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Full text of "Ragionamento di Lvca Contile sopra la proprietà delle imprese : con le particolari de gli academici Affidati et con le interpretationi et croniche"

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ALL'INVITTISSIMO    E 

POTENTIS"."  FILIPPO  D'AVSTRIA 

CATHOLICO  RE  DI  SPAGNA. 


■ts     t)*-tii     c^J^j)     z3^ 


A  maggiore  anZjila  pm  importante  con folat ione  (Ottimo  ReFt' 
Itppo)  c'hauer  pojfa  qual  fi  fia  Principe  libcro,o,Jtip premo,  è  quan- 
do i  fuoi  Populi  ^ijiioi  PaefiEgli  quietamente  e  tranquillamen- 
te popede .  La  quiete  pero  e  la  tranquillità  non  Solamente  dai  le- 
gitimo  e  manfueto  Principe ^ma  ancora  dalle fue  Citta  che  fono  Ca- 
pi de  Pae  fi  fìcur  amente  procedono .  Pur  che  le  fiejfe  Città  hahhianoi  loro  Cittadini 
al  Principe  fedeli ,  obedienti  alla  Giuflitia  e  dcuoti  atta  Religione ,  e  che  faccino  prò- 
fefione  di  cocordeuolmente praticare  e  di  uertuofamente  uimre.  Ejfendo  di  necepta  ; 
fer  conferuar  la  concordia ,  che  oltra  le  buone  ejjecut ioni  delle  puhlichee  priuate  fac- 
cende j  linerie  prudenti  Cittadini  infieme  conuengano  per  difponerfi  aUe  opere  utr tuo - 
fé,  nimiche  dell' otio]  non  per  Amhit  ione,  non  per  guadagni  di  rchba,  non  per  muidiofi 
intere  fi,  non  per  ufurpar  quel  d! altri y  neper  qualfiuoglia  commodità,o,  nero  appetito 
di  più  sfrenatafortuna,  mafolamente  per  guadagnargli  buon  nome  ,  grato  a  Prin- 
cipi e  grati  fimo  à  Dio.  e  di  queftafelice  conditione  ejfaltarf  deono  tutti  ilegiti mi  Pa- 
drom.Effendo  la  verità  che  per  la  Giuftitia  che  conuiene  à  Principi  e  perla  concordia 
che  s  appartiene  à  Popidi  Ji  Principi  fi  conuertono  nei  Populi,  Cft  Populi  fi  trasfor- 
mano ne  i  Principi ,  di  qui  nafce  la  pace  e  la  concordia .  la  Qmete  (dico)  e  la  tran- 
quillità, veramente  in  quelle  Città  fi  fruì  fono  doue  la  Giufiitia  ficonferua  per  ilpu- 
Mico  e  priuato  bifgno,  doue  fi  mantiene  la  uniuer fiale  vn  ione  all'otio  contraria,  ma 
foprad  tutto  doue  la  offeruanZja  della  Religione  hai' Imperio  principale.  Lotio  pero 
che  la  Giufiitia  corrompe  e  la  Religione  dijpreXz^a ,  con  altro  modo  dalle  Città  non  fi 
difiaccia  fi  non  quando  t  Cittadini  fino  vniti,  e  dedicati  {^dopo  le  buone  efiecutioni 
fubliche  e  priuate)  a  uertuofi  ejfercitij  ^all'acquifto  delle fcientie,  cibo  de  gli  intellet- 
ti jper  onde  immortai  nome  sacquifla.  QueHa  tale  unione  (freni fimo  e  Catholico  Re) 
anticamente  e  modernamente  Academia  fii  chiama  perlaquale  tanto  piuuiuono  le 
Città  quiete  e  felici  quanto  più  da  buon  Principiatali  uirtuofi  opere  filmate  fono,  come 
fi  ne  de  hoggi  per  l  Academia  de  gli  aff dati  nella  Città  di  Paula  fedeli  firma  alla  fii. 
blime  Maesla  Vofira.  Laquale  Academia  già  xij.  Anni  quietamente  perfieuerata , 
quieta  ha  mantenuta  quefa  Città,  e  confatighe  e  vigilie  ha  attefo  ^"attende  à  man- 
dare in  Luce  opere  fopra  tutte  le  fcientie  liberali ,  delle  quali  i  primi  f  utti  m  quefio 

•        2 


Giardino  di  Vojlrapotentifima  Corona,ricoltie  conferuatiin  queflo  Libro  come  Fri- 
mitie  ay.Inuittipma  Aiaeftàfiojferifiom  e  fi  consacrano  .  Imbercio  che  qui  fi  gufi  a 
la  natura  de  Ila  proprietà  delle  Imprefie  (antichifiima  e  celebrata  'vfianZoa)per  le  quali  fi 
comprendono glthonoratidifigni de perfiìnaggtfisppremi  e  mediocri,  con  ciofia  che 
tlmprefe  oblighino  chi  le  pulite  a ,  a  "vertuofamente  ^  heroic amente  operare .  Però 
il  fer  enifi mo  e  realvofiro  valore  fi  degni  di  accettar  queflo  dono , prodotto  nella  fiua 
Città  di  Paula ,  doue  tanti  Principi,S ignori  Prelati  éf  altri honoratifiimi  Perfonag- 
qi  concorfifono  ^  hanno  uoluto  in  quefia  noflra  Academia  connumerarfi ,  e  piaccia 
ancora  alia  hjojlra  regia  egloriofii  manjuetudme  di  dare  Animo  ^ardimento  àfiioi 
deuoti  AJfidatiJquali perfiuerar  pofiino  in  quefio  quieto  e  Crifiiano  Efiercitio , pre- 
gando noi  Dio  fiintifiimoper  la  lunga  e  contenta  vita  divoftra  regia  ^eccelfa  Per^ 
l  fina>  Di  Pania  a  xxiiij.  di  Maggio.  1574. 


V.  V'  Cath.  ^inuittifiima  Mae  fa 

Humilifi.  e  deuotifi.  Seruitore 

Luca  Contile. 


A     MAGNANIMI     LETTORI. 

E  7{C  f/E  (opra  la  materia  delle  T mprefc^molti huomìm  famoft per  homo,  e  per 
dottrina  hanno  dligentemente  fcriito,majìimamente  un  moderno  Francefe  infua 
lingua^^  in  tofcanafaueUaytlSimeotìeyil  Giouioyil  'Domenichi,  il  I{ufcelli,  i^iA' 
mirato  J^ zyi cademia  di  Cafale  Sanuafio,i'iy^rnioiopcr  l^c^cademia  degli  occul- 
ti in  'Brefciajl  Farra  academico  diffidato,  finalmente  ilgentiltjsimo  Taeggio  Itt 
reconfulto,  Terò  io  per  commejsione  dell'accademia  degli  o^j fidati  in  'l'auia  ; 
iifolutomi  (come  fi  fuol  dire  per  n^rouerbio)  di  aggiognere  alcun  mtouo  riirumametno  alle  co  fé  trottate 
Mtte  yO  feriti  e  ^mi  fono  a  coji  gran  carico  piuperoledienz^  cheperprefmticr.e  fottopoHo .  conciofia  che 
henfifappia  come  direte  fcriuere  d'un  fugge  ttOyianto  ncnfipcjja^ji  che  cjual f.  fa  giudniofo  intelletto  hO 
habbia  luogo  di  pcnfare  e  di  trouare  altri  concetti,^  alle  cofe  dette^Oyfcriiie  cotìformcmente  applicarli, 
■l^enncmi  adunchi  in  animose piuper  graiia  diurna-,  difpargere^cotre  khouo  [erre,  gli  Hcfi  miei  concetti 
tiel fertile  e  ben  coltiuato  capo  de  fdettifamofi  fcrittorii  onde  fecondo  me-,  è  fiata  predotta  lauerapro- 
jprieta.  delle  Imprefe  con  ejjerft  ritrcuato  chiju  di  (fé fra  gli  hhcmiui  primo  I  r.uemore^e  quale  fta  jiatA 
la  origine  di  cefi  antico  e  celebre  fimulacro,  altra  di  ciò  fi  raccoglie  la  cagioi:eperchepa  (latopofìo  in  ufan 
za  cojt  grato  e  dileiteuole  T)etQro,di  cui  ogni  per  fonaggio  di  coto  ha  uo'uto  e  uuole  a  fuo  ccpiacimètopre- 
ualcrfi.  per  la  (jualcofa  mi  fono  compiaciuto  diproponere  il  Titolo  r.el principio  di  ouefìo  libro  a  li  bel 
Jugg^tto  conferente  e  necefario.JMi  è  ancora  fouenuio  un  modo  d'imitare  c^rifìoiile  e  T'iatone ,  con 
do  fiA  che  i'uno,e  l'altro  in  dfefa  de  pareri  c'haucuanoj'altrui  openioni  confutaffero ,  <y*  i  •volumi  loro 
d  infinite  e  beliifime  digref  ioni  riempiJfero.'\y^riliorele  pero  molto  più  in  oanifuo  libro  riprefe  l'openioni 
degli  antichi  Filofofi.  'ì-latone  fimilmète  beft  uede  come  Egli  7  ogni  fuo  'IDialoco  introduca  tati  e  tati 
dkterfi  cooccttiyO/ideper  una  ccfa.fe  n'imparano  infinite  co  più  chiarezza  del  princtpd  fuggetto.  Ter  ciò 
io  hauendo  tra  me  (ìejjo  conftderato  e  difcorfo  intorno  alla  natura  delie  I mprefe  ,  ho  concfciuto  ejjermi 
di  mefìieri  d'inne  [lare, benché  di  diuerfa  fpetie,un  buon  frutto  in  uri  buono  ''erboro  e  di  aggiognere  ilpA 
rer  mio  allaprudentia  e  dottrina  di  coloro  c'hann  j, prima  che  iofopra  la  qualità  delle  I  mrjreje  trattato, 
€  parimente  fé  io  aggiognerò  alcune  mie  inuentioni  alle  pegole  che  certi  in  fitnigliate  materia  hanopre 
pOììe,non  mi  filmino  per  uano^opc-r  jouercoio  fimihmte  fé  ricufarò  parte  di  quato  altri  hano  detto  è  rs- 
galatOjmi  fcuftno per  che  io  intendo  di  dire  d'una  folafort^j  d'i  mprefe ^  forfè  non  men  grata  e  me  degna 
deH'aitreytatopiti  che  di  quella  fdafpeiieft  uolferogli  antichi preualere  .  come  fano,  cofi,  dato  de  Lati 
ttiye ^oe dagli  Hebrei,mofiro  nelle  fue  medaglie  i*edute in  ^oma,  i  cui  riuerfi  erano  neramente  1  wj- 
■prefe.l^ero  e  ch'auati  cofiuifu  E>io  glorio  fo  primo  [mentore,  del  che  nel  trattato  della  proprietà  ap-^ie-- 
no  fi  ragionaceli/ ncor  a  mi  è  uenuto  comodo  di  aggiognere  digrefioni  a  digref  ioni  per  urrichire  qnefiafec 
ca  epouera  materia  delle  medeftme  Imprefe^copropofito  è  cdformita  del  tutto,  ^efìa  adunqi  ciJÌchif 
fimi  egenerofa  confuetudine  diftfattifimulacrifi  dee  con  ogui  uertuofo  rifpcttofeguirne  i  pnciì::  e  la . 
^^oUyper  onde  fi  tolga  ogni  equiuocatione  e  confufitone  di  tate  diuer fé  forti  di  quefto  ufitato  Spettacolo. 
Ho  poi  uifio  (e  ciò  più  ch'altro  mi  commuoue)  come  alcuni  pero  fi  fono  Ufciatì  traf portare  di  eleggere 
per  f  mprefe  certe  inuctionipropriamente  applicate  ad  un  fenfo  et  impropriametefiiracchiate  in  un'al- 
tro Senfio,  e  di  molte  di  quelle  inuentioni  mafcarate,ne  hofolamente  fcritto  'viiij.  e  quefie  io  ricufo  ^ 
efcludo  dalla  proprietà  delle  I  mprefe  .pero  [opra  ciafcuna  di  efje  noue  inuentioni  no  appieno  trattado  , 
fcuopro  la  diuerfita  che  hano  co  l'i  mprefe^e  chiarifico  e  fior  fé  congiouamento  e  dilettoM  proprietà  di  ef- 
fe, il  qual  trattalo  accerti fce  chifii  diletta  di  quefio  beW'vfofa  no  eleggerfi  una  cofaper  un'altra ,  e  quiui 
uedrafii  la  certez^  delle  uere  imprefe.Truouo  medefiimamente  altre  perfione  le  quali  hano  uclutopubli- 
care  le  chimere  i  Adofiri  et  altre  di fcoueneuoli Figure  perfiimulacri  di  uirtù^efiendo  nero  che  fiwigliati . 
moflruofiita  e  fpauemeuoii  e  noceuolifiimi  animali  fono  abborriti  e  fchifati  dalla  Terra  e  dal  Cielo  per- 
.chenonpojfono  ne  deono  rapprefeniare uertuoft  ^  heroici dfegni.  come  7*orcOyLupOyl"^olpe,  Vipera^ 
Tal^a  'Bafalifcho  o  Dragone  e  ^efio  quando  fia  con  le  parti  ous  afcode  dfuo  'veleno  e  co  le  quali  U" 

'  ic  ì        ^ 


U  st  annoda  co  ogni  Fìere7S3>nofi  dee  prendere  neper  arme  neper  twprefa.è  leu  uero  che  di  ftejìi  am 
mali  fé  ne  ueggono  co  le  partì  anteriori  folame  te  e  fono  apropofito  inprederkper  imprefe  e  per  armerei 
(ìofia  cofa  che  per  effe  fi  dinoti  fola  mirabile  'vigilatia.'^e  dubbio  puh  ejfere  a  heìiipmi  ingegni  come  le 
fgure  delle  I  mprefe^o^rapprefentin  naturaiO^arte^deono  moflrarfi  'vagheygrate,giotieuoli,  leggiadre  f^ 
^  difegni  delle  -virtù  conformi.  Ejfendo  cofa  certifìma  che  ifignijicati  delle  Imprefe  deono  guardare  4 


fi 

mi  Lettori)  effer  più  forti  d'I  mprefe^e  folamente  lauirtuofa  (fr  heroica  è  uera  e  propria,  per  la  qml  co- 
fa  fi  è  fatta  una  B^egola.et  è  che  niuna  Figura ft  elegga  je  no  adimitatìone  delia  ^atura,o,  ded'zAr'' 
fe,o  del  Cafo,o,dell  f/if}orìa,o,uer  della  fauolap  la  quale  sadmette  la  figura  humana,l^n  altra  I^ega 
lafemita,cio  è  quante  figure  concorrino  a  una  Imprefa,per  regola  no  ft  deuepaffare  una  figura,  e  fé  due, 
Oiire,o.piUiO  che  fieno  necejfarie  a  [coprire  un  concetto  folo  deli'animo,Ojcheferuinoper  luoco  d'una  figu- 
ra principakiO^uero  per  ornamento,altriméti  fono  fuor  di  2{egola  e  no  hano  l' Imprefe  la  loro  affegnatck 
proprietà  Jn  quella  Tegola  ancora  fi  tratta  copropofito  delle  figure  naturali,  et  artifitiofe, animate  e  «« 
animate, p  le  quali  fi  prede  la  notitia  delle  qualità  naturali  ^  artificiali, onde  fi  traggono  lefomighazSa 
bell'altrui honorati e  uertuofi pèfieri.  J^e  uoglio  ioperò  con  quefìe  mie  pegole  derogare  all'ordinario  </i 
auefìi  fpett  acoli, ne  biafmo,nefcacello  ogni  altra  forte  di  effe  Imprefe,  a  beneplacito  ufate  e  da,  u far  fi.  ^ 
auatofi  è  uifìo/olamete  ho  io  trattato  della  proprietà,  fecodo  l'i  ntèto  e  laprofefione  c'ha  fatta  e  far  ua- 
plionogli  cyécademici  c^4ffidati,efjendofi  efi  il  modo  di  uirtuofamete  e  chrifìianamete  Muereprepojh, 
'  ojferuado  le  leggi  eparticolarmete  quelle  alle  quali,come  (iy4 cademici,ft  fono  obligati. Tarmi  ancora  di 
fcufare(come  è  lecito)quefìo  libro  per  i  difetti  prima  degli  intagliatori  co  ciofia  chahbiano  intagliato  il 
Tèpio  di I ano  no  quadro  come  anticamete  é  flato  in  ufatiza,! mprefa  del  S.T>uca  di  Tarma  e  diTia 
€enza.  Similmente  quella  del  S. "Duca  di  Sejfa  la  quale  douendo  ejfere  di  tre  'Bandiere,  è  l'arme proprid. 
della  famiglia  di  effo  Sig.'Vuca.  parimenti  il  Triangolo  c'ha  dentro  una  Talma,  Imprefa  del  S.  TDu- 
^a  d'c-^lburquerque,nohalafua  Interpretationeper  effer  p  affata  per  altra  mano  che  per  la  mia ,  oyin- 
fia  2{egina  di  Spagna  e  no  Ifabdla .  il  che  tuttofare  nella  Jeccnda  editione  racconciato  .  ci  fono  ancorai 
alcuni  motti  intagliati  e  nella  frittura  rimutati,  per  copìacìmeto  de  padroni  delle  Imprefe  fi  leggono  me 
defimamente  alcuni  nomi  o^cademìci  rimt*tatipcrpìu  conformità  con  i  Adotti,  e  con  le  figure .  il  nome 
poi  di  Cruna  per  auertimento  non  fi  dee  dire  altrimenti,come  ft  legge  ne  i  Fafii  d'ouidio  che  la  dice  Car^ 
tia,contra  l'c^'utoriià  di  'Berofo,di  Fabio  Tittore,e  di  S.i^dufiino  nella  Città  di  Dio  .ft  legge  ancora 
a  car.y. della  corona  rofirata,  alla  quale  manca  quejìofenfo ,  ciò  è .  La  corona  roflratafi  concedeva  a 
cucili  ch'erano  i primi  a  falirfopra  le  naui  de  nimici .  "Voglio  dire  ancora  non  douerfi  'veruno  maraui- 
gliare  fé  delle  interpretationì  e  delle  Croniche,  fi  uede  la  diuerfità  delle  più  bre-AÌ  e  manco  breui ,  tutto  di' 
"f  co  ejfere  acaduto  fecondo  lapoca,o,  molta  materia  che  hano  data  iftgnificati  delle!  mprefe  ,  e  fecondo  la 
relatione  datami  delle  famiglie ,  de  fiderò  ftmilmente  mi  ftafattagratia  di  non  biafmare  lo  hauere  io  in 
auefla  opera  poHa  la  traduzione  di  'verftejfametri  e  pentametri  in  quefta  nofira  materna faueUa,per- 
che  fé  non  fono  di  confonanza  alle  orecchie,  non  ui  ejfendo  fatto  l'habito  ,fono  almeno  ad  imitatione  del 
huon  numero  e  della  regola  delle  breui  e  longefiìlabe .  l{eflami  di  dire  come  per  difetti  della  Stampa  ft 
trouaranno  molti  Errori ,  e  di  punti ,  e  di  come ,  e  di  ortografia ,  e  di  parole  e  di  trajpor(amenfi  di  ejfe  , 
de  quali  Je  ne  fatta  la  Tauola,con  quelle  ancora  cheferuonoper  repertorio  di  tutte  le  Materie  e  d'altre 
coj'e.  'De  nomi  finalmente  z^cademici ,  altri  ft  leggono  con  gli  articoli,altri  fenz^iC  ciò  fi  è  fatto  con  ra- 
gionc,impercioche  i  nomi  aggiorni  è  lecito  che  fieno  cogli  articoli, ipropnj  non  mai .  quefia  cofi  lunga  let- 
tera(gratioftf>mi  Lettori)  non  èfattaperfaftidirui,  ma  per  auertire  a  guifa  d'cy4rgomento.  degnadoji 
efi  per  cortefia  di  gradir  la  mia  buona  uolontà,rimettendomi  fempre  :  e  uolontieri  in  tutti  coloro  che  di 
me piu  fanno .  Dio  ui  conceda  quanto  deft  derate . 


TAVOLA    DELLE    COSE    PIV 

NOTABILI  CHE  SI   CONTENGONO  NEL 

ragionamento  fòpra  le  viiij.  Inuentioni  e  la  vera 
proprietà  dell'Impreic , 


tiatura . 


TTO prcrogatiue  à  l'huomo  attribui- 
te, a  car.  i  ,pag.  i 
L'huomo  difua  natura  è  Jempre  delle 
cofe  occulte  marauigliofo  I{itroua- 
tore.                      acar.i.pag.i. 
Lunatura  imita  Dio  con  ajfai  minor 
perfcttione  che  non  fa  l'huomo  ejfa 
acar.i.pag.z. 

l'Imprefe  nonftpoffono  chiamare  arti  ne  Injlrumenti  d'ar- 

ti^coft  ancor  le  viitj .inuentioni,  a  car.i.pag.z, 

'Hoe  ojano  primo  Inuetore  del  Sacerdotio  delle  ceremonie 

chefifano  nelli  facrifitij  a  Dio  e  delle  Infcgne  e  dell' lm~ 

frefe^o^uero  'Medaglie.  a  car.3 .4. 

Le  Infcgne  V fate  dalli  Imperadori  in  tejlimonio  della  loro 

temporale  Maejlà.  car.ó.pag.z. 

Del  Diadema  vfato  dalli  Imperadori  antichi  e  moderni  e  la 

differentia  dello  anticho  el  moderno.  a  car.j.p.  i . 

Che  Dio  ha  conjìituiti  duifupremi  principi  cioè  il  Vicar.fuo 

e  l Imperatore  ^ugufto .  a  car.  7  .pag  z . 

Che  fette  fono  l'infcgne  che  conucngono  a  ì  I{e  Car.j.pag.  i 

Delle  Infegne  e  dignità  de  Tontcfici  d' Imperadori  dil{e& 

altri  fignorifupremi .  a  car.^.pag.  i , 

Che  l'^iquilafu  infegna principale  fra  le  altre  nella  militia 

Romana.  a  car, i. pag.  z. 

i^Infegne  cheportauanogli  ^mbafctadori  antichi  Bimani, 

acar.p.pag.i. 
Lodi  della  noflra  materna  Lingua.  ac.io.p.i. 

Quali  fono  le  infegne  che  s'ufino  nel  dottorato  legale,filofi- 
fco  e  Theologale  e  le  ragio7it  del  uerfo  ejfamctro  e  pert- 
trametro  in,  lingua  Italiana .  car.g.pag.  i.etz. 

Quando  e  come  &  perche  hebhero.  principio  l'armi  delle 
famìglie  &  perche  f  pongono  inpublico  &  quello  fi  ufa- 
ua  innanzi  a  tale  inuentione .  ac.iz  .pag.  i.ez. 

Che  diferentia  fa  dell!  .Armile  dell' Infegne  ,  e  di  quan- 
ta nobilita  ftano  l'armi  ^&à  chi  deuono  fuccedere  per 
her  edita .  acar.i$.  pag.  i . 

Quante  ^Armi fieno  le  quali  hanno  vn  viedefimo  fegno ,  e 
raprefentano  diuerfi  cognomi ,  e  quante  ne  fono  delle 
improprie .  a  car.  i  j .  pag.  i . 

Come  Immani  in  luogo  d.Armi  vfauano  le  Imagmi  ,  e 
quanto  tempo  fta  che  è  principiato  trfo  dell' .Armi . 
a  e.  i^.pag.i, 
t,Armi  chefìpoffono  chiamare  Ghibelline,  e  Guelfe ,  &  in 
che  pregio  fi  debbano  tenere ,  &  onde  ftano.  deriuati  li 
cognomideUe  cafate .  a  car.  i^.pag.  2. 

t  Imperadori,  il{e,&  altriTriucipi  per  merito  di  Militia. 
hmo  trouato  quejhfegnale  d'arme.  *  e .  1 5  .pag.  i.e  2, 


Quali  fono  l'armi  puhlichc  difuprema  aHttorità,Oydignità 
e  l'armi  che  fono  concejfc  fen^i  gradi  di  Militia,  e 
quante  fono  le  medcfime  che  per  la  diuerfità  de  paefì,fi 
fanno  differenti  li  cognomi .  a  car.  1 6  .pag.  i.ez» 

2^n  effcr  lecito  il  mutare  ^rmi  ancorché  alle  volte  fucce- 
da  di  mutare  ti  cognomi ,  (jr  che  dinota  il  cimiero  fopra 
i.Arvii ,  e  di  che  dignità  fia  ,  e  quale  arguifca  più  nobi- 
lita, 0,  quelle  che  nort  hanno  l' .Arme  conferente  al  co-' 
gnome, 0  quelle  che  l'hanno  conferente,  ac.ij.p.i.e  z» 

SeliTrencipi  portano  l'armi  delle  proprie  Trouincie^Oy 
delle  cafate  particolari^  e  quale  d'effe  argo  ui fia  mag" 
gior  nobiltà,o^quellc  col  titolo  delle  Trouincie,o,qu  ile 
delle  famiglie ,  acar.iS  .pag.  i . 

Che  molti  amichile  moderni  pojfono  haucr  prefifegrii  di  no~ 
biltà  à  cafo^altri  apojìa^^altrip  còcejfione.a  c.iS  .pag.z. 

Onde  fia  deriuato  il  nome  di  Diuifa^e  che  cofifia  Diuifa,et  t 
che  modo  fian  venuti  in  vfo  li  colori,  a  ci  p.pag.  i .e  2 . 

Quanto  fia  il  bianco  colore  più  felice  de  gli  altri  colori ,  e 
le  lodi  che  fi  pojfano  dare  al  colore  nero,  e  la  differenti^ 
fraefii.  acar.zo.pag.i.ez. 

In  che  fignificato  fi  dee  pigliare  il  color  roffo .,  e  di  quante 
fpecicfiano  et  il  fignificato  di  molti  colori  in  quefio  libro 
trattato  .  a  carpii  .pag.  \.&  2, 

De  corpi  trafparenti  e  delle  Gemmerò  Gioie  chi  rapìxfcn- 
tano  varietà  de  colori  e  la  loro  virtu.car.z  2. pag.i.ez. 

Della  Terla  et  del  .Acate  e  del  Saffiro  e  la  origine  dcffi  et 
il  fignificato  dell'oro  e  dell'argento.        car.  z  j  .pag.  i , 

Che  cofa  fia  Liurca  &  onde  fia  deriuato  quefto 

nome.  car.zj.pag.z. 

Che  cofa  fia  foggia  &  onde  deriua .  cay.Zi^.pag.i, 

che  cofa  fia  Emblema ,  e  a  quante  cofe  fi  poffa 

attribuire .  car.z^  .pag.  2 , 

Il  ritrouamento  delle  Medaglie  delle  fatue  e  di  riuerfi  e  /'- 
antichità  loro  .  car.  2  ;  .pag.z» 

L'vfo  della  Cifra  ó"  onde  deriua  &  in  che  ferue.ca.  i6.p.% 

De  Hieroglifi  e  loro  fignificato  e  la  interpretatione  de  tutte 
le  viiij.Inuentioni  narrate  con  le  dcfinitioni^o^vero  de~ 
fcrittioni .  car.z-j.pag.  i.&z, 

le  XV. membra  che  al  corpo  &  alla  vera  proprietà  dell' im- 
prej'a  conuengono .  car.  z  8  ,pag,  r  • 

Se  la  voce  Imprefa  deriua  e  che  cofa  è  voce ,  e  fé  Impreft 
è  voce  equiuoca .  car.z%.pag.z. 

Se  la  Impreft  è  vn  parlar  con  cenni .  car.z2. .^ag.  2 . 

Che  cojdfia  il  Fifchio^o,fuono,o,ftrepito  e  fé  fi  può  leuare 

queflo  abufo  di  male  vfare  qfla  voce  Imprefa. e.  2  9p.  I 

Che  cofafiano  cenni  e  che  cofa  fia  lingua .    car.  2  ^'pag.  I 

Se  è  licito  d'vfar  diuerfe  figure  per  Iwprefa.car.j  o  .pa^.  l 


Come  f:  debbono  piòlicitre  tlmprejèetfe  le  figure  debbono 
congion^erft  col  motto  &J'el  inatto  dee  chiamarfì  fen- 


tentia. 


car.^o.pag.i. 


Chi  ejìato  il  primo  inucntore  dufire  le  Imprcfe  e  la  Bagola 
che  colimene  ad  eleggerft  l'Imprefe  .       car.^  i  -pag.z . 

Dljiintione  delle  Imprcfe  e  loro  diffinitioni ,    car.^  z  .pa.  i 

Se  l'incifo  può  cjfcr  motto  e  fé  il  p  cr  lodo, o, clan  fa  può  cljia- 
viarft  motto  e  fé  lo  Entimema  può  ejfer  motto^et  in  qnal 
lingua i motti funo meglio efpreift .  car. 5  j .pag. i.&z. 

Che  i  motti  non  debbano  effere  fententie  ne  morali  ne  legali 
non  pronerbii  non  interrogazioni  non  precetti  e  non  e- 
nigmi .  car.^^.pag.  i.&i. 

Gli  ejjcmpi  de  ipronerbii  metaforici  iflorici  morali  epoeti- 


eì  e  moki  ejfcmpi  citati  intorno  aUeJhitcntie.e.^^.p.  t 

Che  differentia  hanno  i  prouerbij  e  i  precetti 

col  Viotto.  car.^^.pag.z. 

che  differentia  habbiano  le  interrogationi  ciò  enigma  col 
col  motto,  df  che  i  precepti  non  debbano  ejfere  accetta- 
ti per  motti.  car.^6,pag.i.<&z. 

eli  effempi  deli Imprefc  improprie  e  fenfua'i  egli  Cjfempì, 
dell' Imprcfe  di  per f maggi  antichi .    car.^j  .pag,  i.e  2, 

eli  ejfcmpi  deU'lmprefe  de  iperfonaggi 

moderni.  cjr.j  8.59,40.^41, 

Le  Citta  d'Italia  ch'hanno  nodrito  e  nodrifcono  Icfplendo- 
re  delle  ^cadcmie ,  car.^z  .e  45 . 


IL    FINE 


TAVOLA  BE  GLI  AVTORI  CITATI 


I  'N   ^r  EST  0   L  I  'B  2{0. 


\Arijiotile . 
^uerroe  . 
^Ibenomagno . 
^ulogellio .     Archimede, 
appiano  . 
^uflino  il  diuo . 
^Icjfandro  Farra. 
Arnoldo  [opra  le  gemme. 
Andronico  hijìorico. 
^^ntoninopio . 
^fronioToeta.  ^Archiloco. 
tdteneo.     Ummiano, 

B 
Bartolomeo  anglico , 
Berofo  caldeo . 
Bartolo . 

Bartolomeo  caffaneo. 
Budeo .  Baldo . 

Bernardo  Sacco . 

C 
Catullo.      Cornelio  Tacito . 
Cipriano  il  diuo  .      Curtio . 
Celio  Calcagnino . 
Columella .     Cameade . 
Catone .     Cajfiodoro , 

D 
Pionifio  y4reopagita . 


t>auid "Profeta.   Diofcorìde. 
Diade .    Diodoro  Siciliano. 
Dionifto  .Alcarnafeo , 
Dante . 

E 
Efaia  profeta  .     Euflachio  . 
Ennio.      Etifebio. 
Enea  Tlatonico . 

F 
FiloHrato  .      Fabio  pittore . 
Fefto.     Filone. 

G 
Guglielmo  di  Benedetto . 
Girolamo  il  diuo . 
Galeno . 
GliEuangelifli. 
Giulio  poUut  e. 
Ciauanniapofìolo, 
Giulio  Capitolino . 
Giouanni  ^nnio . 

H 

Homero .     Hefiodo . 
Heliodoro .     HerodotO , 
Horatio . 

I 
Il  Biondo , 
Iginio .     lafon  Ttlaino , 


Ip.doro.      llSabcUico. 
Il  Volterrano  .    il  Vico  . 
Il  Filelfa .     il  Ficino . 
Il  E^icllio  .      lamblico , 
Il  Cardano . 

L 
Liuto  . 

Luca  di  penna. 
L'ahiato  il  vecchio. 
Lucano.     Lampridio . 
Lattantiofrimano. 
Lucretio . 

id 
TiUcrobio . 
Tilarco  Garrone. 
Trlarco  Tullio . 
THercurio  Tnfmegillo . 
THanetone  faccrdote  d'Egitto. 
Tiletenaft e  peritano . 
21arceUino . 
THirfìlo  de  tempi . 
Ttlofe .     Itlathiolo . 

0 
Ouìdio.     Oro  apolline» 
Oppiano.     Orfeo. 

T 
Tlinio .     Tropertio . 
Tlatone.c.2.^.  Tetrarca, 


Titagora .     Tlutarco . 
Tindaro .      TÌotino, 
Vaulo  tlfanto 
Tietro  nella  fuapiflola,     : 
"Paris  del  To'^ , 
Tolibio . 
Taulo  diacono , 
Tietro  Valeriano, 
Tietro  Crinito . 
Tamponio  Mela  , 
Taufania.      Tlatina»    - 
Tietro  ancarana , 

Quintiliano . 

S 
Suetonio .     Seneca . 
Sempronio .     Strabone» 
Salujìio  .      Salomone . 
Sabellico.  SimonTortitt 

T 
Teofrafio . 
Tomafa  l'angelico . 
Tortelio.     Tucidide, 

V 
Virgilio  marone , 
yitruuio . 

X 
Xenofonte, 


liti  Ti^E, 


TAVOLA  BELLI  NOMI   PROF  RI  I  E   COGNOMI 

delle  e  afate  e  degnità  diciafuno  Acade  mie  o ,  con  t/mprefe  e  motti  e 

nomi  Academici ,  dt  quei  che  hanno  piélicato  tlmprejè  m 

quejlo libro pofii per  Alfabeto, 


ALfonfo  Beccaria  Iure  Confulto  conte  e  feudata- 
rio ha  per  Imprefa  il  quadrante  poflo  dirim- 
petto al  Sole .    Il  Motto  Lumitia  mens  illinc,  il 
nome  ^cademico,  il  Tenfofo.  a  car.  64. 

,/ileJJandro  Foccari  ha  per  Imprefavn  Mercurio  che  con 
vn  va/ò  di  acqua  bagna  vn  Lauro .  il  motto  yndc  pluat , 
il  nome  L^uido  .  a  car.  7  o . 

^lejjandro  ifimbardo  Capitano  di  Mlitia  ha  per  Imprefa 
vno  feudo  col  campo  tutto  bianconi  Motto  l>{on  cfl  mor 
tale,il  nome  il  Maturo  .  a  car. 6 1 . 

^lejfandro  farra  lu.Confultoha  per  Iviprcfavno augello 
cheviuefcmprein  alto  detto  Manucodiata  col  Motto 
MiJiùfoT -^.vxu  il  nome  il'Defiofo  .  a  car.  78. 

Antonio  Londognio  lur,  conful.  I\cg.  Sen.  Trefidente  del- 
tlntrate  ordinarie  in  Milano  per  S.Cath.  Maclhi  haper 
imprefa  vnafpada  nuda  cinta  dvn  ramo  d'Oliua  il  Mot- 
to Cuflodix  chJìos,ìI  nome  il  Sicuro .  a  car.So. 
%4lfonfo  del  carretto  Marchcfc  del  Finale  ,  e  feudatario 
dell  bnperatore  e  del  l\èCath.  haper  Imprefa  vno  fio - 
glio  in  mare  da  impetuoft  venti  peri  ojfo  ,  il  Motto  Qjto 
tìiagis  eo  minus^il  nome  II  Fermo ,  car.  96. 
^Idigiero  Cornaì{ano  lu.  Conf.  ìu  per  Imprefa  la  pian- 
ta delia  Melcga  il  Motto, Fle£lorfed  nonfrangor\  il  no- 
me ilpiegheuole .                                       car  .109. 
t/igoflino  Scarampo  Feudatario ,  ha  la  tefludine  la  qua- 
le moflra  difalirc  vn  Monte  nella  cui  cima  e  il  fon- 
te delle  Mufe  il  Motto  ^  ^Eque  tandem, il  nomcL^g- 
grauato .                                                     car.  115. 
^Antonio  Maria  Maruffo  Iure  Confulto  ha  per  Imprefa  lo 
fpecchio  il  Motto ,  CunUis  xquefidum ,  il  nome  il  Giu- 
dice .                                                       car.  117. 
tAndrea  Camutio  filofofo  et  Medico  dell'imperatore  ha 
per  Impreja  tequila  colferpe  in  bocca  fopra  yua  mon- 
tagna.il  motto  DU  Detonetyil nome  il  Cauto ,    car.  i  2  4 
^Antonello  ^rcimholdo  Iure  Confulto  protonotario  .Apo- 
fiolico  B^eg.  Sen.  in  Milano  haper  Imprefa  treflrade,il 
Motto  Medio  Tutiffimus,ilnome  t ^uertito.  car.  i  29. 
.Anibale  di  Capua  Iure  Confulto  efeudetariohaper  impre- 
fa ti  tempio  delle  tre gratie,il  Motto  Manet  altamente , 
repoflum,il  nome  Taftteo .                            car.  i  ^  7. 
^leffandro  Centurione  haper  Imprefa  t arbore  nouello 
MorOyil  motto  Tepore  fuo,il  nome  L'^fpettato.      i  j  p 
tAgoflo  Bottigella  I{eferendario  di  Tania  haper  Imprefa 
ma  pianta  di  Cedri  fiorita  à  il  Motto  Solum  à  Sole^  il  no- 
me (.Aprico .                                              car.  1 5  2 . 
*4ndrea  Spinola  chierico  di  camera^ ha  per  Imprefa  el 


Tempio  della  Dea  vcfle  il  Motto  Sine  Labe  ,  ilnome 
L\^ccefo .  car. 

B 
BrandaVorro  filofufo  &  lettore  pnblico  in  Vania  ha  per 
Imprcfirn  fanciullo  Ignudo  che  fede  fopra  il  Mondo 
con  vniihro  e  cornucopia  e  fopra  la  fiamma  di  fuoco  il 
Motto,i{eltquorutn  victffitHdo  ,ilTS{ome  Irocodro.c.n^. 
Bartholomeo  Caccia  Iure  Confiti,  haper  Imprefa  la  circvn- 
ferentia  con  le  linee  tratte  dal  centro  a  efia  circonfercn- 
tia^e^ttitte  cquali ,  //  Motto  E^e6ìis  idem^ìl  T^me  L'.A- 
cineto,  car.iy^, 

C 
Criflofano  Magno  Iure  Confiti. e  fifcal  B^g.ha  per  Imprefa 
vna  pianta  di  P^o fi, il  Motto  TS{onSic  CiUeJìia^il  nome , 
Il  Confermato .  car.  5  j . 

Carlo  angelo  Cheringhclli  Iure  confulto  ha  per  Imprefa 
vn  Liocorno  in  grembo  a  ma  fatici  uUa  vergine, il  Motto 
Sic  virtutis  amor, il  nome  tlnnaghito  .  car. 6  J . 

Camillo  Gallina  Iure  confulto  e  lettore  publico  in  Tania  ha 
ynapicciola  pietra  di  Criflallo  preffo  vno  foglio  conca- 
W)  nel  marl\ojfo  ,il  Motto pcrcitavis animi yilT>{ome 
L! Incitato .  a  car.  5  6. 

Criflierno  ViUelume  Barone  di  Monbardon  ha  per  imprefa 
la  Dea  Tetidc  che  tiene  .Acìnllc  fito  figliuolo  per  i 
piedi  ignudo,il  Motto  Is^ec  hitmana  prudentia^  il  nome 
L'^uediito .  car.óz, 

Ccftre  Maio  Conte  e  Maejìro  di  campo  ha  per  Imprefa 
vna  Talma  nata  frafatfiyil  Motto  l^c  aruit,il  ls{ome 
L'^rrefìcato .  wr.84. 

Carlo  Borromeo  Iure  Conful.  e  Cardinale  &  .Arciuefiouo 
di  Milano  ha  per  Imprefa  la  figura  Callaxia  ti  Motto, 
Monflrat^iter  il  nome  rinfiammato .  car.  8  6, 

Confaluo  Ferdinando  Duca  di  Sejfaha  per  Imprefa  tre  Ban- 
dierolc,  il  Motto  ^utmorsaut  viatoria  Ixta^il  nome  il 
Magnanimo .  car.  9  j . 

C efare  Gambara  ha p  Imprefa  tre  Gruiil  Motto  Iter  Tutif- 
fimum^  il  nome  il  Fiandante .  car.  i  >  4* 

D  ' 
Daniello  Fiuflinihaper  Imprefa  vna  figura  humana  fabo- 
lofa  con  i  Gigli  nella  finiflra  mano  il  Motto  Ftnquc  .  il 
nome  il  Leale .  car.  1^0, 

E 
Emanuel  Filiberto  Duca  di  Saitoia  vn  Trofeo  di  diuerfe  at' 
vii  legate^  il  Motto  Conduntur  non  contuduntur  il  nome 
loSuegliato.  car.91, 

P 
Filippo  d.Aufiria  B^e  di  Spagna  il  Globo  della  Terrapcr 


Imprefa ,  il  74otto  Cum  loue ,  ear.^^, 

rilippo Bimjchihaper Imprefavnanotte  conia  Luna,  il 
Tilotto^Iliuminatio  viea.ilnome  Endimione.       car.  5  r 

trance  fio  Cattinara  abbate  ha  per  Imprefa  il  Zodia- 
co il  Motto, Scviper  idem  fub  cadevi ,  il  'ì^me  Vrba- 
'  tuo .  car.  5  2 . 

Filippo  Zaffiri  filofofo  medico  e  lettot  piiblico  in  Tatua  ha 
per  Imprefa  rn  arbore  de  Tomi  d'oro  il  Motto  Tslonfat 
volutffe,il  nome  l' Immutabile ,  car.  5  8 . 

fiorauantc  gabbia  filofofo  Medico  e  lettore  ha  per  Imprefa 

ti  Caduceo  di  Mercurio,  il  Motto  Cupidicatmn  Quies,  il 

novie  il  Tranquillo  ,  car.  59. 

francefco  Ferdinando  d^uolo  marchefe'di  Tefcara  &■  Vi- 
ce 1\è  di  Sicdiahaper  ImprefavnaTallade ,  0  Minerua 
Dea  della  fapientia  il  motto  Haud  ftmplex  virttttis  opus 
il  nome  .Atheneo  ,  car.  60. 

tranccfco  fidato  I.C.e  Card,  haper  Imprefa  vn  Triangolo 
con  la  lettera  T{.è  la  figura  di  Mercurio  jil  Motto  Gratum 
Fati  Donumjl nome  il  Medefimo,  car.ój, 

Filippo  Beccaria  Iure  confulto  e  protonotario  ^poflolico 
ha  per  Imprefa  vnaTalmaappreffo  ynT\iuo  pcoffadal 
Sole,il  motto  Etfolium  eius  non  defluet  il  novie  II  Ter- 
tinace.  car.óp. 

Francefco  Oltrana  maggiorduomo  della  Serenijfma  Dti- 
chejfa  Criflierna  haper  Imprefa  vn  tronco  di  quercia 
foflenuto^il  Viotto  Oue  alr^to  per  fi  non  Fora  viai,  il  no- 
me il  Fedele .  car.  8 1 . 

Francefco Collonna  Marchefe  di  Mortaraha  per  Imprefa 
tre  corone  vna  di  quercia  vna  di  Talma  &  l'altra 
di Oliua^il motto Hìsornariaut mori jil nome  ill^efolu- 
to,  car. IO  1. 

Francefco  Giorgi  ha  per  Imprefa  vna  'ì^ue  con  molti 
occhi  il  Motto  .Aut  ingrcdi  aut  perire, il  nome  il  Deli- 
berato .  car.  III. 

Francefco  Cafliglioni  Cardinale  ha  per  Imprefa  vna  Co- 
rona compofla  di  Lauro  di  quercia  e  d'Oliuapoftafo- 
f  rav)t' altare, il  Motto  Si ^  reUe facies,  il  nome  Filare- 
te  .  car.i  14. 

Francefco  della  Torre  feudatario  e  configliero  dell'Impera- 
tore ha  per  Imprefa  vna  Grue  fopra  vna  Torre ^  il  mot- 
to ?>(e  Improuifo  il  nome  il  Vigilante .  car.  1 1  8 . 

Francefco  Fontanapredicatore  dell'ordine  diS.  Domenico 
ha  per  Imprefa  vna  Tromba  et  la  Lagena^il  Viotto  K(on 
fine  his^  il  nome  Tarolimpo  .  car.  i  j  2 . 

Francefio Bo'^^olo Iure  confulto  e  lettor publico inTauia 
haper  Imprefa  la  pianta  del' Oliua  con  C accetta.,  e  7,a- 
fa  al  piede  deÌOliua,il  Motto  "^ec  incidi  nec  cucili, il  no 
vie  Lo  Inuiolabile ,  car.  152. 

Fabritio  Spinola  ha  per  Iviprefa  vn  .Arbore  di  Mirra 
pcrcojfo  da  più  venti^il  Viotto  Concujfa  Vberior,il  novie 
l'agitato ,  e, 

C 

Ciò.  Battifla  Bott'.gella  feudetario  ha  per  Imprefa  vn 
.^ipe  fopra  il  Timo  Ixrbu ,  il  motto  Vtprofit ,  il  nome  il 
Sollecito.  wr.-fS. 


C'to.  'Cefalo  lu.  con.  e  puhlico  lettore  in  Taioua  ha  per 
imprefa  li  .Augelli  detti  Seleucidi,il  motto  .Aliis^il  no- 
me il  Gioueuolc .  car.  5  4. 

Gabriel  frafcati  filofofo  e  Medico \ha  per  Imprefa  vna 
nuuoletta  che  vianda  vna  leggiera  pioggia  fopra  vii 
verde  e  fiorito praticello^U  motto  Hinc  rapta  liiuant^il 
nome  il  Rapito .  car.  6^. 

Gio.  Henricofornaroha per  Imprefa  vna  Vite  con  l'vua 
matura  congiontacol  Lauro,il  Motto  Sic  vosnonvobis 
il  nome  l'offitiofo  .  car.66 . 

Cio.Battifla  Viotto  Iure  Confulto  ha  per  Imprefa  vn  afpido 
fardo  il  Motto ^lentem  ne  Udcret  aurts,il  nomeTh- 
tino .  car. 68. 

Giorgio  Bjna  Iure  Confiti,  e  lettor  publico  inTauia  haper 
Imprcfi  vn  quadrato  di  7,larmo^il  Motto  Quo  quo  ver- 
tas,il  nome  il  Verace .  car.yz, 

Giulio  Delfino  filofofo  e  protofifìco  del  fiato  di  Milano  ha 
per  Imprefa  vn  Cane  con  vn  Oca  il  motto  .  T^uterJ'o- 
lus  il  nome  il Faticofo  .  car."]}. 

Gio.  Stefano  de  Fcdrici  feudatario  ha  per  Imprefa  vn 
Sciame  i  Api  fopra  vn  ramo  di  quercia  e  l'Orfo  apprejfo 
conia  Zampa  fra  dui  rami  ,il  motto  Sic  violenta  ,  il 
nome  L'.Afsicurato  .  ear. 75. 

Gio.  Antonio  Canauefe  lu.  con.  haper  Imprefa  vn  fuo- 
co in  Mare  doue  non  fi  vede  onde  fi  nodrifia,il  motto  Vi 
nunquavi  vbruar  il  nome  l'Ardente.  car.yj. 

Gio.  Filippo  Cherardini  haper  Imprefa  vna  Vite  che  vafer- 
pendo  per  terra,il  motto  Adhuc  delapfa  virefco,il  nome 
iAjfetuofo.  fJJ-.Sy. 

Ciò. Andrea  Zerbo  Iure  Consulto  ha  per  Imprefa  vnAr- 
boro  dAbeto  con  l'augello  chiamato  Tico,il  motto  Mer 
ces  hxc  certa  laborum,il  nome  il  Quieto  .  car.c)o. 

GaleaT^o  Beccaria  Feudatario  e  conte  haper  Imprefa  vn  La 
berinto  con  vnaflelIafopra,il  Motto  Hac  Duce  egrediar 


il  nome  il  TrauaiUato . 


car.  9  5 . 


Girolamo  Soffi  Filofofo  e  Medico  haper  Imprefa  vna  Spada 
nuda,il  motto  Vix  eluUabile  Fatum  ^ilnome  il  Tati- 
ente  .  car.pj. 

Girolamo  Torto  Caualiero  di  San  La\aro  e  Maurilio  haper 
Imprefa  due  candide  Colombe,  il  motto  Vnde  auri  per 
ratnos,  il  nome  l' Inuiato  .  car. 99, 

Giufippe  Salimbene  Caualiero  di  San  Labaro  e  Mauritio  ha 
per  Imp  re  fa  vn  Elefante, il  motto  Sic  ardua  peta  il  nome 
L'Ardito .  car.  i  o  i . 

Gio. Battifla  Brembato  conte  Talatino  ha  per  Imprefa  vn 
Aquila  che  vola  con  vnpicciolo  augellino  fopra,il  mot- 
to TS(on  vfitata  nec  tenui  Ferorjl  nome  Cerfone.    i  o  j . 

Guido  Ferrari  Cardinale  hap  Imprefa  vn  Arboro  di  Oliua 
potato,tl  motto  Tanto  vbet  ius,il  nome  il  Ts[ouello.  104. 

Cio.Taulo  Chiefia  I.C.e  Card,  ha  p  Imprefa  vn  Cigno  fopra 

vn'altarejl  motto  Dulcius  vt  cana,ilnome  il  Ritirato.  1 06 

Gio.Agofiino  Caccia  hap  Imprefa  vna  Effalationc  che  efie 
di  terra^caiiata  dalla  for\a  del  Sole,il  motto  Elata  nite- 
fcit,  il  nome  il  Diucrfo  .  car»  i  o  7. 

Girolamo  Tornielli  lu.con.e  lettore  publico  in  Tauiahaf 

Imprefa 


ImprefavnaTia^itOHer  portico  il  motto  Tatetomni-  luca  Contile  ha  per  Itnprefadue  Colonne  t  vita  colfuoc» 

bus  pancis  licct  il  nome  Ì ^ffatigato  .            car.  i  o  8 .  taltra  col  fumarii  motto  ^Iterutra  moujiratur  iter,  il 

€io.Battifla  Trincbiero  abbate  di  E^itagnano  haflmpre-  nome  il  Guidato  .                                           car.Sj . 

fa  cinque  Grui  che  volano  fopra  alcune  montagne  doue  Luigi  Bardane  Teologo  e  Trepoflo  ha  per  Imprcfavnama' 

le  aquile  fogliano  far  il  nido,  il  motto  Tutaftlcntia^  il  no  con  l'herba  Molt.il  motto  Hac  venena  Fugantur^il  no 

novie  ti  Taciturno  .                                      car. no.  meilB^muto.                                                car,9j. 

Ciò.  lacovio  Caccia  Filofofo  e  Lettor  publico  in  Tauia  ha  p  Lelio  Tictra  lu.con.haper  Imprefa  vna  figura  che  rappre- 


Imprefa  vn  Fuoco  acccfo  il  quale  è  battuto  da  venti, il 
motto  Firn  ex  vi^il  nome  t  incognito .  car.i  i6. 

Cio.Bcccari  lu.con.c  Filofofo  ha  per  Imprefa  vna  Cometa 
il  motto  Flatus  Fulgct^H  nome  l'^fcefo.        car.  125. 

Cahricllo  della  Cueua  Duca  d\Alburquerquc  ha  per  Impre 
fa  vna  Ta'.ma  con  armi  dentro  vn  triangulo  il  motto 
Quicn  no  Dudare  l'alcanna  il  nome  El  Esforfado,  125, 

Cio.Battifla  Giratdi Filofofo  e  Voetahaper  Imprefavn ar- 
bore à  riuerfo^il  motta  llluc  inde,il  nome  Cintio .  1 2  ó» 

CiroLvno  Montio  Iu.con.I{eg.Sen.itt  Milano  ha  per  Impre- 
favn monte  arborato ,  il  motto  Siferenus  iUuxerit,iL 
nome  il  Montano  .  car.  128. 

Cafpar  Fifconte  lu.  con.  e  lettore  publico  in  Vauiahaper 
Imprcfi  vnpoT^  con  due  fecchic,tl  motto  ^Itarapropè 
il  nome  l  Indcfejfo .  car.  i  j  j . 

Cirolwìo  Garbano  Filofofo  ha  per  Imprefa  t arco  cclcflc^il 
motto  virtus  hic  maior .  il  nome iobligato  .    car.  i  j  8. 

Girolamo  FcggiolaTealogo  e  pdicatorc  del  ardine  diSerui 
ha  p  Imprefa  vna  Secure,  0,  vero  accetta  nel  fonte  d'ac- 
qua che  fìa  annuoto^il  motto  Sine  pendere  Tondus^il  no- 
me lo  Sgra  nato ,  car.  1 45 . 

Girolamo  Catena  ha  per  imprefa  vn  "Pcfce  nominato  TS^au- 
tilo,il  motto  Tutus  perSumma  perimajil  nome  il  Vro- 
iteduto .  car.  145. 

Cafpar  Franccfco  Tacconihaper  Imprefa  vna  'h^aue  in  ma- 
re che  vn  picciol  pefce  ritarda  il  corfo,  il  motto  Sic  par- 
uts  magna  ceduntM  nome  l'Occulto  .  car.  i  46. 

Cirolamo  Lippomani  ha  per  Imprefa  vnvafo  d'^pi  onde 

alcune  d'effe  fori  efcanojl  motto  %Alix  aliis  cuolant,il  no 

me  ilVelegrino ,  car.1^1. 

H 

Hippolito  I{pfst  conte  e  Fefcouo  di  Tauia  ha  per  Imprefa 


fentala  Ferità,  il  motto  Hac prxuia^  il  nome  Thilale- 
te .  car.izz, 

Lucilio  Filalteo  Filofofo  e  Lettor  publico  in  Turino  ha  per 
Imprefavn  Sole  con  nuiiolealbaffoil  motto  lS[onco- 
gnofcunt  tenebra  .  il  nmic  lo  Stilbeo  .  car.  i  2  7. 

■  7il 

Marco  Correggario  canonico  regulare  e  Teologo  ha  per  Im- 
prefavuaSemiuolpe,  il  motto  Cuflodiatuta  il  nome,  il 
Bianteo.  car.')']. 

Marcantonio  Cucco  lu.  con.e  Trepoflo  ha  per  Imprefa  le 
fette  jìelle  chiamate  Tleiade, il  motto  Dance  lucifer  exe- 
at^il nome l' Intento  .■  ear.qó. 

Marco  Corrado  dell'orarne  di  Santo  Dominico  e  lettore  ha 
per  Imprefa  vna  figura  humana  che  raprcfhita  la  Sapi- 
entia,il  motta  Senipermn  femperjil  nome  Vroteo.  1 44. 

localo  Madruccio  Feudatario  e  Colonello  deW Imperatore 
e  del  ì\è  CatÌJolico  ha  per  imprefa  la  Lancia  d'achille  il 
motto  Qua  vlnusfinitasyil  nome  il  Verfèuerante.  120. 

'Ricalo  Gratiano  lu.  con.  e  lettor  publico  in  Tauia  ha  per 
Imprefa  vn  Callo  fopra  vn  Laura Jl  Matto  Fndiqite  tu- 
tus ,  //  nome  il  Zelante .  car.  154. 
0 

Ottaniano  Langofio  feudatario  e  conte  ha  per  Imprefa  vtl 
Vafo  di  vetro  ferrato ,  il  matto  Maiorafuper  funt, il  no- 
me il  Solerte .  car.^9. 

Otha  Trucxes  Cardinale  d'.Augu(la  ha  per  imprefa  le  Chia- 
ui  e  l'aquila  ci pellicano,il  motto  Sichis  qui  diuulgantt 
il  nume  il  Difpojio .  car.dS. 

Ottauio  Farnefc  Ducadi  Tarma  e  Tiacen-^thaper  Imprefa 
Il  Tempio  de  lana ,  il  motto  Firtutis  Mperio  ,  ilnome 
L'Efperto  .  car. 92. 


dui  libri,  il  motto  B^gimen  Hinc  animi,il  nome  l'Orto-     Ottauio  Bottigella  Triare  di  Santo  La'S^aro  e  Maurilio  ha  p 


filo.  car.'óz, 

Uefior  Fifconte  Colonello  de  Signori  Fenetiani  ha  per  Im- 
prefa vna  Stella  offitjcata,  il  motto  Hicfufca  nitebit ,  il 
nome  Cojfufcato .  car.  8  5  ^ 

I 
lacomo  Berretta  lu.  con.  è  lettor  publico  in  Tania  ha  per 


Imprefa  vna  colomba  col  ramo  doliua  in  bocca  volan- 
do ,  il  motto  Intus  &  extra^^il  nome  Ireneo .    car.  1 48, 
T 
Tolidamas  Maino  Iur.con.hapcr  Imprefa  vna  l{ana  con  vrt 
calamo  in  bocca,  il  Motto  Firtute  TS(on  viribusy  il  n-me 
ilCircofpetto.  car.-ji. 


Imprefa  vn  .Afiore  in  aere  con  vna  Tcrnicefra  li  artigli     Tietro  Francefco  Ferrari  Cardinale  di  Ferceìli  ha  per  Un- 


ii motto  Tarta  tenens  non  parta  fequar,  il  nome  lo  Spe- 
dito .  car.  50. 

lafon  Maino  ha  per  Imprefa  dui  Tempii  tvno  della  Firtu 
l'altro  dell' Honor  e ,  il  motto  Firtute  prxuia^  ilnome 
Il  Bram  afa  .  c^r.  1 4  2 . 

I 

Lt.Academ'ia  degli  affidati  ha  per  Imprefavn  Stellino  il 
motto  Ftra^ue  Felicitas  »  ear.^6. 


prefa  vn  Tallone  in  Mare  percoffa  da  quattro  venti ,  il 
motta  Inanes  minali  nome  Llntrepida  .  car.^g. 

Tolittonio  Me\abarba  I[eg.  Sen.  ha  per  Imprefa  Hcrcule 
che  falifce  il  Monte,  ti  motto  In  labore  quies  ,  ilnome 
F dopano .  car.io')» 

Tagana  D'Oria  Marche  fé  e  CoUoneUo  Catholico  haperlm^ 
prefa  vn  Sole  che  trapaffa  le  "hjuwile  il  motto  jl  vnque 


ospes 


,  il  nome  il  Sezuro . 


car.i  12. 
Tictr* 


*PietYo  fdolo  Tilelegarì  eonte  e  lu.  con.  ha  per  tmprejh  vn 
campo  di  Formeiit»  con  la  falce,  il  motto  SurgetVbe- 
rior ,  il  nome  il  co7tfiderato  .  car.  121. 

'Paolo  Viujlini  ha  per  Imprcfa  vna  quercia  fpaccata  legata 
col'falicc,il  rnotto  TS^  FleBerer.il  nome  ^ndropio.  1 5  l 

"Pietro  Franccfio  Bottigclla  Capitano  di  Mlitia  ha  per  Im- 
prefa  vna  gemma  detta  ^ndrodamante,  il  Motto  simi- 
liaftmul ,  ;/  nome L'vnito .  car.  1 40. 

Taulo  Fiamherto  Caualiero  di  Mtlta  &  Comendatore  di 
Tarma  ha  per  Imprefavna  Galera  prejfoal  Torto  fra 
jcogli.col  motto  ^rtc  &  labore, il  nome  lo  Stetato.  155 
S 

Silueflro  Bottigelk  Capitano  di  Militia  ha  per  Imprefa  vna 
Pianola  0  Tialla,  il  Motto  Tuerto  Yderecho  il  nome 
L'rgual.  car.^j. 

Scipione  ^ia\\o  Caualiero  di  Malta  eTriore  di  Capua  ha 
per  Imprejà  vna  Conca  apperta  nella  quale  fono  leTer- 
le ,  ouero  le  Margarite  il  Motto  Clarefcit  athere  darò, 
il  nome  il  Serenato.  car.  100. 

SigifmondoTicinardolit.con.e\eg,  Sen.in  Milano haper 


ImprefavnPerftco  eon  vna  fola  foglia ,  Umetto  idem 
ambo ,  il  nome  L'Ingenuo.  car.  115. 

Sigifmondo  Sanatare  Theologo  Tredicatorc  e  I{eggiente  di 
Santo  ^gojìino  ha  per  Imprefa  fette  Canne  inflrmnent» 
muftcale  j  il  motto  ^d  archetupum  il  nome  L'armo- 
nico .  car.  1 48» 

r 

Tulio  ^Ibonefì  lu.con.hapcr  Imprefivna  Piramide  con 
rn  Serpe,il  Motto  iS^o/j  aliter,  il  nome  Tolypnyus.Sp. 

Teotimo  faluaticohaper  Imprefa  vna  Idra ^il motto  Spes 
agra  quietis ,  il  nome  l'inquieto  ,  car.  1^6, 

V 

Vefpeftan  Gon\agha  Duca  di  Traetto  e  Vice  ^  di  T^uarrs 
ha  per  Imprefa  tre  Fulgori ,  //  Motto  His  impia  ter' 
rent .  car.  94, 

Vito  Dorimbergh  feudatario  Cefareo  (&  ^mbafciatore  per 
S.  Cefarea  Macflà  in  Fenetia  ha  per  Imprefa  vn  Leone 
in  piedi  che  fofliene  vn  giogo  con  le  Zampe  dian\i,il  mot 
to  Suaue ,  il  nome  il  Pronto .  ear.  i  J  5  . 


Il    FINE. 


RAGIONAMENTO  DI  LVCA 

COITILE  S0'T:R^^  Villi.  l^V E^riOJ^l  E 
LORO  ORIGINE,  IMPROPRIAMENTE  CHIAMATE 

IMVBJ.SE,  E  SOT\^  LA  V E\yl  V^O-prjLTA  D'ESSE 

B    LORO    INVENTORE    DA    LVI     RECITATO    NELLA 

Academia.  degli  Affidati  in  Tania . 


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V  T  T  E  le  cofc  dall'huomo  ritrouatc  e  da  lui  porte  in  buona  e  necelTìiria  confuc 
tudine  rendono  chiarifTima  teftimoiiianza  che  egli  lìa  veramente  creatura  di- 
uina.  Perche  fi  come  gli  effetti  nobili  e  degni,  dalla  nobiltà  e  dignità  delle  lo- 
ro cagioni  fcmpre  procedono,cofi  le  ftupende  e  marauigliofè  inuentioni  fono 
tali  per  la  nobiltà  e  dignità  dcll'humano  intelletto.  Et  aiicnGa  che  fra  tutte  le 


creature  dell'vniuerfo  fia  deirhuomo  la  natura  angelica ,  per  priorità  di  crea- 
tione  più  degna,per  maggior  perfettione  di  fliftantia,  più  nobile,  e  per  alfiìle- 
re  à  Dio,  più  grata,  nientedimeno  in  alcune  prerogatiue  fi  può  dire  che  lo  Iteifo  huomo  polla 
ad  ogni  altra  creatura  clfer  prepofto ,  le  quali  prerogatiue  otto  fono,  da  làggi  e  crift iani  Icrit- 
tori  infiemementc  raccolte .  La  prima  è  che  non  folo  Ibuomo  fu  fatto  à  imaf^ine  di  Dio ,  ma 
lo  fteflb  Dio,fi  fece  di  natura  humana,e  però  è  cofa  certiflìma  chel  ver?,  o  e  fatto  car- 
N  E.  La  feconda  che  l'Angiolo  attiene  a  Chrifto  come  figliuolo  col  padre  nel  concorfo  di 
creare,ma  l'huomo  di  piu,atticne  à  Chrifto  per  naturalità  della  madre.  La  terza  chcl  figliuo- 
lo dell'altiffimo  partecipò  con  lAngiolo  la  fua  imagine,ma  coppulò  con  l'huomo  la  fua  diui- 
na  efientia ,  e  s'intrinfocò  l'anima  della  medefima  ìpetie .  La  quarta  ch'all'AngioIo  folamen- 
tc  fu  conceduto  di  contemplare  l'eterna  &  infinita  luce  di  DÌO5&  all'huomo  fu  dato  che  con- 
templane Dio  in  diuinità  &  in  humanità .  La  quinta  che  l'humana  natura  fu  deificata  e  non 
1  angelics,  confermando  ciò  Dauide ,  quando  dice ,  "Voi  fete  dei  e  figliuoli  dell'eccelfo  .  La 
fefta,  che  l'humana  natura  fu  eflaltatafopra  tutti  li  cori  angehci ,  come  ce  ne  rendono  cer- 
tilììmi  li  corpi  di  Giesù  Chrifto  e  di  Maria .  La  Icttima  che  Dio  ha  conceduto  all'huomo  po- 
<leltà  di  confecrare  il  pane ,  ci  vino ,  e  conuertirli  in  Dio  vero  «Se  in  huomo  perfetto.  Laot- 
taua  che  l'Angiolo  è  deputato  all'humana  cuftodia ,  con  quefte  otto  marauigliofè  conditio- 
ni  ;  fecondo  alcuni  fpiriti  di  bontà  ,•  concorre  ancora  la  fentcntia  del  medefimo  Dauide  che 
al  falmo  ottano  dice .  di  poco ,  o ,  fignore  hai  fcemato  Ihuomo  dall'Angiolo ,  perche  lo  co- 
ronafti  di  gloria  e  d'honore  e  fopra  le  opere  delle  tue  mani  lo  collocafti ,  benché  quefto  iènlb 
primamente  a  Chrifto  s'attribuifca .  Perciò  ben  diciamo  eftèrper  certo  l'huomo  creatura 
diuina,  e  poi  chi  non  la  come  naturalmente  è  in  lui  l'anima  immortale?  &  ha  per  gratia  il 
corpo  incorrottibile  ?  laqualcola  conferma  Paulo  a  Corinti  al  capoxv.  dicendo  ,  il  corpo 
animale  fi  fa  fpirituale,  e  quefto  mortale  fi  veftira  d'immortalità  .  Con  rutto  ciò  della  hu- 
mana  perfettione  con  dui  altri  gagliardi  fondamenti  per  ordinario  della  natura  ragionar  fi 
puote,rvno  è  ch'lhuomo  con  il  lume  dell'intelletto  e  con  l'aifiduità  degli  ftudi  ,  compren- 
de i  fegreti  e  le  nature  della  terra  e  del  cielo.  L'altro  è  che  Dio  nel  far  di  niente  qual  altra  cre- 
atura fi  fia ,  non  difle  faciamolo  a  noftra  fomiglianza ,  ma  nel  creare  l'huomo  folo  (  come  po- 
co auanti  fi  è  accennato  )  volle  ch'egli  a  fua  imagine  fatto  fuftc .  E  perche  la  natura  humana 
prima  che  Chrifto  veniftè,  non  fu  a  pieno  conolciuta ,  però  nella  confidcratione  di  tanti  fiioi 
marauigliofi  ritrouamenti ,  la  ftimaremo  per  chiaro  fpettacolo  di  fuoi  vertuofi  efletti,  eflère 
fiata  da  Dio  di  celefti  e  naturali  beneficii  arrichita,per  la  qual  ricchezza  e  naturalmente  chia- 
mato picciol  mondo,in  cui  tutte  le  cofe  del  grande  con  ftupenda  legatura  fi  contengono ,  & 
egli  poi  per  la  fua  libertà  ò  per  diuina  gratia ,  può  e  terrenamente ,  e  celeftemcnte  conuertir- 
li,  E  ben  di  ciò  fcriue  AUeifandro  Farra  dottor  di  legge  &  accademico  affidato  nelfuodif- 

A 


ce 


DISCORSO 

corfb  della  dignità  dcll'hiiomo  ch'cffo  non  può  da  ninna  altra  natura  efler  corretto ,  con  do 
fia  che  col  proprio  Tuo  voler  fi  guidi ,  non  eflèndo  egli  più  terreno  che  celcfte ,  non  pjìi  mor- 
tale che  immortale ,  per  onde  vien  egli  nel  mezo  del  vniuer/b  collocato ,  e  per  qucflo  fi  chia- 
3,  ma  vltima  e  più  cara  creatura  dell'altre ,  Qi^ale  adunq;  altra  cofa  à  paragone  deU'huomo  co- 
3,  tante  marauiglie  in  fé  fteffa  contiene  ì  Aguilino  il  diuo ,  dice  pure  nel  x.  hbro  della  Citta  di 
35  Dio  al  cap.  XII.  che  d'ogni  miracolo  fatto  l'huomo  Iteflò  e  maggior  miracolo  ,  foggiogne 
5,  ancora  il  medefimo  Autore  al  x  ii.  del  nominato  libro ,  eilère  l'huomo ,  (  benché  mifero ,  ) 
55  mighor  di  tutte  le  creature. Quinci  e  fermamente  da  penfarc  come  la  proprietà  di  qucflo  pic- 
ciol  mondo  per  l'inuentioni  deli'humano  Intelletto ,  marauigliofe  e  flupcnde  fi  palcfmo .  E 
perche  il  grande ,  e'I  picciol  mondo  fono  d'vn  principio  e  d'vn  fine,haucndo  il  fuo  fine  il  pic- 
ciolo ,  come  giorno  per  giorno  veggiamo  ,•  hauerallo  ancora  il  grande .  Ma  perche  li  filolbfì 
peripatetici  non  habbian  luogo  di  riprendere  quello  che  con  opinione  non  hanno  intefo,ne- 
gando  il  principio  ci  fine  dell'vniuerlb  &  affermando  che  di  niente  non  Ci  fa  cofa  veruna  ,•  è 
da  recitare  cÓtra  di  loro  l'opinione  de  FenicijVeramente  diuina,  i  quali  tennero  contra  li  Cal- 
dei chcl  mondo  hebbe  principio  &  ha  da  finire  .  Arifiotileche  fu  molti  anni  dopo  a  quei 
due  popoli ,  feguitò  con  la  fua  fetta  i  Caldei,  imperò  di  lunga  ingannofsi  in  coli  cieco  parere, 
perche  no  hebbe  egfi  gratia  di  penetrar  tanto  alto^effendo  alla  onnipotentia  diuina  più  con- 
forme effetto  che  di  nulla  habbia  fatto  ogni  cofa ,  che  dire  Io  flellb  mondo  effcre  cocterno  co 
Dio.  Li  Platonici  feguirono  l'opinione  de  Fenici,nientcdimeno  li  Chriftiani  più  chiaramen- 
te e  con  fcientia  per  {tdc  hanno  di  tanto  foblimc  fègreto  piena  contezza .  Con  quefli  tai  Lu- 
mi poffiamo  ageuolmente  noi  le  cofe  che  non  veggiamo ,  contemplare ,  con  ciò  fia ,  fecondo 
j,  Paulo  5  a  Conrinti ,  che  quanto  non  fi  vede  è  perpetuo ,  e  quanto  fi  vede  e  temporale,  per  ciò 
55  ben  confermaremo  che  folnmente  la  chriffiana  religione  rettamente  comprendendo  le  cofc 

celefli  ,■  con  ragione  attribuifce  à  Dio  ciò  che  fàper  non  poflbno  le  genti  idolatre . 
Ecco  finalmente  in  qual  guifà  l'huomo  di  fua  natura  è  fèmpre  deUe  colè  occulte  marauigliolb  ri- 
trouatore ,  poffiamo  di  lui  ancora  due  altre  rarifsime  eccellenze  fcoprire ,  l'vna  che  egli  e  fì:i^ 
mato  marauigliolb  frutto  della  natura  e  di  Dio  5  l'altra  che  nelle  fìie  attieni  può  imitare  Dio 
colTintellctto ,  e  con  la  ragione  la  natura ,  in  quello  con  la  gratia ,  in  quella  con  l'arte ,  per  la 
quale  la  fteflà  natura  s'abbellifce  5  e  di  commodità  e  d'ornamento  fi  riempie,  non  già  ch'in 
quanto  à  fc  efìà  natura  fia  di  fòccorfo  foriftiero  bilògneuole ,  ma  in  quanto  che  l'humana  vi- 
ta ne  riceue  più  commodo ,  e  fi  leua  da  dolio  vna  innata  e  difpiaceuole  ruftichezza .  La  oue 
non  fi  può  negare  che  fc  l'huomo  a  bifògni  di  fé  medefimo  col  fuo  proprio  ingegno  non  fup- 
pliife ,  per  certo  non  farebbe  egli  anim.alc  compiutamente  ciuilc ,  anzi  a  viua  forza  fi  farebbe 
di  glande  pafciuto ,  e  di  radici ,  e  d'herbe  nodrito ,  e  d'acque ,  per  la  maggior  parte  immon 
cleepantanofe,abbcuerato,  e  nudo,  di  fcorze  d'arbori,  di  gionchi,  di  foglie  e  d'alga  co 
perto .  Oltra  ciò  volendo  fchiuar  le  pioggie ,  le  tempefte ,  i  venti ,  i  caldi ,  i  freddi  e  l'humidi- 
tà  delle  notti,  altroue  non  faria  ricorfo ,  fé  non  fiotto  gli  arbori ,  dentro  le  fpelonche ,  le  tom- 
be le  cauerne ,  le  foffe ,  fra  cefpugli  e  macchie ,  non  punto  dalle  beffic  feluaggie  differente , 
doue  con  quefio  fi  rozo  benefitio  di  natura  mantcnutofi ,  farebbe  flato  incommodo  e  difuti- 
le inftrumento  alla  immortalità  dell'anima,  per  la  quale  tante  cofe  vtiliffimee  dilctteuoli  ad 
ornamento  di  quefto  mortale  fiato ,  giornalmente  i\  ritruouano ,  anzi  per  eflà  immortai  na 
tura ,  ne  i  corpi  noftri  collocata ,  dire  e  confermar  fi  dee  ch'ai  difetto  &  alla  mifcria  lagrime- 
noie  di  quefto  nofiro  nalcimento ,  con  la  millefima  parte  di  {\  mirabili  ritrouamenti ,  Cx  può 
con  ogni  contentezza  d'animo  fodisfare.E  fé  Plinio  &  altri  fcrittori  gentili  ne  i  loro  tempi  ha 
ueffero  tenuta  l'immortalità  dell'anima ,  non  haurebbero  chiamato  il  nofiro  nalcimento,  in- 
felice ,  infelici  loro  {\^  e  bora  in  quell'altro  mondo  fèntono  la  miferabile  &  eterna  infeficità  di 
quell'anima  che  pazzamente  fiimarono  mortale ,  Egh  è  ben  vero  che  l'huomo  ne  i  primi  fc- 
coli  per  la  purità  della  natura  conteneua  in  fé  difpofìtione  d'intelletto ,  di  cruditione  è  d'imi- 
tatione ,  non  per  neceffità  del  corpo ,  ma  per  l'imperio  dell'anima ,  tuttauia  a  poco  a  poco  ef  ■ 
fendo  crefciuta  la  drarania  de  fenfi  e  da  efsi  corrotta  la  purità  di  efià  natura ,  fiamo  diuenuti 
bifognofi  quafi  d'ogni  ammaeftramento ,  e  fé  ciò  non  fuffe  flato ,  più  ageuolmente  haueref 
femo  comprefo  i  fcgreti  d'effe  cofe,e  la  ciuilità  farebbe  fiata  più  fiigetta  a  beni  dell'anima  ch'à 
quei  del  corpo  e  della  fortuna  con  tutto  quefto  non  ceffa  fra  noi  di  tante  inuentioni ,  giorno 
per  giorno  la  marauiglia,  per  ciò,  bene  fìjelfo  manifeftamente  fi  vede  come  rhuomo  con  flu 

pendo 


DELLEINSEGNE.  '  2 

pendo  giuditio  Se  arte ,  fuperi  quafi  l'opere  di  natura  nell'imitarla .  Vogliono  nientedimeno 
alcuni  che  la  natura  ftelfa  imitando  Dio ,  con  affai  men  pcrfettionc  Io  imiti  che  non  fa  l'huo- 
mo  dXa  natura,  e  quello  dicono  perche  la  natura  imita  Dio  non  già  con  conofcimcnto  d'in- 
telletto ,  ma  con  vna  neccflaria  influentia ,  imperò  l'huomo  imita  efia  con  regola  di  ragione , 
per  il  che  polliamo  dire  il  medefimohuomo  hauere  imitato  Dio  nella  inuennonc  delle  Im.- 
prefe  in  quanto  al  preualerlene  per  fimilitudine  c'hanno  tutte  le  cole  con  le  cofe ,  &  per  ciò  lì 
dee  confiderare  che  l'Imprefe ,  benché  fieno  inuentioni,  non  lì  poilono  chiamare  arti,  ne 
iftromenti  d'arti .  Et  accioche  fi  pofTa  conoièere  come  necefTìiriamente  à  fini  delie  opere  hu 
mane  le  inuentioni ,  le  imitationi  e  le  arti  infieme  concorrano  ,  perciò  confefTarcmo  eilère  le 
inuentioniinmano  dell'imitationi ,  e  quelle  in  mano  delle  eifecutioni  ,0  ,  vero  dell'arti .  E 
poi  ben  certo  che  le  inuentioni  ben  ordinate,s'accettano  dal  buon  gincitio,  le  imirnticni  nel- 
la notitia  della  fperientia  fi  formano,  e  le  Arti  fi  terminano  nella  perfettione  dell'cpereja 
onde  fi  vede  che  l'imitationi  fono  vn  mczo  fra  le  inuentioni  dell'animo ,  e  le  ellccutioni  delle 
arti .  Della  imitatione  adunq,-  non  mi  farà  (  credo  io  )  difdiccuole  con  breuita  parlare  anco- 
ra che  di  iìmigliante  materia  io  ne  habbia  al  dottifsimo  Franccfco  Patritii  ahondcuolmcnte  e 
famigliarmente  Icritto  doue  fi  pofìano  alcuni  auertimenri  dilcernere  iion  di  poca  gioucr.o- 
lezza  à  coloro  che  di  ben  parlare  e  fcriucre  e  di  bene  operare  manuahiii'nte  s'in;;cgnano.  Ma 
prima  che  più  auante  fbpra  di  quello  io  pafsi ,  voglio  con  vn  picciolo  difuiamento ,  m.a  con 
propofito,far  miafculà,  ingegnandomi  di  render  quello  mio  trattato  puro  e  ièmplicccon 
parole  tofcane&  italiane  ciuilmente  e  propriamente  pronontiate,  non  faccndofi  mcfcuglio 
di  vocaboli  latini ,  ne  tramezandocifi  caratteri  foridieri,  efcetto  nella  m.aggior  parte  de  motti 
che  feruono  all'impreie  latinamente  Icritti ,  o ,  vero  efprelsi ,  parendomi  fi  ùiCcia  grande  in- 
giuria alle  lingue,  come  da  fé  flefle  non  fi'ano  bafteuoli  àriceuere  &  ad  efprimere  qualfifia 
lentimento  di  tutte  le  cofe.  E  benché  Marco  Tullio  vlaflc  quafiinosni  fuo  libro  d'innefiare 
parole  greche  col  naturai  loro  carattere ,  nientedimeno  non  fu  lui  per  quefto  da  gli  altri  fcrit- 
tori  de  fuoi  tempi  Icguitato ,  i  quali  ne  i  loro  volumi  con  pura  e  fch ietta  latinità  i  concetti  pie- 
namente efpreflero .  Leggafi  Saluftio ,  Giulio  Cefire,  Terentio ,  Virgilio  e  tand  altri  famofì 
fcrittori ,  dopo  quelli  veggiamo  Tito  Liuio  Suetonio  ,  Cornelio  Tacito  che  beniifimo  fàpe- 
uano  la  hngua  greca,e  pure  fu  da  efsi  la  fincera  latinità  mantenuta ,  Li  greci  medefimamente 
che  dalli  Egittiani ,  da  Caldei  e  da  Fenici  le  fcientie  impararono .,  per  quello ,  alcuna  parola, 
o ,  carattere  firaniero  fra  le  loro  fcritti:re  già  m.ai  non  interpofcro ,  anzi  fi  fdegnarono  di  no- 
minare pur  vna  di  quelle  voci,  dalle  quali  tutte  le  difciplineccmprcfcro,  e  per  quello  die- 
dero à  fé  Se  alla  patria  grandifsimo  credito.  E  ben  egli  vero  c'hoggi  di ,  quefli  di  cotal  mefco- 
lanza  i\  perfuadono  di  dare  alle  facighe  loro  credenza  maggiore  ,  ma  io  tengo  che  fia  cofr  di 
foucrchio  e  di  poca  riputatione  alle  lingue  del  proprio  paelc.non  doucndo  parer  poco,quan- 
doinvnafchicttahngua  ci  fi  polla  ageuolmcnte  com.prcndcrcla  bciiezza  dcllìiggettoela 
conferenra  c'haucr  deue  lo  llile  con  lo  ftelfo  fuggetto  ,  ilile  (  dico  )  di  pr.rolc  proprie  fònore 
&  vfitate ,  induftriofimente  teifuto.  Per  il  che  ninno  per  fua  cor  tefia  mi  riprendale  fono  d'a- 
nimo di  rifiutare  in  quefia  noflra  naturai  fuiella  fi  ambitiola  e  non  neccllaria  balzana.  Ritor- 
no al  tralafciato  viaggio  affermando  io  per  bora  elfere  l'imitatione  come  illrnmcnto  delle  in- 
uentioni le  quali  hanno  nei  penficri  la  primiera  origine ,  &  a  quefto  prcpofito  ben  dice  Ari- 
„  dotile  nella  fua  poetica,  ciò  è,  ritrouarfì  il  modo  d'imitare  in  ogni  attione  deirhuomo,e  vuo- 
„  le  ancora  che  la  tragedia  fia  piantata  nella  noftra  natura ,  onde  ninna  altra  anima  viuente ,  fé 
non  l'humana ,  imita  con  ragione,  &aucnga  che  l'Angiolo  habbia  più  volte  prefo  forma 
d'huomo ,  come  nelle  fàcre  icritture  fi  legge ,  &  habb/a  come  huomo  operato  &  alcuni  ani- 
mali bruti  (  come  veggiamo  ipcfib  )  imitino  l'huomo  in  vn  certo  modo,  nientedimeno  quella 
dell'Angiolo  è  mificriofa  e  non  propria,  e  quella  de  gh  animali  fi  fa  peri/linto  e  non  per  ra 
„  gione,  la  qualcofa  ben  rifolue  Platone  nel  libro  della  Republica  dicendo.  La  imitatione  ef- 
3,  ière  vna  certa  pallìone  che  co'I  mezo  dell'occhio  e  dell'orecchio  è  ordinata  fra  penficri  e  di 
3,  ciò  procedendone  i  fimulacri  nella  fantafia ,  dal  buon  giudido  approuati  (  per  quanto  fi  è  ac- 
j,  cennato  )  alle  manuali  compofidoni ,  o  vero  atdoni  s'arriua .  E  tutto  ciò  fi  vede  e  fi  tocca  con 
mano  per  indufiria  e  perfetdone  deirarte,&  è  ancora  fermamente  vero  che  qual  fi  voglia  co- 
la imaginata  con  giuditio ,  al  perfetto  fine  d'ogni  negotio  peruiene ,  Vedefi  parimente  a  tut- 
te l'hore  come  Ihuomo  imita  Dio  e  la  natura ,  e  le  voci  degU  animali  terreftri  e  volatili  fimil* 

A        a 


RAGIONAMENTO 

mente  l'huomo  Imita  l'huomo  con  arte  e  con  natura,  con  arte,  come  fanno  I  Tragici  I  Comi- 
ci ,  i  Buffoni  e  fimili ,  con  natura  come  fanno  molti  figliuoli  che  caminano ,  parlano,  operano 
a  guifa  de  padri  e  lènza  arre  e  fcnza  ragione ,  e  ciò  hauiamo  ogni  giorno  à  gli  occhi  auante . 
Eperche  fi  è  detto,  tutte  le  inucntioni  non  cifer  arti,  ne  meno  elfcrdicflc;  iftromenti ,  però  le 
più  frequentate  e  mcife  giornalmente  in  vfo  e  per  ornamento  e  per  commodità  e  per  decoro, 
à  vna  per  vna  nominarcmo ,  elfendo  la  verità  che  le  fteife  inuentioni  per  le  più  importanti  & 
vfitate ,  in  numero  noue  fono,  e  da  alcuni  fcrittori  in  luogo  d'imprelè,  accettate,le  quali  mo 
ftrarò  tutte  da  fé  flelfc  differenti ,  e  dalla  proprietà  delle  imprefe  granclemente  dilfimili ,  non 
negandofi  in  qual  maniera  la  diuerfità  de  nomi  faccia  conofcere  fra  effi  la  diucrfità  de  figni- 
ficati,  ancora  che  fi  truouino  molti  nomi  diuerfi  da  glialtri  nelle  fiUabe  e  nondimeno  il  mede- 
fimo  ,  o ,  vero  il  fimile  fignificano  •  E  perche  il  dir  mio  camini  con  ordine ,  con  facilità ,  e  con 
ragione ,  m'ingcgnarò  d'imitare  Ari/lotile,il  quale  fé  con  ogni  buon  fondamento  non  haucf- 
ic  riprefe  le  opinioni  de  filofbfi  antichi  ,  certamente  hauna  fatto  picciol  volume  &  ancora 
haurcbbe  lafciata  la  fua  opinione  confulà ,  cofi  fempre  nelle  falfe  contradittioni  la  verità  nf- 
plende .  Platone  ancora ,  come  chiaramente  fi  vede  in  ciafcun  fuo  dialogo ,  preponendo  il 
fuo  concetto .  con  induttioni ,  entimemi ,  &  effempi ,  par  ch'efca  del  dritto  lolco ,  e  pur  con 
giouamento  e  diletto  rilbluee  conclude.  Io  per  ciò  non  dubito  d'inciampare,  quelli  dui 
primieri  lumi  delle  fcientie  imitando.  Per  tanto  debbo  io  della  proprietà  delle  imprcfc  ragio 
nare ,  le  quali  folamente  furono  ritrouatc  per  vn  certo  occulto  difcoprimento  nella  fimilitu- 
dine  c'hanno  le  cofe  con  i  penfien  e  con  i  difegni  honorati  dell'huomo .  Tuttauia  haucndo  le 
none  inuentioni  con  l'Imprele  qualche  fomiglianza,  onde  hanno  alcuni  (  come  fi  è  detto  ) 
vfatele  per  imprefe,è  à  propofito,per  conto  di  figure,cofà  necelTària  trattar  di  qucfìe  noue  in 
uentioni.per  la  notitia  delle  quali  lì  verrà  al  perfetto  connofcimento  della  vera  proprietà  del- 
le Impreiè ,  e  benché  quafi  infinite  fieno  l'Inuentioni  di  tutte  le  cole ,  nientedimeno ,  di  quc- 
fìe noue  folamente  farafsi  parlamento  non  con  poca  vtilità  e  diletto ,  E  di  eife  le  equiuocatic- 
ni ,  per  quanto  potranno  le  forze  mie,fi  palefaranno ,  Le  inuentioni,! on  quelie primamente . 

1  L'Infegne 

2  Le  arme  delle  cafate 

3  Lediuile 

4  LeLiuree 

5  Lefoggie 

6  Li  Emblemi 

7  Li  Riuerfi  delle  medaglie 

8  LeCifere 

9  Li  Hierogliiì . 

Le  quali  nominate  Inuentioni ,  replico  veramente  non  efter  arti ,  ne  iriromenti  d'arti .  concio 
fia  chel'arti  (  per  quanto  fi  è  di  fopra  ricordato  )  dalle  inuentioni  &  imitationi  deriuino,  e  con 
tal  difpofitione,  fi  che  il  tutto  alla  fua  rettitudine  prudentemente  fi  conduce,  ciò  conferma 
Platone  nel  primo  Alcibiade,  fi  milmente  A  riftotile  nel  mi.  dcllEtica  cofi  dice,  cioèchele 
arti  fono  de  precetti  induftriola  raccolta  onde  àfini  conucneuoli  fi  riducono  l'opere  perla 
gratia  delle  quali  le  humane  commodità  Ci  godono.tuttauia  le  ben  fi  guarda,è  pur  troppo  ve- 
ro che  le  arti  fono  all'huomo  Ipcrimentato  foccorfo.  Laqual  colà  conferma  Ariftotile  ncU'ot- 
tauo  della  Politica  al  capitolo  xvn.  medefimamente  nel  un.  dell'Etica  ;  luogo  lbpracit?to,di- 
ce  le  arti  eflère  fra  fé  diftinte  in  quanto  alla  proprietà ,  e  non  cITct  dillintc,  inquanto ,  che  l'v- 
na  all'altra  necelfariamente  ferue.  E  per  clfempio  veggiamo  il  Sellaio  ftr  la  ièlla  laquale  come 
iftrumento ,  ferue  all'Elfercitio  di  caualleria .  Cofi  l'arte  del  Morfaio  del  Marefcalco,  e  dello 
Spadaio  lèruono  all'arte  militare .  E  di  qui  :  fecondo  il  parer  mio  ,•  fi  può  conofcere  quell'arte 
ellèr  dell'altra  più  nobile ,  quando  più  arti  à  fuoi  lèruigi  tragge ,  Per  quelle  ragioni  fi  rendon 
certe  le  noue  fopranomate  inuentioni  con  quella  delle  imprefe  non  eflcre  arti ,  ne  dell'arti 
inftromenti . 
E  benché  ciafcuna  delle  noue  inuentioni  non  fia  neceffaria  alla  vita  dell'huomo ,  è  nondimeno 
agli  vfì  dì  ciuilità,  al  decoro  de  gradi,  &  a  mantenimenti  degli  ordini  e  della  nobiltà  biiògnc- 
uole .  Perla  qual  colà  dcchiarandofi  a  vna  per  vna  ciò  che  tutte  fono ,  non  firà  di  poca  grati- 
tudine à  generofi  Lettori .  Ne  più  oltra  io  trattare  dell'arti ,  poi  che  à  lungo  ho  da  fcriuerne 

nel 


55 
3) 
55 
55 
55 
53 
J5 


DELLE    INSEGN  E.:'  j 

nel  libro  ancora  da  me  non  fornito ,  intitolato  li  tre  gradi  della  vera  nobil- 
tà dell' Hv  OMO.  Eperchelofteflbhuomo  delle  gratie  diuineedc  hencfìtiidinaturaè- 
ben  naturalmente  ripieno,-  però  è  ftato  e  farà  fin  chel  mondo  dura,ftupendo  ritrouatore  d'm- 
fìnite  colè  nafcofte .  E  fé  ancora  delli  ritrouamenti  d'infiniti  fcgreti,  u-ouiamo  cilerc  data  lau 
de  indegnamente  à  molti^non  fuor  di  ragione  lìirà  di  rendere  honore  e  gloria  à  veri  llitroua- 
tori ,  e  primamente  à  n  o  e  da  Latini  chiamato  i  a  n  o  ,■  quali  la  vniucrfal  laude  s'attribuifca. 
perche  coftui ,-  dopo  il  Diluuio  grande  ;  vfcito  dell'Arca  con  la  famiglia  e  difcorfo  dal  monte 
Gordieo  in  Armenia  lì  diftefè  perl'horrida  elpauentofa  pianura  detta  miriadam  ,  che 
fìgnifica  huomini  morti  fuilcerati.  Qucflo  Tanto  \^ecchio ,  padre  di  tutti  (  come  lo  chiam.a  e  b 
ROSO  caldeo  nel  Tuo  libro  dell'antichità)  infegnò  laTheologia,i  buoni  colf  umi,  l'huma- 
mana  flipientia ,  fcoperfe  i  fegrcti  delle  cofe  naturali  e  celcffi ,  c'I  tutto  rclcrbò  in  ciucila  fcrit- 
tura  la  quale  Iblamente  di  leggere  era  lecito  afacerdoti  ,  non  cflcndo  ad  altri  conceduto  di 
guardarla ,  ò  vero  d'infegnarla .  moftró  parimente  i  corfì  delle  ftellc ,  la  diucrfità  di  tutti  i 
mouimenti ,  Tanno  al  corlò  del  Sole  &  i  dodici  mefi  al  girar  della  Luna  e  con  quefta  fcientia 
prediccua  a  popoli  gli  effetti  dell'anno  auenii-e ,  e  però  lo  chiamauano  lì  Caldei  &  gli  Egittia- 
ni  OLIEAMA  &  arsa  cioé  Cielo  e  Sole ,  il  quale  dopo  di  hauer  dato  ordine  e  leggi ,  e'I 
inondo  hemisferico  in  tre  parti  diuifo ,  prepofè  à  ciafcuna  delle  tre  parti,  dette  Europa ,  Afia 
&  Africa ,  il  fuo  Principe ,  che  per  dignità  fu  chiamato  Saturno ,  o  Giouc ,  o  Hercole,o  Mer- 
curio ,  e  lafciò  le  leggi  iacre  &  humanc  poftc  in  quei  caratteri  ch'a  quei  tempi  \'lare  fi  foleua- 
no .  Edificò  in  Armenia  vna  Città  detta  saga  albina  e  quefto  conferma  Diodoro  Sici- 
liano &  altri  approuati  Icrittori .  Qmui  hebbe  origine  la  gente  fcitica,  saga  in  quella  hngua 
fìgnifica  SANTA,  la  qual  voce  Selto  autor  degno  elpone  con  lignificato  di  pura  e  di  (aera 
dignità  .  Et  il  diuo  Girolamo  nel  libro  delle  interpretationi,  intende  saga  per  colui  che  fa- 
cririca  e  purifica .  Mole  al  nono  capitolo  dell'antica  generatione ,  afferma  Noe ,  o  lano,  effere 
flato  inuentore  del  Sacerdotio  e  delle  ceremonie  che  lì  fanno  ne  i  facrifitii  à  Dio .    albina 
dinota  imperialità  e  da  quelli  due  nomi  com.pofìi ,  fi  comprende  noe  elfcre  flato  dopo  il  fu- 
detto  gran  Diluuio ,  ritrouatore  delle  dignità  lacerdotali  &  imperiali .  meritamente  aiicora 
fu  nomato  e  a  o  s,  e  Icme  del  mondo ,  Padre  de  gh  dd  maggiori  e  minori ,  anima  dell'vni- 
ucrib  che  muoue  i  cieli ,  Dio  della  pace ,  della  giulliria  e  della  fmtimonia ,  flagello  delle  trilli 
tie  e  cuflode  de  beni .  e  chi  non  crede  quello  ?  poi  chel  grandiifimo  Dio  lo  elcflc  conferuator 
della  vita  mondana?  fu  ritrouator  dello  fcetro,ei'infegna  del  fuo  gouerno  furono  due  chiaui, 
vna'della  religione  Taltra  dei  temporale  che  le  due  chiaui  del  fmto  noftro  vicario  di  Dio  figu- 
rauano.  Io  conofco  douer  cffcr  di  molto  diletto  a  gh  animi  non  imbrattati  di  malignità.eiien 
do  quella  facra  &  antica  hilloria  à  propofito  nel  trattato  delle  inlcgne,  prima  inuentione  nel- 
l'ordine delle  none  poco  adrieto  prepofte^  e  veggo  elfer  di  molto  vtilc  per  la  notitia  della  an 
tichità  e  grandezza  dell'italia,  fatale  prouincia.  Hebbe  adunq;  il  padre  Noe  la  moghe  chia- 
mata T  i  T  E  A. e  prima  che  egli  d'Armenia  il  partillc,inlcgnò  l'arte  della  Agricoltura  al  Gen.^. 
ma  più  procurò  la  ofTcruanza  de  buoni  coftumi  e  della  rehgione  chele  richczzeele  fbuer- 
chie  commodità .  primo  ancora  di  tutti  dopo  il  diluuio ,  propagò  la  vite ,  &  infegnò  a  fare  il 
vino,  onde  fu  detto  lano.ordinato  finalmente  quanto  faceua  di  miftieri  in  Afia  &  in  Africa , 
mandò  Cornerò  gallo  in  Italia,  alhora  detta  K  i  x  i  m.  ritrouandofi  Nimbroto  in  quei  tempi, 
e  per  dignità  nomato  Saturno,  il  quale  edificò  la  gran  Torre  di  Babcl  per  paura  de  diluuii 
credendofi  che  Dio  onnipotente  non  hauelfe  potuto  lopra  il  fuo  vano  dilegno  fare  Tacque 
faUre .  Noe  peruenuto  in  Italia ,  quiu  i  impenlàtamente  ritrouò  Chamo  fuo  figliuolo  daini 
maladetto  il  quale  oltra  l'ingiuria  fatta  al  padre  corrompeua  le  genti  di  quello  paefe ,  lauta- 
mente da  Comero  ammaellrate.  lòportò  lano  tre  anni  Tinlblenza  del  figliuolo,  vltimamente 
lo  conllrinfe  in  Africa  a  far  ritorno,  el  làuto  vecchio  poi  nel  colle  detto  dal  fuo  nome  lanicu 
lo  che  era  ancor  fiume^rifeder  volfe.  E  fra  molti  e  molti  figliuoh  e  figliuole  di  diueriè  mogli , 
ne  hebbe  dui  virimi  nella  fua  vecchiaia  il  mafchio  detto  Crano  e  lo  creò  Pontefice,  la  femi- 
na  detta  Grana  e  regina  temporale  creolla .  la  qual  cola  conferma  Berolb  &  altri  che  lo  han- 
no fcriuendo  prudentemente  fcguitato.  Ne  paia  ad  alcuni  ch'io  habbia  voluto  (  come  per 
prouerbio  dicono  i  Greci  )  cominciare  dall' vouo .  Efsi  cofi  dilfero ,  per  cominciare  ambitio- 
famente  da  le  medefimi,e  non  principiare  (per  dar  credito  alle  menzogne  )  da  quei  teilimo- 
ni  e  fcrittori  che  fedelmente  lanciarono  le  memorie  della  verità .  E  quei  fumo  e  caldei  &:  egit- 

tiani 


RAGION  A  M  E  NT  O 

tiani  eFcnin,&  ancora  hoggi  di  Se  in  gran  copia  fi  truouano  i  Rabinì  c'hanno  fcritro  le  hffto- 
ric .  E  fc  fuflcro  flati  in  vfò  &  i  Greci  e  dopo  loro  i  Latini ,  non  haurcbbero  riempite  di  bugie 
le  orecchie  de  fccoli .  Impero  Bcrofo  che  f li  al  tempo  d'AlcIfandro  magno,  brcucmcntc  icni- 
fe,fureguitatodaManctonefàcerdotediEgitto,daMetaftcne  pcrfiano,  da  Mirlìlo,  e  da 
Archiloco ,  i  quali  ricufa  il  Sabcllico  ,  compilatore  dcll'iftorie  del  mondo  .  Egli  doucua  aucr- 
tire ,  prima  che  faceflc  cofi  gran  fafcio  difcrittura  cheforlenon  haurcbbe  equiuocato  &in 
tempi ,  in  pacfi  e  nei  nomi  .Parimente  &  bora  che  fi  fono  veduti  gli  errori  Ilioi  nella  verità  dì 
Berofò  ,  cerca  negarlo.  Vuole  ancora  che  Catone  non  habbiaicrittoi  fragmenti,adducen- 
do  non  eficre  Tuo  ftile ,  chi  non  fa  che  Tempre  fono  differenti  gli  flili,  quando  fono  differenti  i 
fuggctti  ?  Veggiamo  pure  come  molti  degni  autori  antichi,  hanno  approuato  molte  cofe  det- 
te da  Berofo  fra  quali  Diodoro ,  Macrobio  ,  Dionifio  alicarnafco  in  gran  parte  Plinio ,  e  lo- 
Jèfo  che  fu  al  tempo  di  Vefpefiano  in  molta  fbma .  Feflo  ancora  con  molti  altri  ch'io  non  no- 
mino ,  per  non  efìcrmi  di  mifberi,potrei  citare .  perche  adunq;  vogliono  alcuni  no  autori  ma 
compilatori  delle  hifforie,  chiamare  tai  libri  adulterini  ?  ben  dimolfrano  di  non  haucr  poffè- 
dute  altre  lingue  che  la  latina .  Legganfi  i  R  abini  c'hanno  fcritto  le  hiitorie  in  lingua  Caldea  , 
e  credail  più  tofto  a  Giouanni  Annio  dell'ordine  di  Santo  Domenico  gran  Teologo  e  gran  Fi 
lofòfo  e  perfetto  pofTcflbre  della  hebrea ,  caldea  e  greca  lingua  che  à  vn  compilatore  d'hiflo- 
rie  fempliccmente  latino .  Confermifi  adunq,-  lano  huomo  diuino  effere  flato  quel  gran  Pa- 
triarca,ritrouatore  e  rcflauratore  di  cofè  quafi  infinite  a  benefitio  delle  creature  terrene,  gran 
de  errore  hanno  perciò  fatto  li  greci  fcrittori  feguitati  da  molti  latini,in  haucre  attribuite  mol 
te  inuentioni  ad  altri,  indegni  di  tanta  kuide.  Platone  fra  gli  altri  nel  dialogo  del  regno  fa 
Prometeo  e  Vulcano  inuentori  dell'arti  e  del  fuoco ,  e  pure  arti  e  fuoco  erano  al  tempo  di  la- 
no molti  fecoli  prima  che  Prometeo  e  Vulcano  fuifcro ,  fé  però  cotai  nomi  non  fignificafle- 
ro  lano ,  il  quale  fu  di  diuerfi  nomi  chiamato ,  Lo  che  fi  legge  in  Ouidio  &  nella  vertunniana 
elegia  di  Propertio .  fi  legge  ancora  ne  i  nominaci  Autori,  malfimamente  nell'aureo  fecolo  di 
Fabio  pittore  che  fu  Lino  tenuto  per  vno  Dio  fopranominato  Vadimona ,  dal  lago  Vadimo- 
re  douc  egli  fpeffo  rifcdeua ,  e  mólti  tengono  fia  il  lago  di  Viterbo  detto  alhor  Vitulonia,  co- 
me di  ciò  apropofito  trattaraffi .  E  le  auanti  lano  fu  per  poco  tempo  l'Italia  chiamata  Came- 
fena  da  Canio  fuo  fig]iuoIo,da  lui  fimilmcte  fu  detta  lanigena.et  In  quei  fccoli  Saturno  fàba- 
tio  fcacciato  da  Nino  figliuolo  di  Belo  dall'Afia ,  ricorfe  à  lano  in  Italia  ^  queflo  hanno  volu- 
to dire,i  Greci  che  filile  fìiturno  aptera  candiota  Padre  de  Gioue,  i  quali  furono  cinquecento 
anni  dopo  lano  e  Sabatio  ,  il  che  conferma  Archiloco .  cofi  dal  medefimo  Sabatio  fu  l'Italia 
dettaSaturnia,queflo,compagno  fatto  di  lano,  ritrouò  la  falce  &  altre  cole,  e  già  nei  no- 
flri  tempi  fi  veggono  medaglie  da  vna  banda  vna  tefla  con  due  faccie,  Impreìa  di  lano , 
dall'altra  vn  roflro  di  nane ,  à  guifà  di  poppa  o  di  prora  imprefx  di  Sabatio.Edificò  fimilmen- 
te  lano  molti  luoghi  vicini  à  Clora  fiume  e  per  manifcfla  cgiuditiofa  coniedura,  non  può  ef- 
fere altro  che!  fiume ,  hoggi  chiamato  Fiore  che  bagna  quella  antica  pianura  etrufca  e  sbocca 
nel  mar  tofcano ,  in  quella  fleffa  pianura  fi  fi:ima  &  in  quei  tempi,  fuffe  edificatoli  caflello 
chiamato  Farnefe,  dinotando  luogo  di  RcedePaflori,  cflcndola  verità  che  qucfla  voce 
p  H  A  R  N  H  in  lingua  hebrea  in  quei  fecoli  vfata ,  affermi  l'antichità  di  quel  fatai  caflello ,  ol- 
irà che  la  medefìma  voce  dinoti  ancor  ciglio,  arme  della  antichiifim  a  &  Illuftre  famiglia 
de  Farnefi  ^  nome  e  poi  cognome .  Quiui  fi  coniettura  che  lano  per  qualche  tempo  habitaflè 
&  anco  i  fuoi  fucceflbri  co  quali  vogliono  gli  fcrittori ,  malfimamente  Ouidio  ne  i  farti ,  che  p 
loro  purità  le  celefli  intelligentie  conuerfàffero ,  e  mcnaffcro  vita  fra  il  fiume  fiore  e  Marta  fe- 
condo alcuni  detto  Razenuo  lago  di  Bolfcno .  "Vero  e  chef  fiume  Marta  è  chiamato  da  Tolo- 
meo o  s  s  A ,  e  queflo  nome  hanno  cofi  vfato  molti  altri  approuati  fcrittori.  Furono  dopo  la- 
no in  quelli  paefi  Crano  e  Crana  fua  fbrella  (  per  quanto  Ibpra  Ci  è  intefb  )  Amminiflratori  e 
Gouernatori  dello  fpirituale,  fecondo  quei  tempi  e  delle  prouincie  temporalmente  mancg 
giatc  e  poi  da  altri  fucceffori  onde  l'vfò  delle  cofe  terrene  andana  mcgliorando,  &  in  quei  fc- 
coh  &  anco  manzi  era  il  ferro  il  fuoco  &  ogni  forte  di  metalli ,  fi  che  non  è  vero  che  fieno  fia- 
te ritrouate  quefte  cofe ,  in  altri  tempi  dopo .  crederemo  bene  che  in  particolari  luoghi  fi  fie 
no  ritrouate  le  miniere ,  o ,  altre  cofe  nuouamentc  dalla  natura  produtte.  ma  che  f\  poffa  dire 
il  tale  fu  inuentor  dell'oro ,  dei  colore  e  del  ferro  non  credo  io  già  mai .  perche  fé  all'hora  non 
fulfero  ftate  le  arti ,  il  fuoco  ci  ferro ,  come  quegli  antichi  padri  haurcbbero  edificate  tan- 
te 


DELLEINSEGNE.  4 

«e  terre  5  tante  Città  ,  maflìmamente  Hebron  da  Adamo  ?  e  tante  e  tante  torri  e  templi 
per  tutto  il  mondo?  è  per  la  maggior  parte  in  Tofcana  douehebbe  lanola  fuarcfidcnza? 
cofi  chiamata  quella  prouincia  daTufco  figliuolo  d'Atho ,  alcuni  dicono  d'Hcrcolc  libico ,  o, 
vero  egittio  ma  non  debbo  io  tacere  come  il  Teucre,  fu  ancor  detto  fiume  tofco  il  che  Vergi- 
lio  moftra  nell'Ottano  delle  Encida  e  Marciale  nel  quarto  de  Cuoi  epigrammi .  Marco  Catone 
ancora  neUi  fiioi  fragmenti  fopra  le  origini/criue  chel  Teucre  fu  ancora  al  tempo  di  lano  dct 
to  Albula  non  dalla  bianchezza ,  ma  fi  bene ,  dallinfegna  di  Lino  Alba  chiamata,  come  più 
appieno  intenderaflì .  fu  parimente  detto  Tibri  al  tempo  di  Priamo ,  Tiberi  al  tempo  del  Re 
Albano ,  Lido  fbtto  il  dominio  di  Turreno  meonio ,  Tofco ,  come  iì  è  detto ,  {otto  l'Imperio 
di  Tofco  figliuolo  d'Hercole,&  ancora  (òtto  lano  e  Saturno  fu  nomato  Volturreno  e  tutto  ciò 
lìmilmente  Gnidio  teftifica,  E  egli  finalmente  vero  che  tanti  femidci  non  folo  Ci  compiacque- 
ro del  paefc  d'Italia,  ma  quiui  vilero  e  laiciarono  fuccelfori  ch'in  Tofcana  e  per  tutta  Italia  fe- 
cero mirabili  edifitii .  Qui  fi  comprende  la  falfità  de  Greci ,  calumniando  qucfta  noftra  Pro--- 
uincia  italiana ,  iniquamente  chiamandola  prouincia  baftarda ,  perche  ella  hcbbe  origine  da 
vn  huomo  bandito  con  vituperio  dal  fuo  paefe ,  o  ,  voglion  che  fude  Euandro,o ,  vero  Enea. 
Non  diipiaccia  (  prego  )  agli  animi  gentifi ,  fé  io  efco  forie  troppo  dal  dritto  fentiero,  concio- 
fia  cofa  ch'alle  volte  il  difoiarfi  non  iìa  fuori  in  tutto  di  propofito,come  bene  fpefib  à  viandan 
ti  accade ,  i  quali  volendo  andare  a  Roma ,  giudicano  cflcr  loro  d'vtik-  e  di  diletto ,  per  vede^ 
re  akrc  cole  notabili ,  torcere  il  camino ,  o,  in  quefta  parte ,  o ,  in  quella ,  onde  ciafcun  con-- 
fermarà  non  eiTer  tal  difuiamento  fòuerchio.Ritorno  a  dire  che  lano  &  i  fuoi  difcendcnt:  edi 
ficarono  in  tolcana  quattro  città  in  vna  quadrata  forma ,  affermando  l'hiitorie  caldaiche  He- 
bron Ibpranominata  che  fu  fatta  auante  il  diluuio  in  pianta  quadra .  la  qual  fu  patria  di  Ada 
mo  e  fepoltura ,  non  fblamente  di  lui ,  ma  di  Abraamo  di  Ifaco  e  di  IaGobo,&  a  quella  fcmi- 
glianza  ne  fondò  vna  lano  in  Tolcana  con  i  fuoi  fiiccelfori ,  chiamata  Albano ,  perche  Chy- 
riatarbà,  dinota  Kcbron  ciò  è  Città  quadratajrifatta  dal  buon  vecchio  dopo  la  grande  inon- 
datione ,  quella  però  di  Tofcana  fu  edificata  con  quefto  ordine ,  ciò  è  che  in  vn  quadro  habi- 
tallero  li  rullici  agricoItori,detta  Volturrena,  nel  iecondo  habitaffero  gli  artefici  e  mercatan- 
ti ,  nominata  paratuflìa ,  nel  terzo ,  hoggi  detto  Viterbo,  &  in  quei  tempi  Vitulonia,  habitaf- 
jero  i  cittadini ,  nel  quarto  rifedcffe  il  Re  con  li  facerdoti  e  con  la  militia ,  detta  Arbano,E 
adunque  pur  vero  che  fin  allhorafi  vfalfe  l'Architettura,  ma  chi  di  ciò  dubita?  fé  erano  in 
quei  tempi  di  puriiììma  natura ,  onde  haucuano  le  genti  miglior  difpofitione  in  faper  i  fegre- 
ti  delle  colè  ?  &  in  quanto  alla  commodità  del  corpo  ,  poco ,  o ,  nulla  fi  curauano .  qui  fi  vede 
come  a  imitation  di  quella  quadrata  Arbano ,  Romulo  difegnò  Roma,e  forfè  fu  Roma  d'Ita- 
lo figliuola: che  fu  prima  a  Romulo  molti  anni,per  quanto  fcriue  il  verace  Berofb  con  gli  altri 
fbpranominati  Icrittori .  Ne  voglio  tacere ,  e  fiami  pur  da  fcropulofi  tanta  digrefiìone  attri- 
buita à  vitio  3  poi  che  tanti  antichiffimi  luoghi  fanno  teftimonanza  che  tanti  heroi  e  fcmideì 
regnaiferoin  Italia  e  rifedeficro  in  Tofcana ,  fi  vede  pur  hoggi  in  quei  contorni  di  Viterbo 
K  I  ATLAo.  albergo  d'Italo  marito  di  Plelone  da  quah  nacquero  le  fette  foreìle  chiamate 
Pleiade,dottifsimc  nella  Afl:rologia,però  taccia  Ferecide  che  le  fa  figliuole  di  Ligurgo.  &  Igi- 
nio approuato  Icrittorc  appieno  ne  tratta.ci  fi  vede  la  terra  chiamata  cibclaria  da  Cibcle.  Elet 
traia  da  Eletrra  moglie  di  Adante,nomato  ancor  Gioue.fi  vede  il  fiumicello  Alcione,il  Caflel 
fceleno  innamorata  d*Orione,appreflo  de  Greci  fauole  &  apprefìo  de  veri  autori  hifteric .  fi 
vede  il  cartel  dardancllo ,  da  Dardano  etrufco  che  diede  origine  à  Troia  ,  &  ei  fu  figliuol  di 
Corito  &  fratello  di  lafio  .  quefiii  furono  ritrouatori  delle  coie,qucfi:i  furono,  Gioui,Mercu- 
rii  gli  Hercoli ,  i  Saturni ,  Italiani  non  greci ,  non  baftardi  come  A  chili  e,H  ercole,  alceo  Alef- 
iandro  &  Caflore  e  Polluce,per  i  quali  i  Greci  tanto  vanamente  lì  gloriano,e  per  confonder' 
gli  nelle  bugie  loro ,  pofsiamo  con  verità  dire  l'Italia  noftra  patria  (come  fi  è  detto)  eflèrc  fta- 
ta  nomata  K  i  t  i  m.  la  qual  cofa  attefta  Berofo,e  v  uole  che  tal  voce  s'intenda  per  Italo  o,  per 
■    Atlante ,  Gi'Aramei  e  gli  Hcbrci  affermano  ancora  che  dinoti  Italia ,  &  in  fette  luoghi  fimil- 
„  mente  della  lacra  hiftoria  tal  voce  fi  truoua  vfata ,  ciò  è  nel  Genefi  al  capo  decimo^  ne  i  nume 
„  ri  al  capo  xxiii.due  volte  parimente  Elàia  al  capo  xxiii.  vfà  K  i  t  i  M.vna  volta  al  capo  vltimo. 
^  Hieremia  l'vfa  vna  volta  al  capo  fecondo ,  &  vna  volta  Ezecchiel  al  capo  xxvii.  \  latini  fcorret 
ti ,  fcriuono  Cctim  per  K  i  t  i  m.  c  ciò  fi  vede  manifeftamente  nel  tefto  degli  Hebrei.  olerà  di 
^usUqli  fettanu  IfttwrpfCÙ  voglion  che  fimigliante  parola  s'intenda  per  i'Italia.Hieremia 
"'-"'•'''«'  fopra 


DISCORSO 

„  fopra  di  quello  dice  al  fecondo  capo  a  hierofolimitani ,  andate  in  Kcdar  &  in  Kitim  e  vedre- 
3,  te  che  quella  gente  non  ha  mutati  i  Tuoi  dei .  teftificando  che  i  Tofcani  fèruarono  i  fàcrificii  in 
fcgnati  à  cCsi  da  lano .  Dipoi  vediamo  che  Dio  benedetto  ha  voluto  concedere  all'Italia  tre 
gratic  incomparabili .  La  prima  che  Noe ,  o ,  lano,  viuelfe  e  morifle  in  Italia .  La  feconda  che 
Roma  fuffe  padrona  quafi  del  mondo.  La  terza  affai  più  degna  dell'altre,  chel  Papa  fuo  vi- 
cario ,  fin  all'vltimo  giorno  del  giuditio  in  Roma  rifedeffe .  Quale  prouincia  adunq;  è  più  an- 
tica e  più  gloriola  della  Italia ,  ancora  che  la  Ipagna  hauefle  quafi  la  medefima  origine ,  onde 
l'vna  e  l'altra  è  ftata  chiamata  hciperia  da  Hefpero  fratello  d'Adante?  fc  furono  in  Italia  fi- 
nalmente tanti  diuini  pcrfbnaggi ,  le  i  facrifitii ,  le  fcientie ,  le  leggi  in  effa  fiorirono ,  fé  hebbe 
l'Imperio  e  le  armi  fopra  tutto  l'vniuerfo,  perche  non  fi  confermarà  ch'ancor  Icinuentioni 
delle  cole  vi  fbprabbondafièro  ?  come  già  fi  è  cominciato  a  dir  di  lano  e  de  fuoi  difcendcnti  > 
Anzi  lano  per  le  fue  tante  &  infinite  inuentioni  fu  chiamato  Vertunno ,  e  ciò  in  vna  fua  ele- 
gia detta  vertunniana  tefiifica  Propertio  perche  fi  conuertiua  in  tutte  quelle  cofe  delle  quali 
era  fiato  inucntore,fu  parimente  chiamato  bifronte,dipingendofi  con  due  faccie,onde  fra  gli 
huomini  fu  il  primo  che  tale  Ipettacolo  ritrouafle ,  di  che  nel  trattato  deil'imprelè  appieno  ra 
gionaremo .  Ma  veggiamo  prima  come  il  lauto  vecchio  rinouò ,  o  ritrouò  quelle  inlègne  che 
rapprcfentano  dignità  fupprcme  ciò  è  temporali  e  fpirituali .  le  Ipirituali  hebbe  Crano ,  à  cui 
inoftrò  il  finto  Patriarcha  il  modo  di  facrificare ,  ma  però  come  allhora  fatte  fuffero  ,  non  Ce- 
ne truoua  certa  e  ficura  memoria  ^  aucnga  fi  flimi  che  non  poieifero  effere  altrimenti ,  o  con 
poca  differentia  che  come  quelle  di  Aron  fratello  di  Mofe  le  quali  voglicno  alcuni  rabini  che 
traggcifero  la  fomiglianza  da  quelle  di  Melchifedech,quando  ad  Abraamo  clicrfe  il  pane  ci 
vino  in  figura  del  nofl:ro  fàntiifimo  ficramcto.  Delle  inlegne  iàccrdotali  aduna,-  ragionaraffe 
in  luogo  più  commodo ,  del  regno  ancora  temporale  piacq,-  à  quel  prudentifsimo  amico  di 
DiOjfar  regina  Crana,ornatala  di  corona  d'oro,ne  altro  fi  truoua  ch'inante  a  coftei  quefio  re- 
ai  legno  portafile  in  capo.Alcuni  dicono  che  in  luogo  di  corona  fi  daua  per  inlègna  reale;  cioè 
dopo  lano  ,•  vna  hafia  chiamata  e  o  r  i  t  o .  e  fu  viàta  ancora  per  riuerlb  di  medaglia.La  qua- 
le e  vna  figura  con  Ihafia  in  mano .  Imperò  volendo  lano  dare  vn'altro  ordine  non  più  ofler- 
uato  ;  fiabilì  che  Re ,  o ,  Regina  perlbna  veruna  non  potelfe  efferejh  non  crano  fatti  per  elet- 

■  none .  La  oue  ordinò  che  delle  fue  genti  i  più  figgi  fi  congregafiero ,  e  quefti  delfero  il  fijffra- 
gio  (  in  quei  tempi  h  e  l  e  r  n  o  nomato  )  per  com.mune  volontà .  Di  quefia  materia  nel  lèfì^o 
de  fafii  Gnidio  elegantemente  ne  Icriue .  diccndo.e  falfamentc ,  Grana  non  efière  fi:ata  di  la- 
no figliuola ,  ma  meretrice ,  cofa  difdiceuole  a  cefi  celebre  Poeta ,  il  cui  fenfo  è  quefto  in  nU' 
mero  di  fei  e  di  cinq,-  piedi . 

3,  StapreJJò  a  Tebro  Heierno  il  uecchìlfimo  bofco 

„        ^ncor  OHE  ifacri pogono  l'are  Tapi . 

3>  ^"/'^  'T^'^'  W'^c?;  e  da  uecchi  Crana  chiamata . 

^        Da  uaghi  amatori  fcmpre  fc^jiita  fui . 

In  quefti  qjiattro  verfi  mollra  il  nominato  Poeta  che  vicino  al  Tebro,  o  vero  al  Ianicolo,fi  da 
uano  i  fuftragii ,  dentro  vna  felua ,  l  v  e  o,  nomata ,  doue  Cx  radunauano  i  publici  configlieri 
per  concludere  ciò  che  conueniua  a  publici  e  priuati  gouerni ,  &  Luco ,  in  quella  anticha  lin- 
gua ,  dinotaua  fenatore ,  e  da  quefi^o  furono  chiamati  i  fenatori  di  quei  fccoli  lvcvmoni, 
Ouidio  però  feguitando  fopra  la  medefima  amorofa  materia  di  Grana,  fcuopre  l'amor  lafci- 
uo  di  lano  il  quale  con  humil  preghiera  placò  la  ninfa .  cioè . 

5,  Vide  lano  quella  e  uifiafu  prcfo  d'amore 

jj        ^Afpra piegolla poi  con  dir  htimile  epio  , 

finalmente  godè  la  bellezza  della  tenera  fanciulla,ma  pentitofi  di  cotanto  crrore,cofi.le  diflè . 

5,  "Per  ciò  che  mi  dejìi  tu  quejìo  regno gouerna 

y       ^  la  tua  pveT;^  itirgin  itade  pari . 

3 ,  Cofi  le  pofe  in  man  la  fantiffima  Verga 

j,       Dstt:i  ALEA  ondc  I  mali  fuggono  da  gli  hitomini , 

quanto  per  ciò  in  tal  fentimento  habbia  fcritto  il  Poeta ,  fi  truoua  cflfere  bugia ,  perche  à  fc 
fìeiTo  contradice  nel  primo  libro  de  Falli  mofiirando  di  peccare  in  memoria ,  poi  che  in  per- 
fòna  di  lano  cofi  dice . 

j,  Mlhor io  regìiauopatiente temendola tervA 

^  Sincera 


D  E  L  L  E    I  N  S  E  G  N  E.  y 

sincera  e  miflifragli  huominì  anco  i  dei , 

"^on  era  peccato  alcuno  ,  ma  tuta  pudica^ 
"ì^on  tiiolenta  mano  ,  non  maculata  fede . 

Se  qui  Ouidio  dcfcriue  roflcruantia  dele  leggi  humane'e  diiiinc^infcgnate  alle  genti  da  Tano,e  la 
bontà  di  quello  huomo  diuino ,  come  lo  potè  acculare  d'incontinente  legislatore  ?  attendafi 
adunq;  (òpra  di  quefto  a  ucridici  Autori  e  non  à  fauolo/ì  Poeti .  fi  dica  perciò  comelanofu 
ritrouatore  delle  infegne  &  ancora  della  tromba  e  non  Cloree  Marfia  per  quello  che  i  Greci 
fcriuono.e  quefto  fi  può  comprendere  m  Vergili©  nell'ottauo  delia  Tua  Eneida  cofi  dice . 

j,   l^limua  aifonnno  del  la  turreniu  tromba  , 

atteftano  di  quefto  il  vero,come  Catone,Fabio,Sempronio .  Vuol  Plinio  ancora  nel  fettimo 
libro  della  1  uà  naturale  hiftoria  che  Pifeo  (ìa  ftato  il  primo  il  qual  ritrouafTe  la  tróba ,  eifendo 
coftui  in  quei  tempi  viuuto  compagno  di  Turreno  che  i  Latini  tirreno  pronótiano,  quelli  fu 
rono  fenza  origine  Iccódo  che  dice  Miriìlo  nella  guerra  pelalgica.fìa  Aato,o,Tnrrcno,o,Iano, 
o,Pifèo  al  fai  ci  bafta  di  tener  che  i  greci  no  hano  I  ciò  detto  la  verità.Hora  per  leguitare  la  ma 
tcria  d'Ile  ifcgnc,{àrà  bene  di  comìciar  da  qllc  ch'i  iàcerdotti  atichi  vlàr  Ibleano^malTimaméte 
che  tal  dignità  fu  da  Dio  ordinata,e  per  tutto  meritaméte  è  tenuta  i  publica  veneratione,  azi 
veggiamo  ch'in  vn  certo  modo  fin  gli  alali  no  ragioneuoli  la  religione  ofreruanoxome  per  ef^ 
fempio  il  può  dire  dell'Elefante  e  d'altri.eflendo  certiiTìma  cofa  che  co  cjfto  mezo  r£da  la  na- 
tura alla  diuina  omnipotétia  gratie  infinite  co  obidictiflìraa  riuerentia.La  disnità  facerdotr.le 
tu  adiiqi  da  dio^come  fi  è  detto.ordinata  per  la  quale  gli  huomini  nella  olTeruatia  de  precetti 
diurni,  nò  fòlaméte  fi  fanno  amici  grati  à  dio,ma  di  piu,che  diuécano  Dii  e  figliuoli  dcll'altif^ 
fìmo,il  che  fi  è  poco  a  dietro  recitato. Hora  veggafi  che  principalmente  fi  parli  di  cjlle  inlcsne 
delle  quali  il  fàcerdote  fuppmo  fi  veftiua  nel  facrificare  e  nel  rCdere  honore  e  gloria  alla  ctcr 
na  &  ineffabile  Maefta  diuina,Ma  nò  voglio  già  trattare  degli  habiti  de  facerdoti  gC-ti!i,o,d'aI- 
tre  géti  delle  quali  nel  i'uo  primo  libro  Liuio  ragionajefro  Pópeio  à  Ingo  ne  fcriue  &  Varrone 
nel  lib.della  lingua  Latina  abondeuolmc  te  ne  parla/olamcte  dirò  de  facerdoti  hebrei  e  degli 
habiti  ch'\iàrono,parédomi  cola  più  lecita.cò  ciò  fia  che  i  crifliani  habbino  vfati  &  vfino  qua 
fi  U  fimiglianti,  con  ciò  fia  che  le  fiere  fcritture  vecchie  fìguraflèro  qfte  noflre  nuoue.  Prima- 
mente nel  libro  dell'Effodo  al  capitolo  xxvm.'e  lettere  fiere  chiaramcte  dimoflrano  quah  ve 
fìimcti,o,vero  ifègne  fufTero  fiate  ordinate  da  dio  a  f boi  làcerdotti. Filone  hebreo  fcrittor  dot 
tiiTimo,laudato  da  Eufebio  cefarienie  nel  fecódo  libro  della  hiflona  ecclefiafn'cajdal  dmo  Au- 
iHno  cotta  Fauflo  manicheo.da  fan  Girolamo  nel  libro  de^u  huomini  illuRri  e  più  nel  lib.dcl 
trafito  di  Abramo  fommo  Pòtifice.copiofamcte  difcorre  fòpra  i  vefliméti  e  l'infègne  de  m.ag- 
giori  e  de  minori  facerdoti^e  come  vcraméte  vefliti  fuflcro.dico  primamttc  ch'in  capo  porta- 
ua  il  maggior  fàcerdote  vn  cerchio  d'oro  puro.doue  era  cfpreflo  il  nome  di  Dio.  La  vefle  lun 
ga  fin  a  piedi  con  le  fimbrie  à  vfo  di  fafcie,ornate di  tintinclle (  dicono  i  tofc^ni  &  i  lombardi 
tremolatile  d'opere  cópoite  à  fioretti. Similméte  nel  fècódo  libro  della  monarchia,fÌ  legge  e  fi 
ha  capacità  di  tutti  gli  habiti  ordinari!  ch'i  facerdoti  portauano,i  quali  nò  erano  iniej^ne  nelli 
atti  di  lacrifìcare,ma  per  necelfiria  copritura  delle  carni  pur  dagli  habiti  fecolari  differenti.  Il 
medefimo  S.Girolamo  di  qfla  materia  ragiona  nel  'ibro  delle  fue  pillole,  tuttauia  per  no  eifer 
lògo  fuor  del  douere,veggiamo  quali  habiti  per  infegne  facerdotali  erano  deputati  al  fommo 
Pótefice  ;  alcuni  cóueneuoh  a  maggior  facerdoti.alcuni  a  minori,&  alcuni  erano  peculiari.Im 
però  al  Pótefice  otto  fé  n'aflcgnauano,i  quali  erano  di  lui  particolari  ornamcci^vna  vcfle  di  te 
la  di  lino  càdidifsima  fopra  i  iiioi  panni.la  fècóda  era  la  tonica  di  colore  hiacintino  che  roJleg- 
gia  nel  biàco.di  cui  a  baflàza  fi  dirà  nel  trattato  de  colori  ncceflàrii  nella  elettione  delle  imple, 
laqual  tonica  co  la  vefte  di  lino  fi  ftédeua  fin  à  piedi  del  Pòtefice,có  alcune  tintinelle,o  tintina 
buli  che  voliam  dire,e  pomi  granati  fatti  e  cótefti  di  color  hiacitino,di  porpora,  di  cocco  e  bif 
fò.il  terzo  ornaméto,o,vero  la  terza  infègna,era  vna  forte  di  copriméto  fòpra  le  fpallc  il  quale 
li  flendeua  fin  alla  cintura,  et  è  forfè  l'o  ammitto,c'hoggi  vlàno  i  nri  facerdoti,  e  fatto  à  queflo 
fimigliate,teffuto  quello  di  quei  tempi  d'oro  e  di  filo  hiacintino  e  ritorto  di  biffo,&  ancora  fò- 
pra le  fpallc  fi  vedeuano  due  fmcraldi ,  oue  erano  intagHati  i  nomi  de  figliuoli  d'Ilraelle .  La 
quarta  infegna,  era  della  fteffa  materia  che  fi  poneua  inanzi  al  Petto  del  Pontefice,e  quella  fi 
chiama  rationale.  quiui  erano  dedice  pietre  pretiofè,  per  quattro  ordini  diflin- 
te_,  inciafcuna  delle  quali  era  intaghato,  o,  ferino  il  nome  di  ciafcun  figliuolo  d'I fraelle, 

B 


RAGIONAMENTO. 

/ignificando  che  fi  /òflcnefTe  ogni  carico  in  reggimento  del  popiilo  di  Dio .  il  qual  Rationalc 
o  vero  infegna  di  tata  dignita(come  fcriue  il  nominato  e  laudato  Filone  nel  terzo  libro  della 
vita  di  More)era  in  quadragulo  dupplicato,!  luogo  di  fondamcro  per  fòftcncre  la  marauiglia 
delle  reuelationi  diuine  e  della  verità  di  effc,e  qfti  fòno  lumi  primieri  della  eterna  lalute.li  Giù 
àci  infclicemctc  fauoleggiano  dicedo  e  perruadendofi,ch'in  quella  infegna  tulle  vna  pietra  la 
qual  mutadofi  in  diuerlì  colori,diuerlè  colè  dinotafle,lequai  cofe  doueììero  accadere  al  popu 
Io  di  Ifralle.La  quinta  inlegna  fu  il  cintolo  de  predetti  quattro  colori,cio  è  hiacinto,  cocco,bir 
lo  e  porpora,có  oro  inteffuto.La  lèfta  era  la  Tiara, ciò  è  mitra  della  quale  fi  ragionari  a  baftan 
zajLa  lettima  è  vn  pcdentc  fopra  la  fronte  del  Pontifice  doue  era  fcritto  il  nome  del  signore. 
L'ottaua  le  calze,nó  Ipecificadofi  co  altro  nome,come  hoggi  fappiamo^chiamarfi  sandali^vIì 
ti  fempre  chcl  fmtilsimo  nofiro  Pontefice  celebra  folcnncméte  la  messa  ,  quella  tanta  varietà 
d'infcgne  adombraua  la  varietà  delle  virtù  delle  quali  il  Pontefice  ornato  cHcr  doueua.E  li  fi- 
gnificati  degli  ftelfi  habiti,o,vero  infegne  facre,il  iapiéte  Filone  nel  fecódo  fuo  libro  della  Mo 
narchia  e  nel  terzo  libro  della  vita  di  Mofe^eleganteméte  dichÌ3ra,Giudico  ancora  nò  douer 
lì  tacere  in  che  guifà  l'inlègne  faccrdotafi  fullero  da  tutte  le  nationi  anticaméte  vlate,mairima 
niente  in  tefiimonio  delle  dignità  téporali.Alcune  ài  effe  nationi  vfàuano  per  ornamcto  e  di- 
gnità di  ponere  I  capo  vna  portatura  che  la  chiamnuao  Mitra  i  foggia  c'hoggidi  vfano  i  noftri 
fuperiori  Prelati,tratta  dall  atica  e  quafi  poco  difilmile  da  qlla  d  A"ron,come  appieno  nelle  hi- 
fìorie  hcbraiche  e  caldaiche  le  ne  truoua  memcria.e  ciò  pardcolarmente  nel  2  p.dell'Eilbdo  fi 
legge  La  forma  però  della  Mitra  era  ouale.mn  poco  eleuata.fatta  à  raggi  fecódo  la  dcfcrittio- 
ne  d'alcuni.e  qfio  forlè  può  elfere.perche  la  Mitra  preffo  i  Perfiani  fignifica  Sole.Strabone  ciò 
conferma  nel  filo  decimoquinto  libro.  Apulegio  fimilmcnte  nel  fuo  vltmio  libro  dice  eHcre 
habito  del  Sacerdote  principale  per  copritura  di  capo.Eucherio  ancora  fcrittore  nobilcichia 
ma  tal  portamento,Cappello  di  rollo  colore  e  di  alla  foggia  che  era  la  Tiara,e  forle  fi  cappelli 
cardinalefchi  fono  à  qlla  imitatione  ritrouati^ma  la  mitra  ch'vlàno  p  principale  infcigna  di  tati 
ta  dignità  i  ni^i  fanti/fimi  Papi,è  di  tre  corone.la  pai  alta  co  jpportione  è  minore  di  qlla  di  me- 
Zo,  minore  di  qlla  chel  capo  fin  a  meza  fróre  del  Pontifice  intorno  intorno  circonda,  con  due 
bende  di  diuerfi  fili  tefTutCjle  quali  ornate  di  pretiofiUìme  gemme,drieto  le  /palle  pedono ,  co 
france  attaccate  alle  efiircmità  delle  medefime  bende  filate  d'oro  e  di  feta  cremefina,e  qfte  tre 
corone  infieme  chiamafi  RECNo,nella  cima  del  quale.ò  vna  crocetta  d'oro  prlcipale  &  immor 
tale  infegna  dell'Imperio  chriftiano-le  f  lefTe  corone  fòno  interpretate  per  la  iàntifs.  trinità. 
la  quale  iì  fu.  nota  al  folo  chriftiano  col  mezo  della  fede  della  jperaza  e  della  carità,  onde  pro- 
cedono le  attioni  della  eterna  quiete,&  à  ciò  il  fanto  battefimo  primieraméte  concorre.il  qua 
le  medefimaméte  può  efière  dalle  tre  corone  figurato  ciò  è  che  far  C\  pofia  in  fpirito,in  fangue 
&  in  acqua.e  come  la  flindlfima  trinità  in  vna  fola  elTenza  fa  teftimonio  in  cielojcofi  lo  Ipiri- 
to,il  fàngue  e  l'acqua  fanno  tefiimonio  i  terra.a  qfio  propofito  io  cito  lofefo  approuatifsimo 
fcrittore  della  antichitade  hebraica,il  quale  fcriue  la  mitra  de  Pontefici  hebrei  eficrc  fiata  di 
tre  corone  fignificado  la  general  Podeftà  del  principe  fpirituale  fopra  le  tre  parn  del  mondo . 
E  che  più  non  folamcte  ha  in  terra  podeftà,mu  fimilmente  nel  ciclo  nel  purgatorio  e  nello  in- 
ferno e  qfio  s'intéde  per  lo  marauigliofo  fcógiuraméto  de  demonii  intrati  ne  i  corpi  humani 
i  quafi  fono  coftretu  di  vbidire  a  ficerdoti  Chrifiiani.Vfà  ancora  il  noflro  Papa  la  mitra  come 
Velcouo  &  il  regno  come  a  tutti  fuperiore,il  qual  regnofcome  Ci  legge  nel  fimbolo)nó  hauerà 
mai  fine,qfia  è  infegna  reale  e  Papale,ornata  di  varie  ptiofiffime  gioie.le  quali'^come  i  qlla  de- 
gh  hebrei  ;  inhnid  diuini  mifierii  figurano,  quinci  tacciano  e  fi  mordino  la  lingua  gli  heretici 
moderni  che  fi  beati  Pótefici  fé  n'adornino  p  boriale  nò  per  mifieriofa  marauiglia  dal  fommo 
Dio  ordinata. no  lafciarò  parlméte  di  dire  la  mitra  cpifcopale  effere  ornata  nella  parte  dinazi 
di  dui  gran  zaffiri  a  guifà  di  dui  occhi,i  quali  dinotano  douere  ellère  il  Vefcouo  vigilate,  tato 
più  che  Epifcopo  voce  greca,fignifica  fpeculatore,  e  ben  dilfe  Paulo  conuenirfi  al  Velcouo  la 
irreprenfibilità .  Nell'atto  poi  di  fàcrificare  fuor  di  folennità,il  fanto  Pontefice  vfà  le  medefi- 
me infogne  del  femplice  facerdote,notiifime  a  ciafcuno  fenza  copiofamente  parlarne,tutte  in 
facrifido  reuelate  dallo  fpirito  fanto.Ne  fia  chi  il  marauigli  e  fi  fiupifca  fel  Pontefice  di  cotali 
infegne  adorno ,  à  riguardarlo  raffcmbri  Dio,  e  che  ciò  fia  la  verità  Alellandro  magno ,  per 
quanto  più  fcrittcri  confcrmano;dopo  la  rotta  di  Dario  vkimo  monarca  de  pcrfiani,ne  i  capi 
cilici ,  alfediau  &  acquiilata  per  forza  la  Città  di  Tiro,mandando  in  Hierufalenune  à  laddio 

(dice 


DELLEINSEGNE.  é 

(dice  il  Sabelli<!o)e  fu  Simeone ,  faccrdote  e  Pontcfiee ,  il  quale  appaf  ecchiafle  al  Tuo  circrcito 
le  neceflarie  vettouaglie  ^  ordinafTe  di  dargli  fbccorlb  di  foldnti,  rifjìofe  Simconc,di  non  po- 
tere e  doucrc  riconofcere  altri  fuperiori  che  Dario  à  cui  fi  era  darà  la  fede  di  viiierc  fotto  il  Tuo 
dominio,e  di  conferuarfì  (òtto  la  protettione  de  principi  pcrliani .  Alcfllindro  per  fìmigliante 
rilpofta  ficramétc  sdegnato,s'accoftò  co  l'efTercito  per  minare  Hicru(àlemme,per  la  qiial  cola 
la  città/pauctandofi  per  le  vittorie  d'Alersàdro,nó  fàpeua  qual  partito  pigliarlìjn  quefto  me 
7.0  Simeone  fu  aucrtito  dallo  Ipirito  finto  accio  fpargelfc  per  le  ftrade  di  tutta  la  Città  fronde 
verdine  con  la  copia  de  ficerdoti  veftiti  di  bianco,vfcilIe  della  città,&  egli  in  habito  di  fommo 
Ponteike  mcontro  ad  Aleffandro  andaffcjil  quale  guardando  la  Ichiera  di  facerdoti  co'l  pon- 
telìce  vcftito  di  lunga  ucfte  di  rofido  colore ,  con  la  ftola  hiacintina  e  d'oro  trapunta  ,  con  la 
Mitra  in  capo  ornata  di  lamine  d*oro,doue  era  fcritto  il  nome  del  grande  Dio.attonito  Alcf- 
làndro  e  marauigliofo  fermo(fi,c  riuerente  &  humile  adorò  il  nome  di  Dio ,  coli  paciiìcamen 
te  entrando  nella  città,vifitò  il  tempio  e  facrifìcò  à  Dio  fecondo  il  coftume  giudaico,e  di  nul- 
la Hierufilemme  offelà  rimafe,  con  difdegnofb  ilupore  del  fuo  elfercito  e  de  Tuoi  Baroni,  con 
ciò  fa  che  egli  liberamente  diceffe  di  voler  ficcheggiare  e  dcfolare  quella  famola  città.fi  con- 
fideri  per  ciò  che  quel  gran  furore  fu  Iblaméte  da  quella  reucrcda  fembia/a  pótif  cale  frenato 
Si  Ici^ge  ancora  di  Arila  flagello  di  Dio ,  perche  Lione  PontefìcejCffendo  certilTìmo  che  quel  cru 
del  Tiranno  di  diftruggere  la  gran  citta  di  Roma  difegnaua;andò  tìn  a!  Mcntio  Fiume  col  eie 
ro  a  rincontrarlo ,  al  cui  facro  e  diuino  afpctto ,  il  fiero  Barbaro  humiliofsi ,  e  la  lua  empia  fe- 
rocità deponendo  ,  qual  manfucto  fanciullo  adietro  'ÌQCt  ritorno ,  dicendo  di  hauer  veduto 
col  Papa  romano  ^i  grand'huominichecon  fpauentofi  maniera  lui  minacciauano ,  &in 
qucfla  guifi  fi  liberò  Roma,fedia  appoftolica .  Totila  fìmilmcte  di  non  ficcheggiarc  il  Mona- 
ftero  di  monte  Caffino  per  la  venerabile  prefènza  di  finto  Benedetto  reuercntemente  s'afteii 
ne  .  in  quefti  noftri  tempi  non  è publica  la  fcelerata  congiura  contra  Pio  IIII.  pontefice  maf^ 
fimo  ?  il  quale  Iblo  quali  ritrouandofi  nella  legnatura  di  gratia  e  di  giuftitia ,  i  malfattori  che 
per  difperatione  haurebbero  affrontate  le  fquadre  armate ,  fpauentate  &  auilite  per  quel  ri- 
guardeuole  e  ficrofinto  afpctto ,  lafciarono  fuggendo  libero  il  Vicario  di  Dio  ?  Altri  effem- 
pi  fi  potrebbero  addurre  per  più  verificar  la  inuitta  poflanza  de  Papi,i  quali  con  la  loro  Mae- 
Ità  rapprefentano  diuinità  riuerentia  e  terrore ,  Li  cardenali  medelìmamcnte  portano  per  in- 
fegna  i  capelli  rofsi  nel  comparimcnto  conci(1:orialc,nelle  fblennità  di  capella,  e  nelle  Icgatio- 
ni .  Gli  Arciuefcoui  &  i  Vefcoui  ancora  nelle  fblennità  degli  olfitii,  portano  la  Mitra  ci  pafto- 
rale .  Quefte ,  dico  che  fono  le  infcgne  lènza  lequali  non  fi  conofcono  le  dignità  ne  fi  riuerif- 
cono.E  fé  co  le  infcgne  fopradctte  nò  ^\  verificano  i  gradi,in  vano  è  colui  chiamato  e  filmato 
o,per  Papa,o  per  altro  infcrior  Prelato.Verò  è  che  gli  habiti  de  facerdoti  ordinarli  nò  fono  in 
fegne ,  ma  vefbmenti  che  difHnguono  i  fccolari  da  rcligiofi  come  poco  adietrofi  e  accennato. 
Papa  Stefano  martire  ordinò  che  Tinfegne  vfate  ne  i  facrifitii ,  e  ne  i  diuini  ojfitii  in  niun  modo 
fi  vfaftero  fuori  delle  chiefc ,  efcctto  quando  fi  finno  le  proceffioni,  non  voglio  però  allongar 
mi  tanto  in  quefta  materia  ^\  ch'io  fia  foucrchio  e  confèguentcmentc  faftidiofo ,  badandomi 
di  hauer  prima  fcoperto  chi  fia  fiato  inuentor  delle  infcgne  ficerdotali  e  come  fieno  di  mifte- 
riofi  fignificati  in  coloro  che  fàcrificano  à  dio  lequali  non  s'accettano  in  luogo  d'imprefe  ièr- 
uendofolamente  per  dignità  e  riuerentia  a  miftcrii  facri  e  diuini,  di  nulla  conuenendo  con 
l'inuentioni  de  fecoli  mondani . 
Vengo  bora  à  dire  delle  inlegne  vfate  dagli  Imperadori  in  teflimonio  della  loro  tcmporal  Mae- 
ftà ,  diftinguendofi  primamente  quella  voce  imperadore  perche  meglio  fia  intefi .  dico 
perciò  ch'inquanto  alla  varietà  de  gradi  e  in  due  fcnfi  la  detta  voce  comprefi,  l'vna  ò  che  Im- 
peradore  latinaméte  colui  fi  chiama,  il  quale  e  prepofto  agli  efferciti  militari  (  &  hoggi  (\  dice 
capitano  genetale). L'altra  è  ch'Imperadore  s'intende  per  qllo  che  poffiede  lafiipprema  figno 
ria  téporale,il  quale  per  grado  di  guerra  e  per  merito  d'acquiftate  vittorie,era  anticaméte  co- 
ronato di  Lauro,di  quercia  e  di  palma,infegne  che  rapprefentano  honore  e  laude,veri  premii 
delle  virtù .  lequali  tre  fòrti  di  fronde  fono  degne  di  confidefatione .  primamente  il  l  a  v  r  o 
fu  dagli  antichi  dedicato  al  Sole,onde  Eufebio  lo  chiama  focofò,la  q^v  e  r  e  i  a  fu  confecrata  à 
Gioue  perche  e  aflcmigliata  alla  fortezza,del  cui  frutto  gli  huomini  de  primi  fècoh  (\  pafceua 
.  no  la.  p  A  L  M  a;  che  refifle  à  pefi  ,•  fu  dedicata  a  Minerua ,  dea  della  fapientia  ,•  coli  quefti  tre 
.  Arbori ,  ione  intefi  per  fignificato  di  tre  virtù  allo  Imperadore  della  militia  conueneuoli . 

B  2 


55 


RAGIONAMENTO. 

per  il  Lauro  fi  gli  appartiene  di  ellcr  splendido  e  giufto ,  in  guifa  che  non  fia  fulminato  da 
Dio.  Per  la  Querciajia  da  efièr  forte  &  ottimo  proueditor  di  vcttouaglie .  forte  diremo  cofi 
d'animo  come  di  corpo ,  fi  che  gagliardamente  refifta  ad  ogni  auerfita  di  fortuna.  Per  la  Pal- 
ma dee  efTer  faggio ,  accio  che  m  ogni  occalìone  di  guerra  no  rimanga  dalla  ignorantia  sbat 
tuto .  queite  fono  tre  infegne  lequali  potrebbero  ancora  feruire  per  imprelc ,  ma  con  diuerfi 
oblighi ,  come  chiaramente  s'intenderà  nel  trattato  della  proprietà  delle  Imprefc .  il  Petrar- 
ca in  vno  de  fiioi  fonctti  del  Lauro  cofi  canta . 
^rbor  uittoriofi  e  trionfale  . 

Hoìior  d'imperadori  e  de  Toeti . 
rimperadore  poi  a  cui  fi  da  titolo  de  Celare  Auguflo ,  per  elettioae,o,per  fiicceffione  di  que- 
flo  fuppremo  grado ,  non  fòlamcnte  è  fiato  fòlito  dì  adornarfi  delle  tre  diuerfe  frondi ,  poco 
fa  dichiarate ,  ma  ancora  d'altre  inlègne  che  dinotano  autorità  fupprema  fopra  più  prouincie 
e  regioni .  però  corali  Principi  anticamente  fi  folcano  coronare  di  Diadema  e  qucfta  è  la  pri- 
miera infegna  di  Cefàrea  maefì:a ,  il  quale  è  diuerlb  hoggi  dalla  corona  &  ancor  meno  antico 
di  efla  per  commune  openione .  Egli  è  ancor  vero  che  quella  dignità  Imperatoria  fi  preualfc 
in  gran  parte  delle  reali  infegne  ,■  pure  fi  fono  rimutate  e  variate ,  fcematc  e  crefciute  fecondo 
la  varietà  de  cofl:umi  e  delle  Leggi  come  al  di  d'hoggi  veggiamo . 
Tuttauia  il  Diadema  de  noftri  tempi  (  come  lo  che  infiniti  veduto  lo  hanno  )  e  quafi  fbmiglian- 
te  alla  Mitra  epifcopale ,  non  cofi  alto,contenuto  da  vn  cerchio  d'oro  largo  quafi  tre  dita  chel 
capo  dello  Imperadore  fin  a  meza  fronte  intorno  abbraccia,  ornato  &  arrichito  di  gemme 
pretiofiffime  lequali  fono  di  incomparabil  valuta  per  la  rarità ,  grandezza^ bellezza  e  finezza 
loro ,  non  già  di  fignificati  mifteriofi  come  quelle  del  Pontifice .  le  due  piegature  del  Diade- 
ma (i  ftendono ,  rifì:ringendofi  in  altura  a  modo  di  piramide,  m.a  conferua  la  rotondità  come 
la  figura  ouale .  in  alcuni  d-'adcmi  però  fono  due  aperture  dentro  le  quali  è  vn  cerchio  d'oro 
largo  quafi  com.e  quel  che  circonda  il  capo,e  fi  vede  perle  due  aperture  come  quelli  della  Mi 
tra,le  quali  nò  fi  moflrano  p  fianco  ma  dinatc  alla  fróte  e  dietro  alla  cicottola.ornnto  di  gioie 
diuerfe  di  molta  ftima.il  qual  cerchio  di  dentro  e  dicono  alcuni  efìerfegno  che  l'Imperator 
prima  chaueife  la  dignità  fupprema,cra  co  titolo  di  fìgnorie  e  di  principati.!  cima  del  Diade- 
ma gl'Imperadori  criftiani  portano  vna  crocetta  d'oro,in  teftimonio  di  effere  Capitano  delle 
armi  in  difefi  di  quel  fmtiilìmo  legno .  Ne  voglio  però  minutamente  dichiarare  la  foggia  del 
fudetto  Diadema ,  il  quale  deriua  dal  verbo  greco,  diadeo,che  fignifica  circódo .  ne  però  dif- 
dice  che  la  corona,  la  mitra,el  rcgno,poflmo  chiamarli  Diadema ,  leggendofi  in  molti  luoghi 
efiere  fiata  portatura  &  infègna  di  dignità  reale.  Era  già  coftume  che  gl'Imperadori  portaffe- 
ro  il  manto  di  rofado,  e  ne  i  noftri  tepi  lo  hanno  ridotto  in  broccato  d'oro ,  ftando  però  l'Im- 
peradore  in  atto  di  cefarea  &  augufta  Maeftà,oltra  il  Diadema  imperiale,  el  manto  e  la  colla- 
na col  Tolone  pertinente  folo  alla  real  cafi  d'Auilria  per  fuccefilone  di  Carlo  duca  di  borgo 
gna  il  quale  con  quella  imprela  moftraua  di  volere  imitare  lafòne  quafi  che  con  alcuni  amici 
grandi  ei  diffcgnafle  di  farfi  padrone  &  Re  della  Gallia,  ma  al  grande  fuo  difegno  fu  la  fortu- 
na contraria  .  fbleuano  gl'Imperadori  e  fbgliono  ancora  nella  iìniftra  mano  ibi  tenere  il  mon- 
do aguilà  sferica  con  la  croce ,  nella  fbmmità  di  efib ,  e  con  la  dcftra  tenere  la  fpada  nuda ,  in 
iegno  di  effere  difenfòre  della  religione  e  della  pace ,  altre  infegne  vfano  quefti  moderni  che 
lungo  firebbe  à  raccontarle ,  fenza  lequali  non  farebben  veri  Imperadori ,  conferuandofi  co 
la  dignità  &  autorità  quei  titoli  che  da  Ottauio  furono  primieramente  vfati,  chiamandofi  Ce 
fari  augufti .  la  cui  fupprema  autorità  ^  fu  dal  Saluator  noftro  christo  giesv  filmata  & 
approuata ,  malfimamente  quando  gli  federati  giudei  per  tentarlo  con  peffime  intentioni  gli 
pofero  in  mano  il  denaio  doue  era  l'imagine  di  Cefare  augufto,laquaI  veduta ,  à  giudei  riuol- 
tofsi ,  dicendo . 

RENDETE  CIO  CHE  E  DI  CESARE  A  CESARE  E  CIO  CHE  E  DI  DIO,  Z    DlCqui 

fi  comprende  ageuolmente  come  la  diuina  voce  del  Saluador  del  mondo  conferma  e  ftabili- 
fce  dui  fuppremi  principi  ciò  è  il  Vicario  di  Dio  e  Cefare  augufto  ,  alla  Autorità  de  quali  ce- 
der dee  ogni  altro  Principe  mondano.la  qual  colà  conferma  l  v  e  a  euangelifta  nel  vintefimo 
„  fecondo  capitolo  dicendo .  chi  ha  il  ^z.cco  tolga  ancora  il  Zaino ,  e  chi  non  Iha ,  venda  la  toni- 
5,  ca  e  cornpri  il  coltello .  rifpofcro  i  difcepoli  fuoi .  Ecco  fignore  due  coltelli ,  foggionfe  Chrifto 
„  balta .  i  lacri  dottori  della  chicfa  interpreuno  &  intendono  per  i  dui  coltelli  la  podeftà  del  Pa 

pa 


DELLE    IN^S  E  G  NE'.'  7 

pa  e  deirimperadore.  confermi/ì  per  ciò  doiicr  l'Imperadore  effcrc  al  Papa  fi »ttopofto  e  nel- 
lo fpirituale  e  nel  temporale,e  quando  Augufto  non  mantenga  gli  oblighi  della  chicfa  è  legi- 
timamcnte  della  dignità  priuato .  leggendofi  nelle  antiche  e  làcrc  conftiturioni,  niuna  fuppre 
ma  dignità  efler  legitima  lenza  il  conientimento  del  Papa .  Leinfegnc  adunque  fi  veggono 
elTer  necelfarie  come  vero  teftimonio  che  l'Imperadore  è  principe  giuridicamente  eletto ,  e 
legitimamente  vbidito  e  riuerito  .  Ma  quefte  infègne  di  cotanta  miportan?.a,ha  voluto  ancor 
vlar  la  natura ,  e  ciò  Icriue  Plinio  nel  libro  vndecimo  al  capitolo  xvi.  moftrando  che  in  cima 
della  tcfta  vno  delle  Api  ha  il  diadema  biancheggiante  a  fòmiglianza  di  corona ,  per  la  quale 
fi  vede  in  qual  maniera  quefti  mirabili  animaletti,  leguitino,honorino,  &  riuerifcano  con 
obedienza  il  Re  loro .  le  grue ,  gli  elefanti  ciò  è  il  più  vecchio  tengono  per  capo  e  per  princi- 
pale ,  e  fc  quello  naturalmente  il  olTerua  fra  le  beftie,perche  noi  e  per  natura  e  per  notiria  no 
fiamo  tenuti  di  honorare  e  di  riuerire  li  noftri  maggiori  ^  Paulo  vaiò  di  clettionc  ciò  con- 
ferma quando  dice  ch'ogni  perfona  dee  cflcr  fuggetta  alle  podefià  fuperiori.  Anzi  dagU  anti- 
chi h  Re  fi  vngeuono ,  lènza  lacjualc  vntura  non  era  legitimo  Principe ,  e  ciò  e  hoggi  tra  tutte 
le  nationi  ftabile  e  ferma  confuerudine  .Fu  Saul  primo  Re  degli  hebreiSc  il  primo  che  fuf- 
fé  vnto  .  Di  quefte  cotali  infegne  con  molte  altre  che  non  dico,  per  dignità  ,  decoro  e  maeftà 
impenale,lè  ne  adorna  Limperadore  quando  riceueil  grado,  e  quando  rifiedc  in  qualche 
dieta,  o  vero  lòlennità,  concorrendoci  gli  Elettori  &i  principi  in  gran  parte  dell'Imperio. 
Veggiamo  per  ciò  di  quanta  ftima  fieno  l'infegne  e  gli  habiti,fenza  i  quali  il  pcriònaggio  non 
farebbe  ne  riuerito  ne  conofciuto,  e  per  quella  cagione  e  non  per  altro  fimiglianti  inlcgne  ri- 
trouate  Ibno  ad  imitatione  delle  mirabili  infegne  del  grandiilìmo  Dio  le  qniali  lono  i  cieh  con 
le  ftelle  e  con  il  Sole  e  con  la  Luna  Luminari  grandi ,  vno  che  da  Luce  al  giorno ,  l'altro  alla 
notte,come  fi  legge  nell'antica  e  facra  generatione.e  le  llefle  infegne  rapprefentano  agli  occhi 
noftri  la  diuina  &  incomprenfibile  onnipotentia  di  eilb  Dio . 
Hora  debbo  io  ragionar  d'altre  infegne  pertinenti  alle  dignità  reali ,  come  ancora  de  principi 
fuppremi ,  habiti  necelfari  al  decoro  &  alla  riguardeuole  dignità ,  &  all'ornamento  di  fimi- 
gliante  grado .  E  per  abbreuiar  quanto  deuo  ,■  dirò  che  la  prima  infegna  regia  e  la  corona  d'o 
ro ,  fu  andcamente  (  come  nel  principio  di  tal  materia  fi  è  parlato)  in  teftimonio  di  gloria  cofi 
interpretauano  gli  antichi ,  e  ciò  ferine  nel  hbro  fuo  della  gloria  del  mondo  Bartolomeo  caf- 
faneo  gran  Legifta .  La  feconda  e  lo  fcettro ,  dinotando  giuftitia .  La  terza  è  la  fpada  per  de- 
fenfione  del  regno .  La  quarta  l'anello  che  fede  dilegua .  La  quinta  e  l'armilla  ch'ai  braccio  fi 
porta ,  fignificando  fortezza .  La  fefta  è  la  vefte  di  porpora  rapprclentando  riuerétia .  La  let- 
tima  el'Solio  dinotando  maeftà.  le  quali  infegne  appartenendo  a  gradi  d'altezza  reale,  ninno 
che  nò  fia  Re  dee  e  può  vfarlc  lotto  grane  fupplicio  .  E  perche  la  dignità  regia  è  ftata  più  com 
mune  e  più  antica ,  però  parmi  molto  à  propofito  le  tratto  delle  infegne  antiche  rotitia  vera- 
mente degna  di  generofi  e  dotti  fpiriti .  Si  legge  in  molti  libri  che  la  foggia  dèi  Diadema  fìi 
tialla  natione  primamente  afiatica ,  chiamata  fascia,  per  la  quale  gli  egittiani  rapprefenta- 
iiano  il  Principe,  maffimamente  quando  in  publico  faceuano  comparcrevnc:me  falciato, 
parimente  i  Romani  prefero  quella  vlanza  che  dalla  falcia  conolceuano  la  reale  dignità,  e  ciò 
teftifica  Ammiano.  Si  lege  fimilmente  ch'imaledici  notauano  Poir.pco  magr.o  d'huomo  bra- 
mofò  di  regia  dignità,impercioche  portaua  falciata  vna  gamba  fingendo  d'i-coprirui  vna  pia- 
„  ga .  Fauonio  per  ciò ,  come  teftifica  Valerio  ,■  motteggiando  difte  à  Pompeo ,  n  o  n  i  m  p  o  r- 
„  T  A  IN  Q_y  AL  Lvoco  SIA  POSTO  IL  DiADtMAj  oude  ne  nacque  vna  Icntentia  di 

3,    SeneCa.CiO  èsClOCLI     la     fascia     perche     molto     MALE     SOTTO    Q^V  ELLA    s'a  S- 

c  o  N  D  E  .  Scriue  ancora  Plutarco  che  Tigrane  Re  d'Armenia  gettò  bruttamente  la  bianca  fa- 
fcia  ch'era  infegna  del  fuo  regno ,  à  piedi  di  Pompeo .  laquale  falcia  lì  \'cdc  in  vna  medaglia 
dello  fieflb  Tigrane  con  parole  greche  ,  palefando  il  fuo  nome.  Quiui  fi  chiarifce  in  qual 
guifa  in  quei  tempi  diuerfamente  la  corona  del  Re  fi  figuraua.  Si  truoua  medcfimamente  ch'i 
populi  Frigi  ornauano  la  fteft^a  falcia  con  teftura  di  fiori  e  da  ugelli,  o  vero  per  dipintura .  La 
quale  circondaua  à  fomiglianza  di  ghirlanda  intorno  intorno  il  capo,  pendendo  à  ella  attac- 
cati,©, vero  d'un  pezzo  due  bende  dietro  le  fpalle  difiniifime  gemme  adorne.  LiReper- 
fìani  portauano  quefta  medefima  infegna  reale ,  chiamata  da  efsi  e  i  d  a  r  i  n.  co  colore  azur- 
ro  dal  bianco  diftinto .  Appiano  ferine  che  la  turba  degli  Adulatori  impofero  alla  imaginedi 
Cefare  vna  corona  di  Lauro  con  fafcia  bianca  legata .  fcriue  firaiimcntc  Andronico  nella  vita 

d'Alelìàndro 


jj 


ragionamento; 

f 

d'AIeflandro  magno,ch'efrendo  egli  ferito,  fi  leuò  di  capo  il  Diadema  e  fé  ne  rafciò  la  ferita  v 
altri  fcrittori  dicono  che  Alellandro  hauendo  dilconofciutamentc  ferito  in  fronte  Lifìmaco , 
leuofsi  il  diadema  di  capo  e  fafciogli  la  piagale  con  quefto  atto  gli  pronofiicò  il  regno.  Di  que 
fta ,  inlègna ,  dicono  molti,  che  Libero  padre  fu  inuentorc  la  quale  fu  molto  in  v/b  preflò  gli 
Afiatici  &  Egittiani,anzi  la  (ìefCa  iniegna  fi  vedeua  nel  fimulacro  d'Ifide  Dea  e  regina  d'Egit- 
to &  tutto  ciò  Pierio  Valeriano  conferma . 
Quefte  tre  dignità  fuppreme  ciò  è  di  Pontefice ,  d'Imperadore  e  di  Re  fono  venerate  temute  & 
vbidite  da  ciafcuno  .  Altre  dignità  mediocri  fi  truouano  in  vn  certo  modo  libere  con  mero  e 
mifto  Imperio ,  altre  non  in  tutto  Ubere,  e  non  vfitate  ad  hauere  iniègne  le  quali  rapprefenti- 
no  dignità  &  autorità .  Altre  infcgne  foleuano  vlàrfi  predo  i  Romani  &  altre  nationi,non  di- 
notando autorità  di  fignorie ,  ma  rendendo  teftimonanze  de  meritati  honori .  come  corone , 
o ,  ghirlande  di  diuerie  frondi,  il  che  in  parte  poco  di  fopra  Ci  è  detto  .  Plinio  a  longo  ne  fcri- 
ue  e  particolarmente  non  di  fronde  ma  di  gemme  e  d'oro ,  chiamandofi  ghirlande  gemmate 
c'ndorate .  Dopo  quelle  pur  per  meriti  d'honore  e  di  laude,  fi  donaua  la  corona  vallare  à  co- 
loro c'hauelfero  difeffo  lo  fieccato.  La  murale  a  quei  c'hauelfero  difefo  il  moto ,  o  vero  a  chi 
fuife  fiato  il  primo  à  falirlo.La  roftrata  fi  concedeua  à  coloro  c'heueflero  faputo  placar  l'efler- 
cito  ammottinato.  La  ciuile  ch'era  di  gramigna  (fecódo  alcunija  qualunche  hauede  da  nemi- 
ci liberato  vn  cittadino .  La  trionfale ,  ch'era  di  Lauro,a  qual  lì  fuife  c'hauefie  fuperato  e  vin- 
to l'efiercito  nemico .  La  ouale  a  chi  hauefie  vinto  vna  parte  dello  efiercito  contrario .  molte 
altre  infogne  tali  potrebbenfi  nominare .  E  chi  defidera  di  faperne  appieno ,  vegga  Aulogel- 
lioal  quinto  hbro  ,  Biondo  al  lèlto  di  Roma  trionfante  &  il  volterrano  al  vigefimo  fefio. 
con  tutto  ciò  è  ben  da  credere  che  quelle  foglie,  quelle  frondi  e  quelle  herbe,  fufieroin 
quei  tempi  piuche  l'oro  e  che  le  gemme  apprezzate  perche  rapprefèntauano  fommo  Ipetta- 
colo  di  perpetua  &  honorata  fima .  Quefte  narrate  infegne  fono  fiate  vfite  e  Ci  poffano  vfa- 
re  per  Imprefo  ma  in  quella  maniera  pero  che  alla  proprietà  delle  imprefe  iìcCCc  Ci  conuiene, 
come  ben  s'intenderà  nelle  regole  diligentemente  ordinate  e  prepofte  .  perlequaU  con 
ageuolezza  fi  comprenderà  la  differentia  fra  le  infegne  e  l'Imprefe.Furono  ancora  in  molta  e 
neceflària  ftima  le  iniègne  per  confcruatione  dell'ordine  e  della  dignità  militare  e  ciuile ,  per 
le  quah  diftintamente  Ci  conolceuano  &  fi  conofcano  i  gradi  e  gli  olfitii  di  fimiglianti  efièrci- 
tii ,  primieramente  fappiamo  nell'arte  di  guerra  eflere  fiate  pofte  in  vfo  molte  e  diucrfe  infe- 
gne, percioche  in  fimigliante  affare  concorrono  perfone  à  cauallo  &  à  piede,e  quefte  due  va- 
rie forti  di  armeggiare  diuideanfi  e  diuidonfi  in  tante  fchiere  &  in  tante  ordinanze  fecondo  i 
luoghi  e  tempi  e  bifogni .  Et  è  perciò  cofa  vera  che  tutta  quella  moltitudine  in  vn  corpo ,  di- 
Ibrdinata  farla  fé  non  fulfcro  all'aere  fuentohtigli  ftcndardi  che  alla  caualleria  feruonoelc 
bandiere  alla  fanteria  che  con  vn  fol  vocabulo  Ci  chiamano  infegne ,  le  quali  non  ponno  efle- 
re imprefe ,  ma  fi  ponno  in  eflè  dipingere ,  telfere ,  e  raccamare  l'Imprefe ,  come  di  quefte  Ce 
ne  veggono  aflai.Si  via  per  ciò  e  mantiene  meglior  modo  hoggi  che  gli  antichi  far  non  folca- 
no ,  rendendo  à  noftri  tempi  marauiglia ,  che  Homero  maftìmamente  &  altri  fcrittori  greci  e 
latini  non  habbiano  più  particolarmente  de  Itendardi  e  de  bandiere  e  con  più  chiarezza  par- 
lato ,  necefifarii  alla  confcruatione  d'arte  iì  nobile  e  fi  generof  i  ;  ancora  che  li  romani  fcrittori 
n'habbiano  fatto  più  diligente  memoria .  E  pur  è  da  credere  che  fenza  quefte  infegne  di  qual 
fi  fufle  foggia ,  non  fi  potefle  mantenere  ordine  veruno  negli  eftcrciti  di  quei  Iccoli.per  tanto 
ftimaremo  colà  certilfima  che  fufle  anco  allhora  l'vfo  degUftendardi  e  delle  bandiere,ma  ne- 
ghgentia  fu  che  fé  non  appieno ,  almanco  in  parte  fé  ne  fuflè  ragionato  e  dettone  il  modo  la 
materia  e  la  foggia .  Li  Romani  non  mancarono,efièndo  fiati  foliti  di  fir  dipingere  le  loro  in- 
fegne che  veflìUi  (  ciò  e  picciol  velo  )  nominauano ,  fatte ,  o  di  fota ,  o  di  tela  hor  con  l'Aquila 
nera  hor  col  Dragone  col  minotauro  col  lupo  col  cauallo  col  cigniale ,  con  le  due  mani  e  con 
altre  diuerfo  figure  che  faria  lungo  à  racontare.  E  fi  può  credere  che  non  fenza  qualche  buo- 
no aufpicio  cofi  fatte  figure  vlate  fuflfero ,  lequali  dauano  animo  e  regola  a  tutti  i  foldati  amici 
e  forle  le  ftefle  figure  foruiuano  per  imprefo .  Difettofi  adunque  e  difaueduti  furono  qlli  fcrit- 
tori che  di  ciò  nulla  ne  fcriilero .  doueuafi  (  dico  )  imaginar  pure  che  quelle  figure  qual  cola 
di  molto  diletto  fignificaflfero.Vfarono  fimilmentei  Romani  vna  manciata  di  fieno  legato 
in  cima  d'un'hafta ,  ch'aparagone  dell'altre  iniègne ,  pareua  aflai  disdiceuole ,-  chiamandolo 
manipolo .  Alcuni  perdi  quali  diligentemente  hanno  confiderato  fopra  l'ifteflò  manipolo, 

ftimano 


DELLEINSEGNE.  8 

/limano  eh  ei  fia  flato  vfato  in  quei  tempi  in  luogo  d'infègna,  quando  apporta  alcuni  lòldati 
a  pericolo  fi  mandauano  o,  per  ifcorta ,  o  per  riconofcimento  de  paefi  e  de  luochi  particolari, 
per  hauer  (come  fi  dice  )  lengua,  a  quali  occorendo  diferatie,  poco^o  nulla  importaua  la  per- 
dita del  manipolo ,  fi  come  molto  faria  importatala  perdita d'vna  infcgna ordinaria , quafi 
che  gli  fìendardi  e  le  bandiere  f  uiFero  meritamente  inarborate  dentro  il  corpo  dello  eflcrcito 
o  marciaflc ,  o  combatefle .  Già  chiaramente  iì  legge  che  l'infegna  del'Aquila  fulìc  la  princi- 
pale fra  l'altre  nella  militia  romana .  Ofire  R  e  d'Egitto  la  tenne  per  infègna  fu  quefh  augclla 
&  è  tcuuta  Regina  de  tutti  gli  altri  augelli.  E  per  ciò  è  da  credere  che  gli  antichi  Regi  &  Impe 
radori  la  portalfcro  per  inlègna  (  come  ciò  è  perfèuerato  fin  a  tempi  noftri  )  per  inferire  che 
quanto  l'Acquila  e  fupcriore  a  gli  altri  animali  volatili,  tanto  ellì  dilegnaffero  di  efiere  a  tutti 
gU  altri  huomini  prcpofti .  Pierio  valeriane  fbpranominato  >  fcriuechegU  Egittiani  fopra 
ciafcunà  altra  natione  l'Aquila  celebrarono  e  riuerirono. volendo  elfi  per  quefla  augclla  mira 
bile ,  dinotare  Dio ,  o  qualch'altra  cclcfle  alrezza,o,  qualch'eccellcnte  crcatura,o,  vero  alcu- 
na gloriola  vittoria.  Parimenti  voleuano  che  la  ffefTa  Aquila  f  ufic  fimulacro  del  Sole.  Di  que 
ita  in  più  luoghi  ne  canta  Homero,  Pindaro  altamente  ne  ferine  Horatio  non  ne  tace,  PHnio 
mirabilmente  ne  difcorre.  Si  legge  ancora  efFcre  fiati  certi ,  cliiamati  di  quefto  nome  Aquila, 
clfaltandofi  per  cotale  nominanza.  E  ciò  tefhficano  Xenofonte  e  Tucidide  .maffimamentc  di 
Pirro  epirota,  il  qual  da  fiioi  per  merito  di  valore,fii  detto  Acquila,  fu  parimenti  fempre  ap- 
prezzato il  nafo  aquilino ,  fegno  d'huomo  magnanimo  e  reale.fi  dipinge  mcdefimamente  il 
Sole  in  forma  d'aquila.  Ifidoro  nel  capitolo  fettimo  del  duodecimo  libro  delle  fueethimo- 
logie ,  copiofamente  di  quefla  augella  ragiona,dclla  quale  fi  trattari  al  fiio  luogo  con  propo- 
fito  migliore.  Non  fu  per  ciò  fenza  prudente  confiderationevfàta  per  principale  in  fegna 
de  vittoriofi  romani  l'Aquila.  Ma  poi  per  qual  ragione  da  pochi  anni  in  qua  fia  fiata  con 
due  tefte  dipinta,  varii  fono  i  pareri,  altri  credono  che  dinotino  i'vno  e  l'altro  imperio 
occidentale  &  orientale,  altri  \'ogliono  che  le  due  tefte  rapprefcntino  Tobligo  che  deono  ha- 
uere  gl'Imperadori  in  conferuare  i  due  capi  ciò  è  fpiritualc  e  temporale.fu  però  fempre  l'aqui 
la  infègna  degli  Imperadon  d'oricnte,benche  quella  iì  vegga  di  roflb  e  chiaro  colore  e  quefia 
dell'occidente ,  non  nera  come  fi  dice ,  ma  fulua ,  ciò  è  di  color  roffo  ofcuro.  ne  per  ciò  cotal 
differcntia  importa ,  potendofi  quella  poca  varietà  giudicare  fia  proceduta  dal  cafo,alcuni 
belli  giudicii  credono  chel  color  rofib  chiaro  conuenilfe  all'oriente  doue  e  più  chiaro  il  Sole, 
e  rroflb  ofcuro  all'occidente  per  effer  il  fbl  men  chiaro .  con  ciò  fia  ritrouarfì  in  tutte  le  hifto- 
rie  efière  la  fiefla  Aquila  fiata  del  fudetto  color  roifo  ofcuro,  fi  potrebbe  fopra  di  ciò  dir  an- 
cora che  l'Aquila  bianca  fia  fiata  infègna  d'alcuni  Imperadori ,  tuttauia  lafciarò  per  bora  da 
banda  quefla  cotal  quiftione ,  ritornando  al  propofito  delle  due  tefle,  Icquah  per  buona  e  fé 
dele  opcnione  d'alcuni  iì  flima  voglin  fignificare  che  mancando  di  effe  vna,mancarebbe  l'al- 
tra ciò  è  mancando  il  Papa,  mancarebbe  rimperadore,e  fé  pur  fuife ,  farebbe  tiranno.e  que- 
fla legge  fi  déè  comprendere  e  mantenere  ad  imitatione  di  quei  Regi  del  populo  di  Dio  leg 
gendofi  nelle  facre  fcritture  del  teflamento  vechio  che  li  Re  d'Ifraelìe  e  di  giuda  erano  legiti- 
mi  per  la  data  vntione  da  ficerdoti  e  profeti  di  Dio ,  ne  gli  fìeifi  Re  poteuano  far  cofi  veru- 
na contra  la  openione  fanta  de  profeti  e  l'efcmpio  di  Saul  e  di  Samuel  conflituifce  &  am.mac 
(Ira  ogniuno .  E  da  rephcare  ancora  che  l'infegne,  tanto  ne  gradi  di  fignorie  fuppreme  quan 
to  di  mediocri  e  tanto  di  militia  quanto  d'offitii  ciuili,  fono  ne  gli  ordini  neceffarie,  maffima 
mente  negh  vfi  di  guerra  con  ciò  fia  cofa  che  per  elle  fi  rapprefentino  gradi  di  caualleria  e  di 
fanteria  confcruandofi  ogni  effercito  con  la  regola  delle  fchiere  e  delle  ordinanze,  le  quali 
hanno  l'occhio  alle  infegne  e  per  effe  fono  guidate  come  da  timoni  le  naui ,  &  hanno  per  le 
medefime  le  ordinanze,!  luoghi  loro  come  le  membra  nel  corpo  e  ciò  ben  defcriue  Vegeti© 
nella  regola  di  muouere  e  di  fermare  gh  efferciti.  Hoggi  fimilm.ente  fi  veggono  l'infegne  con 
diuerfi  colori  fpiegate ,  e  con  vane  figure  (come  di  fòpra  fi  è  detto).  Le  bande  dopo  quelle  fi 
vfàno  ancora  ,o,  attrauerfb  alle  fpalle,o,  in  forma  di  croce ,  e  molti  foghono  à  guifa  de  colla- 
na portarle  al  collo.le  quali  di  diuerfi  colori  credo  io  che  fi  portino,  perche  fi  conofchino  gli 
amici  con  gli  amici  &  inimici  con  li  nemici,  altrimenti  farebbe  ne  gli  ellèrciti  vna  pericolofà 
confufione.Imperò  le  guerre  c'hebbero  i  Romani  con  i  Sabini ,  con  i  Sanniti  e  con  i  Tofcani, 
non  fò  come  poteflèro  paffare ,  poi  che  veftiuano  quafi  in  vna  fleffa  foggia  e  pure  gli  fcritto- 
ri  paflìmo  quella  cofa  con  imprudente  fUentiOjHon  facendo  memoria  che  fegno  fuffe  fra  lo- 
ro 


RAGIONAMENTO. 

ro,mentre  che  atrocemcte  guerreggiauano.  Homero  non  parlò  di  fìmiglianti  diiferentic  per- 
che i  Greci  da  Troiani  diftingueuaniì  per  la  gran  ditferentia  del  veftire  come  hoggi  iì  fa  fra  i 
Turchi,&  i  Criftiani.pcrò  Homero  chiamaua  i  Greci  ocreati ,  &  i  Troiani  cornati,  qlli  per  l'v- 
fanza  di  calzarfi  i  borzacchini,o,di  coio^o  di  ferro,qfti  perche  portauano  lunga  capigUatura . 
Nelle  guerre  che  in  Afia  faceuano  i  criftiani  con  gl'infedeli,-  e  quaiì  vertendo  a  vn  modo  ;  Ib- 
lamente  la  croce  che  portaua  ogni  fbldato  criftiano ,  rendeua  gli  amici  da  nemici  differenti , 
Potrei  dir  molto  più  delle  inlcgne  mihtari ,  ma  conofcendo  non  effermi  di  bifògno ,  mi  sfor- 
zare di  brcuemente  procedere ,  tanto  più  c'hauendo  io  fin  qui  a  baldanza  detto  quali  fieno  le 
infegne  di  fupprema,  o,  di  mediocre  dignità  e  quali  fieno  quelle  ch'agli  ordini  di  guerra  con- 
uengono  ;  mi  rcfta  à  ragionar  di  quelle  agli  oiììtii  ciuili  necelfariamentc  con  ferenti, con  quel- 
le ancora  ch'a  ncgotii  e  gouerni  publici  e  priuati  s'appartengono.  Primicramcte  dirò  delle  in 
legne  che  fi  concedcuano  agli  Ambafciadori,  i  quali  con  autorità  e  dignità  erano  e  fono  elet- 
ti da  Principi  e  da  Republiche .  fra  romani  maflìmamente  fu  antica  confuetudine  di  far  por- 
tare a  i  loro  Ambafciadori  vn'hcrba  chiamata  v  e  r  e  e  n  a  ,  la  quale  fi  coglieua  in  luoghi  iàcri 
&  era  adoperata  ne  i  facrifitii  e  ne  nafceua  in  campidoglio.  Diofcoride  chiama  Verbena  drit- 
ta quella  che  nafce  in  luoghi  acquaftrini,e  la  portauano  in  capo  per  principale  infegna  di  quel 
grado ,  per  la  quale  ne  i  viaggi  erano  da  tutti  i  populi  riipettati.  Portauano  ancora  gl'Amba- 
ìciadori  romani  per  infegna  di  fimigliante  oifitio  vna  verga  con  altre  cofe ,  inditio  della  di- 
gnità loro. 
Li  Greci  mcdefimamente  in  cotale  offtio  portauano  l'herba  chiamata  Critia  per  quanto  confer 
ma  il  Caffaneo  fé  ben  mi  ricordo .  Bartolo  famolb  legifta ,  fecondo  la  commune  opinione , 
afferma  che  gli  Ambafciatori  romani  andando  ne  i  paefi  foriflieri ,  portauano  aguifa  di  Pro- 
confoli  ,  fei  fafce .  la  qual  cofa  fi  può  vedere  nella  legge  prima ,  al  digefto  dell'offitio  del  pro- 
confule  e  dell'Ambafciadore .  Imperò  hoggidi  non  li  vfano  quei  modi ,  perche  altre  infegne 
non  fi  portano  che  lettere  di  credenza  e  l'iniiruttione  del  Principe,fbttofcritta  e  figillata.vero 
è  che  li  Romani  ritornati  dall'offitio;  deponeuano  l'infegne  deÙa  Ambafciaria.  Era  ancora 
confuetudine  fra  Romani  che  qual  f.  {ufìe  offitiale  portaffe  vn'infegna  che  dinotaua  publica 
dignità ,  come  il  confòle ,  il  Pretore ,  il  Queflore ,  il  Tribuno,il  Currule  edile,il  Caualiere  & 
altri  per  Icquali  infegne  gli  ftefsi  oJììtiali  erano  conofciuti  e  riueriti  a  diffcrentia  di  ciafcuno  al  • 
tro  cittadino  .  La  toga  fèruiua  in  Roma  per  infegna  e  feruiua  parimenti  per  habito  commune 
fra  la  cittadinanza ,  come  ciò  conferma  Plutarco ,  e  quefta  commune  non  era  infegna .  Egli 
è  ben  vero  (come  fcriue  Lampridio  )  eifere  alcune  toghe  di  più  foggie  per  inlegne  tenute,  co- 
me fu  la  toga  palmata ,  ciò  è  dipmta  a  palme,  o,  teffuta ,  o  riccamata ,  di  cui  li  Trionfatori  per 
valor  mihtare  fé  ne  veftiuano.Altra  toga  era  quella  della  quale,  i  Magiftrati  fé  n'adornauano. 
e  la  diuerfità  de  Magiftrati  cagionaua  diuerfità  di  cotah  infegne .  Giulio  capitolino  narra  che 
AlelTandro  feuero ,  o ,  Mammea ,  non  volfe  mai  veftirfi  di  fègnalata  toga ,  fc  prima  non  fuf^ 
fé  fiato  eletto  confule ,  clfendo  cofa  certiiTìma  ch'cl  confidato  era  di  riputatione  fingulare  ne 
i  pubhci  offitii ,  per  il  che  molti  Imperadori  vfarono  ogni  induftria  per  ottenere  il  Confulato. 
La  toga  bianca  fimilmcnte  manifeitaua  quei  cittadini ,  i  quali  cercauano  fiififragii  per  impe- 
trar qualche  dignità .  La  preteli:a,fecondo  alcuni,era  anco  infcgna.altri  la  teneuano  per  com- 
mune .  Gl'Impcradori  nell'atto  di  guerreggiare  fi  veftiuano  di  Latifclauio  ch'era  xxflimento 
breue ,  e  di  Paludamento  ch'era  lungo  e  rofTo,  e  vogliono  che  di  quefto  Tulio  hoftilio  ne  fuf- 
fe  flato  inuétore.  li  caualieri  vfauano  per  infegna  l'anello  e  ciò  fcriue  Liuio  nella  rotta  di  Can- 
ne.Soleuanoi  caualieri  nei  tempi  di  guerra  veftirfi  di  clamide,  vefle  breue  e  fimileàfaioni 
degli  huomini  d'armi  de  noflri  giorni.  E  chi  vuole  diquefla  materia  farfi  appieno  capeuole 
legga  Giulio  poUuce ,  poi  chel  mio  fuggetto  a  diftcndermi  di  ciò  più  inanzi ,  non  richiede . 

Il  Caffaneo  da  me  poco  fa ,  citato,hauendo  intorno  alla  materia  delle  infegne  molte  bellilfime 
cofe  difcopcrte,  vuole  che  la  fpada  quando  il  Rè  la  tiene  in  mano,  in  atto  di  Maellà ,  fia  in- 
fegna ,  ma  non  è  tale  all'hora  che  per  ordinario  la  porta  alla  cintura .  Vogliono  bene  alcuni 
che  la  fpada  portata  da  coloro  che  fono  caualieri  per  priuilcgio  e  non  per  obligo  di  militia,fia 
infegna  di  quel  priuilegio  e  non  iflrumenro  di  guerra,  molto  fi  potrebbe  dire  delle  infegne 
che  diuerfemente  s'vfano  nelle  guerre ,  tuttauia  per  quanto  obligato  mi  fono,  altro  fcriuernc 
mi  parrebbe  fouerchio . 

Vengo  hora  a  parlar  delle  infegne  di  ciuil  profeffione  leqiiali  rapprefentano  i  gradi  del  dottora- 
to. 


DELLE    I  N  S  E  G  NE.  9 

K).  E  furono  primieramente  ritrouate  accioche  non  ogniuno  fi  ponefTe  à  mancgfji  delle  le^- 
gi  e  de  goucrni ,  lenza  che  filile  per  pruoua  e  per  efàmine  accettato  dalle  vniuedità  de  Iure-  ■ 
confulri.  La  prima  infegna  adunq;  è  di  due  libri  di  legge ,  o ,  di  Filolòiìa,  o,di  Teologia^  po- 
nendoli dinanzi  a  quel  che  fi  ha  d'addottorare,facédo  aprire  e  ferrare.  La  Icconda  èia  bercc 
ta  che  fé  gli  pone  in  capo,  interpretata  da  Luca  di  penna,  due  volte  retta  volendo  inferire 
chel  dottor  Ha  retto  nell'infegnare  e  neil'operare.La  terza  è  l'annello  I  teftimonio  che  fia  fat- 
to ipofo  della  Hipientia.La  quarta,èla  catedra,doucndo  federe  per  fcntentiarc.La  quinta  è  il 
cintolo  indorato ,  dinotando  chel  dottore  fia  obligato  di  Ibttoporli  alle  f-itighe  con  fedeltà  e 

^^  fia  di  buoni  coftumi  e  quello  manifefta  la  fanta  madre  chiefia  quando  dice ,  li  noftri  Lombi 
fieno  accinti,cio  è  apparecchiati  a  bene  operare .  La  fèfta  è  il  bacio  che  dinota  concihatione  e 
pace.Lafettim;iòlabenedittione  con  la  quale  i  mah  fpiriti  dal  cuore  fi  dilgombrano ,  an- 
cora che  queife  due  vltime  fra  le  altre  non  s'accttino  per  infegne ,  lequali  oltra  che  rapprelèa 
tino  la  dignità  del  dottorato,prcpongono  dinanzi  agli  occhi  del  dottore  la  continentia,la  ca- 
fi:ità,la  purità,la  fedeja  Ionganimità,ia  tollerantia,e  la  milèricordia  nella  via  della  giuflicia ,  il 
che  non  meno  conuienc  al  Filofbfb  &  al  Legiffa  che  al  Teologo .  Elf  èndo  la  venta  ,•  fecondo 
gli  iffituti  antichi,  non  eilcr  perfetto  dottor  di  legge  fé  non  e  ancor  Teologo  &  Filofofb.  per- 
che quefte  tre  fcientie  non  poflbno  l'vna  fcnza  l'altra  perfettamente  riufcire,  inlegnando  e 
giudicando,  con  tutto  ciò  non  voglio  io  rimanere  di  recitare  con  accommodato  propofito  in 
qu  .1  maniera  il  diuino  Andrea  alciato  in  verlì  efiametri  e  pentametri  defcritia  cchiarifca 
quante  e  quah  e  perche  fono  rinfegne,onde  sapprouano  e  teftihcano  i  meriti  di  qlfa  dignità. 
Tutto  ciò  lì  legge  nel  fuo  Parergon  al  libro  ottauo  . 

La  prima  infjgpa  diremo  ellcr  prcpofta  a  tutte  le  altre  dottorali  ^come  ha  pollo  Luca  di  penna) 
dui  libri  chiufi  pofcia  aperti  i  teltimonio  che  fimil  grado  p  manifefta  dottrina  fi  meriti,  i  quai 
hbri  Ibno  della  diuina  e  ciuile  facultà.La  fècóda  è  l'annello  che  dinota,per  quato  ferine  Aulo 
gelilo  nel  libro  decimo  al  capitolo  decimo  ;  teftimonanza  del  cuore ,  perche  circonda  il  dito 
della  finiftra  mano ,  pofto  fra  il  più  longo  el  più  corto  dito,onde  vn  neruo  fottiliifimo  iì  eftdn 
de  fin  al  cuore.  Tuttauia  più  piace  allo  immortale  Alciato  chefiafcgnodi  mihtare,overo 
di  cauagliercfca  dignità,  laquale  dee  fempre  elfere  con  la  legge  congionta ,  che  luna  e  l'altfa 
difendono  il  mondo  dalla  ignorantia  e  dalla  tirannia,e  che  fia  il  vero,per  gran  parte  i  legisla 
tori  furono  Gouernatori  di  Reami  comefiippiamo  effere  flato  Mosè  Giuda  macabeio  &  altri 
del  popolo  di  Dio,come  fu  Ilomulo,Italo  inanzi  à  lui.ir^  Grecia  Solone  Ligurgo  Dragone  & 
altri,degli  Imperadori  romani  luftiniano  &  altri  pri-ma  che  lui  j  e  dopo  lui .  Vogliono  fimil- 
rnéte  Alcuni  chel  dottor  porti  l'annello  oue  fia  intaghato  il  fuo  ordinario  figlilo, con  cui  i  con 
Mìliti  e  le  rifpollede  fapienti  fi  figillano.  Altri  lo  interpretano  per  infegna  di  fedeltà.  Et  e 
pur  vero  chel  lureconfulto ,  hauendo  per  molti  anni  interpretato  le  leggi  ne  i  pubhci  ftudii,fi 
ila  meritamente  guadagnato  il  titolo  di  conte  palatino  e  di  caualiero .  ne  fi  può  negare  come 
in  tutti  i  tempi  li  vede ,  che  le  armi  difendono  la  giuftitia ,  e  le  leggi  prepongono  le  cagioni 
legitime  di  muouer  guerra,  lenza  le  quah  veramente  learmifbno  ingiulfe  e  violenti,  e  per 
confequenza  mina  dcll'vniuerlb . 

Li  Romani  per  molti  anni  vfarono  l'anncìlo  di  ferro,  mallìmamente  nel  matrimoniOjnó  già  per 
.ornamento  3  ma  per  necelTarioinditio  d'obligationeedi  fede  .  Venne  poi  in  coftumeche 
,  gli annelH fi facelfero  d'argento  e  d'oro,e Sergio  nobil romano,  cominciò  a  portarne  due 
per  dito ,  per  laqual  cofi  fu  cognominato  Orata  ,  del  cui  nome  ancora  è  chiamato  vn  pefce 
di  color  d'oro  che  e  cibo  di  molto  pregio  .  Era  fimilmente  conceduto  l'annello  a'I'huomo  li- 
bero, ma  che  dentro  fuffe  fcolpito  qualche  fegno.Il  I^ierio  foyira  di  ciò  abbondantemente  rte 
Icriue  nel  quarantèiimo  libro  de  fuoi  Hieroglifi  .  Noi  però  fappiamo  l'annello  eiTere  vna  in- 
fegna d'allegrezza ,  e  quefto  fi  legge  nel  làcrofanto  Euangelo ,  per  ciò  che  al  figliuol  prodigo 
chel  padre  teneua  per  perduto ,  ritornato  dal  fuo  infehciitìmo  viaggio ,  il  piatolo  padre  per 
legno  di  vera  e  debita  allegrezza, abbracciatolo ,  comandò  che  gli  fuffe  melTb  l'anello  in  dito 

j,  Veggafi  come  fia  degna  di  confidcratione  la  portatura  dell'anncllo .  Marco  Tullio  a  Quinto 

,,  fratello  diffe.il  tuo  annello  nò  e  miniftro  della  tua  volótà,ma  lì  bene  dell'altrui  defiderio .  a  li 
teftaméti  ancora  appreffo  gli  antichi  feruiuano  per  Icgitima  infegna  gli  annelli,come  figlili  di 
fette  teftimoni ,  per  i  quali  fi  conculcauano  le  fraudi,e  farebbe  tal'vfb  hoggi,di  molta  ficurcz 
2,a  onde  fileuarebbero  i  puntigli  e  le  diipute^douendofi  credcre^ch'i  teflimoni  fulfero  nobili 

■  ■  •       c 


RAGIONAMENTO. 

eli  fangne  poi  ch'altri  non  poteuano  vfare  i  figlili  e  portare  gli  annelli.  Et  hoggi  ogni  vii  pcr- 
fona  caccettato  per  teftimonio  &  in  teftamenti  &  in  ogni  forte  di  contratti .  fu  etiamdio  vfa- 
to  triftaiiìcte  l'anncllo  d'oro  da  feguaci  di  Epicuro,nel  quale  era  intagliata  la  imagine  di  qllo 
federato  Filolofo,  come  che  per  cotale  infegna  voleffe  dar  credito  alla  fua  maladetta  opinio- 
ne, venne  finalmente  la  portatura  di  cofi  nobile  infegna(  come  dice  Liuio  dalla  Città  edi- 
ficata )  in  tanto  frequente  vfo  che  i  nobili  di  ornarfene  grandemente  fé  ne  (chifauano.  Tullio 
nella  fua  quarta  Oratione ,  rinfaccia  à  Verre  per  hauer  egli  donato  l'annella  d'oro  a  huomini 
plebei  &  dishonorati  eflendo  pur  cofi  certiiTima  l'annello  effere  flato  ritrouato  per  teftimo- 
nio  di  nobiltà  e  di  grado ,  e  (  come  fi  è  detto  )  d'obligo  neceffario  ne  i  matnmonii ,  benché 
hogsi  più  che  niai,i  principi  &  i  ricchi  primati,quelli  ftelsi  annelli  c'hanno  efsi  medefimi  por- 
tati ^Sc  ancor  le  gentil  donne,nc  fanno  alle  meretrici  &c  a  ruffiani  vituperofb  dono .  nel  qual 
atto  moflrano  la  bruttura  de  i  loro  fuergognati  coftumi .  La  terza  infegna  è  la  berretta,  m.olti 
dicono  efìère  m  cambio  della  corona  di  lauro  &  è  da  credere ,  Altri  affermano  che  fia  il  cap- 
pello che  cuopre  la  tefta  come  membro  del  corpo  il  più  neceffario  e'I  più  nobile,degno  fopra 
l'altri  di  efler  difelb .  La  quarta  è  il  bacio ,  onde  San  Paulo  fempre  falutò  i  fuoi  col  bacio  del- 
la Pace ,  Ne  fenza  degna  confìderatione  la  nobililfuna  natione  fpagnuola  ha  pofto  in  vfb ,  il 
BACIARE  LE  MANi.fegno  d'affinità  nel  volto,di  riuerentia  nelle  mani,di  humiltà  ne  i  piedi.con 
queflOjGiuda  il  perfido,fi  perfuafe  di  coprire  iì  tradimento  a  Giefu  Criflo.E  però  è  da  crede 
re  che  come  il  bacio  è  manifefto  legno  d'amore,  cofi  fpeflb  è  occulta  volontà  di  fraude .  per 
5,  quefto  fi  vfi  fpeflb  quel  prouerbio  tofcano ,  veramente  venuto  dal  cielo ,  &  dice  cofi.  Tal  mi 
bacia  la  mano  che  me  la  vorrebbe  vedere,mozza.Delle  infegne  del  dottorato,dette  di  fopra, 
l'vnico  Alciato,  come  fi  e  poco  fa  promdfOjCofi  leggiadramente  verfifica  ,  dicend'aldo:- 
torc  noucllo . 
5,  In  pri'iìht  accetta  il  libro  di  legge  ripieno 
,        p  'tal  chili fo  apri  anco  quando  bifognoftu  • 
3,  L'anncli  0  i  n  dito  d'oro  à  te  pofciaft  pone 
3,        Oìidc  tenuto  fci  degno  d' eque/ire  grado  . 
„  il  crine  ancor  ti  cinga  un  cappello  d'honore 
tt       El  capo  conferui  la  dotte  l'almagiace , 
„  Fa  che  fi  bacin  quelli  di  bianco  togati 
,,        Di  pace  atto  pio  ci)  al  tuo  cliente gioua . 
3,  Spera  chel  fommo  Cioue  la  tua  uoglia  fecondi , 
y,        E  qnejlo  tuo  grado  jìella  beata  guidi . 

Giudico  fia  bene  à  nò  tacere  la  cagione  perche  io  habbia  tradotti,li  fòpralcrltti  vcrfi  a  propofi- 
to  di  c]fta  opera,  e  ridottili  in  qfto  inufitato  numero,fuori  nò  Iblaméte  della  còfuetudine  del- 
la noflra  materna  lingua,ma  ancora  del  gufto  di  molti. Non  e  pero  dubbio  veruno  che  Quan- 
do cominciò  ad  eficr  meflà  in  publico  la  traduttione  dal  latino  in  parlar  tofcano ,  fi  fenti  vna 
certa  comune  fchifezza  tanto  in  profà,quanto  in  verfb  &  vn  certo  difpiacimento  all'orecchie 
che  veramente  flomacaua  ciafcuno,ma  conofciutofi  dopo  alcun  tépo,  il  beneficio  ch'ogniun 
ne  fentiua,auezzadofi  l'vdito  a  cofi  diletteuole  e  nuouo  concento,pofb  più  diligctia  nella  lin 
gua  e  nel  modo  di  tradurrete  paffato  c]flo  vfb  in  còpiacimento  tile,che  pochi  libri  di  (lima  & 
in  ogni  fòrte  di  fcientie  fi  truouano  che  non  fieno  co  ogni  curiofità  in  qf}a  noflra  materna  lin 
gua  tradotti.c  quanto  prima  per  difetto  delie  orecchie  quefìafuauità  fi  fchifaua ,  tanto  più 
hof  gi  da  ogni  dotto  e  giuditiofb  fpirito  s'apprezza .  E  ben  fi  vede  come  in  quefli  la  maggior 
parte  de  migliori  poffeditori  di  dottrine  e  di  lingue, volentieri  leggono  quefi;a  noftra  italiana 
fauella  e  volontieri  fi  mettono  a  riempirla  degli  alti  concetti  di  qual  fi  voglia  vfitata  fcientia , 
e  ben  fi  poftbno  molti  fbdisfare,  anzi  ogniuno ,  delle  profitteuoH  fatighe  del'Illuflre  &  dot- 
tiifimo  Aleffandro  Piccolomini ,  il  quale  e  grecamente  e  latinamente  haurebbe  potuto  con 
ogni  piena  elegantia  fcoprire  &  manifeftar  la  fua  dottrina ,  e  pure  gli  è  piaciuto  di  Icri- 
uerein  quefla  tofcana  hngua  con  vtilee  marauiglia  d'ogniuno.  Anzi  poflbio  dire  e  ve- 
racemente confermare  hauere  io  molti  e  molti  anni  fono,  conofciute  perfbne  dottilfime  alle 
quali  grandemente  dilpiaceuala  traduttione  deverfidi  Vergilioinnumcrofciolto.  il  per- 
che vno  di  quelli;  huomo  di  dottrina  e  deloquentia  ;  guftatabene  la  lingua  e  la  dolcezza 
del  fuo  numero  ,  ne  diuenne  tanto  vago  e  tanto  partigiano  che  m.olte  opere  compofè  io 

cotal 


DELLEINSEGNE. 


IO 


cotal  numero ,  maiTìmamente  la  poetica  d'Horatio ,  e  furono  meflc  per  Tuo  ordine  in  publfca 
ftampa .  Ondefi  vede  e  fi  fa  quanto  a  diletto  &  à  giouamento  commune  hoggi  tal  fatiga  de- 
fiderata  fìa,  con  tutto  quefto  che  diremo  del  verlb  di  fei  e  di  cinq;  piedi  ?  regolato  dall'Illuflre 
fapiétiffimo  e  dottiamo  Monfig.Claudio  TolomeiVchi  ardiice  di  biafmare  le  colè  buone  e  ra- 
gioneuolmcntc  per  imitatione  tradotte  con  pieno  lentimento,  fé  non  coloro  che  mancano  di 
dottrina  e  di  giuditio  ?  chi  niega  che  la  perfetta  imitatione  fìa  degna  di  laude  ?  E  Tel  medefi- 
mo  fenfo  del  greco  del'Litino  e  dell'hebreo  è  della  lingua  italiana  materna  apicno  riccuto  & 
ageuolmcnte  elprcffo  conia  vera  imitation  del  numero  ,  perche  fi  fchifa?  perche  s'abbor- 
rifce?  Dicono  alcuni  c'hanno  più  bifògno  di  latte  che  di  bifcotto,  epiubilògno  dimafti- 
care  che  di  mordere,  nonhauere  fuono  lo  Eifametro  el  Pentametro  in  queftatofcana Io- 
quella  .  Attribuifcano  di  gratia  tanto  difetto  alle  loro  orecchie  e  non  alla  vera  armonia  vfi- 
ta  da  bène  organizato  artefìtio .  Incolpino  (  dico  )  il  guffo  loro  infermo  e  non  il  buon  fapo- 
re .  E  fé  pur  fopra  ciò  fentcntiar  vogliono  s'accompagnino  con  Mida .  Replico  che  le  inuen- 
ni  giuditiofé  ,  fondate  nella  perfetta  imitatione,  eie  materie  ben  tradotte  da  vna  lingua 
in  vn'altra  con  numero  e  con  mifura,  &  i  fènfi  trafportati  da  vn  luogo  in  \'n'altro  commoda- 
mente  riceuti ,  fono  degni  di  laude  e  di  marauiglia .  E  chepiu^l'inucntore  &  imitatore  di 
cotale  artefitio ,  effendohuomo  di  dottrina  e  di  credito  ,  fi  dee  non  che  lodarlo  aliai,  ma 
douerglifi  molto,  come  fò  che  fanno  i  neramente  dotti  &innobilmente  giuditiofi.  Di  que- 
llo modo  di  far  vcrfi  di  fei  &  di  cinq;  piedi  a  imitatione  d'Ouidio ,  di  Catullo ,  &  de  altn  che 
potrei  dire,  fu  Monfignor  Claudio  Tolomei,nato  in  Siena  difangue  Illuffre,  dottor  di  leg- 
ge fra  i  migliori ,  Prefìdentc  del  Duca  di  Parma  e  di  Piacenza  il  Signor  Pierluigi  farnefe  ,- 
eletto  nel  prefidcntato  da  Papa  Paulo  terzo  diuina  memoria .  fu  perfetto  Fi!ofofb,nelle  ma- 
tematiche fra  primi ,  Oratori  fra  i  fuoi  pari  vnico .  Poeta  fingulare  in  ogni  lingua ,  Eccellen- 
te pofTeditore  della  hebrea ,  caldea ,  greca  e  latina  fauella.  Egli  orò  più  volte  all'improuifta 
con  flupore  di  molti  perfonaggi .  fu  fpregiatore  di  fortuna ,  confiimò  féfUmta  anni  negli  flu- 
di  di  tutte  le  difcipline .  fu  grato  &  vtile  in  conuerfìitione ,  piaccuole  in  opere  &  in  parole,  li- 
berale e  refugio  de  virtuofi ,  fu  di  vita  ciuile  e  criftiana .  Onde  fatto  Vefcouo ,  fu  chiariflìmo 
effempio  di  quella  dignità,  oltra  la  granita,  la  bellezza  e  la  molta  gracia  del  fuoafpetto.E 
perche  alcune  gentarelle  più  preuo  dottori  che  dotti,  aguifa  decani  affamati  vanno  abba-  . 
iando  contra  di  lui ,  e  dicendo  quefta  inuentionc  effer  morta  col  fuo  inuentore  per  certo  el- 
la è  morta  nelle  cameruccie  loro ,  non  già  in  Roma ,  non  in  Napoli ,  non  in  Fiorenza ,  non 
in  Siena,non  in  Bologna  città  ch'infegna .  afcoltino  cofloro  chi  ha  in  quelfo  medefimo  ffile 
fcritto ,  notin  bene  chi  fu  il  Flaminio ,  il  Molza ,  il  Cefano ,  il  Caro  ,  il  Vefcouo  di  Foflom-  ^ 
brone,rAgoflini,  ilCaualier  Gandolfo ,  il  Ranieri ,  Monlìgnor  della  cala,  il  Petrucci ,  il 
BenuogUentijil  Figliucci  &  altri  famofi  fpiriti  ch'io  non  nomino  ,quafi  tutti  dell'Academia 
della  virtù  in  Roma.niuno  però  di  quelli  fu  dottore ,  efcetto  il  Petrucci ,  e  pure  furono  in 
tutte  le  fcientie  dottiffimi ,  confefio  per  ciò  non  hauere  io  tutto  queflo  per  mia  fcu  fa  fcritto , 
della  quale  non  credo  efferne  bifogneuole ,  fi  perche  le  peribnc  dotte  e  gentili  conofceranno 
clTer  da  me  ben  fatto,  fi  ancora  perch'io  feguito  tanti  principah  fcrittori  denoflri  tempi,  e 
di  più  mi  contento  di  maggiormente  rifcaldare  gli  animi  di  cotai  maledici  accioche  non  cef- 
fino  di  vomitare  i  veleni  nelle  proprie  loro  viuandeàfe  medelìmienon  ad  altri  noceuoli . 
Imperò  lafciando  da  parte  cofi  degna  querela ,  dirò  per  compiacere  agli  fpiriti  fludiofi  di  f  i- 
per  cofe  non  trite,  come  al  tempo  di  Carlo  magno  comparfero  tre  Monaci  alla  riua  del 
mar  gallico,  paruri  d'Hiberniaiquafiandauano  latinamente  cantando  quefle  fole  parole . 

CHI   E   DESIOSO   DI   SAPIENTIA   VENGA   A   NOI   CHELAGVA- 

D  A  G  N  A  R  A .  queftì  ìu  tutte  le  fcientie  fperimentati  e  conofciuti  di  fanta  vita ,  furono  dati  in 
-notitia  a  Carlo  magno  principe  di  molta  fapientia  e  dottrina,  il  qual  comàdò  che  inanzi  à  lui 
fuffero  condotti ,  e  dimandatili  di  che  mercede  fi  contentaffero ,  rifpofero  di  modefla  proui- 
iìone ,  cofi  da  coftoro  fu  dato  principio  aUe  Vniuerfità  degli  ftudi  publici  in  Europa .  il  Cal^ 
faneo  cofi  gli  nomina  cioè  Alenino,  Claudio  e  Nefforo.  ilSabellico  ne  nomina  quattro 
cioè  Rabano,  Alcuino ,  detto  per  nome  proprio  Albuino,  il  qual  vogliono  chefuife  ffa- 
^o  precettore  di  Carlo  magno,  Claudio  _,  e  Giouanni  fcoto  .  il  che  conferma  Roberto 
Guagnino  nel  fuo  libro  de  fatti  de  Francefi,  nella  vita  dello  fteflb  Carlo  magno,  iqua- 
h  diflèro  èfler  venuti  diScotia.  Claudio  per  nome  proprio  fu  chiamato  clemente 
J^r  *  C         a 


RAGIONAMENTO. 

Giouanni  (come  fi  è  detto)  cognominato  Scoto ,  per  la  qual  colli  Carlo  ordinò  ch'Alenino,  il 
quale  diede  Principio  alla  vniucrfitàdi  Parigiinfiemc  con  Claudio,  rimaneife,  e  Giouanni 
fcoto  andafTc  a  Pauia ,  quiui  giunto ,  fece  refidenza  in  S.  Pietro  in  celauro ,  altri  dicono  in  S. 
Auguftino  eh  e  tutta  vna  chicfa ,  e  quiui  fini  il  corib  della  Tua  vita ,  altri  vogliono  ch'Alenino 
venifle  in  Pauia ,  con  quefto  felice  principio  inftituiti  molti  ftudi ,  fi  fece  di  tempo  in  tempo  e 
di  luo^o  in  luogo  grandilTimo  Profitto.  E  perche  coloro  i  quali  alla  diucrfità  delle  fcicntie  at- 
tendcùano ,  (cnz'altra  autorità  &  approbatione  publicamente  leg^euano  .  interpretauano  e 
fèntendauano ,  fu  prouifto  che  fimigliante  efifercitio ,  fenza  conf lifione  con  più  dccoro,e  eoa 
più  ficura  dottrina  proccdelfe  e  che  le  vniuerfità  degli  ftudi  ordinafTcro  le  inicgne  dottorali , 
le  quali  fono  le  fimili  per  tutto,  ancora  ehe  e  più  e  meno  in  moki  luoghi  fi  truouino  vfate.tut- 
to  ciò  fi  legge  negli  ordini  dello  ftudio  e  della  vniuerfità  di  Parigi . 

Per  ritornare  al  noftro  concetto ,  il  Calfaneo  pone  che  li  jMarchi  di  Mercatanti  fieno  infcgne , 
ma  fecondo  il  mio  parere ,  non  e  da  crederlo,  impercioche  fé  bene  ogni  Inlegna  è  fegno,non 
ne  dee  feguire ,  ch'ogni  fegno  fia  infègna,  effendo  la  verità  che  gh  ellcrcitii  meccanici  per  di- 
/tinguerfi  l'un  dall'altro ,  ne  i  luoghi  loro  e  nelle  lor  botteghe ,  o ,  tauerne ,  tengono  fuori  di- 
uerii  fegni  per  dar  commodità  à  compratori ,  nondimeno  quelle  figure ,  o ,  dipinte ,  o ,  di  ri- 
Heuo ,  non  fi  deono  chiamare  inlègne  le  quali  vengono  dalla  voce  latina ,  ciò  è  inhgnis  &  in- 
ficine ,  che  fignifica  nobile  &  illurtre ,  onde  l'vfo  buono  ha  voluto  che  le  iniègne  rapprelènti- 
no  gradi  e  dignità ,  e  non  eflcrcitii  vili  &  abietti,Li  fegni  adunque  è  profanità  maifimamente 
in  noftra  lingua  materna ,  che  altro  rapprefendno  che  cofe  mercantili  e  meccaniche .  E  però 
le  ?U  huomini  di  giuditio  fono  dimandad  doue  ftia  vn  buono  Orafo,rifponderanno  al  fegno 
del  fole ,  doue  è  vna  buona  hofteria  ?  al  fegno  del  Falcone.e  non  all'infegna .  e  fé  pur  quei  fo- 
no impropriamente  dette  infegne  ,  tutto  procede  dagli  huomini  ignorand . 

Mi  fouiene  che  di  fbpra  io  dilfi  la  verte  di  porpora  edere  (lata  vfita  per  infegna  di  fupprema  e 
mediocre  dignità ,  &  accioche  io  non  fia  notato  di  traicuraggine ,  dico  che  di  quefto  colore 
le  ne  fanno  infegne  che  dinotano  habid  de  Re  e  de  Duchi,quado  iì  pongono  in  atto  di  Mae- 
ftà,  ma  qualhora  altre  pedone  priuate  fé  ne  vertono  non  è  infegna  Se  anticamente  li  prohibi- 
ua .  leggiamo  per  ciò  che  li  Romani  non  comportauano  che  di  tal  colore  veruno  fé  ne  vertif- 
fe  efcelto  i  Tribuni  della  Plebe  quando  rifedeuano  dinante  alla  porta  del  Senato  chiamàdolì 
quel  vertimento  infegna  tribunida . 

E  quantunche  fia  vero  che  le  dignità  per  fucceffione,  o,per  elettione  fieno  giurte ,  non  fi  admet- 
tono  però  fé  no  fi  manifefta  quel  grado  col  nceuimento  delle  infegne  in  tertimonio  legitimo 
ordinate ,  oltra  ehe  ne  i  configli ,  nelle  diete ,  nelle  congregationi  publiche ,  le  infegne  fanno 
fpettacolo  di  Maertà ,  di  riuerentia ,  di  decoro  &  di  terrore  ,  e  fanno  diicernere  i  fuperiori  da 
gli  inferiori ,  E  ben  fi  fa  come  li  Papi  e  gl'Imperadori ,  fé  ben  fono  per  voci  e  per  ifeutrinio 
eletti ,  o ,  per  altro  ordine ,  non  fono  legidmi ,  principi  fé  non  riceuono  le  deputate  infegne  , 
cofi  intendere  fi  dee  de  Re  e  de  Principi  mediocri^anzi  i  fuppremi,fin  gli  infedeli  quello  cof- 
tume  olferuano,  e  per  prineipal  colà  concorre  che  da  facerdoti  fieno  vnd  d'oglio  fiero  che  di 
ciò  fi  è  fatta  mentione .  Portiamo  ancor  dire  che  come  i  corpi  celefti  con  le  fteìle  fifle ,  col  So- 
le e  con  la  Luna  e  con  l'altre  rtelle  eranti^e  ciò  s'è  detto;  ibno  conueneuoli  infegne  di  Dio  e  lo 
rendono  ne  i  noftri  penfieri,marauigliolb  reuerendo  &  omnipotente ,  cofi  le  corone,le  Mitre 
e  le  altre  infegne  fudette ,  rapprcfcntano  le  dignità  de  fuppremi  e  di  mediocri  perfonaggi ,  co 
oblic^o  di  riuerentia  con  prontezza  d'vbidientia,con  ftabilità  de  fede  eó  conferuatione  di  be- 
neuolenda  e  con  regola  di  timore.Douendofi  per  tanto  confermare  ninna  di  querte  corali  in 
uentioni ,  eflère  ftata  mefta  in  vfo  fc  non  per  neceffaria  riuerenna,vtilità  e  decoro .  E  che  ciò 
fia  vero ,  già  fi  vede  chel  Dottore  non  portando  la  toga ,  per  legge  debba  efier  cenfurato  & 
efclufo  dal  collegio ,  parimend  i  facerdod  fecolarie  clauftrah  lenza  il  loro  conueneuole  habi- 
to  fono  da  fuperiori  caftigati . 

E  perche  la  copia  de  concetd  intorno  a  quefta  materia,  mi  potrebbe  di  lòuerchio  trattenere,per 
ciò  quanto  poifo  voglio  rertringermi ,  martìmamente  hauendo  io  à  baftanza  detto  e  delcritto 
che  fieno  le  infegne  e  diftintele,  crederò  nondimeno  ehe  fia  di  vdlita  mortrare  come  di  erte 
infegne  militari  alcuni  Icrittori  ne  habbm  fatta  memoria,  e  primamente  Virgilio  nel  iècondo 
dell'Eneida  cofi  dice . 
Cgniun  sarmipwr  hor  deinnfegne  nimiche .. 

do 


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DELLEINSEGNE.  ii 

ciò  dilTe  il  Poeta  quando  Corebo  con  i  fùoì  compagni  cercò  di  fàluarfi'Ia  notte  ch'i  Greci  en- 
trarono in  Troia ,  hauendo  affrontato  efsi  Androgeo  &  ammazzatolo  con  tutti  quei  ch'era- 
no fcco  in  quella  zuffa .  Onde  h  Troiani ,  prima  che  conofciuti  f  ufiero ,  ne  vccifèro  combat- 
tendo molti ,  Cornelio  tacito  fcriue  che  molte  inlcgne  militari  feruiuano  per  ornaméto  e  per 
tcflimonio  di  colui  che  guerreggiando ,  valorofamente  fi  portaua .  Per  ornamento  ancora  fi 
vfauano  le  celate  meife  à  oro  con  piume  &  altre  generofe  apparenze ,  non  neceffarie ,  ma  at- 
te à  dare  ardimento  agli  amici  e  terrore  a  nemici.  Quindi  giuditiofi  pofiono  vedere  come 
nò  fia  fuor  di  propofito  vfare  nell'eifercitio  di  guerra  le  infegne  neccifarie  all'ordine  della  mi- 
htia  &  non  neccflànc  agli  ornamenti  che  dilettano .  La  onde  fcriue  Tullio  ad  Appio  l'inièsne 
effere  (  come  il  fieno  )  inditio  di  virtù,  ne  farà  chi  nieghi  effer  più  caro  al  buon  fbldato  l'acqui 
fio  duna  infcgna  nemica  che  la  ricca  preda  dirobbee  di  danari,  con  ciò  fia  che  l'infcenefì 
ponghmo  in  publico  per  lionorato  &  immortale  fpettacolo,  nelle  piazze  publiche  e  ne  i  riue- 
riti  templi .  Accusò  Tullio  alcuni  che  in  fimih  cafi  gh  altrui  honori  s'attribuiuano  ,  dicendo , 
molti  fono  fiati  e  Ibno  al  prefente  che  s'adornano  fenza  merito ,  fcriue  egli  ancora  nelle  filip- 
pice  ,  o ,  vero  nelle  marcantoniane  che  cofa  fia  mfegna ,  dicendo . 

Sarebbe  da  feruire  à  lui  quando  egli  hauefle  voluto  prendere  l'infcgnadiRe.  Potrei  ci- 
tare molti  altri  a  fortificamento  di  quanto  fi  è  detto  delle  inlègne,  ma  voglio,  per  ciò  mi 
bafta ,  hauerne  fcritto .  Tuttauia  l'autorità  de  fcrittori  italiani  mi  efibrta  ch'io  citi  il  Petrarca 
il  quale  nel  iònctto  che  comincia  ,o  passi  sparsi,  difie . 

0  fola  infegna  al  gemino  ualorc  . 
dinotando  la  corona  di  lauro  elfer  teftimonanza  chiariffima  per  meriti  {òldatelchi  &  de  fcien 
tie,  parimenti  il  detto  Poeta  nel  primo  capitolo  del  trionfo  della  morte  cofi  canta . 

Era  la  lor  v'.ttoriofa  infegna  . 
moftrando  per  ella  la  purità  dì  Laura ,  la  fchiettezza  el  valor  de  fuoi  cafiifsimi  penfieri ,  con 
animo  di  mantenerfi  ella  tale  fin  all'vltimo  giorno  di  fua  vita,  ma  credo  C\  polla  dire  che  fulTè 
più  to/to  imprefa  ch'inlègna  eflèndo  vno  Armellino  col  collare  d'oro  e  di  topatio,  fisnifican 
co  la  intentione  di  cofi  pudica  e  bella  donna ,  hauendo  ornato  quel  puro  animaletto  di  due 
pretiofe  cofe  cantate  da  Dauide  Re  nel  falmo  1 1 8. 

O  Signore  i  tuoi  precetti  fono  fopra  l'oro  el  topatio  ,  ne  facendo  quen:a  comparatione  con 
altre  gioie,  poifiamo  credere  che  la  valuta  dell'oro  e  del  topatio  fia  iòpratutti  gh  altri  ricchi^- 
fimi  mettalli  e  gemme ,  nel  medefimo  capitolo  fegue  il  Poeta  e  dice . 

Quando  nidi  una  infegna  ofcura  e  trijìa  . 
La  quale  può  ancora  feruire  per  imprefa  ,  effendo  fatta  in  foggia  che  rapprefenta  il  fine  di 
quefta  vita  mortale  .  e  con  tutto  ciò  che  l'vn  nome  l\  prenda  per  l'altro ,  e  tutto  nonditneno 
cagionato  dal  mal'vfo  come  all'x'Itimo  potrà  conofcerfi  nel  trattato  della  vera  proprietà  dei- 
rimpreiè ,  canta  medefimamente  il  Petrarca  nel  capitolo  della  diuinità  in  quefta  guifa . 
yidi  l'infegnt  di  quell altra  Fita  . 

La  quale  fimilmente  fcuopre  la  certezza  della  vita  eterna ,  &  è  la  croce  benedetta  nello  fien 
dardo ,  in  atto  della  fantiffima  refurrettione .  fcriue  pure  il  Petrarca  in  quefto  medefimo  fen- 
timento  pvirlando  ad  Amore  nella  canzone, 
^mor  fé  noi  eh' io  tomi  al  giogo  antico 

E  ripon  le  tue  infegne  nel  bel  uolto  , 
fignificando  che  quanto  vittoriofamcte  Amore  s'acquifiaua,era  per  la  pudica  e  vera  bellezza 
di  Laura .  quefio  per  fin  qui  bafii ,  conchiudendo  elfere  l'infegne  inuentione  atta  a  dimo/trar 
gradi ,  dignità  &  offitii  delle  quah  à  propofito  fi  è  ragionato  perche  l'i  vegsa  quanto  dalle  im- 
prefe  fieno  dilTimili .  da  quefia  prima  inuentione  vengo  (  fecondo  l'ordine  )  alla  feconda,  do- 
uete  fi  ha  da  vedere  che  cofa  fia  a  r  m  e  delle  famiglie,©  cafate  nobili,  la  quale  impropriamen- 
te hora  e  chiamata  infegna  &  bora  imprefa.  E  di  quefta  inuentione  trattandofi ,  fcopriranfi 
molte  cofe  non  volgari  e  non  fcritte,con  diletto  e  con  giouamento  dell'altrui  nobiltà . 

i  L   FI^EVELLElJTSEgjTE. 


DELL'ARMI  DELLE  FAMIGLIE. 

Cosa  veramente  di  molto  difetto  parmi  che  di  quefta  inuentione  nulla,o,poco  fi  truoui  fcrit- 
to,  poi  che  fimiglianti  figure  hanno  fèruito  e  leruono  per  honorato  tcftimonio  della  vera  no- 
biltà delle  cafate'.  Però  l'arme  che  fanno  teftimonanza  della  detta  nobiltà  per  quanto  ci  mo 
fìra  la  confuetudinc,{ono  differenti  da  quelle  che  s'vfano  per  inftrumenti  di  guerra,e  folamen 
te  conferifcono  nel  nome  e  non  già  nella  materia  ne  meno  nella  forma,  fono  però  quefte  ar- 
mi da  latini  chiamate  infegne ,  ciò  fi  può  dire,o,che  fia  difetto  della  lingua  latina,o,che  fia  in- 
uentione (  come  è)  nuoua,fi  che  alle  ftelfe  figure  lequaH  dinotano  nobiltà ,-  non  fi  potè  troua- 
re  vn  nome  più  conferente .  E  quefto  ci  può  far  credere  il  Budeo  il  quale  afferma  ne  i  tempi 
dopo  i  Romani  alcuni  fecoli  ;  tale  inuentione  efferlì  porta  inconfuetudine  come  nota  di  gen- 
tilità ,  Se  è  fìmil  figura  di  molto  pregio,  e  degna  ch'appieno  le  ne  ragioni ,  e  fi  farà  con  giudi- 
tio  vedere  che  non  fuor  di  propofito  è  filato  allo  ftellb  legno  applicatoli  nome  arme,  con 
ciò  fia  che  quefia  (  fé  ben  non  lì  fa  di  chi  ella  fia  )  porga  riputatione  al  luogo  oue  ella  è  fcolpi- 
ta,ò,dipinta,e  fa  che  iriguardàti  fi  rendano  bramofi  di  lapere  di  chi  fia  quel  luogo,e  chi  lo  ha 
bita  e  poffiede,quai  furono  i  fuoi  pafiàti  e  quali  i  prefenti .  perciò  dicono  alcuni  fcrittori  che 
"  Alcfiandro  magno  era  folito  fempre  di  fifiàr  la  villa  à  fimiglianti  fpettacoli ,  e  ie  egli  fapeua, 
oucro  s'imaginaua  che  fulfe  vno  fpettacolo  di  virtù  gli  faceua  honore,e  ben  fi  legge  quàto  lo 
commoueflc  il  fcpolcro  d'Achille,  Egli  per  ciò  mcfle  in  vfo  che  colui  il  qual  valorolamente 
fi  portaua  nella  gucrra,andaire  ornato  di  qualche  legno ,  publico  inditio  della  fua  virtù ,  tut- 
tauia  quel  dono  o  quel  fogno  non  giouaua  à  pofì:eri  ne  fi  teneua  per  tefiimonio  di  nobiltà  co 
me  hoggi  fanno  le  armi  delle  cafate . 

