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Full text of "Regole ed osservazioni della lingua toscana"

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V, 



ÌSò.S 
H87 



t 



REGOLE 

ED OSSERVAZIONI 

DELLA LINGUA TOSCANA 

RIDOTTE A METODO 

ED m TRE LIBRI DISTRIBUITE 

I 

DA SALVADORE CORTICELLI 

B O L O G N E S E 

Prete Frofeflb de* Chierici Regolari di S. Paolo. 

SESTA EDIZIONE VENETA 

Coli* aggiunta dì una nuova Lettera del Sommo Pontefice 
Benedetto xiv. ali* Autore. 




w 



B A SS ANO MDCCLXXXVII. 



A SPESE REMONDINI DI VENEZIA. 

Co» Licenza de* Superiori » 



* ' .-.• * ■'. • 






lib. ccm. 

LIBERIA 



III 

AGLI STUDIOSI 
DELLA 

LINGUA TOSCANA. 

V ji\J TORE. 



DElIe regole della Lingua tofcana fcriffero con 
fomma lode celebri Autori, il Bembo, il Ca- 
. ftelvetro, il Sai viari, il Bupmmattei : e fìngo- 

Jarmente due grandi uomini della Compagnia di Gesù, 
^ Marco Antonio Mambelli , e Daniello Barroli : i quali, 
* j>er feriti mento d'un famofo Tofcano, (*) benché uU 
' i timi dell'ordine de 1 tempi, per l'acutezza nondimeno , 
\ e per la diligenza, con cui hanno efaminatò quefla naa- 
^ teria , degni (fimi fono d'effer collocati fra' primi • Ma 
quantunque gli accennati egregi maeftri, con le loro 
efattiffitne oflervazioni , abbiano fpianate molte difficol- 
tà, e tolti via no a pochi intoppi, che troppo difficili 
rendevano quefta Lingua ; contuttociò, a volerne age- 
volare a' giovani 1q ftùdio , defiderar fi potrebbono al- 
cune cofe di più : le quali non fono punto facili ad 
ottenerti, ma, dove ottener fi potettero, farebbono al 
pubblico di grandiffima utilità. 

£ primieramente cofa di molto * anta^jgio farebbe , 
che tante regole, ed oflervazioni, le quali fono fparfe 
ne' volumi de' fopraccitati Gramatici, e ch'altri non 
può, fenza lunga fatica, tenere a mente, venifTero in- 
terne raccolte, e con sì acconcio metodo diftribuite, 

a 2 che 

(*) Carlo Dati Qraz. dell* obbligo di ben parlar* la 
propria lingua. 



che far poteffero nella memoria de' giovani diftinta\ e 
profonda impreflìone . Di'più, non avendo i fopraddet- 
ti Autori trattato, fé non ben poco, della corruzione 
tofcana, utiliffima cofa farebbe chi pienamente, e or- 
dinatamente il facete. E forfè dal non cflerfi ciò fatto 
fin qui proviene quella difficoltà , che proviamoralvol- 
ra nello fcrivere pulitamente in tofcano, e che incon- 
trar non fogliamo nello fcrivere latinamente con pro- 
prietà : perchè nella Lingua latina abbiamo pronte alla 
mente le regole della corruzione, non così nella volga- 
re; nella quale perciò fcrivendo , convien non dirado 
ritrar dal foglio la penna , e ftarci fofpefì a penfare come 
vada efpreffa quefta, o quella cofa, fecondo le regole* 
e la proprietà della Lingua tofcana . Finalmente, ef- 
fendo gli Autori del buon fecolo della tofcana favella 
pieni di belliffimi, e graziofi modi di favellare: né ba- 
llando la lettura di effi perchè altri poffa aver pronti 
al bifogno que' modi, i quali fon molti , e fuggonofa- 
cilmente dalla memoria : fé trovarli potette maniera di 
raunarne un buon numero, e mettergli in ordine a van- 
taggio degli ftudiofi , gioverebbe ciò più che molto ai 
cultivamento di quefta pregiatiffima Lingua . 

Ed ecco, o virtuofi giovani , quello, ch'io tentai di 
far con queft* Opera, eh' io già pubblicai, ed efee di 
nuovo alla luce. Ebbi penfiero di ridurre a buon me- 
todo gramaticale tutte le regole, e le offervazionl , che 
alta' Tofcana lingua appartengono.* di comporre un'Ope- 
ra compita infieme, e manefea, di cui gli ftudiofi va- 
ler fi poteffero per apprendere fondatamente , ed intera- 
mente una Lingua sì bella , difficile imprefa per certo, 
e non tentata ancSr da veruno , benché gli amatori del- 
le tofeane lettere ardentemente il defideraffero. (*) Pa- 
re mirando io più alla pubblica utilità, che alla mia 
infufficienza, mi efpofi al cimento, e compofi quefta 
G ramati ca, nella quale procurai di Soddisfare alla va- 

' fb 

(*) Vedi gli Accademici *V/*7>,>/ ridia Prrfaz, ** Ver- 

hi del Gì nonio nel fne, • 



^ 



fta ideàpropofta dìfopra, per quanto a me foffcpofli bi- 
le ,ficcbè non avefferogli ftudiofi adefiderardi vantaggio. 

In tre Libri adunque è di vifa quell'Opera, fecondo 
il comun metodo gramaticale . Nel primo fi dà una 
.chiara, e diftinfa notizia delle parti della tofcana ora- 
zione, affinchè imparino i giovani a farne ufo buono, 
e convenevole. Nel fecondo fi tratta della corruzione 
di tutte le parti dell' orazione , perchè veggano gli ftu^ 
diofi il modo di ben difporle , e non ne turbino T or- 
dine, e la giacitura. Nel terzo Libro finalmente fi 
tratta della maniera di pronunziare, e di feri vere to- 
scanamente. 

Ora grinfegnamenti, che in queft* Opera fi propon- 
gono, fono fondati fu gli efempli di buoni , ed appro- 
vati tofeani Scrittori • Quelli fi dividono in due jflafiT] ; 
perchè altri fono antichi, altri moderni. Antichi chia- 
miamo quelli,! quali nel decimo quarto fecolo fioriro- 
no, cioè dall'Anno 1300. fino all'Anno 1400., o in 
quel torno: e fono , Dante, il Petrarca, e'I Boccaccio, 
i tre principali maeftri ; indi i Villani, il Paflavanti, 
il Crescenzio e altri Autori , che fcriflfero in quel buon 
fecolo, nel quale con purità, e leggiadria parla vafi co- 
munemente la Lingua tofcana : e in quelli confitte il 
miglior nervo, e il più confìderabile avere della mede- 
fima Lingua. Ma perchè nel fecolo quindicefimo la fa- 
vella tofcana peggigrò fieramente , e perdette l'antico 
luflro, e fplendore: perciò nel fecolo decimofefto, e ne* 
fufieguenti molti uomini dotti, e giudiciofi procuraro- 
no di ritornarla nel primo fiato, e di arricchirla, e per- 
fezionarla fecondo la nativa fua proprietà/ e per que- 
llo diftefero le loro dotte, leggiadre, ed. eleganti fcrit- 
ture in quello ftile, che a 1 buoni tempi fioriva .' e que- 
lli fono da noi chiamati Moderni, ed approvati Scrit- 
tori, pferebè della loro autorità, in difetto di quella' 
degli amichi , ha fatto , e fa tuttavia capitale 1' Acca- 
demia della Crufca, alle premure della quale dee il 
Mondo la bellezza, la grazia, e la forza, che ora am- 
miriamo nel pregevolifiìmo Tofcano idioma. 

a 3 Gli 



VX 

* Gli efempli dnnque, che adduciamo in conferma- 
2ion delle regole, e delle ofifervazioni , fono, quando fi 
può , di quegli Autori , che vanno per la maggiore f 
cioè di Dante, del Petrarca, del Boccaccio, fe fopra 
tutti di queft' ultimo nel Decamerone , il quale contie- 
ne la profa migliore , che Vantar poffa la noftra Lin- 
gua. In mancanza di quefti fi citano gli altri Autori 
del miglior fecolo .• e in difettò anche di quefti, fi ad- 
ducono efempli di buoni ed approvati Modèrni . Si- 
curi poi fono gli efempli citati in quell'Opera, per- 
chè tratti o dal Vocabolario della Crufcà, o da mo- 
derne corrette edizioni • Anzi gli efempli del Decame- 
rone , intorno a 1 quali può nafcére qualche dubbio , gli 
ho confrontati , o fatti da ficura perfona confrontare 
col famofo tefto a penna fcritto da Frabcefco di Ama* 
retto Mannelli , il quale in Firenze nella Medicea Bi- 
blioteca di S. Lorenzo vien cuftodito . In fui fine dell' 
Òpera ho pofta una copiofa Tavola, nella quale fi dà 
notizia di tutti gli Autori per entro il Libro citati , e 
delle loro edizioni , o pure de' loro tefti a penna : e 
appreffo ci ha un Indice copiofo di tutte le materie nell' 
Opera contenute, talmente difttibuite, ficché altri pof- 
fa a un tratto ritrovar ciò, che gli occórre. 

Per ciò, che appartiene a quefta feconda edizione, 
io non ho perdonato a fatica alcuna per renderla più 
corretta, e di miglior ufo. A ciò mi hanno affai gio- 
vato le accuratiffime ofifervazioni , che già fecero fopra 
il mio Libro i miei nobiliffimi Colleghi dell' Accade- 
mia della Crufca .' alle quali a feri ver debbo in gran 
parte ciò, che di buono , e di lodevole ho fcritto. Io 
adunque fono loro di ciò molto tenuto; e rendo benvo- 
lentieri quefta pubblica teftimotìianza alla verità, e al- 
la lor gentilezza . 

Mi refta per ultimo di animarvi , o valorofi giova- 
ni , ad intraprendere fedamente quefto ftudio , e ad ufar- 
vi una 'partkolar diligenza. Le regole gràmaticali fono 
minuzie , che non fi apprendono lenza moleftia : ma il 
ben fa perle, e l'averle all'occafioM ia contanti è cofa 
. ' • di 



Vii 

di molto vantaggio • A veder lavorare i moderni fa* 
mofi artefici di mufaict>,fembra la loro una mirerà, e 
gretta faccenda .* perchè altro e 9 non fanno, che mirar pie- 
rruzze,e di accozzarle infiettae, eoflervarne minuta- 
mente la digradazian decolori : ma quando è poi com- 
piuto il lavoro, e De i?iefce un bel quadro, coti figure 
quali vive, e fpiranti, e sì bene atteggiate , che ne dif- 
gradano l'opera di famofo pennello: allora fi dà per be- 
ne impiegata ogni più minuta fatica, e fi celebra con 
piacere l'eccellenza dell' artefice, e la bellezza dell'arte. 
Cosi lo ftudiare le tegole, e le oflervazioni della Lin- 
gua tofcana, ci fembra cofa rìncrefcevole, e da fanciulli ; 
ma l'udir poi ragionare alcuno ben pratico delle cofe 
gramaticali ci arreca maraviglio diletto ; mercè della 
proprietà, e della buona armonia del difcorfo, la quale 
è bafe, e fondamento dell'eloquenza. Valetevi dunque 
di quefte mie fatiche, e fappiatemi grado della buòna 
volontà, che ho, di giovare a' voftri ftudj» Vivete 
felici. 

- E perchè veder fi portano in quello punto i fenti- 
mentì del noftro Santiflìmo, e dottiamo Sommo Pon- 
tefice Benedetto XIV. felicemente regnante ; ho giudi- 
cato ben fatto recar qui fotto e la Lettera , che gli 
ferirti in ifpedendogli le prime copie della (lampa del 
Libro: e infoine Ja rifpofta umaniffima del Santo Pa* 
dre . 



a 4 BE- 



Vltt 

BENEDIC T O XIV. 

PONT. OPT. MAX. 
SALVATOR CORTICELIUS 

Felicitatem • 



Z^lUas Hetrufia Lingua obfervatìones juvenili quoti* 
\J dam ftudio ex optimorum Script or um legione col* 
legeram , & in privatiti» ufum repofueram , eas f > 
Beatiffime Pater , fodales mei a me certa quadam fatto- 
ne ad docendum accommodata di f póni ^ & publici juris 
fieri volueyunt . E re enim putarunt eorum javenumfo* 
re % quos no/ìris hominibus inftituendos tradidijli , fivul- 
garis Lingua , qua extra familiaria colloquia uti fole» 
mus , pracepta illis piene digefta , exemplifque illuflra- 
ta traderentur. Fieri enim vix.poteft; ut qui pure, & 
emendate loqui italice nefrite is latine loquendi facut- 
tatem confequatur : non enim reddi latine poteft quod in 
vernacuh idiomate acu non tangas . %Accedit quod Su* 
cerdotibus , quales erunt olim adolejcentes nojlri 9 occajìo- 
nes perjape funt , eaque praclare, e facris pracipue 
f u 8Ì e ft**i vulgari eloquio ad populurn verba faciendi: 
quod certe cum ubertate 9 & copia fi tt% fi ne dilìgenti 
italica Lingua ftudio , pojfe non ,j*/fit emw,r: concinne 
vero , venufte % urbane , quód dec 0ru ^moduro e/i , w«w- 
quam poteft; quin turpe itideni !** /fi*** 1 qui aim * 

ìfyf Jcrma- 



L 



fermonis excellentiam appttlmus, in nefifp mi/ere frigea* 
tnus • Itaque, Pater Beatifiime , quod mibi negotii hoc 
in re datum eft , qua potui dtttgentia per fri ; &op*s, 
quahtumque illud eft, imprimendum curavi. Exemplat 
vero iliìus ad te mino ; non quod opellam bane maje* 
/late, & Japientia tua dignam putem ; fed quod Jperem 
fore , ut divina Ma propemodum bumanitate , qua vel 
exigua munufcula excipere foles , Librum, & *Auttorem 
completare, qui tui potijfimum caufa, ut adolefcentium 
commodis utilitatique Jerviret , l abore m bunc , non fané 
parvum, fufcepit. *Ad Janfiiffimorum pedum ofcula me 
<venerabundus fi fio • 

Bononix ir. Kalendas Julii 1745. 



\AU 



.... UL TADÈLE PROVINCIALE - 
• SALVADÒRE CORTICELLI 
BERNABITA» 

Bologna. 

ÉBbìamo ricevutala Catenina, entro la quale era» 
•*I no tre esemplari della [uà Opera /opra la Lìngua 
Italiana . Noi diftintamente la ringraziamo , ed avendo 
[cor fa F Opera abbiamo veduto , che fen%a dubbio gio- 
verà molto non Meno ai Seminari/li , che a tutti gli altri 
che fono obbligati a parlare o fcrivere in Italiano , e che 
pur troppo parlano e fcrivono fen^a Gramatica Italia- 
na . ^Abbiamo fempre conofciuta la fua perfona per un 
uomo di merito % di fatica f e d'abilità. Preghi Iddio 
per noi; e Noi le diamo P%Apofloli;a Benedizione. 

/ Roma io. Luglio 1745, 



Altra 



: XI 

%Attra Letterali N* S. dopo la feconda Edizione . 
, . B1LECTO FILIO V ) 
SALVATORI CpRTICELLIO 
Cler. Rcg. Barnabita. . 

DileQe Fili falutem, & A portoli cam 
BencdiéHonera • 



- TtyÈR 1è inani di Monfignor Laurent i abbiamo tU 

-*- cevuti i due éfemplati della nuova edizione della 
Jua Gramatica tofcana? ed uno di quelli è flato rega- 
lato d(t Noi al Cardinale Paffipnei Cardinale Letterata, 
e che ha una fuperba Biblioteca , e che né ha avuta 
una gran conf giallone . Dopo averla Noi ringraziata 
della finezza ujataci , l' animiamo alla terza Edizione/ 
efféhdo al parere di tutti F Opera bella , utile „ e che fa 
"onore alla no/Irà comune patria ,• nella quale fé non fi 
parla felicemente Italiano , fi ritruova però chi infogna 
agli altri il parlare , e fcriver bene Italiano • Termbtia* 
me col darle /' JTpoflolica Benedizione . 



Datum Roma apud $. Mariam .Majorem / Die 21. 
Decembris 1754. Pontificata Noftri^tnm decimoquinto \ 



5 



TA- 



TAVOLA 

De' Libri , e Capitoli della preferite Opera . 
LIBRO PRIMO. 
Delle parti della tofcana orazione pag. i. 

Cap. i. r\^ tofcano alfabeto* ivi. 

Cap. 2. JL/ Delle fillabe . p. 3 

Cap. 3. De* Dhtongi tofcani . P« 5 7 

Cap. 4. De//* f *ro/t . ivi . / 

Cap. 5. Della tofcana orazione ^ e delle Jue parti . p. 6 

Cap. 6. De//e divifioni del nome, p. 7 

Cap. 7. Di nomi alterati, p. 8 

Cap. 8. De' woiwi partitivi , e </e* numerali . p. 1 r 

Cap. 9. Delle varietà t fieno p affi oni del nome* p. ir 

Cap. io. Del fegnacafo . p. 15 

Cap. li. De/ articolo, p. \6 

Cap. 12. De//* declinazione de nomi . p. 18 

Cap. 13. De* nomi indeclinabili, p. 20 

Cap. 14. De" nomi eterocliti di doppia ufcita. p. 21 
__ Cap. 15, Dei* nomi eterocliti , che hanno un foto plurale y 
ma con defìnen^a fuor di regola, p. 23 

Cap. io. De* womi difettivi . p. 24 

Cap. 17. Del pronome., p. 25 

Cap. 18. De* pronomi primitivi . p. 26 

Cap. 19. De' pronomi derivativi, p. 28 

Cap. 20. De* pronomi dimofìrativi di per fona. p. 30 

Cap. 21. De pronomi dimofìrativi di co] a . p. 38 

Cap. 22. De pronomi affeverativi . p. 39 
Cap- 23. De* pronomi relativi, p. 41 ' 

Cap. 24. De' pronomi di qualità . p. 44 

Cap. 25. De pronomi di diverfìtà. p. ufi 
Gap. 26. DJ pronomi di generalità , p» 49 
Cap* 27. DJ pronomi % che dinotane fM mro * ° quanti- 
tà indeterminatanie** P« 53« 
Cap. 28. Del verbo, p. 57 "'e ' * 

Cap* 



XII l 

Cap. 29. Delle variazioni del verbo, p. 58. 

Cap. 30. «alcune generali offervazionì Jopra le coniuga* 

. Zjoni d$ verbi . p. 60 
Cap. 31. Coniugazione del verbo effere . p. 61 
Cap. 32. Coniugazione .del verbo avere, p. 65. ; -^ • 
Cap. 33. ^/* de* verbi effere, e^ avere nelle Qoniugaz}<h 
ni degli altri verbi , e quando avere ,/£ 
pow^* per effere, © per dovere, p. 68 
Cap. 34. Coniugazione del verbo amare, chi' è la prima 

y regolare , co'fuoi anomali . p. 69 

Cap. 35. Coniugazione del verbo temere, ,'c£'£ /* /«»»- 

<A* regolare, p. 74 
Cap. 36. De* verbi anomali della Jeconda coniugazione* 

P- 7 6 , 
Cap. 37. Coniugazione del verbo leggere, c£'é/* *er$;4 

regolare, p. 78. 
Cap. 38. tffrW anomali della terza coniugaz» p. 81 
Cap. 39. Coniugazione del verbo fcntìte , c£'è laquar* 

ta regolare . p. 84 
Cap. 40. anomali della quarta coniugazione • p. 85 
Cap. 41. De' verbi difettivi, p. 87 
Cap. 42. De 9 verbi pajfivi, e degP imper fonali . p. 82 
Cap. 43. De/ participio . p. 89 
Cap. 44. De/ gerundio, p. 92 
Cap. 45. Della propofizione . ivi. 
Cap. 46. De/ ripieno . p. 94. 
Cap. 47. De// 1 avverbio . p. 100. 
Cap. 48. Dell' interiezione . p. ior. 
Cap. 49. De//* congiunzjone . p. 103. 

LIBRO SECON DO. 

Della coftruzione tófcana. pag. 104 

Cap. i. Idea generale della coftruzione tófcana . ivi. 
Cap. 2. Della coftruzione de' verbi attivi, p. no 

Pr/W ordine, ivi. 

Secondo ordine, p. 113 

Ter^o ordine, p. 114 



XfT 

s ' Quatto ertine '.- p. 115 

Quinto ordine, p. \\6 

Se fio ordina, p. 117 

Settimo* ordine . p. 118 
Gap. !• Diverbi affoluti. p. ilo 
Gap. 4* Della coflrux}one de* verbi neutri, p. 122. ' 
-v Primo ordine, ivi. 

Secondo ordine • p. 1 23 

7>r?0 ordine, p. 135. 

Quarto ordine . p. 1^*7 

Quinto ordine, p. 125^ 

Jc/fo ordine, p.- 129 
f Settimo ordine, p. 130 

Cap. 5 . Ik//* c<j/?rtt £/W rfe' wr Ai neutri pajjivi . p. 1 3 2 

PW'mi»* ordine, ivi • 

Secondo ordine . p. 133 

7>r^o ordine . p. 136 J 

_ Quarto ordine . p. 137. 

Quinto ordine . ivi. 

J*y?* ordine, p. 138, 

Settimo ordine* p. 140^ 
Cap. d. Z)e//« coflru%ione de* verbi imper fonali, ivi • ' 

Pr/wo or^'iiff * p* 141 

Secondo ordine, ivi. 

7>/^0 on/ffie . p. 142 

Quarto ordine . p. 143 

Quinto órdine, p. 144. 
Cap. 7. Df//* coflruijone de' verbi locali . p. 145 

Stato in luogo, p. 145 > 

Moto da luogo . p. 149. 

Moto per luogo, ivi. • * 

Afofo a luogo . p. 1 50 
! s Moto vèrfo luogo . p 9 i}fc 

Afofo /f^fjfo a tuQj> * \v\« 
Z)*//* dtjìan~a d*u^t * *0 fl ^ aItro • P» I S3 
Cap. 8. /)/ w *y cajt y che fono co»> ** 4 fi ^ oltiVeY ^ P* 1 54 
Cap. 9. Della co/lru^one degp • *0 ' :A # wrW . p. 156 
Cap. io. ZV/* co/lru^ione del * H Jìé' A**'* ?• l6 * 
C*P. V. Del/a cojlruzitoe -del **>! J ifa**! 

*** // ' * 



XV 

Cap. 12. Della cojlruzjone del nome, p. i6j 

QdP articolo. p.i68 

Del Jegnacafo . p. 172 

J)el nome fuftantivo . p. 174 

J)e % nomi addiettivi . * p. ' 1 7 5. ' 

De' nomi comparativi* p. 177 

IV Superlativi . p. 178 

De partitivi . ivi . , 

De* pronomi* ivi . 
Cap. 13* XW* corruzione della prepofizione . p # 179. 

Delle prepofi^ioni fmp/ici . ivi , 

Delle pxefw fiatoni compete . p. 199 
Cap. 14. De//* cofimzione del? avverbio . p. 200 

pe£/# avverò/ , ci* A^wwo <r*/5> . ivi . 

*4vverbj di particolare tffetvazjone . p. 202 j 
Cap. i$* De//* coftr unione àelV interjf\tme * p. 217 
Cap. i3. De//* corruzione della ccmjvga^ione . p. 21$ 
Cap. 17. De//* cofiruzjone figurata, p. 22Ó 
Cap. 18. De//* particelle > e dgtf *##. p. 25Ó 

LIBRO TE R'Z'Ò. 

Della maniera di pronunziare, e di feri vere tofeapo. p. 239 

Cap. 1. Del valore , e della pronuncia delle vocali . ivi, 

Cap» 2 t De/ valore ) e della pronuncia delle confinan- 
ti, p. 240. 

Cap. 3. DelP accento, p. 245 

Cap. 4, Dell' apoftrofo . 244 

Cap. 5. De//e /troncature delle /illabe. p. 245 

Cap. 6. De//* accrescimento delle parole, p. 246 

Cap. 7. Quando le parole fi posano feemare in prin* \ 

àpio . p. 247 

Cap. 8. In guarnì modi poffano le parole Jcemarfi in 
fine . p. 248 

Cap. 9. Delle parole compofte. p. 254 

Cap. io. Delle lettere maggiori , e minori , e quali 
fieno le regole del loro ufo . p. 255 

Cap. 11. De' punti , e */e//e virgole, p. 256 

Cap. 12. Delle fi/labe lunghe , e &n>/. p» 258 

DON 



^ 



DON FRANCISCUS CAJETÀNUS SO^A 
Congregatimi* S. Pauli Prtpofitus Generali*. 



QUUM librai» f cut titulus cft .• Regole, ed Qffsr* 
vagoni della lingua To/cana ridotte a metodo, z 
K. P. Don Salvatore Corticellio Congregationis tao- 
ft« Presbytcro prefetto, ac Provincise Hetruriae Prae- 
pofito, compofitutn, duo ejufdem Congregationis no- 
nne eruditi Viri, quibus id commifimus, accurata le* 
fiione , & gravi judicio recognoverint y & pofTe in lu- 
criti edi probaveriftt: Nos , ut typis mandetur, quan- 
tum in Nobis eft , facultatem facimus . In quorum 
fidem has fieri, figilloque nottro muniri juflimus. 

Dat. Mediolani ex Collegio SS. Apòftolorum Paul- 
li , & Barnaba; tertio Idus Februarii Anno falutis 
MDCCLV. 

D. Francifcus Cajetanus Sola Prarp, Gen. 

Don Pbilippus Maria Brambilla Cancellarmi* 



RE- 




REGOLE, 



E D 



OSSERVAZIONI 

Della Lingua Tofcana. s 



; LipRO PRIMO. 

Delle parti della tofcana orazione* 
C A P. I. 

^ Del Tofcano Alfabeto. 

VEnti lettere, fenza pib, ha il tofcano Alfabeto, e 
fono qnefte: ABCDEFGHILMNOPQRS 
TVZ. Tre fono i caratteri de' patini , che noi 
non ufiamo : cioè K X Y , perchè potendo in altra 
maniera fupplire al lor mancamento , non fono a noi neoeflarj . 
In vece del K, lettera Greca, e di cui ni pure i Latici 
aveano bifogno , noi ci ferviamo del C torondo , e del CH, 
come nelle parole Kalenda, Kyrie. Bocc. g. 8. n. 6. Senza 
fallo a Calendi farà capitano Buffai maco . E g. 8. n. 2. Dice- 
va un Chirie , ed un SanSus . 

La forza dell' X la fogliamo efprimere con la S o femplice , 
© raddopiaia.- come nelle parole exemplum, Alexander . Bocc. 
Introd, Acciocchì io prima efempio dea a tutte voi . E g. a* 
n. $. Un giovane lor nipote , che avea nome Aleflandfa , man- 
darono. Ce ne ferviamo coututtociò alcuna volta per feri vere 
Cmicelli Reg, A alcu- 



u 



f 



5. • 

J Delle partì del? Orazione 

riame parole prette latine aiate da'noilri Autori. Bocc. g. r; 
fi o Un* paiola molte volte per accidente , non che ex propo- 
{ito detta P ha operato. Mattv Vill> Y.S.c.31. Exabrupto gii 
fedone condannare. Ancora, .dice «Vocabolario, poffiano 
talvolta afare la X per proferire que* pòchi nomi foreftieri , 
die cominciano da cotal lettera, come Xanto, pet isfuggire 
l'eaotvoco della parola Santo* 
P 17 Y P efpriraiamo con V 1 vocale come per efempio nelle 

wrtri'«w«Jt àvzius. Sem fon. 85. Cb y Pnon m* inchini a r#- 
t t «cJl7o,mf, Cbe'l bel pie fece i* quel corte/è gm. E 

l fon. 26*. Veggio Junge da' laghi Avemt, e Sug» ' . _ - 

Cinque fono le vocali , come preflb ! Latini , cioè A E I 
O U • le quali da fé Aelfe hanno fuono 4 Quindici fono preflo 
di noi l« confbnanri, e fono le rimanenti lettere del fuddetto 
Alfabetto. dal Q» « dal'H in fuori; il numero delle quali 
vien fu^ìito da¥l , e dalP U . che fottp forma d' J , t «P V 
li adopmnO a maniera di confonantn Quelle quindici lette- 
re fi chiamano confonanti, perche da fé ftefle non hanno fuo- 
no, ma folameott ralieme con le vocali, alle quali aggiun- 
gono una vibrazione, un modo, e un' ìmpreiTione particolare . 
Il O , e P H chiamar fi foflforto mezze lettere , perche ap- 
preso dì noi non hanno da fé vibrazione, che pofla rilevare 
S.*..ntn tn fatti il Q fenza V V non rileva ? 1' H rileva 
totVcoì C7e cot Q G, e da fé fola punto; benchèta.vol- 
ta ferva per contraflé«nare ona .certa pronunz» allungata, co- 
tte in ab , eh , uh » . v _ _ .» — n _, 
Delle cènfonanti atarerfi dicono mate, cioè BC DG PT 
Z, le quali cominciano da confonante , chiamandoli , fecondo 
la fiorentina pronunzia bi , ci, ài,gt,p*,'ti, zeta. Gli altri 
Italiani, e fra quefli alcuni Paelì ancor di Tofcana, pronun- 
ziano Ì nomi delle fei accennate lettere mute con 1 #, dicen- 
no be, ce, de, gè, pt, te, come t Latini facevano; ma ef- 
fendo la pronunzia de' Fiorentini autorizzata dal buon fecolo, 
fembra doverli all'altra preferire. Dante nel Convito. Jf di 
quefli colali fono molti idioti, i quali nonjaprebben l abbici. 
Gian Villani lib. t. cap. i ? . parlando dell' Imnerador Carlo 
Ivlaqno, dice : E fé' edificare tome Badie, quante t"*"*»* 
nel? abbici. Bocc. g. 6. n. %. Voi mn apparale miga P abbici 
in fu la mela , cotne molti fcheconi v°l iu * ■i* 1 * f ' ttMU 
Altre confonanri fi chiamano femiv - ***" » e ,: ono * L *"** 
RS; perchè Moro nomi cominciar,' d» vocali, vton«>w:ia«: 
doli ehi elle rmn,. .*» -«.- "° , *. . Di quelle (emivecah 

m\ Wl« lettere deb 4 



Libro Primo» f 

AHàbetto debbano farli roafcoJtni t o femminini . La regola in 
oggi più ricevuta <e la fegueqte . Le due vocali A , ed E , 
con tutte le confonanti ad effe appoggiate , fono di genere fem- 
minino f e fi dice : la a , la e 4 U ' f 9 la b , la t , lam % Un $ 
Jarjlasi la z. Si eccettua la lettera ftranieraK, ch'eli se- 
nere mafcolinò, dicendoli: il K. Le tre vocali IOU, infie- 
tìie con te loro confortanti , fono di genere mafcoli no, e fi di- 
ce: Pi % ilby Hc,Hd> ìlgt Hpj ilq y ihf £ Fu. Salviati 
Avvertim. Ita. £. cap. 1. Mann! lez. *• 

Per ultimo notiamo col Mànni net luogo tefft citato che ì 
venti addotti caratteri non badano a contraHeguare tutti gli 
elementi delia no Ara pronunzia, i quali afcendono al numero 
di trentaquattro. Sette fuoni vocali abbiamb , a cagione della 
*, e dell' 0, che aver poiTono fnono largo, e flretto. Per- 
ciò Gian Giorgio Trillino Vicentino , celebre Letterato , tentò 
d'introdurre nel noftro A Ifabetto Fepfilon^ e /'©??*£* de' Greci 
per centraftegnare i fuoni larghi delle due fud dette vocali ; e 
pregò Clemente VII. de' Medici che favoreggiar volete tale, 
introduzione, ma ciò non ebbe effetto: imperocché iTofcant 
pagliardamente fi oppofero, e fra quelli Anzolo Firenzuola 
Monaco Vallombrofano .con. P Operetta intitolata' Dìlcaccia- 
mento delie nuove lettere f che vedefi nel.-'prijno tomo delle 
fue Opere: e con ragione, perchè in t**i cofe \ da fuggirei» 
novità, e la troppa fquifitezza ; mafliraamentt perciò, come 
di (Te i) Salvini, i caratteri greci mefcoUti co'noftri fcordano 
nelP architettura, e non fanno buona mifchianzà. Due cofe 
contuttociò fi fono infenfibil niente nella noflra Lingua, intro- 
dotte ; la diftinzione cioè di carattere fra V U vocale e P V 
confinante; e PJ lungo non Jblaipente per coronante ,, ma 
per attera doppia io que'cafi del numero del più, i quali 
vorrebbono due I , corqe varj, pregf, .e limili • Leconfonaqt! 
poi hanno vendette fuoni diverfi , per le. varie multiplicazio* 
ni , che nafcono principalmente nel C , nel » e nella Z 
come nel terzo Libro fi vedrà . 

€ A P. II. 

Delle Sillabe. 

Sillaba chiamali ogni elemento ^ dell' umano difeòrfo, che 
ha il fuono fuo rilevato , e f piccato . Quindi ogni fillaba 
dee avere la fua vocale, perchè fenza vocale non può eflervi 
(nono/ 

In molte maniere può rilevarli la fillaba • Primieramente può 
la fillaba confifere ìp upa fola vocale. Ciò avviene non fola- 

Aa mente 



f 

4 Delle parti del? Orazione 

! mente in quelle vocali , che da fé fole formano una parola , 

i come fono le particelle *, e, o y ma ancora in quelle, oh' 

entrano in una parola di più fi I labe , quando ntuna vocale lo- 
ro s'appoggia. Così nella parola amore la a fa fillaba da (e , 
perche la m non appartiene ad efTa , ma all' o , fui quale ella 

. vibra. 

f Io fecondo lifogo pub la vocale aver avanti di fé una fo- 

la confonante , come 6a, ce , di &c. e in quefto cafo pub U 

l > confonante eftere ciafcuna dell' Alfabeto • 

} .Terzo. Pub la vocale della fillaba aver dopo di fé una 

. confonante ad effa appoggiata, fenza più. Se la fithtba fc V 

ultima' detta parola, non pub ammettere la noftra lingua più 
confonantralla vocale appoggiate; fé non fotte già ufando 
una voce iìraniera-, come quella di Agilulf prefTo il Boccac- 
cio g. 3. n. 2, Se la (il lab a è per entro la parola , abbiamo 

, negli Antichi qualche efempio in contrario, come nel Boc- 

caccio g. 5. n. 2. Mentre che di \xzx\{ricchire cercavano . E 
g. 7. n. p. Perde di certo la magagna di quefto u&rrfvedere 

i dee procedere dal pero. Ma le fuddette voci fono dal Voca- 

' bòlario chiamate antiche. 

Quarto . Se le confonanti , che precedono alla vocale , fon 
due , non poflono eflere due mute , le quali preffo di noi fa- 
rebbon troppo duro fuono, e percib, bde^ o cti y che Ci nfa« 
no da 9 Greci, alla noftra Lingua non s' adattano. Poflono ef- 
fere due femivocali, purché la prima fia F, o S • La F fi 

I mette folo avanti L , o R , come in flagello , flemma , fio» 

\ fcio , fratello , freno , frigido , frodo , frumento . La S pub met- 

terti avanti a qualunque lettera, fuorché alla Z; la quale an- 
cora non pub mai andare innanzi a veruna confonante . An« 
cora è da offervarfi che predò di noi niuna fillaba comincia 

■ da due medefime confonanti ; percib quando in una parola è 

una confonante raddoppiata, la prima delle due lettere alla 
precedente fillaba fi aferive , e V altra alla feguente , come nel 
terzo Libro vedremo . 

Quinto . Pub la vocale della fillaba avere avanti di fé fino 
a tre confonanti, purché la prima di queGe fiaS, come fira* 
da , fcrivere , e fimili . 

Sello. La (illaba non pub oltrepafTare il numero di cinque 
lettere. Le confonanti in una fillaba, fra avanti, e dopo la 
vocale , poflono eflere tre , come in tracco , o anche quattro, 
Come hfpranga. 

[ Settimo. La fillaba finale della parola dee finire in vocale, 

) perche la lingua noftra ha le fue parole terminate in vocale, 

eccettuati i monofillabi con ± in ò n on)t*** "Oék altre cofe 
appartenenti alle fillabe nel Libro x6 x ^ fi ttattcrà * 



Uhro Primo. f 

C A,P. III. 

De* Dittongi tofcani . 

L'Unione di due vocali in una fillaba chiamati con greca 
voce Dittongo» Molti ne ha la Lingua tofeana, perchè, 
fecondo il parere del Salviati, a quarantanove aggiungono. 

1 Dittongi altri fono diitefi ,' altri raccolti • I diftefi fon 
quelli, che fanno fentire amendue le vocali in maniera, eh 9 e' 
non appari/cono qua fi dittongi , come Aurora , Europa , Bore a > 
*ae**j feudo, maisì &c«, ne' quali la p ri nei pai vocale e la pri- 
ma ; e l'altra fi feote bensì chiara e fpiccata, ma ciò non 
coglie che la fillaba non (la una fola , # perchè la feconda vo« 
cale fi pronunzia in qualche modo unita alla prima • I Di- 
tengi raccolti fon quelli , che fi pronunziano talmente uniti , 
che la prima vocale perde molto di fuoao , e la feconda è la 
principale, perchè fopra eiTa la voce fi pofa , come in pia- 
no , cielo , tuono , gie/o , e fómiglianti . 

Ha la Lingua \tofcana anche de* Trittongj f cioè tre vocali 
in una Sillaba unite, come vuoi, tuoi , fuoi , miei ec. ne' qua- 
li la principal vocale è quella di mezzo , fopra di cui la vo- 
ce fi pofa. 

Se la nofera Lingua abbia de' Quadrittongi , ciò quattro vo- 
cali in una fillaba , è controverso . l\ Salviati Hi. j. panie. 
i. dice di sì, e adduce gli efernpli in tacciuoi, e figli uoi . Il 
Buommattei Tran. 5. cap. y, gli giudica (blamente Trtttongi, 
perchè il primo i nel primo efempio ferve unicamente per fé- 
gno che il e ha da pronunciarli chiaro, e nel fecondo efempio 
ferve per accennare che il gì dee profferirli fch tacciato . Mi 
pare che dica bene . 

C A P. IV, 

Delle parole . 

PArola , dice il Salvini nelle note al Buommattei » detta è 
da parabola , in Provenzale paratila , in Ifpagnuolo pala» 
ha; perciocché quando uno ragiona, o favella, fuole ufar fi- 
gure, e trall'altre.frequentemente comparazioni, è fimilitudini * 
Parola adunque, che nella noftra Lingua chiamali ancora 
voce, vocabolo, e dizione, altro non è. che una voce arti» 
colata fignificativa d y alcuna idea delP animo noflro . Siccome 
pub la fillaba eifcre di una, o di più attere , così d'una, o 
di più fillabe può eflcre la parola . 

A 1 De\« 



é Delle parti deW Orazione 

Delle parole altre fono femplici s altre compofle. Le fem- 
T>Hcr fono quelle, che tóno formate di fillabe non fignificanti 
da fé fole, almeno rifpetto al tutto; com* monarca % liberale* 
principe &c, perche le fittabe 1 di qtiefte parole , o non fignifi* 
cario cos' alcuna, come. mo, nar , prin ; o fé (lenificano altro, 
ciò non ha che, fare col fignfficatb di queHa paróla intiera • Co- 
sì //, le, ci poffono etfefé particelle lignificati »d, ma ciò non 
ba relazione alle parole liberale , O k principe . Le parole com- 
pofle fonò quelle , che, fi formano dt più femplici , come Gran* 
duca , valentuomo , gentiluomo &c. ai noti perb , eiTervi in 
alcune parole fcompofle qualche parte, la quale da (e non fi- 
«nifica, ma foiamente in cómpofizione. Cosi arci da fé non 
lignifica nulla , ma nella parola Arcivefcovo , accenna maggio* 
3-anza, e maggiore eccellenza, ed è di greca origine . Altresì 
Ora, e fr* in coiri porzione denotano accrefci mento, forfè dal- 
L*** ra d** Latini , come nelle parole flracantare ,. tracorrere ce. 
Delie altre cofe , le quali alle tofcane parole • appartener pof* 
fono, tratierenfio nel terzo libro. 

C A P. V. 

Della tofcàna orazione , e delle fue farti. 

L Orazione che chiamali ancora difcorfò , e una unione di 
parole , con le quali noi, componendo , o dividendo le noflrt 
idee , mani feftiamo i concetti del? animo noftro , come fonale fé» 
É^pti, del Bocc. Proem. Umana tofa è aver compaglom degli 
affimi } E degli Ammaeft. degli Antichi pag. 119. Siccome 
non fono da ufare parole molto ufate , così né molto dif tifate ^ 
Otto fono le parti della tofcana orazione, eie* nome », pro- 
nome , verbo, participio , prepofizione , avvèrbio, interazione t 
e congiunzione. le prime quattro fi declinano, le altre quat- 
tro fono indeclinabili . 

Nome è parola declinabile per cafi , la quale fignifica alcu- 
na co/a 9 fenza denotar tetrìpo , come uomo , Pietro , virtù . 

Pronome è parola declinabile , t a quale ef eretta la vote dei 
**** 9 cornei* 9 tu, colui, que]fa % 



Libro Primo. j 

ha fìrza di efpìicare gli accidenti di quello , come Pietro fla* 
dia dUigantemente la lezione + 

IntSjezione è una parate mdedi^abik r, chi f intramette per 
entro il pattare , per esprimere gli affetti dttf mima , come ah f 
eh , cime* 

Con gì unzione \ una parola indeclinabile , la quale ha forze 
di unite infteme U farti flWi' orazione , come perchè , pure * 
dunque . 

C A P. VL 

- , Delie divi/ioni del nome m 

LA piti folenne divifione del nome e in fuftamivo, e io 
addiettivo. K nome fuflanttvo è quello , che fignifica una 
fuftanza , ovvero alcuna co/a agni fa di fujìftnza , che per fé mede' 
fima fi fofienga; e può perciò (lare nell'orazione fenza altro 
nome , a cui s' appoggi , come Cielo , uomo , virth f colore , 

L'addi etti vo e quello ^ che accenna modo , o qualità della co- 
fa , * aa* pwb y?^w *ttflf orazione fenz appoggiar fi a un fitflan- 
tivo o efpreffo , o fattoi nt e fa : ef pretto , come uomo prudente ; 
for-toinrefo , come il prudente , cioè P uomo prudente , 

I nomi fuflantivi, che dinotano individualmente una perfo- 
ri*, o una cofa, Ci chiamano proprj » come Pietro t Bologna , 
JfM», 1 e quelli che denotano cofe comuni, ed incerre, appel- 
lativi^ chiamano, come uomo , c/W, fiume. Agli appella- 
tivi ridur fi poffono gli infiniti de* verbi , quando fra n no per. 
nomi, come ti dire, lo fiare , /' udire ec* Appellativo e an- 
cora il nome collettivo , il quììe nel numero (Iugulare fignìfi- 
ca moltitudine > come gente , efercito, greggia, e fimifi . 

^ I nomi add ietti vi altri fono perfetti , altri imperfetti , Ad* 
diettlvi perfetti fono quelli , che accennano aflolut a qualità nel 
loro flirtanti vo» ricevono il più, e 1 ! meno, e poffono fervi* 
per epiteti , coma bianco , nero , bei io > brutto , laudevote , bia* 
fitnevole f piacevole , nojofa , ed altri fenza fine ; i quali mani* 
feflarto qualità nel fuggeno, poffono aumentarfi , e diminuirli 
nel fignificato» ponendo per efempio una cofa eflete più, o> 
men bianca ; e pongono ftrvir per epi le ii , polendoti dire bel 
r, coturni iaudevoli, e va difr^-pnào - Kdd\£u\M\ vm* 




pofTefiìvi, come Romano 
di MonfignofC) Madonna 






\ 



N I 









' E Delle parti dell'* Orazione 

frrefloccoè tutte le condizioni accennate . È gli ultimi Tono 
da' noflri Gramatici chiamati partecipanti , perche fi ufano ta- 
lora addiettivi , talora fufìantivi. Cosi die e fi e Monfigner Ve- 
dovo ; e aflblutamente Monfignofe ; e altresì Madama tale , e 
aflblutamente Madama. E così avviene de 9 titoli di Santo , 
Maeflro, Sm 9 Signare, e d'altri sì fatti. 

Pet fina» quanto all' origine, i nomi fuftantivi, o addiet- 
tivi, diconfi primitivi, quando da altra voce non derivano , 
come monte, mare, buono ; e quando sì, derivativi fi chia- 
mano. Quelli che vengono da un nome, come feudiere da 
feudo, nominali ; quelli, che dà un verbo, come, bravata da 
bramare, verbali, e quelliche da pronome derivano, come 
noflrale da noftro , pronominali V appellano. Altri vengono 
di* Ila patria , come :Bjolognefe ;. altri dalla nazione , come ha* 
diano, Tofcano ;> altri dall' apparteneva, come cavallo regio, 
faldato auftriaco ; altri dau imitazione , come flile boccacce* 
fio; ed altri da altro, che non giova qui annoverare. 

C A P. VII. 

De* nomi alterati. 

NOmi alterati chiamiamo quelli , i quali ricevono accrefei- 
mento , o diminuzione nella loro femplice lignificazione • 

Degli accrefei t ivi , e diminutivi proprj della 
Lingua tofeana. 

GLI aumentativi, o accrefeitivi fu damivi, i quali piti fi* 
gallicano de'fetnplici loro talvolta dinotano grandezza, 
talvolta peggioramento , o malvagità . Quelli che dinotano 
grandezza fogìiono efeire in ove , otto , ozzo >' ozza . Salvi ni 
Cicalata ?. 1 Greci gran maeft roni . Bocc. g. 8. n. d.. Ben fa- 
rai e con pane , e con formaggio a certi genti Ioni , che ci ha 
dattorno. Secondo il Vocabolario genti lotto ^ fignifica gentiluo- 
mo di grande autorità , e propriamente Signor di cartella > 
Bocc. g.~8. m. 2. Era pure una piacevole, e frefea fbrefozza, 
cioè conradinorta . E fi noti che §|« accrcfcmvi in ona fi o- 
dono bensì nell'jufo, come donnona camp** 9 *.*' ms fecondo 
gii Scrittori, *\ Vocabolario, f e » % cW\ %*t\io della lin- 
gua iia di 6ngli di genere mafch;i^WÌ» eT t\\ rime voi. z. pag. 
7. Afte piagnei*» fri un bel don > ^ $ a Wn ìmjar nelt " 



tua beh*. fondo. Buonarroti FiJr^wa i a\\*\^ * Sonate'* 
CMpanone, ew> 7 ^figlio Deli? * , ^ *** ' ' 
-Quegli. «omfcffM, chi di^f ** x V 4 Jff**** * vv 



f 



( 



Libro Primol j/ 

Rmento, o malvagità, chiamanfi perorativi, o avvilitivi; 
I pili efcono incoccio , accia , *%zo . GtlH Sporta aito i.fc.^. 
Chi non tot moglie alla fine è tenuto un omaccio . Varchi 
Smc. att. j« fc. 4. Cotèfla è una fantoccia fidici* . Bocc. g. io, 
IU& lo no» fon nato % dulìa feccia ^ del^ popolazzo di JRom* . 
Talvolta però alcuni di tali peggiorativi fi trovano ufati per 
dinotar grandezza, come pretto ti Bocc. g.8. n. p. O ella vi 
parrebbe la beltà fem minaccia ! Cioè grande, e grotta. Sono 
altresì peggiorativi i fendenti. Bardi di/c. del Calcio ^ p. 11, 
Nel Calcio non è da comportare ogni^ genuine. Segneri^ Man» 
na 27. Agofto n. 4. 1 Demonf fi ripartiranno quella ciurma- 
glia tra fé. 

Anche gli addiettivì ricevono le fuddctte alterazioni , come 
da* Seguenti efempli fi vedrà. Caro p. 2. lett. 127. Non vidi . 
mai uomini più belloni , né più rugiadofi di quefti • Firenz. 
nov, p. Egli è grafTotto a quel modo. Bocc. g. 8. n. 4. Perchè 
così cagnazzo vifo avea , da ogni uomo era chiamata Ciutaz* 
za. Cioè brutto, e deforme. E ivi n. 2. Era brunazza , • 
ben tarchiata . Lor. de' Medici Nencia fì. 26. Ella è groflbe- 
cia , tarchiata , e giulìa , Frefcoccia , è graffa . Agnolo Pan^ 
dolf. pag. 62. Vedi tu , donna mia, come le nojire fino tutte 
frefeozze? Il Vocabolario V. Galeone nel §. Uom grandaccìo, 
e dannila • 

Quanto a' diminutivi , ricchiflìma n'è la Lingua tofeana . 
Ne fono di due forte , difpregiativi , e vezzeggiativi. I dif- 
pregiativi dinotano difpregio , ed efcono ordinariamente in 
etto, dio, uccio, uzzo, tanto fattami vi , quanto addiettivì . 
Caro voi. 1. lett. 28. Chi è queJP ometto , che 0* è venuto a dir 
villania in cafa noflra ? Bocc. g. 7. n. 4. lo una n* aggiugnerl. 
da una fernplicetra donna adoperata. Dant. Inf. cant. 24. Lo 
villanettq , a cui la roba manca, Si leva, e guarda. Bocc, 
Nbif. Fief fi. 10 1. Io non ti feguo , come il falcon face, , La 
Volante pernice cattivella. Matt. Vili. /. p. e. 10. Veflito di 
ficco, con vii cappeNuccio. Bocc. &, 2. tv io. 5*} ti fi e uzzo » 
e trifìanzuol mi parete . 

A'fuddetti aggiugner iì poffbno i feguénti , che fembrano 
fuor di regola. Bocc. g. 3. princ. Ed in alcuna cerbiatti gio* 
vani andar pafeendo . £ g. 8. n. p. Era una triftanzuola , chi 
peggio , che non età alta un fommeffo . Cecch. ; Diffim. Atfùf.. 
[cena 5. Che tu non la cavi di codefla fafipola ; e non la con* 
duci qua in cafa tua} Crefc. lib. 1. e. 7* E f pino fi , e lepratti, 
e fimigliante cefi. Buonarr. Fiera £.4. att. 5. fc, là.. T or con 
quelle boccucce, Fan que^vifi amarognoli «, cioè alquanta amari « 
Franco Sacch. n. 177. Vide nuove ragioni d? uve al fio intendimene 
to:e dove bianche di ragione verdigna. Cioè alquanta verde r 

Do* 



> 



w- 



le • Delle patti delf Orazione 

. De' comparativi , e de* fuperlativi tofcanì . 

Un nome ,- che lignifica Semplicemente alcuno accidente f 
fén«a relazione, od ecceflo, chi a ma fi pofitivo, come buono , 
cattivò^ granile. Se poi fignifica qualche accrcfcimento , o 
diminuzione per rifpetto al potiti vo, fi chiama comparativo» 
come migliore i peggiore , rnen buono , men cattivo , maggiore , 
trinare &c. E fé fignifica tutto l' effetto del crefcere , o dello 
fcemare, fi chiama (u periati vo, come ottimo , buoni/fimo f 
maflìmo) grandijfìmo , ptjfimo, catt i vittimo . 

l comparativi nella noftra Lingua B formano con aggfagne- 
re le particelle pib\ o «0*00, le quali lignificano accrefcimen- 
to, o diminuzione . Petrar. jcanz. 24. ttw <&»** pili bella af* 
fai cbe*l Sole , £ più lucente. E fon. 12. Quanto eia/cuna è 
meri bella *# /«, Tanto ere/ce il de fio , che m'innamora. 

Abbiamo ancora i comparativi maggiore , minore , migliore, 
peggiore ) meglio , o f*£g/p » i quali fono di latina fchiatta , e 
quindi pattati a noi con poco travifamento . Quefti compa- 
rativi contengono in fé le particelle più , o meno , le quali 
perciò non debbono efprimerfi , benché prefTo gli Antichi pih 
maggiore fi trovi alcuna volta . Altresì il Bocc. usò, pih y e 
meno 9 in vece di maggiore, e minore. Giorn. 6. nel princ. 
Della più bellezza y e della meno delle raccontate novelle dìf* 
pittando . 

De' Imperlativi n' abbiamo alcuni da 1 Latini , come ottimo ^ 
pejjimoj maJfìmO) minimo, fupremo , infimo, &c« Gli altri N 
fu periati vi efcono in iffxmo, come grandijfimo , benijjimo &c. 
ficco me non pochi predo i Latini . E* però da notarli che 
pretto di noi , come predo i Latini , i fuperlativi non fi pren- 
dono con tanto rigore, che non poflbno ricevere determina* 
rione* od accrefeimento . In Cicerone troviamo.- multo /«- 
cundiffxmus , longe eruditijpmus , res tam maxime neceflaria &c. 
Predo i noftri Antichi troviamo. N0v.ant.4j. Vide P ombra 
fua molto belliflima. Bocc. g.é. n. 10. Niuna faenza aven- 
do , sì ottimo parlatore ? e pronto era > c ^ e & c - F^ 00 -. ''^- 7- 
n^jfi*\. /Ippreffo / ^#*// Biancofiore muniva tanto belliflima , 
tffc #»/ compofizione ci /aria fcarj a £d altri efemplari anco- 
13 rfjono, ma «i man/era oggi n % V uferebbe . 
• 1 » £ n »*. * //- * mi chi tifavano <f* °H ' fl ttfte a? nomi in priir- 

tne d? fetuemi */^.„ '-ji^_7* . ^R f |1 J>qW\o. Sen. Pift. 

a» 




' • Libro primo'. Il 

A! fuperlativq altresì potrebbe in qualche modo rìdurfi il . 
pofitivo replicato , perche dinota eccedo. Nov.ant. 54. Ebbe 
uno cavallo, e da* tuoi fanti il fece vivo vivo /cor ticarr. Bocc. 
£. *. d. io. Elle (twhebon vive vive metter nel fuoco , # /*rwe 
cenere. E g. x- n. 1. Airft v/ priego^ Padre mio buono , c£* 
co/} puntualmente d'ogni 'cofa, d'ogni cofa mi domandiate , 
*owe /* mai confeffato non mi foff\. E g+ 2. ». j. CAe fé aliato 
allato * Filoftrato vèdea . ^ Buonarr. Fiera gior. 2. atto 4. fc. 
39. jBìij) , e ^/ve»/b piccin piccino . Così te/ftf/o fi ufa per 
*w* * tutto , per brevità di pronunzia . - Bocc. g. 7. ». 4. Co- 
minciatono a riprende* tùtutti Tofano . 

Ancora al fu per lati vo fi riducono i Tegnenti modi di dire . 
Bócc. *. 2.' ». 7. Dolente fuor di mifura, fin^ alcuno indugio 
ciòj cbe*l Re di Cappadocia domandava 9 fece . E» g. 3. n#t 
8. Ferondo uomo materiale , e gro/fo fenza modo . Petrar, canz. 
49. Fammi , cAe p*o/ , */*//* /«* grazia degno , Senza fine • 
Beata ) Già coronata nel fuperno regno. 

C A P. VHI. 

Be' »w»/ partitivi , e We* numerali • 

INòmi partitivi fono quelli , i quali lignificano una cofa 
fra molte , come , «no , yà/o , alcuno , ehi , ciajcuno , &c* 
o molte cofe infieme, come tutti , wo/W, »/«»o «e. 

I nomi a numerali fono quelli, ebe lignificano numero-, e 
ne fono di tre forte. Altfri chiamanti cardinali , che fignfóc*> 
fio numerò afTòlutamente , e leni' ordine ., come uno x due , 
tre , quattro &c. , e fono ordinariamente addièttivi, dicendoti 
per efempio : tre giovani , fette' donne ^ cento novelle ... fc 

Talvolta però fi adoperarlo in forza di fuftantivi ,' carne 
quando diciamo: il due* il tre &c. e in giocando: tre cìn» 
qui , /re /e/// , /re »ov/ &C. 

Quanto a come fi pronunzitelo , e fi ferivano i nomerali , 
ì cofa nòta. Z>«e fi dice in pmfa v e in verfo. Duoi y fedifap- 
provato dal Caro voi. 2. léft. 100. ma pure trovafi in Gian 
Villani 1. 12. e. $J. Duo è frequente in verfo, e prefToil Pe- 
trarca , non folamlftte mafcolino , ma anche contia ti parer 
del Rufcelli , iti femminino. Pànie Par. cati. 4. Intra da* ora* 
me . Dua fembra tropjto fiorentino ma F* r * e JH* } xw f* °* 
fera pj negli Antichi. I numeri j!> JLm % d*c*o"<(* «wi«f 
*ov* così fi pronunziano , e eoa ' c ■ ^pu 

Altri chiamami ordinativi , e S\v^ ~tv° 
ne, ovvero l'ultimo di tal n ^ JK«»5^JS3^^» V™ 



*t»Wftto owv **&*. 



.... nut^ 
W2* &c. e fono quafi fempt* ftrl ^ 



8» 



^' 



/ 



F 



t 



t. 



I* Delle parti dell' Opzione 

ciò* nna terza, i h%& ^"jL? *» * u » «' 
»on è fiata lunga per lo terzo J£'r>r ** B '* Q*»fr 
W/V-^iCoS/ A/ ' /M * Nw.anr.oj, 

Ahri finalmente fono dMlribntivi io., v. r -e 
buzione, o fia quantità nwS * £ < Sj fi « mfie " no **'" 
centinaio, migliaio &c *f«r^ ^L. e > « ** •». v «""»« » 
ftanrw'ftnz.apSi?;-' * ^ f«npre fuflant.vì, perche 

C A P. IX. 

Bìlie varietà, „ fieno paffionì del nome . 

in.^i!^S■^^•^.^^t^ *»I. cioè 

femminile, come ZLT ,/, T' /W ' ?* ftw » *»*» ec ' 
che fi ufa in am en ^f f '„ ^' i??/M ' ^' z/ ' ec - comune » 
tro, che non e „ ?Z(Ju e "i Z™ -'V*' /w " ** nml 
g>»Jio &c. e nmmlr Ch, ' e ' ■?;*">"»«'• i come opportuno > 
ce ferve ad aE ,fcu ? »° confuto , Uguale con una Vola vo^ 
9 VC ad an »nd«e i feffi , come, tordo , *»*«///, & c . YW ^ 

Quali nomi prego di noi fieno dì genere comune. 

Q^f 5S' c *e finifeono, in ,, e dinotano quali. 

W&A xrand* P ^ d amen ^e i generi, come pm», ««*//,, 

«nf aSra Kn » &&V ' «**» > e a,tri s1 fatti • 
™™ir U nó™T*en>fZ UVl > l « uali * ,a ' D0ftri Autori fi ofa. 
„ AERE, fecce ? ìmS? 8 ?!™* I. Più ricevati fono i feguenti. 

^.btm*.i^££fo AtDet0 °- «Ofc M* poùéèVwui a di- 

^tard/ ww ; *™^a«- «/fe i 8 | 0W » n. 199. Arbore traf- 

■*'' /* lieto «ne perventim 
Ptlhc '#"> "à*?//*? 1 '® »• X^ *^4 ' A n A chiaro fonte , : 



4' 



libro Primi j$ \ 

che avorio , e neve avanza . Bocc. & 4. n. 1. Accomandando 
ben r un de* capi della fune a un forte bronco , per quella fi 
collo nella grotta * 

GENESI . Gio. Vili. lTb.11. e. 2. Cominceremo dai princi- 
pio del Genefi. Davanz. feifm. pag. ?&' Lajcìaffe (oro un per 
cento di quanto hanno, e guadagnarono \ £ufilP uno col /udore 
del volto , come comanda la Genefi . 

ORDINE PER DISPOSIZIONE. Bocc. g. 9. m 9. Se 
con fana mente farà riguardato l'ordine delle co/e* Stor. Pi- 
tto!, pag. 171. Prefa l'ordine tra loro, il franato fue revela- 
to al Duca. 

'ORDINE PER RELIGIONE. Bocc. n. 1. lo ho avuta 
fempre fpeciat divozione al voftro Ordine. Gio. Vili. I* %. e. 
24. Al tempo del detto Papa Innocenzo fi comincio la fanta 
Ordine d£ Frati Minori • 

OSTE PER ESERCITO. Gio. Vili. lib,u. e. 5$. Cosi 
avvenne nel no (ho bene avventurato òfte. Bocc* g. 2. nu. 7. 
Congregò una bella , e qrande , e p oderò fa olle . 

TEMA PER ARGOMENTO . Petrar. e. 6. Ma per non 
feguir più sì lungo tema , Tempo è che io tomi al mio pri- 
mo lavoro. Bocc. g. 9. ih fine. La tema, piacque alla lieta 
brigata. Nel femminile però Ci trova di rado . 

O [fervazioni /opra alcuni altri nomi di genere comune. 

CARCERE fi trova in amendue i generi. Petr. fon. 22. 
Né lieto più del career fi differrà Chi *morno al collo ebbe la 
corda avvinta . Gio. Vili. I, .12. e. 16. E ogni atto t e fcrit- 
ture, vi furon prefe^ e arfe 9 e rotta la carcere della Vologna* 
na y e fcapolati i prigioni i . Nel numero del più fi dice le jar» 
ceri , o le carcere ma in genere mafehile non ho trovato al* 
cuno efempio. # , 

Predò gli antichi fi trovano alcuni nomi rhafchifi finggjar- 
xnente dinotanti ufficio, applicati a femmina. Matr. Vili. I. 
1. e. 9. La/ciò la giovane Reina ricca di grande te/oro ^ e gover- 
natore del reame . E lih. 7. e. 64. della celebre Madonna Cia 
degli Ordelaffi dice : Ella /ola rima/e guidatore della guerra 9 
e capitana de*foldati . E nella Vita di S. Maria Maddalena 
pag. 4. Ci dice di lei : Era molto Sellijfima parlatore . m 
9 Alcuni nomi ci fono , i quali fi ulano in amendue i gene> 
ri: ma con qualche variazione di fignificato. Così :== 
DIMANE quando lignifica il dì vegente èmafcolmo. Al- 



•^ 




$KKRft 



Qraziom * * 

■**• ?*• Q?*ndò fui deflo mi. 
' l forno i miei figliuoli . 
afa in amendue li generi , 
ed ambo le fendici Fatte 
Firert. Afin, carù 47. Pó- 
condotta alla margine deW 
ifno* Quando figli ifica cica- 
li ricordò , lei dovere avete 
r » l ^ 4 . ' Mtebi* finiflra . 
> dì noi non fanno forza le 
Così metodo , 'pericolo, fi- 
mi ,gli ufiatnò mafchili ; 
dal greco , fono , ti j>ri- 
ile it fecondo. I nomi de* 
, da quercia , ed elee in 
tro hanno lo Retto nome , 
femminile il fecondo , di- 
1 frutto , e così * melo , p 
orrendo • 

tro. 

le Profe (lima che la Lin- 
ciati Voi. lib. 2* C. 12. lo 

•due: il Bembo, 

per lo neutro , 

tini ; il Salviati 

_xc. g. 2. n. 10. H 

pete. QuelP/7 fta come 
9 hoc de' Latini. E g. 7. 
eP5, che tu andavi cer* 
illuda * ? *à de * Latini , 
timorate, credendo che fof* 

altra cofa . Bocc. g. 2. 
di qui . Direbbjefi in La- 
fa. Ancora nel maggior 
tata xie Demooia, le fo?tm + 

pretto 1 nofìri Scrittori 
Jviat» > d 9 abito neutrale . 

. A $& WW» ahbtatnp i 
tJ * ^tv Wo nome cqut 
d^vf *\W\.tàcw % cm* 




Libm Primo ì ij 

vo } fcarafiqjgio 8lc. comprendono anche la femmina: tquifoì 
fepre, anguilla , volpe , rondine-* vipera , pantere &e. com- 
prendono ancora il mafcbio » Manni /«&, 4. 

Numeri de* mflri nomi • 

Due fono t numeri aVnoftri npjnl , tfngulare, e plurale - 
11 fingulare noi lo chiamiamo numero minore, o del meno; 
e il plurale lo dimandiamo numero magjipre, o del j8u 

Gàfi de*nofhri numi « 

Sei fono preffo dì noi i cafi de' nomi, come preffo 1 Lati* 
ni, e fono da noi talvolta alati anco i loro nomi : benché 
per altro l* ufo noflro più frequente ila di chiamare il nomi- 
nativo primo cafo.| fecondo il genitivo > terza il dativo, 
quarto 1 accusativo, quinto il vocativo, e fcflo l'ablativo» 

G A P* X* 

Del fante* fo [è 

LA terminazione * fia ufcita de* noflri nomi e bensì varia 
pacando dal minor numero al maggiore, onde diclamo 
per efempio nel nomerò del meno 00900, donna , nel nomerò 
del più uomini , i onm ♦ ma non ha varietà alcun» ne* cafi di 
ciafcun numero, fervendo una fola invariata voce al minor 
numero e d un* altra fola al maggiore. Ed e in qttefto la 




.... dunque m 

^ prepofizioni, le <jua!i aggiunte a* nomi., mollrano ia qoa- 
li cafi adoperar fi vogliano da chi parla , o fcrive , e pe> 
ciò chiamati fegnacafi, oyicecafi. . 

Intorno al numero de' fegnacafi ci hadiverRtà di pareri ir* 
i noftri Graffiatici. Il Salviati voL z. /#• z.paa.t. ei. Op 
aflegna fei , DI , A , DA , CON , IN , PER : >Un p* co? 
«mneoiente de' foli tre primi fi contentano- Noi, len *\J*^ 
terci ad efaminar quello punto, diremo f n\ fce^^T* v!ltasa 
mattei, tre effereS fegnacafi più ^JJ» <*£ ?\^SSi 



mattcì , tre eflere 1 legnacau più Ot<Jì nK ; C^ à w ifa«'4' 
al fecondo cafo, A, che ferve al £*ta)t * V\ *» %££ 
/eflo: e ouefti tre fegnacafi , fen^ ^ , e *«^ \*t*» 
ad amendue 1 numeri. U primo l U fft t^0 . % : cjotìL\^V 
St&o ; perchì & pfono egua I^J ^ V^^C^^^^ÉS? 
mente i ywV> *<* > JwfeviV *^Jf* * 



fr- ■■ 




Si, 


St. 


*«». 


*s* 



>er . 




Libro Primo* VJ 

n. ». t fi dire le fante, e l' aprirà, el dar *M ciotte nel 
calcagno a Calandrino fu tutt y uno*. E così avviene degli avver- 
bi , e delle altre particelle , quando {ottengono le veci di no- 
me. Dittam. libi» i. cap. 7. E V dove , 'l quando tutto gli 
narrai. Bfccc. g.8. n. 6. Sem' olona cofa dir del perchè , a* 
mendue gli fece figliare. E Filoc. Itb. 6. num. 145. Qome, # 
/Wfl&* w»(/i/ » f»? W rjtf •»' rif fondeva: del coni e non 
ti caglia , ma ti perchè ri dirò . 

Gli addiettivi, cornee he aderifeouo at loro fuftantivo, non 
hanno articolo proprio ; ma pure il ricevono non di rado per 
proprietà di linguaggio. Così que' fallanti vi , che non hanno 
articolo, fé avranno feco un addiettivo, sì riceveranno l'ar- 
ticolo. Patta v. pag. 12. L'onnipotente Iddio. Petrar. fon* 
loó. L'avara Babilonia ha colmo il facco. 

Ma l'aneto proprio, e fpecifico dell'articolo fi è determi- 
rare , e diftingoere la cofa accennata : e forfè perciò fi chia« 
ina articolo , per fimilitndine alle giunture del corpo , le qua* 
li dtfttriguono fra fé i membri 9 e chiamanfi articoli . Orque* 
fìa determinazione, e dUUnzrone fi fa nell'articolo col parti* 
colarizzare in certo modo una cofa. Gosì s'io diceflt, per 
cagton d' efempto: io non ho denoti, farebbe intero ch'io non 
ne avelli ponto : ma fé io diceffi : non ho i denari, s' inten- 
derebbe ch'io non aveffi la quantità di danari neceftariaafare 
alcuna fpefa . I Latini , i quali mancavano degli articoli , non 
potevano dire altro pib , che nummos non habeo . Così anco* 
ra, dice il Buommattei, noi diciamo: bere vino, bere il vi* 
no , e bere del vino , e il primo lignifica non attenerli dal vi- 
no, il fecondo bere tutto il vino, di cui Ci tratta , el terzo 
bere qualche quantità di vino. In latino non fi può dir al* 
tro, che vinutn bibere* r 

Tre fono i noftri articoli 9 cioè // , h , la . La declinazio- 
ne di tali articoli va in ciafeun numero per cinque cafi fola* 
mente, perchè il vocativo non riceve articolo. 

Del frimo articolo . / 

Noin - ( 2. cafo del. Ncm ' ( 2. cafo degli, ode*. 

del ( ?. cafo al. del ( ?• cafo agli , o a** 

Mattn (4* cafo il. 5h (4. cafo /, o li* 

mfm0 • ( S . cafo dal. * ,U • {y afe dagli , « da' . 

Quell'articolo fi adopeta con tutti i nori>* tn^ co ^ mi di qua- 
lunque declinazione, che cominciano A £a^° nant ? " ** on ^ 
ttfa innanzi a que'nomi, che cominciai, j- f>' 1 * conUm *™* ** 
Corbelli Reg. " n **ho d* * *t\- 



r^.> firn* *t^ s Cr»~*** 
,0< V*b < »^S; •> **»fotarrierj?e. dopo U par- 



Jttv>' 



Articolo » 



Xv ^ ( K c*f« ** Num. f^ £g f ;/ ;. . 

X "^ (xw^ ■.. <Vcafo>W*.. 

òei ( ** *»**"• del £*• caf ? **£• 

r 1 c*tó A» %>;n ( 4« caio g/i • 

^**(*cafoi«fc. • (S. ?afo <M'\ 

<VeA* articolo fi «topet» avarmV nomi mafcolini di qua* 
)iM*oe declinatone /che comincialo da vocale» o da $ fe§uU 
tata Ai mitre coronanti , o dqpp 1* p^celU per : onde fi dice. 
f*&4*> />•**» lo w4{°'> P** k Wle > e n( >n mai **r /? 
f **fc % Anzi il Boccaccio dopc^ le parole accorciate, che fit 
rùfeono in R adònera, volentieri quelt* articolo; ^ e dice Me** 
/few U Re* tóftr '<? Prete jfylepr lo Giudi fri e fimili. 

Del ferZa articolo,, , 



d«?l ( 3. cafo alla,. del ( j. caio «//*. 

(4- cafo £t. .» (4, (jafo/». 

( 5. cafo </«//*. P' u ' ( j. «a,f<> <**"'• 



Oiieft'articolo fi adopera cttfi tutti i nonpi femminili 4f 
VpMwogli». declinaayww . 

GAP,. XII. ' 

r Della fa //'nazione de* nomi . " 

lu »e'l^ r f ^ *J tro n °a *.» cfce l« variazione del nome 
f, ecl $zZ°i fo Jf>"*!/* «on'n Li nt! .^ ] e regolari , ed. ordinarie 

»*'££*?»*/, r* ** fare Col P 0< r Lc*£, «»8a via, l'atti- 
<*>«*,. 'k ferzi, * £$ %*»*# ,^ vwuo vo*. 

V>> ■ MU 



Minor numerò; 
Maggior numero 



11 Profeta , Del Profeta $ 

Ai Profeta , J/ Profeta, 

O Profeta, Dal Profeta ; 

i Jty&r* De* Profeti, 

A y Profeti, Ì Profeti, 

O Profeti,, Da' Profeti. 

Seconda declinazione » 



t^acfià Declinazione Jtom prende i homi femminili termini- 
ti in A . Mutata P A In E , retta formato il 



Minor numero. 



numero del piti . 
La Donna, della Donna* aita Donna» 
La Donna, Ò Donna, Dalla Donna. 
Maggior humero t Le Donne, Delle Donne, Alle Donne f 
Le Donne * Donne , Dalie Donne • 

forza Declinazione, 

Qiieftà comprende I ftófei rhafchiiì , e femminini terminati 
in E; là quale mutata. in I-, n'efce il numero del piti » 

Minor numero . // Padre , là Madre \ Del Padre , della 
Madre . Al Padre , alla Madre . Il Pa- 
dre, la Madre .. O Padre , o Madre , Dai 

. . Padre , dalla Madre ; 

Maggior nuintrcft Ì<Padri\ leMadti . De'Padri, delle Ma- 
Ari. A* Padri , alle Madri . / Padri , le 
Madri. O Padri, o Madri. Da' Padri f 
dalle Madri * 



Quarta Declinazione . 



Quella Declinazione 'fcomptènde i nomi rhafcbili , e femmi* 
ili terrhihanti in Ó: è mutato qyefto in 1 * *' ef ce il plurale . 
Minor humero. V capo, la mano Dei capo , àelia m* 
no. Al capò, alunno. V W^ U T?U 

" é mano i *>! *" 

Maggior numero. 1 capi, U *, 

À* rmHÌ . ~h ~ 



Jf capi\ al%**k\ P'1 









e*?''""!,*!»»'' 



6fl?l ì»VU 



o* 54 - 










t» Delle palli delt Orazio** """ . 

-C A P. xin. 

ZV ttomi indeci instili # ' > 

INdccllnahili chiamiamo que'nomi, i quali con Dna fola 
invariata voce fervono ad ambedue t numeri. Faremo aU 
cwe offervazioni fopra P ufo di elfi. 

Qffervazione prima . 

t nomi forefWer? fi nienti in confonante f fé fi adoperano ?n- 
variali , come fece il Boccaccio di A latici , Agilulfo Nata* f 
■ fono indeclinabili; onde fi direbbe per efempio; molte Ala* 

tifi >* due Agilulfo molti Natan . Se poi vengon ridotti a de- 
finente noOrale, come Alatielle % Agilulfo 9 Natan** , divert- 
ano declinabili . E noi fovente diciamo , Gerufalcmme , Ga+ 
Irò/Za, Raffici % e fimilu 

Offeruazione ficonda. 

IndecUnahiti fono i nomi, che hanno l'accento m fuIP ul- 
tima fiHaba 9 qinli fono i tronchi , « i monofiliabi , come 
Cittì x carità* vmh y piè % Re, gru &c. ; onde fi dice, le 
Città , le Carità, le virth^ *jpiè. t i Re 9 le gru . Quando pe» 
rò tali nomi fi rendono intieri, come chtade , caritade % vit» 
ludi ! o vktute % piede* f rege &c. fono declinabili . 

Offervaz/om terza^^ 

I nomi, chefinifcono in I, fono ordinariamente indeclina- 
bili . Così Parigi , Napoli » Empoli , Luigi , Lattieri , meflie- 
ri % mulattieri, e fimifi, non alterano ponto la loro vece nel 
maggior numero» 

OJftrvaz/one quarta. 

Abbiamo ancora fpezie y tifato per fotta, <cd anche fuperg- 
*/>, che fi nfano indeclinabili. Bocc. Inrrod. Un altro ani* 
male fuori dell* fpezre del? uomo . Paffav. pag. 1 54. Quattro 
/otto te fpeaie detta juperàia . Qoo.to» ** fecondo nome Bocc. 
nelia Framm. lib. 5, num # o. / ^0/1 /pm/# go* altrimenti 
mi cominciarono per ogni parto a ^ jh**** *^* /<»*«* i7 w<»r# 
da fottiJ vento diftefo neiia fu* ? *tfw\e w«»M«"f «* • Galli. 
tow. 3. pag. ?4. intendendo AjJ^Wr l\« fa * wfici « fol « » <* # 



( 



Ukro Primo. tt 

C A P* XIV. 

t>e* nomi eterocliti di doppia ufcita , 



l 



ETetocfiù fi chhmnQ que* nomi » i quali nella toro decE- 
nasìone efcono dalle ordinaria regole degli altri nomi . 
Alcuni npmt adunque hanno doppia ufciu nel minore , o 
nel maggior numero , fopra i quali notar fi poflbno le ieguea- 
ti oflervazioni . 

QJfervazione prima. 

Atomi nomi hanno $iù voci nel minore , e nel maggior 
Minerò* 

Sing* Ala, Ale* Alia. Plur. Ali * Ale f Alìz + 

Sing» Arma , ifrme . Plur. itfr#f/ » Wrmr • 

Sjngv Canzona , Panzane . Plur. Canzone , Cozzoni . 

Sing. Dorf» Do;«. Plur. Dpfr, 2>ote. 

Sing. Frode, froda. Plur. Frorf/, JW<r. 

Sing. Fronde % Fronda . Plur. Frendi , Fronde. 

Sing. JLaA;, Lai*. Plur. LoJ# f L*fe. 

Sing. Macina , Macine • Plur. Macino • , Macini * 

?ing. Redine, Redhta* Plur. Redini, Redine* 

ing. 5W* > &«r« . Plùr. JW« , 5W* . 

Sing. 7>/fe, TojOì. Plur. Tofl», To/Tr. 

Sing. ttjfc, K#jb. Plur. Hr/|i f **>. 

Offervasjone feconda . 

Altri nomi hanno più terminazioni nel numerp dil meno, 

una fola in quello del più • 

Due terminazioni hanno; Cavaliere , Cavaliere * Con fole t 
Confilo . Pen fiere , Pen fiero . Scolare , Scolaro . 

Tre terminazioni hanno: Deftrieri, Deftriere , De/Jiwo - 
Leggiere, Leggieri, Leggiero. Meftiere % Mejiieri , Mf(l«^ ■ 
Mulattiere* Mulattieri , Mulattiere. To^ |*t£ batvno U f«* 
la terminazione in I nel maggior nutrico • 

\ 
, QJfervazione ter^^ 




ra. Cafte,llq , ^j? r /// f e <$#//* . Q? 



•^ 



u. 




12 Delle parti delP Orazione 

fello , coltelli , e coltella,* Comandamento , comandamenti , e ^ 
man ci amenta . Corno , carw , *•<*■*# . Demonio , Demoni , e £)«• 
wi©/;/* . D/>o , <#// % e <#?* < F/7o , /*// , e fila • Fondamento , 
fondamenti t -e fondamenta •• F«/ò , jfo^ , e /«/* . Ginocchio , g/- 
nocchi , e ginocchia • Lenzuolo , lenzuoJi , e lenzuola • L*f f e ^ 
/*m, e /*/?*• Mulino % mulini , e mulina. Muro , rnUriy e 
mura • Peccato , peccaci , e peccata . Quadrello , quadrelli » -e 
quadrella . jR//o , W/? * f//* . JW?<? 9 faceti » e /*«•* • Veftìmen}^ 
to y veftimentì , e yeflimènta 
i ' 

Offerv azione quarta* 

Akunt nomi di optai fatta hanno fino a tre ttfcfté ne! nume- 
ro del piìj. Ecc;o 1 .più ficuri , efarpinati però diligentemente 
intorno al loro ufo , il quale talvolta non ^ talmente libero ^ 

Frutto ) h* frutti * e frutta. È (i trova anche preflb gli An- 
tichi , fruttora .- Cosi il Manni Lei. ^. 80. ^ Io crede jperb che 
/r«//ff fia plurale di jfr*f/* , nome femminile fignincante il 
parto degli arbori, e d'alcune erbe, 

G*/?o, In fenfo d* imprefap fatto glonofo^ ha ne{ maggior 
numero, fecondo il «Marini ivi, #*#/, g#** e £*/*«. Io tro- 
vo £f/fc* nel minor numero , in lignificato^' imprefa ; mtgefl*. 
nel maggior numero il veggo da'- Moderni ufato, ma noi tro- 
vo nel Vocabolàrio x nV pretto approvati Scrittori . 

Legno ha nel plurale le voci legni t ìegne , legna ; ma da 
non volerfi liberamente ufare . Quando figninca la materia fo- 
lida degli alberi, ha fplamente legni \ e quando fi vuole in- 
tendere del legname da bruciare ^ l' ufo di Firenze ammette e 
i e 8" e * ,* legna. 

Labbro ha labbri % labbra , e labbia , queft* oltirna voce \ 
piti del verfo, che delta profa. 

Offo ha offi , eflfV ùflu\' ' 
V*$B'& M" v^i , yifli$ia % vefiigie. 
^ A gneOì aggiunge ii Manni pag-SLM^^re* chehawew*- 

/ ^, mentirà, e membre\ Queft'uWima voce fi trova in Dan- 

re ^urg». ctfng'd, Hafiu mutato 4 tennovato tnembre ? Ma q- 
fandp/a i/ Itera per /a i'rf*#, tj 0iJ fe fc fattene cafo. 



f 




Libra, Primo-. zf 

per iati . Due antiche terminazioni di plurale con incrementr» 
fono in ufo oggidì, mi con restrizione oifignifkatti. Li pri- 
ma è donora che gli antichi dicevano per doni. e oggi figm- 
fica quegli amefi, e altro che óltre 1 la dota fi dinno alla ipo- 
fa , quando ella fe ne va a cafa del marito . Li feconda e 
tempora , che gli antichi dicevano per - tempi* e noi aliami 
per fignrficaYei digiuni, che fi Anno in tutte le ftagionUtll* 
anno, che nerchiataiarnp .. Le Qjmmq* Tempora* 

•'■ 
GAP. XV. 

De* nomi eterocliti, eòe hanné un fote plurale , ma c.q* 
defaenza fuor di tegola * 

QJfervàzion* prtùiG* 

CI fono de' nomi ,/i quali nel Angolare efeono in O , nd 
hanno un folo. plurale, il quale fìnifeein A , come quel- 
le de* nomi accennati net cap. precedente ofler, j. , e con V 
articolò femminile. Così cententijoj e mig&àp tanno ì e cerni* 
naja , te miglia fa? miglio le miglia z moggio^ h moggia : flaja. 
te ftaja i pajo le paja : Uovo> te uova i. e fimi li * 



L_ 






Qffetvàzhne feconda .. 

De* nomi,, che ntel angolare finifeon© in «>, ateum nel fio* 
raìe efeorio ir* d , altri rn chi ., Io ci terminano amici ^ dim& 
fiici , nemici r pubblici- 9 tragici ,. cartonici r chsreci , menaci y 
medici y eretict* potei, ebraici , grhr/. In chi eicono fichi , 
antichi, abbachi , fuòchi % cuochi % bieccht \ ciechi* Alcuni e- 
fcono ali* uno , e all'altro modo. Così: diciamo ptat tei , e 
pratichi : Jalvatici r e falvatichi :. mendici fc e mendichi * 

OJfetvazioner terz* l 

De* nomi terminati net (ingoiata u *ó a\cwv tìfcono Wt 
piotate in gì come /MApf» *7W<J! /L**S' : ^ VtV ** g 
come, alberghi , draghi , /«»#&; 
tri fono indifferenti , come d 
dialoghi % analogi % e analoga 



OS* 



v 






24 Ùelh pani ^tP Orazione 

, C A R XVI. 

m De* nomi difettivi . 

i OJJevvazione prima • 

M Arcano, nella noftra lingua del minor nomerò nozze i 
vantiti voce poetica in lenificato di penne ; fpezie 9 
| per mefcuglio d'aromati ad ufo di condimento, o medicina; 

tfequie $ parecchi, e parecchie ; reni, quando lignifica gli ar- 
i ilioni , ha amendue t «omeri ; ma quando lignifica la parte 

deretana del corpo „ ha il folo plurale. Così anche molle, o 
molli , (frumento da rattizzare il fuoco /e froge 4 cioè la pel» 
1 le di (opra delle narici , propriamente de' cavalli . 

Ofiervaziane feconda. 

I nomi numerali cardinali, da \.«* in fu, quando (tanna 
» per ^Jdiettivi , mancano del (ingoiare, e a* plurali foli fi a- 

\ «lattano , onde diciamo * tre anni , quattro cafe &c. Quando 

iranno per fuftantivi , hanno ambedue i numeri , con quella 
I diftinzione: ere, fei , e dieci fono indeclinabili, e fi dice!*» 

[ tre, un fei, un dieci: due tre, due fei , due dieci: gli altri li 

1 declinano , e fi dice : $ quattri, i cinqui, i feiti , gli ottt , t 

i novi . Poteva dubitarli fé foffe lecito ufar dui nel numero del 

1 più , perchè il Vocabolario lo dice ufato da' Poeti per Un- 

ma,- ma ora fembra tolta via la difficoltà, avendolo ofato 
j Lorenzo Bellini nelle fue Lezioni anatomiche dette nell Ac- 

cademia della Crufca bife. 11. pag. ìcyj., dove fcrive: E in- 
; divffihrle ti fei nelP e/Jer di fei, perchè t tre dui, ne* quali fi 

; può dividere, fono bensì di mi fura minore, &c* 

, Offervazione terza . 

b Niuno , nejfuno , veruno, ciafeuno, ciafibeduno, qualcuno, 0* 

L * gnuno , qualunque , qualfivogJia , ogni, e altresì uno, e una 

numerali addtetivi, mancano del plorale, perchè fempre fo- 
no aggiunti a (urtanti vi (?ngo/an\ • accennano cofa (ingoia- 
re, o a modo di fwguhre. 

Alcuno , quando Ggnlrlcà o d\ r o aggiunto ad altro no- 
Jne, p,& cofe indeterminate, h a J* f il? # Boccn^nelprinc. 
Secondo, che a con; affermano . «**«* PtOttn. Di niuna altra 

2£ nZ^ f if di P**»* alci**- hei à*tf >«f^' **&**** 
date. Uno, e Una /jtf» min h^?^ 1 € (P 3. Scaccio Fum. 

^V^^l* Ub, 



Libri) Primo* VJ 

n. ». È lì dire le parole, e l'aprirti» el dar /M ciotto nel 
calcagno a Calandrino fu mi uno< E così avviene degli avver- 
bi , e delle altre particelle , quando (ottengono le veci di no- 
me. Dittato. Kb. i. cap. 7. E V dove , *l quando tutto gii 
narrai, fece. g.8. o. 6. Sem? alcuna co/a dir del perchè , a» 
mendue gli fece pigliare. E Filoc. Itb. 6. num. 145. Qome, 
perchè venifli tu quii Ed egli mi tifpondeva: del come non 
ti caglia , ma ti perchè ti dirò . 

Gli addettivi, comecbè aderifeouo al loro foftantivo, non 
hanno articolo proprio ; ma pure il ricevono non di rado per 
proprietà di linguaggio. Così que' follanti vi , che non hanno 
articolo, fé avranno feco on addiettiro, sì riceveranno l'ar- 
ticolo. Paflav. pag. 12. L* onnipotente Iddio. Pctrar. fon. 
loó. L'avara Babilonia ba colmo il facco. 

Ma l'arido proprio, e fpecirko dell'articolo fi è determi- 
tiare , e diftinguere la aria accennata : e forfè perciò fi chia« 
ma articolo, per fimilttodine alle giunture del corpo, le qua* 
li dittinguono fra fé i membri , e chiamanfi articoli . Or que* 
fta determinazione, e dittinzione fi fa nell'articolo col parti* 
colarizzare in certo modo una cofa . Così s' io dicefti , per 
cagion d' efempio: io non bo^ denari 9 farebbe intefo ch'io non 
ne aveflì punto : ma fé io diceffi : non ho i denari, s' inten- 
derebbe eh io non aveflì la quantità di danari neceflaria a fare 
alcuna fpefa. I Latini, i quali mancavano degli articoli, non 
potevano dire altro pib , che nummos non òaòeo . Così anco- 
ra, dice il Buommattei, noi diciamo; bere vino , bere il vi- 
no , e bere del vino , e il primo fignifica non attenerti dal vi- 
no, il fecondo bere tutto il vino, di cui Ci tratta, el terzo 
bere qualche quantità di vino. In latino non fi può dir al* 
tro, che vinum bibere.^ 

Tre fono i uottri articoli , cioè // , h , la. La declinazio- 
ne di tali articoli va in ciafeun numero per cinque cafi fola* 
niente, perchè il vocativo non riceve articolo. 

Del primo articolo . 

Nwn - ( 2. cafo del. Ncm ' ( 2. cafo degli* o dt . 

del ( ?. cafo al . del ( ?. cafo agli , o **« 

•»«»* (4- cafo #/. _ 5?1 (4. cafo /, o li. 

mfStì0 • ( S . cafo dal. * ,u • (,. cafo digli, o da' . 

Queft* articolo fi adopeta, con tatui nomi mafcol ini di qua» 
lunqoe declinazione , che cominciano da confonante . Non fi 
tifa innanzi a cjue' nomi , che cominciano da più confonanti , la 
Corttielli Reg. £ ori- 



\% Delie parti 4dP Orazio»* 

rnma delte guali e un\S ; rfc immediatamente, dopo Ja par- 
ìictJIa />rr» 

Del. fecondo Articolo* 

V»r« ( *• ca ^° '** KTm« ( *• **fo £# • 

( 2. cafo dello , (a. cala <feg// . 

del (?. cafo*//o. . del ($. cafb «g//\ 

*i»mi ( 4- Calò /« . ^ ( 4. Cafo $/ì . 

QoeR* articolo fi adopera «vanir a' nomi mafc;olinj di qua* 
lunque declinazione » che comincialo da, vocale * o da S fegui* 
tata da altre condonanti , o dqpp |a pfcrtjc^lla Jte* ; pnde fi dice» 
£ aitate, PmtQi lo.fìucjio, pe* lo, quale , e non mai Per il 
quale. Anzi il Boccaccio dopo le parole accorciate, che fit 
rùlconq in R ^doperà, volentieri quett* articolo , e dice Monn 
Jì$nor lo Re, Me fax lo Prete j Mejjer lo Giudice > e fimili. 

. Del ferzo articolo^ , 

v,,m (i-cafo/*. Viim (r. cafo/*. 

Num ' ( t. cafo <M2t . Num ' ( ru cafq delle . 

del ( 3. cafo *//*.. del (3. calo*//;. 

1 ^.«^ (4- cafo/*». . -v (4, cafo/». 



OneO* articolo, fi adopera coji tutti i nonpi femminili 4* 

quilfi voglia declinatore . 



C A R XII. ' 

Della declinazione de nona 

A declinarono altro non i» che la variazione del nome 
4 ne' numeri^ e ne* cafi • 

Quattro fono nella noftra Lingua le regolari , ed. ordinarie 
declinazioni de' nomi -, le quali porremo qui diflribuite con 
\ l' articolo.. Chi le vorrà far,e col fegnacafo, tolga viai l'anti- 

i aio, e a' fecondi ,. $erzi % e fedi cafi di ciaficun numero pon- 

ga H fegnacafo. 

Prima Declinazione. 



v 



/' 



QjjtHa declinazione comprende i nomi macchili terminane 
in A. Mutando )' A in I , fi f ori jia il numero del più.. 



/ 



r Libro- Primo, .* ty 

Minor numerò; V Profeta, Del Profeta $ 

i4/ Profeta i II Profeta, 

O Profèta , Dal Profeta % 
Maggior nùmero ; I, Proferì De* Profeti , 

^' Profeti, 1 Profeti, 

O Profeti r Da* Profeti. 

Seconda, 'declinazione , 

Queftà Declinazione ^Comprende i homi femminili termina* 
ti in A. Mutata PA in E, retta formatoli nnmero del più . 
Minor iiumer©. La bohna., della Donna, alla Donna % 

La Donna » O Doma , Dalla Donna . 
Maggior faumero t Le Donne , Delle Donne , Alle Donne , . 
Le Donne * Do»** , Dalle Donne . 

Sferza Declinazione. 

Qùeftà comprende ! fiófoi mafcfiiìi , # e femminini terminati 

i E; la quale mutata. in I j n'efce il numero del. piti. 

Minor humeroi //' ÌWf£, là Madre ; D*/ IWré j «W/* 
AÌ<M?f* • ,4* Padre , *//<* ÀWre ; ìl Pa» 
are y la Madre .0 Padre , ó Madre * 2)*/ : , 

r . Pn Jr* , dalla Madre >...*.., 

Maggior ildinerov Ì<Padri ± Ir Madri ; De'Padri, delle Ma- 
dri . . ;4' iWr/ , *//* Àfaftv . / /Wr< , te 
Madri-. O Padri t o Madri. Da* Padri, l j 

'd*//r Madri i * j 

i 

Quarta Detonazione . t | 

Queftà Declinazione Comprende i homi mafchili , e femmi- , 
nili terminanti in O: e mutato quello ini, n'efce il plurale • j 

Minor nùmero . It capo , la mano . Del capo , <&//* ma- j | 

00 • Al caffo , alla mano . 2/ #*/w , /<# hi *- 
»o . £*/>$ , o w4«o . Dal capo , </«//* 
• ■ # mano. 

Maggior numero. 1 capi, le mani . De* capi, delle mani . 

4* c*/>; t *#* aw*»f • I f*pr , /e wnwii . O I 

itfp/> q mani. Da' capi > dalle mani* \ 



in 



Al 






t# Delle p«#i delt Orazione 

< A P. XIIL 

2># 1 ) nmì indecli rubili . \ 

INdecllnahili chiamiamo que* nomi , i quali con ona fola 
invariata voce fervono ad ambedue i numeri. Faremo aU 
cune offervazioni fopra l'ufo di eflu 

Q Nervazione prima • 

f ì nomi forefHeri finienr? io confonante 9 fé fi adoperano in- 

variati * come fece II Boccaccio di A lattei , Agilulfo Natan 9 
f fono iadeql inabili; onde fi direbbe per efempto; molti Ala* 

* tiel ; due Agilulfo molti Natan . Se poi vengon ridotti a de* 

finenxa noflrale, come A latitile , Agilulfo , Natan»* y diven- 
gono declinabili . £ noi fovente diciamo , Gerusalemme , G*- 
Jfer/c//a , RafacllQ l e fimili. 

Ojfervaziojt* flconda. 

Indeclinabili fono t nomi f che hanno V accento m full* ul- 
tima fiHaba , qiwli fono i tronchi , « i monofiilabi , come 
Città , carità i vmb, pie % Ee , gru &.C. , onde fi dice, /r 
Città , /* Carità , /* w>r£^ * # pAj i Re, le gru . Quando re* 
rò tali nomi fi rendono intieri, come chtade , cari t ade % vi*- 
inde % o wr***f * piede-, rege &c* fono declinabili ♦ 

Offervazfa** tetzi*^ 

l nomi, chefinifeono in I, fono ordinariamente indecli ria- 
bbi. Cosi Parigi, Napoli , Empoli, Luigi, Lattieri, meflt*- 
ri, mulattieri, e fimifi, non alterano punto la loro vece net 
maggior nomerò» 

Ofiervaróon* quarta . 

Abbiamo ancora fpezie , ufato per forra , >ed anebe fup&fi- 

xie, che fi ufano indecli nabil i . fiocc. Inrrod. Un altro ani* 

ma/e fuor/ della fpezie detf uomo . Paffav. pag. 1 54. Quattro 

fo*o te fpezie Mis jupnfca . Quan t(> ari fecondo nome Bocc. 

nella Fhmm. lib. 5. nQ( p. p. j ft fi fphiti no» altrimenti 

mi cominciar*** p^ ; par ^ ?*<*' ' % fo faceta il mar* 

fa fimi VM to Afle/JlilZ fua A ***W*nàm*mme . GaliL 

%• ty* CAP. 



V 



Litro Prime. tt 

C A P. XIV. 

n 2V nomi e feroci hi di doppia tacita . 

ETetocBu fi chUnwnp que* nomi « i quali nella loro deci- 
nazione efconp dalie ordinali* regole degli altri nomi . 
Alcuni nomi adunque hanno doppia ofciu nei minore t o 
nel maggior numero, fopra i quali notar fi poflbno le feguen- 
ti oflervazioni • 

QJfervaziene prima. 

Ataftti nomi hanno BÌìi voci nei minore , e nel maggior 
numero » 

.Sing* Aia, Ale, Aita. Plur. Ali 9 Ale f Alie* 

Sing* wfrroi , ^frme • PI or. Armi , Arme. 

Sing» Canzona , Panzoni • Plur. Canzoni ». Canzoni • 

Sing. Dorf, Dori. Plur. Dtff*, Ita*. 

Sing. Frode, froda. Plur. Frodi, Frode. 

Sing. Fronde : , Fronda . Piar. JVemtf , Fronde. 

Sing. J>&» La^?. a Piar. JUdr, L*&. 

Sing. Macina, Macine. Piar. Macine, Macini* 

fing. Redine , Redrna , Plur. Redini , Redine. % 

ing. lettre , Sfar* . Plur. &«« 9 JVwf* « 

Sing. T«$? , Tojfli . Plur. Toj/ì , T^ffe • 

Sing. tfrjfc, K,yfcf. Piar. tf?#, tf?/k. 



L_ 



Offervaqone feconda . 

Altri nomi hanno piti terminazioni nel numero del meno , 

una fola in quello del più . 

Due terminazioni hanno.- Cavaliere , Cavaliere. Con fide 9 
Confido . Pen fiere , Pan fiero . Scolare , Scolaro . 

Tre terminazioni hanno : Defirieri , Defiriere , Deflriero . 
Leggiere * Leggieri , Leggiero,, Mejtiere, Meftieei , Mefliei*. 
Màlattkre, Mulattieri , Mtdattiero. Tatti per> hanno Ufo* 
la terminazione in I nel maggior nwnero « 

, QJfervaziene *r^ * 

tal tw\ ^Yw*te 



Molti altri nomi hanno ari (bla r . ATe i tu* twt\ *\aw* 
hanno due ufeite f una delle quali b* ^^r^Vofe^^^/^r 
cone alquanti. i*iw/A> ha *»,//;, ** V^ C ° B^ 14 ^^ 



r*. C/fc//«, «,/fc///, .«„>//„. C**^*,. y • % ** £fcx 



* 




f 




A forni nomi di potai f»{ta hanno fitto a tre nfcfté nel oume-f 
ro del più. Ecco i.piùficuri, efaminati però diligentemente 
intorno al loro ufo , il quale talvolta non i talmente ljberp % 
^ Fruito , ha frutti , e frutta^ É fi trova anche presogli An- 
tichi^ fruttora .:,Così il Mann; L^/>. 80. lo creda però che 
frutte fia plurale di /r*"« * nome femminile, fignincaiite il 
parto degjri arbori , e d* alcune erbe , 

Gejìo, tri fenfo d'imprefa p fatto glonofo^ ha ne| maggior 
numero, fecondo il M anni iyi , gefii 9 gefo, e £ey?«. Io tro- 
vo gefla nel minor numero , in figni^icato # d , imprefa ; mtgefl*. 
nel maggior numero il veggo aV Moderni ufare, ma noi tro- 
vo nel Vocabolàrio % nV pretto approvati Scrittori . 

Legno ha net plurale le voci legni % (igne , legna ; ma da 
non volerli liberamente ufare . Quando lignifica la materia fo- 
lida degli alberi x ha folamente legni ; e quando fi vuole in- 
tendere del legname da bruciare % V ufo di Firenze ammette e| 
legne , £ legna . " ' * , 

Labbro ha labbri % labbra, e labbia x quefV* ultima voce i 
piti del verfo, che della profa. 

O/fc Jja offi x pjff y offa ♦ 

Pejtigio ha vg/l/&( , yifligia x vefiigi? , 

A quefti aggiunge il Manni pag.&i. Membro x che ha *j?«n;~ 
£fj , rnem&fa , e membre\ Queft' ultima voce fi trova in Dan- 
te 4*urg. «tati 4. itar*** *»*/**<* « rennovato memore? Ma ti- 
fandola il Poeta per la rima, 00 n è ^a farfene cab. 



De? nomi ci fon 



Qff*!V*zjò*t ùH(4 t4 - •- 



dj penere 



»/ *! fotiQ j qu*i\ h%*^ il fto&ki «ori follmente 
„; a • i- filile mi anchl ^. 'Le** 1 *** - Inoftrt buò- 

'W f * S>/ f per 



X 



/ 



UbrO t Primo-» 2f 

per lati . Due antiche terminazioni di plurale con incremento 
fono in ufo oggidì, ma con reftrizione di fìgnifìcato . La pri- 
ma è donerà che gli antiphi dicevano per doni f e oggi (igni- 
fica quegli arnefi, e altrtt che óltre* Iti dota fi danno al la ipo- 
fa, quando ella Ce ne va a cafa del marito. La feconda h 
tempora , che gli antichi decevano per tempi, e noi ufiamo 
per fignitìcate I digiuni, che fi fanno in tutte leftagionidell* 
anno , che neri chiimiarnp .. L* Quattro» Tempora* >• 

C A P* XVI 

De* nomi eteroclite, eie hanno Un folo plurale, ma to* 
definenza fuor di Pegola * 

QJferuàzione* prìtofr^ 

CI fona de* nomi * ì quali nel fingolare «(cono- in O , ti 
hanna un folo. plurale, il quale fioifeein A , come quel- 
le de? nomi accenniti nei cap. precedènte offer. j. , e coti V 
articolò femminile. Così centennio r e tnig&kfr ktirto le centi* 
na'fa , U migliai*? miglio le miglia z nioggio , h Moggia : ftaj* 
le Jtaja i jpafo le pa/a :. Uov* le- uova i -e fittili * 

Ojjerbdzrènrficariéa* 

De* nomi > che nel angolare- fwiifconé in c&> alcum nelplu>- 
rate efeono m ci, slitti tri chi ^ In ci terminano arma , dime* 
ftici, nemici , ptttólici, tragici , canonici ,, chereci , monaci ,-• 
medici, erette? y pòrci ?, ebraici , greci . In. chi efeono /r«Ai , 
antichi, abbachi- , fuochi % cuochi >- % bieccht \ ciechi. Alcuni e- 
fcono «11* tono,- e «IP altro modo. Cosi: diciamo pratici » e 
pratichi : Jalvatici % e faivatichi :; mendki fc e- mendichi . 

Offervazione- terza i. 

Dettomi terminati net (ingoiare fi* #> , aleuto^ efcono he£ 
piotate in y* come mAg'» aflr*logi r fpa&gi: altri in g£/ t 
come alberghi , Aqptt , funghi,, facrikghi, fpaghi , t>*g£/ ; al- 
tri fono- indifferenti, come ditsongi % e dittonghi % dialosi % e 
dialoghi % amtlogi % e analoghi * 



B 4 CAP. 



34 Delfo parti fóP Orazione 

C A P. XVL 

# Di nomi difettivi « 

O/fnvazitoe prima • 

MAncano. nella noftra lingua dei minor nomerò wojw , 
vanni, voce poetica in (lenificato di penne ; //vw t 
per mefcuglio cf aromati ad ufo di condimento, o medicina; 
efequie $ parecchi, e parecchie ; r*»/, quando lignifica gli ar- 
cioni , faa amendue i numeri ; ma quando lignifica la parta 
deretana del corpo* ha il folo plurale . Così anche molle , o 
molli y finimento da rattizzare il fuoco .--e froge ± cioè la peU 
le di {opra delie narici , propriamente de' cavalli . 

OJJervaziane feconda» 

I nomi numerali cardinali , da i *-> in fu , quando (fanno 
per addiettivi , mancano del (ingoiare, e a' plurali foli fi a- 
oattano , onde diciamo : tre anni , quattro cafe &c. Quando 
ilanno per (urtanti vi , hanno ambedue i numeri , con quefta 
diftinzione: tre, fei , e dieci fono indeclinabili , e fi dice: un 
tre, un fei, un dieci: due tre, due fei , due dieci: gli altri fi 
declinano , e fi dice : i quattri , i cinqui , i [etti • gli otti , * 
novi . Poteva dubitarti Te foffe lecito ufar dui nel numero del 
più , perchè il Vocabolario io dice tifato da' Poeti per la ri- 
ma; ma ora Sembra tolta via la difficoltà, avendolo ofato 
Lorenzo Bellini nelle fue Lezioni anatomiche dette nel!' Ac- 
cademia della Crufca Ùifc. n» pag. I07., dove feri ve; E 1 in* 
diviftbUe il fei netP efler di .fei , perchè i tre dui, ne* quali fi 
può dividere , fono bensì di mi fura minore , &c. 

Ojjeruazione terza . 

Niuno, neffuno, veruno, rìufcuno, ciafeheduno, qualcuno, ©• 
gnuno , qualunque , qualfivoglia f ogni, e altresì uno, e una 
numerali addietivi, mancano del plurale, perchè fempr e fo- 
no aggiunti a fufìantivi fingo lari , e accennano cofa lingula- 
re, o a modo di (ingoiare. 

Alcuno , quando lignifica o di f e o aggiunto ad altro no* 
me, piti cole indeterminate, ha pluvie. Bocc, n. 08. nel princ. 
Secondo , che alami affermano . £ t proem. Di niuna altra 
cofa fervono, che di porgere alcune (e àe^^^mi addoman* 
date. Uno, e Una foftantivi ftan^fv^^l tf^*' Scaccio Fiam. 

^>|** lib. 



ZL 



JJbtù Prima: 2 « 

Kb. J.n. 93. Siccome fecero i Magontini, gli qq! tementi Ami 
nibate Cartaginese , e *// *to* ftltppo Macedonico. E Kb. *. 
n. 22. ty#r«i* rune ere/cinte, F altre dover trovar feemate. 

Offervazione quarta. < 

Ventuno, trentuno, guayantuno, e fimilf, mancano del pio* 
raìe; ne variano terminazione o fieno avanti, o dopo U Unto 
lodanti vo : quello bensì fi fa (ingoiare, s'è dopo, e s'è avan- 
ti , ptorale ; onde diciamo t ventuno feudo * feudi ventuno « 
Dante nel Convito pag. 116. dille: Poi per la mede/ima via 
-ber discendete altre novantuna rota, e poco-pih: Dove, dice* 
al Buommattei, altxp fi accorda con novanta, t rota voti una. 
E il Petrarca Son. 312. Tennemi Amor anni ventuno ardendo. 

OJfervaztone^quinta. v 

jW* , progenie, fiirpe e www , per mattina, non fi nfano 
prtffo di noi nel maggior -numero* 

! 

Offervazione fefla ; 

Dio, Sole, Luna, Fenice, benché lignifichino cofe Angola- 
ri, pure hanno nella noftra Lingua il numero de! più. Dante 4 

Inf. cant. 1. Al tempo de&H Dei falfi, e bugiardi . Petr. caiv • 1 




Sol, poiché fu /penta . Bocc. Laber, num, 157. Le fintili a 
quelle, che dette abbiamo, fono pih rade, eh? le Fenici. 

C A P. XVII. 

Del pronome » 

HA il pronome tre generi mafehile, femminile, e neutro; 
ha due numeri , maggiore , minore : ha cinque cafi « 
cioè tutti i cafi del nome , dal Vocativo to ^* v * ***** ? 



>k> pronome r* ha vocativo. Ha fin^li-ne^te ■«• V* 
fa prima , tu la feconda ; gli al£^<*nOtà\ «*» 
wza perfona. ^U V* 



I 



^c$^ 



\ 



jA Dette 'farti t dell* Orazio** 

€ A P, XVIII, 

IV pronomi primitivi . 

PRonomi primitivi fon quelli , che fono i primi , ne bau* 
no 4*. alcun altra V origina k iqm tre ; io y *«,/«. 

Ùel pronome ta * 

."IO pronome primitivo, dimotharivo , fuftantivo, di am- 
bedoe i generi v inficine con |e particelle, mi, me\ ci f ce % 
ne , le quali in forza, di affi* fi adoperano* fi declina nel fe- 
jucnte modo» 

Minor numero» Maggior numero» 

la. fJ^i m 

Pi me . Di noi . 

. «4 me, *w> aw* , , -. A»*** ci % et* »#•.. 

Me, mi. ,>• ìtoi % .ci 9 ce, ne. 

Da me % Ù* noi. 

Le particelle fuddette, Ae fono. 1* veci del pronome , poC* 
fono qfarfi f piccate innanzi al verbo, e ancora affitte alla fine 
d$) verbo i di inodactadel verbo c && efle.fi formi una fo- 
la paiola* • , . . t t # . * , , 
" Btyr ferve fer terzo , e per quarta caio,, m vece, del prórfo- 
tne , la, col vestxr, o dopo il pco.hòme ( reiativo .Bocc g. a,, n» 
g. Voi mi potete torre, qua ni* h tengo % e donarmi > ficcome- 
Voflro uomo % a, ibw piace • E g...& q. 7* A/è «fgtfr* il* mi 
fwer * je io il ae#dera£k. E fi* 5. nov. 7* PwVAè /* così mi 
prometti , ro /fcrà « 1774 fvn/k <$ ofTervarlomi . ^ 

In vece $ mi fi adopra tw^ nel terzo cafó innanzi 1 di prò»* 
nome relativo, e alla particella a*. Bocc. g. 6. n. 4. Tu dì 
di farmelo veder* ne*vivi\ E g,8. n, 3., Per vedere fare il to* 
mo a que y maccheroni , * tormene *■* /*/o//*i .. 

CI ferve per terzo, e per quatto caio nel maggior numera 
eoi verbo, Qr dopo H pronome^relativo % e vale lo lìefTy, che 
anòiy e »«.. Bocc. n. j- Gorrerannoti alle cafe^ e l mm* 
ti nfèerapnoi.^ E Inuod.. U vofiw TeflnA* fik ile. l'nofoo. ath 
vedimenko 9 ci b* qfd gufati . \. , . . 

In vece di a fi adopera r* innanzi ^ pronome- relativo, e 
alla particella w. Bocc. g* io. rj$ ' & Gli amici noi affiamo. 
9 "ff/MSli 'figgiamo .. E g, 8.. n. 6 Vi* * ott ce ne potvfl'fi' P ih • 

NE ferve parimente per terzi* ^ 'l e r qvuuto cafo nel nume* 
ni » de/ p/ù. JBbc c n# I# // w ;S e V/^or» <*i «*/* wM cosi 
infermo «e farebbe gran iUfi^L L fe?e\A*a nou E li* 



/ 



Ufo Vrim ; xf 

- Pel pronome tu . 

TU .pronome t>nm!uvQt dimòftràtivo', fqftantivo, fecond* 
perfora, di genere comqne, con le particelle ti, te, v/ ? V?, 
(he ne fanno fovénte le veci , fi declina come fegue • 

Minor numero , Maggior numero , 

Tu. lfoÌ t ^ 

Dite» Di voi. 

A te, ti, te ^ A voi , vi ve s 

: Te , ti. Voi , vii ve. 

tu. Q voi* ' 
2>* »i Ù* voi » 

TI ffrve per terzo , e per mjarta cafo liei minor numero^ 
fpiccaro, o affidò al verbo , o dopo il pronome relativo % 
£qcc* g. 8. n. 7. $**$// ti /« tanto la mal adetta notte grave 9 
e parveti il fallo mio così grande , eie non ti poffon. muover* 
■a pjetate. alcuna te amare lagrime , né gli umili priegbi , aU 
meno, muovati alquanto , eia tua ferverà rigidezza djminuifca) 
quefjto foìo. mio atto . E g. # 7. n. 7. La donna rifpofe ad Ego* 
no, h;\\ ti 4[/>b. Avanci il prenome relativo , e la particeli* 
ne fi dice te in vece di ti. Bócc. 8^.n,j t lo non me ne ma? 
raviglio , né tei trarre ottimamente . 

VI ferve per terzo , e per quarto cafo nel maggior numera 
col verboso dopa t| pronome relativo: ma avanti al pro- 
pome relativo , o. alla, particella: ne fi adopera ve . Bocc. g, 
2. n. p. S* elle vi piate tono • io le vi donerò] volentieri . E n. 
plt. PtfC£vi 4' rivolerlo,, ed a me dee. piacere , e piace di rtn* 
fattovi . E ^. 4, princ. U quale il Ciel produffe tutto atto ad 
amarvi . E ivi. Come vi vide, fole, da lui defiderate fofle . 
E g. 2. h, 4. Copie aueflo, avveduto mi firn, brievemente ve| 
farò chiaro . E. g. 2. n, z. Cb % io dica il vero , f w/fa pruova 
ve ne po/fc <fc*e. J£ g. i. n. *. princ. A4* p/W* <& farvene. 
fih citare con una, picciolo, novelletta, , 

Si noti ch> gli Antichi in vece di tu dicevano tue quando 
in tal yp^e cadeva I4 ppfa della pronunzia. , a v* era raffrontai 
di vocali f e talyoka anche fenza quello. Nov. ant. 71. -Fer- 
ree ti rammarichi tue />w££ /e, mi patta da tei E nov. iòo. 
Cornandoti eie tue incontanente vadi per lo tuo padre . 

1 Poeti per la rima ofano vui per voi. Petr. fon* 104* 1% 
^efio fiato fui, Vienna 1 pét vui t 

, P<1 pronome ^ . 

§Jg pronome pr'rftitiyo , ebe mane* dej prima* q del quinta 

cafo ^ 



ti Delle pttt't JelP Orazione 

fcafo , e con le ftefle voci ferve ad amendoe ! generi 9 fi iè* 
dina col fegnacafo nel modo fegneote» con la particella fi , 
La quale ne fa le veci * 

Genir. Di fé . Dat. Ale , fi . Accuf. Se, fi. ÀMat. Da fé . 

(Jaefìo pronome lignifica il riverbero , o fia ritorno neil* 
azione in qualunque terza per fona in ogni genere e numero i 
Bocc. g. 2. n. y. il Duca quefle cofe {emendo , a difefa di fé 
fimilmente ognifuo sforzo apparecchiò. E Introd. Ciafcuna 
•verfo di fé felliffimo . E g. ?• n. 7. Apertamente conferanno r 
fé effer fiati coloro , che Tedaldo Elifei ucci/o aveano t 

La particella fi fa le veci di quello pronome nel terzo , e 
nel quarto cafo d* amendue i generi , e numeri . Bocc. g. 2« 
». $. Davanti fi vide due, che vetfo di lui con una lanterna 
in mano venieno * p g. 4. n. 1 . In firme maravigliofa fefla fi 
fecero. E. g. 2. n. 4. Di quindi marina marina ù conduce in- 
fitto a Trani • E g. 2. ri. 8. Efia fopra il feno del Conte fi 
lafcìb con la tefla cadere . É ru r. Atta quai cofa il Priore , e 
gii altri Frati crudeli s* accordarono . E g. 4. ». 6. Dopo aU 
quanto ri f entità, e levata fi t con la fante enfiente , verfo la co* 
la di lui fi dirizzato • 

C A P. XIX* - 

XV pronomi derivativi • 

Mio, tuoyfuo, noflro ,voftro ) fi chiamano pronomi de* 
rtvativi, perchè derivano, e fi formano da' primitivi ; 
e fi dicono ancora pofleflivi . perchè dinotano pofledittietito .- 
Mio nel maggior numero fa miei ; mia mie ; tuo tuoi ; tum 
tue \ fuo fuoi ; Tua fue > nofiro noflri J noflra noftre ; voftto vo* 
flri i voflra yo]tre . Si declina Come gi! altri pronomi » talvol- 
ta con l'articolo «talvolta col fegdaCafo. 

In Tofcana il popolo tifa mia per miei $ e mie ; tua per 

tuoi , e tue ; fua per fuoi , e fue . Quindi colà i 9 ode : i mia 

parenti , le robe mia , / tua piedi , le tua fonile , / fatti fua y 

k le fua parole. E 9 idiotifmo popolare, ch'era ancora nel mi» 

r giior fecolo, ed è perciò caduto dalla penna anche talvolta a* 

) buoni Antichi . Bocc. g« 2. n. & Dieder fede alle fua /yw* * 

Così ha il tefto del Mannelli . Franco Sacchetti a. 2. Vtde i 

- />rW, e* fudditi fua »d//o ordinati , cojiumati. Vedi il Sai- 

viati I. 2. C. IO. 

L Qus-ndo t pronomi Suddetti fono add Ietti vi accompagnati col 

\: loro follanti vo, vogliono V articolo , o altra particella, che 

ì gli regga . Bocc. g. j. a. 4. Ar qttatuo ** b*i cafù ** mio a * 

«ore. E Imvqù Aveva $ Jìctome f* \ m fte *•/* meffe in ab* 

4 » xw ban* M 



y 



"Libro primo •. «* 

handone. E g.4. n. !• O molto amato cuore, ogni mio ufich 
iter/o te è fornito . E g. .2. n. 8. Se tu ti contenti di la / dare 
apprefjo di me quefta tua fig Metta . E £, 1. n. z. quefla fa- 
né* , per mio configlio ti ferberai ih altra volta. 

Talvolta da] fuddeiti pronomi addiettivi fi toglie via ogni 
appoggio d* articolo. , e d 9 altra particella , così ih prof* , co- 
me in vùt(Oì per proprietà di linguaggio. Bocc. n. 1. Ho 
fatte mìe Ptucoja mercatanzie . Petr. fon. 262. Sua ventura ba 
cìafcun dal dì che nafee. .E cani* 34. S r il dijjij unqua non 
veggian gli occhi miei So/ chiaro , fra forella . Dante Purg. 
cao& 3. Matto è chi [pera che noftra ragione Poffa trafeorrer 
la 'nfinìta via , Che tiene una (ufi anzi a in he perfine • Petr. 
*Jap. II. Un dubbio verno, un inftabil fereno E v voftra fatua* 
e f poca nebbia il rompe ; È V gr** rem/to V gr*» »ww è gran 
wneno ; Puffan voftri triónfi , e vòftre pompe . 

Talvolta quelli pronomi fi cangi ungono col verbo Cullanti- 
vo, fenz' alcuno appoggio d- articolo > o di nome; e lignifi- 
cano libertà , o appartenenza . Bocc. Laber. pag. ult. Alla 
quale difpofizione fu la Divina Grazia sì favorevole , che in» 
Jra pochi dì la mia perduta libertà r acqui floi , e come io mi 
Jbleva , così fono mio • E g. 8. n. 4. Son difpofla , pofeiachè 
così vi piaccio s a voler effer voftra . 

