpedito da Nathos nei mac . Tra le due ale dell'
principio delia notte . armata di Caii'oar , eravi
é Cairbar era accampato fui- la baja di Tura , nella qua-
la coita di UKter per op- le fu fpinta la nave dei ri-
pori! a Fingal che medita- gli d' Uinoth ; coficchèdi-
• va una fpedizion nell' Ir- venia imponibile il faggife .
( L X X )
Spade inalzando » E diecimila fpade 410
Inalzin pur, con un forrìfo amara
Nato rifpofe \ non però d' Ufnorre
Ne tremerà la prole. O mar d'Ullina
Perchè sì furibondo , e fpumeggiante
Sferzi la fpiaggia co' tuoi flutti? e voi 415
Romoreggianti tempefte del cielo,.
Perchè, fii'chiate in fu le negre piume?
Credi tu, mar, credete voi tempefte,
Qui Nato a. forza trattener fui lido?
Il fuo fpirto, il fuo core è che trattienlo , 420
O figlie della notte- Alto, m'arreca
L'arme del padre,, arrecami la lancia
Di Semo *,. che colà fplende alle ftelle„
L' arme ei portò , copri Nato le membra
Del folgorante acciar: move TEroe 425;
Amabile nei paffi \ e nel fuo fguardo
Spien-
ti Semo era Tavolo diNathos Iora che il padre della fpo-
per parte di madre . La fa defle allo fpofo le po-
lancia qui nominata fu da- prie armi . La cerimonia
ta ad Ulìiotli quando ain- ufara in tali occafioni , vien
mogliollì , coflumandofi al- accennata in altri Poemi .
(LXXI)
Splende terribil gioja : eì di Cairba
Sta la venuta riguardando ; accanta
Stagli muta Dartula i è nel guerriero
Fitto il Tuo {guardo ; di nafconder tenta 430
II nafcente fofpir;, repreflfe a forza
Le fi gonfian due lagrime negli occhi ,
Alto,, veggio uno fpeco in quella rupe,
Diffe d'Età il Signor; tu là Dartula
Scorgi, e fia forte il braccio tuo: tu meco 435
Vientene ,. Ardan , contro Cairba ofcuro .
Sfidiamlo alla battaglia : oh venifs' egli
Armato ad incontrar d'Ufnor la prole!
Se tu fuggi , o mio ben , non arreftarti
A rifguardar fopra il tuo Nato eftinto.. 440
Spiega le vele inver le patrie felve ,
Alto , ed al Sir dì , che cadeo con fama
Il figlio fuo, che non sfuggì la pugna
Il brando mio : dì che fra mille io caddi ,
Onde fia del fuo lutto alta la gioja . 44 5
. Tu, donzella di Selama , raduna
E 4 Le
(LXX II)
Le verginelle nella fala d' Età ;
Fa che cantin per Naro allor che torna
L'ombroiO Autunno. Oh fé di Cona udirti
Le mie lodi fonar la voce eietta, " 450
Con che gioja il mio fpirto ai venti mirto-
Volerebbe a' miei colli H! Ah sì , di Cona
Udratìi il nome tuo fonar nei canti, *S
Prence d'Età ielvofa , a te na facra,
Figlio del prode Uinor, d'Offìan la voce. 455
Deh perchè là fui Lena anch' io non ero
Quando forfè la pugna ? Offiàn farebbe
Teco vittoriofo , o teco eflinto .
Noi fedevamo quella notte in Selma
Con ampie conche fefteggiando ; e fuori 460
Sulle quercie era il vento. Urlò lo fpirto
Della montagna h , il vento entro la fala
Sufurrando ien venne , e leve leve
Dell*
a Di OlTìan . Uricemico fùono , che pre-
b Lo fpirito della tnonraìtna può Cède, una tempefta , fuono
prenderti in quefto luogo ben noto a quelli che abi-
per quel profondo e ma- tane in un paefe mantl>ofo .
(IX XIII)
Dell' arpa mia toccò le corde ; "ufcin'ne
Suon trifto, e baffo ,-qual canto di tomba. 463
Primo P udì Fingal , forfè affannofo ,
E fofpirando diflfe : oinrè ! per certo
Cadde qualcuno de' miei duci , io fento
Sul? arpa di mio figlio il fuon di morte .
Offian-, deh tocca le fonanti corde, 470
Fa che s' alzi il dolore, onde fui venti
Volino i fpirti lor giojofamente
A' miei colli felvofi : io toccai 1' arpa .
E fuono ufeinne dolorofo e baffo.
Ombre, ombre pallide de* padri noftri , 475
. Su dalle nubi torto piegatevi ,
Là negli aerei azzurri chioftri »
Lafciate l! orrida vermiglia luce a,
Ed accogliete cortefi , e placide
Compagno, ed ofpite V eftinto duce. 480
lì duce nobile , che cadde in guerra ,
Sia che dal mare rotante inalzili ,
Sia
e L' originale: deponete il roffo terrore del voftro (erfo , *
( L X X I V )
Sia eh' egli inalzifi da ftrania terra .
Nube fceglietegli fra le tempefte,
Che la fua lancia formi, e di nebbia 48 j
Sottile orditegli cerulea vefte.
Preflb ponetegli fofeo -vermiglia
E mezzo -fpenta lunga meteora,
Che '1 fuo terribile brando fomiglia *
Fate- che amabile ne fia 1' afpetto, 490
Onde gli amici penfofi , e taciti
In rimirandolo n' abbian. diletto.
Ombre , ombre pallide de' padri noftri ,
Su dalle nubi torto piegatevi
Là negli aerei azzurri chioftri . 495
Tal' era in Selma il canto mia full' arpa
Lieve - tremante : ma d' Ullina intanto
Su la fpiaggia era Nato, intorno cinto
pa tenebrofa notte-; udia la voce
Del fuo nemico , in fra '1 mugghiar dell' onde , 5 oc
Udiala , e ripofavafi full' afta
Perifofo, e mutò: ufcì '1 mattin raggiante
E fchio; j
( L X X V >
E fchieratl apparir <T Erin# i figli .
Simili a grigie > ed arborofe rupi
Sulla coda fi fpargono : nel mezza 505
Stava Cairba % e del nemico a vifla
Sorrife orribilmente ; incontro ad elfo
Nato sv avanza furibondo, e pieno
Del fuo vigor, né già poteo Dartula
Reflarfi addietro;, col guerrier fen venne > 51 e*
E 1' afta ibllevò.. Chi vien nelP armi,
Bella fpirando giovenil baldanza ?
Chi vien , chi vien , fé non d' Ufnorre i figli
Alto, ed Ardano dallv ofcura chioma?
Sir di Temora^ difle Nato, or vieni,, 515
Vien fulla fpiaggia a battagliar con meco
Per la donzella : non ha Nato adeflb
Seco i fuoi duci > che colà difperfl
Stanno fui mare r a che guidi i tuoi mille
Contro di lui? tu gli fuggirti innanzi, 529
Quando gli amici fuoi ftavangli intorno *
Garzon dal cor d* orgoglio, e che pretendi?
Scen-
( 1 X X V 1 ,)
Scenderà a pugnar tec'o il Re d' Brina'/
Non fono infra i famofi i - padri tuoi, l6
Né fra i Re de' mortali; ove fon 1' arme 515
Dei duci eftinti alle tue fale app'cfc ?
Ove gli feudi de'paflati tempi?
Chiaro in Temora è di Cairbà il nome,
Nò cogli ofeuri ei combattè giammai.
A cotai ^voci efeon dagli occhi a Nato 550
Lagrime d' ira : inferocito il guardò
Volge ai fratelli fuoi ; tre lancie a un punto
Volano , e ftefi al fucl cadon tre duci .
Orribilmente fiammeggiò la luce
; Dei loro brandi; diradate e fciolte 555
Cedon d' Erina le riftrette file,
Come ftrifeia talor dì negre nubi
Incontro al loffio di nembofo vento L
Ma Cairba difpon l'armate fchiere ,
E mille archi fur tefi , e mille freccie 54°
Ratto volar; cadon d' Ulhorre i figli,
Qusf-
(LXXVII)
Quercie , che ftavan fole in erma rupe .
Le amabil piante a contemplar s' arrefta
Il peregrino, e in lor mirar sì iole, 345
N'ha meraviglia j ma la notte il nembo
Vien dal deferto , e furibondo abbafla
Le' verdi cime: il dì vegnente ei torna,
Vede le quercie al fuol : la vetta è rafa*
Stava Dartula nel dolor fuo muta, 550
E gli vide a cader : lagrima alcuna
Sugli occhi non appar ; ma^ pieno ha '1 guardo
D' alta , e nova triftezza : al vento fparfi
Volano i crini-; le tingea la guancia
Pallor di morte ; efee una voce a mezza, 555
Ma l'interrompon le tremanti labbra.
Venne Cairba ofeuro , e dov'è, diffe , J i
L' amante tuo? dov'è il tuo Prence d'Età
Al carro nato? hai tu vedute ancora., . '-
D' Ufnor le fale , e di Fingallo i colli? 560
Mugghiato avria la mia battaglia in Morven ,
Se non feontravan le tue vele i venti 5
' . Fo-.
( L X X V I I I >
Fora abbattuto dal mio brando irato
Fingallo ifteflb, e faria lutto in Selma.
Dal braccio di Dartula abbandonato 5Ó5
Cadde lo feudo ; il fuo bel petto apparve
Candido, ma di fangue apparve tinto,
Perchè fitto nel fen le s'era un dardo. *
Come lifta di neve in fui Tuo Nato
Ella cadeo : fopra l'amato volto 5 70
Sparfa è la negra chioma , e l' uno all' altro
Sgorga frammifto 1' amorofo fangue .
Bafla i bafla >
Dittero di Cairba i cento Vati ,
Bafla , bafla 575
Sei tu di Cola graziofa figlia.
Mefto filenzio
Copre di Selama
L' onde cerulee >
Par*
a La Tradizione comune ri- fie antiche alcun efempio
ferifee che Dartula s' ucci- di fuicidio , il che moftra
fé. Oflìan merita più fé- chequefta atrocità non era
de . Non fi trova nelle poe- in ufo in que' tempi .
( L X X I X )
Perchè la ftirpe di Trutillo * è fpenta, 5 So
■Quando forgerai tu nella tua grazia)
0 tra le vergini
Prima d^Erin?
Lungo è'l tuo fonno nella tomba, lungo-,
E lontano il mattin . 585
Non verrà il Sol predo il tuo letto a dirti.
Svegliati, o bella.
Nell'aria è '1 venticel di Primavera, J7
1 fiori fcotono
I capi tremoli, 590
I bofchi fpuntano
Colla verde foglietta tenereìla ,
Svegliati o bella .
Sole , ritirati :
Dorme di Selama 595
La bella vergine,
E più non ufcirà co' fuoi bei rai.
E dolce moverfi
Ne'
* Truthil fu il fondatore della famiglia di Dartula .
( L X X X }
Ne1 pafli amabili
Della bellezza fua non la vedrai. -6oà
Così i Vati cantar , quando a Dartula
Inalzaron la tomba ; io cantai pofcia
Sopra di lei , quando Fin-gai fen venne
Contro il fero Cairba , a far vendetta
Dell' eftinto dormano al carro nato» 60 j
( 1 X X X I )
OSSERVAZIONI.
1. T 'Apofìrofe alla Lun3 nell'originale è belliflìma: il
JL-rf metro è Lirico, ed è verifimile che quello pezzo
fotte cantato full' arpa.
Benché l'attribuir fenfo agli oggetti materiali , e il ri-
volgerli affèttuofamente ad etti fia una qualità efien-
7Ìale al linguaggio pottico, pure il prefente colloquio
di Ottìan è così vivo ed energico, che fembra realmen-
te ch'egli prendette la Luna per un corpo animato ,
capace dei fentimenti e degli affetti degli uomini . *
2. Sembra impoffbile al cuore di Offìan, che tutta la
natura non debba risentire i dolci affetti di tenerezza
domenica e d'amicizia, che aveano tanta forza fopra
di lui. Fortunata la fu a ignoranza che produffe un pez-
20 così toccante! Se Oifian avefie conosciute le caufe
filìche delle Fafi Lunari, egli non ci avrebbe efpofto
che una fredda dottrina. La poefia cava ben più par-
tito da un' illufione interettante , che da una verità
fredda. Ma convien dittinguere efattamente l' illufione
dall' atturdita. *
3. Può raccoglierfi da quefte parole che i Caledonj avea-
no opinione che la Luna dovette fpegnerfi e perire pri-
ma delle £ìelle . Le frequenti e vifibili variazioni di
quetto Pianeta doveano render quelV opinione affai
naturale e credibile. *
•4. Lodafi con ragione nelle narrazioni poetiche l'ordine
indiretto, oppofto a quello degli Storici. Egli picca la
curiofita e tien vivo l'intereffe. Omero fu il primo a
porlo in ufo nell'Odiflea, poiché nell'Iliade, il di cui
particolar foggetto è l'ira d' Achilìe, egli non fi parte
Tom. IL ' F dall'
(LXXXIÌ)
dall'ordine naturale e comune, come ben offerva i'
Ab. Terraflfon. Offian feppe ben conofcere, e coglie-
re più d'ogn altro quella finezza dell'arte. Quello è
l'ordine iuo favorito e coftante . Egli quafi fcmpre
getta il lettore nel centro dell'azione, e nel boiler
degli affetti, ficchè quelli fi trova intereffato innanzi
di faper abbaftanza per chi s'intereffi. Le coft lì van-
no poi fviluppando da fé per intervalli con un' ordine
artifiziofo : 1' attenzione e l'intereffe del lettore van-
no crefeendo in proporzione. Pub ballar per etempio
il prefente fquarcio che ferve d'introduzione al Poe-
ma. Jam nunc dicit , jam nunc debentia dici Pleraquc
differii & prajens in tempus omittit . le frequenti a pò*
ftrofe a Damila, a Nathos, ai venti rendono quella
introduzione eifremamentc toccante. *
5. Con flettile affetto Teocrito : wfi mo-À cip ZeB' o%x
Aày\i$ tTaxtrO) w« tìo-ao. 'Nù/J.tf.cit ; *
6. Si farà già oflervata in Ofllan qualche uniformità di ma-
niere. E' permeffo a chi vuole di offendetene, fuor-'
che agli ammiratori d'Omero; i di cui Poeafli fono
pieni di fiffatte ripetizioni. Un gran Pittore , dice V
Ab. Batheux, non fi crede obbligato a variar talmente
tutti i fuoi quadri , che non abbiano nulla di forni 'gli ante .
Se le principali figure fono affatto differenti , gli fi può
perdonar facilmente la rafloraiglianza del terreno , del cic-
lo , degli abbi pli amenti . Qualunque forza abbiano que-
lle rifpofte, effe debbono aver per Offian quella ftellu
che hanno per Omero Macrobio dice, che quelle ripe-
tizioni Hanno bene ad Omero, e non iflanno bene che
a lui. Macrobio ci permetterà di negar aflolutamente
un' afferzione così gratuita. Omero ed Oflìan hanno
imitata la natura. Ella è infinitamente varia nella
produzion delle fpezie, mi negl'individui d'una Ipe-
zie medefima, non ha difficoltà di ripeter le fleffa :
e que-
( L X X X I I I )
e qtieft: individui per altro riguardati più da vicino
hanno fpeflò le lor notabili differenze. Sequalcheduna
non è pago di tali rifpofte, fpogli Offìan di tutte le
fite ripetizioni. Otfian non vena a perder nulla: egli
è ricco e vario abbastanza: e le lue ripetizioni fono
più prove di luflfo, che d'indigenza. *
7, "Sii fxoi aten
L'V^ 3-aXTrap»^ lini av txùyt TJr/xcv tàiHrìjs*
A>\' ayt . k'Js fxoi ì<;ì Traviìp ncu ysórvtcc //.rirvp .
Così Andromaca im'ituazione poco di (limile. 11.6. v.4 it.
8. 11 Poeta per render pia probabile che Dartula liafi ar-
mata per andar in battaglia, dice che la fua armatura
era quella d'un giovinetto; poiché farebbe inventimi-
le ch'effendo ella affai giovine, foffe fiata capace di
fofTrir il pefo dell'armatura d'un guerriero provetto.
o. Era coftume di que' tempi, che ogni guerriero giunto
ad una certa età, e divenuto incapace di (offrir le fa-
tiche della guerra, appendeva le fue armi nella gran
fala, ove la tribù fefteegiava nelle occafioni di gioja -j
da lì innanzi egli non potea più comparire in batta-
glia, e quefta parte della vita d'un uomo, cliiamavafi
il tempo dell'1 appender /' armi .
to. Il Poeta sfugge artifiziofamente la deferizione della
battaglia di Lona, perchè farebbe Hata impropria nel-
la bocca d'una donna, e perchè dopo le numero fé de-
tenzioni di quel genere fparfe ne'fuoi altri Poemi,
non avrebbe alcuna novità. Egli nel tempo Iteffo por-
ge occafione a Dartula di far un'elogio affai lusinghie-
ro ali' amante.
ìi. Così Omero: hxì\ «v^pfev.
12. E gre (fu s ejl autem Angelus Domini^ & perciijfit in cà-
firìs Ajfyriorum certuni o&ogìrìla quìnque milita . Et fio-
■tcxerunt mane , & ecce orHnes cidavera monitor um , If,
e 57. v. 36.
F 2 13. Na-
( L X X X I V )
13. Nathos fopprime l'ultima parte della martoria, cioè-
l'abbandono' delle lue truppe, per cui tu coltretto a
falv^rii in Uhter. Quello è oroprio del cuore umano:
fi vorrebbe estinguer la memoria delle cofe afflittive- ed
umilianti. Nathos fugge dall' idea delle fue difgrazie ,.
e corre a Darrula, la di cui conquitta potea ben con-
folarlo delle fue perdite. *
14. Otfian non potea lodarfi con più delicatezza. Egli'
non ha difficoltà di far fetitire la giulta eftimazione
ch'ei poffe. leva appretto la fu a nazione. L'uomo gran-
de è lincerò; paria di fé fteflfo come degli- altri, ed h
giuito ugualmente con tutti. La decenza moderna è
molto fchizzinofa fu quedo punto: gli uomini non.
ofando lodarli in pubblico, fi adulano più liberamente
in fegreto, e lì credono in dritto di rifarcirfi della lo-
ro finta modeiHa col detrarre alla fama degli altri»
Così non abbiamo guadagnato che virtù apparenti, e
vizj reali . *
15. Simile a quella è la fcappata di Virgilio fopra Nifo D.
ed Eurialo:
Fortunati ambo , fi quid me a carmina poffunt
Nulla dies umquam memori vos eximet avo .
En. 9. v. 446. **
16*. Cairbar non era per alcuna ragione da più di Na-
thos, fé pur codui non credeva, che la fua fceleraggt-
ne gli defie titolo di maggioranza. Gl'infulti di C::ir-
bar non fono che indegni prete IH per ricoprir la fua-
codardia. *
17. Surge , pripsra, formo fa msa ,&veni . Jam enim hye-ms
tranfiit, imber abiit &' receffit ; flores apparuerunt in
terra nojìra .... Vinex fiorente f à°dirunt odorem fuum ,
Cant. e» 2. v. io,
TE*
TEMORA
POEMA EPICO.
(LXXXVII)
T E M O R A,
POEMA EPICO.
ARGOMENTO.
J, L pre finte Poema non e che un Frammento , o un
Canto dell'intero e grande Poema Epico , compo-
J:o da OJfian intorno air ultima [pedinane di Pingui
nell'Irlanda. Qiiejlo Canto puh divider/i in dm par-
ti . La prima contiene la fcarabievol morte di OJ-
cir e Qairùar , di cui s' è già parlato nelP Intro-
ninone y e ì lamenti di Fingal e di Ojjian /opra il
corpo di Ofcar . Nella feconda , avendo già Fingal
disfatto il corpo di truppe Irlandefi che s' era ac-
campato fulla cofta di Uljìer , fitto il comando di
Cairbar , e fipraggìmita la notte y s' introduce Ai-
tano y vecchio Cantore del defunto. Re Arto , il qua-
le dimorava in Te mora apprejfo il giovine Cormac ,
a raccontar /' infelice morte di quel Principe , ucci-
fo per epera dell' iniquo Cairbar , Aitano eh' era fla-
to fpettatore di quejìa Tragedia y ed aveva ofato di
pianger la morte del fuo Signore , fu imprigionato
da Cairbar , infieme con Carilo .• i due Cantori fu-
rono pofeia liberati per autorità di Ctmor fratello
di Cairbar , e fi rifugiarono apprejjo Finga!. Quejii
F 4 aven-
( LXXXVlIi )
avendo intefo che Catmor s1 accingeva a dargli bat*
taglia , fpedifce Fìllano fuo figlio ad ojfervare i fuo,
movimenti^ dopo aver fatto i dovuti elogj alla vir-
tù e alla generofità del fuo nemico .
Il Poema non va più oltre , ejfeniofene perduti
la parte più grande e più intere [fante , che contenevi
la guerra tra Fingal e Catmor, terminata finalmc;,-
te colla compiuta vittoria del primo . Quefla guerra,
come apparifce dalla Storia della mede/ima , che ai-
cor fi conferva , prefen'ta efempj a" uno ftraordinaro
valore , mefcolati con anioni e fentimenti d1 una ge-
nerofità incomparabile . Non fi fa per quale de1 dm
Eroi s' abbia a determinarfi , e fpejfo fi defidera chi
ritornino ambedue vittoriofi .
La Scena dell' anione di queflo Canto è quelle-
Jìejfa ove accadde la battaglia tra Fingal e Sva>
vano .
*****
* * * *
» * •
TE-
< L X X X I X )
T E M O R A.
« ***** *
VJT ia4 fi rotavan nella viva luce *
L' azzurre onde d' Ullina : i verdi colli
Rivefte il Sole ; i fofchi capi al vento
Scotono i bofchi . Una pianura anguria
Giace fra due colline ingombre, e cinse 5
D'annofe querele. Ivi ferpeggia il rivo
Della montagna. In fulPerbofe fponde
.Staffi Cairba folitario , e muto .
Sulla lancia ei s' appoggia ? ha trillo il guardo
Rolfeggiante di tema. Entro il fuo fpirto io
Il tradito Corman s' alza con tutte
L' orride fue ferite : in negra nube
Del
s II Poema s' apre fui far del faffinio di Cormac , che fta
giorno . Gairbar fi rappre- afpettando pieni di fpaven-
fenta ritirato dagli altri to le notizie dell' arrivo
Capitani Irlandefi , e lace- di Fingal .
rato dai rimorfi nei* T af-
( X C )
Del giovinetto la cerulea forma
Torva s'avanza, e featurifee il fangue
Dagli aerei fuoi fianchi . A cotal vifta i
Balza Cairba pien d' orror ; tre volte
Getta la lancia a terra y ed altrettante
Picchiali *I petto; vacillanti, e brevi
Sono i fuoi paffi ; ad or ad or s'arrefta
Pallido , e inarca le nodofe braccia . 2
Nube par, eh' a ogni leve aura di vento
Varia la forma fua , trifte all' intorno
Son le foggettc valli , e alternamente
Temon che feenda la fofpeia pioggia.
Ei rineorofii alfine : in man riprelè z
L'acuta lancia; gli occhi fuoi rivolti
Tien verfo il Lena» Ecco apparir repente
L' eiplorator dell'Oceano: ei viene,
Ma con pai-fi di tema , e tratto tratto
Volgefi addietro. S'avviso Cairba 3
Ch'eran preflb i poffetiu , ed a le chiama
Qìx OìCuii duci . I menanti paflì
Mo-
e x e i >
Movonfi degli Eroi; tutti ad m\ tempo
Traggon le fpade . Ivi Morlan. a fi flava
Torbido il volto: il folto crin d'Idalla b 35
Sofpira al vento: gira bieco il guardo
Cormir c roffo-crinito , e fulla lancia
Torvo s5 appoggia '■> orribilmente lenta
Volvefi fotto due vellute ciglia
L' occhio di Malto 4 : il fier Foldan e grandeggia 40
Piantato come rugginofa rupe
Sparfa di mufeo le petrofe terga .
Par la fua lancia di Slimora il pina
Che incontra il vento, della pugna i colpi
Segnan lo feudo , e V infocato fguardo 4 5
Sembra altera sfidar perigli, e morte .
Quelli, e mi 11' altri tenebrori duci
Cerchio feano a Cairba , al carro nato , s
Allor che giunfe dall' acquofo Lena
I/ef.
oMorlath grande nel giorno e Cor-mar efperto nel mare.
della battaglia . d Malth-os lento a parlare .
h Hidalla Eroe dall'orrido fguar- e Follarli generofo .
do .
( X C I I )
L' efplorator dell4 Occan Mornailo.* 50
Gonfi avea gli occhi, e tea* in fuor , le labbia
Smorte, e tremanti. Oh, difs' ei lor , fi ftanno
Taciti, e cheti cjual bofehetto a fera
D' Erina i duci , or che fui lido ornai
Scefo è Fingal ? Fingallo, il Re oofTente , 55
Il terror delle pugne? E l'hai tu vitto?
Dille Cairba fofpjrando : moki
Sono i fuoi duci in fulla fpiaggia? inalza
L' afta di guerra, o viene in pace? In pace
No , Cairba, einonvien: la punta io vidi b 60
Della fua lancia, ella è vapor di Morte,
E fra full' acciai- fuo di mille il fangue .
In fua robufta canutezza ei fcefe
Primo fopra la fpiaggia 3 a parte a parte
Si
a Mor - armai forte finto . ' tale : che s' egli tenea la
b Se iti que' tempi un uomo punta rivolta dall' altra
approdando in un' paefe parte , ciò era un contraf-
ftraniero , ftendeva avanti fegno d' amicizia , e fecon-
di sé la punta della fua do lv ofpitalità d* allora ,
lancia , ciò veniva a figni- egli era immediatamente
fkare eh' egli era nemi- invitato al convito .
e© j ed era trattato come
( X C I I I )
Sì difìinguean le nerborute membra; 65
Mentr1 ex paiTava maeftofo , e lento
Nella fua pofla . Ha quella fpada al fianco, a
Che i colpi non raddoppia , e quello feudo
Terribile a veder , qual fanguinofa
Luna in tempefta. Dopo lui fen viene 70
Oflian , de1 canti il Re ; con efib è Gaulo ,
Figlio di Morni , tra' mortali il primo .
Balza a terra Conàl, curvo full' afta y
Sparge Dermino il fofeo crin, Fillano
Piega l'arco, Fergufio akier paffeggia 75
Pien di baldanza gìovenil . Chi viene
Con chioma antica? un nero feudo a lato
Pendegli , ad ogni paffb in man la lancia
Tremagli, e ila l'età nelle fue membra.
Ei china a terra tenebrofo il volto, 8<a
Trillo è '1 Re delle lancie . Il riconofei ,
Cairba ? Ufnorre è quefti , Ufnor che move
A far
a Rapportano le tradizioni fa- ad ogni colpo , e eh' egli
volofe , che la fpada di non 1' adoprava , fuorché
Fingàl uccideva un uomo nei cafì d' eftremq periglio .
( X C ì V )
A far vendetta de' Tuoi figli eftinti.
La verde Ullina gli rifveglia il pianto ,
E le tombe de' figli ^ lui rammenta. 85
Ma lunge innanzi agli altri Ofcar s' avanza
Lucido negli amabili forrifi
Di giovinezza , e bello come i primi
Raggi del Sole: in fu le fpalle cadegli
La lunga chioma; è mezzo afeofto il ciglio 9Ò
Dall'elmetto d' acciar; lampeggia il brando;
E pereoflfa dal Sol Tafta sfavilla.
Re del? alta iTemora , io non fofferfi
Degli occhi iiioi la formidabil luce >
E fuggii frettolofo. E fuggi, o vile, 95
DiiTe lo fdegno di Foldan ; va , fuggi ,
Figlio di picciol cor , non vidi io forfè
Queir Ofcar? noi vid'io? forte è, noi niego >
Dentro i perigli : ma fon altri ancora
Che impugnali l'afta-. Ha molti figli Erina toc
Quanto lui valorofi ; ah si , Cairba ,
Più valorofi ancor : lafcia che incontro
A qu**
( x C V ) ,
A qi-.c(lo formidabile torrente,
Per arre/tarlo del ilio codo in mezzo,
Vada Foldan: de' valorofi il fangue 105
La mia lancia ricopre , e raffomiglia
La muraglia di Tura il ferreo feudo»
Come ? folo Foldan , con fofeo ciglio
Ripigliò Malto, ad affrontare andranne
Tutta Tolte nemica.3 e non fon effi Iiql
Come di mille fiumi affollate onde
Numerofi fui lido? e non lon quelli
Quei duci fteffi , onde Svaran fu vinto/
Poiché dall'Armi fue fuggir dilperfi
ty Erina i figli? ed or contro il più forte 115
De' .loro Eroi vorrà pugnar Foldano?
Foldan dal cor d'orgoglio: or via de' tuoi
Prendi teco la poffa , e fa che infieme
Malto ne venga: a che vantarfi invano? z
Figli d' Erina, con foavi accenti «20
IdaJIa incominciò j non fate , o duci , J
Che giungano a Fingallo i detti voftri ,
Onde
(XCIV)
Onde il nemico non s1 allegri , e fa
Forte il fuo braccio. Valorofi , invitti ,
Sete, o guerrieri, e ibmiglianti a nero 125
Nembo del ciel , che rovinofo i monti
Sfianca, e le felve nel fuo corfo atterra-
Ma pur moviamci nella noftra poflfa
Lenti, aggruppati, qual compreffa nube
Spinta dal vento; allora al noftro afpetto 130
Tremerà l' ofte , e dalla man del prode
Cadrà la lancia: noi vediam , diranno,
Nube di morte , e imbiancheranno in volto .
In fua vecchiezza piagnerà Fingallo
La fpenta gloria fua : Morven felvofa 535
Non rivedrà i fuoi duci ; e in mezzo a Selma
Crefcerà l'erba, e '1 mufco alto degli anni.
Stava Cairba taciturno , udendo
Le voci lor , qual procellofa nube ,
Che minaccia la pioggia, e pende ofcura 140
Là fu i gioghi di Cromia , infili che il lampo
Squarciale i fianchi, di vermiglia luce
Fol-
( X C V I 1 )
Folgoreggia la valle , urlati di gioja
Della tempefta i tenebrali fpirti .
Si flette muto di Tremora il Sire, 145
Alfin parlò . Su , s' apparecchi in Lena
Largo convito, i miei Cantor fien pronti.
Odi tu , Olla a y dalla rotta chioma ,
Prendi V arpa del Re , vanne ad Ofcarre
Sir delle fpade , e a fefteggiar l'invita 150
Nella mia fala ; oggi flarem tra' canti ,
Doman le lancie romperem , va , digli
Che all'eftinto Catella ^ alzai la tomba ,
H che i Cantori miei fciolfero i verfi
All'ombra fua : di che i fuoi fatti intefi , 155
Là del Carron c fulle remote fponde .
Tom. IL G Or
a Cantore di Cairbar*. avea mandata una sfida
b Cat-hol figlio di Mar-onan formale a Gairbar , che
fu uccifo da Gairbar , per fu di quefto accortamente
la fua aderenza al partito fchivata . Cairbar concepì
di Cormac . Egli aveva un' odio insanabile contro
accompagnato Ofcar alla di Ofcar , ed a ea fin d'
guerra d' Inifbna. o,re con- allora delibera co di ucci-
traiTero affierue una tenera derlo proditoriamente,
amicizia . Ofcar appena in- e Allude alla battaglia di O-
tefa la morte di Cathol fcar contro Caro»
C X C V I 1 I )
Or non è qui Catmorre *, il generofo 4
Di Cairba fratello; ei co'fuoi mille
Ora è lontan: noi fiam deboli, e pochi.
Catmorre a par del Sol lucida ha l'alma , 'i 160
E le battaglie ne' conviti abborre s
Ciò Cairba non cura . Eccelfi duci ,
Io pugnerò contro d' Ofcàr : fur molte
Le fue parole per Catolla , e '1 petto
o M'arde di fdegno; egli cadrà fui Lena, i<5$
E la mia fama s'alzerà nel fangue»
Di gioja i duci sfolgoraro in volto :
Si fpargono fui prato , e delle conche
S'apparecchia la fefta; i cento Vati
Alzano i canti. Su la fpiaggia udimmo 170
Le liete voci , e fi credè che giunto
Foflfe il prode Catmór , Catmór l' amico
Degli ftranieri , di Cairba ofeuro
L' alto fratel ; ma non avean fimili
L' alme perciò , che di Catmór nel petto 1 7 5
Lu-
« Cathmor grande in hattapììa .
( X G I X )
Lucca raggio del Cielo. All' Ata in riva &
S* aìzavan le fuc torri ; alle fue falè
Sette fentieri conduceanò , e fette 6
Duci fu quei fender fi ftavari pronti
Facendo ai paffaggier cortefe invito. ì8ò
Ma Catmór s' appiattava entro le felve •»
Che la voce fuggìa della fua lode ,
'Olla fen venne col fuo canto. Ofcarre
Alla fefta n' andò : trecento Eroi
Seguono il duce i e rifonavan l'armi 185
Terribilmente : i grigi can fui prato
Gian faltellando > e io feguian cogli urli *
Vide Fingal la fua partenza; mefta
Era l'alma del Re; del fier Cairbà
Nudria fofpetto : ma chi mai dell'alta ìoo
Progenie di Tremmór temeó nemici?
Alto il mio figlio follevò la lancia
Del buon Connano b \ incontro a lui coi canti
G 2. Ferfi
a Atha , baffo fiume. Era quefta di Cairbar,nel Coniiaught .
l'abitazione della famiglici b Vedi il v. 215-
(C)
Ferfi cento Cantor ; cela Cairba
Sculo uh. forrifo l' apprettata morte 195
Che negra cova entro il fuo fpìrto ; è fparfa
La fella i'ua , fonan le conche , all' olle
Gioja ride fui volto ; ella fomiglia
A pallido del Sole ultimo raggio >
Che già tra' nembi fi frammifehia , e perde . 200
Cairba alzoflì : ofeurità s'accoglie
Sopra il fuo ciglio; il fuon delle cento arpe-
Celfa ad un tratto, dei percola" feudi
S'ode il cupo fragore . Olla da lungi a
Alza il canto del duolo : Ofcar conobbe 20 *j-
II fegnal della morte . Ei forge , afferra
La lancia . Ofcàr , diffe Cairba , io feorgo
La
t Quando un Signore avea
determinato d' uccidere uno
che folle in fuo potere ,
folevaii fignificargli la mor-
te col fuo no d uno feudo
picchiato col calcio d' una
lancia , mentre un Canto-
re in qualche diftanza in-
tuonava la Cj-rna della
morte . Per lungo tempo
fi usò nella Scozia in fimili
occafioni una cerimonia d'
un' altro genere . K noto
che al Lord Dpugfaijnél
caftello d' Edimburgo fu.
imbandita la menfa con una
tefta di bue , come un fi-
euro indizio della vicina
fua morte v
( e I )
La. lancia dì Tcmora-j in h tua deftra >
Figlio di Morven , dei gran Re d' Erma
Brilla V antica lancia : etfa l' orgoglio 2 1 o
Fu di ben cento Regi , effn la morte
Di cento Eroi ; cedi , garzone altero >
Cedila al nato ai carro aitò Gaii'ba .
Che ? del tradito regnator d' Erina
Ch' io ceda il dono ? Ofcàr foggiunfe : il dono 215
Del bel Cormano. dalla bionda chioma ,
Ch'egli fece ad Ofear, quand'ei difperfe
L'ofte nemica? alle fu e (ale io venni
Allor che di Fingallo innanzi al brando
Fuggi Svarano: ^sfavillò di gioja 220
Nel volto il giovinetto , e di Temora
Diemmi la lancia, e non la diede a un fiacco,
Truce Cairba -, ad alma vii non diella .
Non è l'ofcurità della tua faccia
Per me tempefta , egli occhi tuoi non fono 225
Fiamme di morte ; il tuo fonante feudo
Pavento io forfè ? o d' Olla al feral canto
G 3 Tre-
(CU)
Tremami in petto il cor? no, no, Cairba
Spaventa, i fiacchi: Ofcarre alma ha di rupe*
Né vuoi ceder la lancia? allor riprefe 250
Del fìer Cairba il ribollente, orgoglio.
Sono i tuoi detti baldanzofi e forti,,
Perchè pretto è Fingallo y il tuo di Morven
Guerrier canuto: ei combatteo coi vili;
Svanire ei deve di Cairba a fronte, z£$.
Come di nebbia una fotti! colonna
Contro i venti dell' Ata. Al duce d'Ata
Se quel guerrier che combatteo coi vili
Foflfe dappreffo, il duce d'Ata in fretta
Gli cederia la verdeggiante Erina , Z40,
Per fuggire il fuo fdegno : olà, Cairba,,
Non parlar dei poffenti ; a me rivolgi
Il brando tuo : la noftra forza è pari :
Ma Fingallo , ah Fingal di tutti è fopra «.
I lor feguaci intenebrare m volto 245
Videro i duci , e s' affollaro in fretta
Intorno a lor i vibran focofi fguardi ,.
Snu-
(CHI)
Snudanti mille fpade. Olla folleva
Della battaglia il canto. In afcoltarlo
Scorfe per l'alma tremolio di gioja 250
Al figlio "mìo, quella fua gioja ufata
Allor che udiafì di Fingallo il corno.
7Nera , come la gonfia onda , che al loffio
D'aura fommovitrice alzafi , e piomba
Curva fui lido, di Cairba l'otte 255
S'avanza incontro a lui. Figlia di Tofcar, *
Quella lagrima ond' è 8 ? Non cadde ancora
li noftro Eroe; del braccio fuo le morti
Molte faran , pria che fia fpento * Oflferva
Come cadongli innanzi , e fembran bofchi 260
Là nel deferto y allor che un'irata ombra
Torbida furibonda efce, ed afferra
Le verdi cime coll'orribil deftra .
Cade Morlan , muor Conacàr , Maronte
Guizza nel fangue fuo: fugge Cairba 265
Dalla fpada d'Ofcarre, e ad appiattarti.
G 4 Cor*
» Si rivolge a Malvina .
t e ì v )
Corre dietro ad un maffo \ afcofamente
Alza la lancia il traditore , e '1 fianco
Ad Ofcar mio paffa di furto ; ci cade
Sopra lo feudo , ma '1 ginocchio ancora
Softenta il duce ; ha in man la lancia :
Cade P empio Cairba , Ofcar fi volge
Col penetrante acciaro , e nella fronte
Profondamente gliel conficca , e parte
La roffa chioma d' atro fangue intrifa . *
Giace colui come fpezzato fcoglio
Che Cromia fcuote dal petrofo fianco .
Ahimè che Ofcar non forge ; egli s' appo«
Sopra Io feudo , fta la lancia ancora
Nella terribil delira ; anche difeofti
Treman d' Erina i figli : alzan le grida
Qj.ial mormorio di rapide correnti ,
270
vedi ,
275
a Gli Storici Irlan^efi pongo-
no la morte di Cairbar ver-
fo il fine del terzo fecolo .
E(Ii dicono eh' egli fu uc-
cifo in battaglia contro di
Ofcar , ma niegano eh' ei
moriffe per le fuc mani .
E Le-
Siccome non hanno altro
fondamento che le tradi-
zioni dei Bardi , la tradi-
zione di Olfian deve eiìere
per lo meno ugualmente
probabile .
( e V )
E Lena intorno ìipercofib eccheggia .
Fingallo ode il fragor, l'afta del padre
Prende , fui prato ei ci precede $ e parla 285
Parole di dolor: fento il rimbombo
Della "battaglia , Ofcar è folo , Eroi
Alzatevi, accorrete, e i brandi voftrì
Unite al brando del guerrier . Sul prato
Precipita anelante Offian , a nuoto 290
Pafla il Lena Fillan , Ferguflo accorre
Con pie di vento. S'avanzò Fingallo
Nella fua porta ; orribile a mirarli
Del ilio feudo è la luce , e ben da lungi
D' Erina ai figli sfolgorò fui ciglio. 2915
Ne tremarono i cor , videro accefo
Del Re lo fdegno , e s'afpettar la morte.
Primi giungemmo , e combattemmo i primi }
D' Erina i duci refifter: ma quando
Venne fonando il Re, qual cuor d' acciajo 300
Potea far fronte, .0 foftenerlo? Erina
Lungo il Lena fuggio : morte l' incalza .
Ma
(C V I )
Ma noi frattanto fullo feudo inchino
Ofcar vedemmo; rimirammo il fangue
Sparfo d'intorno. Atro filenzio , e cupo 305
Cadde repente degli Eroi fui volto..
Ciafcun rivolfe ad altra parte il guardo,
Cìafcuno pianfe . Il Re d* afeonder tenta
Le lagrime forgenti ; ei fopra il figlio
China la tefta , ed ai fofpir frammifte 310
Efccn le fue parole. Ofcar, cadérti ,
Cadérti , o forte , del tuo corfo in mezzo .
Il cor de' vecchi ti palpita fopra ,
Che le future tue battaglie ei vede ;
Vede le tue battaglie , ahi ! ma la morte 3 1 5
Dalla tua fama le recide , e fcevra .
E quando in Selma abiterà più gioja ,
Qiiando avran fine le canzon del pianto?
Cadono ad uno ad un tutti i miei figli ,.