Pietro  ancarana  nobil  legifia  ,•  nella  Clementina  vnica ,  al  Paragrafo  cosi  n  o  i.  nel  fine  delle 
reliquie,  e  venerationi  de  ianti  ,  attesale  nominate  armi  effor  porte  in  diuerfi  luoghi,  per 
ifpettacolo  di  gentilità,  per  la  qual  colà  comprendo  efiermi  lecito  a  lungo  par!arne,dicendo 
primieramente ,  come  habbia  hauto  origine,  quando  e  doue  vfàta  fufic  e  quanto  rtimare  & 
apprezzar  fi  debba  e  perche  fi  chiama  arme.La  onde  mi  do  a  credere  che  fi  nobile  e  fi  raro  fu 
getto  fia  grandemente  per  fodisfare  alle  perfone  di  belliffima  ingegno. maffimam.ente  à  quel- 
le che  dell'Arme  di  lor  cafa  che  fia  e  donde  venga  no  hanno  veruna  notitia.  per  il  che  s'accre 
fcerà  in  effi  il  defiderio  d'imitar  quel  primo  fuo  antenato  il  quale  con  le  fue  virtù  nobilito  non 
folamentefomedefimo  ,  ma  tutti  i  fuoi  difccndcnti.  E  ben  deono  haucre  sfregiatala  co- 
foientia  coloro  che  riguardando  all'honorato  oggetto  de  fuoi  maggiori ,  in  otio  marciti ,  brut 
tamente  tralignano .  Et  a  fine  che  fopra  di  ciò  io  peruenga  a  qualche  dirtinta  lucidezza,mi  fia 
di  mirticri  raccontare  le  vfanze  antiche ,  malTìmamente  de  Romani  e  qualche  poco  de  Greci 
&  ancora  dell'altre  nationi .  tanto  più  che  noi  vcggiamo  efler  la  verità  che  le  famiglie  dimo- 
rtranofonza  cotale  arme  maniferta  ignobiltà .  e  fé  però  molti  vlàno  fimil  fogno  e  non  fono 
nobili ,  a  lungo  andare  fonza  verun  merito,  fono  per  nobifi  giudicati .  qui  iì  conofce  quanto 
importi  qucrto  fpettacolo  porto  inpublico  per  lunghi  anni .  e  quello  appare  nella  dcfinitione 
che  Marco  Tullio  attribuifce  alla  vera  nobiltà .  La  qual  vuole  che  fia  manifeftata  per  publica 
te  imagini  che  furono  prelTo  Romani  riuerito  tcrtimonio  dell'altrui  meritate  laudi .  Suetonio 
{ìmilmentc  ferine  nella  vita  di  Vefpafiano  Impcradore  in  quella  maniera,  cioè  la  gente  flauia 
èofcurapercfferefonza  l'immagini  de  fuoi  antenati .  Quinci  fi  vede  efforc  fiato  coftumede 
Romani  in  haucre  le  imagini  per  pruoua  de  nobiltà  in  qual  fi  voglia  conofciuta  e  ciuil  fami- 
glia .  Effondo  colà  certiffima  che  quelle  rapprefontauano  il  gran  merito  di  coloro,  ch'in  guer- 
ra,o,vero  in  altri  necelfari  maneggi,haueuano  al  Principe  giouato ,  a  gli  amici  compiaciuto, 
data  ficurezza  alla  RepuWica,  gloria  alla  patria  &  obedienza  alla  Religione .  e  fi  può  ancor 
credere  le  irteffe  imagini  effere  rtàte  figure  di  materie  diuerfo ,  manifèftando,o,  in  flucco,o,in 
marmo,  o,  in  bronzo,o,vero  in  pittura  l'acquirtate  vittorie  de  città  de  paefi ,  de  perfonaggi, 
de  naui ,  dc'fpoglie  come  ciò  neL'ordine  di  trionfare  in  Campidoglio  foleua  farfi.l'imagini 
delle  quai  cofo  fi  appendeuano  in  luoghi  publici,  e  querto  vfo  era  vn  premio  à  meriti  di  virtù 
militare  conceduto .  Altre  openioni  fi  leggano  le  quali  fono  che  li  cortumi  de  Romani  erano 
folamente  di  publicare  le  nominate  imagini  che  altro  nò  demolhauano,  efoetto  l'eifigie  el  no 
me  di  quei  tali  che  fimil  pompa,o,  per  merito  d'armi,o,  di  gouerno"  fi  richiedeua  à  loro .  Tul- 
lio per  tanto  nella  legge  agraria  volfe  palefare  di  elfere  huomo  nuouo  e  non  lodeuole  per  no 

biltà 


DELLEFAMIGLIE.  12 

biltà  éi  (àngue ,  con  tutto  ciò  creato  confule ,  cofi  dilli  al  populo. 

quando  vi  ho  richiedi  e  pregati,o,  Romani,  fapeuo  di  non  hauerc  antenati  del  mio  parenta- 
do che  mi.lodaficro ,  per  tanto  fé  io  errarò  nulle  (àranno  le  imagini  che  per  me  vi  prcghino.il 
mede/imo  centra  Pilóne  dilTe,  ti  gabbafti,o,  Pi{bne,negli  honori ,  per  la  laude  delle  tue  fumo 
fé  imagini,dellc  quali  non  hai  cofi  à  te  più  fimile  chel  colore.quefto  hoggi ,  fi  può  attribuire  à 
moki  i  quali  fanno  tanto  il  fupcrbo  per  i  meriti  de  i  loro  maggiori ,  quanto  per  non  volere,  o 
per  no  iapcrc  imitarli  fi  moftrano  fotterati  ncH'otiOjpicni  de  vitii  e  di  viltà,onde  il  teftimonio, 
de  lor  palfati  e  a  elfi  manifefliJfimo  vituperio  Et  a  quefto  propofito  tacer  non  deggio  le  pa- 

.  role  di  due  gentiihuomini  c'hebbero  per  cótroucrfia  mfiemc.Vno  di  quefii  nato  illufh-c,difle 
allaltro,  taci ,  che  non  lei  par  mio  rilpofc  quello,  veramente  mi  vergognarci  di  efferc  par  tuo, 
poi  che  non  fu  firc  quanto  fecero  i  tuoi  parenti .  Giudico  per  queflo  eflère  fiata  gi-an  ventu- 
ra in  gran  parte  à  Romani  che  nò  vfiflero  l'imagini  come  armi  di  fucelTione ,  l'i  che  i  pofieri 
con  le  brutte  opere  non  imbrattaflcro  gli  honorati  Ipettacoli  de  lor  antichi.  E  per  la  verità 
molte  armi  de  no/tri  giorni  per  quei  che  tndignano,  miferamente  Ci  vergognano. quanto  per 
ciofeleficlfearmihaueirerofenfojlacrimarebbero?  Dico  che  le  dette  imagini  eie  Romani 
non  trafcendeuano  à  fucccfiòri.  e  per  difcendere  dalle  imagini  a  cognomi  attribuiti  altrui  per 
opere  d'honore,confelfarcmo  che  non  tuti  i  Manlii  famiglia  nobiliìfima  romana/urono  chia 
mati  T  o  R  Q_v  A  T I ,  ne  tutti  i  Cornclii  Cono  fiati  nominati  affricani  .ne  tutti  i  Valerli  furon 
tletti  CORVINI,  impercioche  fimiglianti  cognomi  erano  voce  d'immortalità  alle  opere  dvn 
particolare  m  a  n  l  i  o.d'vn  particolare  s  e  i  p  i  .>  n  f.  .  e  d'vn  particolar  v  a  l  e  r  i  o.  de  quai  co 
gnomi  più  apieno  fi  ragionarà.L'arm.e  adunque.inditii  moderni  di  nobiltà ,  e  non  i'imaqini, 
trafcendono  a  fuccefibri  in  infinito,  &quefta  conluetudine  non  è  fuor  di  propofito  perche 
iìmighate  tefiimonio  è  acuto  fpcrone  in  cercar  d'imitare  i  pallati  alla  pofierità  dirò  bene  che 
vna  olferuataconuenienzacfra  l'antiche  imagini  e  le  moderne  armi,  laqual  nonèdibaifa 
confideratione ,  con  ciò  iìa  che  l'iinagini ,  come  per  decreti  publici  non  fi  poteuano  leuar  da 
luoghi  ne  fcance]larIe,cofi  in  alcuni  luoghi  non  Ci  radano  le  armi  ne  fi  cafiTano  fenza  legitimo 
caftigo  ,  Il  Budeo  ciò  conferma  nella  legge  finale  nel  digefto  dell'origine  del  giufio. 

Qui  fi  ha  da  elplicare  che  diflferentia  efi!er  polla  fra  le  imagini  e  le  armi  cioè  che  quelle  non  an 
dauano ,  come  fi  è  detto,  per  fucceffione ,  quefte  Cu  dcuefi  per  tutto  ciò  confiderare  che  filma 
far  fi  debba  delle  fielfc  armi  mentre  che  fanno  delle  nobiltà  perpetuo  tefiimonio,per  cio,ben 
è  da  fapere  fé  quefie  fi  poifono  alienare ,  o,  no.  Bartolo  tiene  nel  trattato  delle  inlègne  e  del- 
l'anni che  fi  pofiòno  alienare  e  concedcrfi  agh  adottiui  e  legitimati,o  vero  arrogati  &  ancora 
à  coloro  che  per  benefitii  iìitti ,  o,  per  intrinfica  beneuolentia  degni  ne  fono,  la  defferentia  in 
quefì:o  calò  fra  l'infegne  e  le  armi ,  fi  vede  perche  l'infegne  (  s'intendono  le  militari  )  vn  capi- 
tano può  alienare  e  concedere  a  chi  vuole  pur  ch'in  effe  non  fia  dipinta  l'arme  del  principe . 

E  egli  ancor  vero  che  l'infegna  inarborata  nello  ellercito  d'uii  Principe,  non  fi  dee  inarborare  in 
lèruigio  d'un'altro ,  efcetto  fé  vi  fufie  dipinta  l'arme  fola  del  capitano,  o ,  qualche  fua  propria 
imprefa ,  perche  mutandofi  la  perfòna.può  ancor  mutarfi  ciò  che  depende  da  lei .  Le  infegne 
però  di  fupprema  autorita,dellc  quali  fi  e  ragionato  a  baftanza,  non  Ci  poffono  per  alcun  mo- 
do alienare .  Efiendo  vero  che  vn  Re  può  priuarfi  della  dignità  reale,come  Cccc  Lodouico  Re 
<ii  Francia ,  poftofi  à  fcruigi  di  Dio ,  o ,  per  qualche  notabil  difetto ,  ma  non  può  vendere , 
impegnare  e  donare  le  infegne  reali  lequali  Ci  concedono  à  legitimi  fucceffori .  Imperò  le  ar- 

"  mi  della  calata  del  Re  nò  ponno  effer  prohibite  a  quei  del  proprio  Sàngue  dello  fielTò  Re  ben 
che  non  fieno  di  quella  reale  dignità.  Ecco  in  qual  guifà  fi  comprende  la  differentia  fra  l'infe- 
gne di  dignità  e  le  armi  de  parentadi ,  mi  occorre  però  di  dire  (  benché  quefia  parte  doucflc 
effer  contenuta  nel  trattato  delle  infegne  )  fé  li  Duchi,Principi ,  Marchefi  e  Conti,comc  mol- 
ti in  Italia  le  ne  conofcono ,  i  quali  non  efiTendo  ornati  delle  infegne  conueneuoli  agradi  loro, 
fieno  legitimamente  degni  di  cotai  titoli  e"  Io  di  ciò  non  mai  ho  fentito  ragionare ,  con  ciò  fia 
che  in  Italia  (  efcetto  nel  Regno  di  Napoli  )  maffimamente  e  Marchefi  e  conti,  non  fi  veggo- 
no che  efiì  vfino  fimiglianti  infegne ,  come  dire  vn  cerchio  fbpra  l'armi  delle  calate ,  fecondo 
che  ciò  Ci  vede  in  Napoli  &  in  Spagna  &  ancora  in  Francia .  il  qual  cerchio  aguifa  d  i  corona , 
■  portano  alla  fepoltura  col  manto  fecondo  la  diuerfità  delle  vfànze.  per  tal  cagione  puofsi  giu- 
ridicamente credere  ch'inefsi  fieno  legitimi  ititeli?  Alcuni  digiuditio  perfetto  dicono  che 
fenza  taliinicgne  i  Marchefi  &  i  conti  iono  yeiri  Ci^aori  e  di  citolo  ragioneuole,  con  ciò  fia  che 

elfi 


D  E  L  L  E    A  11  M  I. 

efiì  non  conofccflero  veruna  fiiperiorità  de  Impcradori  e  di  Re  in  quei  tempi  che  fìmiglianti 
gradi  s'acquiitorono.  Dipoi  cifcndo  venuti  gli  (tati  i  mano  de  Principi  gradirle  à  elfi  e  (iato  le 
uato  il  mczo  è  mirto  imperio, non  per  ciò  è  ftato  tolto  il  titolo,come  quello  ben  fi  fa  che  hoggi 
pure  da  fioro  fuperiori  fono  chiamati  Conti  e  Marchefi.nel'infegneà  quei  tempi  fivfàuano 
in  teltimonio  di  dignità  e  di  decoro  badandoli  il  nome  e  l'v^liitrutto  co  la  fucceffionc  appieno 
mi  è  fàrfo  delle  inìègne  dir  quefto  di  più,  accioche  più  chiaramente  (ì  conofca  la  diftcrentia 
e  hanno  con  le  armi . 

Ritorno  adire  che  le  armi  delle  famiglie  fono  fiate  inuentioni  degne  di  molta  laude  poi  ch'in- 
qual  fi  voglia  modo,  rapprefcntano  nobiltà.  Egli  è  ben  vero  che  già  vn  tempo  fé  ne  tenne 
più  conto^,  e  che  ciò  fia  la  verità,  è  (lata  communc  prohihitione  che  i  baflardi  non  potelìero 
portar  le  armi  de  padri  loro  fé  non  con  qualche  inuiìtato  fegno .  In  Francia  però  &  in  Napoli 
fi  concedono  à  baflardi  il  poterle  portare  con  vna  trauerfli  di  color  giallo, fé  ben  mi  ricordo,o 
rofTòjdalI'alto  alla  parte  deflra  calando  al  baffo  angolo  della  finiflra .  Ma  à  legitimati  è  in  du- 
bio,  pure  alcuni  vogliono  che  fia  lecito .  Tuttauia  fi  trouano  certe  ragioni  in  contrario  dicen- 
dofi  che  fc  fono  efclufi  i  legitimati  dalla  fuccelTìone  de  beni  fot'to  il  Hdecommifìbxonfesuen- 
temente  il  può  a  eflì  vietare  l'armi  fchiette .  La  qual  cofa  attcfla  il  Panormitano  (  cofi  lo  eira 
il  Cailàneo)ncIla  lege  l  v  e  i  o.  al  paragrafo  l  v  e  i  o .  al  digeflo  de  Legati  fecondo.cofi  portare 
f'armeèhonorepoiche  le  leggi  ne  danno  i  precetti  .  Di  più  dicono  che  ilegitimati  non  fi 
comprendono  ne  i  beni  em.fiteotici ,  cioè  flerili ,  nella  fertilità  ridotti ,  cofi  fuona  la  voce  gre- 
ca Emfìteufi,  fecondo  la  compofitionc  del  titolo,  al  paragrafo  .mora  alcvni  al  verficolo 
fettantcfimo  fettimo.Il  perche  fi  vede  non  douere  i  legitimati  vfare l'armi  comei  legitimi .  e 
quefie  ragiotìi  militando  in  vno,  militano  nell'altro .  alla  lege  q^v  e  l  l  o  nel  paragrafo  primo 
cvyivi  e  le  (leffe  ragioni  con  più  concordanze  fono  allegate  nella  Glofa. nella  parola  essere 
Stimato,  nel  Digcfìo  alla  lege  aqvtli  a  quelli  fondamenti  ha  porto  Baldo,  nella  legge  general 
MENTE  al  paragrafo  CONCIO  sia  nel  Codice  delle  iftitutioni  e fubltitutioni.  e  dopo  Baldo  Gu- 
glielmo di  Benedetto  nella  repetitione  del. e.  Ranutio,nella  parola  Ranutio  di  Clera. 

L'oppofito  però  è  ch'i  legitimati  poffino  portare  l'arme  paterna  fchietta  e  fènza  alcun  fegnale.  la 
ragione  e  che  la  efirtenza  dell'herede  ha  luogo  ne  i  legirimati.Baldo  nella  legge  essa  laquale. 
alla  colóna  fècóda.e  Lafbne  nella  legge  essi  fé  del  padre,nclla  terza  e  quarta  colonna  al  codice 
Onde  i  liberi.nella  legge  de  coftumi  alla  colonna  quita,al  digerto,  della  volgare  Imperò  per 
nbbreuiare  qucrte  controuerfìe,  par  che  fi  conchiuda  non  douerfi  al  legitimato  negare  l'armi, 
ne  anco  la  fucceffione  de  detti  beni,interucnendoci  la  fcmplice  legitiniatione .  e  ciò  conferma 
Ealdo  nella  (òpracitata  legge  alla  nona  colonna  nel  fine.  Tuttauia  non  effcndo  ioditalpro- 
lefTione,  mi  rimetto  a  dotti  e  fam.ofi  profelTori  di  querta  fcientia.  Ho  io  meflb  mano  in  querta 
dottrina  vedendo  quato  a  propofito  faceffe  tante  degne  autorità  confermare  il  pregio  e  la  rti- 
ma  fatta  delle  armi  delle  famiglie.è  ancora  cófuetudine  far  dipingere  e  fcolpire  le  fudette  armi 
in  tutti  i  luoghi  pertinéti  alli  parenti  d'vn  medefimo  ceppo  difcefi.ne  le  rteiìc  armi  poffono  cf^ 
fere  fcancel!ate,o,m  brattate  fenza  grane  pena.fi  vede  qflo  nella  legge  Equiffimo  ili  paragrafo 
ma  de  gli  Edifici  i  l'vfufrutto  lafciato  iìa.onde  con  quel  legno  dell'armi  faffi  più  ficura  la  poffef 
fione  degli  edifitii  e  degli  altri  beni. E  ancora  openione  che  l'arme  non  iì  poffa  variare  ne  mu- 
tare fé  non  con  honorata  occafione,perche  fé  e  prohibito  il  mutar  nome  e  ancora  prohibito  il 
mutar  arme,alla  legge  essi,  al  paragrafo  chi  per  soldato,  quiui  Baldo  al  digerto  de  falsi  dice 
che  come  la  mutatione  del  nome  non  fi  richiede  a  verun  Principe  feculare,  cofi  ad  ogni  altro 
non  fi  conuiene,  confeguentemente  non  ii  deòno  fcambiarc  le  armi.  E  ancora  prohibito  agli 
huomini  come  fono  dottori  e  notari,mutar  fcgno,o  figlilo. D'vn  luogo  ancora  abbandonato 
non  fiipendofi  chi  fia  il  padrone ,  s'intende  che  fia  del  publicho  o  del  primo  occupante ,  ma 
cauandofi,o,  per  far  fondamenti,  o  per  cauar  pietre,  ritrouandocifi  qualche  arme  intagliata 
e  conofciuta,  per  querta  fi  cede  il  detto  luogo  al  padrone  dell'arme ,  non  fi  può  fimilmentc 
(come  fi  è  detto  )  radere  o  fcancellare  efcetto  fé  quel  luogo  non  fuflc  ftato  alienato  iuridica- 
mente  dal  proprio  padron  dell'arme  qucrto  conferma  Bartolo  nella  legge  chi  per  ube- 
ra l  i  t  a  al  paragrafo ,  n  e  per  nome  di  esso,  perquelterto  al  digeflo  deo  pe  re  pv- 
B  L I  e  H  E.  fi  vede  finalmente  quanto  le  leggi  habbiano  confcruata  la  dignità  di  qucrto  legno 
delle  calate  nobili ,  e  fi  vede  la  differentia  quanto  fia  grande  fra  l'infègne  e  le  armi  e  come  per 
diuerfe  occafioni  fieno  in  vlb  fra  gli  huomini  i>en  nati .  Accade  anco  foucnte  in  cafi  enormi 

"  '  che 


DELLEFAMIGLIE.  ij 

che  chi  tradilcc  il  principerà  patria,o,la  Reh'gione;efIèndo  di  nobil  famigh'a,  per  più  fuo  vini- 
perofo  difpregio  Ja  Tua  Anne  per  tutto  fi  caiTa  e  fi  lcance]Ja,dal  qual  atto  comprcdiamo  quan 
ta  ftima  fi  dee  fare  di  quelto  (pettacolo  di  gentiJità.Quando  fimilméte  vn  nobil  muore,  e  non 
habbia  alcun  altro  del  Tuo  ceppo,fi  vfa  di  Ibtterar  con  lui  l'arme  nella  propria  fepoltura . 

Nò  deggio  però  tralalciare  fi  che  io  no  dica,lè  no  in  tutto  almeno  in  parte,la  \'arietà  delle  figure 
Icquali  lèruono  per  fimigliate  fegnalcprimieramcte  le  ne  veggono  in  Ibmiglianza  di  Stelle,  di 
Luna,ma  raro  e  forfè  no  mai  di  Sole  bcche  i  truoni  per  cimiero.La  luna  nuoua  è  arme  degli  ot 
tomani,ibno  alcuni  che  ttimano  fia  vn  Focile,cola  veramcte  da  farfenc  beffe  Tre  lune  d'oro  ar 
me  della  famiglia  de  Tolomei  in  Siena^cinq,-  de  Piccolomini  nella  medefima  Citta , tre  della  fa 
miglia  de  Lunati  i  Pauia,e  tre  degli  Othoni  della  ftcffa  Città  le  quali  Armi  di  qfla  foggia  fono 
diuerfe  di  colore  e  di  campi.  Altre  armi  di  qfla  medefima  figura  I  Italia  e  fuor  d'Italia  vedere  fi 
poflbno,&  1  Spagna  doue  la  ftefìa  arme  da  cognome  a  due  cafate  111.  ma  di  diuerfe  Prouincie 
e  di  diuerfi  colori,  portando  ciafcuna  delle  nominate  famiglie  vna  l  v  n  a  in  tutto  piena,  vna 
-delle  quah  è  vfara  dalla  Ill.famiglia  di  Don  Emanuel  hoggi  vno  de  primi  e  di  più  antichi  caua 
lieti  del  Re  CatohcoJ'altra  no  piena  vfata  fimilméte  per  arme  da  don  Giouani  di  Luna  che  fu 
cafl:ellano  di  Milano .  Parimcti  delle  ftelle  che  fèruono  per  ifpettacolo  di  nobiltà,di  più  e  men 
rumcrOjfcruado, alcune  per  cognome  delle  cafate,Due  ffelle  hanno  gli  fcotti  cafà  lU.in  Piaceri 
7a  co  vna  trauerlà  in  mezo.c  fono  di  color  d'oro.  Tre  ftelle  d'oro  della  honoratiffima  famis'ia 
Arcimbolda  in  Milano  lequaU  fono  fra  due  linee  tirate  attranerfb.il  capo  è  tutto  d'oro  efcetto 
lo  fpacio  delle  due  linee  che  e  roflb  e  fbpra  vi  fono  pur  attrauerfo  fra  le  due  lince  le  tre  ftelle . 
tre  in  tolcanapurdi  color  d'oro  in  campo  azurro  che  fu  arme  della  antica  famiglia  Aldo- 
brandina  Tre  d'oro  in  campo  azuro  del  parentado  degli  Ifimbardi,  ne  perciò  voglio  cftendcr- 
mi  c'haurei  che  dirne  pur  troppo,fi  vede  per  ciò  ch'ancor  per  quelle  armi  fi  fono  prefì  i  corpi 
celeftì  luminofi . 

Ancora  è  ben  à  intendere  in  che  guifa  fèruirono  per  tal  fègno  maiTimamente  in  Frnncia,le  mem- 
bra humane  e  ciò  dice  il  Cafflineo  il  qual  cita  Lucio  Tingre.primaméte  fi  vede  vn'arme  che  è 
la  man  deftra  co  le  dita  diftefe  fignificando  libertà.Altri  hanno  la  finiftra  che  dinota  tenacità. 
Si  vede  ancora  vn  occhio  humano  per  arme  che  vuole  inferire  cófèruamento  di  giuftitia,D:o 
doro  dice  che  l'occhio  rapprefentaua  Ofire  R  e  d'Egitto  perche  fli  feruatore  digiuftitia.  fi  truo 
uano  mafTuTiamentein  Pauia,due  occhi  che  danno  il  cognome  alla  medefima  cafata . 

Sono  fiate  acora  vfàte  mébra  d'alali  bruti  come  mezo  Leone,  il  capo  Iblo  di  elfo  alale,  altri  hano 
vfati  tre  capi  di  effo  Leone  che  furono  armi  del  valorofifTlmo  Bartolomeo  da  Bergomo  pigli- 
ando il  cognome  dall'arme  ciò  e  colleone  e  perche  veniua  ql  cognome  a  effer  pronótiato  ridi 
colofaméte,o,uero  manco  c'honeftamente.il  generofb  Cauahero  accorgendofi  di  no  poter  le 

.  .  uar  via  qlla  pubhca  pronótia,pcrche  rarme,correfpódeife  al  proferimtto  con  i  capi  de  Leoni, 
fece  ancor  dipingere  tre  tefticoli,cofi  Li  gcncrofita  di  ql  grade  huomo,  no  curò  qlla  voce  e  no 
lì  fchifo  di  qlla  vifta. benché  fono  ftato  auertito  dal  dottiffimo  lurecófulto  GianiacomoTurre 
fino  huo  fingulare  in  ogni  altra  dottrina, che  h  tre  tefticoli  è  ftata  vera  &  antica  arme  dello  ftef 
fo  gra  capitano  Bartolomeo  e  degli  atenati  fuoi,come  veder  f\  puote.fi  fono  Scora  vedute  le  ar 
mi  di  branchi  d'orfo,e  la  nobil  famigha  Briuia  in  Milano  ha  due  gambe  d'orfo.altri  dicono  di 
Leone  per  fua  arme  antica.Ma  no  voglio  eftendermi  à  longo,  perche  direi  d'infinite  membra 
d'orfi  e  d'altri  aiali  al  peftri  de  quali  la  Germania  più  ch'altra  proumcia  d'Europa  fi  è  preualfa 
in  publicarh  per  arme  e  fcgno  delle  nobiltà  loro,hauendo  io  co  ogni  curiofità  poftométe  che 
delle  membra  di  effi  alali  fé  ne  veggono  molti  per  armi  e  degli  interi  pochi.Mette  Lucio  Tin- 
gre,come  di  ciò  fcriue  il  Caflàneo.che  le  figure  di  aiah  quadrupedi,o,di  color  naturale,o  non 
natura  le.rédono  teftimon  io  di  maggior  nobiltà  che  no  fanno  tutti  gli  alali  volatih  &  altri  che 
fieno  prefe  per  fimil  legno  come  ancora  i  pelei  l'altre  figure  inanimate.  Vuole  parimente  il  Caf 
faneo  ch'alcuni  armi  vlàte  in  Francia,  fiano  di  baifa  e  di  vile  fignificatione ,  con  ciò  fia  c'iiab- 
biano  difconuenienza  de  luoghi  come  dire  vn'Aquila  che  fi  ponga  in  vn  gambo  dherba ,  vn 
coruo  che  pefchi  neiracqucvn  falcone  che  mangi  pomi,  vn  nibbio  predare  i  granchi,figure  e 
fegni  non  di  nobiltà, ma  di  dishonore,  vn  Bue  in  aere  ch'efca  d'una  nuuola .  Imperò  qfte  armi 
non  hauendo  del  naturale ,  dice  il  Tigre  che  non  rapprefentano  nobiltà  ma  fono  fantaftica- 
rie  degU  huomini.Qui  fi  comprende  che  con  quefte  chimeriche  fé  ne  veggono  ancora  delle 
fconce,lequali  penfar  fipuoteche  non  fieno  degne  di  far  teftimonanza  demeriti  vertuo'ì. 
Io  perdo  non  admetto  tutto  quel  che  dice  Lucio  Tinsre,o,  l'Calfaneo .  concio  fia  che  lefi- 
.       .  D 


D  E  L  L"  A  R  M  f.  - 

gure,o,propne,o,  vero  improprie  poflbno  dinotare  e  rapprefentar  merito  di  laude ,  mentre 
che  vengano  da  quella  honoraca  &  Illuftre  confuetudine  della  quale  pur  hora  (ì  ragionarà .  E 
cofa  veramente  manifcfta  che  le  armi  delle  famiglie  non  fi  vfauano  anticamente  ne  apprellb 
Romani  ne  apprelTo  i  Greci ,  ne  apprcflò  d'altre  nationi  per  quanto  con  ogni  fatigofo  ftudio 
ho  io  ricercato .  E  fc  pure,  come  ho  detto ,  i  Romani  per  memoria  dimeritato  honore  vfaro- 
no  le  imagini  non  per  quefto  tal  fcgno  trafcendeua  a  poderi  in  infinito .  Truouo  adunq,-  che 
da  Lombardi  e  da  Carlo  magno  in  qua ,  fono  fiate  mefil'  in  vfanza  le  nominate  armi .  La  cau 
fa  di  ciò,  era  che  l'Italia  principalmente  elFcndo  fiata  ripiena  di  eflerciti  tramontani  come  di 
Vandali,Gothi,  Ongari,  Saracini ,  Lombardi  &  d'altre  nationi  fi^refiiere ,  Icquali  fi-a  loro  fo- 
praqucfìa  grada  &  Infelice  preda,  venute  in  contratto ,  vi  nacquero  le  partialità  e  le  fattioni, 
&  la  Italia  medefima  fi  diiiile  in  più  parti .  Li  Principi  però  &  i  capitani  di  quelle  diuerfe  na- 
tioni agara  fauoriuano  le  fattioni  che  faceuano  per  loro ,  dando  a  principali  italiani ,  portati- 
fi  valorofamente ,  qualche  legno,  fecondo  le  occafioni,  a  perpetua  memoria  de  fatti  militari. 
E  quefia  fimigliante  dimofirationc  i  cuori  degli  Italiani  infiammaua  a  feguitare  le  partialità 
che  tennero  fin  à  qucfìi  tempi  quefia  antica  e  nobiliflìma  prouincia ,  vfurpata ,  minata  &  in- 
finite volte  fopra  tutte  le  altre  ridotta  incficrminio  miferabile .  ritornando  alle  armi  j  e  da  ri- 
fiutare la  opcnione  del  Tingrc,  perche  fi  ha  da  credere  che  quefti  legnali  di  nobiltà  e  de  meri 
to  fi  conccdcuano  fecondo  il  parere  di  quei  principi.i  quali  in  fimil  atto  voleuano  compiace- 
re anco  a  fé  fte/Iì,  come  per  enempio  ci  faremo  meglio  intendere.  Già  fi  veggano  molte  armi 
come  dire  vn  leon  nero,  vn  can  giallo,  vn  lupo  azurro,pcr  quefio  ncgaremo  che  fulfero  armi 
difconucneuoli?  non  già,  perche  quella  improprietà  era  nella  intentione  di  coloro  che  la  do- 
nauano,o,  vero  erano  date  à  calo,  il  che  non  credo  già  mai.  Crederemo  per  tanto  che  i  gigli 
d'oro  non  eflendo  naturalmente  di  quel  colore,  fieno  fiati  vlati^e  mantenuti  in  quel  legno 
reale  efuppremo,  fcnza  confideratione  efenza  propofito  ?  non  lo  penlb .  fimilmente  l'A- 
quila con  due  tefie  infegna  de  gli  Imperadori ,  effendo  firauaeante  cài  natura impropria,chi 
dirà  per  ciò  che  non  dinoti  fentimento  degno  de  principi  fuppremi  ?  Io  per  quello  con- 
corro con  la  communc  openione  che  i  colori  nelle  figure  non  naturali,  &  altre  improprie,fie- 
no  fiate  ritrouate  veramente  con  qualche  propofito  dalle  partialità  .  E  bene  fin  a  noftri  gior- 
ni veggiamo  quante  diuerfe  e  contrarie  vlànze  hanno  poftei  Guelfi  &i  Ghibellini  in  tutta 
Europa,  moftrando  la  contrarietà  de  gli  animi  loro  nel  color  rofl^  e  biancho.  e  ciò  fi  vide  nel 
la  fanguinofa  fattione  fiorentina  fra  i  bianchi  &  i  neri  cittadini ,  cofi  per  quefio  hanno  voluto 
e  vogliono  ch'ogni  arme  fiior  del  naturai  colore  fia  guelfa  e  col  naturale  fia  ghibellina,le  lifie 
ancora  di  qual  ù  voglia  colore ,  ftando  per  trauerfo ,  fono  filmate  per  guelfe,fe  per  longOjghi 
belline .  Quinci  è  da  tener  per  colà  vera  ch'à  quei  tempi  li  principi  donaflcro  a  gli  amici  del- 
la loro  fattione  cotali  figure  in  teftimonio  di  partialità ,  per  merito  di  valor  militare,non  guar 
dando  a  mofiruofità,ne  à  difconueniéza  alcuna. Poffiamo  ancor  penlàre  ch'i  principi  in  quei 
tempi  fi  dilettaflero  di  figure  ftrauaganti  e  di  qualche  particolar  colore  .  E  per  effempio  dirò 
ch'vn  Re  di  francia ,  volendo  riconofcere  vn  fuo  gentilhuomo  di  merito ,  gli  donò  per  arme 
vn  lupo  di  colore  azurro  il  qual  colore  il  Re  detto ,  era  fblito  di  portare,  e  ne  i  veftimenti  e  ne 
gh  fiendardi ,  cofi  hoggi  il  lupo  azuro  è  arme  de  Marchefi  di  Soragna,  famiglia  antica  illuflre 
&  guelfa,  fi  fa  per  ciò  commune  conclufione  quella  arme  rapprefèntarc  vera  nobiltà,quando 
fia  fiata  donata  da  gran  Prlcipe  per  merito  di  caualleria,e  perche  è  dificile  à  prouare  che  per 
tal  conto  fia  vna  famiglia  nobile ,  però  confeffaremo  ch'ogni  fòrte  d'arme,o,cletta,o,donata, 
fa  teftimonianza  di  nobiltà  pur  che  fia,o,tàto.o.quato  antica.E  potraffi  ancor  dire  che  molte 
armi  fiano  fiate  prefc  per  qualche  cafo,o,à  qualche  compiacimento,fbpra  della  qual  materia 
molto  dir  fi  potrebbe,ma  fé  fupplifce  il  dirne  poco,  ricufiamo  il  troppo  per  fuggire  il  faftidic, 
J?oi  che  fi  è  detto  quanto  l'arme  dèe  elfer  tenuta  in  pregio  e  quando  fi  penfa  c'hahbia  bauuto 
origine,e  che  la  donata  da  Principi  per  merito  di  militia  fia  veramente  la  nobile  &  che  e  pof^ 
fibile  molte  e  molte  effere  fiate  publicate  non  per  merito  d'arme  ne  d'altro ,  ma  per  elettionc 
&  a  compiacimento  e  forfè  à  cafo,come  è  accaduto  de  cognomi,  però  confermifi  eh'  in  ogni 
modo  fimiglianti  figure  .'rguifcano  nobiltà  con  quelle  conditionJ  già  dette  e  più  fi  diranno 
Effendo  quefia  materia  degna  di  longo  difcorfo,nó  parerà  lungo  a  giuditiofi  e  nobili  intdlct 
ti ,  pofcia  che  di  ciò  molte  colè  diletteuoli  fi  dicono,neccffarie  moke  alle  confiietudini  mod;r 
ne.Dirò  primamente  ch'i  Legifti  iridifferenteméte  hanno  vfàto  qticfta  voce  insigni*  per 
infegne  e  per  armCje  pure,coine  à  è  iatefo^on  hanno  conferenza  ne  cH  nome  tss.  d'vfb  tenuti 

fiamo 


D  E  L  L  E    F  A  M  I  G  L  I  E.  14 

lìamo  per  quefta  a  credere  chclBudeo,a}fermando  le  armi  eh'  oggi  portano  le  famiglie  nobili 
non  ell'ere  Ihte  vfate  dagli  antichi ,  per  quanto  lì  è  moftrato  in  quella  moderna  maniera,  che 
può  conchiudere  che  i  Romani  (  come  fi  legge)  anco  le  altre  nationi,  non  vfàndo  quefti  fpet- 
tacoli  in  tefrimonio  di  nobiltà ,  Ci  preualefTero  (come  e  vero)  de  cognomi  i  quali  hoggi  fi  vfà 
no^ancor  che  l'arme  baftalle,  impero  i  cognomi  Ibdisfanno  all'orecchie  vicine  e  lontane,  e  le 
figure  alle  ville  prelcnti .  Li  cognomi  che  fcopriuano  e  manifeltauano  le  nobiltà  delle  cafate , 
erano  in  vfo ,  o  per  natura ,  o  per  calo,  o  per  coftumi,  o  per  arte  erano  ancora  per  opcrationi 
militari,  per  luoghi.o  publici,o  priuati;,per  clcttione  e  per  occafione.Per  natura  furono  chia- 
mati 1  planci  per  vno  di  quella  caia  c'haueua  larghi  i  piedijCralfo  dalla  grailczza,Cincinnato 
per  capei  ricci  per  calò  Valerio  coruino  per  il  coruo.per  coitu mi, Metello  celere  perche  carni 
nana  m  fretta  ,  per  arte,  Fabio  pittore.  Serano  per  l'agricoltura .  per  operatione  Fabio  maflì- 
mo.  per  luoghi  Scipione  affricano  e  Marco  coriolano  .  per  occafione  ,  i  frondifii  1  lartucini,& 
altri  cognomi  tpaiì  infiniti ,  i  Fabii  dalle  faue  i  quali  furono  amatori  delia  patria  onde  in  vn 
fol  giorno  ne  relèorno  ammazzati  trecento ,  Ouidio  nel  fecondo  de  falli  coli  ne  fcriue . 
Fw  viorno  andando  i  Fa',  ij  contra  li  nimici 
Tutti  in  quel  giorno  lolfe  la  morte  rea. 

Vogliono  molti  per  cio,che  cotai  cognomi  cioè  Fabii,Pilbni,Melii  &  altri  in  quei  primi  anni, 
fallerò  polli  da  legumi  che  ricoglieuano  ne  i  loro  poderi  come  ch'in  quei  tempi  l'Agricoltura 
non  fuHc  ignobile  e  ciò  {\  verifica  per  la  molta  laude  che  M.TuHio  da  à  (ì  necclTIirio  eflercitio. 
1  Frondilìi.come  d  e  poco  fopra  detto,  furono  cofi  chiamati  tutti  coloro  che  difccfero  da  vn 
foldato  romano  chcpallandoa  nuotoil  fiume  volturno,  à  cafò  haueuavna  fronde  in  capo, 
furono  molti  e  molti  cognomi  fra  romaniche  deriuauano  da  diuerfe  herbe  e  da  pefci,  come 
fu  Lucio  murena ,  molti  da  diucrfi  animali  ciò  è  gli  Equitii  i  Tauri,i  Portii,Scrofii  e  per  quefti 
fimili  cognomi  'à  diilingueuano  e  lì  conofceuano  le  cafate  de  nobili  romani,c  ben  fopra  di  ciò 
fi  comprende  che  per  le  opere  degne  s'acquiftauano  le  cognominanze  honorate.  Li  greci  an- 
tichi fimiimente  non  vfirono  le  armi  per  legno  di  nobiltà  e  diflintione  di  famiglie ,  ma  (ì  be- 
ne i  cognomi  per  quanto  h  giudica  nella  lettura  delle  hiftorie  loro,  imperò  vfirono  i  patroni- 
mici per  la  inaggior  parte ,  ciò  e  da  nomi  de  padri  e  degh  aui  famofi  .  E  per  elìempio  diremo 
che  Agamenone  e  Menelao  erano  detti  Atridi  ciò  è  figliuoli  d'Atreo.  Pelide, Achille  figliuolo 
di  Peleo .  fu  detto  parimente  Ecacide  perche  fu  nipote  d'Eaco.  fìi  intcfo  fimiimente  Aiace, 
clfendo  fiato  eaco  luo  auo.Achiileide,  Tantafidi  &  infiniti  altri  che  di  fouerchio  lària  il  contar 
k .  Molti  gran  greci  ancora  fi  cogniominarono  da  luoghi  e  dalle  patrie ,  per  eneir!pio,AlefTan 
ciro  magno  fu  detto  macedone,  Pirro  epirota,Temiilocle  atenielè,Epaminunda  Tebano.Leo 
nida  fpartano ,  Annibale  cartaginelè,  Orfeo  traciano  e  fé  voleifi  me  n'andarci  per  contarli  tur 
ti ,  in  infinito. Gh  Hebrei  moltrorno  la  loro  nobiltà  negli  ordini  delle  dodici  Tribù  e  fuor  di 
quelle  ftimauano  ogni  altra  natione  vile  &  abietta.  Gli  Affricani  haueuano  per  publica  &  ho- 
norata  nominanza  il  fimgue  de  Re  loro  e  de  facerdoti ,  tutto  il  rimanente  era  tenuto  di  balla 
conditione.  ancoraché  in  molto  pregio  tenelTcro  Icfattioni,  inaiTìmamcntelaBarchina,dclIa 

3ual  fu  capo  rauo,cl  padre  d'Annibale .  con  tutto  ciò  non  fi  truoua  c'hauelìcro  fegno  alcuno 
inobiltà.Nell'Alia  non  fi  legge  che  nobiltà  fi  ritruouicfra  loro  fi  conofca,elcetto  ne  i  capi_ 
di  configlio  ,  di  militia ,  di  facerdotio ,  e  di  gouerno  ancora  che  fullero  nati  balfàmente  tenen 
do  ogniuno  per  pedona  d'honore  e  di  nobiltà  col  mczo  dell'opere  virtuofc  e  non  per  altro  (ì 
cóchiuda  finalmente  cHer  quella  notitia  di  nobiltà  lòia  in  Europa  ftimata  e  conlcruata,col  me 
20  delle  fudette  armi  e  cognomi ,  e  principiata  da  Carlo  magno,  il  quale  col  mezo  delle  virtù 
mihtari,  volfe  che  s'i'luftralTero  le  famiglie,&  e  quefto  lodcuohlfimo  coftume  fin  a  noftri  gior 
ni  frequentato.  Di  quefti  ipcttacol!,il'  furono  al  tempo  della  guerra  Troiana  grandiifimo  en'o 
re  fecero  gh  fcrittori  Greci  a  non  haucrne  fatta  memoria  anzi  fi  vede  che  Homcro  ,Hefiodo, 
Pindaro  nulla  ne  accennano .  concio  fia  che  gli  ftelfi  fcgnah  fieno  nella  militia  in  tutte  le  occa- 
fioni  grandeméte  biibgneuoli,douendofi  credere  ch'ogni  caualiero  e  capitano  di  conto  vfàflè 
€  per  decoro  e  per  diftintione,o  arme,  o  infcgna,ouero  imprefa.E  lo  ftelto  Homero  nella  ordì 
nanza  nauale  de  Greci  poco  e  nulla  ne  fcriue,come  poco  à  dietro  fi  è  dimoftrato.  Virgilio  vni 
coPoeta,comefileggenel  nono  fin  al  duodecimo  della  Eneida,  in  buona  parte  fa  de  legnali 
militari  piaceuole  ricordanza.  ElTendo  la  verità  che  le  tante  diuerfità  de  figure  colorite,  le 
bellifTirae  inuentioni  de  caualieri  manif eftaua  e  manifclh  la  dignità  e  lariputatione  della 

D     1 


DELLEARMI. 

cauallcriaje  quali  figure ,  o ,  fieno  armi  di  famiglie ,  o ,  imprefè,  accrefcano  ne  i  foldati  ardi- 
mento e  delibcrationc  di  vincerc,e  perciò  fé  i  Greci  &  i  Romani  vfarono  fimiglianti  legnali , 
grandiilìmo  errore  ftimo  io  che  ila  liato  a  non  farne  mendone,non  dico  in  parte,ma  in  tutto. 
Bello  adunque  e  dilcttofo  vdire  fanno  i  romanzi  de  noflri  tempi  quando  trattano  del  compa 
rimcntodeglief!erciti,comediArtùdiTriffano,  di  Gironcortefc  d'Amadigic  d'altri  ch'in 
lingua  (pagnuola  è  Franccfe ,  tradotte  in  italiana ,  con  gran  diletto  ne  i  giorni  noflri  fi  leggo- 
no .  E  benché  i  romanzi  fieno  materie  lequali  diificilmente  fi  polfono  chiamare  metafore  & 
allegorie  ,  nientedimeno  piacciano  a  ciafcuno,  malfimamente  quando  contengono  mcfco- 
lanze  d'hiiforie  e  che  lì  nominano  perfbnaggi  ch'in  parte  furono  veri,e  di  quello  modo  il  Taf 
fo  riempi  l'Amadigi,  ma  molto  più  l'Ariofto  5  il  quale  ,  fé  ben  ha  tolta  l'origine  de  romanzi 
dal  dotiiTìmo  Boiardo ,  nientedimeno  fi  altamente  e  leggiadramente  ha  fcritto  che  fi  è  lafcia- 
to  ogni  altro  Poeta  nel  fuo  genere  à  dictro.E  egli  vero  che  fecondo  il  parere  d'alcuni  giuditio 
fi  e  dotti  non  habbia  egli  feguito  la  regola  della  fauola ,  leggaficon  quanta  diligcntiahab- 
bia  ancora  fcritto  il  fipientiifimo  Giraldi  Cintio  academico  aiììdato  ,  nel  fuo  Hcrcole ,  e  ve- 
draifi  quanto  diletto  quella  cotal  poefia  arrechi  agli  animi  de  Lettori .  Similmente  fi  può  leg- 
gere la  regola  de  romanzi  pur  data  i  luce  dallo  llclfo  honoratilfimo  Giraldi ,  doue  ogni  buon 
giuditio  agcuolmente  la  felicità  di  fimil  poefia  con  ogni  fua  Ibdisfattione  difcerne  e  collauda. 
E  perche  in  quato  all'vfò  vago  di  caualleria,ho  voluto  veder  quali  tutte  le  hillorie  antiche  gre 
che  e  latine^non  ho  per  quefto  ritrouato  chi  fcriua  cofa  veruna  quafi  del  fudetto  cóparimcnto 
di  caualleria,ne  anco  i  moderni  hifl:orici  nella  lor  proia  punto  ne  accennano,e  perche  gli  fcrit 
tori  italiani  moderni  non  hanno  fcritto  degli  ornamenti  che  {\  videro  nell'elfercito  numerolb 
di  Carlo  ottauo  ,  e  tante  imprele  di  quei  Baroni  e  di  quei  Principi,  perche  ancora  degli  orna- 
menti di  tanti  elferciti  venuti  in  Italia  al  tempo  di  Luigi  e  di  Francefco  primo,  doue  non  fu 
priuato  hucmo  d'arme  non  che  capitano,  il  qual  non  portalfe  la  fua  imprefa  ?  io  llimo  gran- 
diifimo  errore  che  anco  in  profa  non  fi  facclTe  memoria  di  cofi  necellarie  conueneuch  orna- 
menti militari .  Et  auenga  che  le  diuerfe  foggie  &  i  varii  ornamenti  di  profclfione  tanto  figno 
rile  non  fieno  di  elfenza  necelfaria  in  tutto  all'elfercitio  della  guerra ,  nientedimeno  lo  hido- 
rico  non  dee  in  verun  modo  tacerli ,  e  s'imitarebbe  la  natura  la  quale  non  tralafcia  i  capegli 
di  capi  humani ,  non  le  barbe ,  non  le  ciglia  fopra  gli  occhi ,  non  quelle  delle  palpebre ,  non  i 
peli  indiuerfe  parti  de  corpi  viuenti  ne  l'vnge  delle  dita ,  che  fé  non  fono  cofi  della  elfenza 
dcU'huomo.però  fono  concedute  e  produtte  dalla  natura  e  per  ornamento  &  ancor  per  necef 
fità  in  alcuni  bilbgni  che  ben  fi  fi  come  la  natura  e  Dio  non  operano  indarno .  E  fé  l'huomo 
&  infiniti  altri  animali  mancalfero  di  quanto  {\  e  detto/ariano  per  la  maggior  parte  monlfruo 
fi  e  fchifi.  cofi  confermaremo  gli  ornamenti  militari  efTcr  à  faldati  in  vn  certo  modo  neceflà- 
riicdi  decoro  e  di  reputatione.  Ritorno  a  dire  le  armi  hauere  hauto  più  chiara  origine  nei 
tempi  di  Carlo  Magno  &  all'hora  cominciorno  con  più  frequentia  à  elfer  polli  in  vfanza,  co- 
me hoggi  veggiamo .  e  fono  per  la  verità  di  molto  commodo  e  di  molto  rilpetto  e  d'vna  cer-^ 
ta  necelfità  fi  che  i  nobili  dagli  ignobili  fi  conofcono.  perche  veramente  più  commodi  fono 
quelli  legnali  nella  dillintione  delle  cafite  che  l'vfo  de  cognomi,dc  quali  Ci  prcuagliono  anco- 
ra le  genti  rufliche  e  plebee. 
L'origine  adunq,-  di  fimili  coflume  fu  d'intorno  à  fetteccnto  anni  in  qua  la  onde  lecito  è  ch'io  ài 
cz  Carlo  magno  elferc  flato  fighuolo  di  Pipino  di  natione  todefco  e  di  patria  franconica  e  per 
merito  e  per  valor  d'arme  Re  di  Francia  e  primo  Imperador  germano,  degno  forfè  di  piu 
chiara  laude  ch'altro  fia  flato  e  prima  e  poi .  E  fu  quello  il  primo  che  la  Germania  tutta  fotto- 
poneffe  all'imperio,o  piu  torto  alla  volontaria  obedienza  la  riducelfe ,  con  ciò  fia  ch'agli  altri 
Impcradori  non  rendcflc  homaggio  altro  paefc  che  quello  il  quale  fi  richiude  fra  il  Reno  el 
Danubio.  "Vengo  per  timtoà  dir  rifolutamcnte  ellère  fiate  le  vere  armi  donate  e  concedute! 
da  Imperadori,  da  Re  e  da  altri  Principi  liberi ,  a  coloro  i  quali  valorofimente  nello  elfercitio 
di  guerra  fi  fono  portati .  ne  W  truoua  ch'altri  di  diucrfa  profelfione  ,•  benché  honorata  e  ver- 
tuofa;  vf-iHero  quelle  fomiglianti  figure  donate  per  altro  merito  che  di  militi.a,e  ciò  fi  cóprert 
de  nella  voce  arme,  perche  la  fama  e  l'honore  con  fimili  inllrumcnto  s'acquilla.  per  laqual 
colà  è  pur  la  verità  che  la  figura  è  detta  arme,  inflrumento  con  cui  eterna  gloria  in  quella 
vita  Ci  guadagna .  adunque  arme  dee  ellèr  nominato  quel  fègno  che  rapprefènta  nobiltà  pei? 
merito  d'vno  partecipandone  idifcendenti'ddle  cafàce .  e  ciò  per  certo  fi  trnoua  cotal  tefti" 

monio 


DELLEFAMIGLIE.  ly 

monio  efTere  flato  conceduto  più  manifeftamènte  dallo  ftcflo  Carlo  magnoiilqualc  più  ch'o- 
gnialtro  Imperadore  germano  combatte  per  la  fede  e  per  accrefcimento  dello  Imperio,  e  co- 
me fotto  di  lui  fi  ritrouaflero  i  migliori  caualieri  del  mondo ,  cofi  cominciò  da  lui  quefto  tefti 
monio  fegnalato.  e  ben  che  iìa  openione  cheinanzi  à  quefto  inuitto  Principe  hauefTclìmil 
guiderdone  d'honore  il  Tuo  principio,non  però  fu  cofi  deftinto  e  chiaro  alcuni  vogliono  e  co 
ragioneuole  fondamento  chel'arme  delle  famiglie  Iìa  fiata  inuentione  prima  ch'in  altri  paefi 
fra  i  caualieri  di  Spagna  e  principiò  al  tempo  di  Damalo  Papa5efibndo  Imperadore  Giu- 
liano apoftata  ,•  combattendo  quei  primi  chrifiiani  coni  Mori,  contrai  quah  di  tempo  in 
tempo  hanno  fatto  lunghe  &  crudelififìme  guerre  e  delle  quah  fi  veggono  i  vittoriolì  Tro- 
fei d'mtorno  alle  armi  di  molte  e  molte  Illuftri  cafate  antiche  principalilfime  di  Spagna ,  ve- 
dendofi  d'intorno  alleftefTc  armi  tante  bandiere  quante  gloriofe  vittorie  s'aquifiorno,  e 
qual  fi  ha  figura  e  fiata  da  Re  plentata  a  meriti  di  caualleria  fra  li  quali  ho  veduta  l'arme  Men 
tlozza,la  jManrichjla  Corduba,la  Toleda,rAlburquech,la  londogna,rAuala,e  di  molte  e  mol 
te  altre  potrei  dire  fé  le  hauclfi  vedute,  &  in  fomma  tali  lonoA'ero  teftimonio  di  antichilfima 
nobiltà  militare ,  concludiamo  finalmente  chcl  merito  della  militia  e  la  partialità  de  principe 
habbiano  cagionato  quello  fcgno.  quafi  immortale  guiderdone  di  nobiltà ,  e  concludiamo , 
tale  viò  non  htrouarfi  altroue  ch'in  Europa ,  come  ciò  per  ifpenentia  iì  può  credere  e  tener 
per  certiifimo,elIèndo  la  verità  che  niuna  forte  d'huomini  in  Afia  &  in  Affrica  hanno  titolo  ói 
nobiltàjfaluo  quelli  c'hanno  fuppremo  dominio,o,quelle  che  nelle  armi  (òno  de  notabil  vaio 
re.  (  come  dilbpra  fi  è  fcntto;ina  però  iòno  fchiaui .  E  che  ciò  fia  vero  fimil  premio  eficr  fola- 
mente  conceduto  à  meriti  di  guerra,non  fi  truoua  che  fuifi  mai  dato  a  meriti  d'altra  profelfio 
ne,  però  non  fuor  di  propofito  è  fi:ato  tal  fognale  chiamato  a  r  m  e.  Diremo  per  tanto  due  co- 
fe ,  vna  cfi!cr  vero  che  conuengaa  tale  fpettacolo  eflfer  detto  arme  dinotando  che  coni' i- 
fìrumento  di  militia  s'aquifia  immortai  fama,  l'altra  che  non  conuenga  a  qual  fi  fia  altra  pro- 
feJfione  benché  fia  honorata  .  Potrebbero  dire  alcuni  ch'i  Tofcani  primaffocondo  certi  anti- 
chi forittori;  e  poi  i  Romani ,  portarono  l'Aquila,  gli  Scithi  in  Afia  il  fulmine,i  Frigi  il  Porco, 
i  Corallii  due  ruote,  iPerfiani  l'arco  elTurcafi2),i  Traciani  Marte  il  Criftianefinola  Croce, 
gli  Egittiani  il  Bue,e  quafi  ogni  altra  prouincia  e  ragione  haueua  qualch'altro  publico  fognale 
Si  dubita  fo  fufiero  arme  di  nobiltà,o,  no,  perche  fé  fufi'cro  fi:ate  armi,farebbe  vero  ch'auante 
à  Carlo  m.agno  fufiero  ftate  in  vfo,  fi  dee  però  credere  cifere  fiate  infognc  publiche  e  non  ar- 
mi, poi  che  quefte  furono  ritrouatc  per  legnale  di  priuate  nobiltà  e  per  merito  militare  conce 
dute  à  tutte  i  pofteri  d'vna  medelìma  famiglia,  e  quelle  erano  per  certo  perpetue,  ma  infogne 
di  pubhche  autorità,  iì  potrebbe  dire  ancora  che  furono  molti  huomini  famofi  ,  tenuti  dalle 
genti  per  Iddii,  à  quali  s'attribuiuano  diuerfi  fognali  come  a  Saturno  la  Falce, a  Cioue  il  Ful- 
mine, a  Marte  la  Spada  detta  Framea,  a  Febo  l'arco  e  la  faretra,a  Nettuno  ii  Tridente  a  Bac- 
co,il  Tirfo ,  a  Hercolcla  Mazza  a  Minerua  la  Lancia  ma  s'ha  da  tenere  che  fufiero  iltrumenti 
da  combattere ,  e  non  armi  di  cafate  ne  infogne  di  autorità  e  di  dignità ,  perche  furono  tutti 
perfonaggi  bellicofi.  Imperò  che  voliamo  dire  che  fulforo  altre  cofe  a  qucfii  mcdefimi  perfo- 
naggi  attribuitc,à  Gioue  la  quercia,a  Nettuno  il  Pino,  a  Marte  il  Cipreffo  à  Hercole  il  Piop- 
po ,  a  Bacco  redra,a  Febo  il  Lauro,  quefte  però  faranno  ftimate  infogne,  ?o  vero  armic'  ne  in- 
fegne ,  ne  armi  perle  Indette  ragioni,  adunque  imprefo  ?  forebbe  da  creder  che  fi,perche  quc 
fte  cofe  non  fi  veggono  in  tutto  contrarie  alla  proprietà  delle  imprefo  ben  che  non  ci  lì  vegga 
no,o,  leggano  i  motti  e  forfo  per  l'antichità  non  fé  ne  troua  memoria.  Confermifi  che  non  al  • 
troue,efcettoin  Europa,  fuole  vfarfi  lo  fpettacolo  delle  priuate  nobiltà.le  quali  fono  in  Italia 
di  più  numero  ch'in  altre  prouincie,  e  quefto  èauenutopcrle  più  frequenti  mutationi  de- 
gli fiati  e  per  le  partialità  le  quali  fin  nelle  ville  multiplicauano .  E  che  ciò  fia  la  verità,  vadafi 
in  qual  fi  voglia  città  di  Spagna  di  Germania  di  Fiandra  d'Ingilterra  di  Boemia  di  Polonia 
d'Vngaria ,  non  fi  vedranno  in  tutto  cento  armi ,  e  nella  minima  città  o  cartello  in  Italia  fé  ne 
vederanno  le  migliaia,  anzi  pochilfimi  cittadini  in  Germania  e  nell'altre  nominate  prouin-' 
eie  portano  fimile  tefiimonianza  di  nobiltà,  e  folamente  quelli  la  portano  iquali  hanno  com- 
prato o  qualche  feudo,  o,  per  hauerehauto  qualche  grado  di foldato,  ne  altrimenti  gfi  altri 
ardirebbero  di  pubhcar  tal  fognale  fenza  la  gratia ,  o  priuilegio  del  principe.  Veggo  che  mi 
s'apprefonta  più  materia  la  qual  non  farebbe  forfè  agli  animi  nobili  difcara .  Tutta  via  voglio 
per  quanto  pollò  re/if  ingenui  e  trattar  con  breuitàU  modo  diuerfamcnte  oflcruato  intorno 

aUa 


DELL*  A  R  M  L      • 

nlla  diucrfità  delle  armi,lc  quali  hora  fono  publiche  per  publica  e  fupprema  nutoi-Ità,hora  pri 
nate  co  dignità  &  hora  priuate  fenza  dignità.Le  publiche  con  fupprcma  autorità.o  dignità  di 
remo ciievc  le  chiaui  del  Papa  vna  d'orolaltra  d'argéto  cócedutc  à  Pietro  da  cristo  nofìro  Si 
gnore  e  rucefTiuaméte  a  tutti  gli  altri  Tuoi  Vicarii  dalla  chiefa  approuati,  per  fegnalc  veramétc 
di  grado  vnico  in  terra,  e  fuppremo  nella  dignità  fpirituale.  L'Aquila  e  data  per  legno  ancora 
di  liipprcina  autorità  téporalc  agli  Imperadori  Cefari  augufti.La  Luna  a  Tiràni  Otomani,  co 
tutto  qncfto  non  diremo  che  cofi  publiche  e  fuppreme  fieno  quelle  dei  Rei  quali  giuridica- 
mente deòno  cfTere  in  qualche  modo  inferiori  à  dui  principi  fuppremi  cioè  Papa,&  Impera- 
dore.  Vero  è  che  coniìderandofi  la  polTanza  di  tutti  i  Re  del  mondo,  Filippo  d'Auftria  Re  ca- 
tplico ,  aflolutamentc  elìer  dee  di  fupprema  autorità,in  quato  alle  forze  temporali  &  in  quan- 
to a  meriti  del  fuo  alto  valore ,  làpendofi  il  numero  di  tanti  regni  e  prouincie  ch'egli  pollìede, 
el'incomparabil  merito  delle  fue  immortali  e  criftiane  opcrationi ,  può  meritamente  effcr  te- 
nuto per  Monarca ,  maflìmamcnte  guàrdandofì  agli  immenlì  bencfitii  ch'in  tutti  i  tempi  la 
fanta  apoflolica  romana  chiela  ha  riceuti  e  riceuc.Ne  fi  truoua  in  fcritto.jie  in  pcnlamcnto  hu 
mano  chi  mai  più  fia  fiato  R  e  e  Monarca  del  nuouo  mondo  il  qualda  molti  e  ftato  tenuto 
che  non  fuflb ,  &  hoggi  fi  vede  ridotto  dalla  gran  Maeflà  di  Carlo  V,  Imperadorc  e  dalla  in- 
comparabil  poflànza  del  Re  Filippo  fuo  figliuolo,  lotto  lo  flendardo  della  fànta  croce  e  fatto 
obediente  a  precetti  cuangelici  douc  è  verificato  il  detto  della  chiefa  Ipofii  di  Dio ,  ciò  e  per 

55  tutta  la  terra  è  fparfo  il  fuono  de  fanti  difcepoli  di  Criflo .  Quefto  è  adunque  meriteuol 
di  fupprcma  autorità,  e  di  Monarchia.  Et  inqucfli  prefenti  tempi  chi  fi  truoua  nei  bifo- 
gni  della  i'cdc  cnftiana  per  difefa  e  folìegno ,  fé  non  Filippo  è  chi  aiuta  &  aflìcura  quefta  no- 
Itra  facrofanta  religione  fé  non  Filippo  ?  chi  con  le  proprie  facultà  e  proprii  fubditi,  e  regni  a 
glinfidcli&aghheretici  continuamente  refiflc  e  repugna  fc  non  Filippo  e' ne  fcguita  adunq,- 
che  per  potentia  e  per  merito  fieno  le  fue  armi  di  publica  e  di  fiipprema  autorità-Effcnco  egli 

,  però  inferiore  e  figliuolo  al  Papa ,  vicario  di  Dio  per  obligo  di  rehgiofa  obedictia^&  inferiore 
a  Cefare  augufto  per  ordinaria  precedenza.Li  Gigli  d'oro^arme  del  CriflianiiTuno  Re  di  Fran 
eia ,  arme  è  di  publica  e  di  fijpprcma  autorità .  Medcfimamente  quelle  del  Re  di  Pcrtcgallo, 
di  Polonia,d'Inghilterra ,  d'vngaria ,  di  Boemia,  di  Scotia,  di  Danimarche ,  e  d'altre  fé  più  ia 
Europa  fé  ne  truouano ,  fono  manco  publiche  e  manco  fuppreme  per  hauer  manca  pof  fanza 
e  manca  autorità  ne  i  titoli ,  oltra  la  contumacia  d'alcuni  di  detti  Re  per  diiubidienza  verfo  il 
Papa ,  e  verlò  l'Imperadore ,  Con  tutto  ciò  le  armi  de  nominati  principi  non  fono  riconofciii 
te  per  armi  delle  caflàte  loro ,  ma  Ci  bene  delle  dignità  e  papali ,  &  imperiali,  e  reali .  e  fi  eftcn- 
dono  à  coloro  che  fuccedono  al  Papato ,  all'Imperio ,  &  al  Regno  quetio  fono  eh  e  vanno  per 
fucccffionc  di  dignità  e  fono  antichiffime .  Le  armi  poi  priuate  con  dignità  publica  fono  quel 
le  de  Duchi,  Principi,  Conti ,  Baroni ,  iquali  non  hanno  afioluto  dominio ,  ne  fono  armi  di 
dignità  ordinaria ,  e  pertinenti  alla  dignità ,  ma  (i  bene  alla  caf  ita  ,?i  al  fanguc  loro .  e  quefic 
diremo  che  trafcendono  a  poflcri  in  infinito ,  delle  quali  altre  hanno  fopra  le  armi  il  cerchio 
ornato  di  gioie ,  altre  non  l'hanno ,  e  fono  dette  di  priuata  dignità.  Tuttauia  fra  i  Principi  ita- 
liani moderni  Francefco  sforza  huomo  di  real  merito  lafciò  la  fuaarmc  della  propria  fami- 
glia e  prefe  la  Bifcia  de  Vifconti .  E  egli  ben  vero  che  le  armi  di  publica  e  f iipprema  dignità , 
poffono(fecondo  alcuni)  feruire  per  infegne,comefiè  detto  di  quelle  delle  fopranominate 
prouincie .  potendofi  confermare  che  fé  fono  armi,  fieno  cofì  dette,  perche  conuengonoa 
gradi]publici  e  non  alle  famiglie  priuate,  flando  noi  fildi  che  le  nobiltà  vere  delle  cafate,pro- 
cedino  dal  valor  delle  armi  onde  tal  fegnalc(come  f\  è  detto)  ne  rende  tcfhmonanza.  Per  tan 
to  C\  dee  conchiudere  che  per  cagione  del  fignificato  di  quefta  voce  arme,  fia  fiata  concedu- 
ta da  Principi  agli  huomini  valorofi  nello  efìcrcitio  di  guerra ,  iquali  hanno  fiiputo  maneggia 
re  gli  ftromenti  di  cotal  nominanza .  Ne  lafciarò  di  dire  che  l'Aquila  rapprefentando  fuppre- 
ma dignità ,  non  per  ciò  è  il  medefimo  con  l'arme  d'Auftria .  Ne  le  chiaui  con  i'arme  Ghisle- 
ria ,  ne  quelle  di  tanti  regni  dinotano  la  calata  del  Re  Filippo ,  ne  i  Gigli  la  flirpe  valefia .  Le 
ftatue  fole  però  foleuano  effer  vfite  &  hoggi  fi  vfano  le  quali  rapprefentano  vno  che  meritò  e 
non  gli  altri  del  fuo  ceppo .  Si  legge  ancora  che  fìmiglianti  imagini,o,  di  marmo,  o  di  metallo 
furono  dedicate  a  huomini  valorofi  nella  militia,  e  non  ad  altri  profcfTbri  come  Filofofi  Poeti, 
&  oratori  famofi .  La  ragione  e  che  chiamandofi  quefte,  armi,  non  conuienc  che  fieno  fegno 
d'honore  alle  fcientie .  adunque  folamente  tali  fpettacoli  fi  conccdeuano  al  valor  militare ,  di 

Tullio 


DELLEFAMIGLIE.  i6 

Tullio  punto  dalla  ambitione  volfc  tentare  poi  che  per  dottrina  tai  teftimoiii  clhonore  non  fi. 
conccdeuano ,  di  elfere  Imperadore  nella  guerra  del  monte  Amano ,  il  quale  e  nella  Cappa- 
docia  &  è  parte  del  monte  Tauro .  Per  lo  qual  carico  Tullio  volfe  mofìrarc  di  menure  l'ima- 
gini  e  le  ftatuc.  fi  truoua  però  ch'i  Greci  à  profeffori  di  dottrina  indrizzorno  le  ftatue  &  i  co- 
lolTl ,  come  à  Demoftene  à  Pittagora  &  à  Berofo  erelfero  vna  ftatua  indorata  altri  dicono  la 
lingua  d'oro  Ari! torile  confacrò  à  Platone  Tuo  macllro  dopo  morte,  vna  altare .  quinci  fi  con 
fermi  à  foldati  di  merito  elferiì  conuenuta  e  conuenirfi  l'arme  in  certezza  d  honore  e  di  no- 
biltà. C\  truoua  ancora  che  da  Carlo  quarto  Imperadore  fin  hoggidi  fi  cominciò  qucflo  fegna 
le  dhonore  a  conceder  a  profefibri  di  dottrina.&  à  coloro  che  perfeuerauano  di  ben  feruire  a 
Principi  in  altri  neccilàrii  maneggi  ch'in  quei  di  guerra .  fimilmente  è  venuto  in  confiietudi- 
ne  che  le  armi  dagli  ftelTi  Principi  per  fauore ,  molte  volte,e  non  permcrito,  fi  fono  concefTe 
e  C\  conccdono,cofi  ancora  le  voci  lenza  dignità.come  di  Marchefc  lènza  marchcrato,di  Con 
te  lenza  contado ,  di  Caualicrc  lenza  mento  di  milida ,  e  Iblamcntc  le  loro  fignorie^o  fono 
vfanzc,  opriuilegi. 

E  per  veder  che  le  armi  non  Ci  dcono  concedere  ad  altri  ch'alle  virtù  di  militia,  Icggafi  come  à 
Carlo  quarto  piacque  di  donare  a  Bartolo  famofo  Icgilla  e  fiio  coniègliero ,  vn  Icon  rolfo  con 
due  code  in  campo  d'oro  il  qual  fegnaledi  nobiltà  pafloàllioi  pollerie  palFaràpcr  merito 
d'vn  Iblo.  E  benché  Bartolo  lulfc  tra  protelfori  di  legge  il  primo ,  nientedimeno  conoicendo 
dlcr  cofa  infolita  che  l'arme  fi  concedeflTe  ad  altri  che  à  meriti  di.  cauallcria ,  Cx  ritirò ,quafi  co- 
la à  lui  non  conucnicntc ,  pure  l'accettò^  dicendo  nel  fiio  trattato  delle  infegnc  e  delle  armi, 

„  non  eller  lecito  di  ricuiare  quanto  viene  dalla  mano  del  Principe,  della  cui  autorità  è  facrile- 

^  giodubbitare,ovcro  dilputare .  alla  legge  feconda  nel.C.  del  biafiiio  del  facrilegio.  Di  qui 
viene  che  molti  hanno  col  fegno  dell'armi  nobihtato  le  cale  loro ,  non  con  virtù  cauallerelca 
ma  con  dottrina  e  con  altri  honorati  maneggi .  ne  di  ciò  voglio  fcoprirne  (  come  potrei)  mol- 
te famiglie  .  douendofi  tener  per  colà  ragioneuole  e  giufta  quell'arme  effer  vero  teftimonio 
di  nobiltà  quando  fia  venuta  per  teftimonio  di  merito,o  nelle  opere  di  vittoriofa  militia,o  in 
quelle  delle  eccellentilTime  Icientie ,  o  vero  per  altri  negotii ,  o  per  famofi  e  pacifichi  gouerni 
di  città  e  di  prouicie.Et  è  Irato  bene  che  i  veri  Principi  (come  fece  Carlo  quarto  Imperadore) 
habbian  voluto  riconofcere  ogni  forte  di  vertuofe  perfone  con  quelli  fimiglianti  doni,ne  per 
ciò  è  fiato,  fé  non  vfo  honeftiflìmo ,  non  elfendo  di  minor  merito  coloro  che  fono  ftati  eccel-- 
lenti  in  dottrina  &  in  altri  feruigi  d'importanza  per  i  principi,che  quelli  della  militia . 

Vcggafi  per  ciò  s'alcuni  che  quefii  tali  fpettacoh  fenza  alcun  merito  s'attribuifcano,  deb  beno ef- 
fer comportati  &  admeifi  per  nobili ,  veramente  no .  perche  appreffo  i  Romani  le  qiuil  fi  vo- 
glia fenza  merito  e  fenza  confenfo  de  fuperiori  fulfe  ftato  tanto  ardito  dì  publicarfi  le  imagi- 
ni ,  non  folamente  farebbe  rimafo  \ihpclò  ma  ancora  acerbamente  caftigato  con  la  pena  del 
fallo.  Ecio  ben  fi  conforma  col  detto  del  Signor  noftro  Giefucrifto  j  quando  Icacciò  colui  dal 
conuito  non  hauendo  la  velie  nuttiale . 

„  Imperò  la  flima  che  di  tal  legnale  {\  tiene ,  lo  demolirà  Bartolo  nel  medcfimo  trattato  che  di 

„  fopra  {{ è  intelb ,  affermando  ciafcuno  poter  vetare  che  la  fua  arme  non  polla  ne  debba  cllèr 
vfata  da  chi  non  è  della  medefima  famiglia  elcetto  fé  tufferò  di  patria  diuerfa .  e  dò  quello  d- 
fempio.  Ritrouandofi  vn  todelco  à  Roma^vide  vn  Romano  portare  la  medefima  arme  che  la 
fua,e  di  quello  fattane  querela  denanti  al  Giudice  competente ,  gli  fu  dato  torto ,  cffendo  di 
diuerfcprouincie. L'altro clfempio  con  più  certezza  fpiegar  poflb,cioè  ch'clfendoio  nel 
j  544. andato  ne  i  feruigi  del  Marchefe  dd  N^allo  alla  dieta  di  Vormacia,ni'abbartei  ch'vn  fig- 
nor  todefco  era  entrato  in  gran  colera  per  hauer  ville  a  vn  balcone  le  coucrtinedi  Fabntio 
colonna ,  doue  era  inteffuta  l'arme  de  colonndì  che  è(come  fi  fa  )  vna  colonna  con  la  corona 
in  cima,  ne  voleua  ch'altri  d  vfurpaflt  il  fuo  fegnale  informatofi  poi ,  con  moka  piaceuoiezza 
vifitò  Fabritio  e  con  lungo  ragionamento  rimafero  infieme  amici  e  parenti,  e  i\  vlbrono  l'vn 
l'altro  honorate  e  gentililfime  cortefie  ,fra  eilì  concludendo  di  hauer  hauta,  o  in  Germania,© 
vero  in  Italia  vna  medefima  origine . 

Diciamo  eflere  pure  quefla  vfànza  di  tanti  diuerfi  oggetti  di  nobiltà  molto  confufà  perche  noa 

è  polTibile  dì  poter  dilcernere  quah  armi  fieno  per  merito  publicate,  non  potendoli  ben  fàpe- 

re  quali  fieno  le  donate  per  merito  di  caualleria  e  di'  dottrina ,  quali  prefe  à  compiadmento, 

-  tjuali  a  c;^o  e  quali  per  pe? fiiafione .  Imp€iò  ha  da  prefupponerfi  (  come  fi  è  detto)  che  tutte 

dinotano 


D  E  L  L'  A  R  M  I. 

dinotino  nobiltà,  qucfta  tanta  confufione  è  bene  che  non  ci  faccia  perder  teinpo,attendcndo 
noi  alla  varietà  delle  figure  per  quanto  breuemente  ne  parlarcmo,la  qual  cola  credo  che  farà 
di  fodisfattione  a  ciafcuno ,  anzi  trattandoli  parte ,  li  potrà  haucr  facilmente  notitia  del  tut- 
to. Egli  e  ben  vero  che  molte  e  molte  armi  fi  veggono ,  rapprclèntando  animali  terreflri  do- 
meftici ,  faluatici  e  quali  di  tutte  le  fpetie ,  e  di  elfi  (come  fi  e  in  parte  narrato);le  telìe,  gli  arti- 
gli le  branche  dal  mezo  in  Tufo  col  capo  folo  lbarati,interi  con  le  zampe  dritte  dinanzi,  a  giac 
cere ,  in  quattro  piedi  &  in  altre  diuerfè  foggie.  parimenti  volatili  &  aquatici  e  reptilÌ5hora  le 
condo  la  loro  naturalità^hora  con  qualche  improprietà  di  natura ,  replicando  che  donate  per 
mentolo, nOjdinotano nobiltà.  EchivolefTe  confìderar  tante  diuerfità& interpretarle, fa- 
rebbe come  volere  in  vn  fbrlo  beuerfi  il  mare  Oceano^e  poi  fé  ben  fuile  di  giouamcnto  e  di 
piacere,verrebbe  in  vn  falHdio  incomportabile .  E  però  openione  d'alcuni  bclliifimi  ingegni 
che  le  armi  de  gli  animah  intieri  fieno  fiati  più  pregiati  guiderdoni  che  quelle  armi  de  figure 
inanimate  del  che  poco  adictroàdir  comincioiTì,  come  diremo  li  tre  Leopardi,  arme  reale 
d'Inghilterra ,  &  arme  di  cafa  Truxe ,  Illuftre  in  Germania ,  come  il  Leon  bianco ,  arme  anti- 
cha  de  Gonzaghi ,  i'Orfo  de  gli  Orfini  il  Leone  col  Codogno  di  cafa  Sforzcfca  il  Leon  bianco 
di  Conti  di  Santo  Secondo,  il  lupo  azurro  de  Marchefi  di  Soragna ,  il  Liocorno  di  Pizzinardi 
&  altri  infiniti  che  contarli  tedio  darei .  ne  per  ciò  quella  cpcnione  che  tali  animali  denotino 
maggior  nobiltà  è  in  tutto  fuor  di  propofìto.  poi  che  fé  non  altro,  almeno  fanno  bella  e  gene- 
rofa  villa.  Tuttauia  ritrouandofi  quafi  infinite  figure  inanimate  che  fono  armi  de  Principi  fup 
premi  e  mediocri  :,  non  diremo  che  pollino  dinotare  menor  nobiltà  dell'altre ,  di  molte  fami- 
glie illuftri  ancora  fi  veggono  l'armi  d'arbori,  de'fiori,di  quakhe  forte  di  frutti,  camice.  Ban- 
diere ,  Stendardi,  Pietre, Vali  di  ferro,  di  legno,  di  marmo,  Cafielli,  Torri,  Bott'geUe,  Piafìre 
d'oro,tre  gigli  e  tre  rofe ,  Archi  da  frezze^Archi  da  muraglie ,  onde  marine ,  diuerfìta  de  co- 
lori in  lille ,  per  lungo  per  traucrfò,  per  largo ,  Ichaccheggianti ,  monti  di  più  numero ,  &  al- 
tre figure  ftrauaganti  ritrouate  dall'arte,  e  fieno  finalmente  come  fi  voglia  ch'altre  nobili,altre 
illuftri  fono  per  notitia  e  per  coniettura  apprezzate .  E  ancor  da  fipere  ch'ad  ogni  arme  fi  ri- 
chiede con  propofito  il  fuo  campo,o,  giallo,o,azurrO;,o,  biancho,  non  mai  verde ,  non  nero  e 
rare  volte  rollo  ofcuro,  la  ragione  è  detta  dal  Caflàneo  la  quale  è  ch'i  campi  non  deono  elfere 
ofcuri,con  ciò  fia  che  par  quella  ofcurità  le  figure  non  fanno  Hcta  moflia  &  in  quella  ofcurità 
gli  altri  colori  languidamente  comparifcono ,  degno  fpettacolo  adunque  è  quel  dell'arme  e 
che  ciò  fia  vero  e  vn  fegnale  che  fpeflb  mantiene  la  ragion  di  quanto  è  flato  centra  ragione  oc 
cupato .  e  per  effempio  veggiamo  la  lunga  e  fiera  controuerf  ìa  fra  il  Redi  Francia  e  quello 
d'Inghilterra,  con  ciò  fia  che  ciafcuno  di  efli  pretenda  di  effer  padron  della  Francia,  onde  il 
Re  d'Inghilterra  moftra  portando  li  tre  gigli  d'oro ,  di  conferuar  le  fue  ragioni  fc  per  ciò  non 
s'inganna,  ma  che  diremo  in  qual  leggiadra  maniera  Lodouico  Arioflo  trattali  duello  fra 
Mandricardo  eRugicrOjpretendendo  ciafcuno  di  elfi  haucr  ragione  di  portare  l'Aquila  bian 
ca?  molti  altri  effempi  addurre  io  potrei  per  la  filma  che  in  molti  paeii  fi  fa  di  fimigliante  tefri 
monio  di  gentilità .  Paris  del  Pozzo  nella  legge  prima  al  Codice  della  mvtatione  del  nome 
dice  che  fi  può  vlare  vn'arme  dal  proprio  padrone  donata  e  conceduta. alla  legge  per  clv  e 
STA  RAGIONE,  al  paragrafò  finale  al  digefto  delle  donationi .  per  che  fé  fi  può  concedere  il 
nome  delle  dignità ,  fi  può  ancor  concedere  l'arme .  e  ciò  fi  nota  nella  legge  e  a  t  t  a  al  para- 
grafo soTTocoNDiTioNE  al  digefto  Trebelliano.Baldo  nel  C  fecondo,^  vori  della 
FEDE  deglii  s  TROM  E  N  T I.  nell'vltimacolonna.douedice  CH  E  I N  alcvne  cose  il 
SIGILLO  al  ARME  s'agguaglia .  quinci  tuttauia  più  trouiamo  l'armi  efièr  degne  che  fé  ne 
tenga  conto  e  cuftodia . Nafce  con  tutto  qucflovn  dubio  ciocie  duecafate  d'vnmedefimo 
cognome  e  d'armi  diuerfe,pofIono  tenerfi  di  effere  vfcite  d'vn  ceppo ,  fi  dice  e  confermafi  di 
no.  con  ciò  fia  che  l'arme  vfandofi  per  legnale  di  nobiltà  a  quella  più  ch'a  cognomi  fi  debbe 
dar  fede ,  fapendofi  maflimamente  che  quafi  ogni  plebeo  meccanico  e  villano,  vfmo  i  cogno 
mi,  ma  l'arme  non  già  mai.e  ciò  fi  è  vn'altra  volta  detto,  adunque  doue  èia  conferenza  de  co- 
gnomi non  fi  può  dire  che  lenza  l'arme  fieno  le  perfone  d'vna  medefima  f  lirpe.  gli  effempi  di 
ciò  fono  qiicfti ,  ritrouandofi  in  Siena  la  nobil  caf  ita  de  Mandoli  e  de  Carli ,  la  differentia  de 
cognomi,  portando  rvnael'altra  la  medefima  arme,  che  è  di  cinque  lune  in  campo  d'oro,  o 
vero  in  campo  azuro ,  non  fa  che  non  fieno  d'vna  ftefTà  progenie,detta  de  Picolomini .  Si  ve- 
de per  ciò  fenza  addurre  altri  eflempi  (  ch'infiniti  farebbero)  quanto  veramente  le  Armi  fie- 
no 


DELLEFAMIGLIE.  17 

no  di  maggiore  fìima  ch'i  cognomi.  Vogliono  ancora  alcuni  che  la  mutationc  de  cognomi  di 
nulla  difdica ,  ma  mutar  arme ,  fc  non  e  per  lecita  &  importante  occafione  il  nmtarla ,  è  di- 
sohonor  manifefto,le  cagioni  però  ch'i  cognomi  lì  mutino,hora  fono  degne  &  hora  indegne . 
Fu  degna  la  mutatione  de  Manli  in  Torquati  (il  che  ad  altro  propofìtofièdetto)  deCor- 
neli  in  alfricani ,  ma  fu  indegna  quella  di  Metello,  mutato  in  celere ,  il  qual  moftrando  à  M. 
Tullio  la  fcpoltura  fatta  al  Tuo  maeftrodi  (cuoia  ,  hauendoui  fopra  fatto  dipingere  vn  Cor- 
uo  ,  dimandò  a  Tullio  quello  chcgh  pareua ,  gli  rifpofè  tu  hai  fatto  (  Metello  )  molto  bene  in 
ùr  dipingere  tale  augello,il  qual  è  teftimonio  chel  tuo  maeftro  t'infegnò  più  torto  à  volare  che 
àfapere,  tallìitolo  di  liggiero ,  maffimamente  che  foHtoera  di  caminar  fempre  con  paifi 
frettolofi.  Di quefti cognomi  per  cagione  indegna  proceduti,  molti  altri  ellèmpi  addu- 
re  fi  potrebbcno  ma  perche  io  non  ho  da  (tare  nella  materia  de  cognomi ,  (Hmo  però  con 
iienirmifi  di  feguitare  con  ogni  breuita  la  materia  dell'armi,  tanto  piufouenendomirvlb 
di  Germania,  di  Fiandria ,  di  Polonia ,  di  Francia  e  d'altri  paefi  d'Europa ,  doue  le  armi  del- 
le famiglie  non  fono  ftimate  veramente  nobiH  fcnza  cimiero,  e  fogliondir  quei  padani  che 
1  cimieri  fanno  più  (ìcura  tefiimonianza  di  nobiltà,  anzi  fi  perfuadono  chele  anni  con  gli 
iìcdi  cimieri  fieno  (late  donate  da  Principi  per  folo  merito  dimilitia.il  cimiero  di  pregio 
voglionochefia  vn  elmo  d'huomo  d'arme  e  quando  è  aperto  di  \'ifiera,  dicono  fisnificar 
grado  di  militia ,  quando  è  chiufo  non  dimo(}ra  grado  di  (ègnalata  dignità ,  ma  fi  bene  par- 
ticolar  valore  in  qualche  fattionc  di  guerra,  il  qual  coftume  pare  ame  che  chiari(ca  le  dirHcuI- 
tà  delle  armi  nobili  e  men  nobili  e  che  confermi  il  vero  (pettacolo  di  nobiltà  confiftcre  nel- 
l'vfo  della  mi!: t:a  .  Io  per  ciò  poilb  dire  che  nel  1 55  j.  in  Agufta ,  facendoli  quiui  la  dieta  pre 
fcntc  il  Re  de  Romani, vidi  che  vn  gran  ricco  todelco  haueua  comprato  vn  feudo  &  vsò  oeni 
diligentia  per  impetrare  che  fopra  le  fue  armi  potefle  ponereil  cimiero,  e  per  quanto  mi  fu 
accertato  non  potè  col  mezo  d'infiniti  fluori  ottenere  dal  Re  fi  dcfiderata  sratia.  equeflo  fuc 
cede  per  non  haucre  il  fupplicante  potuto  verificare  ch'alcun  de  fuoi  haueffc  fatto  elfercitio 
di  guerra .  con  tutto  quello  in  Spagna  e  più  in  Italia  molte  armi  di  cafàte  illuftri  fi  veggono 
lenza  cimieri . 

Affermifi  adunque  che  fimile  vfmza  (arebbe  degna  di  efler  (èmpre  oiìeruata  per  tutto .  Nafce- 
mi  ancora  vn  altro  dubio  neceflariamente  degno  di  confideratione  il  quale  è ,  qual  arme  ar- 
guifca  più  certa  nobiltà ,  o  quella  che  non  bacon  l'arme  conferente  il  cognome,  o  quella 
che  lo  ha  conferente  come  dire  Colonefi  dalla  Colonna ,  Orfini  dall'Orfo ,  Vitelli  dal  Vitel- 
lo che  è  cimiero  e  l'arme  futa  a  (cacchi ,  Caftiglioni  dal  cartello ,  Criuelii  dal  criuello ,  Ro- 
ueri  dalla  rouera ,  Moroni  dal  morone ,  Carretti  dalla  caretta ,  Gambari  dal  gambaro ,  Tor- 
riani  dalla  Torre ,  Malelpini  dalla  fpina,  &  infiniti  altri  ch'io  tralafoio,  quelle  però  che  non 
conferifcono  col  cognomie  fono  come  è  l'arme  de  Medeci ,  de  Farnefi ,  da  Erte  ,  de  Gonza- 
ghi,deVifcont! ,  deSanfeuerini,  degli  Sibrzefchi,  de  Dauah,Cibò  ,Sauelh,Doria  ,  Gri 
raaldi ,  Triuuici ,  Spinoli ,  Rangoni ,  Pallauicim ,  Beccharii ,  Borromei ,  Baghoni ,  Roifi  ,Scot 
ti,Pepoli,  Maluezzi  ,&  infinite  altre .  Veramente  è  nodo  querto impolTibile a  (ciolglierlo  e 
difficililTimo  a  tagliarlo ,  niente  di  meno  la  conferenza  dell'arme  con  li  cognomi  fa  rtimar 
prertòà  molti  ch'arguifca  più  certa  nobiltà.  Io  però  nonfo  ritrouarci  ragione,  vcdendofi 
e  conofcendofi  da  ogni  parte  certezza  d'antichiiììma  e  di  lUullre  nobiltà.  Et  e  da  pcnfarec 
da  giudicare  che  fra  querte  nominate  famiglie  fia  polfibile  chevnafia  più  antica  dell'altra 
&  alcune  più  graduate  ma  forfè  meno  antiche  delle  non  graduate.  In  fomma  direbbe  impo- 
fibi'e  &  odiofo  il  giuditio  che  fé  ne  facelle ,  e  però  io  me  ne  rimetto ,  ne  fo  difterenria  veru- 
na da  vn'arme  che  fia  di  perfetta  e  naturai  figura  animata,  da  quella  che  fia  imperfetta  ani- 
mata &  ancora  da  tutte  quelle  che  fono  inanimate ,  e  quali  di  balla  e  di  meccanica  virta. 

Mettono  ancora  molti  di  bellilfimo  ingegno,  quefto  altro  dubbio  in  campo,  fel  Duca  di  Sauo- 
ia,di  Saironia,diBauiera,  Arciducchi;d'Aurtria,&  molti  altri  c'hanno  titoli  dalle  proprie 
prouincie ,  portino  le  armi  delle  proprie  prouincie ,  o  vero  delle  loro  particolari  cafate  o  ve- 
ro famiglie,come  fanno  li  Re  per  quanto  ii  è  abartanza  narrato"  poco  à  dietro.Alcuni  credo- 
no the  fieno  armi  delle  prouincie  quando  elle  da  (è  medefime  fi  gouernauano ,  alle  quali  pa- 
rendo foriè  più  quieto  gouerno  lo  elegere  vn  capo  &vnfignore,  piacque  che  lo  eletto  vfaf- 
fe  per  armi  la  pubhca ,  e  non  la  priuata  arme.e  con  tutto  ciò  fi  vede  che  l'altezza  del  Duca  di 
Sauoia  ha  h  croce  biancha  che  non  è  arme  delle  prouincie  che  egli  giuridicamente  polTicde 

E 


D  E  L  L'  A  R  M  I. 

ma  quella  che  e  f  sta ,  &  farà  immortale  teftimonianza  del  Principe  A madeo  il  qiin'e  libera 
Rodi  dalla  tirania  degli  infedeli  &  a  perpetua  e gloriofa  memoria  di  quel  fcrcniif  mo  fignorc . 
volfcro  tutti  i  Principi  criihani  ch'egli  vÙlITc  di  Tua  famiglia  quel  mcdelimo  legnale  che  via  la 
religione  caualicrefca  di  Santo  Giouanni.  E  fi  può  credere  che  quelli  poco  intenori  ai  Re,coii 
icruinoilmedefìmocoflumeche  gliflelTìRe,comeper  elTempio  diremo  del  Re  di  Spagna 
il  quale  vili  tutte  le  armi  de  fuoi  regni  e  Tue  prouincie . 

In  quefla  diuerfìta  li  può  ancor  dubitare  quale  arme  arguifca  maggior  nobiltà,o,quella  che  vien 
dalle  prouincie  col  titolo  delle  prouincie ,  o  quella  che  viene  dalle  famiglie  priuate  col  titolo 
delle  città  ?  come  dire,  Duca  di  Milano  con  l'arme  di  famiglia  priuata,  Duca  di  Fiorenza  con 
l'arme  vfata  c!a  priuate  perlone.  Duca  Ottauiodi  Parmaedi  Piacenza  con  l'arme  Farne  fé, 
Duca  di  Ferrara ,  di  Vrbino ,  di  Mantua .  in  Spagna ,  Duca  d'AIua  ,  Duca  dell'Infan  tafmo  , 
di  SefTa,  di  Medina ,  &  tanti  che  ne  fono  nel  Regno  di  Napoli  con  titolo  di  luogo  e  con  arme 
vfateda  loro  Parenti,  chi  però  diremo  polfa  e  debba  precedere  data  la  parità  del  nome  e  de 
gradi  i  vogliono  alcuni  chel  titolo  e  l'arme  delle  prouincie  fieno  di  maggior  dignità  e  di  più 
debbita  precedenza .  Tuttauia  io  non  credo  chel'titolo  diprouincia  e  l'arme.fia  più  nobil  del 
Titolo  delle  città  e  delle  terre  e  dell'arme  delle  flimighe,  perche  attribuiremo  tutto  ciò  all'vlb 
e  non  ad  altro  buon  fondamento  di  ragione.  Crederò  non  dimeno  che'l  Titolo  più  antico  e 
la  Signoria  per  più  Icnga  antica  fiaccciTìone  polla  precedere  al  manco  antico,fe  però  la  mag- 
gior poflànza  &  i  regii  titoli  di  più  regni  di  più  paefì  e  di  più  vaflalli  graduati  non  importane 
ro  affai  più  che  l'antichità  non  importa.  Concludo,- per  non  allongarmi  troppoTarmi  delle 
prouincie  non  hauer  le  mcdefìme  conditioni  che  le  armi  delle  famigiiejdelle  quali  e  flato  mio 
principale  obligo  di  ngionare . 

E  perche  veggio  quanto  qucfta  materia  mi  vada  nell'animo  fcpabbondando.voglio  per  ridurmi 
a!laconclufìcne,prcualermi  decafìaqudlo  propofìtoda  Paris  del  Pozzo  ordinatamente 
narrati.  Il  primo  e  che  l'armi  delle  calate  à  chi  commette  offefa  contra  il  fuo  Principe,enorme 
e  fcelera  ta.per  maggior  vituperio  del  mal  fattore ,  fi  fcancellano  j  alla  legge  di  e  s  s  i  j  al  dige^ 

AO      DELLE     PENE. 

Il  fecondo,  è  che  qnando  due  perfòne  portaflèro  vna  arme  medefìma  e  non  fuflcro  del  medefì- 
mo  fr^rgue,  ma  fi  bene  d'vna  f  eflà  patria  e  fufferoin  difcordia  non  volendo  l'vn  che  l'altro  Li 
portafie ,  ne  potendo  l'vn  più  che  l'altro  moflrar  altra  ragione,  fi  dee  rimettere  all'arbitrio  del 
Principe,  ma  fé  vno  de  litiganti  potefTc  moftrar  che  i  fuoi  maggiori  per  eficrcitio  militare  l'ha 
ucflcro  in  dono  riceuta  dal  Principe ,  à  qucfto  farebbe  confermata ,  all'altro  prohibita  ,  il  che 
ccnfcrma  Lartclo  nel  fudctto  trattato .  Il  terzo  calò  è ,  che  fé  le  armi  fcmo  fimili  &  i  cognomi 
diilìmili ,  non  inducono  controuerf  a  perche  la  diuerfìta  del  nome  non  induce  femprcdiuer-r 
(ita  della  colà.  La  lecgge  sel  medesimo  alcodicede  co  d  i  c  i  l  l  i  .imperòfe.duecafa 
te  di  diuerft  cognomi ,  e  di  parentado  diuerfc  portaflèro  il  Leon  bianco  in  campo  giallo,e  che 
vna  di  quelle  cafite  haueflè  il  cognome  dall'arme  e  l'altra  no  .  potrebbe  quella  calata  che  ha  il 
cognome  dall'arme ,  rimanerne  padrona ,  e  l'altra  efclufa,  fcxondo  alcuni. 

Il  quarto  cafo  è  che  fé  due  armi  fono  d'vna  f  leffa  figura  come  dire  dui  cerni  vno  biancho  l'altro 
roffo ,  non  menano  controuerfìa.  anzi  quando  fuflero  amendni  bianchi  e  fleffero  in  vna  me- 
defìma attitudine ,  haucndo  i  cr  mpi  diucrfì,  fono  anco  le  armi  diuerlè. 

Il  quinto  è  che  quando  cve  famiglie  h;ibbiano  il  medefìmo  cognome  e  la  medefìma  arme,  pur 
con  qua'che  ditferentia  ,•  arguifce  che  poflìno  effer  d'vn  fangue ,  maf.ìmamente  effcndo  fra  le 
dette  famiglie  confcrentia  di  cognome  e  non  troppa  differentia  nell'arme,  come  farebbe  la 
figura  fuffe  d'vno  flefìo  colore ,  ma  nel  campo  diuerfo ,  ouero  fé  fv.ill'  il  campo  il  medefìmo  e 
la  figura  di  color  diuerfo,  o  vero  fe'l  campo  e  la  figura  f  ufTcro  d'vn  colore  ma  l'attitudine  del- 
la figura  diuerfà ,  quelle  &  altre  difl^crentie  fanno  le  armi  diffiraili .  Altri  cafì  pone  Paris,  ma 
in  materia  delle  infcgne  ch'a  propoiìto  jiof^ro  non  fanno ,  le  figure  l'opra  i  cimieri  cioè  elmetti 
o  Cane,o  Leone,  o  Elefanti^  C;  mozze,  o  huomini  faluatichi ,  o  qual  altri ,  ch'io  noij  dico , 
tengo  che  la  diuerfìta  delle  fleflè  figure  non  rendine  le  armi  d'vna  famiglia  differenti ,  come 

fi  vede  quanti  diucrfì  cimieri  iia  vfàti  la  cafa  SanfeuerinajlaPallauicinA,!*  Tnutjl*i£,& al- 
tre allìii. 

Rcfami  di  far  qualche  replica,  a^crmando  eilèrcofacertiffma  che  molti  ontifhie  mod^r*- 

l'U  poflìnp  hauer  prcfi  lè£ni  di  A^obiitó  iofièji  g^^Q^  ^Jtri  appolla,  alw  per  concelTion? 

de  Prin- 


DELLEFAMIGLIE.  18 

de  Principi  e  qucfte  fi  bimano  le  vere ,  altri  per  fanore,o,  per  corriittione,  altri  per  perfuafìo- 
ne ,  altri  per  diletto ,  altri  per  honefta  occafìone  .  La  onde  ne  fuccede  che  paifando  qualche 
fecole ,  tutte  fono  tenute  per  teftimoni  di  nobiltà  la  quale  hora  è  per  dependenza,  hora  per 
vertuofè  operationi ,  hora  per  openioni .  Vero  è  ch'alcuni  iàui  dicono  che  laria  codi  aliai  con 
ueneuolc  che  chi  fulfe  ignobile  e  per  dependéza  e  per  virtù, trouandofì  dotato  de  beni  di  for 
tuna  e  dall'ambitionc  flimulato;  defìderolb  di  eleggerfi  vn  fegnale  di  nobiltà  ,  dourebbe  eleg 
gerii  vna  figura  alla  fua  conditionc  conforme,  il  che  ì'qcc:  Gordio  bifolco,  il  quale  con  allutia 
acquiftatofi  il  regno  di  Frigia,hauto  vn  fighuolo  chiamato  Mida,edihcò  vna  città  dal  fuo  no- 
me detta  Gordia,fituata  fra  l'Afia  minore  eia  maggiore ,  doue  ancora  edificò  vn  tempio  à 
Gioue  confacrato ,  ne  volendo  celar  la  balfezza  del  fuo  legnaggio,prcfc  per  armi  L'Aratro,o 
vero  per  inlcgna  .  e  delle  funi  ch'i  buoi  all'aratro  legauano  ,■  fece  vn  nodo  di  ftupendo  intrica 
mento ,  non  potcndofi  fcorgcre  \ì  capi  in  parte  alcuna  .  e  per  eterna  memoria  confacroilo  al 
tempio  fin  tanto  che  Ci  ritrouaffe  q  ualcuno  che  lo  fapeffe  dilciolgliere.  Riputando  quel  gran- 
d'huomo  cofa  vile  e  vituperofi  a  chi  negalfe  la  fua  vera  e  naturale  origine,  dicendo  chad  un 
gran  figliuolo  è  tanto  honore  confcffar  la  balTezza  di  fuo  padre,  quanto  di  manifeflo  vitupe- 
rio il  negarla.  Quefto  recita  Gulielmo  di  Benedetto  iureconfulto  da  me  altre  volte  citato.ne- 
la  lua  repetitione  al  capitolo  r  a  n  v  t  i  o  nella  parola  r  a  n  v  t  i  o  di  e  l  e  r  a.  al  numero 
vintefimo quinto  de  t  t  s  t  a  m  e  n  t  i.  e  qui  C\  vede  quanto  vergognar  fi  deono  coloro  i  quali 
più  tofto  vogliono  effer  tenuti  baflardi  che  confelfare  d'cffer  figliuoli  d'abbietto  padre . 
Si  e  fin  qui  finalmente  veduto  la  diftcrcntia  manifefta  fra  le  inlegne  e  le  armi .  intendendo  noi 
quelle  armi  che  vanno  per  fiicceifione  in  infinito ,  effendofi  moftrato  per  quanto  fi  è  potuto; 
non  ch'ere  ftate  in  xCo  prellb  le  altre  nationi  tiiori  deirEuropa,&  hauere  hauto  origine  da  Car 
lo  magno  per  quello  ch'in  parte  le  hiitorie,  in  parte  le  conietture  credere  &  iftimar  ci  fanno, 
Dcuo  però  metter  qui  la  openione  del  dottilfimo  e  del  gcntiliifimo  Turrefino  fudetto,  la  qua 
k è  chele  Armi  delle  famiglie  habbiano  hauuto  origine  da  quatrocento  anni  in  qua  e  fu  al 
tempo  di  Federigo  barb  arolla  e  per  quanto  la  coniettura  ci  mofìra  che  potrebbe  eflcr  la  veri 
tà,  clfere  rtato  elle  vn  guiderdone  conceduto  da  principi  per  merito  di  militia  &  eller  chiama 
to  armi  per  inferire  che  fieno  Ipcttacolo  di  nobiltà  ne  i  foli  meriti  di  guerra  ^  auenga  (come  fi 
è  detto)  fieno  ftate  donate  e  eccedute  ad  ogni  altra  honorata  profeffione  che  fia  ftata  e  foglia 
clfere  vtile  e  grata  a  principia  a  publichi  bifbgni  neceffiria  e  per  ciò  Bartolo  nella  recitata 
legge  Di  T  V  T  r  I  al  codice  de  testamenti  dice  che  la  fteffa  arme  donata  fi  dee  conlèrua 
re  e  cun:odirc,ne  lafciarfela  prohlbirc ,  alla  legge  feconda  al  codice  del  g  1  v  r  a  m  e  n  t  o>1  di- 
serto de  M I  N  o  R I  di  XV. anni .  «Se  alla  legge,  ma  il  m  i  n-  o  r  magistrato,  nel  princi- 
pio,al  digefto  fecondo  al  tefto  bene  a.  concludo  finalmente  le  a  r"m  i.  cfTcre  vn  teftimonio 
di  nobiltà  e  gentilità ,  in  qualunche  modo  publicate  e  di  qual  figura  fi  voglia ,  &  effere  quafi 
vna  necclTaria  diftintione  di  famiglie  dalle  infegnc(  il  che  fi  e  con  ragion  dimoftrato)  diifimi 
li ,  e  non  effer  punto  conferenti  alla  proprietà  delle  imprefe  auenga  che  alcuni  d  fieno  delle 
ftefle  armi  preualfi  in  luogo  d'imprcie, 

DELLE    DIVISE,    E    DE    COLORI 

N  ■^  N  men  ncceflaria  è  diletteuole  materia  farà  queila  delle  Diuife,  che  l'altre  fopranarrate,per 
che  quefta  inuentione  è  molto  antica,  e  fé  ne  è  in  tutti  i  tempi  e  da  tutte  le  nationi  tenuto  gran 
conto .  Imperò  qucfla  voce  è  fiata  prefa  con  diuerfi  fignificati  i  quali  per  ciò  fono  in  vn  certo 
modo  fra  fé  conferenti .  Viene  primieramente  divisa  dal  verbo  divido  che  fignifica  di- 
fìingucre  e  feparare .  ÌVIolti^anzi  infiniti  filmano  che  deriui  da  d  i  v  i  s  o,  che  fignifica  difcor- 
fb  j  moltoin  \(o  nella  Lombardia,  efignifica  ancora  per  m  i  p  a  r  e.  cioè  mi  è  diuilb 
che  fia  cofi ,  vfano  ancora ,  v  o  l  i  a  m  o  divisare  ciò  è  difcorrere  ibpra  quan- 
to ha  da  effere, &  ha  da  farfi,  parimenti  divisiamo  fopra  quella  guerra  cioè 
dif  corriamo,  niente  dimeno  non  è  in  tutto  fuori  del  naturai  fignificato  del  fudetto  ver- 
bo d  i  v  i  d  o  d'onde  più  propriamente  viene  quefta  voce  divisa,  la  quale 
è  vn'opera,&  vna  figura  fatta  e  comporta  di  diuerfi  vaghi  colori ,  antichiffimamente  vfata, 
oper  habitijoper  pitture,  e  quei  colori  à  ciò  fare  erano  fcelti  chepiu  all' occhio  &  all'animò 

E      2 


DELLE    DIVISE 

èc'c  cpcnid-te  chc'Ipùicer  dicfìl  colori  fiiffcin  molte  perlòne  per  la  lòia  vifin,  &  in  molte 
con  qualche  diletto  del  giuditio .  e  perche  la  lentia  che  ha  origin  di  lucri ,  per  gli  oggetti  ama 
bilie  vaghi,  però  naturalmente  tutti  gli  huominiiì  rendono  lieti  per  l'a/pctto  degli  oggetti 
coloriti  vaghi  e  fbaui ,  de  quali  poi  l'intelletto  ne  caua  qualche  bene  Ipeculata  lìmilitudineon 
de  l'anima  ne  gioilcc.pcr  queftc  due  principali  letitie  &  allegrezze  cominciauano  le  genti  an- 
tiche imitando  la  natura;  à  velHril  di  coloriti  panni  col  mezo  dell'arte.  Non  dee  per  ciò  chiuti 
che  fi  fìa  credere  che  li  colori  lèmpre  f  uifero ,  perche  la  terra  nel  Tuo  principio  fu  arida.ma  poi 
per  virtù  del  Ic^le  e  delle  humettationi ,  diuenne  a  Tuoi  tempi  verdeggiante ,  fiorita  e  fruttife- 
ra ,  non  già  icmprc ,  con  ciò  fia  che  per  la  meta  dell'anno  mancando  le  forze  al  fole ,  f\  vegga 
horrida,  fnogliata  e  nuda .  Ma  l'arte  in  tutte  le  ftagioni  fiorifce ,  la  quale  è  valfa  tanto  che  fi  è 
fatta  lòrclla  della  natura,  e  ciò  verificò  lacob  quando  nella  greggia  di  Labano  fuo  fuocero, 
fece  con  l'arte  naturali  i  colori ,  concio  fia  che  lacob  hauendoj  patteggiato  col  fuocero  il  qual 
per  mercede  delle  fue  tante  fatighe ,  volefiè  dargli  tutti  li  parti  che  dalle  peccore  di  varii  colo- 
ri,  nafceffero ,  il  fuocero  contcntoifi .  alhora  lacob  conofciuto  il  tempo  che  la  greggia  fuflè 
moda  al  coito ,  compofte  alcune  verdi  verghe  di  pioppo  di  amandolo ,  &  di  platano  in  par- 
te (corcccciate  in  parte  no^  onde  compartiua  il  bianco  ci  color  delle  fcorze,e  portele  inanzi  a 
gli  occhi  delle  peccorellc  e  delle  capre  nel  l'atto  del  coito,tutte  quelle  che  guardauano  le  ver- 
ghe partorirno  gli  agnelli  e  l'asnellc  &  i  capretti  macch'aì:i,onde  per  il  patto  giurato,  Labano 
concede  al  giencro  la  copiofi  e  colorita  greggia ,  l'elfempio  ancora  fi  può  recitare  di  quella 
cittadina  romana  la  quale  inatto  carnale  colmarito,guardandoà  vna  tcftad'vn  Moroin 
quella  rtanza  dipinto^  concepì  vn  fighuolo  di  nero  colore  e  nato,diede  marauiglia  a  ciafcuna 
perfona .  Leggcfi  ancora  in  Heliodoro  che  dalla  moglie  el  marito  neri ,  hauendo  veduto  vn 
bel  giouenc  di  bianco  colore  con  la  imagine  conceputo ,  ne  nacque  vna  bclliflìma  e  candida 
fanciulla.e  meffe  tal  cofa  in  quel  paelc,  incredibile  flupore .  Non  è  per  ciò  marauiglia  fé  l'huo 
mo  fempre  fi  m olirà  vago  de  coloriti  oggetti  poi  che  la  natura  ancora  concorre  a  coppularfi 
con  gli  artifitic  fi  colori ,  de  quali  ogni  forte  d'hucmini,  e  più  perfònaggi ,  volontieri  fé  ador- 
nauano,  &  bora  in  quelli  nollri  tempi  fé  nadornano  più  che  mai .  Gli  antichi  Patriarchi  fem 
pre  andauano  ornati  di  fiole  variate  in  colori,e  le  tinture  furono  artifitiofamentc  frequenta- 
te etiamdio  quafi  ne  i  primi  lècoli .  e  li  Sacerdoti  di  più  lète  variamente  tinte  e  di  tele  colorita 
mente  telTutc  fi  veftiuano .  lofcf  figlio  di  Lacob  portò  la  velie  polimita  ciò  è  di  più  licci  di  co- 
leri diucrfi  tefiuta  •  Aron  portaua  la  verte  longa  con  le  fimbrie  di  virta  pompofa  e  veneranda 
&  diuerfimente  colorita ,  come  ad  altri  fimigliante  portatura  non  conucnilfc .  Dauid  e  Salo 
mone  Re  d'Ifraelle  iì  vertiuano  di  porpora  e  di  biffo .  che  dirà  Polidoro  N'irgilio  il  quale  attri 
buifce  l'inucntion  de  colori  a  certi  che  dopo  i  nominati  patriarchi ,  nacquero  per  più  di  cin- 
quecentoanni  ?  Per  tutto  ciò  certificati  rimaniamola  diuifa  elfere  fiata  vertimcnto  vlato  in 
tutti  i  fecoh.ne  debbo  à  quello  propofito  tralalciare  il  dir  che  cofa  fieno  i  colori  accio  che  per 
quertanotitia  polla  l'huomo  d'honorene  fuoi  vertuofi  concetti  prcualcrfene.  primamente 
Àriftotilc  nel  libro  del  fenlò  e  del  fènfito ,  dice  che  fono  tre  principii  da  confiderare  per  ca 
uar  di  querta  materia  fccuro  conofcimento  .  Il  primo  è  il  colore,  il  fecondo  è  doue  fi  forma  la 
definitione  dello  rtelfo  colore.  Il  terzo  è  doue  fi  tratta  della  fpetie  di  elfi  colori ,  tanto  degli 
ertremi,quanto  de  mezzani .  Li  principii  però  che  concorrono  alla  produttione  de  colori,diii 
fono ,  V  no  e  il  lume  veramente  principio  formale ,  l'altro  la  tralparenza  che  e  principio  ma- 
teriale .  Ma  accioche  bene  querto  fuggctto  s'intenda ,  fa  di  mirtieri  che  noi  fappiamo  ciò  che 
fia  lume.  Ariftotile  in  due  modi  lo  difinilce,  nel  fecondo  dell'anima  dice  il  lume  cflcr  atto  del 
la  cola  tralJ5arente,  nel  trattato  però  del  fenlò  e  del  fenfato  vuole  chel  lume  fia  colore  acciden 
9,  talmente  del  corpo  diafano  ^  o  tralparente.  E  quella  definitione  non  par  che  dllcordi  da  quel 
la  prima ,  la  quale  s'intende  che  fecondo  il  fenlò  conuenga  alla  lèconda  per  fimilitudine  e  no 
per  efrentialità ,  per  che  non  è  vero  chel  lume  fia  colore  cflcntialmentc ,  ma  lì  bene  per  vna 
certa  fimilitudine ,  con  ciò  fia  cofa  chel  colore  faccia  attualmente  il  colorato ,  el  lume  attual- 
mente nei  corpi  faccia  la  tralparenza,  clfendo  la  verità  chel  corpo  trafp.arentc  non  pofl!à  tra- 
j[parcre,!e  dal  lume  non  è  percoffo.E  parimente  d'auertirc  che  quando  fi  dice  eflèr  colore  per 
accidente ,  è  tale  perche  lei'  colore  proprio  è  nella  cola  colorata ,  viene  vilìbilc  per  la  cagiona 
efirinlcca  che  è  il  Sole ,  o  altro  lume .  fimilmente  il  lume  tralparente  vicn  da  cagione  cftrinfe 
ca  che  è  Io  f^cfTc  SoiejO  altro  lume.  Quincifi  conolce-come  i'vno  ei'altro  per  cagioni  eftrinfe* 

che 


TERTIAINVENTI0NE.  t4 

che  procedono. Quello  adunq^  che  ih  il  kime  in  quefta  materia  a  baftanza  fi  è  narrato  e  bre- 
uementc  con  autorità  dimoftro,è  quefto  e  quanto  Ci  può  dire  del  primo  principio  dei  colore. 
Kel  fecondo  principio  conflltequefta  definitione  del  colore  il  quale  è  eftremità  di  corpo  trafpa- 
rente  determinatole  per  dichiararla  fecondo  le  parti.diremo  che  quella  voce  e  s  t  r  e  m  i  ta  è 
in  luogo  de!  gencrc^cilcndo  il  colore  accidente  &  in  aftratto  fi  definiice.comc  poi  il  colore  Ila 
eitremitàèda  confiderar  bene,  acciochedifficulta  veruna  non  confonda  gl'intelletti ,  e  per 
troùare  che  cofà  ila  ellremità ,  conuiene  fàpere  come  alcuni  corpi  lono  fecondo  fé  termina- 
ti ,  perche  dalla  propria  figura  e  proprii  termini  fono  abbracciati .  e  per  effempio  dirò  cllère 
vna  pietra ,  vn  legno,  vn  huomo ,  vn  cauallo  .  alcuni  corpi  fono  lècondoie  medefimi  non  ter 
minati  perche  non  hanno  figura  veruna ,  aguifa  dell'acqua  che  pione  di  quella  de  fiumi  che 
corre  &  altri  corpi  fimili ,  i  quali  fé  pur  fono  terminati ,  tutto  procede  dall'cfièr  contenuti  da 
altri  corpi  che  tanno  la  figura ,  come  l'acqua  dentro  vn  vafo ,  dentro  vn  pozzo  :,  dentro  vna 
pefchiera  ,  o,  <]uadra,o,longa  ,o, tonda,  ecofi  ta3i  acquericeuonole  figure  da  quei 
corpi  che  le  circondumo,  e  ferrano,  &  in  quelH  fi  comprendono  le  elh-emità.Alcuni  corpi  an 
Cora  fono  trafparenti ,  ma  non  hanno  da  iè  ftelfi  lume  venmo ,  imperò  fono  atti  à  riceucrlo 
terminatamcntc  ciò  è  lenza  figura  come  è  l'acqua  e  l'aere .  Altri  corpi  lì  trouano  pur  trafpa- 
renti terminati  ciò  e  con  figurai  quali  hanno  il  lume  non  per  tutto, ma  nella  fuperficie  come 
yn  pezzo  di  marmo,©,  di  legno,o,  di  ferro,  e  come  vna  pianura ,  vna  valle ,  vna  montagna , 
vna  fpiaggia  e  fimili  altre  colè .  E  per  ciò  replico  che  quando  Ariftotile  dice  chc'I  colore  è  e- 
fìremita ,  vuo.'e  inferire  che  è  nello  efrremo  della  cofà  ,o ,  vero  nella  fuperficie  di  qua!  fi  vo 
glia  corpo  terminato  e  fodo  ,<e  quello  colore  nella  fuperficie  e  oggetto  delia  vifta .  Arifiotile 
fimilmente ,  col  reflimonio  de  Pitagorici ,  i  quali  diceuano  i  colori  efere  Epifania  ciò  è  appa- 
rinone ,•  conferma  il  color  eifère incorporeo  nelle  lliperficie  contenuto. 
Nel  terzo  principio  lì  confi^ierano  le  fpetie  del  colore  &  in  due  modi  ne  trattaremo .  primierar- 
mente  onde  fi  piglia  ladiuei-fità  fpecifica  del  colore ,  fecondariamente  come  li  colori  efiremi 
e  mezani  Ci  generano .  in  quanto  al  primo  è  d'auertire  che  concorrendo  il  lume  nella  eltremi- 
tà  del  corpo  trafparcnte ,  concorre  parimente  la  terminatione  dello  flefio  corpo  dalla  quale  è 
riceuuto  il  colore .  E  la  diuerfìta  nelle  fpetie  del  colore ,  s'apprende  per  la  diuerfa  proporti o- 
ne  del  lume ,  adombrato  nella  fuperficie  per  la  ofcurezza  della  terra .  La  onde  doue  e  minore 
adombratione  è  manco  nobile  il  colore ,  maffimamente  in  quei  colori  di  poi-pora ,  d'aznrro, 
€  di  verde .  In  quanto  al  fecondo  modo  Ci  dee  auertitamente  confiderare  in  che  maniera  per 
la  varia  miffione  de  quttro  elementi ,  ne  procedano  varie  compleffioni  di  elfi  elementi,fècon 
do  il  caldo ,  il  freddo,  l'humido  e'I  foceo .  La  onde  dalla  varia  proportione  del  fuoco  lumino- 
ib ,  dell'aria  trafparentc  e  dell'acqua  e  della  ofcurezza  della  terra ,  ne  riforgono  diuerfi  colori 
ne  i  corpi  elementari .  Elfendo  in  tutto  vero  che  doue  ègrandilfimo  il  concorfo  del  lume  del 
fuoco,e  minimo  lo  fcuro  della  terra ,  riceuuto  nel  trafparente  dell'acqua  e  deiraere,quiui  però 
ne  forge  &  apparifce  la  bianchezza .  Ma  fo  fi  da  l'oppofito  ciò  è  che  grandiffimo  fia  il  concof- 
fo  dell'ofcuro  terrellre ,  ne  procede  la  negrezza  e  quefli  dui  fono  gli  efiremi  colori . 
li  mezani  ancora,  con  la  proportione  de  nominati  elementi  Ci  riducono  in  diuerfe  maraiiigliofè 
jpetie ,  con  ciò  fia  che  concorrendo  gli  cllremi  con  minor  quantità ,  cagionano  diuerfi  colori 
con  la  proportione  dell'acqua  e  dell'aere .  finalmente  A riflotile  conferma  la  cagione  de  colo- 
re effcre  la  luce  del  fole,  ù  fuoco ,  l'aere ,  racqua,dalla  terra  riceuuti  e  con  eflà  incorporati ,  e 
con  fcambicuole  mefcolanza  infieme  vniti .  Marfifio  ficino  nel  Hbro  intitolato  la  vita  d'ac- 
j,  Qvi STARSI  celeflemente,  vuole ,  fecondo  Platone ,  che  tre  fieno  i  colori  vniuerlali,  cioè  ver 
3,  DE ,  CI  ALLO ,  ciLESTRo ,  &  il  color  cofi  è  da  Gorgia  definito  nel  Menone,  ciò  è  che  fia  vn  certo 
3,  fpargimento  delle  cofe  foprabbondeuoli ,  da  corpi  alla  vifla  conferenti .  Platone  fimilmente 
p,  nel  Timeo  dice  il  colore  efiere  vna  fiammicina ,  o ,  picciolo  lampeggiamento  :,  rapprefentato 
„  alla  vifla  fenfibile  da  corpi  particolari ,  e  vuole  che'l  bianco  difgreghi  la  vifla ,  el  nero  la  inde 
j>,  bohfca ,  e  la  rcflringa,e  per  queflo  alcuni  oppongono  alla  imprefa  de  colori  del  Marchefe  del 
Vailo ,  felice  memoria ,  nondimeno  in  queflo  medefimo  trattato  potremo  vedere  come  ma- 
nifeftamente  s'ingannino  ancora  che  io  non  la  chiami  propriamente  Imprefa ,  ma  diuifa ,  o , 
Liurea.  Imperò  come  il  bianco  difgreghi  la  vifla,per  efTempio  s'intende  nella  guerra  che  Mar 
cnntonio  fece  a  Parti ,  l'efTercito  del  quale  tornando  adietro  per  lungo  viaggio  coperto  d'al- 
•tiirimeneiii,vide;icccare  mola  de  fuoi-fcldati,  alcuni  ancora  per  molti  anni  polli  ìnofcu- 

rilTune 


DELLE    DIVISE. 

rifltme  prigioni ,  fono  cicchi  diucnnti .  Voglio  pure  fèguitar  di  dire  con  breuità  la  natura  de 
colori  e  l'vlò  di  effi  ,  cflcndo  materia  di  giouamento  à  coloro  i  quali  le  ne  volcflcro  preualcre 
in  farne  Imprefe  e  fèruirfenc  in  fìgnificaro  delle  loro  intentioni ,  fi  come  Te  ne  veggono  molte 
&  antiche  e  moderne .  Piacemi  la  openione  d'alcuni  dotti  de  noftri  tempi  i  quali  tengono 
che'l  bianco  elnero,  fieno  naturale  origine  de  tutti  gli  altri  colori  non  punto  allavirtagio 
ucuoli  e  grati,  de  quali  più  à  ballo  appieno  neparlaremo,  importando  molto  di  replicare 
fbprala  cftremità  ,  ò  ,  fuperfi eie  de  corpi  elementari  e  quelli  dico  che  veramente  coloriti  fò 
no ,  a  dilfercntia  de  corpi  cclcfti  che  non  fono  certamente  coloriti ,  ma  paiono ,  con  ciò  fia  co 
fa  che  li  corpi  trafparcnti  non  podìnohauer  colore,  come  diremo  i  cieli  corpi  cclcflilumi- 
nofi .  La  ragione  che  quefti  tai  corpi  non  fieno  coloriti ,  è  chiaramente quefta ,  cioè  proce 
dcndo  i  colori  dal  caldo .  humido ,  freddo  e  fecco  che  fono  qualità  de  quattro  elementi ,  &  i 
corpi  celclli  nulla  di  quefle  qualità  partecipando ,  neceffariamente  non  hanno  colori  perche 
farebbero  generabili  e  corrotibili.  Li  tre  elementi  però  per  efler  corpi  femplici ,  non  fono  ve- 
ramente coloriti .  La  terra ,  ancora  che  fìa  corpo  folido,  &  habbia  la  fua  eRrcmità  e  fuperfìcie 
nientedimcno,focondo  alcuni  dotti  de  noftritempi,  non  è  colorita ,  aucnga  chcilRucllio 
con  altri ,  dica  la  terra  effcr  bianca ,  o ,  liuida  per  dir  meglio  ,•  come  è  la  cenere ,  la  quale  per 
non  contenere  in  fé  le  quattro  qualità  con  proportione ,  nulla  produce  .  e  la  terra  di  fua  pro- 
pria natura ,  nulla  produrrebbe  fo  non  fuifcro  che  gli  altri  elementi  co'l  calor  del  Sole  e  con 
l'altre  influentie  de  corpi  fuperiori  la  difponeffero  a  produrre. E  finalmtte  da  confermare  che  f 

foli  i  corpi  comporti  contcnghino  naturalmente  i  colori .  E  egli  ben  vero  che  da  gli  elementi 
fono  produtti  alcuni  corpi  i  quali  fono  tra/parenti ,  come  è  il  cnftallo ,  il  vetro ,  il  Diamante, 
il  carbonchio ,  ne  per  ciò  fono  coloriti ,  ancora  che  elfi  habbino  la  fuperfìcie .  Solo  adunq,-  ne 
i  corpi  folidi  non  trafparenti  fi  comprendono  i  veri  colori.il  Fuoco  ancora  non  ha  colore  ben 
che  paia  e  Ci  tenga  che  fia  di  color  re  fio .  Replicara/fi  finalmente  ogni  vero  colore  elfcre  vna 
qualità  nelle  fuperfìcie  de  corpi  fodi  e  terminati .  Qiiei  colori  poi  che  per  imitatione  dell'arte 
fi  veggono  molto  limili  a  quei  della  natura ,  manifeftamente  fono  certi  e  veri ,  come  in  cofe 
teifute,  delle  quali  fi  vertono  gli  huomini,e  come  quelli  parimenti  che  la  pittura  fa  vedere  in 
alfi ,  in  muraglie ,  in  tele  &  in  carte .  e  delle  rofe  tertute  di  diuerfi  colori  ha  comportato  quafi 
ogni  età  che  gli  huomini  fo  ne  vertiifero  e  vertono  e  di  tal  portatura  fi  dilettauano  e  fi  diletta- 
no chiamati  vertimenti  alla  diuifa . 
E  perche  fi  filma  che'l  Sole  con  i  fuoi  raggi  e  le  rtelle  fieno  di  color  d'oro ,  diremo  che  paiano  e 
non  fono .  Imperò  per  cotale  fomiglianza  molti  antichi  e  moderni  Principi  di  fimili  coloriti 
vertimenti  di  andar  addobbati  /i  compiacquero ,  &  hoggi  più  che  mai  fi  compiacciono .  Al- 
cuni di  bianco  dilettati  fi  fono  ;,  per  hauer  querto  colore  con  la  Luna  fomiglianza .  Et  è  rtato 
cpenicne  di  molti  che'l  collor  giallo  ci  biaco  fieno  fra  gli  altri  i  più  perfetti  colori.Ifidoro  nel 
libro  decimo  fo^rto  delle  fue  Etimologie ,  pone  l'oro  fra  i  corpi  naturali  inanimati,ertd-e  incor 
rottibil  quafi  &  in  vero  è  fra  tutti  gli  altri  metalli  il  più  prcciofo,  parimente  mette  il  Giallo  fu- 
periore  al  bianco ,  tanto ,  quanto  è  fuperiorc  il  Sole  alla  Luna .  e  tutto  ciò  per  maniferta  ilpe- 
rientia  ficonofce.  Rcferifoe  Celio  nel  libro  delle  fue  antiche  lettioni.efière  l'oro  prefo  per 
la  fapientia  con  la  quale  fi  fpcculano  le  cofe  diuine ,  E  l'argento  f\  prende  per  la  fcientia  onde 
fi  ha  notitia  delle  cole  naturali .  efiendo  ciafouno  di  qucrti  pretiofi  metalli  grato ,  non  tanto 
per  il  valore  che  è  oggetto  d'auaritia,ma  quanto  alla  marauiglia  della  fimilitudine  che  ha  co  il 
Sole  e  con  la  Luna ,  e  per  ertère  interpretati  per  fapientia  e  per  fcientia .  Bartolo ,  del  color  bi- 
anco dice  nel  trattato  delle  armi  alla  quinta  colonna ,  che  fi  conuerte  in  tutti  gli  altri  colori  e 
niuno  fi  conuerte  in  bianco .  e  quePo  fi  vede  alla  lege  3.  nel  Codice  de  vertimenti  al  libro  xi. 
e  dinota  vittoria ,  per  la  qual  colà  i  Romani  ne  i  trionfi  di  bianco  fi  vertiuano ,  &  ancora  l'ha- 
bito  bianco  fignifica  purità ,  fincerità ,  e  candidezza  d'animo .  oltra  di  ciò  fi  piglia  per  la  elo- 
quentia,  onde  fi  fuol  dire  Ibi  candido  e  puro  .  E  querto  colore  in  parte  afiRjmigliato  alle  Perle 
&  agli  Acati,  e  per  dirne  più  altamente  leggiamo  nelle  finte  fcritture  del  redentor  nortro 
CHRiSTo  che  fi  trasfigurò  fopra  il  monte  Tabor  con  le  vertimenta  più  candide  che  neue.fimil 
mente  nella  fua  refurrettione  di  bianco  vertito,  vfoì  del  Sepolcro  trionfante .  Pietro  apporto- 
Io  nella  prigione  ,  fu  vifitato  dall'Angelo  di  bianco  vertito  .  Giouanni  euangelirta  nell'appo- 
calilfi  preui<\'  i  finti  martiri  vertiti  di  rtola  candida  nello  fpargimento  del  fangue  loro.  Altre 
cofe  dir  fi  potrcbbeno  per  più  chiarezza  della  felicità  di  querto  colore  intefo  &  ordinato  per 

per 


E    D  E    e  O  L  O  R  I,  IO 

per  coiì  mìflcno/i  affari .  * 

Dell'oro  lì  è  detto  che  per  la  fapientia  s'interpreta,  leggafi  Platone  nel  fecondo  Alcibiade  co- 

„  mctato  dal  Ficino  douc  il  diuin  filolbfo  pregaua  lo  Dio  Pan  e  gli  altri  dei  fìlueftn  chcg;li  con- 
cedclfero  tanto  tefòro ,  quanto  vn  huomo  modello  può  comportare ,  intendendo  la  iapien- 
tia  per  quel  metallo,  nello  Eutidemo  fa  ancor  dire  a  Óciiìppo  che  gli  fcithi  fono  felicilumi  pò 
puli  per  che  nell'olTa  de  capi  de  morti  portano  l'oro ,  quali  che  nel  luogo  dell'intelletto  meri- 
tamente fufle  collocato  fi  mirabil  metallo .  Ariftotile  nel  fecondo  della  politica  al  terzo  capo, 
chiama  l'oro  cofa  diuina . 

Dauide  Re  e  profeta  nomina  la  làpientia  oro  infocato .  Si  legge  ancora  prelTò  a  Giouanni  pre- 
detto nelLi  appccahifì  quello  medefimo.E  ancora  da  piatofamente  credere  che  quando  il  pò 
uero  ftropiato  dimandò  la  limofina  a  Pietro  appoflolo  alla  porta  del  tcpio  in  Hicrulàlemmc, 
rilpofe  Pietro  oro  &  argento  non  ho  perii  bifogno  tuo  ,•  ma  quello  ch'io  ho  ti  do ,  e  Ipendè  il 
<lono  della  fapientia  in  rifànarlo  .  balla  che  ben  fi  difcerne ,  eilcr  uero^per  quanto  alcuni  vOt 
gliono,chel  biaco  el  giallo  fieno  degli  altri i  più  perfetti  &  i  più  pregiati  colori,de  quai  fi  veg-^ 
gonohogqi  molte  imprefe.c  le  diuilè  forfè  per  quello  hanno  fèruito  e  feruono  pcrimprelè. 
Eflendo  la  verità  che  commodamentc  ne  i  colori, fono  alcofe  le  fimiglianze  degli  animi  ver- 
tuofiefi  fcuoprono  con  leggiadria  e  giuditio  agli  occhi  de  riguerdanti  &  alle  orecchie  delle 
perfone  intendenti .  (limo  per  ciò  che  ben  fia  di  dire  fopra  quella  materia  qualch'altra  colà , 
malfimamcnte  de  i  dui  primi  colori  ciò  è  bianco  e  nero ,  facendofi  tra  efsi  qualche  compara- 
xione  .  Diciamo  adunq;  lèi  bianco  è  più  nobile  del  nero ,  o ,  no.  molti,anzi  infiniti  vogliono 
chel  bianco  fia  più  nobilc^perche  partecipa  di  luce  el  nero  di  olcurità .  di  più  che  per  traslatio 
ne  il  bianco  fi  piglia  per  buono  augurio  e'I  nero  per  trillo  ,  per  la  qual  cofa  gli  antichi  foleua- 
no  ciò  ch'era  di  buono  fognar  con  gelfo  ;  e  di  cattiuo  notar  con  cai-bone^per  ciò  bene  fcnue 
Gioucnale . 

3_,  Il  negro  in  bianco  fi  volga .  Perlìo  diiTe  anch'egli  in  quefto  propofito.  Ciò  che  f iper  fi  dee  col 

„  bianco  il  muro  fi  pinga. 

Élfendofi  del  bianco  detto  à  baflanza  lecita  cola  parmi  che  fi  ragioni  delle  Iau>li  del  color  nero , 
pnmaméte  il  nero  mantiene  fompre  il  fuo  flato  e  tira  a  fo  il  bianco  e  fé  ne  impadronifce  la  on 
ide  il  bianco  effondo  più  coniiertibile  in  altri  e  più  vario  confoguentemente  èmen  nobile  in 
ciforfacileatramutarfi,acorromperfia  macchiarfi&  àfuanirfi.  Similmente  di  tante  forti 
d'Aquile ,  la  più  ofoura ,  è  la  più  mirabile  e  la  più  degna,con  ciò  fia  che  fiifi  gliocchi  al  Sole , 
fi  rinuoui,e  fia  de  tutti  gli  altri  augelli  Regina.  N^eggiamo  ancora  il  color  nero  afifomigliarfi  al 
diamante  (  come  vuole  il  Caflaneo  )  gemma  più  d'ogni  altra,  per  oppenione  di  molti,precior 
fiffima .  \^irgilio  prepone  il  nero  al  bianco ,  quello  è  viuacc  e  quello  caducOjel  detto  Poeta  lo 
fpiega  in  qucfio  verfo  tritiflTimo  ciò  è 

jj  Bianchi  lignjlri  cadon ,  colgonfi  negre  itiolc , 

&  benché  il  vaccinio  non  fia  nero ,  fecondo  Plinio ,  ma  roffo  onndimcno  è  vn  rolTi  c'ha  del 
lo  ofcuro  ,  a  guifa  dell'Aquila ,  anzi  i  colori  rolTi  che  fono  di  moke  forti ,  quanto  più  hanno 
dello  ofcuro  tanto  più  fono  fini ,  cofi  il  Paonazzo  el  verde .  adunq,-  per  quello  li  vede  il  nero 
non  effor  men  nobile  del  bianco . 

Diremo  ancora  fra  le  bellezze  delle  donne  la  principale  elfore  l'occhio  nero  con  le  ciglia  nere , 
con  ciò  fia  che  dalla  villa  di  due  begli  occhi  neri  efcaferenità  e  fplendore  di  tantaìbrza  che 
grandemente  commuoue  i  cuori  de  riguardanti ,  infiammandoli  dì  quello  fplendore  inguifa 
che  C\  conuerte  nella  imagine  di  tanta  bellezza  doue  quafi  miracoloiàmente  viue  e  muore ,  e 
l'anima  innamorata  ha  per  melfaggieri  i  due  begli  occhi .  ne  mi  accade  di  ampliar  quella  fola 
ragione  la  quale  afilli  balla  in  dimoflrar  la  nobiltà  del  color  ncro.Et  ancor  non  manca  à  que 
Ho  colore  ogni  laude  nel  concorfo  di  natura  humana  e  diuina .  Impercioche  fi  legge  nel  pri- 
mo capitolo  de  Cantici  che  la  gloriofa  vergine  Maria  è  Hata  ;  oltra  la  incomparabile  bontà 
iua  ,•  efaltata  ancora  fopra  ogni  altra  donna  che  luffe  mai  di  fingular  bellezza ,  nel  citato  luo- 
go cofi ,  leggcndofi  nera  sono  ma  formosa,  oltra  di  quello  nello  fleffo  libro  al  ca- 
pitolo v.  LI  svoi  CAPELLI,  NE?.i  SONO  COME  c o R V o .  c  benche  queilo celeflc 
dfempio  chiarifoa  la  nobiltà  del  color  nero ,  nientedimeno  non  tacerò  di  addurre  l'autorità 
del  Petrarca  nel  fecondo  capitolo  del  Trionfo  d'ampre  dicendp , 
5,  TerfeQ  era.  l'uno  ,  e  mllcfa^er  come 

55  Andromeda 


D  E  L  L  E    D  I  V  I  S  E. 

3,  Andromeda  gli  piacque  in  Etiopia 

33  Fermine  bruna  i  begli  occhi  e  le  chiome . 

feguito  parimente  di  dire  che  dal  bianco  e  dal  nero  procedono  tutti  gli  altri  colori,  o.per  or- 
dine di  natura,o,per  regola  d'artifitio.per  la  qiial  cola  fra  gli  rtelfi  colori  che  iì  chiamano  mi(ti 
replico  volere  alcuni  dire  chcl  glauco  colore,azurro,chiaro,el  purpureo  olcuro  el  verde  ofcu- 
ro  iìeno  i  principali ,  &  e  d'auertire  alla  notitia  de  colori  quando  altri  fc  ne  volcHero  preuale- 
re  per  imprefc ,  con  ciò  fia  che  molti  colori  moftrano  la  finezza  per  hauer  dello  ofcuro .  mol- 
ti la  modrano  per  hauer  del  chiaro ,  e  per  eilempio  diremo  che  del  color  rolfo  lòno  molte  le 
varietà  (  come  credo  fi  fia  detto  )  e  fi  concluda  che  la  porpora  fia  :  fuggendo  la  chiarezza  ;  il 
più  fino  che  portar  lì  polla .  e  di  quelb  materia  Bartolomeo  anglico  nel  libro  decimo  nono , 
pienamente  ne  fcriue.chiamando  i  colori  tutti  varii,efcetto  il  nero  ci  bianco  che  l'uno  per  ec- 
ceifo  e  l'altro  per  difetto.alla  villa  lòno  noceuoH .  il  verde  in  Tofcana  e  chiamato  in  due  mo- 
di ,  ciò  è  verde  ofcuro  e  verde  giallo,  l'ofcuro  e  più  fino  perche  ha  manca  luce,el  giallo  è  men 
fino  perche  ha  manco  dello  ofcuro. Io  non  mi  vorrei  trattener  troppo  d'intorno  à  quefto  fug- 
getto ,  tutta  via  lo  intenderne  qualche  colà  di  più ,  làrà  molto  à  propofito .  Efitndo  perciò 
vero  che  li  fignificatide  colori  fono  di  molta  commodità  nella  confiiceuolezza  coninoftri 
penfieri.  Dico  primamente  che  molti  gran  perlbnaggi  antichilfimi  vforonopcr  compiaci- 
mento i  colori  fecondo  la  varietà  del  lor  guito  .  ii  legge  che  Nino  inuentor  della  guerra,  vsò 
il  bianco  el  giallo  colore ,  tutti  li  Rè  de  giudei  parimenti  ^  e  Salomone  vsò  per  lìmbolo  molti 
fiori  &  ancora  ne  i  fuoi  proucrbii  ne  fcrilfe,  gli  Affricani  furono  e  lòno  hoggi  vaghi  di  ueltirfi 
con  diuerfità  de  colori . 

Però  e  bene  che  veggiamo  fel  color  bianco  ha  purità  da  fé  fteffo ,  alcuni  vogliono  effer  dilferen 
tia  dal  bianco  della  neue,o,del  gellò  ben  purgato ,  al  bianco  del  latte  &  a  quel  della  perla,  e  a 
quel  delle  carni  di  bianca  donna  &  a  quel  dell'auorio  e  del  marmo  fino ,  perche  quel  della  ne 
ueedelgclfodilgrcga,  cdifpiace  allavifta,  ma  quel  del  Latte,  della  Perla  e  dell'altre  cole 
dette  non  difgreg^,anzi  in  vn  certo  cóparifcente  lufiramento  rende  Vvighezza  e  diletto,  e  tut- 
to ciò  viene  perche  tal  bianchezza  ha  quafi  occulta  mefcolanza  fanguigna ,  "non  adombran- 
do ma  illuftrando  quel  colore  il  qual  giocondo  eviuacefi  là  caro  &  amabile  oggetto  a  "tutti 
gli  occhi ,  fòpra  quetta  poca  diuer'ìtà  del  color  bianco  lì  domanda  fc  il  detto  colore  prenden 
dofi  in  fignificato  di  fedeltà ,  habbia  da  eilèr  di  quella  bianchezza  della  ncue,  o  ,  più  torto  di 
quella  del  latte ,  vogliono  molti  che  per  fignificato  di  fede  fia  più  à  propofito  la  bianchezza 
del  Latte ,  appoggiandofi  alla  autorità  d'Ariflotile  nel  Ilio  hbro  de  colori ,  dicendo  chel  bian 
co  mirto  d'un  poco  di  rofiò  naturale ,  è  il  vero  e  non  l'eftremo ,  e  da  il  filofofo  rcifempio  d'un 
fanciullo  il  qual  mortra  buona  e  fincera  la  fua  volontà  nelle  fiammelle  ch'apparifcono  nelle 
liie  candide  guancie .  imperò  querta  difputa  fi  concluda  fecondo  il  migliore  e  commune  giu- 
ditio.  Il  nero  ertremo  ancora  è  da  non  prenderlo  per  fignificato  di  rtabilità&di  fermezza, 
ma  quello  che  non  è  eftremo  perche  il  prouerbio  dice,  ogni  estremo  e  viti  oso. 
pure  fia  a  beneplacito  di  chi  non  fi  cura  d'interponere  querti  cotali  differentie .  Recita  Pietro 
crinito  chel  Tamburlano  ,•  e  ciò  fi  legge  nel  primo  capitolo  del  iuo  primo  libro  -,  vsò  tre  colo- 
ri il  bianco ,  il  roflb  el  nero  .  La  oue  quando  moueua  l'elTercito  per  infignorirli  delle  prouin- 
cie  d'altri ,  affediando  qual  fi  fuffe  citta.primamente  faceua  ftendere  vn  Padiglione  di  color 
bianco ,  per  dinotare  agli  alfediati  che  rendendofi  à  lui,  non  riceucrebbero  alcuna  ingiuria.', 
palfato  il  pruno  giorno  lenza  conclufione ,  rtcndeua  vn'altro  padig'ione  di  color  rofTo ,  vo- 
lendo inferire  che  fé  in  quel  di  non  s'arrendeuano ,  farebbe  grandi ifimo  fpargimento  di  fan- 
gue ,  venuto  il  tcrzo,commetteua  che  lì  fpiegafTe  vn'altro  Padiglione  di  color  nero ,  minac- 
ciando di  condurre  ogni  perfona  a  morte  &  ad  vltima  defòlatione  della  città  .  Imperò  di  dif- 
ferente fignificato  e  flato  prefò  il  color  nero ,  e  particolarmente  dal  Marchefe  del  V'arto,  por- 
tando il  bianco  el  nero ,  vno  in  fignificato  della  fua  fede  l'altro  in  fignificato  della  fua  fermez 
za  e  ftabilità ,  ne  volfe  il  buon  Principe  chel  nero  fuffe  interpretato  per  morte . 

Il  rollò  parimente  è  colore  del  valorolò  Vefpafiano  Gonzaga ,  e  nondimeno  quel  figgio  caua- 
li'ero  non  lo  porta  per  inferir  crr.deltà  e  fpargimento  di  l'angue ,  ma  per  fignificato  c'vno  in- 
fiammato amore  vero  il  fuo  Principe  e  d'vna  accefa  beneuolentia  vcrlò  ogni  peribna  che  me 
riti  per  valor  d'ra-me  e  di  dottrina .  ne-rertarò  di  dire  che  i  colori  d'vna  medefima  fpetie  non 
elTendo  li  medefimi  in  vifla  per  cagion  del  più  e  dei  meno ,  non  deono  ancora  hauere  il  me- 
•  -;  defiinp 


EDECOLORI.  21 

defimo  fìgnifìcato .  Plinio  mette  &  efpone  più  varietà  del  color  roflb ,  e  fa  ch'in  vn  certo  mo- 
do fieno  differenti  il  fliluo  dal  rubido ,  il  feniceo  dal  rutilo ,  il  rutilo  dallo  fpadico  &  altri  di 
quefta  ftcfTa  fpetie,  per  il  che  fi  dee  hauer  di  ciò  minuta  notitia,potendofene  l'huomo  preua- 
Icrc  in  flmilitudine  de  fuoi  concetti,  o ,  vero  delle  fue  pafIìoni,douendo  egli  confìderare  che 
quel  colore  il  qual  non  è  per  quanto  dourebbe  efiere  fino  e  perfetto,non  poter  perfettamen- 
te hauer  fìmilitudine  con  la  perfetta  intentione,faluo  però  fé  l'intentionc  non  fuiTe  difrcgola- 
ta,come  per  effempio  trouiamo  chel  mirabile  Ludouico  arioflo  nel  fuo  poema  prende  il  co- 

„  lor  della  rofa  lecca  per  difpcratione  e  voglia  di  morire.  E  fi  concluda  chela  elcttione  de  colo- 
ri conuenga  allaintentione,econuerrà  fèmpre^  fé  farà  perfètta  la  notitia  delle  cofc,&  è  in 
fomma  vero  ch'i  felici  &  vcrtuofì  difegni  deono  trouarfì  per  fìmiglianza  nella  perfetta  natura 
delle  fudette  cofe ,  altrimenti  non  conuerrebbero  con  la  virtù  e  con  la  felicità . 

Vcggiamo  in  particolare  la  natura  della  porpora  ^  la  quale  vuole  Ifìdoro  nel  libro  decimo  fèllo 
delle  fue  etimologìc,che  ila  detta  dalla  purità  e  che  rifplenda.  e  per  qfto  ben  fi  può  ailìcurnre 
ogniuno  che  fi  diletti  di  publicare  Iraprefc  nella  elettione  de  colori  ben  conofciuti.Vuolc  an- 
cora Ifidoro  che  la  porpora  fia  alai  di  mare  e  della  medefima  fpetie  che  è  la  conca,dclla  quale 
Sigeo  e  Leto  promontorii  d'Ida,molto  abbódano.Il  gran  lafòn  maino  moflra  nel  trattato  de 
colori  di  che  pregio  fia  la  Porpora.Luca  di  penna  nella  legge  negotianti  afferma  la  porpora 
effer  colore  prctiofò/petioib  e  venerabile,vfàto  per  inlègna  e  veftimento  da  perfonaggi  di  di- 
gnità.San  Girolamo  nel  fèfto  fuo  fermone,trattando  della  annontiatione  della  vergine  maria 
dice  che  quando  dall'Angiolo  fu  fàlutatajl  bclliifimo  fuo  volto  diuéne  come  lana  tinta  di  fan 
gue  purpurco.Calfiodoro  ancora  di  qfto, nelle  fue  piftole  a  longo  ragiona  Tullio  nel  Iib.  della 
fiia  academia  vuole  chel  mar  rofèggi  aguifa  di  porpora  da  remi  percoflò.E  chiamato  ancora 
il  mare  di  color  ceruleo,dal  qual  colore  fu  Glauco,dio  maritimo  chiamato,e  Nettuno  haucre 
gli  occhi  ceruleijcio  è  celulei  che  fi  prendono  per  cileflri ,  la  qual  cofa  non  par  che  la  ragione 
admetta,efcetto  fé  non  voleilèmo  dire  chel  color  glauco  detto  in  lingua  Italiana  .<:jazuo!o,fuf- 
fe  col  cileftro  il  medefimo,confcrmando  per  quanto  ci  fa  giudicar  la  vifla^chel  cileftro  ha  più 
dello  olcuro  el  gaz  uolo  ha  più  del  chiaro . 

Non  voglio  in  qfta  materia  più  a  longo  ftendermi.feguitando  io  in  qflo  Io  aduertiméto  ch'altrui 
da  ceFio  calcagnino  fòpra  il  primo  trattato  che  fa  Ariltotile  de  colori,  affermado  effer  cofa  dif 

3,  ficilillìma  parlare  e  rifbluere  la  natura  e  la  varietà  de  colori,e  fé  pure  ì\  truoua  chi  habhia  vo- 

,3  glia  e  di  fcriucrne  e  di  ragionarne,gli  fa  di  mifliero  dadi  tutto  a  qfto  fludio  &  al  fine  ne  rcffarà 
confufb./ó  tutto  ciò  non  voglio  lalciare  adietro  C\  ch'io  no  ragioni  alquato  d'alcuni  colori  m2 
Zani  e  che  fignificati  habbiano  fecondo  l'vfò  italiano,  dirò  primamente  dell'azurro  il  quale  e 
intelb  per  lo  amore,il  giallo  per  la  contentezza,il  roffo  per  la  eccclfiua  beneuolcntia  &  ancor 
per  la  Ietitia.il  verde  per  la  fperanza.Il  tane  per  il  trauaglio,il  bertino  per  la  ingratitudine,altri 
filmano  fignificar  viltà.il  bianco  no  fèmplice  ma  rofìèggiante  quafi  inuifibile  per  la  fede  e  per 
la  finceritàjil  nero  come  Ci  è  detto  per  fèrmezza.Tuttauia  fono  prefi  per  altri  lignificati  i  alcu- 
ni paefi,mallìmamente  in  Spagna,doue  del  veitir  garbato  e  colorito  C\  fi  più  fèntentiofa  pro- 
fefIìone,finalméte  non  dee  vn'animo  gentile  e  prudcte, volendo  far  impfàfcome  Ci  e  detto)de 
colori  e  per  vaghezza  e  per  fìgnificato,rcftare  di  far  fòpra  dì  ciò  dihgétiiTimo  ftudio.accio  che 
poi  no  fuffe  ripfò  d'ignorantia,e  fc  m.olti  hano  di  ciò  fcritto ,  fra  tutti  elTòrto  ciafcuno  a  veder 
co  quanta  leggiadria  ne  habbia  dato  notitia  il  gentililfimo  Filofòfo  Simon  portio  napolitano . 
che  diràno  adunq;  coloro  i  quali  vogliono  che  Cleofane  corinthio,  fuffe  flato  l'inuentore  de 
colori?iI  quale  molti  anni,fù  dopo  \ì  Re  degli  Hebrei.  Finalmente  non  pcnfò  di  hauer  dato  fa 
{lidio  a  chi  fia  di  belliflimo  ingegno  fc  ho  trattato  tanto  a  longo  de  colori,  i  quali  hanno  pref^ 
fb  molti ,  non  fòlamente  feruito  per  imprelè  come  fra  l'altre  {\  vede  quella  dei  magnanimo 
Duca  di  Selfa,aeademico  AiIidato,la  quale  è  di  tre  colori  in  tre  bandieruole^cio  e  bianco,ver 
de  e  rofIb,ma  ancora  fono  ufati  per  armi  di  famiglie  nobili ,  illuflri  &  principali . 

Veggo  hoggi  mai,che,ceffando  io  dal  ragionamento  delle  diuife  con  più  colori ,il  neceffario  giù 
ditio  mi  tragge  a  ragionar  più  appieno  de  corpi  trafparéti  e  per  confèquenza(có  adépimcnto 
di  qflo  neceffario  propofito)trattare  ancora  delle  gemme,perche  ageuolmente  in  queAa  gui- 
fà  fi  potrà  la  inuentione  della  proprietà  delle  imprefè  abondeuolmente  arricchire  • 

Per  tanto  replico  li  corpi  celefli  e  li  tre  elementi  fuoco ,  aere ,  acqua  ellère  trafparenti  e  non  con 
tenere  efièntialità  de  colori.parimenti  vcggiamo  di  qua  giù  il  cielo  delle  flelle  fiflè ,  ciò  è  l'ot- 
taua  sferajC  quelli  de  pianeti^non  già  che  veramente  fi  veggano,  ma  col  mezo  delle  flelle  fi 

F 


DELLE    DIVISE 

comprendono .  Perdo  Aimo  necelTario  che  parliamo  de  gradi  della  tralparcn^a ,  i  primi  pe- 
rò fono  nelli  corpi  celefU ,  de  quali  i  più  alti  hanno  più  trafpnrentia ,  deicendcndofi  allo  ele- 
mento del  fuoco,fi  dirà  che  per  ragione  e  no  per  vifta  iìa  trafparcntc  perche  tanto  manco  de 
corpi  celelh  trafpare,quanto  è  di  qÙi  meno  alto  e  quanto  di  qlli  è  di  gran  lunga  men  perfetto. 
e  per  non  far  comparatione  da  vn  cielo  ali*altro,ftimandoli  tutti  dVna  medelìma  trafparentia 
fenza  comprendere  il  più  alto,ol,piu  balfoidiremo  chel  fecondo  grado  di  perfpicuità  lìa  il  fuo 
co  perla  fua  rarità  e  purità .  il  terzo  grado  è  nell'aere  il  quale  per  elfcre  atto  a  riceuere,i  va- 
pori e  le  ellalationi  di  due  più  inferiori  elementi,uiene  a  elTèr  affai  meno  trafparente  del  fuo- 
co.il  quarto  grado  è  quello  dell'acqua  laquale  tw.nto  manco  trafpare  dell'aere.quanto  più  par- 
tecipa de  vapori  grolH  e  terre/tri . 

Il  quinto  grado  è  in  quelle  mifture  nelle  quali  la  natura  dell'acqua  e  dell'aere  predomina ,  come 
e  il  CriftaIlo,il  Diamante.il  Vetro  che  vien  dairarte,e  molte  gemme  delle  quali  ragionaremo 
breuementecó  più  accommodato  propofito.fra  quefti  corpicini  mirti  e  trafparcnti  {\  annouc- 
ra  ancora  lo  Alabartro  il  quale  perla  pienezza  della  materia  poco  trafpare. La  terra  però  non 
ha  trafparenza  per  la  fua  eftrema  groffezza  e  Ibdezza ,  laquale  riceue  nella  fuperhccie  il  lume 
&  in  effa  nafcono  e  veggonfi  i  veri  colori .  Di  quefti  cotai  corpi  perfpicui,  ho  fatto  replica  di- 
pinta accioche  fìa  ben  confiderato  come  de  i  medefimi  corpi  fi  polfano  fire  perfette  imprele, 
impercioche  pigliandofi  di  qual  fi  fia  di  eflì ,  s'habbia  per  guida  la  notitia  vera  c'hauer  le  ne 
dee^e  di  già  fi  vede  riceuto  nell'Academia  degli  affidati  vno  fpecchio  ha  proprietà  d'Imprefa. 

Hora  perche  ho  detto  di  voler  trattar  con  propofito  dellegcmme  le  quali  rapprefentaiio  varietà 
de  colori,nó  debbo  macare.eprimaméte  dico  dello  Smeraldo  gioia  di  molto  diletto  e  di  mol 
to  pregio ,  ma  non  trafparente,  il  quale  rende  giocondità  all'animo  &  a  gli  occhi  .contenendo 
in  fé  effiftenza  di  marauigliofà  verdura.il  cui  colore  fu  il  primiero  ornamento  della  terra  nel 
principio  del  mondo.&  hoggi  e  ftupendo  il  Catino  della  Illurtrifs.e  fclicils.Republica  di  Ge- 
noua,il  quale  ancor  che  fi  dica  elter  quel  vaio  oue  cenò  oiesv  cris  ro  ;  lafciando  però  qrto  da 
banda.è  veramente  preciofifiTima  Gioia  e  d'ineftimabile  giocondità  a  riguardanti.  Plinio  nel 
quinto  capo  del  trctefimo  Icttimo  libro  atferma  che  gli  Orafi  intagliàdo  lo  Smeraldo,  ftanchi 
per  altri  afFari,diuégono  gagliardi  e  la  lor  vifta  col  riguardarlo  ^\  recrea,e  gli  animi  da  maléco 
niaopprefsi,fi  rertaurano.  ho  detto  qfta  degna  pietra  no  elfer  trafparente  co  ciò  (ìacolà  ch'el- 
la'grandeméte  partecipi  della  terra.Vn'altra  gemma  {\  truoua  di  verde  colore  fimileallo  Sme 
raldo,&;  è  fra  le  preciofe  fecondo  Plinio  all'ottano  capo  del  ^y.Iib.chiamata  iafpide,  nò  e  però 
il  fuo  colore  cofi  fino,e  da  qlhi  pietra  ne  procedono  alcune  altre.per  quanto  lo  fleffo  Plinio  ne 
fcriue.è  fu  in  Roma  qrta  pietra  publicata  per  imprefa  fenfiiak-jlmpercioche  eOcndo  vn  gentil 
huomo  inamorato  di  bella  donna  &  haucndo  vn  riuale  di  maggior  ftima  e  di  maggior  fortu- 

,,  na  di  lui,il  qual  fuo  riuale  hauendo  per  imprefa  vno  Smeraldo  finifsimo  co  motto ,  speranza 

,j  VERA,&  egli  dipinle la  IASPIDE. con  vn  motto  che inferiua  minore  speranza  e  maggi'^r  am  ìre 
e  fu  flim^-ta  elfer  fatta  con  molto  giuditio.In  Elide  ne  nafcono  in  quantità .  e  concludo  poter 
cauarfi  gran  coftrutto  in  fimighanti  gioie  per  preualerfcne  nelle  imprefe . 

Parimente  la  gemma  turchina.cio  è  azurra^  o,cilcftre  è  ancora  in  pregio  &  è  di  virtù  marauiglio 
fa/eruàdo  e  liberando  dalle  cadute  di  cauallo  i  caualcatori,come  di  ciò  fé  ne  veggono  giorno 
per  giorno  manifeftilTIme  ifpcrientie,e  non  è  pietra  trafparente,douendofi  auertire  (come  fi  è 
detto)  che  \  colori  veri  fono  contenuti  ne  i  corpi  mirti  e  fòlidi.fi  truoua  ancora  qrta  gioia  tur- 
china effere  fiata  vfata  per  imprefa  fenfuale,dinotando  effer  caduto  dalla  fortuna,ma  non  op 
prefTo  dopo  ciò  che  ^\  dirà  del  Diamante  gemma  trafparente?il  cui  lampeggiamento  è  aguifa 
d'una  picciola  fiamma  che  d'accefi  lucerna  efca  la  notte  &  ha  forza  dolcemétc  di  abarbaglia- 
re  gli  occhi  de  riguardanti.di  qrta  gioia  che  con  marauiglia  trafpare, quattro  fono  le  fpetic(di 
cePliniojcio  è  indica,ar.  bica,raacedonica,e  cipria,e  ce  né  vna  fpetie  di  color  di  ferro,e  co  tut 
to  ciò  intrinficaméte  riceue  il  chiaro.  Vogliono  alcuni  ch'el  Diamatc  indico  fia  il  più  preciofo 
il  quale  e  di  tanta  fòrza  che  porto  a  lato  della  calamità  nò  la  lafcia  tirare  il  ferrro.qrto  medefi- 
mo  dicono  non  poterfi  rompere  non  liquefare  non  forare,e  benché  Plinio  dica  che  ^x  fpezza 
col  fangue  del  Becco, fattofène  più  volte  ifperientia,non  {\  verifica.è  detto  Adamante  ciò  e  in 
domabile.Tuttauia  hoggi  di ,  fé  ne  veggono  lauorare  intagliare  e  forare  a  beneplacito  dello 
artefice^dell'altre  tre  forti  fé  ne  truoua  che  non  fono  di  molto  valore . 
Il  Diamante  del  qual  parla  Platone  nel  fuo  Timeo,  per  detto  di  tanto  Filofofoè  quello  che 
per  qual  fi  fia  percoffanon  fi  rompe  ne  fi  ammacca ,  eie  forti  tutte  di  qucftapretiofa  gem- 
ma 


EDECOLORI.  22 

ma  fi  vede  che  nafcono  da  humore  tenerilTìmo  e  liquido  rcfultato  da  ben  di/pofli  vapori  del-' 
la  terra, con  tutto  ciò  a  gli  fcrittori  antichi  e  moderni  io  mi  rimetto. baila  che  tener  fi  dee  efler 
corpo  trafparente  tenendo  più  allo  Icuro  che  al  lume  con  vna  chiara  lucidezza  da  altro  lume 
all'ofcuro  percollà,con  ciò  fìa  che  al  fole  poco ,  o^nulla  rifplenda  .  qucfìa  tal  gioia  è  vibra  per 
anncllo  da  ogni  fuppremo  e  mediocre  perlbnaggio ,  &  è  ftato  riceuto  per  imprefa  dall'inclita 
e  gcncrofa  famiglia  de  Medici  in  Fiorenza.la  quale  è  vno  annello  con  vn  diamante  e  tre  pcn- 
,  ne  di  colori  diuerlì  fu  ancora  imprefà  d'vna  gentil  donna  giouene  e  bella  la  qu:.le  con  fede  di 
matrimonio  haucndo  à  vn  fuo  inamorato  ceduto ,  &  egli  poi  partitoli  come  mancatcr  della 
data  fede ,  ridottoli  nella  corte  di  Francia ,  la  bella  e  làggia  giouene  gli  mandò  vn  diamante 
che  parca  tino ,  legato  in  annello ,  &  era  lo  ftellb  diamante  fnìfo ,  con  vna  parola  intorno  all' 
annello  cioè  di  amante ,  fu  prefentato  l'annello,  non  fapendo  l'amante  il  vero  lignificato^mo- 
ftratolo  a  molti  e  finalmente  venuto  nelle  mani  del  Recubito  trouò  il  vero  fenio  della  impre- 
fa nella  parola  diamante  comprefa  la  fallita  della  pietra,  cioè  ANNELLO  DI  AMANTE  FALSO  ,  C 
mancator  di  fede.Del  criftallo  potremo  dire  effer  più  trafparente  aliai  del  Diamante.imperò 
il  criftallo  ancora  è  generato  da  humore  aqueo,come  dalla  neue  la  quale  in  luoghi  freddilTimi 
•  e  doue  mai  non  percuote  il  Sole  per  anni  e  centenaia  d'anni  fatta  durilllma ,  \'!cn  conucrtita 
in  criftallo ,  e  quanto  più  longo  tempo  è  ftato  al  freddo  ^  tanto  più  lì  e  indurito,  e  tenuto  più 
perfetto  del  quale  fé  ne  fanno  vali  tenuti  cari  à  paragon  quali  dell'oro ,  e  farebbero  veramen 
te  di  pregio  maggiore  fé  non  fulfcro  coli  fragili  e  li  è  vlàto  ancora  per  Hgura  d'Imprefc  come 
fi  è  poco  adietro  detto  dello  fpccchio  . 

Del  vetro  li  potrebbe  anco  ragionare  il  quale  ben  lauorato  lèmbra  Ipellè  volte  criftallo ,  e  rende 
marauiglia  in  mano  dell'artefice  con  ciò  fia  che  a  indurirlo  s'adopri  il  caldere  la  natura  in  ve- 
nerare il  criftallo  adopri  il  freddo  . 

Hor  mi  conuiene  di  ragionar  del  Iacinto  il  quale  è  di  roft!b  colore  non  troppo  acccfb  ,  altri  vo- 
glion  che  tiri  al  ceruleo,&  è  per  vifta  lontano  dal  roftb.  ha  virtù  di  defendere  Ihuomo  dal  fol- 
gore quando  non  fia  ftato  da  altri  portato.legato  in  annello  da  mano  micidiale.Arnalc'o  -^'cri 
uè  la  proprietà  di  quefta  pietra,e  dice  che  difende  altrui  da  tutte  le  morlicature  &  è  duriftima 
da  intagliare ,  e  dir  polfo  di  hauer  veduto  e  toccato  con  mano  vno  Annello  ornato  in  legatu- 
ra di  detto  Iacinto,intagliato  co  gran  macftria  e  dilli cultà  e  rapprefenta  la  tefta  dello  Illuftrii- 
fìmo  &  generofo  Cardinale  gran  vela,&  è  di  color  roftb  alquanto  sbianchito  ciò  è  non  acce- 
fb  e  quefto  fu  à  me  dal  detto  magnanimo  Cardinale  màdato  in  dono,nó  e  però  materia  traf- 
parcnte,conlidcn!ta  di  tjfto  Iacinto  la  natura  ageuolmente  potrebbe  feruire  per  Imprelà . 

Il  Carbonchio  ,  il  Rubino  e'I  Piropo  ftimano  alcuni  che  fieno  tutti  vnOjiTiailimamcnte  c'hanno 
lo  ftelfo  lignificato  per  diucrlità  de  nomi.  Il  Carbonchio  è  detto  dal  carbone  accelò,il  rubino 
dal  color  proprio,  il  Piropo  dal  fiioco,  il  R  ubino  dfcono  che  difende  chi  lo  porta  dalle  im- 
briacanze.Et  è  vero  che  ciafcuno  di  qfti  accelamente  roflèggia  di  notte  aftai  più  che  di  gior- 
no e  fé  variano  di  colore  e  di  quantità ,  variano  di  pregio ,  e  fono  trafparenri  per  la  qua!  cola 
a  tutti  i  tempi  come  il  diamante ,  fplendono ,  de  robini  non  fi  truoua  qlla  quantità  ch'el  dia- 
mante e  feruirebbero  per  figure  d'impreiejl  corallo  perfetto  è  accefimente  rofì'cciante.mol 
ti  dicono  che  fìa  pietra,pcrche  fi  riduce  in  poluere ,  molti  voglion  che  non  fìa  pietra  perche 
nafce  nell'acque  manne,  limile  ad  alcuni  herbe  che  fanno  i  rami  piccioh  aguifa  di  virgulri  e 
crefce  come  la  pianta  fin  alla  altezza  di  due  palmi,ò,poco  meno,  no  preduce  frondi  ne  mai  fi 
fccca  le  non  fi  sbarba .  Imperò  Plinio  lo  chiama  pietra  rolla  e  dice  efler  portamento  religiofo 
nafce  in  diuerfì  paefì,maflimamcte  nel  mar  gallico  nell'Ilole  Stcccade  all'incótro  di  Mariilia: 
è  però  il  detto  corallo  nel  principio  verde  et  ha  tenere  le  bacche,nientedimcno  canate  dall'ac 
qua  fuori/ubito  s'indurifcono  e  s'arroflìfcono  &  a  guilà  di  corna  Ipuntano  fuor  del  tronco  lo 
ro ,  nafce  ancor  quefta  pietra  rofla  nel  mar  liciliano  preffo  Trapani . 

Diofcoride  (crine  ch'a  Siracufa  nel  promótorio  detto  Pachinno  nafce  il  corallo  in  gran  copia.có 
tutto  quello  è  opinione  ch'i  migliori  fieno  quelli  che  produce  il  mar  Icttentrionale.Teofrafto 
afferma  che  fra  tutte  le  gemme  il  corallo  è  il  più  ameno  e  per  ciò  moiri  vfano  di  portario  per 
difenderli  dal  mal  caduco,alcuni  per  ifchifar  la  malcconia,  altri  li  vfano  per  uitare  le  colè  fpa 
uentole  e  tutto  ciò  ho  intelò  da  molte  perfone ,  ma  non  ne  ho  vifto  fcrittura  già  mai ,  è  però 
pietra  benché  finalmente  roft!a ,  non  punto  trafparente.  La  ouc  confìderata  la  natura  dello 
(telTo  corallo  potrebbe  feruire  per  imprefa . 

F      2 


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DELLE    DIVISE 

La  perIa.o,margarita  vieti  produta  dairoftriche,&  è  di  color  bianco  con  palidezza  ir.cfcolrLc 
(  come  di  ciò  poco  a  dietro  se  fatto  cenno)Plinio  però  vuole  che  quefia  gioia  content^a  il  pre 
gio  è  la  valuta  nel  candore  con  vn  certo  vago  luftro  à  fomiglianza  di  bianche  e  viuaci  car-n 
ch'in  molte  belle  donne  fi  vedono.  Oltradicio  vuol  Phnio  nel  c;ipo  trentefìmo  ouinto  ('el 
nono  libro ,  non  badare  alla  perla  il  defcritto  colore ,  le  non  è  parimente  grande ,  tonda ,  po- 
lita &  di  pelò .  da  Romani  fu  chiamata  vnione ,  laquale  gioia  molto  vlàta  dalle  don  oc ,  vaga 
mente  &  amoroHimentcCqual  fiore  in  prato  )  fopra  vna  bianca  gola  &  vn  candido  peto  e  m 
parifce ,  e  la  rende  più  dell'ordinario  lafciua .  E  la  fvo.  poi  nere  agl'infermi  grandemc:-.:-?  cor- 
diale e  vigorolà,con  qualche  liquor  conferente  beuta,e  da  marauigliofo  nodrimen  jc  l-.I  'iaf:ii- 
ral  calore^.  Recita  lìmilmente  Plinio  nel  luogo  allegato  che  Cleopatra  Reina  d"H<:rt:o  ne  por- 
taua  due  pendenti  d'ambe  l'orecchie  di  grandezza  fìraordinana  e  di  pregio  incomparabi'e, 
e  per  moftrarc  che  nella  competenza  de  conuiti  poteua  fuperare  Marcoantonio  di  gran  Inn- 
ga ,  inuitatolo  adun'lbntuofo  pranzo ,  oltra  la  fontuolìtà  di  tutti  i  cibi  che  più  in  quelle  parti 
vlàr  non  lì  poteua ,  per  aggiogner  maggiore  Iplendidezza  Cleopatra ,  in  vno  intengolo  con 
aceto  fece  liquefu-e  vna  di  quelle  perle  che  valeua  cento  feftertii ,  onde  Marcantonio  fi  chia- 
mò vinto .  Io  direi  la  valuta  del  fefiertio  fé  bene  il  Budeo  fa  che  fieno  due,ma  non  voglio  en- 
trar in  materia  che  per  bora  al  mio  propofitononconuenga.  Delle  perle  fi  prò  ancora  far 
qualche  imprefa  hauendo  fimbolo  e  conuenienza  con  le  humane  intentioni  e  di  3  a  fc  ne  ve- 
de vna  nella  acadcmia  degli  Aiììdati . 

Del  color  della  perla  vogliono  alcuni  che  fia  quella  gioia  nominata  Acate ,  ma  non  già  con  qnel 
luliro  e  con  quella  finezza ,  e  pur  l'Acate  anticamente  fu  tenuta  in  molto  pregio  quantunclie 
ron  habbia  sferica  rotondità .  Plinio  nel  primo  capo  del  trentèlimo  fettimo  libro  narra  che 
Pirro  Re  degli  Epiroti  (  il  quale  guerreggiò  contra  i  Romani  )  portaua  legata  in  annello  vn' 
Acate  nella  quale  fi  vedenano  le  none  mufe  &  Apollo  che  teneua  la  cetra  in  mano  non  fatte 
dall'arte,  ma  cofi  naturalmente  impreffe,  il  che  a  riguardanti  rendeua  marauigliofo  il  giudi- 
tio .  Potrebbe  ancora  effcrc  che  elfo  Puto  haueffe  eletta  tal  gioia  per  fua  Imprefa ,  ftimando 
alcunichelamcdefima  Pietra  habbia  virtù  d'indurre  fak  e  fincerità  negli  animi  di  coloro 
che  la  portano,o,vero  c'habbia  virtù  e  forza  di  fare  ciafcun  che  conuerfa  e  pratica  con  chi  la 
porta ,  amoreuole  e  fedele ,  &  ogniun  può  flipere  quanto  marauigliofc  fieno  le  virtù  delle  pa- 
role delle  pietre  e  dell'herbe .  E  openionc  fimilmente  di  molte  giuditiofe  pcriòne  chel'Acate 
d'Enea  fuffe  tal  pietra  e  non  qualche  huomo  e  compagno ,  con  ciò  (ìa  che  Virgilio  non  mai 
dica  di  lui  opere  di  combattimento,o,d'altro  affare  in  tanti  cafi,o,bifogni  d'Enea.Efcetto  vna 
volta  nel  decimo  libro .  E  fé  pure  fu  vero  huomo  e  compagno  d'Enea ,  per  la  fua  gran  fedel- 
tà e  fincerità  fu  forfè  cognominato  a  e  a  t  e  ,  per  le  celefii  qualità  della  fiideita  gioia,  e  non  è, 
come  non  e  la  Perla  ,  tralparente . 

Il  Sallìro  che  è  di  colore  azurro,o  cileftro,o,pauonazzo ,  che  con  tai  diucrfi  nomi  è  chiamato  & 
inteio  ,•  affermano  alcuni  fcrittori  e  particolarmente  Anivaldo,  effer  gemma  di  virtìi  flupcnda 
più  che  di  valuta.Qucfta ,  per  quanto  ne  ferine  il  Ca(T;ine(),s'alIbmigIia  alla  apparenza  de  cor 
pi  celefti ,  però  è  detto  cileftro  colore  &  anco  al  collo  del  Pauone  onde  e  detto  pauonazzo. 
La  voce  a  z  v  r  r  o ,  non  fi  fa  donde  deriui  per  quanto  habbia  io  diligentemente  ricercato . 

„  credo  però  chel'autorità  d'alcuni  lo  faccia  differente  dal  cilefi ro,  dicendo  elfi  che  l'ottano  eie 

3,  lo  di  colore  azurro,  in  cilellro  è  mutato .  quinci ,  fecondo  tali ,  la  diiferentia  fi  comprende , 

j.  Dante  ancora  diffe  in  vna  borfi  gialla  vidi  azurro .  quefta  gemma  e  veramente  precioià  per 
le  mirabili  qualità  ch'attribuite  le  fono .  San  Gregorio  nel  decimo  ottano  libro  de  fuoi  morali 
celebra  grandemente  il  fallirò .  Helindo  fcrittore  approuato ,  citato  dal  Caffaneo  ,•  conferma 
quella  tal  gioia  per  eflèr  del  color  del  cielo, non  fòpportare  di  fua  natura  eflèr  tocca  da  chi  no 
viue  criftianamcnte .  Per  tanto  fi  legge  nel  libro  della  natura  delle  cofe ,  fimil  pietra  commo- 
uere  gli  animi  di  purità  a  portarla .  è  dura ,  allegra  e  chiara .  Il  medefimo  Arnaldo  atre/ta  ef^ 
fer  gioia  fplendente,  rendendo  l'huomo  piaceuole ,  benigno  e  pudico ,  &  è  chiamata  gemma 
lauta ,  difponcndo  gli  huomini  a  fantamente  viuere ,  &  à  diuotamente  operare .  Per  la  qua! 
cola  li  fanti  Pontefici  la  vfàno  nel  regno  &  in  altre  habiti,c  di  più ,  che  le  ne  adornano  le  dita, 
ad  imitatione  di  Aron  facerdote  di  Dio ,  come  ben  fé  ne  ragiona  nell'Eilodo  a  capitoli  vin- 

gj  tiquattro,  doue  è  fcritto  che  Mofc,Aron,Nadab,Abm  con  fettanta  altri  de  più  vecchi  di  Ifra- 
elle  j  videro  Dio ,  fotto  il  quale  era  vn'opera  quafi  come  di  pietra  Saifirina  e  quafi  come  è  il 

cielo 


EDECOLORI.  25 

Ciclo  qrrtnco  è fercno.  Ezcchicllo  ancora  al  decimo  capitolo  dice^  la  bellezza  di  Dio  e  la  Tua 
gloria^  edere  lopra  li  Cherubini,quafi  Saffiro.  Ho  voluto  hrciiemente  de  c;!:cfla  gioia  parlare, 
perche  agcuolmenre  fi  comprenda  la  mirabil  natura  de  colori  i  quali  fono  veri  e  non  apparcn 
ti  in  quelli  corpi  ma  non  perlpicui.Ne  d'altre  gemme  fcriuere  più  oltre  mi  fa  dibilògno.  Eflen 
do  certa  verità  che  li  colori,  gli  odori  &  i  làpori  chiaramente  annontir.no  le  viiiu  nalcofte  nel 
le  compolìtioni  naturali .  Nientedimeno  è  ben  vero  che  fra  le  cofe  naturali  di  pregio,  come 
le  nominate  gemme  ell'orOjfono  lenza  odore  e  lènza  faporc,  con  tutto  quello  vagliono^no- 
drilcono ,  e  vinificano,  come  fi  e  detto  della  perla,  la  quale  fenza  odore  e  lenza  iapore  da  for- 
za e  foilantia  alla  indebolita  natura ,  e  lìmilmentc  l'oro  potabile  lènza  le  due  qu.alità  reftitui 
fce  l'huomo  quafi  di  morto  viuo . 

Ritorno  a  dire  per  la  gioconda  diaerfita  de  colori  efière  fiate  le  vefiimcnta  alla  diuila .  Il  dotto  e 
curiofo  Lampridio  fcriue  che  AleiTandro  Seuero  Imperadore  fi  dilettò  di  vcllirfi  di  giallo  e  d 
bianco ,  &  vsò  gli  Icudi  di  guerra  dipinti  dj  auefli  dui  colori,i  quali  dinotauano  iìfiio  animo 
effer  pronto  a  dar  lume  à  fuoi  populi  notte  e  giorno,  come  fanno  al  mondo  il  Sole  e  la  Luna, 
fimilmcnte  volle  quel  faggio  Giouene  (che  di  dodici  anni  fu  creato  Ccfirc)  cilc;e  filmato  e  ri 
putato  huomo  fàpiente  e  lcientc,dalla  natura  dell'oro  e  dell'argento  e  da  quella  Cd  Sole  e  del 
la  Luna,  i  quali  dinotano  fai  'ieniia  e  fcientia .  il  medefimo  far  volle  il  Re  Dauidde  il  quale  edi 
Beò  vna  torre,doue  ordinò  che  molti  feudi  variamente  dipinti  come  trolèo  memorabile  fuile 
ro  Ipcttacolo ,  altri  dicono  che  quelli  furono  da  Dauide  tolti  à  nemici ,  altri  che  fufièro  quel- 
L  con  i  quali  acquilcò  egli  tante  vittorie .  quefio  fi  legge  nella  cantica  al  4.capitolo.Ma  vegga- 
iì  ancora  come  per  figrificati  de  colori,  dinoti  l'oro  non  folamente  làp'entia ,  ma  parimente 
fanciullezza ,  di  cui  appieno  Guglielmo  di  Benedetto  ne  tratta  nel  foprallcgato  Ilio  libro .  Si 
legge  fimilmente  nel  trattato  della  gloria  del  mondo ,  efl^ere  il  colore  dell'oro  attribuito  al 
giorno  della  Domenica ,  hauendo  quefta  vertuofa  qualità  la  qual  non  fi  corrompe  e  non  ha 
fetore  ne  altro  odore ,  (c2,no  che  ninna  qualità  predomini  a  efib . 

Il  color  dell'argento ,  oltra  à  quanto  Ci  è  narrato,  dinota  infantia ,  e  nella  compIcìTione  fignlfica 
integrità  d'animo ,  il  fuo  giorno  è  il  lunedi .  il  color  rofltb  dinota  audacia  virilità,  carità,cl  fuo 
giorno  è  il  martedì,  il  colore  azurrino  fignifica  bellezza  d'animo ,  humilta  e  caftità  il  fuo  gior- 
no e  il  giouedi  . 

II  color  nero  e  pofio  per  la  vecchiaia  &  è  colore  del  venerdì  e  del  fàbbato^  dinota  fra  le  virtù  fer 
mezza  come  akroue  fi  è  intefo . 

Il  color  verde  fignifica  giouinezza,  e  chi  finalmente  defidera  in  tutto  di  fiiperc  con  più  longa  let 
tione  tutti  i  fignifican  de  colori,  legga  il  citato  Cuflàneo.  Panni  di  non  ièguir  più  oltra  in 
quello  fuggetto,  ballando  quello  che  fi  è  narrato  e  de  colori  e  de  corpi  coloriti  tralparentie 
denon  traiparenti,concludendofichelcveftimenta  fatte  alla  diuilà  viàte  &  anticamente  e 
modcrnamente,feruiuano  e  feruono  per  vlò  di  coprirfi  con  vaghezza  e  non  per  conuenienza 
di  virtuofi  difègni  come  d  richiede  alle  imprefe,c  le  pur  le  ftelfe  diuilc  erano  e  fono  Ijtefix)  chia 
mate  imprelè ,  imperò  propriamente  non  fono ,  come  nePparticolar  trattato  di  efle_  imprele 
potrà  chiaramente  conofcerfi . 

DELLALIVREA. 

Q^  ESTÀ  quarta  inuentione  chiamata  livrea,  ancor  che  fia  vefiimento  tefilito  cucito,  racca 
mato  &  intagliato  con  diuerfità  di  colè  colorite  e  con  mifiire  e  con  garbi ,  nondimeno  è  venu 
ta  in  vfo  più  per  pompa  e  per  fiottile  artificio  con  ambinola  difiintione  e  fuperfluità  che  per  ri 
trouarfi  in  ella  fignificato  conucniente  à  vertuofo  &  illuftrc  diléguo,  anzi  è  colà  ritrouata  per 
gara,efrendo  coftume  di  vefìirne  &  adornarne  paggi  e  ftaifieri ,  i'quali  per  quello  habito  fan- 
no conofcere  diilintamente  à  chi  feruino ,  &  i  colori  in  confufo  poco  o  nulla  fignificano.Im- 
però  quefì:a  voce  livrea  alcuni  hanno  filmato  che  venga  da  due  parole  latine,cioè  l  i  b  e  r 
E  RAM  volendo  elfi  inferire  che  quel  iìgnore  per  cotal  voce  fi'a  prigion  d'amore,e  che  fenza 
amore,Iibero  era.Veraméte  interpretatione  afl&i  lontana  dal  buon  giuditio  perche  fi  vede  eC-. 
fer  fatta  tanta Ijjefa  in  fegno  d'iillegrezza  e  non  di  meftiria .  Io  però  credo  che  tal  nome,  liu- 
rea ,  venga  dal  verbo  l  i  v  r  a  r  e  ,  voce  vlàta  in  Lombardia,  benché  il  Petrarca  la  vfaflè  in 
quel  fonetto . 

Io 


DELLAFOGGIA. 

,,  lofonftflanco  fatto  ilfafcio  antico. 

Se  però  ben  fi  penfà  quefla  voce  l  i  v  r  a  r  e  ,ècon  fìncopa ,  cioè  liberare,  conuertendofi 
il  b.in  u.come  ciò  hanno  vfato  in  molte  voci  gli  Hebrei  &  Greci ,  onde  fi  dice  in  Lombardia 
L  I  V  R  A  L  A ,  cioè  fpedifcila,  finifcila,  affrettala .  e  mi  perfuado  che  fia  vocabolo  in  ogni  altra 
prouincia  d'Italia  inufìtato.  In  quato  che  cotale  inuentione  fia  detta  l  i  v  r  e  a  è  openione  d'ai 
cimi  che  fia  voce  fbreflicra ,  cioè  Francele ,  dice  il  gentili/lìmo  e  giuditiofb  Turrefino  che  in 
Francia  è  vna  forte  di  vefìe  foderate  di  pelle  detta  Liurea  quafi  leporaria ,  come  cane  Liurcro 
cioè  canis  leporarius,c  li  fregi  &  ornaméti  di  fimil  vefte,hano  prefò,il  detto  il  nome  di  Liurea, 
&  in  vero  tal  habito  pompofb ,  fecondo  me ,  è  dalla  divisa  differente ,  ancora  che  diuifa,e 
Liurea  fi  confondino  nella  pronontia ,  vna  intendendofi  pe  raltra,con  tutto  ciò  fono  differen 
ti,vedcndofi  manifeftamente  che  l'vnaconfifte  nella  purità  de  colori  fenza  molta  fpefa.on- 
de  è  communcmente  vfata,  l'altra  s'afpetta  fòlamente  a  fignori  grandi  per  le  ragioni  fopra 
dette  •  Tuttauia  quefto  habito  è  chiamato  dal  volgo  Imprefà  perche  non  conofce  le  differen- 
tie  tra  cofe  e  cofe  ne  mi  fi  richiede  lopra  ciò  dir  altro  per  bora . 

DELLA    FOGGIA. 

Qucfla  quinta  inuentione  chiamata  foggia,  ©forgia,  fecondo  il  proferimento  d'alcune  patrie 
in  Tofcana,  è  commune  in  vn  certo  modo  alle  lòpradette  inuentioni ,  per  ciò  che  fi  fuol  dire, 
che  foggia  d'infegna?  quando  non  fia  fecondo  l'vfb  ordmario.  che  foggia  d'arme  ?  che  foggia 
di  diuifi?  che  foggia  di  liurea?con  tutto  queflo ,  Foggia  è  vna  inuentione  che  non  fi  può  chia 
mare  altrimenti .  Alcuni  vogliono  che  deriui  da  forma.  Imperò  fono  io  d'opinione  ch'i  voca- 
boli f\  lafcino  ftare  fecondo  la  commune  intclligentia  lènza  foracchiarli,  poco  o  nulla  impor- 
tando di  farli  deriuare,  maifimamentc  quando  per  forza  con  poca  conformità  e  non  nccef- 
fariafigh  da  l'origine  lontana  mille  miglia  e  ciò  fi  dirà  nel  trattato  della  vera  imprefà  e  mot 
to .  Effcndo  vero  ciò  farfi  più  prcflo  per  ilcropulofità  che  per  bifogno,  e  doue  non  e  bifògno 
fouerchia  è  la  fatiga.Per  tanto  affcrmaremo  la  k  o  e  e  i  a  dinotare  habito, o  veftimento,o  vero 
qual  fi  veglia  altra  cofa  venuta  dall'artccome  dir  cappa  alla  fpagnuola.f^iio  e  fcnrpe  alla  Fr.n 
ccfe,  fcimitarra  allaTurchcfca.inuentioni  ritrouate  in  Spagna ,  in  Francia ,  in  Turchia ,  &  ve- 
nute in  vfo  in  Italia .  Parimenti  le  Foglie  ritrouate  in  Italia  vanno  ancor  fuori,fi  che  cucna 
inuentione  ha  la  fua  proprietà.  Niente  di  meno  fé  ben  fi  confiderà,  fuo!  dirfi,  quefta  è  vna  fog 
già  di  vefìire ,  quefla  vn'altra ,  quella  è  vaga  e  lafciua ,  quefta  e  goffa  e  fgarbnta,  quella  ha  del 
leggiero  ,  quefla  del  graue .  e  ben  fopra  di  ciò  ferine  il  Boccaccio  nel  fuo  Labcrintò.  Primiera 

,,  mente  le  donne  alle  foggie  nuouc  non  confuete,alle  lafciuie  &  alle  pompe  difdiccuoli  fi  dano. 

Per  la  qual  cofi  chi  via  foggia  nuoua  e  fouerchia  ne  conueneuole ,  tanto  per  vna  inufitata  noui- 
tà  quanto  per  ifpendio  ecceffiuo ,  e  chiamato  huomo  sfoggiatore,vano  e  fcialacquatore ,  co- 
tal  voce^Fogia,  s'applica  ancora  a  raflumi  dell'huomo ,  come  dire  queflo  viue  in  vna  Foggia 
e  quello  in  vn'altra.  • 

Si  fuol  dir  fimilmente ,  ma  non  con  pertinenza ,  che  foggia  di  ridere  ?  che  foggia  di  praticare  ?  e 
ciò  s'intende  per  modo  metaforico ,  cioè  per  fimilitudine .  La  onde  chiaramente  fi  uede  co- 
me per  una  malehabituata  u(ànza,fi  dice  foggia^maniera  e  guifà  di  differenti  pronontie  con 
un  folo  fignificato .  Odafi  il  Petrarca. 

„  ToifiammeggiauaaguifadiTiropo. 

Si  farebbe  ancor  potuto  dire,  in  foggia  di  Piropo&in  maniera  di  Piropo.  canta  fimilmente  il 
Petrarca, 

j,  ^  guifu  di  chi  brama  e  truoui  cofa 

j,  Onde  poi  iiergognofo  e  lieto  uada.  &  altroue . 

3,  £/ò  in  qualguifa 

jj  L'a:ii.mte  con  l'amata  fttras forme  .  dice  parimenti  ^ 

j,  7Hi  darà  penna  in  gitifz  di  colomba. 

Quefle  tre  voci  però,foggia.guifa,  maniera,come  fono  differenti  di  nomi,di  fillabe  e  di  pronon- 
tie,  cofi  fono  di  diuerlì  fignilìcationi  e  fono  voci  fchiette  che  non  deriuano.  Imperò  foggia 
propriamente  dinota  nouità  e  diuerfità  di  veflimenti  che  vengono  dall'arte,  onde  fi  dice  che 
bella  foggia  di  faio  j  e  con  che  bella  guifa  difaio .  che  bella  o  brutta  foggia  di  calze  e  non  che 

bcUa 


DELLAFOGGIA.  24 

bella  maniera  di  osize  ,  diremo  par  emerite  che  bella  foggia  d'arme  o.  c*."mprefà,e  non  che  tei 
la  maniera  ne  ancor  c'.e  bella  guiia  d'arme, fi  dirà  prcpri:mente  ,  e  che  belli:  maniera  di co- 
ftumi  e  che  maniera  di  procederete  non  che  bella  guila,  o  che  bella  foggia .  Di  qui  viene  che 
quando  le  parole  non  ibno  bene  intefe,  rendono  fenfi  confufì  e  cagionano  ignorantia,  con 
adulterareleparole.  Parrà  forfè  ad  alcuni  ch'io  vada  col  miobalellro  troppo  lontano  dal  fc- 
gnoeche  trattando  della  foggia  permoflrarla  differente  dalle  propofteinuentioni  e  molto 
più  dalle  imprefe ,  lìa  io  entrato  a  parlar  di  g  v  i  s  a  e  di  maniera.  Tutto  ciò  ho  io  fatto  per 
auertir  coloro  ch'vfmo  guifa  per  foggia  e  per  maniera  benché  alcuni  habbinovfateindiifc- 
rentemente  quefte  tre  voci . 

DEGLI    EMBLEMI. 

La  voce  Emblema  è  greca,  vfata  per  titolo  d'vn  fuo  libro  dal  diuin  Alciato  ,  e  lo  flefTo  em- 
blema è  vna  interpoiìtionc,  o  vero  compofitione  di  più  cofè,  materiali  diuerfàmente  colorite 
&  infieme  maeltrcuolmente  congegnate.Imperò  alcuni  fi  truouano  i  quali  dicono  elfere  flato 
il  detto  libro,  primieramente  llampato  fenza  le  figure,ma  dopo  alcun  tempo,  fiirono  da  quel 

,  gran  lureconfulto  guiditiofamcnte  aggionte,  piuper  vaghezza  e  per  bella  vifta  che  per  più 
chiaro  intelletto  di  quella  mirabile  Poefia.  Gli  Emblemi  però  (come  (ì  è  detto)  di  varie  mate- 
rie contefli ,  diuerfita  di  colorite  figure  rapprefentano ,  e  la  noftra  materna  faueha  forfè  me- 
glio che  la  latina  gli  diflmgue  e  fpecifica ,  per  ciò  che  diremo  la  t  a  r  s  i  a  primieramente  ef- 
fere  componimento  quafi  d'infinite  particelle  di  legnami,  come  di  Buffo  d'oliua,Teglia  di  no 
ce,  d'olino ,  e  d'altri  forti  d'arbori  le  quali  fono  e  di  colore  e  di  taglio  commodi  e  facili  &  atti 
ale  compofitioni  di  figure  diuer!'e,ilchefi  vede  in  molte  chiefee  conuentie  fòpra  tutti  in 
Chiofurc  principal  luogo  di  San  Benedetto  nel  Tertitorio  di  Siena. parimente  alla  Certofi  di 
Pauia ,  in  fanta  Maria  maggiore  di  Bergomo ,  in  fan  Domenico  di  Bologna ,  doue  fono  q  ua- 
fì  come  in  chiofurc,  cori  co  alcune  fedie  e  parapetti  di  fiupenda  mae(tria,nel  Duomo  di  Cre- 
mona che  non  cede  a  qual  fi  fia  altra  marauigliofa  opera  di  fimigliante  manifattura  e  di  molti 
altri  conuenti  potrei  dire,  ripieni  di  quefti  fimili  ornamenti .  L'opera  ancora  fatta  allaGemi- 
na  i]  può  chiamare  Emblema  perche  ii  compone  pur  di  particelle,  fatte,  o  d'orop  t  \;rgento, 
e  d'oricalco  e  d'altri  metalli  i  quali  ad  opera  cofi  fòtt  le  concorrono,fi  fa  anco  di  sellò,  la  qual 
manifattura  fi  vede  neirarmi  caualierefche,in  baccini  in  boccali  in  tazze,in  Hclfi  di  fpade  e  di 
pugnali,!]  fa  qucfto  artificio  fimilinente,o  in  gran  parte  con  intaglio  e  pai  cncparticellervna 
con  l'altra  congiunta ,  &  è  veramente  opera  di  molta  fpefa  e  valuta  . 

L'ornamento  mufaico  ,0  mufeato  è  ancora  fignificatop.r  Emblema,  il  quale  ornamento  vo- 
gliono che  f uffc  ritrouato  da  Gothi .  Fu  ancor  molto  in  pregio  preflò  i  Lombardi,  e  ciò  ti  vc- 
deua  più  ne  i  tempii  che  nelle  habitationi  fecolari,la  cui  materia  non  è  fé  non  vna  miflura  tena 
ce  di  colori  fini  e  diucrfi  riccamente  comparifceuoli .  le  quali  compofitioni  i\  veggono  in  mol- 
te chiefè  d'Italia  e  di  Spagna,  e  fòpra  tutte  à  Roma  in  fanta  Maria  maggiore.  La  materia  mol 
ti  chiamano  f  turco ,  e  lo  fi:elfo  llucco  è  artificiofimente  fatto  con  geffo  ben  peflo ,  mefcolate 
ui  altre  cofe  conferenti  alla  tenacità,  &  alla  vaga  comparifcenza. facendo  mirabile  &  ingegno 
fa  vifla,tal  meltura  però  e  fimile  all'auripigmento  il  qual  naturalmente  (  come  Plinio  ne  foi- 
ue)fi  caua  in  Siria. 

La  Miniatura  medefimamente  può  dimandarfi  Emblema,  auenga  che  più  che  altro  la  varietà 
de  colori  s'adopri,  &  oro  &  argento  (cagliato  i  Miniatori  a  tale  artificio  cógiongono,  e  le  cole 
tutte  ch'à  fimil  magillcro  conuengono ,  fono  di  fini  e  diuerfi  colori  incorporate .  iì  pianta  co- 
tale manifatura  in  carte  mairimamente  pecorine  &  è  per  certo  marauigliofo  lauoro ,  doue  fi 
veggono  beUiilìme  figure  che  diuerfe  hilforie  rapprefentano . 

L'incroflature  con  parte  d'intagliature  dir  li  poflòno  Emblemi ,  le  quali  tutte  infieme'  come  li  è 
detto)  latinamente  lì  dicono,  hor  celeature,  hor  mufèate,  hor  vermiculate  ,  hor  teflfeIlate,hor 
legmentate,con  altre  nominanze,fecondo  l'vfb  delle  lingue  e  de  paefi .  L'incroflatura  adunq,- 
è  quella  d'ogni  fòrte  di  marmo,o  d'altra  pietra  fatta  e  congegnata  nelle  pareti,  maflìmamente 
delle  chiefe,  e  queffo  fi  può  vedere  in  fanto  Adriano  fotto  Campidoglio  verfo  l'arco  dcl'a  pa 
cCjO  di  Fauffina,àcora  che  quei  marmi  quafi  in  gran  parte  fi  fieno  fiaccati  e  cadute  dalle  pareti. 

La  intagliatura  fi  fa  maeflreuolmente  fu  marmij  come  con  in  comparabile  artificio  nel  Duomo 

di  Siena 


DEGLI    EMBLEMI. 

di  Siena  fi  vede,  quiui  in  tal  foggia  con  ftupor  d'ogniuno  tutte  le  hiflorie  facre  vecchie  e  nuo 
y,  ue  fi  rapprefèntano.  Il  Budeo  nelle  lue  annotationi  chiama  Emblemi  l'opera  vermiculata  con 
conlerto  &  adattamento  di  minute  tauolette  di  legnami  a  propofito  e  di  metalli.  Si  prende  pa 
rimcnte  l'Emblema  per  veftimento  cucito  condiuerfe  colorite  pezzuole  di  pannoedifeta, 
ch'anticamente  &  hoggi  di  fi  chiama  g  i  o  r  n  e  a,  fi  piglia  ancora  lo  Emblema  per  vna  teftura 
j,  di  parole ,  E  qucfto  afferma  Tullio  in  Bruto  dicendo  ,•  non  vedrefti  mai  parola  in  luogo  veru- 
jj  no  fc  non  in  foggia  di  vermiculato  Emblema  accommodata.  Similmente  nel  perfetto  Ora- 
55  torcdice  del  collocamento  delle  parole,  cioè  tanto  vagamente  fono  polle  nella  oratione, 
3„  quanto  le  tauolelle  con  opere  di  Tarfia  nelli  Cori ,  e  nelli  palchi ,  o  foffìti  che  dir  Ci  foglia . 
j,  Plinio  nel  tri?cfimo  quinto  Hbro  pone  che  di  marmo  rafo  Ci  fanno  l'eiTìgie  delle  cofe  animate 
cioè  effìgie  come  fi  vede  in  vn  antica  chiefa  in  Rauenna  doue  elfendo  fiato  fognato  vn  marmo 
fino  in  vna  parte  incroftata  nella  parete  a  man  deftra,entradofi  per  la  porta  ordinaria,fi  difcer 
ne  vn  Prete  parato  all'altare  inattitudine  di  dir  mefiti,  lineato  di  roflb  per  le  vene  del  marmo, 
infinite  veramente  fono  le  figure  nei  marmi  fegati  edidiuerfo  apparenze,  le  quali  potriano 
chiamarli  Emblemi  naturalmente  negh  fieffi  marmi  fegati.  Ma  non  bifogna  che  io  fopra  que 
fla  materia  più  mi  eftenda ,  poi  ch'a  baftanza  fi  è  intefo  che  cofa  fia  Emblema  &  à  quanti  arti- 
fitii&  naturalità  fi  polfi  applicare,  per  ciò  con  mirabilgiuditiol'imortale  Alciato  di  quello 
titolo  chiamar  volle  la  fua,fopranominata  Poefia  morale,  e  rcligiofa .  E  egli  ben  vero  hauer 
lui  vfato  alcuni  emblemi  con  fomplici  figure  per  la  qual  fimphcità  non  fi  ponno  propriamen- 
te chiamar  Emblemi ,  douendo  cfler  compolH  di  più  figure ,  anzi  di  molte  e  molte,  come  di- 
r  emo  la  figura  della  nottula  fola,  afibmigliata  alla  cicca  cpenione  di  molte  filofofiche  fotte.La 
capra  ancora  ch'allatta  il  lupo,  eficndo  due  fole  figure  non  è  propriamente  Emblema,ma  con 
prudentia  afiomigliate  alla  ingratitudine .  Li  frutti  della  ficaia  fimilmente  eflenco  vn  folo  ar- 
bore ,  non  può  dirfi  Emblema,  imperò  conuien  mirabilmente  con  la  moralità.ponendo  quel 
la  ficaia  in  precipitofe  balze ,  lì  cui  frutti  fono  folamcntc  dcuorati  da  corni  e  da  cornacchie , 
dinotando  eficr  quelli  prefi  per  le  richezze;  godute  da  huomini  federati.  Similmente  non  è 
Emblema,  l'oliuo  a  cui  s'appoggia  la  vite  efiTendo  due  fole  hgure ,  auertendo  Ihuomo  pruden 
te  non  dilettarfi  del  vino .  Alcune  altre  figure  fi  veggono  tirate  a  propofito  di  moralità  e  di  re 
ligione .  Lequali  per  efier  non  più  che  due,  non  fi  deono  chiamare  Emblemi .  Con  tutto  que 
fto  non  rcfta  chel  Titolo  non  fia  in  tutto  a  propofito  di  quel  dottiifimo  Poema  poi  che  la  m  as; 
gior  parte  fonza  comparatione  conuiene  al  bel  Titolo .  Ariftotile  ancora  chiamò  Metteora  il 
libro  delle  fublimi  generationi,  e  pur  fimigliante  Titolo  à  gran  parte  non  conuiene ,  quanto 
finalmente  fi  è  detto  fopra  l'Emblema,  è  appropofito  per  efoludere  fimiglianti  figure  dalla 
proprietà  delle  Imprefo  e  per  fir  vedere  quanta  differentia  fia  fra  l'Emblcmia  e  le  fopranarra- 
te  inuentioni ,  le  quali  veramente  fono  fuor  di  ragione  alcune  volte  nominate  imprefe .  Efien 
do  le  dette  inuentioni  tra  fé  diuerfe ,  ma  tutte  poi  dalla  proprietà  delle  impreie  lontanifiìme. 
La  qual  cofa  meglio  fi  diicernerà  nel  trattato  di  ciò  che  iìa  propriamente  impresa. 
Per  foguire  l'obligo  prepofl;o  mi  Ci  richiede  per  ordine  il  ragionar  de  riversi  delle  Medaglie, 
conciofia  che  fi  riuerfi  fieno  fiati  accettati ,  &approuati  per  figure  d'Imprefo,  parendomi  in 
ciò ,  fia  fiato  incauto  il  penfamento  d'alcuni  rimettendomi  fempre  ad  ogni  buon  giudicio .  Io 
per  tanto  fono  per  trattar  de  R  iuerfi  con  breuita  e  le  qualità  proprie  di  eifi  faranno  giudicare 
quanto  il  Rmerfo  per  Imprefa  manifeftamcnte  difconuenga. 

DELL!    RIVERSI    DI     MEDAGLIE. 

Ragionevolmente  mi  fi  richiede  ch'io  dica  qualche  cofa  della  medaglia  poi  ch'a  foruigio 
di  efla  fono  fiati  vlau ,  i  Riuerlì .  La  medaglia  è  certamente  antichilfimo  ritrouamento  il  qual 
ferue  per  hiftorica  memoria  di  quei  perfonaggi  che  con  valore  &  autorità  d'impcrii  nello  el- 
fercitio  militare  s'ajfaticorno.  Fu  quefto  ritrouamento  per  più  fiabile  ricordanza  degfi  altrui 
fatti  egregi,  impercio  che  le  memorie  delle  foritture  fono  fottopofte  a  mille  pericolofe  occafio 
ni  e  di  fuoco,  e  di  fracidezza,  di  malignità,  di  trafcuraggini ,  di  rouine  di  cale  e  di  città,  o  per 
guerre,o  per  fommerfioni,  oltra  che  gfi  fcrittori  erano  pochiffimi  quando  comminciorno  le 
medaglie  ad  vfarfi,  le  quali  poite  fotterra  migliaia  e  migliaia  d'anni  fi  fono  conferuate  e  fi  con 
feruanojvn'altra  ragione  rende  dignilTimo  di  laude  quefto  vecchio  ritrouamento ,  la  quale  è 

che 


DELLI  RIVERSI  DI  MEDAGLIE.  25 

che  vcdendofi  la  propria  fìmilitudinc  e  lineamenti  del  volto  de  quei  pcrlònaggi  antichi  o,  in 
oro,  o  in  argenteo  in  qiial  il  voglia  altro  metallo  bene  improntato ,  rende  i  riguardati  molto 
admiratiui  ne  fi  làtollano  di  mirar  fifo  quelJa  ìmagine  con  in  comparabil  diletto,  comprédcn 
do  in  quei  liniaméti  &  in  quei  profilila  prudentia,la  riucrentia,la  terribilità  ,  il  decoro  ci  vaio 
re  di  cuci  famofi  che  con  la  fapicntia  e  con  le  fatighe  fi  guadagnorno  la  vita  ci  nome  immor- 
tale. E  poi  la  medaglia  dal  metallo(rcnza  foracchiarla)  denominata,vrata  quafi  da  tutte  le  na- 
tioni  del  mondo,ma  molto  più  da  Romani,  come  quelh  che  molto  più  dell'altre  nationi  at- 
tefcro  all'opere  degne  di  eterne  memorie. 

La  più  antica  è  ftata  tenuta  quella  di  Iano,o  Noe  &  egli  per  commune  openione  fu  di  quello  ar 
tificio  primo  innentorc,  in  vna  banda  della  detta  medaglia  è  vna  tefia  con  due  taccie  huma- 
ne  nell'altra  banda  per  riucrfo  è  vn  roftro  di  naue  cioè,o  poppa,o  prora  e  (è  ne  truoua  in  Ro- 
ma e  ne  e  fatta  grandilTìma  ftima.  Alcuni  che  fanno  profeffionc  di  medaglie  e  Ibpra  ciò  fpen- 
dono  &  hanno  l'pcfo  le  migliaia  e  migliaia  de  (cudi^tégono  che  le  due  faccie  habbino  del  prò 
prio  e  del  fimile  e  che  Inno  fi  fuilè  fatto  ritrarre  giouene  fenza  barba  da  vn  lato,e  da  l'altro  co 
barba,alcuni  fl:imano,che  le  due  faccie  non  habbino  del  proprio,ma  che  feruono  per  imprefa 
e  le  due  ftellc  faccie  di  lano  fono  d  a  vna  banda,e  dairaltra,&  il  roflro  della  Naue  per  Saturno 
Sabatio  cópagno  di  lano  &  à  lui  rifuggito  per  la  perfequtionc  fattagli  da  Gioue  Belo  Monar- 
ca de  gli  Alfirii,comc  di  ciò  narra  Bcrolb.  nacque  in  Roma  difparerc  molti  anni  fono,qual  fia 
più  antica  inuentionep  la  medaglia,©  la  Ibtua.  certi  liberamente  dificro  con  l'autorità  di  Mo 
sè.efilT  più  antica  la  ftatua  e  fcnza  cóp3ratione,pcrche  fappiamo  come  nel  principio  del  mon 
do  Dio  fantiffimo  fece  la  ftatua  di  terra  &  infblfiolle  lo  Ipirito  viuente,vollc  che  fuile  il  primo 
huomo,padre  di  tutti  quei  che  furono, fono  e  faranno. Altri  furono,i quali  accettarono  quella 
autorità  onde  la  fiatua  e  della  megaglia  più  antica,  ma  cótradilfcro  con  moflrare  douerlì  inté 
dcre  delle  medaglie  e  delle  ftatuc  fatte  dagli  huomini,per  la  qual  cofa  fu  coiicluio  la  raedagha 
effer  più  antica,&  benché  fulfe  prcpoila  la  ftatua  di  Belo,  che  fu  origine  dell'idolatria  per  con 
to  di  Nino;e  prepofla  quella  di  Prometeo,  niente  dimeno  la  medaglia  di  lano  che  fu  inanzi, 
àBelo  a  Prometeo  &  à  Nino.ottiene  il  primo  nome  antico  fopra  ogni  artefitio  humano.Tac^ 
cino  i  Greci  i  quali  per  poca  notitia  c'hebbero  delle  cole,  attribuirono  fcioccamente  e  vana- 
mente le  inuentioni  a  chi  loro  parie .  La  fattura  della  flatua  adunque  a  dio  s'attribuilca  e  non 
a  Prometreo,  e  perche  non  feppero  più  inanzi  attribuirono  ancora  l'vliua  à  Minerua  comt  di 
effa  inuentricc .  e  pur  f\  legge  che  fimil  arbore  fu  auante  al  diluuio  grande,vn  ramo  dellaqua- 
le  fu  portato  dalla  colomba  a  Noe  in  certezza  che  l'acque  erano  fccmate.  Virgilio  parimente 
precipitò  in  cofi  manifefìo  errore,nel  quarto  della  fua  Georgica  quando  vuol  che  Arilteo  Re 
d'Arcadia  fufle  inuentor  del  mele.  Io  ho  di  queflo  forfè  fuor  di  propofito  breucmentepar 
lato  e  forfè  non  fuor  di  propofito  poi  ch'i  Greci  ancora  s'attnbuilcono  la  inuentione  della 
medaglia. 

Rcphco  che  per  quanto  fi  legge ,  la  ftatua  fatta  per  mano  di  Dio  efTcr  della  medaglia  più  anti- 
ca, ma  per  mano  de  gfi  huomini  la  medaglia  fu  prima.  E  ben  vero  che  la  fiiatua  e  la  medaglia 
hanno  feruito  e  feruono  per  vna  perpetua  hilloria  dagli  occhi  e  non  dalle  orecchie  comprefa. 
Effendo  per  ciò  vero  che  l'erfigie  della  medaglia  che  rapprefenta  funofò  perfonaggio,non  fer 
uè  alla  mia  intentione  perche  fblamente  ho  voluto  intendere  de  riuerfi  i  quah  dimollrano  in 
gran  parte  l'opere  egregie  de  paffati  perfonaggi,vedendofi  per  ciò  chiaramente  come  gli  ikf^ 
fi  Riuerfi  non  feruono  per  imprefe .  E  per  che  io  dilli  le  medaglie  contenere  e  conferuare  più 
ficure  le  memorie  de  paffati ,  però  non  difpiaccia  fé  io  con  brcuità  fcno  per  dire  in  qual  mo- 
do fuffe  fatta  vna  miftura  clic  la  ruggine  ageuolmente  non  confumaffe  per  longhi  fecoli  le 
medaglie. 

Dicefi  chela  fufionedi  quella  miflura  ch'era  di  rame  e  di  piombo,  più  forte  fi  ficeua  cj^uan- 
do  fi  fuffe  fonduta  nel  tempo  più  freddo.  Plinio  nel  fuo  trcntefmo  tcrzolibroal  quar- 
to capo,  ferine  che  dell'oro  (nel  qual  fia  la  quinta  portione  dell'argento , chiamato  elettro) 
fi  fa  la  compofitione  di  che  fi  fondono  le  medaglie  durilfime  le  quali  rcfiflono  alla  ruggine, 
ma  quando  manca  la  quinta  portione  dell'argento,  o  chela  portione  fia  di  fòuerchio  pefb, 
non  può  la  compofitione  refifterc  alla  ruggine  ne  alle  piegature. Aleffandro  Seuero  fòprancv- 
minato  Imperadore,-  imitò  Aleffandro  Magno  hauendo  fatto  fare  le  medaglie  di  puro  argen- 
to e  d'oro  le  quali  reiìftono  alla  ruggine ,  come  ciò  fi  verifica  per  tante  e  tante  che  ogni  gior- 


DELLI  RIVERSI  DI  MEDAGLIE. 

no  fé  ne  veggano,ma  vogliono  alcuni  che  l'argento  il  qual  nò  refifte  cefi  flicilmenre,fufie  tem 
perato  con  qualche  altra  mafcalcia,  onde  la  ruggine  non  l'offende,  e  pure  di  quelle  d'argento 
fé  ne  truouano.Il  fegreto  di  tal  miftura  hoggi  fopra  tutti  pofsiede  il  cauuher  Lionc.c  egli  anco 
ra  la  verità  che  fra  tante  medaglie  che  fi  truouano,alcune  hano  li  riucrfì  che  icmbrano  imprc 
fejdinotàdo  l'auenire  è  proprietà  delle  imprefe  &  improprietà  delle  medaglie.c  c|lìo  fi  verifica 
in  quella  di  Caio  Cefare  in  argento.il  cui  riuerfo  è  vn  Timone.vn  Cornocopia  (opra  il  mòdo 
&  vn  caduceo.Ie  quali  figure  non  fignificanole  cofe  palT:ite,ma  la  intcntione  delle  cole  future, 
promettendo  quel  clementiifimo  Principe,pace,abondàtia  e  dritto  goucrno  lòpra  il  mondo. 

E  perche  le  medaglie  di  ftima  e  di  pregio  erano  e  fono  quelle  che  s'improntauano,  e  fondeuono 
con  ordine  del  Senato,  nelle  quali  lì  vedono  .S.  C.  però  vogliono  alcuni  che  la  detta  meda- 
glia non  fuffe  apprezzata,anzi  fu  giudicata  cffer  pofia  in  publico  dagli  Adulatori.  Tuttauia  lì 
potrebbe  credere  il  contrario,cio  èche  non  gli  Adulatori,  ma  più  toilo  le  perlbne  honoratc  e 
degne  per  adelcar  con  tate  promelfe  la  vniuerfàl  bcneuolétia  del  popui  romandi  riuerfo  del 
la  fudetta  medaglia  difcòuiene  in  quàto  che  non  fia  fiato  ordinato  fé  nò  per  dimofirare  le  co 
le  paflatC:,e  quelle  tai  figure  dmotano  Fauenire.onde  fi  potrebbe  tenere  e  fiimare  per  imprefa. 

Si  vede  ancoM  la  prima  medaglia  d'Augufìo,  dopo  Cefareja  quale  certi  belli  ingegni  tengono 
che  fufle  fatta  per  imprefa,per  ciò  che  nel  riuerfo  ha  ella  vna  Cerere  con  le  Ipighe  in  mano.Io 
nondimeno  ftimo  non  elfere  fiata  imprefa,  eflèndo  inuentione  fitta  dal  Senato,per  tenere  i 
populi  confperanza,  promettendo  Augufto  abondantia,  poi  la  figura  di  Cerere  aflcmbraua 
Liuia  con  fua  fimiglianza  e  lineamenti. 

La  feconda  medaglia  pur  d'Augufio  fu  d'oro  e  la  tefia  rapprefentaua  lui  del  proprio,  ci  fuo  riuer 
fb  non  era  altro  fé  non  S.C.cio  è  fatta  e  publicata  dal  Senato  confulto,col  confenfo  dell'ordi- 
ne caualierefco  e  del  Populo  Romano,  de  quali  il  confentimento  rendeua  le  medaglie  di 
maggiore  ftima  e  di  più  fegnalato  pregio .  Fu  fimilmente  d'Augufio  vn'altra  medaglia  la  qua 
le  ha  la  s  p  H 1  N  G  E  per  riuerfo.  quefto  molti  penfano  che  fia  figura  d'imprefa ,  volendo  quel 
grande  Imperadore  dinotare  che  ne  gli  fuoi  dilégui  non  voleua  effcr  intefb  per  più  ficurezza 
d-e  fuoi  importantiflìmi  affari,  e  la  fìelfa  imprefa  voleua  che  gli  fufle  obhgo  fi.^m.pre  dinante  a 
gli  occhi  di  non  communicar  le  cofe  le  quafi  Cicute  dalle  inuidie  e  da  gli  interrompimend,age 
uolmente  fi  farebbero  condotte  à  defiderati  fini,  tuttauia  con  altri  (enfi,  per  quanto  penfo^po 
tè  quella  figura  efière  interpretata.  Io  per  cio,efiendo  la  figura  mofiruolà  non  mi  poflb  perlua 
dere  che  fufiè  veramente  imprefi.mi  rimetto  àigiuditii  migliori  fé  però  non  fi  pigliaffe  per 
figura  fauolofà  e  potrebbe  eficre  imprefa. 

La  medaglia  pur  d'Augufio  c'ha  il  Capricorno  per  riucrfb,pare  più  tofio  imprcfi  ch'altrimenti 
pronofiicato  da  Teogine  matematico  ad  incomparabile  felicità  d'Ottaniano  Augufto.predi- 
cendoli  che  farebbe  fiato  (come  flOpadron  quafi  ci  tutto  il  mondo  tern  no.quefta  fielfa  figu- 
ra porta  Colino  de  medici  gran  Duca  di  Tolcana,eficndo  come  Auguito.nato  lòtto  il  medefi 
mo fegno, o coftcllatione  fauoreuole.  Ancoraché  non  faccia rhuomo  felice  il fauor  delle 
llelle,  mentre  che  egli  non  concorre  con  naturale  &  artifitiale  prudentiae  bontà  con  la  fua 
coftellatione .  Ottauiano  augufto  non  firia  fiato  felice^  fé  con  il  fauor  delle  l'elle  non  luffe  fia 
to  Principe  buono,  e  datofi  alle  farighe  al  buon  gouerno  &  alle  prudenti  opcrationi .  quanti 
fono  che  nafcono  con  ogni  fauor  de  pianeti.e  non  dimeno  dati  all'otio  &  alla  mala  vita,e  con 
l'otio,  con  la  mala  vita  han  fatto  mal  fine?Quanri  fono  nati  con  ogni  disfauor  de  cieli  e  pure 
poftifi  a  bene  operare ,  felicemente  hanno  finite  i  giorni  loroì'Non  ù  legge  che  Socrate  fu  giù 
dicato  il  più  vitiofo  e  federato  ribaldo  di  tu  tri  i  greci,&  egli  confefsò  eficre  ad  ogni  brutto  ef- 
ceflb  inchinato,e  nondimeno  fu  cficmpio  d'otrimo  cittadino  e  hlofofo  ?  la  felicità  ancora  del 
gran  Duca  di  Tolcana  onde  e  proceduta  fé  nò  che  egli  giuftifiìmo,prudentilfimo  e  religiofilll 
moPrincipe,è  concorfò  con  la  fua  faureuole  influenda?taccia  chi  crede  l'humana  Natura  po- 

jj  tere  clfere  sforzata  dalle  fielle.Perche  Dauide  Re  diu  ino,dice,  Signore  fopra  tutri  i  miei  nimi 
ci  mi  hai  fatto  prudente .  Chel  Capricorno  finalméte  pofia  chiamarfi  figura  di  vera  e  propria 
imprefa,  è  dificile  a  perfuaderlo,  douendofi  più  tofio  credere  che  quello  antico  e  quefto  mo- 
derno Principe  portafitro  per  vn  fègno  il  Capricorno  del  loro  nafcimento,tato  più  che  a  Ot- 
tauiano fu  pronofticata  e  predetta  la  fua  felice  coftellatione  per  quefto  fortunatiffimo  fegno , 
e  quefto  medefimo  veggiamo  accadere  al  gran  Duca  di  Tofcana . 

Il  riuerfo  della  medaglia  di  Tito,  è  di  due  corni  di  douiciacon  vn  caduceo  onde  al  publico 

prometteua 


DELLI  RIVERSI  DI  MEDAGLIE.  26 

promctteua  pace  &  abbondantia .  Ne  mi  par  di  quefta  materia  trattarne  più  a  longo  conue- 
nendomi  di  non  tralalciare  il  moderno  coltume  de  noftri  tempi  d'intorno  all'vlb  delle  meda 
glie,mallìmamente  quelle  di  Carlo  quinto  Cefàreedi  Filippo  catholico  Re  di  Spagna  fatte 
dalla  rara  Eccellenza  del  caualier  Lione  poco  difbpra  da  me  nominato^in  alcune  delle  quali  Ci 
vedano  per  riuerfb  le  due  colonne  imprefa  del  fudetto  gloriolo  Carlo  quinto^  nell'ai  tre  e  malli 
mamente  nelle monete,ci  fi  vede  Giouecol  fulmine fbpra  l'Aquila  di  due  tefte,  in  quelle  del 
Re  catholico  per  riuerlb  ci  fi  veggono  altre  figure  che  non  fono  imprefe ,  e  chi  defidcra  farfe- 
ne  più  apieno  capeuolc ,  legga  con  attentione  il  libro  delle  Medaglie  dal  clariilìmo  e  dottilTì- 
mo  mellèr  Scbaitiano  Erizzo  cópoflo,doue  molte  dubitationi  degli  Hiftorici  i\  rendono  chia 
re  e  diftintc ,  e  confeffi  ciafouno  di  buon  giuditio  e  d'approuata  dottrina  la  fatiga  di  quel  giu- 
ditiofo  gentilhuomo  nonellcr  men  degna  di  lode  che  quanto  in  tutte  lehiftorieRomanee 
greche  icritto  li  truoua,  con  ciò  fia  che  la  notitia  data  de  Riuerfi,diicioglia  delle  dette  hiitoric 
molte  dubitationi,  citrale  traduttioni  del  Timeo  da  lui  tirate  dal  greco  in  lingua  materna 
a  giouamento  communc .  E  adunque  la  verità  che  la  medaglia  altro  non  fignifichi  col  riuerfo 
fé  non  la  memoria  de  fatti  de  qual  Ci  fia  antico,  o  moderno  pcrfonaggio  .  per  quanto  fi  è  det- 
to finalmente  del  riuerfo  della  medaglia,  fi  può  ageuolmentc  comprendere  non  potere  ne  do 
uere  edere  vlàto  in  luogo  d'iniprclà. 

DELLACIFRA. 

L  A  Cifra  è  (lata  vn  fottiliffimo  ritrouamento  il  qual  tengo  che  fia  il  medefimo  quafi  che  lo  Eni 
gma,  e  quefta  e  quella  fono  venute  in  vfo  d'imprefc  per  non  efferfi  ccnofciuta  la  contrarietà 
fra  loro .  Q^erta  voce  Cifra  truouo  effcre  hebraica,&  Enigma  voce  greca,  impero  li  fignifica- 
ti  fono  quali  i  medelìmi  in  quanto  alla  ofcurità  de  (enfi,  in  quanto  alì'ellere  fiati  viàti  con  ar- 
tificio e  con  feruitio,  fi  conofcono  per  ifperientia  diuerfi .  la  Cifra  per  la  maggior  parte  è  fiata 
&  è  a  fcruigio  «Se  a  commodità  de  principi  antichi  e  moderni,  efivCae  mette  in  confuetudine 
con  infinite  maniere ,  cioè  per  via  de  punti  e  de  caratteri .  Lo  Enigma  è  folamente  per  ilpcri- 
mentare  la  fottigliezza  degli  intelletti  intorno  alla  interpretatione  de  lenii  ofcuri .  Vuole  Ari- 
flotile  nel  libro  della  poetica  che  la  forma  dello  Enigma  fia  vn  parlamento  fatto  di  cofe  ch'in 

j,  fieme  non  conucngono  in  quantoalla  naturalità,  ma  fi  bene  nella  fimilitudine  de  gli  effetti. 

j,  Parimenti  lo  fieflb  Emgma  per  ccmpofitione  de  nomi,non  può  farfi,  ma  fi  bene  per  traslatio 

j,  ne,come  dire  nel  fuoco  e  ncUacoua  vn  hucmo  all'huomo  accofi:ar/ì,o  vero  appoggiarfi,&  al- 

3,  tre  cofe  fimili,come  ancora  fi  fa  il  barbarifmo  per  la  varietà  delle  lingue,  cofi  fi  fa  l'enigma  per 
traslatione.cófcrma  aco  lo  fi:clfo  Filofofo  che  ne  i  beni  ordinati  enigmi, polliamo  trouare  le  co 
mode  traslationi  &  e  certamente  vero,che  quàdo  al  parlamento  enigmatico  fono  le  traslatio- 
ni  conueneuoli  per  fimilitudine,  è  cofa  manifeO-ilfima  chel  traslato  è  buono  quello  dice  il  filo 
fòfo  nel  terzo  libro  della  Retorica  a  Teodette.  Efiendo  la  verità  che  la  traslatione  enigmatica 
vfa  le  voci  che  lignifichino,  a  fine  che  le  cofo  non  nominate ,  di  maniera  fi  nominino  che  vo- 
lendofi  poi  làpere  &  intendere  il  traslato,non  fi  habbia  da  gir  lontano  per  intédcrlo,  ma  pro- 
pinquo,nello  iìeffo  libro, come  in  quello  della  poetica. pone  il  filofofo  quefto  ellcmpio  cioè. 

Vidi  vn  huomo  infocato  acreo  all'huomo  attaccato,ne  per  ciò  fi  legge  chel  filofofo  medefimo  di 
chiari  li  due  recitati  enigmi.fi  che  in  qualche  parte  potefie  efi^ere  intefo.  Ma  credo  che  dadofi 
l'efifempio nella nollra materna  lingua,l! potrà  foriecon  qualche  chiarezza  comprendere, 
mafiimamente  i  termini  &  il  traslato .  Onde  recito  vn  quadernario  d'vn  fonetto  enigmatico, 
di  Prete  Marco  da  Lodi  huomo  faceto  e  molto  grato  alla  immortai  memoria  del  Cardinale 
de  medici,  del  refi:ante  del  fonetto  non  ne  tenf^o  ricordanza,  cioè 
Di  madre  nafcefcn^t  padre  un  figlio 

j,  E  di  quel  figlio  poi  naj'ce  la  madre 

3,  "Echi fio. queflo figlio fen-^ì padre 

5,   che  fi  fanno  uno  e  due, grande  è  il  hiJhigUo. 

Qui  veggiamo  le  parole  propinque  al  fenfo,5i  il  fenfo  nò  hauer  che  fare  con  le  paroJe.fi  chel  traf 
lato  rinchiufo  in  effe,in  vn  certo  modo  per  la  commodità  delie  parole  nell'atto  della  fimilitudi 
ne  fi  chiarifce.p  la  qual  cofa  il  fale  f\  vede  che  nafce  dall'acqua  eracqua_,come  madrc,Io  genera 
come  figlio,il  quale  poi  fi  ricòuerte  nella  madre,fi  può  intédcre  àcora  chel  giaccio  fia  il  fumile 
cófiderefi  adunque  chel'enigma  è  fatto  di  qlle  cofe  che  fra  fé  no  cóuengono,  e  non  dimeno  il 

G         a 


35 
■»3 


DELLE    CIFRE. 

traslato  chiaro  ne  rifulta.  io  però  mi  fcufb  fé  non  fo  altrimcti  intendere  il  fflofbfo  di  quel  che 
dicc.Molti  fonetti  enigmatici  nondimeno  fi  leggono,  de  quali  potrei  dire  fcriuerne  qualcuno 
per  più  chiara  inrelligcntia  di  quelli  afcofti  renfi,tuttauia  poi  che  fono  tanto  publici,non  pren- 
derò quefla  fatiga.  Solamente  recito  lo  Enigma  che  mette  Platone  nel  quinto  libro  della  Re- 

5,  publica  da  iMarfìlio  Ficino  dichiarato, cioè  Ihuomo  non  huomo,cicco  non  cicco,pcrco(re  non 

„  percolTe,  con  pietra  non  pietra ,  l'augello  non  augello ,  fopra  rarboro,non  arboro . 