Nel numero del' pih 'ferii* appoggio di nome , ma con 1* ar- 
ticola, fi adoperano tali pronomi a lignificare i parenti , i fa* 
migliari: e fimiK. Petr. fon. 264* Ove giace y 11 tuo albergo, 
dove nacque II noftro.amor va' ch y abbandoni , e lafce , Per non- 
'veder ne tuoi Quei eh* a te f pi acque . Bocc. g. 5. n. 8. Vaffene^ 
fregato da* fooi , a ChiaJJi . Petrar. cap. £. Vidi verfo la fine 
if Saracino , Che fece a 9 noftri affai vergogna , e danno . 

Si ufano ancora tali pronomi neutralmente fcnz' appoggio di 
nome, ma con l'articolo, e lignificano la roba , l'avere, le 
follarne .. Bocc. n. 1. Noi fo cui io mi poffa lafciare a rifeuo- 
tere il mio da loro pih convenevole di te . Nov, ant. 74. La 
vecchia di ffe a colui allora : vieni , e domanda il tuo. Bocc. g, 
1, n. 7. Or mangi del fuo 9 / egli ne ha , che del no (Irò non man'* 
gerà egli oggi . E g. 7. n. #, Se io vi vidi t io vi vidi iti fui vpftro • 

Quanto al pronome fui è da no far fi che tal pronome in rat- 
te le fue voci 0° amendue i numeri ha propriamente relazione 
alla terza perfona dal (ingoiare di tutti i generi , corri* dice Ù 
Vocabolario • Per e tempio fi dirà Amore col fuo arco , con lafua 
forza 9 tffuoi dardi y con le fue faci feri fce % ed accende gli uomini % 
^Altresì ;. La Fortuna col fuori fi ^ con la fua ruota , co'fuoi te/ori , 
con le fue promejfe inganna gli uomini . Quando poi la rela» 
zione fi fa a un cafo del numero del piti non fi fuole adoperare 
il Bmcpt fuo; ria Tufo inoliare fc di fct?Ufr <te|lt obliqui 



}ó f t beile parti delP Orazione 

de* pronomi egli, ed ella y cioè loro. Bpcc. g. 7. n, 8. tickè 
reggendo la madre di loro , piangendo gP imominìib a figùità^ 
re. É nel Proem. AltUne canzonette dalle predette donne con»* 
tate a lor diletto. *E fi. 4» n. io. Alltfgàronla allato ad une- 
camera 1 dove lor femmine dormivano. Petrar. e. 6. Non»ma#> 
veramente y ma divino Lor andar èra , è lor fame parole . 

Cohtòttotib inolti efèrh^li ci fono d'ottimi Autori del tarò- 
fecftlo» i tjuali tifarono ti prònothe fw % coti relazione al nu- 
mero del piti lb vece di loro ; Batti no qtrefti pochi , de? tanti* 
che addùr fi pòtrèbbono • Bocc. £. 5. n. z. Poiché gli arcieri* 
del vojìro nimico avranno il fud faèt t amento faettat&i-B '.g; ji.' 
nel tit. U beffe .j le quali ìé donne hanno gì à y fatte a* ftiot» 
mariti ., Petràr» fon. $10. Volò con Pali del penfiero «/'ttV/ó ; 
Sì fpeffé volte s the qua fi uri di lóro EJfer mi par $ e h* ham* y 
ivi ri fuo iefàroi, Un tal ufo àttimi fero qùe' buoni Ànwdfi,' 
p feguendo la maniera eie' Latini , predo i quali il reciproco* 
juus ha relazione ad amendtìe i numeri; o» pure feguendo' il 
popolo, che T adopera fóventfc. Nbripùò dirfl un tal òftt mi* 
fcifefto errore , ma il primo ufo è ri pifr naturale $ e pi&ragolatò v 

e a p. m. 

De* pronómi dimoflrativi di per fonai, 

P Rónòrni dimòftratìvi fi chiamano «|ùellt , i quatf accenna** 
no , o dimoftrano perfona , o cola. Da' pronomi dimò- 
ftrativi alcuni dirnoftfahó perfona profTima à chi' parla , attrr 
perfona prodi ma 4 chi àfcolta , ed altri perfona terza $ fenza 
relazione di proflimità "à chi parla, o-a chi afcolta. 

Pronomi dimofirativt di perfona proffirria' d chi parìa. 

QUÉSTI pronome * che nel numero dei meno fi'ufa nel* 
primo cafo, quando fi parla d'uomo, é lignifica quefP uòmo . 
Bocc. g. io. n. p» Quefti } il mio fignorèy quefti veramente l 
M. Torello . Pètr. cari. 48. Quefti in fud prima età fu dato 
M Parte Da vendetf pafolettè i anzi menzogne . 

Il dir quèflo nel primo cafo fuftan diramente, parlando d'uo- 



mó , e riputato erróre* Pure fi adducono due efempli in coti- 1 
trarlo, li \ primo è di Dànre Jrif. r an f té., che citano certi:; 




\^ 



libro Primo l jt 

frimo pittore delle memòrie antiche . Ma -, b! tre. ad altre ftam* 
pe, V edizione ultima di Fiorenza fatta per opera de* noftrt 
Accademici della Crufca, legge: fi*'/*'. Sembra adunque og* 
gimai poterli dire mamfefto errore I ufar quejh + per q ueffr 
ne! calo retto* ht 4 , .. ^ 

Trovali alcuna volta tueflt nel tato retto Ingoiare * benchì 
nop riferito ad Uomo. Dante Inf. cant. x. Ma non ùcbe pau- 
ra non yni deffe La vtpa% che m'apparve W un ieon*. Qnefti 
parea che contra a me venere. Bocci». 4. n. i. DalP *n* par- 
te mi trae fi amore &c. * poltra mi ìraìr fi ffiffim [degno* 
tire: quegli vuole tff io ti perdoni i e quefti v^oii i che oon*. 
tro à mìa natura in te inCruMijca . • 

Gli obliqui di iuejlì fono fcfe (l*fli del pronome fuetto : S* 
adoperar^ talvolta a motto di Fulìa^njivì , in fignrficatpdr^^P 
uomo, PetrafcC. eap. p paj-lat^ò di Giacobbe - 9 /dice* Fedi** pa* 
dre di quello, "9 vedi P*vO) tomi di fu* magiori fot con fé*? 
ra efeè k , . 

QUESTA, pronome femrbmrie) che manca: del vocativo * 
e ha nel maggior numero jpefie.) e fi declina col. Te^nacafo , 
Quando e addietttvo » fi unifcè al fuo fuftantivo * come : atte* 
fla donna) queftè donne* quefta co/a, quefle cofè \. Si ufa Tu* 
ftantivo in lignificato di quefta doma . Petrar. cam. $6\ Que- 
lla ancor dubbia del fatai fuo corfo Soht p enj andò. % pargoletta j 
i fcìolta Entrò di primavera in un bel bofeo * E «ap^Jr Qtte^ 
fle gli flrali , E la faretra i e Pj* co *vèaH fpezzató, A quel 
proterva t e fpennacchiate Pali. Bocc* Laber. n. 279. Ha faè* 
cenda Coperchia pur di far motto a quella * è a quelP altra i é 
di fufolare ora ad una * ora a un* altra, nelle orecchie . 

COSTUI è lo fletto che qùeflt' , * vale qutfPuomo; cofief 
vale àuefla Donna , Qdefìi due pronomi fi dectinafco còl fe- 
gnacafo* mancano del vocativo * e il plorale cofloto ferve in* 
differentemente ad amendtìe* Bocc, g. 1* Che f areni nòi 9 dice» 
va P uno alP altro , di coflui ! E g. 7. n. 4. Tofano udendo 
coflei fi tenne [cornato* Ameto uag« 8£. O grazio/o Apollo 
&c, deh ferma il grado a riguardare coflorq , le quali * qua* 
dunque s'è P una , così meritano P amor tuo . 

S'adoperano talvolta quelli pronomi nel fecondo cafo fenza 
fegno. Gio* Vili. lib. 1. cap. 16. Al coflui tempo Leqne- Pa« 
pa Quarto fece rifare la Chiefa di Santo Pietro. Bocc. g. 8. 
n. 10. Salabaetto lieto i ufcì di cafk coflei . 

S'ufano ancora di cofa inanimata* e disanimale fppri della 
fpezie dell'uomo . Bocc* Filoc* lib. 6. n. 131. >U ho mecoque* 
fio anello : la virtù di colini credo cheU mio per UH tante legno 
ajutaffe. E lib. 7. n. 55. Di quefio intendimento* un papagal- 
lo mi tolfe : a feguitar coflui fi difpofe «(quanto - pik P animo 

eh* 



;a Delle parti del f Orazione 

die alcun degli altri uccelli . Dante. Parg. can. 6. Ó Alberta 
Ttdefco, eie abbandoni Coftei (l'Italia) eh' è fatta indomi- 
to , e Jetvaggia . 

Pronomi dimofirativi di perfona proffima a chi af colte . 

COTESTI vale l'uomo proflimo a chi afcolta» e fi ufa 
Btl primo cafo del minor nomerò. Dante* Parg.cam.ii. Co- 
ttili» cb y ancor vive, e non fi noma, Guarderemo, per veder 
(e il cono/co , E farlo pietofo aquefta [orna % 

COTESTUI vale lo (leflb che coftei, ma fi declina net 
Angolare col fegnacafo. Nel plorale fa cotefloro, e 6 dedina 
jwmente col fegnacafo. Bocc. g. 8. n. 9. Se coteftni/* ne 
fidava , ben me ne poffo fidare io . PafTav. pag.89. Di coteftui 
non dico nulla. Nov. ant. $5, Perchè battete wcotefioro? 

Pronomi dimofirativi di perfona Terza. 

Quattro fono i pronomi dimofirativi di perfona terza * e 
non proflima a chi parla , né a chi afcolta • Tre corrifpondo* 
no ali' ille, iila de' Latini , e fono egli, ella; quegli, quella ; 
colui, colei. Il quarto corrifponde all' ipfe, ipfa de' Latini > 
ed è effo, effa. 

Egli. 

Quello pronome, con le. quattro particelle , il, lo, gli- 
li , che ne fanno le veci , e pronomi relativi fi chiamano » u 
declina così fenza vocativo: 

. Minor numero. 

Egli, e per accorciamento Ei 9 ed £\ 

Di lui. 

A lui, gli, lì. 

Lui, il, /e. 

Da lui. j 

Maggior numero « 



v 



HOVw 



nov- 7. lo intendo di torre via V onta , la quale egli fa alla 
mìa fonila . E g. 2» «. 5. Avendo riguarda all' ingratitudine 
di lui verfo mia madre mojirata . E g. 7. n. 8. Con? egli £**- 
aw tre filai , vogliono le figliuole de* gentiluomini , * <fr//* £«0. 
w «foia; £*r moglie* E g. io. n. 8. ^ /«/., *<r//* madre nat- 
ta io y nganno, il quale , */£*, e^ eglino daQifippo ricevuto a- 
•ueano . E g. 10. n. 8. E loro , / quali Amor vivi non aved 
potuti congiugnere , la morte congiunfe . 

£ fi noti cfee il genitivo di quello pronome / u/àto poflefi. 
lìvamente , fi ode bensì volgarmente pofto avanti al nome ; 
dicendo per etera pio: // di lui valore , la di lei virth; ma 
P ufo migliore del Boccaccio è di pofporlo. G. 4. n. ó. Ver- 
fo la cafa di Ini fi dirizzaro .. E ivi n» k Da fé rimoffo di 
voiere^ in alcuna cofa nella perfona di lei" incrudelire . 

E non che di perfona, ma <P altre cofe àncora fi trova ufa- 
to quello pronome. Bocc. g. 5. n. 9. d' un falcone dice : Tre- 
folo , e trovatolo graffo, pensò lui f$r ^f£«* vivanda di total 
Donna .Dante Convivio pag. 185. // p^yò £«» colore mifto di 
purpureo , 9 <& w^ro ; pia vinse il nero y e da \u\ fi dinomina . 
Gli Amichi in vite il' <$//', ufavano *///, ^ elio, e nel 
plurale e///, ed ellino, e nel retto, e talvolta negli obliqui v 
Nov. ant. j. Ed elli yfc?v* m«//o /w»/o/ò . Fior. S. Frane, pag. 
174. Beato è colui , // $«<?/* <4'dg*; coja y cb y AXovede % e ode, 
riceve per Jv mede fimo tuona edificazione . B. Jacopone lib. zJ 
Laud. 15. ftrofa 14. Alma, il tuo corpo è quello, Òhe t % ha 
giurata morte y Guardati ben da elio. Petrar. foruioo. E veg- 
gio ben quani éili a fibivo m y hanno . Dante ttif; cant.[3f. Che 
alcuna gloria i rei avrebber d* elli.. Nov.ant. j8. EMnowr/r. 
altre cofe Pftbbidiano • 

Egli fi trova ufato in cafo obliquo daf Barberino pag. ^l^^ 
v. % Ma guardati da egli , Cfc foglion effer fegti . v 

Ma ciò , che deirufo di quefto pronome principalmente e y 

da uotarfi, è che il dir lui in cafo retto, in vece d* *g» * I 

benchi s'oda tutrodì ne'difcorfi famigliari » * mamfefto ettor 
di Lingua contro la fopraddetta declinai™ • Si uovano \ % 

contrario efempli di moderni , come di FuwixkA* * * ^ 



\ 




del verbo ^w,H quale «anJ ^, X ^ • drl^**.*»**^* 
lignifica trafmutaziotl. d^K^V é*4*# é - «^ ** 

Corinti; Reg. VLw/ <>„ 

: ■_,./.■ \Wo 



1 



4**--* 34 Delle partì del? Orazione 

baffone tutto rotto. E e, 3. n. 7. Maraviglio/fi forte Tedaldo 
che alcuno in tanto il jomiglìajfe, eie foffe creduto lui. Il Ca- 
ftel vetro pag. 72. voltata, adduce per ragione, che il fecon- 
do follanti vo ì in certo modo paziente, e perno gli convie- 
ne il Quarto cafo . ^ y 
* L? feconda eccezione, fi fe, che dopo la particella row*, 
ficcome', il noflro pronome fi pone in cafo obbliquo . Bocc» 
ìi. 4. Dalla fua colpa flejfa rimorfo, fi vergogno di fare al mo- 
naco quello, che egli, ficcome Ini, aveva meritato, E nov. f. 
Cofloro, eie dal? altra parte erano, ficcome lui, malizio/} \ 

Jl Caftelvettro pae. 7}. flima che in quefti efempli lui fia fe- 
cafo , perchè il ficcome viene dal cum de' Latini , e figni- 
£ca compagnia di aemerito , e di malizia, laddove, dite- 
gli, quando il come,o ficcome viene dal quomodo de' Latini , 
il pronome fi mette in cafo retto . Bocc. Introd. Voi potete 
così , com' io molte volte avete udito . Del pronome egli co* 
gerundi, tratteremo a fuo luogo. 

Le terza eccezione!! \, che nelle efclamazioni dinotanti 
contentezza , o miferia il noftro pronome , come nota Anni- 
bai Caro voi. 2. lett. 77. fi mette in quarto cafo . Petra r. 
canz. 1. O me beato fopra gli altri amami . Alamanni lib. 1» 
Elegia io. Beato Ini , che cafto a morte cotfe . Bocc. g. ?• 0.6. 
lo, mi fera me, fho più eie la mia vita amato . Vetrar. cane. 
9. Mifero me, eie volli ? Quindi nel Giornale de' Letterati 
d'Italia tom. 1. pag. 177. vien cenfurata l'annor. 40. alle 
particelle del Gnomo, nella guale il lui nel fopra citato ver- 
10 di Luigi Alamanni i giudicato cafo retto , q vocativo . E 
veramente fi vede che la noftra lingua in tal cafo fegue la 
Latina, la quale dice.- me beatum , miferum &c. 

Ciò , che detto * di lui , fi dica di loro che non dee ufarfi 
in cafo retto, II Cinonio adduce in contrario i feguenti due 
•templi . Bocc. ^arjer. n. 150. Affai fovente fi gloriano cbemU 
quante , della cut vitto fpezial fotennità fa la Ciiefa di Dìo , 
furono femmine come loro. Queft 5 etera pio non £1 forza, per- 
che ci ha la particella come. Gio. Vili. lib. 12. cap. 4. JU 
modo eie hai a tenere, volendoti bene governare, fi è queflo : 
Cbe ti ritengbi col pòpolo ,. che prima reggeva , e- reggiti per 
loro configlio, non loro per lo, tuo \ Così ha la moderna ri- 
itampa ; ma non l gran cpfa che ad uno Scrittore, <*da tal* 
volta dalla penna un famiglile icfiotifa* . 
Quanto alle fopraccennate partigli* * ^» e lo < * nn °l e V«ct 

« lui accndtivo bagolare t il to FLa innanzi a confonante 9 

n fecondo innanzi vocale, o ali* ^ .^tato ^ tta confonante. 

»cc. g. 4 . £<f - • - * '-«■ '-- »- 

Se tTtma cofitfri 



"«•'«•» vocale, o aii* ^* atr 1 ^ «•«»#•■»■♦•»• 

'fy *&» volte /* -*. (CPU #?*• R H* «r •• 

L 



] 



librò Primo* J5 

7.n. 5. Tónto PaffUzion del figlino! Jo firinfe ,~obo egli $on 
pò fé P intimo alio 7 nganm fattogli. \ 

Gli, e /*' fervono per dativo (ingoiare, e fot accuktiva 
plurale. Bocc. n. 5. Pw ^ tf/^no^/4/f»^ Copra vvenoijagli , bfe 
fognandogli *»* buono quantità di danari , gli vfaay # mimo* 
fio un ricco Giudeo. Gio. Vili, lib. 4. cap. 18. V tegnente *% 
apparve per vi /ione Criflo a Ruperto , dicendoli afe*» /*r*?4 
«tf lebbrofo li /?'«>* mojirato , volendo provare la fu* pietà • 
Petrar. fon. 214* O li condanni a fempiterno pianto. . 

Notili che P nfare g//'( per terzo caio del numero* dfi pHu 
benché fi oda, tuttodì dal vqlgo, e fi trovi ufatfl anche da 
buoni Antichi, gli efempli de' eguali adduce il Yocabcrfarifr 
5. 2. è però creduto modo di due poco regolate, ipnit ivi 
dicelo À^q Vocabolario • 

Filialmente ci convien notar due cofe intorno a queflo prew 
nome. La prima fi ì, che fi pfa talvolta In amendupi nume- 
ri per lo reciproco. Bocc. Filoc. lib. ^ n. 152, Taroifc rimi' 
ravacoftui nei vìjo, e in fé dubitava , nonquefli fi face fa bef- 
fe di lui • Ciofe di fé. E introd. La quale ufanza te donne , 
per falute di loro aveano ottimamente appref-i . Cioè dì fé a 

La feconda è che imi , e loro , quando precedono il relati- 
vo, vagliono/v/ni, o tfo/oro. Pattar, fon* 234. Morr* biafma* 
te, anzi laudate lui, Gée lega, e [doglie , e'» m* £*?** *• 
/>rf , > y«r« . Bbcc. g. 4. n. & E- loro > i quali 4/»** tw* 
no» «w* £0*0*0 congiugnete , /* appr** congiunje. 

1 Ella. . 

E 9 pronome femminile, il quale co' proqomi relativi Ai, t 
fc , che ne fennp le veci, fi declina co$ì. 

Minor numero. Maggior numero. 

Ella. m Elle, ellino . 

.4 A/, le» A loro. 

Lei) la, Xeri, /e. 

Da lei. Da loro. 

Ella fi dice nel nominativo (ingoiare, non lei, benché ili 
volgo ad oggi pie ÉpQùnto v'inciampi. S'è fatta da Grada- 
tici una grotta lite fopra i feguenti.vttfi del Sonetto 9h del 
Petrarca. 

Ed bó sì avvezzo.. 
La mente contemplar fola coftei ; ■ 

CVnltro nom^yede, e ciò che non è lei, 
Già pn antica ufanza odia, e difprezza , 

x C a \ E in 



\6 Delle parti dell* Orazione 

E in quello modo era citato da tutti, anche dal Vocabofa-- 
rio alla voce Pi/prezzare . Sicché fi di (pura come mai avef- 
fé tifato il Petrarca quel lei in cafo retto. Ma ora è termi» 
nata la lite, perche nell'ultima edizion del Petrarca fatta te- 
flè in Firenze, per opera de' noftri Accademici , il feconda e- 
imltichio del terzo verfo fi legge così, e ciò che non è in lei „ 
E chi vuol vedere con qual fondamento di (lampe , e di ma- 
nufcritti fiàfi fetta cotal correzione, confolti il Marini Lez. 5. 
La per *lla nel retto , benché nel parlar famigliare molto 
da'Tolcani fi ufi, né manchi efempio di qualche approvato 
moderno ; non pare rtmtuttociò , dice il Vocabolario , affata» 
tamentè 4z ufarfi . 

Ne ? cafi obliqui troviamo pretto gli Amichi ella, od elle • 
Petrar. canz. 34. E foflerrei , quando 'I del ne rappella , Gir- 
mene con elht in fui carro d'Elia. Bocc, Amet. pag. 32. E 
poicV p ho laf su condotte quelle , Le nuove erbette della pietra* 
ufeite Per caro cibo porgo innanzi ad elle . 
• Sì trova lei , ufaro non fola mente di perfona , ma d* altro . 
Bocc. g. 4r «• $• Videro il drappo , ed in quella la tefla no>* . 
ancor sì confumata , cb' ejji alla capellatura crefpa non cono» 
fcejjero , lei effer quella di Lorenzo . Patr. fon. 1 5 2. Fama 
nelP odorate , e ricco grembo D* arabi monti Iti ( la Fenice > 
ripone . e cela • 
Anche lei, quando precede ai relativo, vai colei. Petrar. 
[ fon. 126. Ad or ad or a me flejfo m y involo , Pur lei cercando,, 

* che fuggir devria . 

Quanto alle accennate particelle, le ferve di dativo fingo- 
p lare, e d'accofativo plurale. Bocc. g. s*. n. 1. La giovane 

> comincio a dubitare , non f w/ fuo guardar così fifo moveffe la 

fua rufiicità ad alcuna cofa % eie vergogna le pteffe tornare «. 
E g. 2. n. o. S? elle vi piacciono , io le vi donerò • 
. L ufare adunque gli per terao cafo del meno, nel genere 

f femminino , è fuori della comune resola ; benché non man- 

chino di ciò efempli negli Antichi. Fra gli altri Bòcc. g. 2. 
< li. 9. fcrifle : Si ricordò lei dovere avere una margine a guifa 

, eTbna crocetta /opra P orecchia finiflra> fiata £ una nafeenta ^ 

f ebe fatta gli avea poco davanti a quello accidente tagliare . 

! M così ha il teflo del Mannèlli . 

, La ferve d'accufativo ringoiare, Bocc. 8« S« n *7« ^ un * 

^ /or poffeffione la »? miffid . 

*» De c li/ • 

Minor numero. a *tfwig'.r WMawo. t 

D* quelli. .. &Ow<J^ . ; 



*? 



Libro Primo* f7 

A quello. A quelli* •.; V . . 

Quello. Quelli* , ■>< v -. • 

Da quelle* '. Dm quelli . < . ,. . 

Sembra tegol* cotante, the quegli in cafo retto fi dee* h* 
fornente d*oomo. Potrebbe addurfi in contrario l'efaroptodet 
Boccaccio g. 4- n. !*♦ da noi citato fotto il pronome que(U, 
dove parlando dell'amore fi dice quegli ; ma dandoli io cèrto 
modo ferfona alle doe paflioni, dell amore, e dello f degno, 
poflono loro adattarli i pronomi , che a perfona convengono . 

Talvolta ancora fi trova ufato in . cafo retto quello in vece 
di quegli, riferendoti ad uomo. Petrar. fon. 4. Quel eh* infi* 
nita previdenza , ed arte Moflrò . nel fuo mhabil magi fiero . 
Albertan. trat. 1. cap. 2. Maggiormente è da amare lo ladro, 
eie quello, che Jla cotidianamente in bugie* 

Ne'cafi obliqui dei {ingoiare fi trova, contro la règola 4 
quegli, o quei riferito ad uomo. Dante Purg. can. 2. i* mi 
rendei Piangendo a quei , che volentier perdona . PaiTav. pag. 
60. Per queflo entrare nella Cbiefa intende la confeffvoue.. per la 
quale altri fi rapprefenta, per lo comandamento della Cbiefa , 
a quegli , che Vicario di Cri fio è nella Cbiefa . 
Quella. 

Pronome femminino , che iti plurale fa quelle , e fi declinai 
fenza variazione col fegnacafo. Si ufa per colei, e coloro, col 
ralativo dopo. Petrar. fon. 250. Le mie notti fa erifle, et 
giorni ofeuri Quella, che ri ha penato i penfier miei. Bocc. g. 
io. n. 8. lo lafciù fior volentieri* quelle, che già coni f a vo- 
lere aV Padri hanno i mariti prefi, e quella, che fi fono co* > 
loro amanti fuggite . 

- .. Colui, Colei* 

Significa quell'uomo , quella donna, e fi declina ferrea ira» 
riazione col fegnacafo • In plurale coloro ferve ad ameodue t 
generi. Si trovano quelli pronomi ufati , non. blamente di 
perfone ideali, ma di cofe ancora inanimate. Dante InCcan. 
26. parlando del Sole: Nel tempo che colui ,' che V- mónda 
f chiara , La faccia fua a noi tien meno afeofa . E can. 14» 
parlando »della rena : Lo /pazzie ere* una rena arida , e fpeffa , 
Non £ altra foggia fatta , che coki, Che fu da* pie di Qaton 
già foppreffa . 

Sfi,S0a. -1 

Sono lo fleffo, che egli , ed ella. Effe, nel plurale fa ejfi ; 
ed effa effe. Si declinano in amendae i numeri col fegnacafo. 
Bocc. Inuod. Non a quella Cbiefa, ch'etto avea anzi Umor* 
tedifptàe, ma alla pik vicina le più volte il portavano. E* 
ivi i em pervennero, al luogo da toro primieramente ordinate J 
Dante Purg, can. 1. Cb' infino *d efla gli par ire in ivano. E 

C ? Bocc, 



$S Delle parti delf Orazione 

fioca Introd. Ne prima e(fe agli occhi cor/ero di co/toro , eie 
€9ftoro da eflTc furo» veduti ♦ 

Qaefti pronomi podi aranti; a nome, o altro pronome ru 
cotono la tigrìHkaztont del medefimo * Bòcc, 9. a. 0. 5. Quan- 
hmqme il maggiore a dieiotfanni non aggiugnege^ quando etto 
M. Tedaldo ricchi ffxnto venne a morte. DantePar»can.8.tfrW* 
w in affa luce altre incette* E B«cc g. 2: n. 10. Con arOen* 
tifarne defidleie etto iteffò ^ao/f tP andar per lei * 

C A R XXL 

r * j De' prenomi dimoiativi di ce/4* 

QUattro fono i proiromtdtmoftrativt dt cofa ; i quali quan* 
do fono mafcolini -, o fcramimm i fono addimi?! ; ma 
"quando fon neutri fi tifano a modo diffrantivi. Sidecli* 
nano invariatamente col fegnacafo , e fono i fegueoti • 

QUESTO, QUESTA 1 QUESTO dimoiti» eofii proflima 
» ehi parla, e rifpondeaH'A/r , bxe % tee , de' Latini • Boa. g» 
I. n. 5. Dama, nafeono in qoefto piefejolomente gasine , fen* 
za fallo alcuno ? Petrar. cani. %*. Che fanno meco ornai qaefti 
fofptri, Che nafeean di dolore ? Beco £. 9. n. 8. Feflà a que- 
lli pezz* , dalla loggia de* Qàviaeiuli ì E. g» io. n. 6. Quelle 
parole amaramente ptmfere P anime del Hf. E g, 1, n. a, 
Quando Giannotto intefe quefte , /« oltremodo dolente • 

COTESTO, COTESTA, COTESTO dimoflra crfa prof- 
lima a <ht afeotta, e eorrifpondt zWifle, ifta , ifiud de* La- 
tini . Dant. Inf. can. 29. 5> /* unghia ti hafti Etemalmente m 
cotefto lavoro. Bocc. n* 1. Goletta non è cofa da curarcene . 
E ivi ? Come ti fe y tu fpeffo adirato} O, diffe See Ctoppetlet* 
no, coretto vi dico io bene ch'io he molto fpeffo fatte. 

QUELLO, QUELLA, QUELLO, dimoOfa cofa terza * 
e non profòma a* parianti, e corrifpoode ali' i(/e, illa 9 ilieui 
de' Latini . Bocc. Introd. Pretendendo le nefire fanti , e con io 
afe opportune facendoci fegukare , oggi in quefio luogo , e do- 
mani in quello, eqaelia altegrecza, e fefla prendendo, cheque* 
fio tempo pub purgare . Emi lo no» Jo quello» che de* voftri 
pen fieri voi v* intendete di fare • 

CIO' % un pronome neutro iudfttinabile , che fi adopera 
indifferentemente per gli altri tre. Bocc; Intnìd. Ad un fine 
tiravano affai crudele ; ctò era di jch'ifare, e di jfimgire gf 
infermi., fin. 1. Va via , figlimi , co' ì cib de tu dei E ri. 
Ì. A volervewe ère ciò , ffr'io n* f**** » *** v * convien dire 
una novelletta. E. fr ?. rvi, £j # i/i * # J*g#er 4f# wwii 
d* Ciò toftui. ** . 

. T CAP. 



Libro Primo* , jp 

C A P. XXII. 
Bk* pronomi affeverativi • - 

A Leoni pronomi ci fono , uficio de'^Ii * P*ggiqgtiere 
alla cofa , di cai fi tratta , aflevtranza , o éfpreffione • 
Sono i feguenri . 

2>*jfc, Deffa. 

Dìmoftrano con maggior éflfeàcia , e Vógflòno dire : quello 
fleffo , quel proprio , quella Jleffa} quella propria . Hanno nel 




infinito • Bocc. g. o. n. $. Hai tu fentito ftanotte cofa murra f. 
Tu non mi par detflb. Bocc. g. 5. n. 2. Avendone dunque il 
Re molti cérchi , »£ o/oto* trovandone 9 il 4uah giudhaìfe ef* 
fere flato deflp , pervenne a cofiui. Pfctrtr*. fon.2pt>» Cirrgri* 
do: etP è beri àefa, ancora è in vita . 

Talvòlta non ditnoftrAno perfori* , ma cofifr. Bocc. g. 6. ti,' 
5. Mi*** d>/Sr 4/4//41 natura r madre di tutù te cofe> ed epera* 
tricei tot continuo girate de* deli , f» y ch'egli con to /K/r, t 
non taf penna , * co/ penéetlo non dipingere sì fimHe a quella , 
t£* »o* fintile, anzi piuttoflo deffa /><nr/Jt . E g. 2cr. n. ^ fV* 
<fe quelle robe, che al Saladino avea lajua donna donate, ma 
con eJfìmV dovet poter effer che delle foyer** 

Talora deffo pollo neuoalmente fi grufila cótì proprio , co- 
me fi dice , fi teme, o fi fpera. Bocc. g. 2. n.8. Il gentHuo* 
moj e la fua donna , qaefto udendo , futon contenti , in quanto 
pure alcun modo fi trovava ni: feto fcabipà, ^quantunque torà 



molto gravage , che quello , di che dubitavamo, fofle deflb'J 
"W m dovet dot la Gianneftd al lóro figHmh pé¥ ifpofa. 
Si tifato alato? voha ifl fignififcata ài cvtuì y x> tetti . Bocc; 



g. io. nòr. 8. là temo dei parénti fuoi non la dieno pfrefta* 
mente ad uh altro , // qùal forfè non farai dettò uè. È g. J. n* 
3. T/ rffc© /* rf/ /*/ manto y the le mai h netetsvòi alcuna di 
fuefle fiocchetto* fchifa , ella è deflk ;',■•"■ 



Mede fimo 1 mede finta. 



Vagiamo /fcj# 
tfntt pronome 
re; facendo 




4& Delie farti deli* Orazioni 

d**cfpreffione. Bocc. Labér. num. 78. Guardando tra motte i 
che quivi ri erano in quello m ed efimo abito . E g. 2. n. p» li 
terzo quafi in quella ttiedefima fentènza , parlando , perven- 
ne . E g. 4. n. 2. Prima fé medefimi, * po/tt* co/oro *£* in 
ciò alle loro parole dar fede , sforzando fi d? incannare. E g. j. 
n. 1. Purché noi medefime noi diciamo. 

L'Accademico intrepido, che ha fattele Note alle Parti* 
celle del Cinonio, annot. 46. (lima che il pronome medefimo 
poffa ufarfi anche non accordato in genere e in numero coi 
fuo appoggio. Egli adduce Gio< Vili, lib.p. cap. 18$. In Fi- 
renze medefimo fu caro le due flaja , e mezzodì grano uno fio- 
rino <f oro • Ma <|uel medefimo potrebb' eflére avverbio , e n* 
adduce un efempio fimile il Vocabolario . Cita anche un te* 
(lo degli Ammaeflramenti degli Antichi, che trovali a pag. 
41. n. 7. £ nelV enfiatura medefimo non appare fedita . Ma 
nell* ultima corretta edizione abbiamo : nell'enfiatura mede/i- 
ma. Adduce un altro efempio dello fletto libro ivi num. 6* 
Lo fcontrate medefimo de*favj uomini , giova* Ma in que- 
0o non fi fcorge difcordanza alcuna, lo non fono contuttocib 
lontano dal credere che F. Bartolom meo da S.Còncordio Autore 
di quel libro aveflé in ufo quelP idiotifmo . Dueefempli balle- 
ranno a far ciò vedere ; il primo pag. 257. rub. 2. num. 1. 
Sono alquanti che la gloria cercano per mal modo , lodando fé 
medefimo. Il fecondo pag. 149- «"ùb. ài num. *. Quelli, che 
falfamente fono lodati , égli è hi fogno eh e medefimo fi vergo* 
grimo delle lor loda. Così ha la moderna corretta edizione. 
. Medefimo pbfto aflblutamente co* pronomi, quefto, quello r 
il, fi figura di neutro. Dante Par. can. 24. Rifpoflo fummi : 
dì, chi ? affittirà Che quelP opere foffcf quel medefimo, Che 
vuol provar ftì 

Si aggiunge ancora' medefimo, quantunque fenza necefltta , 
alle veci meco, Ulto, [èco ; e fi trova talvolta ufato nella ter- 
minazione mafehile , riferendoti a femmina • Bocc. r iam. Kb. 
3. num» 1. lo alcuna volta meco thedefima fingeva lui dovere 
ancora, indietro tornando 9 venirmi a vedere* E lib. i. n. 66. 
Certo, voler noi dei, né credo che 7 vuogtì , fé favio teco me- 
clefima ti configli. E g. ?. n. 9. La qual cofa la donna, ve- 
dendo , la grandezza delC animo J uo motto feco medefimo com- 
mendò . E £. 7. n/s- f* 4"*le qvefi* vedendo diffe feco me- 
defimo : lottato fia iddio . ' * 

Si noti che medefmo,\ voc* #t Ìca, da non ufarfi in pro- 
fa ; e medemo è voce affatto hJ\ W>* tft covata , eh io mt 
fappia, da alcuno de* noftri ^W' t tài fe non da Girolamo 



Libro Primo l 41 

delle foe opere, lo mette in dubbio.. Niccolò A monta nelle 
note al Bartoli al cap. p. la chiama voce fegretariefca . 

Stejfo, Steff a. 

Val quanto mede fimo, medefima, e con pari regola procede 
Bocc. g. 5* Creduto abbiamo che coflei nella caja, the mi ftt 

Siel di fletto arfa % ardejfe. Petfar. fon* 21?. Ma con? è che 
gran romor non fuone Per altri mefli , per tei fleto il fen- 
la i Bocc. Proem. Avendo efli fleflì , Quando fanl nano , efem- 
plo dato a coloro che foni rimanevano. £ p. ?. n. 1. Elle 
non fanno delle fette volte le fei quello, cb y elle fi vogliono el- 
leno fleiTe. > 

Si trova anche fieffo ufato alla maniera neutrale. Petrar. 
ibru 1&8. Che quello Aeflb, ci/ 9 or per me fi vole , Sempre fi 
voi fé. 

Steffi nel cab retto nel minor numero , a fomiglianza di 
quelli , o quegli , fu ufato da Dante Par. can. 4. Siccome il 
Sol, eie fi cela egli fleflì Per troppo luce , quando V caldo ha 
rofe Jje temperante de* vapori fpefli . 

Notili che le voci iflejjo , ffleffa^ ufate da alcuni moderni 
non fi trovano pretto buoni Autori , nfc fono nel Vocabolaiio . 



C A P. XXIII. 



p 



òe* pronomi telativi. 
Ronooli relativi fonò quelli , i quali riferirono cofa an- 
tecedente detta . Quattro ne abbiamo nella noflra Lin- 
gua 9 fecondo il Salviati voi. 1, lìb. i. cap. 5. , e fono quale , 
che , chi, cui. 

Quale. 
Ha fempre V articolo, e fi riferifeea perfona, o a cofa an- 
tecedente » e fi declina con amendue $li articoli , mafehile » 
e femminile • Bocc. Introd. Dioneo, il quale , oltre ad ogni 
altro, era piacevol giovane. E ivi. Filomena, la quale <tf/ir*« 
tjffima, era.. E ivi. De' quali uno erano chiamato Panfilo. E 
ivi • Sette giovani donne , / nomi delle quali io in propria for* 
ma racconterei . E introd. Una montagna afpra , ed erta 9 
freffo alla quale un btlliffvmo piano e dilettevole fia ri pò fio : 
il quale tanto più viene Tor piacevole , quanto, maggiore è fia* 
ta del /altre, e dello /montar la gravezza. 

£' a abufo de* volgari I* ufar quale relativo fen2* articolo. V* 
è chi adduce un 9 autorità di Gio. Vili. lib. 12. cap. 99» ma 
non % vera fecondo la moderna corretta edizione . Si pub 
bensì addane un' autorità del Boccaccio, oell' Amato pag. 145% 

O Dt\ 



42 Delle parti delf Orazione 

O Diva luce » quale in tre perfine , Ed un 9 effenza il del g$* 
verni j e V mondo Con giuflo amore , ed eterna ragione . Mar 
«(Tendo verfi, non ha molta forza» ' 

In vece del prohome quale relativo fi ufa la particella on* 
de ne' feguenti cafi . 

Per del quale, de* quali , della quale, delle quali Bocc* 
Filoc. Lib. 7. num. 44. Se io a ciajcun di voi donaffi un Re* 
gno , quale è quello , ond' io la corona attendo , non debitamen* 
te vi avrei guiderdonati . E Fiamm. Prof. num. 5. / cafi in* 
felici , àtìd'to con ragione piango , con lagtimevole ftilo figu- 
ro. Dante Par. can. io, V anima glorio/a , onde fi parla , 
Tornata nella carne , in che fu poco. Credette in lui, che pò* 
ieva aiutarlo. Petrar. fon. \%u La/fa ! ben veggio in che fio* 
to fin quefte Vane fperanze , ond* io viver folta . 

Per di cut, di che. Gio. Vili. Kb. 1. cap. 24. Di lor prò* 
genie difcefe il tuono, e cortefe Re Arili .onde i Romanzi 
Brettoni fanno menzione • Petrar. fon. 226. Ben ho di mia ven* 
tura, Di Madonna, e a 9 Amor onde mi doglia. Per da che , 
da cui . Bocc. g. 2. n. 8. EJJi fanno ritratto da quella onde 
nati fino . Petrar. canz. 44. Nella bella prigione , oiid* ira è 
fciolta, Poco età fiata ancor Palma gentile. 

E in vece degli ablativi con le prepòGzronl con, e per Pe- 
trar. fon. 75. T aggio in odio la,fpeme , e i defiri , Ed ogni 
laccio, onde'/ mio cor è avvinto. Bocc» Vita di Dante pag. 
264. Per le quali penne , onde quello corpo fi cuopre , intendo 
la bellezza della peregrina iftoria .E g. 2. n. 2. Per quello ufci* 
nolo, ond' era entrato, il Vmife fuori . Fetrar. fon. 2&0.' bel* 
le , ed alte , e lucide fineflre , Onde colei , che molta gente at* 
trijta, Trovò la via d'entrare in sì bel corpo. 

Che. 

Quando e relativo di fiiflanta riferifce tutti i gèneri, e tut- 
ti 2* numeri Bocc. Proeta. Potranno tònofier quello che fia da 
fuggire* E g. 7. n.p. Sjccóme vuelta , eh 9 era ti* altro ingegno. 
E Introd. Le co fé che 'appretto fi leggeranno . retr. fon. 25 u 
Gli occhi , di eh* io parlai si caldamente . 

Quando ì relativo di qualità, o clamiti vatelafleflb'chefw**^ 
to, o quale . Bocc. g. 5. n. 20. Dio il fa ctie dolore ìofento, . É g. 
p. n. 6. Odi gli ofti noflri eie hanno non fo che parole in/teme • 

Ufato alla maniera neutrale riceve l'articolò , evate7*fa«/ 
cofa. Bocc. Proem. Il che degli innamorati uomini nonavvie* 
ne. E g.6\ in fine . lo vi farei goder di quello , finza il che 
per certo ninna fé fia compiutamente è H' ta ' 

Talvolta fi traUfcia r articolo firjgolaroienrt ndle pareli* 



Librò Primi 41 

teli .Bocc. Introd. Vun fratelli P altro abbandonava) e (che 
maggior cofa è} i padri* e le madri i figliuoli. 

E talvolta in vece dell'articolo vi fi ponerflfegnacafo • Bocc. 
n. 7. Domandò , àuanto egli allora dimotage frego a Parigi , 
a che gli fu tifpofto, eie forfè a fei miglia. 

Finalmente fi noti, che il fetnpiice eòe fi «fa talvolta in 
modo» ch'egli fignifica il pronome relativo con tutta k pre- 
pofiztone atfa*flà. Bocc. g. 5. fl. 1. 1» quel mede fimo appeti- 
to cadde * che iodate erano le fue Monacèlie. Cioè nel quale , 
Petr. fon. 78. jgi^ffo w/# terrena è quafi un prato , Ghe 7, 
fervente tra fiorì e P erba giace. Cioè inani. E canz. 8. JM 
io fon un di quei che 7 pianger giova* Cioè a quali. 

Chi. 

Significa *oto° afe * o co/oro f£f . Selve adamenefae 1 gene* 
ri, e numeri, è fi declina invariato- eoi fegnacafo per amen- 
che f «omeri . Botro, lntpod A ninna prrfona fa ingiuria chi 
»fa la fan ragione . E g. 2* n. 6. L# fregarono a dire chi */- 
/rf /afl>. Amm. ant. rwg. 170* ». 11* Lo Sole del Mondo fa* 
ne che fogliano chi tolgono di quo/la vita P amiftì . 

Sì trova ne'cafi obbliqui ancor** ifichtadendo £etb il relati» 
vo in cafo retto • Secondo cafo . Bocc. g. 1. n. 7. Oltre al cre- 
dere di chi non P udì preflo parlatore * ed ornato . Terzo cafo • 
Bocc. Proem. Quel piacere, eh* egli è ufato di porgere a chi 
troppo non fi mette né* foni più cupi pelaghi navigando . E tal- 
volta forca il fegno dei dativo • Gio. ViiL lib. 12. cap. 76. Fu» 
ronvi fventurat amente j confitti : e soft avviene àà è mimiti* di 
fortuna . Petrar. canz.48* Da volar fopra VG/W gli uvea da? ali 
Per le cofe mortali , Che fon fiala al -F attor , chi&en Pefttma. 
Qoarto cafo • Bocc. g. 8; ri. p. 4v$a inooftumed{ dtmtandèeàA 
con lui era, chi f offe qualunque uomo veduto ave ff e per via fa ff ah •• 
Setto cafo. Bocc* g.8* ai» lo^heqMdié^tnxmnleoonoJcefàrèb* 
tono, e fimo tenute grandi* E y Jdnnajne falla 1? opinion m coloro, 
I qaati vogliono che eU f ecui fmmtno un foto pronomecb* fac- 
cia^ nel retto, e wn^gH ofattaat. Centra enfialo ftamiò 
if Sarviatt voi. %. IH. 1. top. f., tfl Buommattei tratt. 11. c 
15. E da' citali tfeavpN fi vede che chi ita da fé tutti t cafi v 

Obi talvolta ha fenfo d' alcuna ohe. Bocc. n. *. Non credi 
tu trovar qui chi il bàtte fino ti deaì Talvolta di fé oleum. 
Dar*. Porg. caOtM** Quinci fi vachi votole andar per pace .» 
Talvolta di chiunque « Bocc. fattoi. JW» dri vaa/ró oontrark « 



Car* 

Pronome relativa H perfora, cke fisica f**V, o chi, <f 



44 Delle parti delf Orazione 

Mfteiukit i geneti % e rnuberi , e che ù trova in tutti i cafi f 
fuorché otl primo» Non ha mai P articolo, e fi declina in- 
variato col (egoacàfo , ina (pdRo lafcia anche quello , per prò* 
prieti di linguàggio. Bocc. g. 2. n. 7. La figliuola del Sol- 
dono , di coi è fiata così funga fama che annegata era . E g. 
4» n» 8* Il *W* *m»w ? *» cafa cui wor/o tr^, . rf/jflSr &c. E 
ìntrod. Macchie apparivano a molti , a cui grandi , e rade , « 
* coi mi***' , ' JP*lfe» Petrar. can. 29. Voi , cui fortuna ha 
pò fio in mano freno Delle belle contrade . Bocc. n. io. Non 
guardando cui motteggia/fé * credendo vincere 3 fu vinta. Dante 
Inf. cap. 7. V anima di color > cui vin fé Pira. Bocc* g. 8. 
li. r. Cornf f# da cui egli credono fono beffati . Petrar. canz.. 
6. E $**//<* , in cui P etade Noflra fi mira . 

Talvolta fi ufa *«/ per relativo di beltie, o di cofe inani* 
mate • Bocc. g. 4. n. 7. Una botta di maraviglila grandez- 
za , dal cui veneniforo fiato avvi f arono r quella falvia eflereve- 
lenofa divenuta, E ivi. tu 8. Amore la coi natura è tale % che 
pi ut topo per fé mede fimo confumar fi può , che per avvedimento 
tor via. E in quello efempio nota che quel la cui natura tao* 
lira l'articolo avanti il noltro pronome, ma non % fuo l'ar- 
ticolo, bensì del nome. E ciò non rade volte avviene Acuì : 
ma Tempre in fecondò cafo. 

C A P. XXIV. 

De* pronomi di qualità 

kUattro fono, i pronomi dinotanti qualità, cioè tale% co- 
tale , altrettale , e quale . 

Tale. 
Col maggior, nomerò & talli fi declina col fegnacafo*. td 
e di genere comune . 

E' correlativo ad altro termine t e fpefle volte ha la corri- 
fpondenza di quale* o di che. Bocc o* 1. Si pensò 9 cofluì do- 
ver effere tale, quale la. malvagità de 1 Borgognoni il ricbiedea • 
E n. 2. Penfa che tali fono lai Prelati * quali tu gli hai qui p— 
tuti vedere. E n. 4. Potrebbe efferUÌ femmina, figliuola di 
tale uomo , cV egli non le vonebbe aver fatta quella vergogna* 

Talora fi mette tale , e quale in fui principio » e con un* 
altra corrtfpondenza , e ancne fenza . Bocc* g* 3. fin. Tale , 
Il quale tu P hai , cotale /* dì . E Amor. Vif. canto 16V Tal ? 

I* qual «rw^ vedete giovinetta , Quivi accompagno Amore. 

Alcuna volta a m/p fi aggiunjjL qualche altra fimile efpref- 
fione, per maggior energia • Btw \ *• fin - M ' //f fi**** e P** 
aveva la *ov*U« 4 f Dioneo a ^JC' ^offe k wefie Donne : t*H> 



Libro Primo l ajt* 

e sì fatte lor parevano le fue parole. E g. io. nov. 4. Subì* 
lanterne un fiero accidente la fopyapprefe , il quale fu tale , e 
di tanta forza, che in lei fpen/e ogni legno di vha. 

Si Afa alcune volte tale lenza corrifpondenza, la quale fi (op- 
pone nota dal contatto del difcorfo . Bocc. Introd. La cofa dell* 
nomo infermo (lato, morto ditale infermità , tocca da un altro 
animale > quello infra breviffimo fpazio occideffe . La correlazio-i 
ne ivi fi •& alla pertileoza già detcritta • Petrar. fon. 9. OaA tal 
/m//o , e fintile fi colga . Si riferì fce a* tartufi , che il Poeta man- 
dava e donare a on amico , accompagnandogli col Sonetto . 

Si adopera ancora neutralmente a modo di fuftantivo , e vi 
fi fottintende flato , termine &c. , e dinota miferìa • Bocc, g. 
3. n. 1. Sono io , per quello che infino a qui ha fatto , a tale 
venuto , che io non poffo fare né poco , né molto • Petrar. canz. 
gì» A tal yòw giunto Amore. 

Neil' ufo fi dà P articolo , o pronome a tale , dicendo : /'/ 
to7* , la tale , «» **/f , e lignifica tfo/w 9 colei , imi *w' «omo. 

Cotale. 

Significa te/* , e fi tifa con le raedefime regole ; e di piò fi 
adopera col pronome dimoftrativo, e con V articolo . Bocc. s- 
y. n. p. Il rifioro è cotale » et? io intendo definar teco dimeftica- 
mente flamane . E introd. Eftimando e/fere ottima cofa il cere* 
Aro con cotali odori confortare. E ivi . E quello cotale //A[ /*o- 
go, * del modo j nel quale a vivere abbiamo , ordini 9 e difpon- 
ga> E ivi • P area f eco quella cotale infermità nel toccar trafporta- 
re. E ivi . I cotaji /on wor//, gli altrettali fono pn morire . 

Si ufa talvolta cotale un certo , con l'accompagnanome , in 
lignificato d*«» cfr*© in amendae i generi .Bocc. g. ;. n. io~ 
.L* giovane f »©» e/<* ordinato defiderio , wt* <fo un cotal fan* 
ciuUefco appetthò moffa % per andar verfo il di/erto di Teùaida 
nafeof amente tutta Jota fi mife. Gio. Vili, iifr.7. cap. 13. Par 
Dna cotal mezzanità , e per contentar il popolo , eie/fono due 
Cavalieri Frati Godenti Podefià di- Firenze . 

Altrettale. 

Significa altro tale , Si fnote tifare folamente nel nomerò del 
piò, perchè gli efempli , ne 9 quali fembra fingofare, non Pil- 
lano in forza di pronome, ma d'avverbio. Bocc. Introd. Gli 
altrettali fono per morire* Crefc. lib. ó. c*p. tu Semacerraì le 
fue granella , ovvero fimi in latte di pecora f ed in malfa ; diven- 
teranno dolci, e candidi^ e lunghi, e teneri . E fé metterai ac-- 
qua in vafello aperto % due palmi fon" effe , diventeranno altrettali .- 

Qua* 



/ 

4< Delle parti del? Orazione 

Q*ale. 

Ufato fent' articolo i pronome di qualità • Talvolta (igni fi. 
ta qualità attutata. Dan. Vit. nov. ptg. 16. Molte volte io mi 
éiolea, quando la mia memoria movejje la fantafia ad immagi ~ 
nate , quale Amor mi ficea. Petr. can. 26. Spirito bemto 9 
quale Sr * quando altrui fai toh* Bocc. g. 8. n. 7. too pew- 
/Wo , osali infra picchi termine dpvean divenire . 

Talvolta dinota raflbmiglianza con la corrifpondenza di t*m 
le* e parimente fera' articolo. Bocc. g.6. n. 5* tfàty? di tal 
moneta pagato 9 quali arow fiate le derrate vendute . £ g.8. » # 8. 
^«z dee iaflare a ciafcuno , fé quale «yfao <U f n parete tal riceve ♦ 
. Si trova anche ufato con leggiadria fenza corrifpondenza « * 
Petr. tan. 29. Piaeemi almen che i miei fofpir firn quali Spe- 
ra il Tevere,, e P Arno. Bocc. Filoc. libu g. n. p. Divenuto 
nel vifi qnale è la molto fecca terra, e la {colorita cenere . 

Quale dubitativo , o domandativi» altresì non riceve artico- 
lo Bocc g. io. n. 8. E non fo quale Iddio dentro mi flimo/a 9 
ed infefla a doverti il mio peccato manifefiare . E g. 5. tu 6. 
Impetrateci ma grazia, da chi così mi fa fiore. Roggeri do~ 
mandò 1 quale ? 

Finalmente % da notarfi un modo di dire. Bocc. g. 4. n. 
a. Non fono le mie bellezze da Lefeiare amare ne da tale , ni 
da quale • Cioè* come fpiega il Vocabolario , ni da qneflo r 
né da quello , da. ognuno . 

CAP, IL- 
De* pronomi di diverfità. 

TRE fono i pronomi» i quali dinotano divertita d' ona 
cofa dall'altra. . 

Al tei. 

Primo cafo del minor tramerò, il qnale porto fallanti vo- 
mente vale alt? uomo. Bocc. g. \ % n. 8. Né voi, né altri con 
ragione mi potrà più dire ci? i nù0 f abbi* veduta . 
Adduce 8 Vocabolario m^^Js tempii, ne* quali qoetta 
pce pare ufata oe'cafi obli»™"" ^p- a. 6. n.^. Sentendola 

f eie *d nitri 
GicVilU 

* ?,«»*> * M ?% t.str^ wrrìW^ go«9«tf+ 




ss/"' 



f 



Ubro Prime l ~ 47 

In quelli efempli però , come dice faviamente il CInonio v 
inai fi difccrne , fé altri 6a del Domerò del meno , del pib • 

Talvolta altri s'adopera in fignific&o di uno , alcuno , e fi. \ 

mili . Bocc. g. 7. n. 4* ft'' V? v **'' innacquate quando altri | 

// A** . E g, 3. n. 6- T>»ro /* altri , quanto altri . ] 

Ancora fi adopera in vece d'/o, ufando per proprietà di 
linguaggio la terza per prima perfora . Bocc. §. 4. n. 2, Voi 
potrefie dir vero; ma tuttavia non fappiendo chi quefio fi fia , \ 

altri non fi rivolgerebbe così di leggiero . Ed è maniera tofca* i 

isa accennata da Deputati pa§. Yo?., dovè adducono un efem* 
pio farmtfrré.' io ve Jo dico a fin di bene; perchè altri non 
vorrebbe poi aver cagione di adirar/! • v 

Altrui, 
Vale quanto altro, ola not\ narrazione fé non all'uomo» 
Regolatamente non fi ufa nel cafo retto . Si declina così :di aU 
trui , ad altrui , altrui, da altrui, e quelle voci fervono ad 
amendue i numeri. Nel fecondo, e nel terzo cafo fi pub porre 
fenza fegno affolutamente , ma non nel fedo . Ha fpefle volte 
r articolo innanzi , il quale perb non e fuo , ma del nome • 
Pocc. n. 1. Mais) ch'io ho detto male d* altrui . EIntrod.C/& 
per V altrui cafe facendo . Eg.4. princ. Piuttofto ad altrui le 
prefterei, ci* io per me P adoperajji . E n. 4. lo eflimo eh* egli 
fia gran fenno a pigliar fi del bene ; quando Domineddio nemanf 
da altrui. E g. 3. n. 5. prin. La fciocchezza trae altrui di / e* 1 

lice Hato. E g. 3. n. 5. Ci? io da altrui, che da lei, udito 
non fia : E n. 7. princ. ilri altrui figurando quello, che di fé, 
e. di lui intendeva di dire . \ 

Ha talora forza di fuftantivp , vale ciò , cné non e prò- ' 

prio, rjna d'altri. Bocc. g.4. n. io. Per potere quello di cafa - 

rifparmiaro , fi difpofe di gittarfi alla flrada , e di voler fogo» 
rar dello altrui . # j 

. Alcuni citano efempli di Dante , del Boccaccio , del PgfTa- 1 

vanti , e del Dittamondo , ne' quali fi pretende ufato altrui 
in cafo retto ; ma dal Vocabolario è reputato errore , perchè 
nelle migliori edizioni, e ne' tedi a penna pili corretti fi leg- 1 

gè altri ^ Vedafi il Manni lez. 6. dalla pag. 151., dove efa«* J 

inina quello punto , e fa vedere gli efempli addotti eflere tr- ' 

tati. Potrebbe fcrfe addurfi quel verfo delPetr. fon. ài. E' 
$ altrui i colpa altrui biafmo x* acqui '{la. Quivi il fecondo altrui ì 

potrebb* eflere cafo retto: ma fé quel ? àcquifta foffé neutre J 

paffivo farebbe terzo cafo. '*."'- I 

Attira. j 

Altro addiettivo fa in femminino altra, t nel plurale altri, ] 

e altre , % fignifica diverfo , eh* t difffrente ia quaUWogtìa ma* ] 



48 Delle parti dell* Orazione ^ 

ttjera da quelle co fé , di cui fi parla y o s'intende ,' che non 
fc lo fteiTo . Si declina in ambedue i numeri con fegoacafo , 
eoo V articolo , e^ con altre prepofizioni - Bocc. g. 2, n. $. 
Quafi altro bel giovane , che egli non fi trova [Je allora in Na» 
poli . E Intr. La co/a tocca da un altro animale fuori della 
fpezie dell' uomo. E ivi . Qui fono giardini , qui fono pratelli % 
qui altri luoghi dilettevoli affai . Petr. canz, 18. Una dolcezza 
tnufttata % e nuova , La quale ogni altra [alma Di nojofi pen^ 
per difgombra allora • Bocc. Introd. Tindoro al ferv/gio di Fi* 
lojlrato , e degli altri due attenda nelle camere loro . 

Il Longobardi n. 115. per inoltrare eflerfi ufato altro , inve- 
ce $ altri cafo retto, contra il comun fenti mento, adduce il 
Tegnente efempio dei Bocc. n.8. E da quello innanzi fu ilpiU 
liberale ) e il piùr graziofo gentiluomo , e quello che piti e J fo- 
reflieri , e y cittadini onorò , che altro, che in Genova foffe ahem* 
pi fuoi é Così legge , oltra il tefto Mannelli , Pedizion del 27., 
ed anche la famofa d'Amfterdam, di cui s'è fervita l'Acca- 
demia. Molte cofe fono (late dette fopra queflo tefto; ma il 
Vocabolario I' ha omeffe , e ha fatto gran fermo ; perche a me 
pare che quel? altro fia addiettivo , e voglia dire altro gentiluo- 
mo ^ per non ripetere il Judantivo la feconda volta nello fteffo 
periodo* In fatti immediatamente avanti V addotto efempio di- 
ce così : né voi , ne' altri mi potrà pia dire eh" io non è y ahhia 
veduta , né cono f ci ut a . Ecco dove vuol lignificare altra per fona, 
altro uomo , dice altri; il che non tornerebbe bene in fine, 
dove vtìoi determinatamente altro gentiluomo fignificare . 

Altro fufìanti vo e neutro, e lignifica altra cofa. Hall foto 
(ingoiare , nel quale fi -declina col fegnacafo, e con l'articolo; 
e riceve altre prepofizioni . Bocc. g. 9. n. 6. Temendo non fof* 
fé altro * così al hujo levato/! , com* era fé »' andò là. E g. j. 
11. 3. pxìnc, fémhiante facendo di rider l'altro . Laber. n. 208. 
Va via tu non fé da altro, che da lavare fcodelle. E g.4. n. 
2. Ricco , e favio , ed avveduto , per altro , ma avariamo ♦ 
Petr. canz. ;t. Purché gli occhi non miri, L'altro puojji ve- 
der fecuramente. 

Altro talvolta (igni fica accrefeimento di preggio , e fa inten- 
dere più di quel che fi dice. Bocc. g. 8. n. 9. Altro avrefli 
detto , fé tu m y avefti veduto a Bologna, dove non era niunonè 
grande , ni pìccolo , né Dottore ì né f col are che non mi voi e [fé 
il meglio del mondo. Petr. fon. 2 OJ» ^S x I a in *!**% * glori*/* 
fede , E d'altro ornata , che di * Ae * e d*oflro. 

Ancora figo/fica talvolta att rQ &(* cVie porti il pregio d'in*» 

portanza, No v. an.p4* -Le gè** SO* » V'0 ero [memorate , crederi* 

do che foffe altro % pfo> c0 fe d* ì ** -1 / <0* 1 e non URa ba ì a » C««* 

era la còntefa di *•' frulli C ^J/ C^ àoveiw toum>accen* 



Libro Primo • 4P - ' 

ii*re il cafo della fua morte , per fuggire il trtftp augurio , fuol 
dire: /* Dio face fa altro ai me . Vedi i Deputati pag. i%à. 

GAP* XXVI. 

Di pronomi di getter alita . 

PRonoroi di generalità fono quelli , i quali o affermativa* 
mente, o negativamente, hanno la fignificazion generale . 
Ogni* 
Significa tutto di numero , e eorrifponde all' omnit de' La* 
tini. E' pronome invariabile, di genere comune, e fi decli- 
na col fegnacafo. Si accompagna in maniera d' addiettivo co' 
nomi d'ambedue t generi* Bocc. n. 2. E , per quello cti i* 
eftimi con ogni follecitudine , e con ogni ingegno % e con ogni 
art*, mi pare che fi procaccino di riducete' a nulla y e di cac~ % 
t'tar del Mondo la Criftiana Religione . 

Ogni malvolentieri s'adatta al plurale, ancorché dinoti plu«« 
ralità, ed università. Pure ve l'accordarono talvolta gli An- 
tichi . Bocc. Fiamm. lib. 7. n. 4* Compenjata ogvi co/a de- 
gli altrui .affanni^ i miei Ogni altri trapalare di gran lunga, 
deliberi . Gio. Vili. lib. 12. cap. 20* Infitto alle laflre del tet» 
ro, e ogni vili cofe, non eie le care % non fi potieno faziare, 
né raffrenar di rubare , 

La voce ogni /fanti tifata dal Boccaccio per figntócare fa Fe- 
tta di tutti i Santi, o la Cbiefa de' Minori OÌTervanri in Fi- 
renze , è un idiptifmo antico . G. ?. o. 9. Sentendo luì U dì 
<f OgnifTanti in -Ro/figlione dover fare una gran fefta . E g. 8. 
n. 9. Lungo S. Maria della /cala, ver/o'l prato *fOgni(Fan ti . 
Dice il Sai viali voi. i. e. zòo. che nel tetto Mannelli tal. vo- 
ce > ferina con due ss. Così veramente fi pronunzia anch'og» 
gi in Firenze , non folamente ne' fuddetti (tonificai i , ma per 
accennare anche una gozzoviglia antica ne'Fioreotini , di man- 
giar l'Oca il dld'Ogniffàntt . Frane. Sacch. nov.i8ó. Si pen- 
sarono tra loro di fare uno Ógni (fanti Jenza fatica. E perdere 
altrui dell'oca per lo capo. Lafca fon. 151. Parchi alla fé , 
tu fai delP Ogniflanti , Del nuovo pefee , anzi de IP animale • 
In vece fogni gli Antichi, differo ogne. Amm. ani. giunta 
pò. Ogne virtù giace , s'ella non è conta . E Francefco da 
Barberino pag. 60. v. 17. lo non t* ho ancor detto D'un do» 
cumentOj cb y a certi bifogna 9 Di co/a y che fovra ogna Font 
mi par gravo/a foftenere 

Ognuno 9 che anche Ci feri ve ogni uno 9 vale ciafeuno^ eia* 
febeduno Bocc. g. 5. n. 1. con grandijjima ammiratone £ o- 
jjnonb . E g; 1. n. 6. Se per ognuna cento vene fiotto fenduto) 
Corticélli Reg. D & 



5© Delle fatti del? Orazione 

di là . Si dice nello (reffo fenfo ogni uomo . Ecce, n, % Mìfi 
ogni uomo * tavola. Si trova «fato ognuno col plurale in feri* 
fo di r«r//. Salviti. Prof.^Tofc. p. 2, pag. i6<?* Ognuno por- 
r/imo qualche tofa da noi [ignara • 

Ogni co/a vate #7 «tf/o , e fpeflb anche fi «fa per ogni luo- 
go . Bocc. g. 2. n* ©. Chiaramente , co*»/ jfctfo era in fatto + 
narri Ogni cola. E g. 2. n. ?. Domandò f ofle , /<* <foi/' e/Jb 
/>•/*/£ dormire ; */ fu*/* ^o/fe rifpòfe y in verità io non Jq *jj 
r* W/ *£' ogni cofa fe /*>»* . 

0/?»i Aw vale ogni luogo » Dante Parad. cant. j. Chiaro 
mi fu attor ^ con? ogni «love in Cielo è paràdifo . 

E' ufo più comunemente ricevuto, di fcrìvere ogni intero 
avanti qualfifia lettera , on^e cominci la, parola fegut me. Bensì 
ammette la Lingua di fare alcune volte d'og**, e la feguenta 
parola una dizion fola, come fi vede nelle ricevute voci , ogno- 
ra , ognotta 9 ognuno , Óre. , e fra gli Antichi ognindì per ognidì* 

Ogni fi trova talvolta accoppiato con qualunque, cori la 
congiunzione in mezzo, e anche lenza. Mdtt* Vili. lib. ti« 
e. 6. E, cantra ali* opinione tfPoqni qualunque, il giovedì ma t+ 
una adì £. di Giugno partì da Pefcia con tutta V ofle . E ivi e* 
4r, Annullando tutti i privilegi imperiati , che avejfe per fuc* 
ceffwne , e che gli fojjono conceduti in per fona , ed ogni , e 
qualunque averte. La qual maniera contuttociò , al parere, del 
Cinonio , fente dello ili 1 de' Notaj . 

Tutto* 
Riferito a quantità difcreta e pronome di generalità» * va* 
le ogni , ciafeuno^ ognuno . Si declina per amtndue i numeri 
col fegnacafo, quando però addiettlvamen te fr adopera. Quan- 
do fi ufa a modo di Tuffanti vo, ha le fole voci, tutti ^ tutte. 
Bocc. Introd. Tutti foprà È a verde erba fi puofero in cerchio 
a federe . E ivi , Pregogli per parte di tutte i • 
• Ufaroaddiettivamente ha dopo di fé- 1' articolo * éM nome, 
e s'adatta a) plurale, e a* nomi fingutari collettivi . Talvolta 
per proprietà di linguaggio fi toglie via l'articolo . Bocc- nov* 
2. Comincio a riguardare alle maniere di tutti i Cortigiani - m 
Petr. fon. io. Tutte le notti fi lamenta s e piagne < Fioretta 
S. Frane, pag* 147. Fece ckiarnM fr*** Ginepro , e prefente 
tutto il convento, io riprefe % Xk % Introd. A hi la cura , e 
la foilecitudine di rorra la nàtìiT^ l*ii fitta commetto. 

Quanto al toglier via /'art/* fr^Atti* » «riatta A, tur* 
to giorno , e fìmili , s'è fi., c oL ' j n d\cto f torna affai bene* 
Addurrò per regola a/con/*r° C* f * rt v.att-*°- U gente cb* 
mvea èontade, veniva a/»/*^*} P *ii\ • * «• S 1 - Mo »<*° <*' 
tutte lordure 4t peccato . p a h?<* ™ì ^ Riverito > o»w , **- 



Libro Primo i j i 

foggiato da ttittà gente. Pier. Crefc. liti. è. cap. 2. £ tutte co- 
fé, che fi colgono a di fere/ceri della tuna* migliori fonò, e pih 
conjervevoli . Éocc. hov. alt; Onerefenbonlà intatte cole, fic- 

come 4 onna • 4 '•■•'. 

Còri le voci dinotanti ntìmérò vi fi' póne * le piti volte tra 

SùefV* e tutto la particella *, ^ per proprietà di linguaio . 
oc.c. g. 7. n.8. Che andate voi cercando ,- « fuefl*ora tutte e 
j;re.* E talvolta vi fi trova frappofta la particella a; Matr. 
Vii), lib. g, caf>. 70. I Catalani &c; coti tutte a tre r 7* w^f 
^ dirizzarono emiro P armata de* Genove/i ; 

Se tutto fi riferi (ce a quantità continua reale, ò virtuale j 

' % àddiettivo. Bpcc. g. 2. n; 1. Loro tutto, rotto 4 e tutto pe- 

fto il traforo dalie rnatii .E g. 8. n.,}; Tutta livida ^ * ror- 

/* »*/ vifo. É g. 4. n é io. Ni?/ quale ella pofè tutta /* /«i 

iperanza , tutto il fuo animo; tutto il ben fuo . 

Tutto » ùfato fufìantivatnenté, e neutralmente vale ognicofa; 
Diate inf. catìt. 7. B quel favio gentil , ths tutto feppe,Dif 
v fé fer confortarmi. Bocc. g. 2. n. 7; Secondo l y ammàeflraì 
mento datole da Antigono rììpofe j e cantò tutto ; 

Avere il tutto ± o effere ti tutto vale avere tutta l'autorità, 
èftere il piti potente. Matr. I. io. e. 74; A* Priori , e **€a« 
rnarlinghi di Perugia , Ih cui flava il tutto del reggimento . È 
cap. 77. Avendo appo loro i 24. Ambafciàdori , ch % erano il 
tutto <&//* 7Vr<* . » 

^ TWo quanto vale tùèto intéramente, prorfus òmnis, e pub 
riferirti, a quantità continua, difereta, o virtuale. Bocc. g. o. 
h. 5. È pofeia manicarla^ ttitta quanta. E g. t. n. 7. Tutti 
guanti perirono; Dante Inf; can. zo.*Beh là fa*tù> che la fai 
tutta quanta; 

Niunòi ftetinò y Nejfunò p tàiffunó . 

Negativi generali » triè ; fl adoperano folariterité nel fihguìare^ 
<oì femminile «/«^r'djcFinandojli ancora col fegnacafo . Vagfiò- 
no }l meno de 1 Latini . Bocc. g. 3. n. 1. Il luogo è affai font ai 
no di qui , e\ rihino mi vi. conofee . E Fiamm; lib. y. n. 84; 
Ni uria etó* w*/' g/j Dii si favorévoli , ^ #*/ futuro gli potè f- 
fé obbligare. E ConcLNiijh campo fu mai sì ben coltivato , 
tó' 1» c^o o, ortica 6 triboli ^0 alcun pruno nòli fi trova [fé me- 
f colato fra P erbe migliori ;. .È, g; 8. n. 7. Ninna gloria èadurC 
aquila aver vinta una.coìòmba . Paffàv.* pig. 8; biffe che vótèd 
, dare guadagnò pìuttbjio a Jut, che a niurio altro. Nov. anr; % 
Non donai a cbi' non ,m\infegnb , né a nuno donar. Alter* 
tan. cap. ^y. p. k 8ó\ Peèciocckè nefliino uomo è libero ; là qual 
ferve al corpo . Nov«ar)t.7*. Lo maettro fece le aneliamosi apm 
punto , cbt mftjixQ Wofcea // /ì«f «/?ro ^ 1/ P*dre . 

' " ' • B « fatU 



44 / Dell* patti del? Orazione 

arfcejidue i generi t e rmrtìeri , e che fi trova in tutti icafi ? 
fuorché nel primo. Non ha mai P articolo, e fi declina in- 
variato col fegnacàfo , ma fpetTo lafcia anche quello , per prò* 
prietà di linguaggio . Bocc. g. 2. n. 7. La figliuola del Sal- 
dano , di cui è fiata così lunga fama che annegata era . E g. 
4. n. 8. Il buon uomo , in cafa cut morto ^ era^ diffe &c. E 
ìntrod. Macchie apparivano a molti , a cui grandi , e rade , e 
a cui minute , e fpeffe. Petrar. can. 29. P« f cui fortuna ha 
pofto in mano freno Delle belle contrade . Bocc tu io. Non 
guardando cui motteggia/fé 9 credendo vincere % fu vinta* Dante . * 

Inf. cap. 7. V anima di colok* età vinfe /Vr*. Bocc, 'g. 8. 
n. r. Cow #gi da cui egli credono fono beffati . Petrar* canz. il 

6. E f#*//tf , iti cui P et ade Noflra fi mira • 3 

Talvolta fi ufa cui per relativo di beftie , o di cofe inani* v 

mate . Bocc. g. 4. n. 7. Una botta di maraviglio/a grandez- \ 

ZA* dal cui veneni foto fiato avvitarono* quella falvia e fiere ve- 
lenofa divenuta* E ivi tu 8. Amore la cui natura è tale 9 che l\ 

piuttosto per fé mede fimo confumar fi può , che per avvedimento 
tor via. E in quello tempio nota che quel la cui natura mo« 
lira l'articolo avanti il noftro pronome, ma non e fuo l'ar- 
ticolo , bensì del nome . E ciò non rade volte avviene al cui : 
ma Tempre in fecondò cafo. a 

c a p. xxiv. L; 

De* pronomi di qualità* • . >, 

^Uattro fono i pronomi dinotanti qualità» cioi tale 9 co» ^, 

tate, altrettale, e quale \ •%. 5. 

• s; 

[ '- • ■ • Tale. , k : 

I Col maggior, numero £1 tali, fi declina col fegnacàfo* ed u 

\ i di genere comune . # oli 

1 E' correlativo ad altra termine T e fpeffe volte ha la corri* ^ 

fpondenza di quale + o di che. Bocc. o»i« Si penso, cofluido- ^ 

• ( ver effere tale, quale la. malvagi tà d* 7 Borgognoni il richiede* . ^ 
' En, 2. Penfa che tali fono tèi Prelati* quali tu gli hai qui pò* 
» futi vedere. E n. 4* Potrebbe efler t*l femmina* figliuola di 

tale uomo * ch'egli non le vorrebbe over fotta quella vergogna . 

t Tsiùrtt fi mette tale 9 e quale in fui principio > e con un' 5 

F ■*« cornYpondenza * e anche feoza. Bocc* g* 5. fin. Tale , ^ 

j. quale tu l> éa/ 9 c^ /*<«.£ Amor. Vif. canto 16. Tal , ^ 

qp*lorm*uedm**.:»<r>*a*tta~ n.^ù accompagno Amore. ^ 



qua/ tfr me vej^ r ; vi netta , O^ijii accompagno Amore . 

A/aio* w / ta S*T fi aggiu^T^fluakhe altra fimile efpref- 
*«, *r in* * Sergia . £&* * <• fin. Afi/fc £«, epi* „ 

*"** /„ j^Sltor SSL 1 7*C £efo lt «*fo Do»«e ; t»»> * 



^s&5»;^#« 



«sì 



Libro Primo. , 4f i 

e sì fatte lor parevano le fue parole . E g. io» nov. 4. Subì* 
t amente un fiero accidente la foprapprefe , il quale fu tale , e 
di tanta forza, che in lei fpenfe ogni legno di vita. 

Si afa alcune volte**/* fenza corri fpondenza, la quale fi (op- 
pone nota dal contefto del difcorfo • Bocc. Iotrod. LacofadelP 
uomo infermo fiato. morto ditale infermità, toccati* un altro ' 

animale , quello infra breviffimo fpazio occideffe . La correlazicw 
se ivi fi fa alla peftiieaza già defcritta • Petrar. fon. 0. Onde ut 
frutto , e fimilefi colga . Si riferì (ce a' tartufi , che il Poeta man* 
dava e donare a un amico , accompagnandogli col Sonetto . 

Si adopera ancora neutralmente a modo di fuftantivo , e vi 
fi fottintende flato , termine &c. , e dinota miferia • Bocc. g. 
3. n. 1. Sono io , per quello che infino a qui ha fatto , a tale 
venuto , che io non poffo fare né poco , né molto . Petrar. canz. 
ji» A tal fon giunto Amore. 

Neil 9 ufo fi dà l* articolo , o pronome a tale , dicendo : il 
tale , la tale , un tale , e fignifica colui % colei , un cert y uomo. 1 

Cotale. 

1 

Significa tale , e fi ufa con le medefime regole ; e di più ft ! 

adopera col pronome dimoftrativo , e con l' articolo . Bocc. g.' 
5. n. fi. Il ri fioro è totale , eh y io intendo definar teco dimeflica- 
mente flamane . E introd. Eftimando ejfere ottima cofa il cere* 
ino con cotali odori confortare. E ivi • E quello cotelé dèi tuo* 
go , e del modo, nel quale a vivere abbi amo , ordini 9 e difpon* 
ga. E ivi . Purea fico quella cotale infermità nel toccar trafporta» 
re . E ivi. I cotajli fon morti , g/* altrettali fono per morire . 

Si ufa talvolta cotale un certo , con l'accompagnanome , in 
fignificato d' «» «ra> in araendae i generi •Bocc. g. £. n. io* 
La giovane , non da ordinato defideriù , ma da un cotal fan* j 

ciullefco appettiio moffa % per andar verfo il difetto di Tebaìàa j 

nafcof amente tutta fola fi mife . Gio. Vili* libr.?. cap. 15. Ar J 

una cotal mezzanità , e p*r contentar il popolo , eleffono due 
Cavalieri Frati Godenti Podeftà di Firenze . 

Altrettale. ' 

Significa *//ro *«/*. Si fuole ùfare folamente nel numero del , 

più, perchè gli efempli , ne 7 quali fembra (ingoiare , non Pu- \ 

fatto in forza di pronome, ma d'avverbio. Bocc. Introd.Gli ■ 

altrettali fono per morire. Crefc. 4ib. 6\ cap. 21» Semacerrai le 
fue granella, ovvero fimi in latte di pecora, ed in malfa \ dive**» 
téranno dolci, e candidi, e lunghi, e teneri . E fi metterai oc-- 
qua in vsfilh aperto , due palmi fot? effe , diventeranno altmtaU *- 

Qua- 




54 * . pelle patti dell* Orazioni 

f Uno, correlativo ad altro, sì in {ingoiare, come in p!gr$i 

le , riferendo due cofe mentovate ,. vale primo de' mentovati t 
► p pare infieme con */m> vale amenze. In. tali cafi *»o am- 

mette Particelo, c'i plorale. Bocc. g. 2. n. 6. Tanto P età P, 
uno, e l'altro da quello, cVeffer folevano, gli ave* trasforma* 
ti. Petrar. fon. 258. Ov 9 è'I bel ciglio ^ e runa,, «P altra/fe/- 
A», C&' */ cor/o del mio viver lume dennoì Bocc, Fiamtn.l. $ f 
Y **•£$• Siccome fecero i Saguntinj , e gli Abidei , gli uni temer*? 

ti Annibale Cartaginè,fe , * gli altri Filippo Macedonico . È I 5 
' J. ». 22. Sperava V une crefeiute + e P */*re ^<w*r troyarfeemate T 

17» fi ufo tal tolta con la proporzione p*r in vece. di c/a- 
! /r«*0. Bocc. Lett. Pili. . RoflT. pag. 278, Njjuia altro guemU 

iTtcrtio , p*r foddisfacintento della natura portavano % che un poco 
di farina per uno, con alquanto lardo * ,E g.j! f p, 5. Senwa* 
' - ver quadro cappe per uno . 

j Uno talvolta 

* fc ' P?8-;5- Amoje % 

\ gio in fuo dittato \ 

» V/r?, e y l figlio ad unì. morte offerfe . Ricorda Malefp. Stor. 

| Fior. pag. 4}. La nofìta Città di Firenze* citerà uno co* Ro- 

mani, e colto 'rnperìó , non fotea refpirajte , $£ prof parare ^ 
1 tioi : «?* medefma, co/a . 

Qualche , alcuno, qualcuno 5 qualclpedun^ • ' ' 
1 Sono pronomi indefiniti , che vagliano P *//$ *ù de* latini ^ 

e fi declinano per amendue i numeri coi fegnadafo , 
Qualche con la fteffa invariata terminazione ferve ad amen- 
j (lue i generi 1 enumeri. Bocc. g.7. n. $. «F io foffipur veftito^ 

; qualche modo ci avrebbe* £ g.8. n, 8. jp^// irpW qualche ca- 

gione di partir fi da me. Retrar. canz* $7. Deh, or fofs y io coi 
Iyago della Luna Addormen fatato in qualche verdi bolcni • 
• Alcuno fa nei plurale alcun}, a\pm%\<* fi adopera a /nodo e 
di fulhnttVQ, edXaddiettivo* #occ. g. io. n. 4. jQ^WoalcunQ 
vuole, fomnt,arnente onorare il /ito amico , egli lo y nvita a cafa 
fua\ Petr. fori. 216. Nàcque ad alcuna £/i Pefler sì bella: Que~ 
t fla pìh 'Sàbra è. betta % e pih pudica . Bocc. g. 4. n, 8. Alcu- 

ni fono • f -quali piti che halite genti fi cMedon fapere , e fanno, 
meno. È Ihfrftd* Delle $/w/f alcune crefctvano come una co» 
inunal mela,. E fy 2* nel Proem. Dopo alcun ballo x andarono^ 
1 a ripofarz. E Jnrrod. -Ni vi poteva, d' alcuna parte il Sole* 

1 in veced* a,lcw)(x'fi u(a %aU . Bocc. Introd. E tali furono ,cte 

per, difetto di • flette , Jpft*~ alcuna, tavola, ne ponieno. E. g. 4. 
In fin. for& pjfc ^ C À; arato P ^b^ ? *f petto di tal donna 9 
che »e//ada^ . • f e . /^ —, ^/^ fifmvema notte il 

ktl % ? A fi* ^^n^JlI- «*f • Gel |- S ^ 



Libro Primo* - , \%% 

Tifo in èocca , e, inchinatomi , che un me fé. fd face a vìftt di 
non mi vedere , / 

. Qualcuna S\ afa fuftantivo di perfona, ed addiettivo di per- 
fona, o di cofa,* ma il pib cq! fecondo cafò dopo, che ac- 
cenni , alcun gènere, E' talvolta anchs addimi vo vicino al fu* 
fìantivo, Iv) è Faale afarfi in plurale. PafTav, pag.ip4*0r#£/>0- 
tra/campare di lauti lacciuoli , che, non fia prefo da qualcuno*? 
fecór* $» 7« *V z* Colui che ve- lo dice, è qualcun % che mi 
vuoi male*' Petrar. cànz*47* Cogliendo ornai qualcun di quefìi 
tamil E can*. *$. Ma. fé pietà \ ancor [erba U are* tuo f aldo, > 
e qualcuna fatta, Fa & te, exS, me, fig*°*i venderti* 

Qualcbeduno ancora fi dice «' Fireoz. A (ino d 1 ora nuoi. 
*|8. Ormai no* è buon* ad altro t che farne un vaglia, e pe* 
rò doniamolo* qualcheduna. >• . . ■ 

Chiunque, qualunque \ qualfifia v qualfivo* , 
glÌ0,cbiccheffia. 
Qusfl! pronomi indeterminati vagirono, ciafeuno o aflblu- 
-tamente^ o per relazione a qualche altra cola, che nel difeor- 
fo fi fuppoag»*- • - 

Chiunque «ale lo fatto che qualunque ?, in- Lstìaoquicunqme, 
quifquis, ed è trifiJJàbo, dice di perfora, ed e iuftantivo 
ungulate che riceve ihfegnacafo, e le proporzioni v, Bocc. g* 
-$* tu 5* Dio. U {asma trifla * chiunque ella è. E Fifaxv I. 2. 
,pag*i07. Sjo che fecondo il giudicio dì chiunque vi farà, ella, fata 
giudicata a mone i. E c g, 2* n, p. Dalla fina malvagità fecero chiun-< 
que lo vede tefUmonÌAnv» JE Amor. Yif. cant. 42. In chiunque di* 
mora animasi vana . Si dice in tal (en(o chi che fia . Bocc* g.8.n.«. 
Quando io ci- tomaffi * ci farebbe <\& che fìa , che e' impaccerebbe • 
Si trova pare ttnefetnpio, in cw chiunque è appoggiato a 
fuAamivo , anche di c&fa .. Palladi Marzo io. Lo credo fi può* 
te tutta fanno fètBare in full* arbore &c* ma, megli* fé nd 
chiudi con chiunque vaf elio »* , 

Cbeunque fuole ufarfi neutralmente in fenfo di qualunque co- 
ita . Petrar. e. ic. Ma cheunqtie fi penfi il vulgo, o. parie , Se . 
T viver voflzò non foffs sì breve ,.T offa vedrete infoivi rtt *£ \ 
norie . Si trova ancora uìfato p*r lo •■ fempUce qualunque . r . } 
Gtordan pag. 278, £«*yto ^figlio di Qaìfas fu frmisl*** 
• cbeunque maifoffe dato al rnond% * , , 
Qualunque, che da alcuni $' k % -r Ve à«tto quaiuncbt', v»* N 
W*/*«*o > ciafeuno eie 1 e fèr J &l ^dtìfi v rntfw" coV t«- 
g nacaf ; e, amenza di ,£> ^ •%«» ^^°^«^ \ 



cofa. Bocc. Laber. net princ. 



.tentfcf rtcevutt ■** fonie > *ff tV , .\» < ^ft**»^ t. n. W«*«* d0, 

S 1 ^ 



le . Delie parti detf Orazione 

jRe, due ignudi uccidere dormendo^ fi ritenne. E g. r. ti. 4** 
A qualunque delia propofta materia da quinci innanzi novel- 
lerà , converrà che infra quefti tendini dica . E Filoc. lib. 6~ 
n. 2Ó7. O qualunque cavalieri, ch'intorno a* mi feri dimorate* 
quella pietà entri negli animi voftri . Oefc. lib. 11. cap. 16. 
Qualunque piante fon calde, avvegnaché fien dure, diventi* 
iuont de* rami fitti in terra . 

In vece di qualunque (i dice ancora qual/ivog/ia , qualfifta m 
Giambuir. fior. Europ. lib. 5. pag. 102. Molto piò facciaci* 
ma d* una minima particella d* onore , di qua Ifi voglia cofa del 
mondò. Redi efper. nat. pag. 1?. Che non poffano ejjere rotte d* 
qualfifia ferro 9 oda quafftóa colpo di piftola . 
Ciafcuno _, Ciaf cuna . 

Pronome diftributi vo , che ancora dicefi ciafcheduno f vafe 
ognuno , quatfivoglia. Si adopera addiettivo, e foftantivo, 6 
declina col fegnacafo, e'nel comune ufo non ha plurale, ben- 
ché alcuni Antichi gliel dettero. Palla v. : pag. 88. E tnciafci»- 
tio cafo // laico è tenuto di celare i peccati, che egli udì in con» 
feffione , come dee fare il prete . Bocc. g. 2. n. 3. Con gran pia» 
cere di ciafcuua delle parti . E ivi nov. r. Cominciarono a dire 
ciafcurìo, da lui e ffergli fiata tagliata la borfa. Petr. fon. 12. 
Quanto ciafcuna è men bella di lei , Tanto crefce il defio che 
iw 1 innamora . Dante inf. canr. 20. E non reflb di minare a val- 
le. Fino a Minos , che ciafcheduno afferra. Bocc. n. i.princ. 
Convenevole cofa è che ciafcheduna cola, la quale f uomo fa, 
dallo ammirabile , e fanto nome di colui , // quale di tutte j» 
fattore, le dea principio* 

E nel numero del più. Amm.anr. pag. no. nel finerda- 
fchednni infermi fi deono dipartire dalla compagnia de' rei , 
acciocchì i mali , i quali ffeffo veggono , non fi dilettino dì 
Jepuitare . Franco Sacche rim. pag. 47. Che defti il nome at 
loco, ove eia (cune Strane nazioni vollon* onorarlo . 

Gli antichi per pafomo dicevano catuno , e caduno ; ma 
quel cadauno ufato d/r alcuni Moderni non m'è avvenutoci 
trovarlo in alcuno Antico, e non è nel Vocabolario. 

Quando nella diftribuzione fi vuol figni6care il contingen- 
te , o fìa la porzione dì cbeceheflta , che tocca a ciafcuno , Ci 
aggiugne al pronome ciafcuno , a uno * a uomo la parti- 
cella per. Bocc. g. io. ». o. f a ftefi v*™* per ciafcuno due 
paia di robe. E g. 6. rt. 2. qì ^ un fùtfeo and affé delvin 

Jj : f y Q& uomo deffe alle prime 



d(Cifli, e di quello mezzo 6;*? pet 
menfe. Vedi (opra fono ad M C W r 

Tonto, quanto , ?° < altrettanto. 

Tanto è pronome inderer^/?* tn « rt amtà> continua di- 
notante grandezza di(ct^\!W Apr gnptótoduit, Quanf 



Libro Primo l yf 

I, ti fuo corrifpondente , benché non fempre efprefla Ta corf 
rifpondenza « Bocc. g. 8. n. o. 1/ Maeflro diede tanta fede aù 
te parete di Bruno , quanto fi fatta convenuta a qualunque ve* 
wità. E n. i. princ. Nel co/petto dì tanto giudice. E g. o. 
lì. 2. Con intenzione di fare un mal giuoco a quante giugnere 
me pteffe .. Petrar. cap. u,. Quanti felici fon già moni fa fa- 
fee ! Quanti mi feri in ultima vecchiezza ! 

Si dice anebe cotanto. Bocc. g. 3* n. 6. Mifirame, acuito 
cotanti anni portato cotanto amore / Petrar. cap. $. Da indi in 
qua cotante carte afpergo DifofpJri 9 di lagrime, e eF inchioflro m 

Altrettanto pronome correlativo» che dinota uguaglianza dt 
tramerò, o di mifura, nel femminile fo altrettanta , e nel pa- 
rale altrettanti , e altrettante , (i declina col fegnacafo , è fi ufo 
$ddiettivo , é fuftantivo. Bocc. g. io. n. 2. Ne prima vi tonfo 
fbe V feguente dì , con altrettanto pane arroflito , e con altret- 
tanta vernaccia . Petr. canz. «4. Una donna più iella affai 9 
cbeU Sole, E più lucente, -e d* altrettanta etade/Gio. Vili. I. 
p. cap. 94. Mandaronvi i Fiorentini cento cavalieri , e cinque- 
cento pedoni , tutti fopraffegnati a gigli , e di Bologna altret- 
tanti. Bocc. g. $. n.4. Cinquanta pater m/hi, e altrettante 
avemarie . Petrar. fon. 166. Co/ avefli io del bel velo altrettanto t 

Alquanto, variato per generi, numeri, col fegnacafo, va* 
le alcuno , un poco &c. , e nel numero del più fi ufa anche a) 
modo di fuftantivo . Bocc. g. 4* n. 8. Dòpo alquanto fpazio 
comincio a dire. Gio. Vili. 7ib»7. cap. 114. Co» alquanta gen- 
te, eh" ebbe dal Re Ridolfo. Petr. canz. io. V induftria tf aU 
quanti nomini / awolfe Per diyerfi paefi . Bocc g. J. n. j. 
E quinci tacendo , alquante lagrime mandate per gli occhi fuo» 
ri , comincio ad attendere. E g. 2. n. 7. Alquanti , eòe ri* 
fentiii erano air arme cor fi , »' ùcci fero. Petr.cajp. 5. Ma d*al* 
quante dirò , che '* fu la cima Son di vera oneflate . 

JJfato furfanti vamente , e neutralmente col fecondo cafo va- 
ie qualche poco. Bocc. g. 2. n. 4. Con alquanto di buono vi* 
no, e^U confetto il riconforto . 

CAP. XXVIII. 

Del verbo. 

SI divide il verbo in ner fonale, e In Imperfonale . Il verbo 
perforale è quello , che fi viri* in tre dipinte perfooe come» 
io amo, tu ami, colui ama. Impersonale e quello, che non 
. ha altro più, che la terza perfona. Ne fono di tre forte : gì* 
Imperforati rigoròfi,i quali non hanno alcun cafo, come, pio- 
ve, tuona, nevica, lampeggiataci mezzi imptrfonali , 1 qua-» 

li, 



5§ Beile farti deìP Oràzton* 

E, benché poflano ufarfi'pèrfpnalmenfe, fi adoperano talvolta f 
imperfonalmente <ol primo càio efpreflb; o fottintefo , come? 
conviene , dìfdue 9 e fiorii}: e gì* ini perfohaK formati tfe verbi v 
di.lor natura perforali, alla maniera pafliva /?<&* , fi crede* 
fi corre* . '. . . * . . # • ■».«.- 

Il verbo perfotìale altro e tranfitivo , altre intrànfittvo . , Ver-' 
bo tranjGtivQ e quello, il quale fignificà azione, che patta rea!* 
niente /o intenaionaliuepte in un termine diverto dal fuo prin- 
cipio , comè^ '// maefiro batte i difcefótt , 7* mWr* *m<» / j9- 
ihuoli . Verbo intranfitivo^ quello, il quale fignificà azione* 

tnou fi parte dal Aio principio, ne paffa in alcuno termine ♦ 
quelli ne. abbiamo di due forte, perfchè altri fono affarmi , 
Ije. hanno dopo di fé cafo alcuno, come dormir* , ef mor/r? , 
Correre &c. altri hanno cafa dòpo di. fé, ma fenza paflaggii 
di aziojne in termine giorno, come.: dormito ùnfonm y entrà~ 
te m cafa &c. e di quelli ne fono alcuni , che hanno del paffl vo^ 
perchè lignificano azione, che ritorna nel fuggetto, come p9n^ 
V'rfi, attriflarfi &c. Abbiamo parlato qui de\erbi, i quali fU 
gnificano azione, che fono i più; perche ti verbo effere fi± 
grafica la fuftanza, non l'azione del fuggetto, quello cioè ,'che 
ti fuggetto ha. in /e fletto, non quello ,. eh' egli fa , o patifee* 
, Adunque la lingua Tofcana non ha gli ordini de'Verbi, che» 
jia la latina, e la Greca, ina fóio cinque principalmente ne- 
confiderà, cioè gli attivi ,* gli affoluti, i neutri, t neutri pàfc 
fi vi, e gli imgerfóqali • Attivi fonò quelli , i quaK fignificànòi 
azione granfiti va, ed hanno dopo di fé accufativo paziente % 
Affatati fonò quelli, che non hanno alcun cafo dopo di fé \ 
J^eutri fi diconQ quelli, i quali non hanno fignificazion tran-» 
fi ti va, almeno perfetta. Neutri pattivi chiaman fi quelli, che 
£§nincanó ritorno dell'azione nel fuggetto . Non ha la noftra 
JLingua alcun verbo di voce paffiya, tua ricava ti fenfo palli-» 
.vo tramutando il nominativo agente in fefto cafócòn la pre- 
pofizionè da 9 e PaccuTativò paziente ih nominativo , così ito, 
amo Iddio : ìddiq è amato da me • Pub ancora il verbo farti 
partivo, aggiungendovi la particella fi< purché l'agente fi 
metta in fello cafo* con la prepófizione da , come fé dkefB- 
mo; Il Cithy fecondo 4rijhtiky (fati* inteiligenzje fi muove % 
Vedi le Note irEccohno dei varchi pag* zi9s 

i &*& varia r t Verbo . ' ' l 

JX Verbo fi varia per tàr^vj gf A % numeri , e perforo >• 
quefta variazione fi cM^Ì *' j^CJgiot* . 
4 roodi dd verbo fo 0o **<*ù* tf jjff^iO) ofia dimoftratw 



... ,r o libro Primo, $9 

vp, Imperativo^ e fia comandatiyo, ottativo, ofla deGdenu 
tivo, constanti vói o 6a foggiuhrivo, e infinito, 

m I tempi generalrtieme parlando fono tre , prefente , e pre* 
ferito, o fi a pattato, e futura; ma quelli poi, fecondo 1* 
natura di ciafcun modo, & fuddividono in varie differenze, 
O fieno affezioni . 

\! indicativo, ha otto tempi, cioè il preferite, corno io amo, 
il preterito imperfetto , 6 (come i Tofcaui con una fola voce 
Sprimono) il pendente, che accenna azione non perfezionata, 
fronte io amava; il preteritolo paflafo determinato, che di- 
Tundra un fatto di poco tempo, come io ho amato; il prete» 
rito, pàflato indeterminato, che accenna un fatto di quali* 
rhe tempo, come /o amni\ il trapalato imperfetto, che in» 
dica quello, che già da noi fi faceva*, come io aveva amato 4 
il trapanato perfetto dinotante cib, ohe dà noi già fi fece , 
fame kt ebbi amato; il futuro imperfetto quel, che altri prò* 
inette di fare, come io amerò ; e il futuro perfetto ciò, che 
ad nn {al tempo farà efeguito , come io avrò amato • - 

U imperativo , o (ia comandativo , ha due tempi ; il pre- 
fente , ehe cpmanda, esorta , o priega, come t*# tu; e il fu* 
furo * che* comanda , efòrta , o priega , che una cofa fi faccia, 
ma non di prefente, come andrai tu. 
. L'Ottativo ha fé i tempi ; H prefente perfetto, chedimoftra 
ftefiderio efficace di fera, come oh fé io amaJJiJ il prefente 
imperfetto , che accenna defiderio di fare una cofa, ma non 
già afl prefente, come io amerei; il preterito determinato , 
?he diropftfa defiderio di aver fatto a tal tempo, come Dio 
voglia cht io abbia amato \ il preterito indeterminato , che in* 
dica deleterio di aver fatto fé fi foffe potuto, come io avrei 
amato >, ma non potei \ il trapafTato il quale dimoflta , che 
«altri vorrebbe aver fatto , come voleffe Iddio , . che /a avejfi 
amato,: e finalmente il futuro, che moftra desiderio di mei* 
terfì a fare > come Dio voglia , che io ami 

If congiuntilo prende in preftanza tutti-i fvoi tempi dagli 
altri modi, appoggiato fempré ad alcuna particella di con- 
giunzione , come conciòffiacchè , quantunque , benché e limili t 
fia cinque tempi, prefente , come benché io ami ; preterito 
imperfetto V 'come benché io'amajfii preterito perfetto» come 
benché io abbia amato \ trapafTato, come benché io aveffi a* 
piato.; e il futuro , come quando io avrò andato . - ; . 

L* infinitivo ha tre tempi: il prefente, che accenna anione 
in coàftifb , come amate i il preterito , . che moflra l* opera 

fjià fifta 'J' cotne avere amato: e i[ futuro, che dimoftra idi* 
pofizionea fare uri'opejrti in ^w^nire, coinè *v*r od ornare^ 
P fjf*t PW amar* t • 



nw? 



D 1 



éo Dille parti del? Orazione 

t numeri del verbo fono due 9 (ingoiare , o fia nunjero de! 
menò, come te amo, e plurale, o fia numero del prò , co- 
me noi amiamo. Le perfone in ciafcuno de* due numeri fono 
tre r 4a prima, come io amo ., noi amiamo : la feconda, come 
tu ami x voi amate : e la terza , come colui ama , coloro amano • 

C A P. XXX, 

Alarne generali offcrvazioni fopra le contrazioni dt Verbi. 

|I due forte fono i Verbi , quanto alla conjogaziooe , per- 
" che altri fono regolari, altri anomali. I, verbi .regolati 
fono quelli , i quali fi coniugano con regola a molti verbi co- 
mone ; e gli anomali quelli fono , che efcono dalla regola co- 
mune degli altri Verbi-, ed hanno particolare conjugazione • 
Quattro fono, le coniugazioni de' Verbi, le quali fi conafco- 
no , e prendono regola dal prefente dell' infinito • La prima 
i conjugazione tfce in are , come amare ; la feconda in ere con 
la penultima lunga , come temere ; la terza in ere con la pe- 
nultima breve, come/*£gm; e la quarta in ire , come fenthe. 
Intorno alla formazione delle voci di ciafcun Verbo nello 
fuddewe conjugazioni, i due noftri dotti/fimi Gramatici , il 
Bembo , e '1 Caftelvetro adeguano molte regole di ciò fare con 
; lo (cambiamento , o accrefcimento di alcuna lettera .• e fono 

regole veramente fonili , e degne di que' valenti maeftri . Ma 
io , che mi fono propoflo di volere inlicuire t giovani con me- 
todo facile, e fciolto, m'attengo al (av io parere del Boommat- 
' tei , che (lima tali coffe poco neceflarie al noftro fine , o per* 

[ chi fenz' e(Te altri pub ben conoscere le maniere de' Verbi ; 

\ o perchè tali cofe forfè dall'ufo, e dall'arbitrio in qualche 

parte dipendono • E chi vorrà profondarci di vantaggio in 
| tali macerie , potrà foddisfarfi col leggere gli Autori faddetti t 

\ 't il Ctnpnio altresì nel Tuo Trattato de' Verbi • 

Noi dunque ci contenteremo di porre diftefamente le con- 
jugazioni di tutti e quattro i Verbi regolari fopraccennatt r 
che fervono di nórma a molti' altri ; aggiugnendo a ciafcun* 
* -coniugazione quelle offer trazioni , che giudicheremmo opporto- 




Tetbi anomali ^fcUll^ WP T ^ w 



una 
patte per conto del /orò ina** ^JfP' Kuìc ot,t) ^V*ttro con- 
jugazioni ; t per P altra e'^i^ "l tf *<£* ^ ^ vod *!* 



Viro P vinto* & 

à\ refola, ma follmente alcune , qual p?h , qual meno; e nel 
rimanente ciafcon Verbo anomalo fegue lafua cos'usati one ; 
perciò fotto ciafcuna conjogazione . porremo anche i Verbi 
anomali ad erta f per tanti,, cioè quelle voci (blamente di efli , 
<h'efcono dalla regola. 

Ora tutte quefte conjogazioni di Verbi , cbe alla diftefa da 
noi fi porranno » fono tratte dal Buommattei , e dal!* autorità 
di approvati moderni Scrittori, e comprendono quelle voc$ 
fola mente , che ricevute fono dal buon ufo vegliarne de 1 mo- 
derni Tofcaoi * e poflfbno ufarfi da chi io oggi vuole , in pro- 
fa , e in verfi , parlare , e feri ver tofeano . Ben fo , che ne- 
gli Autori del buon fecolo vi fono molte ufeite delle voci 
de' Verbi , le quali erano allora in ufo , o furono da' Poeti 
adoperate per neceflìrà della rima, e che non fono ricevuta 
dall' ufo moderno. Ma il notar quefte, per altro venerabili 
antichità, farebbe andare , come tuoi dirfi y nell'un vi' uno, 
e non. toccar mai della fine . Quelle bensì noteremo , che 
poflòno anche in oggi adoperarti , o che arrecano qualche in» 
me all'ufo di ben parlare, eh' e il ooftro intendimento. 

Prima però , cbe pogniamo le quattro conjugazioni ftimia- 
mo ben fatto di porre la conjogazione dèi Verbo fuftantivoe/^ 
fere , e quella del tramiti vo avere • Quefìi due Verbi fono au- 
siliari degli altri Verbi, i quali non avendo tutte le voci pure, 
e femplici , cbe fi richieggono a formare i loro tempi , ne'pre* 
temi , ne' trapanari , e ne' futuri , prendono in prestanza della 
voci da etiere, e da avere ^ e declinandole per perfone, e per 
numeri, Te accompagnano col proprio partici pio, come vedre- 
mo. Per contrario i due Verbi ej/ere, ed avere, per formatta 
i loro tempi, non hanno molto bifogno d'altri Verbi, ma da 
fé foli fupplifcono al difetto-delie pnre voci efpreflive de' tem- 
pi : falvo il verbo e/fere , il quale non avendo participio prò* 
prio , fi ferve di quella del* verbo fiore . E' adunque necefla- 
rio il premettere la cognizione di quelli due Verbi anomali , 
i quali fra sii altri s* intramettono . 

c a p. xxxr. 

Con jugazì 'otte dei verbo edere. 
INDICATIVO. 

PRefente Singu!. lo fono; tmjeì, Jf\ o fe 9 colui è. Plor* 
Nei fiamo , voi fitte , coloro fono • 
Preterito imperfetto . Singul. io era , tu eri % Colui era * Ptar. 
JSfo; aravamo, voi eravate , color? erano « 

Pro. 



.„., Òffa 
colóro fo- 



fo Ì)eÌte parti ìelP Orazione l 

Preterito determinato . Singul. lo , fono,tufel, colui, 
tei è flato i o fiata. Pittale. Noi Jbimà, voi fiéiex, colà 
ho Rati , o fiate ; ' ; \ 

Preterito ihdeterihinato,. Singol. lo era $ tu vtr? colm fu * 
Piar. Nói fummo ± boi fofié , coloro furono . 

Trapalato imperfetto .. Singol. Joj era , tu eri ,' èótui j & co- 
ìei era flato, o fiata . Plur, Poi eravamo + voi eravate ,' colore j 
Mano flati, O fiate i . . '• ; \ 

Trapaffato perfetto ; Singuk *>' i fpfl' » /« ,/***» i ° /«'* * [ I 
Vlur. Fummo , /*/!* j /«wó fiati , ò /?**?. ' 

Futuro imperfetto. Sing. Saro > farai ^ farà, p fiat o fte « 
Ì> Jur. /wwo * /*r* te , /*r*»«> , o fieno . • 

Futuro perfetto. Sin^ Sarò, farai , farà fiato i &ftatè;yiuu 
Saremo i farete , faranno fiati j /&?/* * . 

Preferite Stng* la prima perfona manca. 5// * ò/u* *#, /&* 

*>/«/. £lur. fiànto noi > fiate voi , fièno coloro . ^ j 

Futuro .Sing. La prima |>erfoha manca . Sarai tu , fora*** ( 

/*/* Plur. i'wmo *w > farete voi ± faranno colorò. . 'tv, 

■ OTTATIVO^ y fa 

* .'«''"' ' '• . ■ , \ . . , . ... ■ in 

f refénte perfetto . &ng. Dio voleffe , chèlofojfij iufoM, cò± l'f , 

/«i /*« . Plùr. Nò/ foffimà, vói fofle, toloro fofferò, ofoBono. 

Prefente imperfetto. Sing. Sèrti % o/ora, farefts , farebbe 9 

ofaria, fora. Pltìr. Saremmo, farefle^ fatebberù ,' fdrébbonó 

~ Ó f ariano y b forante ■ -. ,...'.,. - M -. 

Preterito determinato . Sing. Z><# vo^/a flS f w A*>. V '" » 
O /** , colui, 9 colei jìa fiato, Ò fiata, Plur* Che hot fiamo ,» \. 

voi fiate i coloro fieno flati 9 o flate^. - *j 

Preterito indeterminato . Sirtg; Sarei , fareflt , farebbe ttatoì 
O Rata. £lùr.* Saremmo + fareflè, farebbero 1 f d farebbero flati ; 

O fiate . , - ■••*»«• i tir #• 

Trapaflfato. Sing. D/o W^. rAj tofoffi, tu fojft , f?/«r ; 
o «>/tfi Mff /tó* , ^ A^'- Piar. .C*e noi fojfmo , voi fofle j 
coloro fofieroi o Mono flati , o % flate. . . 

Futuro . Sln&'Dio "voglia cV fa fia, tufit * célukfiè . PIdrj 
eie mi fiamo , W/ fiate , w/oro )fe«^ .. 

, èùNGUJiiTlVÒ; i 

Prefente Sing. Benché h fi* a fii i toM fi* i «<"•♦ M' 
fiamo , voi fiate j calore furto % ; *; ' r ... .©^r. 






i 



ÌJbfo Primo* • -, &t 

Preferito imperfetto. Sing. Benché *>.,/«$, tu fcffi, colti 

fotfr. Plur. Noi foffmo, voi fofle ^ coiorp fajfero , o fojjoHp. 
Preterito perfetto . Singi Benphè io fia,, tttfii , colui fiafio* 

ito &c. Plur. Noi fiamo , -voi fiate , coloro fieno fiati Oc. 

. TrapafTaro . Sin&* benché io foffi , tu foffi r colui f ff e fiatò 

&c. Piar. Noi fojfim » voi fifte, coloro fofferp^ Q foff ono /fc. 

Futuro. Sing. Quandi io faro, tu fatai , colui farà fiato && 
Plur* Noi faremo f voi farete, colf o faranno fiatt &ci ^ 

infinito/ 

Prefente . Ifferé i 

Preterito, fttm fiati, ùfiatt, . , 

Futuro» Èjfere par effere^ ò avare a e fieri i * . , 

Offervazioni fopra il virtù fcffere. 

Circa la feconda ttarfòna ling;ùiate del preferite dell' indie** 
tivo di quello Verbo, il Buommattei iìima dovérti dirò 
tu fé feo2* apbflrofo j. è quella eflerè I iotfima voce di tal tem- 
po , e dice , fé non avere letto mai. tu jfei in Autore antico 
(limato. Mail Marini lezi 7* dice, che ne buoni tefti de'prj- 
mi maeftri della noftra lingua j oltre al ** /► fenz* apodrofo , 
fi trova ancora più volte V intiero tu fei 9 e il /^apoftrofatOj 
e adduce l'autorità del ^lenagio aooot. al fonato i^.delCa* 
fa , nella quale vien citato il Padre; Daniela Battoli nel Tor- 
to, e Diritto annot.70. falche egli coachittdei cfce noipofa 
Tiatno aiìicurarci di ùfar con ragione x e l'uno 4 e l' Altro « 

In Firenze s'ode talvolta che per $ ; fiogolarmente quando 
• altri tarda a rifpondere ad totérrogazion fattagli, e replica- là 
terza perfona fuddetta* dicendo ine cqsì peir iftrafcico* t ripc~> 
fo di pronunzia. Si trova anche preMo gli Antichi . F. Giord. 
pag. «& E fama dubbio hit di.&ajidé. mifiìm di tenerefiiw. 
zio. Si trova ancora ie in vece d'£. Dante i atea o> za. JV£ 
con ciò eie di f oféa il mar roffo èe. E cant- %o. Dentro hìr 
ma già, fé P arrabbiate Ombre 4 che vanno intorno , dic$$ vèrp ; 
Sento per.fiatfof fi trova preflb gli antfcht ; io proli »•. e in 
verfo, ma non è ogfct in ufo. Steno, col l'acanto fuìlà fe- 
conda , per fiamo , è in Tofcana voce del popolo 1 còme lo è 
altresì fiate per fletta Troviamo bensì viziò . feti per fiet* . 
jalvin. Prof. Tofc* pagj 25., iò^ e akroire., . . 

Ermo per fono ha molti efemplt .di antichi * ma non è pia in 

•ufo In Tofcana , fé nonie io alcuni luoghi tea , i Contatimi . 

Net preterito Imperfetto fi tice .t*,era ^fosl MùVaù Jem- 

pre 



64 Delle farti dell* Orazione 

pre tifati» iUgK antichi , e anche da' moderni regolar» fcrfrto- 
ri. Volgarmente fi dice Vo ero, e quell'ufo tornerebbe forf« 
tiene per ditringuer la prima dalla terza perfona , e fi ammet- 
te nel parlar famigliare* ma non già nello feri vere, e nel parlare* 
in pubblico, perchè di troppo pefo è l'autorità in contrario. 
Noi eramo per eravamo , voi eri per eravate fi ufano, dt- 
& il Buommattei , folo in parlando , o fcrivendo familiare 
inente, e alla dimeftica. 

Gli Antichi per eravamo, eravate dicevano favamo, fa- 
vate. Bocc. Laber. pag. 80. Fece una vialuminòfa 9 e chia- 
va , non trapalando U luogo , dove noi favamo . Tav. riu 
pretto il Vocabolario. E ficcome voi favate- partito. 

Fu/li, e fufie per folli t e fefle fono condannati dal Buom- 
mattei • E tale è foffxmo per fummo , effendo fcambiameoto 
di un tebpo per V altro , perchè foffxmo è primo preferite 
dell'Ottativo. Per altro tuffi % e fuffeper foffp, e foffe fi no- 
va in buoni Autori . 

Si noti Y errore di chi dice fero, /eroi , fera, e fimili in 
vece ài faro 1 farai > farà} eh' è contro ia collante autorità 
degli Scrittori . 

Furo per furono fi adopera il pili da' Poeti : non ne manca-- 
no petb efempj di profa. Nov. ant. 1. Furo allo y mperadore 9 
e fafutaronio • 

< Stano, che alcuni dicono per fieno di tre fillabe , è riprova- 
to dal Boommartei, ficcome contrario all'ufo degli Autori » 
che vanno per la maggiore . Io però ora noi riprenderei sì di 
leggieri, trovandoti in Autori moderni approvati, fin solar- 
mente nel Segneri Manna 27. Marzo: Siano pure ignobili fé 
opere , che a te fpettano , fian triviali , fian tenui , non dubita* 
*' re , baceranno a fantificatti , punte fian fatte con quella per- 
fezioni maggiore , che loro convienfi . Ed in altri luoghi ancora. 
Talora fi dice fia , e /»* per farà, e fieno per faranno . Bocc. 
g. 8. n. 7. lo ognora , 06* a grado ti fia , te ne poffo render 
molte per quella una. Dant. Purg. cant. 18. E fieri manife- 
fio Lo error d£ ciechi ', che fi fanno duci. Bocc. ri* 6\ Se per 
optuna cento ve ne fieno rendute di là , voi n y avrete tanta , 
the voi dentro tutti vi dovrete affogare . 

Sii Ci muta in yfr, fingolarmente negli affidi . Bocc. g. 8. 
n. 7. Siete affai V effetti potuto vendicare . . 

Saria fi ufa non di rado per farebbe , e furiano , o farieno , 
per Jarebbano* Bocc. g. 2. n. 6. 5* pur /ò/|&, fommamente 
mi laria 10W.. E iteli' Introni. Non fi faria efiimato % tanti 
averne dentror ovati . E g. g % càn i. New mi fama credute Le 
mie* fortune, òna* io tutto rf infoco • E 8* *• n * *• * "{«»* 
«w fi farieno few/ ufre 

I Poe» 



zi 



Libro Primo* .. tfj 

I Poeti dicono fora per farebbe . Dant. Piirg. caac 27. È 
falle fora »o» /*r* a fuo fenno . Dicefi anche nel Vocabolario» 
eflerfi ufato forarti per farebbono . . 

- II participio del Verbo effere , fecondo la fua analogia» do- 
vrebbe effere effente , *jT/tfo, .0 f^feio, che, talvolta fi trovano 
nelle più antiche Scrittole ; ma allora poca in ufo , e oggi 
niente. Il Roca usò fuso come nella n. 1. Tu mi dì, che fé 9 
foto mercatante. 11 participio adunque * col quale il Verbo e f* 
fere in oggi fbrm4 i fuoi jjaffati , è quello del Verbo fiate , 
cioè fiato, il quale, oggimai i tatto proprio del Verbo effere. 

GAP, xxxir. 

Conjugazione del Verbo avere* 
INDICATIVO. 

FUfènte. Sin* ih, bai, ha. Plur. Abbiamo, 9 oviamo 
avete , hanno . * 

Preterito imperfetto. Sing. Aveva, oavea. Avevi, aveva 
O avea. Plur. Avevamo, avevate, avevano. 

Preterito determinato. Sing. Ho, bai, ha avuto . Plur. Ab* 
biamo , avete , hanno avuto . 

Preterito indeterminato. Sing. Ttó/, *wfl/ f *££*. Plur. 
Avemmo , avefte , ebbero , o r tóo*o . 

TrapalTato imperfetto. Sing. Aveva, avevi, aveva avuto . 
Plur. Avevamo , avevate , avevano avuto . 

Trapalato perfetto. Sing. Ebbi, ave fli, ebbe avuto. Plur- 
Avemmo ,avefle , ebbero avuto . 

Futuro imperfetto. Sing. Avrò, avrai, avrà. Plur. Avu* 
mo , avrete , avranno . 

. Fu|uro perfetto. Sing. ^ V rV, «viw, *wi avuto. Plur. A 
vremo , avrete , avranno avuto . 

Prefente. Sing. Abbi tu, abbia colui '. Plur. Abbiamo* ab* 
btate p abbiano . ' 

Futuro. Sing. Avraitu 9 avrà colui. Viva. Avremo , avrete, 
Prefente perfetto. Sing. D/o W*# «SVa mWR ' tu avefR 



Corttceth Re* £ 



Pre- 



| «* " tó Delle parti detf Orazione 

Prefente imperfetto. Sing. <rfvm, avrefli, avtebbe. Plur. 
Avremmo, avrefte, avrebbero, o avrebbono . 

Preterito determinato • Sing. Dio voglia cff io abbia * tu ab» 
bi , tolta abbia avuto. Piar, Abbiamo, abbiate, abbiano avuto . 
7 Preterito indeterminato. Sing. Avrei, a-tirefli, avrebbe avu- 

to. Piar.- Avremmo , avrefle, averebbono avuto .. ' 

Futuro, Sing. Voglia Iddio che io abbia, tu abbi , colui ab- 
bia. Piar, Abbiamo, abbiati ', abbiano* 

CONGIUNTIVO. 

Prefente. Sing.Gfc re abbia, tu abbi, o abbia, colui ah* 
bia . Plur. Abbiamo, abbiate, abbiano. 

Preterito imperfetto . Sing. 5> io ave/Ji , tu avefii , colui a* 
veffe . Plur. Avejfimo, avejìe , ave (fero , o aveffono . 

Preterito perfetto . Sing. Benché io abbia , tu abbi, o abbia , 
colui abbia avuto . Plur. Abbiamo , abbiate , abbiano avuto . 

Trapalato. Sing. 5> w *v*#* , tu aveffx, colui aveffe avuta. 
1 Plur. Avejjimo , *v*/fe , aveffero avuto . 

Futuro. Sing. Quando io avrò, tu avrai , co/w *vr£ *- 
v«fo. Plur, Avremo, avrete, avranno avuto. 

[ INFINITO. 

t Prefente. Avere. 

Preterito . Aver avuto . 
. -Futuro. Avere ad avere, o e/fere per avere. 