E l'ultimo de' fuoi farà Fingallo . 320
Dilegueraffi la mia fama antica ,
Fia fenz' amici la mia vecchia ctade .
Io
( C V I I )
10 federò come una grigia nube
Nell'atrio mio, fenz' afpettar che torni
Colla vittoria un figlio. O Morven piangi ,, 325
Qfcar non forge più : piangete Eroi .
E pianfero , o Fingallo: alle lor alme
Era caro il guerriero ; egli appariva ,
E fvaniano i nemici , e pofeia in pace
Tornava afperfo. di letizia il volto. 330
Padre non fu che dopo lui piagnette
11 caro figlio in giovinezza eftinto ,
E non fratello i! fuo fratel d' amore .
Caddero quelli fenza onòr di pianto ,
Perch'era baffo il fior d'ogni guerriero. 335
Urla Brano al fuo pie , lifcialo , e geme
L' ofeuro Lua a , eh' egli condotti fpeflb
Seco gli avea contro i cervetti in caccia .
Quando d'intorno i fuoi dolenti amici.
Ofcar
9 Cani di Fingal . Brano era tore gli da le fteffe pro-
tanto celebre per la fua ve- prietà , che dà Virgilio a.
locità , che il Poeta in un' Cammilla .
Opera veduta dal Tradnt-
(CVI I 1 )
Ofcar fi vide, il fuo candido petto .340
S' alzò con un fofpiro : i mefti accenti ,
Di fs' egli allor , de' miei guerrieri antichi,
L'urlar de' cani, l' improvvife note
Della canzon del pianto > hanno invilita
L'alma d' Ofcar, l'anima mia, che prima 345
Non conofeea fiacchezza , e fomigUava
All' acciar del mio brando . Offìan , t' accoda ,
Portami alli miei colli ; alza le pietre
Della mia fama ; nel!' angufto albergo
Del mio ripofo il mio corno del cervo 350
Riponi , e ia mia fpada : un dì '1 torrente
Potrebbe feco trafportar la terra
Della mia tomba . Il cacciatoi- fui prato
Difcoprirà l'acciaro, e dirà: quefra '
Fu la lpada d' Ofcarre . E tu cadérti 335
Figlio della mia fama ? Ofcar mio figlio ^
Non ti vedrò più mai? Quand'aita afcolta
Parlar de' figli fuoi , di te parola
Più non udrò? già fiede in fulle pietre
Del-
( C I X )
Delia tua tomba il mufeo : il vento intorno 5^0
Geme , e ti piange ; lenza te la pugna
Combatterai , fenza te nel bofeo^
Le lievi damme infcguìranfi : almeno
Guerrier dal campo, o dall' eftranie terre
Ritornando dirà: vidi una tómba 9 395
Preffb il corrente mormorio del fonte ,
Ove alberga un guerrier , V uccifo in guerra
Ofcar , primo fra' duci, al carro nato «
Io forfè udrò le fue parole , e tofto
Raggio di gioja avviverammi il core. 370
Scefa faria fulla triftezza noflra I0
La buja notte , ed il mattin riforte*
Neil' ombra del dolore : i nofìri duci
Lì rimarti faricn , come nel Lena
Fredde rupi ftillanti , e la battaglia 375.
Avrian polla in obblio , fé il Re la doglia
Non difeacciava, e non alzava alfine
La fua voce poflfente : i duci allora
Come feoffi dal fonno alzar la tefta.
E fino
( e X )
E fino a quando ftarenì noi gemendo, 380
Difs' ei , fui Lena ? e fino a quando Ullinà
Si bagnerà del noftro pianto!" i forti
Non torneran perciò, nella fua forza
Ofcar non forgerà : cadere un giorno
Deve ogni prode , ed a' fuoi colli ignoto 385
Reftar per fempre . Ove fon' ora , o duci *
I Padri noftri, Ove gli antichi Eroi?
Tutti già tramontar, ficcome {ielle
Che brillaro , e non fono; or fol s' afcolta
Delle lor lodi il fuon : ma fur famofi 3 9 o
Nei loro giorni , e dei pattati tempi
Furo il terror . Sì paflferem noi tutti ,
Guerrier , nel noftro dì: fiam forti adunque
Finché e* è dato, e dietro noi lafciamci
La noftra fama, come il Sole addietro 395
Lafcia gli ultimi raggi , allor che cela
In Occidente la vermiglia fronte .
Vattene, Ullino, mio Cantore antico,
Prendi la regia nave , Ofcar in Selma
Èli.
(CXI)
Riporta, e fa che fopra lui di Morvcn 400
Piangan le figlie : noi ftarèmo intanto
A pugnar fopra il Lena , e a far vendetta
Dell'evinto Cormano . I giorni miei
Van dechinando : la fiacchezza io fento
Del braccio mio ; dalle cerulee nubi 40 5
Già per accorre il lor canuto figlio
Pieganfi i Padri miei : verrò , Tremmorré s
Sì , Tremmòrre , verrò , ma pria eh' io parta
S'inalzerà della mia gloria un raggio.
Ebber già fuo principio , avran pur fine 4 1 o
Nella fama i miei giorni , e la mia vita
Fia torrente di luce ai dì futuri .
Ullin fpiegò le vele : il vento fcefe
Dal Mezzogiorno faltellon full' onde
Ver le mura di Selma ; io mi reftai 415
Nella mia doglia , e non s' udì mia voce .
Cento Guerrieri di Cairba eftinto ll
Erfer la tomba, ma non s'alzan canti
Al fero duce ■> fanguinofa , ofeura
Era
( C X I I )
Era l'alma di lui. Cormano in mente 420.
Scavaci, e chi lodar potea Cairba?
Scefe la notte ; s' inalzò la luce
Di cento quercie : il Re fotto una pianta
Po fé fi. y e preffo lui fedeva il duce
D'Età, d'Ufnorre la canuta forza. 42$
Stava Aitano a nel mezzo ; ei raccontocci
Di Cormano la morte : Aitano , il figlio
Di Conacar , di Cucullin 1' amico „
In Temora ventofa egli abitava
, Col buon Corman, quando il figliuol di Semo 430
Prefe a pugnar col nobile Torlafto .
Trifta fu la fua (toria , e a lui fui ciglio-
La lagrima forgea . Giallo era in Dora b
Il Sol cadente : già pendea fui piano c
La
a Althan . Era quefti il prin- razione cHll giorno della
cipal Gantore ci' Arto Re battaglia tra Gticullino e
d'Irlanda. Torladi , nel tempo che
y Monte nelle vicinanze di Cormac flava in Temerà
Temora . Dcira fignifica il attendendo la faufta nuova
lato felvofo d' una montagna . delia vittoria di CltClllli-
s Aitano comincia la fua nar- no. *
( C X I I I )
La grigia notte ; di Temora i bofchì 4 f • 5
Givano tremolando agi' incottami
Buffi del vento. In Occidente alfine
Si raccolfe una nube , a cui fea coda
Stella vermiglia. Io mi reftai foletto
Nel bofeo , e vidi grandeggiar Steli1 aria 440
Una nera ombra: dall' un colle all'altro
Si fìendeano i fuoi parli , aveva a lato
Tenebrofo lo feudo : io ravvifai
Di Semo il figlio; la triftezza io vidi
Del volto fuo, ma quei pafsò veloce 445
Via nel &10 nembo , e lafciò bujo intorno .
Rattrifìoflì il mio fpirto ; inver la fala
M'avviai delle conche; ardean più faci,
Ed i cento Cantor toccavan l'arpe.
Stava nel mezzo ilbelCorman, vezzofo12 450
Come la fcintillante mattutina
Stella , che là fui balzo d' Oriente
S'allegra, e feote di rugiada afperfi
1 giovinetti fuoi tremuli raggi ♦
Tom. IL H Pen-
( C X I V )
Pendeva a lato del fanciullo il brando 455
D'Arto; eì godeafi di trattarlo , e flava
Lieto mirando il luccicar dell' elfe »
Ei di mudarlo s'attentò tre volte,
TL tre volte mancò: gialla fui tergo
Sventolava la chioma, e dell' etade -460
Sulle fue guancie roflfeggiavà il fiore
Morbido e frefeo : io pianfi in fu quel faggio
Di giovinezza a tramontar vicino.
Altan , difs'ei con un forrifo , dimmi,
Vedeftù'l padre mio? greve è la fpada 465
Del Re ; per certo il braccio fuo fu forte .
Oh fofs' io come lui , quando in battaglia
Sorgeva il fuo furor* che unito anch'io
A Cucullino, di Cantela a al figlio
Ito incontro farei. Ma che? verranno 470
Anche i miei giorni , Altan , verrà quel tempo ,
Che fia forte il mio braccio : hai tu novelle
Del
* Cean - teola capo di famiglia .
( C X V )
Del figliuolo di Semo? egli dovrebbe
Tornar colla fua fama ; ei quefta notte
Promife di tornare; i miei Cantori 47$
L' attendono coi canti , e fparfa intornò
EA la mia fetta. Io l'afcoltai tacendo,
E già m'incominciavan per le guanciè
A trafeorrer le lagrime ; io le afeofi
Sotto il canuto crin . Ma il Re s' accorfe 48 ò
Della mia doglia: oimè , difs'ei, che véggio ?
Figlio di Conacàr ^ caduto è forfè
Il Re di Tura? e perchè mai di furto
Efcono i tuoi fofpiri? e perchè tergi
Dagli occhi il pianto? ci vien forfè incontro 48$
L' alto Torlafto , o 1* abborrito fuono
Dell' ofeuro Cairba? Ei viene, ei viene:
Veggo il tuo lutto : il Re di Tura è fpento v
Ed io non fpingerommi entro la zuffa ?
Edio? ... ma che? de' padri miei non poffo 490
Impugnar l'armi. Ah! fé il mio braccio aveflfe
Di Cucuilin la forza , al mio cofpetto
H 2 Fug-
( C X V t )
Fuggirebbe Cairba, e de' miei padri
Riibrgeria la fama, e i fatti antichi.
Ei dine , e prefe in man 1' arco di taflb ; 49 5;
Sui vivid' occhi gli fcintilla il pianto.
Doglia intorno' s' ammuta j i Cantor pendono;
Sulle lor arpe , i venticelli toccano
Le corde, e n'efee mormorio di doglio,.
S'ode da lungi lamentevol voce, 500
Qual d'uomo afflitto. Carilo era quelli,
Cantore antico , che veniane a noi
Dall' ofeuro Slimora ; egli la morte
Di Cucullin narrocci , e i fuoi gran fatti.
Sparfi, difs'egli, alla fua tomba intorno joj
Stavano i fuoi feguaci ; a terra fteiè
Giacciono l'armi loro, e la battaglia
Avean porta in obblio, poiché '1 rimbombo
Del fuo feudo cefsò. Ma chi fon quefti,
Diffe il foave Carilo , ehi fono j i.qJ
Quefti , che come lievi agili cervi
Volano al campo? a rigogliofe piante
Sì,
< C X V I I )
Simili nell'altezza, hanno le guanciè
Morbide, rubiconde-, e sfavillando
Balzan per gli occhi fuor le intrepid' alme, 515
E chi mai fon , fuorché d' Ufnorre i figli ;
I Prenci d'Età, generati al cario?
Tutti s' alzar del Re di Tura i duci ,
Come vigor di mezzo fpento foco ,
Se d' improvvifo dal deferto il vento 320
Rapido vien full© -fifehianti penne-.
Suona lo feudo: nel-P amabil Nato
Gli Eroi credere dì veder riforto
L' e Minto C-ucullin j tal girava egli
•1 fcintillanti fguardi , e tal movea 525
Sulla pianura : la battaglia ferve
Pretto il Lego , preval di Nato il brando ,
• O Re d'Erina, e lo vedrai ben torto
Nelle tue fale . Oh potefs' io vederlo ,
. Carilo , in quello punto ! allor foggi un fé 530
La di Corman rinovellata gioja .
Ma trillo io fon per Cucullin , gioconda
H 3 Era
( C XVIII)
Era al mio orecchia la fua voce, fpefTo
Movemmo in Dora i noftri, pani a caccia
Delle brune, cervette: ei favellava 535-,
Dei valorofi, ei mi narrava i fatti.
De' padri miei ; fiamma di gloria intanto
M'ardea nel cor: ma fiedi alla mia fefta ,
Carilo, io fpeflb la tua voce intefi..
• Deh tu di Cucullino, e di quel forte 54.0»
Generofo ftranier canta le lodi ...
Pi tutti i raggi d'Oriente adorno
Sorfe in Temora il novo dì .. Tratino.
Figlio del vecchio Gelama. «• fen venne
Dentro la fala. O Re d' Erina, ei diffe , 545;
Vidi una nube nel deferto : nube
Da lungi ella parea,, ma poi feopriffi
D'uomini un nembo: innanzi a lor s'avanza:
Uom baldanzofo, gli fvolazza al vento
La rofTa chioma , al raggio d' Oriente 550.
Splen-
ì Geal - Ihama > Uome di candide mani .
(C X I X )
Splende lo feudo , ha in man la lancia . E bene ,
Dì Temora chiamatelo alla fella y
DifTe il buon Re d' Erina . E' la mìa fala
La magion dei flranierij o generofo
Di Gelama figliuol : fia forfè quelli 555
Il duce d'Età, che fen vien nel fuono'
Della fua fama.. Addio, flranier poffente , »
Se' tu l'amico di Corman? che veggio ì
Carilo , ofeuro , ed inamabil parmi ,
E. trae l'acciaro:, or dì, Cantore antico, 560
Quello è. il figlio d'Ufnor? d'Ufnorre il figlio
Non è quello, o Corman, ma '1 Prence d' Ata .
Fero Cairba dall'atroce fguardo,
Còsi armato perchè? non far che s'alzi
Il brando tuo contro un garzone. E do ve 565
Frettolofo ten corri? Ei pafla muto
Nella fua ofeuritade , e al giovinetto
La delira afferra ; il bel Corman previde
La morte fua ; gli arde il furor negli occhi .
Scollati o d'Ata tenebrofo ducei 57°
H 4 Nato
e C X X )
Naro s' avanza ; Baldanzofo , e forte
Sei nelle fale di Corman , perch' ora
Ex debole il fuo braccio . Entra nel fianco
La cruda fpada al giovinetto j ci cade
Là nelle, fale de' fuoi padri ; è fparfa 57 5
La bella chioma nella polve , intorno
Fuma il fuo fangue-. O del magnanim' Arto
Caro figlio, difs' io, cadetti adunque
Nelle tue fale , e non ti fu dapprefib
Di Cucullin lo feudo, e non la lancia 583
Del padre tuo ? Trifle le rupi , e i bofehi
Son'or d'Erina, perchè Ilefo a terra
E^ del popolo il duce . O benedetta
L' anima tua , Corman ! Corman gentile !
Così tu dunque alle fperanze noftre 585
Rapito folti del tuo corfo a mezzo?
Del fier Cairba giunfero all' orecchio
Le mie parole ; in tenebrofo fpeco
Ei ci racchiuie a : raa d' alzar la fpada
Su
* Cioè lui , e Carilo .
( C X X 1 )
Su i Cantor non osò, benché il fuofpirto x3 590
Nero forte , e fanguigno . Ivi tre giorni
Stemmo languendo ; il nobile Catmorre
Giunfe nel quarto: udì dalla caverna
La noftra voce, ed a Cairba volfe
L' occhio del fuo difdegno . O Prence d' Ara 595
Fino a quando, difs'ei, vorrai tu ancora
Rendermi afflitto ? a maflb del deferto
Raflbmiglia il tuo cor: fofchi e di morte
Son fempre i tuoi penfier : ma pur fratello
Sei di Catmorre, ed ei combatter deve 600
Le tue battaglie : non però lo fpirto
E' di Catmorre all' alma tua limile ,
Fiacca mano di guerra . I tuoi misfatti
La luce del mio cor rendono ofeura.
Per tua cagion non canteranno i Vati ^05
Della mia fama: elìi diran , Catmorre
Fu valorolò , ma pugnar loftenne
Per l' ofeuro Cairba , e taciturni
Sul mio fepolcro palTeran , né intorno
S' inai-
( C X X I I )
S'inalzerà delle mie lodi il fileno. tfio
Orsù Cairba , dai lor ceppi fciogli
I due Cantori; fé noi fai, fon quelli
Figli de' tempi antichi , e la lor voce
Farà fentirfi. ai fecoli futuri ,
Quando fpenti faran d'Erina i Regi.. . di 5
Ufcimmo alle fue voci, e lui mirammo
Nella, fua forza ; ei fomigliava appunto
La giovinezza, tua, Fingallo invitto,
Qiiando la lancia primamente alzaftì.
Sembrava il volto fuo la lifeia ,, e piana 620
Faccia del chiaro Sol , né nube- alcuna
Vedeafi. errar fulle. ferene ciglia..
Pur in Ullina co' fuoi mille ei venne
Di Cairba in foccorfo , e. di Cairba
Ei viene adeffo a vendicar la morte, Ó25
Re di Morven felvofa.. E ben, eh' ei venga,.
DifTe. P alto Fingallo ; amo un nemico
Come Catmorre; la fua delira è forte,
Magnanimo il fuo cor, le fue battaglie
Splen-
( e x x i i r >
Splendori di fama;, ma la. picciol'alma 630
Sembra baffo vapor , che a paludofo
Lago fovrafta , e, di poggiar fui colli
Non. s' attenta, giammai , che di fcontrarfi
Teme coi venti .. Entro burroni , e grotte
Alberga, e feocca. fuor dardo di morte. 635
XHhór ,, dei duci d' Età. al carro nati
La. fama udirti : i garzon noftri , amico ,
Son nella gloria a' padri noftri uguali .
Piagnano giovinetti, e giovinetti,
Cadon pugnando: ma noi fiara già gravi 640
Dal pefo dell' etade; ah! non, lafciamci
Cader , come tarlate , e vacillanti
Quercie , che il vento occultamente, atterra „
Mirale il cacciator colà riveriè
Giacer fopra il rufcello , e dice, oh vedi 645
Come cadéro ! e via pafla fìfchiando ..
Su- di Morven, Cantori, alzate il canto
Della letizia , onde nei noftri fpirti
Dolce s'infonda del paffete òbblio*
Le
CO X X I V )
Le rofte ftelle rifguardando ftannoci, $$6
E chete chete verfo il mar dechinano :
Sorgerà tofto il mattutino r-aggio ,
E di Gorman da lungi ai noft-ri fguardi
Difcoprirà i nemici . Odi Fallano ,
Prendi l'afta del Re, vattene al cupo Ì5J
Fianco di Mora; attentamente eflferva
Di Fingallo i nemici : offerva il corlb
Del nobile Catmorre. Odo da lungi
Alto fragor , che raflbmiglia a fcrollo
Di rupe che precipita: tu picchia óóo
Ad or ad or lo feudo, onde il nemico
Non s'avanzi nell'ombre, e sì di Morven
Ceffi la fama . O figli.uol mio , comincio
Ad eflfer folo, e la mia gloria antica
Mirar cadente , e a lei forviver temo » 66 5
Alzoffi il canto : il Re fopra lo feudo
Si posò di Tremmór . Sopra le ciglia
Scefegli il fonno, e ne'fuoi fogni alzarfi
Le fue future bellicofe imprefe»
Dor-
( C X X V )
Dormegli Intorno l'ofte fua; Fillano 6yo
Sta fpiando il nemico, ei volge i pafft
Verfo il colle lontano , e tratto tratto
S'afcolta il tuono del percoflb feudo.
OS-
'( C X X V I )
OSSERVAZIONI.
j. S~\ Sfian fa fpefiò ufo , come Omero , degli Epìteti
\^/ perpetui, ma egli non fuole imitarlo nell' ap-
plicarli a rovefeio , come accade più d' una volta
al Poeta Greco. Pure in quello luogo egli fi dimen-
ticò della fua (olita aggiuiìatezza . L' aggiunto di
nato al carro non fi convien molto ad un usurpatore
qual era Cairbar. *
2. Neil' Originale fi legge : ma chi uà) le mìe voci?
Io mi fono attenuto al fenlò, che il Traduttore In-
glefe da a quelle parole in una fua Annotazione.
L' orgoglio di Malthos è piccato dall' orgoglio anco-
ra più grande di Foldarh . Malthos avrebbe fatta
la flefla propofizione di Foldath, ma trovandofi pre*
venuto, fi rillringe a rimproverarlo, ed affetta un'
aria di moderazione coi folo fine d' elTergli almeno
compagno. v
3. L' interpofizione d' Idalla, e '1 principio del fuo di^
fcórfo ha qualche foroiglianza con quello di Nellore
nel lib. 1. dell' Iliade. *
4. Cairbar s' approfitta dell' afienza del fratello per ef-
fettuare i fuoi malvagi difegni: peivchè il nobile fpi-
rito di Catmor non avrebbe permeffo che fi violai-
fero le leggi dell' ofpitalita , per le quali egli era
tanto famofoi II carattere dei due fratelli forma un'
eccellente contrailo. La nobiltà di Catmor pone in
tutto il fuo lume la baflezza dell' animo di Cairbar.
5. Parmi di ravvifar in quelle parole un leggiero far-
cafmo. Non è credibile che Cairbar lodi finceramen-
te il fratello : egli darebbe la fentenza contro di sé.
Là
«'( C X X V I X )
La virtù ai gran fcellerati fembra debolezza e man-
canza d'animo. Cairbar lungi dal vergognarli della
fua malvagità fé ne compiace, e Ja porta pubblica-
mente in trionfo. *
•6. V ofpitalità era un carattere di que' tempi . Al-
cuni la efercitavano per oltentazione , altri per adat-
tarli a un coftume, che trovavano inabilito dai lor
maggiori. Quel che rende Angolare e fo.fe unica la
generofità di Ca'tmor ■, fi è la fua ripugnanza alla
lode. I Signori del fuo feguito accoglievano i fore-
ftieri, ed egli fi ritirava in un bofeo per evitar gli
elogj, e i ringraziamenti de' fuoi ofpiti. La genero-
fità di Catmor va ben innanzi di quella di Affilo,
rammemorata nel 6. dell' Iliade aì v. 12. Abitava
anch' effo preffo la ftrada per accoglier i viandanti :
ma Omero non ofa dire che il buon uomo affifo in
fondo della fua menfa non avefle gufiate le lodi dategli
da quelli che godeano il frutto della fua ofpitalità.
7. Somigliante per 1' oggetto e per le maniere è la
comparazione d'Omero nel 4. dell'Iliade, v. 442. *
fl'g à* or h aìytctXta ecc.
8. Come è toccante queft' Apoitrofe improvvifa, e co-
me ben collocata ! Ma Offian ha sfiorata un poco la
fua bellezza avendola di già adattata a qualche al-
tro luogo meno intereflànte di quello, al quale uni-
camente dovea rifefbarfi . Una faggia diitribuzione
delle proprie ricchezze non è meno neceiTaria ad un
Poeta, che ad un padre di famiglia. *
<?. Quello fentimento fembra precifamente copiato da
Omero nel 6. dell' Iliade, v. 86. *
IO. Ka't vv x' òSvpotxivoio-iv tJu feioa ii\ioio . II. 23. V.
154. *
li. Ettore non avea certamente fatta maggior ofFefa ad
Achille uccidendo Patroclo coi legittimi modi di
guer-
( C X X V I I I )
guerra, di quella che abbia fatto Cairbar ad Oflìari
avendo macchiata la menfa ofpitale col fangue di
Tuo figlio Ofcar. Pure qual differènza! Non fblo né
Offian né Fingal non inferocifeono contro il corpo
di Cairbar , come Achille contro quello di Ettore,
ma in mezzo al loro dolore non fi abbandonano col-
le parole ad alcun trafporto difdicevole alla loro ma-
gnanimità. La fola pe:;a di Cairbar è quella di la-
rdarlo fenza l'onore del canto, fepolto nell' obblio,.
come perfona indegna d' aver mai avuto efiftenza .
La delicatezza di Oflian va ancor più avanti . Ei
vuol giuftifkarfi del fuo fìlenzio intorno a Cairbar»
e n' adduce per ragione non già la morte di Ofcar,
ma quella di Cormac. V uccifione di Ofcar era in
Cairbar un delitto privato; quella di Cormac era
una fceleraggine pubblica, e di maggior confluen-
za. Olfian fa tacer le voci della natura e dell' in-
terefle perfonale innanzi all' interefle generale della
focietà . Si può afpettar dalla virtù maggior finezza
di quefta? *
12. Qualisy ubi Oceani perfufus Lucifer unda ecc. En,
8. v. 589. Ma la pittura di quefto fanciullo , e i
fuoi difeorfi pieni della più amabile innocenza fono
fuperiori ad ogni comparazione. *
13. Convien dire che le perfone dei Cantori foflero
molto facre , poiché colui che un momento prima
aveva aflaflìnato il fuo Sovrano, fi fa fcrupolo di
iìender la mano fopra di loro.
A*
( C X X I X )
avvertimento del Traduttore htglefe .
LA morte dì Ofcar figlio di Oflìan è riferita di-
verfamente in uno dei frammenti di Poefia anti-
ca dati alla luce due anni fa. Quantunque il Tra-
duttore ben fapelTe qual fu la più probabile tradi-
zione intorno la morte di quell1 Eroe, pure egli fi
farebbe indotto mal volentieri a rigettar un Poema ,
il quale fé non è veramente di Oflìan, ha contut-
tociò moltiflìma fomiglianza col fuo itile, e con le
maniere concife ed energiche di quei Poeta. Una co-
pia più corretta di quel Poemetto , che giunfe alle
mani delTraduttore gli fece feoprir Y errore, prodotto
dalla fomiglianza dei nomi. L' Ofcar di cui fi celebra
la morte non è il figlio di Oflìan, ma un' altro Of-
car figlio di Caruth . Oflìan, o forfè il fuo imitatore ,
che affume la perfona d' Oflìan medefiino, apre il Poe-
ma con un lamento fopra il vero fuo figlio Ofcar, e
poi con facile tranfizione patta a raccontar la morte
dell' altro Ofcar figlio di Caruth, il quale par che nel
carattere ugualmente che nel nome fi raflbmigli al fi-
glio di Oflìan . Benché il Traduttore creda d' aver fon-
date ragioni di non attribuir ad Oflìan quello Poemet-
to, pure ficcome ciò non è interamente certo, così
crede che non farà difearo ai Lettori di trovarlo qui
fotto.
OS-
( C X X X )
OSCAR, £ DERMINO.
» * » »
j[ Iglio cf Alpin, perchè f amara fonte
Schiudi del mio dolor? perchè mi chiedi
Come cadde Ofcar mio ? perpetuo pianto
M ac cieca gli occhi , e la memoria acerba
Riflette fopra il core i raggi fuoi* 5
Come pofs io narrar la trifea morte
Del duce delle fchiere ? O de guerrieri
Ofcar mio condottiero , Ofcar mio figlio ,
Non potrò rivederti? egli cadeo
Come Luna in tempera , 0 come il Sole 1 o
A me%zp il corfo fuo, quando dall' onde
S al%an le nubi, e ofeurità di nembo
Le rupi d Ara ] annida involve^ e copre.
Ed io miferO) ed io folingo e muto
Vom-
( C X X X I )
Vammi fi-ruggendo ycome in Morven fittole i <J
Antica quercia: procellofio turbo
Scoffe ^ ? fierpò tutti i miei rami^ ed ora
Tremo del Nord alle gelate penne.
"Condotti er <lei guerrieri , Oficar mio figlio ,
Non ti vedrò più mai ? Ma che ? non e ad de ^ 20
Figlio cf Àlpin^ t Eroe ^ come in campo erba-
"Sema far danno : fiul fiuo brando flette
De prodi il fi angue ^ e con la morte accanto
Bi paleggio tra le orgogli ofie fichi ere ,
Ben Oficar tu^ tu figlio di Carnute ^ 25
Cadefii umile: de nemici alcuno
Non provò la tua deftra , e la tua lancia
\Tinfie , e macchiolla delf amico il fietngue .
Eran Dermino^e Oficar duo torpide un 'alma ,a
Èffii mictean la pugna. Erane forte 30
I 2 Co-
* L' Originale : Ofcar e Dtrmid erano ttno\, *
( C X X X I I )
Come il lor h\> ido l amijlade , e in mex^r
Marciava di tur duo la morte in campo* y
Piombava?* ei /opra il nemico, appunto
Qual duo gran majjt dalf Arveme cime\\
Rovinoji Ji fvelgono ; tingea ?-
I brandi lor. de forti ti f angue, e l oJ\\
Sventa foltanto in afcoltame il nome.
Chi era, fuorché • Ofcar, pari a Dermi no \\
E chi, juorchè fermino, ad Ofcar part
E(fi uccifero Dargo-, il forte Dargo a M
Che timor non conobbe» Era fua figlia
Bella come il mattin, placida , e dolce
Come raggio notturno. Erano gli ocebi \
Due rugiadofe felle j ultane il fiuto
Siccome venti cel di Primavera, 4*
E le mammelle fomtgltavan neve
Sce- \
* Guerriero Britanno , diverta Ai cui Ti fa menzione nelPof1
da un' altro Dargo Scozz.cfe metto dopo il Tegnente . *')
( C X X X I 1 I )
vfcefa di frefeo, che m candidi fiocchi
""Va roteando , e a fior d acqua galleggia.
La videro i guerner, t amaro , e in e [fa
1 Avean chiodati i cor j ciafeun f amava 50
l' [Quanto Ut fama fua ; ciafeuno or dea
"Del defio d ottenerla , 0 di morire.
Ma /' anima di quella era confitta
'Solo in Ofcarre, Of carré è 7 giovinetto
Dell amor fuo ; del padre il f angue fpar fa 55
Scorda i e la man che lo trafijje adora.
Ofcar , diffe Dermino , io amo , io amf
Quefla Donzello , ma 7 fuo cor, lo veggo
Pende ver te , nulla a Dermin più refta .
Su trafiggimi , Ofcar , porgi foce or fo 60
\Qon la tua fpada, amico, ai mali miei.
Figlio di Diaran , come ? che dici ?
Non fio giammai che di Dermino il fangue
I 3 Mac-
(CXXXIV)
Macchj il mio ferro . Oimè\ qual altro dunque.
Fuorché tu jol, di trapalarmi è degnai 6*
Amico , ah non lafciar che la mia vita
Sen pajfi fen%a onor * non lafciar c/j altr,
CU Ofcar m uccida y alla mia tomba illufìn
Mandami , e rendi il mio morir famofo .
E ben f nuda tacciar , Dermino 5 adopra jc
La tua poj]an%a : oh cadefs io pur teco.
E di tua man morifft! ambo pugnaro
Dietro la rupe , là fui Brano ; il fangm
Tt afe f onda corrente , e fi rapprefe
Sulle mufeofe pietre: il gran Dermino 7<
Cadde , e alla morte nel cader farri fé *
Figlio di Diaranj cadefìi adunque
Per la mano d Ofcar ? Dermin , che in guerra
Non cedejìi giammai , ueggoti adcfjo
In tal gufa cader? Rapido ei parte\ 8c
E al-
( C X X X V )
E alla donzella del fuo amor ritorna.
Ei toma, ma ben tojìo ella s accorfe
Della fua doglia: o figlio di Carnute.
A che quel bujo ? e qual trijìexja adombra
La tua grand alma? Iofuifamofo un tempo 8 5
Diffe^per t arco ; or la mia fama è f penta .
Preffb il rio della rupe ; ad una pianta
Del polente Gormir che uccifi in guerra
Staffi appefo lo feudo. Io tutto giorno
Faticai vanamente^ e mai con ì arco pò
A forarlo non giunfi . Or 'via , difs ella ,
Trovar vogf io t efperien%a^ e t arte
Della figlia di Dargo: a fioccar t arco
Fu la mia man per tempo avve-T^a, e 7 padre
Nella defìrexja mia prendea diletto. 95
Ella ne va; dietro lo feudo ei ponfij
Vola la freccia , e gli trapaffa il petto.
I 4 Oh
(CXXXVI)
Oh benedetta quella man di neve»]
E benedetto quelt arco di taffbj
Cara , fuorché la tua , qual altra dejìra i oo
tì uccidermi era degna? or tu, mia bella ,
Sotterrami , e a Dermin ripommi accanto»
Ofcar, diffe la bella , ho f alma in petto
Del forte Dargo y con piacere aneti io
Poffo incontrar la morte , e con un colpo 105
Dar fine al mio dolor: pafsò col ferro
Il bianco fen, tremò , cadde , morto 4
Preffo il rufcello della rupe or pojìe
Son le lor tombe , e le ricopre t ombra
Inugual cf una pianta : ivi f oliente no
Sopra le verdi lor terrene tombe
Vanno pafeendo i figli della rupe,
Quando il meriggio più fiammeggia, e ferve,
E Jìa fienaio fu i vicini colli.
LA
LA BATTAGLIA
DI LORA,
( C X X X I X )
LA BATTAGLIA
DI L O R A.
Arg omento»
"1* A Storia di quefto Poema fomiglia molto a quei*
la che fu ti fondamento dell* Iliade . Fingal ri-
tornando dal? Irlanda y dopo averne /cacciato Svara-
vo , diede un convito a tutti i fuoi guerrieri : ma fi
dimenticò d? invitarci Ma-ronnan ed Aldo , due de*
fuoi Capitani , che non P avevano accompagnato m
quella fpedixjone . Ejji in vendetta di ciò andarono
ai fervigj di Eragon , Re di Sora , paefe della Scan-
dinavia , nemico dichiarato di Fingal . Il valore dì
Aldo gli acquiflò ben tqfìo grandijjlma riputazione
in Sora , e la bella Lorma y moglie di Eragon , fé
ne invaghì . Trovarono ejji il me^o di fuggtrfaie ,
e vennero a Fingal , che abitava in Selma , Julia
cofla Occidentale . Eragon fece »»' invafione nella Sco-
C C X L )
%ia , e reflò uccifo da Gaulo , dopo d' aver ricufarx
la pace offertagli da Finga! . Nelia flejfa guerra
Aldo reflò anch' egli uccifo in duello da Eragon fuo
rivale , e /' infelice Lorma ne morì poi di dolore ,
Queflo Poemetto è compiuto , né fi fa per tradi-
zione , che fi a flato introdotto come Epifodio in alcu~
na delle grandi Opere di Ojfìan. Il fuo titolo net?
originale è Duan a Chuldich , cioè il Poema del
Culdeo , per effere indirizzato ad uno dei primi Mif-
fionarj Crijìiani , chiamati Cui dei ^ cioè perfone fe-
paratc, dal loro ritirato genere di vita.
» » * * 4
* * » »
# * »
» *
*
LA
(CXL/,
LA BATTAGLIA
D I
O R A.
j XX. Bitator della romita cella , *
Figlio di fuol remoto , afcolto io forfè
Del tuo bofchetto il fuono? oppure è quefìa
La voce de' tuoi canti? alto il torrente
Mi fremea nell' orecchio , e pure intefi
Una nova armonia . Lodi gli Eroi
Della tua terra , oppur gli aerei fpirti ? *
O della rupe abitator folingo
Vol-
* Oflìan dirige la parola ad
uno dei primi Criftiani fta-
biliti in Ifcozia . Di loro
così il Bucanano nel lib. 4.
e. 46. Multi ex Brittonibus
C/jrijliani , fxvitiam Diocle-
titni timente? ad cor confuge-
rant ; e quibus complures ,
dottrina & vita intsgritate
clari in Scotta fubfiirerunt ,
vìtamque folitariam tanta
faniìitatis opinione apud om-
tics vixerurtt , ut vita fun-
ilorum cella in tempi» cont-
mutarentur : ex eoque con'
fuetudo manfìt apud pofleros ,
ut prifei Scoti tempia Cellas
vocent . Hoc gcnus Monacòo-
rum Culdeos appellabant . *
h I canti del Culdeo faranno
i falmi , e gì' inni religioni
in lode dei Santi del Cri-
ftianefimo . 11 Poeta rap-
portando tutto alle fue idee,
li chiama Spiriti del vento .
{ C X L I I )
Volgi lo fguardo a quella piaggia. Cinta
Tu la vedrai di verdeggianti tombe io
Sparfe di fìbilante arida erbetta ,
Con alte pietre di mufeofe cime .
Tu le vedi , o ftranier ; ma gli occhi miei
Da gran tempo sfalliro. Un rio dal maflb
Piomba, e con l'onde fue ferpeggia intorno 15
A una verde collina . In fu la cima
Quattro mufeofe pietre alzanfi in mezzo
Dell' erba inaridita . Ivi due piante
Curve per la tempefta i rami ombrofi
Spargono intorno: il tuo foggiorno è quefto , 20
Quefta , Eragon , * la tua riftretta cafa .
Molto è che in Sora alcun più non rimembra
Il fuon delle tue conche , e del tuo feudo
La luce s' ofeurò . Sir delle navi ,
Dominator della lontana Sora, 25
AI-
« Eragon , ovvero Ferg-thonn fian a quefto Re : poiché
fìgnifica il furore dell' onde . egli vien conofeiuto fotto
Quefto è probabilmente un il nome di Anniro .
nome poetico dato da Of-
(CXLIII)
Alto Éragon, come fu i noftri monti
Cadeftu mai? come atterroflì il prode? a
Dimmi, cultor della romita cella,
Dimmi, nel canto hai tu diletto? afcolta
La battaglia di Lora *. E molto tempo 30
Che '1 fuo fragor pafsò . Tal mugge il tuono
Sul monte , e più non è : ritorna il Sole
Co' fuoi taciti raggi , e della rupe
La verde cima al fuo fplendor forride.
Lieti dalle rotanti onde d' Ullina 3 5
Noi tornavamo k ; s' arreftar le navi
Nella baja di Cona. Ornai difciolte
Dagli alberi pendean le bianche vele ,
E gian fremendo i tempeftofi venti
Tra le Morvenie klve: il corno fuonafì 40
Della caccia regale; i cervi fuggono
Dai loro faffi , i noftri dardi volano,
E la feria del colle allegra fpargefi .
Su
a Quefta deve efTer una terra b Dopo aver liberata l' Irlan-
in Morven , così detta dal da dall' invafione di Sva-
riarne di auefto nome . rano .
(CXLIV)
Su i noftri fcogli P efultanza noftra
Larga fpandeafi, che ciafcun membrava 45
Il tremendo Svaran fconfitto e vinto.
Come non fo , due de' guerrieri noftri
Al convito obbliammo. Ira e difpetto
Ne' lor petti avvampò : fegretamente
Girano intorno fiammeggianti fguardi -% 50
Sofpirano fremendo : eflì fur vifti
Favellar di nafcofo, e le lor afte
Gettare al fuol; parean due nubi ofcure
Dentro il feren della letizia noftra :
Oppur di nebbia due colonne acquofè 5 5
Sovra il placido mar : fplendono al Sole ,
Ma P -accorto nocchier teme tempefta .
Su fu , diffe Maronte , a alzate in fretta
Le mie candide vele , alzinfi ai venti
Dell' Occidente: andianne , Aldo , per mezzo 6q
L' onda del Nord fpumofa. Al fuo convito
Fingal ci obblia , ma rofleggiar nel fangue
I
* Ma-ronnan . ;
( C X L V }
I brandi noftri . Or via , lafciaroo i colli
Dell'ingrato Fingallo, e al Re di Sora
Andianne ad offerir le noftre lpade . 65
Truce è V afpctto fuo ; guerra s' abbuja
Alla fua lancia intorno : andiamo , amico ,
Nelle guerre di Sora a cercar fama .
5pade e feudi impugnaro , e di Lamarre
Alla baja n'andar: giunfer di Sora 70
AlPorgogliofo Re, Sir dei deftrieri. *
Ei tornava da caccia , avea la lancia
Roffa di fangue , torvo il volto e chino ,
E fifehiava per via 3 . Fefìofo accolfe
I due forti ftranieri. Effi pugnare 75
Nelle fue guerre, ebber vittoria e fama.
Alle di Sora maeftofe mura
Aldo tornò carco d' onor . Dal? alto
Delle fue torri a rifguardarlo ftava
La fpofa d'Eragon, Lorma dagli occhi 80
Tom, IL K Dol-
* La Danimarca a cui prò- paefe di Sora , è celebre
babilniente apparteneva il per li fuoi cavalli. *
(CXLV'I)
Dolce-tremanti. D' Ocean fui vento
Vola la nera chioma , e fale , e fcende
Il bianco fen , qual tenerella neve
Nella piaggia colà , quando fi defta
Placido venticello , e nella luce 8 5
Soavemente la fofpinge e move .
Ella vide il garzon , fimile a raggio
Di fol cadente: fofpirò di furto
Il fuo tenero cor; ftille d'amore
Le coprono i begli occhi, e '1 bianco braccio 90
Facea colonna al languidetto vifo .
Tre dì fi flette nella fala , e '1 duolo
Di letizia coprì : fuggì nel quarto
Sul mar rotante con V amato Eroe .
Venner di Cona alle mufcofe fale 95
A Fingal Re dell'afte. Alzoffi il Sire ,
E parlò difdegnofo: O cor d'orgoglio,
Dovrà dunque Fingal farfi tuo fchermo
Contro il furor del Re di Sora offefo?