Cioè  l'H ermafrodito  lofco  pcrcolfe  con  pomice  l'ala  del  vefpertilione  fopra  vn  fambuco,  molte 
iòno  le  fpetie  dello  Enigmajmperò  quella  è  gioconda  e  puerile,cócludafi  lo  Enigma  elter  vn 
parlare olcuro e  conuiene  nella olcu ri tà  de  fignificati  con  la  e  i  f  r  a  ,o  z  1 1  r  a.  equefta  al- 
cuni a  fono  perfuafi  cffer  quel  medefimo  che  la  profetia ,  &  altri  ancora  vogliono  che  li  Hie- 
rogliiì  fieno  cifre,  le  quali  però  fono  fiate  anticamente  &  hoggi  fono  vfate  inintìniti  modi  qua 
iì,  e  li  gran  maeftri  e  perfonaggi  di  conto  fé  ne  preualfero  e  fé  ne  preuagliono  per  guidare  li  lo 
ro  difegni  con  ogni  forte  di  focretezza,perche  la  Cifra  fi  fa  con  diuerfità  de  carattcri,dc  punti 
de  figure,e  de  numeri,hor  con  caratteri  lènza  le  vocali,  hora  le  fole  vocali  con  punti  con  nu- 
meri e  con  punti  e  con  confonanti ,  altrimenti  con  parole  de  fenfi  contrarli ,  &  in  mille  altri 
modi  impolfibili  à  efitre  intefi .  Tuttauia  iì  ritruouano  alcuni  che  miracololamente  ogni  cifra 
ofcuriffima  fanno  difciferarc .  Gli  Spartani  vforno  la  Scitala ,  la  quale  portaua  afcofi  i  difegni 
della  Republica  agli  ellèrciti  loro  &  anco  a  i  loro  negotiatori ,  Scitala  è  detto  vn  topo  rag  no, 
altri  hanno  fcritto  eflèrevno  ftromento  che  fi  manda  per  auifar  cofadi  fegreto,overo  era 
vna  verga,o  furculo,  come  fuol  dire  il  Latino,  e  le  ne  faceuano  dui  de  quali  vno  reftaua  nella 
Republica  de  Lacedemonii ,  l'altro  portaua  l'Imperatore  dello  effercito  fcriuendoci  intorno 
co  lottile  artifitio  in  guifa  che  fra  loro  s'intendeuano,e  chi  ben  vuol  faper  quefto  vegga  Gellio 
al  Libro  decimo  fettimo  nel  capitolo  nono,  Ariftotile  ferine  che  cofa  fiala  Scitala  laconica  &  * 
vno  fcrittor  moderno  parimente  ne  tratta  nel  libro  defuoi  prouerbii.  Fu  in  vfo  preffo  i  Medi 
fra  carne  e  pelle  d'animali  nafcondere  le  lettere .  Fu  fimilmente  vfito  dagli  Afiatici  di  telare  i 
capi  agli  huomini  vili  e  fcriuendoci  lafciauano  rimettere  i  capegh  e  poi  gU  mandauano  douc  '" 
faceua  dibifogno .  Eancoopenion  di  molti  che  lepiftoledi  Tullio  ad  Attico  fuifero  Cifre. 
Si  foleano  e  fogliono  ancora  vfare  figure  rapprefentate  da  parole ,  come  dire,  Sole ,  Fiamme, 
d'Amore ,  con  dipingere  il  Sole ,  il  Fuoco ,  e  l'Amore ,  con  le  lettere  maiufcule  parimenti  fan 
no  le  Cifere,  e  di  ciò  le  muraglie ,  malfimamente  dell'hofterie ,  fé  ne  veggon  ripiene .  Imperò 
in  quelli  noftri  tempi  (i  vfano  con  tanta  ofcurezza  che  non  fi  truoua  chi  le  polla  interpretare, 
fé  non  perfone  rariifime . 

Quella  voce  cifra  onde  habbia  origine,  è  di  giouamento  fàperlo .  Io  truouo  che  viene  da  s  i- 
p  H  R I  vocabolo  hebraico ,  che  dinota  lettera,  s  i  f  r  a  è  ancora  intefa  per  numero ,  e  ciò  fi 
legge  nel  fettimo  capitolo  de  Giudici .  s  i  f  r  a  fi  piglia  per  libro ,  o  epiftola  come  ciò  fi  può 
vedere  al  libro  de  Re ,  molte  volte  fimilmente  s'intende  per  ilcrittura  .  e  quello  fi  truoua  nel 
felTantefimo  falmo  di  Dauide ,  in  lingua  Caldaica  s  e  i  f  e  r  a  fignifica  Cancelliere,  è  polla  pa 
rimente  Cifra  per  abbreuiatura  de  pochi  caratteri  infieme  annodati ,  e  con  diuerfi  legamenti 
congiunti ,  iì  che  vna  lettera  tale ,  ferue  per  più  parole .  Quindi  chiaramente  fi  vede  onde  tal 
voce  proceda,  la  quale  i  latini  chiamano  fcrupus,  e  perche  alcuni  vogliono  che  la  Cifra  fia  im 
prefa ,  qui  fi  comprende  ageuolmente  (e  come  fi  vedrà  più  a  baffo  )  elfcrin  tutto  contraria . 

DEHIEROGLIFI. 

P I E  R I  o  Valeriano  a  lungo  e  con  lodeuolifTìmo  fiudio  ha  fcritto  fopra  la  materia  de  Hieroglifì 
i  quali  dinotano  facre  lettere ,  adoperate  da  ficerdoti  d'Egitto  in  efpreflìone  de  concetti,  o  ve 
ro  de  fegreti  diuini  &  erano  in  fembianza  di  diuerfi  animaU .  Alcuni  però  c'hanno  polfeduta 
la  notitia  di  molte  lingue,  affermano  di  non  hauer  mai  ritrouato  che  gli  Egittiani  fuffero  priui 
di  carattcri,ne  mai  hanno  fàputo  che  elfi  in  bifogni  focolari  vfalfero  le  lettere  Hieroglificeje  di 
piu,que(H  dicono  di  hauer  notate  in  molte  e  iiwlte  diuerfe  fauelle  la  facilità  d'impararle  in  i"qo 
do  d'Alfabeti,ma  con  gran  ditficultà  in  pronótiarle.Pariméte  affermano  che  caratteri  co  carat 
teri  hàno  vniuerfalméte  infieme  gran  conformità,e  leuati  alcuni  tratti  di  punti  e  di  linee,fono 
le  forme  di  elfi  caratteri  tutti  fimili .  E  ben  veggiamo  come  la  Ungua  Greca ,  Hebraica  e  Cal- 
daica habbiaiK)  conformità  con  l'Arabica  ^  con  la  Scitica,  con  l'Affricana ,  con  la  Egittiana,e 

cou 


DEHIEROGLIFI.  27 

con  tutte  le  altre  che  fi  veggono  in  vfo  pubUoo .  Il  carattere  latino  ha  inanifefta  conformità 
con  il-Greco ,  &  il  Greco  con  il  latino  il  quale  fu  dicono  alcuni,  auantc  la  Greca  tauclla  confi 
dcrandofi  quanto  fuflc  più  antica  la  nation  Latina,  che  la  Greca  il  che  fi  può  certificare  in  Ee- 
roro,la  difterenria  adunque  fra  queftc  due  caratteri  vien  fatta  dalla  numerofa  varietà  de  trat- 
ti vfluinella  lingua  Greca  più  per  varietà  che  per  bilògno .  E  fra  noi  ancora  quanti  diuedì 
tratti  &  abbrcuiature  fono  ne  i  caratteri  Italiani  pur  fuperflui  >  vedendoli  differente  la  fcrittu 
ra  de  mercatanti  da  quella  de  notati ,  e  queffa  dalla  cancellerefca ,  e  la  baftarda  >  la  tonda  e  la 
longa.e  la  fpezzata,  e  la  groflà,  onde  molti,  e  molti  fono  che  alcuni  caratteri  Italiani  per  la  di 
uerfìtà  non  fanno  leggere,  non  è  marauigha  per  ciò  fé  doucèvnafola  nationefi  veggacfl 
ipcrimenti  confufìone  di  caratteri,  quanto  più  fra  pacfi  ffranieri  i  voglo  inferire  ch'inquanto 
à  caratteri  tutti  quanti  ne  fono  al  mondo ,  hanno  conformità,  e  cofi  le  voci  articolate  di  ciaf- 
cuna  natione ,  &  1  nomi  delle  cofe  in  gran  parte  conferenti  fono ,  ma  la  pronontia  li  fa  diffimi 
li.  Ho  ciò  detto  à  proposto  per  inferire  che  i  caratteri  Egittiani ,  come  deprimi  populi  del 
mondoifulTero  da  eiVi  \fni  prima  che  fi  ponefTcro  fra  loro  in  confuctudine  i  Hieroglifi.  Dio- 
doro Siciliano  &  il  diuo  (Girolamo  fcriuono  che  i  caratteri  con  le  Icientie  furono,  con  i  nomi, 
ritrouati  &  infegnati  da  Adamo  primo  noftro  parente .  Imperò  gli  animali,ne  i  quali  erano  le 
particolari  fimiliiudini  de  fccreti  diuini,  feruiuano  folamente  à  fàcerdoti  e  non  al  communc 
vfo  di  fcriuere .  concio  fia  che  gliffeflfì  fàcerdoti  teneiTero  per  profanità  preualcrfi  nel  culto 
diuino  de  caratteri  lècolari.  Per  quefto  i  medefimi  fàcerdoti  conferuauano  con  diligentiifima 
cuftodia  e  riuerentia  quelle  note  che  fembrauano  animali ,  o  quadrupedi,o  volatili,o  altri  co 
me  rettili .  Cornelio  Tacito  nel  fecondo  fuo  libro ,  doue  fa  memoria  di  Germanico  al  tempo 
di  Tiberio  e  nello  vndecimo ,  ferine  che  gli  Egittiani  vfauano  gli  ftc/Ti  ammali  per  carattcre,e 
s'ingannò  di  lunga  perche  fcgui  in  queffo  la  openione  d'alcuni  Greci  fcrittori.Vcngo  à  repli- 
care che  da  quelli  animali  cauauano  allegoria  de  fènfi  diuini,  fecondo  l'vfb  della  Religione  di 
quei  tempi .  fi  truoua  però  chi  ardifce  hoggi  di  prendere  le  figure  hieroghfiche  per  imprcfe,e 
fi  confideri  come  mal  conuenga,  con  ciò  fia  chele  figure  delle  imprefe  contenghino  fimilitu- 
dini  particolari  con  i  vertuofi  e  mondani  difcgni ,  e  gli  animah  hierofilifici  fimihtudini  di  di- 
uinità  e  di  religione,  di  più  che  l'Imprefe  promettono  olTeruanza  di  bene  operare  nell'aueni- 
re .  e  quefto  è  quanto  mi  e  parlo  di  trattare  fbpra  le  vuii.  inuentioni  delle  quali  efTendofi  di- 
fìefamente  conofciute  le  proprietà  e  gli  vfi ,  ageuol  cofa  a  ciafcuno  farà  di  comprendere  che 
niuna  delle  fopranarrate  inuentioni  ha  conferenza  non  folamente  fra  le  altre  fpecificate ,  ma 
molto  manco  con  la  proprietà  delle  imprefè ,  &  accio  fi  chiarilca  molto  più  la  verità,  legganfì 
le  dilfinitioni  delle  qui  ordinate  V I II I.  inuentioni. 


1 


Primamente  replichiamo  le  infegne  elTer  ritrouamenti  per  dimoftrar  gradi ,  dignità  &  oflfitii, 

2  Le  armi  dinotate  nobiltà  di  famiglie,  e  diffintione  fra  efie . 

3  Le  diuife  cffer  portature  per  diletto  di  vifta  e  per  fignificati . 

4  LeLiuree  efTerueftimenti  per  cogion  di  pompe,  e  de  diff intioni  fra fignori . 

5  Le  Foggie  efière  inuentioni  &  habiti  nuoui  e  più  non  viati. 
ó  Gli  Emblemi  efTer  figure  con  fignificati  morali . 

7  Gli  Riuerfi  delle  medaglie  efièr  memoria  de  fatti  paffati . 
S  Le  Cifre  efTer  fegni ,  o  caratteri  che  celano  gli  altrui  difegni. 

9  Gli  Hieroglifi  efTer  figure  d'animali  interpretati  con  fenfì  diuini  e  con  miftcrioTe  fimiiitudinì 
fecondo  la  religione  egittiana . 


DELLA    PROPRIETADEL 

h    E     I    M    T    :b^    E    S    E, 


Egli  pur  cofa  ccrtifsima  ,•  per  quanto  apieno  fi  è  detto ,  che  l'huomo  mira- 
bil  frutto  di  Dio ,  è  flato  inuentore  di  tutte  le  marauiglie  terrene  che  venir 
pollon  dall'Arte ,  fra  le  quali  particolarmente  è  l'inuentione  dell'Imprefe ,  e 
di  quefle  per  obligo  mi  conuiene  di  dire  qual  fia  la  proprietà  e  come  in  efià 
proprietà  fi  contengano  le  fbmiglianze  di  quei  pcnfieri  e  virtuofi  difegni  che 
gli  huomini  ne  i  defideri  honefti  e  degni  di  laude ,  concepifcono,  con  propo- 
fito  di  ridurli  à  i  feliciflìmi  fini  della  vita  humana .  querto  è  veramente  il  pri- 
mo e  necefiario  fuggcttto  del  prefente  libro^per  la  cui  perfetta  intelligcntia  fi  è  delle  foprano- 
minate  inuentionJ"diftintamente  ragionato ,  &  à  ciò  {^  conofca  molto  meglio  quanto  le  vere 
imprcfe  fieno  dalle  fuddette  inuentioni  diuerfe ,  e  come  nulla ,  o ,  poco  inficmemente  con- 
fcrifcano ,  vergiamo  però  in  qual  guifa  quefta  bellilfima  materia  fia  degna  di  lottile  confide- 
ratione ,  contenendo  in  fé  alcune  quafi  celeftì  qualità  onde  ci  H  fa  vilibile  col  mezo  della  vir- 
tù ,•  la  fomiglianza  della  eterna  beatitudine. per  la  qual  cofa  fi  può  ben  dilcernere  in  qual  fog- 
gia rhuomo  per  le  fimilitudini ,  con  tutte  le  colè  terrene  e  diuine  s'annodi  e  s'abbracci .  con 
propofito  adunq;  qui  fi  propongono  tutte  quelle  membra  ch'ai  corpo  &  alla  proprietà  delle 
Imprefe  proportionc!tamenteconuengono3&  in  prima  fi  bada  conlìdcrare, 

1  Se  la  VOCE  IMPRESA  deriua , 

2  Seèvoceequiuoca,o,no. 

3  Se  è  vn  parlar  con  cenni  come  vogliono  alcuni . 

4  SeTabufodimalevfarqucfiavocefipuòleuare. 

5  Se  è  lecito  di  vfar  per  imprefe  tante  diuerfe  figure. 

6  Se  deono  efier  più  figure  in  vna  imprefa . 

7  Se  le  figure  deono  congiognerfi  col  motto. 

8  Sei  motto  iì  può  chiamar  fententia .  ma  prima  fé  è  voce  che  deriui . 

9  Che  differentia  hanno  le  fcntentieco'l  motto. 

10  Quando  hcbbero  origine  l'imprefe  e  da  chi . 

11  Qual  regola  fi  richiede  alla  loro  proprietà. 

1 2  Qual  più  conforme  definitione  C\  può  darle ." 
1 5  Qual  fia  la  vera  diftintione  di  effe . 

1 4  Gli  effempi  delle  improprie  e  delle  proprie . 

1 5  A  chi  meritamente  s'appartiene  di  vfar  l'imprelà . 

Primamente  diremo  quella  voce  impresa,  fecondo  alcuni  deriuare  dal  verbo  impraehendo 
il  cui  primitiuo  cpraehendo.  Onde  latinamente  viene  per  fignificatione  paffiua  prxhen- 
fus ,  ciò  è  prefo  in  hngua  materna ,  comprcehenfus  comprefo ,  adprxhenfus  apprcfo^  imprae- 
henfus  per  buon  latino  non  fi  vfa ,  co nfeguen temente  in  lingua  Italiana,  non  fitruouaim 
prefo ,  ne  manco  imprela  che  da  tal  verbo  denui ,  quinci  chiaramente  fi  conofce  cotal  voce 
IMPRESA  elfer  da  fé  lleffa  fenza  deriuatione ,  il  che  fiimo  cauillofo  quando  alcuni  s'affati- 
gano  di  far  naìcer  dall'ortica  la  rofa .  E  poi  chi  non  fa  che  le  parole  fono  per  la  maggior  parte 
trouateàcafo&à  compiacimento? non  negando  io  molti  nomi  deriuare,  ma  della  lingua 
hebrea  e  caldea  tutte  le  parole  miftcriofamente  fignificano ,  ne  fi  può  cofi  dire  dell'altre  lin- 
gue ,  concludafi  perciò  e  fi  tenga  per  vero  efier  fcmplice  la  voce  impresa. 

Altri  però  filmano  quella  voce,  o ,  parola  venire  dal  verbo  latino,  i  m  p  r  i  m  o,il  che  non  è  anco 
poisibile ,  cffendo  la  verità  non  eifere  fiato  in  vfo  già  mai  di  proferire  imprefo  per  imprcfib , 
&  imprefa  per  imprefìTa ,  cofi  quanto  più  C\  cerca  quefìa  deriuatione  manco  fi  truoua . 

Veggafi  ,  oltra  ciò ,  fé  quella  parola  impresa  ò,o  no,cquiuoca,  Ariftotile  nel  principio  de  fuoi 
predicamenti  dice  i  vocaboli  equiuoci  &  ambigui  efcr  quelli  i  quali  reftano  folamente  comu- 
ni e  non  proprii ,  lo  elfempio  è  quefto  ciò  è  l'huomo  in  due  modi  s'intende,  o ,  viuo ,  ouer  di- 
pinto,per  la  qual  cofa  fc  ne  vorremo  fapere  la  ragione  e  dell'uno  e  dell'altro ,  ageuole  ci  farà 
à  faperla,Impercioche  le  parole  uniuoche  contrarie  alle  equiuoche^o  altrimente^hanno  com- 

mune 


DELLA  PROPRIETÀ  DELLE  IMPRESE,  :8 

munc  il  nome ,  non  la  ragione .  e  perciò  ftimano  alcuni  la  parola  imprefa  elfcr  vniuoca^qnan 
do  folamente  fignifichi  quella  figura  accompagnata  col  m  o  t  r  o,  efia  equuioca  qual  hcr.s'ud 
per  altro  fignitìcato  .  con  tutto  ciò  fi  tiene  voce  veramente  equiuoca  &  ambigua,  ma  per  non 
lafciar  quelLa  mareria  fenza  hauerne  piena  contezza,  dirò  come  il  Filofofb  pone  nel  librò  fe- 
condo de^li  Elenchi  al  capitolo  terzo,che  tre  modi  fono  del  ncme  equiuoco.Il  primo  e  quan- 
do la  parola  fignifica  più  cofe ,  per  eifcmpio  diremo  lAquila ,  che  dinota  augello ,  città ,  no- 
me e  cognome ,  l'imagine  del  cielo ,  la  dipinta ,  la  Iculta  l'intaghata.ll  fecondo  modo  è  quan- 
do fi  dice  e  {\  parla  con  filentio  che  diuerfi  fenfi  può  dinotare .  Il  terzo  è  l'oratione  mafsima- 
mcnte  pronontiata  di  poche  parole ,  come  dire  saper  lettere,  vcdendofi  che  ciafcu- 
napcr  lèfoladiuerfimcnte  fignifica,  ma infieme  fanno  vnfblo  fcntimento.  Ecco  pertanto 
l'ordine  chiaro  di  quefii  tre  modi,  per  iqualifidàmanifefto  conofcimento  dcll'cquiuocoà 
cui  non  e  conuencuolc  di  dar  femplicemente  rilpofta  per  quanto  conferma  il  fudctto  Filo- 
lofo .  Imperò  nel  fecondo  modo  che  è  parlar  con  filentio  ,a  parere  d'alcuni  :,  i\  può  collocare 
la  natura  di  qual  fi  voglia  Imprefa ,  malTìinamente  di  quelle  le  quali  non  fono  da  m  otti  ac- 
compagnate,con  ciò  fia  che  li  fentimcnti  delle  f  tefle  imprefe  s'intcndino  per  le  fole  fimilitudi 
ni,ma  con  pericolo  e  con  troppa  difficultà  per  l'altrui  arbitrio  di  maIe,o,di  bene  interpretarle, 
qui  finalmente  confcifir  lì  dee  la  parola  impresa  eiferc  equiuoca  e  dubbiofa  . 

Ma  auante  che  io  fcguiti  più  oltra ,  credo  non  poter  edere  opra  vana  fc  dico  che  i  cenni  fieno  vn 

parlar  con  filentio ,  ne  difdice  punto  il  trattato  di  quefta  materia  ,•  forfè  non  altrouc  in  fimile 

occafione  narrata ,  ellcndo  noi  più  che  certi  come  il  ntrouamento  de  cenni  lìa  fhito  all'huma- 

na  vita  necelfario ,  auenga  che  alcuna  forte  di  efsi  hora  alle  fraudi ,  bora  alle  burle  «;<c  bora  al- 

•  le  piaceuolezze  foglia  vfarfì . 

LVfb  però  de  cenni  per  ncccfsità,c  quando  l'huomo  nafce  fbrdo,o,muto,o  ver  muto  e  fordo  in- 
fieme J  quai  difetti  veramente  !ono,o,per  natura,Ojper  cafi,o  vero  per  infirmità  .  coloro  pe- 
ro che  fono  muti  e  lordi  per  mancamento  di  natura,come  potrebben  viuere  fenza  cenni  ?  de 
quali  la  fiefla  necefsità  né  macfira^concorrcndoci  lempre  il  giuditio  il  quale  quanto  è  meglio 
re,piu  appropriati  rende  i  cenni  per  effer  bene  intefo  ciò  che  richiede  il  bifogno.e  lo  llelfo  giù 
ditio,eiIendo  pronto  e  viuace,fa  bene  applicare  i  cenni  alle  cofe  &  a  cócetti  dell'animale  doue 
ne  i  muti  è  fordi  è  maco  giuditio,manco  fanno  ben  ritrouare  e  !>ene  vfare  i  cenni. per  ridurre 
adunq;  quello  bel  concetto  ad  ageuole  conclufione  ^  diremo  che  non  bilògnofi  noi  dì  cenni , 
due  cofe  necelìarie  naturalmente  habbiamo,vna  è  la  lingua,  l'altra  la  voce^  la  lingua  è  vn  do- 
no da  Dio  e  dalla  natura  all'humana  ipetie  conceduto,  e  come  dono,o  mcmbrOjè  a  irhuomo 
non  tanto  necelfario  per  maRicare  il  cibo,per  voltarlo  entro  il  palato ,  per  ritirarlo  da  denti , 
per  leccar  e  per  forbir  le  gingiue,quato  perche  pronontie  e  (copra  con  la  voce  i concerti  dell'a 
nima  noftra  immortale.E  però  e  egli  certifsimo  ch'ogni  animai  irrationale  quafi  ha  ligua,iòla 
mente  per  mafiicare  per  bere  e  per  leccare,imperò  fé  a  efsi  animali .  efcctto  rhuonio,h  li"gua 
mancalfe^certamentc  per  la  maggior  parte  non  potrebbero  fé  non  breuemente  viucre .  tutto 
il  contrario  lì  vede  nell'huomo ,  perche  mancando  à  lui  la  lingua ,  per  tal  difetto  non  mori- 
rebbe,elfendo  à  elio  non  in  rutto  nccefiaria  per  viuere  ,  ma  {ì  bene  per  parlare  e  per  palcfìre 
le  virtù  dell'intelletto  diuino ,  la  qual  cola  è  \'n  fenfi bil  tefiimonio  della  immortalità  dell'ani- 
ma noftra . 

Simihnente  la  natura  e  Dio  hanno  conceduta  la  voce  a  tutti  quafi  gli  animali  ;  mafsimamente 
terreftri  e  volatili/cnza  la  quale  indarno  làrebbe  fiata  concedut:.  la  hngua  e  particolarmente 
all'huomo ,  ma  la  fteffi  voce  in  due  modi  fi  comprende ,  ciò  è  articolata  e  non  articolata .  la 
nOn  articolata  è  propria  à  bruti  animali  per  commodità  della  vita  loro .  l'articolata  è  folamen 
te  propria  all'huomo  nella  efprelfione  delle  parole ,  e  non  tanto 'per  necefsità  di  corpo,quan- 
to  è  per  bilògno  della  ragione  e  dell'intelletto ,  la  qual  voce  articolata  e  vn  altro  feniìbil  tefti- 
monio  della  ftelfa  immortalità  del  nofi:ro  fpirito .  Vn'altra  conlìderatione  fi  dee  hauer  della 
voce  articolata  laquale  fecondo  la  varietà  delle  paflìoni  humaneèanch'efiadi  fuonovariae 
d'efprefsione .  Però. M.Tullio  dice  nel  fecondo  della  natura  degli  Dei ,  la  voce  elfer  canora , 
chiara,fo{ca ,  piaceuole,afpra,graue,acuta,fpirituofa,debole.gracile,refonante,variando  lem- 
pre fuono  per  la  varietà  de  concetti,  &  e  queftaconfideratione  vn'altro  teftimonio  dell'im- 
mortalità noftra ,  e  benché  la  lingua  la  voce  e  la  fua  varietà  in  tuto  dalla  materia  dependino, 
nientedimeno  hanno  tal  dilpofitioncjpcr  fcruigio  dell'anima.  Ariftotile  ancorAfcriuc  di  que- 

fta 


DELLA    PROPRIETÀ 

fìa  varietà  della  voce  humana  nel  primo  dell'anima  al  capitolo  viii.  Vuole  parimente  lo  ftcfib 
Filofotb  che  la  voce  fia  Tuono  dell'animale  e  chel  Tuono  fia  vn  mouimento  di  Tpirito  intrinlcco 
il  qual  diTuori  Tpinto  ,  percuota  l'aere  e  Te  ne  Tentala  voce,  differente  dal  fìichioil  quale 
è  fiato  raccolto  Tra  la  lingua  el  palato  e  Tra  denti ,  con  violentia  mandato  Tuor  di  bocca ,  on- 
de Tende  e  penetra  l'aere .  La  voce  fimilmente  è  dal  TuTurro  diuerTa ,  e  quefto  è  fiato  rilerrato 
nel  Gorgozzule  de  colombi ,  &  a  cotale  fimilitudine  fono  chiamati  TuTurroni  coloro  che  par- 
lano in  gola .  il  mormorio  fimilmente  non  è  voce ,  ma  più  toflo  Tragore,  Tatto  dall'acque  cor- 
renti,o,vero  da  venti  che  l'aere  cflagitano,  il  buffo  parimente  non  fi  può  dir  che  fia  voce,per- 
che  procede  da  corpi  folidi  ch'infieme  Ci  percuotono ,  come  legno  con  legno ,  Taffo  con  Tallo 
che  Tanno  rimbombamento  o,buflb.iJ  percuotimento  poi  che  lì  Ta  de  corpi  di  Terrò ,  d'accia- 
io j  di  bronzo^e  d'ogni  altro  metallo,eTcetto  il  piombo,non  è  voce  ma  Tuono.qucl  de  tamburi 
de  cembali  e  de  timpani  non  è  voce ,  non  Tuono,non  buffo  ma  ftrepito ,  del  truono  del  terre- 
moto fimilmente  è  lo  fìrepito/è  adunq^  la  voce(come  fi  e  detto  lècódo  il  FilofoTo)natural  Tuo 
no  dell'animale  e  non  delle  cofe  inanimate ,  le  quali,  maflìmamente  le  artifitiofo  ,•  non  hanno 
voce ,  ma  f\  bene  vna  certa  fimilitudine  e  chiamafi  Tuono  con  confonantia ,  come  diremo  gli 
flrumenti  di  corde,0:,d'acciaio,o  vero  di  nerui, altri  Tuoni  fi  Tentonopurdi  Itrumenti  Tenza 
corde  i  quali  Tono  più  fimili  alle  voci  naturali ,  perche  s'adopra  il  fiato  onde  ne  riTulta  dolciT- 
fima  Armonia  per  la  più  parte  di  effi .  La  voce  adunq;  vera  e  quella  degli  animali  che  Ipirano 
€  reTpirano ,  e  Tanno  quei  che  Tpirano  e  reTpirano  due  operationi  con  naturai  benefitio,  vna  è 
onde  fi  cagiona  il  caldo  mtrinTeco,  l'altra  la  voce,rep!ico  adunq;  la  voce  effere  vn  percotimen 
to  d'aere  dalla  reTpiratione  attratto,  e  vuole  il  medefimo  FiloToTo  che  la  voce  fola  dell'huomo 
parli  e  Tpieghi  i  concetti  dell'humano  ingegno  in  tefiimonio  della  Tua  immortalità  e  della  m.or* 
tahtà  degli  altri  animah  terreni ,  ho  io  voluto  Tar  quefta  digreilìone  alquanto  dagli  ordinarli 
concetti  lontana ,  ma  non  inutile  al  propofto  particolar  Tuggctto  de  cenni, poi  ch'alcuni  tengo 
nocheTimprefè  altro  non  fieno  che  cenni  quinci  per  leuar  cotale  openione  trattar©  di  eTsi 
breucmentecon  affai  gufieuolegiouamento. 

Leuata  all'huomo  la  virtù  del  parlare  e  dell'udire ,  con  cenni  per  indirizzo  d'intelletto  {\  Ta  intcn 
dere  in  Tupplimento  de  Tuoi  biTogni,quarto  Icnfibil  tefiimonio  della  immortalità  dell'anima , 
e  che  ciò  fia  colà  chiaril!ìma,chi  dirà  d'hauer  mai  veduto  che  qual  fi  fia  animai  bruto ,  o  do- 
mefiico,  o ,  fiiluatico ,  che  nelle  Tue  neceffita  habbia  Tatto  cenno  veruno  ?  qui  fi  vede  ficura- 
mente  ch'i  cenni  vengono  e  procedono  dalla  diuinita  ed  nofìro  intelletto ,  ne  voglio  preua- 
lermi  d'infiniti  effempi  ch'addur  potrei  de  muti  e  de  fordi^poi  ch'a  tutte  le  bore  s\i  habbiatr.o 
dinante  a  gli  occhi. Occorremi  per  ciò  di  recitare  vn  cafo  d'un  foldato  Tpagnuclo,il  quale  per 
vna  infirmità,diuenuto  talmente  fordo  che  non  folam>ente  non  vdiua  le  voci ,  ma  ne  tambu- 
ri ne  arteglierie  onde  inTegnò  à  un  ragazzo  che  lo  Tcruiua  l'alTabcto  con  le  dita  d'una  man  fo- 
la,e  ne  diuenne  tanto  bene  ifirutto  e  pratico  che  con  più  prcftczza  fi  f  accua  intendere  dal  Tuo 
Padrone  che  s'haucffe  parlato.quefto  uidi  io  &  intefi  in  vna  Galea  de!  Principe  d'Oria  andan 
do  per  marea  Napoli  accompagnando  e  Teruendo  la  Signora  Principeffa  di  MalTetta ,  coTa 
non  di  poco  fiuporc  per  quel  nuouo  ritrouamento.  Quelli  Tono  i  cenni  per  ncccfsità.  Altri  le 
nVfàno  non  per  diTetto  di  natura,©  per  infirmità,  m.a  per  alcune  com  medita  ^  altri  Tono  in 
vfo  per  Tar  burle,e  per  ingannare,altri  in  giuochi  per  dilctto,qitei  di  giuochi  Turono  vfàti  e  for 
fé  trouati  nelle  veglie  che  folcano  Tarfiin  Siena,  e  poi  in  molti  altri  luoghi  e  paefifono  fiati 
mcffi  in  dolce  e  diletteuole  conTuetudine ,  chiamandofi  il  gioco  alla  m  v  t  A^douc  per  la  verità 
facilmente  fi  conoTce  la  viuacità  degli  ingegni  e  la  bellezza  degiuditii . 

E  vero  ancora  che  per  diTctto  dell'aere  in  alcuni  paefi,  benché  di  effi  gli  habitatori  habin  lingua 
voce  &  vdito,neceffariamente  i\  preuagliono  di  cenni ,  maffimamente  in  vna  ifola  vicina  alla 
grande  Scandauia  Torto  il  nofiro  Polojmpercioche  per  la  molta  e  continua  humidità  di  quel 
luogo,  tutti  quei  paelani  nafoono  col  filcllo  Totto  la  lingua  grclfo-Tuor  di  miTura ,  onde  la  lin- 
gua rima  n  legata  fin  alla  gingiua  de  denti  dinanzi,  per  il  che  nulla  o  poco  fi  può  muouc- 
re,epcrqueno  bifogneuolmente  quelle  genti  fi  preuaghcno  di  cenni.  Etiohofontitodi- 
re  da  perfone  illuftri  c'hanno  nauiguto  e  praticato  in  quel  ifola ,  di  hauer  eilì  vedutole  che  fo 
no  ftati  neceffitati  conuerTando  j  d'imparare  à  Tar  cenni. ma  chi  non  crede  tutto  ciò.  Te  in  mol 
te  perfone  di  quelli  noftri  paefi  per  taìdiTetto,  conoTciamo  la  dirficultà  e  quali  impolìbilità  di 
cTprimere  le  parole^  e  la  inTelicità  della  pronontiaf  Poffo  ancor  io  di  viita  teftimonare  che  par 

titomi 


-D  È  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E,  29 

-titomidi  Trento  per  andare  in  Vienna  d'Aiifl:ria,epaffàndopcr  vnnlonga  valle  chiamata 
Trogburgh;trouai  tutti  quei  paefani  cù  fimiglianteindifjjofitione  della  lini' ua,ma!Tìrnjn:ic'nte 
quelli  ch'ai  fiume  Trog  viuono  più  vicini  .iquah  non  potendo  fauelkire  fanno  i  cenni  fé  n- 
pre  ridendo ,  e  di  più  che  mafchi  e  femmine  hanno  il  Gozzo  e  nel  ri(ò  moftrano  balordag- 
gine, e  di  quelle  pcrfone  le  meno  atte  à  lauorare ,  fi  riducono  in  vnjuogo  pio,chiamato  Spi- 
daletto . 

Nelle  montagne  parimente  di  Scotia  e  d'Inghilterra  fono  gli  habitatori  per  fimigiiante  difetto, 
coftretti  di  accennare  e  con  cenni  negotiano,  &  altro  forfè  non  intefe  il  Filofofo  il  parlar  con 
fìlentio  fé  non  parlar  con  cenni ,  o  forfè  con  figure  mute ,  di  qui  (  come  ho  detto  )  vogliono 
alcuni  che  l'imprefa  ila  vn  parlar  con  cenni  e  confcguentemente  con  lìlentio .  E  egli  ancor  ve 
ro  che  molti  poifon  parlare ,  e  pure  fi  preuaglion  de  cenni,  o  per  rifpetto ,  o  per  fufì:)ctto ,  o 
per  difpetto,  per  rifpetto  l'huomo  fi  fa  intendere  convn  cenno  per  che  con  parole  forfè 
lària  tenuto,  o  per  buggiardo.o  per  vantatore,  per  fbfpetto  quando  fi  mettono  il  dito  al- 
la bocca  cheèfegnddifufpicione.per  difpetto  quando  alcuni  fi  mordono i!  dito, o crolla 
no  il  capo ,  o  minacciano ,  o  florcono  gliocchi  &  altri  cenni  fimili .  in  quello  propofito  del- 
la varietà  de  cenni ,  metto  vncafbin  campo  ,  &è  che  natovn  bambmo  efubito  po'toin 
vna  felua  doue  non  fia  veruna  humana  confuetudine,anzi  berma  &  agli  huomini  inhabitat  i- 
le,  prefupponendofi  che  per  volontà  di  Dio  fuffe  il  bambino  da  qualche  fiera  nodrito,  com; 
a  Romulo  intcruenne  &  à  Ciro  &  ad  alcuni  altri,  crefciuto  in  età  di  difcretione  non  effendo 
impedito  ne  di  hngua  ne  d'vdito,ne  di  voce,anzi  fano  di  tutto  il  corpo, che  fi  dirà?  che  parli  ? 
non  hauendo  hauto  cómcrcio  humano  ?  o  che  ne  i  fuoi  bifògni  fi  preualelTe  de  cenni?  molti 
credono  che  Ci  prcuarrebbe  di  cenni  praticando  con  le  fiere,  o  vero  hnurebbc  comprcfb  il  na 
turale  vfb  di  quella  fiera  che  lo  hauefic  nodrit  ) .  quinci  ne  fèguirebbe  che  Dio  e  la  natura  ha 
iieffero  a  lui  conceduto  la  lingua  e  la  voce  indarno  ,  la  qual  cofa  non  è  da  credere ,  perche  è 
cerdffima  cofa  che  Dio  e  la  natura  non  oprano  inuano  già  mai,  e  chi  diceffe  altrimenti.man- 
carebbe  di  giuditio  e  di  difcorfb  ragioneuole .  Douendo  noi  liberamente  credere  chel'huo 
me  (come  fi  è  detto)  nodrito  in  vn  bofeo ,  peruenuto  agli  anni  di  falda  difcretione ,  per  cer- 
to eh'  ei  parlarebbe  &  à  tutte  le  cole  attribuiria  il  fùo  nome,  mi  fi  dirà  e  con  chi  potrebbe  par 
lare?  rifpondo ,  col  Sole  con  la  Luna  con  le  Stelle,-  oggetto  atto  à  effer  comprefb  dall'intellet- 
to humano,  perche  non  è  poffibile  che  l'huomo  fano  di  mente  e  di  corpo,  viua  fènza  fare  ope  • 
re  d'intelletto  e  fenza  fauellare  potendo,  fé  non  con  altri  almeno  con  ^  medefimo  &  attribuì 
rebbe  i  nomip  per  naturai  notitia,  o  per  fimilitudini,e  benché  no  haueffe  co  chi  comunicarli 
e  pronontiarli ,  ciò  farebbe  col  fuo  intelletto  e  con  la  fua  reminifcentia ,  i  quali  infieme  nella 
cognition  delle  cofc  gioifcono,  e  fanno  che  la  lingua  e  la  voce  articolata  in  queflo  corpo  efpri 
mano  quanto  l'intelletto  eternamente  e  diuinarnénte  riceue,quafi  incomparabile  armonia 
communicata  dall'anima  agli  organi  fenfitiui .  iMa  quando  à  quefia  mia  ragione  non  s'inchi- 
nino l'opeiiioni  confufe,  rifoluiamocià  tener  per  cofi  certifTìma  che  l'huomo  nonpoffaiii 
modo  alcun  viuere  fenza  il  commercio  degli  altri  huomini,  perche  eflcndo  egh  animai  con- 
uerfeuoleèda  penfare&èda  filmar  cofa  verilfimache  l'huomo  non  farebbe  fenza  gh  altri 
huomini ,  la  onde  non  fi  può  ne  iì  dee  preponere  cafo  tale .  nientedimeno  fi  truouano  alcuni 
i  quali  perfuppongono,anzi  filmano  che  ncU'imponere  i  nomi  alle  cofe ,  fé  fi  pcrdeffero  le  lin 
gue ,  conuerrebbe  di  imponere  i  nomi  e  le  parole  della  lingua  hebrea ,  o  di  quella  di  Adamo 
primo  noftro  parente.Io  fbpra  di  ciò  credo  chef  noflro  intcl!etto,o,per  notitia  naturale,o  per 
infufa  applicarebbe  i  nomi  a  baflanza  .  concludo  la  vera  imprefà  non  effer  bifògneuole  ne 
dicenni,  ne  di  lingua ,  ne  di  voce ,  ma  ti.  bene  di  vifla  e  di  giuditio  . 

Hora  d'intorno  all'abufb  di  quella  voce  impresa,  non  voglio  allongarmi,  malTìmamente  che 
molte  voci  di  dignità  l'accompagnano .  E  che  fia  la  verità  chi  non  fcntc  à  tutte  l'hore  le  genti 
vili  e  plebee  effere  efTaltate  dall'Abufò  chiamandofi  gentilhuomini  e  fignori  ?  a  quanti  vitu- 
perofi  hoggi  di  fi  da  del  magnifico  ?  titolo  fuppremo  à  chi  per  virtù  fuppremamente  merita? 
quanti  tenebrofi ,  o  per  robba ,  o  per  fauore ,  fenza  merito  di  fcientie ,  o  di  cauallierie ,  o  ài 
fignorie  fono  chiamati  illuflri  ?  i  quai  titoli  chi  li  da  à  tali  in  voce .  o  vero  in  fcrittura,merita  di 
cflèr  notato  per  adulatore  e  per  bugiardo .  per  quello  voglio  commuouere  à  compafìone  gli 
animi  gentili  per  l'infelicità  della  ftellìi  voce  impresa,  qualhor  veggiamo  qualcuno  volen 
dofi  far  cucire  vn  lliualetto  dirà  al  ciabattino  che  l'acconci ,  rifponderà ,  non  pofTo  j  ho  altra 


DELLA    PROPRIETÀ 

imprefa  per  le  moni .  cefi  dicono  i  Facchini .  i  Eccrari ,  i  Carbonai ,  i  Zappatori ,  gli  Spazza- 
camini e  fmil  altra  villi/lima  razza,  degna  cofa  adunque  farebbe  fé  pofTibilfulTe,  di  leuar  ta- 
le abufo  ,conuien  però  lecitamente  quando  fi  dice  chcl  Papa  ordina  vn  imprefa  contra  gli  he 
retici .  Filippo  mette  in  punto  vna  poifente imprefa  contragli  infideli ,  quello  Dotto  e  quel- 
l'altro hanno  perle  mani  diuerfeimprefeda  metterle  in  ftampa.  quindi  tal  voce  viene  a  efle- 
re  meritamente  applicata .  ma  più  propriamente  intenderfi  deeperqualfi  voglia  figura  la- 
quale  rapprefentivirtuofa  &illuflre  promefTa  di  honoratamente  operare  ondefc  n'afpctta 
laude  e  gloria  immortale  ,  perii  che  non  è  dubbio  alcuno  che  l'huomo  d'ingegno  e  di  valore 
Tempre  guarda  con  rocchio  de  penfieri  à  dui  conueneuoliUìmi  fini,  vno  de  quali  confitte  nel- 
la honefta  commodità  di  quefta  vita  terrena ,  l'altro  nella  perpetuità  del  buon  nome,  e  però 

,  Salomone  diflè  effcr  meglio  il  buon  nome  che  le  molte  richezze.  Tuttauia  ne  all'uno  ne  all'ai 
tro  di  quefii  neceflari  fini  inquanto  al  commodo  &  all"honefto,fi  peruiene  fenza  virtù  e  fenza 
trauagli . 

Ellcndo  verità  che  la  virtù  dcfta  l'huomo  a  dilègnar  Tacquifio  delle  due  contentezze,  e  l'ac- 
corta efatigofa  induftria  leconfcguifce.  ma  mentre  chele  virtuofe  e  magnanime  intcn- 
tioni  àdui  fòpranominatifini  fiffam.ente  mirano,  e  nelle  Ibmiglianze  delle  figure  diuerfe 
le  fteffc  intentioni  fi  fcuoprono ,  non  peruenendofi  poi  al  godimento  de  fudetti  fini  col  mczo 
dell'opere,  per  quai  fi  fieno  impedimenti ,  o  dilgratie  ,•  non  rcila  però  che  lo  fpettacolo  delle 
loro  imprefe  non  faccia  chianìfima  tcftimonanza  agli  occhi  de  futuri  fècoli  delle  lodcuoh  in- 
tentioni c'haucunno  gl'in uentori  del  fudetto  fpettacolo ,  e  benché  Tabulo  (  per  quanto  fi  è  ri- 
cordato )  auilifca  qucfta  voce  iMPRESA,fiè  non  dimeno  tale  inuentione  viàta  fèmpre  fi  via 
&  vlàraifi  per  efière  ritrouamento  antico  in  fignificato  de  gli  animi  agli  alti  e  quafi  diuini  aifa- 
ri  eleuati ,  tanto  più  lodeuoli ,  quanto  più  fono  ditficiH  e  fatigofi  .  Hauiamo  ancora  detto  po- 
co adietro  ficvre  diverse  per  due  ragioni .  vna  è  che  l'huomo  per  arriuare  alla  felicità 
de  dui  fopranomati  fini ,  via  diuerfi  modi  di  operationi  e  diucrfi  efiercìtii ,  per  ciò  fi  elegge 
quella  figura  che  è  à  fuoi  penfieri  più  conform.e.  l'altra  che  fé  non  fufiè  la  varietà  delle  figure, 
non  farebbero  le  varietà  de  dilegni  ^  ne  la  vifìa  nel  giuditio  prenderebbero  vaghezza  e  dilet- 
to, come  ben  dice  quel  trito  prouerbio  e  per  tal  variar  natvra  e  bella. 
Ecco  però  quanto  importi  il  publicar  l'imprefe ,  vifibil  tcfiimcnio  degli  intelletti  ciuili  &  he- 
roichi. 

E  perche  da  molti  fono  fiate  publicate  l'imprefe  fènza  motti ,  tenendole  alcuni  per  parlamento 
con  filentio,  alcuni  per  parlamento  con  cenni ,  però  è  bene,  per  tor  via  cotali  openioni,  di  te- 
ner per  cofa  ragioneuolc  e  giufta  che  l'imprefe  deono  effer  con  l'anime  cioè  con  i  motti  tanto 
pi  u  che  quante  figure  fi  prendono  in  fimil  conto  ,•  per  la  maggior  parte  hanno  l'cnima  di  lo- 
ro natura,  ofenfitiua,  ovegetatiua  folamente  all'altre  in  tutto  inanimate,  fi  applica  l'ani- 
ma ,  o  per  qualità  naturale ,  o  per  qualità  accidentale ,  o  artificiale  con  le  quali  anime  li  no- 
ftri  difegni  hanno  particolare  confaceuolezza  la  quale  vieneaefifer  contenuta  &  efprefla  da 
breui  &  olcure  parole  che  motti  chiamiamo. 

EfTendo  cofa  chiara  ch'vna  imprefa  fenza  M  otto  puoelTerfinifiramente  interpretata ,  e  con- 
tra la  buona  intentione  del  fuo  inuentore ,  con  ciò  fia  che  qual  fi  voglia  figura  contenga  in  fé 
diuerfe  qualità  e  buone  e  cattiue ,  la  onde  è  in  arbitrio  de  maligni  applicare  à  quelle  finiftri  e 
difhonefli  fentimenti  e  biafmeuoli  intcrpretationi. 

Per  ifchifare  adunque  cofi  euidente  pericolo  è  fiato  faggiamento  e  forfè  diuinamente  aggionto 
il  M  o  T  T  o  alle  figure  e  tanto  è  da  credere  che  facelìcro  gli  antichi  ritrouatori  di  quefio  gradi 
to  tellimonio  de  generofi  difcgni .  per  il  qual  Motto  (  pur  che  ben  fi  confronti  con  la  figura) 
fi  leua  via  à  maledici  fi  temeraria  profelTione,  >?:  à  loro  mal  grado  danno  honorato  fentimen 
to  à  degni  &  illuflri  propofiti. 

E  perche  fi  è  detto  che  qual  fi  fia  figura  eletta  per  imprefa  ha  le  fiie  qualità  e  naturali  &  altrimen 
ti ,  delle  quafi  qualità  altre  (  come  fi  è  detto  )  fono  buone,  altre  non  buone,però  le  buone  fie 
no  in  cófideratione  di  chi  fi  elegge  la  figura  che  rapprefenta  colà  effentiale(laluo  chi  fi  elegge 
ì  colorile  da  quella  traggala  fbmigliaza  della  fua  intétione.la  qual  fomigfianza  viene  a  efiere 
col  fcnfb  del  Motto,anima  particolare  di  qual  Ci  voglia  figura,dico  particolare  à  ditferentia  di 
quàto  dice  il  Giouio ,  cioè  chel  Motto  fia  afiblutamente  anima  d'ogni  perfetta  imprefà,e  per- 
che quel  dotto  huomo  non  confiderò  bene  come  s'intendeffe  tale  anima,  motti  e  molti  Ci  po- 
tranno 


D  E  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E.  50 

minno  perfliadere  che  fìa  quella  la  quale  come  atto  e  fbrma,è  tutta  in  tutto,  e  tutta  In  ogni 
parte  deiranimale,mairimamentc  dell'liuomo^intendcrcmo  adunque  l'anima  particolare  non 
atto ,  non  fornia,non  tutta  in  tutto ,  ma  particolare  per  particolare  qualità  e  proprietà  delle 
figure ,  doue  (ì  tmouino  le  particolari  iìmilitudini  delle  noftre  intentioni ,  efprefTe  con  qual- 
che ofcurità  dal  m  otto  anima  particolare ,  la  quale  ofcurità  da  veramente  marauigUa  e  por 
gè  credito  e  riuerentia.  e  per  fbmiglianti  cagioni  fono  ftate  ritrouate  le  fauole,  con  le  metafb- 
re,Ic  Metonimie,  le  ParaboIe,le  Profopopeie,  le  Parafìopeiìje  Homeofì  &  altre  ch'allegorica- 
mente,moralmentc,hiftoricamente ,  diuinamente  s'interpretano;ccrtamentc  marauigliofì  ve 
lami  della  làpientia,vlàti  in  confulìone  dell'ignorantia  e  della  profanità.conciofìa  che  le  vitio 
le  nature  iìeno  d'intendere  i  concetti  diuini lecitamente  indegne.Furono  ancora  per  tal  cagio 
ne  ritrouate  le  profetie  Icquali  erano  annontii  o  per  viiìoni ,  o  per  nuelationi  eh'  in  parole  & 
in  figure  contengono  mifterii  della  eterna  &  in  fallibile  prouidentia  . 
Fu  &  e  ancora  di  icnlb  olcuro  la  Poefia  e  mailìmamente  in  figure,  ma  della  profctia  mcn  degna 
aflài.  Impercio  che  la  Poelìa  è  arte  ch'imita  e  finge  con  podeftà  di  dire  quanto  le  pare  &  Ho 
ratio  quefto  conferma  nella  iua  Poetica .  Tullio  <ìmilmente  dice  nel  terzo  del  fuo  Oratore,ra- 
re  volte  la  Poelìa  hauer  dignità  nelle  orationi,le  quali  deono  eifere  dalle  fauole  lontane.  Im- 
però Tullio  iàpeua  bene  ch'a  lodarla  perfuadere  &  a  giudicare  più  iì  preualeua  della  eifica- 
cia  del  dire  che  dell'obligo  della  verità ,  oltra  che  egli  e  tutti  gli  oratori  fi  fono  preualfi  degli 
clfempi  poetici.  Per  ciò  vuole  Ariflotile  nella  fua  poetica  alla  particola  xxvi  .che  la  fauola  fia 
vna  compofitionc  delle  cole  imitate,  ancora  che  fpefiò  s'intenda  per  la  Scena  e  per  l'Ombra- 
colo, &  anco  òintefi  per  molte  altre  cofe.ditferente  però  dallo  Apologo,  ilquale  altro  non  è 
ch'vn  parlamento  de  beftie,de  faifi,d'arbori,de  fiumi,  di  terra,  di  mare .  voglion  di  più  alcuni 
la  fauola,o  parte  di  effa  effrere  vn  trattato  di  cofè  non  vere ,  ne  verifimili .  Io  però  tengo  che 
la  fauola  in  quanto  alla  fcorza  non  contenga  verità ,  ma  di  dentro  contiene  fenfi  il  più  delle 
volte  moralijO  fopra  humani.  In  qualunche  modo  fi  fia  è  da  credere  fimiglianti  velami  efièrli 
vlàti  in  tutti  i  tempi  &  apprcffo  tutte  le  nationi  di  ftima  grandilfima ,  replicando  io  effcr  vero 
che  tutti  i  concetti  deiranima,o  per  vifioni,  o  per  reuelationi.  o  per  dottrina ,  o  per  artifitio,e 
tutti  i  fignificati  delle  cofe  in  figura  ferrati,  o  vero  in  parole  rendono  agli  interpreti  di  elfi  &  a 
giuditii  penetratiui  gioueuole  marauiglia,  giocondità  d'intelletto  e  confolatione  di  memoria, 
più  affai  che  fi  fuffero  fànza  cotai  velami ,  E  che  ciò  fia  la  verità  dir  voglio  d'alcune  figure  e 
prima  della  Metafora  la  quale  e  vntrafportamento  di  parole  da  vn  luogo  in  vn'altro ,  Onde 
Tullio  dice  la  parola  impropria  cfTer  più  elegante  e  più  efficace  in  fènfo  che  la  propria ,  molti 
effcmpi  fi  potrian  dare ,  ma  veggafi  Virgilio  nel  primo  verlb  del  fello  dell'Eneida. 
3j  Cofi  piangendo  inette  all'armata  la  briglia 

Cioè  Enea  fpiega  le  vele  e  giogne  a  Cuma  e  ben  chequefte  parole  fieno  proprie  rendono  il 

fenfo.languidoeienza  fonorità.  fi  via  ancor  la  Metonimia  per  la  quale  con  dolcezza  di  giu- 

ditio  fi  mette  il  nome  dcll'inucntore  alle  cofe  da  lui  ritrouate ,  per  ef fempio  ben  fappiamo  in- 

tenderfi  Bacco  per  il  vino .  Cerere  per  le  fpighe .  Marte  per  la  guerra ,  Minerua  per  la  fapien- 

tia  e  di  più  efiempi  dir  potrei .  Evlàta  ancor  la  parabola  che  è  vna  comparationefralecofc 

diffimili  di  voce  e  di  fignificati .  Da  Tullio  chiamata  coUatione,  E  Crifìo  noftro  Saluatore  ha 

vfata  tal  figura  quali  fempre  ne  i  fuoi  falutiferi  e  diuini  concetti .  &  a  propofito  dirò  quella  di 

j,  Mateo  al  1 3. capitolo.  Ecco  vfcito  chi  femina  e  mentre  che  femina,  alcuni  femi  caddero  nella 

j,  via  e  gli  augelli  li  mangiorno.altri  caderono  fra  faifi  e  nacquero  fubito,ma  non  hauendo  ter- 

j,  reno,  furono  dal  Sole  abrugiati  e  lènza  radici  fi  lèccorno^altri  furono  fparfi  fra  le  fpine,creb- 

3,  bero  le  fpine  e'I  feminato  alfogorono ,  altri  fparfi  fopra  la  terra  buona  e  diedero  il  frutto ,  al- 

3,  tro  multiplicato  cento  di  più,  altro  di  fcffanta ,  altro  di  trecento,per  quefl:o  mirabil  modo  di 

3,  parlare,  li  Difcepofi  gli  s'accoftorno,dicendo  perche  cofi  ofcuramente  ci  fauelli  ?  rifpofè  Gie- 

3,  fucrifto,  perche  à  voi  è  conceduto  di  conofcere  per  cotal  modo  di  dire,i  mifterii  del  regno  de 

3,  cieli  ,  à  gli  altri  non  è  dato,  e  fono  quelli  c'hanno  l'orecchie  e  non  odono ,  gh  occhi  e  non 

5>  veggono,  i  piedi  e  non  caminano  ,  le  mani  e  non  palpano,  l'intelletto  e  non  intendono. 

e  quelli  fono  (credo  io  j  che  poffono  far  bene,  e  fanno  male,  come  ignoranti  maligni  & 

dclufi  dalla  gratia  diuina .  Onde  ben  dilTe  "VirgiUo  nel  fopranorainato  libro  in  voce  della 

Sibilla  cioè 

^  Diloman dihntanjìate ^rofm, 

H  2 


DELLA    PROPRI  ET  A 

Ecco  cflèr  \tró  che  la  parabola  fia  vna  comparatione  fra  le  cofe  tra  fé  Aeflè  dilTimili.  con  ciò  fia 
che  li  Semi  s'intendano  per  le  parole  e  i  precetti  di  Dio^e  la  via,e  i  fàfri,e  le  fpine/ono  i  petti, 
&  i  cuori  degli  huomini .  ne  fi  dee  negare  che  i  concetti  coperti  dalbmiglianti  Velami  non 
rendine  più  admirabile&  venerando  lentimento,e  più  fbdisfartione  agli  intelletti. 

Evlata  e  bene  Tpeflb  la  Prolbpopeia  percioche  dinotando  perfone  finte  fa  invece  di  pcrfone 

j,  parlare  le  cole  inanimate  :,  l'eflcmpio  d'Horatio  èqueftOjchepiuioMare&ioTerraardo? 

„  il  fauolofb  poeta  ancor  dice  S'vn  Sol  m'ammazza  che  farà  nafcendon'vn  altro? 

La  cortina  fimilmentc  la  quale  è  tenuta  per  vn  Trefpide(ancora  che  Plinio  voglia  che  fia  vn  va- 
[o  da  Tentori  )  Ibpra  effa  Apollo  daua  le  riipofte ,  e  pure  Virgilio  in  figura  Profopopcia  &  in 
voce  di  Palinuro  fpiega  cofi 

3,  Ma  qucl.ne  t'ingannò  la  cortina  d'Apollo .  qui  (i  vede  fènza  d'arne ,  o  dirne  più  clTempi  e  ci- 
tarne più  autoritàj:ome  fieno  i  parlamenti  in  figure  tenuti  per  gratilTmio  oggetto  dell'anima 
e  del  giuditio  ne  fi  può  dire  (  efcettoThiftoria)  che  qual  fi  fia  materia  degna  di  fpeculatione 
non  fi  cuopra  d'vna  fcorza  fi  ch'a  penetrarla  conuenga  la  vifta  de  purgati  intclletti.non  fia  ma 
rauiglia  adunque  fé  la  Profopopcia  fa  parlare  i  fanì,&  ogni  altra  inlenfibil  cofa. 

La  Parafiope  fi  parimenti  ch'i  Latini  chiamano  preocupatione,-  è  quando  vn  che  tace,  fi  fa  inten 
dcre  elprimendo  vna  meza  parola ,  «Se  è  pur  quefla  in  vfo  commune .  Voglio  tralaiciarc  tanti 
altri  modi  di  vfitate  figure,efolo  mi  fodisfaccio  di  dire  della  h  o  m  e  o  s  i  conforme  veramente 
alla  proprietà  dell'lmprefe.  perche  cotal  parola  dinota  come  la  lòmiglianza  conofciuta  d'vna 
cofa/cuopra  la  non  conofciuta  d'\'naltra  cola,  e  ciò  per  effempio  poflìamo  intendere,  cioè  lo 
Elefante,  Imprefa  di  don  ci  v  seppe  salimceni  Cauafier  di  fan  Lazaro  ha  diuer'è  fuc 
naturali  qualità  buone,e  però  è  flato  fimile  animale  eletto  per  imprefa  da  molti  per  le  diuerfe 
buone  qualità  fue,  e  ciafcuna  d'effe  qualità  è  anima  o  fimilitudine  particolare  agli  altrui  difè- 
gni  commoda  e  conferente.  Fu  commoda  al  magno  Duca  di  Sauoia  Emanuel  Filiberto  per- 
che conformò  la  magnanima  fuaintentione  alla  natura  piaceuolee  magnanima  delfudetto 
EIefante,di  fua  natura  piaceuole  e  magnanimo,  e  che  ciò  fia  vero  abb?ttcndoli  queilo  anima 
le  andando  per  le  campagne  in  qualche  branco  di  pecorelle  per  non  calpeflrarle^le  fcanza  e  le 
fceura  con  la  probolcide,e  quefto  cìImotto.  infestvs  infestis  veramente  impre- 
japropriaedigenerofogiuditio,teftimoniodi  quello  fÌ5Ìrito  inuitto  e  reale .  E  medefiraa- 
mente  quefto  mirabile  animale  imprefa  di  Heftor  baglione,  martire  effcmplare  flato  in  Fama 
gofta  per  la  finta  fede  criftiana ,  il  qual  Caualiero,ancor  gicuinetto  publicò  quefla  imprefa, 
per  difcoprire  il  fuo  defio  di  heroicamente  operare,  ma  per  la  età ,  o-pcr  la  occsfione  tardan- 
do prefe  la  Elefante  femmina  che  ftà  dui  anni  à  parturire ,  e  finalmente  non  fa  nafcere  vn 
Jbrice  mavn  potentilfimo  animale  col  Motto  nascetvr.  propria  imprefa  e  degna  di 
laude,  indouina  dell'immortale  e  celebratiifimo  fine  di  quel  fànto  capitano.  IlCnualier  Sa- 
limbeni  fopranominato  ha  fcelta  vn'altra  diuerla  qualità  nello  fteifb  Elefante  ilquale  moftran 
dofi  rehgiofo  &  alla  Luna  deuoto,dentro  l'acque  entrando  la  mira  la  contempla  e  la  riuerifce 
e  da  cotal  quahtà  fcuoprc  il  Caualicr  la  inten tion  fua  di  viuere  religiofamente . 

Ecco  da  fimigliàte  animale  efferfi  canate  tre  qualità  e  fimilitudini  à  tre  vertuofe  intétioni  huma 
ne  cóferenti  e  di  qfta  più  appieno  parlaralTì.afi!ai  chiaro  .  peròci  può  effere  che  no  difdica  vna 
figura  efl'er  da  più  perfone  accettata  per  imprefà,hauendo  diuerfe  buone  qualità  che  foruono 
per  anime  particolari  le  quali  no  fono  anime  tutte  in  tutto  e  tutte  in  ogni  parte.non  mi  ftende 
rò  in  trattar  d'altre  figure  che  contengono  diuine  &  humane  confiderationi.  l'Homeofi  adun 
t]ue  nella  maggior  parte  dell'imprcfe  con  manifefte  qualità,palefà  le  occulte.lecita  cofa  è  final 
mente  che  noi  rimaniamo  fodisfatte  in  hauer  comprcfo  perche  fi  via  e  fi  è  vfatola  diuerfità 
delle  figure ,  &  alcuna  volta  perche  molti  (come  fi  è  moftro  )  fi  fono  prcualfi  d'vna  figura  fola 
con  diuerfi  fignificati  e  perche  con  effe  figure  nccefTìiriamente  fi  congiogono  i  mortile  perche 
la  proprietà  delle  imprefe  debba  hauer  dcll'ofcuro  . 

Per  feguirc  l'ordine  prepofto,con  poche  parole  diremo  la  origine  dell'imprelè  effer  proceduta 
da  Dio,pcr  quanto  a  più  commodo  luogo  trattaraflì ,  dopò  Dio,fragh  huomini,  efière  flato 
Noe  o  ver  lano  l'inuentore  delle  imprefè.la  qual  cofa  fi  dee  ben  cofiderare  e  tener  per  certiflì 
ma  come  non  fenza  lecita  cagione  fi  fono  le  dette  imprefe  di  lècoloin  fecolo  mantenute  in 
vfo.  ne(come  nel  principio  di  quefto  ragionamento  fi  è  narrato  )  fi  mancata  di  far  vedere  nel 
fine  di  elfo  la  verità  concorrendoci  il  teftimonio  di  quato  fi  dee  cotale  ipettacolo  vfare,hono 

rare 


D  E  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E,  ji 

rare,  e  rluerire .  La  prima  imprcfa  fra  gli  huomini  è  quella  di  lano  feolplta  in  medàglia  &  in- 
Roma  fé  ne  veggono .  Il  lànto  vecchio  haiieua  per  imprclà  due  faccie  in  vno  fòl  capo,dinota- 
do  l'intention  f  uà  di  volere  e  di  douere  reggere  li  paefielegcnti  conia  memoria  delle  colè 
pal!ate,&  con  la  coniettura  dell'auenirCjper  onde  le  cofe  prelenti  felicemente  fi  gouernano,  e 
fono  intefi  quei  due  volti  per  la  prudentia.  Mi  fi  dirà  che  conia  figura  di  due  fiicciefi  leg- 
gali Motto ,  rifpondo  che  non  è  marauiglia,  perche  fi  veggono  il  più  delle  volte  rofee  con 
fumate  le  materie  metalliche  dalla  ruggine .  oltra  di  ciò,quando  anco  nò  fi  fufle  allhora  vfàto 
il  motto,  non  importaua,perche  la  lemplicita  di  quelle  genti^non  farebbe  corfiiadar  finifha 
intcrpretationcàquellaimprefa.contuttoqueftofi  vede  pure  che  Dio  onnipotente  pcvif- 
pettacolo  della  fua  diuina  volontà,prefc  l'Arboro  del  vetato  Pomo  piantato  nel  mczo  del  Pa 
radilo  terreflre  prohibendo  ad  Adamo  noflro  primo  parente  che  non  mangialFe  di  quel  pò 
mo .  11  Motto fu,N E  COMMEDE s. l'Arboro fteflb  rapprefentando la  diuina  Maefl:à,prohi- 
biua  al  primo  parente  il  gufto  di  quel  frutto.  L'altra  jmprefa  dell'eterno  Dio,f li  che  dopo  l'v- 
niuerfal  Diluuio,rinchiulè  in  fegno  e  teflimonio  all'humana  pofterità  che  mai  più  non  fum- 
mergerebbe  conracquelaterra,lafuadeliberationeneiriRiDE  doueèla  certezza  della  fua 
immutabile  volontà  con  qucfto  Motto  neclvaq^vam  vltra  interhicietvr  om- 
N  I  s  CARO  A  Q_v  I  s.  Ecco  chc  alta  &  incomparabile  origine  hebbe  lo  fpcttacolo  delle  impre 
le.  E  ben  che  da  molti  e  molti  anni  adietro  fi  fieno  ritrouate  molte  imprefè  fenza  Mott],e  fen- 
7a  regola ,  eche  da  pochi  anni  inqua  molti  dottilTimi  intelletti  habbiano  fopra  ciò  dato  con- 
uenienti  ammaeftramenti,  non  dimeno  ci  fi  vede  manifefta  imperfettione  la  qual  forfè  di  ma 
no  in  mano  porrà  ridurfi  alla  fua  vera  &  antica  forma,  perduta  nella  longhezza  de  gli  anni  e 
caduta  in  vniuerfale  dimenticanza ,  per  ciò  dalhora  in  qua,fbno  fiate  l'imprefe  confulàmcnte 
vfate  come  tutte  l'altre  colè  annebbiate  dal  tempo,  tanto  per  improprietà  di  figure ,  quanto 
con  difconuencuoli  fèntimenti  e  con  irregolarità  de  Motti. 

Però  fi  prepongono  da  noi  per  regola  cinque capi^quefti da efrereimitati,quella da ellèr 
comunemente  mantenuta  nella  elettione  delie  figure  lequali  deono  rapprelèntare  &  imitare, 

iA  NAT vR A,  onero 

lARTE  ,ouero 

IL  caso, onero 

i'hi  ST  ORI  AjOuero 

l \    FAVOLA, 

Efcludendofi  ragioneuolmente  qual  fi  fia  figura  chimerIca,moflruofà,humana  &  impropria^Im- 
percioche  nelle  chimere  e  ne  i  Mofìri,come  difetto ,  o  fuperfluità  di  natura;  non  può  conue- 
neuolmente  ritrouarfi  veruna  certa,e  degna  fimilitudme  di  vertuofo  &  illuflre penfamento , 
fé  non  fono  però  chimcrichi  e  moftruofi  gli  animi  &  i  defideri  degli  huomini,  defideri  (dico) 
non  d'altra  radice  produttiche  dalvitio  e  dagli  sfrenati  appetiti,fimilmente  la  figura  humana 
nondebbepcrimprefaaccettarfi,conciofiache  grandemente  difdica  per  due  ragioni,  l'vna 
che  l'huomo  ha  proprietà  e  non  fimilitudine  con  l'altro  huomo,perche  fono  d'vna  medefima 
fpetie,raltra  chc  la  figura  humana  farebbe  filmata  di  lineamenti  fimilc  all'inuctore  di  eflli  im- 
prefa,peril  chefaria  medaglia,  oltra  di  ciò  farebbe  confufione  in  deliberare  in  che  attitudine 
fi  douelTe  dipingere,o  nuda,o  veftita^o  dritta,  o  à  giacere,o  à  federerò  in  qual  fi  voglia  modo 
&  habito  fi  che  confonderebbe  i  riguardanti,  &  ancora  farla  di  mifìieri  di  confiderarc  fé  ha- 
ueffeaeffer  giouanè,  o  vecchio,  odi  mezo  tempo,ondeio  tengo  che  più  ragioneuolmente 
s'haurebbeda  admetter  la  figura  chimerica  e moflruofa  cherhumana,filuoperòlc  figure 
poetiche,come  Marte,Venere,Mercurio,Pallade,Hercole,efimili.Parimente  non  è  da  accet- 
tar per  imprefa  figure  d'improprietà  e  fuori  dcll'habito  loro  ordinario,come  Saturno  con  vn 
Martello  in  luogo  di  falce,  Gioue  con  vn  baleftro  in  vece  di  fulmine  Marte  con  vno  fpiedo  in 
cambio  di  Framea,Apollo  con  vna  Fromba  in  luogo  dell  arco  e  del  Turcaflb.  Mercurio  con 
vn  boccale  in  mano  e  non  col  caduceo.  Nettuno  con  vna  sferza  e  non  col  tridente ,  Pallade 
con  la  ronca  e  non  col  lo  feudo  ài  Medufa ,  Bacco  con  vna  lanterna  e  non  col  Tirfò ,  Hercole 
con  fpada  e  brocchiere  e  non  con  la  mazza.  Amore  fbendato  con  vno  archibugio  e  non  con 
arco  e  flrali.  le  qual  improprietà  fanno  ancora  improprii  i  difegni  de  gli  animi  noflri . 

E  ancora  la  verità  che  molte  figure  fono  tenute  per  imprefe  che  non  conuengono ,  delle  quali  ì 
miglior  propofito  parlaremo ,  douendo  io  per  hora  feguir  con  la  regola  propofta^  quale  defi- 

nitione 


DELLA    PROPRIETÀ 

nìtione  più  conforme  dar  fi  debba  alla  Imprcfa  vera  e  propria ,  perche  varii  fono  degli  huo- 
mini  i  parcri,per  onde  giudico  colà  gioueuole  fé  pongo  qui  in  fcritto  tutte  le  definitioni  lequa 
li  molti  belli  intelletti  (limano  per  buone  e  per  neceffarie^ancora  che  con  diuerfi  generi  a  vna 
(bla  conclufionc  concorrino .  la  prima  è  che . 
l'i  M  p  R  E  s  A  fìa  imagine  di  quanto  altri  honoratamente  dileguano ,  Altri  che 
x'i  M  p  R  E  s  A  fìa  vna  elprclfione  d'honefto  e  lodeuole  delidcrio ,  Altri  che 
X I M  p  R  E  s  A  Ila  concetto,o,penficro  di  quanto  fi  dee  ben  operare .  Altri  che 
x'i  M  p  R  E  s  A  fia  vn  propofito  di  conièguir  con  l'opere  honore  e  laude ,  Altri  che 
XI M  p  R  E  s  A  fia  inditio  d'animo  vertuofo  e  nobile ,  Altri  che 
x'i  M  p  A  E  s  A  fia  fcgno  di  concetto  il  quale  è  nell'anima . 
molte  altre  definitioni  potrei  fcriuere  pur  volte  &  intente  à  vn  medefimo  fine .  Imperò  è  ben 
d'auertire  che  chi  vuol  definire  qual  fi  voglia  cofa ,  primamente  conolcer  dee  ciò  che  fia  la 
flefia  cola ,  fccondariamente  quaJe  attione  habbia .  terzo  fé  la  cofa  è  fra  quelle  c'hanno  le  ve- 
re definitioni^o  no .  e  per  quelle  tre  vie  l'intelletto  ficuramente  camina ,  quando  però  la  cola 
la  qual  fi  ha  da  definire  fia  di  quelle  che  equiuoche  fono ,  o  che  dall'arte  procedono  e  non  fi 
polla  dire  che  fieno  fuftantiali .  fa  di  mifiieri  trouarle  il  genere  lecódo  il  fuggetto.  E  per  quan 
to  dice  Ariftotile  nel  lècondo  della  Fifica  al  tefto  primo,fi  dee  l'equiuoco  definire  diuerfamen 
te  da  quella  cofa  che  è  vniuoca  fuftantia ,  con  ciò  fia  c'habbiano  infieme  diuerfa  conclufionc . 
per  il  che  Ariftotile  volle  dare  all'anima  due  definitioni,  vna  per  via  di  materia  per  allargor  la 
ilrada  alle  potentie  dell'anima ,  per  ciò  fi  compiacque  di  dire  chel  corpo  naturale  organico  è 
materia  nella  quale  l'anima  è  riceuta.  l'altra  per  la  forma  ciò  è  che  l'Anima  è  principio  forma- 
•    !e .  chi  dirà  adunq,-  che  l'imprefii  fia  atto  formale  ?  ninno  per  certo ,  o  :,  vero  chi  dirà  che  non 
iìa  voce  equiuoca  ?  ninno  per  certo .  &  accio  quella  differentia  fi  chiarifca,vcniamo  all'e'fem- 
pio ,  e  diciamo  chel  palazzo, o  quadrato ,  o ,  triangolare  o,quadrangolare,  o,circolare,o, 
di  qual  altra  figura  fia,  eflendo  cofa  dell'artificio,  fi  definirà  per  le  fue  parti  che  concorrono 
necelfariamente  e  materialmente  à  coraponerlo,  ciò  è  il  palazzo  è  vn  componimento  di  pie- 
tra e  di  calcina  e  d'altre  cofe  per  commodamente  habitarlo  •  parimente  fi  definirebbe  ogni  al 
tro  edifitio  di  qual  fi  volelfe  altra  materia  comporto.  E  ben  dice  Auerroencl  capitolo  delle 
definitioni ,  ciò  è  che  delle  colè  artifitiah ,  prima  s'appone  la  materia  fccondariamente  la  for- 
ma .  do  vn  altro  elTcmpio ,  vedendofi  vna  figura  ben  dipinta,fi  definirebbe  elfcre  vn  compo- 
nimento de  varii  colon  e  d'ombre  con  profpettiue  rapprelèntando  qualche  cofaeflentiale. 
Perche  in  vero  le  cofe  d'artifitio  fono  componimento  a  beneplacito  dell'artefice,  che  compo- 
nendo ,  fi  preuale  della  figura  in  concetto ,  e  dell'ordine  in  effetto .  per  il  che  nelle  cofe  artifi- 
tiolc  non  fi  può  ritrouare  il  genere  cheformalmene  confenfca  col  fuggetto.  Lc?gafi  Giouan- 
ni  grammatico  nel  primo  della  pofteriora  &  Ariftotile  nel  lettimo  della  Metafifica ,  e  Platone 
nel  Cratilo,  per  quefte  cofi  chiare  ragioni ,  note  à  coloro  che  fanno  ,•  fi  dee  definire  l'Imprefa , 
come  inuentione  rapprelèntata  dall'Artefitio,  &  è  tale  la  definitione ,  l'i  m  ?  r  e  s  a  .  è  compo 
nimento  di  figura  e  di  motto  rapprefentando  vertuofòc  magnanimo  difegno .  fi  dice  compo 
nimento  in  luogo  di  genere,o,di  predicato,  fecondo  che  fi  richiede  a  fuggetti  dell'artifitio .  fi 
dice  poi  di  figura  perche  in  ella  fi  ritruoua  la  fòmiglianza  per  la  quale  f\  fcuopre  la  intentione 
di  colui  che  pubfica  la  ftefla  figura  per  iMPRESA.fi  dice  di  motto  che  è  vn  parlar  breue  &  al- 
quanto fcuro  con  fènlbconferrente  alla  particolarquahtà  della  ftcffa  figura,  di  cui  è  anima 
particolare ,  fi  dice  ancora,rapprelèntando  virtuolb  e  magnanimo  difegno  in  luogo  di  forma 
che  fpecifica  la  vera  e  vitale  proprietà  dell'Imprcfà  .  Auertifcafi  ancora  che  la  proprietà  del- 
l'Imprefa  debba  confiftere  in  vna  lòia  figura .  e  fé  più  d'una ,  non  palfino  le  tre ,  e  fc  pur  fono 
piu,neceflàriamente  fa  di  miftieri  che  à  vn  fine  concorrino,  altrimenti  non  farebbe  propria  e 
vera  Imprefi .  Lo  effempio  del  concorrere  infieme  è  quefto,cio  è  l'Imprefa  dell'Abbate  trin- 
cherò ,  fono  cinq;  Grui  le  quafi  per  paura  dell'Aquile,  coftrette  di  paffare  fòpra  i  monti  doue 
l'Aquile  hanno  i  nidi ,  La  matina  auante  giorno ,  con  vna  pietra  in  bocca  per  non  sfiatare,  fi- 
curamente paf  fimo ,  &  oltra  le  cinq;  Grui  vi  fono  le  Montagne  e  l'Aquile  e  gh  Aquilini  sii  ni- 
di ,  ne  per  ciò  tale  Imprcfa  dee  efltr  tenuta  impropria,dinotando  douerfi  fcmprc  tacere  maf- 
fìmnmcnte  in  corte  de  principi,  àqueftovn  fine  mira  l'inuentor  di  cotal  imprefa .  Vero  è 
che  s'egli  fi  luffe  abbattuto  in  qualch'altra  figura  non  bifognofa  di  tante,faria  più  propria  e  di 
bella  vi/ta .  Eparimente  d'auertire  che  fi  può  l'huomo  preualere  di  più  figure/ancora  che  non 

concorrino 


DELLEIM  PRESE.  3^ 

cotif  errino  à  vn  fine,{èrucndo  per  ornamento,o,uero  per  luogo . 

Confcrmifi  finalmente  cerni  imprcfa  regolata,  copertamente  palelàre  qua!fi/Ta  bello  e  gentil 
defiderio  di  operare  per  acquifto  d'im  mortai  fama,e  per  lafciar  publicato  eficmpio  d'honora 
ta  vita  in  quefto  terreno  Albergo  ,  a  malgrado  del  tempo  e  della  morte .  Si  dee  adunq;  quc- 
fìo  mirabi'e  oggetto  chiamar  promcffa  di  vertnofamente  operare ,  ftipulata  per  il  MOTTo,lìgil 
lo  e  teftimonio  qiia/ì  facramcntale-Onde  Ihuomo  d'honore  che  la  Tua  imprefa  in  publico  met- 
te ,  debbe  con  ogni  Tua  forza^ingegno  e  vigilantia  mantenerla,  e  quantunq,  la  morte.o  qual- 
ch'altro  irreparabil  cafo,  la  promefTa  impeciHe,tuttauia  rimane  il  promettitore  non  folamen- 
te  aifoluto  del  debito,  ma  legitimamcnte  fcufato  e  grandemente  celebrato  per  merito  de  con 
degno  e  gradeiiole  de/ìderio.  Replico  per  ciò  che  la  vera  imprefà  celatamente  dee  contenere 
il  Ilio  generofo  fèntimeto,"e  quando  iìa  troppo  chiaro,adóbrarlo  col  MOTTo,e  quando  fia  trop 
pò  ofcuro  difciarirlo  col  motto,  fi  perche  le  cofe  difficili  à  efTèr  intefe  dilpongcno  à  magg  icr 
merito  l'Intelletto  Se  a  confcguirle  richieggono  maggior  fatiga ,  fi  ancora  che  i  difegni  nobili 
e  magnifici  fuggono  e  fchifiino  la  lattantia,  perche  ie  con  chiaro  fcnfo&in  parole  gonfie  u 
palefafle  l'altezza  dell'animo  i  fé  bene  non  fuile,- fi  ftimarebbe  colui  arrogante  e  vantatore; 
c]ualita  fchifc  e  noiofè  a  gli  fpiriti  generofi  &  infiammati  d'honore  .  darò  quefto  eflèmpio, ac- 
cadendo bene  fpeflb  quefti  fimiglianti  cafi .  come  dire  vn  gran  Principe  commette  a  qualcun 
de  fuoi  fra  i  primi  della  fua  corte  che  faccia  \'n  tal  negotio  bifognofo  di  prudentia  e  pericolo- 
iilfimo  di  vita ,  trouandofi  chi  tal  Imprefa  fpauenteuole  accetta ,  e  dica  fignore,  io  voglio  en- 
trare in  quefto  rifico  e  fc  fufìè  altretanto  pericolo  fono  in  tutti  modi  per  cófeguirlo,  ne  conof- 
co  paura .  lo  confèguifce  maconqucivantamenti  deroga  a  luoi  meriti,  tanto  in  fommaèla 
iattantia  alla  modefiia  &  ad  ogni  virtìi  nimica .  Vergiamo  come  Alefiandro  magno  vfcito  di 
Hercole  e  d'Achille,  come  antenati  di  fuo  Padre  Filippo  ,  e  ci  fua  Madre  Olimpia ,  non  pre- 
giò mai  le  pruoue  accompagnate  dalla  Iattantia ,  tacque  e  fece  parlar  la  pelle  del  Leone  ch'e- 
ra fua  Imprefa.aramazzato  da  Hercole  nellafelua  di  Tefaglia.chiamata  Nemea.e  fi  vede  la  det 
ta  Imprefa  in  alcuni  riuerfi  di  medaglie  con  la  telìa  del  proprio  dello  ftefiò  Aleffandro,eiì 
legge chc'lMammealmperadore  volfc imitare  Aleffandro  per  lacofonnità  del  nome, ma 
auante  ch'io  più  parli  della  proprietà  delle  Imprefc  è  neceffario  che  io  della  natura  de  Motti 
ragioni .  Alcuni  credono  &  hanno  in  Icritto  pofto  la  lor  credulità  ,•  tenendo  che  quefia  voce 
MOTTO  habbia  dependenza  e  deriuatione  e  con  gli  Argani  fi  sforzano  di  far  deriuar  la  detta 
voce ,  dicendo  che  motto  vien  dal  verbo  m^ìveo  e  che  non  è  da  fcriuerlo  con  dui,  1 1,  cofi  figni 
ficarebbe  moto  ,  fenfo  lonraniiìimo  da  quello  che  fignifica  motto  .  la  qual  deriuatione  io  non 
accetto.fi  perche  ncn  ha  fondamento  di  ragione,fi  ancora  per  hauer  noi  nella  lingua  tolcana 
quafi  tutte  le  parole  che  non  deriuano  e  quelle  che  deriuano ,  fono  per  la  maggior  parte  fti- 
racchiate  come  fopra  la  voce  Imprefa ,  à  longo  s'è  ragionato ,  adunq,-  motto  non  vien  da  mo 
ueo  verbo  latino ,  malTimamente  fignificando  di  fua  proprietà  vn  fenfo  con  imperfetta  teftu- 
ra  di  parole  c'hanno  dell'ofcurconde  qual  bora  s'elprime  qualche  concetto,dolcemente  mor 
dace  &  arsutamcnte  graue,  e  agli  afcoltanti  Ibmmamcnte  accetto  e  giocondo .  Li  Tofcani  da 
motto  ,  dicono  motteggiare ,  ma  quando  fi  pronontiano  alcune  parole  che  ridicolofamente 
fiancheggiano,  fi  chiamanoB  vrl  a  giambo,  &  in  latino  fi  dicono  argvtiae  facetiae, 
quanto  poi  diciamo  in  noftra  lingua  ciachiarone  ,  ciarlone,  frappatore,  in  latino  fi  dice 
DiCAx ,  vERBos  vs ,  scvRRA .  piu  oltre  c  d'aucrtitc ,  accioche  in  tutto  fi  fappia  la  natura  di  que- 
fra  voce ,  laquale  veramente  dee  effere  di  poche  parole ,  ma  viuaci  e  pronte,  onde  i  Latini  di- 
cono per  motto  ,  fcftiuus ,  vrbanus,  cofi  con  propofito  e  con  leggiadria  è  vfito  per  particola- 
re anima  delle  Imprefe ,  è  anco  ben  da  fipere  che  l'inotto  è  differente  dalla  Burla  e  dal  giam- 
bo perche  il  motto  (  come  fi  è  detto)  e  di  poche  parole,e  d'una  alle  volte,ma  la  burla  el  giam- 
bo poffono  elfere  di  molte  parole  e  di  lungo  ragionamento . 

Si  truoua  fimilmente  certe  openioni  per  le  quali  aìfermano  alcuni  che  I'motto  dependa  dal  ver- 
bo MVTio ,  is .  verbo  latino ,  che  Ita  per  dire  tacendo ,  e  terentio  fé  ne  preuale ,  ma  tali  ope- 
nioni efcano  molto  fuori  del  feminato,  perche  altra  pronontia  ha  mvto,&  altra  motto  ,  e  fi  ri- 
lolua  ogni  bel  giuditio  non  effer  pofsibile  che  motto  deriui  fé  non  voliamo  far  coidenti ,  co- 
me fa  il  calzolaio  col  cuoio . 

Farmi  ancora  di  molto  giouamento,  fc  mi  pongo  à  palefare  altri  diuerfi  pareri  fopra  che  colà  fia 
il  MOTTO  3  vogliono  certi  di  penetratiua  Ipeculatione  che  comma  parola  greca  &  i  Latini  la  di- 
cono 


DELLAPROPRIETA 

cono  INCISO  fi;t  MOTTOjiJ  cui/entimento  èrinchiufb  in  vno  no  cópito  numero  di  flJabe,  fèccn 
do  il  Filofbfo ,  onde  èpartc  di  membro. Altri  tengono  ch'iNciso  fia  vn  termine  fra  le  paroie 
e  le  fillabe ,  alcuni  fra  parole  e  parola ,  o  ver  fra  membro  e  membro  del  Periodo  che  vuol  dir 
circuito ,  o  vero  membro  dell'oratione .  Altri  ftimano  che'l  motto  iìa  periodo  onde  è  perfet- 
to il  fenfo .  E  di  più  periodijchel'latino  chiama  claulble  ancora ,  fi  compongono  k  orarioni,  o 
nel  genere  dimoftratiuo,o,deliberatiuo,o,giuditiale . 

Ariftotile  nel  terzo  della  Retorica  a  Tcodetto  conferma  il  Periodo  effere  una  compofitionc  la- 
qualc  efla  per  fé  fteffa  ha  principio  e  fine  Se  ha  una  mediocre  sranc'czza,  e  cotale  ccmpofìtio- 
nc  è  dolce ,  e  chiara ,  dolce  perche  fa  attento  e  grato  IVditore ,  fempre  afpettando  di  vdir  cc- 
fe  nuouecon  qualche  determinatione.cchiara,o,verlucida;pc'n-heagcuolmenteènc!la  me- 
moria confcruata .  fimilmcnte  non  deggio  in  quello  rimaner  di  dire  il  periodo  o,cii\uito  in- 
tcnderfi  in  due  modi,runo  quando  è  comporto  di  più  m.cinbra ,  l'altro  è  detto  Supino .  ciò  è 
d'un  membro ,  rifbluendo  il  Filolòfo  di  confermare  chel  circuito  fé  e  troppo  longo/ende  fa- 
fìidio  à  ciafcuno ,  fé  è  troppo  breue  non  è  circuito .  once  fa  precipitare  gli  vditori  perla  qual 
cofa  (limo  chel  motto  non  poffa  eflere  circuito  lupino,  perche  fc  bene  il  Filcfofb  ha  pofta  co- 
tal  difbntione ,  fi  è  rifbluto  chel  lupino  non  fia  circuito  cffendo  d'una  p.ìrola.  fc  però  non  fuC- 
fc  hebraica  con  ciò  fia  cofa  che  gli  hebrei  habbiano  quafi  infinite  parole  lequali  hanno  vinti , 
trenta  e  quaranta  fignificati . 

Trouanfi  altri  bell'ingegni  i  quali  filmano  l'oratione  pendente,o,vero  conuoluta ,  poter  con  ra- 
gione vfarfi  pcrMOTTo/ondandcfi  nella  autorità  d'Arifotile  il  qual  dice  pur  nel  terzo  libro 
della  Retorica  chel'oratione  pendente  è  parte  di  d  i  t  i  r  a  r  e  o .  il  onalec  di  numero  fafico , 
ritrouato  da  Ditirambo  fcrittor  Tebano,  ScHoratiofiè  preualfb  fpelfo  di  quefio  numero 
quando  dice. 

lAM    SATIS    TERRIS,    O,  VCrO . 

svTER  AVDACEs.  Ic  quali  parti  di  Ditirambo  potrebbero  fcriuere  per  motto, ma  quefie  par 
ti  che  fi  chiamano  orationi  pendenti  feguitando  le  altri  parti  inficme  vnite  ,  rendono  la  ora- 
tione  perfetta  &  il  fcnlb  aflbiuto,  il  motto  però  non  è  obligato  à  fcguir  altre  parti,ma  con  im- 
perfettiore  di  parolCjOjUero  con  difcttOjContiene  perfetto  il  fuo  fentimento ,  fi  che  non  può 
dirfi  che  fia  orationc  pendente . 

Altri  ch'ingegnofamentepenetrano.s'arrificano  di  dire  ch'orni  propofitionedell'Entimena  po- 
trebbe cJfer  motto,  la  ragione  detta  della  oratione  pendente  fa  che  la  propofitione  dell'Enti- 
mema ,  feguitando  l'altre  prcpofitioni ,  non  poilòno  in  modo  veruno  feruir  per  motto .  con- 
fcrmifi  per  ciò  il  motto  non  poter  effere  inciso  perche  non  diftingue  nefilbbeneparcle.nó 
è  PERIODO ,  o  circuitOjO,claul"ula,perchee  di  poche  parole  hcr  col  verbo  hor  lenza,  el  più  del- 
le volte  è  di  due  e  ben  lòuentc  d'una.non  è  svpino  perche  il  motto  e  da  le  ficflb.non  effendo, 
membro  d'orationCjOltreà  quel  più  che  fi  è  detto,  non  èon-iticne  pendente  ne  proposi  no- 
NE  d'Entimema  per  quanto  con  ragione  ii  è  fatto  toccar  con  mano  . 

Veggiamoinvkimo  quello  che  lo  Alunno  ingegnoflimente  e  giuditiofijmente  ne  fcriue  nelli- 
bro  delle  ricchezze  della  lingua  noftra  italiana,  vuole  egli  che  la  natura  de  •  otti  fiafimile 
alle  Pecore  che  mordono  e  non  fan  male,  ciò  è  che  mordono  ma  non  già  come  i  cani  perche 
il  V  o^To  non  farebbe  motto/c  noccffe,ma  farebbe  più  tofio  villania. fi  truoua  per  ciò  che  fra 
perlbneingegnofeedifcretefi  fogliono  vfàreÌMOTTi  lerifaelfcfieggiar  conuerfeuolc  cper 
quello  fi  fuol  dire  il  tal  giovine  è  piaceuole  accofiumato  e  pieno  de  motti.  f-mi!mcte  i  motti 
fogliono  effere  fra  dolci  ragionamenti  afibmigliati  à  fiori  di  primauera .  a  prati  verdeggian- 
ti &  alle  ftelle  del  cielo ,  e  di  più  che  fempre  i  motti  conuertono  il  cruccio  in  rifo  e  lo  fdcgno 
in  piaceuolezza ,  fimno  ancora  manifefta  teflimonianza  de  bei  giudicii  de  pronti  ingegni ,  di 
gratiofe  nature ,  e  di  vere  &  appropriate  dottrine ,  di  chi  però  fa  bene  vlarli .  Vuole  parimen 
ti  l'Alunno  (&  in  quefio  di  lunga  s'inganna)  chel  m->tto  fia  fchcrzo,  concio  fia  colà  vera- 
mente che  lo  SCHERZO  fia  de  latti  follazzeuoli  ,el  motto  di  parole  gioconde  &  ingegnofè,e 
che  ciò  fia  vcro^fi  confideri  vn  prouerbio  vfitato  in  Tofcana ,  ciò  è  non  scherzar  che  doglia 
NE  motteggiar  DEL  VERO .  E  fen  ben  fi  penfa ,  à  pochi  è  concerta  la  felicità  del  motteggiare, 
cffendo  cofa  certifsima  che  il  motto  fi  gurta  fra  le  perfone  nobili  congregate  à  fefteggiarc  do- 
ue  fieno  belliffimc  donne  &huominifapientilfimi,  e  di  conuerfatione  honertae  fincera.di 
moka  confblatione  è  mcdciìmamente  il  motteggiare  con  grauita  e  più  poi  fra  perfone 

Illuftri 


DELLEIMPRESE  33 

illufori  principi  fuppremi  de  quali  C\  potrebbe  recitare  qualche  cofa  ,  mi  s'entrarla  in  mate- 
ria tanto  grata  che  ci  farebbe  dimenticare  il  fine  di  quefto  trattato  ,  conucnendomi ,  niadì- 
mamente  dire  ancora  come,fpefro  fi  vfi  il  m  o  t  t  o  tentatiuo  e  per  prcpolia  e  per  riipofta ,  e 
ne  dirò  pur  qualcuno,  in  Roma  nel  tempo  dicivLio  cesare  nel  principio  della  fiia  ac- 
quiftata  grandezza ,  volfe  per  dar  quieto  trattenimento  al  mutato  gouerno ,  che  i  primi  cit- 
tadini fi  congregaffero  in  vn  luogo  deputato  per  trapaflfar  tempo ,  ma  che  altro  non  fi  tacefle 
fé  non  ragionamenti  piaceuoli  con  argutie  è  con  motti .  occorlè ,  radunati  vn  giorno ,  ch'vn 
cittadmo  eflendo  fiato  tardi, trouò  occupati  i  luoghi,onde  cgh  guardando  attorno  oue  potef^ 
fé  ponerfi  à  federe.M.Tullio  motteggiando  diife,  le  haueffi  luogo  ti  riceucrei ,  gh  riipoìèfubi 
to,marauigliomi,  o  Cicerone,eirendo  tu  fofito  di  federe  in  due  fedie .  L'altro  giorno  cóparie 
vn'altro  cittadino  detto  EuangeIo,dipintore  celebratiflìmo  menando  fcco  dui  figliuolini  fuoi 
molto  deformi.onde  gh  fu  detto  perche  dipingi^Euangelo,fi  bene  e  produci  HgliuoH  fi  brut- 
ti?rifpofe  perche  dipingo  al  chiaro ,  e  ficco  al  buio ,  molti  altri  motti  mi  ibuengono ,  imperò 
quella  piaceuolezza  mi  trafportarcbbe  a  longo . 

Penfo  dopo  ciò  è,ch'a  propofito  fia,  poi  che  li  e  ragionato  che  cola  fia  m  o  t  r  o ,  di  confiderare 
come  meglio  pofia  vfarfi  il  modo  di  cfprimerlo  ,  o ,  col  verbo ,  o ,  lenza  ,  e  fc  col  verbo ,  o 
perfonale ,  o ,  imperlònale ,  ciò  e ,  o  di  prima ,  o  di  feconda ,  o ,  di  terza  pcriona ,  fé  lènza 
verbo  ,  miriamo  pure  quanto  ben  confuona  plvs  vltra.  parimente  avtcvm  hoc 
AVT  IN  HOC.  fenfi  veramente  d'incomparabile  grauità ,  il  primo  conferente  alle  due  co- 
lonne ABiLA  E  CALPE.  Impi'efa  di  Cai'lo  Quiuto  gloriofa  memoria  .  il  fecondo  allo  feu- 
do Ipartano,  Imprefa  del  gran  Mracheiè  diPelcarail  vecchio.  Di  molti  altri  perlònaggi 
potrene  adduregfieffempi,  malfimamente  il  Ramo  d'oro,  Imprefa  del  gran  Duca  di  Tol-. 
cana  col  motto  vno  awlso,  e  quello  della  diuina  memoria  di  Papa  Clemente  Setti- 
mo col  motto  e  a  N  D  'ì  R  I  E  L  E  s  V  s.  in  fomma  di  quefia  maniera  i  motti  fjauifsimamente 
confuonano .  Veggafi  però  fc  cofi  addolcifce  l'orecchie  il  motto  col  verbo  folo  in  terza  pcr- 
iona. come  fu  quello  nell'imprefa  dell'Elefante  dell'inuitto  martire  Heflor  Baglione,  cioè 
NASCETVR.  il  qual  motto  veramente  alla  naturai  particolarità  dell'Elefante  mirabilmente 
conferifce  comò  poco  adietro  fie  elfemplincato  ma  pochiiTimi  le  ne  truouano  fimighanti,  con 
tutto  ciò  fé  i  Motti  poteficro  tutti  farfi  lènza  verbo  e  con  due  parole,iarebbe  gufto  incompa- 
rabile all'occhio  &  allo  IntellettoJmpercioche  non  olcurità  e  non  chiarezza  concengeno. tut- 
tauia  le  intentioni  e  le  elettioni  delle  figure  non  fono  tali  fi  che  non  fi  poiTino  fare  i  Mot- 
ti tutti  e  con  più  parole  e  con  verbi  d'ogni  perfona  e  d'ogni  articolo^deueii  per  ciò  vfarci  con- 
(ìderatione  e  diligentia  grande .  quefto  è  il  parer  mio ,  nientedimeno  mi  rimetto  à  più  inten- 
denti di  me  &  a  i  più  giuditiofi  in  quefto  fuggctto  • 

La  varietà  delle  openioni  mi  ta  ancor  dire  in  qual  lingua  vengono  i  Motti  meglio  efprefll. 
Io  per  la  notitia  hauta  di  qualche  lingua ,  giudico  la  Spagnuola  douere  a  tutte  le  altre  prepo- 
nerfi,dico  ne  i  Motti  amatorii ,  ne  i  feftiui  e  giocondi  la  Tofcana ,  ne  i  Motti  feueri  la  Todef- 
ca,  neivezzofila  Francefe,ne  i  fimulati  la  Greca,&  in  tutte  le  fpetie  veramente  la  Latina, 
malTimamente  ne  i  concettigraui.  fono  però  Alcuni  i  quali  hanno  vfatala  linguaHebrea 
e  per  quel  poco  ch'io  ne  fo  giudicare ,  la  prepongo  a  tutte  le  altre  con  due  ragioni .  vna  che 
fi  può  interpretare  con  molti  e  molti  fenfi  diuerfi ,  la  feconda  ch'ogni  concetto  potrebbe  ef- 
fere  efprelfo  facilmente  e  fpiegato  con  vna  fola  parola ,  mi  rifoluo  però  che  più  lecito  fia 
quando  vna  natione  fi  preuale  della  fua  natia  fauella  che  dell'altrui .  ho  bene  io  conofciuti 
molti  i  quali  fi  fono  preualfi  della  lingua  Greca  &  Hebrea  nello  attribuirfi  alcun  fenfo  ài 
qualche  iattantia  s'in  noftra  hngua  fi  fuftè  (piegato,  per  quefto  dee  ciafcuno  penlàrbenefi 
che  non  pofla  eflèr  mordutononda  modefticheben  confiderano,  ma  fi  bene  dagli  indif- 
creti  che  truouano  il  nodo  nel  gionco  el  fetore  nel  mofco .  Vero  è  (  come  s'è  intefb  ;  ch'ulàr 
diligentia  e  giuditio  fi  dee  in  elegerfi  Imprefa  fi ,  che  non  {ì  vada  tanto  alto  ch'occorra  come 
a  Fetonte  e  non  fi  baflb  che  fi  polfa  à  fomigliare  alla  Talpa .  Ho  detto  quanto  ho  faputo  lòpra 
le  qualità  del  Motto . 

E  bora  da  vedere  nel  feruigio  della  Proprietà  delle  Imprefè  perche  i  m  otti  non  pollino  ne 

debbano  elTer  s  e  n  t  e  t  i  e  ciò  è  ne  morali  ne  legali .  non  proverbi!  non  interro- 

CATIONI,  non  PRECETTI,  non  enigmi,  conciofia  che  l'Imprefe  con  fimiglianti  Motti 

ópoflìno  per  ragion  veruna  hauere  del  jpprio,  e  del  perfettOjConie  lì  moftrarà^nepoflino  ia 


DELLA    PROPRIETÀ 

modo  alcuno  haiiere  vna  certa  vera  conferenza  infieme.  però  è  neceffario  di  trattare  fopra 
più  fòrti  di  {er  tcntie ,  eflt  ndo  la  verità  che  quelle  le  quali  loro  di  lèntimcr.ro  faciiiirimo  e  ci 
coinmune  ifiitutionee  documento  à  cjafcuno,  di  nulla  conferir  pof]òi:o  con  la  proprietà 
delle  Imprcfc,  iìmilmentc  con  effe  non  conuengono  in  luoghi  de  Motti  l'altre  cofe  nomi- 
nate poco  di  fopra ,  delle  quali  fententie ,  prouerbii ,  interrogationi ,  precetti  ,  &  enigmi  fo- 
no io  in  procinto  di  ragionare ,  perfuadcndcmi  c'habbia  da  elìbr  di  molto  giouamento  fape- 
re  quanto  fieno  iMotti^ditferenti  dalle  propofte  fententie  «Scaltre  ifUtutioni  fudette,  pere- 
quai cofi  potranno i  defìderofì  di  cotale  fpettacolo  fìcurameute  eleggerli  le  figure  ,  dei 
Motti  fenza  rcprenfone  ragioneuole,  e  fé  in  quello  particolar  trattato  parerò  a  qualcuno 
lonf^o  e  fiflidiofo ,  io  mi  contento  di  non  poter  parere  fouerchio  e  vano , 
Primieramente  fèguitarcmo  Arifìotile  ilquaìe  fcriue  nella  retorica  ad  Aleffandro  magno  che 
lafcntcntiaè  vna  dichiaratione  diqualfì voglia  openione  communemente  ofreruabile,& 
accioche  ben  s'intenda ,  dico  lo  ftcflb  Filofbfo  volere  che  fieno  due  modi  di  sententib 
l'uno  credibile  l'altro  incredibile,  e  qui  fi  comincia  à  comprendere  che  i  Motti  non  hanno 
quefii  dui  termini,  il  credibile  è  quando  vna  cofa  fi  crede  lenza  che  l'animo  fìa  Itimulato  a  ri- 
cercarne le  cagioni ,  onde  quietamente  fi  crede  quanto  non  fi  fa . 
L'incredibile  è  quanto  fi  può  far  credere,o,per  autorità,o,per  noritia.fe  per  autorità  non  fi  cerca 
le  cagioni ,  fc  per  notitia ,  con  poche  parole  fi  deono  fpiegare  le  fiefiè  cagioni  :,  fuggendofi  la 
loqu^acità  e  tollcndofi  la  incredulità;  voci  dello  ftelìò  Filofòfo .  il  quale  conferma  effere  ve- 
ro che  il  più  delle  volte  la  loquacità  e  la  incredulità  fono  rinchiufe  nell'Entimema.  Imperò 
(e  fi  dice  quanto  e  credibile  (come  fi  e  detto)  non  fa  bifògno  di  addurre  le  cagioni,  ba- 
llando la  credenza ,  bene  è  vero  che  le  cofe  incredibili  doue  la  ragion  naturale  non  arriua , 
per  fede  fi  credono  e  gratamente  fodisfanno  &  è  proprietà  gratiofàdelCnftiano.  Diremo 
adunque.  Le  fententie  elfer  quelle ,  le  quali  allegate  ;  fi  confi"cntano  e  confcrmrno  con  le  co- 
fe prefènti  iftituendo  &  ammaeftrando ,  e  commandando .  Imperò  i  Motti  delle  Imprefe  prò 
mettono  la  perfettione  dell'opere  che  particolarmente  hanno  da  effer  fatte  nella  proprietà 
delle  Imprefe  le  fententie  parimenti  le  ben  fono  quafi  infinite,  nientedimeno  mo'.tefeneiP 
primono  che  non  concludono,  nonperfuadono,non  cifruadonoenon  comandano,  ma 
danno  auertimento  con  conditione  ,  come  le  io  dicelTia  vno  amico,  se  tv  vai  a 
ROMA  POTRESTI  ESSER  CARDINALE  cuefle  fiiiiili  fcutentie  fono  che 
non  concludono  non  perfuadono ,  non  comandano ,  ma  auertifcono  .  Per  il  che  Arifiotile 
chiama  sententie  quelle  le  quali  vengono  dalla  naturalo,  dal  referimento,  o,  ve- 
ro dalla  fimilitudine. 

Dalla  natura  e  quando  diremo  ch'vno  ignorante  non  deuene  può  effere  Im.pcradore .  ma 
l'hucmo  prudente  che  con  gli  efiempi  delle  cofe  paffate  ordina  le  prcfcnti ,  può  è  dee  effere 
Impcradore  • 

Dal  referimcnto  vien  quefla  fcntentia  ciò  è  . 

più  acerba  cofa  e  veder  punito  un  robbatorc  occulto  cl/un  ladrone  manifefto . 
Dalla  fimilitudine  vien  quell'altra  ciò  è . 
,^  Vn  che  robba  danari  dee  effer  cafligato  come  vn  traditore  della  Citta . 

Quella  proprietà  di  fententie  prepone  il  Filofòib  il  quale  vuole  fimilmente  nella  fua  poetica 
che  la  lententia  debba  explicare  le  cole  ragioneuoli,  flringcndo  il  dottore  el  giudice  à  pro- 
nontiare  le  fententie,  ma  quelle  però  che  vengono  à  effere  dimezo  fra  l'Attore  el  Reo, 
Vuole  ancora  lo  fleffo  Filofofo  nel  nominato  fuo  libro  che  la  lententia  fia  quel  proprio  nelle 
parole  che  è  l'attione  nella  fauola .  dico  per  effempio  che  la  fauola  d'Achille ,  fu  la  f  uà  Ira  per 
Liquale  ne  fucceffe  l'attione .  e  dell'attiene  lo  fleffo  Filofofo  pone  due  caule ,  vna  è  la  fenten- 
tia ,  l'altra  il  coflume  il  quale  opera  quello  à  cui  l'animo  l'ifliga,  ancora  dico  la  fententia  effer 
nella  ch'apre  e  dichiara  la  mente  de  fhuolatori ,  ci  coflume  è  l'effetto  degno  di  laude ,  o ,  uer 
ibiafmo.  confiderata  adunque  la  natura  delle  ^narrate  fententie,  nulla  per  certo  hanno 
da  far  co  i  Motti  delle  Imprefe.confermando  le  fententie  hauer  fenfò  commune  e  chiara  ifli- 
tutione,&i  motti  contengono  priuato  fentimento&anco  da  ogniuno  nonintefb. 
e  come  i  motti  de  quali  habbiamo  ragionato  ;  lèruono  neceffariamente  alla  propri- 
età delle  Imprefe,  vero  cibo  del  buon  giuditio  cofi  le  fententie  morali  e  legali  lònopro- 
oontiate  e  fcritte  per  communi  ammaeflramenti  &  auertiraenti ,-  onde  non  conuengano  alle 

Imprelè 


}} 


35 


31 


DELLEIMPRESE,  34 

Imprefe  vere  e  proprie,  comedi  ciò  più  appieno  ne  parlaremo  .  efcludendofì  però  dalle 
fudettefencentie  quelle  de  Matematici  perche  non  fono  ad  illitutionc  della  vita  ciuile,  co- 
me dire  . 

„  Ogni  torto  è  contrario  al  dritto . 

„  Leuandolì  dal  eguale .  lo  eguale ,  cloche  refla  è  eguale. 

3,  parimente  tutte  le  linee  tratte  dal  centro  alla  circonfcrentia,fbno  eguali ,  molte  altre  limili  ne 
potrei  addurre  delle  quah  il  Filolbtb  morale  non  ne  tien  conto,e  per  Motti  ancora  quelle  non 
fono  à  propolìto,auenga  che  nel  numero  dell'Imprefe  dell'Acadcmia  degli  Affidati  fé  ne  veg 
ga  vna  di  Silueflro  Bottigella,ch'inquanto  allo  iftromento  della  pialla,figura  della  Tua  Impre- 
fa,&  in  quanto  al  motto  nò  lì  può  dire  che  non  lìa  vera,e  non  fia  propria  Imprefà  come  fi  ve- 
drà nella  lija  Inrerprctatione  fé  bene  il  motto  ha  Icnfo  di  dritto  e  di  torto.  Ritorno  anco  à  di- 
re (  non  parendomi  di  tralafciarcofiprefto  quella  materia)  delle  Icntcntie,  per  chiarire  in 
tutto  come  fieno  dilfimililfime  da  Motti  ;  ellendo  vero  che  il  Filolofo  chiama  Icntcntie  quelle 
che  annontiano  le  colè  da  ellcr  elette  e  reguitatc,o,vcro  da  eflere  riculate ,  e  conferma  chela 
fentcntia  dee  per  quanto  fi  puòjeffcr  breuc,intelligibjle  e  d'Autorità .  Replico  che  le  fcnten- 
dc  (per  quanto  ii  è  ragionato  ;  altre  fono  eipreflè  lènza  chiarirle  con  la  notida  delle  cagioni , 
altre  richieggono  la  notitia  delle  cagioni  per  effempio  diremo. 

35  Non  è  chi  felice  fia  mai  in  tutte  le  cofe  perche  fi  pruoua  e  fi  vede . 

3,  quefla  altra,cio  è  niuno  huomo  è  veramente  libero,richiede  la  notitia  della  cagione  per  quan 
to  c'infegna  il  Filoiofo,con  ciò  fia  cola  che  egli  ferua  per  obligo  naturale  alla  famiglia  &  a  cafi. 
Io  con  tutto  quePio  non  voglio  entrare  nella  diftintione  delle  quattro  fpetie  di  lèntentie  come 
ci  mofira  il  Filofofo  perche  mi  farla  di  miftiero  farne  vn  mezo  volume,  la  qual  cofa  ritrouan- 
dofi  megliormente  detta  &  infegnata  dal  Filofofo,non  fi  dee  peggiormente  recicrrla .  Dopo 
quefto  fé  ben  io  non  penfo  d'entrare  nella  diftintione^come  ho  detto^nondimeno  perche  non 
rimanga  quella  poca  materia  ftroppiata,dirò  di  più  iècondo  il  recitato  Filofofo  eifer  la  natura 
delle  fcntentie  morali  &  inftitutorie  hora  nò  bi{ognofa,di  ragione,  bora  bifognofa  di  ragione 
con  dimoflratione.per  la  qual  cofa  aliai  meglio  fi  potrà  cófidcrare  la  diuerfità  de  Motti  e  del- 
le fententie .  Vero  è  che  le  cofe  di  marauiglia  e  foprhumane ,  eipreffe  per  ordine  di  fententie , 
non  fono  bifognofe  di  ragione  ne  di  dimollratione  perche  quelli  dui  ter.Tiini  tanto  altamente 
non  arriuano.Ecco  l'eflempio  di  elfe  fententie . 

3,  Il  bene  Ilare  è  cofa  preilantiflima  agli  huomini. 
quefta  però  non  è  biiògnofa  di  ragione .  L'altra 

3,  Niuno  è  amatore  che  fempre  non  ami . 

quella  parimenti  non  è  bifogneuole  di  ragione  e  di  dimofiratìone  perche  veramente  chi  ne 
ricercalfe  la  ragione,farebbe  in  tutto  llolto,concludafi  adunque  la  fententia  douere  eficr  chia 
ra  e  brcue  e  l'Entimema  longo  ofcuro  &  vno  aggregato  di  caule  che  fpecitìcano  i  fcnfi  con 
longhczza  e  con  confufione.alcuniperò  (limano  che  l'Entimema  fia  vn'argum.ento  pieno  di 
fententie  che  fra  fé  ftefsi  in  vn  certo  modo  repugnano . 

Platone  nel  Teetete,vuole  che  la  fapientia  fia  caufa  della  vera  openione  d'intorno  alle  cofe,  e 
chel'ignorantiafia  caufa  d'ogni  falfita  .  Vuole  ancora  che  gli  huomini  nonpoflìno  lèmpre 
hauere  openion  vera  .  ne  polfmo  fempre  hauere  openion  falfa .  per  la  qual  cofa  prepone 
quella  lentcntia  ciò  è 

3,  L'huomo  eller  mifura  di  tutte  le  cole . 

à  quefta  fententia  molti  credono,e  molti  non  credono ,  adunque  farà  falfa  e  non  fallà,e  per- 
che più  fono  che  per  falfa  la  tengono ,  potremo  dire  (  come  è  vero  )  che  più  fono  gli  ignoran- 
ti che  i  faui,e  fé  i  più  la  tengon  per  falla  comeignoranti,confeffar  doniamo  che  taffcnìiétia  fia 
vera  poi  che  i  pochi  nò  la  tégono,come  faui,per  falfà.vero  è  che  dicédo  il  diuin  Filofofo  effer 
l'huomo  mifura  delle  cofe,in  tenerla  per  vera  fa  di  raiftieri  di  prouarla  con  ragione  e  con  di- 
moftratione,o,vero  ftarne  alla  relatione  defapienti  che  pochi  fé  fé  ne  truouano  . 
Vfa  fimilmente  Platone,quefta  altra  lèntentia  nel  dialogo  del  fofilla  ciò  è 

'jj  L'arte  del  contradire  può  ridurre  ogni  cofa  in  controuerfia  ; 

Comprendafi  per  ciò  la  natura  della  lèntentia  ,  accioche  poffiamocon  ragione  tener  per 
certo  non  hauer  con  i  Motti  conformità ,  i  quali  non  riccheggono  ragione,  o ,  dimollratione 
ma  giuditio ,  ritorniamo  à  parlar  hora  dell'arte  che  può  ridurre  ogni  cofa  in  controuerfia  ^ 

I        a 


DELLAPROPRIETA 

può  per  certo  ridurre  in  difputa  ogni  qualunche  conclufione ,  Imperò  fcoprendofi  con  raglo 
ne  i  luoi  termini ,  f\  ridurrà  à  cedere  al  vero .  Nel  medefìmo  libro  Platone  fpiana  quefta  altra 
fententia ,  Niuno  può  fapere  il  tutto , 

E  ben  fententiò .Platone  pure  ha  bilbgno  di  ragione  laquale  è  ch'a  Dio  Iblo  s'attribuifcc  la  fcien 
tia  del  tutto  il  quale  è  fcrrmo  bene  &  in  comprenfìbile  làpientia.voglio  recitar  ancora  quefta 

,,  altra  fententia  contenuta  nel  citato  dialogo,  ciò  è  l'arte  imitatoria  faognicofa,  e  quefta  ha 
bifogno  di  ragione  la  quale  è  che  non  potendofì  viuere  lènza  l'arte ,  l'Artefice  dee  fapere  che 
(ìa  imitatione ,  e  nel  fàpcrla  gli  bilbgna  hauere  fcientia^fenza  laquale  non  può  perfettamente 
operare .  e  fé  pur  fa  bene ,  ciò  fa  ignorantemente  per  pratica .  fi  legge  nel  dialogo  del  fom- 

^  mo  bene  quefta  altra  belliifima  fententia  ciò  è  fra  le  cole  finite  è  di  mezo  la  fapientia ,  fra  l'in- 
finite non  è  ragione .  le  finite  f]  prendono  per  la  perf  cttione  delle  cofe  lotto  le  feconde  cagio- 
ni .  le  infinite  in  due  modi  fi  pofìono  confiderare ,  l'uno  e  Dio  la  cui  potenria  è  infinita ,  doue 
non  penetra  la  ragione  onde  non  fé  ne  può  hauer  notitia ,  l'altro  Ci  può  intendere  per  la  cola 
imperfetta  naturale ,  quefta  diuerfità  di  fèntentie  ho  io  voluto  fpiegare  per  condurmi  alla  cer 
tezza  di  quanto  fieno  le  fèntentie  dal  Motto  differenti . 

Nel  dialogo  del  voto  fi  legge  ancor  quefta  fententia  ciò  è 

,,  Non  conuenire  lo  accettar  profuntuolàmente  le  cofe  offerte. 

con  ciò  fia  che  qucfla  fententia  ammonifca  chi  non  vuol  mancar  di  ciuile  generosità,  efiendo 
vero  quel  prouerbio  vfitato  ciò  è  l'offerire  è  cortei ìa  e  l'accettare  è  villania .  E  chi  non  vede  e 
non  conofce  come  tutti  i  recitati  modi  delle  fèntentie  ci  certifichinola  loro  facilità  in  ef  fere 
intefe  per  la  qual  facilita  fono  da  motti  lungamente  dilfimili  <" 

Voglio  ancora  per  la  dolcezza  di  quefta  materia  con  breuità  preualermi  d'alcune  fèntentie  di 
M.  Tullio  accioche  le  molte  autorità  degli  Icrittori  illuft ri  \'aglino  à  perfuadere  ch'i  Motti  no 
fono  ne  poflbno  eflère  fèntentie  di  quella  nvitura  che  fi  è  narrato .  Tullio  nelli  Topici  pone  la 
fententia  detto  Entimema  come  argumento  imperfetto  ,  per  eHcmpio  diremo .  l'  h  v  o  m  o  e 
svsTANTiA  adunque  l'animal  e  svstantia.c  vcpa  quefta  fententia ,  ma  è  d'un  di- 
re imperfetto,  e  per  effer  parte  d'Entimema  però  Tullio  vuole  che  lo  ftelfo  Entimema  fia  fcn-. 
tentia  imperfetta ,  ma  perche  il  Motto  è  imperfetto  di  parole,  non  per  quefto  direm  o  che  fia 
Entimema ,  con  tutto  ciò  Tullio  nel  mi.  libro  ad  Herennio ,  fpiana  quefta  dennitione  della . 
fententia,  ciò  è  che  ella  fia  vna  oratione  attribuita  agli  ammaeftramenti  della  vita  humana  l.i- 
cjuale  oratione  dimoftra  che  cofa  fia,o,quel  ch'effer  bifogna  in  regola  della  fkifa  humana  con 
ditione.palefà  ancor  Tullio  quefta  altra  fententia ,  ciò  è 

,,  Dificil  colà  è  a  colui  riverir  la  virtv  ilqualfèruavillo  Abufojetalfenfoèpurtroppoacia- 
fcunmanifefto,  diccqueftaaltra, 

5,  Non  è  meno  bifognofò  colui  che  ha  poco  che  colui  achi  no  balla  il  troppo ,  volendo  inferi- 
re la  miferia&  infelicità  di  coloro  che  perrobbaviuono  Icmpice  muoiono  in  continua  in- 
quietezza &  in  penofiffima  Angonia  onde  farebbe  lecito  di  farli  f  cntare  co  in  coir  portabile 
mendicanzd ,  parmi  conueneuole  di  non  ftendermi  più  nella  autorità  di  Tullio ,  e  quantun- 
che  io  di  ciò  habbia  ragionato  bafteuolmente,nondimeno  fenza  ch'io  precipiti  nel  ibuerchio, 
mi  contento  di  preualermi  in  quello  fuggetto  ancor  di  Quintiliano  il  quale  ftima  l'Entime- 

3,  ma  effer  ogni  fententia  &  ogni  attione  della  mente  onde  fi  confiderano  diuerfè  cofe .  Per  ciò 

5,  elfo  nell'ottauo  delle  fue  iftitutioni  dice  che  gli  antichi  chiamauano  fentétia  quato  nell'animo 
fentiuano,  il  che  ne  feguirebbe  che  il  Motto  fuffe  fententia  e  quefto  per  le  allegate  ragioni 
effer  non  puote ,  conferma  medefimamente  le  fèntentie  aiTomiglJarfi  a  configli  &  à  decreti , 
la  qual  cofà  effendo  à  benefitio  publico ,  diremo  che  fono  da  niotti  diuerfe .  'Quintiliano  fi- 
milmente  confrontandofi  con  M.  Tullio  nella  legge  Cornelia,  moftra  le  leggi  cffere  fèn- 
tentie e  le  fèntentie  leggi  in  amaeftramento  commune.  finalmente  le  fèntentie";  fecondo  al- 
cuni fi  prendono  in  due  maniere ,  vna  che  viene  dalla  natura ,  l'altra  dalla  Autorità  fcritta , 
e  pofta  in  confuetudine  da  i  fuperiori.  Dalla  natura  è  quando  l'huomo  per  naturai  prudentia 
&  innata  bontà  finceramente  opera  e  prudentemente  ammaeftra  onde  egli  per  naturai  virtù 
non  può  preuaricare .  la  legge  fcritta  poi  è  quella  laquale  è  pertinenti  à  cafi,o,ciuiIi,  o,crimi- 
nali  da  Giudici  rettamente  effaminati  e  fententiati  bora  al  caftigo  &  bora  al  premio.fi  accetta 
ancora  che  le  fèmplici  parole  fieno  veramente  tenute  per  fèntentie ,  le  quali  parole  fono  que- 

.'    fte  agguifa  di  auertimenti  ciò  e  patisci  ,  astienti  ,  vivi,  cvARr>ATi,e  credono  alcuni  che  pof- 

fano 


DELLEIMPRESE.  5j^ 

fano  feruire  per  Motto,  ma  non  è  da  crederlo ,  con  ciò  fia  cofa  che  cotali  parole  habbiano 
forma  de  precetti. 

Io  perciò  vo  dubitando  ch'altri  non  fi  compiaccino  per  hauer  io  già  fatto  troppo  longo  difcor- 
fo  intorno  alla  varietà  delle  fpcticdi  tante  fentenue,  perche  forfè  pccho  trattato  di  eflèba- 
ftaua  in  moUrar  che  li  Motti  non  Cono  fèntentie  delle  fudette  fpetie.  rifpondo  con  buona  era- 
tia  loro  non  edere  io  ftato  louerchio  nell'autorità  de  buoniifimi  Autori ,  e  nell'obligo  che  mi 
fìringe  a  dimoftrar  la  diueriìtà  delle  lèntcntie  le  quali  rimarranno  in  confideratione  di  colo- 
ro che  vorranno  fcoprirfi  nel  generofo  fpettacolo  delle  Imprefe,  vfando  accortezza,  diligen- 
tia  e  giuditio  nella  elettione  delle  figure  e  nel  ben  conformarle  co  i  Motti, hauendo  ben  com- 
prclb  che  cola  fia  Motto  e  che  fententia,  con  tutto  ciò  nalcendomi  qualche  dubio  nell'animo, 
dicendo  io  il  Motto  non  elfer  fententia  per  le  viuue  fbpranarrate  ragioni ,  veggo  dubitando 
potermifi  fare  vn'aifronto  da  qualcuno  con  quefio  prefentc  argumcnto  ciò  è 

3,  Quanto  fi  pronontia  e  fi  fcriue  ha  la  fua  fententia . 

3,  Tutte  le  parole  fi  pronontiano,o,iì  fcriuono 

j.  Adunque  il  Motto  che  fi  pronotia  e  fi  fcriue  e  fententia 

Voglio  di  buon  cuore  accettar  fimigliante  argomento  tenédolo  per  buono  e  per  bello.nien- 
tedimcno^veggiamo come  chiaramente  io  mi  fia  fin  qui  fatto  intendere,  Imperciochecon 
faldo  fondamento  hauendo  io  trattato  del  Motto,ho  fcoperto  il  Motto  effer  di  tefiura  di  po- 
chiffimc  parole  el  più  delle  volte  di  trc^o  di  due,e  bene  fpelfo  d'vna  e  di  raro  con  il  verbo,per 
il  che  contiene  iilèntimentoofcuro  ma  non  ofcuriflim.o.  nellilènfi  amorofiè  pocoofcuro, 
ne  1  feftiui  è  argutamente  dubiofb ,  ne  i  graui  contiene  vna  certa  rifpettofa  grauità  maflìma- 
menre  nelle  figure  delle  Imprefe  con  fentimento  particolare  e  non  vniuerfale.  Replico  anco- 
ra che  li  motti  non  fono  parti,  ne  membra  d'oraticni  ne  di  qual  fi  fia  altro  ccmpcniinento  di 
parole,&  è  di  ienfo  particolare  aguifa  d'anima, &  il  fenfo  èhificrico  che  ferue  a  particolar  di- 
legno  di  perfone  honorate,e  lo  Iteffo  Motto  lerue  quafi  per  ifiipulatione  di  quanto  occulta- 
mente fi  promette  nelle  vertuofo  opere  da  farfi ,  per  il  che  è  difumile  alle  diuerfità  delle  nar- 
rate ièntentie.Bifogna  parimenti  far  vedere  come  Mc-tto  non  dee  efièr  Prouerbio,  con  rio  fia 
che  per  quanto  Arifl:otile  ci  infcgna  nel  fecondo  della  Retorica  a  Teodette ,  il  Prouerbio  ha 
quella  propriettà  la  quale  fa  teftimonanza  delle  colè  per  pruoua  e  per  pubhca  voce.  Donato 
vuole  che  fia  vna  fenrentia  accommodata  alle  cofe  &  à  tempi  &  agh  elfempi ,  &  è  differente 
dalla  fententia ,  perche  quefia  e  in  bocca  de  faui  e  quello  in  Éocca  d'ogniuno  e  differente  an- 
cora dalla  fententia ,  perche  è  il  più  delle  volte  ofcuro,  e  quando  è  chiaro  ha  fpeffe  fiate  del 
volgare .  come  dire ,  ama  chi  t'ama  .  l'ofcuro  è  per  effempio,  ha  l'oro  tolosano  ,  il  robbatore 
dei  quale  cadeua  morto  dopo  hauerlo  robbato  nel  tempio  di  Tolofa ,  di  che  parla  M.  Tullio 
nel  primo  hbro  della  natura  degli  Dei ,  &  Aulogellio  al  longo  ne  fcriue  Platone  vfa  i  prouer- 
bii  quafi  tutti  ofcuri  e  meglio  conluonano  in  Latino ,  ciò  è  homines  crassae  minervae  .  ciò  è 
huomini  ignoranti .  d  diuin  Filofofo  ancora  nel  hbro  ottauo  della  Republica  dice  e  a  t  v  l  ae 
svNTDOMiNis  siMiLES,  ciò  èie  cagnuole  fono  fimihalle  loro  padrone  che  fem>pre  abbaiano. 
pRoDiviT  EX  EQvo  TROIANO ,  Sc  è  proucrbio  commodo  a  dar  laude  à  vn  caualiero  di  merito . 
imperò  noi  veggiamo  quanto  habbiano  dello  ofcuro  per  via  d'hifioria ,  o,  mctaforica.o,pa- 
rabolica,per  quefti  elfempi  e  per  infiniti  altri  che  fi  potrebbero  addurre, ageuolmen te  lì  com 
prende  qual  fia  la  differentia  fra  i  Motti  e  fra  i  prouerbii .  ma  per  darne  meglior  cofirutto,fèn 
za  ch'io  mi  preuaglia  d'altri  Autori  Greci  e  Latini,  voglio  dar  di  mano  alla  mirabile  autorità 
del  Petrarca  d'intorno  alla  canzone .  mai  non  vo  piv  cantar  come  io  solea  .  doue  diftinta- 
mente  fi  comprendono  le  molte  fpetie  de  i  prouerbii  meiaforici ,  hiftorici ,  morali  e  Poetici . 
€  primi . 

LI    METAFORICI. 

^,  E  già  di  là  dal  riopajfato  el  merlo 
Entro lefrondi  elvisco , 
Esùfel'alpineua  iognì  intoro . 

GLIHISTORICI. 

utlcuno  è  chi  rifponde  a  chi  noi  chiama 
^Itri  chel  prega  Jt  dilegua  e  fugge ,  . 
E^eroffiipaefeèbHonaflan^, 

\t  L'irifinit» 


35 
3» 


35 


DELLAPROPRIETA 

^  LUnJìnìta/peran^a  occìde  altrui . 

L  I    M  O  R  A  L  I. 

3,  Trouerhio  ama  chi  t  ama . 

3,  che  conuicn  ch'altri  impari  alle  fue  fpefe  . 

3,  Quando  unfouerchio  orgoglio 

„  Tvlolte  uirtudi  in  bella  donna  afconde  . 

j,  y  natta  dolce  e  boneflo  è  gentil  co/a  , 

j,  E  in  donna  amorofa  ancor  m'aggrada 

jj  ch'in  uijìauada  altera  e  difdegnofa 

5.  Is^onjuperba  ,  0 ,  ritrofa  . 

jj  ^mor  regge  fuo  Impero  fen's^ajpada  .'' 

L  I     P  O  E  T  I  C  I. 
Fetonte  odo  ch'in  To  cadde  e  vierio , 

j,  ^Itri  al  giaccio  ftflrugge  . 

fie  per  ciò  tutta  la  Canzone  è  altro  che  poetica  in  quanto  al  numero  &  alla  rima ,  in  quanto  a 
fcnfi  con  leggiadro  artificio  ha  voluto  il  Poeta  copertamente  manifeftare  in  prouerbii  il  Tuo 
amoroib  penfiero ,  nella  cui  fudetta  canzone  più  ch'in  altra  fcrittura  (  come  fi  è  fatto  vedere) 
cauaraflì  con  molto  giouamento  la  varietà  de  prouerbii .  quelli  ancora  di  SalomoneRe  Hipi- 
entillfimo  fono  di  diuina  interpretatione  perche  contengono  niiftcrii  foprhiimani ,  malfima- 
mente  fopra  la  (àpientia ,  la  prudentia ,  l'inteUigentia  e  la  fcienria,  per  ilche  fi  difpone  l'anima 
alla  contemplatione  della  eterna  &  incomprenfibile  cfTentia  di  Dio .  bnuciido  io  con  brcuità 
detto  che  fia  prouerbio ,  non  mi  emenderò  più  à  longo.rimanendo  noi  certificati  come  anco 
i  prouerbii  non  ponno  fcruir  per  Motti  alla  proprietà  delle  Imprefc . 

Quefta  medefima  difconuenienza  trouaremo  nelle  interrogationi,o,domandc,quando  s'vfalle- 
To  per  Motti ,  con  ciò  fia  cofii  che  le  fteile  domande  rendine  più  certe  le  opcnioni  delle  cole 
dubie,epcrirchifarrignorantia,&ancoper  impetrar  fauori  e gratie.  Ariftotilenel  primo 
libro  degli  Elenchi  ragiona  delle  dimande  tentatiue ,  dopo  haucr  egli  moftrato  qual  diffe- 
rentia  fia  fra  l'oratione  breue  apparente  e  la  fofilHca  cauillatoria ,  ftimando  egli  la  dimanda 
tcntatiua  prenderfi  hora  in  buona,hora  in  mala  parte.e  può  vfarfi  in  mille  modi  come  per  ef- 
fempio  fi  può  intendere ,  ciò  è  Lelio  dimanda  à  vno  ignorante  che  cofa  fia  cielo ,  parimente 
dimanda  à  vn  nato  cieco  che  cofa  fia  luce ,  douendofi  credere  che  tal  dimanda  tlilfe  fatta  in 
mala  parte  volendofi  l'interrogatore  burlar  dell'ignorante  e  diel  cieco .  Imperò  fé  l'ignoran- 
te el  cieco  dimandaiTero  il  dotto  e  l'illuminato  che  cofa  e  cicio,e  che  cofa  e  luce,  faria  diman- 
da tentatiua  in  buona  parte,  fono  ancor  dimande  tentatiue  quelle  chefi  fanno  pcrlàperei 
fegreti  d'altri,fi  fonno  in  mala  parte.  &  in  infinito  s'andarebbe  fo  voleffi  fopra  ciò  eifemplifi- 
careàlungo  .fi  fanno  parimenti  le  dimande  dubitatine,  ancora  che  ogni  dimanda  dubita- 
tiua  fia  tentatiua ,  ma  non  ogni  tentatila  e  dubitatiua,  con  ciò  fia  chcl  dubitare  proceda  dal- 
la diucrfirà  dcU'openioni ,  e  però  Ci  fuole  interrogare  Ihuomo  più  fapiente  per  torre  via  la  du- 
bitanza,dopo  le  dubitatine  dimande, vi  fono  le  rationatiue,  Imperò  fi  vede  che  in  modo  nin- 
no polfono  foruir  per  Motti  d'Imprefe . 

De  precetti  mcdefimamente  douiamo  dir  qualche  cola  per  efcluderli  fi  che  in  conto  alcuno  non 
s'accettino  per  Motti ,  Impercioche  li  precetti  fono  fententie  lequali  promettono,  o,  pena,o, 
premio.  la  qual  cofi  viene  ordinata  parte  dalla  natura  parte'dalla  autorità  dell'huomo  fipicn 
te,reggitor  di  fé  fteflb ,  della  Famiglia  e  della  Patria .  Per  ciò  ben  fi ippiamo  noi  il  primo  e  più 
importante  precetto  efler  quello  che  ci  fa  foguir  la  virtù  e  fuggire  il  vitio .  T^ttauia  fono  più 
forti  di  Precetti  ciò  è  di  religione  di  ragione  e  di  confuetudine ,  quel  di  religione  è  in  parte  di 
ratura.concio  fia  che  ninna  cofa  (ì  truoui  laqual  non  obedifca  alla  cagione  del  tutt050,per  no 
titia,o,per  illintonaturalc,equefiaobedientiac  religione.  Imperò  fa  più  importante  parte 
di  religione  vien  per  diuina  gratia  la  quale  ci  edifica  di  dentro  e  ci  correggie  di  fuori,e  quefla 
{blamente  pertiene  à  gli  fpiriti  di  notitia  e  d'immortalità ,  vera  legge  da  Dio  piantata  ne  i  cuo 
ri  degli  huomini.  Il  precetto  di  ragione  è  regola  di  ciuile  e  d'honefta  profeflìone  doue  tutte  le 
arti  e  tutti  ghcffercitii  fono  fottovnafermaeftabilita  moderanza  .  Quel  della  confuetu- 
dine non  è  per  tutto  il  medefimo  negli  Affari  communi  per  la  diuerfità  de  pacfi  edclle  genti . 
Impercioche  molte  vfanze  fono  in  Germania ,  in  Polonia ,  in  Inghilterra  in  Vngaria  &  in  al- 
tri 


DELLEIMPRESE.  35 

tre  prouincie  d'Europa  d'Afia  e  d'Africa  le  quali  fono  care  à  quei  paefàni  e  gioueuoli,  che  nò 
farebbero  grate,&  vtili  à  noi,  per  ilche  à  propolìto  dico  le  leggi  di  Minos  di  Ligurgo  di  Solo- 
ne e  d'altri  Legislatori ,  effere  Hate  apprezzate  e  mantenute  perche  hanno  prcpofta  la  regoU 
della  vita  attiuael'obligodella  contemplatiua  ancora  che  per  loro  perpetua  infelicità  non 
haueiTcro  il  vero  lume .  Tre  cofe  però  conferuorno  vna  eia  capacità  dell'intelligentia  huma- 
na,  l'altra  l'habito  della  difcretionc  intorno  à  cafi,  la  terza  il  mantenimento  delle  autorità  fu- 
periori .  Noi  però  manteniamo  quefti  tre  ordini  j  ma  appoggiati  alla  vita  contemplatiua  e 
criftiana  per  onde  è  vero  e  certo ,  che  li  noltri  Iure  confulti  hanno  laputo  affai  meglio  che  gli 
antichi,in  diflinguere  1  precetti  e  nfoluere  i  cafi.  e  perche  le  noftre  paifioni  fono  quafi  infinite 
„  e  fra  fé  rcpugnanti,pcr  ciò  Platone  Icoperfe  tutti  i  mouimenti  dell'anima  i  quali  fono,il  confi- 
j>  derarc,  il  valere,il  curare,  il  penfare,  il' configliare,  il  rallegrare,  il  dolere,  l'hauere  ardire,  il  te 
merCjl'odiareJ'amare,  il  dubitare,  quelli  cotai  mouimenti  non  offeruano  i  precetti  fé  non  lì 
congiongono  con  l'intelletto ,  e  l'intelletto  non  le  pone  il  freno  fé  non  fi  congionge  con  Dio. 
Il  precetti  adunque  fono  per  commune  e  particolar  benefitio,  la  diuerfità  de  quali  è  la  natura 
ci  rendono  certiflìmi  non  poter  feruire  alla  proprietà  delle  Imprefè ,  auenga  che  alcuni  hab- 
biano  vlàto  il  precetto  in  fcruitio  delle  ftelfe  imprefè,  per  effempio  diremo  hoc  fac  et  vives 
fbpra  l'imprcfa  di  Nicolo  ftopio  vno  de  i  più  belli  intelletti  dell'età  noflra.  l'altro  este  dvsces 
fopra  l'imprefa  di  Bartolomeo  Vitellefchi  gentilhuomo  de  molta  dottrina.Del  vnico  accolti, 
SIC  CREDE,  ne  voglio  recitarne  dell'altri ,  i  quali  (  fecondo  il  parer  mio  )  non  rendono  pro- 
pria l'imprefa  per  quanto  più  apieno  intenderalfi.  Vedremo  bora  di  parlar  deirEnigma,ricor 
dandoci  però  di  quanto  fé  n'è  adietro  ragionato  per  la  qual  cofà  brcuemcnte  dico  l'Enigma 
voce  greca;  eiler  quafi  della  medefima  fpetie  che  è  la  Cifra  jn  quanto  alla  ofcurità  de  fenfi. in 
quanto  poi  alla  diuerfità  di  poncrli  in  carte ,  fono  grandemente  fra  fé  differenti .  con  ciò  fìa 
che  la  Cifra  con  varii  punti,numeri,e  caratteri  d  compone  e  lo  Enigma  con  parole  e  vocabo 
li  i  quali  fignificano  con  ofcurilfime  fimilitudini ,  lontane  da  propni  fignificati  delle  flelfe  pa 
role .  il  che  non  mi  conuien  di  replicare  per  non  efferfuperfluo ,  bafla  bene  che  trattatofì  del 
la  qualità  dell'Enigma  fi  chianfce  non  poter  ne  douer  fèruire  per  motto  d'imprefe,impercio 
che  farebbe  difetto  manifefliilìmo  alla  proprietà  delle  fudette  imprefe . 

DISTINTIONE  DELLE  IMPRESE, 

Lo  fpettacolo  di  quella  bella  inuentione ,  poi  che  fi  vede  ef&r  ridotto  quafi  nel  meritato  fìio  prc 
gio  e  nella  fua  debita  forma;  lecita  e  neceifaria  cofaèdifarlo  comparire  con  la  fua  mirabile 
e  riuerita  proprietà,  fpogliandolo  d'afpetti  chimerici  e  di  lentimenti  lènfuali  vani  confufie 
moftruofi,anzi  profani  e  vergognofi,accompagnandolo  di  heroica  &  honcfta  vaghezza  e  co 
Motti  alle  figure  confaceuoli,come  è  all'huomo  la  rifibilità,o  ciuilità,i  quai  Motti  fieno  alle  fi- 
gure a  fomiglianze  d'anime  particolari,fi  come  fono  de  particolari  difegni  viuacità  d'iftorico 
fentimento ,  o  vero  fi  come  fono  l'ifteffe  figure  occulta  promelfa  dinanzi  alla  villa  de  fecoli, 
onde  li  motti  fèruono  per  flipulatione  di  quanto  in  tale  fpettacolo  fi  promette  e  per  quanto 
ciò  fi  è  in  qualche  parte  narrato  ,  ne  altro  l'imprefe  rappreièntar  deono  fé  non  i  defiderii  di 
nobilmente  &  heroicamente  operare. 
Per  il  che  primieramente  diremo  efferfì  in  publico  vedute  e  vederfi  giorno  per  giorno  diuerlè 
maniere  d'imprefe  chimeriche  e  monflruofc,come  Centauro,Fauno,Satiro,Sfinge,Ccrbcro, 
Teftitudine  con  le  ali,&  altre  fimili  moftruolìtà.parimenti  C\  fono  vedute  e  fi  veggono.impro 
prietà  di  figure  come  vn  Leon  con  la  fpadavn  Leon  con  l'elmetto  in  capo  &  altri  fimili  che 
per  breuità  non  dico,  la  onde  quelle  figure  che  trafcendono  la  proprietà  di  natura,non  deo- 
no in  modo  alcuno  accettarfi  per  proprie  e  vere  imprefè,  maffimamente  quando  fi  veggono 
per  maggiore  imperfettione  fenza  Motti,  anzi  è  bene  che  come  cofe  taUnon  hanno  luogo 
nella  natura,  fieno  anco  indegne  d'hauere  anima  per  la  qual  cofa  ogni  Ipirito  gentile  non  s'ia 
chini  già  mai  di  vfare  fimiglianti  figure  per  imprefo . 
Farmi  hora  di  ragionare  pur  con  quella,  breuità  che  farà  poflìbile.  d'alcune  fpetie,  over  forti 

d'imprefe  non  proprie  ma  degne  di  villa,  e  di  confideratione,e  non  priue  di  generofità. 
Quella  (dico)  che  fu  de  Duchi  di  Milano  la  quale  hoggi  ancor  fi  vede  in  figura  di  tre  fiaccole  di 
iuoco  ardente  da  vna  bande  dell'  arme  della  Bifciaj  dall'altra  tre  fecchie  piene  d'acqua.ha  per 

tertg 


DISTINTIONE 

certo  generofavifta,  imperò  non  ha  proprietà  fi  perefTerdi  facile  interpretatione,  fi  ancora 
per  eifer  fenza  Motto .  Fu  quefta  vn  giorno  ben  confiderata  dal  honoratilfimo  Caualier  ven- 
dramini  gentiliiuomo  di  communc  fapere  e  prudentia.  &  ad  alcnni  amici  voltatofi^  dille  à far 
bella  quefta  imprefa  farebbe  da  accompagnarla  con  vn  motto  fimile  ciò  è 

EX  vTRisQ^vE  SECVRiTASglifu  rifpofto  clicl  Motto  la  farebbe  ofcura ,  foggioniè  il  fag- 
gio caualicro,  che  la  fcurità  conuiene  all'impreie.  Vn'altra  della  medefima  (pctie  vaga  e  gene- 
rofi  ma  impropria ,  per  effcr  chiara  e  lènza  Motto ,  la  quale  e  pur  de  Duchi  di  Milano,  an- 
zi quafiogniuno  conferma  chel  Duca  Francefco  Sforza  iècondone  fulfc  inuentorc.  è  tale 
imprefa  di  dui  rami,vno  per  banda  della  fòpradetta  Arme^cio  è  di  Palma,e  d'oliua,dinotando 
e  promcttcdo  guerra  e  pacete  pure  il  nominato  gentil  Caualicro  per  farla  ofcura  dilfc  ch'apro 
pofito  farebbe  ftato  d'accompagnarla  col  Motto  v  t  r  a  q_v  e  v  n  v  m.  qui  li  difcerne  quanto  fìa 
neceffario  il  Motto  alla  proprietà  delle  imprefe .  ancora  ch'amendue  quefle  recitate  fi  ftendi- 
no  a  lignificare  vn  medciìmo  fine.  Io  però  con  quefto  arguto  fbccorfo  di  effcr  vinificate  le  fo- 
pradcttc  imprcfc ,  le  tengo  per  vere  e  perfette. 

D'vn'altradiuerfafpeticèdaparlarelaqualenon  ha  vertuofa  conuenienza  con  le  proprie  Im- 
prefe ne  in  quanto  al  fentimento,ne  inqùato  alla  figura .  malfimamente  qlla  di  Crocodilo  col 
Motto  attribuita  a  quel  gran  Cardinal  di  MantuaSigifmondo  Gonzaga, volendo  in  effa  di- 
notare vno  amico  finto,  ailbmigliatolo  alla  natura  di  quello  animale  la  cui  natura  è  vitiofà 
e  fimulata,  e  però  fi  vfa  quel  prouerbio  trito,c  Motto  della  detta  figura,cioc  lacrimae  croco- 
D  I  L  i.fpettacolo  non  conueneuoleà  fi  difegno  Prelato  douendoà  ciafcun  badare  dicono- 
fcere  e  di  guardarfi  da  vn  finto  amico  lenza  farne  publicavifta.  diremo  veramente  quefta 
non  effere  vera  imprefa  per  molte  ragioni,  primamente  il  Crocodilo  non  ha  qualità  la  quale 
poteffc  hauer  fimilitudinc  con  virtuofaintentione,  onde  non  rapprefentail  defiderio  dell'in- 
uentore ,  e  rapprefèntando  la  natura  d'altri ,  non  ha  la  mira  delle  vertuofe  e  magnanime  in- 
tentioni  per  le  quali  fi  fosliono  vfare  le  vere  e  generofè  imprefe . 

Di  quefta  fpetie  quafi  è  l'n-nprcfi  publicata  già  molti  anni  da  Fabritio  del  Carretto  gran  Maftro 
di  Rodij  ma  veramente  magnanima  e  criftiana  &  è  forfè  Emblema  più  hiftorico  che  morale. 
Egli  prefe  la  figura  d'vn  Dragone  moftrando  che  venifTe  per  mare  dalla  parte  Oriétale  verfb 
l'ifbla  di  Rodi  in  atto  di  volere  ingiottir  quell'ifok.nel  cui  mezo  fi  vedeua  piatata  vna  colon- 
na di  marmo  intagliata  e  fop  radi  elfafuentolauavno  ftendardo  con  l'imagine  della  fanta 
croce,  di  culi  caualieri  lerofblimitani  vanno  legnati,  &eflb  ftendardo  era  Ibftenuto  dalla 
zampa  finiftra  d'vn  cane  bifauce,  con  catena  legato  alla  fteffa  colonna,  &  eleuato  con  le  zam 
pe  dinanzi  in  alto,fofteneua  vna  nuda  fpada  con  la  deftra  zampa  in  atto  di  voler  col  Drago- 
ne fare  animofb  contrafto  e  di  difendere  l'ifbla  ,  o  ver  lo  fcoglio  che  s'intédeua  per  la  città  di 
Rodi,  il  Dragon  per  il  Turco,il  quale  più  volte  tentò  hor  per  forza  hor  per  mganni  di  pren- 
der quel  luogo ,  ma  la  diligentia  e'I  valor  di  Fabritio  del  Carretto,come  caualicro  inuitto;  fi 
moftrò  fempre  pronti/Timo  cótra  ii  pofTente  Tiranno  à  difela  dcii'Ifola.Il  cane  bifauce  dino- 
taua  Fabritio  il  quale  con  due  tefte  volcua  inferire  che  per  faluare  il  prefente,fi  preualeua  de 
gli  effempi  paffati,  e  con  elfi  mettcua  m  diléguo  di  riparare  all'auenirejfcgno  di  perfetta  pru- 
dentia. onde  col  buono  e  maturo  configlio  adattaua  le  poche  forze,  bafteuoli  adopporfi  a  fi 
fiero  nimico .  la  catena  con  cui  il  bifauce  era  legato ,  fignificaua  l'obligo  c'haueua  con  la  fua 
Religione,armato  di  fede  e  di  fperanza/copriua  il  fuo  acccfo  defiderio  di  combattere  e  di  fi~ 
curamente  difenderfi.  la  colonna  dinotaua  la  fortezza  del  fuo  animo  e  del  fuo  corpo ,  altre 
interpretationi  dicono  effere  fiate  applicate  a  quello  Emblema,e  forfè  Simbolo ,  veramente 
non  imprefa  per  quanto  la  prcpofta  regola  ci  auerrifce.  fu  quefto  fimbolo  di  villa  mirabile  e 
terribile  &  ancora  fiiceua  confide  rare  l'intention  di  quel  gran  Mafh'o  e  la  fedeltà  nella  fbmi- 
glianza  del  cane  benché  chimerico,  le  parole  in  luogo  di  Motto  quefte  fono  ciò  è 

SE RV ANDO     SERVAEO     DONEC     FVERO      DONEC     TALIA      SVSTINEEO      NEC      ALCI 

DES  siNE  DVBio,  qul  lì  vcdc  come  tutte  quelle  figure  hiftoricamente  s'interpretano.  AI 
cuni  dicono  che  fé  Fabritio  fuffe  foprauiuuto  come  poteua  effere  in  quanto  alla  età,  non  li  là 
rebbe  quella  gran  chiane  della  criftianità  già  mai  perduta .  qui  può  qualcun  chiarirfi  come  il 
Dragone  per  non  hauer  ninna  buona  qualità ,  non  dee  clfer  eletto  per  imprelà,  e  pur  fi  vede 
elfer  tal  figura  admelfa,difendendola,perche  alcuni  gli  Aftrologi  nominano  il  capo  eia  coda 
del  Dragone ,  non  per  altro  fé  non  per  la  brutezza  e  fconcia  maniera  del  fuo  corpo,à  cui  s'af^ 

Ibmiglia 


33 

33 
3' 
33 


D  E  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E  37 

fomlgliavn  certo  ìnterfècamento  che  fanno  dui  circoli  i  quali  fiinno  gli  angoli  non  acuti, 
non  retti  e  non  veramente  ottufi  fi  che  quello  fpatio  di  cotale  interiècamentoèairomi- 
gliato allo Iconcio corpo  di  cofì  vitiolb  animalaccio ,  Monftro  crudele,  nella  fàcra  fcrittura 
interpretato  pernimico  della  falute  humana  e  diuina ,  e  fopra  ciò  fi  legge ,  era  fatto  il  silen 

TIO  IN  CIELO  QN'ANDO  IL    DRAGONE  COMINCIO  A  CVERECGIARE.  C  MICH  ELE    ARCANGELO    LO  VINSE, 

quello  canta  la  fàcrofànta  noftra  CHiESA.Dauid  Re  e  Profeta  dice  al  fàlmo  centefimo  terzo  in 
cotal  guifa . 

Quefto  Dragone,0,  SIGNORE  che  tu  hai  formato  per  ingannare  il  primo  parente,  \'inciIo , 
fimilmente  nel  falmo  fettantatre  cofi  fi  legge . 

O  j  SIGNORE  tu  nella  tua  virtù  conferma/li  il  mare  e  conturbarti  i  capi  de  Dragoni  nella'ac 
que .  ancora  nello  fteffo  Salmo  dice . 

Tu  SIGNORE  romperti  i  capi  de  Dragoni  e  gli  derti  in  cibo  à  populi  d'Etiopia ,  in  molti  al- 
tri luoghi  della  fanta  fcrittura  fi  truoua  fimigliate  bcftiaccia  effcr  intcfa  per  il  demonio,per  il 
peccato  e  per  ogni  obrobriofa  bruttura. ne  fo  qual  fia  quel  giuditio  in  qtto  cafo  che  fimigliatc 
figura  ha  porto  in  publico.onde  mi  conuien  d'auertire  ciafcuno  a  non  eleggerfi  Dragone,nó 
Bafilifco,nó  Cameleonte;,non  Idra  le  bene  e  fabulolà,non  Orfo  non  Lupo  ne  alcuni  altri  fimi 
li  animali  ne  i  quali  non  fi  truoui  fomighanza  virtuofa  e  degna  di  Laude.6~  è  fermamente  ne- 
celfario  di  ben  confiderare  le  nature  di  quelle  cole,  o  animate,  o,non  animate  lequali 
habbiano  à  icruire  perimprefè  per  ondefcuopra  il  l'huomo  i  fuoi  generofi  penfimenti ,  con- 
ceputi  da  lui ,  &  interpretati  dal  mondo ,  il  quale  fuole  effer  tromba  del  bene  e  del  male  e  te- 
ftimonio  di  tutti  i  futuri  fecoli .  Però  ii  dee  prudentemente  aucrtirc . 

Lecito  è  eh  acora  io  dica  come  la  diuerfità  delle  Imprefe  nò  procede  dalla  diuerfità  delle  figure, 
ma  fi  bene  dalla  improprietà  delle  fterte  figure  e  dal  mancaméto  de  Motti,  co  qfio  chiaro  prò 
pofito  vengo  à  dire  che  tutte  le  figure  vfitate  per  imprefe,o/ono  animate,o,nó  animatele  nò 
animate  fono  come  fcogli,quadri  ài  marmo,hbrijfpade,quadrati,(lelle,coiè  trafparéti,colori, 
piazzejtépli,torri,edifitii  e  qual  fi  voglia  forte  de  metalli. imprelfioni  neiraere,humi,tbnti,fa- 
ctte  e  Berzagli,naui  &  altre  li  fatte  cofe  fenz'anima  alcunajequali  però  non  fi  rifiutano.cócio 
fia  che,o,  naturalmcte,o,vero  accidentalmente  hanno  qualità  che  conuengono  agli  humani 
dilcgni,ne  per  ciò  poifono  efl"er  men  proprie  cotali  figure  che  le  animate  per  cóto  d'Impreie . 
E  ancora  da  dire  delle  figure  che  fono  animate  d'anima  vegetatiua  come  ogni  forte  d'arbori, 
cl'herbe,di  Virgulti,de radici  defiori,de  frutti  di  frondi  e  di  più  fc  più  il  può  dire .  delle  quai 
cofe  ponno  propriamente  (  fèmate  le  regole)componerfì  l'Imprefè,  Delle  cofi  animate  (elcet 
to  l'huomo  )  infinite  fono  le  figure  onde  fi  truouano  le  fomiglianzc  che  Icuoprono  (  come  fi  è 
detto  )  l'altrui  intentioni ,  Et  accio  fi  poflà  leuar  via  ogni  dubitanza  Se  ogni  confufione ,  per 
render  fincera la  proprietà  dell'Imprefe^di  nuouo  confcrmaiemo  tutte  le  cofe  inferiori  e  fu- 
periori  hauer  con  l'huomo particolar  conferenza ,  diamo  adunque  qualche  brcue  efierapio 
delle  cofè  animate  perla  virtù  lènfitiua  e  vegetatala . 

Chi  voleffe  però  fare  vna  imprefa  con  voler  fempre  operare  magnanimamenrc ,  prenderà  la  fi- 
gura del  Leone,  il  quale  fra  molte  ftupende  qualità  naturali -onde  èegh  Rèdi  tutti  gli  ani- 
mali quadrupedi;  è  magnanimo  e  gencrofo ,  e  fu  imprefa  del  famofo  Caualiero  Ruberto 
fanfèuerino ,  col  motto  pvsilla  negligi  ,  &  è  Imprefa  di  naturale  e  fenfitiua  qualità . 

Similméte  è  della  medefima  qualità  l'Imprefa  della  Fenice  che  è  di  Criftofono  Madruccio  gran 
Cardinal  di  Trento  ePrincipe  dTmperio,prendendo  da  quella  immortai  qualità  la  fomigli- 
anza  de  fuoi  alti  pcnfieri,per  farfi  con  le  degne  opere  fue  di  nome  eterno  &  immortale.  Il  cui 
Motto  è  querto^vT  aetern  vm  vivat  .  darei  quafi  infinid  effempi  delle  Imprefe  con  figure  ani- 
mate che  hanno  la  loro  proprietà .  Auertifca  (  replico  )  chi  vuole  rendere  quefto  cofi  degnò 
fpettacolo  come  effer  dee.di  hauer  notitia  perfetta  di  tutte  le  cofe  animate,  inanimatc,&  arti- 
fitiofe  atte  &  idonee  in  feruire  per  Imprefe ,  le  quali  elette  con  confideratione ,  riefcono  con 
fòdisfacimento  di  virta  e  di  giuditio . 

Veggiamo  hora  le  inanimate  come  hanno  con  i  noftri  penfieri  cóformità^diremo  primieraméte 
delle  due  colonne  di  Carlo  V.fopra  Abila  e  Calpe  che  fanno  lo  rtretto  di  Zibiltarojqual  forni 
gliaza  da  qlle  tragger  fi  potefre,perche  naturalméte  di  effe  Colonne  qftc  fono  le  qualità,cioè 
lagrauezza,la  durezza,lafrigidità,o,bianche,o,nere,o,macchiate,o,bigie^dalle  quali  qualità 
o  naturalità  non  cauò  quel  magno  imperadore  la  fomiglianza  del  fuo  difègno ,  ma  il  ben  che 

K 


DISTINTIONE 

la  tolfe  dall'eflèr  quelle  Aate  in  quei  luoghi  poftc  per  termini,  moftrando  primamente  la  diui- 
fìon  dell'Europa  dall'Africa^poi  dando  effe  auertimento  a  Nauiganti  che  non  paflalTcro  più 
oltre  perche  quel  Mare  era  a  quei  Tempi  che  Hercole  Egitti©  piantò  le  colonnc,non  nauiga- 
bile,  il  che  attefta  Platone  nel  Dialogo  detto  atlantico  .  doue  come  intcrlocutore,Critia  di- 
ce che  la  gran  libia  Iprofondò  e  di  terra  ferma  diucnne  Mare  il  qual  per  molti  anni  nò  haucn 
do  fatto  l'acqua  fondo  ;  le  naui  degli  incauti  Nauiganti  s'impantanauano  e  per  lo  auertimen- 
to delle  due  colonne  fé  ne  guardò  ciafcuno .  quefta  bella  e  propria  imprefa  col  Motto  p  l  v  s 
V  L  T  R  A .  prometteua  che  quello  inuitillìmo  Cefare  farebbe  andato  più  oltre  fé  gl'indegni  im 
pedimcnti  è  poi  l'infìrmità  con  la  morte  non  gli  haueffero  recifi  i  Viaggi .  Quiìi  vede  come 
in  varii  modi  fi  ponno  ritrouare  le  fimilitudini  de  noilri  penlàmenti ,  l'animo  adunq;  di  Car- 
lo "V.  veniua  fcopcrto  dalle  due  colonne  come  termini^approuato  dal  Motro,raltro  cflcmpio 
d'imprefàcon  figure  in  tutto  fenza  anima  è  la  piazza  dell'immortal  memoria  di  Girolamo 
Tornicllo  il  qual  non  dalla  piazza  canò  la  fimilitudine  de  fuoi  nobili  difegni ,  ma  da  quei  che 
(opra  vi  pafleggiauano ,  il  che  nella  interpretatione  di  elfa  à  baltanza  intendcralTi.non  voglio 
ancor  tacere  il  terzo  effempio  che  è  l'imprefà  del  Conte  Aifonfo  Beccaria  laquale  è  vn  qua- 
drante aftrologico,onde  veggiamo  le  Indette  figure  procedute  dairarte,nó  come  matcric^ma 
fi  bene  come  figure  d'artifitio  prefentano  commodità  di  traggere  le  Ibmiglianze  de  noftri  pen 
fieri  onde  ne  fuccede  la  proprietà  delle  imprefejnfiniti  firebbero  Ibpra  di  ciò  gli  cficmpi . 
Delle  semme  parimenti  fenz'anima  veruna  dico  elferfi  fatte  belle  Imprele  con  la  loro  ragioiic- 
uole  proprietà,benche  da  effe  fi  canino  le  fimilitudini  d'arteficio  ma  per  natura ,  e  ci  farebbe 
commodo  il  darne  gli  ellcmpi ,  ma  con  meglior  propoiìto  fé  ne  trattarà  nelle  interprctationi 
delle  imprelc.feguitando  di  dire  che  a  far  l'imprele  lèruc  anco  l'oro  l'argento  &  ogni  altro  me 
tallo,fi  deono  per  ciò  ben  cófiderare  le  qualità  delle  cofe(come  fi  è  detto}e  naturali  &  accidcta 
li  &  artifitiali^accio  che  in  luogo  di  riuerito  fpettacolo,non  ci  fi  difcerna  oggetto  da  far  ridere. 
Le  figure  poi  d'anima  vegetabile  fi  ponno  ingegnofamente  eleggere  e  con  ageuolezza  ritrouar- 
ui  le  fimilitudini  più  che  nelle  Ibpradette  inanimate  &  artifitiali/li  ciò  fi  potrebbero  addurre 
moltiflìmi  efiempi  come  quelli  c'hanno  prefo  il  Lauro5Ìl  Pino  J'01iuo,la  Palma,  &  i  rami  e  le 
fronde  degli  fi:effì  arbori .  Vero  e  che  molti  Arbori  feruono  per  impreiè,cauandofi  da  cifi  le  lì 
militudinrà  propofito  non  naturali,ma  dal  mondo  apphcate  ^  come  dir  dello  Olino ,  intefo  ^ 
la,Pace,la  PsJma  per  la  Vittoria  fé  ben  non  cede  al  pefo,il  Lauro  perla  Scicntia ,  il  Mirto  per 
l'amor  venereo,il  Cipreffo  per  vfo  funebre  e  di  molti  altri  fi  potria  dire ,  le  quali  fimilitudini 
applicate  dall'autorità  dcU'huomo,  fi  comprendono  in  molte  herbe  &  in  molti  metalli . 
Delle  herbe  e  de  fiori  mentre  che  ben  fi  confiderà ,  fé  ne  cauano ,  e  cauarebbenfi  belliffimc  im-; 
prefe,pur  che  non  fi  fcegliefiero  quelle  che  fono  di  rara  notitia,con  ciò  fia  che  a  fapernc  la  ve- 
rità farebbe  dificili/fimo.e  farla  bene  che  non  fi  doueffe  eleggere  quelle  cofe  delle  quali  non  fi 
trouafle  teftimonio ,  o ,  di  veduta ,  o,ver  d'udita  fi  che  dare  fi  gli  poteffe  fede . 
Dir  conuiemmi  in  fomma ,  di  quefta  materia  tanto  che  bafti  e  non  quanto  faftidifca ,  e  benché 
io  habbia  fcritto  d'alcune  fpecie  d'Imprele  e  moftrato  che  la  diuerfità  delle  figure  non  rendo- 
no improprie  le  dette  imprele ,  non  di  meno  ridurre  mi  voglio  à  vna  diuifione  di  due  mem- 
bra alfa  quale  fi  riducano  chiare  le  cole  dubiofe .  dico  per  ciò ,  di  tutte  l'imprefe  cauarlène 
due  forti,  vna  in  tutto  lènfuale  5  l'altra  in  tutto  virtuolà.  Della  fcnfuale  dirò  qual  fienol'im- 
proprie  ciò  è  fuori  di  regola ,  e  quali  fieno  con  regoIa,rimproprie  fono  quando  contengono 
vana  &  indebita  fenfualità .  e  mi  baftaranno  pochi  eficmpi  per  i  quaH  conofoeraffi  non  elfcre 
fìata  offeruata  queft  a  confuetudine  per  publicare  le  paflìoni  dell'animo ,  ftolte  ingiuftc  e  ver- 
gognofe ,  ma  per  difcoprir  con  modefìia  le  vertuofe  &  illuftri  intentioni,obIigandofi  l'huorad 
di  ridurle  agli  effetti  &  a  fini  d'honore  non  tanto  terreni  quanto  anco  diuini . 
Vna  delle  improprie  lenza  regola  e  co  lènfualità  è  vn  gran  fuoco  co  vn  gran  fumo,imprefa  dVn 
gran  Principe  Francefe.col  Motto  DOVE  E  gran  evoco  e  gran  fvmo,  dinotando  per  il  fuoco  la 
fua  gran  poffanza  e  per  fortuna  e  per  autorità,&  il  fumo  per  la  fua  fuperbia  della  quale  fu  no- 
tato da  alcune  gran  gentildonne  che  con  effe  (  come  fi  dice  )  faceua  l'Amore,  fcoprendo  agli 
occhi  del  mondo  la  fua  grandiffima  arrogantia  difcóueneuole  più  a  i  Principi  che  agli  infimi, 
ne  anco  è  imprefa,per  hauer  tutti  i  difetti.Onde  no  è  da  effere  admelfa  fé  non  per  vn  vano  e 
fcnfuale  fpettacolo,nel  quale  fé  fi  promette  cofa  veruna;  come  è  proprietà  delle  vere  imprele; 
altro  nò  fi  può  promettere  fé  no  fuperbia  Se  arrogatia.Ecco  aduquei  qual  guifa  gli  fcófiderad 

publichino 


D  E  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E  38 

publichrno  la  loro  vergogna . 

11  Tempio  ancora  della  Dea  lunone  lacinia  doiic  fi  conferuaiia  il  fuoco  perpetuo,  ancora  che 
fuflc  quel  tempo  fatto  di  colonne  ma  difpofto  all'aere  &  à  tutti  i  venti,è  da  dir  che  (ia  imprefi 
impropria  per  eflfer  fenza  motto ,  e  fu  inuentionc  del  gran  Marchefe  del  vafto  non  con  fcnfo 
amorolb  ,  come  dicono  Alcuni,  ma  fi  bene  con  intentionc  religiofi,  e  dicono  quei  chefa- 
peuano  l'intrinicco  di  quel  Principe,  effere  fiata  tale  imprefi  publicata  da  lui  in  quel  tem- 
po che  Monfignor  Borbone  inuiaua  lo  efiercito  per  la  ruina  di  Roma ,  el  Marchefe  non  vol- 
le undarui.  Onde  molti  Emuli  &Inuidioficercorono  di  calumniarlo  &cgli  per  dinotare  il 
zelo  del  cor  fuo  crifiiano,  prefè  fimigliante  figura  battuta  da  venti  per  ilìiiorzar  quel  zelo 
che  a  mal  grado  dell'inuidiain  quel  magnanimo  petto  piucrcfceua,  come  in  vltimo  di  fiia 
vita  publicamente  il  vide ,  fu  però  dal  dottiifimo  lureconfulto  Hippolito  Quintio  Auditore 
dello  licflb  Marchclc ,  aggionto  il  motto  che  cofi  fi  legge  flammescat  igne 
e  H  A  R  I  T  A  s,  e  per  quefto  la  nominata  Impreìaiì  rende  vera  e  propria,  maillmamen- 
te  che  ci  Ci  confiderà  la  promefla  di  quel  gcnerolb  Caualiero ,  di  voler  Icmprc  operare  col  ze- 
lo della  Carità. 

Quella  d. 'Ile  Api  dellTnuitto  Capitano  Antonio  Leua  parimente,  none  Im  predi  propria^  an- 
cora che  il  corpo  e  l'anima  fieno  degne  di  confideratione  e  di  vaga  e  dilctreuole  viltà  col  mot 
tosic  vos  NON  voBis  tu ttaula nou promettc Illa accufi altH  d'ingratitudinc , fimigli- 
ante  à  quella  del  Cardinal  Afcanio  sforza  la  quale  era  la  Eclilfc  del  Sole  per  la  opinione  del- 
la Luna,  col  Motto     OESCVRAT    QJVO    INGRATAREFVLCET,    diuOtaudo  l'IUgratitU- 

dinc  vlatali  da  alcuni .  Ha  la  ficlfa  imprefii  del  generofo  &  ha  viflofo  e  bcUilfimo  corpo ,  con- 
ferendo ingegnofimente  con  efia  il  Motto,  nientedimeno  dinotando  le  cole  paflate,e  notan- 
do di  tal  macchia  vn  grand'huomo ,  non  {blamente  non  ha  proprietà  d'imprefà ,  ma  ancor 
firiafiatolccitodi  non  publicarla,  tanto  più  non  promettendo  cofa  degna  nell'auenire. 

Di  quefte  fimili  figure  e  de  i  loro  Motti  non  fé  ne  deuc  fare  imprefc  poi  che  in  verità  caminàdo- 
fi  per  la  via  de  primi  Inucntori  di  cotale  virtuofo  &  heroico  Velame,fi  ha  da  fuggire  e  da  fchi 
fare  l'intentioni  delle  cole  palfate  e  delle  prefenti ,  e  fi  ha  ancor  da  non  fcoprire  le  paifioni 
fenfuali ,  bora  amorofe  con  fperanza,hora  con  difperatione ,  bora  con  pericoli  di  morte ,  hor 
con  occafion  di  vergogna ,  ma  che  più  >  con  offefà  di  Dio.  Ne  mi  voglio  allongar  negli  effem 
pi  di  vanità  o  d'irregolarità  perche  ne  fono  purtroppo  carichi  la  maggior  parte  de  libri  fin 
bora  mandati  in  ftampa,  Imperò  faranno  forfè  alcuni  che  fdegnofànientc  mi  rinfacciaràno  il 
volere  io  guadare  &  annullare  le  vfanze  allegre  e  fefieuoli  nello  fpettacolo  dell'imprefe  figni- 
ficatrici  d'ingratitudini  vfate,à  meriti  d'altn,perche  qiH  di  corali  imprefè  fi  reputano  per  pre- 
mio de  lor  meriti  il  condolerfi  degli  ingrati .  altri  fi  reputano  à  gloria  in  difcoprir  con  fimi- 
glianti  ritrouamenti ,  i  uitii  de  fupcriori  e  degli  eguali,  Parimente  diremo  elfcr  di  nulla  ripu- 
tatione  le  imprefe  totalmente  fenfuali .  Delle  improprie  finalmente  ho  detto  à  bafianza ,  pa- 
Iclàta  la  loro  improprietà  per  non  prometter  le  cofe  che  per  le  future  attieni  rendano  l'huo- 
mo  di  nome  honorato  &  immortale .  bora  mi  metto  à  trattar  delle  Imprefc  fenfuali  che  per 
figure  e  per  Motti  hanno  del  proprio,  auenga  che  fra  effi  io  fiaper  moltrarc  qualche  notabil 
difetto .  ma  auanti  ch'io  cominci  a  dire . 

Voglio  trattar  de  quei  perfonaggi  antichiffimi  i  quali  le  imprefe  pubHcorno .  Replico  di  Noe  o 
ver  lano  il  quale  hebbe  per  imprefà  vn  capo  con  due  faccie  (  come  di  ciò  fi  è  parlato  )  dino- 
tando la  PRVDENTiA  con  la  quale  fi  riduce  ogni  raggionamento  dz  ogni  affare  a^li  hono- 
rati  e  tranquilli  fini .  ciò  fi  vede  in  vna  medaglia  con  il  Riuerfò  il  quale  è  vn  Rofiro^di  nane . 
e  benché  fi  fia  detto  chel  Roflro  fuffe  imprefa  di  Saturno  Sabatio  compagno  di  Iano,niente- 
dimeno  fu  &  è  openione  che  quel  Roflro  per  riuerfò  fignifichi  l'A-rca  entro  la  quale  fu  confcr 
uata  l'origine  de  tutti  gli  animali  terreni ,  del  Motto  di  quefla  imprefà  per  tanti  e  tanti  fecoli 
non  fi  è  potuto  ritrouare . 

Qui  principalmente  fi  comprende  come  lano  imitò  Dio  che  fu  il  primo  inuentor  delle  imprefc 
delle  quali  (  come  credo  di  hauer  accennato  )  vna  fu  l'Arboro  del  vetato  pomo ,  l'altra  l'iride 
dopo  ì'uniuerfal  Diluuio ,  quanto  fia  adunque  omnipotente  l'origine  di  qucfta  inuentionc 
ageuolmente  lappiamo . 

j>jino  figliuol  di  Belo  vsò  anco  l'imprefa  e  fu  la  ftatua  di  fuo  Padre  laqual  volfe  che  fufìc 
adorata  da  fuoi  populi ,  onde  Nino  fu  inuentorc  dell'  Idolatria  e  della  guerra  ,  e  con 

K         2 


DISTINTIONE 

quella  Imprefa  voleua  che  fi  dinotafTe  il  fuo  animo  di  voler  ancor  egli  efllcre  adorato . 
Ciro  parimente  il  maggiore ,  alcuni  tengono  c'hauefTe  per  Imprefa  la  cagna,  da  cui  fu  nodrito 
quando  dall'auolo  materno  cofibambino/u  mandato  invnbofco  perche  lo  deuoraflero  le 
fiere.  L'I  ntcntion  di  _qucl  gran  Monarca  de  Perfianifudi  dimoOrarea  fuoipopuli  quanto 
gli  fuife  cara  l'obedicntia  e  la  fedeltà ,  qualità  veramente  ritrouate  nella  natura  de  Cani .  del 
Motto  non  fi  parh,è  opinione  però  d'alcuni  fcrittori  antichiffimi  come  fu  inuentione  che  Ci- 
ro fu  ffcelpofto  alle  fiere,  del  che  il  verace  Xenofonte  nuUancfcriue,  adunq;  è  da  credere 
che  dalla  Imprefa  della  cagna  ;  vfitato  fegno  di  e  i  r  o  ;  fuffe  publicato  finalmente  quel  cafo . 
Dauid  Re  e  Profeta  di  Dio ,  ftimano  molti  che  per  Imprefa  publicalfc  la  Cetra  con  la  quale  per 
la  molta  fuauità  &  armonia,rendeua  lieti  &  allegri  gli  fpiriti  malcncolici  &  accidiofi  .  La  qual 
cofa  più  tofloera  gratia  infufi  à  vngiouene  tanto  grato  allo  llefib  Dio  che  difpofition  dell'ar- 
te ,  concio  fia  che  Saul  Re  ,  ingombrato  di  fpirito  maligno  ,  ne  fuffe  più  volte  rifanato 
col  mezo  della  medefima  cetra  ,la  quale  prediffeil  Salterio  e  la  diuina  Mufica  ch'ufcir  doue- 
ua  di  bocca  di  quel  gran  profeta.il  motto  però  di  quella  figura,non  fi  può  fé  non  conieftura- 
rc  il  Rè  Salomone  figliuolo  di  Dauide,  publicò  per  fua  Imprcfi  la  colomba  il  che  fi  compren 
de  in  molti  luoghi  della  fcrittura  antica ,  la  quale  colomba  dinotnua  la  vifione  della  gloriofa 
Vergine  Maria ,  e  di  lei,  fecondo  la  opinione  de  molti,qucl  gran  fipiente  prediife  il  gran  mif- 
terio  della  incarnatione  del  figlmol  di  Dio  alcuni  \:^rò  vogliono  che  quella  colomba  fignifi- 
caife  la  fapientia  de  effo  Salomonc.Ecco  in  qual  guifà  i  Velami  de  fecreti  eterni  erano  vifibili 
agli  occhi  del  mondo ,  il  chepur  à  noftro  documento  fi  legge  maflimamente  nella  cantica  di 
dfo  Salomone. 
OfireRe  d'Egitto  vsò  per  Imprefa  il  bue  ,  volendo  inferire  che  come  lo  fteflb  animale  con  ogni 
continua  fatiga  gioua  al  mondo,  cofi  Egli  fi  delioerò  di  cercar  tutte  le  prouincie  del  vniuer- 
fo ,  leuando  le  tirannide  &  infcgnando  &  ordinando  i  modi  del  viuere  pacifico ,  e  per  opinio 
jie  di  Berofo  fu  Padre  di  Hercole  libico,o,vero  egittio,non  già  il  greco  figlio  d'Almena. Pian- 
tò parimenti  Ofire  la  colonna  in  Egitto  doue  erano  notati  i  fuoi  egregi  fatti .  Onde  il  Bue  fu 
&  è  preflb  gli  Egitiani  di  grandilfmia  vencratione  el  Pierio  a  lungo  ne  fcriue,  ne  di  quefta  Im 
prefa  fé  ne  può  ritrouare  il  Motto ,  douendoiì  credere  ch'i  Motti  in  quei  tempi  Ce  s'vfauano , 
ma  fi  fieno  per  le  cétenaia  e  migliaia  degli  .irni('cc  me  ho  già  detto)corrofi  &  andati  in  oblio, 
e  fc  non  s'vfauano  la  purità  delle  genti  non  fi  metteua  a  finiftramente  interpretarli .  Dirò  an 
cora.  che  per  opinione  d  huomini  dotti  e  giuditiofi ,  gli  Argonauti  che  furono  intorno  à  cin- 
quanta ;  vforno  rimprefala  quale  e  Argo  con  cento  occhi,c  quefto  fu  vn  Re  che  in  gouerna- 
reipopuli&ipaefifu  fapientiifimoe  Jiligentiffimo  eperqueftogh  atrribuirnoil  nome  di 
cento  occhi .  Imperò  la  commune  opinione  è  che  la  nane  fatta  per  fcruigio  di  tanti  valorofi 
perlònaggi ,  fi  nominalfe  Argo  dal  nome  del  maeftro ,  o ,  dal  nome  della  Città  fra  le  più  fa- 
mole  di  Grecia,  onde  ipopuli  lòtto  polli  a  quella,  fichiamauano  Argini,  fignorcggiati dal 
real  f  mgue  d'Atreo ,  a  cui  iiaccellero  Agamenone  e  Manelao ,  vogliono  ancor  gli  Aftrologi 
che  Argo  nauefia  vn  fegno  celefie .  M.Tullio  ne  fcriue  nelle  fueTulcolane . 
Aleffandro  magno  vsò  (come  fi  è  poco  adrieto  ragionato;  l'Imprcfachefulapelledel  Leone 
jiemeo.  Si  truoua  ancora  che  quel  inuitiffimo  Principe  fi  elelle per  Imprefa  I'h  i  rc  o ,  ciò  fi 
legge  in  Daniele  il  quale ,  per  quanto  alcuni  dicono ,-  fu  al  tempo  che  Dario  vltimo  Monarca 
de  Perfiani,  dominaua  l'Affiria ,  e  profetando  diffc  che  1'  hirco  fuperarcbbc l'Ariete  Imprefa 
di  Dario ,  I'hirco  è  tenuto  animale  fuperbo,  imperioio  e  gagliardo,  l'Ariete  humile  pacifico 
epaurolb. 
Achille  parimente ,  affermano  alcuni  fcrittori  greci ,  da  cui  hebbe  origine  Aleffandro  ;  del  che 
apieno  fé  n'è  intefo  ;  portò  la  pelle  d'Hercole ,  e  pare  che  ciò  potefle  effere  vero ,  con  ciò  fia 
che  al  tempo  di  effo  Achille  fuffe  frefchiffima  la  fama  d'Hercole  alceo  il  quale  fi  ritrouò  al  pri 
mo  faccheggiamento  di  Troia. 
E  fé  l'huomo  vfaffe  fludio  diligentifIìmo,trouarebbe  che  molti  e  molti  altri  antichi  e  famofi  per- 
fonaggi  vforono  fi  degno  Ipettacolo  :,  degno  (  e  lo  replico  )  di  commune  confideratione  e  di 
riuerita  ftima ,  e  come  ciò  fu  vlàto  ne  i  primi  e  fecondi  fecoli ,  cofi  ancora  in  quefh  prefenti  fi 
conferua  ;  benché  per  il  più  profanamente  ;  fi  vertuofa  e  magnanima  confuetudine  abufan» 
&  accio  per  più  notabili  elfempi  crefca  il  defidcrio  di  mantenere  cotal  nobile  vfanza,  cófeffia 
jno  tutti  chel  iìgliuol  di  Dio  noftro  Redentore  ,  hebbe  la  fua  Imprefa  che  fu  l' Agnellp^il  qua- 
le 


DELLE    IMPRESE  3^ 

le  rapprefèntaua  l'immaculato  facrilfitio  fui  legno  della  Croce  per  l'humana'  falute  col 
Motto .  ECCE  Q\'i  TOLLiT  PECCATA  MVNDi .  Saii  Paulo  portò  pcr  Imprefà  la  fpada  che  dinotaua 
il  zelo  della  Tua  lingua  aguilà  d'acuto  coltello  in  difènder  la  verità .  molti  gli  afTegnano  que- 
fto  motto  ciò  è  cvpio  dissolvi  et  esse  cvm  christo  .  Pietro  hebbe  le  chiaui  delle  qualiifuoi 
fucceflori  per  fantiiTìma  Imprefa  fi  fono  preualfi  e  fi  peruagliono  &  ancora  fé  gli  pofibne^piu 
Motti  attribuire ,  guardandofi  fimilmente  nel  proceilò  apoftolico  trouaremo  che  gli  Apoftoli 
fanti  vforono  legnali  che  prediceuono  i  beati  loro  e  gloriofi  fini . 
Voglio  addurre  mcdefimamcnte  in  queffo  propofito  l'v-fo  de  fanti  Euangelifti .  Noi  veggiamo 
come  Mateo  vsò  per  Imprefa  l'Angelo  volendo  dinotare  che  quanto  fcriueua  fopra  l'hifioria 
del  Saluator  noflro  Giefu ,  era  tutto  per  celefte  difpofitione .  Luca  hebbe  il  Bue ,  fignifican- 
do  che  come  cotale  animale  è  atfatigato  per  commune  ,benefitio ,  cofi  Egli  con  continue  vi- 
gilie e  pericoli  di  vita ,  compofe  l'hif^oria  euangelica  e  gli  atti  apoftolici.  fin  che  per  certiifima 
gloria  fua  fufic  approuato  da  Paulo  vafo  di  elettione  &  cffcqui  quanto  nella  fua  detta  Impre- 
fa promife  .  Scriife  egli  lo  Euangciio  per  riferimento  di  coloro  che  videro,  e  quanto  fcriife 
fin  all'Età  d'ottantaquattro  anni  con  giouamento  dclli  feguaci  del  Signor  noflro  Gicfu  Gri- 
llo ,  fu  (  come  (\  è  detto  )  con  fudore  e  con  pericolo  per  la  perlècutione  de  nimici  di  Dio .  Fu 
Luca  d'antiochia  huomo  dottilfimo  celibe  e  medito  di  molta  honorata  Fama,e  pittore  egre- 
gio. 
Marco  difcepolo  di  Pietro  compofe  l'Euangelioemoflratolo,  fu  approuato  da  Pietro  e  dalla 
fanta  Chiefa  catholica  apoilolica  Romana  come  ciò  ferine  AlefTandro  prete  della  chiefa  alef^ 
fimdrina;  e  con  fi  fanta  elcgitima  approuatione  ,  prefo  lo  fieffo  Euangelio  ,  partì  per  lo 
Egitto .  hebbe  per  Imprefa  il  Leone,  onde  ne  traggeua  la  fimilitudme  del  cor  fuo  in  pubiica- 
re  l'hiftoria  di  Crifto  >  effendo  il  Leone  interpretato  per  Crilto ,  e  ciò  fi  legge  nelle  profetie 
quando  dicono  vici  r  leo  de  triev  ivda  .  e  fu  veramente  Imprefa  da  prenderne  in  fimiglian- 
te  occafione  neceffario  effcmpio . 
Hebbe  Giouanni  per  Imprefà  lAquila  ,  fu  Egli  apofiolo  à  Criflo  dilettiflìmo,  dopo  l'afcenfio- 
ne  del  quale ,  propagò  con  molti  miracoli  la  pietà  crifiiana ,  perche  di  cofiui  la  predicanone, 
e  di  Pietro  dopo  la  datafanita  al  zoppo  dinanzi  alla  porta  del  Tempio  chiamata  fpeciofa; 
conuenì  alla  (cdi:  cinq;  mila  huomini  in  vn  giorno ,  e  duo  mila  dopo  i'  martirio  di  Stefano , 
In  Samaria  molti  furono  à  Criito  con  uerti  ti  perla  impofitione  della  mano  di  elfi  difcepoli, 
ne  i  cuori  de  quali  lo  fpirito  fanto  s'intrinficaua .  Ma  nella  diuifione  del  Mondo  terreno,toc- 
cò  à  Giouanni  la  prouincia  dellAfia ,  le  chiefe  delle  quali  da  lui  fondate ,  tanto fàntamen te 
gouernò  e  moderò  che  prefo  in  Efefo  da  Dominano ,  e  menato  à  Romaju  gittato  dentro  vn 
gran  vafo  d'olio  bollente ,  onde  vfcitone  fano  per  diuina  gratia ,  fia  relegato  in  Patmo  Ifbla 
del  mar  maggiore  doue  compofe  la  Apocaliifi .  la  fua  Imprefii  dell'Aquila  dinotaua  la  fua  in- 
tentione  la  quale  era  di  mirar  fifàmente  al  eterno  lume  di  Giefu  Crifto  fuo  vero  fole .  il  quale 
ERAT  VEREVM  iNPAiNcipio.  ecoiTielAquila  rinoualafua  giouentu,  cofi  Giouanni  rinouò 
nella  longhezza  della  vita  fin  che  verrà  Crifto  nel  fuo  fecondo  Auenimento  fecondo  alcuni 
per  dar  l'ultima  fentcntia  fecondo  i  meriti  $i  i  demeriti  dell'humana  generatione . 
Se  io  voleifi  addurre  altri  effempi  non  farebbero  fuperflui,ma  di  manco  credito ,  a  paragone  di 
quanto  ho  breuemente  fcritto^maffimamente  ne  i  fecoli  della  noftra  fàntiffima  religione.  Tue 
te  adunque  le  fopra  narrate  imprefe  &heroiche  e  diuine  ho  voluto  fjjianarc  perche  fi  creda 
e  fi  tenga  per  cofa  certiifima  che  fimiglianti  fpettacoli  furono,  fono  e  faranno  di  mifteriofà 
confideratione ,  di  molta  aggradeuole  ftima  e  di  pungentilfimo  ftimulo  a  fianchi  de  gli  huo- 
mini vertuofi  e  magnanimi . 
Io  poco  adietro  promiiì  di  ponere  in  campo  qualche  Effempio  di  quelle  imprefe  proprie  e  rego 
late,ma  in  tutto  fenfuali  e  difcopritrici  di  paifioni  alle  virtù  contrarie  onde  dui  manifeflifTimi 
errori  ci  fi  palefano .  l'vno  è  che  fi  fcuopre  il  vitio  che  Ila  ne  i  petti  nofcofto ,  come  vn'altra 
volta  ho  detto ,  l'altro  è  chequefto  honorato  fpettacolo ,  ritrouato  per  afconderci  tefbridi 
laude  e  di  gloria ,  ci  fi  ferra  brutturra  ò  fetore  à  guifa  dVn  bel  vafo  d'oro ,  doue  fìa  materia  e 
corrotta  epuzzulente.eflendo  la  verità  chefbpra  ogni  cofa  che  all'anima  noftra  piaccia  & 
agradifca ,  fono  ifuoi  raggi  tratti  dal  fonte  dell'immortalità  i  quali  più  volontieriefcono  fuo 
ri  di  quefto  Carcere  lotto  diuerfi  velami,c  dentro  alcune  ruuide  fcorze ,  che  dalla  voce  e  dal- 
la lingua  j  che  fono  ftromenti  comuni  e  ch'annontiano  il  bene  e'I  male ,  le  cofe  nobili  &  igno- 

"       *  "  bili 


DISTI  NTIONE 

bili .  E  pure  acadendo  che  la  voce  e  la  lingua  cfprimano  i  fegreti  della  fteffa  anima  non  vfiin- 
doiì  ima^ini,  o,fìginCjfì  compiace  all'humano  intelletto  che  da  parole  ofcure  riceuino  il  fuo- 
iio ,  con  tutto  ciò  diranno  alcuni  chele  ofcurità  delle  colè  conturbano  gli  animi  humani,c  fu 
bitordcgnofi,  addurranno  quel  detto  dello  elcgantillìmoTerentioDAvvs  svm,non  aedipvs, 
e  noi  diciamo ,  non  so  indovinare  .  e  fu  ben  lecito  che  Dauo  feruo  vililìlmo  vlàflc  iìmiglian- 
ti  parole ,  poi  che  alla  viltà  della  Plebe  non  conuiene  di  partecipare  i  benefitii  dell'intelletto . 

L'eirempio  primo  adunq;  di  quanto  ho  promeflb  è  la  Salamandra  dentro  il  fuoco ,  Imprcfa  del 
inagno  Re  Francefco  valciìo  potentiUimo  Re  di  Francia  ^  dalla  qual  figura  traffe  la  iìmilitu- 
<iinc  della  fua  amorofà  intcntione  col  Motto  nodrisco  et  estingvo  ,  onde  il  vede  la  proprie- 
tà della  fteda  imprefa  e  per  la  vifta  mirabile  della  Salamandra ,  della  cui  natura  non  conuie- 
ne a  me  di  parlare  clfendonotitiacommune;  e  per  la  conuenicnza  del  Motto,  mapereffer 
in  tutto  fenfuale  per  la  qual  cola  li  palefa  vna  paifione  che  dee  cilèr  taciuta  e  non  publicata , 
maflìmamente  da  vn  Ile  Criftianilfimo ,  pero  dalla  proprietà  delle  imprefe  efcluder  fi  dee , 
più  che  nulla  di  degno  promette .  •nr.rs:  ; 

Parimente  la  Ruota  con  molte  fecchie  onde  l'acqua  fi  tragge;  fu  imprefa  di  Don  Diego  di  Guf- 
mano  con  quello  motto  cìoÒlos  llenos  de  dolor  los  vazios  de  speranza. quella  fènfuali- 
tà  è  piena  di  lèntimento  amorolò ,  &  è  di  bella  vifta,,  tuttauia  lìmiglianti  fpettacoli  fono  (lati 
vfati  per  difcoprire  i  deliderii  vertuoli  e  magnanimi ,  e  non  i  vani  e  poco  honefti . 

Alcuni  tronchi  verdi  ch'abrugiano ,  fu  imprefa  di  Pietro  de  Medici  col  motto  cioè  in  viridi 
teneras  ExvRiT  FLAMMA  medvllas  ,  dinotando  che  di  quel  magnanimo  lignore  giouene.la 
fiamma  d'amore  era  entrata  nelle  Medollejndignità  veramente  degli  animi  grandi .  perche 
quantunche  fimiglianti  paflioni  fieno  quali  communi  à  ciafcuno^e  che  per  quella  via  altri  vo 
Icifero  palefarle  alla  donna  amata ,  le  ben  difdice  à  ciafcuno ,  per  quanto  lìamo  alle  fiere  leg 
gi  malfimamente  alle  crilliane  obligati ,  nientedimeno  fi  dourcbbe  in  ogni  modo  prohibirle 
accio  non  fuflèro  vifte  in  publico ,  ma  in  quanto  alla  fenfualità ,  è  leggiadra  e  ben  confiderà 
ta  imprefa. 

La  Stella  fimilmente  del  famolb  Cardenal  de  Medici ,  intefa  per  Lucifero ,  volgarmente  chia- 
mata Diana ,  è  degna  di  confideratione  ,  volendo  trar  la  fomiglianza  di  quella  ftella  per  dif- 
coprir  la  incomparabil  bellezza  d'vna  gran  Signora  amata  da  lui  col  Motto  inter  omnes, 
perche  come  il  Lucifero ,  o  ,  venere  per  dirlo  meglio  ,  ril'plende  affai  più  che  tutte  l'altre  Stel 
le,  cofi  quella  gran  Signora  rifplendeua  fra  tutte  l'altre  donne,  altri  intendono  che  quel  gran 
Prelato  l'amaua  fopra  tutte,  bella  e  vaga  &  ingegnofa  fu  quella  imprefa  epotrebbefi  dire 
c'hauelledel  proprio,  mentre  che  il  fuo  lèntimento  fulfe  tale  ciò  è  che  per  la  rara  bellezza  e 
del  corpo  e  dell'anima  di  quella  generofi  e  criftianaiìgnora,oltra  la  molta  fapientia,  quell'in- 
clito Prelato  difegnalfe  fin  che  viueua  d'amarla  e  di  riuerirla . 

Il  Toro  di  Penilo  llatuario ,  inuenror  di  quella  incomparabil  crudeltà  per  compiacimento  del 
carneficeTiranno  Falaride  agrigentino,  doue  elfo  artefice  fu  il  primo  afentir  queKmeritato 
fupplitio  ,  fu  Imprefa  del  magno  Prolpero  colonna  ,  fchifatadal  Giouioilqual  dicech'vn 
tanto  huomo  no  fi  vergognò  nel  grado  e  nella  età  grane  di  eifer  inamorato  poi  ch'in  tale  ira 
prelà  publicò  la  vanità  del  fuo  animo  col  Motto .  ingenio  experior  wlnera  fatta  meo  .  vo- 
lendo inferire  che  elettofi  vno  amico  per  lèdei  mezano  di  cofi  abietto  ncgotio,trouò  che  del 
fuo  bene  lènlliale  era  il  detto  fuo  amico  goditore .  onde  in  vn  medcfimo  tempo  la  llefla  Im- 
prefa moueria  ciafcuno  a  rilò  e  la  confcientia  dell'inamorato  à  vergogna ,  cofi  la  manifèlla  &" 
indebita  lènfualità  rende  da  ogni  parte  biafmeuole,fimigliante  fpettacolo ,  e  di  quelle  infeli- 
cilfime  imprelè  veramente  le  ne  addurrebero  elfempi  infiniti ,  Io  però  non  biafmo  ne  laudo 
tale  vfanza ,  ma  quando  per  piaceuolezze  fieno  ftate  vfate  e  fieno  per  vlarfi ,  almeno  non  li 
iTìcttano  in  publica  &  in  perpetua  villa  de  lècoli . 

Altre  imprelè  fi  fono  vfate  e  s'vfano ,  le  quali  figurano  fdegno ,  odio ,  maledicentia ,  inimicitie , 
rancori ,  e  Icoprimenti  de  vitii ,  quelle  però  non  fono  vere  imprefe,ma  indegna  fpettatibilita. 
già  fi  è  detto  di  quella  Imprefa  del  Cardenale  Afcanio ,  e  del  Cardenal  di  Mantua  Sigifmon- 
do.  anco  il  Cardenal  d'Arogana  il  vecchio  in  quei  medefimi  tempi  di  Papa  Alelfandro  publi 
Co  per  Imprefa  vna  tauoletta  bianca  col  Motto . 
MELIOR  FORTVNA  NOTABiT  volcudo inferir ( lècoudo il Gìouìo) l'ingi'atitudine vlàtall 
benché  ageuolnj.ente  fi  potcflè  dafle  più  honefto  fentimento ,  e  forfè  è  accaduto  che  alle  buo- 
ne 


DELLE    IMPRESE  40 

neintentìonl  fiancate  date  male  interpretationi.  .i!r,: 

Luigi  Gonzaga  iòpra  nomato  Rodomonte ,  non  per  braiiura  come  il  Giouio  fcriue  (  che  non  fé 
ce  tal  profefTione  quel  mirabii  Caualiero)  ma  perla  eftrema  fbrteza  del  Tuo  belliillmo  corpo, 
portò  in  Mantua  ;  eflendoci  Carlo  V.  Imperadore  ;  vna  imprefà  nella  Tua  foprauefta ,  d'vno 
Scorpione  col  Motto  cioè.  > 

Q^vi  vivENS  tAEDiT  MORTE  M E D E T V R ,  & aHcor cHc  fia imprcfa  fènfualc ,  parc pcrò 
che  la  ragion  voglialo,  verol'vlb  d'honoree  di  fìcurezza ,  di  ammazzar  colui  clie  vuole  am- 
mazzare te ,  maflìmamente  con  infidie ,  o,  con  maledicentia  che  èalfomigliataal  veleno  in 
guifadircorpionc,ondeilvaloro(bfìgnoretragge  dallo  fcorpione  la  lòmiglianza  di  coloro 
ch'ad  altri  iniquamente  tendono  infidie ,  le  quaH  lecite  fono  quando  nuochino  agli  infiuiato- 
ri  medclìmi . 

Vn'altra  imprcfa  quefto  inclito  Caualiero  publicò  dipinta  in  vno  Tuo  llédardo  &  era  il  Tempio 
di  Diana  Efefia  ch'abrugiaua ,  col  Motto ,  avt  bonvm  avt  malvm  fama  est.  volendo  inferire 
chel  ftcco  e  la  ruina  di  Roma  per  ordine  di  Borbone^era  fama  .  tolta  la  fimiglianza  dal  Tem- 
pio Efefio  o  vero  da  colui  che  l'abrugiò  doue  fi  comprende  chel  buon  Caualiero  mal  volen- 
tieri fi  ritrouò  in  quello  efterminio  ,  mafpinto  dalobligo  della  militia,  fu  cofìretto  di  fare 
quello  che  egli  non  voleua.  Il  Giouio  veramente  guaftò  il  Motto  diquclcaualierefco  intel- 
letto ,  mentre  che  lo  fleflb  Giouio  habbia  voluto  credere  che  fufle  più  a  propofito  qucfto  luo 
cioèALTERVTRA  CLARESCERE  FAMA,  ueiucio confidcrò quel  dottiifimo Icrittore ; 
lume  de  tempi  noflri;  che  quel  clarescere  non  conuiene  alla  trifta  fama  &alla  vitupcrofà 
voce .  Io  non  darei  fine  già  mai  a  quefta  opera  fé  volelli  recitare  tutti  gli  elfcmpi  delle  Impre- 
fe  che  figurano  fcnfuale  e  vitiola  intentione ,  nulla  d'honore  e  nulla  di  gloria  promctrcndo  al 
mondo  &  alle  future  Etadi .  impertinente  vfanza  adunque  confcffarcmo  elfer  quefta  di  met- 
tere in  publico  colè  vane  e  che  rendono  teftimonio  d'infamia.e  Ci  dee  qual  fi  fia  vertuofo  e  giù 
ditiofo  fcrittore  dilponere  di  non  accompagnare  Belial  con  Griffo ,  leggcndofi  publicamente 
in  quefta  materia  dcirimprefemolteinterpretationiamorofèefenfualiifime  con  le  quali  fti- 
racchianoi  fenfi  e  per  forza  gU  vogliono  far  criftiani ,  maniera  profana,  &  indebitamente 
mafcherata ,  e  quante  fé  ne  leggono  ?  temerariamente  in  quella  profana  fenfualità  vfando  le 
facrecdiuinefententie? 

L'Imprefa  finalmente  con  intentione  virtuofa  e  magnanima  fi  deue  e  fi  può  dire  vera ,  propria  e 
conueneuole alle perfone intente alliattionivirtuofe&illuftri,  lequaH  (comedeono)  defi- 
derano  d'imitare  gl'inuentori  antichi  c'hanno  tal  fegno  co  vario  e  riuerito  velame  publicato . 
il  che  fi  è  fatto  vedere  &  intendere  negh  effempi  poco  adricto  in  fcritto  manifcftati  ^  difco- 
prendofi  e  palefandofi  i  uertuofi,  religiofi  e  caualicrefchi  difcgni,volti  à  fine  d'honore  in  que- 
lla vita  mortale  e  di  falute  nell'altra.  Gh  effempi  adunque  delle  vere  proprie  e  vertuofeim- 
prefe  quefle  fono  ciò  è . 

Le  due  Colonne  del  diuo  Carlo  V.Imperadorecol  Motto  plvs  vltra  .  con  intentione  a  benefi- 
tio  commune  di  ricuperare  il  Patrimonio  crifliano ,  &  in  quefla  gloriofa  imprcfa  fi  vede  co- 
me il  gran  Capitano  di  Dio  promette  e  lì  obliga  di  operare  con  la  ftipulatione  del  Motto ,  C 
quefta  ha  vera  proprietà  e  da  quefta  dee  ciafcuno  fecondo  la  fua  conditione ,  prender  l'effem 
pio  di  cofi  celebre  fpettacolo .  ma  la  cruda  infirmità  e  l'immatura  morte  ci  s'interpofè,  che  di 
certo  la  Santa  madre  Chiefa  apoftolica  Romana  haurebbe  fuor  d'Europa  diftefe  le  fue  ali 
celefli . 

La  palla  fimilmente  di  Criftallo  percoifa  dal  Sole  col  Motto  candor  illesvs  ,  e  imprefa  di  Papa 
Clemente  fettimo  diuina  memoriajaquale  egh  publicò  con  intentione  veramente  degna  di 
fommo  Pontefice ,  dinotando  che  femprc  era  per  operare  &  effcguire  i  ncgotii  di  giouamen- 
to  vniuerfàle  con  nettezza  e  candore  del  fuo  animo  religiofò  &  effcmplarc . 

Il  nodo  Gordiano  con  lafcimitarra  d'Aleffandro  magno  che  lo  tagliò  per  non  poterlo  fcioglie- 
re ,  fu  vera  e  propria  im.prefa  del  R  e  Catholico  Ferdinando  Re  di  Cafìiglia  col  Motto  ciò  è . 

TANTO  MOMTA.  vokndo  inferire  il  mcdefimo  ch'AlefTandro  ,  ciò  è  che  tanto  era  il  tagliarlo  come 
lo  fcioglierlo ,  volendo  il  buon  Re  catholico  dimoflrare  il  fuo  animo  di  mantenere  e  di  con- 
feruare  la  giuftitia  e  la  pace,o,con  amorcuolezza  e  con  buon  configlio,o,  veraméte  col  ferro . 
quefte  fono  le  proprie  e  vere  imprefe,  in  quefta  maniera  fi  fcorgc  la  perfectione  de  giuditii  he 
roici  &  illuftri ,  e  la  generofità  de  veri  e  magnanimi  difegni . 

BeUa 


D  I  S  T  I  N  T  I  O  N  E      ■     ' 

Bella  e  propria  imprcfa  di  Re  è  fiata  quella  d'Enrico  criftianifTimo ,  il  quale  fT  elefle  nella  fìia  gio 
uinezzalaLunanuouacolMottODONEc  totvm  compleat  o  r  b  e  m,  interpretata  da 
perlbne  degne  di  fede  come  per  ciò  il  generofb  e  real  giouinetto  volle  dimoftrar  che  ben  co- 
nofceua  le  dilgratie  del  Re  Francefco  Tuo  padre,promettendo  che  nella  compiuta  Tua  Età,  il 
farebbe  egli  fbttopoflo  alle  reali  facende  con  animo  e  configlio  di  tor  via  le  ikfle  dilgratie  pa 
terne ,  come  in  vero  felicemente  gli  auenne,  e  di  più  fi  poteua  fperarc  con  la  confederatione'  j 
del  magno  Re  Filippo  fiio  genero,  le  la  morte  nel  fiore  della  fua  virilità  non  l'hauefTe  con  vni 
uerfal  cordoglio  tolto  à  bifògni  dell'Imperio  criftiano.  quelle  fono  l'imprefe  vere  e  proprie  le 
quali  promettono  e  s'obligano  alle  egregie  e  gloriofe  attioni  con  certezza  d'immortal  gloria. 
Nella  fua  virilità  parimente  il  gran  Re  Enrico  fèguitando  ilmedefimo  fuoreal  concetto  fi 
clcfTeperimprelàlaLunapienacolMotto  e vM  plena  est  fit  aemvla  s oh, me- 
glio fàriaftato  fecondo  me  che  non  doureiponere  la  bocca  incielo,  nvnc  AEMVLA  SOLI 
con  ciò  fia  che  non  fi  fòglia  regolatamente  efprimer  con  il  Motto  quel  che  fi  vede  con  l'oc- 
chio, la  Luna  piena  fi  vede  adunque  non  fi  doueua  dirlo  per  ifchifar  la  fuperfluità,  molto  pe- 
rò fi  potrebbe  fcriuere  fòpra  i  meriti  di  quefto  alto  e  real  concetto,  ma  non  conuiene  in  que- 
lla prefènte  occafione . 

IIReAlfonfo  primo.  Redi  Napoli,  volfe  per  imprefa  prendere  vn  libro  lenza  altro  Motto,e 
quefla  doueua  effer  polla  fra  l'improprie ,  nientedimeno  per  opcnione  d'alcuni  fipientiifimi 
perfònaggi,  fi  tiene  per  colà  certiflìma  che  quel  faggio  e  dottilfuno  Re  volclic  dinotare  che 
fenza  dottrina  non  (i  polfa  hauer  bon  gouerno  de  paefi,nc  ficurezza  di  guerra, e  quefli  mede 
fimi  che  fanno  tal  giuditio  dicono  quel  buon  Re  per  hauer  fatta  profcifione  di  poffeder  tutte 
le  fcientie,  onde  lì  difputaua  fé  fulfe  ilato  meglior  caualiero  che  dotto,  non  hauer  accompa- 
gnato il  libro  col  Motto  per  fuggir  la  giattantia . 

Tu  bella  e  generofa  quella  di  Lodouico  Re  di  Francia  antecefiore  di  Francefcojmpercioche  fu 
imprefa  con  la  figura  deirHiflrice,o,  Porco  fpinolò  che  \'ogliam  dire,  col  Motto ,  e  o  m  i  n  v  s 
ET  E  M  I  N  V  s.  concetto  veramente  degno  di  quel  gran  Re  il  r  uni  voleua  inferire  che  qualuri 
che  lo  haueffe  molellato  Thaurebbe  olfefò  dapprefìfò  e  da  lontano,  e  quello  prometteua  quel 
magnanimo  e  real  Principe. 

Ferrante  figliuol  del  nominato  Re  Alfonfò  pigliò  per  imprefa  l'Armcllmo,  il  qual  di  fìia  natu- 
ra fchifa  il  fango  &  ogni  altra  fimil  bruttezza,anzi  prima  ch'imbrattarfì  patirebbe  di  morir  di 
fame  e  però  i  cacciatori  trouando  le  lor  Tane ,  pongono  il  fango  nella  bocca  di  elle,  el  vago 
e  candido  animaletto  vi  riman  prigione.il  Motto  dice  cofi  portvs  mori  c^v  a  m  toEDARi. 
per  onde  fi  fcuopre  la  fchicttezza  dell'animo  dell'ottimo  Re  Ferrante ,  promettendo  di  non 
far  mai  ne  penfàr  cofà  brutta  e  difdiceuole  alla  fua  corona.  Poi  che  altre  imprefe  di  cotai  per- 
fònaggi  fi  trouano  i  quali  habbino  perfetta  e  fimil  proprietà. 

Però  fu  bella  ancora  quella  del  cane  affettato  con  le  gambe  di  dietro  fotto  vn  pino  doue  era  la 
catena  legata  col  collare,  el  cane  fciolto  &  alto  dinanzi  in  atto  di  federe  .  Imprefa  del  magno 
Francefco  Sforza  primo  Duca  di  Milano  di  tal  cognome,  il  cui  motto  e  quello  qvietvm  nemo 
iMPVNE  lacesset,  dinotando  ch'egli  fufi'e  d'animo  di  non  offender  veruno  fé  non  prouocato, 
intention  degna  di  vero  &  inuitto  Principe  e  fimile  (parmi)  a  quella  del  fudetto  Re  Lodouico 
in  quanto  alla  intentione . 

Voglio  ancor  dire  per  neceffario  efTcmpio  che  bella  vaga  e  conueneuole  è  il  Ramo  d'oro  inefla- 
to  nel  Elice  imprefa  del  gran  Duca  di  Tolcana  col  Motto  vno  awlso.  fignificando  ch'in- 
darno i  maligni  e  gl'infidiofi  tentaranno  che  quel  generofb  &  alto  legnaggio  li  difperda,maflt  ^ 
mamentechela  mano  di  Dio  fantilfimo  è fcmpre  in  atto  dicullodirlo,elfendoelfempiodi' 
Giuflitia  e  de  manifeflillìmi  feruigi  alla  fanta  romana  e  catholica  religione . 

Non  voglio  reflar  di  fjjiegarc  altri  cffempi  per  onde  fi  conofca  la  proprietà  delle  Imprefe,  fra  le 
quali  di  vaga  e  di  generofa  apparcza  è  il  Rinocerote,  Imprefa  del  Duca  Alelsadro  de  Medici  v 
col  Motto  Spagnuolo  ciò  cnon  bvelvo  sin  venzek.  il  valor  del  fuo  animo  fu  tirato 
dalla  fòmiglianza  dello  fleflo  animale  il  qual  non  torna  adietro  fenza  vittoria  &  ben  mi  per- 
fuado  ch'alcuni  diranno  per  la  maggior  parte  di  quefte,  effer  imprefe  fenfuali  adunque  non 
virtuofe,fi  gabbano ,  perche  fé  ben  fi  confiderà  la  qualità  de  nominati  perlònaggi,trouarallì 
che  loro  chiaramente  fanno  interpretare  e  dinotare  gh  honorari  e  virtuofi  fini  à  quali  hanno 
difegnato  di  felicemente  arriuare  con  le  opere  e  con  le  fatighe,preualendofi  o,  vero  ellendp/ì 
;  -j-l  preualfi 


DELLEIM  PRESE.  41 

preualfi  e  dell'attlue  e  delle  heroiche  virruti.  La  Saetta  vfcita  dall'Arco  rettamente  indrizzata 
al  desinato  fegno,c  Imprefa  d'Aleflandro  gran  Cardenal  Farnefe  col  motto  E^wj^wTsr  (igniti 
cando  che  bifogna  appoftar  dritto ,  dalla  cui  figura  cCct  la  fimilitudine  del  faggio  e  bel  giudi- 
rio  di  l'i  degno  prelato.  Eflcndo  la  verità  che  dal  buon  defiderio  tutte  le  attieni  iono  indrizza 
te  al  fine  d'honore  e  di  tranquillità ,  ma  quando  le  attioni  lenza  la  debita  prudentia  fpinte  al 
buon  fine  vanno  torcendojòno  fimili  alla  faetta  fpenanchiata  ch'ai  deihnato  legno  no  (i  con- 
duce .  Ma  l'ampliiTìmo  e  non  mai  appieno  lodato  Cardinale  ha  la  Tua  religiofa  intentione  co 
tanto  accommodato  (pettacolo  palcfata ,  ne  manca  giorno  per  giorno  con  l'opere  magnani- 
me e  piatole  di  mantenere  quanto  nella  ftelTa  (uà  bella  imprefa  al  mondo  ha  promcifo  con  la 
rtipulatione  del  Ibprafcritto  Motto  . 
II  Magno  Gianiacomo  Triuultio  ancora ,  con  molta  prudentia  fi  eleflc  vno  ftilo  di  ferro  fitto  in 
.  mezo  d'vn  quadretto  di  marmo  per  fua  imprefa,  hauendolo  poftodi  rimpetto  al  Sole  col 
Motto  cioè  NON  cEDiT  VMERA  SOLI,  piena  veramente  di  giuditio,  e  fimigliate  Imprefi 
e  la  conferenza  del  Motto  con  cna,è  certamente  mirabile .  dal  Sole  Ci  caua  la  fomiglianza  del 
la  EccellentiiTìma  Autorità  del  Duca  Moro ,  dall'ombra  la  condirione  dello  fteifo  Gianiaco- 
mo il  quale  come  fedel  vaffallo  del  fuo  legitimo  Principe,  doleuafi  della  Tirannia  Tper  quan- 
to fi  dice  )  del  fudetto  Moro,  occupatore «dello  fiato  di  fuo  nipote  detto  il  Duchino  per  la  età. 
per  la  qual  cofa  il  Triuultio  non  potendo  comportare  cofi  manifefta  violcnza.fi  mofirò  nemi 
co  del  Moro,ma  per  fortuna  non  potendo  con  lui  contrafiare,fi  parti  di  Milano,e  fi  pofc  a  fer 
uigi  del  Rè  di  Napoli  Zio  del  Duchino  alhora  nemico  al  Moro. Onde  per  cofi  honefia  cagio- 
ne publicò  la  narrata  imprefi,e  con  tutto  ciò  fi  conofcefie  minimo  a  paragone  di  cofi  polfen- 
teSignore,non  perciò  lo  volfe  mai  obedire,  ne  mai  volle  cedergli ,  fcoprendo  la  fua  piatofa 
intentione  col  mezo  di  cofi  ben  confidcrata  imprefa .  Mi  rifoluo  di  non  tacere  alcune  altre 
Imprefe,e  benché  fieno  in  fiampa, nondimeno  io  non  le  replicare  per  noiare  i  lettori,  ma  per 
far  toccar  con  mano  negli  ellèmpi  la  vera  proprietà  delle  Imprefe  la  quale  conofciuta,fi  ridur 
rà  in  più  regolata  vfinza,oltra  poi  ch'ai  mio  difetto  alcune  perfone  di  dottrina  e  di  valore  po- 
tranno pienamente  fupplire .  quella  però  del  Marchefè  vecchio  di  Pefcara  e  ancora  propria  e 
vertuofa  Imprefi  che  fu  lo  feudo  Spartano  co'l  Motto  ritrouato  pure  da  quelfamofo  caua- 
liero,cioè  avt  cvm  hoc  avt  in  hoc.  Se  ben  furono  parole  della  madre  Spartana, 
generofo  fperone  à  render  pronto  il  proprio  figliuolo  in  difefa  della  patria .  quefte  fono  l'im- 
préfe  da  metterle  in  publico ,  alle  quali  indrizza  la  vifia  ogni  fccolo .  e  porta  inuidia  ogni  de- 
fiofb  di  gloria. 
Nò  di  menor  laude  diremo  efiere  i  duoi  rami  l'vno  di  ciprefifo  l'altro  di  palma,lmprefa  dell'im 
mortai  Marcantonio  Colonna  il  vecchio,  il  cui  Motto  è  quefio  cioè  erit  altera  mer- 
c  E  s,volendo  dinotare.o  vincere,©  morire.qucfta  veramente  fu  inuentione  mirabile  e  degna 
di  tanto  Caualiero  il  quale  non  mancò  di  concorrere  co  fitti  quanto  h  conteneua  nella  pro- 
meifa.Labelilfima  Imprefa  ancora  del  S.  Don  Ferrando  Gonzaga  fu  la  BolTolacheferuea 
viaggi  maritimi  i  quali  come  aflai  più  pericolofi  che  quei  di  terra ,  volfe  quel  inclito  e  valo- 
rolb  principe  in  elfa  bofibla  nferrare  la  fua  generofa  intentione  co  la  quale  prometteua  hauer 
lèmpre animo  di  feruire  a  fuoi  fuperiori  fenza  fperaza  di  robba  e  lenza  timor  di  mortea  gui- 
Ta  di  chi  fi  pone  in  mano  di  quella  fortuna  la  quale  nò  Ci  può  fchifare  ne  con  forze  ne  co  inge- 
gno.E  però  fu  da  lui  vfato  quefto  motto  cioè  nec  spe  nec  MExv.ben  che  in  più  volte  gli fentil- 
fi  dire  che  nelle  attioni  de  fuoi  pari  non  guardò  mai  à  perigliofi  rifichi  di  fua  vita  con  occhio 
di  guadagnare  robba  ne  con  paura  di  morire.e  fu  veramente  imprefa  di  vero  e  non  appieno 
lodato  principe ,  della  quale  hoggi  fi  {erue  Cefarc  fuo  figliuolo  fucceflbr  del  valore  paterno 
e  degli  Stati. 
Degna  parimente  di  laude  fu  la  mano  ch'abrugia  Ibpra  vn  altare  oue  era  gran  fuoco,a  imitatio- 
ne  di  Mutio  Sceuola .  Imprefa  di  Mutio  colonna ,  col  Motto  forti  a  facere  et  pati  ko.mawm 
EST ,  e  ben  giuditiofamcte  comprefe  il  gentil  Caualiero  di  pigliar  quella  hiftoria  che  tanto  ce- 
lebra vn'altro  Mutio  romano .  Ma  perche  il  Motto  è  fententia  con  fenfo  commune  fi  ch'ogni 
altro  romano  potrebbe  fimil  fenfb  attribuirfi ,  però  l'imprefa  non  può  hauere  del  proprio , 
con  tutto  ciò  per  ridurla  alla  fua  proprietà  crederò  ch'à  più  propofito  li  potcfiè  vfar  quefto  al 
tro  Motto  cioè .  si  opvs  non  deerit  alter  fotto  intendendo  mvtio. 
Veggafi  ancora  vn  vafo  col  fuoco  co  verghe  d'oro  dentrojimprefa  di  Francefco  Gonzaga  gran 


4'-' 


D  I  S  T  I  N  T  I  O  N  E. 

Marchcfe  di  Mantua,deHa  quale  imprefà  quefto  è  il  Motto  proeastime,'  fignificando  là 
fìiiccrità  e  la  nettezza  di  quel  Principe  con  ciò  fìa  ch'a  mal  grado  degli  Emuli,  Ti  raffina/Te  la 
fua  gloria  nel  fuoco  delle  loro  inique  calunnie.benche  il  Motto  fufTe  ftato  più  commodo  hinc 
L  A,  V  s.  Quella  medelìmamente  di  Fabritio  Colonna  il  vecchio  fu  veramente  degno  di  vifta 
vniucrfale .  Era  vn  vafo  pieno  di  moneta  d'oro  alludendo  a  quello  ch'i  Sanniti  prefentarono 
a  Fabritio  antichiifmio  Confule  romano ,  il  cui  Motto  è  sannitico  non  capitvr 
A  V  K  o  è  da  confiderare  onde  fi  prenda  la  fimilitudine  &  ancq  il  fenlb  del  Motto ,  accioche 
fappiamo  la  natura  dell'anime  di  quelle  imprese  c'hanno  le  fìgtire  non  animate  le  quali  il  più 
delle  volte  procedono,©  dalcafo:)  vero  dal  artifitio  tomcciofarò  conofcereper  effempio 
delle  fudctte  imprefc,&  più  per  esempio  di  tutte  quelle  dell'Academia  degli  Affidati  nella  in 
terpi'etarionc  di  effe .  Mi  refta  a  dire  che l'Imprefa  del  gran  Fabritio  Colonna  potrebbe  haue 
re  delle  improprio  per  cagion  del  Motto  il  quale  ha  quali  proprietà  di  fententia  pure  s'accetti 
per  merito  dell'inuentione  hillorica  più  preilo  per  propria  ch'altrimenti . 

Del  balzo  di  formento  fegato ,  Imprefa  del  generolb  Marchefe  del  Vafto ,  fi  ha  da  dire  come  ve- 
r-'mcnte  fia  di  bella  villa  e  di  giuditioia  confideratione ,  ma  puf  per  conto  del  Motto  che  è  cer 
tamente  lèntentia ,  non  fi  può  dir  che  fi-a  vera  imprcfi ,  impercioche  _ogniuno  di  vita  attiua  fé 
la  può  attribuire.  Vedendofi  non  hauer  Motto  legitimo  cioè  finivnt  pariter  reno- 
va ntq.  LABORE  s.  Nientedimeno  preualendofi  quella  bella  figura  delMotto  ritrouato 
da  Monfiguor  Claudio  Tolomci,cheè  quefto  I  PS  A  q^vies  est  ipse  laeor.  farebbe 
propria  e  vera  Imprefa  . 

Ballami  di  hauer  prepofti  tanti  e  tanti  efi!cmpi  di  tanti  fuppremi  e  mediocri  Principi  nei  quali 
manifeftamente  fi  comprende  la  proprietà  dell'Imprefe ,  e  fra  te  fopranarrare ,  ben  Ci  confide- 
ri  alla  natura  delle  figure  &  alla  conferenza  de  Motti.Primamente  no  Ci  vede  figura  che  fia  chi- 
merica ,  o  moftruoft ,  o  humana ,  o  vero  irtipropria .  Secondariamente  no  ci  Ci  truoua  elcen- 
dcnza.o  fupcrfluita  di  figure,Terzo  che  tutte  le  figure  fi  fono  trouate ,  o  ad  imitation  di  natv- 
RA  o  d'ARTE,  o  di  CASO  ,  o  di  His voRi  A  ,  o  di  FAVOLA ,  quatto  che  tutte  le  figure  doue  conuiene , 
o  rapprefentano  Maieftà ,  o  Eccellenza ,  o  decoro  heroico ,  o  rifpetto  di  perfone ,  o  vera  gio- 
condità di  giuditio .  Quinto ,  fi  leggono  i  xMotti  conformi ,  pieni  di  grauità  e  di  (bnorità,lpe- 
cificando  lentimenti  hiftorici  per  le  conferenti  fomigiianze ,  onde  ciafcuno ,  come  anima  con 
vaga  ofcurità  ,•  dà  fiato  e  fpirito  al  corpo  dell'Imprefa .  Sefto  che  la  proprietà  dell'Imprefà  de- 
ue  per  principale  obligo  promettere  cofe  per  l'auenire  degne  difamavertuofii&  immortale 
con  l'indirizzo  delle  virtù  attiue,  onde  ne  fuccedono  fra  crifiiani  le  contemplatine . 

E  benché  Ci  veggono  poche  delle  fteife  Imprefe  con  inrentione  di  operare  contemplatiuamente , 
niétedimeno  fi  dee  credere  malfimamente  in  quefìì  noftri  tempi  che  coloro  i  quali  non  fanno 
ad'altri  quato  no  vorrebbero  ch'a  effi  fufie  tatto,ageuolmétc  Ci  farebbero  partecipi  della  vita 
religiofa  e  cótemplatiua.perchelo  fpirito  benedetto  doue  vuole  fpira.e  vuole  fpirare  nell'huo 
mo  ben  difpofto  e  la  dilpofitione  vltima  viene  da  Dio  ma  le  altre  dalla  vita  morale  e  virtuolà. 

Dilli  poco  fa  che  gli  efièmpi  recitati  confermarebbero  qual  fufie  la  vera  proprietà  dell'Iuiprefè , 
e'I  maggior  confermaméto  di  efia  ftefla  proprietà  lì  potrà  leggere  in  tutte  l'Imprele  degli  Affi 
dati ,  i  quali  in  vigor  delle  loro  leggi  hanno  ordinato  e  comandato  non  douerfi  in  verun  mo- 
do publicar'frà  le  loro.Imprefa  veruna  fé  non  con  interitione  vertuofa  e  magnanima .  Rcfta- 
mi  di  dire,  per  adempimento  delle  membra  prepofle,  delle  quali  il  corpo  delle  proprie  Im- 
prefe fi  compone,a  chi  fimigliante  fpettacolo  in  publicario,  lecitamente  conuenga .  Ma  prima 
ch'a  ciò  far  mi  metta ,  degna  cofa  parmi  di  ragionar  con  breuità  delle  Imprefe  di  tutte  le  Aca- 
demie  de  noftri  tempi.  E  per  la  più  antica  diremo  di  quella  degli  intronati  nell'inclita 
Città  di  Siena ,  i  quali  publicorno  per  loro  Imprefa  vna  Zucca  vota  e  fècca  con  dui  peftagli  fo 
pra.  il  Motto  è  quefto  ,meliora  latent.  il  qual  Motto  nobilita  quella  figura 
dentro  la  quale  è  nafcofto  il  Sale  fodo .  Elfendo  in  Tofcana  vfanza  per  conferuare  il'fale  afciut- 
to  di  metterlo  nclleZucchelequalifècche,  non  riceuonohumidità.  Bella  veramente  e giu- 
diriofi  Imprefa  variamente  da  più  perfone  interpretata .  Tuttauia  per  quanto  ho  potuto  fape 
re  hanno  voluto  quegli  alti  intelletti  inferire  vn  huomo  fènza  fìipientia  eflTer  vnaZuccha  fen- 
zafale&èprouerbio^'n  Tofcana  ,  equantunche  alcuni  fàppinoe  non  moftrino  il  lor  fape- 
rc  ,  fono  cerne  non  fapeflèro.  Per  ciò  i  peftagli  che  peftano  il  fàlej,  dinotano  le  operationi 
lodeuolieperchefièdettocheld  figura  della  Zucca  co  peftagli  ha  del  baffo  e  del  ridicolo. 

però 


D  E  L  L  E    I  M  P  R  E  S  E.  42 

però  fi  fupplilce  con  l'argutia  e  bellezza  del  Motto  .  Vfarono  ancora  quei  belliflìmi  ingegni 
d'Imporfi  i  nomi  conferenti  alle  loro  qualità  &  agli  afpetti ,  e  fi  è  conoiciuto  in  ciò  fra  elfi  va 
giuditio  mirabile  e  ftupcndo ,  Io  non  recitare  altre  interpretatiom  fbpra  la  ftefla  imprcfi  ve- 
ramente propria  e  degna  di  laude,  come  fé  ne  veggono  i  teftimoniin  tante  bell'opere  che 
quella  gentilillima  Adunanza  ha  mandate  in  luce,  &  hoggi  fotto  la  protcttione  del  gran  prin 
cipe  di  Tofcana  più  che  mai  fi  mantiene  e  fioriice . 