' Offervazioni fopraH Verbo Avere • 

} A £>*, aveano^ per aveva, avevano fi dice , non folamen» 

L Jr\. te in verfo, ma ancora frequentemente in profa. Bocc. 

g. 7. n. i. Ad un luogo molto bello , che il detto Gianni avea 
t in Camerata. E g, 4. n. 10. 1 quali, perciocché molto veg- 

i ghiato aveano , dormivan forte . I Poeti , per conto della ri- 

ma, dicono avia, ficcome ancora folia , e così in altri verbi 
di fimil terminazione nell'imperfetto del Dimoftrativo. 

S'ode in Firenze nel difeorfo famigliare a$e per avete, co* 
me : ate vo* fatta la tal co/a ? Àncora s'ode oviamo per abbi** 
tnoz la qual voce dal Buommattei e riputata barbara . Io non 
ho alcuna difficoltà d'ammetterla, avendola «fata il gran lu- 
me della noftra Accademia , e dell' Italia , il Galileo , e più 
volte, (ingolarmente nel Sift. pag. 27. Noi dunque ariamo/* 
linea retta per determinatrice della lunghezza tra due termini . 
A verno per abbiamo è flato <fe t #o in verfo, e in profa. Pe- 
trar.fon.8. Ma del mi fero fiato lue » ' Z^ 10 » C°*d°*t* ****** 
vita altra [erena . Un fot c ^ì ^ Q t dalla mette , avemo • 



'%>' f ' Bocl 



Libro Primo • 6? 

Bocc. g. 2, fy fin. E come oggi k avem fatto 9 così alPora de* 
éita torneremo a mangiare* 

Abbo, verbo difettivo antico, vale lo ftéflo che Ho, onde 
vengono , abbiado , abbiente, e limili, che òggi non fono pili 
in ufo. Dante Inf. cant. 15. E qudnf io P abuo in grado memr* 
io 1//V0 Convien che netta lingua mia fi /cerna . Gio, Vili. 1*7* 
c. 101. Abbiendo ràunata grande ofle in Tofana , jfi taf) ^* 
Trancia. Pier. Crefc. L11. e. J. ut Città /coperta dal? Orien- 
te , dal? oppofita parte coperta , è /ana , f *# Buon *we j il con- 
trario fito abbiente , è inferma . 
, Aggio, parimente verbo difettivo antico, % lo fteflb , che 
Ho, ma non ha fé non le voci della prima per fona (ingoiare 
dell 9 Indicativo, e quelle del prefente dell'Imperativo, del 
Soggiorni vo . Petr. fon. 19. faggio pro/erto il cor, ma a voi 
non piace Mirar sì baffo . E fon. 82. Però , Signor mìo caro , 
uggiate cura, Che fimi/mente non avvenga * voi ^ E fi trova 
aja per fincopepreflb Dame Par. cant. 17. Che f animo ài quel, 
eh* ode , non po/a , ]Nè /erma fide per e/emplo , cF a j t Lafua ra- 
dice incognita , e nafioja % Neper altro argomento , chenonpaja* 
die 



1 Poeti, in vece ai ha, dicono ave . Petrar» CafiZ* 6~Quan- 



So V /o/ gira , Amor pili caro pegno , Donna , di voi non ave * 
E fon. 57. Nonvedrian la minor parte Della beltà , che m* ave 
// cor conqui/o f E fon. ini M* V fiverchio piacer, che s* 
attraver/a Alla mia lingua, qual dentro ella fiede , Di moftrar* 
la in pale/e ardir non ave • 

Gli errori pepolarefchi , da fchifarfi nelle voci del Verbo #* 
vere, fono t feguenti, Abbiano per abbiamo*, io avevo per h 
aveva* voi avevi, per avevate: avejfimo, ebbimo per avem- 
mo : averò , averei , ayerà , averemo , averete , aver anno , ave- - 
rei , &c* per avrò tre. avrei &c. E finalmente che io abbi , 
che coloro abbino , per che io abbia , che coloro abbiano . 

II participio del Verbo avere, cioè avuto, ferve ad ^ amen* 
due i generi, rifpettivamente alla perfòna, che regge il Ver- 
bo: onde tanto un uomo, quanto una donna dirà : io ho ** 
vuto, quando ilcafo, ch'fc dopo, altro tión richtegga * . ll yf a 
non avviene del participio di e/fere, perche un uomo dice: ' 
/onorato , e una donna : io fono fiata • Q. ultv ^ * * cbe l \ x i\- 
bi, i quali fi coniugano coIVethr! .fare \ accordano ti?» * 
cipio colla perfona del Verbo, ?/£eV »****£ 7R&- 
figliuoli; i figliuoli fono amati* J & & : &ft&, ^ * 
ta ; le fperanze fino crefeiute **«*l *?A€^ e ^ w£««fi»*^ 
coniugano col Verbo avere, *\ « flA° - % o\o * % o uo*™ h* **£ 
riguardo alle perfone del Ve r v\ t\t c \\c* ; V* òftvnak W % 

nom/111 i*»w amato, temuto ^*v V* A «jlC- — --^, 



uomim hanno amato, temuto ^*v V* 6 *^ c " ^vcAr 

*ww 0**00 amato, temuto w * > t. h 5x~ 

\5* 



v w* 









tó Delle partì dei? Orazioni 

fr Finalmente fonò da notare alcune antiche manière del Ver* 

r bo avere , come avavamo , avevate , per avevamo , avevate ; 

' e avsenOf^et avevano, le quali fi trovano nello Aedo Bocc. 

^ ma fono in oggi difmeffc « ' 

■^ C A P. XXXIII. 

Ufo d£Verki t «Aire * * ave» »f//* éonjug azione degli altri 
D Verbi*) e quando avere fi ponga per e/fere , 

h- per dovere. 

' "\TEl f° rmarfi * preteriti de* Verbi nafce talvòlta dubbio , 

\ ±\ fé debba adoperarti* il Verbo effere , o il Verbo avere ^ 

Il Buorrimattei tran. 12. e. ip-. e il Manni Lez. 7. fiabilifco* 
> ' no kffeguente regola. 

I Verbi intanfitivi fi fervono del Verbo effere , e i transi- 
tivi del Verbo avete . Ecco efempj de* Verbi adoluti . Bocc. 
t g. 2. n. 8. EJ]i fanno ritratto da quello, onde iteli fono. Eivr» 

, J* /«ago <tf quello* che mono era, /V fu (ih a) . p g. p. princ. 
k No» a fon vivuta /» y*»o /o , »o . E g. 7. n. 9. io fon venuta 

J a ri fiorar ti de* danni, i quali tu bai già avuti per me. Eccp 

1 efempj de'tranfhtvi .Bocc. g. 4. n. 1. lo ho amato 9 e amo 

% Guìjcardo . E g. 4. princ. Quefle novelle leggendo^ hanno detto, 

f eòe voi mi piacete troppo . g. 5. n. io. Sentendoti quel medefi* 

rno aver fatto, creila fatto avea. 

Si trovano però alcuni efempj f per altro pochi , ne' quali 
fi vede, quefta regola non effere (lata Tempre dagli antichi ofler- 
vata . Correre Ci trova con effere , e con avere . Bocc. g. 7. n.8. 
Sentendo , Arriguccio efler corfo dietro a Ruberto . E di fotto : A- 
vendo corfo dietro all'* amante tuo. Dormire f\ trova affai uto co! 
Verbo avere . Bocc. g. 8. n. 7. Siccome quella , che dal dolore era 
vinta , e aie tf/Vw* la notte paffata aveva dormito , fi addormen- 
to . E quando e accompagnato colla particella /?, vuole il Verbo 
effere. Bocc. g. 2. n. f. A teff andrò levato fi, fenza fapere alcuno^ 
ove la notte dormito fi foffe , rientrò in cammino . Starnutire a do- 
luto con avere . Bocc. g. 5. n. 10. Quegli , che flarnutito avea . 
Quanto ali 9 altro punto propello , di quando croi avere fi 
ponga per e fiere, non trovo pretto a' Cromatici regola alcuna 
ben ferma 4 Dice con t ut toc io il gernbo che una tal marnerà 
la prefero gli antichi Tofcani <j a [i_ Vw& ua ?roven?ale " 3 io 
fatti i Francefi medefimt nfan<> »J U.0 aveve P er e ff ere * 

E io offervo appunto , che J •> /> a <rt > fecondo la maniera 

Francefe, ufano avere per eff^ £ q\C* ^te'ncWe terze per ferie, 

"ngulare <^ e h\ 9 P «et Vi fatare di effere, 



ponendo ancora in finguiare <J;~ ^UP' tf 

come oVfeguenti efempj fi ^^JJ| J. ^ 



Litro prima \ éf 

Uà per i. Bocc. g. ?.n. ?. Qui non ba altro da diro, fé non 
the queflo è flato troppo grande ardire . E g. j. U. 4. Ad una 
noftra r non ba ancor lungo tempo , intervenne . 

Ha per /oao • Bocc. g.$. n. 3. Quante miglia ci ba ? Haceeno 
più di millanta . Et g. 8. n. p. Havvi letti , t£* v / farebbe* 
piìi belli \ che quello del Doge dì Vinegia . 

Aveva , per erano . Bocc. g- p. n, 4. Con quanti f enfili aveva 
*» Firenze teneva mercato . E g. 4. ir. 4. j* / moflrar del guanto 
vifpoje , che quivi non avea falconi al prefente , perchè- guanto- 
v y avefse luogo. 

Ebbe per furonq. Bocc. g.j. fin. Ebbevi <// quegli, che lu- 
tertder votlono alla Melane fé . 

Talvolta fi trova ufato <n/*r» in plnrare per «■jjfrra In plo- 
rale: Bocc. g. 2.. n. la. U/nr <&//* pik belle* e delle pik vaghe 
giovani di quella Città ; cornette poche Ve h* abbiano , che lu+ 
eertole verminare non pajano . Vedi i Deputati al Decameron* 
pag. 4p- 50- ' 

Ancora il plurale d' *wr* fi trova talora tifato per lo fin- 
gulare di effere . Liv. M. Tutti furo battuti colle verghe 9 nei 
we\zo della piazza \ ed abbono tagliata la tefla • Cloe fu lo* 
ro ; maniera Franzefe : /// eurent la tète troncate. 

Ancora deve moftrarfi, che talvolta effere fembra ufato per 
avere t come in quel luogo del Bocc. g. 4. n, ?. Effi godevano 
del loro amore • E già buona pezza goduti erano , quanto 
avvenne &c. 

Avere , innanzi agi' infiniti degli altrui verbi , colla particella 
a , prende la fòrza del Verbo dovere. Bocc g. io. n.8. CA* (io 
io a curare , fé 7 l calzolojo piìt tofto che V Filofofo 9 avrà d* un 
mio fatto 9 fecondo il fuo giudicio , difpoflo in occulto , in 
pale fé , fé tifine è buono ? Caro voi. 1* lett. 28. Non parlavano 
per non avere a dar conto della loro ignoranza , per non affa** 
ttar le mafcelle , e per non ifventolare i polmoni . Segneri prea. 
40. num. 6. Halli a ordinare' un medicamento 1 Si off ero a lai 
luna . Haffi a potare le viti ì Si . offeroa la luna • Haffi a fé* 
minar la campagne ì Si offerva tìfluna >• Haffi a tagliare le 
fehel Si off>rva la luna. Halli a folcare P Oceano} St offerva 
da luna,. Hatfl a tofare la greggia ? Si offerva la lima « 

C A P. XXXIV. 

Conjugazione del Verbo amare, eh* e la prima 
regolare , co x fuoi anomali • 

INDICATIVO. 

PRefente. Sing. lo amo, tu ami, colui ama. Piarti. Noi 
amiamo » voi- amate , . coloro amano • 

E J . ~ Prt. 



yo Delle partì delP Orazione 

. Preterito imperfetto • Sing. lo amava , tu amavi , colui a* 
mova . Plur. Amavamo , amavate , amavano . 

Preterito indeterminato . Sin$. Amai , imi/h* , *mò . Plur, 
Amammo i amafle, amarono» 

Pattato determinato Sing. Ho, bai, ha amato. Piar. Ab- 
biamo ^ avete, hanno amato* 

Trapalato imperfetto. Sing. Aveva, avevi* aveva amato. 
Plur, Avevamo, avevate, avevano amato . 

TrapafTato perfetto . Sing. Ebbi, avefli, ebbe amato. Plur. 
Avemmo y avejìe t ? ££*ro 00*4*0 • 

Futuro imperfetto. Sing. Amerò , amerai , amerà. Plur. A* 
tperemp:, amerete, ameranno. . 

Futuro perfetto . Sing. Avrò, avrai* avrà optato. Plur. A- 
vtemo * avrete * avranno amato . 

IMPERATIVO. 
Prefente • Sing. <tf »« /« , *»i* co/*; • Plur. Amiamo , *m *• 
fe f amino. 

.Futuro. Sing. Amerai tu, amerà colui. Plur. Ameremo, a- 
merete* ameranno. 

OTTATIVO. 

Prefente perfetto • Sing. Dio voleffe , che io amafli , tu ama/* 
fi * colui amaffe . Plur. Amafiimo , amafle , amaffero . 

Prefente imperfetto • Sing. amerei, amerefti * amerebbe • Plur» 
Ameremmo, amerejìe , amerebbono . 

• Preterito ^terminato • Sing. Dio voglia che io abbia , tu ab» 
hi y colui abbia amato . Phir. Abbiamo , abbiate, abbiano amato . 

Preterito indeterminato . Sing. Avrei , avrefti, avrebbe ama~ 
**. Piur* avremmo, avrefle, avrebbero amato. 

Trapalato . Sing. Dio voleffe che io ave/Jì , tu avejji • colui 
aveffe amato. Plur. Avejfimo, avefte, avejjero amato. 

Futuro. Sing. Ch'io ami, tu ami, colui ami. Plur. Amia» 
mo, amiate, amino. 

CONGIUNTIVO. l \ 

Prefente. Ch'io ami, &c. come nel Futuro dell'Ottativo. 
Preterito imperfetto. Che io 4nsa $&c* come nel Prefente 
perfetto dell'Ottativo. 



Preterirò perfetto. Sito. O,. • - abbia* dbbì* abbia amato. 
Vlnr. Abbiamo, abbiate, ab fo'W'ato. 

Trapaflàto. Sin^Quando £** jPjaÀ* *vefle amato. Plur* 
Aveffxmo , avefte , aveffero «Zj*ftì r 

Futuro. Sing. Se amerò. l*«*lS ^tfà* W» Ameremo* 
amerete* ameranno. **# * fr 

l 



Ultra Primo . 71 

INFINITO. 
Preferite , Amare . 
Preterito - Avere amato . 
Futuro. Avere ad, dovere ^ o ejfere per amare, 

OJfervaztom /opra la prima con j umazione « 

LA prima perfona fìngulare del preterito imperfetto dell* 
indicativo non e già ; io amavo , come dice il volgo , ma 
io amava , e quefta terminazione in a in tal tempo fenza eh* 
io Tabbia a replicar di vantaggio, è comune a tutti i Verbi, 
ed e (labilità con fermi filma regola . 

Parimente dee dirfi nel plurale def preterito indeterminata 
^fflM, non giù amaffimo r che è Preferite perfetto del l'Otta- 
tivo; ed e parimente otte reazione comune a tutti ì Verbi . 

Offervazione propria della prima conjugazione fi è primie* 
rameote la mutazione, che fi fa nella penultima fillaba nel fU- 
turo imperfetto dell' Indicativo , nel Futuro dell'Imperativo, 
o nel Predente imperfetto dell'Ottativo, mettendovi, Ve iti 
luogo dell' a, e dicendo ; -amerò &c> amerei &c. Pareva di ne- 
ceflìtà, dice il Bembo, che fi dovere dire: amari f amateì , 
come udiamo dir tutto dì dai volgo, e ciò fecondo Panalo- 
già , e Pefempio delle altre tre coniugazioni , le quali non 
ammettono in tali tempi mutazione alcuna. Ma l'ufo della 
lìngua ha portato % che fi dica amerh , amerei , canterò, canterei r 
e così del tettante» ed e maniera piti grazi ofa , e gentile.^ 

Ancora nella terza perfona plurale del Preterito indetermi- 
nato dell* Indicativo Ci dice amarono * Umilmente flttdiarono , 
penf arano <&V. , e il dire col volgo amarono, ftudiorono , penfir 
rmo €W. , è errore ben grande . 

Nel Futuro dell'infinito abbiamo porto dovere amare , per- 
che^ Verbo Dovere e aufiliario , che il può congiugnere eoa 
tutti l Verbi nell'infinito, e lignifica ejfere , effer. poflì&He 9 
neceffarìo, conveniente , e firnili, il che vogliamo aver detto* 
per fernpre » 

Parimente col participio preterito, fecondo Tufo della no* 
Ara lingua, fi adopera il Verbo andar* * n tento dl àvver** 
Così diciamo : Quefla co/a , non va f atia y non va detta , e w^ m *■ 

Verbi ammali delia pyj. ^t*ft ft ^ on V \Htfen- 

DARE è anomalo 0»^" X ^SB^^S» 

-/*» , coloro danno . Pretento irT* O^ * * ^P % ^\u* ■ ^' 

* d*t, 9 odie\ tu defiì, ml^%S AfA$* #* * &«^^ — 

MW A», voi defle, coloro L ^V V 0^^k,W^\^ 



y f 






7* Delie fatti detF Orazione 

rete, daranno. Imperativo, Da tu, dia, o dea coi ut . Diamo} 
date, dieno, o deano* Ottativo, Prefente perfètto . Detti, def* 
fi, deffe. Defiimo, defle . deffero, o- defibn o . Preferire imper- 
fetto . D*r« ; J*re/r7 * darebbe . Daremmo , <far*/Ìe , darebbero, 
o darebbom . Ci fono ancora <&/ per <tf* . Bocc. g. 6. princ. 
Farai che tu fopfefia dei fentenzia finale. E flkaw per diede* 
eo. Petr. fon. l$8. Ov 9 è V bei ciglio, $ P una , /'«/*r* /fc/- 
£s 9 Cb* ai corfo dei mio viver lume denno 

APPENDICE: 

Dafli, dafie , «£#» , </*#, ^/t/J'èro nfin fono voci di buon ca- 
libro, perchè ne' buoni Autori fi trova Tempre defilé &c. come 
fopra * Lo (reflò dico di W/*ae per W/rao . 

STA RE * Indicativo. Preferite, lo fio , tu fìat , colui fla. 
Nei fl/amo, voi fiate , ed/oro y?**»» . Pattato indeterminato . 
Suiti , Jìefli, flette . Stemmo, ftefle, fletterò. Futuro , Staro + 
flaraì , /W£ . Staremo , /fcrer* , ftaranno . Imperativo . £r« /* f 
/?** , o jfatf <ro/«r ; Stiamo , /?*** , /?*>«• , o /foroo . Ottativo ^ 
Prefente perfetto. 5Vq0i, ykjjp, /te/ir; Steffimo, fltfie, fleffe- 
¥0,0 fiefiono. Prefente imperfetto. Starei , fiarefli , fiarebbe . , 
Paremmo , /Lxrfjfe , fiartbbono , o fiarebbero . 

APPENDICE. 

Similmente non fono buone voci jli/K , jk/k * Jfr*iio, /ftrjjji, 
P*]fe , Pagero . 

FARE. Indicativo preferite, Iofo,e poeticamente/*??/* f 
tu fai , coiài fa , e in voxioface. Fjtcdamo, fate, fanno. Prer 
terito imperfetto .Io faceva, e poeticamente , /ai 9 r# facevi , 
colui faceva . Facevamo, facevate, facevano. Preteriti . lo feci, 
e in verfo /« , e Ao /*''<> 9 '* /irf/rV » e £*/ /ir*© , e©/*/ /èce , 
/* , poeticamente /«> , e £* /*/*• . Facemmo , face/le , /ìraro f 
b all'antica ferono, feciono , q fenno ; e abbiamo, avete, hanno 
fatto . Futuro. Farb, fatai , farà* Faremo, farete, faranno . 
imperativo. F* r« , faccia colui. Facciamo, fate, facciano • 
OtWti'vo . Prefente perfetto . Faceffi , faceffi, facejfe . Faceffi- 
i»o\ facefle, face fiero . Prefente imperfetto . Farei , farefii , fa- 
rebbe , furia ^ Faremmo , farefif , farebbero , farebbono % o 
f ariano. Gerondio .* Facendo . Participio. F*w. 

APPENDICE. 
Si noti, e fi fugga I* errore di ctó *ce jbcr/flo per facciano* 
Teffe per faceffe trovati preffo Hante Parad. cant. i.Lomag- 

fior don , eie Dio per fua i*rvL^*a Fcfle creando , e odia fu* 
oniate Prò conformato , e ctuf^nJ P* apprezza. Fot dalla) 
volontà la liberiate. *b * 

AN- 



zi 



*4£jjtiho Primo • ;f J 

ANDARE* Quello Verbo fc comporto di tre Vetbi dtfet- 
ìfvi 9 andare 9 ire r e gir* . Si conjuga come fegoe ; notando 
però che le voci appartenenti al Verbo gw, fono pih del 
▼erfo, che della profa. 

* INDICATIVO. 

Prefente. Sing. lo vo* o vado , tu vai, colui va. Piar* 
Noi andiamo * gimo * voi andate * o g*7e , co/oro i/4tf &o . 

Preterito imperfetto. Sing. Io andava * o gfW, /# andavi* 
o g/v/, *o/tf/ andava* a giva . Piar, No/ andavamo , o giva* 
me» ^ voi andavate * o givate* coloro andavano * o g/vtf>70 . 

Preterito indeterminato. Sing. Io W*/ , ;« -andafti , o gì- 
fl/j, Ww **<& f g) , o" glo . 

Plnr. Nw andammo* o gimmo * vw andafte * £Jf/fe 5 tt)/flw 
andarono , o g/Vo»0 . 

I tempi compofti fanno : 5"ow, *r* , /** , /irb ©v. «tifati , 

Futuro imperfetto. Sing. Io *»</rb, *» andrai* caini andrà. 
Piar» Noi andremo , voi andrete * coloro andranno . 

Si noti , che iWrb «Sto andremo tre. non fono voci trop* 
pò buone. 

IMPERATIVO. 

Prefente. P5* f#» vada colui. Andiamo noi* andate * he , a 
gw t/o/, vadano coloro. 

Futuro • Andrai tu * andrà quello . Andremo noi > minte 
voi* andranno coloro. 

OTTATIVO. 

Prefente perfetto , Ò/o vo/*Jfc , che io andajji * tu andajjt s 
colui andaffe . Andaffimo * andafte , andaffero . 

Prefente imperfetto. Andrei * andrejH* andrebbe. Andremmo* 
andrefte * andrebbero . 

I tempi compofii fanno. Sia* farei % fotfi andato * ito ,0 gtfo - 

Futuro. Sing. Ch'io vada, tu vadi* v*d* , enlui vada* 
Plur. Andiamo * andate , vadano . 

Congiuntivo; come nt* tempi, eh' e" prende In preftama . 

INFINITO. 

Prefente . Andare * ire » e pire* 
Preterito . E/fere andato * ito , O gj^ f 
Futuro. ^/)wp p*r, dover* o *x> e *d 




L 









. . Delle j/*rti dell' Orazione 

te, T. RUnd» le cofe t cf^mgli Ridette di /^^eCo»- 
vit. P3fr i78- /«• »«» J sì lieve famafta, the in tmte t« , 

£ W>oni trafvannb , * «w&U /Mogano, hanno chlufo . » 

G jv., P. XXXV. 

Gonfugavone del Verbo temere, cV e I" (econda tegola* . 

INÒ1CATJVO.. 

PRefente. Sing. Io temo,, tu temi, colui téme. Plor. NW* 
temiamo, voi temete, colon temono. . . 
. Preterito imperfetto, temeva, temevi, temeva. Temevamo, 
temevate, temevano, ■ __.... ,«. 

Preterito indeterminato. Sing. Temei, o temetti, temejlt , 
temè , o temette . temevamo , MMr)tr , temerono , o temettero . 

Preterito determinato . Ho , A*', ha temuto . Abbiamo , ave- 
te , hanno temuto . . v •.,•'■• ^..." ' 

Trapaffato imperfetto . Aveva, avevi , aveva temuto . Ave- , 

vamos avevate, avevano temuto. 
Trapaflkto perfetto . Ebbi , aveflt , -ebbe temuto . Avemmo , 

"fco^peTttoVT^, temerai, temer*. Temeremo^ \\ 

Tenterete* temeranno. ■ ■•.-... A . * jl— ' 

Futuro perfetto . Avto , avrai, avrà temuto . Avremo >,*Ute- , 

t*} avranno temuto. 

IMPERATIVO. 
Preferite. Temi tu , tema colui . Temiamo , temete f tettano . , 

Futuro. Temerai tu, temerà colui. Temeremo, temerete 9 te- 
meranno . . , • ' 

Preferite perfetto, D/o Wf/fr , ch'io temefi, tu temejji , colui 
ttmeffe. Tememmo, temeftt -, temeffero . . .f„ÌM. 

Preferite imperfetto , temerei , kwbjIi , temerebbe . T«w- 
remmo, temerefle, temerebbwio* ...-Uhi 

Preterito determinato. Dio. voglia, ch'io abbia, tu afibt , 
e»/*» abbia temuto. Abbiamo, abbiate, abbino '"»"'?• 
. Preterito indeterminato. M «vr#» «*• '«»«*> • 
•4*w»i»m , .rwe/fe , avrebbero, temuto . . . . • - 

. Ftìtnro.. GV io tema, tu t*£- tt1 »a , colui tema . Temia- 
mo , -temiate , temano. * ' . '* 

Pwftote . Cfr ht^&} }?M t j /fW» dell' OttatWù . : 



I 



Libro Primo . 7$ 

Preterito imperfetto, CA' io temefli &c. come nel Prefentt 
perfetto dell' Ottativo - , . . • , 

Preterirò perfetto.- Quando ioabfriaK&c> come nel Preterito 
determinato dell' Ottativo . . 

TrapaiTato . Se io avejfi temuto &c. come nel TrapaiTato 
dell* Ottativo. » 

Futuro . Se io temerò &f. conle nel Futuro imperfetto dell 9 
Indicativo. 

INFINITO. 

Prefente. Temere. 

Preterito. Aver temuto .• 

Futuro. Avere 4, dovere, O effer per tornerei 

O Nervazioni {opra la feconda Coniugazióne . 
Verbi di quella conjugazione , o tutti, o quali tutti, fi 
trovano predo gli antichi nel Preterito indeterminato dell' 
Indicativo terminati indifferentemente in ei , o in etti* come 
temere . La termi nazione in ei porta la terza perfona lingula- 
re in è accentato, e la terza plurale in crono, come temè , 
temerono. La terminazióne in etti nella terza perfona fingu- 
Idre efee in ette, e nella plurale in ettero, come temette , 
temettero ; . w 

Ma preffb i primi Maeflri, e nell' ufo de' migliori Scrittori 
fi trova molta varietà nella formazione di furili preteriti, la 
quale non s' incontra nel forcare i preteriti indeterminati de 
Verbi regolari della prima conjugazione , i quali da .quello del 
Verbo amare, fenza varietà, fi forcano. Chi amaffe di vede- 
re qttefta materia fertilmente trattata, legga il Bembo //A.?, 
il Caftelvetro nella Giunta pàttìc. a?, e ,il,Cinoiuo nelTrat. 
de* Verbi €ap. 8. p. io. Noi ci contenteremo delle feguenu 
oflèrvazioni • 

I Verbi, che hanno la* [ter. toro naturai confoname , come, 
tacere , giacere, piacere, e i lóro comporti, netta prima, e 
nella terza perfona del fingulare, e pella terza ffetfona del piu^ 
«le, prendono il q 9 e hanno una loro particolare ùfcua , • 
fi dice : tacqui, giacqui, piacqui ; tacque * gi*c*«* * ptW* » 

'"^/S^*^^^ v. ì retavo 





?6 Delle parti delP Orazione „ 

Avere* cadere , tenere , fapere , ww formano i! preterito col 
raddoppiare la loro confonante * e aggiugnervi Pi , o * in fin- 
Colare ed ero tn plorale , e fi dice : ebbi, caddi, tenni , feppi, 
Votii : " •• - ' " ~" 

neroi 

«Oj , _ 

copdo l'ufo famigliare Tofcano, fa veddi , vedde, veddero ; 
benché e negli amichi , e ne 1 moderni fi trovi vidi, vide, vi- 
dero , e così ne* comporti : e forfè queft* ufo % migliore • 

Alcuni Verbi fembrano in ciò fuor d'ogni regola: come 
parere , che fa parvi , parve , parvero >• e rimanere , che fa 
witnaft, rima/è , rima/ero. 4 

Gli altri verbi hanno k definenza in «, £, «freno, o pure 
in etti , ?;*? 9 wr*r© ; e quefta feconda definenza fembr* la pili 
famigliare a' Tofcani. 

C A P. XXXVI. 

De* Verbi anomali della feconda Commozione ; 

CADERE anomalo in tre tempi dell'Indicativo. Prefente T 
Sing. lo caggio , o cado , tu cadi , colui cade • Piar. Noi 
caggiamo. o cadiamo * ufatoji rado, voi cadete, coloro caggio* 
no, o cadono. Preterito indeterminato • Caddi, cadefti, cadde. 
Cadérne , cadefte , caddero , caddono , e anche caderono ; ma di 
rado • Futuro. Cadrò, o coderò, cadrai, coderai, cadrà, o co* 
derà « Cadremo , o coderemo , cadrete , o coderete , cadranno , a eli- 
deranno. Similmente nell'Ottativo fa cadrei f o coderei &lc. 

PARERE anomalo in quattro tempi . Indicativo . Prefente . 
lo pajo , tu pari , colui potè • Noi pafamo , voi parete , coloro 
paiono. Preterito. Parvi, parefii, parve. Paremmo, parefle, 
parvero . Futuro . Parrò , parrai , parrà . Parremmo , parefle , 
patrono . E così nel!' Ottativo . Parrei , parrefii, parrebbe Òv. 
lì dir parerò, parerai, parerà, parerei &c. fernet la fincope dal 
buono ufo introdotta , fe reputato errore • Imperatilo prefente*. 
Pari tu, pajo colui, Po j amo, parete 9 paiono, lì participio , 
con cui fi formano i tempi comporti , e potuto , benché fi 
trovi talvolta parfo , come prefTo il Salvini Difc. Accad. pag. 
4*7- Jn luògo di parvi, parve, parvero, il dire par/i, parfe, 
parfero è ufo men che buono • 

SAPERE anomalo io due tempi dell' Indicativo . Prefente 
lo, fa, tu fai , colui fa . Sappiamo > fafete , fanno • Preterito • 
Seppi , fapefli, feppe . Sappiamo, fapefie, feppera. In quello 
Verbo dee dirli; faprò Grc.fapeei &c, e il .dir, fenza fioco» 
K) faperò &c. faperei &c. fon modi contadinefehi . 

SE. 



Libro Prima • x 77 

SEDERE anomalo in due tempi • Indicativo . lo fogo, m 
fiedi, colui /tede. Noi figgiamo, o fediamo, voi fedete, coloro 
feggono , o feggiono . Imperativo . Prefente . Siedi tu , fegga 
colui . Sediamo , o feggiamo noi , fedele voi , feggano coloro . 

TENERE anomalo in fei tempi . Indicativo . Prefente • 
Tengo , tieni, tiene. Tengbiamo , tenete, tengono. Preterito • 
Tenni, tenefti, tenne . Tenemmo, tenefle, tennero . Futoro . TVr- 
rb, terrai , terrà . Terremo, terrete, terranno. Imperativo « Pre« 
fente. Tieni tu, (opuré te, pronunziata con I' slarga . Bocc. 
g. 7. n. 2. Te aueflo lume , buon uomo . ) Tenga colui . Ten* 
gbiamo, tenete, tengono. II Futuro va come quello dell' In- 
dicativo. Ottativo. Prefente imperfetto. Terrei, terrefìi , ter- 
rebbe* Terremmo, terrene, terrebbero, o terrebbono . Futuro • 
Ohe io tenga ,. tu tengbi , o tenga , colui tenga* Che noi ten- 
gbiamo, voi tenghtate, coloro tengano. 

DOVERE anorpalo in fei tempi, con mutazione della fu* 
propria vocale. Indicativo. Prefente. lo debbo, o deggio, tu 
dei , o debbi, colui dee, o debbe. Noi dobbiamo, o dovemo , 
voi dovete , coloro debbono , deggiono , o deono . Preterito • Do- 
veni , dove/li, dovette . Dovemmo, dove/te, dovettero . Futuro • 
Dovrò, dovrai, dovrà» Dovremo, dovrete, dovranno. Impe- 
rativo. Preferite. Debbi tu, debba, o deggia colui . Dobbiamo, 
dobbiate, debbano, odeggiano. Ottativo. Prefente imperfetto. 
Dovrei, dovrefti , dovrebbe. Dovremmo, dovrefte, dovrebbero, 
dovrebbono * Futuro • Cb 7 io debba , debbia , o deggia , tu 
debbi, o dei, o debba, debbia , o deggia, colui debba , debbia , 
o deggia . Che noi dobbiamo, voi dobbiate, coloro debbano , deb* 
hiano , deggia no , o deano • Devo , devi , deve fono da ammet-' 
terfì , trovandoti più volte ufatidaì Salvini , e dal Segneri . Di 
piùilSaJvini Difc. t. u pag. 9. ufa deve per dovette. E ivi 
pag. no. ufa debbiamo per dobbiamo . E' da notarti ancora , 
che predo gli antichi quefto verbo nelP infinito^ facea anche 
devere, voce approvata dal vocabolario: e quindi nafce la 
varietà , che in etto fi vede nella prima vocale • 

POTERE anomalo in quattro tempi '. Indicativo • Prefente • 
lo poffo, tu puoi, colui può, e puote , e non mai puole. Noi 
pojjiamo ( e non mai potiamo , eh' è voce barbara ) voi potete , 
coloro poffono . Futuro. Potrò* potrai, potrà. Potremo, potrete, 
Potranno. Ottativo. Prefente imperfetto. Potrei, potrefti, potrebm 
be . Potremmo, potrefle,potrebbero,o potrebbono . Futuro. Qb^io pof* 
fa, tu pofli , o pojja , colui poffa . Pojfiamo , poffxate , poffanp . E 
fi noti , che il dire .• poterò , poterai &c. per potrb , potrai Gre» 
e poterei, poterefti &c. per potrei , potrefti, &c. , e maniera da 
Contadini . Ponno per poffono \ poetico , benché fi trovi ufa* 
to Una volta dal Sai vini Prof Tofc. pag. JS7« Potato per pa. 

ter ono 



78 Delle parti dell [Orazione 

•terono fi trova nel Tefofo Bruii. /. 8. e. 4. Poria per potrei , e 
potrebbe V ha il Petr. canz.34. e il Bocc. g. i.canz. Pojfendoptt 
potendoci trova nel Bocc. g. io. n.8. e nel Petr. cant. $9. ma 
non l in ufo; come non è pojfuto per potuto . Altresì pretto 
lo (teffo troviam potavate^ per potevate , ma oggi non fi ufe- 
rebbe. E lo (tettò dico di volavate , per volevate. 

VOLERE anomalo in Tei tempi. Indicativo. Preferite. la 
wg/ra , o pure , /o vo* tu vuoili, oggi u«o/ , colui vW; . Voglia- 
nto, volete, vogliono. Preterito, lo volli, tu voleri, colui 
volle* Volemmo, volefle, vollero, o vollono. 'Futuro. Vorrò , 
vorrai , vorrà . Vorremo , vorrete , vorranno . Imperativo • Pre» 
fente . Vuegli , o vogli tu , voglia colui . Vogliamo noi , vogliate 
voi, vogliano coloro . Ottativo. Preferite imperfetto.- Vorrei , 
vorrefti , vorrebbe . Vorremmo , vorrefle , vorrebbero , o vorrebbo* 
no. Futuro. C/Pio voglia, tu vuogli , o vogli 9 o voglia, co* 
lui voglia. Vogliamo, vogliate, vogliano. 

Sì noti , che , volfi , e volfe per volli , evolte ; e voi fero per 
vollero appartengono propriamente al verbo volgere , e non già 
al Verbo volere . E* vero j che fi trovanp negli Scrittori del 
buon fecolo , ma perchè vi fi trovano ufati di rado , e talvol- 
ta da' Poeti jper neceffitì della rima, non vogliono ufarfi. 

VEDERE in cinque tempi anomalo • Indicativo. Prefente» 
lo vedo , veggo , o veggio , tu vedi , colui vede . Veggiamo 9 
vedete, veggono. Preterito, io vidi, o veddi, tuvedefti, co- 
lui vide, o vedde . Vedemmo, vedefle, videro, o veddero . Fu- 
turo . Vedrò , vedrai ,. vedrà . Vedremo , vedrete , vedranno . E 
così neir Imperfetto dell' Ottativo fi dice : vedrei &c. , e il di- 
re.* vedere &c. vederci &c. non è di ufo buono. Imperativo* 
Prefentc Vedi tu, vegga colui . Veggiamo noi, vedete voi 9 
veggano coloro* Ottativo. Futuro. Cirio vegga , tu veggbi > 
(o veggi, fecondo il Bocc. g. 5.0. 6. ) o vegga, colui vegga. 
Veggiamo , vergiate, veggano. 

c a p. xxxyn. 

Coniugazione del Verbo leggere , ci? è la terza regolare • 

INDICATIVO. 

PRefente. lo leggo , tu leggi, colui legge* Noi leggiamo i 
voi leggete , coloro leggono . 
Preterito imperfetto, lo leggeva, tu leggevi, colui leggeva* 
Leggevamo, leggevate, leggevano. 

Preterito indeterminato . J>/K , leggefli , leffe . Leggemmo , 
Itgxefle , leffero . M 

preterito determinato, *& /uj, ha letto. Abbiamo, ave 
U> hanno lette. **i f*" 

Tra* 



libro Primo '. 7P 

'• Trapalato imperfetto. Io avevi, %uavev\, colui aveva 
htto. Avevamp, aveyafe., avevano letto . 

Trapalato perfetto ♦ Ebbi , avefli , ebbe letto . Avemmo , 
vvefie, ebbero letto.. . . 

Futuro imperfetto . Leggerò f leggerai , /?££*** . Leggeremo, 
leggerete , leggeranno P , 

: - Futuro perfetto, ^vr&, avrai, avrj Ietto* Avremo, avre* 
#P, ^avranno letto. . 

IMPERATIVO. 

* Preferite. I#g< /«, <f$#* wfitf. Uggiamo, (o legghiamo . 
Salviti. Prof. Tpfc. pag.348. ) leggete ^ leggano . 

* Futuro* Leggerai tu ,, /e^ger* cf/*/'. Leggeremo, leggetele , 
leggeranno* 

OTTATIVO. 
< Preferite perfetto ..DA We/fc *?£'«> /*£## * '» hSS e lfh M* 
ini leggepe . # Leggemmo , ^g£*/fe , leggegero . 

Preterito imperfetto. Leggerei l, leggerefii , leggerebbe. Leg* 
geremmo; leggerete, leggerebbero. 

Preterito determinato . D/o uo*//* t cV io ahbi^,U» abbi , polvi 
-abbia letto. CAe noi abbiamo, vot abbiate, coloro abbiano letto * 

Preterito indeterminato . ilvtvj , avrejii , avrebbe letto . A* 
vremo , avrefle , avrebbero letto . 

Trapalato. £w W*#? c&ioaveffi , tu aveffi, colui aveffe 
letto. Ohe noi aveffimo, voi avefie, fóloro avèfferp letto. 

Futuro. Cb 9 io legga, ut legghi . legga, colui legga • c ?' 
»w leggiamo,, voi leggiate, coloro leggano. 
CONGIUNTIVO. 

Prefence. Ci? io legga &c.come nel Futuro dell' Ottativo . 

Preterito imperfetta. Ctfio Uggeffi &c. wne pel prelemt 
perfetto dell* Ottativo. 1 

Preterito perfetto. Quando k abbia letto &c. , come » el 
Preterito determinato dell' Ottativo . ^ Am \v 

Trapaflato * Se ioaveffi Uno &c, come nel Trapalato oc" 
Ottativo, , m 

Futuro. Sa io lèggerò &c, corna oclFututoAmp^fc^pw 
Indicativa. 

D rV- r INFINITO* 

Prefente* Leggere. * * ^ 

Preterito, A*r /*/«,. 

Futuro, ^fvw *, dbtfw, *jw U+%F* 




/ 



/ 



I 



&> Dilli parti del? orazione 

preferite cleono in go Colla g doppia , come & f! tomagaro 
Verbo figgere, fono anche fi miti ad effo nel preterito in i/i, 1 
fatva.a ciafeun Verbo la penultima vocale fua pròpria • Co- ] 
SÌ traggo, fa trajfi, eleggo, eleffi; reggo, refi ; affliggo, afm v \ 
figgo , configgo , trafiggo , tanti© afflijfi , affijji , confiffi , trafif* j 
fi\ flruggo diftruggo fanno ftruffi, diftrujfi , e così degli altri, ( 

Altri Vprbi ancora della terza, i quali nella prima ior voce ( 
non hanno, come i precedenti, l'ultima confonante doppia» \ 
pure hanno terminazione regolare nel preterito , e quefti farà \ 
più utile addurli, che il porli fotto regola. Dico ha dtjfi, feri* \ 
vo , fcriffi ; vivo, viffi j muovo moffi ; cuoco coffi ; conduco indù* j 
co , introduco , e fienili , hanno conduci , induffi , introduci , \ 
riduffi. Imprimo, ifprimo, opprimo, reprimo, e sì fatti , hanno .< 
rmpreffi , efpreffi , oppreffi , rtpreffi , alla Latina, con mutazio- 
ne della loro vocale. Scuoto, riscuoto, percuoto', e limili, hanno < 
f coffi , rifeoffi , percojfi . Concedo , cedo , procedo , fuccedo , e 6* * i 
nuli fi trovano pretto ad antichi fcrittori , e preffo ancora a* j 1 
Poeti, coll'ufcita regolare nel preterito, conceffi &c. e col par* lj 
ticipio conceffo &c. ma ne' migliori fcrittori, e nel miglior ! 
tifo hanno la terminazione come i Verbi della feconda , cioè J i 
concedetti , procedetti , fuccedetti &c* , e il participio , concedum ' \ \ 
to , proceduto , fucceduto &c. - j i 

Qoe' Verbi, i quali nella prima loro voce finifcono in do 1 
feguente a vocale , nel preterito efeono in fi, a cui precede U j / 
vocale propria del Verbo. Così chiedo fa chiefi; affido affi fi 1 • e 
conquido conquifi ; divido divi fi $ recido, recifi % r rido rifi; uc* j 
ciào uccifi ; rodo rofi; chiudo chiufi ; e così i loro componi* 1 

I Verbi terminati nella prima voce in endo , ondo , nel pre* 
terno efeono in fi , a cui precede la vocale propria del Verbo . 
Così accendo ha acce fi ; afeendo a f cefi; apprendo- àpprefi , atte»* 
do atte fi ; contendo contefi j f pendo Jpefi s difendo dìfefi ; intendo 
intefi; offendo offefi; prendo pre fi i riprendo riprefiyfof pendo ' 
f°fP e fi > tendo tefi ; flendo fiefi ; a così i loro comporti . Pari- 
mente nafeondo ha nafeofi , rifpondo rifpofi : ma fi noti , che , 
fondo, rifondo, profondo, confondo mutano la prima vocale in 
u, e fanno fufi, rifufi , profufi , confufi. A tali Verbi lì ag- 
giungono, pongo, cheha/w/i, e metto , prometto , e loro 
comporli , che hanno mi fi* e pomi fi. ' 

1 Verbi , i quali nella loro prima voce hanno innanzi l' ul- 
tima vocale due dive rfe confonanti, la prima delle quafi fia una > 
delle tre liquide LNR, colla medefima lettera, aggi ugnemiovi 

hzfcelfi; 
tolgo* 
.' Lj^-j componi . jb a quetti pollo- 
ho aggiugtrcrfi w &h t e **■*/; fb* k° na C *W C * c va/ fi % 




GAP. XXXVUIj 






Vttb, 



I 



Ccrricelli Reg % IV 






V 












L1hà Primo* 8l 

benclie non abHa II fecondo la /prima delPaìtfci confonanre ; 

1 n fecondo luogo vinco ha v;*A ; frango frunfi ; pianga pian fi ; 
fp*ngo fpenft\ cìngo cinfi i dipinga dtpinfi ; fingo fìnfi ; fofpin* 
go fofpinfì , flringofirinfi \ tingo tinfi ; diftmguo diflinfi ; eftì*- 
guo iftwfi; giungo giunfi ; ungo unfiì mungo munft ; pmgo 
-pnnftì e fimili T co 5 loro campetti. E a quelli fi pofiono ag- 
giugnete confumo , e prefumo , t quali non avendo la termi- 
nazione fimite 3 quelli Verbi» hanno talvolta fimile 11 pre- 
rerito, e fanno confanti , pref#nft y benché il primo più fre- 
quentemente fi adoperi della prima coniugazione , e feccia 
e an fumai j e il fecondo faccia Tpefio puf umetti alla maniera, 
della feconda. In terzo Juoeo finalmente tono fa torft ; Wa 
^*r/£ ; tf7«7& wor/? ; fpargo f par fi ; afpergo a f per fi ; ascorgo ac~ 
cor fi ; fcorgofcorji ; porgo por fi \ firgo , o furgo forft , fhrfì £ 
Jcerno feerfi \ corro cor fi ; ricorro ricorfi , e fimili , co 1 loro 
compotit . Perdo pretto a' Poeti ha perft, enei patticipio per- 
/o , ma Pufo migliore fi e perdei, e perduto* 

Non pochi Verbi della terza hanno il preterito terminata 
Iti eì, o in*m , eh* e proprio della feconda conjugazione . Co- 
si empire fa empiei ( e parimente i foci compofìi ) batter* 
éattei\ perdere perdei \ premere premei , e premesti i vendere 
•vender f e -vendetti ; fondere tonde t ; fptendere ■ e compolìi , 
fplendei\ rendere rendei* e rendetti ; ricevete, ricevetti , e an- 
che ricevei^ credete credetti (che alcuno antico di {Te ere fi ) p*~ 
fare pafeeiì pendere, e dipendere , pendei, dipende* • A qutiìi 
iì aggiungono concede , cedo , e gli altri limili eccettuati dì 
fopra * Fendere ha fendei , ma talvolta anche /># - Difcew**** 
benché prefTo a Dante, citato dal Cinonìo, abbia difeetne* t 
non fe pero in ufo, e può dirfi mancante dei preterito. 

Vaor d' ogni regola fembrano i tèguemi Verbi nel preteri- 
to » cioè ejf*re f che ha fui, cono/cere conobbi, rompere ruppi , 
WMfftwe nacqui: t nuocere nocqui t q piovete % che ha pìavvs * 
e anche pioveì . 






• 



LA maggior j 
ce {incapata 
non debba «farli i 
«negazione,. perc i ò , P ,.n,ì Q > v y% ^^^T^ * *** 

«niwnone ..alla quale I, A\K\^ V * ,» «U**** **• 



&! Belle pàrtrdelfiOìazion* 

ffto ridire } dì/dire, $ gli altri compofli . Indicativo. Prète** 
te • J* <3fyQ* ** <#*** <tf 9 *&/*/ <#ff . Didamo , ( o dietim 
mo . SaMrr.'Prof, Tofc, f>ag, 474, ) dite dicono. Preterito , 
pìjji , dicèfii y diffe , Dicemmo , lóirjlf , 4(0*0 , Futuro , £>/•* 
rò , <#ri* i i# r* < T)irerno , 4w* d'Hanno . I mperati vQ . Pre«* 
ìente % P% M 9 dica colui. Diciatto » dite , dicano . Ottativo % 
Prefen^ imperfetto , Direi r direfii , direbbe . Diremmo , dire* 
jfe. direbbero , o direhbono . Futuro» cA'ie *«, rw <foA* , Q 
#* * ^ e*/*/ 4'V* • Diciamo , - diciate , <fó *»o , # 

PORRE* anticamente ponere % anomalo in fei tempi , e. 
con effó cQtiipoyt* % proporre ed altri comporti * / Indicativo % 
Preferite, lo pongo , tu poni t colui pane* Noi poniamo, , o pon~ 
biarnp* v°i P°M* e t € °t°*o pongono* Preterito, jpo/?, pwefti x 
o/e »'. Potemmo VWéfci popròy pofifno % o puofino < Futuro % 
3r?^ £o>v4> .pom*. foirem** porrete , portar». • Imperati* 
vo. Preferite, J?W* '«, jfoa&a *o/«* • Pwarm \ r fragriamo, a, 
vanghiamo, noi, £ow« -yo*, po»g&o coloro % Ottativo, Prefen- 
|e imperfetto t' -raro» pwrefli , porrebbe . Ponet*ma % porr** 
fle, porrebbe*) % o porrebbono . Fu taro. CA*/o /><wg« t te po*- 
gbi\ 6 ponga, colui [ponga. . Pongbiatyo , porigbìat*, f&ngano^ 

SClO,60ÉRt» comunemente /f/orr* , anomato in cinque 
{ernpU e con eflfo profciortk% di/dorrei ed altri comporti* e. 
ancora altri Verljfi 4» firàile desinenza , cotoetfg/«r*, ritoglie*. 
%e &c. Indicativo. prefetto ^ b [dòglio, ù [dolgo, tu[ciogli x 
cohi [doglie , Nói {dogliamo, % vói [ciogUete , «fàto [dolgono % 
o fchgtiofiQ .. 'Preterirò . Schifi', (dogljefti , [àolfc. Scioglierne 
ma.* Jchgliefle , fdol[eto.. Futùjco, &/orrb, [dorrai , jciorr$ * 
Sdorremo , piarreie > /dorranno . Imperatilo. £«<£# r** /Ì£Ìo/«* 
** **£</ . Kcw&tiftmo/i jcio^littey fc&lgano.* Ottativo * Futuro % 
Qh y h jcio/ga * ru fdo%ti* ° fdo/ga r colui (dolga. Noi feio* 
*lutmo. 9 nfdolgbivm.* vài fdogliatét cobto fciotgaìso . 

TOGLI E EIE, comunemente torte % * con etfo di flotte y a 
altri conipofU . lodipativo. Pfefente. Io lolgo, r <kto1gio 9 tt* 
tJQgli , $olMÌ loflìe y W//<-» Q. W • fpi- tmlgbiamAx voi togliete ± 
Col/no] tolgono r otolhhà. Pre^rito imperfetto . lo toglieva O'c. 
Prestito P$ r wO % Tot fi. » togtiefii % tol/e • Togliemmo , toglie^ 
fie ! ie(jfep i TufùrO.^ T*^ , tortai - r >towà . Toyremo> y torrete % 
porranno. Imperativo. Prefente . Togli r a toi tu Y tolga colui .. 
Tolghiamo wi x ip$ìiét$voh % tplvano.coJpfp K Ot\mHÙK Prefenr* 
perfeuo . To$lie§ ®& Prè^njtfe irnfetfettjo , Tomi ,. Ftt3WCO • 
Ch^ io, tolga y w tolga, n&luitotgQ. Cbe **i tplghatko r vo* 
lolgbiftte* , cohtè tptgtnb. Infini^ tofxè ,. k aver tolto . 

SCEGLIERE ./^dfcatìvè % «r^rtie. frftdgo%**fctxds % 

lobi {cesile . Noi fcegJianio, ^^Wf 1 wl«r*,'A**Bm: Pre-» 
WitQ , %/A ^//^ /ce//^ f Wjfnt&i f*4*4h (c*V*n* 



f 

Lì ho Primo . gj 

Fttturo, Sceglierò &c. Imperativo - _ Prefcntv . Svegli tu f jceU 
g# colui. Scegliamo noi , j cogliete voi , j ce! gemo coloro , Ottati- 
vo. Pirefeme:peTfeito- Scegl/ejfi &c* Ptekiue i m perfetto, fa* 
g^« C^f. Infinito . Scegliere , o /rem- * e aver? ferito . 

VOLGERE* e con eflo rivolgere, ed al e ri comporti . Indi- 
cativo* Prefetti e, io volgo? t u volgi f colui volge. Nat volgi a* 
wcj. tW volgete^ coloro volgono. Preterito, Fai fi* volge }ìi r voI* 
fé . Volgemmo , vofgefle, voi fero. Furuto _ Volgerò &c. Impe- 
rativo. Prefeme* £Vgj r«, volga egli , Volgiamo? Volgete? voi* 
gauo . Ottativo, Preferite . Htfe^ 6ftr. Volgerei &c* Futuro . 
Gif x> volga y tu volga r colui volga , Gè? w volgiamo? ( o 
volghi amo * che ufa iL Silvirt. Diic* t.i+pwgjjS.) eh? voi vol- 
giate » <r£# coloro volgano * Participio : voluto* 

ADDURRE* già adducsre* eoa ridurre ^ condurre f produr- 
re C fimili * Indicativo^ Preferite * /o adduco* T tu adduci , cg- 
/»i adduce * Adduciamo , adducete ,, adducono . Preterirò * ytó 
^«jjfì y adducejìiy adduffe* Adducemmo adducete t adduffero « 
Futuro . Addurrò , addurrai y addurrà . Addurremo ,_ addurre* 
te * addurranno» Imperativo * P rei ente. Adduci tu? adduca co» 
lui* Adduciamo^ adducete, adduca^. Otta rivo. Predente. /taf- 
dwfejflS tìrc. Addurrei &c. Futuro. C$?j0 adduca? tu adduchi r 
o adduca 7 colui adduca. Adduciamo ? adduciate, adducano . 
Addicendo * addotto * 

SPEGNERE, e con e Ab fpignere? dipignere , tignere ? ri* 
$nete y ftrignere^f: fumili mutando P# in f. Indicativo- Pre- 
terne , la. fpegno^ tu [pegni r colui fpegne . Spendiamo? fpegne* 
te t fpengono. Preterito . Spenft, [pegneftt? fpenje . Spegnemmo* 
fot$ncfle 7 fpenfero . Futuro-* Spegnerò &c. Imperativo. Pre- 
.feute. Spegni tu ?.fpegna colui , 5 pen% hmmo? /pinete , fpenga-^ 
no. Ottativo * Prefeme. Speg neffi &c. Spegnere? * Futuro. Cér 
io fpenga , tu fpsnghi , o //«*£* » ^/i fpeng* * Spighiamo , 
fpengbiate ?fpengano . Spegnendo , f perno . 

CONOSCERE. Indicativo, Prefente. Co^/to, «^o/e* * 
cono/ce* Conofciam»? o csnofchiamo? conofeete , fouo/cujio. Pj*" 
tento • Conobbi ,, conofeefìi , tt»ti4& ? Conop^m^o , etinofeefle , 
gMftfwtf » OmUYO, Futuro. ÒÌV0 cotvojca y tu conti f cm •> & 
emofea t_ colui conofea. Con^cia m r . nof c *ate ^ co^fjfc^«o . ^ l 
dice anchecogfltì/c^^ efi conitìca * *, .^o^TWttne. 

BEKEnei miglior Imo d^T?? C °^ ^4^^^ ^ J 
Indicativo . Preferite . /• ^ ° l ^t\\ f ^^li: b«e r 



r*(, aera . Btreme^rag^ /*x }Vk V P . *V* ,,;«* 






0.-*°' 









?4 Delle parti de/T Orazione 

tu, bea colui. Befano, beete, beano . Futuro. Beta! fu , ber$ 
egli. B eremo, betete, ber anno . Ottativo. Preferite. Beej/iétc. 
perei &c. Futuro . Cb* io bea , tu bei , o bei , o bea , egli bea . 
Beiamo , bejate , beano . Infinito . 2?w , * *vrr bevuto • Gerun- 
dio beendo. Quello Verbo però fa ancora bevete , come am- x 
mette il Vocabolario , e hi tal cafo fi coniuga regolarmente • 
Bevo , bevi , beve , beviamo , bevete , bevono . Beveva , £*v#- 
t// 9 beveva , bevevamo , bevevate , bevevano . Bevetti , bevevi, 
bevete 9 bevemo , bevefle, bevettero . Nel Futuro M ecc. 
non e in ufo . 2?fx>* f* , iru* *©/«/ , beviamo , bevete , £**;*• 
«o . Così pure £? wj(/i &c. , non già beverei &c. Gè* io £*v* , 
bevi i beva, beviate, bevano. Finalmente bevtre , aver beva* 
to , bevendo , ufaro dal Boccaccio • 

C A P. XXXIX. 

Coniugatone del Verbo fentire r<6' £ A* ' 
fair;* tegolate . 

INDICATIVO. 

iRefente. lo fento, tu f enti , colui [ente . Sentiamo , fentite 9 



VQRefente. Ioy&»*< 
at fentono.^ \ 
\Preterito imperfei 



'fetto . /a fentiva , *« fentivi , co/w fentiva ♦ 
Sentivamo , fentivate , pentivano . 

Preterito indeterminato . Io /fwm , o /w> , ( Dant. Purg. 
cant. 24. v. 148.) ;* fentifli, egli [enti. Sentimmo , fentifte 9 
fentirono . 

_ Preterito determinato . Ho , &w, A* /r»f /ir» . Abbiamo, ave* 
te 9 A**»0 fentito . 

Trapalato imperfetto. Aveva, avevi, aveva {emito % Ave* 
vamo , avevate , avevano fentito . 
1 Trapalato perfetto. £££#, avefli % ebbi fentito . Avemmo , 
« xr*/fe , ^£*r<? fentito . 

Futuro imperfetto . 5V»f/ro , fen tirai , /*»;*>£ . Sentiremo , 
fentirete , fentìranno . 

Futuro perfetto, itfvrb, avrai f avrà fentito . Avtemo, a* 
\jtete , avranno fentito. 

. 1MPER AT1VO. 

Prcfente. Te»// *« f /<•»/* *£/,' fatiamo * fentite, fentirono* 

FtfTuro. Sentirai tu, fimipì li Sentiremo, fentkett, 
fentìranno. a e B'* * / 

O TT / 

Prefente perfetto. D/o «o/ÌTl/^AjfWjP» fw /*""#> *° - 
hrfemiffe. Ct* noi fentijf %rn *#* $ fri -fot- * Hm &"'$ ' m * 



^ |/* f 



z: 



Libro Primo 1 > É $ -» 

Prifent» imperfetto . Sentirci f fentirejÙ^ finirebbe. Senti* 
remmo/fintirefle sfinirebbero. ■ 

Preterito detcrminato . Gè io ***/* , '« *&£# , *$// *0*/* 
fintato . C6* aoi abbiamo , «Afóvf , abbiano fimm . 

Preterito indeterminato . ^vrf / , avrefti , avrebbe fintito . 
Avremmo % avrefle , avrebbero [entità. _ 

Trapaflato . I>/0 W*/fc e* ia *i*# , f* *vqp ,, *g« «vej0Sr 
/entità. Che aveffimo , svefte* ave fiero tenuto. 

. Futdfcx • Dia" wg&i d6? /o /«*f* , ** /mw" > o finta % egli few 
ta .- CA* «/ Untiamo , W fintiate , co/ór» fintano . 
CÒNJUNTirO. 

Preferite r Gè'/o finta &c. come nel Futuro dell* Ottativo. 

Preterito imperfetto. Cb r io fentijfi &c. come nel Prefente 
«erfetto dell' Ottativo . ,,. , . ^ 

Preterito perfetto. Quando so- abbia f entità ©V. come nei 
Preterito determinato dell* Ottativo . 

Trapaffato. Quando io avejfi fentito &e. come nel Trapaf- 
fcto dell* Ottativo . ' " 

Futuro . S* io, fintiti &c. come nel Futuro imperfetto deli*" 
Indicativa - \ 



\ 
INFINITO. 



Prefente . Sentire . 

Preterito . Aver fintito . 

Futuro» Avere *, dovere , ejfer per fintare* 



C A R XL. 



Anomati della quarta Conjugazione » 

DÀgPinfrafcritM anomali G forgeranno alcune eccezioni 
dalla formazion regolare de y preteriti, fenza che quifao 
tàamo oflervazione alcuna . 

APRIRE, COPRIRE, RICOPRIRE 9 SCOPRIRE* 
regolati in tutti i tempi , fuorché nel Preterito indetermuìato- 
deir Indicativo, che fa cosi: Io aprii, o aperft % tu aprifti , 
eolui aprì , o aperfi . Noi aprimmo ,. voi aprijìe t eff\ aprirò* 
no, aperfiro r o aperfono . 

SALIRE . Indicativo . Prefente. lo fatga, e fagli* , tu fah, 
egli fate . Salghiamo, fati te, falgone, òfagtiono r Preterito inde» 
terminato, faiii , fatifli 9 fati . Sat'immo y foli fìe y f alitano . Futuro* 
Salirò, "' ' l " " ' — • — iw__. 

Salii 
fagli* 








p 



%6 



Beile pani delP Oratone 



tacita forni* farteli &c. Futuro. Che h folga 9 o folgta, 
tu folghì , O Jalga , egii fa/ga , O falgia • Che noi falghiamo y 
o fagliamo, voi fatgbiate, fogliate, coloro folgano t ù fagliano . 
VENIRE, I nd reati ivo. Preferite- Io vengo , o vegno , r# 
%/iflf 5 #^/| vtjrgfr - ftW veniamo , vanghiamo, o vegnamo , trai 
venite, effì -vengono. Preterito imperfetto, Io veniva, venivi * 
veniva, che anche iw»i* difte it Salviti. Prof. Tofc. pag. 1^8. 
Preterito indeterminato . Vtrmì , venìfti , venne* Venimmo, ve* 
nifìe, venero. Futuro . Ve no , vetrai &c. Imperativo, Pre- 
fente - Fieni tu, venga egli „ Vanghiamo , o veg tramo noi , ve- 
nire voi y vernano ejft . Ottativo . Prefemfe - Veniffi &c. Im- 
perf. Ferrei ©v. Futuro. Ch* io venga , (u venghi , o toti- 
£rf i fg/j venga. Vmg h tanto , vanghiate, vengano * 

MORIRE , Indicativo . Preferite, Jg w^/o , e poeticamente 
!??or0 *. r« *»&<?r/ f egli muore . Muojamo , morite, muofono > Pre- 
terito indeterminato. Io morii , e non mai morfi .Tu morivi, 
egli morì * e non già wor/tf, ma bensì tfs&r/o, pretto tPoeti, Mo- 
rìmnto, morifle , morirono f e non wer/f r<J , pere he taf! voci ap- 
partengono al Verbo mordere . Futuro , Mwirà ; e meglio mori- 
rò érr. Imperativo* Preferite. JVfoori r# T mmja, e in terfo 
iwcr* tfó/wi - Muojamo , morite, muojano , e poeticamente mora' 
no < Ortativo . Prefente perfetto , CÌ% morijfi , tu morijfì , egli 
moriffe * Moriffimo t mori fi e , moti ff ero, o morìffimo . Prefente im- 
perfetto - Morrei, morrefli t morrebbe , MorwmOj morrefìe, morre* 
hono, O mmimQ. Futuro* Che iomuoja, tum&oi, o muoja, 
ggli muoja . Muojamo, muojate , muojano . Gerundio : morendo . 
Participi o : marienit , iMorfo ; e quelFutiimo vale talvolta w*ri/# • 
UDIRE anomalo con mutazione della prima vocale - E^cib 
perche in alcune delle fue voci dall' antico verbo odire viene 
fnpplito . Indicativo . Preferite, lo odo, tu odi, colui ode. U- 
diam&) udite i odono. Imperativo prefente^ Odi tu, oda egli • 
Udiamo, udite^ odono. Ottativo. Futuro. Cfio oda, tu oda r 
eolui oda . Udiamo , udiate odano . Negli altri tempi e regolare 
colla prima vocale u, ttdifie, udiffe , udito y udendo. 

USCIRE , ed e/eire anomalo colla [uddetta mutazione . Indi- 
cativo. Prefente. lo e/co, tu efii 9 egli efee. Ufciamo, ufeite* 
efeono. Imperativo prefente . fyj/' tu , efea egli . Ufciamo ? uf et- 
te ^ efeano. Ottativo. Fottirò; Cb*io efea^tuefea, egli efea. 
Ufciamo, tifeiate, efeano *. Nepti altri tempi comincUndoJn Uy 




ce» ma è meglio ufiito ;'** '^ K;fi r ^?o perb fempre' fi dice «- 
bendo. Nel preterito LV*\ ?"/f<*L 6 trova ufo per ufeii • 
foce. n. ti. ^^ ^< aV 



Vef 



\ 



ìjhro Prima. 8f 

Verbi termici .in ifcò • ^ 

Non hanno tali Verbi fé non tre tempi, e in quefli noii' 
tutte Je voci* mancando della primi, e della fecónda 
ferfotta del pian rer eféàipK) fytrifco ^ ha Le feguenti voci, 
ndicat. Prefente ; Sittgt io nutirifea, tu riumfcì , ?gt? riutfifce . 
PIdri Colobo nùttifcpnè . Imperativo. Prefente . Nwrifci ìu^nu- 
trifca eg/i • Plur. HuirifconH coloro . Ottativo . Futuro Si ng. CA* 
20 nutrì fca , tttnutrifcbi * egli nutrisca l Plur. Co/ora miri/cono . 
In due clafli fi divìdono quelli Verbi ; La prima clafle e di 
Quelli ì de* quali fi trova altro Verbo equivalente della fletta 
voce, che non termina io i/èo* come nutrijco ha nutra; offe- 
Irffco ojferój ptruferifco profero ; feri fio fero ; inghiottì fco ingbiot* 
to, e così degli altri ; Lv feconda clafle e di quelli, che non 
hanno altro Verbo della fteflà. voc* equivalente $ tome ambi» 
Jcóy gioifcot fioriScO. i impaludi f ed >> ed aliti molti* La regoli 
adunque fi e , che i verbi della prima clafle prendono in 4>re* 
fìan7à le voci * delle quali mancano $ da' loro Verbi equiva- 
lenti ; onde li dice* a iagiori dVempio : nutriamo, oberiamo} 
ferite^ inghiottite &c. f*a i Verbi della fecondi .clafle non 
hanno con che iupplire al- lor mancamento* onde non lì di- 
te* per eferttpiò* ambiamo , potiamo (><?. ma conviene ricor- 
tere ad altro Verbo equivalente di voce diverfa * o efpriroeré 
con più parole il fentimento i t \ 

Si noti 4 che tutti quefìi Verbi hanno I^.ittfinitp in ire * ed* 
tìie nutrire < fioriti 4 e il participio paflato in itp^ come ttùtti* 
to i fiorito j e perciò appartengono a, queftà cohjugaauotìe * 

c a p: m. 

Òe'Perèi difettivi. . . 

HA ta lingui Tofcana molti Verbi difettivi + cioè che riotì 
hanno tutte le voci i Né addurremo alcuni, noti giàar* 
togafldoci di terminare con aria decifiva* eh 9 e 9 non Abbiano 
altre voci , che quelle 4 le quali faranno da nói qui botate * 
tna producendo quelle voci * che da noi fono fiate ofletvate ne- 
gli Scrittori autorevoli, e che fono dal miglior ufo ricevute * 
GIRE ha quelle voci ; gite $ giva j o già * givii gito* , ? 
gìa^ givamo i givano ì o gìa9o i gifli 9 gì 4 Oghi gimmo igi* 
fi* i Etto i gitai i gira , giremo * gititi , gtranno 4 gijfi * */Jf* ♦ 
grtfimft* gifie } giffefo i grteiigbifjtit girtbbe, giremmo^ J#J 
girébbono. Ne 9 preteriti Da : io r Qti gito 4 o fcrr* ère* nell jnti* 
«ito girei effe* gito* t mvete^.J \j* %\tte >ioc\ 6Jó»ion« 
fopplfre co 9 Verbi ire, e *ndalÀ xt *'Jl & * **** dv to ^i à * 
In qualche antico fi traova *i * 4 CO^ndo 4 *** tato WfeWo* 
HO adopetaifi, E^ Ve*o a^?%, è ^c^^* v ^ 

m£1 



u^. 



88 t)elle patti del? Ovazione 

IRE ha quèfie voci; ite ^Indicativo, e imperativo; ivif 
ivano i iVeùiOy iute , ire , e/fere ito . Fuorché in quelle voci , 
«i'tcefi nel Vocabolario, non fuole ufarG ; e alla mancanza del- 
ie Tue voci fi fupplifce col Verbo andare. Notifi, che il par- 
ticipio ito e più in afa fra' Tofcani , che andato , e ha più grazia . 
RÉDIRE, Verbo antico, di cnhoggi fi tifano in verfo le 
voci rie di , o riede , é di rado udirono . 

ARROGERE, benché il Buommattei noi voglia difettivo , 
tate conturrociò è giudicato da' noflri Accademici nel Vocabo- 
lario. jLa prima voce arrogo non la trovo ufata .11 preterito 
ihdeiermtnato nell'Indicativo ha anofi. L'infinito arrogere fe 
molto in tifo, e cosi il gerundio arrogendo : ma il participio 
preferite non P ho potato rinvenire , bensì impattato nei feguen- 
te'efernpio Lib. mott* Comando , che gli foffe arroto uri pane 
-per d) • Con quello participio formando fi t preteriti , non fa- 
rebbe quefln Verbo difettivo gran fatto, il che forfè volle in- 
tendere il Buommattei* 

OLIRE , che vai rendere odore, ita oliva , olivi, .olivano, 
e forfè 'ninn* altra voce . 

CALERE e Verbo difettivo, perchè èfempreimperfonale, 
«non ha altro, che le terze perfòne fingolari. Fa sale, caleva , 
jalfe , è eaiuto , calerà, o tatrà , caleffe , calerebbe, o cartebbe • 
CAGGERE Vetbo antico, di cui fon ri ma fé alcune voci 
che fi ufano da* Poeti , e talvolta ancora d^ Profatori , e va- 
le Io fletto, che cadere. Il Vocabolario addome efempj della 
vóce caggia s e del gerundio caggendo. \ \ . 

SOLERE ha quelle voci. Prefente dell'indicativo, io fo- 
glio, tu fuogli, oggi fuòli, figli fuole . Sogliamo , folete , foglio* 
no. Preterito imperfetto, lo foltva t o fole a , tu fatevi , egli 
foleva y o fole a . Solepamo, Jolevate , f alevano , o fole ano • Fu- 
turo dell* Ottativo. Ct? io foglia , tu fuogli , o fogii^ egli fo» 
glia , Che noi fogliamo , voi fogliate , effi fogliano . 
LICERE, o bECERE, effer lecito, o convenevole . Quefli 
i mr due Verbi non hanno, altro , che la terza perfona fin gufare dei 

I L prefente del Dimoftrativo*. p e tr. fon. 158. Nèpikfi Brama , né 

I f tramar piì lice . £ fon. 76, jj e m i lice afeoitar chi non ragiona . 

C A p, XLIL 
2V Verbi pafji % wf mptr fonali • 

LA lingua tofoma nori . A itaroo di voce partiva » 

onde per dare a on >**& y fl^té 01 * 01 * Pa^v* » s' ag- 
giunga! foo participio V:* yP'éKJw ejfew. Per efempio, 
J* vogliamo voltare i n I^rS >k f fW * moj>oGiiot\e : h amo 






Libro Prìnto 1 $p 

Pietro ', non avendo noi un Verbo , che colia fua voce lignifi- 
chi , come il Verbo amor de*Latlni, diciamo ; Pietro è amate 
da me: e così con j ungendo il Verbo folìantivo per tutti i tem- 
pi col detto participio, in amendue i qenerf, venghiamo » 
rilevare la firnificazione del Verbo partivo. 

Quanto a' Verbi imperfonali , quelli della prima fotta, cioè 
p\* tm pedonali di lor natura , còme tuona, nevica, Piove &c. 
fi conjugano per le tre perfone (iugulari, ciafcuno fecondo la 

- fua propria maniera, onde fi dice ; tonaiM, nevicava, -piòveva : 
nevico , piovve ; è tonato, nevicato, piovuto &c. 1 mezzi im- 
perfonali , come appartiene , conviene , di jdice &c. fi coniugano 
iìmilmenre per le tre perfone (insulari , come i fopraddetti ; 
ina talvolta vi fi pone la particella fi , o (piccata innanzi , o 
affitta al fine, per proprietà di linguaggio , e fi dice. - fi ap* 
p art iene , fi conviene, fi di/dice &c. ovvero apparii enfi , cor** 
vienji &c. GÌ' imperfonali della terza fona fi coniugano co- 

' me, i precedenti , e fi aggiugné loro la particella fi , f piccata, 
o a (Ma, non già per puro ripieno, ma con qualche tanfo 
pafllvo, dicendo per cagion d'efempio: fi dice, o dicefi; fi 
ama , o amafi ; fi corre , o correfi Ó*c. e quefti corrifpondono 
agi* imperfonali di voce parlivi de' Latini , amatur, cmitur 
tre. 

C A P. XL1IL 

Del participio. 

IL participio e così detto, -perchè partecipa del nome, e 
del Verbo , in guanto che èiTendo formato da un Verbo , 
e declinandoti a gutfa di nome , accenna con brevità qualche 
lignificato del medefimo Verbo come, amante, amato, amabile • 

Tre generi ha il participio : mascolino, come amato, rive» 
rito, Jlupendo &c. , femminino, come amata, ricevuta, flu* 
penda &c. , e comune, come amante, dolente, amabile &c. 
che poffono ad amendue i generi adattarli. La declinazione 
del participio fi fa come del nome, per numeri , e cafi, o 
coli' articolo, o col fegnacafo. 

Quanto alla lignificazione i participi fono di tre forte, atti- 
vi, partivi, e comuni. Attivi fono quelli, che fignificano ope- 
razione , come amante, vegnente &c. partivi quelli, che accen- 
nano pattume, come amabile, reverendo &c: comuni quelli, che 
poffono adoperarci e in attiva, e in partiva fi guificazione , co- 
me trovato fentito, &c. perchè fé, per efempio , dirò .• Egli » 
trovato un cavallo, andoffene ; : fentito il rumore, ? affac- 
ciò , la fignificazione è attiva ; ma fé diceflì: Egli, trovato 
con quella per fona ; fentito mentre onda-fa) /« F*f° » Va figni- 
fienzione fareobe partiva. 

1 * Quia- 



pò , t)etle partì dell* Orazione 

Quanto at tempo » il Bembo, e'I Buommattei dicono eòli* 
cordemente» che i participi P hanno bensì, comeche formati 
da Verbo i ma non però proprio loro* o del loro Verbo, iti a 

3 citilo del Verbo * che regge il ftntimento . Così poflb dite i 
Uetro è dolente > fu aulènte » Jori dolente i fu amato » è amato ) 
fata amato ; dove on ileflb invariato participio ferve a tatti 
1 tempi» per cagionaci Verbo» che regge la tentenna. E\e- 
10 contuttocib » che i participi athatfi » temuto) esimili | per* 
che fervono il pili at tempo pattato, perciò ù é chiamano paf- 
fati » preteriti ♦ Ancora ci fono participi di for natura ri- 
Aretti al tempo avvenire « cofte/twtt, ventato &éi ma que- 
lli più Latini fono che Tofcani » 4 . 4 
Per ciò » che appartiene alla forfnazioné òV participi , nói 
accenneremo » coniugarne per coniugatone f tutto ciò f che 
{limeremo opportuno a ftabilir qualche regola * benché non 
leippre al mt defimo modo» perchè. la materia noi foftietie* in 
cui come in quella de' preteriti ^ $' incontra molta varietà • t 
Isella prima coniugatone il participio fi forma dall' inrlnU 
tO| che termina in are f togliendo via l'ultima fìllaba re > t 
Surrogandovi ntè y to 9 ta f bile % ovvero *</<>. Così da amareni 
forma amante , amato , amata', atrabile; e da ammirare * e 
venerate ì pallivi ammirando i venendo, e limili « 

Nella feconda con jugazione i participi di tempo indi' (ferente 
fi formano dall' infinito ere » levandone V ultima iìlfaba re , e 
foflituendovi ntè $ Come» godere $ godente » federe * fedente &c* 
«ina ne' participi preteriti » fi rolgoo via tutte e tre le lettere 
ere » e vi fi mette in vece uto » o uta $ come fodere* goduto^ 
goduta; Unterei temuto, temuta, &c. Si eccettua il Verbo r/- 
manere, il quale ha per participio preterito timafq, otimafio 4 

t NeHa terza coniugazione $ 1 incontra molta varietà di parti- 
cipi, ficchè il Buommattei non iftabilifce regola ale una » ma 
.fa una lilla beri lunga delle varie terminazioni di tali partici- 
jpj* Noi c'ingegneremo di prendere qualche lume fopra ciò 
da' preteriti indeterminati dell' indicativo ; che a Aio luogo ad- 
ducemmo , colie tegnenti brievi oflervazioni * 

^ue* Verbi* che nella prima voce efcono in*© con g dop- 
pia» e nel preterito in flì » come leggo tejfii formano il loro 
participio dal preterito, togliendo via ffi » ponendovi ito + co* 
me leffi letto, tejfi tetto, traflì tratto , affli fli afflitto, diflruj- 
fi diflruttoi e cosi difcorrettdo < 

, I Verbi « che efeono nel preterii *"^ fe S Uente a vocale tof- 
mano il preterito còl murare il \ Ai* J°* come f *fi**fo ; tjfifi 
*Jpfo} divifi diitifo ; rifi rifa . u "'fi fccifo ,< tòfi rofo < thtufi 
cbtufo ; e così difcojrendo « £•* ^ '^^x^tbìefl cò'fuoi compp* 
Ai che mutano il fi in 



crenao« *•* w #oano cmejt co iuqi compo* 
A in fio ; l •cc« t i* ** > f **** Wjrf' 



j 



Viro Piimù*. pt 

po/i , e compofli , thè hanno rifpofto , po/2o Óv. e mi/i co* foot 
compofìi, ne' quali fi fottuta priote vacate in * , e fi raddop- 
pia la / dicendo : me/fo &c. 

I preteriti terminati in- ifi formar» in participio , gettando 
via fi, e furrogaodovi : fcèlfi falto ; divelfi divelto} col/i 
colto ; /dot fi fchlto , fo/yj tolto f?c* Si eccettuano ealfe , * V4 j. 
fé , che hanno per participio calato , e w/a/o • ^ ' 

I preteriti terminati in nfi, detrattone fi, e foftitaendov! ' 
*» , rendono il participio : /tanfi frantoi Pian fi pianto; Jpenft, 
/pento; fin fi finto ; dipmfi dipinto; gi tanfi giunto ; punft pun* 1 
to ; e così digli altri » A > . 

I preteriti terminati in rfi rendono il participio fiirroganoV 
al fi, alcuni in fa, altri to . W primi fono drfi ar/b;Jparfi 
fparfo; difpetfi difperfo; ntorfi muffii por/i eoi/o tre* ENr fe- 
condi fono fparfi /portai atcorfi accorto ; feorfi /corto ; ti/urji 
ri furto; /Uy fi furto ^ * va difeorrendo » 

I Verbi* che hanno il preterito terminato in et, o in etti. 
alla guifa delia feconda coojogàzione , fendono li participio * 
togliendo via la detta terminazione,, e in vece mettendovi 
*fo» o tuta: perdei , per dato, perduta', ricevei , ricevuto) ri* 
ctvuta, e così degli altri* 

QoV Verbi pòi , che adducemmo «elle óffervazìoni fbpra ta 
terza coDJogàtMnHL» varj nella loro prima voce , e nel preterito 
terminati concordemente in fji, rendono vàriamente il participio* 
anche colla mutazione della loro vocale * E perchè fopra ciò non 
fi può ftabilire alcuna regola, meglio fari annoverare i piti offrati* 
Alcuni efeono inetto, come drttù, aflretto, &c. altri in otto, come 
mddotto, condom,ridottotfotttu rotttyrc*, altri in <$o, iJh,oJfojuJfo $ 
come conteflo* permeJEfo , infijjf, croci fi/jh , muffo , fercolo , fioffo , 
di/cu ffo tu. A quelli G aggiunga il verbo nà/here , che ha per 
participio nato* e il Verbo finte * trarre* e CompoiH » i qoaK 
£ poflòno ridurre nell'infinito alla terza conjugazione , dicendo 
facete, traete, e hanno iper participio fatto tratto &c. i ^uali, ficco- 
ine arfe/eno portati dal Latino* Ed altresì il Verbo vtvere,ìi qua- 
le fa vivuta, predo gli Antichi viffo^ predo il Salvini dife* t»i. p « 
*o8. viffuto; <Jh'è 4Mn>era pivi frequente, mamen regolata". 
Nello quarta coniugazione i participi di tempo indifierente fi 
formano dall'Infinito, detratte le ultime tre lettere ire % e po« 
ftovi in vece Tifo, ndo, onda. Coù fa a/ferire viene offerente, 
da languire languente ojr M e da riverire 1 paffivi reverendo ^e 
reverenda . 1 participi £f*tetiti fi formano col detratte dalla vo- 
ce dell'infinito folataeote re, e coli* aggiugnervi io, e ta, e 
così da /ai*** viene feétito, e /entità* ai eccettuano compari* 
re, che ha comparfo, aprire aperto, concepire conceduto , tto$ 
tetto, mmn morto, offrire offerto $ proferito % prof erto . 



t 



r 



fi Dell* parti delP Orazione 

C A P, XLIV. 



•j Del Gerundio. 

4 /^Erundio, còme^preffo a' Latini, così attori nella Lingua 

* \J" Tofcana, altro nòni che una fignificazione del Verbo y 

la quale non riceve gli accidenti dei. nome* 
| De' tre gerundi de' Latini ; 4 % i% do , dum , uno Colo ne hanno 

t i Tofcani , cioi in dò , il quate ne* Verbi delia pi-ima conju- 

gazlone termina in andò 9 come amando , e iti que' delie al- 
tre in endo , come temendo , leggendo , [emendo . Aquefti ge- 
f Hindi talvolta fi mette avanti la particella /'* , con dire in 

\ amando , /» temendo , *» leggendo, ih [emendo ; e allora fem- 

f'" bra, che abbiano fòrza d'infiniti, e che voglian dire: nel? 

\ ' amare, nei temere , nel leggere , nel [emire . 

( - ^ A quefta fortezza di gerundi fi fupplifce coli' adoperare l* 

infinito de* Verbi , con alcune particelle , come in quelli e- 
fempj . Bocc. n. ulr. Metti in ordine quello , che da fare ci è : 
gt i. princ. Tempo parve alla Reina d'andare a dermire: g.< 
8. n. 6. Calandrino , veggendo cieH Prete non la[ciava paga* 
re, fi diede in fui bere. 

% I gerundi non hanno il tempo proprio del loro Verbo, ma 
cóme i participi , fi regolano col tempo dei Verbo» che regga 
il fentimento» 

GAP. XLV. 

Della Prepofizzone . 

LA prepostone, o di cui già demmo l'idea, quando trar« 
tammo della parti della orazione, fi chiama così, perchè 
ordinariamente fi mette avanti a quella parte dell'orazione « 
fopra cni cade ; è nel fare la cognizione fempre fi dee met- 
tere avanti , perchè induce varietà di cafo, e di fignificazione} 
in tal parte , che non avrebbe, fé non fi premetteffe la pre- 
pofizione. Così dicendo.* Vado a Roma, quella prepofizione a 
fa che Roma fia accusativo, e termine di moto, che non fa- 
rebbe fenza ciò • Ci fono però alcune prepofizioni , le quali fi 
mettono affitte alla loro parte, come in meco 9 teca, /eco, no» 

[co, Vofco . * 

Semplici poflbno efTere le prepofizioni, o cotnpofte, e di quelle 
altre fono feparabiii,altre iVen a JLiJl!, Separabili fi dicono quelle, 
che fi pofTóno feri vere, e p^ a ^<Ja fé fte(Te con qualche figni- 
ficazione: cosi, per tèmpi* \\t P** ** ddoflo, franami 
* * * fra, Ci poffono pronq^ % > ntf" fcriverefeparatamentecon» 
fenfo di vere prepofieionf 2^» * * ùtt°* f ra tanta * ^ n ^ Br 
paratili fono guelfe, cfc y ^k^j# \+ folcano > benché a*. 



j 



Libo Primo 2 ■ >■ pj 

taccate a una parte dell' orazione * ne variano il fgnlficato : 
cosi, per cagiond'efempio, ìndi/grazia, misfatto, riprendere, 
quelle particelle dir, mis, ri da fé ftefle non vengono a dir 
nulla, e pare attaccate al principio delle dette parole , ne va* 
nano più che molto la lignificazione . E limile particelle tal- 
volta fignificano contrario, come in difgrazja, misfatto: tal* 
volta acc refci mento , come in iftrafare ; . talora diminuzione, 
come in (orridere ; o replicazione, come in rifatto; o pure 
ordine, come in antiporte , t.pofporre, o finalmente negazto* 
ne , come in infelice , ingiujlo , improprio . 

Vari poflbno edere i lignificati delle prepofizioni , ma ì pft 
frequenti fon quelli , che feguono . 

STATO IN LUOGO,. Accanto , allato, pteffo, vicino , 
addoffo, appiè, dentro^ in , nel, /opra , dirimpetto , # /ro^te , 
<£f yo/fo , e fimi li . 

MOTO DA LUOGO. IX*, <//, indi, fuori, e fimilt > E 
le prepofizioni, corapofte, come da canto, da lato, di là, £ 
in Ju, e così fatte. 

MOTO PER LUOGO. Per, lungo, rafente, fxper&c. E 
fi adoperano anche nelle prepofizioni appartenente a lino in 
luogo , o a moto da luogo % come quando fi dice : pajJUi at~ 
tanto al palagio, vicino alla Qbiefa , fopra le rovine diià&c* 

MOTO A LUOGO. A, ad, infino, ver/o &c. E anche 
fervono le prepofizioni di fiate t e degli altri modi , coma 
quando fi.dic<r: andai vicino a Roma, fopra te rovine &c* 

CAGIONE, A, con, da, di, mediante, per &c. 

MODO. Di nafcofto del padre ; fecondo fua pari ; fecondo 
donna ; fecondo Uom di villa ; fecondo il coftume di tà ; co fa 
da ridere ; qùiftione da te ; ed altre maniere di dire dinotanti 
alcun modo.. 

TEMPO. Da, di, dietro, circa, dopo , fino , fino, innan- 
zi 9 * n fr a i verfo , vicino &c. 1 
/ NUMERO . Circa, da, intorno, pretto, altre, fopr*, vicino &C* 
f PRIVAZIONE . Senza, fuori, lungi , da , di &c. 
i COMPARAZIONE. Appetto, a paragone , in compara- 
) zìone, o fi mi li. 

ACCRESCIMENTO . Oltre a, pfò di i *ff* P» » moh * 
più &c. m 

Moltf altri fonoi lignificati delle W^iiftCtà*"** ^^Sl 
fé, e deMoro lignificati fi tratterà h&ì^\eX&®^ ^ «?- 
fecondo. Ma non fi dee tralafciar £ l \* ^flB*^V*!l*£ 
fa tra la prepofizione , e il fegnacaM \» » ^ * 
la natura della prepofizione. *W* \z^ -««fi** 

I fegnacafi, come accennammo N ^ , > f*<»^^ 
m , che fi adoperano per conof^ \ * ^Tg *^ * »* 

v 






v 94 Belle parti Seti 9 Orazione 

nomi • Ora dot effetti fanno le prepofiztohi-, come abbiam 
ditto # citò dimorai* H cafo del nome, o dei pronome, e 
variarne j o per qit m^pfio, detenni eatne la tigni Reazione . 
Quando la prepofiz*U>ne dimoflra Punicamente il cafo, e non va- 
na Ia£gni6ca2i6de s fi chiama fegnacafoj e db Succede quando 
la prcpofiztone fi mette avanti un nome, e pronome , il quale 
io Latino avrebbe il paro calo fenza prepofiziooe, e a noi con- 
vten mettere ilfegno, perche noti abbiamo voci variate per ca« 
fi. Ma quando la prepotìzione , qhre al legnar il cafo, varia 
figuifcazjone^ allora fi chiama fili pròpriamente prepostone - 
Co$ì quando il Boccaccio dice : f armeno famigliare di Dioneo : 

fuel ài è fegoacafo* perchè il Latino direbbe : jervux Dionaì. 
£ così ancora dnando dice: Se d* altrui fofie fiata piuuofto y che 
mia , perche in Latino fi (Riebbe : fi aherius fuiffes » Ma quan- 
do dice Oh noi di auefia terza ufcijfiqipi e Maefiri lavorate di 
forza y quel dik prepofiziooe, ferebt frgptficanél primo efem* 
pio moto da luogo, é nel fecondo tthrumento , o modo, e in 
lutino fi ditfbbe ; Debac regio*? efirawaipparaminicum -vu 

C A A XLVI. 

Del Ripieno . 

A Lia prepoGzione fi. ptt&ln gualche modo ridurre tf ripie- 
no, ti quale conUffe iaidcune particelle proprie della lin- 
gua Tofcaaa^ le quali non fono affalutamente neceflarie atta 
tela jpamaticale*. che potrebbe dare fenz'edè; ma purefem* 
bra che aggiungano air orazione forza ,. grazia, ornamento % 
0, fé non .altra» ima certa nativa proprietà di linguaggio . 

Si noiTono ì ripieni dividere in quattro elafi?. La prima ciaf* 
Uh di quelli; che aggiungono al parlare quelTepergta % la 
quale dà? proteflbrt 11 chiama evidenza ,. in quanto fa meglio 
(entixe una cola, e<la mette* in. certo modo ^ fotte ajjli oc- 
chia Xa feconda fc di quelli , che aggiungano ornamento al dir 
icorio» e fiancheggiandolo , il rendono .pieno* e rohufro. La 
terza clafle i degli accompa$nanomr ; e la quarta degli accorn- 
pagaaverbi, che fona alcune particelle accompagnate co v no- 
mi, e co* Verbi , ? le quali tralasciar £ potrebbero ,,4&a lo- nfar~ 
Je fc\propria delk -Urj^ua noftra.» s . 

Barriceli*. + che. fi adoperano* per evidenza* 

ECCO •- Quella particella fifuole adoprare in principio dt 
claufòla, e dà forza al parlare* mofirando talora prontez- 
za air operazione, ed affetto flocco 8* n- 7. Iifccò /**•» 
fotta Ciardi «a* per tal. 4^ M e n* bai pregato*. 'E g. 1.0. 
3. tocco+'G/anaatiD,, a $1^** M io divenga Cri filano, ed tv 
fon diipofa* farlo % T^JP**- f JT iitUione * Bocc. * p. *~ 5- 



I 



Libro Prima Jj 

Etcò bello innamorato ; or non ti conofci tu trìflo ? non ti co»** 
(ci tu dolenti 

BENE, Quefta particella accrefcé forzi <f efpreffione al du 
fcorfo , UfaG in principio di dàufoTà avanti I* interrogatilo • 
Bocc. è. 8. n. 2, Bene, ìtelrtlòtè , demi iti far fempre morire a 
fatflo modo}, 

O in rifpoftà affermativa. Bocc. 3*9.11.7. E mima data* 
pò tene ton figlio t che tu ogni ti fteain caja\ a almeno ti guattii 
d* andar nel nofiro bpjfto , ha danna diffe : befie , io il farò . 

E con agghignervi ih principio la particella sì . Bocc. g.p. 
n. 5. Daratti egli il cuore di toccarla con tto brieve, cV io ti 
doro f Diffe Calandrino : sì t#nfe , 

E coli' antipodi Upartteelk ty*> o pòfporcfi la particella 
fta* Bocc. g. ?, n, 1. Orìbéhe, rtw** faremo e E fe, 7, ti, 1. 
Va donna diffe ài marito X bene fla* tu Ai dì tue parole \ io per 
we non mi terrò mai fàtva , ni ficura % fé noi non ìa*ncamfamo % 

Per entro il difcorfo £*»* fi aggiugne a* nomi, a 5 pronomi, 
a* Verbi, o avverbi , Bocc, 5,7. n, 2. Egli ci fono de'htn le$* 
giadri, che mi amano. E g, 2, n. t. Egli è qua un malvagio 
uomo, % che m*ba tagliata la bosfa con ben cento 'fiorini d % oro , 
E g, u o« 8. Ma fé mi piace, io ve ne infegnerò bene una ; E 
S« 4, ru io, Voi fapete bène // legnaiuolo , dirimpetto al quale 
era forca. Eg,7. n,$ t Qpefli fan vermini , cb* egli' ha in cor* 
pò , / quali gli iapprejfano al àuoré, e ucciderebbonlo troppo bene, 
zna non abbiate paura cb' io gf incanterò , e foYogli morir tutti • 

££Z,LQ fi adopera adicttivamente coinè ripieno di forza. 
Bocc, g, 2. n. o. P<* bèlle /fri/fe A* Ute mano f obbligarono /* 
uno al? altro* E g, 8, n, io. Le porrò cinquecento he? ftorìn d % 
oro , E ivi n. ?, Chi fac'effe le macini beli'* fatte legare in a* 
iella , portacele al Saldano, n* avrebbe tiò % cbevotejfe* 

PURE a&iu&ne evidenza, ed equi vale al $i<i&ft , e al fané 
de 1 patini , Bocc. g. 5. p..ip. Fa pure » «Ar tu mi moflri qua* 
tè piace % » la/eia poi fare a me . E g. z. U. $• La cofa andò. 
por coi), E g, 7, n % a, £/{* n* è divenuta femmina di Mondo % 
pur /w *A, 

Preporta quella narriceli* ad avverbio * tetapa aggmgna 

fora», e vale appunto. Bocc, g.j. n . x* *-* * w *fc ^.f^? ^ 

*A* Ime. allora [montati aerano i /femori <& iwetUÌ a «tè** * 

di remi la -trovò. fornita* 6 ' , <■ 

~ ■ - • i Bocc.Itvttoo* 




i 



f£ De/le partì dell Òtarìone 

/cariato: che chi. farebbe cotali foca alla cenni fi. non /bjja, r 

già matto. _ •- J 

I Si pofpone al non per un certo raddolcì mento di pronunzia . : 

£occ Introd. Le quali , non già da alcuno proponimento tira* j 

\ te, ma per cafo in una delle parti della chiefa adunate fi > co- ' 
I miniarono a ragionare 

I .Gli fi affigge la particella mai , e altera valevi* unquam de* ( 

. Latini. Bocc. g. J. n. i, A Chic fa non ufava giammai. ' 

. MAI pof porto, o prepofto zìfempre, gli dà forza ^ Boc; ! 
• fi. 8. n. a. Se voi mi preflate cinque lire , io fempre piai pofeia 

farò cip t de voi vorrete . Petr. can. 5. Una parte del Mando j 

| è, che fi giace Maf, fempre in ghiaccio, ed in gelate nevi, U 

Gli fi affìgge il sì\ il »o, il quale fi nfa nel rifondere ;' 

r • ad alcuna interrogazione, e aggiunge {orza. Bocc. g. 3. n.8 

Come dijje Ferondo ^dunque fono io morto ì biffe il Monaco 



V 



V 



inaisi. Pai?, pag, 67. Coniinctò a penfare, fé i dannati deltfn* 
ferno doveffeno dopo mille anni effer liberati : e rifpofe al pen» 
fiir fuo di no. Appreffo gli dtcea il pen fiere: dopo centomila 
anni* e rifponJea, che mainò. Poi penso 9 fé dopo mille mi* 
glia/a d* anni foffe poffibile la loro deliberazione , e diceva di 
, no . Or dopo tante miglia ja a* anni , quante giocciole hae nei 
mare d? aequa , .potrebbe eflere, che n* ufeiffono ì E rifpofe a fé 
mede fimo , che ma* no . . 

Talvolta, fciolto l'affido, vi fi intramette altra parola. 
Bocc. e. 1. n. r. Mai Mejfer sì , rifpofe Ser Ciapelletto , cb* 
k> ho detto male & altrui . 

Gli antichi nel predetto fenfo dicevano madie, e madibzU 
la Provenzale. Franco Saccb. nov. 244. Madft sì, ch'io gli 
voglio veder ufeir le budella di corpo. Npv* ant. $$• Confort 
tallo che ri/pondeffe : madiò , rifpofe quegli , non farò . E F. 
Giordano pred. a. p>g. y. fcrifTe madiesì : Colui , ch y è in fui 
cavallo y s'egli P ha th frenato , or noi mena egli ovunque egli 
wote ? Madiesì . E fra* Moderni V Ambra Cofan. atto 2. feena 
io. diflè madesì: Entra in cafa, e ponlo in camera In luogo 
falvo faif F. Madesì , feguita Pur io carrìmino . 

MICA , e PUNTO aggiungono efficacia alla negazione . 
Bocc. ?. io. n. 6. pr/nc. Una ne diri, non mica <P uom di 
poco affare. E g. 4. hov. 7 Madonna + Tedaldo non è pnn- 
to morto , ma è vivo, e f a a . ■ ■ \ 

TUTTO aggiunge erìeri;? Bocc g. 3. n. 7. llfamigfio tro- 
vò la gentil giovane r at . * '? # , Aà par nafeofia . E g. 1. n. 4- 
Tutro rafftCHrato efl/^ */'>#*"" vtfo dover avere effetto. E 
* ?. n. 1. te donna Mde*> ** t n * 'late , il quale ella teneva mu* 
ZfcyW P"*; E j * cW< Wri\to*m d'effere folte*- 
**a da f„ 0i% M f * J% ^f r S<" fatare .. £ g. XO'. *. ?• 



'<r/' 



/■ 



Libro Primo. gj 

Dimorando* il. giovane tutto fot* nella .corte del fuo palagio , «• 
na femminea glidomandò linufina^ E g. ìo.n. 9. Tutto a pie 
fatto fi loro incontro , ridendo diffe •. E. ivi -, Il letto t con tutta 
Meffet ToreJlo, % faL tolto via . } 

.VIA congiunta co? Verbi accrefce. loro forza, o ne vària 1 in 
qualche parte il fignificajo ., fiocc. g.8. n. 6. Via aw/« del: Prete 
nel portarono. E .5.9, n*t. E così quefla Jeccaggine> tonò vi* . E 
g. li xi. 4» J> fpaccìar volle le cofefue , £#*/* cpnvewte gittar vi*-.. 

. UNO^ipABf/^^tt, qptefftmoj e Amili , dove la, vocetàofe 
<U più,, e piamente accenna, con maggior evidenza , v e preci- 
fione .. Bocc* Fiarnm. 1. 4. num. $2. D*£ , <&/h' tu a tutte % oa 
queft'una quella fede ,. che a. m& donafii «, Pettar* fon» 201. E 
caramente accolfs a fé quell^una ^ 

Patticeli**. che* fi adoperano, per ornamenta . v 

EGLI fi, adojtem per ornamento,, e pienezza di ili le > tèm- 
pre invariato ,. e fenza riguardo a, genere % nfe a numero , e 
in principio,, e per entra» e nel fìnedeUa, claufola . Bocc. g. 
4*n* i T . EgU hU vero r chi io. io, amato f edamo Gui f cardo. 
g. 8. n. 7>. Egli npm fono ancora molti anni pagati , che' in Fi* 
renze fu una giovane . E g. 8. n. *. A me par egli effer certo y 
cb y egli è ora a cafa a definar*^ $ g. 5^0.4^ Q figliuola mia Y 
che caldo, fa, egli. 2' . f 

. ELLA fi. adopera altresì, come per ripieno , ed fe~ proprietà 
di lingna .Bocc. g. 9. n. ^ Qww /* </<?*** ùdìquéflo, levata/i 
in pie- comincio* a dire : Ella, non, andrà, così , *# io non te ne 
paghi.. Il dire. U. per «//a, per efernjfjió la non andrà cos} % 
non è approvato da? noftri Accademia' nel Vocabolario , ben- 
ché fi oda, tutto dì in Firenze nel parlar famigliarci e fé ne. 
trovi qualch!erfempio di buono- Autore < . * . 

E§S© fi. adopera indecltnàbUe in amendtìe i generi % enu- 
meri , dopo la particella con % avanti ateuni pronomi , e anche 
fenza i pronomi. Bocc. g..*. n. 4, Mita, vijevacpn eflaluirf/- 
giunate 1 g*?. n. ?. Ritwvandofi colla donna, molto di quèfla in* 
cantazionerife: con eflo lei . E g«7 Jn principio ^ Cominciarono a, 
cantare % e la valle infume con erto loro .. É g,.& n. 8. Fatti al* 
la fine/ira, e chiamala , edl % che venga.adefinare.CQn effò^oi . 
E Madama Ftardaiifo diffe ad Andreuccio g. 2; n.\. Pi v9btu 




! fpCC 

Sf noti però, che il Bocc. g^5* n. 2.. in vece di ufare col 
pronome femminile il ripieno effo indeclinabile, usò* e ffalei^ 
Efialei , che fori» dormiva ,. chiamò, molte volte. 

ORA fi adopera* per ripigliare, o continuare, il d\(cor(a^ 
Conicela Reg^ G Bocc- . 



$£ Deli* parti del? Oraziane 

Foce. g. £. -il 4. Cerne mm fapete voi quello , che queflo voglia 
Atre ? Ore io ve Pho udito dire mille volte : chi la fera non 
c*na* tutta, notte fi dimena* Eg. 3. n. 6. Ora le fattole faro* 
ne affai , ed il rammarichìo della donna grande . 

Talvolta pare che efprima defiderio • Bocc. g. 8. n. p. Deb 
or *' aveffom effi affogato 9 come effi ti gittaron là , ^ox* /* eri 
degno dttjfer gittato ., 

Talora imprime néfl* interrogaztow un non (6 che di ener» 
già, Bocc. fj. 7* n. 8. Monna Simonda diffe ; chi è la ? itf//* 
quale P un de* fr augii rijpoje : tu V ySr/Wtfi £«w , r#>* f emina t 

\ 4^/ £. D/jflfc allora Monna Sifmonda, ox* che vorrà dir que» 

i fio? Domine ajutaci . 

■ Sl % adoperai] per ornamento, e ria non foche di graziato* 

frana. Bocc. g. <5. n. 9. Oltra a quello, eh* egli fu ottimo filo/o*, 
fo naturale , «ì /« *g// leggiadri ffxmo , « cafturnato. E g. p. n. 

f 9, Je ti piace, sì ti piaccia , fé non, site ne fla . Eg. 1* n. r. 

' Confortati , oè* fermamente , fé tu foffi flato, un di quegli , aè* 

£ // puofero in croce , avendo la contrizione , «£' /o ti, veggio , sì fi 

perdonerebbe egli. E g. 5. n. p. L* prima cofa, cb y io farò da* 
mattina , /o onderò per effo , e si // w recherò... 

DI fi adopera per certa maniera affatto propria della noftra 
lingua . Bocc. g. 5. n. j. P*r £«*/?* contrade , * di <# , * di 
wor /f , f £ amici , e di nembi vanno di male brigate affai , /*, 
quali, molte volte ne fanno di gran difpiacere , * di £r*« </<Mff/ • 
JVON fi pone talora dove nulla opera , per proprietà non fo- 
llmente della lingua Tofcana, ma di quali tutti i dialetti d' 
Italia, e ciò dee notarfi da* foreftieri . Bocc. g. a. n. 6. Dira» 
gli da mia parte ., che fi guardi di non aver troppo creduto , a 
di non credere alla favole di Giannotto .E g. 7. n. p. io ^mo 
forte , ;£? L/W/« ro» configlio, -e voler di lui queflo non faccia 
per dovermi tentare.' E p. 4. n. 8. £>«*/to noflro fanciullo, il 
quale appena ancora non ha quattordici anni. 

ALTRIMENTI fi ufa talvolta per. pura proprietà di lin- 
gua, Bocc. g.2. n. 5. Le [uè cofe , e fé parimente , Jenna fa* 
pere altrimenu chi egli fi foffe % rimife nelle fue mani. 



\ 



u: 



Accompagnanomi . 
[Sa Ja lingua Jofcana di mettere avanti i nomi , e ipro» 
' nomi le voci uno , e una , non già qome nomi numera- 
li , ma per una certa accompagnatura propria Tua , che non 
£ ebbero la lingua Greca, ni la Latina, e perciò fi chiamano 

y accompagnanomi. Bocc. g. ^ n.8. lo credo, che gran no ja fia 

ad una bella, e delicata donna & me *** &** » aver P erm f\ 
rito un mentecatto. E g. y n J» tra Arriguccio , contuttoccht 
He mercatante, Oli fiero „' • %* W f*t* • 



__-J 



Uko PrttoO i p0 

Talvolta vale ti quidem de* Latini . BocC g. IO. ti* 8. iÌH 
dì nella camera chiamatala ,. interamente come il fatto flava le 
dimofirarono . E g* k. n. uG// venne a memoria un SerCiap* 
pereti* da Prato .'.**. 

Talora i accompagnanome numerale, e vale Wcirciter de* 
Latini. Bocc. g» 8 v n. p* Senza eòe quando noi vogliamo un 
mille , o un dutiulta fiorini da loro-, noi non gii abbiamo pre~ 
flamerfe * ; 

Wv^ee di uno aetottipagnaiiome fi ufa talora alcuno. Vit. 
Crjrt* OS* £/7 menajfero C \ afina, *7 poltruccio, eh* erano lem 
jgati in alcun /«<g* tn pubblico > Mirar. M» Alcuna ìomm //- 
Jciava la faccia fita di vari colori » 

A uno ù aggiunge qualche volta certo f ed efprime il qui* 
<fa» de' Latini . Stor. Enr. lib. 7* pag. 16©. JV* fw un cera- 
to #6* <*7 riputazione »' f che perchè e y ne fperaffe , temeff* 
molto . E fi ualafcia talora l'«n*. Bocc. Introd. Nafcevano 
nelP anguinaia , {otto le diteli a certe enfiatene • 

Si aggiugne *#** *\prononri. $**/& , e quello, per accennare 
con maggior evidenza, e precisone « Bocc. Fìamm. L 4. n» 
52. D*/?/ /« 9 tutte, a queiìa una $«*//<* /Mìr, aie « m* 
donafli ? E I..7. n. 5p, Ì> / ,»»/>/ argomenti frivoli già tenete , 

Suefto uno /ò/tf , a/ ultimo a tutti gli altri dia [upplimento » 
tarar» canz. 41. Quell* uno £ w*w , e** libertà non godo . E 
fon. 201. E caramente accolfe a fé quel!' una. 

Tutt'uno vale 1* idem .de* Latini. Dante conviv* f. 03. Cor* 
tefia , e oncftadc è tutt* ano . jf 



. Accmpagnavetbi . 

COsl chiamane alcune partioelle , che fi accompagnano co 9 
Verbi , o ad cffi fi affiggono , fenza neceffìtà , ma per 
fola proprietà di linguaggio , e fono mi , e ci per le prime 
perfine, ti, e vi per le feconde, fi perle terze» e ne , che 
da fé fola , e con le altre fuddette particelle fi mette acanti 
i Verbi, o loro fi affigge. ' 

MI * Bocc. g* ?. n. i. lo mi credo, che le Suore fieri tutte a 
dormire . E g. 1 • n* 2. Perduta ho la fatica , , la auale ottimamen- 
te mi parca avere impiegata , credendomi coftut aver convcrtito . 

Le fi aggiugne la particella ne, ma allora fi dice me, non 
mi. Bocc. g. 3. n. i. Non vi volti fior piò , e fominene ve- 
nuto; anzi mi prego il Cafialdo loro , quantP io me vìe venni, 
eie le io n* aveffir alcuno alle mani, cn io glielo monde ff\. 

Ci . Bocc. g.7* n, p. La donna , e Pirro , dicevano : noi ci feg- 
giamo . ColP articolo pronominale fa ce . Bocc. g. & tu 6. E po- 
/<?* QtYgodremoqui col, Domine « E fimi Intente <^ a pu*k*tt*»ri> 



f 



I 



, too v Delle. pani dell'Orazione 

.Bocc. Introd. io giudicarci ottimamente fatto , che noi a* nofitì 
-luoghi in canina* ce ne andammo. a fiate * E g* 9, n, 4. Vo> 
[ * aliaticene noi andare ancorai 

TI • Bocc %. 5. n, 3, Che tu con noi ti rimanga per quefia 

fera, »'* cor».. E g,2, n*$, ìpw riporti chetamente una coU 

tricetta, e dorrpiraviti . Avanti il pronome relativo fi dice 

1 /f) ma (topo di eflb negli affiflì fi dice w. Bocc- fi. ©; n. j. 

■ • ' T« le la ^tiferai. E ivi, £ pofeia m*nicarlati tutta quanta m 

? • Col ne fi diqe /*. Bocc, g; 6: rr, 6. T* re ne fe\ &sì tojto 

r torna**} in *afa x E fi. 2, n. 10. V Feritene meco % 

1 VI , Bocc 9. o* tu 7, io non fo fé voi vi conofcèfle Talari*, 

\ di Mole/e . Col »* fi dice ve. Bocc. g.8, n.j.Vói ve né pó- 

rrrte fondere ai luogo , *fct* i'vofitt panni avrete. lafc\aii % e 

rivenirvi y . * tornarcene 4 V*/* • 

«. Bocc & *. «• 8- Dtl palagio. s r ujcì x e fuggirli à cafa 

\ fma. £ cosi dopa il pronome relativo, e le particelle fud* 

dette . Bocc, g. 4. n. 5, Noi ti faremo quella rifpofla , che ti fi, 

conviene. E £.9. n. i, J^/p il $orpo. di colui non vogliono pe% 

doverlofi tenore in braècio* 

Ma avanti il pronome relativo ^ e col mt hfe . Bòcci g,^ 
n.: J. Competati i capponi , in/temer col medica. * * «f «>»tp <*£*/ fuoi t 
fé gii m**g;ò . Firefttofe Rifo. degli anim* J«* vifla di ber* 
fola. $ócc. Introd 1 tre giovani: alle- ìor camere da quelle del* 
le donne f eparate » fé t>* andarono. : g* 1, n % 2. A M/m? Da»»* 
, <ste farigi con noi infime andato&dé , riebie/e i chetici di fa, 

entro % eie ad /ibraam doveffeto, dare il Batte/imo . ' ' . ' 
NE. Bocc. g. 2. n, 7. Chetamente tfapào per la camera in» 
fino alla, fineflra* E n. $.. A.ndiaone là 9 e laverenlo fpaccia* 
tornente. ' 

Q h P v XLVHI, 

Qttf Avverbio , 

L'Avverbio oper* col verbo ciò, che raddietrjVo operai 
col fuftantivo , ciò* fptega e fa &l&0fcéfe gH accidenti ,^ 
e le ctrtQftanze dell'azione del Verbo % " • ' 

Degli àV verbi altrf fono primitivi , cétitè fòrte % fàbhò.&c*. 
dui derivati* ojiòe fortemente yfu&itameni *e Cv._, altri fenili- 
ci * come tpprejfo , più , meno &c* , altri compoOi , come in 
disparte % poco app?ejfr r rade v*h* ^T* % a ^" 1 Pròpri » eh? han* 

no voceV " A - r ~~^ "- * ■ • — c-.a-^q. »su- ^1^ 

che non ^ T 
la fi go ideazione, 
voglia , 

gantiffi.,., „. . wr _ 
• Parimente neftK 




medr> a n v *# ^f 0» l * ""8 1 ** toicana • 
avverbi ^ii^^ i ?° fi « vì x i cft*p«rtW! , 



r 



fl 



1 



* '..'._ *•" Litro Primo» tòt 

> I Superlativi . Bene > medito , ottimamente : male , ftffg'V», 
geffimamentè hanno !t voci proprie . Gli altri, non av«ndo 
voce propria, formano il comparali jro con , aggiugnere pia, 
corni? £/& /©rr<? , e il fuperiatsvo cw£aggiu&efe ijfimamet- 
U, cerne fon infimamente* Ci fono anche^jlMiimnutivt , cfce 
fi afe ne» ay venialmente cdl' accompagnanòme* come pochette 
n pocqli*ì> . kocc. 9. 8. dei fini Jftftjfót un poetato/? vergoptb . 
E g # 4. n. io.. Rivolta a Ita , un co tal pocolin {irridendo dijfe • 
È ancora ben bene $ che vale interamente. Bocc. g. 7. nelprinc. 
N<f ancara fatavano i raggi dei Soie beh bene 4 
. Molti fono gU avverbi» e più che molti i modi avverbia- 
li della lingua tofeaba» né farebbe fenza noja l'annoverargli 
qui tatti • Contuttociò addurremo i più tifatati riducfendogli 
ip*t& i capi delle più frequenti fignificazioni degli avverbi . 

TÉM^Oi Oràf adeffo, ferii dorami , 'oggi , oggidì » ©&/- 
Ynai, ormai , ornai ^ dianzi \ appreffo -, prima, di poi , «* 
pezzo fa, ratto, fuiìto^ talora , talvolta r» */c#»4 voltale 
preflfo a' moderni «//* W** , />/*/?© * roto , <r^4grò « ée//' «• ' j 

fc/p » quando \ tonìinuàmente , infino &c* j 

LUOGO ì P«/ * $«f/W , w , /<* , co/^ , *©/*/& » collaggiu , * 

tytaggik 9 coflì * 10/fò j £«* i quafàt , 90**?/ , f «jW/ ^ /W/ , o»« 

QUALIT A y . Dottamente , avvedutamente , piacevolmente, 
parcamente ì diligentemente , ?7» pruova , * £*//o fiudio, alla 
dimeftica , 4* galantuomo * e altri fenza fine . 
. QUANTITÀ*, i^/fw", *wo/tot p/* f w>/>/>o , 01*00 , *££*- , 
#4»&f Or. 

AFFÉRMAZIONE , E NEGAZIÓNE* 5)» sì, tene, 
volentieri &a No , non, non già, non mai, per nulla &c* 

CONCESSIONE. Volentieri, di tuona voglia, m tua pò* 4 

fla &c. •%» _ 

ORDINE * A vicenda * gradatamente , fucceffivamente , P 
un dopo P altro , primieramente » finalmente , ultimamente , 
quindi , dipoi, al tutto &c. 

ELEZIONE. Anzi s meglio, piuitofio, pi* preflo, piu&c. 

ESORTAZIONE . Orsa » alto ,fu via , alene, di grazia &c. 

FORTUNA . Per tuona ventura é per triflà forte &c. 

Talvolta il pucr confonder l' avverbio colla prepofizione, co* 
me nelle voci appreffo > avanti * allatto * e fi mi li che pofrono 
efTete l' ano e P altro . La regola fi e , che quando quelle parti- 
celle hanao cafo » fono prepofiziohi , quando no , fono awerbj . 
Ejcòone Un efempio « Bocc. g. 2. n. 5. Or via mettiti avanti, io ti 
verrò appretto 4 Qui vi appreffo l prepofizione , perchè congiunta- 
col ti, a cafo . Bocc. g.l.n.6. Dótta madre della giovane pri» 
ma , e appreffo de Currado foprappre fi f/rforro . Quivi àpprtfjat 



x loi beile parti delP Orazione x 

avverbio, perchè non dipende da cafo , ma cade in Tal Verbo ; 
Ancora pub fcarnbiaffi l'avverbio col nome addiett ivo, co- 
me in poco, molto , forte , prefto, toflo % e fimili • La regola è , 
.che tali voci di per fé fono avvero), e accompagnate col no- 
me foftantivo fono addiettivi. Ecco un efempio, Dante Inf. 
caot. aó. S'Pmerttai di voi affai , o poco* Quando net Mon- 
do gli alti verfi fcriffì* Quivi poco è avverbio, perchè non s v 
' appoggia a fultantivo, ma cade fui Verbo. Bocc. n. u Segno 

manifefto di poco ferino. E g. 8. n. ©. E per poco, Je tu mi 
dicejfi , che io andaffi di qui a Pentola , io credo , ci? io v* 
andrei. In quedi due efempj poco è nome, perchè ne! primo 
s'appoggia al fuQantivo fenno , e nel fecondo ila a maniera 
di fuftantivo, e vi fi fotti mende cofa. 
*- Parimente pub nafeer dubbio , fé una voce ila avverbio , 

p interazione , o ripieno, come pub avvenire nella voce bene, 

la quale pub fare tutte e tre quefte figure , come fi vede ir* 
qaetii efempj, Bocc. g. x.n.j.Vennegli sì ben fatto, che avare* 
/ ti Pota di mangiare pervenne là. Quivi bene è avverbio + 

i perchè cade fui principio. Bocc. g. 5. n. 3. Vide in fui pri- 

\ mo fonno venire ben venti lupi . Quivi bene è ripieno d 9 evi* 

* denza, che aggiugue afieveranza . Firenz. Trinuz. atr. 2. fcv 
2. Orsù dunque la mia Purella, dì fu, alto , bene t efiine • 
; Quivi bene è interiezione, e vale V eja de* Latini. 

Pub ancora talvolta l'avverbio equivocare colla congtunzio- 
% «e, come nella voce poi * Bocc. g. 2* n. ;. Pregollò, eòe poi 

. verfo Tofcana andava , gli piace (fé d* effere in fua compagnia . 

} Quivi poi è congiunzione dinotante cagione, e vdXzquoniam » 

Bocc* u* 1. Che noi C aveffxmo ricevuto prima , e poi fatto fer- 
' *>/'**. Quivi pai è avverbio di tempo, e vale poftea. 

C A P. XLV1IL 
Della interferone • 
Otte fono le interiezioni , eh* efprimono gli affètti dell* 
animo, ma le pio nfate fonò le feguenti : 
ALLEGREZZA, Oh, viva, bene, buono* 
DOLOR E * Ah, obi, aimè, oimè, 
IRA, Dob, oh, guarda, pub, via vìa. 
TIMORE. Oh Dio, oimè, fila, oh. ^ 
VOGLIA . Deb, /*«** oh fé, purché, di grazia, così^ 
* MARAVIGLIA * Oh 0, come può effer qtieftoì 
DISPREZZO, Oh, w*£ pub, andate andate > oibò . 
A PPROV AZIONE ^ff 9 ^ì 1 *'*> > *"<>»° > *«*' » mi piace • 
NEGAZIONE. ty h \t, non già , appunto % Dio mo 
fuaxdiy guarda tpenfai ffi 7 } 
PI PREGARE.™'* l^lì, non piò. 