E chi nelle fue fale al popol mio 100
Da-
( C X L V I I )
Darà ricetto? o chiamerallo a parte
Della raenfa ofpital ? poi eh' Aldo audace ,
Aldo di piccioP alma , osò di Sora
La Regina rapir : va , deftra imbelle , 4
Vattene accolli tuoi, nelle tue grotte 10=5
Statti nafeofo. Meda fìa la pugna
Che per l'audacia tua pugnar dovrafiì
Contro il turbato Re di Sora. Oh fpirto
Del nobile Tremmorre , e quando mai
Cefìferò dalle pugne ? io nacqui 6 In mezzo 1 1 o
Delle battaglie , e gir denno alla tomba
Per fentiero di fangue i pam" miei »
Ma la mia man non isfregiò fé flefia
Con V ingiuria d' altrui , né fopra i fiacchi
La mia fpada difeefe . O Morven , Morven , 115
Veggo le tue temperie , e i venti irati
Che le mie fale crolleran dal fondo ,
Quando, i miei figli in guerra fpenti , alcuno
K 2 Non
* Cornai padre di Fingal fu no fteflo in cui nacque
xiccifo jn battaglia nel gior- Fbgal .
( C X L V I I I )
Non rimarrà che più foggerai in Selma».
Verranno i fiacchi allor , ma la mia romba t za
Piìi non ravviferan: ftarà nel canto
Vivo il mio nome, ed i miei fatti antichi
Fieno un fogno di gloria ai dì futuri ..
Freno Eragonte il popolo di Sora=
D'intorno s'affollò» com& d'intorno izp
All'atro fpirto della notte L nembi
Corronfi ad affollar, quand'ei li chiama;
Palle Morvenie cime , e s' apparecchia.
A rovelciarli fulPeftranie terre..
Giunge di Cona in fu.la piaggia , e manda 130
A Fingalio un Cantor , che la battaglia:
Chieda, o la terra di: felvofi colli.
Stava Finga! nella fua fala aflifo ,
Cinto all'intorno dai compagni antichi
Della fua giovinezza: i garzon prodi %%f
Eran ben lungi nel deferto a caccia »
Stavan parlando quei canuti duci,
Delle lor prime giovanili imprefe,
E dei»
(CXLIX)
E della fcorla etade -, alior che gitinlè
* Narmorrè > il ducè dell' ondofo Loia . * 34©
Tempo quello non è di fatti anticlii ,
Il duce incominciò: Ila follia fpiaggià
Minacciofo Eragònte} è diecimila
Lancie 'follie va , orrido in vifta , e fembra
Fra notturne meteore infetta Luna-. 14^
taglia dell'amor mio, dirle Fingallo,,
Efci dalle tue falè , efci o Bofmina-, f
Verginella di Selma-, e ru Narmorre
Prendi i deftrief dello ftraniero » , e legni
•La figlia di Fingallo. Il Re di Sor a i^e
Ella col dolce favellare inviti
Al mio convito in Selma-, Offrigli •, o figlia ,
La pace degli Eroi e, con le riccriezze
Del nobil Aldo: i giovani fon lungi-, 5
K 3 E nel-
Scorrerie nella provincia
Romana .
a Neart-mor , gran fotte» \
i Lora , romoreggiante .
t Bof-mhinà , Morbida e tener» e Cioè , una pace Onorata e
mano . EU' era la più gio-
vine delle figlie di Finga! .
rfCioè , i cavalli prefi dai Ca-
ledonj nelle loro frequenti
nobile 3 qual fi conviene ad
Eroi , non vile ed eftorta
dal timore . *
(C L)
E nelle noftret mari trema 1' etade . 155
(5 Giunfe Bolmina d' Eragon tra l'otte,
Qual raggio che fi fcontra in foiche nubi.
Splendeale nella deftra un dardo d' oro ,
Nella finiftra avea lucida conca,
Segno di pace. Al fuo colpetto innanzi i6q
Rifplendette Eragon , come rifplende
Rupe , fé d' improvvifo il Sol l' inveite
Co' raggi fuoi , che fuor fcappan da nube
Spezzata in due da romorofi venti .
O Regnator della lontana Soia , 16$
Difle Bofmina con dolce roffore ;
Vieni alla regia feda entro l'ombrofe
Mura di Selma, e d'accettar ti piaccia
La pace degli Eroi . Pofar fui fianco
Laici a , o guerrier , la tcmebrofa fpada. 170
O fé defire di regal ricchezza
Forfè ti punge il core , odi le voci
7 Del nobil Aldo. Ad Eragonte egli offre
Cento forti deftrier, figli del freno,
Cen-
(GLI)
Cento donzelle di lontane terre, 175
Cento falcon di veleggiami penne ,
Che fan le nubi trapalar col volo.
Tue pur faran cento cinture , acconcie »
A cinger donne di ricolmo feno,
Cinture favorevoli ed amiche 180
Ai parti degli Eroi , riftoro ai figli
Della fatica. Dieci conche avrai *
Tutte {iellate di raggianti gemme,
Che fplenderan di Sora entro la reggia,
Meraviglia a veder: tremola l'onda 185
Su quelle ftelle , e -fi rimbalza , e fembra
Vin che fprizzi e fcintilli : effe allegraro
Nelle dorate fale i Re del mondo .
K 4 Que-
a In moke famiglie nel Nord ftiche ', e le cerimonie ufa-
della Scozia fi confervaro- te nel cingerle intorno la
no quali fino ai giorni no- donna erano accompagna*
ftri delle cinture confecra- te da parole e da gefli ,
te . Si legavano quefte in- che indicavano d1 aver 1' o-
torno alle donne partorieu- rigine dai Druidi .
ti , e fi credeva che alleg- b Quefte conche doveano elfer
gerkfero i dolori , ed age- vafi preziofi e far parte del
volalTero il parto . Erano bottino fatto dai Caledonj
imprelfe di molte figure mi- nella Bretagna .
(OLII)
Quelle fien tue, o della bella fpofa,
Che Lorma girerà gli occhi lucenti 8 190
Nelle tue Tale ; ancor eh' Aldo fia caro
All'eccello Fingal , Fingal che alcuno
Mai non offefe , e pur gagliardo ha '1 braccio .
Dolce voce di Cona , il Re foggiunfe ,
Torna a Fingal , di eh1 egli appretta indarno 195
Il convico per me : s' egli vuol pace ,
Cedami le lue fpoglie , e pieghi il capo
Sotto la mia pofFanza . Ei de' fuoi padri
Diami le fpade , ed i fuoi feudi antichi :
Onde nelle mie fale i figli miei 200
Pofìfan vederle , e dir , cjuefte fon l' armi
Del gran Fingal. Non lo fperar, riprefe
Della donzella il graziofo orgoglio , 9
Non lo fperar giammai : ftan le noflr' armi
In man di forti Eroi, che nelle pugne 205
Che fia ceder non fanno. O Re di Sora
Su i noftri monti la tempefta mugge ,
Non l'odi tu? del popol tuo la morte
Non
( C L I I 1 )
Non prevedi vicina, audace figlio
Della lontana terra ? Elia fen Venne 210
Alle tale di Selma . OiferVa il padre ,
11 fuo dimefìTo fguardo : alzafi tofio
Nel fuo vigor , crolla i canuti crini ;
Velie 1' usbergo di Tremmorre , e '1 fofeo
"Scudo de' padri fuoi. Selma d'intorno 215
S'intenebrò quand' ei ftefe alla lancia
La poderoia man, l'ombre di mille
Ivano errando , e prevedean la morte
D' armate fchiere . Una terribil gioja
Sparfefi in volto de' canuti Eroi. ^20
Efcono tutti impetuofi , ardenti
Di. feontrar il nemico , e i lor penfieri
Nella memoria dei pafTati tempi ,
E nella fama della tomba ftanno .
Ma in quefto ipazio gli anelanti veltri 225
Alla toruba di Tratalo da lungi
Veggonfi a comparir . Fingal conobbe
Ch' eran prefib i guerrieri , ed arreftolfi
A mez-
( C L I V )
A mezzo il corfo fuo . Fra tutti il primo
Apparve Ofcar, pofeia di Morni il figlio , 230
E la fìirpe di Nemo : il torvo afpetto
Moftrò Fergufto, il nero crine al vento
Spargea Dermino : Oflìan chiudea la fchiera
Canterellando le canzoni antiche .
La mia lancia reggeva i pam miei 235
Lungo i faflfofi rivi , e i miei penfieri
Eran coi valorofi . Il Re percofTe
Il ferreo feudo, e die l'orribil fegno
Della battaglia : mille fpade a un punto
Trafìferfi, e sfavillar; del canto i figli 240.
Sciolfer la meda armoniofa voce .
Folti ed ofeuri con fonanti pafiì
Noi ci avanzammo : fpaventofa lilla !
Come di nembi tempeftofa riga ,
Che fi rovefeia full' arsgufta valle. 245
Stettefi il Re fopra il fuo colle : al vento
Vola il Raggio Solar della battaglia.
Stanno pireflfo l'Eroe con le fenili
Chio-
( C L V )
Chiome natanti gì1 indurati all' armi
Della fua gioventù fidi compagni. 250
L' Eroe di gioja sfolgorò negli occhi ,
Mirando in guerra i figli tuoi , lucenti
Nel lampeggiar dei loro blandi , e pieni
Della memoria dell'avite imprefe .
Ma s'avanza Eragon nella fua forza 255
Impetuofo, fremente qual mugghio
Di tempefta vernai. Cade la pugna
Nel corlo fuo ; ftagli la morte a lato .
Chi vien , difle Fingal , come di Cona
Rapido cavriol? balza nel corfo 260
Lo feudo , e me fio è di fue armi il fuono .
Con Eragon s' affronta : il duro feontro
Stiamo a mirar ; fembra conflitto d' ombre
■ In ofeura tempefta . Ohimè , tu cadi ,
Figlio del colle; già di fangue è fparfo 265
Il tuo candido petto. O Lorma piangi,
Piangi infelice: il tuo bell'Aldo è fpento.
Rattfiftoffene il Re; l'afta poffente
Im-
(CLVI)
Impugna j ei fifa ia fui nemico i fgtfardi
Morte-fpiranti , e contro lui... MaGjjulo 270
Eragonte incontrò. L' orribil tuffa
Chi può ridir? l'alto flranier cadeo . ì0
Figli di Cona , il Re gridò , fermate
La man di morte . Era pólfente in guerra
Colui ch'ora è sì baffo, e moho inSora 273!!
Pianto farà . Verranno alla fua reggia
Stranieri figli , e in rimirarla muta
Meraviglia n'avrah. Straniero, ei cadde)
E della fua magion eefsò la gioja.
Volgiti ai bofclii fuox j là forfè errando 2 8d
Vaifene 1' ombra fua , ma in Mòrven lungi
Giace l' Eroe fotto ftraniera fpadà .
Così parlò Fingal , quando i Cantori
Incominciaro la canzon di pace *
Le follevate fpade a mezzo il colpo 2S5
Noi fofpendemmo , e rifparmiom il fangue
Del debole nemico 11 . In quella tomba
Collòcom Eragonte , ed io difciolfi
u
( C L V I I )
La voce del dolo**. Scek fui campo
La buia notte: del guerrier fu vifta 290
Errar 1' ombra d' intorno : avea la fronte
Torbida , nebulofa , e un fofpir rotto
Stava fui labbro . O benedetta , io dilli ,
L' alma tua, Re di Sora I2 : era il tuo braccio
! Forte, e la fpada fpaventofa in guerra. 295
Ma nella fala del beli' Aldo intanto
'Lorma fedeafi d' una quercia al lume.
Scende la notte > Aldo non torna , è meìlo
Il cor di Lorma , O cacciator di Cona ,
Che ti frattien ? pur di tornar giurarli. 300
Fu sì lungi il cervetto ? oppure il vento
! Ti freme intorno ili i deferti piani?
Sono in fuolo ftranier : che più mi refta
Fuorch' Aldo mio? vien da' tuoi colli , o caro,
Vientene a Lorma tua . Gli occhi alla porta 305
Volti le danno : al fufurrar del vento
Tende l' orecchio ; il calpeftio lo crede
Del fuo diletto , e le fi fparge ini volto
Su-
C C L V I I I )
Subita gioja ; ma ritorna tolto
Sul volto il duol , come vapor Cottile
Sulla candida Luna . Amor mio dolce ,
Né torni ancor? voglio veder la faccia
Della rupe, e dell'onde. In Oriente
Splende la Luna, placido Torride
11 fen del lago 5 e quando i cani fuoi 3 i
Vedrò tornarne dalla caccia? e quando
Udrò da lungi a me volar fui vento
La voce fua ? vien da' tuoi colli, o caro,
A Lorma tua che ti fofpira e chiama .
Dicea , ma del guerrier la lottile ombra M
Sulla rupe apparì , come un acquofo
Raggio Lunar , che tra due nubi fpunta
Quand' è fui campo la notturna pioggia .
Ella dolente quella vuota forma
Lungo il prato "feguì , poiché s'accorfe 31
Ch'era fpento il fuo caro. Io ne fentii
Le amare ftrida , che ver noi con effa
Più e più s' accollavano , fimili
AI
( C L I X )
ÀI niello Tuono di querula auretta
Quando fofpira fu la grotta erbefa . 330
Venne , trovò 1' Eroe . Più non s' intefe
La di lei voce : gira muta il guardo ,
Pallida errando come a' rai di Luna
Un* acquofa colonna erra fui lago.
Pochi furo i fuoi dì, lagrimofa, egra 335
S'abbafsò nella tomba. A' fuoi Cantori
Fingallo impofe d' innalzare il canto
Sulla morte di Lorma , e lei di Morven J3
Pianfer le figlie in ciafeun' anno un giorno
Quando riedon d'Autunno i venti ofeuri. 340
"Figlio d'eftrnnia terra, e tu foggiorni
Nel campo della fama . Or via , difciogli
Tu pure il canto tuo, le lodi inalza
Degli fpenti guerrieri , onde al tuo canto
Volino intorno a te l'ombre feftofe ; 345
E lo fpirito amabile di Lorma
Sopra un vago Lunar tremulo raggio
Scen-
« Il Poeta fi rivolge di nuovo al CulcUo . *
(CLX)
Scenda ne' dolci tuoi cheti ripofi
Quando nell' antro tuo guarda la Luna .
Allor tu la vedrai vezzofa e cara 350
Venirne a te, fé non che in fu la guancia
Stalle tuttor la lagrima araorofa.
OS.
(C1XI)
OSSERVAZIONI,
i. QArebbe fiata ad un tempo femma ventura per Of-
•3 fiaa, e vantaggio non indifferente per la Poefia,
ch'egli il quale conofceva la fantità de'Culdei, avelie
aperti gli occhi alla luce del CrifHanefimo. Non v'è
cofa ch'abbia maggior influenza nella poefia della re-
ligione ; ed egli farebbe un punto molto intercffante
ed inftruttivo dell'arte Poetica di efaminare quali van-
taggi e quali pregiudizi debbano riluttar a queir.' arte
dalla divertita delle religioni. Benché tutte le fette del
Paganefimo foffero lontane dalla verità, tutte però non
erano lontane ugualmente dalla convenevolezza e dal-
la ragione. Secondo che quelle più o meno vi s' acco-
davano, il mirabile della Poefia dovea riufcirne pro-
porzionatamente o convenevole o affurdo, non effendo
quello cofiituito fé non fé dall'influenza delle divinità
principali o iubalterne nelle cofe umane. L'affurdità
della religione dei Greci fi trasfufe nei Poemi d'Omero.
Giove ben degno degli fcherni di Luciano , Marte
furiofo , Giunone riffofa e caparbia, Pallade Dea di tutt'
altro che della fapienza, con tutto il reflante di quel-
la corte celere che gareggiava di difetti e di fìrava-
ganze, covevanoagire in confeguenza della lor natura.
Non fono arrivate fino a noi le poefie degli Egizj ;
ma le divinità del bue Api, dei coccodrilli, dei cani,
delle cicogne, e fino dei porri e delle cipolle doveàno
farvi una flgur? diltinta e produrre un mirabile affatto
particolare. La religione non ha minore infuenza fu
i caratteri degli Eroi Poetici. Gli Dei, qualunque fia-
Tom. IL L no ,
( C L X I I )
no, debbono prefentar il modello della perfezione". Se
quefti fono viziofi , come faranno, perfetti gli uomini ?
il farli tali farebbe un difonorar la divinità. Le verità
del Criftianefimo avrebbero aperte ad Oflìan le fonti
d'un fublime e d'un mirabile propriamente divino, ed
in quefta religione avrebbe ravvifato il modello di quel-
la perfetta morale, ch'egli fapeva ifpirare lenza rico-
nofeerne l'autore. Ma le Oflìan non potè dar alla fua
Poefia quefta foprannaturale fublimità, egli almeno
non l'infettò con le ffravaganze degli altri poeti del
Gt-ntilefìmo, e cela diede così pura e così perfetta,
quanto ella potea produrli coi femplici lumi della na-
tura : e letTerlì egli foflenuto con tanta forza in tante
diverfe opere, fenza i foli ti puntelli dell' Epopea, è
forfè l'ultimo sforzo del Genio veramente Poetico. *
2, Inclyti , Ifrael, fuper montes tucs interferii [unt . Quo-
modo ceciderunt fortesì Lib. 2. dei Re e. 1. v. 25.
3, Quelli tratti fono degni dei Caratteri di Teofrafto .
Sì feorge nell'andatura e nel fìfchio di coitui un'orgo-
gliofa negligenza. La verità, l'energia, e la precifio-
ne, fono tre qualità perpetue delle pitture di Oflìan . *
4, Fingal fa un fimile rimprovero a Conan nel Canto 6.
dei Poema Epico chiamandolo guerriero dalf igncbil brac~
ciò. Pure né in quel luogo né in quello non fi trat-
ta del valore , ma folo delle qualità dell' animo ; e
di più Aldo era molto lontano dal meritar il rimpro-
vero di debolezza. Sembra che Oflìan voglia con ciò
infinuare che il vero valore non deve mai andar dif-
gìunto dalla giulìizia e dalla generofìtS, e che quello
che fé ne abufa è indegno del nome di valojofo. Un'
altra cofa è degna d' olfervazione in quello eccellente
difeorfo : Aldo s' era ribellato da Fingal andando ai
fervigi ; del fuo nemico. Fingal colla fua folita gran-
dezza d'animo non folo non lo rimprovera di ciò; ma
non
(CLXIII)
non ne fa pure alcun cenno. Egli fi dimentica TofTefa
propria e non fente fé non quella dell'onore e della
giustizia. *
5. Quefte parole non efprimono che un riflefìb incidente
e fecondano. Vedremo ben tolto fé quelti vecchi nel-
le cui mani tremava l'età follerò capaci di laiciarli fo-
prafTar dal timore . La vera ragione che determina
Finga! ad offrir la pace, fi è la rettitudine del fuo ani-
mo, per cui egli ben conofceva doverli ad Eragonte
una foddisfazione dell'ingiuria che Aldo gli avea fatta .
Il colante carattere di Fingal non ammette altra fpiega-
zione. *
6. Non poteva fceglierfi perfonaggio più conveniente per
una tale ambafciata, né dipingerli con più gentilezza.
La comparazione che fegue è uno di quei tratti che
ballano a caratterizzar un Genio . *
7. Regna .in quello di fcorfo una gentilezza, una preci-
fione, e una dignità ammirabile. Ex da offervarfi che
Fingal per bocca di Bofmina non offre ad Eragonte
che atti generofi d' ofpitalita e T offerta del rifarcirnen-
to è polla tutta in bocca di Aldo. Con quella finezza
fi ferve perfettamente alla giuftizia, fenza pregiudicar
al decoro.. La defcrizione dei doni offerti da Bofmina
può paragonare' con quella dei prefenti efibiti da Aga-
mennone per placar l'animo d'Achille nel 9. delT Iliad.
v. 260. *
8. Ev probabile che quefta propofizione non foffe molto
guffata da Aldo. Ma Fingal era molto diverfo da quel
vecchio rimbambito di Priamo il quale per condifcen-
dere alla paffione di fuo figlio Pàride, foffre non folo
di foftener un ingiuftizia, ma di rovinar il fuo flato
piuttolto che acconfentire di render Elena. A quefto
propofito Omero chiama Priamo, conigliere uguale agli
Deiy ed aggiunge ch'egli penf ava fenfat amente .
L 2 --- ©io-
( C 1 X I V )
„• „ m - - Qiófr; fj.i<gti$ ùru\x;TOg .
Ocr cftv tvfpovtcov txyop\;<jUTO .
Iliad. 7. v. 36Ó. *
e?. Bofmina il rammenta d'etter figlia di Fingal. *
io. Non fi feorge in quelle Poefie che Fingal uccidere
particolarmente alcuno. Il Poeta credette a ragione
che gli atti di generofita meritaifero molto più d'ef-
fe* da lui rilevati, ed onoraflcro- maggiormente il no-
me del Padre, di tutti gli Eroici macelli, di cui Colo
par che fi compiacciano molti Poeti. Del redo le mor-
ti di quefti due guerrieri fono convenienti ai loro ca-
ratteri. Aldo foffre la pena della fua perfidia, Era-
gonte della fua arroganza. L' offe ufo re muore per ma-
no dell' orTefo: iL Re orgogliofo per quella d'un giovi-
ne pien di. baldanza: cola che dovei. rendergli ancor
più fenfibile la fua caduta. *
11. Tutti 1 Giurifti che non vollero facrifkar l'umanità:
all'adulazione, convengono che i dritti della guerra
non fi ficndono più oltre di quel che fia precifamente
necefùrio, e che quando il nemico fi arrende, o non-
£ più in calo di nuocere, un folo omicidio di più è
tanto condannabile come fé fotte commetto a fangae
freddo in piena pace. Ma quefii faeri principi furono
fempre poco accoltati, e fpezialmente in fecoli nei
quaii la fortezza del corpo, anzi la ferocia, tenea luo-
go di qualunque virtù: non pur le leggi, ma la na-
tura tace fra l'armi. Non è dunque cofa che dee for—
prendere e toccare in fommo grado, il trovar talimaf-
iìme ed elempj di moderazione e d'umanità appretto
un Poeta d'una nazione prettbchè felvaggia, e (giran-
te furor militare, che non conoiceva altra gloria che
quella della guerra? Veggafi ora appretto Omero ilrirn-
■ provero d'Agamennone a Menelao, e i fuoi crudeli
fentimenti nel 6. dell'Iliade, v. 55., oladura rifpofta
d'Achil-
( C L X V }
d'Achille a IHcacrae nel2i.v. 99. o quell'altra atrociffì-
ma ad Ettore nel 23. v. 345. e poi lì giudichi quale di
quelli due Poeti debba interdirci maggiormente. *
12. Benedetto piuttoflo il nobile Ipiriro di Offian che fa
non (òlo elTer grullo, madiferetoe indulgente verfo gli
ftefli nemici . L' Ab. Batheux lodando Omero per non
aver ranprefentati caratteri odiofi, (lode che 'a molti
non kmbrerà abbafìanza fondata) aggiunge che l'odio
era un fentimcnto igneto al cere d Omero . Quella non è
gran meraviglia per un' uomo indifferente, al quale
i fatti del fuo Poema non s'appartengono per nulla.
Maraviglia bensì grandiff.ma è quella che Offian atto-
re e poeta nel tempo lieffo che aveva Icmmo intereffe
nelle azioni ch'egli deferive, non fi iafei mai fcappare
un folo tratto che abbia la minima ombra di livore o
d' animofìtà pedonale. U càio era un fentimento ignoto
al cuore d Offian : quella è una verità ben più. certa,
e T elogio ha tutta la fua forza. *
13. Exinde mos increbnit in Ifrael , & ccvfuetudo fervuta
ejl , ut pojl anni circulum convemant in unum flia Ifrael
& plangant filiam Jephte GalaaàitA àiebus quatucr .
Lib. de Giud. e. n. v. 39.
CAL-
C A L T O
E
COLAMA.
( C L X I X )
CALTO E COLAMA.
ARGOMENTO.
J[\| El paefe dei Britanni comprefo tra le mura-
glie , viveano ai tempi di Fingal due Capì , Dun-
talmo Signore di Tenta , che fi fuppone ejfere U
Tweed , e Ratmor che abitava prejfo al Cluta ,
che fi fa ejfere il fiume Clyde . Ratmor era altret-
tanto famofo per la fua generofità ed ofpitalitd j quanto
Duntalmo era infame per la fua crudeltà ed ambizio-
ne . Duntalmo o per invidia o per qualche privata
conte fa che fujfijlejfe tra le famiglie , uccife Ratmor
ad un convito : ma ejfendofi poi moffo a compajfione ,
egli educò in cafa propria i due figli di Ratmor , Cal-
thon e Colmar . Quefii fatti adulti fi lafciarono impru-
dentemente fcappar di bocca che aveano difegno di ven-
dicar la morte del padre . Perlochè Duntalmo gV im-
prigionò in due caverne fulle rive del Teuta , con
pen-
( C L X X )
penjicro dy uccìderli privatamente . Colmai , la figlia
di Duntalmo , invaghita di Caltbon , lo trajfe di pri-
gione , favori la fua fuga , e fuggì feco lui trave»
Jlita da guerriero . Ricorfero a Fingal , ed implora-
rono da lui foccorfo contro Duntalmo , Fingal man-
dò OJfian con trecento de* fuoi a liberar Colmar .
Ma Duntalmo li prevenne , e lo trucidò . Pofcia
•venne a battaglia con OJfian , ma ne refiò ucci/o ,
e la fua armata fu interamente disfatta da queW
Eroe. Caltbon allora fi fposò con Colmai fua libe-
ratrice . Ed OJfian ritornò a Morven trionfante . In
tal guifa la traditone ci ha trafmeffia la Storia
del feguente Poema , il quale è diretto ad imo ilei
primi Mijfionarj Crifiiani .
:« 4- * # * *
W » ¥ * »
* » * *
* * *
CAL-
( C L X X I )
CALTO, E COLAMA.
» ^ * * ♦ *
D
OLCE è'1 fuon del tuo canto, o della rupe
Solingo abitator , che a me fen viene
Sopra il corrente mormorio del rivo
Per la riftretta valle : alla tua voce
11 mio fpirto, o ftranier, s'avviva e delta. 5
Ecco la man ftendo alla lancia , come
Nei dì di gioventù ; la mano io ftendo ,
Ma quella è fiacca , e '1 petto alza il fofpiro .
Dì , figlio della rupe , udir vuoi forfè
D' Offian il canto ? Dei trafeorfi tempi 1 o
L'anima ho piena, e dentro il cor la gioja
Della mia gioventù rinafeer fento.
Così fi moftra in Occidente il Sole ,
Poiché dietro ad un nembo ei volfe i paffì
Del fuo fplendor , le rugiadofe cime 15
! Al-
'( e l x x : i ;
Alzano i verdi colli, e via ferpeggia
ìl ceruleo rufcel garrulo , e vivo .
Efce l'antico Eroe fui ballon chino,
E fplende ai raggio la canuta chioma .
Dimmi, ftraniero, in quella fala appefo -so
Non vedi tu uno feudo? eflb è'fegraat©
Dai colpi della zuffa , è dell' acciaro
La lucidezza rugginofa e folca .
Duntalmo , il Sire dell' acquofo Teuta ,
Quello feudo portò , Duntaimo in guerra 2 5
Già portarlo folea , pria che per l'afta
D' Offian cadefTe : o della rupe figlio ,
De' .pattati anni miei la ftoria afcolta-.
Reggea'l Cluta Ratmór : dei nielli e opprellì
Era la fua magion rifugio, e porto. 30
Sempre le porte fue difehiufe , e fèmpre
N' era in pronto la fella ; a lui venieno
Dello ftraniero i figli , e benedetto
Sia di Ratmorre il generofo fpirto ,
Giano efclamando ; fi feioglieano i canti , 3 5
Si
( e l x x i i r )
Sì toccavano l'arpe, onde agli afflitti
Raggio di gioja rifplendea fui volto .
Venne il truce Duntalmo , ed avventofit
Contro Ratmór , vrnfe il Signor del Cluta ^
Duntalmo ne fremè ; tornò di notte 40
Con le fue fquadre ; il gran Ratmór cadeo*
In quelle fale ifteffe , ove ai ftranieri
Si fpeffo egli apprettò conviti e feffe .
Eran del buon Ratmorre al carro nato
Calto , e Co-lmarte giovinetti figli: 45
Arabo fpiranti faneiullefca gioja
Vennero al padre fuo ; videro il padre
Nel fangue immerfo, e fi ftempraro in pianto.
Al tenero fpettacolo ,. e pietofo
Duntalmo s' ammolli, feco alle torri 50
Gli conduffe d' Alteuta * ; entro la eafa
Creb-
* Al-teutha , o piuttofto Bai- Gallica : il che , ficcome
teutlia , h Città del Tweed , ho già ollervato altre vol-
(ìgnoreggiata da Diintal- te , è una prova che «pe-
rno . E còfa notabile , che fìo era il linguaggio comu-
ttttti i nomi di quello Poe- ne di tutta 1' Ilo la .
ma derivano dalla lingua
( C L X X I V )
Crebber del lor nemico : in fua prefenza
Piegavan 1' arco , e ufeian con elfo in guerra «
Ma dei lor avi le atterrate mura
Videro intanto, nelle patrie fale 55
Vider la fpina verdeggiar J ; di pianto
Bagnanti occultamente , e fu i lor volti
Siede triftezza : del lor duol s' accorfe
Il fier Duntalmo , e s' ofeurò fieli' alma .
Penfa di porgli a morte : in duo caverne 60
Rinchiufe i due garzon , fulle eccheggianti.
Rive del Tenta , ove giammai non giunfe
Raggio di Sole, o di notturna Luna.
Stavano i figli di Ratmorre in cupa
Notte fepolti , e prevedean la morte. 65
In fùo fegreto pianfene la figlia
Del fier Duntalmo , Colama a la bella
Di brevi ciglia, e d1 azzurrino (guardo.
L'oc-
a Caol-mal , Donna dì hrevi lezza particolare, poiché il
ciglia. Convien. dire che Poeta generalmente Fat-
ai tempi d' Oiììan la pie- tribuifee a tutte le belle
ciolezza delle ciglia fotfe deferitte ne* fàoi Poemi.
confiderata come una bel-
( C L X X V )
Lv occhio fuo s' era volto afeofamente
Su Calto y e della fua foavitade 70
L' anima della vergine era piena .
Tremò pel fuo guerrier; ma che mai puote
Colama far.5 non era a innalzar 1' afta
Atto il fuo braccio , nò formato è '1 brando
Per quel tenero fianco; il fen di neve 75
Non forfè mai fotto V usbergo , e 1' occhio.
Era ttict* altro che terror d' Eroi .
Che puoi tu far pel tuo cadente duce
Colama bella? vacillanti, incerti
Sono i fuoì pam* , è fciolto il crine , e in mezzo 8 s
Delle lagrime fue feroce ha Ì guardo .
Va di notte alla fala a ; arma d' acciaro
Ly amabile fua forma , arnefe è quello
D1 un giovine guerrier , che nella prima
Di lue pugne cadette ; alla caverna 8 5
Vola di Calto , e lui da ceppi feioglie .
O for-
* Ove (oleario appenderti per trofeo l'arme di
ei vinti .
( C L X X V I )
O forgi, figlio di Ratmor, fu forgi,
Biffe , buja è la notte ; al Re di Selma
Tolto fuggiam , fon di Langalio il figlio ,
Che di tuo padre in la magion fi flava; 90
Il tenebrofo tuo foggiorno intefi ,
E mi fi feoffe il cor r Signor del Cluta
Sorgi , forgi , fuggiam , la notte è nera -
Donde ne vieni, o benedetta voce,
Calto rifpofe, dalle nubi forfè rjj
Fofco- rotanti? perchè fpeffo 1' ombre
De' fuoi grand' avi nei notturni fogni
Vengono a Cako-, dacché il Sol s' afeonde
Alle mie luci, e tenebror mi cinge.
O le' tu '1 figlio di Langal , quel duce 1 ce-
che fui Cluta vid' io? ma deggio io dunque
A Fàngallo fuggire , e qui fra' ceppi
Lafciar Colmarti ? io fuqnironne a Selma
Meutr' ci i'epolto in tenebre fen giace?
No, figlio di Langal, dammi quell' afta, 105-
O ■ falverò il fratello, o morrò feco.
Mille
( C L X X V I I )
Mille Eroi , replicò , fanno a Colmane
Cerchio con V afte; e che può mai far Culto
Contro un' ofte sì grande? al Re di Morven
Fuggiamo immantinente : in tua difefa 1 1 o
Armato ei feenderà : ftefo è '1 fuo braccio
Sugi' infelici , e gP innocenti opprefli
Circonda il lampo dell' invitta fpada.
Su figlio di Ratmór ; dilegueranno
L' ombre notturne , i pan! tuoi nel campo 1 1 5
Dilcoprirà Duntalmo , e tu dovrai
Cader nel fior di giovinezza eftinto.
Sofpirofo ei s' alzò ; pianfe lafciando
L' infelice Colmarte ; ei giunfe in Selma
Con la Donzella, e non fapea qual era. 120
Copre P elmetto 1' amorofa faccia ,
E forge il molle fen fotto 1' usbergo.
Tornò Fingallo dalla caccia , e feorfe
Gli amabili ftranieri entro la fala ,
Come due raggi d' improvvifa luce» 125
Intefe il Re la dolorofa iftoria ;
Tom. Il M Gli
( C L X X V ì I I )
Gli occhi intorno girò ; ben mille Eroi
S' alzaro a un tempo, e domandar la guerra.
Scefi dal monte con la lancia , e in petto
Scorfemi tolto bellicofa gioja ; 130
Che in mezzo alle Tue fquadre, ad Oflìan volto
Così '1 Re favellò : fu forgi , ei difìe ,
Figlio del mio valor; di Fingal 1' afta
Prendi , e vanne di Teuta all' ampio fiume
Di Colmarte in foccorfo . Il tuo ritorno 1 3 5
Fama preceda , qual foave auretta ,
Sicch' io P afcolti, e mi s' allegri il core
Sul figlio mio, che de' grand' avi noftri
Rinnovella la gloria . Oflìan , tempefta
Fa che fii nel pugnar, ma poiché vinti 140
Sono i nemici , fii placido , e dolce ;
Per quefta via crebbe il mio nome; o figlio,
Somiglia il padre tuo. Quando gli alteri
Vengono alle mie fale , io non li degno
Pur d' uno fguardo ; ma il mio braccio è ftefo 145
Sugi' infelici , e lor copre con P ombra ,
E
( C L X X I 1' )
E la mia fpada ali* innocenza è fchermó .
Tutto allegrarmi in afcoltar le voci
Di Fingali© , e veftii 1' arme fonanti.
Sorfemi al fianco Diarano * , e Dargo 2 J 50
Re delle lande : giovani trecento
Seguirò i pafli miei : flavammi accanto
Gli amabili ftrartieri . Udì Duntalmo
Del noftro arrivo il fuon , tutta di Teuta
La pofla ei radunò : 1' ofte nemica 155
S' arredò fopra un colle , e parean rupi
Rotte dal tuon , quando sfrondate , e chine
Reftan le piante inaridite , e '1 rivo
Di fgorgar ceflfa da' concavi maffi .
Scorreano a' piedi del nemico ofeuro 1 <$o
L' orgogliofe del Teuta onde fpumanti ,
Mandai Cantor, che la tenzon nel campo
A Duntalmo offerire : eoli forrife
M
4 Figlio di Connal . La mor- fcrìttà nel Poema di Car-
te di queito Connal è de- ric-tura .
C C.LXXX).
L* ofte fua variabile aggiravafi i6f
Sul colle,, come nube allor che '1 vento*
Il fofeo fen ne invefte , e alternamente
A fprazzi, e fquarci la difperde, e volve»-
Ecco apparir da mille ceppi avvinto
Lungo il Teuta Colmane: ha pieno il volto iy>
D' amabile triftezza : ei fitto il guardo.
Tien fugli amici fuoi , che In fuo foccorfo
Stavamo armati in full' oppofra fponda.
Venne Duntalmo, alzò la lancia, e '1 fianco
All' Eroe trapafsò : nel proprio fangue i 7 5
Rotolò falla fpiaggia -r udimmo i fuoi
Rotti lofpiri. In un balen» nell' onda
Slanciato* Calto ; io m' avanzai con l'afta».
Cadde di Teuta 1' orgogliofa flirpe
Innanzi a noi ,. piombò la notte: in mezzo 180
D' annofo bofeo fi posò Duntalmo
Sopra una roccia; ira e furor nel petto
Contro Calto gli ardea : ma Calto immerfo
Stava nel fuo dolor; piange Colmane,
Col-
X C L X X X I )
Colmarte uccifo in giovinezza , innanzi 1 8^5
Che forgefle il fiio nome . Io comandai
Che s' inalzaflfe la Canzon del pianto
Per confolar V addolorato duce,,
Ma quei fedea lotto una pianta , e !' afta
Spetto a terra gittava : a lui dappreffb 190
Il beir occhio di Colarna volgeafì
Entro a fegreta lagrima natante ;
Gh' ella vicina prevedea la morte
O di DuRtalmo j o del guerrier del Cluta .
Mezza notte varcò : ftavan fui campo 195
Bujo , e filervzio : ripofava il fonno
Sulle ciglia ai guerrier ; calmata s'era
L' alma di Calto ; avea focchiufi gli occhi ,
£d inlènfibilmente nell' orecchio
Iva mancando il mormorio del Teuta . 200
Ecco pallida pallida , inoltrante 5
Le fue ferite , di Colmarte V ombra
A lui venirne i ella chinò la tefta
Verfo di Calto , e alzò la debol voce .
M 3 Dor-
C C L X X X I I )
Dorme tranquillo di Ratrnorre il figlio 205
Mentre fpento è '1 frarel ? pur Tempre affieme
N'andammo a caccia, aflieme i fnelli cervi
Sempre ufammo infeguir : non ti feordafti
Del tuo fratel finché morte non ebbe
Inaridito il fior della fua vita. 210
Pallido io giaccio là fotto la rupe
Di Lono : alzati , Calto , alzati , il giorno
Vien co' fuoi raggi ; e '1 barbaro Duntalmo
Strazio farà dell' infepolte membra «
Pafsò via nel fuo nembo: i fuoi veftigi 215
Ravvisò Calto: in- pie balza fremendo
D'arme fonante. Colama infelice
S' alza con eflfo ; per V ofeura notte
Ella il diletto fuo guerrier feguia,
La pefante afta traendofi dietro. ::c
Giunfc Calto fui Lono, il corpo vede
Dell'evinto fratel; fofpira , avvampa
Di dolor , di furor ; rapido ei fcagliafì
In mezzo all'otte, gli aflfannofi gemiti
Del-
( C L X X X I I I )
Della morte follevanfi , s' affollano 225
I nemici , e 1' accerchiano , e lo ftringono
Di mille ceppi, ed a Duntalmo il traggono.
Tutto il campo di gioja elulta ed ulula,
E i colli intorno ripercofti eccheggiano .
Scodimi a quel rimbombo: impugnai l'afta 230
Del padre; Diaran forfè, e di Dargo
II giovenil vigor ; cercafi il duce
Del Cluta, e non fi feorge ; i noftri fpirti
Si rattriftaro ; io paventai la fuga
Della mia fama, ed avvampò l'orgoglio 235
Del mio valor. Figli di Morven , diffi ,
Già così non pugnaro i padri noftri ,
Non pofavan fui campo elfi , fé fperfo
Non aveano il nemico : erano in forza
Aquile infaticabili del cielo; 240
Or fon nel canto i nomi lor : ma noi
Già dechinando andiam ; la noftra fama
Già comincia a partir : s' Olììan non. vince ,
E che dirà Fingallo ? all' arme , all' arme ,
M 4 Al-
{ C L X X X I V )
Alzatevi, o guerrier , feguìte il fuono 245
Del mio rapido corfo : Offian di fermo
Non tornerà che vincitore in Selma .
Sorle il mattino, e tremolò del Teuta
Sopra l' onde cerulee : a me dinanzi
Sofpirolà, affannofa, lagrimofa 250.
Colama venne ; del guerrier del Cluta
Narrommi il cafo , e tre fiate l'afta
Di man le cadde : l' ira mia fi volfe
All'ignoto flranier, poiché per Calco
Il cor nel petto mi tremava. O figlio 255
D'imbelle man, difs' io , combatton forfè
Colle lagrime, di, del Teuta i duci?
Pugna con duol non vincefi , né alberga
Molle fofpiro in anima di guerra .
Vanne del Teuta fra i belanti armenti, 260
Fra i cervi del Carmon ; lafcia quell'arme
Tu figlio del timor : nella battaglia
Guerrier le veftirà . L' arme di doffo
Stracciaile irato : il bianco feno apparve .
Ver.
( K L X X X V Ì
Vcrgognofetta ella chinò la faccia: "265
Io volfi gli occhi attorniti in fdenzio
Ai duci miei , caddemi l' afta , ufcio
Del mio petto il fofpir ; ma quando il nome
Della donzella udii , lagrime in folla
Mi fcorfero fui volto; io benedilli 270
Di Giovinezza quell' amabil raggio ,
Ed inalzai della battaglia il fegno*
O figlio della rupe , a che narrarti
Ofiìan dovrà , come i guerrier del Teuta
Cadder fui campo? Elfi fon' or fotterra , 275
Obblio li copre , e ne fvanir le tombe .
Venne l' età colle temperie , e quelle
Diftrufle in polve. Di Duntalmo appena
Si ravvifa la tomba ; appena il luogo
S'addita, ov'ei cadeo d' Oflìan per l'afta. 2 8e
Qualche guerrier d'antica chioma, e d'occhi
Già fpenti dall' età , di notte aflifo
Prefib un'accefa quercia, a' figli fuoi
I miei fatti rammenta , e la caduta
Dell'
(CLXXXVI)
Dell' ofcuro Duntalmo; i giovinetti 0 28
Piegano il capo alla fua voce , e brilla
Nei loro fguardi meraviglia , e gioja .