Fu  quella  di  Napoli  detta  l'Academia  de  sireni.  dalla  Sirena  perche  a  fuo  nome  fi  edificò  Napo 
li  chiamata  Partenope  che  fu  vna  delle  tre  firene  fecondo  Licofronte ,  forelle  ,  le  quali  non 
haucndo  potuto  con  la  lor  bellezza  &  eloquentia  trattenere  Vlifle  in  Mare  per  difdcgnofi 
precipitorno.  Imperò  Partenope  ributtata  dal'onde,  fu  honoratamente  fcpolta,  eia  Gio- 
uentìi  cumana  poi  à  nome  perpetuo  di  Partenope  quiui  vna  belliffima  Città  edificarono  per 
effere  ancor  quel  paefe  fertile  e  giocondo,  fu  rifatta  dopo  molti  anni  da  Greci  e  nominata 
Napoli .  rimprefa  di  quella  Acadcmia  fu  (  come  ho  detto  )  la  Sirena .  Imperò  lenza  Motto  e 
forfè  no ,  dandofi  la  colpa  alla  mia  memoria . 

In  Roma  fimilmente  fu  fondata  l'Academia  della  virtù  lotto  la  magnanima  autorità  d'Hippoli- 
to  medici  gran  Cardinale ,  quefta  imprela  fu  parimente  fenza  Motto  perche  fra  quei  famofi 
Academici.fplendordiqueftonoflirofecolOjfu  contrarto  inqual  foggia  fi  douelfela virtù 
d'pingere,  in  quel  mezo  venne  lo  ftefib  generofò  Cardinale  a  morte,  non  iì  ricercò  altro  per 
che  vollero  alcuni  che  la  virtv  fullc  morta  perla  morte  di  quel  Prelato  vero  mecenate  di  ver 
tuofi  à  noftri giorni. 

Fu  bella  in  Milano  rimprefi  de  Fenici  cofi  detta  dalla  Fenice  fondata  dal  nobilCaualierVen- 
dramini  ,&  ampliò  mira  bilmente  il  fuo  credito  col  mezo  di  molti  gentil'huomini  Milanefi  e 
Genouefi  ma  non  fu  conclufb  di  congiognere  con  la  figura  Fenice  il  Motto ,  impercioche  nò 
voleuano  confrontarfi  con  gli  altri  Motti  per  efier  quefta  diuina  augella  fiata  da  più  perfonag 
gi  publicata  per  imprcla ,  ma  nel  più  bello  di  mandar  fuori  opere  di  molta  dottrina  fu  dall'In 
uidia  annullata ,  onde  fi  mancò  di  dar  la  fua  perfettione  a  fi  mirabil  figura . 

Pochi  anni  inanzi  dopo  la  morte  del  Marchefe  del  vaftOjridortafi  laMarchcfà  con  ilMarchcle 
diPefcarainPauiajfufondatalAcademia  della  chiaue  d'oro  col  Motto  clavditvr  et  ade- 
RiTVRLiBERis ,  c  fu  vuo  di  quclla  Acadcmia  il  maguo  Audrca  Alciato,  e  fu  veramente  inuen 
rione  del  Marchcfe  nella  fua  Età  di  fcdici  anni ,  cotale  imprefa  rimale  in  molta  ftima  perche  è 
perfctta^e  piena  di  bellifiìma  confideratione . 

La  fama  con  l'ale  e  con  la  tromba  fu  imprefa  dell'Academia  Venctiana  col  Motto  ciò  è  cosi  dal 
EASSO  MENE  VOLO  AL  CIELO .  maudò  fuoH  in  "poco  tcmpo  molte  opere  di  diuerfefcientie,  e  fi 
mandò  fra  l'altre  vn  Indice  di  libri  da  ftamparfi  ,  tutte  cofe  di  molta  importanza  e  di  com- 
mune  giouamento .  ma  l'Auaritia  nimica  di  virtute  e  radice  di  tutti  i  mali ,  fpiantò  da  fonda 
menti  quel  mirabile  cdifitio  e  cacciò  fbtterra  vno  de  i  più  bei  fplendori  che  fulfe  mai,o,  anti- 
co,o,moderno,mairimamente  in  vna  delle  prime  Città  del  Mondo ,  degna  è  anco  di  confide 
ratione  la  ftelTa  bellifllma  e  generofa  imprefa  onde  fé  ne  ponnoedeono  traggergli  eflcmpi 
per  non  errare . 

Di  quanto  alto  e  lodato  nome  fuffc quella  già  molti  anni  celebre  in  Padoua  co'I  Titolo  d'is-FiAM- 
MATi .  già  ne  rimangono  e  rimaranno  viue  perpetuamente  le  memorie .  Impercioche  vfciro- 
no  fuori  quei  foaui  frutti  che  per  tempo  non  marcifcono,  ma  continuamente  danno  ad  ogni 
bello  intelletto  godeuolc  nodrimcnto  . 

In  Bologna  Città  fapientiffima  pur  hoggi  perlcuerano  qlle  virtuofe  &  lUuftri  Adunanze  eflèm- 
pio  a  tutte  le  altre  città,oblig3te  con  fimiglianti  maniere  à  elaltadì  per  mezo  le  opere  virtuofe 
&  à  fchifare  l'otio  padre  de  maligni  e  vituperofi  dilegni  per  i  quali  nafcono  rifie  e  controuer- 
lìe  particolari  e  quindi  communi  e  ciuili  lèditioni  onde  vengono  le  città  &  i  paefi  in  menifefta 
&  in  miferabile  defolatione . 

In  Vicenza  Città  generofa  fi  foleua  nei  petti  de  fuoi  cittadini  nodrire  ogni  fòrte  di  vertuofàc 
mirabil  difpofitione ,  fapendofi  publicamente  con  quanta  diligentia  e  con  quanto  ardordi 
gloria ,  manteneffero  huomini  letterati ,  concorrendo  alla  audientia  di  Eflì  tutta  quella  nobil 
tà  laquale  non  guardaua  a  qual  fi  voglia  forte  di  fpefe,anzi  molte  volte  non  hanno  quei  gen- 
tilhuomini  dubitato  di  fpogliarfi  de  i  lor  propri]  beni  per  mantenere  fra  eificofi  nobile  e  ce- 
lefte  confuetudine . 

L        » 


DISTINTIONE 

Non  meno  in  Verona  fi  fono  vedute  fpeflb  fìmiglianti  illuftri  congregatloni^cfièconofciuto 
manifeftamentc  quanto  fia  naturale  la  inclinatione  di  quella  inclita  città  agli  eflercitii  dica 
ualleria  e  di  dottrine,eI  teftinionio  di  quefto  è  quel  mirabile  Amfìteatro  doue  non  manco  eh' 
in  Roma  fi  faceuano  tutte  le  forti  di  vertuofi  e  magnanimi  Ipettacoli ,  e  quelle  fono  le  cagioni 
mcritcuoli  di  nome  e  di  gloria  immortale , 

In  JjrcJciii  fimilmcnte  Citta  magnanima  queite  non  appieno  lodate  conucrlationi  fono  fiate  fo- 
mentate con  liberalità  e  con  amoreuolezza ,  &  hoggi  ancor  perfèuera  l' Academia  degli  Oc- 
culti ripiena  di  famofi  e  dottiflìmi  ingegni,  hanno  vfato  per  Imprefa  publica  vn  siLENO,fìnto 
da  poeti  c'hauclfc  in  fcno  di  tutte  le  cofe  i  mirabili  fègreti  Jl  cui  feno  s'apriua  agli  fpiriti  defìo- 
fi  d'immortalità,  inuentione  degna  di  cotanti  animi  alla  gloria  eleuati,  prendendo  tutti  gli 
Academici  di  cotali  Imprefa  la  fomiglianza  dal  petto  di  Sileno  doue  era  l'AbbilTo  de  lecreti, 
ridotti  in  chiarezza  dalle  gloriole  penne  degli  Occulti,nome  alla  figura  altamente  conueneuo 
le,  e  di  ciò  dottamente  &  eloquentemente  ha  trattato  e  fcritto  il  celebre  filofofo  e  degno  d'o- 
gni vera  laude  l'Arnigio. 

Soleuafi  in  Cremona  città  abbundantiilima  di  perfonaggi  all'arme  &  alle  lettere  afTueti;  far  fimi 
li  adunanze  e  trattenere  huomini  famofi  ,•  veramente  naturale  proprietà  di  quella  valorofa  e 
nobiliifima  patria,  per  onde  fé  fuffe  quell'Accademia  perièuerata  ,  lì  vedrebbero  à  commun 
benefitio  e  i\  guftarebbero  i  frutti  ch'vfcire  abbódeuolmétc  fogliono  di  quel  fcrtilif  giardino. 

In  Mantua  città  antichiflìma  foleuano  ancora  efier  grate  le  conuerfàtioni  vertuofe ,  imperò,  gli 
clfercitii  caualierefchi  fi  fono  fempre  mantenuti  e  fi  mantengono  come  colà  a  Principi  più  ne 
ceilaria  e  più  conueneuole  che  l'vfo  delle  difoipline .  nientedimeno  in  Ferrara  belliflìma  &  in 
dita  città,  Le  foientie  fono  fiate  e  fono  preffoàquei  magnanimi  Principi  filmate,  effaltate  e 
riccamente  fomentate,vedendofi  pure  come  ne  i  paffati  e  prefenti  tempi  habbia  hauuti  quel- 
la digniffima  patria  forittori  &  hoggi  di  habbiadi  tanta  dottrina  e  di  tanto  giuditio  c'hanno 
in  ogni  flile  meritato  e  meritano  d'effer  collocati  nella  prima  fila  de  migliori,  ancora  che  già 
molti  anni  già  honoratamente  vi  fioriffe  vna  Academia  detta  gli  Eleuati . 

Reggio  città  gentili(fima,fi  e  fempre  elfercitata  con  le  Mufe  &  in  vero  quiui  fi  fono  ritrouati  nel- 
lo effercitio  della  mufica  huomini  di  fingular  fama.In  Modena  ancora ,  come  città  ornata  de 
cittadini  che  nelle  lettere  e  nell'arme  nò  han  ceduto  ad  altra  patria  d'Italiajgia  molti  anni  fi 
foleuano  infieme  cògregarfi.  molti  fpiriti  poffeffori  di  tutte  lefcientie  come  ne  fanno  le  flam- 
pe  hcnoratateflimoni:mza 

Vero  è  che  le  città  le  quali  per  lunghiffimo  vfo  fi  fono  date  alla  militia  e  fattone  habito  ineradica 
bile,  non  ponnohauere  intentionead  altro  honorato  effercitio .  e  però  in  Parma  &  in  Pia- 
cenza città  antichiffime,ricchiflìme  e  più  di  tutte  le  altre  quafi  in  Italia  piene  Scornate  di  Si- 
gnori titolati  &  illuflri,  fra  quali  molti  e  molti  e  ne  i  fècoli  paffati  e  ne  i  prefenti  fono  flati,  ha- 
uendo  hauti  gradi  di  MiJitia  e  mediocri  e  fuppremi  ;  vrgente  e  neceffaria  cagione  che  le  due 
città  habbino  attefo  continuamente  alle  guerre,doue  fi  numerarebbero  quafi  infiniti  capita- 
ni e  colonelli  e  nell'ordine  caualierefoo  e  pedeflre .  con  tutto  ciò  non  e  in  elfe  mancato  fi  che 
non  habbiano  hauuti  huomini  &  habbiano  hoggi  nelle  fcientie  e  di  molto  merito  e  di  molta 
honorata  nominanza  &  in  Parma  f  come  hoggi  s'intende)  hanno  cominciata  vna  Acca- 
demia detta  gl'i  N  NO  M I  N  A  T  I.  In  Tofoana  ancora  fra  tutte  le  altre ,  la  città  di  Perugia  au- 
gnila è  fiata  fompre  nudritae  mantenuta  nello  effercitio  militare  perche  ha  ella  hauti  capi 
di  guerra  famofilTìmi  ,  e  ben  che  ci  fia  vno  antico  fludio  ,  nondimeno  non  hanno  hautom 
vfo  di  honorarfi  di  quefle  adunanze  chiamate  Academie . 

In  Cafiile  di  Monferrato  città  veramente  Illuflre  gentiliilìma  &  ornata  di  ciuili  e  generofi  coflu 
mi,è  fiata  mantenuta  vna  dotta  e  ben  regolata  Academia,  &  ha  publicata  vna  belliflìma  im- 
prefa cioè  vn  Sole  nafcente  &  vna  Luna  occidente  col  Motto  l  v  x  indeficiens,  volendo  infe- 
rire ch'in  tutti  i  tempi  viuerannoconluceecon  fplendore,  cauandola  fomiglianza  da  i  dui 
gran  luminari  del  mondojn  palefare  i  loro  difegni  con  l'opere  di  dottrina  e  di  vertuola  &  ho 
notata  vita,  &  in  teflimonio  di  quefi:o ,  fono  di  quei  virtuofi  Academici  vfcite  in  luce  molte 
dotte  e  belle  compofitioni  in  vtilità  commune . 

Genoa  vna  delle  dodice  città  prineipali  edificate  da  fucceffori  di  lano  belliflìma  e  doppiamen 
te  ricchiffima  d'oro,  e  di  libertà,è  fiata  ancor  folita  di  trattenere  l'Accademie  de  virtuofi,  con 
ueneuole  fplendore  a  città  libera^impercio  che,non  cffcndo  intenta  all'arte  militare/imiglian 

te 


DELLEIMPRESE.  45 

te  Adunanza  d'huomini  dotti/arebbe  in  quella  patria  come  vna  bclliflìma  gioia  legata  in  oro 
tìniffimo.ma  (òpra  tutte,e  mi  fi  perdonijnella  città  di  Fiorenza,meritamcnte  fiore  di  tutte  l'al- 
tre perche  ha  la  vertù  e  la  Maef  tà  delle  fcientie  dentro  il  Tuo  ameno  e  fiorito  capo,  con  ciò  fia 
che  le  età  atichi  &  i  lècoli  moderni  habbino  quindi  prefa  la  forma  delle  dotte  e  fciétiate  cóuer 
fationi,  e  di  già  fi  erano  perdute  cotali  diuine  vfanze,  ma  il  diuo  Lorenzo  de  Medici ,  Alunno 
liberaliiTimo  de  i  perfonaggi  dottiffimi/ondò  con  felici/Timo  Augurio  l'Academia  in  Fiorcn 
za  di  fette  fapienti  cioè  del  Pico,del  Vatabro ,  dell'Argiropolo,di  Guido  caualcanti ,  del  Na- 
uaggerOjdelFicino,  edelPohtiano.  Quefti  hanno  in  Italia  abbellite  e  racconcc  le  lingue , 
qucfti  hanno  corretti  i  deprauati  caratteri  greci ,  hebraici,  latini ,  e  tofcani,  quelli  hanno  ihi- 
pcndamente  interpretati  i  fènfi  platonici  e  chiariti  i  fegreti  di  Mercurio  Trillncgiftro ,  quclH 
hanno  trattato  di  quei  concetti  a  quali  gli  fcrittori  romani  tanto  alto  non  penctrorno,da  quc 
Ito  Settenario  fonte,fono  vfciti  i  riuoli  ch'adacquano  tutta  l'aridezza  e  fcccaggine  delle  mo- 
derne memori  e,quefti  lètti  lumi  molto  più  con  la  loro  fipientiagiouorno  all'Italia  ch'i  Setti 
fapienti  antichi  alla  Grecia.nc  mancò  il  diuo  Lorenzo  delle  fue  proprie  ficultà  trattenere  li 
ftefll  fette  fapienti  d'Italia,  e  d'età  in  età  la  magnanima  famiglia  de  Medici  ha  icmpre,dopo 
quel  padre  della  patria,fomcntato  quello  fplendore,&  hoggi  il  Gran  Duca  di  Tofcana  ha  te- 
nuto e  tiene  fempre  aperta  la  porta  del  fuo  ricco  Erario  per  conlèruare  quello  famcfb  Liceo 
lafciatogli  per  heredità  dagli  antenati  fuoi,&  ha  voluto  Dio  perche  non  fi  fpegneffc  quello  ce 
Ielle  fplédore  che  Ci  giuflo  e  fi  magnanimo  Principe  ne  rimanclfe  legitimo  e  perpetuo  herede. 

In  Paula  finalmente  Città  Regia,oltra  l'Academia  degli  Affidati;rifplendcl.ì  congrcgatione  det 
ta  de  Caualieri  del  Sole,  impercioche  hanno  per  imprefa  vno  Apollo  dalla  cui  natura  cauano 
la  fomiglianza  de  i  loro  illuflri  difegni,  fono  in  numero  XXIII.  fecondando  il  numero  delli 
XXIILRe  di  quella  città,  fedia  Reale  di  quei  potentiffimi  Principi  ;  hanno  publicatc  le  leggi 
degne  di  honore  e  di  laude  &  à  quelle  nelle  loro  attioni  fi  fono  fpontaneamente  fottopofli.nc 
per  ciò  ofarono  gli  fleffi  caualieri  di  principiare  ad  cffere  obedienti  fc  prima  le  medefime  leg- 
gi da  i  loro  fuperiori  non  fulfero  fiate  \'ifle  &  approuate .  Elfi  il  lunedi  &  il  giouedi  fi  congre- 
gano j  obedifcono  per  dui  mefi  al  lor  capo,  detto  conservatore,  trattengono  il  caualle- 
rizzo,ilMaflrodifcrima,cMuficidi  voce  e  di  ftromentiin  ogni  eccellenza  Iperimentati. 
vogliono  che  criflianamcnte  fi  viua ,  che  fi  oda  ogni  matina  la  Mefla,che  s'accópagni  in  ogni 
occafione  il  Santilfimo  Sacramento,niuna  perlbna  di  grado,viene  o  paflà  per  quella  città  che 
tutti  non  la  vadano  per  honorarla  airincontro,tanto  fuori  della  città  quato  iì  richiede  ci  gra- 
do di  elfo  perlbnaggio  .  Tutte  le  liti,  le  controuerfie  e  le  querele  con  ogni  benignità  e  diligen 
tia  accomodano  &  rappacificano,  ogni  anno  fi  riducono  nella  chiefà  di  S.  Epifanio  à  far  mu- 
fìca  li  tre  giorni  del  Battiflero,  e  li  tre  giorni  di  Pafqua .  La  qual  cola  è  veramente  effemplare 
ne  lo  qual  città  o  vicina  o  lontana  è  cofi  poco  emula  delle  virtù  che  non  fi  muouaad  imitar 
coli  degna  &  honorata  profeffione;,per  la  quale  celfano  le  controuerfie,non  han  luo.<?o  le  fc- 
ditioni ,  fi  sbandifce  l'otio  colpa  d'ogni  errore,  non  fi  ha  il  cuore  alle  vendette,  non  è  ardente 
l'appetito  per  accumulare  le  nefande  ricchezze,  anzi  accefo  ogni  penfiero  nelle  fiamme  delle 
virtìi  e  nel  zelo  d'honore ,  fa  habito  in  fé  fleflb  di  vertuofamcnte  e  d'illuflremente  operare.c 
di  ciò  dar  fé  ne  potrebbero  gli  eflempi,  malTimamente  di  quelle  città  le  quali  per  cotal  nobi- 
le e  generofo  trattenimento  fono  viuute  pacifiche  e  tranquille,  e  fenza/ono  cadute  in  difsin- 
tioni&inroine  manifeflilfime .  Veggafi  hoggila  quiete  e  contentezza  di  Pauia/plcndida  e 
chiara  per  quelli  dui  lumi  i  quali  per  tutto  fpargono  i  raggi  d'immortalità  con  ogni  ficurezza 
diripofo  e  di  concordia.  Reftami  folamente  di  dire;  per  ridurre  in  porto  tranquillo  quella 
barca  la  quale  tanto  tempo  ha  folcate  le  pericolofe  onde  marinej  à  q  ual  grado  di  perfone  con 
iienga  di  publicare  l'imprefe . 

Primamente  di  tutti  gli  huomini,  altri  fono  fotto  l'imperio  fcmplice  della  buona  fortuna,aItri 
fotto  il  femphce  dominio  della  virtù,  altri  fotto  l'vno  e  l'altro  dominio .  Quei  che  fono  lòtto 
il  femplice  imperio  della  buona  fortuna  s'intendono  per  coloro  che  nati  fono  nobiHdilàn- 
gue  e  ricchi  di  robba  e  di  titoli  fignorili,  a  quelli  s'apertiene  di  publicare  l'imprelè;  pur  che 
non  fiano  macchiati  d'infamia  o  elfi  o  vero  proflimi  loro  antenati.à  Quelli  però  che  fono  lòt- 
to il  dominio  della  virtù  accompagnata  da  nobile  e  lodeuole  profeffione ,  parimente  {ì  con- 
uiene  di  publicare  l'imprelè.a  Coloro  ancora  che  fono  ricchi  e  nobih  e  vertuofì  è  cola  molto 
più  conueneiiok  di  vfare  e  di  publicare  fi  degno  teltimonio .  Si  efdudino  nondimeno  li  tinti 

d'infamia 


DISTINTIONE. 

d'infamia  &  1  profcfrorl  dellarti  meccaniche ,  efcettuati  gl'ingegnieri  che  flanno  a  feruigi  de 
Principi  i  Pittori  eccellenti  e  gh  ftatuarii  famofi .  Douendofi  fecondo  le  qualità  eleggere  le 
figure  per  imprefe  fecondo  le  date  regole ,  e  tali  fieno  le  figure  che  non  efcedino  le  profclho- 
n?ìe  quali  pofllno  elfere  di  credito  e  di  merito  differenti .  Eccomi  con  l'aiuto  di  Dio ,  gionto 
con  la  mia  nauicella  al  defiato  porto ,  e  fé  la  fua  mercantia  non  farà  di  pregio,  s'incolpi  la  pò- 
uertàdelnauigante,potendofi  hauere  fperanza  che  molti  i  quah  hanno  gli  herani pieni  di 
Tcfori  di  pran  lun'^a  più  pretiofi ,  fupplifcano  alla  balfezza  della  miaprefcnte  mercantia  per 
la  quale  raidone  mfinitamente  gratia  honore  e  gloria  alla  trina  et  vnicafuftantiadiuina& 


eterna . 

IL    FINE. 


1 


DI  FILIPPO  CATHOLICO 

RE    DI    SPAGNA. 


A  Figura  Sferica  douefivede  tutto  il  Globo  della  terra  e  del  mareTeparato 
dal  Cielo  è  Imprefa  che  s'attribuifce  all'ottimo  Filippo  dAuftria  di  qucfto 
nome  fecondo  Rèdi  Spagna  Catholico,  adimitatione  di  Virgilio  in  quefto 
fottofcritto  diftico . 

Tutta  notte  fioue ,  ilmatino  chiaro  ritorna , 
Diuijò  il  Mondo  con  Gtone  Cefarhaue , 
La  quale  Imprefa.fu  moftrata  dal  Marchefe  di  Pefchara  honorata  memoria  à  Sua  Catholica  Mae- 
flà.e  fu  dalmedefmio  Marchefe  riportata  in  Italia,e  da  lui  prefcntata  ad  alcuni  offitiali  dell'Aca 
deraia  de'^i  aflfìdati,  paflando  egli  per  Pania  .Si  vede  però  quanto  veramente  cotale  Imprefa  à 
fi  grande,e  potentilTimo  Rè  conuenga.Ben  è  vero,che  Virgilio  intefe  di  quel  Gioue.il  quale  per 
vno  de  i  lor'Idoli  i  Romani  adorauano .  E  perche  più  Gioui  furono ,  diremo  di  quello ,  il  quale 
alcuni  vogliono  che  fufle  huomo  di  marauigliofo  fapere ,  e  quefti  mcdefimi  tengono ,  che  (ìmil 
nome  non  fufle  proprio ,  ma  fi  bene  di  fupprema  autorità ,  come  dir  Faraone  Imperador  dello 
Egitto ,  Soli  Rè  di  Perfia ,  Cefare  Augufto  Imperador  Romano,  parimente  Saturno,Mercurio, 
Hercole ,  &  altri  nomi  fimili  alle  dignità  fuppreme  attribuiti ,  come  fra  quefti  poflìamo  connu- 
merare il Papa,li  Cardinali.i  Vefcoui .  Con  tutto  ciò  di  quefto  Gioue  (  lafciando  di  dire  di  quan 
ti  furono  in  diucrfi  tempi ,  &  in  diuerfi  paefi  )  parlaremo  cioè  di  quello  che  gli  antichi  Romani 
honoraro  e  riueriro,  detto  da  cffi  Olimpo,  ancora  che  i  Greci  vogliono  cotal  nome  cllere  (ta- 
to applicato  al  figliuolo  di  Saturno  Candiota .  Imperò  più  fcrittori  tengono  quel  de  Romani , 
de  Siciliani,  e  d'Africani  eflère  ftato  vn  folo,  à  cui  da  Siracufani  in  Sicilia  fu  indrizzato  vn  tem- 
pio ,  e  fra  gH  Africani  fimilmente  il  tempio  Ammonio .  Diodoro  Siciliano  ferine  di  ciò  nel  ter- 
zo libroi  Altri  credono.che  Virgilio  intendefle  di  quel  Gioue  Filarca  che  i  Tofcani  Io  interpre- 
uuano  per  la  Fiducia ,  e  quello  dice  MacrobJo  ne  i  fuoi  Saturnali ,  che  veramente  fu  Prencipe 
di  Populonia  città  antichilfima  nella  Spiaggia  del  mar  Tofcano .  hoggi  detta  Piombino ,  di  che 
ne  fa  memoria  ancora  Plinio  nel  14.  della  fua  hiftoria  naturale.  A  quefto  Gioue  fu  attribuita 
la  lèftq  sfera  fra  i  pianetti,  &  è  da  giudicare  :,  che  le  fette  ftelle  erranti ,  molfe  da  fette  intelligen- 
tie , ciafcuna di  efle mouendo  il  fuo orbe , fi  fa  cofi  nominate,  perche  inque  tempi  coloro,! 
quali  marauigliofamente  poffedeuano  l'Aftrologia ,  &  per  la  pcrfettione  di  elfa  prediceuano  lo 
auenire ,  erano  ftimati  Semidei ,  e  tirauano  i  populi  alla  loro  diuotione ,  i  quali  (  come  quelli 
antichi  non  faceflero  altra  profelTìone  che  di  conofcere  le  cclefti  influentie  )  fapeuano  predire 
non  {blamente  le  pioggie,  i  venti ,  i  terremocti ,  ma  etiamdio  le  attioni  ;  &  i  fini  de  gli  huomini, 
e  quefti  cohofcendo  le  loro  particolari  influentie ,  à  quella  ftella  pia  tauoreuole ,  attribuiuano  il 
nome  à  beneplacito  di  elfi ,  o  vero  le  dauano  il  lor  proprio  nome ,  confcruato  &  mantenuto  per 
tante  nrigliaia  d'anni ,  e  per  quefta  maniera  fi  aquiftorono  la  immortalità  del  nome,  e  certamen 
te  fi  dee  filmare ,  che  quelli  iftelll  grandiffimi  huomini, haueflcro  lafciate  fcritture  di  molta  dot 
trina  ^jina  nulla  fi  truoua ,  eccetto  di  Mercurio  Trifmegifto ,  che  al  parere  di  molti  faggi  fcritto- 
"  ri',-fi  tiene  chefufleOfire,  e  che  dal  fuo  nome  ò  proprio,©  vero  di  degnità,rintelligentia  che 
muóue  il  fecondo  orbe  de  pianeti  fufle  e  fia  detto  M  e  r  e  v  r  i  ©.Ritorno  à  dire,chc  Gioucjdo- 
';  lo  de  Romani  (  come  fi  è  poco  adictro  ricordato  )  fu  lo  ftefìo,che  s'adoraua  in  Sicilia,&  in  Afri- 
'  ca ,  e  per  alcune  occafioni  di  guerra  i  Romani  alzarono  due  altari ,  vno  detto  Giove  S  t  a- 
T  0%  F. ,  l'altro  Giove  Feretrio.  Ma  lafciando  da  banda  quefta  falfa  e  miferabile  allufio- 
nedegli antichi, confermaremoeffer  certitilTìmo ,  che'lnoftro  vero  &  onnipotenteiDDio, 
trino  in  perfona ,  &  vno  in  foftantia .  babbi  volutOjche  la  terra  quafi  tutta  (ìa  lòtto  l'Imprefà  di 
Filippo  ma^imo ,  e  qual  argomento  può  faixi  confàpeuoli  delia  volontà  di  D 1  o ,  le  non  il  fa- 

uore 


44 

uoreeloindrizzodellaruaincomprcfibileprouidentiala  quale  ha  voluto  che'l  mondo  occul- 

to,e  lo  Emisfero  de  gli  Antipodi  hoggi  chiamatolVIondonuouo,viuaiòtto  l'Imperio  e  la  Mo- 
narchia dello  inuittilTìmo  Rè  Filippo  «^  il  quale  con  Gioue  Tuo  Dio.e  Dio  con  quello  Tuo  princi- 
pal  capitano ,  cagionaranno ,  non  dico  il  iecol  d'oro ,  ma  vno  ouilc  &  vn  Paftore .  Replico  per 
ciò  conformemente  quello  fi  degno  fpettacolo  elferc  porto  in  publico ,  co'l  motto^c  v  m  i  o  v  e. 
eie  Dio  e  con  Filippo,  chi  contra  Filippo?  Facendoli  peròlacomparationeda  Ottauiano  Au- 
gnilo à  Filippo  in  quanto  alla  potentia  e  numero  de  Regni ,  e  degli  Imperli  (l'adularione  nimi- 
ca alla  mia  penna  non  s'accoftarà  punto  alla  bugia  per  macchiare  la  verità  )  onde  dico  non  efie- 
re  dubbio  alcuno,  che'l  Rè  Catholico  in  quello  nofho  Emisfero  poflìede  giuridicamente  molti 
Regni  in  Europa  .  e  di  ragione  douercbbe  pofTcdere  ancora  quelli  che  indegnamente  lì  vfurpa- 
no  gli  infedeli ,  Quinci  può  agguagliarli  ad  Augnilo,  quello  Imperadore  per  ambitione  ,  que- 
llo Rè  maOlmo  per  volontà  di  Dio, con  tutto  ciò  non  è  meno  pollènte  anco  dd  Turco  co'l  qua- 
le Carlo  V.  gloriola  memoria.hauerebbe  di  pari  combattuto ,  fé  non  hauelTe  hauto  i  fieri  con- 
trapelì  d'alcuni  Prencipi  Chriltiani .  Però  con  la  potentia  hoggi  dell'Ottomano  Tiranno  può  e- 
dee  Filippo  pareggiarli ,  e  forfè  ancora  auantaggiarla,  E  s'io  volelfi,  ridurrei  in  fcrittura  lòia- 
mente  le  prouincie  e  l'Ilòle  del  mondo  nuouo,  del  quale  come  Dio  gli  ha  data  e  conceduta  la 
Monarchia  ,  coli  può  liberamente  hauer  quella  di  quello  noftro  Emisfeio,non  comcTiranno , 
màco'neCuflode,eDifenditore  della  giullitia  e  della  fede  Chrilliana,  NacqueildiuinoRè 
catholico  delia  Imperatrice  Donna  Ifabella  forella  del  Re  di  Portogallo  allixxi  di  Maggio  nel 
M.  D.  xxvn.fùil  fuoafccndente  la  libra,  cafa  di  venere  al  xiiii.  grado,  hebbe  Gioue,  &  il  Sole 
nella  nona  cala.  L'uno  promette  amplificamento  de  Regni  ,  l'altro  olTeruanza  di  Religione,  e 
ben  fi  vede  il  concorlb  delle  (Ielle  felice  e  tranquillo ,  ma  lo  elTere  Prcncipe  chriltiano ,  &  obe- 
diente alla  fantachiefa, anzi l'eflere  intentiamo  a  difpenlare  ognifua  polfanza  inferuigio  di 
quella;rendeccrti(rirao  queftofècolo  della  fua  maggior  grandezza.  La  felice  influenza  però  del 
fuo  nafcimento  lo  dilpone  à  fiper  con  figliare  le  {lefiTo ,  e  promette  ogni  fuo  pcnfamcnto  e  dile 
gnohaueredel  diuino,e  del  ficuro,  e  nulla  del  fallace  in  confeguire  i  fini  di  tutte  le  cofe;  tan- 
to in  reggimenti  de  paefi.quanto  di  guerre,  tutto  che  nella  fua  Natiuirà  habbia  hauuto  Marte 
alquanto  retrogrado .  Hebbe  Filippo  di  xvii.anni  quafi.la  prima  moglie  Donna  Maria  figliuola 
del  Rè  di  Portogallo  Regina  veramente  d'incomparabil  bontà  e  d'infinita  grada, di  cui  nacque 
Carlo,e  dopo  pochi  giorni  lo  {tefib  principe  Filippo  vedono  rimafe.Ne  perciò  debbo  io  tacere 
ma  dir  qualche  cola  della  flirpeaufiriaca,trouandofi  diuerfe  openioni  poftein  fcritto,  malfi- 
mamcnte  da  qualche  Poeta  romanzo  come  dal  Tadò  nel  fuo  Amadigi,  e  dal  Bollo  academico 
AfndatO)!  quali  con  altezza  d'ingegno,  e  non  con  fondamento  di  verità,  trattano  della  origine 
di  quella  ferenilTima  famiglia. E  opinione;e  con  fomiglianzadi  veritàjchelafudettacafuatrag 
geife  Origine  da  frangipane  antichilTìma  e  celebrata  progenie  romana, e  che  ciò  pofTa  eifcr  vero 
ritornando  ilgloriofo  Carlo  V.  con  vittoria  di  hauer  prcfaTunifie  (cacciatone  e  debellatone 
AriodenoBarbaroira,  padàndo  per  Roma, trionfò  in  Campidoglio fecódo  il  codume  antico  de 
gli  Imperadori  Romani,  fignoreggiante  con  incomparabil  tranquillità  Lo  Imperio  criftiano 
Papa  Paulo  III.  Pontefice  maffimo ,  doue  Carlo  volfe  fapere  e  conofcere  la  famiglia  de  frangi- 
pane e  molto  accarezzò  vno  di  quelli  e  ne  (enti  rinuitdifimo  Imperadore  cólblatione  ineflima- 
bile.Vn'altraopenionepiucommuneèche  quella  generofa  &  inclita  cafata  tragga  principio 
da  Tuifcone  nipote  di  Noè  dal  quale  hebbe  origine  la  Germania ,  detta  cofi  da  Manno  nipote 
o,fi?liuolo  di  Tuifcone  e  da  quello  è  venuto  il  nome  Todefco,  il  che  dice  Eeiofo,  ccnfei  ma  Dia 
doro  Siciliano,e  Cornelio  tacito  approuaua,però  quanto  da  Giefu  Chrifto  inanzi,  faccfre&  al-p 
tamcnte  operafle  quelta  fatale  (tirpeAu(lriaca,fi  può  leggere  nelle  antiche  croniche  deGerma 
ni ,  ma  (otto  altro  cognome .  Imperò  da  Crido  benedetto  in  qua  ,  ricominciò  ad  hauere  i  gradi 
fuppremi  nel  medefimo  anno ,  nel  medefimo  mele  e  nel  m.edefimo  giorno  che  principio  hebbe 
la  cafita  Otomana  ppoda  all'Imperio  maumettano  afiatico,(opra  della  qual  (brte  Ci  truouano  in 
Germania  più  Profetie&  antiche  e  moderne,  delle  quali  il  fentimento  è  che  la  deda  cala  Oto- 
mana habbia  nel  1575.  ad  ederfottopoda&  in  tutto  defolata  dalle  potentilTìme  forze  audriar 
che  col  concorfo  de  Pontefici  «&  d'altri  potentan ,  e  di  già  Ci  cominciano  a  vedere  i  manifediifi- 
mi  contraiègni ,  oltra  poi  il  buono  Aufpicio  di  tanti ,  e  tanti  Imperadori  eRè che  ha  haun  il  ce- 
lede  fangue  audriacoal  quale  Dio  gloriole  meritamente  &  a  tutti  i  tempi  predarà  il  fuo  fauorc . 
Il  primiero  lungo  viaggio,  che  facdfe il  gloriofo  Filippo  fu  del  M.D.XXXXIX.partitofi  di  Spar 

M 


gna  per  andar  à  vifitare  in  Fiandra  Cefare  Augufto  Tuo  padre.è  per  qual  Ci  voglia  paefe  doue  paf- 
fafle.e  pofafTe  lafciò  fegni,  e  teftimonianze  di  magnanimità.di  liberalita,e  di  dcmentia  ,fi  che  fu- 
però  di  ijran  lunga  Ciro ,  Aicirandro  e  Giulio  celare .  Quanti  ftati  poi  del  fuo  ha  donatiFilippo  ^ 
quante  Città  ?  quanti  Tefori  ?  e  di  trecento  e  di  quattrocento  mila  Ducati  à  vn  trattoj'quante  pcn 
iìonì  ?  quali  intìnite  ?  e  la  più  parte  in  vita  à  grandi.à  mezani,  &  à  minimi  ha  largamente  conce- 
dutele concedc?vifitò  il  fuo  inuittifllmo  padre/itornò  in  Spagna;mandò  il  fbrtifTimo  e  fapientif- 
iimaDiica  d'Alua  per  le  cofe  d'Italia ,  ritornò  di  Spagna  in  Inghelterra .  maritatoli  con  la  Reina 
Maria  figliuola  di  Henrico  ottauo/crifle  à  Papa  Paulo  UH. con  molta  humiltà  pregandolo  (ì  de- 
gnafìc  di  non  molellare  gli  ftati  de  Colonnefi ,  ottenne  la  vittoria  centra  Papa  Paulo  detto ,  fece 
vfareogniclementia,  &  ogni  rifpetto  alla  fanta  fede  Romana  nel  M.D.LVII.publicò  la  guerra 
contra  Hcnrico  Rè  di  Francia,  e  fpecial mente  per  ricuperare  San  Quintino .  Intorno  al  qual  luo- 
go ritrouandofi  vn  potentiffmio  elfcrcito,  di  cui  cleOe  per  generale  Don  Filiberto  Emanuello  '410 
uinc  d'incomparabil  valore ,  e  Prcncipe  del  Piamonte.accoftatofi  vn'altro  grofTo  effercito  de  ut- 
mici,guidato  dal  gran  Conteftabile  di  Francia  per  foccorrere  gli  aflediati.  l'Ottimo  RèCatholi- 
co  ordinò  e  commelfe  al  fuo  Generale  ,  &  a  Monfignore  di  Agmonte,  che  faceifcro  giornata  ron 
inemici,con  tra  i  quali  li  due  valorofi  capitani  catholici  con  animoiità  e  con  prudeutia  aif 'Itoro- 
no  il  eran  Conteftabile ,  e  con  grand'empito  lo  ruppero,e  con  molta  ftrage  de  fuoi,  lo  fecero  pri- 
gione, inlìemecon  molt'altri  de  primi  Baroni  di  Francia ,  ne  perciò  lo  inuitto  RèCarholico  \'o\- 
fe ,  che  punto  iì  turdaife ,  hauendo  comandato,che  à  San  Quintino  fi  defle  vno  affalto  generale , 
il  qual  fu  con  gran  mortalità  d'ambe  le  parti  prefo  per  forza,entroui  il  gcnerofe  Rè  armato,e  con 
la  ignuda, fpada  in  mano,riparò,chenon  fi  fpargeffe  fangue,ne  che'l  detto  luogo  s'abrugiaffcjHa- 
uendo  dopo  quefto,auifi,che  con  forte  effercito  Monfignor  di  Terme  grandemente  daneggiaua 
la  riuiera  verfo  Grauelinga;  òi  fuo  proprio  parere  il  prudentifTìmoRè  Catholico,  e  contra  la  opi 
nione  de  fuoi  primi  capi  di  militia ,  comandò.che  fenza  indugio  Monfignor  d'Agmonte  andaflè 
con  la  fua  caualleria  à  far  giornata  con  Monfig.di  Terrae,e  quando  i  nemici  fuggiflero  l'occafione 
di  combattere,  che  in  ogni  modo  Agmonte  liftringeffe  à  far  giornata,  il  quale  prefo  niaggior 
animo  della  volontà  e  configlio  del  fuo  Rè,prefto  gionfe ,  prefto  affaltòje  preflo  vinfe .  Per  qiu  ile 
due  gloriofe  vittorie  tremando  tutta  la  Francia ,  fu  cfTortato  il  vittoriofo  Rè  Catholico  à  lèguir 
rimprcfa  del  certo  maggior  acquiflo.  Quando  in  quel  mentre  comparuero  i  principali  della  Fran 
eia  in  gran  numero  ;  otferendofi  di  farlo  padrone  di  quel  Regno ,  quando  fua  Catholica  Maeflà 
haueffe  promeflb  di  lalciar  viuere  i  popoli  à  modo  loro  in  quàto  alla  religione,Ma  il  clemétifs.  Rè 
Filippo  pieno  di  manfuetudine  >e  priuo  d'ogni  tirannica  fete ,  kcQ  venir  à  (e  il  gran  Conteftabile 
prigioniero,e  gli  fé  toccar  con  mano  l'vlrima  rouina  di  Henrico  Rèdi  Francia,  in  guif'a  che  per  or 
dinarie  maniere  fatto  il  Rè  Henrico  certiifimo  della  fua  prefente  rouina,e  della  Chrifìianahuma- 
nità  di  Filippo.magnanimamente  moftrò  di  contentarfi  di  quanto  piaceffe  al  Rè  Catholico ,  egli 
vafo  incomparabile  di  clementia,  e  di  bontà,non  altri  capitoli  efpreffe.che  quanto  la  fua  religiola 
confcientia  richiedeua,con  molta  confolatione  del  magno  Henrico  Criftianiflìmo .  Anzi  Filippo 
per  rendere  teftimonianza  della  fua  angelica  intentione,  eflendo  morta  Maria  Reina  d'Inghil- 
terra fua  feconda  moglie ,  accettò  in  facro  e  folenne  matrimonio  Iffabella  primogenita  del  gene- 
rofb  Rè  Henrico ,  etutio  quello  felicemente  fucceffe  trail  lyjy.  &ilfinedel  ijjS.  Datogli  dal 
fuo  Gioue  Dio  fantiffimo  trino  &  vno  le  due  vittorie  contra  la  pofTanza  di  Francia,  &  vna  contra 
la  terribilità  di  Papa  Paulo  IIlI.efTendo  di  quella  pericolofà  imprelà  il  magno  Duca  d'Alua  Fer- 
dinando Aluarez  di  Toledo  ficuiiflima  guida .  Ma  comeildiuino  Re  Filippo  hauelTe  &  habbia 
Tempre  vna  innata  fiamma  di  charità  verfo  la  fanta  madre  Catholica  e  Romana  Chiefà ,  veduto 
quanto  danno  di  continouo  apportaffero  i  Pirati  infedeH,i  quali  fcorrendo  i  noftri  mari,abrugia- 
uano  e  diftruggeuano  i  paefi  Chriftiani  e  menauano  prigioneri>&  innumerabil  copia  delle  mem- 
bra di  G  I  E  s  V  C  II  R I  s  T  o ,  acconfenti ,  che  C\  facefie  la  imprefa  di  Tripoli  di  Barbarla ,  ma  co- 
me ;  oltra  i  faggi  pareri  di  fua  Cath.  Maeftà  tardaffe  più  del  douere,e  che  fuor  della  fua  reale  ope- 
nione  fi  fermaffero  con  l'armata  intorno  alle  zerbe ,  infelicemente  fi  perde .  che  fu  la  feconda  & 
horrenda  rouina  del  Criftianefimo ,  Rimafo  il  Re  Filippo  qujfi  in  tutto  fpogliato  delle  forze  ma- 
rinme.e  poi  fucceffa  la  fommerfione  delle  venticinque  Galee  di  Spagna,  oltra  la  perdita  delle  fet- 
te Galee  di  Sicilia ,  con  la  cattura  delle  Galee ,  e  del  Galeone  del  capitano  CigalajCrefciuto,e  non 
fccmato  il  cuore  al  Rèfanto  egenerofo ,  riftaurò  in  poco  tempo  e  rifece  l'armata  ,  ch'altra  huma- 
napolfanzj  non  era  badante  à  poterla  rinouare.  Ma  il  fuo  Gioue  Giesv  Christo  benedet' 

IO 


45^ 
to  conferiiandogli  ranimo  inuitto,pcr  dargli  dìucrfè  occa/ìoni  d'immorMl  laiidc ,  gli  po/è in  cuo- 

re  di  fare  l'Imprefu  del  Pignone  di  velez ,  doue  Tua  Macftà  volle  che  ci  lì-  ritiouaflcro  come  capi 
Gioiianni  Andrea  D'orla  Chiappino  vitelli  Marchcfe  di  Cctoiia  eirendo  genen'lc  Orni  (iarria  & 
ottenne  quc'!a  inefpugnabile  fortezza,Piacquc  poi  a  Dio,  che  fulfe  alfediata  li  fola  di  Malta  dallo 
infede!  Tiranno  Otomano ,  accioche  mokiplicaiiero  con  i  trauagliji  meriti  del  Rè  Filippo  dinan- 
zi agli  occhi  dell'eterna  bontà  diuinajla  quale  Ifola  dopo  molti  terribili,C?i  fpelfi  alkilti ,  ridotta  al- 
l'eftremità  della fua  quali  difpcrata  e  fpauentofamiferia,  pcrordinee  iòllccitudine  di  Filippo 
Capitano  di  Dio.fu  valorofuiientefbccorfà.Non  vi  fi  trapoledapoi  molto  tcuìpo,  chela  Fiandra 
fegretamente  intenta  alla  ribellione  della  fanta  Fcde,il  Rè  Filippo  mandoui  il  Duca  d'Alua  con  la 
raihtiaSpagnuola.quiuiS.  Cath.Corona  volfe  parimente  preualerlì  del  fudetto  Marcheledi  Ce- 
tona ,  doue  palesò  in  tutto  il  fuo  incomparabil  valore  ,  fi  per  arme ,  e  per  ci)nfiglio ,  come  per  ef- 
femplare  fedeltà ,  ridotto  quel  gran  paefè  ficuro  dalle  occulte  feditioni ,  Ecco  che  Dio  fantiifuno 
vifi  ta  il  fuo  Catholico  Capitano  non  folamente  {limolato  in  Fian  .lra,&  in  dar  ampio  Ibccorlb  al- 
le interine  guerre  di  Carlo  nono  Re  di  Francia,  ma  ancora  in  (pagna  perii  grauic  pericololì 
Iblleuamenti  de  Mori  in  Granata ,  ribellione  veramente  di  certo  e  manifefto  pericolo,dal  quale 
nonfidifendeuagiamai  quel  regno,  fé  Filippo  nonbaucffe  haautoDio  fcolpitonel  fuo  Regio 
cuore ,  con  tutto  quefto  hauendo  egli  dedicato  il  fangue  de  fuoi  valfalli ,  e  le  iije  regie  entrate  al 
feruigio  del  fuo  Gioue ,  e  vedutafi  la  perdita  del  Regno  di  Cipri.elo  fterminio  pieno  d'ineftima- 
bilefpauento,epregiuditiodellaChriftiana  religione,  tutto  che  nei  fuoi  tanti  £iftidi&  infiniti 
trauagli  non  haueife  ritrouato  da  Prencipi  Chridiani  ne  (bccorfò  ne fauore  alcuno ,  nondimeno 
lafciati  da  canto  i  giufli  fdegni  ,  tutto  dinoto  e  con  pio  affetto  in  mano  della  fmtità  di  nollro  Sig. 
Papa  Pio  Qmnto  pofe  tutto  il  Ilio  volere,  &  ogni  fua  poflanza ,  anzi  nella  capitulatione  della  fm- 
ta  lega  non  hauendo  riguardo  al  decoro  della  Sereniflìma  fua  Maeftà  ncàmanifefti  bifogni 
de  fuoi  Regni,  diede  la  megliore  e  maggior  parte  della  fua  armata  infiemeco'l  proprio  fratello 
Don  Giouannid'Auftria.al  beneficio  della  finta  fudettalega.nel  1570.  &  71.  con  le  trepc  tentie 
vnite  per  la  mano  diGiEsv  Christo,  alli  lètte  di  Ottobre  fuori  del  golfo  di  Lepanto;  Etho- 
lia  già  dettajs'affrontorno  con  la  potente  armata  del  Crudel  Tiranno  Selimo  la  qual  batta- 
glia ,  fi  come  fu  di  due  armate  le  più  forti ,  potenti',  e  numerofe ,  che  giamai  folcalfero 
l'acque  marine,  cofi  conmanifefto  aiuto  e  fauore  di  Dio,  fini  con  vna  vittoria 
de  noftri  la  più  gloriola ,  che  fulfe,  o  fia  per  auenir  giamai,&  ellèndofi  vinto 
il  più,  chi  non  giudicata  che  s'habbi  ancora  da  vincere  il  meno  i  come 
ancora  in  quello  anno  del  i5'75.à  lo.di  Settembre  lenza  (àngue 
ha  recuperato  il  Regno  di  Tunefi  con  l'acquiRo  di  più 
luoghi .  E  ftato  finalmente  il  generolb  Rè  F  i  l  i  p  p  o 
dalla  fua  tenera  età  fino  agli  anni  prefentihumi 
le ,  manfueto,  grato .  e  religiofb  Prencipe , 
non  lànguinolento,non  tiranno,non 
alpro,non  rigorofo,nó  fitibon- 
do  degli  altrui  beni.Onde 
fi  ha  da  fperare ,  che 
egli  fia  quello, 
il  quale 
habbia co'l configlio  di  queftofanto Pontefice, Gregorio xiii.e 
de  i  buoni  Prencipi  Criftiani.à  ridurre  in  pace ,  &  in  tran- 
quillità la  fantiifima  religione  di  C  h  r  i  s  t  o.aggion- 
toui  maifimamente  quello  altro  diuino  aufpicio, 
cioè  ch'egli  della  terza  moglie  vedono  rima 
fòpcelefte  volontà  maritatofiinllfa- 
bella  d'Auftria  figliuola  di  Maf- 
iìmiliano  di  quello  nome 
fecondo  Imperadore  e 
della  Imperatrl- 
cejia  generato  duibenedetti  bambini  con  fperanza 

di  altri  figliuoli  e  d'altre  diuine  gratie.  - 

M    « 


DELLA  ACADEMIA 


Eprefentifìgureè  della  Stella  e  tfelI'Angello  in  aste,  edelvoue  generato  dal 
medefimo  Augello ,  onde  in  terra  ne  nafce  vn'altro,  è  Imprefa  deirAcademia 
degli  Affidati  ,  e  perche  lofteflb  Augello  da  »  detti  Academici  e  chiamato 
Stellino  con  autorità  d'vn  folo  rcrittore,non  ritrouandofi  Augello  veruno  co- 
fi  da  megliori  Tcrittori  nominato ,  ha  fatto  nafcere  diuerfità  di  pareri ,  e  per  la 
maggior  parte  de  buoni  e  dotti  giudirii  iì  tiene  che  quefto  Stellino  non  fia  ne 
naturale  ne  poeticamente  finto,  la  qual  cofa  ha  tenuta  l'Academia  fofpefà^cO' 
me  defiderofa  di  mettere  in  publico  cofa  eflentiale  &  alla  regola  della  proprietà  dell'Imprefe  con 
ferente,  per  la  qual  cofa  ha  eletti  dui  Academici  ornati  e  ripieni  di  dottrina,  l'vno  detto  Lelio 

Pietra 


DEGLI  AFFIDATI.  45 

Pietra  lu.Confulto ,  nella  Academia  chiamato  Filalete ,  l'aitro  Marco  Corrado  FilofofOjC  Teolo- 
go dell'ordine  di  Santo  Domenico  e  lettore  in  Santo  Tomaio  in  Pauia  chiamato  Proteo.  Filalete 
hauendo  voluto  minutamente  vedere  fopra  quefto  dubio  molti  i\utoi-i ,  primamente  truoua  chel 
fudetto  Augello  è  flato  nomato  SteUino  da  vno  Autore  Afeolano ,  il  quale  Augello  da  Ariftotile 
nel  nono  libro  della  h  jftoria  degli  animali,vicn  detto  in  lingua  latina  Stcliaris .  Nei  capo  decimo 
ottauo ,  doue  parlando  della  Ardeola,dice  (ed  (lellaris  piget  cognominata  in  fabula  cft,  vt  olim  e 
feruo  in  Auem  tranfierit ,  non  fcriuendo  Ariftotile altro  in  })3rticolare  della  natura  fiia,  perù  al- 
cuni ragioneuolmente  hanno  ftimato  e  ftimano  che  per  il  mcdciìmo  nome,  iìa  vn  medeiìmo  Au- 
gdio ,  lo  Stellino  e  lo  Stellare .  E  perche  l'Alcolano  (  per  quanto  dice  chi  lo  ha  letto  )  vuole  che  Io 
Stellino  feguiti  la  vaghezza  del  Cielo  e  della  Stella  di  Mercurio ,  però  vola  tanto  alto  che  ntruoua 
elio  Ciclo ,  il  che  tu^to  arguiice  che  fia  ftellare ,  cioè  (  come  dice  A  rillotile  ;  inuaghito  della  ftclla . 
confuona  ancora  ciò  che  ferine  Plinio  della  medefima  Ardeoia  detta  fteliare ,  il  quale  nel  decimo 
libro  della  hiftoria  naturale  al  <5o.  cap,  narra  che  delle  Ardeolc  tre  fono  le  foni ,  Leuco ,  Afteria.e 
Fella  Pulla  Arteria  è  coli  detta ,  cum  ad  Aftra ,  eat ,  ciò  è  delle  ftclle  vaga .  A  ftrco  parimenti  nono 
figliuolo  di  Tirano,  è  interpretato  Cielo  Aftrigero,&:  ArtrcoHmilmentc  di  Titano  figliuola,è  pre- 
fa  per  la  Giuftitia.cofàdiuina  come  dichiara  il  Boccaccio ,  e  con  il  medeiìmo  fenfo  chiamando^ 
quefto  Augello  Ardeoia ,  dinota  quòd  ad  ardua  volat .  Onde  per  il  Tuo  altillìmo  volo  fin  alle  ftel- 
leiConforme  allo  Stellino,o,vero  allo  Stellare, s'inalza,il  che  fi  legge  nell'horto  della  lànità  al  de- 
cimo trattato  delli  Augelli  attribuito  a  Diofcoride  ,  e  per  non  allongarfi  nel  citar  gh  Autori 
c'hanno  degli  Augelli  fcritto ,  Iblo  in  ciò  Virgilio  cita  il  Filalete  quando  cofi  dice  nel  primo  della 

G'-Org'Ca,  ATCij  ALTAM  SVPRA  VOLAT  ARDEANVEEM  , 

Quello  ftellino  adunq;  è  il  medeiìmo  che  l'Ardeola  el'Ardeolache  loStellino,rAfterio  anco- 
ra è  il  medefimo  che  i'Ardeola  e  confeguentemente  e  il  medefimo  che  lo  ftellino ,  fé  parimenti  lo 
Stellino  è  Arteria  e  ancor  per  confequenza  llellare ,  e  ben  fi  vede  come  in  ciò  la  diuerfità  de  nomi 
viene  dalla  diuerfir^  della  qualità  non  derogandofi  punto  alla  forma,e  di  ciò  fé  ne  potrebbe  dare 
infiniti  eflèmpi.  Però  fé  la  diremo  Ardeoia  è  perche  vola  in  alto  cioè  ardua  tendens,volcndofi 
inferire  encrdifficililTimo  il  muouerfiairinsìi.  Se  fi  chiama  Arteria  dinota  quòd  tendit  ad  Altra 
Si  Pe!la,o,Pulla  perche  nel  coire  e  nel  partorire  pellit  lànguinis  ex  oculis  guttas ,  o  vero  Pulla  per 
eifer  Augello  fagace ,  Si  Leuca  dinota  che  augello  bianco,e  bianco  è  dipinto  lo  Stellino ,  il  quale 
per  la  troppa  vaghezza  che  (ènte  in  mirar  la  ftella  di  Mercurio  &  i  fiioi  raggi,  dimenticandofi  dell' 
vouo  che  nelle  branche  tiene.lolafcia  cadere  à  terra  onde  nafce  vn'altro  ftellino,  e  poi  quando 
perde  la  virta  della  ftella ,  fi  mette  à  ftridere ,  il  che  intendendo  lAugellin  nato ,  verfo  la  madre  fi 
muoue  a  volo .  Hora  che  con  quella  hreuità  che  poflibil  fia,  ù  e  trattato  dello  Stellino ,  e  moftrato 
che  è  nell'efìTer  delle  cofe, vengo  alla  Allegoria  dello  ftefìTo  Augello,il  quale  in  quefta  guifa  rappre- 
fenta  i  generofi  difegni  degli  Affidati ,  &  è  loro  vera ,  propria ,  &  accommodata  Imprèsi .  Perciò 
comel'Academiaha  tiratola  fimilitudinedi  quefta  rualmpreniperdifcoprireinenarhonorati 
e  vertuofi  fijoi  penfieri ,  i  quali  fono  e  faranno  fempre  intenti  allo  acquifto  de  dui  nai ,  vno  della 
vita  attiua  per  laquale  Ci  guadagni  buon  nome ,  l'altro  della  vita  contemplati  ira  per  acquiftarfi  la 
falute  de!  Cielo.e  cofi  diremo l'efier  attiua  quella  la  quale  n6  può  goucrnarfi  lenza  le  fcientie  hu- 
mane,  però  l'Academia  ha  voluto  inferire  per  la  Stella  di  Mercurio  la  Tua  influentia,  ondeage- 
uolmente  le  fudette  humane  fcientie  concorrendo  tale  influcntia ,  più  ageuolmente  s'acquiftano, 
per  le  quali  fgombrandofidaH'huomorignorantia,  rimane  diflìmile  dalle  beftie,  e  farti,  e  manti- 
enfi  Semideo,  come  vuole  Mercurio  Trifmegifto,  Dico  che  dallo  Stellino  prende  Ibmiglianza 
l'Academia  fudetra.impercioche  naturalmente  vaga  del  lume  di  Mercurio  e  partecipando  della 
fua  influentia  felice  e  mirabile ,  cerca  à  tuttel'hore  de  perfettamente  polfcdere  le  fcientie  &  ope- 
rare negli  honerti  bifògni  di  quefta  terrena  vita ,  preualendofi  del  foccorfo  di  quefta  ftella  e  delli 
continui  ftudi  intorno  alle  fcientie  naturali  per  le  quali  le  opere  humane  fi  riducono  à  fini  di  per- 
fetrionconde  Ci  gufta  quefta  noftra  baifa  felicità.  Ma  poi  che  più  alto  può  làlire  l'humano  intellet- 
to ,  inuaghito  co"!  mezo  ài  Mercuria ,  dello  fplendor  del  Sole ,  ritiratofi  dalle  fcientie  terrene,alla 
fapientia  celefte  foruola  .  Ertendo  vero  che  quanto  è  lènza  paragone  più  lucente  il  fole  di  Mer- 
curio ,  tanto  è  più  degna  la  fapientia  della  fcientia ,  pongono  gli  antichi  che  le  anime  de  poftedi, 
tori  delle  fcientie, fcioke  da  quefta  buffa  vita  hanno  il  luogo  loro  nel  ciel  di  Mercurio,  e  quelle  de 

pofTeditòri 


poifeditori  della  fcientla ,  hanno  Io  flato  nel  del  dei  Sole .  E  però  bene  hanno  confidcrato  gli  Af- 
hduti  le  parole  diuolgatc  dallo  Ecclcfiaftico  à  capi  6.chc  quelte  fonOjO  figliiiol  mio ,  dalla  tua  gio- 
uentii  jcquifia la  fcientia  delle  cofcjperche  nella  vecchiezza  haiierai  troiiata  la  lapientia  laquale  è 
intelà  per  il  Solcjl  Sole  il  piglia  per  il  figliuol  di  Dio  e  que(to  ha  prcfo  fcorzahumana,  e  lì  chiama 
Crilto  pcrtl'tco  hiionio  e  vero  Dio.il  cui  dono  che  e  la  fede ,  rende  i  Tuoi  fcguaci  pieni  di  contem- 
phuioiichcco  in  che  modo  allegoricamente  nella  prcfentc  Impresi  la  Intetione  &  i  dilegni  degli 
Affidati  tono  compreiì ,  &  accommodato  è  il  Motto  alle  figure  il  quale  è  quefto  cioè  vtraq;  v  fi- 
ne i  t  a  s ,  intendendoli  l'.ittiua  e  la  contcmplatiua  e  per  quella  s'afcondc  la  Icicntia  terrena,  co-    . 
me  Mercurio  è  nafcofto  dal  Sole .  Si  fono  parimente-  quefli  Acadeinici  attribuito  il  nome  a  f  f  i-  " 
DATO,  perche  elfi  erano  e  fono  per  hauer  femprc  fidanza  nel  noftro  Redentore  accio  che  dalla 
fciencia  fiumana  con  la  Tua  gratia  gli  tragga  alla  contemplationeper  acquiftarlì.la  eterna  beatitu- 
dine.Ecco  la  conferentia  de  i  difcgni  di  quella  Adunanza  affidata,CQn  la  liella  ccon  l'augello  che 
la  contcmpla/caricandofi  deH'Vouo.pcfo  terreno,dalquale  pur  ne  nafce  in  terra  vn'altro  Augello 
che  dinota  i  frutti  delle  fcientie  mondane  produtti  fin  fiora  nel  Giardino  di  tanti  belli  e  celebrati 
in^e^ni  i  quali  non  ceflano  con  ogni  lor  fatiga,&  incommodità  di  vita,farne  parte  a  diletto  bone 
fto  &  a  benefitio  commune .  Queito  il  rapientifs.Filalete  ha  voluto  dire  dello  Stellino),  prouando 
con  tante  ragioni  la  cllentialità  di  cotale  Augcllo,&  in  vero  le  ragioni  lono  efficaciifimc  e  gli  Au- 
tori da  lui  citati  degni  di  fede ,  iì  che  fi  fcrrarà  la  bocca  a  chi  volefTc  biafinarc  tanto  ingegnofii  & 
hiftorica  Imprefa.molti  altri  buon  fondamenti  ha  il  fudctco  Filalete  aggioniijma  |>  la  brciiità  del- 
la carta  non  fono  qui  regiflrati . 

LAltra  openione  dei  Padre  fra  Marco  Garrefio ,  detto  nella  Acadcmia  p  k  o  t  e  o;è  quefia  pur 
fopra  lo  Stellino  da  lui  tenuto  e  ftimato  che  farebbe  noto  fé  non  fufie  1*  Ignoratia,e  la  nulla  curio- 
fità  degli  huomini  i  qUvili  fé  fi  fulfero  pofti  e  ponelTero  con  ogni  diligcntia  e  fiitiga  à  cercare  i  iegre 
ti  della  natura ,  gli  ritrouarebbero  con  vniuerlìd  giouamento  dclpcco  e  debole  nofiro  fapeie,fo- 
lo  per  ritrouarci  fommerlì  nell'otio  di  quefia  noftra  poueriilima  e  confulà  vita ,  la  quale  s'aifomi- 
glia  à  vna  ricca  e  preciofh  Miniera,coperta  &  opprefia  dalla  pigntia  federata  e  dali'otio  infame . 
Lo  Stellino  Augello  è  Imprefa  vaghitfima  e  bellilfima  degli  Affidati.  Vero  è  che  lo  fielfo  Augello 
che  non  fia  nella  natura  delle  cofe  è  openione  e  parere  quafì  d'ogniuno^e  fopra  ciò  per  cómeiTione 
olla  fteflli  Academia  à  cui  è  il  fopradetto  fra  Marco  di  obcdire  tenuto  p  hauerlo  ella  nel  lìiOgrem 
bo  benignaméte  accettato,s'ingegna  però  di  dir  quanto  di  quefia  materia  n'intendccó  hauer  egli 
voluto  mettere  diligétifììmo  e  fatigoiò  ftudio  per  vedere  e  fàpcre  ciò  che  gli  A  utori  Latini  e  greci 
di  quefto  Stellino  fcriuono  ,  fra  iquah  ninno  tniouac  legge  fi  che  lo  ai fccuri  che  detto  Stellino 
lìa  in  natura.e  benché  poco  fopra,fi  iìa  trattato  dottamente  e  giuditiofimente  dal  non  apieno  lo- 
dato ^Filalete  accademico  ,  nondimeno  per  dirne  qualche  cofa,  non  già  per  contradirgli ,  ma 
per  obcdire ,  recita  quanto  ha  veduto  e  confiderato  in  Pliniocioè  nel  i  S.hbro  a  capi  3 1.  fiìcendo 
lArcicola animaletto  acquatico  e  non  in  tutto  Augello,  notandofi  queite  parole  dello  ftello  Au- 
tore cioè,  Ardea  in  mediis  harenis  trifiis  ncc  mirum  aquaticasautin  totum  volucres  pra.'fagia 
Aeris  fendre,  e  nel  libro  decimo  à  capi  74.dimoftrando  l'Ardea,  o  Ardcola  amica  della  cornac- 
chia.conchiude  in  loro  communi  nemicitie  contra  la  volpe ,  il  che  non  fi uebbe,quando  elle  con  il 
loro  nidi  non  fuilero  da  quella  infidiate ,  parimenti  dice  Plinio  il  Topo  e  lArdeola  auicenda  infi- 
diare  à  loro  pulicini.il  che  vieta  la  natura  e  códitione  defcritta  nello  Stellino,E  nel  libro  3  3.3  capi 
xv.moftralo  fteflo  Autore  come  il  Becco  ddl'Ardeola  bagnato  in  vino  &  con  vna  poca  pelled'A 
lino  inuolta  e  legata  alla  fronte  di  chi  non  può  dormire  ,  induce  fubito  il  fònno  come  cofa  d'ani- 
male acquatico  il  che  non  s'attribuifce  allo  SteUino. Alberto  nel  libro  2  3 .ricercando  il  vero  figni- 
ficato  di  quefia  voce  Ardeola ,  vuole  che  deriui  più  tofio  dal  verbo  a  r  li  e  o  che  dall'alto  volare  > 
OjVero  dailArdue  colè,  ancora  che  Virgilio  mofiri  che  Ardeola  fia  detta,perche  ad  alto  voli,  co- 
me nelle  ragioni  del  Filalete  fi  legge.  Proteo  però  tiene  per  certo  che  tal  nome  venga  dArdeo  no 
per  cagione  dello  fplendore  che  procede  dalle  ftdle ,  come  vuol  Plinio  nel  libro  x.  a  capi  Ix.  ma  fi 
bene  dal  fuo  fterco  ch*abrugia  ciò  che  tocca,e  fi  difende  dagli  Augelli  rapaci ,  onde  Alberto  vuo- 
le che  fia  Augello  acquatico ,  &  è  fetido  e  di  carne  non  fina,  come  molti  altri  Augelh  fono  di  co- 
tal  natura .  Vero  e  ch'Alberto  fudetto  fommctte  l'Ardea  incotnpagnia  della  Grue  e  dell'odia  die 
fogliono  elfer  prede  dell'Aquile  e  delli  Aftori .  Di  più  vuole  che  lArdeola  da  fé  fielTa  con  l'acqua 
maritimafi  purghi  al  modo  chefalalbe,  che  è  parimenti  Augello  Acquatico,  quinci  ne  legue 
ch^  l' Ardeola  alto  non  voli,  la  quale  (  fecondo  Alberto^  fé  fa  il  nido  nello  ftuolo  dell'altre  deHuo 

genere 


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gene^,  non  vola  alto  Ci  per  non  cfler  Tua  natura.fi  ancora  per  non  allontanarfi  da  Tuoi  policijii  à 

quali  gli  fparuieri&  altri  Augelli  rapaci  Tempre  tendono  l'infìdie.  PerqueftacagioncrArdcohf 
vanno  infieme  à  branco  intorno  a  nidi  loro  per  guardarli  e  difenderli,  per  le  quali  ragioni  è  diffi- 
cil  colà  che  l'Ardeola  fia  il  medefìmo  che  lo  Stellino  col  brancare  l'voua'  E  più  efficace  argomen- 
to di  ciò  porge  Alberto,  affermando  hauere  fpeflo  vedute  l' Ardeole  vfare  il  coito  e  fare  i' Voua.ri- 
prendendo  Plinio  perche  dice  il  Mafchio  per  dolor  che  fente  nel  foiierchio  Coito,  gettar  fuori  da 
gliocchi  l'acrime  di  fangue,e  che  la  fcmina  nel  partorire  patifce  il  medefìmo  dolore,  natura  e  qua 
lità  non  conforme  allo  flellino,adunque  efib  non  è  Ardeola .  Similmente  parmi  difficile  che  qual' 
altra  fpetie  delle  Ardeole'iì  poffino  dire  Stellino,  ne  attribuire  quell'alto  volo  rie  che  nelle  bran- 
che portino  l'vouo ,  tanto  più  che  gli  fcrittori  non  fanno  memoria  del  nome  Stellino  ne  dell'atto 
dell'vouo,  e  gli  lieffi  fcrittori  non  haurrebbcro  mai  taciuto  tal  marauigiiofa  qualità  e  conditione, 
onde  ne  fègue  che  lo  Stellino  non  (ìa,o,fe  pur  è,non  è  A  rdeola .  ne  veruna  delle  fue  fpetie  i  iwn  è. 
Leucon  perche  Alberto  &  Ariftotile  chiamano  Coclearia ,  e  fi  pafce  nelle  Paludi ,  ne  i  Laghi,r^  i 
campi  e  ne  i  Pratijil  che  non  fi  può  dire  dello  StelIino.La  pella  o  palla  pur  della  fpecie  dell'A  rdeo- 
Ir.  non  vola  alto  per  la  molta  humidità  del  ventre ,  quindi  s'arguifce  non  potere  effere  Io  Stellino 
vna  di  quefte  due  fpetie.  che  poi  poffa  effer  la  terza  cioè  Afteria  potrebbefi  credere,  fecondo  Pli- 
nio,raa  pur  egli  dice  con  Alberto  effere  augello  acquatico  e  che  poco,o,nulla  fi  Icua  in  alto  à  volo. 
Dopo  ciò  lo  Stellare  intelo  per  lo  Stellino ,  effendoci  gran  conformità  del  nome ,  può  con  manca 
difficultà  il  giuditio  de  dotti  approuare  che  fieno  vno  fleflb  Augello ,  imperò  felo  Ikllare  è  il  me- 
defìmo che  l'Ardeola,  non  per  ciò  può  effere  Stellino-per  quanto  fi  e  dimoftro  nelle  differentie 
delle  qualità  che  fanno  differenti  ancor  le  forme  per  il  più  delle  voIte.Ritruouafì  ancora  nel  libro 
de  pefci che Stellatoè chiamato  vnpefceper^  qtianto.diceAriftotile  equeflefonole  fue  parole, 
cioè  Stellatuspifcis  ex  mufteliarum  genere,  doueconuien  dire  che  quello  Bar,c  Afteria  non  fìa 
Stellino  poi  che  fi  vede  app'icato  a  più  fpetiediuerfe ,  tanto  più  che  Aflcria  ppr  quanto  ne  fcriue 
il  Cardano  è  vna  gemma  pretiofa  che  manda  fuori  fplen^ori  e  raggi  a  guiia  di-SteUe.Lo  Stellione 
è  macchiato  fi  che  fembrano  in  lui  le  macchie  tante  ftelle  ,  onde  ne  tragge  il  nome,  e  perche  que- 
lla è  proprietà  di  detto  Animale  però  non  gh  difdicc  tal  nome .  E  detta  Stellare  ancora  vna  f  )rtc 
di  fparuieri,  come  ciò  conferma  Ariflotile  aggiongendoui  Palombario  che  non  può  effere  Io  Stel 
lino  per  non  effer  tra  loro  proprietà ,  faiuo  che  nel  nome .  lo  atto  ancora  di  produrre  quel  vouo.c 
portarlo  volando  in  alto  con  le  branche ,  e  lo  lafci  cadere  in  terra  e  quiui  vn'altro  Stellino  ne  naf- 
ca ,  è  difìcile  e  quali  impolTibile  a  crederlo,fecondo  l'ordinario  della  generationc  vniuerlàle  e  na- 
turale ,  come  ciò  ti  può  comprendere  ne  i  libri  della  generatione  del  detto  Filofbto ,  onde  non  na 
turale  è  lo  Stellino ,  ma  fìnto  è  fimulato ,  per  quanto  à  molti  pare ,  ancora  che'fia  ftata  vna  bellif- 
fima  inuentione  deirAcademia,&  è  lecita  e  degna  cofa  ch's'admetta  per  Imprela  per  efier  inuen- 
tione  f  auolola  è  miftica,  e  p  poterli  lo  SteUino  indurre  fotto  la  fchiera  degli  A  ugelli  al  modo  che 
tenne  rAfcolano,feruitofi  di  queflo  fìnto  Augello  nelli  occulti  fegreti  della  Alchimia  e  de  fug- 
getti  amorofi.Si  fa  bene  quefto  argométo  cioè  i  celebrati  fcrittori  no  hanno  fatto  memoria  alcuna 
del  fudetto  Stellino  adunq;.non  fi  truoua  e  non  è  nella  natura  delle  cofe,quefta  conlequentia  non 
vale,però  non  è  da  negar  che  fiaj&Ariftotile  ci  auertifce  quando  diceche  fono  lenza  paragone 
più  le  cofe  che  i  nomi .  Ne  dubbio  veruno  ci  ftordifca ,  fi  che  non  fi  tenga  percola  più  che  vera 
come  delle  cento  mila  cofe  che  fono ,  apena  di  mille  fé  ne  ha  contezza  fra  gli  huomini,e  benfi  leg 
gè  efferfi  ritrouati  nel  mondo  nuouo,molte  marauigliolè  cofe  animate  &  inanimate  le  quali  que- 
fto  noftroHemifpero  non  produce,  &  in  queflofleifo  noftro  Hcmifpero  genera  la  natura  mol- 
te cofe  le  quali  fono  a  fuoi  habitatori  afcofe,o,per  la  negligentia  dell'huomo ,  o,vero  per  non  eC- 
fernelofteffohuomobifogneuole,Mapoichelacofache  non  fi  conofcefi  può  direinvn certo 
modo  che  fìa ,  però  in  tal  conto  fi  creda  che  fìa  da  tenere  lo  Stellino ,  il  quale  non  difdice  il  lèr- 
uirfene  per  Imprefa ,  poi  che  s'imagina  come  naturale  e  non  come  chimerico ,  o,moftruoib  ;  anzi 
imaginandofi  come  cofà  poffibile  &  ordinaria,  no  farà  da  giuditiofi  la  imprelà  dell'A cademia  no- 
ftra  riprefa ,  anzi  ftimata  laudata  e  tenuta  per  ingegnofifIima,in  quanto  c'habbia ,  o ,  non  habbia 
realita  ne  fede  d'Autori  approuati ,  ben  potrebbe  effere  che  l'Afcolano ,  hauefle  più  degli  altri  ve 
duro  e  faputo  la  effentialità  di  queflo  Augello;,  nella  natura  del  quale  haueffe  comprefo  quanto 
fopra  ciò  gli  altri  non  hanno  vfato  diligentia  maggiore . 


DI  GIO.  BATTISTA 


'Ape  fopra  vn  fiore  d'vn'herba  ò  d'vn'arbofcello è  imprefa  di  Gìo.Battifta  Botti 
gella  Paude  ad  imitatione  della  natura  di  quelli  animaletti,  i  quali  Virgilio  nel 
la  terza  egloga  pone  trai  volatili .  Vogliono  alcuni,  che  l'Api  fi  generino  da 
corpi  de  buoi .  nafcono  l'Api  Tenza  piedi  e  fènza,  gambe,  e  da  quefto  manca- 
mento rnigoono  il  nome  perche  a  in  greco  fign'fioa  fenza  e  pos  piede .  Quefti 
animalucci  eli  marauigliofa  natura,  e^ono  fuori  quado le  Vergilie,  cioè. quelle 
y.ftcUe  chiamate  Pleaide,apparircono,m3  no  oprano  fin  che  le  faue  nò  fiorifco 
r>o,de  i  CUI  fiori  fi  crede  che  fi  cibino,  fi  che  non  cfcono  elle  prima, che  le  fiidette  Vergilie  no  appa 
iono.di  qui  (ì  fa  argomento  le  intìuentic  delle  ftellefiiTe  effere  in  gran  parte  cagione  delle  terreftri 
^en(  rarioni.fi  ritroua  nellApi  vna  naturale  obedientia  verfo  il  lor  Rè  è  l'honorano  e  riuerifcono, 
il  qiul  hnfconicdice  Pliniojnel  capo  vna  certa  macchia  bianca  in  guifa  d'vn  diadema,©  corona, 
della  lor  natura  &  artificio  nel  cóporre  il  mele,la  cera ,  e  la  prole  largamente  ne  ferine  efib  Plinio 
ncir  1 2.1ib.dclle  hifiorie  naturali.Pafcófi  lApi  di  diuerfè  forti  di  fiori  e  d'herbe  e  di  Virgulti,ò  vo- 
gliam  direarbofcelli^e  da  quelli  ancora  racco'gono  quel  fucco  di  che  pofcia  fanno  il  mele  e  l'altre 
colè  derreXalciano  i  frutti  a  benefitio  &  vfo  degli  huomini,  fi  nudrifcono  de  i  fiori  delle  fiiue.à  lo- 
ro grotiffimi  ,  e  parimente  di  quelli  della  Borragine,edella  Mehlfa,  o  Cedronella ,  come  vol- 
garméce  fi  chiama  per  hauer  qucft  herba'vn  odore  quafi  fbmigliante  à  quello  del  Cedro  o  Cirro . 
e  molti  tengono  che  fi  pafchino  ancora  de  i  fiori  del  falfarano^godonfi  marauigliofàmentc  de  i 
fiori  fpccialmentcdi  quefie  piante, cioè  di  Thimo  melillà,  rofe,viole,gigli,citifo  faue,  pifelli,  fatu- 
reia,p;-!paueri,{à!uia,  rosmarino.,  nulilotoecailìa.  Cade  il  mele  (come  vuol  PHnio;giu  dall'aere 
nel  nafcimento  delle  iiidctte  vergilie,  e  nel  nafcere  della  canicola,  e  vuol  che  fia  come  vnfudore 
del  ciclo  ò  faliua  delle  (Ielle ,  o  ihcco  d'aria  che  fi  purga,quefio  caduto  fbpra  le  fronde  e  fiori,vien 
pofcia  raccolto  dali'A  pi ,  e  con  grand'arte  &  indudria  lauorato ,  e  Ibnoui  tre  forti  di  mele  vna  di 
primaucra  .  chiamato  Anthino  dalla  copia  e  bontà  de  fiori,la  feconda  fpecie  equefta  raccol- 
ta e  fatta  di  Sate  chiamata  Horreo  dalla  (lagione,  e  la  terza  e  dell'Autunno  dopo  le  prime  piog- 
giedi  quefla  ibgione  ,  e  quello  none  punto  lodato,  l'ottimo  è  quello  che  ha  color  d'oro  e  di 

^raciifuno 


BOTTIGELLA-  4« 

gmtiflimo  fapore  &  odore  il  che  proiiiene  da  certi  fpetiali  fiori  come  da  Thimo,  più  grato  ad  ellì 
animaletti  che  tutti  gh  altri  fiori,  e  poi  da  fiori  del  Rofinarino  della  Saluia,  e  della  mclilTa^da  que 
ih  animaletti  il  noftro  Academico  ha  tolta  la  fomiglianza  della  fua  bella  e  generofa  intcntione, 
vfìindo  il  Motto  molto  conforme  che  è  v  t  prosit,  cioè^che  fi  come  quello  animale  faflfatica  in 
raccogliere  &  fabricare  il  mele  per  vib  &  per  benefitio  humano,cofi  quefto  Academico  con  ogni 
foHccitudine  s'affatica  per  giouare  à  tutti ,  onde  attamente  s'ha  prefo  il  nome  di  sollecito 
egli  promette  adunque  con  quefta  fua  imprefa  di  non  mai  celiare  di  operar  con  ogni  induftria  & 
ingegno  per  far  giouamcnto  e  benefitio  à  chiunque  fi  fia . 

La  famiglia  Bottigella  ritiene  per  più  di  800.  anni  chiara  memoria  della  fua  nobiltà  illufirata 
da  fuoi  antichi  predecelfori,e  fempre  mantenutafi  bora  con  honorati  gradi  di  militia,e  di  feudi. 
Hora  con  dignità  di  fcientie ,  &  bora  con  profelfione  ciuile,  &  hcroica  cortefia.  Fu  di  quella  ftir 
pe  vno  padrone  per  alcun  tempo  della  città  di  Mantua,  Et  il  Cardinale  Hercolc  fcntendo  nomi- 
iiar'Silueftro  Bottigella  il  qua!  fi  ritrouòin  Mantua  perilconfumamento  del  Matrimonio  del 
Marchelè  di  Pefcara  il  giouane,con  donna  Ifiabella  Gonzaga  forella  del  prefente  Duca,  con  vol- 
to allegro  chiamoUò  a  fe,e  gli  dille  molto  mi  è  caro  di  conofcerui  poi  ch'vn  di  voftri  fu  noftro 
padrone,epcrnoniftendermi  dou'io  potrei ,  dirò  d'vn  Matteo  Bottigella  degno  di  immortai 
gloria,  e  di  molti  altri  famofi  de  quah  appieno  fi  dice  e  fi  fcriue  nella  cronica  di  PierFran- 
cefco  Bottigella  Academico  Affidato  .  Il  padre  di  qu erto  Sollecito  Academico  nomato  Otta 
uiaiio  fu  Capitaniod'huomini  d'arme  feruendoà  Luigi  Rè  di  Francia,  e  portò  loftendardodi 
Monfig.  delia  Pahzza  generale  del  detto  Re,  Giouan  Battifta  vfcito  da  qucfto  honoratiffimo 
ceppo  infin  dalla  fua  giouinezza  non  mancò  di  feguire  le  paterne  pedate  maffimamcnte  nel  tem 
po  che'l  gran  Marchefe  del  Vafto  era  gouernatoree  generale  per  Carlo  V.gloriofamcmoria^in 
Milano/itrouandofi  nelle  guerre  del  Piemonte.doue  non  volle  mai  carico  ne  de  caualli,ne  de  pe 
doni,ma  fempre  andò  bene  accompagnato  da  fuoi  amici  e  gentilhuomini,  Se  hcbbe  molte  occa 
iìoni  di  farfi  conofcere  per  gentilhuomo  di  honore  e  di  valore,e  di  gran  rifchio,&  in  ciò  prouollo 
ài  Marchefe  del  Vafto,quando  gli  diede  il  carico  di  andare  à  riconoìcere  Chicri,e  gli  diede  fcorta 
de  cauaili  efanti,donde  ritornato,  per  la  fua  relatione  Chieri  fu  prefo  dal  Marchefe.  Lo  mandò; 
poi  ad  vn'altra  fortezaa  feguendo  il  Marchelè,doue  Hettore  Bottigella  che  fempre  feguiua  il  Sol-- 
lecito,fi  offerfe  fi  di  riconofcere  quella  fortezza,&  andandoui,  animofimcnte  pafsò  tanto  innan^ 
zi  eh  e  riconobbe  à  baftanza  quel  fito,ma  nel  ritorno  hebbevna  mofchettatain  vnacofciacbelo 
^onduffe  à  mortc,ma  pur  viffe  tanro,che  diede  ragguaglio  di  quanto  haueua  veduto,  e  con  quel- 
la relatione  il  detto  luogo  fu  prefo.la  perdita  di  quel  giouane  dolfe  molto  al  Marchefe  Ci  per  lo  ar 
<lireche  haueua  dimoftrato  lì  per  eftere  creatura  di  Gio.Battifta  Bottigella.Poco  dipoi  Ci  fece  tre 
gua  fra  Carlo  V.&  il  Re  Francefco  di  Francia.e  fatta  lega  l'Imperadore  con  la  Signoria  di  Vene- 
tia,s'andò  alla  ifpugnatione  di  Cartel  nuouo  doue  tra  i  primi  fi  ritrouò  il  Sollecito  Academico,& 
quiui  fra  elio  Bottigella  &  il  fig.  Giouanni  Spinola  nacque  vna  gran  querela,  e  per  molto  che  vi 
s'adoperaffero  alcuni  huomini  grandi  per  pacificargli  inficme,non  ci  fu  mai  via,cheal  fine  fi  con 
dulfero  in  campo  chiufo,fu  fatta  vna  gran  difputa  nell'arme  a  benché  il  Bottigella  inflalTepure 
di  voler  combattere,nondiinen  la  difputa  fi  prolongò  tanto  che'l  Sole  tram.ontò,  per  lo  chel'ab- 
battimento  non  fegui,paffati  poi  alquanti  anni  con  pericolo  d'ambe  le  parti  il  noftro  Bottigella 
moffo  da  criftiano  zelo,fece  quello  chefare  nò  haueuano  potuto  moltifignori  per  pacificarli^Fgli 
fé  n'andò  con  doi  feruitori  folamente  e  tutti  difarmati  a  vn  luogo  fuori  di  Gcnoua  doue  con  mol 
to  fofpetto  egran  guardia  habitaua  il  detto  Spinola.e  quiui  giunto  ritrouatele  porte  del  palazzo 
chiufe,fece  battere  e  dire  alle  guardie  ch'era  Ciò.  Battifta  Bottigella  quiui  venuto  infpirato  da 
Dio  per  riconciliarfi  co'l  Sig.  Giouanni.il  quale(intelò  c'hebbe  quell'atto  del  fuo  mmico^rim-Mc 
molto  ftupefatto,e  fatto  aprire  le  porte,  &  abbracciatolo  gli  diffe  fignor  Gio.Battifta  voi  in  caia, 
mia  prouifta  e  ben  armata,cofi  folo  e  difarmato  mi  hauete fatto  voftro  prigione,&  cofi  con  mou 
ta  allegrezza  come  fuo  fignore  e  padrone  lo  trattenne  alquanti  giorni  con  molto  honore  lèmpre 
accarczzandolo.Quefti  fi,che  fono  atti  generofijrari  e  degni  di  perpetua  lode. 

N 


DI  OTTAVIANO 


i  "  «Sii 

1 

L  vafb  di  Vetro  pieno  d'acqua,fèrrato  e  porto  al  fòle  ,li  cui  raggi  percotendolo, 
cagionano  vn  tanto  calore,che  fanno  accendere  la  fiamma  nella  bambagia  pò 
fta  fra  il  detto  vaiò  &  vna  parete  iui  vicinale  imprefa  di  Ottauiano  Langofìro. 
Imperò  quelle  tante  figure,  che  pure  tendono  tutte  ad  vn  lol  fiiie  rappreiènta 
no  la  vertuofa  intétione  di  detto  Ottauiano,e  fi  come  il  Sole  co  l' mezo  dell'ac 
qua  pofta  entro  à  quel  vaio  rende  gran  marauiglia  gencrandofi  in  parte  il  fuo 
co  dal  fuo  contrario,cofi  egli  per  la  molta  notitia  &  ifperiétia  de  i  fecreti  del- 
l'herbe  e  de  minerali/pera  di  fondere  e  di  lambicare  molte  cofe  vtiliffime  in  vfo  di  medicina,tan 
to  più  hauendo  egli  ritrouato  il  preparamento  dell'Antimonio/affinata  la  theriacha,e  comporto 
quel  miracolofo  licuore  chiamato  Elifiruite.  Hauendo  querta  virtuofa  intentionc,ha  voluto  pren 
dere  quefto  motto  molto  conforme  alla  Imprefa  cìoCjMeliora  svpersvnt,&  il  nome  pariméte  co 
ueneuole  &  adattato.che  è  il  ilsolertejC  fignificaingegnofo,pcrfpicace,cioè,piu  che  diligete  e  in 
duftriofo,e  tal  nome  propriamente  fi  conuiene  a  chi  molto  fi  diletta  di  agricoltura,  e  di  femplici . 
Quefto  nobile  Academico  ha  feudo  con  titolo  di  Conte ,  tratto  il  cognome  dal  luogo  ò  cartel 
lo  detto  Langofco  nella  Lumelina  Principato  di  Pauia,  ma  dugentoanni  prima  s'intitolauano 
quelli  di  querta  famiglia  conti  di  Lumello,e  però  querta  famiglia  è  Illurtre  per  i  feudi,per  le  digni 
tà  di  caualleria  e  prelature.S'io  volerti  o  mi  fulfe  lecito  trattare  &  à  defcriuere  pienamente  di  que 
Ita  nobil  ca(àta,farei  troppo  longo ,  ma  per  non  trappafiare  il  nortro  limitato  ordine,  diremo  più 
breuemente  che  fi  potra,ccme  querta  hebbe  &  ancora  hoggi  ha  contee,e  fignorie  &  fi  hanno  me 
morie  d'erta  per  più  di  4oo.anni.Hebbe  ancora  grà  famigliarità  con  gli  Impcradori  Ottoni.  Hea 
ricijC  con  Federico  Barbarofià  Sueuo,da  quali  ottennero  priuilegi  di  Feudi,&  ancora  di  dignità  e 
gradi  di  militla.contrartò  già  conia  Ill.famiglia  Beccaria  per  emulatione  dertatie  della  priorità 
nella  lor  patria  Paula,  della  quale  vnFilippone  ContediLumello,e  Langofco  fu  gran  tempo 
Gouernatore, e  Capitano  di  militia  e  in  que  tempi  vno  di  detta  famiglia  fu  Vefcouo  diPauia, 

il  figliuolo 


L  A  N  G  O  S  G  Ó  4P 

il  figliuolo  di  detto  Filipponc  chiamato  Riccardino  fu  podeftà  di  Cafal  flin  Vafio .  Quefti  (ìgno- 
rcggiauano  tutto  quel  contorno ,  e  la  detta  dttà  di  Cafalc  viueua  all'hora  fotto  le  leggi  di  Paula, 
&  infieme  confederate  manteneuano  in  pace  &  in  tranquillità  la  lega  ài  tutta  la  Lombardia  .0  - 
to  Vifconte  Arciuefcouo  di  Milano  hebbc  in  confederatione  Riccardo  Conte  di  Langorco,&  Si 
mone  pur  Conte  di  Langcfco ,  i  quali  andorono  in  foccorfb  &  aiuto  del  detto  Arciuefcouo  cen- 
tra Napo  e  Franccfco  capi  de  Torrianiin  Milano ,  i  quali  colti  vna  notte  alla  fprouiftadaOto- 
Vifconte  e  da  compagni  furono  rotti,  pre/ì,e  morti,  e  tolto  loro  il  dominio  di  Milano .  Riccardo 
fu  eletto  podeftà  di  Milano,  e  fu  talmente  fauorito ,  che  in  Pania  haueua  anco  il  maneggio  confi? 
fupcriore.Fu  quella  famiglia  poi  in  molte  parti  diuifa,impercioche  non  fucccdendoi  feudi 


pò. 

no  conte  di  Langoico  &  Academico  Affidato  è  Itato  molto  amatore  &  biimèfatorc  della  fua  pa- 
tria ,  &  amoreuole  dcIl'Academia ,  e  dilettoffi  fin  dalla  fua  giouinezza  di  hauer  notitia  de  fcni  - 
plici  eminerali,emoltiemolt'anniha  largamente  fpcfodel  fuoin  far  diftillamenti  d'acquee 
d'olii  con  cui  ha  rifanati  infiniti  da  moltclunghe  e  dilperate  malatie ,  e  pero  concorreuano  da  lui 
quafi  tutti  i  poueri ,  à  quali  abondantemente  diftribuiua  di  gratia  tutte  le  fue  fatiche  éipefe.  Te 
ce  tra  l'altre  cofe  notabili ,  con  nono  artificio;,  &compofitione  l'olio  di  perforata  di  tanta  per- 
fettione ,  checome  ècofa  publicamente  nota,con  elfo  ha  leuato  i  fpafmi  mortali,  rifanatein  brc- 
uiflìmo  tempo  le  gran  ferite,confortatiinerui,e  rimoffeleputrefattionÌ5&  haueua  di  già  condot- 
to a  perfettione  vn  certo  fuo  diftillamento  in  cui  v'entrauano  da  cento  fempHci  con  alcuni  ani- 
mali velenofi;,  col  quale  Egli  fperaua  di  poter  fimare  infinite  infirmitàe  Ipecialmenteimorfi  e 
le  punture  d'animali  velenofi ,  &  le  beuande  mortifere .  Quanto  gh  fuife  pratico  nella  cognitio- 
ne  de  femplici ,  de  quali  haueua  con  molte  fatiche  e  llidori  fatta  lunga  profeffione,  fi  può  uedere 
come  di  lui  habbi  fcritto  ne  fuoi  uolumi  il  dottilTimo  &  famofiflìrno  Pietro  Andrea  Matthioli 
Senefe  Protomedico  de  Principi  d'Aufiria^fi  che  ueramente  di  grandiflìmo  danno  e  ftata  cagio- 
ne I  ingrata  morte  a  leuare  cofi  torto  dal  mondo  un  cofi  gioueuol  huomo,  Quefto  noftro  solbr- 
rs  Academico  ad  altro  non  haueua  fermata  la  fua  intentione ,  che  al  uoler  giouare  alla  pa- 
tria à  gli  amici  &  al  proffimo  e  con  fi  nobile ,  &  alta  profeffione  porgereTalutifero  ri- 
medio à  poueri  infermi ,  dando  loro  &  applicando  con  molta  hnmanità  e  com- 
paffione  quelle  fue  medecine  con  le  fue  proprie  mani,fi  che  e  la  patria  e  l' A 
cademia  ha  da  dolerfi  infinitamente  d'una  tanta  perdità-Oltra  quefta 
fuacriftianaepia  profeffione  per  effere  molto  auedutoefiuio, 
e  di  una  fignoril  prefentia ,  fu  deputato  dalla  fua  Città  per 
oratore  al  gran  Re  Filippo  in  Fiandra  donde  ritornò 
felicemente  con  molto  honore  riportandone 
fauore  della  patria  quanto  li  era 
defiderato. 

N  2 


*>• 


DI  lACOMO 


N?TT 


'IMPRESA  delI'Aftore  in  aria  con  la  Pernice  fra  gli  artigli  d'vn  piede ,  fc- 
guitando  l'altre^chc  velocemente  fuggono  volando  per  far  maggiore  acquifto, 
rapprefenta  l'intentione  di  lacomo  Berretta,imitando  la  natura  dello  flcflb  ani 
mnle,percio  ben  fi  fa  la  conditione  deirAftore,il  qual  fra  le  diece  fpetie  d'auge! 
li  di  rapina(  come  Ariftotele  fcriue  nel  nono  libro  della  Iftoria  degli  animali  ) 
infìeme  co'l  Falcone  nobilmente,«Sc  diletteuolmente  con  l'huomo  fi  domeftica. 
Ancora  che  l'Aflore  s'auezzi  fblaméte  à  gli  animali  volatili;il  Falcone  però  cac 
eia  e  prende  ancora  gli  animali  quadrupedi,  come  conigli,lepri,&  caprioli ^.ben  è  vero^che  l'Afto- 
re  appreffo  gli  Antichi,maflìmamente  Romani,fLi  ftimato  augello  di  augurio,  fecondo  che  alla  de 
fìra,o  alla  finiftra  volaflè,  fi  legge  parimente  che  l'Aftorenonfi  fuole  cibare  de  cuori  degh  altri 
augelli,&  alcuni  curiofi  hanno  aucrtito  queftce  per  pruoua  affermano  effer  vero,&  è  veramente 
proprietà  degna  di  confidcratione.Nclla  caccia  poi  defignori,&  de  prencipi  fimigHante  augello 
è  tenuto  in  grandiifimo  pregio  perla  domeflichezza,&  velocità  fua .  Poi  caccia  il  più  delle  volte 
IePernici,le  quali  vfano  quafi  fempre  afluda  &  inganno  per  fchiuare  lo  incontro  di  fi  gagliardo 
nimico,  il  che  più  ampiamente  fcriue  Feflo  nel  fuo  libro  degh  augelli .  Lo  Aflore  fimilmenteha 
incoftumedi  nonelfer  contento  di  hauer  fatto  vnaprefa,che  tenendola,  fegue  l'altra,  le  quali 
predate  al  cacciatore  volontariamente  cedc,Per  lo  che  imitando  la  natura ,  &  il  vez4tj  di  quefto 
animale  lo  fleffo  Berretta  palefà  l'animo  fuo,  &  lo  fcopre  tutto  volto  all'acquiflo  fatto  della  fcien 
tia  legale  per  molt'anni  in  fimil  profclìlone  aifaticatofi,  e  fattone  habito  di  conferuarlafi  fi  moftra 
pronto  ancora  nella  vertuofa  occafionc  dell'Acadcmia  degh  Affidati  per  guadagnarfi  l'altre  fcien 
tie,la  cui  buona  intentione  nella  fimiglianza  della  imprefa  grata  co'l  motto  fi  comprende,il  qual 
dice  pRoviDE  ACCELERO,  moflraudo  con  tal  parole('come  anima  conferente  a  tal  corpo)  la 
prudentia  di  confèruarfi  lo  acquiflato,e  la  diligentia  di  guadagnarfi  l'altre  difciphne ,  doue  in  ve 
ro  palefa  la  modeftia  del  fuo  cuore,&  il  dcfiderio  di  far  partecipe  ciafcuno  delle  fue  fatiche ,  e  de 

fuoi 


berretta:  so 

fuof  fudori.mafnn-ìamente  cfTcndo  la  Tua  profefrione,ritrouata  da  Dio  per  conferuare  la  giuftitia. 

E  nato  egli  della  famiglia  de  Berretti  in  Pauia,il  cui  cognon^e  e  volgarmente  corrotto,  perciò 
che  folendo  il  più  delle  volte  conformariì  il  cognome  delle  cafate  con  l'arme  loro.ageuolmcnte  fi 
comprende,che  non  Berretti^ma  Verrctti  ifprimere  fi  douerebbe,Attefò  l'arme  della  ftelfa  fami- 
glia eflere  vna  quercia  con  vn  verre  fotto  che  pafce  le  ghiande .  Et  per  quanto  fi  troua  di  verità, 
hebbe  la  ìii'cffa.  cafata  an  tichiffima  origine,  e  benché  habitaffcro  gran  tempo  nel  caflello  di  Fraf- 
caruolo.cio  può  effere  per  due  caufc  accadutOjl'vnna  è  che'l  fiidetto  caflello  poteffe  efTere  figno- 
ria  anticamente  della  medcfima  famiglia,  come  per  molti  moderni  efrempi,non  folamente  nella 
Lumellina,  ma  ancora  in  altri  paefi,fi  può  congetturare ,  l'altra  per  le  fittioni  &  difcordie  ciuili, 
&  per  le  guerre  delle  genti  foriftiere ,  le  quali  molte  nobili  &  antiche  famiglie  cagionorono,  che 
fuori  delia  città  habitalfcro ,  come  hoggi  fi  \-ede  tanti  fignori  Conti,  e  Marchefi  habitare  conti- 
nuamente le  vilIe,Ne  è  poco  fegno  di  luogo  nobililfimo  per  elTer  flato  habitato  da  molt'altrc  fa- 
miglie del  paefè  generofè  &  ricche.come  ancora  in  quefli  tempi  Ci  vede  &  iì  fa  la  confèr natia  no- 
biltà loro ,  Nobiltà  diremo  effere  di  quefta  cafata  l'edificio  di  due  caftelli  nella  detta  terra,  rite- 
nendo il  nome  de  BeiTetti,i  quali  ancora  fono  numerofi  &  ricchi. Hanno  hauuto  Prelati,Capita- 
ni,  e  Dottori  di  leggi  di  molto  nome.e  il  trouano  parimente  di  quefta  flirpe  che  difpenfororio  i 
lor  patrimonii  in  luoghi  pii .  Imperò  in  qucfla  prefente  età  è  il  fopranominato  lacomo  Berretta 
della  iftc/fa  cafata  il  principale,percioche  hauendo  egli  pubhcamcnte  letto  nello  Ihidio  di  quefta 
nobiliffima  patria  xvii.anni  con  visilìQ  continoue.  e  fudori  efiremi  &  ben  da  giouine  fbttopon:o- 
fià  detti  ftudi  di  tanta  aifiduadiificoltà,non  hauendo  conolciutafin  dalla  fu  a  pucritianiunafor 
te  di  folazzi  e  di  piacer  veruni,  efìendo  fiato  vnico  figliuolo ,  e  con  commodità  di  darfi  al  viuere 
delitiofo  con  molta  patientia  è  {àlito  di  grado  in  grado  veramente  per  molto  merito,  e  non  per 
alcuno  fauore  alla  feconda  cathedra  della  facultà  ciuile  &  hora  è  pofi:o  alla  prima  della  fera  per 
modo  di  prouifìone  e  duraraffi  fatiga  di  ritrouar  ch'di  punto  lo  auanzi .  La  onde  fi  è  accquiftato 
cofi  leggendo,come  configfiando.credito  &  nome  non  lòlamente  di  perfetto  Dottore,ma  di  pio 
&  di  grato  difenditor  de  poueri,conciofia  ch'egli  fia  folito  darfi  ad  ogni  eftenuatione  della  fua  vi 
ta  difendendo  gli  oppreffi ,  moffo  più  dalla  charità  chriftiana ,  che  dal  guadagno  temporale  & 
nelle hti & controuerfie  amoreuolmente tramettendoficon diligentia,& con preftezza(e perciò 
meritamente  nell'Accademia  è  chiamato  lo  spedito)  introduce  pace  e  quiete,e  nelle  conuer 

fationi  fempre  fi  moflira  fincerOjbcnigno,&  hofpitale,e  per  più  degna  cagione  de  fuoi  meri- 
ti, fi  vede  per  pruoua  cotidiana  efiTere  tutto  intento  à  fodisfare;à  ciafcuno,  e  per 
quello  che  è  conofciutoe  praticato  da  molti  fiberamente  affermano  tutti  che 
mai  non  fi  fente  vfcire  dalle  fue  parole  colà  che  nuoca  al  proffimo  ne  pur 
moitra  fegno  di  paffione  interefiàta,  Iperandofiper  quello, 
che  co'l  tempo  nella  fua  profeffione habbia  da  efler- 
nefin  da  tutte  le  nationi  celebrato . 


DI  FILIPPO 


VESTA  Notte  con  la  Luna  e  Tmprefa  di  Filippo  Blnarchi ,  onde  egli  tragge 
1  a  lìmiltudine  de  fuoi  penfieri ,  i  quali  fono  volti  alla  con  templatione  fi  per  la 
buona  dilpofitione  dell'animo  fuo,  fi  ancora  per,  che  la  vifta  fenfibile  non  lo 
impedifce,impercio  che  nella  età  fua  giouenile  per  infirmità  rimale  cieco,on- 
de  egli  fiiol  dire  quel  medefimo,  chedirlbleua  Democrito ,  cioè  che  l'iume 
vifiuoedi  grande  impedimento  alla  contcmplatione  delle  cole  diuine,però 
eflendo  quello  Academico  di  tal  lume  priuo  è  in  cotale  flato  molto  più  atto 
a  contemplare  che  quando  haueua  il  lumCjper  quefto  fi  tolfc  la  notte  per  Imprelà.alla  quale  die- 
de per  anima  quello  Motto,cioè,  illvminatio  mea  volendo  inferire,  chela  priuatione  dd 
lume  del  corpo  e  l'habito  del  Lume  deranima  fua  tutta  riuolta  alle  mcditationi .  e  per  ciò  che  ne 
i  uioi  poetici  componimenti  celebra  (a  tutto  fuo  potere  )gil  alti  e  chiari/Timi  honori  delle  fingo- 
lari  bellezze  del  corpo  e  dell'anima  di  che  à  Dio  piaq;  d'ornare  la  Illuflre  e  virtuofiiTima  fignora 
Alda  Torcila  lunati,però  di  quella  nuoua  Luna  alludendo  al  cognome  del  marito  di  cofi  celebra 
ta  fignora,  virtuofamente  innamorato  il  Binafchi,  prefe  per  cognome  academico  e  n  d  i  m  i  o  n  e 
il  quale  poeticamente  dicono  efiere  flato  l'inamoratodellaLuna. 

E  nato  Filippo  anticarnente  in  Paula  del  nohil  fangue  di  Gonfalonieri ,  quella  honorata  flir- 
pe  è  fparfa  per  molte  città  d'Italia ,  mairimamente  in  Roma  doue  di  quella  medefima  famiglia  lo 
no  fiati  huomini  d'honore  in  lettere  &  in  arme.  In  Milano  fono  parimenti  nobili ,  &  al  prender 
che  fanno  gli  A  rciuefcoui  di  Milano  la  dignità  dell'A  rciuefcouato,  fono  coftretti  ragioneuolmen 
te  pigliare  il  poffelTo  da  i  Signori  Gonfalonieri,  maffimamente  da  quelhc'habitanoin  Gandia 
della  Lume!ina,imperciochequefti  fono  c'hanno  ghampliffimi  priuilegidi  potere  fare  atto  di 
tanta  dignità  e  riputatione  .  Si  fuolc  ancora  per  l'autorità  di  quefta  famiglia  ponereil  Velcouo 
di  Pania  in  poflcfio  del  Vcfcouato  il  qual  non  riconofce  per  fuperiore  altri  le  non  il  Papa  lòlo. 
Della  m  utatione  del  cognome  GonfilonierCjinBinafcOj  non  fi  può  precifamcnte  fiper  la  ca- 
gione 


ODBINASCO-  5. 


gionc ,  nondimeno  la  conlettura  può  abbatterfi  nella  verità  cioè  che  pofTibil  Ha  quefla  progenie 
clfcre  ftata  padrona  di  Binafco  caftello  fra  Milano  e  Pauia,  onde  dal  luogo  lì  (iene  i  pofteri  volu- 
ti nominare  Binafchi  come  à  molte  altre  cafate  nobili  è  ruccclfe ,  e  fuccederà,  e  per  effempio  di- 
co che  li  conti  Brembati  nobili  anticamente  in  Milano.erano  chiamati  d'altro  cognome,  ma  per 
la  ruina  di  Milano  per  conto  di  Federigo  Barbarofla;  ritiratali  la  detta  famiglia  in  quel  di  Bcrgo- 
mo  à  vn  cartel  detto  Brembato/i  fono  fin  hoggi  mantenuto  quclto  cognomCjC  di  più  potrei  dire. 
Si  dice  che  vno  di  quella  cafata  ritrouandofì  alla  corte  del  Re  di  Vngaria  cifcndo  valorolb  nellar 
mi  bello  di  corpo  e  gratiofo,  era  amato  dal  Re,  il  quale  però  diuenuto  di  lui  gelofo  &  imputatolo 
à  torto  lo  fece  incarcerare  e  condennare  alla  morte,  ma  Iddio  fautore  degli  innocenti,  haueua 
hauto  l'annontio  della  morte ,  hebbe  gratia,e  volle  chiamarli  Bmafcho  cioè  due  volte  nalco. 
Ma  conuienmi  ragionare  d'Endimione  academico ,  il  quale  oltra  la  nobiltà  del  fuo  langue ,  rima 
fio  Egli  giouinetto  nel  maggior  impeto  delle  guerre  molTe  da  Francclì  in  quelle  bande  &  elfen- 
do  andato  a  Tacco,  a  fuoco  a  ferro  &  a  prigionie  ogni  cola,Filippo  horinqua  bora  in  la  ritiran- 
dofi  fu  fatto  prigione  acciochc  l'giouine  pagalfc  la  taglia ,  ma  come  egli  &  i  luci  fulfero  elfaufti 
&  imponenti,  fu  divenuto  in  vna  humida  prigione  molto  tempo,finalmentc  aiutato  da  Dio,e  re 
llituito  libero  cadde  in  vna  fiera  infermità  de  gli  occhi  (i  che  ne  perde  in  tutto  la  vifta .  La  onde 
per  le  guerre  prima  e  più  poi  per  la  priuatione  del  lume  viliuo,  non  potè  attendere  agli  ffudi, 
hauendo  per  alcun  tempo  attefo  alla  profefTione  legale,!!  come  cominciato  hauea.  Con  tutto  ciò 
rimafali  l'imagine  di  quella  bellezza  diuina  di  cui  li  e  poco  adietro  trattato ,  per  non  leuarli  dalU 
fua  naturale  e  virtuolà  iuchinationc  di  fipere ,  quanto  gli  toglieua  la  cecità,altr'e  tanto  ac- 
quiflaua  con  il  lume  dell'intelletto,  onde  molte  belle  marauigliole&  in  gran  parte  lo- 
date pocfcie  ha  d'intorno  al  nobilillimo  fugetto  mandato  in  luce,&  ha  in  ciò  per 
feuerato  di  trattare  fopra  la  ftelfa  amata  donna  molti  anni  con  ftile  hone- 
llo  e  gentile,  imperò  dam.oltianniinquacon  animo  à  Dio  cleuato, 
ha  ridotto  e  riduce  lo  fteflb  amato  fuggetto  in  llile  criftiano  e  fc 
rafico,  oltra  che  molte  altre  opere  di  fuo  fieno  per  vfcir 
fuori  a  benefitio  vniuerlàle ,  le  quali  faranno  chia- 
rilTuna  teftimonianza  della  fua  bontà 


e  del  fuo  ingegno , 


DIFRAN- 


DI  FRANCESCO 


L  Zodiaco  e  Imprefa  dell'Abbate  France/co  Gattlnara.  La  qual  figura  è  cofi 
da  Zoo  parola  greca ,  che  in  noftra  lingua  Tuona  vita,  conciofia  che  la  influen- 
tia  delle  ftcUc ,  le  quali  fono  nello  fpatio  di  quel  cerchio  porga  aiuto  di  vita  al- 
le cofe  viucnti  concorrendoui  però  la  influentia  ancora  de  pianeti.  Alcuni 
vogliono  che  Zodiaco  fia  detto  da  Zodion  vocabolo  greco ,  che  in  latino  fi- 
gnifìca  animale.  Quefto  cerchio  fi  diuide  in  dodici  fpatii  eguali  eciafcuno 
fpatio  contiene  vn  fegno,  che  ha  nome  Ipetiale  di  vn  qualche  animale,  per  la 
ìbmi^lianza  c'hanno  le  pofitioni  di  quelle  ftelle  con  la  figura  di  qualche  animale ,  o  terreftre ,  o 
aquaaco ,  onde  quefto  cerchio  e  detto  da  latini  Signifero ,  cioè  portatore  di  que  fègni,  che  fono 
dodici.  Ariltotele  nel  2.  libro  della  generatione  e  corruttione  lo  nomina  cerchio  obliquo  cioè 
torto .  La  qual  obliquità  cagiona  l'accefib ,  o  accoftamento,  ouero  approffimatione,  &  il  receflb 
o  ritirarfi ,  o  vero  fcoftarfi  il  Sole  e  cofi  fi  cagionano  le  generationi  &  corruttioni  delle  cofe  mi- 
{le  di  qua  giù .  I  nomi  di  quefti  dodici  fegni  fono,  Ariete ,  o  Montone ,  Toro ,  Gemelli ,  Cancro, 
Leone,Vergine,Libra,  Scorpione,  Capricorno,  Aquario,  pefci.  Li  tre  primi  fanno  la  Prima- 
nera  h  tre  fcguenti  fono  della  State ,  gli  altri  tre  fono  dellAutunno,  &  li  tre  vltimi  fono  prefideri 
ti  al  Verno .  Ciafcuno  di  queiH  fegni  occupa  trenta  gradi  del  Zodiaco ,  &  ogni  grado  è  di  feflan- 
ta  minutiji  quali  fanno  il  corfb  d'vn'hora  appreffo  di  noi .  Lo  iftefib  cerchio  e  largo  dodici  gradi 
è  in  lon^hezza  trecento  feffuua  tutta  la  larghezza  di  quefto  cerchio  (  il  qual'è  come  vna  fafcia)  è 
terminatadaduehnee,etraqueftefihada  imaginareche  vifia  vn'altra  linea  (  imaginare  dico 
perche  quefte  linee  non  fono  corporali ,  ò  vifibili,  ma  imaginarie  )  la  quale  diuide  elfo  Zodiaco 
in  due  parti  vguali,  lafciando  da  cialcuna  parte  lèi  gradi  e  quefta  linea  s'addimauda  Eclittica.per 
cloche  quando  il  Sole  e  la  Luna  fi  ritrouanoclferc  pel  dritto  lotto  quefta  linea  di  mezcall'ho- 
ra  fi  fa  la  eclilfi  ò  del  Sole  o  della  Luna ,  cioè  mancare  dell' vfato  lume  del  Sole ,  quando  elfa  Lu- 
na fcorrendo  fotto^la  detta  linea  Echttica  s'oppone  per  diametro  al  corpo  folare,della  Luna,  poi 

fifa 


GATTINARA  '» 

fi  fa  la  ecliflì  quando  è  la  luna  parimente  fbtto  la  linea  eclittica  &  che  ella  fi  a  piena  e  che'I  cor- 
po della  terra  fi  tramezi  fra  c(ra,&  il  fole ,  fi  che  la  eclilfi  della  luna  altro  non  è,  chela  inter- 
pofitione  della  terra ,  fra  quelh  due  lumi  celefti ,  è  da  iàpere  anchora  ,  che  qucfto  cerchio  chia- 
mato Zodiaco  non  va  ordinario  come  gli  altri  circoli,  ma  attrauerfa  tutto  il  corpo  sferico  del 
cielo  ftellato,  e  fbtto  quella  linea  di  mezo  chiamata  (come  habbiamo  detto  'j  eclittica  il  fole  fcm- 
pre  gira,  e  da  quefto  effetto  l'Abbate  Francefco  caua  la  fomiglianza  della  ina  honorata  intcntio- 
ne  .Imperò  che  clfendo  egli  nato  di  fangue  illuftre ,  e  per  propria  volontà  obligatofi  alla  vita  rc- 
ligiofa ,  fa  difegno  di  non  operare  giamai  fuori  della  linea  dela  fua  nubiltà,&  anco  del  fuo  cbligo 
meridiano,  e  però  à  quefta  bella  e  naturai  imprefa  ha  pofto  vn  conuencuol  motto,cioè  idem  s  v  b 
E  o  D  E  M  co'l  nome  Acadcmico,chc  è  v  r  a  ni  o  che  dinota  cele/le  oucro  riguaniatorc  delle cofe 
celefti-tratto  queflo  nome  da  Vrano  padre  di  Saturno  il  quale  s'adimandò  anco  cielo ,  di  manie- 
ra ,  che  affai  ben  (\  comprende  la  conferenza  del  motto  con  la  figura,  e  1  nome  parimente  all'vno 
&  all'altro  conforme,  e  può  meritamente  quefta  chiamarfi  vera  &  propria  imprefà. 

La  famiglia  da  cui  è  vfcito  quefto  nobile  Academico  fu  cognominata  d'Arbario  da  Arbos  ter 
ra  di  Borgogna ,  poffcdè  molte  cartella ,  non  conofccndo  alcuno  fuperiorc  fuor  che  l'autorità  Im 
penale  (\  cognominano  Gattinari  per  il  feudo  di  Gattinara  antica  loro  fignoria  e  ncìlc  fcritture 
fi  chiamano  gentil'huominidArbario  di  Gattinara.  Quefti  nel  1404.  mola'ìati  dalle  guerre, 
non  potendo  hauere  alcuno  aiuto  dall'Imperadore  che  poco  (\  curaua  all'hora  delle  ccfe  d'Italia, 
hebbero  ricorfo  ad  Amadeo  conte  di  Sauoia  fottomettcndofi  infieme  con  tutte  le  lortene  alla 
fua  protettionc  cornea  Vicario  Imperiale,  il  qualAmadeo  poco  di  poi  hebbe  il  titolo  di  Buca 
à\  Sauoia ,  &  fu  il  primo  ornato  di  quefto  titolo ,  e  per  non  trappaflàre  l'ordine  e  la  limitaticne 
della  cronica  impoftaci  da  tanti  valorofi  fignori.  Di  quefta  cafa,ci  ritirarcmo  aMercurino,il  qual 
nacque  nel  1465.  fiio  padre  fi  chiamo  Paulino,  che  hebbe  per  moglie  Felicita  figliuola  di  Mer- 
curino  Rancio,dopo  la  cui  morte  Mercurino  Arborio  di  Gattinara  diuenuto  di  anni  quattordici 
rimafe  orfano  lotto  la  cura  della  Madre  &  del  Zio  detto  Pietro  di  Gattinara  con  cinque  fratelli  e 
due  forelle ,  de  quali  la  madre.rimafa  \cdoua  di  vintiotto  anni  prefa  la  tutela  difficilmente  potè- 
uà  ibftenere  cofi  graue  pefo  per  le  poche  entrate ,  e  per  molti  debiti ,  oltra  a  parenti  che  la  vfur- 
pauano  .  Mercurino  primo  de  li  altri  iLioi  fratelli  ne  gli  anni  della  adololcentia,  con  diuerfità  d'a- 
nimo bora  attendeua  alle  lettere ,  bora  no ,  finalmente  alla  eifortatione  di  Pietro  Ilio  Zio  paterno 
«procuratore,  e  di  Bartolomeo  Rancio  legifta  fuo  Zio  materno,  fi  difpofe  di  dar  opra  allo  ftu- 
dio  delle  leggi,  e  prima  ch's'addottoraflè  diede  fine  à  molte  liti ,  malTlmamentein  fauo  re  di  An- 
drcetta  che  fu  poi  fua  moglie,c  dopo  d'hauer  dato  buon  faggio  di  fc,  addottora tofi  feruì  à  Filiber 
to  Duca  di  Sauoia  il  qual  preie  per  moglie  Margarita  d'Auftria  figliuola  di  Malfimjiliano  Impera 
dorè.  Morì  Filiberto,  rimala  Margarita  vedoua  pregò  Mercurino  che  nella  recognitione  della 
fua  dote  volefle  fèruirla  con  licentia  di  Carlo  Duca  e  fuccelfore  di  Filiberto  fuo  fratello ,  accettò 
Mercurinol'imprefa  con  buona  gratia  del  Duca,  con  vtile  di  Margarita  s'acquiftò  gran  nome, 
Margarita^richiamata  dal  padre  fu  fatta  gouernatrice  della  Fiandra,  e  Mercurino  fu  eletto  prefi- 
<lente  di  quel  grande  (tato ,  fu  ancora  deputato  prefidente  della  Bf  rgogna,  doue  acquiftò  alcuni 
feudi.  Dopo  quefti  honorati  vfncii,  Maffimiliano  Io  mandò  Ambafciatore  più  volte  a  Ludouico 
Redi  Francia ,  morì  fua  moglie ,  e reftogli  vna  figliuola .  Fu  di  poi  mandato  ancora  da  Maifimi- 
liano  ambafciatore  al  catolico  Re  Ferdinando ,  &  iipedi  fempre  tutti  i  negotii  felicemente ,  fu  fat 
to  configliero  di  Carlo  V.  il  qual  era  di  età  di  dodici  anni .  Ritornò  airimperadore,e  fu  di  nouo 
mandato  ambafciatore  appeflb  il  Re  Ludouico  nella  guerra  che  fi  'ì^ct  contra  Venetiani .  Ricu- 
però i  fuoi  antichi  feudi ,  e  diftribuilli  a  figliuoli  de  Tuoi  fratelli ,  a  primi  geniti  il  feudo  di  Gattina 
ra,  e  di  Sartirana  territorio  di  Pania ,  &  à  figliuoli  della  figliuola  maritata  nel  conte  di  Lignano 
diede  il  contado  di  Valenza  pur  territorio  di  Paula,  &  il  contado  diCaftroin  terra  di  Otronto, 
con  la  gran  cancellarla  del  Regno ,  fu  creato  Cardinale  ,  e  dopo  la  morte  di  Maffimiliano  perle- 
uerò  configliero  di  Carlo  V.lmperadore ,  e  per  vn  tempo  con  molta  fedeltà ,  diligentia ,  &  ripu- 
tatione  maneggiò  tutti  li  ftati  di  cafa  d'Auftria ,  morì  con  fperanza  di  maggior  grado,  elfudetto 
academico  non  manca  di  feguir  le  pedate  de  fuoi  illuftri  antenati. 

O 


DI  SILVESTRO 


A  Pianola,o,PiaIla  Inftnimento  del  legnaiuolo  adimitation  dell'Arte  è  Imprefa 
di  Silueftro  Bottigella  Paucfe^  onde  egli  tragge  la  fomiglianza  della  Tua  Inten- 
tione ,  Impercioche,  come  con  quefto  fi  fpiana  ogni  groppo  &  ogni  tortura  e 
netta  e  polirce,cofi  per  cotale  effetto  Ci  palcfà  il  difegno  di  quefto  honorato  Aca 
demico  affidato,il  quale  fin  da  giouinetto  Tempre  defiderò  e  defidcra,o,dritta, 
o,torta  che  gli  fia  la  fortuna ,  di  operare  col  mczo  della  virtù  per  la  quale  tutti 
gli  Affari  drittamente  e  politamente  a  perfetti  fini  f\  riducono ,  per  onde  fé  ne 
gufìa  contentezza  d'honore  e  di  laude, perciò  conferente  fi  legge  il  Motto  alla  figura  che  è  tv  e  r- 
To  Y  DERECHo,fbno  pcrò  alcuni  che  ftimano  effer  qucfta  la  intention  del  fudetto  Academico  cioè 
hauer  egli  fitto  profeffione  di  aiutar  l'amico  e  a  torto  e  à  dritto,quafi  ch'a  ciò  fare  coftringa  ogni 
uno  il  facro  vincolo  dcH'amicitia ,  introducédo  quefta,vna  Anima  in  due  Corpi  come  Iblea  dire 
Pitagora,  perche  l'amicitia  è  veramente  vn  rifultato  di  tutte  le  virtìi  col  quale  non  fi  può  humana 
mente  fare  errore,"e  ben  diffe  Ennio,  confideratal'Amicitia  di  Scipione  co  Lelio  con  Masfiniftà 
e  con  iui,che  egli  portaua  l'Amicitia  e  la  nimicitia  in  fronte, faluo  fempre  che  l'amico  no  fia  tale  H 
che  trapaffi  l'obligo  criftiano.  Tuttauia  i  penficri  di  quefto  Academico  fono  ftati  efono  di  pratica 
recon  perfbne  di  valore  e  di  honorato  nome  &  in  quefto  ha  fondati  i  fuoi  difegni  fotto  qual  fi  vo 
glia  occafione  adoperandofi  &  affitigandofi,in  maniera  che  le  attioni  torte  per  lui  fi  riduranno  a  1 
le  dritte  e  le  dritte  faranno  da  lui  mantenute ,  per  ciò  gli  è  piaciuto  di  nominarfi  l'  y  g  v  a  l  e  ,  al 
motto  conforme.fi  e  ancor  compiaciuto  di  efprimerlo  in  lingua  fpagnuola  della  quale  è  fiato  fem 
pre  amatore  &  offeruatore.  La  progenie  de  Bottigelli  come  fia  nobile  &  antica  non  accade  dubi- 
tarne ,  come  apieno  fé  ne  vedranno  in  fcritto  le  teftimonanzc  Icgitimc  e  fincere .  onde  per  bora 
dirò  come  SilueftrohebbefuoAuo  del  medefimonome,gentilhuomodireal  natura  e  fi  diede 
alle  magnificenze  degli  cdifitii  c'hoggi  fono  in  picde,Augufto  fu  fuo  Padre  di  be'liffimo  fèmbian 
tejfùlplendidoepcrlaraolta  fuagratia  e  valore,  fu  grato  all'immortale  Marchcfc  di  Pefcara  il 

vecchio 


BOTTICELLA  jj 

vecchio  fu  fatigofo  Cacciatore  e  fé  la  morte  non  Io  hauefìTe  tolto  di  3  ?  anni  g-an  fcgni  verfo  di 
lui  haueria  moftrato  il  fudctto  Mnrchefe.  Di  qucfto  nacquero  dui  figliuoli  Cefàre  e  Siluf^ftro  pre- 
fenre  academico ,  il  quale  nella  Tua  pucritia  caldamente  attefe  alle  lettere  e  molto  fc  ne  dilettaua 
^  hebbe  maeftri  dottilTimi  in  caia ,  dilettolfi  degli  efifercitii  del  corpo  e  fi  fperimenraua  cofi  gio- 
uinetto  con  gli  efTercitati  &  imparò  molti  fegreti .  Venuto  alla  età  di  20.  anni  in  circa ,  iapendo 
ch'in  Milano  h  apparecchiaua  fràpiufamofiCaualieri  della  corte  dd  gran  Marchcfc;  del  Va- 
fto ,  vna  rara  Barriera ,  egli  poftofi  in  ordine  vi  andò  con  vna  bella  e  gencrofa  Inucntione ,  com- 
battè leggiadramente  con  tutte  le  forti  dell'armi  in  guifa  ches'acqmftò  con  l'honorc  il  premio 
d'un  Cadmeo  e  la  molta  gratia  dello  fteflb  Sig.  Marchefc  con  la  marauiglia  de  circonl^.anti .  l'An 
no  dopo  morto  il  Marchefe  del  Vafto  e  venuta  la  Marchefa  con  i  figliuoli  in  Pania,  Silucftro  imi- 
tò fijo  Padre  in  feguire  il  ìVfarchefe  di  Pefcara  il  giouene  il  quale  quindi  partendofi  per  Napoli 
accompagnollo,douearriuato  fu  gratamente  accolto  e  banchettato  da  quei  Signorie  Principi 
napolitani ,  vide  egli  Ifchia  Procida  ,  Cuma  e  Pofihpo  ,  Partì  per  Roma ,  poi  Ci  transferi  a  Bolo 
gna ,  quiui  per  conto  dello  ftudio  fece  qualche  dimora .  Dopo  quefto  occorfe  che  MalTmiiliano 
Red]Boem.ia&  hoggi  Imperadore,  palfando  perlfpagnae  fatto  capo  in  Genoua,  piacque  a 
quello  Academico  di  fare  quel  Viaggio  &  trouato  luogo  in  vna  Galea.sbarcò  in  Barcelona  e  per 
terra  gionlè  a  Ofca  preJfo  Saraguzza ,  hebbe  commodità  di  baciar  le  mani  al  gran  Cardinale  di 
Trento  il  quale  volle  che  fi  faceife  de  fuoi .  Vide  gran  parte  della  Spagna  e  ben  guardò  à  cofiumi 
de  quei  Regni .  Ritornò  in  Italia ,  palTato  dopo  ciò  in  quelle  bande  ifRe  Filippo ,  alhor  Principe 
di  Spagna,fi  deliberò  qucfto  honorato  gentilhuomo  di  paffar  con  tato  gran  Principe  in  Fiandra, 
ma  prima  riceiito  il  Re  Filippo  in  Trcto  dal  fudetto  Cardinale.frà  molti  altri  gencrofi  e  dilettene 
]itrattenimcnti,vidde  rapprefèntar  il  Ponte  cfi  Rodomonte,e  Silueftro  e  Clemente  Pietro  valoro 
fìCaualierirapprefentornoRodomontefenzachefidefcerneire  rundalaltro  efuron  dui  per  il 
concorfo  d'infiniti  venturieri  e  fu  marauigliofa  vifta  &  il  Re  volfe  conofcere  l'uno  e  l'altro-  Dopo 
la  vittoria  di  Germania  per  conto  di  Mauritio  fatto  nimico  di  Carlo  V.percuflodia  della  chiulà 
fra  molti  Capitani  Todefchi  fu  deputato  lo  y  g  v  a  l  Capitano  di  300.  fanti ,  e  per  difetto  d'altri 
la  chiufa  fu  perduta ,  partisfi  di  Trento  per  veder  la  guerra  di  Parma  la  qual  fornita ,  il  Marchefe 
di  Marignano  gli  offerfe  vna  compagnia  per  la  guerra  di  Mez  in  Lorena ,  e  non  hebbe  occafionc 
d'accettarla .  Volfe  andare  alla  guerra  di  Medino  el  Cardinal  lo  trattenne ,  con  tutto  ciò  intefa  la 
guerra  di  Corfica  fi  difpofe  d'andarui .  pafsò  nell'Ifòla  comefoldato  libero,e  ritrouofsi  all'acqui- 
fto  di  Santo  Fiorenzo  e  d'Holetta  ,  e  più  volte  gli  fu  offerta  la  compagnia  di  3  00.  fanti ,  olrra  che 
quei  capi  di  militia  ne  facelTèro  molta  (lima.  Hebbe  ancora  honorato  carico  nell'alfalto  di  Gatti- 
nara.ne  mancò  mai  di  fuo  debito .  In  Venetia  trattò  vn  negotio  non  di  poca  importanza  a  nome 
del  Cardinale  di  Trento ,  anzi  cauò  coflrutto  tale  che  moflrò  la  deprezza  del  fuo  ingegno .  mol- 
te altre  cofe  degne  di  laude  fi  potrebbero  dir  di  lui .  Fu  mandato  dal  fudetto  Cardinale  in  fuo  luo 
go  per  tenere  à  battefmo  in  Milano  il  figliuolo  del  Signor  Mutio  Sforza.e  come  fi  e  detto,fi  è  dilec 
tato  fempre  di  fapere  e  leggendo  e  praticando  con  peribne  di  commune  dottrina ,  non  ha  dato 
mai  cagione  di  farfi  maluolere  anzi  i  fuoi  pari  &  i  fuperiori  fuoi  lo  hanno  dcfiderato  e  defìderano 
di  conuerfarlo  fempre ,  effendo  atto  ad  ogni  vniuerfale  &  honcflo  trattenimento ,  fi  è  dilerato  e  11 
diletta  di  Poefia  e  le  fue  cofe  fono  in  pregio  preffo  ogni  giuditiofo  intelletto  come  ne  rende  teffi- 
monio  il  profetico  fònetto  che  dice . 

,,  Vn  altra  volta  la  Germania  llride ,  vifto&admirato  da  Carlo  V.  e  pofto  in  mufica  da  Ci- 
priano. 

O    a 


DI    GIOVANNI 


ELLA  Imicntione  è  fiata  qiiefta  degli  Augelli  detti  Seleucidi,  li  quali  per  le^ 
preghiere  di  quelle  genti ,  c'habitano  intorno  a  i  monti  Cafpii,qui  comparif-  - 
cono,  la  cui  natura  è  di  giouare  à  quei  paefi .  Impcroche  fcacciano  le  Locufte 
dalle  biade,  nelle  quali  farebbonogran  danno .  Di  quefti  augelli  Plinio  ne  fa 
mcntione  nel  decimo  libro  al  1 7.  capitolo ,  ne  fi  fa  da  che  parte  vengono ,  e 
mai  fi  veggono ,  le  non  quando  le  biade  fono  mature.  Da  quefti  augelli  Gio- 
uanni  Cefalo  caua  la  fimilitudine  della  fua  ferma  e  naturale  intétionc,la  quale 
è  di  giouare  ad  altri.e  co  i  proprii  beni,e  con  la  fua  profeffioncne  pare  che  poflìi  far  altro  che  più 
gli  aggradi  fé  non  di  aiutare,  e  porger  lòccorfb  à  bifognofi.  Il  fuo  motto  è  vna  fòla  parola,chc  di- 
ce a  l  1 1  SjC  nella  Acadcmia  fi  chiama  ilciovEvoLE^efi  come  in  quefla  difpofitioue  veramen 
te  diuina  quefli  augelli  non  fi  fa  donde  vengono,  cofi  il  fudetto  Acadcmico ,  benché  a  tutte  l'ho- 
re  defideri,  che  gli  nafca  occafione  di  poter  giouare  ad  altri ,  nondimeno  non  fi  cura  anzi  prende 
fdegno  che  fiafiimatoe  tenuto  tale,  efchiua  &  aborrifce quelle  voci  che  in  fimighante  cafo 
publicamentc  lo  laudano . 

Quefto  honorato  Acadcmico  fin  dalla  fua  finciullezzahà  dimoftrato ,  e  tutta  via  moftraà 
ciafcuno  effere  vn  vero  effempio  di  modeflia,  la  cui  patria  è  Ferrara  e  d'effa  buono  &  antico  cit- 
tadino ,  li  fuoi  maggiori  fono  fempre  fi:ati  di  buon  nome  e  di  buona  fima,grati  a  i  lor  prencipi , 
&  a  tutte  l'altre  perfonc  che  con  elfi  loro  haueffcro  hauute  pratiche  e  maneggi.  Cominciò  il  Gio 
ueuole  nella  fua  tenera  età  à  dar  opera  à  gli  fludi  di  humanità  dopo  i  quali  fi  difpofe  di  attende- 
re alla  profeifionc  lcgale,nclla  t]ualc  vsò  ogni  diligentia^non  perdonando  a  fatica  vcruna,ne  a  vi 
gilia,  e  tralafciando  ogni  delicatezza,e  piacere  che  lo  potelfero  fuiare  dal  cominciato  negotio,  o 
difturbarc  da  fuoi  ftudii ,  non  mancò  di  fare  di  fé  ifperientia  quafi  in  tutti  i  primi  ff udi  d'Italia^ 
non  haucndo  voluto  ornarfi  delle  infegne  dottorali  le  prima  non  lì  fulfe  fentito  ficuro  di  meritar 
quel  grado .  cominciò  da  giouine  à  leggere  publica mente  nello  fludio  della  fua  patria ,  doue  in 

quel 


4"^     T 


CEFALO-  5^ 


quel  principio  diede  di  fé  tal  fàggio,  che  infiniti  fcolari  concorreuano  ad  vdirlo ,  Tali  di  grado  in 
grado  fin  cfie  chiamato  in  Pania,  hebbc  il  primo  luogo  della  matinacon  numerofa  audientiail 
primo  anno  in  parità  del  Signor  Marcantonio  Cairao,  il  fecondo  anno  fu  poffo  al  primo  luo- 
go della  fera  e  gli  fu  concorrente  il  Signor  Alciato  il  giouine,  dopo  cinque  anni  ritornò  a  Ferra- 
ra; che  cofì  volle  il  Duca  tjercole  fuo  fìgnore ,  e  leiTe  cinque  anni  al  primo  della  fera  in  ciuile 
hcbbe  concorrente  il  Signor  Giouanni  Roncagalli  huomo  di  molta  fama.,  ma  é'gli  leggcua  al  fe- 
condo luogo,  fu  affègnato  il  filarlo  a  quello  honoratilTìmo  Acadcmico  ma^-giorc  affai  di  quello 
che  luffe  flato  affègnato  ad  altro  della  fua  patria  in  Ferrara. Morto  il  Duca  detto  di  nuouo  ricer- 
cato dall'Eccellen. Senato  di  Milano,  ritornò  à  Paula  al  primo  luogo  del  ciiiilc  nella  marina ,  im- 
percioche  il  primo  luogo  della  fera  era  dato  al  Crauetta,  e  coli  quefla  feconda  volta  leffein  Pa- 
ula fette  anni,  &  in  quel  mezo  fu  chiamato  à  Padoua^ma  l'Ecccllentiff.  Sen.  di  Milano  non  volfe 
mai  priuarfene.  Finalmente  con  tutti  gli  oflacoli ,  ha  dato  alla  ftampaifùoi  confìgli,cf1bfuoi 
confulti  fi  preuagliono  molti  Prencipi  e  Signori  non  folamcnte  della  Italia ,  ma  ancora  di  fuori. 
Finalmente  dalla  SerrenifTìma  R.P.Venetiana  è  flato  chiamato  al  primo  luogo  della  fera  nello  ftu 
dio  di  Padoua  co'l  maggior  flipendio  che  fi  dia,  non  ricufando  qual  Ci  (ia  finca  per  non  mancare 
a  bilbgni  d'altri ,  &  alla  contentezza  della  fua  confcicntia,  egli  e  di  bella  lieta  e  grariofa  prcfcnza 
piaceuole,benigno ,  molto  aueduto ,  ricco  di  buoni  amici .  Non  refla  ancora  in  ogni  occafione 
di  mantenerli  fedele ,  e  buon  feruitore  al  fuo  legitimo  Prencipe,  e  per  compimento  d'huo-  ' 
mo  veramente  in  ogni  attione  degno  di  laude  è  dinoto  talmente,  che  chi  con  elfo  pra 
tica  crefce  in  defiderio  d'imitarlo ,  conciofìa  cofa  che  ninna  cagione  per  grande, 
o  per  neceffaria  che  fia ,  lo  rimoue  dalle  ordinarie  e  chriftiane  fue  diuotio- 
ni,  le  quali  egh  prepone  ad  ogni  qualunche  negotio  di  grande  vtilità 
o  di  molto  honore .  Perloche  in  ogni  luogo  doue  e  conofciuto , 
o  nominato  (  maffimamente  in  Paula  )  e  publicamente 
amato ,  riuerito ,  &  in  molto  pregio  tenuto . 


DI   CRISTOFANO 


O  N  è  duHo  veruno  che'l  fapcrlì  clcggerele  ligure,  c'habbiano  natura ,  e  qua- 
lità onde  fé  ne  pofTa  trarre  commoda  Ibmiglianza  de  noftri  de/ìderi ,  fa  tefti- 
monanza  di  nobil  giuditio,  e  di  purgato  ingegno,  &  in  ciò  fra  molti  altri  e  r  i- 
ST1FANO  MAGNO  acadcmico,  fi  compiacque  di  (coprire  l'animo  fuo  nella 
natura,  e  qualità  delle  Rofe,  le  quali  vaghe  belle,  &  odorifere  fopra  ruttigli 
altri  fiori ,  breuemente  fuanifcono ,  perla  qual  cofa  cauando  da  efìTe  la  fimilitu 
dine  della  nollra  caduca  vita, fa  i  fuoi  difcgni  in  guila  che  non  fieno  caduchi  e 
vani ,  e  quefti  non  faranno  mentre ,  che  le  attioni  humane  lèruano  alle  diuine,  e  perciò  ha  voluto 
prendere  quefto  motto  coelestia  non  sic.  benché  nella  (Campata  figura  dica  altrimente 
ciò  e  A  DEo  PERPETVA  pvLCHRiTVDo.  Ma  fu  iuaucrtcnza  dello  intagliatore ,  che  non 
pofe  mente  alla  correttione ,  e  benché  fimil  imprefa  fia  commune ,  e  ciafcuno  fc  la  polfa  applica- 
re ,  onde  non  ha  del  proprio ,  tuttauia  e  lecito  di  hauerla  per  propria  conciofia  che  veramente 
conuenga  al  fuo  virtuolb  defidcrio ,  fi  potrebbe  (òpra  di  quefto  fiore  fcriuere  a  lun^o  dedicato  a 
Venere  per  quanto  (\  legge  nella  fauola  di  Afronio ,  il  qual  dicc,che  Venere  correndo  per  difen- 
dere Adone  ,  vna  fpina  le  punfe  vn  piede ,  e  dal  fàngue  che  n'vfci  nacque  la  Rofa  roffa ,  Altri  di- 
cono che  andando  Venere  à  piedi  nudi  in  vn  giardino  nelfpuntar  del  Sole  per  cogliere  Rofè 
occorfc  che  fi  punfè  vn  piede  nelle  fpine  d'effe  Rofe ,  e  chc'l  fangue  che  vfci ,  bagnando  le  radici 
delRofaio,fecechepoile  Rofe  nacquero  roffe,  che  prima  erano  bianche ,  Quante  eccellenti 
proprietà  in  vfo  medicinale  fieno  in  tal  fiore,ne  ferine  largamente  Phnio  nel  2  i.hbro  a  capi  1 9.6 
Tcofrafto  nel  feflo  libro,e  Diofcoride  nel  primo  lib.a  capi  1 1 1  .è  detto  Criftofano  nell'Academia 
il  e  {)  N  F  E  R  M  A  T  o,  Impcrochc  egli  ha  ftabilito  nell'animo  fuo  di  non  fare  ftima  delle  cole  terrene 
e  tranfitorie ,  che  la  mattina  nafcono ,  e  la  fera  fuanifcono ,  e  fi  riducono  in  nulla , 

E  quefto  Acadcmico  nato  della  famiglia  de  Magni  alfai  nobile  &  antica  in  Milano  per  quanto 
ne  appare  per  alcuni  priuilcgi.Vno  di  quefla  ftirpe  fono  più  di  treccio  anni  c'hcbbe  vn  priuilegio 

di 


MAGNO  " 

di  poter  figillare  lettere  con  cera  verde ,  n  e  perche  fé  ne  mai  fìipiita  la  cagione,  tutto  che  poffa  cf- 
fèrftatoconcefToquefto  per  compiacimento  di  qualche  Prencipc  per  alcuno  Icgnaiato  lèruitio 
fattogli.  Altri  priuilcgi  fi  veggono  di  effecutioni  di  entrate  ordinarie  e  firaordinarie  conceduti 
dalli  Ducchi  di  Milano  in  ampliffima  forma  e  confermati  da  tutti  i  prencipi  lùcccfltìri  infino  a 
Carlo  V.  gloriofa  memoria,i  quali  priuilegi  tutti  fanno  efprefla  mentione  per  i  benemeriti  di  que 
fta  famiglia  de  Magni,e  tra  gli  altri  priuilegi  ne  vno  fatto  ad  vn  Gio.  Antonio  Magno  bifauolo  di 
quefto  Academ.ico  il  quale  feruì  a  Gio.Galeazzo  e  fu  fuo  cófigliero,e  fu  parimente  Ambafciatore 
pel  detto  Duca  Gio.Galeazzo  per  molti  tempi  apprelfo  a  fbmmi  Pontefici^del  che  ne  fanno  tede 
le  lettere  che  ancora  hoggidi  fono  feruate  appreffo  il  detto  Acadcmico/uccefle  nel  mcdcfimo  vflì 
tio  di  configliero  Criftofano  Magno  Auo  del  confermato  a  cui  il  Duca  Ludouico  sforza  detto  il 
Moro,  diede  il  maneggio  di  tutte  le  entrate  del  flato  di  Milano  e  fìi  coflui  molto  grato  ne  fiioi  fer 
uigitantoaPrencipiquantoa\'afi^alliperlafua  amorcuoledeflrezza.  Fu  ancora  vn  Ambrofio 
Magno  Zio  di  quefto  prefente  Academico  medico  eccellentiffimo ,  le  cui  virtù  furono  palefe  e 
note  a  ciafcuno  nella  citta  di  Milano.  Gio.  Antonio  padre  del  detto  Academico  Confermato  fu 
nella  fua  giouinezza  dal  Duca  Maffimiliano  sforza  eletto  per  capitano  di  fanteria,  e  per  fuoi  va- 
lorofi  portamenti  falì  agrado  di  Colonnello  al  tempo  del  D  uca  Francefco  fecondo,e  fu  fèmpre 
molto  ftimato  nelle  Imprcle  di  guerra  che  in  quel  tempo  C\  faceuano  in  detto  flato.Azzo  &  Ago 
fìo  Magni  zii  di  quefto  nobile  Academico  hebbero  degni  &  honorati  gradi  nella  citta  di  Milano 
e  fecero  parentado  con  le  buone  famiglie  di  effa  citta .  e  fpecialmcnte  co'l  Prefidente  Arrigone, 
Criftofano  rimaio  fenza  padre  fanciullo,viffe  fotto  la  cuftodia  della  honoratiffima  fua  madre,  la 
quale  da  ottimi  precettori  lo  fece  nodriree  dottrinare  nelle  buone  lettere,  e  fpccialmente  ne 
buoni  e  chriftiani  coftumi.  peruenuto  alla  età  atta  a  darfi  alli  ftudii ,  fi  dedicò  alla  profel^ 
iìone  legale,ftudiò  in  Paula  &  in  altri  luoghi  e  finalmente  peruenne  al  grado  del  Dot- 
torato tutto  che  fuffe  ancora  afsai  giouine ,  e  per  la  molta  bontà ,  e  virtuole  con 
ditioni  hebbe  de  i  primi  offitii  nello  ftato  di  Milano,  e  nella  propria  fua  pa- 
tria, cofà  veramente  non  fohtaà  concederfia  proprii  cittadini  che 
oltraloeffer  ftato  Vicario  di  GiufHtia  fu  eletto  ancora  Podefta 
di  Milano ,  hebbe  ancora  quefto  medefimo  officio  in  Pa- 
uia3&  in  lodi, ne  mai  da  che  riceuè  la  dignità  del  dot- 
torato rimafe  fenza  qualche  honorata  ammini- 
llratione,è  Egli  di  gentile  afpetto,  amore- 
uole,benigno,omtiofo  molto  effem- 
plare  nella  vita  ciuile  e  criftiana 
&  in  publico  &  in  priuato 
e  molto  riuérito 
&  amato. 


DI  CAMILLO 


A  picciola  ifoletta",  o  vero  fcoglio  concauo.è  vna  Tra  le  altre  ifòle  del  mar  roffb 
grecamente  detto  Erithreo.  dentro  la  qual  concauita  è  vna  pietra  fefTangoiare 
la  quale  percofTa  da  raggi  del  Sole  fa  l'effetto  della  Iridc,rpuntando  fuori  di- 
ueriì  colori  e  vampi  a  guifa  della  fteffa  Iride  come  ferine  Plinio  nel  37.  libro 
della  fua  naturale  hiftoria  a  cap. 9.  e  vuole  che  la  detta  i fola ,  o  fcoglio  fiadi- 
ftante6o.  mila  palli  dalla  citta  di  Berenice,  il  medefmo  afi'crma  Strabene. 
Quella  pietra  voglion  che  fia  radice  di  criftallo  la  qual  (  come  (1  è  detto  )  per- 
coffa  da  raggi  Iblari  fa  gli  effetti  della  Iride .  Chel  mar  roffo  fìa  cofì  detto  perche  Eritros  greca- 
mente vuol  dir  robicondo  ,,varie  Ibno  le  openioni  le  quali  lafciano  le  perfòne  ftudiofè  irrefolute 
e  confufe.  Imperò  la  maggior  parte  degli,  huomiui  fapienti  accetta  chel  marefteffo  fìa  detto 
Erithreo  da  Erithra  Re  figliuolo  di  Perf'eo  e  d*Andromcda,quefìo  mare  è  pollo  fra  il  feno  Indico 
e  l'Ethiopo  e  bagna  parte  della  Perfìa,  bella  e  propria  e  vaga  è  qucfta  inuentione ,  iraprefi  di  Ca 
millo  Gallina  Pauefe ,  traggendo  egli  la  fomiglianza  da  quella  pietra ,  impcrcio  che  egli  percofb 
da  raggi  della  rtclla  di  Mercurio  e  conlcguentemente  dallo  fplendor  dell'Academia  degli  Arti- 
dati  ;  fa  e  più  fpcra  di  fire  opere  &  effetti  gratamente  e  virtuofamente  vifibili,  vtili  e  diletteuoli  a 
ciafcuno,  vuole  ancora  poter  dire  cotale  ìplendore  che  lo  percuote  effere  la  diuina  grana  per  la 
quale  s'ingegnarà  di  non  percipitare  nelle  tenebre  degli  errori  tifo  mirando  à  raggi  del  Reden- 
tor  del  mondo,  onde  a  propoli  tovfa  quello  motto  cioè  p  E  Rc  I  T  A  vis  animi  volendo  in- 
ferire che  come  il  Sole  della  la  virtù  della  fudetta  radice  di  cridallo,  coli  fa  lo  fplendor  di  Mercu 
rio  in  deflare  &  irritare  la  forza  dell'animo  fuo  a  rifplendere  col  mezo  dell'opere  virtuofe  .  a  vo- 
ler però  trattar  della  natura  di  que!la  pietra  ,0  radice,  come  quiui  fia  generata  e  prodotta,  trop- 
po in  longo  fi  ridurrebbe  la  fcrittura ,  piacque  anchora  a  quefìo  honorato  Acadcmico  ,  di  chia- 
marfi  l'i  N  e  I  T  A  T  o  ,  dinotando  che  da  cagion  coli  degna  era  fpinto  a  lini  d'honore .  E  nato  lo 
Ileflb  Incitato  del  fmgue  e  della  famiglia  de  Gallini  traggendo  il  cognome  dall'arme  lolite  di  fua 

e  afata 


GALLINA  ^' 

cafata  la  quale  è  antica  e  nobil  famiglia  in  Paula  per  onde  fono  difcefi  moki  nobilitati  di  diuer- 
fì  gradi  e  dì  varie  dignità ,  &  ha  fparfì  i  Tuoi  rami  di  nobiltà  in  diuerfe  parti  d'Italia  come  in  Pa- 
dua ,  in  Napoli ,  in  Milano  .  Le  facultà  però  di  quefta  famiglia  cioè  poderi  e  poncflìoni  fono  in 
molti  luoghi  del  principato  pauere,ma/Iìmamente  in  Lomello  del  quale  fcriueno  Plinio.Antoni- 
no  Pia,  Marcellino,PauIo  diacono ,  e  de  noftri  tempi  Bernardo  Sacco  ,-&  in  quello  camello  heb- 
bcro  origine  i  conti  Palatini  di  Lumello ,  inftituiti  da  Carlo  iVtagno  dopo  che  fu  cftinto  il  regno 
de  Longobardi ,  e  li  inftituiti  in  tal  grado ,  furono  li  conti  di  Medde ,  di  Gambarana ,  di  Lan- 
goica,  di  Stroppiana,  della  Motta  e  d'altri  diuerd  luoghi  della  Lomellina  e  di  Genoua.fu  di  quc 
fìacafatavn  Gio.Iacomo  il  vecchio  Gallina,il  quale  a  nome  de  nobili  di  Lumello  &  egli  come 
cittadino  pauefe,intcruennecome  procuratore  à  dare  il  libero  Dominio  di  detto  cartello  a  Gio. 
Galeazzo  Vifconti  primo  Duca  di  Milano  l'anno  i^jé.fu  vnGio.Franccfco  GaUina  fecrctario, 
&  Ambafciador  di  Filippo  Maria  Vifconti  Duca  di  Milano  come  fcriue  Biondo^,  mandato  al  Mar 
chele  di  Ferrara. fu  ancora  di  quefta  honorata  famiglia  vn  Guglielmo  propofto  di  S.Maria  mag- 
giore in  Lumello, dottore  di  ragione  canonica  e  teologia,Ia  qual  propofitura  vlauaa  guilàdi  Vef- 
couo  il  paftorale,&  in  cfTa  chiefà  /ì  adminiftrauano,i  facramcnti  e  fi  dirtrihuiuano  per  l'altre  chic 
fé  parrochiali,&  bora  fi  adminiftrano  dal  Rcuerendifs.Vefcouo  di  Pania. fu  vn'altro  Gio.Iacomo 
propofto  della  fudetta  chicla  e  della  medefima  dignità  con  eftcre  ftato  ancora  dottore  in  canoni- 
co .  Luca  Gallina  fu  dottor  di  medicina  e  del  collegio  di  Paula  Ano  dellncitato  Indetto ,  per  le 
pedate  di  qucftl  cofi  honorati  cittadini, dottori  e  prelati  cominciò  a  caminare  Gianiaccmo  il  gio 
«ine  il  quale  diede  principio  a  gli  ftudi  di  logica  e  di  filofofia  con  buonrfTima  alpettatione  d'hono 
rata  riuicita,  ma  per  le  guerre  crudeli  che  nella  fua  giouinezza  occupauano  tutta  la  Lombardia  e 
più  quefto  paefc,fu  forzato  di  tralafciare  e  di  attédere  bora  alle  cofe  di  villa,hora  alla  procura  nel 
la  fua  città.  Di  quefto  nobil  cittadino  nacquero  Camillo  &  Aurelio ,  iquali  iftigati  e  bene  iftituiti 
da  fi  vertuofo  padre,datifi  con  ogni  fatiga  e  fudore  a  gli  ftudi,CamilIo  l'Academico  alle  leggi,Au 
relio  alla  filofofia  e  medicina,  imperò  l'fncitato ,  autore  della  prefente  imprefa ,  palfano  14.  anni 
che  publicamente  legge  nello  ftudio  di  Paula  fua  patria ,  entrò  nel  dottorato  non  folamente  be- 
re inftrutto  della  facultà  ciuilc  e  canonica  ,  ma  ancora,ottimamente  ammaeftrato  nelle  fotte  arti 
liberali  &  in  particolare  nell'arte  oratoria  e  poetica  pofledcndo  con  ogni  forte  di  elcgantia  e  d'eie 
quentia  la  lingua  latina,  la  greca,  e  la  tofoana ,  lelfe  l'inftiruta  quando  era  fcolare,  addotto- 
rato poi,  computato  il  principio,  durò  di  leggerla  fette  anni ,  dopo  ciò  fu  pofto  per  or 
dine  del  Senato  ecccllentiilìmo  all'ordinario  della  fera  a  concorrenza  dello  non 
appieno  lodato  Girolamo  Torniello,  nel  quale  ordinario,  ancor  perfeuera 
con  fodisfattione  del  medefimo  Eccellentilfimo  fonato  e  con  mir;ibil 
concorfodeglifcolari,non  ricufando egli  mai  fotigapcrlifuoi 
fcolari,  trattenendoli  bora  con  vna,hora  con  altra  fcientia, 
ne  per  ciò  gli  mancano  continue  fatighe  di  coniuita^ 
re  e  dentro  e  fuori  della  fua  patria  dando 
fperanza  di  poter  falire  a  gradi 
maggiori . 

P 


DI  DON  MARCO 


VESTA  fìgura(Li  qual  non  rapprefenta  animai  veruno  ,  che  nafca  in  av.cP^o 
noftro  Emisfero,o  clic  di  effe  fia  mai  (lata  fatta  mentione  da  gli  antichi  fcrit- 
tori  )  e  imprelà  di  Don  Marco  Correggiaio  Paucfe,  il  quale  haucndo  letto  le 
Iftoricdel  mondo  nuouo  Imperio  del  gran  Filippo  Re  catolico,  ha  trouato 
quiui  nafcere  tal  Ibrte  di  animale,  il  qual  in  alcune  Tue  parti  s'affomiglia  alla 
volpe,c  però  da  alcuni(che  quiui  fono  ftati,eche  n'hano  veduti  de  taiiX*  chia 
mato  Semiuolpe.  Quello  animale, olia  marchio,o  fia  femina,ha  naturalracn 
te  fotto  il  ventre  a  guila  d'vna  tafca ,  o  boria  di  pelle  entro  a  cui  porta  i  Tuoi  piccioli  figliuoli ,  e 
quando  vuole  ch'elfi  efcano  alla  paftura  dilatando  quella  fiacca ,  li  lafcia  vfi;ire.  Da  quello  anima 
le  caua  Don  Marco  Academico  la  fomiglianza  de  Tuoi  difegni ,  i  quali  (  come  di  rcligiofo  ch'egli 
èMòno  di  non  mancare  all'obligo  che  tiene  ,  di  hauer  cura  e  conferuare  i  beni  dell'animo,  con 
Io  imitare  la  figura  della  fiia  imprefii .  Impcrochc  egli  porta  lèinpre  feco  i  fiioi  beni  cioè  le  virtuo 
le  doti  dell'animo ,  e  ne  ha  diligente  cura  ,  come  quelli  che  fono  veramente  deirhuomo  e  per  efi- 
lèmpio  ancora  fi  legge  che  fece  Biante  filofofb  Prienenfe ,  il  quale  (  effendo  prefa  la  fiia  patria,  e 
ciafcuno  che  fuggiua  portaua  feco  quello  che  più  poteua  de  fuoi  beni  temporali)eirendo  diman- 
dato, perche  non  ne  portaffe  anch'elfo ,  rifpofe ,  io  porto  con  meco  tutti  i  miei  beni,perche  fi  co 
me  quelli  fuoi  cittadini  portauano  con  effiì  loro  i  beni  tranfitorii  di  fortuna ,  coli  il  buon  filofofo 
Biante  fi  compiacque  di  partirfi"  folamentc  coni  beni  dell'animo,  che  non  poffono  da  veruno 
cffer  leuati ,  (opra  i  quali  ne  la  tirannia  dell'huomo  ne  la  polfimza  di  fortuna  hanno  imperio  al- 
cuno.c  cola  manifefta  che  Dio  e  la  natura  ci  hanno  dotati  di  tre  beni ,  cioè  di  quei  di  fortuna ,  di 
quei  del  corpo  e  di  quelli  dell'animo ,  &  auenga  che  alla  commodità  di  quella  vita  tutte  tre  le  for 
ti  de  fudetti  beni  Ci  richieggano, nondimeno  quanto  al  voler  confeguire  la  felicità  dell'eterna  vi^', 
i  beni  tranfitorii  di  quello  noftro  modano  ilato,fono  a  quelli  dell'animo  apertiflìmo  impcdimen- 
to.Egli  è  però  il  vcro^chc  quado  la  virtù  proprio  e  vero  bene  dell'animo  ha  dominio  fopra  i  beai 

di 


CORREGGIAIO  57 

di  fortuna  >  virtuofàmente gli  diflribuifcc&aifini  delIViia  d'altra  beatitudine  gli  indirizza, 
pertanto  in  conformità  di  quelle  iìmilitudini  ha  voluto  il  prcfente  Acadcmico  vfare  qiicRo  mot 
to,  e  V  s  T  o  D I A  T  V  T  A,  conciofìa  che  la  cuftodia  de  i  beni  dell'animo  fia  molto  iìcuralbtto  pro- 
tettionc  e  difefa  d:  Dio  benedetto  e  gloriofo ,  il  quale  ad  vn  ben  difpofto  animo  criftiano  conce- 
de l'Angelo  buono  per  fua  guardia,  o  vero  la  fuagratia  gratamente  data;  con  quella  gratia  che 
gratamente  opera .  Ha  voluto  ancora  quefto  Acadcmico  chiamarfi  b  i  a  n  t  e  o^  pigliando  que- 
llo nome  da  quel  buon  filofofo ,  Biante  vno  de  fette  fipienti  di  Grecia . 

Don  Marco  è  della  famiglia  de  Correggiai  nobile  in  Pauia,&  in  Ferrara  gli  Ani  &  i  Bifaui  fuoi 
furono  altri  capitani,  altri  dottori.  Il  padre  pero  di  quefto  Acadcmico  detto  Donato  e  iìato  huo- 
mo  di  molta  ftima  e  valore ,  e  da  Lodouico  e  Franceico  Re  di  Francia  in  molti  ne^orii  d'impor- 
tanza adoperato ,  fu  ancora  Referendario  e  Cartellano  di  Pania ,  e  portolTi  fcmpre'giuftamcnte  e 
con  molta  fedeltà  fu  adoperato  ne  gli  elierciti  de  i  dui  fopranominati  Re.  Hcbbe  coftui  più  fi- 
gliuoli fra  i  quali  fu  Girolamo  huomo  molto  cfpcrto  nei  fatti  di  guerra  e  per  più  di  venti  anni 
nella  militia  ha  feruito  a  Carlo  V.Imperadore,  e  fi  e  ritrouato  quafi  in  tutte  le  guerre  del  Picmon 
te,  e  dopo  Carlo,  ha  fèruito  al  Recatoliconoftrofignore,maflrimamentefottoil  colonello  del 
capitano  Girolamo  Sacco ,  il  quale  in  tutte  le  fattioni  d'importanza  volle  feruirfì  di  lui.  &  era  de 
fuoi  primi  e  molto  grato  à  tutti  i  capi ,  e  quantunque  per  lo  fuo  valore  gli  fuffero  oftcrti  dégni  & 
honorati  gradi ,  non  volfe  pero  mai  accettarne  veruno,  contentandofi  di  eifere  de  fuoi  gentìlhuo 
mini .  Morì  di  infermità,il  Bianteo  Acadcmico  fuo  fratello ,  fattofi  nella  fua  fanciullezza  religio- 
fo  dell'ordinedi  fanto  Aguftino  col  titoladi  canonici  regulari,ha  continuamente  attcfo  alli  femi- 
gi  di  Dio,  e  con  perfcueranti  fludii  s'è  acquiftato  il  polfcffo  delle  fcientie ,  maflìmamente  quella 
della  fàcra  Theologia ,  fopra  la  quale  ha  compofte  moke  opere .  Ha  parimente  fatto  vn  vo 
lume  di  poefìa,  il  qual  farà  di  diletteuole  e  vaga  lettione,  diuifo  in  quattro  libri,  in  ver 
fi  heroici ,  il  cui  titolo  e  della  Hierarchia  ecclefiaftica ,  ha  ancora  compofte  mol- 
t'altre  opere  in  lingua  latina  e  parte  nella  italiana .  le  quali  piacendo  à  Dio 
verranno  vn  giorno  in  luce  à  diletto  &  à  giouamento  vniuerfile,  fi  è 
parimente  il  Rianteo  molto  artatticato  nell'offitio  del  predicare, 
&  ha  hauuti  de  i  principali  pulpiti  d'Italia,  cioè  di  Milano, 
di  Gcnoua,di  Tortona^di  Piacéza^di  Modcna,di  Bo- 
logna,di  Napoli,di  NoIa,di  Sauona,  di  Raucn- 
na ,  di  Cefcna  di  Bergomo,  di  Calale ,  e  di 
Pauia,doue  vniuerlalmcnte  è  molto 
ftimato,  e  di  molti  altri  luoghi 
che  lungo  farebbe  a  rac- 
contarli, egli  e  religiofo  eftemplarc  amo- 
reuole  benigno,  fincero,  benefico,  e 
molto  grato  alla  fua  religione 
alla  fua  patria ,  &  alla 
Academia  degli 
Alfidati . 


DI   FILIPPO 


Arbore  dei  pomi  d'oro  finto  da  poeti,  e  Imprefà  di  Filippo  Zaffiri  Nouarcfè, 
con  che  egli  cuopre  la  Tua  bella  &hononita  intentione  con  imitare  la  fauola 
d'Hcrcole ,  il  quale  per  fpctiale  comandamento  di  Giunone  fla  quale  per  im- 
mortai odio  che  gli  portaua  procacciaua  con  ogni  via  di  far  ch'egli  morillc.an 
dòad  acquiftarequei  pomi  d'oro  guardati  da  vno  ternbiliffimo  &  vigilante 
dragone.  Il  Zaffi  ri  fàpcndo  chequci  pomi  d'oro  midicamcnrc  s'intendono 
per  la  flipicntia ,  egli  bramolb  di  cotal  ricchilTuno  acquiflo  ,  fi  difpofe  in  tutto 
e  per  tutto  di  continouamcnte  aflfaticarfi  intorno  alle  fcicntic,e{rortato  a  ciò  da  Salomone,  il 
,,  quale  ne  (boi  prouerbii  dice  fi^liuol  mio  riceui  i  miei  ricordi ,  e  nafcondili  nel  tuo  petto ,  afcol 

'       '■  \ .  1  •    1-  A     •      .•     ^  .11.1 M. „    ';„,u: :^   ..ir :n„   J.  n       '....J :^    „ 


,,  ti  la  tua  orecchia  la  fapientia  &  all'hora  il  tuo  cuore  s'inchinarà  all'acquirto  della  prudentia,  e 
„  nel  capo  felto  dello  Ecclefiartico  cofi  è  fcritto,  lìgliuol  mio  nella  tua  giouinczza  impara  la  dot 
„  tnna  &intìno  alla  vecchiaia  trouarai  la  (apientia,la  onde  il  Zaffiro  Àcadcmico  dalla  Tua  (ìm- 
„  ciulle/.za  fino  à  gli  anni  virili  con  ogni  (udore  e  vigilantia  ha  Tempre  attefo  all'acquiflo  di  tutte 
le  fcientic  liberali .  Ma  confidcrato  poi  quanti  fiano  gli  affanni  della  vita  humana ,  &  i  pericoli  i 
quali  fouente  cagionano  la  morte ,  che  gli  vni  e  gli  altri  alfembrano  il  fiero  dragone ,  onde  fpa- 
uentato  il  belIilTimo  &  honertilfimo  defiderio  del  fudetto  Academico  dalla  difficultàeforfeim- 
pofTibilità  della  vita  mortile ,  (òpra  querta  Tua  bella  imprefa  pofe  quefto  motto,  non  sat  vo- 
L  V  I  s  s  E  Volendo  inferire  che  non  baila  il  defiderio  di  voler  fare  acquif^o  di  cotanto  teforo  ,  il 
quale  giamai  per  lunghezza  di  tempo  o  per  influentie  non  fi  guada  ne  marcil'ce ,  pcrciorhe  man- 
cando gli  anni  ,\c  forze ,  e  la  fortuna ,  riman  fola  la  buona  volontà ,  la qual  veramente perfeue- 
rò  in  lui  fin  ch'ei  viffe  ,onde  à  propolìto  della  imprefa  volfe  chiamarfi  lo  i  m  m  v  t  a  b  i  l  e  ,  con 
dimolh-are  che  Tempre  farebbe  (tato  (ermo  e  collante  in  cotal  fi  degno  e  celefle  defiderio . 

Nacque  Filippo  Zaffiri  in  Nouara  ,  di  padre  e  di  madre  honorati .  Hebbe  la  caia  origine  più 
certa  da  due  fratcUial  tempo  di  CarIoMagno,iquali  per  lalor  buona  Tcruitu  (attagli  .cperlo 

molto 


ZAFFIRI  58 

molto  lor  valore  in  diuerfè  fattioni  &  imprcfe  d'imporr?.n7a  cimonrato ,  e  /pccia!mcnrc  rcll'ac- 
quifto  che'l  detto  Imperadore  fece  della  SafTonia  e  la  riduce  da  la  gentilità  alla  tede  di  Chrifto, 
meritorno  affai  apprefTo  di  lui  &  oltra  grolTi  flipendii ,  con  che  li  rimunerò ,  li  donò  ancora  per 
arme  loro  l'Aquila  bianca,  &vna  collana  d'oro  perciafcuno  con  pendenti  di  Zaffiri  che  fono 
gioie  di  molto  valore,&  vna  di  quelle  pietre  in  bocca  di  queli'Acquila, la  quale  portorno  poi  an- 
cora per  cimiero  il  qual  dinota  nobiltà,  percioche  ninno  può  ncH'armelua  portare  cimiero 
fé  non  è  nobile,  da  quelle  pietre  pretiole,  traife  poi  la  cafata  loro  il  cognome  de  Zaffiri ,  &  hauen- 
do  Icruito  elTi  Carlo  Magno  in  quella  guerra  che  fé  contra  Delìderio  Re  de  Longobardi ,  finita 
ch'ella  fu  fi  fermorono  in  Nouara  eleggendola  per  loro  habitatione ,  conciofia  che  fufTero  ci  na- 
tione  Francefe.  Dopo  alquanti  anni  furono  di  quefla  cafata  duoi  fratelli, vno  chiamato  Micheli- 
nb,chc  fu  Vefcouo  di iMondoui città  del  Piemonte , l'altro  nomato  Opizzino, chefu  cameriere 
di  Papa  Bonifatio  nono,  vogliono  alcuni ,  che  Papa  Zefìnno  luffe  di  quefla  progenie ,  il  quale  fu 
creato  Pontefice  MaiUmo  al  tempo  di  Seuero  Pertinace  Imperadore,c  perche  il  cadere  delle  cofe 
nobili  procede  dalla  mala  fortuna ,  come  le  ignobili  fi  inalzano  per  la  fauoreuole  fortuna ,  però 
molti  non  credono  c'hoggi  vna  cafi  hafTIi  fia  già  ftata  alta  ,  come  fciocchi  i  quali  ritrouandoli  ho 
ra  in  alto  ftato ,  non  fi  ricordano  ne  credono  di  effer  già  flati  baffi ,  e  per  la  maggior  parte  grande 
mente  s'ingannano .  L'Ano  di  queiìo  Academico  nomato  Franco ,  fu  buon  poeta  latino  e  tofca 
ho ,  e  quella  famiglia  moftra  la  llia  nobiltà  ancora  nel  conlcruarfi  nel  configlio  di  Nouara  lor  pa- 
tria e  nel  coninlato,  doue  non  ha  luogo  chi  non  e  nobile  &  antico  cittadino .  Il  padre  di  quello 
Academico  è  ftato  molte  volte  vno  de  Prefidenti  della  città,&  anco  più  fiate  dal  comune  per  am 
bafciatore  eletto  ne  i  publicj  negotii .  L'Immutabile  academico  fin  dalla  fua  tenera  età  hauendo 
imparato  i  principii  della  latinità  fu  mandato  dal  padre  alli  fludii  publici ,  addottorollì  affai  gio- 
iiine  in  Pania  in  filofofia&  in  medicina  .Lcffe  molti  anni  publicamente  logica.,  dipoi  filofofia, 
dopo  fu  pollo  alla  lettura  della  Theorica  in  medicina  ,&  vltimamente  atteiè  alla  pradca,  me- 
dicando con  molto  credito  in  Paula ,  e  fu  vno  di  coloro  che  fondorono  TAcademia  degli  Affida- 
ti in  detta  ci-rtà.  Fubuonpocta.latinojetofcano:  comene  rendono  chiarillimo  teftimo- 
nio  le  cofe  lue  in  flampa  .  Fu  in  araenduele  lingue  eccellente  oratore,  buon  cofiiio- 
grafo  e  perfetto  mufico ,  di  piaceuole  e  molto  grata  conuerlàtione  e  pero  fu  da 
ciafcuno  grandemente  amato .  La  morte  lo  rapi  cfTendo  egli  di  trentaquat 
tro  anni  o  d'intorno  ondelAcademia  degli  Affidati  di  tanta  gran  per 
dita  fcnti  vno  cftremo  cordoglio . 


DI  FIOR  A  VAN  TE 


L  Caduceo,  infegnn  poetica  di  Mercurio  ,  e  imprefà  di  Fiorauantc  R  nbbia  Mi- 
lanclc, imitando  la  f'auola  ,  ellendo(C(.mc  dicono  i  poeti, che  Aicrcurio  è  Dio 
delle  orationi  e  della  cloquentia ,  le  quali  parti  conuengono  a  Nontii ,  o  vero 
Ambalciatori,e  tale  olfitio  Mercurio  faceua  in  feruigio  delli  dei,  con  la  orario 
ne  e  con  la  eiììcacia  della  cloquentia  ponendo  pace  e  concordia  in  tutte  le  di- 
fcordie,  placando  l'ire  e  li  fur  r.  d'ogni  vno ,  e  però  fi  dipinge  eflb  Mercurio 
co'l  Caduceo  in  mano  e  quefìo  era  vna  verga  intorno  a  cui  erano  auinchiati 
due  ferpi ,  che  con  la  faccia  fi  rimiran  l'vn  l'altro  .  Dicono  i  poèti  che  quefto  Caduceo  fu  rrouato 
da  gli  Dei,  i  quali  lo  diedero  in  cufiodia  ad  Apollo  ,  Et  elfo  lo  diede  poi  à  Mercurio  &  Mer- 
curio in  cambio  di  qucfto,  donò  la  lira  ad  Apollo.  Al:ri  iiprimono  il  fijo  fignincato  in  quefio  mo 
do ,  che  cfìTendo  quella  verga  di  lauro ,  e  che  hauendo  il  lauro  proprietà  di  Icuar  via  ogni  forte  di 
veleno .  perciò  fu  portata  da  Mercurio  in  fegno  di  pace  e  di  concordia,  conciofia  che  la  difcordia 
e  la  maleuolcntia  (ìeno  pelTimi  veleni  i  quali  vccidono  la  ragione  e  corrompono  l'anima,  per  que 
fto  Mercurio  e  chiamato  pacificatore  dele  genti  eli  due  ferpi,  che  dinotano  difcordiac  veleno, 
per  virtù  di  quella  verga  annodati  infieme  viuono  pacificamente.  Altri  feri  nono  ,che  hauendo 
Mercurio  vna  verga  in  mano  la  pofein  mezo  fra  due  ferpi  che  fieramente  infieme  combatteua- 
no,  e  per  quella  fubito  s'acquetorono  e  fi  rappacificorono&  in  tefiimonio  della  virtù  di  quella 
verga  riconciliati  fi  congionlèro  in  quella  guiiachenel  Caduceo  fi  vede,  e  benché  queihi  bella 
Imprefi  non  fia  in  mano  di  Mercurio  ,  nondimeno  l'Autor  di  efla  ha  voluto  con  queita  inferire 
il  contrafto  fatto  nel  fuo  cuore  dall'oggetto  de  fenfi ,  il  qual  contralto  era  in  manifefio  pregfudi- 
t!o  dell'anima  .  La  onde  poflofi  Fiorauante  a  pregar  Mercurio  figliuolo  di  Maia  interpretato  per 
e  !i  I  s  T  o  fi-;!iuolo  di  M  A  R  1  A  ,  con  la  verga  che  fignifica  la  diuina  gratia,  Ci  è  liberato  dal  morti- 
fero veleno  del  fcafb ,  onde  Dauid  della  verga  dice  nel  filmo  109.  La  verga  delia  tua  virtù  ma- 
darà  fuori  il  Signore  da  Sion  per  dominare  in  mczo  de  tuoi  nimici ,  La  verga  parimente  di  Me- 
se 


RABBIA  " 

se  altro  non  fu  che  la  gratia  diiiina,  per  la  quale  Dio  fi  riconcilia  con  l'huomo.  Haucndo  con  quc 
fto  mczo  Fiorauante  fuperati  i  veleni  del  fenlb ,  volfc  porre  a  quella  figura  qucfto  motto  e  v  p  i- 
D  I  T  A  T  V  M  Q_v  I E  s  c  ritrouaiidofi  con  l'animo  quieto  W  compiacque  di  chiamarfi  il  t  r  a  n- 

<JJV  I  L  L  o  . 

Quefto  Academico  è  nato  della  fiimiglia  de  Rabbi ,  nobile,&  antica  in  Milano  di  affai  honcili 

parenti ,  i  quali  hauendolo  diligentemente  e  con  buoni  cofiumi  allenato  ,  venuto  in  età  lo^man- 

dorono  allo  ftudio  di  Paula ,  doue  con  ogni  vigilantia  e  continoua  iollccitudine ,  data  opera  alla 

profefiìone  di  filofofia  e  di  medicina ,  riufcì  con  tanta  gratia  ,  che  con  general  conlcnrim.ento  tu 

eletto  Rettore,  nel  fine  del  qualoffitioconfeguì  con  molto  honoreil  meritato  grado  dei 

Dottorato,  e  filili  aflegnata  vna  publica  lettura  nel  ftudio  di  Theorica  ftraordinaria,  e 

cofi  per  alcuni  anni  perfcuerò  nel  leggere,e  nel  mcdicare^e  fpecialmente  i  poue- 

ri  a  quali  con  molta  carità  preftaua  l'opera  fiia  per  amor  di  Dio,&  hauereb 

be  felicemente  e  con  molto  credito  perfeucrato  di  communemcnte 

giouare ,  fé  la  morte  troppo  immaturamente  non  lo  haueffe  ra- 

pito,fij  buon  mufico  dilettauafi  molto  di  componimenti  in 

lingua  materna ,  e  {ccq  alcuni  belli  poemi,chc  fi  reci- 

torono  nell'Academia,  era  gratiofb  e  Tempre  lie 

to&  affabile  nei  con uerfare, onde  n'era 

da  tutti  generalmente  amato  &mol 

to  apprezzato . 


Co 


do 


DI  FRANFERDIN- 


VESTA  Pallade.o  Mincnm,  dea  della  {àplentia  è  Imprefà  di  Franccfco  Fer- 
dinando d'Auolo  il  giouine,  inuentione  che  imita  la  fauola  .  Quefta  Pallade 
fecondo  i  poeti  nacque  del  ceruello  di  Gioue  lotto  il  cui  mifteriofo  velame  fi 
nafcondono  alti  &  eccellenti  fìgnifìcati,  il  nome  di  Pallade  vogliono  alcuni  af 
regnare  alla  figliuola  di  Gioue ,  percheCcome  fcriuono  i  poeti  )  ella  vccile  vn 
gigante  per  nome  detto  Pallante ,  il  quale  prolbntuoflimente  tentaua  di  torle 
la  virginità ,  fu  ancora  cognominata  Tritonia  dalla  palude  Tritonia  la  qual  è 
nell'Africa  numidica ,  doue primieramente  ella  fu  veduta  in  habito  virginale,c  doue  forfè  prati- 
caua  ellèndo  vicina  al  tempio  Ammone  indirizzato  à  fuo  padre .  Fu  ancora  nomata  Minerua  da 
latini,pcr  elfer  ella  di  afpetto  minaccieuole;però  chela  fi  fuole  dipingere  con  la  corazza,con  l'afta 
ferrata  in  mano.co'I  morione  in  capo,da  cui  pende  vn  gran  pénacchio  di  dietro,imitata  in  ciò  da 
AleirandroMagno,daSertorio,edalMarchefedi  Pefcarail  vecchio.  Quefta  luperò  A  ragne  e 
conuertilla  in  Ragno  per  hauer  voluto  competere  con  elfa  Dea  à  tcffere  e  riccamare ,  dal  che  fi 
comprende  che  niuna  attione  può  effere  perfetta  fenza  la  fapientia,  la  quale  per  natura  non  s'ac- 
quifta^e  per  ciò  ben  diffe  Ariftotele ,  niuno  di  fua  natura  eifer  fauio,  e  pm  oltre  dice ,  il  fapiente 
eflTerc  erfempio  di  tutte  le  cofe  honorate ,  &  immortali ,  onde  quefta  imprefa  fu  ben  confiderata 
dal  fbpranominato  Academico  Affidato .  alla  qual  figura  propriamente  conferifce  il  motto  cioè 
HAVD  SIMPLEX  viRTVTis  opvsjl  nomc  ancora  di  qucfto  Academico  è  confeguente- 
mente  conforme  all'imprefa  &  al  motto  cioè  a  t  h  e  n  e  o  di  cotal  nome  fu  vn  luogo  dedicato  a 
Minerua  doue  concorreuano  gli  defiderofi  di  acquiftare  la  fipicntia,come  fcriuono  G iulio  capi 
tolino  e  Lampridio,onde  fimil  nome  è  intefb  per  fapiente .  Quefta  è  vera  imprefà ,  imitando ,  co- 
me s'è  detto  ,  la  fauola,  e  con  leggiadro  velame  palefi  qucfto  Academico  la  fua  intentione,la 
qual  è  ftata  femprc  indirizzata  all'opere  di  valorolb  caualiero,c  di  fegnalato  e  prudente  prencipe. 
Nacque  quefto  Atheneo  Academico  d'Alfonfb  d'Aualo  di  qucfto  nomefecondo  in  quefta  fa- 
miglia 


D"  A  V  A  L  O  ''» 

mì'^lia,  Marchefe  del  Varto ,  e  di  Maria  d'Aragona ,  la  ftirpe  d'Aualo  è  antica  5:  anticamente  il- 
ìuftrc  &  il  Giouio  non  hebbe  tutta  quella  notitiachefi  conuiene  intorno  a  quelle  cofe,  di  che  il 
luole  far  memoria;  percioche  trattando  di  quefta  cafa  difle  ch'ella  era  più  illullre ,  che  antica,on- 
tie  dimoilrò  di  non  hauer  (aputo,  che  quando  i  caualieri  di  quefta  progenie  per  ccmmiflione  del 
Re  catolico  primo  vennero  in  Italia,haueuano  già  in  Spagna  Signorie,gradi  militari,&  offitii  de- 
gni ne  i  feruigi  de  i  Re  loro,  ma  per  hauerne  altre  hiftiorie  detto  aflai,  vengo  breuementc  à  ragio- 
nare di  Francefco  Ferdinando  che  f "il  il  Marchefe  di  Pefcara  primo  figliuolo  diAlfonfo  primo 
Marchefe  del  Vafto .  Egli  nella  fua  fanciullezza  e  giouentu  lì  dimoftrò  più  tofto  pacifico  e  quie- 
to che  ardito  &  armigero ,  e  mentre  che  chi  lo  gouernana^  viueua  ficuro  di  lui,ecco  che  alFimpro 
uifta  h  dimofirò  d'altro  animo  di  quello,  che  prima  pareua  hauere.fi  che  ritrouandofl  già  in  effe- 
re  &  atto  à  potere  adoprare  l'armi ,  volfe  andare  alle  guerre  che  in  que  tempi  fi  faccuano.  Alfon- 
fo  fecondo  Marchelè  del  \''afto  di  affai  minore  età ,  giouine  di  venti  anni ,  parti  da  Napo!i,&  an- 
dò à  ritrouarc  il  cugino  in  Lombardia ,  e  ritrouodì  alla  vittoria  delia  Bicocca  prefio  à  jMilano,  & 
à  quella  (òtto  Pauia  quando  Fracefco  Re  di  Fracia  vi  rimafc  prigione,  &  Alfcnio  fu  il  primo  che 
guadagnò  l'artigliaria  de  francefi,fucceffe  poi  generale  de  ipagnuoli  dopo  la  morte  del  cugino,  ri 
cusò  di  andare  contra  il  Papa,fu  fatto  generale  dopo  la  morte  di  Antonio  da  Lcua,pofcia  Gouer 
natore  di  Milano ,  doue  finalmente  abbandonò  quefta  vita.  Lalciò  dopo  fé  Francefco  Ferdinan- 
do primo  genito,  di  quefto  nome  fecondo  e  fucceflòre  nel  Marchefàto  di  Pefcara  con  quattro  al- 
tri figliuoU  di  molto  valore  e  quefto  da  giouinctto  moftrò  di  non  hauere  ad  effere  minor  del  Zio, 
ne  inferiore  al  padre  d'ingegnOjdi  prudentia  e  di  valore,come  chiaramente  s'c  veduto  e  conofcm 
to ,  percioche  di  ventiuno  anno  fu  generale  della  militia  catolica  dopo  il  Duca  d'AIua  gouerna- 
tore  di  Milano  &  al  tempo  del  Cardinal  di  Trento  gouernatore  pur  nnch'egli  di  Milano, come  gc 
nerale  della  militia  fbccorfe  Cuni  in  Piemonte  con  tre  mila  fanti ,  e  fei  cento  caualli  leggieri  con- 
tra Brifaccoinuitto  capitano  di  Henrico  Re  di  Francia  il  qual  hauendo  alfediata  quella  terra  di 
Cuniefpianatalequafi  tutta  la  muraglia  con  l'artigliaria,  non  dubitò  punto  il  valorolo  giouins 
Atheneo  di  affrontare  vno  eflercito  di  1 8.  mila  fanti  auezzati  alle  guerre  &  alle  vittorie ,  e  più  de 
mille  caualli  leggieri  e  quattrocento  huomini  d'arme,  il  che  veggendo  Brifàcco ,  pensò  le  forze 
del  Marchefe  ò  eflcre  maggiori ,  ò  vero  efferui  nafcofò  vn  qualche  ftratagema ,  fi  che  effcndo  di- 
Jpofto  il  Marchefe  di  palfare  per  mezzo  i  nimici ,  e  nello  fcai-amucciare  hauendo  i  fuoi  pochi  in- 
calciati i  molti ,  Brifacco  il  quale  non  temeua  già  il  combattere,  ma  fi  bene  qualche  aftutia,  fapen 
do  che'l  fuo  auucrfario  lapeua  combattere  da  giouine  valorofò  ,  e  gouernarfi  da  prudente  e  pra- 
tico vecchio,per  non  mettere  in  vn'hora  à  rifchio  tante  vittorie  in  molto  tempo  acquiftate,  riti- 
rolTì ,  ma  troppo  alla  fcoperra  ;  onde  il  Marchefe  intromelfe  nella  molto  indebolita  fortezza  vn 
gagliardo  prefidio ,  fattione  veramente  notabile  e  di  gran  giouamento  ,  percioche  fc  i  francefì 
haueffero  prefb  Cuni,non  farebbe  ftata  ficura  Sauona,  ne  Genoua,  fu  poco  dapoi  isfidato  à  rom 
pere  tre  lancie  con  ferri  arruotati  dal  fbrtilTìmo  Duca  di  Nemours,  &  in  tre  incontri  Ci  vide  mara 
uigliofa  animofità ,  deftrezza  &  forza  de  duoi  prencipi ,  ne  quali  il  Marchefe  colpi,  ma  il  Duca 
non  mai ,  è  fu  pero  attribuita  la  colpa  al  cauallo ,  fi  è  ancora  il  Marchefe  in  Italia  &  in  Spagna  più 
volte  prouato  in  tutte  le  fbrd  d'armi ,  e  ftimato  e  giudicato  per  il  più  leggiadro  e  forte  ca'ualicro 
di  quefta  noftra  età.  Fu  dopo  il  Duca  di  Scft^i(co'l  quale  fi  ritrouò  à  quelle  vittoriofe  imprcfc  del 
Piemonte)  eletto  dal  Re  catolico  Gouernatore  di  Milano  e  capitano  generale  uiJtalia ,  e  finito  il 
fuo  triennio  piacque  al  Re  di  mandarlo  in  Sicilia  per  Vice  Rè,doue  finito  il  fuo  tempo,  con  mol- 
ta laude,  con  fòmma  tranquillità  di  quell'Ifola  da  lui  gouernata  con  non  meno  eflèmpio  di  pren- 
cipe  criftiano ,  che  di  giufto  e  prudente  caualiero.  Oppreflfo  finalmente  da  vna  grauc  infermità 
con  gran  cordoglio  non  folamente  di  quel  regno ,  ed'Italia ,  e  di  Spagna ,  ma  ancora 
più  del  fuo  Ile,  fini  i  fuoi  giorni ,  conciofia  che  nel  principio  della  fua  viri- 
lità (  n  ella  quale  la  bellezza  del  fuo  diuino  ingegno,  &  la  fortez 
za  del  corpo  hauaua  già  fatto  habito ,  l'i  che  in  confi- 
gli &  in  fatti  farebbe  riufcito  il  meglior 
■?'  gueriero  di  quefti  tempi  ^ja 

mone  ce  Io  rapi . 


DI  ALESSANDRO 


LESSANDRO  Ifimbardo  Pauefe  fi  compiacque  di  pigliar  per  imprefa  Ip 
feudo  col  campo  tutto  biancho  aimitatione  dell'arte  militare  e  particolar- 
mente dello  feudo  donato  da  Euandro  al  fuo  figliuolo  Pallante ,  confederato 
con  Enea  contra  Turno  Re  de  Rutuli ,  eifendo  ftato  quefto  academico  nella 
fua  giouentù  dclìderolb  d'acquiftarfi  honore,ma(lìmamcnte  ncll'cffercitio  del 
l'arme ,  imperò  non  fi  rificò  mai  di  publicarlo ,  vinto  più  dalla  modeftia ,  che 
dall'ambitione ,  ma  poi  venuto  alla  Età  quafi ,  che  matura  e  riceuuto  nel  nu- 
mero de  gli  Academici  affidati ,  non  volfe  mai  altro  per  fua  imprefa  che  lo  fteffo  feudo ,  ma  con 
Mòtto  diuerfo  da  quello  ch'elfi  era  penfato  di  vfare  nella  fua  giouinezza,  efi  contentò  di  cotal 
motto ,  cioè  NON  EST  MORTALE  fcoptcndo  in  efib  feudo  con  elfo  motto ,  la  fua  intentione 
la  quale  era  di  non  dipingere  i  meriti  di  quefto  honore  mondano  efrale,mapiutofto  cofeche 
da  lui  criftianamente  fatte  fuflcro,  con  tutto  ciò ,  meno  volfe  far'altro ,  perche  fé  ben  viueua  ver- 
tuofamente  e  piamente  operaua,firicordaua  delle  parole  del  facro  vangelo  il  qualdice  clvej. 

CHE    FA    LA    TVA    DESTRA    NON      LO    SAPPIA    LA    TVA      SINISTRA    parimenti  fi   riCOt- 

daua  pur  di  quel  detto  del  finto  Vangelo,  cioè  in  luogo  occulto  Dio  ti  eftaudirà ,  e  volfe  clTer 
chiamato  il  m  a  t  v  r  o  quafi  che  anco  la  Età  lo  ritraffe  dalle  glorie  mondane .  e^forfe  predilfe  la 

fua  morte. 

Nacque  il  Maturo  Academico  di  fingue  antico ,  effendo  vero  che'l  proprio  cognome  di  cala 
fua  manifeftala  nobiltà ,  impercioche  Ifimbardo,  e  voce  Longbarda,  come  dire  regolator  de 
Longbardi ,  e  ben  Ci  vede  c'hanno  fempre  hauto  feudi,  &  hoggi  Cairo  in  Lumellina  e  giuriditio- 
ne  de  gli  Ifimbardi ,  e  veramente  quefta  famiglia  è  ftata  dotata  d'huomini  di  valore  e  nelle  fcien- 
tie  e  nell'armi.  Fu  l'Auo  del  Maturo  huomo  da  bene  e  molto  amatorde  poueri  e  della  patria. 
Fu  fimilmente fuo  padre  perfona  d'honore,fu  molto  adoperato  e  dalla  fua  città  e  dagli  amici, 
hebbe  tre  figliuoli  mafchi  vno  cliiamato  Gianpietro ,  l'altro  Agufto  il  quale  attefe  con  follecitu- 

dine 


IS  IMBARDO  "• 

dine  a  gli  ftudi  legali ,  fin  tanto  che  meritò  il  grado  del  dottorato  del  quale  con  ogni  giuftitia  e 
pictàfipreualfè&a  benefìtio  degli  amici  e  di  tutti  ifuoi  clienti,  fu  dalla  fiia  citta  eletto  Ambn- 
fciadore  accioche  rifèdelTèin  Milano  preflb  i  Gouernatori  dello  Ihto  Ducale jdoue  con  dili- 
gentia  e  fedeltà  s'ingegnò  di  fèruirc  alla  patria  &  di  fare  honore  a  ie  fteflb . 

Il  terzo  fu  Aleifandro  academico  Ibpranomato ,  quefto  per  le  continue  guerre  non  pofsè  (co- 
me haueua  dedderiojdar  opra  a  gli  ftudi.per  la  qual  cola  perduta  l'età  puerile ,  non  potendo  vi- 
uere  in  otio ,  fi  diede  allo  efiercitio  della  militia  la  quale  frequentata  da  lui ,  meritò  di  cflcr  fatto 
Capitano  di  fanteria  lòtto  il  colonellodi  Girolamo  Sacco  nelle  guerre  del  Piemonte,  doue  in 
più  occafioni  portatofi  valorofamente  venne  in  molta  IHma  ,&  al  tempo  di  Don  Ferrando 
Gonzaga  fu  fatto  Gouernatore  di  Chiuaffo ,  del  qual  luogo  hebbc  la  cuftodia  per  vn  tempo ,  ne 
mancorono  li  nimici  hor  con  infidie ,  bora  con  manifefte  minacce ,  e  gagliardi  preparamenti  di 
tentare  quella  fortezza  la  quale  era  vna  delle  più  importanti  dell'altre  in  quella  prouincia.  Impe^ 
rò  il  Maturo  tenendo  aperti  gli  occhi,  e  con  lòllecitudine  preparando  ciò  che  "faceua  alla  terra 
dibifogno,  la  difele  honoratamente  e  dalle  ftratagemmeedalle  violentie  confcruandolafua 
militia  di  trecento  fanti  con  vigilantia  e  con  amore^  fenza  ch'alcuno  terrazzano  patilTco  danno  , 
o  vergogna  onde  era  amaro  &  offeruato . 

Imperò  mancando  le  paghe  à  fuoi  foldati  &  hauendoli  in  parte  trattenuti  del  fuo  &  accorgen- 

dofi  che  sii  fteifi  foldati  erano  conftretti  à  viuere  di  quel  de  terrazzani,  cominciolfi  fra  loro 

a  tumultuare  grauementc,  ma  il  Maturo  hauendo  mandato  &  elfcndo  andato  più  voi 

te  in  perlònaper  proucdcre  alle  paghe^  econolcendo  in  qual  pericolo  ftcHc  la 

fortezza  per  la  difperatione  de  terrazzani  e  per  la  poucrtà  de  foldati,  dì 

mandò  licentia&  ancor  che  con  molta  dilììcultà  fuile  liccntia- 

tOj  accortofi  quanto  fi  oftendeffe  la  confcientia  nel  trat- 

tcnerfi  nelle  guerre  moderne,depofelo  efferci- 

tio  e  ritornoflène  alla  patria  doue  hono 

ratamente  viife^e  criftianamcn 

■   ■     •  •         •        te  iiifciò  quella  vita. 


DI  CPvISTIENO 


VESTA  figura  rapprefenta  la  dea  Tetide,  la  quale  tenendo  Achille  Tuo  fi- 
gliuolo fanciullino  &  ignudo  per  i  piedino  tuffò  nel  fiume  Cocito.o  (  come  al- 
tri dicono)  nella  palude  Stigia.lacui  acqua  rende  la  pelle  ,  &  anco  la  carne 
dcirhuomo  impenetrabile.  Onde  Achille  rimafe  tutto  siFatato  fuor  chele 
piante  de  i  piedi .  Qudh  Tetide  fu  figliuola  di  Nereo  dio  marino ,  e  moglie  di 
Peleo  Re  di  Theffaglia  ,e  come  figliuola  di  vn  Dio  preuide  che'l  figliuolo  do- 
ueua  elfere  vccifo ,  onde  per  prouedere  ad  vn  tal  pcrigliofo  cafo ,  pensò  co'l 
mezo  di  quell'acqua  di  fare  che  cofi  alcuna  non  lo  potelle  ferire .  Quelta  fauola  fi  ha  eletta  per 
Imprefa  Chriflieno  Villclume ,  giouene  veramente  di  heroica  afpettatione ,  impercioche  in  effa 
fauola  ha  confidcrata  la  fomiglianza  della  fua  nobile  intentione,concio  fia  che  fé  vna  dea  non 
hebbc  auertimento  di  fare  impenetrabile  infieme  con  tutto  il  corpo  del  figliuolo  ancora  le  piante 
de  i  piedi,  meno  affai  poffiamo  noi  in  tanti  pericoli  di  quefto  mondo,  afficurarci  con  la  prudentia 
humana.  Però  il  Indetto  Villclume  Acadcmico  A  rfidato  vuole  inferire ,  che  haucndo  egli  molt' 
alti  penfieri ,  fi  diffida  di  poterli  mandare  ad  elfccutione,  ancora  che  non  gli  manchi  l'animo 
ne  la  fortuna  e  per  ciò  ha  pofto  alla  imprefa  queffo  motto ,  hvmana  prvdentia  minvs 
che  cofi  vuol  dire  ,  benché  l'intagliatore  babbi  errato  ,  &  hauui  queflo  Affidato  aggiunto  il  no- 
me Academico,  che  e  l'a  v  e  d  v  r  o  la  oue  non  rcftarà  a  tutta  fua  polfanza  di  porre  ad  cffecutio- 
ne  quello ,  à  che  l'honorato  fuo  defidcrio  lo  fpinge ,  hauendo  cuore  e  deliberatione  nclli  f  noi  alti 
dilegni  di  procedere  con  auertimento,  flando  tutto  intento  à  pregar'DiOjChelo  indirizzi,co'l 
cuidiuino  aiuto  egli  fpera  di  confcguireildcfiderato&honorato  fine. 

La  famiglia  Viiìelumc  è  nobile  per  antichità ,  e  per  titoli  di  fìgnoric,  nel  Ducato  di  Borbone, 
&ancopcrgradidimi!itia.  epcr  non  mi  iftcnderencl  fcriucre  particolarmente  de  gli  antichi  di 
qucfta  famiglia ,  che  affai  ampia  materia  mi  darebbero ,  mi  ritiro  all'Auo  di  quello  nofiro  Aca- 

demico 


VILLELVME  «^ 

Gemico ,  il  qual  fu  nomato  Huges  fignor  di  Monbardone .  Queltoiìi  .caiialicro  e  maggiordomo 
ài  Luigi  vndecimo  Re  di  Francia ,  dopo  il  quale  ferui  à  Carlo  ottauò ,  entrpuofTì  con  iuacriftia- 
nillìma  corona  in  tutte  le  guerre,  e  per  li  meriti  del  Tuo  molto  valore  fu.fitto'capitano  di  cìnquan 
ta  huomini  d'arme,  e  goucrnatore  della  città  di  Scialonin  campagna,  vltimamente  tu  creato 
goucrnatore  della  città  di  Nouara  in  Lombardia,  doue  fini  i  iiioi  giorni;,  e  fu  icpolto  nella  chiefa 
di  Cinto  A?oftino ,  e  fusli  fatto  quelT;o£pitafio  cioè , 

HfC  lACET  IN  TVMVLO  DE  VILLELYMINIS  HVGO, 
Qui  fiiit  equcs  regius ,  Mentis  Bardoni  Noueuille  vlìarum  donìinus ,  confultor  cubictilarius 
regius,  nec  non  &  ordinarius  magider  regii  hofpitii ,  tribus  gallie  regibiis  {cruitJÌt,>deftLudoui- 
co  Carolo ,  poftremo  Ludouico .  Hic  idem  in  Burgundi^  comitatu,  ac  Picardi^ ,  nec  non  in  prò 
feóiione  Ncapolitana  ftrenuilfimus  dutìor,  infuper  quàm  pluriniis  bellis  interfuit  plurimisq;-^i- 
tìoriis,quibusinfìgnitusdeoanimam  relHtuit.  ^,: 

Il  figliuolo  di  detto  Huges  hebbe  il  medefimo  nome ,  e  fu  padre  di  Crilliero ,  quello  fu  p  jri- 
mentcnatiuodi  Borbone ,  e  naturai  vafi'allo  del  Duca  Carlodi  Borbone,  e  léguitò  €&>  Duca 
quando  fdegnato  fi  parti  dal  ReFrancefco,eritrouofli  con  cflò  lui  alla  prelà  di  Roma,  elblèr- 
iiiua  per  ciambcrlano ,  o  vogliam.o  dir  cameriero .  Dopo  la  morte  di  Borbone  Icguitò  il  prencipc 
di  Grange ,  fin  che'l  detto  prcneipe  morì  ncll'alfedio  di  Fiorenza ,  conolciuta  poi  da  Carlo  V.  la 
faffiticntia  del  fecondo  Hugues  eh  fua  molta  fedeltà ,  lo  tolfe  al  fuoferuftio ,  e  donogli  vna ba- 
ronia nel  Regno  di  Napoli,  elo  fece  caualiero  di  fan  lacomo ,  dopo  alcun  tempo  per  ordirtedi 
fua  CefàreaMacftà  fu  deputato  al  gouerno  di  Carlo  Duca  di  Lorena  figliuolo  della  fereniifima 
Ducheffa  Criflierna .  fu  quefto  Hugues  Villelurae  parimente fignGre,di  Mobbardone, di Neo- 
uille,  Lorfe,  Mayleret,  Monfagion ,  Btiregarde,  Monet,  Cotcnay.Comrnenayles,Neumonj 
Ciamberlano  di  lua  altezza,  e  padre  (come  fi  è  detto  >|  di  Criftieno  ;  il  quale  mentre 
viueua  il  padre  è  ttato  fignore  di  Monfagion,  quando  egli  fu  riceuuto  nella  Aca- 
demia  degli  Affidati  ftudiandò  in  Pania  &  era  giouinetto  dijBellifrimo 
e  gratioib  afpetto,  piaceuole ,  generofb,  cortefiffimo,  molto  virtuofo, 
di  molta  memoria, e  nella  notitia  delle  cofe  trappaffaua  di  gran 
lunga  quanto  fi  conueneua  alla  fua  giouinile  età  e 
nel  partirfi  di  Pania  ne  portò  feco  la 
certezza  d'vna  vniuerfale 
beniuolentia . 


DI  GABRIELLO 


VESTA  nuiioletta  qui  figurata,  la  qual  manda  vna  leggiera  pioggia  fbpra 
vn  verde  e  fiorito  praticello ,  è  imprefà  di  Gabriello  Frafcati  brefciano ,  con  la 
quale  egli  vuole  fcoprire  la  fila  honorata  e  ciuile  intentione  che  è  di  contino- 
uamcntc  affuticarfi  per  benefitio  e  giouamento'  de  gli  huomini .  Per  dichia- 
ratione  adunque  di  qucfta  fiia  bella  imprefii  è  da  fàpere  che  per  parer  commu- 
ne  di  tutti  i  filofofi  dalla  forza  del  calor  fblare  delle  ftelle,e  della  particolare  at- 
tionc  del  girare  e  mouimento  del  cielo ,  fono  tirate  ad  alto  due  forti  di  fumofì 
tàjVnacaldaefeccaaddimandata  efllilatione , la  quale  materia  delle  focofe  imprelfioni  come 
farebbe  à  dire  comete ,  fiamme  volanti ,  lancie  ardenti ,  fuochi  fcorrenti ,  &  altre  di  fomigliantc 
qualità  e  natura.  TAltra  calda  &  humida  e  chiamafi  vapore,  dalla  quale  fi  generano  rugiade^bri 
ne,nebbie ,  nuuole,pioggie5neui,&  altre  cofe  tali,  leuafi  oltra  ciò  vn'altra  forte  di  fu  mofità  di  na- 
tura mifta^cioè  comporta  parte  di  ellàlatione  e  parte  de  vaporijC  da  quefta  fi  generanOjlampi,tuo 
ni, fulmini,  l'arco  celefte,  Iride  detto,  corone  intorno  al  Sole  &  alla  Luna  &  alile  ftelle  grandi,  & 
altre  colè  fimili .  La  nuuola  adunque  now^ altro  che  aere  grauido  di  molti  vapori  cauati  dal  Sole 
da  corpi  humidi ,  e  tirati  fino  alla  mezana  regione  dell'aere  doue  arriuati  dal  freddo(che  quiui  è^ 
s'rilpeflìmo  e  fannofi  nuuolc ,  dalle  quali  firende  pofcia  la  pioggia  fopra  la  terra  per  contempcra- 
re l'arfiira  cagionata  dal  Sole  e  per  fare  germogliare  le  piante,e  rinuerdire  il  tutto.  A  quefto  iftef- 
fo  modo  (\  genera  la  Rugiada  la  quale  anch'eifii  è  di  molto  giouamento ,  ma  non  di  tanto  però, 
come  la  pioggia  ;percioche  quella  rinfrefca  lòlamentelefoglieela  fuperficie  della  terra,  e  non 
paifa  à  dentro  fino  alle  radici  delle  piante ,  come  fa  la  pioggia  per  la  quale  effe  piante  pigliano  vi- 
gore e  nodrimento  ,  onde  pofcia  producono  fronde,fiori,e  per  vaghezza  e  per  vtilità  commune, 
afomiglianzadiquefie  coiclbno  gli  fcrittorii  quali  rapiti  dalle  celefti  influenze  nell'aere  delle 
contemplationi ,  e  ridutti  i  loro  concetti  in  qualche  forma  fi  moftrano  al  mondo  in  d  iuerfe  ma- 
niere j  pcrcioche  alcuni ,  come  folgori ,  procacciano  di  atterrare  la  religione ,  le  leggi,  e  tutte  l'al- 
tre 


FRASCATI  «'J 

trccofè  più  eminenti.  Altri  con  la  nouità  delle  Icritture  fi  procurano  amm*ratIone,  come  il  bale- 
no.altri  fimili  alle  comete  lotto  métito  nome  di  Aftrologia  vogliono  dar  à  credere  che  fieno  prò 
feti .  Altri  con  narrationi  dishonefle, corrompono,  qual  tcmpefta.icoltumi  de  lettori.  Alcuni 
poi  come  rugiada  fcriuono  cofe  di  qualche  vtilità,  ma  che  ,  o  a  pochi ,  o  in  cole  di  leggiera  impor 
ran7.agiouano.  Quelli  (crittori  folamentelbno  Ibmiglianti  alla  pioggia ,  li  quali  dopo  che  hanno 
con  lo  ftudio  acquifiatalì  la  vera  Hlofofia ,  e  che  col  mezo  delle  virtìi  ciuili ,  e  dell'animo  purgato 
preparano  lo  intelletto  humanc  ad  efierc  facilmente  rapito  dalla  fapientia  diuina ,  non  contenti 
di  godere  in  loro  iteffi  la  felicità  della  cognitione  del  bene,  fi  riuolgono  e  con  l'opere  e  con  i  ferir- 
ti loro  ad  infegnare  al  mondo  la  verità  delle  cofe,  che  importano  la  f^lute  publica .  Il  che  molto 
bene  ha  fatto  e  tutt'iìora  fa  Gabriello  Fralcati ,  il  quale  per  moftrare  quefia  Tua  intcntione  s'è  vo- 
luto chiamare  il  r  a  p  i  r  o  come  che  non  polfa  l'huomo  con  le  Tue  forze  làlire  a  tali  honefti  pen- 
sieri '  le  dallo  fp;rito  di  Dionon  è  rapito .  Lo  corpo  poi  della  fiia  impresi,  il  qual  e  (come  habbia- 
mo  detto)  vna  nuuoletta  la  quale  quietamente  pìoue  fopra  i  prati  e  campi,  egli  vuol  fignihcare , 
che  è  rapito  come  vapor  terreno  in  alto,  e  che  non  ifpendeliftudii  fiioi  in  cole  apparenti  fola- 
mente  o  dannofè ,  come  fono  i  folgori,  i  baleni ,  le  tempcfte  e  tuoni ,  ma  in  difendere  à  i  popoli 
l'acqua  delia  verità,  la  quale  bagnando  le  radici  dei  cuori  degli  huomini ,  contempera  in  loro 
l'eftreme  aifettioni,  che  perturbano  l'imimo  dal  poter  venire  in  conofcimento  del  vero ,  e  perciò 
ha  pofto  per  anima  di  quella  fua  imprefa  il  fine  d'vn  verfò  di  N'irgilio ,  cioè  temperat  arva 
offitio  proprio  di  Medico ,  di  hlolbfo,  e  di  theologo  ,  perche  altro  non  fi  il  medico  per  mantene- 
re ò  ricuperare  lafanitànoftra,che  temperargli humori , eie  qualità dillempcrate  del  noftro 
corpo .  Ad  altro  non  mirano  i  filofofi  Ethici,&  i  theologhi,  che  co'l  mezo  dielle  virtù  temperare  le 
parfìoni,  che  ftemprano  Iharmonia  dell'anima,  e  quelli  che  goucrnano  le  repupliche  e  le  religio- 
ni in  altro  non  s'alfaticano  per  ben  fondare  gli  imperii ,  che  temperare  le  attionid'ogniuno  in 
maniera  tale,chenon  f\  diflurbiediftemperilaquieteelapacepuMica  . 

La  famiglia  de  frefcati  ha  per  arme  vna  man  dritta  in  capo  rofiò.chc  tiene  per  la  coda  vna  me- 
sa Aquila  imperiale,infieme  co  alcuni  rami  di  quercia,&  hebbe  vna  tal  arma  per  queO.a  cagione , 
che  vno  di quefia  cafa  in  vn  cóflitto  di  guerra  veduta  la  badicra  co  laquila  imperiale  elTcr  portata 
via  da  nemici  ,animo{amente  a  viua  forza  ilrappo  de  mano  la  metà  della  infcgna  cóla  nietà  del- 
l'aquilaquatunq;  in  cofi  degna  proua  li  fuffe  trócata  la  mano  e  la  difefe  co  raltra,e  la  mcza  aquila 
e  da  quei  rami  furono  chiamati  tutti  di  quella  famiglia  Fralcati.  e  quello  fi  troua  effere  ftato  a  té- 
pi  di  Velpefiano  ediTiberiochefudafelfant'annidopolamortediCriflo,  quando  i  Brefciani 
andorono  in  aiuto  de  Romani  contra  Brazzamonte  à  Capua ,  dal  che  Ci  può  cóprendere  la  anti- 
chità di  quella  famiglia  &  anco  fino  al  prefenteè  connumerata  frale  nobili  fimigliedi  Brefcia 
quella  de  Frafcati,  e  fra  molti,  che  per  la  fcàc  di  Crifio  furono  martirizati  in  Brefcia  fotto  Adria- 
no Imperadore .  Fuvn  Oliuerio  della  Frafcata ,  il  cui  corpo  fi  ferua  ancora  fra  le  facre  reliquie 
nella  chiefa  di  fantaAfradi  quella  città.  Quello  Gabriello  Academico  Affidato  ha  dato  opera 
molti  anni  à  gli  Iludii  di  filofofia,  di  medicina,  e  di  theologia,  &  oltra  l'affiticarfi  di  continuo  per 
il  bene  vniuerfale,  nell'offitio  di  fotto  Protofifico  nello  fiato  di  Milano,  oltra  il  Pò  con  mol- 
ta diligentiamedica  quelli  di  queicontorno,  fu  ancora  per  la  fua  bona  f  una  chiamato  alla  cu- 
ra della  Serenifllma  Duchelfa  di  Lorena  Madama  Chrifiierna  già  fiata  anco  Duchelfa  di  Milano 
moglie  del  Duca  Francefco  Sforza  lccondo,daIla  quale  ritornò  con  molto  honore  perche  la  det- 
ta Principeffa  gli  diede  il  titolo  difuo  configliero  con  honorato  ftipendio,  egli  fpende  ancora 
buona  parte  del  tempo  in  fcnuere  vani  &  diuerfi  componimenti  tanto  in  lingua  latina  quanto 
nella  Italiana ,  i  quali  vn  qualche  giorno  con  molta  fua  lode  vfiriranno  in  luce .  Qucfto  academi- 
co  per  le  fue  rare  virtii  è  molto  apprezzato  dalla  Affidata  adunanza ,  impercio  chèoltra  alle  doti 
di  natura  ;  per  la  bellezza  deiranimo,e  per  il  gratiofo  e  piaceuole  afpetto  del  corpo,  &  oltra  le  ac- 
cjuiftate  con  molta  fatiga  tutte  le  dottine  ha  fatto  e  fa  profcffione  di  acquifiarfi  gran  copia  d'ami- 
ci, ne  cefi^a  ancora  douefente  difcordie,  querele  mafiìmamente  pericolofc,con tantagratia,c 
deftrezza  ci  s'intromette  che  tutte  le  controuerfie  riduce  a  ferme  fiabili,e  quiete  concordie  & 
amicitiejopere  veramente  appreflb  à  Dio  &  al  mondo  lòpra  tutte  l'altre  attioni  degne  e  lodeuoli. 
;'  IL 


DI  ALFONSO 


L  quadrante  porto  di  rlmpettoal  Sole,quaIèmftrumento  che  drizza  l'hu- 
mano  intelletto  alla  fpeculatione  delle  cofe  celefìi ,  è  imprefa  di  Alfonlb 
Beccaria  genriliffimo  Academico,che  ha  trouato  in  quefta  figura  la  fomigli- 
anzade  Tuoi  honorati  difegni,  i  quali  Ibno  che  per  eflèr  molto  difficile  a  noi 
mortali  il  fblleuar  la  mente  da  quelle  cofe  infime  e  bafle  alla  contemplationc 
delle  alte  e  diuine,  oue  e  riporta  ogni  nortra  beatitudine, egli  che  pur  brama 
di  farfi  quanto  può  beato,rta  con  l'occhio  mortale  intento  alle  marauigliofc  opere  di  natura ,  fpc 
rado  falir  più  fulb  con  l'occhio  interiore,e  quinci  per  dono  di  Dio  alla  contemplationc  della  diui 
na  luce  del  tutto  applicarfi .  Per  il  quadrante  adunque  che  inalza  le  humane  menti  con  la  fcorta, 
che  ei  le  fa ,  fi  vede  che  l'author  vuole  che  le  cole  naturali  gli  fiano  guida  per  làlir  col  penfiero  al 
(bmmo  redentorejfi  che  con  molto  propofito  a  qucfta  figura  ha  accompagnato  il  motto,cioè  l  v 
MINA  MENS  iLLiNc,efiè  attribuito  ilnome  del  p  e  n  s  o  s  o  volédo  imitar  quel  che  difie  Pao 
Icqux  fiirfiim  rtint  lapite  non  que  fiipcr  terram,perche  cofi  verrà  ad  affiflìir  i  penficri  a  Dio  onni 
potete  oue  come  in  lucido  fpecchio  rifguardado  de  fiioi  dilfetri  auuertirfi  e  Ipogliarfi  fpera. 

La  famiglia  Beccaria  onde  è  vfcito  AUbnfò  detto  il  Penfofb  per  molti  fegni  e  per  cuidcnti  co- 
nietture  e  antichifruna,e  nobiliffima  per  le  migliaia  d'anni,ma  da  800.  ò  900. anni  in  qua  fi  truo- 
uano  le  memorie'per  le  hiftorie ,  e  le  ricordanze  per  gli  irtromenti ,  onde  fi  verificano  i  feudi,  ì 
gradijle  fignorie^i  liberi  vartàlLiggi ,  &  ogni  forte  di  dignità .  Si  truoua  parimente  che  i  primi  di 
querto  ceppo  fono  fiati  amici  e  feguaci  della  fiittione  imperialc,e  fono  per  lunghi  anni  flati  Vica- 
hi  deirimperio,e  da  quefta  dignità  rtimano  i  giuditiofi  fia  venuto  il  cognome  Beccaria,  cioè  Vica 
ria,e  ben  fi  fa  che  molti  nomi  di  dignità  e  de  pacfi  fi  fono  mutati  in  cognomi  di  nobiItà,come  e 
auuenuto  a  Vilconti,  i  quaH  doueano  haucr  altri  cognomi  prima  che  cofi  fi  chiamafièro ,  e  fimil- 
mente  a  i  principi  delle  prouincie ,  che  haueuano  i  lor  cognomi  auanti  che  fufiero  Duchi  di  Safio 
nia,di  Bauiera,  di  Sucuia,di  Bradiburg,Arciduchi  d'Aurtria,&  Duchi  di  Sauoia.Ma  perche  quiui 
fora  bifogno  di  lunga  hirtoria ,  e  non  di  breue  cronica;,  Però  lafciando  di  parlare  dell'horigine  di 

quefta 


BEGCARIA  «* 

quefta  generofa  ramiglia,  &  del  Dominio  di  Pauia  ch'ella  hebbc  circa  l'anno^^  2  5 .  &  delle  fcgna- 
late  imprefe  fatte  da  molti  di  cflà.cominciarcmo  da  Giouani  i .  che  fu  nel  1 263.  poi  Manfredo  i . 
nei  i29o.5cGio.  2.  nel  1305.  e  Mafredo  2.  iquahfucceiTiuamcte  fumo  eletti  Sign.  di  Pauia  dal 
Popolo  Paueie,  alcuni  di  loro  co  titolo  di  Rettori,  &  Pretori,  &  alcuni  ancora  con  titolo  di  Capi- 
tani del  popolo,e  de  Prencipi,  come  il  Corio,  il  Leandro.il  Merula,  e  Ciprian  Manenti  fcriuono, 
il  poflelfo  dcllaquale  Città  i  nominati  Signori  contra  gl'altri  Principi  conuicini  co'l  braccio  dell'- 
Imperio, &  per  forza  delle  loro  arme  proprie,&  parentele  conferuaro  &  mantennero,  &  quando 
ne  fumo  priuati ,  toflo  Muflb,  o  fia  Mutio  figliuolo  di  Manfredo  2.  ricuperò  il  dominio,  del  qual 
fa  iedc  vna  lettera  che  fcriffe  Roberto  Rè  di  Gierufalem  e  di  Sicilia  allo  ftelfo  MulTfo,  il  cui  io- 
prafcritto  è  tale ,  Al  Sig.  Muffo  Beccaria  Signor  di  Pauia ,  ma  in  latino .  e  per  più  vero  teftimonio 
della  loro  libera  Signoria  batteuano  danari  in  quel  luogo,ouc  è  la  Chiefa  di  S.Xicolao  dalla  mo- 
neta in  piazza  grande^  e  chiaraméte  fi  coniettura,  che  la  detta  piazza  fude  fatta  da  eilì  Sign.Bec- 
carii  co  la  Chiefi  parochiale  di  S.Nicolao,qual  è  iufpatronato  di  quefto  e  d'altri  Conti  &  Signori 
BeccariijOue  no  è  gran  tcpo,che  fi  vedeua  il  conio  delle  monete,  e  trouafi  fopra  ciò  vn'inftrumen 
to  rogato  per  lobbe  Belbello  not.  Pauefe,doue  lì  da  per  coherétia  la  piazza  gradc  detta  altre  uol- 
te'l  guafto  fatto  da  Beccarii,  per  la  qual  cofa  fi  crede  che  per  fir  la  detta  piazza  li  Sign.  medcfimi 
faceflcro  fpianar  gran  quatità  ài  cale. Dal  medefimo  Muifo  fono  difcefi  CaficUino,Mafredo  3.  & 
Fiorello  fratelli,  Caflellino  fu  capo  d'vn  ceppo  chiamato  di  Rebecco  ,  e  per  effcr  primogenito  nel 
1 343.  fu  anch'effoPricipedi  Pauia,com'affermano  i  fbpracitati  fcrittori.&  hebbc  icófedcratione 
Aluigi  Gózaga  Marchefè  di  Mantoa,al  cui  figliuolo  qual  fucceffe  nel  Marchcfato,egli  maritò  vna 
fua  forcIla.Màfredo  3.  &  Fiorello  rimafcro  co'l  dominio  di  molte  cafiella  &  delle  prlcipah  del  ter 
ritorio  Paucfe,e  furono  gran  Capitani  in  feruitio  dell'Imperio. Da  Mafredo  3.  nacque  Lodrifio,  e 
da  queflo  difcefero  Mafredo  4.  Fracefchino,Lodouico3e  Bartolomeo  fratelli  di  molte  fortezze  & 
terre  anch'elfi  Sign.  cioè  di  S.  Aleffio,Broni,S.Georgio,Ottobiano,Belgioiofo,Filifmaria,Predofa, 
Cerro,  e  Chiofo,Lardirago,Chiarella,  e  d'una  parte  di  S.Iulctta,e  tutti  nel  m.eftier  dell'armi  mol- 
to efperti,eccetto  Lodouico  qual  per  effer  ecclefìaflico^cioè  Abbate  di  Lardirago,o  fia  S.Pietro  in 
eie!  aureo,  &  di  S.Maiolo,attefc  a  vita  quieta  e  religiofa*.  Co  Caflellino  figlio  di  Muffo  hebbe  fine 
il  dominio  diPauia,a  cui  fuccefle  vn'altro  MufTojC  da  quefto  un'altro  Cafèellino  eLacilotto  fratel 
li  che  turno  patroni  di  Rebecco,Voghiera,Cafei,Póte  curone,Ba(rignana,valle,LumelIo,SiIuano, 
Baflita,Seraualle,e  Stazano,d'vna  parte  di  S.Iulctta,&  altre  terre  co  federati  con  l'imperio.  Qucfli 
però  furono  di  tata  potéza.ch'aiutorno  Filippo  Maria  Duca  di  Milano  a  recuperare  gra  parte  del 
luo  fiato,  &  egli  in  ricompcnfi  cercò  di  priuare  i  Beccarli  de  loro  dominii,  onde  fecero  gran  tépo 
guerra  infìeme,  ne  mai  4^enche  fminuiifc  affai)  eflinfe  totalmente  il  Duca  Filippo  la  polfanza  di 
quefti  valorofi  Sig.  i  quali  effendo  diuifi  in  molti  e  diuerfi  ceppi  oltre  li  già  detti,&  tutti  feparata- 
mcnte  di  valor  &  dominio  nò  puro  inferiori  alli  fudetti ,  furono  perla  maggior  parte  d'eflì  colle- 
gati &  vniti  tra  loro,taI  che  nò  oftante  il  longo  contrafto,fi  mantennero  con  tituli  di  Signorie,  & 
Contee,anzi  effendofi  poi  co  cffo  Duca  pacificati,da  lui  &  da  fuoi  fucceffori  in  varii  e  diuerfi  im- 
portanti feruitii  fumo  longamcnteadoprati,ne  quali  fèmpre  con  tanta  fincerità,fcdej&  honore  fi 
diportorno,che  no  è  marauiglia  fé  infiniti  doni  &  priuilegii  ne  cóleguirono.E  perche  voglio  effer 
breue  e  trattar  deirifi:e{fa  cronica  nell'imprefli  di  Galeazzo  Beccaria  cugino  di  qucflo,però  trala- 
fciando  i  proaui,gli  ataui,&  i  tranfuerfali  tutti  cauallieri  molto  ftimati,mi  ritirò  all'ano  di  eflb  Al- 
fonfOjil  qual  fu  Galeazzo  i  .di  quef  to  nome  in  quefla  generofa  famiglia  nipote  di  Fracefchino  già 
detto,  qual  p  effer  imperiale,  &  hauer  fatto  nelle  guerre  de  fuoi  tépi  molti  dàni  alla  corona  di  Fra 
eia,  fìi  da  Fraccfi  perfeguitato  fatti  patroni  del  fiato  di  Milano,  &  priuato  di  molti  fuoi  beni,  &  in 
diuerfi  paefi  andò  per  fuggir  l'impeto  de  nemici  peregrinado  fin  che  lo  flato  di  Milano  véne  lòtto 
altri  Pricipi,Da  quefto  difcefero  Fracefco,e  Lodouico  qual  tu  patre  del  fudetto  Academico  detto 
il  Péfofb,&  fi  effercitò  honorataméte  in  feruitio  defuoi^Précipi  nell'arte  militare  co  Ubera  códut 
ta  di  fantaria  e  caualleria  leggiera. Alfonfo  però  Academico  fuccefTo  a  tituli  di  Cótee  &  Signorie 
peruenute  di  mano  in  mano  da  gl'anteceffori  fuoi,vuolfe  dalla  fua  fanciullezza  attédere  alle  fcic- 
tie,  pche  la  géma  della  fua  nobiltà  fuffe  legata  in  oro,diede  opera  airhumanità,alla  logica,airartc 
oratoria  e  Poetica,^:  poi  attefe  al  fl:udio  ciuile,  onde  pigliata  la  toga  hauédo  in  publiche  difpute  e 
letture  dato  di  fé  honoratiifimo  faggio,có  ogni  aifiduita  Ci  è  dato  al  cófultare,iudicare,&  allo  affa- 
ticarfi  per  la  patria  &  per  gl'amici  no  fpinto  da  mercede^  ma  da  mero  defiderio  d'honor  guidato. 