PI GRIDARE. fà*rt* c pw:ù oh. 



M 



Litro Primo* io? 

DI DARE IN SULLA VOCE. Zi, zitto, fta , piano , 
cheto • 

C A P. XLIX. 

Della Congiunzione* 

DI varie forte, e molte fono le congiunzioni, le quali fi 
adoperano e nel principio , e per entro il periodo . Le 
principali fono le feguenti. 

DI CAGIONE, Perchè , imperciocché , csnàoffiacofachè , 
acciocché, affine, a cagione, Per pofcia che . ^ 

SOSPENSIVE. Se, purché, sì veramente che, ogni volta 
che , ancorché , dato che , con quejìo però , fé mai . 

NEGATIVE, No, non, non già* anzi , niuno, né. 

ECCETTUATIVE. Fuori, in fuori , fuorché , in poi, fé 
non, eccetto, eccettuato. 

DICHIARATIVE. Cioè , ben fai , ben Japete . 

COPULATIVE. E, ancora, anche , ftmilmente , e%ian- 
àio, altresì. 

AGGIUNTIVE. In oltre, oltreché, oltreccìb, appretto, 
ancora, altresì, di più. 

DISGIUNTIVE . O , ovvero ,fe,nè. 

AVVERSATIVE. Pure, nondimeno, non per tanto, ben* 
che , ancorché , comechè , quantunque , perchè , fé non, per quefio . 

ELETTIVE. Anzi, innanzi , prima, piuttofio, meglio, 
pili che , più volentieri , anzi che no . 

DIMINUTIVE . P*re , almeno , f riamente, foto, nonché , 
tanto , non meno . 

CONCHIUSIVE. Dunque, adunaste, per tanto, pereto % 
per la qual cofa , onde , laonde , tantoché , in fomma . 

Talora fi pub dubitare, ff una particella fia avverbio , pro- 
nome, prepofizione , o congiunzione, e ciò da quefti efèmp; 
fi moftrerà . Bocc. g. ó.n. o. Cominciarono a dire , che quello, 
ch'egli aveva rifpofto, non veniva a dir nulla. Quivi il pri- 
mo che è congiunzione , perchè unifee , e il fecondo è pronome 
relativo . Bocc. g» 2* n» 5. Iddio mi ha fatto tanta grazia , che io 
anzi la mia morte ho veduto alcuno de* miei fratelli . Quivi 
anzi è prepofizioney perchè hacafo. Bocc. g. 6. pr ine. Attem» 
patena era, e anzi fuperba che no* Quivi anzi è avverbio, 
perchè modifica il Verbo. Bocc. g. *. n. l. Io era ben così, 
ma non per natura , anzi per una infermità • In qgefto ef em- 
pio anzi è congiunzione , perchè precifamente unifee • 

Fine del Primo Libro* 

G 4 &B* 



* 



i 

t RjEGOL E 

! E D 

OSSERVAZIONr 

Della Lingna Tofcana. 
LIBRO SECONDO 

- Df//* coflruzione to/cuna , 

C A P. J. 

i Idea genitale delia corruzione tofcana . 

■ T A coflruzione , con Greco vocabolo chiamata fintaflì , è . 

JLj quella conveniente difpofizhne , la quale debbono avere fra* 
i fé le parti decorazione. 

\ Di due forte può eflere la colorazione , femplice, e figurai 

la , La cofìruzion femplice, o fia regolare, i quella , che fe- 
' gue l'ordine naturale, e le regole della Gratnatica, com* è 

quefta del Bocc. g. 4. n. i. lo ho amato , e amo Gui fardo . - La* 
figurata è quella, ebe (i allontana dall' ordine naturale , è dalle 
\ comuni regole della G ramar ica, e perciò chiamafi ancora ir re» ^ 

gelare: cojn'ì quella detto iTefTo Boco g*iò. n. 1. In quella 
dimorando , poco , niente potrebbe del Juo valor dimofìrare • 
Della figurata corruzione parleremo arf fno luogo; ora tratte^* 
remo della fempljce, e regolare. 

-Tre cofe voglion confiderarfi nella femplice corruzione , 
cioè l'ordinata collocazione delle parti; la dipendenza di afta 
parte dall' altra ; e la concordanza di una parte còli* altra . 
Spiegheremo paratamente quefie tre cofe, e con ciò verremo/ 
; a dare l' idea generale della tofcana coftruzione . 

Ordinata collocatone delle P aTt * ^ e ^ ora zione • 
j T E parti dell'orazione nej|» fettipl ,ce corruzióne fi deb-- 

i JLi bono collocare ciafeuna h , foo 1 UÓ S° » fecondo la loro 

rnura, e le regole deìU Gr* ' •+*. *•*** ciì > fl 00lìno Ie 
tegnenti regole, ^^t^ 

f ^•k'v P&oJmSo (i meth "* hi* ^xA^o, a coi £ àt- 

\ tnbmfce l'aziooedel Ver&* fk ,1 * Aflwrat wnome , un 

i 



attiro feconào', ^s 

Pronome, o un infinito ufatoin foj^adi nome, eomé, Pietre 
iKSto ti maeflro infama y io ferivo ; // dormire giova . 

/ Règola fèionda . - ' ^ 

Quando P azione elei' Verbo fi àttriboifee a pih oerfone ó 

cofe, quefte apparténidrio ttitt» al, nòminiHtio; e fi méttono 

in primo luogo; tibitè còlla loro congrunzione . come Pht'ró 

e' Paulo leggono; ì fiori) e Perbe l angui fhm >' . • ^ * ' ' ' 

Regala terza 




tt , e tf/#f»tf ìludiapù* Eh fteffp.dee dìrfi d? qualunque toepo- 
fizione incidente, la quale per Wéiiq ^1 relativo fiaùtfftaal'no- 
itfinapvo* còme , ttw<S ìltyalp vomito bèniMoùefàèhòrtoJ 
•*"; M '- ' ' Redola Quarta* •• "' "* "* " ■ >v > 
Se il noimnativo ha r articolò , quello fi mette Tempre 
avanti, cliente afta nàmrarfedeì Onde qué* tramezzi 
fra Inome, e 1» articolo , che fr'ltajono slfwffb'nel Bocca- 
ciò, come: il male anìato giovane? néfla materiale, e grotta 
"h*"* n ' T°? W rb ? t! » e non a^artengònpallafem- 

**+t •• >V w ^iola quinta . 

Talvolta fa te parti drnBminàtttó un Verbo col foocàfe. 

Bocc. Piotai. Umana cofa è avete compaflìone degli afflati • a 

talora atiche una intiera prèpofiiione >' ifcct g. S . **. Oh t» 

€on not rimanga per queflafètJ, n\i caro, * ^ * 

' ... Regola fifla. 

Il nominativo talora fi iottintende* Cib pub accadete prU 
l 9 l * l ?W.°w » virt * *• Vfftìo V if quale contiene i prohomi 
primitivi, onde , a dire amo, , vi sMntende tt pronome T, 
eh è il nominativo, e cosUel refto; &eóchfc ifgfccciola 
pA volte efprima tali pronómi, pei tendere pia pieno lo lili- 
le. Accade ancora , cheli nòminatitrò fi debba fupplire dà! 
cornetto, 'per non ripetere tante voI# un nome . ff " 
Aeplafettinfa, ' ^ 




accompagnatura 

avanti 

rata 



pórre imrnedi 



«ent^dopo il Verbo, di cui f^p jrSffi ^TdE 
coltanze, come Pietro ama ardentemente la gloria. 
' '_ , Attuta ottava . n t% 

fJVS^'Vi C ^ nd S f%$^^ nella; 

fu» claufda al luogo del Terbo, beocW il tenia perfètto della 

lentenza, e anche il tempo deJgerirod|Q dft altra V<tbo dipani 




ì 



Iò6 Della cofiruzipne tofcana * 

dà . E fé il nominati ?o del gerundio è k> fletto # con qn#Hcr 
del Verbo principale , fi inette avanti al gerundio, ma fé è 
divérfo , gli fi mette dopo . Eccone gli efempj del Boccaccio . 
g.8. n. 6. Calandrino y veggenza, eie il Prete nonlafciava pa- 
gare , )i <//W* f* /«/ £w . E g. £. n.5. Pn?/* nuovo con figlio 9 
e comincia in forma della donna , udendolo ella , « vfafmder* 
a [e mede fimo* 

Regola nona. 
" Dopo il Verbo, e '1 foo corredo, fi pongono! fooi cali ? cfcer - 
foflbno eflfere uno, o più, fecondo la natura delP azione , co- 
me : /o *iwo P/V/ro : io dono un libro a Paolo . Quali cali ab* 
bla, o pofla avere ciafeon Verbo, fi potrà conofeere dalle re- , 
gole , e appendici , che fi daranno intorno alla particolare , e , 
alla comune coftrozione de 9 Verbi . Intanto fi avverta , che il 
cafo del Verbo , come dicemmo del nominativo, può avere 
più voci unite con copula, o qualche prepofizione incidente , 
o un Verbo col fuo calo, o una prepofizione intera, e quelle co- 
fé fimilmente, e col fudetto ordine , appartengono al cafo del 
Verbo . Gli efempj poflòno efler quelli ; lo amo Pietro , e Pao- 
h y e Giovanni . Tu curi poco % fia detto con tua pace y il 
tuo onore. Pietro ama di bere il cioccolate. Il maeftro proci** 
ra 9 the gli fcolari fappiano le buone regole delia Gramarica • 
Regola decima. 

Se il cafo del Verbo ha fegno , quello fi mette fempre im- 
mediatamente avanti il foo cafo • Chi adunque dicerie : di 
beila , e gentil forma ; a grande , e molto crudel fuoco &c* fa* 
rebbono iperbati. 

Regola undecima . 

Quando il cafo del Vetbo confitte in un infinito co* fuoi 
fcafi ; fé P infinito ha 1* accufativo , gli fi mette avanti , e fa 
ha il nominativo, gli fi mette dopo. Bocc. g. 9. n.4. A 57*» 
na fé ne torno , per tutto dicendo , fé il palafreno , e i patene 
aver vinto all' Angiulieri . E g. 5. n. 9. Seco difpofe di non. 
mandare , ma fondare ella medefima per ejjo. 
Regola doiiceftma . 

In vece dell'infinito fa talvolta il gerundio le parti di ca- 
fo del Verbo , ma ha forza d' infinito. Bocc. g. 4* n. 4. Al Re 
Guglielmo mandò lignificando ctQ che fare intendeva . Cioè ; 
npiidb a lignificare. ì 

II participio preferire, corn^ *t * ® c * comeCD * nomc P nfc 
appartenere al nominativo. !? «m^'iel Vetbo. Taholupa» 



/ 



Libro fecóndo • %oj 

Piti frequentemente fi adopera aflòluto il participio preterito : 
Bocc. g. 2. ri. 8. Né prima nella camera entrò , eòe il batti men* 
to del poi/o ritornò al giovane , e , ' /*/ partita f ceffo . 
Regola decimaquarta* 
La prepofizione va /empr* avanti al Aio cafo, come vicino . 
a cafa. Il relativo Tempre fi pone dopo V antecedente , con^e 
Pietro , il quale fiudia . La congiunzione fi dee mettere fra 
quelle parti eh' ella unifee : come Pietro , e Paolo % Ale ff andrò , \ 

benché fia povero , fa lìmofina . Ma V intercezione non ba luogo 1 

fido, perchè non ba relazione intrinseca alle altre parti : fi fuo- 
)e contuttocciò porre al principio della claufola . Bocc. g.$. n. 
8. Oh mangiano i morti. E §. 5. n. 5. Ahi traditori voi fiete 
morti. E g, 3. n. i. Oimè , che è quello , eie tu diì 

Dipendenza delle parti dell' orazione , P una dalP altra . \ 

Regola prima • j 

IL nominativo è la baie, e il fondamento del difeorfo , e da ì 

lui dipende il Verbo, ficcome dal verbp dipendono gli al- 2 

tri cafi. L'addiettivo dipende dal fuftantivo, a cui fi appofl- ] 

già, « l'avverbio da! Verbo, di cui fpiega gli accidenti . < 

Regola feconda . j 

II genitivo dipende da un fuftantivo efpreffo , tacito , o r 
equivalente, che lo regga. 

Regola terza. 
L'accufativo dipende, o da un Verbo attivo, di cui fia ca- 
fo paziente, .come io amo la virtù: o da un infinito, co» , 
me : d9ffe 9 fé avete in ciò errato : o da una prepofizione , co- 
me .• vado verfo la cbiefa . 

Regola Quarta. 
L'ablativo dipende da una prepofizione, che lo regga, co- 
me.* parto da Roma : e f co di cafa. 

Regola quinta. 
Il dativo , e il vocativo non hanno rigorofamente dipen- 
denza dalle altre parti . Il dativo è cafo di direzione , ed e 
comune a quafi tutti i nomi , e Verbi . Il vocativo non ac- 
cenna altro che la perfona, con cui altri parla. 

Concordanza delle parti del? orazione fra di fé • 

GLI addettivi co J£l pr, noxo fcftwA* « ^V\l \ 

nomerò, e in cafo, *° C<> „«io -umuoloi io"»»!* ?** A 

Per ■ e — ~- 




to8 Della, corruzione .tofcanà 

tutto koma.zbo guardato 'per tutto la firada z ho cerco per tutto ìd 
xàfa ; e fimiji ♦ Salviati avvertirti, vói. 1. lib. ì.prarìc. i. Li 
fletto ftfccede dìfelvo * cioè eccettuato i Gto. Vili. 1. ^ ci j* n. ri 
Rendègli 1a fignoria di Lombardia , blvòh Marca Trevigiana • 

Eccezione feconda -. 
• 0g»/ «>/* .*' benché di voce femminina » ha fenfo neutro , ed 
equivale alF a»w de* Latini , è jtercib, fi accorda cclP addiettrvcf 
ttiafeolibo» copie gli altri neutri nella noftra lingua . Bocc; g» 
4. n. $. inibendo ogni cofa *ój* jdifortevole * e *ArJ dfiparuto f 
cominci ***&*** • Talvòlta riceve a ddiett ivo femminino . Bocc, 
Introd. V Ogni cqfa dì fiorii quali nella fla%ibpè[}^ poteya&ó a~ 
vere » pièna > te «fi? giunchi giuncata /<* vegnente brigata trovò . 
k Éctetion* tetta t " '"'. . 

À&sfto in fenfo Ai metà non fi accorda cot home ferrimi-" 
nino, di coi a$c«pnà metà . Gip* ViM. lib. 12» cap. 96. EJfcpdo 
montato in Firenze P ariento della lega *j once Undici , e mez- 
20 £rt> #tór<* **> /#^r* li. * (oidi l'i. a fiorino ; Burchieil. z.p. 
fon. 1* Tcg// Una ìibbr* e mezzo 5/ càflrone. 
Eccezion? quarta* 

I /oprandomi femminini dati a mafrhio fi trovano coli* acU 
diettivo maf&pìino f . Bocc. g. ?■ n. 4. G/j pf^gbi non giovavano 
alcuna cofa y perchè quella beftia * ( cioè Tofano") «r* p#rdi- 
Opotto a 'volere^ che tutti gii Aretini faprffcro la (or vergogna 4 
F. Giordi Predi pagi IjJ. La perfona* quando è tribolato, e 
hot molta fatica * s) dice , è penfa eòe Iddio /* abbia in odio . 

Regola feconda * 
Quando vi fonò j>ify foflantivi fingohrl uniti * 1 adottivo * 
o preterito , ò participio > che loro fi ageiugne , dee effere plora* 
le. Bocc* g. io. n. 7. Per diconc 3 e V jfrWre , ^ /^ feWrf della 
Lifa , *</ e^/rf al]tr$sì Contenti , grandiffima fefla fecero . 
è " Regola terza* 

Se i foflantivi faranno 4 Puno (ingoiare* 1 altro plurale, I* 
aggiunto potrà accprdar| liberamente^ coli' uno * o coli' al- 
tro* Bocci g. 6. nel fili offendo Ùioneo con gii altri giovani 
metto à giucare à tavole*. Eg. io. ri* 6.11 Re co* fuoi compagni 
rimontati a cavallo t . al reale oflierè fé ne tornatone . 

Regola quarta 1 a . . . 

II Verbo peffonale finito concorda col ino nominativo efpref- 
fo, o fortintefo* nel numero* e rie! la perfona. Bocog.7. n* 
7/ Io ti confolerò di così lungo d* e h t E cani. g. 4.^ C& per . 
minor maftrrlàihortè bramo . Cor^, fto cib nè^li Autori de/ buon 
feoflo fi trova fpefTo il Ver{*p perfc 1 l firitfò , in numero {ingoia- 
re , accordato col plurale * JJocc* fc?l£ r iìm lib* 5*ni*#* tip Cpf- 
Wt il tato marito , e Cor/evi l/Wt' à i cari p^tentU e^ 
lì amici- Matt, Vili l i Q ,£ O* ♦ Come à Ì^/WW . 



f 



r " Libro fecondo* . . 109 

tagliate le fèta * pìU 'de y Gmzzoìotrì da Prato „ Pjfr* Crefc 
J. i % e, 2. Per ciafeuno. # i**fli1\ corrompale biade 9 e fa 

Tot JwM laminò »f* % , • . . v ±y • .- :- 

Il VerhVunper fanale, c^oa I^tim.iicAianwtinuaj^Qa^ 
còrda col fÙQ nominativo,. .4j [ cpn^nà prepofiziwat^cJhe ni 
feccia le veci . Rocc. g. 7,$. $ y Vienfene dentro, e ftafli con 
meco ^ e ometto; non mfrmai^E §. 3. n* 4* SwaMv^flfi 1 



Il Vettió introito a C retanti w» verbo. * Q di JWo.accut 
fatìvo . Bqcc. & 8* n, io. offendo Sahbaetto. dm lei andata 
una fera, coftei incominciò a cianciare.* E g. 4, n. u ffiuna 
laude da te data gli fu', cb* io lui operarla non vedeffx. 

Se il nominativo è ootoe fpU^mvP » fili & dà talvolta i[ 
Verta plurale x e non fi vaiala la parola s m* iatìgnificazio- 
iié, Jo£C^ g.a.,n,6. Jl pòpolo a furore cor/a ali* fagiane, e 

t' **//* le guardie. ,' /«i *' avevan trattp/«ori . E Q« i6q. Come ogoi 
Joma degnato ebbero ,, tanti uomini % e tanft femmine confo?* 
fono nel' caflello , eie appena vi, cape ano * Dante Purg* cant. $ i, 
J0 hot? lo y nteft*nè guaggiu fi cìnta Virmo, d>A quella gente 
*//*r cantaro. Nov, ant.83. ù* fra famiglia avevano un di 
prefo un pentola^ per malleveria r , e ramandolo ajpudict ^My* 
fere: Azzinino, era nella fatale fifa :, chi ècqfiui t Uno ùfpofe 5 M&* 
fere, $uà a/ito. jindjloai»igepda*e . Giq,yiU.Ì **£,**% Potete 
vedere , cóme il'c'Qomne. ppgolo erano, ignoranti diti veto Iddio «* 

. Quando, di cfttó opiBioaiivA .PonoAinafeoUnoi Galero fem^ 
minino, il preterito, e il participio del Verbo fi accorda col 
irjaTcaluib.i le fi trattai di infensi mafie fi tratta di al tteco* 
fé , fi può accordare w fcmipi/uoq* jBocc,g*2. q, 4. Convita* 
ti le Donni» e gli uomini aJte taycJe , ancora, alfa primevi* 
Vanda , foptafMujifk colui r . /V tf«^/« «u&ffe era. in Cititi* . E& 
5. n. io. E Jjj?ndo/ifo donna cq} pavane podi * fave/* £*r cenare* 
ed ecco Piem* chiami \ alt ufeio , *£? apertogli foff*. E g. 6. 
if. 4. .$> io;} gridato ayefie , eliaca, gru ) awteÒtbe,così l* altra 
cofcjia, ^ ^4//ro f/V /«or. .mandata!, .^owf ^«o /«no f«f/lf * 









II relativo -j^/e colr,attwojo. concorda in tutto coli" antece- 
derne; ma fen?' articolo ^ e\ di ooiaoféqttalìtaiaflbhisa^o forni* 
glianzà concorda con ciò che ; pl» f^gueapprelTo. Bocc. g« 4^"- 
48; Quel cuore, il quale la lieta fortuna di Gmojfmonmavoai 
potuto aprire , la mtfera, C tptrfe • E g. 8. n,7.. Seco penf andò , 
qual^ infra ficcoi : termine dqvean divenire , È:flid.'«-S* ^*A 
4/ **/ moneta pagato, qnà.U cr^ét jlitf/e /tf derrate vendute . 

%erfona x q altro nome femminino dataamafchio, riceve il 

tela- 



L 






ito Dilla corruzione tof cana 

Telati vo ma/colino, Bocc. 8. & n- xp. Egli ci è alcuna perla*' 
m, it quale ? alt? ieri mi fervi d? cinquecento + cbe mi man- 
, cavane, ma graffa ufura ne vuole. Nòv.ant.?2. lo fono accon- 
cio di montare a quella beOia , lo quale fi moflra si rigóglio- 
fa, che io fino nato di quella {chiatta , che gittò la fchiera de* 
Calli giù della Rocca del Campidoglio 

Regola fet tinta ; / 

L'interrogazione, e la rifoofta concordano ih tutto . NW, 
anr. ZU Cavaliere , a qual donna fi* tuì Ed egli rifpole : fo- 
no itila Mete del Re di Cadetto. ' s 
. jh*\ ■ . ..■"...»--.-' 

C A P- IL 

> Della corruzione de* Verbi attivi. •■'"'' 

TUtt! i Verbi attivi hanno dopo di fé uno accusativo* (Ù 
gnificante il termine deHa loro azione , e oltre a goefto 
poflfono aver altri cafi , fecondo il carattere , e ¥ eftéofion* 
duella loro azione , come da' feguenti ordini fi vedrà . 

PRIMO ORDINE DEGLI ATTIVI . 



[' T^Utti i Verbi perfettamente transitivi , a* quali fi dà un fot 

X tertfnne di azione con uno acfcufativo paziente , fono dt 
quaft' ordine : t perciò qoafi tutti i Verbi attivi ficcome portone» 
*fkc% ferita cafi ulteriori ali* accufativo , cosi poffpno apparte- 
nere a quell'ordine; e molti ancora di quelli, che da' Latini 
fono ripofti fra' neutri . Baderanno adunque pochi efempj , de' 
tatui) che fi protrebbono addurre. Bocc. g.8. ru 7. Allato alle 
lor cafi tutti le lor biade battevano . E Arhet. flutti. 57. Lui 
. piò degno a coltivare i campi , che a mirare gli occhi miei , il 
reputati E g. 4*n. 1. io ho amato , e amo Gutfcardo . Petrar. 
Triotrf* d' amor. e. *. Ma ferma fon- d* odiarli tutti quanti . 
Appendice prima . 
Hanno talvolta i Verbi, io vece dell' accufaffvo paziente , 
un Verbo col fuo cafò , o un infinito col fegno del genitivo , 
o anche ferrea; Bocc.g. 4, n. 6. Forre* io, che noi ptendeffimo 
modo convenevole a fervore il mio onore . E g.8. n. a. Il prete 
appo$b % quando Bentivenga del Mazzo , e la Belcolor manica f+ 
fero \ E Conci. Le armi ftmilmente la falute difendono di colo* 
ro % che di viver defiderano. £ g,8*n.;. F*0* tu murare, che 
noi veggiam qui tante pietre . 




Mèro facondo* m 

tìtì armate* mefflvi fa di valenti uomini ^ con effe fopta U 
Sardegna tfaiidb. 

Appendice 'terza , 

Alcuni Verbi, i quali ordinariamente fono attutati, o co- 
fìntiti neutralmente , fi fanno talora attivi di quell'ordine. 
Eccone alenai efempj . 

Cenare . Bocc. g. 7* n. 1. Cenarono un poco di carne Mata • 

Abitare . Bocc g. ?• n.. io. Quantunque amore i lieti pa. 
Jagfi eJe morii de camere piò volentieri , che te povere capan>\ 
ne , abiti. 

Cerrete^ Bocc g„p. n. k. Affai m'aggrada d'effer colei > che 
cirrati primo aringo* 

Ctefcete. Gio. Vili. Ub. i.cap.48. E crebbono affai la Città 
aii Pi fa. -. • . . 

. Servire. Bocc. g. J. n. 2. £«'ff ftrvha certi pefeatori Cri* 
fìiani • 

Qonfentire , acconfenthe , contraddire , contraffare . Bocc. g. a- * 
11. 8. Pr/m* foffèrrebbe di ejfire fquartataj chetai co/a contro P onor 
dei fuo fignore^ ne in fé , né in altrui confentijfe. E g. 4. n. 8. 
JEg// accpnfentl di dovervi andar a fior un anno . G. y, n. 1. 
Uccidendo chiunque cib Contraffar prefumeffe . Paffav. f. $4. JPb/i 
fono pei udire le confezioni , fenz* altra licenza de 7 preti par* 
crocchiati y eziandio i ejfi il contradice ffeno . x . 

Sapere . Bocc. n. 4. Egli noi /*/*<* /fer/ot* mai . Si trova 
pafiivo • Paflav. f. 255. Imo alcuni altri , ;£* vogliano faterei 
per eRet (àv*ti> cioè pn ejtfn-e cognofeiuti. 

Sapere uno vale fapere che fia di ini . Bocc g*j. o # *. Poi~ 
che così è che Pietro tu non (ai, tu dimorerai qui meco tnfino or 
tanto che fatto mi verrà di poterne Acutamente mandare a Roma . 

£?fm a mente vale aver nella memoria. Bocc. g» 7, 0.10, & 
fu uno , il quale pareva , che tutti i miei peccati fapeffe a mente ., 
^Sapere per lo fenno a mentt vale avere. intera notìzia. Ga- 
li!, fi ft.t 27. Ci fono molti , che fanno per lo fenno a mente t ut* 
* a %**!*****- * fi** P* **f*lict nel. comporre quattro ver fi. 

Soddisfare . Bocc. g. 1. n. ?. Pensò , avendolo a ci alcun prò* 
meffo , di volergli tutti e tre foddhfare . , 

Supplire. Bocc g. io. tu & Acciocché io poffa quel difetto 
fupptire , che ora , jpr /* «q/Zr* fretta , mtconvien commettere « 
Appendice quatta. 

Ci fono de* Verbi dì quell'ordine, de' quali fanno iTofca- 
m un ufo diverto da quello, cjie fé ne fa volgarmente * Ec- 
cone alcuni efempj . , 

Dottando* predò a'Tofcani non vai (blamente chiedere , ma 
anche tntmogare % o richiedere, di alcuna perfona , ed è di qoeiY 
ordine. Bocc. g. a. n.f. Alejfandro domando Voti* là dove ego 

potef* 



Ijx Della cofltuzion? tofcana 

foteffe dormire* E g. i. n. u. Se ne andarono, ad uàaRelìgi&-\ 
me di Frati , e domandajro*Q*%.kilfìù fin*Q< 9 e favio uomo . 

Ricordar* fi vfst p& nomiate ^ Bocc. g.S^n. 9. Perchè ncòt^ 
davarf ,2/0* 0'V* tifanti) i... 

Crejcm fi adopera per, allevare., Bocc g* *. n - 8* ComefU 
glJHP/* crefciiM m r avete:. 

.j&bare fi »U f«r ifogtiase «. Bocc. g; ?• n* 4. Me/;» fa» 
fageva U cui cafa fiata foge quella y che, Quid otto, avrà, roba- 

>Jug&# fi afa per. trafitture. Gio«VillJii* i*.cap. 19» Gfc 
«vó» **/r r*w ,. e mercanzie , I< foggi* ài* a6/r/c ,. « àr /MgAr* 

JVflf/r* fi afa per conofcere. Bocc. g. 5. n. 2. L* »Wb a 
fentfre quello^ eie di .Martuccio trovar ptfejfe.-Pètrar. cinz. 
41. QueU c£c «a vali x e puoi x Credo x chpl fejita ego/gtw- 
Ùkpn/f9*T*. . . » e' 1 • 

% Solenne fi nfa- per compattare., Bfc. p. ì . m 1. g*t/fr Lora. 
Afr<£ #*i 90». & vogliono pìhteùtnore . £ in figrjtfirftbdi pér- 
meuere> Bocc. g. a*a» 6. VpUehfare indebita riverenza Y ma eU 
Iti noi fotanoe «. E più fingotarrofcnte per arredare un reo ia 
corte,, ferjzà incarcerarlo. ISov; ajifcj.. Fw fofteotte lo. Co- 
W/ra ; cibi Delhi corte, del Re AlWandro * 

lìfme \ fci qtoeft' ordine» fi odòpra. -per frequentare . Bocc. g. ^^ 
Vt>^\JI*V* imitala Qhi*{&^ . « 

Valere k. uia per meritare. Bocc, g. 1. iu io. Ci' io ami r 
qMefio no* dee effe* maraviglia ad alcun favio , e fpec talmente 
1 vo/'i): ;w«wtó ti«a ii vakte ^ 

. Toiir* .fi ufa per pipéinre, ma foto né) pretote cbltMrrtpe- 
I ttftlvo fu oel {iugulare dei giurie fi dice re io vece dà tieni . Bocc. 

i g. 7. a 2. Te quarto /«ni* 4f*0*e.«D>0q 9 e guata, irgli è netto 

l ajuo mòdo: g. 8. n«. i„ Madonna r renere qpefli ^)ikr/ , *<d* 

> rieteglii* vofiro matita... 

I hajjsmre fiare^ fa figura mjafi di un M Verbo",' e vale il 

r Latino* fraterne*. Petrar» foiv 210* Persie mòrte fura. Prima 

i migliori, e. lafcia Ilare i rei . 

v. Tik/iére.r e torre per prendere ì mohó famigliare a*Tofca- 
JL ou Soec g.8. n. 2* Togli -ffei mortaio, e, riportala, alla Bel- 

\\ colore . E g* 6. d.. 2.. Il f*mjgtiar* r forti '/degnato } tolte migra* 

b? $*feò\. E g. xò. n. iqV^oi /*JW» tfawfe > rfe w »«/ promette» 

[ ftft età di affer* conienti. ,. « ^' e^r^f cotte donna ,, quatun- 

k que quella fojfe % ch*io togliefii .. 

* Tfigtìeù ». o rorre v/i. per levare.. Voce. g. 9. riov. r. Corf 
! ìpeflf ficcagine.toxtb via « E g. io., n. Sì Totea via Iddio; 

[ ci? io réai. colei » iù ^««/e ^g/i , ficcome a più degno. fc £« « ^ 

k donata , tó' #V J/« te fa ricevè per mi* *. 

tocr 



Lfiro fecondo l il? y 



Tonare per cotomuovere. Bocc.g.*. n.8. Q*eflo ragiona^ 
mento con gran piacere toccò V animo dello abate . 

Morire fi iifa ne 9 . preteriti per uccidere . Bocc. g. p. n. 5. 
Biffe Bruno pianamente: vedeftila! Ri/po/e Calandrino 1 : oimè 
sì; ella m*ba morto. 

Secondo Ordine degli Attivi. k 

IVimM dì queft* ordine , oltt e P accufativo paziente , ammet- 
tono un genitivo efprimente la materia , o quafi materia 
éél? azione del Verbo. Bocc g. 6. n. 10. fedendo carboni m 
un canto deila camera , di quelli la taffettà empirono . E g. 10. 
n.6. Per premiare H Cavaliere dell' onore ricevuto da lui . E 
$. 1. n.2. Cb*io faccia quello , di che tu m y bai cotanto pre~ 
rato.* E *g. 2. pov. 8. Minacciógli forte di battergli . Matt* 
vili. lib. 7. cap. 37. Avvtfarono M. Loderigo iti fatto . Pe. 
trar. fon. 9. Le rive, e i cotti di fioretti adorna* E fon. 169. 
ft/2 di cib /« t «M( m/* .ventura incolpo . 
Appendice prima . 

Hftwire f manie , menare orgoglio , modi Tòfcani , apparten- 
gono a quei** ordine . Bocc. g. 0. n. 1. Afe y nvaghì sì forte , *£' . 
*gti ne menava f manie . Carlo Dati Profe Fiorent.p. t.vol. 
4.. ora?. 9. Defiderabileè la nobiltà ì .ancorché di /« yi/^» *W- 
£uu non debba menare orgoglio . 

Appendice feconda. 

Anche in quefV ordine ci fono Verbi di particolare ofler- 
vatione. Eccone alcuni. 

Servire (igni fica preftare , d«re . Bocc. n. ?. tt giudeo libe- 
ramente fogni quantità, che il Saladino il rkhieje , il fervi. 

Difervire fi ula per nuocere, Bocc. g. 9. n. 1. S%lee cre- 
dere, the eff\ ne vogliano fare qualche firazio , ficcome di co* 
lui , th forfè già f alcuna co fa dijervì . 

Fornire fi ufa per provvedere . Nov.ant.8z. E poi fornirmi 
di ftrff *«>/*, delle quali io ho mefiiere . E così rifornire « Pai- 
fav.pag.a05* Accendeva le lampade, e rifornivate folio. 

Adagiare vale fomminifirare- altrui le fue comodità . Bocc. 
g. 2. n. 6. C// *tó* di tutto ciò , 06? bifogno loro , e <// />**• 
*wy *r*, /*/*/ adagiare. 

Gravare fi ufa per affaticare . Bocc. g. 3. n. p. No» volle più 
la gentildonna gravare di **/ fervigio . 

Sperare fi nfa per appettare . Bocc. g. 5. n. 5. Del quale 00» 
/tf/wtf , che fi doveffe f peroro alerò , che male . 

Rimprocciare vale biafimare con ifcberno . Gio. Vili. lib. 9. 
cap. 1 21. Fecionfene beffe , rimproeciando $ Fiorentini di /or 
viltade. 

m Ripigliare vale riprendere . Bocc. g. j. n. 3. >f voi /ta £*»* 
di w) /*/*# re/e, 00* che gH amici, ma §// flrani ripigliati . 

&>rtxei;i Reg. H i\f 



114 n Della corruzione tofcana 

Pagate fi qfaf per cattivare. Bocc. g. 7. n. 8. Guarda y che 
per la vita tua da Quinci innanzi fintili novelle noi non fen*., 
tiamo più , che per certo, fé piU nulla c'è ne viene agli ore e» 
chi , noi ti pagheremo di quefla t e di quella* 

Terzo Ordine degli Attivi . 

I Verbi di quefl' ordine, dopo Paccufaui/o paziente,- ammery 
tono un dativo, ch'efprima il termine, il quale ricevàf 
P ariane del Verbo . Bocc. g. oVn,< f. Pojfejfioni , e ca[é ci ha § 
date. E fi- *• B ^ 1 - '* ll prometto di pregare Iddio per te . E 
g. ?, n. 3. Mi c£/>/* w«r<? per Dio. F g. 4. n. io. Io non la 
vendè loro f ma ejfi quejìa notte p affata me P avtatinò ini' 
boiata . E g. 3. IV7. princ^ Ad Emilia commi fé il ragionare . 
E g. 8. n. 6. Maglieria noi ini crederà . E g. 2. n, 2. J>*s* 
tropp* indugio $ì apparecchio buon albergo 4 
Appendice prima . 

Ci fono gP infraferitrr Verbi dt particolare offervazione . 

Attenere vale ojfetvaf la pi omega . Bocc- g. 8. n. 2. T**f* 
y?*f* così gran promettitori , e pofeia non attenete altrui »«//* • 

Difdite vai proibire, Bocc. Niiif. Fiefol. ft.27. £ fé non che 
paura mei difdicf Di Diana , /* ^w pf r /ora» pr*/* 

Apporre ù afa per incolpare a torto. Bocc. g. 7. n. JK lima- 
rito poteva per altra cagione efferé crucciato con lei f e ora ap* 
porle ^jb pè* ijcufa dì fé. . # 

i/>rw fi ufa per manifeflare. Bocc. ri. $. tìifpofé d* aprir- 
gli \\ fu$ bifogno .> ^ 

Recare fi adopera per riferire. Bocc. g. 8. n. 0. Né guari do^ 
pò qpsfleMovel Irgli recarono i dipintori i cV egli era per ricevuto . 

Apprefiare Vale apparecchiare . Bóec. g. 2. n. is L* À>tf»<*gli 
/ke appreflàr panni flati del maritò di. lei . 

Annoverare vai numerate. Bocc. g. 8. fi. 1, É 'di prefenté gli 
annoverò i danari \ s 

Servire fi ufa per reflituire , Bocc. g. p. n. 4. Perchè ? norì^ 
mi vo y tu migliorare qui tre foldi ? Non credi tu f *b f ia te gli 
{offa ancor fervire f 

Appendice feconda « 

Appartengono a quelY ordine molti modi di diref eleganti * 
e propri della lingua Tofcana.* Eccone alquanti. 

Contendere una cofa vale impedirceli confeguimento . Gio« 
Vili. lib. 8. cap. 40. Contefonù loro if pajjo # Petr. cariz. $.^Ti# 
vedrai Italia f e P onorata riva, Canzon , odagli occhi miei 
cela, e contende Non s mar , non poggio f fiume* MafoloAmor* 

?*r vedere vale dare ad intendere, Bocc. g* 7. n. o.* fattigli 
chiamate amenduni , fece lor vedere, afe la bocca putiva fora. 

Tenere ufeio , per** tl wrr/i/<i , e fimiii , £ adopera per vietar 



Libro fecondo . ii$ 

1* ir.greflb » come in quelli efenrpj • Bocc. g. 7. n..5. E quale ufcio 
x\fu mai in cafa tua t&nuto ì Frane. Sacc. oov. 2. Comandò a tMpti 
gli altri , che quando Ser Mazzeo v&leffe venire a lui 9 giammai 
porta non gli [offe tenuta * Bori Purg. cane. o. lez. 1. Lo. malo 
amore delle cofe mondana , ebrei tigne la 'ntrata della penitenza . 

Teier favella vale relbr di parlare ad, alcuno per indegno., 
Bocc. R.& n. 2. La BelcoJors venne in ifcrezio. <ol Sere , e «ten- 
néfiU favella infknO a vendemmia . 

Tener credenza vaie ttner ftgreto. Bocc. g. 3. n. 1. Sé io crei 
deff\ , de tu mi teneffx credenza * io ti direi un penfiero , che 
io kz avuto più volte* ^ . é1 

Cogliete, o porre cagione v^ accudire, incoiare. Nov. 
ant. 72. Il Saldano avendo mefiiere di moneta , fu con figliato , 
eòe cogliere cagione a un ricco Giudeo , e poi. gli togùeffe il 
mobile fuo. Gio. Vili, lib. io. cap* iju, o 153. Puofcgli ca- 
gione , cP egli Ordinava congiura . 

Torre il capo, o U t*fia/ a uno vate infaflidirlo . Firenze 
lucid. att. 2. (cu Deb di grazia non mi «ori*/* ;*/2* » £ ivi att.4. 
fc. 6» Ci* **/* 9 non cafa^ ebeti avetjf Oramai tolto ilrcapo ? 

Rendere la grazia vale perdonare . Bocc. g. 2. n. *« Tanto col 
Ite adoperarono f r A' #/* le i*»<tè A* grazia fua . 

Quarto Ordine degli Attivi. 

1" Verbi di quell'ordine, oltre all' ajìcufattvo paziente, ne 
ammettono un altro, che efprima alcunequajità del fug- 
getto dell' anione del Verbo « Eccone alquanti • ' 

Giudicare. Bocc» Introd* l quali non che altri T ma Galle» 
no , Ipocrate , Efculapio avrieno. giudicati faniffimi . 

Riputare . Bocc. n. u!t. Saviffirnn riputarono Gualtieri • 

Credere . Bòcc. g. 3. n. 7. Noi piagnemmo colui , che noi ere* 
de v amo Tedaldo • 

Conofcere. Bocc. Introd. La Reina , /* $**/* lui , e fefle^ 
vole Uomo, t folazzevole conofeea. , . 

Chiamare. Bocc. n. 1. Non. Cappello, ma Ciappelletto // 
chiamavano.. •; N 

Nominare. Bocc^ n. 2* Giannotto il levò dal fagro fonte 9 e 
nomi noi lo Giovanni. 

Pronunziare , e dichiarare . Matr. Vili. Hb. 6. cap./ 60. Lo 
pronunciarono , e dichiararono Gonfaloni e re ^/ 5W* Cbiefa. 

CoftitMire. Bocc. Introd. Coftituifco B } armeno » famigliar di 
Dioneo , mio (ìnifcalco • 

Eleggere. Bocc. g. 1. ^ *»* vote /*/ prima ( Reina ) </e/ 
pr/mo g/orwo eleffsro. 

Rendere. Bocc* g. 5. n. 1. Surgendo C aurora , «/ alquanto 
rendendo il cielo più chiaro. 

H a W/>- 



né Della corruzione to/cana 

Appendice prima. 
Serici gl'infrafcritti Verbi di particolare ofTervazionè . 

sì 



Sentire fi afa per credere. Bocc.g. t. ri. 9, Non ti ,/**** di 

grotto ingegno * che &c. Sì fotcointende I* accufativo uomo • 

Trovare Ci ufa per feqtire, Bocc, g, 4* n. 8. Toccandolo il 
trovo , come ghiaccio , freddo , 

Tenere per giudicare . Bocc. g. 2. n. 6* Currado avendo coflui 
udito, fi meraviglia, e di gran f animo il tenne • Supplifct 
uomo. 

Tare per dar taccia . Bocc, n. 6. Dunque bai tu fatto Ini 
bevitore, e vago de* vini folenni . E anche per riputare, giù* 
durare . D*nt. Inter* cant. io. Suo cimitero da quefla parte 
hanno Con Epicuro tutti i fuoi feguaci , CAe f anima col cor* 
pò morta fanno . 

Appendice feeonda . 

Eleggere pretto Giovanni Villani lib. 1, càp. 27. fi trova col 
dativo : Per io comune bene della Repubblica elefferp à Re , 
e /oro /ignote Numa Pompilio . 

Lafciare , inftituire e fojlituire erede , forrhe di parlare legali , 
appartengono a queir* ordine , con qneft' avvertenza , che erede ,' 
benché fi tratti di femmina , fi fa rnafcolino . Bocc. g.f . n. 9. 
Fece te (lamento , ed e [fendo riccbiffimo , /« quello lafctò fuó e- 
ifede un fuo figliuolo già grandicello , e appreffo q uè fio , aven- 
do molto amata Monna Ciov'akna , /* / ( /<? avveniffe , flfc // 
figliuolo fenz/t erede legittimo moriffe ) Aio erede foftituì , * 
Quinto Ordine degii Attivi . 

1 Verbi di quell'ordine, dopo l* accufativo paziente ne am- 
mettono un altro con le proporzioni ad , o in , che ac- 
cennino movimento ad alcun termine , o rlne . Bocc. g. 3. n. 
8. ^/wor* mi coflringe a *m) /ir* . E così sforzare , eccitare , 
elevate &c. Bocc. g. 6. n. 2. Fire #/? magnifico convito , ai 
quale /«v/fb *»* ^w/* de y piò onore voi cittadini. Eg. 5. n. $* 
G/r/b /<* /«* lancia nel £079 . E g. 2. n. 5. Fu preffo a conver- 
tire in rabbia la J tèa. grande ira . 

Appendice prima . 

I Verbi di quell'ordine di particolare ofTervazionè fono i 
feguenti . 

Convitare vale chiamare a convito. Bocc. g. 2. n. 6. of- 
fendo la fefta grande , e, convitati le donne , e gli uomini allo 
tàvole alla prtma vivanda ♦ 

Condurre fi ufa per indurre . Bocc. g. 2. n. 6. Co* /* magm 
gior fatica del mondo a prendergli, ed a mangiare la conduffe* 

Scorgere fi adopera per guidare. Petra r. canz. 49. Scorgimi 
a miglior, guado , 1* prendi in grado i cangiati defiri . 

Raccomandare, fi ufi per legare. Bucc. Amet. £7, Rivol* 

uà 



Litro fecondo è - tij 

ìà a cani , quelli togli ufaii tegami attaccati sdh prefinte quei* 
via raccomandò. .. \ 

Accomandare ^ale Io (tetto . BocC* g. 4* n* 5. Accomanda- 
lo bene l* tm à? capi della fune a un forte bronco $ per quella 
fi cotto nella grotta* 

Recare Y\ ufa per indurre* EocC. g. 1* n. ó\ lo iris crederei 
in brieve fpazfo di tempo ritarla a quello % che io ho già del' 
f altre recati. t , 

Appendice feconda * . . 

Appartengono parimente a queft' ordine i Tegnenti modi di 
dire. v - 

Mettere una cofà in fiori caie K fa non calerti O a non cale* 
te , vaie non curarfene * non farne conto . Petrar. canz* 48. Per 
una donna ho me fio Egualmente in non cale ogni penjìero *Teù 
JBrdn. 1. 8# e. $4. Voflre ricchezze faceano a voi molte co/e met- * 

tere in non calere * Gio. Vili. iib. 8. cap. 6$. È fé alcuna cut 
fa ne fentì , per fuo gran cuore il mi fé a non calere 

Rimettere in arbitrio . B0CC4 n. j. Nel fuo arbitrio timife 
f andare , e lo ftare. 

^ Spofare a moglie . Gio> Vili. lib. 8. cap. 57. hafeti via che» * 

tieberia , e fposb la Conte fia Margherita a moglie . 

Avere a capitale vale fìi mare una perfona o cofa , benché fo- 
glia tifarti patii vatnentej Paflav* pag. a*J. Seguita che la fra 
dottrina fia ifpregiata, e non avnta a capitale .. F* Giord. pajj. 
4$l. Avvegnaché fia grande *. ed abbia molti deflrieri , efergen» 
ti , e non fia in grazia di Papa, non v'è-avuto a capitale. 

.. Sejio Ordine degf Attivi » % 

J Verbi di «JtJeft* ordine 4 dopo l'accufativo p*a*iertre , àm» 
mettono Un ablativo % cb« accenni prezzo, iftròmento , , 

toodo, e fìmilr, o fette* prepofìzione * o colle) pttpotizionl % 

pefTco», in, ** di. EtcOfle alquanti . 

Vendere , e pagare^ apprezzare , [limare f e (idilli ricttmto 
rell'nfo 11 prezzo in ablativo lenza prepoftéjpne, e fi dice* 
io ho filmato , pagato , venduto Un tavallo vinti feudi . 

Cercare . Paflav. f. 21$. G# nom/W /* wmro cascando per / - 
wr diporte . ^ ^ 

Conferire.. PatTev* f. aji. N* *«ft /* Gertifalem a $. Pie- 
tro, e a Sé Jacopo a ragionare , * conferire cou /«* Ja/f ? W& , 
che gli era intervenuto * 

Ricompenfare * Paflav. f. 60* Rkompenfi le d&litie pa fiate , 
Colle quale offefe Iddio , coil'/l/fcrz&f detfàufleta vita. 

Percuotere * Boccw g. 1* n. 5. Prefa una grate pietra , eoa 
troppo maggior colpi , che prima , fieramente comincio a per» 
enotere la J*itf#« 

H J Rom» 



1 



n8 Della coflnmQW tofana 

Rompete per infranse r « con percofle. Bocc. g.7- n, 7. Cre* 
dendo ejfo , e b* io fofli se , m y ha con a» baflone tutto rotto . 

Avanzare. Bocc. fi» V n « 7. P/V/ro , che giovane era , * la fan- 
ciulla fimi Intente , ava rtz* vano nello andare (a madre di lei . 

Ricreare . Roccg. 8. n. 2. Con molte buone ,• e fante paroloz* 
ze la Domenica a pie diW olmo ricreava i fuoi popolani* 

Comperare , e vendere • Bocc. n. ». Le divine co fé a danari 
e vendevano , e comperavano . E g, 8. n. 7. No* p*r vendere' 
poi la fua fetenza a minuto , ioot* mofa' /*w*o . E g. 6. n. io. 
Schiacciava noci , e vendeva i grufa a ritaglio . Sen. de' ben. Var. . 
eh. lib. 6. cap. 37. No» defiderò egli di vendere a molti , iw* <tf 
gender caro , è rir comperare a £ao» mercato . 
Appendice prima . 

Ci fono i Tegnenti Verbi di particolare offe r vallone . 

Ordinare fi ufa per urtar d'accordo. Bocc. fi. 3. n. 6. Con 
&#* ordino quello , e Ae * /^r* , « <#r* «wjQfe . 

Prendere fi ufa per fare innamorare. Bocc. g. 8. n. io. Con 
/a piacevolezza fua avea sì la fua donna preja , ci? ella non 
"trovava luogo . 

Tornare per riporre» Bocc. g. j. n. 8. Tacitamente il tor» 
narono nell'avello. 

Racconciare per rappacificare. Gio. Vili. lib. 8. e* jv 80. Lo 
Re parlamentò con fai con belle paiole , pfr racconciarlo con 
A&^fer C*r/o <# #*/<w . 

Appendice feconda . 

A qneft* ordine appartengono i modi di dire , che feguono . 

Battere , e ferire ricevono il cafo deli* arme colla prepófi* 
zione di, y per proprietà di linguaggio. Gio. Vili. lib. 7. cap. 
p*. Allora un Barone del Re lo batteo forte d' un baflone . Paf- 
fav. ?p. // coltello^ di the io la ferifeo , tutto è fuoco . 

Morire ucl participio , per ammazzare , riceve il cafo colla 
prepofizione di. latrar. Cani. zo. Cf? quefio è V colpo f di che 
Amor m* ha morte. 

Porre pena in una cod , modo francefe, vale impiegarvi 
cara, e fatica. Bocc. ?• 8. n. 7. 5>«> deliberò del tuttodì porre 
tigni pena^ ed ogni foileeitudine in piacere a coflui. 

Settimo Ordine degli- Attivi . 

1 Verbi di aueft* ordine , dopo V accufativo paziente, ammet- 
tono uno ablativo dinotante fepa razione, colla prepofizio- 
re da , o altra particella equivalente . Bocc. g. io. n. 4. Ornai 
da ogni promeffa fattami io v y affeivo. E. 3.4, princ. Cacciata 
aveva il Sole del Cielo già ogni fletta . È g. j. n..©. xìx.Gue* 
rìjce il Re di Francia d* una fiftoJa . E g. a. n, p. Colà la riporti * 
. orde 



( 

itero feconda, rio- 

Wlie levata F aveva. Petrar. Canz. 20.. Poggi, e onde pagan- 
do , e F onorate Co/e cercando ,, il più bel fior ne col/e. 

Appendice prima. 

Ci fono i Tegnenti Verbi di particolare ofTervaziotie . 
' Accattare afato aflbhitovai mendicare.; ma colcafo ulterio- 
re di queft* ordine tifato attivo vale prenderein preflatua ... Bocc. 
ìg. 8. n. 2. nel tir. Accattato da lei un morta jo , /'/ rimanda . Te- 
lor. Brun. IH). 2. cap. 46. Provano i /ai// , the la Luna accau 
Sa t dal Sole lo rifplendente lume * 

Ricono/cere una co/a da uno vale confettare d' averla riceva- 
la per fua grazia , cV è Yacceptùm referre de' Latini . Dante 
Parad. cant. $1. Dal tuo podere , e dalla sua boni ade Ricono/ce 
fa grazia , e la virtute . 

Mutare fi ufa per toglier via alcuna cofa da un luogo. Bocc. 
g. 8. n. 6. Voglianoli noi imbolare ftanotte quel porco ? Biffe Buf- 
falmacco : Q come potremmo noii Difje bruno : il come io io 
ben veduto, fé egli noi muta di là, ove egli era sefìè * 

Partire h ufa psr allontanare. Bocc. g*J. n.£* Egli Avea F 
Ansilo caro , né mai da fé il partiva» 

Divellere vale Io fletto che in Latino • Bocc. g. 7. n. 9. Lui 
fier un pkciolo lucignoietto prefo della fua barba , e, ridendo , • 
sì forte * tirò , che lutto del mento glielo divelfe . 

Sceverare vaj fé parai e . Àibertan. tratt. 1/ cap, 48. Lo comin* 
jù amento della fuperbia flelF uomo fa fceverare F uomo da Dio. 

Dijìomare v»le (volgere , di (io r re • Liv. M. IW vi trava- 
gliate di f paventar la plebe , e di di fior nari a dallo attendi men* 
to della novella legge . 

Ritrarre vale lo fteflb. Petr. Canz. 48, Da mille atti ino-» 
nejìi F ho ritratto. 

Profciogliere vale affai vere . Patta v. f. 91. ìfon ogni Prete 
-puote profciogliere dà ogni peccato. 

Appendice feconda . « 

A quell'Ordine appartengono i modi di dire, che fegoono. 
Levate dal f agro fonte vaie tenere a farteli ino. Bocc. n. 2. 
Giannotto il levò dal /acro fonte , e nominollo Giovanni . 

Accattar parola vale impetrare* Nov. ant. 57. Pregandolo 
per amore , che accattale paróla dal Re * che un folo tornea* 
mento fi faceffe con fua licenzia. 

Toglier di vita , vii terra , del mondo vale ammazzare . Bocc. 
Inttod. Òlfre a contornili a creature umane fi crede per certo, effere 
\ fiati di Vita tolti . E g. 5. n. 7. Acciocché una medefima ora 
•togtjeffe *dt terra i due amanti , ed U lor figliuolo . E nei Labej» 
pijm. 7. Meco immaginai di cofirinverla a tarmi del Mondo* 



Mio Della tofirtìziom? tofcatd 

C A P. III. 

T)/ Verbi affolutì. 

VEtbi aflblatt fi chiamano quelli, che non hanno cafa ar& 
nino dopo di fé, e tali fono d' ordinano gl'itìtranfiti vi ^ 
e molti ancora de' tranfitivi imperfetti. Anai talvolta anche i 
Verbi tranfitivi perfetti fi adoperano a gufò di aflblurf y e j£ 
dice: io amo, io leggo & e. > fenza efprimere alcun cafo . Ora de 
que' Verbi che fi adoperano aflbimi , addurremo qaelH (bla- 
mente , che fono degni di particolare oflervazione • 

Rompete aflolutamente vale far naufragio . Dante convivi 
f. 20?. O mi/eri , e vili , che colle vele correte a oMeflo por» 
to j e laddove dovrefte ripofare , per io impeto del venta rom» 
pere , e perdete voi mede fimi * 

Quando i4 difeorfq non è di naufragio, e fi vuol ufare la 
firuiglianza dei naufragio, fi dice tempere in mare* Paflav^ £ 
l 1 Parla il Santo Dottore della penitenza f per fimiglianz* di 
coloro , che rompono tri mare* 

Arrogare per divenir rotto . Bocc. g, r. n. so. Con alcun* 
parolona leggiadra fare alititi arraffare. 
• Sedere fi ufe per regnare ,. dominare » prefedere .quando fi 
parta di Papi, o di Vefcovi , Bocc. Vir. Danu ($234. Co* 
volontà , e mandato de Chmtnte Papa Quinto , il quale allom 
fa fedea, fu eletto in Re decorna ni . 

Parere Ci ufa per apparire . Vir. Crift. Ora fi parranno i 
turi maleficf , ora fi parrà la fa pi tv za tua < 

Sentire avanti vale penetrar molto colla cognizióne. Bocc. 
o. 3. Tu fé* faviflimo r e nelle cofe d'Iddio feti tir molto avanti • 

Trapalare fi ufa per morire, ed è voce di origine Franzo* 
fé . Bocc. g. A. n. 7. // quale non iftettte guari i che trapafsò •• 

Trarre parlando di cavalli^ muli &c. vale tirar calci*. Nov. 
anu 01. Il mulo traffe + e di egli un calcio nel capo tale\ 
che r ucci fé. 

Trafandare , fi ufa per eccederei termini dei convenevole • 
Bcec. g. 5. n.i. Quantunque in alcune co/e f ficcome i giovani 
amanti molto fpeffo fanno , trafandare , nondimeno Ariflippo 
pazientemente il jfojleneva • Si ufa anche in attiva lignifica-- 
8iona, coli 5 acculati vo, per trafeurare * Davaoz. Tac. Ano. 
lab» 2. Avea tra/andato P esercitarle . 

Adombrate* e aombrare , o ombrare y concepir fof petto ,• e 

^f pavento, dicefr pili comunemente delle badie t Bocc. g. 9» 

tu 0. Irebbe un m#Jo r il quale adombrò • Franco Sacc n, 4. 

Soffiando come Un cavallo , quando aombra . DaiJt, In£ cauC 

2. Come fai/o veder bejtia , quamT ombra • 



X 



tiìnofmxk: . tu 

tfic*fpknre f o incelare ^ avviluppare i piedi in.&fpuglì , « 
In altre cofc Cmili , che impedifcono l'andare , inciampare* 
PatTav. pag, 257. ^ 8^ venire meffo il*biè manco innanzi ai 
vitto , a fé incefpicafle , o cudefle, nonldee andate piò citte* 
Petr. fon. i£i. Come animala che fpeffo adombre , e'ncefpe • 

tntrifUre vale p divenir cattivo » che i Latini di rebbono <&* 
pt avari \ o non venire innanzi, non crefcere, che il Latino 
direbbe tabefcere . TafS Amin*a atto a. fc. 2. 2/ mo^fljp /** 
Vecchia i e invecchiando tntriftifce. Crefc. lib. 5. cap. 14. An* 
cora inneftata la detta pianta nèW almo^ fecondo che dice Pai* 
iodio i s'appiglia, ma molto intriftifce. 

lndgnere vale divenir gravida * Lue. Pan?* predo il Vo- 
«ahi Quando venne a maritò avea forfè Quattordici anni f e 
mai non incinfe, fé non quèfla volta fola» 

Trafognare vai farneticare * edere come fuori di fé f Frati. 
Sacch. nov. 206. Àndoffene al ntuliao^ tutto m/fo, trafognando , 
fenz'aver mangiato delle uova » Quindi trafognato % cioè fìu* 
pido • èocc s. 7. n. 8. Arriguccio flava come trafognato , # 
voleva pur dire. ' v 

Volgere per correre di tempo. Petr. fon. 48/ Or volge, SigfiW 
mio % P undecim* anno . Ùh J Pfuf fommeffo al dtfpietato giogo* 

Vfare per bazzicare. Bocc. g*8. n. io. Vennefene dove ttfit* 
Vano gli altri mercatanti . 

trarre predo a'Tofcani fi nfa per accorrere , e concorre* 
te* Fran, Saccb* 11* 18 e. tifc Un Piovano giocando a fiacchi , 
vincendo il compagno , fuona a martello . per moflrare a chi 
trae, come ha dato fcaccorhatto , e Quando gli arde la cafa, 
ninno vi trae. 

Muovere fi nfa per andare , Petran. Canz « $• Or rimovi y 
ivo» fmarrir f altre compagne . 

Verzicare 4 vai moftrare la prima apparenza del verde , • 
dicefi delle piante, e fi mi li . Crefc. I 2. cap. 9. Cominci** 
ad attrarre il nutrimentro per gfi pori delle parti feffe , e da 
fapo verzicare* e far frutto • 

Jfatf/ neutri pajfivL ufati Ja' Tofcani tome affolutì i 

Affogare par affogar^, fiocca g. 2. n< 4* A quella che far 
veggiamo a e*4ero> che per àth&K foni , quando perdo* 
,** */«<»* *<>/*, 

Affondare per andar * fondo . Gfìo. Vflt lib. 0* tìip* fu # 
jp/fc £*/* delle jue affondarono in mare con (e genti. 

Agghiacciare per divenir freddo . Bocc.g. 8.n. %Egli r? te 
tutta natte tenute in hiftento ^ e re ha fatto agghiacciare . 



Aggravare per peggiorare dalla malattia . Gio. VtIL lib. 4. cap* 
W. £ là portato non migliorava , *n* quaft più fette aggravava. 



ìtp Della corruzione pfcana 

relativo maculino, Bocc. g. & n. io. Egli ci è alcuna prrfd» 
m, il quale f altr feri mi fervi de* cinquecento % che mi man- 
, covoni* *** &°ff* u f ura ne vuole. NoV. ant.pi. Io fono accon- 
cio di mofitare a quella belila , lo quale fi moftra sì rigoglio* 
fiy 9 eie io fono nato di quella J chiatta , che gittò la f china de* 
Calli giù della Rocca del Campidoglio . 

Regola fettima ; / , 
L'iottrroaawone , e h fifpoft* concordano ih tutto . Nov, 
anr. *S* Cavaliere , a qual donna fi tu} Ed egli rifpo/e : fo» 
m >alta Xe&* del Redi Caflello. / -' 

C A P- li. 

» Della corruzione de 3 Verbi attivi 

TUtti ! -Verbi attivi hanno dopo di fé uno aecofativo* fi- 
gnificante il termine deHa loro azione , e oltre a fuetto 
poflbro aver altri cafi , fecondo il carattere , e T eftenfione 
duella loro azione , come da' feguenti ordini fi vedrà . 

PRIMO ORDINE DEGLI ATTIVI . 

TUtti i Verbi perfettamente tranfitivi , a' quali fi da un fol 
terrigne di azione con uno ac'eufativo paziente , fono di 
quell'ordine : e perciò quafi tutti i Verbi attivi ficcome pòffbno 
etiti* fenaa cafi ulteriori ali* accufattvo , così pofTpno apparte- 
nere a quell'ordine; e molti ancora di quelli, che da' Latini 
fono ripofti fra' neutri . Baderanno adunque pochi efempj , de' 
tatui , che fi protrebbono addurre . Boec. g.8. n. 7. Aliato alle 
lor cafe tutti le lor biade battevano . E Amet. nona. 57. Lui 
. piò degno a cultivare i campi 9 che a mirare gli occhi miei , il 
reputai ì E g. 4-n. 1. lo ho amato, e amo Guifcardo. Petrar. 
Trionf* d' amor. e. 2. Ma ferma fon- eP odiarli tutti quanti • 
* Appendice prima . 

[ Hanno talvolta i Verbi, in vece dell' accufaffvo paziente f 

' un Verbo col fuo cafo , o un infinito col fegno del genitivo , 

o anche fenza. Bocc.g. 4. n.6. Vorre*io y che noi ptendtffimó 
modo convenevole a fervore il mio onore . E g.8. n. 1. Il prete 
\ appeftbi quando Bentivenga ilei Mazzo, e la Belcolor manicata 

\ fero \ E Conci. Le armi fimi Intente la falute difendono di colo* 

[ ro t che di viver defiderano. E g.8.n. $.Vuoi tu murare, che 

. noi veggiam <qui tante pietre . 

t Appendice feconda • 

( a Innanzi aU'acufativo paziente fi pone non di racjo la par* 

ticella -<//, per proprietà di linguaggio. Bocc. g. $. q. 8. lo ha 
di belli giofetli i e di cari, E £.4.0.4. Fece <k<e galee jif- 

* tilt 



" 1 



r - 



Libro fecondo* Ilr 

tìtì armane meffivi f* di valenti uomini £ co* effe fopta là 
Sardegna n*andb. 

Appendice terza . 

Alcuni Verbi, t quafi ordinariamente fono aflotott, o ed* 
ftruiti neutralmente , fi fanno talora attivi di queft* ordine * 
Eccone aironi efempj • - 

Cenare . Bocc. g. 7. n. 1. Cenarono un ppeo di carne fatata * 

Abita** • Bocc: g. $. n. io. Quantunque amore i iteti pam 
lagj 9 fide morbide camere piò volentieri , eie te povere capan> , 
eie, abiti. 

Correre ^Boca a>p. n. i. Affai m'aggrada a* èffer colei \ che 
corra il primo aringo. 

Cre fiere. Gio. Vili. Kb. i.cap.48. E crebbono aitai la Citta) 
di Pi/a. .... 

. Servire. Bocc. g. $• n. 2. jgtt/W ferviva certi pefeatori Cri* 
fiumi . 

Confetture , accontentìte , contraddire , contraffare . Bocc, g. t« * 
n.8. Prima foffembbe di effere /quartato, che tal coj a contro Ponor 
dei fuo fignore, né in /e , »*/» a/Aw confentiffe. £ g. 4, n. 8. 
£g// accpnfentt di dovervi andar a fior un anno • G. 5. n. 1. 
Uccidendo chiunque ciò tontrafiar prtfumeffe • Paffav. f. 94. Po/i 
/o»o poi udire ie confezioni f fenvi altra licenza de' preti par* 
roccbiali , eziandio s' effi il contradice fieno * v . 

Sapere . Bocc. n. 4. Egli noi faprà per fona mai . SI trota 
(attivo . PafTav. f. a*$. Jmro alcuni altri , ti? vogliono fapne* 
per efler fapoti, c/o* p*r WJ&r* cognofeiuti. 

Sapere uno vale fapere che fia. di lui . Bocc g~$. n. ?. Poi*» 
che così è che Pietro tu non di, tu dimorerai qui meco tnfinoaf 
tanto che fatto mi verrà di poterne Sicuramente mandare a Roma . 

Sapere a mente vale aver nella memoria* Bocc. g* 7, nap. 4? 

fu uno , il quale pareva, che tutti i miei peccati fapeffè a mente .> 

jkStprre per lo fenno a mente vale avere. intera notìzia. Ga* 

lil. fift. f. 27. Ci fono molti, che fanno per lo fermo a mente tut^ 

ta la Poetica y e> fono poi infelici nel comporre quattro ver fi ^ 

Soddisfare . Bocc. g. 1. n. ?. Penso , avendolo * ciafeun prò* 
meffo , di volergli tutti e tre foddhfare . t 

Supplire. Bocc g. io. n. 9, Acciocché io poffa quel difetto 
fupptire , che ora , per ta voflra fretta , miconvien commettere * 
Appendice quatta* 

Ci fono de* Verbi. <U quell'ordine, de' qoali forno i Tofa- 
ni un ufo diverfo da quello, cb* fé ne fa volgarmente * Ec- 
cone alcuni efempj • , , 

Domandare preffo a'Tofcani non vai Solamente chiedere , ma 
anche interrogare, o richiedere, di jtlcuna per fona , ed è di qoerV 
ordine. Bocc. g. *• n. ?. Aleffandro domando tfofle là dove ego 

potefc 



I- 



y^X Della Qofltuzìom tofcan* 

pouf* dormire* E g. i. n. i. Se ne. andarvi». ad wbaRe&gù*. \ 
me di Itati , e domandarlo, «lenito fin**, e favio uomo . 

Jlicardj?ri fi *& pel ttpm mate * Bocc. g. 8<d. 9. Pwóè ricor- 
davate y« ° £ ,a * et Senti Jf 

Crejctrt fi adopera per allevare... Bocc g. V n - 8. Come fi- 
g(j#t* crefciEtt m'avete? , - 

\#+b*rt fi ùU ftr iffe&M* .. Bocc. g; ;. », 4. Ma/*» 4?* 
/^nM 4a cai cqp /te* /òflir quella, che. Guidoni avrà, ruba- - 

«?i0à* & °^ per trafegkre. Gio.VillJib; i2.càp. 19, C£* 
ivm coft rare, mercanzie , le, roggia i* cA/é/a , « /* luogbr 

tome fi ala per conofcere. Bocc. g. 5. n. 2* L* mandò a 
(aulire MttUO* <** di Martuccio trovar fwf*j(fc. Pètrar. curìz^ 
41. Quel!, m Od v*/i t e putii CW01 c£* / fepta ogni gen- 
tikperfméV 

sSaftenm fi afa per comportare K Bit, 8* i.n* j. Qpefl* Lom- 
bfrdk cani non, ci vogliano piktefìtòere . E in fignifiaftfcdi- pér> 
rceuere. Bocc. %> %*ru. 6. VoUeie fm* fadeiùta ovetemi y ma e/m. 
la noi foflenoe •. E più fingoUrofcnte per arredare un Teo in 
cort^, fepz* incatcerarb . ISov; ante 3.. fece, (ottenete Iol Co- 
vatine > cibi: nelhi corte dèi Re ÀlWandro * 

(#*re to qtoetf ordii» .fi adòpra per frequentarti Bocc. g. j^ 
nt^tyfavà molto- la, C&te/k* " 

Valere b ola per meritare. Bobe, g» 1. li, i<5. C£' lo ami ^ 
qkefto no* de* effe* maraviglia ad. alcun favio , e Jpec talmente 
voi*), perciocché: voi U valete ., 

. Teiere il ufaper pigliare, ma (olà nel préfeMè dell' irrìpe- 
itftlvo % oel {iugulare dei quale fi dice re in vece ài tieni . Bocc. 
g. 7. a, 2» Te quello lume huono ttòmo^ e guata* iegli è netto 
Ajuoxnodo: g. 8. n^.w Madonna , xtmxe quitti d anari , e dm- 
reteglia vofiro marito ^ 

Soffiare fiore fa figura quafi di un' fot Verbo , e vale il 
Latino: prater ire ^ tettar* fon v 210, Perchè mòrte fura Prima 
i migliori, e iafeia ilare i rei . 

« Ttibltere, e t«m per prendere \ molto famigliare a*Tofca- 
OW Bocc g.8. n. 2* Togli f^J mortaci e. riportalo, alla Bi- 
colore . E g. 6. d.. 2. 1/ f*nygliat± r forfè /degnato ? tolta ««.gra». 
fiafoo». Eg. io. n. io. Voi fapete iueUo^ che im mi promette* 
ftf $ età di affrr contemi. , ' e S ****** &**e danna ,, fuaìute* 
que quella f offe ^ ch'io tog^efli* _ e . . 

* Togliere , o /attp «r« p ef i^» . Bodc. 3. 9. nov. 1. Cwi 
«w/V ficcarne Aottò via % wrl # . io- ■• 8; Tote via Iddio; 
«i'/o ntai.coleìi la qusle % ^ "faconte a piò: degno + ha a te 
donata, citte da tt la. tf^i , ' ^ - T ^ 



r 



Ubro f econio \ Ilj- f 

Tofcm per commuovere. Bocc. g.*. n.8. Qxeflo ragiena- 
mento con gran piacere tocco P animo dello abate . 

Morire fi afa ne' preteriti per uccidere . Bocc. g. p. tu 5. 
Diffe Bruno pianamente*, vedefUlat Rifpofe Calandrino 1 : oimè 
sì ; ella m* ha motto . 

Secondo Ordine degli Attivi* w 

IV*tbi di cjueft* ordine , oltre I* accufati vo paziente , anime*. 
tono un genitivo efp ri mente la materia, o quafi materia 
detrazione del Verbo. Bocc g. 6. n. io. Fedendo carboni in 
un canto deità camera y di quefli la eaffetta empirono . E g. 10. 
n.ó. Per premiare H Cavaliere dell' more ricevuto da lui , E 
f*. 1.11. 2. Cb y io faccia queilo , di che tu mi* hai cotanto pre- 
giato^ E *g. ». pov. 8. Minacciósi forte di battergli • Matt* 
tfilJ. lib. 7. cap, $7. Avvifarono M. Loderigo dei //*//© . P«w 
trar. fon. 9. Le rive, e i colii di fioretti adorna • E fon. 160. 
2\fè di fib /* / , «94 m/* .ventura incolpo . 
Appendice prima . 

Menare f manie ? menare orgoglio , modi Tòfcani , apparten- 
gono a <jtte{T ordine . Bocc. g. 8. n. ». Afe *nvagh) sì forte , ró* . 
*gti ne menava /manie . Cario Dati Profe Ftorent. p. 1. voi. 
4~oraz. p. Défiderabileè la nobiltà , .ancorché di /« /b/^ W- 
^«# »w <&££* menare orgoglio . 

Appendice feconda. 

Anche in queft' ordine ci fono Verbi di particolare ofler- 
vasione. Eccone alcuni. 

Servire lignifica predare , d«re . Bocc. n. ?. U giudeo libe- 
ramente $ ogni quantità , r£* // Saladino il rkhiefe , il fervi . 

Difervire fi ula per nuocere < Bocc. g. p. n s . 1. Si^lee cre- 
dere, the effi ne vigliano fare qualche flrazio\ ficco me di so» 
lui , ph forfè già cP alcuna cofa dijetvì . . 

tornire G ula per provvedere. Nov.ant.82. E poi fornirmi 
di wr* f©/*, <fc//* $««// 10 ^0 mefliere. E così rifornire. Pai- 
faV.pag.z05. Accendeva le lampade , * rifornivate d'olio. 

Adagiare vale fimminifirare- altrui te fue comodità . Bocc. 
g. 2. n. 6. G// *tò* di /«f/o */& , che hi fogno toro , e di pia- 
cere era , fatti adagiare . 

Gravare fi ufa per affaticare . Bocc. g. 5. n. p. No» W/* pih 
la gentildonna gravare di tal fervigio . 

Sperare fi nfa per afpettare . Bocc. g, 5. n. ^. Del quale non 
fapeva , *&r fi doveffe f per are altro , che male . 

Rimpmciare vaie biaftmare con ifcherno . Gio. Vili. lib. 9. 
Cap. ^21. Fecionfene beffe , rimprocctando $ Fiorentini di /or 
viitade. 

Ripigliare vale riprendere . Bocc. g. j. n. 5. i* voi /><* A*»* 
di w) /**#* re/*, 00* c£r/rAr *ww, ^ 5// /hwij ripigliare. 

Evrtketii Reg. H fa- 



£ 114 n Della corruzione tofcana 

Pagare fi uf* per caligare. Bocc. g. 7. n. 8. GWdt * *A/ 
per /il v/M tua da Quinci innanzi finì ili novelle noi non fen*. % 
tiamo più , che per certo 9 /e più nulla ce ne viene agli aree» ' 
chi f noi fi pagheremo di quefìa t e di quella.* 

t 'terzo Ordine degli Attivi . 

. T Verbi di quell'ordine, dopo P accoratilo paziente,- ammetf 

\_- : JL tono un dativo, eh' efprìma il termine, il quale riceva^ 

! >. razione del Verbo . Bocc. g. p. n, 5. Poffeffxonì , e cafe ci ha § 

1 date. E g. I* n* w fo ti prometto di pregar? Iddio per te . E ' 

g. f, n. 3. Mi fA/>/* merce per Dio. F g. 4. n* io. Io non la 
vendè loro f ma eff\. quefta nòtte pagata me P avtatinò im* 
' boiata • E g. 2*. n^7. prinC, Ad Emilia commi/e il ragionare •- 

E g. 8* n. 6. Maglieria noi mi crederà . E g. 2. n« 2. JV*** 
N- troppo* indugio $i apparecchio buon albergo < 

i Appendice prima : 

> Ci fono gì* infraferif tr Verbi di , particolare oflervazione . 

* Attenere vale offetvaf la promeffa r . Bocc- g. 8. n< 2. T*w 

Lf yfere rttt* grari promettitori , e pe/fót non attenete altrui »»//* .• 

t Di/dite vai proibire. Bocc, Nrnf.FiefoI. ft-27. E fé non che 

i pattra mei dì/die* Di Piana , P avrei per forza preja . , 

^ Apporre fi ufa per" incolpare a torto. Bocc. g. 7. tv 81 I/ma- 

; ^ r/7o poteva per altra cagione efferé crucciato con lei ,■ e ora ap- 

porìe quefla per" i/cufa di fé . 
I Aprire fi ufa per manifeflare* Bocc. ri. f. Difpofé d* aprir- 

gli \\ fu& bi fogno • 
t Recare fi" adopera per riferire . Bocc. g. 8. n. 9. Né guari do^ 

■ />o qp&fteMOvelleglì recarono i dipintori ? eh* egli era per ricevuto .- 

[ Appratire vale apparecchiare . Bóec. g. 2* n. 2/ L* donna gli 

' /2w appreflàr panni flati del marito di, lei. * 

Annoverare vai numerare. Bocc- g. 8. rt. 1, É di prefente %M 
annoverò i danari \ 

Servire fi ufa per reflituire * Bocc. g. 9. n. 4. Perchè + no* 
mi vo y $u migliorare qui tre foldi ì Non credi tu % <b* tv te gli 
poffa ancor fervire f 
1 Appendice feconda * 9 

k Appartengono a quelV ordine molti modi di dire' eleganti 9 

f e proprj della lingua Tofcana • Eccone alquanti, 

f Contendere una cofa vafe impedirceli confegùimerito . Gio„ 

) Vili. lib. 8. cap. 40. Contefonò loro il P a $° * VVh can ** ?*aT* 

fc vedrai Italia f e P onorata rjyj Cantfm , o&'agK occhi miei 

f cela 9 e contende Non, mar f ^ é ^fo t ofi"™* * Ma foto Amor , 

[ far vedere va/e dare ad i* #*% Bocc. 3-7- n. gì Fattigli 

\- chiamare amenduni ', fece | r € ^ 'che Ubocca putiva loro 

Tenere ufch, pma % «* V^afC\ 'Ui, adopera per^ '- 



vietar 
ia* 



Libro fecondo . n$ 

1* Jngreflb , come in quelli eferrrpj . Bocc. g. 7. n.j. E quale ufi io 
Xifii mai in cafa tua tenuto ? Frane. Sacc. nov. 2. Comando a mpti 
gli altri , che quando Set Mazze** voleffe venire a lui , giammai 
porta non gli foffe tenuta* Boti Purg. cant. 9. Ie2. i, Lo> malo 
amore delle cofe mondang , ebrei tifine la Strafa della penitenza . 
Teier favella vale reihr di parlare ad. alcuno per ifdegnp., 
Bocc» R. 8* n. 2. La Belcolote venne in ifcrezio, *U Sere , «ten- 
tiégli favella infinó* a vendemmia . „ 

Tener credenza vaie ttner ftgreto. Bocc. g. 3. n. 1. Seìocre^ 
deff\, cÈe tu mi teneffx credenza $ io fi direi un penfiero t cto 
io ho avuto più volte*. , 

Cogliere , o porre cagione* va le: accu Care, incolpare. Nov. 
ant. 72. li Saldano avendo meftiere di moneta > fu con \ follato , 
che coglieffe cagione a un ricco Giudeo , e poi gli toglie ffe il 
mobile fuo* Gio. VilL lib. io. cap* 151., o 155* Puoftgli ca. 
gione , cb y egli ordinava congiura. 

Tórre il capo y o la. tvft*: a. uno vate infàflidirlo . Firenze 
lucid. att. 2. (cu. Deb di grazia non xxh mrela ufi» . E ivi att.4. 
fc 6. Che cafa , o non cafa , che ci avete oramai tolto ilrcapo } , 

Rendere la grazia vale perdonare . EMC g, 2. n, ^ Tanto col 
He adoperarono t ct> egli le rendè la grazia fua\ 

Quarto Ordine degli Attivi. 

Inerbi di quell'ordine, oltre 1 all' accufativo paziente, ne 
ammettono un altro, che efprima alcune qualità dèi (og- 
getto dell' azione del Verbo * Eccone alquanti • 

Giudicare. Bocc* Introd* l quali non che altri T ma Galle* 
no , 1 poetate , Ef cui apio avrieno giudicati fa ni (fi mi . 

Riputare . Bocc. n. ult* Saviffimo riputarono Gualtieri . 

Credere . Bocc. g. g. n. 7. Noi piagnemmo colui , che noi ere* 
devamo Tedaldo ' > . è H 

Comfcere. Bocc. Introd. La Reina , /* $im/* /«# , * fette* i 

VÒle Uomo, e folazzevole cono f ce a . , r | 

Chiamare. Bocc. n. 1. 2Vb»a Cappello, 0*4 Ciappelletto il \ 

chiamavano.. ^ x ^ 

Nominare. Bocc.^ n. 24 Giannotto il levo dal fagro fonte , * 
nomi noi lo Giovanni é 

Pronunziare , e -dichiarare . Matr. Vili. Hb. 6*. cap./ 60. Lo- ' 
pronunciarono , e dichiararono Gonfiloniere *# SWafa Cète fa'. 

Coflituire. Bocc. Introd. Coflituifco Parmeno. y famigliar di 
Dioneo , mio finifcalco . 1 

Eleggere. Bocc. g. 1. ^J *»<* vw* /« prima ( Reina ) ^e/ 
primo giorno eie ff aro . 

Rendere. Bocc, g. 5. n. 1. Surgendo f aurora > ed alquanto 



rendendo il cielo più chiaro ♦ 



H a Ap- 



ile Della corruzione tofana 

^ Appendice prima . 

Sancì gl'infrafcritti Verbi di particolare offcrvazione . 

Sentire Ci ufa per credere . Bocc. g. 1, n. p # Non ti fenio di 
*) grò Ito ingegno > the (Te, Si fottointende l* acculati vo uomo. 
" Trovare fi ufa per fentire, Bocc, g, 4. n. 8. Toccandolo il 
trovi , «w* ghiaccio , freddo . 

T«wr# per giudicare. Bocc. g. t. n.6, Currado avendo coftui 
udito , y? maravigliti , * <# grand" animo il tenne . Sùpplifri 

«G>W0 . 

Fai* per dar taccia . Bocc. 0. 6. Dunque bai tu fatto lei 
bevitore, * vago de 9 vini folenni . E anche per riputare, giu- 
dicare . D*nr. Infcr. cant. io. Suo cimitero da quefia parte 
hanno Con Epicuro tutti i fuoi feguaci > Che F anima col cor» 
pò morta fanno f 

Appendice feconda . 
Eleggere pretto Giovanni Villani lib. 1. eap. 27. fi trova col 
dativo : Per lo comune bene della Repubblica eleffeto à Re , 
e /oro fignore Numa Pompilio . 

Lafciàre , inftituire e fo flit ui re erede , forrne di parlare legali , 
appartengono a quell'ordine, con quell'avvertenza, che *rafc, 
benché fi tratti di femmina , fi fa mafcolino • Bocc. g.*. n. 9. 
Fece teflamento , e</ effendo ricchiffxmo , /« f ir* //o /«/£/} fuó e- 
rfede «a fuo figliuolo già grandicello , * apprejfo 4 ut fio , * i/**- 
rfo wo/ro amata Monna Ciovahna , /« (/* avvenire , flé* /'/ 
figliuolo fenz,a erede legittimo morire ) Aio erede foflituì , # 
Quinto Ordine degli Attivi . 
Verbi di quell'ordine, dopo l' accusativo paziente ne am- 
mettono un altro con le proporzioni ad , o /w, che ac- 
cennino movimento ad alcun termine , o foie • Bocc. g. 3. n. 
8. Amore mi coflringe a iar} /ire . E così sforzare , eccitare • 
elevare &c. Bocc. g. 6. n. 2. Féc* «« magnifico convito , al 
quale /«v/Vb «»<* ^>*r/* de* più onorevoJ cittadini. Eg. 5. n. 5» 
Qitto la fua lancia nel fieno . E g. a. n. 5. Fu /Wjflo * convef 
the in rabbia la fua. grande ira . 

Appendice prima* 
I Verbi di quell'ordine di particolare oflTervazione fono i 
feguenti . 

% Convitare vale chiamare a convito. Bocc. g, a. n. 6. EU 

f fendo la fefla grande, e, convitati le donne, e gli uomini ano 

/àvole alla prima vivanda é 

Condurre fi ufa per indurre?, TloCC*& *• n. 6. Con la mag* 

gior fatica del mondo a prende J' *^ a man È' are * a conduffe • 

Scorgere fi adopera per guid ' petrar. canz. 49. Scorgimi 

a miglior guado , E prendi , * r *# f ; cangiati deftri . 

Raccomodare, fi uft Pe * gr^ B u ;c. A\uet.f. 7 , K'VT. 



1 



Libro fecondi t \ \f 

U a cani y quelli togli ufati tegami attaccati ilhptefente quet* 
ria raccomandò . 

Accomandarle tale lo (tetto , Bocc* g. 4» n* 5. Accomanda- 
lo Sene P un d? capi della fune a un forte bronco , per quella 
fi colto nella grotta * 

Recare \\ uf* per indarre* EocC. g. 2. n. <5. J# *u crederei 
in brieve fpaìfo di tempo recarla a quello , ai* /# £o gtò *[*/. 

Appendice feconda * . 

"Appartengono parimente a que(V ordine Ì fegueoti modi di 
dire. 

Mettere una cofà in tinti cale r in non calere , * w» r*/*- 
ire , vale non curarfene * non farne conto ♦ Petrar. can?» 4$. P*r 
#»* «fo#?ff* Ao wf^Jb Egualmente in no» or/* ogni penjtero * Te fa 
Brttn. 1. 8# e. }4. ^j/li» ricchezze f oceano a voi molte cofe met- 
tere in »o» ?*/fr*é Gio. Vill.lib. 8.cap.6;, E fé alcuna co» 
fa ne fentì , per fuo gran cuore il mi fé a non calere . 

Rimettere in arbitrio • Bocc* n. 7* Nel fuo arbitrio timi/e 
f andare, e lo flore. 

^ Spofare a moglie . Gh, Vili. Kb. 8. cap. 57. Lafcib là chi» 
tuberia , e fposb la Conteff a Margherita a moglie . 

Avere a capitale vale (limare una perfona o cofa , benché fo- 
glia ufarfi parvamente* Pattavi pag. 22}. Seguita che la futa 
dottrina fia ifpreg/ata, e non avuta a capitale . F» G lord, pa 4. 
6 f. Avvegnaché fia grande , ed abbia molti deflrieri , efergen* 
ti , e non fia in grazia di Papa, non v'à avuto a capitale. 

. Seflo Ordine degf Attivi « 

I Verbi di ^tiefì' ordine 4 dopo Paccufativo pazierìre , am- 
mettono Un ablativo 1 cbt accenni prezzo, iftròmento , 
toodo, e limili, o fette* prepofizione » o colle prepofiz ioni 
pefTcòn, in, ** di» EtcOtie alquanti • 

Vendere, e pagate, apprezzare , fintare? e^ fiitìili ricevono 
rell'ofo il prezzo in ablativo (eftza prepofcjjpne, e fi dice* 
io ho filmaio , pagato , venduto un cavallo venti feudi . 

Cercare . Patta v. f. lif. Gli uomini la vanno cenando per 
vie diflorte . " , a 

Conferire,* Patta v. f.'aji. N* *»<# /» Gerufakm a S. Pte» 
tto, e a S4 Jacopo a ragionare , e conferire cou loro tutto ciò , 
che gli età intervenuto . 

Ricompenfare * Patta v. f. 69* Ricompenfi le deMtie paffute , 
ro//f 4*4// •#»/* Jiitóf , coll'ir/frfz&t detP'èufleta vita. 

Percuotete . Bocg g. 2* n. 5. Pj?/<* «a* g**tf pietra , con 
*ropf» maggior colpi , rie fyròfc? , fieramente comincio a per* 
enotere la porte 4 

HI ^ 



n g Della coflrtizrQ*;? tòfana 

Rompete p«r infrangere con pcrcoffe • Bojc. g. 7- "• 7* Cr *T 
tendo effo , cb y io foffi te , n? ha con un baione tutto rotto 

* w w&*f.-Bl«.fi.v»-*. P ' e '"> cbepovane era > e la fan- 
ciulla ùmilmente , avanzavano nello W*re /* madre di Ut . 

K/cwr* . Bocq.g.8. n. 2. Con molte buone * e fante paroloz- 
^e la Demerita a pie all'olmo ricreava $ fuot popolani. 
" Comperare % t vendere. Bocc. n. %. Le divine co/e 1 danari 
e vendevano] e comperavano . E g. 8. n 7 . Non per vendere* 
poi la ha faenza a mm*to*wm* molti fanno . E 3. 6. n. io. 
StVdJttvm noci , e w*™ 1 giofcitrttagho Scn. de. ben. V*r-, 
eh. lib. 6. cap. $7. No» ^M^ 'S'' dt vefidere a molu » madl 
.vender caro , è di comprare a 6«o» werwfo . 
Appendice prtma , 

Ci fono 1 foglienti Verbi di particolare offervaiione. 

Ordinare fi ufa per urtar d* accordo. Bocc. g. 3. n. 6. Con 
Jw ordino quello, che a fire, a dire ave ffe. 

Prendere fi ufa per fare innamorare. Bocca. o. n.io. Con 
la piacevolezza fua ave a si la (uà donna prefa , eh ella no* 
trovava luogo . « ~ • * •# 

Tornare per riporre. Bocc. g. $. n. 8. Tacitamente ti tor- 
narono neW avello* . 

Racconciare per rappacificare. Gio. Vili. lib. ». c*p. 8e>* Z-* 
/*, parlamentò con lui con Mie parole , J*r racconciarlo con 
Meffer Carlo di Valas . 

Appendice feconda . 

A qneft* ordine appartengono i modi di dire , che fegoono • 

Battere , e ferire ricevono ii cafo deli* arme colla prepofi- 
zione di,, per proprietà di linguàggio. Gio. Vili. lib. 7. cap. 
S* i4//or// *» Barone del Re lo batteo forte d'un baflone . Paf- 
I fav. ?$?. # coltello , di ^ /© la feri/co , tutto è fuoco . 

[ Morire. nel participio , per ammazzare , riceve il cafo colla 

prepofizione <#. latrar. Cani. 20* C£e quefio è 'l colpo 9 di che. 
Amor m ha morto. . ' 

? Porr* £*»* in una co fa » modo francefe, vale impiegarvi 

cura, e fatica. Bocc. £.8. n. 7. j>$© delibero del tuttodì porre 
ogni pena , ed ogni follecit odine io piacere a coftui . 

Settimo Ordine degli Attivi • 

Verbi di quefl* ordine f <J OD » aCC utativo paziente, ammeù 




o*jW 



5,#" 



y#T? // /?* di Francia d* *»« /}g*li /fo//^ l» n ' 9r <*o/à '* riporrò % 

onde 




k *-.U-. 



"fcìtro fecónde. tip 

<W<fe levata V aveva . Petrar. Canz, 20, Poggi, e ondepaffan* 
àìo 9 e P onorate Cofe cercandogli piti bel fior ne col/e. 

Appendice prima . 

Ci fono ! feguentt Verbi di particolare oflVrvaziotie . ^ x 
r Accattare nfato aflWuto vai mendicare.; ma colcafo ulterio- 
re di queft* ordine tifato attivo vale prendere in preftaiua . Bocc 
*g. 8. n. 2. nei tir. Accattato da lei un morta jo , // rimanda . Te- 
lor. Brun. IH>. 2. cap. 46. Provano i Javj , ,#&* A* La#* *#»*• 
Za dal :$W* /o rifplen dente lume* 

Ricono/cere una cofa da uno vale confettare d' averla riceva- 
la per fna grazia , eh* è Wacceptùm referre de* Latini . Dante 
Parad. cant. gì. Dal tuo podere , e dalla tua bontads Riconofce 
fa grazia y e la v ir tute . 

Mutare fi tifa per toglier via alcuna cofa da un luogo. Bocc. 
jg. 8. n. 6. Vogliangli noi imbolare ftanotte quel porco ? Dìffe Buf- 
falmaco : O come potremmo poti Difje bruno : il come ho io 
ben veduto* fé egli noi muta di là, ove egli èra tèftè é 

Parure (1 ufi* p*r allontanare. Bocc. g.j.n.p. Egli avea l* 
insilo caro , «£ *»*/ da /* /!/ partiva* 

Divellere vale Io (ietto chs in Latino . Bocc, g, 7. n. p. I*f 
^*r «9 fùciolo lucignoietto prefo della (uà barba i e, ridendo , * 
j) /àr/* ? //rb, r^f w/o del *?*»*« glielo divelfe . '■ 

Sceverare vai fé parai e . Albertan. tran. 1/ cap. 48. Lo comi** 
jcìamento della fuperbia 4elP uomo fa fceverare P uomo da Dio, 

Dijìornare v»le fvolgere , di (torre . Liv. M. Voi vi trava* 
jgliate di f paventar la plebe , e di diftomarla dallo r ntendimen~ 
to della novella legge . 

Ritrarre vale lo fletto. Petr. Canz. 48. Da mille atti ino* 
nefti P ho ritratto / 

Profciogliere vale aflblvere . Patta v. f. 91. N«» <£*' *'*** 
fuote profeiogliere dà ogni peccato P 

Appendice feconda . ^ 

A quell'Ordine appartengono i modi di dire, che ftgnono- 
Levare dal J agro fonte vaie tenere à Irmefimo. Bocc.n- 2. 
Giannotto il levo dal f acro fonte , e nominolo Giovanni . 

Accattar parola vale impetrare Nov. ant. 57- Pr*g*»«* o/o 
/*r «wor* , phe accattaffe paróla Ax\ & * cbc m f ol ° *° r ' ,(? *" 
mtnto fifaceffe co n fra licenzi* ° * OC c 1 

T^/w /y/ vita , ytf,,,,* , ,* ; . va \* wmmxxv* • XJ1 \ 

Introd. Oltre a stornili* 'Z 4 ** w^ °L lì «tede 1** «^^ 1 

•M « t/M tolti. E g. < «*è™ Affl^rbl *»* ^ tde ^w 1 

pmn. 7. W« mm^;n****ì X s? W\ 1 -1* ^tnx ** ^j. 



\tto Velia Ivflrtìziorrt tofca#4 

C A P. III. 

Di Verbi affolliti. 

VErbi affolliti fi chiamano quelli , che non hanno csXa aflk 
cuno dopo di fé, e tali fono d' ordinario gì' infrantiti vi # 
e moki ancora de' tranfitivi imperfetti. Ansi talvolta anche i 
Verbi tranfitivi perfetti fi adoperano a gufò di afibltttfy e ijk 
dice: io amo , io leggo &c* % fenzaefprimereafeancafQ. Ora de 
que* Verbi che fi adoperano affolliti , addurremo qoelK fola> 
inerire, che fono degni di particolare ofler vazione . 

Rompete aflòlutamente vale far naufragio • Dante conviva 
f. 20 j. O mi feri , e vili , the colle vele correte a qjùtfio por* 
to , e laddove dovtefte tipofate , per lo impeto del verna rom~ 
ffte , e perdete voi medefimi * 

Quando il dUcorfp non è di naufragio f e fi vuol ofare la 
firmglianza del naufragio , fi dice romperei» mare. Pattava tV 
l, Parla il Santo Dottore della penitenza f per fimigUanza di 
coloro , che rompono iri mare. 

Arrogare per divenir roflb . Bocc, g, r„ ri. io. Con alcun* 
farohna leggiadra fare altrui arrogare. 
> Sedere fi u(à per regnare ,. domina fc » prefedere .quando & 
paria di Papi, o di Vefcovi . Bocc. Vit. Dvau ^2^4. C*5r 
volontà ,• e mandato de Ckmente Papa Quinto , /V quale alto- 
la fedea, /« */*»• /» Ite denomini. 

Parete fi ufa per apparire . Vit. Crift. Ora d parranno i 
tuoi maleficj j ofa fi parrà la fa p lenza tua < 

Sentire avanti vale penetrar molto colla cognizione . Bocc» 
n. $. Tu jf faviffxmo , e nette cofe d* iddio Unti molto avanti* 

Tr*pajfare fi ufa per morire, ed è voce di origine Franzo- 
fé . Becc. g. *. n. 7. il quale non Jftettte guari i che trapafsò • 

Tratte parlando di cavalli^ muli &c. vale tirar calci-. Nov. 
anu 01. Il mulo trafle » e diegli un calcio nel topo tak' r 
the P ucci fé « 

Tjrafandate , fi ufi per eccederei termini de) convenevole . 
Bcec. g. 5. n.i. Quantunque in alcune Cofe, ficcome è giovani 
amanti molto fpeffo fanno , trafandaffe , nondimeno Arijjippo 
pazientemente il jfojìeneva . Si ufa anche in attiva fignifica~ 
alone, coir acculati vo, per traf curare « Davaoz. tac. Ano, 
Ik». z. Avea traf andato V efercitarle 

Adombrare , o aombrare f o ombrate r concepir fof petto ,• e 

Tpavemo, dioefr pili comunemente delle beflie r Bocc. g. 9» 

n. p. Vebhe un m#to r il quale adombrò . Franco Sacc n. 4* 

Soffiando come un cavallo , quandi waSnOi • DÌMU In£ caoC 

z.Comefalfovfderbefiia, tk^rftjabt** 



tlbro Jmgkt tu j 

ìn&Jpkare f o incelare, avviluppare i piedi in eefpugli , « 1 

In altre cofe Amili» che impedifcono l'anelare , inciampar** .- . i 

Paffav. pag. 15,7, & gli veniffe mejfo ilfpiè mane* innanzi ai < 

ritto, a fé incelpicafle , cadeffe^ non/yee andare piò oltre* 
Petr. fon. 101. Come animai ^ che fpejfo adombre % e'ocefpe • 

lntriflire vale o divenir cattivo * che i Latini direhbono de* 
pravari; o non venire innanzi, non crefeere, che il Latino * 

direbbe tabefeere . Tafó A minta atto a. fc. 2. 2/ i»o«rd^ /*» '*■ 

Vecchia f e invecchiando intriftifee. Crefc. lib. 5. cap. 14. An- 
cora innevata la detta pianta nefP olmo* fecondo che dice PaU , 
iodio * s* appiglia 9 ma molto intriftifee. 

' lndgnere vale divenir gravida é Lue. Pan?, preflb il^ Vb> 
cab* Quando venne a marito avea forfè Quattordici anni 9 e 
mai non incinfe, /e non quèfia volta fola. 

Trafognare vai farneticare 4 eflere coinè fuori di (e f Frart. 
Sacch. nov. 206. Andoffens al mulino^ tutto tri/lo^ tra fognando , 
fewz'aver mangiato delle uova * Quindi trafognato , cioè fìu* 
pido ♦ Èocc. g. 7* »• & Arriguccio flava come traforato , e 
voleva pur dire. ì 

Volgere per correre di tempo. fietr. fon. 48/ Or volge , Sip** 
mio % P undecirr? anno • Ùb J i*fui fammeffo al dtfpietato giogo* 

Ufare per bazzicare. Bocc. 8*8. n. io. Vennefene dovè ufit* 
Vano gli altri mercatanti . 

fiww preffo a'Tofcani fi tifa per acoarrere , e concorrei 
re . Frati. Sacche m 181. tifc Un Piovano giocando a f cacchi y 
vincendo il compagno , fuona a martello , per moftrare a chi 
trae, come ha dato fcaccomatto , è quando gli arde la café, { 
muno vi trae* 

Muovere fi ufa per andare . Petrak Cariz. $. Or «novi i 
non fmarrir r altre compagne . N 

Verzicare , vai moftrare la prima apparenza del verde , • \ 

dicefi delle piante, e fimili . Crefc. I 2. cap. 9. Cornino*** 
ad attrarre il nutrimento per gfi pori delle parti feffe 9 e 4* 
tapo verzicare , e far frutto. 



Verbi neutri pajfwt. ufati <U Tofani com'è affoluti + 

Affogare per affogar^. JBocc rf fi. 2. n< 4. i< quella chef* 
veggtamo a coloro, che per affogar fon* , quando feto»* 
** alcuna cofa é 

Affondare per andar * 6nd ft e^\f% VW. TSb. 9* **• «• * 
f ^ galee delle Jue affondar^» G !Ì r * «» '*• ^Vr ^k» 
Agghtacctare per djvem'rf!* » <J^c^*^.1.t^ w ** 
tutta" notte tenute in ÌiAe*\ **%* 7 V 00 ^ **^*cc\£* • 
Aggravar, per ptgJSS^ * % ' I,* ^ G^ VXA ^ % V ^\ 



Ni 




222 Velia cèftr turione iofcana 

* Ammalate per ammalarli. Gio. Vili, fib, $. cap. i^.rfwen» 
$e cbe V detto Patriarca ammalò a morte . 

Ammutolire , che gÈ Antichi dicevano ammtaolata 9 per ta» 
tere . Moiv S. Greg.lib. 4. Prol. Fidili per fifpetto delle fu* 
percujjioni ammutolire . 

Annegare per annegarti . Gio. Vili. Kb. 1. cap. 25. .1/ quat 
Tiberio annegò nel fiume £ Albata . 

Annigbettire divenir tento , pigro* negligente 9 . infingardo i 
Paflav. pag. 47» Efercitanlo , e non lo la/ciano annighmire , 
eà effere ozio/o. 

Impoverire per divenir povero . Bocc. g« 2. n.v£. Tr* già* 
vani male il loro avere /pendono , impoverifcono. 

infermare per ammalar fi . Bocc. g. 2. n. 9. L« Reina di 
Trancia infermò gravemente . 

ingravidar per Rivenir (gravida . Bocc. n. oh. La dò»»d da 
topo ingravidò. 

[ , Profperare per aver profperità . JJocc. n. 2. £* f ***/* agii 
potea vedere , ficcome fama , * £#0;?* , fempre profperare , to' 
aumentar/! . 

Sbigottire per ricever timore. Bocc. g. 6. n. 7. La donna , 
Jfos<t sbigottir p/w;#, fo» xw* */JV piacevole tifpofe . 

CAP, JV. 

P?//* corruzione de' Verbi neutri . 

1 Verbi neutri convengono i» ciò cogli attivi, che non (igniti* 
cfcno pafliofie alcuna , *nzi accennano azione : ma fono in 
ciò differenti , che non fi gft ificana , come gli attivi , azione per- 
fettamente tranfitiva ? ina intrahfitiva , ò tranfitiva imperfetta • 

PRIMO ORDINE pr NEUTRI. 

IVetbi di quefl* ordine ricevono due nominhtivi, uno avanv 
ti efpreffamente il foggetto delazione, l'altro dopo, the 
accenni i' effere, il nomerò alcuna qualità del foggetto ine* 
de/Imo . Eccone alquanti 9 

Eff™ j Bocc. g. 3. n, 8. lo fono uomo , come gli attri\ * 
come voi vedete , fa non fono ancor ve&hio • 

Parere. Bpcc. 4, 2. tu 2. S'abbattè in alcuni, i qnaty «**■ 
canniti parevano • '» 

.Compatire , face. $.'8. * Acciocché voi per la prènda 
»olt* compariate brierfa w ; '" 9:* d tU frigo**. , ; ' 

Mffcete. Bocc, $.4. ti., £«**/ *( ce ynmo,*nafciamo tg*aB. 
<&"'*'**'» • fiocc. n. 2 * l ttu* JW «0* fot 9 > /o w ' wnarrb 
'Giudeo , W fo m ì fa? . ^> ' / *° ' * 



z: 



j 



libro fecondò . 125 

Diventare . Bocc. "Pròem. O confólazion fopr avviene , o di* 
sventa la no) a minore • 

Ritornare . Bocc. n. 2. 5* qj// /<# Criftiano fatto , /«13* 
fallo Giudeo fi ritornerebbe. 

Vìvere . Bocc. g. 8. n. 9. Parendoli eh* coftoro meno , ^ */- 
c#*/ *//W , del Mondò curaffero , f p/fc lieti viveffsno . 
Appendice prima . 

£j0rr* fi trova coli* accufat ivo dopfc Bocc. f. 7. n. 7. L* 
€&*a* domandò , /ff Anicbin fojfe al giardino venuto . £g*«a 
"«f/jQfc ^ *w* mn f°tf e e gt* ì perciocché credendo effo , rA* #0 fojji 
te , *w' £* con un baftone tutto rotto . 

Si trova parimente la terza perfona Angolare prefente dell' 
Indicativo iti effete accordala col plurale • Bocc. g.8. n.2. E non 
\ ancora quindici dì , che mi coftò da Lotto rigattiere delle lire 
*èen Jette . E n. 9. Poche volte è mai , eh' io mi lievi la notte. 
Appendice fecónda . < - ' 

I Verbi di particolare oflervazione fono i feguenti. 

Stare fi ofa per edere. Bocc. n. 2. lo rigido , e duro fta» 
Va a? tuoi conforti . 

* ^ Tornare fi ufa per edere di nuovo cib, che altri era innan- 
zi . Bocc. g.7. n. 5. Ravvediti oggimai ; e torna uomo, come 
tu effer folevi « 

Venire fi ufa* per divenire . Bocc» Ninf. Fiefol. E crefeendò 
Pruneo venne sì bello Della perfona , che fé la natura V aveffe 
fatto in prova col pennello , Nò» potea dargli piti betta figura • 

\ Secondo Ordine de* Neutri . 

TT Verbi di queft' ordine hanno dopo di fé un genitivo efprj- 
J. rnente materia, orine, ovvero infinito col legno del geniti- 
vo, o ancora fenza fegno alcuno* Albertan. cap. 12. Quegli 
abbi fogna di poco, che poco de fiderà • Bocc. g. io. n. 9. furono 
de* sì prefuntuofi , che ardirono di dire , fé averlo veduto mor* 
*o. E g. I. n. 2. Credendomi aver Coflui convertito. 
Appendice prima . 

Ha' queir ordine molti verbi di particolare oflervazione» 
Ecco i pih notabili . 

Porre fi ufa per deliberare . Frane, Saccti. Op. dlv* P*6* 
125. Fra loro hanno pofto Succidermi 

Tenere Hi ufa per aver qualità ÈOCC. £• 7- «• *• Tmenp 
egli àeìfemplice , m ^òtto fp èfì \ f at to capitano àf Lavdejt. 
Danr. Inf. cant. r*. Ma qaelL** J to Dopoto maligno , ^fl 



difeefe -da Fiefòle ab antico , w ìft$ f an cw AA monte 
nuergno. Ti fi farà , />*, # ^ ,{£#* . permeo . , f ; - _> 



H 

V 



. 






1*1 ^1U cofltutiònè ufcaha ì 

Rifinar* per defiftere. B#cc. g. 5* n.,?. Ni di pianger* U 
/uà /ventura * ? Quella di Pietro non rifinì . 

Mancare , fi ufa in fenfo del deftitui , deficere , ttffcr? , de 1 

Xatìni . Bo£c. g. }. n. £. No» volendo dtìh fuafe mancare- 

k fel fece chiamare. E g. 2* 11*4. Trovandola motto leggieri^ af± 

^ y*/ w<wb della /** fpèranz* . Stor. Éur. Ub. 2. Gli Vngheri 

cominciarono a mancar et animo. Serd» Stor* librò, silcurìi 

\ T**fi i****** 9 à* ulivi t+ s 

* Degnare vate moflrar d* apprezzar altrùi. Petràr. cani. 17. 

f ,357/* non degna di mirar j} A» jfo • E éon èli Idi pretta at Pa£« 

fav. pag. 154. Fila non degna sì baffo. 

O/are vale ardire ; ma fi trova qoafi tempre eoi falò infl- 
uito dopo, e fenza Ja particella di. Èocc. 8*7. n. j.Non ofau 
va farfi ad alcuna fineflra . 

? tifare vale cofhimare . Bocò. g. 1, ri* 2. È voi * geni liuti*. 

mo 9 che orazione tifate di <//>?? 
j 1 ^ Appendice feconda ^ ^ . ■ a 

! A quell'ordine appartengono i feguenti m<>di di dire. 

Amar meglio pei* volere piuttofto , frafe Franzefé . Bocci 
I '»• 1. lo amo molto meglio di dif piacer e a queRè mie carni / 

f che facendo a§to fon , io faceffx co/a , che poiejfe efferè pèrdi* 

pone dei } t anima mia. 
\ Sofferir S animo , V euoré vate aver a fumo i ÉocCé g< 5* ti* 

f Jó. Cems ti fo feriva P animo di <7/V di let , fentendoèi qkel me** 

de/mio aver fatto , che ella fatto avea ? E g. 8. n* j. Poiché d 
| ime non foftrà il cuore di dare a mi fleffa là morte j dallàmì iti * 

' \%ff ere ben* male dì alcuno vale eftere ih fua grazia 4 o dì 

t difgrazia. Bocc. g. io. n. ^Perche mal de\V amore détta don* 

E 7ta era 1 PodefiM chiamato di Modona f iti aneti . Gioì. Viti* 



I 




Sentiri per aver qualità . Bocc* g. 9. n. io. \k\tic. lo 9 il 
cual fento delle* f cerno anzi che no , pìtt vi debbo effer caro t 
Senec. Pift. 63. Come il fapore del vino vecchio * the per vec* 
cbietz* frnté d* amara . 

Sentir di fe : vale aver. fenfo. BoCC g. ?.. n. 7. Io, fom tut* 
to divenuto sì freddò^ che appéna fento dì pie . 

PW/fcr <# ,ww vale morire . Bòcc. g. 4. n» 60 Dopa no* 
guart fpazfo pafib delfa ptefente ifita. ' 

Mortr dt cnecche/fia detto aflalotaniente , vàie effer fiera- 
mente ipnamorafo . Pire»? IVfnO^ * xt * J* ^ ** Aleganàr* 
fnuor ài quella vedova. " 

Morire col geoirìvo di CA r . , «fiere agitato da qtiaC* 

d* paglione, con» wk^l ^JJ figniffc* J/ «ig«o, */fe r/A *fc 







£/£f0 JecQndo ; 12 y 

© avere gran bifogno di checchefia » come mor/V di farne t dì 
Jet* » M»o Qv. , o pure con due genitivi di cola fi ufa pec 
esprimere firan deGderio di una cofa, dicendo mor/V dì vuelta 
€i* jcèeccheft*. Bocc. g. p. ti. ?. M* jw/ wWl fi h campo di 
<Z**~jta , eli* fé ne por ita pée prima morir di voglia w 

- /Morire dì fm mah vale morir di morie naturale . Gìo 
y ili. Hb. o. cap P up, rf/ detto affedio di Padova morì CWc". 
ezone deli* Faggiuola di fuo mah, 

Fallir della pmmeff* vale mancar dì parola* Gjo. VilUìk 
xx« cap, 40. Della jWe ptomejj* fallì f ^ ft//w , * 
*r/Miton* ■ 4 

_ __ . . . M Terzo Ordine de* Neutri, 

T Verbi di quefi' ordine hanno dopo di fé nn dativo efprl- 
J- mente oggetto , fine . Paflav. pag, 3 1. Allora poflìamo credo- 
*e di piacere a Dio, quando di/piacciamo a coloro , *k dtfpiacciono 
»-/*'. Bocc. g. i.a.j. tVfuoì nuovi difii fieramente penfava h 
*=- §• 2. n.7. ZV,«»* rq/i a mancata a f **/fo «wv/>* . E Filo* 
140. 6, num« ,18 1. lo con una nota fuppliro al difetto. 

„ ••'•„ Appendice prima . 

_Ha qneft ordine molti Verbi di particolare offervazione ; 
JEccone ajquatm. 

/*/*>*/* ragionando in Romagna è entrato , a me per quellaX 
Jtmilmente gioverà d'andare alquanto Spaziandomi f; 
^8BracUr e , e aggradar* per piacere. Bocc. g! *. 0. p. 7>w- 

f»;», p 'V" £ /3ww f" //o » <* vi 'Sgradirà. E g. 
10. n.. ? . Prendi/a adunque, s'ella V aggrada , 1* /* *, * r **o . 

J* fatta gaftigatoja , eòe gli putirebbe . 

J-/-JJT* V e fgrìda n e V PaffaV - f - <*• ****** ** * »"'V* 

' Va ' *V rmn ** XX * k^ola , ,J ebbellane in odia . • 

Ballare , oltre ali efTere a fufficienza, lignifica ancora ave- 
re idoneità, ©tempo per fare una cofa, mettendo la perfo- 
ra in nominativo. Bocc. g. 8. n. 7. £ battami d* effere fla- 
to una volta feberntio . E g. i . n. 6. Motto pili fi conviene 

la rocca 9 e al fufo baciamo . ■ 

^to per indugiare. Bocc. g. 6. princ. Df/fc fette W- 

L l'^lTf**™ tre > °*«*ttro mnì pi* , cAe no» debk<* 
no , 3 maritarle • 

Pmw per indopfare , o auer di«R-«ltì. "Bocc. S. 2. n. s- Mentre « 

Awrfw fi uta per cornigli i e ««ce R. *. n. 7. L«/«»«- 1 






t ti Delta coflrutione tofcana 1 

Valendo vedere come fofiiene al bere * il fa provare, con un gran 
bevitore fuo famiglio* 4 ^ ' ' y 

UbbUtre fi ufa non foìamente attivo della prima , ma art- 
Cora neutro di quell* ordine * BòcC. g. 8* n. io. Male bai t 
tuoi maeftri ubbiditi . Paftav. pagi i6$* La fua fi gnor i a , alla 
quale tutte te co fé • ubbidì f tono . 

Vfave per frequentare. Bocc. n. i* A Cbiefa non ùfava 
giammai * 

Appendice feconda é > 

Appartengono a queft' ordine le feguènti forme dt dire . 

Ridere a uno vale rooftrarfeglt amico per ingannarlo* Vit« 
SS. Padri tom* 1* pag. 6i. Ella mi cp/nincia. a moftrare amor* > f v 
e ridermi 9 e presentarmi* 

*£ ffer preflo vale effer pronto. Bocc. g. t* n. t; Signor mio t 
io Jon prefto a confeffarvi il vero . 

Sapere grado vale avere obbligazione • Bocc g. io. ri. p. 57-» : 
ghori , <// */"& , ^* /*r/«tf v/ jfe /** fa * fp *° grado alla fortuna „ 
LÈV. M. 2Vop .*# /2p0«0 »2 ^rW//o , né grazia allo 'mperadore • 

Iw £*** ad alAno vale convenire . Bocc. g. 8. n. 4/fo non fon 
fanciulla , alla tf «*/* #**/** Innamoramenti fieano oggimai bene . 

Vale anche maritare .' Bore. g. 9. n. ?. Avvegnaché , «g// mi 
/ta* mo/tt £*»* ^ cA* io non la dovea mai lafciar falir di {opra « 

Vale parimente a fermar certe frafi , che fignifcano eflere 
ben dffpofto. Bocc* g. 8. n. 9. Mi flanno bjene le gambe in fuU 
la per fona* E g, 8. n. 10. t (fendo egli bianco i e biondo, e teg* 
giadro motto, e dandogli ben la vita* 

Tornar bene per eflere dì utile , di piacere 4 Senec* de 9 ' 
benef. Varchi lib. 4. cap. 24. Coloro , i quali fono %rati * per* 
che torna loro bene così , «0» fon grati , fé non quando , e. 
quanto torna ben lor©. 

# Tornare per riufeire. fiocc. g. f. n. i« Comincib a dubitare, 
non quel fuo guardar così fifo moveffe la fua rufìicità ad aU 
cuna cofa , che vergogna le poteffe tornare • 

Venire a grado per piacere . Bocc. g. 2. n. p. Lo incominciò 
a ferv.ire sì bene t e sì acconciamente , ch r egli gli venne oltre* 
modo a grado * 

Venire in concio per eiTere opportuno . Bocc. 3. 4* rt. io. Se H 
maeftro non Pia ripofia in cafa y verrà troppo tn concio*? fax* 
ti noftri . * 

* Venir menò per mancare , e fuggir P animo nel medefimo 
fenfo . Bocc. g. 8. n. 7. Qua fi tóme fi il mondo fitto i piedi le 
foffe venuto meno, le fuggì /' anim0 

Venir meno per mancar i{ DapA i Bocc. g. 5. n. 1. Rtfpofe, 
fé averla promsffa a PaftmuJi J>iU giovane Rodiano , al 

^joale non infendeva veni» nd * *9tr 

r **m 9 N v+> 



Viro fe^mdó. [ II?, 

Voler bene vale animare. Bocc* g/8*n.o. Vi vòf bene , per* 
tèe veggio che innamorate liete . E fé 6 vuple accrefcere la 
lignificazione , fi dice meglio . Bocc. g. 8. n. 9, Dove non era ., 
«à<» grande , »£ cìcciolo , «è dottóre feàqlare , ce* »o« mi vo- 
/*#* // i»m£#ò <&/ Mondo. 4 E la forza del Aipetlativo fi efpri- 
iwfe con quelle forarne : volere il meglio del Mondo, , W*re r/<f. v 
/© // /«o £*»* , xtf/w un befi matto < E ivi : A cui io 'voglio 
tutto il mio bene. M»!*nàut. cant. 2. (h io. Tr* lor non fumai 
ike r ò differenze }* Afa d'accordò volevanfi #* if« matto. 

Volet bene figuratane nte • Boco e* ,£. 11. 8. Co» /* pugna 
tutto il vìfògli ruppe i ne gli lafciò in capo un capello f che 
ben gli volere. Ckà che non foOe fcompigliato. 

Correre agli occhi t alla vifla &g. vale abbatterti a vedere &c. 
Èacc m7é il primo uomo ± che agli ' odchi gli forfè ^ fu Prìmaffa. 
£ Atnet- nuoi«72. Alla, vifla gii còrfé il vi/o della madre . 
£ Fiamme Kb. 4* num; 74. £ come alcun bel volo * notabiì 
tcrfo vedeà 9 così mi coma alte bocca: Panfilo, ora ci fojfi 
tu qui a vedere i Etante Inf. caufc 2* E tanto buono ardite al 
tì* mi corfé t Ch' ? cominciai còme perfino franca « . ' 

Quatto Órdine de' Neutri . 

1 

fiati; 

• Vìvere * _™„. „„.. ~ r . -, ^^, t 
%o , *// fatiche innumerabili è piena • 

v Dormire ♦ Petr* fon. 284^ Domito hai , £*J/* Dwo* * Ufi 

Sognare. Paflavj pa& 2Ò2é 1/ Pi//*»* fogne V aratro * e* 
boti * *1 marrone , e la vanga . , 

Simigliare ♦ Petrar, fon* 127, CÀ* /a/ fé AeuV, « troll' ab 
ttà fimiglia è 

y Appendice prima 4 . 