Ritrovai Calto ad una quercia avvinto.
I Cuoi ceppi recifi , e diedi a lui
La donzelletta dal candido feno.
Eflì abitar fui Teuta ; Oflian co' fuoi
Vittorioib al Re fece ritorno»
Kà-
3>
■ài
290
OS-
( C L X X X V I I )
OSSERVAZIONI.
Er.
T oYÌentut in domìbus ejus /pina, IL e. 34.
2. Dargo figlio di Collath è celebrato da Oflian in al-
tri Poemi. Dicefì eh' egli fia flato uccifo alla cac-
cia da una fiera. Suflifle ancora il lamento di Min-
gala, amica, o fpafa di Dargo, fopra il di lui cor-
po •■, ma io non faprei determinare fé fia veramente
opera di Oflian, o di qualche altro Poeta. General-
mente viene attribuito ad Oflian , ed è fcritto nel fuo
ftile ; ma non mancano tradizioni le quali lo fpac-
ciano per una imitazione di Oflian fatta da un più
recente Cantore . Comunque fia, ficcome queflo la-
mento ha qualche merito poetico , così 1' ho inferito
qui fotto*
Già di Dargo lagrimofa
Vien la fpofa:
Dargo è fpento; ed ella il fa.
Sull'Eroe ciafeun fofpira,
Ella il mira:
Infelice, e che farà?
Qual mattutina nebbia
Anzi a Dargo fvania cor fofeo e vile :
Ma
( C L X X X V I 1 I )
Ma l'anima gentile
Quali ad Orientai lucida Mia ,
Feafi all'apparir Tuo vivida e bella.
Chi era tra i garzoni il piti vezzofo ?
Mingala, Dargo il tuo diletto fpofo.
Chi tra i faggi fedea primo in configli© ?
Mingala, di Colante il nobil figlio.
Toccava la 'tua man l'arpa tremante,
Voce avei tu di venticello eftivo.
O crude! fera ! o fventurà'ta amante I
Piangete Eroi, Dargo di vita è privo.
Smorta è la guancia frefea e rofTeggiantey
Chiufo è quell'occhio sì vezzofo e vivo.
O tu più bello che del Sole i rai ,
Perchè sì torto, oimè, lafciata m'hai?
Era d' Adonfion bella la figlia
Agli occhi degli Eroi,
Ma fol Dargo era bello agli occhi fuoi»
Mingala, ahi Mingala,
Sola, mifera, fenza fperanza,
La notte s'avanza:
Del tuo ripofo il letto
Bella
( C L X X X I X )
Bella dove farà?
Nella tomba colà del tuo diletto.
Perchè t* affretti a chiudere
La cafa tenebrofa?
Ferma Cantore, attendila
L'addolorata fpofa.
Già già manca la voce foave,
Già già l'occhio è languido e grave.
Già '1 pie tremola e non può ftar ^
All'amato
Spofo a Iato
Va l'amabile a ripofar»
Udii la feorfa notte
Di Larto là nel maeftofo tetto-
Alte voci di gioja e lieti canti .
Ahi fventurati amanti!
Deferta è la magion , vedovo il letto*
Dolor v'alberga e tace :
Mingala in terra col fuo Dargo giace,
j. Molta fomiglian2a con quefìo luogo ha quello di Ome-
ro nel 23. dell'Iliade al v. 65. ove l'ombra di Patro-
clo comparifee ad Achille.
CO-
COLANTO
CUT O N A
( C X C I I I )
COLANTO E CUTONA;
ARGOMENTO.
f* Oìanto , o Conìatb y era il più giovine dei figli
di Morni , e fratello del famofo Gaulo . Era
egli innamorato di Cutona , figlia di Rumar , quan-
do Tofcar , Signore Irlande/è , figlio di Chinfena ,
accompagnato da Fercuth , fuo amico , giunfe daW
Irlanda a Mora y ove abitava Conlatb . Fu egli of-
pkalmente ricevuto , e fecondo il cojlume di que1
tempi fefteggiò tre giorni in cafa di Conlatb .
5" imbarcò nel quarto , e cojìeggiando ly Ifola dell'
onde , eli è probabilmente una deW Ebridi , vide Cu*
tona di era alla caccia . Se ne invagbì , rapilla ,
e la condu (fé feco nella fua nave . Il tempo burra-
feofo lo coflrinfe a dar fondo in un1 Ifola deferta ,
chiamata. Itona .. In quefìo frattempi Conlatb avver-
tito del ratto fi mife a infeguirlo , e sy incontrò con
luì , nel punto cby egli s* apparecchiava a far vela
Tom. IL N per
( C X C I V )
per la cofla d' Irlanda . 5" azziiffarono ajfieme , est
ambedue , injìeme coi loro feguaci rimafero morti fui
campo . Cutona non fopravviffe lungo tempo , poiché
il ter^o giorno morì dì dolore . Fingal effendo infor-
mato dell' infelice lor morte , inviò Sformai , figliuolo
di Mora» , per fepellirli , ma fi dimenticò nel tem-
po ijiejjo di fpedire un Cantore , acciocché cantaffe
V "Elegìa funebre fulle lor tombe . Lungo tempo dopo
V ombra di Coniato apparve ad OJJian , per folle-
citarlo a trafmettere alla pojìerità il nome di lui ,
e di Cutona , ejfendo opinion di que1 tempi , che /' a-
nime de' morti non poi off ero ejfer felici , finche un
Cantore non avea compojla la loro Elegia . Quefla
è la Jloria compiuta trafmejfaci dalla Tradizione .
Ojfian la riferifee in un modo affai tronco , e con
un di f or dine artifizjofo . Il Poema è qua fi intera-
mente "Drammatico , e pieno di novità , e d' entu-<
Jìafmo .
CO-
( C X C V )
COLANTO E CUTONA
N,
on intefi una voce? o fuono è quello
Dei dì che più non fon? fpeflfo alla mente
La rimembranza dei paffati tempi
Correr mi Tuoi , come all' occafo il Sole .
Il rumor della caccia entro il mio fpirto
Svegliali , e T afta col penììer follevo .
No non m' inganno : odo una voce • o figlio
Della notte * -, chi fei ? dorme la bafla
Stirpe mortai^ nelle mie fale è'1 filchio
Di mezza notte : farà forfè quello
Lo feudo di Fingal che ripercofìb
Eccheggia al vento : nella fala ei pende
N 2 Dalle
* Cioè , o tu che vai di notte . feia peritando che a quell'
Il poeta s'immagina da pei- ora ciaicim dormiva, lo
ma che il fuono venga da crede il fifehio del vento . *
una perfona vivente ! pò-
( C X C V I )
Dalle pareti , e di trattarlo gode
V ombra del padre . Ah sì, ti Tentò,, amico, *
Molto è. che lunge dagli orecchi miei i 5
Stette la voce tua : (opra il tuo nembo
Qual ragion ti conduce , o generofo.
Figlio di Morni? e dove fon gli amici
De' tempi antichi? e dove Ofcarre , il figlio
Della mia fama? ei folea ftarti apprendo 20
Quando forgea della battaglia il fuono,.
Ombra di Colanto,.
Dorme di Cona la foave voce
Nella fua fala romorofa? dorme
Oflìan tranquillo, e ftan gli amici intanto
Senza. Ponor dell' afpettata fama? 25
Volvefi il mar fopra P ofeura Itona , *
Né vede lo ftranier le noftre tombe»
E fino a quando dovrà ftar fepolta
E ino-
a Oflìait lo riconofee final- ima delle difabitate Ifole
mente per Coni irli . * Occidentali.
* I-thonn , /' lfola dd? onde ,
( C X C V I I )
E inonorata la memoria fiorirà,
Cantor di Selma?
Ossian»
Oh potefs'io vederti jo
Cogli occhi miei , mentre tu fiedi ofeuro
Nella tua nube ! or di , fomigli , amico ,
Alla nebbia di Lano, oppure ad una
Scolorita meteora? e di che fono
Della tua vefte i lembi? e di che fatto 35
E' l'aereo tuo arco? egli partidi
Nel nembo fuo , f.ccome ombra di nebbia »
Scendi dalla parete , arpa foave
Fa ch'io fenta il tuo fuon : forga la luce
Della memoria, e disfavilli fopra 40
L'ofcura Itona , onde vedere io poffa
Gli ertimi amici : ^cco gli amici io veggo
Nella fofeo-cerulea Ifola ; io feorgo
La caverna di Tona , ecco le piante
Tremanti al vento, e le mufeofe rupi. 45
N 3 P'ef-
( C X C V I I I )
Preflb mormora un rio; pende Tofcarre
Sopra il Tuo corfo; egli ha Fercuto accanto
Meilo , e dell' amor Tuo fiede in difparte
La vergine dolente , e piange , e geme .
M'inganna il vento? o le lor voci afcolto 50
Veracemente ?
TOSCARRE.
* Tempeftofa notte,
Notte atra: rotolavano le quereie
Dalle montagne -r il mare infili dal fondo
Rimeicolato dal vento mugghiava
Terribilmente, e l'onde accavallandoli 55
Le noltre rupi rieopriano, il cielo
Moftravaci la felce inaridita
Col fuo frequente balenar: Fercuto
Vidi lo Ipirto della notte b > ei flava
Mu-
ti Oflìan ha già deferitta Ja feia va riandando collo fpi»
Scena dell' azione . Ora s' rito la faa avventura amo-.
introduce Tofcar a rirkt- rofa » *
tere fopra la tempefta che b Uno di quei Spiriti che prò»
cominciava a celiare . Po- ducevano le tempefte .
C C X C 1 X )
Muto fopra la fpiaggia ; io ne diilinfi 60
Le lagrime; ei fembrava uom d'anni grave ì
E carco di penfier.
Fercuto.
Tofcarre , al certo
Quelli è tuo padre: ah ch'ei nella fua ftirpe
Qualche morte prevede ; in tale afpetto
Già , mi rimembra , ei fé vederli in Cromia 6 5
Pria che cadefle il gran Mornante a. Ullina ,
Ullina , o quanto graziofi e cari
Sono i tuoi monti, e le tue valli erbofè.
Sopra gli azzurri tuoi rufcelli fiede
Grato lìlenzio, e ne' tuoi campi è il Sole. 70
Soavixlìmo in Selama b a. fentiriì
E' il fuon dell' arpa , amabili e gioconde
In Cromia fon del cacciator le grida.
N 4 Noi
* Ma-ronnan , fratello di To- b Quefta non è quella Sela-
fcar . Il Traduttore polfe- ma , eh' era 1' abitazione
de un Poema intoruo la di Dartula . Vedi V Annot.
morte ftraordinaria diqueir al v. 81. di quel Poema.
Ere e .
(C C)
Noi nell'ofcura Itona or da temperie
Siamo accerchiati , il bianco capo inalza 7 5
L'onda fu i noftri maflì > e ftiam tremando
In negra notte involti.
Tosca rré.
Ove n'è ito*
Fercuto antico, il tuo guerriero ipirto?
Pur io fovente intrepido ti fcorfi
Entro i perigli; in mezzo alle battaglie 80
Vidi i tuoi fguardi sfavillar di gioja .
Ove n'è ito il tuo guerriero fpirto?
Sempre furo animofi ì noftri padri .
Va , guarda il mar che già cade e fi fpiana ,
Già cefTa il foffio tempeftofo , P onde 8 5
Tremolando diguazzanti, e del vento
Sembrano paventar : ma guarda il mare
Che già già s' abbonaccia : ecco il mattino ,
Che fulle rupi albeggia : in breve il Sole
Rifguarderà dall'Oriente in tutta 90
Delia
(CCI)
Della fua luce l' orgogliofa pompa.
Partendo da Colanto io veleggiava
Tutto feftofb, con placida auretta;
E ì' Ifola dell' onde corteggiava *
Ivi dell'amor fuo la verginetta * 95
Vidi i cervi feguir leggeramente
In cacciatoci fpoglie sgile , e ftretta .
Ella pareami raggio d'Oriente,
Ch' efee fuor Fuorà ;
E i nembi indora 100
Di luce amabiliflìma ridente*
Il nero crin fui petto le cadia ,
Piegava 1' arco,
Gentile incafeo,
Curvetta in atto pien di leggiadria. 105
Ella inoltrava il candidetto braccio,
E parea neve.
Che
a Dalle parole di Tofcar > l' innamorata di Conlath ;
pofte più fotto , al v. 141. e fembra che fapendolo egli
apparifee che Tofcar non fi farebbe attenuto dal ra-
fapeva che Cutona fotte pirla . *
( C C I I )
Che leve leve
Scende fui Cromia, e fi 'raifoda in ghiaccio.
Vieni all' anima mia, tolto 4jfs' io, 11©
Raggio d' amore ,
Vieni al mio core ,
Allo mio core eh' è tutto delio .
Ma ella ftafli meda , e non rifponde ,
Pende full' onde - e fi diflrugge in pianto , 115
Penfa a Colanto - e langue , e s' abbandona *
Dolce Cutona -« al duol che si ti sface ,
Troverò pace ?
Cutona.
Lungi dì qua mufeofa
Rupe fui mare incurvali • 120
D* antichi alberi ombrofa.
A' cavrioli è quella
Gradita folitudine ,
La gente Arven P appella .
Ivi all' aer di Mora 125
S* al-
(CCIIi)
S' alzan le torri, ivi '1 mio ben dimora.
Latta! che incerto ei palpita,
E fta guardando il mar,
Per difeoprir fé 1' unica
Sua dolce cura appar. 13©
Oimè che dalla caccia
Le figlie ritornarono.
Vede i lor' occhi turgidetti, e languidi:
E 1' amor mio dov' è?
Elle paflaron mefte , e non rifpofero: 135
Oimè, Colanto , oimè.
Se cerchi la mia pace ,
Straniero, in Arven col mio cor fi giace.
Toscarre.
E bene alla fua pace
Ritornerà Cutona ; 140
Ritornerà alle fale
Del nobile Colanto.
Ei di Tofcarre è amico;
Io
(CCIV)
Io fefteggiai tre giorni
All' ofpital fua menfa . 145
Venticelli d' Ullina^ o venticelli*,
Venite celeri,
Soffiate placidi ,
Rigonfiate le vele, e fofpingetele
Verfo PArveniè fortunate piaggic. ìjjo
Cutona in Mora
Ripoferà .
Dolente, e mìfero
Tofcar farà .
Ei fi ftarà foletto ì 5 5
Dentro ìa fua caverna,
Là nel campo nel Sole
II vento ad or ad or tra fronda e fronda
Mormorerà :
Egli alla voce tua dolce e gioconda ì 60
Penfando andrà .
Ei fìruggerafli in pianto j
Ella in braccio farà del fuo Colanto.
Cu-
e C C V )
C U T Q N A ..
Ohi oh! che nube è quella
Ch'io ravvifo colà? porta nel feno 165
L'ombre de' padri miei , veggo le falde
Delle lor vcfti , veggo
Che come azzurra nebbia » .... o Ruma , o Ruma ,
Quando deggio cader? Cutona afflitta
La fua morte prevede: ah mio Cotanto, 170
LaflTa , pria eh' io men vada %
Nella magione anguria
Per non tornar più mai ,
Caro, non ti vedrò, non, mi vedrai?
Ossian..
Sì ti vedrà, Cutona, ei già fen viene 175
Sopra il rotante mar , già pende ofeura
Sulla fua lancia di Tofcar la morte.
Al fianco ha una ferita ,
Ei ù' chiama, e l'addita.
Ve-
( C C V I )
Vedilo , vedilo, 180
Proftefo e pallido
Sullo fpeco di Tona.
Che fai? fu vietitene
Colle tue lagrime ,
Bella Cutona . 185
Ei ti fogguarda ancora ,
Piangi infelice il bel guerrier di Mora .
Comincia ad ofeurarfi nella mente
La vifione ; io più non veggo i duci .
Ma voi Cantori de' futuri tempi 190
Ricordate con lagrime la morte
Del nobile Colanto ; egli cadeo
Anzi la fua ftagion ; volle la madre
L'occhio al fuo feudo, e ravvifollo afperfo
Di nero fangue a : ahi che mio figlio è fpento , 195.
Diffe , e fonò l'alto fuo lutto in Mora.
E tu , bella Cutona ,
Pai-
a CredeVafi in que' tempi che di fangue nel punto della
le armi lafciate a cafa da- lor morte, per quanto gran-
ali Eroi , fi macchiartelo de forte la lor lontananza ,
( C G V 1 I )
Paliuktta ti (lai *
Sulla tua rupe appo gli eftinti duci.
Va la notte, e torna il giorno, 2«o
Tu d' intorno
Guardi, né v'ha chi la lor tomba inalzi.
Spaventati i corvi ftriduli
Da' tuoi gemiti fuggon via ;
Le tue lagrime, meda vergine, 305
Larghe fgorgano tuttavia*
Tu Tei pallido ,
Vifo candido ,
Già sì vago,
Come nuvola 210
D1 acqua turgida
Sopra un lago .
Vennero i figli del deferto, e morta z
La ritrovaro ; alzan la tomba ai Duci ,
Ella ripofa al fuo Colanto appreflb . 115
Colanto , or va ; la fofpirata fama
Già riceverti j non venirne , amico ,
Ne'
( C C V I I I )
Ne* fogni miei , dalla mia fala lungi
Scia la tua voce, onde la notte il Tonno
Scenda fulle mie ciglia.. Oh potefs' io 220,
Scordar gli amici eftinti , infin che 1' orme.
Ceflfan. de* palli miei, finché men vado
Ad unirmi con loro , e che ripongo
L' antiche membra, nel!' anguria caia «,
OS-
( C C I X )
OSSERVAZIONI.
9***9
1. T A fituazione di Cutona è fimile a quella di Ref-
J_j fa, P amica di Saule, che s' aflTife accanto i fuoi
tìgli dopo che furono impiccati dai Gabaoniti . Vedi
il 2. lib. dei Re e. zi. v. io.
2. Sembreranno ad alcuni itrane ed inverifrmrlr quefte
morti repentine prodotte dalla fola forza del dolore.
Ma il fecolo della morbidezza non è molto atto a
giudicar dello flato del cuore umano nei fecoli del-
la paff.one. Noi non abbiamo che i nomi dell'amo-
re e dell' amicizia : ma V idea, non che 1j realità
«li queui fentimenti , s' è quali del tutto perduta . *
Tom. II. O I CAN-
I CANTI
D I
SELMA.
( G C X I I I )
I CANTI DI SELMA,
Ar-gomento*
\^JJeftó Poema /iabili/ce /' antichità d% un co/lume
ricevuto ed o/fervato per molti [ecoli nel Settennio*
vie della Scoria , e neW Irlanda y e rischiara varj
luoghi dell'altre Poe/ìe. Nella Scoria e nel? Man*
da i Cantori in una Fe/la anniver/aria , ordinata
dal Re , o Capo di quelle nazioni , u/avano di ripe*
ter /biennemente i loro Poemi . Quelli che aveano il
pregio tra gli altri , e veniano giudicati degni d' e/*
fer conservati , sy infognavano diligentemente ai pie»
cidi figli , perchè in tal gui/a /afflerò tra/mejfi all-d
pojìerità . Una di quejìe occafionì /om mini/Irò ad Of-
fictn il /oggetto del pre/ente Poema. S'introducono hi
tjfo alcuni Cantori di Fingal , già morti , i quali
in una di quelle /e/le cantano alcune avventure dei
loro tempi,
V argomento del primo Canto è quejìo. Salgar e
Colma erano dite amanti \, ma di /amiglie nemiche %
Colma deliberò di /uggir/ene col /uo amante in una
determinata notte ^ e andò ad a/pettarlo /opra una
collina , ov> egli le avea promejfo di venire ad unirjì
con lei » Ma ejfendo/ì que/lo /centrato alla caccia
col /rateilo di Colma /opra un colle poco di/co/io da
quello ov' ella /lava ad a/pettarlo , appiccata/i Zuffa
O 3 tra
( C C X I V )
tm loro , Vcflawm ambedue v.ccifi qi'.afì' [otto gli oc*
chi di Colma .
1/ fecondo Canto è uti Elegia funebre in morte d"
Un certo Morar , uno dei loro Eroi .
Nel terreo sì introduce Armino , Signor di Gonna ,
a raccontar la morte di Daura e a"* Arindallo [noi
figli . Egli avea promeffa Daura in ifpofa ad Ar-.
miro , guerriero illujlre . Eratb nemico d' Armiro ,
traveflito venne [opra un legno a Daura , fingendo
d1 ejfer mandato dal fuo fpofo per condurla al luo*
go , ov egli flava ad attenderla , [opra una rup&
cinta dal mare . Condotta Daura colà , e trovandojl
tradita , quando già cominciava ad insorgere una
burrafea , diejji ad alta voce a chiamar foccorfo ..
Arindallo fuo fratello accorfe alle fue grida . Ma
giunto nel punto ifìejfo da mi altra parte lo fpofo
Armiro , e volendo fioccar l'arco contro di Eratb ,
colpì inavvedutamente Arindallo . Pofcia f alito fui
legno per Jalvar la fua Daura rejìò miferamente
affogato dalla tempefìa .• e Daura fpettatrice d? una.,
sì atroce Tragedia , morì di dolore .
Il Poema è interamente Lirico , ed ha una gran
varietà di verfi fi cagione. V invocazione alla /iella
notturna , con cui fi apre , ha tutta /' armonia che i
numeri poffhna dare / e i verfi f corrono con quella
delicata foavità che infpira una feena così piacevole,
della natura*
I CAN«
( C C X V )
I CANTI DI SELMA.
Ìtella maggior della, cadente notte
Deh come bella in Occidente fplendi!
E come bella la chiomata fronte
Moftrì fuor delle nubi , e maefìofa
Poggi fopra il tuo colle ! e che mai guati 5
Nella, pianura? i tempefìofi venti
Di già fon cheti , e '1 rapido torrente
S' ode foltanto ftrepitar da lungi r
Che con l'onde fonanti afeende e copre
Lontane rupi: già i notturni infetti io
Sofpefi flanno in fu le debili ale ,
E di grato fufurro empiono i campi.
E che mai guati , o graziofa flella ?
Ma tu parti e forridi : ad incontrarti
Corron Tonde feftofe , e bagnan liete 15
O 4 La
( C C X V I )
La tua chioma lucente . Addio foave
Tacito faggio ; ah disfavilli ornai
Nell'alma d'Offian la ferena luce.
Ecco già forge, ecco s'avviva: io veggo
Gli amici eftinti. Il lor congreffo è in Lora , 20
Come un tempo già fu : Fi rigai fen viene
Ad acquofa colonna fomigliante
Di denfa nebbia che fui lago avanza .
Gli fan cerchio gli Eroi : vedi con elfo
I gran figli del canto -, Ullin canuto , 2 5
E Rino il maeftofo, e '1 dolce Alpino '
Dall'armonica voce, e di Minona b
II
a Alpino ha la ftetfa radice
che Albione , o piuttofto
Albmo , antico nome della
Bretagna . Alp : paefe mon-
tuofo . Il nome prefente del-
la noftra Ifola ha la fua o-
rigine anch' elfo nella lin-
gua Celtica ; e coloro che
lo derivano da un' altra
danno a divedere la loro
ignoranza dell' antico lin-
guaggio del noftro paefe .
Bretagna , Breac' t t-i ligni-
fica Ifola V3ri$ - dipinta , co-
sì detta dall' afpetto del
paefe , dall' ufo che quella
nazione avea di dipingerà
o dalle loro vefti bifcolori
b Sembra da ciò che le don-
ne follerò animelle nell
dine dei Bardi . Elfe do
veano certo elfer partico-
larmente ammaeftrate nel
la mufica , poiché Oflian
non parla quafi mai d' una
dnnn?. fenza attribuirle un'
armonia diftinta di voce . *
< e e x v i i )
Il (bave lamento. Oh guanto, amici ^
Cangiati fiete dal buon tempo antico
Del convito di Selma, allor che infieme 30
Faceam col canto graziofe gare ,
Siccome i venticelli a primavera,
Che volando fui colle alternamente
Piegan l'erbetta dal dolce fufurro .
Suonami ancor nella memoria il canto , 3 5
Ricordanza foave : ufcì Minona ; *
Mi nona adórna di tutta beltade ,
Ma il guardo ha baffo , e lagrimofo il ciglio ,
E lento lento le volava il crine
Sopra V auretta , che buffando a feofle 40
Ufcia del colle. Degli Eroi nell'alma
Scefe grave triftezza , allor che fciolfe
La cara voce ; che di Salgar villa b
Speflb aveano la tomba, e'1 tenebrofo
Let.
» Offian introduce Minona ove i Bardi recitavano le
non nella leena ideale del- loro opere in prefenza di
la fua immaginazione j di- Fingal .
anzi deferitta , ma in un' k Sealg'-er Cacciatore .
annu» convito di Selma ,
( C C X V I I I)
Letto di Colma * dal candido feno. 45
Colma fola fedea fu la collina
Con la mufica voce : a lei venirne
Salgar promife , ella, attendealo , e intanto
Giù dai monti cadea la notte bruna.
Già Minona incomincia: udite Colma h 50
Qiiando {bla iedea fu la collina.
Colma.,
Ev notte : io fiedo abbandonata e fola
Sul tempeftofo colle : il vento freme
Sulla montagna, e romoreggia il rivo
Giù delle rocce , né capanna io veggo 5 5
Che dalla pioggia mi ricovri : ahi laffa !
Che far mai deggio abbandonata e fola
Sopra il colle de' venti? Luna, o Luna,
Spunta dalle tue nubi , ufeite o voi
Aftri. notturni, e coir amico lume 60
Me
a Cul-math donna dì b»lU ch'io- Minona mette in bocca di
ma . Colma . *
b Cioè , udite il canto che •.
( C C X I X )
Me conducete ove il mio amor ripofa
Dalle fatiche della caccia, fianco..
Farmi vederlo: l'arco Tuo non tela.
Giaccgli accanto, ed i feguaci cani.
Gli anelano all'intorno, ed io qui fola 65
Senza lui deggio fìarmi appo la. rupe
Deirumido rufcel ; fufurra. il vento,
Ipreme il rufcel , né poflb udir la voce
Bell'amor mio.. Salgar, mio ben, che tardi
La prometta a compir? l'albero è quello, 70
Quella è la rupe , e '1 mormorante rivo ,
Tu mi giurarli pur che con la notte
A me verrefti : ove fé' ito mai
Amor mio dolce? ah con che gioja adeiTo
Fuggirei teco ! tu fratel , tu padre , 75
Tu mi lei tutto « ; lungo tempo infieme
Furon
» X_,e parole precife deirOri-. fo ragionevole , Quello eli*
ginale fon quefte : Teco vo~ io loro ho dato , fé forfè
pilo fuggire 0 mio padre , non efprime il precifo, in-
teco 0 mio fratello dell' orno- tenciimento del Poeta , al-
glio . Confetto» eh' io non meno è chiaro, e conve-
io raccapezzarne alcun fon- niente . *
<*C C X X )
ìruroB nemiche le famiglie noftre,
Ma noi , caro > ma noi non fiam nemici •»
tefla , ò vento , per poco , e tu per poco
Taci* o garrulo rio ; laicia che s'oda 8v
-La voce mia , lafcia che m' oda il mio
Salgar errante : o Salgar mio rifpondi ,
Chiamati Colma tua : V albero è quello ,
Quefta è la rupe ; o mia diletta fpeme ,
Scn io , fon qui $ perchè a venir fei lento ? 8 5
Ecco forge la Luna , e ripercoiTa
L' onda rifplende ; le pendici alpine
;Già fi tingon d' azzurro , e lui non miro ;
Né de' fuoi fidi cani odo il latrato
Fcrìer della venuta: afflitta e fola '90
Deggio feder . Ma che vegg' io ? chi fono
Que' due colà fopra quell' alta vetta?
Son forfè il mio fratello , e 1' amor mio ?
Parlate amici miei: niifun rifponde ,
Freddo timor 1' alma mi ftringe : oimè 95
Elfi fon morti : dalla zuffa io veggo
Le
( C C X X I >
Le fpade a rofleggiar. Salgar, fratello,
Crudeli! ah mio fratello e perchè mai
Salgar mio m* ucciderti ? ah Salgar mio
Perchè m'hai dunque il mio fratello uccifo? ioo
Cari entrambi al mio cor: che dir mai poflb
Degno di voi? tu fra milP altri o Salgar
Bello fu la collina, e tu fra mille
Terribile, o fratel, nella battaglia.
Parlate, o cari, la mia voce udite 105
Figli dell' amor mio: laflfa, fon muti,
Muti per fempre, e fon lor petti un gelo. *
Ah per pietà dalla collina ombrofa ,
Ah dalla cima dell' alpeflre rupe,
Parlate , ombre dilette , a. me parlate r no
Non temerò : dove n' andafte , o cari >
A ripofarvi? in qual petrofa grotta
Tro*
» V Originale : freddi fono i finezza della lor carnagio-
lor petti di creta . Sarà que- ne • Ma quefta creta ap-
fta la creta fina che fi u- predò di noi non rappre-
fava nelle fepokure ; e il fenta che V idea d'una pen-
Poeta intenderà con ciò di tola . *
fpiegar la candidezza , e. la
( C C X X I I )
Troverò i cari corpi? Alcun non m? ode;
Né pur fi fente una fìochetta voce
Volar per 1' aere , che s' affoga 'e fperde 1 1 $
Fra le tempere del ventofo colle s
Mifera! io fiedo nel mio duolo immerfa
Fra le lagrime mie, fra' miei fofpiri ,
Ed attendo il mattino: alzate, amici >
La niella tomba agi' infelici eftinti , 120
Ma non la chiudali le pietoie mani
Finché Colma non vien ; via la mia vita
Fugge qual fogno: a che refrarne indietro.'*
Qui federommì a' miei diletti accanto ,
Lungo il rufcel della fonante rupe . 125
Quando fui colle (tenderà la notte
Le negre penne , quando il vento tace
Su T erte cime , andrà '1 mio fpirto errando
Per ì' amato aere , e dolorofamente
Piangerò i miei diletti: udrà dal fondo 150
Della capanna la lugubre voce
11 cacciator fmarrito, e ad un fol tempo
E te*
( C C X X I ì ì )
E temenza e dolcezza andragli al core.
Che dolcemente la mia flebil voce
Si lagnerà fopra gli eftinti amici , 135
Del £aro entrambi a lo mio cor sì cari.
Così cantarti , o figlia di Tormante a
Gentil Minona dal dolce rollbre .
Sparfe per Colma ognun lagrime amare ,
E 1' anime affali dolce triftezza . 140
Ùllin venne con V arpa , ed a noi diede
D' Alpino il canto *: era ad udir gioconda
D' Àlpin la voce , e ì' alma era di Rino
Raggio di foco , ma da lungo tempo
Giaceano entrambi nell' angufta cafa , 145
Né più fonava la lor voce in Selma .
Tornava un giorno dalla caccia Ullino
Pria che foflero fpenti , ed ei gì' intefe
Dal-
a Torman j figlio di Carthuì & Cioè , Ullino cantò full' ar-
Signor d' I-mora , una dell' pa una canzone da lui com-
Ifole Occidentali . Egli era pofta , nella quale s' inrro-
padre di Minona , e di Mo- duce Alpino , Cantor già
xar di cui fi parla ben ro- morrò , a far V elogio fu-
fto . nebre di Morar . *
(CCXXIV)
Dalla collina . Dolce sì , ma metto
Era il lor canto: effi piangean la morte 150
Del gran Moradde a tra' mortali il primo .
Ei l' alma all' alma di "Fingallo , e '1 brando
Aveva , Ofcar , mio figlio , al tuo limile .
Pure anch' egli cadeo : pianfene il padre,
E fur pieni di lagrime i begli occhi tjj
Della forella, di Minona gli occhi
Sorella fua di lagrime fur pieni .
Ella al canto d' Ullin ritorfe il volto ,
Né volle udirlo: tal la bianca Luna
Qualor prefente la vicina pioggia ióo
Tra nubi afconde la polita fronte .
Io toccai l'arpa accompagnando Ullino,
E incominciammo la Canzon del pianto .
Ri n o .
Già tace il vento , ed il meriggio è cheto ,
Cefsò la pioggia; diradate e fparfe 1^5
Er-
t Morar -, Mór - £r , utmo grande .
(CCXXV)
Erran le nubi, per le verdi cime
Lucido in fua volubile carriera
Si fpazia il Sole , e giù trafcorre il rivo
Rapido via per la fafTofa valle.
Dolce mormori, o rio; ma voce afcolto 170
Di te più dolce, ella è d' Alpin la voce,
Figlio del canto , che gli eftinti piagne .
Veggo P annoio capo a terra chino
E lagrimofo gli rofleggia il guardo.
Alpin figlio del canto, onde sì folo 175
Su la muta collina? a che ti lagni,
Come nel bofco venticello, o come
Su la deferta fpiaggia onda marina?
Alpino»
Quefte lagrime mie fgorgano, o Rino,
Pei prodi ertimi , e la mia voce è facra r8o
Agli abitanti della tomba. Grande
Sei tu fui colle , e bello fei tra i figli
Della pianura; ma cadrai tu fteffo
Tom. IL V Con
(CCXXVI)
Come Moradde , e falla tomba avrai
Pianti e lìngula : a quelli colli ignoto 185
Sarai per Tempre, e inoperofo l'arco
Dalle pareti penderà non tefo.
Tu veloce , o Morad , com' agii cervo
Sul colle, tu terribile in battaglia
Come vapor focofo; era il tuo fdegno 19C
Turbine , e '1 brando tuo folgor ne' campi .
Gonfio torrente in rovinofa piaggia
Parea tua voce, o tra lontane rupi
Tuon che rimbomba ripercoflb : molti
Cadder dal braccio tuo, confunti e fperfi 195
Del tuo furor nelle voraci fiamme .
Ma ceffato il furor , depofte l' armi ,
Come dolce e fereno era il tuo ciglio !
Sol dopo pioggia fomigliavi al volto,
Oppur di Luna graziofo raggio 200
Per la tacita notte, o cheto il vento
Placida limpidiflìma laguna.
Angufìo è ora il tuo foggiorno ; ofcuro
Di
( C C X X V I I )
Di tua dimora il luogo, e con tre pani
La tua tomba mifuro> o pria sì grande. 205
Son quattro pietre la memoria fola
Che di te refta , e un arbufcel già privo
Dell' onor delie foglie, e la lungh'erba
Che fifehia incontro '1 vento addita al guardo
Del cacciator del gran Morad la tomba. 210
Tu ie' umile, o Morad : tu non hai madre
Che ti compianga , o giovinetta fpofa ,
Che d'amorofe lagrime t'afperga.
Spenta è colei che ti die vita , e cadde
Di Morglano la figlia. E quale è quello 215
Che curvo pende fui bafton nodofo?
Chi è queft' uom che ha sì canuto il capo ,
Tremulo paflb , e roflfeggiante fguardo?
Moradde , egli è tuo padre, ahi l'orbo padre
Non d'altri figli che di te. Ben egli 220
Udì '1 tuo nome nelle pugne > ìntefe
De' nemici la fuga, ìntefe il nome
Del fuo Morad ; perchè non anco intefe
P 2 La
( C C X X V I I I )
La i'ua ferita? piangi, o padre, piangi
11 figlio tuo; ma il figlio tuo fotterra 225
Non t' ode più : forte è de' morti il fonno ,
E baffo giace il lor guancial di polve ..
Tu non udrai la voce fua , né quefti
Riiveglieraffi di tua voce al fuono.
E quando fia che fulla tomba fplenda. 23.G.
Giorno che delti addormentato fpirto?.
Addio più forte de' mortali, addio
Conquiftator nel campo; or non più.'l carmpc*
Ti rivedrà, né più l' ofeuro bofeo
Rifplenderà dal folgorante acciaro*. 23*
Prole non hai, ma fìa cuftode il canto-
Dei nome tuo, l'età future udranno
Parlar di te , vivrà Moraddc eftinto-
Neil' altrui bocche , e via di figlio in figlio
Tramanderai! l'onorato nome. 240
Tutti gemean, ma fovra ogn' altro Armino *
A co-
* Un Eroe. Quefti era capo Tfot» ezt."rra , che fi crede
o Regolo Hi Gorma , cioè efièr una dell' Ebridi .
( C C X X ì X )
A cotai voci , che nel cor fi (veglia
La rimembranza dell' acerba morte
Dell'infelice figlio, il qua! cadeo
Nei dì di giovinezza. A lui dappreflb 245
Sedea Cramof *', di Clamala eccheggiante
Cramoro il Sire. E perchè mai, difs' egli ,
Sulle labbra d' Armin fpunta il fofpiro?
Ecci cagron di lutto? amabil canto
L'anima intenerifee e riconforta» 1250
Simile a dolce nebbia mattutina
Che s' inalza dal lago , e "per la muta
Valle fi ftende s ed i fioretti e l' erbe
Sparge di foaviffima rugiada^
Ma il Sol s' inforza , e via la nebbia fgombra » 255
O reggitor di Gorma ondi-cerchiata ,
Perchè si mefto?
ÀRM1NO-
Mefto fon j né lieve
E' la cagion di mia triftezzà . Amico ,
P 3 Tu
« Cear - Jìi^r Uomo grande , e di color fofee ,
( C C X X X )
Tu non perdefU valorofo figlio,
Né figlia di beltà. Colgar, il prode zòo
Tuo figlio è vivo, ed è pur viva Annira ,
Vaga pulcella . Rigogliofi e verdi
Sono , o Cramoro , di tua ftirpe i rami ;
Ma della fchiatta fua l'ultimo è Armino.
* Daura, ofeuro è '1 tuo letto , oDaura , forte- 265;
E1 '1 ionno tuo dentro la tomba : e quando
Ti fveglierai con la tua amabil voce
A coniolar l'addolorato fpirto?
O forgete, foniate impetuofi
Venti d'Autunno fu la negra vetta ; 2j<x
Nembi o nembi affollatevi, crollate
L' annofe guercie; tu torrente muggi
Per la montagna, e tu paleggia o Luna
Pel torbid' aere, e fuor tra nube e nube
Moftra pallido raggio, e rinnovella 275
Alla mia mente la memoria amara
Di quell' amara notte , in cui perdei
I miei
« Si rivolge alla figlia morta »
( C C X X X I )
I miei figli diletti , in cui cadero
II poffente Arindal , 1* amabil Daura»
O Daura, o figlia, eri tu bella, bella 280
Come la Luna fui colle di Fura , *
Bianca di neve, e più che auretta dolce ►
Forte, Arindallc, era il tuo arco, e l'afta
Veloce in campo ; era a vapor full* onda
Simil Tirato fguardo , e negra nube 285
Parea lo feudo in procellofo nembo»
Sen venne Armiro il bellicofo, e chiefe
L' amor di Daura , né reftò fofpefo
Lungo tempo il fuo voto, e degli amici
Bella e gioconda rifioria la fpeme» 290
Fremette Erafto, che il fratello uccifo
Aveagli Armiro , e meditò vendetta »
Cangiò fembianze e ci comparve innanzi
Come un figlio dell'onda *: era a vederli
Bello il fuo fchifo ; la fua chioma antica 295
P 4 Gli
« Fuar-a , Ifoh fredda, b Come un nocchiero . *
( C C X X X I I )
Gii cadea fu le fpalle in bianca lifta ,
Avea grave il parlar , placido il ciglio .
O più vezzofa tra le donne , ei diflfe ,
Bella figlia d' Armin , di qua non lunge
Porge rupe nel mar, che fopra il dorfo 500
Porta arbufcel di roffeggianti frutta .
Ivi t'attende Armiro , ed io men venni
Per condurgli il fuo amor fui mare ondofo .
Credè Daura , ed andò : chiama , non fente
Che il figlio della rupe * : Armir , mia vita , 305
Amor mio, dove fei? perchè mi ftruggi
Di tema il core ? o d' Adanarto figlio ,
Odi , Daura ti chiama . A quelle voci
Fuggitine a terra il traditore Erafto
Forte ridendo . Effa la voce inalza , 310
Chiama il fratello, chiama il padre, Armino,
Pa-
a II Poeta intende il rimbal- Spirito eli* era nella rupe
zo della vo:e umana dalla iileff.i ; e quindi lo chia-
rupe . Il volgo credeva che mavano ?nac-talla , cioè , il
quefto ripercotimento del figlio che abita nella rupi .
luono , proveiùfle da uno
( C C X X X 1 I I )
Padre, Arindallo, alcun non m' ode? alcuno
Non porge aita all' infelice Daura?
Pafsò il mar la fua voce; odela il figlio ,
Scende dal colle frettolofo , e rozzo 3 1 5
In cacciatrici fpoglie ; appefi al fianco
Strepitavano i dardi , in mano ha 1' arco ,
E cinque cani ne feguian la traccia .
Trova Erafto fui lido, a lui s' avventa
E l'annoda a una quercia , ei fende invano 320
L' aria di ftrida k Sovra il mar fui legno
Balza Arindallo e vola a Daura. Armiro
Giunge in xpel punto furibondo, e 1' arco
Scocca , fifehia lo ftrale , e nel tuo core ,
Figlio , Arindallo , nel tuo cor s' infigge . * 325
Tu morirti infelice , e di tua morte
Ne fu cagion lo fcellerato Erafto .