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L  Liocorno  in  grembo  à  vna  fanciulla  vergine  la  quale  fedendo  fla  appoggia^" 
ta  à  vn  faggio  è  imprefa  di  Carloangelo  Ghiringhello  Paucfc.quefto  mirabile 
Animale  è  tenuto  che  lìainuentione,  e  non  vero  ne  naturale,  impercioche 
niuno  fcrittore  antico,©  moderno  lo  pone  nella  natura  delle  cofe ,  e  molte  ra- 
gioni fi  potrebbero  addurre  che  lìa  cofa'  finta  e  fimulata ,  ma  veramente  ma- 
rauigliola  e  ftupenda  e  degna  d'alta  &  immortale  confideratione,ma,  oche 
fia  ,  o  che  non  fia ,  douendofi  dar  la  colpa  al  difetto  dell'huomo  il  quale  d'm- 
fìnite  colè  che  naturalmente  fono  egli  con  tutte  le  fue  fatiche  ne  fa  [folamente  vna  mmima  par- 
ticella ,  però  in  vero  non  f\  può  negare  chel  Liocorno  fia  ne  confer  mar  che  fia .  vniuerlalmente 
lo  dipingono  cofi,quafi  afomiglianza  in  parte  di  Leone  e  però  dalla  maggior  parte  e  chiama 
toincotal  guifa.  Con  tutto  ciò  bella  vaga  e  regolata  imprefa  cqucfta  donde  quello  honorato 
Academico  tragge  fomiglianza  imitando,©  la  natura,©  la  fauola  e  prendendofi  la  figura  humana 
per  mifticarapprelenta  la  virtù  vniuerfile,  alla  quale  lo  ftefib  Academico  Ghiringhello  a  guifa 
di  Lioc©rno,  fi  muoue  per  giacerle  in  giemb©,il  cui  celelte  odore,  lo  vinifica  tutt©,  e  forfè  per  ope 
nione dalcuni  hn©mini  d'alta  intelligentia ,  quella  mirabil  virtù  del  c©rno  contra  i  veleni,proce- 
de  dal  medefimo  ©d©re  della  virginità  e  nettezza  della  carne  dell©  ftclf©  animale,&  è  ver©  che  l'o 
d©re  della  virginità  è  (olamcnte  celefte ,  onde  il  corn©  alficura  dal  velen©  tutte  le  acque.  L'arbo- 
re poi  che  è  il  faggio  è  fiata  di  bella  conformità  con  l'anim©  del  fudett©  Academic©,impercioche 
per  quanto  Plinio  lcriue,e  Theofrafto;  ha  il  Faggi©  r©mbra  f©tt©  la  quale  niun©  animai  velenofo 
il  p©ne,anzi  lì  rami  eie  fr©nde  difend©n©©gnialtr©  animale  da  velenofi  m©rfi-fi  chela  virtù  del 
c©rno  e  quella  del  Faggi©  c©nueng©n©  c©n  la  fincerità  di  quefi:©  vertu©f©  Academico ,  promet- 
tendo egli  di  non  rimouerfi  da  quefta  f©miglianza,vfand©  confermamente  il  prefente  Motto  ciò 
csic  viRTVTis  AMOR  parimente  fi  e  volut©  nella  Academia  chiamare  l'i  n  v  a  g  h  i  t  o  c©n 
ci©  fia  che  la  vaghezza  che  viene  da  lòmigliante  virtù,fia  vera  e  certa  tranquillità  deirhu©m©. 

E  nato 


GHIRINGHELLI  ^s 

E  nato  l'i  N  V  A  G  H 1 T  o  dell'antica  e  nobile  famiglia  Ghiringhdla  in  Pania ,  &  anco  in  Milano 
e  5IÌ  antenati  di  quefto  Academico  fono  flati  Tempre  perfonc  d'honore  di  nobiltà  e  à\  publica  & 
honorata  voce  e  fama ,  fra  quali  per  non  cominciar  dalla  madre  d'Euandro  che  troppo  longo  fa- 
rci, dico  che  tal  nobile  lUrpe  per  quanto  fi  fa,  tralfe  origine  di  Germania  e  fi  Tparic  in  diuc  rfi  luo- 
ghi d'Italia ,  e  particolarmente ,  come  fi  è  detto,  in  Milano  &  in  Pauia.  E  fì  fc  no  ritrcuate  le  me- 
morie come  molti  di  qucfti  furono  e  per  valor  d'arme  e  di  fcientic  tenuti  in  gran  cento.  Si  troua- 
no  Umilmente  in  Belinzona  alfai  di  quefla  cafàta^e  fì  conolcono  effcr  d"vn  ceppo  poi  che  tutti  por 
tano  tre  lifte  azurre  &  altretante  d'oro  per  arme  con  l'Aquila  per  cimiero.Fu  vno  di  qucfti  Cc!o- 
nelloallarottadiCerafuolainferuigiodi  Carlo  Imperadore,  la  memoria  imperò  de  gli  altri  che 
fono  habitati  in  Pauia  folamente  farà  qui  fcritta  per  elfer  conceffo  poco  m  dire  di  quefla  honora 
ta  famiglia  quanto  (ì  potrebbe  e  deuna  veramente  e  ragionare  efcriucre.Fu  vnLeone  huomo 
fauoritilfmio  al  fuo  tempo  non  tanto  per  effere  flato  eccel.fìlolbfb  e  medico  quanto  per  bontà  di 
vita ,  per  opere  di  gentilità,c  per  effetti  di  naturale  amoreuoiezza  verfb  ciafcuno.  quefio  ^\.)  ataio 
dclfudetto  Academico.  a  Leone  fucceffe  Criflofono  fuo  figliuolo,  al  padre  nell'vnae  nell'altra 
proteffione  di  nulla  inferiore  maflìmamcnte  effendo  flato  mcdxc  di  Filippf  N'ar::!  Drc  a  ci  Mi- 
lano, e  fbtto  il  medefìmo  Principe  fu  vbertino  Ghiringhcllo  Referendario  ci  Pruia  molto  fuma- 
to &  apprezzato  dallo  fteffo  Duca  Filippo  &  amato  dala  fua  patria  perle  lue  honora  te  attioni.  di 
Criftotòno  nacque  Giouanni  pur  gran  fìlofbfo  &  eccel.medico  ,  come  di  ciò  ne  fa  teftimonanza 
la  Tua  imagine  fcultam  marmo  nella  chiefadifantolacomofiordi  Pauia,  douecripofl-oil  fuo 
corpo  e  degli  altri  fuoi  anteceffori ,  qucflo  fu  publico  profeflbre  nello  Audio  di  Pcuia  e  fu  molto 
grato  a  Galeazzo  Maria  Duca  di  Milano  e  fu  auo  del  fudetto'Academico .  Da  quef^o  Giouanni 
nacque  Aleflàndro  e  Benedetto.  Aleflandro  fu  a  fuoi  giorni  perfona  di  molta  flima  come  fìlofbfo 
e  medico  e  publico  profefìore  nel  nominato  fludio;fbtto  Francefco  Sforza  di  qucflo  nome  fecon 
do  Duca  di  Milano,  da  cui  nacque  Profperomedicoefìlofofoe  publico  profcffore  nel  fuderto 
ftudio  il  quale  con  tutto  ciò  fuffe  affai  giouene,  nientedimeno  e  nella  lettura  e  nello  cflcrcitio  dei 
medicare  era  tenuto  e  flimato  fra  i  principali .  E  fé  la  morte  auanti  tempo  non  lo  haucffe  rapito 
fì  vedeua  manifeftamente  fìilire  al  grado  &  al  grido  di  rariffimo  nel  fuo  éffercitio .  Di  Benedetto 
huomo  d'integrità  e  di  giouamento  alla  patria, a  parenti  &  a  gli  amici  è  nato  il  vertuofb  Inuaghi- 
to  fudetto  Academico  il  quale  ritiratofì  dalla  profcflìone  de  fuoi  honoratiffìmi  predccedori.  vol- 
le feguire  gli  ftudi  Legali  douecon  molte  vigilie  e  fudori  mantcnutofì ,  epcriienu'to  ad  honorata 
dignità  del  Iurcconfulto,ha  fcmprc  con  diligentia,  con  bontà  e  con  fìncera  difpofltione  bora  co- 
me Auditore  feruédo  al'a  fua  patria,  bora  come  Abbate  bora  come  eletto  in  tutti  i  bi- 
Ibgni  publici,  fi  e  affaticato  e  s'affatica,  ne  meno  ha  mai  ricufito  qual  fì  vo- 
glia forte  de  difagi  e  d'impacci  per  fcruigio  de  eli  amici  e  de  pò-  "' 
ucri  fecondando  con  le  fue  buone  attioni  l'obligo  di 
feguircla  virtù  come  nella  fua  bella  Im- 
prcfa  ha  promcffo . 

R        1 


DI  GIOHENRICO 


A  Vite  con  l'vua  matura  conglonta  co'I  Lauro ,  è Imprcfa  di  Giouan Henrico 
Fornari,  il  qual  ha  voluto,  &  vuole  inferire  per  la  vite  con  l'vua  due  qualità  di 
elFa  vite ,  vna  è  che  di  fua  natura  fi  ftende  per  ogni,  Iuogo,r altra  è,che  è  f  rutti- 
fera,onde  fi  fcopre  la  intentione  di  elio  Fornari,  la  qual  è  di  eftenderfi  a  bene- 
fitii  pubiici,  non  curandofi  del  proprio  interefle .  Il  Lauro  poi  ha  quella  pro- 
prietà, che  il  tempo  di  qual  fi  fia  ftagione ,  non  ha  forza  di  priuarlo  delle  fron- 
de onde  le  ne  fta  fempre  verde,&  è  ancora  confacrato  al  Sole,  che  lo  Academì 
co  intende  per  G  i  e  s  v  Cristo,  chiamato  Soie  di  Giuftitia,  fi  che  congiongendo  quefte  due 
qualità  con  quelle  della  vite,  il  detto  Academico  viene  a  manifeftare  lo  intento  del  fuo  cuore  fer 
mo ,  e  {labile,  cioè  di  ritrouafi  in  qualunche  luogo  doue  l'opera  fua  faccia  bifbgno  fi  per  amor  di 
Diocome  per  benefitio  del  prolllmo  ,e  però  hapofto  all'imprela  quello  motto  tolto  dallo  epi- 
gramma di  Virgilio  s  i  e  vos  NON  voBis,ilcui  fignificatoè,chequanto  eglifa,noneper 
fuo  particolare  interefle  ;  ma  {blamente  per  la  carità  criitiana  procurando  di  far  ,giouamento  ad 
altri.eper  quella  cagione  nella  Academia  e  chiamato  l'o  f  f  i  t  io  s  o,  è  ben  vero,ch'egli  non  ba- 
llerebbe voluto  eller  nominato  con  quello  nome  per  non  dimoftrarein  voce  quanto  egli  fa  le- 
gretamente  con  opere .  Ma  pur  effendo  cofa  palefc  &  ad  ogni  vno  chiara ,  e  fiato  cofiretto  di  la- 
(ciarfi  cofi  chiamare,  &  è  ben  cofa  douuta,  chetai  notitia  fiapublica,  acciò  che  fiaelfempioe 
fprone  à  ciafcuno  buon  cittadino  di  cofi  firc  nel  publico  gouerno.  Direi  quanto  lo  Offitiofb  hab 
bia  ben  confidcrata  la  natura  della  vite,  ma  per  che  n'habbiamo  à  baftanza  detto  altroue ,  pafia- 
remo  à  dire  qualche  cofa  del  Lauro,il  quale  i  Greci  chiamano  Daphne,  e  fauolofamentc  dilfero, 
che  fulfe  vna  donzella  ardentemente  amata  da  Apollo;  il  quale  {cguitandola  con  Ibcofa  brama, 
&  ella  fuggendo  à  tutto  corfo ,  dubbiofa  di  efferc  arriuata  e  temendo  ch'egli  non  le  faceffe  vio- 
lentia,pregò  il  padre  (come  Dio  di  quel  fiume  apprefio  a  cui  già  fi  trouaua  correndo  giunta)  che 
l'aiutalTc,  onde  incontanente  fu  conuertita  in  Lauro .  per  la  qual  cofa  Apollo  confacrò  poi  quel- 
l'arbore 


TORNA  RI  "J 

l'arbore  alla  vlr'^inità,  e  toltone  vn  ramo  di  quello  fé  ne  fece  vna  ghirlanda,  in  fcgno  che  anch'c- 
gli  voleua  conferuarfi  vergine  e  puro .  Ha  quefta  pianta  tal  proprietà  di  rendere  ficura  quella  ca- 
fa  Cdoue  è)dal'e  catiue  ombre ,  dalle  fantafme ,  e  dalle  malie ,  l'aificura  ancora  da  i  fulmini  malli- 
mamente ,  corno  dicono,accompagnata  co'l  Fico ,  delle  fronde  di  quefta  pianta  lì  lòleuano  coro- 
nare gli  Imperadori,  &  ancora  i  Poeti .  è  dunque  ftata  prudentia  di  quefto  Academico  in  fiper- 
fi  eleggere  coli  degna  imprefa .  le  figure  della  quale  tutte  però  concorrono  ad  vn  iftelTo  fine ,  & 
alla  intentione  dell'inuenror  di  elfa. 

La  famiglia  de  fornari  è  nobile  &  antica  nella  città  di  Pauia  e  parimente  in  Genoua  &  in  Vene 
ria,&in  Vicenza.  Tra  gli  antenari  dcH'Oifitiolb,  per  non  cominciare  da  gli  antichiiruni ,  fu  yn 
Sebafdano  Fornari  dottor  di  legge  di  molta  ftima,  fi  per  la  fcientiacomc  peri  buoni  collumi,  e 
per  vita  criftiana.Li  antiqui  di  quefta  ftirpc  fondorono  in  Pauia  la  chicfa  e  monafterio  di  fan  Ma- 
iolo,dotandola  de  proprii  benijUcIla  qual  chiclà  fecero  fabr  icare  vna  cappella  co  particolar  dote 
intitolata  a  fan  Sebaftiano ,  nella  quale  Ibno  le  fepolture  de  detti  Fornari ,  è  pero  quelli  di  quefta 
famiglia  fi  chiamano  deFornari  di  Tanto  Maiolo .  Da  Sebaftiano  fudetto  nacquero  due  fratelli, 
cioè  Olino  e  Caualerio,  di  Olino  nacquero  dui  figliuoli,  vno  detto  Agoftino,  il  quale  fu  eccel- 
lente dotto:  di  legge ,  e  leflc  molt'anni  in  Pauia  fua  patria  con  gran  concorfb  di  auditori  ;  fu  an- 
cora condoito  allo  ftudio  di  Padoua,  doue  leggendo  e  confultando  con  molto  credito,  finalmen 
te  quiui  fi'M  i  fuoi  giorni.  L'altro  figliuolo  di  Oliuo  fu  nomato  Giouanni ,-  quefto  attefe  al  gouer- 
no  della  cafa  e  vilfe  con  nome  di  buon  cittadino  e  di  otttimo  criftiano.c  di  lui  nacquero  quattro  fi 
glioli,  il  primo  fu  nomato  Scbaftiano,eI  quale  fu  Giureconfulto  e  caualiere  e  lettore  publico  nel- 
lo ftudio  di  Pauia ,  e  fu  concorrente  di  Giacomo  Puteo  celebratiftìmo  legifta .  Il  fecondo  hcbbc 
nome  Gioanantonio ,  quefto  per  ifciogliere  la  fua  patria  Pauia  da  vn  obligo  ch'ella  hauea  per  vn 
voto  fatto  di  diftribuire  ogni  anno  vna  certa  quandtà  di  limofina,  e  di  andare  ciafcun'anno,  vno 
per  cala  alla  melTa  in  Domo  il  giorno  di  fan  Benedetto  ;  donò  trecento  ducati  d'oro  alla  camorra 
Papale,ecofi  ottenne  la  libcranone.il  terzo  figliuolo  fu  chiamato  Oliuo  fecondo  di  quefto  ne  me. 
Il  quarto  Marco,  e  quefti  duoi  furono  di  ottima  fama  e  molLo  limofinicri .  Dal  fudetto  ScbaHia- 
no  famofo  lettore ,  nacquero'  tre  figliuoli ,  il  primo  fu  nomato  Giacomo ,  il  fecondo  Agoftino 
ambidui  celebri  Giureconfulti.il  terzo  hebbe  nome  Caualerio,  quefto  ancora  hebbe  quattro  fi- 
ghuoH  cioè  Giouanni,Francefco, Girolamo,  e  Giouanantonio,Giouanni,ncl  tempo  che  Franccil 
iaccheggiorono  la  città  di  Pauia  che  fu  l'anno  1 5  27. mollo  dall'amore  e  pietà  della  fua  parria.con 
molta  diligentia  e  deftrezza  prouedc  ch'ella  non  s'abbrugialfe  come  già  i  Franccfi  haueuano  in- 
cominciato ad  appicciami  il  fuoco,  e  per  benefitio  publico  fece  molt'altre  opere  fegnalate,  di  ma 
niera  che  meritamente  fi  potè  chiamar  padre  della  patria .  Franccfco  il  Iccondo  figliuolo  non  la- 
fciò  dopò  fé  altri  che  due  figliuole,  e  fu  huomo  di  vita  elfemplaree  criftiana.  Il  terzo  nomato 
Girolamo  fu  dottore  e  Vefcouo  di  Belcaftro  città  nel  Regno  di  Napoli  e  fu  tanto  caro  a  Papa  Clc 
mente  fettimo ,  che  gli  mandò  fino  a  Pauia  le  bolle  del  detto  Vefcouato  grads .  Giouanantonio 
quarto  figliuo'o  del  detto  Caualerio  fu  huomo  molto  amatore  della  fua  p3tria,e  fempre  ne  i  ma^ 
neggi  del  gouerno  publico  fi  portò  da  buon  compatriota,  lafciando  di  le  ottimo  nome,  e  di  que- 
fto nacque  Giouanhenrico  Academico  Affidato  detto  l'Olfidofo,  rimalo  folo  di  tutta  la  fami- 
glia de  Fornari ,  ha  tolto  moglie  dell'Illuftre  fingue  di  cafa  Gatdnara,&  ha  rifufcitato  la  fua  pro- 
genie ,  imperoche  da  detta  fua  moglie  ha  hauuto  dodici  figliuoli ,  fci  mafchi ,  e  fei  femine .  Que- 
llo ha  degnamente  meritato  il  nome  Academico,  cioè  l'Offitiolb ,  conciofia  ch'egli  d'ogni  bora 
«'affatichi  in  far  benefitii  &  m  commune  &  in  particolare,  onde  egli  fempre  è  eletto ,  agli  ofEtii 
ne  i  connnoui  bifogni  della  fua  patria ,  &  ancora  al  gouerno  e  tutela  de  luoghi  pii,  in 
guila  tale  che  ben  fi  conolce  quanto  buon  nome  vada  di  fé  lafciandojfra 
fuoi  cittadini,egli  è  tutto  amoreuole,gratiolò ,  cortelc,  e  liberale 
conognifortediperlònea  tale  che  da  tutti  e  amato 
ftimato  &  honoroto . 


DI  FRANCESCO 


A  Figura  dentro  il  Triangolo  con  la  lettera  al  baflo  intagliata  1^  è  McrcurIo,im 
prefa  di  Francefco  Alciato  Miianefe ,  imitando  la  natura .  E  ben  che,fccondo 
alcuni  autorijfieno  flati  più  Mercurii  nicntedimeno,quefl:o  s'intende  per  Mer- 
curio Trifmegifto  Egittiano  il  quale  fu  in  tre  principali  l'cientic,  malTimo,  cioè 
nelle  Icientie  naturali,  nelle  aftrologichc,  e  nelle  diuine .  e  perciic  nella  Aftro- 
logia  fu  vnico  e  ftupendo  ,per  ciò  è  parere  di  tutti  li  fcrittori  antichi  e  moder- 
ni,che  Egli  fulfe  chiamato  Mercurio  dal  nome  del  fecondo  pianeta  fopra  la  Luna,o  vero  che  egli 
(come  è  da  giudicare^haucffe  importo  il  fuo  nomea  quel  pianeta  del  quale  Ibpra  ogni  altro  hat> 
bla  faputo  fcoprire  la  natura,o  dal  quale  hauelfe  riceuute  le  buone  influctic,  onde  haucfTe  voluto 
che  fulle  detto  Mercurio  cioè  Principe  di  tutti  i  difcgni  attiui.  Di  elfo  Mercurio  Trifmegiflo 
e  Re  e  fapiéte  fàcerdote  in  Egitto,fi  è  porto  lo  rteflb  pianeta  in  triagolo.perche  il  più  delle  volte  le 
buone  influétic  fono  fra  le  dodece  cale,  o  in  Trino^o  in  Sefto,quiui  confrontadoiì  grati  e  benigni 
Gioue,Venere,Mercurio  con  felice  partecipatione  del  Sole,rendono  buona  ventura,  il  che  lì  con 
fiderà  effere  ftata  la  natiuità  del  fudetto  Francefco  Alciato  ;  lo  ^.  dinota  Mercurio  retrogrado,  il 
quale  lo  faceua  in  quanto  alle  dottrine^mirabile,  e  per  fare  e  render  più  facile  che  polìbil  Zìa  que- 
fìa  interpretatione  di  fi  bella  imprcfa ,  mi  conuerrebbe  trattar  della  natura  di  quello  fecondo  pia 
neta ,  cominciando  dalla  Luna  .  Ma  per  non  poter  io  eficrc  copioiò  leggali  Mifael  Aflrologo  fa- 
pientiffimo  e  vcdrafìì  che  Mercurio  è  pianeta  téperato,  notturno,hora  mafchio.hora  fcmina.pcr 
chefìconucrtifceageuoimcntcin  diucrfe  nature,  eciomoftraPauloa  Corinti  al  quarto  capo 
cioè  in  tutte  le  cofe  fon  fatto  ogni  cofa  &  Ifìdoro  e  Tolomeo  dicono  che  Mercurio  fa  l'huomo  ila 
diofo ,  eloquente  calculatore  e  computatore ,  e  ben  fi  fi  come  Paulo  era  detto  Mercurio  ,  imper- 
cio  che  e  guida  del  parlare  ^  dopo  ciò  Mercurio  fcmpre  ècol  Sole,  o  poco  auantc,  o  poco  ndietro, 
quando  però  precede  il  Sole  fcmpre  è  con  i  fuoi  raggi  folari  rtationario ,  fc  gli  e  vicino  ,  o  quan- 
do da  prelTo  il  feguitò  e  retrogrado,  quefta  è  quella  retrogradatione  nella  natiuità  del  fudetto  Al- 
ciato 


ALCIATO  ^^ 

ciato  cofi  fono  Tempre  buoni  col  Sole  cioè  con  Crifto  coloro ,  i  quali  non  fi  difcoftano  da  lui, s'in- 
terpreta finalmente  che  come  Mercurio  è  buono  con  i  buoni,cofì  Giefucrifto  è  buono  con  i  buo 
ni ,  e  con  i  peccatori  rigorofb  e  punitore  .  Quefto  Sole  imitando  e  fcguitaiido  l'Alciato ,  ingegno 
famente ha  voluto  publicare  quefta  bellifTima  imprefapcr  la  quale  promette  di  feguire  Crifto 
fuo  Sole ,  Tuo  lume,  e  Tua  guida  col  Motto  gratvm  fati  donvm,  preuedendo  la  mutatione 
della  Tua  vita  attiua  alla  contemplatiua  ,  efTendo  fatto  retrogrado  dalla  commodirà  terrcna,e  fta 
tionario  nella  felicità  celcfle^ha  fottodifc  Mercurio  i  Gemini  e  la  Vergine  in  (ìgnificato ,  che 
l'Alciato  ha  in  fé  la  gemina  carità  cioè  di  Dio  e  del  prolTimo,  e  la  vergine  s'intende  per  lacaltità 
e  per  ciò  confermamente  ha  il  nome  academico  cioè  il  medesimo,  che  come  Mercurio  e  col 
Sole ,  cofi  promette  egli  di  effer  con  Cristo. 

La  cafa  e  famiglia  Alciata  è  nobile  &  antica  per  (àngue  e  per  virtù  e  per  non  cominciare  da  pri 
mi  fecoli ,  diremo  eficre  ftato  vno  Anlèlmo  Alciato  principe  della  Ambafccria  milanefe  per  ca- 
gion  di  concordare  i  Milanefi  con  i  Comafchi ,  i  quali  viueuano  in  continua  controuerfia,  fu  nel 
l'anno  del  i2  86.ondeAnfelmocon  fingularprudentiae  dottrina  meffe  concordia  e  pace  fra  le 
due  città ,  ciò  ^\  legge  nella  cronica  del  Coirò  nella  feconda  parte  nel  fudcrto  Anno . 

Fu  hancora  Federigo  Alciato  cclebratiifimo  lurcconfiilto ,  vn  libro  del  quale  adduce  Alber- 
to Cafàto  in  teitimonio  della  fua  dottrina ,  alla  legge  con  p  r  i  c  h  i  e  r  e,  alla  colonna  prima  nel 
Codice  delle  p  r  o  e  a  t  i  o  n  i ,  qucfto  parimente  della  medcfìma  flirpe  fece  molte  cof.  degne  di 
laude.Matteo  Alciato  ancora,  di  cui  fa  memoria  il  Coirò  nel  144S.  ,fu  molto  grato  à  Principi 
di  Milano ,  e  fu  adoperato  negli  oifitii  publici,  fu  generofb  &  amabile  ,  il  fìgliuol  delquale  fu  det- 
to Pietroantonio  dottor  di  legge  e  del  Collegio  di  Milano  nel  1492.  fucccfie  a  quello  il  Magno 
Andrea  del  quale  parlarne  poco  e  facrilegio,  però  ne  taccio.  A  qucfto  Andrea  e  fucceduto  il  no- 
minato Francefco  Alciato ,  il  quale  da  fanciullo  fempre  (lette  fotto  la  fua  celefte  dilciplina  à  cui  il 
fanciullo  preftò  fempre  obedienzaecon  gratiaeconformofitàdi  corpo  fempre  da  teneri  anni 
moftrò  e  diede  fegni  di  èlTer  meriteuole  fucce(Ibre  al  diuo  Andrea  e  nei  beni  di  fortuna  e  negli 
alti  meriti  delle  fcientie  fi  che  quefto  Francefco  crefciuto  ne  gli  anni ,  venne  in  tanto  credito  che 
morto  il  Magno  Andrea  datofi  alla  lettura,  è  nobilitato  prima  del  srado  del  dottorato, dimaaic- 
ra  in  cotal  profeifione  riufci,  (\  che  ancor  giouene  meritò  nello  (Indio  di  Pauia  la  prima  catcdra, 
vn  tempo  della  marina  &  vn  tempo  della  fera,  e  tanto  più  creiceua  in  credito  ,  quanto  più  (\  mo- 
fìraua  gratiofo  ,  ciuile  &  offitioib ,  fparto  il  nome  di  Francefco  honoratamentc  per  tutta 
Italia  ,Pio  IIII.Ponti(ìceMalfiinolo  chiamò  a  Roma,  a  cui  dati  diueifiotfìtiidi 
gouerni  e  di  regimenti.lo  e(faltò  finalmente  al  grado  del  Cardenalato  & 
in  quefia  fi  degna  e  fi  alta  dignità,  fempre  ha  rendute  tuttauia 
più  illuitri  le  doti  di  natui-a,e  le  giouiali  fuc  inchinationi, 
non  ceffando  mai  di  prcftar  fauorc  e  di  giouare  à 

ciafcunonon  e(raltatofi  d'animo  nell'cf-  , 

faltationi  di  cofi  alti  gradi  ma  più 
tofto  humiliandofi  diuina 

mcnterilplcndc.  " 


'N 


DI   GIOBATISTA 


lOVANBATISTA  Fiotto Noiiarcfe gratamente  accettato  nell'Acade- 
mia  de  gli  Affidati,  e  fecondo  il  coftume  d'efla  Academia  ha  voluto  elegerd 
per  Imprcfà  l'Afpido  fordo  del  quale,  fecondo  Galeno ,  fono  più  (petie,(e  Plu- 
tarco à  longo  ne  fcriue}  fé  ne  trouano  di  neri ,  di  pallidi ,  e  di  roflì ,  e  credo  , 
che  la  diuerfità  de  colori  facci  variare  le  fpetie,  vogliono  alcuni  che'l  liuido  fia 
il  più  velenofo,  però  che'l  fuo  mordere  fa  morire  l'hucmo  in  termine  di  quat- 
tro hore ,  fé  ne  trouano  de  piccioli  comelombrici,  e  de  grandi  che  fono  di 
longhezzaappredo  a  cinque  gombiti,quefti  fono  d'vn  penetratiuo  veleno ,  e  fecondo  chefcri- 
uono  alcuni,  il  morfò  diquefli  induce  incontanente  vn  grauiflìmo  fonno,  e  però  dicono ,  che 
Cleopatra  fi  fece  mordere  da  quefti  animali  per  non  fentir  la  morte.  E  gli  è  il  vero  che  alcuni 
chiamano  quef^a  Serpe  nonAfpide,  maHipnale  dal  mortifero  fonno  ch'ella  induce.  Quefto 
Afpide  è  detto  fordo,  non  perche  naturalmente  cefi  fìa ,  ma  per  hauere  vna  innata  inchin'atione 
di  chiuderfì  vna  orecchia  con  la  punta  della  coda,  e  porre  l'altra  fopra  un  faffo,  ò  in  terra  per  non 
fentire  le  parole  degli  incantatori,  le  quali  àviua  forza  non  folamcnte  traggono  à  fé  tutti  i  Ser- 
penti velenofì ,  ma  leuano  ancora  ad  cffi  la  forza  di  mordere ,  e  di  auelenare .  Da  qucf^o  Serpe 
ha  cauata  la  fìmilitudine  l'Academico  Fiotto ,  il  quale  Cdi  fua  natura  odiofo  della  malediccntia) 
ha  voluto  imitare  l'Afpide  con  ferrarfì  le  orrecchie  per  non  afcoltare  le  veci  de  maledici ,  e  ben 
fcuopre  Dauid  profeta  quefta  fìmilitudine  nel  fuo  cinquantcfìmo  fcttimo  Salmo  .  cofì  dicendo . 
,,  Hanno  errato  i  peccatori  fin  dall'vfcire  del  ventre,  hanno  parlato  le cofcfalfe, Il  furor  loro 
„  fecondo  la  foiniglianza  de  Serpenti ,  a  guifa  d'Afpidc  fordo  &c.  Bella  veramente  &  faggia  in- 
tentione  di  quello  Academico,tutto  difpoflo  di  non  aprire  le  orecchie  à  mali  rapportatori,!  quali 
hanno  il  veleno  nella  lor  lingua  come  l'Afpide,  e  quefìi  certamente  fono  il  più  delle  volte  del  pu- 
blico,e  del  priuato  efpreffa  ruina.  Ma  di  tutti  gli  incantefìmi.niuno  è  più  pericolofo  e  più  mortale 
che  la  voce  dcli'heretico ,  à  cui  il  Fiotto  ha  fempre  portato  odio  infinito  j  però  con  propofìto ,  à 

cotal 


FIOTTO  ^» 


cotal  fi^iir^  ha  aggionto  qucfto  motto  do  è,  m  b  n  t  e  m  ne  l  a  e  d  e  r  e  t  a  v  r  i  s.  Imperciochc 
li  maledici ,  e  fopratutto  gli  Hcretici  vccidono  il  corpo  e  l'anima  mentre  chel'orecchio  fi  pcrico- 
lofediironanzericeiie.  Ha  voluto  ancora  chiamarfi  Plotino  ad  imitationc  di  Plotina  mo- 
glie di  Traiano  Impcradore,  virtuolà,  rafta,  iànta  e  perfeguitatrice  de  ribaldi,  ouero  ad  iraitacio- 
jiedi  Plotino  Platonico  maeftro  di  Galeno,  o  di  Poriìrio. 

Giouan  Battifta  Piotco  nacque  nella  Cirtà  di  Nouara,  di  nobile  e  d'antico  fàn^ue ,  e  conl'dc- 
randofi  il  cognome  di  qucda  lamiglia  fi  può  credere  che  tragga  origine  da  Pioti  antichi  Romani 
de  quali  fu  Planco  à  cui  fcriue  M.Tullio,  &  altri  ancora  fi  potrebbero  nominare  grandi  ne  i  Magi 
ilrati  della  Rep. Romana.  Imperò  Ci  può  dire  per  fedi  autentiche  e  legittime  che  fi  leggono  appro 
nate  ,  ritrouarfi  memoria  di  più  che  :5oo.anni  che  i  Pioti  detti  bora  Piotti  fono  ftati  Ifimati  da  gli 
Imperadori  malfimamente  da  Federico  Sueuo  e  da  Lodouico  J^auaro  creati  Conti  e  caualicri  à 
perpetua  memoria  di  tutti  i  Poderi  di  detta  famigIia,come  di  ciò  h  veggono  i  priuilegi.E  ftato  piu 
modernamentevn  Andrea  Pioto  Filolbfo  e  Medico  di  fingolare  eccellentiae  prima  di  quello 
vn  Nicolo  della  medefima  profelììone  e  tutti  del  venerando  collegio  di  Nouara  e  di  quelb  idei- 
la progenie  lì  troua  nello  Archiuio  di  detta  città,  come  ne  fono  ftati  molti  titolati  Scornati  di  di- 
gnità, e  di  gradi  publici ,  come  del  conlìglio  dell'ordine  Confulare  o  Decurionccl.-tti  piu  volte 
Ambafciatori.  adiuerfi  principi ,  e  nelle  publiche  fcritture  di  ella  città  di  Nouara  i  IMotti  hanno 
hauuto  titoli  di  nobili  di  magnifici  e  di  eccelléti .  è  tenuta  ancora  tal  famiglia  leinprc  fra  le  prime, 
come  ne  fanno  autentica  fede  Celare  Andena  lu.con.e  prcpoflo  di  fan  Geminiano  in  Lodi,e  Vi 
cario  qenèrale  del  Vefcouo  di  Nouara  e  Vmcentio  Zuccardo  dottor  di  le^oe  ,  Podelìà  di  Nona- 
ra.  HebbequeftoAcademico  Affidato  fuo  padre  chiamato  Giouanmaria  cittadino  molto  ama- 
to, (ScalTai  adoperato  nei  publici  bifogni .  (^efto  noftro  Academicoda  giouinetto  attcleagli 
fìudi  di  humanità,  e  poi  fi  diede  alle  leggi  nelle  quali  vsò  fi  frequente  &  continuo  fiudio.  che  vr.z 
rito  di  efferne  laureato  e  riceuuto  nel  Collegio  de  giudici  e  de  dottori  della  fua  patria  fubitofu 
dichiarato  fra  Decurioni  Prefidenti  e  configlieri  diefCa  città ,  nelle  quali  dignità  non  fi  fogliono 
accettare  fé  non  gli  antichi  cittadini  originarii  e  veramente  nobili .  Il  detto  Academico  Plotino 
ha  fatti  molti  configli  legali,  di  gran  fi  ima ,  e  pochi  anni  fono  che  fu  pofto  in  f!ampa  vn  fuo  libro 
pur  di  legge  communemente  grato  &  molto  vtile,efèlamorte  auanti  il  tempo  non  l'haueUc 
con  gran  danno  della  patria  e  de  gl'amici  leuato  da  quefio  mondo,  hauerebbe  pofto  in  luce  mol- 
t'altre  opere  della  fua  facultà,  era  feudatario  del  cartel  Pernato  nelNouarefe  con  meroemiito 
Imperio,  doue  egli  ele^geua  e  poncua  a  nome  luo  il  Podelìà.  Non  e  molto  tempo,  che  cauandofi 
per  fare  il  ponte  per  cui  fi  uà  a  Monforte,in  quelle  muraglie  antiche  che  v'erano,  fu  .ritrouato 
vn  marmo  in  cui  era  intagliato  quelìo  epitafio. 
L.  AEBVTIO  PLOTO  F.  M.  AEBVTIO   VERO   F. 

MIL.  LEG.  XV. 
L.  AEBVTIO  LVCVMONI  F. 

Teflimonio  chiariiTimo  della  nobiltà  &  antichità  de  Pioti,  o  vero  Piotti. 

S 


DI  FILIPPO 


PIACIVTO  à  Filippo  Beccaria  di  eleggerai  la  preferite  figura ,  la  qua!  è 
vna  Palma  apprefTo  à  vn  riuo ,  il  cui  piede  è  pcrcofTo  da i  raggi  del  Sole,  ad 
imitatione  di  natura ,  &  ancora  della  If^oria  ;  la  natura  della  Palma  è  di  relì- 
fìere  à  pefi,  e  di  non  cedere  alla  violentia,  onde  egli  tragge  la  fomiglianza  del- 
la fuaintentione,  la  quale  fiata  &èdifarre(ìfì:enza  alleperlccutioni  de  mal - 
uaggi ,  &  à  quelle  dell'empia  fortuna,  non  tanto  foftentato  dalla  Tua  innocen- 
tia ,  e  fortezza  d'animo,  quanto  dalla  mifericordia  di  Dio ,  per  l'acqua  co'l  iò- 
le fi  confcrua  naturalmente  la  palma,  volendo  inferire  queflo  Academico  che'lSole  fiaDio.e 
l'acqua  l'humore  nutritiuo  di  tutte  le  cofe  inferiori ,  onero  fìa  quella  beuanda  della  fàpientia 
meftiuta  aU'huomo giuflo ,  perlaqualcofalapalma  cioelaintentione  di effo Academico, non 
ha  da  dubitare  del  Dimonio,  ne  dell'humana  maluagità,  ne  di  fé  rtefifo ,  e  però  ha  prefo  il  motto 
dal  primo  falmo  di  Dauid  Re  e  profeta ,  cioè  et  folivm  eivs  non  deflvet,  vfando  la 
figura  fìnecdoche,  intendendo  la  parte  perii  tutto,  cioè, la  fronde  per  l'arbore,  fi  comprende  pa- 
rimente in  quefla  bella  imprcfa  vna  fimilitudme  del  fole  vifibile,  il  quale  come  padre,  che  gene- 
rale colè  di  quagiù  ,cofi  il  fòle  inuifibile ,  che  è  il  grande  Iddio ,  genera  nell'anime  humane  bea 
purgatela  falute  eterna,  àquefta  falute  fpera  &ha  delignato  il  fudetto  Filippo  di  pcruenirc 
con  l'opere  chrifliane,«Sc  è  qucfta  fua  imprefi  propria  e  regolata,  benché  habbia  più  figure,le  qua 
li  pero  infieme  concorrono  à  vn  femplice,  honelto  e  defìderato  fine,&  ha  voluto  per  nome  Aca- 
demico chiamarfì  il  pertinace  ad  imitatione  della  hifloria  de  martiri  di  C  r  i  s  t  o  ,  i  quali 
fantamcnte  pertinaci  acquiflorono  la  palma  della  celcfte  beatitudine,  il  che  cofi  canta  la  lànta 
chrilHana  chiefa .  Quelli  fono  flati  i  veri  ferui  di  Dio  ,  i  quali  hauendo  dilprezzati  i  commanda- 
menti de  gli  empii  e  federati  Prencipi ,  bora  fono  coronati  inantià  Dio,  e  riccuono  la  palma 
delle  loro  fatiche ,  e  benché  il  nome  Pertinace  il  più  delle  volte  fi  pigli  in  mala  parte,nientedime- 
no  ben  fpeffo  fi  via  ancora  in  buon  fentimcnto  come  fi  legge  nella  oratione  di  Marco  Tullio  per 

Marco 


BECCAR!  A  \    :   !     <=p 

Marco  Marcello  alla  prefcntia  d:  Cefare  ,  cioè  quella ,  che  è  pertinacia  fi  conofcc  cfTcrein  alcuni 
altri  conftantia ,  Valerio  MaTimo  nel  p;imo  libro  dice  .  Non  lìa  marauiglia ,  ic  per  accrerci:ncn- 
to  dello  imperio,  e  per  conferuarlo  fi  Ita  pertinace,  Seneca  nel  Icttinìo  libro  de  bene.ìtii.dice.che 
la  bontà  pertinace  vince  i  ribaldi  ,Tito  Liuionel  quinto  libro  della  guerra  Africana  (cnue,  che 
la  virtù  Pertinace  vince  ogni  cofa .  Ha  voluto  quefto  Academico  imitare  il  Cardinal  Pietro  Fraa 
cefco  Ferrerio  filo  padrone,  perche  anchegli  tu  grauementc  perlèguitato ,  come  ben  fi  com- 
prende nella  lìia  Imprefà , 

Filippo  fudetto  è  nato  della  generora,Illuftre,&  antica  famiglia  de  Beccarii.  Quefto  difccfc 
dal  Cippo  de  Baccani  di  Montcbello,fi-a  i  quah  tu  vn  Fio  rello  huomo  molto  valoroib  cpruden 
te,  coftui  militò  fotto  gli  Imperadori  Alberto  primo  Duca  dAuftria  .eLudouico  ,  &  hebbe  da 
loro  honoratilfimi  gradi  ne  la  guerra.  Qncfto  Fiorello  edificò  la  Rocca  o  caftcllo  alla  pieue  di  Ca 
nauino,  detta  ancora  fino  al  prelcntc  la  rocca  di  M. Fiorello,  fa  padrone  ancora  del  cartello  della 
Pietra  vicino  à  Montalto ,  e  del  cartello  e  luogo  di  Zerbolo  porto  nella  valle  del  Tcfino,&  ancora 
hoggi  li  cappellani  d'vna  cappella  fondata  nella  chiefa  di  S.  Teodoro  in  Pania  da  vn  Simonino 
figfiuolo  del  detto  Fiorello  polfeggono  parte  di  detto  cartello  con  alcune  pofTelfioni  lalciate  dal 
fondatore  alla  detta  capella.Gli  antecefibri  diquerti  duoi  fondorno  edotorono  vn'altra  cappel- 
la aiTai  ricca  detta  tanta  Maria  degli  Angeli  polla  nella  chiefa  di  fitn  Pietro  principile  nella  terra 
di  Chiarteggio ,  &  vn'altra  fotto  il  titolo  di  fan  Rocco  nella  chiefa  parrocchiale  della  Stradella,  le 
<]uali  fono  ancora  lufpatronato  di  detta  tamiglia  Beccaria ,  e  fpecialmente  del  detto  Filippo  Aca 
demico.  Hebbe  querto  nortro  Pertinace  fra  fuoi  maggiori  vn  Vincentio  fratello  di  fuo  auo  pater 
no,  il  quale  fu  dottore  di  legge  e  canonico  del  duomo  di  Paniate  protonotario  Aportolico ,  mol- 
to grato  e  caro  alli  cardinah  Gonzaga  primo,di  cui  fu  per  molti  anni  Auditore  e  N'icario  in  Man 
tua ,  e  dAfcanio  sforza ,  e  di  querto  fu  parimente  Auditore  e  Vicario  nel  Vefcouato  di  Pania,  e 
<quiui  hauendolo  con  molta  prudentia  e  benignità  amminirtrato  con  vniuerfal  beniuolentia  finì 
il  corfo  di  fua  vita  .11  padre  di  querto  Filippo  Academico  fu  nomato  Alcrt^indro  huomo  degno  e 
di  molto  rtima  nella  fua  patria .  Hauendo  hauuto  Filippo  i  fuoi  antecefibri  di  molto  honorc ,  in- 
fpirato  da  Dio  se  dato  à  i  feruigi  fiioi  rie  i  gradi  ecclefiartici ,  fatto  dottore  in  ragione  canonica, 
&  Ciuile.fu  chiamato  dallo  Illurtrinìmo  Cardinale  Pierfrancefco  Ferrerio.elo  fece  fuo  Auditore 
€  Vicario  nel  Vefcouato  di  Vercelli ,  dopo  la  morte  di  querto  Cardinale  fuccedcndo  Guido  Fer- 
rerio fuo  nipote  e  cardinale  nel  Vefcouato  di  Vercelli  (ambidue  creati  Cardinali  da  Papa  Pio 
IIII.)  fcruì  in  VerccUi  per  alquanto  tempo  co  i  medefimi  gradi  &  oifitii ,  e  prima  ch'egli  andattè 
ài  feruigi  di  quegli  Illurtriirimi,  dal  Senato  di  Milano  di  propria  e  fpontanca  ordinatione  fugli 
data  la  lettura  del  Decreto  nel  publico  rtudio  di  Pania .  Hora  volendo  attendere  al  vi- 
uere  criltiano  e  ripofato ,  fi  è  ritirato  alla  patria ,  doue  religiofamente  fa- 
cendo fua  vita ,  attende  alle  cote  dello  fpirito,  e  procura  di  tar 
giouamcnto  al  proffimo ,  dando  tutta  via  buono  cf- 
Tempio  di  fc  à  ciafcuno . 


DI    ALESSANDRO 


E  R  C  V  R  T  0  che  con  vn  vafò  d'acqua  bagra  vn  Lauro  piantato  in  detto  vafb 
e  imprcla  d'Alcffandro  Pecari  Tocelcò  .  Le  fauolc  elicono  che  Mercurio  nac-= 
quc  di  Maia ,  vna  delle  fette  lorclle  conuertite  in  fètce  ftclle  chiamate  Pleiade, 
delle  quali  appicr.o  le  ne  tratta  in  più  parte  diqucP.o  libro;  e  lor  Padre  111 
Giouc ,  e  molto  iì  potrebbe  dire  (òpra  quefto  nome  Mercurio .  parimente  di- 
cono che  Febo  tufìghuolodiLatonaediGioue,  inguifachenati  quelli  dui 
d'vn  medefimo  Padre,  allegoricamente  s'intende  come  le  infiuentie  da  qucfle 
tre  ftelle  infieme  rendano  fehci  i  natali  di  tutte  le  colè.  Mercurio  però  e  Febo,  onero  Apollo 
Tempre  fauoloiamcnte  fi  lòno  concordati,  e  ben  fi  comprefe  nei  particolari  doni  fatti  Ira  loro, 
e  particolarmente  nel  dono  che  Apollo  fece  del  caduceo  a  Mercurio,  e  nel  dono  che  fece  della 
fua  Lira  Mercurio  ad  Apolline.  Il  nominato  Focari  Academicoaffidato,  confiderutalaconue- 
nienzafermadiqueftiduiPianeti,  &egli  giouinctto  delìolb  congliftudi  (che  per  tal  cagione 
venne  in  Pania)  d'acquiliarfi  la  fronde  di  lauro ,  ha  voluto  inferire  che  Mercurio  Imprcfa  de  gli 
Affidati,  lo  aiuti  in  acquiftar'  il  Lauro ,  volendo  ancor  dinotare  che  con  la  pratica  dell  Academia 
ben  che  egli  fiagiouinetto,  non  dubitarà  deconfeguire  quanto  vertuolamcnte  dei]dera,trag- 
gendolalomiglianzadeluoialti  difegni  dalla prefente fua Imprefa  con  imitare  la  fauola.  la 
onde  conformamente  vfa  il  motto  greco ,  che  vuole  inferire  v  n  d  e  p  l  v  a  t  .  ciò  è  da  Mercurio 
cada  la  pioggia,  ilnomefuoacademico  è  l'avido. 

Enacoquefto  Academico  della  nobile  e  ricchiffima  famiglia  de  Focr.ri  in  Augufla,  &hosgi 
veramente  in  Germania  è  molto  llimata,malTìmamcnte  da  i  Principi  d'Aufiria.  hanno  giuridi- 
ti')ni  di  mo'te  Calklla  con  tkoli  di  Conti  &  di  Marche!] ,  hanno  in  più  luoghi  lontuoflu.iii  Pa- 
lazri ,  Giardini,  &  altri  EdifitJi,  fono  liberali  e  magnanimi,  e  fi  fono  dilettati  di  allogiar  femprc 
tutti  li  Principi  e  Rè  Se  Imperadori  e  Duchi .  Li  loro  conuiri  Ibno  lontuofi  i  '  guifa  c'hanno  me- 
ritato e  meritano  d'efllr  chiamati  Luculli  Germanici,  hanno  in  quella  Città  loro  patria  Augulì-a, 

€  c^uafi 


F  O  e  A  R I.  70 


equafi  tutta  heretic^a  fèmpre  mantenutala  religion  Criftiana,  per  laqual  cofi  hanno  grauemente 
patiti  e  apportati  infulti  e  danni  infinitive  quanto  più  erano  da  perfidi  e  da  gl'Inuidi  perfcgui- 
tati  tanto  più  ftabil  &  làidi  nella  fantisfima  fede  di  Gicfu  Cri  fio  fi  conferuauano  &  fi  conferiiano 
citato  Antonio  fra  loro  huomo  di  gran  conto,  &  atto  anzi  mirabile  in  ruttili  negotii.  Gianiaco- 
mo  Focavi  parimenti  flimato  dialtoegencrofoafFarcpoiredcua  tutte  le  lingue,  haucua  amicitia 
con  tutti  i  Principi  d'Europa,  diflribui  li  Tetti  Tuoi  figliuoli  mafchi  a  diucrfe  illuflric  virtuofe 
pratiche.vno  alla  Corte  dell'Imperadore,  l'altro  alla  corte  di  Spagna,i!  terzo  alla  corte  di  Roma , 
il  quarto  e'I  quinto  alla  corte  de  gli  Arciduchi,il  feffo  alle  pratiche  de  negotii  ma  bene  e  dottamc- 
te,ilfettimocheèilludettoAcademicoairacquifto  dcTlc dottrine, difpoftofi di  praticare  tutti  i 
famofi  ftudi  d'Italia,  di  Germania  e  di  Spagna  ne  per  ciò  deuo  io  tacere  la  bontà  criltiana  di  que- 
fla  generofa  calata  Focari ,  la  quale  oltra  l'hauer  mantenuta  la  pura  e  fàntifTuna  legge  dell'Euange 
lo ,  e  la  facra  autorità  de  Pontefici .  ha  ancora  Tempre  fauoriri  e  fomentati  li  Teguaci  de  Pontefici , 
ha  patita  gran  perTecutione  e  nella  patria  propria  e  fuori,e  fatta  immutabile  in  conferuarfi  rcligio 
fa  e  fedele  animofàmente  perfeuera. 

La  V  I  DO  èdibelliifimoingegno/liciuili  egratiofi  coflumi,amoreuole,  liberale,  virtuofb    & 
inognioccafionegradofbe  modefìo,  fi  che  punto  dal  honoratifiimo  Tuo  Padre  non  traligna  . 
Similmente  in  ogni  luogo  cofi  giouinetto  doue  è  ftato  per  haucr  notitia  de  paefi  e  delle  gen- 
ti ,  ha  dato  di  fé"  tal  faggio ,  che  ciafcuno  lo  lauda  &  lo  admira .  e  ciò  tutto  fi  è  uerifi- 
cato  in  Paula,  doue  per  li  Tuoi  ottimi  coftumi,e  per  la  fua  gentil  maniera,  eia 
Città  e  li  Scolari  lo  fì:imano&  ad  ogni  bora  Io  laudano  .  Ricercò  con 
molta  humiltà  emodeflia  di  efier  nella  Academia  de  gì' Affi- 
dati riceuto,ne  fi  mancò  di  riceuerlo  fra  tanta  hono- 
rataj&  molta  Adunanza. 


DI  POLIDAMAS 


^  R^na ,  col  calamo  In  bocca  ,  allo'ncontro  del  Serpere  Imprefa  di  Polidamas 
Maino;Scriue  Eilano.che  le  Rane  Egittie.di  corpo  molto  maggiori  all'altre/o- 
no  prudenti  ,•  Perche  vfccndogli  dall'infidie  contra,  l'Hidro  ferpe ,  nodrito  nel 
Nilojoro  nemico,  per  diuorarle,pigliano  vno  calamo  in  bocca,  &  lo  tengono , 
i'ttrauerlb.acciò  non  le  poflfa  inghiottire;  per  il  quale  impedimento  le  lafcia  fta 
fé;  Et  così  la  prudenza  d'vn  debolilTìmo,vince  la  malignità,&  ingordigia  d'vn 
potentiflìmo animale. PerrauertimehtodiefTeRane, Polidamas  Academico 
cimofl-ra  non  haner'intentione  d'offendere,  ma  di  ripararfi.Et  non  (ènza  cagione,percioche  dalla 
Ina  vinltà  in  qua,  accertato  dalle  continue  infidie ,  &  occulte  perfècutioni  fattegli  da  potenti;coa 
l'inftinto  naturale.à  virtuofamente  viuere,candidezza  de  coflumijCiremplarità  di  attioni,à  publi- 
co  &  priuato  commodo.&  ifperienza  del  pafTato,  fin'hora;,  fi,èfchermito  dalla  voracità  !oro;L'Ini 
prefà  conuiene  al  Tuo  diflegno,&  parimente  il  motto,  virtvte,  non  vi  Et  conforme  alla  fi- 
gura ,&  motro,chiamafi  academicamente  ,11  circospetto. 
^  Il  Circofpetto  della  famiglia  Maina(la  quale  per  eccellenza  di  Lettere,&  d"  Armi,&  altre  quali- 
tà,è  ftata.Sd:  è,  fra  le  prime,non  folo  di  Pauia,&  Milano,ma  anche  dVna  meglior  parte  di  Genna- 
niaìè  nato  da!  magno  lafone.il  quale  tanto  valfè,&  gloriofimente  viffc^e  talnome  lafciò,  che  non 
hebbeche  inuidiare,a  gliantiqui,non  che  moderni  Giureconf^  Effo  Academico,  dopò  fatto  pro- 
grcffo  ndle  buone  lettere,  &  ne  gli  honoratieffercitii,c(fendo  di  fortezza,  &  deff rezza  mirabile 
del  corpo .hauendo  con  ogni  flifdio  dato  opera,per  lo  fpatio  confueto  alle fcicntic  legali,  per  dare 
qualche  faggio  di  fe,&  per  accómodar/ì  alle  ordinariejeffe  publicamenre  per  molti  anni,nelIo  fili 
dio  di  Paula,  la  lettura  de  Attioni,  &  altre  ftraordinarie.Poi  s'acquiflò  degnamente  il  titolo,&  gra 
do  di  Giurec.&,à  commune  fodisfattione  della  Patria.fù  riceuto  nel  Venerando  Collegio  de'Giu 
dici:&  fuccelfiuamente  deputato  alla  Podeffaria  di  MiIano,'la  quale  hcbbe  tale  cfiro,  Che  fu  pro- 
itiofìTo.à  quella  di  Genou3,nella  quale  la  Sig.llluftrifs. informata,  à,  pieno  della  fua  prudentia .  & 
probità,  per  il  corfo  d'cffo  Magi. gli  confidò  l'autorità  Regia,&  di  procedere,feruata,  &  no  feruata, 
la  forma,fino  alla  morte  naturale  inclufxu3,^&  fenza  rellar  fottopofto  ad  alcuno  indicato ,  al  quale 

Decreto 


MAINO  71 


Pecreto,rinutIò,&  volfe  efTere  findIcato,&  no  hebbe  querela  alcun a.EfTcrd  ^  vn  mefeA  oItre,ti]t 
tiglioffitii  di  Genoua^della  Ruota,Vicano  Prctorio,Giudicc  del  Malefìcio,  &  Fifcalcnon  fenzail 
concorrente  faiario;  Perleuerò  nella  Podeftaria  per  mefi  diece,  oltre  il  termine  prefillb  da  ^ìi  Or- 
dini, Et  longamente  in  efla,  l'haueria  diiTimulato  la  Sig.llluftrifs.  fé  aggrauato  da  indifpolìtione, 
perle  fouerchie  fatiche,non  hauefle  importunato  licenza.-Alla  Tua  partenza,  à  perpetua  memoria 
del  Magift,ottimamente  amminirtrato,fìj  arricchito  non  Iblo  d'vna  honoratiflìma  patente,  ma  an 
che  dVna  collana  d'oro4&d'vnabacila,&  boccale  d'argento,  dono  di  notabile  valuta.  Se  fifufie 
cllettoperfeuerarein  taiprofeilìonejcontinuamentefariaftato  impiegato  nelle  principali  Pode- 
fìarie  d'Italia,non  che  dello  Stato  di  Milano.Ridotto  nella  Patria ,  &adopcrandofì  al  folitojn  ne- 
gotii,&|benefici  publici,hauendo  infinite  volte  hautoil  primo  luogo  nell'ordine  delli  i  s.Sapienti, 
Deputati  al  Reggimento  della  Città,detto  Prouifìone;Fù  elletto  Oratore  alla  Maeftà  di  Carlo  V. 
in  Ittalia,&  AlemagnajEt  poi  alla  Santità  di  Papa  Giul.ii;.&  da  eifo  creato  Conte,  Se  Cauall.  &  del 
la  propria  f;;mjglia  di  Monte,  con  amplifs.  priuileggi.  Et  alla  M.C.del  Rè  Filippo  in  Fiandra^S:  vi 
timamentein  Ifpagna^la  quale  efsendofene  feruita  in  particolari  a  fé  gratifsimi,  à  fua  partenza  gli 
fé  dar  d'aiutto  di  cofta  honoratifsimo  guiderdone.  Et  la  Patria  al  fuo  ritorno,come  à  benemerito, 
gli  fé  dono  di  fplédido  valore^Etalle  fudette  Santità  &Maelladi  fìi  gratifsimo,&  riportò  uie  più  di 
quello  hauea  in  comils.Hà  fèruito  d'ordine  diS.M.Ccome  conila  per  fue  lettcre,per  Auditor  gè 
nerale  dell'eflèrcitoin  Ital.con  llipend.di  jo.fcudi  il  mefe.per  il  tempo  del  gouerno,&  generalato 
del  Marchef  di  Pefc.&  Duca  di  Sef  da  cui  fu  mandato  à  Turino  à  Monfìg.di  Brifach.per  l'elTecut. 
delli  Capitoli  della  Pace,conclufi  tra  le  MM.  Cat.  &  Criflianifs.Da  pochi  anni  in  qua,  è  flato  ado- 
perato dalla  Sig.  Illuftrifs.  di  Geno.in  particolari  di  ftato,&  gratificato  in  notabil  fomma  di  feudi 
ial  giorno.  Et  mentre  fi  tratenne  là,  fu  inflato  afrai,acciò  ritornaife  alla  Podeftaria .  E  flato  infinite 
volte  Orator  perla  Patria,à  gli  Illuftrifs.Gouernatori  dello  Stato  di  Milano,  Generali  in  Ittal.  in- 
cominciando dal  Marchefe  del  Vaflo,infino,&  per  il  tempo  del  Ducd'Alburquerq.Et  con  la  pru 
denza ,  &  deftrezza  propria,  ha  fempre  fatto  mirabili  effetti  ;  E  eloquente ,  &  d'ottimo  confìglio  , 
malfime  nelle  cofe  di  DueIlo,ricco  di  partiti,&  gioueuole  all'Academia  de  gli  Affidati.  Di  elTa  fa- 
miglia Maina ,  da  cui  traffe  il  nome  la  contrada  dal  Maino ,  in  Milano,  è  ftato  Ambrogio ,  fratel 
maggiore  deli'immort.Iafone.che  fìi  del  Confeglio  fegreto  del  Duc.Lodouico  S forz a, &  Vicedu- 
ca per  molt'anni  di  Parma ,  &  di  Piacenza  .  Hebbe  molti  figliuoli  qualificati,  fra  gl'altri  Tomaio 
d'ottime  lettere  d'humanità,  &  di  leggi,  &  di  raro  giuditio ,  che  f ìi  gouernator  di  Cremona  per  il 
Duca  Frane.  Sforza  2,&  del  fuo  Confeglio  fegreto,&  per  lui,  Ambafciad.  alla  Maeflà  di  Carlo  V. 
in  Ifpagna,oue  per  merito  di  liberalità,&  delle  fue  attioru,lafciò  perpetuo  nome. Il  Maino,  Caual- 
liere  fperon  d'oro^che  di  valor  neU'armi.hebbe  puochi  pari,fùCollonello  d'Infanterie,Gouerna- 
tor  di  Cremona  con  zoo.Caualli  leggieri  &  del  Conf  fegreto  del  Due.  Franc.fudetto.Et  Gafpar, 
di  ualor  del  corpo.mirabile,natoin  tutto  per  commercio  de  Prencipi,del  Conf  fegre.  come  di  fo- 
pra,&  Orator  per  S.Eccell.alla  Santità  di  Papa  Paolo ,  il  qual  giuditiofo  cffendo,  &  bellicolb,con 
puoco  effercito  di  Veri  foldati,ruppe,&  tagliò  a  pezzi  al  Cafteirazzo,molte  migliaia  de'Francefi,& 
altroue.Et  trionfante,dedicò  alla  Chiefa  infinite  infegne,-  Fìi  Collonel.  di  4000.  fanti , &  d'alcune 
Compagnie  de  Caualli,Gouerna.&  Viceduca  per  molt'anni  in  Aleffand.&  di  tutto  il  di  là  dal  Pò, 
nel  cui  Magiftrato  fé  ne  morì.Da  Tomafo  nacque  il  Conte  Ippolito  Maino,il  quale  di  fplendidez 
23  non  tralignò  da  fuoi  maggiori ,  ne  fu  fecondo  ad  alcuno,  de  fuoi  tempi,  maffime  alla  Corte  del 
Marchefe  dal  Vafto,&  del  Card.di  Trento,&  non  efTendo  ancora  di  xv.  anni.hebbe  da  Don  An- 
tonio da  Lena,  vna  compagnia  di  caualli  leggieri  per  andar  all'Imprefà  de  Sais  ;  Fu  creato  CoUo- 
nello  d'Infanteria,per  l'Imprefa  di  Nizza  di  Prouenza  dal  Marchefe  dal  Vafto;Capitano  General 
in  Ittalia;Oitre  à  ciò,nel  gouerno  di  Don  Ferrante  Gonzag3,nello  flato  di  Milano,fu  luogo  tenea 
te  del  Conte  Filippo  Tornici,  d'vna  Conpagnia  d'huomini  d'Arme:  Hebbe  puochi  pari,nella  co- 
gnitione;,&  effercitio  di  tutte  le  forti  d'Armi;  Delle  Caccie.fi  terreflri,  come  aeree,-  De'  Caualli,& 
maneggi  loro  .•  Dopò  fé  ha  lafciato  due  figliuoli.  Il  Marchefe  Tomafo  di  felice  memoria,  &  il  Co. 
Gafpar,  I  quali,&  di  v3lore,&  di  liberalità,hanno  dato,&  danno  chiaro  inditio,  di  non  degenerar 
da  fuoi  Predecelforì .  Di  Gafpar  nacque ,  Sforza ,  Feudatario  fra  gli  altri  luoghi  del  Cartello  del 
Bofco  neirAleflàndrino,oue  nacque  Papa  Pio,V.à  cui,per  il  raro  valor  fuo,  fu  Ibmmamentecaro. 
D'altri  della  Cafa  Maina,ii  dirà  parte  nella  Cronica  di  lafoneAcademico. 


DI  GIORGIO 


L  quadro  di  Marmo  è  Imprelà  di  Giorgio  Riua  fatta  ad  imitatione  dell'arte  im 
pcrciociie  non  lia  voluto  altra  fimilitudine  di  quefta  pietra  che  quanto  le  ha 
dato  l'Arte  ciocia  quadratura  con  ciò  fìa  ch'ogni  dura  materia  fottio  cotal  figu 
ra  Tempre  ila  a  vn  modo,mai  non  è  a  riucrfo,mai  non  lotto  l'opra,  mai  non  per 
fianco,mai  non  per  rrauerfo.in  guifa  che  fimigliante  ftabilità  conuiene  alla  vir 
tu  ferma  e  ben  fondata  nel  cuor  di  quello  honorato  Academico  ilquale  con 
perfetto  giudicio  fi  elefle  la  figura  quadrata  e  doue  confifte  la  verità  d'ogni 
perfettione,  e  che  ciò  fia  vero,  con  mirabile  e  ftupenda  Ipeculatione  Archimede  trattò  della  qua- 
dratura del  circolo,e  ben  veggiamo  che  la  rettitudine  fi  comprende  nel  campo  di  quattro  linee 
eeuali  che  fi  congiongono  con  quattro  angoli  retti.  Euclide  di  ciò  ferine  nel  fecondo  libroalla 
quinta  alla  fdh  &  alla  fettima  propofitione.  Platone  nel  Timeo  dice  che  la  perfettione  del  mon- 
do c^nfifie  nella  fbdezza,o  pienezza ,  che  uoliam  dire,e  ciò  non  farebbe  la  verità  le  la  quadratu- 
ra non  concedeffe  il  fuo  campo,ouero  il  fuo  fpatio,onde  la  pienezza  non  per  uno  folo  neceifaria- 
mente  come  è  uero  ma  per  dui  mczi  fi  coppula  e  fi  cógiognc,cioè  fra  il  fuoco  e  la  terra  ha  Dio  col 
locato  l'aere  e  racqua,&  ha  voluto  che  cornei  fuoco  conferifce  all'aere  cofi  l'aere  conferifca  ali  ac- 
qua,l'acqua  alla  terra  &  in  quella  quadratura  confifte  l'armonia  della  verità .  Marfilio  Ficino  per 
dimoftrar  la  verità  delle  cofc  fopra  il  Timeo  di  Platone,dice  chc'l  numero  quadrenario  contiene 
fbtto  di  fé  il  primo  numero  pari  ci  primo  difpari,e  per  ciò  gli  elementi  concorrono  alla  genera- 
tione  perche  non  dcono  elfcr  più  che  quattro  ne  meno  che  quattro  per  palelàre  parimenti  la  ve- 
rità del  tutto  dice  Marfilio  Ficino  imitando  la  Tettarti  di  Pitagora,  come  nella  ftefia  quadratura 
ci  fi  ri'  roua  l'uniuerfal  uirtù  d'ogni  cofa  il  legno  la  latitudme,longitudine  e  profondità  con  adem- 
pimento di  tutte  le  confonantie  cioè  dupla  tripla  quadrupla  fefquialtera  (kf  uitertia  diapafon  dif 
diapafon.d  iapentediatepfcron.fi  troua  ancora  la  fuftantia,Ia  quantità,  la  qualità,  el  mouimcnto, 
parimente  i'elfentia.l  elfere  la  virtù  e  l'atcione ,  ma  che  diremo  del  Tctragràmato  >  doue  è  la  ftelTa 

virtù 


RIVA  y- 

virtù  la  quale  cofi  fcriuono  gli  Hebrei  Iod,he,vau,he.e  per  riucrentia  non  la  pronontiano ,  ma  (b 
lamcntc  in  luogo  di  efHi  verità  che  èC  h  risto,  efprimono  Adonai ,  quindi  il  Riua  Acadcmico 
ha  cauato  la  fbmiglianza  del  Tuo  animo  (incero  e  perfetto  con  il  Motto  q. v  o  q^v  o  v  e  k  r  a  s  di- 
notando che  in  tutti  i  modi  larà  amicilfimo  e  (cguace  del  v.ero ,  ne  mai  per  violentia ,  o  per  qual 
fi  voglia  interefle  li  difcoftarà  dal  vero,  e  per  ciò  vuol  chiamarli  il  v  e  race. 

E  nato  quelto  Academico  d'honorato  fangue  e  fra  i  cittadini  di  Pania  lua  Patria  fempre  fi  Iòno 
li  fuoi  moftrati  pacifichi ,  amoreuoli  e  grati ,  ne  mai  lì  trouarà  che  nelle  loro  opcrationi  patilfero 
bialìmo  alcuno,o  nel  publico,  o  nel  priuato  &  hano  attenenti  e  parenti  ciuili  e  degni  di  laude  co- 
me CIÒ  è  manifefta  cola  nella  fua  patria,fu  di  quella  famiglia  Bernardino  auo  del  luderto  Acade- 
mico cittadino  di  tanto  buon  nome  che  egli  era  amato  da  tutta  la  citta  il  padre  lì  nomò  Giouan- 
Domcnico  pur  della  medelìma  bontà  e  della  ftelTa  honorata  vita  in  guilà  che  fra  i  luoi  cittadini 
fu  d'honorato  nome ,  cquefto  hebbc  molti  figliuoli  fra  quali  Giorgio  giouinctto  e  con  molti  fra- 
telli,! quali  ancor  che  lenza  guida  e  fanciulli ,  fono  venuti  crelccdo  nella  vita  ciuile  errata  a  cial- 
cuno.  11  Verace  pero  da  teneri  anni  fiequentò  la  fcuola  e  fi  diede  alla  notitia  della  lingua  latina  e 
greca,  delle  quali  fatto  pofleditore&  acquiftatofi  i  precetti  della  eloquentia,  volfc  elTcrcitarli  nel 
la  Logica  doue  hauendo  fatto  buon  frutto  fi  effercitò  nellarte  oratoria  e  nella  pocfa  e  con  quelti 
tefori  fi  fottopolè  allo  ftudio  legale  intorno  al  quale  con  continua  fatigha  e  l'udore  non  impedito 
da' piaceri  giouenili;pcruenne  al  meritato  grado  del  Iure  cófu!to,per  la  qual  cofa  fu  pollo  alla  lec 
tura  della  Iitituta  nella  qual  aflfatigatofi  molti  anni  con  numerolò  concorfo  di  Icolari ,  fu  dvill'Ec- 
cellentilfimo  Senato  polto  alla  lettura  ftraordinaria  tuttauia  più  crefcendo  in  dottri- 
na &  in  credito  prclTo  lo  ftelTo  EccellentilTìmo  Senato.prellb  la  fua  patria  e 
prelfo  li  fcolari.fperandofi  che  làlifca  di  tempo  in  tempo  a  gradi 
maggiori  e  che  camini  per  le  famole  pedate  del  Riua 
fenioredi  cui  la  memoria  è  in  tutte  i  luo- 
ghi doue  (\  viua  con  legge  ollcr 
uata  e  riuerica . 

X 


DI  GrvLio 


■^^  Cane  fonrOchaèimprcfàdi  Giulio  Delfino  manrciiano,  è  ben  (T  fa  lima- 
tura del  Cane  il  quale  è  tenuto  per  animai  fedele  vcrlb  rhuomo.che  lo  rodri- 
fce,  anzi  e  da  dirne  in  parte  alcuni  elTcrnpi  degni  di  ricordo .  Plinio  nell'otta- 
no libro  à  capi  40.  fcriue  che  fopra  tutti  gli  animali  i  caualli,  &  i  cani  Ibno  fe- 
deliifimi  airhuomo  recita  il  detto  autore  che  vn  cane  gagliardamente  combat 
tècontragli  affafTìnii quali  haueuano  fcritoemorto  il  (uo  padroneencnd 
partì  già  mal  da  quel  corpo  diffendédolo  da  altri  animali  accioche  non  gli  f.  ne 
coftafTero  punto .  Vn'altro  cane  nella  prouincia  di  Epiro  detta  hoggi  Albania^hauendo  conc  fciu 
to  colui  che  di  nafcofb  haucua  vccifo  il  Tuo  fìgnore,  fra  infinite  perlone  ch'erano  quiui  radunate 
per  vedere  quel  corpo  morto,  filtandogli  addoffo  e  prefolo  coi  denti ,  mai  nonio  volle  lafcia- 
re  fin  che  lo  coftrinle  a  confeffare  l'homicldio  ch'egli  haueua  fatto.  Il  Re  de  Garamanti  fu  rimef- 
fo  nel  Regno  da  dugento  cani  ch'egli  nodriua ,  e  fuperorono  i  fuoi  nimici  che  gli  faceuano  con- 
trafto ,  e  lo  haueuano  fcacciato  dalla  fua  fìgnoria .  I  Colofoni! ,  &  i  Cailabalefi  haueuano  le  fqua 
dre  de  cani  per  auanguardia  e  quefti  erano  i  primi  ad  affrontare  i  nimici  &  a  combattere  con  cflì 
loro  fenza  mai  abbaiare.  I  Cimbri  eflendo  flati  vinti  e  morti,  ilor  cani  fi  poferoà  difendere  !c 
lor  tende  &  le  lor  carra .  Giafon  Licio  effendo  flato  amazzato ,  il  fuo  cane ,  non  volle  mai  man- 
giare e  morì  di  fame .  Recita  eflo  Plinio  molti  altri  effempi,  e  tra  gli  altri  vno  occorfe  à  fuoi  tem- 
pi e  fu  che  hauendo  Nerone  figliuolo  di  Germano  fatto  morire  in  prigione  Tito  Sabino ,  i!  fuo 
cane  mai  non  lo  abbandonò,  e  portato  poi  quel  corpo  in  luogo  publico  lo  fleffo  cane  non  cefl.'- 
ua  di  abbaiare  e  di  lamentarfl  con  flupore  di  tutto  il  popolo  quiui  concorfb  a  vedere  quello  fpct 
taccio  j  vno  però  di  que  circolanti  gli  diede  per  compallìone  vn  pezzo  di  pane ,  &  elfo  lo  portò 
alla  bocca  del  morto  padrone  ,  effendo  poi  flato  gittate  quel  corpo  nel  Tenere ,  il  medefimo  ca- 
ne fi  gettò  nel  fiume,  e  notando  fi  sforzaua  di  fbflentare  quel  corpo  chenonandaffeal  foncio.fì 
potrebbero  dire  molte  più  cofe  di  quello  animale  per  dimoftrare  la  fua  fede  &  il  grande  amore 

ch'egli 


DELFINO  71 

ch'egli  porta  a!  fìio  fignore ,  ma  per  non  cfferc  con  la  longhezza  troppo  tediofo ,  verrò  a  ragio- 
nare alquanto  ddl'Ocha ,  della  qual  Plinio  largamente  fcriue  nel  capo  xxn.  del  deciino  libro,  Se 
pttribuifcc  all'oche  la  vigilantia  ,•  delle  quah  le  hiftorie  Romane  fanno  degna  memoria,  quando 
f  he  con  il  lor  clangore  fecero  fucgliare  le  guardie  le  quali  pofcia  difefero  il  Campidoglio  e  ne  ri- 
t)uttorno  i  Galli  i  quali  erano  faliti  il  muro ,  se  ritrouato  ancora  che  vn'ocha  in  Argo  s'inamorò 
dVn  bdliifimo  fanciullo  chiamato  Olcno ,  &  vn'altra  s-mnamorò  di  Glauce  la  qual  {bnaua  la  ce- 
tra al  lleTolomeo.fi  compiacque  ancora  molto  vn'ocha  della  compagnia  di  Lacide  fi'orofo,c 
tanto  lamaua ,  che  mai  ne  in  publico ,  ne  in  priuato ,  ne  di  giorno ,  ne  di  notte  non  l'abbando- 
liaua .  Et  Ariftotele  tiene  che  l'oche  fieno  augelli  molto  vergognofi  ,  e  cauti .  Ne  più  al  longo  mi 
iìendcròà  ragionarne,  baibndol'hauer  con  queftodimoftrato  quanto  giuditiofa  fuflelaconfi- 
^eratione  di  Giulio  Delfino  Academico  Affidato .  il  quale  cauando  da  quefti  duoi  animali  la  fo- 
mighanza  dcUa  fua  intentione ,  ha  voluto  dinotare  la  fedeltà  e  la  vigilantia  con  la  diligentia  del-p 
J'animo  fuo  e  delle  fue  attioni  tanto  in  commune  quanto  in  particolare,  prouando  egli  non  efìfe- 
fc  fé  non  vana  la  fedeltà  lenza  la  diligentia,  e  la  diligentia  (enza  la  fedeltà,  è  però  pofealla  fua 
jmprela  quefio  iMotto  neyter  soLvs,ha  voluto  ancora  acadcmicamente  chiamarfi  il  f  a- 
T I  e  o  s  o  e  in  vero  in  tutte  le  fue  attioni  sì  è  fèmpre  dimolhato  fenza  stracchezza ,  ne  mai  ha  ri- 
cufato  fatica  veruna . 

Giulio  Delfino  è  nato  nobile  in  Mantoua,&  i  fuoi  antenali  per  la  maggior  parte  fono  flati  huQ 
mini  di  honore,  e  nelle  lettere ,  e  nell'effercitio  militare,  f\  crede  che  la  famiglia  Delfina  in  Man- 
foua  habbia  tratta  origine  da  quella  che  e  in  Vinetia ,  e  ciò  fa  credere  &  ancora  flimare ,  che  fie- 
no tutte  vna,  vfàndo  quefle  due  cafate  il  medefimo  cognome ,  e  la  medefima  arme .  Qoefto  Aca 
demico  ha  hauuto  doi  fratelli  vno  dottore  di  legge,  l'altro  religiofò ,  &  hanno  lafnato  di  fé  buoa 
nome  e  buona  fama,  fi  diede  il  Faticofb  infino  da  gli  anni  teneri  allifludi  della  filofofiae  della 
medccinaSc  in  ambedue  le  fcientie  fece  cofihonorata  riufcita,che  fu  chiamato  alla  pri- 
lla catedra  difilofbfia  nello  ftudio  di  Pauia,hcbbe  ancora  il  primo  luogo  fra  i  let- 
tori di  medecina ,  e  per  i  meriti  f  iioi ,  fu  eletto  Protofifico  dello  flato  di  Milano , 
fu  medico  di  Don  Ferrante  Gonzaga  e  d'altri  Gouernatori  del  detto  flato  3^ 
fi  moflrò  fempre  grato ,  amoreuole  diligente^e  faceto,per  la  qual  cola 
era  da  Prencipi  molto  accarezzato  e  tenuto  in  grande  ftima,  ma 
nel  più  alto  leggio  della  fua  fortuna  fu  dalla  morte  rapito» 
con  gran  meftitia  edannodcgh  amici  e  parenti  fuoi, 

fu  mollo  amatore  dell' Acadcmia  degli  Affi-  .     ^ 

dati ,  e  con  molta  affettione  procurò  lèm- 
I  prc  di  arrichirla  di  perfone  famolò 

?  degne., 

t        t 


DI  BRANDA 


L  Fanciullo  nudo  che  fiedefòpra  11  mondo  con  vn  libro  e  con  il  Cornucopia  e 
fopraui  la  fiamma  di  fuoco  è  Imprefa  di  Branda  Porro  milanele  e  perche  mo- 
rì prima  che  fi  deliberafle  di  far'il  prcfènte  trattato  di  tutte  l'imprefe  dell'Aca- 
dcmiadcgliAffidati,nonfi  potèfaperela  intcntionedi  qucfto celebratifll- 
mo  filofbfo .  Imperò  alcuni  dicono  che  Egli  volcfre  intendere  il  Fato  per  quel 
fanciullo  5  &  il  libro  per  le  memorie  eterne  delle  opere  diuineel  Cornucopia 
per  la  abondantia  celefte  e  la  fiamma  per  l'amore  eterno  fra  le  colè  fuperiori , 
&  inferiori  el  fanciullo  è  la  pura  verità  lèmplicc  nuda  efplicata  fra  gli  huomini  con  la  fapientia,  il 
che  è  rapprelèntato  dal  libro.e  chel  mondo  fia  con  quefte  conditioni  gouernato  dall'ofteflb  Fato 
di  cui  le  attioni  fono  varie  e  fcambieuoli  a  differentia  del  Fato  il  quale  è  immobile,  faldo,  ordina 
to,e  del  tutto  prima  cagione .  Platone  fcriue  ciò  che  fia  Fato  nel  xn.  dialogo  delle  leggi  e  Marfi- 
lioFicinofopra  dello  iftello  dialogo  cofi  dice. 

Il  Fato  è  vna  certa  immobile  dilpofitione  di  tutte  le  cofe  mobili  nell'anima  del  mondo,  e  dice 
che  lo  iftrumcnto  del  Fato  è  la  natura  celefte,-  ma  la  materia  nella  quale  opera  col  mezo  del  fudec 
toiftrumento,  fono  gli  Elementi,dice  fimilmente  come  nello  ftelfo  iftrumento  confiftono  tre 
cole,  nominate  Lachefi,Cloto,  Atropo  &  anco  in  efla  materia  confiftono ,  Per  Lachefi  s'intende 
il  cielo  ftellatOj  nelle  ftelle  del  quale  fi  contengono  le  forze  e  le  forti  di  tutte  le  colè  inferiori.  Ciò 
to  è  intefo  per  il  concorfo  de  pianeti  in  volgere  le  forti  delle  cofe.e  lo  fteflb  concorfo  fumminiftra 
al  nominato  ciclo .  Atropo  medcfimamente  è  prefo  per  Saturno  e  conferma  nella  fua  ftabilità  le 
fue  riuoltate  forti  invno  ineuitabile  effetto  .  Nella  materia  del  Fato  però  le  tre  Parche  fi  connu- 
merano, impcrciochc  la  fatai  forza  per  il  fudetto  iftrumento  celefte  penetrata  negli  elementi,opc 
ra  nella  materia  nella  forma  e  nel  compofto .  Similmente  la  fteftfa  fatai  forza  opera  nella  cifentia, 
nella  virtù  ,  e  nella  attione ,  opera  ancora  nel  principio  nel  mezo  e  nel  fine .  Platone  però  vuole 
che  la  mente  noftra  di  fua  natura  confidandofi  nella  diuina  prouidcntia ,  o  fupcri  il  Fato ,  o  ve- 
ramente 


PORRO  74 

rumente  Io  vfi  con  felicità .  M.TuIlio,Scneca,  A  ulogellio, Annotile  hanno  con  diuerfè  diffinido- 
ni  detto  il  medefìmo  ciò  è  chel  Fato  fia  vna  eterna  cagione  di  tutte  le  cofe  pafTate  prefenti  &  aiie- 
pire .  Santo  Augurino  riprende  fé  ftefTo  nel  libro  delle  Tue  retrattationi.come  quella  voce  Fato , 
o  fortuna  più  torto  alludefle  alla  openione  de  gli  antichi  fìlofofì  che  alla  verità  criftiana  la  quale 
troua  chela  varietà  delle  cofe  fia  la  volontà  di  Dio  da  gli  antichi  chiamato  Fato  o  fortuna.  Ma  S. 
Tomafo  vuole  chel  Fato  fia  la  difpofitione  della  diuina  prouidentia  immutabile  &c  infallibi- 
le .  Ma  quando  voliamo  che  fia  vna  influentia  delle  ftelle  fifiè  e  de  pianeti  erranti  ineuitabile,non 
diremo  che  fia  quella  eterna  cagione  di  tutte  le  cofe  perche  le  fteffeinfluentie  non  hanno  pode- 
llà  fopra  l'anima  immortale  dcirhuomo,nel3ponno  coftregnerc  in  conto  veruno  fc  l'huomo 
vuole  preualerfi  delle  doti  riceutc  da  Dio .  Quella  Imprela  però  di  Branda  Porro  non  è  propria 
&  il  fuo  motto  è  fèntentia  di  commune  fignificato  onde  moftra  improprietà ,  ne  promette  cofa 
veruna  degna  di  laude ,  come  iì  comprende  nel  motto  cioè  rerym  yicissitvdo&ìI  no-? 
me  Acadcmico  è  i  r  o  e  o  d  r  o,  ma  fi  ben  Ci  confiderà  quefto  Academico  effondo  fiato  vn  gran- 
d'huomo  da  bene  &  il  primo  filofòfo  de  nofiri  tempi ,  hebbe  il  bifauo,  l'auo  el  padre  poueri  &  e 
gli  con  tutti  i  fuoi  molti  meriti  di  hauere  ftudiato  e  letto,fu  pouero  e  viife  tale  fin  agli  ottantaquac 
troanni.fi  è  attribuito  quel  nome  academico  con  ciò  fia  ch'in  lui  il  Fato  non  ha  mai  mutato  na- 
tura, &  il  motto  non  ha  potuto  mai  ne  i  fuoi  ne  meno  in  lui  verificarfi  per  elfer  (fi  può  dire)eter- 
na&  immutabile  la  fuapouertà,  nella  quale  però  lèmpre  viffe  con  patientia  cri  (liana.  Iroco- 
dro  nacque  della  famiglia  Porrà  in  Milano  nobile  &  antica  la  quale  ha  hauti  peribnaggi  honorati 
e  nella  militia  e  nelle  fcientie.  ha  hauti  molti  dottori  di  legge  e  di  filofofiaeperla  maggior  parte 
fono  fiati  di  collegio  e  fbno.&hoggi  parimente  havn  dottidimoegentililllmo  Senatore  no- 
mato Camillo  Branda  fimilmente  fece  profelfione  di  filofofia  e  diede  opera  alla  lettura  publi- 
caefalì  digrado  in  grado  finche  meritamente  peruennea  gradi  fuperiori ,  &in  Padua&in 
Bologna ,  &  al  fin  della  fua  vecchiaia ,  piacque  allo  Eccellentillìmo  Senato  di  Milano  di  chiamar 
lo  al  primo  luogo  della  fua  profelfione  in  Paula  fu  reiòluto,chiarQ,grato,&  elegante,  e  gli  audito- 
ri fuoi  acqujfiauano  da  lui  vtilità  di  efpofition  vera  e  modo  e  ftile  di  ben  dimo(trare,non  fu  dub- 
biolb  in  cofa  veruna,ne  preuaricò  mai  nell'obligo  di  tale  fcientia  ne  meno  mofi:rò  adombramen 
to  veruno  nella  (anta  ollcruanza  della  religion  di  Giefucrifio,  anzi  vifi^e  fin  agli  ottantaquattro 
anni  con  honorato  nome  di  primo  filofbfo  in  quefti  nofi:ri  tempi  &  eifemplarmente  denoto  alla 
fama  Chicfa  romana  catholica ,  hebbe  due  figliuoli  l'vno  dottor  di  legge  l'altro  di  filofofia ,  epcr 
pnolta  dottrina  e  bontà  fi  è  fentito  gran  danno  nello  ftudio  di  Pauia  e  grande  incommodita  nelU 
Academia  de  gli  Affidati , 


DI  Gì  O- STEFANO 


A  prefò  Gio.Stefano  de  Federici ,  per  dircoprire  la  Tua  intentione  vno  Sciame 
d'Api  lòpra  vn  ramo  di  Quercia,erOrfo  animai  conolciuto,  feroce,  famelico 
e  molto  vago  del  mele  jSfbrzandofì  di  fpaccarequel  ramo  da  vn'altro,  eflen, 
doqueftoquafi  impolTibile  per  la  durezza  del  legno^  e  per  la  groflezza  de  ra- 
mi ,  hauendolo  aperto  alquanto,e  ponendoui  maggior  forza  per  aprirlo  tutto; 
fcappatoglivn  ramo  dalla  branca  reltò  con  l'altra  prelbe  ftretto  fraiduera 
mi ,  il  qual  orfb  rimalo  quiui  appelo  perduta  la  forza,  perde  anco  la  vita .  Rap 
prclèntandoi  rraleuoli&auuerfàri  del  fudetto  Gio.Stefano  Academico,chiamato lo  assicvra- 
T  o  volendo  inferire,imitando  in  parte  il  cafò,&  in  parte  la  natura,che  rapprefentado  egli  lo  Scia 
me  e  producédofi  il  mele.a  tal  mele  egli  s'alIbmiglia,moftràdo  le  fue  attieni  honorate,e  quieterai 
le  quali  i  fuoi  perlècutori  cercorono  ingiuftamente  di  nuocere,e  dare  violente  difturbo^dal  quale 
non  fi  farebbe  giamai  difefo,{è  i  fuoi  proprii  auuerfari  che  altro  non  fu  che  la  mala  &  iniqua  fortu 
na  per  voler  fare  nocumento  altruijnon  haueflcr  nociuto  à  fé  ftcffi,  e  però  al  corpo  della  Imprelà 
conuiene  il  motto ,  ciò  è,  sic  violenta, &  auenga  che  al  corpo  (  perche  non  fuflc  in  tutto 
ofcuro)fi  richiegga  vn'altro  corpo ,  onde  pare  che  trappaffi  la  regola  delle  Imprefc ,  nientedime- 
no ciò  fi  può  comportare  per  neceflìtà  della  intentione ,  tanto  più  che  non  i\  può  dire,  che  le  tre 
figure  fieno  di  fbuerchio ,  ciò  è,  Quercia ,  Sciame ,  3c  Orlo ,  poi  che  cafualmente  concorrono  ad 
vno  iftelfo  fine  fecondo  la  intentione  dello  Inuentore . 

La  cafa  de  Federici  in  Pauia  è  tenuta  antica  «Si  illuftre  per  hauer  feudicfignoriejC  vogliono 
c'habbi  hauuto  defcendenza  da  Federico  Imperadore ,  cognominato  Barbarolfa,:!  quale  fu  mei 
to  amico  e  benefattore  alla  città  di  Pauia ,  quafi  che  in  Italia  ella  fuffe  fuo  vnico  rifugio,  e  quelb 
nobiltà  de  Federici  o(com'altri  fcriuono  )  Fridcrici  ,0  ancora  approuata  per  li  fignori  di  vai  Ca- 
monica ,  che  fono  di  quefto  medefimo  ceppo,  ma  fottopolli  al  dominio  della  Rcpublica  Venctia^ 


CD  E  FEDERICI     .    :    ^j 

na ,  imperò  erano  affai  più  potenti  quando  riconofceuano  il  dominio  loro  fbtto  la  fignoria  de  Vif 
Conti ,  concio/la  che  all'hora  erano  Padroni  di  aitai  più  terre  e  caiklla,  c'hoggi  non  iòno .  Ma  per 
non  voler  iCtendermi  troppo  in  lungo ,  potendoli  dire  affai  più  della  nobiltà  e  portanza  di  quefta 
famiglia  ;  fia  bene  ritirarli  a  i  più  moderni,  ragionando  majfi.namente  di  quelli  i  quali  iì  ntrouo- 
rono  nelle  guerre  tra  Vifconti  e  Vcnetiani .  Primamente  vno  de  gli  fteilì  Friderici  detto  Giouan- 
nuo'.o ,  ritiratofi  da  vai  Camonica  con  vn  fuo  picciolo  figliuolo  per  feguire  la  fattione  de  Vifcon- 
t'.fu  da  Filippo  'vltimo  Duca  di  qusfbièirpe/honoratam^nte  trattenuto  ,  e  fatto  Maggiordomo 
della  fua  caia .  Il  figliuolo  chiamato  Gio. Stefano  nella  fua  fanciullezza  fu  eletto  per  cameriere  fc 
greto  della  perlona  del  Duca  Filippo, e  perche  in"  quella  età  pareua  hauer  lembianza  di  todefco, 
però  dal  Duca  illeffo  fu  iopranominato  il  Fodelch'no,  il  qual  ibpranome  ancora  fino  a!  prefente 
riièrua  la  fua  pofterità .  Pcrucnuto,  poi  à  gli  anni  maturi  per  le  virtù  fue,  e  per  i  meriti  del  padre, 
non  folamente  fu  tenuto  gran  conto  di  lui  ;  m  i  tJi  incora  rim  jn-rito  del  f.*udo  di  Chigaob  , 
delle  Cafdle,  e  di  Tanta  Criilina.  con  ampi  priuilegi,  c'hoggi  iì  po.Tono  vedere .  Lafciò  Gio.  Ste- 
fano duoi  figliuoli  Giouannie  Francefco,di  Gioumni  nacque  Beatrice  maritata  nella  cafi  de 
Cufani  antica  e  nobile  in  Milano  e  per  elfi  fi  trasferì  il  Feudo  di  Chignolo  .  Francefco  hehbc 
quattro  figliuoli  vno  chiamato  Euangelifta,il  qual  fu  medico  di  molta  fama,che  oltra  hauer  hau- 
taegli  la  lettura  della  fua  profelTìone  nella  città  di  Pania  per  ventidue  anni  con  molto  credito,vsò 
anco  Iclfercitio  della  medicina  follmente  à  benefitio  de  Principi  e  de  poueri  in  cala  de  quali  pia- 
mente andaua  con  gran  follecitudine  curandoli  delle  loro  infermità  e  con  le  fue  proprie  facoltà 
fouenendoli,di  modo  che  venuto  a  morte  fu  vniuerfalmente  da  tutti  i  pouerelli  pianto,comepri 
uati  d'vn  fuo  pietofo  &  amoreuol  padre .  Queflo  Euangelifh  hebbe  per  moglie  vna  figliuola  del 
famofo  Giureconfulto  Giouanni  dal  Pozzo  nobile  Aleifandrino,il  quale  ne  iuoi  fcntti  e  nomato 
il  Puteo  [umore .  Di  quefta  hebbe  Euangclilìa  tre  figliuoli .  Gio.Francefco,  Gio.Stefano,e  Gio- 
uanni, il  primo  &  l'vltimo  di  quefti  tre  fratelli  feguirono  l'arte  militare ,  e  fedelmente  feruirono  a 
Carlo  V.Imperadore  malfimamente  nella  guerra  di  Prouenza,ediquefìiduoi  valorofi  fratelli 
capitani  in  più  occafioni  fi  prcualfe, feruirono  al  tempo  di  Antonio  da  Lena  e  da  lui  hebbero  sra 
di,  e  di  dentro  e  di  fuori  delia  lor  patria  lì  fecero  conofcere  pcrdefiderofi'dihonoree  furono 
molto  grati  à  Pirro  colonna  e  da  lui  filmati  affai ,  &  in  vero  farebbero  faliti  a  gradi  masgiori ,  fc 
la  morte  inuidiofa  delle  altrui  felicità  &  honori,non  gli  haueffe  troppo  tofto  rapiti ,  e  fatti  fahre  à 
più  honorata  e  perpetua  vita .  Gio. Stefano  detto  nell'Academia  lo  a  s  s  i  e  v  r  a  r  o ,  nome  con- 
forme alla  fua  fudetta  imprefa  è  ftato  Tempre  &  in  ogni  fua  età  di  buona  &  honorata 
vitahauendo  nella  Tua  giouinczza attefb  alle  lettere  humane,dilettatofi 
della  lingua  latina ,  fi  che  ha  fatto  qualche  compofitionc,  malTi- 
mamente  diitichi.peruenuto  di  età  in  età  come  buon 

cittadino  non  ha  mai  tralafciata ,  fin  alla  ' 

morte  l'vfànza  di  giouare&in  1 

comune  &  in  jiriuato. 


DI  MARCANTONIO 


V.  Tette  ftelle  chiamate  Pleiade ,  è  imprefà  di  Marc'antonio  Cucco  Ercfcinno  & 
hora  cittadino  pauefe .  Higino  dice  eiiere  ftate  fette lòrellc  figliuole  d'Atlante , 
e  di  Pleione  dette  da  Latini  vergilie,  perche  nalcono  nel  principio  della  prima 
vera ,  il  volgo  le  chiama  Gallinelle,  e  nalcono  nell'hora  marutma  tra  il  fine  del 
Toro  e  la  coda  del  Montone  d'intorno  allo  eqainottìo  ,  vogliono  alcuni  che 
quefte  fette  fòrelle  fulTero  co(ì  dette ,  o  perche  fulfero  dottilTìme  nclFArtrolo- 
gia  in  quefta  fcientia  ammaeftrate  dal  padre ,  ò  che'l  nafcimento  di  ciafcuna  di 
loro  fiilfe  ftato  in  quel  medefimo  punto ,  che  le  dette  ftelle  nafceuano ,  come  ageuolmente  è  pof- 
fibile ,  i  nomi  delle  quali  furono  Elettra ,  e  quella  credono  alcuni ,  che  fuHe  quella ,  che  à  pena  lì 
vede ,  e  ciò  dicono  effere  flato  perche  fi  coprì  gli  occhi  per  non  vedere  la  ruma  di  Troia  Ja  quale 
fu  edificata  da  quelli  del  fuo  fangue ,  coli  ella  dell'altre  più  pictofa  s'adombrò  il  lume ,  l'altre  fu- 
rono cofi  nomate  Alcione,  Maia,Celeno,  Alteropc,  Targete,Merope,le  quali  ti  veggono  vnite  in 
uadro  &  in  trigono .  Da  quelle  Pleiade  C\  caua  il  fenlb  morale  &  religiolò ,  onde  Marc'antonio 
udetto  rragge  (  fecondo  il  parer  mio)  la  fomiglianza  de  fuoi  virtuoli  difegni ,  conciofia  che  nella 
coftellatione  delle  Pleiade  perquefto  diuino  numero  fi  rapprefentino  coloro ,  che  fono  grati  à 
Dio  .  Gregorio  confiderà  per  quel  numero  lo  fpirito  ft  ttiforme ,  il  quale  illultra  il  crifliano  tra  le 
tenebre  di  quella  prelcnte  vita.  Perciò  Giobbe  dice  nel  capo  38.  Adunque  potrai  congiongcrti 
con  le  (Ielle  Pleiade  che  ibno  cofi  fplendcnti?  conciofia ,  che  di  fette  virtù  rilplcnda  la  vniuerfità 
degli  eletti  di  Dio  .delle  quali  quattro  fono  morali  ,cioèPrudentia,Giu(Hna,Temperantia,c 
Fortezza ,  tre  Theologiche,  Fede,  Speranza,  e  Charita,  le  quali  benché  fieno  diflintc  tra  le  fteftè, 
deono  però  elfere  tutte  vna,  perche  quando  le  quattro  non  Ci  congiongono  con  le  tre, hanno  har 
jnonia  terrellre  &  vnite  infieme  finno  vn  concento  cclefle ,  e  come  1  huomo  non  è  huomo  fenza 
l'anima  ragioneuole  cofi  le  quattro  virtù  ciuili  non  fono  virtù  ie  non  fi  vnifcono  con  le  tre  Theo- 
logiche ,  le  quali  fanno  chiarilTuna  tellimonanza  ddlhumana  immortalità .  fi  vede  finalmente, 

che 


t 


e  ve  co  7« 

che  le  Pleiade  perii  numero,  per  Io  nafcimento,  per  la  luce ,  e  per  Io  tempo  in  che  nafcono ,  rap- 
prefentano  le  fette  ftelle  che  apparuero  à  Giouanni  fbpra  la  man  deftra  di  colui  fimile  al  figliuolo 
dcll'huomo  veftito  di  vefte  longa  fenza  ruga ,  cinto  fotto  il  petto  con  cinta  d'oro ,  i  Tuoi  capcgli  e 
barba  come  lana  bianchi,  e  come  neuc ,  con  occhi  come  fiamma  di  fuoco ,  e  co  piedi  Ibmighan^ 
ti  all'Auricalco,  e  lafuavoce  comedi  moltitudine  d'acque,  e  flaua  in  mezo  di  fette  candelieri 
doro, perqueftafomiglianzail  nominato  Marcantonio, feguitando la  religione, conofccdo-» 
ueriì  egli  armare  con  la  diuina  gratia  di  fette  doni  dello  fpirito  fanto ,  e  fortificarfi  di  fette  facra 
menti  della  chiefi ,  donde  neceffariamente  dipendono  le  fette  oper-e  di  mifericordia .  Il  motto  di 
quefta imprefa dice  cofi  donec  lvcifer  exeat  motto  veramente  conueneuole  alla fua 
criftianaintentione,  conciofìa ch'egli  penfi  dicaminare  mentre  ftain  querta  vita  con  la  Icorta 
di  queftcfudettc  finte  opere,  figurate  per  quelle  fette  ftelle,  le  quali  non  mancano  mai  della  lor 
luce ,  fin  tanto,  che  nafce  la  lucidilfima  ftella  Diana,  o  fia  Venere,  chiamata  ancora  Lucifero  per 
la  quale  egli  vuol'intendere  la  chiara  luce  della  diuina  gratia,  dalla  quale  eqli  fia  poi  illuftrato 
con  perfetta  e  piena  illuminatione  nella  fcliciiTìma  celefte  patria,  e  s'è  per  ciò'x'oluto  chiamare  lo 
INTENTO,  perche  fta  continouamente  intento  &  filfo  inquellio  fanto  propofito ,  con  vna  falds 
e  ferma  fperanza,  che  tiene  nella  bontà  diuina. 

La  Famiglia  de  Cucchi  lì  troua  effere  molto  nobile  nella  città  di  Londra  in  Inghelterra ,  &  in 
Antona ,  e  già  qualch'anni  fono ,  che  d'Inghelterra  f  ìi  Icritto  in  It;ilia,  e'ricercatoìè  quefti  di  qua 
haueuano  la  medefima  arme,  che  la  loro ,  e  ritrouoifi  effere  vna  ifte[fa,Ma  che  occorre  ricercare 
ceftimonio  foreftiero ,  effendo  che  quefia  ftirpe  è  anticha  in  Brcfcia  nella  cronica  brcfciana.fcrit- 
ta  dal  Calabria,  fi  legge  che  del  cento  dicelètte,dopo  che  nacque  il  noftro  Signore  Giefucrifto  ,fi 
fece  vna  gran  battaglia  contra  i  pcrfecutori  della  noftra  finta  fede ,  nella  quale  furono  morti  de 
caualieri  criftiani  in  numero  da  cento  ottantaquattro ,  i  nomi  de  quali  fi  ritrouano  fcritri  tutti  fb- 
pra vna  tauola  di  marmo  la  quale  è  nella  chefa  di  fan  Saluatore  e  fanta  Afra  in  Brefcia ,  che  altre 
volte  fi  chiamaua  fan  Faufl^ino  ad  fanguinem  ,  oue  ora  flanno  lì  Canonici  regolari  di'f  anto  Ago- 
llino  e  fra  quelli  che  fono  deferirli  nel  detto  marmo ,  che  morirono  per  la  fede  di  Crifio,  fu  vn  Fc 
derico  Cucco,  e  non  folamcnte  morirono  in  quel  conflitto  quelli  cento  e  ottanquattro,  ma  an- 
cora da  none  mila  altri  crifliani,  benché  folamcnte  di  quelli  s'è  fatta  memoria,comc  de  più  nobi^ 
li  &  più  fegnalati,&  per  effere  de  principali  cittadino  di  Brefcia .  Quella  vccifione  fu  fatta  fuori 
della  città  di  Brefcia  in  vn  luogo  poco  lontano  dalla  porta  di  S.Alcffandro,  doue  ancora  hoggidj 
fi  vede  vn  capitello  in  fegno  $c  in  memoria  di  quella  battaglia,chiamato  forca  de  cani,percio  che 
paffando  quindi  vn  Gentil'huomo  per  andar  à  caccia,  quei  cani,ch'eglihaueua  fico  fi  mifleroà 
leccare  quel  fangue  di  frelco  quiui  fparfo ,  il  Gentil'huomo  commolfo  da  riuerentia  fece  impica- 
re quei  cani  co  1  capo  in  giù.accioche  vomitaffero  quel  fangue.Si  ritroua  fìmilmente  negli  antichi 
annali  di  Brefcia  fatta  fpeffa  memoria  d'huomini  valorofi  della  cafa  Cucca  per  più  di  cinquecéto 
anni,  d'vno  chiamato  Lafranco.vn  Bonfatto,  vn  Rogerio,&  vn  Zalterio  Gentirhuomini,e  poten- 
ti in  Brefcia ,  hanno  hauuto  gh  antichi  di  quella  cafà  il  Feudo  di  Cortenuoua  di  fopra,&  di  Cor- 
tenuoua  di  fotto  nel  territorio  di  Bergomo  e  diocefi  brefciana ,  quai  luoghi  hog^i  fono  ridutti  in 
ville,e  pure  fono  poffeduti  da  detta  calata  .  Marcantonio  detto  l'i  n  t  e  n  t  o  ,  dalla  fua  pueritia 
fi  diede  alle  fcientiehumane,&  alla  buona  creanza,  e  ch'egli  nefaceffe  buono  acquiflo,  perlefuc 
profe  e  per  fuoi  poemi  con  molta  marauiglia  del  fuo  belliÌTìmo  ingegno, chiaramente  fi  compxen 
de  e  conofce.fi  diede  poi  alle  fcientie  legali,  e  per  acquifere  quella  cofi  honorata  facultà  volfq 
andare  quafi  a  tutti  i  megliorifìudii  d'Italia,  e  fuori,  finalmente  con  molte  vigilie  e  fudori  per- 
uenne  al  meritato  grado ,  hebbe  nel  ftudio  di  Paula  la  lettqra  del  Canonico ,  e  lafciatala,fu  polio 
all'ordinario  del  ciuile  in  concorrenza  del  Torniello ,  fu  poi  prepofio  in  Roma(dopo  che  fu  ftam 
pata  la  fua  Inftituta  canonica)alla  riformatione  del  Decreto  di  Gratiano  infieme  con  cinque  Car 
dinali,  quattro  dottori  Theologi  e  doi  canonifti .  Ha  letto  in  Roma  nella  prima  catedra  dei  ciui- 
le in  quello  fludio  publico,con  quel  maggior  falano,  che  molti  anni  fia  fiato  dato  ad  altri,  &  con 
molte  maggiori  promeffè  fattegli  da  Pio  V.  Pontefice  Malfimo ,  ma  per  la  fua  indifpofitione  fu 
coftretto  ritornarfene  à  Paula ,  doue  fu  eletto  dal  Reuerendiifimo  Vefcouo  per  fuo  Vicario  Ipiri-, 
tuale,mantenendo  tutta  via  la  vita  fua  rdigiofa  &  elfemplare  5f  è  fatto  poi  propoito  di  S.Mari:^ 

V 


DI  GIANANTONIO 


L  Fuoco  in  Mare  doue  non  fi  vecte  onde  habbla  nodrimento  ne  chepoflìbil  fia 
pofla  vn  foco  conferuarfi  nel  feno  dVn  fuo  naturaliflìmo  contrario,  è  Imprefa 
diGianantonio  canauefc  mi]ane(è,volendo  inferire,traggédo  fbmiglianza  dal 
lo  fteflb  fuoco  ;  che  egli  ritrouatofì  in  mezo  agli  emuli  &  inuidiofi  del  fuo  be- 
ne, e  del  fuo  honore^  con  tutto  ciò  che  fieno  di  gran  poifanza,  non  dimeno  il 
fuoco  delle  virtù  fuenon  iblamente  reJìfte,  maancor  s'augumenta  efiringa- 
gliardifce  la  virtù  del  fuo  cuore ,  come  ben  per  eflempio  fpelfo  occorre  che  la 
ben  difpofta  anima^affalita  dal  furore  e  dalla  tirannia  de  fenfi ,  non  Iblamente  fi  difende,ma  fi  fa 
più  perfetta  a  guifa  di  quanto  Paulo  vafo  di  elcttione  ferine  cioègloriabor  in  infirmitatibus  mcis. 
okra  di  ciò  quefto  honorato  academico  vuol  dinotare  che  non  folo  ciuilmente  ma  molto  più  cri 
fìianamente  con  l'arme  e  col  fuoco  della  fànta  fede  alle  humane  tentationi  gagliardamente  repu- 
gna  e  ripugnando  s'allìcura,  cofi  promette  con  quefto  fpettacolo  di  operare  fin  che  gli  dura  la  vi- 
ta^: in  testimonio  del  fuo  buono  animo  vfa  per  motto  di  elTafua  Imprefa  vi  nvnqvam  ourvak 
iìdandou  nelle  virtù  ch'egli  ha  dalla  natura  e  da  Dio  fantiflìmOj  e  fi  è  compiaciuto  di  nominarfi 
I'a  R  o  E  N  T  £ ,  con  il  cui  celefte  ardore  non  fi  lafciarà  fbprafare  da  maligni  ne  da  vitii.  Vero  èche 
cotalimprciaèpiuprefioimaginatachcelfentiale.Quefto  ardente  Academico  è  nato  della fa- 
miela  canaueic  antica  per  quanto  fi  dice  e  fi  legge,  che  fu  vn  Cerionc  canaucfe  il  quale  fu  telo- 
ricro  del  primo  Duca  di  Milano.dopo  la  morte  del  quale,  li  heredi  volendo  ch'ogni  oiiìtiale  ren- 
devi: conto  tutti  furono  citati  faluo  Cerione,  e  dopo  il  filentio  di  quefle  ccnfurc,  andò  a  ritroiia- 
re  gii  hci-edi  elicali  e  dille  di  hauer  diecemilia  fiorini,  e  non  efiendo  fiato  chiamato  ne  citato, 
volfc  mo'har  la  nettezza  della  fua confcientia .  di  quello  nobile  atto  gii  heredi  ftupcfuti ,  li  con- 
tentorono  volóticri  di  lafciargli  godere  li  dieci  mila  fiorini,  e  Cerione  vifl!e  con  queih  laude  e  cri- 
stianamente morì,  il  Corio  nella  fua  Hiftoria  nomina,che  nel  1 1 7  3.viuendo  il  gran  Milano  in  Li 
berià^Oldobrandino  Canaucfe  fu  eletto  Ccnfok  della  città:re0cc  maneggio  il  luo  confolato 

■    •  con 


CANAVESE  77 

con  pace  e  con  tranquillità  &  ampliolTi  al  Tuo  tempo  perla  ruina  caufata  da  BarbarofTa  Inipera- 
dore,epsarimentefufattoilNauiliodiGozano,  Trillano  Calco  fimilmentefcriuc  nelle  fuchi- 
floriecomc  vn  Oldobrando  pur  de  Canauefi  nell'anno  1205.  ftando  ancor  Milano  in  libertà,  fu 
creato  dal  configlio  Podeftà  della  fua  patria  e  con  fòmma  fedeltà  e  prudentia  gouernò.laqual 
cofa  fcriue  Diamante  Marinone  nelle  fue  memorie  per  compendio  nel  collegio  de  dottori ,  atte- 
fìando  la  famiglia  Canauefe  efler  in  Milano  antica  e  nobile.  Il  medelìmo  narra  Ifidoro  Solano 
nella  orationc  recitata  dinanzi  al  crifìianiilìmo  ReFrancefco  quando  prefe  il  polfcflo  dello  flato 
diMilanOjnoniinateinelTaorationelapiuantichae  nobile  calata  della  mcdcfima  città  "Nella 
ilirpe  Canauefè  fono  anco  molti  lufpatronati  che  teftifìcano  antichità  e  nobiltà  della  ftclfa  fami- 
glia. Fu  parimente  vno  Otorino  Canaucfehuomo  di  configlio  e  di  bontà  nello  eifercitio  mili- 
tare, e  fu  molto  deliro  e  gratiofonel  metter  concordia  e  nel  trattar  le  paci  come  di  ciò  fi  troua 
memoria  .  Quello  hcbbe  vn  fighuolo  chiamato  Gianantonio  dottor  di  Medicina  ,  coltra  al 
molto  credito;  fu  di;colIegio,  il  che  parimente  arguifcc  nobiltà,  il  qual  Gianantonio  fu  creato 
Caualiero  dal  fudetto  Re  Francefco,  e  quello  honoratilTimo  medico  e  Caualiero  fu  auo  dell'Ar- 
dente Academico  Affidato ,  del  quale  il  padre  fu  perfona  d'honorc ,  grato  alla  patria,  &  a^li  ami 
ci .  Fu  ancora  mifericordiofo  de  poueri .  Nel  Piemonte  fimilmente  è  vn  caftello  detto  làn^Gior- 
gio  de  Canauefi ,  e  l'arme  di  quella  progenie  per  elfer  vn  Leone  sbarrato  fi  giudica  che  fia  venu- 
ta di  Germania,  impercioche  il  medefimo  Leone  vfa  per  arme  il  Langrauio  d'Aflìa.  L'ardente 
Academico  vfcito  di  quella  nobiltà,  nella  fua  fanciullezza  bene  inllituito  nella  humanità ,  partì 
di  Milano  e  fi  diede  agli  (ludi  legali  e  con  ogni  diligentia  &  alfiduità  fattofi  prouetto ,  fu  creato 
Rettore  dello  fludio  in  Paula  e  con  prudentia  &  amorcuolezzagouernòlo  lludio  iì  che  non  fi 
fentì  rumore,  ne  confufione ,  non  homicidi  ne  altri  accidenti  pericolofi .  La  qual  cofa  pronofli-^ 
co  come  in  maneggi  di  maggior  importanza  farebbe  felicemente  riufcito .  Fatto  viti- 
inamente  dottore,  ritornato  alla  Patria,  fu  riceuuto  daH'Illufl.c  fapientilTi- 
mo  Collegio  di  Milano  è  nel  rimanente  fecondo  che  conuiene  a 
perfona  nata  nobile^di  buona,  vertuofa,  &  honorata 
vita,  non  ceffandodi  giouarcà  ciafcuno 
nella  fua  profeiTione. 

V        2 


DI   ALESSANDR  O 


'Augello  con  le  Ali  grandi  che  gUndianl  del  nuouo  Mondo  chiamano  Manu- 
codiata,pcr  hauer  pochiilìma  carne  coperta  da  molte  piurac,mai  non  cala  à  ter 
ra  il  quale  11  è  eletto  per  imprefa  Alefl'andro  Farra  Alelfandrino,  cauando  da 
cflb  la  fbmiglianza  dell'animo  Tuo,  cleuatoda  terra  al  cielo ,  defiderando  di 
inalzare  da  quefta  mortale  e  fragil  carne  il  Tuo  fpirito  con  le  piume  della  virtù 
e  con  le  ali  della  diuina  gratia,per  onde  lo  fteflb  Acadcmico  pofTa  guadagnare 
il  nome  buono  &  eterno  e  la  lalute  dell'anima  .  Quefto  tale  augello  propria- 
mente viue  in  aria  e  venendo  à  morte  quella  poca  materia  cade  à  terra  ^  altri  dicono  chel  tutto  in 
ariafì  confuma,  ne  però  fi  truoua  mai  ne  viuone  morto  in  terra,  è  veramente  bella  &  appro- 
priata Impreia  col  motto  sine  pondere  svrsvm,  cioè  fèmpre  l'anima  dee  ftare  in  alto  per 
cheeefTa  tenuta  di  guardare  al  ciclo  e  non  alla  terra,  &il  defìderio  dell'huomo  altro  ogget- 
to per  cofa  principale  hauer  non  dee  che  d'alzar  la  mente  à  Dio  perche  feparando  la  morte 
il  corpo  dallo  fpirito.qucflo  va  in  cielo  nella  ofTeruanza  della  legge  della  gratia  e  quello  fin  al  di 
del  Giudicio  fi  conuerte  in  cenere  8c  a  propofito  fi  fa  chiamare  il  fudetto  Academico  il  desioso  , 
il  quale  è  nato  in  Caftellaccio  luogo  nobile  &  antico ,  &  alcune  caiàte  che  quiui  rifeggono,  fono 
nobili  e  partecipano  della  ciuilità  d'Alefiandria ,  maffimamente  la  famiglia  de  Farri,eirendo  ve- 
ro che  qudb  mcdcfima  ftirpe  è  nobile  ancora  fra  la  cittadinanza  di  Milano . 

Gli  Antenati  del  Defiofo  Academico  hanno  fcmpre  mantenuta  e  mantengono  la  nobiltà  e 
fra  elfi  fono  l'Iati  moiri  e  dottori  e  foldati  con  gradi  d'honore.  Quefto  academico  però  hebbe 
vn  fratello  dottor  di  filofofia  ,  e  di  medicina ,  e  nell'vna  e  nell'altra  profefTionc  era  mirabile , 
chiamato  Carlo  ,  il  quale  anco  fi  dilettaua  dell'altre  fcientie  ,  e  fé  per  vna  fua  continua  infir- 
mitànonfufTe  immaturamente  venuto  à morte  ,  haurebbe  per  dottrina  eper bontà  lafciata 
di  fé  immortale  &  honorata  memoria.  Il  fudetto  Defiofo  da  fuoi  teneri  anni  imparò  la  gramma- 
tica e  fece  molto  profitto  per  la  moka  fua  arduità  e  memoria  j  in  guifa  ch'affai  giouinetto  molte 

belle 


FARRA  78 

belle  cofe  compofe  &  in  larino  &  in  tofcano.venuto  poi  in  maggior  feruor  del  langue^volfe  eircr- 
citarfi  nella  guerra ,  doue  confiimò  alcun'anno ,  con  tutto  quefto&  a  pcrfuafione  del  nominato 
Tuo  fratello  &  ancora  confiderato  e  conolciuto  quanto  hoggi  di,poco  honor  s'acquifti  con  molto 
danno  nella  profeflìone  militare ,  fi  difpofè  di  ftudiare  in  legge  in  Pania ,  doue  dandoli  alle  huo- 
jie  conuerfationi  &  alla  continua  fatiga  legale,  fece  in  pochi  anni  gran  frutto,  ne  mancò  di  atten 
Vdere  alla  bellifllma  notitia  dell'altre  difcipline  participando  di  logica  di  filofofìa ,  di  retorica  e  di 
fpeculationecabaIiftica,eprimaches"addortorafre  accettato  nel  principio  dell'Àcadcmia  degli 
Affidati,  e  dopo  l'hauer  fatti  in  voce  molti  bei  difcorlLmeflc  in  flampa  la  Nobiltà  dcH'huomo,  e 
la  Eccellentia  del  capitano  generale  della  militia,  addottoratofi  poi ,  fu  dalla  fua  patria  .mandato 
Ambafciadore  a  Roma  perche  a  nome  di  quella,baciafre  i  piedi  a  S.Santità  la  qual  compiaciutali 
di  quello  Academico,fpontaneamente  lo  mandò  al  gouerno  d'Afcoli  doue  con  ogni  forte  di  pru 
dentia ,  di  bontà ,  e  di  deprezza  gouernò  quel  tumultuofo  paelè ,  ma  l'inuidia  e  l'altrui  maligni- 
tà che  logliono  fcmpre  a  virtuofi  tendere  le  infidic ,  fu  quindi  da  S.Beatitudinc  leuato  e  proceda 
to  ;  ma  Dio  gloriolo  che  non  abbandona  mai  chi  ben  viue  ,  fcoperfe  in  molti  modi  la  ma  inno- 
centia  con  fauoreuol  concorlb  di  molti  principali  Prelati.  Onde  egli  dubbiofo  per  hauer  prouata 
la  mala  profeflìone  delle  corti,ritornoirene  alla  patria,  quiui  in  bella  &  nobil  donna  maritato ,  di- 
(ègnòdiftareinMilano.MailMarchefediPefcaradicui  era  &  èvaflallo, iomanJòalgo 
uerno  di  Calàlmaggiore  doue  per  alcuni  anni  hauendo  quei  popoli  con  pace  e  con 
giuftitia  adminiftrato,  quiui  fé  porre  in  ftampa  vn  libro  da  lui  intitolato  S  e  t  r  b 
N  A  R I  o  pieno  d'alti  e  rari  concetti,  in  tanto,  faputa  la  morte  del  Marchefc 
di  Pefcara  in  Sicilia ,  doue  era  Viceré,  fi  difpofe  di  vifitare  la  Marche- 
fa  la  quale  ritrouata  in  Ifchia  ella,  lo  ha  trattenuto  come  perfona 
cara,fedele  &  atta  al  maneggio  di  quei  gouerni,i  quali  ben 
che  fatigofi  egli  con  ogni  buona  giuftitia  maneggia  e 
riduce  alla  megliore  obedienza  e  concordia.lpe 
làdofi  cofi  obligato a  gouerni  non  fìa  per 
mancare  di  mandare  fuori  ancorai 
foliti  frutti  delfuo  intelletto  in 
publicQ  benefitio . 


DI  LVIGI 


A  Moli  è  vn'hcrba  ftupenda  per  quanto  ne  fcriue  Plinio ,  ne  tratta  Diofcorì Je, 
ne  ragiona  il  Mathiolo  cittadino  fcnefe  &  Homcro  ne  canta .  ha  quefta  herba 
virtù  di  fcacciare  di  lontano  ogni  animai  velenofo ,  e  di  efTa  il  fuccho  e  la  pol- 
uere  in  bcuanda  Tana  le  piaghe  &  i  morii  velenofi.diuerfità  è  fra  gli  fcrittori  co 
me  fia  colorita,altri  vogliono  che  le  fiie  foglie  negrcggino ,  &  Homero  la  def- 
crine  bianca .  Ha  la  fiia  radice  in  foggia  di  cipolla  &  è  negra,d  alla  quale  herba 
Luigi  Academico  tragge  la  Ibmiglianza  del  fuo  animoj  o  defidcrio,con  ciò  fia 
che  di  fua  natura  habbia  egli  fin  dalla  fua  fanciullezza  conofciuto  quanto  fi  debba  fuggire  e  (chi- 
fare  non  {blamente  i  veleni  ch'occidono  il  corpo,  ma  molto  più  quelli  ch'amazzano  l'anima.  Im- 
però quelli  che  amazzano  in  vn  medefimo  punto  l'anima  el  corpo ,  (bno  le  difobedicnze  de  lànti 
precetti  publicati  dalla  bocca  dello  Spirito  fanto.  ma  è  ben  ch'io  dica  e  manifeftì  vna  nuoua  ope- 
nione,  &  è  vera  e  degna  di  clfere  da  ciafcuno  huomo  giuditiofo  e  da  bene  approuata  à  confufio- 
ne  di  coloro  che  per  infinita  difgratia  della  loro  vita,  hanno  le  Icientiein  dilpregioe  chiamanfì 
praui  e  peruerfi  ignoranti .  Però  diceua  Monfignor  Claudio  Tolomei  che  quefti  ignoranti  fono 
quelli  ch'amazzano  l'anima  con  la  fame,vetandole  quelli  profani  il  cibo  ch'altro  non  è  che  la  fci- 
entia  delle  cole  e  la  voglion  folamente  lòftentar  con  l'otio  mortifero  vencno  della  ftella  anima.  Il 
veleno  poi  dell'anima  e  del  corpo  e  la  federata  vfanzadi  viuere  oftinato  nel  male  operare .  Ma 
Luic^i  per  diffenderfi  da  quelli  veleni  prende  la  lomiglianza  dall'herba  Moli ,  con  difponcre  i  fiioi 
pcnlìcri  a  fcacciar  dal  cor  fuo  i  pericolofi  e  fouerchi  appetiti ,  ftando  lontano  dalle  male  compa- 
gnie e  dalle  federate  pratiche ,  hauendo  l'occhio  di  fchifarc  i  maledici  gli  ignoranti  praui ,  e  per 
quefta  maniera  ha  voluto  vlàre  il  Motto  cioè  hac  venena  fvgantvr,&c  vero  che  chi 
poco  conuerra,molto  da  veleni  altrui  s'a(Iìcura,&  à  propofito  è  chiamato  academicamente  il  r  e- 
M  o  T  o  quefto  Academico  è  anticamente  Parmigiano  &  i  fuoi  in  quella  città  furo  no  fempr  e  buo 
ni  cittadinijli  fuoi  maggiori  però  volfero  habitar  a  Paula  doue  fono  ftad  (èmpre  di  buona  &  di  ho- 

norata 


B  A  R  D  ONE  79 

Borata  vlta,e  fi  fono  apparentati  con  le  cittadinanze  antiche  e  nobili  della  medefima  città .  Il  Re- 
moto però  dalla  fua  pueritia  cominciò  a  dar  opera  alle  Icìcntie  e  ne  fece  conueneuole  acquifto,<S< 
ha  voluto  attendere  all'obligo  ecclefiaftico ,  e  fattofì  facerdotcha  voluto  per  molto  tempo  prati- 
car la  corte  Romana  doue  ha  acquiftate  le  lingue  con  ogni  fòrte  di  perfettione,  e  della  lingua  lati- 
na della  greca  e  della  hebrea  e  per  li  Tuoi  molti  meriti,fu  eletto  propofto  di  S.  Giouanni  in  Borgo 
chìefa  antichiflìma  in  Pauia,edificata  con  molta  magnificentia  dalli  Re  che  in  effa  città  rifìdeua-' 
no ,  e  nel  dare  odore  di  fé  e  delle  opere  Tue  come  li  conuiene  a  vero  e  buon  religiofo,fu  dul- 
Jo  Ecccllentiflìmo  Senato  di  Milano  fatto  publico  Lettore  nella  greca  facultà  prcftan 
4o  molto  giouamento  &  in  publico  &  in  priuato,nó  ricufàndo  fatiga  veruna  per 
giouarcà  chiunchedital  prof elTìone fi  diletta.  Parimenti difìofò di  farli 
flimar  per  religiofo  che  fàppia  goucrnare  il  fuo  greggie,  con  molt4 
affiduità  e  frequentia  ha  dato  opera  alcanonico  &  alla  fàcra  fcri^ 
turaetiamdiofcolaflicaperlaqual  colà  ha  meritato  diel^ 
^r  affunto  alla  dignità,  o  vero  grado  teologale,dou? 
và  tutta  via  più  crefcendo  in  credito  preffoo^ 
^nj  fprte  di  perfòne ,  manfueto,  humiie 
cfreiii|)lar?,egrato. 


DI  ANTONIO 


A  {pada  nuda  con  la  punta  in  fu  con  vn  ramo  d'ollua  attorno,  è  Tmprela  di  don 
Antonio  Londogno  fpagnuolo ,  dalla  qual  figura  ha  trattala  fotniglianzadc 
fuoi  difègniji  quali  fono  in  lui  fiati  Tempre  intenti  alla  giuftitia  &  alla  pace.an- 
coracheper  conferuation  della  pace  hauelTeda  giouinetto  hauto  intentione 
di  attendere  alla  guerra,  inchinatione  Tua  naturale  perche  gli  Antenati  Tuoi 
tutti  hanno  fatto  profeflìon  di  militia  onde  fono  ftati  del  fuo  ceppo  molti  va- 
lorofi  caualieri .  Le  due  figure  adunque  infieme  congionte ,  dinotano  l'animo 
di  eflb  Academico .  EflTendo  però  cofa  certiìlìma,chc  parendo  à  ciafcuno  che  la  guerra  fia  inimi- 
ca alla  pace,  di  lunga  s'ingannano  con  ciò  fia  cola  che  IVna  non  può  ftarfenza  l'altra,  perche  fé 
non  fuffe  la  pace  non  farebbe  la  guerra  e  confegucntemente  non  pò  cffer  la  guerra  fenza  la  pace, 
e  benché  l'vna  fia  priuation  dell'altra  non  ne  fegue  deftruttione,reftando  in  ciafcuna  la  potentia, 
il  che  non  è  fra  la  morte  e  la  vita,  fapendofi  che  quando  qual  cofa  muore  non  fi  gH  da  la  poten- 
tia che  pofia  ritornare  ne  la  medefimavita  mammamente  intendendofi  di  quella  dell'huomo. 
Imperò  quando  e  in  atto  la  guerra  fi  da  la  potentia  che  ritorni  la  pace,  e  quando  e  in  atto  la  pace, 
fi  da  la  potentia  che  ritorni  la  guerra  la  quale  dee  farfi  con  legitima  cagione ,  altrimenti  la  guerra 
è  tirannia,  crudeltà,  vfurpamento,violentia,  partialitàeruinade  populiedepaefi.eper  qucfte 
impertinenti  diffentioni  s'annulla  la  pace  el  mondo  fi  guaita  .ha  parimente  quefto  gentiliflimo 
Academico  voluto  intender  (come  fi  è  detto;)  lafpada  per  la  Giuftitia  la  quale  fi  dipinge  con  la 
fpada  nuda  nella  man  dritta  e  con  la  bilantia  nella  mano  finiftra  o,vero  in  luogo  di  fpada  le  fecu- 
ri,  è  anco  ftata  veduta  lafteffa  Giuftitia,  dipinta  nuda  affomiglianza  di  vergine  fedendo  fopra 
vn  quadrato  di  marmo,  tenendo  con  vna  mano  la  bilancia  con  l'altra  la  fpada  nuda,  in  molte  al- 
tre diuerfe  maniere  e  ftata  dipinta.  Similmente  la  pace  in  più  forte  di  afpetto  è  ftata  rapprefcnta- 
ta  j  e  per  non  cffer  longo  dirò  come  Tibullo  la  difcriue  in  quefti  dui  verfì . 

In  tanto 


LONDOGNO  «= 

In  tanto  ;  pace  alma  yieni  lajp'ga  tenendo  j 
De  pomi  el  tuo  feno  candido  ricco  fta  , 
è  Egli  ancor  vero  che  la  Giuftitia  era  tenuta  per  figlia  di  Gioue  detta  Aftrea,come  fcriuc  Polluce, 
e  le  fu  indrizzato  l'altare ,  alla  Pace  lìmilmente  fu  dedicato  in  Roma  vn  gran  Tempio,  principia- 
to da  Claudio  e  fornito  da  Vefpafiano.Quefte  due  intentioni  ha  voluto  /coprire  l'Autor  di  tale 
Imprefa .  E  perche  è  vero  che  la  pace  fomenta  la  giuda  guerra ,  e  la  guerra  difende  la  pace ,  me- 
delìmamente  la  giuftitia  mantien  la  pace  e  la  pace  mantien  la  giuftitia,appropriatilfimo  adunque 
ha  ritrouato  il  beliilfimo  ingegno  di  V,  Antonio  il  prcfènte  Motto  cioè  e  v  s  t  o  d  i  ae  c  v  s  t  o  s, 
e  dopo  la  commodita  del  Motto  fi  è  eletto  il  nome  Academico  cioè  il  s  i  e  v  r  o  ne  difdicc  fé  ben 
di  quefto  fteflb  nome  fi  chiama  vn'altro  Academico  Affidato ,  eflèndo  diuerfe  le  loro  imprefe . 

La  Famiglia  Londogna  in  Spagna  è  nobile ,  &  Illuftre  e  per  dignità  e  per  gradi  di  caualleria , 
e  fé  ne  fono  fin  bora  a^ettate  le  memorie  per  nominare  i  più  famofi  ,  imperò  non  è  di  poca  te- 
ftimonanza  di  quefta  nobiltà  il  molto  valore  di  Don  Sance  fratello  del  nominato  Sicuro ,  il  qual 
Don  Sance  dalla  fua  giouinezza  tenera  fi  diede  allo  efiercitio  militare  Se  in  molte  fattioni  d  è  ri- 
trouato ,  fi  che  perii  molto  fuo  valore  meritò  di  effer  eletto  fin  al  tempo  di  Carlo  V,  Imperadore 
inmaeftrodiCampo  della  militia  fpagnuola  con  la  quale,  oltra  il  perfetto  reggimento  di  cffa 
mihtia,fièritrouato  in  molte  vittoriofe  imprefe,  e  particolarmente  nel  Piemonte  al  tempo  del 
Duca  di  Seifa,  maifimamente  nella  efpugnatione  di  Moncaluo  e  prima  di  Centale ,  fortezze  del- 
le migliori  e  delle  più  forti  di  tutto  il  Piemonte ,  ma  prima  a  quefte  imprefe,fi  ritrouò  Don  San- 
ce alla  efpugnatione  di  Melferano ,  e  di  Gaianino ,  e  diPonzone  preffo  le  Langhe ,  vltimamente 
fi  è  ritrouato  in  Fiandra  doue  ha  dimoftrato  con  il  configlio,  e  con  la  vigilantia  quanto  esli  fufie 
vero  maftro  di  Guerra ,  Si  dilettò  di  vita  cjuile  e  criftiana  .haueua  non  mediocre  dottrinale  fcien- 
tia  &  molto  più  d'hiftorie ,  era  da  foldati  grandemente  amato  e  temuto,  e  iè  nel  fior  della  Tua  vita 
non  fufle  venuto  à  morte,fi  fperauan  di  lui  gradi  maggiori. Don  Antonio  fuo  fratello  d'aflai  mi- 
nore età  fi  diede  giouinetto  allo  ftudio  delle  fcientie  legali,fin  che  meritamente  ne  acquiftò  il  gra 
jdo  del  dottorato,  onde  ha  hauto  il  maneggio  di  molti  honorati  offitii,  maifimamente  Podeftarie 
e  di  Milano  e  di  Lodi  e  di  Pauia ,  dopo  ciò  perle  fue  \^rtuofe  &  honorate  attioni  fu  fatto 
Senatore  di  Milano  &  bora  è  fiato  eletto  Prefidente  dclMagiftrato  ordinario  fopra 
l'entrate  regie,perfcuera.oltra  l'obligo  del  fuo  offitio,di  compiacerfi  in  ogni 
forte  di  Mufica  trattenimento  degno  d'ogni  periòna  graduata 
&  Illuftre,  onde  in  ogni  luogo  è  amato  e  riucritoda 
tutte  le  forte  di  huomini,  ne  altrementi 
può  effere  poicia  che  nello  alpe 
renelle  parole  e  nel 
le  conuerfiitioni  e  tutto  benigno, 
gentile,grato  e  commune 
mente  benefico , 

X 


DI    FRANCESCO 


VESTA  Corona  Ducale ,  con  vn  ramo  d'oliiia  da  vna  parte ,  &  vn  ramo  di 
palma  dall'altra ,  da  cui  pende  vna  collana  d'oro,  la  qual  foftiene  vn  tronco  di 
Roucre,  è  imprefa  di  Francelco  Oltrana  Pauefe ,  il  qualcaua  la  fimilitudine  da 
quel  tronco  da  ic  inutile,  volendo  inferire  (imitando  la  natura  della  Rouere, 
fpetie  di  Quercia)  ch'egli  confcruala  proprietà  di  detta  arbore,  nata  (come 
ferine  Plinio)  co'l  mondo, che  da  fcrittori  metaforicamente  è  prefa  per  fortez- 
za di  corpo  e  d'animo  &vlàta  fecondo  la  proprietà  dello  ifleffo  nome  perla 
robuftezza  e  gagliardia ,  come  fi  legge  aprello  Marco  Tullio  neiroratore,&  nell pratione  per  Ro- 
fcio  Amerino  ;  icoprendo  il  detto  Francefco  la  fua  modeftia,in  hauer  voluto  prendere  vn  tronco, 
non  tutta  l'arbore ,  rapprefentando  la  (labilità  e  fermezza  dell'animo  fuo  nella  feruitù ,  fìgnifì ca- 
ia per  quella  collana  d'oro ,  la  quale  appela  al  ramo  della  palma,e  dallo  fteffo  ramo  folIcuata,vie- 
ne  parimente  ad  eifere  fblleuatoil  tronco, il  qual  da  per  lèftelfo  nonfi  farebbe  punto  potuto 
alzare  da  terra  ,  per  lo  che  ben  quadra  il  Motto  ,  che  dice  ove  alzato  per  se  non 
FORA  H  A I,  &  al  Motto  è  commodamente  conforme  il  nome  Academico,  cioè  il  fedele. 
effendo  vero ,  che  nelle  virtuofe  attioni  collocate  à  feruigi  de  prencipi,  la  fede  rende  fortezza  al- 
l'animo &  al  corpo .  La  corona  d'oro  con  la  palma  e  con  l'oliua  raprcfènta  la  fereniflima  madama 
Chrifticrna  figliuola  di  Chriftierno  Re  di  Dacia ,  o  Dania ,  detta  ancora  Cimbrica ,  e  di  Elifabet 
figliuola  di  Filippo  Rè  di  Spagna,  e  forella  di  Carlo  V.  e  di  Ferdinando  Imperadori .  Non  re/h- 
rò  di  breuemente  narrare ,  come  la  Dacia  fu  gran  tempo  lotto  i  SalTbni,i  quali  (cacciati  da  popu- 
li  di  quel  Rcgno,fi  eleffero  vn  lor  primo  Rè  cinquanta  anni  prima ,  che  nafcelfe  Giefu  Crilto  no- 
fìro  Saluatore .  da  quefto  Regno  vfcirono  i  Cnnbri ,  e  da  Henrico  primo  padre  di  Ottone  il  Ma- 
gno nel  ioo4.fu  la  Dacia  conuertita  alla  fede  di  Crirto,  nel  1398.  gli  antenati  del  Rè  Criftierno 
cominciorono  à  regnare  e  conquiftorno  la  Nouergia ,  e  la  Suetia,  e  lòtto  quei  prencipi  viiTe  quel 
Regno  fempre  pacifico  e  criftiano .  Morto  pofcia  il  Re  vltimo  di  quel  fangue ,  cadde  quel  Regno 

in  infe- 


'     OLTRANA^  »' 

Jn  infelicilTima  herefìa,  Reftorono  di  Cri/lierno  due  figliuole  reali  di  molta  bellezza,caftità,e  pru 
dcntia,  la  minore  detta  CriftiernafanciuUina  fumaritataal  più  ricco  e  potente  Duca  d'Italia,  e 
forfè  fuor  d'Italia ,  chiamato  Francefco  Sforza  fecondo  di  quel  nome,  &  vltimo  Duca ,  e  non  la- 
fciò  dopo  fé  polkrità  veruna ,  poco  tempo  dopo ,  morto  il  Duca  Ci  partì  la  Duchcifa  Crifticrna 
con  vniucrfal  cordoglio  di  tutto  lobato  di  Milano^  conciofìa  che  chiaramente  fi  conofcclfe  quan 
ta  tranquillità  haueua  da  eflere ,  fé  tanta  alta  Ducheflà  fulfe  rimalhcofi  giouene  al  gouerno  di 
cofi  grande ,  e  fuperbo  fiato .  Il  che  nondimeno  ha  mofirato  nella  morte  del  fecondo  fuo  marito 
del  fingue  reale  di  Lorena  ,  che  pur  giouene  ornata  dì  fingolar  bellezza  di  corpo,e  d'animo,con 
marauigliofa  prudentia  nelle  maggiori,  e  pencolofe  guerre  e  difcordie  in  quelle  parti  ira  Car- 
lo V.  Imperador  fuo  Zio ,  e  Francefco  &  Henrico  Rè  di  Francia ,  il  fuo  fiato ,  e  l'vnico  Sercnifiì- 
mo  fuo  figliuolo  difefe.La  corona  adunque  nella  prefcnte  imprefa  raprefenta  la  Scrcniflìma  Ma- 
dama Criftierna,  al  cui  fcruigio  per  molt'annifu  dedicato  il  predetto  Oltrana  Acadcmico  Affi- 
dato, la  palma  e  l'oliua  fono  iinprefe  della  medefima  Sereniffima,  e  del  gran  Duca  Francefco  fuo 
primo  marito ,  veramente  conformi  à  reali  penficri  di  fua  Altezza . 

La  famiglia  Oltrana  è  nobileSi  antica  nella  città  di  Pauia,có  voce  vniuerfale,che  fia  fiata  fcmpre 
honorata,  e  di  nome  virtuofo  e  grata  alla  città,à  parenti  &  à  gli  amici,  e  volendofi  contare  minu- 
tamente degli  antenati  di  quefia  cafata ,  farebbe  largo  progrefib .  Fu  fra  tanti  vn  Guglielmo  Ol- 
trana ,  il  quale  indirizzò  vn'altare,  &  vn  monumento  nel  tempio  di  fan  Francefco,  fu  dopo  que- 
fìo  Florentio  figliuolo  di  Guglielmo ,  &  auo  del  fudetto  Francefco  Academico,  il  quale  fece  edi- 
ficare parimente  vn'altro  altare  dedicato  à  fan  Florentio  ,&vna  fepoltura  nella  chiefa  di  fanto 
Epifanio,e  fé  le  guerre  non  fufTero  fiate  cagioni ,  che  ne  i  iaccheggiamenti  e  ruine  di  Pauia  ,  mol- 
te fcritture  fufiero  abbrufciate,  e  firacciate,  o  portate  altrouc , fi  vederebbono  molte  nobili  &  an- 
tiche memorie  di  quefia  e  di  molt'altre  famiglie .  Hoggi  à  i  fiidetti  nominati  è  degno  fuccefl^ore , 
Il  fedele  Academico  Francefco ,  li  cui  meriti  in  gran  parte  Ci  comprendono  nella  filma,  che  di  lui 
fa  la  Sereniffima  Duchefla  Criftierna  della  quale  è  primo  fcudiero ,  e  di  efi!b  li  è  preualfo,  e  Ci  prc 
naie  in  negotii  d'ogni  importante  bifogno ,  e  per  la  fedeltà  e  diligcntia  fua .  La  detta  Screnifiìma 
Duchefiaglihafpontaneamentcaifcgnato  dugento  feudi  d'oro  di  entratal'annoa  beneplacito 
d'ella  durabile .  Parimente  intefb  il  continuo  tumultuare  della  città  di  Dertona  fua  giuriditione, 
perle  partialità  ch'erano  in  quella ,  per  metterui  fefto ,  concordia ,  eleflè  il  dottor  Pietro  Paulo 
Meligari  lureconfulto ,  e  fuo  confìgliero ,  infieme  con  Augufto ,  e  con  Francefco  Oltrani  e  fratel 
li  i  quali  con  ogni  piena  autorità  riduceflcro  alla  concordia  la  detta  città  co'l  fuo  territorio .  Ha- 
uendo  fua  Altezza  dopo  ciò  conofciuta  tutta  via  maggiore  la  diligcntia ,  &  incorrottibil  fedeltà 
del  fopranominato  Francefco  lo  ha  creato  maggior  domo  maggiore  de  fua  real  cafa  e  configliero 
de  fuoi  fiati ,  e  più  alto  fua  Serenità  lo  collocarebbe  quando  più  alti  gradi  conceder  gli  potelTe  fra 
Tuoi  più  cari .  Molt'altre  cofe  degne  dilaudefipotrebbeno  dire,  le  quali  fi  tacciono  j 
ballando  folamente  fapere  che  la  fedele  &  honorata  vita  del  fudetto  acade 
mico  fa  vero  e  chiaro  tefiimonio  di  quanto  fi  dee  filmare  da  cia- 
fcunOjilche  fi, vede  e  s'intende  cometa  Illufirifiima 
Academia  degli  Affidati  lo  ama& 
aflai  lo  pregia. 

X        » 


DI  HIPPOLITO 


VESTI  due  Libri  fono  figurati  per  i  dueteftamenti  cioè,iI  vecchio,&'  il  nuo- 
uo,pofti  per  imprefa  conueneuole  di  quefto  degno  prelato  Academico .  Il  li- 
-  bro  con  dicci  fegnacoli  è  il  teftamcnto  vecchio ,  doue  lì  contengono  tutte  le 
mifteriofe  figure  che  marauigliofamente  predicono  lo  auenimento  del  Melìa 
GiEsv  Cristo  e  li  dieci  fegnacoli  rapprefentano  li  dieci  comandamen- 
ti della  legge,dati  al  populo  eletto ,  accioche,  e  col  cuore ,  e  con  l'opere  tutti 
gli  oiTeruadero ,  l'altro  libro  con  dodici  legnaceli  j  è  quello  della  nuoua  legge 
dinotando  i  dodici  Articoli  della  criftiana  fede . 

La  Famiglia  Rofcia  anticamente  romana ,  detta  volgarmente  de  Roflì  Conti  di  fan  Secondo 
territorio  Parmegianoèlllultre  per  merito  di  caualleria,  di  prelature,  e  di  dottrina,  &  ancora 
che  per  più  di  ottocento  anni  gli  huomini  di  quella  calata  per  le  loro  valorofeatrioni  fino  a  i  tem 
pi  di  Otone ,  primo  di  quello  nome  Imperadore ,  fulfero  più  volte  da  Papi  (  che  all'hora  faceua- 
no  refidenza  in  Oruieto)  eletti  per  conlòli,  e  per  capitani  (dignità in  que  tempi  di  molto  pregio) 
non  dimeno  per  non  allungarmi  troppo,  cominciarò  breuemente  a  trattare  di  alcuni  moderni,  e 
primamente  di  vn  Rolando  Rofciojl  quale  oltra  le  marauigliofe  doti  del  corpo,  fu  ancora  do- 
tato delle  virtià  dell'animo ,  molto  letterato ,  di  gran  pietà,  &  amoreuolezza  verfo  i  luoi  amici, & 
della  fua  patria  Parma .  Quello  fu  quattro  volte  conlble  della  fua  città ,  e  con  grande  ardire  non 
folamenrefoccorfe  Borgo  fan  Donino  da  gran  numero  de  potentati  vicini  alTèdiato  ,•  ma  rom- 
pendoli liberò  la  terra ,  come  fi  troua  Icritto  nelle  hillorie  di  Parma  .  A  coftui  fuccelfe Bernardo 
Rofcio  in  quel  tempo  che  Federico  Imperadore ,  fecondo  di  quello  nome,tirannicamcnte  s'in- 
lìgnorl  della  città  di  Parma ,  all'hora  quello  buon  cittadino,  fatto  vn  gagliardo  sforzo,quindi  né 
cacciò  il  gcrm;inico  prefidio ,  e  la  futtopolc  alla  autorità  della  lànta  romana  Chiefa ,  fedendo  al- 
l'hora Papa  Gregorio  nono.  Federico  deliberato  al  tutto  di  racquillarla,vi  pofe  vn  grollb  elferci- 
to  attorno  3  e  per  potere  più  longamente ,  e  con  agio  perfeuerarenell'airedio,  edificò  dalla  parte 

verfo 


R\ascio  «* 

vcrfbPLicenzavn  luogo  nominandolo  Vittoria.  Ritrouandofila  cittàin  tanta  ftrettezza ,  e  ri- 
dotta ad  vna  eftrema  calamità ,  Bernardo  ingrofTate  le  guardie ,  e  raunata  gran  copia  de  foldati , 
aiutato  da  molti  Tuoi  amici,alla  Iproueduta  vici  fuori,  e  valorofamente  ruppe  i  nemici ,  e  coli  libe 
rata  la  patria  fccefpianare  quella  nuoua  città  •  A  Bernardo  fucceATe  Guglielmo ,  il  qual  veggen- 
tlo  di  nuouo,  Parma  (ìgnoreggiata  da  gli  Imperiali ,  &  elFendo  egli  fuorufcito ,  né  potendo  lòp- 
portare  che  la  diletta  Tua  patria  ftelTc  fòtto  quél  inquieto  giogo,  vna  macina  partitofì  da  Borgo 
làn  Donino  con  buona  copia  di  gente,  prefa  all'improuiita  la  porca  di  Tanta  Croce  .entrò  nella 
città,  e  le  prigione  Giberto  da  Correggio ,  che  à  nome  dello  Imperadore  gouernaua  la  città  .  e 
poi  per  defidcrio  di  mantenere  in  pace  la  Tua  patria,  diede  per  moglie  Madalena  Tua  figliuola  al 
detto  Giberto,  il.che  non  potè  però  hauer  forza  di  acquecare  l'animo  del  Genero,  perche  rauna- 
ti  di  nafcolto  moki  della  Tua  faccione  ,  fcacciò  a  viua  forza  il  fuocero  il  qual  cutto  mefto  e  dolente 
il  riduile  a  Padoua ,  doue  fra  pochi  giorni  fini  la  Iba  vira ,  e  fu  fcpellito  nella  Chiefa  di  fanto  An- 
tonino come  hoggidi  lì  può  vedere.  Coftui  lafciò  dopo  fé  tre  figliuoli ,  cioè  Rolando ,  Marfilio,c 
Pietro,  tutti  huomini  di  gran  valore,  Rolando  come  generale  della  lanca  Chielà,difefe  Parma  dà 
AzzQ  Yifconte .  Quefto  gouernò  poi  quella  città  a  nome  del  Pontefice ,  e  riceuè  molti  populi  vi^ 
Cini  obcdientialla  lua  patria .  In;  poi  da  Sigifmondo  di  Boemia  Rolando  infieme  co  i  fratelli  fat- 
to padrone  di  Parma  -  Vgolino  Rofcio  fu  da  Papa  Giouanni  xxu.creato  Vefcouo  di  Parma.  Mar 
lìlio  fratello  di  Rolando ,  ornato  dell'arti  liberali,  e  famofo  nell'arte  militare ,  fu  dal  mcdehmo 
Sigifmondo  parimente  con  priuilegi  confirmato  fignore  di  detta  città.Coftui  fu  grato  a  Ludoui- 
co  BauarOjC  fu  generale  ce  Venetiani  nella  ilpugnatione  di  Verona,e  ncU'acquifto  d'vna  tanta  vie 
toria  morì .  Pietro  viuendo  ancora  Marfilio,fu  eletto  capitano  de  Venetiani,  de  Fiorentini,&  del 
Marchefe  di  Ferrara  per  debellare  Martino  della  Icala,  ne  Marfilio ,  ne  Rolando  il  giouene  man- 
coronodi  ritrouarfiin  tutte  quelle  faccioni,  e  guerre  fin  canto  che  Maitino  fu  fuperato ,  Nella 
ifpugnatione  poi  del  cailello  nominato  Monfelice  fu  ferito  del  che  né  mori  cffendo  giouine.Iaco 
mo  Rofcio  nato  di  Marfilio,fu  Vefcouo  di  Luni  &  di  Verrona,&  poi  Arciuefcouo  di  Napoli. Pie- 
tro cognominato  il  Magnifico  Terzo  nipote  di  Pietro  il  vecchio  ,  oltra  le  lodi  che  meritaua  per 
la;  lua  molta  'doccriha  ,  fuancoraVam'ofoTldrariiii,  con  ie  quali  liberò  Parma  dalle  mani  di  Otto- 
bonotiranno.nella  quale  e  venuta  poi  in  potere  di  Filippo  VifconteDucadi  Milano  cacciato- 
ne Rolando  Pallauicino;  vilfc  quietamente.  Piecro  Maria  il  giouine  fuccelfe  Conte  di  fanco  Se- 
condo prima  genicura  e  padre  del  lo  pran  orni  nato  Hippolito  Vefcouo ,  &  Accademico ,  fu  vera- 
mence  in  queflo  noftro  fecolo  la  gloria  dell'elfercitio  milicare.  Seguitò  Carlo  V.  a  Vienna ,  a  Tu- 
riih ,  &  in  altri  luoghi  fempre  col  fuo  grado  di  Colonello ,  allenato  fotto  la  difciplina  del  gran 
Giouanni  de  Medici  fuo  Zio,  e  mentre  ch'egli  fedelmente  focco  Cefirc  s'inuiaua  all'alcezza  di 
maggior  gradi; fu  dall'alcrui  inuidia  perlèguiraco ;  onde  chiamacoda  FrancefcoprimoRede 
Erancia ,  per  i  fuoi  merici  fu  ornaco  del  collare  di  fànco  Michele ,  e  di  cucce  le  dignicà  milicari,  ma 
nel  fiore^ieli'età  fua  morì  •  Hebbe  il  conce  Piecro  Maria  più  fracelli  alcri  nell'armi  valorofi;&  alcri 
honoraci  per  prelacure .  Lalciò  ancora  molti  honoraci,  e  valorofi  figliuoli ,  fra  i  quali  il  primoge- 
nico è  il  Conte  Troiolo  gratilfimo  caualiero  al  Re  Catolico,  pieno  di  valore  &  capitano  di  caual- 
leria.  Hippolito,è  l'altro  eletto  da  Dio  a  fuoi  fanti  feruigi  per  Paftore  del  fuo  gregge  nella  città  di 
Paula ,  quefto  relìgiofamente  gouerna  le  lue  pecorelle ,  piaceuolmente  le  ammonifce,  e  rigorofa-' 
mentc  le  caftiga ,  e  con  tal  defirczza  regge  il  fuo  clero  che  in  pochi  luoghi  della  crilhanita  fé  ne 
può  vedere  vno  cofi  bene  &  religiofamente  infticuico.Diftribuilce  i  fuoi  beni  alli  edificii  ccclefia- 
itici ,  a  peneri ,  &  a  loftencamenco  di  fua  famiglia ,  e  per  ciò  ha  egli  vfato  il  Motto  r  e  g  i  m  e  h 
BiNC  ANIMI  ecognominafioRTOF  i  lo  cioè  amatore  del  retto,  il  che  Egli  moftra  in  cucce  le 
fue  accioni  le  quali  furono  graci  &  effemplari  dinanzi  agliocchi  malfimamence  del  fmcillìmo  con 
eilio  Tridencino,  per  la  qual  cofa  moki  principali  Prelad  lo  amano  e  lo  ftimano  aliai  onde  (Ih* 
^eranza  di  grado  maggiore.  ^ 


DI LVCA 


"^  due  Colonne  ad  Imitatlone  di  quelle  del  teftamento  vecchio ,  che  Dio  glo^ 
riofo  diede  per  ifcorta  al  populo  d'Ifraelle,  che  caminando  per  vn  gran  defer- 
to ,  vna  delle  quali  col  fuoco  in  cima ,  o  che  fuffe  tutta  fuoco  in  guifa  di  colon 
na ,  fcopriua  di  notte  la  ftrada  accio  chel  populo  fudetto  non  perdefle  il  cami- 
no, l'altra  col  fumo  fu  la  Vetta  ,o  che  fufle  tutta  fumo ,  pur  inguifa  di  colonna 
chel  giorno  palefàuail  dritto  vÌ3ggio,ondeil  populo  di  Dio  caminauacon  cer 
ta  e  fìcura  guida.fono  Imprela  di  Luca  Contile,onde  egli  caua  la  fòmiglianza 
de  fuoi  penfieri, volendo  inferire  che  a  quella  felua,quefta  noftra  humana  vita  s'allomiglia  la  qua 
le  caminando  per  quefto  ombrolb  ofcuro  e  tenebrolò  mondo,lèmpre  quiui  fi  vede  perduta  la  via 
o  fmarita ,  come  ciò  canta  Dante  nel  primo  terzetto  del  primo  capitolo  dell'Inferno  cioè 
TvjY/  wfi^o  del  lamin  di  nojlra  vita 
Mi  ritrouai  in  vnafelua  ofcura 
Che  la  diritta  via  haneofmarrita. 
Volendo  dinotare  quel  mirabii  Poeta  come  quedo  mondo  terreno  fi  pofià  meritamente  chiama- 
re vnbofco  inhabitabile  fpauentofoepicno  di  fmarrimenti,  nccifitruoua  mailadirittafira- 
da  ,  fé  non  con  la  fcorta  della  diuina  gratia ,  la  quale  altro  non  è  ch'vno  ineftinguibil  fuoco  della 
infinita  mifcricordia  di  Dio.  Il  fumo  di  giorno  ci  guida  per  quefto  Defèrto,  perche  il  Sole  ci 
abbaglia  troppo  la  vifta  per  gl'infiniti  oggetti  terreni ,  de  quafi  il  fenfodiuenendone  vago  fuor 
di  raifura,  abbandona  le  fleffo,  onde  l'anima  lo  rtrcnge  a  prender  la  dritta  via  conia  guida  del 
fumo  cioè  con  fcrare  gli  occhi  jitani  oggetti  mortali ,  elfendo  vero  ch'in  tal  maniera  fi  può  cono- 
fcere  Dio,e  ciò  dice  11  Profeta  Dauide  in  vno  de  fuoi  Salmi  cioè  Sicvttenebraeeivs  ita 
ET  LVMEN  Eivs.lo  conofcc  il  criftiano  per  lo  lume  della  gratia ,  e  non  lo  conofce  però  con  la 
forza  dell'intelletto  per  la  olcurità  della  fua  incomprenfibile  Eflèntia ,  ofcurità ,  dico,  in  quanto 
alla  noftra  debolezza  &  indegnità,  e  ben  diflèlfàia  al  4J.  capitolo.  TV  dio  sei  nascosto 

-  '  &  in 


CONTILE  i} 


te  in  vno  de  fiioi  Ibnetti  crift jani  qucfto  Academico  a  tal  propofito  cofi  dice , 

Come  vno  e  ftmpliciffìmo  Monarca, 
f;        E  Dio  tenebre  agli  occhi  a  cuori  errore j 

2U  come  di  Vietate  immenfo  ^more 

Ogni  cofa  è  di  lui  ricetto  &  jlrca 
DI  quefta  Imprefa  già  pafFati  14.  Anni,  fu  il  Contile  inuentore.e  moflrolla  al  Rufceiii  il  quale  ha 
uendola  attribuita  a  Bartolomeo  Vitellozzi ,  di  nulla  ha  difpiaciuto  allo  fteflb  inucntore.vero  è , 
che  per  dimenticanza  il  fudctto  Rufceiii  non  vsò  iJ  proprio  motto  cioè  altervtra  monstra 
TVR  ITER,  a  propofito  della  inuentione  del  fudetto  contile  il  quale  imitando  la  (òpranomina- 
ta  hiitoria ,  promette  con  i  continui  preghi  a  Dio ,  di  caminare  in  queita  valle  ofcura  con  la  gui- 
da dell'vna  e  l'altra  colonna,  onde  academicamente  ha  voluto  chiamarfi  il  g  v  i  n  a  t  o ,  confidati 
dofi  nelle  parole  di  Giefii  Crj(to  quando  dice,  ninno  viene  à  me  fe'l  mio  Padre  non  lo  tira.  Q.i!e- 
fto  Academico  è  difèefo  della  antica  fìimiglia  Ildobrandina ,  detta  hoggi  Contile.ma  quando 
mancò  la  buona  fortejfi  tacque  il  primo  cognome .  Il  Bilàuo  fiio,  per  non  ricordare  i  più  antichi, 
fìchiamòGiouannihuomohonoratoeiHmato  e  finì  in  lui  la  miglior  fortuna  più  per  difgratia 
che  per  demerito.L'Auo  però  dello  ftelTo  Guidato  fi  chiamò  Luca  fu  huomo  di  conto,prefe  mo- 
glie in  Perugia ,  da  canto  di  padre,  fu  lei  de  Beuignati,  antica  familia  e  nobile,  da  canto  di  madre 
de  Baglioni,  i  quai  parentadi  arguifcono  chi  fulle  la  cala  Contile  -  Il  padre  del  mcdcfimo  Acade- 
mico rimafto  folo  del  fuo  làngue ,  difcadè  dalla  nobiltà  non  già  per  opere  di  mala  vita ,  impcrcio 
chequefta  calata  non  patì  mai  voce  d'infamia,ma  per  effercitio  non  conueneuole  a  gli  antenati 
luoi.Rimaleil  Guidato  fc-nza  padre  di  xv.anni  con  quattro  fratelli  minori  di  lui. Egli  di  x.anni  fu 
alleuato  in  Siena,attefc  alle  lettere  &  alla  mufica.fhidiò  in  quella  città  in  gj^mmatica  in  Logica, 
in  filolbfia&  nelle  fcientiemathematiche:dexxiii,anni  andò  a  Bologna,  quiui  fottoilBoccadi 
Ferro  ftudiò  fette  anni ,  fu  molto  amato  dal  fignor  Giulio  Boiardo  Conte  di  Scand!ano,e  mena- 
to da  lui  con  molto  fauore  per  tutta  la  Lombardia ,  fu  condotto  a  R  orna  dal  gran  Cardinale  Tri- 
uultio  detto  Auflino ,  quiui  con  molta  commodità  frequentò  gli  ftudii  per  fei  anni,  e  fu  riceuuto 
nella  Academia  della  Virtù  doue  era  il  eoncorfò  de  primi  fplendori  di  tutte  le  fcientie.  Mandollo 
il  fudetto  Cardinale  a  Milano  perche  alcune  cole  d'importanza  negotia(Te  col  Marchele  del  Va- 
fto.  il  quale  Guidato,  dopo  lo  hauere  bene  fpediti  i  negotii,  fu  ritenuto  a  feruigi  di  fua  Eccel. an- 
cor che  mal  volentieri  haueffe  lafciato  Roma  ,  hauendo  ièmpre  haucoil  cuore  di  fèruire  alla 
Chiefa.fu  mandato  poi  dal  fudetto  Marchefe  a  trattar  diuerfi  negotii  con  diuerfi  Principi. morto 
il  Marchefè,fu  dato  al  gouerno  del  Marchefe  di  Pefcara  d'anni  x vi.accompagnollo  a  Napoli,on- 
de  il  fudetto  Guidato  fi  partì  con  buona  &  honefla  occafione,e  ritornato  a  Milano,  fu  molto  gra- 
to a  don  Ferrante  Gonzaga  il  qua!  ^\  preualfè  di  quefto  Academico  in  molte  honorate  occafioni. 
partito  Don  Ferrando  dal  gouerno  dello  ftato ,  fu  chiamato  dal  Cardinale  di  Trento,  ancor  che 
iulfe  apparecchiato  di  ritornarfene  a  Roma,  feruì  con  molte  fatiche  anni  fei ,  fin  chel  detto  Car- 
dinale partì  dal  gouerno  di  Milano ,  il  Guidato  dopo  ciò  andatofenea  Piacenza,fu  richieflodi 
andar  a  'Vcnetia  per  negotii  del  Sig.  Sforza  Pallauicino,e  quiui  fu  connumerato  nella  Academia 
Venetiana .  Ritornato  a  Milano ,  fu  mandato  CommilTario  in  Pania  doue  era  principiata  la  feli- 
cifTima  Academia  degli  Affidati  la  quale  amoreuolmentefidegnò  di  riceuerlo,doue  già  dieci 
anni  fi  e  trattenuto  &  anco  fi  trattene  fin  tanto  ch'altra  piu  commoda  occafione  £?li  mandarà 
Dio  Sanci;Tuno  al  quale  ha  indirizzata  la  vifta  del  cor  fuo . 


DI   CESARE 


A  Palma  nata  fra  fa/ìì  quafi  luoghi  infòliti  di  fi  degna,  pianta  la  cui  mirabii  na- 
tura e  prerogatiua  è  a  tutto  il  mondo  manifcrta^èlmpreladi  CefarMaio  da 
Napoli .  traggendo  Egli  la  fomiglianza  del  Tuo  natale ,  e  de  fuoi  pafTlui  e  f  utu- 
ridifegni.  Eifendo  la  verità  che  quefto  Academico  nato  poueramcnteedi 
lignaggio  ofcuro,ha  con  le  opere  moftrato  che  ancornei  luoghi  inculti,e  fafTo- 
fi  la  natura  fa.  produr  arbori  è  frutti  di  ftupore  e  di  marauiglia  come  veramente 
i  luoghi  tali  iìeno  indegni  dei  locati  loro.Cauapanmcntela  fomiglianza  de 
fiioi  penfieri  dalla  natura  della  Palma  laq  uale  oltra  che  refifte  a  pefì  &  alle  violentie.è  anco  arbore 
dedicata  a  Pallade  cioè  Sapientia,  dmotando  quefto  valorofo  Academico  douer  fempre  con  l'a- 
nimolìtà  del  cor  fuo  refiftere  al  pefo  della  pouertà  e  della  fua  baffa  forruna ,  anzi  con  naturai  fa- 
pientia ,  e  fortezza  e  robuftezza  di  corpo  lì  è  pofto(fatto  foldato  )  a  tutti  i  pericoli  di  fortuna  e  di 
guerra,  nes'auilì  mai  fé  bene  era  nato  d'arido  terreno,  &  a  quefto  propoiìto  ha  vfato  il  Motto 
NEC  A  R  V I  T ,  che  fé  la  Palma  e  nata  fra  faflì  venne  però  creicendo  e  fruttando ,  lenza  feccarfi 
però  fi  volfe  academicamente  chiamare  I'a  r  i  s  i  e  a  t  o . 

Nacque  Cefare  per  quanto  fi  legge  nella  hiftoria  della  fua  vita  ,  in  Napoli ,  altri  dicono 
in  vna  villa  fra  Napoli  e  Matalone.e  fuo  padre  fu  medico,  non  fi  fa  però  fé  fufle  dottore,o  no^mo^ 
ri  che  Cefare  era  di  quattro  anni  j  e  maritatafi  fua  madre  lo  abandonò  onde  andò  ramengo  per 
quei  contorni ,  venuto  alla  Età  di  xvii.anni  fi  deliberò  di  accompagnarfi  con  alcuni  e  far  l'elfer- 
citio  di  guerra  .  Però  haucndo  prefentito  chefi  faceuano  guerre  in  Lombardia,fu  auucrtito  che 
vna  nane  carica  di  viandanti  partiuaper  Roma,  egli  s'accompagnò  con  certi  &  entrò  inNaue 
ma  come  il  vento  fuife  contrario  ne  fi  fperaua  per  qualche  giorno ,  che  fi  potcifcro  partire,  clfen- 
dogli  rimadi  in  borfa  circa  fette ,  o  dicci  carlini ,  Imontò  e  prefa  la  via  per  terra  alla  volta  di  Ro- 
ma douc  arriuato  hebbe  forte  di  accomodarfi,  con  vn  Cortigiano ipagnuolo  col  quale  flette  mol 
to  tempo ,  ma  come  Cefare  fulfe  di  robufta  ,  e  gagliarda  vita ,  accortofi  che  la  moglie  del  corte- 

giano 


MAIO  »4 

giano  gli  haueua  a  tutte  le  hore  l'occhio  adoflb,  è  di  più  tentatolo  in  diucrfe  maniere,  diibbiofb 
chcl  padron  non  fé  n'accorgefTc ,  ritrouatofi  à  ordine,  fi  partì  per  Lombardia  &  andò  a  Crema  e 
quiui  da  Renzo  da  Ceri  fu  afloldato ,  nelle  quottidiane  occafìoni  per  dui  anni  dato  buon  conto 
di  fé ,  fu  trattato  di  doppia  paga ,  e  due  volte  combattè  a  campo  chinfo ,  eflendo  venuto  alla  età 
di  trentatre  anni  in  circa  fi  deliberò  di  andare  alla  guerra  d' Vrbino  fatta  da  Papa  Leone^e  fu  gra- 
duato dal  Duca  e  fuquefto  chelopofe  inanzi .  Finita  quella  guerra  ritornando  in  Lombardia 
per  fufpetto  fu  prefo  da  Signori  Venetiani  e  lo  tennero  per  molti  mefì  in  prigione ,  e  col  mezo  di 
certi  frati  fcampò  di  carcere ,  andò  alla  volta  di  Milano  elicndo  il  Duca  Francefco  fecondo  affe- 
diato  in  Cartello ,  s'accomodò  Ccfare  con  la  militia  Italiana  condotta  a  feruigi  dell'Imperio  ma 
prima  fu  chiamato  dal  Medechino  che  fu  iVIarchefe  di  Marignano  e  fu  di  molto  giouamento 
allo  fteifo  Marchefe  malfimamente,  che  Cefare  oltra  molte  altre  fittioni  ,  prefc  Mandello 
e  cominciò  fin  a  quei  tempi  acrefcere  in  maggior  credito,  militò  fotto  Profpero  Colonna  e 
poifottoil  Marchefe  di  Pefcara  il  Vecchio,  fece  molte  prone  come  capitano  fotto  Antonio 
da  Lena  e  fu  egli  cagione  che  fuife  rotto  Monfignor  San  Polo,  fu  mandato  a  Pania  dal  Leuci 
vsò  gran  vigilantia  fatiga ,  e  confeglio  per  difender  la  città ,  hauendo  egli  la  parte  dell'Arfenale 
in  difefa,  ma  non  hauendo  la  pouera  città  prefidii  a  badanza  fu  prefà  e  crudelmente  fàccheg^ia- 
ta.fi  ritirò  a  Milano  e  fu  mandato  in  Piemonte  dal  cardinale  Caracciolo  fucceffo  Gouernatore  al 
Leua,fi  portò  nel  pafiare  i  monti ,  che  fece  il  Delfin  di  Francia,  molto  valorofàmente.  fiicceduto 
il  Marchefe  del  vafto  al  Gouerno  &  al  Generalato  per  S.  Cefarea  Maeftà  in  Milano ,  fi  prcualfe  di 
Cefare  fatto  Colonello  e  Gouernotore  diVulpiano,  onde  fempre  per  molti  anni  fu  moleftoa 
Turino  e  fu  per  prenderlo  con  la  firatagemma  de  carri  di  ficno,fe  non  fulfc  ftato  il  difetto  d'alcu- 
ni .  Si  ritrouò  alla  giornata  di  Ccrafuola .  Si  trouò  al  foccorfo  di  Nizza  ,  fu  de  principali  alla  efpu 
gnatione  del  Mondoui ,  chiamollo  Carlo  V.  alla  guerra  di  Germania  &  hautane  quella  gloriola 
Vittoria  creò  Conte  d'Ano  Celare  e  Marchefe  di  Monchriuello  e  maftro  di  campo  in  Piemonte 
doue  ritornato  fu  chiamato  da  Papa  Pio  1 1 1 1.  e  gli  eflìbi  gradi  in  feruigio  della  chiefà  ma 
non  volfe  abandonare  i  feruigii  del  Rè  Catholico  prima  che  fulfe  chtamato  dal  Papa 
fu  fato  Gouernatore  di.Pauia .  Seguì  il  Marchefe  il  giouine  nel  fecorlò  di  Cuni , 
efpugnòPonzone,  eifendo  Gouernatore  di  Milano  Don  Giouanni  Fisjue- 
roa, fi ritrouo  col  Duca  di  Seffiuiellaefpugnationedi  Centaleedi 
Moncaluo  •  Finalmente  rappacificate  le  cofe  fra  il  Rè  catolico, 
&  il  Rè  Henrico  di  Francia,  fu  fatto  Gouernatore  di  Arti  e 
quiuidiS^.anniin  circa  finì  fua  vita,effendo  flato 
fempre  huomo  giuflo  e  crifliano.come  nelle  hi- 
ftorie  di  fua  vita  ftampate  Ci  può  appienQ 
iàpere  quanto  fia  flato  il 
valor  Tuo  • 


DI HESTOR 


:  R  A  le  Aellc  figurate  nel  cielo  ottauo  (che  fi  dice  ancora  fermamento)lè  ne  ve- 
de vna  eclifTata ,  &  in  parte  ofcura ,  e  qiiefta  è  Imprefa  di  Heftor  Vifcontc  ca- 
uando  dalla  parte  ofcura  fra  le  tante  altre  in  tutto  lucide  e  chiare  la  fomiglian- 
za  dell'animo  fuo  ,  &  della  fua  intentione  ,  impercioche  prefumcndcfi  egli 
dielTere  huomoper  fangue  chiaro  ,  e  per  fatti  ofcuro  in  quanto  alla  fama 
&  alla  buona  notitia  ,  che  donerebbe  effcredi  lui  ,  ha  con  ogni  inftantia 
ricercato  di  entrare  rell'Academia  de  gli  Affidati ,  la  quale  egli  paragona  alle 
chiariiTime  fìelle  del  cielo ,  per  conto  delle  virtuofe ,  e  nobili  pcrfone ,  che  in  effa  Aciidemia  col 
mezo  delle  fcientie  mandano  i  raggi  del  buon  nome  per  tutti  i  luoghi,  confidandofi  Hcflor  fatto 
AcademicOjdi  partecipare  di  quel  tanto  (plendorc,  e  t  he  in  tutte  le  parti  la  fua  ftella  diuenghi  lu- 
cente e  chiara  co'l  mezo  ancora  delle  virtuofe  e  caualierefche  operationi  fue.  e  pero  egli  fi  è  com- 
piaciuto di  accompagnare  quefta  fua  figura  con  quello  motto  hic  fvsca  nitebit.  e  faggia 
inente  quefto  generofo  Acadcmico  ha  faputo  di  iì  leggiadra  e  gentil  Imprefa  accommodarfi,imi 
tando  la  natura  cclefte ,  e  dimoilrando  come  in  niuna  altra  più  commoda  maniera  può  rhuomo 
di  honore ,  guadagnarfi  il  buon  nome,  fé  non  con  la  conuerfatione  de  dotti ,  e  de  gli  amatori  di 
virtù,  e  di  gloria ,  ne  per  altro  Iddio ,  e  la  Natura  hanno  fatto  che  l'hucmo  fia  animai  fociabilc , 
fé  non  perche  gli  Idioti  conucrfino  con  i  dotti,  gli  ignobili ,  coi  nobili  li  ftolti ,  co  i  faui ,  i  pufil- 
lanimi ,  co  i  magnanimi ,  gli  afpri  con  i  benigni ,  i  trilli  co  i  buoni ,  e  ben  fi  vede  e  fi  toccaCcome 
fi  dice)  con  mano  di  quanto  giouamento  fieno  le  virtuofe  congregationi  nelle  città ,  per  le  quali 
non  folamentc  fi  viuc  in  quiete  e  pacificamente  in  effe  città,  ma  ancora  nelle  prouincie,  e  regni, 
conciofia  cofa  che  1*  otio  nelle  perfone  ritirate  e  fenza  pratica,  cagiona  molti  difordini,  come  di- 
fegni  empii,  crudeli,  e  dishonefti,  onde  ne  riefcono  poi  le  rouine  de  populi.  Ha  voluto  quefto 
Academico  chiamarfi  L'offvscato,  nome  veramente  conforme  &  alla  figura  &  al  Motto. 
LaftirpcdicuiHeftorèvfcitoè  chiariflìma  &  Illuftrc  in  tutto  il  mondo  e  fàràfempre  tale  in 

tutti 


VISCONTE  «^ 

tutti  i  fecoli  e  ben  fi  fa  chi  fia  la  famiglia  de  Vifconti,  la  quale  per  molto  tempo,ha  tenuto  il  prìnci 
parodi  Milano,  e  quafi  di  tutta  la  Lombardia  e  di  vna  gran  parte  della  Liguria ,  e  della  Tofca- 
na ,  di  quello  langue  e  de  capi  principali  è  nato  quello  Academico  detto Toftufcato ,  ne  è  cola 
conueneuolein  coli  poco  (patio  trattare  di  quella  generolaflirpe,  il  cui  valore,  non  baftano  mol- 
li libri  (che  llampatilònoj  ad  ilphcare,  imperò  cheècofa  nota,  che  gh  antenati  di  Heftorfono 
vfciti  da  Bernabò  Fratello  di  Galeazzo ,  e  nipote  del  fecondo  Mattheo,  e  fuccelTmamente  quel- 
li che  ne  nacquero  hanno  mantenutole  mantengono  la  linea  di  cofi  lUullre  progenie  la  quale  per 
ledilfcntioniedifcordieèrimafapriuadicofi  polfenteegran  dominio,  paflfato  poi  per  mellito 
<licauallierefcovalorejnella  inuicta  cafa  Sforzefca,  della  quale  mancata  la  linea,  per  ragione  U 
detto  dominio  e  peruenutofotto  l'autorità  della  Augnila  e  reale  cafad'Aullria.IlpadrediHe- 
(lor  Academico  full  fignor  Pallauicino  Vifconte  perlbnaggio  dalta  (lima,  e  d'animo  inuitto. 
Hebbe  quello  figliuolo ,  e  fin  da  picciolo  lo  cominciò  a  far  elfcrcifrc  nell'armi,  e  giouine  di  win- 
titre  anni  hebbe  il  grado  di  colonnello  alla  Mirandola  &  vna  compagnia  di  caualli ,  venuto  poi 
in  potere  di  fé  ftelTo  per  la  morte  del  padre,  volfefeguire  la  parte  Imperiai  e,  onde  colPrencipe 
di  Sulmona(generale  della  Caualleria  leggiera  deputata  al  prefidio  di  Milano  ;  molto  ad  ordine 
di  caualli ,  e  d'armi  e  di  fcruitu  andò  alla  guerra  di  Germania  contra  il  "Duca  di  SalTonia  &  il  Lan 
granio,  ne  dindi  fi  parti  fin  che  la  gloriofa  memoria  di  Carlo  V.  non  nerimaneife  felicilGmo 
vincitore ,  nella  qual  guerra  egli  fu  conofciuto  per  caualiero  di  animo  inuitto ,  e  molto  fuegliato 
e  pronto ,  e  fu  molte  volte  veduto  e  lodato  da  elio  Imperadore .  llitornato  in  Italia  &  in  Milano 
Sua  patria,hebbe  llipendio  da  Don  Ferrante  Gonzaga .  Non  mancò  parimente  di  feruire  al  Du- 
ca d'Alua  ,  il  quale  dopo  Don  Ferrante  hebbe  il  gouerno  dello  flato  di  Milanofimilm  ente  dopo 
il  Duca  d  Alua  fuccedendo  al  gouerno  del  detto  lìato  il  cardine!  di  Trcrito,&  il  Marchefe  di  Pef- 
cara  il  giouine  al  generalato  della  Militia,  hebbe  Heftor  vna  compagnia  di  cento  caualli  leggieri. 
Occorendo  di  poi  la  guerra  contra  il  Duca  di  Ferrara  andò  per  feruire  al  Duca  di  Picacenza,e  di 
Parma  e  fempre  in  pace  &  in  guerra  ha  dimollrato  di  ellerveramente  nato  dì  quel  fangue  lUullre 
&  in  tutte  le  parti  del  mondo  celebrato.Finite  per  all'hora  le  guerre  di  Lombardia  ritiroifi  in  Pa- 
ula ,  doue  per  alcuni  anni  (communemente  amato  e  da  tutti  ben  veduto)  ha  dato  opera  alla  Icien 
tia  Platonica ,  &  alla  fcrittura  facra ,  &  alla  mufica  &  in  quel  tempo  fu  riccruuto  nell'Academia  de 
gli  Affidan ,  e  nella  congregatione  de  caualieri  del  Sole,pure  nella  medelìma  città .  Fin  tanto  che 
poi  è  flato  chiamato  dalla  Signoria  di  Vinetia,  datogli  il  carico  di  Colonnello ,  alla  quale  ancora 
perfeuera  di  bene  e  fedelmente  leruire,  Iperandofi  nelle  fueottim.e  qualità  c'habbiada  crelcere 
gloria  al  fuo  honorato  nome  maiììmamente  pollo  in  guardia  di  Scbenico  luogo  nobile  antico  & 
importante  nella  Dalmacia  doue  l'impeto  de  Turchi  hanno  l'occhio  e  l'animo ,  malfimamente 
che  quindi  poco  lontano  pofledendo  i  nimici  vn  luogo  antico  detto  Scardona  dal  nome  del  fiu- 
me che  pafià  vicino ,  e  giorno  e  notte  &  a  tutte  le  hore  infellauano  e  teneuono  occupato  Sebeni- 
co,  per  laqualmoleiliaHeflorre  lì  deliberò  di  leuarfi  quel  pericolofo  flecco  dinanzi  agli  occhi» 
onde  attaccata  con  inimici  vna  fiera  fcaramuccia&  egli  come  valoro{o&  accorto  rinforzato  il 
vigore  de  fuoi ,  non  follmente  pofe  in  fuga  i  nimici ,  ma  tolfe  il  luogo  &  a  brugiollo  e  lo  ridufle 
inhabitabile.  Li  Turchi  conofcendo  quanto  danno  portalfe  loro  non  hauerevn  riduttoperpo- 
ter  moledar  SebenicOjl'anno  leguente  con  ogni  preflezza  fopra  vn  gagliardo  fito  edificorno  vna 
terribil  fortezza  chiamata  Scardona  nuoua  à  Sebenico  più  vicina ,  per  la  quale  li  noflri  non  ha- 
.uendo  veruna  ficurezza  pervlcir  fuori  a  prender  acquadolce,Heflor  caualiero  vigilante  vna 
marina  di  buon  hora  y  mandò  a  fcalare  la  fortezza,  ma  come  quei  foldati  non  fi  rificaflèro  man- 
dò fei  fuoi  gentilhuomini  principali  che  fuffero  i  primi  a  dar  animo  a  fbldati,fra  quali  fu  Giouan 
Batrii'aDolenache  montando lafua  fcala diede  animo,  entraro dentro  ^amazzorno tutti  quei 
Turchi,  molti  ne  fecero  prigioni ,  guadagnaro  l'arteglieria  e  ridulfero  quel  luogo  inhabitabile, 
maggior  cofe  fi  fperano  di  tanto  caualiero ,  ricrouandofi  in  cafo  o,  di  vincere,  o  di  honoracamen- 
te  morire  per  Grillo , 

Y       s 


DI  CARLO 


I  queAa  figura  Galaxla  ('fecondo  Arìf^oteIe)tre  cofe  fi  comprendono ,  la  prima 
è  che  la  fi  rapprefenta  a  gli  occhi  noftri  come  vna  certa  flrada  biancheggiante 
nel  fereno  della  notte ,  &  è  detta  cofi  da  >eA*  nome  greco  che  dinota  bianche^ 
za,&  è  quefla  a  fimiglianza  d'vna  nuuoletta  chiara ,  e  rara  il  cui  principio  è  da 
Gemelli  al  Sagitario  Chirone,  dapoi  nell'altra  inferiore  di  mczo  ritorna  dal  fc- 
gno  di  Sagitario  ai  Gemelli  ''per  quanto  fcriue  Alberto  nel  j^rimo  libro  al  trat- 
tato fecondo  al  capo  feflo^la  Galaxiaèlume  diffulb,  ediftelb  perii  raggi  d'in^ 
finite  flelle  che  fi  toccano  infieme  nelle  più  fpelTc  parti  dell'ottaua  sfera,&  à  certezza  della  verità 
è  da  notare  che  la  Galaxia  apparifce  in  quelle  parti  della  ottaua  sfera  per  la  moltitudine ,  e  fpef- 
fezza  delle  fudette  ftellc,  che  fcambieuolmente,  e  fermamente  fi  toccano ,  onde  per  la  flrettezzai 
effendo  lucida  fpargono  li  raggi,  i  quali  l'vn  per  l'altro  fi  fpezza  e  s'interrompe  e  per  tale  fpezza- 
fnento  (che'l  latino  dice  refrattione  j  cagionano  il  cerchio  bianco ,  fi  dice  nelle  più  folte,o  denfe 
«arti  del  cielo  flellato,  perche  nel  cielo  oue  fono  le  ftelle,  quiui  è  la  parte  di  quel  corpo  sferico  più 
fpeffa,epiudenfa,  elaftellapoièlapiù  denfa  parte  del  fuo  orbe,  come  fi  legge  nel  fecondo  del 
Cielo.  Né  feguita  per  queflo ,  che  in  quelle  parti  doue  fono  tante  minutiflime  ftclle,  fia  grandilTi- 
ma  denfità,  la  qual'è  caufa  che'l  lume  fia  bianco,&  non  fplendente ,  Quefìa  è  la  opinione  di  Ari- 
notele feguitata  da  Alberto  magno  fecondo  l'antica  traslatione.  Tuttauia  fìudiandofi  la  nuoua, 
trouiamo  che'l  fìlofofo  dice  nella  fua  Meteora  al  capo  terzo,la  Galaxia  effere  della  medefima  ma- 
teria che  la  cometa  cioè  di  vapor  tcrrcf  tre  infocato,  la  qual  nuoua  traduttioneèfalfa.  Teniamo 
.dunque  con  Alberto  il  qual  dice  nel  primo  libro  della  fua  Meteora  nel  trattato  fecondo  al  fefto 
Icapo  che  la  Galaxia  è  riceuuta  nella  ottaua  sfera  in  quato  alla  vecchia  traslatione  fecódo  e  qucfta 
fimilitudine  cioè  che  quella  bianchezza  fia  riceuuta  in  effo  cielo  ottano  come  nel  mezo  a  giufa.dte 
le  fpecie  ricpuute  nel  mezo  del  corpo  trafparcnte,  e  fono  portate  all'occhio,  in  quella  iftefla  ma- 
niera è  riceuuto  il  lume  del  Sole  nella  sfera  di  Venere  e  di  Mercurio,  e  della  Luna  &  in  tutti  tre 


.JB  O  R.R  O  M  E  O  l  I        «^ 

gli  elementi  fino  alla  terra.  Quefta  Galaxia  e  via  lattea ,  li  poeti  dicono  efTere  la  firada  per  onde 
pailano  li  Dei  quando  Ci  congregano  infieme  per  confultare.lmperò  è  figura  che  ferue  per  impre 
ià  di  Carlo  Borromeo/coprendo  in  efla  la  purità  della  Tua  intentione  pigiiado  quella  flrada  bian 
ca  per  la  purità,e  caftità  della  crilliana  Chiera,e  allegoricamente  lì  prende  che  altra  ftrada  non  fia 
degna  di  elTere  vfata  per  traniìto ,  fé  non  dalli  Dei  cioè  da  gli  eletti,  e  s'interpreta  Galaxia  per  la 
Chiefa  (come  s'è  detto)per  onde  non  hanno  tranfìto  in  quefta  vita,  fé  non  chi  è  callo ,  pouero,& 
humile ,  confermando  fan  Cipriano  la  caftità  eifere  il  fiore  del  germine  ecclefìaftico,  con  ciò  fia 
che  la  caftità  leghi  ogni  peccato .  Per  quella  candida  e  pura  ftrada  della  Chiefa  criftiana  promet- 
te queftoAcademico  affidato  caminare  fin  che  gli  dura  la  vita  in  queftofecolo,  alla  cui  figura  è 
conforme  il  Motto  cioè  .monstrat    iter, è  conforme  ancora  il  nome  Academico  che  e 
l'i  N  F I A  M  M  A  T  o  cffcndo  vcro  come  canta  la  fanta  Chiefa  nell'Hinno  dell'hora  di  terza.che  la  ca 
rità  è  vna  fiamma  di  fuoco,  e  Paulo  dice  Dio  fantilfimo  eiTerc  vno  fpirito  ardente .  Molti  altri  di- 
uini  fenfi  ad  inftruttione  del  vero  criftiano,  (\  nafcondono  in  quefta  imprefa  veramente  propria  e 
vaga  di  vifta ,  Carlo  Borromeo  è  nato  di  quel  fangue  Illuftreilqualhatanti  titoli  di  contee  e  di 
iìgnorieefu  parimente  ornatala  famiglia  Borromea  di  valoroficaualierii  quali  di  bellezza,  e 
grandezza  di  corpo  erano  nell'età  loro  a  tutta  la  Lombardia  di  marauigh'a  e  di  ft upore .  Quefta 
iftefla  famiglia  non  è  ftata  mai  tirannica,  non  micidiale ,  non  feditiofa ,  anzi  come  fi  vede,è  ftata 
in  Milano  communemente  amata,riuerita,&  ftimata,  apparentatafi  con  tutte  le  prime  nobiltà  di 
Milano ,  fra  quefti  fignori  fu  Giberto  Conte  Borromeo  di  honorata ,  e  criftiana  vita,fu  padre  di 
Carlo  meritamente  fatto  Cardinale  &  Arciuefcouo  di  Milano  dalla  fàntiifima  memoria  di  Papa 
Pio  mi.  fuoZio.  Queftocofi  giouinetto,  difprezzatele  richezze,e  le  pompe  del  Mondo   fi  fafe- 
raficoeftempio  fra  gli  altri  prelati  e  luce  la  fua  luce  fra  gli  huomini  ogni  giorno  più  chiara,  e  la 
lua  greggia  ne  i  troppi  graffi  campi  d'Infubria  troppo  diftoluta  e  grafia  diuentara ,  fotto  il  foaue 
giogo  e  leggier  pefo  della  vita  di  Crifto  obediente  e  diuota  l'ha  ridotta,  la  qual  cofa  per  manifefto 
»:iiracolo  da  ciafcuno  communemente  fiftima,eperchele  opere  di  quefto  deuotiffimo  Prelato 
Academico  trappafiano  tutte  le  laudi  che  meritamente  darfideono,  però  Udirne  più  a  pieno 
non  fa  di  miftieri ,  ancora  che  tacer  non  fia  lecito  olt'ra  la  mariuigliofa  mutatiorie  del  fuo  Clero  la 
mutatione  ancora  degli  editìcii  profani  ridotti  in  habitationi  ecclefiaftice  efpirituale ,  ne  ceffa  A 
diuoto  miniftro  di  Crifto,  leuar  via  tutta  la  vanità  e  fuperfluità  che  non  folaméte  oftendono  Dio 
ma  ancora  l'honor  del  mondo,adunque  quefto  Paftore  non  mercenario,  ma  dal  cielo  mandato  e 
dal  cielo  per  manifefto  miracolo  delle  terribili  e  diaboliche  infidie  miracolofàmente  difeibho- 
riamo,&  inuitiamo  con  pregar  Dio  che  a  benefiitio  comune  lo  conferui,oltra  che  dalla  buona 
&  elfemplar  iftitutione  del  Clero ,  rimane  con  marauiglia  ammaeftrato  il  Clero  &  è  vero  che  co- 
me l'animo  è  buono  è  b  nono  ancora  il  corpo,e  come  è  buono  il  Paftore  fono  buone  le        ì 
pecorelle,&  hoggi  per  quefto  criftianiffimo  Arciuefcouo  li  mondani  in  Mi-  ^ 

lano  fi  fono  ridotti  in  tanta  ofi!cruanza  della  fanta  &  immacula- 
ta fede.che  fembrano  veramente  religiofi  e  fé  cofi  per 
tuttto  fi  faceife/enza  dubio  la  Republica 

criftiana  farebbe  vero  modello  ■ 

della  celefle  patria .  .e 


DI  GIO-   FILIPPO 


VESTA  Imprefà  fatta  di  vna  Vite,  la  quale  fenza  fòftegno  fé  ne  va  ferpendo 
per  terra,  einuentionediGio.Filippo  Gherardini  Fiorentino ,  onde  la  Vite 
quantunque  habbia  virtù  di  fruttifìcare,nondimeno  fenza  aiuto  non  riceuen- 
do  aria  nutritiua,va  fterilmenteallongandofi .  La  vite  per  quanto  fcriue  il  Ru- 
ellio  nel  primo  Tuo  libro  della  natura  delle  piante ,  è  arbore .  Ma  fé  quefto  Au* 
tore  vuolei  come  ancora  Theofrafto,che  arbore  fi  chiami  quella  pianta  la  qual 
crefce  dalla  radice  con  vn  fol  tronco,(S(:  ramofa,  i  cui  rami  contenghino  ramu- 
fcelli,che  s'addimandano  da  Latini  furculi ,  da  quali  efcono  poi  fronde  fiori  fruttile  che  la  natura 
gagliarda  fenza  verun'altro  appoggio  la  fa  crefcere,  e  inalzare ,  e  fpandere  &  ingro/far  i  rami,  co- 
me fi  vede  nell'oliua ,  nel  pero,  nel  pomo,nel  fico,neirolmo,  nella  quercia ,  e  fimili ,  non  effendo 
quelle  parti  nella  Vite ,  io  non  direi  ch'ella  fuflè  arbore ,  e  quantunque  ella  abondi  de  tralci ,  di 
pampiniedi  caprioli, non  però  da  fé  rtefla fenza  fbllegnofi  leuainalto,  neancoilfuo  tronco 
s'ingrofla  troppo  a!  paro  di  qual  fi  fia  degli  altri  fudetti  arbori,e  però  fecondo  il  mio  parere,  ftima 
rei  che  la  fi  doueffe  connumerarc  tra  gli  arbofceglli,che  i  Latini  chiamano  frutici,come  fono  i  gi- 
nepri,la  cannajla  ferola,rhedera,e  di  fimil  quantità,ma  pure  non  hauendone  io  di  quella  materia 
più  notitia  che  tanto,  mi  rimetto  à  quanto  hanno  di  ciò  fcritto  i  più  graui  x'\utori  di  quefta  pro- 
felTione.  Giouanni  Ruellio,di  autorità  di  Marco  Varrone,dice  che  la  Vite  è  cofi  nomata  dallo  in- 
uitarealafperanzadi  raccorne  l'vue .  Quella  però  con  la  cura  e  maeftria  dell'huomo  , fruttifica 
molto  piu,e  più  longo  tempo ,  percioche  lafciata  inculta^diuenta  torto  vecchia,e  flerile,  fi  diften- 
de  la  Vite  dal  tronco  in  lunghe  verghe ,  o  pvilmiti  che  noi  chiamiamo  tralci,  ofarmenti,i  quali 
hanno  li  nodi ,  e  fono  appellati  palmiti  perche  fono  quafi  alla  fomiglianza  della  palma  della  ma- 
no ,  dalla  quale  riefcono  le  dita .  Troppo  lungo  farei  s'io  volcfiTi  minutamente  raccontare  quante 
fono  le  forti  delle  viri,  e  dellVue ,  delle  quali  fi  fanno i  vini,  cheanch'eflì  fono  di  diuerfi fa- 
pori  ,  e  colori ,  come  di  roffo ,  e  di  biancho,  e  di  più  roffo  e  manco  rolfo ,  e  di  più  bianco  e  meno 

bianco 


GHERARDINI  «^ 

bianco ,  e  di  color  d'oro,  di  dolci,  di  garbi ,  di  mofcatelli,  di  acerbi.e  d'altri  Hipori.  Li  Bocttii  po- 
puli  delia  Gretia  vogliono,  che  la  prima  vite  del  mondo  nafceffe  a  ThebejCofa  da  ridcrfcne ,  co- 
me fé  non  tufTc  più  che  manifcilo  doiie  e  quando  prima  nafceffe ,  bafta  bene  che  qucfta  arbore 
Cper  dire  come  gli  altri  )  è  da  tenerla  fra  le  più  degne,  e  più  neceflìirie ,  che  la  terra  produca ,  e  da 
mano  dhuomo  lìa  coltiuata,di  che  mi  pare  hauerne  detto  à  baftanza  per  quanto  ò  ncceffario  per 
qucfto  prefente  fuggetto.Quefto  folamente  mi  pare  di  aggiungerui.che'l  Saluator  noflro  volfe  af 
fomiglian'ì  alla  vltcquando  diife  à  fuoi  Apoftoli_Ccome  narrano  gli  Euagelifti)  Io  fono  la  vite  voi 
li  farmenti.Non  e  ftaco  adunque  fé  nò  giuditiofa  inuentione  quella  dell'Autore  di  quefta  nobil  fi- 
gura ,  con  la  quale  egli  palefa  la  fua  virtuola  intentione,  che  mira  ad  attioni  honorate,  e  degne  di 
lode,  imperò  non  ritrouando  alcuno  appoggio  ofoftcgno,  è  sforzato  contrailluo  buon  animo 
per  mancamento  di  aiuto  e  non  di  virtu,girfene  chino ,  feguitando  più  torto  ciò,  che  la  forte  vuo 
le  5  e  non  quello,  à  che  lo  fpingc  la  fua  nobiltà,  per  la  qualcofal]  preuale  della  vite  collegarain 
parte  con  l'arme  della  fua  famiglia,  che  fono  fette  foglie  di  vite,  col  Motto  o  p  i  s  indio  A,ani- 
ma  veramente  à  fi  honorato  corpo  conforme ,  oltra  che  con  buon  siuditio  voglia  ancora  cllèr 
chiamato  Ioaffettvoso,  gratamente  nell'Acacemia  de  gli  Affi  dati  riceuuto,  attefc^  l'intrin- 
feco  del  fuo  cuore ,  che  pcrfeuera  accefo  &  ardente  nel  defìdcrio  di  bene  operare ,  fc  bene  cflrin- 
fecamente  non  lo  dimofira ,  non  per  colpa  fua  (come  fi  è  detto  )  ma  per  l'altrui  difetto,  cofì  tutta 
quella  Imprefli  ad  imitatione  di  natura  ha  la  fua  intera  e  giuditiofa  proprietà. 

Quello  Gio.Filippo  Academico  è  nato  della  fchiatta  antica  e  nobile  de  Gherardini  de  princi- 
paU  cittadini  nella  città  di  Fiorenza,  i  quali  hanno  fbmpre  hauuto  dignità  e  gradi  in  quella  Re- 
publica ,  e  la  teflimonanza  della  nobiltà  di  quella  famiglia  fi  conofce  in  gran  parte  da  gli  edificii, 
e  da  gradi,  vedendofì  ancora  hoggidi  in  piedi  la  loggia  de  Ghcrardini,e  quefti  tali  edincii  non  pò 
renano  effcr  fatti ,  fé  non  da  nobili ,  e  antichi  cittaojiìi ,  e  per  non  cffer  troppo  lungo  mi  ritiro  alli 
più  moderni .  Hebbe  quello  nobile  Academico  vn  fratello  di  fuo  Auo  nomato  Angelo  ,  il  quale 
con  molta  inftantia  perfuafo  da  vn  fuo  flrettiifimo  aìiiicoparritofì  da  Fiorenza  fé  ubando  in  Fran 
eia,  oue  con  la  virtù  e  lealtà  fua,entrò  in  tanta  gratia  di  Luigi  Rt  di  Francia  predeceflbre  di  Frati 
chefco  primojche  dal  mcdefìmo  Rè  gli  fu  dato  il  gouerno  d'vna  nane  grolla ,  la  quale  rubata  da 
•  corfari ,  non  rcftò  per  quello  il  detto  Rè,  che  non  gline  facefìe  dare  vn'aìrra  /ìmile ,  onde  con  eiTa 
dimoflròlafuadiligentia&animofìtà-  Pietro  parimente  figliuolo  d'Angelo  &  Anodi  queflo 
Academico  fu  huomo  di  gran  maneggi  nella  Republica  Fiorentina ,  amico  gratilTimo  al  famofo^ 
Lorenzo  di  Medici,  dopo  la  cui  morte,hauendo  la  detta  Republica  mutata  faccia  e  forma .  & 
effendo  ogni  colà  in  deformità  rimutata ,  &  allo  ifleffo  Pietro  eflremamente  eontraria,partì  dal- 
la patria  con  la  famiglia ,  hauendo  molti  figliuoli ,  de  quali  alcuni  andorono  in  Francia,  è  per  la 
bontà  della  vita  loro  furono  creati  cittadini  di  Lione ,  altri  à  Roma,  oue  hebbero  honorate im- 
prefe ,  vno  andò  ad  habitare  in  Verona ,  e  flitto  cittadino  con  acquifti  de  beni  (labili,  in  detta  cit- 
tà flato  alcuni  anni,  crefendogli  l'animo  di  ricercare  piufìimofo  luogo ,  efìendagli  nati  duoi  fi- 
gliuoli vno  nomato  Raffaello  e  l'altro  Bernardo ,  ridotti  li  fuoi  beni  in'danari  fi  ricouerò  in  Mila- 
no ,  di  quelli  duoi  fratelli  il  minore  nomato  Bernaixlo  hebbe  più  figliuoli ,  tra  quali  fu  il  fudetto 
Affettuofo  Academico.  Quelli  acquiflorono  belìi  flabili,efL:rono  perla  loro  honorata  vita,crea- 
ti  cittadini  di  Milano,  al  tempo  del  Duca  Maffimiliano  con  ampli  priuilegi,  equini  con  nobili 
famiglie  fi  apparentarono,  foprauiffe  finalmentcGio.  Filippo  predetto  Academico,  il  quale  fi 
bene  rimafe  giouinetto  fenza  padre,  e  con  poca  facultà,nondimeno  effendo  flato  fuo  padre  fèm- 
pre  inchinato  à  ciuile  &  à  criftiana  vita ,  lafciò  ricco  di  buon  nome ,  e  di  vniuerfal  beneuolentia 
quello  fuo  figlinolo ,  il  qual  ornato  di  ottimi  coftumi ,  e  di  fomma  gratia ,  con  affai  vino  e  mata- 
uigliofo  ingegno,come  per  alcuni  fui  ferirti  fi  può  ben  giudicare,! u  caramente  riceuuto  nell'Aca- 
demia  degli  Affidati ,  e  da  quella  tenuto  in  pregio , 


DI OTHO 


Quefto  honorati/fimo  Academlco  per  palefare  Interamente  il  Tuo  concetto  e 
piaciuto  di  eleggerli  qucfte  tre  figure ,  cioè ,  il  Pellicano ,  le  Chiaui  e  l'Aquila, 
Del  Pellicano  ne  parlano,  e  ne  fcriuono, alcuni  Autori  à  quali  ciafcuno  e  te- 
nuto prefìar  fede .  Plinio  chiama  il  Pellicano  Platea  e  aquatile  che  mangia  le 
conche ,  e  fé  i  figluoli  fono  morti  dal  ferpente  col  proprio  fangue  H  rifufcita  , 
Si  legge  apprelTo  alcuni  Autori ,  che  fono  due  forti  di  Pellicani ,  vno  terreftre, 
e  l'altro  aquatico ,  e  nafcono  folamente  in  Egitto ,  Oro  Apolline  non  ne  feri- 
ne però  con  certezza,  &gU  altri  fanno  il  medefimo.  Duefonopcrò  di  quello  le  opinioni,  vna 
che!  Pellicano  fìa  cofa  finta  come L'Hidra  &  il Leoncorno,  l'altra  che  veramente  fi  troni  nella  ef- 
fentialità  di  natura  &  e  da  credere  che  cofi  fia  per  la  teff  imonianza  del  beato  Girolamo ,  &  anco- 
ra per  elTer  pollo  in  fimulacro  delRedentordel  mondo  CiefuChrillo.  l'altre  due  figure,  cioè, 
le  chiaui  rapprefentano  il  fommo  Pontefice ,  a  cui  da  Chrillo  fijrono  date  le  chiaui  del  regno  de  i 
cieH .  Per  L'Aquila  fi  dinota  L'Imperadore  di  cui  riflelfa  Aquila  e  infegna ,  con  tali  figure  quello 
degno  Prelato  vuol  dimollrare  la  fiia  ferma  intentione  e  dell'opere  già  fatte ,  &  ancora  di  quelle 
che  s'hanno  a  fare.  Per  lo  Pellicano,  quello  Acadcmico  vuol  dinotare  feflelfo,  il  qualecoifi- 
onori  fuoi  fratelli  habbia  per  Giefu  Chrillo,e  poi  per  L'Imperadore  fparfo  il  proprio  fàngue,coii 
la  perdita  delle  fue  antiche  fignorie ,  e  delle  entrate  e  con  pericoli  della  vita,  anzi  fempre  ritroua- 
tofi  in  mezo  de  nemici ,  con  animo  intrepido  refilleua ,  e  refille ,  ne  mai  ricufarà  di  contraporlì 
alla  manifella  morte ,  non  che  perdere  il  fangue  e  la  robba  per  la  Chrilliana  fede ,  &  per  feruigio 
del  fuo  Signore .  Però  à  propofito  ha  vfato  quello  Motto  sic  his,  qvi  diligvnt,  &  co'l 
medefimo  propofito  ha  voluto  chiamarfi  il  disposto  dinotando  di  non  voler  mai  iipar- 
miare  etiamdioper  l'auenire  la  robba  e  la  vita  in  feruigio  della  fanta  Chicfa  e  dello  Imperio. 
Quella  Imprefa  par  più  rollo  che  fia  Emblema,  o,  forfè  Hieroglifica ,  fi  per  le  molte  figure,  lì 
ancora  per  hauere  il  Motto  di  fcnfo  commune ,  quafi  che  ogniuno  dcbbc  auertire  di  non  manca- 
re 


TRVCHXES  »» 

re  alla  Tanta  Religione  di  Giefu  Crifto  &  al  Tuo  naturale  e  legitimo  principe,  comunche  fi  fia  è  de- 
gna di  fi  grato  Prelato  e  di  fi  vero  Signore  e  Principe  dello  Impeno,hauendo  in  ciò  imitato  la  na- 
tura e  l'arte  con  promettere  di  fare  quanto  ha  fatto ,  e  più  fé  più  potrà. 

La  famiglia  Truchxes  in  Germania  e  antichilfima ,  &  Illuftre,&  ha  quefto  cognome  perche  fo- 
no perpetui  Dapiferi  de  gli  Imperadori,  offitio  di  degnità  e  di  riputatione,  e  tutti  quelli  di  quelta 
progenie  hanno  titolo  di  Baroni ,  Otho  Truchxes  di  quefta  famiglia  fu  Canonico  di  Augufta  e  ca 
menerò  di  Papa  Paolo  m.Fu  da  fua  Santità  mandato  Nontio  in  Germania  per  publicaie  il  Con 
cilio  nel  1 543 .  e  vacando  il  Vefcouato  di  Augufta  fu  di  quella  città  eletto  Vefcouo,c  confeguen- 
temente  Prencipe  d'Imperio,del  1 544.  gli  fu  mandato  in  Vormatia  il  Capello  di  Cardinale ,  nel 
1545.  fu  deputato  per  mezanoaporre  accordo  fra'l  Papa  e  l'imperador  Carlo  V.  e  diportollì 
con  tal  deftrezza  che  riconciliò  infieme  quefti  duoi  fupremi  prencipi ,  eli  tratenne  in  buona  di- 
jpolitione  per  opporfi  al  Duca  di  Saffonia  &  al  Lantgrauio,  i  quali  voleuano  priuar  Carlo  dello 
Imperio.Nel  1 546.fu  mandato  quefto  Illuftriffimo  &  Reuerendillìmo  Academico  (  ritornato  di 
FiandrainRatisbona)à  conferire  il  negotio  della  guerra  co'l  DucadiBauiera  .  Parimente  fua 
Cefarea  Maeftà  fi  preualfe  di  quello  degno  Prelato  in  Ratisbona  per  difponere  i  Catolici  di  Ger 
mania  a  contribuire  alle  fpefe  della  guerra,  alla  quale  egli  andò  in  perfona  con  molti  Conti  e  Si- 
gnori quafi  tutti  fuoi  parenti.  Imperoche  egli  è  congiunto  in  affinità,  e  parentela  con  più  di 
quaranta  famiglie  Illuftri  della  Germania.  Fu  fatto  in  quella  ifpedittione  quefto  generofo  Prela- 
to fopraftante  à  commiftarii  delle  vettouaglic  di  quello  eflèrcito ,  lafciò  Carlo  V.in  mano  di  que- 
llo Academico  tutta  l'autorità  de  prefidiipofti  nelle  terre  che  farrendeuano,  nel  1549.  ottenne 
la  totale  reftitutione  del  fuo  Clero  in  Augufta,  feguita  la  vittoria  contra  il  Saftbne  &  il  Lantgra- 
uio dopo  la  morte  di  Paolo  Tertio  di  confentimento  della  finta  Chiefà  inftitui  vn  collegio  pio 
in  Tilinga  fua  giuriditione  per  ammaeftrare  il  nuouo  clero,  doue  concorrono  figliuoli  di  ììgnori. 
Conti  e  Baroni ,  e  Ibno  hoggi  in  numero  3 1  j.il  qual  collegio  con  le  fpefe  è  coftato  più  di  5  o.mila 
feudi  d'oro.Nel  1 5  5  ^.fu  fatto  Propofto  di  Eluangja  cui  entrata  e  più  di  cinquemila  feudi  l'anno, 
hebbe  ancora  la  Prepofituradi  Herbipolidal  Cardinal  Farnefedi  io. mila  feudi  d'entrata,  nel 
ijjy.reftando  Carlo  V.in  Fiandra  deputò  il  Cardinal  d'Augufta  fuo  fuppremo  Commiflario. 
Proteftò  ancora  il  detto  Prelato  publicamente  di  non  voler  mai  acconfenrire  à  qual  Ci  fufte  arti- 
colo ,  il  qual  non  fuffe  approuato  dalla  fanta  catolica  chiefà  romana ,  per  la  qual  cofa  fu  grande- 
mente perfeguitato.Nel  i  j  5  S.per  la  morte  del  Cardenal  fan  Giacomo,Carlo  V.lo  deputò  protec 
toredelfacro  Imperio  Germanico,  nel  1 5  jp.nella quarta  dieta  in  Augufta  hebbe  quelto  amplif^ 
fimo  Cardinale  tutto  il  carico  della  religion  criftiana.non  eftèndoui  offitiali  papali,  edificò  anco- 
ra in  Tilinga  vn  collegio  della  compagnia  del  Giefu,  &  vna  cafa  in  Augufta  a  benefitio  della  fu- 
detta  compagnia ,  infinite  altre  colè  potrei  dire  di  quefto  Illuftriflìmo  Prelato,  degne  veramente 
di  perpetue  laudi,  condolendomi  molto  di  non  hauer  potuto  intendere  gl'Illuftri  fatti  di  que- 
llo non  mai  appieno  lodato  ceppo ,  il  quale  fra  tutte  le  altre  generofità ,  è  ftato  a  o- 
gni  fignor  foreftiero  vn  commune  e  generale  albergo  &  vn  liberale  e  ma- 
gnifico riceuimento ,  fperandofi  di  poterne  più  abondeuol- 
mente  in  altre  fcritture  dell'Academia  ragionare  e 
farne  perpetua  teltimonanza . 

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DI  PIER  FRAN- 


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L  Pallone  In  mare  Ja  quattro  venti  agitato  è  Imprefa  dì  Pier  Francefco  Ferre- 
ri  il  qual  ha  voluto  trarre  la  fbmiglianza  della  Tua  intentione  da  quella  mate- 
ria artifìciofa  piena  di  fpirito ,  la  quale  benché  fia  balzata  dal  fiero  ondeggiar 
del  mare,  fi  per  lo  ilio  ordinario  flufTo  e  rcfluflb ,  come  pel  vario  fbffiar  di  eiU 
venti,  non  hanno  però  forza  di  mandarlo  al  fondo .  percioche  quello  fpirito 
intrinfeco  lo  trattiene  a  gallo  in  guifli  che  quantunche  quel  moto  fia  ordinario 
e  ftraordinario  fé  ben  lo  rigittano  hor  ad  alto.hora  a  baflb  hora  lo  fpingono,& 
hora  lo  rifpingono  non  però  folamente^non  lo  poffono  (ommergere,ma  ne  ancora  rópere  o  inde 
bohre  lìmil  perfecutione  ha  patito  per  molti  anni  queflo  gcneroiò  Academico,  concio  fia  che  àz 
più  parti  l'infidic  del  mondo,rjnuidia  degli  huomini  eia  iniquità  della  fortuna  a  guifa  di  rabbiosi 
venti  fin  dalla  Tua  glouinezza  alla  età  femile,lo  hanno  perfeguitato  e  combattuto  in  quefto  mare 
dimiferiee  d'affanni;  ma  la  nettezza  del  fuo  cuore  l'animofità  delle  heroiche  virtù;  la  patientia 
che  da  buó  prelato  crif^iano  egli  ha  fempre  hauuta  per  fuo  ficurilfimo  fcudo,lo  hàno  fempre  con 
feruato  inuitto  e  fcnza  paura  aìcima,  datofi  continouamente  allacquiflo  delle  fcientie ,  maffima- 
mente  delle  facre  lettere,  e  fatto  Vefcouo  di  Vercelli  volle  che  publicamente  fuffe  veduta  in  que 
fìa  Imprefa  la  fiia  patientia  e  la  vittoria  contra  cofi  fieri  &  inquieti  auerfari  ottenuta,  e  per  quefìo 
volfe  porui  quefto  Motto  inanes  minae,  perche  egli  è  vero ,  che  l'huomo  forte  non  dee  te- 
mere le  perfecutioni,  anzi  patientemente  con  elle  contrafì:ando  fenza  tema  finalmente  lefupera, 
onde  può  rimanere  appreffo  il  mondo ,  e  più  appreffo  Dio  e  di  honore  e  di  gratia  ornato .  Ha- 
iiendo  Pier  Francefco  fempre  in  memoria  quel  detto  del  facro  euangelio  cioè.  Non  farà  corona- 
to iè  non  chi  legitimamente  hauerà  combattuto  ;  e  ben  fi  là ,  che  i  venti  fono  afiòmigliati  alla  In- 
uidia  ;  e  gli  ondeggiamenti  maritimi  alla  infinita  varietà  delle  tribulationi  di  quefia  terrena  vita, 
ma  mentre  che  lo  fpirito  della  diuina  gratia  follieua  l'huomo  e  lo  fcarica  della  molta  grauezza  ter 
rena,  yalorofamente  contraffa  a  nemici  della  noftra  iàlute  e  ficuro  camina  fra  quefle  bafie  tene- 
bre 


F  E  R  R  E  R  I  »? 

brc ,  e  però  quefto  degno  Academico  fi  ha  prelb  il  nome  delio  intrepido. 

Nato  è  Pier  Francefco  dello  lUuftre  fangue  de  Ferreri ,  la  lor  patria  era  Biella,  terra  libera .  I 
Ferreri  per  i  molti  lor  meriti  e  nello  elfercitio  di  caualleria ,  &  in  Reggimenti  &  in  Prelature,  fo- 
no ftati  di  molto  credito  :,  e  connumerati  fra  Prencipi  &  è  opinione  che  quella  rtirpe  fia  vfcita  di 
Milano ,  in  quelle  gran  controuerfie  e  crudeli  partialità  che  già  furono  inquella  città ,  fi  che  par- 
te di  loro  fi  ritirorno  ne  i  vicini  luoghi ,  come  in  Cremona ,  in  Pauia ,  in  Cafiel  nuouo  &  in  altre 
terre  delia  Lombardia,  parte  in  Inghilterra,  doue  hebbero  per  il  lor  valore,  &  hoggi  hanno^piu 
titoli  di  fignorie  e  di  principati,  per  la  qual  cofa  è  da  credere  ch'antichiflìmam.enre  traggelfero 
da  quella  magnanima  città  la  origine  e  la  grandezza ,  nella  quale  quella  nobil  calata,  hoggi  di  fi 
mantiene  &  è  ancor  da  credere  che  quando  le  origini  delle  nobiltà  fono  procedute  da  vertuofi 
meritijdi  raro  anzi  non  mai  iì  ipingono,  o,  s'annullano ,  della  qual  cofa  fé  ne  potrebbero  dare  gli 
elfempi ,  ancora  che  per  la  mutation  de  cognomi  la  vera  origi  ne  s'afconda ,  parte  però  di  quelli 
n'andò  ad  habitarein  Piemonte,  dequaliè  vfcitoilgenerofo  Pier  Francefco,  parte  ancora  di 
quella  famiglia  fi  ridulfe  in  Inghilterra  doue  crebbono  per  le  virtù  loro ,  (  come  iì  è  detto  poco 
inanzi)  diuentorono  gran  fignori  e  Conti,e  Duchi,e  Prencipi  &  hoggi  quiui  fono  in  grandilfima 
{lima ,  con  ricchi  e  potentilfimi  feudi .  Mi  C\  potrebbe  dire ,  non  effere  vero,che  tutti  fieno  difcefì 
da  vn  ifleflò  ceppo,  ben  che  habbinovn  medefimo  cognome,  percioche  la  diuerfità  dell'armi 
fa  flimare,che  nò  habbiano  la  medefima  origine,fi  rifpondechechi  muta  paefi  muta  ancora  ben 
fpeffo  vlànza  e  forte,  come  fi  può  per  chiaro  efTempio  conofcere ,  che  la  cafa  Spinola  in  Gencua 
nobile  &  Illuilre,  ha  mutato  cognome  &  arme  e  pur  è  colà  chiara  e  palefe  ella  effere  difccfa  dal- 
l'lUuflrilfimo  ceppo  de  Vifconti ,  da  quello  efTempio  e  da  moit'altri  ch'io  potrei  addurre ,  fi  può 
credere ,  che  tante  nobililfime  cafe  de  Ferreri  o  Ferrari  fieno  vfcite  d'vna  fiirpe .  Quefii  del  Pie- 
monte come  Ci  vede  e  ii  fa,poffeggono  fignorie  e  Marchefati  liberi ,  e  fono  flati  di  quella  famiglia 
molti  gran  Prelati ,  e  Vefcoui ,  e  Cardinali  fra  i  quali  Pier  Francefco  creato  Vefcouo  di  Vercelli 
al  tempo  di  Papa  Paulo  terzo,  praticando  in  corte  e  feruendo  alla  Chiefa  ,  feguitando  tutta  via  le 
pedate  de  fuoi  maggiori,hebbe  per  le  mani  molti  negotii  d'importanza,  e  di  tempo  in  tempo  ac- 
crefceua  in  molta  grana  di  tutti  i  Pontefici .  Fu  dal  detto  Papa  Paulo  terzo  mandato  a  molte  im- 
prefe  di  non  poco  momento  ,  fu  deftmato  Vicelegato  in  Bologna ,  quiui  maneggiato  con  molta 
diligentia  da  lui  quello  cofi  faticofo  &  importante  offitio,  fbdisfece  bene  &  a  fua  Santità  &  al  go- 
uerno  di  quella  generofa  città,fu  parimente  hauuto  in  gran  conto  e  flima  da  Papa  Giulio  j.e  poi 
da  Papa  Paulo  4.con  gran  carezze,fu  trattenuto  per  fuoi  bifbgni  in  Roma. Creato  Pio  4.Pontefi- 
ce  fu  da  S. Beatitudine  mandato  Nontio  in  Vi  netia ,  quiui  gli  fu  dato  il  capello  cardinalefco.  Ri- 
tornò  poi  al  fuo  Vefcouato  in  Vercelli,  doue  fece  per  alcun  tempo  refidcnza .  Morto  che  fu  Pa- 
pa Pio  quarto ,  quello  degno  Prelato  andò  con  gli  altri  cardinali  a  Roma,con  giuditio  della  mag 
gior  parte  che  doueffe  riufcir  Papa .  Impercioche  da  tutti  i  Cardinah  era  molto  amato  e  riuerito, 
e  da  Prencipi  fecolarifupremi  e  mediocri  per  le  fue  buone  quahtà,generofità&in  comparabil 
virtù  tenuto  in  moltaflima  .  Mori  in  Romanci  primo  anno  del  Pontificato  di  Pio  quinto 
con  gran  cordoglio  de  fuoi  parenti  &  amici,  e  Ipecialmente  dell'Academia  degli  Affidati  di  cui 
era  honoratiiTimo  membro  e  fé  fuffe  fbprauiuuto,haurebbe  non  folamente  tenuto  quella  Sapien 
tiffima  Adunanza  in  gran  conto ,  ma  haurebbe  ancora  fatta  alcuna  liberale  dimoflratione ,  con 
ciò  fia  che  quello  digniffimo  Prelato  fuffe  apieno  confapeuole  de  meriti  del  valore  e  delle  ottime 
operationi  ch'in  fimigliante  congregatione  fi  faceuano  e  fi  fanno  ogni  giorno ,  neper  ciò  è  mara- 
uiglia  fé  la  ftelTa  Academia  ne  va  facendo  memorie  immortali . 

Z        z 


DI  Gì  O ANDREA 


VHS  T'Arbore,  che  qui  fi  vede  nomata  Abeto  con  L'Augello  chIamato,Pico 
da  cui  è  deriuato  il  vocabolo  Tofcano  picchiare,  convnaftella  figurata  per 
Mercurio,  è  Imprefa  di  Gio.  Andrea  Zerbo  Pauele  con  la  quale  egli  ilprime  la 
fua  virtuofa  &  honorata  intentione.  Plinio  trattando  di  queft'Arbore  dice  che 
di  Tua  natura  fale  in  alto,  &  ha  il  tronco  dal  mezo  verlb  la  cima  nodofb ,  e  dal 
mezo  in  giù  verfo  la  radice  manca  di  nodi ,  &  è  tondo ,  diritto  e  verdeggiante 
non  diffimile  al  Pinojha  la  radice  neruofa,  con  molti  capillamenti,  pelofa  ha  le 
fronde  a  fbmiglianza  di  denti  di  pettine  acute  nella  cima,  col  fiore  giallo  però  a  guifa  di  fatfrano 
li  Tuoi  rami  non  fi  piegano  o  fpandonfi  vcrlò  terra ,  ma  tendono  diritti  allo  in  fu ,  e  tanto  s'inalza 
fincheifiioi  rami  e  le  foglie  riftretti  infieme  e  foltamente  raecol  ti,  foftengono  le  gran  pioggie. 
Crefce  fin  che  può  godere  il  Sole ,  genera  quefta  pianta  e  dalla  fcorza  del  tronco  e  da  i  rami  quel 
refinofo  licore ,  chiamato  da  chi  lagrima,  e  da  chi  Abiezzo,  netto  chiaro,  trafparcnte,  odorato  & 
amaro .  L'ombra  di  qucft'arbore  è  gioueuole  à  gli  animali,e  \ì  nodrifce,  ma  è  noceuole  molto  al- 
le piante  &  à  lor  frutti .  Ha  ancora  quefta  particolar  natura ,  che  tagliatale  la  cima,fi  fecca  e  muo- 
re, cofa  che  non  auiene  ad  altri  arbori .  Il  Pico  Augello  di  Marte,  fuol  fare  il  nido  in  diuerfe  forti 
^d'arbori,  e  mifteriofa mente  l'Inuentorc  della  prefente  Imprefa  fa  che  tal  Augello  caui  co'l  becco 
TAbeto  tanto  à  dentro  che  commodamente  co  fuoi  figliuolini  ci  habiti ,  e  li  nodrifca ,  cibandoli 
di  quei  vermicelli  &  altri  animaletti  che  ritruoua  dentro  alle  feffure  di  quelle  fcorze.  Halefue 
piume  in  parte  roffeggianti ,  con  l'acutezza  deirvgne,e  fbdezza  del  becco,  falifce  gli  arbori  fupi- 
no  à  guifa  di  Donnola,o  di  Foina ,  e  mai  non  fé  pone  in  terra .  Fu  del  nome  di  quefto  augello  vn 
Re  de  latini  padre  di  Iano,&  auo  di  Latino,  i  quali  furono  Rè  del  Latio .  Fu  quefto  Pico  Rè  mol- 
to intento  à  gli  anguri ,  e  teneua  che  quefto  augello  co'l  canto ,  e  co'l  volo  fcoprifle  in  gran  parte 
>  le  cofe  future .  Non  ftarò  à  recitare  la  fauola  da  Ouidio  cantata  nella  fua  opera  delle  Trasforma- 
tioni .  Qui  fi  vede  come  Tlnucntorc  di  quefta  Imprefa  fi  rapprefenti  in  effa .  Primamente  egli  in 

tende 


ZERBO  p° 

tende  &  interpretar  vuole  per  l'Abcto  l'Academia  de  gli  Affidati ,  come  dritta^aka,  forte,  odori- 
fera &  idonea  à  gli  edifìcii  della  immortalità,e  per  l'augello  vuol  figurare  fé  medefìmo:,  delibcra- 
tofi  di  annidar/i  nel  grembo  di  fi  felice ,  e  virtuofa  Adunanza.  Per  la  Itella  poi ,  la  quale  manda  i 
fuoi  raggi  a  quello  augello ,  egli  vuol  intendere  Mercurio  fautore  di  detta  Academia ,  con  la  cui 
fbuoreuolc  influenza, egli  viene  illuftrato  &  inuitato  e  confortato  ad  annidarfi  in  quefta  fomofif- 
(ìma  congregatione,hauendo  con  ogni  proprietà  applicato  il  Motto  cioè  merces  haec  cer 
T  A  L  A  i:  o  n  V  M ,  anima  veramente  à  tal  corpo  conueneuole  &  il  nome  del  q_v  i  e  t  o  è  à  tutto  il 
concetto  mirabilmente  conforme . 