Il Verbo £«**** fi pub ridurre a quefl' Ordine , perche u cala * 
che ha dopo di fé $ non da forza di accufativo paziente * ma fc 
termine di relarfen* alla Qualità delf*tó**"> \* v ariane circa 
cjueflo termine i accennata dal Verbo «1 potenza* noni&ta at* 
lo. Quindi il Vtrbopotere i/pifc ha dopo difeV Vii&tnta. w&r* 
liitrodr Voi itotele r*,} Wm ^_ * _.^lt* avare uàlte*1 




.w. ^-»-- « »*iwjwrrr n pili kaOTlT ****** ""v ir* a 
Ititrof tf>/ poteta cosìcom'io ^ ^òtte awe ^«;^% 
in pnne Né noipoffxamo #ri£* f ' f "die nttf* . \ » W< *a t 

'fiderà di vaf i m % ** Cri»!** ^te ^« vxe * t^SS - 

V 1 " 



bo , iw 4 WS^a(m 
A fin, pag, iJ 
Vi s' intende 



V 



Ct4 bella cojkuzjoee tofana ""* . 

Appendice feconda . 

Jvfr**r /* wn , o i giorni fon rao4i -appartenenti a queft* 
©rxitne, « vagliouo il Latino vitam , aut <//#/ ^w. Bocc. 
Fiamm. lib. 2. num. I. In così lieta , e gio'fofa vita menava 
i giorni miei . Grad. S. Giro!, e. i. F Signore di tutti colo* 
ro , eòe buona vita menano . v • 

I Verbi di quell'ordine hanno dopo di Te uno accafativo colle 
propofizioni a , per , o /» , ebe accenni movimento ad 
alcun termine, o fine. Bocc. latrod. Ed ecco entrar nella Chìe* 
fa tre giovani. E g. i. n.8. Arrivò a Genova un va/ente uo- 
mo di carte , e coturnato . E g. 2. n. 5. Cor/# a ^/r/e «//* don* 
na y la quale cor/a alla fua camera f *w& /* i jfiw f««*i x,*** 
rano . £ g, 4. n, 1. tfwwtf o /^ *//* fine , alta $**/# a«/au» corre * 
Appendice prima. 

Ci fono t feguenti Verbi di particolare oflervazione . 

Andare , (e il termine è Citta, olirmi luogo, efige la pre- 
pofizione 4. Bocc. g. f. n. 5. A4, Francefco è per andare infra 
podi dì a Milano. Se fe Regno, o Provincia, efige la pre» 
pofizione in* Bocc. n. 1. Ser Ciappelletto n'andò in Borgo* 
gna . Se \ perfora * pub ricevere indi ffèrentem te a , da . 
Bocc* g. 2* n. $. Partitami da cafa mia t al Papa andava , c£# 
mi maritale. E g. 3. n. 6. Adunque andatevene da lui* 

Andare in lignificato di riufeir mate riceve la prepofizione 
hi) e fi dice andare in rovina * in con qua [fo , r* malora &c. 
Talvolta ammette la prepofizione a per proprietà di lingua^*? 
gio . Bocc. n. «• Cie P anima a* un sì valente , e favio uomo , 
p*r <///>//© di fede , andaffe a perdizione . 

Tr*n* prefo i Tofcaiu fi ufa di qnefi' ordine per accorrne* 
concorrere • Nov. ant. 90. Avea fatta una fine ero fìat a d y an~ 
guille , ed avevala meffa nella madia .. Pòco /fatte v«fr *w- 
trare uno topo per la feneftra , afe toi/f' allljodore . Bocc. g. 5* 
». ip. Gridando , * difendendolo^ fui cagione , 46* quivi de 9 vici* 
ni tra/fero. E g, p. n. y. Qua fi al rumor venendo , colà trufferò - 

Entrare quando lignifica cominciamento di azione , o di 
flato riceve la prepofizione « • Bocc. g. 2. p.$. Lo *£*/9, co* 
dm Cavalieri , * «mi A le ff andò fenza più , entrarono al P** 



p* , # /**/* /* <tó/7* riverenza t w * cominciò lo abate a fa* 
veliate* Paflav. f. 52. No n aùCQ n f* nten *° "'P 17 '**'» né allela* 
grinte della madre , entro ali Relfe 10 ** • 

Àftum fi ufa per isboc Gio- Vil1 » Wi.ii.ctp. i.Pèr 

U giunta di più fiumi 9 ^zJ^tC ' , fl *Fw»fc* mettono in Arno*, 
m ufa rerViaV:* crf; /l*W. 8- 9- n. ?. C 



ftiò in £r<?» 



Pqv 



Li6ro fecondo l Ti? 

Tornate vate fpignere con forza . Bocc. g. ?. n. 8. là egli 
flejfo (cominciò) a poma* coi capo nel coperchio dello ovetto . 

Pendere fi nfa per inclinare . Gio. Vili. lib. ó. cap. 68. Po» 
rea loro , che pende gè in parte Guelfa . 

Ricoverare vaì rifuggire. Bocc. g. 7. n. 4. Come vide cor* \ 

rete al pozzo , così ricovero in cafa , e ferroffx dentro . ^ 

Tirare fi ufa per aver la mira • Bocc. Introd. Tatti quafi :\ 

ad un fine tiravano affai crudele. 

Venire fi afa per incorrere . Bocc. g. 8. n. 7. Venne rn tan* a 

to dolore, che quafi fu per gittarfi dalla torre in terra . X 

Aggiugnere fi ufa per arrivare. Bocc. g. io. n. 3. Quando 
aggiugnero io alla liberalità delle gran co fé di Natan ì 
Appendice feconda . 

Appartengono a quell'ordine i feguenri modi di dire . ' 

Iffere a una per fona, o a un luogo vagliono ventre, arri* \ 

Vare. Bocc. g. 5. n. 5. 1 parenti deli* una parte, e dell* altra 
furono a lui , e con dolci parole il pregarono . E n. 7. Ad unfuo 
luogo , ai quale Primajfo pensi di poter effere , movendo/! la 
mattina a buon'ora, ad ora di mangiare. t 

Effere d mondo vale ftarfi laico, o al fecofo. Bocc. g. J. 
n. 10. Se io non aveffx volata effere ai mondo, io mi farei fatta 
monaca . E g. 4. nel pr ine. Si difpofe di non voler più effae 
al mondo, ma di dar fi al fervigio di Dio. 

Andare per una per fona, o eofa vale andarla a prendere. 
Bocc. g. 2. n. 1. // quale coloro, che per lui andarono-, trova- 
rono ancora in camicia dinanzi d giudice .E g. 8. n. 2. parlando 
di danari : Se voi non gli avete, e voi andate per ejfi. 

Stare per alcuno, vale dipendere alcuna cofa da lui • Bocc. 
g. 5* n. 4. Per me non iftarà mai eofa , che a grado ti fia . 
E g. ?• n. ?. Pregandolo , che fé per lei fieffe di non venire al 
fuo contado, gliele {igni fica ffe . \ 

Ritornare fopra capo vale tornare in danno . Bocc. g. 8. n. 
7. Alla quale la fua beffa , peeflocbè con morte e [fendo beffata, 
ritorno fopra V capo . 

Venire a capo vale conchiudere . Bocc. g. 6, n. iq. Furono { 
tante, che fé io ve ìe^volefi tutte contare y non ne verrei a capo 
in parecchi miglia- . 1 

5>/fo Oitfóft A* Afiwftrr . 

I Verbi di querVoidine hanno j po di fé un ablativo cotte 
prepofizioni in, o am, feth ftl^.; o au\co\ate ^c©\ ùgnVft. 
caio » o della per fona compagna .A aiA otve * ° ■^»~* MS ^*> 
o del luogo continente* Bocc t W* tì ^. Voi twi ptaynttttfl» 



*# farmi parlare con /a </c^* fe %• i>oi Wl a<uete f att0 .V* r " 
lare con maÉmjus di marmo kw 1 * V * r**ite >«^ wc >&»©»*** 






i?o Della corruzione tofana 

e fi mi li . Bocc. n. i. Ogni fettimana tre ili almeno foffe ufo 
di digiuna** *n pane , e in > acqua. E g. io. n. j. Perfeverò 
iti quefto laudevol cofiume . E g. 2: n. 1. Jl quale in Trivigi 
alitava . E così fiore , dimorare &c. , 

Appendice prima . 
Ci fono i Tegnenti Verbi di particolare oflervaziohe . 
CW*r* fi ufa per venire, Bocc. g. 2. n, a. Caddero in fui 
ragionare delle orazioni , #6* /iw?© g// uomini a Dìo . 

Capire t o r*/vr* . Bocc. 5. 6. n. 4. W* , facciaievifi un Jet* 
tò tale, quale egli vi cape. E g.6. n -©*« Secondocbè nell' *»/- 
iwo g// f*/w . E fi noti , che quello verbo non fi ufa mai 
attivo alla maniera de' Latini, ma Tempre neutro. 

Conviene col! 9 accorri pagoacaTo fi fa di quea' ordine • Bocc. 
n. ulr. Confederando , quanto grave co/a fia a poter trovar chi 
co* /*<>/ cofiumi ben fi convenga . 

Sfijre fi uTa per confiftere . Paffav. pag. ijj* In. ^e/?o /Li/a. 
dignità , e P eccellenza della V. Maria [opra gli altri Santi . 

Tenere fi ufa per aderire. Bocc. g. 2. n. 3. Tutta Pi/ola 
fi divi fé , e chi tenea , coli' uno ^ e ibi coli* */m> . 

Ufare per con ver Tare . Bocc. g. 8. n. 9. Quanto piti ufo con 
i/o/, più mi parete Tavio. 

Appendice feconda . 
Sono da notarti i feguenti modi di dire. 
EJfere in fu una cofa vate applicarvi fi . Bocx. £. 6* nel fine. 
Comandò, che ogni uomo foffe in fui ballate. , 

Difpenfare con uno vale difobbligarlo dalla legge comune •■ 
, Bocc. g. 2. n. 3. Andiamo noi con effo lui a Roma ad impe- 
trare dal Santo Padre , che nel difetto della troppa giovane età 
difpenfi con lui , . e appreffo nella dignità il confermi . 

Èifieder bene vale Oar convenientemente. PafTav. f. ip2. 
Quanti la perfon a è maggiore è di maggiore dignità » tanto 
meglio in lei rifiede ; e più chiaramente rifplende laveria delC 
umiltà. 

Stare , colPefpreflione del prezzo vaie collare, e pare che 
fi cofiruifea coll'abblativo Tenza prepofizione. Lorenz, de'Me- 
dic. Arid. art. 2. fc. 4. Subito la vo vendere % V/o la dovejjl 
dar per manco due fiorini , eh* ella no» mi /fa. 
Settimo Ordine de* Neutri . 

1 Verbi di quel? ordine Hanno dopo di fé uno ablativo coU 
le prepofizioni , fieno fegnacafi da % o di. < 
Verbi , che fogliono u far fi col di • 
Ufcire y Bocc. Introd. A chiunque ufeiva il frngue del »*• 
fo , era mani fé fio fegno d* inevitabil morte . E g. io. ri. 2. Poi? 
chi voi ben fentite , tempo è £ ufcire d' infermeria • 
Partire % fuggire , fé il termine, donde altri fi parte, nonfc 

per- 



Libro fecondo • i 1 1 

pètfona , ricevono il ài -. Bqccì g* 2. n* *; Àlejf andrò dell* Ifola 
ìion fi. partiva. E g. 4^ n *S* &' occhi le pativano della leftd 
fuggiti . Ma fé il termine è perfori* , ricevono^ il *fc 4 Bocc. g. 
2. rii 8. ì fanciulli da /fai partire non fi volevano . Paflav. p. 
JI. Coniavate al diavolo-, e fuggirà A* voi ; ' 

Cadére : Èoèc g. Ò\ fin. Ir* *tf fiumicèlloi il quale ^ una 
delle' valli cadea . ' .. "\.\ 1 

Guarire. Dante Inf. catit. 2^. Ma conte Coflahtin \ cbìeje Sil- 
veflro Dentro a Siratii a guarir ,ò*\\% .lebbre + Così . ini chiefè 
quefli per màeflto A guarir dalla Tua fùperbà febbre i 

inerbi ? cbè fi ufatio col da . ./ .. 

tJafcerè. Bocé* tntrodi Dalle $«**// fco/i* nacquero divèrfe pati- 
t?i Si trova talvolta ufato col di . Bocc. g. ji h. 2. £>/ *& 
toolte coje nàie fàrebboWo . ... 

Dipendete ♦ Giò. Vili, libi in Capi J. Da voi dipende l 
fàHirtw di coloro \ .* . ^ 4 * 

Derivare k Croh. Motel, pagi 254. Dà quefli fette * che s 
èa nominati * #* derivano affai danni . 

Degenerare -. Bocc. g. io; m *. No£//* «owò /* // ìuò paaffi 
à&] quale tu non vUògli degenerare. « 

Tralignare) che vai degenerare* Bocc. felpe. 1. 2. il. il?* 
Come va/orofo cavaliere non tralignante. da /ww antichi* 

Scampare* Bocc* g* 4* ili io. XiU^Egli /campa dalle forche. 1 
Appendice *\ 

Ci fonò 1 fegùehti Verbi di particolare oflervàziohe * 

Deviate fi tifa per degenerare* Boca g» 4* firì. i© «^ /*##* 
tló deviare ó£ miti pàffati . * .. " \ 

Muovere fi tifa per nafeer** Cominciare * procederei, 6 ilfcU 
Je. Éocc. e* J. Canz. >*tfw>r la vaga lucei Che muòve da* 
vegli occhi dì cofieì * 5Vi>vt> *»'£* /*f/d* Màih ViÌL U ?. e* 
$6. La qual vtà mtfove dal Camèllo di Prato * /*//* antica* 
in ente per lo ìmperàdore * £ W*ff# /»/f«d alla portai 

kiiraerè da Uno Vale foraigliatlo* frane. Sade, tifa* pafc.i$. 1 

t)a quetl* antica madre no* ritfat^ Chr al inondò dtmofìrb la 
fua potenza* E i Tofcani fb'gliott dire d* iin 6cliik>loi £' rt* i 

trae dal padre * 6 dalla to*ièr* % cioè gli foimglià * 4 

tf*r//*r* fi tifa per effere differente. Bocc> & U ri* 5. &«**• 
iufiquè ihyeftimènti, è m onori alquanto àw altre vari ino * 
*«#* ^*rr/Ì> j^>» fatte qui , ro»je altrove * . , . ^ 

Venire per ufeirne odor$. Bo^Ci Conci. È /ir «0^ ^ dt^* 
*/. «rt ^^ *;/V»^ A/ taprino * /rd^d farebbe più piacevole H 
piaèo loro i E g. 5. n. 10, Dianzi io imbiancai fnièi veli col 
foldù l&ù sì thè àncora ne viene 1 

t 4 CJ>». 



l£2 Della cofiruzione tofcana 

C . À P. V. . 

~ Dilla cofiruzione de* Verbi 'Neutri paffwi • 

TRe fono le particelle , cbe di moft ratio il Verbo Neutro 
partivo, cioè mi, «, fi% le qaali accennano quel river- 
bero , o fiafi ritorno dell 9 azione nel foggetto , il quale fa che 
il Verbo fente del paflivo. 

PRIMO ORDINE DE* NEUTRI PASSIVI. 

I Verbi di que(P ordine fono a doluti , ni hanno dopo di fé 
cafo alcuno proprio , benché portano avere una propofizio- 
uc col fao cafo . 

Addormentai fi . Bocc.g-7« »• 4- Si addormenta per le taverne . 
Ammalar/i . Gio. VilL I. 6. cap. 42. Federico Impera dorè fi 

ammalò forte» »,%*,„# 

Annegarfi. Dante Inf. cant. 50. E quella 3 annego coir al? 

no incarco. ,.«.//• 

Spedir fi. Bocc. g. 10. n. 9. .4/ Negromante dtjje , c£* 11 

f^diffe. ' . 

Appendice prima . 
Ci fono i fegutnti Verbi di particolare oflervazlone . 
Apporfi vale indovinare • Malirianr. cant. 2. il. 64. J£ **»- 
»* immaginando , * S* appofe , CAVA* foffe fua moglie, et 
/no marita . ^ . 

Diportarti vale ricrearli . Bocc. g. 2. fin. Pwtó alquanto 
diportati fi furono, fora della cena venuta, con fefia, e con 
piacere cenarono . 

Difettar f% vale andare in rovina. Bocc. g. z. u. 5. Sefpac* 
eiar i*tle le cofe fue , gliele convenne gittar via , laonde egli 
fu vicino al difertarfi .• 

Efercitarfi vale patteggiare . Bocc. g. 8. n. 7. Lo Jcolase , 
andando per la corte , s' efercitava per rifcaldarfi . 

Rimanerfi vale ceffare. Bocc. g.7. n. 1. tit. Vanno ad incan- 
tare con una orazione, ed il picchar fi rimane. Gio. Vili. Lf. 



lare rtw »•««* vif^+vnm , *•» ** r *w~w ». ..m.»^* - T >T »~j 

cap; 29. Pfr g*/*, che nelle bocche di quelle trombe fecero ntda 
fi flopparo ideiti artifici per moda , che fi riraafe il detto fuono 
fhRrpofarfi vale parimente ceffare. Bocc. g v io. n. ?. princ. 
Rtpoftndofene già il ragionare delle donne , comandando tB 
Re a Filoflrato, che procede ffe % 

Rtfentirfi vale f vegliarli. Bocc* fr *• * **.l+ ***»*»* t** 9 
ma, che alcun de'fuoi, fi riferiti ^ « j j- 

•Sentirli vale aver fenfo, tar*** Wfc }7°- &*«?**{!* t dtm 
*, che V «wróro jbrifc. # * *a» « fcnte > * *'* di *"** 
gi dalla falute. ****** 



Libro fumilo l IJJ 

Appendici feconda l ^ * # 

Appartengono a qoeft' ordine i tegnenti modi di dire * 
Farfi fcorgere vale farfi burlare. Firenz. Trioaz.\ait» J. fe. 
5, Vuà tu eh* io mi faccia fcorgere feco . 

Recar/i arlblotamente , coti' ablativo della perfona , o coli* 
efpreffìon della cagione, vale pigliare un'offefa come fatta « 
fe . Bocc. g. 7. n. & Checché egli fi abbia di me detto , io non \ 

voglio , che voi il vi rechiate , fe non come da uno ubbriaco • 
<3k>. VAI. lib. 6. cap.68. E recaronfi , che gli Aretini avef* ,, 

fon loro rottala pace . ! 

Star fi ha molte (igni ficazioni » Si-ufa per Interteoerfi . Bocc» ' 

g. i. o. 4. Jtar/fe (latti pianamente fino alla mia tornata . E pec \ 

attenerti da fare. Bocc. g. $. n. 5. 5/ è meglio fare, e pente**, \ , 

c£* /kr/f, * penterfi, E per non parlare. Bocc. g.7-n»9-Nk» j 

tifpondeva al figliuolo , m* fi (lava • E per non mutare fla- 
to • Così nel Bocc. nella detta novella Monna Giovanna Ve* 
dova* (limolata da' fratelli sl rimaritare, dirle loro iovolentte* 
ri, quando vi piace ffe , mi darei, ma fe a voi pur piace , 
cb* io marito prenda , per certo io non ne prenderò mai alcun* 
altro , fe io non ho Federigo degli Alberghi • 

Levarfi diritto, fi nfa dal Bocc. per quello che noi dicia- 
mo levarli in piedi. Bocc. g.7. n. 6. Io mi levai dritta , ocome i 
io il volea domandare, chi f off e, e che ave ffe , ed ecco Af. Lam- 
bertuccio venir fu\ E g.p. n. 1. E parevagli tratto tratto, eòo 
il morto Ji dove ffe levar ritto,* e quivi fcannarlui. E g. 5. n. 
8. Levatiti tutti diritti, e riguardando, che ciò potè ffe efiere , 
vider la dolente giovane » 

Tenerfi fi adopera in dne lignificati . Prima per arredarti • 
Nov. ant. ?J. 1/ JR* $// chiamo, e que* quando il videro , ten- 
nerfi • Bocc. g. 2. n. 5. D/ Firenze ufeiti, non fi tennero, si 
furono in Inghilterra • E per avere opinione di fe * San. Var« , 

cb. lib. j. cap.- 7» Si compiace in fe mede fimo , t fi tiene t e 3 

per i/r così , i adulatore di fe fteffo . ^. 

* Secondo Ordine d# Neutri paffivi. 

I Verbi di quell'ordine hanno dopo di le un geniti voefpri- 4 

mente la materia dell* azione • Eccone alquanti % ■ 1 

Abbatter/i. Paflav. f. 239. Abbattefi di itów *Atmji* véra ^ 1 

ienchè non la fappia per certo . - - ' ^ 

Accenderli. Bocc. n. y. Còma dì f avvedutamene atcefo s'era *\ 

di lei , faviamente i era da fpegnere . 

Accorger fi . Bocc/g. a. n. d. P/* «w/i durò) avanti chf di ^ 

cib ninna perfona inccorgeffe . \ 

Attrijlarfi. Bocc. g» 4. n. j 4 Della mài /«#* dimora t'«r« 
irfjK. ^ 

J?tf«r/r tìdìrfi/Vfitoc* Introd. £ # ri*fc eh avveniva % 1 

«- 1 * ridtr-^ ] 



i^ Della coftruzìone tofana 

rider fi , e beffar fi , efiere medicina certiffima, a tanto mah • 
Coment arfi per eflere foddisfattQ , Bocc g. io. tu io. i furi 
mminì peffimamente fi contentavano di lei , /» er la fua baffa 
condizione. E per acconfentire . Bocc, g,2. ti. -8. Se tu, neon* 
tenti dì lafciar apprejfo di me quefia tua figliuoletta , perche* 
che buona affetto ha , io la prendete volentieri , 
. Crucciar/t* Boxe. %, j. n< $. Se tv di $«*/?* cofe ti cr*cc* t 
*o non me ne maraviglio v 

!". Gloriar fi. Petr. fon, 101, .4»** «u gw/a D\effer fervat* 
alla fiagion più tarda . 

informar fi* Bocc. g. 8. n, io. S'informano i Senfali e del- 
le qualità j * della quantità delle mercatante , 

Ingegnarti. Bocc. g. & n t 7, J* /«/ ? ingegna di w*/*r *>« 

pcrw *' '"« ?» " • * tv # • r 

hinamoratfi. Bocc, g, *Q« ti. 7* ty &* fervetemene * #a* 

^ MatavigHaxfi . Bocc* g* U n, $ % Quantunque diWfc molto fi 

maravigliaci >• 

[' Pentk fi * &* c \ 6% x » P&don* *%** volentieri a ehi fi pente} 

À y averla belìemwiatQ. m 

Ricordarli . Bocc. g. 7* n * 8* J<? /*r »** «0» me ne ricordo* 
Scufarfi. BoSQ. g. $• n* 6». Di cfo t che intervenuta età , fi 

Vergognarfi. Bocc, g* 8. n*7*. Di te fièfja vergognandoti % 
per non poterti vedere. r t r avrefti cavati gli occhi * 
Appendice prima . 
Sana da notarli i feguentl Verbi 4i non tanto nota (igniti- 

r>iziÒfl£ * * • 

Adderfi yate accorgete * Cron. MoreU* pag. $2$ % I P//*** 
f/ feniironor pefero fpfpetto x e adiiironfi del fatto . 

Attsnmfc vale *rrifchiarfi . Bocc. g* 7. n. 8. Non fi atten- 
tava di dfx nuiia^ Paffav. C 160. fW* imptefe x che mn fan* 
pò % 0. non attentano di jfw gli altri \ , v 

Avvifaxfi per accorgerli . Frane. Saec* tiov. 78; Genuluon 

v^avvifiti tu. di nefiwo>% che quefte cofe ti faterai E per 

liberare., Bocc. 0,. 5* J^ avvi A tifargli «at/w** da. sic** 
pa ragion colorata % ' 

Brigar fi vale ingegnarfi* Tefor. Bri». Kb., u C*P* 4* **•* 
vrehbe àafched&m àrigatfi ài Jap&e ben parlare % 

Conforthrfi vale concepir* fidata • B^ * *• n * *\ Con f 
cofieifckbe: veduta. % w ì iìt£ Q ny amm & «M* * *^ r/a 
guarire. ' , . 

Conofcerfi; per tn*etxb r e ^etttia^ B«c. g. 8. iu » t 

P^r. quello , ^ w/ flf/'cT » * **«* <? ie A 1 ffo fi Conofie C*t* 

km di fne'fff p m i sgj *^ttf'Jfr*X>$to mconofafccos* 



* Libro fecondo. 1^5 

ài pietre preziofe, come io fo d' uomini , farei buon gioielliere . 
Tornir fi per provvederli . Bocc. g. 9. n. 4. Acciocché veftir- 
fi poteffe> e fornir di cavalcatura , 

% Frammetter fi ^ inframmetterfi , frammetter fi , intram metter/i 
vagliono eflèr mediatore, o pure i n gerir fi . Tratt. Piet: L' 
«owo »o» yf frammetta ài giudicare ciì>\ che a lui non appar- 
tiene. Ma tu Vili. I. 8. cap. 102. E inframmettendo/i. anche il 
Legato di Romagna di quefia materia , rimi fono gli ambaf eia- 
dori . E 1. 9. e. 94. 57 trammettea di /iff concordia ira loro . 
Paflav. £ 90. i />m/ parocchiani non fi poffono intr ammettere 
de' peccati , *£* V Pe/covo riferva . 

Giovarfi vale approfittarli . Lib.. Aflrol. Quegli % che fi vo- 
g//cw giovare della forza ^ e della u/nàr ^/' f^f/fo 7«gr«o . 

Gittarfi vale ufeire. impetuofamente d*un boga. Bocc. 5.7. 
B. 4. Subitamente fi gitìò. di fa/<* per aiutarla , * w/p al pozzo . 

Piccar/i fi ufa di queir ordine in due fenfi , il primo fi % 
di -offenderti di qualche cofa . Mal mant. cant. 7. ft. 59. M* 
/0/W4 dir*) e tien gli orecchi chi ufi , No» ti piccar di ciò , /& 
p«r* */ quia ; Gracchi a fua pofia y tu : 'non le dar bere. Il fe- 
condo Gè,, piccarli di una. cola , cioè pretendere di faper be- 
ne in cfTà riufeire. Salvin. difc.u pag» j. Allo fieffo Socrate 
era fatta qualche domanda delle cofe naturali , * e divine &ۥ 
delle quali il mede/imo Filo/bfo non fi piccava . 

Richiamar/i vale dolerli , far querela . Bocc. g. 8* n. 5. lo 
fon venuto a richiamarmi di lui , duna valìgia % la quale egli 
m'ha imbolata'* 

Recrederfi. vale pentirti , mutar parere • Vit. BarL pag. $7. 
Quanào i Vefcovi del tempio videro % che *l Re fi tiaedea d* 
andare a adorare i loro lddei , sì ebbero grande paura . 

Rifarfi vale acquiftare, farfi bello &c. Lalb. Sibili* att. j. 
fc. 5. O come mi rifa di quefio color roffa. 

Rimaner fi vale attenerli. Bocc. g. 7» n> 5. Quefio. e, mal 
fatto , e del tutto egli ve ne oonvien rimanere • 

Paffarfi d' un fallo vale diflimu+arlo . Bocc. g. 5. n. 5. Avvi* 
sb di voler fi del fallo commejfo da lui manfuet amente poffare* 
Triholàrfi Vale affliggerli. Bocc g. 9. n. 10. Gommar Gem* 
mata "non ti tribolar di me , e Rio fio bene . 
Appendice feconda * 
A quell'ordine appartengono i tegnenti modi di dite. 
Acconciarli d*lP JZL* .?7— «ararli co' Sacramenti alla 
morte 



Acconciar/i de/f anima £1. «repaTarfi co' Sagraotienti alla 
orfe. PafTav. f. 20 . Fu ; r Jn • db* àtfbeJI* «cawcwrA de* 
*»/m*, èonfeffandofi . **<jW * . 

m Porfi in cuore va/e d^l V>0&* fri* *; V lo ** W * 

f» tuo* cri darti que/J *% t .. *> AaV \ «eteando 
Prenderfì disamore * C }W d*** \^omW> 






xj£ Della corruzione tofcana 

5. Sa per fi guadare dal prenda fi dt\V amore di maggior urna, 
clf ella no» è. ■ - 

Rintuzzar/! P animo vale diftpglierfi • Bocc. o. 7 : Qualche 
gran fatto de 1 effer coflui , r£* ribaldo mi pati , fofciaccbè così 
mi i è rintuzzato t animo di onorarlo • 

TVrssa Ordine de* Neutri paflivi « 

1 Verbi di queft* Ordine hanno dopo di fé 011 dativo, che 
lignifichi un termine, il^quale riceva in certo modo l'azio- 
ne del Verbo . Eccone alquanti • 

Abbatter fi. Bocc. n. ult. Colui y che a donna, non bene a 
fé conveniente^ s* abbattei 

Accordar fi. Bocc. n, 1. Alla qual fiofa il Priore , e gli altri 
Trati creduli s* accordarono . . , » 

Appigliarfi. Petr.Canz.j9. in fine E veggto il meglio 9 ed 
al peggkr ni appiglio . . 

Arrender fi. Clio. Vili. lib. I. cap. 37. ffarrendeo la Ostai 
a Ce/are . ' 

Arrifchiarfi. Bocc g. }. n. 7. j*v*»f* afe */**** /#rr/- 
fMaffe a ^ff Jiryf ftfe V /ojfc «fc/Jo • 

Avvezzar fi . Bocc. g. j. n. 4. i 9 «romba W£/ del Mònaco. 

Confettar fi. Paflav. f. 71. £*«»<& a confeffare al Priore, 
del Moniflero di S. Vittore. Si coftruifce talvolta col da n^ir 
proprietà di lingua. Bocc. g. 2. n. 8. Divotamente fi confer- 
ito da 11* Arcivefcovo di Ruem . 

Obbligarfi. Bocc. g. 2. n. p. Per belle ferine di lor mano 
fi obbligarono funo all' altro» 

Opporfi . Bocc. g. $. nov. 7. Al qual piacere U fortuna ne* 
mica de y felici s*oppofe. 

Raccomandar fi . Bocc, g. p. n. j. Raccomandando/! Calare* 
arino al Medico . 

Ribellar fi . Pa(fav. f. 46. Co/w , afe gli ^ ribellano , */?*- 
nendofi da' peccati, pih afpr amente tenta, 

Ricbiamarfi. Bocc. n. p. iV«jfc e? andarfene a richiamare al 
JRf. 

Scufarfi s'ufa di quell'ordine. Salvin.Vifc. tom.i. pag.ioo» 
Medea fi fcufa alle gentildonne di Corinto dello fior ella lungi 
dal fuo paeje natio. 

Appendice prima. 

Affarfi vale convenire. Vir. Plut. Ella era di molti anni i 
e Demetrio pih giovane f che non le fi a faceva . 

Apprender/! vale attaccarli . Dante * n ** can# *• Amw * 
ài r «or £?*/// ratto / appfm^j f 

Spprtflarfi v.le «PParecchU'fi «oCC- 8- 4- * 4. P>«««fr 
tf: tentano vemr le galee > H • ™ «0 *"* àiteja. 



t 



Libro fecondo: \gj 

lAttennfiCì nfa per aver fede, (lare: Bocc. g. 8. n. io. AtJ 
temendofene Salabaetto alla fua [empii e e promeflione. £ peraptf 
partenere . Ambra Fort, art, 2. fc. 7. U eredità s'atteneva a 
net , come pib flretto parente * E per effer parente. Sai viali 
Spint. att. i. fc 4. Erede d'uno, eie non t' attiene quafi nulla J 

Awenirfi fi afa per abbatterti . Bocc. g. p. n. $. Lodandè 
motto, ovunque con per/ona & parlar s y avveniva , la bella cura, 
che di lui MaejhoS/ mone aveva fatta. E per convenire . Guid. 
G. pag. 271. Oh tome ? avvenne al Javio uomo d* effer cauto ! 
E per avere attitudine , e avvenenza nelP operare . . Ftrenz. dial. 
bel. donn. pag. 218. Se ella va , ha grazia : fé ella [tede , ba 
-vaghezza; fé ella canta, ba dolcezza : finalmente e* fé le av~ 
%fiene orni cofa maravigliofamente . 

Dar fi fi nfa per applicarti. Bocc. Vit. Dant. pag. 224. 5? 
t*fó»<*V allo jfaatfo e det/a filofofia , * */*//* teologia . 
Appendice "feconda . 

F^ 4 #» /««£o vale (porgerli , affacciare . Bocc. g. 2. n.5. 1 
I* v/We 1» r*po della fiala farfi ad afpettarh . E g. J. D. ^ 
Non poffo farmi né ad «/ir/o, *é a fineflra . 

Serbar/i vale indugiare, differire. Bocc. g. 2. n. io. I* /»/«* 
<fo lavorare mentre fin giovane, e le fefle, e le perdonane , *i 
digiuni ferbarmi a /*f* Quando faro vecchia . 

£>wrr*o Oft#*f de* Neutri paffivì. 

ALcunt pochi Verbi fi trovano, che hanno dopo di fé ti- 
no accufativo lignificante qualità del (aggetto , 
/Arrenderli. Paflav. f. iop. le.** rajfegno le chiavi del mia 
officio , e vinta m'arrendo. 

Render ft. Bocc. g. 2. n. 2. Rendendoli in ciò , che parevano! 
e fapevano, umili, e benigni verfo di lui. Gio. Vili Ub. 1. 
cap. ip. Rendefft Monaco a Santo Dionifio. 

Farfi in lignificato di fingerli , o ripntarfi • Bocc. g. 9. n. 2; 
EJJendo floltjflimi, maeftri dy/j */m /? jOrnao. 

Vefiirft. Bocc. g. 9. n. 4. U fa pigliare a* villani , e i panni 
A" /«* ^ tw/b . 

E nell'ufo fi (ente; io mi confejfo vinto > fa mi veggo per* 
dato , e fimili • c 




T Verbi di £SZS^-***VP±> <^««» ; 
J. con prepofizione, ebe » *W d **Uo«oXO •* Awfc t*w** 
ne. Eccone alquntf. **U* * 0°*^ * H 



L.., 



I}8 Delia corruzione tofiana 

Abbaftnfi per incontrarfi % arrivare . Bocc. g. 2. n. z. ? ab* 
fótte in alcuni , ì quali mercatanti partano . 

Aggirarli • Pier. Crèfc. net Proemio » Per diverfe Provincie 
p? aggirai per Jpazio di trentanni . 

Convertir/i • Petrar. fon» 92. Subito in allegrezza fi con-ver* 
[e la gelofia . 

Rijolverfi. Bocc. Laber. num. $6. Il cuore, non altrimenti % 
$be faccia la neve al fole, in acqua firifolveffe . 
Appendice prima . 

Sono da notarti i feguenti Verbi di particolar lignificazione • 

Avvenirli vale incontrarti. Bocc. g. S* n * 6* & avvenne io, 
im luogo fra gli /cogli ripofla . 

* Avvolgierfi vale andar girando. Bocc. g. 4. n. j. Tutto V di 
per lo "falvatìco luogo s'andò avvolgendo» 

Intopparli vale incontrarli . Nov. aut. 82. Quejh Romito** 
intoppi i in tre grandi fcherani . 

Rijerbarfi vale trasferire . Bocc. g. 4* B. 2. Riferbandofl in 
più comodo tempo le lufingbe , cominciò a volerla riprendere « 
j Scontarli vale, incompatti Paflav. pag. fj. J. Domenico fi 
{contro in 5. Francefco. 

Appendice feconda . 

Andarfene in alcuna co/a vale diftruggerfi , rifolverfi , o pro- 
priamente, o figuratamente. Firen. jXfc. anim. pag. 88. 5/*- 
&>a cb'è vide H fole, e r fé n'andò in acqua . Taciu Davanz» 
1. 2. pag. 287* i> n'andavano, in banchetti t Grandi della Città •> 
. Levarfi infuperbia fe molto appartenente a queft' ordine '• . 
Vit. de' SS. Padri tom. 2. pag. 14. Non ti levar in fupexbia % 
ma umiliati . 

Darfi in fu una cofa vale applicar vi ff . Bocc. g. 8. n. 6^ 
'Calandrino, vergendo, che'l Prete non lafcixva pagare t fi (He* 
de in fui &r*v 

Seflo Ordine de* Neutri PaJ[ivi* 

I Verbi di quefV ordine hanno dopo dì fé un ablativo con 
prepofizione , il quale accenna congtugnimento « Eccone 
alquanti. 

Abboccar/i^ Malmanr. cant. i. ft^2 2 * S'abbocca appunto con 
Saldane fief/o . 

; Accompagnar/t. Bocc. g % 2 fl# ** 'P 00 ' ' l# <"*'* ragionando % 
incautamente s accompagni» .* 

Accordarfi. Bocc. g. * n f ' £qu ^ accordate/i 9 par te fi* 
ci. divennero, del podere, < * * *• 
Affatimi* . Bocc» g^ - 10 c4p m* tf/rfràw io l 

Confidar fi. Bocc* a, ,H U. . > YL\ [m buona , e oo^/fc */- 
fi*1 confidandoli . * ^ *0A4* 

Cen« 



»v 



Xìbro fecondo ; j,^ 

Congiugner/i . Bocc. g. ?. ti, i. Fari, eie la mia anima II 
Congiugnerà con quella . 

Configliar fi ; Bocc. g. 2. ti, 2. Coti /* /«* fante fi. configli , 
^ Contener fi. Br.cc. Introd. fi**/?* £rww *<?/*, <fo ^r/*z/# ' 
? n quanto in pocA* /*/*ir* fi contiene . * 

Dimefticarfi* Bocc. g. 8. n. p. Gli venne in defiderio di 
Voterfi., feeffo poteffe\ àùn amendunì\ q con P imo almeno • 
ilìmefthate , ' 

Imparentar/!. Gfo. Vili, lib, io. cap, ios. Si accordarono 
con M< Cane , * imparentar/} con /«/ . 

lntenderfi , Bocc, g. 7, n. 4. Ùifcret amente con /«/ / /»«?*. 
minciò ad intendere* 

Nafconderfi , Bocc, g. 7. n, y. Si nafcofe in ma camera ter* 
rena* 

1 Riconciliar/i. Bocc. g. g. n.% *>*/&&*■* <// udir* buone novel- 
le del marito , e <# riconciliar fi col/ito Tedaldo» 
Appendice prima , 

Sono degAi d* offervazione i feguenti Verbi 

Atconcìarfi vale accomodar^ Bocc. g, *. n/p. Con /«« 1» 
acconctb per fervtdort, 

Accontarti vale accordarti , accomodarti , abboccarfi , rifcòn- 
trarfi, trovarfi , accompagnarli, Bocc, g, ?% n , 7 . Quivi con 
** ricco Mercatante accontatoli , ro* /«,* /? OT/ # p er ]lrvidore . 
£ g. 2, n. io. La feguente mattina M t Ricciardo, veggenda 

fl a r«n>Zn CO r lui ?>!%«*' E 8- 7< °..7. */M*/? #w 
f*/o coli p/fc /* , gh diffe . ' 

Ricoverare vàie rifuggire , ed ha fenfo neutro paffivo . Bocc, 

S V 7, ^ Ir Com * v/ ^ < ww *' P«W, w* r/covrò in cafa % 
C ferroflì dentro • ? 

^«^ vale lo fleflb, Bocc g. 2f n. 8. Nella Con* del 
quale il Conte alcuna volta, ed egli, e il figliuolo, per aver 
4a cangiare, molto fi riparavano. E fenza particella. Amet. 
E?*^ Nella aguale (Fiefole) gran parte, riparavano. dé*fuoi 

r> cj tir Appendi** feconda . 

\°"fl«1 rfi " trov » col genitivo di perfona , Bocc. g. 3. n* 



^-"'"7''* » uuva coi genitivo ai periona , cocc. g. 3. n* 
Confidava '°* ** **** Bùl yp*fr % dì *«« *$« ma/* £ 

^#/r/? «ìm atemo vaìeeflère Aio amico, Tacii Davanz. \% 

Ritrovarfi con una v^ ^ iccoi&WemA .^occ. 

lo /a w* »* creilo moy/ te ***** " #0** w 
.ftwr^ fftf e»* ^ ^|« w «»Wtt ^ ^^\Jf 



Vi.^ 



*4o Della corruzione tofcana 

117. Che V vi/o, e gli occhi firn non fi pojfono incontrare fon 
quelli del confeffore. - ^ 

Settimo Ordine de* Neutri paffivi ." 

I Verbi di queft' ordine hanno dopo di fé an ablativo con 
prepofizione, il quale accenni feparazione . Eccone alquanti • 

Allenir fi. Matr. Vili. lib. i.c. 6p. E (fendo di natura GueU 
fi , per la tirannia erano qua fi alienati dalla fané . 

Allentarli* Vir. Plut. Non è tempo » ofc non ci doviamo 
ajfentare dalla Città . 

Aftenerfi . Bocc. g. 7. fine • f/J/ma , 06* o»*/Z« ro/i )J* , che 
domane dtlnoflro dilettevole novellare ci aflegnamo. 

Contener fi , [piccar fi . Sai via t. G ranch, att. 1. fc. j. Che fé tu 
non hai poter di contenerti di sì piccola co/a , me» /orsa «x>rr« 
jfó di /piccarti da /*/ . 

Dilungar/i. Bocc. Introd. N? «fcr» a due piccole miglia fi 
dilungarono da ejfa . 

Dijciolgerfi . Bocc. g. j. n. 2. Di f«tjfe *morf »a» potendo 
difciolgerfi deliberò di morire - 

Appendice . 

Si notino i Tegnenti Verbi di particolare ofTervaziome . M** 
tarfi a* alcun luogo vale partirne • Bocc. g. 2. nel fine. Ifcfff* 
#0 opportuno di mutarci di f*/, e andarne altrove. 

Ripofarfi da alcuna co/a fi ufa per ceffar di farla . Bocc. g« 
a. fin. Sogliono fimi Intente 9 per onor della fopprawegen te Do» 
menica, da ciafcbeduna opera ripofarfi . ' 

Ritirar fi da alcun luogo, o da alcuna cofa ; vale partirtene* 
o diftoglierfi di farla . Bocc. g. 4. n. 5. Ordinato , *om* di 
quindi fi ritraeffeno 9 fi ri* andarono a Napoli . E n. 7. Avendo 
di/pofto di fare una notabile , e maraviglio/a fella ira Verona % 



y^/ro , ^wW ofc /* ; ig/o* jfò/^f t da rò y? n>r^ 

Spacciar fi % vale fpedirfi . Fiorett. S. Frane, pag. 7* J/ #* 
tt/to , che potea i fi fpaccìava da lui • 

C A P. VI. 

f fi?//* coftruzione de 9 Perii Imper fonali i 

BEnchl* a parlar con rigore, i foli infiniti de 9 Verbi pof- 
f fano dirà veramente imptrfonali , perche per fé ftefli fd- 
no indifferenti a qualunque perfona, • ninna determinata nei 
efigono : comuttociò , uniformandoci al modo comune di par- 
lare, chiameremo, co 9 Deputati, e col Buomtnattei» imper* 
fonali qoe* Verbi , che fi ufano folatnenw nella ttrza perfona, 
e che dovrebbono chiamarfi pe r f ft 'u difettivi , ma fi chiame- 
rò impt rfonali in quatto fenfo jPtj non hanno tutte le per- 

• *V4 ♦ fone. 



\ Libro fecondo . 141 

fone. Di quelli Verbi alcuni hanno figura attiva, come ac* 
cadere , altri pafliva , come bucinar/! . 

PRIMO ORDINE DEGL'IMPERSONALI. 

I Verbi di queir ordine fono affatto affolliti , e non hanno 
cafo ni avanti , né dopo. Ecco i principali , da' quali fi 
potrà prender regola per gli altri • 

Piovere^ tonare. Griff. Calvan. I. 1. pag. 15. E piove al- 
fin , quando sì fpeffo tuona. Frane. Sacch. nov. 28. Egli è 
notte bufa) e pio veggi ria . Cioè piove leggermente. 

Nevicare . Bocc. g. 8. n. 7. S* è me [fa la più folta neve del 
mondo , e nevica tuttavia . 

Balenare. Dant. Inf. cant. 22. Moflrava alcun de* peccatori 
ii dorfo-, E nascondeva- in men che non balena. 

Folgorare . Vit. Plut. Folgorò sì forte , che molti uomini a? 
srnw arfe nella folgore. 

Grandinare . Bocc. g. j,*n. 7. Grandinando tuttavia. 
Lampare , lampeggiare , e temperare . Zibald. Andrein. pag. 
302. Là ave la forza, e'I calore del fole non Ì, tenipefta, e 
ottona , e lampa , e piove , e fa vento , e verno . - 

Appendice . 
Alcuni de* fuddetti Vet*| fi trovano col nominativo , e tal- 
volta ancora con altro cafo dopo. Petr. fon. ??. Sofpira, e 
fuda alP opera Vulcano, Per rtnfrefcar P afpre faette a Giove , 
Jl quale or tuona y or nevica, ed or piove. Gio. Vili. !• »• 
e. 66. lnnanzicbè la battaglia fi cominciale , piovve una pie*, 
cola acqua. ♦* 

Secondo Ordine degf Imper fonali . 

I Verbi di quell'ordine hanno il nominativo di cofa, che 
pub effere generale, cioè queflo, queftacofa, e fpeflb con- 
fitte in una prepofmone , e talvolta il nominativo s" intende 
del comedo. 

Apparire. Gio. Vilfc I. 6. e. té. Moflranda come era ìniq»*% 
€ome appave per la fua pi/loia. , . u 

Accadere. Bocc. g. 6. n. 1. £#/* peffxmamente , fecondo ** 






1 y?- 



)4* bella coflrìmoni tofcand 

foffe « Si ufa in figura di perforale* mi cotfeqfo d'iai petto* 
naie. Bocc. fi* 7. 11*7. P et .(etto io il convengo vedere • Cjofc 
conviene, ch'io il vegga. E g. J. 11.4, Convienfi, adunque t 
pomo principalmente con gran diligenza confi ffate \de* fuoi pecca* 
ti % quando vieni a cominciate la penitenza* Cioè conviene * 
che l' uom fi confetti &c* # '*■■.* 

Importare . Ge.Il. Circe Diali* 1* pag* 31. Gtó £ {a*//* , ck& 
importa pìU. . . 

Mancati* Petr. (btì* *6i* Poco, mancò ì eh* io noti rimaci iti 
Cielo. ' ' 

Fallati. Boc&g.4. ti* $. Vìenfenè defitto % * ftafll con mecQ t 
$ quefto non falla mai > .. . • 

Appindieè prìniàé . 

SI offervano i fegaenti Verbi di particola^ (ìgnificazione . 

#*/*rr fi ufa per giovare* Bocc* g.6* in princ. La Reina te ' 
**/** ben fei Volte impofto filenzio , ma niente valia * ^ 

Levare , rilevare i montate vagliotio importìre. Gip. Vili* 
I. io. e. 86. Af salivano C ofie , tff*- poco levava , jJ tfx»** C*. 
flraccio afforzato il campo* Dant. Par. cant. 30. £4 legge .na* 
turai nulla rileva . Bocc* g* 2. n. p. T* rf/r^/?/ » * /e itàW y 4 
*//* /w * */?»/* monterebbe . 

Appendici Jecondd . 

Andarne la tal perii vuol dire». ^Tere tal pena xlelle leggi 
(labilità al tale delitto*. Bocc* g* iò< n«8, Come fofià j) foIU 9 
ibi tu confejfaffi quello*, chi tu non faafli giammai » andandone 
fa vita . Ambra Coni att. u k. $. In quifie cofi bifogna e£- 
fer cauto ; ma dove ne varcato* ca&jjfm** 

Sjjeti fi ufa impersonale in lignificato di trovata • feocc. 4» 
lo* nel proem. Colèi la quale fi Vedi indofio $ panni pili feri* 
Hiati , i più vèrgati i i con più fregj * fi credè dovete ejfeti dd 
prolto piutenut# f cbepihf che Poltra^ onorata i non penfando*. 
ibi s fi fofle chi addoffo) indo ffo glieli poneflej un afino ni 
porterebbe troppo piti*, chi alcuna di loro*, né pereto più da onb* 
tat farebbe , che uno afino* E in lignificato di effef .Vero* e 
per un certo modo proprio della óofira fogliar Paflav* i* ±6 fa 
Il miglior giacere f i V piU fano i è il giacete boicone » o quafi t 
perocché vate li membra dentro flanno nel luogo loro i fé nort 
fofle gii , ibi la perfona aviffe toga i afma r altra infetr 
ptiti f chi li fàceffe ambafeia , noja lo fiate boccette * 

Par fenta vale importare * Bocc, g. 8. n< 8- Diffe t il Zeppai 
tgli non è ora di definati di quefia pitta . Spinelloccio di/fa i 
non fa fona, io ho altresì a parlar (ho d [un info fatto* 

Mofirari vale apparire * Bocc< ìr\t xC ^* ^* ' P"*** **** ^d 
correre f come tìloflra f che voi voli*** folti * Gio. VilL I. t*c*2,p* 
E coti mofira $ che Roma fi te^eir J fi** !? 4 ** ** % %*** nf » + 



Libro fecondo . . *4* 

. . Terzo ordine degP Imperfonalt . 

ALcuni Verbi imperforati hanno dopò di fé 1 àn genitivo^ 
che acceana materia della azione del Verbo. Eccone ak, 
guanti efempj . , " ' * 

'Avvenire per accadere* Bpcc* Pròem. Il the 4*$wamor4* ' 
ti uomini non avviene . ' ' 

E. così addivenire , occorrere » accadere % Succedere, intervenir* ? 

Appendice. 
Il verbo divenire io fenfo di accadere fi adopera o*al Bocci" 
« modo di perfonale delia prima de* Neutri Y ma il fertfo 
è d* impersonale » E 5.6. ri. 4. Fece cbiamat XZbicbibio * edam 
mandollo ^ che fijfe divenuta ? altra co/eia delta gru. E g. 8* 
«» 7. Che è della donna tua 1 A cui fa fante rijfpofe : Meffe* 
ré tv non fo. lo mi credeva /lontane trovarla nel letto* ma fo\ 
non la trovai ni quivi , né altrove t nefo the fi fia divenuta* 
11 fenfo di quelli efempj fi fe : che folle accaduto della cofeia 
di quella gru, che fia avvenuto della padrona di quella fante* 1 

1 Quarto Ordine degP imptrfpnali t A 

Verbi di quell'ordine hanno dopo di fé un dativo, IJctof 
ne alquanti » . 

Abbifognare far luogo BoCC. Proem. Se non a coloro % the mi 
ararono , alli quali per avventura > per lo lot fenno, per la 
toro buona ventura ^ non abbifogna, a quelli almeno * a 5 quali 
fa luogo , alcuno alleggiamelo preftare » 

Accadere 1 avvenire . Gutft* letn Come accade ^ buòni \ còs) $ 
fratello , mi pare , cheaccaggia Scattivi. Bocc.fi* 2. n.^. No* 
altramente a lui avvenne % che al Duca avvertito età . 

Appartenere , toccare. Bocc» Introd. Ctb % cheti fefvigìoieU 
la fala appartiene. Bocc. g. r* n. io. Quefia novella f la qua* 
le ante tocca di dover dire , loglio ve nf renda ammaejìratt S 

Import*** preffo i moderni > enelPùfo valeeflere d'intere^ 
o di cura» Firen2. dife* an. 13. Ti fanno por mente a quelle 
cofe* le quali, né a te , né a me importano* 

Convenire. Botc^Introd. Face^dofi a credere $ che àu$llò ì 
ior convenga , e noie fi dìfdica , the f IP altre * 

Rejlare. Bocc* g. 7. n. \o* Ikfiava fqlamente al Re ti fà 
ver novellare* 

Ricordare, rimemhdre f . dimenticare . Bocc. g. & ri. ?* Mi 
ricorda , ejftr non guari lontana dal fiume una torricella di/ahi* 
tata. Petr. fon. *l r Ma rispondenti Amor: non ti rittiemorlì * 
Che quejiò ì privilegio degli amanti * &c> Amttu ant* dithiw 
rub. 2. amm. y. Non mi fi diventi*** *be la invidi* [*n&* 
arde a in male contra la h^^igiùne. 



L 



144 Detta coflruzione tofcana 

Appendice prima. f 

Si ©flervano i feguenti Verbi di particolar lignificato 2 

Andare una pena , (opra addotto , fi fa ancora di queiV or- 
dine . F. Giord. Predio. A chi commette così gran misfatti , 
me va la vita per giuftizia . 

Cwfcr* fi afa per appartenere. Bocc. g. io. tu 6. E fé ante 
aìi do cadeffe il riprendervi , io Jo bene ciò ci? io ve ne direi . 

Cader per mano vale venir 1* oocafione . Bocc. g. 7. n. io. £#i t 
ftcondocbèìox cade per mano, ragionano dicami) , * W* baratti. 

Calere vale importare , Bocc» g. j. n. 6. No» ve ** **g/** f 
no\ io fo ben 9 io cib , ;£' /e 1»/ /à . 

Fare fi nfa per importare. Bocc. g. 5. n.4. GSr vi /« *g// f 
ì*rc££ W/e fipra quel veron fi dorma ì Si afa ancora per eflere 
utile, ma coll'accofativoj e la prepofizione per. Bocc. g. j. 
I). 2. 5©»o */**»/ /) poco difereti nel voler pur moflrar di cono* 
fiere , e di fentire quello , che per loro non fa di (opere , che aleu- 
te* volta per queflo riprendendo i di (avveduti difetti in altrui , fi 
aredono la loro vergogna feemare , dove effi P accrefeono in infinito . 

Fallare fi afa per mancare . Amo). Ant. Giunt. n. 153. 
HIP 4 v*re non^ falla cagion di negar fervigio. 

Rilevare, e montare, già addotti, fi fanno di quell'ordine, 

per importare, o giovare. Petr. canz. 39. Ma in/ino, a qui • 

?»#» te mi rileva Prego , /o^/ro , lacrimar , cb* io faccia . Bocc 

g. 2. n. o\ C£f motti a f * quello , 06* / grandi jfimi Re fi facciano ì 

Appendice feconda . 

Sono da notarti i feguenti modi di dire. 

Aver luogo vale per neceflario. Bocc. g.8. n. t. I dugento 
fiorini a? oro 9 ebe t altrieri mi prefiafti, non vci ebber luogo , 
perciocché io non potei fornire la bi fogna , per la quale gli prefi . 

Far luogo vale abbifogrurc, come dal primo efempio fopra 
•ddottp . 

Non piaccia a Dio vale no. Bocc. g. 2. n. 1. U domandato* 
mo come non era cofiui attratto ì Acquali il Fiorentino rifpofe , 
non piaccia a Dio , egli è fiato Sempre diritto , coni* è qualun- 
que di noi . 

Venire con addiettivo vale riufeire . Bocc» Introd. Tanto pih 
'viene lor piacevole , quanto maggiore è fiata del falire , e dello 
/montare la gravezza . 

Venire il deftro vate prefentarfi Y opportunità • Bocc. g. 2. 
io. io. Quando a pie, quando a cavallo, fecondo che piò il deftro 
|(li venia. 

Quinto Ordine degP Imperfonali . 

Z Verbi di qpefi'ordinc harm* AoV* *fe * n attivo, o ori 
accuùtów 'eoa b Pte^g^ f» * ° ** cafi T 



Libro feconde 2 14$ 

del Verbo i o anche una psepofizione; evi fijpoffono ridurre 
que' Verbi pattivi , i quale (ì adoperano in figura <f impersonili . 
Curar fi. Bocc. I ntrod. Non altrimenti fi curava degli uomini , 
ci* or* 7? curerebbe di capre . 

Ragionar fi* Bocc. n. 1. Reg tonando fi adunque che , e-ffendo 
TAufciatto Franzefi di ricchiffimo , e gr*« mercatante cuvalier 
divenuto &c. Quefto Verbo è chiamato impcrfonale «U' De- 
butati pag. s8. • 

Dirfi . Bocc. £. 4. n. 2. L« maggior villanìa , ri* wjì ad 
#*/?#* ghiotto» fi diceffe . Anche quefto Verbo è accennato ivi 
da 9 . Deputati . 

Crederli. Bocc.-t;. 4. n. 2. Crede fi che /* marina da Reg- 
gio a Gaeta fia qua fi ia pih dilettevol parte d Italia . Anche 
quefto è fifa' Deputati accennato. 

Bucinar fi. Vale andar dicendo ri fervata mente, e cen riguar- 
do . Bocc. g. 3. n. 4. Bucinava/} t eh' egli era degli /capatoti . 
Udir/i yfarfi . Bocc, g. 6. proem. per A* Reina, e per tutti fu un 
gran romore uduo , che per le fanti e famigliari fi faceva in cucina. 
Ricercar fi. Vale far d' uopo. Crefc. lib. 8. ir. 1. E perete 
in queflì cotali arbori fi ricerca più V ombra che Sfrutto , non 
è da curare del lor cavamento , letaminamento . 

Afpettarft vale appartenere , doverfi . SaSviati Spin. atr. 
2. fc.. p. Sotto nome di Ghibellino occupa quefio patrimonio , 
che 4i ragione s* afpetta a Guelfo f 

Volerfi fi ufa in varj modi per convenire . Bocc. n # v. Que+ 
fii Lombardi cani non fi vogliono più foflenere . Cioè non con- 
vìen foftenerli . E g. 4. n. 2. Comare , egli non fi vuol dire , 
Cioè non convien che C\ dica. E g. 5. n. 10. Elle fi vorreb* 
hon vive vive metter nei fuoco . Cioè converrebbe metterle 
nel fuoco . E g.8, n. 10. Ma che} fatto è : ^éolfi vedere ai. 
tro. Cioè convien vedere altro» 

C A P. VIL . * 

Della corruzione de 9 Verbi Locali ; 

ABbiamo fin qui trattato delia particolar coftruxtotie di eia* 
fcun Verbo i ora palliamo a trattare delia cort nazione co* ' 
roune de Verbi , di quella cioè che pub eflere comune a pi* 
v erbt , benché fieno di varj ordini . Cominceremo , ali* ufo de* 
Gramatici Latini , da' verbi locali , che fono queiK , i quali 
ricevono enfi lignificanti luogo. Tre cofe vogliono confiderarfi 
per la relazione al luogo, la quiete , il moto, e ìadiftanza. 
1-a quiete fi chiama flato in luogo ; i moti fono principalmente 
tre, moto da luogo, moto per luogo, e moto a luogo. La 
diltartza fi è lo fpazio , eh' è tra un luogo , e T altra. 
QmiceUi Reg. £ u s x A- 



L 



tifi tidk coflruzfone tofana 

STATO IN LUOGO; 

NE' Verbi di flato in luogo t regolarmente parlando ,' \1 
luogo, fiafi nome proprio, o appellativo, fi mette ina* 
hlativo colla prepofizione in feraplice * o articolata . Gio* 
VilL L i*. e. 88* Soggiorni* alquanto' in Forlì* Bocc. proem. 
Nel piccolo circuito delle loro camere race bit* fé dimorano* E g. z. 
tu 2* Sono la notte poi fiato in Buon luogo , e bene albergato. 
Appendice prima* 
Negli Anton del buon fecolofi trova non df rado negli flati 
fa luogo «fata la perpcfìztone a in* vece d' in . Bocc n. 7^ 
Trovandofi egli una volta st Parigi in un povero poto + En,i. 
Piacevi egli y che il voflro corpo fia feppelito al noflro luogo ? 
E g. 9. n. 9* Un buon uomo r il quale a capo del ponre fifedea* 
E g„ 1. n. 4- I» non fono accora tanto all'Ordine di S. Bene* 
detto flato 9 cb y io pofja avere ogpi particolarità* di quello apparata « 

Appendice, feconda , 
Cafa 9 Angolarmente quando fignifica patria, riceve la pre-i- 
petizione a . Bocc» g. 5.. n, 5. Se io fojji a cafa mia , come io* 
fono alla voflra , mi tengo io sì voflro amico , che ne di que« 
floy né d* altro- io non farei fé non quanto vi piace Jf e * 

Stare a cafa in un luogo , e fé trovati nel Foov lignifica ciò r 

che volgarmente diciamo r flar di cafa \ Bocc. g. 4:. n. 8. Ffpia* 

to là r dove ella fleflezcafa-i incominciti a poffare davanti a lei . 

Appendice terza . 

CI Tono alcuni avverbi r i quali hanno la forza del cafo de* 

Verbi di flato in luogo - 

, Qui r e qua vagliono/v queflo luogo , cioè nef luogo", dove 
fc colui* che park * ecorrifpondono z\V bic de' Latini. Petrar. 
fon*, 91*. Qur mi fio folo y e come amor nf invita , Or rime , or 
ver/i y or /colgo erbette r e fiori "v Bocc, g. j„ n. io* Non ti dare 
malinconia r figliuola , no: egli 'fi fa tene anche qua- 
. Non è punta facile lo flabilire una- regola ferma fopra l'ufo 
di queflr due avverbi e \ì dir corv certezza quando l'uno, e 
quando r altro debba adoperarti * poiché le varie regole , che in 
cib'G danno da r Gramatici r patifconoflravfdifficultl-^ Sembra- 
mrcontutTocii-veriGmileP opinione del Buommattei tratta 16V 
cap.j. r purché fra metT* in buoi» luroev Dico adunque con eflo 
lur, che «joando fi- tratta dfc accennare il luogor di chr ragiona 
precifo y etreoferitto Y e paruculàriszato r come flftnza r cafa * 
chfefa> cittì r e fimili y fi adopera l r avverbio qui :' ma quando* 
ù vale accennare il luogo del* parlante con' qualche confutione 9 
e indeterminazione t come patfe v contrada, o luogo non 7 chi** 
rumente circofcitto, fi adopera: l'avverbio £«r. Cori net Boccv 

In* 



■I 



Vibro fecóndo . ttf 

Introct. effendote fette donne adtinate in S. Maria Novella cH Fi* 
lenze, ed entrando in varjdifcorfl* Pampinea una di efledifle 
<Josì / noi dimoriamo qui j al paret mio > non altr aménti t chef* 
' jffère vohflìtoó teflirhotte di quanti corpi morti ci fieno alla le* 
~poliurd recati i o tfafcoltàre * fé / frati di qt>.l t Mtr* Mie debite 
. are Cantina i lóro ufitjé Ecco quando parla dèlia Chiefaj dove 
erario * dice , qui , e j quando parla dell' abitazione de' Frati a 
loto ignota* e cosi in Confuto elice* qua .E. n* i* Giannotto 
ffiercatante in Parigi dice all'Ebreo .' non Credi tu di trovar qui 
thi il batte fimo ti deàì ciò? in Parigi. Qualche difficoltà ci è 
g. li ri. li dove Marchefè in Treviri accùfa Martellino efifien- 
te nella Cittì mèdefìfha $ ana! vicino a lui* e dice «1 giudice : 
égli è qda uri malvagio uortiò * che m* he tagliata là bòrfà C6n 
Seri cento fiorini d*oro. Ma fi noti * che non fi circo/cri ve ivi 
alcun léogo determinato 4 ma $' intende tn quella contrada * 
9 in quella folla di popolo* e perciò li adopera qua. 

Quii é di qua d adoperano per lignificare i in queflo móndo . 
ÉocCé Vit. Dant. papi 2:4, Cori affidilo fiudio pervenne a conofeeré 
della Divina Eflenzia, e dèll^altré f eparale intelligence quello , 
the per Umdriò ingegnò qui fé né pub comprèndete * Petrar* canz* 40. 
Perchè mai veder lei Dì qua noti {pero * e f afpeitàr m J è no fa « 
Cij e ce Ci adoperano tri fenfo di $«/* e fum Bocc. g- a. n* 
io* Di dìj è di fiotta ci fi lavora j e baltecifi la Uria* Innanzi 
al pronome relativo* e alla particella ne fi adopera il ^fdoj- 
to* ò affittò* BoCc. n. 8. lo ce la farò dipingere 4 E g< 1* n, 
jè Sappi ? egli fa lavotarè 9 è ingegnati -di ritenercelo. E la- 
trod. Se pure alcuni ce no fonò. 

Ne 1 comporti fi adopera il qud f non già il qui i Urte* & 
8. n. 7. Oh ftròcebia mia * io fon quafsb • E g.^. n; $i Egli è 
una giovane quaggiù* che è pik iella j effe -una lammla . 

Coftì * eàoflà vaglioflo in còteflo luògo , cioè dov* * chi afcolta , 
é corrifpondono all' ifihic de* Latini j il primo accenna luogo 
% circòferitto * e per cilo * e <l fecóndo don qualche indetermi- 
r*ziofie, e fi ufa ne'compofti * Bocc. g. % n. p. lo vi vidi le* 
varvi, e porvi colli , dove voi fletei a federe è E g. J. n. i. 
Se. voi mi metterete cotta éntro * io vi lavorerò f orto . E g. 8. 
n. 1* Ed ètti grave il coftafsh dimorare. F* Giord. O mtfeti* 
qual dolore avete di trovarvi ora colaggio in tanfi tormenti ì 
Lai e colà vagliono in qriel luogo, Mie* Boc&g«4<n* io. 
Cominciarono a dire*, chi è lì t Dant. In£ cani. j. Vuol fi coti 
colà * dove fi puote Ciò , the fi vole . E dicefi ancóra lafirìt , 
laggiù 1 col a f su * colaggììi é 

Là fuole aver corrifymderizà eolie partitelle <ju* 9 * %***> paf« 
ponendoli ordinariamente alla prima * e preponendoli afta fe- 
conda « Bocc. fiw 4. n. 9, Tu diventerai molto migliore , e pih 

K 2 Cefi*. 





148 Delia cofiruzhne tofiana 

coturnato , e pìh da Bene là , che qui non farefli . E g, 8, n» 
7. Senza flar ferma , or qua , «r là fi tramutava piagnendo . 

Di A) talvolta lignifica nell'altro mondo. Bocc g. 3. n. 8. 
Di quefto ti dovevi tà avvedere mentre eri di là , ed ammen* 
dartene . Ri pren (ione fatta a Ferondo , a cui era dato a ere* 
dere, ch'egli era nel purgatorio. 

Ivi , é quivi vagliono in quel luogo , intendendoli del Ino* 
go, di cui fi favella, ma dove nou è, o non s' intende effe- 
re chi favella. Petrar. fon. 2- Fra la jniavirtute al cor tiflretta 
Per fare ivi , e negli occchi fue d'tfefe . Bocc. Inrrod. puantmm 
qtte quivi così muoiano i lavoratori , come qut fanno i cittadini* 

Su, e giù dinotano luogo alto, o bado, non (blamente aq« 
fronti , come fopra * ad altri avverbi , ma ancora da fé fletti • 
Eocc.fi.. 7. n. 1. Quando andajfe , torna ff e da un fuo luogo 9 
eie alquanto più fu era . Paflav. f. 52. Vide Gesù Criflo fu 
ne IP aria , in quei la forma che verrà a giudicare il ' mondo • 
Bocc. g. 7. n. 6. Ecco Meffer , che torna , io credo , et? egli 
fia già giù nella corte . 

Altrove ferve talvolta allo fiato in luogo , e vale in aJtro 
luogo . Dante Parad. princ. La gloria di colui , che lutto 
muove Per l\ Univerfo , penetra , e ri/plende In una parte p/fc, 
e meno altrove. 

Dove , e Ove vagliono in quel luogo, nel quale 9 o pure nel 
qual luogo , e corrifpondono all' uhi de' Latini , e fi puòufare 
l'uno, o l* altro fecondo che torna meglio ad altrui. NelP in- 
terrogare vagliono: in qual luogo .\Bocc. Proem. La quale do- 
ve meno era di forza , quivi più -avìara fu di foflegno. E n. 1. 
Giunto nella camera , dove Sier Ciappelletto giaceva. E g. 3. 
n. 8. Non faceva altro , che domandare : dove fono io ? È g. 
7. n. 6. Ove fé* tu? efei fuori ficur amente . 

In vece di dove fi ufa U con Papoftrofo, ma è proprio del 
verfo.. Petrar. canz.46. U' fono iverjì* x? fon giuntele rime ? 
Dovunque , ovunque , doyechè , dove eie fia , ovechè , ove che 
fia , vagliono in qualunque luogo^ ubicumqté, O pure in qualche* 
luogo , aticubi . Petrar. fon. 227. Dovunque io fon ,' dì , e notte 
fi fafpira . E cap. 2. Ovunque fur fue tnfegne , fui l or preffo . 
Bocc. Leu. Pin. RofT. pag. 217. In ogni parte , dove che»©/ ci 
fiamo , cw igMz/r leggi fiamo dalla Natura trattati . E g. 2. tu 
5. No» potremmo noi trovar modo , £ £* t o/Ì«/° fi lava [fé un poco 
dove che fia, che egli non putiffecos) fieramente f E Fiioc. lib. 2. 
nurn, x 29. Or ecco, anima graziofa , ove che tujii, rallegrati^ 
eh!* io n? apparecchio di feguitarti . E Ninf. Fiefol. ft. 71. Paura 
avendo , oéf non f offe fiato Da qualche beflia mono me che fia . 

D* p?r mr/0 1 per tutto vagliono uhique . Trart. gov- firn. 
Lo Padre di f amili a non può effere fempr? di per tutto • 

Boc- " 



hìhrò [setificio k i4p 

Boccaccio Introd. Qjfufi abbandonai) per tutto languieno . 

Dove fuftantivameme lignifica luogo . Dante Parad. cant. 27. 
£ queflo Cielo non ha altro dove * Che la mente Divina , in che £ 
accende V amor , *£' il volge , * //? virtù cti ei piove . E cant. 
3. Chiaro mi fu attor 9 corri* ogni dove , I» cielo è Par adi fo . 

Dentro Tigni fica nella parte interna , /Arai, e /«er/ , o di fuo- 
ri 9 nella parte efterna , foris . Petra r> fon. 28. D/ fuor fi ieg. 
gè 7 con? io dentro avvampi . Dante Inf. cant. 22* &*» /j 
ranocchi pur col mufo fuori . 

M T O D A LUOGO. 

NE* Verbi di moto d* luogo, regolarmente parlando , il 
luogo fì mette in ablativo colie prepofizioni , da , odi % 
amplici o articolate . Gli efempli fono addotti in copia al- 
la fettima e de* Neutri, e de' Neutri paflìvi . 
Appendice. 
Al moto da luogo fervono i feguenti avverbi » 
Di qui , di qua vagliono da queflo luogò\. hinc . Bocc* g. J. 
n. g. Innanzi ctf io mi parta di qui , voi vedrete il fantiul fa± 
Ho. E g. 1. n. 4» lo voglio andare a trovar' modo ^ cometuefea 
di qua entro. E alla fletta matjiera fi dice, di cofìà , di là y 
dì colà. 

Indi , quindi vagliono di quivi , o da quel luogo ^ illue , in* 
de : ficccome quinci vale da quefìo luogo , hinc . Petrar. fon. 1 5. 
U anima efee del cor per feguir voi^ E con molto pen fiero indi 
fi Jvetle. Bocc. g* 8. n. 7. Comandò al fante fuo % che quindi 
non fi partiffe . E g. j. n> 7. Se to quinci efe* Divo , e /campo , 
*» «fc /^rtf' quella maniera terrò ,' che a grado ti fia . 

Donde , * 0tf*fc hanno in fé la forza del relativo , e vaglio- 
no di qual luogo , unde , o fervono anche all' interrogazione . 
Bocc. g. 2. n. 3. Cominciò piacevolmente a ragionare ^ e doman* 
dar chi foffe , donde venijfe , e dove andaffe . Petrar* canz. 47. 
E poi domando: or donde? Sai tu il mio flato ì anzi talvolta 
in fé contengono l'antecedente . Bocc. g. 2. n. 9. La bupnafem* 
mina torni per lacaffa fita, e colà la riportò , onde lavata Co» 
vea . Nov. ant. 7. Dimmi , onde fé* , * «V w condizione ì Ed 
egli rifpofe : io fon di Sofia , e fono* Re. 

Altronde vale da altro luogo , ali unde . Bocc. g. 7. n. £# F4- 
£?#<& fembiante di venire altronde, je ne falì in cafa fita . 

Di fu , d' in fu ferve ancora a quello moto , ma di efR 
vedi selle prepofizioni . 

M O T O P E R LUO G O. 

NE 9 Verbi di moto per luogo, il luogo, fi mette inacetì* 
fativo colla prepostone per . Bocc. 9. f. u. 7. Che vói 
del fitQ efili , e dell* effere andato tapino per lo mg^do fette 
ami mn fiate cagìpn? È fuefla non fi ptìb n?%*fe , 

K 3 Ap- 



r 



\ 

Talvolta la paticella vt, fc'^h, o affjfla, efprirn* ti cafo 
del moto per luogo f Bocc. g f ?; n . ?. />*r <?£*/ W'* • afe p*A 
fat vìfoUa , *r«to , che pò f ci a vi fia paffatg fette . £ a or volejft 
Iddi* , the il paflarvi , ed il guatami gli [offe haflato f g 
così diceva quella donna perdi* era lootanada cafa fra; che; 
fé fotte (lata in cafa faa, fi farebbe fervit* {iella particella. f'> 
ja quale juft avere la medefima forza. 
Appendice feconda , 
Quando il paflagqio non \ per quel luogo » ma vicino ad 
etto, fi ufa la particella da . Bocc. g, 5. n. tf. Sovente dalla. 
C«£* paff arido , $//*/* ve*»* per avventura veduto un dì ad 
"una finefira. E g. ?# "• S- Vergendola (fa f'/* /«* ff™4* $*$* 
fa (far e* 

Appendice terza f ^ ' 
Al moto per luogo appartengono i feguentf avverbi . 
_ Indi vale per quel luogo , ilio*. Qante Purg. caot. \b*Qrpi$ 
pienamente indi paffarfi. Egli fi aggiqgne talora la particella 
/w . Dante Inf P cant. 9. Or drizza V »*t£q P*/ vi fQ fu per auellf 
fcbiuma antica Per indi , ove quel furnrno è pili acerbo , 

Quindi vale lo fieffb • Bocc. g. z t n. 7. P*/j& quindi ungen* 
tiluomo, il quale vergendo fa nave', finitamente immagini civ f ' 
^ie er*. E gli fi aggiunge talvolta la particella per . Bocc, 
$ 2, n. ?. Al e ff andrò Itvatofi , ? per quinci ^e//* camera ufcendq 
&c : Eg. 10. n. $. Cominciò a far* iepifc JmiJ*rate cotte fie , *£e 
w<« /*fej0e <*/;*» dfrfo» « flW andava, veniva per quindi 9 
Doi/e efprjme talora il cafo del moto per luogo ., colla fòr- 
za del relativo. Pier Crefc. lib f io. c*p.;2. Si fanno aljre ta~ 
• gliuole, colle quali generalmente fi poffono pigliare tutte le bcflie? 
P* r gì* piedi, e pttr le gambe, e \endonft occultamente a? luqr 
' gii \ dove pagano . 

ìfrnde fi u(a nel moto per luogo , per tfprimer la forza del 
relativo, Bocc* g. 5. n, $, Sì mife tanto fra la felva, eh* ella} 
non poteva vedere il luogo , donde in quella entrata era • Cioè : 
per cui . J2g. io. n f 3. Non per quella v/>, donde f# f*' Vf? 
nifti, Wd p*T quella, ehe tu vedi a finiflra, { 

MOT O A LUQGQ. 

TRe moti comprede il moto a luogo 9 cioè il moto a luogo 
propriamente tale , ch'i movimento ad un termine , 
che fi fa , o che fi e fatto : il moto verfo luogo eh' è movimento , 
che s'accoda, 0$' intirizza ad un termine ; e il moto infino ^ 
luogo , eh' e movimento terminato , da ter minar fi in un luogo 9 
lì cafo -del moto a luogo propriamente tale è l* accufativr* 
eolia prepofizione * • Bocc. s* *• n« j. Andi«w noi con tjft 

'*/ a Roma , 



ì~ìbro fecondo l 151 

Appendice prima . 

Quando il termine del. moto è un Regno, una Provincia, 
4> pure un luogo non chiaramente circofcritto , fi adopera la* 
f>repofizione in. Bocc. g. 5. n. 8. Come fé i,n Trancia , o in 
Ifpagna , in */f«» ^//ro luogo lontano andar voleffe. E g. 2* 
ti. 4. Andonne con ejje in Cipri* E g. I. n. 7. Fatta fi adunque 
la via infegnare, non trovando alcun , che v 9 andaffe? teme*» 
te , wo* per ifciagura gli veniffe fmanrita , f quinci potere an* 
dare in partì, dove così tofto non troveria da mangiare + 
Appendice feconda . 

Quando il moto a luogo ha forza di andare dentro a! luo. 
330, fi adopera la perpofìzione /» . Bocc. g. 4. n.io. Nella e** 
mera fé ne venne . E nell* introd. E d ecco entrar nella Cbiefa 
tre giovani* 

Appendice terza • 

Il cafo del moto a luogo vien cfpreflfo fpeflfe volte e da 
particelle, e da avverbi, come fegue, 

Ci, e vi fignificarro a quefto, o a cote fio luogo . Bocc, n. r. 
Jb non vorrei , che voi guarda fle , perchè io fia incafa di quelli 
jdfurieri ; /o «00 ci ho a far nulla , anzi ci tfftf venuto per do» 
ver gli ammonire . E g. 10. n. 5. N/«* /# , eie mai a e afa mia 
-capita ffe, cb* io noi coment affi a mio' potere di ciò, eòe dalai 
fa domandato. Venirti vi tu vago della mia vita , perchè fen* 
tendolati domandare, preftamente deliberai di donavi ati m E g. 
?. n. %.S* egli avviene, che tu mai vi torni, fa, che tu non 
Jìi mai più gelofo » * 

Servono al moto a luogo gli avverbi Copra addotti nello fia- 
to in [luogo, Bocc. g. 4. n. io. Tu te ne dovevi andare a caja 
tua, e non venir qui . £g. 6* n. io. Qua divotamemte v* ap* 
prederete a vedergli. E g. 3. n. 6, Fatti in coita , non mi toccare • 
E s*. 2. ti. %.Andianne là , e laverenlo fpacciatamente. E g. 6. n, 1. 
Fffendo forfè la via lunghetta , dita, onde fi partivano, a colà , 
dove tutti a pie 4* wdare intendevano . Parta v* fol. 270. fecondo 
il Vocab. , e le edizioni ; Dov'è P amore, e V piacere, ivi va l* oc* 
jcbio. Matt; VHI. 1, i. c.tf, Ridujfonfi nella Rocca di fopra , e ivi 
riduffono tutte le loro cofe . E lib. u.c. $0. Per gli cavalieri, e ma* 
jn adì eri , cfo quivi prano rifugiti , niente vi poterono acquiftare. 
Petr. canz. 50. Dove fé* giunto 9 e onde ff divi fo ì Bocc. g. 9. n. 1. 
Non poteva dif cernere ove s* andava, É g.8- n.io, Egli era dif pò* 
fio cp andare , dovunque a lei [offe a grado . E Tefeid. lib, 4- otr. 
9- Poi dove ch J io gijfi Altri che ben non creda , che fenùffi . E 
FUmm. L & tty* Q figliuola , ove torri? E £* 4- canz. Ch % ove 
eh* io vada i/feùtirb minore * E g* 2, n. 2. Nonfappiendo pereti , 
j:^/7 fuo fante là, o altrove fi f offe fuggito . Dante Purg. canr. 
jtf, Ccwf fé m mn fijfi mtjra Dì mone entr.tto dentro éàtfd 

K 4 rfj- 



ijx Della t costruzione tofcanal 

tett . Bccc. g. 5. n. 5.C0W avvenire cbe Giacomino per alctr 
na cagione da fera fuori di cafa andajfe. 
• P/4 particella riempitiva pare che ne' moti a luogo lignifi- 
chi andare altrove. Bocc. g. 2. n. 1. Cbe in luogo di fomma 
grazia via il lafciajfe andare. 

.MOTO PERSO LUOGO. 

IL cafo ordinario di quello moto è Paccufativo colla pre- 
pofizioue verfo , o inverfo . Bocc. g. 2. n. 8. In povero 
abito n'andò verfo Londra . E g. a^tìn. Prefero adunque le 
donne, e gli uomini inverfo un giardinetto la via. 
Appendice prima . 
Si adoperano le dette p re porzioni anche col genitivo, fin- 
go! armen re quando il termine, a cui s'indirizza il moto, è 
perfona . Petr. fon. 108. Vali /panda Verfo di voi 9 dofce 
fcbiera amica . Bocc. Filoc. lib. 1. n. 20. Tempo gli purve 
di moftrare la fua pietà inverfo di coloro. 
Appendice feconda . 
1 Poeti adoperano ver y o in ver in luogo di verfo , o invem* 
fi. Dante Parad. canr. 5. Sì via" io ben più di mille splendori 
Trarfi ver noi . Taflb Geruf. cant. 17. ott. 1. Gaza è Città 
della Giudea nel fine , Su quella via, 06' in ver Pel ufo mena . 
Appendice terza. 
Invece di verfo tifano di dire i moderni alla volta cor ge- 
nitivo efpreffc, o tacito. Firenz. Di/c. ani in. pag. 42. Prefo 
quel rafojo in mano , fé n* andò alla volti fua . Tacit. Davanz. 
fior. lib. ?. pag. 301. Volando Antonio > con parte de* cavalli 
alla volta d'Italia , gli fu compagno Àtrio Voto . 
Appendice quarta . 
1* fu, e in giù colPartìcplo \nnaozi fervono a quello mo- 
to, e vagliono verfo il baffi), o verfo Paltò. Bocc. g» j. n. 
6. V acqua è pur corfa allo 'ngiu , come eli* doveva « Firenz. 
Trinut. att. j. (e. 2. lo gli vo y mettere^in fu un curro , ebeva* 
dia da fé allo 'nsù , nonché allo 'ngià . 

MOTO 1NF1NO A LUOGO* 

IL cafo ordinario di q&eflo moto fembra un dativo , ina i 
uno accusativo colia prepo(Ì2Ìone/itt0 , infino , ofino. Dan- 
te Conv. pag. 2j. I raggi non fono altro, cbe un lume f eh* 
viene dai^ principio della luce per F aere fino alla co/a illumi* 
nata. Gio. Vili. lib. 10. cap. 76. Gli vennero incontro infino a 
S.Giovanni Laterano. Bocc. Vir. Dant. pag. 13$. S* era motte 
volte udito le fu* laudi portare fino alle flel/e • 
Appendice prima . 
La detta prepo&ione talvolta, riceve altri cafi , e altre par» 



J+*t>ro fecondo: 15? 

tfcelle 4 Matt. VUUlb. 9- cap. 43. 11 carpo fiferiò fino nel dì 
fegitehte* Bocc. g % 10. n. 9. ^0 era tette in penfiero di mandare 
un di quefli miei infin vìcin di Pavia. Gio. VilU lib. 12. cap. 
6$. La /«<* gew* /cor/!f fino preflo a Piir/gi . 
Appendice fectyda . 
Finche , finattantochè , in finché , infinattantoché fervono a que- 
fio moto, e portano al foggi un t ivo d*un ajtro verbo, di cui 
F azione fia termine di quella del Verbo principale • Bocc. g. 
$. m io. C£/ te la fa 1 fagliele* e fé tu non puoi , tienlati « 
mente finché tu poffa . Tratt. Sap. Lo iw/a c«or* ho» /tao */fcre 
/» pace , finattantochè egli non li ripofi #0 vo/ . Pier Crefc. I. 
9. cap. 52. JM e/<r*»ff /7 f angue , infinchè il cavallo quafi in- 
frali fc a t Bocc. g. 8. n.7. CA* alcun non v* entra ffe dentro , in fi* 
nattantochè egli tornato foffe . Sì trovano però anche coli* in* 
dicarivo , Bocc. g. 5. princ. Su per le rugiadofe eròe , infittati 
tanto che alquanto il fole fu alzato , co/la fua compagnia di* 
portando i* andb . E g. 10. n. 4. Niuno dover/i muovere del tuo* 
go fuo , finattantochè io non ho la mia novèlla finita . 



DELLA DISTANZA D'UN LUOGO 
DALL' ALTRO. 

Vendo noi qui trattato del luogo , non farà affatto fuor 
l di propofito di dir qualche cofa dello fpazio fra' luoghi , 
o fia della diflanza d'un luogo dall'altro. 

Quando il Verbo ha dopo di fé un addiettivo, che fignifi- 
fchi diflanza, il termine principale fi mette in ablativo col- 
le prepofiziont da, di , e la mifura della diflanza fi mette 
in ablativo fenz* la prepofizione . Bocc. g. 8. n. 2. Variungo vii* 



A 1 




% tale , quale per fé lo eilge la prepofizione. 

Lungi , lontano , difcofio^e fimili efigono il termine prin- 
cipale ablativo^ con prepofizione, o talvolta in dativo, e la 
mifura della diflanza in ablativo fenza prepofizione • Bocc. g. 
2. n. p. Si rimale ben venti miglia lontano, Pier. Crefc. 1.5- 
c. io. Lungi dalla radice tre dita . Vii. S. Marg. Difiofi* 
alla terra cinque miglia • 

Vicino^ prejjb 3 e fimili, che dinotano poca dì (Un za ■ fi fro- | 

vano comunerrìenre col dativo, non di rado col genitivo, e 
talora coli' accusativo . Bocc. g, 2. n* 4. Affai pttjj* a Salerà 
no è una cofla Jbpra il mare riguardante . E g.8. n.o- E andan- 
do carpone , infcn preffo le j/miv di Ri poi? ii condujfe . E g- 8. 
1, 7. Tra falci , ftìt ^/;ri alfcriprtjfo della mrìeeHanafcQfoer* * I 

Dame ì 





«54 J)elta jcoflruzione tofcana 

Datlt. parad. cani. 6. 5/ ritenne Vicino v! monti 9 de* qua? prie 
pta jufch . Bocc. g. ip. n. j. T* p«o* ^/ quinci vedere forfè M9 
ptezzv miglio vicin di /qui un bofchem • 

Preffo aggiunto alla mifura della didanza , in fenfo di cir- 
ca , vuole il dativo . Poco g. 8. n. £. Predala dì pefo , rrafo 
rA' j'o jf* portajji preffo a *»* balenata . E g. 2. n. 2. JU *©//* 
«>/*• «rv* i7 foprapprefe di lungi dal cartello preffo ad un mìglio * 

O fi adopera in fenfo .della reflazione de' due termini della 
didanza . Bocc» g. 8, n. ?. Quante miglia ci ha ì Haccene pik 
di m/J/anta Cioè dal luogo , dove fi parla , al luogo , del qua* 
Je fi parla . Ed ì da notarli ancora che il ci fi unifce al Ver* 
ho Cuftaotivo, o al 7erbo fiverp^ che ne fa le veci, per fi* 
gni6care lo fpazio da correrli per arrivare a un luogo „ Ecco- 
ne un altro efempio. Bocc. g. «.n. 5. Quefta non è la yia di 
andare ad Alagna : egli ci ha delle miglia pik di dodici. 

Ivi , o fimile particella , mettendo in dativo la mifura del* 
la disianza , vale 4 a 4 u *l luogo ? Bocc, g. %, n. 3, l paflori di/* 
fero , che ivi forfè af ne miglia era un caflello. 

La prepofizione a aggiunta alla mifura della diftanza , vale 
talora in /circa. Bocc. g. 1. n. 7. Domando , quanto egli allora 
dimora ffe preffo a Parigi $ a phe jgli fu rifpofio , file forfè a 
fei mihi*. 

A' Verbi lignificanti moto la mifura del moto fi fiiole ag- 
giugnere in ablativo fenza prepofizione • Bocc. g. 5. n. 4. Non 
offendo pih che fei miglia camminati . E g. y.n.8. FJJo font 
pn mezzo miglio per fa pigneta entrato > 

C A P. VII. 

m 

Pi varf cafi , che fono comuni a molti Verbi . 
Ltr* i cafi locali , ci lono altri cafi comuni a molti Ver» 
bi , i cattali per brevità ridurremo in quello (capitolo « 
Del dativo comune . 
Ammettono talvolta i Verbi un dativo di qaella perfona ,' 
irt grazia/, utilità 9 o incomodo della quale ridonda l'azione 
del Verbo, ed ì maniera Latina-. Bocc. g. io. a. 8. Qualun- 
que altro avuta Paveffe ( quantunque il tuo amore onefio flato 
/offe ) Pfivrebbe egli a fé amata pih tofio , fbe a te . 

Pe* cafi [di tempo . 
, I Verbi che fignificano azione tranfitiva, o Intronfiti va ri- 
cevono il cafo del tempo in ablativo fenza prepofizione , o 
fia in accufattvo P Gio. VilUib. £. cap, 4, Regni* Lotieri ini* 
t'alia fette anni . Cconiclu Amaretx. pag. gp. Uno di Roma 
f edette Papa anni quindici . Bocc. g. 2. n. 6* Dove poi moV 
(0 tempo fi crei? , cV* efll tutti felicemente vivejfero, 

, Quan* 



o 




Uho fiondo ; * |jy 

Quando il tempo non fi accenna precifo , ima In circa , fc 
molto in ufo preffo a'notlri Autori la prepofizione 4$ preffoy 
*ol dativo , Bocc f g. j f n. 19. offendo già vecchio di preffo $ 
fatanti* anni . Ovvero fi appone : in quel torno , che lignifica 
fhf* , intorno . Bocc, g. y. n P 5. P 7 ejà di 4** anni , }n <±w\ 
tomo? 

Lo fpazio del tempo decotto » o da decorrere da nn prefitto 
fermine fi fuoje éfprimere colla particella ivi , ponendo il 
tempo in accqfativo colla prepofizipne a f Bocc, g. 4. n, 5. Ivi 
a' pwW £/W ^ rrcvj co///» ^inette . E talvolta fi tralafcia 1% 
particella ivi , ed è maniera elegante degli Antichi • Nov>. 
ant, 46. T^ P*r mogli* fina gentildonna 4*11* terra : mmfc 
fap e fece * due mefi una fanciulla f 

Pe cafi #i frumento , o d'i mezzo f 

V iftrpmento , e il mezzo fi fogUon mettere ia ablativo 
colla prepofizione con. Bocc. g. 3. n. 7. Per voi non rintafc i 
ntojhandoyf ogni ora pifr crudele, cb* egli non V ucci4effe colle 
J lue mani f E g. 4. n.5. Con un coltello, il meglio che potè ^ 
gli fpiccb 4*Wmh»$Q la tefla. E g.4.n. 5. Non e/fendo alcun 
1 de* haron fuor, eie con priegbi di ftò fi sfqr^affe 4i YimuQVer* 
(o , // condanni) nella tefla f 

Talvolta per proprietà di linguaggio rifinimento fi met|Q 
Jn genitivo, come potammo nella feda degli attivi, 
Pé* cafi di cagione . 

La cagione, per cui altri opera» fi fuol mettere in accofa* 
tivo colla prepofuftne per f Bocc, g. z t n. 9, U quale già rin* 
nofeendofa, e per vergogna quafi mutolo divenuto , niente dicea • 

Talvolta fi mette in dativo .Ciò, Vili. lib. 7. cap. 40. \Jcciff 
di fua mano con uno flocco il detto Arrigo , per vendetta del Cont? 
Simone di Manforte fuo padre , morto a fua colpa . Bocc* g. 4., 
n. 2 f lo voglio , che in luogo delle buffe , le quali egli vi die* 
4e a mie cagioni», che voi abbiate quefia collazione • 

Talvolta fi tralafcia la prepofizione. Bocc. g. 19. n. 8.1 cui 
fanti ffimi effetti oggi radijfime volte fi veggono in due, colpa, 
e vergogna della mi fera Cupidigia 4? mortali ^ Cioè per colpa . 
E il Vocabolario la giudica forma quafi avverbiale. In fatti 
fi trova in altri efempj allo fteffo modo. Dante Farad, canu 
1. £} rade vòlte, padre, fé ne coglie Per trionfare Ce far e , o> 
poeta , Colpa, e vergogna dell* umane voglie. Dittai». 1. 0. capu 
?• Q?eflo monte , difs* ei . fatto è filveflro , Colpa , e vergogna 
4i que y , che fon ora^ Che wran filo in terra, e 4a fiwftro. 
.Per conto fi uja da ? Toscani col genitivo in fenfo di per ca^ 
ghie. Bembo Jett. 2. E per conto di lei, e per voftro ne fen* 
ilva io doppio , e graviamo dolore - Si dke ancora dello fteffo 
fi'gnificaio a cono » Redi toni, y [eU* JJ?i Mi fi Sfgfyf Cori % 





ì^& Della còftruiiont tofcand , 

tonto di Situai fer "avervi il parentado della moglie * è no* 
pio da giudicar forfè a favore di Famefe • • 

Così ancQra dopo i verbi fi mette la cagione in genitivo* 
Bocc. g. 2. n. 2 fc Di amorofo de/io ardeva . E fa & n. 7* OU 
tre agli altri fuot dolori , credette di fete fpafimare . Si trovi 
talvolta negli antichi col dativo. Franco Sacchétti c\u dat. 
Vocab. V. Dolore . Se tu la perdeffi , veniteti meno , tu 
morrefli) a dolore. 

De' caft di fine * 

TI fine fi fuol mettere in accofativo colla prepofizione pet « 
Bocc» g. 9* n. p* Molti di diverfe parti del mondo à lui , pet 
loro ftrettijfimi , ed arditi bifògni concorrevano per configlio * 
Talora, per lo folito genio della lingua * d trova colia pre- 
pofizione a in forza del gerundio latino . Bocc. g. 8. n. 9. 
Mi metterò la roba mia dello fcarlatò , a vedere , fé la bri* 
guta fi rallegrerà . E g. 5. n. 3. Che fenza dolertene ad aU 
tun tuo parente , loffi fare a me * a vedere fé io pojjo raffre* 
Tiare quefto Diavolo fcatenato . 

De* caft di modo * 

Il modo fi ftiol mettere iti ablativo colla prepofizione con j 
O in . Bocc. g. 1. D. 8. Tito non reflando di piagnere t con 
fatica così rifpofe . Petrar « fon. 89. Sennuccio io vo y che fappi 
in qual maniera Trattato fono » 

Talvolta fi mette in dativo. Bocc. Lett. Ptn. R01T. pag. 
175. Morendo a ftento , /* lungamente obbrobrio fo fpett acato . 
E g. ?. n. 6. Alla maniera Aleffandrina bullo. 

Talvolta in genitivo . Dante Parad. cant* 5. La grazi* 
Del fommo Ben a un modo non vi piove . ' 

Talvolta in accufativo colla prepofizione per. Bocc. g. ?• 
». 3. Per affai cortefe modo il rifpofe. 

De*cafi di compagnia» 

La perfona compagna nell'azione Ci mette in ablativo cor- 
la prepofizione con . Bocc* n, ult. Con Crifelda lungamente r 
t confolato viffe. 

C A P, IX. 

Della Ciftruzione degP. infiniti de* Verbi . 

L % Infinito ha tre tempi , prefente , pattato , e futoio , ma 
non ha voce propria, fé non quella del prefente, come 
tornate ; perche nel paiTato fi forma dal Verbo effere , e da *- 
vefe congiunto col participio del proprio Verbo, come avere 9 
ejjer amato \ e nel futuro fi forma dalla voce del prefente , 
preponendovi l'infinito di effere % di avete, o di dovere , tra- 
mezzandoci {ol primo infinito la prepofizione f er , e col fé* 

con- ' 



Libro fecondo 2 jff 

tondo a ; e col terzo infinito non ponendovi alcuna prepoffil 
zione , come effere per amare , aver ad amare , dovere amate # 

Ora non avendo V infinito perfone , né numeri , per fé ftef- 
foè indeterminato , e perciò ha bifogno di un Verbo finito , 
che'l regga, e io determini ad una certa, e particolar figni- 
ficazione. Ciò fi vede chiaramente da quefti efempj . Bocc. g. 
4. nel proem. Affai manife/ìamente poflo com prendere >, quello 
effer vero , che fogliono / favf dire , che [ola la miferia èfenz* 
invidia nelle cofe preferiti . E g. 4» n.j. Cariffxmi giovani ,U 
Tjoflra ufanza vi può avtere renduti certi + quanto jia l % amore ,' 
cf? io vi porto, E g. ó. n, 1. Qonofcendo , che il Cavaliere era 
entrato nel pecoreccio ,. aiera per riufcirne , piacevolmente diffe • 

E perche la corruzione degl' infiniti è molto varia, por* 
remo qui alcune oflervazioni tratte dal Cinonio Tratt. de* 
Verbi dal cap. 42. fino al cap. 55. 

Offervazione prima» 

GÌ' infiniti de' Verbi attivi, fenza variare la loro voce, ri- 
cevono il fenfo paffivo; e così gl'infiniti de* Verbi neutri 
pattivi* fenza l'affido, ricevono il fenfo neutro partivo ^ 
Bocc. g. }.n.8. nel tir. Invita i parenti fuoi, e quella donna 
amata da lui ad un de fin are , la qual vede quefta mede limai 
giovane sbranare • Cioè efTere sbranata . E g. 5. n. 3. Aveva ad 
un 9 ora di fé fleffo paura , e della jua giovane , la quale Utt^ 
tavia gli pareva di vedere , da orfo , da lupo (Iran gota re 2 
Cioè effere (ìrangolata . Nov. anu 56. lo fono coturnato di 
levare a provvedere le {ielle . Cioè di levarmi • 
Offervazione feconda . 

Riceve 1* infinito innanzi a fé l' accufativo alla maniera de* 
Latini , e fé ne trovano molti efempj degli Antichi .Alcuni 
{limano, che una tal cognizione fia alquanto fpiacevole , e 
poco amica della Lingua Tofcana. E veramente t pronomi 
. me , e te, che fi veggono fpeffo negli fcrittori del buon fecolo 
innanzi all'infinito, oggi non fi adoperano, e fentondeldu» 
ro, e del troppo *mico. Ma i pronomi fé ^ lui, lei, e fi mi li , 
adoperati dal Boccaccio nella fua miglior profa , cioè nel Deca- 
merone, tornano bene anche in oggi , e hanno grazia .Bocc. 
g. 9. n. 4. Per tutto dicendo , fé il palafreno , e* panni aver viri* 
ti all' Angiulieri . E g. 4. n. 1. Ninna laude da te datagli fu 9 ' 
the io lui operarla, più mirabilmente , che le tuo parole non 
potevano efprimere , non vedeffi % £ g» \ % tu 9. Qhe la guardia # 
e 7. governo del Contado prenci* Q e «l Conte fignificafjero , 
lei avergli vacua , ed efpedh a ****? ? a ta la foflf Jpo»* . 
Offerv«ZM\ C <%a* 

Ha fpeflè volte \\ infinita^,,* te ^^o A^o , bocc. g. 4. 
ru8. Adirata, non del non K B <iO^ VjW dmt « P««B« ***** 




i$3 Scila corruzione tofcand ~ 

(*o innamoramento 4 gli diffè una gran villania* È g. tf.ri.fr 

Si vedeva della fud fperanzà privare 4 rie! la quale portava , che 

ft Otmifdà non la préndèffe j fermamente doverla aver* egli 4 

Nervazione quarta j 

tìa noti eli rado 1* infinito avanti di fc la* particella di 9 ed 
éfprime la forza del gerundio in di de' Latini • Boc& InfrooV 
Ed in q\Uefla maniera fletterò tanto j che tempo parve alla Rei* 
$a d' andare a dormire * 4 

Talvolta fi adopera per leggiadria* per proprietà di ttn-' 
faggio é Bocc. g. 8. ri. 7.1 A me fi conviene di guardar tone^ 
Jìà mia sì j che io coti* altre donne poffa andate d fronti [co- 
pertm E g. 4 ri; & nel parie. Alcuni 4 al mio giùdiciò i fononi 
quali pììi che /* altre genti crèdort fapere 4 e Janno meno ,' epet 
qtteflo noti foldmentt a' configli degli uomini * ma ancora contrd 
la natura delle cofè sprefumono di opporre // Jenna toro j 
Offervationè quinta . 

V : intinteti' * propónendovi la particella d, tofma vàr; modi 
ài dire, i quali esprimono (e faglienti maniere di parlare La- 
yiae i e ancpraTofcane * 9 , ■* ,. , 

11 gerundio tri doi de 1 Latini . Bocc. Fiatóni, tifi. 4. nu. 64 J 
Le quali co fé , ed antichi ffxme , è nuove a* moderni animi fono 
non picchia cagione di diporto * ad andarle! mirando j Cioè an- 
dandole mirando . , 

II geranio tri di . Dante Conviv.pag.tj*. Tanta fu l'afa 
fezioné a producere la creatura fpirituale ,- che la prèfenzia eT 
alquanti i che d miai fine eioveano venire , non dovea 1 n? poted 
Dio da quella produzione rimùioveté . Cioè di produce re « 

Il gerundio in durri 4 Booc. g. t. n. $v Còmévaloròfd dótind 
difpojlajì ad onorarlo 4 fatti f% chiamate di que i bUonì uòmini r 
che r ini a fi v erano y ad ogni cofd opportuna , con loro 1 configli? r 
fece ordine dare 4 u , 

Il topine! in un*. Bocc. g. t. nel fine. CÌomandb, che eia* 
feund infinti alla feguente mattina s* and affé a ti potare » Cioè/ 
/>*/ dorrititum 4 

\\ futura in r*x. Paflov. tti.Gbì del tempo, ch ¥ é 4 ìetf 
JHfe 1 ptefUmé % /* ingiuria a Dio y #7 quale rtferva dfé il di* 
/porre i e V difpenfaw il tempo. Ciofc quodvenfurum e fi. 

Il futuro in 4*1* v Bocc.fi.ov net fine* Traitafi ld. carèna i 
quella iri capo mi/e a Panfilo, il quale' foto di età fatto onore 
reflava ad onorare. 

y II topina in u . tìajtf. Purgai caot ti. Ma tojfo ripp'f ter 
dolci ragioni Un alter % che trovammo in mezzd flradjz f Com, 
pomi ad odorar foavi r e buoni . Ciò* oif*8u fuavef * E di 
lai forra fono <fpé forti a fofiener* , e grave a compotfare f 
ite nel Boccaccio fi leggono „ 

H 





i 



\ \ teièra fecondo 2 1 1$ 

H fiorrtfctpiale de' Latini . Bocc. g. 8. n.7; Kfa it modo , cb* 
élla abbia a tenere intorno a ciò , attendo di dire- a lei , quan* 
do i e dove* piìt le piacerà .• 

II gerundio Tofcana* Bocci, g. 4* n. 10V Diffet <T fuor paren* • 

ti y che i dov& un ojfo florido , il quale* aveva nella gamia , non *. 

gli fi cavaffe 1 a co fluì fi conveniva del tutto, ó tagliare tutta 
la gamba, & morire , e a trarglf V offe potrebbe gfiatire. 

Si adopera ancora V infinito coli* a innanzi per ripieno, 
fièr proprietà di linguaggio \ Bocc^g.5*>n«j^ Effe non ardiva 
a tornare addietro * 

Óffervazioné fefta .- 

Circa; rinfln>to coli'* innanzi gì hanoo alcune forme de 
dire Tofcaney che qur ^ocennererno* ^ 

H Verbo effere congiuri ra coli' infinito di altro verooy me-* 
d Fan te k particella W t efprime il fi unificato del modo e del 
tempo" finittf di' quel VerBo,corrftpot3dentealmedòyealrero- 
pò dello fteffo Verbtf effere* Bocc. g. 3, ri/i. iot mi credo r 
cfc Ir Suore fien tutte a dormire .Cioè dormano . E g. 5. b. 8.* 
Che Venerdì, che viene, voi facciate sì y che M. Paolo* Tra* 
iterfari , e la móglie* e la figliuola , e tutte le donne iot pa- 
tenti i & altre che vi piacerà, qui fieno a definaf meco * 
Cioè defininoy cr vengano a definare. Dante ufa allo fìeflo 
snodo il Verbo flore. Infccant. ^4. Altre (tanno 3 giacere r 
aftr* Ranno erte. Cioè" giacciono 

, Talvolta b particella a prepoftar all' infinito» gli fa aver far 
forza: del foggiuntivo * Petrar. fon. $6. Quefli avea foco andò» 
te ad efler mort&. Cioè poca mancava, ch r et monfle . Bocc. 
g. 5. n* i* N£ vaghezza' di preda , »£ •i/o , o&*/o *fó/V* ro«- 
rr* di voi , mi fece partir di Cipri a dovervi^ in mezzo mare' 
Con armai» mano- affa I ire * Cioè affinchè io vi afTalifli »• 
Off equazione fèt tinta v 

& infinito prepónendovi? la particella da ^ ef prime Fé fi-* 
goenti forme di dire Latine. Il gerundio in di . Bocc. g. 6. 
nel fine» Parendo Iot tempo' da dover* tornare w/o cafèycm 
foavtf pajfoy molto- della .bellezza del luogo? parlando, in $am* 
mino fi mifero * 

Il gerundio in do . Bocc. g. 7. rf. 4*. £/& non veniva la* , onde* 
g* avvi fava, ma da veggbiare 00?? nw# /cctf vicina. 

Il gerundio in ^m . Bocc; g; | 0# n. 2. Allo abate fé n*an« 
d$i tf ioniandollo, come fior gli p a t?v a y e f e f oxte fi credeva 
effere da cavalcare ^ r 

Il participiale in* fignifita>:L A *t\\*a * TSo«* tf. \* «e\ 
proeni. S* fpeiial grazia di ivJto* !L* * «* iw^imentù non w 
pvjbjrr, /* jftgfr <r **/ , edy\< ftf ~ n è 4*cretete , ebe per 
mlammfhQmerhQ, difetti* r V Lf fu W« r^ rm ^^li % 




l6o Dilla corruzione tofcana 

II participiale in fignificazione paffiva . Bocc. Pr*oem. La 
gratitudine, fecondo che io credo , trai? altre virtU è {ottima» 
mente da commendare, e il contrario da biasimare. 

Il futuro in dui . Bocc. g. io. n. 8. Se effere le pare in* 
gtnnata , non io ne fon da riprendere , ma ella , che me non 
domandò , chi io fop . ^ • , . 

Quando dopo l infinito v'I un nominativo, la particella 
d* coli* ignito efprimono un unificato finito deUafteflb ver- 
bo, attribuito a quel nominativo agente. Bocc. n. i. Cotefle 
fon cofe da farle gli fcherani , ed i rei uomini . Cioè che le 
fanno o le farebbono. E g. *. n. 5. Che Napoii non era ter* 
fa da andarvi per entro di notte , e maffxmamente un forefiie» 
re* Cioè eh' v'andaffe, o vi doverle andare. 
Offervazione ottava. 

'L' infinito dopo i pronomi chi,' cui , che, gli avverbi do* 
ve, ove, donde , e firn ili, ha la forza del foggmntivo. Bocc» 
g. 2. n. 2. Qui è quefla cena , e non farla ohi mangiarla . E 
g. $. n. 7, Quivi di fargli onore , e /*/?* 000 y? potè ano ve- 
der fax), e fpecialmente la donna , che fapeva a cui" iarlofì . 
E g. $. n. $. D* Guifcardo ho io già meco prefo partito , eh* 
farne , ma di te , /*//© JaW/o , che io non fo , che farmi . E 
g. 6. n. 5. Non fappiendo dove andar fi , ' Je non come il fuo 
ronzino flejfo, dove più gli pareva ne la portava. Petrar. p. 
I. cani, i$* Che la mia vita acerba , L ^rimando trova ff* 
©re acquietarli. Bocc. Filoc. lib. 5. pag. $8. E vo coglien* 
do quefte erbe , acciocché de* liquori di ejje facendo alcune co» 
fé Utili a di ver fé infirmitadi , io abbia donde vivere. 
Offervazione nona . 

L'infinito, preponendovi la prepofizione per, ha divtrfi 
lignificati . 

Erprime il futuro in r«r de^ Latini , Bocc. g. 4. n.4. Gli 
diceffe , che ella infra pochi dì era per andarne in^ Granata « 

Accenna proflìma difpofizinne ad un* azione . Bocc IntrodL 
1 colali fon morti, e gli altrettali fon per morire. E g. 9» 
n. *. lo odo fare alle femmine un sì gran romore, quando fo* 
no per partorire. 

Dinota fine. Bocc.g. io. n. p. Credendo coftui effere un grani 
barbafforo , per moli rare di avere a grado la fua venuta , una 
gran coppa dorata, la quale davanti aveva, comandò , che le* ' 
*vata foffe , ed empiuta di vino , e portata al gentiluomo . 

Infame col fine dell'operante dinota ancora l'effetto . Dan- 
te Par. cani. 12. Domenico fu detto, ed io ne parlo Siccome 
del? Agricola, che Criflo Li effe attorto fuo per aiutarlo . Ciofc 
perchè l'ajotafle. . 

Talvolti forza di benché co] foggfuntivo. Bocc. g. io. h. 

5- 



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L'i»c • 3* **»*>» y m * «un. b-™*-*- 




iti* Della corruzione tofana 

motore Iddi* fathore del tutto , e conofcendolo, adorarlo, e dar» 
g/i gloria, tra lutti quanti g'i eflferi dotati 4 anima , è prò* 
pria , -ed unico fregio dell* uomo . 

Offervazione decìm aquari* . 
Talvolta in bocca di per fon a agitata da qualche paflfione) 
torna bene P infinito o fofpefo da Te foìo, o al piti preceduto 
da qualche particella, Bocc. g. &.n. 9., dove Maeftro Simo- 
ne viene dalla moglie (gridato a quefto modo . Ecco dedico 
onorato : aver moglie , e arrdar fa notte girando attorno. £ g« 
p.n.4. quel trifio del Fortarrigo, facendo il dolente, e Pap» 
paflìonato , dice del fuo fàrfetto : lo potrei cercar tutta Siena ^ 
e non ve ne troverei uno, che così mi fieffe ben, come quefto: 
e a dire, eh* io il lafciaffi a coflui per trentotto foldi j egli vai* 
le andar ancor quaranta , più . 

C A P. X. . 
Della Coflruzione del gerundio • 

A Neera intorno alla coflruzione del gerundio porremo al* 
cune offervazioni tratte dai Cinonio, dove (opra dal C. 
57. fino al e. 67. 

Offervazione prima . 
EflenAHI gerundio un modo. infinito del Verbo, e per con- 
seguenza indeterminato, ha bifogno d'uja Verbo , ocheloreg- 
ga , o che almeno ne fucch conofeere il modo , e il tempo , 
in cui il dee intendere. Quando adunque il gerundio dipende 
dal Verbo, che gli feguè dopo , gii fida il nominativo . Bocc. 
g. ^. n. 4. Ed in fuW ora della Compieta andare in quefto luom 
go , e quivi aver una tavola molto larga , ordinata in guifa , 
ite dando tu in pie, vi poffi le reni appoggiare. 
Offervazione feconda . 
Talvolta il gerundio è indipendente dal Verbo , che fegue, 
ed è affalrno , e pollo a modo di par e tu e fi : e allora fa le ve* 
ci del participio prefente. ma col nominativo, e non già co/P 
ablativo, come il participio. E tal nominativo è proprio del 
gerundio . Bocc. £. 5. n. 7. lo credo, fé più foffe perfeverato , 
me per quello , eh 1 io prefuma , egli Je ni* andò difperato , ver- 
gendolo io con fumare come fi fa la neve al fole , // mio duro 
ftùponimento fi farebbe piegato . E g. p. n. 7. E [fendo Talan* 
fon quefla fita^ Margherita in Contado ad, una fua poffefftone , 
dormendo esli , gli parvt in fogno di veder la donna fua an» 
dar per un Sqfco affai bello . 

Offervazione terza . 

Si trova tatara il nominativo poflo avanti H gerundio . Bocc. 

g. ?. n. 5. nel tit. //• Zima dona a M. Francefco Vergetleft ** 

fuo palafreno , e per quello , con licenza di lui , parla alla fua 

donna , ed dia tacendo > egli in perfona di lei fi tifponde . E 



_ tifo fectmio: tip 

£* i$.« tì. ì. fc & fciw , *£* fìannotte vegUmdo egli à me^ * td 
avendogli fatta la vofìra ambafciàta , *£// ne portò /ubi t amen* 
gè /* *»/Vw<f »«* * r* *"»"" /w' » * /r* /**** ro/f , che mai non) 
jf+ rie videro di qua tante . 

Offervazìone quarta • 
Negli autori del buon fecoio fi trova ufato il gerundio af- 
follato j col cafo obliquo d' égli , z d y ella , che ferijbra efferé 
\* ablativo aflbluro col participio alla maniera de* Latini . Dante 
Inf. cati. J2. to avea già i capelli in mano avvolti \ È tratti 
fj//> n* avea piti oV una ciocca, Latrando Ini cogli occhi in gito 
raccolti. Petrar. pi i. canz. i$. Men folitarie forme. Forar* 
afe* ttoiei pie laffi Per campagne, e pei colli , Men gli occhi ad 
ogrror molli , Ardendo lei * che come un ghiaccio flaffi * £ uà 
tal modo di dire s'incontra fpeifo in, Giovanni Villani, an- 
fche col cafo avanti il gerùndio, ma non già nel iBocc** il 
quale ufa quali Tempre il nominativo . 

Offervazìone Quinta i 
ti (gerundio col "^erbo mandare fla in vece def P infinito * Bocc* 
fg^ i oi n» 4. È mandolla pregando , che le doveffe piacere di venire 
m far lièti i gentiluomini della j uà prejenza . Cioè a pregare» £ 
ti. K. In più parti per lo mondo mandò cercando, fé in ciò al* 
jHW fitrovaffe , che ajuio, con figlio glideffe. Cioè a cercare .* 
Offervazìone fefta . 
Si pone talvolta il gerundio in cafo obliquo ih vece del par* 
liei pio ffrefente* o di un modo * e tempo finito del Verbo . 
fiocc. g. $. n. 8. affermava , quella fohrfi ufare per lo Veglio 
ideila montagna 9 quando alcun voleva dormendo mandare itti 
/»o paradifo , trarlone . Cioè dormente* o mentre dormiva • 
Eg.4. m io. Trovato Ruggieri dormendo io'ncomincib a tentar 
t a dir con fommeffa voce » che fu fi levajfe . Cioè dormente , 
oche dormiva 4 £ g. é. nel fine. Qpivi trovarono i giovani 
giocando, dove lafciati gli avièno . Cioè cfaè giuravano. 
Offervazìone fet tinta . 
Si accompagna il gerundio co* Verbi andare, e venire, eia 
tal cafo lignifica una certa frequenza, efucceffìone di azione. 
Bocc. n. 4. La quale andava per gli campi certe erbe coglien- 
do . E g. 2, n. 9. Tu ridi forfè , perchè vedi me uom d arme 
andarne domandando di quefte eofe femminili. E g. 7. n.4» W 
dolorofo marito fi venne accorgendo , th y ella mei confortare lut 
a bere , non beeva perciò effa mai . E g. 8. n. $. Or con *>a^ 
farola , ed or con un'altra, fu per lo Magnane infintali* $**~ 
ta a San Gallo il vennero lapidando • 

Offervazìone ottava » 



I fuddetti Verbi, e altri fingili, che accompagnano Vi ^«^sa^ 
ttOftfifWftivtfciS gerundi, e ciiAfiwMorau-U»^ 1 ^?™^ 



'|Ì4 Beila t coflruzione tofiand 

$occ. g. g. ?. 7* E andando guatando per tutto x fi i fuoi potei 
^pedeffe, finii il -miserabile pianto ^ che la fventurata dònna fa- 
tava. Eg. ?. n *9* E più tritamente efaminando vegnendo ogni 
'particolarità' , e tene ogni cofa compre/a , ferneb il fuQ configli** « 
• OJJervazione nona . 

Il gerundio.! ficcome T infinito, noti ricevono avanti di fé le 
particelle mi, tì y ci, fi, *>i, ma, folaroente affiffe, onde non fi 
0ice per efempiò, mi vergognando, , i«* vergognandomi, né fi 
vergognando , ina ' vergognando fi , e così degTi altri . Pure nell* 
ufo fi pongono talvolta tali particelle innanzi afPjn6nito, e al 
gerundio , fingolarrnente precedendo la negativa , e udiamo per 
cagion d x e( empio; non ti maravigliate di quefto : non fi vergo* 
gnanda di ciò- fare , e fienili . E ficcome i verbi , anche neutri 
fallivi, jafeiano fpeffe volte l'affitto, cosili lafciano I gerun- 
di, corbe eia molti efempj potrebbe moflrarfj, ma può battati 
queQo io Io del Booc. g. 4. n. 7. For(e desiderando, e non afe 
tentando di far più avanti . 
" ' a . , . . . ^ Qff erva% jfo decima • 

Il gerundio., anche lènza participio preterito, fi trova «fa- 
to , dice il Cinonio , tn fcnfo paffivo ♦ Bocc. g. 5. n. 7. E/Jf>*- 
$o da* famigliari menato alle, forche frullando, pafsò davanti ad 
pino albergo^, dove tre nobili uomini d* Erminia erano . Cioè ef- 
fendi per via fruttato . E Petr. i. p. fon. 37. fot par venir al 
JLaum , onde fi coglie Acetbo frutto, eie le piaghe altrui , Gu- 
fando, ' affligge piU\ che non conforta . Cioègufoato. Altri non 
ammettono x\eS noftro gerundio quella lignificazione paiftva, a 
così n$gU' addotti etera pi dicono che quel frufirando vuol dire 
pulirà n^olo i famigliari f e quel guftando. contiene elKfli di quali 
che nominativo ^coige guidandolo altri, quando altri il gufta &c. 
Nfc io hp che opporre a tal fornimento ,'ma(Jraiaraente. perchè ta- 
^mod^ha;niiodeUVfcuro arj2tch,e no,echi fe trattiene fa fenno A 
Qjfetvazione undecima. 