S'ar-
a Convien fupporre o che À- V altro , o che quefto ac-
rindallo fofle poco difeofto ciecato dalla palfione pren-
da Erafto , e che Armiro defle Arindallo per Erafto
pieno d' agitazione colpitìe medefuno . *
involontariamente l'uno
per
( C C X X X I V )
S* arrefta a mezzo il remo; ei fu lo fcoglio
Cade rovefeio , fi dibatte , e fpira »
Qual fu, Daura, il tuo duol, quando mirafti 330
Sparfo a* tuoi piedi del fratello il fangue
Per la man dello fpofo? il flutto incalza,
Spezzafi il legno ; Armiro in mar fi fcaglia
Per faivar Daura, o per morir; ma un nembo
Spicca dal monte rovinofo , e sbalza 335
Sul mar, volvefi Armir, piomba, e non. forge.
Sola , dal mar fu la percoffa rupe
Senza foccorfo flava Daura, ed io
Ne fentia le querele; alte e frequenti
Eran fue ftrida ; V infelice padre 340,
Non potea darle aita » Io tutta notte
Stetti fui lido , e la feorgeva a un fioco
Raggio di Luna, tutta notte intefì
I fuoi lamenti ; ftrepitava il vento ,
Cadea a ferofei la pioggia» In fui mattino 345
Infiochì la fua voce, e a poco a poco
S' andò fpegnendo , come fuoi tra T erbe
Talor
(CCXXXV)
Talor del monte la notturna auretta.
Alfin già vinta da franchezza e duolo
Cadde fpirando, e te, mifero Armino, 350
Lafciò perduto : ahi tra le donne è fpenta
La mia baldanza e la mia pofla in guerra ,.
Quando il Settentrion |f onde follev£ ,
Quando fui monte la tempefìa mugge ,
Vado a feder fopra la fpiaggia , e guardo 355
La fatai roccia : fpaziar li miro
Mezzo nafcofti tra le nubi , infiemc
Dolce parlando : una parola , o figli ,
Pietà , figli , pietà * ■>■ paflan , né '1 padre
Degnan d'un guardo * . Sì, Cramor, fon mefto, 3 60
Né leve è le cagion del mio cordoglio.
Sì fatte ufciano dei Cantor le voci
Nei dì del canto, allor che il Re feftofo
Por-
0 L' Originale : nijfuno di voi b Così dovea fembrar ad Ar-
p urlerà con pista , o per pie- mino, perch' egli avea qual-
tà ? o niffun di voi col par- che nmorfo di non aver
larvai tnojlrerì d* aver pictì dato foccorfo alla figlia . *
di me? *
{ C C X X X V I )
Porgeva orecchiò all' armonia dell' arpa ,
E udia le gerla degli antichi tempi. 365
Da tutti i colli v' accorreano i duci
Vaghi del canto , e n' àveà plaufo e lodi
Di Cona il buon Cantor * , primo tra mille»,
Ma fiede ora V età fulla mia lingua ,
E vien manco la lena. Odo talvolta 3 7 a
Gli fpirti de' Poeti * , ed i foavi
Modi ne apprendo , ma vacilla e manca
Alla mente memoria : ho già dappreflb
La chiamata degli anni , ed io gì' intendo
L' un contro 1' altro bisbigliar pattando , 375
Perchè canta coftui? farà fra poco
Nella picciola cafa , e alcun non fia
Che col fuo canto ne ravvivi il nome*
Scorrete , anni di tenebre , feorrete
Che gìoja non mi reca il corfo voftro . 380
S'apra ad Oflian la tomba, or che gli manca
L' an*
a Oflian .
ir Già morti : i Ganti delle loro ombre . *
(CCXXXVII)
L' antica lena : già del canto i figli
Ripofan tutti: mormorar s' afeoka
Sol la mia voce , come roco e lento
Mugghio di rupe, che dall'onde è cinta, 3 $5
Qiiando il vento cefsò : la marina erba
Colà fufurra , ed il nocchier da lunge
Gli alberi addita } e la vicina terra »
CAR.
CARTONE.
C e e x l i y
CARTONE.
ARGOMENTO.
A,
. L tempo di Cornai figlio di T rat al ' , e padre
del famofo Fingal , Clejfamorre figlio di Tuda , e
fratello di Morna madre di Fingal , fu fpinto dal-
la tempefla mi fiume Clyde , o Cinta , fulle rive
del quale flava Baie luta , città che apparteneva ai
Britanni di qua dal. muro . Egli, fu ofpit al mente ri'
cevuto da Reut amiro , cti era il Re , o Signore del
luogo , e w' ebbe in moglie Moina , unica figlia di
quel Re . Reuda figlio di Cormo > ctì era un Signore
Britanno innamorato di Moina , venne m cafa di
Reutamiro , e trattò aspramente Clejfamorre . Vennero
alle mani , e Reuda reflò uccifo . I Britanni del fuo
feguito fi ri voi fero tutti contro dì Clejfamorre , a ta-
le cti egli fu cojlretto a gettarji nel fiume , e ri-
covrarft a nuoto nella fua nave . Spiegò le vele. ,
ed effendogli il vento favorevole , gli venne fatto
di ufeir in mare . Tentò piìt volte di ritomarfene ,
e di condur feco in tempo di notte la fua diletta
Moina , ma rifpinto fempre dal vento , fu forcato a
defiflere . Moina lafciata gravida diede alla luce un
fanciullo , e da lì a poco morì . Reutamiro impofe
Tom. IL Q_ al
( C C X L II )
mi fanciullo il nome di Carthon , cioè mormorio d'
onda , in memoria della tempe/la , che , come crede-
vafi , avea fatto perire fuo padre . Avea Cartone ap-
pena tre anni , quando Cornai padre di Fingal in una
delle fue /correrie contro i Britanni , prefe ed abbru-
ciò Balcluta . Reutamiro fu ucci/o in battaglia , e
Cartone fu trafugato dalla nutrice eòe fi rifugiò neW
interno della Bretagna . Cartone fatto adulto deliberà
di vendicare la dijìrwzfone di Balcluta [opra la pò*
Jlerità di Cornai . Fece vela colle fue genti dal fiu-
me Cluta , e giunto fulla cojìa di Morven , abbattè
fui le prime due dei guerrieri di Fingal: finalmente
venuto a /ingoiar battaglia con Clejfamorre /uo pa-
dre , da lui non cono/ciuto , refìò da quello mi/era"
mente ucci/o . Quefla è la Storia che /erve di fon-
damento al prefente Poema ; il quale contiene la /pe-
dazione e la morte di Cartone . Le co/e antecedenti
vengono artifixjo/amente raccontate , come per e pi/odio j
da Clejfamorre a Fingal . Il Poema fi apre la notte
precedente della morte di Carton , mentre Fingal tor-
nava da una /pedi'zjone contro i Romani /labiliti
fieli* Inghilterra. E indirir^ato a Malvina figlia di
To/car , e moglie di O/car figlio del Poeta .
» « » * »
* * » *
» * »
* *
CAR-
(CCXLIII)
CARTONE.'
* » * * *
O torie de' prifchi tempi , e forti fatti
Il mormorio delle tue onde o Lora ,
Mi rifveglia nell'alma, e dolce, o Garma , A
E' a quell'orecchio de' tuoi bofchi il fuono.
Malvina, vedi tu quell'alta rupe 5
Che- al cielo inalza la petrofa fronte?
Tre pini antichi cogli annofi rami
Vi pendon fopra , ed al fuo pie verdeggia
Pianura angulla : ivi germoglia il fiore
Della montagna, e va feotendo al vento io
Candida chioma ; ivi foletto ftaffi
L' ifpido cardo : due mufeofe pietre ,
Mezzo afeofte fotterra , ai riguardanti
Segnan quel luogo : dall' alpeltre balzo
Q_ 2 Bie-
a Garmallar » Monte in Lora .
( C C X L I V )
Bieco il fogguarda il cavriolo, * e fugge 15
Tutto tremante, che nell'aere ei feorge
La pallici* ombra eh' ivi a guardia fiede ,
Però che là nella, riftretta valle
Dell'alta roccia, ineccitabil fonno
Donnon l'alme de' grandi : or odi, origlia, 20
Storie de' prilchi tempi e forti fatti .
Chi è coftui , che dall' cftrania terra ^
Vien tra' fuoi mille? lo precede il Sole,
E fgorga lucidiamo torrente
Innanzi ad eflb, e de' fuoi colli il vento- 25
Vola incontro ai fuo crin : forride in calma
Placido il volto, come fuole a fera
Raggio che fuor per V azzurrino velo
Di vaga nuvoletta in Occidente
Guarda di Cona fu la muta valle. 3 a
Chi , fuorché il figlio di Comalló , il prode
Di
a Si credeva in que' tempi , b Fingal era di ritorno da
che i cervi , e i cavrioli una fpedizione contro i Ro~
vedeilero 1' ombre dei mor- mani .
( C C X L V )
t)i Mqrven Re dai glorio fi fatti ?
Ei vincitor ritorna , e i colli fuoi
Di riveder s'allegra, e vuol che mille
Voci fciolganfi al canto :
* Alfìn fuggirle 3 5
Audaci figli di lontana terra
Domati in guerra -- lungo i campi voftri
Dai brandi noftri , -- e con dolor profondo
11 Re del mondo -- che la ftragge or fente
Della fua gente , ** ed il fuo feorno vede , 40
La guancia fìede , — e giù balza dal foglio ,
Roffo d'orgoglio -- il fero fguardo gira,
Lampeggia d' ira — a fuoi danni penfando ,
E indarno il brando -- de fuoi padri afferra .
Euggifte o figli di lontana terra. 4 5
Sì parlaro i Cantor, quando alle mura
Giunfer di Selma : fcintillaro intorno
Mille tolte ai ftranrer candide luci . *
Q. 3 si
a Quefto è il canto dei Bar- h Probabilmente candele di
di per la vittoria di Fin- cera .
gal .
( C C X L V I )
Si diffonde il convito, e in fefte e canti
Paflfa la notte. Ov'è, Fingallo efclama, 50
Il nobil Cleffamorre •? ov'è 1 compagna
Del padre mio? perchè non viene anch' egli
Il giorno a fefteggiar della mia gioja?
Ei fulle rive del fonante Lora
Vive mefio ed ofeuro : eccolo, ei feende 55
Dalla collina ; e nelle vecchie membra
Porta frefeo vigore , e par deftriero *
Cui feofle al vento le lucenti giubbe
Sferzan le fpalle , Oh benedetta l'alma
Di Cleffamorre ! e perchè mai sì tardo ó'o
Giungiti in Selma? Ah tu ritorni, ei difle ,
In mezzo alla tua fama, o duce invitto.
Tal , mi rimembra , era Comallo il padre
Nelle battaglie giovenili : infieme
Spef-
0 Cleflam-mhor forti fatti * i lettori qual fenfo ragio»
b NcT originale : come un de- nevole poifa trarli da quel-
flriero nel fuo vigore che tro- le parole che trova ec. Io
va i fuoi compagni nel ven- le ho tralafciate come am-
licello , e fcuote al vento i biglie, e poco importanti . *
fuoi lucidi crini . Veggano
(CCXLVII)
Speflb varcammo de' fìranieri a danno 6 5
Le fponde del Carron , né i brandi aoftri
Tornar digiuni di nemico fangue y
Né il Re del mondo ebbe eaglon di gipja.
Ma perchè rammentar battaglie e fatti
Di giovinezza? i miei capelli ornai 70
Fanfi. canuti, la mia man fi fcorda
Di piegar l'arco, e l' infiacchito braccio
Inalza afta più lieve. Oh fé tornaffe
La mia frefchezza , ed il vigor primiero
Nelle mie membra, come allor ch'io vidi y%
Il bianco feno di Moina ar e gli occhi
Nero-cerulei! (e in quello dir fui labro
Spunta un fofpiro.) Allor Fingali© a lui:
Narraci , diffe , la pietofa iftoria
De' tuoi verd' anni . Alta meftizia , amico , 8*
Fafcia il tuo fpirto , come nebbia il Sole :
Son fofchi i tuoi penfier; folingo e muto
Q. 4 Luti»
0 Anche quello nome è d' origine Gallica , come gli altri
di quefti Poemi »
(CCXLViìi)
Lungo il Lora ti ftai ; di fgombrar tenta,
Sfogando il tuo dolor , della triftezza
La negra notte che i tuoi giorni ofcura . 85
a Era , quei ripigliò , ftagion di pace ,
Quando mi prefe di mirar talento
Le di Barcluta * torregianti mura .
Soffiava il vento nelle bianche vele ,
E '1 Cinta * aperfe alla mia nave il- varco. 90
Cortefe ofpizio nel regale albergo
Ebbi tre dì di Rotamiro , e vidi
Vidi quel raggio d' amorofa luce
La figlia fua . N' andò la conca in giro
Portatrice di gioja ; il vecchio Eroe 95
Diemmi la bella : biancheggiava il petto ,
Come fpuma full' onda; erano gli occhi
Stelle di luce, e fomìgliava il crine
Piuma di corvo ; era gentile e dolce
Quel
0 Bal-clutha , la città del Cly. de . Quefto termine {igni-
te , probabilmente V AIclu- fica pìsirarfì , alludendo al
ta di Beda . corfo fleffiiofo di quel fiu-
h Cintila, o fiaCIliatli, no- me. Da Clutha , deriva il
me Celtico del fiume Cly- Ato nome Latino Ciotta .
< C C X L I X )
Quel caro fpirto : amor mi fcefè all'alma ìqo
Profondamente , ed al fbave afpetto
Sentia ftemprarfi di dolcezza il core .
Giunfe in quel punto uno flranier , che ambiva
Di Moina l'amor; parlommi alterò;
E la man nel parlar correagli al brando. 105
Ov'è, difs'egli, l'inquieto errante *
Figlio del colie, ov'è Comallo? ei certo
PoCo lungi efler dee , poiché sì ardito
'Qua s' inoltra coflui . Guerrier , rifpofi ,
L'alma mia d'una iuce arde e sfavilla 110
Ch' è propria fua , né la mendica altronde .
Benché i forti fien lungi , io fio fra mille ,
Né m'arretro al cimento» Alto favelli
Perchè folo fon io ; ma già l' acciaro
3 Mi trema al fianco , -e impaziente agogna 1 1 5
Di
a La parola che qui fi tra- Era quefto un nome obbro-
duce per inquieto errante , briofo importo dai Britann^
neir originale è Scuta , dal ai Caledonj , a cagione delle
qual termine i popoli deU continue (correrie eolle cjua-
la noftra provincia ebbero li infettavano le loro terre .
la denominazione di Scoti .
(C C L)
Di fcintillarmi nella man: t'accheta,
Non parlar di Cornai , figlio fuperbo
Del ferpeggiante Cluta. A cotai detti
Tutta la poflfa del feroce orgoglio
Sorfe contro di me; pugnammo, ei cadde *2 a
Sotto il mio brando: al fuo cader le rive
Sonar del Cluta e mille lancie a un punto
Splender io vidi, e mille fpade alzarli.
Pugnai , fui vinto; io mi slanciai nell'onda,
Spiegai le vele , e in mar mi fpinfi : al lido 123
Venne Moina, e mi feguia cogli occhi
Roffi di pianto, e verfo me volava
Sparfa al vento la chioma ; io ne fenda
Le amare ftrida , e già più volte il legno
Di rivolger tentai: prevalfe il vento. 13©
Né più il Cluta vid* io, né il eandidetto
Sen di Moina ; ella morio , m' apparve
La beli' ombra amorofa : io la conobbi
Mentre veniane per l'ofcura notte
Lungo il fremente Lora , e parea Luna 4 135
Te.
(CCLI)
Tede rinata , che traluce in mezzo-
Di denfa nebbia , allor cbe giù dal cielo
Fiocca fpeflfa la neve in larghe falde,
E '1 mondo retta tenebrofo e muto .
Tacque, ciò detto, e a' Tuoi Cantor rivolto 140
Diflfe F alto Fingal : Figli del canto , a
All'infelice e tenera Moina
Lodi teflete, e coi leggiadri verfì
La bell'ombra invitate ai noflri colli ,
Ond' ella pofla ripofarfì accanto 145
Alle di Morven rinomate belle ,
Raggi Solari dei pafiati giorni
E dolce cura degli antichi Eroi»
Vidi Barcluta anch' io , ma fparfa a terra , 5
Rovine, e polve: ftrepitando il foco 150
Signoreggiato avea per F ampie fale y
Né
» Neil' originale quefto Poe- è quefta Canzone di Fingal.
ma ha per titolo Duan n% Quello Re vien celebra-
nlaoi , cioè il Poema degl* to dagli ftorici Irlandefi
Inni ; e ciò probahilmente non meno pel fuo genio
a cagione delle lue molte Poetico , che per le fue leg-
digrefìioTii , che fono tutte gi , e per la prefcienza dei-
in metro lirico , ficcome Io le cofe future .
( 'Ceni)
ÌSTè più città , ma d* abitanti mutò
Era deferto : al rovinofo fcrollo
Delle lue mura , avea cangiato il Cfuta
L' ufato corfo : il folitario cardo 155
Eifchìava al vento per le vuote cafe ,
Ed affacciarti alle feneftre io vidi
La volpe, a cui per le mufcofe mura
Folta e lungh'crba iva ftrifciando il volto.
Ahi di Moina è la magion deferta, i'óó
Silenzio alberga nei paterni tetti.
Sciogliete il canto del dolore , o vati %
Su i miferi ftranieri : elfi un fol punto
Prima di noi cadéro , un punto poi
Cadrem noi pur, si cadrem tutti . Origlio 105
Dei giorni alati * , a che le fale inalzi
Pompofamente ? oggi tu guardi altero
Dalle tue torri: attendi un poco, il nembo
Piomberà dal deferto ; ei già nel vuoto
Tuo cortil romoreggia, e fifchia intorno 170
Al
* O uomo figlio del tempo , cioè mortale »
( C C L I I I )
Al mezzo infranto e vacillante feudo.
Ma piombi il nembo : e che farà ? famofì
Fieno i dì noftri ; del mio braccio- il fegno
Starà nel campo , e andrà '1 mio nome a volo
Su le penne dei verfi : alzate il canto ,. 175
Giri la conca , e la mia fala eccheggi
Di liete grida. O tu celefte lampa-,
Dimmi, o Sol, cefferai? verrai tu manco
godente luce ? ah. s' è preferite© il fine
Del corfo tuo, fé tu rifplendi a tempo T 180
Come Fingallo, avrem carriera, o Sole,
Di te più. lunga, e l'alta gloria noftra
Sorviverà nel mondo ai raggi tuoi»
Cosi cantò l'alto Fingallo: i mille
Cantori fuoi da'lor fedili alzarli, 183
E s' affollaro ad afcoltar la voce
Del loro Re , che fomigliava al fuono
Di mufic'arpa, cui vezzeggia auretta
Di primavera . Eran leggiadri e dolci ,
Fingallo, i tuoi penfieri: ah perchè mai i$q
OiTian
( C C L 1 V )
Offian da te la gagliardia non traflfe
Dell' alma tua ? ma tu (lai folo , o padre >
E qual altro ©feria portili accanto?
Pafsò in canti la notte, e '1 dì rifulfe
Sulla lór gioja ; già le grigie cime 193
Scopron le rupi , al loro pie da lungi
Rota P onda canuta , e in lievi crefpe
L' azzurra faccia forridea del mare .
S' alza nebbia dal lago , è in sé figura
torma di veglio: le fue vafte membra 20®
Lentamente s* avanzano fui piano,
A paffi no, che la reggeva un'ombra
Per mezzo all'aria; nella regia fala
Entra di Selma e fi difeioglie in pioggia
Di nero fangue 6. Il Re fu '1 fol che feorfe 205
L'orrido obbietto, e prefagì la morte
Del popol fuo. Tacito ei forge e afferra
L' afta del padre : gli fremea fui petto
Ferrato usbergo ; ergonfi i duci e muti
Si rifguardan l'un l'altro, e fpiatìo intenti 210
Del
( C C L V )
Del Re gli fguardi: a lui pinta fui volto
Veggon la pugna , full' acuta lancia
Scorgon la morte dell'armate intere.
Mille feudi impugnarfi , e mille fpade
S' imbrandirò ad un punto , e Selma intorno 215
Suona d' arme e sfavilla : urlano i cani ,
Non refpirano i duci , e in aria l'afte
Sofpefe {tanno > e nel Re fitti i fguardi *
Q di Morven , difs' ei , figli poffenti ,
Tempo or non è di ricolmar la conca 210
Giojofarnente : fopra noi s' abbuja
Afpra battaglia , e fu Ile noftre terre
Vola la morte . A me 1' annunzio amica
Ombra recò : vien lo ftranier dal mare
Fofco - rotante , che dall' onde il fegno 225
Venne del gran periglio. Ognuno impugni 7
La poderofa lancia , ognuno al fianco
Cinga il brando paterno ; ad ogni capo
Il nero elmo s' adatti , e in ogni petto
Splenda ì usbergo : fi raccoglie e addenfa 230
Co-
C C C L V \ )
Come tempefta , la battaglia , e in breve
Udrete intorno a voi 1' urlo di morte ..
Moflfe T Eroe delle fue iquadre a fronte.
Simile a negra nube , a cui fa coda
Verde ftrifeia di foco , allor che in cielo 2 3 gì
S' alza di notte , ed il nocchier prevede.
Vicino nembo . Si riflette I? ofte
Sopra il giogo di Cona » e lei dall' alto
Le verginelle dal candido feno
Rimirano qual bofeo : effe la mofte 24.0
Preveggon già dei garzonetti amanti ,
E paurofe guardano fui mare.
E fanfi inganno ;, ad ogni candid' onda
Credon mirar le biancheggianti vele
Degli ftranieri, e filile fmorte guancie 245
Stannofi 1' amorofe lagrimette .
Sorfe dal mare il Sole , e noi feoprimmo:
Lontana flotta : lo ftranier fen venne ,
Come dall' Oceàn nebbia , fui lido
Balza la gioventù: fembrava il Duce 250
Cer-
(CCLVII)
Cervo in mezzo al fuo gregge ; afpcrfo d' oro
Folgoreggia lo feudo , e maeftofo
S' avanza il Sir dell' afte; avviali a Selma,
Seguonlo i mille Tuoi . Vattene , Ullino ,
Col tuo canto di pace al Re dei brandi , 255
Diffe Fingal , digli che fiam poffenti
Nelle battaglie , e dei nemici noftri
Molte fon 1! ombre; ma famofi e chiari
Son quei che fefteggiar nelle mie fale .
* Elfi de' padri miei inoltrano l'arme 160-
Nelle terre ftraniere , e lo ftraniero
N' ha meraviglia , e benedetti , ei grida ,
Sien di Morven gli amici: i noftri nomi
Suonati da lungi , e ne tremaro in mezzo
Dei popoli foggetti i Re del mondo. 265
Ullino andò col fuo canto di pace ,
E fopra P afta ripofofii intanto
Tom. IL. R L'alto
e Coftumavano gli antichi renti famiglie , come mo
Scoti di cambiar arme coi nutrienti dell' amicizia che
loro ofpiti , e quefV arme fuflifteva tea' loro antenati .
fi confervavano nelle diffe-
C C C L V I I t )
'V alto Fingallò : ei fcintillar nell1 armi
Vide il nemico , e benedifle il figlio
Dello (tranier . Prole del mare, ei di (Te , -270
Deh come arieggi maeftofo e bello:
Raggio di forza che ti fplende al fianco
E' la tua ipada , e la tua lancia un pino
Sfidator di temperie , e della Luna
Lo feudo uguaglia il variato afpetto £75
In ampiezza e fplendor : vermiglia e frelca
La faccia giovenil , morbide e lifeie
Sono le anella della bruna chioma .
Ahi , ma cader poria si bella pianta ,
E la memoria fua fvanir per fempre. 280
Trilla farà dello ftranier la figlia ,
E guarderà fui mare : i fanciulletti
Diran tra lor , Nave vediamo , oh ! nave .'
Quefto è '1 Re di Barcluta : il pianto corre
Agli occhi della madre, e i fuoi penfieri 285
Sono a colui che forfè in Morven dorme.
Sì diMe il Re, quando a Canon dinanzi
( C C L I X )
Sen giuilfe Ullin , gettò la lancia a terra,
E così fciolfe della pace il canto .
Vieni alla feria di Fingallo, oh vieni 290
Figlio del mar : vuoi del regal convito
Venirne a parte , o follevar ti piace
L' afta di guerra ? de' nemici noftri
Molte -fon V ombre ; ma fiimofi e chiari
'Gli amici fon della Morvenia ftirpe . 2 e? 5
Mira , Carton , quel campo : ivi s' inalza
Verde collina con mufeofe pietre
E fufurrante erbetta , ivi le tombe
Son dei -nemici di Fingallo invitto ,
Audaci figli del rotante mare. 300
O , rifpofe Carton , dell' arborofa
Morven Cantor , che parli ? a cui favelli ?
Forfè al debol nell' armi ? è la mia faccia
Pallida per timor , figlio canuto
Del pacifico canto? e perchè dunque 305
Penfi il mio fpirto d' atterrir , memorando
Le morti altrui? fé di sé prova in guerra
R 2 Spef-
iCCLX)
Spetta il mio braccio , e la mia fama è nota I
Vanne a' fiacchi nell' armi ; ad effi impera
Di cedere a Fingal : non vidi io forfè 310
L' arfa Barcluta ? e a fefteggiar, andronne
Col figlio di Cornai? col mio nemico?
Mifero! io non fapea fanciullo allora
Per che acerba cagion dal mefto ciglio
Delle vergini afflitte e delle fpofe 3 1 5
Sgorgale il pianto, e s' allegravan gli occhi
Nel mirar le fummofe atre colonne
Ch' alto s' ergean fu le diftrutte mura ..
Spettò con gioja rivolgeami indietro ,
Mentre gli amici, diffipati e vinti 320
Lungo il colle fuggian : ma quando giunfe
L' età di giovinezza , e '1 mufeo io vidi
Dell' atterrate mura , i miei fofpiri
Ufciano col mattino, e con la fera
Da queft' occhi feendean lagrime amare. 325
Né pugnerò , meco difs' io , coi figli
De' miei nemici ? né farò vendetta
Dell'
( C C L X 1 )
Dell' a r fa patria? Sì, Cantor , battaglia
Voglio i battaglia , che nel petto io lento
Già palpitar la gagliardia dell' alma; 330
Strinferfi intorno dell' Eroe le fquadre ,
E fi fnudar le rilucenti fpade .
Qual colonna di foco in mezzo ei ftaffi :
Tralucongli le lagrime fugli orli
Mezzo afeofe degli occhi: ei volve in mente 335
L' arfa Barcluta , e 1' impeto dell' alma
Sorge affollato, e balza fuor; la lancia
Tremagli nella deftra , e pinta innanzi
Lo Iteflb Re par che minacci. Oh, difle
Il nobile Fingal , degg' io sì torto 3^0
Farmegli incontro , ed arredarlo in mezzo
Del corfo fuo , prima che in fama ei falga ?
Ma dir poria nel rimirar la tomba
Dell' eftinto Carton , futuro vate ì
Fingal co' fuoi 1' alto garzone oppreffe 343
* Pria eh' ei falilfe in rinomanza e in fama .
R 3 No,
a U originale : before the nohls CntLon fell , *
( C C L X I I )
No, futuro Cantor, no,, di Fingailo
Non fremerai la gloria : i duci miei
Combatterai! col giovinetto, ed io
Starò la pugna a riguardar: s1 ei vince 3-5^
lo piomberò nel mio vigor, limile
Alla corna del ■ romorofo Lora ...
Chi primo il figlio del rotante mare
Miei Duci, affronterà? molti ha fui lido
Prodi guerrieri, e la fua lancia è forte. gfe;-$
Primo nel fuo vigor forfè Catillo *•
Pcfìfente figlio di Lormar ; trecento
* Giovani lo feguian , prole animofa
Del fuo flutto natio: fiacco è ■'! fuo braccio
Contro Cartone; i fuoi fuggirò, ei cadde., róc
Scefe Conallo c e rinnovò la pugna,
Ma'
* Cath-Imil j P occhio della Io • fteiFò Cannai, che ac-
battaglia . compagno Fingal nella fua
b Si vede da cjuefto pafTb , f predizione contro Svarano .
che i Ciani s' erano già fìa- Egli è famofifiìmo beli' an-
biliti ai tempi di Fingal , riche Poefie per la fua pru-
benchè non follerò fui ino- denza e valore . Suffifte an-
dell'o delle prefenti tribù «ora prefentementé nel Nord
nel Nord della Scozia . una picciola tribù che pre-
t Quefto dovrebbe efìerc cpel- tende difeeuder da lui .
( e e l x i r i )
Ma fpezzò l'afta poderofa : avvinto
Giace nel campo , i .fuoi Cartone ìntfegtìe*
Clefiamor,. difle il Re, dov' è la lancia
Del tuo vigor? puoi tu mirar ferra! ira 365
Conallo avvinto , il tuo Conallo , all' acque
Del patrio Lora? ah ti rifveglia , e forgi
Nello fplendor del tuo pofìfente acciaro ;.
Tu di Conallo amico, e fa che fenta *■
Il giovinetto di Barcluta altera 370
Tutta la pofia del Morvenio fangue .
S' alza 1' Eroe , cinge 1' acciaro , impugna
Lo feudo poderofo ; «fee crollando
Il crin canuto , furibondo , e pieno
Della baldanza del valore antico. 375
Stava Carton full' alta roccia ; ei vide
Apprettarli il guerriero : in lui &' affifa .
Piacerli la terribile del volto
Sererucade , e in canutezza antica
R 4 H
* Fingal non fapeva allora che Carthon fofle figlio di CleP-
faraorre .
(CCLXIV)
Il vigor giovenil . Degg' io , difs'egli ^ 380
Quell' alla follevar che non colpifce
Più che una volta? o falverò piuttofto
Con parole pacifiche la vita
Del vecchio Eroe ? fta maeftà ne' fuol
Paffi fenili, e de' fuoi giorni fono 385
Amabili gli avanzi . Ah forfè quefto
E l'amor di Moina, il padre mio.
Più volte udii ch'egli abitar folea
Lungo il Lora eccheggiante . Ei sì parlava ,
Quando a lui giunfe Cleflamorre , ed alto 390
Sollevò la fua lancia ; il giovinetto
La ricevè fopra lo feudo , e a lui
Volfe così pacifiche parole .
Dimmi guerriero dall'antica chioma,
Mancan giovani forfè alla tua terra 395
Che impugnìn l'afta? o non hai figlio alcuno
Che in foccorfo del padre alzi lo feudo ,
E della gioventude il braccio affronti?
Non è più forfè del tuo amor la fpofa?
O Gè-
(CCLXV)
O fiede lagrimofa in fu la tomba 400
De' figli fuoi? Deh dì, fareftu mai
Un dei Re de' mortali a ? e fé tu cadi
Qual fìa la fama del mio brando? Grande >
Figlio dell' alterezza , a lui rifpofe
L'eccelfo Cleflamor : famofo e noto 405
In guerra io fon , ma ad un nemico il nome b
Non fcoperiì giammai . Figlio dell' onda s
Cedimi, e a'ior faprai che in più d'un campo
Rimafe impreflb del mio braccio il legno.
Ch'io ceda, o Re dell'alte? allor foggiunfe 41©
Del giovinetto il generofo orgoglio .
Io non ceffi giammai : fpeflb in battaglia
Ho pur io combattuto j e vidi l'ombra
£>;
* Uno dei Capi di tribù , o pioni foffe paffata qualche
uno dei più famofi guer- relazione d' amicizia , cef-
rieri . fava immediatamente la
h Lo fvelare il proprio no- battaglia , e fi rinnovava
me al fuo nemico , in que' l1 antica benevolenza delle
tempi d'Eroifmo, riputa- famiglie. Quindi uomo c£t
vari futterfugio per non [vela il fuo nome al nemico ,
combattere : poiché quando era anticamente un termi*
veniva a fcopnrfi che tra ni ingiuriofo per efprims*
gli antenati de1 due cani- re un, codardo .
( C C L X V ì )
Di mia fama futura : o de' mortali
Capo , non mi ipregiar : forte è '1 mio braccio ,415
Forte la lancia mia , va fra' tuoi duci
A ricovrarti , e le battaglie e l' armi
Lafcia ai giovani Eroi . Perchè ferifei *
L'alma mia d'una lagrima pietofa,.
Replicò Cleflfamor? L'età non trema a.ior
Nella mia deftra , inalzar pofìTo il brando ,
Io fuggir di Fingallo innanzi agli occhi?
Innanzi agli occhi di Conal? No, figlio
Del fbfco mar , non ho fuggito ancora ,
Non fuggirò j ftendi la lancia, e taci. 425
Elfi pugnar , come contrarj venti
Ch' onda frappolla d' aggirar fan prova .
Ma '1 garzon comandava alla fua lancia
Ch' ella sfallifTe , perchè pur credea
Che il nemico guerriero efTer poterfe 430
Lo fpofo di Moina . Egli in due tronchi
L'afta
a Parmi che il fenfo fia que- cotejla tua pietà inopportuna
fto : Perchè r»' offendi tu con ed uwilitiiitc ? *
( C C L X V I I }
Lrafla fpezzò di Cleflfamorre , e '1 brando
Gli drappo dalle man ; ma mentre ei flava
Per annodarlo, Cleflfamorre efiraffe
Il pugnai de' fuoi padri; inerme il fianco 455
Vide, e l' aperfe di mortai ferita. 8
Scorge abbattuto ClefTamor dall' alto
Fingallo, e rapidiflìmo difeende
D' arme fonando : in faccia a lui fi flette
L'ofle in filenzio; nell'Eroe fon fìtti 449
Tutti gli fguardi: fomigliante ei venne 9
Al fragor cupo di negra tempefla
Pria che i venti folle vinfi : fmarrito
Il cacciatoi* nella vicina valle
L' ode e ricovra alla montofa grotta . 44 5
Stava il garzone immobile ; dal fianco
Scorreagli il fangue ; il Re feendere ei feorfe ,
E dolce fpeme nel fuo cor deftofiì
D'ottener fama a - ma la faccia avea
Pai.
# Sperando d' aver la gloria di morire per mano di Fin-
gai .
'( C C L X V I I I )
Pallida, fvolazzavano i capegli 450
Sciolti , lo feudo vacillava , in tefta
L'elmetto tremolavagli : la forza
Mancava in lui , ma non mancava il core t
Vide Fingal del duce il fangue , e l'afta
Sollevata fermò ; cedimi , ei difle , 455
Re degli acciar , veggo il tuo fangue : forte
Fofti nella battaglia, e la tua fama
Non fia mai che s' ofeuri •. Ah fé' tu dunque ,
Rifpofe il giovinetto al carro nato ,
Se' tu '1 Re sì famofo? or fé' tu quella 460
Luce di morte , orror dei Re del mondo ?
Ma perchè domandarne? e non ti veggo
Pari al torrente nel deferto? forte
Come un fiume in fuo corfo , e al par veloce
Dell'aquila dei cielo? Oh teco avelli 465
Pugnato almen , che foneria nel canto
Alto il mio nome, e '1 cacciatoi' potria
Dir , rimirando il mio fepolcro , quefti
Combattè con Fingallo . Or feonofeiuto
Mo-
(CCLXIX)
More Carton, ch'efercitò fua pofla. 4-0
Conno gì' imbelli ,. Sconofciuto ,, o prode ,
Soggiunte il Re , tu non morrai : fon molti
I miei Cantori , e ai fecoli remoti
PafTano i loro canti: udranno i figli
Dei dì futuri, di Carton la fama, 475
Mentre in cerchio ftaran fedendo intorna
* L' accefa quercia , e pafferan le notti
Tra i canti e i fatti dell'antica etade „.
Udrà fui prato il cacciatore affifo.
La fufurrante auretta x e gli occhi alzando 480
Vedrà la rupe , ove Carton cadeo ,
E volgeraffi al figlio, e '1 luogo a dito
Gli moftrerà dove pugnaro ì prodi .
Là combattè , diragli , il giovinetto •
Re di Barcluta , in fuo vigor fìmile 485
Di
fi Nel Nord della Scozia , non avea talmente confacrato
è molto tempo che t'elevati quefto coftume , che il la-
nei giorni t'ertivi abbruciar fciarlo andare in difufo ,
un grotto tronco di quer- fu riputato dal volgo , co-
eia , il quale chiamavafi il me una fpezie di facrile-
tronco della fejfa . Il tempo gio .
i C C L X X )
•Di mille fiumi all' affollata poflfa .
Ciioja fi fparfe del garzon fui volto,
Alza gli occhi pefanti , ed a Fingallo
Porge il fuo brando, onde pendeffe in mezzo
Della foa fala , perchè in Morven retti 400
Del giovine regal la rimembranza .
Cefsò la pugna , che il Cantore avea
Già pronunziata la Canzon di pace ,
S' affollarono i duci , e cerchio ferno
Al cadente Cartone , e fofpirando 49 $
Udir V eftreme moribonde voci .
Taciti s' appoggiavano full' afte
Mentre l'Eroe parlò; fifehiava al vento
La fparfa chioma ; debolette e bafTe
Ufcian le voci. O Re di Morven, diffe , 500
Io cado in mezzo del mio corfo; accoglie
Tomba ftraniera nei verd'anni fuoi
L' ultimo germe della fchiatta illuftre
Di Rotamiro : ofeuritade e notte
Siede in Barcluta ; fpaziando in Cratmo 505
Van
'( C C L X X I )
Van l' ombre del dolor j ma Tulle fponde
Del Lora , ove i miei padri ebbero albergo
Alzate voi la mia memoria, o duci,
Che forfè qualche lagrima, fé vive,
Darà lo fpolb di Moina all' ombra 5 1 o
Del fuo fpento Canon . Mortali punte
Scefero al cor di Cleflfamorre j ei cadde
Muto fui figlio : tenebror li fparfe
Su tutta Polle, non fofpir , non voce
Sentefi in Lora : ufcì la notte , e fuori 5 1 5
Delle nubi la Luna in Oriente
Gettò gli fguardi lui campo del pianto .
Stette tutto l' efercito li lì
Senza parole , fenza moto , come
Muto bofeo che in Gorma alza la fronte 520
Quando ftan cheti i romorofì venti,
E fovrafta alle piaggie Autunno ofeuro-
Tre dì fi pianfe il giovinetto ; al quarto
Morì fuo padre: or nell'anguria valle
Giacciono della roccia, e un' orrid' ombra 525
Ne
(ccLxxri)
Ne difende la tomba . Ivi fovente
Fam* veder la tenera Moina
Qiiando del Sole il ripercoflb raggio
Sulla rupe rifplende , ed all' intorno
E' tutto ofcuro. Ella colà fi fcorge , 556.
Ma già figlia del colle ella non fembra.
Son le fue velli dall' eftrania terra ,
E Toletta fi fta. Trifto Fingallo
Stavafì per Cartone : a' Tuoi cantori
Egli commife di fegnare il giorno 535,
Quando ritorna a noi l' ombrofo Autunno ..
Elfi il giorno fegnaro, e al ciel le lodi
Inalzar dell' Eroe ...
Chi dal muggito.
Vien dell'Oceano.
Al noftro lito , 540
Torbido come nembo tempeflofo
D' Autunno ombrofo ?
Nella man forte
Trema la morte £
E fi*
(CCLXXIII)
E fono gli occhi fuoi vampe di foco. 545
Chi mugghia lungo il roeo
Lora fremente ?
Ah lo ravvifo; egli è Carton poffente
L' alto Re delle fpade.
Il popol cade: 55©
Vedi , eom* ei s' avanza , e come ftende
L' afta guerriera :
L' ombra fevera
Par , che a Morven felvofa in guardia fiede .
Ahi giovinetta pianta ! 555
Tu giaci , e turbin rio t' atterra e fchianxa .
Nato al carro inclito giovine ,
Quando quando t' alzerai,
Di Barcluta o gioja amabile
Negli amabili tuoi rai ? "560
Chi dal muggito
Vien dell' Oceano-
Ai noftro lito,
Torbido come nembo tempeftofo
S D'
( C C L X X I V )
D' Autunno ombrofo? 565
Tai fur le note dei Cantor nel giorno
Del loro pianto : accompagnai dolente
Le loro voci , e canto a canto aggiunti .
Era 1' anima mia trifta e invilita
Pei mifero Cartone ; egli cadeo 570
Nei dì della lua gloria » O Cleflamorre
Ov' è nell' aria il tuo foggiorno? dimmi
Elfi feordato ancor della ferita
Il caro giovinetto? e vola ei teco
Sopra le nubi, e all' amor tuo rifponde? 575
Sento il Sole, o Malvina; al mio ripofo
Lafciami : forfè quelle amabili ombre
Scenderan ne' miei fogni ; udir già parmi
Una debole voce : il Solar raggio
Gode di sfavillare in fu la tomba 580
Del garzon di Barcluta; io fento il fuo
Dolce calor che fi diffonde intorno .
O tu che luminofo erri e rotondo
Come lo feudo de' miei padri , o Sole ,
Don-
( C C L X X V )
Donde fono i tuoi raggi? e da che fonte 585
Trai la viva tua luce? efei tu fuora
In tua bellezza maeftofa , e gli aftri
tuggon dal cielo: al tuo apparir la Luna
NelP onda Occidental ratto s' afeonde
Pallida e fredda: tu pel ciel deferto ló 59©
Solo ti movi. E chi poria feguirti
Nel corfo tuo? Crollan le quercie annofe
Dalle montagne i le montagne iftefle
Sceman cogli anni , V Ocean s' abbaffa ,
E forge alternamente; in ciel fi perde 595
La bianca Luna , ma tu fol tu fei
Sempre lo fteffo > e ti rallegri altero * l
Nello fplendor d* interminabil corfo .