Il  Quieto  meritamente  Academico,  e  cittadino  framegliori  della  città  di  Pauia,ènato  del 
fangue  de  Zerbi  antica  famiglia,  fra  quali  fu  vn  Gabriello  Medico  di  tanta  Eccellcntia,  che  l'Im- 
perador  Ottomano  caduto  in  vna  pericolofà  infirmirà,  mandò  a  dire  alli  Signori  Venetiani ,  che 
gli  mandallcro  duoi  Medici,  de  migliori  che  Ci  trouaircro,e  de  duoi  eletti  vno  fu  il  detto  Gabriel- 
lo ZcrbOjil  quale  andato,  e  ridotto  l'Ottomano  alla  priftina  lanità  ritornòjCon  gran  pompa  e  con 
molte  ricchezze .  Fu  ancora  vn  Galeazzo  bilauolo  del  fudctto  Academico ,  il  quale  fu  Kefcrcn- 
dario  e  Podeftà  della  città  di  Lodi  a  ciò  eletto  dagli  IlluftriiTìmi  Duchi  di  Milano  ,da  quali  era 
molto  amato  e  fono  poco  più  di  ceto  anni,che  per  i  fuoi  meriti  e  buoni  portamenti  in  detti  offitii 
fu  creato  cittadino  con  tutti  i  fuoi  defcendenti  della  detta  città  di  Lodi.  Giouanni  e  Francefco  fi- 
gliuoli del  fudetco  Galeazzo  furono  Eccellentiffimi  Fifici ,  e  di  qucfti  due  fu  fratello  Giouanan- 
drcaZcrbo  Auo  de!  prcicntc  Academico.  Polidoro  figliuolo  del  prefaro  Giouanandrca  hcbbe 
molti  honorati  gradi  nella  città  di  Pania  fua  patria .  Primamente  fu  Ambalciatore  prelfo  a  Malli 
miliano  Sforza  da  cui  riportò  molte  gratie  in  fauore  della  fua  città ,  come  ne  appare  per  autenti- 
che Icritture  .  Giouanfrancefco  fratello  di  Giouanni  e  di  Giouanniandrea  fu  parimente  Tifico 
&  ambafciadore  prelfo  allo  IlUiftrilfimo  Duca  di  Milano  &  ad  elio  fignore  molto  grato  dell'an- 
no 1488.&  vn  Giouaniacomo  della  iftclfa  cafata ,  fu  dottor  di  legge  &  ordinario  nd  Duomo  di 
Milano ,  e  Vicario  dello  Arciuefcouo  Arcimboldo  il  più  moderno .  Ma  è  tempo  hormai  di  riti- 
xarfi  al  moderno  Giouanniandrea  nato  di  ti  honorati  parenti ,  ricordando  prima  che  fua  madre 
Lucia  Fabara  hcbbe  vn  fratello  nomato  Giouantomafo ,  il  qual  andato  in  Spagna,qui  prefe  mo- 
glie e  da  coflui  fra  gli  altri  fuoi  fighuoli  nacque  vn'altro  Giouantomafo ,  il  qual  addottoratofi  in 
Jegge,fudafuaCatolicaMacftà  accettato  per  vnodcconfiglieri  delfuo  fuprcmoconfiglio.il 
detto  Qmeto  ancora  e  dottor  di  legge,  del  Venerando  Colfegiojde  più  antichi  della  fua  città,  e 
ne  fuoi  anni  giouenili ,  fu  ellctto  con  vniuerfal  allegrezza  della  fua  patria  e  dello  fiudio  Rettore , 
e  dopo  finito  l'anno  fu  per  altretanto  tempo  confermato,  cofa  in  folita,  non  elfendo  per  l'adietro 
mai  fiato  eletto  e  confermato  alcuno  della  città  di  Pania  à  tale  dignità.  E  ben  fin  da  quella  fua 
giouinczza  cominciorono  à  risplendere  in  lui  le  doti  della  natura  ."Addottoratofi,da  poi  fu  elet- 
to Podeità  di  Trino ,  e  per  li  fuoi  honorati  portamenti  gli  fu  donato  lo  ftendardo  con  l'arme  di 
quella  communità  con  publico  e  fpontaneo  confentimento.  Fu  ancora  fatto  Podeftà  di  Vercelli, 
e  concedutegli  ampliffime  fedi  del  fuo  ottimo  gouerno .  Fu  eletto  luogotenente  del  Gouemato- 
rc  del  Monferrato  in  tutto  quel  dominio  di  qua  dal  Pò  .  Fu  auditore  e  luogotenente  del  fi^.Gio. 
Tomafo  Gallerato  Gouernatore  di  Pania .  Fu  ancora  Auditore  del  fi^.Sigifmondo  da  Efte  pur 
Gouernatore  di  Paula .  Fu  molte  volte  Luogotenente  de  Podeftà  di  Paula .  Hebbe  vn  tempo  la 
lertura  della  fera  nella  facultà  della  Ragion  Canonica  pur  nello  ftudlo  di  efia  fua  patria .  Fu  elet- 
to per  vno  de  fette  Vicarii  generali  dello  flato  di  Milano  ,•  l'officio  de  quali  è  di  Sindicare  gli  vffi^ 
ciali  del  medefimo  fiato,  &  à  lui  più  volte  conuenne  di  findicare  il  Vicario  di  Giuftitia  in  Milano 
&  altri  vffi ciali  di  tutte  le  città  del  detto  flato ,  eccettuata  Pauia  fua  patria,  e  Cremona,  per  hauer 
quelle  vn  Senatore  per  Podeftà.  Nel  Sindicato  à  Nouara  per  la  fua  deftrezza ,  &  ottima  diligen- 
tia,  fu  creato  Cittadino  infieme  con  tutti  e  fuoi  defcendenti,  e  fiato  Aduocato  Fifcale  nella  fua 
città  &  ancora  nell'officio  della  Santifiìma  Inquifitione,  farebbe  cofa  molto  lunga,fefivolefire 
fcnuere  il  tutto  di  quefto  honoratiffimo  cittadino  &  Accademico  Affidato,il  quale  con  tutto  che 
lia  gionto  à  gli  anni  grani ,  non  perciò  ricufa  fatica  veruna,doue  vada  il  beneficio  publico,  I.vtilc 
de  poueri,  il  giouamento  degli  amici  e  de  parenti^  e  la  fodisfattione  de  luoghi  pii ,  dando  in  ogni 
fua  attiene  elTemplarità  ciuilc  e  criftiana . 


to 


DIEMANVELFILIB- 


VESTA  Figura  di  diuerfè  armi  infieme  raccolte  e  legate,  è  Imprefa  di  Ema- 
nuel Filiberto  Duca  di  Sauoia^  nella  quale  imitando  l'Arte,  dimoftrail  fua 
generolb  dilègno  cioè  di  non  abbandonar  mai  l'EiTercitio  militare  come  con 
uiene  à  gran  Principe.  EflTendo  la  verità  che  la  pace  fi  "conferua  con  l'autorià 
della  guerra,  la  quale  fu  principiata  in  cielo  contra  il  Lucifero ,  e  lui  fuperato, 
rimafèquiui  l'eterna  Pace.  Cofi  dourebbe  farfi  in  terra ,  ma  fi  è  veduto  quali 
in  tutti  i  fècoli  e  ii  vede  come  la  pace  non  hebbe  mai  luogo  ficuro  fra  i  mortali 
per  il  continuo  e  naturale  appetito  di  regnare,ha  vfato  quefto  bellifliìmo  Motto  veramente  degno 
di cotal figura,cioè condvntvr  non  contvndvntvRjC conformemente quefto genero 
(b  Academico  ha  voluto  chiamarfi  lo  svegliato,  imitando  Gioue  il  qual  tiene  lempre  appa- 
recchiato il  fulmine  per  fulminare  gli  iniqui  &  fraudolenti.Di  qucfta  real  cala  di  Sauoia  fé  non  ba 
ftano  i  pieni  volumi  dell'hiftorie  in  lingua  Francefe  &  in  lingua  Latina  &  Italiana^che  potrà  dir- 
fene  in  quefto  breuiffimo  fpatio^  ben  fi  fa  queftacafa  efìfer  difcelà  di  fangue  reale  e  cefareo  ,  però 
mi  pongo  a  fcriuere  delli  più  moderni.  Amadio  primo  conte  di  Sauoia  fu  Gouernatore  del  Rea- 
me d'Arles  per  l'Imperadore  Henrico  quinto.Quefto  combattè  per  la  fede  in  Afia  in  compagnia 
di  Lodouico  il  giouiìic  Re  di  Francia  e  figlio  d'vna  fua  lbrella,e  fé  poi  configlio  con  Conrado  Im- 
peradore  per  prender  Damafco ,  dopo  molte  vittorie  fi  ritirò  in  Cipri  e  quiui  morì  .  Lafciò  Al- 
berto Conte  di  Sauoia  che  fece  fare  molti  edifitii  &  Abbatie  tanto  era  denoto  principe .  Hebbe 
€|uefto  vn  figliuolo  detto  Tomafo  &  Alberto  fuo  padre  acompagnò  Filippo  Augufto  Re  di  Frati 
eia  in  terra  finta ,  il  qual  ritornato  in  Sauoia,  mori.  Tomafo  detto,  fatto  terzo  Conte  di  Sauoia 
innamorato  di  Beatrice  figlia  del  Conte  di  Gineura  nimico  allacafi  Sauoia,  e  di  confenfb  di  lei 
dimandatala  per  moglie ,  il  padre  di  ella  sdegnato,  rifiutò  Tomaio  per  l'odio  fra  loro,  ne  làpendo 
la  volontà  della  figliuola,la  maritò  a  Filippo  Re  di  Francia  ch'.era  vedono,  e  mentre  che  la  mena- 
uano  a  ma  rito,  Tomafo  animofamente  per  forza  la  tolfe  e  prefe  il  Conte  di  Gineura  e  fpofolla  e 

rimaiè 


DI  SAVOIA  p' 

rimare  padrone  di  Gineura ,  quefto  conquiftò  PinaruoIo,Vigone,Carignano ,  e  Moncalieri.Heb 
bc  Tomafo  Amadio  3,  primogenito  fra  gli  altri ,  e(rendo  (tato  il  fecondo  Amadio  (ìgnor  di  Cla- 
bais  e  dAugufta  pretoria,  il  quale  Amadio  Conte  di  Sauoia ,  mandando  Ambafciadore  a  Koma 
con  vno  de  luci  fratelli,  violati  in  viaggio  da  vn  Baron  Todefco  che  gouernaua  alcuni  luoghi  di 
quella  prouincia  per  l'Imperio,  Amadio  con  Pietro  Tuo  fratello  non  potendo  comportar  tanta 
ingiuria  valorofamentcairaltando  il  Barone  i'amazzorno.  Morì  Amadio  e  lafciòBonifatio  pur 
Conte  di  Sauoia ,  e  per  allargare  il  Tuo  flato ,  afiediò  Turino  e  Io  prelè .  Bonifatio  per  longa  infìr- 
iTiità  morì  fenza  hercde  e  fuflitui  Filippo  Tuo  fratello  nel  contado  di  Sauoia .  Filippo  vilfc  poco, 
€  lafciò  heredi  li  nipoti ,  figli  d'vn  altro  Tomaio  fuo  fratello  il  quale  hebbe  tre  figliuoli  cioè  To- 
mafo Amadio  e  Lodouico ,  ma  Amadio  fecondo  genito  fu  eletto  per  Conte  di  Sauoia,  e  fu  il  4. 
di  quefto  nome  in  fucccfììone ,  e  Conte  ottauo  in  numero ,  il  quale  combattendo  centra  il  Del- 
fino Imberto  e  contrail  Conte  di  Gineura ,  perdclagiornar  1  e  moriui  Tomafo  Principe  del  Pie- 
monte, qucfto  Amadio  amplio  lefue  giuriditioni,fu  fatto  fignor  di  Inurea,e  finì  i  fuoi  giorniilic- 
celTe  Odoardoe  fi  maritò,  fucceffe  a  lui  Amadio  quarto  di  qiieftonome  fratello  d'Odoardo 
Conte  di  Sauoia,  queito  vinfe  il  fratello  del  Conte  di  Gineura  &  edificò  molte  terre ,  Qnel'to  pa- 
rimente prefè  la  terra  col  cartello  di  finto  Germano  in  Ambnino ,  {v.  ancora  creato  Principe  del- 
l'Imperio al  tempo  d'Henrico  di  Brandeburg  la  qual  dignità  fi  flendeua  a  fiioi  difccndcnti  per- 
che la  famiglia  di  Sauoia  tragge  origine  dalli  Imperadon  .  Morì  Amadio  e ilicceffe  Odoardo  2. 
il  qual  vinfe  m  battaglia  il  Delfino  di  Vienna  il  Conte  di  Gineura  &  li  fignori  de  Focigni,  e  qne- 
flo  non  lafciò  altri  figliuoli  efcetto  Margarita ,  onde  iucceiTe  Conte  dì  Sauoia  Amadio  fefto  di  li- 
nea tranfuerfile ,  ma  d'vn  ceppo  e  d'vna  origine ,  e  perche  quefta  real  cafita  richiede  (  come  ho 
detto  }  longhilTmia  hiftoria ,  però  mi  ritiro  al  Conte  Amadio  nomato  il  verde  che  rimelfe  in  fuo 
itato  Odoardo  di  Sauoia  figlio  del  Principe  della  Morca.  Morì  quefto  conte  e  lalciò  Amadio  fuo 
figlio  fettimo  di  quefto  nomc,ranno  1417.  Sigifinondo  Imperadorecreò  il  detto  Amadio  Duca 
primo  di  Sauoia  e  quefto  hebbe  vn  figlio  detto  Lodouico  e  lo  maritò  conia  figliuola  del  Re  di 
Cipro  nel  143  ^. fece  principe  il  detto  Lodouico  fuo  figlio  maggiore ,  del  Piemonte  &  Egli  fc  fece 
hercmito  ritenucofi  il  titolo  di  Duca  durante  fua  vita .  Nel  1449.  lo  fteftb  Amadio  fu  creato  Pa- 
pa nomato  Felice  quinto.Lodouico  detto  fu  il  fecondo  Duca  di  Sauoia .  Felice  Papa  renontiò  il 
Papato ,  e  ritornato  al  fuo  heremitorio  Santamente  mori .  il  figliuolo  del  Duca  Lodouico  f  11  ma- 
ritato con  Cadetta  hcrede  del  Reame  di  Cipri  per  ilche  egli  fu  fatto  Re  ò'i  quel  Regno.  Morto 
Lodouico  Amadio  luo  primogenito  rimafe  il  terzo  Duca  di  Sauoia .  ad  Amadio  fìiccefte  Filiber 
to  quarto  Duca  il  quale  mori  fenza  herede  e  gli  iucceffe  Carlo  fuo  fratello  chjca  quinto .  Mori  il 
Duca  Carlo  e  iìiccelfe  Carlo  fuo  figliuolo  fefto  Duca ,  fu  il  fettimo  Duca  Filiberto  il  bello ,  mori 
<|uefto  fenza  herede  e  fuccefle  Carlo  Terzo  di  quefto  nome  detto  il  buono ,  quefto  fi  maritò  con  ■ 
beatrice  figlia  del  Re  di  Portogallo  e  fu  Zio  di  Francefco  Re  di  Francia  .  Fu  da  lui  moleftato  con 
hauerii  mollo  guerrain  Piemonte,  di  queftoSanto  Principe  è  nato  Emanuel  Filiberto  decimo 
Duca  di  Sauoia ,  tribulato  nella  fua  pueritia  e  perle  guerre  del  Piemonte  Carlo  V.  Imperatore  lo 
voile  cofi  fanciullo  appreftò  di  fé ,  e  lo  fece  capitano  generale  della  gente  d'arme  di  fua  guardia . 
ritrouoffi  contra  la  congiura  di  Germania ,  e  cofi  giouinetto  l'Imperatore  Carlo  in  più  occafioni 
diguerralenepreualfeemoftrònellafuaadolefcentiaanimofità,  giuditio,  e  diligentia  finche 
contra  la  gagliarda  congiura  ottenne  Carlo  'V.  vna  mirabil  vitoria,  morto  quello  inuitiUìmo  Im- 
peratore,EiTianuel  filiberto  fèguitò  Filippo  Re  Catholico  fuo  cugino,  e  fu  fuo  generale  nella  guer 
ra  di  S.  Quintino  luogo  del  Re  Catholico  aflediato  e  volendolo  il  Re  di  Francia  Henrico  fòccor- 
rere  mandò  generale  di  grofilTìmo  effercito  Memoranfi'gran  Conteftabile ,  il  quale  fu  da  Emanu 
ci  Fili'oerto  rotto  e  fatto  prigione  &  poco  di  poi  fu  prefo  S.  Quintino  perla  qual  Vittoria,  fatta 
pace  fra  il  Rè  Catholico  &  il  Chril^ianiifimo.fu  Margarita  fbrella  di  Henrico  maritata  a  Einanuel 
lo  con  la  reftitutione  di  Sauoia  e  del  Piemonte ,  &  in  poco  tempo  nacque  di  lui  diuinamente  Car 
lo  Principe  del  Piemonte .  E  il  Duca  Fmanuel  Filiberto  Principe  non  punr^o  di  bontà  Criftiana  e 
di  valor  militare  a  qual  fi  fia  fuo  antenato,inferiore  anzi  in  lui  fi  fanno  vifibili  tanti"  femidei  del  fé 
liciifimo  iangue  di  Sauoia/perandofi  che  quefto  Principe habbiaoccafionc  non  folaraence  d'am 
pliar'i  fuoi  Itaci  ma  di  aiùcurare  l'Imperio  di  Crifto . 


DI  OTTAVIO 


L  Tempio  di  lanotenutoda  gli  antichi  RomaniingrandìlldmavcnerationeS 
Imprefadi  Ottauio  Farnefe  imitando  la  hiftoriala  qualdice  che  le  porte  di 
quel  tempio  quando  da  loro  fteflè  s'apriuano  3  prediceuano  guerra,  e  quando 
fi  ferrauano.annontiauano pace.  Di lano  s'edetto  a baftanza.  Ma  non  lafcia- 
remo  però  di  dire  quanto  di  lui  habbi  fcritto  M.  Tullio  nel  Tuo  fecondo  libro 
della  natura  delli  Dei .  Primamente  egli  vuole  che  la  Etimologia  di  quello  no 
me  lano ,  fia  deriuata  dal  verbo  Eo,deI  che  mi  marauiglio  chevn  tant'huomo 
ftiracchiallè  cotal  nome  con  quefta  Etimologia,perche  Berolb  nel  Tuo  libro  delle  antichità  vuole 
che  lano  fia  cofi  chiamato  per  eflèr  egli  fiato  ritrouator  del  vino ,  quafi  che  Noè,  e  lano.fieno  di 
vn  medefimo  fignificato,come  fi  legge  nel  ca.^.della  facra  Genefi.Catone  nei  fi-amenti  delle  fuc 
hiftorie,  e  Fabio  nel  fecol  d'oro,dicono  lanoeilère  chiamato  Oenotrio  cioèiiiuentore  del  vino , 
&  del  Farro  .  Da  quefto  marauigliofò  tempio  ha  tolta  lalomiglianza  Ottauio  Pamele ,  il  quale 
quando  è  fpinto  dalla  giuftitia  non  teme  di  muouer  guerra,©  per  difcfà  delle  colè  proprie ,  o  per 
oifendcre  chi  procaccia  di  nuocergli ,  Iperonato  parimente  dal  giufio  per  conferuatione  della  pa 
ce,{emprc  è  pronti/lìmo  e  con  l'animo ,  e  con  tutte  le  fi^rze  a  mantenerla,  e  fiirla  fèruare,  fi  che  ve 
ra,  propria,e  generola  Imprefa  è  quefta ,  a  cui  il  Motto  altamente;  conuiene  cioè  v  i  r  t  v  t  1  s 
IMPERIO  conciolìa  che  niuno  può  eilèr  fiicilmente  Ubero  fé  non  quello  che  viue  (otto  lo  Impe- 
rio della  virtù  .  Vuole  ancora  con  nome  Academico  chiamarfi  l'è  s  p  e  r  t  o  conforme  alla  na- 
tura del  Motto ,  e  della  figura ,  hauendo  egli  fin  da  giouinetto  fatta  pur  troppa  efperienza  della 
varietà  di  fortuna.  Enatoquefio  Academico  dcll'antichilfimo  fànguc  Farnefe,  tratto  quefto 
cognome  da  quel  fatai  cartello  di  cui  nel  ragionamento  dell'Inuentor  dell'imprefe  a  pieno  fi  èdi- 
uifato.e  s'io  volcffi  ragionare  a  baftanza  dell'antichità  di  quefta  nobiliflima  famiglia  mi,farebbc 
di  mifticri  fiirne  longhiftìma  hiftoria ,  per  tanto  ritirandomi  ad  alcuni,  moderni,  ragionasddi  vn 
Prudentio  Farnefe  non  folamente  Illuitre  per  fàngue  ma  per  opre  egregie  dd  lui  fatte  nel  tempo 

diOtone 


FARNESE  p^ 


di  Otone  Impcradorc  primo  di  quello  nome.II  qual  Prudcntio  per  le  molte  dìiTcni 
fra  il  Pontefice  e  il  Populo  Romano ,  chiamato  in  aiuto  dal  Pontehce  vi  andò  con  i 


ilìoni  ch'erano 
molta  gente  à 
caiiallo ,  e  fatto  capo  in  Oruieto,con  molta  dcftrezza  prociii  ò.  cii  placare  quelle  difcoi  die.  l'u  do- 
pò coAui  vn  Pietro  Farnefe  né  i  tempi  di  Otone  terzo  e  fìi  <  Jouernatore  della  Città  di  Oruieto . 
Qjjefta  liludre  famiglia  Tempre  con  ogni  fedeltà ,  e  diligentia  fu  in  difefa  de  Pontefici,  e  quando 
grimperadori,&  i  Papi  fi  trouauano  concordi ,  Tempre  qucftì  Sis^non  lì  dimoftraiono  Imperiali, 
e  per  più  di  ^oo,  anni  furono  (ignori  di  moke  terre.H  credere  però  lì  dee  che  per  molte  centina- 
ia d'anni  innanzi,  fuffero  quelli  che  fono  ftati  lino  a  noflri  giorni.  Vegniamo  horaal  padredi 
Alelìandro  che  fu  Papa  a  noftri  tempi ,  il  quale  huomo  di  nu>lta  prudentia  hebbe  gradi  honc^'-a- 
tidiMilitia  ,  e  lo  rendè  molto  più  famofò  perche  generò  vntaUìgliuolo,  il  quale  dopo  iLiuer 
feruito  a!  mond(;),fù  fatto  Cardinal  da  Papa  ÀleiIanLfro  {Ifio  per  la  iìui  naturai  bontà  e  molta  fua 
dottrina, morto  Clemente  vii.  con  vniuerfal  voto  di  tutti  li  Cardinali ,  fu  creato  fommo  Pontefi- 
ce, con  nome  di  Paolo  terzo ,  ritrouata  la  Chiela  molto  pouera ,  e  poco  obedita ,  non  hauendo 
egli  riguardo  ad  alcuno  mondano  interefTe.fubito  ordinò  che  la  Città  riconofceffe  il  fommo  Pa- 
fìore  per  padrone  ,  e  che  fi  mettefTe  in  ordine  vn  gagliardo  eifcrcito  del  quale  fulTe  capo  Pierlui- 
gi fuo  figliuolo  3  e  fattolo  perpetuo  confaloniero  ,_e  generale  della  Chiefa  ,  con  quello  fi  pofe  at- 
torno aRocca  di  Papa ,  &  a  Paliano ,  fortezze  quafi  inel|nignabil;  nià  in  breue  furono  prefe ,  e 
ridotte  {òtto  la  obcdienza  delia  Chiefà,dopò  quefle  imprefe  Ci  riuolfe  contra  Perugia  ricalcitran 
te  contra  l'autorità  de  Papi  ;  finalmente  fu  dal  detto  Generale  prelà  ,  e  cofìrctta  ad  humilmcnte 
accettare  il  giogo  de  Santi  Pontefici.per  quefto  tutto  il  patrimonio  Ci  riduffe  pacifico  Jcuate  d'in- 
di tutte  le  partialità ,  e  fattioni  che  per  molti  anni  erano  fiate  la  mina  d'Italia .  E  per  ridurre  an- 
cora tutte  le  prouincie  chriraane  fotto  il  catholico  ordine  della  Chiefa  Romana ,  volfe  che  Ci  ce- 
lebralTe  il  Concilio,  e  fra  molti  altri  luoghi  propofti,  elelfe  Trento,  Oltradiciò  quefto  degno 
Pontefice  non  iftimando  il  lungo  e  raalageuol  viaggio ,  volfe  abboccarfi  in  Prouenza  con  Carlo 
V.  Imperadore ,  e  con  Franccfco  Rè  di  Francia ,  né  mancò  di  vfare  ogni  diligentia  per  rappaci- 
ficare quei  due  potentilTimiprcncipi.  ritornato  a  Roma,  dichiarato  Piei  luigi  Duca  diCaftroc 
poco  dopo  di  Parma  e  Piacéza,e  data  per  moglie  Margarita  d'Aufiria  ad  Ottauio,dc  quali  e  na- 
to Alelìandro  prcncipe  di  Parma ,  intefa  la  venuta  di  Carlo  V.  in  Lucca.per  voler  fare  l'imprcia 
d'AIgieri ,  qui  ancora  venne  a  parlamento'con  fua  Cefarea  Maeftà .  Ritornato  a  Roma,  la  reflau- 
rò  di  bellifiìmeftrade  di  palazzi,  e  di  Chicle.  L'Imperadore  ritornato  con  poco  felice  CucceCCo 
da  Algicri ,  S.  Santità  di  nuouo  cercò  d'abbocarfi  feco  à  Bufieto ,  (blamente  per  mettere  concor- 
dia fra  i  due  principali  capi  de  Chriftiani .  Era  Roma  nel  (ùo  tempo  tutta  trionfante ,  doue  tutto 
il  Mondo  concorrcua .  L'Italia  al'hor  vilTe  lieta ,  e  tranquilla  ,  «3c  ogni  profelfore  di  fcientia,  e  di 
mihtia  ritrouaua  rimuneratione ,  dignità ,  e  fauore  .  Hebbe  quefto  beatilTimo  Pontefice  quattro 
nipotijAIeiTandro  hoggi  Cardinale  di  fingolar  prudcntia.Ranuccio  terzo  genito  Cardinal  di  S. 
Angelo  che  per  la  fua  ottima  vita  fìi  cofi  giouine  per  efter  eletto  in  Pontefice ,  Ottauio  il  (econdo 
per  età  &  Horatio  l'vltimo ,  il  quale  fatto  genero  di  Henrico  Rè  di  Francia,riufciua  di  tanto  fcn- 
no,&  valore  nell'armi  che  fé  fulTc  (òprauiuuto  farebbe  al  tempo  d'hoggi  nella  prima  fila  de  mi- 
gliori caualieri.Ottauio  Academico  Affidato  bene  ammaeftrato  nelle  fcientie ,  e  nella  difciplina 
militare  dopo  la  morte  del  Duca  Pierluigi  luo  padre^ihccclTealui  nel  ducato  di  caftro  di  Parma, 
e  di  Piacenza ,  ma  prima  di  età  di  xiiii.  anni  od'intorno,  fu  creato  Generale  della  gente  Italiana 
che  Papa  Paolo  mandò  in  Germania  per  aiuto  di  Cario  V.  doue  moftrò  (ènno  &  vn  caldifTimo 
defidcriodi  fpargereil  fangue  in  feruigio  dell'Imperio.  Hebbe  dopo  la  morte  del  Papa,moltc 
perfecutioni,e  con  prudentia  fi  difefe  contra  le  guerre  molfegli  fenza  (uà  colpa,  e  valorofamentc 
a  gran  potentati  fece  refiftenza  e  né  riufcì  con  molto  honore.  Fu  finalmente  abbracciato  dai  ma- 
gno Filippo  Rè  CatholicOjVerfo  il  quale  Ottauio  hebbe  Tempre  &  hauera  tutta  la  fua  intentionc, 
e  da  quello  dipende,  e  per  quello  ifporrà  fempreloftatoclavita.  E  il  Duca  Ottauio  di  natura 
benigno ,  affabile ,  manfueto ,  liberale ,  clemente ,  giufto  ,  e  pio  ,  Nella  religione  fideliffimo ,  e 
obediente,a  gli  eguali  grato ,  e  piaceuolc  a  gl'inferiori  humano,  fauoreuole ,  è  benefattore  a  vcr- 
tuofi  &  manifeftilfimo  Mecenate . 

Aa 


DI  CONSALVO  PERD- 


IO 


B  tre  Bandierole  vna  bianca ,  vna  verde ,  la  terza  rofla,  le  quali  fono  del  nume- 
ro delle  23.  d'intorno  all'arme  della  IllullrilTima  famiglia  de  Corduba,  tutte 
trofei  di  quelli  in  uitti  capitani,  onde  vici  il  gran  Capitano  Confiluo  Ferdi- 
nando e  furono  fempre  in  difefa  del  Re  di  Spagna  e  della  làuta  fcAt ,  fono  im- 
prefa  di  Confai  uoferdinando  di  Corduba  il  giouinc,a  imitatione  dell'arte 
militare  doue  è  la  fomiglianza  della  fua  generoia  intentione,della  bianca,trag 
gè  l'habito  della  fua  fede  in  feruigiodelfuoRc,  &  tragge  l'habito  della  fede 
verfo  il  fuo  Dio  morto  in  croce  per  noi .  la  [eòe  attiua  in  debito  feruigio  delle  cofe  del  mondo  è 
come  materia  ben  difpofta  in  prender  forma  diuina.per  mezo  della  fede  ch'in  noi  Criftiani  odo- 
no di  Dio.dalla  verde  caua  la  lìmilitudine  della  fperanza  che  Confaluo  ferdinando  tiene,dando- 
fi  all'opere  di  caritàjdinotata  dalla  terza  bandiruola  laquale  e  ro(fa,raperefèntado  la  fiamma  del 
core  fuo  che  lo  dilpone  àbenferuire  aflìcurato  dalla  fede  e  fpinto  dalla  fperanza  in  dooerfiac- 
quiftare  la  felicità  celefte  il  cui  motto  è  avt  citcmori  avt  Victoria  laeta,  dinotando  che  no 
fi  dee  viuere  lènza  lietamente  vincerctanto  più  con  la  fcorta  delle  tre  virtìi  diuine  co  la  quale  gli 
antenati  di  quello  inclito  academico  accrebbero  in  Spagna  l'Imperio  di  Crifto  maflimamenrc 
quando  la  polTanza  del  gran  Rè  de  Mori  fu  fuperata ,  cioè  fattolo  prigione  fenza  la  qual  Vittoria 
haurebbon  fatto  nulla.è  volfe  tutta  la  Spagna  che  quefla  generofa  famiglia  portafle  per  infegna 
qué^&ian  Rè  incatenato  col  motto  sine  ipso  factvm  est  nihil.ìI  fuo  nome  academico  è  il  magna 
NiMO^^enerofa  ftirpc  di  Corduba  truouafi  che  più  di  quattrocento  anni  ha  fempre  per  feruieio 
di  molale  di  Spagna  e  più  per  zelo  della  fantifiTima  religione,  combattuto  con  i  Mori  infedeli  e 
fempre i  caualieri  di  quefto  nobiliffimo  làngue  hanno  hauti  carichi  principali  della  militiate  lun 
go  farebbe  di  numerare  no  che  i  meriti  ma  li  perfonaggi  di  cotale  ftirpe  i  quali  hano  lafciato  mil- 
le fplcndori  e  mille  palme  di  gloria  e  nell'armi  nelle  maniere  di  gentilità,  di  virtùedigiuftitia, 
enei  gouernide  paefi,  e  per  nonhauer  potuto  dare  alcuna  parte  di  notitia  dei  molti  Baroni 

della 


DI  CORDVBA 


P) 


della  ftcfTa  cafata ,  mi  ritiro  alle  attioni  del  gran  Capitano  Confaluo  Ferdinando  fopranominato 
il  quale  oltra  le  molte  vittorie  acquiftate  conerà  i  Mori  e  di  qua  e  di  la  dal  mare  hora  per  conto  del 
Regno  d"Orano,hora  di  Tremifene  hora  di  Buggia ,  hora  nel  Regno  di  Granata  Torto  il  fclicidimo 
gouernodcl  glonofoRè  Ferdinando  Catholico ,  &  oltra  lo  haucreicome  primo  capitano  dello 
rte(roinuirifruTioRè,difera  più  volte  Maioricac  Minorica  &  vkimamente  fcacciatiin  tuttodì 
Spagna  la  ineomportabil  Tirannia  di  tutti  gli  infedeli,  per  zeÌo,e  per  commifTione  del  fuo  Re,  con 
bene  ordinata  armata  riacquiftò  in  grecia  nel  paefe  della  Morea,  Modonee  Corone,  dopò  ciò 
con  gagliardinlmi  eirerciti,efìrendo  andati  molti  capi  Francefì  per  occupare  il  Regno  di  Napoli , 
fu  dal  medclìmo  Rè  Ferdinando  mandato  il  gran  Capitano  alla  difcfa  di  quel  Regno  douc  con 
patientia  con  conlìglio ,  con  vigilantia  e  con  animofità  e  fortezza  di  cbre,contra  coìì  poffenti  ne- 
mici &  acqiiiilate  in  più  anni  quattordice  vittorie  campali,non  folamcnte  difefe  quel  Regno  ,  ma 
intuttoafficurollo  e  lo  fottopofe  al  magno  Rè  Ferdinando.Nacq;  Confaluo  Ferdinando  acade- 
mico  di  quefto  inclito  ceppo  di  Corduba  e  nella  fua  fanciullezza  fpefe  i  fuoi  teneri  anni  con  allì- 
due  vigilie  intorno  alle  fcientie  e  crefcendo  in  Età ,  crefceua  in  lui  la  dottrina  con  Io  eflcrcitio  di 
caualcare  e  di  armeggiare  continuamente,  nella  fua  fanciullezza  iìmilmcnte  monftrò  /èmpre  de- 
fidcrio  di  gloria  con  timor  criftiano  e  dicono  che  ne  per  perfuaiìonc ,  ne  per  qual  lì  fuiìc  occafio- 
nc ,  mai  fi  rnoftrò  fé  non  generofo  e  coftante ,  fi  che  egli  giouinetto,ne  i  parlamenti  fra  fuoi  mag- 
giori per  età  fempre  palesò  la  marauiglia  del  fuo  ingegno,  eloquentemente  e  figgiamente  parlali 
do  &  honoratamente  operando .  più  volte  volle  ritrouarfi  nelle  guerre,  e  finalmente  accompa- 
gnò il  Principe  di  Spagna  per  l'Italia  per  la  Germania  e  per  la  Fiandra  e  per  mare  in  Inghilterra , 
rifplenderono  fempre  in  lui  le  virtù  heroiche  cioè  magnanimità  magnificentia  libcraHtà,  man- 
fuetudine ,  le  quali  lo  fanno  lodare ,  amare  e  riuerire  per  tutta  Europa.e  per  che  di  lui  fi  farà  hillo 
ria  più  piena ,  però  mi  ritiro  alle  fue  generofe  &  immortali  imprefe .  Nel  gouerno  dello  fiato  di 
Milano  doue  trouò  non  folamentela  miferabile  penuria  di  quanto  bifognauaa  matenere  "li  Ef- 
ferciti ,  ma  ancora  quafi  tutto  il  Piemonte  venuto  in  mano  de  Franccfi ,  nondimeno  il  generofo 
Principe ,  nimico  dell'otio ,  radunò  vno  efiercito  il  quale  più  torto  obediente  à  tanto  gr'anCapi- 
tano  per  amore  che  per  premio^entrati  nel  Piemóte  non  per  fortuna  ma  p  proprio  e  virtuofo  vaio 
re,efpugnòCentaIe  e  Moncaluo, fortezze  fra  le  altre  di  quel  paefe  le  pia  inefpugnabili  vittorie, 
finalmente  fenza  fangue,  per  le  quali  l'inuitto  caualiero  afiìcurò  non  folamente  quanto  Ci  pofie- 
deua  nel  Piemonte  che  ftaua  in  bilancia,  ma  fece  ritirare  inimicioltra  l'Alpi,  andò  Confiluoin 
Spagna  e  fra  pochi  anni  ribellatafi  parte  del  Regno  di  Granata ,  e  chiamati.;  Mori  oltra  il  Mare, fi 
pericolofa  fu  quella  ribellione  e  quel  tumulto  che  diedero  all'ottimo  Rè  Filippo  che  penfare  e  che 
dubitare^ma  fatta  cóueniéte  prouifione  fece  l'inuitiflìmo  Filippo,  capo  di  quella  guerra  don  Gio 
uanni  d'Auftria  &  alla  giouentù  fua  diede  per  complice  il  magnanimo  Duca  di  Seìra,ondc  Ci  dura 
edificil  guerra,  conbattutofi  più  volte  contra  quei  fieri  ]nfedeli,mirabile  e  non  fperata  Vittoria 
fi  otténe,  e  fu  vna  delle  più  pericolofe  e  ftupende  guerre  che  quiui  fufiero  fiate  fatte  per  molti  an- 
ni adietro,  dopo  quefto  l'ottimo  Rè  Filippo  ha  voluto  eleggere  il  generofo  Duca  per  vncapo 
nelle  prcfenri  guerre  maritime ,  e  fotto  il  feliciifimo  augurio  del  ferenillìmo  Don  Giouanni  altre 
vittorie  fi  fperano ,  onde  il  Sacro  fanto  legno  della  Croce  habbia  in  breue  ad  efi!er  da 
tutto  il  mondo  adorato,  gli  alti  coftumi  poi  di  quefto  valorofifiimo  Acadenii- 
co  fono  tali  che  Io  hanno  regiftratonei  cuori  tutte  le  nationi 
come  di  quei  ben  prefto  fé  ne  vedranno  ripiene  le  me 
morie  di  tutti]  tempi. 

Aa       3 


DI  VESPASIANO 


I  tre  Fulmini  fono  imprefa  di  Velpafiano  Gonzaga5neIla  fòmiglianza  de  quali 
ha  voluto  inchiuderci  treheroichi  difegni  conueneuoli  al  Tuo  alto  intelletto 
poi  ch'egli  è  vfcito  da  tanti  Principi  Regoli  e  quafi  foprahumani  nella  bellezza 
nella  fortczza,e  nella  virtù  dell'armi. Arift.nel  trattato  del  módo.dice  che  fono 
più  fpetie  de  fulmini,altri  fono  di  fimilitudine  e  di  forma  ardenti  e  veloccmen 
te  trafcorrono,  altri  aguilà  di  linee  precipitano  e  sbattono  à  tcrra.conuertiti  in 
dura  materia,percotédo  arbori  e  torri,  altri  d'vn  vapor  fottile  che  penetra  per 
tutto ,  disfa  i  metalli  e  riuolge  molte  colè  fotto  fopra  e  non  abrugia. quelli  di  materia  dura  lafcia- 
no  fctor  di  Zolfo  e  negrezza.Li  penetratiui  non  hanno  fetore  e  nulla  macchiano,e(cetto  i  metalli 
d'argento .  M.Tullio  nel  fecondo  della  diuinatione  dice  li  fulmini  elfere  uno  efpreiTo  ardore  per 
il  combattimento  e  repercuotimento  delle  nuuole,ne  mi  eflenderò  fopra  di  quefto .  Ben  parmi  di 
dir  la  differentia  fra  il  fulmine  el  folgore,fèguitando  io  Auerroe  nel  libro  della  Meteora  al  capo  le 
condo ,  ponendo  quefto  Autore  di  mente  d'Ariftotile ,  chel  folgore  el  fulmine  fi  generano  d'un- 
medefìmouapore,  cioè  fcccoinfìammato,ilquale  nella  feconda  regione  dell'aria  eleuato,  e  cir- 
condato e  rinchiufo  dentro  di  nuuola  humida  e  fredda,  quiui  entro  effagitandofì  e  dibattcndofì, 
aprendo  la  nuuola ,  efce  con  lampeggiamento ,  ma  fmorzandofì  nell'aria  e  fpargendofi/uanifce, 
e  quefto  fi  chiama  folgore ,  imperò  fé  non  fi  fmorza  nell'aria ,  ma  calando  a  terra  fa  gli  effetti  de- 
lopra  narratile  fi  nomina  fulmine. Vogliono  però  i  Filofofì  chel  uapor  detto,  cóuertendofì  in  ful- 
mine fìa  alquanto  più  denfo  di  quel  che  fi  conuerte  in  folgore ,  è  detto  il  fulmine  ancora  per  una 
ardente  efficacia  ufàta  ne  i  fcrmoni ,  nelle  orationi  e  ne  i  difcorfì,  e  detto  parimente  per  la  terribi- 
lità d'uno  iracondo ,  &  anco  è  detto  in  comparatione  di  coloro  che  con  preffezza  fanno  i  uiaggi 
&  i  negotii .  Da  quefta  generofa  imprefàfì  può  dire  che  pofià  trarre  la  fomiglianzade  fuoialti 
penfìeri;  quefto  ualorofo  Academico ,  ilquale  per  la  fede  criftiana  farebbe  un  fulmine  &  è  contra 
gli  infìdcli  e  cétra  gli  heretici,è  parimenti  fpauétofb  e  tremendo  fulmine  uerfo  inimici  dell'ottimo 


GONZAGA  54 

Rè  Catholico  Tuo  fignorc,èineuitabil  fulmine  in  conferuatione  della  giuftitia  ucrfo  coloro  che  al 
h  Tua  autorità  fottopofti  fono .  Et  a  propofito  è  in  quefh  imprefa  vfato  queflo  motto ,  cioè  h  i  s 
iMPiA  TERRENI  volcodo  dinotatc  che  quei  che  non  fono  empi,  non  hanno  da  temer  giamai 
che  da  cofi  gentil  caualiero  non  ne  poffino  riceuere  benignità  cortcfic  &  ogni  forte  di  piaceuolez- 
ze.E  per  conformità  della  imprefa  ìi  può  chiamare  il  severo,  dalla  cui  feuerità  gli  empi.i  frau- 
dolenti j  i  poltroni  maiTimamente  nell'arte  militare ,  fi  guardino  e  Ci  fuggano  di  lontano . 

Di  quale  altezza  e  fama  fia  il  fanguc  de  Gonzaghi  è  noto  e  chiaro  in  tutte  le  parti  dellvniuerfo, 
e  perche  ne  fono  piene  l'hiftorie.e  quanto  quefta  chiariflìma  famiglia  fia  antica  no  folamentc  nel- 
la nobiltà  ma  anco  nel  dominio  de  liberi  principati,  le  medciìmc  hiftorie  e  le  prefcnti  notitie  ne 
fanno  mfallibile  teftimonanza ,  fra  i  Regoli  e  liberi  lenza  fuperiorità  nel  loro  mero  e  miflo  impc- 
riOjfono  quelli  di  Bozolo  di  Gazuolo  e  di  Sabioneta, luoghi  e  capi  di  molti  altre  iuriditioni,  douc 
nati  fono  nello  eflcrcitio  militare  tanti  inchti  &  inuitti  Caualieri,  a  quali  Termoodonte  può  ccdc- 
re.Chi  fia  flato  poi  Federigo  che  con  poca  gente  Italiana  teneua  in  terrore  tutta  la  Francia  ancora 
che  fulTero  ì  fcruigi  di  quei  Rè  criftianiiTlmi ,  è  pur  frefca  la  memoria  in  qucfti  tempi .  Pirro  ch'in 
tante  guerre  come  capo  di  militieritrouofsi,  quante  vittorie  acquiftaife,  quanto  terrore  fufleà. 
nemici,quanto  accrefcefic  la  gloria  de  Gonzaghi  e  d'Italia,  è  regiltrato  eternamente  ne  i  cuori  di 
quello  fecolo .  poco  dopo  quefti  furono  tre  fulgori  di  Battaglia .  Il  Cagnino  che  non  cefsò  mai  di 
porfi  in  ogni  pericolo  di  guerra ,  per  non  clTere  auanzato  da  veruno  altro  de  fuoi  maggiori,heb- 
be  gradi  di  fanteria  e  di  caualleria  con  l'ordine  di  fanto  Michele .  Rodomonte  di  fopranorae ,  al 
batefmo  detto  luigi  Fratello  del  fudetto  Cagnino  i  più  begli  huomini  che  nafoer  mai  centenaia 
«d'anni,  &  erano  per  bellezza  e  per  valore  chiamati  Callore  e  polluce,fu  la  gloria  di  naturarla  ma- 
rauiglia  di  quefta  età  &  immortai  frutto  d'honore ,  fenza  pari  in  configlio,  in  dottrina,  in  fortez- 
2a  &  in  bellezza  di  corpo  ,  in  generofita  &  in  valor  d'arme ,  &  perche  il  mondo  era  indegno  di 
quefta  celefte  ftirpe.moriro  nel  più  bel  fior  degH  anni  loro,ma  Rodomonte  morì  generale  di  San 
ta  Chiefa .  dopò  quefti  fu  Carlo  Gazuolo  imitator  di  Rodomonte,  inuincibile  per  forza  e  per  de- 
ftrezza,  ritrouolTi  in  due  battaglie  campali,con  carichi  di  militia,&  in  Piemonte  &  in  Tofcana, 
militò  fotto  Carlo  V.  e  feco  fìi  alla  guerra  del  Langrauio  in  Germania,e  preuedeuono  di  lui  opre 
immortali,fe  la  morte  come  gli  altri  non  lo  haueffe  alla  maggior  gloria  mondana  rubbato .  Mog- 
gi tutti  quafi  quefti  imortali  Caualieri ,  fi  rapprefentano  in  Velpefiano  academico ,  il  quale  nella 
fua  fanciullezza  attefe  allo  acquifto  delle  fcientie  che  fanno  perfetto  il  Caualiero,poi  ancor  tene- 
ro vefti  rarme,fu  luogotenente  della  Caualleria  liggiera,fatto  dal  Principe  di  folmo na  fuo  Padrc- 
gno ,  e  capo  di  tre  compagnie ,  fu  creato  generale  d'Italiani,  ritrouolfi  alla  guerra  contra  il  Duca 
di  Ghifa  preffo  a  Roma,  fu  egli  il  primo  ch'andò  allo  aftalto  d'Hoftia  e  làltò  animofàmente  entro 
la  foifa  e  riceuè  co  molto  pericolo  vna  archibufata  nel  volto,doue  moftrò  di  efter  non  men  buon 
foldato  che  valorofo  Capitano,  è  ftato  in  Spagna  e  per  ordine  di  S.  Cath.  xMaeftà,ha  vifitati  mol- 
liluoghidel  Mare  Oceano,  è  ftato  fatto  finalmente  Viceré  del  regno  di  Nauarra  e 
general  Capitano  di  tutto  quel  paefe ,  carico  forfè  di  più  importanza  d'o- 
gni altro  gouerno  che  dar  foglia  il  Rè ,  e  quefte  fono  le  teftimo- 
nanze  di  quanto  meriti  quefto  inclito  Caualiero  e 
Duca  di  Traietto  il  quale  nelle  fcientie  hog- 
gi  di  non  ha  pari,  e  nello  elTer- 
citio  militare  non  è 
chil'auanzi. 


DI  GALEAZZO 


f^^' 


m 


VESTA  figura  in  foggia  di  Laberinto  con  vna  rtclla  fòpra  che  "rifplende  è 

Imprefà  di  Galeazzo  Beccaria  dalla  quale  tragge  la  fbmiglianza  de  luci  pen- 

.     Uì  fieri  nferrati  in  vn  Laberinto  doue  non  ci  fi  truoua  fé  non  confufione  fenza 

^J  R    eflito,  e  fenza  fine,  e  prende  il  Laberinto  perqueflo  mondo.  La  onde  qucfto 

iy'%j    gentilhuomo  in  fimigliante  fua  Imprefa  ha  voluto  imitare  l'arte.  Impercio  che 

."^é-^JS  quattro  Laberinti  pongono  gli  fcrittoriritrouarfi, fatti  con  mirabili  artefìtiie 


confpefe  incomparabili  e  flupende.Sonoquefìi  edifitii  fatti  fbtto  terra  con 
infinite  vie  e  tranfiti  ftorti  &  andamenti  intricati  fi  che  chi  vi  entra, lempre  camina  ne  ritruoiia  la 
fìrada  d'vfcirnc  già  mai .  Plinio  dice  efTerne  vno  in  Egitto  vno  in  Candia,  il  terzo  in  Lenno  ifola, 
il  quarto  in  Tofcana.  Quel  dEgitto  èhoggi  di,  anco  in  piede. Queflo  mcdefimo  fu  fondato  da 
PetefucoReedafuoifucceffori  fornito.  Lacagion  di  tanta  machina  alcuni  dicono  eilcr  futa 
per  fèpolcro  di  Miride ,  imperò  alcuni  fcrittori  voglion  che  il  Laberinto  d'Egitto  fia  ftato  ediririo 
dedicato  al  Sole .  Da  queflo  Dedalo  prelè  il  modello  di  quello  di  Candia,  grande  di  cento  parte 
dell'Egittiano,  vna  fòla ,  e  queflo  fu  doue  fabulofamentei  Greci  vogliono  che  Tefeo  ammazz al- 
fe il  Minotauro.  Il  Terzo  è  quel  di  Lenno  nell'Arcipelago .  Il  quarto  è  quel  di  Tofcana  fopra  il 
quale  è  edificata  la  città  di  Chiuci  fèdia  Reale  di  Porfèna ,  e  fé  ne  vede  gran  parte ,  e  fi  vede  che 
fu  fatto  per  fepoltura,altri  flimano  che  faceffe  tale  edili tio  a  emulatione  de  Greci .  La  qual  cola 
non  può  effere  perche  fu  di  gran  lunga  prima  quello  di  Chiuci  che  quel  di  Lenno.  Molti  però 
credono  chefuflèro  cófcruc  di  tefori.Ha  voluto  inferire  quello  gentile  Academico  che  chi  nafcc 
in  queflo  mondo.veraméte  nafce  dentro  vn  Laberinto  pieno  di  tenebre  di  cecità  di  precipitii  di 
fmarrimenti  di  trabocchi  e  d'inganni .  La  flella  è  da  lui  intefa  per  la  virtù  dell'Academia  la  quale 
con  l'aiuto  di  Dio  ha  luce  nelle  tenebre ,  indrizza  l'altrui  paffi  per  ficure  flrade ,  con  le  opere  pie 
fi  fcacciano  tutti  gli  inganni,  per  la  qualcofà  queflo  generofo  Conte  Galeazzo  ha  voluto  vfar 
quello  motto  cioeHAc  dvce  scredi  a  r.  con  il  nome  academico  alla  figura  conforme  cioè 

U 


BECCARIA  pr 


il  TRAVAGLIATO.  Ha  Qncora  il  Trauagliato  intentione  di  prender  la  /Iella  perla  diuina  sratia 
di  Giefu  Crifto  onde  fpera  di  Igombrarfi  la  ofcurità  degli  errori .  E  nato  quefto  caualiero  dal  ^e- 
ncroroanùichifrimo&fignonlfanguedi  Beccaria  cioè  \'icana,  come  Ibpra  di  ciòfì  fono  alcune 
ragioni  addotte  nella  cronica  del  Conte  Alfonfo  cugino  carnai  di  queflo  dclliftcfra  famislia,  del- 
la cui  nobiltà  e  grandezza  volendofi  cominciar  da  principio  non  fi  finirebbe  per  anni  e  luftri  d'an 
ni,nc  farebbe  polTibile  che  le  ne  potciTc  dire  quanto  richiedcno  i  meriti  e  la  grandezza  Tua, di  che 
ciiiariillma  teflimonanza  ne  fanno  molti  hiftorici  di  autorità,&  anchora  i  parentadi  contratti  con 
i  primi  fignori  e  principi  d'Italia,  come  con  i  Gonzaghi  principi  di  Mantua,con  i  Marchefi  di  Sa- 
luzzo  ,  con  i  Marchefi  del  Carretto, con  i  Scaligeri  fignori  di  V^erona,  con  gli  Vifconti  &  Sforzef- 
chi  Duchi  di  Milano ,  con  gli  Manfredi  fignori  di  Faenza, con  i  fignori  Oriini  ,&  con  altre  poffcn 
ti  &  illufori  famiglie .  Ma  perche  Ci  ha  da  far  di  quefta  inclita  ftirpe  vna  piena  &  integra  cronica  pe 


iprele  impc 

tiffime ,  fu  poi  da  efTì  adoprato  fempre  nelli  loro  più  honorati  mancggi,&  mandato  da  detto  Ga- 
leazzo x^mbafciatore  a  diuerfi  principi ,  e  tra  gli  altri  al  Re  di  Sicilia"  Ferdinando,  con  lettere  di- 
rettiue  a  tutti  gli  Principi,communità,  &  prouincie  ad  effetto  ch'egli  per  dcucpaflaua  fuffe  acca- 
rezzato Se  honorato  come  la  pcribna  di  efib  Duca .  Hebbe  quefio'^piu  figliuoli/ra  quali  il  primo 
fu  chiamato  Galeazzo  Beccaria  che  fu  nella  fua  giouinezza  molto  amato  dalla  nobiltà  &  dal  po- 
pulo  di  Pauia,e  grandementegrato a  Francefco  Sforza  fecondo  Duca  di  queflo  nome ,  &  diede 
<li  fé  bon  conto  nelle  occafioni  di  pace,  &  di  guerra,  il  quale  parimente  hebbe  piufisliuoli  cioè 
vno  detto  Francefco  che  fu  padre  di  queflo  gentiliilìmo  academico ,  e  l'altro  detto  Lodouico  pa- 
dre di  Alfonfo  fudetto,&  particolarmente  Francefco,oltra  a  molte  honorate  conditioni  della  fua 
vita  degna  di  quel  fangue  cotanto  illuftrcS^-  del  grado  fignorii  di  conte,fu  olfcruator  delle  fattio- 
ni  imperiali,  imitando  generalmente  in  ciò  per  longa  fuccellìonc  tutti  gli  antennati  fuoi,  &  lo  mo 
ftrò  in  molti  bifogni^maffimamente  nello  alfedio  di  Pauia  centra  ifrancefijmpercioche  con 
Matheo  Beccaria  capo  de  cittadini  Pauefi  ,  e  con  tutti  gli  altri  delia  mcdefima  nobiliffima  fami- 
glia ,  in  guifa  Ci  adoperò  note  e  giorno ,  che  la  città  fi  difèfe,&  ne  fucceffe  quella  mirabil  vittoria, 
&prefa  del  Re  Francefco.  Galeazzo  acadamico  poi  morto  l'honoratofuo  padre,  non  tralignò 
punto  da  fuoi  maggiori ,  percioche  nel  fuo  tempo  durando  la  guerra  de  Imperiali  nel  Piamonte 
contrafrancefi,  hebbe  in  cuftodia  parte  della  città  di  Pauia  per  molti  anni,  ouefenza  ri/parmio 
di  facultà  &  di  vita  adoprandofi,  vera  lealtà  verfo  l'Imperio  &  amore  fincero  verfb  la  patria  dimo 
ftró  pienamente .  Quelli  ha  duoi  fratelli  Girolamo  e  Carlo.tutti  però  infieme  feco  con  I  antichi/fi 

mo  titulo  de  conti, iquaheffendo  capitani  d'jnfantaria  hanno  valorofamenteferuito  nelle ouer« 
re  del  Piamonte ,  ma  egli  datofi  allo  affaticarfi  per  il  publico  &  giouar  al  priuato  non  lafcia 

forte  di  officio  che  conuengaa  vero  gentirhuomo&ben  nato,d'ondene  riforc^e  l'e- 

iìintione  delle  difcordie  nella  città,  il  buon  gouerno  de  lochi  pii ,  gran  parte  deU 

la.  elTaltatione  di  queflo  Affidato  choro ,  molto  fplendore  alla  famofa  ftir- 

pe  Beccaria ,  &  la  grande  offeruanza  con  che  egli  è  am*to  & 

riuerito  da  ciafcuno  nella  patria  fua .  * 


DI  ALFONSO 


VESTA  figura  dVn  fcogllo  in  mare  da  venti  Impetuon ,  &  dall'onde  fiirìoft 
continuamente  percolTcè  Imprefà  d'Alfbnfb  del  Carretto  fatta  ad  imitati©- 
ne  di  natura,con  ciò  vuol  dinotare  cfTcre  egli  flato  fin  dalla  Tua  fanciulezza  da 
venti  de  gl'huomini  inuidiofi«Sc  dall'onde  de  maligni  perfeguitato,  tanto  di 
nafcofto  quanto  di  palcfe ,  è  non  folamente  nelli  fuoi  Ihti,  &  da  Tuoi,  ma  pari- 
mcte^nella  vita,&  da  coloro  maflimaméte  i  quali  non  hebbero  mai,c  non  han 
no  veruna  legitima  ragione  d'offenderlo:  con  tutto  quefto  quanto  più  è  flato 
offelb  e  diftorbato  tanto  più  fi  è  mantenuto  flabile,e  patiente  nella  fperanza  della  giuftitia  de  fiioi 
fupf  riori ,  e  nella  continua  &  infalibil  confidanza  c'hauer  fi  dee  in  Dio .  Onde  per  tal  cagione  fi  è 
Alfonfo  eletta  la  prclèntc  figura  traggendo  da  ella  la  particolare  fbmiglianza  della  fiia  intentione 
col  motto  confi^rme,  il  qualeè  oyo  macis  eo  minvs,  appropriato  alla  fermezza  del  nominato  Sco- 
glio, imperò  fi  era  vfàto  quefto  altro  motto  cioè  probantvr  fortes  iMPETv,contra  il  quale  fcoglio 
lìianifconoi  venti  5  e  la  furia  dell'onde.  PerilchenellAcademia  degli  Affidati  fi  fa  chiamare  il 
TERMO,  alla  natura  dello  fcoglio  conferente,-  onde  fi  rende  manifefla  la  proprietà  di  querimprefà. 
Alfonlb  del  Carretto  è  nato  del  (àngue  di  Saflonia  de  gli  Imperadori  Ottone  i  .e  2.e  3 .  tutti  d'vn 
ifteflb  ceppo.de  quali  difcefc"  Aleramo  Duca  di  SafTonia  figliuolo  di  Vitichindo  jchehebbeper 
moglie  Alafia  forclla  di  Ottone  il  3  .à  cui  lo  ftefìo  Ottone  donò  molte  facultà,e  feudi  in  Italia, maf 
(imamente  nella  Liguria, e  nel  Monferrato,come  appare  per  vn  priuileg.  dato  in  Rauenna  alli  20. 
di  Marzo  l'anno  ppy.cofi  dal  2  .genito  di  Aleramo  e  da  Alafia  venne  la  origine  della  famiglia  del 
Carretto,  la  quale  fu  infeudata  di  Sauona  co'l  titolo  di  Marchefàto  e  di  Finale.e  d'altri  luoghi  co- 
prefi  nella  donationefatta  del  fudetto  Ottone,  intendendofi  ancorai  feudi  nelle  Langhc  e  d'al- 
tri prluilegi  fucceiTìuamente  confermati  :  e  fé  io  voleffe  fcriuer 'e  far  memoria  di  tutti  gli  antenati 
perfonaggi  e  caualicri  di  quefta  digniffima  flirpe  farei  più  longo  di  quello  che  all'ordine  di 
quefle  croniche  fi  richiede;  Però  mi  rctiro  al*Auo  del  fudetto  Academico  Alfonlb  rifufcita- 
to in  lui  il  valore  infieme  col  nome  con  gl'ordinarii  &  antichi  titoli  e  fignorie.  Alfonlb  primo 
ièguitò  per  moIt'anniMaffimiliano  fra  gl'Auftriaci  di  quefto  nome  I.  Imp.con  honorati  carichi 

in  le 


DEL  CARRETTO  ^6 

in  le  guerre  de  foldati  Italiani  e  per  la  Tua  fedeltà,verfo  il  Tuo  Prendpe,per  le  fuc  molte  e  fegnalatc 
virtù, e  fperienza  di  guerra  e  di  configli  fu  ftimato  più  torto  fra  primi  della  corte  Cerche  fra  fecon 
di,come  fi  può  parimente  vedere  per  i  priuilegi  del  d.  divo  Massimiliano.  Ritornato  Alfonfo  dof) 
pò  molt'anni  in  Italia  fu  eletto  all'imprefa  di  Corfica  ribellata.doue  per  fuo  cófeglio  e  valore,  più 
che  per  copia  de  fbldati  la  ribellata  Ilòla  in  breue  tempo  alla  R.P.  Genouefc  humile  &  obediente 
ridufle.Hebbe  quefto  Alfonfo  molti  fratelli  &  fra  gl'altri  furono  tre  con  fcgnalati  titoli^cioè  Luigi 
Vefcouo  e  Conte  di  Chaors  S.nel  temporale  come  nel  Ipirituale,  prelato  di  molta  fcienza  &  anco 
di  vita  molto  cristiana. L'altro  Fabritio  caualiero  Hierofòlimitano^che  per  fua  fauiezza  e  bontà  fu 
eletto  gran  Maeftro  di  quella  Religione,  nella  refidenza  di  Rhodi,  e  quefto  fu  dell'anno  1513.il 
quale  vedendo  à  tutte  l'hore  i  pericoli,che  à  quella  Ifola  fopraftauano  per  la  gran  poffanza  di  Soli 
mano,con  ogni  diligenza  &  allìdua  vigilanza  attendcua  à  fortificar  quel  luogo ,  &  à  cuftodirlo  in 
guifa  tale  che'l  gran  Turco/e  ben  tento  molte  vie,e  con  diuerfi  inganni  di  efpugnare  quella  città, 
non  perciò  volfe  mai  arrichiarfi  di  combatterla  alla  fcoperta.Il  3  .fratello  chiamato  Carlo  Dome- 
nicOjfu  huomo  di  molta  dottrina  e  fincerità,per  Io  che  fu  molto  grato  S' intrinfeco  à  Luigi  Re  di 
Franza^quale  fé  ne  preualfe  in  cofe  di  molta  importanza^mafTimamente  nelle  Icgationi  pontificali 
Fu  quefto  Carlo  Domenico  creato  Car.da  Papa  Giulio  z.e.  mori  al  tempo  di  Papa  Leone  i  o.e  da 
Pontifici  fu  perle  virtù  lue  affai  amato,  e  dalli  altri  Cardin. affai  ftimato  e  reucrito.Hebbe  ancora 
Alfonfb  r.daHaMarchefafua  moglie  nipote  di  Papa  Innocentio  S.dicafà  Cibò  tre  figliuolijl'vno 
fucceflbrc  Vefcouo  &  Conte  di  Chaors  S. parimente  nel  temporale  come  nel  fpirituale.chiamato 
Paolo  Abbate  di  Buonacomba,&  fu  ornato  di  bontà  di  vita  «Si  di  molta  dottrina.Hebbe  vn'altro 
figliuolo  chiamato  Giouani  fùcceftbre  della  dignità  delMarchefato.il  3. figliuolo  chehoggi  viue, 
e  detto  Marcantonio  del  Carretto,il  quale  nell'effercitio  del  mare  è  flato  capo  dcllarmada  del  Re 
Cath.&  fucceffore  nei  Principato  di  Melfi.Gio.Marchefe  del  Finale  viffe  fotto  l'imperio  del  glo- 
riofo  Carlo  V.&  andò  con  fua  Maeftà  Cef^alla  efjjugnatione  di  Tunefi.Hebbe  carico  di  militia,  e 
fu  il  pnmo,che  con  fuo  grandiffimo  honore  fmontafle  in  terra  con  quiudeci  bandiere  di  fanteria 
ftimata  il  fior  d'Italiaj&  fu  il  primo  à  far  le  trincee.e  nel  ditFender  i  fuoi  &  offendere  gl'inimici  era 
a  tutte  l'hore  vigilante  e  pronto/u  ferito  a  mortela  qual  cofà  grauemente  all'Imperar.difpiacque. 
Ne  mancò  il  magnanimo  Carlo  di  vifitarlo  e  òi  confortarlo,e  doppo  morte  publicaméte  laudar- 
lo per  prudentee  animofò  capitano,mafTìmamcnte  hauendo  pofta  in  lui  molta  fperanza,poi  che 
giouene  di  3  3-anni  haueua  dato  di  fé  mirabil  fegno  di  valore.  Onde  era  comun  giuditio^che  nel- 
l'effercitio di  guerra  doucfle  reuf+r  fra  i  primi.Lafciò  egli  4.figliuoli  ch'hora  viuono.Monfig.Alef- 
iàndro  Abbate  pnr  di  Bonacomba,&  de  gran  Silua  prelato  di  quella  dottrina,  &  qualità,che  tato 
in  lui  rifplendono.il  Commendator  di  Milano  &  del  Alberefe  Fabritio  caual. di  S.Gio.Hicrofoli- 
mitano  valorofo.Gio.  Andrea  s.raolto  gétile&  honorato,il  maggior  &  primogenitore  Alfbnlb  2. 
Academico  fiicceflòre  nel  Marchclàto.e  nelli  alti  gradi  de  fignorie,  il  qual  non  ha  mancato  in  tue 
te  le  occafione  portarfi  da  valorofo  caualiere,  &  fpecialmente  dimoftrarfi  al  inuitifs.  Carlo  V.  per 
vero  figliuolo  &  fucceffor  di  fuo  padre,effendofi  à  fue  fpefe  ritrouato  più  volte  alle  guerre  del  Pie 
monte  con  pericolo  della  vita.In  oltre  refiftendo  alle  ingiufte  perfecutioni  &  offenfioni  de  gl'emù 
li  lenza  mai  ponto  mouerfi  dal  fuo  fàldo  &  lodeuole  propofito,hebbe  poi  per  giuftitia  &  fauorc  ri 
corlb  alla  Maeftà  del  Diuo  Ferdinando  Imperat.nella  imperiale  Dieta  in  Augufia,  da  cui  fu  beni 
gniflìmamente  riceuuto  &  da  tutti  quelli  Principi  Germani,&  ifpecialmente  dal  Duca  di  Saffonia 
Elettore  per  la  defcendenza  della  cafa  molto  accarezzato.  Percioche  Ferdinando  intefà  la  giufti- 
tia fua,  &conofciuto  il  molto  valore  &  la  Illuftrezza&  defcendenza di  quefto  Academico, non 
folamente  volfe  fofte  rintegrato  al  ftado  fuo  di  Finale  di  cui  fi  tiouaua  violentemente ,  &  indebi- 
tamente fpogliato,ma  anco  la  volfe  honorare  di  più  ampli  titoli  &  priuilegi ,  creandolo  fra  l'altre 
Principe  d'Imperio .  Doppo  la  morte  d'effo  Diuo  Ferdinando  fuegliandofi  tuttauia  contra  di  lui 
le  fopite  perfecutioni  de  maligni,venne  di  nuouo  in  Augufta  alla  Dieta  Imperiale  dal  Diuo  Maflì 
miliano  2.  da  cui  come  fuo  antico  fignore  fu  gratiofiffimamente  riceuuto  &  feguitando  poi  fem- 
pre  Sua  Maeftà  Cefarea  (ì  ritrouò  con  effa  nel  vltima  guerra  d.Vngaria  contra  Solimano,  hauen- 
do fcco  &àfuofoldo  molti  foldati  e  da  cauallo&  da  piede.  E  quefto  Alfonfo  2.  Academico  di 
magnanima  natura,di  molto  valore ,  dVna  faldiffima  fede  verfo  l'Imperio  &in  ogni  occafione  fc 
moftra  prudente ,  faggio ,  amatore  di  giuftitia  &  di  pietà . 

Bb 


DI  GIROLAMO 


OLSE  l'Autore  di  quefta  Imprcfa  Girolamo  Bofll  milanefe^moftrar  con  efla co- 
me le  cofe  che  qua  giù  dipendono  in  gran  parte  da  moti  de  cieli  come  ftromen 
ti  della  omnipotentilTima  mano  di  Dio  habbiano  forzale  perciò  eflb  Girola- 
mo tolfe  per  imprefa  la  Spada  con  che  Filippo  padre  d'Aleflandro  Magno  fu 
ammazzato,  la  qualbaucualcoipita  nel  manico,  over  nel  pomo  vna  carret- 
ta ,  e  ciò  fi  eleffe  come  cofìi  notabiliflìmae  come  chiaro  argumento  della  for- 
za de  corpi  celefti  fbpra  le  colè  humaneeperdar  anima  a  tal  figura  ,aggionfe 

Volendo  inferire  come  fpeffoibei 


IX        ELVCTABILE 


F     A    T    V    M. 


il  Motto  cioè  V 

idifegni  deU'huomo  fono  dal  fato  interrotti  >  nulla ,  o  poco  valendo  l'humana  prudentia .  l'hifto- 
ria  della  morte  di  Filippo  è ,  che  fendogli  predetto  "(  come  fi  ha  da  M.  Tullio  nel  libro  del  Faro  ) 
che  farebbe  morto  da  vna  carretta ,  per  quello  fece  egli;  prohibire  lòtto  pena  della  vita  che  niu- 
jio  nel  fuo  Regno  vfalfe  le  carrette  per  fuggire  le  minacele  del  Cicloniche  però  non  potè  veta- 
re  fi  che  con  quella  fpada  gli  fu  tolta  la  vita.  E  quella  imprefa  è  ad  imitation  del  calo .  Ma  fé  con 
patientia  fi  fulfe  Filippo  riconciliato  con  chi  haueua  iniquamente  oftefò,  non  gli  fària  fiato  di  mi- 
ilieri  prohibire  le  carrette  ne  fiircbbe  flato  morto .  da  quefta  imprcfa  caua  la  fomiglianza  del  fuo 
animololieffo  Academico,  il  quale  vuoile  chiamarfi  il   p  a  t  i  e  n  t  e  ,  dinotar  volendo  co 
me  il  Fato  fi  placa,  fé  non  con  offendere  altri  patientcmente  domale  palfioni  dell'animo ,  pro- 
mettendo lo  fteffo  Patiente  ;  conofcendo  la  teribil  forza  de  pianctti ,  di  vfar  prudentia  e  patien- 
tia  nelle  àduerfità delle  influentiecelefti,  e  quando  anco  non  balli  il  fapcrdell'huomo, chi  non 
fa  che  col'ricorrere  à  D  i  o  fi  vince  e  fi  fupera  il  Fato  ì^   con  quefio  foccorlò  fpcra  il  fi  detto 
T  ATiENTB,   di  diffendcrfi  dalla  nimicitia  delle  fielle  ,  con  ciò  fia,  che  per  molto 
ch'e«li  ben  viua,  non  è  che  non  fi  fcnta  quafià  tutte  l'horeda  fieri  cafi  affaltato,  e  quanto 
più  cercaua  di  fchifare  e  di  fuggire  l'influentie,  tanto  meno  fé  ne  pud  defendere,   e  quanto 
più  da  fé  sbandiua  e  difcacciaua  alcuni  difegni ,  più  ali'hora  era  confirctto  di  effcguirli ,  onde  in 


più 


tutto 


BOSSI  ?7 

tutto  fi  daua  alla  potentla  .  E  nato  qucfto  Academico  del  fanguc  de  Bofli ,  cofi  detti  dal  Buc,ch£ 
tengono  per  arme ,  è  però  famiglia  antica  e  nobile  in  Milano,  e  fono  di  efla  vfciti  molti  huornini 
per  il  pili  chiari  in  arme&  in  fcientie ,  fra  quali,  per  non  darmi  in  perlbne  più  antiche  ;  dirò  elfe- 
re  flato  vn  Maffeo  Boflì  ,'che  per  le  fue  degne  qualità.fìi  molto  grato  e  fauorito  da  Lodouico  13a- 
uaio  Imperadore,e  da  Lotario  fuo  Padre,  al  qual  Maffeo  diedero  la  cura  della  Lombardia,di  ch^ 
lì  leggono  certi  verfi  latini  di  quei  tempi ,  ciò  è 
"^omen  in  Infubribits  Bosij  tenneyepriìnimq; 
7<le  de  tefaciam  vir  bello  ^  pace  Tilaphxc 
"Maxime ,  non  tantum  bis ,  rerum  &  Laudcnfibus  effe 
Lotarittsvoluit Csfar  dorni>iumq;  ducemq; 
E  ftato  ancora  vn  Gabriello  huomo  d'honorc  il  quale  fra  molte  altre  degne  cole  di  laude,fecc  e- 
dilìcar  delle  fue  proprie  facultà,la  chiefa  el  monaftero  di"  Santo  Ambrogio  andemmo  ciò  è  ad  ne 
mus  e  ciò  fìi  nel  1389.  luogo  prclfo  a  Milano ,  fu  anco  del  proprio  ceppo  di  qucfto  nobile  Aca- 
demico vn  Francefco  Boflì ,  perfona  di  dignità  con  ciò  fia  cofa  ch'egli  per  molti  meriti  fuoi^tuf- 
fe  fatto  Velcouo  di  Como ,  e  conte  di  Chiauenna ,  bora  tiranneggiata  da  Grifoni .  Quefìo  Vef- 
cono  intcruenne  al  concilio  di  Bafìlea  e  quiui'morì ,  e  fu  fepolto  nella  chiefa  di  certofmi  con  vno 
Epitafio  c'hoggi  anco  fi  vede ,  furono  parimenti  di  quefta  progenie ,  Teodoro  e  Luigi  Boflì  mol- 
to ricchi  e  di  gran  Valore .  Luigi  fu  dalla  Republica  milanefo  eletto  Ambafoiadore  a  Francefco 
Sforza  primo ,  e  gli  portò  il  Baftone^e  l'Infegne  del  generalato  e  preflb  di  lui  fii  Luigi  fatto  com- 
miflario  della  guerra ,  maflimamente  in  quella  doue  furono  rotti  i  Venetianii  quali  quafi  tutti 
prigioni  furono  da  Luigi  condotti  à  Milano .  Teodoro  parimente  feguitando ,  come  il  fratello , 
la  fattione  Sforzefca/imafe  dalla  Plebe  amazzato.Fù  vn'altro  Luigi  ne  i  tempi  di  Giouangaleaz- 
zo ,  Senatore  molto  ftimato ,  e  nell'arte  militare  huomo  di  gran  conto .  fu  di  eflo  Duca  Giouan- 
galeazzo  molte  volte  Ambafciadore  ,  &  à  diuerfi  Principi  mandato .  Poi  fu  fatto  commiflario 
generale  contra  i  Venetiani  in  fauor  del  Duca  di  Ferrara,e  fotto  Argenta  attaccatofi  il  fatto  d'ar- 
me ,  per  il  valor  di  Luigi^reflarono  rotti  i  Venetiani  ^  ma  li  vincitori  intenti  alla  preda ,  &  i  Vene- 
tiani riprefo  ardimento  ,  ruppero  i  Vincitori  e  reltò  morto  Luigi  Boflì  con  gran  cordoglio  del 
Duca  fuo  fignore.  Furono  vltimamente  di  quella  medefima  famiglia  dui  Senatori  di  chiariflì- 
mo  nome ,  Mateo  fìi  vno ,  il  quale  hauendo  prefi  per  moglie  Polifena  del  primo  Luigi  figliuola, 
TÌmafta  vedoua ,  hebbe  tanto  gran  cuore ,  che  edificò  a  fue  fpcfo  vn  collegio  in  Pauia  .  L'altro  f  y 
Egidio  famofo  per  regimenti  è  per  dottrina ,  onde  ha  lafciato  in  flampa  molte  belle  e  ncceflaric 
coftitutioni  •  Quello  hebbe  vn  fratello  detto  Francefco ,  di  molta  bontà  e  difciplina  e  Padre  del 
Patiente  Academico ,  il  quale  per  non  tralignare  da  fi  degni  fuoi  antecelfori ,  attcfo  agli  frudi  di 
humanità ,  di  poi  alla  Filofofia  ,  &  all'arte  di  medicina ,  per  imitare  il  dotilfimo  Bernardin 
Boflì ,  Filofofo  e  Medico  eccellente ,  e  come  quello  non  volfe  preunrerfi  mai  di  quella 
arte  fé  non  per  i[poueri ,  e  per  gli  amici.cofi  il  gentiliflìmo  Patiente  non  medicò 
mai  per  mercede  .  Si  compiacque  ancora  di  eflercitarfi  nella  Poefia  tofoa- 
na  e  di  lui  fono  vlcite  fuori  moke  diuerfo,  cbellepoefie,  epartico-, 
larmente  vn  libro  di  Romanzi  in  ottaua  rima  il  cui  fuggetto  è 
.della  Sereniflìma  Geneologia  de  Principi  d'Auflria  ,  è 
ilato  di  ottimi  coflurai,edichritlianabontà,enel 
meglio  degli  anni  fuoi  lo  ^  tolfo  morte  e  diedelo, 
a  miglior  Vita, 

Bb         5 


DI  TVLIO 


Ellaeriguardeuolviftafala  Piramide  col  fèrpe  che  fàlifcc  per  arriiiare  alla  ci- 
ma oue  è  il  fuoco  acceCo ,  inuentione  &  imprelà  di  TuI!io  Albonefc,  d'origine 
pauefe .  Le  tre  figure  concorrono  à  vn  fine ,  onde  egli  in  qucfle  imita  la  natu- 
ra e  l'arte.prendendo  la  Piramide  figurata  à  modo  del  moto  del  fuoco,il  qua- 
le dal  baffo  all'alto  falendoja  poco  a  poco  fi  fininuifce  e  fi  raffina,fin  ch'egli  le- 
uandofi  dalla  compofitione,  diuiene  quafi  nella  Tua  natura  femplice  pura. 
Per  il  che  alcuni  hanno  ftimato  l'inuentione  delle  Piramidi.delle  quali  abboa 
da  l'Egitto  più  ch'altra  regione  ;  efièr  fatta  a  fomiglianza  dell'anime  humane  le  quali  volendo  fa- 
lire  à  Dio  cheè  V  N  o  spirito  abrvgiante  et  vn  fvoco  che  non  co.nsvma, 
deono  fciolte  dal  legame  de  fenfi  e  libere  dalle  caliginofè  tenebre ,  apoco  apoco  purgarfi  fin  che 
pure  e  {empiici  e  fenza  macchia,  fiano  riceute  nel  grembo  della  diuina  gratia .  il  ferpe  raflembra 
lo  ftelTo  Academico ,  e  ben  fi  fa  come  quella  voce  ferpe ,  ò  ver  ferpente  s'applica  à  tutti  gh  ani- 
mali velenofi ,  fi  chiama  ferpente  il  Dragone ,  l'Idra ,  la  Ceraufta ,  &  altre  forti  ch'io  non  nomi- 
no ,  nondimeno  quelli  lòno  detti  fcrpcnti ,  i  quali  non  hanno  ne  piedi  ne  ali ,  ma  come  fulfe  fat- 
to il  ferpente  che  ingannò  Eua,  la  prima  noftra  Madre,  non  cofi  minutamente  le  ne  truouala 
defcrittione ,  quello  ancora ,  ch'adorarono  gli  Hebrei  nel  defèrto ,  detto  ferpente,non  fi  lege  co- 
me fuffe  fatto .  quello  in  figura  del  nominato  Academico ,  non  richiede  che  fi  defcriua .  Crede- 
deremo  però  che  fia  in  quella  foggia  la  quale  C\  può  trare  dalla  Etimologia ,  e  ch'el  detto  Acade- 
mico intendelTc  quello  che  di  fua  natura  è  tenuto  prudente ,  per  quanto  le  fante  parole  del  Re- 
dentornoftro  ci  ponno  far  confiderare,  quando  dice  estote  prvdentes  sicvt  ser- 
PENTES  ET  siMPLicES  sicvT  coLVMEAE.  Impcrcloche  la prudcntla di Tullio Albo- 
nefe  era  di  voler  folleuarfi  da  quefte  terrene  baffczze  ferpcndo,o,vero  rampicando  (  come  {]  di  - 
ce  in  Tofcana  )  apoco  apoco  in  alto  per  giognere  con  la  femplicità  del  fiio  animo,guidandolo  la 
diuina  gratia,al  fuoco  della  eterna  beatitudine^per  quello  ha  vfàto  il  Motto  cìocnon  aliteb. 

volendo 


ALBONESE 


p8 


volendo  inferire  non  poterfi  montare  alla  celefte  quiete/e  non  con  la  Prudentia  e  con  la  fimpli- 
citàja  le  fecurifTime  con  le  quali  alla  chiarezza  delle  ftelle  s'afcende .  Ha  voluto  per  ciò  chiamaifì 
grecamente  p  o  l  y  m  n  i  o ,  quafi  che  la  molta  memoria  delle  infinite  tribulationi  di  quefto  mon- 
do fallace ,  lo  difpongano  à  non  curarli  delle  vanità  mortali.  Sono  però  alcuni ,  che  voglion  cre- 
dere che  per  quella  Iraprefa  Tullio  Academico  voleffe  dinotare  l'acquifto  dell'honore  terreno , 
ma  a  me  non  pare ,  fi  per  non  poterfi  cotale  fpettacolo  ffiracchiarg  in  quefto  fenfo ,  fi  ancora  per 
faperfi  communemente  la  buona  vita  di  quefto  honorato  gentilhuomo.  La  famiglia  Alboncfe 
onde  egli  è  nato ,  anticamente  ha  hauto  titolo  di  C  onte  con  feudi ,  &  è  la  medcfima  con  la  Lan- 
gofca  ,  con  la  Gambarana,  con  la  Motta ,  con  la  Meda,  e  con  la  Rouefcalla  .  Il  principale  di  que- 
fte  fu  Conte  della  Lumellina  prouincia  e  territorio  pauefè,  e  da  quel  primo ,  fono  tutti  gli  altri  di- 
fcefijcouferuata  la  noblirà  col  titolo ,  ma  non  con  tutte  le  iuriditioni .  Quefti  però  furono  e  fono 
ancora  conti  palatini^come  fé  ne  veggono  ampliffjmi  priuilegi.ne  accade  nominarli  per  non  effe- 
re  tediofo  troppo,  folamente  dico,  che  il  Bifauo  di  quefto  academico  effendo  anch'egh  Conte 
Palatino ,  per  nuoui  priuilegi  quali  permettono  che  di  cotal  grado  fieno  i  fuoi  defcendenti  in  in- 
finito, era  nominato  Bartolomeo  Albonefe,  padrone  già  d'Albonefe  e  di  Valeggio,  terre  della 
Lumellina .  Quefto  lafciò  dui  figliuoli ,  vno  nominato  il  Conte  Gualrero ,  al  quale  toccò  Valeg- 
gio, l'altro  Hippolito^à  cui  toccò  Albonefe  ,e  quefto  fu  auo  dello  fteffo  academico  poffeditor  del 
luogo  a  cui  fucccffe  il  Conte  Bartolomeo  di  quefto  nome  fecondo ,  padre  del  fudetto  Hippolito 
academico.  Fu  il  Conte  Bartolomeo  dottor  di  legge ,  &  effercitòla  maggior  parte  degli  offitii 
Biennali  &  i  principali,  che  i  principi  di  quefto  ftato  fogliono  ogni  due  anni  diftribuire .   Vltima- 
mente  fatto  auditor  del  Marchefe  del  Vafto ,  Gouernatore  dello  ftato  di  Milano ,  &  hauendo  lo- 
deuolmente  feruito  venne  à  morte ,  Hippolito  fuo  figliuolo  fucceffe  à  fi  honorato  padre ,  non  (b- 
lamente  in  quanto  alla  nobiltà ,  al  grado ,  &  alla  bontà ,  ma  ancbora  alla  dignità  del  Dottorato . 
Quefto  noftro  academico  è  ftato  Auditore  del  Cardinal  Borromeo ,  e  parimente  creato  Caualie- 
ro  aureato ,  e  Conte  Palatino ,  con  molti  chiari  priuilegi  dalla  Santità  di  Papa  Pio  Quinto,  e  fé  la 
morte  non  lo  haueffe  tolto  nel  principio  della  fua  virilità ,  fuperaua  di  gran  lunga  i  fnoi  antenati, 
conciò  fia  che  in  lui  fi  ritrouaffero  tutte  le  virtù,infiememente  vnite,per  le  quali  non  poteua  man- 
care che  non  fuffe  falito  à  più  gradita  fortuna .  Ma  Dio  fantiilìmo  ha  voluto  tirarlo  a  fé ,  perche 
il  mondo  non  effendone  degno ,  ne  facelfe  allegrezza  il  Cielo,  chi  dirà  ch'el  Poly  mnio  pocefTe  ef^ 
fere  altrimente  elfendo  ftato  creatura  di  Monfignor  Cardinal  Borromeoj'e  di  cosi  ho- 
norati  titoli  adornato,e  nobilitato  dal  Santiilìmo  Papa  Pio  Quinto  f  i  quali 
gradi,ele  quali  remunerationi  tanto  fono  degne  di  laudcquan- 
toche  fono  procedute  e  concedute  da  vnPapaSan- 
tiffimo ,  e  da  vn  Cardinale  hoggi  vero  Ef^ 
(èmpio  di  religione  chriftiana , 


DI  GIROLAMO 


E  due  bianche  colombe  ad  l'mltatlone  di  Virgilio  nel  VI.  del'Eneida,  è  imprefà 
di  Girolamo  Torto  pauefe;  per  la  quale,  ha  voluto  rapprcfèntare ,  vn  nobile 
&  virtuofo  difegno,  efCendo  quefti  animali  puri  {èmplici,&  fenza  fele,  che  me- 
taforicamente s'intende  perla  natura  fenza  rancore  ;&  auenga  ch'eflefìano 
dedicate  à  Venere,  come  riferifcono  diuerfi  fcrittori^è  però  d'auertire,che  due 
pofero  le  Venere ,  vna  nata  da  Dione  &  fu  detta  terrena;  l'altra  dal  Cielo  &  fu 
celefte  adiman  data ,  alla  quale  fola,  le  due  candide  colombe  fi  confàcrano  per 
la  loro  purità ,  &  femplicità,  che  fono  veramente  qualità  celeiti .  E  non  è  dubio  veruno,  cheque- 
fìa  Venere  feconda ,  fignifica  Bellezza  come  vole  Platone,  la  quale  s'infonde  &  per  fimilitudine 
&  per  participatione  ne  la  natura  humana,-  la  onde  fi  fa  vifibile  per  via  di  fcientia  al  corpo,  &  per 
via  di  fapientia  all'immortalità  del'anima  noflra ,  &  per  ciò  lo  attiuo  &  fpeculatiuo  lume,  e  fola- 
mente  ad  e(fa  humana  natura  conceduto.  A  maeftrato  dunque  Enea  da  la  Sibilla,  che  fi  prende 
per  la  Scicntia ,  hauendo  il  nome  de  la  diuina  &  incomprenfibile  bellezza  inuocato ,  le  apparuero 
le  due  bianche  colombe ,  per  le  quali  fu  condotto  à  ritrouare  il  ramo  d'oro  inneftato  nel  Elice,Ar 
boro  di  fingolar  prerogatiua  fotto  l'ombra  del  quale ,  dopo  il  diluuio  in  Ebron  città,  i  più  faggi  di 
que'primi  fecoli ,  fi  congregaro ,  e  diedero  opera  alle  Icientie  attiue ,  &  fpeculatiue  ;  &  fu  quiui  la 
prima  academia ,  come  fcriue il  dottiillmo  Gio. Annio  ne  fuoi  Comentari ,  attribuendofi  al  Elice 
virtù  viuificatiua,non  folo  per  la  giocondità  del'ombrajma  anchora  per  la  fecondità  de  frutti  fuoi 
de  quali  Ci  nodrirono  i  primi  huomini  dopo  il  diluuio ,  &  per  ciò  fu  molto  mifteriofo  prefTo  i  fa- 
pienti  cgitii .  Ardendo  dunque  il  preicnte  academico  d'infinito  defiderio  di  acquifiarfi  la  celefte 
Venere ,  con  ogni  poflTibile  fuo  sforzo  ;  haflì  figurato(imitando  la  fauolaj  quefte  due  candide  co- 
lombe ,  ne  la  maniera ,  che  comparuero  ad  Enea  le  quali  con  il  volo  ifchiffando  l'onde  delAuer- 
rjo;habbiano  ad  elTcrle  vera  guida  &  (corta  à  ritrouare  il  pregiato  ramo,  con  il  cui  mezzo.inuian- 
dofi,  parte  con  la  purità  dd'operefuej&  parte  con  la  fincerità  de  fuoi  coftumi ,  à  cofi  degno  & 

honorato 


TORTO  99 


honorato  acquifto ,  godi  al  fine  vn  lieto  &  felice  ripofo ,  conforme  à  quanto  già  cantò  j  il  Poeta, 

Qualgutia  (jtiar^mor ,  ò  qual  dejìino 

?di  darà  fenile  àgHÌfa  di  colomba 

Cu  io  m  i  ripofi  è  leuami  da  terra. 
&  perciò  vi  foggiunfè  il  motto,  vnde  AVRiPERRAMOSAVRAREfvistT  vctlò  dello  flcf- 
lò  \'irgilio,&  leggiadramente  tolto  dal  luoco  derinuention'e,&  egli  faiTi  adimandare  per  nome 
Academico ,  l'i  n  v  i  a  t  o  jiiiditiofa  veramente imprefa, &  degna  del'honorate  qualità  dcllnuia 
to.  Il  quale  e  nato  dala  antichilTìma  famiglia  de  Torti,dircefi  per  quanto  s'elìima  daTorquati  Ro 
iBani,(i  per  la  molta  conformità  dcl'arma  di  fuacafa  con  la  collana,quato  anchora  perche  fi  man- 
tiene uittauia  in  cofi  honorata  famiglia ,  il  nome  de  Manlii&  de Torquari.Ma  per  non  comincia- 
re da  quelli,  oda  più  antichi,  vengo  à  ragionare  di  Ruberto  caualiero  ,&  dottor  dilegoe;&di. 
Gioua;mi  pur  dottor  di  legge  fratelli,  &  figliuoli  di  Chezio  nobili  cittadini  pauefi,  &  contì  palati- 
ni, fatti  da  Sigifiìiondo  Re  de  Romani. &Imperatore.Re  d"Ongaria,  de  la  Dalmatia,&  de  la  Cro- 
atia.à  quali  per  la  fedeltà  &  virtuofa  feruitù;  fatta  da  elfi  al  facto  Romano  Imperiosi  detto  Impe- 
ratore diede  authorità  di  legitimar  baftardi,  &  di  creare  notati,  &  che  ellì,&  lor  defcendenti  ao- 
deflero  de  medefimi  priuilegi ,  immunità,  dignità,  &  honore.à  perpetua  memoria  de  meriti  loro; 
comandando  il  medefimo  Imperatore  che  detti  priuilegi  fufiero  oflcruati ,  da  tutti  i  principi,! 
quali riconofcelfero la fuperiorità del Sac.Rom.Imp. Squali  priuilegi  publicamentefi  veggono 
&  fi  leggono.  Di  molti  altri  di  quefta  generofa  famiglia  fi  potria  far  memoria  .efiendo  venììmile 
che  per  il  valor  loro,&  in  arme  &  in  lettere  habbia  tratta  origine  de  Torquati  ampliflìmi  cittadini 
Romani,de  quali  fu  Seuerino  Boetio ,  huomo  di  fingolare dottrina  &  fantità,&  tanto  p!U,-juanto 
che  molti  de  moderni  hanno  nella  militia  imitato  li  antichijcome  ben  Ci  sà:fra  gli  altri  d'Alleffaft- 
dro  Torto  &  di  Torquato  Torto  capitani,!  quali  del  fuo  valore  hanno  lafciato  honoratiflìmo  no- 
me.Altri  caualieri  e  dottori oltra  i  nominati  fono  fiati  di  quella  nobiliffima  fiirpe,  &  per  non  dil- 
longarmi  troppo  mi  retireró  al  Bifauo  de  lo  ftefio  virtuofo  academico  il  qiial  fu  dotor  di  legge  ce 
lebratilTìmo  nominato  Girolamo,  &  lefTe  con  vniuerfal  fodisfattione  in  Padua,&  in  Paula  lua  pa- 
tria,hebbe  il  primo  luogo, &  le  fue  letture  &  confcgli  fono  prefloi  dotti  grandemente  ifiimate 
!'Auo  poi  fu  gentil'huomo  difincerabontà,&  il  padre  de  lo  Ikfio  academico  chiamato  Giolè- 
fb,oltre!'honoratefue  attioni  in  benefitio  del  publico(del  quale  egli  ne  fu  fiudiofiiTìmo;&  del  pri 
uato.fi  dilletto  di  poefia,&  iì  trouano  di  lui  Epigrami  Elegie ,  &  akri  verfi  i  quali  di  dolcezza ,  & 
d'inuentione  oltre  la  latinità  ponno  paregiarfi  à  buoni.L'inuiato  fu  fuo  figliuolo  ne  manca  di  ca- 
minare  per  le  pedate  di  così  honorato  padre,  anchor  che  molto  fanciullo  rimanclfe  di  lui  priuo; 
nondimeno  fotto  il  gouerno  di  virtuofiffima  madrcattefe  alle  lettere,  &  venuto  all'età  virile  non 
amanca  in  quelle  di  porui  ogni  ftudio ,  piaceli  la  Poefu  e  Latina  e  Tofcana,  &  l'opere  fue  fono  da 
bell'intelletti  molto  lodate,  e  vero  amatore  della  fua  patria,-  la  quale  fé  ne  preuallè  in  mandarlo 
Ambafciatore  à  Pio  V.di  fanta  memoria,  &  reportò  defiderate  refifolutioni ,  E  fiato  riceuuto  ne  la 
Religione  caualierefca  de  Santi  Mauritio  e  Lazaro,e  la  mantiene  &  ofllerua  con  decoro ,  èc  crifiia- 
na  profelTione ,  per  la  quale  fi  transferì  à  Nizza,  per  porfi  ne  le  galee  dil  Seren  iffimo  Sig.Duca  di 
Sauoia  di  quella  Gran  Maliro,  per  feruire  ala  fanta  Lega,  &à  fua  Altezza  anchora,  fé  ben  la  in- 
fìrmità  fopragiontali  difturbò  quelli  fuoi  honorati  difegni ,  onde  inuiato  a  cofi  degni  fini  ne  caua 
premio  dlionore  e  fpeme  di  tranquillità  celefte. 


DI  SCIPIONE 


AG  Aegraue  Jnuentloneè  quefta  della  Conca  aperta  in  cui  con  bella  vifta  fi 
veggono  le  perle,o  vero  margarite,  Imprelà  di  Scipione  Aiazza,  Plinio  pare 
che  accenni,comela  conca  fia  quafl  il  medefimo  che  roftrica,ancora  ch'egli  vo 
glia ,  che  ci  fieno  più  fpetie  di  conche ,  egli  rdegnofamente  parla  contra  la  luf- 
lùria  degli  huomini  e  delle  donne ,  come  fi  può  vedere  nel  j  j.  capo  del  Tuo  no- 
no libro,  doue  fi  marauigliai  che  l'huomo  con  tanti  pericoli  vada  ricercando 
fin  nel  fondo  del  mare  per  ritrouare  di  che  per  ingordamente  cibarfene,  e  que- 
fìo  non  bafta .  ma  per  ancora  ornarfene  5  e  ipecialmente  le  donne,  per  le  quali  eflì  huomini  con 
tante  fpefe ,  fatiche  e  pericoli  vanno  ricercando  varie  fòrti  di  gemme  e  particolarmente  le  perle , 
perche  effe  fé  ne  adornino  il  capOjil  collo.le  braccia  e  le  mani. 

Le  conche,  che  producono  le  perle,  non  fono  molto  differenti  dall'oitrichc .  La  gencratione 
delle  perle  faffiin  qucflomodo.  Quando  le  conche  fono  flimolate  dalla  natura  a  voler  conci- 
pere  ,  la  matina  in  quell'hora  che  la  rugiada  cade,venendo  al  fommo  deiracqua,s'aprono,  a  guifà 
d'vn'huomo  quando  sbadiglia,e  riceuono  in  loro  quella  rugiada ,  e  quel  riceuuto  concetto  crefce 
viuificato  da  fpirituofo  ahmento ,  e  non  fi  può  generare  fé  non  quando  è  il  ciel  fereno  verfo  il  far 
del  giorno ,  e  fecondo  la  qualità  della  rugiada ,  diuengono  le  perle,  o  chiare ,  o  torbide ,  o  groffe , 
o  minute/e  quando  s'ingroffano  occorre  che  fia  nuuolo ,  le  perle  diuengono  torbide ,  riceuendo 
rugiada  affai ,  fi  fanno  groffe  e  quando  poca ,  rcflano  minute,  s.auiene  ancora  che  baleni,  la  con- 
ca fpaurita  fi  chiude  e  perde  alquanto  di  quel  fuo  natiuo  candore  &  acquifta  vn  certo  rolforc ,  e 
rimane  pjcciola  per  non  hauer  riceuuto  rugiada  à  baflanza .  Chiudonfi  parimente  per  lo  firepito 
de  tuoni ,  onde  le  perle  reftano  poi  vane  fenza  foflantia  alcuna ,  e  quel  color  roffigno  ch'elle  con- 
traggono dal  lampeggiare,  co'l  tempo  entro  la  conca  fi  viene  ad  annullare,  le  buone  perle  fono 
di  fotti! iffime  fcorze  e  mentre  che  ftanno  nell'acqua  fono  molli  comepafla ,  ma  fubito  che  ne  fo- 
no cauate  e  che  fentono  l'aria ,  diuentano  duriffimc .  II  mare  intorno  all'ifola  Taprobana  ne  pro- 
duce 


MAZZA 


lOO 


duce  gran  copia,  fé  ne  ritruoua  ancora  afiài  nel  mar  Indico",  e  nel  mar  Pcrfico  &  intorno  all' A  ra- 
bia.  Quando  la  conca  s'accorge  della  mano  del  Pefcatore ,  fubito  fi  chiude ,  coprendo  quella  Tua 
pretiofu  gioia. II pregio  dique/ta  confifte nella  candidezza, nella  rotondità, nella  groflTezzà, 
politezza ,  e  pefò .  Hanno  le  perle  tra  l'altre  quefta  marauigliofa  virtù  ,  che  ridotte  in  fottillifTurta 
poluere  e  data  a  bere  a  chi  per  mortale  infermità  habbi  la  virtù  vitale  quali  fpenta,  la  rauiua ,  & 
ingagliardifce .  Hanno  molt'altre  virtuofe  qualità ,  le  quali  non  ricordaremo  per  non  cHere  que- 
/la  noftra  principale  intentione.  Dalla  qualità  adunque  e  natura  delle  Perle  Scipione  Aiazza 
Academico  prende  la  fomiglianza ,  volendo  modeftamente  dinotare  i  fuoi  honorati  difègni;  per 
che  à  porgli  in  cflecutione  è  cofa  quafi  impoflìbile.fè  la  ferenirà  del  Cielo  non  vi  concorre,la  qnal 
ferenità  è  da  lui  confiderata  in  due  modi ,  vno  e  che  la  buona  influentia  delle  ftelle  non  ncccffa- 
ria,  ma  contingente,  bendi/pone  il  corpo  humanoàfini  honeftidi  quefta  mortai  vita,  onde  ne 
fuccedela  prima  ferenità  per  la  quale  i  noftrifeniì  fono  obedienti  all'anima,  per  lo  che  entriamo 
nelle  attieni,  che  ci  conducono  alla  eterna  falute ,  tuttauia  quando  la  influentia  delle  ('elle  non  ci 
fufìfe  fauoreuole, mentre  che  fi defidera  di conferuare , &oiTeruare i precetp  della fanta  legge 
chriftiana.fupplifce  alla  debolezza  delle  noftre  forze  la  ferenità  delllo  eterno  fole,  cioè,  la  fede 
dono  di  Dio ,  con  la  quale  C\  difgombrano  le  tenebre  di  quefto  bafib  flato  terreno .  Per  quefta  ra- 
gione egli  ha  tolto  quefto  Motto  molto  conforme,  cioè ,  clarescvntaethere  claro 
conciofia  che  le  perle  non  d  rifchiarino  fé  non  per  la  ferenità  del  cielo  nefl'hofa  mattunna ,  e  per 
ciò  quefto  gentililfimo  Aiazza  ha  voluto  con  nome  Academico  chiamarfiils  eren  ATo,efren- 
do  cofa  verillìma ,  chequefta  noftra  vita  altro  non  e  che  tenebre  &  ombra .  Onde  ben  diffeil  re- 
gio profeta ,  e  p  n  t  e  x  e  r  v  n  t  me  t  e  n  e  e  r  ae  . 

Scipione  Academico  Affidato  nacquedairar!tica,&  nobililTima  flirpe  de  gli  Aiazzi  in  Vercel- 
li ,  della  quale  fi  potrebbe  far  memoria  per  moke  centcnaia  d'anni  ,•  ma  ad  vfo  di  breue  cronica  ; 
diremo  folamente  d'alcuni  moderni,  &  fpecialmcnte  dell'auo  di  quefto  llluftre  academico,  il 
quale  hebbe  nome  Pietro,  fu  dottor  di  leggi,  &  Senatore  del  ferenillìmo  Duca  Carlo  di  Sauoia. 
Girolamo  Aiazza  padre  del  fùdctto  academico  fu  anch'egli  dottor  di  leggi ,  &  dopo  l'eftere  fta- 
to  molto  tempo  fenatore ,  fu  fatto  Prefidente  del  fenato ,  &  vltimamentegran  cancelliere  di  Sa- 
uoia .  Gio.Stefano  ancora  di  quefta  nobiliftìma  famiglia  fèruì  In  fùdecta  altezza  in  moke  impor- 
tanti Imprefe,&  dopò  fé  lafciò  Nicolo  Aiazza,  caualliere,di  SanStcfmo,&  Fabritio  caual- 
liere  di  fan  Gio.Hierofolimitano.  Francefco  Aiazza  fu  parimente  caualliere ,  &  commendatore 
della  detta  religione,  la  quale  egli  feruì  molt'anni  in  molte  honorate  imprefè  in  Barbaria ,  ne  mai 
fu  fchiuo  d'alcuno  pericolo ,  per  eflere  conofciuto  meriteuole  di  tal  grado .  Scipione  Academico, 
il  quale  da  giouinetto  prefe  il  fegno  della  Croce  bianca ,  ha  fèmpre  con  diligenza3&  affettione  fe- 
delmente fèruito,a  tali,e  tante  fono  le  fue  virtuofe  attioni;  che  ne  riporta  honore,&  gratia  da  quel 
la  illuftrilfima  religione,  onde  è  ftato  ornato  della  gran  Croce,  con  la  dignità  del  priorato  di  Ca- 
poa,  il  quale  è  de  principali  gradi  della  fudetta  religione .  La  fua  vitta,&  le  attioni  fue  furono  fcm 
pre  indrizzate  all'honore ,  alla  Religione ,  &  alla  falute  dell'anima ,  fi  compiace  aftài  nello  ftudio 
di  varie  fcienze,&  fpecialmentc  della  Sacra  fcrittura,&  dcH'Iftorie.Pratica  volentieri  con  perfone 
letterate ,  &  virtuofe,  difpenfando  liberal  mente  le  fue  entrate ,  e  molto  affabile,  cortefè,  &  piace- 
noie,  &  per  tal  cagione  da  tutti  amato,&  riuerito .  Vltimamente  effend'egli  riufcito  da  tutti  i  ca- 
richi datigli  dalla  (ùa  religióne  con  fatisfitione  d'effa,  è  ftato  eletto  Ambafciatore  alla  Santità  di 
H.S.Gregorio  XIILprelfo  il  quale  ha  vfato  ogni  diligenza,  &  prudenza  nel  trattarci  negotii  pe? 
la  ilefla  fua  religione. 

Ce 


DI  GIVSEPPE 


E  L  L  O  Elefante  molti  autori  hanno  copiolàmente  Icritro  >  e  la  natura  d'efTo  è 
le  fue  rare  qualità  fono  (tate ,  con  molta  marauiglia  di  chi  le  legge ,  ifplicate,  e 
tutti  aifcrmano  non  elTerci  altro  de  gli  animali  priui  di  ragione,  che  più  s'acco- 
{ìì  alla  natura  de  rhuomo,che  lElefante  e  perciò  anch'io  ne  diro  qualche  cola, 
e  forfi,non  cofì  volgarmente  vdita .  Primamente  quefto  animale  di  Tua  natura 
s'ingegna  d  imitare  icoftumi,  e  gli  arridi  colui  che  lo  gouerna.etanto  l'ama 
che  non  può  comportare  di  vederlo  trifto ,  o  infermo ,  e  quando  ciò  occorre 
ne  dimoftra  chiaro  fcgno,-  perche  anch'egli  Te  ne  fta  tutto  mcflo.  ha  anchora  per  coftumc  di  giuo- 
care ,  &  fchcrzare  colYuo  gouernatore .  Perciò  che  (  come  fi  dice^  quefto  animale  fi  gode  molto 
dell'odore  de  l'huomo,  &  bene  fi  comprende  in  elfo  (  come  fcriue  Philofirato  )  vna  certa  naturai 
magnanimità. dolcndofi  con  tacito  borbottamento,quando  f\  vedefòttopofio  allaleruitù,fi  pre- 
uak  in  cambio  di  mani  &  di  braccia ,  della  promofcide  ^  fatta  à  guifa  di  tromba .  Ale(randro  ma- 
gno vinto  Porro  Re  dell'india,  il  quale  combatè  lèco  fopra  vn  Elefante,  &  vintolo  prefe  gran  (lu- 
porc  di  quello  animale,  e  lo  dedicò  al  Sole ,  ponendo  intorno  ad  vn  de  quei  fuoi  longhi  denri  vna 
collana  d'oro,  nella  quale  erano  (colpite  quefie lettere  Alexander  lovis  fuivs  aiacem  soli  chia- 
mandolo cofi ,  per  la  fua  fortezza  ;  dalle  cui  qualità  Giufeppe  acadcmico  ha  canata  la  (òmiglian- 
za  della  fua  ferma  intentione ,  fapendo  egli  quanto  lo  Elefante  Ci  dimofìri  religiofò ,  adorando  la 
Luna  ;  perche  entrando  nell'acqua,  come  per  purgarfi ,  quand'clla  è  piena ,  fiflamcnte  la  mira ,  & 
con  molta  riuerenza  la  contempla ,  onde  il  fudetto  academico  eifendo  caualiere  di  San  Lazaro,& 
Mauritio  ad  altro  principalmente  non  mira,  che  alla  o(reruanza  di  e/Ta  religione  ,  &  però  ha  po- 
(ìo  in  qucfta  fua  bella  Imprefa  il  motto,  sic  ardva  peto,  fignificando  che  ogni  diificile  cola 
fi  fupcri  co'l  riuolgerfi  à  Dio  ,  &  però  con  nome  academico  Ci  fi  chiamare  la  r  d  i  t  o. 

QueHo  academico  e  difcefo  dall'antichiffima  &  generofa  (tirpc  de Salimbeni,  quali  furono  già 
potcntilTiff  i  nella  città  di  Siena. Ma  per  non  effermi  conce Jo  di  fendermi  molto,nel  trattare  de- 
gli 


SALIMBENE 

gli  huominiregnalati  di  quefla  famìglia,  come  ne  anco  mi  clccito  di  fare  nell  altre  croniche,ne 
nominerò  folamente  aIcuni,cominciando  da  Cocco  Salimbeni  propriamente  nomato  Nicolò, il 
quale  vifle  p  le  fue  gran  richezze^molto  fplendidamenre,di  cui  Dante  nel  ventefimo  nono  canto 
derinfernofa  métione,così  dicendo.E  Nicolò  che  la  coftuma  riccha,  Del  garofano  prima  difco- 
pfe,ne  rhorto,doue  tal  lème  s'apiccha,dinotado  Nicolò  hauer  fatti  cóuiti  molto  lontuofi,ne  qua 
li  fece  cuocere  le  viuande  à  fuoco  di  garofani,&  di  canella,e  faceua  ferrare  i  ilioi  cauclli  d'argéto 
&i  gangheri,e  fcminclle  degli  vfci,e  portele  fìneftre,erano  d'argcto,e  tutti  i  vafi  della  fua  cucina 
erano  di  tal  metallo.  Quefta  famiglia, e/fendo  potentilTìma,  venne  già  in  cótrafto  con  la  Republi 
ca  di  Siena  fua  patria,  &  da  l'vna  e  da  l'altra  parte,fi  raunorono  gradi  efferciti.Qucfta  diffenfione 
nacque  perche  la  republica  fòfpettaua  che  i  Salimbeni.per  la  loro  grandezza,  non  fi  faccffcro  Si- 
gnori della  patria:Dal  altro  canto  i  Sahmbeni  volcuano  ditfcndere,&  mantenere  le  loro  giurifdi 
cioni.e  Signorie,&  chiamauano  la  Patria  ingrata,perche  non  hauendo  riguardo  ad  vn  fegnahito 
benehtio  d'vn  Salimbene  de  Salimbeni ,  già  fatto  alla  Republica,efla  procacciaua  dì  violare ,  & 
rompere  le  loro  ragioni.Ilbenefitio  fu  che  effendoelTa  Città  trauacliata  molto  da  Fiorentini 
collegati  con  altre  città  vicine,per  volerla  foggiogare,e  ndottafi  ad  eftremo  bifogno  di  danari ,  il 
detto  Salimbene  pagò  de  proprii  danari,di  doppia  paga,tutti  i  fbldatiji  quali  vfccndo  fuori  rup- 
pero i  nemici,e  n'vccifcro  afìai,e  molti  ne  conduffero  alla  città  prigioni.I  cittadini  che  nel  Indet- 
to contraflo  fauoriuano la  Republica,contra i  Salimbeni ,  furono  i Tolomei  col  fauor  del  Impe- 
ratore BarbaroiTa.ncmico  à  Papa  Alelfandro  1 1 1 1.  à  cui  i  Salimbeni  s'accoftauano  come  congi- 
unti in  affinità  con  lui. Ma  pacificatoli  finalmente  l'Imperadore  con  la  C4iiefa,fece  dcporrel'ar- 
me  ad  ambe  due  le  parti,  e  partcndofi  per  LorabardiajCÓduffe  fèco  vn  Giouanni  Salimbeni  prin 
cipalc  di  qucfta  famigHa,accio  che  dopo  la  fua  partita  non  fi  fufcitaffc  nouo  lòlleuamcnto,  &  die- 
degli  luogho  per  habitatione  in  Pania ,  donandogli  honoreuoli  entrate:  da  collui  e  poi  difcefa  in 
detta  Città  la  prefente  famiglia  de  Salimbeni ,  fra  quali  viue  hora  il  prenominato  Academico . 
Perciò  calcolato  il  tempo  della  venuta  di  detto  Gioanni  à  Pania ,  potè  eflere  ne  gli  anni  1 1 57,  o 
d'intorno.  In  Siena  fu  anchoravnFrance/co  Salimbeni. che  tentò  farfi  Signore  di  Siena  &  ciò 
funel  i40  3.man5gli  renfcii!difegno;ondenenacquetraraRepublica,&quefta  famiglia  mor- 
rai gnrra. Ma  poi  rapacificatofi  detto  Franccfco  (  nomato  con  corrotto  vocabolo  Cecco)  con  la 
Republica ,  per  publico  inftromento  premile  di  effcre  obediente  figliuolo  alla  Patria,&  elTa  al- 
l'incontro fi  obligò  di  non  dare  verun  difiurbo  alle  fue  tcrre,e  feudi,  e  queftonel  1409.  Maritò 
poi  il  detto  Cecco  Antonia  Ina  forella  à  Sforza  Attendolo  al'hora  capitano  della  Chief3,dando- 
gli  per  dote  ,  oltre  aliai ,  e  prcciolc  gioie,  quefti  calvelli  ;  Monte  Gioue ,  Monte  nero ,  la  Ripa ,  il 
Ì3agno,claCittàdiChiufi,  riferuandofi  per  fé  molt'altri  cartelli .  Ne  i  quah  fuccderono  i  flioi , 
cioè ,  vn  Giouanni  Signore  di  Campiglia,e  Nero  Salimbeni ,  &  i  figluoli  di  efìò  Nero .  Non  mi 
emenderò  in  far  mentione  di  molc'altri  di  quefta  ftirpc^Ia  qual  hoggi  in  Siena  è  quaii  Ipenta.gli  ne 
fono  però  in  Bologna,in  Viterbo ,  in  Tcfi ,  in  Acqua  pendente ,  in  Parigi ,  &  in  Fiorenza  i  Bar- 
tolini  de  Salimbeni.  Da  quelli  poi,chc  fi  fermoronoin  Pania  per  dritta  linea  fono  difcefi  molti 
huomini  di  molto  conto,fra  i  quali  fu  vn  Beltramo  iureconfulto,  il  quale  riceuèil  giuramento  di 
fedeltà  da  Gaetani,che  s'erano  refi  à  Federico  II. fu  nel  anno  1 1 94. fu  etiandio  vn  Saracino  Sa- 
limbene,che  per  vn  tempo  dominò  Paula ,  come  vice  Signore ,  di  che  ne  fanno  memoria  alcuni 
fcrittori,nel  tempo  che  il  beato  Lanfranco  fu  Vefcouo  di  Pania,  e  fu  nel  1 20.0.  Zaccaria  di  quefta 
famiglia  nel  1 294,  fu  podeftà  di  Milano  .Fu  ancora  nel  anno  1 296  vn  Saracino  Salimbeni  Po- 
dellà  di  Milano,vn  Beato  Martino,  il  quale  con  pietà  Chriftiana  difpcnfaua  tutte  le  entrate  a  po- 
ueri,  onde  fu  molto  accetto  a  Dio,il  cui  corpo  hoggidi  h  vede  intiero  entro  vnarcadi  marraoi 
nella  Chiefa  di  Santo  Gioanni  in  Borgo .  Ma  veneiìdo  a  tempi  moderni ,  Agoftino ,  Francefeo 
padre  di  qft:o  Don  Giufeppe,Carlo  auo  furono  cómendatori  del  miniftrato  di  San  Lazaro ,  chic 
ra,&hofpedalefabricatidavnGislenzoneSaIimbeni,neirannoi  ijy.e  dotati  di  proprii  beni  ne 
altri  fuori  che  quelli  di  qfta  ftirpe,pofrono  hauere  quel  titolo  ,p  ellère  loro  iure  patronato.  Don 
Giufeppe  detto  lo  a  r  d  i  t  o  è  fucceflò  al  padre,nclla  detta  commenda,con  titolo  di  Cauagliere 
e  comendatore  di  San  Lazaro  &  Mauritio .  Quello  oltra  la  fua  buona,&  religiofa  vita,e  la  fua  ca 
rità  vcrfo  i  pcueri,  vfa  di  continuo  molte  cortefie  à  virtuofi,de  quah  è  amatgre,<5«:benefattorc . 

Ce     2 


DI  FRANCESCO 


E  tre  corone ,  vna  di  quercia ,  l'altra  di  Lauro,  la  terza  d'Olina  fono  imprcfà  dì 
Francefco  Colonna,  nella  quale  ad  imitationc  delle  prerogatiuedi  detti  tre 
arbori,ha  voluto  palefare  la  Tua  virtuofa  intentione ,  Haucndo  egli  prudente- 
mente confiderato  la  cóuenienza  de  flioi  pcnfieri  con  le  qualità  che  alle  tre  co 
rone  communemente  &  honoratamente  s'attribuifcono .  le  due  di  quercia  e 
di  Lauro,rendeuano  e  rendono  teilimonaza  de  meriti  militari  e  delle  poefie , 
onde  parrtii  di  ragionare  breuemente  d'eile  due  prime  e  poi  della  terza,  accio 
the  Ci  vegga  quanto  tale  imprefa  con  molta  leggiadria  &  ingegno  conf'erilca  à  difegni  del 
Colonna  Academico  Affidatole  quanto  ben  conuenga  alle  proprietà  delle  imprefè.Dirò  prima- 
mente che  la  Quercia  (  chiamata  da  Teofrafto  Hemerida  )  fuife  da  gli  Antichi  confacrata  à  Gio 
uè,  e  perciò  gli  antichi  Romani  vfauano  di  fare  delle  frondi  d'efTa  ghirlanda  con  la  quale  co- 
ronauano  colui  che  in  guerra  hauelle  feruato  vn  cittadino,  di  che  ne  tratta  Celio .  Ma  eirendone 
di  queft  arbore  quattro  fpetie  cioè ,  Quercia ,  Efculo ,  Rouere  ,  e  Cerro ,  non  fi  sa  di  certo  qual 
di  quefte  fia  dedicata  à  Gioue ,  maffimamente  dicendo  Teofrafto  che  alcune  querele  producono 
le  ghiande  dolci ,  &  altre  amare,fi  ftima  però  quella  forte  di  quercia  eflcre  ftato  in  molto  pregio, 
del  cui  frutto  gli  antichi  de  primi  fecoli  fi  pafceuano ,  e  perciò  alcuni  hanno  Icritto  che  M.Tullio 
meritaua  elTère  coronato  di  quefta  fronde ,  hauendo  difefi  i  fuoi  cittadini  dalla  Icelerata  congiu- 
ra di  Catilina. Della  corona  di  Lauro  s'incoronauano  gli  Imperadori  in  tcftimonio  delle  acquilla 
te  vittorie,e  con  ef  la  riceueuano  il  trionfo  in  campidoglio .  Il  lauro  e  Arbore  confacrata  ad  Apol 
lo,e  vogliono  li  Poeti ,  che  tal  pianta  fufìfe  vna  fanciulla  o  Ninfa,della  cui  bellezza  fé  ne  fuffe  ina 
morato  Apollo  j  il  quale  feguitandola  che  fuggiua ,  per  confèruare  la  fua  virginità  fìi  conuertita 
in  Lauro .  Ma  lafciando  la  fauola  troppo  nota  ;  diremo  che  quell'arbore  ha  marauigliofa  preroga 
tiua.che  non  può  elTere  percofla  dal  fulmine ,  dicono  ancora  che  fignifica  ò  buono ,  ò  trifto  au- 
guriojcioè  che  elTendo  poftele  fue  frondi  fopra  il  fuoco,fe  nò  fìfidono,ò  fcoppiano  pronofticano 

male 


COLONNA 

m3lc,ma  quando  fcoppiano  promette  bene,è  però  Tibullo  diflc  quando  il  Lauro  fa  gran  llrcpito 
nel  fuoco,cioè,s'Esco.s-  segni  bvosi  dal  i,avro,goda  la  villa.  Non  perde  ancora  mai 
la  foglia  giamai ,  e  di  più  (come  afferma  il  Ruellio)il  fucco  e  l'odore  è  contra  i  veneni,Potrei  dirne 
affai  più,  ma  per  non  trappalfir  i  tcrmini,dico,che  la  terza  corona  fatta  di  ramo  d'oliua  concor 
re  con  l'altre  due  fecondo  i  vircuofidifcgni  di  quello  111  uff  re  Acadcmico  .  Però  quante  degne 
qualità  habbial'Oiiua,  e  come  ancora  babbi  gran  prcrogatiua  edalla  natura, e  dalla  humana 
autorità  è  cofa  manifeftilfnna  .  Gli  antichi  la  dedicorono  a  Pallade  dea  della  fapicntia ,  non  per- 
de anch'ella  le  frondi  perqual  (ì  fìa  ftagione,  èannontiatrice  della  pace,  &  il  fuo  liquore  è  miik- 
riofamente  adoperato  nelle  cofe  facre,  di  che  in  altro  luo20  n'  habbiamo  abaffanza  ragionato , 
Bella ,  vaga ,  e  giuditiofa  è  quella  Imprefà.con  le  qualità  fcoprendo  gli  honorati  dilegni  del  no- 
minato Academico  ^  il  qual  nato  Signore  e  caualiero  determinò  nell'animo  fuo  di  fare  opere  tali 
con  ogni  diligentia  e  fatica  fi  che  perueniffe  all'acquifto  delle  tre  corone,  e  però  volle  porui  que- 
fio  motto  cioè  His  ornari,  avt  mori,  con  vn  nome  veramCte  conforme  alla  iua  inten- 
tione,cioè  .il  risolvto  &  hauercbbeil  dilìato  Tefbro  acquiliato/pinto  dall'animo  fuo  gè-' 
nerofo,  e  dall'obligo  di  imitare  igloriofifuoi  antenati,  i  quali  con  ellrcmi  fudori  acquillorono 
le  tre  frondi,fe  la  crude!  morte  nel  fiorire  della  fua  giouinezza  non  haueffcfuelto  qucffo  bel  fiore 
dallo  immortai  giardino  dcH'honor  terreno . 

Fu  quefto  Academico  dello  Illuftre  Se  inuitto  fangue  di  cafa  Colonna ,  del  cui  fplendido  e  óe-i 
lebrato  nome  ne  fono  piene  le  carte, e  colme  le  memorie,oue  ne  la  Morte  ne  il  tempo  non  hanno 
ne  potcfta ,  ne  forza ,  fi  sa  molto  bene  chi  fono  flati  da  400.  anni  in  qua  quegli  IHuffri  perfonag- 
gi  di  qucftaftirpc  5  come  vn  Giacomo,  vn  Stefano,  vn  Sciarra,  vn  Mutio  ,  vn  Giulio,vnFabri 
tio ,  vn  Profpero ,  vn  Marc'Antonio ,  vn  Alcanio ,  vn  Camillo ,  vn  Pompeio ,  e  chi  vltimamcnte 
fuHè  Stefano  Colonna  padre  del  detto  noftro  Academico  Signore  dell'antichi llima  città  di  Pale 
llina ,  di  ali  la  memoria  ci  è  pur  troppo  frefca  atta  à  prouocare  le  lagrime  per  la  gran  perdita  che 
di  lui  ha  fatta  la  noftra  età .  Queff  o  gran  Càualiero  di  valore ,  di  prudentia ,  di  vigilantia  e  di  ani 
mofità  è  flato  a  tempi  noffri  tenuto  fra  i  primi .  Hebbe  tutti  i  gradi  della  militia  apprcffo  il  gran 
Francefco  Rè  di  Francia  di  quefio  nome  primo .  e  da  lui  fu  ornato  del  collare  di  San  Michele ,  e 
dopo  per  honelliifima  cagione  ritornato  in  Italia, fu  raccolto  dal  gran  Duca  di  Tofcana  co'l 
grado  di  generale  di  guerra,  l'empia  morte  nella  fua  più  bella  e  più  faggiaetàpriuò 
troppo  ratto  il  molto  bifognoche  d'effo  tutta  la  Italia  n'hauea,  Francefco  Tuo 
figliuolo  Signor  de  Paleftina&  Academico,  per  fuccelfione  della  moglie 
fùdalRècatholicoflutoMarchefedi  Mortara,  quePto  confumò  al- 
quanti anni  ne  feruigi  del  Rè  Filippo  feguendo  la  fua  corte,do- 
ue  era  molto  amato ,  &  honorato ,  Fu  di  gentiliifimi  co- 
ftumi ,  magnanimo ,  liberale ,  conuerlèuole ,  di  ga- 
gliarda difpoffezza ,  e  deft rezza  della  perfona, 
attendendo  d'ogni  bora  à  tutti  gli  honora 
ti  e  caualierefchi  ellcrcitii ,  e  poteua 
gire à paro  dei  migliori,  era 
molto  dato  alle  fcientie , 
fapeua  d'ogni  fug- 
getto  faggia- 

mente 
ragionare,  & 
ad'ogni  propofito 
difcorrerc ,  ricco  di  me- 
moria ,  accommodaua  atta- 
mente gli  efièmpi.  Imperò  che  s'e- 
ra molto  dilettato  delle  hiftorie,  e  daua  di 
k  ottima  fpcranza  ma  la  fua  boma  lo  fé  tofto  falir  alla  eterna  felicità . 


DI  GIOBATTIST 


A 


'  A  q  uila  regina  de  tutti  gli  altri  augelli  che  vola  con  vn  picciolo  augellino  fópra 
le  Tue  fpalle  il  quale  è  chiamato  Trochilo  &  altrimente,  RcguIo,habita  fèmpre 
fra  le  hepi  volando  baffo ,  &  ha  del  rofficcio  e  viue  di  vcrmicini  (come  ferme 
Plinio)  è Imprefa  diGiouan  Battifta  Brcmbato  Bcrgamafco  &Academico 
AffidatOjlaconfideratione  però  di  quefìro  generofo  Accademico  è  quefta, 
ciò  è  che  quel  picciolo  augellino  per  elfer  cofi  minuto  e  di  niun"  vigore  à 
paragon  degli  altri  augelli  ,  fabolofs mente  dice  il  volgo  che  sfidò  gli  altri 
augelli  a  chi  più  alto  voIaffe,edouendofi  venire  alla  pruoua  fi  pofe  Ibprale 
fpalle  deir Aquila  laquale  s'inalza  al  cielo  più  d'ogni  altro  volatile ,  &  in  quefìa  guifa  iliperò  non 
che  tutti  ma  ancora  la  (lefla  Aquila,  onde  fono  infiemenimici,  humile  paragone  ma  di:nobil 
core  e  di  generofa  benignità,  traggcndoquefto  Academico  la  fomiglianza  dal  piccioliifimo  Au- 
gellino,  ancora  cheliudettoBrcmbatofia  di  nobiltà  di  fangue  edi  commoditàdi  fortuna  fra 
primi  fottoifupprcmi.  volendo  inferire  che  quanto  non  potrà  fecondo  il  fuo  defiderio  alzarli, 
fi  preuarrà  del  volo  dellAccadcmia  degli  Affidati  &ancora  dell'Impcradore  chcticnc  perfua 
ordinaria  infegnalAquila  nera  .Eflendo  la  verità  chefempre  gli  antenati  fuoi  hannofèguitae 
mantenuta  l'affettione  imperiale ,  confcruata  però  fèmpre  la  fedeltà  verfò  i  legitimi  Signori  che 
fono  i  Venetiani ,  &  hoggi  quefto  academico  fcguita  la  fèruitù  del  Rè  Fihppo  il  quale  con  ftipen- 
dii  honorati  e  gradi  militari,lo  trattiene  e  fanno  quel  conto ,  che  a  benignità  di  Rè  &  a  merito  di 
fcruitore  fi  conuienè,per  ciò  egli  ha  voluto  fbpra  tale  imprefa  vf  ir  queffo  Motto  ciò  è  n  e  e  v  s  i- 
TATA  NEC  TENvi  FEROR.  aucora  che  l'animo  dello  fteffo  Academico  fuffe  di  vfare  vn'al- 
tro  motto . 

La  famiglia  Brembata  fu  anticamente  fra  le  nobili  di  Milano,  ma  d'altro  cognome,  imperò 
per  le  ruine  di  quella  gran  patria,  cagionate  da  Federico  Barbarona,molte  famiglie  fi  partirono, 
e  quefta  fi  ritirò  nel  Bergamafco  in  vna  terra  detta  Brembato  doue  comprororno  molte  poffef- 
fieni  e  da  quel  luogo  furono  chiamati  Brembati ,  habitando  però  la  città  di  Bergomo  fotto  varii 

Signori 


BREMBATO  "^ 

Signori  fin  che  al  tutto  rimafé  quella  Città  fotto  il  libero  Dominio  Venetiano  ,  come  hoggi 
fedelmente  perfeuera  :,  gli  antichi  di  quefta  nobil  cafata  erano  milanefi ,  e  poi  come  bcrgamìil- 
chi/ono  flati  di  molto  valore  in  ogni  honorata  profeffione ,  ma  per  che  le  noftre  croniche  fono 
limitate  aguifa  d'Elogii  louiani(  il  che  vn'altra  volta  fi  e  detto)  però  diremo  d'vn  Mateo  Brcm- 
bato  pur  con  titolo  di  Conte  il  quale  mantenne  Bergomo  contra  Francefco  Sforza  primo  Duca 
di  Milano  di  quello  nome  e  cognome,&  era  Mateo  alhora  capo  e  Gouernatore  di  Bergomo,on- 
de  s'acquifto  il  nome  di  def  enlòre  della  patria,  ne  ancor  (bpportò  mai  che  alcuno  la  tiraneggiafie 
ne  chi  ardifle  d'opprimere  i  poueri ,  Dauid  Brembato  doppo  Mateo ,  fottopofio  Bergomo  alla 
Signoria  di  Venetia,con  molta  diligentia  e  fedeltà  lo  conferuò  grato  a  quella  ampliifima  R.  P.  la 
quale  femprefece  ftima  grandiiTima  della  ftirpe  Brembata ,  ancora  che  fulTc  e  fia  Imperiale .  Co- 
riolano  Brembato  huomo  di  configlio  e  pronto  ad  ogni  honorata  efiècutione,  diede  vnagran 
rotta  all'efiercito  di  MalTImiliano  Duca  di  Milano ,  a  Ciuidale ,  Impercioche  lo  ftefib  Duca  mo- 
leftaua  le  colè  della  R.  P.  di  Venetia ,  per  il  qual  fatto  egregio  ,•  oltra  l'acquifto  che  Coriolano  fe- 
ce d'immortal  laude,diede  ancor  maggior  credito  di  gratia  apprefTo  de  fuoi  Signori  alla  famiglia 
Brembata.Molt'altre  degne  opere  e  publice  e  priuate  fecero  quelli  honoratiffimi  Signori  da  qua 
li  non  ha  punto  degenerato  il  fudetto  Gian  Battilla  noftro  Ibpranominato  Academico  il  quale  fi 
è  voluto  academicamente  nominare  ìIgersone.  nome  forle  canato  da  Gerla  figliuolo  di  Mo- 
fe.  Eflendo  la  verità  che  gli  Hebrei  imponeuano  i  nomi  alle  cofe  con  fignificati  naturali  e  cafuali. 
chiamò  Mole  il  fuo  primo  figliuolo  Gerfam  perche  era  nato  &  allenato  in  terra  aliena.  Quello  gè 
nerofo  academico  fin  dalla  fua  tenera  Età  cominciò  ad  acquiftarfi  le  Icientie  e  perfèuerò  fin  che 
lìi  atto  alli  effercitii  della  militia  lòtto  l'Imperio  di  Carlo  V.  chelofecefuoColonello.&ilRè 
Cathohco  lo  mantiene  (  come  fi  è  detto  )  in  quella  dignità,  fi  è  il  Gerfone  ritrouato  nelle  guerre 
del  Piemonte ,  malTimamente  nelle  efpugnationi  di  Centale  e  di  Moncaluo .  Si  ritrouò  al  foccor 
fo  di  Cunio  &  egh  mancado  la  commodi tà  di  foldati  e  di  denari  al  Marchefe  di  Pelcara  il  Gioue 
rie,fiftaua  più  torto  in  deliberatione  di  non  (occorrer  quella  terra  ch'altrimenti,  in  quella  diib- 
biofa  difpofitione  il  Brembato  Academico  Ci  meffe  inanzi  doue  erano  i  primi  capi  della  Militia 
e  s'oflferfe  di  lèruire  con  400.  fanti ,  per  quella  offerta  molti  altri  fi  offerfero ,  fi  che  fi  fece  mafia 
fé  non  atta  a  contraftar  col  nimico,almeno  pronta  di  tentare  il  negotio  il  quale  con  molto  {cor- 
no de  nimici  riufcì  felicemente.  Il  Brembato  Gerlònee  ornato  di  collumi  fignorili  e  di  dottri- 
na, è  Icrittor  per  fuo  diporto  dotto  &  ornato  tanto  in  fingua  latina  e  Tofcana  quanto  in  fpagnuo- 
la ,  leggendofi  di  fuo  molte  belliifime  rime,è  piaceuole  grato  e  benefico  onde  e  amato  e  riuerito, 
da  ciafcuno ,  ne  ricula  dilàgio ,  pericolo,  e  difpendio  de  fuo  proprio,&  in  tutti  i  tempi 
&  in  tutti  i  luoghi  per  feruigiodelRè  Catholico,  ne  ricusò  di  andare  nel 
fettanta  due  con  l'armata  della  lega ,  feguitando  il  Duca  di  Sef- 
fa  a  cui  fono  accetti  &  grati  le  egregie  e  generofe  qua 
lità  del  Gerfone  dal  quale  il  Ipera  occor- 
rendo, dimollrarfi  con  U  con- 
fìglio  e  conle  opere 

fedele  alla 

religion  Criftiana 

grato  a  fuoi  fuperiori ,  e 

benefico  agli 

Amici . 


DI  G  VIDO 


'Arbore  Oliua  è  Imprcfa  di  Guido  Ferreri ,  tolta  da  lui  volendo  imitare  la  Na- 
turarla quale  fi  preuale  dell'arte  in  far  tagliare  i  rami  vecchi,accioche  per  quel 
la  potatura  ne  rinafchino  de  nuoui ,  da  quali  pofcia  (  come  diceTeophrafto  ) 
fi  raccoglie  più  copia  de  frutti  e  migliori  in  benefiiio  dell'humana  vita ,  volen- 
do fignificare  ,  che  della  calaFerrera  nobiliffima&  Illuftre.  per  morte  fona 
mancati  molti  perfònaggi  di  valore  ,  maffimamente  gran  Prelati ,  &  di  mol- 
ta fama  fra  Prencipi  Chriftiani .  Et  fi  dinota ,  che  efib  Guido  nella  dignità  cc- 
clefiafticas'ingegnaràcon  opere  degne  di  lui,di  rinouare  l'honorato  nomedefuoi  maggiori,  e 
che  gli  altri  fuoi  pur  gioueni  moderni,  nell'obligo  della  nobiltà ,  come  nuoui  rami  produrranno 
frutti .  vfando  il  medefimo  valore  degli  antenati  loro, imitandoli  nelle  attieni  ciuili  &  heroiche . 
Guido  fi  è  eletto  queft'arhore,  veramente  produtta  dalla  ccleftefapientia,chefauolofan«cnte, 
è  chiamata  Minerua,  la  quale  venuta  in  conrrafto  con  Nettuno  per  gara  di  potentiac  perche 
ciafcunod'effivoleuaàfuo  modo  dar  nome  alla  città  di  Atene  ,  molto  da  detti  due  Dei  amata 
e  cuftodita ,  onde  venutofi  alla  pruoua  in  quella  contefà  (  comandandolo  Gioue)  che  qual  di  lo- 
ro producefle  cofa  megliore ,  quello  imponeffc  il  nome  alla  città .  Nettuno  percoffa  la  terra  co'l 
fuo  tridente,nc  fece  naicere  vn  bel  cuuallo ,  Minerua  fatto  il  medefimo,  con  l'hafla  fé  nafcere  vna 
pianta  d'Oliua  ,  onde  fu  il  grado  dato  di  maggior  virtù  à  Minerua.eda  effa  fu  alla  Città  importo 
il  nome.cioè  Atcne,ll  che  à  molti  pare  cofa  contra  ragionejche  vna  pianta  fuffe  prepofta  ad  vno 
fi  feroce ,  vago ,  e  pregiato  animale .  Nondimeno  chi  ben  confiderà  la  natura  di  queft'arbore ,  e 
l'ottimo  liquore  cheproduccàtanti  fi  gioueuolivfi  per  la  vita  humana  confciTiira  la  fcntentia 
elTcre  ftata  giudiffima  che  l'Oliua  fia  più  degna  creatura  del  cauallo,da  quefto  C\  può  comprende 
re,  primamente  cotal  arbore  di  fua  natura  non  perder  mai  fronde.. Del  legno  di  elfa  ,  Hercole 
fece  la  fua  mazza ,  come  fcriue  Paufania .  Da  quefta  nal'ce  il  liquore  cofi  eccellente  dcirOlio,chc 
ferue  in  infiniti  vfi  di  medicina ,  e  fpeclalmente  per  rifanar  le  piaghe ,  come  teftifìcano  gli  Euan- 

gclifti 


FERRERI  '°* 

gelifti ,  e  fi  e  Tempre  vfato  e  sVfa ,  veggiamo  ancora  che  leua  ogni  bruttura  dalla  carne  humana. 
Onde  i  Laconici  faceuano  vngerc  tutto  il  corpo  à  i  fanciulli  pcrchela  lor  pelle  diucntafle  dura , 
e  foda ,  e  che  perciò  faceire  più  rcfiflcnza  al  freddo  &  all'humido  .  è  ancora  molto  necefTario  que 
fio  liquore  al  vitto  del'huomo ,  &  al  mantenimento  del  lume  nelle  lucernè.Ha  parimente  quefta 
vertù  che  fopraftà  à  tutti  gli  altri  liquori .  Le  fronde  di  queft'arborc  s'interpretano  per  la  pace ,  e 
s'adoprano  ad  afpergcre  l'acqua  benedetta ,  e  de  fuoi  rami  fallì  quella  cenere  che  fi  fparge  fopra  i 
capi  il  giorno  primo  di  Quarefima ,  la  gratia  dell'Olio  è  prefa  per  la  lapientia,  e  per  la  letitia  con- 
fermando ciò  Dauid  profeta  nel  falmo  44.  &  altroue  dice ,  Hai  ingralTato  il  mio  capo  nell'olio . 
&  à  i  Re  quando  fi  confacrano ,  fi  vnge  il  capo  loro ,  è  ancora  vfato  ne  i  facramenti  della  Chiefa , 
&  nel  confacrarc  i  Sacerdoti .  Degna  adunq;  èftata  fomigliante  figura  publicata  per  Imprefa,  ri- 
irouandofi  in  elfa  la  fbmiglianza  della  virtuofa  intentione  di  Guido  fopranomato ,  &  il  motto  è 
conferente  alla  figura  come  vero  teftimonio  dell'animo  fuo ,  cioè  .tanto  vEERivs,al  qual 
nome  è  ancor  conforme  il  nome  Academico ,  ciò  è,  il  novello,  cofi  ben  Ci  comprende . 
<]uanto  lo  iftefiò  Nouelio  Academico  promette  nel  corlb  delle  fue  future  operationijlecitamente 
conueneuoli  a  Prelato ,  &  à  Signor  temporale . 

E  nato  Guido  della  antica  &  Illuftre  famiglia  de  Ferreri  Ja  quale  fecondo  alcuni.hebbe  origine 
in  Biella  Cartello  di  molta  nobiltà.perche  molto  tempo  fi  gouernò  à  Republica .  hauendo  largo 
territorio,có  molte  terre  murate,&  Caficllafotto  di  Ce^et  ancora  hoggi  Ibn  dimandati  dalla  auto 
rità  di  Biella  fuggetti  &  al  fuo  Toro  obligati.Sebaftiano  Ferrerò,  oltra  che  fufie  il  principale  di  «^l 
luogOjC  forfè  fopra  tutti  di  nobiltà  e  di  ricchezza,per  le  adhercnze  de  Rè  e  de  Prcncipi.diuenne 
alfai  maggiore ,  apprefib  de  quali  fu  m  molto  credito,  &  in  gran  ftima,per  il  fuo  valore.tanto  ne  i 
configlijquanto  nell'armi^e  ne  i  gouerni  de  populi .  Impercioche  efiendo  ftat-o  fatto  dal  Duca  di 
Sauoia  generale  delle  Finanze  per  la  fua  buona  fama  fu  chiamato  da  Carlo  ottano  Rè  di  Francia, 
da  cui  hebbe  diuerfi  maneggi  di  grande  importanza,{ì  nelli  bifogni  dello  ftcffo  regno  come  anco 
ranelle  flato  di  Milano. Pa^pa  Alcffandro  Sedo  dapoi  hauta  piena  informationedel  valore  di 
detto  Sebaftiano,&  della  molta  dottrina  e  bontà  di  vita  di  fuo  figliuolo  nomato  Giouan  Stefano, 
lo  promoflTe  alla  dignità  di  Cardinale,  dandogli  il  Vefcouato  diBologna,  eda  quefto  titolo  del 
Vefcouato  fu  poi  chiamato  il  Cardinal  di  Bologna,&  p  li  molti  fuoi  meriti  lo  lleflb  fommo  Pon- 
tefice gli  conferì  molte  Abbatie ,  accioche  nelle  larghe  e  liberali  fpefc ,  ch^egli  faceua,potefie  più 
honoratamente  trattenerfi,&  in  quella  promotione  Gio:  Stefano  fu  egli  folo  promollb  alla  de- 
gniti del  Cardinalato.la  qual  cofa  dinotò,  ch'egli  folo  per  le  molte  fue  vertù,fuffe  fatto  degno  di 
cofi  alto  grado .  Morto  Gio:  Stefano  con  vniuerfàl  cordoglio  della  chiefa  leone.  Decime» 
nell'anno  .  15 17.  creò  Cardinale  in  fuo  luogo  Bonifatio  Ferrerò  fratello  di  elfo  Gio.  Ste- 
fano,nominato  poi  il  Cardinal  d'Iurea^  facendolo  Vefcouo  di  detta  Città  ,  e  dandogli  l'Abbatia 
diSanBelegno,  con  quella  di  San  Michel  la  Chiufa,  ediSanStefanoinVercelIi,conquella  di 
Cafauallone ,  e  con  quella  di  San  Stefano  in  lurea  ,  Fu  coftui  di  grandilfimo  credito,  hebbe  di- 
uerfe  legationi,e  fra  l'altre  fotto  Paolo  IIL  hebbe  quella  di  Bologna.Morto  coft ui,che  fu  di  tanta 
afpettatione  ,  Paulo  creò  Filiberto  nipote  di  Bonifatio  fudetto  Cardinale  co'l  Vefcouato  pur 
d'Iurea,&  con  la  maggior  parte  delle  fopranominate  Abbatie ,  Quefto  Filiberto,  prima  che  fulfe 
creato  CardinaUu  mandato  vicelegato  in  Auignone ,  dipoi  in  Piacenza .  foprauilfe  poco  tempo 
dopo'chefu  fatto  Cardinal  e,&  era  veramente  in  buona  &  vniuerfale  afpettatione ,  E  perla  gran 
dezza  e  meriti  di  quefla  nobiliffima  f  amiglia,Papa  Paolo  Farnefe  fudetto  maritò  vna  fua  nipote 
ad  vno  della  ifleffa  cafata  figliuolo  del  Marchefe  di  MelTerano.Dopo  quefto  fu  da  Papa  Pio  IIII. 
Creato  Cardinale  Pietro  Francefco  fratello  del  fudetto  Filiberto ,  &  Vefcouo  di  Vercelli,  &  Ab- 
bate di  San  Stefano  nella  medefima  Città .  Lo  fteffo  Guido  Accademico ,  hauendo  con  diligen- 
tia  nn  da  fanciullo  attefo  alle  fcientie ,  e  fatto  honoratiffima  riufcita ,  fìj  dal  medefimo  Papa  Pio 
mi .creatoCardinale  di  Vercelli.Quefto  pariméte  fu  legato  in  Vinctia,  e  poi  in  Ferrara.quando 
il  Duca  Alfonfo  menò  per  moglie  lafigliuola  di  Ferdinando  Impcradore ,  forella  di  Maflìmilia- 
no.  La  vita  di  quefto  Guido  Cardinale  Illuftriff.  è  di  fomma  eflcmplarità,e  di  lui  fi  fpera  vna  ma 
rauigliofa  riufcita,  e  per  tanto  nella  fua  imprefa  promette  di  caminare  per  le  pedate  de  fuoi  mag- 
giof  ijin  quanto  all'obligo  della  religionCj&  del  grado ,  che  tiene . 

Dd 


DI  PO  LIT  TONIO 


Verte  tre  figure,  cioè,  Hercole,  il  Monte  ^  &ilpicdoI  Tempio  in  cima  e  im- 
prendi Polittonio  Mezabarba  Pauefe ,  ne  contrafannoalla  proprietà  delle 
Imprc(c,  impercioche  contengono  la  fomiglianza  dell'animo  di  quefto  hono- 
rato  Academico.Di  Hercole  già  fi  fanno  le  honoratiffime  &  maraùigliofc  ope 
re ,  ancora  che  le  opinioni  fieno  diuerfe ,  fé  egli  fufle  figliuolo  di  Gioue ,  o  di 
^  Amfitrione ,  o  di  Ofiri  Rè  d'Egitto ,  fono  perciò  da  notare  le  differentic  fra 
Hercole  Greco ,  e  Io  Egittiano ,  fi  truoua  fcritto ,  che  furono  più  Hercoli ,  e 
Varrone  fcrifle ,  che  furono  quaranta  tre ,  de  quali  il  primo  fu  quel  d'Egitto ,  detto  anco  libico , 
l'vltimo  di  tutti  fu  Hercole  detto  Alceo ,  figliuolo  di  Alcmena ,  e  di  Amfitrione ,  Quefto  mede- 
fimo  conferma  Diodoro  ficiliano  nel  primo  e  nel  feflo  libro .  Herodoto  nel  fecondo  libro  fcriue, 
che  Hercole  Greco  hauédo  nauigato  in  Fenicia,trouò  il  tépio  di  Hercole  libico  molte  età  e  molti 
fecoli  edificato  prima  che  fuffe  egli  nato .  vero  è  che  Herodoto  ancora  fcriffe  come  i  Greci  fondo 
rono  vn  gran  tempio ,  &  in  effo  facrifìcauano  ad  Hercole  Egittiano ,  come  à  Dio ,  e  preffo  a  quel 
gran  tempio  dapoi ,  edificorono  vn'akro  tempio  ad  Hercole  Greco ,  non  come  à  Dio ,  ma  come 
à  Hercole ,  o  femideo ,  Cicerone  parimente  nel  libro  della  natura  dclli  Dei ,  connumera  con  gli 
altri ,  Hercole  Egittiano  il  primo ,  &  il  più  forte  di  tutti  gli  altri ,  fa  teltimonanza  fimilmente  Ma- 
crobio,  come  gli  Egittianicclebrauano  quefto  loro  Hercole,  come  nato  nel  primo  nafcimento 
dell'humanageneratione,  mancando  d'origine.  Diodoro  Siciliano  conferma  quefto  ifteffoncl 
fuo  primo  libro .  Hercole  è  veramente  nome  Egittiano  •  Il  che  dice  Herodoto  nel  fecondo  libro 
delle  fue  hiftorie .  Eforo  Parimente  fcriue ,  che  vn  fblo  fu  il  vero  Hercole,  il  qual  fece  quell'opere 
mirabili  e  preclare,  e  fi  dee  negare  che  fuffe  Heraclio  Greco  da  Greci  impertinentemente  chia- 
mato Hercole ,  leggafi  per  faperne  la  verità  Diodoro ,  Berofb  e  Mofe ,  leggafi  Giolefo ,  e  Gii  cla- 
mo al  decimo  capitolo  della  generatione ,  Quefto  andò  per  tutto  il  mondo ,  &  ottenne  tante  ftu- 
pende  vittorie ,  amazzò  fette  Tiranni  fauolofamente  interpretati  per  i'Hidra .  Ma  Alceo  figliua 

io 


MEZABARBA  -^ 

lodiAmfitrioncnonfi.truoua,{ènonchediGrecia  fòlamcnte  paflafTe  in  Ada  nel  faccheggia- 
mento  di  TroiajefTendo  Rè  di  quella  Laomedonte,  Imita  adunque  quefto  AcademicoThiftoria 
di  Hercole  Egittiano ,  o  vero  la  fauola  di  Hercole  Greco ,  trahcndo  da  quelle  generofe  qualità  la 
fomiglianza  de  Tuoi  difegni ,  e  le  non  in  quanto  alle  forze ,  &  alle  occafioni ,  almeno  in  quanto  al 
lef;uichevertuore&  alla  grandezza  deU'animo.Il  Monte  poi  lì  prende  per  l'alprezza  del  viaggio 
durando  eftrcma  fatica  la  cofa  graue  à  falir  in  alto ,  ilfacello  fopra ,  ouero  in  cima  al  monte,è  dica 
to  alla  virtù .  al  merito  della  quale  che  è  la  gloria,non  fi  può  arriuare  fenza  molti  arfanni,  fudori , 
trauagli ,  pericoli  fpauenteuoli  ,  e  zelo  di  religione,  e  come  Hercole  con  qucftealidi  virtù  fàli 
all'acquifto  di  gloria  mondana ,  così  Poiittonio  ha  difegnato ,  e  difegna  di  alzarfi  con  le  migliori 
piume  al  tempio  della  diuinagratia,  onde  a  propofitovfa  il  motto  in  labore  q_vi  e  s,  vo- 
lendo inferire,che  l'otio  contrario  alla  vigilantia  non  fente  mai  riporo,&  ha  voluto  rendere  con- 
forme il  nome  Academico  alla  fua  bella  Imprcla ,  &  è  quello  f  i  l  o  p  o  n  o  cioè  amatore  di  fati- 
che doue  s'acquifta  ripofb  ddle  due  felicità. 

E  Poiittonio  vfcito  dalla  ftirpe  di  Mezabarba,vogliono  alcuni  che  la  ftcfTa  famiglia. con  la  Fol 
pertalìenovnamedelìmaecheperhonorataefegnalataoccafionefulfero  fitti  diuerfii  cogno- 
mi .  come  fé  ne  lènte  di  molti  altri  in  tutti  i  paefi .  L'antichità  di  quefta  nobile  ftirpe,fe  non  fi  fuf- 
fero  perdute  le  fcritture  della  città  di  Pania  per  cagione  delle  guerre  onde  fu  la  sfortunata  patria 
più  volte  làccheggiata  e  difirutta,  fi  vedrebbero  più  chiare  le  tcftimonanze  di  quella  honorata 
famiglia.Tuttauiaeperiiìrumentieperedihtiidiciuilitàe  di  religione,  la  cala  di  quello  ceppo 
vicina  a  Santa  Maria  in  Caneuanoua(  ch'era  à  quei  tempi  vn  famofb  palazzo)  era  in  piedi  nel 
millefimo,ne  mai  fu  da  iMezabarbi  alienata  &hoggi  è  habitatada  Giandominico  Mczabarba 
academico  e  fratello  di  Filopono ,  i!  che  arguifce  l'antichità  de  mille  anni  elfendo  fempre  prele- 
uerata  in  detta  famiglia,poi  per  altri  iflromenti  vecchi  fono  nominati  molti  dottori  e  caualieri  di 
quefta  fteffa  cafata  de  quali  volentieri  ne  fcriuerei  iè  non  mi  ritiralfe  da  quèfto  diletto  la  breuità 
della  carta,per  onde  vengo  a  i  più  moderni.Primaméte  il  bilàuo  dello  fteflb  Academico  Poiitto- 
nio, chiamato  il  Cauaher  mczabarba  e  per  nome  proprio  Gianantonio  fu, fra  i  nobili  cortigiano 
del  Duca  Gian  Galeazzo  e  da  lui  molto  fauorito ,  al  quale  conceffe  Priuilegi  d'alfentioni  &  altri 
c'hoggi  lono  in  mano  del  medefimo  Academico,  Da  queftogenerolò  Caualiero  nacque  Gian- 
domenico auo  paterno  dello  flellb  Filopono  ,  fu  dottor  di  legge,  e  per  le  rare  fue  quahtà,  fu  fat- 
to configliero  ducale,dipoi  fu  madato  Ambafciatore  per  trattar  negotii  importanti  preifo  i  Du- 
chi di  Ferrara ,  oue  dimorò  alcuni  anni , &  il  fudetto  Academico  ha  ancora  molte  lettere  ducali 
fcritte  ad  elio  Giandomenico  fopra  i  negotii  ch'egli  prudentemente  trattaua.  Fu  ancora  quefto 
honorato  lu.  Co.  tenuto  di  molta  ftima  e  di  tanta  integrità  fra  gli  altri  configlicri ,  che  mutatofi 
più  volte  lo  fiato  di  Milano ,  fempre  fu  mantenuto  e  itimato  nel  fuo  grado.  Di  quefto  nacque . 
Antonio  Padre  dello  ftefib  Academico  Filopono ,  Il  quale  eftendo  gentilhuomo  di  cappa  corta, 
per  le  fue  ottime  qualità  e  fedel  feruitù  fatta  a  Carlo  V.  da  S.Cef  Maeftà  fu  per  lettere  caldamen 
te  raccomandato  ad  Antonio  Lena  Gouernatore  di  Milano  le  quali  hoggi  fi  ponno  leggere  in 
mano  delfòpranominato  Academico.Lafciò  Antonio  tre  altri  figliuoli  de  quali  fé  ne  farà  in  altro 
luogo  memoria.  Poiittonio  elfendo  il  lècondo  genito,fi  diede  nella  tenera  Età  alle  lettere ,  di  poi 
entrò  nella  profeflione  legale .  s'addottorò  e  {\  diede  alla  lettura ,  e  con  fatighe ,  fudori ,  e  conti- 
nue vigilie  fali  per  proprio  fuo  valore  di  grado  in  grado  fin  che  p  fuo  manifelliftìmo  merito  heb- 
be  in  Paula  fua  Patria ,  la  prima  catreda  e  della  matina  e  della  fera ,  con  numero  lèmpre  quafi  in  - 
finito  d'auditori ,  ne  per  ciò  menor  credito  haueua  nel  confultare  che  nel  leggere,  per  laqual  co- 
là acquiftatafi.grandiflima,laude,fu  fatto  fenatore  nella  cui  dignità  quante  fieno  le  fue  fatiche, 
quanto  fia  rilbluto ,  fincero,&  amoreuole  a  cialcuno,è  manifefto  per  tutto,!  meriti  del  quale  gra- 
ti alle  orecchie  del  Rè  Cath.lo  deputò  legato  &vifitator  del  parlamento  ,  o.ver  configlio  della 
Borgogna ,  rifedendo  in  Dola  città  principale,e  tale  fu  la  deftrezza  e  prudcntia  di  quefto  Illuftre 
Senatore  &  Academico  Affidato  ch'in  breue  tempo  le  cole  di  molti  anni  confufe  e  trauagliate  di 
ftinte  &  ordinate  con  marauiglia  di  quei  populi  &  a  comune  fatisfattione  ridufle ,  il  che  teftifica 
con  fue  lettere  il  Duca  d"  Alua  Gouernatore  della  Fiandra  e  della  Borgogna . 

Dd    2 


DIGIANP AOLO 


LCigno  foprn  lo  altare  ch'è  Luogo  in  fòlito  a  fìmiglisnte  Augcilox  Imprcfa  dì 
Gianpaulo  dalla  Chicla  Tortoncfe ,  le  piume  di  detto  Augello  fono  bianchif- 
fime,i  Latini  lo  chiamano  Olore,onde  fi  iuol  dire  colore  Glorino ,  per  dinota- 
re vna  vera  bianchezza ,  viue  nell'acque ,  ancora  che  fpefTo  (ìa  veduto  fopra 
la  terra  manìmamenteherbo(à&  acquaitrina .  li  poeti  greci  dicono  che  Ci- 
gno fu  un  giouene  inamorato  di  Fetonte,per  la  cui  morte  tanto  pianfe  che  fi 
conuertì  in  augello ,  il  quale  è  fimile  all'Oca  ma  più  grande ,  Imperò  Eiììodo 
s'ingannò  con  dirlo  figlio  di  Marte ,  &  Herodoto  parimente  erra  facendolo  di  natione  aiìatica  e 
forfè  per  effere  in  Cilicia,  hoggi  detta  Caramania ,  vn  fiume  chiamato  Cidno .  Berofo  però  vuo- 
le e  conferma  che  da  Fetonte  nafcefieLiguro,  e  ciò  fcriue  ancor  Plinio  .  daLiguro  ,  Cidno  ,  dà 
Cidno  Eridano ,  da  Eridano  Veneto .  adunq,-  fi  gabbano  da  fé  (iefCi  i  Poeti  grcci,cio  e  che  Cigno 
per  la  morte  di  Fetonte  e  per  continuo  pianto  fi  conuertifie  in  detto  augello  .  Ma  per  leuar  via  la 
confufione ,  accoftandoci  à  Berofo  &  à  Catone  nel  libro  delle  Origini,  Cidno  regnò  in  Italiafo- 
pra  i  populi  detti  dal  fuo  nome  Cidnomani,da  latini  nomati  Cenomani  intefi  per  Brefciani,e  per 
Bergoma(chi,|>  Cremonefi  &per  Veronefi. Imperò  fé  voliamo  ftar  nella  fauola^confeA^aremoq uè 
fìa  Imprefaelier  fatta  ad  imitatione  della  fauola  ,  overoefTèr  ritrouata  ad  imitatione  della  hi- 
ftoria ,  commun  che  fi  fia  è  da  dire  fecondo  Plinio ,  che  la  natura  del  Cigno  quando  è  vicino  alla 
morte  canta  e  farà  adimitation  più  prefio  di  natura  ,  cauandofi  dalla  naturai  qualità  del  Cigno  la 
fimilitudine  la  quale  fcuoprc  il  religiofo  difegno  dello  fteflb  Gianpaulo  academico  affidato,  con 
ciò  fia  cofa  che  nelle  attioni  mondane  fia  fhito  e  nella  eloquentia  veramente  Cigno  con  la  quale 
mirabilmente  difendeua  la  giufiitia  mondana,onde  la  fuauità  del  fuo  canto ,  mirabile ,  &  vnica , 
fparta  dentro  le  acque,  intefe  per  la  natura  ambitiofa  e  nodrice  del  peccato.onde  ben  difile  il  real 
profeta  in vno  de  fuoi  làlmi ,salvvm  me  fac  domine  cì_v oniam  intravervn  t 
AQ.VAE  vsq^  in  animam  m  E  A  m.  indouiuando  pci' cìo  il  cauto  módaHO  di  Glanpaulo  clVc 

gli 


GHIE  S  A 

gli  doueua  morire  in  quanto  alla  vita  fecolare .  fu  tirato  dallo  fpirito  Tanto  alla  pura  ereligiofa 
mufica  della  fua  falute ,  e  cofi  morto  al  mondo ,  fi  elcfTe  il  Cigno  da  diuina  mano  tratto  daìl'ac- 
qac  lopra  l'altare  ,  doue  non  più  mondanamente ,  ma  angelicamente  canta-,  il  cui  trafportamen- 
to  è  rtato  dall'acque  ambitiofe  al  luogo  di  facrifitii  criftiani .  la  figura  però  in  cotal  luogo  pofta ,  è 
veramente  conforme  al  Motto  hic  dvlcivs  canitvr.^ò  vero  d  v  l  e  i  v  s  vt  c  a  n  a  m. 
con  marauigliofa  conucnicnza  ancora  del  nome  academico  ciò  è  i  l  ritirato,  quello  aca- 
demjco  e  nato  in  Dertona  antico  cittadino ,  fi  come  antica  è  quella  città  ,  fituata  fra  leguri  e  non 
iVa  gli  Infiibri  come  fcriueTolomeo.nacque  di  honorati  parenti,  fuquefta  famiglia  ancora  &è 
fra  le  antiche  in  Milano ,  ha  haute  pcrlbne  le  quali  fono  f^ate  nobilitate  di  dottrina  e  d'ofììtii  pu- 
blici  e  h.  fono  apparentate  co  le  cafe  nobili  Milanefi,e  con  le  prime  cafatc  d'Aleiiandria.parimcte 
cjfta  medefima  famiglia  è  nobile  in  Pauia  Da  faciullo  Gianpaulo  attele  alle  lcttere,e  fatto  capace 
di  grammatica  fu  dalla  fua  honorata  madre  mantenuto  allo  fludio  di  Padua,e  di  Pauia,fu  nobil- 
mente addottorato ,  e  i\  diede  alla  sbarra  in  Milano ,  e  con  tanta  diligentia,  dottrina  &  eloquen- 
tia  fi  fece  nel  Senato  conolcere  fi  che  in  pochi  anni  ottenne  il  nome  fra  i  primi  aduocati,  perla 
qual  cofii  haueua  vn  conce rfo  di  chcnti  Cx  che  haurebbero  dato  che  fare  a  molti  buoni  &  affuefat 
ti  Aduocati ,  era  da  ciafcuno  amato  &  honorato,maifimamcnte  dal  Duca  di  SeiTa,  allhor  Couer- 
natore  delio  Stato  di  Milano  e  generale  della  militia  CathoHca  injtalia  .fu  menato  in  Spagna 
da  Tomaio  Marini  Duca  di  Terra  Nuoua&  aduocòperluinel  configlio  Catholico,  &  anco;  a 
dinanzi  al  l\è,e  fu  grato  molto ,  per  la  qual  cofa  ne  riportò  la  dignità  di  Senatore,  riceuto  in  quel 
lo  eccellenti ifimo  collegio  fenatorio  fu  ferapre  adoperato ,  e  benché  non  haueffe  molte  facultà , 
prefa  nobiliilìma  &  vertuofiifim a  moglie ,  fu  deputato  &  eletto  per  podefià  di  Pauia  per  cagion 
dello  ftudio  grauemente  tumultuato ,  doue  con  tanta  deprezza  maneggiò  quello  offitio ,  che  in 
pochi  giorni  tutti  i  tumulti  e  le  riffe  acquetò  e  per  quel  biennio  con  vniuerfale  concordia  fi  con- 
leruò  la  Città  pacifica  ciò  ftudio  floridiifimo.  fu  quefto  Senatore  &  Academico  affidato,conler- 
uatore  di  giuftitia,efrecutore  d'equità  non  intento  a  guadagni,  pio,  diligente,  amabile,  &  in 
tutte  le  necelTità  publiche  e  priuate  ricco  di  faggi  e  d'accommodad  partiti,,  rimafe  védouo 
elafantitàdi  Papa  Pio  Quinto  bene  informato  delle  virtuofe  operationidi  quefto 
Academico,lo  chiamò  àRomaevedutolo'procederein  opere  &  in  parole,  co- 
nofciutolo  iftrumento  necefl'ano  a  benefitii  ecclefiaftic.',!o  creò  Cardinale , 
nel  qual  grado  ha  dato  di  fé  {\  prudenti  e  fi  rehgiofi  teftimoni  che 
da  tutto  quello  ampliffimo  concifiioro  è  amato  e  tenuto  in  pre- 
gio ,  non  ceffando  in  qual  fi  voglia  occafione  di  piamente 
e  religiofamente  affaucarfi ,  intento  fempre  à  gioua- 
re&apreftar  fauorea  tuttelepouere  perfone 
&  ad  ogni  bifogneuole  virtuofo . 


DI  GIO   AGOSTINO 


L  Vapore,ò,fumofità  cauata  dalh  terra  e  dall'acqua  dalla  forza  del  Sole  è,  Im- 
prefa  di  Giouan'Agoftino  Caccia,e  perche  fi  vegga  quanto  ella  confcnfca  c5 
1  intentione  dell'animo  fuo^non  farà  fuori  di  propofito  il  dichiarare  lecondo  il 
parere  di  Ariftotile ,  la  diuerfita  de  vapori  dal  b  affo  all'alto  dalla  caldezza  dei 
iole  tirati.  Quefti  fono  di  tre  fòrti,vno  è  caldo  e  fecco ,  il  quale  particolarmen- 
te s'addimanda  efiàlatione ,  quefto  nel  tempo  della  fiate  fale  tanto  in  alto,  che 
arriua  fino  alla  fbprana  regione  dell'aere,  e  quiui  infiammato  cagiona  quelle 
focofe  impreffioni.L'altro  è  a  cui  propriamente  conuiene  il  nome  di  vapore  e  freddo  &  humido 
cauato  dall'acqua  e  dalla  terra  molto  bagnata  dalle  pioggie  nel  tépo  delì'Autuno.  o  vero  del  ver- 
no la  terza  forte  e  di  natura  mifta,Quefti  in  diuerle  parti  dell'aria  folleuati  dalla  poffanza  del  Sole 
e  de  pianeti  fi  conuertono  in  varie  &  in  perfette  generation!,  e  perche  meglio  s'intenda  la  natura 
di  detta  imprefa,fia  bene  di  dichiarare  la  diuifione  dell'aria  pofìa  dal  Filofofo  nel  primo  libro  del 
la  fua  Meteora,  è  dunque  l'aere  diuifo  in  tre  regioni,cioe  nella  fuprema^nella  mezana,e  nella  baf- 
fa,e  dice  che  quella  parte  qua  da  bafTo  e  calda  &  humida,calda  perche  dalla  repercuffione  de  rag 
ci  folari  viene  rifcaldata ,  &  humida  per  la  vicinità  dell'acque ,  In  quefla  viuono  gli  animali  vo- 
ltili .La  mezana  regione  è  fredda  ecceffiuamente  per  accidente,  percioche  la rcpercuffione de 
raggi  del  Sole  non  può  arriuare  fino  à  quella  parte ,  &  il  calore  dell'elemento  del  fuoco  non  ar- 
riua ,  ne  peruiene  tanto  in  giù  ;  e  quefta  è  la  cagione  perche  la  ftefla  mezana  regione  dell'aere ,  è 
fredda,la  fbprana  regione  d'eflo  aere  è  calda  e  fecca,e  queflo  procede  &  è  caufàto  dalla  vicinanza 
dello  elemento  del  fuoco ,  e  perciò  dicono  i  Filofofi,  che  quefla  fuprema  parte  cflèndo  di  fua  na- 
tura calda,acquifl:a  più  caldo  &  infieme  ficcità  dallo  elemento  del  fuoco  da  cui  con  la  fua  conca- 
ua  parte  viene  abbracciata ,  In  quefle  tre  regioni  adunque  fi  fanno  le  diuerfe  impreffioni ,  la  on- 
de quanto  giudiciofamente  quefto  Academico  Affidato  babbi  voluto  dimoflrare  la  diuerfita  del 
fuo  penfiero  in  quefta  imprefa  i  ageuolmente  fi  comprende .  Atteib  nella  età  fua  giouenile  dal 

calor 


CACCIA  -7 

calor  del  (angue  hauer  lafciato  eflaltare  i  Tuoi  penfieri  intorno  alle  cofe  terrene ,  e  di  poi  lafciatili 
vagare  negli  ampi  campi  de  i  piaceri  delle  fcritture  mondane ,  &  bora  poi  più  faggiamente  riiò- 
lutofì ,  lafcia  tirare  i  vapori  de  Tuoi  penfamenti  da  quel  fommo  Sole ,  da  cui  o^niììjce  dell'animo 
&  ogni  pcrfettione  dipende,  come  ben  fi  conofce  nel  motto  Tuo,  che  dice  nitet  elaia. 
volendo  inferire ,  che  i  vapori  della  Tua  mente  erano  prima  ombra  &  ofcurita ,  ma  che  poi  inalza 
ti  fono  diucnuti  chiari  e  rifplendenti ,  conferendo  ancora  il  fuo  nome  il  diverso  all'lmpre- 
fa  &  al  motto  veramente  diuerfb  da  quello ,  che  era  prima . 

La  famiglia  de  Cacci  antica  in  Nouara,  fi  comprende  per  diuerfccongietture,  chefia  vfcita 
dantichiifima  Origine ,  Primamente  effendo  delle  prime ,  e  delle  più  ftimate  di  quella  Città .  01 
tra  di  ciò  l'antichità  de  gli  edifici ,  come  de  palagi ,  di  chiefè,  e  di  cappelle,arguifce  non  lolamcn- 
te  antichità  e  nobiltà,  ma  dignità  di  Signorie  e  gradi  di  guerra,  Di  più  leuando  la  corruttione 
del  cognome,fi  ftima  c'habbino  hauuto  origine  da  e  a  s  s  n  cittadini  Romani .  Non  è  adunque 
marauiglia  fé  da  fi  nobile  e  valorofo  ceppo  fieno  poi  vfcitihuomini  valorofi,  e  pochi  anni  fono 
cioè  al  teinpo  di  Carlo  Vili.  Rè  di  Francia  riulci  di  quefta  famiglia  vno  chiamato  Opicino  Mar- 
chefe  di  Mortara,huomo  nella  militia  di  fingolar  valore  di  cui  fu  figliuolo  Ludouico  di  tanta  pru 
dentia  Se  ifperimento  nell'arte  militare  ,  che  da  Francefco  primo  di  tal  nome  Rè  di  Francia  fu 
eletto  general  commifTario  del  fuo  efifercito^madato  a  Napoli  lòtto  il  gouerno  di  Lutreco  Guaf- 
cone,  èperle  fue  prodezze  lo  fece  Duca  di  Nardo  in  Puglia  e  Signore  di  molte  altre  terre  in  quel 
paefe ,  Fu  poi  vn  Giouan  Filippo  Giureconfulto  &  Senator  di  quefta  iftefia  famiglia ,  di  cui  fi  ra- 
gionarà  più  ampiamente  in  altro  luogo  di  quello  libro.  Giouan  Agoftino  prefente  Academico 
A  tìidato,nella  fua  giouinezza  attefe  alli  ftudi  di  Filo(òfia,fin  tanto  che  trauagliato  il  flato  di  Mila 
no  da  continue  guerre,  difuiato  dalli  detti  ftudi,  fi  diede  allo  ellèrcitio  militare,  come  che  alla 
nobiltà  altra  profeflìone  non  conuenilfe .  hebbein  quello  honorati  gradi  lòtto  il  <'enera- 
lato  di  Antonio  da  Leua,ritrouom  in  molte  fattioni,  ne  ricusò  fatica  veruna,  ne  pe- 
ricolo per  grande  &  manifefto  che  fufre,e  più  in  alto  farebbe  falito.e  per  animo- 
lità  e  per  configlio  quando  non  hauelfe  conofciuta  più  la  perdita  dell'ani- 
ma, che  l'acquiftodell'honore.  chiaramente  veggendole  moderne 
militie  non  hauere altro  ftipendio.fe  non  quel  tantoché  fi  ruba. 
Abbandonando  finalmente  le  guerre,&  lafciati  i  gouerni 
volendo  viuere  quetamente,fi  diede  alla  Poefia  Tof- 
cana,  in  cui  fece  buona  riufcita,come  fi  può  ve- 
dere per  due  fuoi  volumi  di  rime  già  moki 
anni  (òno.pofti  in  luce.Dopo  CIÒ  ar- 
riuato  à  gli  ani  grani  tocco  dal 
la  diuina  gratia,compole 
duoi  volumi  di  rime 
Criftiane,vno 

inritolato 

à  Caterina  Re 

gìna  Chriftianifììma 

di  Francia ,  e  l'altro  allo 

Illuft.  Cardinal  Gran  Vela, 

&  poi  l'Academia  degli 

Affidati  godè  la  pru 

dente  &  ver- 
tuolà  conuerfàtio- 
ne  di  lui  nella  città  di  Pauia .  fin  tan- 
to che  il  Signorlddio  Io  richiamò  àvica  migliore. 


DI  GIROLAMO 


Oleuanoi  Greci  In  molte  città  delle  principali  edificare  le  piazze  doueper  di 
porto  i  nobili  iìradunauano,&  anco  vfaHano  le  dette  Piazze, chiamata  Ita] i3; 
namentclaggiejuogi  deputati  per  il  concorfodliLioinini  in  tutte,  le  fcientie 
dottiffimi ,  doue  in  verità  non  praticaua  ne  la  plebe  nel  populaccio ,  ne  i  K  u- 
ftici ,  Hoggi ,  di  quefteloggie  in  Napoli  fi  conferua  il  coihime ,  e  le  chiamano 
Seggi ,  come  quel  di  Nido  di  Montagna ,  di  Capua,di  Porta  nuoua  e  di  por- 
to ,  quiui  i  gentilhuomini  conuengono  o ,  per  ifpaflb  loro,  o,  per  bifogni  del- 
la città,e  quanti  fono  i  leggi,  tanti  fono  i  vicinati  e  fanno  veramente  vna  bella  e  riguardeucle  vi- 
fìa  .  a  Genoua  ancora  fé  ne  veggono  ,  e  anco  i  nobili  le  frequentano  ,  e  potrei  dire  che  iè  ne 
ritruouino  in  molte  altre  città  d'Italia; e  fuor  d'Italia  .  In  Atene  ve  n'erano  molti  ,  mail 
più  venerabile  era  la  piazza  auanti  al  Palladio  ,  edifìtio  conlàcraco  à  Pallade  ,  aperta  ,  ma 
non  ogniuno  ardiua  d'entrarui  le  non  chi  fufle  ftato  approuato  per  faggio  e  buon  cittadi- 
no, erano  ancora  queftimedefimi  luoghi  e  fono  hoggi  ,  detti  Portici  ,  e  quel  di  Salomone  fu 
(tupendo  e  per  artificio  e  perche  era  vn  ricettacolo  de  Principi  de  Sacerdoti  ,  e  de  Scribi,  doue 
trattauano  di  fuggetti  diuini  .La  piazza  che  fi  chiama  foro  in  latino,  è  fu  commune  a  tutti  &  e 
ancora  in  quelli  noftri  tempi,  la  piazza  Boaria  in  Roma  fu  primo  riceuimento  di  ftatue  indrizza- 
te è  publicaie  quiui  à  honore  di  chi  hauefle  meritato  in  benefitio  della  Republica,  e  poi  diuenne 
ricetracolo  de  buoi.bafta  bene  di  for  veder  quanto  ingegnofam.ente  il  Torniello  Nouarefe  Aca- 
demico  de  gli  Affidati  in  Pauia,fi  eleggefle  tale  imprela  per  la  quale  ha  voluto  fcoprirfi  defidero- 
fo  con  ogni  fatiga  e  fudore  di  guadagnarfila  làpientiaek  fcientia  per  potere  con  queftomczo 
entrar  in  quel  riuerito ,  e  riguardeuole  Portico ,  ma  come  fimilmente  fi  perfuadefle  di  non  meri- 
tar {{ degno  teltimonio ,  vsò  il  prefente  Motto  patet  omnibvs  pavcis  licet,  bella  e 
giuditiofa  Imprela  oltra  che  fia  di  bellilTìma  vifta,  Imprefa  veramente  fimigliante  a  quelle  Nozze 
eiplicate  in  Parabola  dal  noftro  Signor  Giefu  Crifto  doue  ricusò  chi  non  hauefle  la  vefte  nuttia- 

le 


T  O  R  N  I  E  L  L  I  -« 

le .  Volfc  ancora  quello  confumatifTimo  lureconfulto  applicare  la  Tua  intentione  al  Liceo  dell' A- 
cademia  degli  Affidati  doue  egli  di  entrare  fu  fofpettofò,  quafì  ch'egli  modeftiflìmo  fé  ne  ftimaf- 
fe  indegno,  imitando  Socrate  il  qual  fapientiff.  difle  vnvm  scio  qjvÒd  nihil  scio. 
fi  volfc  per  ciò  nominare  academicamente  l' affaticato.  La  cala  Torniella  come  fia  ftata 
anticamente  illuflre  pc-r  li  titoli  di  contadi  e  lìgnorie ,  non  è  dubbio  a  verun  o ,  e  dirò  per  non  co- 
minciar come  potrei, dal  tcpo  antico  di  Gio.  Aluigi  il  quale  edifico  il  cartello  di  Vergano  &  heb- 
be  queflo  gli  antenati  funi  coti  a  (ignori  &  egli  fuccelfe  alle  antiche  Signorie  de  fuoi  maggiori.Da 
AloigidifcefcroRiboldonoe  Caluino  iqualil'anno  1 3  ly.perle  loro  virtù  furono  da  Lodouico 
Bauaro  Impcradore ,  creati  Vicarii  Imperiali  nella  città  di  Nouara,  e  fatti  in  nuoui  Feudi  conti 
e  Signori  d'Arona,&:  benché  l'anno  13  29.  lo  flelfo  Imperadore  creaffe  fuo  Vicario  in  Milano 
Azzone  Vifconte ,  nientedimeno  rifcruò  à  fudctti  fratelli  i  priuilegi  loro  ,  i  quali  il  dottor  Fiotto 
Acadcmico  A  ffidato ,  dice  di  hauer  veduti ,  Di  Riboldono  difcefero  li  Signori  de  Vergano .  Di 
Caluino  nacquero  Francefco  e  Pietro  creati  dal  medefimo  Imperadoree  confirmati  Vicarii  Im- 
periali come  fìi  lor  padre .  Caluagno  Torniello  pur  con  titoli  di  Conti  e  di  Signore  diede,  origi- 
ne àManfrino  &a  Franccfchino-  Di  Manfrino  nacque  Giouanni  che  peni  luo  molto  Valore 
nella  militia  fu  Gouernatore  del  Calici  di  Paula  al  tempo  di  Filippo  Vilconti  nell'anno  1 441. dal 
quale  il  detto  Giouanni  fu  amato  e  premiato  di  Borgomaniere  luogo  groflo  e  bellillìmo  e  quali 
Città. Fu  fra  quedi  jManfre  primo  con  titolo  di  còte,  gratilfimo  a  Lodouico  Rè  di  Fràcia  perche 
quello  Caualiero  fu  à  S.Maeftà  Criflianifiìma  di  molto  feruigio  nell'acquifto  dello  flato  di  Mila- 
no .  Di  quello  difcefe  Francefco  pur  conte.molto  virtuofo  &  dotto  malfimamente  in  legge,  que- 
flo  hebbe  condotta  di  fanteria  dal  Rè  di  Francia .  Filippo  parimenti  conte;  giouene  valorofo  fer 
uì  con  grado  di  capitano  di  fanteria  mcdef  mamente  a  Francia ,  poi  al  Duca  Francefco  2.  fu  an- 
cora Gouernatore  di  Nouara  al  tempo  di  Carlo  V.  hebbe  il  Colonello  contra  Turchi  in  Vnga- 
ria ,  fu  Fiero  nimico  poi  della  militia  Francefe  .  Seguitò  con  molta  diligentia  e  fedeltà  in  ogni  oc 
cafìone  la  fattione  imperiale,e  fu  de  primi  in  recuperar  Milano  contra  Francelì  al  tempo  di  Prof^ 
pero  Colonna  e  d'Antonio  da  Leua.al  tempo  del  Marchefe  del  Vallo  fu  fatto  capitano  di  caual- 
leria  e  di  fanteria  confermato  colonnel!o,di  qfto  nacq,-  Manfrè  2  .di  quello  nome  e  còte  di  Brian- 
drato  con  i  titoli  del  Padre .  furono  però  auanti  a  quelli  dui  vltimi,  Zanardo  il  qual  fu  Senatore , 
&  edificò  dui  CalleUi .  Fu  vno  Agoflino  capitan  di  guerra  preffo  Filippo  maria  e  quello  hebbe 
vn  figliuolo  che  fu  chiamato  il  Beato  Pagano,  da  quelli  e  difcefo  Girolamo  Academico  il  quale 
attefe  dalla  fua  giouinezza  agli  fludi  legali ,  e  con  tatighe  s'acquiflò  la  dignità  del  dottorato .  at- 
tefe  alle  letture  in  Torino  &  in  Paula  e  non  perdonando  a  fitiche  hebbe  i  gradi  delle  Catrede  pe- 
rò fii  detto  nell'Academia  lAffatigato .  Venuta  alla  Eccellenza  di  quella  nobiliflima  profelfione 
fu  chiamato  dalla  Republica  Venetianaellelfein  Padua  nella  fuprema  catreda  molti  Aanni  fin 
che  fu  chiamato  dall'Eccellentilfimo  Senato  di  Milano  al  primo  luogo  della  fera  in  Pania  doue 
con  ogni  grandezza  reputatione  e  felicità  hauendo  alcuni  anni  letto.dando  effempio  di  dottrina 
e  di  virtù  criftiana  con  graue  danno  dello  fludio  pafsò  a  più  felice  flato . 

E.e 


DI ALDIGIER 


il 


Tacque  a  quefto  Academico  di  palefare  la  Tua  inrentione  &  I  fuoi  dlfcgni  con  la 
qualità  ò  fimilitudine  di  quefta  pianta  chiamata  Melica ,  cofì  detta(come  pare 
che  voglia  Diocle  )  perche  fia  come  Mele  delie  biade,detta  da  Tofcani  faggina 
ò  forgo ,  e  da  Lombardi  Melega .  Alcuni  vogliono  (come  Icriue  il  R  uellio)che 
la  Melega ,  &  il  Panico  fia  tutto  vna  cofa ,  &  adducono  alcuni  fondamenti  di 
non  picciola  ftima .  Nientedimeno  ci  Ci  uede  differentia  grande .  Impercioche 
il  Panico  nel  furto  e  nelle  foglie, e  nell'altezza  fi  raflbmiglia  al  meglio  tutto  che 
la  fuapannochia,  fia  molto  differente  dal  miglio  imperocheella  èlonga  e  tutta  raccolta  e  non 
fparfa  come  quella  del  miglio  &  con  le  fue  grana  minutiflìme  e  rifirettc  infieme .  La  Melega  ha  il 
fuo  gambo  alto  da  dodecipicdi  co  le  foglie  fomiglianti  a  quelle  delle  canne  ma  lunghe  &  alquato 
più  larghe  &  affai  più  roffeggiati  che  paiono  infanguinate  come  miglio  parimente  il  fufio  jl  qual 
però  non  è  voto  come  quello  delle  canne^ma  pieno  d'vna  fpongiofa  medolla  non  dilfimile  à  quel 
la  delle  canne  che  producono  il  zuccaro,la  fua  pannochia ,  o  coba  fi  raffomiglia  in  vifta  al  frutto 
del  Pino  domeflico  di  groflezza  ma  pur  alquanto  maggiore,  le  lue  granella  fono  communemen- 
te  di  color  che  nel  roffo  negreggia  e  molte  numerofe,ne  s'adoprano  in  vfo  di  far  pane  le  no  mef- 
colate  con  altre  (orti  di  grano ,  &  in  tempo  di  gran  bifogno,o  cariftia,e  fi  femina  più  toflo  per  ufo 
ò'ingralfare  animali ,  che  per  altro ,  e  tutto  che'I  gambo  di  cotal  pianta  fia  alto ,  è  pero  debole ,  e 
benché  per  la  grauezza  della  panocchia  fi  pieghi,  non  però  fi  rompe,  fé  non  quando  la  violentia 
fuffe  grande  .Da  quella  prende  fomiglianza  dell'animo  fuo  il  detto  Cornazzano  Academico ,  e 
con  propofito  vfà  queflo  motto .  F  L  E  e  T  o  R ,  sed  non  f  r  a  ng  or.  conilnomeappropria- 
to,cioè  ,iL  piEGEvoLE.  Ittiprcfa  molto  conueneuole  alla  natura  di  quefto  honorato  Acade- 
mico ,  il  quale  humanamente  fi  inchina  verlb  chiunque  ha  bifogno  del  fuo  aiuto  e  fauore,  e  bcn^ 
che  forfè  cotal  Imprefa  fia  fiata  da  alcuni  altri  vfata ,  nondimeno  quefio  Piegheuole  s'è  compia- 
ciuto di  volerla  vfare ,  come  veramente  cofa  molto  alla  fua  natura  conforme^e  da  lui  penfata  (èn 
za  c'haucffe  faputo  quella  elfcr  fiata  vfata  da  alcun  altro , 


e  ORNA  ZZA  NO  •»? 

AUigicri  è  nato  nella  Città  di  Parma ,  della  antica  e  nobii  Tamiglia  de  Cornazzani ,  i  quali  han- 
no iemprehauutihonorati  gradi  e  ftimati  fra  i  primi  della  lor  patria  ,&àfèru!gi  degli  impera-  - 
dori  &  altri  Prencipi  hanno  militato  con  honoreuoli  condotte  e  da  piedi  e  da  caiialIo,con  Goucr 
ni  de  luoghi ,  e  titoli  di  Signorie ,  e  per  non  ragionare  de  gli  antichi ,  de  quali  ci  farebbe  troppo 
che  dire,  verremo  però  a  quefto  cognome  de  Tertii.e  da  vn  terzo  de  cornazzani  ,  conciofia  che 
Pietro  cornazzano  capitano  valorofo  di  guerra  haueffe  vn  figluolo  echi,  mollo  Primo  che  tu 
pitano  inuitto  di  Federigo  Imperadore ,  hebbe  anco  vn'altro  figliuolo  e  lo  fece  nominare  Secon 
do,  che  tu  dopo  il  Padre,  capitano  di  militia  nella  Tua  città,  el  fratello  di  queito  fu  nominato 
Terzo  il  qual  fu  condottiero  delle  genti  d'Arme  di  Papa  Innoccntio  quarto  e  da  coflui  vfcì  la  III. 
famiglia  de  Tertii  de  Cornazzani  e  fu  poivn  Nicolo  de  Tertii  de  Cornazzani  figliuolo  di  vn 
nomato  Guidone,  il  quale  per  la  fedele  icruitu  fatta  all'Imperio,  fu  molto  grato  aU'Imperador 
VinceslaoRede  Komaniedi  Boemia,  onde  gli  fece  donationecon  vnoamplilllmo  priuilegio 
d'alcuni  cartelli ,  e  luoghi  nel  territorio  Piacentino,  con  titolo  di  conte .  cioè  di  Caftelnuouo  e  di 
cafalA'bino  e  d'altri  luoghi,  la  qual  degnitàe  fignoriafu  conceduta  al  detto  Nicolo  nel  1377. 
co'l  dominio  libero  &airoluto,e  Sua  Cel.Ma.  ordinò  e  comandò  cheGiouan  Galeazzo  Vifcon- 
te  Duca  di  Milano  e  fuo  Vicario  Imperiale  di  Piacenza,approuafre  la  detta  donatione ,  e  la  man- 
tencflè ,  e  conferualfe  nel  pofTeffo  di  quella  non  folamente  Nicolo  e  fuoi  figliuoli ,  ma  ancora  il 
caualier  Giberto  Fratello  di  detto  Nicolo ,  &  ancora  che  detti  feudi  fulTero  liberi  e  feparati  dalla 
giuriditione  della  citta  di  Piacenza,  annullate  le  ragioni  di  qual  unche  pedona  chepR'tendefle 
fopra  detti  feudi ,  la  qual  donatione  non  fu  conceduta  per  fauore ,  o  prieghi,  onero  per  intercef- 
fione  d'altri,  ma  folamente  peri  puri  meriti  della  feruitu  fincera  fatta  da  detti  Cornazzani 
e  perche  vno  Imperiai  tcftimonio  fa  certiifima  fede  in  quello  ,  rccitarò  parte  del  contenen- 
te del  ampliffimo  Priuilegio  conceduto  dallo  inuitiiìimo  ImperadorVinceslaoal  detto  Nicolo, 
Hauendo  noi  ifprimentata ,  la  bontà ,  la  prudente  coftantia,  la  fede ,  e  la  diuotione  di  quefta  an- 
tica e  nobil  ftirpede  Tertii  de  Cornazzani  con  le  quali  virtù  i  tuoi  progenitori  hanno  conti- 
nouamenteferu'.to  al  facro  Romano  imperio,eTu  parimente  facendo  il  m.ede(ìmo,che  punto  da 
tuoi  maggiori  non  degeneri, ti  dichiariamo é!capproi:iamo conte  di  Tizzanocdi  Kigono,edi 
Cartel  nuouo  edi  Cafal  Albino  lòpranominati ,  delle  quali  fignorie  e  contadi  vogliamo  &  ordi- 
niamo che  tu,e  tuoi  heredi  e  fuccefiòri  o  per  via  di  tertamento  o  fenza ,  rimanghino  fignori, conti 
e  padroni,^  ti  concediamo  ogni  podertà ,  libertà ,  degnità ,  &  obligandoti  co  i  tuoi  defcendenti 
a  riconofcer  la  imperiai  fuggettione  & obedientia,&  i  fuccedenti  per  tertamento  ouero  ab  intefta 
tovenghino  a  promettere  fedeltà,  &à  prendere  giuramento  come  li  fuole,  per  lo  che  chiara- 
mente fi  comprende  la  rtima  &  il  conto  che  gli  Imperadori  hanno  tenuto  di  quefta  famiglia  Cor 
nazzana,&  in  che  pregio  fia  fempre  ftata  apprertb  loro.Nel  1 1 62. fu  vn  Gerardo  Cornnzzanoxhe 
per  gran  tempo  ferui  Tlmperadore  Federico  molti  anni  auanti  à  V'inceslao,eperS.C.M.prefeil 
pofl^ifo  di  MilanOjle  cui  arme  fi  veggono  ancora  fcolpite  in  marmo  nel  palazzo  del  Broletto  nuo 
uo.Fu  ancora  nel  1237- vn'akro  Gerardo  cornazzano  poderta  di  Reggio  e  capitano  decauailie 
de  fanti, vn  Gio.  Aldigieri  parimente  di  querta  famiglia  fu  honorato  caualiero  ,  adoperato  in  co- 
fe  di  molta  importanza  da  Filippo  Vifconte  Duca  di  Milano,&  nella  fua  patria  Parma  commune 
mente  amato  e  riuerito .  Di  coftui  nacque  Manfredotto  e  Lodouico,  i  quali  e  nell'armi  e  nei  ma- 
neggi publici  furono  grati  al  Duca  Francefco  primo  .  Di  Manfredotto  nacque  Aldigiero  e  Gia- 
como,da  Gio. Galeazzo  maria  creati  cittadini  Milanefi .  Di  Giacomo  nacque  l'altro  Manfredot- 
to herede  ancora  di  Aldigiero  fuo Zio,dal  2. Manfredotto ,che  fu  honoratillimo  caualiero, nacque 
Aldisiero  Academico  Affidato  e Hieronimo,i  quaU  hanno  fermata  la  loro  habitatione  in  Paula. 
Impercioche  nati  di  Barbara  Beccaria  gétildonna  di  valore  di  bontà  e  di  pietà  Chrilh'ana.fucce- 
dono alla  ricca heredità  della irtefla  Illuftrelor  madre.  Aldigiero  hauendo  con  molte  fatiche 
e  vigilie  attefo  alli  Itudii  legali  s'acqniftò  la  degnità  del  Dottorato ,  la  qual  egli  partecipa  a  bifo- 
gni  hor  del  publico ,  hor  del  priuato ,  ne  mai  ceifa  di  giouare  a  poueri,  e  di  elfere  lor  protettore, 
de  quali  egli  è  fatto  publico  difenditore  e  benefattore ,  piegandoli  tuttauia  in  benefici!  d'elfi  e  de 
«^li  amici  .lènza  ch'egli  miri  a  intereffe  d'altrui  ne  ad  alcuni  forti  di  guadagno . 
^  Ec        a 


DI  GIO    BATTISTA 


E  cinq;  Grill  che  volano  fopra  alcune  montagne  doue  l'Aquile  il  nido  loro  far 
foglionOjè  Imprelà  di  Ciò.  Battifta  Trinchero.la  natura  delle  Grui  è  molto  lo- 
data^eflendo  animale  piaceuole,prudente ,  vigilante ,  ne  par  che  in  elle  quali- 
tà veruna  fi  truoui  vitiolà.In  Grecia  fé  ne  truouano  in  copia  mallimamcte  nel 
la  riuiera  di  Strimone  fiume  della  xMacedonia ,  Solino  nel  libro  delle  cole  ma 
rauigliole  del  Mondo  dice  come  nel  territorio  di  Gerania,o,ver  Catuzza  nella 
Scitia,  nalcono  i  Pigmei  contra  i  quali  le  Grui  naturalmente  nemiche, combat 
tono  e  da  quelpaefc  fcacciano  quelli  huomiciuoli .  fa  quefto  Autore  mirabile  il  volo ,  impcrcio- 
che  per  non  efiere  impedite  dalla  furia  de  venti ,  fi  accommodano  in  figura  de  y  ipfìlon ,  e  fu  da 
Palamede  nella  guerra  troiana  pofta  in  vfb  vna  ordinanza  de  fuoi  fpldati  in  fimigliante  figura ,  e 
ciò  fece  egli  ad  imitatione  delle  grui,  contraftando  in  fimil  modo  al  feroce  &  impetuofo  foffiar 
de  venti.feru:  ancora  quefta  tal  figura  per  lettera,o,carattere  à  Greci,ma  gli  antichi  latini  di  vfar- 
la  fi  fdegnorno. Volano  quefli  Augelli  altam ente  per  poter  meglio  vedere  i  luoghi  doue  habbia 
no  ficuramcnte  a  ripofarfi ,  porta  ciafcuna  nel  volato  vna  pietra  col  piede,  maffimamentc  palTan- 
do  per  luoghi  pericolofi ,  e  nel  mezo  del  camino  la  lafciano,dicono  che  fanno  qucfio  per  far  lena 
maggiore.Imperò  il  nominato  Trincherò  Academico  ha  ritrouato  vn'altra  qualità  in  qfle  Grui , 
&  è  che  quando  hanno  da  paifar  fopra  le  montagne ,  douelAquile  s'annidano  (come  ù  e  detto  ) 
per  andar  con  filentio ,  fi  pongono  vna  pietra  in  bocca  per  laquale  apena  sfiatano ,  clfendo  cofa 
nota  che  l'Aquile  combattono  con  le  Grui  e  ne  finno  bene  fpeffogralfiffimima  preda,  da  queiU 
qualità  caua  il  Trincherò  la  fomigliaza  de  fuoi  difegni  i  quali  fono  per  vfare  il  filentio  in  ogni  at- 
tione ,  per  Io  che  ha  vfato  quefto  motto  cioè  tvtta  siLENTiA.Nefi  truoua  che  la  prudca- 
tiafia  mai  perfetta  fenza  filentio  col  quale  tutti  gli  Affari  pericolofi  felicemente  riefcono.E  pe- 
rò gli  fcolari  di  Pitagora  fi  sforzare  di  mantenere  il  precetto  principale  del  lor  Macfìro  che  era 
quefto,cio  è  primo  filentium  difcere  &  fi  opus  fuerit  verbis,  parum  loqui ,  per  onde  fi  delibera  ro 

tutti 


TRINCHERÒ 

tutti  iniìeme  di  ftar  dui  anni  fenza  parlar  già  mai,S:  a  propofito  il  nominato  Trincherò  volfc  chia 
marlì  academicamente  il  t  a  e  i  t  o. 

Il  quale  nacque  (come  fi  dice}  in  vn  Cartello  de  Nouarcfi, detto  R  omagnano,e'l  cognome  del 
fuo  p.irentado  è  di  Trincheri,la  qual  cafata  è  in  Milano  nobile,auenga  che  fia  quafi  /pinta .  L'auo 
el  Padre  dello  ftelTo  Academico  furono  perfbne  da  bene  di  buon  nome  e  di  buona  fama .  Diede 
il  Tacito  nella  Tua  pueritia  opera  alla  grammatica  e  fece  alia  i  profitto,  e  venuto  alla  Età  di  1 8.an- 
ni  in  circa,  iì  dilpofe  d'attendere  agli  lludi  di  Filofbfia,  per  la  qual  cofà  partito  dalla  Patria  e  verni 
to  in  Pauia^iper  alcuni  anni  Ihidiò  con  fi-equentia  fin  che  meritò  il  grado ,  ma  dopò  il  corfb  della 
Filoibfia ,  volfe  attendere  alla  medicina  e  con  fatighe  e  vigilie  acquiftatafi  quefla  arte,ii  diede  alla 
pratica  e  ne  diuenne  con  credito  ,  creato  dopo  alcun  tempo  il  Cardinal  de  Medici  Papa,  chia- 
mato Pio  1 1 1 1.  Seguitò  il  fijdetto  Tacito  la  corte  di  Roma,ne  mancò  di  fedeltà ,  di  diligentia ,  e 
di  buona  vita  in  quella  feruitù ,  onde  fu  ftimato ,  amato  &  adoperato  non  {blamente  nella 
ùia  profeiTione ,  ma  ancora  in  quei  bifbgni  i  quali  furono  teftimoni  della  molta  pru- 
dentia .  dd  Tacito  edefuoi  meriti  ne  fa  publica  fede  l'Abbatia  ch'egli,  oggi 
gode,  vfando  quella  dignità  e  quelle  ecclefiaftiche  facultà  con  effempio  di 
buonaereligiofa  vita,hauendo  Tempre  confèruato  quanto  nella  fua 
Imprela  promette,  imperciocheè  egli  la  verità  che  per  tutto 
gioua  ilSilentio  e  molto  più  nelle  corti,  doue  hanno  luogo 
rinuidia,  l'Auaritia,  lamaledicentia  ;  la  calunnia, 
&  ogni  fòrte  di  falfità  e  d'inganno ,  de  quai  Vi- 
tii  naturalmente  nemico  il  Tacito  acade- 
mico ,  s'ingegnò  con  la  taciturnità 
di  defenderfi  da  quelli  tanti 
peftilentiofi  morbi  .  per 
la  qual  cofa  fi  gode 
con  la  memo- 
ria le  fue 
buo- 
ne 
opere  palTatc ,  e  fpera  la  (àlute  eterna  eoa 
le  opere  prefenti. 

0 


DI  FRANCESCO 


\  naue  con  tanti  occhi  e  quella  degli  Argonauti,  detta  Argo,  o,  dalla  città, 
onde  furono  detti  gli  Argiui  populi  di  Grecia ,  o,vcro  dal  maflro  che  la  com- 
pofc,  detto  Argo,  o,  vero  da  Argo  il  quale  fu  di  tanta  prudentia  che  lochia- 
mauano  huomo  di  cento  occhi ,  e  quindi  nacque  la  t'auola  di  quello  Argo  cu- 
ftode  d'i  o  cóuertira  per  gelofia  da  Giunone  in  Gioucncajl  qual  Argo  fu  am- 
mazzato da  Mercurio,  impercioche  al  fuauefuono  della  Lira  di  Mercurio  a- 
dormentatofi ,  fu  morto .  Argo  fu  città  in  più  luoghi ,  vna  in  Achaia ,  vna  in 
Acarnania ,  l'altra  in  Telfaglia,fimilmente  ArgonClecondo  Diodorojfignifica  veloce,  e  di  quefto 
M.  Tullio  Icriue  nel  primo  libro  delle  Tufculane  quiftioni .  Ma  per  imitatione  della  hiftoria, dire- 
mo la  naue  (bpranominata,  elfere  fiata  quella  che  portò  lafone  accompagnato  da  più  di  cinquan 
ta  valorofi  Baroni, i  primi  de  quali  furono  dui  fratelli  Cadore  e  Polluce ,  Hercole,Telamone,Or- 
feo  &  altri  che  non  nomino  i  quali  in  diuerle  parti  combatterno  e  vinlero ,  ne  in  elTa  fi  riceueua- 
no  fé  non  perfonaggi  difpofti  all'acquifto  d'immortal  gloria .  da  quella  fcuopre  (  come  fua  Impre 
fa  )  Franccfco  Giorgi  pauefe  la  fua  intentionc ,  alfomigliando  il  Liceo  dell'Academia  degli  Affi- 
dati a  cotal  naue,  impercioche  dentro  quiui  ninno  deue  entrare  fé  non  con  animo  di  vertuofa- 
mentc&  heroicamente  operare,  moflrando queflo  Academico l'animo fuo  pronto  dipaffare 
ogni  pericolo  fenza  apprezzar  la  vita  per  elfere  accettato  in  quel  Drapello  di  cotati  fàpienti  huo- 
miniecaualierid'honorceperò  vfaquefloMotto  cioè  A  VT  incredi  avt  perire, &a 
propofito  academicamente  fi  fa  chiamare  il  deliberato. 

Si  truoua  che  la  cala  Giorgia  in  Paula  è  antica ,  e  traffe  origi  ne  da  vna  Prouincia  di  Germania 
chiamata  Morauia  onde  perche  furono  di  molta  nobiltà  e  di  profefTìone  militare,  fi  partirono  da 
quelpacfèal  tempo  dHonorioImperadore  e  del  nipote  Teodofìo.  II  quale  Honorio  tenne  l'Im- 
perio anni  27. dell'anno  della  Natiuità  di  N.  S.  Giefu  Chriflo  quattrocento  vndici,  fedendo  Pie- 
tro Pauefe  j  Vefcouo  vigefimo  di  Pauia ,  vennero  in  Italia  hauendo  per  molti  anni  militato  ne  i 

feruigi 


GIORGI 

feruigi  de  nominati  Princìpi,  fi  difpofero  poi  di  habitare  nella  antica  Città  di  Pauia,  effendoà 
elfi  Signori  grandemente  piaciuto  il  Paefe  e'I  fito  della  fudetca  città.doue  per  il  molto  teforo  che 
Icco  portarono  comprornopofTciTìonijCaftelli  e  feudi,  e  con  gli  anni  ampliò  quefta  famiglia  fi 
che  da  vn  Arbore  fono  nati  &  vfciti  molti  rami  &  è  hoggi  in  Pauia  copiofa  d'huomini  &  per  ciò 
fatte  le  diuifioni  fra  tanti,  non  fi  fono  potuti  mantenere  nelle  folite  &  antiche  ricchezze^con  tut- 
to ciò  molti  di  loro  hanno  feudi ,  e  quefia  cafata  parimente  ha  hauti  anticamente  e  modernamcn 
te  huomini  di  conto  tanto  nella  militia  e  nelle  prelature  quanto  anco  in  dottrina  &in  maneggi 
ciuili ,  fono  e  dico^  fiati  alcuni  capitani  di  caualli,  come  è  fiato  Carlo  Giorgi  detto  Viftarino.per 
il  fuo  feudo ,  alcuni  capitani  di  fanteria  .  Hebbero  ancora  nel  mille  trecento,  vn  Vefcouo  di  Pia- 
cenza come  fi  legge  nelle  croniche  di  efia  città ,  hebbe  molti  dottori  di  legge  fimofi  de  quali  lijn 
go  faria  defienderne  i  nomi, fra  i  moderni  fu  vno  Ottauiano  Giorgi  gienero  del  famofo  lu.  Con- 
fulto  Filippo  Decio .  fi\  quefto  Ottauiano  Podefta  nella  R.  P.  di  Siena  e  per  la  fua  molta  bontà  e 
dottrina,  fu  creato  capitano  di  Giuftitia  dalla  medefima  R.  P.  Il  prefente  Acadcmico  detto  il  De 
liberato  hebbe  vn  Auo  paterno  chiamato  Franccfco  il  quale  fu  buon  cittadino  &  amò  la  patria , 
ne  mancò  di  adopcrarfi  in  pubhco  &inpriuato  benefitio.il  padre  dello  fiefib  Academico  il 
chiamò  Pietro  pur  nobile  e  vertuofo  cittadino  ,  ne  degenerò  da  fuoi  antichi.  Si  veggono  inPa 
uia  ciò  è  in  più  chiefe ,  cappelle  e  fcpolture  di  quefia  generofi  ftirpc  le  quali  infieme  con  gli  iftro- 
menti,arguiiconoantichitàjnobiltà  vera  e  ricchezze  .  è  quefia  cafata  fra  le  prime  e  fra  le  nobili 
in  Venetia  del  medcfimo  cognome  e  della  ficfia  arme,il  che  fa  credere  che  vengano  da  vn  ceppo 
e  potrebbe  elfere  che  quei  primi  di  Morauia  fi  fufiero  partiti  in  più  paefi,dairaltro  canto  il  tempo 
fa  ancor  credere  che  da quefiipaucfifuilèro  quei  di  Venetia  difcefi,  comunchefilìa  ciafcunodi 
giuditio  ftimarà  che  fia  tutt'una  famiglia. 

Francefco  Giorgi  Academico  rimafe  lenza  padre  fanciullo ,  e  fu  trafportato  in  altre  patrie ,  (i 
che  no  potè  dare  opera  alle  lettere,malfimamente  ch'en  quei  tempi  la  fua  patria  Pauia  fu  più  voi 
%Q  dalle  continue  guerre  porta  in  ruina.finalmente  ridottofi  alla  patria ,  fi  maritò  in  bellifs.e  genfi 
lifsima  gentildonna  chiamata  Bianca  Bottigelli.Egli  però  venuto  in  famiglia,  è  fiato  co 
ftrctto  di  attendere  alle  cofe  familiari,  non  hauendo  però  mancato  ne  man 
ca  di  quanto  fi  conuiene  alla  fua  nobiltà  fenza  offendere  in  cofa 
veruna  il  fuo  prolfimo,  cpche  non  hebbe  occafionc 
comoda  di  darfi  alle  fcientie,o,vero  all'ar 
te  di  guerra,cercò  con  ogni  cai 
da  intentione  di  el- 
fere nella 
feliciffima  Academia  degli  Affidati  riceuto  doue  egli 
smoreuolmente  perlcuera  partecipando 
di  tanto  Iplcndore . 


DI  PAGANO 


L  Sole  che  trapafla  con  i  Tuoi  raggi  le  nuuole  che  gli  fono  d'intorno ,  è  Impre/à 
di  Pagano  Doria ,  degna  veramente  di  laude  confìderatala  Tua  quah'tà  perche 
ha  del  celcfte ,  annullando  alcune  cofe  materiali ,  come  nuuole ,  nebbie  &  al- 
tre cofe  fimiglianti ,  dalla  cui  Imprefa  egli  caua  la  fomiglianza  dell'animo  Tuo, 
che  Ci  come  il  Sole  col  Tuo  fplendore  e  col  Tuo  caldo  riduce  le  dette  materie  in 
nulla ,  cofì  la  vertù  &  il  defiderio  di  quefto  valorofo  Academico,oprano  in  le- 
uare  da  ogni  Tua  attione  non  {blamente  ogni  macchia ,  ma  ancora  ogni  fbfpi- 
tione  di  bruttura,  Alcuni  peròftimano  che  pel  Sole  fia  figurata  vna  bcllilfima  e  virtuofiflìma 
Donna  da  lui  amata,  e  le  nuuole  che  lo  circondano  fiano  le  inuidie  de  Tuoi  riuali,  i  meriti  de  qua 
li  non  paragonandofi  à  quelli  di  Pagano,vengono  da  quell'almo  fplendore  a  viua  forza  rigittati, 
e  fatti  fuanire ,  e  per  quello  via  cotal  motto  in  lingua  fpagnuola  molto  accommodato  imitando 
la  natura  del  Sole,  cioè.  avnq_ve  os  pese  che  fuona  in  lingua  Italiana  .  a  vostro  mal 
GRADO,  e  perche  fente  la  fua  virtù  tutta  pronta  &  inuitta  contra  le  cofe  vane ,  ouero  compren- 
dendo il  fuo  fedele  &  honeftiffimo  amore  elfere  grato  alla  fua  Donna ,  non  dubita  punto  di  qua 
lunque  inuidiofo  contrafto ,  e  perciò  ha  voluto  con  nome  Academico  chiamarfi  el  secvro 
che  in  lingua  noflra  vuol  dire  il  sicvro. 

La  famiglia  Doria  della  quale  è  nato  quefto  generofb  Academico  è  nota  a  tutto  il  mondo ,  & 
a  partati  &  à  prefenti  Iccoli ,  &  è  vero  che  per  più  di  cinquecento  anni  fi  truoua  che  quella  ftirpe 
haueua  il  titolo  de  conti  di  Narbona,  ma  traffe  poi  il  prefen  te  cognome  da  vna  nobililfima  Don- 
na nomata  Dorieta  la  qual  fu  moglie  d'vno  Adornino ,  Conte  di  Narbona .  Da  quefto ,  nacque 
vn  vnico  figliuolo  detto  A  nfaldo  di  Dorietta .  Onde  fin  d'allhora  vfbrono  poi  quefto  cognome , 
&  abbreuiatolo  fi  e  pofcia  detto  d  o  r  i  a  ,  Se  noi  voleflìmo  in  quefto  poco  foglio  narrare  i  gene- 
rofi  fatti  di  quefto  Illuftre  langue ,  farebbe  come  voler  porre  tutto  il  mare  in  vn  gufcio  d'vouo , 
però  ritirandomi ,  verrò  d  trattare  de  moderni  e  fpecialmente  d'vn  Pagano  Doria ,  il  quale  (  fe- 
condo 


D  O  R  I  A 

condo  ch'io  ho  letto  nella  cronica  del  Vefcouo  di  Nebio  )  fu  detto  generale  dell'armata  della  Re 
pLiblica  di  Genoua  Tua  patria^cótra  i  Vcnetiani,Catalani,c  Greci. Impcroche  qfte  tre  potctic  fece 
re  inficnie  lega  cótra  i  Genouefi  &  armarono  89-galce,dclle  quali  45. erano  de  Venctiani.  50.  de 
CaraLini  ,il  redate  de  Grcci,e  le  galee  de  Genouefi  erano  fblamcnte.óo.Ritrouadofi  Pagano  due 
miglia  vicino  à  Conatinopoli,nó  (limando  la  nimica armata,tutto  ch'ella  fuiTc  di  maggior  nume 
ro  de  legni, animofàmentc  l'affrontò.e  combattuto  dall'hora  di  vefpero  fino  alla  mattina  feguétc 
hauendo  nel  primiero  afilUto  perduto  tredeci  delle  Tue  Galee  nondimeno  ofiinataméte  pcrjèue- 
rando  nel  combattere  reftò  finalmente  vincitore,có  l'acquillo  di  trenta  Galee  Venetiane  e  di  di- 
ciotto Catalane, e  cacciarli  Greci  in  fuga  fina  Cofiantinopoli,  hauendo  morti  da  quattro  mila 
tra  Venetiani  e  Catalani,ricupcrò  diece  delle  fue  Galee,il  rimanente  delle  nimiche  andorono  per 
lamaggiorpai-teinfondo,equefi:avittoriaf'ualli.9.diMarzo.i352.I  Genouefil'anno  1354.  ar- 
morono  di  nuouo.  2  5. Galee  eficndo  pur  capo  e  generale  il  medcfimo  Pagano  Doria. cótra  il  qua- 
le i  Venitiani  ncarmorono  ^ó.con  j.naui  grofle,&  altri  vaffelli,erincótratefi  le  due  armate  (òpra 
Portolungo  vicino  all'Ilbla  della  Sapientia  nella  Morea,rarmata  Venctiana  rimale  perdente  e  fu 
tutta  prela  con  Nicolo  Pifano  fuo  generale  co  cinque  mila  e  quattro  cento  di  lorOjC  reftò  ancora 
prelb  il  gran  Stendardo  diS.Marco.con  perdita  folamente  di  due  Galee  dell'armata  Genouefe. 
Prefe  dopò  ciio  P;'gano  la  città  di  Parenzo  Ibggetta  a  Venitiani,e  ne  portò  a  Genoua  i  corpi  di  S- 
Martino  e  Laurerio  martirijC  fi  ripofero  nella  chiela  di  S.  Mateo ,  doue  la  R.  P.  Fabricò  vna  cafa 
nella  fiefla  conti  ada.Hcbbe  qucfto  magnanimo  capitano  à  vile  la  robba  e  le  ricchezzc,difpen{an 
dole  liberalmcnte,di  modo  che  nella  fua  morte  non  Ci  ritrouò  del  fuo  hauere  tanto  che  fi  potefie 
fepcilire  il  fuo  corpo,con  quello  honore  ch'egli  meritaua,e  fu  fepellito  nella  chiefa  di  S.  Domeni- 
co,che  potrei  dire  di  tanti  altrif'd' vn  Luca  Doriafd'vn  MateoM' vn  Filippo^e  d'altri  de  quali  le  hi- 
fìoric  fono  ripieneJ'Non  è  hoggi  ancora  frefca  la  memoria  di  Andrea  Doria  huomo  diuino  man- 
dato da  Dio  in  terra  per  la  ficurezza  de  Chrifiiani?Non  fu  di  ^fto  gloriofb  vecchio  allieuo  e  crea 
to  Gianettino  Doria,il  quale  da  vna  congiura  fu  nella  fua  giouinezza  morto,hauédo  fatte  in  ma 
re  tante  valorofe  pruoue,&  acquiftate  tante  gloriole  vittorie?  Lalclò  quefto  fé  non  due  figliuoli , 
Gianandrca  che  d'otto  anni  fotto  il  Magno  Andrea  nauigaua  i  mari,portandofi  in  guifi  tale  che 
hoggi  di  età  di  trent'vn'anno  in  circa, ha  con  le  fue  opere  marauigliofe  quafi  fuperateqlle  defa- 
mofi  antenati  fuoi  l'altro  Pagano  Academico  Affidato  il  quale  cominciò  da  finciullo  a  far  crede 
re  quanto  col  nome  fi  rinchiudclfe  nel  fuo  tenero  petto  la  immortai  virtù  del  fopranominato  Pa- 
gano fuo  maggiore,Impcrcioche,fatto  paggio  del  gran  Filippo  Cath.Rè  di  Spagna, fi  ritrouò  alla 
prcfa  di  S.Quintino,&  alla  rotta  del  gran  cóteftabile  di  Francia,&  elfendo  egli  hoggi  di  2  7.anni, 
fi  può  confiderare  di  che  età  fulfe  airhora,e  pur  hebbe  animo  di  ritrouarfi  in  quel  conffitto,onde 
diede  à  tutti  gran  marauiglia  e  ftupore,Ne  mancò  ancora,comc  per  lettere  s'è  intefo,di  ritrouar- 
fi alla  prefa  del  Pignone,doue  moftrò  cuore  e  giuditio  fi^pra  la  età  fua, volle  parimente  ritrouarfi 
e  fempre  effere  de  primi  al  foccorlb  di  Malta.Dopo  ciò  fi  dilpofe  di  ritrouarii  a  i  tumulti  di  Fian- 
dra.e  d'indi  tratferitofi  in  Spagna  andò  con  Don  Giouanni  d'Aulirla  e  col  Duca  di  Sella  in  Gra- 
nata contra  i  Iblleuati  Mori,quiui  come  per  diuerfi  auifi  fi  è  faputo,  elfo  Pagano  infieme  con  vn 
caualiero  fpagnuolo  nomato  Don  Giouanni  di  Cardona,operò  talmente  che  1  Spngnuoli  nò  fu- 
rono rotti  dall'impeto  de  Mori,e  dicono  che'l  Duca  di  Seffa  di  quefta  fegnalata  fattione  ne  diede 
per  lettere  ragguaglio  al  Re.Ritrouoffi  pariméte  allo  alfalto  di  Galera  preflb  a  Suefien^doue  heb- 
be vna  archibugiata  in  vna  cofcia,che  gliela  pafsò  da  vn  canto  all'ai tro,con  tutto  ciò  voleua  pur 
oftinatamente  làlire  la  muraglia,ma  venendogli  meno  le  forze  fu  coftretto  di  venire  à  bafl'o,  cfu 
da  quella  imprefa  da  fuoi  ritirato,la  qual  animofa  fattione  fu  da  tutto  il  campo  veduta ,  e  Ipecial- 
mente  dal  Sig.  Don  Giouanni  Jl  quale  tiene  gran  conto  di  lui.  Ne  però  finita  la  Imprefa  contra 
Mori  poteua  patire  di  fiarfene  in  otio, perche  volfe  ritrouarfi  in  diuerfe  fattioni  maritime  co  fuo 
fratello,vltimamente  nella  gloriofa  vittoria  contra  Turchi  nel  1 57 1  .non  mancò  punto  all'honor 
fuo  combattendo,&  elfortando  i  foldati  ,ha  riportato  gran  gloria  con  infiniti  teftimonii  della  fua 
prodezza.  Ma  che  più?  abbandonata  fuoi  fiati  e  feudi;  donatigli  al  fuo  vnico  fratello  Giouan 
Andrea.fi  è  obligato  alla  bellicofiif  religione  Hierofohmitana.doue  vuole  elfercitare  le  fue  forze 
&  il  rimanente  dell'età  fua,ne  i  feruigi  dell'onnipotente  Dio,  &  bora  è  Colonello  di  3000.  fanti. 

Ff 


DI  AGOSTINO 


I  compiacque  qucfto  Academico  Affidato  di  quefta  figura  che  rapprefènta  vn3 
Teftudine ,  la  qual  moftra  di  falire  vn  erto  e  precipitofo  monte ,  nella  cui  cima 
è  il  fonte  delle  Mure,douefbno.molti  cigni,  da  qucfto  Cigno  egli  traggela 
fomiglianza  del  Tuo  defiderio  elfendodi  Tua  natura  volto  in  rimirare  la  cima 
di  quel  gran  monte  per  acquiftarfi  honore ,  fugetto  naturale  delle  Mufe ,  che 
co  la  fbnorità  &  armonia  rendono  i  nomi  delle  perfbne  degne  &  immortali. la 
Teftudine  dal  volgo  chiamata  TartarucaCpereiTere  naturalmcte  coperta  d'vn 
duro  e  macchiato  gufcio  )  lentamente  fi  muoue ,  fi  che  à  fàlir  alto  con  longo  tratto  di  ftrada^met- 
telongo  tempo  per  lo  carico  e  grauezzadi  quella  fcorza.  Il  detto  Agoftino  Scarampo^benche 
babbi  molti  cótrapefi  addoflb,pure  fpera  co'l  tempo  di  arriuare  alla  cima  del  monte,  e  per  quefto 
egli  vfa  il  motto  a  e  q_v  e  tandem,  volendo  inferire^che  fé  molti  velocemente  fono  al  defiato 
fonte  arriuati ,  ancor  egli  co'l  tempo  s'accompagnara  co  i  cigni,  godendo  quel  felicilTìmo  e  facro 
liquore .  Il  nome  Academico  del  fudetto  Scarampo  è  l' aggravato,  nome  conforme  alla 
figura .  Imperoche  fi  lente  da  molte  cure  fbpraprefb  &  impedito . 