Si propone talvolta al gerundio la. partile Ha in, e non len- 
tia vaghezza. #etrar. canz. 30* EH* : facce/e , e fé P ardor faU 
lace. Durò moli!' anni. io. appettando un giorno. Che per naftrak 
fai ut e unquO) noia viene. y Or fi fai lev a a più beat* fpene,. Si 
trova ancora coti altee p re porzioni , benché noa fu oggi trop- 
po in, ufo. Bocc. g. io. n. 2. Quel male-, il quale egli fa , io il 
teputfr rqoltp Maggior, peccato delja fortuna ', che fuo ,' la qual fé. 
voi , con alcma cofa dandogli, donde egli paga, fecondo Lo fio* 
io fuo vivere , mutate, io non/dybim punto , che. in, poco di 
*plìl}Q; non, ne pa& a. voi quella*, che a me pare.. 

Qffetvazjang duodecima , 

t Si cpngiunge^ ti gerundio ài avere., e. di effet* con ajtrrpar- 

^jcipj : pretaritj, e grande il feofftdi preterito, o di trapaflàto^ 



Libro fecóndo . tèi 

fecondo che Ito efige il Verbo, il quale rigfè la tenterai. IV 
trnrì foni 48, Piacciati amai col tuo lume , c^'10 por** A4 altri 
ijir*z , m # prò 5tf//e ìmprefe^ Sicché avendo te retti indarnà 
fcefe , // mro «flf/ro avverfario fé ne f cut ni . Cioè polche egli 
jha tefe le réti - Bocc« g, 1; n, 7. Avendo dunque il fmifcalco; 
de tavole mette » faf rajr W/o abate ^ che qualora gli ptaceffe £ 
* / mangiare era preflo ♦ Cioè poteri' egli ebbe mefle le tavole * E 
** 4- n - *■ J- f damigelle fue avendo £**/« W> ? vedute, è 
udire» « Tancredi ogni co j a avean mandata a aire* CioèJe da* 
jni gel le, che avevano quelle cofe vedute. E g. 8, ti. 7, Tante* 
e sì fatte co fé dì te ferii te avrei f ed in sì fatta maniera j feti 
3. v endole fa ti fapute » che l 7 avréfli , avrefli il dì mate volte di- 
J>itderu£o di mai nan effere nata. Cioè quando tu le aveffi rifa* 
^F*ute - Bocc. g. 5. 0*4- Emendo Catella con poche ri ma fa quivi , <^o- 
-t^ Riccardo era 7 gittà Rkcardo verfo hi un motto , Cioè poiché fui 
ri mala Catella . E g. v n » $t Eflendefi alla fine piangendo addor- 
mentata, Lorenzo le apparve • Cioè pofei acche lì fu addormentata; 
Il gerundio del Verbo effer co 1 participi de' Verbi intanfitivi 




tifj del Verbo avere 9 fecondo che lo efige il Verbo prìhcipàleì 
C A fc XI,. 

Della C'ojìruzi&ne dei participio ; , 

DEL participio pari me n re po„r remo alcune offervaztom trat- 
te dal Cinonip nel citato Trattato de* Verbi dal e a p: 60. 
fine al cap. So. E fi. noti y che lì participio prefente; èfleudd 
voce infinita , dee eflere retto, e determinato da un Verbd 
finito, che regge altresì 11 fentimento ; e il participio prete* 
rito dee tfTere appoggiato 5 o al Verbo efferc > o al Verbi 
fttW^ da' quali riceve la tua determinazione. 
OJfetvazione prima . 
Il participio preferite net nominativo fi trova bensì, ma dee 
^farfi di rado^ cornee he non troppo ricevuto dall' ufo miglio- 
te.Gio. Vili, h il- càp. 3. Or non è quefla terrà qua fi unÀ 
%rannaye portante uomini temperanti $ pericolanti , foggiacene 
a tanti èknjL tante tempre ? DOCC, g. IO; n,8. Sciocche famen- 
t *n%t fan gelisi femminili 1 e da poca confiderazion procedenti* 
- , Offervaztone feconda , v _ 

^Pirj trepéntementé fi adopera il participio preferite Vifc w» 
WMtóm . Bocc, g. 10. n, 5, Preporremo la quafì morta dv*m± %^ 
V\tfwt$lto. tmerifer ìa fpùpta fperanza a quèft a J*&*yaf 
tua dr U4t 4njMo pie ferventemente che mai amando <zn eor^> 
•jwji A t&forahz* acce/o, è nelle fue U**ì ^nem^U 

pw« taofojbf Eg.i, d;6- A lui divwnmtd *& mT^2^ k 
h 3 ***n^ 




j{6 Della corruzione tafca*a> 

Vtvne voglia di fentire , fé egli poteffe , quelli) the de* figliuoli 
f*i* avvenuto • E J. 5. n. i. Poiché alquanto di tempo ebbe 
foflo in dover lei piagnente racco» folate , deliberò ccffuoi com* 
fogni f «0» «JT*™ 4* tornar* in Cipri . 
-, Offervazione terza* 

r. . Si trova ufato preflò gli Antichi il participio preferite inabla* 

Ì tivoafToluto. Dante Convit. p»f, 61. Di que fio fi parlerà al* 

1 ir«vff piìt compiutamente in un libro , cb* io, intendo di fare 9 DÌQ 

* concedente,* *7 volgare eloquenza* Bocc. Fiamm. 1. 1. n. i6*A 

ve»^o wo//o ^/ mio f angue bevuto , «/ pareva , <vé* , me te- 
li iten re, uf tendo del mio fena^ yaga y f ralle prime erbe , colmio) 
fpirito* fi parti ffe. Petrar. Trionfo delia Divin. Qu£Jfi cinqui 
trionfi in terra giù fo Aveni veduti , ed alla fine il foflo , Dio per- 
mettente » vederem laffufo , iì Bocc» nel Decamerone , e^gti Ai*» 
tori moderni adoperano piìi voi erti ieri il gerundio affoluto i ben- 
che ufi no ancora alcuni participi arToluti col fefto cafoni quali 
fembra che ne pure al prefente offendano > $i orecchi > come 
I da feguenù efempli . Nov, anr. 24. net tit. Cow* ti Soldanè 

donò a una duemila marche, e come iì l TeJoriere le fcrijfe y veg- 
gente lui , ad ufeita , Bocc, g. z. n. 8» Avvenne , durante iti 
|. guerra, r£f /* ite'/»* <& Francia infermò gravemente. E g. £• 

n. a; 1/ quale r ficcarne favio, mai , vivente il Re, non lafco- 
perfe. E g. 5* ti. t. Nw* fr^w cacari quattro ore compiute* 
l foiebè Cintone i Rodi ani avea lafciati , quando ,, Copra v vegnente 

^ la notte, conejfa infieme furfe un tempo fieriffymo >e temfefìofo * 

? Offervazione quatta • 

Ef 11 participio prefente fi trova cogli affidi, Bocc* Fiamm* f* 

7P» Egli di te non curameli « Ma non e molto ia ufo • 
l Offervazione quarta % 

Per ciò, che appartiene a* participi preteriti, quando fieno- 

retti dal verbo eflere, e quando dal Verbo avere fi potrà co* 

i. no (cere da ciò , che dicemmo fu tal punto nel prime libro » 

t dove trattamp de* pretettti . Qui è da notar fi una particole 

E coftrozione del participio voluto , e potuti retto dal Verbo effe* 

» ve a • alaniera dì paffivo* coli' infinito dopo, e colla petfona iti 

nominativo. Bocc. n, 1. Quefti Lombardi cani , i quali ackie* 

fa non fono voluti ricevere ,. non ci fi vogliono pih foflenere • 

ì £ g. io, ri, £. V abbracciò firett amante , né mai dal fuo collo fa 

f potuta levate. Paffav. f. 226. Non è voluta udire la verità* 

E il participio andato fi trova ufato col Verbo effere nella 

fopraddetta maniera, ma a moda dMm perdonale^ Bocc.n. 1. 

Colla maggior calca dei mondo da tutti fu andato a baciargli 

r i piedi* 

T ... . , Offervazione fèjta* 
- J participi retti dal V ertK> <""r* fi jpoflbaa accodare col 
r no» • 



LiBro fecondo '•.".,- \Sf 

«•me, e poffbno ancora difcordaredaeffbin genere, einm* 
triero ► Bocc. g-5. ti. 1. Uftmaco ogni cofa opportuna avendo 
apprettata . E g. 2. n. 5. Come io avrò loro ogni cofa dato r 
mentre che io* penerò ad ufcire dell'arca, effi fé riandranno pe" 
farti loro r E g. 6. in princ. Aveva la luna, effetdv nel mezzi» 
dk cielo-, perduti / raggi fuoi . Nov* ani.. 8$. Si richiamò un 
pillano d y un fuo vicino r eie, gli avea imbolato c'mege . * 
( Quando il participio fatto è porto in vece ctel^ Verbo ante^ 
cedente, ti Boccaccio ufa di finirlo in 0, fen« riguardo al no- 
me. Bocc. g.4. n. 2. Quivi perno* di trovate altra maniera- al y 
fuo malvagio adoperare ^ che fatto non avea in altra parte . E 1 

g. g. n. 4. Ed ècco venire in camicia il Fortarrigo t il quale 
per torre i panni , come fatto aveva i dinari , veniva . , 

Parimente quando un natrici pio è avanti all' infinita f fern- 
bra pia naturale accordarlo a gjiifa di neotro coli' infinito r 
che col nome. Bocc. ir. 1.. Moire volte aveadefìderato di ave* 
re couli infalatuzze & erhucce , come le donne fanno , quando 
vanno in villa. E g. pi n. g. Rimafero contenti , £ avere cor* \ 

ingegni faputo febernire P avarizia* di Calandrino + f 

Ojfervazione fetthna * 
* I participi retti dal Verbo effere fi fogliono ,. almeno in prò» • 

fa , accordare col nome . Bocc. g. 4. n. p. Dònna ebente v* $ 
paruta quefìa vivanda } La donna rifpofe : Mwftgnore r m buona 
fé ella m* è piaciuta molto • E n^ioo^ Erano a Gualtieri piaciuti «; 

/ coflùmi £ una giovinetta . Sì trovano con tutto ciò anche noti * < 

accorciati col nome. Bocc. g.4. n.ó. De'così fatti , e de* fiì* - 

/parentevoli affai n éo già veduti , né perciò coja\ del monchi 
più, né meno me n* è intervenuto, e perciò lafciagli andare + 

Offtrvazione ottava . i 

I participi preteriti affolliti, che hanno dopo di fé Patria» 
tivo, fpeffo fi accordano, ma anche talvolta non fi accorda- - 
np col nome. Bocc. g. 2. n.p. Giunto adunque il famigliare a* « 

Genova , e date le- lettere , e fatta V amhafctata , fu dalla don* 1 

na con gran fefia ricevuto^ E g. 2. n. 8. Né prima nella came- 
ra entrò) che l battimento del pol/b ritornò al giovane, e lev \ ^ 
partita y cejsò ► Nov. ant. 54. Venuto la fera , ancora il rimi* j 
fero dentro. E Boov g*2. n.4. Le mani dalla caga fviluppa» 
togli , e quella pofla in capo ad una fua-figliuoietta y luhcome 
0n pkcioi fanciullo né portò nella terra . 

C A P. Xlh. 

Della corruzione del nome „ 

A Lia corruzione det nome nella noftra liristi» appai**? 
gono e le aeepmpagpature ^ che gli fi pengosR>-i# oa ^ v »- 

L a/. •■"*■ 





lifl? Delia corruzione tofcan* 

« i cari ., eh' e' riceve dopo : delle quali .cofe tutte tratteremdi 
ordinatamente , e colla (olita brevità. 

DELV ARTlWLO . 

INtorno al dar«, e non dare 1' articolo a' nomi porremo aU 
rune brevi ofleTvazioni ,. che poflano recar qualche lume 
«Ha {fatica „ , 

'Offervazione prima. 
Dio, * Iddio nominato da fé folo non riceve artfcolo , per- 
che punico, e Angolare. Bocc. g. 8. n. z. Dio ci mandi be- 
ne ^ chi è di qUal E g. 7. n. $. Tenete ii vofìro figliuolo 
per la grazia di Dìo fatto . 

Se Dio ha avanti di fé qualche nome addlettivo, riceve 
artìcolo. Paflàv.f.ii. L 'onnipotente Iddio , mijerìcordiofo giù* 
dite , ricevendo -volentieri la noftpa penitenza , nafeonde dal fu* 
giudicio i noftrt falli . Ma fé l'addiettivo è dopo. Dio non 
riceve articolo . Bocc. g. 2. n. 8. Iddio giujìo riguardarne de* 
gli altri meriti altramente difpofe* 

In plorale Iddio riceve, articolo , quando cioè fi parla deltf 
felfe deità de 5 Gentili , e fi dice: gli Deij o gli Dii . f 
Offervazfane terza* 

Cielo , fole , luna , terra , mare # mondo e altri limili , ben» 
che fieno {ingoiarmene efprefli , l'ufo porta, che ricevano l 
articolo, E Io fletto dee dirli de 1 nomi appellativi» come *o« 

* nto » città , fiume &c. 

Offervazrone terza* 
„ I cognomi de(Ie famiglie» quando feguono i nomi proprj » 

* non hanno comunemente articolo, onde nel Boccaccio abbia* 
mo: Tedaldo Elifei > Ricciardo Manardì, Niccoluccio Caccia* 
nimico , e altri.* ma pur talvolta l'hanno dall' ufo, come nel 

f medefimo Boccaccio, in cui leggiamo, Malgherida de* Ohi* 

\ folieri, Gentile de' Gm 'fendi , Esano dè'Galluzz* ©V. Ma 

quando il cognome fi adopera a foggia di nome proprio, per? 
dinotare una perfona particulare di quella famiglia » vi fi po- 
ne fempre l'articolo; e così nel Boccaccio abbiamo: lo Seat* 
! za, il Guardaflagno , // Rojfiglìone &C* 

p Offervazrone quarta » , 

I pronomi proprj delle parti, del Mondo,» de* Regni, delle 
Provincie, de'mari, de'fiumi, de'monti,e fimili pofTono nfarfi 
coli' articolo, e fenzay onde di ciò altri dee feguir l'ufo pib 
ricevuto. I nomi proprj delle Città vanno fenz* articolo » da 
, alcuni pochi fuori , come il Cairo , la Mirandola &c. 

1 ' . O nervazione quinta. # 

l nomi proprj degli uomi ni fi ufano ftm f re f ' nz * rUC ° ]ó m 
— ' Quel* 



Libro fecondo ì igif ■ 

Quelli delle donne fi ufano e con articolo J e fenia, e^ 1 
sf «fa il Bocc. nelle dordie del Decamerone , dicendo per e* 
Tèmpio talvolta Fiammetta , e talvolta la Fiammetta, 6 que* 
fto fecondo ufo è piti cfimeflico • 

Nervazione fèfla . 

I nomi delle dignità, come Papa, Re, Reina, Vefeovo 2 
Abate, Meffere , e fìmili, quando hanno innanzi i titoli dt 
Monfignore, Me/fere, Madonna, Madama &c. pretto gli antichi 
fi trovano coli 9 articolo, Meffer lo Papa, Monfignor lo Re * 
Madonna la Reina , Monfignor P^ Arche/covò &c* ina in oggi 
non fono in ufo > non dandofì pib del Mettere , nfe del Mori* 
lìgnore a* Papi , e a*Ke; e dicendofi Monfignor Vefeovo ,ilSl* 
gmr tale &c. Solò fc rimalo all'antica foggia fi titolo di Ma* 
dama , fi dice : Madama la Reina , la Conteffa &C. 

II titolo di Papa a maniera di follanti vo, ha l'articolo- 2 
Bccc. g. 2. n. £. Da capo il Papa fece folennemente le fponfaU* 
%ie celebrare . Se fe addlettivo precedente al nome proprio * 
non ha articolò.. Bocc. n„ i. Da Papa Bonifazio addomandam 
re» , o al venir promoffp . 

Rè a modo di fuftantivo , e anche àddiettlvo Tempre efiga 
1* articolò . Pure V Ariofto nella prima ftànla del Furiofd levò . 
1* articolò a Re addiettivò precedente al nóme proprio : Pef 
vendicar là morte di troiano Sopta Re Carlo ìmperador Ròrrta* 
ho * Ma qótfìa fu licenza poetica » e da non volerfi imitare * 

Offérvazione fettimd . ^ 

Santo, Santa, frate, Suora, Monfignore , Madama , fé fono 
avanti a' loro ftilìantivi, fcaCciatìo 1* articolo, onde abbiamo) 
nel Bocc* San Brdncazio , Santa Verdiana , Frate Puccio, j 
Madama Beritola &c* f e nqi diciamo; Sttot Ippolito $ Moti* { 

fignor della Cafa &C. * 

Maeftro fuftantivaménté pófto riceve articolo $ polio addiet* 
tivamente non fuol riceverlo nell'ufo più comune: ma cori' 
tuttociò non pub riprenderti ehi gliel deiTe* trovandoli net J 

Bocc* nell'uno , e nell'altro mòdo. Vedi g. i. n. io. Mae- è 

{ito Alberto da Bologna: e ivi di fotto : Avendo di fontani l t 

veduto il Maeftro Alberto* E cosi g. p. n* 3- fi trova e Mae* 
ftro Simone , e al Màeftró Simone . i 

Offervaziotie ottava* 

Cafa % córte, palagio ( intendendo il principale del IdOgò ) é 
talvolta anche Chìejà, e Città * fi tifarlo feti 2' articolo. E còsi 4 

ancora nozze * féfta, contado, e altre, the dall' ufo fi potrarn 
no conoscere < Bòcc. n.ult. Giunti ita fa del padri della fanchU 
la; e pib fotte Di cafa fua còti poveramente * àosì viiupèrofa* i 

mente ufeire. Seneca pift\ 5?. Atè già arefli amicò sì caro , fft# | 

cui mallevare tu andafft * corte . Bocc* g< 8. m 5» Benché i cii^ 



ITO Della coflruzìone toftìha 

favini non aitiamo a far co fa del morido a palagi* f pur. taU , 
volta, vi vanno • E g. 7. n. 5* Che a nozze , a , •/*/?* , o 3 
C^/V/i W*r potejje* Gio* Vtfl» preffo al Salviàtu <f// j&w 
W//* ufcirono qua fi tutti di città , * di contado. 
Oftervaztone nona* 
II Cardinal Bembo nelle Prore /. ?. /wr*V. 25» ftabttifce fa 
fespente regola . Qualunque volta fi dà I* articolo a un nome , 
dee darti ancora al genitivo dipendente da effe , e che gli fé sue 
dopo: e fé il nome non ha articolo, noi dee avere afe pure 
il genitivo dipendente. E quello lo prefcrive il Bembo a'Pro- 
fatori, perchè tali cofe > eoin'egli dice, da* Poeti non fi fer* 
~— *ana così minutamente, anzi» fi'tralafcianofenza riguardo. 
Qra per autorizzare quella Jua regola adduce il Bembo efempj 
degli Antichi . Nel Bocc. veggiarao : il mortdjo della pietra ; 
Ia # ghirlanda dell' alloro ; le colonne del porfido ; nel vefiimento dtl 
aiojo \ nolla cafa della paglia ; con la kienza del Maeftro Gherar- 
do Nerionefe m y all'or* del mangiare ; le immagini della cera . E 
Dante dice; alla mifetìa del Maeftro Adamo + E '1 Petrarca : 
traile chiome dell' or. E Guido Giudice: il vello dell'oro. 

. Per contrario nel Bocc. leggiamo .* ad ora di mangiare : ejp. 
ftndo anche grandi di marmo y effi eran tutti di fronda di quercia 
inghirlandati ; bionde , come fila d' oro ; in cafo di mone ; me 
ttom d* arme > ella n } è divenuta femmina di mondo ; una im~ 
magine di cera . Sopra quelle autorità fonda la ftw regola il 
Bembo , fotto la quale conttmociò , quanto alla prima patte 
non intende di comprendere i nomi propri delle perfone, e 
de' luoghi, t «iati fpeffe volte non ricevono articolo. 

li Salv. , e 1 Buom. ù oppongono a quefta regola del Bem- 
bo, a me fembra che abbiano ragione. «E primieramente per 
fondare una regola fopra l'autorità degli Antichi , converrebbe 
\ »oRrare in effi un ufo uniforme y e collante del modo di parlare 

di cui fi tratta; di modo che rade volte altramente parlaffero. 
r Ora qpeflo non pub ferfi nel cafo nofìro, perche gli Antichi 

y% fpeffe volte non fervarono la regola inabilita dal Bembo . Per farlo 

vedere col cimento, addurremo efempf degli Autori- del buon 
fecolo, tratti da ottime edizioni, e diligentemente rifcont ra- 
ti - Dant* Convlv, f. 2^8* La fluttua di marmo , di legno , o» 
di metallo , rtmafa per memoria J* alcww valente nomo , fid/Jfo* 
mìgli* nel? effetto molto dal malvagio difendente , Gio, Vili, I» 1 2, 
052. Tutte le monete ti! argento fi fmdiem^ e portava* fi oltfr 
mare- Matt. VilL lib. 10* cap* 10 1. / Fifoni fi ritte ffmo ad* 
dietro, col cofiello di legnarne* Bocc, g. 2, n. 5- Nmna pena pi^ 
a/penandone, the\& rejìittézim^ di fiorini tinnite mila d'oro* fi 
fi. 7. n. £» Faìta fare la immagine dì w* , la w&ndh ad appiccati 
tolle akn dimati nili?fi$im £ S*mto Amèr*Q*jo* E perche gla- 
bra 



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Libro fecondo l 171 

bra Ae il Bembo fi vaglia di quello efetnpto, io Beffo V he 
voluto rifcòntrare col tetto del Mannelli • E di nuovo G10. Vili. 
1. <i C.54. I mercatanti di Firenze pronti J era di fornire ia moneta} 
d'oro; che prima fi batteva h moneta d' ariento . E altri molti 
cfempj, che lungo è riferire. Il mirabile fì è, che lo fteflTo 
dottiamo Bembo non ha Tempre oflervata la regola \ impe- 
rocché nrf principio delle Tue Profe f. 5. , parlando col Cardina- 
le Giulio de' Medici , dice : Traile grandi cure , che , coniati** 
fira incomparabile prudenza , * £o**# , 7* bi fogne di X Cbiefa 
trattando , v/ pigliate continuo , /* lezione delle tofiane profe 
tramettete . E per conto delia feconda parte della regola , pa- 
ri mente gli antichi non la oflervarono Tempre. Così il Bocc f 
Intr. difle ; O ^ waiw* del ww/oiv W patifle &c* E g»7« 
». 4. A w^o del £7//*« matto 1 dopò danno fé patto . 

Ma vanendo alla ragione , la vera regola è quefta . Cornuti» 
que dia il primo nome, fé il Tuo genitivo ha a prenderli de- 
terminatamente, dee avere l'articolo, che il particolarizzt ; 
fé ha a prenderò indeterminatamente , gli fi dee dare il fegna- 
cafo , e quefta regola è chiaramente fondata full' officio dell' 
articolo . Quindi fi potrà agevolmente rifpondere a* varj cafi , 
che poifono farfi . 

E primieramente negli efemp} addotti dal Bembo f che ac- 
cennano materia intrinfeca, come la pietra al mortaio, l'al- 
loro alla ghirlanda , il porfido alle colonne &c. , P articolo 
nel genitivo vi fta a pigione, perchè quella materia fi pren- 
de indeterminatamente , cioè pietra, alloro , porfido , fia que- 
llo , o quello , che fi voglia . E fé gli Antichi altrimenti fé* 
cero, noi fecero femore, né dee .toglierli a noi la libertà di 
feguir la ragione . E ( ben vero , che fé taluna di tali materie 
fi prenderti particolarmente, per efempiq, ft fi parlafle di 
colonne di un porfido particolare , già nel difcorfo accenna- 
to, allora porfido avrebbe l'articolo. 

Parimente quando il genitivo accenna materia non intrinfeca,' 
che il Salviati chiama materia di nome, dee porfi mente alla 
regola (labilità di fopra, di modo che fé la materia, benché 
con fi derata in generale, none vaga, e confuta, ma a qualche 
genere Ci riduce, il genitivo vuole l'articolo. Cosi quando il 
genitivo accenna ufo, e diftinziòne a qualche genere dicofa, 
riceve l' articolo . Bocc. g. 9. n. 5.. Fatene nella cafa della pai 
glia , et? è qui dallato . E g. 7. n. 3. Mandato il compagno fito nel 
palco de' colombi . Gio, Vili. Iib. 12. cap. zé. E quvfi tutte h 
cafe della marina, ov y erano % {magazzini del vino greco, e delle 
mcciuole , per lo crefcimmto del mare tutte allagò . Ecco la de- 
iìina2Ìone particolare a un determinato genere di cofe efi<£ P 
articolo ; perchVfe vi fi mettefle il feanacaio , $* i»tf ntosb» 



i% Della corruzione tofcana 

Per a maniera , a foggia. Bocc. g.& u. $. Niuna co/a r>a« 
lendole il chieder merce colle mani in croce . 

Dinota ancora talvolta età indeterminata fra due termini di- 
flint! . Bocc. £» ?» n. 4. Giovane ancoròtti ventotto in fr*»/* 4»«/ • 

Si trova ancora ufato per intorno* feocc* g.4. ti. a. M? /fa- 
gli una catena in go/a , mandò uno al Riatto , f&; bandiffe . 

PER. 

Co' Verbi di moto pare che riceva l' accufativo , o qualche 
avverbio, che lo contenga. Dante Purg. cant. $. Quando.** 
accorjtr cV io non dava loco Per lo mio corpo al trapalar de . 
reggi. Bocc* g. ic. n. y. Cominciò a fare le diù {mi furate cor" 
tefie , che mai facefle alcuno altro , a chi andava , * veniva 
per quindi* 

Co' verbi di flato, in fenfo d'*V riceve altresì Paccofatt- 
vo . Bocc. Introd. Per le /parte ville , * per g// campi 9 e per 
g// /oro co/// y * per le caje di dì , e di notti morièno * 

Si ofa in vece dì *, e di da , e di cori » Bocc. g. <• n* p. 
Per modo dì diporto Je ri* andò alla piccola ca fetta di Pederg* 
pò . E proem. tìo meco fleffo propojlo di veder in quel poco 9 
che per me fi può % alcuno alloggiamento predare • Guid. G. 
pap. 12». Al quale errore per quefie parole rifpofe * ( '" 

Talvolta dinota cagione, mezzo, o tiramento . Petr. canz. 
18. Felice Palma* che per voi fofpira. Bocc» g* 4. n. 9. Per 
vergogna qua fi mutolo divenuto , »/Wf dicea . Gio. Vili. 1. 8. 
e. J2. 5/ niellò a' Fiorentini il Capello di Piano Travigne dì 
Valdarno per Carlino de* Pazzi di Valiamo . Bocc. g. 2. n. 4. 
F atta fi alquanto per lo mare f che già era tranquillo , e per g/i 
capelli prefolo , co» /«//* A* cw/Ji* 1/ r/rb /'« ferr* . 

Accenna talora fine. Petrar. fon. 161. Per ritrovar ove'i 
cor laffo appoggi , Fuggo dal mio natio dolce aer Tofm • 

Vale ancora il prò de' Latini , in lignificato d' in favore , /» 
*omf , /» twe, Bocc. g. 2. n. 6. io /*r« per Currado ogni ca- 
faj ch'io potejji, che gli piace Jfe . E g. 5. n. 7. Ad uno M. 
Currado , c£c per /o Ife 1/' era capitano y la *ngiuria fattagli da^ 
Pietro contata , il fé* pigliare . E g. 6. n. 1. Speffo ne 1 nomi 
errando , *» per aw altro ponendone . 

Aggiunta a 9 nomi, benché fovente quali a maniera di ripie- 
no , pure può lignificare in luogo , in confiderazione , come , e 
limili . Nov. ant. 3?. li \ lodava , ficcomeera, yex lo piti cortefe 
fignore del Mondo. Bocc. -n. 1. E (fendo flato un peffxmo uomo in 

vita , /'» worrf £ reputato per /iirfO • E g. 2. n. *. Ttóe c/b , eh* 
.». j._.. ^.>, „£. _ r / #I L* - - - o fl ^ ^/ j» ^ 

contenta , 

w , o /fon?, 

[ partìciftift r* ¥ ' f# ' de' wtim * e talvolta /igni- 

u tl)rif fica 




'Lt&rp fecondo • _ 

fica èflère in procinto, pericolo , o tifico di feri » o 
còìfa . Bocc. n. i. lo fono per ritrarmi del tutto di q 
a» Ti. 4. Tenendo forte con amehdue le mani gli orli * 
fas a quella %uifa , che farvéggiamo a colon, che ù 
jotoo , quando perdono alcuna cojfa . Cecco. Stiav. pri 
cw tutto ctb io fio per dftveto . . 

Aggiunta a notai follanti vi, nell'ufo de'Tofcan! 
uria particolar confiderazìoite . Adduce il VocaboUKo 
pio dell' ufo ; quefio cavallo è iroppo graffo per barbi 
con fi derato come barbero • 

Talora è nota di diftribuzione . Bocc. g. 6. n. i, 
ìo un mezzo bicchier per Uomo dejfe alle prime / mei 
ih. n. o. Tattefi venire peV" ciafiuho 'due pajà 'ài j 
fé : prendete quefie , 

Accenna ancora mezzo <r origine, é dUcenàenìà , 
do comune a* Greci ^ Bocc. g. 2. n. 8. tffì fon per 
fcefi di paltoniere . Gio. VilL "b- # 4» cap. 10. È a 
donna nacquero tutti i Conti Guidi . 
. Dinota alcuna volta tempo , e vate durante ari 
zìo. Bocc. IntrodL À ciafcunò por un giorno s*att 
pefo, e P onore. E g. ?• n.7. £ f«/v/ per più dì al 
y? ffio/?rb forte della frerfona dif agiato • 

Si giugnea* homi dinobnH fpazio , àunìert) , ò rrrifi 
g. <. n. 1. 1/ videro forfè per una tratta d* arcò t//V/Vf 

Ha talora fòrza ói^lencbè, qualunque, e fiihill. 
4. n. 6. nel princ. Affai volte avevano quella canzone 
tare , ne mai avevano potuto , per doihandathe , /* 
fi faffe la cagione, porche foffe fiata, fatta . E g. 7. i 
re non ci bi fogna, cb' ella non ci pub pét potete, e 
bia, nuocere. ' 

Ed efprime talvolta la forza elei gerundio. Bocc. 
Comincio ad andar fette lungo t S. Maria della Scala, 
frato a 1 Ogni Santi , dove ritrovò Érutìo , che [ter 
tener le rifa^ s'era fuggiti. 

Prefazione congiuntiva , che accenna (frumento 
gnia» e modo» e ferve all'ablativo. Bocc. g.4. n.< 
che avete mangiato , è fiato il cuòre di M . Cuglieltr. 
ftagno , perciocché io coti quefie mani glielo firdppai 
Con, Crifelda lungamente % e confolatò viffe . E g. 
. Tito , non riftando di piangere , con fatica coti gli • 

Co' pronomi me, te, JeG tinlfce la prepofizion 
feiando la n, e dicendo meco, teco s e feco, com 1 il 
zi gli Antichi dicevano ancora nofeo, e vofeo, chi 
gì non direbbe, fé non fé net verfe. 



' jyé. Della cofìruwon* tofcana : 

Abbondanti, ftmfo. Bocc» g.8. n.y.Vf beni della fortuna # 
tonvenevolnìente abbondanti* Petr. nel Trionfo di Fama cap* 
a, Zenobia del fuo onore affai piti fcarfa. 

P/f»o, «aw. Bocc. Conci. Tutto pieno di fimtgliann coJe % 
Petrar. cap. x. Po** d'ogni valor f />*>a tf'qg 1 " orgoglio „ 

Veflito ignudo. Bocc. Amet.?**. 5*- Co/fc* di i*/*/n vermi- 
ni veflita. Matt. ViT, 1.9. e. 5Ó. Trovandofi ignudo % e sfor- 
nito di fi»" forme. . 

£*//o* Bocc. g. a. ru 5, Parendogli effere un bel fante della 

Nobile, antico. Bocc.Amet. £7^ Atóe di /angue, e ito* 
#/* di coftumi* . . 

Colpevole, innocente. Bocc* g*icu n.8. Sappi, niun dt co* 

foro, effet colpevole di 4#?//o , #&* ciafeun fé mede/imo accufa % 
: g.2. n.8. Co» ciò /offe cofà, ch'egli lui per innocente di cto% 
f èrebi in efilio anelato era, favejfe. 

COL DATIVO. 

Tcevono il datfao gli addiettivi , i qnali accennano rela» 
. zione a qualche termine * feoza connotare tacitamente 
azione. Eccone alcuni» 
i Grato , odJofo . Bocc g.?. n\ io. Servigio , che pik fi pote- 

va fate, nato a Dìo. PafT. f. i#. La fuperbia è odtofa » 
Dio , e agli nomini . 

Fedele, infedele. Dante Inf. cant. 3. Mjfcbktte fono a quei 
cattivo coro Degli angeli , che non furon ribelli . Né fur fede- 
li a Pio, ma per fé foro . Paffav. f. 23. Vuomo è infedele % 
Y e disleale a Qio . 

f Utile-, di fati le.. Bocc, g, 9. n. «7, La cui vita ancora potrà 

pih in un dì ejfer utile al Mondo, che centomila tue pari non 

-potranno, mentre che il Mondo durar die. Giov. Vili. lib. 1. 

' C* ig» Siccome uomo di/utile al reame , fu difpofto delia fignotia- » 

COLL % ACCUSATIVO , E LA 
PREPOSIZIONE A, 



R' 



QUeglt addiettivi , i quali accennano rappòrto y e azu 
efpreffa, o tacita, vogliono Taccu/arivo» colla préf 
fczione a y e fovente V infinito .efptfla» checorriipoudé al \ 



azione 
prepo- 
ni ^ , _, fc . e ai ge- 
rundio latino . Eccone alquanti . 

Atto. Bocc 5. 8* IK 2.. Atto, a »wjf/w /*£*r macinare, eie 
alcun altra. E g, 7.. n. 9. T abbia parato dinanzi così fatta, 
cofa , e a* deftderj della tua giovinezza atta . 
" Pronto . Bocc, «,; iq. o*. 8. front* a £«*//* d/ ari- w/ao^ 



A luì parve efler fieurp e fuor delle mani «7 coloro 
fon. ki£. Ufcita'è pur de\ ' helf> albergo fuoraf. ^ fon. 
nfiba fcogni ripofo tratto^ fuore . 

Si trova colP accufetivo. Petr. can*.?i. Fuor tui 
lidi % Nel? I/ole famofe di fortuna Due fonti ha. 

SOPRA. 
Prepofizioìpe dinotante (ito di luogo fuperiore , coi 
Jotto.'t* pih volte fi coftwiGpe 'cdl'accpTativò' 1 . |to 
n. 6. Prefata 9 fopra {a barca fa rnifero- 9 e andar via 
x Non idi raldo riceve il dativo . $occ. g. 8. n. 7. ( 
che W n 7 andiate /afra ad wt albero^ iV 
* E talvolta il' genitivo ^ ^occ.' ivi ,' Cew'vafe « pi 
fra di >/ , »P» aframente , tì&* Te xnorta foffe [ 
s Si adopera per di'ti da , W*, £/à \c he : Bocc. g. 
Gran parte delle, lor% poffeffioni ricuperarono , e mott 
tre comperar 'fopra quelle .* E fi. $. n. 2. 2fe» **»*$ 1 
pra'T«n/jj? ne la porti* f g. 5. n. 6. £* $«*/* 
amava ÌQ$\dL U yitafud^ 

lì ^er contro \ addoffol $occ« g. 2. 0. 81. Ordinaron 
fiijjimo efercito 9 per andar, fopra i nimici * Ti 5«"n.'i 
/'/ £e,' fubitaiyente furono molti, fpfra ' ^«r amanti 
" È per appreffoy vicino^ g.4. n^.MarJigtiè * in 
tow* fa marina* pofla.'* '■* ' ^ 

E in vece di' per*. Bocc. n. 1. T«vft quiftioni mal 
te vince* , a quante a giurare di dire il vero fopra 
de era chiamato x 

E per circa ^intorno. Bocc. Laber, n* $$9. A&nvj 
ybjr^, fpgra (e vedute co fé cominciai a penfare. 
' E per innanzi, avanti . Boti cornai. Int 1. JPvVtó 
Penerai Santo Yopri '| Sabato Santo , 

Accenna talvolta pegno . Bocc. g.2.n. $. MeJJfo j 
ftare a* Baroni fòpfa cafte(Ui e< altre toro entrate . E i 
do portate tre belle , e\ ricche robe , ' volendp il fuo afi t 
g*to f primieranyente gli Jiede Puna[, e apprejfo&; 
fieffe la feconda , e cominciò fepra /a terza a mangi* 

Sopra parto l fopra partorire vale nell'atto, 
Patto del partorire • "G io. V\\L Hb.p. e 248^ To** 
** ite*»* mor* ("opra partorire V/* t * (a creatura . 
bill. àtt. 2.fcl 6. Mar) fopra pano in cotefta cofa f 

Sopra fé lignifica pegfofo : . Bacc, g. 5.11.9. i><& 
Jo queflo » alquanto fopra 'fé" flette.' Sigtfific^ ancora 
lui Vi perfona. Bocc. g.' 8. n. 7. Colle carni più Wi 
J* r& jp/fc «fff g// water* É ' e (opra fé andare* e cara 
j?r*fv/E fignifica attcora nota appoggiato, Bocc, g 



)78 bella corruzione tofana 

Oltre al caio fuddetto, può il comparativo aver dopo di 
fé altro cafo dinotante eccetto, come per efempio. Pietro è 
piìi alto di Paolo un fom metto « Ma q uè fio cafo il riceve co- 
me addiettivo, e di Tua natura, non come comparativo. 

p& 'SUPERLATIVI . 

USano i Tpfcani con molta varietà i foperlativi, e perciò 
s qui intorno alla loro Varia coftruzione porremo alcune 
brevi oflervazioni* 

ÙJJervazione prima » 
. À' fuperlatìvì ù aggiugne talvòlta pretto gli antichi qualche 
accrefcimento , o termine » Nov. ant. 4$.. Narciffo fu molto 
belli ffimo. Bocc. g* 2. ri. £. JQuefla tìta cosi fànìijjima donna. 
Offervaiìone feconda * 
Il fuperlatìvo talora fc attòluto, come quando fi dice: C/- 
cerone fu eloquenti '(fimo \ è talvolta ha relazione ali* altre cofe 
dello fletto genere , e accenna accetto fopfà di Quelle • I La* 
tini mettevano tali cofe in genitivo piotale $ e dicevano per 
efempio* Cicero fuit RomànorUm eh^uemijfimus : ovvero ia 
genitivo fìngulare di nome collettivo i Demòflbenes fuit orator 
frcefianìifliniHì toìius Graci<e . Ma noi te mettiamo jo accufa- 
ttvo Colla predizione * tra f ofra y in dativo còli* oltre ad. 
Bocc. n.4. La donna ìt* tutte r altre Àfone del mondò era bel- 
liffima , e valùro/a ; £ ihtr. Nella egregia Città di Fiorenza > 
Oltre ad ogni altra Italica belli Jjiìna . 

Ofservazione ter Za * 
11 fuperlatìvo non u confiderà con ri^or filolofico « onde 
pretto di noi, come ancora predo ì Latini, riceve dopo di fé 
un 6omparativo 9 che il fupéri. Bocc. g. 5. n. 3. Pietro lietif* 
fimù) è fA%nelella più* quivi Ji fpofarono. 
. Anzi è proprio della noftra lingua porre dopo il fa periati- 
vo un politi vo. Bocc. ti. ì* Intra l'altre gioje più care, che 
nel fuo teforù aveffe * èra un anello belliffxmo * t preziofo * 

t>t Partitivi* 

1 Partitivi ricevono § come irì latino y iì genitivo plorai»* 
pure P accusativo colla prepòfizione tra, o altra equi- 
valente • Bocc. Proemi tra' quali i* alcune mai n J ebbe pifognq§ 
io fono imo dì quegli » 

£>£* PRONOMI. 

IPrOnorpi, fé fono" add iettivi * norì nautici cafo? ma fi ac* 
cordano col loro foftantivo # Se fono a maniera di fidanti* 

vi> 



r 



Ubro fecondo l 

pda T#v»p* fape\ tra le donnei * ri valentuomini fa 

E in >éce d*/». Paffav. pag. 117. E non creda la 
ohe lq con fé flione. nqn fia intera , perei? ella fi confejfi 
volfe ? e in'diverft {empi a$ u% meclffimo confrjjbre p 
lima cagione. 

Talvolta accennano perpleflhà . Bpcc, g. 5. n. 8. 
quefte co fé vedute , gran geztyt flette tra p.ietpfo, $ { 
Petrar. fon ? u?. \n rifa , q \ pianta % ir«| paura e ff 
fata iì 9 ci? ogni mio Rato inforfa . 

Si adoperano anche per addentro. Bocc, g. 2. n. 1 
<ui andare fi* Vi/ola fi mifi\ tììol YW/l, J2. C t : 
artdaro tutti in Granata fra terra . 

E per /iw , oltre , /opra. 3qcc. g. j. q, j. IfrA? t 
tri fai figliuoli ne aveva u*o r il quale di grana\ezztr 
Jezza 4i corpo *&*J &l* a k Tt & t0 V a *ì ^rapaffav^^ % 
5. È avendo una fera^ fra 1* altre iu^tk lietamente ceì 
tninciarono di dì ver fé cofe a ragionare,, 
4 'fra fi adopera non di rado per dirti ri g aere , e inCi 
glugnère du$ cole, o folo, o posponendogli, altnt pi 
£4 In taj cafa fc regola (ermamente oflervata da'buor 
che il t\a fi m$tra fplame^me a principio del primo 
én^l principio dèi fecondo termine gU carrifppnda la 
zìone e t o ed. Ciò s'intenderà meglio; cogli efempj 
4. n,2. \l condufffìn fistia piazza ^ dove tra quagli 
7\uti gli eran dietro , e quegli ancora 9 eòe t udito il b, 
Rialto veduti V erapo , èra gente fenzfi fine . E g. I. n 
céìe egli x' accorfe , e eli egli ancora da alcuno fu infor 
trovi &c. E g. I* n. io. La giovane trx c.on parole , e 
Tnqjìr'b loro . Eg^«n. 1. Tra per (una cofa^ e per i 
vi volli flar più. Matt, Vili, 1. 1. c^ 80. Più] di 4 
del^ una fetta % è dell' altra (è ne trovarono mprti di 
" fra me . fra fé r fra (oro accennano iMutetno àt 
m , o delle pérfone , da cqi reggefi il fentiroeni 
Piamm. I. 1* ^506. Fra me /ovente dicendo. , E g. 1. 
fé mede/imo diffe: veramente è quejìi così magnifico^ 
tfice t E g. 5. n. 6\ Fra (e deliberarono ài doverla pi 
g, 5;- li» ?• Cominci ai on fra Ipro ad aver configlio . 

Si trova ufata fra. in forza della particella di noi 
mine ip uno. fpazio di tempo x cplla corrifpondenza 
giunzione e nel fecondo termine . Bpcc. g. 8. n. j 
mi mio fratello , che fen^ alcun fallo ip gli abbia 1 
o;to dt mandati mille, fiorini d* oro. 

PRESSO, VICINO, 
Prepotfizton.» dinotanti prodi miti di luogo s bencl 
?d ^lcre ^roffimrtà fi Ottino . 



\ \jjo Dell* cojtrttzhne tpfcana\ t 

pka \m tw a "*?* fa* % ***• 8 * l0# n * k 4**' # ***** 

«** »*»* *''«> ^.?jw.i' irquale te quant io atti. 
Serve altresì all' accufativo , e ali 1 ablativo, in forza dell* 
I <x e dell'/*** de y Latini. Dantf Convito pag. pò. La no* 

' **r* umana è perfettiffima ài tutte te altre nature di quaggiù „ 

? Talora > fcgno di particolarità •, e vale alcuni, oajqiur*. 

*i , e s* adatta a più cali . Bocc. g. *. fine . Ebbevt di qu*llt x 
Vbl intender valium *V* MfUnefe . E g. 4. «.> Fece due ga- 
ie* fottìi amatele, wcripv/ /« di v*/f»{j ««»/*/ , fa» ep Ja t 
m* (a Sardina i£ a»f> • 

^Si afa ancora per dinotar figliuolansa, , maniera, fopnne a 
noi* e a'Gcecj; e così nel Boccacci^ leggiamo: Qt*nnuol di 

> Severi»*, Cesco Ji Mfiffv {?{«?**, Cfoa 4 4Wf"* 4»-. 

xhtlterf * "f frenili. ». . . ,•> 

E* ancora contralfeguo, o titolo .nja, i,nc<Kpo!*ta coli ar- 
ticolo. Tav. Rit. Colla Pulzella ìfina feti* bianche thant, 
Jtacc g. %. P* 9* A««»* * # T a W$ n W W» P^< V 10 ? 

> ebe fta alla po«a, ' 

> Serve o? ordinarla al dativo, di cuj i fegno, ftocc. g. S«, 
fin. hfao tifar* MI* <*»* (ifa'A 'OM'fc" « etafeunp. 

&rv« ancora all' attutati vo in for^a della prepofizione de^ 

latini . Àroro. animili, ^ rub, ?.. wm. 6, 4 W wA 

4» <A/***r« <** <# a W*^ «'«*■•.. . Bocc - 8' 4r "•. »•. *«, 

tf/*/o /te ^t e legatamente, a Tapcredt penato,, E, g. 4- *k 

fc. Di »o/re fé ne fuggirono a IfcoA . . 

• " E in forza dì per. Bocc. g.4. n. u l* voglio x che m luog: 

JelJe butti , cb y egli vi diede a. mie nagiopi , cfc voi abbiate 

i 4ueflJt enfi/azione. PaOav, f. 4. Jvvegnacbè a {«« <*//>* /* 

i* laviceli* fta, fiacaffat/t^ e rotta . Tav % rifa Jty /«ro»* *jp */r 

A*r/\ «te *w che Vebbono a yfewore. 
1 E in forza dN» ., No?, anj. 46. A vo* oytforebfie onore r 

che'l vpftr.o legnaggio anflajfo a pove,rta4$ . 
Setv* airaWativo in fentp d' in , o co» . 
Noy. ant. ?.. -F/Tw^a po^enanjeme ad fàfjp*. 9^ c ; fi-, «o, 
P • n. Sk ^ m non, Mi di conforta, bifognoJo ì come V* J* % io di 

à te à te mede/imo rat dprrei * ■' 

f TaJoia fa le veci del prò, de* Latin;. l?occ. g. io* num» ^ 

r avrebbe egli *k anffA & {'P 1 W a .« • , K , . . , 
» E talvoUa ha for^a de^ ablativo della quinta, de^Neqm de 

I" Latini . BpCC 8- *. «• 9; Z» ^° di P"W tn ? » «" >^ /ri f 

h danari , r care giok . ^ov, anj. a. Cow»ro ^0 , ^ / cava{j 

V ' lo è nutricato a latte d* a fina . 

Vale talvolta a modo, a fi.rouitoo!ine • Bocc.g. p, n.j. V * 
/f/tó {noi denti fatti \ biffini. _ 



libfo fecondo 2 

s. num. %. Ot via , mettiti avanti 9 io |i v«7^ 
tfrV/7w ferve al genitivo , e al dativo . Bocc» g» 

tffc/90 di 5*. Brancazio flette Un buono uomo , e ricco 

n. 7. j*/m* vicino piva MàYoìrricella • 

Si ufa per */>*** intorno i Bbcc. g. io. ii. 4' M W/'* 

p*rt£' *//* fià nella mia.cafa vie in di tre rnefi yfcjr* 

»«r /#' fia men cara . E in febfo del parum abefse d 

Bocce g. J- n. 5. Ginl là /uà lància nel fieno , è è 

fu ad uè'ader'è id nafeofa giovane ; 

Basente. 

Valente tanto vicino, chV ù rocchi quafi la ci 
aitato. Vuole V accusativo , ma riceve ancora il dal 
Crefc. f. ;. e. io. Ajprcndfafi 'meglio fé / innevati 
/era/ente la terra. Franco Sacchetti nov. 129. Fé 
con uh f occhio in quel muro rafentè a Quella pentola , 

„ .. , , t ... tìjtJdd; ...,;. 

Vuole r acculati vo 9 ma riceve ancorai! dativo, 
lo /talvolta il genitivo.. Significa proOimitì; e qua 
a' Verbi di moto > figninca moto vicino a tini cpfa 
verfà dèlia fu* lunghezza; Bocc* g, & n, ^ ConMm 
iarfenì lungo %. Maria della- Scala , verfo il pratosi 
E. g. 7, n, 4., Oònciofoffecof%ù(^ tè Jùa capinera fofUki 
E. g. 7. In fui* J? /«flgoat pilaf ietto talvòlta popi fi ^ 
naronò ; Dànt. Pùrgi cant. 18; F quali Ifmènó già 
Afopo Lungo di /<? *tf »o/*4 /#**** e calca ; 

ttWGf , LONTANÒ, ftìkxKTÒ* 
Lungi, e in verfo lunge t vuole r ablativo, ma i 
cofa il dativo; Brtìnetc. Tèfor. lìb; j. e: & Lo tuo 1 
efferè contro a Settentrione ì freddò i e feuro , e lungi 
e dà fialla , è dà forno. Petr. fon; i$i. TVfó/o dalla 
fon lunge i Danu Par. cant; lì.. Non" molte lungi al 
del? onde Siedi là fortunata Qdlangà* , .,' . 

Lontano s'adatta^, a* tpédSfirhl cali, che /«»£/; < 
dal Boccaccio net D'eCànqèrone ; G<J. n.j; «D* **/* / 
Ai/* afidi lontano dà ogni uomo colla dònna ^/t pofi , 
JE g. 9. 1U3. No» $#*r/ fontano aj &/. palàgfd trovi l 
io folo . E gè 4» n. 8. Mi parrebbe ì che per fuggir' £< 
*7 doveffè'in alcuna parte mandare lontanò di qui ; 

Dif coffa fi adatta , ai dativo; è all' ablativo # Ber 
f £<*© da /?/ difeoftp, ira gli alteri un uhm tutto h 
giare. Geltt Circeo Tonio gli fa trovati difcqflò al 



)Bf P e V a , pflruzlone tofcana 

Anjdrk facendo per fa piazza ndinanzi da voi un gra^ fufoUre l 

Talvòlta accenna cagiona, « vate 1* oh de' Latini Bocc. g. 
1. fin. Lfo* valle wnhroja^. molti arbori. ' 

Accenna la patria particolare • Bocc. ' g. 5. n. 5. Queflagio* 
vane non ì da Cremona ,' »£ da Pavia, anzi è Faentina. Ma 
fé lai patria i più generale V corj*e' Regno ,^ Provincia, Ifola , 
fi adppra il (#. Ppcc.' g. '$. n. 8. D/^fc // Monaco: io fino 
anche mortole fui dì Sardigna ** 

Spello ancóra accenna attitudine, o convenevolezza. Bocc. 
£• ?. n. p. E (fendo ella in età da manto, E g. 4. f). 4. G*o/> k 
da rfww pollandole , fow? / mercatanti fanno \ a vedere* E g. 
5. rw 4.' frateria di crudeli Ragionamenti ," t' fa farvi piagner 
v y impofi . Significa ancora capacità.' F. Giord. pàg. £i. Or 
fwq0i (anima empire aj male? no; non è va/o da ciò. 
• Vale talvolta V* Wrr<* . T$occ. g. ?. n. 8. In così fatti rag io» 
namenti fu tenuto Ferondo da J*Vf/ iw*/r . E £# 8. rn io. Cent» 
perate a* venti botti . ' -' 

Può ancora valere <tf p&*, 9»/fe * congiunto coli' infinito , o 
col nòrue Boc^ n, $• PenfoJJì foftui avere da poterlo fervire . 
E g. 5.' n/10. 5"? da cena it' ha: noi ftamo motto ùfaté di fa\ 
da c*»tf 9 quando tu non ci fé* • Niccolai pag. 80. Tutto , $«*>?• 
tunque gravìffxmo y egli ha per picciolo , quando v* è altra qofe 
maggiore da poter $are> . • ... s --- 

Accompagnato cogli avverbi n?o/(9 t poco, niente yjrene, fan* 
io , p/'& , (oc to^nicndendofi l' infinito /ir* 9 o altro equivalènte, 
accenqà abilità ^ attitudine . Bocc. g.ó. n. ^ Sempre poi per' 
da molto ' F ebbe ,' e per 'amico .E g. $?' ri. 2? Uomo , quanto a 
nazione , disvili 'jfima condizione y ma per altro da tròppo piti, 
ófe da così viìfqefliere. Lafca Spir. att f s< le*?. TV fapibdà 
poco , ' òte .M*/© ? " che fi lafciava^ fuggire °i pefei cotti . Bocc. 
g. 10. n. I. Motti, i quÀli a comparazione di voi o*a niente/b- 
aio . v E & a. n. 2. pajr perfong molto fa (tene /e coturnato. E 
.g. 3. n. i ? o.' Non fufptcb ,~ che (pii Qucciq Balena fli ayeffe fai» 
•90 , perciocché noi conofeeva da tanto • * ' 

i)« V/bvale atto, idoneo, di/pofìo". JJocc. fi. ?. n. 1. ìd egli 
} il' miglior del Mondo da ciò ca/ìW , , t nel Te flarn^nto preflb 
1 Depuiàt. Taf cia^a g. 'Allora -vaglio pojfano con y F autorità de* 
lor tutor( ì fé' in età da cip] fojfotw , E g. 7. n f «/ i>, /a W*J|I far 
male, io \roveretben^ con 'qui &c. né njafmel foj^rfe fi cuore: 
perciocché io non fui figliuola di^ donna 'da ciò ìt, g. j/n. J. 
Mi prego il ca fluido toro 9 quanf. io me né venni i che fi io rf 
uvaffi alcuno al fi mani, chefoffe^ da <fiò , che io glielo m annaffi . 
Ba innanzi a Ver(>o, o> nome dinota convenienza, i o nar 
cefTuà ; ma davanti a' Verbi fi congiugne coli* inrinito t ed j6* 
Rivale al nominativo gerundio. ?occv g, sufi.;. Diede ordin> 
- •-•'-•• 4 ^1* 



ÌJim fecondo. 

primo il iampo vermiglio* e fcaiaèianea. Bocc g. a 
cominciò a fervir sì tene , e sì acconciatamento , 
venne olfremodo « grado . 15 g. 4. n. 8. Di che fu 
Mette. Pure fi trova con prepofizione nel Bocc, 
E per Lombardia cavalcando , per paffare oltre a 
venne* che fi f contrafono in un gentiluomo. 

Oltra ì lo tteflo, che oltre 9 ma e piti del veri 
la profa. Petrar. p. i. can. 17. Canzo* , olita fui 
dove il Giel è più [treno , « //*f r Mi rivedrai fi 
consiste* 

AVANTI , DAVANTI , INNANZI 
DINANZI, PRIMA. 

Prepofizioni , che hanno fra / fé molta fomiglf 
unificato : ma perchè qualche varietà nel loro t 
tra, meglio farà considerarle a una per una. 

Avanti vale innanzi* e vuole Taccnfativo, o' 
talvolta riceve il genitivo. Bocc. 11,7. Avanti or 
re pervenne Ik , dove lo Aiate era . E g. 2. n. j. ( 
«dunque il novello Abate ora avanti * e ora *ppt 
famiglia ; gli venne nel cammino preffa di fé ved 
dro . E nel Filoc. f. 7. MS?. Andb al di/erto , 
avanti di lui era venuto per. annunziarlo. 

Avanti ftgmtica ancor alla prefenza , col dati! 
ablativo. Bocc. n. 6. Ch'egli ogni mattina dove i 
Meffa in S. Croce* e ali 1 ora del mangiare , avan 
fintar/i . E nel Filoc. I. 1, E eie cib , eie ti 
fia vero * manifeflaloti il /angue mio , /o quale pe 
puoi vedere avanti da te fpandere • 

Ditatoi* vale alla prefenza , e fi afa col dativo, e 
vo, e coli' ablativo, e pib di rado col genitivo. I 
3. .$* /» */fr* parte * che davanti z\ Pmpa * flati fojfi 
no ad Aleffandro , e forfè alla- donna * fatta villa 
n. 7. Paffando un giorno davanti la e*/* , dove la 
dimorava , gli venne por ventura veduta , Paflav. f. 
jw #** f uà * f «*/? /* una fedia judiciale * e poni t 
davanti da **, jttdic* di se; nen volere porti diet 
crocchi Dio non ti ponga avanti a fé . Col geniti 
Cinonio adoperato nel Filoc. , ma non \ troppo 

innanzi ferve al dativo, e all' aerofari vò, e dii 
e luogo, e vale prima. Boc£. Introd. Siccome a 
a 00/ £«000 /Wfo, Petrar. cap.4. r/o» colei , t£ 
•m, « /ir* Chiamata fon da voi , # /èri* , * 4»* 
«ai >f /* «0*;? innanzi fera • 

Si afa talora per /opri, fft f& Ór. Bocc.g. 1 
fempre amato , * ;f«*/9 arre innanzi ad «$«* 4/rn 
QmiuUì Jleg. JN 



r> 



184 Dilla clfkuzjont tofcana 

Per a maniera * a foggia. Bocc. g. & lì. ?• Affi** ro/k vjS 
tendale il chieder mercè colle mani in crocè . 

Dinota ancora talvolta età indeterminata fra due termini di- 
fìinti • Bocc. g» ?* n. 4. Giovane ancora di veritotto in /rrar anni . 
Si trova ancora ufato per intorno» feocc\ g. 4, n. 2. Meffa* 
gli una catena in ga/i , »«»<& ««0 */ /?/*/fo , rfe bandire . 

PER. 
Co' Verbi di moto pare che riceva Paccufativo, o qualche 
avverbio, che io contenga. Dante Porg* cant. j. Quando. j* 
accorjftr eh* io non dava loco Per lo mio corpo 4/ trapalai de* 
raggi. Bocc* g. ic. n. j. Cominciò a fare le dih (mi furate cor* 
tejie* che mai faceffe alcuno altro * « a&/ andava , * veniva 
per quindi» 

Co' verbi di flato, in fenfo d'/» riceve altresì P accoliti- 
vo . Bocc. Introd. Per ie (parte ville* e per gli campi * e per 
g// /oro co/// 9 e per /e c*/e <# dì * e «// «oh* moriéno * 

Si ofa in vece ài a^ e ài da 9 e ài con . Bocc. g. <• m o. 

Per mo^o <// diporto Je n* andò alla piccola ca fetta di Federi* 

v /ro . E proem. £fo meco fleffo propoflo ài voler in quel poco 9 

*£* per me fi può * alcuno alloggiamento prejìare . Guid. G* 

pap. 12». **/ $«*/* «rorf per que/U parole rifpofe » '* 

Talvolta dinota cagione, mezzo, o finimento. Petr. canz. 

18. Felice Palma* che per voi fof pira. Bocc* g» 4. n. 9. Per 

vergogna quo fi mutolo divenuto* mente dicea . Gio. Vili. I. 8. 

e. *t. Si rubellò a* Fiorentini il Capello di Piano Travigne di 

Vafdarno per Carlino de* Pazzi di Valiamo . Bocc. g. 2. n. 4» 

Fatta fi alquanto per lo mare , r £* g/^ era tranquillo , e per g/f 

capelli prefolo * con tutta la coffa ti tirò in terra • 

fi Accenna talora fine. Petrar. fon. ii5i. Per ritrova» oveV 

cor laffo appoggi * Fuggo dal mio natio dolce aer Tofm . 
1 Vale ancora il prò de Latini, in (ì sanificato d* in favore , in 

■ nome , in vece * Bocc. g. 2. n. 6. io /ire/ per Currado ogni co» 

& /*, r£*/o potejji, che gli piace ffe . E g. 5. n. 7. itó w«o M. 

\ fuurrado * o6e per /o Uè 1/' *r* capitano * A* ingiuria fattagli da 

\ Pietro contata* il fé* pigliare . E g. 6. n. 1. Speffo né 1 nomi 

\ errando * un per uno altro ponendone . 

. Aggiunta a 9 nomi, benché fovente qoafia maniera di ri pie> 

' no, pure può lignificare in luogo* in confiderazione * come* e 

limili . Nov. ant. $?. Il lodava* ficcomeera* per lo più corte ft 

. fignore del Mondo. Bocc. ti. 1. F (fendo fiato un peffimo uomo in 

F vita . in morte è reputato per fanto . E g. 2. n. j. Fbbe ciò * ci? 

! - ella diceva * più che per vero . E g. 7. n. 8. Sì di quel <f Ar» 

• figuccio mede fimo la fowenne* eh* ella fi chiamò per contenta* 

"""" Prepofta all' infinito, con avanti il Verbo effere* o flan 9 

Sii dà la fona del participio futuro de' latini r e talvolta fìgmV 

fica 



r ' Libro fecondò . 

CONTRO, CONTRA* 

Prepofizioni dinotanti opposizione • Ammettono il 
ìt dativo, e P accufativo ; é benène alcuni ftabilifcdi 
che col dativo Tempre debba dir fi coatto , e non ti 
ciò però vieti contraddetto da efempi chiariflimide 
tpi deità noftrà lingua ; E* ben vero , .che un non f 
fcezza fi fenté nel date a conttà il dativo y peri* i 
quell'ultimo a eoi fegnaèaftì , ma non dee per tot) 
«fafle condenrtàrfi d'erroj-ei Ecco gli efempj . Bocc 
donìahjb , /* *tew foffe ctb, eh} iòntro di fai era fiat 
n. 4. Acciocché poi non àvèfler cagione di mormorar 
lui , quando il monaco pièni ffe . E Introd. Nitida al 
na effere contro alle pe/ìilenze migliore. E n. io. li 
gno di, dir io , perciocché contrà zi? altre non p'offo d 
con tra a me non dica . E ir. ; 8. Con tra il genera/ 
Genovefi* Matt. Vili. |. t. t. 7$; Avendo il nojìró 
guardia di Prato Prefà cantra la cornane volontà de 

Vaglionò talvolta rincontro i a r impetto . Bocc. 

Metti cinquemila fiorini d* oro de* tuoi contro a niil 

Gip- Vili. I. 12. e* pò. S* apprefe fuoco in Portato 

alia via , che tràverfa , che Va a cafa g/* Strozzi . 

GIUSTA» GIUSTO, SECONDO, 

Pre|>ofizioni dinotanti conformità , ma le prim 
poco ih ufo hel parlar famigliare . 

Giaffa, giuflo vogliono l' accufativo* Matt. Vili, 
Égli intendeva di mettergli in pace giufia fuo pah 
Filocc* 1. 7. ri. 76. Ti preghiamo , che fé per noi ale* 
fi può , che gran piacere ti fia , la ne dica , con.fer 
za , ebe fornita fia giafto il poter noflro . Ma nella 
6. n. 34. fi trova col dativo * Di cb^ciafeun fi g 
gliandoy F adendo a lui , gii* fio al pote% 9 onore.» 

Secondo vuole l' accusativo . Bocc. g. 5. n. 6. Effi 
tondo il coMandarliento del Re , menati in Palermo 

Secondo fi adopera talvolta in ùnto dì per quanto 
effere ^ la qualità di checche fta , e in tal cafo ricev 
ttvo , ma fenza articolo . Bocc, g. u n. 5. lo ti j 
fecondo donna , fate un poco di onore. E g. 9. n. 
veflitay è fecondo fua pari* affai coflumata. E g. 
giovane lavoratori forte , e robuffo , e fecondo uon 
con bella per fona . E^io* n.p. E quivi, fecondo < 
veduta , furono affai bene ,. * ordinariamente ferviti 

ECCETTO, SALVO, FUORI, IN FUI 
Prepofizioni eccettuate, delle quali =: 
« If^ro vuole, l'ablativo. Filip. Vili. 1. 11. e* s 

N 2 



rp 



pella cpjlruziofi* tofana 




diqmfla pena alcuna beffa. Si, dice nel tnedefìmo fignifìcató 
feto flejfc, fao M**y*X c - *i V "K 5- Sw 'Wfc /«*# 
'contento cominciò a dire&e. E 8- 4- »• 4- ?]T* feco, (teffa /w- 
maginandò come fatto effer dopeffe , ferventemente di lui, s y in- 
n«morb7uJlMe Inf. cant. 25. he^àmhe con le co/eh feco fietTe 
S'appicca^ sì y che\ poco^ la giuntura "Non facea fegno alcMn , 
fli* /? f**ejfe . ' 
'J*» m<de/ìmo fi dice ancia di femmina , Jsocc. g. 8. n. 7. 




defimo':.7aiteq.i&i ***[^ ", _ 

S'aggiunge talvolta a feào U tfv* Bore. g. 5. n.2. J* !«/* 
con feco la men\\'lkhet. **• $8. ta$ymi ****$/', alquanto, 
delle mie parole ridejfe con feco jteffa . s . 4 

5Wfigfap$r*o>??tf,, conjei* Dante Par. cant, 28. Dunque 
coflui, che tutta quantorape V^(toJJniVerfo(^q % ^ihpnde M 
cerchio^ che fu atonie cbepiU'fape . Petr. fon. 212. Quel gin* 
no y *be Plafciaì grave , e pwfòja Madonna \ e% mio cor feco . 
* Parimente *©» s* incorpora coìr articolo della voce feguente 
come più diftefamerite fi vèdri nel terzo libro. 

Dentro, quando i prepofizione J dinota la parte interna , e 
riceve ordinariamente il dativo • Bòcc. Proerri. Effe dentro a* 
dilicati petti temendo , e vergognando tengono le amorofe fianu 
me nafeòfe^ 

Riceve ancora l^accufatìvo * DattfePijr^eant.jo. Così den- 
tro lina nuvola di fiorì Donna m J apparve fot to verde, manto* 

Eù trova ancora col genitivo*, e coli' ablativo. Pajfav. f. 
242." £ avvegnaché, non pùffa adopeme dentro^ alla mente per 
diretto, per indiretto piote, affai di^ male oprare : » fé non dentro 
della pòrta \ almeno dentro^ dagli antiporti , che fono t /entimemi . 
v Entro comunemente fi accompagna coli* accufàt ivo '. poco. g. 
S. n, 4- lo voglio f che m giaccia fl innotte eatro, il letto mio . 

Riceve ancora il dativo- Ferrar, canz, 22. Le notturne, viole 
fer lepiéggief E le fiere felvaggie entro t alle mura. ^ 

Le fi propone la particella per* ed "è proprietà di linguafi- 
jo. Penar, canz. 24- Al fin vid* io /per entro i fiori , e Per*. 
>a Peniti/a, b t sì leggiadra , e Bella donna . 

ìfUQRA, FUORI, e In verfo; FU€>RE . 

Prepofizione, che nota feparamento> e diftanza,^ed fecon* 
trarla di entro * odf^rv. Vuole U geliti VO. Bqcc.8. *• "•>. 
• - ■■ - - A lui 



v< 



LAUTO feCOfmO é 

tri pìk di millanta nome ,- fcnta futili , ci? egli om 
eritriti. 

QUANTO v 

Si «fa in fona di prepofaiooe eoiraccufatlvo, 
comparatone • Bocc. Fi tee. 1. * . n* 409. 5/c<nW ! 
prore e/Terf alena dolente , m* p/i «0» E fletto Fi 1 
n. 51. figlino!* a me guanto me /rVjflfr r^M * f 
*W/»/ vi pmolanó. . ' '" 

Se precede ad alcuna voce del Verbo #/J&r# Wf 
*ppartiena $ per quello che fpetta. Bocc* g. 4. n. 7, 1 
*W *o/rW giadicio* eie vivi dietro a lei rima/i fiamo 
lì. 9. CertiJJimo fono , rie quanto /* /•• fari , che ! 
te mi premetti % avverrà). Eg.4. princ. Qoanto è 1 
m y è ancora potuta vedere alcun* così beli*. Eco! 
e/fere con eUiffi in queft' ultimo fignificaro . E g. a. n, < 
to è f io mm mi ricordo , cè y io vi veéeffi gia mmai 
Franco Sacchetti no*. 157. col pronome so iq v* 1 
fa tj0far : Quinto io , «0» fono per adorarlo. 

DELLE PREPOSIZIONI COMPOSTI 

A modo, maniera, gmfa 9 foggia, c>* 
rOgliono il genitivo » o pure una prepotiaione 1 
ceda la particella cbe. Bocc. g. 7. 0*4. Am* 1 
la* matto , éfopo danno fé* patto • E g. 8* n. p» *4 m 1 
yiWb forr*/e , **' re*»/* /è m*w */ firn* . Dant, In 
Cn y a guifa di feorpion la punta armava» Sagg. nat 
-14, Cedono per ogni ver/o , » fparpanglianfi a gtn\ I 
veggiamo Pacano da ogni minimo brnjoolo % ckt fep 1 
f/*, diromper fi. Allegri pag. 58. i*i4p voi finigu 1 
C**r /*/'•* r«»#« or^/f , jg««y? 4 foggia di jW/#. 

^/fre proporzioni compofie, che fervono ai geni 
Poiè. Bocc* g» 1. n* 9* Lo ingannatore rimano 1 
. X » ingannato • 

I» me**** Boer* g» a* n. % J» «m*§ di lorofatt. 
non fi potè di ragionar con tei prender pioverò, per i 
poto, niente d$ aneli* lingua intendeva . Si trova 1 
acctttativo . Pattar* fon* a7a* Con refrigerio in nm I 
viffi. 

A pruova, cuba gara) a concorrenza > a competa 
fu }. princ. Udendo forfr venti tomi d'uccelli , fu* I 
rem dell' 4/0» cantaro. 

A tif petto. Bocc g. 7* «* 4* &*** I* dottrina di 1 
<rVrt è tarda % a rtfpotto della tua . Si dictfttKtti} | 



rèe Bella tojlruzionè tof&tnd 

Jnjìno a tanto', che per M. Tore Ho non té fu eletto ì eie aU 
quanto foj*rà fé fleffe . , 

Sopra ciò accenna fopraintendenza a gualche nficio 4 Bocc. 
fg, 8. n. io. Dando a coloro , che (opra ciò fono, per ifcritto 
Uff fa la mercatanti* , £ dato per gli ditti al mercatante kn ma* 
gazzino. Oggi fi fcrive Jopraccto f e in Tofcana ha forza di 
nome, e (igni fica il (oprati tendente all'uficio» di cui fi parla. 
Salviati Granch. att. 3. fc. pi Prefe partito di ricorrere */ So- 
pracciò in Dogana. 

SÓTTO. 

Prepofizionfc j èhè dinota inferiorità di fitò, é talvolta <ft 
jebndiziòne , e di grado, ed e correlativa di /opra . Si coftrui- 
ice ordinariamente coli' accofativo . Bocc. n. 5. n. 7. Sotto uh 
foco di tetto , che ancora rimafo Véra, fi riflrinfonb amenduì * 
Talora col genitivo. Boéc. 6>4* t).p. Ciafcùrìb e càfietla , t 
Zaffata aveva fitto di fi k E talvolta ancora col dativo . Bocc 
tiamm. lib. 2. E quella , r fa tf/ lafiiar ? apparécchi , y& cBe 
ionófii tétta , pacifica , abbondévole ; magnifica , ^ /ór fó ad *fc 
/©/* ifr . 

l'otto fi adopera in fignificato di ttffr • Sode. g. 4. n. p'. itvrtf 
•Va fapùtò, e Jfaprèi fotfo */rr/ »ow»/ comporta. E tanz. 4. 
Quanto di doglie con ragióne il cuore D x effer tradito fofto /*• 
<fe amore. Matt. Vili. I* £. e. lò£. /Vr comandamento de* déU 
ti dui Re i fotto £f »* <# «tfr* , e di avere f ufiirtfno del te4» 
me di Francia * 

' TRA, E FRA. • 

T^,ch e abbreviata da /«/ri, e /r* oa infra , ioriòdiife 
prepofisioni , che lignificano in mezzio , e vogliono l' àccùfativo . 

Quando fono congiunte con lina fola cofa , accennano rin- 
chiudi mento, in quella. Bocc. FJamm. lib. 1. Coti fueffa leti* 
&a a me fola fra vérdi erbette èia divi fi federe in un orato. 
E più giìi : Poi qua fi ftanta tra fa pib folta erba pófiami a 
giacete y mi pofava. 

- Congiunte con dae, cofe i accènnytò Io fpaafiò , 6 JT corri- 
^rendimento iti mézfo adf arri end uè . Bocc. g. ?. n. i. Ih uria 
gran fata del palagio del Re , la quale in metzò eia tra la 
camera del Re j é quella della Reina , fi nàfcofi . Petr. cantf. 
*6. Ov* ella ebbe in coftume Gir fra. le piaggia , é *\ fiume . Boc- 
caccio Labér. ntìm. go. Fra gli afpti flerpi, e le rigide piante , 
piangendo y mi paréa dimorare. E nelPAmet. Sèmedéflrtió »/• 
ra qua fi dubbio tra'!,/), e'I. no <P acqui fiarld . 

V agitano talvòlta per mezzo. Bocc. £•?. n.p. Salita in fui* 
la faU , tra itorao , e nomo là fé n f andb . 

Talora nella couverfazionè , nel numero , nètta compagnia* 4 
Boc*. tì 4 \9. Tanntmfì .a credere , che la putita i dmmo fro* 

Hda 



, x r jhiii» feeofyk. 

afta perfbor. Bocc* fr. 8.*m>$.- InM 

ri cfàiaymt* fo^K% ntot*è veda* 
ivi il. 2. Voi.mi^fyefhti*t'm$m fa 
Dio mi dea J Là/nona, ann** hxnpn.^L 

♦ Dffnfit'i 4*fyptà, di fato,. Gio* 

tbff» a .fp'èila ; *oirr* *•. no^ant*. - bracci* 
aber. n. 552. Parventi vedere furger\ 
*tt» nton$ag*e> mmAtwh „ sE .'fi. trova ci 
fativo* Ttfoiv flfào, U 4.JC» \.i&eJf 
molto itgpfiftrtfa foka foprà àftìV/at 
17. Ameto alla venuta delle due *Nm) 
ti levò il capo . E anche coli' ablativ : 
durata avria poco loritAnk affetto y £ 
ducigli .. Di {otto ha, gli ftefli cafl . Boc< 
no in una /ala tutti gli fuoi irne/i f*t 
*b*di]fettik& quella era, tutti ì^*oìca 
Wb *• Pietro Ctefc. 1. ve* io. Quando* 
~# untore dqfotty della terra , divenute* 1 
tfr , ed umido., Qànt^PtriKÌ<can. $*• J> 

• ' s ?. $T9p9Jìzìoni ) che Jeiwno 
TA^ìm figm fica dentro \ e <fe/v,. & 
X 0*^4? , ?«*/£ /**£* aevorgerfete >. 1 
Jotrodw^jPw/i' tutti infnCi terzo già 

• IfttKt^oec» €• Sw h. 9. larr* f»H 4 
C*ff gfó vennero gli occhi addqjfo, pi ' 

D* contrAy dì contro, vagli ono . D/i 
/!*, ed hanno talvolta il dativo. D 
Pietro vedi fede* y Ann*+.G\<*. Viti, 
w* w gioraie. */>/*/£ rf/ Beniventou alL 
Talvoltafttaceil cafo,efia<fo£èrao 1 
èolai p*g«; 1*7* JVWt prima** èattaJQ 1 
j£# ovimepmveds dì cont ro levar jens \ 

Sui dvfttì, m/ut d v in jfo< "... 

$* vai jfef ra , e siamoci coltrar 
piandoti* la, coofon^n w t , e fé iocoa 
«Jfcr. Enoc- fe; |. net finè<«74 #*;</« 1 
\ fon avmdsfkiti molti' doppimi 
-tnntarr. .\(iti^Crafc. Uh. *Oé/«ap.; ! 
*fia fa* un hvftokcello piccolo,. 
* ìDr/« * Bmn. Par.i^, :I^^ 
ét*fizmidetto\>. ^\ '•-; 

iw^.da % riri^réH A«tópi fi, àlee 1 
così-^wj^ tri vece-dire^ /«* 
:gver«» ' pèfcaàe , &f%px\d*t faceto 

N 4 



Ì£0 Óel/a coflruziono tofcanà 

Preffo órdinariameore ha il dativo , ma pub anche ricevere 
1 genitivo, e Paccufativo . Bocc. g. 2. n. 4. Affai preffo se 
Salerno è) una cofta /òpra il mare riguardante ± la quale gli a- 
Sitanti chiamano la cofta dì Mal fi. É g. 8. n. % Tra falci * 
ed altri alberi preffo (fèlli torricelta nafcofi era. E gi 8. n. 9» 
JJar/f» preffo U donne di Ri poi è ìtJconduffè. . „ 
,' Vale talvòlta titcà % intorbo. Bocc. g.8. n. 9. Prefaladi pei 
fc, credo) cb y h la portaffx preffo t à una baie/irata. Gio. Vili. 
ip. e. 187. J/«ii aIPnffedio di Gehovà preffo ^/cinque anni. 
„ t E ancora fi ufa pef in comparazione ^ ed al paragóne . Peto 
fon. 2 ài; Che pretto a $«*' et amor leggiadri nidi i II mio co* 
taffo ogni, altra vìfla < [prezza \ , / v ., 

Lo fteflb^ché />r*/|& lignificano fppó , è àppreffo. 




dicio] concètto ì 0^ confidenza clt fcfla ;. talvolta vàie irìconu 

Ì' orazione; e talvolta accenna alla. Latina puro Rato, ih Iticgo; 
fece; n; j; OrdM f f^ fò/*/ de* /ithi figliuoli \apfi \{òuate^ 
ficcomi la/ci atogli da lui 4 foffe queflo, anello trovato ^ebe colui 



nò contenti dì veder/i tenere vili ; e dÙpeiti nel parere altrui ì 
cóme fonò appi a fé nel patere loro i Bocé: Proerh; ^Qkanturì. 
qùe àpf*Ò colorò ì ebe di/greti erano, io ne fojfi* lodato. t C\ó£ 
liei, giudizio di coloto; Bocc: g f 6 v n. -2.1 Bonifacio Pàpà\&\>. 
pò Topaie M. Gert Spina fu in grandi ffimo fiato i.Cnrè netti 
(da girati* jò confidenza. Gio. vili. f. 6. c % 70. 1 Baroni veg<* 
g'èhdó il picchi , podere Jet Re ìii Aroana \ t . appo la irati pojf* 
fahzà del Re Carta ; fi furono molto sbigottiti i Cioè if> jiom* 
parazione. Giò. 'Villi P«Qà Giovanni fopr addetto appio Visio- 
ne in Ptoenza in pubblico Conci floro diede fentenzadi féo'mmù^ 
nicazioné conno Ludovico Dogio di Baviera • E* flato in tuo* 
go alla Latina ,: Apud Avéhionèm i f . % ■*;... 

Àppreffo ferve al genitivo; al dativo i é ali* accufativo 1 
Bòcc. g.4. in fine : Àppreffo della betta fonte con grandiffÙn* 
fiacre j e ben vefliii cenarono . E ni 1: 5! eran poflt apptèffo % 
un tavolato x r il quale la camera ,' dove Sier Ciappelletto g ia- 
cea , dividea da un* altra ; E. g. ì. , n. 9. nel pfinc. Emilia 1 
la quale àpf$éffo là Fiammetta /edea. E quella coli ruz iòne 
coir accufativo è la più frequente. t *,.:*,; • ; . Y <■ 

Ha jippre/sò iiìtxé le fòpraccennàte figmficazioni di pref- 
fo. Di pili fi adopera per dòpo: Boccaccio g. 4. n. 1. Seap- 
prefs'ó là morte ? orna , non mi rimarrò d* amarlo ; % E giorn; 

2. nuro: 



Ubrùficmi»; ^oc. 

r W fi» de' Latin!.- Vit. Crift. C <&•**> fN0r ?wb* $ 

CCCOtl O-uel malvagio Gtttdéi m 

Ecco riceve gli affiti» dell' articolo, o delle particelle a*/, *' t « 
*v, che dinotano la cofa, o per fona dimoftrata . Bocce. 2. n. 
ji Eccole» eh] ella medefima piangendo rneVifa recati .E ^S^ 
0.7. Le /colare accojiato/i all' ufeio di/te :&ccmiq& Madonna ì 
, Ecco, dinotante milione, ha il càio fa» articolo • Bocc.g,' 
3. n. *. £*«* onedo uomo, cFè divenuto andator di notte 9 a* 
jprim di gHtrdi*t\ ' > 

Avverti dinotanti quintili* • ■ * 

HAnno dopo di /e il genitivo defU materia , di cui, dim> 
tane la quantità. ifjJW . Bocc. g. 6. ho. Entrari in ram 
giovamento della valle delle dinne , jtjki diieav, e di &eV«f 
differo. 

Più . Bocc* a io. £J» £*»** #fr di c<mofcimento , <r£r / 
pavoni* 

Meno. Bocc. g. s» n. * Cominci* a folleggiare U Batte* 
##* , rubando eia fame, che menù poteva di Si. 
. Alquanto . Bocc. a. 1. princ*, CA/ *Jq*w town prende di /«*/* 
avanti* non far che ben fipoffa -provveder* few / avvenire • 

j4//jr# avverbi *ol cajo* 
ì\ /[Egli* e avverbio comparativo* e vale /*& *W, e il 
JLYX adopera in fignincato di ptUyoUpiuttofio . Ordinaria» 
«lente ha per calo il genitivo , ma fi trova col dativo, e coli* 
accufativo* eh* è proprio del fuo verbo • $occ. Laber. n.^ao» 
Ragguagliando molto la prima cofa, nella quale tu fé* meglio 
di £#, *o» fw/k tdtima, nella quale pare , #6* effafia meglio) 
éi te. £ g. 1. n, io* i mot;/, perciocché hrievi fono, molto 
meglio alle donne Ranno, eie agli nomi»/ • Egi 2» n. 8. i|W 
miaWe «Mg/re il fygliuol vivo con mogli* non convenevole a> 
Sui) che morto Jenz * alcuna • Gli fi aggiugne talvolta l'arti- 
colo per proprietà di lingua. Bocc. g»a* n* J. T* puoi ^ fé tu 
vuogli , f avi;/ /?*r* il avef/fc del wowfo • . 

Infieme vale unitamente ,^ di compagnia, e fi accompagna 
coir ablativo, colla prepostone <ww, aj|a quale fi agginngouf 
talora le particelle f meco f fico. Bocc* Introd» Ciafcun pruovi 
il pefo della folJecitudine infieme col giacer della maggiora»' 
Za. E g. 10. n. 9 Di quefio di flamattima farò io. tenuto 4 
voi , e con meco infieme tutti quejli gentiluomini) eie d J in* 
tomo vi fono-. 

Come avverbio comparati vo ha «dopo di te il Cado propria 
del Verbo, che regge il termine Iuq di comparazione, ed I 
a>flè volle uà oomwatiw; avvero ha. H afydìl Vette dalR 



** Della *éèfh*èoM tifcana 

#l^'fftirf^Sel&^p«ratÌ6^ 9 quando '^effa'ttfege1t4*M 
mine, in, cui è il £0»j*. Bpcc, Intfoo\ ìfajfaàWhkcdtoihtà** 
mento ytffà terie #pft/e* , fétte qubti Afone t0fèeìèiM*+n+ 
ritia* OmÙkì» nétk ' dflb vMè Hn'utiù . E fttì; Ptòrtif. '2V*//* 
ém» 1tyV#ft factum i OH *frti enfi ét$r»dre i td *ft» Jf or* 

*utì y *ome ttejgW omtM'i ifrt&iifc "#. Ifc fdUfrefiò fi*- rito i 

* In -*p*fft»>k:'>m » f *iftb «le v *t m*k/Mto 

Talvolta fi adopera in fenfo di quanto y co* Vex& èfete * *€ 
avere , col nominativo, che accenna, replicazione dell'altro 
termina della copipàratfélie . NòV.adt. if . 5e avefli così bella 
%M* % «èwl^eHéV^ M* ^resljfkuuMaU f 'tdMt ella \ Pei r±n& 
9*pi fl tfova -càll''adifatitfb *E è;X.-^i K Pfor* ttewèffeìtd^ 
^ì^i^hneAkì^fèàttii ti* veJHhOo^ Wviéufò) fa d* 
Joro, foprjtggiuntQ , e frefo ., Vedi l s i ..e. 20*. 
« Merci tlfcWHwà pfr fratUi f# tofièfiafì fi die* ancóra in- 
teramente mercede v < ha dopo di fé il genitivo, innanzi tal* 
WhftT -h* l' ntfaflfor, talvfcft*. fio i 9p& gì & n. ?.. Io ni* hi 6U 
fogno <# fue cofa p&rtfèbèM, , t* vitree éi Wd , e- dei inatte* 
W* % io é**m*é!&rfi>l é Mite ciriole % eh 7 [io ve P affoghiti entro . 
O «» ?• » à\ gft/ W «^ tifck' **#r { étf^d* Atffr , « off** 
jfl* gentildonna > fcamfato. fono . Peti\fotk 21. Ringrazio lui , 
^6* / gràffi £r*£*t ****** BtAipMmnn j tua mercede % afcolta .. 
i 8iiffe tatot* à t*odo d! r>óirtè<:(fcft*r*ti!6S col pòr^i ifin^S- 
«il' affetti vò,r^t^co4T allieto ^ elri vtìrfofenza . Bdc4u 
g* *%.lkt&i'lje/ry tofta fnèttè , péitìb\ èbete. veglioni 4 i rem* 
de: Pèt*arV larflfc io.- €ft ^W f . ho* fo, percèt* fhile maligne t 

^■VCi^w^i'teiit» «tre* , e»? tariffi fi emmiff * 

* p«^/ocold«ìvo^ò|kova t le^^^7f» àpMrtèen* r per quei* 
1à. &e [fetta . P&àV.AiBi. lo fWofcntg fiati) *àl lato s quant* 
^Ha tontezlonf, e jì [ ^^^M*.<é*Ui(favÌllAÌe^èià^ iqo^ 
to «Ha iHf*re àtla>ewàf ,/qfeafìta allW ì^r^v r 

•••fi tallita Vi fi fràf^ne" ìl Vefto^r*. Baer.:g.'4» > pri**» 
fjaliwd è a- ^ /.«ArV ^ -Hteor^ f^tó tM» ! */^^ '^* 
fo//if , e wl P't*cevoh\ teme ^àefie -flho'i • v ■ * 

-Vile tah)ra\^ fM«lbi fèr fìnto tftèite. Bécc. tf. 9. n; 1 o. 
«WMb 9 ifittri&fe ji»i ;-^m «f/ h**éu*flar* 6&m cefo ehrp* 
tèf*Vxkt t* r 4d*i *A)e*àU % %*Ì»n tfM uHa pttWkfbl*? ^ 

».•• •• *-v •'••'■^•'-*%^te v ^..°. : i - i' - ; • '- : 

-•■ .. .)- { u.... .:■.:: .'.^ •..,*•> u.a "..?«, .-» •• . • • u » . ì* 
,. AtvirHcli pupliqhrt offervtzìone ; ' '• w '^ 






- ' ti beo fecondo. -1 

fervàtìoni r * l*wW don fit no corfiunemenW &oi 
^Jqaotomjtte. non , fieno nella noftni lingua di va 

' Avveibj non tanfo nàti commeweme 

Abto fìgntfka altamente y «* *//©. Bocc.ft. 
lancino , fatendo-M duole , /*vò alio £/.£. 

Co* Verbo /W? figitffica fermarli « Anoft,For t 
■V** fig*o di £W* <* *# farako; 
i Djnódi per /e fignrfe* *>j8o y* vw, Firenz* 
5. fc. ?. Or yifrr ^*/ chiaro l ata) , £*» , «rubimi • 

il/ ng/a v&le del t*tto y totalmente . Paflav. 
j/ prete ffle at tinto, ignorarne y eie *p* fafejfi 
peccati , /*r* f ajfofazione . 
•■ Appreffo frgnifcan fpeffa vòlt» pd/ir**, <ty»M B 
£. la */ò «to//* w^w dell* giovane prima , e 
Currado foprapprefi f arene. 

Cotanto: vale tante \ JJocc, g« a, Qwlk % Ài fi 
*ourrto £«£<*** •'* 

♦, Dianzi vale paso fa. Bica fr.7;? n. ». Za -4/1 
Te lucisi # /* eternerà i e tato* atte* frm* 
temeva non e* bifo$n*v .'. . * 

GM aggiusti* talvolta £0*0 ♦ Filipiv Vili.. K 
partirono dalie frontiere , d*w;poco dianzi fi -et* 
-' Diprefewe fignifida fuktoj immanemente* Ne 
n y a*dbe di fneìqnts ajtfa madre $ e cocolle tutu? i 
Jfocc* tu, ^ £ /to£4' 9 *&* di predenti gi* /*? A 

Di prefinte eie vaie fubito che. Gio. Vitt. 
Bt predate cne-/» fa*rfi%npt* t totfe otri fi^ne 
a* nobili di Roma. 

* . Or *«**- vite /V 4*')b« Eocc. g« & n. ?• A 
jU«to*yi»>» differenti da Àmr, eff eglino mar nam 
poi la rendiamo , *oth* amperora P abitarne * 
« Fattamente , cpib parrtetlla- /* ^ o òjd avanti 
wo/fc. Bocca tmrod. £Wr*<& *q/fer così fettaintnt 
-g/ 6, «el* fina ..SfrdmtQ* £*, # sì fmamento 1 
<}*/ r«o reggimento nella fine, ci abbiamo a* lodar i 
* ' Fior* figiftifica >*»**:» v«**? , ed* fc avvtrbio 
«JagU Aotiilri ^ Wnte |rnfv>can^ ^ Av>G| *ra\ 
hai fior éfmgegno % Qua* i# divenni . fcParg^cJ 
^ér /^ faranz* ha fior ; «fr^ vfr<sfe . SeH,Pift, pi( 
Qttgiri eie ¥ fan*» dompewata^ no* ne kanmp 

w i«è ufeeo - x «<woe' 4*^ tì x ate«wi tutori W 

?a di nome, e con la negativa ancora, 

•- Qua» %&a£& mtim t»^u^(aa^ctìh» 



1 194 Delia ctfkuzìyn Hojcana 

E t*s alla prefetto . BoaV.a> .$.. n, ^^CÀW4nJfcf*^4/J* 
d'appartigli innanzi 9«W gm. . *»-.m:\ * • 

. Dimani ferve comuoaìitenfe fi 3fc!iw f < b«ncbì ii afi, aurora* 
col geniti vip , coU'accufativò , e, coli' ablativo; e.vala.itVAl 
*4if * . ttttcnwx a contratto -a dopo , e a *te *ro . Bocc. ■ 1 ut ro«L 
Dinanzi alla r*/* del morto co* fuoi profani* fi ragunavanp ifuot* 
%&ènibi E* av& dv'?. T*;/j tra pax poso.fa^qui dinanzi .fami . 
pio. ViU. .tib^4* cap.-2Ò. U. attendevano mfua > gradi f dinanzi 
k.Cbiefadi S. Piar*} Libr. Aflto(..gw^/« ; .aMaètMelli irr, 
*é* /owo ^inondamento meridionale del capo • . v> 

Vale tatyblU alla fnfen*\.\tpftogo+ BoM'fcV.3» "• 5- *• 
/*rb fempre e dinanzi a X>/o . e duméti agli uomini fermiffx* 
tpo (eflimonie Mia. tua onefla . f ..... * # f ' 

/iw?# fi jife. talvolta ìt» «forza dì r^pofizior^ .col genitivo* 
e vale avanti f innanzi . Bocc. Tefetd. libi ?. ÓU» ?^. Acciocchì 
prima iéifo tua, partita Foffe finita la mia trifta forte* . 

DIETRO ,- DOPO» 
». DtVara prepofuione contraria d'ita***/* chetile ^t*.* /Vr 
dietm y a vuole il dativo . Bocc. g. ?. n. 8. J?. dtftxo K 2L hi vidr 
vanire fopra un corfier nero un- cav alter bruno* fpr\e\ aW vijo 
tracciato* : . 

Cogl' infiniti de' Verbi ferobra avere 1* aecufattv* . Uocc. g» 
'4* ru i., L5* jf/ordo dVV/ro mangiare /*£g/£ venutine y in un 
-tanto fopra un carello fi pò fé a .federe . . « * * 

Si tro/va, anche coli' ablativo. Dante Inf. caof*.ft$» Svpra le 

JpaikdiemòaW* coppa , Con. Cale aperte gli giaceva un Draco . 

•v D?. diti** vaia lo fteffo * che dietro , t e vtiole<< il dativo . 

Bocc* Conci. E/7* »o* correranno di die tre & nittna a. far fi U$* 

gefe* Pure il Buti nel comènto del Inoao di Dante reflue ci- 

\ tato gli dà l'ablativo: Dw, de in Julle fpallt di dietro dal- 

.1*. collottola. gli era un Dragone* 

1 , . Dopo ferve all' accufativo , a dimoftra ordine, di luogo , o 

' di tempo » o di azione, e vale dipoi , dietro. Nov. ant. 44. 

£)**/ far*/ fft*r/7o *r* //oao la parete della camera . Bocc. g. 1 • 

!»• 7» Zfcpo alquanti *V) , non veggendofi chiamare , incominci* 

apprender malinconia . E n. 5. Dopo alcun rz/u/e pw/o in ca» 

! .wr* ornatifftme, venuta. /'«©m <aW definare, il Re, e la Mar* 

. m ebefana od una tavola fedettero . 

Riceve ancora il dativo, e. talvolta il genitivo* Fafiav. fi 

56* -, li cavaliere, che dopo alla- coJlonna avea af evitato 9 eofltr- 

k va/o £Ìb* eie. detto, e fatto. ora f gli tenne celaiamenu dietro,, • 

ì ' Bocc. g. ?. n. j> N?» mo//o ^opo a ^«f/?o convenne al marito 

^ andare infino a Genova » Mora!. S„ Gtegor* I. r« n» 18. Ar 

$*egtè 9 a cui tu vai 9 ti fiovgiuro 9 e priego 9 che io dopo di 



tepm rimanga, fette dì • 



CDN- 



tjbro feconda -'" 

lo no* poffo fot caldo , e fredda a mia polla » ce 
vorre/ìi. 

Pih con gli acUtetttvi dinota maggior quantità 
razione. Petr.canz. 24. Una donna più bella affai 
le j E più tacente . Col verbo vate maggiormente 
». 1. Per confutarti 'di quella cofa, eh* tu più ami 
ranzi alla ok vale ti plufquam de 9 Latini* Bocc. 
da che fé tu più che qualunque altra dolorofettà fai 
s'aggiogne ad altri avverbi , e ne aumenta il (igni 
canz. 18. Perchè non più fovente Mirate quale A 
flrazioì Pih affolutamente , ma coli* articolo avani 
delle volte* Bocc.g. 4, ti. 1. A moflrarlo con romoi 
grinte y come il più le femmine fanno , fu affai vt 

Co' (ottanti vi f non è avverbio, maaddieti* 
molto . maggiore . Bocc. g. a. n. 7. E più giorni 
navigarono . Gio. Vili. I. 7. e. $6. Alquanti pih 
ordinato per più ficortà dilla terra . 

i p/* »_/' p& Ti tifa per la maggior parte . B 
I più /iws* tffcw»* /* bbre , *//ro accidente mar 
8. n. 3. Mrf/o r//po/if che le più # trovano in B* 

Di pih vaie pih avanti , */Vr* *©/* , in oltre • 
io. e. 141. Quefli fue il maggior tiranno che fé 
hardta da Azzolino di Romano infino allora , e 
più . Bocc. n. ult. Egli m J 6a comandato ci? io p 
voflra figliuola , e che io ; e non diffe di più . 

£ 9 talora avverbio di tempo, e vale da ora v 
poi. Bocc. g. J. n. j. Chi T fece % noi faccia mai \ 
Pnrg. cant. 1. Or che di là dal mal fiume dimoi 
ver non mi può . ' ■ * 

Punto lignifica niente . Bocc.g. 2. 0.8. Ella ni 
pih il conobbe punto. 

Si afa talvolta per qualche poco . Paflav. f. 22 
dolerfenje è> e da piangere chi ha punto di finti 
€ono] cimento 9 zelo delP anime . 

Si ufa per w/V* . Bocc. g. $. n. 7. Madonna 
non è punto morrò , ma è vivo , e /a» . 

j2»*/* vale « un di preffo . Bocc* g. 8. il. j. T« 
€ome nere. 

Vale ancora («^ fé . Petrar. fon. 22$. P*r/t , « 
Quali vi/ fango egualmente difpregi. Bocc. g. 1, 
punto penfare> quali imo/m tempo penfato aveffe 9 

Quajicke. JMatian. Vit. S. Ign. I. ave. 6. . 
pioggia qoafichfe continua. 

Rattorte preft&rtente, e raddoppiato accenna p 
#£Ìore. Petrar. canz. jy*. Ratto , cow? imèrtroiru 



*0f Della coflmtiont tofcantt. 

'ìo M Capitano ragazzaglia, e vile genie, eccetto alquanti 
lt gitani* 

. Salvo riceve parimente I 9 ablativo, o fia qnelcafo, concai 
«fprimer foniamo V ablativo aiToluto latino, o in ifcambto 
tona orepofiztone. Gio. Viti.?.?, e. 5, Rendegli la [ignoti* di, 
Lombardia, falvo la Marca Trivigiana. Bocc. n. ult. Non U 
Jafciar per modo , che le beftie , e uccelli la divorino , falvo fé 
egli noi ti comandarle • 

Fuori fi afa ro forza di prepofiziòne eccettuativa, come le 
due accennate f col mettervi dopo che , o {riamente . Bocc. g. 
2. n. o. Ninno fegnale da potete rapportare le vide , fuorché 
inno, creila n'avrà fotte la finiflra poppa . E g. 5. n. $. Quella 
trovo di roba piena effer dagli abitanti abbandonata , fuor fa» 
lamenre da quefla fanciulla . 

In fuori fignifica lo lleflo, che eccetto, e falvo, ma gli fi 
V r *Pone la cofa eccettuata in ablativo colia prepofizione da. 
Itacc. Conci. Maefiro alcuno non fi trova , da Dio in fuori , 
eie ogni cofa factum bène . 

Altri che* altro che vagliano fuorché. Bocc. Introd. Egli 
mi pare . che ninna perfino , la quale abbia alcun polfo , e 
dove pojfa- andare , conte noi abbiamo , ci fia rima fa , altri che 
noi • E n. 1. Avea grandi firn» vergogna , quando uno de*fuoi 
frumenti foffe altro che falfo trovato . 

SENZA . ^ r 

Prepofizione Separativa corrifpondente al fine de 1 Latini, che 
Jtnzaf\h frequentemente dicevafi dagli antichi. Il catodi quo* 
fia prepofizione 9 fecondo il Cinonio, è l' accusativo, ma pub 
eflere che "fia ablj|lvo> corri f pendente a quello del la prepofizio- 
ne Latina. Riceve ancora I* infinito, e talvolta il genitivo, o 
fta avtro cafo col feim del genitivo. Bocc. Introd. Affai n 
erano di quelli che dFquefta vita fenza tedi monto traf affava* 
no. E g. 6. n. 6. Una novella, nella quale quanta fia la lor 
nobilita fi dhnoflra , fenza dal noftro propofito deviare , e per- 
do mi piace di raccontarla . E fieli* Amet. pag. 5. Ecco ctf 
io vagito poco , e molto meno fenza di te i/pero di valere . 

L' Annotatore alle particelle del Cinonio ano. 71. dice , che 
la prepofizione fenza e (lata talvolta accordata col participio • 
Adduce W Bocc. g. 6. n. 1. Mifemanoin altrt novelle , quella, 
che cominciata avea , fenza finita lafctb flore . E (lima egli , 
che vi fi fottintenda I* infinito averla, di modo che U feofo fia: 
(tnz averla finita . Ma cib non e, vero , . perche quel finita non 
e participio, ma è un nome fattami vo verbale , come fono 1* 
andata* la tornata , la paffuta &c, e l' ebbero in ufo gli Antichi ; 
tome fanno vedere con efempli i Deputati al Decaro. pi*. 07. 

$ sfa talvolta per oltxe . Bocc. &> à. n. io. Aveva de 1 fiori- 
ni 




vate * comi* forfè} ■&*& qtn /* Bn 

mo £ *$d ftnifica, valorofo; ,L*{> df _ 

Qr* cty Jméfa quella -*ì- attéd^e, Gif fvwd*. «* dfli | 

d' affai , Non diventale dolce , foto* // w*/* ?.. 

^/Jfe/ fame vale 1.» ft*fl"o, che */M* ma h* ^u 
di forza . BocC. g. a. o, 7- 4w* *#*. 'w/q^t *f^' i 

A4 affai va!e v «£&w| /^«h ( No^iMtk^ P* i 
Firenze amava e? amore una gmilp(4*tl{fr) J^quak) 
n eente lui, ma ama*** a 'difmi/'ur* «# alm ^id^ane 
]fc amOVà-anjcbt W> iw* *jo*.<«*<0 ad afòi , ?j|#*/0 
. Avanti \ dtr« il feofc dì w*wi*\ fca\ quella a,n*0? 

Jtàza, **$** w*w»w * gfr tì^ar muto &g Jenq* fa 
Bene> oltre' all' ordinario fenfo del £;»« de'I^aiin: 
ini vari ttittdlv - ; ' i v ' fc ' ^ 

Per molto, fioco* g> $« tì» \$,Vmdè ijity /**« 
ùy % e>gua4sgnon*eb*nt,. 

Per sformare, e foto » è cpl sì 9 Bo*:c v g t ^ ò, r. 
donna. a Gianni : fMffwHWt qM*w*J* M *&<#*%•. ,5 
«» : .bene*. E & p« n>*. digeMww > fckW'C ..19/j ;*}$ 
r*r/* te»» «* £wtt* v.ij^a.i> ff «M ? J)//fr CàJiàndt/no : 

/*//<> commeffo da tórq H nmita, béfó* w* ^NtfM 
. E. qx' Verbi ejfo *. e jl*r* per 4$t#t*w*, i*l leni 
»* ?/? dr Latini n Bocc. g* &> 17. . j. ft <g/f <#<? <# t 
re > bene fla 9 dove dice ffe di non volerlo fàt^ i s) ^ 
tnia pwte+abfi pik d*v* ibfia no* appaga , Paflfa 
4> />{«>** <rcwr 9/*//* rfodefitm cpnftffpf? » befie &i 
confefiffx a un altro * 

# Star* iene > c^l'eferegìpn^ c^lfe perfona^ vate .»/ 
wV**** fi ad»pera^fi<:^Ì59nìfann^H«.an fenfo di «3 
diciamo famigliarmenteykr />*/& * Bocc. g*4. Protrò 

; **<* «40 iflà. bene fondare mai, dietro a fitèfte cofe 
n. io. E certo iq ftoei puf bene * few**//* moglie t 

* mi) valejfv agguagliale t /<» ^/^ ^ ima Vi£cÌùa*tàtci 
fpigfift'Pta* 6 patinatale *H?r q0fc mvfWW > fa 
ne di pena , e di confusone « Bpcc. g. 8. o, py J^/ 
^9on« jftg// /^ rwgfipr villania ) che mai fi dice 
tri fio , dicendo % dek cpme ben ti ftfc. . 

Si ufa ancora in>feofo di imito n«l)a,^B3ltò » e 
we»t*y r ptrfettamt*t**e fimili» ?0CC» g. I. u. j. j 
avvtsb troppo bene.* *fc *l Saladino guardava di pigi 
parole. E g. 8. n, 4. Kv §iÀV affettati tóo/tob« 

r€àin^a % lamé jo/at .fUéi.'f**** zewfr>e 



•jpg Dell* coflt*ZÌ<mè tofcana 

'Biocc. g. *-'«,' 9. La quale , per MÌ[pen% ffcfa maàn di U* % 
Jollicitamente ferviva / . ■ v.' 

Atto'ncontro ya^ dirimpetto ,' Badr. g. 6, n. ^Venendo di 
'atta àUo^nconìfò di »« *« fantine* E còl datilo *' Gio. ViiL 
T.£. C. 256. 0. 6\ Mra fr la detta torte delia Satdignaj appunto, 
affo 'ncontro. • ali* jwf </*//?* tir*** «P Oltrarno ■« 

Prepofizioni , $A? fervono al dativo . 

AM^ actòfto,, di coflaY allato x - dallato .Bembo rim, 
O#%0*| 9*/ Vedi un tempio accanto o\ mare* Aàoft. ftuv 
•tant. 10, Otfc ìoj. M>/*£// affamo f ? gli jb fimpr* s afcofiA % 
Bocc. g. ^. prino JWfojG rf^ww *>i giardino , <&? ^r *o/?a #r4r 
•! P&t*&faj '* $"dt°) c ^ e ***** **a- dattorno mutato y fé n 1 en* 
"rràrono; E g.'jìn.^. 1>* tf /»<&** > quale Jf\ ^taiio «wx* «/• 
'la *ha fxniìenzA eletto , aitalo alla cantera, nella aitale già* 
'cevd li don** .. Reo! genitivo. Bocc< g. p< n. 6. La quale al* 
iato (Jet iettò dbv* dormivo t ffofe la culla. 

Allato fignific* tftlvofea in coiti pancione-, Pi Va e. fon. ?*• 
Og*/ angelica vi fta ,^ og>?( tff/o #»?{/* Fori? m^o /</f£94 allato, 
nquel, efiio.thco-ì* " ! ' . . . . 

Appetto x dirimpetto , 4 /rmrte , incontro , dirincontro » Bocc* 

f>. $. n. p. 2?£Ìf >x*» £* /* quefla. terra medico, che s* intenda ef 

oprino tf'afin*) a "petto, i'fojkd. E n. 7^ Fu mefjo a federe ap» 

punto di to mp c ttoo sAV ufcio, della camma. E n*l Filoc. 1, 5. n. 

1 1 4. f%jf* « /ì*w/* alla 99/4 cometa iit un* altra, dimorar- dite donnea 

E g. p» n. é^Effendone due dai? ma delle facce della camera y 

?* / tetzo dirincontro * quegli dall'altra. P$tr. fon. 17. £<»io animali 

al mondo éi;^ aiterà fV/fcr t eòe incojorfzlSot pur fi difender. 

Attorno, dattorno, , inforna r d } intorno • Wer. Ctefc L ^ e, 1 2 % 

-. Tht laftiaM fino i J esenti • 9774 «0» attorno al j&ro , nè\tn.fomj» 

010 . Bocc, g,. io; n. 9. L* fm famìglia venata dattorno a rt/2fc« 

f • ^or»f y montati furono. , / cavalli adagiarono . E g. 8. n. 7. 

jf w^/f taccinoti , (ol mófirar d'amarri f £ aveva te fi intorno, a?' 

yfiodi • E'g. a. nel print. A7^' dintorno fi pofero *-fed£t~ 

Dintorno fi trova, aocbe col fefìo cafo. BocC. g» ?* princ^Jp 

^f/i tìmtorno da fé , e-petio mezzo i#agai porti vie ompiffitn* . 

/* Addogo 9 Ciò fbpt» la perfona . SHmt. Inf. cant. ^2. ORuèà* 

'cornei fa?, c*e> tu' gU metti Qli unghioni oiddàff* *ìr «fcPt *»' ¥ 

sfèiei * E ^ iffvtrfeu B«cr« g. a n. 5. K 7 9n*otoromjr*ti: 9 +(éo*d 

un con forefijere tutti quelli dell* contrada abbaiano adJMe. 

E per 0nm * Boco r\.6.Vn altro prwlfogli ayvretirtmtojmat* 

P> . C pw % c^« Pa(&v. -£ «4?» Bmr« H'BààioI* odd<fffo.WfX 

alcuni r e t& l* lingua loro predice le cofe r ch'egli fa. > \ 

' In vece i^addófi fi tsCa ta I volta 1 e leganremén te >^rra, In <?/- 

v{#p , e sAinienck Wtocoft^ ^aJwte ^|afcp^ •« inmM 

^ , - alla 



«ttfc perfoor. Boccv gv 8.ir,'j;irM^wift.J ,«»« 

rì'CÌr-fc'fm«.typM.i ntoi'è'vedafd* ùiuna.«h 
ivi n. 2. Voi. mi^*fì***- ***$** /<**•• Mfpo/e* 
Dio mi dea iLémno.amo\ 9 h\npn.^U/bo aRata. 

• BffnfftLi difypràj di fiotto.. Gicv <UiIL I." 9. e; 

ÌV/f* a mpellas torre* a nolani* braccia* fi ha. una f 
aber. n. 552. Parventi vedere /urger* a. foco, a f 
*H» ntaéap9e>*miuiSk .& fi. trova cot genitivo* 
faxivo* Tefor» Bfò0. U 4- *** r *• 'Delfi** *«tt.gt» 
Moto ieggietp.y che faka/oprà dclV acquai Boct. 
17. ^«Hf/o */A* venuta delle due Nhtfewdì *fop& at< 
ri /*xò // c*po . E anche coli.' ablativo . D^ojte Vv 
durato avvia poco Lontano, affetto , C^O«fr* ardt 
ducigli . D/ /off© ha. gli fletti cali . Bocc, g. io* n.. z.* 
no in una j ala tutti gli fusti arnefi frt.fi- vehirè\ e 
the-difottik tavella era, tutti ijmi 'cavanti « allo. A 
Wbi Pìckò Ccefc. I. 2, e* 16. Quando jl.c*ÌQtt\del t fai 
burriere di fotta della terra f diventa continué^fentt j 
tfe f in 1 *m*fc.. Pariti Pacàd^can. j 2. £»<•> JUftM 4 

t • /• ^ 

Snfmjìzjmt , r 06* fervono alP maufiuivt 

TA^4 figntnea dmtro\ e dopo,, fioca g» t. ti. 

X /rt^/> f qua fi fem$? aeeorgarfkne ». nìvtdprom r» 

Itrtrodl'jPwy^w/fi'i»/'».^ terzo atomo morivano 

• Intra... $occ» 45. & h. 9. Intra t\u altri 9 a, quali 
cada gli vennero gli occhi addpjfo. pojli , furano 1 

Di contro.) di contro, vogliono Dirimpetto , dai 
fla , ed hanno talvolta il dativo . Dante Parad. 
Pietro vedi* fède* x Anm**.Gì6*.y ili, 1. 7. e 7* Gr/ii 
mezzo giorno appiè di, Benivento. aliavate di coni 
Talvolta fi tace il cafo , e fi a<foj>è>a coinè avverbia 
èolai p*gi 1*7* Npà prima*' è alia fommtà venèt 
fbigoumentotvedk dicontro lèvarftm* unlajt*? anst 

Su) difi*\/m fu% di in jfo v \ ... ; e.. 

Su vai /opra , e i r auaoca. coli' articolo, (e&m 
pianale la, cooforwi w ^ e fé incontra, alcun* Vk 
*fur . Bacc, £; |. *e> fine ;•« J/. ReJopo ^#«/i* fui 
i /ioitf avendir fatti molti' doppieri -accender *+\àf 
"tuntarr .: Pier < Cfefc. Kb. io* «ap< 33 .- £# •#«v 
*)6* fiir mn bafiokcelJo piccolo*. ..:>>; ■». 

• Di fu *. J>ante Pfer.tvS. £ qmflr, /me Qt filli* y 

l^^'da^ratgffóiri Autori fi dice |>tù .voieotU 
così é in fu r ié vece 4ìr*éii*/u+ Bocc. fN.3<*i 
pronto ' pèfcaMc , £>{QpT*\du: bombette , .^i ytt. fc 



vm Beila coftrurjone taf con* ì 

tdri 9 ed ella in fn wf altra con altre dorme anatrato m veie* 
re. E g. ?. n. 7. Gli parve m falla mezza notte fent he <f io 
EU rette 4s/ittt **/* [cinto netta cafa per Jone . 

Prepofizioni , tfér fervono al? ablativo . 

DI qua 9 di là . Bocc. g. $. ti. io. 1/ f««/ motto paffuta 
di qua da ma» «wvr* dura . Petr. can. 22* £ fi J 4r /* 
dai rio poffato è il merlo . 

2>r /neri per /«eri . Bocc. % 6V tu 2. Fatta di prefente una 
iella* panca vomirò di fuori io\ forno, gli prego 9 eòe fede [fero* 
Di lungi. Bocc. g*2. n. 2. La notte il foprafprefe di lungt 
dat tajteJto prejfo ad 'un miglio . 

GAP. XIV. 

Della cofltuxiono delP avverbio • 
T)Roj>riad€me parlando l'avverbio non regge cafo alcuno,* 
JT imperocché il cafo, che gli fegue appretto, dipende odàl 
Verbo, o da qualche prenozione fottintefa: ma perche po- 
lo aietmi avverbi hanno dopo di fé ti cafo , benché non pro- 
prio , farà ben fatto trattare della corruzione dell* avverbio * 
•oche per relazione a'cafi. Ed attendo gli avverbj della Un- 
tjoa Tofcana in gran nomerò, per procedere con qualche eh ia- 
rezza, divideremo quefto Capitolo in due paragrafi , nel pri- 
mo de' quali tratteremo degli avverbj, che hanno calo dopo 
dhfc ; e nel fecondo di alcuni avverbj di particolare offej> 
vaitene intorno al loro ufo » 

• §. I. 

Degli avverbi , che hanno infoi 

\ ECCO. 

£* Avverbio dimoftrativo di cofa, che fopravvenga , o di 
r «o(a* impenfata. Ha dopo di fé o un nominativo, o un 
infinito, o nna prepofizbne a coi talora precede la particel- 
la àm\ avanti di fé non di rado ha la congiunzione e per 
proprietà di linguaggio • Bocc. g. 2. n. 5. Avendo la fanticol* 
daxgià\ la fua donna chiamata , e detto , ecco Andreuccio , la 
vide in capo della fiala farfi ad af penarlo • E g.10. tu 8. Ma» 
*avigtioJ/i Vmrrone del? infanzia di quefli due , e già frefume- 
va ninno dovere effer colpevole , e penfando al modo delia Ioga 
*ajfoiu*iom ^ ed ecco venire un giovane chiamato Publio Am» 
bufilo . E g. 5. n. io. Ed effendoft la donna col giovarne Pofli A 
tavola ver cenare* od ecco Pietro chiamò atTttfcio., E Iittrod» 
tEecoicoe la fortuna a'noflri cominci amenti è favorevole» 
Scevri per esco, fenza t dazione a pcrfpaft» è io fletto, chi 

l'ovr 



Ufbft fecondo* 

rwt t&tfUAiA: Vit. Crirt. E dicmdo qmfi 
eccoti quel malvagio Giuda : 
. Ecco riceve sii affini dell 'articola,.© delle partici i 
€t 9 che dinotano la cofa, o per fooa dimoftrau • B 
3* Eccole, eh* ella mede ftma piangendo me FAajebt 
tu 7. Lo /coiai* accefiatofi al? ufeiodifie : eccgmt qu 1 
Ecco, dinotante irrifione, ha H calo leni,' articol I 
3, n. *. Ecco enefto *emo« eh* è divenuto émdator 4 
frr/er atf giardini-. 

Avverbi dinotanti quintili* 

HAnno dopo di fé il genitivo della, materia , e 1 
tane la quantità . Affai . Bocc. g, ò. fin, £ 1 
gionamento della valle delle donne % affai di bene f 
elijfero. . \. 

P;«. Bocc. a io. £jP i^ww #fr di conofeimex 
giovani* 

Meno. Bocc. g« $, n. 1. Comincio a cofleggiaro 
##*, tubando ciafeune, che meno poteva J& lui 9 
. alquanto . Bocc, e. t. pnne*. Gfo a t quanto rum, pron 
svanti f non far afa ben fi poffa provvedere per l 

Altri avveri?} sol cafo. 

MEglìo fc avverbio comparativo* e valevi 1 
adopera in Sanificato di più ,o di piuttoflo. I 
esente ba per cafo il genitivo , ma fi uova col da , 
pccofativo* eh* è proprio del (no verbo • $occ La 
Ragguagliando molto la prima co fa, nella quale 1 ' 
di Hi , con quefia ultima t »*//« 4 uale pare * che ei \ 
di te* £ g. i, n, io* I motti, perciocché èrtevi 
meglio alle donne Ranno.) che agli uomini . Eg» 
mando meglio il fogliuol vivo con moglie non con 
lui* eie morte /enz* alcun* . Gli fi aggiugne ralv< 
colo per proprietà di lingua. Bocc. fea^Juj. Tu 
vuogli , quivi fiore il avqt;/» del «00*00 « 

lnfieme vale unitamente* di compagnia, e fi 
«air ablativo , cotta prepostone «a», a||a quale fi 1 
talenta le particelle, meco r f eco. Bocc. lotroi Cw 
// ft/o della follecttudtne infieme col £/W*r iella 
Za. E g. io. n. 9 Di 9*1^0 4' flamattina /aro 
W, e con meco *«/*!*» tutti quejìi gentiluomini, 
tomo vi fon*. # .) 