Tu , quando il mondo atra tempefta imbruna ,
Quando il tuono rimbomba , e vola il lampo , éo 5
Tu nella tua beltà guardi fereno
fcuor delle nubi , e alla tempefta ridi .
Ma indarno Oflian tu guardi : ei più non mira
I tuoi vividi raggi , o che forgendo
S i Con
( C C L X X V I )
Con la tua chioma gialleggiante inondi 60*,
Le nubi Orientali , o mezzo afeofo
Tremoli d'Occidente in fu le porte.
Ma tu forfè, chi fa? fei pur com'io
Sol per un tempo , ed avran fine , o Sole ,
Anche i tuoi dir tu dormirai già fpento 610
Nelle tue nubi fenza udir la voce
Del mattin che ti chiama . Oh dunque efulta
Nella tua forza giovanile : ofeura
Ed ingrata è. l'età, fimile a fioco tz
Raggio di Luna , allor che fplende incerto 61 5
Tra fpariè nubi , e che la nebbia fiede
Su la collina : aura del Nord gelata
Soffia per la pianura, e trema a mezzo
Del fuo viaggio il peregrin fmarritOo-
CAR-
(GCLXXVII)
OSSERVAZIONI.
*****
QUeftó Poema è forfè il meglio condotto di quan-
ti fi trovano in quella Raccolta, e fenza dub-
bio il più interefìante d' ogn' altro . Io non ne in-
dicherà le bellezze: il cuore le farà fentire addi me-
glio di qualunque dilcorfo. *
•2. Là narrazione di ClclTamorre è per fé ftefTa eccellen-
te : ma la fua bellezza ci farà molto maggior im-
presone fui fin del Poema, vpoichè per mezzo di effa
ci troveremo illruiti fenza Caperlo di tutto ciò ch'era
neceflario per prepararci allo fcioglimento dell' azio-
j. . — « _ - Gregei <Te £Jf>u . . .
E'v vani 'ìcx\70 "hi\ató/j.ivcc Xfì'oos aerai.
II. 15. v. 317. *
1, - . agnovitque per umbiram
Obfcuram , quoterà primo qui [urgere mente
Aut vìdet aut vidijje putat per nubila Lunam .
En. Lib. 6. v. 448.
;. Pub paragonarli quella deferizione a quella del Pro-
feta Ifaia e. 13. v. 21., ove predice la diluzione
di Babilonia, e ad un' altra fìmile fopra le rovine
dell' Idumea. e. 34. v. 13.
i. Simile prodigio è quello che mandò Giove, ad Aga-
mennone, mentre quello accingeva!! alla battaglia.
II. n. v. 53. *
. Preparate feutum & clypeum . . . fiate in galeis , polite
lance as , induite vos loricis . Ger. e. 46". v. 3.
ifo //.tv v/f «Jlfpw ffij^óff-fltì, tu i'à<r7iiSa 6'ìcOcù .
II. 2. V. 382.
S 3 8. Clcf-
( C C L X X V I I I )
8. Cleflamorre non s' era arrefo , ma feguitava a di-
fenderli, benché Cartone lo computarle per vinto, e
1' orgoglio del vecchio guerriero doveva effer irritato-
dal vederli fui punto d' efler fatto prigioniero da uà
giovinetto. Perciò V azione di Cleffamorre non può
rifguardarfi come proditoria, ma come una difefa per»
inefla dalle leggi della guerra. *
0. CFg «T' or Ùtto <rxo7rty,g ecc. II. Lib. 4. V. 275. *
10. - - v'xiQ' tfX/g CV.O'WH
Ky^o 6a\7rvo'rtf>ov tv àfjLtpcf. (potmtjv aspov
E'p*iV*4" & cdQipo;. Pind. Olimp. 1. Str. 1. *
11. Exultavity ut Gì gas ad currendam viam.
Salm. 18. 47. *
12. Quale per incertam Lunam fub luce maligna
EJì iter in fdvos. En. Lib. 6. v. 270,
* * * * «
» » » »
* * »
CAR-
CARRIC-TURA.
( C C L X X X I )
CARRIC-TURA.
Argomento.
JL Rotai Re di Sora nella Scandinavia nemicò di
Cathidla Re d* Iniftore , fece colle [ne genti uno si/ar-
co nelle terre di -quejìo , e V ajfediò nel fuo Palagio di
Carric-tura . Intanto Fingal ritornato da una [correria
fatta nella provincia Romana, pensò di vifìtare U
fuddetto Qathulla , alleato ed amico fuo , e fratello di
Coniala da lui amata . Giunto a vijla di Carric-tura
feoperfe in fu la fommità del palagio una fiamma , che
in que1 tempi foleva efporji , quando fi era in qualche
grave pericolo . Il vento lo fpinfe in una Baja al-
quanto diflante da Carric-tura , [teche fu ce-fìretto a
pajfar la notte full a fpi aggi a . In queflo frattempo fin-
ge il Poeta , che Odino , antico Idolo della Scandina-
via , protettore di Frotal compari fca a Fingal , e lo
minacci , tentando di [paventarlo , e di far eh' ei lafci
la difefa di Cathulla . Ma Fingal appicca ?vffa con
lui , e lo mette in fuga . Il giorno [eguente Fingal at-
tacca /' armata di Frotal , è ìa rompe . Po[cia abbat-
te in duello lo Jlejfo Re . Ma mentre quejìi era in
pericolo d"" ejfer ucci[o da Fingal , Uta donzella inna-
morata di Frotal che /' avea [eguito in abito di guer-
riero .
(CCLXXXII)
riero , e non cono/cinta gli flava apprejfo , corre pet
[occorrer P amante , e -viene /coperta . Fingal mojf»
dalia fua genero/ita , e intenerito da quejìo accidente
concede la vita a Frotal , e lo conduce pacifico in
Carric-tura . Quejìo è il f oggetto del Poema : ma vi
fono fparfi per entro varj Epifodj . Si ha per Tradii
%tone y che il Poema foffe indirizzato ad uno de"1 pri-
mi Mijfionar) Crifliani rifugiati nella Scoria . La bat*.
taglia di Fingal coir Idolo Odin fa vedere , che il
Poeta non avea guaflo lo fpirito dalle fuperjìi^ioni %
che prevalevano nel mondo tutto, innanzi che vi j'Ìjj-
ìroducejfe il Criftianefimo .
CAK-
( CCLXXXI I I )
CARRIC-TURA.
H,
, a I tu nell' aria abbandonato ornai
Il ceruleo tuo corfo, ori -crinito
Figlio del cielo? L' Occidente aperfe
Le porte fue ; del tuo ripofo il letto
Colà t' afpetta : il tremolante capo 5
L' onda folleva di mirar bramofa
La tua bellezza ; amabile ti fcorge
Ella nel Tonno tuo; ma vifto appena
S' arretra con timor : ripofa , o Sole ,
Neil' ofcura tua grotta, e pofcia a noi io
Torna più sfavillante, e più giojofo*
Ma intanto di milP arpe il fuon diffondali
Per
« Il canto d' Ullino col qua- dai Canti de' fuoi Bardi .
le s* apre il Poema è in me- Quefta fpezie di trionfo ,
tro Lirico . Ufava Fingal vien chiamato da Oflian /'/
di ritorno dalle fue fpedi- canto del!» vittoria .
zioni , di farfi precedere
(GCLXXXIV)
Per tutta Selma , e mille faci inakinfi ,
E rai di luce per la iala ondeggino .
Già la di Crona * x <
Zuffa pafsò.
Il Re dell' atte
Re delle conche
A noi tornò.
Battaglia e guerra io
Svanì qual fuono
Che più non b.
Su fu Cantori
Alzate il canto :
Nella fua gloria è 5
Ritorna il Re .
Sì cantò Ullin, quando Fingal tornava
Dalle battaglie baldanzofo e lieto
Nel-
t La zuffa di Crona fi; il la parte ohe fpetta a Cro-
foggetto d' un Poema di ma ridotta ad un tal gra-
Oflìan , di cui il prefente do di purità , che potef-
è una continuazione . Ma fé renderla intelligibile ai
non fu potàbile al Tra- Lettori .
duttore di procacciarli quel-
( C C L X X X V )
■Nella fua gaja giovenil frefehezza
Co' fuoi pefanti innanellati crini. 30
Stavan fopra 1' Eroe cerulee 1' armi ,
Come appunto talor cerulea nube
Sopra il Sole fi fta , quand' ei s' avanza
In lue velli di nebbia , e fol ne morirà
La metà de' fuoi raggi . I forti Eroi 3 5
Seguon l' orme del Re ; fpargefi intorno
La fefta della conca : a7 fuoi cantori
Fingal fi volge , e a feior gli accende il canto ,
Voci , difs' ei , dell' echeggiante Cona ,
Cantori antichi , o voi dentro il cui fpirto 40
Soglionfi ravvivar I* anime azzurre *
De' noftri padri , or via , toccate 1' arpa
Nella mia fala, onde Fingal s' allegri
Dei voftri canti. Ex dilettofa e dolce
La gioja del dolore: ella fomiglia * 45
Di Primavera alla minuta pioggia,
Che
* Voi che rifvegliate la me- pure , voi che fiere come
moria de' noftri padri , op- ifpirati dalle loro Ombre . *
'( C C L X X X V I )
<Che molli rende della quercia i rami ,
Sicché vie via la giovinetta foglia
Getta le verdi tenerelle cime .
Su cantate , o Cantor 9 domani al vento 5 r>
Darem le vele. Il mio ceruleo corfo
Sarà full* Oceano, inver le torri
Di Carric-tura , le mufeofe torri
Del vecchio Sarno , ove abitar foleva
Cornala mia ; colà Catillo * il prode 5 5
Sparge la fella della conca intorno»
Molte le fere fon de1 bofehi fuoi ,
Ed alzeraffi della caccia il fuono .
% Cronalo , diflfe Ullin , figlio del canto ,
E tu Minona graziofa ali* arpa , 6e
Alzate il canto di Silrico, ond' abbia
II
« Cadmila . ti 1' uno di Silrico , e 1' al-
* Cron-nan fuono mefio . M'in'- tro di V invela . Appari-
órrn aria foave . Sembra che fee che tutti i Poemi Dram-
«juefti foflero due Mutici matici di Oflian , fieno da-
di profeflìone , i quali e- ti rapprefentati nelle folen-
fercitafleió in pubblico la ni occafioni alla prefenza
loro arte : qui fono intro- di Fingal .
dotti a rapprefentar le par-
( C C L X X X V I 1 )
Il Re noftro diietto: efea Vinvela *
Nella bellezza Tua , fimile all' arco
Del ciel piovofo, che 1' amabil faccia
Moftra fui lago, quando il Sol tramonta 6<$
Lucido e puro. Ecco, Fingal , già viene
* Vinvela, è dolce il canto fuo, ma trillo,
Vinvela»
Figlio della collina è P amor mio:
Fifchia nel!' aria ognora
La corda del fuo arco, e fuona il corno, 70
Gli anelano d' intorno i fidi cani,
Ei delle damme ognor fegue la traccia;
Egli ha di caccia > i' ho di lui defio :
Figlio della collina è 1' amor mio.
? Deh rifpondi a Vinvela, amor mio dolce, 75
Il tuo ripofo ov' è?
Ri-
» Bh'in-bheul , dtnnà dì vice b Cioè Mincma , che rappre-
melodiofs i Bh in Lingua fenta VinVela .
Gallica ha lo ftdfo fuono
«he T v Inglefe .
( C C L X X X V I I I )
Ripofi tu lungo il rufcel del monte,.
Oppur in riva al fonte
Dal mormorante pie ?
Ma gli arbufcelli pieganti &a
Ai ^venticelli tremuli ,
E già la denfa nebbia
Dalla collina fgombrafi :
Io mi voglio pian piano avvicinar,
Colà dov' ei ripofa , 85-
E dalla cima ombrofa
Voglio non villa 1' amor mio mirar »-
La prima volta eh' io ti vidi , o caro ,
Amabile ti vidi
Tornar da caccia, alto, ben fatto, e flavi 90
Colà di Brano * preffo il pino antico .
Molti eran teco giovinetti fnelU
Diritti e belli;
Ma
a Bran , o Brano fìgnifica celli che ritengono il no-»
un "ufalh di montagna . me di Bran-Havvene uno
Vi fono ancora nei Nord particolarmente che cade
della Scozia divertì fiumi- nel Tay a Dankeld .
(CCLXXXIX)
Ma il più bello d' ogn' altro era Silrico.-
S I L R I C O .
Che voce è quella eh' odo- 9
Voce limile a frefea auretta eftiva.
No, il mormorar dell' arbufcel non fento
Che piega al vento ,
Nò più del monte
In fu la fonte io fio, ir
Di Fingallo alle guerre
Là nell'eftranie terre
Lungi , Vinvela mia , lungi men vo ,
I miei fidi can grigi
Non mi feguono più. k
Sul colle i miei veftigi ,
Cara , non vedrai tu .
Ed io non men, Vinvela mia vezzofa >
Non rivedrò più te ,
Quando fui rio della pianura erbofa ' • 1 ]
Movi sì dolce il pie:
Tom. IL T Gu-
( C C X C )
Gaja , come nell'aria
L' arco del ciel ridente >
Come la Luna candida
Neil* onda d' Occidente . 115
Vi n v e L A .
Dunque partì , Silrico , ed io qui refìo
Su la collina mefehinetta e fola?
Le damme già fopra l' alpeftre vetta
Pafcon fenza timor;
Né temon fronda, o fufurrante auretta , 120
Che lungi è'1 cacciator.
Egli è nel campo delle tombe amare t
Chi fa s'egli rivien?
Stranieri per pietà , figli del mare ,
Lafciatemi '1 mio ben * i 2 5
Silrico.
Vinvela mia, fé là nel campo io caggio,
Tu la mia tomba inalza;
Am-
( C C X C 1 )
Ammonticchiata terra, e bigie pietre
Serbino ai dì futuri
La ricordanza mia: là fui meriggiò Ijd
Verrà talvolta ad adagiare il fianco
Il cacciator già fianco
Quando col cibo prenderà riftoro:
E al luogo 5 ov* io dimoro
Volto, dirà, qui giace uno de' prodi ^ I55
E vivrà il nome mio nelle fue lodi.
Dolce Vinvela mia , s'io vado in guerra
Serbami la tua fé.
Se baffo baffo giacerò fotterra
Ricordati di me. 140
Vi n ve la 4
Sì , sì , mio dolce amore >
Di te mi fovverrò»
Oimè , ma tu cadrai ,
Oimè , fé tu ten vai
Per fempre, e che farò? 145
T 1 Sul
( C C X C I I )
"Sul muto prato,
Sul cupo monte ,
Sul niello fonte
Di te peniando andrò.,
Qualor da caccia , *$q
Farò ritorno^
Il tuo muto foggiorn©
Con doglia rivedrò..
Oimè laflai dolente ,
Silrico mìo cadrà.. 355
E Vinvela piagnente
Di lai fi fovverrìw.
Ed anch'io, difle il Re, del forte duce
Ben mi fovvengo ; egli ftruggea la pugna
Nel fuo furor , ma più noi veggo . Un giorno 1 60
Lo rifeontrai fui colle: avea la guancia
Pallida , ofeuro il ciglio , ufeia dal petto
SpefTo il fofpiro : i fuoi romiti paflì
Eran verfo il deferto; or non fi feorge
In tra la folla de' miei duci, quando- v6$
S' inai*
( C C X C I I I )
S'inalza il fuori de'bellicofi feudi.
Abita forfè di Cremora * il fire
Nella picciola cafa ? oh, diflfe Ullino ,
Cronalo, dacci di Silrico il canto 5
Quando grunfe a' fuoi colli ^ e più non era %j 6
La fua Vinvela ; ei s' appoggiava appunto
Su la muicofa tomta dell' amata ,
E credea che vivefiè ; egli la vide,
Che dolcemente fr movea fui prato;
Ma non durò la fua lucida forma 175
Per lungo fpazio , che fuggi dal campo
Il Sole , ed -ella fparve : k udite , udite ,
Dolce , ma trillo è di Silrico il canto .
SlLRlCO*
Io fiedo prelfo alla mufeofa fonte
T 3 Su
■a Carn-mór , alta feofeefa col- ghi folitarj , e i fecondi
lina . fempre di notte , e in ma-
i La differenza che gli anti- niera orrida e fpaventofa .
chi Scoti mettevano tra i Ma la circoftanza del giorno
buoni e i cattivi fpiriti era e della notre non è tempre
filetta 3 che i primi coni- esattamente otìervata nei
pàvìvano di giorno in luo- Poemi di Offian . *
( C C X C I V )
Su la collina, ove foggiorna il vento, i8o
Fifchiami un arbufcel fopra. la fronte ,
Rotar fui lido l'ofcura onda io fento;
I cavrioli. {bendano dal monte,
Gorgoglia il lago, che commoffo è drento,
Cacciato? non. f; feorge in quefti bofehi , |8jj
E tutto muto; i miei penfìer fon fofchi.
S'io ti vedeffi , o mio dolce diletto,
S* io ti vedeffi errar fui praticello ,
Con quel tuo. crin , che giù feende negletto ,
E nuota fopra Pale al venticello, 1.90,
Col petto candidetto ricohnetto ,
Che fale , e feende , a rimirar si bello ,
E con T occhietto baffo , e lagrimofo
Pel tuo. Silrico dalla nebbia afeofo;
S'io ti vedeffi, io ti dare' conforto, 195
E condurre'ti alle paterne caie .
Ma , faria quella appunto
Ch'appar colà fui prato ?
Se* tu, che per le rupi, o de£abilt
( C C X C V )
Ne vieni all'amor tuo? fé' tuo mio ben? 20 a
Come la Luna per l'autunno amabile
O dopo nembo eftivo il Sol feren?
Ecco , che a me favella 5
Ma quanto baffa mai
E' la fua voce, e fioca; 205
Somiglia auretta roca
Fra. l'alghe dello ftagno.
Vi N VELA,
Dunque falvo ritorni?
E dove fon gli amici?
Salvo ritorni, o caro? 210
Su la collina la tua morte intefi>
Intefi la tua morte ,
E ti pianfi di pianto amaro, e forte l
SlLRICO.
Sì mia bella , io ritorno r
Ma della fchiatta. mia ritorno il folo, 215
T 4 ?&
( C C X C V I )
Più non vedrai gli amici-. Io la lor tomba
Sulla pianura- alzai : ma dimmi , o cara ,
Per la deferta vetta
Perchè fola ti ftai?
Perchè così foletta 220
Lungo il prato ten vai ?
Vi n ve la .
Sola , Silrico mio ,
Nella magion del verno *
Sola fola fon io.
Silrico mio, per te di duol fon morta 225
Sto nella tomba languidetta , e fmorta .
Diflfe , e fugge veloce ,
Come nebbia fparifee innanzi al vento •
Amor mio perchè fuggi? ove ten vai?
Deh per pietade arrecati, 230
E guarda le mie lagrime .
Bella fofti, o Vinvela,
Bel-
<* Nel fepolcro .
( C C X C V I I )
Bella quand'eri viva, e bella lei
Anche morta , o Vinvela , agli occhi miei .
Sulla cima del colle ventofo, 235
Sulla riva del Fonte raufeofo
Di te , cara , penfando ftarò «.
Quando è muto il meriggio d' intorno
A far meco il tuo dolce foggiorno
Vieni; o cara, e contento farò. 240
"Vieni, vieni fu 1' ale al venticello,
Volami in grembo,
Vieni fui nembo
Quando fui monte appar»
Quando tace il meriggio, e'1 Sol più coce , 245
Con queir amabil voce
Vienimi a confolar .
Tal fu 1 canto di Cronalo la notte
Della gioja di Selma . In Oriente
Sorfe il mattino : V azzurre onde rotolano 250
Dentro la luce. Di fpiegar le vele
Fingal comanda ; i romorofi venti
Scen-
( C C X C V I I I )
Scendono da' lor colli. Alla fua vifta
S erge Iniftore, e le mufeofe torri
Di Carric-tura: ma fu 1' alta cima 255
Verde fiamma forgea di fumo cinta ,
Segno, d' affanno : il Re. picchioffi '1 petto ,
La lancia impugna : intenebrato il ciglio
Tende alla corta , e guarda addietro al vento
Che avea '1 fuo foffio. rallentato; fparfi 260
Errangli i crini per le fpalle , e fiede
Terribile filenzio a lui fui volto*.
Scefe la notte , s' arredò la nave
Nella baja di Rota ; in fu la cotta ,
Tutta accerchiata d' eccheggianti bofehi 265
Pende una rupe : in fu la cima flafli
Il circolo di Loda , e la mufeofa
Pietra della Poffanza : appiè fi ftende
Pianura anguria , ricoperta d' erba ,
E di ramofi .antichi alber, che i venti 270
Di mezza notte dall' alpeftre maffo
Imperverfando avean con forti crolli
( C C X C I X )
Diradicati : ivi et un rio ferpeggia
L.' azzurro, corfo , ed il velluto cardo
Aura romita, d' Oceart percote . a 275
S* alzò la fiamma di tre quercie j intorno
Si difftife la fefta : il Re turbato
Stava pel Sir di Carric-tura : apparve
La fredda Luna in Oriente , e '1 fonno,
Su le ciglia de' giovani difeefe.. 280.
Splendeano a' raggi tremuli di Luna
Gli azzurri elmetti ; delle quercie il foco
Già decadendo , ma fui Re non pofa
Placido fonno, ei di tutt' armi armato
S' alza penfofo , e lentamente afeende 28 5
Su la collina , a rifguardar la fiamma
Della torre di Sarno .. Ella fplendea.
Torba da lungi ; ma la Luna afeofe
La fua faccia vermiglia : un nembo move
Dalla montagna, e porta in fu le piume 290
ì Lo
« L1 Originale : e il /odiarlo 'fato dell* Oceano perfeguit* la
barba del cardo . *
( CCG)
•3 Lo fpirito di Loda . Al fuo foggiorno
Ei ne venia de' fuoi terrori in mezzo ;
E già crollando la caliginofa
Afta; gli occhi parean fumofe vampe
Neil' ofeura fua faccia; e la fua voce 29$
Era da lungi rimbombante tuono .
Ma contro lui del fuo vigor la lancia
Move Fingallo, e gli favella altero.
Vattene o figlio dell' ofeura notte,
Chiama i tuoi venti , e fuggi , a che ten vieni 300 \
Dinanzi a me d' aere , e di nembi armato?
Temo fors' io tua tenebrofa forma ,
Tetro fpirto di Loda? è fiacco il tuo
Scudo di nubi , e fiacca è la tua fpada
Vana meteora ; le rammafla il vento, 305 ,
Ed il vento le fperde , e tu tu fteflb
Sfumi ad un tratto ; o della notte figlio
Fuggi da me , chiama i tuoi venti , e fuggi .
E dal foggiorno mio tu di forzarmi
Dunque pretendi ? replicar s' ìntefe 3 1 o
La
(CC CI)
La vuota voce: innanzi a me s' atterra
Il ginocchio del popolo: io la forte
Delle battaglie, e dei guerrier decida.
Io Tulle nazion guardo dall' alto , 4
E più non fono; le avvampanti nari 315
Sbuffano morte ; io fpazi# alto fu i venti y
Calpefto i nembi , e a' pam* miei dinanzi
Van le temperie : ma tranquillo e cheto
E' di la dalle nubi il mio foggiorno ,
E lieti fon del mio ripofo ì campi. 32©
E ben , quei ripigliò , del tuo ripofo
Statti ne' campi , e di Comallo il figlia
Scordati : da' miei colli afeendo io forfè
Alle tranquille tue pianure , o vengo
Sulle nubi con 1" afta ad incontrarti, 325
Tetro fpirto dì Loda? e perchè dunque
Bieco mi guardi ? e perchè fcuoti , o folle ,
Quell' aerea tua lancia? invan tu bieco
Guati Fingallo , io non fuggii dai prodi ,
E me fpaventeran del vento i figli? 330
No,
(CCCII)
No , cke dell' arme lor fo la fiacchezza ,
Va, foggiunfe lo fpcttro , or vanne, e '1 ventò
Ricevi : i venti di mia man nel vuoto
Stannofi ; è mio delle tempefte il corfo »
Mio figlio è '1 ke di Sora : egli alla Pietra 33$
Dì mia Pofifanza le ginocchia inchina .
La fua battaglia è a Carric-tura intorno j
Ei vincerà . Figlio di Cornai , fuggi
Alle tue terre, o proverai bentofto
Del mio ardente furor gli orridi effetti . 340 I
DhTe, e contro Fingallo alzò la lancia
Caliginofa , e della fconcia forma
L' altezza formidabile piegò •.
Ma quei s' avanza , e trae i' acciai* , lavoro
Dell' affumato Luno a ; il fuo corrente h 34$
Sentier penetra agevole pel mezzo
Dell' orrid' ombra : lo sformato fpettro
Cade feflb hell' aria s appunto come
Ne-
g Luti o Lnno era un ce- gal era opera di queftó
lebre fabbro di Loclin . artefice .
La famofa fpada di Fin- b II filo della fpada »
( C C C I 1 ! )
Nera colonna di fumo, che fopra
Mezzo fpenta fornace alzali , e quella 3 50
Fende verghetta dì fanciul per gioco . s
Urlò di Loda il tenebrofo fpirto ,
Ed in fé rotolandofi , nell' aria
S' alza, e fvanifee: V orrid' urlo udirò
V onde nel fondo , e s' arreftaro a mezzo 355
Del loro corfo con terrori dal Tonno
Tutti ad un tratto di Fingallo i duci
Scoflerfi , ed impugnar 1' afte pefanti .
Cercano il Re , noi veggono , turbati
S' alzano con furor; gli feudi, e i brandi 360
Rimbomban tutti. In Oriente intanto
La Luna apparve, il Re fé a' fuoi ritorno
Scintillante nell' armi ; alta la gioja
Fu de giovani fuoi , tranquilla calma
Serenò le lor anime, ficcome $£5
Dopo tempera abbonacciato mare .
Ullino alzò della letizia il canto ,
E d' Iniftor fi rallegraro i colli ,
(CCCIV)
Fiamma di quercia alzoflì , e rimembrarli
Le belle iftorie degli antichi Eroi. 370
Ma d' altra parte d' una pianta all' ombra»
Sedea pien di triftezza il Re di Sora
Frotallo : intorno a Carric-tura fparfe
Son le fue fquadre, egli le mura irato
Guarda fremendo^ e fitibondo il fangue 375
Vuol di Catillo , che lo vinfe in guerra *
Allor che Anniro a di Frotallo padre
Regnava in Sora , un improvvifo nembo
Sorfe fui mar , che ad Iniftor portollo .
Frotal fi flette a fefteggiar tre giorni 380
Nelle fale di Sarno, e vide gli occhi
Di Cornala foavemente lenti ,
Videli , e nel furor di giovinezza
Ratto s' accefe , e impetuofo corfe
Per farfi a forza poffelfore e donno 385
Del-
» Anniro era padre non me- fratello , e £w poi uccifo
no di Frothal , che di Era- da Gaulo mila battaglia
gon , il quale regnò in So- di Lora .
ra dopo la morte di fuo
( C C C V )
Della donzella dalle bianche braccia *
Ma -vi s' oppon Catillo , ofeura zuffa
S' alza; Frotallo è nella fala a-v vinto *
Ivi langue tre giorni , alla fua nave
Sarno nel quarto rimandollo; a Sora 390
Egli falvo tornò; ma la fua mente
Negra fi fé di- furibondo fdegno 6
Fin da quel dì contro Catillo, e quando
Della fama d' Annir s' alzò la pietra ,. a
Ei fcefe armato, e alle mufeofe intorno 395
Mura di Sarno alta avvampò battaglia*
Sorfe il mattin fopra Iniftor: Frotallo
Batte T ofeuro feudo; a quel rimbombo
Scotonfi i duci fuoi ; s' alzan , ma gli occhi
Tengono al mar; veggion Fingal che viene 400
Nel fuo vigor : parlò Tubarre il primo .
Re di Sora„ e chi vien. fimile al cervo
Cui tien dietro il fuo gregge? egli è nemico 3
Tom. IL V Veg-
« Cioè dopo la morte cT An- fama di qualcbeiuno , vale
«irò . Inalbar la pietra della quanto fepellirlo .
( C C C V 1 )
Veggo la punta di fua lancia : ah forfè
E' il Re di Morven, tra' mortali il primo 405
V alto Fingal : V imprefe fue Gormallo
Rimembra, e fta de' fuoi nemici il fangue
Nelle fale di Starno * : a chieder vado
* Dei Re la pace ? egli è folgor del Cielo .
Figlio del fiacco braccio, a lui rifpofe 410
Frotallo irato: incominciar dovranno
Dalle tenebre adunque i giorni miei ?
Io cederò pria di veder battaglia?
Ma che direbbe in Sora il pòpol mio?
Frotallo ufcì , come Meteora ardente 4 1 3
Di ria nube , fcontrollo , egli difparve .
No , no , Tubar , no , Re di Torà ondofa , e
Non cederò , me la mia fama , come
Strifcia di luce fafeierà d' intorno .
Ufcì de' fuoi col rapido torrente, 410
Ma
a Allude alle imprefe di Fin- b Cioè , patti onorevoli di
gal in Loclin per Agana- pace .
deca , riferite nel Canto 3. e Deve effer una terra nelle
del Poema Epico. * vicinanze di Sora. *
( C C C V I I )
Ma rupe rifeontrò : Fingallo immoto
Stettefi: rotte rotolaro addietro
Le fchiere fue , né rotolar ficure »
L' afta del Re gì' incalza : il campo è tutto
Ricoperto d'Eroi: frappoflo colle 4Ì5
Solo fu fchermo alle fuggenti fquadre»
Vide Frotallo la lor fuga, e V irà
Sorfe nel petto fuo : torbido il guardo
Tien fitto al fuol -, chiama Tubar : Tubarre ,
Il mio popol fuggì, cefsò d* alzarli 430
La gloria mia: che più. mi refta? io voglio
Pugnar col Re j fento 1' ardor dell' alma }
Manda Cantor , che la battaglia chieda .
Tu non opporti : ma Tubarre , io amo
Una Donzella, ella foggiorna appretto 435
L' acque di Tano , ella è d' Erman la figlia
Uta , dal bianco fen , dal dolce fguardo .
Efla la figlia d' Iniftor * paventa ,
Vi E al
0 Quefta è la celebre Coma- Uta probabilmente non fa-
la , innamorata di Fingal , peira 5 che Cornala folte già
mor-
( e e e v i i i >
E al mio partir traflfe dal petto il fuo=
Delicato lbfpiro : or vanne , e dille 440.
Che baffo fon, ma che foltanto in lei
Il mio tenero cor prandea diletto ..
Cosi parlò pronto a pugnar , ma lungi-
Non era il foaviffimo iofpiro
Della beli' Uta : ella in mafchili fpoglie 4455,
Avea feguito il fuo guerrier fui mare*
Sotto lucido elmetto ella volgea
Furtivamente 1' amorofo fguardo
Al giovinetto: ma feorgendo adeflb^
Avviarti '1 Cantor , tre volte l'afta 450
Di man le cadde,, il crin volava fciolto,
Spedi fpelTi gpnfiavanle i fofpiri
Il candidetto feno ; inalza gli occhi
Dolce -languenti verfo il Re; volea
Parlar, tre volte lo tentò, tre volte 455
Morì fui labbro la tremante voce.
Fin-
morta , e in confeguenza P antica paflìone di Fro»
temeva che fi rifvegliatfe thal per cjiiefla donzella .
( C C C I X )
Fingallo ode il Cantor , ratto fen venne
Col fuo polente acciar : le mortali afte
Si rifeontraro , ed i fendenti alzarli
Di loro fpade : ma difeefe il brando <\6ó
Impetuofo di Fingallo , e in due
Spezzò lo feudo al giovinetto : efpofto
EU fuo bel fianco; ci mezzo chino a terra
Vede la morte : ofeurità s' accolfe
Sull'alma ad Uta, per le guancie a rivi 465
Difcorrono le lagrime , ella corre
£er ricoprirlo coi fuo feudo, un tronco
Le s' attraverfa, incefpica , riverfafi
"Sul fuo braccio di neve , elmetto e feudo
Le cadono, difeoprefi il bel feno , 470
La nera chioma fui terreno è fparfa .
Vide il Re la donzella, e pietà n'ebbe.
Ferma il brando inalzato , a lor fi china
Umanamente , e nel parlar full' occhio
' Gli fpuntava la lagrima pietofa . 475
O Re di Sora , di Fingallo il- brando
V 3 Non
( C C C X )
Non paventar. Non lo macchiò giammai
Sangue di vinto , e di guerrier caduto
Petto mai non pafsò : fui Torà ondofo
S'allegri il popol tuo, goda la bella 480
Vergine del tuo amor : perchè mai devi
Cader nel frefeo giovenil tuo fiore?
Frotallo udì del Re le voci, e a un punto
Ei vide alzarfi la Donzella amata.
Stetterfi entrambi in lor bellezza muti, 485
Come due verdi giovinette piante
Sulla pianura, allor che il loffio avvedo -
Cefsò del vento , e fu le foglie pende
Di Primavera tepidetta pioggia.
Figlia d'Erman, difs'ei, venirli dunque 4901
In tua bellezza dall' ondofo Torà
Per mirar abbattuto alla tua villa
Il tuo guerrier? ma l'abbatterò i prodi,
Donzelletta gentil , né ignobil braccio
Vinfe d' Anniro il figlio al carro nato. 49^
Terribile , terribile in battaglia %
Re
e C C C X I )
Re di Morven, fei tu,, ma pofcia in pace
Raffembri il Sol, che dopo pioggia appare.
Dal verdeggiante itelo in faccia a lui
I fiori alzano il capo, e i venticelli 500
Van dibattendo mormoranti piume.
Oh foftù. in Sora , oh fofle fparfa intorno
La feda mia! vedriano i Re futuri
L'arme tue nella Sala, e della fama
S' allegrerien de padri luoi , che l'alta 505
Fingal poflfente di mirar fur degni ..
Della di Sora valorofa ftirpe,
Figlio d' Anniro , s' udirà la fama ,
Diffe Fingal : quando fon forti i duci
Nella battaglia allor s' innalza il canto ; 5 io
Ma fé difeendon fopra imbelli capi
Le loro fpade , fé de' vili il iangue
Tinge le lancie, il buon cantor fi feorda
De' loro nomi , e fon lor tombe ignote .
Verrà fopra di quelle ad inalzarfi 5 1 5
Cafa o capanna il peregrino , e mentre
V 4 Ei
C G C C X 1 I )
Ei fta fcavando l'ammontata terra,
Scoprirà logra e rugginofa fpada ,
E in mirarla dirà : quefte fon l' arme
D'antichi duci, che non fon nel canto» 52G
Tu d' Iniftor vieni alla fella , e teco
La verginella del tuo amor ne venga,
E i noftri volti brilleran di gioja .
Prefc la lancia , e maeftofamente
Dì fua pofTanza s' avanzò nei paffi » 525
Di Carric-tura ornai le porte fchiudonfi ,
La fefta della conca in giro fpargefi ,
Alto intorno fuonò voce di mufica ,
Gioja disfavillò pe' larghi portici ,
Udivalì d' Ullin la voce amabile, 530
L' amabile di Selma arpa toccavafi .
Uta allegroni nel mirarlo , e chiefe
La canzon del dolor , full' umid' occhio
La lagrima pendeale turgidetta ,
Qiiando comparve la dolce Crimora , f 535
* Cri-
a Cioè quando Ullino prefe a rapprefentare il perfonag»
gio di Crimora . *
( C G G X I ì 1 )
* Crìmora figlia di Rinval , che flava
Là full' ampio di Lota azzurro fiume. *
-Lunghetta iftoria , ma foave ; in «fifa
La Vergine di Torà c ebbe diletto,
Crìmora»
Chi vien dalla collina 540
Simile a nube tinta
Dal raggio d'Occidente?
Che voce è quella mai fonora , e piena
Al par del vento,
Ma qua! di Carilo <* 545
L'arpa piacevole?
Egli è il mio amore > è 1' amor mìo che feende ,
E nell'
a Cri-mora donna dy animo e Gonvien che Torà e Tano
grande . follerò due luoghi affai vi-
tr Lotha , nome antico d' uno cini , poiché il Poeta dif-
dei maggiori fiumi nel Set- fé di fopra che Uta abi-
tentrione della Scozia . Il tava preìlo I' acque di Ta-
folo che a' tempi noftri no . *
ritenga qualche fomiglian- d Forfè quefto Carilo è il
za nel fuono fi è il fui- celebre cantore di Cucul-
me Lochy nella provincia lino ; per altro il nome
d' Invernefs, ma il Tradut- può efìer comune a qua-
tore non ofa alucurare, lunque Cantore . Carri! Ci-
che quefto fia il fiume di gnifica un fuono vivace e
cui qui fi parla . armoniofo .
(CCCXIV)
E nelP acciar rifplende ,
Ma trillo porta e nubilofo il ciglio»
Vive la forte fchiatta di Fingallo. 550
Qual affligge difaftro il mio Conallo? *
CONALLO.
Elfi fon vivi, o cara,
Io ritornar poc'anzi
Dalla caccia gli vidi
Qual torrente di luce: il Sol vibrava 555
Su i loro feudi , elfi feendean dal colle
Come lilla di foco : o mia Crimora
Già la guerra è vicina ,
E' della gioventude alta la voce,
* Dargo , Dargo feroce fóo
Doman viene a far prova
Della poffanza della ftirpe noftra.
Egli a battaglia sfida
La
* Connal , figlio di Diaran , b Quefto è quel Dargo Bri-
Eroe de' più famofi tra quei tanno , che fu poi uccifo
di Fingai , di cui s' è già da Ofcar figlio di Caruth .
parlato altre volte .
(C C C X V )
la fchiatta di Fingallo invitta e forte,
Schiatta delle battaglie, e della morte 565
Crimora.
E" ver, Conallo, io vidi
Le vele fue , che qual nebbia ftende vanii
Sul flutta azzurro, e lente s'avanzavano
Verfo la fpiaggia , o mio Conallo, molti
Son di Dargo i guerrier.
Conallo.
Recami , o cara , 570
Lo feudo di tuo padre
Il forte di Rinval ferrato feudo,
Che a colma Luna raffomiglia , quando
Fofca infocata per lo eiel fi move »
Crimora.
Ecco o Conal lo feudo , 575
Ma quefto non difefe il padre mio;
Cadd'ei dall'afta di Gormiro uccifo,
Tu puoi cader .
Co-
(CCCXVI)
CONALLO.
Poflb cader, è vero,
Ma tu, Crimora, la mia tomba inalza.
Le bìgie pietre, e un cumulo di terra 58$
Faran eh' io viva ancor fpento e fotterra t
Tu a xjuella vifta
Molle di lagrime
Volgi il leggiadro afpetto .
E muta e trilla *g>
Sopra il mio tumulo
Picchia pili volte il petto .
Bella fei come luce , o mia diletta ,
Pur non pofs' io reflar .
Più dolce fé' che fopra il colle auretta , 59©
Pur ti degg' io lafciar .
S'egli avvien ch'io foccomba *
Dolce Crimora, inalzami la tomba*
Crimora.
E ben , dammi quell' arme ,
Sì quell'arme di luce, e quella- Ipada, 595
E quel-
( C C C X V I I )
E quell'afta d'acciaro: io verrò teco,
Teco farommi incontro
Al fero Dargo, e crudo,
E al mio dolce Conal mi farò feudo.
O patrj monti , 600
O colli , o fonti ,
O voi cerve tti addio.
Io più non tornerò,
Lungi lungi men vo,
E nella tomba fio con l'amor mio. 605
Né mai più ritornaro? Uta richiefe
Sofpirofetta : cadde in campo il prode ,
VifTe Crimora? era il fuo fpirto afflitto
Pel fuo Conallo, e folitarj i paffi?
Non era ei graziofo , come raggio 610
Del Sol cadente? Vide Ullin full' occhio
La lagrima che ufeiva ; e prefe l' arpa
Dolce - tremante : amabile ma trillo
Era il fuo canto, e fu filenzio intorno.
L'ofcuro Autunno adombra le montagne, 615
L' az-
( C C C X V I I I )
L'* azzurra nebbia fui colle fi pofa ,
Flagella il vento le mute campagne.
Torbo il rio feorre per la piaggia erbofa,
Staffi un alber foletto, e fifehia al vento,
E addita il luogo , ove Conal ripofa . 6 i a
E quando l'aura vi percote drento
La fparfa foglia che d'intorno gira
Copre la tomba dell'Eroe già fpento„
Quivi fovente il cacciator rimira
L'ombre de' morti , allor che lento lento 6ì*$
Erra fui mefto prato, e ne fofpira»
Chi del tuo chiaro fangue
Giunger potrebbe alla primiera fonte,
Chi numerar, Conallo , i padri tuoi?