La  famiglia  de  Scarampi  fi  truoua  effcre  difcelà  dal  fangue  reale  di  Aragona ,  e  per  alcuni  dif- 
degni  nati  fra  detta  famiglia  &  il  Rè  Alfonfo  primo  di  quefio  nome ,  effa  Ci  partì  di  Spagna(an- 
cora  che  poi  la  real  famiglia  habbia  tenuto  gran  conto  di  quefta  cafa  )  e  venuta  in  Italia  con  aflai 
ampie  facultà^e  piacque  a  quefii  Scarapi  di  fermarfi  in  Afii,  &  il  principale  di  loro  nomato  Gio- 
uanni,andò  nelle  langhe  paefe  degli  antichiffimi  populi  della  Liguria ,  &  iui  copro  molti  caftelli, 
cioè,Cairo,Cortemiglia,Montcchiaro  &  altri,iquai  luoghi  fono  feudi  Imperiali,  hoggi  parte 
fotto  la  Giuridittione  dello  flato  di  Milano;  parte  lotto  il  Duca  di  Sauoia,  epartefbtto  ilMar- 
chefato  di  Monferrato .  l'inueflitura  di  detti  luoghi  fi  vede  con  ampliflìmi  priuilegi ,  in  molto 
honore  e  laude  de  detti  Scarampi.  Hanno  quelli  Signori  hauuti  h  uomini  di  gran  valore  in 
futte  le  attieni  alla  nobiltà  loro  conueneuolij  e  per  non  allongarmi  cominciarò  davno  An- 
tonio 


SCARAMPO  "J 

tonio  Scarampo,  il  quale  fiiPodeftà  di  Paula,  e  fi  dee  fapere  che  inqucitempilepodcftarie 
fidauano  à Signori  per  Titoli Illuftri ,  &  erano  come Gouernatori ,  eque/lo  fu  nel  1423.  tu 
ancora  qucfto  medefimoPodeftadi  Piacenza  nel  1 42  j.Fù  parimente  vn  Lazaro  di  quefta  fami- 
glia VefcGuo  di  Como  nel  tempo  di  Papa  Pio  II.  del  che  ne  fa  /ede  il  Filelfo ,  nelle  Tue  orationi , 
nell'anno  1450.  Hebbe  quefto  Lazaro  Antonio  fuo  Auo  che  fu  capitano  d'huomini  d'arme,  & 
vn  fuo  Zio  detto  Rinaldo  che  fu  molto  valorofò  in  arme ,  e  di  gran  dottrina .  Ha  parimente  que- 
lla famiglia  hauuti  molti  dottori  famofi  nella  facoltà  legale,  de  quali  fi  feruirono  molti  Prencipi, 
et.hoggidi  fi  vede  come  li  Scarampi  hanno  libera  autorità,di  che  ne  fanno  tefiimonanza  i  danari 
d'oro  e  d'argento  ch'elfi  faccuano  battere .  Fu  ancora  vn  Angelo  Scarampo  Gouernatore  di  Vi- 
terbo al  tempo  di  Papa  Sifto  IIII.  nel  1 476.  Nicolo  Scarampo  fcruì  ancora  al  fudetto  Papa  Sifio 
di  cui  fi  fcruì  in  molti  bifogni  della  Chiefà ,  mandandolo  à  ncgotiare  con  diuerfi  Prencipi,e  fpe- 
cialmente  lo  mandò  in  Monferato  al  Marchefe  Guglielmo  Paleologo  à  prefentargh  il  Berretto^ 
ne  e  la  fpada  a  nome  di  fua  Santità ,  in  fegno  di  vero  Prencipe  libero  &  affoluto ,  e  quello  fu  nel 
1477.  Quefto  con  Lodouico  fuo  fratello  partitifi  dalla  corte  ecclefiafiica  comprò  il  contado  di 
Candii  &  altri  cartelli ,  Bonifacio  Scarampo  fu  Comendatore  hicrofolim!tano,Il  quale  per  le  fue 
virtù  &  integrità  hebbe  la  detta  comendaria  co'l  titolo  di  San  Giouanni  in  Sauona,doue  ritroua- 
ta  la  Chicfa  rouinata  e  dilfipatc  le  entrate ,  la  riftaurò  &  nduffc  il  tutto  in  buon  effcre ,  &  iui  an- 
cora fi  veggono  l'arme  del  reftaurator  Scarampo,Hanno  etiandio  fondata  quefti  Signori  in  Cai- 
ro vna  capclla  co'l  titolo  di  Santo  Antonio  co'l  lufpatronato ,  e  la  Chiefa  di  Ferranica  poco  lon- 
tana dal  Cairo ,  Fìi  ancora  vn  Bartolomeo  Scarampo  Protonotario  Apoftolico ,  il  quale  da  Papa 
Clemente  VII.  fu  eletto  commifiario  fopra  le  decime  del  Monferrato,di  Saluzzo ,  e  del  contado 
d'Alfi ,  &  hebbe  da  S.  Beatitudine  autorità  di  conferire  benefitii  curati  e  non  curati ,  di  ordinar 
Sacerdoti  fuori  delle  tempora ,  di  concedere  altari  portatili ,  di  far  notari.di  legittimare,di  pren- 
dere raifègnationi  de  benefitii  ,&  anco  celfioni  di  hti  pendenti,  e  di  difpenfare  marrimonii  nel 
terzo  e  quarto  grado,di  creare  Conti  Palatini,&  cócedere  indulgentie,  e  quefto  edificò  anch'egli 
vna  capella  in  Cairo  e  dotandola  feccia  iufpatronato  dicafa  co'l  titolo  delia  Concettionc  della 
Madonna .  Ottauiano  Scarampo  l'u  parimente  protonotaro  Apoftolico ,  e  quefto  edificò  vn  bel 
palazzo  in  Cairo  per  habitatione  de  detti  Signori  del  fuo  legnaggio .  Fìi  ancora  vn  Nicolo  fimil- 
mente  protonotaro  pur  di  detta  ftirpc  e  fu  nipote  del  fopranominato  Bartolomeo ,  ornato  di 
buone  lettere ,  e  fu  tutore  del  fecondo  Nicolo  vltimo  conte  de  canelli .  Fu  vltimamente  vn 
altro  Antonio  auo  di  Agoftino  prefente  Academico ,  il  quale  fcruì  a  Francefco  2  .Sfor 
za.vltimo  Duca  di  Milano ,  da  cui  molto  amato  e  ftimato,ottenne  aftai  priuilcgi 
et  effentioni .  Hebbe  qfto  molti  figliuoli,frà  quali  fu  vn  Rinaldo,chc  fu  luo 
gotenente  del  Prencipe  del  Finale,Morì  coftui  con  commune  opinio- 
ne che  farebbe  riufcito  ("quando  fulfe  foprauiuutoj  honoratiffi- 
mo  in  ogni  fuaattione,viue  ancora  Guglielmo  padre  di 
quefto  Academico  detto  I'a  g  g  r  a  v  a  r  o,il  quale  no 
traligna  punto  da  tanti  honoratiffimi  fuoi  mag- 
giori,che  certamente  tutti  fono  ftati  pieni 
di  cortefia,di  generofìtà  ,e  di  fedeltà 
verfb  i  lor  fuperiori,  grati  a  gli 
eguali,  e  benefattori  con 
pietà  Chriftiana  a 
Poueri , 

Ff        2 


DI  GIO  FRANCESCO 


\  Corona ,  ò ,  ghiiLinda  comporta  di  fronde  di  Lauro ,  di  Quercia ,  &  d'Oliua 
porta  fopra  vn'altare ,  è  Iniprdà  di  Gio.  Franccfco  Caftiglionc  milanefe ,  imi- 
tando la  natura  de  gli  ilteflì  arbori ,  con  la  quale  koprendo  la  fua  virtuofa  in- 
tcntionc ,  promette  di  menar  fua  vita  "fecondo  i  fignifìcati  della  rtelfa  fua  Im- 
prelà .  Primamente  perii  Lauro  ha  voluto  intendere  lacquirto  delle  fcientie , 
per  le  quali  la  ignorantia  non  ha  forza  di  fulminare  rhuomo ,  Ci  come  il  fulmi- 
ne del  cielo  non  percuote  mai  il  Lauro ,  per  la  Quercia ,  ò ,  Rouero  intende  la 
fortezza  dell'animo  fuo ,  in  contrartare  à  gli  appetiti  fen(kiui ,  e  per  ertere  più  ficuro  dalle  tenta- 
tioni  di  querta  fragil  vita,  ha  voluto  in  quefta  iftelli  Ghirlanda  porui  ancora  le  fròde  di  Oliua,  la 
quale  e  prcfi  perla  pacCjnon  intendendo  quella  del  mondo,ma  di  Cristo  Saluatore  dellvniuer 
„  Co ,  L'olio  di  quell'arbore  è  detto  dal  Rè  Dauid  JJquor  di  fapientia  e  di  letitia ,  al  Salmo  44. 
5,  &  al  Salmo  2  2.  cofi  cantò ,  lìgnore  hai  ingraffato  il  mio  capo  nel'olio ,  cioè  della  tua  fapientia, 
5,  fi  legge  ancora  in  San  Mateo  al  2  j.  capo.  La  parabola  delle  diece  vergini,  delle  quali  cinque 
„  haucuanofolionellelorlampade, cioè, la gratia della  fapientia nella l}>lendentc  epura  vita 
loro,onde  erano  chiamate  prudenti ,  fcriuendo  Salomone  nei  fuoi  prouerbii,  che  la  fàpientia ,  e 
la  fcientia  fono  fempre  vnite ,  ma  cinque  di  quelle  vergini  fono  dette  lciocche,onde  non  merito- 
rono ,  di  entrare  in  cafa  della  diuina  felicità ,  è  L'olio  veramente  vlàto  nelli  fàcramenti  reali ,  fa- 
cerdotali,&  ecclefiartici ,  come  nell'ungere  il  capo  à  i  Rè ,  le  mani  à  Sacerdoti ,  la  tcrta ,  e'I  petto 
nel  battelìmo ,  e  li  piedi  nella  cftrema  vntione .  A  querto  fine  Francefco  Cartiglione  hebbe  fem- 
pre l'animo  inchinato  alliferuigi  della  fintiffim  a  Religione  di  C  R  I  STO,  CO'l  motto,  S  I  R  ECTE 
F  AGI  E  s,  Il  qualmotto  non  èftato  mutato;  perche  la  prefente  Imprefa  era  già  ftata  intagliata, 
e  per  vero  e  proprio  motto  fi  ha  da  dire  triplici  virtvte  micatvr.  elfendo  la  verità 
che  le  tre  prerogatiuedelli  tre  nominati  arbori  conuengonoà  tutte  le  attieni  d'ogni  Crirtiano, 
ma  molto  più  à  fi  degno  &  honorato  Acadcmico , 

Querto 


CASTIGLIONE         •■4 

Quefto  nacque  dell'antica  &  Illuftre  progenie  de  Calliglioni ,  l'antichità  de  quali ,  (  come  per 
molte  memorie  lì  raccoglie  )  fu  per  più  di  ottocento  anni  pallati.con  titoli  di  Signorie,  perle  qua 
li  fi  può  congietturare,  che  quelta  tal  famiglia  habbia  hauuta  origine  oltra  più  di  mille  anniic  per 
Tempre  fi  fia  mantenuta  e  conferuata  in  gradi  fignoriH .  Di  quella  nobilillìma  ftirpe  fu  nel  1 240. 
vn  fommo  Pontefice  chiamato  Celerino  IIII.il  quale  fu  prima  Vefcouo  Sabinenie.vno  de  prin- 
cipali titoli  fra  le  prelature  Cardinalefche ,  fu  molto  fl^molo  per  nobiltà ,  per  dottrina,e  per  bon- 
tà di  vita ,  ma  molto  vecchio  &  infermo ,  fu  fucceffore  di  G  rcgorio  nono ,  rendè  l'anima  al  fuo 
creatore  il  decimo  ottauo  giorno  del  fuo  Ponteficato ,  e  fu  fepcUito  nella  chiela  di  San  Pietro,  co 
dolore  vniuerfale  di  tutta  la  Chrillianità ,  perche  certamente  C\  Ipcraua  dalla  fua  bontà  vn  quieto 
e  felicilTìmo  gouerno  della  Santa  Apoftolica ,  è  Romana  Chiclà  ,  vacò  la  Sedi^  papale  mefi  ven- 
tiuno ,  quafi  come  non  fi  trouaffe  fuggetto  eguale  à  Celeftmo  illl.  La  famiglia  Caff  igliona  (  co- 
me s'è  detto  )  ha  iempre  hauuti  feudi,  &  hoggi  parimente  fono  per  'a  maggior  parte  Signori  ti- 
tolari .  Ha  fimilmente  hauuti  perfbnaggi  quafi  in  tutri  i  tempi  con  gradi  mihcari ,  oltra  di  ciò  ha 
ancora  hauute  moke  prelature  molti  dottori  di  legge ,  moiri  Senatori ,  &  altri  genril'huomini ,  i 
quali  fi  fono  fempre  mantenuri  nobili  &  honorari ,  fcnza  giamai  intrometterfi  in  alcuno  efièrci- 
tio  vile ,  Gio.  Francefco  fopranominato,  di  cui  è  quefla  Imprefa ,  nato  di  quefto  nobililfimo  fan- 
guc.  fin  da  fanciullo  da  fuo  Zio  Senatore  e  Prelato  ottimrimcnte  creato,  fu  polio  fotto  le  difci- 
pline  delle  buone  lettere,e  da  giouinetto  introdotto  alla  Prelatura,c  chiamauafi  Mófignor  Abon 
dio;  Creato  Papa  Pio  mi. andò  à  Roma,  vedutolo  S.  Santità  pieno  di  buoni  coftunii  tornato 
di  religione ,  creollo  Vefcouo  di  Bobbio  ,  nella  qual  dignità  hauendo  di  fé  renduto  buon  conto, 
fempre  ingegnatofi  di  dimoflrarfi  irrcprenfibile ,  meritò  di  falif  e  al  grado  del  cardinalato ,  &  in- 
tefa  la  fama  dell'Academia  degli' A  Sdati,degno{fi  di  con  numerarfi  fra  loro  e  fi  cleffe  la  fbpra  for 
mata  Imprefa ,  co'l  motto  foprafcritto ,  alla  fua  buona  &  religioia  intentione  veramente  confor- 
me .  Ma  l'empia  morte  dopo  la  riceuuta  dignità  Cardinalefca  aiTalrato  da  vna  infermità  che  per 
alcun  tempo  rhaueuamolell:ato,rinonriato  il  Vefcouato  più  a  pcrfona  di  merito,  che  d'interelTe; 
lo  cauò  del  carcere  di  quefta  prefente  mondana  vita,facendo;o  filire  alla  celefte  &  eterna  Patria, 
Ne  di  lui  C\  dee  tacere  il  buon  nominato  dalle  fue  rare  virtù .  Impercioche  fa  fempre  fin 
dalla  fua  fanciullezza  naturalmente  inchinato  alle  buone  leitcrcja  onde  (empre,heb- 
be  pratica  con  perfòne  di  fcientia  e  di  buoni  coflumi  ornate.  Ne  mai  C\  elfaltò  fo 
pra  gì  i  altri ,  à  minori  fi  moli raua  eguale  à  gli  eguali  minore ,  &  à  fuperiori 
viàua  gran  riuerenza .  In  cafa  fua  daua  conrinuo  trattenimento  ho- 
noratoà  virtuofi,Iacuivitagli  promettcua  veramente i  gradi 
di  tanta  altezza,  ma  la  fòrte  fé  Icmpre  dubitateli  mondo 
de  fuoi  breuifliìmi  giorni .  ha  però  lafciato;oltra  l'ho- 
norato  nome  perla  fua  otnma  creanzate  la  riue 
renza  negli  animi  d'infiniti,vna  ferma  me 
moria  fra  gli  amici  fuoi  fi  che  non 
celiano  mai  di  ragionar  di  lui , 
dandogli  laude  di  libera- 
le chi  benigno,d'ac- 
carezzeuole  di 
giudido- 
fb  in  ogni  cofa,di  pio  e  de  benne- 
fattore  in  ogni  occorenza  de 
virtuoficdepoucri, 


DI  SIGISMONDO 


A  preferite  figura  è  vn  ramufcello  con  vna  fola  foglia,  &  vno  folo  frutto  di  Per- 
fico,publicataperImprefadiSigifiTiondo  Pizzinardo  Cremonefe.  Il  frutto 
(  come  lì  vede^  ha  fbmiglianza  di  cuore,e  la  foglia  di  lingua  humana.  E  vera- 
inente  inuentione  di  ottimo  giudirio^e  perche  fi  vegga  tale  Impreià  effere  fat- 
ta à  propofito  di  quanto  difegna  il  fuo  Autore,però  conueneuol  cofa  è  trattar 
breuemente  della  natura  e  diuerfità  della  medefima  arbore  Perfica ,  e  del  fuo 
frutto,il  qual  nome  fa  dire  e  credere,che  tal  arbore  haueife  in  Perfìa  la  fua  ori 
gine^e  benché  fia  fiata  da  quel  paefein  altri  trafportata  ,  eifendo,ò,  migliore,  ò  ,  peggiore, 
non  è  da  dire,  che  fé  per  ciò  fuffe  diiTìmile,  e  che  non  haueife  quel  fapore,e  quella  forma  fuf- 
fe  nondimeno  d'altra  Ipetie, vedendoli  in  Italia  molte  forti  de  frutti  trapiatati  dVn  luogo  in  vn'al 
tro,non  hauere  qlla  bontà,quel  colore,queIla  gràdezza,e  quel  mcdefimo  fapore ,  la  qual  cofa  no 
è  perche  fi  tramuti  la  lpetie,mà  Ci  da  la  colpa  alla  natura  del  terreno  Io  credo  che  rodore,e  il  lapo 
re  dieno  notitia  della  lpetie,e  non  la  dilfomiglianza  della  grandezza,o,qualche  poco  della  forma 
del  frutto  e  delle  foglie,Teofrafto  acora  parla  di  qfl:'arbore,in  Pcrfia  altri  dicono  in  Africa,  e  la  fa 
fimile  al  Pero,  vaga  à  rimirarla,nó  perde  mai  fronde,maturafi  il  fuo  frutto  quando  foffìano  l'Ete- 
fie  venti  fufiolani ,  e  Strabone  dice,  che  fi  maturano  palfate  le  Canicole,e  di  ciò  à  lungo  ne  fcriue 
Plinio .  Si  legge  in  Ruellio,che  la  iftelfa  Perfèa  fu  da  Perfeo  trafportata  in  Egitto,  perche  in  Perfia 
era  velenofa,&  in  Egitto  dolce, foaue,e  grata,AItri  fcriuono^chc  Perfio  la  trapiantò  in  Menfi,e  fìi 
di  gufto  cordialiffimo  e  fàno.Qui  Ci  vede  quanto  in  ciò  fieno  diiferenti  le  cofe  medefime  in  diucr 
fé  prouincie  feminate  e  pofl:e,Alelfandro  Magno  volfe ,  che  delle  frondi  di  quell'arbore  fi  coro- 
nafTero  i  fuoi  vittoriofi  loldati  in  memoria  &  honore  di  Perfeo  fuo  Bifauolo  J^rudenteméte  adun 
que  ha  voluto  l'Autore  di  quefta  Imprela  manifeflarfi  in  ellà,fi  per  la  bellezza  del  frutto,&  per  la 
foauità  del  gufto,ma  molto  più  per  hauer  la  fronde  forma  di  lingva  &  il  frutto  di  cvore,  fignifi- 
cando  ch'egli  è  d'un  cuor  Iblo,e  non  doppiOjC  d'vna  linguale  no  bilingue.Per  quella  via  fi  conof- 

cono 


PI  ZZI  NARDO  "J 

cono  monde  le  anime  humane.e  però  nel  fàcro  Euangelio  smtéde,Beati  i  mondi  di  cuore,A  quc 
fta  mirabil  figura  il  motto  gratamente  correlponde^cioè,  idem  AMBO3&  è  anima  veramente  appro 
priata  à  tal  corpo,e  da  quefto  viene  che'l  nome  ancora  Academico  marauigliofamente  cóferifce, 
il  qual  e  l'i  noe  nvo, voce  che  chiarifce  la  libertà  del  cuore^il  qual  fatto  feruo  de  lenii ,  al  tutto  con 
la  forza  delle  vertìj,dal  furor  de  vini  Ci  libera . 

Fu  la  gente  Pizzinarda  in  Cremona  {'Città  delle  principali  di  Lombardia  nobiliiTìma,bellico^ 
fa,e  letterata)chiara  per  gli  antichi/Timi  fuoi  maggiori ,  fra  i  quali  fu  Ottolino  legilla  già  trecento 
anni  nato.Quefto  fu  mandato  à  Pifà  ad  Hcnrico  Imperadore  allhora  fdegnato  contra  Cremone- 
fi ,  il  quale  fu  addolcito  dalla  cloqucntia,e  gratia  dello  ftellb  Ottolino,fìmilmente  furono  di  que- 
fìo  HonoratifTìmo  fangue  Tcbaldino  e  Baldeflàrre  famofi  lcgifti,i  quali  furono  difcepoli  di  Ricar 
do  Malombra.Fù  parimente  vno  Antonio  Pizzinardo  legilTa,  nell'vfo  forenlc  dottore  veramen- 
te gfrcrciratiilìmo ,  Nel  cui  tempo  Cremona  vbidiua  à  Veniciani.Fìi  ancora  vn  Leone  molto  fti- 
ipato  nella  medeiìma  facultà  legale.Da  quefti  difcefe  AlelTio  &  Iarone,il  quale  ornatiflìmamente 
recitò  vna  oratione  auanti  à  Mallìmiliano  Sforza  Duca  di  Milano, onde  il  Duca  iftelTo  lodò  ma- 
rauigliofamente il  detto  Aleflio,e  lo  creò  caualiero,Hebbe  qucfta  nobililTma  famiglia  copia  anco 
ra  di  valorolì  cauajieri  e  capitani  nello  effercitio  militare. Fra  quefti  per  nò  entrare  ne  i  tempi  an- 
tichitftutijchf  Iftngaméte  mi  darebbono  che  dire^nomanaraifi  per  lo  primo  Guglielmo  Pizzinar- 
do intioìò  è  familiariilìmo  di  Bernabò  Vifconte  Signor  di  Milano^e lo  feguitòBrocardo,il  qua- 
le à  Giouan  Ctideàft^  fu  carillìmo  per  lo  fuo  molto  valore,e  più  perche  liberò  la  Spatria  da  Vgo- 
lino  e  Carlo  Caualcabo  tiranneggiata,{]milmente  furono  del  medcfimo  fingue  Giouani  Bonino 
eCngliclmo  lècódo  valorofi  capitani  lòtto  Filippo  Vifconte.per  opera  de  quali  aiutato  il  Carma 
gnuola  generale  dello  eilèrcito  di  Filippo,ricuperò  Cremona.di  nuouo  oppreffa  da  Cabrino  fon 
duio  capo  de  Guelfi^e  la  ridulfe  alla  vbidicnza  de  Vilconti^iìmilmente  lotto  li  sforzefchi  Galeaz- 
zo Pizzinardo  huomo  acerrimo  fu  di  molto  Iplendore  nell'armi  da  cui  più  valorofi  caualieri ,  co 
me  dal  Cauallo  TroianOjVfcirono^veramente  di  fommo  honore  e  gradi  meriteuoli,Di  qui  venne 
che  la  famiglia  de  Pizzinardi  vsp  per  arme  àtica  di  cafa  iùa  il  Liocorno  rpiroimefchiate  c6  elfo  p 
ordine  di  Francefco  primo,&  poi  del  fecondOjl'armi  Sforcefche. Parimente  Francefco  Sforza  fe- 
condo,(cacciato  dalfuoftaco,(òlamentehebbe  fperanza  nella  fedeltà  deCremonelì^emalfima- 
mente  ne  i  Pizzinardi,  Fiorì  ancora  Orfeo  Pizzinardo  gran  capitano  &  huomo  vigilantiflìmo , 
Caninio  in  ogni  pericolofa  Imprcfa  animofiifimo,Sebarnano  in  condurre  gli  efferciti  veramente 
à  niuno  fecondo. Bernardino  Capitano fenza  paura,Antoniomaria,che  in  ogni  militare  occafio- 
ne  fcmpre  vmfe^e  di  tutti  quefti  il  più  ftrenuo  fu  ftimato  xAnnibale,che  fra  pizzinardi  fu  chiama- 
to Magno,  come  fra  Romani  Pompeo,fraTriuukii  Giouan  lacomo  ,&frà  Vifconti  Mattheo,e 
fra  Pallauicini  Orlandojfù  ancora  quefta  nò  à  pieno  lodata  famiglia  ornata  de  gradi  ecclefiaftici 
e  folaméte  per  nò  eftlere  troppo  lungo  fi  nominarà  lacomo  Pizzinardo  protonotario  Apoftolico, 
&  Enconimo  di  tutto  lo  fiato  di  Milano,onde  perla  fua  integrità, bontà, dottrina,e  religione  fu  al 
gran  Cardinale  Afcanio  Sforza  gratilfimo,e  ciò  Ci  può  vedere  nel  monimento  Iplendidaméte  edi- 
ficato nella  capella  de  Serui  in  Milano,nella  ftrada  per  cui  fi  va  à  porta  Renza,  oue  l'armi  &  infe- 
gne  de  Pizzinardi  fanno  honoratiff  fpettacolo.Contrafle  la  detta  famiglia  Pizzinarda  parentadi 
llluftri  più  di  dugent'anni  pafiatijCioè.co  i  Caualcabo, co  i  Perfichi,co  i  Conti  Landi,co  i  Ponzo 
ni,&  altri  che  farla  di  Ibuerchio  nominarli.Hoggi  il  prenominato  Sigilmondo  Pizzinardo  Acade 
mico  Atfidato.dopo  l'acquiftata  dignità  del  Giureconfulto,fLi  dalla  fua  patria  eletto  Ambafciato- 
re  prelTo  il  Sereniffimo,e  Catholico  Filippo  Rè  di  Spagna  doue  con  la  bontà  di  fua  vera  liberalità 
fcientia,eloquentia,fbllecitudine,  e  nobile,e  grata  maniera, non  lolamente  impetrò  le  gratie  defi- 
derate,e  la  beneuolétia  di  quella  Regia  corte ,  ma  ancora  fu  eletto  Senatore  nello  ampliflimo  Se- 
nato di  Milano,Quiui  ha  larga  prouincia  à  tutte  l'hore  di  fcoprire  lo  fplendore  delle  lue  vertùjfb- 
disfacendo  con  laude  vniuerfale  à  Dio,al  fuo  Rè,al  fuo  Eccel.  Collegio^alla  patria,agli  amici,&  à 
parenti  &  vltimamente  Podeftà  di  Paula  non  folamente  ha  egli  con  marauigliolà  deftrezza  rego 
lata  la  detta  Città  con  fòdisfattione  d'ogniuno,  ma  perfeuerato  dui  anni  Principe  dell'Academia 
degli  Affidati  la  quale  haCquafi  abbandonata  &  caduta)con  molta  piaceuolezza  foftentata  foUe- 
uata  &  mantenuta^rimafto  internaméte  accefo  di  efporre  la  vita  non  che  la  robba  in  cóferuatione 
della  fteffa  Academia  della  quale  co  ogni  cordiale  affetto  defidera  ampliaméco  e  conferuatione . 


DI  GIO.  lACOMO 


L  Fuoco  accefò  il  quale  è  battuto  da  venti  per  iflTioi7,arIo,c  Imprefa  di  Giania- 
coino  Caccia  nouarere,onde  egli  p  la  fbmigliaza  che  caua  dalla  natura  del  fuo 
co,palcfà  la  Tua  vertuofa  intentionc,có  fortezza  d'animo  di  ftare  apparecchia- 
to a  refiftere  ale  violenze  fcmpre  mai ,  e  perche  la  mente,  di  qucfto  honorato 
Academico  ha  voluto  che  s'habbia  fopra  fi  bella  Imprefa  piena  confideratio- 
ne  del  cor  fuo ,  però  diremo  quanto  è  lecito  della  natura  del  fuoco  il  quale  al- 
cuni,ch'A riftotile  nomina  e  repréde, vogliono  chel  fuoco  fia  principio  di  tutte 
le  cofe.E  egli  ben  vero  che  lo  fteffo  filofbfo  dice  il  fuoco  fra  gli  altri  elementi  effer  grandemente 
incorporeo  e  vuole  chel  fuoco  fempre  di  fua  natura  faliica  perla  fua  fottilità  e  Icggierezza  in  alto 
e  con  molta  marauiglia  il  fudetto  Filofofo  nel  libro  della  generatione  e  corrottione  le  qualità  de 
quattro  Elementi  chiarifce,al  capitolo  j.efTendolaveritàchela  terra  è  feccae  fredda,  l'acqua  è 
fredda  &  humida ,  l'Aere  humido  e  caldo,il  Fuoco  caldo  e  fecco . 

Vero  è  dice  e  conferma  Ariftotile,che  la  terra  è  più  lecca  che  fredda,  e  l'Acqua  più  fredda  che 
humida,e  l'Aere  più  humido  che  caldo ,  e'I  Fuoco  più  caldo ,  che  fecco .  e  di  qui  fi  caua  la  vera  e 
propria  naturalità  degli  Elementi  i  quali  co  ragione  fono  tenuti  corpi  fempIici.,vero  è  ancora  che 
Platone  po(è  dui  eiferc  gli  elementi,cio  è  il  fuoco  e  la  tcrra,e  quei  di  mczo  l'Aere  e  l'Acqua  effere 
dalli  due  eftremivnrifultato  fi  che  per  quello  rifuItato,il  Fuoco  e  la  Terra  cagionano  negli  ele- 
menti di  mezo  la  generatione  delle  cofe ,  imperò  Ariftotile  non  accetta  quefta  opinione ,  è  ancor 
vero  chel  calore  è  proprio  del  fuoco  e  non  d'altra  cofa  &  il  color  roffo  è  anco  proprio  del  fuoco , 
Già  leggiamo  come  fia  da  Pitagorici  detto  e  cófermato  il  fuoco  effer  mezo  dcll'vniuerfoja  onde 
e  tenuto  che  fia  la  guardia  di  Gioue,degno  è  quefto  elemento  fopra  tutti  gli  altri ,  ne  arte  alcuna 
fi  potrebbe  mettere  in  confuctudine  fenza  il  fuoco  il  quale  non  C\  può  putrefare,anzi  tutte  le  pu- 
trefattioni  leua  &  annichilale  elfo  fenza  pefo  e  non  fta  mai  in  otio.la  degnità  del  fuoco  è  celebra- 
ta in  guifa  che  fèmpre  s'applicano  le  fue  qualità  a  fignificare  opere  vertuofe,  come  dire  huomo 
d'ardente  defiderio  nelle  cofe  d'honorejha  vn  cuore  infiammato  di  virtù  e  la  carità  è  affomiglia- 

ta 


CACCIA,.         -       "^ 

ta  al  fuoco.nnzi  in  definire  Dio  per  quanto  può  l'humano  Intellctto^altro  genere  non  fi  truoua 
più  a  propofito  che  dire  Dio  è  vno  fpirico  ardente . 

In  infinito  mi  tirarerebbe  la  marauigliofa  natura  di  quefto  Elemento  e  ne  ho  voluto  dire  quefto 
pocOjperche  tutte  le  Tue  buone  qualità  Icuoprono  gli  honoratidifegni  che  faccua  quefto  Acade- 
mico ,  Li  venti  poi  che  nel  fuoco  fbffiano  per  fpegnerlo ,  fono  di  vna  natura  della  quale  fa  mirtieri 
il  trattarne  in  parte,accioche  fi  comprenda  interaméte  ciò  che  voleua  quefto  Academico  inferire . 
E  il  vento  fecódoil  Filofofo  molto  aere  il  quale  fé  medefimo  effagita  e  difordina,parimente|vuole 
che  Io  fteflb  fia  vno  fpirito  che  nafca  dall'humidità  il  quale  hora  piaceuolmente  foffia  co  quieta  ei- 
fagitationCjhora  impetuofamente  per  la  difcordia  degli  humori ,  per  la  qual  cola  sbarbano  gli  ar- 
bori,atterrano  le  torri ,  fanno  andar  all'insù  i  fiumi ,  follieuano  la  terra  al  cielo  ^  fanno  in  mare  le 
montagne  dell'onde.e  Icmpre  gl'impeti  loro  fono  ad  ogni  cofa  grandemente  noceuoli^e  però  fono 
tai  venti  fempre  intefi  per  gl'impeti  dell'iracondia  e  per  i  fieri  ad  alti  dell'inuidia  e  della  malignità . 
Qjjefto  ha  voluto  dinotare  Gianiacomo  Caccia  Academico  il  quale  eflendo  inuidiato  &  infidiato, 
dagl'inuidiofi  &  dagli  infidiatori  con  la  forza  delle  fne  ardenrillìmc  virtìi  non  fòlamer.te.a  cotai  ni- 
mici  repugna,ma  ancora  nelle  fiamme  di  honorataméte  operare  gli  fa  fiianire,&  a  prtpofito  vfa  il 
Motto  cioè  viM  EX  V  Imperché  non  è  dubio  alcuno  che  vno  infiammato  vertuofb,)ipera  ogni 
vitiofa  violenza,&  C\  è  voluto  chiamare  l  incognito. è  Egli  vero  che  hauendo  lafcia-a  l'Impre 
fa  dell'arbor  perfico  per  elfere  ftata  publicata  da  altri;ha  prefa  quefta  del  fuoco ,  haueua  oTegnato 
di  mutare  anco  il  nome ,  ma  la  morte  un  maturamente  ci  fi  è  interpola . 

Nacque  l'Incognito  della  famiglia  Caccia  nobile  &  antica  in  Nouara,parte  della  quale  è  fta.i,  & 
èhoggilUuftreperfeudietitolidi  fignorie  e  di  contee, con  ciò  fia  poi  ch'in  arme  habbiahaiuti 
perfonaggi  di  valore  e  graduati  ne  i  gouerni  dì  Militia,e  fono  ftati  di  molta  filma  preifo  i  fuppreni 
Principi maifimamente  de  Imperadori  de  Rè  di  Francia  e  de  Duchi  di  Milano .  Nelle  fcientie  fi. 
milmente  fono  flati  molti  Eccellenti  huomini^e  di  FilofofiajC  di  legge  i  quali  hanno  lafciato  hono- 
ratiffimonome.  ^^     v 

L'Incognito  però  da  giouinetto  fotto  la  prudente  cufiodia  di  fuo  padre,ancora  Academico  Af- 
fidato,  attefe  ali  acquifto  della  humana  fcientia ,  dopò-ciò  fi  pofea  fiudiar  Logica  &  inPaduaSc 
in  Paula ,  hebbe  precettori  famofi ,  &  con  molta  affiduità  fi  guadagnò  il  pofi^effo  della  fcientia 
naturale ,  della  quale  fatto  habito  fortiiTimo ,  fi  diede  alla  Medicina,cofi  fu  addottorato  aflJaj 
giouene  nell'una  e  nell'altra facultà,  onde  in  Pania  hebbe  la  lettura  della  Logica  con  mol- 
to credito  e  molto  feguito  degli  Scolari.Fù  poi  dal  Senato  Eccellentiflfìmo  pollo  alla  let- 
tura della  Filofofia  e  con  tanto  buon  nome  fatisfaceua ,  che  finalmente  gli  fu  dato  il 
fecondo  luogo .  Era  eloquente  nella  lingua  latina  e  tofcana ,  era  fempre  accefo  di         -  « 
farfi  honore,in  poefia  fi  veggono  alcune  belle  cofe  di  fuo ,  non  mancaua  net 
l'vfo  di  gentilità  caminar  per  le  pedate  de  fuoi  antenati .  fi  vedeua  e  fi 
Iperimentaua  giuditiofo  in  ogni  cofa ,  fi  che  fu  grato  alla  Patria, 
agh  Amici  &  alla  Academia  la  quale grauemente  fi  è  dolu- 
ta per  la  fua  Morte,  potendofi  liberamente  fperarq 
che  della  fua  proieffione  fi  farebbe  acqui- 
ftato  gran  fama  e  grado 


maggiore , 


Gg 


DIANTONIOMARIA 


0  Specchio  di  Criflallo  è  Imprefà  d'Antoniomaria  Maruffo  piacentino  e  fu  ri- 
trouamento  à  Imiratione  della  hiftoria,©  della  fauola  la  qual  vuole  che  la  pru- 
dentia  fi  dipinga  con  lo  fpccchio  in  mano,  guardando  feftelfa,  impercioche , 
niuno  può  efrcre  prudente  fé  non  conofce  le  inedefimo,e  chi  più  perfettamente 
conofce  fé  Iteffb ,  più  perfettamente  viue  e  diligentemente  a  fini  ottimi  condu- 
ce le  fue  operanoni .  come  però  il  Criftallo,o  il  vetro  faccino  tale  effetto  in  rap- 
prcfentar  le  proprie  effigie  delle  cofe ,  e  volgarmente  a  ciafcuno  manifefla  noti- 
tia,con  ciò  fia  che  come  nell'acque  le  quali  non  ondeggiano  Ci  fcruono  le  effigie  di  tutte  le  cofe  vifi 
bih  per  refieffione ,  cofi  dal  criflallo  medefìmamente  col  mezo  deirartifìtio,rcflettono  fimilitudini 
di  tutte  le  cofe  vifibili.  Quef^a  voce,  cRisTALioè  greca  comporta  di  due  parole  dinotando  gie- 
lo  contratto,effendo  la  verità, fecondo  Plinio,che  quanto  i!  freddo  è  maggiore  tanto  più  perfetto  il 
criftallo  fi  genera .  l'intentione  del  fudetto  Maruffo  academico  è  rappref^ntata  dalla  natura  dello 
ilcffo  fpecchio,volendo  dinotare  tutti  i  fuoi  difegni  non  douerfi  condurre  al  fin  loro,fè  prima  nca 
fi  vedeffcro ,  e  confiderafiTero  riufcibili ,  per  la  conferenza  c'hauer  dee  il  difcgnatore  col  djfegno , 
perche  come  a  vn  Pelcatore  non  riufcircbbe  il  difegno  di  guidare  vno  Effercito,cofi  à  vn  zappato 
re  non  riufcirebbe  d  amminiftrare  la  Giuftitia ,  nella  quale  il  zappatore  fpecchiandofi  non  vcdreb 
he  nello  fpecchio  la  fua  propria  fimilitudine ,  fpecchiandofi  adunq,  queff o  academico  nello  fpcc- 
chio della  fua  profeffione  effendo  dottor  di  legge,rimane  accorto  di  quato  deue  e  può  fare  nel  fiio 
effercitio ,  perciò  vedendo  fé  ftelfo  via  il  Motto  cvnctis    aeq^ve    fidvm  cioè  come  fedele 
a  fé  fteffo,taIc  farà  a  ciafcuno  il  medefimo,congiongefi  poi  diligentemente  al  Motto  il  nome  acade 
micocioè  IL  Gì  VOICE,  con  ciò  fia  ch'Egli  in  quel  tempo  che  fu  nella  Academia  degli  Affidati 
riceuto,adminirtraffein  Pania  la  publica  giuflitia,  eletto  Giudice  fotto  la  Podeftaria  del  Signor 
GiannauloChiefa  alhora  fenatorc  di  Milano ,  laquale  Imprefi  è  piaciuta  à  molti,&  in  verità  con- 
tiene la  veraproprietà  di  fimigliante  fpcttacolo ,  Antoniomaria  è  nato  della  famiglia  Marurta,già 

più 


MARVFFO  "7 

più  di  cento  anni  venuta  da  Genoua  ad  habirare  in  Piacenza,  era  in  Genoua  nobile  &  antica  & 
hoggi  ci  fono  ài  quella  medefima  ftirpe,  e  vi  è  nel  più  bel  fìto  quafi  di  quella  città  la  piazza  de  Ma- 
ruffi  eia  Loggia  con  la  ftrada5teftimonio  di  vera  &  d'antica  nobiltà-come  fi  può  leggere  neqli  An- 
nali della  Città  di  Genoua  &  ancor  fa  di  ciò  kde  la  chiefa  catrcdale  la  quale  è  parrocchia  de  Ma- 
ruffi.già  vn  Mateo  Maruffo  nel  1 3  /^.fu  da  quella  Republica  fatto  generale  di  1 3  .Galee  con  le  qua 
li  ruppe  l'armata  de  Venetiani  nel  porto  di  Manfredonia  e  con  moln  altri,fece  prigione  il  Giuftini 
ani  generale  dell'armata  Venetiana  fu  anco  vn  Nicolo  Maruffo  Capitano  di  x. Galee  al  qual  fu  or- 
dinato che  con  quei  legni  portaffe  il  Re  di  Cipri  alla  fua  Ifola  la  qual  cofa  fu  nel  1 3 8  3 .  Vn  Guliel- 
mo  parimente  di  quefta  famiglia  fu  eletto  capitano  di  tre  naui  grolfe  contra  i  Catalani .  fi  truoua 
che  quefta  cafata  fi  e  congionta  in  affinità  con  le  prime  nobilcà  di  Genoua ,  &  hoggi  Nicolo  che  fi 
truouain  Spagna  ha  per  mogliela  figliuola  di  Paulo  luftiniani  il  qualcè  ftato  Diìge  di  quella  R.P. 
iìtrouache  vnGianfrancefcoMaruifo  per  le  difcordie  fi  partì  &  andò  ad  habitarein  Piacenza  e 
dilui  nacque  vn  Lodouico  Padre  di  Gianfrancefco  Maruffo  dottor  di  legge  à  fuoi  tempi  famofo , 
creatOjdopo  molti  offitii  honorati  manneggiati  da  lui  ^  perpetuo  fifcale  di  Piacenza  dalla  gloriofa 
memoria  di  Papa  Paulo  terzo,ne  ii  dee  tacere  come  Carlo  V.  Imperadore  Inuitiffimo  lo  cleffe  per 
fuo  confidente  &  aduocato  nelle  differentie  del  Piemonte  co'I  Cnftianiifimo  Re  Francefco  primo, 
&  n'appaiono  fòpra  ciò  patti  e  proceffi ,  e  di  quefto  gran  lureconfulto  fu  tenuto  gran  conto  dal  Se 
nato  di  Milano.  Hebbe  più  figliuoli  mafchi,vno  fu  Lodouico  Maruffo  dottor  di  legge  il  qual  fu 
Vicario  del  Podefta  di  Milano ,  fu  ancora  Podeiia  di  MiIano,dopo  quefio  grado  fu  eletto  Podeflà 
di  Lodi .  Vltimamente  fu  fatto  vno  deli  Maeflri  ordinarii  di  Milano  e  poi  fu  creato  Pri^fidente 
dello  ftraordinario  Magiftrato ,  venuto  a  morte  fu  honoratamente  feppellito  nella  chiefa  di 
Santo  Giouàni  in  Conca.Antoniomaria  Marufto  dottor  di  legge  &  Academico/u  figliuo- 
lo del  fudetto  Gianfrancefco  e  fratello  di  Lodouico ,  il  quale  hebbe  per  il  primo  offitio 
il  maggior  Magiflrato  di  Borgo  Sandonino .  in  quel  tempo  che'l  Baron  Sefnech  Go- 
uernaua  quel  luogo  per  ordine  di  Don  Ferrante  Gonzaga ,  dopo  queflo  fu  eletto 
Giudice  di  Pauia  e  per  i  fuoi  honorati  portamenti  vi  fu  confermato  per  dui 
biennii  cofa  veramente  infòlira ,  dopò  ciò  fu  mandato  al  gouerno  di 
Vimercato  &  apena  partito  di  quefto,  fu  fatto  fifcale  in  Cremona 
doue  flette  con  molta  fodisfattion  di  quella  Citta  tre  anni , 
Jlora  ritiratofi  da  quefle  fatighe  attende  al  reggimen- 
to di  fua  famiglia  fempre  pronto  doue  faccia  di 
bifogno  di  feruire  à  fuoi  padroni .  E  queflo 
Academico  nò  (blamente  è  buon  legifla, 
ma  ancor  poeta  latino  e  di  buo- 
na vita  defiofb  d'amici  Se 
èamatoouunque 
econofciuto 
Cpcr  cffèr  rimaflo  vedouo  della  prima  moglie 
fi  è  app  arentato  con  la  cafa  Biraga 
vna  delle  cafe  principali 
di  Milano . 

Gg        2 


DI  FRANCESCO 


/\  Grue  Ibpni  la  Torre,  la  quale  tiene  vna  pietra  con  vn  de  piedi ,  è  Imprefa  di 
Francefco  della  Torre.Quefto  Augello  è  dotato  di  molte  qualità  degne  di  con- 
fideratione ,  fcriue  Ariftotele  che  in  molte  Tue  operationi  dimoftra  prudentia , 
combattono  le  Grui  con  i  Pigmei  come  fcriue  Plinio ,  e  quando  volano,  vanno 
molto  ad  alto  per  potere  più  ageuolmente  vedere  le  montagne  e  le  pianure ,  e 
Tempre  hanno  vna  guida  &  tutte  la  feguitano  &  obedifcono .  Quando  però  fi 
pongono  a  volare  ò  per  tempefta,ò  per  ventijfi  pofàno  in  terra,e  non  mai  fopra 
arbori.Hanno  per  ordinario  alcuna  di  loro  che  fa  la  guardia  di  notte ,  e  quefta  per  non  addormen 
tarfijtiene  alto  vn  piede  co'l  quale  tiene  ftretta  vna  pietra  perche  le  s'addormétafle,cadendo  quella 
pietraia  fuegli.Da  qucfta  particolar  qualità  caua  Francefco  Academico  Affidato  la  fomiglianza 
della  fua  intentionCjla  quale  è  di  effere  vigilante.e  non  lafciarfi  opprimere  dall'otio ,  o  da  vn  habi- 
to  fonnachiofo  che  rende  ì'huomo  fomigliante  à  vn  morto,  Eflendo  vero  che  la  vigilantia  dee  ef- 
fere tale,che  Ì'huomo  non  fia  da  diuerfi  cafi  colto  allafproueduta,  e  per  ciò  quefto  Academico  ha 
tolto  cotal  motto  conforme  alla  fua  intentione ,  ciò  è  n  e  i  m  p  r  o  v  i  s  o.Ia  pietra  è  inteià  da  quefto 
honoratifl'.  Gentilhuomo  per  le  molte  facende  le  quali  fono  di  gran  grauezza  à  coloro,  che  Ci  tro- 
uano  implicati  ne  i  grani  negotii ,  &  importanti,a  perfetti  fini  de  quali,  la  vigilantia  e  la  fermezza 
dell'animo  fi  richiede,pcr  la  qual  cofà  quefto  Academico  ha  voluto  nominarfi  il  v  i  g  i  l  a  n  t  e. 

La  Famiglia  della  Torre  per  antica  &  Illuftre  nobiltà,e  per  grandezza  di  titoli  e  di  fignorie  è  fta 
ta  conofciuta  per  tutta  Europa,lHmata  &  honorata.la  fua  origine  è  di  molte  centinaia  d  anni,&  al- 
cuni vogliono  che  auanti  a  S.Ambrogio  foffero  conti  di  Vallàfinaedi  tutto  quel  paefè,  diften- 
dendofi  per  tutte  queirAlpi,e  che  in  vn  luogo  fopra  detta  valle  edifficalTero  vna  torre ,  doue  nelle 
guerre  che  haueuano  con  gli  Eluetii  hoggi  detti  Suizzeri,fi  ricoueraffero,&  è  opinione  che  fuifero 
de  primi  cittadini  Romani ,  è  quiui  lafciati  Proconfuli  perpetui ,  Altri  ftimano  che  fieno  difcefi  da 
Goti  e  che  quiui  fi  fermairerOj&  erano  già  potentiflìmi ,  e  vogliono  quefti  che  fi  confederaflero  cq 

vno 


DELLA  TORRE  ^'^ 

vno  Imperadore  Francefe ,  &  in  fegno  di  confèderatìone  riceùeflero  da  lui  il  Giglio  e  che  f  ulTero 
yiueftiti  da  S.  Ambrogio^  potrebbe  eflerejinà  è  difficile  à  crederlo,poi  che  di  quel  paefe  erano  fla- 
ti tanti  anni  fignorijà  quali  iMilanefihebberoricorfb  dopo  la  rotta  lordatala  Federico  Barba- 
rofla  Imperadore,e  da  medefìmi  Torriani  elfi  Milanefi  furono  molto  accarezzatile  però  volontie- 
ri  chiamorono  Pagarlo  figliuolo  di  Giacomo  e  Giacomo  figliuolo  di  Martino  per  difenfor  loro , 
^  cofi  allhora  cominciò  il  detto  Pagano  ad  eflère  difenfore  del  populo  Milanefe.Quefto  hebbe  fei 
figliuoli  mafchi  de  quali  l'vltimo  chiamato  Raimondo  fu  il  primo  Patriarca  d' Aquileia  di  quella 
famiglia,da  quattro  figliuoli  di  Pagano  nacquero  molt'altri  famofi,  vn'altro  Pagano.che  fu  nipote 
del  primo,hebbe  il  fecondo  Patriarcato  d'Aquileia,per  la  qual  cofa  cominciorono  i  Torriani  à  pra 
ticare  il  Friuli ,  la  Goritia  e  la  Carinthia ,  non  perche  fuflero  difcacciati  da  Milano,  e  priuati  della 
loro  antica  fignoria,ma  per  la  conuerlatione  c'hebbero  in  quei  paefi  co'l  mezo  della  dignità  patri- 
arcale, doueacquiftorono  contadi  e  fignorie,  e  feguirono  dopo  molt'annii  Prencipid' Aulirla  e 
quando  erano  con  titoli  di  conti,  e  poi  di  Duchi ,  dopoi  d'Arciduchi,vltimamente  di  Imperadori. 
apprelTo  à  quali  Prencipi,effi  Torriani  con  tanta  continua  fedeltà,virtù,e  valore  lèruirono  che  len» 
pre,&  hoggidi  più  che  mai  fono  a  detti  Prencipi  grati,e  da  loro  ftimati.e  rimunerati  ,e  perche  que- 
ita  famiglia  crebbe  in  gran  numero ,  però  Ci  dillribuì  in  diuerfi  luoghi  d'Italia,maffimamente  nel- 
e  principali  città  della  Lombardia.e  ne  fono  ancora  fra  fuizzeri^e  nella  Borgogna  di  donde  alcuni 
vogliono  ch'ella  trahefle  origine .  Hoggi  Francefoo  Academico  Affidato  mantiene  l'antica  nobii-       i 
tà  deTorriani.K  aimondo  Torriano  Patriarca  d'Aquileia  fu  quello,che  riceuè  molti  Torriani  fcac-      t(^ 
ciati  poi  da  Vifconti  maflìmamente  vn  Volcano,a  cui  il  detto  Patriarca  donò  poireiTioni,cafali ,  c5     \^: 
buone  entrate  nel  Friuli .  Quello  Volcano  lafoiò  tre  figliuoli ,  vno  de  quali  fu  nominato  Volpino ,     H 
à  cui  per  lo  fuo  valore  il  Rè  di  Polonia  donò  due  ville.  Laurana  e  Berfèccio,lalciò  l'vltimo  quattro     -f 
figliuoli  mafchi  nel  1330.  Henrico,  Ricardo,  Volfino  2.  e  Volcano  2.  Ricardo  lafciò  vnfigliuolo      ' 
detto  Riccardo  -5 .  e  da  quello  nacque  vn  figliuolo  detto  Mattia,che  fu  caualiero  laureato,  e  quello 
hebbe  quattro  figUuoli,  cioè,  Giorgio,  Antonio ,  Volfango,e  Riccardo  4.  Antonio  fu  capitano  di 
Triefte,e lafciò  Andrea  e  Mattia  2.Vito,eNicolo,Quefto  Nicolo  combattendo  centra  Venetiani- 
fu  morto  à  Ciuidal  d'Auflria.Ma  Vito  fuo  fratello  e  padre  di  Francefco  prefente  Academico ,  fe- 
guitando  Federico  3 .  Imperadore,e  poi  Malfimiliano  primo  e  Filippo  Rè  di  Spagna  fuo  figliuolo, 
&  vltimaraente  Carlo  V.  gloriofa  memoria.e  Ferdinando  primo  fu  fatto  commifTario  generale  nel 
la  guerra  fra  Malfimiliano  primo,  &  i  Venetiani ,  e  diede  focciiirfo  à  Gradifca,&  à  Marano  alTedia- 
tijfu  ancora  fatto  colonnello  e  capitano  di  Gradifca,e  di  Marano  da  Ferdinando  Rè  de  Romani . 
Fu  mandato  da  Cr  Io  V.  alla  R.P.  Venetiana  pqr  trattar  la  pace .  Fu  priuilegiato  dalla  Maeftà  Ce- 
farea  con  titolo  di    )ntee  di  baronie  con  i  fuoi  fuccelfori ,  come  erano  prima  i  fuoi  antecelfori  in 
Italia.  Fu  parimenti;  da  Ferdinando  fatto  hereditario  Maggiordomo  della  Prouincia  Carniola  & 
in  quella  donogli  il  primo  luogo  apprelfo  il  Prefidente  hereditario .  Morì  il  conte  Vito  in  Ifpruch, 
e  fu  fepeUito  in  Goritia .  Succelfe  Francefco  prefente  Academico  co'l  titolo  di  conte  e  di  barone. 
Non  farò  mentione  di  molti  de  fuoi  Antenati ,  che  furono  molti  perlbnaggi  di  gran  valore.i  quali 
fi  ritrouorono  alla  giornata  di  Rauennae  della  Bicocca;  Altri  de  fuoi  zii  furono  gran  caualieri  e 
lèruirono  alli  Rè  di  Polonia  e  di  Vngaria ,  vn  Erafmo  Zio  del  conte  Academico  fu  dell'ordine  de 
caualieri  della  croce  nera  e  fi  ritrouò  con  Lodouico  Rè  d'Ongaria  contra  i  Turchi ,  fu  fuppremo 
capitano  in  Preftitenfe  &  in  molte  caltella  e  morì  nello  Afièdio  di  Buda .  Il  conte  Franceicc  detto 
il  Vigilante  fi  ritrouò  con  carico  honorato  alla  ifpugnatione  dell'Ifola  di  Comare,  e  di  Stng  jnia,e 
di  Buda,e  nella  giornata  che  diede  GiouanVaiuoda.  Nel  qual  giorno  il  conte  Francefco  moflrò 
grandilfimo  valoreTu  fatto  caualiero  da  Ferdinando  in  Alba  reale ,  fi  ritrouò  dentro  Vienna  nel 
alTedio  nel  1 5  2 p.&'vfoendo  fuori,vccife  e  fé  prigioni  molti  Turchi.l'anno  medefimo  fi  ritrouò  al- 
l'aflalto  di  Alfimbrug  in  Vngaria,di  poi  fatto  Commiffario,diede  foccorfo  a  Strigonia .  fu  ancora 
fatto fupremo  commillàrio  nel  1 5  3  2.neiralfedio  di  Marano,capitano  della  Goritia,  e  di  Fulmino, 
e  flato  ancor  creato  nel  1553.  maggiordomo  maggior  dell'Arciduca  Ferdinando.  L'anno  1561. 
hebbe  la  fignoria  perpetua  di  Lipnizzoedi  Taicibrodin  Boemia  perfeefuoidifcendenti,  &è 
del  configli©  dell'ImperadoreMairimiiiano  2. 


DI  VITO 


L  Leone  in  due  pledi^che  foftiene  vn  Giogo  con  le  zampe  dlnantl,e  Impreca  di 
Vito  Dorimbergh.e  queih  è  cópofta  di  due  armi,vna  è  il  Giogo  della  famiglia 
Gioga  nel  contado  di  Tiruoio  aliai  nobile.l'altra  è  il  Leone  arme  della  famiglia 
di  Dorimbergh^  ancora  che  non  conuenga  viàr  armi  di  cafate  o  altri  fegni  di 
nobiltà  per  Imprefà, nientedimeno  quefto  Academiconon  confapeuole  della 
regola, per  efìfer  lontano,fi  è  compiaciuto  di  comporre  la  fua  Imprefa  co  le  det- 
te due  arme,le  quali  però  tirano  ad  vno  ifteffo  fìne,tanto  più ,  che  quefto  gentil 
Academico  ha  per  conto  di  donne  hereditata  la  cala  Gioga,&  ha  voluto  imitare  la  natura  e  l'arte 
proprietà  dell'una  e  l'altra  figura. per  il  Leone  fignificàdo  la  fortezza,e  la  magnanimità,e  pe  1  Gio- 
go dinotando  la  humikà  &  l'obedientia,  promettendo  con  quefta  Imprefa  il  detto  Academico  di 
vfare  in  tutte  le  fue  attioni  fortezza, e  grandezza  d'animo  nei  feruigi  di  Maflìmiliano  Imperadore 
fecondo  di  quefto  nome,fuo  legittimo  e  naturai  fignore,e  di  fempre  ftare  con  ogni  humiltà  &  obe 
dicntia  fottopofto  à  co(ì  piaceuole  e  benigno  dominio,eftendo  il  vero,come  manifeftamente  fi  ve- 
dCjChe  l'eiTere  fottopofto  à  Prencipi  Auftriaci ,  fia  vna  dolce ,  iòaue^q, libera  fugettione^e  perciò  ha 
prcfa  quefta  parola  per  motto  s  v  a  v  e  .  ad  imitatione  di  ofuel  detto  di  e  i  e  s  v  noftro  Redentore , 
cioè  jivGVM  ENI  11  MEVM  svAVE  EST  ET  oNvs  MEVM  LEVE,  &ha  voluto  chlamarfi 
con  nome  Academico  il  pronto,  per  dimoftrare  ch'egli  è  tutto  difpofto  e  prefto  allifèruigi 
del  fuo  fignore,nome  propriamente  conforme  al  fignificato  della  fua  Imprefa,  &  della  fua  ferma  e 
buona  intentione. 

La  ftirpe  di  Dorimbergh  è  antica  &  I!Iuftrc  per  conto  de  feudi  e  fignorie,&  è  ftata  fempre  à  fer- 
uigi del  facro  Imperio,malfim3mente  à  quelli  della  diuina  progenie  d'Auftria  e  molti  caualieri  di 
qi'edo  fmgue  fono  celebrati  nelle  hiftorie  Germaniche  col  mezo  de  meriti  cauallierelchi,Im.per- 
cioche  fi  le  £gr  che  molti  di  quefto  honorato  làngue^hanno  acquiftate  vittorie  e  fpecialmente  nelle 
giofìrercaliifuvnVuolcherodi  Dorimbergh  famigliare  di  Federico.  2.  Imperadore  nel  1352, 

the 


DORIMBERGH  ••? 

che  pafsò  In  Italia  con  fua  Cefàrea  Maefta  e  fu  il  primo  di  quella  cafa  c'habitafle  in  Goritla ,  douc 
da  Mainardo  conte  di  quella  prouincia  e  da  fuoi  luccefTorijChe  in  quei  tempi  erano  potenti  Pren- 
cipi  (  Imperoche  poiTeaeuano  gran  parte  del  Friuli  come  palatini  dcU'carinthia  e  del  contado  di 
Tirolo,e  padroni  delle  Chiefe  di  Aquileia  e  di  Prefcianonejdetta  famiglia  Dorimbergh  Tempre  fu 
hauuta  in  grande  ftima ,  e  tenuta  in  molto  pregio,  di  modo  che  Leonardo  di  Dorimbergh  fu  elet- 
to capitano  di  Goritia  fotto  il  conte  Henrico  nel  1 4 1  j .  e  Gregorio  di  Dorimbergh  fu  configliero 
del  conte  Giouanni  e  da  lui  adoperato  in  negotii  di  molta  importanza.Finita  la  Imea  di  que  con- 
ti peruenne  il  contado  di  Goritia  in  mano  de  fereniifimi  Prencipi  di  cafa  d'Auftria .  Parimente  ap- 
prelTo  detti  Prencipi  Auftriaci  la  cafata  Dorimberga  è  fiata  apprezzata  molto  e  particolarmente  il 
fecondo  Leonardo ,  il  quale  mentre  che  iVenetianibatteuano  Goritia  nel  1509,  valorofamente 
combattendo  fopra  la  muraglia  fu  morto ,  Erafmo  Dorimbergh  padre  del  pronto  Academico 
fu  caualiero  di  tanto  valore,chefu  ièmpre  adoperato  da  MafTìmihano  e  da  Carlo  V.  Imperadori , 
e  da  Ferdinando  ne  maneggi  di  grandiflimo  rilieuo,  Fu  coftui  creato  luogotenente  della  Carniola 
prouintia.  In  quel  tempo  paffando  di  Polonia  in  Italia  la  regina  Bona  andando  à  Bari  in  Puglia 
Ilio  Ducato ,  fu  eletto  dall'Imperadore ,  perche  l'accompagnaife  in  tutti  i  luoghi  de  fuoi  Itati .  Fìj 
ancora  commiflario  della  guerra  nel  Friuli,e  CommifTario  nel  trattare  la  pace  fra  e  Prencipi  d' Ali 
fìria  j  e  la  Signoria  di  Venetia .  Fìi  parimente  Ambafciador  Cefàrco  per  due  anni  continui  in  Ve- 
neriate datogli  il  luogo  del  configlio  dello  eccello  reg^^imenro  dell'Aultrie  inferiori.poi  fu  manda- 
to luogotenente  nel  contado  di  Goritia .  nel  quale  officio  morì  l'anno  i  j  29.  con  pianto  di  tutto  il 
paefe  e  per  la  eccellentia  de  fuoi  buoni  portamenti,fu  per  fopranome  chiamato  il  buon  d  o  r  1  m- 
B  E  R  G  o ,  Raimondo  pur  di  detta  cafa  Dorimbergh  111  3  nipote,  fu  dopò  lui  chiamato  nel  configho 
del  fudetto  Reggimento,e  Prefidente  del  configlio  della  camera  Aulica  e  commiflario  nel  termi- 
nare i  confini  tra  la  Sereniilìma  cafa  d'Auitria  e  la  R.  P.  Veneciana  nel  con  i  ento  di  Trento.Mi  per 
venire  al  p  r  o  n  t  o  Acadeniico  degno  figliuolo  di  vn  tanto  Padre,e  d'vna  cofi  dii^ina  Midre,Bea- 
trice.di  cui  tanti  Poeti  hanno  degnamente  fcritto,  dico  ch'egli  nacque  la  notte  precedente  alla 
morte  di  Erafmo  fuo  padre  nel  Cartello  di  Goritia^doue  per  la  prudentia  di  cofi  celebrata  fua  ma- 
dre,fu  virtuofamsnte  ammaeftrato,  e  a  pena  gionto  alla  età  di  2  2.  anni  fu  creato  luogotenente  del 
contado  di  Goritia,v{ficio  honorato  il  quale  e  fèmore  flato  dato  à  perfonaggi  prudenti  e  faggi ,  in 
cui  portatofi  in  due  anni  co  molta  deflrezza  e  diligentia,f  u  dal  Rè  de  Romani  eletro  del  fuo  'confi- 
glio Reale ,  e  datogli  il  carico  di  Coniniifrario  di  guerra  ne  i  confini  del  Friuli , e  cofi  honoratamen 
te  proceduto,meritò  di  effere  creato  caualiero  nella  Incoronatione  del  Rè  Maflìm'Iiano ,  e  meritò 
fimilmente  che  l'Imperador  Ferdinando  con  molta  folennità  lo  ricófermalfe  caualliero  cótinuan- 
do  nella  gratia  di  que  SerenilTìmi  Prencipi .  Fu  ancora  dal  Sereniffimo  Arciduca  Carlo  conferma- 
to configliero  e  commiflario  di  guerra,&  nel  i  ^66.  fìi  mandato  Ambafc!ado»-e  alla  Santità  di  Pa- 
pa Pio  V,  per  congratularfi  con  fua  Beatitudine  del  fbmmo  fuo  grado.  Ritornato,fu  fatto  configlie 
ro  della  Camera  Arciducale,  perche  fempre  fuflTe  appreffo  alla  perfbna  di  fua  Altezza.la  quale  co» 
nofcédo  il  valore  del  fleftb  caualiero.  v  i  t  o  e  la  buona  riufcita  in  ogni  fuo  affare  de- 
gna di  laude,effendQ  morto  l'Ambafciator  Cefareo  in  Venetìa,fu  eletto  à  ri- 
federe quiui  in  fuo  cambio  &  perfeuerando  in  quella  legatione^ 
marauigliolaniente  lòdiséà  a  Sua  Maeflà  Cefarea,  &  à 
quella Republica, &  à tutti i  Principi Cri- 
ftiani ,  in  guifa  tale  che  egli  è  fil- 
mato per  vno  oraco- 
l0j&  è  riuerito 
da  ogni- 
uno. 


DI  NICO  LO 


^  Verta  Arme  adata,  o,  ver  Lancia  chetienla  punta  fàngulnolenta  è  Imprefà 

di  Nicolò  Madruccio  à  imitation  della  lancia  d'Achille^  come  Homero  poe- 
ticamente ferine  con  la  quale  fi  ferina  efiianaua  lemedefime  ferite  da  quel 
la  fatte,d  onde  il  detto  Madruccio  Affidato  Academico  tragge  la  fomiglianza 
de  fuoi  penfieri  con  ciò  fia  che  cotìofcédo  l'obligo  che  fi  ha  à  Dio  il  quale  ci  ha 
fatti  col  figliuol  fuo  partecipi  della  heredità  del  cielo  e  della  perpetua  beatitu- 
dine,ritrouandofi  fpelTo  trafportato  da  fènfi  e  cadendo  a  i  loro  ingani  con  i  qua 
li  l'anima  rimane  mortalmente  ferita  &  impiagata,rauedutofi  con  il  lume  del- 
la gratia/a  che  lemedefime  armi  del  fenfo  la  ftefla  piaga  fi  rifani,  affligendofi  tutto  con  continua 
pènitentia  e  contritione  col  Motto  à  qj^a  vvlnvs  sanitas.  veggendofi  quanto  propria- 
mente il  motto  alla  figura  conferifca,&  anco  il  nome  è  apropofito  della  fua  intentione,  onde  fi 
chiama  il  perseverante,  ciò  è  che  non  lafciarà  mai  più  chel  fènfo  l'anima  tiraneggi  anzi,  {i 
sforzarà  di  torgli  ogni  arme  di  mano.  Alcuni  penfano  che  fimile  Imprefa  poffa  interpretarfi  per  Io 
flato  temporale  di  Trento  perche  chi  lo  diede  lo  può  torre  e  tòlto  reftituire  come  è  folito  di  quei 
principi  generofi,  e  fereniffimi  i  quali  hanno  fempre  hauta  &  hauranno  in  ficura  protetione,  la  fe- 
deliffimacafaMadruccia.Imperò  molto  tempo  prima  quefta  Ipprefafu  inuentata  daquefio  va- 
lorofo  Academico  il  quale  e  nato  di  quello  antico  &  Ill.Ceppo  de  Madrucci  e  per  non  hauer  cam- 
po di  dire  in  longo  elfendo  la  cronica  di  fuo  ordinario  hiftoria  breue,diro  come  il  Padre  di  quefto 
Academico  fi  chiamò  Gaudentio  Signor  d'Ano ,  la  bontà  e  fincerità  def  quale  fu  fi  grata  al  Rè  de 
Romani  Ferdinando ,  che  lo  fé  ftare  fempre  nella  fua  corte  in  compagnia  della  Regina  Anna  e  di 
tutti  i  fuoi  Figluoli,fi  che  tutta  quella  reale  famiglia  fempre  hebbero  quefto  fanto  e  faggio  gentil- 
huomoinriuerentia&il  medefimoRè  Ferdinando,non  fi  fatiauadi  accarezzarlo  &  anco  fi  può 
dirediriucrirlo,  ma  venuto  à  morte  lafciò  quella  fereniffima  cafa  con  meftitia  e  dilcommodita 
generale.URègU  maritò  due  figliuole,  vna  al  Signor  GiouanniTraucen  maggiordomo  &  hog- 


M  A  D  R  V  e  e  I  O 

gioconfiglierè  di  S-CcHMaertà  e  l'altra  a  vn  Barone  di  eafaCoana  .  Lafciò  Gaudentio  tre  figli- 
uoli mafchi  Nicolo ,  Criftofano  Cardinale  di  Trento  e  Principe  d'Imperio ,  &  Aliprando  il  quale 
fu  capitano  della  guardia  dello  Imperatore  Carlo  V.  ma  prima  fu  Coloncllo  pur  di  S.  Ccf-  Maella 
in  moke  guerre  e  ritrouollì  alla  giornata  di  Cerafuola  doue  combattendo  valorofamente ,  fu  feri- 
to e  lafciato  per  morto ,  guarito  poi  &  hauendo  intefo  Carlo  V.  il  valor  di  quefto  Caualiero,  vol- 
iè  ch'in  Agulta  fulfe  Capitano  dell .1  fua  guai  dia  e  quiui  d'infirmità  morì .  Nicolo  detto  academi- 
camenteil  perseverante/u  ancora  colonello  di  S.  Cef.MaefiàediS.Cath.  Coronajfiritrouòalla 
giornata  in  Tofcana  contra  lo  Strozzi, e  di  Auanguardia  con  le  fue  genti  animofamcnte ,  arfronta- 
tofì  con  l'Auanguardia  nimica,  la  ruppe  e  per  ciò  la  cauallcria  ducale  con  impeto  disfece 
tutto  il  rimanente  del  campo  francefe/u  dopò  ciò  Gouernatore  di  Pania  e  cultodilla  in 
cjuei  pericoli  ch'el  Duca  di  Ghifacon  grolIìiTìmo  EfìTercito  francefe ,  faceua  paf- 
fagg!0,&  i  portamenti  del  Perfeuerante  furono  tali  nella  fteifa  città  che  1  cit- 
tadini e  gentilhuomini  di  efla,a  tutte  le  hore  ne  fanno  honorata  meiuo 
ria,  ha  il  medelìmo  Academico  quattro  figliuoli  mafchi,vno  det- 
to Gian  Federigo  colonnello  delle  d  uè  Maeftà  ,  gcntilhuo- 
mo  di  valore  di  configlio ,  d'integrità  e  di  offeruanza 
criftiana,maritato  nella  figliuola  del  Conte  di  ce 
lant.  L'altro  Lodouico  Cardinale  Madruc- 
cio  ornato  di  dottrina  e  pieno  di  bon 
;à  criftiana,  il  quarto  detto  Fortunato 
e  l'ultimo  Aliprando  .  vn'altro 
ne  hebbe,detto  Giorgio  di 
molta  bellezza  di  cor 
pò  di  giuditio 
mir3bile,di 
coflumi  gratiofi  e  daua  fperanza  grande  nello  eflTercitiQ 
di  guerra  e  fu  il  terzo  figliuolo  fra  gli  altri.il  quale 
morì  nella  corte  del  Rèdi  Romani  d'anni 
2  2.IHudctto  Perfeuerante  ha  no- 
titia  di  belle  littere  ,  e  di 
molta  piaccuolezza 
e  modefìianel- 

l'clfer- 
citio  militare 
prudente,&  amator 
de  foldaii  liberale  in  tutti  » 

i  tépijin  guila  che  ben 
fi  può  chiamare  ve- 
ro padre  della 
militia  , 

nella 
conuerfa- 
tìone  poi  alle- 
gro ,  grato ,  benefico 
e  magnanimo .  e  fé  non  fufie  là 
infirmiti  che  molti  anni  lo  ha  tenuto  e  tiene 
impedito ,  haurebbe  per  proprio  merito  i  primi  gradi  di  guera , 

Hh 


DI  PIETROPAVLO 


L  campo  di  Biadn,o,pcr  Ipccifìcar  meglio ,  di  rormcnto  con  vna  falce  da  fègarc,c 
Imprcfa  di  Pietro  paulo  mclcgari  genouefejhauendo  egli  voluto  inferire  e  di- 
moftrar  come  la  fua  nobile  intentione  viene  fcoperra  per  la  Ibmiglianza  che  da 
quella  verde  e  non  ancor  matura  biada  con  propoflto  traggc.noi  lappiamo  co- 
me i  ben  fondati  e  graffi  terreni ,  quando  non  fono  da  male  ftagioni  impediti , 
riccaméte  producono,  anzi  per  troppa  grafiezza  del  terreno,fa  troppo  crefoere 
le  biade  con  pericolo  ch'auanti  fieno  mature,nó  venghino  da  ogni  poca  piog- 
gia,o, piccioli  venti  atterrate,in  guifa  che  malageuolmente  fi  potrebbero  maturare,oltra  che  la  det 
ta  gralfczza  e  morbidezza  di  elfi  terreni  faccia  il  femc  per  gran  parte  conuertire  in  herba  &  in  pa 
glia  ,  E  per  rimediare  a  quello  menifcfiilf  danno  gli  accorti  Agricoltori  prima  che  le  Ipighe  fpon- 
tin  fuori  le  tagliano  e  le  di{cimano,Ia  onde  la  fofiantia  ad  ingroffare  &  ad  impregnar  le  fpighe  con- 
correjC  fc  ne  vede  abondarc  marauigliofamcnte  il  formento  o  vero  altre  biade .  bella  &  honorata 
intentione  fcopcrta  da  cofi  ben  confiderata  figura,  per  fignificare  come  il  fudetto  Meligan  Aca- 
demico  A  ffidato ,  cifendofi  dopo  gli  ftudi  e  l'acquiiìato  grado  del  dottorato,  &  elfercitatofi  in  più 
diuerfi  offitii  e  podcftarie ,  e  dato  di  fé  buon  conto,  &  a  fignori  &  a  Rcpubliche ,  vkimamente  fi  è 
mefìb  a  feruigi  de  Principi ,  per  gratia  de  Dio  oltra  la  fua  fedeltà ,  diligentia  e  fatiga ,  è  ftato  maffi- 
mamente  dalla  real  cafa  Lorena  e  dalla  Screniffima  Crifiierna  già  Duchelfa  di  Milano ,  non  fola- 
mente  fopra  modo  rimunerato,ma  ornato  di  più  gradi  e  di  più  dignità  per  la  quale  meritata  e  for- 
tunata ricognitione  Egli  ha  voluto  con  l'opere  e  prima  col  core,{chiuar  le  pioggie  dell'ambitioni , 
&  i  venti  deirinuidia  con  la  falce  dcU'humilt à  con  cui  quanto  più  fi  è  veduto  inalzare,  tanto  più  fi 
èingegnatodiabbalfarfi  .  Laqualcofa  ha  fatto  ch'el  campo  della  fua.  fèruitù  habbia  prodotta, 
maggior  fertilità  &  habbia  fohifato  l'inuidia  eia  malignità  degli  huomini,  hauendo  egli  con  ogni 
fòrte  di  pcrfone ,  ch'alia  medefima  corte  feruono  &  hanferuito  ,  accortamente  conuerfato  in 
guifa  che  da  buoni  era  &  e  amato,  e  da  maligni  rilpettato.impercioche  non  lafclauane  lafciaa 

loro 


M  E  L  E  G  A  R  I 

loroluogo  ne  tempo  di  douerlo ,  o ,  poterlo  perfeguitare ,  quefta  accortezza  e  di  quefta  Arte, 
da  recidere  il  Ibuerchio  vitio  deirambitione,pochifitruouanoche  ne  lìeno  (tati  fi  diligentemen- 
te ,  o  dalla  natura ,  o,  dalle  ftelle  a  paragon  del  Melegari  inrtriitti,e  dotati .  Egli  è  nato  di  buon  pa- 
dre e  di  buona  madre  e  la  fua  patria  è  in  lite  fra  i  Sig.  Genoucfi  e  il  conte  Claudio  di  Landi ,  e  per 
non  moftrar  partialità,fi  ritirò  dalla  patria,c  come  frutto  nato  di  buona  Arbore  ,  oltra  le  f  cientie 
acquiftatc ,  maffimamente  la  legale ,  fi  è  fempre  ne  i  reggimenti  de  populi  dimoftrato  giufto.man- 
fuetOjincorrottibile, diligente,  deflro,humile,patiente  &  in  ogni  Tua  attione  amabiliilimo.Ha  pofle 
dute  iC  poflìcde  oltra  la  latina  lingua ,  la  tofcanaja  Francefc  &  in  gran  parte  la  todelca,  non  è  (lato 
adunque  a  quello  virtuofo  Academico  con  fimiglianti  honoratc  e  gratiifime  qualitàjdificile  e  ma- 
le ageuole  l'acquiftarfi  le  gratie  &  i  fauori  e  le  i  emunerationi  da  fuoi  principi,  ne  anco  gli  è  (tato  di 
molta  difTìcultà  lo  hauere  negotiato  per  i  Tuoi  Signori  &  impetrato  quanto  dcfideraua,ma(fima 
mente  quandoè  (tato  mandato  in  Italia  a  trattar  facende  d'importanza  con  i  min i(tri  cela- 
rci &  catholici  in  Milano ,  in  Francia.alla  corte  dello  Imperadore  di  cui  è  vno  de  fuoi  cor- 
tigiani e  confegliero ,  dopo  ciò  ha  negotiato  in  Spagna  predo  la  Catholica  Corona  del 
Rè  Filippo ,  ha  trouata  grana  nel  configlio  regio ,  è  fiato  apprezzato  da  tutti  gli  Illu- 
itri  miniltri  di  Sua  Catholica  Maefta  &  ha  ottenuta  grati(fima  Tpeditione,  per  on- 
de egli  è  reftato  ornato  e  nobilitato  di  molti  priuilegi,  e(rendo  ancocaualiero 
iperon  d'Dro,Aud:tore  del  SereniHìmo  Duca  di  Lorena ,  e  configliero  pari- 
mente.Egli  rifiede  con  quefti  medefimi  Titoli  ne  i  (èruigi  della  Serenifsi- 
ina  DuchelTa  Criftierna  del  real  fangue  di  Dacia .  ha  vn  fratello  Dot- 
tore detto  Gio.Battilia  pur  del  configlio  delle  medefime  altezze  & 
è  Barone  di  terre  e  di  giuriditioni.  molto  più  dir  fi  potrebbe  di 
que(togentili(fimofpiriro  grato  &  accetto  moko  alla  immor- 
tai Academia  degli  A(fidati  ,  e  però  a  propofitodellafua 
bella  Imprefa  ha  vfato  il  motto  cioè  svRGET  vBERivs,e  col 
Motto  il  nome  Academico  cioè  il  provido,(j 
che  il  tutto  infieme  infieme,  prudentemente  fi  è 
della (te(ra  Imprefa compiaciuto,  (pcrandofi di 
certo  chel  fudetto  p  r  o  v  i  d  o .  perleueri 
in  verificare  con  le  opere  fue  honora- 
"te  i  meriti  di  cofi  degno  fpctta- 
colo,có  iperanza  c'habbia 
egli  da  dare  più  afn- 
pia  materia  al 
merito  del- 
le Tue 
cofi  vertuofe  operationi , 

Hh        t 


DI  LELIO 


Verta  figura  cofi  fplendente,&  circondata  di  raggi  fomigliati  à  quei  dei  Sole,rap 
preferitala  verità  mifticamente.&èlmprefa  di  Lelio  Pietra,  imitandola 
fauola,per  la  qual  figura  egli  manifcfta  la  fiia  virtiiolà  intentione,&  ogni  Tuo  fin- 
cero  diiègno ,  &  è  veramente  la  verità  fplendida,pur3,liiccnte,&  chiara,&  fi  ri- 
mira e  che  cofi  fuole  efTer  dipinta  )  in  vn  polito  fpccchio ,  non  per  altro,  che  per 
vedere/e  Ibpra  di  fé  fijfle  verima  macchia ,  &  fé  nebbia,ouer  ombra,  o  altra  co- 
fa  olcura  impediffe  vna  minima  particella  de  fuoi  raggi .  Vuole  Ariftotele ,  che 
la  verità  fia  vn  certo  mezo  fra  il  diflìmulare ,  &  il  vantare ,  come  fi  legge  nel  primo  fuo  libro  de  i 
gran  Morali  al  capo  3  5  •  &  è  contenuta  nelle  orationi ,  ma  non  in  tutte .  Diremo  adunque  per  di- 
chiaratione,che'l  vantatore,ò  gloriole)  (  comefifuol  dire  j  Tempre  fi  attribuifceaflai  più,  di  quello, 
che  è ,  &  il  diflìmulatore  fempre  meno  di  quello^che  è ,  ma  l'huomo  verace  dico  folo  quello  che  è 
in  verità.  Queftomedefimo  conferma  elio  Arifiorcle  ancora  nel  3.1ibro  dell'Etica, al  2.  capo, e 
parimente  nel  capo  7.  del  libro  6. dello  ifteffo  fuggetto^diccche  l'opera  dell'vna  &  dell'altra  parte 
intellettiua,&  attiua  è  la  fincera  verità ,  conferma  ancora  che  la  verità  dee  efier  prepofia  all'hono- 
re,&  ciò  fare  è  lecito,perche  fé  l'honore  è  vn  certo  decoro  della  vita  ciuile,e  la  verità  è  vno  fplendo- 
re.pche  fi  rende  vifibile  la fomigliaza  che  noi  habbiamo  con  Dio,Però  diremo  gli  huomini  efière 
Ibpra  ogni  cognati  alla  verità,  &quefto  afferma  l'ifieilo  Filofofo  nel  primo  libro  della  Retorica 
à Teodetto .  Marfilio  Ficino  fimilmente  nel  commento  del  conuito  Platonico ,  fcriue  la  verità  ef^ 
lère  cibo  dell'anima ,  mette  ancora  per  ordine  efl^o  Ficino  (  mentre  afferma ,  che  la  verità  rifplen- 
da  nel  contraflo  della  bugia  )  le  tre  forze  dell'anima  intellettiua,deile  quali  la  prima  è  la  mente ,  il 
cui  atto  è  vna  contemplatione  della  verità .  la  feconda  è  la  Ragione ,  l'atto  della  quale  è  di  ricerca- 
re la  verità .  La  terza  è  la  Fantafia,Ia  quale  raccoglie  tutte  le  cole ,  che  i  "fenfi  a  guifa  di  meffaggieri 
à  lei  vanno  porgendo ,  è  ancora  da  dire  fecondo  Thomafo  d'Aquino ,  che  la  verità  è  figliuol  a  del 
Tempo  &  elTa  verità  per  li  tre  mezi  è  fempre  nella  volontà  collocata .  Perciò  diremo  jche  con  la  fa- 

pientia 


PIETRA 

picntIaimpammo{'co"ImezodeIladiui'nagratia)Iaverità.chealtro  nonèche  cies  v  cri  s- 
T  o  illuminatore  della  volontà  con  cui  Tolamente  impariamo  le  cofe  che  la  Natura  produce,  e  ne  i 
maneggi  delle  opere  humane  ci  fa  ritrouarela  verità  conueniente  à  quella  vera  miagine  della  di- 
uina  bontà. Di  quefta  intende  Io  Inuétore  nella  Tua  bellifTima  Imprera,e  co'l  mezo  della  quale  di- 
fegna  fin  che  viuejacquiftariì  honore  e  beneuolantia  vniuerfile^ma  molto  più  fpera  di  acquiftarc 
la  gratia  e  la  falute  eterna .  Quefta  verità  adunque  (  lume  e  fplendore  delle  attieni  humane  )  aiuta 
ciafcuno  che  la  tiene  per  ircorta,ad  imitar  Crifto  .  che  è  via  fenza  impedimento,  verità  fenza  bu- 
gia,e  vita  lenza  morte.  La  qualcofliconueniua  à  Crifto ,  che  era  huomo  perfetto  e  Dio  vero.  Si 
vede  adunque  quanto  ben  (ìa  conforme  il  motto  alla  figura  mjftica,cio  òhac  praevia,  perche 
con  quella  ficura  guida  fi  fchiuano  le  prccipitofc&tenebrofe  ftrade,&à  propofitoquefto  Acade 
mico  ha  voluto  chiamarfi  philalete  .  che  dinota  amatore  della  verità;.  E  Lelio  della  nobile  &  an- 
tica ftirpe  Pietra ,  cognome  noto  per  tutto.con  ciofia,che  la  origine  di  quefta  famiglia  iì  manrcnga 
dalle  prime  antichità,  fpecialmente  con  opre  degne  di  laude ,  non  giamai  occupatafi  in  elTercini 
mecanici  &  vili .  Che  la  cafa  Pietra  fia  antica ,  non  è  dubio  veruno .  Ma  però  qucfto  noftro  difcrc- 
to  Academico  non  vuole  cominciar  dal  vouo,come  ritroua  fcritto  da  alcuni  fuoi  maggiori ,  fi  po- 
trebbe ,  e  forfè  più  difcreramente  credere,c'hauenre  origine  da  Petreio  cittadino  Romano ,  e  capo 
di  Iegione,elfendo  vero.che  molte  famiglie  antiche  Romane  rimaferoln  diuerfe  citta  d'Italia,maf- 
iìmamente  in  Lombardia ,  delle  quali  hoggidi  ancora  viuono  i  nomi  e  cognomi,  come  in  Venetia  i 
Cornehi .  In  Cremona  i  Melii .  In  Milano  &  in  Paula  i  Balbi,i  Torquad  detti  corrottamente  Torti, 
i  Curtii  detti  corti, &  j  Pctrci,dctti  di  cafa  Pietra .  Ma  vengafi  alla  nobiltà,che  h  vede  e  fi  conofce , 
il  che  certamente  fa  vera  teftimonianza  dell'antiquita  fua .  Quefta  famiglia  ha  dal  fao  nome  edi- 
ficati luoghi,  e  caftelli ,  i  quali  hoggi  Ci  veggono  e  ione  habitatf,  &  fi  godono,come  la  Pietra  caftel 
lo  oltra  Pò .  Pietra ,  Petralino ,  Petralone,terre  fopra  le  colline  oltra  Pò  territorio  di  Pauia .  Dopo 
quefte  nella  campagna  fottana  del  Prencipato  pur  di  Pauia,  il  luogo  nomato  il  Bifcione,la  cofta  da 
Pietra,ropra  le  quai  terre  fu  fatto  il  fideicommiftb  da  vno  Ardizzone  Pietra  del  1040.  come  ne  ap 
pare  per  publico  iftromcnto  aurentico.preftb  il  quale  fi  ritrouano  altri  iflromenti  publici  3c  auten- 
tici rogati  fin  del  1 274.  &  1 296.  i  quali  chiaramente paleihno  la  vera  antichità  di  quefta  generofa 
ftirpe  Petreia. Ragiono  horade  moderni  della  fteda  cafataanaifimamcnte  d'vn  Giouani.chefecon 
do  fi  contiene  in  alcune  croniche  al  tempo  di  Corrado  Imperadore  à  cui  (  oltra  che  impreftò  cin- 
quata  mila  fiorini  d'oro;fece  molti  altri  notabili  feruigi,e  perciò  fu  da  quell'Imperadore  fatto  fuo 
vicario  Imperiale  in  Pauia .  Fu  ancora  vn  Guglielmo  Pietra  ,  per  quanto  narra  il  Coirò  hiftorico 
milanefe  il  quale  douendofi  fare  vn  crudel  tatto  d'arme  fra  i  Bcccarii,&  i  Langofchi  preftb  à  Lu- 
mello,con  marauigliofa  prudcntia  rappacificolli  infieme,per  la  quale  buona  opera  elfo  Gulielmo 
fu  creato  capitan  generale  dal  Popolo  di  Pauia,  Ma  fccndendofi  à  più  moderni  ,  fu  vn  Mutio  Pie- 
tra eletto  nel  Magiftrato  delle  Ducali  entrate  dello  ftato  di  Milano.Galeazzo  Pietra  parimente  fu 
Senatore  di  Milano ,  e  primo  vefcouo  di  Vigeuano.Giouan'antonio  Pietra  fimilmcnte  fu  fegreta- 
rio,&  Theforiero  generale  della  guerra  per  ìcruigio  de  i  Duchi  Maftìmigliano  &  Francefco  fecon- 
do sforza  da  quali  hebbe  detto  Gio.Antonioancho  il  gouerno  della  città  di  Lodi,  come  appare 
per  le  fue  aulètiche  patenti,&  in  quello  ideilo  tempo  vìuea  Brunoro  Pietra,córe  di  filuano,e  Mag- 
giordomo del  Duca  Francefco  Sforza  il  quale  fu  ancho  caftellano  di  Cremona,li  figluoli  del  qua- 
le fono  rimafi  Vno  Vefcouo  di  Vigeuano ,  l'altro  capitano  &  maeftro  di  capo  del  gran  Duca  Tof^ 
cane .  Quefta  nobil  famiglia  ha  Signoria  in  molti  luoghi  ancora  al  prefente ,  e  maflimamente  fra 
Grigioni,&  e  delle  prime  f'amiglie  co  titoli  Illuftri.hauendo  giuriditioni  di  terre  &  di  caftelli,ne  mi 
occorre  far  memoria  del  tutto  per  non  fi  poter  paflare  l'ordine  di  quanto  fi  è  limitato.  Da  Gio.an- 
tonio  fudetto  nacquero  più  figliuoli,fra  quali  è  il  nominato  Lelio  dottor  di  legge  di  bello  afpctto, 
di  molta  eloquentia,  di  degni  coftumi^di  fingolar  pietà,qfto  ha  amminiftrato  più  offitii,con  molta 
laude  delle  fue  attieni ,  è  vtile,  e  benigno ,  grato,e  diligente  nell'Academia  degli  Affidati ,  i  quali 
fanno  di  lui  gran  ftima ,  &  ne  tengono  grandilfimo  conto ,  &  è  molto  apprezzato  da  tutta  quella 
virtuofilTima  Adunanza  j 


DI  GIOVANNI 


,,.,  .  Jf^^j Verta  figura  che  rnpprelènta  vna  ImprelHone  nell'Acre.fccondo  ArirtotiIe,chia- 
"^  ^  >— -^-"^  "'^  mata  Cometaria  quale  fi  genera  di  vapor  fecco  caldo  terreflre  groflò  coftretti  in 
fìeme,ò  Imprefa  di  Giouanni  Beccari  da  Serraualle  Academico  Affidato,  e  poi 
che  fi  è  detto  come  fìmile  imprefTìone  è  generate  di  materia  fecca  calda  terrei  tre 
grona,è  bene  ancor  di  faperc  qualmente  è  comporta  di  vapor  fecco  a  dififeren- 
tia  della  pioggia  e  dell'altre  Impreilìoni  humide,(ì  dice  parimente  che  à  tal  com 
pofìtione  concorre  il  caldo.a  diiferentia  de  venti  generati  di  vapor  freddo  ter- 
reftre.oltra  ciò  concorre  medelìmamiente  il  vapor  groiTb  terreflre  ,  perche  fé  fuffe  vapor  fbttile, 
preflo  fi  fuanirebbce  non  s'infiammarla ,  ne  farebbe  prodotta  la  Cometa ,  della  quale  i  nominati 
vapori  e  come  li  è  detto  )  è  la  materia;!a  quale/ccondo  Ariftotcle  &  Albcrto^è  difpofta  da  due  ca- 
gionijVna  è  remota  che  è  il  Sole  il  quale  tragge  quei  vapori  infieme  cógionti  Ja  propinqua  è  la  fup- 
prema  parte  dell'aere  all'Elemento  del  fuoco  vicina, doue  crefcendo  il  calore  tanto  gagliardo  fi  che 
à  poco  à  poco  quella  materia  infiamma  &  è  vifta  da  noi  luminofa  a  fbmigiianza  di  ftclla . 

Qui  fi  confiderà  ageuolmentc  in  qual  maniera  fi  conofcala  materia  di  limil  compofitione, quali 
le  caure,&  il  luogo.Rcfta  di  dir  con  breuità  la  figura  di  detta  ImprefTìone.  Il  Filofofo  la  ha  offerua- 
ta3&  hora  fi  ofTerua  e  fi  vede  come  flella  con  li  crini  fparfi,e  dicefi  comata,o,crinita,hora  fi  vede  co 
lunga  barba,e  fi  nomina  barbata,  hor  con  i  raggi  lunghi  aguifà  di  coda ,  &  chiamafi  caudata,il  che 
lungo  faria  a  dirne  il  tutto. Io  però  non  voglio  tacere  la  openione  Ibpra  di  ciò  d'vn  dottilTimo  ferie 
tor  moderno  per  difcoprir  la  intentione  del  Beccari  a  qucfta  fua  leggiadra  Imprefà  bene  applica- 
ta.dice  lo  fcrittor  moderno  che  la  cometa  ("come  fi  fia)  non  è  generata  da  vapori  tirati  dal  baffo  al- 
l'alto dal  Sole,ma  da  vna  gran  copia  di  quei  fplendoriche  procedono  dalla  infinita  moltitudine 
delle  flelle ,  inguifa  della  generatione  della  via  lattea  .detta  in  voce  greca  Galaxia ,  ma  non  duraj  & 
aduce  molte  ragioni  queflo  Autor  moderno  il  quale  è  il  Cardano . 
Ma  ftandofi  faldo  nella  via  d'Ariftotilc.confeffiamo  l'Autor  di  quefla  Iraprefa  hauerla  con  mol- 
to 


B  E  e  e  A  R  I  ,23 


to  Tuo  proj3ofito  pubIicata,tragendo  da  quella  le  fbmigliaze  de  Tuoi  honorati  difcgni  Jmperciochc 
Egli  aliomiglia  la  fecchezza  el  vapor  grofTo  terreftre  alla  ignoratia  dell'huGmop  la  quale l'huomo 
fi  fa  poco  differente  dalle  belHe.Tuttauia  preualendofi  del  lume  ragioneuole,da  .quello  fono  tirati 
inaltoi  fuoi  pen/ìeri&  i  Tuoi  deiìderii,pronti  e  di/jjoiUd'acquiftarfi  la  làpicntià  per  non  rimanere 
inuilupato  nelle  tenebre  dell'ignoran  tia ,  e  con  fi  gentil  propofito,il  quale  tirato  dal  fole  che  da  lu- 
ce al  rnondo,&€  luogo  doue;  dopo  morte  l'anima  in  quefta  vita  bafla  (lata  amatrice  e  pofleditrice 
tlelie  fcrentie ,  ha  il  Tuo  fempiterno  ripofb.fccondo  le  opinioni  antiche  e  poetiche,  promette  perciò 
il  Beccati  d'affattigarfi  e  di  ridurre  i  Tuoi  Arfàri  agli  honorati  lìni,altrimenti  come  Cristiano,  vuole 
in{erire,cio  è  che  quefta  noftra  terrena  natura  calda  nelle  cofetranfitorie/ecca  nella  Iperanza  del- 
lo eterno  bene,e  grane  ne  i  pericoli  del  peccato ,  punto  dal  timor  di  Dio  e  dallo  horror  dell'Infcr- 
no,tede  a  lumi  di  Giefucrifto  chiamato  Sole.i  quali  traggono  i  difegni  da  quello  vertuolb  Acade- 
niico  al  tcrzOjcielo  dellAere  che  è  la  charità,pa(Iàndo  per  quello  della  fcde,e  per  quello  della  ipe- 
ranza,&  in  elfo  alzato.vfà  quefto  motto  cioè  elatvs  FVLGET,e  ftando  in  cofi  felice  delibera- 
tione  con  commodo  nome  academico,  fi  fa  chiamare  l  asceso. 

E  nato  l'Afcefo  d'honorato  /angue  di  padre  e  di  madre  virtuofi  e  nobili ,  i  quali  fra  gli  altri  fi- 
gliuoli ellefTero  quefto  all'acquiflo  delle  fcienze ,  e  primamente  guadagnatofi  le  buone  lettere  hu- 
mane  venne  allo  fludio  di  Pania  ,  e  diedefi  alla  profèflìone  diLogicae  dìFilofofìa,  (&fopraciò 
fatto  vtiliifimo  corfo  )  prefe  le  infcgne  del  Dottorato ,  e  (ì  diede  alla  lettura ,  nella  quale  beniftìmo 
&  con  buon  credito  riufcì ,  ma  per  degne  cagioni  hauendo  riuolto  l'animo  alla  profeifion  Legale, 
a  quella datofi  con  ogni  flidore  e  fatica  peruenne  all'honorato  grado  del  lureconfùlto .  In  quefto 
mezzo  defidcroib  di  farfi  conofrere  gli  nacque  bella  occafione  di  porfi  a  i  fèruigi  del  Rè  Catholico 
La  onde ritrouandofi  in  Pania  Don  Diego  Guzman  de  Silua  Ambafciator  di  fua  Catholica  coro- 
na &del  fuo  configlio  di  (fato  deputato  a  rifèder  in  Venetia  menò  feco  l'Afcefo  tenendone  quel 
cuntOjC  facendone  quella  ftima  che  far  fi  deuue  di  perfòna  ornata  de  duoi  gradi  di  fcienze  e  dino- 
bilee  virtuofacreanza,  E  L'Afcefo  amabile,  piaccuole,grato,e giudici ofo  delle cofe  del  mondo,et 
ha  non  mediocre  cognitione  di  Pocfia  Thoicana  e  Latina ,  la  quale  egli  mofirò  più  volte  nello  ef- 
porre  Dante  neli'Academia  de  Signori  Affidati ,  èanco  dotato  di  bontà  Chriftiana  perla  quale  fi 
può  fperar  di  lui  miglior  fortuna  e  più  alta  dignità^onde  rielea  no  indegno  fuccefibre  di  quel- 
la tanto  lUuftre  famiglia  Beccaria ,  dalla  quale  e  per  fimilitudine  dell'arma,e  per  confor- 
mità del  cognome,e  per  altre  chiariffime  ragioni  &inftrumenti  fi  troua  egli  effer 
difcefo  per  via  di  quel  famolb  e  potente  Barone  Lancelotto  Beccaria,  che  fu 
già  Signor  di  Seraualle ,  &  di  molte  altre  cartella  nel  Genouefè ,  &  cofi 
renderà  teftimonianza  della  buona  ellettione  fatta  dallo  Illuftrif- 
fimo  Ambafciator  fudetto  perfonaggio  per  religione  e  pietà 
à  niuno  altro  lécondo,e  di  prudenza,bontà,  deprezza 
evaloredaciafcuno  commendato, qual  doppò 
-efier  flato  ^  alcuni  anni  Ambafciatoreper 
l'ifteffa  Maefia  in  Inghilterra5&  auerfi 
acquiflato  immortai  fama  &  ho- 
nore,vltimamente  palTaa- 
do  a  Venetia  coirne^ 
defimo  carico 
CdlefTe  quefio  fi  gentil  fpirito  per  Auditor 
della  Ambafciata  Catholica . 


DI    ANDREA 


^Aquila  co'l  Terpe  in  bocca  fopra  vna  montagna,  guardando  vna  turbolenta  piog 
già  e  tempcfta  ,  è  Imprefa  d'Andrea  Carautio  da  Lugano,  ma  di  molti  anni  ha- 
bitante  in  Milano .  L'Aquila ,  come  publicamente  fi  fa, per  le  molte  qualità  mi- 
rabili di  Tua  Naturale  detta  Regina  degli  altri  Augelli.fra  quali,  fola  è  diuina  di- 
ce Ariftotile  nel  non  o  libro  della  hiftoria  degli  animali  volatili ,  è  di  color  rofTo 
ofcuro ,  ancora  che  gli  forittori  de  noftri  tempi  la  ftiminonera,  fa  e  genera  tre 
figli ,  &  vn  folo  ne  (erua ,  come  dice  il  Filofofb ,  combatte  l'Aquila  col  Dragone 
ciò  conferma  il  fopranominato  Filofofo  pur  nel  citato  libro  nono.  Gli  Egittiani  la  flimauano  appa 
renza  di  Dio.come  di  quefto  à  lungo  ne  ferine  Pierio  Valcriano,è  ancor  chiamata  Nontio  di  Gio- 
ue  &  à  lui  è  dedicata  come  cofa  facra,  fi  lana  nell'acqua  e  rinoua  le  penne,ne  fenza  mifteriofo  figni 
ficaio  fu  qucfta  Augclla  Imprefa  di  San  Giouanni  Euangelifta,  ne  fenza  confideratione  fu  da  Ro- 
mani riceuta  per  Infegna .  Fra  i  Hieroglifi  di  Pierio  è  tenuta  per  imagine  del  Sole,e  per  ciò  voglio- 
no alcuni  ch'ella  tenga  gliocchi  fiffi  al  Sole  è  refifta  con  la  vifta  à  raggi  fuoi,la  qual  cofa  da  che  pen- 
fare a  gli  alti  intelletti, i quali  finalmente  non  lanno  dire  altro  fé  non  che fia  vna  virtù  nofcofta. 
Fa  preda  di  lepri ,  di  conigli ,  di  caprioli ,  di  volpi,  &  alle  volte  fi  pafce  di  ferpi ,  maffimamente  di 
cjuelle  che  gettano  la  (poglia ,  effendo  folite  per  il  diggiuno  di  40,  giorni, ringiouenirfi.  da  quella 
Aquila  tragge  il  Carautio  Academico  la  fimilitudine  de  fuoi  fermi  penfieri  con  la  vifta  de  quali  mi 
rando  le  maligne  nature  d'alcuni  e  fcorgendo  in  eifi  inuidiofi  dilégui,  danneuoli  a  guifad'impe- 
tuofe  tempcff  e  fopra  le  feminate  biade ,  ffaflfi  ritirato  in  alto  per  ifchifar  quella  perniciofà  pioggia . 
tenendo  il  ferpe  in  bocca  ,  non  per  deuorarla  ,  ma  per  fègno  ch'Egli  moftra  di  non  lafoiarfi  vfcir  di 
bocca  fé  non  parole  di  prudentia  e  d'accortezza ,  fperando  che  come  le  buone  opere  non  gli  gio- 
uano,non  gli  habbino  da  nuocere  le  parole  d'imprudentia,quiui  ftandofi  fin  che'l  tempeftolo  tépo 
s'acqueti ,  e  per  tal  conto  ha  quefto  Academico  vfato  fimil  Motto  cioè  d  v  m  d  e  t  o  n  e  t,  ciò  vuo- 
le inferire  che  verrà  il  tépo  bello  e  fi  chiama  academicamente  il  e  a  v  t  o .  è  non  ìImacrotimo. 

La 


e  A  M  V  T  I  O  "4 

La  fllrpe  d'Andrea  Camutio  è  fiata  &  è  honorata  non  folamente  in  Lugano  ma  ancora  in  altri 
paefi ,  quefto  Academico  ha  haute  il  Padre  e  l'Auo  dottori  di  filoMa  e  di  Medicina ,  e  fono  ftati 
iamoil ,  Egli  per  non  degenerare ,  da  giouinetto  fi  diede  agli  ftudi  delle  buone  lettere ,  attefc  alla 
fìlofofia  alle  matematiche  &  alla  Medicina ,  onde  fatto  dottore ,  fi  diede  alla  pratica ,  &  in  Milano 
&  in  Paula  &  in  molti  altri  luoghi  fi  è  acquiftato  credito  tale  che  in  queftinoltri  tempie  deprimi 
fra  i  migliori .  ha  letto  molti  anni  in  Pania  nell'una  e  nell'altra  f acuità ,  è  flato  nella  Filofofia  con- 
corrente del  Branda  e  del  Lucilio,  haueua  gran  concorfb  di  fcolari,  fu  menato  da  Monfignor  Ca- 
fliglioni  i  all'hora  Vefcouo  di  Bobbio ,  al  concilio  di  Trento ,  orò  alla  prefentia  di  tutti  quei  Rcue- 
rcndilTimi  Prelati,  e  dilputò  in  maniera  che  fu  communemente  comendato,  e  fé  non  haueil'e  hau- 
to  moglie,  faliua  a  qualche  grado  di  Prelatura,  e  per  la  fua  buona  fama  già  quattro  anni  paflìiti 
chiamato  da  MafTimiliano  Imperadore  di  quefii  noflri  tempi,ha  fatto  marauigliole  e  ftupende  fpe 
rientie ,  fi  che  S.  Cefi  Maeflà  oltra  che  riccamente  Io  riconofce ,  ne  fa  ancora  filma  grandiflìma . 
E  andato  in  varii  e  diuerfi  luoghi  per  comiffion  dello  Imperadore  per  rimediare  a  molte  infirmita 
quafi  incurabili ,  &  vltimamente  in  vna  pericolofà  e  mortalilTnna  amalatia  di  fua  Cefi  Corona  fi  è 
fatto  conofcereper  huomo  nel  fuo  efTercitiofènza  paragone . 

Ha  il  Cauto  generati  più  figliuoli ,  il  maggiore  hauendo  attefo  agli  fiudi  di  filofofia  e  di  medici- 
na con  vigilie  e  fatighe  fi  e  addottorato  nell'vna  e  nell'altra  fcientia.  Ma  poi  venutogli  in  core  di 
ftudiare  in  legge ,  ha  con  tanta  diligentia  a  quello  fludio  attefò  che  ne  ha  meritato  il  qrado  di  L  C. 
C  con  fimiglianti  fplendori ,  feruendo  al  Cardinale  ca(tiglioni,lo  coflitui  nel  'Vefcouado  di  Bobbio 
doue  bora  con  efTemplarità  di  vita  rifiede .  il  Cauto  e  di  fùa  natura ,  piaceuole ,  grato , 
&  offìtiofb  nelle  cole  attiue  è  prudente  e  da  bene ,  nell'obligo  Crifh'ano  è  di 
tal  vita  e  di  tali  operarioni  che  ciafcuno  può  e  deue  pigliare  elTem- 
pio  da  lui,e  fi  trattiene  co  molta  reputatione  nella  cor- 
tè  Ceiarea ,  &  fi  fa  conferuare  affai  deftramente 
con  quella  natione,vfàndoprudentia  '&  in 
fatti  &  in  parole  cautamente  auerten- 
do  diguadagnarfi  la  beneuo- 
lentia  d'ogniuno  mafli^ 
mamente  degli 
EmuUfuoi. 

li 


DI  GABRIELLO 


A.  famiglia  della  Cueua  (  il  qua!  nome  appreffo  noi  faona  grotta ,  ò  caucrna)  e 
antichilfima  in  Spagna.e  truffe cotal  cognome  da  qiieilo  ,  che  vn  caualicre  del 
fangue  reale  di  Francia ,  nel  tempo  che  i  Mori  s'erano  infìgnoriti  di  quali  tutta 
la  Spagna ,  hauendo  gran  zelo  della  lìilute  di  alcuni  pochi  Chriftiani ,  che  fug- 
gendo la  furia  de  mori ,  s'erano  ritirati  nelle  montagne  di  Ouiedo ,  e  fbpra  l'al- 
tezza de  monti  Pirenei  quiui  andato  con  quattro  liioi  figliuoli,  perlliafe  loro 
che  Ci  eleggellcro  vn  capo  e  coH  fecero,  fcclta  d'vn  caualier  ipagnuclo  nomato 
Don  Garzia  ximenez  e  lo  fecero  lor  Rè . 

Quefto  commiffe  al  fìgliuol  maggior  di  quel  Caualier  francefe ,  che  fi  chiamaua  Beltramo ,  che 
andalTe  per  que  monti  a  ricercare  li  Ipagnuoli ,  &  che  li  raunalfe  infieme ,  cortui  andando  a  piedi 
ricercàdoli,videaforte  vna  Cueua,ogiotra,dctta  al  modo  nofìro.epéfandochequi  fufle  qualche 
fpagnuolo  ricouerato,  trouò  alla  bocca  di  quella  vn  grandiifimo  e  fpauentofò  Dragone ,  con  cui 
hebbe  vn  fiero  contrafio .  e  finalmente  l' vccife ,  rimanendo  egli  con  vna  gran  ferita  nel  petto  fat- 
tagli dagli  artigli  di  quel  terribile  animale ,  e  per  quello  fu  collretto  ritornar  adietro .  Vedutolo  il 
Rè  ritornare  cofi  fanguinofo ,  volle  egli  ftcffo  riconofcere  fé  quella  ferita  era  di  pericolo ,  e  vi  pofe 
entro  due  dita ,  tanitandola ,  e  ritiratili  fanguinofi .  li  nettò  fopra  la  verte  del  caualiero  la  qual  era 
gialla.e  cofi  vi  rimafero  imprelfe  due  righe  di  fmgue ,  volfe  ancora  dopo  che  quelle  righe  roffe  fo- 
pra il  giallo/ufierofuadiuifa,&aggiungendoui  quella  grotta  col  Dragone  (che  il  Re  volfe  co 
propri  occhi  vedere  )  gliele  diede  per  arme  in  mcmona  del  flio  valorofo  fatto ,  e  cofi  a  coftui  a  dif- 
ferenza degli  altri  fuoi  fratclli,fu  dato  il  cognome  di  quel  dalla  Cueua.  Vn'altro  Don  Beltramo  bi- 
fauolo  di  quello  Don  Gabriello  elfcndofi  portato  valoroiamente  in  molte  fattioni ,  per  feruigio  ài 
Henrico  Rè  di  Spagna  fuo  fignore ,  effendo  Conte  di  Lcndefma  e  di  molt'altri  caftclli ,  Il  detto  Rè 
in  rcconofcimento  gli  donò  il  titolo  di  Gran  maeflro  di  San  Giacomo,  il  quale  è  il  piuhonorato 
grado  chc'l  Re  pofla  dar  in  fpagna ,  Qucfìo  Caualiero  per  non  turbarceli  animi  d'alcuni  de  Prin- 
cipali 


ALBVRQyERQVE  -^ 

cÌT>n!i  e  fpecialmente  d'vn  fratello  del  Rc.Io  rinonciò  liberamente .  La  onde  il  Rè  per  queir;itto  gc 
nerolo,lo  volle  riconofcere^honorandolo  con  titolo  di  Duca  de  i  primi  che  iìeno  in  Spagna^donan 
dogli  la  Città  di  Alburcjuerque  la  qual  è  di  grande  importanza, facendola  capo  di  quel  Ducato  co 
amplilUmipriuilegi,  de  quali  godeflero  tutti  i  Tuoi  defcendcnti ,,  ordinando  il  Maggioraggio  nel 
fuo  figliuol  maggiore,Auo  di  quefto  generofo  Academico.Sollcuatofi  poi  vn  fratello  del  detto  Rè 
contro  i!  fuo  Signore ,  fu  corretto  il  Rè  per  diffender(ì,vfcire  in  campagna  e  con  l'aiuto  principal- 
mente del  detto  Don  Beltramo  e  de  fuoi  parenti,  fi  pofeà  fronte  de  nemici,  i  quali  conofccndo 
che  lo  sforzo  del  Rè  confifteua  nel  valore  di  Don  Beltramo,  vforono  quefl'arte  per  fare  ch'egli  no 
cntraife  il  quella  giornata  campale.  MandoronovnoArciuefcouo  qual  fingendoli  fuo  amico  gli 
dille  che  molti  haueuano  fatto  vna  congiura  per  vcciderlo ,  cflbrtandolo  a  no  entrar  in  quel  fatto 
d'arme ,  e  fé  pur  vi  voleffe  entrare  che  vi  veniUe  ifconofciuto.  Don  Beltramo  hauuto  quefto  ricor- 
do ,  fece  due  cofe  fegnalate ,  vna  che  C\  kce  dare  vn  cauallo  tutto  bianco  da  vn  fuo  caualiero,dan- 
<logli  in  cambio  altri  fuoi  caualli  &  altre  cofe  al  valore  di  vinti  milia  ducati .  L'altra  che  fece  vede  • 
re  a!  detto  Arciuefcouo  quel  cauallo  bianco  erarine  e  fbpraucfte  e  pennacchi.acciò  che  Io  riferifTe 
poi  a  detti  congiurati ,  e  promelTe  (  accioche  che  hauelfero  manco  flitica  in  riccrcarlo)di  entrare 
nella  battaglia  nominandofi ,  e  cofi  iece,  che  eflendo  all'hora  (blo  Duca  in  Spagna^entrò  ne!  fatto 
d'arme,  tuttauia  dicendo,  Io  fono  il  Duca/ubito  ruppe  il  nimicocampo,acquiftandoalfuoRèla 
vittoria  &  infieme  la  ficurezza .  Vn  fuo  Nipote  dello  ifteffo  non\e  prima  ch'egli  hereditaile  quel 
Ducato  di  Alburquerque  ne  i  confini  di  Spagna, ruppe  tre  eftèrciti  de  Francefi  effendo  in  quella 
Imprefa  capitan  generale.in  quella  gioia  dell'acquifiata  vittoria  di  lui  nacque  ;Don  Gabriello  pre- 
f^nte  Academico ,  il  quale  ancora  giouinefo,nella  ifpeditione  che  la  gloriola  memoria  di  cario  V. 
fecead  Algierevifiritrouò  dando  manifeiti  legni  del  fuo  valore,  e  cofi  poi  ancora  ritrouoflì  in 
quelle  fattioni  di  Andresì ,  e  di  Dura  (bruendo  al  fuo  Rèa  fue  fpelc,fi  ritrouò  ^pariir.ente  alla  ifpu- 
gnatione  di  Bologna  in  Francia,  la  qua!  città  era  prima  ftata  tolta  al  Rè  di  Francia  dal  Duca  Don 
Beltramo  lùo  padre  in  fauore  del  Re  d'Inghilterra.Moftrò  ancora  il  fuo  valoreeprudentiaintem 
pò  di  pace  feruendo  a  Filippo  all'hora  Prencipe  di  Spagna,  con  cui  pafsò  in  Italia  &  andò  in  Fian- 
dra,  e  ritornò  con  lui  in  Spagna ,  e  non  fopportando  il  fuo  generofo  cuore  di  flar  in  otio,lafciata  la 
corte  in  pace ,  pafsò  in  Africa  e  fèruì  alle  fue  fpefe  nella  città  di  Orano  contra  Mori,doue  fece  tan- 
ti farti  notabili, che  lafciò  gran  fama  di  (e  in  quei  pacfi.  Onde  li  Rè  d'Algiere,  e  di  Tremifenegli 
mandarono  a  donare  arme  e  caualli.  Ritornato  poi  in  Spagnai!  Rè  per  gratificarlOjgli  donò  vna 
comenda  di  gran  degnità  dell'ordine  di  Alcantara ,  morto  dopoi  il  Duca  fuo  Padre,  fu  dal  Rè  fat- 
to Vice  Rè  di  Nauarra  il  qual  gouernò  per  quattro  anni  con  molta  Prudentia ,  e  poi  lo  mandò  al 
gouerno  dello  ftato  di  IVIilano  per  fuo  Capitan  generale,doue  hauendo  gouernato  co  quella  mag- 
giore integrità/odisfattione  che  fi  pofTa  defiderare  dalle  perfone  fuggette,per  fpatio  di  otto  anni , 
i'ingegnò  non  folamente  di  confèruare  quietamente  i  populi  che  ne  per  guerre  flraniere  ne  meno 
per  tumulti  ciuili  fulfero  impediti  ne  i  loro  ordinari!  negotii;  ma  ancora  diede  a  ciafcuno  effempio 
di  caualier  Criftiano  e  fempre  cordialmente  preftò  aiuto  e  fauore  a  miniftri  della  fantilTima  noftra 
Religione.  E  di  più  che  in  vifirar  gli  flati  e  le  Città  del  Ducato  di  Milano.non  comportò  mai  di  ri- 
ceuere  prefenti  ne  di  viuere  di  quello  de  fuditi  di  S.Cath.  Corona ,  per  la  qual  cofa  fu  da  ciafcuno 
grandemente  amato  eriuerito,  eftandogiàad  afpettare  quella  maggior  grandezza  che  advn 
Prencipe  ValTallo  del  fuo  Rè  cofi  potente  fi  poteua  fperare.  La  morte  per  rimunerarlo  con  la  eter- 
nità il  che  di  qua  non  era  pofTibilejloleuò  di  vita  con  gran  cordoglio  di  tutti  eflfendo  in  età  di  poco 
pm  di  46.  anni. 

li  2 


DIGIO   BATTISTA 


}  Veft'arbore  con  le  radici  in  sii  cofa  che  par  moftruofa ,  e  pure  è  veramente  natu- 
rale fé  ben  fi  confiderà ,  rapprelenta  l'huomo  il  quale  ha  per  radice  il  capo ,  da . 
cuihanno  vita  e  mantenimento  tutte  l'altre  membra ,  come  braccia ,  mani , 
cofcie ,  gambe ,  e  piedi^che  ibno  come  rami  produtti  dal  capo  lor  radice  all'in- 
giìi,e  perciò  gli  Greci  hanno  chiamato  l'huomo  avTfarToir  etvTfÓTròu.àoè  l'iiuomo 
al  rouefcio,  della  cui  arborei  frutti  (  come  fi  vede)lòno  pomi  d'oro  a  fomigliaa 
za  di  qlli  arbori  de  gli  horti  hefperidi,i  pomi  de  quali  furono  colti  da  Hercole, 
hauendo  primamente  egli  fuperato  il  fiero  Dragone  di  que  frutti  vigilantilTimo  guardiano,  e  que- 
fìa  è  Imprefa  di  Gio.Battifta  Giraldi  Academico  affidato ,  il  quale  come  perfbna  di  alto  ingegno, 
di  molto  giuditio,& di  vniuerfal  dottrina, ha faputoconfiderare che difterentia  fia  tra  gli  arbori 
produtti  mimediatamente  da  Dio ,  e  queUi  chela  terra  produce ,  laquale  non  ha  potuto  far  altro 
fé  non  che  le  radici  delle  fue  piante  iuffcro  fituate  in  giù  con  i  rami  in  alto ,  onde  non  può  produr- 
re frutto  incorrottibile .  Ma  Dio  volfe  che  l'arbore  chiamato  huomo ,  hauefle  la  fuftantia,  e  la  ra- 
dice verfo  il  Cielo  d'onde  né  nafconoi  pomi  d'oro,  prendendofi  l'oro  per  lafapientia  ,  comedi 
ciò  a  lungo  il  e  trattato  nel  ragionamento  di  quello  libro,&  eifa  fapicntia  non  è  produtta  con  ra- 
mi ,  ne  con  foglie,  della  quale  ìàpientia  l'huomo  partecipa  mentre  ch'egH  imita  Hercolc,inteib  per 
la  virtù  vniuerlale  all'huomo  conceduta ,  accio  ch'egli  con  le  fatichejC  con  fudori  il  muoua  all'ac- 
quilto  dello  immortai  Teforo ,  non  altronde  proceduto  che  da  Dio ,  e  perciò  il  fudetto  Academi- 
co ha  voluto  porre  a  qfta  fua  imprefa  il  motto  d'vna  fola  parola  cioè  inde  ricordandofi  delle  pa- 
role di  Giacomo  Apoftolo  .  O  M  N  e  D  a  T  V  M  O  P  T  I  M  V  M  et  O  M  N  e  D  O  N  V  M  P  e  R  F  e  C  T  V  ìM 
DE     SVRSVM     EST     DESCENDENS     A    PATRE     LVMINVM       &à  qUCfiO    prOpofitO  ha   VOlUtO 

academicamente  chiamarfi  e  i  n  t  n  i  o  promettendo  di  affaticarfi  per  corre  i  frutti  della  falute . 
Auenga  che  molti  e  molti  anni  fieno  che  fi  fia  compiaciuto  chiamarfi  di  cotal  nome.Querto  nome 
i  poeti  attribuirno  al  Sole  e  quello  perche  Cintliio  è  vn  monte  akilfimo  nella  ifola  di  Dclo ,  doue 

dicono 


<^GJIJt.IA)iyD'Il  0  '^«^ 


dicono  eflì  poeti  che  Apollo  e  Diana  nafceflero  di  Gioue  e{  di  Latonajfi  è  (dico;pofto  quefto  nome 
per  efTere  egli  di  natura  folare.e  deiìderofo  di  contemplare  le  cofe  alte  e  di  fchiuar  le  bafle . 

II  Cinthio  è  nato  in  Ferrara^e  la  Tua  famiglia  Giraldi  è  nobile  e  traile  origine  da  Fiorenza  do- 
ue  è  antica^e  delle  honorate,e  principali,&  in  ogni  tempo  è  ftata  di  reggimento,&  ancor  hoggi  pa- 
rimente quiui  fi  mantiene .  Qual  fuJie  la  cagione  che  parte  di  qucfta  famiglia  fi  leualTe  di  Fioren- 
za è  cofaagcuoIeàconfidcrarc,maflimamenteelIendo  anco  molti  deftrozzii  quali  perlepartia- 
lità  leuatifi  di  Fiorenza  hanno,  habitato  per  molti  anni  in  Ferrara,  doue  ancora iGiraldi hanno 
conferuata  la  loro  antica  nobiltà  3  con  lodeuole  profefIìone,mafTìmamente  in  lettere.  L'Ano  del 
Ibpranominato  Acadcmico  chiamato  Simone,fù  molto  honorato,e  di  lui  i  Signori  Duchi  fi  feruì- 
rono  in  molte  occafioni.il  padre  parimente  di  Cinthio  detto  Criftofono,non  mancò  di  confer- 
uarfi  nella  buona,e  virtuofa  ciuilità.  Fu  ancora  vn  Lilio  Gregorio  Girami  huomo  di  fingiilar  dot- 
trina &  ottimo  Icrittore.come  ne  fanno  chiara  teftimonianza  le  fue  opere  in  Ilampa .  Io  potrei  far 
memoria  di  molti  altri  diquefta  cafata  e  fpecialmente  d'alcuni  c'hoggi  di.viuono  che  fono  publici 
lettori  nello  ftudio  di  Ferrara. Ma  per  no  paffar  i  prefcritti  termini.li  lafciaremo.Hà  il  Cinthio  dal- 
la fua  honorata  moglie  hàuiiti  fci  figliuoli  cioè  cinque  mafchi,&  vna  femmina.de  quali  vno  noma- 
to Marco  Celio  che  di  xviii.anni  fi  diede  ad  ifporre  nel  ftudio  di  Ferrara  con  prouifione,le  inftitu- 
tioni  delle  leggi  ciuili  &  caduto  Apopletico  di  xx.anni,  pafsò  a  miglior  vita .  Lino  di  bellifiìmo  af- 
petto  di  xxii.anni  fi  difpole  di  andare  fopra  Tarmata  come  hauea  fatto  Olimpio  fuo  fratello  mag- 
giore,giouane  ornato  di  lettere  greche ,  e  latine,  e  che  era  flato  publico  profelfore  di  effe  nello  fìu- 
dio  di  Ferrara,  e  poflofi  nelle  Galere  del  Lomellino,  fatte  molte  fattioni ,  venuto  Lino  più  volte 
alle  manicon  gli i£fedeli,fi  portò fempre  valorofàmente.allVltim.o  ritrouatofi  nella  battaglia  naua 
le  onde  il  magno  oon  Giouanni  d'AuTtria  ottenne  la  miracoloni  vittoria  contra  Turchi  co'l  valor 
dell'armata  de  Signori  Venetiani,toccò  à  Lino  di  combattere  la  Galea  di  Caracofià  ,  riduttofi  poi 
a  Genoua  con  defiderio  di  riuedere  i  fuoi  cari  genitori,  &  fratelli,  in  breue  tempo  infermatofi,rem 
pia  morte  Io  tolfe  a  noi ,  &  poco  dopo  tolfe  anche  Olimpio  dopo  longhe ,  e  grani  infirmità .  Il  Cin 
thio  Academico  fatto  Dottore  in  Filofofia,  &  in  Medicina  nel  i  j  3  5  .fi  diede  alla  lettura  della  Fi- 
lofofia  per  ordine ,  e  commifìfione  de  fuoi  Sig.e  lefTe  in  detta  facultà  in  parte ,  &  in  parte  nell'arte 
oratoria  per  fpatio  di  ?  j.anni,Métrc  che  lefie  nella  fua  patria  Ferrara.tu  ancora  deputato  dal  Du- 
ca Hercole  per  fuo  fegretario,e  perfeuerò  in  detto  offitio  fin  che  vifTe  il  detto  Duca ,  &  ancora  per 
due  anni  fotto  il  Duca  Alfonfò  prefcnte .  Ma  effendo  le  fatiche  di  leggere  e  di  fcriuere  troppo  ec- 
cèflìue,licagionornoa{priinma  infirmità  delle  gotte,per  la  qual  cofà  partitofi  con  buona  liccntia 
dal  fuo  Signore^le  n'andò  a  leggere  con  honorata  prouifione  alli  ftudii  del  Mondouì,e  poi  condot- 
to a  Turino, doue  con  la  mcdclìma  prouifionc  fìirebbe  pcrfeuerato  ne  i  feruigi  del  Duca  di  Sauoia 
fé  l'acre  di  Turino  non  gli  foffe  flato  eflremamente  nociuo .  Intendendo  lo  Eccellentillimo  Senato 
di  Milano  ch'egli  non  poteua  ftare  a  Turinojietamente  lo  inuitò  alla  lettura  oratoria  nello  fludio 
di  Pania  doue  con  vniuerfal  contentezza  procura  di  fodi.^fàre  quanto  più  può,  conciofia  che  quafi 
di  continuo  egH  fia  fieramente  moleflato  dalla  fkfla  infermità. e  pure  &  in  publico,&  in  priuato  nò 
ceffa  di  leggere ,  e  di  infegnare ,  e  a  guifa  d'^y^no  oracolo  è  continuamente  vilìtato  da  tutti  amato , 
&honorato,  e  con  tutte  le  fatiche  dell'obligo  che  tiene,con  quello  ardentilfimo  defiderio  ch'egli 
penfa  e  fente  di  giouare,  e  di  dar  diletto,non  ha  mancato,ne  manca  mai  di  comporre  diuerfè  ope- 
re fra  le  quali  fono  in  luce  le  infrafcritte .  Alcuni  poemi  latini  in  verfi  efiametri,elegie,  epigrammi , 
epicedii ,  epitalamli,e  molte  orationi .  In  lingua  materna,poi.ha  defcritta  l'arte  di  comporre  i  Ro- 
inanzi,e  tragedie ,  e  comedie ,  nella  ifteffa  lingua  ha  compofle  Satire ,  gli  Hecatomici ,  l'Hercole 
in  ottaua  rima. Ha  compofto  le  fiamme  amorofe ,  &  il  modo  che  dee  tener  vno  che  voglia  feruire  à 
Signori.  Ha  fatto  ancora  i  commentarli  in  lingua  latina  della  cafa,e  de  Principi  da  Erte  fuoi  Signo- 
ri .  La  vita  di  queflo  honoratiflìmo  Academico  è  fiata  fempre  intenta  alli  fludii  delle  ottime  fcien- 
tie,a  feruigi  de  fuoi  Principi ,  a  beneficio  degli  amici^e  fi  è  fempre  sforzato  di  compiacere  plìi  alla 
fua  confcientia  con  ingiuria  della  fortuna  che  ad  altri  con  fperanza  di  maggior  facultà  mondana , 
contentandofi  di  quanto  gli  manda  Dio  per  amor  fuo  conftantemente  fotferendo  le  infirmità  del 
corpose  le  molte  auerfità  della  fòrte ,  &  gl'infiniti  trauagli  della  mente . 


DI  LVCILLO 


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L  Sole  circondato  di  nuuole.o  vero  coperto  di  tenebre,come  è  dire  di  folte  neb- 
bie appannato  è  Imprefa  di  Lucilio  Filalteo  volendo  in  ferire  che  fé  ben  il  Sole 
è  adombrato  in  tal  guifi,non  però  punto  fi  gli  fcema  la  luce  in  quanto  al  fuo  ef- 
fere.fe  bene  in  quanto  agliocchi  mortali  vien  nafcofto  fouente.quindi  Egli  trag 
gè  fomigliaza  del  luo  animo  il  quale  ita  forte  ne  puto  fi  li  toglie  la  fincerirà  ne  (i 
sii  macula  la  virtù  co  le  continue  e  fallaci  per(ecutioni,o,per  la  mala  forte,o,per 
l'altrui  j)uerfa  e  diabolica  inuidia,  cóprefa  per  le  tenebre  e  per  le  nebbie  le  quali 
rapfcntano  la  natura  de  maligni  e  de  gli  inuidiofi ,  la  onde  però  Te  a  torto  macchiano  il  fuo  nome  , 
non  pero  pcfl- )no  imbrattare  ne  il  luo  animo  ne  le  fue  opere  &  a  qfto  propofito  ha  vfato  il  Motto 
cioè  NON  coGNoscvNT  T  E  N  E  B  R  AE.volcndo  dinotare  chc  glinuidi  &  1  maligni  nou  hanno 
gratia  r'd  Dio  ci  poter  conofcere  la  virtù  e  la  verità  delle  opere  buone  e  fruttifere .  anzi  i  maligni  e 
gl'Inuidi  come  (ìcno  veramente  maledetti  da  Dio,fi  conoice  nella  fiera  &  alTidua  perfecutione  che 
fanno  alla  vertìi  &  agli  huomini  di  dottrina. e  nò  è  gran  fatto  fé  co  ogni  forte  d'Infidic  è  ftato  que- 
llo dottifliimo  Academico  tanto  moleftato,flratiato  e  tanto  crudelmente  perleguitato  fin  che  Dio 
giufttj  Giudice  lo  ha  liberato  con  molta  laude  della  fua  Innocentia  &  anco  fi  è  voluto  academica- 
mcnte  chiamare  lo  stilbeo  che  fignifica  natura  mercuriale  perciochefiè  veduto  e  fi  vede 
quanto  lo  (teifo  Stilbeo  fia  ftato  inchinato  all'acquifto  di  tutte  le  fcientie . 

La  famiglia  però  di  quefto  Acadcmicoe  nominatadi  Maggi  i  quali  fono  nobili  in  Milano, in 
Cremona  &  ih  Brcfcia  e  par  ch'Egli  habbia  detto  di  hauer  lui  &  i  fuoi  antenati  tratta  origine  da 
Brefcia  Città  antichiiTima  e  ripiena  di  molte  altre  Cafate  illuftri .  Ma  da  fànciullino  lo  Stilbeo  co- 
minciò a  dare  opera  alle  lettere,  e  d'anni  xiiii.  fcrifTe  molte  epiftole  latine  a  molti  grandi  huomini 
di  tempi  teran  le  quali  egli  medefimo  pochi  anni  fono  fece  mettere  alla  flampa.Volfe  poi  feguitarc 
la  Religione  e  fece  tato  gran  profitto  fi  che  di  Filofòfia  d'Allrologia  e  di  Teologia  è  tenuto  huonio 
fir.gulare.Ha  pofTedute  e  poffiedc  perfettamente  la  lingua  latina^la  tofcana  e  la  greca.  Dalla  greca 

ha 


F  I  L  A  L  T  E  O  "7 

ha  tradotto  Semplicio  e  tutta  la  fi/ica  d'Ariftotile ,  e  tutte  le  Tue  traduttioni  fono  ftate  più  volte  ri- 
fìampatceletteinpublico  con  giouamento  vniuerfale&è  d'vna  memoria  incomparabile,    ha 
tradotti  gli  AForifmi  d'Hippocrate  di  greco  in  lingua  Tofcana ,  fimilmente  ha  ccmpolto  vn  gran 
volume  fopra  il  libro  del  cielo  doue  ha  date  diuerfe  mterprccationi  da  quelle  del  Filofofo  ditteren 
ti  &  ha  palefate  molte  fue  nuoue  opinioni  maflimamente  fopra  la  difficultà  del  flullo  e  del  refluflb 
del  mare ,  oltra  di  ciò  ha  voluto  con  ragioni  conuincere  come  l'ombra ,  della  terra  non  fi  può  inal- 
zare fin  al  ciel  di  Mercurio ,  le  il  mare  Oceano  non  è  circondato  da  vn  corpo  folido ,  moke  altre 
openioni  ha  fcopertc  ch'in  vero  benché  fieno  contrarie  alle  antiche ,  fono  però  Ingcgnofe  delctte- 
uoli ,  e  fecondo  alcuni  verefìmili ,  fu  grato  al  gran  Marchefè  del  Vaflo  il  quale  fpelfo  voltua  lenti- 
re  il  Stilbeo  hor  nelle  fcientie  filolòfiche,  hora  aftrologiche  bora  medicinali, honi,ma  con  più  con- 
tentezza le  Teologiche,diede  fuori  le  piftole  latine  fatte  nella  fua  giouinezza  ha  egli  molte  aUre 
opere  da  mettere  in  luce  ,  &  anco  di  medicina.dellaqnalcè  marauigliofamcnte  inltruttoe 
per  dottrina  e  per  pratica  ,  &  ha  ridotte  moire  cure  a  buon  fine  ch'altri  medici  le  tene- 
uano  per  difperate.  ha  letto  nello  (tudiodi  pania  preffo  xx'v.anni&  èffatoalla 
concorrenza  del  famofìfTìmo  Branda  Milanefe  dopò  fattagli  l'vltima  perfe- 
cutione ,  e  difefofi  per  via  di  rigorofa  giuflitin.ritrouadofi  in  Milano,!! 
Sereniflìmo  Duca  di  Sauoia  lo  ha  nel  fuo  ftudio  di  Turino  códot- 
to  con  affai  commodo  trattenimento  .  La  qual  cofa  ha  dato 
chiara  teffimonanza  della  fua  molta  dottrina  e  della 
fua  bontà  con  fbdisfhtnone  di  tutti  coloro  chele 
hanno  per  via  di  Giuffitia  difefo  fperalì  che 
iìa  in  ogni  modo  per  rifolucrfi  ch'efTen 
do  ('^come  fi  è  dettOybuonilfimo 
Teologo, habbiafinalméte 
da  ridurli  afefì:c(fo, 
dedicando  il  ri- 
manente 
del  fuo 
tempo  alla  fallite  dciranima. 


DI  GIROLAMO 


L  Monte  arborato  e  fiorito  e  battuto  da  raggi  del  Sole,  è  Imprcfa  di  Girolamo 
Montio  milanefe,ad  imitatione  di  natura ,  hauendo  hauta  egli  vcrtucfa  confi- 
deratione  in  eleggere  vn  monte,ie  cui  qualità  correrpódono  alla  Intentione  & 
aldelìdcrio  dello ftcnTo  honoratiflfimo Montio.  Impercioche  ben  lì ia cornei 
Monti  fono  ftati  interpretaci  per  luoghi  di  miftcriofe  fignifìcationi  e  per  recetta 
coli  d'effetti  diuini ,  Già  in  Africa  il  Monte  Adante  per  la  fua  altezza,  è  ftnto  fti- 
mato  che  con  la  vetta  toccaffe  il  Cielo  :  in  Grecia  è  flato  celebrato  da  Poeti  il 
Monte  Parnafo  il  quale  per  la  fua  amenità  e  p  la  vena  chiaridìma  d'acqua,fu  habitato  dalle  Mule 
e  dApollo,fimilmente  il  Monte  Pindo  per  elfer  Monte  vago  falubre&  diletteuokjè  (lato  da  Poe- 
ti chiamato  luogo  delle  Mufe.Il  Monte  Olimpo  fìmilmétein  Grecia  per  la  fua  altezza  fpdlb  poe- 
ticamente è  pofto  per  il  Cielo  .  in  Afia  fono  i  Monti  di  maggior  marauiglia  ch'inaltri  paefi ,  maflì- 
mamentedouchabitòilpopulodiDio,  quante  marauiglie  eftupende  apparitioni  fece  Dio  nel 
Monte  Sinai  ?  quanti  mifteri  incomprenfibili  leggiamo  cfier  auenuti  nel  tempo  di  Crifto  (aluator 
del  Mondo  nel  Monte  Tabor ,  oue  fu  la  ineffabile  transfigurationef  del  Monte  Sion  veggiamo  di 
più  gran  cofe,  e  fu  intefo  per  tutta  la  terra  fanta ,  e  però  dice  Dauide  ProfetajDeus  deorum  in  Si  - 
on.Il  Monte  Libano  onde  efcono  le  due  vene  d'acqua  che  fanno  il  fiume  Giordano ,  è  ancor  luo- 
go di  diuinità.  Il  Monte  Oliueto  doue  fpeffo  il  Signor  Giefucrilto  praticaua ,  fi  potrebbe  affai  dire 
per  confermare  quanto  quefla  Imprefa  fìa  degnamente  da  quello  vertuofo  Academico  ben  con- 
fìderata  douendofì  ciafcuno  perfuaderc  ch'egli  habbia  fèmpre  in  memoria  quel  detto  di  Dauid  al 
falmo  1 20.  Leuaui  oculos  in  montes  vnde  ueniet  auxilmm  mihi,  onde  a  propofìto  vfa  il  motto  s  i 
iLLvxERiT  volendo  inferire  che  fé  il  Sol  il  qual  s'intende  per  CriftOjCome  canta  la  fanta  chiefà 
LVNA  soLEM  PROTVLiTcioèla  Vergine  Maria  generò  Griffo .  infonderà  nello  ff  effo  Aca- 
demico la  fua  gratia ,  produrrà  con  la  verdura  e  con  i  fiori  dell'opere  vertuofe ,  frutti  della  eterna 
falute,  quafi  vogliano  dinotare  che  i  fiori  e  la  verdura  che  fi  veggono  nel  monte  ofi  prendcno 

per 


M  O  N  T  I  O  "« 

per  le  dignità  di  quefta,  nulla  vogliono  fé  non  fono  alluminati  erifcaidatidai  raggi  dello  eterno 
Sole .  perla  qual  cofa  con  quefta  Imprefa  promette  il  fudctto  Academico  di  operare  fi  che  1  moii 
te  (ì  renda  ancor  fruttifero  e  però  academicamente  fi  chiama  m  o  n  t  a  n  o  .  La  famiglia  de  Mentii 
cantica  e  nobile  &  in  molti  diuerfi  luoghi  è  tenuta  e  conofciuta  per  honorata  e  per  graduata  ne  i 
meriti  darme  di  fcientie  e  di  Prelature,vero  è  ch'in  Roma  fi  chiamauano  Montani  d 'uno  de  qudi 
ne  fa  memoria  luuenalejn  molti  luoghi  fi  legge  della  famiglia  de  Montii  e  particolarmente  Si- 
donco  Apollinare  al  tempo  di  Zenone  Augufio  nel  480.  dopo  la  natiuità  di  N.  S.oltra  miolte  ora- 
tioniepoe(ìefràlefueEpiftole,Ia  vndecimafcrifTeaMontio  fuo  chiamadolo  difertiifmio.  Pom- 
ponio Leto  fcriue  nella  vita  di  Gallo  effere  flato  vn  Montio  Qiieflore.Libanio  ancora  che  kce  gli 
Argumenti  fbpra  l'oratione  di  Dcmoftene ,  le  indrizza  a  Montio  Prefetto  il  quale  lo  ellortò,a  ciò 
fare.Il  Coirò  cronichifta  milanele  nell'anno  1496. fcriue  vn  Pietro  Montio  efiere  fiato  conduttie- 
ro  di  Fiorentini  contra  i  Pifani .  Il  che  nella  fua  hifforia  il  Bembo  parimente  referilce.fu  fimilmen 
te  vn  Filippo  Montio  huomo  di  dottrina  e  d'integrità  nella  corte  del  VcfcouoTraiettenfe  in  Ger- 
mania .  Si  legge  d'vn  lacomo  di  Monte  1 386.vno  Epitafio  nella  chicfa  di  S.  Michele  al  Gallo  in 
lettere  todefche.fa  ancora  memoria  il  Giouio  d'vn  Giouanni  de  monti  gentilhomo  napoletano  il 
quale  p  difefa  della  Patria  animofamcte  cóbattc  contra  i  Fraccfi.il  Giouio  chiam.a  montani  quei 
che  pure  hoggi  fono  illuflri  in  Napoli,&  cffi  fi  fbttofcriuono  Mótii  de  quali  ho  conofciuti  dui  fra- 
telli Caualieri.Cefare  Tvno  e  l'altro  Pópeo.E  quella  famiglia  anche  in  Tofcana  laquale  hebbc  dui 
gran  Cardinali ,  l'uno  fu  Vicepapa ,  l'altro  Papa  detto  Giulio  terzo  .  ha  quella  ffirpc  vino  ancora 
il  gran  Maltro  di  Malta .  èquefta  famiglia  fimilmente  nobile  in  Vicentia  ,in  Verona,&  in  Brefcia 
laqual  cofa  dinota  vera  &  antica  nobiltà,  li  legge  di  Girolamo  de  Monti  lurccofulto  brefciano  vn 
bel  Hb  ro  de  confinibus . 

Ma  di  queftaflirpe  in  Milano  molti  e  molti  fi  truouano  ferirti  nei  documenti  doue  fi  leggono 
atti  publici  a  nome  della  Città  gouernata  da  900.  cittadini  i  quali  hoggi  fono  ridotti  in  60.  perla 
qual  cofa  fi  verifica  come  femprc  i  Montii  hanno  maneggiato  grado  publico  e  dignità,&  à  qucfti, 
nortri  tempi  Agoftino  Montio  è  flato  diligentiffimo  fegretario  de  molti  Principi .  Nel  magillrato 
llraordinario  parimenti  è  flato  minidro  honorato  Ambrogio  montio,  e  fimilmente  hoggi  i  fuoi 
difcendenti  fi  effercitano  nello  ofììtio  di  canccllaria.  Princiualle  montio  Padre  di  qucflo  honora^ 
tilfimo  Academ.ico  è  flato  44.  anni  con  ogni  incorrotta  diligcntia  fegretario  del  Senato ,  fu  fatto 
anco  Ambafciatore  alla  R.  P.  Fiorentina,  fu  medefimnmente  mandato  a  trottare  grani  negotii 
col  Re  di  Francia,da  Francefco  Sforza  fecondo .  fu  deflinato  a  negotii  con  gli  Suizzari  con  i  qua 
li  rinouò  i  patti  e  le  conucntioni.  Marcantonio  Montio  fratello  dello  flelfo  Academico  fucceffe  al 
padre  nell'offitio  della  fegretaria^ma  la  morte  immaturamente  lo  tplfe  ,  Girolamo  Montio  Aca- 
demico nominato  il  Montano.nato  di  cofi  honorato  fangue  nella  fua  fanciullezza  datofi  asli  flu- 
.  di  delle  fcientie  e  di  buoni  coftumi  ornato,  fi  diede  alla  profclfione  legale,  meritò  il  grado  di  L  C. 
e  porto  in  collegio  fu  da  Papa  Pio  IlII.ornato  del  titolo  di  caualiere  e  di  conte  nel  numero  di  rito 
lati  di  San  Giouanni  Laterano,  dopo  ciò  fu  creato  Senatore  e  nel  falirc  a  gradi  è  tuttauia  più  fali- 
to  in  alto  lo  fplendore  della  fua  innata  bontà ,  grata  al  mondo  e  gratilfima  à  Dio  . 

Kk        - 


DI  ANTONELLO 


A  prefentc  figura  delle  tre  ([rade  cofi  a  propofito  /ì  e  eletta  per  Imprefa  Anto- 
nello Arcimboldo  la  quale  è  bella,fra  quante  fi  polTono  rìimar  belle,  vaghe  e 
e  proprie,  Ellendo  la  verità  che  ogni  huomopuò  per  ciafcuna  delle  tre  vi 
caulinare ,  anzi  quefto  mondo  non  hainfealtrilèntieri,  onde  perqueftevie 
camina  dal  Tuo  Principio  al  Tuo  fine  la  vita  humana,la  quale  contiene  in  fé  con 
il  lume  della  ragione^tre  gradi  temporali  cioè  Giouinezza,virilità,  e  vecchiaia 
e  di  quefti  il  mezo  fa  penfare  e  può  fare  .  gli  efiremi  non  lanno  penfare  e  non 
ponno  fare,  bifogna  adunque  dire  chel  giouene  non  fa  penfire  adunque  non  fa  farej'altro  efire- 
mo  cioè  la  vecchiaia  fa  penfare  e  non  può  fare ,  ma  la  virilità  come  mezo^fi  penfare  e  può  fare ,  il 
mezo  d'ogni  cofà  adunque  cótiene  perfettione ,  impercioche  in  cercar  la  colà  che  fi  dcfidera  è  ne 
ceffario  il  mezo  per  poffederla  e  per  finirla,non  fi  può  però  lènza  mezo,infegnarla,o,participarla 
ad  altri ,  a  propofito ,  fpelfo  vdiamo  quella  fententia  ridotta  in  prouerbio  cioè  medium  tenuere 
beati.r  Aritmetico  volendo  moltiplicare  truoua  nel  numero  denario  il  fuo  mezo^che  è  il  cinq,- .  Il 
Geometra  non  riduce  mille  fue  mifure  a  perfettione  le  non  vfa  il  mezo ,  non  farà  mai  perfetto  il 
Triangolo,  non  il  quadrato  non  il  circolo  lènza  la  notitiadel  mezo,  l'Aftronomo  non  hauera 
mai  vera  notitia  de  moti  che  fanno  i  corpi  celefti  le  non  fan  che  cofì  fia  centro  che  è  il  mezo  della 
circonferenza ,  non  conofcerà  ancor  mai  come  fa  i  fuoi  moti  la  Luna  ,  come  Mercurio  ,  f  o- 
me  II  Sole  fé  non  fa  qualfia  il  medio  moto  ,  econfeguentcmcnteil  vero  moto ,  il  logico  non 
formara  mai  perfetto  l'argumentOjO,  il  fillogifmo  fé  non  fa  qual  fia  il  mezo  di  elfo  fillogifmo, 
come  ciò  Arifiotile  infegna  nel  fecondo  libro  della  priora  al  capo  29.  ne  fapra  fare  vn  argumen- 
to  buono  Ce  non  fa  qual  è  il  mezo  della  demoflratione  .  Il  medefimo  vuole  che  la  notitia 
delle  cofe  naturali  proceda  dal  mezo  che  è  diuiderle  e  poi  ricomponcrle ,  lappiamo  oltra  di 
ciò  come  nelle  morali  lo  fteflo  filofofo  vuole  chele  virtù  fieno  vnmezo  degli  eftremi  i  quali 
naturalmente  fono  vitiofi,  anzi  da  quefta  voce  Mezo  ,1  Romani  honorauano  certi  dei  da  loro 
chiamati  Mcdioxumi,cioè  meridii. Platone  nel  Filebo  pone  tre  ftradcjhaucndo  dilputato  Socrate 

che 


A  R  e  1  M  B  O  L  D  O  "? 

che  cofa  ili  fapientiajè  che  cofa  piacere  con  Protarco ,  finalmente  delle  tre  flrade  fi  dee  eleggere  ' 
quella  di  mezo,  come  poeticamente  Ci  legge  che  Dedalo  auertì  il  figliuolo  che  non  troppo  alto  ne 
troppo  ballo  mouefle  il  Volo ,  fimilmentc  ben  Ci  sa  chel  Sole  non  empirebbe  del  filo  lume  l'vni- 
uerfo  ic  non  fuffe  in  mezo  a  tutti  gli  ahri  pianeti ,  e  che  non  Ci  moucflc  Tempre  nella  linea  eclitnca 
che  è  nel  mezo  del  Zodiaco.II  Sole  interpretato  per  Giefiicrilto  fi  è  poflo  in  mezo  fra  Dio  el'huo- 
mo  5  e  però  Paulo  lo  chiama  mediator  Dci&hominum,  e  fi  chiama  via  verità  e  vita,  adunque 
quella  via  di  mezo  è  ficura  benché  dal  Principio  fia  arprajdura/pinofa  e  ftretta,  ma  (èguitandola , 
tuttauia  fi  allarga  &  alla  beatitudine  códucc  i  viandanti .  le  altre  due  ellreme  fono  larghe  da  prin- 
cipiOjVaghe,diletteuoIi,c  facili ,  ma  riftringendofi  agli  infelici  fini  i  viandanti  guida ,  Crifto  nacq; 
in  mezo  a  dui  fempliciifimi  animali ,  di  xii.  anni  fu  trouato  in  mezo  a  fcribi  e  fiirifei  dilputando , 
volfc  eifer  crocirìfib  in  mezo  a  due  ladroni  e  cofi  operò  la  falute  in  mezo  del  Mondo ,  bella  rcpli- 
co,c  rara  è  quefta  Imprcfa  onde  caua  l'Acadcmico  Arcimboldo  la  fomiglianza  de  fuoi  penficri,in 
tutto  nfoluto  di  caminar  per  cofi  fecura  e  fàlutifcra  ftrada,vfando  quello  appropriato  ]\ lotto  cioè 
J4EDIO  TVTissiMvs  co'l  ttomc  Acadcmico  conforme  cioè  l'  a  v  e  r  t  i  t  o. 

La  famiglia  Arcimbolda  nclli  ftudi  delle  lettere  e  dtll'armi  con  fòmmo  honore  se  dimofìrata 
nobiliflìma  come  ne  fono  viue  le  memorie  di  tanti  huomini  Illuflri  da  quali  come  da  nobile  pian 
ta^difcefe  Giouanni  Arcimboldo  di  rara  dottrina  nello  ftudio  legale ,  e  di  lui  ne  nacquero  Anto- 
nello Se  Nicolo  l'vno  nell'armi  hebbe  digniffimi  gradi  militari ,  l'altro  nella  toga  vguale  alle  virtù 
fraterne, ottimo Iureconfulto,srauiffimorenatore ..Prefidente  deirifielfo  Senatore  conlìgliero 
deiriUufirilfimo  Duca  di  iMilano,&  per  li  più  grani  negotii  Ambafciatore  à  Duchi  à  Republiche 
&à  Recò  molti  gradi  di  honore,Daqucfia  cofi  degn3radice,ne  nacquero  due  figliuoli  c'hanno 
illuftrato  la  patria  loro  Milano.l'vno  de  quali ,  Giouanni  di;  fingolare  virtù  dotato ,  amatore  del- 
la religione ,  benefico  e  di  gran  fpirito,accompagnando  la  grauità  &  autorità  con  mirabile  beni- 
gnità &  clementia ,  e  per  le  rare  virtù  e  meriti  fuoi,da  Principi  inalzato  à  tutti  e  gradi  dhonore  & 
vlfici  del  Senato  di  Prefidente  del  Magirtrato  del  configlio  fecreto,di  honorate  legationi.  prefib  à 
Principi,&  corone  Regali,  poi  fatta  elettione  di  vita  Ipi  rituale  &  degno  d'ogni  Prelatura  tu  Vefco 
uo  di  Nouara  e  Cardinale,  fplendorc  di  quello  Illuflnfiìmo  &  Reuerendiifimo  Collcgio,Arciuei- 
couo  di  Milano  promoflb,  alla  fignatura  di  giuitiria,legato  di  Perugia  e  di  Tofcana  e  del  Patrimo- 
nio. Il  fratello  fuo  Guid'antonio  ièguendo  Ci  alci  &  honorati  veftigi.in  Magifirati  e  Legationi  per 
grandilfime  imprefe  a  Republiche  aili  Rè  di  Napoli  d'Vngaria,&  al  Pap.i,Creato  Arciuefcouo  di 
Milano  fu  vn  vino  efiempio.di  virtìi.di  lànrità  di  liberalità,  onde  ne  rcfia  eterna  menioria  di  no- 
bililTime  fabriche  &  de  doni  all'Arciuefcouato  fua  Chiefa  come  delli  fudctti  huomini  Illuflri  bea 
fi  legge  in  Francefco  Filelfi ,  Gio.  Simonetta, Donato  Boffio,Bernardino  Coirò,  Vnofrio  Bambi- 
no,^ digniffime  memorie  delle  celebre  fcpolturc,  Che  diremo  di  Aloifio  A  nolo  del  prefcnte  no- 
fìro  Academico;Illuftre  non  meno  per  la  nobiltà  de  maggiori  che  nella  toga  &  honorati  gradi 
fiioi  nel  Senato  &neireccelfb  configlio  di  Milano,  &  di  Giouanni  valorolb  ne  gradi  di  Miliria& 
Gouerni  honorati,  ne  douemotralafrare,Ottauiano  del  quale  refia  piena  d'ogni  marauigliala 
memoria  che  come  miracolo  ne  primi  anni  nella  fegnatura  di  giufiitia  e  di  gratia  gratiifimo  a  Pa- 
pa Giulio  fecódo  ornato  d'infiniti  benefitii  &  all'vltimo  dcU'Arciuefcouato  medcfimo  di  Milano 
le  la  morte  immatura  non  l'hauelfe  chiamato  a  più  gloriofa  vita.Hora  de  meriti  delle  virtù  &  va- 
lore di  Gio.angelOjChe  dipoi  tanti  gradi  di  honore  palfati  del  Senato  &  in  diuerfe  legationi  come 
che  l'Arciuefcouato  di  Milano  fofic  per  riceuere  fplendore  da  quella  Illuftre  famiglia  con  vniuer 
fale  contento  a  quello  fu  al  vefcouato  di  Nouara  promolfo  che  ben  fi  conuiene  l'infègna  delle 
ftelle  a  quella  celefte  famiglia  della  quale  nacque  Ottauiano  fratello  dell' Academico  nofiro  Au- 
ditore di  Contradettc  &  Referendario  di  l'vna  e  l'altra  fègnatura,vicelegato  in  Vmbria  &  degno 
d'ogni  loda,e  più  alto  farebbe  falito  Ce  la  morte  nel  fior  della  fua  giouétìi  inuidiofa  de  meritati  ho- 
nori  non  lo  hauelTe  rapito. Dui  honoratilfimi  fratelli  fijoi  hoggi  viuano  Giouani  gentilhuomo  di 
bontà  e  di  dottrina,e  Antonello  Academico  dottor  di  legge  pofiefibr  delle  altre  lcientie,eloquen- 
tiifimo  nella  greca  e  latina  lingua.come  fi  vede  nelle  bellimme  traduttioni  di  Bafilio  magno  e  d'ai 
tri  Teologi  antichi  humano,liberale,piatofo  e  dcfenlbre  de  poueri  Sii  in  ogni  fua  attiene  auertita- 
meme  benefico  e  cortefe . 

Kk         2 


DI  DANIELLO 


\  figura  humana  con  i  Gigli  nella  fianca  mano  e  con  la  deftra  in  alto  diftefa.ve 
ftita  di  bianco  e  ftando  fopra  vn  qiiadraro,miflicaméte  rapprelènta  la  fede  pu- 
blicata  per  Imprefa  da  Daniello  Viuflini  piacentino,  cauando  da  eflà  la  Ibmi- 
glianza  de  Tuoi  difegni  honorati .  La  fede  però  fi  può  intendere  in  più  modi  e 
fecondo  la  ciuilità  e  fecondo  la  Religione .  Li  Romani  fimilmente  le  confacra- 
ro  gli  altari  &  tempi  come  ciò  conferma  DionifioAlecarnafeo  nel  trattato  di 
N  uma  Pompilio  il  quale  fu  il  primo  ch'i ndriz zaffe  il  lépio  alla  fìeffa  Fede.TuI- 
lio  fimilmente  vuole  che  le  due  fìllabe  di  cotal  vocabulo  f  i  d  e  s ,  vna  dinoti  fare,  l'altra  d  i- 
R  E  5  onde  s'altri  crede  alla  fede  faccia  quanto  crede .  fi  dipingono  ancora  due  mani  deftre  come 
lìmulacro  della  fede  .Si  dipinge  parimenti  nella  guilà  che  qui  fi  vede,il  quadrato  s'interpreta 
per  fondamento  di  ffabilità,mà  a  quefto  nobile  Academico  è  piaciuto  d'aggiongerui  i  Giglio  ve- 
if  ita  poi  di  bianco  doue  non  ci  Ci  difcerne  macchia  alcuna,  perche  ogni  picciolo  mancamento  nel 
huomo  non  lo  fa  creder  fedele, però  Ouidio  ne  i  fuoi  faffi  la  chiama  immaculata  fede.nc  niun  di- 
fetto e  più  infame  &  enorme  chel  mancar  di  fede,  dice  Tullio  la  fede  effcr  verità.conflantia  e  fon- 
damento di  Giuftitia .  Alcuni  moderni  credono  efier  vn  rifultato  di  tutte  le  purgate  virtù  natura 
li  il  qual  s'alza  fopra  la  conditione  humana,anzi  è  di  tanta  polTanza  che  fin  a  nimici  fa  mantene- 
re le  proraeffe.fi  legge  per  effcmpio  la  fede  di  fagunto  verfoi  Romani,e  quella  di  Marco  regolo 
verfo  gli  Ateniefi  impercioche  egli  libero  per  non  mancar  di  fua  parola,ritornò  fchiauo,fàpendo 
di  hauere  a  patire  vn  tremendo  &  incomperabil  fupplitio  con  la  morte .  quefta  fede  cofi  offerua- 
ta  mantiene  le  ciuili  tranquillità  e  concordie.  La  fède  però  che  cagiona  al  crifliano  l'eterna  falute, 
altronde  non  viene  che  dalla  infinita  mifericordia  di  Dio ,  &  à  qucffa  è  fempre  congionta  la  fpe- 
ranza,de  quei  beni  che  la  ragione  non  gli  comprendere  le  fole  ciuili  virtù  non  li  fruifcono.concor- 
re  poi  nectlfiriamente  con  la  fede  e  con  la  fperaza  la  carità^e  chi  in  efia  flà  ffà,  in  Dio,e  Dio  in  lui, 
e  come  la  fede  delle  ciuili  attieni  e,vna  openione,  ò ,  notitia  delle  cofe  vtili  &  honefie  di  q<f  a  baffa 

viu 


V  I  V  S  T  I  N  I  «i» 

vita^cofi  la  fede  che  è  folo  dono  di  Dio  è  vna  fuftantia  f  dice  Paulo)di  quanto  fi  fpera  fenza  hiima 
na  notitiajeflendo  vero  ch'all'hora  è  vera  la  fede,  quando  opera  per  dilettione  dice  Au(ìino  nella 
città  di  Dio .  Dell'vna  e  dell'altra  vuole  intendere  il  gentililììmo  Daniello  Academico,con  ciò  fìa 
ch'Egli  co  (ìmigliante  Simulacro  prometta  di  efler  Tempre  fedele  &  a  Dio  &  al  fuo  Principe^dino 
tato  da  i  Gigli,arme  del  fuo^Signore  ^  farnele  onde  con  propofìto  vfa  il  Motto  v  r  r  i  qj  cioè  che 
Tempre  farà  fedele  e  comegentilhuomo  e  come  crilliano.fì  è  parmienti  voluto  chiamare  il  leale  . 
nome  cóforme  &  alla  fua  imprefa  &  alla  fua  buona  intentione.  Quello  Academico  è  nato  delTan 
tico  e  nobil  fangue  di  Viuftini  in  Piacenza,il  fuo  Padre  detto  Giulio,  fu  eccellentiflìmo  dottor  di 
legge,nel  principio  del  fuo  dottorato  fu  fatto  Podeftà  diBcrgomoepoi  di  Reggio,  conofciuto  fi- 
nalmente dal  Duca  di  Milano  Francelco  2 .  di  quello  nome,fu  da  lui  crcrato  Senatore  di  Milano  e 
ne  fece  grandilTìmaftima,  dopò  lui  Carlo  quinto  lo  confermò  nella  dignità  con  gran  fodisfaci- 
mento  di  tutto  lo  flato  onde  delle  fue  vertuofe  attieni  fé  ne  tiene  continuamente  frefca  la  memo- 
ria;eifempio  veramente  di  dottrina, di  bontà. d'integrità  ciuile  e  Criftiana .  hebbe  quello  lodatif- 
iìmoSenatorcqueftifigliuoli  il  primo  Daniello  di  cuefto  nome  fecondo,  l'altro  Paulo  amendui 
Academici  Affidati ,  il  Terzo  Giouan  battifta ,  il  qua;  to  Carlo .  In  quello  mcdefìmo  tempo  fiorì 
il  fecondo  figlio  di  Daniello  primo.nominato  Alella;idro  fratello  del  fudctco  fcnator  Giulio ,  pur 
anch'egli  dottor  di  gran  fama  e  che  ciò  fia  vero  fu  'la  Papa  Paulo  I  li.  molto  /limato  con  diuerli 
gradi,&  al  fine  lo  fece  Auditor  del  Torrone  in  Bologna^  di  poi  fu  fatto  dal  Duca  Pierluigi  Farnc- 
fe  Vice  Marchefe  di  Nouara  ;  offitio  e  dignità  d»  molto  pregio ,  ritornato  Aleffandro  a  Piacenza, 
fu  creato  Senatore .  quefto  hebbe  vn  figliuolo  d.tto  Fabio  dottor  di  legge  e  di  nobile  intelletto  il 
quale  hebbe  la  propofitura  d'ogni  fanti  in  PauiaJ-;.  qual  propcfitura  egli  fece  da  fondamenti  e  la 
ornò  con  molte  Indulgentie  plenarie  conceduteli  da  fanti  Pontefici ,  Il  terzo  figliuolo  fi  chiamò 
Girolamo  che  nell'effe rcitio  dell'armi  fu  luogotenente  del  conte  Cefare  fcotto .  Fu  parimenti  ca- 
pitano di  fanteria  in  difefà  della  fua  Patria  contra  Borbone  e  fu  fempre  timorolb  di  Dio ,  e  per  no 
dir  de  più  antichi  di  quella  gentilità  de  Viufiini^dirò  come  da  vn  Giuliano  fono  difcefi  quelli  mo 
derni  de  quali  fi  è  breuemente  ragionato ,  quello  Giuliano  fu  nobile  virtuofo  cittadino  &  hebbe 
lempre  la  fua  Patria  Piacenza  fcolpita  nel  corejafciò  fempre  i  proprii  interelTi  doue  conofceua  il 
feruigio  della  fua  patria. nacquero  da  Giuliano  molti  figliuoli  il  primo  fu  Pietrogulielmo  di  cui  fi 
parlarà  nella  Cronica  fequente.  Vn  altro  fuo  figlio  fu  detto  Hippolito  ornato  di  molte  virtù  e 
riconofciuto  di  dignità  ecclefiafliche  ,  l'altro  figlioli  chiamò  Daniello  famofìlTìmo  legiflaeper 
iflupore  della  fua  dottrina  e  prudentia  fu  nominato  il  Profeta, del  quale  il  Duca  Lodouico  Sforza 
fé  ne  volfe  preualere  nell'offitio  dell'Auditorato  generale ,  hebbe  quefto  medefimo  molti  premii 
da  quel  Principe  e  con  fua  buona  gratia  ritornato  a  piacenza ,  fu  da  fuoi  cittadini  con  grande  al- 
legrezza riceuto .  Quello  fu  Auo  di  Daniello  detto  ncll'Academia  il  l  e  a  l  e  il  quale  andò  co 
Carlo  Francefco  fuo  fratello  molto  virtuofo  al  feruigio  di  Carlo  Impcradore  alla  guerra  diMez 
doue  Carlo  rimafe  morto  che  nel  miftier  dell'arme  farebbe  riufcito  mirabile,  efc  il  le  a  le  per 
colpa  di  fortuna  non  ha  nelle  fcientie  feguito  fi  grande  Auo  e  fi  famofb  Padre,ha  non  dimeno  co 
honorate  attieni  di  fua  vita^confcruati  gli  Iplendori  de  fuoi  antenati  per  le  quali  Papa  Pio  quarto 
lo  adornò  fpontaneamente  del  Titolo  di  Caualiero ,  e  nello  elfercitio  militare  ha  potuto  hauerc 
più  gradi ,  Imperò  vedendo  q  uanto  fia  la  forte  fallace .  fi  è  contentato  di  viuere  nella  òlferuanza 
della  fua  nobiltà,dando  tuttauia  manifefto  faggio  della  fua  gentilezza ,  della  liberalità  fua,e  della 
fua  connnua  conuerfatione  con  perfone  nobili  e  virtuofe.ftantiando  per  hora  per  fuo  diporto  co 
i  fuoi  honorati  fratelli  in  Paula . 


DI P A VLO 


A.  quercia  che  fi  fpacca  in  due  partì  el  Salice  la  lega  e  ftringe,onde  rimane  ftretta 
e  ferrata  né  Ci  può  feparare  ne  difunire,è  Imprela  di  Paulo  Viuftini  piacentino, 
tirando  dal  Salice  la  fbmiglianza  de  Tuoi  coftumi  e  difegni^i  quali  ibno  e  faran- 
no di  operare  con  la  guida  dell'humiltà  in  ogni  honefta  e  virile  occafione,  con 
animo  di  placare  ogni  ferocità  con  maniere  &  habiti  benigni  per  cófèruarfi  in 
quella  proprietà  la  natura  del  Salice  il  quale  piegandoli  lega  e  ftringe  il  più  for 
te  legno  quafi  che  produca  la  terra  &  ogni  altra  forte  di  legno  fé  più  forte  può 
efìTere^vien  dal  Salice  legato  e  ftretto.  Della  quercia  fi  è  in  altri  luoghi  di  quello  libro  a  baftàza  ra- 
gionato,e  fimilmente  fi  è  detto  come  Plinio  ne  fa  quattro  fjjecie  de  nomi  diuerfe  onde  varie  fono 
le  openioni ,  quale  di  effe  f ufTe  della  cui  fronde  il  coronaffa  chi  haueffe  difefo  vn  citadino .  Cali- 
gola ne  coronò  vn  luo  cauallo  bardato,  Feflo  con  alcuni  altri  fcrittori  tiene  la  quercia  per  graue , 
per  forte ,  per  dura  e  per  arbore  confecrata  a  Gioue.  Del  fàlice  a  lungo  ne  fcriuono  Plinio  e  Teo- 
frafto ,  è  ramo{à,verde,  tenera,ombrofa  &  acquaflrina .  ha  l'ombra  foaue  ma  influifce  humidità 
che  aftarui  fotto  troppo  è  dannofa.  perde  prefto  la  foglia  e  preflo  nafce,è  fragile  &  è  fimile  alla  fo- 
glia del  perfico,  ma  più  longa  alquanto  e  più  verde.Diofconde  dice  nel  primo  fuo  libro  a  capito- 
li 249.  che  qualunche  beue  il  fucco  di  cotal  foglia ,  o ,  vero  la  mangia,non  ù  figliuoli .  bafla  che 
al  propofito  dell'autor  di  quella  tal  Arbore  lega  ogni  altro  che  non  fi  piega  e  però  diffe  il  Poeta 
Montemagno  che  fu  al  tempo  del  Petrarca . 
//  Salce  che  fi  torce  e  cheft  piega 
yytgeuolmcnte  ogni  altro  legno  lega. 

E  alfomigliato  alla  humiltà  la  quale  placa  la  furia  degli  huominipiu  terribile  affai  che  quella 
degUOrfi  delle  Tigri  e  de  Leoni.  Di  quefla  humiltà  (virtù  veramente  celeflc)nonne  hafcritto 
Ariflotile  ne  la  numera  fra  le  altre  virtù ,  ne  ancor  Platone  ha  trattato  dell'humiltà ,  hanno  bene 
quelli  dui  grand'huomim  detto  che  la  Manfuecudine  è  virtù  ma  non  frale  principali,  per  onde 

come 


VIVSTINI  '^' 

come  la  Manfuetudine  è  comune  con  le  beftie,perche  diremo  quel  Leone  e  latto  manrueto,moI- 
ti  animali  lìlueftri  fi  dimefticano  e  fi  fanno  manfueti,  non  però  diremo  fi  fanno  Iiumili ,  cofi  aifcr- 
marcmorhumiltanell'huomoefferecommune  con  Dio  e  con  gli  Angeli.  E  egli  vero  ch'inoftri 
latmi  maiTimamente  Tullio  nel  j .  delle  Tufculane  dice  le  ftelle  hora  fono  in  altezza  hora  in  hu  - 
miltà  cioè  in  ba(rezza,e  nel  2. degli  offitii  chiama  la  prima  Età  humile  &  ofcura,dice  ancora  di  fa- 
miglia humilecioè  vile,  Virgilio  nell'Egloga  2.  &  humile habitar  lecafe,  moltealtre  autorità 
addurrei  perle  quali  qfta  voce  humiltà  è  prefi  in  baffo  &  in  abietto  fignificato.  Imperò Speucip- 
po  fcrictor  fra  gentili ,  dice  che  l'humiltà  è  il  contrario  della  fuperbia,  e  Verg.  nel  feito  dice  per 
donare  agli  humili  e  debellare  i  fuperbi.  Veramente  quella  meritò  di  elfer  fola  fcoperta  al  mon- 
do a  bifogni  della  falute  Criftiana  non  da  filolbfi,non  da  hiftorici ,  non  da  qual  fi  fia  fcientia  hu- 
inana,ma  da  Giefucrifto  figliuol  di  Dio  eguale  al  padre  in  diuinità,minor  del  padre  in  humanità. 
Vero  è  che  Chilone  filolbfo  gentile,  dimandato  da  Ifbpo  poeta  che  faceffc  Dio,  rifpofe  eilàlta  gli 
humili  &abba(fa  i  fuperbi,  e  ben  diffe  ancora  Auftino  nel  decimo  libro  della  città  di  Dio  chel 
chriftianoafaluarfiè  bifognofo  d'humiltà.  ebenfapiamo  che  Dauid  dice  come  Dio  da  prefib 
guarda  le  cole  humili  e  dalla  lunga  le  cofc  alte  :,  cantò  parimenti  la  gloriola  Vergine  Maria,  per- 
che riguardò  l'humiltà  della  fuaAncilIa  e  per  quello  la  chiamano  beati  tutte  le  genti,  il  Salua- 
tor  noftro  fimilmente  dice ,  domando  che  fiate  piaceuoli  &  humili  di  cuore .  Ecco  che'l  falce  per 
piegarfi/cuoprel'intentione  del  prefente  nodro  Academico  il  quale  fopra  la  fteffa  figura  vfi  con- 
formemente il  prefente  motto  cioè  niflecterer,  con  dinotare  che  l'altezze  e  la  feuerità  e 
crudeltà  dell'hnomo  refta  dalla  fola  humiltà  placata  e  vinta,come  di  ciò  fé  ne  potrebbero  addur- 
re effempiinfiniti,bella  vaga, viftofa  e  propria  è  quefla  Imprefa  col  motto  conferente,&  confcren 
te  è  il  nome,cioè  a  n  d  r  o  p  i  o,  che  fignifica  huomo  piaceuole  e  manfueto.Qu^eflo  vertuofo  Aca- 
demico è  nato  della  nobile  &  antichifiìma  fchiatta  Viufiina,  produtrice  de  molti  preciofi  frutti  in 
ogni  honorata  profeffione  di  gentilità  e  di  religione,  e  fé  volcllì  cominciar  dall'origine  di  quella 
famiglia,mi  farla  forza  di  trapanare  ifecoli,Imperò  fi  ha  ricordanza  del  1293.  per  vna  fepoltura 
nella  chiefa  di  S.  Francefco,e  quiui  fi  vede  l'Epitafio.nel  1449.  ereffero  i  Viuflini  nella  chiela  di  S. 
Giouanni  in  Canale  del'ordine  de  predicatori,  per  lorcapella  quella  di  S.  Domenico  nel  1482. 
effendo  la  diuerfità  delle  deuotioni ,  ne  ereffero  vn'altra  nella  chiefa  de  Carmini  intitolata  Santo 
Daniello .  In  quanto  agli  huomini  di  valore  di  quello  honoratilfimo  fangue,fu  vn  Gafpar  dotto- 
re famofillìmo  il  quale  fu  creato  Vefcouo  e  religiofamente  viffe  e  morì,e  fu  molto  vtilc  alla  Santa 
Chiefa  catholica  romana .  fii  parimente  vn  Pietro  Guglielmo  valorofiffimo  Capitano  di  Militia 
nel  tempo  del  conte  Filippo  d'Arcelli  ribello  al  Duca  di  Milano  in  Piaccza,  onde  Guglielmo  heb 
be  in  fuogouernoFiorenzuola  luogo  di  molta  importanza,  il  Carmignuola  generale  del  Duca 
con  grande  sforzo  fi  pofe  attorno  a  Fiorézuola  e  datole  molti  affaki,fu  ributtato  dal  valor  di  Gu- 
glielmo Viuflini  e  fu  forzato  di  ritornarfèneindietro,Imperò  il  eonte  Filippo  hauendo  abbando- 
nata Piacenza ,  il  campo  ritornando  à  Fiorenzuola  non  mancò  Guglielmo  con  benefitio  de  (uoi 
foldati  econ  fua  molta  reputatione  renderla  al  Duca,il  qual  conofciuto  il  valor  di  Guglielmo  no 
folamente  lo  trattenne  ne  fuoi  feruigi,ma  conceffe  alla  far*glia  Viufl:ina  molti  ampli  priuilcgi  co 
honefl:iifime  entrate.fu  anco  di  quella  generofa  cafita  vn  Gio.  Battifla  c'hebbe  carico  con  Carlo 
VIII.de  Caualli  e  morì  in  Francia  in  quei  regi  fèruigi.  Fu  fimilmente  vn  Giufeppe  Caualierdi 
Rodi  hebbeqflo  carico  di  Militia  per  la  fua  religione  e  morì  in  quei  feruigi.  Quello  Academico 
detto  ANDROPio  venuto  all'Età  di  viniti  anni  fi  diede  alla  feruitìj  della  chiefa  e  fèruì  per  molti  anni 
lo  Illuftrifs.  Cardinale  Farnefè  doue  prefa  pratica  di  tutti  li  Prelati  di  quella  corte  fu  amato  e  ben 
voluto  per  la  fincerità  e  benignità  fua ,  piacqueli  di  fuggire  le  ambitioni ,  ritdVnoflène  alla  patria, 
e  datofi  alla  vita  crifliana,  va  con  ogni  debita  laude  di  vero  gentilhuomo,  paflàndo  i  giorni  maffi- 
mamente  in  Paula  doue  è  vniuerfalmeute  amato  riuerito  &  ajcarrezzato . 


DI  FRANCESCO 


\  vaga  Imprefa  della  Tromba  e  della  Lagena,  o ,  Pignatta  di  terra  con  il  lume 
dentro  è  Imprefa  di  Francefco  Fontana  Comafco  &  halla  pigliata  ad  imitatio- 
ne  della  facra  hifforia  del  libro  Giudico  nel  vecchio  teftamento  al  fettimo  Ca- 
po douc  lì  legge  che  volendo  Dio  debellare  i  Madianiti  Tuoi  nemici  ikce  pren- 
dere l'arme  a  Gedeone  (uo  Capitano  &  al  Populo  tutto  il  qual  fu  in  numero 
di  trentadui  milia  de  quali  folamente  dicci.milia  rimarero,moftrando  di  andar 
volontieri  a  tal  guerra ,  il  rimanente ,  come  paurofi,alle  loro  ftanze  ritonaro , 
de  li  dieci  milia  poi  ne  reftorno  trecento ,  perche  gli  altri  forbirò ,  palUindo  vn  fiume,  l'acqua  con 
le  mani ,  tutti  gli  altri  rifiutati  &  indegni  di  militia  à  dietro  rimafero ,  à  quefti  pochi  comandò  Gc 
deone  che  con  la  mandritta  teneffero  tutti  vna  Tromba  e  con  la  finiftra  portafferola  lagena  con 
vn  lume  di  dentro  accefb ,  &  in  quella  foggia  animofamente  con  i  Madianiti  affrontati,  gli  fpez- 
zorno  e  vinfero,  hauendo  rotti  i  vafi  o«de  vfciua  il  fuoco ,  fonando  le  trombe  per  le  quali  inimi- 
ci fi  fpaucn  torno  e  mifèro  in  fuga  e  rimafli  prigioni  e  morti,  rapportandone  gloriofa  vittoria,gri- 
dando  con  allegrezza  in  comparabile, g  ladivs  dei  etgedeonis.&  ancor  che  li  conofca 
poteri!  tale  hiftoria  appropriare  alla  humanità  di  Crirto  come  Tempio  e  vafo  della  diuinità;  qua- 
le fpezzato  nella  morte,apparue  il  fuoco  della  (teda  diuinità  onde  vinfe  e  debellò  tutti  gii  Aduer 
farifuoi.dipiu;auengachefi  fippia,  come  ancora  fi  può  adattare  al  Martirio  de  finti  de  quali 
rotti  e  fracaffati  i  cdl-pi  benedetti,!!  è  veduta  la  gran  luce  della  fede ,  e  come  erano  fatti  degni  del- 
la gloria  eterna ,  aggiongendoui  la  confcifione  (  che  s'interpreta  per  la  tromba  della  verità  )  nul- 
la dimeno  è  però  fiata  anco  accomodatamente  applicata  all'olii tio  del  Predicatore,onde  il  detto 
Francefco  come  religiolb  dell'ordine  di  Santo  DomenicOjtraggela  (omigliaza  della  fua  Intentio- 
ne  nella  profelTione  del  predicare  la  quale  richiede  la  voce  che  dinotala  tromba,el  fuoco  dinota 
la  fiamma  dello  fpirito  dentro  la  lagena  che  fignifica  il  Petto  del  Predicatore,come  ciò  fi  confide- 
rà in  Paulo  A  poftolo  che  fu  Vafo  di  elettione  cioè  pieno  di  fuoco  angelico  che  con  l'uno  e  l'altro 

inuita 


FONTANA  ,32 


inuita  Io  (lato  del  Crlftlano  alla  battaglia  fpirituale  contra  i  Madianiti  cioè  contra  tutti  i  pcccat  i  a 
Dio  benedetto  odiofl  nimici ,  il  Tuono  però  della  Tromba  da  agli  aduerfari  fpauenro  e  poroc  ani- 
mofìtà  allo  fpirito,  &  altro  non  è  quel  Tuono  che  le  TacroTante  parole  dello  Euangelo  dalla  voce  del 
Predicatore  al  populo  di  Dio  pronontiare  e  penetrano  nei  cuori  purgati  a  guiTa  d'acuto  coltello 
fin  all'interna  parte  dell'anima  e  dello  Tpirito  e  come  Tcriue  Paulo  agliHebrei .  E  perche  fi  vesto- 
no due  braccia  vno  che  Toltiene  con  mano  la  Lagena  l'altro  la  Troniba,però  R  dee  confiderare  che 
vTcendo  d'una  nuuoIa,e(TorappreTenti  la  diuinità  dello  Tpirito  Tanto ,  il  quale  hor  come  tenebre 
hor  come  lucente  Tuoco  penetra  nell'anime  humane  le  quali  Tcquitano  lo  ftendardo  di  Crifto . 

La  oue  per  conTermar  li  alto  Tuggetto  contenuto  nella  ImprcTa  all'offitio  di  qucfto  predicatore 
Academito ,  vi  ha  porto  queib  accommodato  e  gentil  Motto  ciò  è  n  o  n  s  i  n  e  h  i  s  ,  corrcTpon- 
dcnteal  TrucuofiiTimo  diTegno  della  Tua  ProTelTione ,  come  che  voglia  conchiudcre  chefiva<^oe 
ben  penTato  corpo  nulla  prouarebbe  quando  non  fi  gli  Tu/Te  data  l'Anima  conTormc  a  fi  honorato 
Eilercitio  il  quale  è  il  dium  verbo  predicato  &  introdotto  ne  i  cuori  de  Tcguaci  Tcdcli  di  GieTu  il  cui 
vigore  e  la  cui  Torza  da  Tuono  e  Tpirito  alla  Tromba  de  Predicatori  e  mette  e  conTcrua  il  Tuoco  nel- 
le lagene,  &  in  Tomma  èquello  che  conTufò  il  Regno  depeccuti,dcbclbti  i  Demonii,ruinatorAb- 
bilTo ,  illuminato  il  Mondo ,  eTiiperati  tutti  i  Madianiti,  ha  aperto  il  cielo.fi  èquefto  gratioib  Aca- 
demico  voluto  acadcmicamente  e  con  propofitop  aro  h.m  po  chiamare  ^perche  chiama  E<»li 
come  predicatore,  immortali  al  Cielo  &  alla  vera  luce .  il  che  egli  non  potrebbe  Tare  (è  non  lì  fulTe 
ritirato  nel  cerchio  delle  cole  lucenti  &  appoggiatofi  alle  gratie^diuine .  anzi  San  Tomafo  nel  com- 
mento della  prima  pillola  a  corinrhi  al  9.  capo  vuole  chel  Predicatore  Ci  polTa  chiamarc,Caualie- 
ro ,  Vendemmiatore,  Pallore ,  Teminatore  &  Architettore  del  Tempio ,  nomi  veramente  e  de  na- 
mente  attribuiti  a  predicatori  della  parola  di  Dio,  malTimamentea  FranceTco  nomato  Parolimpo 
il  quale  nella  Tua  tenera  Età  Tacrihcato  alla  militante  religione  diS.  Dominicola  quale  ha 
titolo  de  predicatori,  con  ogni  obedientia .  patientia ,  humiltà  e  Tollecitudine  hauendo 
attcfo  alle  Tcientie  naturali  e  diuine,e  concedutogli  da  Tuoi  Tuperiori  l'autorità  di 
Predicare ,  in  tanta  bella  e  generoTa  dilpofitione  lo  ha  lo  Tpirito  Tanto  guida- 
-o  fi  che  nel  fior  de  Tuoi  giouenili  Anni,  ha  predicato  con  mirabil  con- 
corfo  in  Parma  .  in  Piacenza ,  in  BreTcia ,  in  Milano ,  in  Genoua , 
in  Pania  &  vltimamente  in  Modena,  a  richiclfa  del  deuotiT 
fimoV^cfcouo  di  Modena  nella  Tua  ChicTa  catredale 
In  Paula  però  ha  laTciato  della  Tua  dottrina  Bon- 
tà tale  efTempio  che  è  rimafto  in  tutti  i  cuo- 
ri di  quefta  real  città  perpetuamente 
regiftrato  ,  e  nel  numero  degli 
Academici  Affidati  co  pie 
na  allegrezza  di  tut- 
ti riceuto . 

LI 


DI  GASPAR 


,  E  due  Secchie  nel  pozzo  vna  In  alto  piena  d'acqua  l'altra  al  balTo  che  non  fi  vede 
foftenute  da  corda  ;  ò  da  catena,fono  Imprefà  di  Gafpar  Vifconri  Milanefe ,  dal- 
la quale  caua  egli  la  fomiglianza  de  Tuoi  difcgni ,  Eifendo  la  verità  che  le  fecchie 
fanno  à  vicenda  horavn'alta  l'altra  bafla,  ma  con  tutto  ciò  luna  Ibftenra  al'al- 
tra,aguira  delle  ftclle  Ca(lore,e  Polluce,volendo  quefio  gentile  Academico  di- 
notare gli  (lati  de  Signori  del  mondo  e  particolarmente  quelli  della  Tua  genero- 
fa  cafata  la  quale  per  nobiltà,  per  gradi,per  ricchezze  e  per  podanza  non  ha  ce- 
duto ne  cede  all'altre ,  onde  fi  fpera  che  come  è  fiata ,  ritorni  per  virtù  e  per  fauor  di  Dio ,  inten- 
dendo lo  fielfo  Academico  della  fua  particolar  famiglia  la  quale  ha  hauti  molti  huomini  di  conto, 
&hoggi  fono  pochilTìmiimpercioche  gl'antenati  di  quefto  Academico  fumo  di  maggiore  gran- 
dezza e  di  più  richi  fiati  che  quefii  moderni  i  quali  però  non  fumo  della  fuccefiìone  de  principi,  co 
tutto  ciò  fpera  che  quei  che  fono  e  particolarmente  il  ir  edefimo  Academico  di  venire  con  le  fue  fa 
tighe  alle  pafiate  commodità ,  e  però  vfa  il  Motto  altera  prope.  con  ciò  fia  che  la  fune  e  la 
catena  fia  l'accefo  defiderio  d'illultremente  fudare  &  non  guardare ,  à  fienti ,  à  trauagli  &  à  vigilie 
anzi  arditamente  fprezzare  l'otio  &  i  fouerchi  piaceri ,  &  à  quefto  propofito  fi  fa  nominare  lo  i  n- 

DEFESSO. 

Gafpar  Viiconti  fudetto  &  Academico  negli  Affidati,  èvfcitodi  quella  ftirpenota  intutto'il 
Mondo ,  ne  fono  anco  baftati  i  volumi  in  memoria  dell'altezza  di  quefta  famiglia ,  che  fi  potrà  a- 
dunque  dire  degli  antenati  di  quefto  indefeifo  Academico  ?  tutta  via  fa  di  miftieri  di  dire  alquan- 
to e  con  breuità  la  origine  di  quefta  cafua  ,  benché  fi  truoui  qualche  difterentia  tra  l'iftoria  del 
Mcrulaequella  del  Coirò, fu  vnTebaldod'Inuorio  il  qualefu  padre  diMatheo  Magno  ilquale 
dalla  fua  giouinezza  moftrò  ingegno,  animofità  &  defiderio  di  grandezza  ,  e  fu  detto  de  Vif- 
conti  ilqual  cognome  ,  (  come  fi  legge  nel  Coirò  )  fignifica  offitiale  fopra  el  ciuile  el  Criminale 
ma  Conte  dinottaua  in  quei  tempi  Gouernatore  di  mihtia  le  quali  auttorità  furono  concedute  a 

molte 


VISCONTI  133 


te  altre  famiglie  in  Milano .  Imperò  Matheo  Vifconte  prefo  l'Imperio  di  Milano ,fi  preferuò  anco- 
ra il  cognome  de  Vifconti  e  mutoronfi  i  nomi  delle  ;autr()nrà  &  delle  dignità ,  maflìmamcnte  poi 
che  fu  declarato  aflbluto  Signor  di  Milano ,  e  da  più  Imperadori  fu  declarato  Vicario  d'Imperio, 
ne  occore  qui  di  trattare  tante  e  tante  varietà  del  dominio.che  hcbbcro  i  diucrfi  fuccefTori  di  Ma- 
theo i  quali  lìgnorcggiorno  quella  gran  città  col  titolo  Ducale  fin  tato  che  la  medefima  degnità  el 
medefimo  Imperio  fu  trafportato  in  cafa  Sforzefca .  Il  quale  ftato  per  molto  tempo  combattuto , 
&  dilacerato  da  doi  Principi  fupremi  fu  finalmente  ottenuto  da  Carlo  V.  Imperadore  &  da  lui  giù 
ndicamcnte  pofleduto.Pcrò  il  fudetto  Academico  vlcito  dal  honoratilftmo  fangue  de  Vifconti  ha 
hauro  gli  antenati  luoi  di  molto  valore  di  molta  auttorità  e  da  i  Duchi  ftimati  &  chiamati  parenti, 
e  per  nò  cominciare  da  più  antichi,  dico  che  l'In  defeffohcbbe  vn  bifauo  chiamato  Filippo,il  qua- 
le oltrela  molta  itima  che  di  lui  fece  Galeazzo  Maria  fuo  parente,  fu  ancofuo  luogotenente  dello 
(tato .  E  parimenti  edificò  il  Cartello  di  Fontane  che  hoggidi  nò  i\  edificarebbe  e  '  :5oo.mil!a  feudi 
&  in  vero  quefta  particular  famiglia  da!  origin  fua  fin  à  qucfti  tempi  fempre  ha  poffeduti  feudi  an 
tichifùmi  &  fcmpre  s'è  apparentata  con  le  più  nobili  &  Illuftri  fimiglie  di  Milano,  e l'aua  di  quefto 
Academico  fu  fòrella  del  Magno  Gio.  lacomo  Triultio ,  e  flato  parimente  di  quefìa  famicrlia 
Gio.Maria  Vifconte  luogotenente  di  gente  d'Arme  in  feruitio  di  Carlo  V. Imperadore. 
vn  fratello  hebbi  ancora  lo  ftelfo  Academico  chiamato  Aliprado  capitano  di  fan- 
teria in  feruigio  della  fanta  fede  il  quale  vi  lafciò  la  vita .  Ha  fimilmente  va 
fratello  Dottor  di  legge  e  fifcale  Regio  in  Milano.  L'Indefeffo  però  da 
fanciullo  C\  diedi  alle  buone  lettere  fin  tato  che  meffofi  nerjli  ftudi 
publici,fi  è  co  fitiche  e  fudori  acquiftata  la  degnita  de!  dot- 
torato legale .  E  poltofi  alla  lettura  nello  ftudio  di  Pa- 
nia, a  poco,  à  poco  è  honoratamente  falito  alla 
feconda  catedra  della  marina  con  frcquen- 
tia  de  fcolari  nobili  &  prouetti .  E  fta- 
co  quefto  Academico  fcmpre  & 
è  di  buona  vita  di  quieti  co 
fìumi  pronto  a  bene- 
fitio  degli  amici 
e  continuo 
^  oiferuatore  de  precetti  criftiani 

onde  f\  fpera  c'habbia  da 
falireà  più  alti  gra- 
di d'honore . 

LI       » 


DI  NICOLO 


3> 


L  Gallo  fbpra  vn  Lauro  che  guarda  cantando  il  Sole ,  è  Imprefa  di  Nicolo  Gra- 
tiano  Vdinere,quefto  A  ugello  ben  fi  fa  quante  honorate  qualità  e  mirabili,hab 
bia  dalla  antica  natura  riceute,  per  certo  poi  che  di  bellezza  non  è  fra  volatili  e 
domeftici  e  (èluatici  il  più  bcllo.Egli  è  nontio  del  giorno,  è  Augello  del  fole  gra 
to  à  Latona,  dicono  i  Poeti ,  perche  fi  ritrouò  prelente  al  nafcimento  d'Apollo 
e  di  Diana  ,  quefto ,  morendo  la  Gallina ,  coua  l'uoua ,  conofce  le  ftelle ,  fente 
la  Gloria ,  fi  colca  col  Sole  e  col  Sole  fi  lena ,  comanda  imperiofamente  al  fiio 
genere ,  combattono  tra  loro  i  Galli ,  con  ftimolo  di  Gloria ,  caminano  con  alta  ceruicc  e  fono  al- 
tieri della  loro  corona,o,crefta,guardanolpe(fo  al  cielo  &  inalzano  la  falcata  coda,  e  dà  il  Gallo 
terrore  e  fpauento  à  Leoni  e  col  guardo  e  col  canto,  onde  Lucretio  cofi  ne  foriue  Quem  nequeunt 
contra  rapidi  conftare  Leones,  Inq;  tueri  ita  continuò  meminere  fugai  Nimniru  quia  funt  Gal- 
lorum  in  corporc  quidam Semina,quir  cum  fint  oculis immifià  Leonum,Pupillas  interfodiunt 
acremq;  doloremPriebent,vtnequcant  contra  durare  feroces".  Varronea  pieno  ne  dice  in 
quai  paefi  fra  loro  fieno  pugnacifTimi ,  già  erano  hauti  ancora  in  molta  offeruanza  degli  Augurii , 
pronofticorno  la  Vittoria  àBoetii  contrai  Lacedemoni ,  il  Gallo  poi ,  fecondo  Plinio ,  produce  le 
gemme  Alettone  di  colore  criflallino  e  di  grandezza  d'vna  faua,  &  è  confacrato  al  fole ,  combatte 
atrocemente  contra  iferpenti  e  nel  R  ufi.  il  Politiano  dottamente  ne  tratta  ,  con  molto  giuditio 
adunq,-  quefto  nobile  Academico  ù  chel  Gallo  fia  (opra  vn  ramo  di  Lauro ,  effendo  l'Augello  e 
l'Arborodinaturafolarimachecipuò  far  piultimare  quefto  animale  che  il  verificamento  della 
perfidia  di  Pietro  in  hauer  tre  volte  negato  il  noftro  gloriofilfimo  Redentore''  dalla  natura  adunq, 
di  quefto  ftupendo  Augello ,  familiare  e  domeftico  con  la  vita  humana ,  e  dal  Lauro  tragge  il  dot- 
tilTimo  Gratiano  Academico  la  fomighanza  de  fuoi  penficri,i  quali  furono  fin  dalla  fua  fanciullez- 
za volti  all'Acquifto  della  fapieiitia  la  quale ,  il  Sole  come  pianeta,  fuole  influire  ne  i  petti  humani, 
efiendo  vero  che  gli  antichi  teneuano  come  l'anima  degli  huomini  fapienti ,  fèparata  dal  corpo,fa- 

lìua 


■   1«.Vi 


GRATIANO  134 


liua  per  guftare  l'eterna  felicità ,  al  quarto  cielo  come  Tedia  di  chi  per  fapientla  ha  meritato  in  que- 
fìa  bafla  vita.Scuopre  parimenti  la  natura  di  quefta  leggiadra  Imprefa ,  la  ferma  difpofitione  delio 
fìcffo  Academico  e  l'habito  ineradicabile ,  come  egli  (ìa  di  qualità  (biare ,  e  di  potere  con  la  bontà 
e  foauità  del  Tuo  canto  fpauentare  gli  animi  feroci  e  frenare  contra  di  lui  le  malcdicenze ,  e  con  la 
prerogatiua  del  Lauro,  cui  fulmine  non  nuoce ,  in  tutti  i  tempi  lì  è  dife/b ,  e  non  fu  mai  orfefo,  dal- 
le inuidiofe  infidie,e  come  il  Lauro  non  perde  foglia  Egli  non  perde  fperanza ,  cófidandofi  nel  fuo 
Sole  che  è  Chrifto  benedetto  feguitandolo  con  la  imitatione,perche  come  con  la  fua  infinità  bon- 
tà e  mifericordia  fa  rifplendere  il  Sole  fbpra  i  buoni  e  (opra  i  maligni ,  cofi  quefto  Acadcmico  per- 
feuererà  fempre  di  giouareagli  amici  &  a  nemici ,  e  perciò  pcnfà  di  non  effer  oftefo  mai ,  vfando  à 
propofito  quefto  Motto  ,v\diq^ve  tvtvs  chiamandofi  il  z  e  l  a  n  t  e  ,  volendo  dinotare  chel 
zelo  di  Dio  lo  corrode  e  Io  difpone  a  dcfiderar  bene  a  ciafcuno.La  Patria  poi  del  Friuoli  d'onde  è 
nato  il  Zelante  è  antichilTlma,ornata  hoggi  e  fempre  di  perfbnaggi  Illu{hi,&  ha  hauti  Rcggiméti  e 
grandezze  e  fcientie  a  paragone  d'ogni  altra  prouincia  d'Italia  .  La  ftirpe  però  Gratlana  è  fra  le  al- 
tre lUuftri  connumerata ,  e  dir  fi  potrebbe  aitai  fé  dalla  antichità  fi  comincialle .  Però  diremo  che 
fra  i  più  moderni  fu  vn  Francefco  Gratiano  lu.  Con.huomo  di  fede ,  di  fcientie  e  di  fapientia  mi- 
rabile, di  che  fan  tcftimonio  gli  honori  hauti  dalla  R.  P.  di  Venetia  à  cui  fra  i  feudararii  fu  fi  grato 
che  viuendo Egli, impiegaro il  medefimooffitio  nella perlbna di  Erafino  fuo  primogenito  l.  C 
cloquentilTìmo,al  padre  in  tutte  le  virtù  non  punto  inferiore .  Hebbe  quefta  famiglia  vn'altra  sra- 
tia  fcgnalata  che  le  gentil  donne  di  quefto  medefimo  fangue,fono  ftate  e  fono  commune  Elfenìpio 
dibelIezza,dipudicitiaedifapientia.Dacofiverruofaegenerofa  ftirpe  eftendo  vfcito  il  Zelante 
non  fu  marauiglia  fé  da  fanciullo  cominciò  à  guardarli  da  vitii  e  cofi  tenero  ti  difpofe  di  elfer  nel- 
la fua  vita  parco  &  in  turro  remoto  dalla  crapula ,  e  con  quefta  difpofitione  nella  fua  Adolefcen- 
tia  s'acquiftòconognialfiduitàe  la  lingua  latina  e  la  eloqueniia  di  elfa,&  hauendo  dato  prin- 
cipio agli  ftudi  legali,  ritirarofi  da  piaceri  giouenili  con  vigilantia  efudore  molto  tempo  con- 
fumò nello  acquifto  di  tanto  immortai  Teforo  e  con  ilconfcnfo  delle  vniuerfita  fu  adornato 
del  grado  e  fino  ne  i  primi  anni  delle  letrure,fu  inuicato  da  molti  Principi  e  chiamato  in  diuerfi  ftu 
dii  publici  e  cominciò  a  leggere  publicaméte  d'anni  xxi.Rinouò  particolarméte  lo  ftudio  di  Mace- 
rata &  hebbe  la  prima  catreda  della  fera,e  tanto  giouò  à  quel  Paefe  e  co  le  fcientie  e  cògli  Elfempi 
di  Criftiana  vita, che  per  trattenerlo  furono  fotto  Papa  Pio  V. eletti  Ambafciadori  apofta  à  S.San- 
tità  da  cui  riceuè  honoratilfimi  inulti  come  di  ciò  fono  publiche  le  teftimonaze.  Lo  vinfc  finalmen 
te  il  buon  defiderio  di  feruire  al  Rè  Cath.in  Pania  nella  partita  di  Giouanni  cefalo  a  Padua ,  doue 
accettò  la  condotta  dallo  Eccellentiftìmo  Senato  nella  prima  Scuola  della  matina ,  e  poi  per  far  lo 
ftudio  tutto  chiaro  per  concorrenti  famofi  e  conofciuti .  fu  quefto  nobile  Academico  Zelante  alla 
concorrenza  del  Bolognetto  e  perciò  trafportato  alle  letture  della  fera ,  nelle  quali  moftra  quanto 
fieno  ftate  continue  e  fatigofe  le  vigilie  in  guadagnarfi  le  difcipline  imperiali  e  pontificie .  Ha  poi 
deftrezza ,  amoriuolezza  e  fuauità  nello  inlègnare ,  in  guifa  che  per  tanto  giouamento 
ha  degli  auditori  numerofo  concorfo ,  ferine  parimente  le  cofe  fue  con  ftile 
fuauiflìmo  e  pieno  di  decoro  &  ha  la  verità  per  occhio  cétra  il  fal- 
fo  &  ha  per  oggetto  la  luce  contra  le  tenebre .  E  fimil- 
mente  il  Zelante  cortefe,benigno,  pio,  gio- 
condo, conuerièuole  e  criftiano 
effemplare,grato  alla 
Academia 
&  a  chi  feco  pratica,  Iperan- 
dofi  dalle  fue  opere  honoree  giouamento. 


DI  BARTOLOMEO 


-  A  circonferenza  con  le  linee  tratte  dal  centro  a  efTa  circonferenza  e  tutte  eguali, 


^  */3?^^  è Imprefa di Bartholomeo Caccia nouarefe .quindi egli tragge la  forni  pliriz 
de  Tuoi  difègni. primamente  fi  fa  come  la  figura  circulare  è  la  più  perfetta  di  tur 
te  le  altre  fecódo  (  Euclide  e  fecondo  tutti  gli  altri  fcrittori  geometrici  )  imper- 
cioche  la  ilefla  figura  abbraccia  e  circonda  tutte  le  altre  ,  il  che  fi  vede  cornei 
corpi  celefti  fono  li  più  perfetti  corpi  di  quanti  ne  ha  prodotti  la  natura  ,  e  per- 
che non  è  circolo  che  non  (i  mifuri  col  fuo  centro,  però  ben  fi  dice  ch'ogni  linea 
dal  centro  alla  circonferenza  deue  eflere  all'altre  iempre  eguale ,  ciò  poi  che  fia  circolo ,  ciò  che  fia 
centro ,  e  ciò  che  fia  linea  non  accade  di  farne  progreflb ,  elTendo  vero  che  per  fimilitudine  il  core 
dcirhuomo  è  centro  del  fuo  corpo,  conciofiachel  core  fia  vafo  degli  (piriti  vitali  i  quali  fi  diftri- 
buifcono  per  tutte  le  parti  di  cflTo  corpo ,  imperoche  per  quanto  \\  eftendono  le  braccia  e  dalla  ci- 
ma del  capo  alla  eftreraità  delle  piante  de  piedi ,  è  veramente  circolare ,  alcuni  uogliano  chel  cen- 
tro di  quefto  humano  circolo  fia  l'ombelicOjquefìi  tali  fi  farebbero  tacere  co  molte  ragioni,  quan- 
do non  fufie  commune  opcnione  chel  cuore  fia  centro  del  corpo  noftro ,  e  per  cficmpio  dico  che 
j,  Dauide  Re  profetando  del  noftro  Redentore.diflc  Rex  nofter  ante  fecula,operatus  efi:  falutc  in 
„  medio  terrx .  pati  il  Saluator  noftro  la  morte  che  è  noftra  falute,  nel  monte  caluario ,  Molti  di- 
cono pe  retta  mifura  che  quel  luogo  non  e  il  mezo  della  terra,  ma  chi  vuol  temerariamente  creder 
più  tofto  alle  mifure  terrene  ch'alle  parole  diuinef'  ritornò  a  dire  come  quefto  gentile  Academi- 
co  quanto  difegna  nel  cuor  fuo ,  tanto  drittamente  ha  efieguito  &  cflcquirà,&  ha  condutto  e  con- 
durà  tutte  le  fue  operationi  a  fini  di  giuftitia  e  d'honore,i  quai  fini  fono  la  circonferenza  di  tutte  le 
mondane  attioni ,  e  forfè  ancora  d  può  e  fi  deue  intendere  che  lo  ftelfo  Academico  voglia  inferire 
d'indrizzareogni  fua  facenda  al  cielo ,  cioè  non  curar  le  cofc  fragili ,  ma  le  diuine  per  le  quali  l'e- 
terna falute  s'acquifla  e  però  ha  egli  voluto  vfare  il  prefente  Motto  cioè  rectisidem,  volendo 
inferire  che  le  Tue  opere  fono  il  medefimo  che  le  linee  dal  centro  drittamente  &  egualmente  tirate 

>lla 


CACCIA 


135- 


a!]?  circonferenza ,  cioè  al  perfetto  fine ,  onde  laude  dal  mondo  e  merito  apprefTo  Dio  s'acquifta 
&  a  propofìto  fi  fa  academicamcntc  chiamare  Acineto .  Quefto  A  cademico  gentile  è  nato  della  ta 
miglia  de  Cacci  coli  comunemente  detta ,  è  antica  per  gran  parte  111.  e  fi  è  diuilà  m  diuerlì  ceppi . 
rAcademicoperòAcinetodifcende  ,  per  non  parlar  (come  lì  potrebbe)  dei  più  antichi,  da  vn 
Luigi  e  querto  da  vno  Ardizzone  Caccia  il  quale  fu  mandato  dalla  Citta  di  Nouara  Arabafciato- 
re  à  Mantua  per  la  lega  delle  città  di  Lombardia  nel  1226.  fu  anco  del  coniglio  dello  Imperatore 
Enrico  di  LucC-borgo  il  che  fi  vede  per  più  ampi  Priuilegi  Da  Luigi  detto  àifccfe  dopo  molti  anni, 
Bartolomeo  Bifauo  di  quello  nobile  academico  e  Stefano  fuo  fratello .  il  primo  fu  di  grandilTmia 
autorità  preflo  il  Duca  Filippo  Vifconte  e  poi  preflbFrancefco  Sforza  primo  di  queftonome.fuca 
piranodiCiuftitiainMilanoe  PrcfidentcdelMagiftrato,  e  di  lui  fitruouano  molte  memorie  ia 
Marmi  intagliate .  Stefano  ancora  fu  huomo  di  conto,  e  de  principali  che  interuennero  nel  conci- 
lio di  Bafik-a  perche  elfo  feguitaua  la  corte  ccclcfiaftica ,  il  che  fi  vede  nelle  hiftorie .  Lo  attefta  an-' 
Cora  Papa  Pio  fecondo  nella  72.  epiflola  del  primo  fuo  libro ,  fu  gran  Prelato  e  di  tanta  ftima  che 
Federigo  Imperatore  lo  fece  del  fuo  configlio  come  ciò  fi  legge  nelli  priuilegi  preflo  quello  fteflb 
Academico ,  come  fi  legge  nelle  nominate  epiftole  di  Pio  2.e  per  efl^ere  detto  Stefano  molto  bene- 
merito della  Sedia  Apoftolica ,  Pio  fudetto  hauto  auifo  della  morte  de  quel  degno  Prelato  co  mol- 
te lacrime  lo  pianfe  il  che  fi  legge  nelle  345.  344.  &  348.  epiftole  del  nominato  libro  primo.  Di 
Bartolomeo  nacque  Luigi  2.di  quefto  nome  Auo  dell'Àcincto il  qual  Luigi  di  xiiii.  anni  andò  allo 
itudiodiPauia,di  iS.lòftétòpublichecócIufioneintuttigliltudid'Italia.edi  28.fi  adottorò.Fufe 
natore  al  tempo  di  Galeazzo  e  di  Gian  Galeazzo  fuo  figliuolo  e  di  Lodouico  Duchi  di  Milano,di 
quefto  parimenti  nacque  Giouanbattifta  dottore  pur  di  legge  eccellentifs.&  in  tutte  l'altre  fcientie 
il  quale  fu  chiamato  da  Enrico  ottano  Rè  d'Inghilterra  e  da  lui  honoratamente  ftimatoecommo- 
damentepcnfionato,eprena!cndofidifua  perlònanel  confultare,  mori  quello  dottiamo I.  C. 
prcfto.  compofe  molte  opere  che  rimafero  preflo  quel  Rè,e  quefto  fuo  fuccelfore  Bartolomeo  aca- 
demico ha  alcuni  fragmenti  e  per  lo  ftile  e  per  l'inuentioni  fono  da  dotti  Lodati  molto,  hafimil- 
mcnte  vn  volume  di  Epiftole  fcritte  a  Papa  Paulo  III.  à  molti  Cardinali  &  ad  altri  amici  e  Signori 
che  prefto  fi  vedranno  in  ftampa  ,  Hcbbe  quefta  famiglia  Alberto  Caccia  Vcfcouo  di  Piacenza  il 
qual  dilcefe  da!  primo  Luigi ,  fu  dottor  di  legge  e  celebrato  oratore ,  a  cui  toccò  d'orare  fop  ra  la 

Morte  di  Gianmaria  Vifconte  che  fu  ammazzato  in  Santo  Gottardo,di  quefta  llelfa  famiglia  fono 
vfciti  Duchi  conti  e  Marchefi  de  quali  fi  è  fato  in  quefto  medefimo  libro  memoria . 

Il  vertuofo  Academico  Acinato  vlcito  di  quefto  generofo  fangue,datofi  nella  tenera  Età  à  buo- 
ni colhimi,&a!leletterehumane  fattonegran  frutto,fi  diede  agli  ftudi  legali  guadagnatofi  con 
niolto  fudore  il  grado,  non  più  tofto  addottorato  hebbc  due  volte  il  giudicato  delle  caufe  ciuilie 
criminali  in  Milano,di  cui  conofciutafi  la  bontà  la  diligcntia  e  la  deftrczza  quattro  volte  è 
flato  eletto  Vicario  di  Giuftitia  &  al  tempo  del  Duca  dAlua  Goucrnatore  di 
Milano.fu  fatto  Capitano  e  Vicario  di  Giuftitia  tre  volte  ancorale  fta 
topodcftà  pur  di  Milano, e  molte  volteeftato  daiGo- 
ucrnatori  di  Milano  mandato  à  molti  Prin 
cipi  per  negotii  di  S.Cath.Mae- 
ftà  &  ha  fcritto  à  mol 

ti  Duchi  e 
Gouernatori  per  or- 
dine di  Magiftrati  fperandofi  che 
tutta  via  meglio  operi  a  benefitii  public!  e  priuati . 


DI  TEOTIMO 


E  non  fufTe  quefto  nobile  Academico  cofi  predo  paffato  di  qucfla  vita ,  già  ha- 
iirebbe  rrouata  altra  figura  per  Tua  Imprelà ,  hauendo  Egli  vifto  come  L'Hidra 
è  ftata  in  quefta  vfiinza  da  più  perfone  publicata  e  grandi  e  minime  e  mediocri. 
Tanto  più  che  come  vnfolo  Hercole  al  mondo  fu  ballante  dioccider  queflo 
veicnofo  e  terribile  animale,  cofi  a  prenderlo  per  imprefa  conueniua  e  cóuicne 
à  perfbnaggi  d'alto  affare ,  ma  chi  non  vede  in  quanti  luoghi  è  ftata  la  ftcfla  Hi- 
dra  dipinta  ?  conuien  per  certo  all'inclito  valore  di  Sforza  Pallauicino  Gouer- 
natoregenerale  della  R.  P.Venetiana  il  quale  e  per  nobiltà  difangue,.  e  per  virtù  naturale  e  per 
lunga  fperientia  nello  effercitio  dell'arme  ha  faputo  imitar  Hercole  in  vincere  &  in  fupcrarelHi- 
dra  prodotta  non  dalla  natura  aquatica ,  ma  dalla  iniquità  di  fortuna^dalla  peruerfirà  dell'Inuidia 
e  dalla  ingratitudine  del  mondo,  oltradicio  comeCaualier  Cristiano  con  la  fpada  della  virtù  e 
col  fuoco  della  diuina  gratia ,  ha  poffu  to  tagliare  &  infocare  li  fetti  capi  velcnofi  del  fiero  humano 
appetito  che  li  chiamano  i  fetti  peccati  mordali . 

Imperò  Teotimo  SaIuatico,cittadino  honorato  di  Pauia  ha  tratto  dall'Hidra  la  Ibmigliaza  della 
inquietudine  del  fuo  animo ,  per  le  molte  liti  ciuili  le  quali  per  la  copia  de  Iure  Confulti ,  diuenute 
immortali ,  tolgono  al  nominato  Academico  la  fperanza  del  fuo  ripofo ,  per  cotal  cagione  ha  vla- 
to  quello  Motto  ,spes  aegra  salvtis.  con  tutto  ciò  imitando  la  fauola  prometteua  di  ani- 
molamentc  e  virtuofamentc  far  contrago  fin  che  gli  duralTe  la  vita , 

Dell'Hiura  fi  truoua  che  fia  animale  fopra  tutti  i  velenofi  velenofo^è  detto  Hidra(che  c'è  il  maf- 
chio  e  la  femina  )  perche  viue  nell'acque ,  &  alla  femina  attribuilcono  fette  capi  i  Poeti ,  Plinio  nel 
2  0. libro  al  capitolo  4.  ne  ferine.  Imperò  Ccomcfièdettoaltroue)equaficommuneopenionechc 
naturalmente  qacHo  moftro  non  fia ,  benché  voglino  che  nafca  nella  Palude  Lerna  che  è  nel  pic- 
ciol  regno  de  gli  Argini  alcuni  dicono  che  l'Hidra  produtta  in  quel  pantano  fulTe  di  cinquanta  ca- 
pi e  che  Hercole,  come  pacfano  &  amico  degli  Argiui , l'amazzuile^nondimeno  la  commune  ope- 

nione 


SALVATICO  ,5<j 


nione  e  che  fufTe  fabulofàmente  di  fette  tefle .  Quefto  Academico  volfe  chiamarfi  l'  i  n  q^v  i  e  t  o 
come  che  ageuolmente  preucdefTe  l'immortalità  delle  Tue  liti  ciuili,  traggendo  la  fomiglianza  non 
dallHidra ,  ma  dalla  mano  con  la  fpada  impugnata .  La  famiglia  Saluatica  in  Paula  è  tenuta  nobi- 
le &  e  filmata  fra  la  cittadinanza  per  la  bontà  eh  e  fiata  fempre  in  eflTa . 

Fu  di  quella  famiglia  medelìma,fenza  entrare  nella  antichità  fua,  ilBifauo  del  prelènte  Aca- 
mico  chiamato  Delfino  il  quale  dotò  vna  capella  in  Valenza  nella  chiefa  di  Santo  Fracefco  &  heb- 
be  vn  figliuolo  chiamato  Gianiacomo  Auo  del  fudetto  Academico  Inquieto  il  quale  dotò  vna  ca- 
pella nella  chiefa  di  Santo  Francefco  in  Pania,  e  furono  perfone  honoratc  in  ogni  loro  attionee 
nell'vna  e  nell'altra  chiefa  lì  celebra  vna  melfa  cotidiana  e  tre  oflfìtii  folenni  per  ciafcuno  an- 
noda qual  cofa  rende  teltimonanza  della  nobiltà  e  bontà  di  quella  cafata.Hebbe  Gianiacomo  più 
figliuoli,fra  quali  fu  vn  Gian  Maria  vno  Gian  Antonio  l'altro  Aguftino  tutti  cittadini  dì  buon  no- 
me e  d'honorata  fama ,  Gianmaria  molto  s'ifaticò  per  la  fua  patria  in  molte  bifognofe  occafioni , 
mailìmamente  in  hauere  negotiato  per  la  fua  communità  dinanzi  a  Duchi  di  Milano ,  e  fu  ancor 
fatto  commiflìirio  di  tutto  il  territorio  di  Pauia,è  fupplì  di  fua  borfa  a  bifogni  del  publico  e  di  tut- 
to ciò  fi  truouano  lettere  e  memorie,  Gianantonio  fu  Referendario  della  fua  città  &  egli  adornò  e 
fece  dipingere  il  luogo  doueiReferendariifoglion  far  refidcnza,  Agoflino  attefealle  fcientieefi 
fece  dotor  di  medicina  e  la  maggior  parte  del  fuo  tempo  confumò  in  Venetia.Di  detti  fratelli  niu- 
no  hebbe  figliuoli  faluo  Gianmaria  il  quale  fu  Padre  del  fudetto  inquieto  academico  &  di  Lodoui 
co  .  L'Inquieto  è  flato  fempre  di  gentile  e  d'affabile  natura ,  e  doue  glie  occorfo  di  giouare  al  pu- 
blico &  al  priuato  non  ha  egli  mancato  già  mai ,  anzi  concorfe  con  Lodouico  fuo  fratello  d'inflau- 
rare  a  lor  proprie  fpefe  la  nominata  cappella  in  Santo  Fracefco  di  Valentia  doue  fu  fepellito  il  Bifa- 
uo  fopranominato ,  ne  ha  mai  mancato  a  quanto  fi  conueniua  a  vero  &  à  nobil  cittadi- 
no fin  ch'Egli  viffè ,  fi  dilettò  di  praticare  con  letterati ,  fi  compiacque  pari- 
mente di  fentir  ragionare  di  hiilorie,  e  molto  fu  inchinato  alla 
poefia  tofcanae  di  fuo  fi  lelfero  molti  bei  fonetti  de 
quali  ha  lafciata  copia  che  vfcendo  in  flam- 
pa,  grandemente  à  bei  giuditii 
/  piaceranno, piacque 

à  Dio  finalmente  dopo  vna  longa  infirmità 
leuarlo  da  quella  terrena  e 
fragil  Vita . 

•  Mm 


DI  ANIB  ALE 


L  Tempio  che  qui  fi  vede,  altro  non  è  fé  non  quello  che  fu  confàcrnto  anticamea 
te  alle  tre  gratie  &  è  Imprefa  d'Anibale  di  Capua  Napolitano  jmirando  Arifio- 
tile  il  quale  vuole  chel  mede/imo  tempio  fullc  edificato  in  luogo  publico  della 
città ,  concio  (ìa  che  la  nobiltà  haueflè  dinanti,agli  occhi  quello  fplendore  del- 
le tre  gratii*  per  le  quali  fi  gufta  la  felicità  di  quefta  vita;  Da  quefle  gratie  tragge 
la (bmiglianza  de  fuoi  difegni quefto gentiliflìmo  AcademicOjCÓciofia  cofa  che 
egli  fia  naturalmente  inclinato  àpreualerfi  di  quefte  gratie  perclTer  grato  a  o- 
gnuno, come  dare  a  chi  merita  e  reitituire  da  chi  fi  è  riceuto.  Come  tratta  Annotile  nel  libro  V. 
della  moral  Filofofia  douc  dice  che  tal  fi  debbia  rendere  qual  vien  dato  a  cialcuno .  Perciò  nel  più 
aoerto  luogo  della  Città  lo  fieflb  tempio  fi  edificaua  accioche  vi  l\  vedeffe  ogni  remuneratione  ap- 
p'arccchiata.Doueben  fi  comprede  l'animo  di  quefto  gratioloAcademico  il  quale  promette  di  no 
lafciarfi  nel  atto  di  gratitudine  fu perar  da  veruna  pedonale  però  vfa  a  propofito  quefto  Motto.M  a- 
NET  ALTA  MENTE  R  E  p  o  s  T  V  M ,  nou  lafcÌ3rò  aucora  di  dirc  comc  Ic  trc  gratie  oucro  trc  Dcc 
anticamente  fi  dipengeuano  con  le  mani  auinchiatel'vnaal'altra,  fono  ridenti  giouenee  vergini 
con  le  velti  fciolte.benchc  alcuni  le  dipengeflcro  nude,e  ben  le  defcriue  il  diuo  Aguftino  nel  fuo  h- 
bro  della  città  di  Dio.E  le  tre  gratie  in  quanto  al  godimento  della  humana  tranquillità,neceffaria- 
mente  concorrono ,  impercioche  il  virtuofamente  dare  &  il  meritamente  riceuere,  cagionano  be- 
neuolcntia  e  dilettione  il  che  di  fare  in  ogni  occafione  defidera  quefto  generofo  Acadcmico ,  cono 
{cendoCì  fenza  le  tre  gratie  in  niuna  maniera  poter  eftere  quefta  humana  conditione,honorcuolc  e 
lodeuolc,ma  le  tre  gratie  poi  ch'indri^zano  l'huomo  alla  felicità  della  eterna  vita,{bno  qlle  alle  qua 
li  mucue  in  turrola  vifta  del  cor  Tuo  lo  fteflb  Academicoja  primaè  la  fede  che  letifica  ranima,do- 
ro  di  Dio  al  buon  Criftiano,  la  feconda  è  la  fperanza  chelafciale  cofe  baflee  miraallecelefti.Ia  ter 
za  è  quella  infiammata  charità  con  la  quale  l'anima  purgata  filifce  in  cielo ,  quefto  è  quanto  final- 
mente ha  ripofto  ne  i  fuoi  pcnficri  il  iudctto  Anibaìe  academicoaffidato ,  e  ben  fi  ponno  à  quefte 

tre 


DI  CAPVA  157 


tre  diiiine  grafie  attribuir  i  nomi ,  che  li  Greci  viàrono,  cioè  Egle  che  fignifìca  Ictitia.Eufrofine  di- 
lettione ,  Pafitea  fecondo  Homero ,  che  dinota  diuinità ,  e  bene  è  lieto  chi  ha  fede  in  Dio ,  e  bene 
ama  chi  fpera  in  lui  fòlo ,  e  bene  ha  del  diuino  che  fi  congiongc  con  la  carità^e  per  cotal  propofito 
ildertoAcademico  fi  è  voluto  chiamare  il  p  a  s  i  t  e  o.  nato  del  generolòcfignoi-jl  fangue 
di  Capila  del  quale  fé  ne  farebbero  honoratijfima  e:longhahiltoria,niala  liuiitatiyne  ordinata 
dalla  Àcademia  fa  ch'io  cominci  da  vn  Pietro  di  qu'eftaTamiglia  che  fu  valorofo  nell'armi  per 
mare  e  per  terra  come  fi  le^ge  neìla'cronica  di  Genoua ,  fu  ancora  vn  Fabritio  di  quello  Illulìriifi- 
mo (angue  il  quale  fu  capitano  di  600.  huomini  d'arme  nei feruigi  di  Filippo  Duca  di  Milano  da 
cui  fu  mandato  a  Napoli  in  foccorfo  dì  Papa  Martino  come  Biondo  ferine  nel  xxi.  libro  delle  Tue 
hiftorie ,  e  nel  camino  preifo  Forlimpopulo,opponendofi,  Fiorcn  tini  à  Fabritio ,  gli  ruppe  e  pofè 
in  fuga  e  fèguì  il fuo  viaggio ,  non  tacerò  di  Ferrante  pur  de  principali  di  quefta  famiglia  i\  qual  co 
titoli  di  fignorie  e  gradi  caualierefchi,  volle  ritirouarli  alle  guerre  di  pui^Iia  doue  era  venuto  in  Ibc- 
córfo  del  Rè  Alfonfb  Scanderbec  Caftriota  ,  &  in  vn  fatto  d'arme ,  elTcndo  rtato  morto  il  cauallo 
fotto  al  Rè ,  onde  bilògnaua  che  nmanel}e,Ojh'ioi;to,o,prigione,  Ferrante  di  Capua  che  quiui  con- 
corfe  aiutò  il  Rèe  fmontato  dal  proprio  cauàllod^atolo  al  Re  fu  liberato  da  iì  manifedo  pericolo , 
per  il  qual  generofb  atto  ancor  che  rimaneflè  àbandonato  &  apiedi ,  e  con  valore  e  con  prudentia 
fìfaluafleil  Rè  di  lui  tenne  femprc  conto  e  delia  fua  famigli;!,  ampliatala  de  gradi  e  di  flati,  da 
<]ud  Ferrante  difcefe  Allibale  di  Capua,  da  A  nibale  nacque  Vmcentio  Duca'diTermole  e  pa- 
dre del  Pafiteo  academica,  il  quale  Vincentiofu  nobililTimoe  valorofò.Caualicro.hebbe  ca- 
uallieria  fotto  di  fé  nell'Alfedio  di  Napoli  al  tempo  di  Lutrech ,  e  fece  molte  honorate  fattioni  in 
difefa  della  fua  patria ,  ancora ,  che  f  ufTc  molrogiouene ,  era  fimilmente  tenuto  il  più  bel  caualca- 
tore  e gioftratore  che  fuffefra  gli  altri  principi  e  caualicri  napolitani ,  fu  capitano.dellecompai^nie 
di  gente  d'armi  per  pace  e'per  guerra ,  e  di  già  Carlo  V.  lo  haueua  eletto  generale  del  foccorfo  de- 
putato per  l'afTedió  diSiena ,  ma  cfTendo  Gouernatoie  e  generale  nell'Abì-uzzo  che  molto  più  im- 
portaua,fu  di  confenfofuo.polloin  fuoluogo  vnCaitalieroSpagnuolo&  Eglirimafeal  gouerno 
dello  Abruzzo.  Fu  maritato,  Vj^ncentioin  donna  Maria  di  Capua  figliuola  del  Duca  don  Fer- 
rante di  Capua ,  herede  del  ducato  di  Termole  e  di  molte  altre  fignorie ,  dalla  qual  Donna  Ma- 
ria che  fu  delle  belle  e  faggie  principcffe  di  quel  Regno,  hebbe  il  Duca  Vincentiopiu  figliuoli  e 
figlie ,  fra  quali  il  primogenito  ,  hoggi  Duca ,  detto  Ferrante ,  e  maritato  nella  figliuola  del  Prin- 
cipe di  Bifcgnano,il  fecondo  genito  è  il  virtuofiffimo  Pafiteo  academico  Affidato,  il  quale  dal- 
la fua  fanciullezza  datofi  alle  fcientic&  anco  agli  Elfercitii  &  creanze  come  s'afpetta  afiglio&a 
fratello  di  Principe , per fuccedere egli  all'Arauefcouato  dOtronto , pofTeduto  hog- 
gi dal  vertuofiffimo  e  Reuerendiffimo  fuo  Zio ,  iì  diede  allo  fiudio  legale  per 
lo  che  volfe  alcuni  anni  trattenerfi  in  Paula  doue.dopo  l'acquifto 
honoratifTimo  del  fuo  dottorato ,  s'acquiflò  la  vniuer- 
fal  beneuolentia  degli  (Indenti  e  più  della 

fteffa  Città  iaquale  mantiene  fcol  ^ 

[pita  negli  animi  de  fiioi 
cittadini  la 
nobile  Illuflre  e  magnanima  creanza  del 
non  apieno  lodato  Pafiteo . 

Mm    t 


DI  GIROLAMO 


'Arco  celefte ,  è  chiamato  Iris ,  e  dicono  i  Poeti  che  fu  figh"uola  di  Taiimante  e  di 
Elettra  è  detta  ancora  nontiadi  Giunone  e  luacoppicra  .quefta  ImprelTìonc 
nell'aere  è  di  molta  marauiglia  e  perciò  e  ftimata  figliuola  di  Taumante  che  di- 
nota marauiglia ,  con  ciò  ila  che  la  diuerfita  de  colori  ch'appaiono  è  non  fono, 
come  fi  generino ,  ò  come  apparifcono ,  rendono  grandemente  dubbiofi  gli  {pe 
culatori  naturali ,  pure  eficiido  la  ftefla  impre/fione  confiderata  dal  Propofitiuo 
però  fecondo  effo  Artefice  fi  va  comprendendo  c'hora  per  linea  reflena,hora 
per  refratta  faccia  tale  apparenza,  in  guifà  ch'agli  occhi  noftri  fi  moftrano  e  fcuoprono  quei  diuerlì 
e  bei  colori ,  Imperò  per  linea  perpendicolare ,  tale  Arco  non  è ,  perche  non  fono  veri  colori ,  ma 
apparenti .  E  ancor  detta  Iride ,  Arco  di  Demonio  cioè  della  diuina  Sapientia ,  &  è  fegno  d'Intel- 
li^cntia  fecondo  Effiodo  e  i  fuoi  feguaci ,  dicono ,  e  quefta  è  cagion  vera  che  Dio ,  il  qual  fapiente- 
mente  ogni  cofa  gouerna,ha  coftituiro  &  ordinato  quefto  Arco  nel  cielo  dell'aere .  perche  fia  tefti- 
monio ,  come  promette  à  Noe ,  che  mai  più  non  fommergerà  il  mondo  con  l'acque  ,  e  quefta  fi 
può  dire  che  fuffevnalmprefi  del  fommoDio,  il  che  appieno  nel  ragionamento  della  proprietà 
delle  Imprefe  fi  e  trattato .  Onde  da  quefta  fi  è  canato  il  vero  modo  delle  Imprefe  mondane . 

Le  herbe  però  che  riceuono  influentia  da  ella  fride,  come  èia  Iris  per  fbmiglianza  del  nomina- 
toArcocelefte  cofi  chiamata  dagli  fcrittori  e  l'Af}.  alato,  Sono  Imprefadi  Girolamo  corbano  le 
q  uali  herbe  contengono  naturalmente  molte  virtu,ol  tra  la  vaghezza  de  colori.  Lo  Afpalato  fopri 
la  quale  hcrba  influifte  maggior  virtù  l'Arco  celefte  fecondo  Diofcoride  el  R uellio  è  di  mirabil  gio 
uamento  alla  natura  humana  perche  col  fucchio  e  con  la  poluere  di  efta  canata  fcaccia  molte  infir- 
mità,  porgie  ancor  fuauità  nello  odore,i  colori  poi  dell'Iride  fono  più  vaghi  e  più  belli  di  quei  del- 
l'Appaiato ,  e  tanti  fono  quanti  diuerfi  percotimenti  fa  il  fole  con  i  fuoi  raggi  fopra  la  nuuola  caua , 
con  la  oroffa  pioggia  e  con  la  minuta  rogiada ,  della  quantità  di  elfi  colori  dico  che  Ariftotile  vuo- 
le che  fieno  tre,  cioè  verde,  azuro,  e  giallo,  quantunq;  la  figura  Iride  non  fia  Imprefa  del  fudetto 

Academico 


COREANO  i3g 


Academico  nondimeno  perche  influifTe  vigore  in  dette  herbe,  però  fi  è  ragionato  in^partc  della 
fìdralmpre/Tione .  La  fomigiianza  adunque  è  che  effo  Corbano  Academico,  elfendo  di  proteilìo- 
nefìlofofica  &  medico,  conofce  e  tien  per  cofa  certiifmia  che  l'Academia  degli  Afììdati,  hauendo- 
lo accettato  nei  numero  di  cotante  degne  perfone ,  [aumenta  in  lui  le  virtù  del  Hiperé ,  e  ben  s'ac- 
corgie  come  membro  di  cofimirabil  corpo,  quanto  gli  conuengadi  trequentilfimai-nente  atten- 
dere agli  ftudi  acquiftati,&  ancora  acquiftarne  tutta  via  più ,  ai:c.io  che  con  più  proportione  iia  ve- 
duto quafi  fbpra  humano  corpo ,  Et  è  ben  cofa  certiilìma  ch'ogni  Accademico  in  tal  conuerrario- 
ne  e  habito  ciuiie  ben  forte ,  e  difpolìtion  criftiana  bene eflemplare ,  "manifeftamente guadagna , 
Quelto  Academico  ha  voluto  vfàr  il  Motto  all'Impredi  conforme  per  renderla  propria .  il  quale  è 
qneitocioè  virtvs  hinc  maior  volendo  dinotare  che  come  l'influentia  dell'Arco  celere 
accrelce  virtù  nelle  nominate  herbe ,  coli  l'Academia  da  aumento  di  dottrina ,  o  di  ma^^ior  delj- 
derio  di  mantenere  l'acquiltato  (  come  poco  lopra  fi  è  detto  )  o,  vero  quci1oAcadem'-co  Vuole  in- 
ferire che  effendo  interpretato  per  fapientia  diuina  lo  ftelfo  Arco ,  miri  egli  fpecuLando  di  raffina- 
re le  difcipline  mondane  co'l  timor  di  Dio  che  è  fapientia  &  à  propofito  lì  fa  diiamare  academica- 
mente  l'  o  b  l  i  g  a  t  o,  effendo  la  verità  che  egli  vuole  effcr  obligato  alla  (udetta  Academia  perche 
lo  ha  riceuto  dentro  il  fuo  fipientilìlmo  feno ,  &  è  per  ordine  di  creatione  obligato  a  Dio  ,  bella 
Imprefa  è  per  certo  &  bella  Intentione  e  di  quefto  animo  gentile . 

Il  quale  e  nato  della  fafiiigha  Corbana  affai  nobile  nel"  paele  Lunigiano ,  e  tutti  ifuoi  antenati 
fono  ftati  nobilitati  dncor;te  per-gradi  di  Militiacper  dignità  de  dottorati,  concio  iìache  l'Auo 
deirobligato  fia  flato  dottore  di  Medicina ,  e  fimilmente  di  quefla  medcfima  profefTìone  è  flato  il 
padre  el  z,io,ornati  della  flefl;!  di2nità,e  la  iua  cala  riceue  ne  i  palfaggi  tutti  i  gentiihuomini  di  con- 
to gratamente  e  cortefcmcte  fi  che  fono  in  molta  ftima  appreflò  de  Signori  Genouefi  e  più  appref- 
lo  la  cafa  Centuriona . 

L'Obligato  poi  da  fanciullo  prefe  &  acquiflate  le  lettere  d'humanità  defiderò  di  feguir  le  pcda 

te  de  fuoi  magiori.andò  allo  Rudio  di  Bologna  e  di  Pila  e  nell'uno  e  nell'altro  fludio  frequentemen 

te  attefe  alla  Filofofia  &  alle  Mathematiche  e  finalmente  alla  Medicina  &  haucndo  in  quelle  fcien- 

rie  fatto  gran  profitto,  meritò  l'infegna  del  dottorato,  e  fu  molto  accetto  al  valorolbSig.  Marco 

Centurione  il  quale  fu  figliuolo  di  Adamo  giouine  dimojta  grandezza  d'animo  di  moke  facultà 

difortuna  e  per  trattenimento  delle  fcientievoife  fempre'haucr  preifòdi  fé  il  fudetto  Girolamo 

Academico  impercioche.oltra  il  poffcffo  delie  nominate  fcientie ,  e  buon  Poeta  maffimamente 

nella  lingua  Tofcana,  e  per  compiacerea  effo  Marco  fuo  Signore  fatto  Marchefe  di  Steppa  in 

Spagna,  (èco  più  volterei  Viaggi  maritimi  andò.  Della  bontà  gentilezza  e  deprezza 

delquale,  morto  Marco,  il  prmiogenito  fuo  fucceflb  al  Marchefato  fé  n'c 

voluto  preualere  e  fé  ne  preuale  hoggi  nella  corte  del  Re  Catholi- 

co  doue  da  di  fé  tale  honorato  faggio  eh'  i  primi  di  quella  corte , 

Io  apprezzano  e  continuamente  lo  praticano,  eflèn- 

do  L'Obligato  di  acuto  ingegno, di  dolcilfi- 

ma  eloquentia.là  gratiofamente 


ragionare  non  che  delle 

fcientie.  ma 

ancora  delle  attioni  del  Mondo, 

è  vero  amico  dell'amicOjC 

chrifliano  effemplare . 