Come avverbio comparativo Ha, dopo di fé il ca ! 
4*1 Verbo , che reftjt il termine fa di compaw 
Sgeffe volte na aotyMtjHy; avvero h* ^caly del I 



1 



** Della éèjhuèomtifcana 

tii&~1étarifc3elfc %tf*fcp*ratiotrf , fritto ^effo rt^ell^M 
ir)tne. f in, cui è il f.orpe. Bocc, Intfwk ÌVaf&uàtfhk tonfai» 
menta tftjf* càrie- &$%!*** fette fùtili J?kt*e : cfèf&é*rtr*Àne>- 
libr còmùhti nétk* dRrk vàtoé Wu$vb< E ttt\ Prtfétafe 'N«/ifc 
&aK i^Wnfàcéhim ,' >& *fpti tufi ét$r*à* ,- td léfrW fa* 
tWM '*Ì*mèeMi -W-ltofìétitoy thh h^JB^rlif ¥**>/* «-&>** 
futi, tome ìAe^Mk^'iì^tf^n^fiyBo fdMfrèfo fin fio i 
* la '^trJonvrcW 8r fìnUA- tórbe tot Wf&hfifao . » ■ - - . 

Talvolta fi adopera in fenfo di quanto , co* Vértf èfeUe , •€ 
avere, col nominativo, che accenna, replicazione de IP altro 
ttrfliirfc della copipàratféiie . K^vkrtt* if . 5* avefli così bella 
1èH* » «èwretlé'y W /fetf dtr*ÌJ%unrìatà j toWt eli* iPàrkufi 
Jttt, *róa-cBU , 'a<!ùfettoò ^E'-fcj^ *;. Pfor* nW>tffehdà* 

/oro, fopraggiunto , f m/o v Vedi l N i ^c-_io.. 
« »*r<*fÌ*ftteà |*/ #«##> «jW* *o**M >fe « dice *nctfra4n- 
teramente mercede v < ha dopo di, fé il genitivo, innatfzi tal* 
VdrfT ba> l'anfetìtoy t*VWh* flfri. *>*?«. $ zìn.z.hnmhèbi* 

égno 41 fue cofa ptrH*Hfà. y t* pto&è-éi #9, * dei fcwrfW* 
k& #* Ù*M*èWf&\tmte èithotè x Wio ve Paffo^rekinHo . 

jìa gentildonna , /campato, fono . Petr^forj* 21. Ringrazio lui , 




«^ . PèttafV lari** «0* 0)- jfc*,. brf* /* ^r^, )&/* W*£a* , 
U# V CUh'teìdioWatgia ,4fdilt* ttttrefc , a*' t*»jfo )? AH***/' * 
« pw^/o<^ldWìvo^ò|koy«ie^^^7f» appJrthfit r per f«*fc 
té. &e [fetta. P*gàv,£ 18*. U fimo affamigli ah -ài lièto s quant* 
dita confezione, e al nafàinjèhi& :t alti favilla 
to alja WM /; *' àtla'ertWH? * qfearrta ali* ^**f*. 
••"K tallita Vi fi 'frà'rtJòn* 11 Vefbtf*/)b*. B*è*.-g.'4.>prh*. 
fjuatìtd è a the r é/V £ *ko*4 f <***/# *W[J* : A/rtWfe *** 
&//*, e wì Piacevole' j coffh jmefé f9ho\ V • ' " 

* Vito tàtara,/»* qumb> pe> ito» fuWói Bft&tf-jfcWio. 
«tate* , quimfò & 4»; am « hwiudflah è&m rt/^y ^fir 
JHf»r^ ** «W* f kieggi^ tfrlbon dm **a p»Wk fole fi »-i 

* :•; ,- "-V — — ^^!^ A . * ' i- if .i • •: 



Nervazione i 



. Awvtr&ìdi' PatticfUrt ol 



^ Uft« -e# storno tadtfr jjinw«br («M^l^a^ 



iertìftioflir < WiWion liti)* cmtionemettoixrt 
^qaoton^ no^f , fienp udì* noftr* lingua di va 

Avveìbf non Unto nètj comwemtme 

A lite figfttfca aitamene*, o in alto. Boccg, 
lantifino y ftntendo. # W«qI« , /r V à alio #• a 

Col; Verbo /in? figaifica feia*rfi « 'Arfo0,Far, 
■V** fogno di gke, et di far atro» 
t Dmò dk i|er Se -flgnHk* *>Jto >& t//* . Franz* 
5. fc. 8. Or fit* vni chiare* alto , &*^ «*£*mm 

ALmta Ta\**4*Lt*ttQ.y totalmente. . Paflàvi 
1/ pr**fiffe*i xrtto vwrtme, eòe m y^/fc 
jw* *r* , a j*r* r affohztone , '. . 

*< 4tfwp/f« ftgoifcat fprffe vò!» ^fci* t <fy^ j b 
$. Io */ò <&//* madie dell* giovane prima , e 
Currado foptapprefi furerie. ' ' 

Cvmtpr vale pmri\ £«c, & %+ Qteelh. .di 4 l 
*ourrtp prega*** A . . 

-, "Qimtti'vU* paevf** Bica fr.^n. 1. fo 46 

Te /»^i # h 1 ]**"*** \ * 1+* W«f Jw « 
temer* non et btfoMna x >, . A 

Gii 9gfa*muhoh*-po*. Filici, VilLU 

partirono dalie frontiere, deve poco diami £ ** 

- , D/ ?<%«** Ggrìfidifeiéùv, himvntnenu ■ r ' N» 

JPocc, nw ■•*, £ ferffc * eie ài frefcnt* *# fatek 
Di predente che vale /W/7* che . Gio. Vièt 

a nobili di Roma. * * * 

! . W ***r^*j* éMhr* Bocc. g ; ft n . * « 
X%ntj fiam drffirerht da Amr, è ff eglino ma***» 
por l* tendiamo , mi* adoperata P abtmmi *"' 
< Fattamente , orila parlila, j* f tto* rotai 
wo* . Bocca Inxtbd. Véndere*' così duametii 
-g,* <fc wtim.-Ai'^feifar JU, # sì fattami*? 
? ^ ?i*V!"< nt0 *'' /4? #*' * *4*wwr ^ Anta 

?a di nome, e con la negativa ancora, 

•* v*^r «gmià gufo* J»$u»fl.(»a^<rcoUajQi 



tifo feconda 

lo 4M* pojjù fm caldo, e freddo a mia polla i c*m 
vorrefli . 

Pi» con gli alienivi dinota maggior quantità 
razione. Petr.canz. 24. Una donna pib bella affai, 
le r E pì& lucente. Col verbo vale maggiormente, 
». i. Per confutarti di quella cofa, che tu pib ami 
ranzi alla ak vale il plufquam de' Latini* Bocc. f 
da che fé 3 tu pib che qualunque altra dolorofetta fam 
s' aggiogne ad altri avvèrbi , e ne aumenta il fignif 
canz. 18. Perchè non pib rovente Mirate quale A% 
firazioì Pih adornamente , ma colP articolo avanti 
delle volte* Bocc.g. 4.n. 1. A moflrarlo con romon 
grinte, come il pib le femmine fanno , fu affai vo 

Co' foftantivi , non è avverbio, maaddtetiv 
molto maggioro. Boec. g. 2. n. 7. E pib giorni 
navigarono . Gio. Vili. I. 7. e. $6. Alquanti pih 
ordinato per pib ficortà d#//* rw* • 

1 ?/'* j_Z* p*& fi ufo Per la maggior parte. B 
I più /* »s* */**»* J&tór* , altro accidente mar 
8. n. 3. Mir/o r//^o/if <** le pib fi trovano in Be 

Di pih vale più avanti f altra cifa , ài oltre . 
io. e. 141. i2f^/?/ ^ ue ** maggior tiranno che f< 
hardia da Azzolino di Romano infino allora , e 
pib . Bocc. n. ult. Egli m y ha comandato cb y io { 
voftra figliuola , e che io j e non diffe di pib . 

£' talora avverbio di tempo» e vate da ora i 
poi. Bocc. g. 3. n. 3. Chi 1 /«e , noi faccia mai 
Purg. cant. 1. Or che di IH dal mal fiume dime 
ver non mi pub . 

Punto lignifica niente . Bocc.g. a. n.8. Ella m 
più il conobbe ponto. 

Si ufa talvolta per qualche poco . Paffav. f. 2 
dolerfene è , e da piangere chi ha punto di feni 
cono/cimento , zelo del? anime . 

Si ufa per mica . Bocc. g. ?. n, 7. Madon 
non è punto mono , ma è vivo , e fano . 

2«a/? vale « *» <// fwtfi . Bocc. g. 8. tì. 3. 1 
come nere. 

Vale ancora come fé . Pttrar. fon. 22 J. Perle , 
Quali vii fango egualmente difpregi . Bocc. g. 
fftfio penfare) quali me/fo rjw/w> penfato aveffe 

Quafi cke. Martan. Vit. S. Ign, I. a. e. 6. 
pioggia qualichfc continua. 

Ratto vale preftaìttent& $ e raddoppiato accenni 
*$iore. Petrar* canz. ;7«* Ratto , come imbrmix 




** Della ^K&f&Wfcana 

mine, in, cui è il **£*• Bocc, Intrjwf. ìlttìfaMtok^ihti» 

*béSrr&h<H wtiki : tfW WtfM -Unenti* v E 1*1 Wtfen*.*2Sfc//> 
**** li^'ÀMff i ** *ftfl? tufi ét$nWè , W *tl»/ fot* 

*uti , *>m* Ke^ aktm [ : WbtiW^ Ifc fàttfrèfo fi* fio i 

Talvolta fi adopera in fenfo di iwmto 9 co* VferM *#* , *t 
*x/w, col nominativo, che accenna, replicazione dell* altro 
terfniiR della CQ«B^«W«e. *ftpMu)té if • 'Se avejfi così bella 
***** »"tèiirclUK W /fotf HfffétijfiÈtmMa9à f < *<^ellaTPorknJl 
Jtet* ^ t^a-4l^ac*ofeti^ò * E "fc X.tfi KvPfafr* MtéffJtiè* 

JorofopriggiuntO) e Prefo^Veài I^i.cio.. 
« *to^ «fgffH)& ^ #>*#*> fé¥ÌoÌ£faf>k « die* ancora in- 
teramente me w«fc v e, h* dopo d| fé il genitivo, ipnatftì -ték 
^Mlf-h^l'mqMH^ t*VrtHL ite; SpeCg? tfvt^hnwUbU 
fogno 4i fue co}*) fitrèMcM^ t* vfrtàè-è\Wo\ » ét\ to«*tt» 
W# tftìtèifMIJWi** 1 *** libate ;W [io ve raffàèmkimro . 

O *» y. m> & JWb' «uh* «fc** f &** $ **#&#&$&> e à\q**- 

fa gentildonna , Rampato, fono . Petr^fon* zi. Ringrazio lui, 
ibe i puffi pieghi mMàUi BefUgfitmnn i iva mercede %afcolta .. 
i StMjfe*alétt>^|o$> di W«r!ftl(l*ntt«^< &lpdrgHij 
ft4il**dtf^ti^èVt«*rtftcè^a^i<^> eMvexfoftnfclv 
gt -itili Mjw/fy l*tt* taètt& , fltffiVi èb*ki)o*ikf4ii*it*nr 
&: PètM< hrtov io: 0fc faf r non fó> ptrìèìè % fteile tndigne t 

<$*# V CiehX#Wfàn!*ggta rVeftr* ««rei , ori tanto fi c*mm.if* * 

* Quanto M<tà\voySbfoW\t per ftatrt & appjtrtknt, fé» quei* 
ti) &e /fetta, ftffar.A-i8!t lo fw affamigli ah -ài libo * qQant* 
4Na iontezionf, e */ ntftitoéhtè :*0U4f*vWàelet{»oc* } 4WK 
lo #i wfrf /; f- alla *«*« ^ qaanto all'* mx*. -'* 

• :: E ritòlta tf fifttfpfjòn* II Vertt»*Arf». BéÉT.-g.ìhV 1 * 1 ^ 
%«MA è a rhe > nònWè ancora 1 "patèna: *WMfc- */<W*i *** 
&//*, f tosi piacevole', cetile ^fàefé'flno'i " ». ■ • fc • .■' *• • 

* • Vate fatejcaV/rA' f *j««* l i 1^ »Kyio ^9fi^ v Bétfr. ^. ^ W i o. 
«M^É 9 tft&^fe'fl* ' AW W'Mty&flaté è&ni #>f*{òhè { f* 
WtrxIkWwi Vlei&ai, tSi^on ém ufla pMth fola .* M 



- • % W»t* pmtcpiMt ojjervazione .• " ^ % - v • ^ 4 

k àsm mimkjUi d\R*i*éMii Q_m&\m à#fav y* 



I 
Mi* | 



vate » cqml+$*mf*ì *>**# ¥** /* ^f»tfWÀd**fla 
090 /«jOb* figntfica valarofa; hq* df ;1|M'! tyWpU 
Gtìcfy fmjfb* well* sì ~c**df}* % Gtffvwdo.^ «* dam?r 
d' aflai , No» diventale dolce , foto* // ;»*/* ? t 
. ^jflw fo** vrf# 1* Wfa » che *jftf r ma Jj* *l*nan| 
di forza. Bocc. g. a» p, 7- #°** ^4 W#fe f *i# ajb 
disch$*j#mbke* , 

Firenze amava d 1 amore una zmH$f4%ÀÌfa l^qualenm 
n e ente lui, ma amasia a ^fmifyra 40* afyrtygid&m ,. , 
/e amm>àzawht M^ ma no* ta^to ad a&M f yi&ntù poj 
. Avanti^ cJcr« il fegfo di 4Mwfl % fe avvita %tW0ga<< 
*D0a. Bocc. g.4*tV4* Il wdanfà ifìl+tffy, Vfiltn& t 
rfStó *ty» !P«iV;i £& «fc mm'lbjento /«k. 

Bene, oltre dir ordinano lenfo del £w de't^ajiniy 
ari «ari toodlv - .'.;•• ..'-•» c^ . ,: 

Ptir.ltotot fioco, S> $<n, ìò. fati j fa» p^ 
*i Y e>$w4agp9imeb*Ti% % .,.'./' 

Par .aftr giare, e feto, e cpl 4, &cc v g f 7, ò, r. { 
dcma/t.Qianm: wfifatìft*** ffmrilft M**djfà. Qiffe 
«•* .b*** E fc o< n>*.. ditte Bruno ; Moneti e^i^cmn 
caria con u* toW.ttW li4mkl &£* •C4M«^«».-,sìJ 
«- Fe^Aw^K eh: è U ^W*? ;«le* I«*tjpi » Btìce* & jj. 4 
/*/£ commeffo da toro, il s rarità \m^ W« *Qpt4ì$e> 

• *M X er ^ ?^* * * ^* r * p« r ******* **i /«iip < 

w* f/? d£ Latini , Bocc. g. *> q. 1. & #/< i## <# v tf 
r** bene fa, dovéditeffe di non vójerlo fati 4 &' 
jwj* pai? % obi &ì* dw* fafia non. apparsa ,, ì?afl*y> 

•** tt' w **4* *te4*fw° mfwn* tmeìj fi 

confefijfi a un altro > 

. Star bene, ctfl'rfrtfooi <M*,p*fcn** vaf# >#* 
»/***** fi adppwa^ftfte wnipai^^t^jn fenfo di quel 
diciamo famigliarifcenteykr frefco . Bocc. 8.4, Protro. & 
età mn iftà, bei* fondate mai. dietro a q*èft? tòf # | 
n. io. £ certo iq iblei p/«r bent * (smalla rnfylitdil 

% rnP, vùleffìr agguagliare t /^r ^^ è ma vegeti* ptckiOf 

JpHrtpt** fi tgiwit «ir <$* mv?*hm> ma. in 

pe di pena, e di conftìfiofte * BoCc.g.8. n # py J^//V M 
, donna diffsfi U mag^igt villanìa , che mai jì diceffe , 
/r/^o , A^Wa ; deb, com* bei) ti fl*. 
1 Si ufa ancora in, foto di molto. *%^m*X& % c Jofc 
menu+.ptrfettammt** e Tonili* SocC g. i, *. *• Jf j 
"vvtfbttofpo beni^^ HSglàdhn* guardala di pigliati 
parole • E g. 8. n, 4. Voi #». «* aff**tt*tt mh^hmst * 




*tt| Dell* toflwzJaa* ttfcana : 

**. i. n. 7. U quale non i/fo* guari * ofc trapafsb . E ìvt n. ej 
I/m »«*//* non guari » me»» <# p»r/Wf m fi continenti f che 
Sa narrata da Lauretta . E g. 7. n. p. Fermamente, fi tu il 
termi guari '* ****« » *&'' " gfi*fi**è quelli t che fin ballato. 
Guari fi adopera ancor» in forza di nome addetti vo , e fu- 
flantivo , e vali motto. Bocc. g. 4. n. & Dopo non snari fpazto 
?*/tò <fc//* prr/«i" v//*. E fi. 8* n, 10. 2Vw pm/b> guari d 9 
indugio te tentazioni a dar battaglia allo forza di co/lui , 

In punto lignifica in profflma difpofizfont. Via, Pine. Lm 
Città era in proto Morder fi tutta , a di perder fi. 

In pruova vale appofia. Paflav. f. il*. Maggior peccato e 
peccare in pruova, e per €trta motivi* f che per ignoranza 9 
o per infermitade. 

. In quefla f in quefb vagUono in quefì ora % inqueflo punto,* 
in quella , in ottetto vagliono in quell'ora , in quel punto 1 
e talora a tali avverbi fi pone dopo la particella che . Bocc. g. $. 
n.8. £</in quella fi accorfi lo Abate t Ferondo avere una bel- 
liffima donna per moglie. E g.8. n. 7. £4 in quello /«/««te dir 
tei fiprvavenne . E g.p.n.8. £4 in qvnflo eh* egli così fi rode* 
w f * Blondel venne. E g.7*n.?. £ non fapeva né che mt fa* 
re , né che mi dire , fi non che F. Rinaldo mftro compare ti 
venne in quella. Dante, InC 12. Quot è quel toro* che fi 
slaccia in quella, Che ha ricevuto gti V colpo mortale. 

Il quel torno vale circa 9 e fi dice ^ordinariamente di nu* 
mero . Man. Vili. I. 8. e. 84. Vi vennero in numero fotta** 
ta, o in quel tomo. Bocc. fi. 5. n. j. D'ali di dm anni , 
e in quel torno . 

1 Mezzo fi ufa per qua fi. Bocc. g. 7.0.5. Alla donna pare* 

va mezzo avere intejo . 

Non pertanto vale nondimeno. Bocc. Tefeid. I. ?.ott. 86. A 
Paterno» pareva mate flore , Ma non pertanto arftft la paura*. 

„ Nulla più dinota il fttperlativo di ciò, che fi tratta, e cor* 

vffponde ai nibil magis de' Latini . Petrar. cani. % \ . Nel/ frema 
joceidente Una fera è fiave, e queta tanto. Che tratta pili. 

JPer tutto vale 1» ogni luogo . Bocc. g. 7. n. 2. // dovrefle 
voi mede fimo andar dicendo per tutto • 
Per tutto cito figuifica contuttocio 9 tuttavia f e Io Aedo vaio 

► ancora per tutto quefio . Bocc. g. 9. n. 6. Né v 9 era par tótt» 

ttifc santo di fpazio rimafo 9 eòe altro * che Prettamente andar vi 
fi potè fé. E ivi n. 9. Giofiffo per tsrto fuetto non rifiniva. 

T Pofta forma che avverbi non tanto tot!» cibi apefla fatta 9 

I «de vale a cafo penfato. Giov VtiL I. II. e. 18. Provveduta* 

mente * t a pofla fatta furono firpmfi da cinquecento cavalieri 

I di Pi fini. 

' wr f^fe tfatano vtk a fu* pittammo. luce, » S* *>» 44 



j 



Libro feconl 

Mitro dormijfe forte , colai , che coti 
miva ancora* 

E per molto. Bocc. g. $• n. }. 
jdP egli voleva fan . 

E dinotando veemenza d'animo 
do veduto molte volte il falcóne tìt 
vomente piacendogli, forte de fiderà 

Già avverbio di tempo paffaio ; 
ha due altri notabili , cioè ;=: 

Per nondimeno , accompagnato 
6. Pajfarono dentro , vntao / <fa* i 
ninna pietà rammorbidì i duri cuoi 

Per forfè. Bocc. g. i. n. 8. Ci 
veduta, non vi crederei io fapere . 
già flarnuti. 

Giammai vale mai, in alcun te 
contento uomo, che giammai [offe, 

Innanzi vale piuttoflo. Petr. ca| 
vir fofieme . Si ufa talvolta pttp 
li. o« Coi»* co/«/, «6* />er morto l 

Talvolta fi ufa per in avvenire 
me innanzi faremo menzione» E 
^legantemente p*r . Bocc. g. *. n. 
gf//o gii cono/ciste , che per addietn 

PtU innanzi va\t pih oltre. Boi 
fé di fapere p$i innanzi • 

Innanzi ch& vate prima cfce. '.: 
Roffi pag. iif9* £ $*«//© mótoo ' 
H malore JÌ4 maturo, s'affatica di j ' 

Innanzi innanzi % come (operi; 
* vale primieramente . Bocc. e. 8. 
Zi come io fono belP uomo . F. G 
manzi innanzi et? ella ì contro a ; i 
cbè fignoreggerebbe la volontà , e 

Innanzi tratto vale avanti , la \ 
Quefte cofe fi volean penfare inna 

Intanto poflo aflblutamente , i, 
In£ ctn. 4» Intanto voce fu per \ 
poeta • 

E fi afa ancora correlativo d* ì 
per tanta parte. Gio. Vili. 1. 1. ■ 
ne delle florie de' Romani , e deg 
%o , in quanto apparterrà a noftn 
' Laddove vaie purebè . v £occ, fai 
Cmicelli Re$ % 




4cJ belUqfoii?fa*rtlfc*x* 

Stfpir 4$l Mt°* ' * &8# • «P# */W °** •* 9* ntr ^ a ^* *$■ 
Ratto ratto, ri* il tempo non fi perda. 

S>*3f rie'vale oltreché, Bocc* fròu, rv iO.Senzacbè ^// M 

«/<r*w 4&iv taecherelle con quefte * che fi tacciano per io migliore * 

.Senza, modo vale fmifuratanìetìè . Bocc, g. j. 0.5. C/owó moA» 

tò -ricco $ * jb#>» «* avveduta per altro ± ma avari flìma feti? 

u modo » - » • 

* Senza piò vate fidamente i fenz thrj compunta r fenz 7 aU 
?ro . Bpcc- g* it. n. *. io Abate con, gli due cavaliert , e con 
Adejfàndros feitta piti » entrarono al PaPà* 

, Se tu fai i moda avverbiale^ che vai? quanto puoi ^ quanf 
ì d'ai tuo canto * dalla- tua patte ì* #*tf»*o jf voglia. Bocc. g. 
8i.tr. j. ih pur infermo , le tjl fai, ri* *»** di mio meftiere 
tonfi» ti torto un danajo. E g. $1 o. 5* ^fto^./e ti pia* 
ce y io jf/ // prométto.^ e fonilo t fa tu* poi , £e ui. fai,. $«*/» 
/o, ri# *tf creda* che bene (ledi 

Tale fi tifa per talmente , BqCf* & 8-. t>. 0. Jó /<> 4<tf0 , rif 
/• mi tengo a pOco± che io non ti do tale in/ulld tefla , che il 
nafo ti calchi nelle calcagna ± v . 

Teflè vale in, quello punrp* opaco avanti^ Bocc* g.,9. n f 5% 
A me conviene andane teftè. 4 Firenze . E g. 8. ri, io. lo ho 
téfte ricevuti ilèìtèrè di Meffina , • • •', 

fc Tofh vai fut>iió 9 Bocc, fi» $• n« 5* ^^ rf fr* f*n*r di 
&io , faccìafi tQÌÌ0 * 

Jfvroeebf ai vario ufo • 
Ltumenti % altramente vale in altro modo . Bocc; g. i. 
•* * **• Z.Ciafcun y che bene ^ ed oneftamente vuol vivere ydee\ 
in quanto pub , fuggire ogni cagione , /* f «<*/* *^ altHmentf 
>ii^ i/ fctt*/fc condurre • TE Introd Vtggonfi i campi pieni di 
biade non altramente ondeggiare j ri* // «a*rf i 

Ancorai oltre il- noto» lignifica t* di parimente , di £/**, vale 
wWa £*r* inqUelUy in quefV or** talora* accottipagnato col- 
la negativa, non per anche. Bogc» g. 2. rn i. Il quale co/o* 
fO , che per lui affarono , trovarono ancora in Camicia* E g. 
1. m 16. Non fono ancora molti anni pa flati * 
.,.' Appunto vate giufiaménte 9 e /**** /*//«r ^. /<d />«#* 2 ma 
nelPofo fi adopera per negare cori difpreszo per antite fi , rj- 
fpendendo pei* efeiftpio a chi ci dice alcuna: cofa : oh uppun* 
to f fàpètè molto voi ♦ ., . - 

^/ Vàie a bajtanzà * iwo//* * Boc& Pfoetti. ^/^ ^/r^ e at&t 
^^ , ^ *1 f*l* 1 .*.f arcolajo . E g. J. IU p. ft^* -w^ V 
anello afTai Caro* 

. iy tfjflW vale « *r«i lunga > f»o//d /vi , è grari pezza * 
f Dame InC caot# *9* Ed* dijfial Pepa * orfm giammai Gente * 



A 1 



Libro fecondo • 

meìei £ averti veduta fieobcccbevolminte cadere fi 
bati , o no. 

. Quando la negazione fi ter da .porre due volte 
fimo ragionare,,. Tempre una d'effe fe no o fi art» 
pofponga * Boc<\ q. 7. n. 2. Diffe allora Peronell 
quello notti rimarrà il mercato . h ivi ri. 9. Diffe 
non- farnetico no , madonna • ^ 

Ne quando è cafo di verbo riceve il fegnacafo 
lo. Bocc. g. 9 n. u D/Vb /odi no della prima < 
ha richièdo ì E g. t» r\.%Oiafct*no.rìfpofe del no 
Mainò, non già finono accennati nei primo HI 
- Ww fé ha a negare più cofe pofre innanzi al \ 
giugne a ciafcuno di eflTè , ma non già al Verbo . 
21. Perete non pioggia , non grondo, non »«;* . 
da, non brina" più fu cade* C/6* la f caletta de* t 
'Ve. 

Ma fé '1 Verbo va innanzi r ad effo fi aggiugm 
ne; fi aggiunga poi, o non fi aggiunga alle < 
benché fia cofttìme d' aggtognerla ad effe ancora . 
nel princ. Non curatoli de* palagi ,. non dei bue, 
vallo , non dell' a fino, non de danari, ne £ alt 
•veduta aveffe , frittamente diffe . . 

Non porto interrogativamente talora non fol 
*>fe§a* mavì fia come non vi fofTe. Dante Pi 
Non v'accorgete vói, che noi fiam vermi Nati 
angelica farfalla , che valla alta giuflizia fenza ) 
Anzi che no vale più tofìò' che altro „ Bocc. g. \ 
mi pare { anzi che no , che voi ci fliat^ a pigione 
5. Anzi acerbetta, che no, cosi cominciò a parlar 
Q»de r due al fervir al moto da luogo , modi 
pione, maniera, origine, e Ornili . Bocc. g. 2. t 
gli flarè con la mala ventura, che Dio dea loroyc 
ritratto da quello , onde nati fono . / 

Ove, oltre al forvire allo (tato in luogo-; fign 
quando , e a rincontro . Bocc. g. 10. n. p. Qhe che> 
venga , ove tu non abbi certa novella della, mia v 
ni* afpetti un anno', ed un me fé, ed un dì fenza 
E g. 8. n. 7. La *nfermità del mìo fredda col cald 
puzzolente fi convenne curar* , ove quella del ti 
freddo delP odorifera acqua rofa fi curerà • 

Parte pretto gli antichi valeva intanto, in q 
Petr. fon. 174. Chi mi con fuma , e parte mi dile 
g. 8. n. 7. Parte che lo feoiare quefto diceva , la ri 
piangeva contìnovo . 

• A parte > parte vale minutamente , e* una parte 

O z 



*òS DelU cofkuzione tofcanal 

fe. j. n. 6. Profeta bene j>, rf# partir non fi potrò*, dtje 5 

Metter bene vale #fl*r utile . A min. Ann dHh *. roU $, 
•mm. ili if »**»* «omo mette bene volere fare quello y cbr 
natura gii niega. 

Come fi ofa per quando . Boce. $ 8. n. io. Come pr?W 
lAA* *£*a » /w « Salabaetto grandfàma fefia . 

£ per in qualunque maniera . Gio. Vili. I. io.c u8. Max 
come fi folfe, il detto Giovanni fu menato in fu uno carro 
fet tutta fa città , e attanagliato . 

Così avverbio di ftmifitudine aliai noto. 

Ha fpeflb la corrifpondenza del come . Bocc. g. 2. n. $. Il 
fanciullo come fentito l' ebbi cadete* così corfe a dirlo alla donna ^ 

Si tace talvolta con grazia . Nov. aot. 8f . E pero tutti 
poveri bifognofi, uomini, come femmine, * certo die f offeso 
r#t prato JuOé 

Così fattamente, così fatto fono modi molto in ufo nella 
sottra lineoa. Bccc. Introd. Se ne Jaeiewo affai posate annovera^ 
re di quelle , che la moelie, V marito , gli due, o i tre fra* 
itili, o il padre, o il figliuolo ,. o così fattamente ne contenti* 
ito. E ivi . Tra le donne erano così, fatti ragionamenti. 

Da capo ^rale di nuovo. Bocc. g. z. n. $. Quivi da cape 
il Papa fece folennemente le fponfalii&e celebrare . 

Vale ancora da principio • Bocc. g« j» ti. 7. // peregrino 
da capo fattofi, tutta la fiotta racconti* 

Da fermo vAo Jeriof amente , in fui J odo. Sente Btn. Vare. 
-Li. c.4. Favellino duédavoeo, dicano da buon Cenno. 

Dinanzi vale avanti ,' contrario di dietro , e di dopo . Dan* 
te Inf. catt» ao. Ed indietro venir gli convenia . Perchè il 
veder dinanci era lor tolto . Bocc. g. 8. n. p. Non vi fu e* 
gli detto dinanzi t 

Di nuovo vale da capo, un 9 altra volta. Bocc. g. j. n. $. 
E di nuovo ingiuriofamente , e cruciato parlandogli y il ri* 
prete molto. 

Vale ancora nuovamente • Bocc» g. io. n. 8. QuefU non 
ì miracolo , ni coja , che di nuovo avvenga • 

Di poco vale poco tempo avanti . Gio. Vili. 1. 12. e. 8. I 
più furono de* Grandi, eie di nuovo erano fiati rubeUi , rimeffi 
in Firenze ài poco. 

Vale talvolta per poco. Gio» Vili. Lo. e. 119. Fufconfitto, 
atterrato , e fedito, e di poco feampb la vita . 

Forte vale ad aita voce. Bocc. g. a. n. 5. Andreuccio, non 
fifpondendogli il fanciullo , cominciò pi» ferte a chiamare . 

£ per gagliardamente • Bocc. g. io. n. 8. / cani prefa forte 
la giovane ne* fianchi , la fermarono . - > 

£ pei: profondamente* voce. £. 3» n, a. Cernette ciafcuuo 

altro 



Libro jeconàb i 

fttìU Circe» ctonie neU'efempio addotto dal Vocal 
Bocc. fi trota fplainente fciolto, e con alita difp 
tne g. j. n* io. 0* the diavol fiam noi floi , da 1 
vecchie i fi non da guardar la cenere intorno al fo 
Si noti, che dipoi, e dappoi fono talmente a 
tran Cogliono adoperarti in forca di preDofiziefti * 
pera dopo ; benché non manchino autorità id coi 
tori del buon fécolò ; mai dee ciafeana attenerli 
regolato, e migliore* eh 1 è il fuddetto. 

Notili ancora » che dopo % effondo, com'è detto 
ne. non riceve dopo di fé la particella che % ma 
si bene i due accennati avverbi . Gio. Vili. (. 1 1. c.3 
tega di Lombardi* molto afflitta la Città di Parma 
abbono il Caflello di Colornio ., Paflav. f. 44. Non r, 
temendo di qualunque grave inférmhade , dappóic 
efficaci^ e vertuefu medicina * com'è la morte di < 
Talvolta il Boccaccio ola da che nello fteflb fìc 
me «.9. n.p. Vedrete fate, cerne Peperà andrà, ^ 
*o fiato,, da che ww avendomi ancora quella Coni 
ella s* è innamorata di mei E V osò anche Dante 
Ma da, che è tuo voler eie pia fi [pieghi Di nofir* 
com* ella i vera , Effer non puote V tnto che a te fi 
Segatone altri avveri f di vario ufo ♦ 
Rima ferma molte maniere avverbiali degne i 
fervete * 
Come prima vale toflochè * Bocc* fi. 1. n. 5. Pivi 
come prima addormentato ti foffi , farefli flato ami 
Da prima vale la prima volta* flocc. g* 9, n. 1. 
traffatto , e di ù divifato vi/o , che chi conofeiuio 1 
/r vedendol da pfitaa rtr avrebbe avuto paura. 

Imprima G dice per proprietà di lingua in véce 
Bocc. n. 2é Io voglio imprima andare a Roma * 

Primachì vate avantiebi. fiocc. gi I* n. ?< Ai» 
W /confortare primachi W bifigni « 

Pr/w* vale talora p/W/oy?o.Èocc. Laber.f. 65. 2 
do fi troveranno di agni neri, i de 9 corvi bianchi , 
facce (fori di onorare alcun 9 altra bijogni ti entrare in 
Con la negativa vale talvolta inffnatantochè , tal 
re che. fiocc* g,p. Proem* £?to' ripofatifi alquanto 
ma 4 /«ve/* andarono 1 che lei canzonette cantate fi 
4. n. 7. Non prima abbattuto Me il grati cèfi* in te 
Cagione della motte de 9 due mi/eri amanti apparve* 

Pria, e pria che ne* predetti lignificati Aprimi 
piti voci poetiche < Petrar. canz**£. Non è qoejtò il i 
? toccai pria? £ fon* 173, £ pria che tendi Suodirh 



p 



tìó Della corruzione tofcana 

te viva , né mi rimorda di alcuna cofa la cofcienzA % parli 
ibi vuole in contrario. 

E riceve fenfo avverfario , come il riceve arche dove 4 
Éocc. lett. Pin. RoiT. pag. 176. La povertà è efercitatrice delle 
virtù jenfttive ; laddove la ricchezza e quelle, e quefti addor* 
menta. E g. 5. n. io. Jl qual diletto fia a me laudevole , do* 
ve biafimevole è forte a lui . 

Mai vale in alcun tempo; onde per farla negare convietf 
3£S*ugnerli k negativa. Bocc. g. 3* n. 6. E giurigli di mai 
non dirlo. E ivi . lo intendo , che dà quinci innanzi fien più, 
che irai . 

Sì trova in fenfo negativo fenza fa negativa . Bocc. g. i 4 
n. 7. Alle, fue femmine comandò , che ad alcuna perfona mai 
.mani fé fta (fero chi f off ero « 

Quando mai precede alfa negativa , amendué precedono al 
verbo • Bocc. p. 2. n. 7. Ma effa tenera del mio onore , ) mai ad 

/olle, " ~* '*"" 



alcuna perfona fidar non mi volte, che verfo Cipri veni Jfe . 

Quando la negativa precede al mai, ci ha efemplx del pò- 

f f porre, e dell 1 antiporre il mai al Verbo, benché forfè pifr 

j frequentemente fi pofponga; Bocc. Intr. Lafciamo Pare, ohe 

t parenti infìeme rade volte , o non mai ù vifitaflero, e di 

lontano. Giov. Vili. 1. 9. 012. E in quejfo mezzo Parti) t 

la mercanzia non ifletter mai peggio in Firenze < 

Mai fi ufe talvolta in vece di qualfivoglia altra volta,* qua* 

tunque altro tempo . F. Giord* Pred. Così è oggi bello il C/>- 

lo , come fu mai * 
I * Mai unito al fempre, gli accrefcè forza . Bocc. g. 2. n. 2. 

p Se voi mi prejtate cinque lire , tv Tempre mai pò f eia farò ciò, 

che voi vorrete. Petr. canz. 20. Che n* ha sforzato a fofpirar 

inai Tempre . 
f. Male, oltre. al (Igni ficaio di malamente, ha anche; quetlor 

I di poco, difficilmente , e fimili , Bocc. g. 2. n. 9. Domandane 

\ do perdonanza,, la quale ella, quantunque egli mal degno ne 

* foffi , benignamente gli diede .. E g.4. nel princ. Poi fieteog* 
gimai vecchio , e potete male durar fatica . 

Sì avverbio, che afferma.. Bocc. g. g. n.& Adunque, diffe 
la donna , debbo io rimaner vedova ) Sì , rifpofe lo Abate * 
. Quando è cafo di. verbo gli fi prepone il fegnacafo , o l* 

* ^ articolo. Bocc. g. 4. n, io. La, qua/e tornò, e diffe, di SÌ. 

E g. 1. n. 6. 7/ £«o* ttwwo rifpofe del si. 
5) iwf, e mm> già furono accennati nel primo libro* 
r No, non avverbi di negazione, che lignificano lo fteflo, 

i ^ No ha talvolta la corri fpondenza del sì elprefla, ofottintefa; 

Bocc. g.6. n. io. Prefìamente rifponde egli e sì, e no., come 
^ giudica fi convenga , E £♦ 8, n f 7% Potrà vedere fé gli occhi 

miei 



Libro fecondo 

Sempre che vale ogni volta che . E 

che prejfo gli veniva , quanto potea 

E talvolta vale mentre che. Bocc. 

zelare in maniera , che tu èon tuo dan 

che tu ci viver ai , del nome mio. 

Sempre mai fembra aver rnaggior 
Xgii credeva certamente , che \fe egli ■ 
fuori dì cafa dimorale , eh* èia mai , 
penderebbe. 

Sennò) con avanti la prepofizione 

Vi vale volontà , arbitrio , modo , p/< 

foglio dare a coftui ,~che venne tardi 

uìvvegnacchè non P abbia meritato. < 

g, 5. n. 4. Dormavi > e oda cantar Pi 

quanto vuole . YL g. jp.'.n/^. Non n 

come egli ine ne preflo, e fammene q 

mifi a iuo fenno , Cioè ; arbitrio . \ 

ferve mat^fènon a fuo fenno .Cioè .• a 

.68. Non poteano fignoreggiare la terra i 

Senno col verbo fare ha forza d* a 

ie\ Dittam. 1. 1. e. 5. Senno non f 

Bocc, g. B.'n. 7. Di beffare altrui 1 

fenno. 

Sènza che vale oltreché . Bocc* g. 
penare , fenza che /r^/io le faceva t 
Avrebbe , che ella vide P aurora apf 
Se non che vale fé non foffe , o ) 
n. %. E avrei gridato , fé non che 
era , mi chi ef e mercè per Dio ^ e p< 
■■' Se non* fé lignifica fé non: e talo 
abbia forza di forfè. Gio. Vii!. 1. 
gnore cP undici chtadi le perde tutte 
senza . Petrar. canz. ?. JL qualunq* 
Se non fé alquanti 9 ci/? £1000 /# a 
vagliare è quanto è V g'orw) ; 

3") , oltte al fenfo di affermare , \ 
ìn abito lugubre t quale a sì fatta 
Si ufa ancora per nondimeno. B 
ritf */fro male non ne feguiffe , sì 
face^nèinripófo con lui viver pò 
E per injìncbè. Bocc £•'*• 'p. 
fr , sìfu'aCaftel Guiglielmp. ' 

Gli- etorfifponde talora il : tbe y o 
Cheéefinavaìa mattina coniurBi 
Bugljetit , si che egli voleva far d 

L 



ite Beila coflruziom ufcana 

Boct. g. to. n. 8. £ rf* quello, che io dico, fi* vero, riguar* 
di fi a parte a parte . 

Da f*w vale /» di fratte. Bocc. fi. 7* n.p. Twfo Pirro dà 
parto , {mm'o /#p* #/ »mg//0 , f ambafeiata gli fece • 

2* di/parte vale Io flefTo . Petrar. fon. io i. V altre maggior 
di tempo , e 4? fortuna Trarfi in difpar£é comando con mano • 

D* */rtvi /wrfe, odalP altra parte .vate « rincontro» Bocc. «• 
p. n, 5. Calandrino incomincio a guardare la Niecolofa , # * /*. 
iv / p>& »wv; *«/* <*W momfo . £//* d* altra parte qgr»/ #>/* /In 
ceva,perla quale credi ffe bene accenderlo . Petrar. Trinf. Amor. 
e. 3. £ vfgg/* andar quella leggiadra , f fiera , No» curando 
di me, ni di mie pene, Di [uà virtude, e di mie fpoglie al- 
tera . Da irai tra pane, s*io difeemo bene, Quello fignor , eh* 
tuttofi mondo sforza, Teme de lei, ond* io fon fuor di [pene. 

Da ogni parte vale affatto* Paflav. f. 168. Dicendo col Sai- 
mi Jì a, bum Hiatus ofqoequaque , Domine: vivifica me Jecundum, 
verbum tuum . lo fono umiliato da ogni patte , vivificami tu . 
Signore, fecondo la tua parola. 

• In parte vale non interamente . Bocc*. n. ^. Dando fede alla 
fue parole , fiecome quella, che già in parte udite le aveva d % 
altrui, comincio di lui ad aver cornpaffxone . E nel Proem. De* 
quali modi ciafeuno ha forza di trarre , in tutto , o in parte 
/" animo a fé . 

Poi Avverbio di tempo, vrìedopo, appreso , ed è contrario 
di prima. Bocc. n. 1. leggendola gente, che noi P aveffimorì* 
cevute prima, e poi fatto fervine medicate così foli ecit ameni e . 

Potete vàie da poi eòe . Bocc. Introd. L* $«*//' cofe poiché « 
montar cominciò la ferocità della piflolenza , ^ uaji ce paiono , 
£' particolar proprietà della aoftra Lingua di dir poi in fenfo 
df poiché. Petr. fon. 49, iVf* poi vofirodeftino a voi pur vie- 
ta Veffere altrove, provedete almeno Di non flar fempre in 0» 
diofa parte. Bocc. g.a. n.?. E pregollo,cbe poi v«r/à *Tofcana 
andava , gli piace ffe d* ejfere in fua compagnia . 

Pofeia vale lo fteflb, che poi* Bocc. g. 4. n. 8. Ed io non 
farò mai pofeia lieta . 

Pofciacbè vale poiché. Bocc. n. 1. Pofciachfe voi m 9 aveto 
promeffo di pregare Iddio per me , ed io il vi dirò . E fi tro- 
va talvolta f pezzato, e tramezzato da altre voci. Bocc. g. 2. 
». io. Simil dolore non fijent) mai a quello, che io ho pofeia 
portato , che io ti perdei . 

Di poi lo fleflb che pofeia. Cron. Morell. p ecefi quèflopri* 
mo uficio a man*, e di poi fé ne fé* borfa . 

Dappoi lo flefTo che dipoi . Vili. 1. 9. e. 303. Varrendeo Gap* 
piano, fulvo la rocca : e dappoi la rocca , falvo P avere , 

Dappoiché vale rfe/w ró* , pofciacbè , «a fc «fato dal Gelll 

nel* 



Ubfb fronàóì 

tfn tempo Vate péf qualche tèmpo . Bccti $' Kb 
i& £**//* <tf W*r un tempo effere apprejfo ad Anj 
Ifpngn*. Petr. cane. 35. Felice agnello alla pm 
Mi giacqui un tempo • 

^ Troppo , oltre al noto fightficato di fovercèiantèn \ 
con molto, e quello fignifTearo s*,incontra fpefli0ii 1 
Amori , e fingqlarmentt nel Boccaccio . Nov. anr. ! 
smtto ero, e tanto argento (fratto , che valfe tropf i 
tutta la fpejd . Boec. g. i> n. & Egli è troppo > 1 

Pia, vie vagitalo molte. Nov. ant.zS. £' via 
# fótfemato coluti the pena , e p**/* «ti >/*rf fV 
£*. Boec. & 3. prilto J> f**// *>/£, *//rr #gtf 4 
am vie maggior piacere aggina fero* . 

Pàt vale talvolta «tj& • Bocc* g« 5* li. 4. M. Lizi< ' 
fio, diffel via, fàccialevifi un letto tale, quale e t 1 

Via via vale fubito . Bò*c. g, 9. n. 5* £ /**• ' 
/* pejf* tPeffer tnfiemt via via. Alberta»* cap, 1 
Via via ite tu vedi rider color , tifo)? confighmto 1 
tf <?A* <tf matteZZa parlano. 

C À P. XV* 

L /)*//* corruzione delPinterfctione è 

Iriter jezione veramente non ha proprio cafo • 
te il cafo richiefto dai vtrbo fottointefo * Pi 
remo cori brevità , quali cari fogliano Alle interje 
«wrlh 

0,Ofc,OIi 

Quando fervono per chiamare hanno il vocati 

Cinz. ;. O affrettata ih del beata > e bella Anm 

E così ancóra quando fono efclamaaione • Boa 

t. Oh liberalità di Natan quanto fé* t* maravigli 

Nelle efpreflioni di contentezza, o di afflizio 

ttcbfativo. Petr. canz. 17. O tee beato fopra gli 

ti * fiofcc, fi. 7. tu 2i pimè Uffa me* dolente vite, 

Quindi nate fono le interjezioiti dolenti , *A*^ ' 
nato, e Voisè del Bocc. g. 8* n. A Ots* 4 doiemt 
fono gli era flato imbolato 1 . • 

Talvolta nelle «fpreffioni foddette di contenta 1 
fiutoni fi tace l' interiezione . Dante Porg. cant. * 1 
che delle noflre marche , Ricomincio colei, che pm 
Per viver meglio efperuma imbarcbe * Boec. g. t 
m\Ka tm\ gii firn otto unni % ttbopi* $ *beUm* 



tr4 Detta corruzione ^ tofana 

fi/*, ù fi' m$*i* attendi • «tf«A* & verde ie Paria più fé* 

tm pme vale almeno. Bocc. n. u E r^Mr > pannigli .furono /«., 
^o/fo ftracciati,je*endofi beato chi. pur *» ?o«> i' H« P«^/- 

EtolvitUL ******** . Bocc.,g. 8. n. 6.. D<?£ «w* <fe? pò-; 
*w efferqueftoì h il vidi pur /w <*/*>. v . • -■ 

E alma finalmente. Bocc. g.8.0.9. Si sforzo dt »M, 
f <# vo/*rJ? */«'*r p<?r «/mvf , ^ or* /» ?**, w* ow in la ri-, 
cadendo smodai capo al pie impalato ,. Mtntr^ e cattivo 
avendone alquante dramme ingozzate* pur »* */?/ /^ ; 

E perfoUmente . Bocc. g.& in fine. Lavarla delle, co/e, , 
the fi Sfanno > non meno £raziofa ne fiacche A aver pure a . 
#»* parlato. » ' • " _ % ' . , 

OWoavverWodi tetnpoVale, com^ noto,.** quel tem- 
po che. adattandoti a tutte le differenze deijempo. • n 

Quando replicato vale talora. Bocc. g. u n. io; incominciò 
a contino-urne ^ quando * pie* ^quando a cavallo .davanti aU 
la* ca/a dì qttefta donna • ^ rio* 

Dì quando in quando vale alle volte. Pier Crefci Lo.c.So. 
Quivi conviene effer luoghi nafcofi con virgulti , ed erbe , dove \ 
le lepri di quando in quando nafconder fi pof/am. ■■ ' 

Quando che fia vaie una volta finalmente , o tn .qualche tem- 
po , o in qualunque temp*. Bocc. g. z. n. 6. Sperando , che % 
quando che fia, fi potrebbe mutar la fortuna,. PaUav. t. 38... 
Avranno fine*, quando che fia,. 1 noflri gravi tormenti . 

Quanto avverbio di quantità. Bocc. g. 2. n. 7. Non ha fl" 10 * 
^ todolce cofe fia la vendetta , »* w» $****> tfr^or fi de fiderà /e 
vori chi riceve Pojfefe. E g.- 6. n. io. I»Wo W* mojlrarvi , 
quanto cautamente, con fubito riparo uno fuggi ffe y uno /corno . 

Ha la corrHpondenza di tanto efprefla, o (ottintef*. Bocc. 
g. 10. n. 8. Quando tu ragionevolmente ami Sofronia^ * an *°; 
ingiufiamente. della fortuna ti duoli.. E g. 4. proem» Ne dal 
monte Parnafo, né dalle mu/e non m y allontano , quaiuo molti . 
per avventura s J avvi '/ ano . ' ., 

Trattandoli di tempo vale finché . Bocc. g. a. ^n. 8. Dell 
eredità de* miei paffati avoli niuna co/a rima/a m e ^ fé non l 
oneflà ; quella intendo io di guardare , e di fervore quanta /* 
la .vita mi durerà • . . 

Sempre avverbio di tempo vale o fernet intermiffione , o o- 
gni volta « , Bocc. g. 5. n. 8. Il quale colpo come la giom. 
vane ebbe ricevuto , così cadde boccone , Tempre piangendo. E 
g. 9. «.£* Con quanti fenfali aveva in Firenze .teneva metca* 
io t 1/ quale Tempre fi guadava , quando al prezzo del podtr 
domandato fi perveniva . 

Sem* 



Libro fecondo .* 

fé tu vuoi* che io faccia quello , che tu w? httfcòta 
difpoflo 'ad andarvi v E ivi n. io. £ fé voi il m face 
rei colui, che eletto farei da voi . 

Talora ì congiunzione dubitativa • Bocc. Intro<! 
fé a voi quello fé ne parrà , che a 'me ne parrebbe . 

Purché ha forza di fé , ma porta feco an certo < 
giore efficacia, è ama il foggiuntivo . Bocc. g. 8 
dna da guarirlo fo io troppo ben fare , "purché la voi 
rè di fegreto tenere ciò , che io vi ragionerà . 

Sì veramente vale con patto , con condizione , e 
coli' indicativo, e col foggiuntivo. Bocc. n. 2. lo 
fio a. farlo , si veramente % dfe'w vqp/io prima an 
ma. Aibertan. cap. 44. Meglio è anzivenire ,, eòe 
vendicare ,' sì veramente che per vendetta non fi fa< 

•Quando fi ufa in fenfo di Vi?, o purché, e ma 
glunttvo. Bocc. n. g. PenfoJJi coftui avere da poter 
quando volefle. E g. 2, n* 6*. Io voglio, alle u 
quando tu mede/imo voglt porre fine* ',' 

'Per tal conveniente vale purché. Bocc." g. 4. tv 2 

/ftwo per tal convenente, che tu a lei vada come p\ 

f Delle' congiunzioni indicanti contrarietà . 

el fonò alcune congiunzioni , le quali indicano 
Cioè accennano difficultà in ordinerà quale! 
quale poi da altra fuffeguente congiuuzió'ne viei 
Ecco le piti ufitate . 

Quantunque vale benché, e vuole il foggiuntivo 
n. 7. Tu ti fi* ben di me vendicato , perciocché , 
di Luglio fia , mi fono io creduta quefta notte affide 

Benché ama per lo pili il foggiuntivo. Dante 
2. 'Benché nel quanto tanto non fi ftenda La vifta p 

Trova fi alcuna volta coli* indicativo . Bocc. g. 2 
chi a me non parve mai , che voi giudice fo/le . 

Si noti, che abbenché, vece da alcuui ufata , 
non trovandoci in alcuno Scrittore* autorevole . 

Ancorché' ama parimente il foggiuntivo .' Bocc» 
Aleff andrò, ancorché gran paura avertè, flette jpùr 

&v trova coli' indicativa. Bocc.Tefeirf. 12. È ti 
va , e Citerea % Delfi r cui cori il numero minore^ 
-viene, ancorch'70 »o«-'vòlea\ ' l * vS 

Comechè manda fid&iliriehré al foggiuntivo, par 
fé egli corri fponde con nondimeno ,. pure , e altre l 
celle; benché talora fenza tali corrifpondfenze fi a 
folamente come in parentefiV ma nel principio, e 
periodò éziàiidio . Bocc. ». 4. n. io. EHa\ che m{ 
comeché medico foflè il mafho, fenU alcun falhlui 




f( £ • Della tbfbntììont toftaU 

tornì** a.ringraziore Iddi», *S. Ghlùnjo,ebt di sì »«/«£ 
già motte , com'egli afptttava f ^w*/*"**; . ' . 

Si trof» talvolta replicato in feria d *. »•«. .«• ?• «. u 

Xn,G»e*t, A per fua forme. tù ^ttalSSi^ÌS!a 
U nobiltà, e tictkezza del padri fnafinòtt a ciaftuno dtl patfe * 
Solo , follmente avvetbj limitativi affai noti . *■ 
Co» eh dopo vagliono p*r*M. Bocc Introd. Sem* fare 

jìflUio» j,ii**.f<***fi* 'r&\ÉL*it S'Ari J2S 

che f appetito lo chieggo . F ivi Molto Jtk tioptj F altrut 
cafe fatendo , (blamente che tofi vi fenttffito , ebt loro vtmfi 

f "°flZ,*foìtn'ente e avverbio relativo dim*. Booi. g. «. fc iti 

/•wretó* /J/W, ma *«**&• rfrtw ##» T«///o mede/imo. 

Sol tanto vale lo fletto, d» /o/amenti. Bocc. i|.fc *j 
Sol tanto v* <&»* «&* «*»» «*W» nY ai/He, *■» W«* * 

^«Ta/wbio dì quantità. Betó. g.8. 0. 7. £ » ÌW«fr 
«•/« ™» fofKM» *tf«* «•*«■*»» «^ <»» to dtfptattp 4 M** 

°Selna fang&m» di tempo. Bocc. ìatttié. A me mede/ime 
ùterefie andarmi tanto tra tante mitene ravvolgendo* 

E colla corrispondenza di eie. Bocc. g. $. 0.4. J» » «M» 
*•/«« />-«»«/ a Corfyuano, Ramali flette tanto, eh* da top» 
dal padre fu fowenufo . . *.*%•> 

E colla corrifpondenza di ^«wrt. Boav Introd. Pwfc m 
furilo tanto /«r dimoriti, quanto di fpavo della Regina avi- 
to avevano » * *»/* tornati trovarono V armeno fiudtojamtnte mm. 
ver dato principio al fuo ufitio . ^ . A j 

A tempo f a tempi vale ad ora opportuna. UM* Furi. 
eant. 8. £««//« fimftra riva, eòe fi lava Di, Roda*, fgcb 
a mifio con Sorga, Per fuo fignor a tempo »> afpettavt. flocc* 
m.6. n. 1. parlando oVmottl, ite: per farvi ovvtdm,auau* 
to abbiano 1» fi di Mezza a tempi ditti, un arte fi tmpordt 
filenvo fatto da una gentildonna ad un tavoliere mt piate do 

"T^lvoha'vale per aleute tempo. Pf«v Crefc. nel Pro). Av* 
vegnaeée la (or fortuna a tempo paia ptofperevolt r m pni 

pur manta , e perijce . . 

A luogo, e a tempo* vale primieramente tfpvrtmammi * 
Bocc. g. 10. a. & Poi a luogo, e a tempo manifefieremo il fatta* 



Libro feconda m ni 

" Talora fra la «iticeli* accio » e U che fi frappone alcuna 
parola. Patta v. £74. Acciò dunque t che frr ignoranza non fi 
fenlìno &C, 

Acft per amanite affai nfaro volgarmente » non è di trop; 
pò buona lega t tanche fi trovi talvolta Anche nenli autori 
del buon fecolo . Di quefto fi veggi il Rotti Oflervazionej 
Verbo Accio* 

Affinchè lo fleffb che acciocché* Gio* Vili, lib, 7. eap. 75, 
La {ciò in %vato fumi di Mrffixa. co» due capitani duemila ca- 
valieri 1 aftinché levata P offe , fi qjtf di Meffina ufciffw fm* 
tv, u fa fio no /tfro nddoffo • 

Il Salvini per affinchè afa 4 xw/ei* c^< Difc. tara» 1. pag* 
J7$. la /*«* /? dette virtà in fomma * a voler che fermino 
profonde dentro nei cmre le radici , fiabitità fi richiede . 

rerebé fi ufo talora per acciocché * Boec* g. c« n* o. Lo s a«* 
wnincio a ha nere , perche V paffdffe * 

Che talvolti ft adopera per acciocchì ■ Bocc. g* 2* il *• CW 
mìncìb a riguardare x fé et attorno alcuno ricetto fi vedeffk » do* 
V? la notte por effe flare » che jnwi fi mori {Te di freddo » 

Le con giunzioni dinotanti le altre cagioni con mandano de* 
lerm «natamente ad alcun moda del Verbo , e perciò notere- 
mo folo , e con brevità , il loro ufo » 

Perchè e particella interrogativi e vale : per quaì cagione ? 
E fi acloptra nello fUflb fenfo in rifpofta . Dant. Purg. 5 . Deh 
perche vai * Deh perchè non t* arrefli ? Bocc. g. £■ n, 8. E per- 
chè cagione J dijfe Telando* Qkt il monaco ; perche tu foffi 
gelofo ■ 

Sì tifa ancora fenza interrogazione. Bocc. g. io. n. j. Chi 
egli era , * perche ttfffo/o , r da che moffo interamente gli di* 
Jcùperfe* 

Ci fono congiunzioni t te quali net entro il periodo indica- 
no la ragione del detto avanti T e fono pereto t per quefl» * per- 
chè * pero 4 pofeiachè t e fimtli . Altre fi ufano il più nel prio. 
cipio dei periodo » come ( imperciocché f imperocché , concio ffia* 
cofachè* perla quaì co fa f e fimi lì , che fervono a render ragiono 
delle co fe antecedentemente dette. Non occorre parlare eoa 
ni aggi or particolarità di quefte congiunzioni , perchè non efigono 
modo detcrminato di Verbo . Solamente è da dire alcuna cola di 
conci offiacofacèè , concioffiachè , cotte iofofftebè , conchfoQecofacbè , 
Quelli due ultimi 9 ficcome includono il foggiuntivo , così vi 
mandano ancora . PafTav. £ nj. Conriofoftecofachè egli non 
a v tri fé in fé altra bontà , per la quale potette far fi nome . Le altre 
precedenti congiunzioni talvolta hanno V Indicativo , talvolta 
il foggiuntivo- Parta*, f. 06. Conctoflìacofache motti fono > 
èli {after ienv inna^y la confinone , che fi c<mf?]f sfitta da pm* 



2 tS Delia cofkuzhne tofana 

Talom^fmgolatmeme nelle cfprcflioni di dolore* dopo T 
addiettivo, che accenna la miferia^ fi pone, la perConaio r da- 
tivo, per proprietà di linguaggio. Bocc* g. j* n. % Z* qual 
morte io ho tanto pianta , quanta dolente a me . Firenfc.- Lucida 
atr. j. fc. 2. 0£ poverino a iw, r£'/V *oa /«r& mai più beo* 
fio a nulla* '*•-..*•• , 

PUR BEATO, 

Efclatnazione di contentezza , che trovali ne'roodetni Scrit- 
tori Tofani , t e fignifica : manco male , talvolta con la che 
dopo, talvolta fenza. Ambra Fur. att. g. fc 6. Pur, beato * 
tf^f Meffer Riccardo mi dono una boti** Salvin. P&f..Tofc. 
pa§. 56. Pur' beato; dopo aver fatto pih volte in quefia lette* 
tatia Repubblica il criticante , e .£ aeeù/atore •-, oggi vengo ad 
fflert apologifta , * difenfore • 
r ; * AH, AHI* . 

. Quelle interponi yagliono lo (ledo , che le fopraddette ; 
flOU2Ì da /?^i fi ibrtna ahimè f che è. lo Oeflo* che orW. Solo 
ci £ di particolare,* «he fra *£/ e,w, fi frappone talvolta ak 
cuna .voce dinotante maggior affetto. Bocc g. 2. n. -5. Ah? 
laffa me , cti affai chiaro fonofeo, cm'io // Ai *wo ^ws' % 

PEH. 

Interjezione deprecativa , la ,<jua!e perciò fuole aver dopo 
il vocativo • Bocc. n. 2. Deh amico mio , pereff vuo* tu en- 
trare in quefia faticai 

i '." GUAI , v- . '•:'"• 

• Interjezionfi di minaccia , o di dolore , che ha dopo ài (k 
il cjativo, MpwLS, Gregor. I, r. n. io. Guai al peccatore 9 
il quale va per due vie . Paffav. f. 65. Guai ime che mi man* 
& citello y eh P# m* era di bì fogno* 

.1. , ■ : # cq$r è , 

Si adopera a {bodo d'interiezione* e in buona» e io cattb 
va parte . Petrar. fon. 116. Così ctre/ca il bel lauro in frefea 
riva. E canz. 45. E, così vada^ i } fur mio deftinù+ \ * 

' C A P. XVI. / V * 

V Della xoflruzione delia congiunzione • - \ 

NEIIa coftruzione delie congiunzióni non fi tratta del cai 
(b, perttó le congiunzioni non ne regolano alcuna, ma 
fi « cetea ^ qua* «JQdo ;del- verbo jefiga ciafeuna congUiozioney 
o pure con qual ordine, e corredo debbano poTfi le constnn* 
jjtenl^il che ^ bravamente, e pariitaratìnte vedremo». '•» . 
t *.\ u Dette ton&up&ni.fyfpenfive ^ e condizionati é\ 1 •' 
ÓE . Vale Jeafo <be ,, frtfio the + d*w che \ verificata la con* 
O dizione che , P.ofo:portare all'indicativo*, e. al confinari vói 
lÉeofldo che étiqtà* &i*i$Qitù • r Bocc*** *« lo fohMtlm*m 



. . libro feconda ì 

- . Anche 5 e ìfl verfo anco * ancora , di piti ; parknem ( 

altresì vfiorKKongi unzioni copulative, che accennane 
alone; Bocc* g.2< n; io* Anche dite voi; eh* voi A 
rete , * A' che ? Peto cafia. 6. Di quanto per amor gì 
ferfij Ed aggio a [offrire anco;» Bocc* g* I* n. lo. , 

*amé per nobiltà a* animo doli* altre divi/e fiele , 
eccellenza di coturni f eparate daW altre vi dirnofiri 
n\u Egli tr? ha comandato , ch y io prenda quefla % vò[\ , 

e che io i e non dijfe ài piò . E g. j. n. 7. Trovò 
fava , parimente dèfidetofa di udir buone nOiietle 
E ria ulr><E come donna * /* $«*/* eziandio negli j 
*** nettar foia la rimenatono • Gio. Vili. Ìj 'l.,C ^ ; 

C/Vf* d* Aurelia fu altresì diftrutta per io detto, To 
Le congiunzioni difgìuhtive fono quelle, che <Jifg 
vfenfo ie parti di parlare * &. Bocc* p. d. n. z. Jó 1 

me mede/ima vedere * tfW />/& #tf fKf/?o j5 pecchi* / ' 

farecebiando ad una nobile anima un vii Corpo $ ola fi 
tecehiando ad un corpo dotato d* uri* anima nobile 1 

Ovvero Io (tetto* che 0. Gio* Vili, L 1. c^ 2. , i 

gigante^ fu il primo Ré^ ovvero tenore ^ ragunm 
gregazion^ di genti* E lo fletto fignhScano pure, 1 

te 9 e fimilt • 

^ Né dì Aia natura è negativa, ma e talvolta pur I 

giùnti va, come 0. Bocc. g. J. n. 6. Né oltre a I 

miglia fi dilungarono da effa * E g.10. n.8. là non 1 

£0» ingegno , ne eoo fraude d* imporre alcuna macut ì 

* *//a chiarezza del voftró /angue * Petrar* canz> * ■ 

tw«. al mia nome rifehiari , & g/i *#£* /*©/ // fu 1 



s 



come, anzi 9 di pitti inmitre ^ oltracciò j oltrec 
fo y ancora % altresì % di vantàggio, e fimilt , neH'tìf 
non foiendo occorrere varietà notabile , baderà averle 

DELLE CONGIUNZIONI ELÈTTIVI 

\Uelle fono, che accennano elezione di una- et 
le feguenti • « t .-.'.. 

Anzi. Bocc. g. p. n. to. Io* il quale [enti 
(cerno , che no , pia vi debbo effer caro / ... 

P/& *9/2o -, />/» prefio . Bocc. Laber. n. 178. Già 
il mal radicato ì che più. tofto fojìenere^ eh© medie* 



ItéLLÉ CÓNGlVNtìONt AGGIUNTI* 

Ono quelle * che accennano aggiugnimento alle 1 

1 




**# Della c*Jh*zkne toftanè 

tatto . È iti n. i*.Uira in ferventijjimo furor? actènài fi a* 
moflra ; e coineche quèflò fovente negli lumini avvenga \ nòtrf 
dimenò già fon maigtor danni s'è nette dotine veduto . E g. i A 
B. 2. Coroechè varie co/e gii andaffero per lo pen fiero di do* 
**fi fa' , purè &c. E g. a. n. 8. La quale il frovanefocofatnen* 
$e ama, comeche ella non fé he accorga, Marlan. Vita di S 
Igrt. 1. }> e. 2. Il prè$> , comeche *h>#* àe foffè indegno . i 
riportò ttffUòi figlinoti . 

Si trova pur* talvolta còli 5 indicativo . Bocd fri. n.& Li 
/*»/&* i^/ t^y?ro figliuolo nelle fnàài delta Giannetta dimora 
là quale il giovane focof antenne 4m* % comeche ella non le né 
accorge per queliti, W io vegga + 

Contuttoché ama il fofeginntivo i ini ricevè talvolta l* indica* 
titfo. Bocc. jf. ?. n. 8. Era Arriguccio^ contuttoché fotte ovr* 




lorenpim 4 



'Awegnacèì vuòta il Còggioativò $ ina pur talvolta ricevè 
I indicativo. Bocc g. o. n. £. D*?v/# tante buffe + cèrio la rom* 
Jpéret tutta * avvegnaché e^lt tki (tea riel/e bene * E g. 8, n> 7* 
1 involatóri erano tutti parliti da' canipi per lo caldo, a? ve* ' 
gnaebe quel dì ninno ivi appretto eira andato a latrare. 

Sé fi trova ofató in (enio di benché 4 Bocc. g. 4, 0i fc X/ 
dijpofet fé fnorir ne do Verte, 4r pitAirè effe fieffo. 

CONGlONZIOWt CH£ TOLGANOLA 
CONTRARIETÀ': 

SOtió Nondimeno , coniamelo , tuttavia , iuìtavoìta\ puh ± tf 
fatili, Iti «juali corrifpondoDO alle congiunzioni di contra- 
rietà fopraddettè $ e quando non le hanno innanzi >f barino p#» 
rò alcuna cofa contraria, di coi tolgono la contrarietà j Boto 



w --»- • -w— •..»..» , mi vi» iviqviiv »<i iajii tranci* j 0QCC4 

g. 1. h. *. ijf»ti con gli altri in/teme gridavano % ebe't fojje 
'* fvendo nondimeno penfiero tuttavia come trarre il p$* 



iff or/o 



morro , avenao nondimeno penfiero tuttavia come trarre il p$* 
tetterò dalle niam del popolo . Secò colóro penfavano di lioefat 
Martellino, a che è contrario il domandar la tua morte # « 
quitto contrario è tolto dalia Congiunzione nondimeno , la qua- 
le accenna ciò non ottante alia vera intenzione dì liberarle « 

2)ELLÉCOtfàttJNZlÒMDÌCA6lOtiÉé 
OOno quelle, che accennano cagione , t le pia frequenti 

AcMcchì dinota cagiòn tinaie , e vuole il (aggiuntivo. £acc 
g. a. n. 2. J? ^rrib , acciocché egli \niuna fo/perfen prendeva , 
come uomini modeftt 9 e di buona condizione, pure dioneÙi ** 
fi t e d* leakì *nd*vw> #>n luì favcihndo/ 

Tatoa 



, \Jbro fecondoj, 

,€os} vàie in tal moda,, ini (al guifa &c* BoC( 
Jl maefiro ringraziò, la donila y e rìdendo , e con 
prefo, commiato , fi. partì • Così; la donna , non j 
motteggia[je , credendo/i vincere x fu v'mta # 

Che ha vari uO . Si adopera in vece 4* il che f < 
te nel £r parerteli .' £oc<\ ìntrod, U un fratello P 
navay e ( <jh§' maggio* cofa è ) / pwfó , <r, &»i* 

E frt^r rotativo tacito , o efpreflb, e fnjhnti 
rivo, e anche concafi, coinè da 5 (eguentt eferpf 
xi.6. $h$ta colei pìU di mei £g. z.n. 2. E d.t 
domandò , che ne £offe ^ I?aflav. f, fa A che fa 
chiavi, a, 5\ Pietro ? fioco g. 8. n. 7, E d$ che Dia 
che qualunque altra doì&ofetta fante** E n, l r Che 

. Che> frequentemente dipenda dai Verbo, com 
guod de' Latini. Bpcc. g. 7. n. p, Voglio, $h]e 
una cipccbetta della barba di Nicqjfrato 

Nel fenfo predetto c6r manda ai fogcinnttvo 
trova ancora coli* indicativo . Pattar, f, 92. Il 
accomiatato x fé ne va /cornato , * «p» contento , 
terveni/e *, che pft ^ Jdegno, fi 4jfp$ ra ^ f «01 v« 
*</ tf//TÉt corrfe flore • 

Talvolta fi tralascia* fin solarmente méttendo 
»0». Bocc- g. 1.' 0. 10, Queffa ultima nocella 
renda, ammaeftrate . E n. 1. Dubitavan fotte ^ noi 
/*/fo %F ingannale K E g.5. n. 7. M* /&rf* **>»« 
<# tf^/fo alcun s' accorge ffe . E ivi . Cqrnhvib. 4 
Vnt Jfgn? » non coftui deffo foffe . E-g. 7. n. s 4. 
prefefpfpetto , non w4 jfojfl& * coni era . Si o (Ter vi 
fìa parucolar maniera t che $' nfa ne* Verbi dobi 

Talora vale fé non . Bpcc. g r o« n. 6\ Afe» 4 
che #*/* cambretta affai piccola. 

Vàie ancora talvolta p/irr* , tra . Bocc. 5. z. n 
che in gio^e y e $he- in va f eli amenti d?oro^ e d* a 
in danap queliq , eòe vajfe meglio, d? altre decimi 

E in vece di />wó<? interrogativo, Bocc. g. : 
»o» rifpojjdiy reo upmo+h Che non dì qualche cofa 

E in vece tf imperocché . Bocc. g. 1. QilJoficK 
io ti prometto di pregare Iddio, per te . 

E in vece di finché . Bocc. g. SK °. 8. £ non 
ctf egli ebbe. ttova.to Biondello. 

In principio di claofuk imprecativa vale Qjo Vi 
g. 8. n. $. Che maladetta fio, P- or/t , cJ! /jfli, prim 

Come vale /«t ^*# maniera . Bocc. g. ^ . n.^ o; i 
maggiori medici del mondo non hanno potuto , aè 
giova** femmina concie #7 potrebbe fapere ? 
Corticelii flegs ? 



i2l Della corruzione tflfcand 

prj 'preti* E K H&* CortciofliaCofa [adunque che t uomo Cié 
tenuto dì confidare ì peccati, dubbj • 

DELLE CONGIUNZIONI JWÉRSAklÉ* 

SOno quelle*, che accennalo contrarietà ', correzione * e li* 
mitazione delfe cofè dette* Ecco le più frequentf. 
Ma. Bocc* Introd* Ma non vocilo perciò , che queflo dipfc 
avanti leggere vi /pavènti . ' ■■'...-. 

* Corregge talvolta, e vale anzi t Gio» Vili. I.I2. c.i4«Afo- 
fa ,. lettore , rA^ iepiU volte , ma f#*# fempre avviene a chi 
fi f a fig nof e d* avet ri fatta tacita . • ... 

Ma s cbeì fi qft interrogati vaifìetite * ÈtìcC* g. 8. n. io. Ma 
the-? /i*/à £ , t/art[^ itoafer* *//r& è Cio^ che giova ì I Latini i 

yw $«/#? ' n ' .j ' ' ' v '"* , ' v< % „ / * 

5? 'wótf "ai* tràle/2f non . Petra r. canz'. 18. JLwi ta*/*, e //V- 
te> Se non che'/ vedere Voi flejfé if è tolta. 

Pure . Bocci $. $. n: 6. E comecbè jueflo a* fuoi niunà confo* 
ìatim fia i pure i* 0**, nelle bui breccia egli è morto * fata un 
piacere . . E Io fletta fenfo , p t>oco diverfo , hanno le conghin" 
ziòhf fopra notate, che tolgono la contrarietà » 

Anzi* t Bocc* ' g.' 2. n» i» ; Non ^ardivano ad aiutarlo , anzi 
Co$li. altri infieme gridavano ^ che* t'f offe morto* 

Dove , laddove 3 ufafio avverfatt va mente. Bocc* a. t. Ri* 
tofnaffe alla Verità 1 Cri fl Jan a , /* £&*/* djg// pò*** vendere jpro* 
forare , <?^ aumentar fi \ dove /* ,/«* /» contrario diminuir fi , * 
i>f»/rf al niente poteva di f cernere . E n. 1* 2V Set Ciappellet- 
to era cono/cinto per tutto : laddove pochi per Ser Ciapperello 
ti conofeieno ••*'.' ' * 

. DELLE CONGIUNZIONI CÒPULATfrE, 

e : Disgiuntive > 

LE Copulative fono quelle, che infièmè congitìngono le 
parti del difcotfo* 
* E Copula , la quale talvolta per fuggire 1* incontro delle vo- 
cali riceve \\ d . Bócc. Proero* Effendo acce/o flato dPalìijfimo ,' 
e nobile amore ;' E $. 8. n. g. Ed /ti/ />r*/fr correva un fiu* 
nticel di vernaccia V 

- Sf replica leggiadramente la copula $ ciàictfna .delle parole ; 
n che fono da effa congiunte, Petrar* Fon. 7^0. V acque parlan 
éP amore * e fow, e i rami, E gli angeli erti *e / /*/:/, e * 
/Jori, e f erba* 

Talvolta a tutte fi tace. Petr. fori. 262. Fior* fiondi % er« ] 
he , ombre j antri , onde f «#i? foavì , V*/// 0$/*/* , atti colli , 
e piagge apriche. 



Litro facon* 

veneri, comete chiamavano i La 
volte (H parlare, abbonda*» gii f< 
noftra lingua, cogli efcmpj de'qu 
noi dovrà dirti intorno alla coltri 

DELLA EL 

USttatHfima preflo i noftri a 
parlar famigliare Tofcano fi 
quale con vaghezza, e fenza ofcu 
altra delle parti dell' orazione , ce 

Elltjfi del non* fuflantivo . E* i 
quanti efempj . Bocc. g. t. n. 5. Ni 
quantunque alquanto cadejje da alt 
so ci tornerò , e darottene tante, e 
tempo , che tu ci vìver ai. Cioè 00/ 
varjij tacendo Jf/ letto. Bocc. g. 
no, e M. L/V0 fi levò . E altre 
tacerne una di Fra Giordano port 
Jocciare, che dice : Affoccianoil &t 
fa , ed il povero Joccio ne va per 

ElliJJi del nome addi et t ivo . Gì 

Ìaee, e firn ili fi (opprimono con 
1 fempre poi per da molto P ebfa 
Fu da tanto , e t**to feppe fare , 
col padre. E g. 6. n. io. Non fuj 
gli aveffe fatto , perciocché noi cor 

jQuanto al fegnacafo, e ali 1 arti 
do fi tacciono , dove trattammo del 
Si trova talvolta l'elliffi del fu! 
la, che po(Ta ad elfo riferirti , co 
g. $. n. o. Il garzoncello infermo , < 
to , come colei , r£# più »«t *vw 
poteva , ***/© V dìftandofli dimori 
Vuol dire, che colei non avea al 
e perciò v*è l'ellifli , e del ne 
qualunque altra parte, che fi rìfe 

Elliffi del. Verbo finito. Bocc. I 
di mòtti , e da miei non foffe fiati 
fi di crederlo , non che di fcriverlo , 
tivo, e SI fenfo fc: appena i, eli 
Maraviglia, che fé* Rato una volt 
è. Ma fopra tutti e vagWflìmo 
, dove F Albergatore di Malmantilc 
di fua condizione, rifponde così . 



«4 Bill* *9**v~ "fi"* • 

6 'ri Jwkftmrf» «w ?«»««». •«*• « Edmondo . 

iS^ffi*"» 1 ** 1 ** dtfimi Chmm fi mfi * m 

•"oT'itffi'fclìt ** «*». Gio. Vili. L «. e. 8. JVwo. 

|Jlfl>W.W^»* ***■**■•» ' *■"• « n,8Uo Cwo » 
che Irmcefcoi 

DELIE CONGIUNZIONI ILLATIVE . 
^Òno quelle» eh* accennano illaiionedi una col* dall'altra, 

J^ tin\anee Vedovai Efe.a. n, ». ** dunque , d.je l. 
"*S; vaftvoha adonqoe. Petrir. cap. n. Ecco £a» 

Hm» dal mondo ogni vitto Amia» » Ond'* dal cotfo firn 




■ cottiteli fexuifconO malo tffftto . 

.TBaif.w. g. ?. »• ■« j-f?. «»*"<. w ^--v f-»- 

W», «& penfiate piò fopra queflo fatto. 

Ora Ci ufi [talora per adunque . Dante Inf. cant. i.T« m 
Meo* defiderio il tot difpofio Sì al vewt con k paiole ut», 
CV io fon tonato nel primo ptofofio :Otv«,«*«i fot voto 

i In fannia e congtrazkme eonclufiv*. Dante Inf. cant. *^ 

■In fomma /•«»* , «b tutti f*e tbtttt , E tettetatt gran* . 

DI VARIE ALTRE CONGIUNZIONI. 

> /^Itó e congiunzione dichiarati» delle cofe precedenti . 

. Vu Bocc. g. 4. t».J. F /«*>, afe <*' ««•£», «/» «*«• «"•» 
I fapfvano, cioè 4//« /w«M <# folco, t della Ninetta v *>. 

firin fé a confettare. •" . ,» •• • 

C& « <£« vale lo fletto. Paffav. f.i«o. I» /«ft < condivo- 
ne, eie dee averi fa ctnfoffione , fi i frequeas ; cwe a «re , 
-eie fi faccia fpeffo . 



Coti 



Ubro fecondo ì y ' 

hoffta' andata favoreggiante • Manca ilei fcTtfl 
così , e dovrebbe dire : così foffero efli t>c. 

Elliffi del? interiezione» Di queft* abbìam 
pra> dove trattammo delle interiezioni, e pi 
di mifefo me % laffa me* beato lui) e fimili t 
fi tace T interjezione * ' ' 

Ellifi della congiunzione . Si ufa di rado* 

la copula > è 9 e alcuna h volta Pavverfat iva ma 

Jleal natura ì anfylìc* ìnveltetto y Òbiar\almd 

cecino cervièro t Previdenza veloce ;» alto penfu 

p* degno di quel, petto . Dante Paradifl cant. 4- 



ttaverfa un altro paffo Dinanzi agli occhi tal 
Non n'ìrfcirefti , priafarefti lajfo k Suppltfci ì w 

Abbiamo! detto di Copra» trattando delle ci 
il eie talvolta fi tralafòia > (ìngolarmenté ne* \ 
e con apporvi la negativa* • . 

Elliffi del pronome . lo , e tu n pouono libèr 
perchè fi rinchiudono chiaramente nel verbo . 
ancora fi tacciono » ma con giudieió , e fobrie 
cant. 15. Dijfe: che hai\ che non ti Vuoi teneri 
piU , che metZfl lega Velando gli occhi » e con 
te, A guifà di Cui vino > o fimnv piega ì Cu 
totui* cui vino &c\ Bocc.fi. io. ruo. Speroni 
che fia>> di ciò merito ci defila feguire * Cioè q 
% EllfJfi della copula* la quale li tralafctà tal 
rilettivi continuati * Bocc» gv ±* n k 9. lo fine 
turata Zinevra,. E nella Conci. Continua f 
tanza mi ci è partito vedete è fentire » 

DEL PLS.ÒtìASM 

FÌUqtìéntiflìma è sella nofira lingua que 
quale appartengono i ripièni, de' quali a 
pio/amente trattato * Aggiungeremo qui àWtt 
quefta figuri praticati dagli Autori del buon 

Il replicare fei2a neceffità i pronomi è af 
boom Autori » Bocctg. io. ih j* Comecbèogni 
to di lui /t lodi) io* me non pojjo poco hdare 
princv Vaiti con Dio : credi tu faper piit di ì 
hai ancora tafeiutti gli occhi ) E g. }* -n. 1* Ei 
te fette volte le fei quello , et? elle fi vogliono 

Si Implica la prepofizione cbn , ponendola i 
ieco 9 /eco k Bocc. g. z* ri. 8. Farete pure , che d 
dì egli qui con meco > ne venga a dimorare * E \ 
d y avere affai buon tempo con tecq % Ninf. FifefoU 
mentre che tu fiatai con feco * Sempre come I 

* 5 




Xl6, Della costruzione tbfcana 

danno ricevetti mat da perfo.no>: riverito , onorata, careggiata ^ 
da tutta gerite : ia non feppi mai che male fi fojje , o trifti* ' 
Zfdi ma, fempre. lieto * e contente fona vivuto % e vivo. 

Eliiffi del verbo infinito, Bocc. S» 7» n. 5. £ quivi fpeffe 
volte infume fi favellavano , ma piò avanti per la fidente guar- 
dia del gelofa non fi poteva. SnppUfci fare.. E g/ io* n. p. 
Co» poche parole- ri f pò fé t /fmpoffijut, eie mai ifuoi benefit, eu 
il fuo, valore idi mente gli ufo fiero - Cioè impoffibil ejfere . E a* 
quello qrgo fi riduce qqehtnodo tofcano t che altrove abbiamo 
adotto., cioè andar perana perfora » ocpfa, perchè v' è ellifli 
d«fl* infinito , e. vuol dire andare a chiamarla, o prenderla. 

XMlfi del participio. Bocc, g. p. n. I. O fé ejfi mi cacciaf* 
fer gli occhi , w/ traeffero i denti y a mozzaffermi le mani 9 
o faceffstmi alcuno altro c,os\ fatto gtupco % a che fare? io} $u.p«» 
plifci ridotto f o firn He , 

.£///$ <fr//« prepofizione • E 9 molta frequente, negli Autori 
Latini» ma non egualmente nVTofcanii ma pure. non ne 
mandpgft efempj • E prima gì* infiniti mangiar? , àr<* ^ tò*4f 
te reti;; dal verbo <&r* feropre, oqnafi (empie Ufctano lapre-' 
pófizidne da x purché fegnano al verbo dare immediatamente, 
O almen non vi fia avverblp di mezzo. Bocc, g. 2. n. p. j4/- 
fa*/* /V Soldano: avendo alcuna volta dato mangiare ^ e veduti % 
i coflumi dt t Sicurano , cA* fempre. a Jervit l 9 andava 9 epjaciu* 
tizli , */ datatami il dimandò . E ivi n. 7. Ordini con, colui f 
^ 41 leiferviva % che di vàri vini mefcolati le dette bere, i/ 
pfe colui ottimamente fece . E gj. n. 2. S' avvitò che gj*n. 
cotte fia farebbe il dar |or bere del fuo buon vin bianco ♦ $ B* 
9. n. 6. #«/ ft*B ^ Mugnone fu, un. buon uomo* il quale a\ 
viandanti dava pe* tor danari mangiare, * bere, E g fl i,.n, j. 
Lùfivgajo,, fag(i vezzi , dagli ben da mangiare. Eg^n^io* 
pareva pur Santa Verdiana y che di belare allekrpi* ^ , 

Parimente vo/Fr* wrò, /«* merci x e spicci s;/atti ntjiodiaV 
trove accennati ^ contengono l\elliflì, dellar, prepofizione per. 

Può dirfi ancora ., eflefvi P elliflì de,lfa prepofizione, per, \ 
qualunque, volta, fi vinche invece di perchè. Bocc. 81 p., n v 
io. Che non ti fa tu inferriate quello StncmteftmpJ 
• SimRmentt fi. ufo che in vece & net quale. Bogc. g^io^n. 
p. M. Torello in quelT abito , A^era. t con Jo t rfiafe fé -*'>*& 
db alla cafa del novella fQofo . 

Elliffv deli* avverbio , Si ufo ne 1 relativi » tacendo, uno deg^ 
avverbi di corrifppndenz* , Dante Io/«, carjt. 2^ Àl % hfadb.m% 
fur mai perfetti^ ***** A f** lo*, prop ed afùgjpfjor. dònno t 
Com'/a dopò cotii paroU fajtte. . poi talwenfaj/ftie * Boàì, 
Introd. Owr /©jfjjfrp , ejji pur già difpofil* ventri \ eie vfjffri**? 
te , come f fomfinea ditie* fotummk ine l*.IQWW>*}f e *A*!l*} 
\ Uopi* 



li preferito diterminato in vece del? inde termi 
tativo. Nov. ant. 35. lo andava p*r grande bif 
gio della mia donna , $ il Re fu giunto , e diffe 
a aitai donna fé tu ? Cioè giunfe . Bocc. g. 2. n. 
quanto la lanterna , ebber veduto // cattivai « 
Cloe v/d!*ro , E g. 6. n. 9. Pr*/* ** /*//© % e fufli 
*//r* p<irf* . Cioè fi gittb. Buonarroti! cica!. *. . 
qualche [Campiglio nel vicinata effer dovuto fuetti 
nefira affacciatomi ehhi veduto due , $b* % &c^ 

Il congiuntivo per C indicativo . Bocc* g, &. 11 
£#/7;tf ^ a&/wo , r £r ardifie , rf^v? / 4 fìa , d p^v 
*wf, Cioè yaw», perchè Tindaro valeva rif pondi 
Reina > prefente la Liciterà T che parlava * 

1/ preterito in vece del prefente del f indicativi 
n. 7, Anichino gittò. un grandi filmo fofpiro . La 
Z0/0 ^/|0> , che avelli Anichino*} Orniti coi) , r & 
Cioè c*e £at? £ 8*7. n, 9. Or che ave(U * fA* 
fo> Lo iteflo. 

L'imperfetto per lo trapalato del foggtuuttvi 
fata molto dagli Antichi , Nov. anr, p^. w/rt- * 
* /ir/fa P avrebbe f fi non fotte uno 7 che Stava ì 
che lo tenne per lo braccio .Cioè non /offe flato 
.E fé non foffe , eh? egli era giovane y e fopravve* 
egli avrebbe avuto troppo a feflentte . Cioè nùn 

L'imperfetto per l indeterminato dell' oct4iiv 
Xgli fono flate affai volte il dì % che io vorrei \ 
flato moria , che vivo vergendo i giovani andare < 
nità . Cioè avrei voluto , 

Un Vèrbo per un altro. Bocc. E- |6» n * 9* ^** 
le tu fai » fl&e mai di mio mefliere non ti torr 
Cioè quanto puoi, qmnt'e dal canto tuo . E 
in altra maniera fa per e per potere . Bocc- Fìamn 
54- Mf| c^f gaar/ ^s*i fr vivuta non /ww, ?» 
ifi faprei t >ì conviene ajutare . 

Lo fletto dee dufi di quell' idiotUmo preflb il 
lo. Se m* aiuti Iddio, tu fé' povero , ma egli > 
«è? m foffi moho pjà. E g p j„ tu 10. Se D\o mi 
fatte femmine non fi vorrebbe **" r tifiti cor di a * 
to perire*) , cóme in principio à\ locmion pregati v 
riva . Quelli modi hanno friza $ uiteiwxuw dino 

Srmile è la frafe; J^J ■ ;/ àlea per *)*«> equi 
tenezione ammirali^ qf ' tì fitenÙU- fcotc.iu 
*giimi conci, Iddio ** e * «ex me 
itftvr//* Romite s ce* è 
iddio tei dica per 



E £- 7- 






pjS Dell* ctfiruzJmnf tofiana 

£» freiuetiW pteflb ì t ofcaoi ilplconafmo nelf aggi^gne* 
tiualche verbo non punto oeceflarto al fentimeqto , ma pet 
**>pnetà di linguaggio. Ecco t più ufitati . 
*xLy #r # » Bocc, g. i. n. a. Rtchiefe t detta di la éntro , che 
+à Abramo dovtflero dare // batte/Imo. Cioè deffeto. E|.2* 
il. < # S'avviso f 4"'fl* % Qnna dovere eflere di luì innamora* 

f *^J/VcSfVnflriiti f co* getundj t e co* participi • Bocc. «, 
Hit 1/ tilt quando venni a prender «e*//* , gran paura ebbt f 
W non m^merveniffe., E fi. 8. a. %. Tutto il venne confi, 
brindo ^ % g. K "•'*• G/ * v « nnt «rodato *w ino* «o/tf* . 
Ci©* prefr Confiderò , \ trovi. ...... \, . 

Andare co' geruodj d'altri vctbl . Boct. Inrr. if m* m/i<r- 
4me w«r«/i# andarmi tanto tra tante miferie ravvolgendo. E 
jvi. Vapno fu^ndo fuetto f eie noi cerchiamo dìfu&ire. 

DELLA SILLESSI. 

OUefla non l molto in ufo , ma pur fi trova ne buoni 
Autori, e ne abbiamo addotti gli efempj nel cap. i.di 
audio libro , dóve trattammo della concordanza delle parti 
deli* orazione • 

DELLA ÉNALLAGE. ' 

^NOéfU attrai frequenttlfiitja nella noftra lingua , di co! 
\J fe proprietà porre lo certi ca(i dna parie dell orazione 

P Vincita )m vece del viriate glia Latina, Coinè vivete p^t 
vita. Bocc.'g. 8. n, 9. t da queftó vieni il noftro viver hi- 
$0 « e he voi vediti • 

L 1 addiettip* in Vece del? **vétbt9 . fiocco, i. Or* tmtn 
Merto li 4*0 9 **' P* »>«»* cofa lafcieril di' Criftian farmi % 
«io* apertamente* E g« a. n. *..*& /*£* *w*, ^ «/fa' cbia- 
ito cotofeo, comi io ti fia meo cara « £ Petr. fon. iió.Cbt 
*on /4comiéake ella fofpira 9 Jf conte dolce parta , e dolce 

<rófc, Gofc dolceminte. . , 

// prtràfr» ftor l'infinito . BdCC. no*, alt. feC'yenm fui 

lettere contraffatte da Ronja , * fece vedoto a x fmt fudditt , il 
Papa per Quelle aver feco difpinfato di poter torre altra me* 
*tìe* Ciò*/** vedete* § 

V infinito in vece del Joggtuntivo* Batc* 5. *. n. io. fi<tf 
£* 4*Wf* ^4 1 * * M A*'* cn * frangiarla . Go* ì the la mari* 
Miaffe ! ?. Glord. Pred. pag. 60. col. 1* Se fójfe un* palagio 
e Me eziandio tutto £ oro s *J **"**» , è belio juanto pih 

' potttfé effere, è non foffè chi i* abitare .è non tiMfcf*rfn* 
la, un ^arido peccato fariàbi .fitfji», Gioì : chi C abitale . 



lahtoficmdol <\ 

Tarfi a ardere p*f fimpUcetìotnte ^ir^ ^ fe 
ceedoii * creare, che queHo « lorfi *o#*t**8*\ 
elica y che alle ialite » , . 

Render/i monaco, o frate per tfoftir Tubilo d* 
gione; Ciò. Vili. I. 2* e. 14. ih 2. Ed èllifi f 
in San Marco ih Sav/ogns » 

Portare in pace pei ^fepfortare . Bocc. g. 8. >n, 
the èì portatelo in pace. 

Fonale per efigere »v Bocc >§> io. to. 6. Vekneto 
nette in due giobbe di Zendado bdliffxme y con d 
piattelli *f argento in in*** fieni di «r/ frutti 
4* fl*ghne foxxm* 

Stare , o ttearfi cortefè per tenete ie mani, ai p 
g. 8.n»'?. Scmpte tremando tatto , fi ree* coite 
cortei* * Franco Sacche tu a^óv £ 4r*ò £«48» , 
candofi cortefc> Jijft* ~ . \v ■ * *. - 

Recarfi ubbi* v*v aver? ubbìa \ Frati. Sacc 
diluwgaefi dal enort** * f*£3*f 4ubbU «é# j&mf 
de* morti. ./•-.,> 

Sdrucirei cat propri aw at rrtè ìbìtuirjfa} #* 0* 
porr */*/>* 9 . fender* 9 fratèrne ♦ fioco» g. *« l?v 7. 
non lumi fopr a Mantèca ^ fornirono ItmtveJAm 
pò Vili. 1. iz. e. 80* Caduto w Féeenvpm fo 
quoti itna ne pertoffe net campanile de*FrathP\ 
quello in più parti (ótuù. ; */ 

Mere fi afa per t#m fvp /fefer'rà fet* j^t, * 
do * Giow Viik L tu e* 100. i^er , trMtattt.de** 
f? Arez&o volle eòe» tytaVro, e tfiko J-E foretti 
di Laterino% Cioi * /« peto affare* 

AU'enaliage riducoafi ahrol alami nùinLy db 
altri fi tifano * 

5a»/* mj/e»* vai molto 4 Itoci. g*7.n««Và« 
#«* di lauta ragione* 

Bella vecchia aggiunto à paura vai «rande » $ 
2. iVr bella paura fi rappattumi cm Int. Puki 1 
lì. 58. E fece a tutti una Vecchia paura . 

Solenne P afa jt Baca per giaodt * eccellente ^ 
co e t'aggiogne a dono* convito* aomo, fio 
vito re, vino &c»' . 

JWro, per uomo* p*r<«*aggio&ct Itoc.n.?*, 
tatto df* e/fcr co/lai , che ribaldo mi paté * E fi 
plorale. Bocc. g. 2. ru 5. : dova d* Andnlacdo fi 
#// /«or compagni 1 è t albergatore tm/o tutte in ì 
follecitudine de' fatti fuoi*Cta& A" Jai * 

Peccmn fi ufo pct'ifcevinieMZa 9 o difettine % \ 




i*% Della cognizione tofcana 

; PofTono in qualche fenfo appartenere ali* enallage i verbi ; 

quali da' Tofcani elegantemente fi adoperano in vece de'-verbr ", 
pioprj , benché in ciò fpeflò intervenga figura non gramaticale . 
Non pochi ire abbiamo addotti nelle appendici agli ordini de' 
verbi ; ne addurremo qu! alcuni altri a benefizio degli ftudiofi . 

Avete per riputare . Bocc. ì)« u Gli diede la fua behedizio* 
ne avendolo per fantiffxmo uomo . 

Avere per ritenere* Bocc. g. 2. n. 4. Biffe alla buona fem- 
mina , eh* più di taffa non aveva bifogito , ma che fé le pia* 
ceffi) un facco gli donajfe, e averteli quella * 

Avere per intendere , ofapere. Bocc. g. 4* n. 9. Doww , il» 
ho avuto da iui , eh* egli non ci pub e (fere di qui domane . 
Gio. Vili. 1. lì. e. 8$. P#y /mire di nofiri Cittadini degni di 
fede , dittano in -qwfpaeji , s'ebbe* come a .Sibafiia piovve 
grandi ffima quantità di vermini , grandi uno fommeffo . 

Avere per procacciare* Nov.ant. 54. X2be "ordino quefla gen* 
tildortna } Ebbe uno cavallo , e da' fuor fanti il fece vivo feortica* 
re • F. Giord. Pred. pag.15* Ebbero una fanciulla , e comincia* 
reno a farle manicare un*ìrba , elfi pur veleno . 

Tare per proc curare * Bocc. & 4. in- princ. Deh fé "vi cai di 
me 9 fitte % the noi ce ne meniamo Una col afa di quefle papere . 

Tare fi uh in luogo di verbo precedente nel difcorfo , e 
che altri noti vuol replicare* « ha fòrza del medefimo verbo . 
Bocc. g. ft. m 5. Così lei poppavano * foto; la madre avrebber 
fatto. Cioè avrebber poppato . E g. 4. n. 8. T* diventerai 
molto migliore , » p/fc coturnato * ? />/w </* £f»* /* che qui non 
fateci « Cioè diventerei \ £ g. 6; n. 8. Ar frttfo NI. Gerì mi 
manda pure a te* Al qual Vifti rifpofe : per certo > figlimi , 
non fa. Cioè non ir/ manda a me. 

* JV«*, trattandoli di tempo , fi ufa ad efprimere quantità 
pattata, e lignifica terminare , compire, ed e modo Comune tir 
Italia. Cerchi Stiava atto 5* fi\ 6. Ha* tu a memoria eh* or fan 
fedìci anni * Ci* #' mi /« /o//d . 

Si ufa ancora per nafeere, apparirei e fi ufa del giorno, e 
della notte . Bocc. g. 5. n. }. Come fatto fa il dì chiaro > ver- 
fo là fi dirizzò. E g.8. n.7. In fui far o^Ilà nptte &c. £r</- 
jfe *&//* torricella nafeofo era * 

Fury? per if porger fi ^ o affacciar fi. Bocc. g. ì. n. 4. Fattali 
alquanto per lo mare* il quale era tranquillo , f p*r gli capei* 
li prefolo , con rutta la caffa il tiro in terra . E n. 5. La vide 
in capo' della fiala ferfi ad afpettarlo. E g. 3. n.}. AW poffo 
fsttrht^n} *d ufeio , ȣ * fine/ha . 

*Vrt^ fcwi D/o per r*/?*r* , o andarfene > Bocc. g. 7- "• IO. 
Mèm<ctìo fatti con Dio, r£* /o wo* poffo pili fi are teco .Franco 
Sacch. nov. 157. Fatevi con Dio% e di me non fate ragione. 

Tor fi 



- jttfr* fiori*); • | 

Abbiamo ancora notato, eh* gli avverbi, cfce ttr 
mente , non fi fpezzano, fé non fé quando la prima i 

avverbio ha fenfo d'intero avverbio: cosi il Bocca i 

forte , e vituperof amente ; e'1 Pa flà vanti 9 prima , ( 

m**" ; perchè /irte 9 e pr«»rf vantano lo fleffo, a 
9c y e primamente* Non già così può dirfi di quei 
anent*,*che odiamo talvolta ; fama f e giallamente 
« diflintamente, e altri si fatti, perchè qml fanta, 
ra di per fé fono nomi , non avverbi • £ cosi è i 

ufo de* migliori ; non mancano però efempli in o , 

ili Antichi t e di Moderni . F. Guitt. lett. 14. Non 1 

tica, e nuovamente effere ridivenuto. Franco Sao 
jpag* 106. S. Giovanni non pecco mai né mortale , i 

inerite. Varchi Ercol pag. $x8*. e ora 419. Veiéi 

K udente, e giudiziofamente n'ammaeflrb Arijlotil \ 

L att. 1. fc. 2. Morendo egli per forte, off noi dai 
ficca mente rimaritar la potrebbe , $i .(noie addurt 
pio del Cafa Tratt. debli Ufficj comuni num. 90, C 1 

cistfeuno tranquilla , e pacificamente goderei ma di 
Giambattifta Strozzi nelle oflèrvaz. verfo il fine , 
Trattato 9 comporto in Latino dal Càfa, fia anco 1 

icano. Sarà adunque ben fatto aflenerfi da tali ( \ 

le quali fono frequenti pretto gli Spagnuoli • Ve 
della coflruz. irreg. cap. 27. e il Manni lez. 8. 

La terza fi è la parente fi, eh* è I* interrompine 
brieve periodo , fenza il quale può fiate il rimàri ' 

razione, che nella fcrittura fi racchiude il più de 
jdne lineette curve . Bocc. nell'Introduzione. Ai 
\noja ( dico brieve in quanto in poche lettere fi j 

fegttirà preflamenre la dolcezza , e it piacere. ^ 

11 cornaci fenti mento de* migliori granatici fi 
parentefi non debbano eflere molto longe, ni tr 1 

adoperate, ficchè non fieno di noja a chi legge, 
iiè tolgano la chiarezza al difcorfo. 

Quando P inttrroro pimento è molto breve , fi ir 1 

virgole» lafciando i fegni della parentefi 9 come 11 i 

viatt avverr. p. 1, L 5. cap. 4. panie. 2$. Bocc» Fi; 
'35. hoppefileforze mie, come, iddio fa, quam 1 

La quatta è la fiochi fi 9 cioè confusone di cofl 
periodo; e la quinta fi è P anacoluthon , ed è qus » 

qualche cafo, per così dire , in aria, e fenza fi I 

azione. Di quefte due figure non mancano efemp 
ni , e nei noflri Autori' > ma non fi vogliono imi 
unzì errori , che no . Lafcg) ferino un valentuoa j 

ajiue *&** prete!!: inventati da' Gradatici p«t tfc 

1 




*{4 DM* cofhuzioni tofcana 

-Wron peccato fu 1 ùk * yoflui ben »' avvenire . F. Giord» Pre<L 
pag. tfo.col. i. St fi fi ufi .bello vafcello ornati/fimo y e a» £»/<• 
foto p e non A mette ffe mai nulla , e mai non fi adoperaffe a 
fuetto , perchè f offe fatto, oh che grande peccato farebbe ! 
- Pezza fi «(a ii»* vàrie miniere per figmficare foaziodi tem- 
po, o pare il tempo prefcnte. Ecco elempli dello fpazio di 
tempo • Bocc. g.' z* n- y. Egli è gran pezza che a te venuta 
farei. E g. 8. n. 8. In queflo continuarono una buona pea> 
sa ; E g. 4. n. j. E gii buona pezza £»aW/ n* erano. E g. 2. u. 
$. Cri offendo buona pezza di notte , e ogni uomo andato a 
' J — -?.• E, parlandoti di tempo a venire fi dice elegantemen- 



te : a pezza Bocc. g. t. n. 3; Se io noi prendo , perawentura 
filmili a pezza «air mi tornerà . E g. 3. n. 7. £ noi credevano 
amor fermamente » »£ /àr/fr avrebbe fatto a pezza $ fi un cafo 
avvenuto non fòffe t ciò far chinòtto foffe flato Pucci fo. Cioè , 
fW/ « mo/fo ftmpo • Per lignificar oro + al prefente fi afa e col 
-fecondo, e .col terzo cafo . Bocc. g.8* n. 8. Egli non è ora di 
dtfiume di floefia pezza.. E g. 9. n» & Foflh a quella pezza 
« //* /cgg/* 4e Qavicciuli } 

Pezzp fi ufo per quantità di tempo . Bocc» g. 3. princ. <*• 
meda già il Sinijcatco gran pezzo davanti mandato al luogo , 
«fot;* *»d*r dovevano » «fin ÀW/r co/f opportuno • E g» 8. n. 
1. 1» w/. variti * flar con ttco uà ngzzo. 

DÌU 1 ' i?i*B/ro. 

Cinque forte <P iperbato diQingaono i Gramatici » delle 
quali tratteremo ani » ma con brevità . 
v La prima fi è ?amattrofe $ cioè ttafpofizione,edè 9 qoando 
una voce, che dovrebbe Aare avanti, fi mette dopo . N'fc 
fieno il Boccaccio . && n.*. in princ.,£ > ella tanto da ridere^ eòe 
to la pur dirò. E nel fine della giornata : Maddonua, io non 
f* come piacevole Reina noi avrem di voi , ma bella la pare 
avrem noi. E in altri luoghi fenza fine» neh? imitare i quali 
molta drcofpezione «far fi vuole. . 

Il memi» il faflanrivo in mezzo a due addiettivi fn mol- 
to ufato dal Boccàccio . G. «• n. 6. Videvi due cavrioli 9 forfè il dì 
modefmo nati , l quali le. parevano la pia dolce cofa del mon- 
do, e U pik vezzosa. E g.4-n. 2. Un uomo di fcellerata vt« 
ta » a di corrotta , il quale fu chiamato Berta Alia Malfa . E 
iti*. 6. A pie di una belliflima fontana» chiara» che nel 
guadino ora , a flarfi fé n 'andò . 

La feconda l la tmffk » e fi fa col dividere una parola in 
dna» 4 intramezzarla di. un'altra parola. Di ciò abbiamo ad- 
dotti efempj nel decorfo dell* Opera» come quello: acciò fola* 
twmceteàmofch*t*i4>fC4Ò dunque che per ignoranza® e. e (notti . 

Ab* 



y 



pk> , fecondo $lfc »wi(*Mit^* CQ$l JitfhQi , 
m i , tMihwlfok: * temuto \ vwbm #>& : <&w 

veretwelay wbwttrfo*. ..;:... 

Ma, intorno/agli, alfcflv. è dft: crflèf Vajfl lina, i*gt>) 
bo 9 I. *, fUMRt» *fr c»> .eh? qtyndo nalidi&arfik 
peoden^a, di due„ o piUpr<MH*ni> fra» fc f . mu» kde 
ià< afti(Tt , nfc pattiofUt*» ma fi h^up^a pórr* iva 
tìcchi fi ri(pai>cbnp>, Otti il Pe**» fco. ;,/di(fe.; 2 
farti*** qwtteJUtfiy S vo\om*Ì*>m wofar. firn 
dacia a*3le ftmms *wr#bbe , tote fe amiftfmdtn* 
di. W* l^iwlfc-fltflfiagopfcftta. z$i*4&M Q 

i» fimi Pm-fmbim* wmm- Batiale A r «fitti* 
(cuiia » M*. wptàr<<£ invidia- Ita'fwmcf ». * j?taw 
* Si noti ancora , chwafrflkailUffifQfi tagh*<daUl 
fi. pf nfc irr\ap2Ì a mt,attW t v*tbp t che no» è fu< 
prietà di lingua. Bocc. g. 3. n/2.Jo qli credo ter** 
m'era ribaldare gli orecchi 9 eh egli /"'& £r/g* »o; 
E g. io. tì x 7» Se voi dicefte. cb io dirnorafìi nel 
olendovi io piacere , mi farebbe diletto . 

Ridane di dir qualche cofa di due aflfifli pr 
che ha la lingua Toìcafta, e -die poflbna ufarfi i 
anche affiggerti a* verbi ? e fono gliele , e gliene. 

Gliele, comporto digit, e di (e, frapportovi per r 
no Ve , Tempre indeclinabile , lignifica interne il 
Angolare, e'I quarto or del fingaJare r .ordel.alpn 
due i generi, Bfc&gio.n» ^C^rfe co^f tèè&bìhm 
landrino&c* e tutto (gliele graffiò. Cioè lo £r*J5fà a> 
n. 5. Jiw t Ji flizza gliele w//? <# *p*»o , ed ho 
a voi t acciocbè voi gliele rendiate . Cioè la tolfi 
lui la tendiate. E g. *. n, 9. Par/b certi falconi \ 
foldano , e prefentògliele , Cioè ; gli preferiti a tu 

G/A»? comporto di g/{ , e di»?, per miglior fuon 
vi l' f , ha la forza , e quafi lo fìeiTo fignrficatc 
Nov.ant. 59, Qiunto Ipocraf, trovandola madre pn 
dolfe duramente . Bocc. g. 5. n« ?. 2«/w »?* non h 
comportargliene , anzi ne gli io io bene per amo* 
fette troppe. E g. 2. n. 6. Amenduni gif fece pi± 
fuoi fetvidori , e ad mo fup caftello legati menargl 

Per ultimo non e da tralafciarfi una oflèrvazion 
nal Nerli il vecchio intorno all' ufo degli affiffi 
Sàlvini Prof.Tofc, p. 1, f, ;8d.ed e, che. U veri 
fo fi ponga ^o cominciando il periodo , o pure e 
t ice! la copulativa * quando è andato innanzi aUro 
Y affitto • Del porre F affilio al principio del periodo 
{ano cfopoj ben ngti , e. io copia , Circa ^li aftt 




4*6 MtetéjttàzhÀt hfforrt 

fte'qwrf! fonò trotta Incorfi per orttana 'fiacchezza aneti* { 
più céWbri Autori •'.•■'" 

r e A ?. xvin. 

i£W/* fXrttceìk , » #fctf 4JSJJ . 

PEft corWjjmento di quell* Opterà parferetno deHe particet- 
fe Ve degli affitti, pofriaeht piagli affiffi épparfèrtfeoiio , 
tome vèdreirfoi all'iperbato, e Vi foffoho appartenere anche 
le partìcetìe fpfecate -, fecondò la loro varia collocazione. E 
tanfo piti* che avendo noi ^dhtteattofo luogo le particelle, 
è accennaci ancora $tf affiffi, ffccòtne cofe * gramf tifo nella 
Ungoa lYrfcàna * farà utHe , e préTToche necefTarió H dafne ni* 

!*lena notìzia: « tornerà bene JHarhi ordinàriamente-, e tutta 
h ma voltai perchè faccia toragfcloceye bili dtmnta impreflfione • 
' Dodici adunque fono le particelle della Lìngua Tofcana , thè 
il Varchi chiama prohòtpt» perche fi tifano co* verbi in vece 
de* pronomi i Sei poflfamb- chiàmarfi genòmi primitivi ,' ciò* 
*»/, ti%fik.c*\-*>fi f nt\ terchfe, còme a (Irò luftgo abbiami 
veduto» fi adoperano in forza ditali pronomi* Le altre fti* 
tìoe la, /** //» tosjl i fc, che fono voci degli articoli, u 
chiamano dai Varchi pronomi Velativi in guelfo fedo , per- 
chè fi riferrfeono a cola già nominata * e che altri non vuol 
replicare» Co^il Pem cani. 4* parlando di Madonna Lau- 
ra , dice * Poi là Vividi* in altro abitò foia * T*é cb* io no* 
tu cprrtbbi * Quel fa fi riferite a M« Laura . 
* NeH'accpzzamento delle particele primiti ve colte relative et 
ha merita diverfità fra l'ufo degli antichi > e quei!* , cVfe 
Mft cochune fri* moderni * Gli antréhi * r»n gii per licenza ♦ m* 
rerufacdflantedelinigli^rfecèfO) ponevano i pronomi relati- 
vi innanzi a' primitivi» dicendo i lo il vi t/*>fe, voi la mi da* 
fmnt\ io il fi rtàberh > e fienili, de* quali e fuperfluo addurre 
efempj ; effeUdo qcKa ndtiffima '* I moderni foglron dite t lo 
ve (o diro , voi- Mi* la doterete , io te lo reeberh &fr Non fa 
da qual delle cjue parti ftia I* iperbato, né quale de 9 due ac- 
cozzamenti fia il naturale * Noe dee condennarfi V ufo de* 
moderni, ma ne' par quello degli antichi e da fuggirfi , del 
quale non pochi moderni , non fenza vaghezza , fi fervono • 
; Le fuddétte p&rticelfe fi pongono fóvente alla fine de* ver- 
bi 4 e ad efli fi affiggono , e allora fi chiamano affiffi , come 
abbiamo pih volte nel difeorfo dell' Opera accennato * è 

Gli affifR altri fono feempj , altri doppj » GK feempj fono 
quelli, ne^uali fi affigge al verbo una fola delle fuddette par- 
ticelle » come aptah , prèndila &c* I dopppj fon quelli l • n#* 
quali fi affiggono al verbo pih particelle . Così fé vorremo ren- 
dere affittì gli accozzamenti di pa/ticelle fopra addetti in efeua- 



- R E -G Q L J$t.- 

■ "ed. 

OSSERVAZIÒI 

, Della Lingua Tofcana . 

, LIBRO TERZO; 

Delta maniera dì pronunziare § t di feriver T< 

C A P. I. 

Del valore » e della pronunzia delle votai, 

L* A ì la prima lettera dell' Alfabetto , perche 
mente s' efprime , e però noi odiamo ne' fai 
dar prima fuori naturalmente quella, che 
fìccome quella , che non ricerca fatica . I 
tini aveva fa 9 dice Prifciano, più di dieci divari 
ella ne ha altresì ne' varj dialetti d' Italia ; ma n 
rofcana fé ne fente difficilmente più d* uno r fé p 
fità dell' accoppiatura •delle parole non facefle alcun 
ferirla con molta forza , come a lui, talora con 
me a* miei 9 talvolta quali due a a . come ah uBa 

U E ha molta convenienza con r ! , prendendo! 
mente l'una per T altra, come defiderio % difiderio 
piggiore. Pre(ìb i tofcani ha due moni, l'uno pi 
come in menfa, remo: l'altro più chiofo, e a dai 
come in refe , cena • Cotal fuono però appretto i 
fa noja alla rima . Petrar. canz. 24. Va fubìto ( 
ultra fletta , Così pare or men ietta , E pure fletta 
ne chiufot e £*//* aperto. 

L'I vocale affai dolce, e amica dell 1 E , comi 
aggiogo* frequentemente, per isfuggire l'af prezza 
nonzia, alle voci cominciami in S con laconforja 
io , come fi vedrà . 

VO y che ha parentela con 1 1 U, dicendoti tndifl 
tt forge 
cultura . 

aperto !.. 

il cbiufo in botte . Quelli di* fuori petfc non imjidUc 




*}8 Della tojhrutime tifcanà 

H periodo ; PofTervawcmt fi riduce a quello punto ; eh* 
mando vi fofio due verbi corredati di particelle , uno dietro 
l'altro, torna meglio, e rende miglior (nono, lafciare il pri- 
mo verno fcìolfo, e del fecondo fare affido. Adduce il Sal- 
vini l'efcmpio del Bocc. g. 6. ti. 4. A-oendo una gru am+ 
n**zz/*a , la mandb od un tuo buon cuoce, 9 sì gii monetò di* 
tendo, eòe a cena V arroOifle, e governartela iene. Si offa* 
vi che il fare affiffo (blamente il primo verbo non rendereb- 
be buon fnonO ; eie a cena amflifleta , e la governa jf e bene r 
e nr por tornerebbe bene il (irgli emendile affidi : che a co* 
m aerofiijfeU 9 egovernsJJala bene. E mi fov viene di nn altro 
«Tempio del Boccaccio , che conferma qnefta ©(Fervanone , ed 
% g. 1. n. io. Di dì » e di notte ci fi lavora , e batteci Im 
lana. Sicché e per quello, e per altri modi, che cadono per 
anano nel comporre, è bene confutare l'orecchio, e la pra- 
tica de" valenti maeftri. 



fine del Seconde Lfor** 



RE* 



Libro tèrfy . 

tlàtè i (tome chiamate , rìdiamo , chinate, ìnchh 
che le vóci, le quali nel (ingoiare finifcono ine 
*gOj fono in ambedue i numeri di Tuono fchia 
vecchio, vecchj : purché però non abbiano la S 
tongo» perette in tal cafo fi pronunziano rotor 
?; fchio h màfthi . La quarta , che quelle voci, le qi 

n " dei meno non hanno in fine il dittongo , é nel num 

» feonó in ckt4> fi pronunziano rotonde, come Mona 

* Il D ha gran parentela col T, e perciò Aio 
i nel farfi noftrali hanno mutato il T in D* ce 

I dro , poteftas, podefìà , litus , lido . 

La F è affai fimile nei pronunziare all' V c< 
fffere ametidue molto afpirate* 

Il G , affai amico del C * ha parimente due 
fotondo avanti A O U , come ih gallo , gota , 
dolce i avanti E I * come iti gente A giro. E 
i proprio carattere , quando vogliamo che/il G a 

e ce avanti A O U , gli poghiamo dopo un I , < 

giogo , giuflù ; ficcorre quando ha ad aver fuc 
vanti E I , gli aggiugniamo V H , con^e in ghe 
Due fuoni umilmente ha il G H , fé dopo ne i 
f rotondo, fchiacciato l* altro* Il Buomm. aflegm 

* regole . La prima fi fe * che quando il ghi è i 
parola con dittongo, ha Tuono fchiacciato , è j 
ne'coaipofìi , come ghiado , agghiadate: e ft < 
go, ha il fuono rotondo, anche ne'compofìi, 
fogghinare . La feconda , che le voci * le quali 
ghi con dittongo, fi pronunziano fchiaceiate irt 
meri, come vegghià , vegghìe, e quelle, che t 
più terminano in ghi, hanno fuono rotondo; 
tvtl numero del più intrighi di rotonda ptonunì 

GLI ha parimente due fuoni * V uno duro , 
Due regole fopra ciò ftabijifee il Buomm. La 
pronomi egli, eglino, quegli, e il pronome, t 
e da fé foli , e ancor quando è affido , come 
concedegli , fono di molle pronunzia » La fecon 
dittongo ha fuorio molle , anche nel plurale , e 
verfa di verbo , come i/aglio * vegli , voglio , i 
quefti cafi gli ha duro fuono , come Angli , negli 
le a quello, che baigli avanti la altre vocali , e 
tote , negletto., glorio/o « E qui e da notarfi IV, 
j quali feri vono l'articolo £//appoftrofato avanti 
cominciano da Vocale di verfa dall* I g/* amori s 
dovendofi feri vere diftefo , gli amori , gli abufi 
dovrebbe pronunziare duramente » dicendo : giani 

.. CorticfiUi Reg. Q 




440 Pella coftmzlorje tofana* 

Poeti U rima,, Pattar, dbnz. 8^ É faccene {viròle , Rad? net 
inondo, e fole* Di aperto f turno è parole , di chi ufo /o/? . 

L* U vocale x che ha ^ com*4 detto , partnteU epa PO, 
aliando h Ce§ue appretto, un* al tra vocale, il più. delle volte fi 
U dittongò, c'h'iiBab*^ tftaa Coli» tomi {guardo 9 quercia, 
guida yfuoio • TE CejJUeo&l» aippr&flb k* O Cetàpre ciò, avviene; 
ma Teguendole altra vocale, talora forma duefijlabe, come in 
perfuajp 9 ruina y cynfyett*. Precedendole il Gf , il Q , U Q , 
fa Tempre dittongo con la vocale , cKe ne fegue , ed i pure 
una Colo Cjllaba , come in gatta" r mi*% g^do , cuore, , quatto t 
quercia 9 quitanza. 