Crebbe la ftirpe tua qual quercia in monte , 630
Che con l'altera fronte
Incontra il vento , e al Ciel poggia fublime ;
Or dall' annole cime
Al fuol la rovefeiò nembo di guerra ;
Chi potrà '1 luogo tuo fupplire in terra? 63$
Qui
( C C C X I X )
Qui qui dell' armi il fier rimbombo intefefi ,
Quivi i fremiti,
Quivi i gemiti
Dei moribondi ; fanguinofe orrende
Le guerre di Fingallo . 64°
O Conallo, Conallo
Qui fu dove cadérli: era il tuo braccio
Turbine, e raggio il brando,
Dagli occhi ufeia, qual da fornace, il foco. ?
Era a veder l'altezza 645
Rupe in pianura, a cui Vento fi fpezza.
Romorofa qual roca tempefta
La tua voce a' nemici funefta
Nelle pugne s'udia rimbombar*
Dal tuo brando gli Eroi cadean non tardi 6$q
Come cardi,
Cui fanciullo
Per trastullo
Con la verga fuol troncar*
Ecco Dargo s'avanza 655
Dar-
(CCCXX)
Dargo terribil r come
Nube di folgor grave , avea le ciglia
Aggrottate ed ofeure ,
E gli occhi fuoi nella ferrigna fronte
Parean caverne in monte. 66®
Scendon rapidi i brandi, e orribilmente
Alto fonar fi fente
Il ripercoflb acciaro; era dappreflb
La figlia di Rinvallo ,
La vezzofa Crimora , 66$
Che rifplendea fotto guerriero arnefe»
Ella feguito in guerra
Avea l'amato giovinetto; fciolta
Pendea la gialla chioma ; in mano ha V arco ,
Già V incocca % 679
Già lo feocca
Per ferir Dargo, ahi ma la man sfallifce,.
* E fere il fuo Conallo: ei piomba abballo
Qual
a Si fa che Conimi reftò uc- tro Dargo : ma Ja trac-
cilo in una battaglia con» zione non determina s' egli
fi a
( e C C X X I )
Qual quercia in piaggia , o qual da rupe un maflb ^
Mifera vergine 6-j 5.
E che farà?
11 fangue fpiccia ,
Conal fen va.
Stette tutta la notte, e tutto il giorno-
Sempre gridando intorno,. 680
O Conallo, o mia vita, o amor mio;
Trilla angofeiofa piangendo morio.
Stretta , e rinchiufa poca terra ferba
Coppia di cui piti amabil non s'è villa;
Crefce fra i fallì del fepolcro l'erba; 685
Io fiedo fpeffo alla nera ombra , e trilla :
Vi geme il vento , e la memoria acerba
Sorgemi dentro, e l'anima m'attrifta:
Dormite in pace placidi e foletti
Dormite, o cari, nella tomba llretti. 6gv
Sì ,, dolce amabiliflìmo ripofo
Tom. IL X Go-
da flato uccifo dal nemi- bia voluto render mira bi-
co ,. oppur da Crimora . le la morte deli' Eroe con
E' probabile che il Poeta ab- quefta finzione . *
(CCCXXII)
Godete o figli dell' ondofo Lota ,
Uta foggiunfe; io ne terrò mai fempre
Frefca la ricordanza , e quando il vento
Sta nei bofchi di Torà , ed il torrente 695
Romoreggia dappreflb , allora a voi
Sgorgheranno i miei pianti , alle voftr' ombre
S'inalzerà la mia canzon fegreta ,
E voi verrete fui mio cor con tutta
La dolce pofifa della doglia voftra. 700
Tre giorni i Re (tetterà* in fefta , il quarto
Spiegar ìe vele :' aura del Nord fui legno
Porta Fingallo alle Morvenie felve.
Ma lo fpirto di Loda aiTifo flava
Nelle fue nubi, di Frotal ìe navi 705
Seguendo, e in fuor fi fofpingea con tutti
Gli atri fuoi nembi : né però fi fcorda
Delle ferite dì fua tetra forma ,
E dell' Eroe la delira anco paventa «
* * »
OS-
( C C C X X I I I )
OSSERVAZIONI.
1. 1 A comparazione non pub efTer né pi li gentile né
JL-rf più perfettamente adattata . La tepida pioggia
■ammolli (ce la dura quercia, e fa fpuntar le foglie: cosi
le doki lagrime della compaflìone intenerì feono i cuo-
ri più duri, e fanno germogliar in erti i fentimenti d'
umanità e di benevolenza fociale.
1» Indica mi hi ,quem diligi t anima mea^ubì pafea^ubì di*
bes in meridie. Cant. e. i. v. 6. *
j. Abbiam già detfo più volte che per lo fpirito di Loda
s'intende Odin , Era quefto la fuprema divinità della
Scizia, ed il fuo culto fu trasferito nella Scandinavia
da un celebre conquidatore, che pofeia a (nanfe il no-
«he di Odin , e coli' andar del tempo fu confufo con
elfo. Chiamàvafi egli Sig-ga figlio di Fridulfo, princi-
pe degli Afi, o fia Afiatici, popolo della Sazia che
abitava tra il Ponto Enfino, e'1 mar Cafpio, ed era il
principal Sacerdote del Dio Odin al quale fi rendeva
un celebre ailto nella città d' Af-gard, che nella lin-
gua di quel popolo lignificava la corte degli Dei. Que-
4k> Principe temendo, come fi crede, il rifentimento
de' Romani, per aver dato foccorfo a Mitridate, ab-
bandono la foia patria , e Col fior tirila gioventù degli
•Afi e dei Turchi fé n'andò verfo il Nord» Soggiogò
prima alcuni popoli della Ruflia, pofeia conquido la
Safìfonia: indi prefa la ftr'ada della Scandinavia fotto-
roife rapidamente la Ombria, o TOlllein, la Giutlan-
<la , la Fionia , la Danimarca . Pafsò pofeia nel-
la Svezia, ove quel Re per nome Gilfo, abbagliato
<da tante conquide, e credendolo più che uomo gli refe
X 2 ono-
(CCC X XIV)
oneri divini. Col favor di quella opinione, egli dì»
venne afibluto Padrone della Svezia , ove fi (labili.
Dettò nuove leggi: conquide) la Norvegia, e diftribuì
le lue conquide a' Tuoi figli. Dopo tante gloriofe fpe-
dizioni , fentendofi vicino alla morte non volle af-
• penarla: ma radunati i Tuoi amici, fi fece nove feri-
te in forma di cerchio con la punta della lancia, e.
varj tagli colla fpada. Dichiaro pofeia morendo eh'
egli andava in Scizia a prender luogo tra gli altri
Dei, ove doveva a(T;(lere ad un eterno convito, ed
accoglier con grandi onori quelli che fodero morti eoa-
Tarmi alla mano. Dopo la fua morte tu egli, coni' ab-
biane detto, confufo coll'antico Odin,e dell'uno e dell''
altro non fi fece che una lòia divinità. Quello conqui--
flatore fu l'inventore delle lettere Runiche: diteli di.
più ch'egli fofle eloquentiffìmo, Poeta, Mufico, Me--
dico, e Mago. Non ci volca tanto per imporre ad un.
popolo afflitto rezzo, ed immerfo nell' ignoranza. Cre-
devano gli Scandinavi che Qdin- intervenite nelle bat- j
taglie per aflìilere i luoi guerrieri, e fcegliciTe quelli
che doveano etTer uccifi, i quali fi chiamavano /'/ drit- \
te di Odin : e quelli dopo morte fupponevano di andar
nel palagio di Odin, chiamato Valhalla a ber della bir-
ra, e dell'idromele nei cranj dei loro nemici. Tutto-
ciò è fratto dall' Introduzione alla Storia di Danimarca:
del Sig, Mailer. *
4. I terrori di quella falfa Divinità fomigliano molto a.
quelli del vero Dio, ficcome vengono deferitti nel Sal--
mo 17. v. 8.
5. La battaglia di Fingal collo fpirito di Loda è la fola
finzione un po' llrava-gante che s' incontri nei Poemi
di OlTian. Non mancano però efempj di fìmil genere
appreffo i migliori Poeti. Convien dire inoltre a giuiti-
fìcazione di Offian, eh' egli non avanza cofa, che non
fia
(CCCXXV)
fia perfettamente conforme alle nozioni che correvano
a1 tempi fuoi intorno gli fpiriti» Credevafi a que' tem-
pi che l1 anime dei morti fodero materiali, e per confe-
guenìa fufcettihili di divifioni e ui ferite non meno dei
corpi. Lafcierò determinare ad àltVij, fé da quello patto
dedur fi potta. che Ottian non avette idea della divinità r
iembra bensì ch'egli credette che gli enti fuperiori non
dovettero curarli di quel che patta tra gli uomini.
Così il Traduttore Inglefe. lo non m' arrederò che filila
zuffa di Fingala e diOdin, per confrontarla con quella
fra Diomede e Marte, riferita nel 5. dell* Illiade - Gio-
verà dunque ottervare che 1' immaginazione del Poeta
Celtico non pecca né contro la vcriiìmigliatìza^ né con-
tro il decoro, laddove quella d'Omero cade nell' uno^
e nell' altro di quetti due vizj. Non parlo della ferita
materiale: poiché gli Dei degli antichi Greci nell' opi-
nione volgare, erano appunto come fé gli figurava É$>i«
curo, ed aveano quajl corpo e quafi membra , e feorreva
lor nelle vene un quafi l'angue o fìa icore , e perciò po-
tevano etter feriti quafi come gli uomini, Il punto ita
fé potettero o dovettero ettèr feriti evinti da un nomo.
Odin era tutt' altro nella mente di Ottian e dei Cale-
donj da quello ch'egli era nello fpirito dei Daneiì .
Fingal ed Ottian doveano burlarfi di quella divinità e
de' fuoi terrori, i quali non cohiìlle^ano che in un va-
no (ìrepìto, e non potevano fp; ventare fuorché i co-
dardi. Non è dunque ftravaganie, che Un Poeta per
dar rifalto alla fortezza ed al coraggio del fuo Eroe fa-
vorito, s' immagini ch'egli metta in fuga e ferifea un
Ente aereo, che lungi dall' etter d' una natura ed una
forza fuperiore alla fua , non potea pattare nell'opinio-
ne de' fuoi nazionali, che per un vano fpauracchio .
Stravaganza è bensì quetta , che Marte ._,il Dio della guer-
ra, riconofeiuto e adorato per tale dai Greci non mene
X 3 che
(CCCXXVI)
che dai Trojani fi fìnga fopraffatto in valore ed afpra»
niente ferito da un guerriero che non è neppure il più>
valorofo dei Greci.. Qual bi fogno v' è dunque d'Achille >
fé i Greci, lenza di lui, hanno dei guerrieri che avan-
zano in valore il più formidabile degli Dei ? L' imma-
ginazione di Oifun non è dunque alfurda , né potea ri-
pugnare alla credenza dei Càledonj , laddove quella, d*
Omero oltrepaffa i limiti del credibile . Ma 1' azione
di Diomede è dir pia inefeufabile, come inaéligiofaJ
rimprovero che non pub farli a quella diFingal; non.
preftando e fio alcuna fede alla divinità di Odin, come
Diomede la preilava a Marte. Quello carattere d' irre-
ligiofit'à è molto difdicevole ad uno dei principali guer-
rieri che fi vuol rendere intereffante . Ma fi dirà che
Diomede fu (limolato a far ciò da Minerva, che gli fer-
via di cocchiere, e che quella Minerva e quello Mar-
te, e quella zuffa erano tutte folennilTime allegorie 1
Ah quelle allegorie erano pure i begl' impiaftri! Pec-
cato, che da qualche tempo in qua abbiano quafi af-
fatto perduto il loro credito, e che ci fia qualche teme-
rario che ofì fpacciarle per droghe di cerretani, che in-
cancherifeono le piaghe in luogo di rifanarle. *
é. - - - - Mt'véog (Ts fJLiva. ffivtg afu.ftix.iXMV cu
Jl!fx7r\av7'. II. I. V. 103. *
7. Quelfa immagine pub fembrar a ragione fmodata,, né
fi convien molto ad un Eroe terribile bensì in batta-
glia , ma che pure fi dipinge bello ed amabile . Con;
maggior proprietà ella avrebbe potuto applicarfi a. Dar-
CRO-
CROMA.
'( e C C X X I X )
C R O M A.
ARGOMENTO.
X Rovandof: Crotbar Regolo di Croma in Irlanda
aggravato dalla ■vecchiezza e dalla cecità , ed ef-
fendo fuo figlio Fovar-gormo giovinetto -, Rothmar
Capo o Signor di Tr oralo , col fé un occafione sì fa-
vorevole per aggiunger a* proprj flati quelli di Cro-
tbar . Marciò egli dunque nelle terre che ubbidiva-
no a Crotbar , ma eh* egli teneva in vajfallaggio
da Arto fupremo Re d' Irlanda . Veggendofi Cro-
tbar incapace di refìjlere al nemico a cagione deW
età e dell" infermità fua , mandò a chieder foccorfo a
Fingal Re di Scoria, il quale non tardò punto a
fpedir in di fé fa di Crotbar Ojjian fuo figlio con un
corpo di truppe . Ma innanzi che OJfian giungeffe ,
Fovar-gormo figlio di Crotbar , impetrò dal padre di
andar-
(CCCXXX)
andarfene con le [uè genti ad ajfalir Rothmar y e-
ne * rejìò disfatto ect uccifo . Giunje intanto Ojjlan ,
v'innovò la battaglia , uccife Rotbmar , mi/e il fm
efercito in rotta, e liberato il paefe dì Croma da]
fuoi nemici , ritornò glwiofo in Ifco^ia .
OJJìan fentendo Malvina a lagnarfi della morte
di Ofcar fuo fpofo , prende ad alleviare il fuo cor-
doglio col racconto di quejla fua imprefa giovanile *
CRO-
(CCCXXXI)
CROMA.
'Ci
V^u està fi fu dell'amor mìo fa voccv
Ah troppo rado ei viene
A confolar Malvina in tante pene ..
Aprite, o padri di Tofcarre , aprite
L'aeree fale , e delle voftre nubi 5
A me fchiudete le cerulee porte .
Lungi non fono i pam
Della partenza mia. Nel fonno intefi.
Chiamar Malvina una fìochetta voce.
Sento dell'anima io
Le fmanie , e i palpiti
Forieri della morte. O nembo o nembo
Perchè venirti dal rotar del lago?
Fif-
a Parla Malvina , la quale gno P ombra del fuo fpo-
avea veduta pocanzi in fo- fo Ofcar .
( C CCXXXII)
Fifchiò tra le piante
La penna fonante , x -
Sparve il mio fogno, e la diletta imnfàgo*
Pur ti vidi , amor mio : volava al vento
L' azzurra verta
Di nebbia inceda ;
Eran fulle fue falde i rai del Sole. 20
Elle a quei di luce ardevano ,
E fplendevano ,
Coni' oro di flranier rifplender fuole *
Quella fi fu dell' amor mio la voce .
Ah troppo rado ei viene $ ,
A confolar Malvina in tante pene 1
Ma nell'anima mia tu vivi e Ipiri
Figlio d' Offìan poflfente ,
Col raggio d' Oriente
S'alzano ì miei fofpiri » ha
E dalle mie pupille . ,
Difcendono le lagrime
Con le notturne rugiadofe ftille 1
Ofcar,
(CCCXXXIII)
Ofcar , te vivo, ero una pianta altera
Adorna di fioriti ramicelli. 35
La morte tua , com' orrida bufera ,
Venne , e fcolfe i miei rami , e i fior sì belli ,
Pofcia tornò la verde Primavera
Con le tepide pioggie e i venticelli ..
Tornar P aurette , e i nutritivi umori , 40
Ma pili non germogliai foglie né fiori .
Le verginelle il mio dolor mirarno,
Le dolci corde dell'arpa toccaro.
Taciti , o arpa , che tu tenti indarno
D'afciugarmi fugli occhi il pianto amaro. 45
Le verginelle pur mi domandarno :
Lafìa , che hai? sì vago era il tuo caro?
Er' egli un Sol, che tu l'ami cotanto?
Io ftava metta e rifpondea col pianto ..
O bella figlia dell'' ondofa Luta, a 50
Deh come il canto tuo dolce mi giunge!
Certo quando fu gli occhi il molle fonno
Sce-
« Lutila , rapido rufccllo ,
( e e e x x x i v )•
Scefcti là -fui garrulo Morunte *
JFertifi udir Parmoniofe note
Degli eftinti Cantor : quando da caccia $\
Tu ritornarti nel giorno del Sole , b
torti a fentir le graziofe gare
Dei vati in Selma , e la tua voce xjuindi
S'empiè di foaviffima armonia t
Havvi dentro la languida mitezza tfò
Un non fo che che l'anima vezzeggia,
Quando in petto gentile abita pace .
Ma P angofeiofo duol ftrugge il piangente,
Diletta figlia , e i giorni fuoi fon pochi .
Svanifcon elfi , come fior del campo 65
Sopra di cui nella fua forza il Sole
Guarda dall' alto , quando umido il capo
Pendegli , e grave di notturne fìille.
Fatti core , o donzella ; odi la Storia
Ch' Offian prende a narrar , eh' egli P imprefe 70
Di
a Mor-rtirh , gran torrente . di qualche folenne feftivi-
b Sarebbe quefto un giorno tà ? *
XCCCXXXV)
Di giovinezza con piacer rimembra.
Comanda il Re ; fpiego le vele , e fpingomi
Nella Baja di Croma ondi-fonante ,
Nella verde Xnisfela . In fu la fpiaggià
S' alzano di Crotar 1' eccelfe torri , 7 5
Di Crotar , Re dell1 alle , in frefca etade
F-amofo in guerra : ma vecchiezza adeffb
Preme l' Eroe . Contro di lui la fpada
Alzò Rotman ; Fingal n'arfe di sdegno.
Egli a {contrarli con Rotmano in campo 80
Oflian mandò , poiché di Cròma il duce
Fu di fua forte gioventù compagno .
Io premifi il Cantor : poi di Crotarre
Giunfi alla fala . Egli fedeva in mezzo
All' arme de' fuoi padri ; avea fu gli occhi 8 5
Notte profonda : i fuoi canuti crini
Giano ondeggiando a un baftoncello intorno,
Softegnò dell'Eroe., Cantava i canti
Della pattata età , quando all' orecchio
Giunfegli il fuon delle noftr'armi; alzofii , 9©
Ste-
( C C L X X X V I >
Stefe 1' antica defrra ,. e benedifle
11 figlio di Fingallo . Olììan , difs' egli,
Mancò la gagliardia , mancò la poffa
Del braccio di Crotarre. Oh potefs' io
La fpada alzar, come, l'alzai nel giorno 95
Che'l gran Fingallo dello Strina in riva
Venne pugnando , ed io forgeagli al fianco .
Egli è Sol degli Eroi; pure a Crotarre
Non mancò la fu a fama : il Re di Selma
Lodommi , e al braccio io m,' adattai lo feudo ioa
Del ponente Caltan ch'ei. ftefe efangue .
Vedilo, o figlio, alla parete appefo -,
Che noi vede. Crotarre. Or qua ,. t'accolta,
Dammi il tuo braccio, onde fentire io pofìfa
Se nella forza a' padri tuoi fomigli . 105
Porfegli il braccio, et lo palpò più. volte
Con P antica fua mano , intenerii ,
Pianfe di gioja : tu fei forte, ei difìfe ,
Sì figliuol mio, ma non pareggi il padre.
E chi può pareggiarlo? Or via, la fella no
Spar-
( C C C X X X V I I )
Spargafi nella fala ; all' arpe > ai canti ,
Cantori miei: figli di Croma j è grande,
Grande è colui che la mia reggia accòglie .
Sparfa è la fefta , odonfi l' arpe , e ferve
Letizia , ma letizia che ricopre i i §
Un fofpir che covava in ciafeun petto .
Sembrava un raggio languido di Luna
Che di candida ftrifeia un nembo afperge •„
Cefiaro i canti alfin -. Di Croma il Sire
Parlò , né già piangea ■, ma in fu le labbra 120
Gli fi gonfiava il tremulo fofpiro .
O figlio tli Fingal, difs'ei , non vedi
L'ofcurità della mia fala? ah quando
Il mio popol vivea , fofea non era
L'alma mia ne' conviti: alla prefenza 125
Degli ofpiti ftranier ri dea mi; il core
Quando nella mia reggia il figlio mio
Splender folea : ma un faggio , Offian , è quefto
Che già fparì , né dopo le fcintilla
Lafciò di luce: anzi il fuo tempo ei cadde 130
Tom. IL Y Nel-
(CCCXXXVIII)
Nelle pugne paterne .. Il duce altero
Di Tromlo erbofa , il fier Rotmano intefe
Che a me la luce s' ofcurò , che l' arme
Pendean nella mia fala inoperofe.
Dalle pareti .. Ambiziofo orgoglio i^-
Sorfegli in core, ei s'avanzò ver Croma.,.
Caddero le mie fchiere j. io de' miei padri
Strinfi Tacciar: ma che potea Crotarre
Spoflato e cieco? Erano i palli miei
Difuguali , tremanti , e del mio petto 24$
Alta l' angofcia \ fofpirava i giorni
Di mia paflata etade., in ch'io nel. campo
Speffo del fangue ho combattuto e vinto.
Tornò frattanto dalla caccia il figlio,.
* Fagormo il bello dalla bella chioma. 1-45-
Non per anco egli avea nella battaglia
Sollevato V acciari che giovinetto
Era il fuo braccio ancor , ma grande il coiie T
E fiamma di valor gli ardea negli occhi .
Vide il garzone i miei fcoropofti paffi . 150
E
a Fovar-gonuo . Faobhor-gorm , lY azzurra punta delP acciaro ►
( C C C X X X I X )
E fofpirò . Perchè sì meflo , ei dille,
Signor di Croma ? or fé' tu forfè afflitto
Perchè figlio non hai ? perchè pur anco
Fiacco è '1 mio braccio? ah ti- conforta , o padre ,
Che- della, delira mia lento il nafeente 155
Vigor che forge. Io già finudai la fpada
Della mia giovinezza, e piegai l'ateo.
Lafcia ch'io vada ad incontrar l'altero
Coi giovani di Croma; ah lafcia ch'io
Con lui m' affronti ,.ch' io già lento , o padre , 2 <5©
Ardermi il cor di bellicofa fiamma „
Sì, tu l'affronterai t foggi unfi , o figlio ' •
Del dolente Crotar , ma fa che innanzi a
Ti precedan le fchiere , acciò eh' io poffà
Il grato calpeftio de' piedi tuoi 165
Quando torni fentir , poiché m' è tolto1
Gioir cogli occhi dell'amata vifta,
Dolce Fagormo dalla bella chioma.
Ei va , pugna , foccombe . Il fier nemico
Y 2 Ver-
a II Gén-fo più chiaramente par pr imo tra inerititi, onde tu
che fia tjuefto: Non ti fptnger pojf* tornartene [alvo al padre*
( C C C X L )
Verfo Croma s'avanza, e da' fuoi mille i?ò
Cinto , con la fanguigna orrida lancia
Stanimi già fopra l' uccifor del figlio »
Su fu , difs' io 1' afta impugnando , amici ,
Non è tempo di conche. Il popol mio
Ravvifò il foco de' miei fguardi , e forfè. 175
Noi tutta notte taciti movemmo
Lungo la piaggia . In Oriente apparve
Il dubbio lume: ai noftri fguardi s'offre
Col fuo ceruleo rivo angufta valle .
S-tan fulia fponda di Rotman le fchiere 180
Scintillanti d' acciar : lungo la valle
Pugnammo , effe fuggir : Rotman cadeo
Sotto il mio brando . Ancora in Occidente
Scefo non era il Sol , quand' io portai
Al buon Crotar le fanguinofe fpoglie 185
Del feroce nemico* Il vecchio Eroe
Gode trattarle, e rafferena il volto.
Corre alla reggia l' ondeggiante popolo ,
S'odon le conche alto fonar ; s'avanzano
Cin-
(CCCXLI)
Cinque cantori e dieci arpe ricercano i<?o.
Soavemente ed a vicenda cantano l
D' Oflìan le lodi: effi l' ardor dell'anima
Lieti efalaro , ed ai giocondi cantici
Rifpondea l' arpa in dolce fuon feftevole .
Brillava in Croma alta letizia e giolito , 195
Perch' era pace nella terra e gloria .
Scefe la notte col grato filenzio ,
E il nuovo giorno sfavillò fui, giubilo.
Nemico non ci fu che per le tenebre
CfaiTe d'inalzar la lancia fulgida. 200
Brillava in Croma, alta letizia e giolito
Perch'era fpento il fìer Rotmano orribile.
Al bel Fagormo il popolo di Croma
Alzò la tomba: io la mia voce feiolfi
Per lodare il garzone: era lì preflfo 205
11 vecchio Eroe, né fofpirar s' intefe .
Ei brancolando con la man ricerca
La ferita del. figlio:, in. mezzo al petto
La gli trovò, balza di gioja, e volto
Y 5 Al
t C C C X L I I )
Ai figlro di Fingallo: o Re dell'afte, Zìo
Di,ye , ' on caude il figlio mio, non cadde
Se* ~a della lua fama ; il garzon prode
Non fuggi no , felli alla morte incontro
E la cercò tra I' affo Ha te fchiere »
O felici cclor, che in giovinezza 215
Muojon cinti d' onor : nella lor fala
Non li vedranno i fiacchi ; alto nei canti
Sta il nome lor \ del popolo i fpfpiri
Seguonli , ed alla vergine dall'occhio
La tepidetta lagrima diflilla. 220
Ma i vecchi dechinando a poco a poco
Scemano, inaridifeono, fi iparge
D'obblio la fama dei lor fatti antichi.
Cadon negletti , ignoti , e non fi ferite
Solpu di figlio: alla lor tomba intorno 225
Stalli la gioja , e lor sbalza la pietra
Senza l'onor d'una pietofa Milla.
O felici color, che in giovinezza
Cadon , di fama luminoiì ardenti i
OS-
(CCCXL1II)
OSSERVAZIONI.
*•'/"% Uefte compofizionì improvvife furono tenute in
V^_ grandiiTimo prègio dai Bardi dei tempi fuflegtìen»
ti . 1 pezzi che ci rimangono di quei genere inoltrano
piuftoito II buon orecchio, che il gènio poetico dei lo-
ro Autori . 11 Traduttore non ha incontrato che una
Yola di quelle compofìzioni che meriti d' effer conferà
vata. Ella è di mille anni più recente del fccolo diOf-
fian, ma fembra che gli Autori fi fieno ftudiati d'imi-
tar lo fiile di quello Poeta, e di adottarne molte efpref-
lloni. Eccone il fogge t to . Cinque Bardi, o Canteri,
vallando la notte in cafa d'un Signore, o Capo di tri-
bù, il quale era anch' efib Poeta, ufeirono a far le lo-
ro offervazioni fopfa la notte, e ciafchedu.no ritorno»
con una' improvvifa detenzione della medcfima. La not-
te deferitta è nel mefe d' Ottobre, e nel Nord della
'Scozia eli' ha veramente tutta quella varietà, che i
Cantori le attribuifeono.
i. Cantore.
Trilla è la notte: tenebria s' aduna;
Tingefi il cielo di color di morte:
Qui non fi vede riè (Iella, né Luna ,
Che metta il capo fuor delle lue porte.
Torbido è '1 lago, e minaccia fortuna, 5
Odo il vento nel bofeo a ruggir forte.
Giù dalla balza va feorrendo il rio
Con roeo lamentevol mormorio,
Y 4 Su
( C C C X L I V )
Su quel!' alber colà fopra quel tufo
Che copre quella pietra fepolcralc ic
11 lungo- urlante ed inamabil gufo,,
L' aer funefta col canto ferale.
Ve Ve..
Folca forma la piaggia adombra :
Quella è un ombra : I 5
Strifcia, libila, vola via.
Per quella via
Torto pattar dovrà perfona morta:
Quella meteora de'fuoi patti è feorta.
Il caa dalla capanna ulula e freme, 20,
Il cervo geme — fui mufeo del monte,
L' arborea fronte — il vento gli percote,
Spetto ei fi fcuote — e fi ricorca fpefio.
Entro d' un ietto -- il cavriol s' acquatta,
Tra l'ale appiatta -- il francolin la tetta. 25
Teme tempetta — ogni uccello, ogni belva,
Ciafcun s' infelva — e sbucar non ardifee ,
Solo ftridifee -- entro, una nube afeofo
Gufo odiofo.
E la volpe colà da quella pianta, 30
Brulla di fronde
Con orrid' urli a' fuoi (trilli rifpondc.
Palpitante, anfante, tremante
Il peregrin
Va per fterpi , per bronchi , per fpine, 35
Per rovine
Che ha fmarrito il fuo cammin .
Palude di qua,
Dirupi di là,
Teme i fatti, teme le grotte, 40
Teme V ombre della notte,
Lungo il rufcello incefpicando,
Br*n-
( C C C X L V )
Brancolando
Hi ftrafeina 1' incerto Tuo pie ..
Fiaccato" or quella or quella pianta, 45
Il falTo rotola, il ramo fi fchianta
L' aride lappole ftrafeica il vento;
Ecco un' ombra, la veggo, la Tento:.
Trema di tutto, né fa di che.
Notte pregna di nembi e di venti, 50
Notte gravida d' urli e fpaventi:
L' ombre mi volano a fronte e a tergo :
Aprimi, amico, il tuo notturno albergo,,
2.. Cantore.
Sbuffa '1 vento, la pioggia precipitali,
Atri fpirti già {trillano ed ululano, 55
Svelti i bolchi dall'alto fi rotolano,
Le feneftre pei colpi fi (tritolano.
Rugghia il fiume che torbido ingrofTa:
Vuol varcarlo e non ha polla,
L' affannato viator. 60
Udifte quello (Irido lamentevole >
Egli è travolto, ei muor.
La ventofa orrenda procella
Schianta i bofehi , i faffi sfracella :
Già 1' acqua ftraripa, 65
Si sfafeia la ripa,
Tutto in un fafeio la capra belante,.
La vacca mugghiante,
La manfueta e la vorace fera
Porta la rapidiffima bufera . 70
Nella capanna il cacciatoi- fi delta,
Solleva la tetta,
Stordito: avviva il foco fpento: intorno
Fu-
( 'C C C X L V I )
Fumanti
Stillanti - è
Stangli i fuoi veltri : egli di feopc i fpeflì
Fefli riempie, e con terrore aicoka
Due gonfi rivi minacciar vicina
Alla capanna fua iìrage e rovina.
Là fui fianco di ripida rupe g0
Sta tremante 1' errante paftor.
Una pianta fui capo rifuona,
E l'orecchio gli afforda e rintrona
Il torrente col roco fragor.
Egli attende la Luna, §«
La Luna che riforga,
"E alla capanna co' fuoi rai lo feorga.
In tal notte atra e funefta
Sopra il turbo e la tempefta,
Sopra neri nugoloni g0
Vanno V ombre a cavalcioni.
Pur è giocondo
Il lor canto fui vento:
Che d' altro mondo
Vien quel novo concento. n<
Ma giù. ceffa la pioggia: odi che foffìa
L' afeiutto vento, V onde
Si diguazzano ancora, ancor le porte
Sbattono : a mille a mille
Cadon gelate fìille 100
Da -q uè 1 tetto e da queiìo. Oh! oh ! purve^o
Stellato il cielo: ah che di nuovo intorno
Si raccoglie la pioggia ; ah che di nuovo
L' Occidente s' abbuja .
Tetra è la notte e buja, 205
L' aer di nembi è pregno :
Ricevetemi , amici , a voi ne vegnó .
3. Can-
{ C 'C C X L VII)
3. Cantore.
•Pur il vento imperverfa, e par ei firepita
Tra T erbe della rupe : abeti fvolvonfi
Dalle radici , e la capanna ichiantafi. 110
Volan per 1' aria -le (pezzate nuvole,
Le rode (Ielle ad or ad or tralpajono,
Nunzia di morte V orrida -meteora
Fende co' nggi l'addenfate tenebre .
Ecco pofa lui monte: io veggo ? ifpida 115
Vetta -del giogo dirupato, e 1' arida
Felce ravvilo e l'atterrata quercia
Ma chi è quel cola lotto queil albero,
Prottefo in riva al lago
Colle velli di morte? 120
L' onda fi sbatte forte
Sulla fcoglioia ripa, è d'acqua carea
La piccioletta barca j
Vanno e vengono i remi
Traportati dall' onda 125
Ch'erra di fcoglio in fcoglio: oh! fu quel faflfo
Non fìede una donzella?
Che fia? l'ondi rotante
Rimira,
Solpira, 130
Mitero l'amor fùo! mifero amante !
Ei di venir promife,
Ella adocchiò la barca
Mentre il lago era chiaro: oh me dolente!
Oimè quello è '1 fuo legno! 135
Oimè quelli i fuoi remi,
Quelli fui vento i fuoi fofpiri eflremi!
Ma già s' appretta
Nuova tempedà :
Ne-
(CCCXLVII1)
Neve in ciocca 140
Fiocca fiocca,
Biancheggiano dei monti e cime e fianchi ,
Sono i venti già fianchi ,
Ma punge l'aria, ed è rigido il cielo :
Accoglietemi amici, io fon di gelo . 145
4. Cantore.
Vedi, notte, ferena, lucente,
Pura, azzurra, {Iellata, ridente,
I venti fuggirò,
La nubi fvaniro,
Si fan gli arbufcelli 1 50.
Più verdi e più belli ,
Gorgogliano i rivi
Più frefchi e più vivi,
Scintilla alla Luna
La terfa laguna. 155
Vedi notte, ferena, lucente,
Pura, azzurra, {iellata, ridente ..
Veggo le piante rovefciate, veggo
Le biche a terra fparte,
E la vigil cervetta 160
Che con induftria ed arte
A raccorle s' affretta.
Chi. vien dalle porte
Ofcure di morte
Con pie pellegrin? 165
Chi vien così leve
Con veda di neve,
Con candide braccia,
Vermiglia la faccia,
Brunetta il bel crin? 170
Que-
( C C C X L I X )
Quella è la figlia del Signor sì bella,
Che pocanzi cadeo nel fuo bel fiore :
Deh t' accorta, t'accorta, ó verginella,
Lafciati vagheggiar, viio d' amore.
Ma già fi move il vento e la dilegua, 175
E vano è che cogli occhi altri la fegua.
I venticelli fpingonò
Per la valle rillrettà
La vaga nuvoletta ;
Ella poggiando va, 180
Finché ricopre il cielo
D" un candidetto velo
Che più leggiadro il fa.
Vedi notte, ferena , lucente,
Pura, azzurra, ftellata, ridente. 185
Bella notte, più gaja del giorno':
Addio, datevi amici * io non ritorno.
5. Cantore.
la notte è cheta, ma fpira fpavento.
La Luna è mezzo tra le nubi afeofa :
Movefì il raggio pallido e va lento, 100
S' ode da lungi 1' onda romorofa .
Mezza notte varcò, che '1 gallo io fento:
La buona moglie s' alza frettolofa,
E brancolando pel bujo s' apprende
Alla parete, e '1 fuo foco raccende. 195
II cacciator che già crede il mattino,
Chiama i fuoi fidi cani, e più non bada;
Poggia fui colle, e fifehia per cammino:
Colpo di vento la nube dirada;
Ei lo ftellato aratro a fé vicino 200
Vede che fende la cerulea rtrada :
Oh,
(CCCL)
Oh, dice, egli è per tempo, ancora annotta ,=
E ss addormenta 'ull' erbata grotta.
Odi odi:
Corre pel bofeo il turbine,. 205
E nella valle mormora
Un luon lugub è e itridulo.:
Quctt' è la tormidabile
Armara degli Spiriti ,
Che tornano dall' aria. 210
Dietro il monte fi cela la Luna
Mezzo pallida, e mezze bruna:
Scappa un raggio, e luccica ancora
E un pò po' le vette colora:
Lunga dagli alberi feende 1' ombra, 215
Tu'to abbuja, tutto s' aombra:
Tutto è orrido, e pien di morte,
Amico ah non tardar, fchiudi le porte.
Il Signore.
Sia pur tetra la notte, ululi e ftrida
Per pioggia o per procella, 220
Senza Luna, né itella,
Volino i' ombre, e '1 peregrin ne tremi;
Imperverfino i venti,
Rovinino i torrenti , errino intorno
Verdi — alate meteore: oppur la notte 225
Efca dalle fue grotte
Coronata di itelle, e fenza velo
Rida limpido il cielo,
E" lo ftefTo per me : 1' ombra fen fugge
Dinanzi al vivo mattutino raggio, 230
Quando fgorga dal monte,
E fuor dalle fue nubi
Rie-
fCCCLI)
"Riede giojofo il giovinetto giorno:
Sci T uora, come pafsò, non fa ritorno.
Ove fon ora, o vati, 235
I duci antichi ? ove : famofi Regi ?
Già della gloria lor paffaro i lampi.
Sconolciuti, obbliati
Giaccion coi nomi lor, coi fatti egregi,
E muti fon delle lor pugne i campi. 240
Rado avvien eh' orma ltampi
II cacciator fui le mufeofe tombe
Mal noti avanzi degli eccelfi Eroi.
Sì pafTerem pur noi, profondo obblio
C' involverà : cadrà proftefa alfine 245
Quella magion fuperba,
E i figli noftri tra 1' arena, e l1 erba
Più non ravviferan le fue rovine.
E domandando andranno
A quei d' etade e di faper più gravi: 25©
Dove forgean le mura alte degli avi?
Sciolganfi i cantici,
L' arpa ritocchili ,.
Le conche girino,
Alto fofpendanfi 255
Ben cento fiaccole,
Donzelle e giovani
La danza intreccina
Al lieto fuon .
Cantore accoftifi , 260
II qual raccontimi
Le imprefe celebri
Dei Re magnanimi
Dei duci nobili,
Che più non fon „ 265
Così paffi la notte,
Fin-
t C C C L I I )
Finché il mattin le noftre fale irraggi.
Allor fien pronti i deliri
Giovani della caccia, e i cani, e gli archi.
Noi falirem fui colle, e per le felve
Andrem col corno a rifvegliar le belve. "275
LAT-
LATMO.
( C C C L V )
L A T M O.
Argomento.
T
JL Rovavajì Fingal in Irlanda quando Latbmon , Si*
gnor di Dunlatbmon , prevalendo/] delP ajfen^a di
lui , fece uri invafione in Morven , e giunfe a l'ifla
del palagio di Selma . Giunta a Fingal una 'tal nuo*
•va, ritornò con follecitudine, e Latbmon al fuo arri-
vo , fi ritirò [opra un colle . Mentre Fingal fi dif po-
neva alla battaglia , Morni vecchio e famofijfimo
guerriero Sco^fe , viene a prefentarglì fuo figlio
'Caulo , ancor giovinetto , acciò facejfe fitto di lui la
fua prima campagna . Fingal lo dà per compagno a
fuo figlio OJfian , e fopraggiunta la notte , fono ambe-
due fpediti ad ojfervare ì movimenti dei nemici. Que-
fla parte del Poema ha uri e frema rajfomiglianza coir
Epifodio di Nifo e d" Furialo ne IP Eneide . Allo fpun-
Z 2 far
(CC.CLVL)
tar del giorno , Latbmon sfida Offtan a /ingoiar bau
taglia , e mentre era fui punto di rejlar uccifo da que-
fto , vien falvato per P interpostone di Gaulo . Lath*
moti , vinto da tanta generofità , fi arrende , e da Vi\u
gal è rimandato libero alle fue- terre .
Il Poema fi apre nel punto deW arrivo di Fingal m
Mvrven .
IAT-
( C C C L V I I )
L A T M O.
» * »
'S
elma, Selma, che veggio? ofeirre e mute
Son le tue fale > alcun rumor non s1 ode ,
Morven , ne' bofehi tuoi : 1' onda romita
Geme fui lido; il taciturno raggio
A' tuoi campi fovrafta: efeono a khiere 5
Le verginelle tue , gaje , lucenti
Come il vario - dipinto arco del cielo ,
E ad or ad or verfo l'erbola Ullina
Volgono il guardo, onde feoprir le bianche
Vele del Re : quei di tornar promife 1 o
A' colli fuoi , ma lo rattenne il vento
L' afpro vento del Nord. Chi vien? chi sbocca
Z 3 Dal
fi Quella apertura nell' Ori- alla parte narrativa del
ginale è in metro Lirico , Poema , eh' è tutto in ver-
e fi farà cantata full' arpa * fo Eroico .
Ella ferve d' introduzione
(CCCLVI1I)
Dal colle Orientai , come torrente
D'ofcuritade? ah lo raVvifo, è queiìa
L'ofìe di Latmo. Sconfìgliato! intefe 1.5,
L' aflenza di Fingallo , e di baldanza
11 cor gli fi gonfiò : porta ha nel vento *
Tutta la fpeme fua . Perchè ten vieni , ;
Latmo, perchè? non fono in Selma i forti.
Con quell'afta che vuoi? di Morven teco 20
Pugneran le donzelle? Arrefta arrefta
Formidabil torrente : olà , non vedi
Cotefte vele? ove fvanifci , o Latmo,
Come nebbia? ove fei? fvanifci in vano:
T'infegue il nembo: hai già Fingallo a tergo, ij,
Lente mòveaho fui ceruleo piano
Le noftre navi , allor che il Re di Selma
Dal fuo fonno fi fcoffe: egli alla lancia
Stek la delira; i fuoi guerrier s' alzare
Ben conofeemmo noi, ch'egli i fuoi padri 50
Ve-
a Cioè nel vento contrario che tratteneva Fingal in Ir-
landa . *
(CCCLIX)
Veduti avea , che a lui fcendean fovente
Ne' iogni fuoi , quando nemica fpada
Sopra Je noftre terre ofava alzarfi .