DI  ALESSANDRO 


il 

f^L 

— I..  -g^ 

A  preferite  figura  rapprefentà  l'Arbore  nouella  detto  Moro,&:  è  Imprcfa  di  Alef- 
fandro  Centurione  Genouefe  onde  egli  caua  la  fomigl,ianza  de  fuoi  nobili  difè- 
gni ,  quest'Arbore ,  félcondo  la  f'auola  era  bianca  e  per  la  morte  di  Piramo  ,  e  di 
Tisbe  diuenne  nera ,  ancora  che ,  fecondo  la  etimologia  del  vocabulo  greco,lì- 
gnifichi  negrezza,  oltra  di  ciò  il  legno  de  cotale  Arbore  è  torte  e  duro  e  fé  ne 
ponno  fare  e  fé  ne  fanno  opere  dureuoli  e  ficure ,  e  fra  tutte  le  altre  (  per  quanto 
ne  ferine  Plinio  nel  xvi.  libro  a  capi  quarantaquattro)  prima  che  cominci  ager- 
mogliare ,  lafcia  paflìire  tutti  i  pericoh  del  freddo  &  in  vna  fola  notte  Germoglia ,  e  poi  mena  i  fuoi 
frutti  grati  veramente  al  gufto ,  della  cui  foglia  fi  pafcono  quei  vermi  i  quali  inToicana  lì  chiama- 
no bachi  n  Lombardia  fono  per  la  più  parte  detti  Bigatti,vcramcnte  mirabili  e  ftupendi,c  fra  l'al- 
tre cole  che  la  natura  produce  quelli  nel  generare  la  lcta,{tupore  e  giouamento  grandilfmio  &  or- 
namento p  rincipale  rendono  agli  huomini .  Il  Moro  giouinetto ,  prcifo  all'acqua  ,  riccuc  humore 
e  neceffarionotrimento,  da  quello  veramente  Aletfandro  Accademico  tragge  lafimilitudinede 
fuoi  affari ,  primamente  elfendo  Egli  giouinetto ,  f^  è  eletto  l'Arbore  nouella ,  difegnando  di  fchi- 
uare  i  freddi  che  s'interpretano  per  i  vitii  che  fono  contrari  alle  virtù,  delle  quali  egli  è  infiammato 
e  peruenuto  con  le  fatighe  degli  iludi  alla  Età  matura  con  il  rifrefcamento  de  buoni  ricordi  di  co- 
loro che  gli  ftanno  appietfo  cercarà  con  ogni  diligentia  e  con  ogni  fchifezza  d'otio,  di  guadagnarli 
lefcientieediconferuarh  buon  Crifliano,edel  tuttoal  fuo  tempo  j  rodurre  i  frutti  allafuapro- 
fclfionc  conuencuoliji  quali  fpera  ch'andaranno  a  gufto  di  tutte  le  pcrfone  giuditiofe.e  per  ciò  Egli 
vfa  il  motto  che  dice  tempore  sv  o,  parimenti  con  propofitofifi  chiamare  nella  Accademia 
LO  ASPETATo.  cffendo  cofa  certilTima  che  da  fuoi  e  dalla  fua  patria  fi  fta  con  fperanza  di  lui ,  il 
quale  habbiada  far  riufcita  nobililfima.La  tamigliacenturiona  in  Genoua  è  frale  principali, e  per 
nobiltà  e  per  antichità  e  per  ricchezze ,  vogliono  alcuni  che  traggelfe  origine  da  vn  cittadino  ro- 
mano c'haueua  lotto  di  fé  le  centurie  e  che  liete  in  difefa  di  Genoua ,  o ,  al  tempo  d' Anibale  quan- 
do 


CENTVRIONE  139 


do  dopo  la  vittoriaicontra  i  Romani ,  Ci  fermò  fra  Liguri  con  l'cffcrcito .  cuero  al  tempo  eie  Cim- 
bri, rotti  a  Yercelle  da  Mario,  fiaperòla  origine,  o  in  vn  tempo,  o  vero  mvn  altro  ehm  tutti  i 
modi  e  ftata  qiiefta  generofi  ftirpe  antichi/lima  e  copiofa  di  famofì  pcrfon?ggi,i  quali  participor- 
no  di  tutte  le  dignità  della  loro  R.P  .come  di  Dugi,  di  configlio  publicodi  iaiii  di  Santo  Giorgio, 
di  icgationi  e  de  gradi  di  marche  che  ciò  (ìa  vero,fu  vn  Giouanni  Centurione  che  fu  generale  del- 
l'armata Genouclè  nel  mile  trecento  ottanta  otto  contra  il  Redi  Tunifi&  in  quei  mari  d'Affrica 
combatterno  e  riportonne  Giouanni  ricca  preda  alla  patria,altri  di  qucfta  famiglia  furono  che  di 
fé  lafciorno  nome  immortale,auenga  che  la  cafata  Centuriona  lempre  fìa  viuuta  quieta  &  in  tut- 
to dalle  partialità  rcmota,anci  per  potente  che  fuffe,non  clfcndofi  mai  voluta  accodare  à  tattione 
veruna,  fblamente  hebbe  l'occhio  al  bcnefitio  publico  e  la  vita  e  la  robba  per  la  quiete  della  libe- 
ra fua  patria  più  volte  difpofe ,  e  per  non  abbracciare  in  quefta  occafione ,  come  potrei ,  più  lun- 
ga narratione,mi  ritiro  ad  Adamo  Centurione,Auo  dello  Afpettato  academico.impcrcioche  per 
nobiltà  di  coree  per  opere  di  buon  cittadino,  fu  al  fuo  tempo  amato  e  (limato  vniuerfàlmentc  ia 
Genoua .  Fu  in  molto  conto  preflo  ogni  principe  e  fu  gratiffmio  ad  Andrea  d'Oria  il  famofo. Pa- 
rimente fu  ricco  a  paragone  d'ogni  altro  della  fua  patria,&  è  ffato  quafi  fempre  chiamato  negli  of 
fitii  publici ,  &  egli  fempre  ha  dato  di  fé  faggio  tale  che  come  oracolo  era  tenuto  e  da  nobili  e  dal 
populo,  hebbe  più  figliuoli  fra  quali  fu  Marco  il  primo  genito  &  vnico,  à  cui  nella  pueritia  datolo 
in  gouerno  a  perfbne  prudenti,pre(e  creanza  e  fapere .  Venuto  in  età,fi  diede  alla  militia  maritti- 
tima  (otto  la  guida  dell'inuitto  Giannettino  d'Oria  marito  di  Ginetta  Centuriona  forella  del  no- 
minato Marco .  padre  del  prefente  academico  l' Afpetato,  quello  che  in  mare  poi  per  molte  occa- 
fìoni  faceffe  Marco  lungo  farebbe  à  (piegarlo,  dopo  la  morte  di  Giannettino  fu  luogotenente  dei 
magno  Andrea,  hauendo  anco  alcune  Galere  di  (box  più  volte  andò  in  corfb  e  fece  honoratiflì- 
ma  riufcita,imperò  effendo  flato  di  debole  compleffione  e  fattala  per  le  fatighe  de  viaggi  terreftrì 
e  marittimi  deboliffìma ,  hauendo  lafciato  molte  fìgliuolanze  &  eil'endo  flato  creato  Marchefe  di 
Steppa,morìauanti  ad  Adamo  fuo  padre  •  Lafciò  il  primogenito  col  titolo  del  Marchefàtocheè 
in  Spagna ,  è  queflo  academico,  fecondo  figliuolo  fra  mafchi ,  di  profelTìone  ecclefiafìica ,  il  quale 
hauendo  dato  opere  alle  buone  lettere  &à  buoni  coftumifotto  buoniffimi  precettori  nella  fua 
pueriti3,fì  e  porto  à  dare  opera  alla  facultà  legale  dopo  morte  dell'A  uo  &  in  Pania  ha  fludiato  al- 
cun tempo ,  doue  virtuofàmente  e  nobilmente  lì  tratteneua ,  dopo  l'hore  de  fuoi  fludi  con  hono- 
rate  &  illufori  compagnie  fin  che  piacque ,  a  fuoi  maggiori  eli  mandarlo  in  Spagna  allo 
ftudio  di  Salamanca  doue  alcuni  anni  ha  frequentemente  ftudiato  e  ftudia, 
dando  fperanza  di  buonolfima  riufcita  come  di  lui  ci  predice  la 
fua  bellilTima  &  leggiadra  Imprcfà . 


D  I  PIERFRANCESCO 


eslinccaua 


VESTA  figura  raffembra  vna  pietra  che  nafce  in  Arabia  per  quanto  fcriue  So 
lino  nelle  marauiglie  del  mondo,e  la  chiama  Androdamante,  Spargendo  fplen 
dore,a(romiglianza  d'Argento  con  i  lati  egualmente  quadri  &  è  pietra  in  qual 
checofa  al  Diamante  conforme.  Imperò  molti  ftimano  che  l'Androdamante 
fiacofi  detta,  percioche  placa  gl'impeti  degli  animi  rifcaidati  e  terribilmente 
crucciofi,e  ftimano  che  manifeftamente  raffreni  ogni  fmaniofà  violentiadel- 
rira,e  cotal  figura  fi  è  P  ierfrancefco  Academico  eletta ,  per  fiia  Imprefa ,  onde 
a  fòmjelianza  de  fiioi  penfieri,i  quali  fpera  con  la  virtù  dell'animo ,  habbiano  da  in- 

•   Il  r ._  ^1  i j_  o.  Ìi-\:^  ..: j I—  ,  j_  ^1-! •  -! m:« 


drizzarlo  a  fini  di  honore  grato  al  mondo&  à  Dio,  vincendo  e  conculcando  gl'impeti  giouenili  e 
gli  irregolati  appetiti  che  dalla  giouenile  età  Ibgliono  per  ordinario  procedere,  onde  negli  Errori 
infelicemente  fi  trabocca.con  virtù  adùque  della  fudetta  Pietra,placandofi  la  furia  degli  appetiti, 
promette  il  medefimo  Academico  di  caminar  per  la  ftrada  della  regolata  ciuilità,  edi  vincer  fé 
ilefio  e  di  addolcire  ancora  le  controuerfie  che  nafcono  fra  gli  huomini.e  malTimamente  fra  i  fol- 
cati. E  qucfia  è  quella  virtù  che  fopra  tutte  le  altre  conuiene  à  chi  gouerna  i  populi  &  a  chi  regge 
la  militia.E  l'A  ndrodamanti^  di  color  d'argeto  che  fi  prende  per  la  finccrità  è  purità  de  virtuofi  di 
legni  e  per  di(}?ofitione  &  habito  d'immaculata  fede,  e  d'incorrotibil  giufiitia ,  la  quale  fuoleefler 
porta  con  1  piedi  fopra  i  quadri  che  non  caggionò  mai,  o  per  violentia  ò  per  inganno ,  per  la  qual 
cofh  io  fieflb  Academico  fi  delibera  e  per  naturale  inchinationeeper  obligodinobiltàjdiofiTer- 
uar  la  fede  e  la  parola  fua  in  ogni  occafione,e  fopral  tutto  di  affatigarfi  in  tote  via  le  difcordie  e  le 
partialità,  e  perciò  egli  vfaquefio  motto  cioè  similia  simvl, volendo  inferiredi  non  voler  mai 
far  opera  alcuna  che  non  proceda  in  tutto  dalla  candidezza  del  fiio  animo  &  alla  proprietà  e  fi- 
f  nificato  di  cffa  Androdamante,nominandofi  academicamente  L'vNiTo,volcndo  dinotare  il  defi 
dcrio  che  tiene  di  mantenere  vnione  de  fuoi  difegni,  e  di  collocarla  fimilmcntc  fra  le  perfone  dif- 
cordi  e  lit  igiofe.  La  famiglia  Eottigella  onde  è  vfcito  l'VnitOj  di  che  nobiltà  fia ,  di  qual  credito  in 

tutti 


BOTTICELLA  140 


tutti  i  paefi ,  Ce  n'è  ragionato  in  parte ,  folamente  qui  dirò  come  l'vnito  academico ,  ha  il  Tuo  nomen 
ordinano ,  Pierfrancefco  per  conto  di  Pierfrancefco  primo  zio  paterno  (come  appieno  fi  dirà  ;  di- 
fuo  padre  Gianbattifta,chiamato  il  Sollecito  nella  Academia.fu  dico  Pier  francefco  primo,  fratello 
d'Ottauiano  Bottigella  Ano  dell'vnito  ;  huomo  di  molto  valore  ,•  Imperò  Pierfrancelco  il  Vecchio 
merita  che  qui  fé  ne  faccia  memoria, co  ciò  fia  ch'egli  fullc  flato  flimato  da  Principi  in  Itaha  e  fuor 
d'Italia ,  maffimamente  da  Duchi  di  Milano ,  i  quali  volfero  tenerlo  prefTo  di  elTì .  Onde  fu  fatto 
Gouernatore  di  chiauari  in  fua  giouinezza,&  hebbe  poi  dal  Duca  Francelco  fecódo  il  goucrno  di 
Cafalmaggiore ,  luogo  a  confini  dello  ftato  di  Milano ,  di  che  fé  ne  teneua  e  fé  ne  tiene  gran  cura, 
il  qual  luogo  daua  à  Signori  feparati  gran  gclofia,douc  Pierfrancelco  moftrò  diligcntia,  vigilantia, 
&  accortezza  in  ridurre  quei  Signori  feparati ,  amici  e  confiderati  col  fuo  Duca  .  Fu  mandato  an- 
cora dal  detto  fuo  Principe  A  mbafciadore  in  Vngheria  al  Sereniamo  Re  Ferdinando  &  alla  Re- 
gina Maria  forella  di  Carlo  V.  e  del  nominato  Rè ,  con  i  quali  Principi  negotio  con  molta  loro  fo- 
disfattione .  Fu  fimilmente  eletto  compagno  del  conte  MaflTimiliano  (lampa  dal  medefimo  Duca 
andando  in  Boemia  per  lo  fponfàlitio  della  SereniiTima  Duchefla  Chrifticrna  di  Danimarche.  Pe- 
rò il  fudetto  Pierfrancefco  è  in  molte  attioni  d'honore  nominato  dal  Giouiohiftorico  mirabile  de 
noftri  tempi,  e  particolarmente  lo  lauda  pervna  elegantilTima  orationeche  egli  fece  a  Lotrecho 
generale  degli  EfìTerciti  di  Francia  e  Gouernatore  di  Milano ,  efibrtandolo  e  pregandolo  non  com 
portafle che  fuffe  violentemente  rubbato  il  Regifolo ,  ftatua  di  Antonin  Pio  Imperatore  Romano 
con  ciò  fia  ch'alcuni  ibldati  Rauennati  lo  portaflero  a  Rauenna  col  fauor  dello  eifercito  Francefe , 
&  ottenne  con  la  fua  grata  facondia  gratia  di  riportare  la  cefarea  (tatua  in  Pauia,il  che  fu  veramen- 
te opera  degna  di  eterna  memoria  e  di  Pierfrancefco  e  d'altri  honorati  cittadini  Pauefi  ch'erano  fé 
co ,  era  quello  honorato  caualiero  grande  di  datura ,  proportionato ,  fplendido ,  virtuofifTimo  & 
vlo  liberalità  fino  à  Principi  non  ch'agH  eguali  &  inferiori ,  hebbe  gradi  di  Militia&  à  piedi  &à 
cauallOjRegolò  la  fua  Città  con  commune  confenfo .   Riceueua  tutti  i  Principi  e  Signori  che  paf- 
fauano  per  Pania.   Hebbe  vn  fratello  chiamato  Ottauiano  ,  il  quale  fu  perfonaggio  di  molto 
pregio ,  generò  Ottauiano  Giouanbattifia  Academico  fòpradetto,e  di  queflo  nacque  Ottauio  pri- 
mogenito ,  e  Pierfrancefco  fecondo ,  chiamato  (  come  fi  è  detto  ;  nell'Academia  l'Vnito ,  il  quale 
da  giouinetto  prefe  creanza  e  fin  dagli  anni  teneri  moflraua  d'imitare  i  fuoi  maggiori,a  cui  più  voi 
te  fono  flati  promeffi  i  gradi  di  Militiate  pur  di  frefco  e  flato  fatto  capitano  di  fanteria  e  poflofi  nel 
l'armata  Cathohca  con  valorofi  e  fioriti  foldati,il  che  più  volontieri  ha  fatto,  poi  che  Silueflro  Bot-» 
tigella  fuo  parente  per  la  lunga  infirmiti  è  (lato  codretto  di  non  feguir  le  guerre  come  ha  fatto 
molti  e  molti  anni  con  honorati  gradi  &  indiuerfe  fattioni  ritrouatofi  per  feruigio  fèm- 
pre  di  Carlo  V.  e  di  Filippo  Rè  Catholico ,  fottoentra  l'Vnito  à  quello  fuo  paren- 
tCj  dà  certiflìma  fperanza  di  honorata  riufcita ,  malTimamente  effendo  Egli 
giouene  jdefiofo  d'honore ,  grato  à  foldati,  e  fperonato  dalla  immortai 
pianta  de  fuoi  antenati,  ritrouandofihora  in  Sicilia,  doueconla 
prudentia  e  conia  natura  dello  Androdamante,  leuarài 
rumori  e  gli  ammottinamenti  di  tutti  i  foldati  e  faralli 
a  fé  fomiglianti  e  conformi ,  cofi  piaccia  di 
farlo  ritornar  fano  alla  Patria 
e  vittoriofo . 
il  che  fin'hora  fi  (pera  con  l'aiuto  di  Dio ,  hauendo  egli  fin  da  quel- 
le parti  fcritto  elferfì  l'armata  crilliana  animofamente 
inuiata  per  la  recuperatione  di  Tunifi 
con  forze  incomparabili . 

Nn 


D  I  GIROLAMO 


A  fèciirc ,  o ,  vero  l'accetta  nel  fonte  d'acqua  che  fta  a  nuoto  ,  o ,  vero  a  gano,è 
Imprefa  di  Girolamo  Vcggiolla  Piaccntino,imitando  il  caio  fecondo  che  fi  leg- 
ge nella  profctia  di  Heiifco  profeta  che  fòcendo  far  proiiifioni  di  edificare  al- 
logiamenti  per  i  populi ,  e  la  maeftranza  volendo  proueder  à  legnami,  taglian- 
dofi  Arbori  di  diuerlè  forti ,  vno  fra  gli  altri  tagliando ,  gli  fcappò  l'accetta  dal 
manico  e  balzò  effa  in  vn  pelagod'acqua  profonda,colui  gridando  e  dolendofi 
del  perduto  iflrumento ,  concorfe  quiui  EÌifèo ,  e  prefò  il  manico  di  legno ,  git- 
tatolo  nell'acqua  come  cofa  leggiera ,  andò  al  fondo .  el  ferro  con  l'Acciaio  venne  a  gallo ,  mifte- 
riodiuino,  che  lacofagraue  venifTea  nuodoela  leggiera  fprofondalfe ,  contrarietà  veramente 
di  natura  &  effetto  di  gratia  celeffe ,  fopranatural  cafo ,  o ,  per  dirlo  meglio  ,  miracolo  manifefto 
Onde  fcuopre  la  fua  honeffiilìma  intentione  qucfto  Academico^cauando  dalla  accetta  la  fomigli- 
anza  de  ftioidifcgnip  la  qual  colà  conofcc  egli  la  grauezzae'l  carico  de  peccati  che  fanno  cadere 
in  precipitio  di  difgratia  co  Dio  gloriofo  l'anima  che  di  fua  natura  e  fufiatia  incorrottibile  e  lenza 
pefo,ma  imbrattata  negli  errori,diuiene  pondcrofo  cadauero,  e  vanne  al  fondo,e  ben  G  legge  nel- 
lo Euangclio  quefta  fententia ,  cioè  l'Anima  che  peccarà  effa  morirà ,  Imperò  abbandonandofi  in 
tutto  li  piaceri  vani  di  queflo  mondo.che  fono  leggieri  come  vento  ,  e  vani  come  nebbia  e  fumo , 
fcaricandofi  il  corpo  de  peccati ,  in  alto  con  l'ali  della  fanta  fede  falifce ,  e  dopo  il  giuditio  Io  fleflo 
corpo  che  è  puro  iftruméto  dell'anima,  fi  gIorifica,&  aguifa  di  chiarilfimo  fole  che  inanzi  all'onni- 
potente Dio  perpetuamente  rifplcnde,il  manico  poi  dell'accctta.dinota  i  beni  tranfitorii  di  quefla 
fragil  vita  terrena ,  il  corpo  della  ff  effa  accetta  di  ferro  e  d'acciaio  lignifica  l'huomo ,  il  quale  difu- 
bidiente  con  il  carico  delle  commodità  terrene  precipita  nel  pelago  degli  errori,  Elifeo  fignifica 
Dio  il  quale  col  dono  della  fede  ricupera  dalla  profondità  dell'acque  lo  ffefTo  huomo  e  di  fua  na- 
tura graue ,  netto  e  purificato  poi  s'alza  al  Cielo .  Ecco  quanto  fia  vaga ,  bella  e  mirabii  queffa  im- 
prefa, il  cui  leggiadro ,  e  conforme  Motto  è  queflo ,  cioè    sine  fondere  pondvs,  opera 

non 


VEGGIOLA  141 


non  altrimenti  che  diuina ,  vedendofi  chel  pefòc(enzapcfò,ondefiv'cde  quanto  infinitamente 
fin  la  gratia  di  Dio  conceduta  alla  natura  inferiore  &  humana,  e  però  da  quella  bocca  gloriola  viVì 
a  proposto  di  queflaimprelà^qucrtafàntifTima  tentenna  cioè  iugum.n.meum  fuaueclt  &onus 
ncum  Leue.  fi  confidcri  parimente  che  come  l'accetta  pefantc  venne  in  alto  per  bifogni  terreni  col 
inerito  dcirhuorao  grato  à  Dio ,  così  il  corpo  materiale  e  graue  dello  lìefTo  huomo  per  fola  gratia 
di  Dio  falirà  per  goder  l'eterna  beatitudine  in  cielo .  Ha  parimente  quello  virtuofo  Àcademico  ri- 
trouato  il  nome  alla  figura  &  al  Motto  confaceuole  che  è  lo  ^  g  r  a  v  a  t  o,  e  ben  li  connicne  poi  che 
fatto  nella fuagiouinezzareligiolbferuo  di  DiOjfièfcaricatodcirobligolcnlìbile,  &  ingombrato- 
fi  di  natura  fpirituale .  Quefto  Àcademico  è  nato  del  nobile  &  antico  Hmgue  de  VeggiolH  in  Pia- 
cenza città  famoia,  fra  quali  per  cominciare  dai  più  moderni, fu vn  Prancelco  di  qucfla  cafata 
Conte  di  Pczzano  e  da  cottui  è  difcefo  il  fudetto  Sgranato  il  quale  del  1 5 1 1  .prell"  Ihabito  de  frati 
»1e  Serui  doue  datofi  con  ogni  (bllecitudine  agli  ftudii  di  Filolofìa.e  di  Theo!,  in  Bologna  &  in  altre 
città  di  (tudio,  fu  fatto  maeftro  nel  1 5  2  j.  dopo  ciò  conofciuto  atto  da  iiioi  Superiori  ad  ogni  hono 
rata  imprefa,  fìi  mandato  Priore  a  Montecchio  nel  1 5  3 1  .con  la  diuinn  gratia  predicando  conuer- 
tì  vnGiudeoebattizolTiin  Parma  nel.  1554.  predicando  in  Treuilò  fa  fatto  Conte  Palatino  con 
ampliflìma  Autorità  Imperiale  deila  quale  Autorità  ne  fa  parte  a  chi  menta  con  permifiìone  del- 
lo Eccellen.  Senato  di  Milano ,  Fìi  poi  mandato  Priore  a  Genouà  e  predicò  nella  chiefa  de  Serui  e 
r  Auento  Icguente  nel  Duomo ,  richiedo  dalla  Signoria  fece  vn  dottiilìmo  fcrmone  nella  creatio- 
nc  del  nuouo  Duge .  fu  poi  fatto  Priore  in  Parma  e  predicò  in  Duomo  ad  inftantia  di  quella  Mag. 
Communita  e  nel  capitolo  celebrato  in  R  eggio  nel  i  j  3  6.  fu  fatto  Prouinciale  di  tutta  la  Lombar- 
dia,  e  finita  la  vifita  ;  accompagnò  in  Francia  il  fuo  Generale ,  mandato  Nontio  da  Paulo  3.  al  Re 
diScotia ,  appreffo  cui  dimorò  lo  Sgranato  fin  che  Papa  Paulo  da  Nizza  ritornò  a  Roma  dal  capi- 
tolo fatto  in  Scandiano. poi  fu  di  nuouo  mandato  Priore  à  Parma ,  e  di  nuouo  con  molte  preghie- 
re fu  cortretto  di  predicare  in  montecchio ,  e  d'anno  in  anno  era  mandato  in  diuerfi  luoghi,  mallì- 
mamente  in  alcuni  doue  erano  Lutherani  &  egli  intrepidamente  gii  riprendeua  e  confondeua,  pre 
dico  in  Ferrara  nel  1 541. l'anno  feguente  predicò  in  Bologna.e  dal  capitolo  generale  in  Faenza  fu 
eletto  Priore  diCauacorta ,  di  poi  nuouamente  à  Genoua.  fu  nel  1 545:. mandato  Priore  a  Napoli 
e  prouinciale  in  quel  Regno,  l'altro  anno  predicò  nel  Duomo  di  Barletta ,  poi  nel  Duomo  d'An- 
dria ,  in  quel  di  Bari ,  fu  eletto  ancora  Viceuicario  della  prouincia  e  poi  concedutoli  il  Priorato  di 
S.Primo  in  Pauia ,  predicò  in  Afli  e  gli  diedero  il  nome  di  Euangelifla,  tanto  chiaramente  e  deuo- 
tamente  efprimeua  e  perfuadeua  la  fcrittura  fanta,  predicò  ancora  nel  Duomo  di  Como,  in  quel' 
lo  di  Verona.e  d'indi  parti  per  predicare  à  Padua  l'anno  feguente  che  fu  il  1553.  eletto  Vicario  ge- 
nerale della  prouincia  Genoueie,  e  nel  Capitolo  generale  celebrato  in  Bologna,  fu  creato  Prior  dì 
Serui  in  Milano,  &  in  quel  triennio  fu  conitituito  Vicario  Generale  della  prouincia  di  Lombardia 
la  feconda  volta,  lungo  farebbe  di  dire  in  quanti  luoghi  habbia  lafciatoildottiflìmo  Sgranato  di 
fé  teflimonio  della  fua  dottrina,  della  fua  bontà  e  del  credito  vniuerfale  che  tiene  per  tutto  non  fo- 
lamente  doue  e  flato  ne  doue  è  nominato  &  vltimamente  ritrouatofi  cofi  vecchio  al  capitolo  di  Ri 
mini  ha  ricuiàto  altre  dignità  e  le  ne  è  ritornato  in  Pauia  doue  è  communemente  filmato  da  tutta 
la  città  è  da  tutte  le  religioni ,  e  gl'Inquifitori  volontieri  &  a  tutte  l'hore  fé  ne  preuagliono  affai ,  & 
ancor  ben  fi  fa  come  có.ogni  diligentia  ricuperò  il  luogo  per  la  fua  Religione  di  S.Maria  dal  Bofco 
occupato  da  quei  padri  che  fi  fanno  degli  ofifer  nati,  &  ricuperati  quei  luoghi  della  Trinità  di  Berga 
inafca,  di  Nouara,  di  Piacentina,  e  di  Legnano  vfurpati  ,•  e  di  più  ha  ricuperato  il  conuentodi 
Vignale  in  Monferrato.  Hora  accettato  nella  Accademia  degli  Affidati,  non  manca  carico  d'ot 
tantaquattro  anni  di  comparire  a  tutte  l'hore  che  gli  Aflìdarifi  congregano ,  riceuendofi  molta 
contentezza  delle  fue  non  appieno  laudate  qualità. 

N       a 


DI  lASON 


Due  Tempii  J'vno  della  virtìU'altro  delI'Honore.così  apprcfl^  colIocati;ic)no  Tm 
prefa  di  lafon  Maino  j  Narrano  Valerio  MalTìmo,Latantio  Firmiano,Vincenzo 
Cartari ,  &  altri  degni  Scrittori  ;  Che  al  tempo  dell'Imperio  Romano ,  furono 
eretti  da  Marcello  due  Tempii,  Tvno  alla  virtù  conlacrato,  l'altro  all'Honore, 
di  maniera  propinqui,  che  da  quello  della  Virtù,  s'andaua  in  quello  dell'Ho- 
nore,  &  in  quello  non  poteua  entrar  alcuno,  fé  non  chi  prima  paflaua  per  quel- 
lo i  Volendo  con  sì  fatti  manifefti  fìmbolidarà  conofcereal  Mondo,  che  non 
vi  e  altro  mezo,nè  via  da  acquiftarfi  honore,che  quella  deH'iftefTa  Virtù,  come  che  quello,  fia  il  ve- 
ro premio  di  quefta ,  &  da  quefta ,  come  da  viuo  fonte ,  ne  riibrga  l'honore ,  la  quale  fu  perciò  fi  - 
gurata  dagUÀntichi  con  due  ali ,  conciofiache  l'honore,  &  la  gloria ,  quafi  leggeriirmìe  ali ,  fòlle- 
uino  da  terra  le  perlbnevirtuofè,&  le  alzino,  a  volo,  con  non  puoca  marauiglia  de'Mortali.  Et 
quindi  auuiene,che  le  belle  lettere,  fono  la  vera  quiete ,  &  ripofo,  elea ,  &  nodrimento  dell'animo 
noftro  i  perche  fono  propri!  ftromenti ,  colli  quali  l'huomo ,  col  foftegno ,  &  guida  della  virtù.co- 
me  mezo  accommodatiilìmp ,  &  potentifìTimoall'acquifto  di  quella  vera  felicità ,  lpecuIando,s'in- 
alza  con  Tali  dcH'intelletto ,  &  con  la  purità ,  &  candidezza  della  mente,  fi  va  approlTimando  alla 
perfetta  cognirione  di  Dio  Ottimo  Maffimo ,  come  noftro  vltimo ,  &  defiderato  fine  ;  Il  quale,  co- 
me autor  d'ogni  bene ,  ci  fa  degni,  &  partecipi  della  fua  gratia .  Onde  l'huomo  poi,con  sì  fatto  fou- 
do,fcacciando  affatto ,  &  fuggendo,i  vitii,  capitali,&  perpetui  nemici  delle  virtù,&  dell'Anima  no- 
fìra,viene,à  perpetuarfi  il  nome,&'  farfi  fopra  celefte.&lafcia  al  Mondo,  dopò  fé,  gloriofa  memoria 
delle  fue  attioni,le  quali,viuono  pofcia,à,  pari  del  tépo5lótane  dal  volgo  cieco,&  ignorate,nelle  boc 
che  degli  huomini;Come  fi  foorge  hauer  fatto,  ql  magno,&  Diuino  iason  dal  maino  fuo  Auo,ilcui 
immortai  grido,hauédo  lafone  Acadcmico,fuo  nipote,  per  continuo',  oggetto  auanti  gli  occhi ,  & 
per  pungente  fprone,  brama ,  &  fi  sforza,con  la  fatica  dello  Audio  delle  buone  lettcrcdi  feguire,& 
imitare.Da  così  pellegrino  aduque,&  allegorico  cócetto,di  quefti  due  Tempii  ;  fcuopre  lafone  Aca 
demicoja  fua  buona ,  &  reale  intentionc ,  la  qual  è  di  volere ,  per  quanto  s'eftendono  le  fue  forze , 

dar 


MAINO  142 

dar  opera ,  à  gli  {[udì  delle  belle,  &  liberali  Dottrine,  &  col  mczo  incomparabile  delle  virtù'fcrmo 
riparo  all'ingiurie ,  &  al  corfo  de  gli  Anni ,  &  dell'acque  di  lethe)  c'hora  mirabilmente  rilucono,  à 
giiifa  di  fiammeggianti  Piròpi^nell'honoracifTuTiaAcademia  de  gli  Affidati ,  con  foprahumano 
ù]ono  della  fama  loro ,  di  far  ogni  poflfa ,  per  non  tralignare ,  anzi  d*incaminarlì  con  ogni  curiofo 
aftbtto  nelle  gloriole  pedate  di  quel  cotanto  celebre ,  &  famofo  Spirto ,  del  fudctto ,  né  mai ,  à  ba- 
ftanza  lodato  1  a  s  o  n  dal  m  a  i  n  o ,  fuo  Auo  ;  Et  perciò  ,  conforme  al  fuo  virtuofo  diffegno ,  &  alla 
propria  qualità  dell'imprefa ,  puoco  dianzi  fpiegata ,  vfa  quefto  leggiadro  Motto,viRTVTE  praevia 
Sapendo  egli, di  non  poter  poggiare,  ad  alcun  grado  d'honorc;fc  non  con  la  propria  fcala ,  e  fcor- 
ta  della  Virtù;  La  onde  al  vago  corpo,&  anima  di  cofi  nobil  foggctto,pcr  dimoftrar  in  ciò  l'arden- 
te fuo  defiderio,  non  poteua  nome  più  à  propofito,&  conucncuole  procacciare ,& imaginarfi , 
che  academicamente  effere  addimandato  il  b  r  a  m  o  s  o .  In  così  fatta  maniera  adunque  s'io  non 
nì'inganno,  viene  ad  elfereefpofto  il  proprio  intento  di  lafone  Acadcmico,  alludendo  con  le 
parole ,  del  fuo  Motto ,  al  proprio  Cimiero  della  cafa  fua ,  il  quale ,  lannamtnte  così  fuona,  virt  v- 
Ti, FORTVNA  COMES.  Et  contutto  che,  non  habbia  potuto  perfeuerarequcilo  honorato  Acadcmico 
nelmedefimoftudiodell'immortarfuoAuOj&dcl  valororo,&  dotto  fuo  Padre,  per  le  molte, &  r 
grani  infermità  daini  patite,  ne  primi  fiori  della  fua  giouinezza,  per  la  cui  cagione  da  piùfaputi 
ÌFifici  fìi  perfuafo ,  per  falute  propria ,  a  tralafciare  quefti,  & appigliarfi,  à  ftudi  più  piaceuoli,di  mi- 
nor fatica,  &  maggior  ricreationc ,  &  per  le  diuerfe  occupationi  ,•  sì  di  litìgi ,  come  d'altre  cure ,  & 
ncgotii  famigliari.ls'ondimeno  impicgadofi  egH  tuttauia  in  altri  nobili  effcrcitii,comè  nella  notitia 
delle  hiftorie"^e  delle  belliff.  PoefieToIcane,neirvna,&  nell'altra  profeflìone.honoratnnvnteriefce. 
E,  egli  nato  di  Polidamas  Maino  Acadcmico  &  Ecc.lur.confulto,  Et  può  quafi  fopra  gli  altri  ir- 
fene  altiero ,  fentendofi ,  à  tutte  l'hore ,  &  d'ogn'intorno  riempir  l'orecchio  di  quella  Ibaue  armo- 
nia ,  che  fpira ,  e  fparge  la  gloria  del  fopranominato  i  asone  maino.  Il  quale ,  oltre  tante,  fue  mira- 
bili qualità ,  &  effere  ftato^chiarifTimo  interprete  delle  leggi ,  alla  prima  fede  della  mattina ,  &  fera,  ■ 
in  Pauia,  Padoa,  &  Pifa ,  al  cui  grido ,  concorreuano  Auditori  da  tutte  le  parti  d'Europa ,  &  al  cui 
gran  Nome  non  prefcriffe  il  Ciclo  termine  alcuno,ner  crearlo  immortale  nella  memoria  degli  huo 
mini ,  falendo  esH  per  diritto  calle ,  &  a^cuolandofi  il  camino  al  Tempio  dell'Eternità  ;  Fu  facon- 
didimo  &  clletto  Oratore  per  L'Illurtrilìima  cafi  Sforzefca  alla  Santità  di  N.  Sig.  Papa  AlefTandro 
Borgia,Se(loditalnome,fedendo  in  publico  Concinolo,  nel  quale, ad  vn  medcfimo  tempo, 
orando  Bartolomeo  Socino  mancò;  Et  alla  Sacra  Cefarea  Maelta  di  Maifimigliano  Imperadore ,  à 
cui  fu  tanto  accetto ,  che  oltre  gli  ricchilfimi  doni ,  riportò  molti  Priuileggi,lo  creo  Conte, &  Ca- 
ualliere  aurato,  Fu  Senator  di  Milano  ;  Oltre,  à  ciò,  Lodouico  Chriftianilfimo  Rè  di  Francia ,  alcu- 
ne volte  l'vdì,  leggendo  egli  nelle  publiche  fcuole ,  &  molte  l'adoperò  ne  Configli  fegreti;  &  lo  de 
putò  Configlierc  della  Corona ,  &  Conferuatore  dello  Stato  di  Milano .  Molte  altre  cofe  notabili 
lì  tralafciano,effendo  foggetto  più  tofto  d'hiftoria,che  di  breue  cópédio:Quefti,oltre  la  fottiliflìma 
&  vtilifl.  lettura  de  Atìionibus,mandata  alla  ftàpa  nelli  primi  Anni.hauédo  letto  publicaméte  50. 
fendo  di  età  di  yj.pafsò  da  qucrta,à  miglior  vita,l'Anno  di  N.S.i  5 1 9-  Et  dopò  fe,lafciò  le  amplilT. 
letture  Ciuili,  fopra  le  quattro  parti,fi  della  mattina,come  della  fcra,le  quali  fono  in  luce ,  &  ordi- 
nariamente adoperate  da  publici  Profitenti  nelle  fcuole,&  da  gli  Auuocati  ne'Palaggi  della  Ragio 
ne  ;  Et  quattro  volumi  de'configli,al  num.di  647., in  diuerfe,e  grani  materiejHebbe  vane  Orationi 
à  Pont.Rom.&  Imperadori,&  à  molte,&  diuerfe  nationi,onde,à  gran  concorfo  veniuano  le  genti 
di  lontano,per  vdire.per  vedere,&  per  riucrire  cotàto  OracoloSi  trouano  appreifo  le  fue  EpiUole, 
&  Poemi  eleganti,Come  di  ciò,fi  può  leggere  à  pieno  nel  fuppleméto  delle  Croniche  al  fuo  luogo, 
&  nella  feconda  parte  del  Prontuario  delle  Medaglie.  Lungo  farebbe  s'io  voleifi  in  quefta^breuif- 
fima  carta.parlare  quanto  fi  donerebbe  del  Magno  i  asone.  Però  mi  riftringo ,  à  dir  folaméte,Che 
nella  Cafa  maina  ,  fono  titoli  di  Marchefati,  Signorie,&  Contee,  Tra  quai  Feudi, fono  Baffignana, 
&  Borgofranco  nel  Pauefej  II  Marchefato  di  Bordolano,con  forfi  24.Terre  nel  Cremonefe,  Belin- 
zagoxon  alquante  Terre  nel  Nouarefe,Ilottofredo  nel  Piacentino;&  il  Bofco,  nello  Aleffandrino 
lafone  Maino  Acadcmico  detto  il  ERAM05o,ègiouene  di  nobili.&  virtuofi  coftumi ,  adorno  di 
crean2a,&dimodeftia,&per  l'obligojch'ei  tiene  airAcademia,&  alla  incomparabile  grandezza 
del  nommato  fuo  Auo,&  à  gli  infiniti  meriti  del  fuo  honoratilfimo  Padre/i  fpera  che  non  habbia 
con  le  opere ,  ad  vfcire ,  di  così  celebre ,  &  immortai  fentiero . 


DI  PAPIRI  O 


'Acqua  che  dall'alto  defcende&  all'alto  rimonta  entro  vn  coperto  condotto  o 
ver  canale ,  è  Imprefa  di  Papirio  Picedi  Genouefè ,  quindi  egli  traggc  la  lìmili- 
tudine  de  fuoi  dilegni  e  non  è  dubio  veruno  che  l'Artefitio  humano  è  mirabile, 
cllèndo  di  tanto  valore  che  fa  la  grauezza  delle  cole  andare  infulb  che  ciò 


non  può  far  di  fuo  ordinario  la  natura  inferiore,&  in  quefto  &  in  altre  cofe  ben 
fi  comprende  quato  ftupendo  fia  l'intelletto  dell*huomo,e  ben  ha  moftrato  que 
/lo  nobile  Academico  la  forza  del  fuo  buon  giuditio  in  eleggerfi  imprela  tale , 
con  ciòfia  che  Egli  habbia  voluto  inferire  che  l'humana  virtù  la  quale  dall'alto  procede,  all'alto  no 
rifalilce  fé  non  s'humilia  e  le  non  s'abbalfa  anzi  veggiamo  che  per  molta  caduta  che  faccia  l'acqua, 
molto  falifce ,  e  per  molto  che  la  virtù  dell'animo  s'abbalfa ,  molto 'più  s'inalza,  e  queftajmirabil 
virtù  non  è  giuftitia ,  non  prudentia  non  fortezza  non  temperantia ,  ma  humiità  tanto  lodata  da 
Dio  e  tanto  premiata  da  Lui,  come  di  ciò  fi  potrebbero  citare  tante  e  tante  lèntentie  humanc  e  di- 
iiine  e  tanti  elfcmpi  celebrati  dalla  criftiana  religione,  onde  aflai  chiaramente  fappiamo  niuna  vir- 
tù potere  inuiarfi  al  bene  fé  non  con  laguida  dell'humiltà  la  quale  abbalfandofi  atterra  con  mirabil 
velocità  sen'vola  al  cielo,&  è  ancor  vero  niuna  più  degna  e  più  immortai  vittoria  può  acquiftarfi 
l'huomo  che  vincer  fé  ftelfo,  ne  ciò  farebbe  Egli  già  mai  fé  non  col  vigore  dell'humiltà  la  quale  è 
naturai  madre  della  patientia  con  quella  madre  e  con  quella  figlia  fi  vince  il  mondo,  e  fi  ha  per 
premio  da  Dio  la  eterna  quiete  5  e  con  molto  propofito  lo  fteffo  academico  ha  congionto  a  que- 
fia  Figura  quello  motto  cioè  sideferar  efferar,  e  parimenti  fi  è  accomodato  del  nome 
Academico  il  quale  l'a  s  s  v  e  t  o  impercioche  Egli  fin  dalla  Età  tenera  fi  dilpolè  di,  hauere  fcorta 
fi  ficura  in  ogni  fuo  difegno . 

Papirio  ha  la  fua  patria  chiamata  Arcola  terra  groffa  e  murata ,  lòttopolla  alla  Republica  di  Gc 
noua  &  è  delle  vultime  terre  della  Liguria ,  ne  è  molta  lontana,anzi  a  pena  vn  miglio  dal  fiume  Ma 
era  che  fepara  la  Liguria  dalla  Tofcana.Refla  Arcola  a  punto  di  rimpetto  a  Serezana  ma  dall'altra 

banda 


P  I  e  E  D  I 


'43 


banda  del  fiume  cioè  verfb  la  To(cana,&  è  quella  doue  dopo  la  dcflriittione  de  Luni  Città  nnti- 
chillìma ,  fu  portata  la  fèdia  cpifcopale,  dall'altra  la  detta  patria  dcirAiructo,lc  ben  non  Ci  può  ve- 
dere, nalcondendola  alcune  belle  colline  ,  rimanperò  k)ntanadal  Mare  poco  più  d'vn  miglio, 
in  Arcola  è  adunque  nato  lo  fteOb  Alfueto  della  Ciniglia  de  Picedi  antichilfuTia  e  nobile .  Gli  an- 
tenati Tuoi  hebbero  origine  dalla  famofa  &  antichiilìma  città  di  Luni  al  tempo  che  fii  deilrutta.ef- 
fendo  itata  capo  degli  Etrufchi  in  quei  confini,  e  dopo  la  mina  di  cfPa.i  (uoi  fi  ritirorno  alla  fudetta 
A rcola,  verlo  doue  haueuano  la  maggior  parte  de  i  loro  beni, non  elìèndo  Arcola  da  Luni  più  che 
fé!  miglia  lontana  doue  fu  il  concorfo  de  cittadini  della  ftefla  mifera  Città,  di  cui  hoggi  appena  fé 
ne  veggono  i  veiligi ,  Anzi  manifefto  teftimonio  fanno  dalla  grandezza  di  cfià  Citta  le  molte  ter- 
re che  turono  edificate  dopo  la  ruina  di  quella ,  cagionata,  Iccondo  alcuni ,  o  dalle  forze.de  Liguri 
o  vero  per  quanto  alcuni  dicono,  dal  corrodimcnto  del  fiume  Nera  e  par  anco  ch'alcuni  fècoli  fuf- 
fcro  di  eiTa  Luni  da  nauiganti  veduti  dentro  il  Mare  i  campanili  e  le  torri  ancora  in  piede . 

La  famiglia  però  di  quefto  Acadcmico  hauendo  (  come  fi  r  detto    liauto  origine  da  Luni ,  fi  è 
poi  mantenuta  nobilmente  per  molti  lècoli  in  detta  Arcola  doue  gli  antenati  fuoi  fecero  (opra  il 
tutto  honorata  profcfTione  di  Militiacdiicientie  •  Il  padre  per<)  deli'Aflueto  chiamato  Picedo' 
fu  armigero  &  hebbe  gradi  honorati ,  e  nelle  conuerfàtioni  fi  moftrò  pofTeditore  di  belle  lettere,  & 
particolarmente  fu  buono  Oratore,  e  fu  riputato  in  tutte  le  attieni  prudente  e  gratiofb&  inpro- 
ponere  d<  in  rifpondere  moftrò  prontezza  e  grauità,  Se  nelle  ficctie  raro  e  grato  a  cia(cuno,di  que- 
llo nacquero  dui  altri  figliuoli  molto  efperti  nell'arte  militare,  de  quali  vno  è  capitano  di  Galea  nel 
li  fèruigi  del  tremendo  Gianandrca  d'Oria.Papirio  picedo  academico  Aflueto  da  fanciullo  fu  in- 
drizzatoallahumanità&aicoftumi  nobili,  in  quello  ftudio  hauendo  fatto  gran  profitto  onde 
nell'arte  oratoria  e  nelle  poefic  latine  e  tofcane  ha  dato  di  fé  e  da  tutrauia  lodeuoliflìmo  fàggio ,  li' 
diede  poi  allo  Paidio  delle  leggi  Imperiali  e  canonice ,  e  con  frequentia  efièrcitatofi  in  diuerfi  pu- 
bliciftudii,raeritò  il  grado  di  Iureconfiilto,&  fi  diede  aglioffìtii  pretoriiin  più  luoghi  d'impor- 
tanza,ne  meno  ha  mancato  in  moke  occafioni  di  confultarc  &  in  ciò  riefce  con  molto  credito.Ha 
feruito  per  alcuni  anni  in  più  forte  di  gouerni  al  Signor  Duca  di  Parma  e  di  Piacenza  malfima- 
inente  in  Nouara  città  di  detto  Sig.  Duca .  fu  riceuuto  in  Paula  per  Fifcale  regio  &  in  quel  mezo, 
fu  richiedo  nella  Ruota  di  Fiorenza  per  ordine  del  gran  Duca  di  Tofcana ,  Imperò  ef- 
fendo  occorlb  bifogno  al  fudetto  Sig. Duca  di  Parma  e  di  Piacenza, Icuatolo 
di  Pania  ,  gli  ha  dato  l'importantiffimo  maneggio  de  fuoi  negotii 
^  in  Milano  con  i  Miniftri  di  S.  Cath.  Maedà  doue  bora  j 

honoratamente  rifiede ,  di  molte  altre  ho-  ì 

Dorate  facende  che  egli  in  varii 
luoghi  e  con  diuerfi 
Principi 
ha  maneggiate;fi  potrebbe  chiaramente  parlare  lequali 
cofe  tutte  moflcro  gratamente  a  riceuerlo 
nel  fuo  numero  l'Academia  de- 
gli Affidati . 


DI    M  A  R  C  C 


'Imprefa  della  fapiétia  nuda  che  guida  il  circolo  cquinottiale  e  di  cofi  bella  e  va- 
ga  apparéza  fpirado  raggi  d'oro  e  d'argéco  col  capo  rabbuffato  e  gonfie  le  guan 
cie,guardando  fopra  vna  fontana  dal  turbine  conturbata,è  Inuentione  di  Mar- 
co Corrado  da  Garrefio,  la  quale  imprela  ancora  c'habbia  vifta  e  regola  di  Em- 
blema ,  è  bella  di  villa  e  piena  di  giuditio ,  onde  fi  palefa,  à  chi  ben  confidera.il 
concetto  generofo,  e  di  mifteriofo  fignificato,nel  quale  quello  Academi'co  pro- 
mette quanto  da  elfo  tragge  fimilitudine  e  per  quello  ancora  che  gli  promette  il 
fuo  pronofticato  natale ,  e  quanto  poifiede  per  profelfione  delle  fcientie .  quefto  hauendo  l'Ariete 
per  afcendente&elfendo  molto afluefatto  nelle  dottrine,  poi  vedendo  intorbidare  il  fonte  dalla 
perniciofà  ignorantia  d'altri ,  promette  non  voler  perciò  mancare  del  fuo  ilabile  defiderio  intorno 
alla  vniuerfal  virtù,ne  muouerfi  dalla  fua  folita  profeflìone  per  qual  C\  voglia  impedimento, o,con- 
trafto  della  inuidiofa  turba .  E  non  volendo  ciò  in  tutto  efplicare ,  fi  lerue  di  quello  che  teneano  ì 
Mithici  (  come  fcriue  Eultatio  )  ciò  è  Pallade  vfcita  fuori  del  capo  di  Gioue ,  come  fanciulla  d'inte- 
ra Età  che  non  le  bilbgnò  lattarli,  da  Platonici  dcfcritta  potente  in  diuinità  la  quale  con  la  fapietia 
detta  Teologia ,  adorna  le  cofe  celefti,e  con  la  filofbfia  perfettamente  edifica  le  cofe  che  fono  fotto 
il  cielo,  e  per  cotal  cagione  la  fanno  prefidente  &  in  particolarità  all'Ariete,  vnodefegni  del  Zo- 
diaco ,  e  guida  è  del  circolo  cquinottiale ,  doue  dicono  con  Anftotile ,  quella  dar  vigore  alla  virtù 
mouitrice  di  tutto  l'vniuerlb.  Similmente  L'autore  delle  Allegorie  inHefiodo  dice  Pallade  effer 
nata  del  ceruello  di  Gioue  perche  dalla  fperientiane  prouiene  immediatela  Prudentia,  e  que- 
ftavien  da  fenfii  quali  viuono  infiemenel  circuito  del  capo,  &  perciò  Hefiodo  chiama  Pallade 
Glaucopia  chiarilTìma  virtù  di  fàpientia ,  e  pure  è  chiamata  e  tenuta  prefidente  del  capo  humano 
cpertalrifpetto  vicndepintanudaedi  intera  Età  douendofi  ella  ftimar  tale  poi  che  è  prodotta 
dalla  méte  di  Dio  &  è  increata  &  immobile  chel  tutto  conolce  e  dirizza  à  ragione.adunq;  fi  le  è  pò 
fto  in  mano  il  Cingolo  del  primo  moto  che  è  dall'Oriente  all'Occidente  detto  equatore  che  diuide 

il  giorno 


»1 


CORRADO  144 

i!  giorno  e  la  notte  in  parti  eguali ,  onde  è  nominato  mouimcnto  ragioneuolc ,  oltra  poi  che  rego- 
i.;"'c.jli  inferiori  moti  la  ragione  el  fènfb ,  e  per  quefto  nella  fonte  della  fanientia  fpira  raggi  d'oro , 
e  d'ar^iento  ciò  è  di  dottrina ,  Ce  d'argento  filolbfia ,  fé  d'oro  Teologia,della  t|iial  parla  Chrifto.cioè 
\  1  jxrliL'ido  comprar  da  me  l'Oro  infocato ,  accio  ne  diiieniate  ricchi ,  e  della  tìiufofia  fi  legge  qiie- 
l:u  ,  cioè  lèderà  e  fonderà  &  emondara  l'argento  ,  la  qual  filofofia  quando  e  purgata,  è  con- 
iur.'ie  alloro  della  Teologia  e  quefto  fègreto  vollero  (coprire  Mercurio  e  Platone  quando  dif- 
ic;oiI  ;nondoe(fer  compiuto  di  due  coppe  ,  o  tazze  ,  piene  di  fipiencia  ,  l'una  d'oro  fupe- 
ìuiix  i'jltra  d'argento  inferiore  ,  le  cui  tazze  ,  piene  di  liquore  intelligibili  coli  vifìhili  come 
inuifbili  ,  li  vota  Pallade  nel  fegreto  delli  fpirati  raggi  nella  fonte  della fipiencia  creata, per- 
ciò confirmò  Mercurio  che  le  ftcfTe  Tazze  fono  à  tutti  patenti  ejibcre  ,  acciochc  ogniuno  a 
quelle  e  con  quelle  poifa  bere  al  fonte  ,  cauandofi  la  fapientia  dagli  oggetti  inintelligibili  alla 
qua!  fonte  hauendo  quefto  detto  Academico  con  molti  fudori  latighe,  affanni  e  vigilie  beuu^ 
toper  poter  communicare  le  acquiftatc  fcientie  ,  per  legge  della  fua  profelfione  efprimentan- 
do  verificarli  contra  dello  fteflb  Academico  quel  bel  detto  di  Salomone  .   Sapientiamatq; 
ottrinam  liulti  defpiciunt,  dalla  fonte  prende  Marco  Corrado  Academico  la  fomiglianza  de  firoi 
.lilcgni.impcrcioche  il  vento  che  conturba  la  fonte,èintefò  per  lo  ftuoìo  degli  ignoranti,  priuidi 
j^iuilicio  e  dcttrattori  contra  le  virtuofe  fattighe  del  fudetto  Academicoja  bruttezza  del  vèto  coli 
-,  oicuro  è  deferirlo  in  quella  guifi  da  Abacuch  profeta,  cioè  veniunt  vt  turbo  ad  difpergcndum 
„  !r.e,&  exultatio  eorum  ,  ficur  eius  qui  deuorat  pauperem  in  abfcondito.  quella  piegatura  poi  de 
raggi  doro  e  d'argento  fpirati  dalla  fipi^ntia  nella  fonte,procede  da  velenofo  fiato  del  turbine  per 
impedire  lo  fpirito  delle  dottrine  allhónòrato  Acadeniico  Corrado, Da  Vita  a  quefte  figure  il  Mot 
to  cioè  SEMTER,  NON  SEMPbK  ,  volcndo  inferire  come  la  fapictia  fempre  influifce ,  e  che  Tigno 
rantia  non  fempre  impedifce ,  ancora  che  perordinario  (  come  dice  Seneca)  il  più  forte  fempre  fu- 
peri  il  più  dcbole,&  è  vero  perciò  che  la  fàpientia  fia  più  potente  e  lènza  paragone  che  non  è  Tigno 
rantia ,  laquale  alcune  volte  per  tirannia  de  vitii  refifte ,  ma  non  vince ,  fi  riduce  quefto  dottilTìmo 
Academico  a  dir  che  Tignorantia  s'oppone  alla  fàpientia  delle  fue  fiitighe  per  hauer  egli  contrario 
al  fuo  horofcopo  Saturno.Imperò  ellendu  il  Corrado  (come  bene  inftrutto  nella  fcictia  iudiciaria) 
confapeuole  della  luanatiuita,s'atlìcura  dagli  occulti  tradimenti  per  la  benigna  vnione  diCioue 
con  Mercurio ,  correfponde  poi  a  quella  imprefa  il  nome  di  quefto  Academico, facendofi  chiamar 
p  R  o  TE  o,non  in  quella  parte  che  lo  dt  Icriuc  Diodoro  facendolo  Red'Eoitto  per  la  perirla  ch'egli 
hebbe  di  tutte  le  A  ni ,  ne  in  quel  lignificato  che  è  (lato  tenuto  da  H omero  e  da  V  irgilio  i  quali  in- 
tendeuano  Proteo  per  la  materia  pruii  a,  pregna  d'ogni  frutto  e  d'ogni  naturai  produttione,  ne 
può  communicare  i  fuoi  parti ,  fin  che  non  venga  fciolto  dalle  forme,  ma  quefto  Academico  vuo- 
le intendere  Proteo ,  legato  di  legatura  magica  che  non  può  communicare  quei  concetti  brutti  al 
fonte  delle  fcientie  fin  che  non  venga  lo  fpirito  di  Dioche  fciogliendolo  dalle  contradittioni  della 
ignorantia ,  lo  lafci  libero  e  fecondo  della  diuina  gratia ,  altre  interpretationi  lì  ponno  dare  a  que- 
fto nome  Proteo,perchejla  profondità  delTintelletto  di  quefto  Academico  richiederebbe  longhif- 
fima  fcrittura . 

La  famiglia  de  Corradi  è  nobile  &  antica  e  la  fua  Patria  è  ilj  Cartello  Garrefio  nomato,  onde 
fono  difcefi  11  Marchefi  di  Ceua  e  di  Sauona.  Proteo  academico  fin  da  fanciullo  entrò  nella  Religio 
ne  dell'ordine  de  predicatori,  &  hauendo  co  ogni  allìduità  attefo  alle  (ette  arti  liberali.è  venuto  di 
tanta  fuffìtientia  c^ha  predicato  xviii.  anni  in  luoghi  famolì.e  vinti  anni  ha  letto  ne  i  fuoi  Conuenti 
fìlofofia  e  theologia  &  ha  tenuto  più  catredc  difputando  in  tutte  le  (cientie,malTìmaméte  nelle  pri- 
me città  d'Italia  &  auanti  al  concorlb  de  famofi  filofofi  e  dottori  di  Teologia  d'ogni  forte  e  d'ogni 
religione,  e  però  è  detto  Proteo  poiché  in  tutte  le  dottrine  trasforma  il  fuo  intelletto  &  è  hoggi  de 
primi  del  fuo  ordine ,  riuerito  in  Pauia  e  molto  ftimato  da  ogniuno  e  per  la  fua  mirabil  dottrina  e 
per  la  fua  religiofa  vita . 

Oo 


DI  GIROLAMO 


V.  »•    y 


>afcji^sgi^^    1 11-^  - 


\  preferite  figura  che  rapprefenta  quel  mirabile  &  acquatico  animale  nominato 
Nautilo  del  genere  de  Polpi ,  e  Imprefa  di  Girolamo  Catena  Nurfìno ,  e  come 
egli  habbia  fliputo  prudentemente  eleggerli  fimile  animale  onde  caua  la  fomi- 
glianza  de  Tuoi  penfieri,dicafi  e  veggafi  quato  il  fudetto  Nautilo  è  differente  da 
Polpi,perche  fta  chiufb  nella  conchiglia  e  la  Tua  proprietà  è  quefta ,  il  che  fcriue 
Ariftotile nel  ix. libro  dell'Hiftorie degli  animali.  Nauigail  Polpo  Nautilo al- 
zandofì  fopra  l'onde  maritime  venendo  dal  fondo  dell'acqua  col  cauo  della  Tua 
conca  riuoirato  in  giù,  perche  più  facilmente  fàlifca,  montato  poi  fopra  l'onde,  volge  il  concauo 
aperto  in  fu  per  nauigar  con  elfo  voto  d'acqua ,  ha  più  braccia  ma  fra  due  è  vna  membrana  fottilif^ 
(ima  a  guifà  di  tela  di  ragno ,  vfata  da  efTo  Nautilo  per  vela,fpirando  il  vento,&  adopra  l'altre  brac 
eia  per  gouerno  della  conca  a  lomiglianza  di  naue.Plinio  fcriue  del  Nautilo  con  qualche  confufio- 
ne  di  chi  lo  Icgge.bafta  bene  chel  mirabile  artifìtio  di  natura  in  quefto  pefce  è  tale  che  foprauénen- 
doli  qualche  pericolo  riltónge  la  cartilagine ,  o ,  membrana ,  empie  d'acqua  la  conca,  e  vafTenc  fi- 
euro  al  fondo .  Veruno  però  non  ha  da  dubitare  che  Plinio  non  habbia  defcritto  il  Nautilo  fecon- 
do la  openion  d'Ariftotile,nia  chiamandolo  Pompilo  ,o ,  Egli  non  intefe  Annotile,  o,  vero  è  fla- 
to error  di  ftampa,  come  bene  Ipelfo  accade,  impercioche  diucrfì/Iìmo  e  il  Pompilo  dal  Polpo, 
anzi  s'afTomiglia  al  Tonno,e  da  Callimaco  cdaElitarcho  echiamato  Pefce  facto,  e  da  Ateneo  e 
da  alcuni  altri  n'è  fatta  mcntione.L'Academico  catena  ha  ben  viftc»  e  confiderato  fbpra  quefta 
materia  Ariftotile  e  Plinio,e  fecódo  lui  può  hauere  errato  Plinio  per  la  deprauatione  del  tcfto  d'A- 
rill:otile,e  fé  Plinio  ha  chiamato  il  Pompilo  per  Nautilo, credali  che  cofì  diligente  fcrittore  nò  pof^ 
fa  cffer  caduto  in  quefto  errore,  ma  che  le  fcritture  e  le  ftampc  fi  deono  imputare  di  falfità.  Si  truo- 
uà  però  fcritto  come  fono  due  fòrti  di  conche  delle  quali  vna  e  detta  Nauta, l'ai  tra  Pompilo,e  ben  fi 
vede  falfo  quando  fi  dica  l'altra  Pompilo,  e  per  Nautilo  Nauta  ,  chi  vuole  legga  l'altre  parole  di 
Plinio  per  iaper  la  proprietà  di  quefto  Animale  e  come  fia  fatta  la  fua  Genola,la  quale  non  e  dop- 
pia 


e  -A  T  E  N  A  145- 


pia  ma  fèmplicee  caua  a  guifa  di  vna  nauicella  con  la  poppa  ripiegata  &  in  Ateneo  fi  truoua  come 

l'empia  e  come  la  voti.  E  da  Oppiano  è  defcritto  quello  Nauigante  pcfce  con  molta  leggiadria  che 

fa  attione  pili  fimile  alla  ragione  ch'altro  animai  bruto,  defcriue  come  vada  fotto  acqua  calata  la 

vela  e  le  Hirte ,  ritirato  il  Timone  riempiendofi  d'acqua  per  grauarfi  e  deprimeriì  al  baifo .  Q.iiefto 

corpo  d'Imprefa  è  accommodatifllmo  a  difcoprir  l'Intentione  del  nominato  Academico ,  il  quale 

eflendofi  fin  da  fanciullo  datofi  agli  (ludi  delle  buone  lettere  fin  alla  fua  prefente  Età  &  ancor  fre- 

quentando,accompagnatiliftudiconleoperediciuil&honefta  vita  ,  cerca  con  ogni  induftriadi 

nauigar  ficuro  per  queib  mare  mondano  e  con  lo  fpirito  delle  virtù  alzar  la  vela  dal  bafTo  all'alto 

&  al  Tuo  tempo  adoprare  i  Remi ,  e  venendo  il  pericolo  e  la  tempefta ,  o  ,  per  variar  di  fortuna ,  o 

per  inuidi  fiati  dell'altrui  iniquità.ritiradì  nella  fua  conca  la  qual  s'intende  per  la  patientia  criftiana 

Impercio  che  con  quefta  fi  polTìede  l'Imperio  dell'anima ,  il  che  può  fare  il  letterato  e  vertuofo ,  à 

cui  non  fono  di  mifticri  l'altrui  remi  e  forzCjle  lettere  Ibno  i  remi  che  lo  conducono,la  vela  è  lavirtù 

della  prudentia ,  il  Timone  è  la  religione,  E  perche  quefto  gentile  Academico  fi  è  dato  aferuigi 

della  corte  romana  ecclefiaftica.però  gli  è  nece/Tàrio  di  fàper  nauigare  col  proprio  non  con  l'altrui 

che  fono  i  beni  efterni  appoggiati  a  coftumi  lodeuoli  e  chriftiani  fcnza  i  quali  al  f  ondo  precipita  la 

coca  perciò  ha  voluto  vfar  quefto  motto  cioè  tvtvs  per  svmma  per  ima,  volédo  dinotare 

che  per  tutto  andata  con  la  fcorta  delle  fcientie  e  della  fanta  religione  ,  e  con  propofito  academi- 

camenre  fi  fa  chiamare  il  provedvto  moftrado  di  volere  imitare  in  ogni  fua  occorréza  il  Nautilo . 

E  nato  lo  provedvto  Academico  Affidato  nella  antica  città  di  Nurfia  e  dalla  prima  età  fi  è  alleua. 

to  nello  fludio  delle  lettere  humane  andato  a  Roma  conuerfando  con  i  più  famofi  profefTori  delle 

fcientie ,  con  affidue  fatighe  e  vigihefi  è  acquiflato  tre  lingue  la  Latinaja  Greca, e  la  materna Tof- 

cana  ,  &  in  tutte  e  tre  leggiadramente  e  con  molta  offeruanza  ha  fcritto  e  poeticamente  in  latino , 

&  in  tofcano  e  tutta  via  ferine,  fi  è  efercitato  con  molto  fudore  nella  dottrina  d'Ariflotile  e  di 

Platone,  &  ha  parimenti  attefo  alla  facultà  legale,e  compoflo  vn  libro  de  Teflamenti  fi- 

milmente  ha  a  quefte  fcientie  aggionto  lo  ftudio  della  Teologia  come,perfetto  fine 

deiraltre,fu  poi  aftrctto  da  Cleméte  Cardinale  d'Araceli,  Prelato  di  bontà  e 

di  dottrina  a  farfi  fuo  familiare  co  la  cura  di  fcriuer  lettere  latine  all'Im 

*  peratore  maffima  mente  &  ad  altri  Principi  tramontani,dicuiera 

egli  profeftbre, morto  l'araceli  fu  chiamato  dal  Cardinal 

di  Coreggio  huomo  d'incomparabil  giuditio  e  fu  fuo 

fegretario  ,  morto  quefto  ancora ,  il  Cardinale 

Aleffandrino  nipote  di  Papa  PioV.  lo  ha 

eletto  per  fuo  fegretario  douejcon  flu- 

dii  continui  e  con  vita  efemplare 

s'ingegna  di  fèruire  àDio 

di  confèruarfi  in  gra- 

tia  del  fuo  Sig. 

e  di  virtu- 

ofàmentegiouaree  compiacere 

ad  ogniuno  con  parole 

e  con  opere. 

Oo       a 


DI  GASPAR  FRANCESCO 


\  Naue  in  mare  con  vn  picciol  pefce ,  che  le  ritarda  il  corib^è  Imprefa  di  Gafpar 
FrancefcoTacconiPaucfeJldettoperciolinoe  chiamato  da  PUnio  Echncide 
nome  greco ,  che  appreflb  latini  Tuona  Remora ,  dalla  tardità  ch'egli  faccia  fa- 
re alle  naui  attaccandofi  al  fondo  di  efTcjCofa  di  molto  ftuporc,ma  che  non  può 
la  Natura  ?  Quefto  vogliono  alcuni ,  che  fia  fpinofo ,  e  che  con  vna  fua  o  cculta 
proprietà  ritenga  o  ritardi  il  veloce  Se  impetuofo  corfo  d'ogni  nauejl  Bellon  io 
vuole  che  quefto  pefce  fia  del  genere  della  Lumaca  marina  di  color  verde ,  fen- 
za  gufcio ,  nella  parte  di  fòpra  gobba ,  &  in  quella  di  fbtto  piana  lungo  vn  palmo ,  habita  fra  laflì, 
e  perche  alcuni  dicono  che  fermala  naue  a  cui  s'attacca ,  &  altri ,  chele  ritarda  il  corfb ,  però  par- 
mi  di  recitare  vno  ellempio  fcritto  dal  Cardano  nel  fuo  vii.  libro  della  varietà  delle  cofe,  Dice  egli 
che  Rondelletio  Francefe  per  ifperientia  dice  hauer  veduto  vna  Galea  (  (òpra  la  quale  era  portato 
il  Cardinal  Tornone  à  Roma  )  ritenuta  e  fermata  dal  Pefce  Remora,  il  qual  fu  prefo  da  marinai ,  e 
mangiato,e  perciò  e  da  credere ,  che  più  toilo  fermi  le  naui ,  che  ritardarle  il  corfo,  Quefta  occulta 
virtù  vuole  il  Cardano  che  (ìa  nel  pelce  detto  Muftella  marina,il  quale  è  poco  più  grande  dell'an- 
guilla, andando  il  fudctto  Cardano  fòpra  vna  naue  per  lo  fiume  Ligeri ,  fènrì  e  vide  con  tutti  gli 
altri  (  ch'erano  fèco  )  fermarfi  la  naue ,  e  ftupefatti  di  ciò  li  nauiganti ,  alcuni  di  loro  faltati  nell'ac- 
qua ,  trouorono ,  che  fette  di  queftc  Multelle  s'erano  attaccate  alla  prora ,  e  fermauano  efla  naue , 
prefero  e  fattele  cuocere  fé  le  mangiarono,  e  dice  il  Cardano  che  ne  guitò ,  che'l  fapor  loro  non  gli 
parfc  grato ,  veggafi  adunque  quanta  polTente  virtù  occulta  in  cotah  animaletti  fa  produrre  la  ma- 
dre natura ,  la  quale  con  la  fua  gran  potentia  trapaflìi  di  gran  lunga  la  credenza ,  &  l'opinione  del- 
l'huomo.Da  quello  pelcetto  Remora  caua  il  fudetto  nobile  Academico  A  ffidato  la  fòmigliàza  del 
l'an  mo  fuo ,  Impercioche  elfendo  la  fua  fortuna  picciola  e  debole ,  vuole  con  quefta  figura  dimo- 
flrare  la  grandezza ,  &  occulta  fortezza  del  fuo  cuore,atto  e  dilpoflo  ad  effequire  alti  &  importanti 
nc'gotii  j  a  guifa  di  virtù  tenuta  nafcofa  dalla  fua  debole  fortuna ,  è  però  con  propofito  (  hauendo 

riguardo 


TACCONI  145 


riguardo  alla  fudetta  fua  fòrte  )  ha  voluto  feruirfi  di  quefto  motto  ,sjcparvis    magna  ce- 
u  V  N  r ,  &  appropriatamente  ha  voluto  chiamar/i  l'occvlto, 

Queiìo  nacque  della  famiglia  de  Tacconi,  honorati  &  antichi  cittadini  di  Pauia,detti  prima  de- 
gli Alberici,  il  quallegnaggio  è  ancora  nobile,  &  abondante  de  beni  di  fortuna  in  Mantua,  e 
ch;amoron(ì  poi  de  Tacconi  à  memoria  di  vn  gran  caualiero  fouranomato  Taccone  huomo  hono- 
raro  ne  gradi  militari,&  ornato  di  feudi,  e  dal  nome  di  coftui  pcrfeuerò  poi  il  cognome  de  Tacconi 
inlìno  à  noftri  giorni,fotto  il  cognome  de  gli  Alberici  fu  fondata  la  chiefà  di  S.  jMaria  Madalena  in 
Pau:a,&  dotata  di  molti  benefìtii  di  còmoda  valuta,e  riftorata  da  medefimi  nell'anno  1488.6  con- 
ftr'Jtta  la  chiefa  antica  di  fanta  Croce  nella  cittadella  di  Pauia  in  quel  tempo  fotto  il  Titolo  de  fanti 
Teodoro  e  Biagio ,  conceduta  poi  da  loro  fuccelTori  à  Frati  Zoccolanti  Amadei,&  di  piu,vna  chie- 
fa fuori  di  Pauia  di  la  dal  Grauelone  fìume,intitolata  Santo  Abraamo  nell'anno .  1 17 1.  e  perche  fi 
conofca  quanto  quefta  ftirpefulfeofleruante  della  religione,dirò  che  molti  di  loro  in  diuerfi  tem- 
pi dal  1 17  i.in  qua  dotorono  riccamente  molte  Cappelle  in  diuerfe  chicfe  della  detta  città,e  parti- 
colarmente nel  Tempio  di  Santo  MichclCjdella  Gualtcra ,  &  in  altri  che  faria  lungo  lo  fcriuerne. 
Ne  tacerò  che  quefta  nobiliifima  famiglia  fioriflfe  in  iettere,e  (pecialméte  in  Dottori  legifti,de  qua- 
li alcuni  furono  publici  lettori,  come  vn  Marco  Taccone  che  Icffe  all'ordinario  della  mattina,  & 
altri  eccellenti  fcrittori ,  &  altri  chiari  procuratori .  Fu  parimenti  dotata  d'huomini  valorofì  e  gra- 
duati nell'effercitio  militarle  perii  loro  valore  molto  fauoriti.daH'Illuftrifs.PrC-cipi.come  vn  Gio- 
uanni  Taccone  che  fu  Capitano  di  gente  d'arme ,  &  vn  Marco  Taccone  Alfiere  d'huo- 
mini d'arme ,  &  altri  molto  valorofì,e  capitani  di  infanteria ,  de  quali  taccio 
i  nomi  per  non  cagionar  faffidio.  QueftoGafpar  Francefcofu 
fempre  molto  amatore  della  patria  fua  &  offeruantiflì- 
mo degli  amici.  Quanto  fufTe  prudente, 
giudiciolb ,  &  accorto,e  per  tale 
da  Prencipi  conofciu 

to ,  fi  potè 

conoféere  alla  elettio- 

ne,che  fecero  i  Regii  offìtiali  del 

Catholico  Rè  noflro  Signore  allignandogli 

l'officio  del  Commiffariato  della  Città  e  principato  di 

PauÌ3,nel  quale  con  pieno  fòdisfacimento  del  fuo  fìgnore  e  de  pò 

poli  efTendofì  lungamente  affaticato  fin  al  corfo  di  fua  vita  con  honore  e  fòdisfatcione  di  fé  fteflb . 


D  I  GIROLAMO 


L  vafò  d'Api  onde  alcune  di  effe  fuori  efcono  e  volano  in  diuerfè  parti,  è  Impre- 
fà  di  Girolamo  Lippomani  Venetiano^traggendo  dallo  fteffo  vaio  la  Ibmiglian 
za  della  Tua  Republica  e  la  fomiglianza  di  tanti  perlbnaggi  che  dalla  medelìma 
Republica  efcono  fuori ,  mandati  in  diuerfi  paefi  e  prouincie  per  lèruigio  della 
loro  libera  e  ferenifllma  Patria ,  ne  qui  per  bora  fi  trattari  della  mirabil  natura 
delle  Api ,  effendofene  in  altri  luoghi  di  quefto  libro ,  apieno  fcritto .  Nondi- 
meno ben  fi  comprende  le  marauiglie  di  ella  natura  dalla  quale  l'huomoper 
fua  imitatione  ha  publicato  le  leggi,  ha  ordinati  igouerni,  ha  vfati  gli  edifitii&  ancora  ha  com- 
prefe  quafi  tutte  le  arti ,  come  dalle  Aragne  il  filare  el  telTere ,  dal  Nautilo ,  il  nauigare  dalle  Ron- 
dini l'edificare ,  dalle  Api  il  reggere  le  quali  viuono  à  vlb  di  libertà ,  Impercioche  eleggono  il  Duce 
con  il  Diadema ,  dando  vnitamente  infieme ,  vlano  le  cuftodie ,  mandano  à  trafficare,  efcludono 
le  Vefpe  e  con  effe  combattono  perche  vorrebbero  viuere  di  quel  d'altri ,  tra  loro  non  s'vrtano,n5 
fi  odiano ,  non  riculàno  f  atighe  delle  quali  fan  no  parte  al  publico,tale  è  la  fomiglianza  d' vna  vera 
e  fanta  Republica  come  è  hoggi  la  Venetiana ,  perche  fra  quei  perfbnaggi  che  vanno  per  il  mondo 
in  benefitio  della  fudetta  patria .  vno  è  flato  &  e  il  fbpranominato  Girolamo  Academico  Affidato 
al  quale  con  propofito  è  piaciuto  di  vfar  con  tal  figura  il  prefente  Motto,cioè  al  i  ae  a  l  i  i  s  e  v  o- 
L  A  N  r,  volendo  inferire  che  come  le  Api  con  l'altre  volan  fuori  per  riportarne  al  vaio  frutto  e  fua- 
uità  ,cofi  fra  gli  altri  compatrioti  lo  fteffo  Academico  lippomani  fcorre  per  più  regioni  per  obedi- 
re  alla  fua  Republica  e  per  riportarne  refblutioni  grate  e  gioueuoli ,  &  ha  voluto  per  maggior  pro- 
prietà della  Imprefa,chiamarfi  il  tellecrin  o.Queflo  è  difcefb  del  fangue  de  lippomani  gen- 
tilhuomo  naturale  di  Venetia.i  quali  erano  altre  volte  Signori  di  Negroponte,  ma  nelle  riuolte 
della  Grecia  per  le  fpeffe  inuafioni  de  Turchi,accommodatifi  con  la  Sereniffima  Signoria  furono 
fatti  patritii ,  con  participatione  di  honori ,  &  beneficii  fecondo  il  rito  della Republica,di  maniera 
che  per  il  tratto  di  400.  &  più  annijfono  riforti  di  quella  famiglia  fenatori  in  diuerfi  tempi,  come 

fé 


LIPPOMANI     ;  ri     147 


fé  ne  vedono  Fé  memorie  antiche  per  li  depofiti,  &  per  gli  archi,  e  maflime  nella  chiefa  della  Ma- 
donna de  feruijtuttauia ha hauutoquefta famiglia  Illuftriflìmanon  mediocre  fortuna  negli ho- 
nor; ecclcfiafiici, perciochenon  purcòftata  Altricedi  molti  Vcfcoiii  di  Verona ,  Bergomo  & Pa- 
doia,màancode'Cardinali  tra  quah  hi  quel  gran  Nicolò  Cardinal  Lippomani,  il  quale  &  con  la 
fantità  della  vita,&  coi  merito  delle  faggie lettcre,&  delle  fatiche  fatte  per  la  fede  Apoftohca.fàrcb 
bcaflunto  al  Pontificato,  fé  l'immatura  morte  nonhaueffe  tagliate  quelle  ficurefjKranzc.  Tra 
Vefcoui  pare  che  habbino  gran  merito  Pietro,&  Luigi  IVno ,  &  laltro  Vefcouo  di  Verona.quello 
p.Tche  Ipefe  la  vita  in  lèruitio  delle  fede  Apoftolica  morédo  Nuntio  in  fcotia,que(ìo,  perche  in  di-i' 
a'rfe  nunciature ,  in  Scoria ,  Polonia ,  &  Portugallo  apportò  non  mediocre  benefìcio  al  Chriftia*' 
rcfmo ,  ma  perche  bifbgnerebbe  fare  lunga  trafgrefsione ,  chi  volcffc  ricercare  fblamente  i  ceppi 
pu  nobili,però  baflerà  à  dire  che  viue  hora  il  Clarillìmo  Signor  Girolamo  Lippomani,che  co  no- 
tabile elfcmpio  della  fua  vita,&  co  lo  fplendorc  delle  fue  virtu,negli  anni  fi  può  dire  ancor  tenero , 
nccolto  dallo  eccellentilfimo  Senato,con  carico  di  fauio  degli  ordini  ben  cmque  volte ,  che  è  ftato 
ebttOjhàdimodrato  nelle  fue  difpute  non  meno  l'accutczza  del  fuo  ingegno,  chcl  vigore,  &  la 
eficacia  della  fua  lingua ,  di  maniera ,  che  le  tre  vltime  volte  fu  eletto  con  tanto  fuo  honore,quan- 
toegli  fteifo  potcffe  defiderare ,  poiché  non  lo  ricercò ,  ne  lo  dimandò ,  fé  non  le  due  volte  prime , 
Fu  poi  mandato  Ambafciadore  al  Sereniflìmo  Arciduca  Carlo  d'Auftria,dalla  quale  Ambafciaria 
ne  riceuè  tata  gratia  preffo  la  patria  fua,che  in  poco  fuccelfo  di  tempo  lo  mandò  poi  per  Ambafcia- 
dore refidente  al  Sereniflìmo  Signor  Duca  di  Sauoia,  dal  quale  ha  riceuuti  tanti  honori ,  &  corte- 
fie ,  che  non  fi  può  fé  non  fare  argomento  di  molta  virtù ,  &  di  molta  bontà ,  che  fìa  in 
lui;  &  per  riufcire  in  tutti  li  carichi  che  polfa  contribuire  quella  feliciffima 
liepublica  poiché  S.  A.  con  eflraordinario  fauorc  nei  giorni  vici- 
ni alla  fua  partita  lo  vifitò  perfonalmcnte  tre  volte  à  ca 
ia,andandolo  anche  à  vedere  alla  barca ,  ne 
iia  marauiglia  che  di  queffo  gen- 
tilillìmo  Academico, 

ne  fiate-  --_■-•-: 

nuto  gran  conto^  con  .      • 

ciò  fiacofa  ch'in  lui  rifplendino 
le  ciuiii  e  le  heroicche  attioni  e  per  gratia  dì 
fangueeper  acquiffodi  fcientiee  per  dolcezza  e  ge- 
nerofita  di  conueHàtione,  a  cui  cflèndo  piaciuto  di  connu- 
crarfi  fra  gli  Academici  A  ffidati  con  vniuerfal  compiacimento  fu  riceuiito .  - 


D  I  SIGISMONDO 


'^.  (ètte  Canne ,  ifbumento  muficale,  chiamato  fiflola  da  Vcrgilio  nella  egloga  fe- 
conda ,  e  zampogna  da  Tolcani ,  ancora  che  vna  canna  fola  foglia  parimente  no 
marfi  Zapogna  per  eitere  iftriimento  da  fiato,(bno  imprefa  di  Sigifmódo  Sanna 
zaro.  Vero  è  che  fiftola  è  fimilmente  detto  vno  iftrumento  caiio  da  trarre  acqua 
ò  fia  di  legno,  ò  d'altra  materia  che  Idrauolo  è  detto  da  Vittruiiio.è  ancora  vno 
iftrumento  ch'adoprano  i  Cerufici ,  e  la  piaga  incurabile  medelìmamente  e  no- 
mata fiftola  e  fìringa.Quefta  però  di  fette  canne  fu  ritrouata  da  Pan,Dio  anti- 
chiflìmo  cofi  detto  da  Poeti  e  da  loro  celebrato,  i  quali  vogliono  chel  corpo  di  Pan  (la  comporto  di 
membra  di  varie  nature  e  di  diuerfè  fpetie ,  e  grecamente  fìgnifica  t  v  t  t  o ,  intendendofi  per  il 
mondo  che  tutte  le  nature  inferiori  contiene  ,  e  Platone  lo  nomina  per  i  Dio  (ìlueftre ,  dicono  gli 
fteflTi  poeti  che  Pan  inamorato  d'vna  Ninfa  in  Arcadia  nominata  Siringa,  feguitandola  per  goder- 
la ,  per  commiieratione  degli  Dei  fu  cóuertita  in  canna  paluftre.Pan  poi  di  quelle  canne  ne  cópofe 
la  fua  zampogna  &  a  memoria  della  fua  Siringa  la  fonaua ,  fin  tanto  c'hebbe  ardimento  di  parago- 
narfi  nel  fuono  con  Apolline,  e  fu  fentétiatodaMidaRediFrigia  che  Pan  fbnaffe  più  fuauemen- 
te ,  e  per  fi  goffo  giuditio  nacquero  in  Mida  l'orecchie  d'Alìno.S'interpreta  quefta  fauola  che  Pan 
fulTe  l'armonia  delle  cofecorrottibili,  &  A  polline  quella  del  cielo  e  Mida  fi  prende  per  gli  huo- 
mini  che  in  tutto  fi  dilettano  delle  cofe  terrene  onde  diuentano  i  più  ftolidi  animali  che  produca  la 
natura .  Platone  però  nel  Cratilo  dice  Pan  elTer  figliuolo  di  iMercurio  perche  annontia  il  t  v  t  t  o,e 
che  è  di  due  forme ,  vna  vera  l'altra  falla ,  ciò  e  dal  mezo  in  fu  delicato  e  leggiero5e  dal  mezo  in  giù 
afpro  e  pefante e  fignifica  l'huomo  &  a  ciò  di  quefto  fuggetto  alcuna  conclufione  s'intendajdiremo 
pur  fecondo  Platone ,  efier  tremondi  >rintcllettuale  il  celerte  el  fuUunare .  il  Pico  nel  fuo  epttvplo. 
pone  il  quarto  e  querto  vuole  che  fia  rhuomochiamandolo  picciol  mondo  che  contiene  la  natura 
del  celeftcaffomigliato  all'anima  delicata  e  leggiera  &  al  corpo  afpro  e  pefante ,  ha  voluto  dir  que 
ito  perche  fi  fappia  la  natura  dell'inuentore  della  fudetta  Zampogna  laquale  per  il  numero  fettena- 

rio 


SANNAZARO.  148 


rio  fcuoprelaintentionedel  Sannazaro  Academico,  impercio  che  egli  e  huomo  dotto  e  rclfgiofb 
ha  voluto  abandonare  la  parte  infieriore  di  Pan  e  feguire  la  fuperiore ,  preualutofi  di  quel  uctto  di 
Paulo  cioè  Q_vAE  svrsvm  sapite  non  o  v  ae    svper    terra  m,   ha  parimente  hauto 
l'occhio  della  mente  alla  gran  marauiglia  di  quefto  numero  fettenario  il  quale  è  fondamento  de 
numeri  difcreti  nell'Aritmetica  con  ciò  fia  che  il  numero  sette  racchiude  il  primo  numero  dif^ 
pari  che  è  il  tre,  dedicato  alli  fpiriti  fuperiori  el  primo  pari  che  e  il  quattro  dedicato  agli  fpiriti  infe- 
riori,non  intendendoli  il  duale  numero  iecondo  Piatone.racchiudc  ancora  il  numero  cinqve  che- 
è  tenuto  dagli  aritmetici  numero  mezo.  cominciandoli  dal  cinq;  al  diccee  moltiplicandoli,  ièm- 
pre  i  dui  numeri  pari  e  difpari  fanno  il  cinq,-  e  due  cinq-,  un  diecc,  e  tiene  l'aritmetico  chel  numero 
quinario  faccia  la  prima  fe/quialteraj  ci  Tenario  è  anco  abbracciato  e  rinchiufodal  fettenario  ,  & 
è  numero  radicale  perche  moltiplicato  in  fé  ftellòfìnirce  in  le  ftclTo:,SimilmenteiI  sette  nella  Ge- 
ometria è  regola  di  tutte  le  figure  delle  quali  il  quadrato  el  Triangolo  che  fanno  fette  angoli  danno 
a  Geometri  lume  di  proportione ,  e  benché  il  circolo  fìa  la  più  perfetta  figura ,  nondimeno  Ci  truo 
uà  nella  quadratura ,  il  cofinografo  non  può  hauer  notitia  delle  mifu re  interiori  fenza  la  mifura  de 
pianeti  che  fono  fètte,e  fenza  la  notitia  de  circoli  artici  &  antartici  di  due  tropici  del  equatore  e  de 
paralelli  e  de  circoli  meridiani  ch'in  tutto  fono  fette ,  il  filofofo  parimt  nti  conofce  la  forza  della  na- 
tura come  fi  legge  nelli  fette  libri  della  fifica,  nell'ottauo  poi  tratta  del  motore pqmo  chevnodi 
tre  numeri  che  fanno  il  dicce  miflcriofò  e  compito  numero.La  Teologia  finalmente  la  quale  è  fcien 
ria  diuina, quanto fpecola  di  verità  tanto  attribuifce alla  mirabii  notitia  del  fettenario  numero, e 
ben  fapiamo  ch'in  fei  giorni  operò  Dio  creando  il  tutto,enel(ettimo  giorno  d^ificitofi  riposò. 
Quello  noftro  Academico  con  bellilfima  confideratione  vedeua  di  non  poter  celeftcmente  dclet- 
tarfi  di  quella  armonia  fé  non  haueffe  con  humili  preghiere  contemplato  ilTeforo  de  fette  doni 
dello  fpirito  fanto  adimitatione  de  quali  s'inamorò  delli  fette  facramenti  della  Cath.  Apolfolic.i , 
e  romana  Chiefa  onde  egli  vsò  quefto  motto  ciò  è  ad  archetipvm.  dinotando  come  con  la 
melodia  de  fette  facramenti  farebbe  potuto  falire  alla  eterna  beatitudine,  alla  quale  nons'arriua 
fenza  la  concordia  del  fenfb  con  Io  Ipirito  f"  fra  quefti  non  è  mai  concordia  vera  fé  la  diuina  gratia, 
infieme  non  gli  annoda  onde  l'armonia  dei  mondo  diuenta  celefte  eperò  quefto  Academico  fi  è 
uoluto  nominare  l'Armonico . 

Quefto  è  nato  della  famiglia  Sannazara  in  Paula  nobile  &  antica  ancora  in  Spagna  &  in  Napoli. 
doue  fiorì  il  famofo  Poeta  Sannazaro ,  fra  i  moderni  fu  vn  Moro  Sannazaro  il  quale  fu  gratii'lìmo 
à  Duchi  sforzefchi  in  Milano  e  per  le  fue  virtù  fu  ftimato&honoratamente  adoperato,  da  que- 
fto difcefe  il  Padre  dell'Armonico  di  molto  buon  nome  fra  ifuoi  cittadini  pauefi,  il  quale  hebbe 
fra  gli  altri  figliuoli,quefto  Academico  a  cui  dopo  lo  eficrfi  da  fanciullo  veftito  dell'habito  di  Sato 
Agoftino  Heremitano  econ  frequétia  attcfoalle  fcientie  &  acquiftatelcfi  in  guifa  chctencua  illuo 
go  fra  primi  nominati  della  fua  religione.  In  quel  tempo  morirno  dui  fuoi  fratelli  per  la  qual  cofa , 
il  padre  lo  tentò  a  lafciare  l 'habito  accio  che  la  fua  cafàta  non  1  emaneffe  in  quefta  fiia  patria  fpenra, 
l'Armonico  non  volfepriuarfi  del  fuo  felice  ftato,fu  fitto  maeftro  in Teologia/u  con  molto  honor 
per  alcun  tempo  da  Monf  Buono  huomo  bora  degnilfimo  Vefcouo  di  Vercelle  trattenuto^ha  pre 
dicato  con  molto  concorfo  in  Piacenza,  in  Modena ,  in  Cremona  &  vi timamente  in  Genoua,  ef^ 
fendofi  retirato  col  carico  di  Reggente  alla  fua  Patria ,  cofi  predicando  in  Genoua  affalito  da  gra- 
uoia  infirmità  pafsò  con  pianto  d'ogniuno  di  quefta  mifera  vira,  fu  d'afpetto  gratiofò  e  reuerendo 
fìi  di  vita  eifemplare ,  era  negli  ftudi  fatigofo  &  vtile  a  religiofi  e  fecolaxi  onde  fi  fpera  c'hoggi  go- 
da la  mulìcale  proportione  ia  cielo . 


DI  OTTAVIO 


A.  Colomba  bianca  in  aere  col  ramo  dolina  in  bocca  e  Imprcfa  di  Ottain'oEot 
tigella,dalla  qual  tragge  la  fomigliaza  de  Tuoi  de  (ìderi.cfTcndo  la  Colóba  aupcl 
lo  domeflico,epolitico,il  quale  non  conuerla  ne  pratica  fé  ron  con  quelli  della 
fua  fpetie ,  e  con  l'huomo ,  quafì  che  feco  conucnga  per  naturai  iftinto ,  e  chia- 
marfi  animai  fempliccpuro.fìncero,  pudico  e  fedele,  per  cfler  candido  percio- 
chc  la  candidezza  e  legno  di  fede,  e  quando  vn  huomoc  puro  e  (incero  gli  fi 
àice  mancar  il  fele  cioè ,  che  non  ha  amaritudine ,  è  ben  vero  che  la  colomba 
ha  fele,  ma  non  attaccato  al  fegato,  e  pero  percfTere  difcoftodaquel  caldo,  fi  ftima,  che  non 
habbi  quella  amaritudine ,  ne  quello  è  fènza  marauigliofa  confideratione ,  è  quefto  augello  vfato 
in  fegno  de  mifteri  diuini ,  percioche  fi  fa  che  fola  la  Colomba  portò  il  fegno  della  pace  con  l'ac- 
que al  mondo,  quando  ritornò  co'lramo  d'oliua  in  bocca  al  Patriarca  Noè,  onde  egli  vfcì  poi 
fuori  dell'Arca .  Leggefi  parimente  che  la  colomba  fu  di  felice  augurio  al  nafcimcnto  di  Aleffan- 
droSeucro,&èftatoperifperienzaauertito,che  doue  praticano quefti  animali,  non  ci  fi  veg- 
gono mai  ne  fpauentofe  fantafme ,  ne  ombre  cattine ,  ne  animali  velenofi ,  ne  fenza  m  ifleriofà  ca- 
gione lodò  tanto  Salomone  la  Colomba  ;  ma  oltre  à  quanto  ne  ho'  detto  in  altre  parti  di  quello  li 
bro ,  che  di  più  fi  può  dire  \'  effendo  in  figura  d'efià  difcefo  dal  cielo  lo  fpirito  fanto  nel  ventre  di 
Maria  vergine  e  comparfaà  Cristo  nel  fiume  Giordano,  all'hora  che  fi  fenti  quella  voce,  che 
ìfprefie  quelle  parole  Hic  EST  filivs  mevsdilectvs,  in  qvomihi  eenecomplacvi  e  Cristo  ifteffo 
non  propofe  altra  colà  a  fuoi  Apofioli  per  conferuarli  nella  bontà  della  vita  loro ,  che  dirgli  fiate 
femplici  come  le  colóbe-  Oltre  à  ciò  in  quefta  ifteifa  figura  apparue  il  medefimo  fpirito  fanto  à  gli 
Apoftoli.  La  natura  adunque  della  Colomba  e  quella  della  01iua,fono  tefiimoni  di  pace  e  di  con 
cordia,quindiaucniuachelaMaeftà  del  Romano  Imperio  mandando  i  fuoi  Ambafciarori  à  trat- 
tar di  pace,  portauano  iramidielfa  pubHcamentein  mano,  volendo  parimente  che  le  fqua- 
dre  de  caualieri  ne  gli  Idi  di  Luglio  fefteggiando  per  la  città  fuflero  coronati  d'Oliua  per  dar  fe- 
gno che 


BOTTICELLA.  r+p 


gno  che  il  fine  della  militia  è  la  pace ,  ne  bene  alcuno  ha  in  Tela  guerra/e  n  on  in  qusntc  ella  t  or- 
dinata alla  pace .  Potrei  ancora  dire  moJt'altre  cofc  dcU'oIiua  come  ch'ella  vfua  due  fccòti,  che  ha 
grande  nimicitia  con  la  Quercia  e  che  piantata  per  mano  d'vna  meretrice,  diuenga  Iterile  e  di 
quanto  giouamento  fia  il  Tuo  mirabile  liquore,  deiche  nella  imprefa  del  Cardinal  Guido  Fcrreri 
fé  ne  trattato  àbaftanza,vedefi  adunque  quanto  cofi  vaga  e  bella  imprcfà  propriamente  fcuo- 
prala  iatentione  di  Ottauio  fudetto  Aeademico  Affidato  ,  &  però  egli  à Tuo  propofito  vfa  quello 
Motto  iNTvs  ET  EXTRA,  volcndo  con  elfo  dinocare^che  la  perii  ttionc  del  Cauahero  conliiìc 
in  hauer  l'opere  contornai  à  i  penfieri  virtuolì  e  non  folauiente  con  la  ragione  regolare  i  Tuoi  ap- 
petiti,e  godere  in  fé  fteffo  la  fuprema  felicità  in  quella  part^  interna ,  della  q uale  dice  Paulo,  che 
trappalfa  ogni  lenfo&  ogni  nodracognitione  ,  ma  ancora  a  procurare  agli  amici  alla  patria  &al 
mondo  tutto  il  meglior  bene.cheèla  pace,con fermandola  oue  è  concordia, e  rappaciJìcado  oue  è 
di(cordia,e  per  qfto fi  chiama  Academicamente  iRENEo,che  a  punto  altro  non  \'U(jl'infcrire,  che 
Pacihco,de  quali  difTe  L'vnico  fìgliuol  di  Dio  che  el!ì  pariméti  làrano  chiamati  figliuoli  di  Dio.no 
me  fbpra  il  quale,nepari  ad  elfo  nò  fì  può  trouare ,  ne  dopo  di  Dìo  di  raagciore ,  ne  di  vgual  cc- 
cellentia.  Della  ftirpe  de  Bottigelli ,  dacuièdifcefoquelto  Aeademico,  iène  ragionato  altroue 
in  que/to  hbro ,  come  fìa  celebre  ^  e  per  antichità,  e  per  valore .  Dirò  per  h ora  folamente,  che  in 
ogni  forte  di  virtùedi  honorateconditioni  ella  ha  femprc  hauiito  huoni;ni  ff-gnalati,e  famofì , 
come  per  la  fede  crifliana  \i  fu  Aurelio  Frate  Gierofolimitano  i^riord:  Pila  il  quale  contra  Tur- 
chi feceopere  iì  valorofc,  che  ancora  ne  fanno  tede  li  StendardiTurchefchi  che  intorniano  la  fua 
fepoltura  nella  chiefa  di  Santo  Tomafd-  in  Pauia ,  doue  già  quei  quattro  fratelli  fdi  che  fa  memo- 
ria vn  loro  epitafìo  )  fuoi  anteceffori  fplendidilTìmi,  editìcpróno  quella  eccellente Sacriftia,  oue  fì 
ripofa  il  corpo  della  beata  Sibillina  parente  di  elfi  Bottigelli,  del  qual  ordine  di  fan  Thomafo,  fu 
Generale  vn  frate   Paolo  Eott!gclIa,&:  vnGio. Stefano  ancora  rii  detta  fimiglia  fuVefcouodi 
Cremona,  e  Monfìgnor  Bernardiuo  Bottigellafu  AbbatecProtonotario  Apoflolico^oltraquei 
Bottigelli  antichi ,  che  combatterono  contra  Alboino  Longobardo  e  Rèdi  Vngaria.  vi  furono  i- 
Gio.Duroni,i  Carli  egliHercoli  capit.Cefire,e  Gio.Matteo  caualicri  valorofìffimi ,  e  Pietro  che' 
difefela  città  verfo  la  Darfena  contra  Lutrech  generale  ddl'eifcrcito  francefe ,  come  racconta  il 
Giouio  nelle  fueHift.Di  prudenza  nei  gouerni ,  v'è  fiato  vn  Gio.Matteo  del  conlìg.fecreto  Due. 
Corradino  Gouernatore  diSauona,  eGio.DuroneGouernatnre  anch'cglipur  della  detta  citta 
di  Sauona,  &  anco  di  Piacenza ,  Silueflro  commilfario  Ducale  Pietro  Frane,  gouernatore  di  Ca- 
fàlmaggiore,e  Giulio  camerierfecreto  del  Duca  Fran. Sforza  nelle  lettere  ,oltra  quel  Gio.Matteo 
ch'andò  in  Gierufiléme  in  compagnia  di  Roberto  Sanfeuerino,  e  che  con  polita  latinità  defcrilfe 
minutamente  quel  viaggio.^  hebbe  per  moglie  Bianca  Vifconre  parente  di  Filippo  Maria  Duca 
di  Milano,  vi  furono  ancora  molti  famoli  legifti  tra  quali  vn  Eccellente  Giureconfulto  nomato 
Girolamo/epolto  nella  Minerua  in  Roma,e  Crilloforo  Giurec.ftimatifs.il  qual  lafciò  ancora  Pao 
lo  in  tal  dignità,vn  Michele  molto  raro,&  vn  Filippo  di  gran  pregio  nel  Magift.ltraor.  dello  flato 
di  Milano,  e  poi  del  configlio  Due.  La  magnifìcéza  di  quella  famiglia  fì  può  conofcere  da  i  molti 
honoreuoli  edifìcii  da  qlli  fabricati,e  la  cortelìa  gli  e  talméte  innata  che  quali  per  eifempi  fé  ne  ad- 
dita ancora,oltra  i  tanti  di  prefente  vini  fu  Gio.Battifta  Bottigella  di  fìngolar  corte(ìa,di  cui  il  prc 
fente  Ottauio  aeademico  è  primogenito, e  vcraméte  herede  di  tutte  le  virtuofè  códitioni della  fua 
fìirpe.perche  effendo  flato  allenato  dal  padre  e  nelle  buone  lettere,  &  in  tutti  gli  eifercitii  cóuene- 
uoli  à  gentilhuomo  &  à  caualiero  è  rimafo  p  fuccefsione  Feud.di  Arcamcriano  fui  Nouarefe,e  di 
Corana  fui  Pauefe,&  effendo  andato  à  Roma  fu  p  le  fue  buone  qualità  molto  accarezzato  da  Pa 
pa  Pio  V.e  di  poi  fatto  Priore  della  gran  Croce  di  S.Lazaro,  e  Mauririo  fopra  lo  flato  di  Parma  e 
di  Piacéza.nel  qual  grado  hauendo  egli  dato  honorati  fègni  del  fuo  valore.è  flato  in  maniera  gra 
tifs.al  gran  Maefl.della  fua  Relig.il  Serenifs.S.Duca  di  Sauoia  Hemanuel  Filib.che  andato  vltima 
méte  alla  fua  obediétia.l'ha  eletto  del  confìg.della  fudetta  fua  Relig.onde  cóforme  alla  fua  bellifs. 
Impfa  attende  Ireneo  co  ogni  diligctia  ad  ornarfì  l'animo  in  qlla  fua  giouétù  di  tutte  quelle  doti 
megliori.che  polfono  farlo  grato  à  fuoi,&  amato  da  tutti,moIlràdofi  nò  folaméte  manfueto,  beni 
gno,fìncero,e  candido  come  la  fua  Colomba ,  ma  ancora  prontifs.  à  giouar  à  tutti  in  ogni  parte, 
e  nel  publico  della  fua  città,e  della  religione,e  nel  priuato  e  perciò  elfendo  egli  tale  e  di  dentro  nel 
l'animose  di  fuori  nelle  operationi ,  fì  fpera  di  lui  ogni  honorata  riufcita  grata  al  mondo  &  a  Dio. 

Pp        2 


DANDREA 


L  picciol  tempio  che  latinamente  Sacello  fi  nomina ,  dentro  il  quale  fi  vede  ef- 
ferci  il  fuoco  è  Imprefa  di  Andrea  Spinola  Genouele  il  quale  tragge  dal  fudet- 
to  Tempio  la  fbmiglianza  del  fuo  honeftiffimo  defiderio .  Il  Tempio  vogliono 
alcuni  che  fia  della  Dea  Giunone  detta  Lacinia  porto  e  fondato  nel  Promonto 
rio  Lacinio  cofi  detto  da  Lacinio  Tiranno  da  Hercole  ammazzato ,  &  è  quel 
Promontorio  fituato  nelle  eftreme  parti  d'Italia  fra  il  mare  Adriatico  el  mar 
Ionio  del  qual  Tempio  Virgilio  lcriuenel3.1ibro  dell'Eneide,  alcuni  dicono 
come  Giunone  teneua  quiui  conlàcrato  il  fuoco  perpetuo .  Imperò  io  più  torto  credo  che  fia  il 
Tempio  della  Dea  Verte  poeticamente  figliuola  di  Saturno  e  d'Ope.Ouidio  nel  6.de  Farti  dice. 

Verta  altro  dir  non  vuol  che  purilfima  fiamma . 
ertendo  la  verità  che  fuoco,  o  fiamma  gli  antichi  Romanie  Greciteneuanoeftimauano  efière 
Dea .  Altri  dicono  come  Verta  era  Dea  delle  vergini  le  quali  fi  confacrauano  alla  purità  e  nerez- 
za di  lor  vita  ,  e  come ,  il  fuoco  fi  ammorza ,  cofi  non  fi  raccende  fé  non  per  artificio .  Imperò  fe- 
condo che  fcriuc  Marco  Tullio  nel  2.  libro  della  Natura  degli  Dei,  le  vergini  pure  &  intatte  cu- 
ilodiuono  il  fuoco,  e'qualunche  volta  per  loro  negligentia  fi  amorzaua,erano  fieramente  caftiga- 
te,  e  fbleuano  non  dall'artificio  terreno  rinouare  il  fuoco ,  ma  lo  traeuano  dal  fole  perche  fulle  pu 
ro  e  celerte .  E  bene  opinione  come  lo' Elemento  delfijoco  riceua  il  calor  dal  Sole,echequerto 
rioftro  fuoco  terreno  non  fia  vero  fuoco  ma  fimile,  e  però  le  vergini  vertali  a  riuerentia  del  Sole 
ch'in  fé  non  riceue  macchia,anzi  ogni  bruttura  purga,  il  fuoco  perpetuo  conferuauano  e  cuftodi- 
uano,&afimilitudinedi  quella  lucente  e  purilTìma  natura  le  vergini  fi  ritirano  dalli  pericoli  del 
mondo  e  fi  ferrano  in  luoghi  facri  e  dalle  cótaminationi  lontane  onde  difendono  la  purità  e  net- 
tezza della  carne  e  dello  fpirito  loro ,  dallo  rteffo  Sacello  adunque  prende  Effcmpio  Andrea  Aca 
dccnico  Affidato.  Alcuni  però  ftimano  ch'Egli  fuffe  inamorato  nella  fua  Patria  di  belliflìma  e  no- 
bililluna  giouena  che  per  ciò  con  pura  intentione  fi  compiaceffe  di  amarla  di  lodarla,  e  di  riuerir- 

h 


SPINOLA  i;o 


la ,  conofciutola  defìofa  d'honore,  e  di  carta  e  pudica  ofTcruanza ,  fentendofi  accefo  non  il  fcnfo, 
ma  l'intelletto  di  quefta  eftrinfeca  bellezza  che  di  fuori  manifcftaua  la  formofita  di  dentro^cperò 
quefto  Academico ,  feruando  intrinfecamcnte  fi  grato  fuoco  per  eterno  mantenerlo  :  ha  voluto 
vfàrefomigliante  Motto  cioè  sin  e  laÌb*  quafi  voglia  inferire  cflere  ili  uo  Amore  non  monda- 
no ma  cclefte ,  con  farli  Academicamente  chiamare  l'acce  so  è  non  dimeno  altra  e  megliorc 
opcnione  ibpra  fi  bella  e  fi  leggiadra  Impreià^e  le  attieni  prefènti-dcllo  ftefib  Accelo  con  più  chia 
rezza  fcuoprono  i fuoi  paflati  e  prefènti  di(egni,con  ciò  fia  cofi,  ch'Egli giouinc  nobilifs.  e  richif- 
fimo  fin'alhora  fi  fufife  {colpita  nell'anima  la  bellezza  della  criftiana  religione  e  che'l  fuo  fpiritofuf 
fé  infiammato  della  più  bella  cofà  che  potefiè  far  la  natura  e  Dio ,  che  è  la  S.  catolica  Rom.  chiefà. 
Di  que{h(dico)  vifibil  bellezza  ardendo  lo  Accefo  fi  è  pofto  fotte  f\  leggiero  pcfo  e  {òtto  fi  Ibaue 
Giogo ,  ornato  della  dignità  del  Chiericato  di  camera  il  qual  titolo  è  Iblito  d'alzarfi  quafi  fempre 
al  grado  del  Cardenalato,il  che  fi  ipera  più  per  le  virtù  e  bontà  di  fua  vita, che  per  lo  fteflb  oifitio. 
E  nato  l'Accelb  della  famiglia  Spinola  vna  delle  quattro  principah&Illun:.cafatediGenoua,& 
hcbbe  origine  intorno  agli  anni  1 1  oo.da  vn  gentiihuomo  chiamato  Bello  Vifizonte,  al  qual  piac- 
que dihabitarein  Genoua  efignoreggiaua  alcuni  cartelli .  Hebbe  quefio  vn  figliuolo  detto  Gui- 
do e  fu  cognominato  Spinola  e  da  effo  riconolcono  i  veri  Spinoli  la  origincloro,da  quefto  mede- 
fimo  in  due,  o  tre  fuccellìoni  difcelèro  gli  Oberti,  e  Corradi,  gli  Opici  e  i  Galeotti  Spinoli,!  quali 
per  70.  anni  continui,  parte  Ioli,  parte  in  compagnia  de  Dorii  con  nome  de  capitani  del  Populo 
artblutamente  la  R.P.di  Genoua  gouernaro,  e  di  quel  tempo  vi  furono  delli  AmrairagH  di  Mare, 
e  capitani  di  Efierciti  con  acquifto  di  preclarifiìme  vittorie  in  nome  di  libera  Rep.Apprerto  a  que. 
Iti  tempi  cioè  nei  1 3  40,  folleuojìì  il  populo ,  e  priuorno  di  quefti  gradi  gli  Spinoli  e  li  Dorii ,  e  dal 
principio  fin  hoggi  quefta  famiglia  fi  è  conferuata  grande  &  illuftre  &  adcritafi  fempre  agli  Impe- 
ratori da  quali  hanno  ottenuto  le  fignorie  di  più  di  cinquanta  cartelli  in  Feudo^li  quali  per  la  raol 
titudinedefuccefTorieperleruinedellacittàifbnoftati  diilìpati  &  alienatixon  tutto  ciò  di  molte 
terre  e  luriditioni  fi  mantengono  hoggi  padroni  e  fignori,  le  qual  tutte  cofe  fono  variamente  fé- 
guitedal  izjo.anniinquainnoueodiecefucceifionijinguifa  ehe  dal  primo  nominato  Spinola 
fin  a  quefto  giorno  viuono  più  di  5oo.tefte  di  mafchi  per  dritta  linea  di  querta  generofa Stirpe, 
moltiplicata  in  quindice  fucceflloni,  e  le  prime  cinque  dall'anno  i  loo.fin  al  1 2  yo.diuennero  più 
cfcure,  ma  però  degli  honori  publici  fempre  partecipato.  Imperò  dal  1250.  querta  cafata  s'ac- 
crebbe per  vno  di  efla  detto  Guicciardino  progenitore  del'honoratiifimo  Andrea  Academico  e 
degli  lU.fuoifratelli.efrendoftato  Signore  di  Dertonaj&  altre  terrein  Lombardia  comprofri,fi- 
gnoreggiò  Luca  preftb  che  vn'àno  &  altri  luoghi  come  fi  potrebbero  raccótare^ma  il  poco  fpatio 
di  quefta  carta  non  può  capire  il  molto  merito  di  quefta  famiglia  fi  degna,  Guido  fbpradetto  che 
fu  capo  di  nobili  Genouefi  e  nauigò  per  foccorrere,  per  ricuperare  Hierufalemme  tolta  dal  Sala- 
dino,come  vno  Ricuperatore  di  quefta  città  meritò  di  hauer  produtti  tanti  honorati  fucceffori  co 
me  Oberto  Spinola  capo  eletto  per  difefa  della  fua  R.P.  Lanfranco  che  per  opporfi  a  fuoriiciti  fu 
morto .  Conrado  fi  partì  in  Sicilia  per  non  veder  la  fua  Patria  in  tanto  fterminio.  Opizino  fu  crea 
to  Principe  della  fua  città,ma  che  voglio  io  numerar  le  rtelle  del  Cielo,  però  mi  ritiro  a  quei  c'hog 
gi  fono  del  ceppo  di  Guido  cioè  quattro  honoratiflìmi  fratelli  de  quali  fono  dui  Prelati  di  molta 
fìiina,  imperò  Monfig.Andrea  Chierico  di  camera  &  Academico  Affidato  in  Roma  continua- 
mente habitando ,  tuttauia  più  rimane  Accefo  nel  feguir  Giesvcristo  attendendo  à  conti- 
nui ftudi  delle  facre  lettere  e  le  fue  f  acuità  criftianamente  dirtribuifce  fra  poueri ,  fbrtenta  i  virtuo 
fu,  trattiene  dottillìmi  TeoIogi,da  effempio  di  religiofa  vita  &  è  tenuto  in  molto  conto  onde  age* 
uol  cofa  farà  ch'egli(come  fi  è  detto)  a  più  alti  gradi falifca . 


DI  CESARE 


E  tre  Grui  che  volando  à  mez'aere  paflano  il  Mare  con  vna  pietra  In  piede,&  il 
gozzo  pieno  d'arena ,  è  Imprefa  di  Cefare  Gambara  Brefciano ,  per  le  quali  di 
moftra  che  fi  come  attrauerfando  le  Grui  il  mare  per  godere  la  commodità  de 
paefijfecondo  le  flagioni/ogliono  con  la  prudentia  datale  dalla  natura  inghiot 
tire  molta  quantità  di  giara  &  pigliarfiin  piede  vna  pietra  tenendola  fermadi 
continuo  mentre  che  volano.  Con  che,  &infieme  fìabilifconola  leggerezza 
del  corpo  loro,  che  nel  volare  vacillando  ondesgiarcbbe ,  come  naue  fenza 
Sentina  &  fi  fortificano  à  refiftere  a  i  venti  contrari  e  fi  tengono  in  bilancia  di  non  volar  troppo 
alto  per  defiderio  di  meglio  vedere  al  baflb,cosìquefto  noftro  Academico^nel  peregrinaggio 
che  fa  di  paflar  quefto  perigliofo  pelago  di  noftra  vita  per  giungere  oue  afpira ,  al  fommo  bcne,te 
mendo  di  tanti  pericoli  che  ci  fouraftannOjtutt'hora  infieme  &  dall'humana  fragilità  della  carne, 
&  da  i  trauagli,  che  di  continuo  rendono  tempeftolb  quefto  mondo,&  da  gli  inganni,che  per  far- 
ci feco  precipitare  ci  abbagliano  con  le  grandezze,  &  ambitioni  e  col  Demonio,  con  la  prudenza 
però  criftiana  da  Dio  donatagli,  s'ha  tolto  in  piedi  anzi  in  braccio,  anzi  nel  cuore  &  nell'anima 
la  ifteffa  pietra  cHRisro&la  Giara,ch'altro  non  è ,  che  minute  pietre,che  fono  Chicfa  fànta,  & 
i  facri  dottori,miftico  corpo,&  membra  di  e  h  r  i  s  t  o ,  ficuro  ftabilimento  all'inftabilità  humana 
faldo  fondamento  a  fofifrire  trauagli  mondani ,  &  giuftiffimo  contrapefb  à  gli  orgogli  diabolici . 
Et  con  quefta  fcorta  (pera  douer  egli  hauer  il  viaggio  ficuriifimo,  onde  conuenienteraente  ha  tol- 
to per  motto  iter  tvtissimvm,&  academicamente,'fi  chiama  il  viandante;  Et  fi  co- 
me nel  viaggio  loro  non  Ci  partono  mai  le  Grui  dall'ordine  triangolare,donde  imparò  Palamede 
àfar'icruar  gli  ordini  della  militia  cefi  il  refi  io  Viandante,  nonfolamcnteèper  mantener  egli 
femprcgli  ordini  antichi,ecato!ici  della  Chiefa  militante,  ma  ancora  gli  fa  offeruar  con  ogni  dili- 
gcntiaà  tutti  coloro  di  cui  egli  e  guida  in  quefto  viaggio  ;&  fé  pur  alcuna  delle  Grui  volando  fi 
(lanca  ;  fottentrano  l'altre  à  portarla  fin  che  fi  rinfranchi ,  attofolo  d'animali  ciuili,diceAri- 

fìotile 


GAMBARA. 


ifi 


fìotile,  cofi  non  manca  quefto  noftro  Academico,&  di  fopportar  rimperfcttioni  del  Tuo  prolììmo 
e  d'aiutarlo  con  carità  criftiana  in  ogni  birogno:&  anco  come  richiede  al  luo  offitio  di  CiiHodc  e 
Paftore,  veglia  fopra  iTuo  grege  fpirituale  tenendo  Tempre  ì'ilìcffa  Pietra  in  piede,ad  ei[lempio  pu 
re  delle  lue  Grui,  che  cofi  la  notte  fanno  fentinella  intorno  le  Tue  compagne,onde  n'è  fatto  il  no- 
me di  \'efcouo . 

I  Conti  di  Gambata  fono  nobilitimi  in  Brefcia ,  hauendo  hauto  principio  per  molte  centinaia 
d'anni  da  caualieri  e  baroni  Illultri  venuti  di  Germania,  li  quali  meritarono  per  facende  fegnala- 
tiilime,  fatte  in  leruitio  della  Patria  d'eflère  fatti  conti  d'vna  terra  detta  Gainbara,  onde  n'hanno 
ancora  il  cognome,  &  infieme  fono  parimenti  Sig.  di  Verola ,  di  Pratalboino,  di  Milzano  &  d'al- 
tri luoghi,  con  molti  priuilegi  Imperiali  ;&  anco  hanno  meritato  da  cafa  d'Auftria  che  portino 
nella  loro  arme ,  eh  e  vn  Gambaro  roflTo ,  di  fopraJ'Aquila  Imperiale ,  hanno  lempre  conleruato 
in  tutti  i  tempi  la  loro  nobiltà,e(fendoui  flati  huomini  valorofi  nell'arme  &  nelle  lettere  come  a  i 
roftri  tempi  ha  hauto  due  CardinaU  Vberto  morto,- &Gio.Francefcoviuo.  Il  padre  del  morto, 
hebbe  honoratilfimi  gradi  nella  militia  da  Venetiani.Il  ConteBrunoro  padre  del  Cardenal  vino 
fu  caualiero  di  molta  ftima ,  &  fòtto  la  militia  di  Carlo  Quinto  pafsò  per  gradi  molto  fegnalati . 
II  Conte  Gio.Francefco  padre  del  vefcouo  Academico  Affidato,huomo  d'alto  fpirito  e  dotato  di 
tutte  le  più  belle  fcientie  conuenienti  ad  animo  nobile .  II  Vefcouo  hauendo  attefò  nella  fua  gio- 
uentu  alle  lettere  latine  e  greche;  &  dipoi  à  gli  ftudi  delle  leggi  e  di  Theologia  &  addotorato  .  fu 
fatto  Vefcouo  di  Tortona  già  Ibnno  più  de  vinti  anni .  Nel  qual  tempo ,  oltra  il  Gouerno  del  fuo 
Vefcouato ,  è  ftato  adoperato  in  molti  ncgotii  importanti  per  fanta  Chiefà ,  &  è  flato  per  tre  anni 
Vicelegato  della  Marca,  doue  ridufle  all'obedientia  del  Pontefice  Afcoli,che  di  già  molti  anni  tu- 
multuaua,  &  fempre  in  gran  riputatione ,  &  amicitia  non  pur  de  Cardinali  &  Pontefici,  ma  han- 
cora  d'altri  Principi,-  onde  fu  fatto  fimilmente  Senator  Regio  di  Milano.è  Prelato  cui  molto  bene 
fta  quefla  Imprefa  delle  Grui:  perche  egli  nelle fue  attioni  ègraue,  giuditiofò,  e  prudentiffimo:  & 
quantunq;  perla  fua  nobiltà.per  le  ricchezze,  per  gli  honori,  &  perle  molte  virtù,e  rarilfime  doti 
dell'animo  fuo.egli  poteffe  afpirar  à  gradi  maggiori ,  nientedimeno  curandofi  egli  molto  più  del 
viuer  lontano  dai  tanti  pericoli ,  fi  ha  eletto  di  paflare  per  la  via  di  mezo,e  lafciar  gli  eftremijatte- 
nendofi  alla  dottrina  di  Chiefa  fmta  &  nel  gouernar  i  popoli  datigli  da  Dio  in"cura,e  in  gg- 
uernar  fé  fleffo  in  queflo  peregrinaggio  di  noflra  vita ,  come  che  nella  via  di  mezo 
fìiano  tutte  le  virtù  morali  per  cui  fi  purga  l'animo  à  riceuere  da  Dio  la  Pie 
tra  della  fede  della  fperanza  e  della  carità  criftiana,  vero  mezp 
di  poter  paffarficuriJlìmamente  queflo  mare,  e  giun- 
ger al  porto  difiato  della  eterna  tjuiete. 


DI  AVGVSTO 


^L  Cedro  co/ì  con  i  fiori  e  con  i  frutti  Infieme  è  imprefa  d'Auguflo  Eottigelln  pà 
uefe,  palefàndoin  effalalua  intentione  con  la  /ìmilitudine  della  ftefs'arbore. 
La  quale,  fecondo  Plinio ,  Theofrafto  el  Ruellio  ,  ha  qualità  mirabile,  e  per  il 
legno ,  e  per  i  fiori ,  e  per  i  frutti ,  e  per  l'odore,  e  per  il  lepore .  Il  legno  è  d  i  tan 
ta  nobil  natura  che  non  è  rofb  da  Tignuole  e  difende  dal  fetore  e  dalla  marcia 
ogni  fòrte  di  panno ,  parimenti  del  fuo  legno  fé  ne  fbgliono  fare  belliffimi  ta- 
uolati  &  ornamenti  di  camere  e  di  fòffitti.De  fiori  grandemente  ne  gode  la  vi 
fìa ,  dell'odore  tutto  fuaue  e  cordiale  ne  gode  lo  fpirito ,  facendofcne  acque  per  diftillo ,  fòro  di 
molto  pregio.Del  frutto  tanto  della  fcorza  quanto  del  fucco^cibi  fuauilTìmi  Ci  compongono.il  Ce 
dro  abbonda  in  Africa ,  maflìmamente  nel  monte  d'Atlante ,  doue  è  grande  di  tronco ,  grolfo  & 
alto .  Fu  portato  in  Italia  da  Romanijma  io  credo  che  fin  da  Principio  del  mondo  fiifiè  per  tutti  i 
luoghi  doue  l'eflremo  freddo  non  legna.è  ben  vero  ch'in  Italia  poco  più  crefcono  che  i  virgulti, 
ma  fanno  frutti  grandi,fi  che  da  marauiglia  che  da  deboliffimi  rami  fieno  fbflenuti.Imperò  il  Ce- 
dro con  tutti  gli  altri  della  fuafpecie  è  Solare,  e  però  non  nafce  e  non  produce  doue  non  fia  fem- 
preilSole^anzidamoltifcrittori  fono  quefted'vna  fpetie  chiamati  arbori  del  Sole,  e  quei  che 
poeticamente  diceuano  Arbori  che  generauano  i  Pomi  d'oro,  non  erano  altro  che  Cedri .  La  na- 
tura adunque  di  cotale  arbore  fcuopre  e  manifef ta  i  difegni  &  i  defideri  del  fudetto  A  ugufto  Aca 
demicOjimperciochc  egli  di  natura  Solare,  fèmpre  è  ftato  inchinato  e  caldo  di  rifplendere  nel- 
l'opere virtuofe,edi  fchiuare  le  tenebre,  che  nafcono  da  ivitii  e  da  gli  effetti  tenebrofi  e  fchifi . 
Onde  naturalmente  amico  della  luce,non  ha  mancato  ne  manca  di  produrre  frutti  pieni  di  bon- 
tà e  di  vaghezza,"hauendo  generati  molti  figliuoli  che  no  gli  lafcia  col  mezo  de  buoni  ammacf^ra 
menti  punto  degenerarci  quali  fi  ponno  affomigliareaifrutti&a  fiori  del  Cedro,  vfmdo  Egli 
quelloMottocioès  o  Lv  M  à  sotEjVolendoegliinferire  checomeil  Cedro  è  Arbore  del  Sole, 
cofi  Egli  s'ingegna  d'cffer  pianta  conferuata  dal  Sole  che  è  Giefucriflo  Saluator  nodro,  puoifi  an- 
cora 


BOTTICELLA.  m 

Cora  intender  quel  Solum  per  la  terra ,  cioè  per  il  Tuo  corpo  e  per  il  Sole,  il  Tuo  vero  Dio  conciona 
che  i  benefitii,  c'ha  riceuuti  e  riccue  (biamcte  egli  li  riconolce  dal  Tuo  Sole,  e  per  appropriare  il  luo 
nome  Academico  alla  Imprefa.fi  fa  chiamare  I'a  r  R  ic  o  cioèfolare  cornei  tructuii  luimollrano 
neirafpetto,  qiiefto  nato  di  tanto  lodata  famiglia,  fènza  dir  dei  più  vecchi,  hebbe  vnAiìO  no- 
minato Siluellro  primo  di  quello  nome ,  perlbna  d'honore  e  di  bontà  e  di  beneuolcntia  commu- 
nc.  Matteo  figliuolo  di  Silueftro  umilmente  feguitò  le  orme  honoratc  de  (iioipredeceirori,  co- 
ine  più  diftintamente  di  quefla  gcncrofà  ftirpe  (ì  fcriue .  Per  bora  tralafciando  il  rimanente,  è  da 
*iir  molto  quanto  fulfe  il  valore  d'Aurelio  Bottigella,dircefo  da  Antonio  Simone,  quefto  da  gioui 
netto  fi  diede  a  varii  honorati  eflfercitii^  e  fu  riceuto  nella  Religione  de  Caualieri  Hierofolimitani 
in  Rodi,e  nel  progreflb  di  Tua  vita  honoratamente  aflfatigatoli, hebbe  tutti  i  gradi  efcetto  il  prin- 
cipal  Ma'^iflrato  di  quella  Tua  Religione,  e  nel  1 5 1  ^.ritornò  a  Rodi,&  a  cinque  di  Gennaio  hebbe 
licentia  aopo  alcun  tempo  e  fé  ne  ritornò  in  Italia  e  maneggiò  honoratillìmi  offi  tii.fi  ritrouò  allo 
alfedio  di  Rodi ,  ne  mancò  di  difendere  vn  luogo  confignatoli  nella  anfediata  città  con  cento  fol 
dati ,  e  nel  combattere  notte  e  giorno ,  gli  furono  quali  tutti  morti ,  &  egli  ferito  in  ambe  due  le 
gambe  ne  potendo  ftare  in  piedi ,  perfeuerò  in  difefa  della  fua  porta  cofi  ingenocchione,ne  mai  fi 
perde  d'animo  fin  tanto  che  non  potendoli  la  città  più,  tenere ,  fi  refero  a  patti ,  rifedendo  quiui 
per  «»ran  Maeftro  Filippo  di  natione  Frauceie  &  huomo  di  valore  e  di  configlio, il  qual  gran  Mae- 
Itro  nel  patte^^iar  col  gran  Turco  Solimano,  mandò  per  ortaggio  il  detto  Prior  di  Pifa  Aurelio  , 
venuta  la  relblutione  di  dar  la  citta  a  nemici  iì  partì  il  gran  Maeftro  con  tutti  i  fuoi  nauilii  e  robbe 
&  artiglierie.e  fbldati  e  caualieri,  fé  capo  in  Candia,quindi  C\  ritirò  in  Sicilia ,  onde  mandò  il  Prior 
di  Pifa  a  tutti  i  principi  crirtiani  dimandando  foccorlo  per  trouar  nuoua  refidenza ,  e  fòpra  tutti  i 
luoghi  piacque  rifbla  di  Malta,  e  per  ordine  del  gran  Maeflroe  delfuo  configIio,fu  mandatoli 
iudetto  Prior  Bottigella  à  vifitar  quella  Ifola,  e  nel  far  quel  viaggio  con  le  fueGalee.come  Gene- 
jale,  fece  srolfa  preda  de  nimici,&  ancora  in  ogni  altro  viaggio  fcmpre  fu  vittoriofb&  acquiftò 
molti  Trofei,  i  quali  in  gran  parte  (ì  veggono  Ibpra  la  porta  della  Sacrirtia  in  fan  Tornalo  in  Pauia 
■doueèlafepolturade  Bottigellii  quali  molti  trofei  e  bandiere  ch'à  perpetua  gloria  del  fudetto 
PrioTcfbpra  la  detta  porta  pendono  per  ordine  generale  di  Papa  Pio  V.  toltieleuati  da  quella 
honorata  virta,h.!uendo  intefo  S-Santiràil  valore &i  meriti  del  Priore  Aurclio,comandòche 
fluellofpettacolo di  tante  honorate  vittorie. furt'e al  fuo  luogo  rimeffoeconferuato.gratianon 
fatta  ne  conceduta  nea  Signori  ne  a  Prcncipi.Stabilira  Malta  per  Refidenza  di  quella  Religione 
conconfenfodi  Carlo  V.Imperadore,fu  il  nominato  Priore  fatto  Goucrnnture  dì  Tripoli  di  Bar 
beria,&  oltra  molti  acquirti  fatti  da  lui.  vinti  e  fuperati  molti  corfari  fu  vn  publico  terrore  all'Ori- 
cnte&  al  mczo  giorno.  Onde  li  Mori  Io  ricercorno  d'accordo  per  ficurezza  delle  Mcrcantie,in 
quefto  mczo  fu  fatto  Priore  e  confermato  generale,  per  la  qual  cofa  C\  ritrouò  alla  Imprefa  di  Tu- 
nefi ,  e  per  il  fuo  molto  valore  Carlo  V.ne  faceua  fingubrifTima  rtima,  e  gli  daua  publica  laude  & 
in  quel  tempo  vltimamente  che  maneggiò  il  generalato  prefe  1 8  vafèlli  con  vn  Galeone  col  pro- 
prio corfarofamolb,  detto  Lipparottocriifiano  rinegato,  e  fubito  lo  fece  inpicare  alla  Antenna 
della  fua  galea,la  qual  morte  diede  ficurezza  a  crirtiani  efpauento  a  tutti  i  Pirati. Prefè  ancora  otto 
vafelli  con  vn  galeone  ricco  per  più  di  50. milia  feudi  &  in  querte  vittorie  (qcq  più  d'ottocento  tur 
chi  prigioni  e  liberò  più  di  i  joo.crirtiani.e  diede  di  guadagno  alla  fua  religione  per  più  de  cento 
mila  feudi  d'oro,  d  ritrouò  giouene  alla  rotta  di  Rauenna  con  i  Francefi  e  kct  conbatcendo  valo- 
rofamente  prigione  il  conte  Borcllo  de  Pignattelli  Napolitano  e  combatello  a  corpo  a  corpo  con 
vn  baron  Francefe  che  voleua  fuffe  fuo.è  cortefeméte  lo  liberò,dopo  molti  anni  lo  riconobbe  Vi- 
ceré in  Sicilia  e  fu  dallo  rtefTb  Viceré  molto  accarezzato ,  viffe  querto  gran  Priore  carico  d'anni  e 
di  gloria  ,  e  di  nome  immortale ,  pafsó  di  querta  vita  con  acerbo  cordoglio  della  fua  religione  per 
chefarebbealladignitàdelgranMaertroliilito.  Augufto  Bottigella  Academico  detto  l'Aprico, 
di  querto  nobilifiìmofangue,  non  ha  mancato  d'imitare  i  fuoi  maggiori,  ma  le  occafioni  nonio 
hanno  cofi  fauorito  ,  anzi  in  feruigio  di  Carlo  V.fuo  Signore  fu  fatto  nelle  guerre  del  Piemonte 
prigione  onde  pagò  gran  taglia,  prefe  moglie  ef\t  dato  alle  cofe  familiari  cercando  di  giouare  a 
ciafcuno ,  e  per  il  buono  &  honorato  fuo  nome  ha  confeguito  il  grado  del  Referendario  da  S.Ca- 
toiica  Maeftà ,  il  quale  con  ogni  diligentia  e  giuftitia  e  fotisfattione  io  maneggia . 

CLq 


DI  FRANCESCO 


SSENDO  Francefco  Bozzoli  amator  di  pace  e  di  concordia,  operando  in 
guifa  fi  come  egli  fa  e  perfeuera ,  non  teme  in  conto  veruno  di  cfTcre  mutato 
d'animo  à  mal  grado  de  maligni  e  de  violenti,  per  la  qual  cofa  conforme  al  fuo 
defideriojfi  è  eletta  per  imprefala  Oliuaal  piede  della  quale  è  vna  Accetta  & 
vna  Zappa  che  dinotano  malignità  e  violentia  nella  quale  Arbore  fi  palelà  il 
^  fuo  animo  e  fi  manifeftano  i  fuoi  difegni  cioè  di  operare  fin  che  gli  duri  la  vita 
per  mantenere ,  e  fé  la  patria  in  pace  &  in  concordia,punto  non  dubitando  di 
chi  cercaflTe  di  difturbarlo  e  di  rimouerlo  da  fi  honefta  deliberatione!,  e  come  la  Oliua  non  perde 
mai  foglia  per  qual  fi  voglia  (tagione,così  Francefco  Acadcmico  non  mutarà  in  altra  forma  i  fuoi 
penfieri  tutto  intenti  à  fini  honefli  e  tranquilli,e  quando  le  fue  forze  non  baftaffero.fpcra  che  Dio 
gl'infonda  la  fua  gratia  e  lo  vnga  dell'olio  della  fua  Sapientia  la  quale  fola  è  atta  e  poffente  a  con- 
culcare la  tirannia  del  mondo,  &  à  propofito  di  quefti  fuoi  difegni  honorati  ha  vfato  il  Motto  cioè 
NEC  INCIDI  NEC  E  V  E  L  L I  &  alla  proprietà  di  quefl:a  imprcfa  non  rcpugnano  leduc  figurec 
della  Accetta  e  della  Zappa.conciofia  che  concorrino  neceflàriamente  à  vn  fine  cioè  alla  bella  in- 
tentione  dello  ftefTo  Academico  il  quale  ancora  fi  è  compiaciuto  a  propofito  della  imprefa  di  no- 
minarfi  lo  inviolabile. 

La  Famiglia  Bozzola  è  antica  nella  città  di  Pania  anzi  per  quanto  Ci  truoua,èantichi(Iìma  in  al- 
tre parte  d'Italia  e  fuor  d'Italia, malììmamen te  fra  Grifoni ,  &  è  quiui  dotata  di  molte  fàcultà .  La 
progenie  di  quefia  hanorata  flirpe  in  Pania  è  verificata  per  antica  e  per  nobile,  primamente  per  il 
fito  della  cafa  pofta  in  mezo  delle  antiche  habitationi  con  la  Torre  quadrata  teftimonio  importati 
tilfimo  non  folamente  di  nobiltà  ma  ancora  di  gentili  tà, ne  per  ciò  lo  edifitio  della  Torre  f\  conce 
dcua  à  pcrfbne  fé  no  di  fegnalata  nobiltà  il  che  fi  è  accoftumaro  in  altre  città  nobiliffime  d'Italia,c 
di  più  che  ben  fi  truoua  memoria  che  la  nominata  cafa  Bozzola  non  folamente  non  è  ffatamai 
alienata,  ma  ha  d'alcune  Chiefe  parrochiali  haute  anticamente  Hlufpatronati^maffimamente  di 

Santa 


BOZZOLI  i;3 


Santa  Maria  in  Pertica ,  e  Cappelle  dotate  neìTa  meBefima  Chicfà'con  le  fcpolturp  antiche  di  tut- 
ti ipaflati  della  fteifacafatabozzola,  ha  quefta  famiglia  il  Tuo  cimiero  d'vna  mano  che  tiene  vn 
ramo  di  Bo27oli  verdi  con  quefìo  motto  cioè  os  ivsn  meditabvntvb  sapientiam  lequalicofe 
veraméte  arguifcono  nobiltà  antica/ono  (lati  di  quefta,moIti  huoniini  eccellenti  in  arme  &  in  let 
tcre ,  e  per  non  andar  in  longo  dirò  d'vno  Vbcrro  nato  del  1 300.  di  queflo  nacquero  dui  figlioli 
Amitino  e  Giouannii  quali  per  valor  d'armi  Carlo  quarto  Impcradore  creò  Conti  e  Caualieri 
con  priuilegl  &  con  autorità  di  poter  creare  notari  e  legittimare  baftardi,  la  quale  autorità  era  an- 
cora conceduta  a  tutti  i  dilcendenti  di  detti  fratelli ,  &  farli  abili  ne  i  feudi ,  li  detti  priuilf gi  anco- 
ra fono  regiftrati  all'offitiodePanicaruoli  in  Milano  &  autentici  predo  l'honorato  Inuiolabile. 
Amitino  per  la  fua  eccellenza  fu  fitto  Configliero  Vicario  e  Riformatore  nello  Aato  di  Milano 
dal  conte  di  virtù,  e  fu  eletto  Rifor.  deHeftimo  di  Paula  come  appare  per  decreti  di  efCo  Duca,  da 
Amitino  nacque  Ambrogio  dottor  di  leggere  per  la  fua  molta  dottrina  fu  i!  primo  ad  elfer  con- 
dotto alla  lettura  quando  principio  lo  Audio  in  Turino,fu  poi  chiamato  da  Filippo  Vifconte  Du- 
ca di  Mibno  &  eletto  per  Vicario  di  prouifione  per  dui  anni,  e  dopo  ciò  fu  chiamato  a  legger  Ca- 
nonico nella  fua patria  Pauia  nel  1 3 92,d" Ambrogio fudetto  e  di  luftina  gentildonna  deLampo- 
gnanirailanefe  nacquero  Amitino  fecondo  e  Criftofono,  il  quale  Amitino  fu  dottor  di  legge  e 
lelfe  lungo  tempo  in  Pauia,fu  prior  del  Collegio  de  dottori  come  fu  Ambrogio  fuo padre  l'anno 
1442.  di  Amitino  nacque  Protafio  il  qual  fu  dottore  &  Aduocato  fàmofiflìmo,  e  fu  Priore  del 
Collegio  dell'anno  15:05.  di  Criftofano  nacque  Ambrogio  fecondo  Dottore  parimente  di  leg- 
ge &  Aduocato  primario  nel  fuo  tempo  e  Prior  del  Collegio  l'anno  1506.  di  Protafio  difcelèro 
Lorenzo  «&  Augufi-ino,ambi  fatti  dottori  in  vn  tempo  medefimo  l'anno  i  j  19. Augurino  fu  ad- 
meffo  alla  lettura  della  Infticuta/altro  fatto aduocato,mori  giouene  d'Ambrogio  2. fudettOjAuo 
dello  Inuiolabiie  Academico ,  nacquero  Camillo  Vincentio,e  Benedetto,Vincentio  fi  fece  mona 
CO  di  fanto  Benedetto,GhiamatoTimotco,Benedetto  fi  diede  alla  mi!itÌ3,e  co  grado  feguitò^hauen 
do  portato  feco  circa  tre  mila  feudi ,  Monfig.'  Lautrech  e  morì  allo  afTedio  di  Napoli,  e  fé  non  mo 
riua  cofi  giouine ,  faceua  honoratiflìma  riufoita.  da  Camillo  primo  genito  d'Ambrogio ,  il  quale 
fu  di  molta  bontà  e  di  fingulare  virtù  a  benefitio  del  publico  e  del  priuato  e  d'Anna  figlia  ài  Fran 
cefco  Sacchetto  legifta  famofo  e  Senatore  Reg.in  Milano,difoelero  foi  figli  mafchi  e  tre  femmine, 
Ambrogio  3.  il  primo  bora  frate  di  fanto  Dominrco,dctto  Girolamo  predicatore,  l'altro  Francef- 
co  honoratiflimo  Academico  Affidato ,  detto  l'Inuiolabile.dopo  queff  i  dui  nominati  ne  nacque- 
ro quattrcdui  dati  all'arme  &  alla  religione,  ancora  che  prima  haueifero  dato  opera  alle  buone 
lettere,  imperò  fatta  la  loro  pruoua  di  nobiltà  hebbero  la  Croce  nella  Religione  lerofolimitana 
hoggi  di  Malta,e  dopo  lo  hauer  più  volte  folcati  i  mari  e  co  gl'infideli  combaruto.  Ci  rirrouorno  al 
Io  affedio  di  Malta.Vinccntio  il  primo  di  quefU  dui  creato  Alfìero  d'vna  compagnia  de  cauallieri 
e  deputato  alla  cuflodia  di  Santo  Hermo,dopo  l'haucr  fatte  molte  marauigliofè  pruoue,prefo  da 
Turchi  il  luogo,giouane  d'anni  2 1  .in  2  2  ,fu  morto  Martire  di  Dio ,  l'altro  chiamato  Pauloemilio 
non  di  minore  afpettatione ,  rimaflo  alla  difefa  di  Santo  Angelo  cofi  giouanetto  fu  veduto  di  tan 
to  valore  che  fece  ftupire  il  gran  Maff  ro ,  ma  gelofo  della  fede  fattofi  berfaglio  dell'Artiglieria  tur 
chefcaconfacro  martire  la  fua  vita  a  Criflo.gloriofi  e  felici  giouanetti  fatti  dui  Angeli  in  Cielo, 
gli  altri  dui  con  lo  Inuiolabiie  fono  viui.  Il  quale  Inuiolabiie,  hauendo  attefo  in  fùa  giouinezza  a 
gli  ftudi  legali.acquiflato  con  fudori  il  grado  del  DottoratOjfempre^oltra  la  publica  lettura  di  an- 
ni i6.fi  è  per  la  fua  Citta  affatigato,  efiendo  ftato  più  volte  Abbate  e  Priore  del  venerando  Colle 
gio  l'anno  ij  67.  Aduocato  perla  fudetta  fua  patria,  eletto  più  volte  Ambafciatore  publico  ne 
mai  cefTa  per  benefitii  comune,  &  è  dell'Academia  Illuflmembro  veramente  honorato  e  gioue- 
uole. 


DI  FABRITIO 


'Arbofccllochequifivedeèla  Mirrn .  Tmprc-fà di  Fabritìo  Spinola  Genoucfè 
oa!l;' quale  traggo  la  fomiglianza  della  fua  intentione  ,  ben  però  fi  (a  la  Mirra 
efret'aibofccllo  c'ha  il  fuo  tronco  lungo  cinq;  gomiri  e  florto.dalcui  tronco  fuo- 
Ic  vfcircla  gomma  chiamata  ancor  Mirra.  Li  Poeti  fingono  che  Bibli  fu  conuer 
t'ta  in  quello arbofccl lo  il  qual  nafcecon  abbontianria  in  Arabia. Ribli  fu  figli* 
uolodiCinira  Redi  Cipri,  del  quale  la  ftelTà  figluiolaeffendo  fi  ramenteina- 
morata,  con  Inganno,  &  occultamente  lo  godeua.il  padre  finalmente  accortoiì 
dell'atto  infame  e  federato ,  volendo  ammazzarla,  poflafi  ella  in  fuga  fu  dagli  Dei  in  Mirra  con- 
ucrtita  .  L'allegoria  di  quefta  fauola  lungo  firebbe  a  contare  Ja  natura  però  delle  lacrime  ch'ef- 
cono  da  quH  tronco ,  è  quafi  noto  a  ciafcuno .  EfTendo  la  verità'fecondo  Plinio  al  libro  duodeci- 
mo) che  foffiando  i  venti  fanno  che  quella  gomma  elea  dalla  fcorza  con  più  abondantia  che  di  fua 
natura,  lo  rieill)  arboro  non  produce.di  qui(come  fi  è  detto)  queflo  h(  noratiflìmo  Academico  ca 
Ila  la  fimilitudine  de  fuoi  penfieri ,  prendeado  i  venti  per  coloro  che  lo  hanno  da  fanciullo  perfc- 
guitaro  e  fattolo  continuamente  agitare  e  crollare  per  i^barbarlo  dalle  radici,  ma  in  lui  hanno 
latto  più  crefcerc  l'animòe  più  gli  hanno  fatto  raffinare  idifegni  di  refilkrc  alla  furia  &air'm- 
peto  loro  e,  come  le  lagrimc^o  gomme  del  fudetto  A  rbofcello  hanno  virtù  che  li  corpi  degli  hiio- 
mini  morti  incorrotti  Ci  conlcruano  .  cofi  li  venti  dell'inuidia  e  della  malignità  rendono  forte  & 
incorrottibile  la  forza  e  l'animo  dello  fteffo  Fabritio  Academico.  e  con  molto  propofiro  vfà  il  pre 
fentc  Motto  cioè  concvssa  vberior,  vedendoci  qui  con  quanto  propofito  eia  figura  &  il 
morto  conuengano,  e  come  il  nome  academico  parimente  S' apieno  con  la  figura  e  col  Motto 
corrcfpohda'j  cioèL'Aci  t ato^c  fimilmente la  Mirra  mifleriofaedi  confideratione  mirabile 
fnm' di  ciò  ne  canta  lanoftracath  licaUomana  ChiefajimperciochedavnodeMagi  d'oriente 
iv  al  Saluator  nofiro  prefcnf  nta  e  fì^cr'ficata. 

La  famiglia  Spinola  onde  è  l'Agitato  trai  più  nobili  vfcito^eper  nobiltà  e  per  titoli  e  per  ri- 

chezze 


SPINOLA  1/4 


chczze  è  nota  In  Italia  e  fuor  d'Italia,  della  origine  di  efia  non  accade  replicare  poi  che  in  altri  luo 
ghi  di  qiiefto  libro  fé  n'è  a  baftanza  ragionato.in  molte  hifìorie ,  &  in  molte  croniche ,  maflìma- 
mcntc  di  Milano  e  di  Genoua  fi  leggono  molti  egregi  fatti  della  cafata  Spinola, vna  delle  quattro 
nella  K .P.Genouclè ,  impercioche  quefte  quattro  famiglie  non  fuperiori  all'altre ,  o  per  autorità, 
o  per  nobiltà.nia  fi  bene  per  hauerc  elle  fèmprehautilèudi  è  va(rallaggi,&  ancora  per  edere  flati 
con  le  forze  e  con  il  configlio  fempre  prontillìmi  per  difcfa  e  mantenimento  della  libera  Patria  lo 
ro ,  e  fé  de  gli  Spinoli  voleffi  trattare  la  millefima  parte,  molta  carta  non  che  quello  breue  Ipatio 
non  làrebbe  baftante.  Lafciando  adunque  indietro  gl'infiniti  meriti  di  molti  e  molti  di  quefto  gè 
neroiò  fangue ,  comincio  da  Oberto  Spinola  a  cui  infieme  con  Oberto  d'Orla  fu  dato  il  gouerno 
della  R.P. e  per  molto  tempo  la  libertà  fu  quieta  e  tranquilla  nel  1 267.  nel  qual  tempo  fu  il  vefpe 
ro  Siciliano,  fu  anco  nel  1 3  05. Opizino  Spinola  molto  valorolb  e  d'animo  inuitto  il  quale  dopo 
molti  franagli ,  fu  Principe  della  fua  patria, nel  i435.Zaccaria  Spinola  fuperò  in  mare  le  Galee  di 
Vinccntillo  il  quale  teneua  in  terrore  tutti  i  mari, e  fu  di  molto  danno  di  Gcnouefi  huomo  intre- 
pido e  crudele,  fu  Cdico)  da  Zaccaria  Spinola  vinto  e  menato  pregionein  Gcnouaoue  fu  meri- 
tamente decapitato .  Nella  guerra  nauale  ancora  contra  Alfonfo  d'Ar;igone  Re  di  Napoli  la  vir- 
tù degli  Spinoli  tanto  preualfe  che  fuperò  l'armata  Aragoncfe  &  vna  Galea  Spinola  fece  prigione 
Alfonlò .  Imperò  Filippo  Vifconti  Duca  di  Milano  fatto  Tiranno  di  Genoua ,  volfe  chcl  Re  con 
tutti  li  prigioni  fuffero  menati  a  Milano  con  poco  rifpctto  de  vittoriofi  Genoucfi  ,  per  la  qual  cofa 
la  R.P.nerimafefdegnata  e  mal  fodisfitta.Francefco  Spinola  non  potendo  fopportareil  fregio 
nel  volto  della  fua  dilettidlma  patria  e  per  liberarla  dalla  tirannide,&  ancora  che  falle  molto  fauo 
rito  &  in  molta  Itima  del  Duca ,  più  potè  in  lui  l'amore  della  patria  cbeTfauor  di  fortuna,difegnò 
fègretamente  e  pei  la  maggior  parte  àfuefpefe,di  prendere  il  cafielletfo.doue  rifcdeuaOpizino 
d'Alciatejioggi  detto  Alciato.gouernatore  per  Filippo  in  Genoua  &  elfendo  però  dal  Duca  man 
dato  à  quel  gouerno  in  luogo  d'Opizino ,  Erafiiio  Triuultio  il  quale  haucndo  trouato  il  caftellet- 
to  sfornito  per  lo  impeto  fatto  da  Francefco  con  il  concorfòcifui  cittadini ,  s'arrefe  a  patti ,  on- 
<ie  Genoua  liberata  dalla  Tiriinia  foriftiera  meritamente  chiamar  Francefco  Spinola, padre  della 
patria  >machevoglio  contar  le  ftelle  in  Cielo  ?'Ritiromi  adunque  all'Ano  del  noftro  Agirato  il 
quale  fu  chiamato  Girolamo  huomo  preftantilfimo  Gòuernatóre  di  Piombino  e  deirElba,figno-.  jj 
re  de  cartelli  e  della  Gabellaci  padre  parimente  dello  fteflb  Academico ,  fu  detto  Tobia,  amato  | 
cittadino  e  riuerito  nella  fua  patria,  pacifico ,  benigno  e  di  vita  elfemplare,  G  dilettò  di  poefia  e  (1  ?■ 
legge  di  fuo  in  ottaua  rimaTofcana ,  vn  libro  in  laude  del  Principe  Andrea  Doria .  Hebbe  anco- 
ra lo  Agitato  vn  Zio  pur  de  Spinoli  fratello  di  fua  madre  .nominato  AlefTandroilqualeattefeinf 
iua  gioucntù  alle  fcientie ,  e  poi  alla  militia  e  fu  colonnello  di  Carlo  V.Imperadore,  fu  gratifTìmo  '- 
alMarchefe  del  Vado ,  e  di  detto  Alelfandro  Ci  fono  vedute  e  fi  veggono  molte  belle  pocfie  tofca- 
ne  e  latine ,  da  quefti  l'Agitato  punto  non  degenera  d'animo,  lesene  è  egli  flato  impe- 
dito dalla  fua  fanciullezza  (  come  fi  e  detto  )  fin  alla  fua  prefente  Età ,  ma 
quàto  non  ha  egli  potuto  efleguire  s'ingegna  di  indrizzare  i  fuoi 
fìgliuoliall'opere  vertuofe  perche  feguinole  pedale 
de  fuoi  maggiori  &  fuccederanno  al  padre 
nei  feudi  «Se  nelle  fìgnorie. 


DI PAVLO 


A  Galea  vicina  al  porto  doue  fono  diuerfi  fcogli  perlcolofi  e  difficile  a  paifarli, 
è  impre/à  di  Paulo  Fiamberti  Paiicfe,  onde  Egli  tragge  la  fomiglianza  de  fuoi 
difegni ,  impercioche  la  Galea  elìcndo  pafTata  per  diuerfi  mari  e  per  moiri  an- 
ni &hauendo  combatuto  con  i  nimici  e  con  l'impeto  dell'onde,  ritrouandofi 
bora  preflb  al  defi  derato  porto ,  vede  e  fcorge  ancoragli  Tpauentofi  impedi- 
menti, elFendo  pur  troppo  vero  che  niuna  cofaèpiu  infida  chcl  mare.e  niuna 
più  varia  &  inftabile  che  la  fortuna ,  imbraccio  de  quali  più  ch'ogni  altra  per- 
fona  fi  ritroua  il  Nauigate,il  Mare  è  infido  perche  oltra  il  fuo  naturai  fluflb  e  refluflb/empre  è  agi- 
tato da  venti  che  in  varii  modi  repentinamente  ogni  Pelago  alTaltano.  La  fbrtimapoi  percflere 
accidcntal  cagione  non  può  in  vn  fblo  fiato  ftar  falda,  moftra  però  il  nominato  Pau!o,hauer  con 
pericolo  della  Tua  vita  ben  TpciTe  volte  l'infideltà  del  mare  e  la  inftabilità  di  fortuna  fperimentato 
€  con  atfanni ,  e  con  trauaglije  con  rifichi  di  morte  patientementeè  arriuatoal  porto,  fperando 
ancora  di  trapafitar  ficuro  i  pericoli  che  gli  auanzano.  II  Leone  poi  nello  flendardo  dipinto  guar- 
dando alla  gran  crocc,è  l'arme  di  fua  famiglia ,  quafi  mòftrando  di  volere  cfTer  prontils.  in  difen- 
dere la  fua  religione,Ie  quali  figure  quiui  fono  per  ornamento  pofle  e  non  perche  alla  natura  del- 
l'imprelà  concorrine , 

La  famiglia  Fiamberta  in  Paula  è  antichiflìmac  nobile,&  è  difcefa  da  quei  primati  Longobar- 
di come  ciò  fuona  la  manifefìa  nobiltà  del  cognome,  poifcdcua  già  gran  ricchezze  le  quali  per  la 
maggior  parte  tolfè  il  Duca  Gio.Galeazzo  &  affegnollc  al  cóuento  della  Certofa  ricco  per  più  di 
4o.miIe  feudi  d'entrata,  por  quanto  fi  dice  e  fì  vede,con  manifeftifsimo  pregiudirio  della  famiglia 
Fiamberta.  fu  qucfta  parimente  padrona  di  Mirabello  nel  Barcocd'vnabelliffimapofiefiìorc 
chiamata  la  Fiamberta ,  fi  truoua  fimilmente  ch'auante  la  venuta  in  qucfte  bande  della  II1.&  an- 
tichiflima  famiglia  Barbiana ,  furono  i  Fiamberti  fignori  di  Eelgiojofb,  &  ancora  padroni  del  ca- 
ilelIOjdettoSptflù'Longo  però  farei  fé  vokfTì  trattare  di  quelli  de  qualièfrelcala  memoria,  ma 

per 


FIAMBERTI.  '  \ss 

per  non  incorrere  in  longhezza  e  per  non  trappaflare  l'ordinario  vengo  à  nominare  tre  honori' 
tilTimi  fratelli  della  medefitna  ftirpe  de  Fiamberti.cioè  Gabriello,Marco  e  Nicolao  eccellétiiTimi 
Dottori  di  legge  &  Angelo  Gabriello  cugino  di  elfo  Academico,  pur  dottor  di  Legge  e  profellb- 
re  nellofiudio  diPauia,epoi  fpiratodaDio  (i  fece  Canonico  regolare  predicatore  famofo.  Ab - 
bate,e  Vifitatore  della  fua  Religione.  E  Itato  ancora  in  quefta  cala  vno  Antonio  Fiamberto  Ca-- 
pitano  di  militia  ne  i  feruigii  del  Re  Francefco  primo,di  molto  ualore  e  di  honorato  credito,  pari 
méte  era  di  quefta  famiglia  Galeazzo  Fiamberto  Caualiero  e  dottore  celebratifs.e  ne  i  fuoi  tem- 
pi dicono  cficr  lui  ftatofra  i  ricchi  della  fua  patria  ricchi(Tìmo,dopo  quello  è  ftato  vn  Marco  mo- 
dernOjdottore  nell'vna  e  l'altra  legge  Eccel.truouafi  pariméte  di  quella  nobil  Airpe  oggidì  in  Ca 
fale  Giulio  Sen.digniiTimo  dell'Eccel.  Signor  Duca  di  Mantoua  a  lui  molto  caro  &  grato,  è  ftato 
vn  fratello  del  fopmnominato  Academico  nomato  Girolamo ,  il  quale  feguitò  la  Corte  Roma- 
na.fu  a  fcruigi  di  Aguftino  Triuultio  amplif.Cardinale,e  feco  andò  più  volte  in  Francia  &  hebbe 
molti  honorati  offitii.fu  Cubiculario  di  Papa  Pio  IlII.e  poi  dì  Papa  Pio  V.  viflefempre  con  mol- 
ta ftima  in  Roma  e  con  molto  credito,  viue  del  fudetto  Academico  hoggi  il  minor  fratello,detto 
Bartolomeo  Filofofo  e  Medico  fra  i  primi  di  Pauia,diligente,bcnigno,caritatiuo ,  e  fouuiene  per 
la  maggior  parte  con  molta  pietà  a  gli  infermi  bifognofì&  ha  fatto  cure  di  marauiglia  ,  come  chi 
di  cio'dice ,  lo  habbia  più  volte  fperimentato  .  Imperò  Paulo ,  nominato  Academicamente  Io 
Stentato  ,  perle  fue  molte  fatighe  fin  dafinciullo  frpportate  nei  feruigii  della  fua  reli- 
gione, ha  uoluto  per  motto  della  fua  Imprefa  vfar  quefte  due  parole  cioè  Arte  et  i.  a  r.  o  r  e  , 
e  che  ciò  lìa  nero  da  fanciullo  hcbbe  l'ordine  Hierofolimitano  in  Malta,fu  creatura,come  cópa- 
triota,deli'immortaleF.AiirelioBottigella  Gran  Priore  di  Pifa.ma  venutolo  Stentato  in  Età  di 
far  facende,piu  volte  per  la  fua  religione  andò  fu  le  Galee  in  corfo  rapportatone  il  più  delle  vol- 
te honore.ritrouoftì  all'Afledio  di  Malta  e  lo  lUu.gran  Maeftro  lo  clelTe  con  molti  altri  alla  cufto- 
dia  di  fua  perfona,ma  prima  che  li  nimici  arriuaifcro  gli  diede  carico  di  far  fort:ficrae  doue  il  bi- 
fognofufTe^e  fortificò  con  diligentia  e  preftczza  il  Borgo  la  vigilia  di  Natale  nel  ijdj.e  ridulfe 
con  marauiglia  in  breue  tempo  il  detto  luogo  in  fortezza,cintolo  di  Muraglia  di  più  di  60.  canne 
Jungo,effendo  ciafcuna  canna  8.  palmi,có  hauerla  ridotta  a  terra  piena,&  a  continui,terribi]i  fpa 
Bentofi  aiTjlti  che  poi  l'armata  Turchefca  daua,era  impoflìbilechefi  fulfe  difefa,fc  nò  fi  fulfe  vfa- 
ta  ogni  diligentia  in  fortificar  lo  fteftò  Borgo,  oltra  di  ciò  il  gran  Maeftro  fempre  leuaua  lo  Sten- 
tato dal  fuo  ord.nario  luogo.mandandob  à  far  ripari  bora  in  quefta  hor  in  quell'altra  parte,  con 
jnanilefti  pericoli  di  morte,  fi  che  il  giorno  era  obligato  alla  cuftodia  del  fuo  Principe ,  e  la  notte 
era  deputato  à  ripari  fin  tanto  che  l'Ifola  tutta  fu  da  Dio  SantifsilTimo  difcfa.Non  pai  tofto  il  ni- 
Diico  partito,  fu  lo  Stentato  dal  fuo  Principe  mandato  à  Roma  per  Ambafciatore  alla  Santità  di 
Papa  Pio .  1 1 1 1.  per  che  gli  defle  conto  de  i  pericolofi  e  fpauentofi  luccelTi,  e  fu  a  fua  Beati- 
tudine molto  grato  &  accarezzato,  ne  perciò  è  ftato  pofcia  in  ripofo,  ma  mandato  in 
diuerfi  luoghi  &  ultimamente  per  benetìtio  della  fua  religione  e  rifeduto  per  al- 
cuni anni  inGenoua  doue  è  ftato  amato  e  ben  vifto,  fperandofi  che 
da  Caualiero  à  Comendatore  di  Parma  ,  falifca  per  propru 
Ujeriii  à  gradi  maggiori . 

Kt 


DI  FRANCESCO 


L  Monte  cultiuato  dalla  Zappa",  e  percofTo  dalle  pioggie  che  Io  humcttano ,  è 
I  Imprcfa  di  FrancefcoLonatoPaLicfè,  perlaqualrapprcfcntala  conformi- 
tà de  Tuoi  honoratidiTcgni,  con  li  quali  brama  di  fcoprir  al  mondo  quanto 
egli  (ìa  inclinato  e  difpolto  di  Tempre  feruire  fedelmente  al  Tuo  Principe,  &  a 
tutti  quelli  che  da  lui  dipendono  ,  dimoftrando  confbmma  módelh'a  che 
quantunque  egli  fia  aguifa  di  Monte  inculto ,  fi  aft'atica  però  con  la  lon- 
ga,e  diligenteferuitù,e  con  ordinarie  fpefe  di  cultiuarlo,  pur  chela  piog- 
gia lo  fauorilca,- La  qual  altro  non  dinota  cheilfauorde  Principi,  ereco- 
nofcimento  de  buoni  antichi ,  e  fedeli  feruigii  fuoi  ,•  Onde  giudiciofamente  con  tal  figura  fa  ue- 
dere  il  fuo  animo,  &  il  fuo  accefo  defiderio  di  perlèuerarc  nella  feruitìj,e  nel  riceuimento  de  Prin 
cipi,e  Cauallieri  in  cafa  fua ,  e  perciò  a  propolìto  ha  vfato  il  motto  jn  lingua  Spagnuola  Con 
estas  obras,  ancora  che  alcuni  poteffero  tal  imprefa  interpretare  con  fenlò  amo- 
rofo.  Ha  parimente  que(to  gentilidìmo  Àcademico  poffofiquefto  nome  el  Perseve- 
ra d  o  ,  rimprefa  è  arguta  el  nome  leggiadro,  e  l'vna  e  l'altro  conforme  al  fuo  magna- 
nftno  defiderio. 

Ilquale  Frac,  è  nato  dell'antichiflìraa  e  nobilliiTìma  famiglia  de  Lonati.efTendo  certiflìma  cofà 
come  molto  tempo  auanti  Federigo  Barbaroffagli  antecellorifuoi  di  quella  fiirpe  fioriuano, 
e  fignoreggiauano ,  i  feudi  della  quale  furono  Lonà  ,  Pozzuolo  ,  Holeggio  ,  Pombio ,  Lo- 
nà  nel  Brefciano  ,  Montechiaro  ,  Caftione  ,  Melzi  nel  Milanefc  ;  onde  li  Torriani  uolen- 
do  fcacciarnc  la  famiglia  Lonata  come  adherente  a  Vifconti,  fecero  infieme  vn  fatto  d'ar- 
me ,  e  molti  Torriani  vi  morirno  ,  malTìmamente  Mofca  ,  e  Pafiarone  fratelli ,  e  Marfi  - 
Ito  Lonato  huomo  di  ualore  fìi  morto, ilquale  non  hauendo  alle  maggior  forze  potuto  re- 
fiftere  il  rimanente  de  fuoi  fi  ritiraro  nel  I3refciano  ,  fauoriti  da  Gambari  ,  e  da  Maggi  pa- 
renti fuoi  ;  ne   mancò  ancora  Otho   Vifconte  primo  Arciuefcouo  di  Milano  di  tener 

gran 


L  O  N  A  T  O.  is6 

gran  cóto  de  fiioi  veri  amici  Lonati,a  quali  dal  fudetto  Imperatore  Federico  (h  il  dominio  d  elTl 
per  priuilegi  confermatoci  quali  legger  (ì  polfonoje  riconfermato  poi  nella  perfona  di  Benedetto 
€  de  fratellijnel  ii6i  .e  riformata  a  cfll  l'arme  delle  tre  lune  in  campo  roffo  con  l'Aquila  nera,&  in 
cerchio  dorato.conciò  fìa  che  prima  portalfero  una  colonna  in  piedi  da  una  vipera  attcrneggia- 
ta  con  una  Luna  in  cima .  Il  primo  Duca  ancora  di  Milano  confermò  i  priuilegi  nella  perfona  Ai 
ErafmoloLonatenel  1598.  alli  20.  di  Marzo.  La  origine  però  di  que(h  progenie  di  certo  non  il 
troua ,  ilche  è  lìgnale  che  fia  antichilfima;  alcuni  fono  di  parere  che  defcendcifero  da  Luni  Città 
nellieftremi  confini  di  Tofcana  ;  Ritorno  però  a  dire  come  il  fudetto  Erafinolo  auanti  il  1 398.  di 
molti  anni  fu  collateral  generale  del  nominato  primo  Duca,  ilqualofìcio  in  quei  tempi  era  iia 
primi  gradi  di  Militia,  Ma  le  de  tutti  i  perfonaggi  di  quello  fanguc  s'haueife  a  ragionare  troppo 
longafarebbe  la  hiftoria .  Fu  ancora  un  Bernardo  Lonato  gratiflìmo,e  fcdelifllmo  al  Duca  Gian 
Galeazzo,  Conte  di  virtù ,  e  per  il  fuo  valore  fu  generale  di  militia ,  e  conlìgliero  dello  flcifo  Du- 
ca ,  Vicario  parimente  dell'Imperio  del  1 3  9  5  .ma  inanzi  fu  eletto  Bernardo  (joucrnatore  di  Vi- 
cenza fìi  marefcalco  generale  nella  guerra  di  Verona,  fu  parimente  A mbalciadore  all'Imperato- 
re Vincislao  nel  1388.  e  ritornò  con  honoratiflimefpeditioni,  fu  fìmilmente  mandato  pernuo- 
ue  occafioni  con  la  medefma  dignità  al  nominato  Imperatore  Vincislao ,  &  accompagnollo  di 
Lucenbeg  a  MilanOje  da  Milano  a  Praga  in  Boemia,e  da  fua  Cefuca  MaelH  furono  a  Bernardo 
per  le  heroiche  fue  virtù  confirmati  li  feudi  i  quali  in  parte  hoggi  pofieggono  quelli  che  ibno  da 
lui  difcefi.Fù  anco  Marifcalco  nella  guerra  diGenouanel  1383.  Nell'anno  poi  del  i45i.Venen- 
do  Sigifmondo  Imperatore  per  coronarfi  fu  mandato  Paulo  Lonato  figliuolo  di  Bernardo  à  ricc 
uerlo,e  fu  da  fua  Maeftà  accarezzato  molto  ;  il  che  fi  legge  in  più  priuilegi,e  in  più  patenti  di  quc 
ilo  medefmo  ceppo  uiflè  un'Antonio  dottor  di  legge  che  fu  Podeftà  di  Cremona ,  poi  di  Pcrug- 
gia  doue  fece  un'atto  di  giuftitia  eflcmplare  come  fi  legge  in  una  oration  funebre  futa  in  fua  lau- 
de,mà  più  chiaramente  nel  Coirò.  Hebbequefta  generofa  famiglia  un  Francefco  di  gran  confi- 
glio,&  autorità,  e  fu  mezano  di  metter  pace  tra  il  Duca  di  Milano,  e  il  Duca  di  Ferrara, un  laco- 
moparimetifu  capitano  della  guardia  del  Duca  Filippo.Similmcte  furono  di  quella  nobil  cafata 
moki  altri  perfonaggi  ch'hebbero  in  dominio3&  in  g'ouernopacfi  e  populi  de  quali  fircbbe  Ai 
meftieri  farne  lóghilTìma  hidoria;  Furono  ancoia  molti  di  gran  conto  nelle  prelature  Ecclefiafti- 
chefrà  quali  fu  un  Bernardino  Cardinale  e  legato  di  Aleffandro  fedo.  Carlo  medefimamente 
Zio  di  quello  Academico  (per  venir  à  Moderni^  fli  grato  Camerier  fecreto,&  aflfidcnte  di  Papa 
Giulio  terzo .  Si  ha  ancora  memoria  di  duoi  Pauli  Lonati  un  Dottore ,  e  Senatore,-  l'altro  Goucr 
nator  di  Aleflandria,e  Callellano  di  Cremona, e  Luocotenente  generale  della  cauallcria  leggiera 
di  Carlo  V.  fotto  il  Principe  di  BrifignanOiQiiefto  Paulo  ha  lafciato  un  figliuolo  chiamato  Pietro 
Antonio  genero  del  Duca  d'Vrbinoilqual  fi  ritrouò  nella  gran  vittoria  dell'armata  Turchefca^ 
nell'anno  1 57  i.&eflcndo  generale  delle  Galee  di  Papa  Pio  quarto  andò  al  foccorfo  di  Orano,' 
e  fi  ritrouo,  à  molte  altre  fattioni,onde  che  fu  laudato  dal  Rè  noftro  ;  Oltre  che  fu  anco  colonello 
de  duoi  milla  fanti  al  foccorfo  di  Malta,  &  bora  è  caualier  d'Alcantara ,  Senator  di  Milano  e  del 
configlio  lècreto  di  fua  Maefià  in  detto  loco,&  fiato.  Vengo  bora  à  Francefco  Academico  detto 
il  Perlèuerado  ilqual  fu  figliuolo  di  Girolamo  Lonato  gentilhuomo  di  molto  configlio  e  fu  gran 
deméte  amato  dal  S.Antonio  da  Leua,dal  Marchefe  del  Vafio,da  Monfignor  Granuela,e  Mólìg.. 
de  Rhas  bora  Cardinale,e  Viceré  in  Napoli.oltra  altri  Principi.e  particularmente  Francefco  fecó 
do  Duca  di  Milano  fece  il  detto  Girolamo  fuo  cómiffario  ordinario  delle  talfe  è  cenfi  del  Pauefe,; 
chele  confirmò  Carlo  Quinto  per  la  fua  bontà  e  fua  fedeltà,perche  la  fua  cafa  fu  fempre  apper-  • 
ta  ad  ogni  Signore  che  allhora  paffaffe  per  Paula,-  ha  lafciato  il  fudetto  Fràcefco  Accademico  no 
iblamenteherededefuoibeni,defeudi,edegradidelCommiffariato  transfertoin  lui  dal  Re 
Filippo,mà  ancora  herede  di  magnanimità,  e  de  liberalità,riceuendo  in  fua  cafa  co  ardentiffimo 
volere,e  con  non  piccolo  difpendio  ciafcun  perfonaggio  j  non  mancando  egli  d'ottimi  fèruigi  al 
fuo  Rè,&  a  fuoi  gouernatori ,  &  vfficiali  :  e  particularmente  è  {fato  quello  Academico  gratiUìmo 
al  Marchefe  di  Pefcara  di  felice  memoriale  al  nuouo  gran  Duca  di  Tofcana,  &è  grandemente 
amato  dal  Comendator  maggiore  di  Caftigliaepariraente  dalla  patria  fua  laqual  egli  con  ogni 
sforzo  honora,  &  offerua. 

Rr    '        a 


DI  HERCOLE 


A  F  I  G  V  R  A  del  Leone  con  la  Simla ,  è  Imprefà  d'HercoIe  Mala* 
fjsina,  rapprefèntando  per  ella  Imprefai  fuoi  tribulati  e  trauagliati  penfie- 
ri,i  quali  fono  alia  Tua  mente  una  febre  inquieta  &  incomportabile ,  però  egli 
fegue la  Natura  del  Leonc,animale  Redi  tutti  i  quadrupedi  e  di  eflì il  più  gè- 
nerofo  el  più  magnanimo,  ilquale  eflèndo  quafi  da  continua  febre  trauaglia- 
tOjCol  fangue ,  (come  alcuni  fcrittori  affermano)  della  Simia  fi  rifana.  Volendo 
quefto  nobile  A  cademico  inferire  come  egli  rapprefen  tato  dal  Leone,  può 
guarire  la  Tua  trauagliata  mente  con  la  prudentia ,  effendo  la  uerità  (  fecondo  uogliono  al- 
cuni buoni  Autori  )  che  la  Simia  prudente  fopra  tutti  gli  altri  Animali ,  e  che  imita  mara- 
uigliofàmente  l'huomo  ;  fia  prefa  &  intefa  per  la  prudentia ,  per  onde  quefto  gentiliflìmo  A- 
cademico  fi  tolfè  dal  cuore  tanti  ftrani  &  inquieti  trauagli  :  Imprefà  veramente  à  fuoi  ho- 
noratiifimi  difegni  conferente ,  vfàndo  egli  con  propofito  quefto  Motto ,  ciò  è  ad  m  e  d  e  l  a  m. 
attribuendofi  ancora  con  molta  conueneuolezza  li  nome  Academico  in  quefta  guifa  cioè  Lo 

STIMVLATO. 

Hercole  è  nato  della  generofa  &  antichiflìma  ftirpe  Malafpina  laquale  uogliono  alcuni  c'hab- 
biahauto  origine  da  Principi  de  Saffonia  come  ha  hauto  la  famiglia  dèi  Finale  .  Altri  tengo- 
no c'habbia  origine  da  vn  capitano  ilquale  fu  Principe  fra  Goti ,  e  farebbero  più  d'otto  - 
cento  anni,  ne  conferirebbe  col  tempo  defcritto  daBuonuicino,  dal  Bofio,  e  dal  Coirò. 
Anzi  fi  fono  trouati  monumenti  nelieTerre  principali  di  quefta  Illuftre  cafata,  cioè  inMaf^ 
fa  in  Carrara,  &  in  Villa  Franca,  coni  nomi  de  Gothi,  i  quali  veramente  furono  i  primi 
ch'in  Italia  portaffero  i  Titoli  del  Marchefato  .  Altri  vogliono  che  la  Progenie  Malafpi- 
na  fia  uenuta  da  Luni  Città  antichiffima  e  famofiffima  a  confini  di  Tofcana  fituata  e  fpro- 
fondata  per  cagion  del  fiume  Maera.  e  che  ciò  fia  la  verità  ,  le  prime  loro  iuriditioni  fii- 
rono  nel  paefe  Lunigiano  e  quei  populi  furon  chiamati  Vetturi,  come  fi  legge  nella  Cro* 

nica 


MALASPINA.  is7 


nica  de  Gcnouefi,  quali  con  i  medefimi  populi  molto  tempo  combatterono,  il  Coirò  &  la- 
tri dicono  quefta  generofa  famiglia  efler  cognominata  Malafpina  da  vno  Azzo,  o  vero  Azzino 
figliuolo  di  uno,  detto  IlduinoilqualeTeodoberto  Padron  di  Milano  fece  amaz2are.Onde  Az- 
zino fanciullo  per  riuelataiftigation  di  (ànto  Ambrogio  con  vna  Spinajnon  hauendo  altra  arme, 
dormendo  gli  Teodoberto  ingrembo.gli  pafsò  la  tclta,  ricordeuole  della  morte  del  Padre .  e  da 
quefta  Spina  ha  quella  gentilillirna  ftirpe  tratto  il  fuo  cognome.  Ma  con  più  decoro  e  con  più  ue- 
rifimilitudine  è  detta  Malafpina  da  vn  cartello ,  antichilfuna  habitatione  di  quefta  inclita  proge- 
nie, in  cima  d'vn  monte  porto.erto  e  quali  inacceflìbile ,  di  cui  dicono  retrouarfi  ancora  le  ueiti- 
gia,ma  per  molti  centonaia  d'anni  non  più  habitato-  furono  (dico;  i  MarchefìMalarpinifempre 
Signori  e  non  mai  fottopofti.faluo  all'Imperio  come  chiaramente  ne  i  priiiilcgi  loro  fi  può  faperc. 
Sonoftati  più  uolte  Vicarii  dell'Imperio.  Sono  ftati  per  valor  d'arme  padroni  della  Corfica,&  ha 
no  hauto  il  grado  di  Generalato  nella  Militia  Genouefe .  e  perche  non  hebbe  quefta  fimiglia  la 
primogenitura  crebbero  numerofaméte&poflederono  e  polTeggono  nella  Lunigiana  più  di  60. 
Cartelli .  haueuano  fimilmente  Dominio  &  hanno  in  Tofcana ,  nel  Genoiiefe,nel  Tortoncfe,  nel 
Parmigiano,  nel  Piacentino,e  nel  Pauefe.elèruano  il  meroe  mirto  Imperio.e  le  fuftcftata  fra  lo- 
rda primogenitura,none  dubio  ueruno  ch'elfi  farebbero  come  de  primi  per  nobiltà  e  per  anti- 
chità, coli  ancora  di  entrata  e  di  Vafàllaggi .  hanno  però  difcapitato  aftai,o  per  guerre ,  o  per  bi- 
fogni,o  nero  per  elfere  ftati  vfurpati.  co  tutto  ciò  in  Tofcana  il  Marchefe  Alberico  fatto  Principe 
di  Malfa  iconferua  la  reputation  di  quella  Signoria,  nel  Pauefe  mantiene  il  fuo  grado  Hcrcole 
Malafpina  Academico  il  cui  auo  fenza  nominare  i  più  antichi  che  furono  di  molta  reputationc  e 
credito,  fu  fignore  di  buona  parte  della  Lunigiana  di  quella(dico^  che  vien  dalla  Macra  fiume  ba 
gnata,  oltra  a  elfi  fei  Cartelli ,  fu  Signore  e  Marchafe  d'Oramala  nel  Pauefe,di  Valuerde  di  fanto 
Albano,di  Val  di  Nicia ,  e  di  Godigliaffo .  Fu  gentilhuomo  di  molta  integrità  e  d'ottimo  giudi- 
ciò.  Fu  di  quefto,  Cefare  fuo  figliolo,c  Padre  dello  Stimolato  Academico ,-  maritato  in  nobililfi- 
ma  &  111.  Gentildonna  di  cafa  Cartigliona,  e  forella  dello  Illurtrillìmo  Cardinale  Cafticlione  ho- 
norata  memoria ,  Cefare  da  erta  fua  moglie  generò  pia  figlioli.fra  quali  il  primogenito'^è  Hercolc 
fopradetto,  Marchefe  d'Oramala  che  da  fuoi  maggiori  non  è  punto  tralignato ,  impercio  che  ri- 
mafto  giouinetto,  priuo  del  Padre,  non  mancò  di  ornarfi  di  buona  creanza  e  di  uirtuofi  coftumi 
maflìmamente  fotto  la  tutela  e  protettione  di  Monfignor  lllu.Caftiglione  e  Senatore,  e  perucnu- 
to  poi  alla  età  virile  gouernò  egouerna  con  ogni  diligentia  le  fue  pofteifioni  i  fuoi  vafalli  efefteP 
lo ,  hauendo  prefa  moglie  di  parentado  Illuftre.fu  eletto  della  R.  P.  Genouefe  collonello  e  ferut 
con  uniuerfale  fodisfattione  di  quei  Signori .  Fu  (imilmcnte  chiamato  con  carico  honorato  ne  i 
feruigi  del  Re  Catholico  in  Piemóte  &  alla  imprefa  del  Finale  &  in  quefte  &  in  ogni  altra  occafìo- 
jne  hademoftrato  quello  fplendore  di  uirtu  ch'ai  fuo  generofofàngue  conuiene,  hauendo  fatta 
continua  profeflione  di  cortefe,d'affabile,  dii  liberale.di  magnanimo  e  di  prudenti/fimo  padre  di 
femiglia  ,con  ciò  fia  che  habbia  maffimamiente  due  fui  primi  figliuoli  à  honoratilfimi  Effercitii. 
indrizzati,  primamente  ha  uoluto  che  Pietro  Francefco  fiììa  dato  alla  profeflione  le- 
gale,  efsendofì  in  eflà  facultà  rcieritamente  addottorato,  e  Filippo  fi  fia 
dedicato  a  feruigi  del  fcraniffimo  Duca  di  Sauoia .  &  hauendo 
loStimulato  confcguitoil  tutto  con  Prudentia.èri- 
marto  fcarico  di  quei  perniciofi  trauagli.fpe- 
rando  in  Dio  nel  rimanente  di  fua 
vita  di  confèruarfi  buono 
Academico  e  Ca  - 

ualier  C^i-  '' 

ftiano. 


DI  PROSPERO 


A  Volpe  pregna,  fèguitatà  da  più  Seu(ì,o  Brachi.è  imprefa  di  Profpero  Specia-. 
no  Milanefe .  ben  Ci  fa,  la  volpe  eflere  animale  afiuto  e  prudente  :  della  quale 
gli  fcrittori  ne  ragionano,  &  le  attribuifcono  l'aftutia ,  che  è  parte  di  pruden- 
tia  :  impercio  che  non  efièndo  animai  gagliardo ,  ne  hauendo  artigli,  ne  mor- 
tai mordacità,  fi  preuale  e  per  vi  uere.e  per  difenderli  della  aftutia.  Varrone 
vuol  che  fia  detta  volpe,  quafic'ihabbiai  piedi,  che  uolino.  ma  non  s'acccttsi 
quefta  opinione ,  perche  la  uolpe  non  veloceméte  corre .  Sua  proprietà  adun- 
que è  la  aftutia,  e  la  prudentia.  dalla  cui  natura  d  caua  no  molte  {ententie,e  molti  prouerbii.e  poc 
ticamentc  da  quefto  fteflb  animale  fi  cauano  molte  ali  egorie .  Suetonio  dice ,  che  doue  manca  la 
pelle  del  Leone ,  ci  fi  debba  cucire  la  pelle  della  volpe,,  volendo  inferire.che  doue  macano  le  for- 
ze.fiipplilca  l'ingegno,  dalla  Volpe  adunque  Profperc»  Academico  Affidato  tragge  la  fomiglian- 
za  de  Tuoi  difegni ,  impercio  che  come  la  volpe  è  cacci  ata  da  cani ,  cofi  egli  uien  perfeguitato  di 
molti .  finge  la  volpe  eficr  grauida ,  conciofia ,  coià  eflcr  vero,  e  per  ifperientia  manifefto ,  niuna 
volpe  quali  trouarfi  che  grauida  fia  ftata  prefa  da  cani .,  ellèndo  colà  certiilì  na  .  come  in  quelto 
ftato  quefto  aftuto  e  prudente  animale  ufa  grandilfima  diligentia  di  praticar  luochi  (ecuri  per  fug 
girle  perfecurioni  di  fi  fieri  nimici,ccofi  daellì  difende  fé, &. anco  la  grauidanza.  Bella  Se 
ingegnofa  fimilitUiline  quinci  caua  quefto  gentililfimo  Academico,  hauendo  egli  il  petto  gra- 
uido  d  honoracilfimi  penfieri  edivirtuo'i  difègni,  accortamente  poitandofi,  perche  da  luoi 
p-rfecurori  non  fieno  interrotti,  e  per  ciò  ufa  quefto  motto  Intrepida  Secvritas, 
volendo  dinotare  ,  fé  beneèf^lo,  trouarfi  intrepido  .elafìcurezzagli  uiene  da  fuoi  honeftifld- 
mi  difegni  co  qui'i  fpera  d'annullare  la  perfccurione  :  perche  come  egli  non  la  reme  ha- 
uendo ragione  e  Do  per  lui, cofi  fpera  con  fimigiUante  (bccorfo  rimaner  vittoriofb.  e  pe- 
ro con  mo'to  propofiio  Ci  fa  nominar  il  Virile.  &  è  certamente  la  iierifà  ,  che  l'huomo 
è  detto  Virile  dalla  virtù  per  la  quale  fi  fupera  ogm  tirannica  uiolentia .     ]^  nato  quefto  ho- 

norato 


S  P  E  e  I  A  N  O.  i6Z 

honoratoAcademicodeIJa  famiglia  de  Speciani.neoccorre  parlar  de  gli  antenati  fuoi,poicia 
che  di  Giouan  Battifta  Tuo  padre  fi  potrebbe  tare  lunghiflìma  hiltoria  :  impcrcio  che  fu  Senatore 
di  Francefco  Sforza  fecondo,&  ultimo  Duca  di  Milano  di  quello  nome.  Fu  anco  fatto  Capitano 
diGiuftitia  generale  e  perpetuo  nello  Stato  di  Milano,  creato  nel  M  d  xxv  i  i.  pur  dallo 
fìeHb  Duca  Francelco  :  dopo  lamorte  del  quale  fu  ricercato  il  fudetto  Giouan  Battifta  con  grof. 
fb  (hpetìdio,&  grado  honoratiffimo ,  dalli  Principi  maggiori  fra  Criftiani,cio  intendendo  l'inuit- 
tiffimo  Imperadore  Carlo  \^  per  non  rimaner  priuo  di  valorofo  perfbnaggiOjmaflfimamente  có- 
iìftendo  in  lui  la  maggior  parte  del  fbftenimenro  di  effo  ftato ,  gli  fetide,  come  di  ciò  fé  ne  leggo- 
no le  lettere,&  io  le  ho  vedute  autentiche,pregandolo  continualfe  in  quei  magiftrati.aggiognen- 
doli  lìipendio,  &  che  fulle  del  configlio  di  S.  Cefi Maeftà  in  tutti  i  luoghi ,  e  per  tutti  i  ncgotii .fat- 
tolo ancora  Commiffario  generale  de  gli  effercitiCef  in  Italia:  nei  quali  magiftratie  gradi  tut- 
ta uia  con  più  gratia.e  più  credito  perfeuerò  fin  al  ultimo  di  fua  vita,chc  fu  del  1 545; .  Fu  perfonag 
gio  ornato  di  tutte  le  difcipline,  &  delle  lingue  Greca,  &  Latina ,  oltra  il  dottorato  dell' vna  e  lal- 
tra  legge .  Fu  valorofo  nell'eflercitio  militare,  «Se  mirabile  ne  i  fuoi  configli .  però  non  fia  maraui- 
glia,  fé  Carlo  V.  ne  tenne  à  parangon  di  ciafcuno  altro  perfonaggio,grandilTìmo  conto,  e  che  ciò 
iìa  vero,ne  gli  ordini  della  dieta  di  Vormacia  volfe  l'Imperadore  che  fulTero  ritirate  le  prouifioni 
di  tutti  i  Magistrati  in  tutti  gli  ftati  fuoi,  e  che  durafiero  per  un  biennio,  e  che  ftclfero  à  findicato 
fin  à  fupremi  Gouernatori,efcettuato  Giouan  Battifta  Speciano:  al  quale  douendo  andar  il  Mar- 
chefe  del  Vafto  alla  corte ,  lalciò  con  fbmma  autorità  il  maneggio.  Lungo  ancor  farebbe  fé  vo- 
leffi  memorare  i  gouerni  di  molte  Città  dello  ftato  &  i  negotii  importantilTìmi  con  titolo  d'Am- 
bafciarie,ch'egliefrercì  per  il  fuo  Principe.  Hebbepoi  per  moglie  vna  prudentiffima,&  hono- 
ratiflìma  gentildonna  Pauefe  de  Sacchi  fbrella  del  valorofo  Gieronimo  Sacco,ftrenuo  Capitano, 
&  Collonello  di  Carlo  V.ritrouatofi  in  molte  fattionimilitari.come  capo:  &  ancora  Gouerna- 
tore  di  molti  prcfidii .  e  morì  ne  i  feruigi  di  S.  Cef  Maeftà  e  parimente  del  Re  Catholico .  hebbc 
di  quefta  gentiliffima  Madonna  Giouan  Battifta  Speciano  xiii.  figliuoli,  tutti  valorofi ,  e  virtuofi, 
fra  quali  è  Profpero,  AcademicamenteCcome  fi  è  detto)  nominato  il  Virile.  Quefto  dalla  fua  te- 
nera età  fbtto  il  prudentiflfimo  gouerno  di  cofi  generofa  madre,cominciò  a  ornarfi  di  buone  let- 
tere,e  di  belhfTima  creanza.  Venuto  nella  età  di  difcrctione,attcfe  alle  graui  difcipline.  guada- 
gnatofiilgradodilureconfulto,piacqueli,comegenerofo,didarfi  alla  militia.  e  nella  guerra  di 
Malta  fu  in  tutta  quella  honorataimprefa  Venturiero,  doue  quafi  tutti  i  più  ualorofi  Caualieri 
della  Criftianità  concorfero.  ne  mai  il  Virile  fchifò  faticale  pericolo  perla  fanta  fede .  Ritornato 
a  Milano,  accettò  una  compagnia  per  le  cofe  del  Finale ,  con  intentione  di  feruir  poi  al  Re,fuo  fi- 
gnorc  in  altri  maggiori  bifbgni  :  ma  aggrauato  d'infirmità ,  &  anco  per  altri  negocii  importanti , 
fu  coftretto  di  attendere  alle  cofe  fue ,  ftando  in  lui  fermo  il  defiderio  di  feguir  la  militia  per  ac- 
quiftarfi  gloria.In  quefto  mezo  fi  uà  trattenendo  nella  notitia  delle  belle  difcipline,a  gentil-     ) 
huomo  pertinentijhauendo  continuamente  l'occhio  d'mdrizzare  à  gli  honorati  effer- 
citiii  fuoi  teneri  figliuoli,  non  mancando  ancora  di  giouar  a  gli  amici,  e  come 

dotato  di  fcientie  ,  e  di  pratiche  è  fpeffo  interpofto  a  leuar  le  difcordie  j  ;  t?  .^Ai 

&a  riconciliare  le  controuerfie.cofiin  ogni  occafione  digio- 
uare,  uirilmente procede ,  nella  qual  cofj  al  /òmmo 
DiOt  ^  ÀU  fua  Aademia  compiacCt 


DI  GIO.  BATTISTA 


'Aquila  nera,  che uola  fopralenuuole,  èimprefadi  Giouan  Battila  Rafano, 
Nouarefe ,  onde  tragge  la  fimilitudine  dei  fuo  animo,  e  de  Tuoi  difegni  hono- 
rati.  E  opinione  d'alcuni  Greci  fcrittori^ciier  Aquila,quando  ha  qualche  fo- 
fpettodi  effere  offefa ,  per  torfidal  pericolo ,  s'inalza  fin  alle  nuuole,  fin  che 
palfa  quel  fofpetto .  ma  più  torto  fi  crede,  che  l'Aquila  regina  di  tutti  i  volatili, 
eflèndo  di  mirabil  natura ,  fiflì  gli  occhi  al  fole ,  e  con  la  perfettione,&  acutez- 
:.za  della  vifta  foftenga  quello  sfrenato  fpendore .  ilche  non  fanno  l'altre  vifte 
di qual fi fiaviuente animale.  E  parimente  opinione,  che  la  fteffa  Aquila  nel  riceuimento  di 
quello  incomparabil  lume ,  s'acquifti  lunghezza  di  vita,e  rinouamento  di  piume,  e  di  forze .  Per 
il  che  quando  le  nuuole  per  molti  giorni  :,  maflìmamente  nell'Autunno,  tengono  afcofo  il  Sole,  fi 
mette  à  volo ,  e  con  veloce  tratto  uà  fopra  effe  nuuole ,  e  mira  fidamente ,  &  i  raggi  del  Sole  go- 
de, e fruifce.  beliiflìma  intentione,e  proprietà  deirAquila,dalla  quale queflo  uirtuofb  Academi- 
co  caualafomiglianza  Ccome  s'è  detto)  defuoi  penfieri ,  con  ciò  fia  cola  che  egli  habbia  xxii.an- 
ni  praticato  in  luoghi  doue  gli  era  occupato  il  viaggio  di  poter  vedere  il  fuo  Sole ,  ilquale  inten- 
de per  la  patria.e  per  gli  amici,e  più  per  il  fuo  Re .  per  tanto  s'è  leuato  da  quei  paefi ,  e  con  le  ale 
del  fuo  nobil  defio  ha  trapaflàte  le  nuuole,e  condottofi  in  alto,doue  à  fuo  beneplacito  uagheggia 
illume  della  patria ,  e  lo  fplendore  delle  fcientie.e  della  conuerfatione  della  Affidata  Adunanza . 
cperò  ha  uoluto  vfàr  il  motto  Greco ,  cioè  ìufaKajet  :  volendo  inferire.che  feruendo  hora  al  fuo 
Sole,  cioè  al  Re  Catholico,  non  dubbitaràpiu,che  nuuole ,  o  nebbie  s'interpoghino  à  gli  occhi 
flioi,  egli  fia  tolto  quel  chiaro  ogetto,  onde  egli  il  fuo  bellilfimo  intelletto  nodrifce ,  e  di  chiariffi- 
mi  raggi  lo  riempie .  e  perciò  fi  è  uoluto  nell'Academia  nominare  Evthimo  ,  fignificando  la  ficu- 
rezza,  e  tranquilità  del  fuo  volo,fi  che  ninno  lo  può  più  alterare ,  &  offendere  :  aflìcuratofi  dilla 
inuidia,&  dalle  punture  di  certi,che  digià  haueuano  penfato  di  trarlo  al  fondo  con  diuerrc,&'  ini- 
quiflìtne  infidie .    Quello  dotto,  &  eloquente  Academico  nato  di  buona ,  &  virtuofa  famiglia , 

fin 


R  A  S  A  R  I  O.  irp 


fin  da  gli  anni  teneri  fi  diede  à  gli  ftudi  delle  buone  lettere,e  con  (udore,  e  con  fatica  frequentan- 
do,fi  pofe  in  animo  di  guadagnarti  le  lingue,Ie  quali  fono  da  lui  mirabilmente  poflèdute,  ciò  è  la 
latina ,  e  la  G  reca  ;  per  lequali  inuiato  allo  acquifto  della  Filofofia ,  tal  frutto  in  ella  fece^  che  me- 
ritamente fi  guadagnò  il  grado  del  dottorato ,  aggiuntoui  quello  della  medicina .  e  quando  poi 
è  piaciuto  alla  Fortuna  di  perfèguitarlo,magnanimamente  più  volte  la  vinfè ,  e  conculcò .  onde 
Tempre  di  queltehonorate  vittorie  le  uirtufue  hanno  &  in  publico,&  in  priuato  guadagnati  itri- 
onfi:  come  anco  nello  elfercitio  militare  nella  guerra  di  Piamente  se  conofciuto  .  Ne  mancò 
di  non  eflere  (tato  da  più  gran  principi  chiamato,  e  per  molti  anni  (come  s'è  detto j  non 
(blamente  lì  è  nelle  lettere  eflercitato,  ma  ancora  con  lefue  fatiche  fbdisfacendo  adogniu- 
no ,  ha  fparfa  per  tutto  la  felicità  del  fuo  buon  nome,  del  cui  molto  merita .  Oltra  la  bontà  del- 
la fua  Criftiana  vita,  la  gentilezza,  la  granita,  e  la  grata  prefentia  del  corpo ,  ha  tradotti  lieo- 
métarii  d"Ariftotile,tutto  Oribafio,  e  di  Galeno  alcune  opere  fra  le  altre.non  più  da  altri  fatte  gia- 
mai.  doue  egli  ha  chiaramente  dimoftrato  la  perfettion  delle  lingue,e  la  marauiglia  del  fuo  intel- 
letto .  per  la  qual  cofa  Papa  Pio  1 1 1 1.  vsò  ognidiligentia  per  trattenerlo  à  Roma .  ma  co- 
me egli  fufle  intento  di  perfeuerare  nelle  fue  cotidiane  vigilie,  partitofi  di  Roma  per- 
feuerò  nelle  letture  fin  tanto ,  che  le  virtù  fue  alle  Catholiche  orecchie  dell'ot- 
timo RE  FILIPPO   peruenute,  fu  dallo  Eccellentiflìmo  Senato  nello 
ftudio  di  Pania  honoratamente ,  e  commodamente  condotto .  doue 
nelle  fette  arti  liberali  da  à  ciafcuno  d'alto  ingegno  pieniffima 
ibdisfattione .  onde  Euthimo  ha  iempre  gli  Iguardi  in- 
tenti à  guifa  d'Aquila,  al  fuo  amato  e  riuerito 
Sole,ingegnandofi  di  giouare,e  di  com- 
piacere con  i  fuoi  fudori  à  ciafcu- 
nOjChe  di  lui  in  ogni  honc 
Ila  occafione  preua- 
Icr  fi  voglia.^ 


DI    L  V  C  A 


Verta  figura  rapprefèn  ta  l'altare  di  Helia  Profeta  y  fatto  Ja  lui  in  confusone  ài 
Acab  Re  d'irraelle,&  de  Profeti  di  Baalim  amici  fucili  quali  voleuano  che 
Baal  foffe  il  uero  Dio ,  ma  preferite  tutto  il  popolo  d'Ifraelle  j  hauendo  i  falfì 
Profeti,  fòprà  vn  loro  altare  di  legno  pofto  un  bue,tagliatoin  pezzi.per  hoftia 
e  facrifìcio,  ilquale  haueua  ad  effere  abrugiato  ,  col  foco  che  difcendeffe  dal 
Cielo,  pregando  cflì  Baal  &  inuocandolo  ad  alta  uoce  non  rifpofe  mai,  ne  al^ 
tro  foco  calò  dal  cielo.onde  paffato  il  mezo  giorno,Helia  compofe  il  fuo  alta- 
re di  dodeci  pietre,  per  le  dodeci  Tribù  d'Ifraelle,&  poff  oui  fopra  le  legna,  circondato  l'altare  di 
canali  d'acqua,che  l'irrigauanOjfmembrò  un  Bue,&  pofelo  fopra  le  legna  ne  temendo  ponto  l'i- 
ra del  empio  Re ,  o  de  falfì  profeti  con  ardente  zelo  facrifìcò  à  Dio  vero ,  &  inuocando  il  diuino 
luo  nome  &  aiuto,cadè  incontanente  fuoco  dal  cielo  ch'abrugiò  la  vittima  per  il  qual  fegno  fi  ri- 
conciliò il  popolo  d'Ifraelle  con  Dio,&  pieni  di  fpirito diuino  amazzorono  li  falfì  profeti ,  Da 
queflo  altare  Cimprefa  di  Luca  Torto  Pauefe)traggequefloAcademico  la  fomiglianza  de  defì- 
derii  fuoi,  percioche  effendofi  fin  da  primi  anni  ridotto  dalla  vita  fecolare  a  la  religiofà,  braman- 
do in  quefla  ridurfì  co  un  feruente  amor  di  Dio ,  fpera  ad  imitationc  di  Helia  d'acquiftare  dalla 
diuina  bontà  forza  di  animo  tale,di  potere  con  il  fuo  aiuto  &  fauore  contraporfe  alle  forze  del- 
l'impeto fenfìbile ,  Anzi  fi  come  il  Profeta  facrifìcando ,  non  fi  lafciò  fuperare  da  la  potentia  del- 
lo fcelerato  Re,e  dall'infìdie  del'empia  Reina  ne  meno  dal  numero  de  facrilegi  Sacerdoti  &  falfì 
Profeti  di  Baal,cofì  armato  queflo  Academico  di  forte  armatura  confìdafì  uincere  e  fuperare  le 
lufìnghedelacarnelefallaciedel  mondo,  e  gl'inganni  del  Demonio,  le  quali  fono  apertilTìme 
ftrade  di  condurci  alla  eterna  dannatione,&  infìeme  opporfì  à  qual  fi  uoglia  falfo  Profeta  in  dife- 
fa  della  fanta  e  uera  fede  che  tiene  la  Catholica  Romana  Chiefa;  Ma  perche  da  noj  fleflì  non  pof- 
fiamo  hauer  tanta  forza  di  refìflere  à  cofì  maluagi  Tiranni,  fé  prima  non  facciamo  del  noftro  co- 
re,facrifìcioà  Dio  con  puro  zelo,  nel  qual  attOjlo  riempia  di  quello  eterno  iplendore ,  che  fuole 

renderfì 


TORTO.  ,60 


irnderci  in  ogni  occafione  intrepidi  .perciò  egli  inuoca  il  Signore  Dioche  fauorifca  &  acccttr 
.]ucfto  filo  facrifìtio ,  accioche  (olleuato  dal  raggio  diuino  ,fuperar  poffi  quelti  forti  filmi  nemic 
.'.ella  felicità  noftra,  onde  molto  giuditiofb  è  il  motto  che  uipofe.  vera  anima  di  cotale  imprefà 
SORTISSI. MA  Qv.^EQVE,  taccndo  il  vctho  cxpugnaòo ,  &  cgli  flilfi  adimandarcil  Sollevavo, 
Jul  qual  nome  lì  fcuopre  la  molta  pietà  &  carità  rua,delle  quali  fece  mentione  Gi(j.Stcfano  Mó- 
lemcrloncl  II.  libro  delle  lue  odi.  rcriuendoalfudettoAcadeiiuo. 
'Hufii  hxc  Torte genus  ^[anguille  ub  impigri 
Torcjuati  egregio  piis 
Totum  propterea  &  meritis  dicans . 
Et  in  un'altra  onde  fcriuendo  pure  a  lo  fteffo,  dilTe  che  le  uirtu  fuc,  aiianzauano  il  latte  &  le  ro(e , 
di  candore&  di  bellezza ,  Nacque  quello  Academico  dell'antiqua  famiglia  de  Turquati ,  &  cer- 
tamente chiamata  Torti,  hauendoiì  come  e  da  credere,  tratta  origine  da  Torquati  Romani,  & 
per  non  replicare  quanto  già  è  ftato  detto  nell'Imprefa  &  Cronicha  dcirinuÌ3to,&  quanto  fi  po- 
trebbe dire  di  molte  altre  cofe  di  quella  nobililfimaltirpemeritcuole  di  lode  &  di  memoria  per 
rhonorate  &  virtuofe  attieni  loro ,  mi  ntirarò  al  padre  del  Solleuato  dimandato  Chndofbro  il 
quale  conofciuro  quello  Tuo  figliolo  fra  gli  altri  nella  Tua  fanciullezza  alle  virtiià  alla  reli.oiooe 
inclinato,non  mancò  di  fecondale  quella  fuainclinationeonde  venuto  in  età,  die:ie  opera  alle 
fcientie  legali  ,alle  quali  hauendo  con  ogni  follecitudine  attefo,&  con  difpolìtione  di  cuore  tutto 
uoltoallaferuitùEcclefiallica,diedeconradottorarlìne  rvna& l'altra  legge  ciuiìe  &  canonica, 
manifeflo  inditi©  di  virtuofo  gentilhuomo  &  di  approuato  Keligiofo ,  come  ne  rende  teflimonio 
ilMontemerlo  nel  fettimo  libro  de  le  fue  odi,  il  medefìmo  afferma,  &  la  ilperienza  lo  fcuopre 
la  detta  cafa  Torta  hauererretto  tempi.à  laude  di  Dio,dotati  luochi  facri, cappelle  &  altari,  onde 
infiniti  lufpatronati  di  cafa  &  in  Pania  &  fuori  lì  veggano ,  ilche  fa  fede ,  dell'antiquità  di  quella 
famiglia  e  come  fi  è  nobilitata  fempre,  con  armi  con  dottrina  &  con  Religione  nella  quale  il  Sol-        'i^- 
leuato  diede  di  fé  tal  faggio,  che  da  i  molto  Reuerendi  Canonici  della  Chiefa  magoiorcnobili  & 
principali  della  Città ,  fu  fra  loro  defìderato  &  eletto  .  Fu  dopo  ciò  Vicario  Generale  dcH'Illull.  • 
&  ReuerendilTìmo  Vefcouo  di  Tortona,  II Conte Cefare  Gambara,  nel  qual  grado  dodeci 
anni  portò  il  carico  di  quel  facro  gouerno ,  dopo  il  quale  in  teflimonio  del  valor  fuo  fu  óa  quella 
città  fatto  Cittadino,  in  quello  magillrato  fu  ancor  fatto  prepollo  del  Bofco  patria  di  Pio  V.  dal 
quale  in  Roma  fu  gratamente  accarezzato  hauendo  già  la  dignità  di  Protonotario  A  po(lolico.& 
fé  la  Mortv.%non  haueffe  leuato  à  la  crifliana  Republica  quel  huomo  fantiffimOjlì  farebbero  vedu 
te  maggiori  demoflrationi  dell'animo  fuo  benefico  verfo  il  Solleuato, il  qual  traffe  parimente 
origine  materna  da  la  famiglia  di  Urada  per  chiarezza  di  fangue  &  per  molte  opere  pie  nobililfi- 
ma  onde  da  queflirtimoUfpronato.lì  comprende  chiaramente  in  qual  maniera  fisforzi  il  detto 
Academico  con  opere  uirtuofe  conferuarlì  quella  paterna  &  materna  nobiltà  accompagnata 
Conreligione,nonemerauiglia  dunque  fé  gratamente  nel  collegio  de  gli  Affidati  riccuto.par- 
tendofìdal  Ginepro  di  quella  mortai  vita, facendo  del  fuo  core  facrificio  à  Dio 
afpira,  con  puro  zelo  con  con  fcientia  retta  &  con  fede  non  fìnta  à  quello 
diuino  Amore .  Dal  quale  folleuato  fpera  di  fuperare,  ogni  po- 
tente nemico.&  come  vittoriofò  peruenire  con  Helia 
a  l'alto  monte  di  Dio  Oreb.  &  con  l'ali  de 
la  diuina  gratia  falire  nel  cielo, 
à godere  felicemente 
al  fuo  tempo  di 
quella  fuper- 
na  e  cele- 
fte  no- 
ni tà. 


«j? 


DI  GALEAZZO 


Verta  figura  rapprefènta  il  Palladio  do  è  Simulacro  di  Pallade  celebrata  da  gli 
Antichi  per  Dea  della  Sapientia,  &  è  imprelà  di  Galeazzo  Brugora  Mrlanefe. 
Di  quefta  Pallade,  detta  Minerua  e  Tritonia,  à  baftanza  fi  è  ragionato  nella 
Imprelà  d'Ateneo  Marchefè  di  Pafcara .  Varie  però  e  molte  fono  le  openio- 
ni  de  Scrittori  intorno  alla  natiuità ,  di  efla  Dea .  Imperò  Platone  dice  come 
gli  Ateniefi  fra  gli  altri  loro  Dei,fopra  tutti  Pallade  e  Nettuno  celebrato,  inter 
pretando  quella  per  prouidentia  intelletuale  e  quello  per  Protiidentia  natura- 
le, e  fi  vuole  che  efl*a  Pallade  edificafle  Atene  e  che  none  milia  anni  prima  ch'Atene  in  Grecia  f  uf 
fé  edificata»  e  quella  d'Egitto  fatta  fufle  dalla  medefma  Dea.  ne  recitato  li  tanti  Authori  che  di- 
uerfamente  hanno  di  lei  fcritto  poi  che  lo  poco  fpatio  di  elTer  cofi  lungo  non  comporta,  douen- 
dofi  tenere  ch'elfa  dalla  teda  di  Gioue  fufle  nata  ch'altra  più  degna  origme  la  Dea  della  Sapientia 
hauer  non  potea .  Del  Palladio  però,o  uer  del  fuo  Simulacro  lalciando  da  parte  tutte  l'altre  ope- 
nioni ,  dicendo  effer  uero  che  da  lano  e  Vefta  fua  moglie  fufTe  fatto,  come  ciò  fcriue  Giouani  An 
nio  celebratiflìmo  in  tutte  le  dottrineje  nella  lingua  Greca,Hebrea,  e  Caldea,  confumatiffimo.  il- 
qual  Palladio  Dardano,  fugitofi  di  Tofcana  hauendo  amazzato  lafiò  fuo  fratello  ,•  (èco  portò  in 
Samotracia,  e  di  Samotracia  in  Tracia,doue  edificò  Dardania  chiamata  Troia,  e  nel  più  alto  luo- 
co  di  efla  città  edificò  Dardano  una  Rocca  e  quiui  collocò  e  cufiodi  il  Palladio  .  la  qual  colà  è  ac- 
ceimata  da  Varrone.da  Dionifio  Aliearnalfeo,Da  Ouidio ,  da  Plutarco  e  da  Seruio ,  ma  li  Greci 
inuidiofi  alla  grandezza  d'Italia,  vogliono  che  Dardano  pigliata  chrifa  figlia  di  Pallante  per  mo- 
glie, haueflè  il  Palladio  in  dote,come  ciò  recita  Ludouico  Viues  nclli  cómenti  della  città  di  Dio 
del  diuo  Auftino.ne  mai  li  detti  Greci  per  maligna  natura  hano  detto  che  Dardano  fufie  Italia- 
no onde  difcelero  gli  altri  Re  di  Troia  &  Enea  fu  di  quel  ccppo,&  egli  in  Italia  riportò  il  Palladio 
e  collocollo  in  Alba  e  quindi  dopò  alcun  tcpo  fu  portato  in  Roma  e  porto  nel  tempio  della  Dea 
Verta  oue  fi  confacraua  la  perpetuità  delfuoco ,  Ma  per  inaduertenza  brugiandofi  cflb  tempio. 

L.  Metello 


B  R  V  G  O  R  A.  i6i 


L.MctelIo  Pont.Max.fi  mefTe  a  rifico  d'abrugiarfi  per  mezole  fiame  e  da  quello  incendio  il  Palla 

dio  difefe.SimuIacro  di  mirabii  prerogatiua perche  difédeua,ferua'ja e  cuftodiua  da  ogni  aduer- 
lità  quel  luoco  oue  era  cófacrato.  Li  Troiani  per  poca  cuftodia  di  eflbjcaderono  in  eftrcma  ruina, 
come  Enea  poi  lo  riportafie  al  fuoluoco  primiero,uarii  fono  de^li  fcrittori  i  pareri,  daquefto  Pai 
ladio  caua  la  fomigiianza  defuoi  penfieri  lo  Academico  Brugora,impercio  che  la  Sapicntia  non 
acquiftandofi  per  arte^ome  vuole  Ariftotele  ,•  ma  eflendo  dono  che  vien  dalciclo,con  fomiglia- 
te  dono  ha  cercato  di  condurre  a  gli  honorati  fini  i  Tuoi  difegni^pcr  onde  egli  cófèruatofi  Tempre 
ikuro  con  lo  feudo  della  confcientia,non  ha  mai  temuto  affalti  d'Inuidia,o  di  fortuna  jper  ciò  ufa 
con  propofito  queftomotto .  Servata  serva  bimvr  ipsi.  e  con  accortezza  di  confer- 
uarfi  cotal  dono  celefte  che  lo  inchi  na  alle  attioni  virtnofe,  fi  è  voluto  Accademicamente.  L'avi- 
s  A  T  o  norainare-La  famiglia  Brugora  è  nobiliffima  &  antichiffima  fra  l'altre  della  Città  di  Mila- 
no, ha  il  cognomedella  Terra,  anticamente  chiamata  Brugoria  e  poi  Brugora. et  è  vna  delle  quat 
troparti  principali  del  paefe  che  era  lotto  nome  di  Contado .  Vna  però  di  efie  parti  fu  dettaSu- 
}5rio,cio  è  Infubrio  onde  tutta  quella  prouincia  inchiulbui  Milano  anticamente  fu  chiamata  In- 
llibria.  Ja  feconda  fu  detta  Mafti!ana,Brugaria  la  tcrza.Baciana  l'vltima^dellaqual  terra  Brugora 
fi  fa  mentione  nella  Pace  di  Cofianza ,  feguita  fra  Federico  Imperatore  &  alcune  principali  Cit- 
tà d'Italia.  E  Brugora  nella  Piene  d'Incino,  oue  è  uno  honoratiflTimo  Monafiero  ,  fondato  dalla 
famiglia  medefima .  Et  già  è  communemente  manifello,  come  la  maggior  parte  delle  ucrc  &  an 
tiche  nobiltà  di  Milano  hanno  dalle  proprie  terre  delle  quali  furono  fignorija  cognominanza,co 
me  la  Caftigliona.Lampogniana,  Galerata,  Pofiierla,Briuia,Pirouana  e  tante  altre,  che  lungo  fa- 
rebbe à  nominarle.  Fu  uno  poi  de  gli  antichi  di  quella  gentil  famiglia ,  il  quale  hauendo  notitia 
d'un'herba  nomata  Brugo,per  cóferenza  del  fuo  cognome,e  per  la  mirabil  virtù  di  elfa  herba  che 
ièccariuerdifce,  e  morta  rinafce,uolfe  porla  intorno  all'arme  di  fua  calata,  la  quale  inquartala 
ilelfa  herba  in  campo  d'oro,con  sbarra  d'oro  in  campo  rofib,  con  vn  motto  cioè.  Arida  v  i- 
■REo  CAESA  UE  s  V  R  G  o.  In  qucfia  famiglia  dc  Btugorl  fouo  flati  pcrlonaggi  di  conto,  fra  quali 
fu  un  Giouanni  ch'a  mali  tempi  di  Giouan  Maria  Vifconti  Duca  di  Milano.fu  eletto  capo  della 
nobiltà  Milanefe  in  Porta  Romana,  molti  altri  furono ,  come  Ci  può  vedere  ne  i  libri  del  collegio 
di  Milano,  i  quali  lafciorno  nominaza  honoratiflìma  in  beneficio  publico  epriuato.hoggi  rifplé- 
de  quella  nobile  (tirpe  nelle  virtù  di  Galeazzo  Brugora,  Academico  Affidato .  ilquale  accorto  & 
auilato  in  ogni  fua  attione,  honora  il  parentado  e  la  Patria .  Impercio  che  nella  fua  fanciullezza 
hauendo  dato  opera  alla  humanità,  e  uenuto  ne  gli  anni  difcredjfi  diede  a  gli  ftudi  legali  e  con  fa 
tiche  e  fudori  s'acquiftò  il  grado  dell'una  e  dell'altra  legge,e  dato  buon  conto  di  fé,  fu  eletto  fuo 
Auditore  da  Don  Ferrando  Gonzaga  Gouernatore  di  Milano, mandatolo  nell'Abruzzo,  e  nella 
Puglia  a  riformare  i  fuoi  Stati.doue  acquifiò  apprefib  quei  populi  molto  honore  &  altretata  gra- 
tia  prefiblofteiro  Don  Ferrando,nel  cui  tempo  fu  fatto  da  Carlo  V.Auocato  fifcale  di  tutto  Io 
flato  nel  quale  officio,  deporta  l'ingordigia  del  guadagno,  ha  man  tenuta  la  Giuftitia  e  guadagna 
tafi  la  vniuerfal  beneuolentia  della  fua  Patria.Fu  mandato  Ambafciatore  al  Papa  per  conto  della 
controuerfia  delle  lurifdittioni  Secolari  &  Ecclefiaftice  e  riportóne  honoratiflìma  conclufione.Fu 
parimente  mandato  a  gli  Suizzeri  oue  accommodò  tutte  le  differentie  ch'haueuano  con  lo  Stato 
di  Milano.  Fu  ancora  in  luogo  del  Marchefe  di  Pelcara  Gouernatore  di  Milano,  Ambafciatore 
Catholico  al  Concilio  di  Trento,&  lelfe  la  oratione  ch'egli  fece  per  elfo  Marchefe,gli  ha  dato  an- 
cora Dio  tre  figlioli  honoratifiìmi  vno  Pier  Francefco,  l'altro  Ferrando,  amendui  lurconfulti ,  el 
terzo  nomato  Hieronimo  Caualiero  di  S.Lazaro  e  Mauritio,Dio  poi  ch'a  fuoi  della  fua  gratia  no 
mancajifpifò  il  Re  Catholico  di  farlo  fuo  Regio  Senatore ,  nel  cui  grado  molto  pi  u  chiara  potrà 
fcoprire  la  fomigiianza  della  fua  belliflìma  Imprefa,e  come  auifato  delle  cofe  del  mondo  fodisfa- 
rà  a  Dio  al  fuo  Re  a  Populi  &  alla  Academia  de  gli  Affidan,della  quale  eflendo  meritiflìmo  Prin 
cipe  Podeftà  di  Paula,  ha  fatto  vfcire  in  luce  il  libro  delle  Imprefe  e  con  il  fuo  Palladio  ha  orna- 
to il  fuo  fine . 


ERRORI  OCCORSI  NELL'INTAGLIO  DELLE  IMPRESE  ET  PAR- 

te  mutati  in  tncglior  fènfo  dopo  l'intaglio  ddli  rami  come  fi  legge  nelle  Croniche . 

ji  carte  koI intaglio  ha  queflo  tnotto parta  tenens  non  parta  fequar  mutato ,    Trouide  accelero. 
^  carte  kz. l'Intaglio  ha  queflo  7notto,femper  idem  fub  eondem  mutato  Idemjub  eodem. 

.    y^g  é 2.1' Intaglio  ha  queflo  motto  Humana  prudentia  minus, mutato,  T^Jec  humana  prudentia, 
^car.6^-l''i>'t^g^'of^'*  queflo  tnotto  tìinc  rapta  iuuant, mutato  Temperat  arua. 
^  car.jAS intaglio  ha  queflo  motto  I{eliquorum  viciffitudo  mutato  J\erum  vicijfitudo . 
^  car.Sj. l'intaglio  ha  queflo  motto  ^duc  de  lapfa  uirefco  mutato  in  megliorfenfo  Opis  indiga. 
^  car.q  ?  .l'intaglio  ha  queflo  motto  mors  aut  vi£ioria  mutato  in  miglior  fenfo,  yAut  citomori  aul  viSlorìa  Uta» 
^  carA  1 1  .l'intaglio  ha  queflo  motta  >4ut  introire  aut  venire  mutato  in  miglior  fenfo  ^ut  ingredi  aut  perire . 
^  car,  121  .l'intaglio  ha  queflo  motto  furget  vberior  mutato  in  megliorfenfo  Surgit  vberius . 
^  car.  117.  l'intaglio  ha  queflo  motto  apprendunt  nunquam  tenebrie  mutato  in  megliorfenfo  T^a  cognofcunt 
tenebra^ 


r^VOL^   DE   GLI   E/^^OJ^r. 


Trrori 

Dfcorfo 

tirarania 

caufa 

fceleuo 


Emendationi 
ragionamento 
tirannia 
&  caufa 
celeno 


carte  facciate  linee 
dea.    i  fac.   2.1. 
car.   i.  fac,2.l.^g. 
car.   a.  fac. 2.1. 22 
far.4.  faci.  /.41. 


yirgilio nell'Ottauo :  che  neU'ottauo car. ^. faci,  /.j 


e  dicono  dicono 

da  vgelli  d'augelli 

il  moto  il  muro 
innobilmente  i  nobilmente 

inueni  inuentioni 

itruoni  fttruoui 

tigre  tingre 

la  fé  la. 
manca  la  parola  aggradauam 

geffo  getto 

fegnato  fegato 

trecento  trenta 

Salinceni  Salimbeni 

tempo  Tempio 

fi  legga  non  fi  legga 

lafua  emoflròlafua 

diciaralo  dichiararlo 

futer  Inter 

fcriuere  feruire 

Trincipi  eTrincipi 

hanno  habbiano 

fi  è  perciò  non  perciò 

non  le  non  li 

bande  banda 

propofniuo  projpettiua 

openione  oppofitione 


acar.6.fac2.l.26. 
car. 6.  fac2. 1.2 6. 
car.j.  fac.  2./. 2 5. 
car. IO. faci. l.iS. 
car. IO.  fac.i.l.il. 
car. i'^. faci. l.j. 
car.i'^.fac.i.l./^2. 
car.ij.fac.2.l./^^. 
car.i^.fac.i.l.^/^. 
car.2^.fac.i.l.iS. 
car.2/^.fac.2.l.lo. 
car. ^o. faci.  l./\6. 
car.^o.  fac.2.1.2. 
car.-^o.fac.i.l.'^. 
car. ^i.  faci.  l.^. 
car.'^l.faci.l.i^. 
car. -^2.  faci.  Lio. 
car.^2.fac.2.l.2l. 
car.'^2.fac2.l.2<y. 
car.^^.faci.l.i. 
car.  j6,  faci,  l.vlt. 
car.^^.faci.l.i^. 
car.^6.fac.2.l.vlt. 
car.  ^6.  faci.  l,vlt. 
car.-^l.fac.i.l.^l. 
car.^B.fac.2,1.  i^. 


Errori 

poiché 

Jefla 

in 

puUa 

come 


glifitffe 

ofca 

ohe 

dimanto 

cuopre 

criflicno 


Emendatiotti 

poche 

factta 

io 

OipuUa 


carte  facciate  linee, 
car./\o.fac.2.l.'}^. 
car./^l.  faci.  1.1. 
car./^l.  fac.z.l.^2, 
car. /^6.  fac. 2.1.1  5. 


è  vocefuperflua      car.^6.faCt2.l.^6, 
SOT  \.A     riMTIiESE. 


Eglifufje 

ofera 

che 

dimandato 

fcuopre 

crìflierno 


car.à^g.fac.2.  1.2^, 
car.<jl.fac2.l.i-j. 
car. •)■].  faci. l.i^. 
car.')']. fac. 2.  l.l^. 
car.^S.fac2.l.  2. 
car.ól.fac.i.l.'^. 


cenfermamente  conformemente  car.6/\.fac,i.l.2j. 
il  furor  loro  ti  furor  loro  è  car.ój.fac.i.l.ig, 
a  tani  a  tanti 


diuenforono  diuentorono 
elletto  eletto 

THateho       THatteo 
potentia     patientia 
Lafcito       Lafciato 
foglia  mai  foglia 
iljpera      fìfpera 
toro  foro 

itano  capitano 

tacito  taciturnus 


car.S2.fac.i.l.  20. 

car.%9.fac.2.l.i^, 

car.go.fac2.l.}l, 

car.g').fac.2.l.2j», 

car.g6.fac.2.  i.I.   • 

car.gcf.fac.2.l.2t,, 

car. 102. fac. l.l.^, 

car.io^.fac2.L^6. 

car.io^.fac.2.1.19* 

car.iog-fac.i.l.y» 

car.iio.fac.2.1.2. 


da  queflo  cigno  da  quefla  tartaruga,  c.112 .fa. 2.1.2, 
quattro        cinque  car.i20.fac.2.l.ig, 

conajfe       coronajfe  car,i^o.fac.2.l.lQ» 


A  G  I  O  N  T  A. 


'T^]{ancefco  Lanata  Comiffario  ha  per  imprefa  il  monte 
-*-     cidtiuato  dalla  :^appa  j  ti  motto^Con  eflas  obras ,  il 

nomeperfeuerado.  acar.ij6. 

t^rfcuL'  MaLlptna  Marchefeha  per  imprefa  il  Leone 

COTI  la  Simia,  il  motto,  ^d  medclam^  il  nome  lo  Sti- 

ì.iulaio.  acar.i^j. 

Trojjcro  Spedano  ha  per  Imprefa  lavolpe  fegnitata  da 

Cani,  il  mottOj  {ìiticpidafecuritas  ,  il  nome  il  iterile 

tfcar.158. 


eia.  Battijìa  I{afario  lettore  puhlìca  in  Tauia  ha  per 
Imprefa  l'^(]uila nera  che  vola  fopra  le  nuttoleil 
motto  S'uvó.KajoT.il  nome  Euthimo.         a  car.  159. 

Luca  Torto  Vrotbonotario  ^pofìolico  ha  per  Imprefa. 
l'altare  de  Eliaprofcta,il  motto^Fortiffma  qu&que^ 
il  nomCfil  Solletialo.  a  car.  1 60. 

Calea'^:^o  Brugora  I.  C.  &  I{eg.  Scn.  ha  per  Imprefa  il 
TalUdio^ouero  Simulacro  di  VaUade^  il  motto  ferua 
taferuahimur  ipfi^U  nome  l'^Auifato.      a  car.  161. 


REGISTRO. 

Tutti  fono  Duerni  eccetto  -k  che  e  Terno,  8c  Rr  che  e  Quaderno. 

^ABCDEFC  HIatLMNOPQ^R  STVXYZ. 
Aa  Bb  Ce  Dd  Ee  FfGg  Hh  liY.k  Li  Mm  Nn  Oo  Pp  Q^  Rr. 

NELLA  INCLITA  CITTA  DI  PAVIA, 

Appreflo  Girolamo  Bartoli.  M  D  LXXIIIL 


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