Lo conoicemmo , e tolto in ogni petto
Arie la pugna. Ove fuggirti o vento? 35
Difle di Selma il Re : ftrepiti forfè
Nei iòggiorni del Sud? forfè la pioggia
Segui per altri campi? a che non vieni
Alle mie vele , alla cerulea faccia
De1 mari miei? nella Morvenia terra 40
Stalli il nemico, e '1 filo Signor n'è lungi.
Su duci miei, verta, ciafcun l'usbergo,
Ciafcun lo feudo impugni , e fopra l' onde
Stendafi ogn' afta, ed ogni acciar fi mudi.
* Latmo già ci avanzò, Latmo che un giorno 45
Colà di Lona fu la piaggia erbofa
Z 4 Da
a La tradizione rapporta che te finge eh' egli ne abbia
Fintai ebbe natura 'mente ricevuta 1 1 notizia per mez-
av . ìfo dell1 invadono di La- zo d un iogno .
thuion . Ollun poeticamen-
(C C G L X )
Da Fingallo fuggì *.: ritorna adeflo
Come ingroflato fiume, e '1 fuo muggito
Erra fu i noftri colli . Il Re sì diffe ,
Noi nella baja di Cannona entrammo. 50
Oflìan falì fui colle, e 3 fuo di taflfo
Scudo colpì tre volte : a quel rimbombo
Tutte eccheggiaro le Morvenie balze,
E tremando fuggir cervetti e damme .
L'ofte nemica al mio cofpetto innanzi 55
S' impallidì , fi sbigottì , perdi' io
Tutto feftante mi volgea nell' armi
Della mia gioventude , e al monte in vetta
Nube parea fofco-lucente , il grembo
Grave di pioggia a traboccar vicina . 60
Sedea fotto una pianta il vecchio Morni , *
Lun-
a Allude ad una precedente b Morni era Principe , e ca-
battaglia , in cui Lathmon pò d' ima tribù numerofa
reftò disfatto . OtTian in un e potente nel tempo di Fio-
altro Poema veduto dal gal , e di fuo padre Coniai .
Traduttore racconta i mo- Queft' ultimo fu uccifo in
tivi di cotelta prima guer- battaglia combattendo con-
ra . tro
(CGC'LX I )
Lungo ie ftrepitanti acque di Strumo , *
Curvo fulla fua verga : eragli appretto
Il giovinetto Gaulo , a udire intento
Del padre fuo le giovanili imprefe . 6<$
Speflb ei fi fcuote , e in sé non cape e balza
Fervido, impaziente. Il vecchio Eroe
Udì il fuon del mio feudo , « riconobbe
Il fegnal della 2,uffa : alzafi tolto
Dal feggro fuo, la fua canuta chioma 70
Divifa in due fu gli omeri difeende .
Penfa ai prifehi fuoi fatti : o fìgliuol mio ,
Difs' égli a Gaulo , un gran picchiar di feudo
Odo colà dal monte 5 il Re di Selma
Certo tornò-, quefto è '1 fegnal di guerra. 75
Va di Strumo alle fale , e a Morni arreca
L'ar-
tro la tribù di Morni , erano perfettamente ricon-
ma il Valore e la condót- ciliari .
ta di Fingal , finalmen- a Srru' - mone rufcello della
te riduffela all' ubbidien- collina , in quefto luogo è
2a . Si vede in quefto il nome d' un fiumicello
Poema , clic i due Eroi s' nelle vicinanze di Selma .
(cccLxri)
L'arme lucenti, arrecami quell'arme
Che '1 padre mio nel dechinar degli anni
Ufar folea : del mio braccio la pofla
Già comincia a mancar: tu prendi , o Gaulo , 80
LTarnefe giovani! , corri alla prima
Delle battaglie tue: fa che '1 tuo braccio
Giunga alla fama de' tuoi padri; in campo
Pareggi il co rio tuo d'aquila il volo.
Perchè temer la morte? i prodi, o figlio, 85
Cadon con gloria : il loro feudo, immoto
Rattien la foga alla, corrente ofeura
D' afpri perigli, e ne» travolve il corfo,
E fu i bianchi lor crin fama fi poia ,
Gaulo non vedi tu, come fon cari, 90,
Come per tutto venerati i palli
Della vecchiezza mia? Morni fi move,
E i giovinetti rifpettofi e pronti
Corrono ad incontrarlo, e i i'uoi veftigj
Seguon con occhio, riverente e lieto. 95
Ma che? iìglio , ma che? Mona non feppc
Che
( C C C L X 1 I I )
Che fa fuggir-: ma lampeggiò '1 mio brando
Nel bujo delle pugne , e a me dinanzi
Svanir gli eftranj , e s' abbaflaro i prodi .
Gaulo l'arme arrecò: l'Eroe canuto ioo
Si coperie d' acciar : prefe la lancia ,
Cui fpeflfo tinfe de' poftenti il (angue;
Avviofiì a Fingal ; feguelo il figlio
Con efultanti patti . Il Re di Selma
Tutto allegroflì in rimirando il duce 105
Dai crini dell'età» Signor di Strumo ,
Diffe Fingallo } e ti riveggio armato ,
Da che pur dell' etade il grave incarco
Il tuo braccio Inerbò ? fpeflfo rifulfe
Morni in battaglia, a par di Sol nafeente 3 1 io
Difperditor di nembi e di procelle ,
Che raflferena i poggi , e i campi indora .
Ma perchè non ripofi in tua vecchiezza?
Che non ceffi dall' arme ? ah da gran tempo
Sei già nel canto ; il popolo ti feorge 115
E benedice i tremolanti paffi
Del
( C -C C L X I V )
Del valorofo Morni : a che non pofi
Nei fenili anni tuoi? fvanirà Porte,
Svanirà, sì, fol che Fingal fi raoftri.
O figlio di Cornai, riprefe il duce, 120
■Langue il braccio di Morni: io olà fei prova
D'eftrar la fpada gioverai , ma ella
Giace nella Aia fpogiia : io fcaglio P -afta-,
Cade lungi dal fegno ; e del mio fetido
Sento l' incarco. Ah noi ftruggiamei , amico, 125
Come T inaridita erba del monte :
Secca la noftra pofia, e non ritorna .
Ma , Fingallo , io fon padre : il figlio mio
S' innamorò delle paterne imprefe .
Pur non per anco la fu a fpada il fangue 130
Affaggiò dei nemici , e non per anco
La fua fama fpuntò : con lui ne vengo
.Alla battaglia ad addentrargli il braccio .
Sarà la gloria fua nafeente Sole
Al paterno mio cor , nelP ora ofeura 12$
Della partenza mia . Poffan le gènti }
Scor-
( C C C L X V )
Scordar di Morni il nome, e dir fol tanta,
Vedi ir padre di Gaulo. E Gaulo , a lui
Soggiunte il Re, nella fua prima zuffe
La fpada inalzerà, ma inalzeralla 140
Sugli occhi di Fingallo; e lai mia delira
Alla fua gioventù fi farà feudo .
Morni , non dubitarne . Or va , ripofa
Nelle fale di Selma, e le novelle
Dei valor noftro attendi: arpe frattanto 145
S' appreftma e Cantori , onde i cadenti
Guerrieri miei della lor fama al fuono-
Prendali conforto , e V anima di Morni
Si rinnovi di gioja . Oflian , mio figlio',
Tu pugnarli altre volte, e fla rapprefo 150
Sulla tua lancia dei ftranieri il fangue.
Sii di Gaulo compagno : ite , ma molto
Non vi feoftate da Fingal , che foli
Non vi feontri il nemica, e non tramonti
Quafi nel fuo mattin la voflra fama . 355
Volfimi a Gaulo , e V alma mia s' apprefe 2
To-
( C C C L X V ì )
ToRo alla iua , che nel vivace (guardo
Foco di gloria e di battaglia ardea .
3 L' ofte nemica egli feorrea con occhio
D'inquieto piacer, tra noi parlammo ì 6ò
Parole d' amiftà ; dei noftri acciari
Scapparo infieme i rapidi baleni,
Infierii fi mefcolar ; che dietro il bofeo
Noi li brandimmo, e delle noftre braccia
La vigoria nel vuoto aer provammo. ì6$
Scefe in Morven la notte. Il Re s'allìfe
Al raggio della quercia : ha Morni accanto
Cogli ondeggianti fuoi canuti crini .
Fatti d'Eroi già fpenti-, avite imprefe
Son lor fuggenti . Tre Cantori in mezzo 170
L' arpa toccaro alternamente . Ullino
S'avanzò col fuo canto. A cantar prefe
Del poflfente Comallo : annuvolofli 4
Di Mornì il ciglio; roffeggiante il guardo
Torfe fopra d' Ullin ; ceffonile il canto. 175
Vide l' atto Fingallo , e al vecchio Eroe
Dol-
( C C C L X V I ì )
Dolcemente parlò : Duce di Strurao ,
Perchè quel bujo ? ah fempiterno obblio
11 pattato ricopra : i noftri padri
Pugnaro, è ver, ma i figli lor congiunti 180
ÌSon d'amiftade, e a genial convito
S' accolgono feftofi : i noftri acciari
Nemiche tede a minacciar fon volti ,
E la gloria è comun : ricopra , amico ,
I dì dei noftri padri eterno obblio. 185
O Re di Selma, io non abborro il nome
Del padre tuo, Morni riprefe , ed anzi
Lo rimembro con gioja : era tremenda
La poffanza del duce , era mortale *
II Tuo furore: alla fua morte io pianfi. 190
Cadon , Fingallo , i prodi , alfin fu i colli
Non rimanali che i fiacchi . Oh quanti Eroi
Quan-
0 Que(V efpreffione nelP Ori- s' eftingueva che colla mor-
ginale è ambigua , perchè te . Il Traduttore ha con-
può fignincare ugualmente fervata l' ambiguità dell*
e die Cornai uccife molti Originale, come è proba-
in battaglia , e che il fno bile che (oiYs l' ìntendimen-
odio era implacabile , né to del Poeta .
C e e e l x v r i i )
Quanti guerrieri fé n'andar (otterrà
Nei dì di Morni ! io qui reftai , ma certo-
Non per mia colpa, che né alcun cimento- 195-
N-è tenzon ricufai . La- notte avanza ,
Ditte Fingal , fu via , prendan ripofo
Gli amici noftri , onde al tornar del giorno
Sorgano poderofi alla battaglia
Contro l'otte di Latmo : odi che freme :co
Simile a tuon che brontola da lungi .
Offian e Gaulo da la bella chioma ,
Voi fete levi al corfo : e ben, da quella
Selvofa rupe ad offefvar n'andate
I paterni nemici : a lor per altra re <
Non vi fate si preflb : i padri voftri
Non vi faranno ai fianchi a farvi feudo .
Non* fate, o figli, che fvanifea a un punto
La voftra fama : ardor cauto v' accenda ,
Che a valor giovanile error va preflb. 1.10
Lieti l'udimmo, e ci movemmo armati
Ver la felvofa balza : il cielo ardea
Di
( C C C L X I X )
Di tutte quante fue roflìcce -ftelle ,
E qua e là volavano fui campo
Le meteore di morte: alfin l'orecchio 215
Giunfe a ferirci il bisbigliar lontano
Della proftefa ode di Latmo: allora
Gaulo parlò nel fuo valor, la fpada
Spetto traendo , e rimettendo . Oh , difle ,
Tu figlio di Fingal, che vuol dir quello? 220
Perchè tremo così? perchè sì forte
t
Palpita il cor di Gaulo? i pam" miei
Sono incerti,, feompofti , avvampo e fudo
In mirar la nemica ofte giacente.
Treman dunque così l'alme dei forti 225
In villa della pugna? Oh quanto, amico,
L'alma di Morni efulteria , fé uniti
Piombaffimo precipitofamente
Sopra i nemici! allor nel canto ì nomi
Chiari n' andriano^e i noflri paffi alteri 230
Tramano dietro a sé l'occhio dei prodi.
Figlio di Morni, rifpos'io, di pugne
Totn. II. A a Va-
( C C C L X X )
Vaga è quelV alma , e di rifplender folo
Amo , e di farmi dei Cantor fubbietto .
Ma fé vinto fon io, mirerò forfè 235
Gli occhi del Re ? terribili in fuo fdegno
Son quai vampe di morte : io no , non voglio
Nel fuo furor mirarli . Oflìan di fermo
Vincer deve o morir . Quando d* uom vinto
Sorfe la fama? ei ne va via comr ombra . 240
Non io così : le gefta mie faranno
Degne della mia flirpe : all' arme , o figlio
Di Morni , andiam r ma fé tu vivi , o Gaulo",
Alle di Selma maeflofe fale
Vattene, e alPamorofa Evirallinà 245
Dì eh' io caddi con fama , e sì Je arreca
Cotefta fpada , che all' amato Ofcarre
Porgala allor che al fuo vigor fia giunta
La fua tenera etade . Oimè , foggiunfe
Gaulo con un fofpiro : Oflian , che dici -^ 250
Io dovrei dunque ritornar, te fpento?
Ah che direbbe il padre? e che Fingallo
Re
( C C C L X X I )
Re de' mortali? ad altra parte i fiacchi
Volgeriano gli fguardi , e dirien > vedi
Il valorofo Gaulo , egli ha lafciato 255
L' amico fuo nel proprio fangue immerfo .
No , fiacchi , no , non mi vedrete in terra
Fuorché nella mia fama > Offian > dal padre
Spedo afcoltai de' valorofi i fatti ,
Quando foli pugnaro , e fo che l'alma 2<5o
Nei perigli s' addoppia . E ben , fi vada >
Precedendol difs* io , daranno i padri
Lode al noftro valor , mentre alla morte
Daranno il pianto , e di letizia un raggio
Scintillerà nei lagrimofi fguardi . 265
No non cadder , diranno , i figli noftri
Com'erba in campo, dalle man dei prodi
Piovve la morte. £ che dich'ìo? che penfo
All'anguria magion? difefa è '1 brando
Dei valorofi, ma la morte infegue 5 270
La fuga de' codardi , e li raggiunge .
Movemmo per le tenebre notturne
A a 2 Fin-
( C C.C L. XX I I )
Finché giungemmo al mormorio d'uà rivo,
Ch' a una frondofa fibilante pianta
L' azzurro corfo e garrulo frangea „ 27 5.
Colà giungemmo , e ravvifammo l'olle
Adormita di LatmO': erano fpenti
Su la piaggia i lor fochi , e affai da. lungi
De' lor notturni (corridori i paffi .
Spini! innanzi la lancia ,.. onde reggette 28C
Sul rio petrofo i. miei veftigi : allora
Gaulo per man mi prefe , e dell' Eroe
Le parole parlò. Che? vorrà dunque
Il figlio di Finga! fpingerfi (opra..
A nemico che dorme? e farà come a.85-
Nembo notturno che ne vien furtivo
A sbarbicar le giovinette piante?
Ah non così la gloria fua Fingallo.-
Già riceveo , né per si fatte imprefe
Del padre mio fu la canuta chioma zyà-
Scefe fama a pofarfi . Oflian colpifci.
Lo feudo della guerra 6, alzino" pure
AI.
(CCGLXXIII)
Alii'ifi i l01'0 mille, incontrili Gaulo,
Nella prima fua zufYa, ond'ei far prova
Pofla della fua deftra . A cotai detti 2575
Brillommi il cor, mi fcefero dagli occhi
Lagrime di piacer; si, Gaulo, io dilli ,
T'incontrerà il nemico , ah sì la fama
Sfavillerà del "Valorofo e degnò
Figlio di Morni : o giovinetto Eroe 300
Sol non lalciarti trafportar tfopp' oltre
Dal tuo nobile ardire : a me dapprefTo
Splenda l'acciaro tuo, fcendan congiunte
Le noftre deftre: quella rupe, o Gaulo,
Non la ravviti tu? gli ermi '' fùoi fianchi 305
Di fofea luce fplendono alle fìelle .
Se il nemico foverchia, a quella balza
Noi fermerem le fpalle : allor chi fia
Che d'appreffarfi ardifea a quelle lande
Dalia punta di morte? Io ben tre volte 31Q
Il mio feudo picchiai. L'otte fmarrita
ScoflfeG : fi fcompigliano , s' affoltano
A a 3 I parli
(CGCLXXIV)
1 paffi lor; che'i gran Fingallo a tergo
D'aver credeano : obblian difefe ed armi,
E fuggendo, ftridean , come talvolta 3 1 5
Stride ad arido bofco apprefa fiamma.
Allor fu che volò la prima volta.
L'afta di Gaulo, allor s'alzò la fpada,
Né invan s' alzò : cade Cremor , trabocca.
Calto, Leto boccheggia, entro il fuo fangue 320
Duntormo fi divincola : alla lancia
Croto s' attien per rilevarfi , il ferro
Giunge di Gaulo, e lo conficca al fuolo..
Spiccia dal fianco il nero fangue , e ftride
Sull'abbroftita quercia . Adocchia i paflì 325
Catmin del duce che '1 feguia ; l'adocchia,
E s'aggrappa, e s'arrampica tremando
Sopra un'arida pianta: invan che l'afta.
Gli trapaffa le terga , ed ei giù toma
Palpitando, ululando, e mufco , e fecchi 330^
Rami dietro fi tragge , e del fuo fangue
Spruzza e brutta di Gaulo il volto e l'arme..
Tai
(CCCLXXV)
Tal fur l'imprefe tue, figlio di Morni ,
Nella prima tua zuffa y e già fui fianco
Non ti dormi la fpada , o dell' eccella 335
Progenie di Fingallo ultimo avanzo .
Offian col brando s' inoltrò , la gente
Cadde dinanzi all' acciar fuo , qual erba
Cui con la verga fanciullin percote .
Quella cade, recifa , egli fìfchiando 340
Segue il cammin , né a riguardar fi volge .
Ci forprefe il mattino : il ferpeggiante
Rio per la piaggia luccicar fi fcorge.
Si raccolfe il nemico , e in rimirarci
Sorfe l'ira di Latmo : abbatta il guardo 345
Che di furor rofleggia ; e ftaffi muto
In fuo rancor nafcente ; il cavo feudo
Or colpifce , . or s' arreiìa , i palli fuoi
Sono incerti , inuguali : io ravvifai
La difdegnofa ofeurità del duce, 350
E cosi difli a Gaulo : o nato al carro
Signor di Strumo , già i nemici , offerva ,
A a 4 Vanii
( "C C C L X X V I )
Vanfi fui monte raccogliendo : è tempo
Di ritirarli : al Re torniamo , armato
Ei {benderà , {vanirà Latmo : ornai .555
Ne circonda la fama, allegreranfi
Gli occhi dei padri in rimirarci : andiamo
Figlio di Morni , rkiriamei ; Latmo
Scende dal monte . E ritiriamei adunque , 7
Gaulo rifpofe , ma fian lenti i pam* 360
Della noltra partenza , onde il nemico
Sorridendo non dica : oh , rimirate
I guerrier della notte: effi fon ombre >
Fan nel bujo rumor , fuggono al Sole »
Oflìan tu prendi di Gorman lo feudo, 3^5
Che cadeo per tua mano , ond' abbian gìoja
Gli antichi duci, ì teftimon mirando
Del valor de' lor figli. Eran sì fatte
Le noftre voci , allor che a Latmo innanzi
Venne Sulmato a, il reggitor di Duta , 370
Che
• Suil-mhath uomo di vijìa acuta .
Che avea fui rivo di Duvranna * albergo-.
Figlio di Nua, che non t'avanzi, ei difìTc ,
Con mille de' tuoi prodi? o che non fcendi
Con V ofìe tua dal colle , anzi che i duci
vSi fottraggan da noi? fotto i tuoi fguardi 375
Ne van ficuri , e alla nafcente luce
Scotono l' arme baldanzofi . O fiacca
Mano-, man fenza cor , Lamio riprefe ,
Scenderà V ofte mia ? Figlio di Duta ,
-Due fon -elfi, e non più: vuoi tu che mille 380
Scendano contro due 8? piangerla mefto
Il vecchio Nua la fua perduta fama ,
E ad altra parte volgerla gli fguardi ,
Quando apprettarti" il calpefìio fentiffe
Dei pie del figlio fuo : vanne piuttofto, 385
Va
* Dubh - bhranna , o/curo rn- il nome di Duvran . Se
fcel di montagna . In tanta quello è il fiume di cui
diftanza di tempo non è fa- parla Offian , Lathmon fa-
cile a ftabilirfi qual fiume rà flato un Principe della
portarte quefto nome ai nazione dei Pitti , ovvero
tempi di Offian. Havvi un di quei Caledonj che anti-
fiume nella Scozia , il qua- camente abitavano la colla
le va a fcaricarfi nel mare orientale della Scozia .
a Banfi*, che porta ancora
(CCCLXXVIII)
Va : Sulmato , agli Eroi % d' Offian i paffi
Di maeftà fon pieni : è dal mio brando
Degno il fuo nome , io vo' pugnar con lui .
Venne Sulmato : io m' allegrai fentendo
Le voci Tue, prefi lo feudo, e Gaulo 390
Diemmi il brando di Morni : ambi tornammo
Al mormorante rio ; Latmo difeefe
D'arme lucente, e lo feguia dappreflfo
L'olle fua tenebrofa. a par d'un nembo.
0 figlio di Fingallo, in cotal guifa 395
Ei cominciò ; fu la caduta nofìra
Sorfe la tua grandezza. Oh quanti! oh quanti
Giacion colà del popol mio proftefi
Per la tua man , Re. dei mortali ! Or alza
L'acciar tuo contro Latmo , alzalo , abbatti 400
Anche il figlio di Nua , fa sì eh' ei fegua
Il fuo popolo eftinto , o tu , tu fieno
Penfa a cader : non. fi dirà giammai
Che alla prefenza mia caddero inulti
1 duci miei, ch'io di mirar fofferfi 4° 5
I miei
(CCCLXXIX)
1 miei duci cader, mentre la fpada
ìnoperofa mi giaceva al Ranco *
Volgerebbonfi in lagrime gli azzurri
Occhi di Cuta tf, e per Dunlatmo errando
N'r.ndria romita .. E neppur queflo mai, 410
Riipos' io, fi dirà, che di Fingallo
Fuggifle il figlio : ne accerchiale i paffi.
Abiflb di caligine; pur egli
Non fuggirla: l'alma fua propria, l'alma
Vernagli incontro, e gli direbbe : oh teme 415
Il figlio di Fingal , teme il nemico?
No non teme, alma mia, l'affronta, e ride.
Latino mofìe con l' afta ; il ferreo feudo
Ad Oflìan trapafsò ; fentiimi al fianco
Il gelo dell' acciar : tram* la fpada 420
Di Morni , in due l' afta fpezzaigli , al fuolo
Ne luccica la punta : avvampa e freme
Latmo ; lo feudo alto folleva , e fopra
Gli orli ricurvi erto volgea la rotta
Ofcu-
a Moglie , 0 amica dì Lath-mon .
(•c-c-c 1 X X X )
'Ofcurità de' gonfi occhi protefi . 42,5
-Io gli paflai lo feudo , e ad una pianta
Vicina il conficcai : ftettefi quello
Su la mia lancia tremolante appefo.
Ma Latmo oltre ne vien : Gaulo previde
La caduta del duce, e'1 proprio feudo 433
Frappofe al brando mio , mentr' ei feendea
Quafi dentro una lucida corrente
Sopra il capo di Latmo : ei vide Gaulo ,
Lagrimò di trafporto : a terra ei getta
La fpada de' fuoi padri, e le parole 455
Parla del prode . Io pugnerò con voi ,
Coppia d' Eroi la più fublime in terra ?
Son due raggi del ciel l'anime voftrè ,
Son due fiamme di morte i voftri acciari.
Ghi mai potrebbe pareggiar 1' adulta 440
Fama di tai guerrier , di cui l' imprefe
In così frefea età fono sì grandi ?
Oh fofte or voi nel mio foggiorno ! oh forte
Nelle fale di Nua ! vedrebbe il padre
Ch1 io
(cccixxxr)
CV io non ceffi ad indegni . E quale è quello 445
Che vien qual formidabile torrente
Per la fonante piaggia? a mille a mille'
Da' rai del brando fuo pullulan V ombre , *
L' ombre di quei eh' han da cader pel braccio
Del regnator di Selma: alto Fingallo, 450
Fingallo avventurato! i figli tuoi
Pugnan le tue battaglie : a' tuoi davanti
Vanno i lor paffi , e ai paffi lor la fama,,
fiunfe nella fua nobile dolcezza
Fingallo, e s' allegrò tacitamente 45 5
Dell' imprefe del figlio : al vecchio Morni
Spianò letizia la rugofa fronte ,
E gli antichi occhi fuoi guardavan fioco
Per le forgenti lagrime di gioja.
Entrammo in Selma, e airofpital convito 460
Sedemmo: innanzi a noi venner le vaghe
Ver*
SI credeva in qUe' tempi dizioni , che ci reftano in-
die ciafeheduno avefTe il torno a quella opinione fo-
fito fpirito particolare , che no ofeuriflìme .
ne foffe cuftode : ma le tra-
( C C C L X X X ì I )
Verginelle del canto, e innanzi all'altre
Evirallina dal rofibr gentile .
La nera chioma fui collo di neve
Vagamente fpargeafi , ella di furto 465
Volfe ad Offian gii fguardi , e toccò V arpa •.
Io benediffi quella man vezzofa ,
Sorfe Fingallo , e di Dunlatmo al Sire
Pofatamente favellò : fui fianco
Gli tremolava di Tremmor la fpada , 47Ò
Al follevar del poderofo braccio.
Piglio di Nua , difs' egli, a che ten vieni
Nelle Morvenie terre a cercar fama?
Non fiam ftirpe di vili , e i noftri acciari
Non fcefer mai fopra gl'imbelli capì. 47$
Dimmi , a Dunlatmo con fragor di guerra
Venni io forfè giammai ? non è Fingallo
Vago di pugne , ancor che il braccio ha forte .
Solo nell' abbaffar cervici altere
La mia fama trionfa, e '1 brando mio 480
Gode ai fuperbi balenar fui ciglio.
Vien
(CCCLXXXX1X)
Vìen la guerra talor ; s' alzan le tombe
Dei prodi e dei ftranieri : ah padri miei
Che prò? s' a un tempo fol s' alzan pur anco
ÌLe tombe al popol mìo. Solo una volta 485
Di rimaner fenza i miei fidi io temo*
Ma rimarrò famofo , ed a feconda
Entro un rio limpidiflìmo di luce
Scorrerà l' alma mia placida e leve »
Latmo , vattene ornai, rivolgi altrove 490
II fuon dell' armi tue : famofa in terra
E' la ftirpe di Selma , e i Tuoi nemici
Figli non fon d' avventurati padri . 9
******
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OS-
(CCCI. XXXIVJ
OSSERVAZIONI,
i« ^ Tmigliantemente Ettore nel 6\ dell' Illiade, v.^rjg r
O lì defidera che i Trojani veggendo fuo figlio
Altianatte tornar dalla guerra, efclamino, eh' eg4i è
molto più forte di fuo padre . Ma per quanto fia
grande l'amor paterno, fi potrebbe aver qualche dub-
bio, che un padre fofrriflè volentieri d' effer riputato
da meno del figlio . Parmi che Oflìan abbia efpreftb
quefto fentimento con maggior delicatezza. *
2. Anima Jonatha conglutinata ejì animx David. Lib. i.
dei Re e. 18. v. i. *
3. I caratteri oppofti dei vecchi e dei giovani Eroi fono
efprefTì con molta forza. La circoftanza di far Bran-
dir le fpade ai fecondi è immaginata egregiamente^
perchè moftra 1' impazienza di due giovani guerrieri
che ardono di defiderio d' entrar in azione.
4. Ullino aveva imprudentemente fcelto il foggetto del
fuo canto. Morni non fi turba per odio eh' ei por-
ta'ffe al nome di Cornai , benché fofle fiato fuo ne-
mico, ma per timore che il canto d' Ullino non rif-
vegliafie alla memoria di Fingal quelle gare che fuf-
fifievano anticamente tra le loro famiglie. Le parole
di Finga! in quefi' incontro fono piene di generali-
tà, e di buon fenfo .
5. Mors & jugacem perfequitur virum%
Nec parcit imbellii juventee
Pdplitibus, timidoque tergo. Oraz. *
2. La
C e e e l x x x v y
2, La propofìzione di Gaulo è molto più nobile3e più
degna d' un vero Eroe di quel che fia la condotta
d' Ulifle, e Diomede nell' Iliade , o quella di Nilo
ed Eurialo nell' Eneide. Ciò che gli fu fuggerito dal
valore e dalla generalità del fuo animo , divenne il
fondamento del buon fucceflò della fua imprefa. Poi-
ché i nemici (paventati dal fuono dello feudo di Of-
fian , eh' era generalmente il fegnale della battaglia
s' immaginarono che l' intera armata di Finga! venif-
fe ad affalirli : coficchè efiì fuggono veramente da un.'
armata, non da due guerrieri . Con ciò fi concilia
il mirabile col verifimile.
7. La condotta di Gaulo in tutto quefto Poema è quel-
la d' un Eroe, nel fenfo il più elevato . La ritenu-
tezza di Offian nelle proprie fue lodi non è meno
offervabile della fua imparzialità rifpetto a Gaulo.
Sembra che Offian fi faccia uno ftudio di diffìmular una
parte del (uo Eroifmo, per far brillar maggiormente
quello del giovine guerriero : ma- in quefta maniera
egli viene a moftrarne uno d' un altro genere più
delicato e più difficile del primo.
8. Offian non manca di attribuire a' fuoi Eroi , benché
remici, quella generosità d' animo, la quale, come
fi feopre da' fuoi Poemi , formava una parte così co-
fpicua del fuo carattere . Coloro che troppo difpre-
giano i nemici , non riflettono che a proporzione
eh' elfi diminuirono il valore de' loro emuli, vengo-
no a diminuire il proprio merito nel fuperarli . Que~
fio è uno dei maggiori difetti nei caratteri d' Ome-
ro: il che però non può imputarfi al Poeta-, il qua-
le fi refirinfe a copiar fedelmente i coftumi de' tem-
pi in cui Scriveva . In ciò il noftro Milton ha imi-
tato Omero: ma lo fvillaneggiarfi vicendevolmente fi
di (di ce meno a' fpiriti Infernali che fono oggetti di
Tom. IL Bb or-
(CC CLXXXVI)
orrore, di quello che ad Eroi, che ci vengon propo-
li come efempj d' imitazione .
9. Cosi Omero: Au£w«i H n. Ttcufru; ì^d /aé'vw «vr«Jao-<v +.
11. 6. v. 127. *
FINE DEL TOMO IL
IN PADOVA. CI3I3CCLXIIL
appresso GIUSEPPE COMINO.
ALoysius Mocenico Dei Gratis
Dux Venetiarum &c. Univerfis , &
fingulis, ad qnos hax Noftra pervenennt,
fignificamus. Sopra f iftanze, che ci furono
fatte da Giufeppe Cornino Stampatore di Pa-
dova , fìamo diicefi a permettergli la Stam-
pa nello Stato Noftro del Libro intitolato :
Poe/te di Ojjìan antico Poeta Celtico , tras-
portate in ver/o Italiano dall' Ab, Melchior
Ce f arotti, & a concedere a lui lblo, o a
chi avrà caufa da lui, ad efclufion d'ogn
altro, il Privilegio per Anni X., da inten-
derli principiati dal giorno del prelente,
della Stampa, e Vendita del Libro mede-
fimo, tanto in quefta Cina, quanto in qua-
lunque altro luoco dello Stato Noftro, a
condizione, che fia impreffo in buona Car-
ta, perfetti Caratteri, bel Margine, e di-
ligenti Correzioni , e che fiano presentate
nelle Pubbliche Librarie di Venezia, e di
Padova le folite Stampe . Refta perciò a'
B b 2 Stam-
Stampatori tutti , Librari , & a quaìfifia al*
tra Perfona così di quella 5 come di qua*
liuiqae altra Citta del Dominio Noftro, che
cauta , o facoltà non avelie da elfo Giu-
fcppe Gommo , proibito il vendere per detti
Anni Dieci lo ftefiò Libro in poca o mol-
ta quantità, il farne feguir le riftam'pe in.
Ellero Stato anche con Y abufiva Edizione
<H Venezia, e Y introdurle nello Stato, fot-
to pena della perdita degli Efemplari> e di
D. 500. da eifere applicati un terzo ali'
Accufatore, un altro terzo all' Accademia
de' Nobili alla Giudecca, & il rimanente
al Privilegiato . Sotto le pene medefime
fia pure vietato ad ogn' uno per li riferiti
Anni X. di contrafare il Libro fuddetto in
qual fi voglia fua parte , fotto pretefto di
reftrizione, correzione, aggiunta , o muta-
zione di Titolo , per il che commettemo tan-
to al Deputato all' Effrazione de' Libri dal*
la Dogana non licenziare dalla medefima^
o d' altro luoco ove efifteffero , quelli , che
non foffero corrifpondenti agi' efibiti nelle
Librarie, quanto al Segretario di non la-
fcia-
ìciare Mandato , dovendo intenderli tutti
perduti, e confìfcati, ed incorfo il traigrel*
iòre nelle pene come l'opra-. A chiara in-
telligenza d' ogn' uno, volemo inoltre, che
nel principio, o nel fine di ciafchedun Li*
bro , il quale foffe ftampato con Privile-
gio, fia in aggiunta delle folite Licenze po-
rta la prefente, come fta, e giace. Quare
auóìoritate mandamus vobis, ut exequi fa*
ciatis.
Data dal Magiftrato Eccellentiffimo de*
Riformatori dello Studio di Padova li x.
Giugno. MDCCLXIII.
( SEBASTIAN ZUSTINIAN Ref.
(
( Polo Renier Ref.
(
( Alvise Vallaresso Ref.
Davidde Marche finì Segretario.
CA-
CATALOGO
jy alcuni Libri impreffi in Padova da Ciufeppe Cornino ì>
brajo fono le Scuole Pubbliche del Bue,
\_u Ucilius cum notis Doufac . 1735. 8.
Lucretius . Ed. IL cum Scip. Capicio de Principiis Rerum &
. Aonio Paleario de Immort. Animor. 175 1.8.
Catullus cum Jo. Ant. Vulpii Gom. 1737. ^..cb.ma'j.
Tibullus cum ejufd. Commentario . 1750. 4. eh. ma).
Propertius cum ejufdem Commentario ■. 1755. 4. Voi. II.
Tibul. & Propertius , 4. feparatim .
Coni. N^pos cum Var. Left. 1733. 8.
Virgiìius caftigatiflìme . 1738. 8.
P. Syri Mimi e*. M. Velferi recenf. & cum notis &c. 1740. 8.
M. Manilii Attronomicon. acceddunt Chrirtophori Celiarli E*
lemetita Agronomica &c. David Gregorius de Stellarum Or-
tu , & Occafu Poetico , & Julius Pontedera de Manilii
Agronomia, & Anno Calerti. 174 3. 8.
Cornelius Gelfus , & Serenus Sammonicus cum CI. Mor-
gagni curis fecundis , & notis Vineentii Benini . II. Voi.
i75t- '8.
C. Valerius Flaccus . 1720. 8.
M. Fabius Quinftilianus &c. 1735. 8. II. Voi.
Macrobius . 1 73<5- 8-
Boethius de Confolatione Philofophiae . 1744. 8.
Del Boccàccio, Novelle fcelre . 1739. 8.
Fior di Virtù d* un Antico Tofcano , Ri/lampa del Romano Ori'-
ginale del 1740. accrefeiura e migliorata . 175 1. 8. C. F.
Sannazarii , Altilii, & Falcitela Carminimi EduioIII. illu-
ftratior & locupletici- . Accedere Scipionis Capicii de Vate
Maximo Lib. III. & Benedicìi Lampndii Carmen luculen-
tum adliuc ineditum . 175 1. 8.
Scipionis Capicii de Principiis Rerum Libri IL & Aonii
Palearii de Immort. Animor. Libri HI. 175 1. 8.
V Epitalamio del? Altilio colla traduzione in Ottava Rima det
Carminati . 1730.4. impresone elee ant iffima .
M
M Antonii, Jo. Antonii , & Gabrielis Flaminiorum Fo-
rocornelienfium Carmina , a Mancurtio illuftrata . 1743. 8.
Hieronymi Fracaftorii , Adami Fumarii , & Nicolai Ardui
Comicis Carminum Editio li. mirum in modum locupletior ,
ornatior , & in. II. Tomos diftributa . accedunt Italica
Fracaftorii Epiftolse ; inter quas eminent longiores ili» a-
muebseae Jo. BaptiftaE Rhamnufu &. Fracaftorii de Nili In-
cremento . IL Voi. in 4. 1739.
M. Hier. Vidae Carmina tkc. illuftrata. 2. Voi. 4. 1731.
Faerni Fabulae , & alia Latina Opufcula .. Editio IL. niti-
dior , & auéìior . 1730. 4.
M. Antonii Mureti Opera Rhetorica & Poetica , caftigatio-
ra , & ex MSS. au&iora -, Praefatione item luculenta , &
eruditiiììma , Indicibufcjue copiofiiììmis nunc primum illu-
ftrata . 3. Vol.vin 8. 1741.
Inftitutio Puerilis G. & L. eod. Mureto auftore , cum.
notis Ant. Conftantini . 8. 1740.
Aug. Valerius de Cautione adhibenda in EdendisLibris . ac-
ceiT. Patricior. Venet. Orationes fele&ae . 17 19. 4.
Del Polivano St-nze , illujlr. colla Vita di ejfo fcritta dal Serafli ,
ff. e coir Orfeo . Edi*» II. 8. 175 1.
„. .- — carta grande ..
V Er colano del Varchi colle correzioni del Cajlelvetra , e del
Muz'0 . 2. Voi. in 8. 1744.
Del Cafa il Galateo colla traduzione Latina ec. 176$. 8.
G. C. Tacito Opere , colla Traduzione in Volpar Fiorentino del Sig.
Bernardo Davanzali , pojla rincontro al Tejlo Latino 1754.
4. Voi. 2.
Del Dìvanzati Scifms d' Ii^hiltera ,. ec. 1754.8.
Del Cojlanzo , e del di Tarfia. le Rime .. VI. Ediz. accresciuta .
8. 1750.
Del: Caro le Lettere familiari „ Impresone V. in III. VoL 8. con
aggiunte . fotto il Torchio .
Di Bernardo Tajfo le Lettere. III. Voi. 8. 17330
- -- //. ///. Voi. fonato .
Del Salto. La Temifto , Tragedia. 1728. 8.
// Salvio Otone , Tragedia. 1736.8.
«- V E fame Critico intorno a varie, [entenze d' alcuni ri-
nomati Scrittori di Cofe Poetiche , e in fartiielare dell' Auto.-
re del Pàragon della Poefia Tragica d' Italia con quella;
di Francia, ftampato in Zurigo P anno 17^1. in 8. 1738.
Differtazioni del Sig. Giufeppe Alaleona ; colla fua Vagliatura
tra Bajctie , e Ciancione mugnai ec. 1-74 1. in 4.
— La Vagliatura fudetta fé parata .
- ejufdem Pracleéìio de Hereditatibus qua: ab Inteu\-.-to
deferuntur . 4. 1728.
Antonii Arrighii de Vita & Rebus Geftis Francifci Mar.ro-
ceni Peloponnefiaci , Veneturum Ducis , Libri IV. Edirio'
luculenta . 4. .1750.
Jo. Ant. Vulpii Orationes II. fc. De Cadi Natura , & Sub-
ftantia . & Academicornm , & Scepticorum Philofophiae ra-
tionem non effe hi Phyfica omnino repudiandam . 4.1732.
— Opufcula Varia ligata , ac folata oratione fcripta . &c.
1725. 4.
Opere Varie Latine e Tofcane . 1735. 4.
— -- — Oratio habita in Gymnafìo Patavino , curn a tra-
manda Pliilofophia ad Politiorem Humanitatem exponen--
dam translatiis effet . 1737. 4.
_. Acroafis de Tragoedia &c. 1740. 4.
Delle Rime dello flejfo Impreff. lì. accrefciwa, ed illuflrata . 1741. 8.
Ejufdem Vulpii Carminum Libri quinque . Editio altera non-
nullis ejufdem Animadverfionibus illuflrata . accelferunt Jo-
annis Antonii Vulpii antiquioris , Patricii & Epifcopi No-
vocomenfis ac Hieronymi ejus fra tris- Carmina qns fuper— .
funt . &c. 1742- 8.
- de Utilitate Poetices Liber, item Orationes III. prò
Litteris Humanioribus adverfus earum contemtores . 8.1743.
- de Satyrae Latina natura & ratione , ejufque Scripto- :
rìbus qui fuperfunt &c. acceffìrejufd. Paraphrafis tk Goni-' .
ment. in X. Satyram Juvenalis . 8. 1744. •*
Jo. Antonii Vulpii Opufcula Philofophica G. L. nunc pri-
mum colletta . 1744. 8.
Plauti Comedi* XX. 8. voi. 2. cum addit. fui < pralo .
Polcaflro ( Conte G. Dom-nico ) Apologia in difefa del Cavaliere
Conte Sertorio Orfato , contra le cenfure dell' Autore del Ma-
fea Verone/e 1752. 4.
Ci farà: ancora qualche Efcmplare dei Lihri rari non fegnati
in detto Catàlogo , ma imprejji pure nel pajfato da Giufeppe Co-
mirto con eleganza , e accuratezza .
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