' Q 4 P, • Vk 

.Dei vaio** > e diti* pronuncia dffiU confinanti . 

IL B è affai fimtl^alP, ed all' Y QQnfonante , perche mot* 
te volte fcambievolmdote fi/iifané r a}m$ Jetòare^ efervare , 
Vttèoysnewo ì jfoce i *yoce f pujbhiicfk t*ptuvifo,l Delle conTonanti 
riceve dopo di' Ce nella medefima^ muba la L * e. la R , e vi perde 
acanto di CòotnM, còme obbligo % fuffiifa y braca \ ombrai 
be*ch* con la £ cH, rado 1 fi 1 trovi* afpptèflb l Tòfani , ni m*t 
U principia dt patata» ^ come phMhatrétàfa loro p»h ftjrana ; 
falvjb^Icnne voci latina /come Mandfo , blandimento: O'c. *Coit- 
fenté avanti di ile? in-mej$0'dl pattila, ma in di ver fa fiHaba 
la LMRS còme ; aibànfe^ lenìba. , d-A* , usbergo': quantun- 

r fi trovi di fa36 co» li : S ih meteo deHàv parola , e per 
j>iuyne 7 véAi contpoftì v co« là^prepofiziòhè dis y cBmt m dif- 
brigar*. Ufcft jwìt fluente diente ih. principiò di parola , co- 
me sbandito., sbandire^ e dètft fempre li & avanti al B s pro- 
nfonziare cot'frioim j$h< Cottile \ e rimeffbf, diche diremo ncU 
la lettera S. Puofli; raddoptar^ «él 4 metto d^llapafoW,; qnaa- 
d* &K occorre ,. cdftiè iit nébbia ', *rr££/ft &c. 

Jl C batnòlt* fiiptgHimtafcòWìV Adoprafi da' Tòfani per 
dét Cotte di fotoni ;. pe#h*f poflò innanzi ad^AOU te il Tuo- 
no piumato , e rotondo , come Incapo , conca % cura*; e avan- 
ti la-15, $ TI fi tna»d* fuòri pift fonante, e: adirato , co- 
iqe in cera % cibo i onde, per fargli fare -ir primo, Tuono , gK 
pogaarmo li H dopa, come in, ^o-, trabobtbi . 

Oi qnefto^CH ! *póflb f innanzi: atl^I PÓ& avere Atri fotte di 
f cfom, Tono, rotondò , cèrnita /fatai! » fltcthi* fiàccbi\ l'al- 
tro fchiacciato, come occhi, orecchi*, chiave* Quattro regole 
di il Bóenjmtttei pei:* cottofeere > quando U'OfeprénWTb- 
fcant fi projfQitej rotondò-, ^ quando fóM acciai : lA ptfma fi* 
fc, chi i* prottòrte chi, dpn ttìttfi Tuoi consi^fti 1 , chiunque , 
tkhbtfia &t.ì fcW^cfaW. La fecottd*, chef le voci, tè quali 
ttjttkcìano dàUa filla** »*# ,/onaj «oeU ne'compofli t Cchìac^ 



Litro terzo • 

filiate i come cui pronome di due fillabe ; a d 
avverbio d'una fillaba fola, taccuino di quatti 
^acquino di tee . Ha dunque il Q. le flette pr< 
jfalvochè , dovendoti , raddoppiare , il C gli fi 
fua vece 9 come acqua , acquilo 9 

La IV e di (nono afpro , di modo che t n 
mutano in altra lettera di più moderato fuon 
efempio vedalo per vederlo > pellegrino per pt 
per muor0 , rado per raro P 

La S , lettera di Tuono veemente * ha due 
pib gagliardo , come in cafa, affé , fpifno ; l'« 
Jb » come in rofa , (pofa , accufa , /dentato, /% 

II T è di Tuono fimile al D , onde fi ulano 
fcambievplfliente » dicendo etate, et ade , poteri 
Udo &c f 

Z ha due principali fuoni , uno gagliardo , 
zp, carezze, zana, zio ; l'altro alquanto rii 
rezzo, orzo, zanzara, zelo; Se la Z è tra di 
quali la feconda non fia I con dittongo , ha 1 
gliardo» come in pazzo, carrozza, ammazza 
conda vocale e I con dittongo , U Z fi fcriv 
che ha men gagliardo fuono» come in vizio, 
zio. Il fervirfi poi di quèft' ultimo cafo dclT 
fcrivendo per efempio oratione , \ ito meritar 
r Q A P. III P 

Pe IP accento . 

L'Accento comunemente preio è una pofa, 
pra una fillaba, mag&iqre di quella, effe 

Dpe fpno §li accenti , il grave , e l' acuto , 
la» che fi fa Copra l'ultima fillaba, e fegnafi 
iraverfale dalla finiftra alla delira di chi fcriv 
do, apr\ , e firpiU • L'accento acuto è quello 
la altre fillabe » e fegnafi eoo una lineetta tra 
(lo del grave , come in già 9 balta , e altri s: 
dell' accento grave fi mette fempre ; ma quel] 
fi fuol mettere » e fi lafcia alla diferezione di 
pofa dqve ella, va ; fé non fé in cafo, che potè 
voco, perche allora fi pone l'accento» come 
nome frequentativo ftfopicc/o, che potrebbe 
verbo fìrQpJccioe tJegli efempli di fopra già, t 
btar fi potrebbono da già, balia, % \n affr{ 
pon di rado occorrono . 

I monogami» come a, e, i, o, non vog 
capo , non potendoti far in efli fé non una ( 
fttfiu nondimeno è ferza perfona (ingoiare de\ 

Q z 




34* Della ortografia tofcana 

GN non ha pretto di noi quel duro Tuono , che ufano gli 
Oltramontani nelle voci Latine magmi, dignus, dicendo qua* 
fi macnus , dicnus , ma fidamente ha quel molli? Tuono } che 
in Iralia fì uTa, come in degno, compagno* 

V H predò t Latini ferviva per aTpirazione , cioè per rin^ 
gagliardi re la pronunzia y onde per eTem pio le voci babeo , io» 
tuo elfi le pronunziavano con forza, e con ifpigni mento di fia- 
to: ma noi , non avendo fimi li pronunzie afpi rate 9 none! fer- 
viamo dell' H a queir ufo, Poe ufi però ha predo di noi l' 
H; l'uno di mezza lettera, quando ia pogniamo dopo ilC, 
o'I G per contraffegnare ti. Tuono rotondo; l'altro di carattere 
dtflintivo di alcune parole, e per tor via qualche equivoco. 
Così , fecondo il coli urne comunemente ricevuto , e approva* 
to dall'Accademia della Crufca, fi pone l'H innanzi alle Te* 
guenti quattro voci del verbo fortantivo , e fari ve fi ; io per 
difitnzione da o particella Teparatjva, o avverbiale; bai per 
toglier l'equivoco con ai articolo affido al Tegno del ferzo ca- 
(o e ha per diflinguere da a prepofizjone ; e hanno , perchè 
col nome ^w fcambiar non fi poffa. Ce ne ferviamo ancora 
nelle interiezioni , ah, deb, obi, ohimè, dob, uh, per efprimere 
V a fp trazione , e l' allungamento di pronunzia . Nelle altre pa* 
role, ficcome l'H nulla opera» così inutilmente fi feri ve. 

La L è confonante di dolce Tuono,e(Tendo Temi vocale, Talvolta 
fi muta in I , dicendofi tempio , e tempio, ej empio , e e/empio • 

La M è fimile alla N , di mediocre Tuono • Effendo lette* 
ra labiale, fupplifce le voci della N avanti il B, ch'è altre- 
sì labiale, come in pambollko, e fimili.? Si muta talvolta in 
G, come in cambiare, cangiare, e fimjli . 

La N , fimile, com'è detto, alla M, è di rimetto fuono , 
e mediocre . Dopo il G perde affai della Tua forza , e pren- 
de quel fuono impaniato, che fopra fi è detto. Avanti le 
lettere labiali B , e P cede il luogo alla M , come in im* 
biancore, imparentare. 

Il P è affai fimile al B, e all' V confonante, col quale 
molte voci fi pronunziano fcambievolmente * come coperta ì 
coverta , /oprano , fovrano . 

Il Q appo i Tofcant non Terve fé non per C, quando e) 
porta davanti U con una vocale appreffo \ cerchi lo ftefToìe) 
dir quocere, che cuocere, quojo, che cuojo . Ma però non è|U 
nutile affatto, potendo fervire per qualche contraiTegno , On- 
de, feguitando l'ufo già introdotto, polliamo ufarlo in luogo 
del C, quando ante porto alPU con la vocale appreffo fi dee 
proferire per ditongo, cioè in una fillaba Tota, come acqua, 
qùeflo, quattro. Allo 'ncontro fi dee adoperare il C, quando 
all' U feguendone altra vocale, s'ha da pronunziar per due. 

fii* 



«fitai « fi fcrive per efempio. Dante inf. cani, j 
tracotanza in voi s' *//***<* ? Ma fé foffe ufanta d 
la parola ancor quando intoppa in una, che cor 
fonante , nel qua) cafo d' ordinario non fi fegr 
fo ; allora non va fé g nata né pur quando inco 
cale; perciò cuor 7 pevifter > veder , e altre firn 
poiTono troncare, leeuane a vocale, oconfona 
feiua apostrofo . Quindi fenz'eflo fi fcrive un q 
lino s non già quando è femminino ; poiché fi pu 
04 fl0NJ0, quanto un diamante , effondo ambi n 
ma non gii un fletta , ni w?) mi/emordia , lao 
fi fcrive mf anima , o un effenz* , fi elee appo 

C A P, V- 

Df//tf fironcaittre delie fìllahe + 

QUando una voce non capifee tutta intiera 
viene (troncarle portare il refhnfe al 
"fegue; e perciò è d'uopo dividere Ij vo 
fillaba : conviene perciò beti C3flfc«r* ù. nus 
tenga qualunque conforme , per non metter 
Iuoro, e dove punto non rilevi. 

Tre regole fi poffono attegnare per tali ftr 
vate dal Salviti! dlfc* Àcad. tom. % w Dlk* \%\ 
Regola pi ima ■ Ninna fi! labi dee cominciar 
fime ennfonanti , come da due ff \ da due U$ 
e va dìfeorrendo» perchè non rilevano , e la 
appartiene alla filìaba antecedente. Così la v 
competa a-ge , ma tàf*, 

Regola feconda * Non dee cominciar fi U fili 
fonanti diverfe t che non rilevino; così la ve 
compira me-nte^ perche m non rilevano * ms 
delle due confonanti la feconda farà liquida , 
farà S, che è lettera affai vivace, potrà la fi 
da due, e net fecondo cafo anche da tre cor 
vare ottimamente t come fi vede nella voc 
quale fi compita cosi jn-frafcrh-io , e nelle 
èiìgì che compitane : ke~g* 1 $-gtio * 

Regola terza , Quando uria fMab*. fc £vì da 
(colpita y e ad eflafegug « na amtoname , e ur 
confonante rileva coli feauenie votate, top 
non appartiene ^ Jf* . * anlfett&HM * Coi 
non li compirà ^ 0>1 W^ Ul I fjiG-TA , vMcVfc \a. 
fé distornata, e fi '^ t* 1 * A *ieK t a^^w 
gena la fra ni r , 'h^ ' e * 



\ 

«44 " beli* ortografia tofcana 

verbo ejjèté, fa quale, fé non fi vi poneffe l'accento , potrei* 
be prenderli per e congiunzione, 

I monofillabl, che non hanno dittongo * come" Re, fé, fa 
fla^ egli altri, fron fi fegnano con accento, perche dicono il 
roedefimo a efTervi , o non effervi . Si fegnano contùttociò per 
neceffirà di distinzione i figlienti monofillabi , cioè dì norrte 
per differenza da di particella : dà terza per fona {ingoiare del 
verbo dare, per non confonderìa con da fegno dell' ultimo eia* 
fo; j} e là avvetbj, per non* ifcambiarli con fi potenza di 
verbo, e con la -arnsolo : he particella negativa' * £er diftift- 
gnerla dà ne particella riempitiva, o avverbiale i lì avverbio 
di luogo , per riconofcerlo da //' articolo , o pronome ; e altri* 
fé por ve ne fono. Ancora qua 9 e qui % fi fegnano con accento* 
fenza neceflìtà, ma per ufo prefTo i migliori introdotto. 

Que ? monofillabi, che hanno dittongo , fi vogliono* fegnar coli* 
accento, perchè altrimenti potrebbono pronunziarli col dinoto* 
350 fciolto : e perciò feri vefi : già, ciò, pub, pie, e limili. 
I Dittonghi altri fi tolgono , quando viene i! cafo di porta* 
re più oltre l'accento, e chiamanfi dittonghi mobili, t fi tol- 
gono per non far pofa in due luoghi . Così da fuoco fi for- 
ma infocato : da tuono tonare , e tonerà ; e così discorrendo • 
Altri non fi tolgono, benché vada oltre l'accento, e fi chia- 
mano fermi . Così piego fa piegare , piegherò ; piano fa. piom 
wffimo ; pieno pienijfimo ; piovere pioverà ; fiato fiatare ; fiero 
fierezza; mietere mietitore; pietà pietofo ; lieto lietijftmo , ma 
non tietizia, e fi miti. 

C A P. IV. 

Dell' apoflrofo . 

T Roncandoli fpefTe volte prefrodi noi, come vedremo, fé 
fillabe, e le parole, ci ferviamo perciò dell' apoflrofo, 
che così chiamali quel piccolo e volto' a ritrofo, che fcriver fi 
iuole accanto alla prima , o all' ultima lettera della parola , ed è 
m contraffegno di mancamento di vocale . Così grancPuomo man* 
ra della vocafe* . Così pure e 9 di [fé manca della fillaba ^//, fe- 
conda à r egli. Così anche Wmperadore manca dell' 7 foa prima 
vocale. I Greci ufano l'Apoftrofo , ma non già i noftri Scrittori 
«Tel buon fecolo, e s'è introdotto dal fecolo fedicefimo in qua. 
Circa l'ufo diali' apoftrofo i noftri Accademici della Crufca 
nella Prefazione al Vocabolario $; 8. notano ,} che non in Ogni 
cafo di mancanza d'una, o pili lettere fi ricorre all' apoftrofo: 
perchè fé una parola , che fegqendone confonante non perderebbe 
gfammai la Tenera finale, per l'affronto d y una vocale viene 
a perderla, allora 6 nota coi fegqo dell' apoftrofo quefla per. 

dita, 



Librò ietto* 

D/Wumo. Pofg. cari. i$. Ed ecco piU andar» 
Còe \ ver finiflra con fùe picciole ondi Piegava 
fua tipa afeio* Piirg. caim ?0* Poi Vigilate n 
Petr. cani 4*; Come fior colto /angue 4 Lieta fi 
eie fecuta -. Cani. 8. Che qkafi un bel fereno d n 
te tenebre mie* 

e A P. VI IL 

Quando le paiole fi poffonó feetiiaré in pi 

Sogliono feemarfi non di rado le parole in j 
con le feguenti regole * 

Regola prima . 
• fri principiò fi (cernanole fole parole « che < 

I fecuitodauna di quefle tre liquide L. M. N. 
CU Y \ [apra > égli noi fèprà pétfona mài 4 E Amé 
mira s quafi dubbio tra 'I ti , e '1 no di acqui jìarL 

II domandò 4 fé lo 'mperadore gli'aveà quefìo pri 
et tutti gli altri uomini conceduto* E g. 8. n. 1 
Madama la 'mperadrice di Coflaniinopoli . E 8* 4 
co dallo 'mbtfflo la tefla . E g» 1. n. o\ Lo y ngam 
pie dello 'ngaorìàto . Le parole adunque , che da 
mtneiano, che dopo la prittia vocale hanno j 
ti , non (1 accorciano , né fi dice per efempio : lo * 
te ; o patto J noraio per pati onorato ; o la 'dotatria 

Regola feconda 4 
Perche polfa farli tale accorciamento , la liquic 
I dee avere dopo di fé una confonante di verla; 
. una vocale 4 o pur una CD ti fonante fi mi le a fé , 
far fi l'accorciamento. Si noti P oflervazione di 
negli efempli della regola precedente • Non pu? 
fi ; la 'liade per /' iliade , la imitazione per f < 
9 nabile per fu inabile : lo *l luminato , lo 'mmori 
nanzt $ per P illuminato , C immortale , molto in 
Eccezione . 
Le parole innamorato, innamorare negli Autor 
colo fi trovano talvolta troncate . Dant* Par. cai 
vita fenza mezzo /pira 4 Lafomma beninanza , 
E parimente la voce innalzare . Dant. Inf. cant. * 
zai un poco più le ciglia, Vidimi tnaejìro di col 
Regola terza . 
Le parole, che hanno l'accento, o pofa in 
laba, non fi troncano, ne fi dice per efempio 
f impeto ; la 'nel ita per P inclita • 

Règola quatta. 
Quando la parola antecedente fimfce In contar 

Q. 4 



*4^ lì eli a ortografia tcfcand 

Per ultimo avverte il Salvini , che farebbe bene lo sfdggirg 
di finire il verfo con voce apoftrofata, come farebbe per e- 
fempio, fé fi fcriveffe deli 9 amore , facendo dell'in un verfo , 

amore nelP altro • 

C A P. Vt 

Delfo accrefeimento delle parole . 

NEIfa lingua Tofcana fovente fi accrefeono la parole irf 
principio, oin fine* o per togliere l'afprezza, che nafee 
dalPinconrro di alcune confonantiy opef empire I' iato , che ri- 
fatta dal concorfo delle vocali . Eccone le regole più accertane * 
/ Regola prima ^ 

Quando fa parola fiVùfce in confonante , e quella , che Te viene 
appretto, cominci daS, a cui feguitr un'altra confonante, fi 
accrefee la feconda parola in principio d'un I, e talvolta d* 
un' E ,. per raddolcir la pronunzia -• Bodr. g. j. n^ 7* Voi mi 
avete colto in ifcambfo . E g. 4* n. io. Ninna cofa in Cafa fua 
durar poteva /Viftato. E g.8. n. 6. Per non i fmarrrleyo /<*>»- 
biarle Y fete /or un certo fegnaluzz* . E g. y.' n. &. Di fcoglio in 
ifcoglio andando*, marine' conche con un coltello dalle* pietre f pie* 
candoy ? avvenne in un luògo fra gli f Cogli ripofio . E g. 8.' 
n. 7. Le forte della penna fono tròppo maggior?* che coloro non 
eftimano , che quelle con conofeimento provato non hanno . 
Eccezione * 
I Poett norf di rado trafeuranfr quella fecola . PetV. canzv 
40; Ricorditi che fece il peccar no flro Prender Dio, per fcampar- 
ne v Umana carne al tuo virg'rnai chioflro* Dante Inf. cant. 8» 
Perch'io m* adiri. Non sbiggottir y eh 9 P vincerò la pruova . y 
Regola feconda^. 
Le partfcelfe AEG innanzi a parola 1 , ctìe cominci da' voca* 
le fi fogliono talvolta accrefeere in un D ; e le particelle fu , * 
in fu in fimi! cafo fi accrefeono in una R. Bocc. n. 1. Vi comincia» 
tono le genti art andatela e ad accender lumi , e za adorarlo . E fi. 8. 
P. j. Ed ivrpreffo correva un fìumicel di vernaccia , E g; 3. n.7^ 
Senza far motto ad amico v od aparente % fuorché ad un fuo com* 
pugno, il quale ogni cofa fapea , andò via ♦• Teforett. Brun.Tr*. 
vai uno fcolajo fur un muletto hajo . Segni Stor. f. tf, e. ?8. Ra* 
dunare ogni mefi la banda detfuo quartiere in fur una piazza * 
Abbiamo ancora preflò gli Antichi tbenched ella^ ched egli + 
'{ed egli è troppo, ned altro } ma oggi non fono in; ufo ~ 
Regola- terze* 
I Poeti accrefeono talora le voci f che fianno l'accento itt 
full' ultima, di un' E, odi un'O, per far più fonoro il ver- % 
fo. Dante Parad. can. 2, Incbc fi vede , Comenoflra natura « 

Di* 



Libro terzo l ' 

teflimon per toftimonio , dice il Buommattel , 01 \ 

teflimon del Petrarca , che egli adduce , può eff 1 

da teflimone, voce f petto adoperata dagli Autor 
colo, onde non appartiene di certo a quella ec \ 

Regola quarta • 

Le parole che finifcono in A innanzi a voci 
troncare , dicendo per efempio rob'unta, att* e» 1 

e fimili , ma innanzi a con fonante non fi troi 
larmente fé finifcono in Ra , né u dice : alcun 
cuna gente j né una fol v^lta, che pur od e fi tu 
loia volta: ne fier novella\ per fiera novella. 
ftnte da' Tofcani talvolta : fuor di Ca/a , fuor \ 

ma nota il Buommattet , che in buona Jingu 1 

fpeflb fuori , che fuora , e perciò dell' I , non d 
edere tale accorciamento . 

Eccezione prima. 

L'avverbio ora> con tutti i fuoi comporti, e i 

innanzi la confonante troncare dell 1 ultima voca i 

ti. 1. Or bene, come faremo) Petr. cara. 4. A 
nato, e morto giacque 11 mio fperar • Son. 115. t 

ce vifta tajf erena . Bocc. g. I. n. 2. Sono più t 1 

gì tori , quanto ejji fon più vicini al paftor primi 
Eccezione feconda . 

Il nome di Suora , benché , quando fta per f ; 

poffa troncarli , quando però Ha per aggiuntive 1 

care , e innanzi a vocale, e innanzi a. confonai 1 

108. Non intendo, di [fé la fuora , fé piti f peci fica i 

late . Firenz. Nov. 5. Vide correre Suor Appellagli 1 

Regola quinta. 

Le parole, che finifcono ine non accentata, < 

zi a vocale troncarli . Bocc. g. 2. n. p. Non * • 

QÌU* ai dieci mila dobbre non valefle . Petr. fot ! 

no fiati gli anni , e i giorni , e V ore . Bocc. g. 1 

credo , cw noi a' avremmo buon fervigio • Dani 
£' /0 </(#£ falfo , e * « falfafti il conio . 

Eccezione prima. 

Quando 1' ultimo e della parola ha avanti e 
G, non fi toglie, fé non fé in cafo , che la 1 

cominci parimente da e; il che però non s'u 
Poeti, come del Petrarca, il quale fcrive l'è 
nella recitazione s' elide . Per efempio non pu< 
tìche per lance antiche , altrimenti dovrebbe prò ] 

mente , come fé fofle fcritto lancantiche . Boc 
Gelia % e N/fa nelle piagge amene. Pettar. ( 
mal ) dolce affanno , e dolce p*fo « 




-548 Della ortografia tofcana 

fiueoM, benché abbia i requifiti delle regole precedenti, non 
fi tronca 9 né fi dice, per cagion d' efempio ; per 'mperio, m 
7 ngegno in luogo di per imperio , in ingegno • 



L E 



C A P. Vili. 

In quanti modi poffano le parole Jcemarfi in fine . 
parole delia Lingua Tofcana fi ni (cono tutte in vocale , 
da alcuoi pochi monosillabi infuori: con, in, non , per* 
sd. Quindi è, che fovente, o per tpgliere alcuna afpreazadi 
fuono , o per rendere più concatenata , e robufta l' orazione , 
fi troncano le parole in fine , e fegnanfi di apoftrofo , che ne 
dinoti il troncamento. Ma ciò fi vuoi fare con grande av« 
vertenza, ofTervando le feguerui regole* 
Regola prima . 
Le parole ultime de 9 periodi, de* membri , e degl'i nei fi non 
fi troncano , perchè/ la voce in effe alcun poco fi trattiene , non 
potendoti in fu una parola tronca fare agevolmente la. pofa. 

Eccezione . 
I Poeti moderni , e fra quelli iLCbiabrera , con molta vaghez- 
za finifeono /talvolta i loro verfi con parole tronche, come: a» 
mor , dolor, timor, e fìmili . Chiabr. to. 2. canz. 34. Mi/era 
vergine ! Sue membra nobili Belva divennero : Ab gran dolor f 
r Regola feconda . 

Le parole, che hanno l'accento in full' ultima, non fi tron« 
cano, né fi dice per efempio: and* in villa per andò in villa , 
ovvero far bene per farò bene . Più te fio fi farà il troncamen- 
to della prima, vocale della parola feguente, dicendo: andb'n 
villa, nel qual cafo la vocale ultima della prima parola avrà- 
due legni, cioè l'accento grave, e l'apoftrofo. 
Eccezione . 
La parola che con tutti i Tuoi comporti, benché, perché e 
le altre , benché abbiano l' accento grave , pure fogliono tal- 
volta troncar fi . Bocc. g. 3.. n. 7. Fregandolo , che fé per la 
Jaiute di Aldobrandino era venut£L r qW egli s* avacciajfe . E g. 
8. n.4. Bench* eilayoffe contraffatta della perfona, ella era » 
pure alquanto malizjàjetta . Peir. fon. 00. Qui fon fecura , * 
vovi dir perch'io Non , come foglio, il folgorar pavento. 
j Regola terza. 
Le parole che hanno il dittongo nelP ultima , come carri* 
hio, doppie , empio, nebbia, graffio &c* non fi troncano. 

Eccezione. ^ j 

A%une parole, che finii cono con dittongo /'o, a cniprecedaj. 
nnaN , fogliono da'Tolcani troncarfi , dicendo, e fcrivendo^ 
Anton Maria s Anton Trance fio : Demou per Demonio ; e ancona 



jBdommatei tratt. 7. cap. 14. Sono còntuttocio da 
cademici afficurato che la parola ogni pub amai et 
mento quando le fuccede un* altra parola, che comi™ 
ine .' ofcti indugia , Ògn y illécito guadagna , ogn* imelU 

* j ■. "Eccezione feconda . „ A 

(ìli innanzi a vocale j che non fiat I* fi feri ve ; 
die fé fi fcrtveffe per e fé m pio ì gl'amori, gl'ere* 
gP uficj , gli perderebbe, il fuemo fuo fchiacciato 
, , . Eccezione terza 4 

I plurali de nomi, che finifeòno in Li, come 
&c. , e quelli , che finifeòno in JV/, come imntt 
mini &ti non fi troncano; Quindi fc , che nel 
Tempre fi vede, pefcagioàd'efempto: gentili tio* 
nomini &c. E* vero che nel Petrarca fi trova : cai 
piazza fe f mitahìì 6Òfe. E nell* Ariofto ott. i.JV, 
é I slovèni f furori; ma, fono licènze poetiche* 
Eccezióne quarta. , , 

Le parole, che finifeòno in Ci, e in Gì , e inni 
che non fia I , non fi troncato * altrimenti non l 
fuono impaniato, che debbono fare. E così nói 
ampleffi , fireg' onorati , ma' dólci amplejji , fregi 
può dirfi dote* imenei , pwg* f'//*/fo <2>V, 
( .. ^ Regóta ottava . 

Le paro!* , che finifeòno in O, fi poflbno in 
f roncare , onde fi dice per efempio buon* uomo , 
te , quaniogni altro tTc* 

. ^ Eccezione* . 

^Innanzi alrA coflumano i migliori di fcriver 
fiere, onde nel Boccaccio fi trova fpefTo: /* ^< 
«0, ««0 animale toc* 

v y ■ Regola' nona ; 

Innanzi * cónfonamfe Ci troncano nell'ultima 
jfcrole finirti in Lo, Ma^ N<r 9 le©, So. Petra 
/èra defiaréj odia* P aurora Sosjlion quefti tran 
amanti * Bocc\ g« e, n. ioi, Elle fi vorrebbotf vii 
»*/ fuoco* Dante Inf. cantf.4» Aridìam v che la % 
/pigne • Bocc. g. £ n . £. Dovendo- a man de/fr* * 
Inf. canrw27. Lo Ciet pofs* \o Iettare f & dìRétti 
Mf .■ Perrar. ftnvi* XW 1*» fa**** quando ?n 
Della trasfigurata mia & t fona. Bocc. g.8. n, t 
uom /** , effe anda^ ^Attìt * Efrio.n.* £«e 
/f»//*r/, fol *fc ™ Pt£n*txi<** &c < 

Le prime perfone r%«^T dttf VoAcrà* V* 
mfeono in O, crf ^V^icc*» UB* V^vv 



•v 



ifà Òeììa ortografia tcfcanà 

• - ; Eccezione feconda . \ 
té voci dell'infinito non fogliòtio\ irinanzi i vocale trortJ 1 
èarfi j ne fi coftoma dire j , certar* altrui $ /fMw* * //ó j /*£«■' */• 
fai i fuggir* infiemé écit negli Autori del buon (ecolo rade 
volte s' incontrano fimiii troncature i 

p Regola ftjia* . , / , 

Irinarizi a confortante pofTorìo trdnéartì le parole j che tìnU 
fcono in e fenz* accento* purché l'ultima confonante, cfie ri- 
mane ^ tolto via l'è, fia Una di quelle liquide LNft; Bocc* 
fi. 8. n. 7^ Drffd/* Mangiare pan lavato ; Buonarroti Tancia att. 
4. (e. 4; Afe» d bifognd fu , «2 fai j né olio i Pei fari ciftz. j« 
£ ch'i ruotile ingegnò, eie dal Cielo Per grazia iUti del? im- 
mortale Apollo i BocC, g. 4. n. 1. Coniare egli noH fi vuol dire « 
Eg.8* n.$. & W cai ^/' iw* 4 venite mèco infinó a palagio . 
, ■ > Eccezione prima ì 

Quando la feconda parola comincia da S j a cui fegùario tifa y 
ò due altre confonanti * non fi toglie P E dal fine della prima 
paròla . Bocc* g. 7. n. 6: Effendi* una mattina il maritò Hi lei 
cavaltato in alcun luogo pee dovere (lare */flfw giorno .' Ovid* 
P\Ri Qtièfla tua faccia non lafciar* sfiorire j I Poeti cónt litto- 
rio fi prendono talvolta la licènza di fare fimiii troncameli* 
ti • Peto citato dal Buoni* Piò et? altra , ch'il fol fcalde, a 
che il mar bagna 

. Eccezióne fecondai 
t plurali de nomi, che fi ni fcono in E ,• non ri troncarlo/ 
ni fi dice per efempio: peti gravi, cantiti fref che ,• per pene 
gravi , cantine frefebe . . 

Eccezione terza è 
L avverbio tome , e la voce nome y innanzi a Confortante 
non fi troncano, per isfilggire Tafprezza^ Pure H trortcS al- 
cuna volta* per licenza, il Petrarca; benché norf feifta du- 
rezza . Son. tip. O nofira. vita* cV è s) bella in vifjtd* Com* 
perde agevolmente in uri mattino Quel , che, 9 n molti anni * 
gran pena s r acquifla< 

! Aegotd fettima 4 

Le parole * che finifeono in I , fi pouotìo noti di radftf del- 
ta ftefla lettera troncare* e innanzi a vocale * e innanzi a? con- 
fonante é Bocc. g. 8. n. *. Attento a riguardare le pitture , gì* 
**/4g/i <&/ tabernacolo • E g. 5. n. 5* Si cominciarono ad avere 
im odio fuor di modo 4 . 

é Eccezione prima* 
La parola ogni , per fentimento de' migliori , non ammette 
troncamento, ne, fi dice: ogti ahro % ognuno, ogti erba , ima 
egw/ altro , cgff/ «00 , ogni erba , e fimiii ; quando però non fi 
ficefTe di due parole una , come ognalm , cgwwa . Così il 



Buom- 



\ 
v 



LiÈro tèrzo i t 

. Eccezione terza 2 

La voce grande , innanzi a confonante perde V u 
ba , quando parimente (la per addiettivo , e precede 
tamente al Tuo fuftantivo, e non in altro cafo. Bc 
4. Gli contenne fare gran mercato di ciò , che poru 
E n. 6. Tu , o//r* *</<£»/ altro 9 grande f * />r*/to ^ 

Eccezione quarta . 

Similmente la vote frate troncati^ dell* ultima fili; 
zi a confonante , parchi fra addiettivo » e precede i 
mente , fi Tuo lottanti vo , e non in altro cafo . Bo 
À. Fra Puccio non andava mài fuor dèlia terra . E. 
Si fece Frate Minore » e fece/i chiamar Frate Alt* 
tnola è 

Appendice ì 

Ne' Poeti tofcani \ fcorfo un ufo* a imitazion 
venzali, di valutare per una fillaba le due fillabe . 
o/a, o/o. Dante Purg. cant. 14. Nello flato printò 
rinfetva * Bocc. g. 6* canz* Onde '1 viver m*è noja f 
t'ire. Dante Par* cant. 15. Non era vinto ancora Jl 
Dal voftro Uécellatojo ; che com J è vinto Nel montt 
farà nel calo. Petr. cap. 4. Ècco Cin da Pi (lo j a , 
Arezzo.. Nel pronunziar tali verfi, (dice il Salviat 
le al Buomm. tr. 7. cap. 18. ) fi toglie l' ultima v< 
àpqftrofa la /, dicendo prima f , gh? , uccellano f 9 
£osì il vèrfo va bene. 

tegola undecima* 

Meglio | voglio % mali, quali , mezzo, egli per un 
io tofcano, fi troncano dell' dltima fillaba. Daht. 
4. Se'favio, e intendi me*, ch'io non ragiono. Boc 
7. Or<i 00* rf vo* *tfr £/à . Firenzuola Tfino2. att. 
Pian barbiere 9 adagio a' ma' pafli . Petrar. canz. 1 
*//* qua' peregrinando alberga Un Signor vdorofd. I 
li". IO. £ così andando s 9 avvenne per mei* la càia • C 
r*m »©/, perciocché t'tiuoée a* febbricitanti y eh 1 e*/ 
jw ? g. io. n. 8* Menati i gentiluomini nel giardfoi 
mente gli domandò , chi jfojfero . 




t$z Della ortografia tofana * 

folo, ragiono] amo , cbero, confeffo, e Crolli, non fi tronca- 
no , e perciò fu criticato nel Taflb quel^ famofo verfo ; Amico hai 
vinto, io ti perdon , perdona. La prima perfona conrutrociò 
del verbo efTere , cioè fono , ha il privilegio di poter eflfere 
accorciata v Bocc. g. 8. n. 9. E oltre a ciò fon Dottore di me* 
diche* Petr. fon. ?6i. I* fon colei, che ti dà tanta guerra . 
Eccezione feconda . 

Le voci peflimo , nero , riparo , vf /o , e fimili , non fi tro- 
vano preflò a buoni Autori troncate • 
Regola decima . 

Le parole,, che finifeono in O, innanzi a cui Ge.no due Lj 
e due N t e l'accento fia nella penultima, la vocale di cut 
non fia I , né O, fi trovano f pedo troncate dall' ultima voca- 
le, e di un* delle confonanti. Petrar. cap. 2. Padre m'era in 
onore , in amor figlio , Fratel negli anni . Cap. 7. j£«*/fr f" 
quel , che ti rivolfe , e firinfo Speffo come cavai fren , che va- 
neggia . Bocc. g. 2. n, 6. Bei giovane , e grande della per/o- 
na . Dant. Inf. cant. i. Vagliami il lungo fiudio, e 7 l grande 
amore : Che m y ban fatto cercar lo tuo volume , E così fanno ,' 
danno , andranno, e fimili voci di verbi fi uoncanp, io par* 
ticolare da 9 Poeti . 

Ma per contrario palla , /*//* , colla , y^rV/o , e fimi!! non 
fi troncano, o perche non finifeono in O, ovvero perchè, la 
penultima vocale e. I, ovvero O. Contuttocjò nelle parole 
compofte. le quali così terminano per qonro dell'affitto, {{ 
ammette il troncamento. Dante Infer. canr. 29. E udii »o-* 
minar Ceri del Bello . Bocc. Introd. Provi il pefq della folli» 
cknàine infime col piacere della maggioranza. 
Eccezione prima. 

Le voci corallo , crifiallo, tallo, fallo, fallo, dice \ì' 
Buommattei fé non aver mai vide tronche. 
Eccezione feconda. 

La voce Santo, benché le lue ultime confonanti fieno diver- 
to, ficcome innanzi a vocale fi tronca dell' ultima vocale , così 
Innanzi a confonante fi tronca dell' ultima fillaba , purché dia 
per addiettivo, e dia innanzi immediatamente al fuo fuftan- 
tivo, e quefto fia nome proprio; ma fé ftefie per futVantivo, 
o fteffe bensì per addiettivo, ma non già innanzi al fuo fu- 
ganti vo, o quefto foffe come appellativo , non fi tronca .Bocc* 
g.^ 6. n. 9. Venutofene per lo corfo degli Adimari in fino a San 
Giovanni . Satvin. Prof. Tofc. \\ 1, pag. 2. Uno antichi ffxmo 
noftro Vefcovo , e Cittadino, Zenobio il Santo. Bocc. g. ?• 0.4- 
Tutto V tuodefiderio è di divenir Santo. Vir. SS. Pad. Il fio 
Padre » e Maeftro S*nt' Antor-io. B'>cc, g. 2. n. 5. Andiam noi, 
con ejfo lui a Ryma ad wpst\*i da! Santo Padre, &C 

le- 



Qfferyazfone terza l 

Talvolta la prima delle parole componenti p 
vocale 4 con tutte le cppfopanti , è fi raddoppia 
fonante della feconda parola» copie \n /otterrà t 
fanno , fozzofra , e fimili f 

Qfletv azione quarta , 

Negli affidi quando la parola ha l'ultima fili 
fi raddoppia la confonante della particella affìtta 
non abbia dopo di fé altra confonante , £osì fi 
dirotti t fallo i e fimili; non già rtwsjf » perchi 
ha doppia confonapte» onde (i dice ; qirogii . Ma 
a cui s'affigge la particella, perde ndP affido P 
la confonante della particella non fi raddoppia , 
fatai , e fimili » peli' affilia fanno tfrtdo , faràn 
Bocc. g. 4. p. t. Farine queftafera unfojfioneai 
te » co\ quale ella raccenda il fuoco . Vedi \\ Bar 
|*, e diritto p ? p f 

Q Setvazione attìnta * 

In alcune parole per facilià di pronunzia» fi 
confonapte» ponendo per cagiop d'efempip avar 
e lettera labiale* in vece della »» la m , eh* e \ 
tera labiale : o pure avanti alla, C in vece della 
N per miglior fuonp» cornea panukollito t ami* 
E fimili f 

C A P, %< 

pelle lettere maggiori 9 e minori, e quali . 
regole del laro ufo. 

IL Cavalier Salviati 4vvertim. i f L 5. cap. 4. 
%ì t ftafjtlifce le feguenti regole intorno all'ufi 
majulcolp » e delle minori » te quali fono del mij 
cevute • 

Prima , Sopra le lettere majufcole non fi pone 
di accento» di titolo» o di apoftrofo; * cos 
praticato, 

m Seconda P I nomi proprj di qualunque petfona 
ticolare, i foprannomi, e i cognomi vo&Wotio la 
ra majufcula» onde fi feri ve; Pietro» Pampinea » 




P}4 P ella w* $ ra fi* t°fon* 

* v Regola duodecima • 

Fratelli, belli , *///, A/tf, ^///, netti, felli % cotti perdono 
T ultima vocale con tuttp le confonanti precedenti . Allegri 
pag. 97. Lo fiate in Corte, e f ejferf ammalato Mi pajon , cww* 
4/> ? frate* r*r*«/' • Pocc. 8-7- n *7- &# *fl a ' di be' cofiumi f 
f <# £«a?f cofe aveva apprefe. f! g-4» "• *• Qyefie donne il di/m 
fero il mariti f Proem, Rifirette fà voleri, d? piaceri, da' fo- 
ptandamenti de' padri • E Lafrer, num. 1 1 1. Come a fummo #- 
jutatore ne' ài/ogni, gli fece facrificio dette vofire menti . E g. 
6. n. io. Pove gli uomini , e le femmine vanno in zoccoli fu 
pe* monti . E g. jo. Il non fapef tra (e ftonne* e co* valenti 
uomini favellare ^ A leoni ufano di pori apoft rotare le fqddette 
voci , ma di aggipgnere fui fine 1 9 dicendo ; ai, dai , dei , 
nei, pei, coi, ma gli fcrittori tofeapi più efatti (cri vono fero- 
pre, e pronunziano tali voci coir apografo , come appare dalle 
pnere del Salvini , e dal Vocabolario m$ defimo della Crufca r 

P A P. IX ? 

Pelle parole Compone f 

QJfervazione prima. 

USàno i Tofcani, per maglio efprimere la loro ptopunzia t 
di unire infieme nella fcrittura dup parole t formandone 
una fola parola . Or in quefto non pu& darfi regola affatto fi- 
rtira, ni dee ciafeupo prepderfi l'arbitrio di fare Canili com- 
pofizioni 9 ma ufar blamente quelle , che fono arqmeffe , t 
porte in ufo. Scrivefi adunque ognuno, gentiluomo , fottovoce , 
/ottomano, nondimeno, nultaetimeno ^ trentotto ? quarantacinque^ 
fottofopra, e fimili, 

QJJervazione feconda t 

Quando la prima delle voci componenti finifee in vocale 
e Ja feconda comincia da confonante, fogliopo fpeflfe volte i 
tofeapi pronunziarle con maggior forza , e perciò raddoppia- 
no la prima confonante della feypnda parola, feri vendo : del* 




labro tem. 

fattamente continuato , ma contiene qualche i 

o patteggio , quantunque -piccolo . 

Ma veggiamo l'-efempio del mezzo punto , e 
virgola ; non già di Scrittore antico del buon { 
allora non v'era gran fatto l'ufo dei punteggiar* ! 

tore moderno . Mon fi gnor della Cafa nel Galate 
Quando fi favella con alcuno , non fé gli dee /' uo 
jì , che fé gii aliti nel vìfo : perciocché molti tro\ 
amano di fentire il fiato altrui ; quantunque coti 
ne venifle. Ecco dopo lai parola vìfo fi^ mettonc 
perchè ivi termina un membro del periodo ? * 
altrui fi mette puntole virgola; perche ciò, < 
ì membro 4 ina parte di membro, e la paufa n 
E nel Cuddeuo Galateo n,!$2. fi dice/ Si flec 
fri amito cremisi ; e dinanzi al peno un motto a 
egli tè come Die vuole : e nelle Jpallo, di dietro j 
the dice ano : Sfarà come Dio vorrà . Sì noti , e 
role oro , e diceano fi mettono due punti , per* 
Jegue , riierifce prèti famen te la parola di quel r 
virgola parla molto bene il Roffi Gram. e. z%\ 
Del punto interrogativo non accade addurre ei 
do cofa notiffima , che quello punto va metto a 
cole interrogative. Contuttoriò, fa quelle fon i | 

«ircofpezione ofar fi vuole ? cioè , che quando le pi i 

fintiate , né ci è paufa d'importanza, fi metta i 

fogattvo in ultimo ; ma quando ci ì qualche noi 
metta ivi uno interrogativo 9 e un altro all' ultic 
Servire « ciò moftrane dqe efempj del Salvini I 
tom. i. pag. 5, , dove dice; £ fé glia inargomen 
tali, fi ffercitafle, come molti ffimi hanfafSOyqUé 1 

Jbe élla grata , utile agli uomini , e cara a Dio , 
in fé flejfa , e agii occoi del nofiro amabiliffimo J 
te infinitamente gradita ì E ivi pag. 6. Ora fé la I 

fuo pi/fi da tutto il mondo 9 e da tutte le nazioni 
Javie co/e, e divote 9 come alcuno eccellente f piriti 
fria felicemente fa , fi rivolga y quanto la noflra 
£Ìo 9 et di venerazione acqui fio* e vie maggiormente 
tei t per quefia ultima prerogativa tenderli più < 
firo Santo* *'* confeguenzd piU da lui favorita ì 

il punto ammirativo fi mette al 6ne delle <f i 

ammirazione, di paffione, « d'affètto. Petr» 
Oh tempo 9 oh del voluiil > che fuggendo Ingam 
mi feri mortali i 

Intorno poi all' ufo delle virgole, U quale % ó 1 

lo Scrivere % ferì ben £au> mettere alcune brevi ofi 




*{0 bella ortografia tofcand ì 

rnavera , Sabato j Bologna , ^rwo , Matematica ; /a Strambai 
&c. 

Terza . I nomi delle nazioni pofti fuftantivamente vògiion 
lettera majbfcbla, onde G fcfive per efemplo * i Francéfi feté- 
tv guerra] ina pofti addiettlvamente voglion lettera minore ^ 
e però fi fcrive.* mercatante franzefe. 

Quarta . I generi , e le fpezie efprefli come tali vbfciion 
majufcola , onde fi dice : VUomo è la pih nobile del le ^ inferi** 
ri creature ; // Cavatlo è ,uti/e alla guerra : ma non già quan- 
do fi adattano àgli individui * Onde fcrivefi : auefli è un ito* 
domo : ecco tei cavallo • 

Quinta. Gli appellativi, che (tanno in vete decorili prò- 
pri, voglion là majufcula, e cosi fi feri Ve* il Padre ì il Me- 
dico ^ il Maeftro &c. quando fi parla di fingular perfora. I 
pronomi contuttociò egli) ella, telai , colei , coftui , toftei^ £ 
fienili , benché accebmno particolaf perfona j non fi fcrivontt 
con lettela maggiore $ perchè già di propria natura Hanno in 
vece de 5 homi proprj, é tosi non hanno bi fogno di tal cbn* 
traflegriò -. • . . . 

Seda. Tutti i nomi delle dignità, de'gtódi, e degli onori 
vogliono lettera maggiore, e fi fieri ve Papa, lmpet 'adorè , A# 9 
Vefcovo toc. e anche quando fono uniti co 1 nomi propri, o « 
quelli della loro giurifdizione* Onde fi fcrive: Il Re Luigi 9 
ti Re di Francia &c m 

Settima. Ne 1 principi de' periodi la prima lettera ì femore 
majufcula « r 

C A Pi Xh 

Ùe* punii , è d'elle virgole i 

I Punti fono flati inventati da' G ramatici per contraflegrlar 
le fermate, o fieno paufe del parlare , è fono cinque. 

Il punto fermo, o fia finale, che fi mette alla fine del pe« 
riodo, e dimoftra, la fentenza efler totalmente perfetta. 

Il mezzo punto, che dinota una paufa mezzana, qual fe 
fra un membro, e )' altro del periodo, e fi f» con due punti 
uno fopra K altro. E fi fuole adoprare qùand* altri riferite* 
nel difeorfo le parole preci fé dette da un altro , mettendo in- 
nanzi a tali parole due punti . 

Il punto , e virgola , che dinota quella minima paufa , eh* 
i fra le parti di un membro del periodo * 

Il punto interrogativo , che dinota ammirazione cosi ì e il 
punto ammirativo , che dinota ammirazione così / 

La virgola fi afa per dinotare l' in terrò rapimento piccolo 
del difeorfo , e dee porfi qualunque volta il difeorfo non è 






fi 



Libro Orto* 

tintenda la eóngtunzione e> Bocc. g. $. tup..Al 
catterò, lei avergli vacua , ed efpédttajafciata la 
fottintetide equivalentemente la congiunzione d 
gli altri j come potrà vederfi negli efemp) ado 
libro $ della cofl razione figurata < 

Ojf>rvaZì(me quinta j 
Quando le congiunzioni , e t modi avverbial 
ti , e fi corrifpondono % al primo di *ffi non fi 
nanzi la virgola, Bòcc. g. 2. «. o* Donate ci 
the in va fel /amenti , e che ia danari quello , d 
di ahre diecimila dobbre < E c> 5- n. *. E™ £ 
fua forma , * J/ per ia nobiltà j e ricchezza àt 
noio a àafcun del paeje * 

GAP. Xlf. 

Delle filile lunghe , * brevi * 

PÓco et ha a dire delle fi fiabe lunge , e bri 
la, Lìngua Toicana non ha tante leggi di r 
la Latina; e perche a noi Italiani in gran pan 
nelle parole fi abbia a mettere 1' accento acuto 
neremo alcune cofe, delle quali potrebbe nafee 

Le prime per fané plurali de' preteriti imperfe 
non pochi Italiani fi pronunziano colla penuliim 
vamo , udivamo &c* ma cib non dee ammette 
mente perche i Tofcani le prenunziano con la 
ga , amavamo , udivamo &c, , ma ancora pere 
ntmziavano gli Autori del buon fecolo, come 
fi pub , Dante purg. cant. 12. Già moni ava m , 
giioa fanti . E Parade canr, 34. £ quel buron , 
in ramo Efaminandv già tratto tn y avea , Ohe a 
appianavamo, 

Anche preffo di noi , come predo 1 Latini , h 
feguono due coniònrtnti , è lunga, Pure l*mod 
ta in cib qualche eccezione, come, per cagion 
Jriflay che lignifica fehtena di majale , eì fi prò 
cento in filila r*rima , Cos) ancora , fecondo l 
Italia» fi dice Otranto , Taranto , tJf*#t*i noirr 
la feconda fi l lab a breve, e così yxkxz pòlizza , ; 
z? cognome nobililfimo in Firenze , Lo fleflb di 
tenti * che hanno l'affa T ed hanno netta peni 
fonanti; ne'qoali, p ef o0 turbate ft loro nat 
fa breve la dttia filici. . me : vidw{ì , amai 
nètonloy ptgàromi^ J7* $ ìl*Jw&** > * ftnùYu 




i$9 Della ortografia tofana 

fermatela buoni efempj , affinchè altri pofla a vèr qualche norm» 
di fcrivere correttamente . È. gli efempj degli Autori del buon. 
fécolo, che addurremo , dovranno valutarti , non già fecondo l* 
ortografia degli Autori, o di quei fecolo, ma fecondo quella 9 
che ad eflì danno le buone edizioni, e 'I Vocabolario delia Crufca. 

Nervazione prima* 

Qualunque parola , union di parole , o propofiztone fi trova 
in un periodo, che alla corruzione di eflò non appartiene , fi 
mette tra due virgole, oltre a quelle, che per entro di flana- 
tura efige. Capricc. Bott. rag.i. pag. I?. Tacciar* dunque a e** 
ttflo modo, ma con queflo, vedi, eoe tu non ti parta da me, 
Bocc. g.7. n*.2, Edio, mifera me , perchè fon buona , enonat* 
tendo a così fatte novelle, ho male, e mala ventura .E g. 3. 
n * 7* Q**fl 9 peccato adunque è quello , che la Divina giudizi a , 
la quale co» gitila bilancia tutte le Tue operazioni mena ad 
effetto , pon ha voluto lafciare impunito • 

O nervazione feconda. m 

La copula #, le difgiuntiveo, e né voglion virgola, avanti, 
come è noto , fenza che ne adduciamo efempj • Dee però notar- 
li , che quando tali particelle fi replicano , di modo che la prima, 
Aia come per ripieno , quefta, fecondo P ufo migliore non ha vir- 
gola avanti . Sai v in. Prof. Tofc. fol. 41 . Quanto egli e nel? una r 
e nelP attra interpretazione fi fegnalaffe , non fa d* uopo , ch J i* 
vi ridica, Edifc. Accad. f. ipi. U uomo nobile fi puh confìderare 
in due maniere ,. pelandolo O colla fladera del volgo, o colla bi~ 
lancia del forvio. Bocc. g. 10. n. 8. Perciocché né naif una y 
hi neW altra non intendo di partirmi* 

Offervazione terza. 
TI relativo eòe, il quale , o la quale efige virgola avanti,' 
perchè fe. qualche interrom pimento, benché" piccolo. Pure 
quando vale il quid, o Yid, quod de' Latini , fi mette fenza 
precedente virgola , perchè non vi appare rnterrom pimento . 
Bocc. g. 2. ,n. 1. Efjendo tutta la gente attenta a vedere che 
di hi ayyeniffe. E g. 3. n. 5. lo il dirò al marito mio r e a? 
fiate* miei y e avvegnane che può . 

Offervazione quarta* 
' Avanti* aRe congiunzioni ù dee metter la virgola, perchè 
effe inducono qualche róterrompimento . Anzi fi jpot\f la vir- 
gola anche quando non v'è 1» congiunzione > ma fi f*winten-i 
de. Addurremo alcuni efempj, da' quali fi potrà prender lume 
ék\ come r e gol a r fi in altri fi mi li cafi. Paflav» £ 09. Non firn . 
eòriaeo> ì ìtè tavemete % non giuocatorc 9 non mafnadien »» Si fot- 

tinten- 



T A V 

Delle abbreviature , e 
in queft*f 

Iti due elafi dettone dijìrìtuirjt 
Senti Opera: la prima contf 
fecola: la feconda gli Autor 
fcripró dòpo il f ecolo òuattòx 



Autori del te 

AG». Pandori. Trattato del gotrern 
fini. Fu riftampato in Firenze i 
chi P anno 1734. 

Alberta*. VotigarizzamentO di tre ' 
ce da Brefcfft, ridotto alla fua vera I 
noftro Accademico , e Segretario dett 
renze ranno 16*16. rifiampato in A 
Fazioni in quarto. 

Arni*. Ant. Àmtitaeàrataenti «leali 
da F. Bartolommeo da S. Còncordto 
E flato in Firenze ricorretto, e «ila 
l'inno 1734. in 4* 

Autori ut, 

Attm. tufo. Opere di Luigi di frie 
ftt ti Corpf$ : due Poemi ftampati da 
in verfo fciolto , coti le annotazioni 
Prato ; al quale «'aggiungono in fine 
ninni , nella bella edizione fatta ir 
Antonio Berno, per operi del Conta 
Accademico * 

iJ^i', hpw* « RhBe d ' Awr « 

luoghi , e tempi . 

Amkra Furt* Cùtfan. DifWdco 1 

fi , e /* CmUnana Commedia in ver 

Autont. OffervijtJorii dì Niccolò Ai 

t fì A i^fiffiS.5" 1 ^ <WU Comfr 

; dei t» 

ffw Opere fotofa WT -h 

breviirur* ÌWfe!VL *f' t, *** **t ' 
1 * " ^ * po*tr*^ 1 




%6o Della ortografia tofcana , «e. 

Parimente io Tofcana fiòcine* che figolfica la boccia dell' 
acino dell' uva , e cércine , eh* è queU* io volto «fato da chi por- 
ta pefi in capo, dardei*** ch'i aggiorno di alcune frutte» che 
banno durezza, fi pronunziano con U penultima breve ; e dia» 
cine ancora f eh' è efclamazione sfata in vece della parola Dia* 
voloy che altri non vuol dire, e che dinota maraviglia . Lad- 
dove trdfano finimento noto, che per Italia fi prounnziacoll* 
accento io folla prima , io Tofcana fi pronunzia accentato io 
fa la penultima fillaba, trapd»*. 



Fine del un», ed ultimo Liho. 



} . . . 

i . - 

- TA- 



e 

Autori del bue 

Citiff, Calvan. Griffo Cai vane , e '1 
co in profa* tetto a penna. Dee diftic 
ina in ottava rima comporlo da Luca P 

Crefc. Volgarizzamento dei Trattato t 
feenzi Cittadino Bolognefe . In Napc 
voi. a. 

Autori mot 

Cor. lett. Lettere familiari del Comi 
dova 1741. Preflb Giuseppe Cornino , 

Caf. Opere di Munfigrior Giovanni < 
zioni, il Galateo, gli Uffici comuni, 

Caflelv. giunta . Giunta alle profe d 
vico Catte l vetro . In Modona 1563. p 
<Hno hi 8. 

CecJt. Dijftm. Stiav. I Diflìmili , e 
Giovammaria Cechi , che trovanti con 
e 1585. in 4- 

Ci non, OflTervazioni della Lingua Iti 
mico Filergita, cioè da Marco Anton 
pagaia di Gesù* In Verona 1722. per 



Autori del bu 

Dattt. Inf. Purg. Paradifo cant. Co) 
di Dante Alighieri divi fa in tre parti 
ciafeuna delle quali è divifa per canti 
ne del fenfo letterale factavi dal cele 
Compagnia di Gesù . In Venezia 173' 

Convivio , o Convito di Dante iti \ 
libro : Profe di Dante , del Bocciceli 

Rime di Dante Atmpate in Firenze 

Ditta**. Dittamondo , o fia Ditta il 
ciò degli liberti , tetto a penna . 

Autori m 

Daik aun. feifm. Volgarizzamento 
lo dello feifma d'Inghilterra di Se» 
pretto Pier Netti in foglio . 

Dep. Dee, Annotazioni , e Difcoru* 
del Boccaccio , fatti da' Deputati *lla 
Firenze nei 1574. 

£ 

Efp. Salm. Volgarizzamento delle 
buon fecolo , e (etto a penna . 

F 

Autori del k 

Fili. VHU Aggiunta fatta da Filippo 
dre, dal capjt.tf** fico alla fio e del li 




fiata: ». novella: tiu titolo della novella; canz, canzone polla al fine 
di ciafeuna giornata; princ. principio delta giornata: fin. tutto ciò, eh 
h dopo la decima novena di ejafcwna giornata y conci, la conciufion* , 
eh' è al fine del Decameron*. * 

Ama. Ameto, ovvero Commedia delle Ninfe. 

Fi/oc. Il Piccolo dlvifo in libri fette . 

Fiamm. La Fiammetta divifa parimente in libri fette . 

Lab eùnto (T Amore , o fia il Corbatcto^ divifo in numeri di dieci ver- 
fi. Per tutte quelle Opere del Boccaccio mi fon ferviro della celebre edi- 

t'ne del Decameron/ del 1718., che ha la dat* d' Aralterdam ; allaqua- 
fecuono altri tomi , che hanno la data di -Firenze. 
* Amor. Vif Amorofa Vrfione, opera m terza rima , dmfa in cinquan- 
ta caiuì * o capitoli. E' ilampata in Venezia prefTo 'l Giolito nel 1558. in 8. 

Tehid. Tefeide, poema in ottava rima, (rampato in Venezia nel 1528. 

N/«f Fsef. Ninfale Fiefolano, Poema in ottava rima» di cui ha' un 
buon tifto a penna Rotto Antonio Martini noftro Accademico. 

Teftam. Teftamento del Boccaccio:, che trovali pretto i Deputati , do- 
po il proemio delle Annotazioni . ... « ^. 

Vit. Dant. Vita di Dante Alighieri ferina dal Boccacio . Trovali nel 
libro intitolato: Prof e di D.mte , e del Boccaccio , ftampato in Firenze 
del 17:3. preflo i Tanini , e Franchi» ,•*.-" 

Un. Pin. Roff. Lettera del Boccaccio a M. Pino de ■ Rotti » la quale 
fi trova nel libro teftè citato ; Prof* dt Dante , e del Bottaccio . 

But. Comento , o fia Lettura fopra 'J Poema di Dante dt Francefco da 
Buti Pifano, di cui fono alcuni buoni leali a penna. 

Autori Moderni ; 

Bardi Cale. Difcorfb del git>oco del Calcio di Giovanni de' Bardi de' 
Cìnti di Vernio, ftampato in Firetia* *tl '1*88. m . 

Batt. tort. dir. Il torto, e '1 diritto del non fi può , dato in Giudizio 
fopra molte regole della Lingua Italiana da Ferrante Longobardi, cioè. 
dal famofo Daniello Bartoli Ferrarefe della. Compagnia di Gesti. In Na- 
poli 17*8. preflb i Rifpoli, e Mofca . 
> Bellin. Difcorfi di Notomia, principiati a leggere nell'Accademia del- 

la Crufca da Lorenzo Belimi primo Medico di Cofimo HI. granduca, 
di Tolcana intorno ali* anno 1699. , ftampati in Firenze del 1741* "» 8. 

Bemb. lett.rim* prof Lettere, rime,, e profe del gran Cardinal Pie- 
tro Bembo, che fur«»sio , non ha molto « Rampate in Venezia, da Fran- 
cefco Htrtzhaufcr , con le altre Opere, in loglio. , . 
! Borni Rirn. Rime burUfchc di Francefco Berni , che fi torttengono 
nella Raccolta fatta del 17*3. con quelle d'altri Autori, flarapata in. 
Firenze in 8. t. 3. ■ A <■/•.•" 
i Borghin. Fir. disf. Difcorfo fu quello punto: Se Ftnnzjf fu J pianata 
\ Ha Attila^ di Monfignor Vincenzio Borghini Priore degl' Innocenti , in 
! Firenze 1584. fraile Opere fatte (lampare da' Deputati pretto i Giunti , 

L l Buonarr. Pier. Tane. deal. La Fiera Commedia in verfi divifa in cin- 

* que ciornate T ciafeuna delle, quali contiene cinque atti. L* Tancja 

Commedia rufticalc in ottava rima . L Autore è Micheiagnolò Buonar- 

' rotti il giovane noftro Accademico , detto lo 'mpaftato ; e fono Campa- 

te in Firenze nel 17*6. per gli Tartini , e Franchi in foglio . Di queito 

' Autore fi citano ancora le Cicalate , che fi trovano nel tomo primo 

fe della parte terza delle Profe Fiorentine. 

Burcb. Sonetti di Maeftro Domenico di Giovanni, per foprannoine Al 
Burchiello , Poeta Fiorentino , e Barbiere in Caiimala, Campati da' Giun- 
ti- ne* 155*- "".... \ * * * 



I: 



C 

Autori del buon J e colo . 

C7W#? Calvan. Ciriffo Cai vane, e'I povero avveduto, Romanzo anti- 
co in profa, tefto a penna. Dee diftinguerfi dal Ciriffó Calvaneo Poe- 
ma in ottava rima comporto da Luca Pulci , e d* Bernardo Giambul lari* 

Crefc. Volgari zzamento dei Trattato dell' Agricoltura di Pietro de^Crc- 
fcenzi Cittadino Bolognefe . In Napoli 1724» per Felice Mofca in 8. 
voi. 2. . 

Autori modemt . 

Cor. lett. Lettere familiari del Commendatore A ti ni bai Caro . In Pa- 
dova 1741. Preflb Gi ufeppfr Cornino , in 8* voi. 3. 

Cof. Opere di Moofigrfor Giovanni della Cafa, /ingoiami ente le Ora- 
zioni, il Galateo , gli Uffici comuni , e le rime , abbaftanza note . 

Caftelv. giunta. Giunta alle profe del Cardinal Bembo fatta da Lodo- 
vico Caftelvetro . In Modona 1563. pretto gli Eredi di .Cornelio Gadal- 
dino hi 8. 

Cecb. Difftm. Stiav. I Diffimiii « e la Stiava Commedie in verfi di 
Giovammaria Cechi, che trovanti con V altre Ita m paté in Venezia 1550. , 
e 1585. in 4. 

Ci non. Offervazioni della Lingua Italiana raccolte dal Ci non io Accade- 
mico Filergita, cioè da Marco Antonio Mambelli Forlivefe della Com- 
pagaia di Gesù. In Verona 1722. per Pieran tonto Berno in quarto* 



Autori del buon fecola . . 

Dant. Inf. Purg. Paradifo cant. Copiviv. Riva, La Divina Commedia 
di Dante Alighieri divi fa in tre parti, Inferno, Purgatorio, Paradifo , 
ciafcuna delle quali è divifa per canti , con nna erudi ti/fima dichiarazio- 
ne del fenfo letterale fattavi dal celebre Pompeo Venturi Sanefe della 
Compagnia di Gesù. In Venera 1739* prelfo Giambatifta Pafquali. 

Convivio , o Convito di Dante iu profa , che trovali nel fopraccitato 
libro : Profe di Dante , del Boccaccio . 

Rime di Dante Aampate in Firenze da 1 Giunti nel 1517» 

Dittam. Diuamondo, o fia Dttla Mundi > Poema in terza rima di Fa- 
cto degli liberti , tefto a penna • 

Autori moderni. 

Davi aun* fcifm. Volgarizzamento degli Annali di Tacito; 9 Opnfco- 
lo dello fcifma d'Inghilterra di Bernardo Davanzati . In Firenze 1637. 
pretto Pier Netti in foglio • 

Dep. Dee. Annotazioni , e Difcorfi fopra alcuni luoghi del Decameron 
del Boccaccio , fatti da* Deputati alla correzione di efo, e ftampati in 
Firenze nei 1574. 

E 

Efp. Salm. Volgarizzamento delle efpofcioni cV Salmi » opera dei 
buon (ecolo , e tefto a penna . 

F 

Autori del buon feeolo . 

Fili. VilL Aggiunta fatta da Filippo Villani allo Storia di Matteo Tuo pa* 
dre, dal capjt.ój. fino alla fine (Jel libro undecimo. In Milano nel 172?. 

R 4 Fior. 



Fior, di S.Feane. Fioretti il S.Ffttteefco, della rfatttp* di fìttntt de/ 
Tartini, e Fatichi 1718. 

F. Giord. Pud, Prediche di F. Giordano da Rivalto dell 1 Ordine de* 
Predicatori* In Firenze 1739. pretto 'I Viviana 

F. Jacof. B*J*cop. Poe(ie,o fieno Laudi f pi rifalli del B.Jicopóue d* 
Todi dell Ordine di S. Frincefco , (Utnpate rn Venezia nel 1617. 

Frane, da Barb. Francesco da Barberino 1 Docn menti <r amore . In Ro- 
ma predo 'I Mafeardi 1640. con le annotazioni del Conte Federigo Ubai di ni. 

Pranc* Saccb. nvo. Op. diif. Franco Sacchetti nocelle trecenti Cam- 
pate nel 1714. con la dati di Firenze . Opere di ver fé dello fletto , teftr 
a penna # 

Autori moderni* 

Fir. t)1 Agnolo FirenzfloTx i* Opere fcguentf. 

Afin. Traduzione dell' Afino d'Oro d'Apuleio libri dieci . 

Di/e. anim. Difcorfi degli animali* o fu la prima velie de'dlfcoru 
«felli animali • 

Nov. Novell* otta. Tutte Quelle Opere fi trovano nell'Edizione in 
tre tomi in g. fatta nel 1713. coni* data di Firenze. 

Lucid. Trinvz* I lucidi , e la Trinuzia , Commedia in profa del Fi* 
renzuola , {rampate da' Giunti di Firenze y la prima» del 1 549. , In- fé* 
condì del ìjju 

Autori dei buon f ecolo - 

Ch. Pili. Storia di Giovanni Villini . In Milano 1719* ottimi edi- 
zione . 

Grad. S. Girai. Voi giriazatrlento dell* Operi intitolata Gradi S.Giro* 
lawo . In Firenze 1719-. prefTo il tàanni . ^ 

Giod. G. Volgarizzamento della fiorii della Guerra Troiani di Guido 
Giudice dalle Colonne di .Mento J, 

Quitr. Lete. Lettere di F. G linone d'Arezzo, ftampate di frefeo in? 
Firenze* 

Attori moderni *• 

Gali!. Opere <Tt Galileo- Galilei tfoffro Accademico, fn Venezia et m& 
giro in Padove 1744. nella ftamperia del Seminino in 4. voi. 4. 

Gip//. Capr. fon. Sport. Ciré. Capricci del Bottaio, cioè dieci Dialo* 
gol traGiuflo Botttjo, e 1 anhna fua . In Fìrenzepel Torrentrno 1548. 9 
e I7ST. L'autore è Ghmbatifra Celli .' come anche della Sporta Com- 
media in profa , Rampata da' Giunti di Firenze nel \6o$. , e dell* CVV- 
ee^cfte contiene dieci tHaiogoìV ed è-ftampita, come fòpn , dal Tor- 
renti no • 

Gigi. Ut, Lezioni di Lineai tofani dì GiroUmo Gigli àmeb. li» 
Venezia 1756*. per Giambatift* Pafquali. 

Co/ce» Storia a* Itali» di Francefco Guicciardini* 

1 

Attor moment* 

Imre?. Actei. L'Accademico intrepido, che 61 fatte le Annotazioni 
alle Particelle del Cinonior* il celebre Girolamo Barnflildi Ferrirefe 
Arciprete di Cento . 



*tf 



jfatoti iti beo* ficàia* 



Vi. Ajtrel. libro <• ò ffe f rattatcr di Aftrotoe?a\ rerfo a tytftr*.r 

I#fc t»*. malatt. Volgarizzamento del Libro Intitolato Cura di tutta* 
le malattie, tetto a penna. 

Uh. mvtt. libro di motti v tetto a pelili*. 

£**. T'gr. libro d** Sagratitene « tetto a pertni. 

L**v. M. Volgarizzainento della Prima , e della terza Deca di Titola 
tio , tetto a penna, e o>*ll M. accenna eofui 4 che fuv padron di quef 
tetto , e fu MarceNo Adriani . 

L01. P40& Cronica di luca di Totto da Panano ? tettar i penna • 

Àumi Ì*t>Atrni * 

Lgf da Ritti, filiti, fpirii. tìefóf. Di Ànfonfrancefco ériztln?, detto' 
il Lafca , uno de' cinque fondatori della noflra Accademia , abbiamo le 

' Rime nuovamente raccolte v illnftrtte con annotazióni , e flambate in 

Firenze nel 1/41* da Francetco Moiicke,. tot. iv in 8. Noi citiamo al- 
tresì di lui tre Commedie itf ^roia , là Sitìfla, la Spiritata , e la Ge- 

I - lofia , che trovanti ftampate 1 in Venezia da Bernardo Giunti nel 1582. 

| Lof. MuL Vinciti. Stanze' alla contadinéYcà in* lode della Nencf» da 

Decornano, del magnifico Lorenzo de' Medici • In Firenze del Idia. f 
infieme con la Beca del Pulci* 

Lor. Mtd. Arti Aridofo Commedia In profa di loreitcitto de' Medi* 
df t ftampata in Firenze pe* Giunti net idò*. 



JÉutoft iti tuon fttefa ••- 

Maliff. Moria Fiorentina di Ricordano Malefpiai • In f, iretz* 171^ 
di* Tartini, e Franchi . . 

Mann. Cron. Croni eh etti di Amaretto Mannelli. In Firenze T?jfi?j*f 
Itomenfco Maria Man ni . 

Mate. Vili. Storia di Mattea Villani 4 che ferve di continuazione aj" 
quella di Giovanni fuor fratello. In Milano 1729* 

Mìrde. m. Miracoli della Madonna « tetto a penna j 

Mar. S. Greg. Volgarizzamento de' Morali di S* Gregorio* fatto df 
Zanòbi da Strata, ttampato in Roma da' Corbellarti nel 1714. in 4. voi. 1* 

Motèl. Cron. Cronica detta famigli* de' Morelli \ v ftampata net Vp&* 
in Firenze dietro la Storia di Ricoxdan Malefpini * 

Autori tltod&tnié 

Matrtant. Malmantife racfuitfato Poema: giocofo irf oftavf firn* «tf 
Perlone Zipoli , cioè di Lorenzo lippi fiorentino; con le note rfi Puc- 
cio La moni -cioè di Paolo Mi «ucci parimente Fiorentino. In Firenze 
1731. predo Neftenu*, e Moffette in 4. vòl.i. 

Manni /#*> Lezioni di Lingua tofana di tWfentco Maria Macini 
Accademico Fiorentino. In Firenze 1737. pel Vfvhmi in fc 

Maria*. Vita di S. Ignazio Loiola fcritta di Antonfrancefco Mariani 
Bolognefe della Compagnia di Geso. In Bologna 1741. per Lelio dalla 
Volpe in 4. 

Man- Varth. La Varchina di Girolamo Muzio , flampata nel 1744» 
dietro l'Ercolino del Varchi dell' edizien Cominiana. 



L 



ttó 

N 

Dtl buon f ecolo . 

"Nov. nnu li Novellino , o fia Cento Novale antiche , ftarapat* nel 
1724. con la data di Firenze. 

De* moderni . 

Wccol. Panegiriche orazioni , e profe tofeane d' Alfonfo NiccoUi to- 
ccano della Compagnia di Gesù . In Roma 1754» preffo Generofo Salo* 
noni • 

O 

Dtl buon f itolo . 

Ovid. Pjft. Volgarizzamento delle pillole d' Ovidio » tefto a pena. 

P 

Autori dtl buon fecola . 

fall ad. Volgarizzamento di Palladio, tefto a penna. 
affav. Specchio di vera penitenza di F. Jacopo Paffa vanti dell'Ordi- 
ne de* Predicarori . Mi fono fervito dell' edizion Fiorentina del 171 5. 
itye dalia noftra Accademia . 

ì Ptcor. Il Pecorone , cinquanta antiche novelle di Ser Giovanni Fio- 
rentino * In Milano 1554. prefto Giannantònio degli Anton) . 

Pttr. Il Canzoniere di M. Francefco Patrarca . Mi fon valuto dell' ul- 
timo corretto fopra ottimi tefti a penna, e ftampato in Firenze net 1748. 
velia ftamperia all' infegna d' Apollo, in cui hanno avuto mano i no- 
ftri Accademici . 

Autori moderni. 

, Pergam. Memor» Tran. Memoriale della Lingua italiana) e Trattato 
della medefima Lingua di Jacopo Pergatnini da Foftomprone . In Vene* 
aia 1656. prefto i jGuerigli , in foglio . 

Prof. Fior. Profe Fiorentine di diverti Autori , raccolte da Carlo Da- 
ti , e fuffeguentemtnte da altri, e ftampate in varj tempi in Firenze , 
ed in Venezia, in 4» voi. 7. . 

Pule. Morg. Il Morgante Maggiore Poema ih ottava rima di Luigi 
Pulci, ftampato nel 1732. con la data di Firenze. 



Dtl buon ftcolo . - 
Rttu Tuli. La Rettorica di M. Tullio. In Firenze 1734. pel Manni. 
Dt moderni . 

Kedt tff. nau Ittt. Efperienze naturali , e lettere famigliari del cele- 
bre Francefco Redi . In Firenze 1714. , e 1717. nella ftamperia Manni . 

Rojf. off. OfTervazioni della Lingua volgare del P. D. Pio Roffi Gene» 
rale de* Girolamiti . In Piacenza 1877. prefto il Baracchi . 

if*- 



• s 
Autori del buon fecolo'. 

Sen. Tifi, Volgarizzamento delle pillole di Seneca . In Firenze 1677. 
fcer gli Tarti ni , e FrancKi . 

Stor. Ajotf. La Storia , ovvero le prodezze d' A jolfo * Romanzo anti- 
co, tefto a penna. 

Stor» Pift. Storie Piftolefi, ovvero delle cofe avvenute in Tofcanada^ 
X300. al 1348. In Firenze 1733. per gli Tartini , e Franchi . 

Autori moderni • 

Sagg. nat. efpor. Saggi di naturali efperienze fatte in Firenze nèll* 
Accademia del Cimento , deferitti dal Sollevato noftro. Accademico it 
Conte Lorenzo Magalotti , e ftampati nel 1667. e nel 1691. in foglio . 
- Salv. Aw. Grane b. Spina ,. Opere del Cavaiier Lionardo Sai v iati , 
fletto T Infarinato * uno de' cinque Fondatori della noftra Accademia » 
Avvertimenti della Lingua fopra'l Decameron e . Il Granchio Commedia 
in verfi ; e la Spina Commedia inprofa. In Firenze id'oó. preflbi Giun- 
ti. Per gli Avvertimenti mi fon fervito dell' edizione di Napoli 1712, 
preffo il Raillard. in 4* voi- *• 

Salv. Prof. Tofe. Acead. D' Antommaria Salvini noftro Accademico 
Prof* Tofcane dette. nell'Accademia della Crufca ; e Difcorfi Accademi- 
ci derti neir Accademia degli Apatifti . In Venezia 1734. per Agnolo 
Pafinelli in 4. voi. 5* 

Segner. Opere del fatnofo Paolo Segneri della Compagnia di Gesù , 
noftro Accademico. In Venezia i?ia. preffo Paolo Bastioni jn 4. voi. 4» 

Segn. Stor. Storia Fiorentina di Bernardo Segni , ftampata del 17x3. 
con la data d' Augufta in foglio . 

Sen. ben. Vaicb. Traduzione de' libri de 1 benefici di Seneca fatta da 
Benedetto Varchi . In Firenze'1574. prèflb i Giunti in 8. 

Serdon. Stor. Traduzione delle Storie dell' Indie Orientali del celebre 
Ciampi er Maffei della Compagnia di Gesù fatta da Francefco Serdonati . 
Iti Firenze 1589» P r€ir ° » Giunti in 4» 

Stor. Eur. Storia d Europa di Francefco GiambuUaci . In Venectft 
1566. per Francefco Senefe 1114. 



Autori del buon fecolo . 

Tav. rit. Volgarizzamento del Libro de 9 Cavalieri erranti , detto co- 
munemente la Tavola rotonda yttdo a penna. 

Tefor. Teforet. Brun. Due Opere di Ser Brunetto Latini. , chefumae- 
ftro di Dante ; T una intitolata Teforo, fcritto in lingua francefca , e 
volgarizzato da Bono Giamboni. In Venezia per Marcho Sena 1533. in 
8. , 1' altra ha per titolo Teforetto , o fia Favo/elio , ed è una Poefia 
a foggia di Frottola . In Roma 1641. predo il Grignani , in foglio . 

Trat. gov. farn. Trattato del governo della famiglia y tefto a penna • 

Trat. Piet. Trattato della Pietà > tefto a penna . 

Trat. Sap. Trattato di Sapienza , tefto a penna • 

De* moderni . 

Tac. Davanti Volgarizzamento di Cornelio Tacito fatto da Bernard» 
Davanzali . In Firenze 1637. preflb il Nefti , in foglio » 

Tajf. 



ti3 

Taff. Ótf*f. Amtnt. ti Tonetto taffo là Gtrufalmntt lÙtrot* Poe* 
Itti celebre, e 1* Amistà favola bofchertceJ» in verfi- In Ventai» J7SS* 
ptl Monti in + voi. in 

V 

L Autori tltt buori fecola è 

Cronica* di Firetia* di Sonato! Velluti * tri fìrfnctf 17 JI* 
freno il Manni, in 4. 

07*. &rr/. Volgarizzamentc* della vita* o (U fiorii di Sartori » e di 
Giofafat. tu Róma 1734. prefTo'l Salvioni , in 4. 
*V*, t>#fc Vita dì Gesù Cretto* tefto « penna. 
Vit. Plnu Volgarizaanfento delle vite di Plutarco, teffo « penna,, 
Viu X. M**** Vita di & Margherita * jftavnata in. Firenae dal Many 

* ?#>! li^P^.'volgar^tmetita delle» VIt« óVtó. ftdri / la Fi rena* 

CI Menni 17 ji- in 4* voi. 4* Nel voi* *y fi trovi la Vita di iMari* 
addalena citata in qQeft* Opera . . 

Vrk. V Urbano 9 Opera ronunceféa «alici t ttlfanient* attribuita al 
boccaccio 4 In Firenct ifaj. 

Ùé* moderni. 

Pwrdt* Èrtét* fuoc* rime è Di benedetto Varcni V Èrtotene i dialogo* 
delle Lingìie , illnftrato con note 4 e ftampsto del 1730. dai Tartini , e 
Franchi, con 1 imprefa della noftra Accademia, in 4* Àncora La Su** 
urm Commedie in prof* del Varchi, ftampat» in Firenze \tiel 156*9. ìm 
I» Le rim* poi fi trovano iti tatù 1* Racco!** antiche, * moderne . 

t 

\ Ùet buon feeoto * 

Zibald. Andreine Zibaldone, libro di varie* cofe * antica * Ceffo * 
penna, che fu già jtoueduto digli Andrerai , ed ori * nella» Libreria 
della. Nunziata dì rirenae « 



IN- 



Appiè ptepo(izìone , Ai* coftruzlo* A 

Appo* prepofizione , fuoTcafi. e. 

190. Suoi fi|nificati . ivi . At 

Appone vale incolpate a torto . C. • 

i*4- ... , 

Apporfi vale tndovtndtè . 13*» 
Apprender]* vale attaccarli, e. 13^. «^ 
Apprejfo prepofieione , fuòi cafi . C 

190. Sue fignificazioni . ivi . b jfi 
Apprejfo avverbio, vale pofeìa^dì- a»< 

poi. e. lo$. -^ 

Appreftare vale apparecchiare . e. 

114* 
Appreftarfi , vale apparecchiarli . e. 

136. ■ . jf 

Appunto avverbio corte ufualmen- 

v te $* adoperi • e. aoo'. 
Aprire in qual tempo ila anomalo . A 

e. 85/ Si ufa per manifeftare. e. 

114. 
Apruova prepofiaione , e fua co- 
rruzione . e. 197. 
Aquila è di genere premi feoo. o 

jtfr£<»r* è di genere comune . e. 
ia. 

jf rifpetto prepofiaione» fùa corru- 
zione, e. 197. * 

Arma ha due (iugulaci , t due plo- 
rali, e. 11. 

Arrogere verbo difettivo» fue voci, 
e* SS. 

Arruffare vai divenir rafia * e. 
jio. 

Articolo che co fa fi a , e. To'. Come 
fi renda declinabile, ivi, Qual 
fìa il fno proprio ufreio. ivi-F*r- 
che cosili chiami, *. 17* Lavo- 4 
ce dell 1 . irti colo aggiunta a un 
Verbo * che co fa fi- . e. 16. Tutto j 
ciò, che fa te veci di nome , ha 
I* articolo - fvi. Addiettrvi come 
ricevano f articolo, e- 17. Arti- 
coli quanti, e quali fieno, ivi, i 
* fegti. Coftruzlone dell'articolo . 
Cr i£g. Se dito l* articolo a un 
nome . debba darfi al genitivo 
dipendente da elfo . e. 170. e fé- 
gu. Se in più ti nmi continuaci , 
dato 1 articolo al primo , debba 
darti a tutti, e. T73. 

Affai avverbio vale sbhaftanxjt -, 
molto . e. 10*. & offri vale ài 
gran lunga* tna/to b ^ ivi* 

lardai . «gni^/ 1 *;^ * 

vW 4tf» vale d*gr*l*% fatt** L v m 




ajr* 



JD * u *l confonatite (fa . e 140. 
Baftara vale 4iw Sufficienza , 4 

idoneità , e come • e. 1&5. 
Battete riceve evolta idrate in 

fecondo cafo. e 118* 
Boll <a aggiunta a paura, vai £r*n- 

d$ . e *33» 
£*//# conte fi tronchi • e* 253. 
Bello ripieno come s* ufi * e. 95. 
Bembo fua «opinione Copra il dar 1' 

articolo a genitivi dipendenti 

•fami nata • e. 170. 
Benché congiunzione « fua coftru- 

«tao* . e. a 19. 
Beno avverbio fi afa per a»*/**. 
. e. «07., E per affermare o foto « 

f> col tf . ivi . E per £*«j£ . ivi . 

£ per approvare co' verbi 40*- 

ttf , o yfcnv « ivi » JT**r iene co- 
me li ufi per offe* conveniente , 

o ironicamente, ivi. 
£#**£ ufa per molto nella qualità . 

Ivi . Mwer home per affer utile. 

**o8. ^ 

a?*** ripieno come fi ufi. e. 95. Co- 
.me s'aggiunga ad Altre parti dell 1 

orazione, ivi . 
Baro anomalo fua coniugazione, o 

£f, Sevi fia 11 verbo regolare . e 

tiretti* nt due plurali e. ai. 
Brigarfi vale g'ngegnarfi. e. 134. 
Bucitonfi fcnperfonale vuUpatlarfi 
fon riguardo ì e. 145. 



V-jf £ual cordonante ila . e 240* , 
Cadauno è voce non approvata - e. 

Cader* anomalo * fua conjugazio- 
m • e ?<*• Si ufa per vanire • e* 
150* Si ufa col dt . «. ^31» Si 
ufa per Apportatori . e. ,144. 

IVtjfer ^*r mane , che lignifichi -. 
ivi. 

Caggera verbo antico , voci di efTo 
rimafe. e. «8. 

Cagione , fuoi cafi - e 155. 



Calcagno fc* due pineali . e ai. 

Calare verbo difettivo , fue vo- 
ci . e ,88. E per importare . £. 
144* 

Cannone ita due finguUri , e due plu- 
rali. % .;• m ' ._ 
Ity/re . :omt fi coftruifca • e. 

Carcere fi trova in amendue 1 ge- 
neri, ma nel numero del più è 
femminile . e. 13. 

Carro ha 4 U * plurali» e. il. 

Cafa quando lAfci U f«gnacafo , C 



Cafiello ita due plurali . e. ai. 

C'atuno% caduno nutrono gli Antichi 
per ciafeuno . e 56. 

Cavaliere ha due fingulgri . «• 
ai. 

Cenare nfato attivo, e. ni. 

Che pronome relativo di fuftauza* 
fuo lignificato . e 43» Relativo di 
qualità, o quantità . ivi . ufato 
a foggi» di neutro riceve l artw 
colo. ivi. Si tralafcia. talvolta 
l'articolo» fiugolarmenfe oell* 
parentefi . ivi . Talora in vece 
dell'Articolo fi fi pone il fegua- 
cafo * e 43- ... 

Che talvolta fignifif* » l r*I»t»vo 
con tutta la prepolUionfi annetta* 

* vi » ti 

Che fi ufa talvolta per acctoccbi . e, 

an, 

f£e congiunzione vale ti che nelle 
parénte . e. *»3- Conw ferva d* 
interrogativo » ivi . (peno dipen- 
de dal verbo, ivi. E come in 
taUafo fi coftruifca. ivi. Come 
' iì traUfci talvolta, ivi . Vaie 
talora /> non . ivi . Talor» P*f- 
te, era, o perchè interrogati- 
vo, ivi . Talora imperocché *fin- 
ahé. ivi. In principio di ciaufo- 
la imprecativa vale ito V voghi » 
ivi. 
Chiunque pronome « fuo ufo * e 

55* 

Chi pronome fignifica colmi the % 

o coloro ahi • e. 43. Sua deeji- 
nazione, ivi. Si trov* anche ne 
cafi obliqui • ivi . Talvolta (igni- 
fica alcuno che. i*i . 
Chi ohe fia , fuo ufo . e. 55* 
Chiunque pronome éuftentivo, Aia 
. declinazione , « fuo ufo • <. 
55* Si trova nfaco addieuivo * 
ivi . 





Ci particeli! pronominale . e* 26. 
Quando fi dica ce. ivi. Accom- 
pagnaverbo • e. «9« Suo ufo 
nello ftato in luogo . e. 247* *• & 
nel moto a luogo, e. 151» 

Ciafcuno , ciafeuna pronomi , loro c< 
declinazione, e loro ufo. e. $*• 
Se poffano u far fi nel numero del 
più • ivi . Come fi ufino nelle di- Ci 
trribuzioni . ivi, 

Cfr/fo ha due plurali . e. ti. 

C#3 pronome, e fuo ufo . e. 3$. G 

Cioè congiunzione dichiarativa , e 
'fuo ufo. e. MS* Cioè adire vale C 
lo ftefto ivi. C 

Circa prepofizioncfuacoftruzione. 

e 191. . , . , c 

Coglier cagiono vale incoi fare. 

Colè qual ufo abbia nello dato in C 
luogo, e. 147. 

Colli come fi tronchi, e. 153. C 

Coltella ha due plurali . e. 11. 

Colui , colei pronomi , e loro de- C 
clinaztone . e 37. Si trovano 

' ufati di cofe inanimate . ivi . 

Comandamento ha due plurali . e* C 
%%. 

f 0fipe congiunzione vale 1» f he ma* C 

• ni età. e. 225. Sua coftruzione * e 
fua forza . e. 226. € 

Come avverbio auoluto fi ufa per C 
quando . e. 108. per in qualun- 
que maniera . ivi . 

Come avverbio comparativo , tua C 
coftruzione. e. 201. 

fomecbè congiunzione , fua coftru- C 
zione, e. 219. 

Cerne prima vaili» tuftotbè, e, 113» 

Compagnia fuo cafo. e. 20 [* 

Comparati vi tofeani che cofa fie- 
no y 1? come fi formino . e* 
10. I 

€on prepofiiìone, fua corruzione* 
e. 183. t 

Cvntiojjìacofachè j e fini ili con gì un* 
zioni , loro ufo . e. 221* e * 
fegu. 

Condurre fi ufa per indurre .e* * 

n* 

Tonfejf&rji in quanti modi fi ufi . ■• 

l$6. i 

Confidarfi ufato col fecondo «lo - 

Congiunzione che cof* A T>% 

•joaute forte, e. io* *t*.C TUw^ 




174 

Si tifa col pronome dimoftrat*' 

vo, e con l'articolo, ivi. Con 

l'accompagnanome vale un certo» 

ivi . 
Cotanto pronome , fuo ufo • e 

57. 
Cotanto avverbio vale tanto • e. 

io*-, 
Cotefli pronome vale l'uomo prof" 

fìmo a. chi afcoUa. e 32. 
Coteflo pronome, e fua fignificazio- 

né . e. 38. 
Cffteftai vale lo fletto , che coté* 

fti , ma ha declinazione, • e* 

Crcfeere uhtó attivo, cui. E per* 
allevare, e. 111. 

Cui pronome relativo di perfp^ 
na , fua declinazione . e. 43* 
. Non ha mar articolo proprio . e. 
44. Lafcia tal yplta il fegnaca- 
fo. ivi . Si ufa per relativo di 
belfte , di cofe inanimate •■' 
ivi. 



D 



t 



quél lettera ceffonante f£u cV 

Da prepofizione. fui coflruzione. 
e. i8r. Come ferva al -moto per 
luogo, e. I<0. v • 

Da capo avverbio vai dt vìfovo,e 
da principio» e, 208. 

t>a ctò che*fignifichi . C 181. 

galli come fi tronchi, e. 254. 
' altra parte , o A»//' altra parte 
avverbio vale a rincontro . e. 
aia. 

Z>* ogni parte' avverbio vale affat- 
to . e. aia* "'*..«* ' 

J?j parte avverbio vale ih difpar* 
te. e. ivf l 

Dappoi avverbio vate di poi . cv 
Hi. Ne l'uno, né 1* altro fi ufa 
in forza di prepostane y u 3. 
Dappoiché vale «topo cifre* po- 
feiachè. 211. Differenza nelP ufa 
fra' Moderni » e '1 Boccaccio . e. 

.£)<* /»r/nM avverbio vare fa prima 

volta, ivi. ^ 

Z7«re anomato fua conjugazione. e* 

71. Errori popolarefchi in eflb'. 
- c 72. %t* ii ufa per *>, o. dt*s 



e </*j»Jie per altiero . ivi » DaiJ* 
è ufato per applioarfi. e. 137. 

Darfi a un luogo Vale f povgerfì -> af- 
facci arfi . ivi . £ anche coi quar- 
to cafo di cofa. e* i#- 

£Xs fenno avverbio Val feriofamen* 
te . e. 208. 

Dativo comune, e. 154. 

Dattorno , cf intorno prepofizioni # 
loro corruzione, e. 198. 

Davanti prepofizione ft fuoi cafi. e* 

Declinazione de nomi che cofa ita. 

e. 18. Quante ne fieno « e quali . 

ivi . e fegu. 
Degenerare fi ufa col da, e* 131* 
Degnare vai moftrar d' apprezzare 

altrui, e. 134. 
Deh interiezione, fua corruzione . 

e. 218. 
Delti cònie (1 tronchi . e. 254. 
Demonio. h* due plurali, e al* 
Dentro avverbio , quel ufo abbia? 

nello flato in luògo, e. 149. Pre- 
, pofizione dinota la parte in* 

terna . e. ]85. Quali cafi riceva . 

ivi • 
derivare fi ufa col dà. e. 13 i. 
Dejfo , dejfa pronomi , loro ufo u 
• £; *9' *- oro *. coflmzione. ivi» 

Talvolta fi dicono di cofa . ivi . 

Vaglion talora colui ^ colei, ivi « 

Dejfb neutralmente, e fuo fignw 

ficato. ivi.- 
deviare fi ufa per degenerare* e» 

Ut. 
\Uefiri4r0 na tre fingulari . e. ir. 
Dt , fogno del fecondo cafo . e. 15V 

Ripieno come s'ufi. e. 98- Pre* 

pofizione fua coftruzione « c.i79t 
Zhanzi avverbio vale poco fa » e. 

203. Talora gji fi aggiugne poco» 

ivi . 
Di contrae di contro prepqfizionj;, 
, loro coflruzione'. e 199. 
Ùietro prepofizione fra* coftrìiz ione* 

e. 194. Si dice talvolta # dietro w 

ivi - , 

Di fuori ff ufa. per Juor% prepofiziov 

ne . e. 200. 
pi lungi prepofizione, fua coftrn* 

zione. ivi. 
Dimane quando lignifica il dì vev 

gnente e mafcolino; quando, fi- 
, gnific* il principio, w giorno * 

femminino', e* 13V 
Dimenticare fi u& i(9|VÌóitt(meo> 



*W~7T 



Diminutivi tofcatii ctt quante for- 
te • e. 9. 
binanti preponetene* fuo? tifi, e. 

1-94. Sui (igni Reazione » ivi . 

Avverbio Vale acanti contrario 

di dietro , e di <fopo . e. 2o8. 
Dintorno prèpofteione , fua coftru* 

zione'. e. Ì9S. 
D/ Abcvo avverbio Vale Un altra 

Volta* e. ic8. £ vale ancor gae- 

vamente. ivi. 
t>io ha plurale, e. 2$. Qtianoo ìa- 

fei * óooi il fegnacafo . e. 

t7$. . 
dipendere fi tifa col 0)*. ivi» 
2)/ />n) congiunzione copulativa * 

fuo tifo. e. 111. 
.2)/ /wee avverbio vàie ^w **♦»£* 

avanti* e. 208. £ talvolta £er 

p<*d . ivi • 
tìi poi avverbio Vài pofeià . e. ili. 
pi portarfi vale ricrear/i. e. 13». 
'Diflornare vale /volger* , dijlorrc • 

2)/ /^Od' fé J» prepofizione fua 

coiiruaione. e. 199. ' 

£/ te»** avverbio vale in Quefio è 

aito ha due plurali . e. 21. 

Dittongo che cofa fia . e. 5. Qtian- 

,' ti 9 e di quante forte ne abbia la 
lingua tofeana. ivi . e 244* 

Divèllere vale Jve Mere . e. 11$. 

Divertire per accadere come fi co* 
ftruifea. e. 14$. 

Domandare come fi ufi tòfeanamtn- 

. te. e- ni. 

pondi come fervai al moto da Ino* 

. go . c> 149. .E come al moto per 

luogo» e. 150. 

t Donorà.che cofa oggi lignifichi, e. a$. 

'Dopo prepofizione, e fuoi cali. e. 

194* Suoi fighi fiotti . ivi . tton 

riceve la particella the. Ci 213. 

Dote ha due finguUri , e due più* 
rali. e. 21. 

Deve, dovunque ^ dove e tè, dove chi 
fia come fervano allo flato in 
lubgó . e. 148. E come al moto 
per luogo . e. 150. Dove fi ufa fu- 
iiantivo per luogo . e. 149. Dove 
congiunzione avverfativa , fuo 
ufo. e. 222» 

Dovtre anomalo fua coniugazione * 
e 77. Dovere, per dovere, e devi 
per dovette fi trovano, ivi. De- 
vo , devi, deve , fé poffano ani- 
megerfi. ivi. 



Due in quinti modi fi oitonUnzii , é 
fi feriva, e. it. Dui fuftant ivo 
nel numero del più può oggi 
ufarfi. e 24. 

Dunque congiunzióne illativa i fuo 
nfo. t. 224* 



•E* quii Vocale fia» e. 259. 

£ congiunzione . copulativa come 
fi ufi. e. 222. Talvolta fi replica 
a ciafeuna parola» talvolta a tut- 
te fi tace, ivi . 

Eccetto prepofuione fua coftrueio- 
. ne .e. i$$. 

Eecliffi è mafcolìno . e. 14. 

Ècco ripieno come fi nifi . e. 94. 
Avverbio" (Uà conduzione, e. 200. 
Si dice talvolta eccoti . ivi . 
Dinota in certi cafi ieri (ione . e. 
20. . Ècco vale talvolta adunque • 
e. 224. 

Egli pronome, è fila declinazione • 
e. 32. Particelle , » che ne fanno 
le veci . ivi . Di fua 'natura #c- 

> cenata perfetta, ivi . Si trova talo- 
ra ufato d'altre coffe, e. 33. Il 
- fecondo cafo £ agli , nel mi- 
•• glipr ufo fi mette dopo il no- 
me, ivi « Gli Antichi , in ve- 
ce della fuddetta dee li nazione * 
dicevano t ci li * elio ; e nel 
maggior numero jj elli , eli ino ; 
■ /.talvolta ancora negli obbliqui . 
ivi . Egli fi trova ufato in cafo 
obliquo, ivi . Se, e quando, 
in vece d'egli * nel retto t>o(T« 
dirli lui» ivi «Gli obliqui d' 
egli , fi trovano ufati in amen- 
due i numeri per lo riciproco . 

Egh ripieno come & ufi • e. 97» 

Egli come fi tronchi • e. 253. 

Elee h femminino, e. '14. 

Eleggere come fi ufi col terzo ca- 
fo. e. 115- 

Ella pronome* fua degnazione • 
e* 35. Particelle , che ne fanno 

•. le veci . ivi . Si trova preflo gli 
Antichi ufato negli obliqui d 

- amendue i numeri . e 35. 

Ella ripieno come a' ufi . e* 97* 

Elliffi figura come fi ufi. e. 117. 
Di quante forte ne fia . ivi . 

Enallage figura come a'ufi • ivi . Di 

v. quante forte ne fia., e. 239. 

S 2 £*- 



f 



%7é 

'Entrare come fi coftruifca . e* 

118. 
Bntro prepostone quii cali rice- 
va, e. ì86. 
BrtJe , co'fuoi verbi legali, come 

fi ufi. e. 116. 
Bfeauie , ha il folo numero del 

pia . e. 14. 
Bfercitarfi fi ufa per paffeggiara. e. 

ya. 
lìbere , verbo fuftantivo , Tua 
coniugazione . e. do. Ottrva- 
cioni (òpra di tfio . e. 6*3. Co- 
me fi ufi imperfonale . e. 142. 
Si trova con Paccufativo do- 
po, e* 113. E col numero mi- 
nore accordato col maggiore . 
ivi , 
Bffere al Mondo vale ftarft laico. 

e. 119. 
Bffere a luogo , o pitfona vale v#- 

«'nw, attivarvi, ivi . 
Bffere fina» o m«/i a? alcuno vale 
*j0#re in /** grazi* > * difgrs- 
£r>.c. 114. 
E0rr# re /« i/a* te/* vale *»»/*- 

carvifi. e. i^o. 
Bffere preflo vale tjfcre pria*», e. 

116. 
J~/T<> « offa pronomi , e loro decli- 
nazione . e. 37. Pofti avanti a 
nome , e pronome prendono 
• il lignificato del medefimo , e. 

Bffo ripieno cerne a' ufi . e 97. 
Eziandio congiunzione copulativa , 
e fuo ufo. e. a»}. 



r qua! confonante fia. e. 141. 
aliare imperfonale vai mancare, 

e. 141, e 144. 
Fallir della promeffa vale mancar 

ut parola, e. 115. 
Fare anomato , fua con jagaz io- 
ne, e 7». Beffe per faceffe voce 

te. ivi. Come» ufi peri. 
taeeta* e ne*. ^ _ 

*/er- 

va* 

tt*r/? la 



di Dante . ivi . Come fi ulf per dar 

tacita* e. 116. 
Barft frr^porgerfi , o affaceli 

•T # r c i M 1 ; Farfi Scorgere \ 
' 1« farfi burlare, e. 1*3. F*r/? 

?*SJ fictto ^^"S^p » ° r# '^' 

Bar fi 



tarft 
te vai 



e. 137. 
credere . 






erode- 
Farfi 



ree D/e Val tifiate , o andarte- 
ne • e. 131. Far /era;* vale *m- 
. panata . e 14». Bar vedere* vai 
4rre ee* intendere, e 114. Pere 
fi ufa per procurare . e. 131. Tien 
luogo di verbo precedente . ivi . 
Trattandoti di tempo che cofa 
efprima. ivi. £ lignifica anche il 
aafeere del fi 9 e della notte . ivi • 
Fare imperfonale quanti ufi ab- 
bia, e. 144. Far luogo che lignifi- 
chi . ivi . 
Fattamente avverbio , con la par- 
ticella sì , o così avanti , vale in 
tal modo, e 103* 
Kart* fi ufa figuratamente Per uemo 9 

anche nel numero del più . e. 134. - 
B onice ha plurale . e. 15. 
Barin riceve tal volta Tarme in fé* 

condo cafo. e 118. 
Bilo ha due plurali . e 11. 
Bina è di genere comune • e. ia. 
Fine dell azione in che cafo fi 
metta, e 156. 
Fiore avverbio vai punto y o «ire- 
re. e. 103. 
Firenzuola Agnolo refifte all' in- 
troduzione delle nuove lettere 
neir Alfabeto noftro . e. 3. 
Fondamento ha due plurali . e. ai 
Fonte è di genere comune, e. la.» 
Fornire vai provvedere . e. 113. 
Fornirfi vai provvederli . e. 135. 
Forte avverbio vale ad alta voce, e» 
ao8. E gagliardamente . ivi . È 
profondamente, ivi. E molto, e 
009. £ dinota veemenza d'animo . 
ivi. 

Bra prepofizione, fua coftruzione. 
e. 188. Fra me ,frafci fra lo* 
to , che cofa lignifichi . e. 189. 
Si ufa per di % e in quel maniera . 
ivi . 
Brammettetfi verbo, fuo ufo • e. 135. 
Brate come fi tronchi* e. 153. 
Br atolli come fi tronchi .ivi* 
Brode ha due fingulari , e due plu- 
rali, e. as. 
Froge ha il folo plurale , e. 14. 
Fronde ha due fingulari, e due plu- 
rali • e ai. 
-Frutto quanti plurali abbia , e di 

qual ufo. e. io. 
Frutto % che ha lo fteflb nome con 

1 albero , è femminile . e. 14. 
Fuggire ù u(a per trafugare . 9 

uà. 
Bone è di genere comune, e 13* 
Fae- 



fuori avverbio nello (tato in luo- 
go, e. 149. Prepofizione , fui co* 
funzione, e. 19$. 

JPuora , fuori » e in verfo fuore pre- 
pofizione, quali cafi abbia » e* 180% 

JPufo ha due plurali . e. i*. 



\JF flual cordonante ila . e. 141» 

C*rWre vale fgjidart . e. n j. 

Generi de* nomi . e. 14. Genere neu- 
tro fé diali nella noftra Lingua . 
ivi . Genere promifeuo quii fu • 
Ivi . 

Gcncjt e di genere etmune . e. 13. 

Gerundio che cofa fìa . e. 91. Sua 
coftruzione. e. ]***. 

Cf/?o quanti plurali abbia , e di qual 

Ufo* C 21. " 

GH qual fuono abbia » e 141. 
Gii avverbio fi afa per nondimeno * 

e. 109. E per forfè . ivi . 
Già ripieno come fi ufi * e. 95. 
Giammai avverbio vaie mai. e* 

10$. 
Gigli Girolamo Sanefe . Suo parere 
. mora la voce me demo . e* 40. » 
Ginocchio ha due plurali . e. ai. 
Giovare vai dilettare , piacere,* e. 
fc. mGiovarfi vale approfittarli , c » 

C/r* verbo difettivo , fue voci . e. 

87. 
Grtfjr/S <T un luogo % fuo ufo. e. 

135- . 
G/tì avverbio ne' verbi di (lato f e 

di moto. e. $48. 

G/«#f , £'i*À prepofizioni* loro 

coftruzione . ci 195. 
Gli quanti fuoni abbia, e. *4*« 
G// pronome relativo fa le veci 
del dati vo fingulare, e dell' ac- 
cufativo plurale del pronome egli. 
e. 35. Non vorrebbe nfarfi per 
ÌVTJr** M nun »erodel pi» «- 



177 

Gravare attivo vale affettare. cV 
114. 

Gauf interiezione, fua coftruzione. 
e. 218. 

Gutfff avverbio vai molto, ma «.uafi 
fempre con la negativa . e 
103. 

Guarire neutro ti ufa col di • e- 
iji. 

Guidatore fi trova detto di femmi- 
na . 0.13. 

Grande come li tronchi . e 133. 



H 



za _ 



vorrebbe S-TO''"^^ 
meno in genere feml!*?.- i- *** 

declinabili . u"L^t\^aA^ 
CN qual fuoeo *£>♦ *^ 
Governatore li tr u *ì *4>1 ^ 

min*. (.,3. Vf< # *• J? ** m 



«o ingenererei^ Sto! 
del pronome feU?> |l f; c . 36. 



èmen 
a. e 841. 



lettera, e perchè, e. 



I 




« qual vocale ila. e. 13$* 

U pronome relativo fa le veci di 

Ini quarto cafp (ingoiare , e. £4. 
Impoverire per divenir povero, e . 

Ila. 
Imprima avverbio Vale prima . e. 

113. 
In prepofizione* fua coftruzione» e • 

]8&. Incorporata con l'articolo, 

fé fi feriva in verfo diverfamente 

dalla profa . ivi . 
Incefpicajre vale inciampare, e 111. 
Incignerei ingravidare per divenir 

gravida . e. 111. e 11*. 
Incontro prepofizione, fua coltru- . 

zione . e. 198. 
Indi come s' ufi nel moto da luògo • 

e. 149. E come nel moto per luo- 
go, e. 150. 
In dif parie avverbio valevi parte.* 

c / %lU * • * 
Infermare vale amrnalarfi . e. ia». 

Infinger fi vai dijftmulare* e. i»3- 

Infiniti de* verbi che cofa fieno . 

e. 156. Loro coftruzione . e. 157* 

Infra prepofizione »fna coftruzione . 

In fuori prepofizione , fu* coftiu- 

aione . e. 196. 
In mew prenotinone y fua cottru- 

«one.c,i97. s ? ^ 



27$ 
innanzi preponetene , fua co fl fu- 
sione . e. 193* Avverbio vale 
piuHofto. e. 109. E in avvenire 9 
anche col per. ivi. Più inanz* 
vai più e/tre. ivi. Innanzi e hi 
vai primachè . ivi * Innanzi vai 
primieramente, ivi. Innanzi trat- 
to vile ava nei . ivi. 
In />.ir** vale 00* interamente • e. 

111. 
Inpruova avverbio vale appofta. e. 

204. 
/a Punto avverbio vale in prof/ima 

difpofizione . ivi. 
2* f il*/ torno avverbio vale circa . 

ivi . 
In quefto , * « f ««yfc , s f a* //? , 
in quella^ modi avverbiali , loro 
tifo, ivi • 
Infìeme avverbio) fua coftruzione. 

e. 201. 
Jnftruniento fuo caio. e. 13$. 
In fomma congiunzione conclufiva, 

fua corruzione, e 114. 
In fu è meglio detto che fu . e. 

199. 
Intanto avverbio agiatamente vale 
in quefto mentre, e. 209. Si ufa 
talora per correlativo di quanto. 
/ivi . 
Interiezione che cofa ila. e. 7. Di 
quante forte . e. 102. Sua corru- 
zione . e. 217. 
Jntopparfi vale incontrarci, e. 138. 
Intra prepostone , fua cofiruzio* 

ne . e. 199. 
Intrepido Accademico . Suo parere 
fopra il pronome mt defimo, e. 40. 
ìntrifiire quanti lignificati aver pof- 

fa . e. 121. 
Inverfo prepostone , fuoi lignifica- 
ti, e. 191. 
io pronome, fua deci i nazione . e. 
ìrf. Particelle che ne fanno le 
veci. ivi. 
Iperbato che cofa'fia. e. 234. 
Ire verbo difettivo, e fue voci. e. 

88. 
Ifteffo , ifteff* non fono .voci appro- 
vate . e. 41. 



K 



come fi fupplifct in totano. 



1 



JLi qual confonante fia . e. 242. 
La per ella nel retto non vorrebbe 

u far fi • e. 36. 
La pronome relativo ferve nel pro- 
nome ella di quarto cafo (ingo- 
iare . ivi . 
Là avverbio nello fiato in luogo • 
e. 147. Quali corrispondenze ab- 
bia, ivi. Come s' ufi a figuificare 
l'altro Mondo, e. 148. 

Labbro ha tre plurali • e. .22. 

Laddove avverbio vale purché, e. 
209. Riceve fenfo avverfativo, e 
-come. ivi. E' anche congiunzio- 
ne avvertati va , e fuo ufo . e 
.222. 

Lafci are flore come fi ufi. e. 112. 

Lei non dee ufarfi per ella nel cafo 
retto del minor numero • e. 35. 
Quando precede al relativo vai co- 
lei . e. 16. Si ufa d'altro > che di 
perfona. ivi . he ferve nei pro- 
nome ella di dativo (ingoiare, e 
di accufativo plurale, ivi. 

Leggere verbo, fua con jugazione .e. 
78. Leggbiamo per leggiamo fi 
trova, e. 79. 

Leggiero ha tre fingulari. e. 21. 

Legno quanti plurali abbia , e di 
qual ufo. e. 22. • 

Lenzuolo ha due plurali, ivi . 

Lepre è di genere promifeup .. e. 1 5. 

Lettere vocali , e co tuonati ti • e. 2. 
Mute , e femivocali . ivi . Li- 
quide, ivi . Di qual genere fie- 
no i nomi delle lettere deli' Al- 
fabeto . e. 3. Se. debbano intro- 
durli lettere nuove . ivi. Lettere 
.maggiori, e minori, e loro regole. 
e. 2SS- * 

Letto ha due plurali • e. 22. 

Levare fi ufa per importare . e. 142. 

Levare dal fagro fonte vai tenere a 
battemmo . e. 119. 

Levarfi diritto come fi ufi . e. 143. 

Levarft in fuperbla come fi ufi . e. 
138. 

Li pronome fa le veci dei dativa . 
ftngolare, e dell' accufativo plu- 
rale del pronome egli . e. 34. 

Licere^ o lecere verbi difettivi, hanno 
una fola voce per ciafeuno. e. 88. 
Lo 



Lo pronome relativo fi» le veci di 
lui accufativo Angolare, e. 34. 

Lode ha due (iugulari, e due plu- 
rali, e. ai. 

Xonttnanza nelle dittante come fi 
efprima. e 153. 

Lontano prepofiziooe , fuja conduzio- 
ne, e. 191* 

Loro non dee u far fi in cafo retto * 

Loro quando precede al relativo vai 

colore , e. 35. 
Luccio è di genere promjfcuo . e. 

Lui quando precede al relativo vai 
colui . e 35. Se poffa dirli in ve- 
ce d'egli nel retto, e. 33. 

Luna ha plurale, e. 15. \ 

Lungo prepofiziooe « Tua corruzio- 
ne . e. 191* 

Lungi prepofizioue , f uà corruzio- 
ne, ivi. 



M 



JVX lettera qual confonante fia, 
e. 14». 

Ma congiunzione avverfativa, fua 
corruzione . e. 222. ! 

Macina ha due Angolari , e due ' 
plurali . e. 11. 

JV1* che ì- va! chs giova ? e. 221. I 

Madie, ynadiò % ma diesi fi trovano • I 
pTetfb i buoni Ancicht, e inadesì 
prelfo i ^fodefni . e. 96. ' 

JUai ripieno come* s* ufi . e. 96. 
Come s 1 unifea all'alare parti. ' 
ivi . I 

Jdai avverbio vale in alcun tem- 
po . e. 210 Per farlo negare gli 
p'ftggiugne la negativa, ivi . Si ; 
trovano efenipj , dove nega fen- ' 
aia la negativa . ivi . Quando 
il mai precede \& negativa , amen- 
due precedono al verbo , ma 
quando la negativa precede 'al 
imi, fi può anteporre, e pofpor- 
te al verbo , benché più fpef- I 
fo fi trovi pofpofto. ivi. Mai ! 
lì trova ufato per qual fi voglia 
altra volta . ivi . Unito al fera- I 
Pr* gii acerete for*a , J«l 

Mal* , oltre a mahmtni * „*:* art- 

* 




tfc 

calo riceve farm* t anche in fe> 
condo cafo. t. \\%. . 

Morir di fuo male vale naturai- 

.minti, e. ii5* 

Marita col genitivo di cofa, vale 
Mvn paffiono* Infogno, o defidaria 
d'alcuna taf a. ivi. Col geniti- 
vo di perioda v*\t tjjtr* innamo- 
rato, ivi* 

Moftrarofi aia per apparita • e. 
141* 

Moto a luogo quali cri abbia, e* 
150. 

Moto in fino a luogo qnali cafi ri* 
ceva. e. 15». 

Moto da luogo quali cafi abbia • 
e. 149. 

Moto per luogo quali cafi riceva. 
»vi. . ' 

Moto verfo luogo, e Cuoi cafi. e 
15-* 

Muover* fi ufa per andari, e. iti. 
e 131. 

Mulatti ir t Ita tre angolari • e. li. 

Mulino ha due plurali . e. il* 

Muro ha due plurali . ivi . 

Mute lettere quali fieno, ci. Co- 
me fi pronunzi ino i loro nomi • 
ivi. 

Mutare fi ufa attivo per toglier i>ta 
alcun» cofa da un luogo . e. 
119. E neutro paffivo in fignifica- 
to di partir ft. e. 146. 



XN qua! confoname fia . e 14*. 

Nafctre neutro fi trova col da , ma 
fi ufa anche col di. o 131. 

Ave accompagnaverbo come fi ufi . 
e leo. 

He particella pronominale , fuo 

• ufo . e id. Quando riceva 1 o no 
articolo , Or altro appoggio . e. 
39. 

Ni e negativa, ma 6 ufa talor 
difgtuntiva. e. ai 3. 

Ne /e, m la % ne li y ne le* fé 
debba dirffin verfo. e 183. 

Nelli come fi tronchi . e 133. 

Nktne* nonno 9 neffunoy nijfuno pio- 
nomi negativi generali , t loro 
ufo • e. 51. Hanno talvolta la ne- 

^ gativa , talvolta no . e %%. In 
quali cafi affermino, ivi . Ntjfima 



fi èrova nfato nel ttUgglof 1 

TO. ivi . 

Niente negativa generale , fùo ufo> 
e 51. Niente dicevano gli Àntt* 
chi • e. SS- Quando abbia fenfo 
affermativo, ivi v 

Noy non avverbi di negazione , loro 
ufo * e. aio. Talvolta ha la cor- 
rifpondcnza del sì efpreffa , o 
fdttintefa . ivi • Quando la ne- 
gazione fi ha a porre due volle 
in uh medefimo ragionare , femV 
pre una di effe è no 9 6 fi ante* 
ponga, o fi pof ponga, cui. Are 
quando è cafo di verbo , riceve 
il fegnacafo, e l* articolo, ivi* 
Non fé ha a negare ptò cofe po- 
lle innanzi al verbo, fi aggiùgne 
a crafeuna di effe * ma non già 
al verbo : ma fé il verbo prece- 
de , ad efto fi aggiùgne la nega* 
f!iva : fi aggiunga poi , o rio, àU 
Je cofe negate ; benché fogliali 
aegiugnere ad effa ancora . ivi • 
Non pollo interrogativamente » 
non niega , ma vi Ha come fé 
non vi forte • ivi • Non ripieno 
come fi ufi . e. 98. 

Nome che cofa fia. ed. Di mtaan 
te forte . e. 7. Saa coilruzione 1 • 
e. id& .Nome fuftantivo che co- 
fa fia. e. 7. t>\ quante forte* 
ivi. Que'dì lode, e di biafimo 
Che cofa ricevano • e. 17$. No- 
me addìettivo che cofa fia . 
ivi . Di quante forte • ivi • 
Quando riceva genitivo dipen* 
dente . e. 170. Nomi alterati 
di quante forte ne fieno • C 

Nomi partitivi che cofa fieno, e. 
11. Loro coft razione . ivi. Nomi 
numerari che cofa fieno • ivf • 
Altri fono cardinali ; altri or- 
dinativi ; altri diftributivi. ivi, 
e feg. Quando abbiano, o rro, 
amendue i numeri . e. 14.' e 
feg. Varietà, o fieno pa moni del 
nome e. il. Generi de* noM 
quantj , e anali fieno • ivi • 
Quali nomi fieno di genere co- 
mune . ivi . Quali di genere prò-' 
rnifeno . e. 14. Numeri de' no* 
Uri nomi . e. 15. Cafi de' noflii 
nomi • ivi . Deciinaziooe de' Ho- 
mi che cofa fia • e. io. Quan- 
te , e quali fieno le declinazioni. 
ivi 9 1 fegu. Opali indeclinabili. 
#>*«• 



tìò. Quali eterocliti, ivi. Qu4- 

. li difettivi, e. 14- 

Nomi addiettivi lord corruzióne • 
e.- *?£. Nomi fufMrlatrvi loco 
conduzione . 1. 177» Nomiiuper-» 
fativi loro cofiriizìone 4 o ivg. 

Non ripieno come è ufi* t. 9& 

iVrt # Jf et* 4 £><* vile lo fte&o che 

rf* . C Li* à . 

Non pertanto vai donatine** . * *©4- 
Non fittamente * avverbio relativo 

di ma . e. 21©*. 
/Sfatti* ha il folo plurale, e 24* 
Ne/te fé fi dica . e. 18$. t 
No/ha pronome 4 fue deci i bastone; 
e. aj(. Quando riceva , o no l'ar- 
ticolo, o altro appoggio» ivi, e 

fluita negativa generale, fuo ufo ; 

e. $2. Quando abbia fenfo affer- 

marivo * Ci 5$. 
Sulla più avverbio %é fuo ufo* e. 

104. 
Afe//* pronome , é tuo 0/0 . e. gì. 



.8. 

to da. luogo . e, jjr$. Moftra an- 
che materia 4 origiÉ* * cagione , e 
limili, e. in. Qaitìdo srufi per 
. quale relativo, e. [4*. 

Ora ripieno cónte s*nfi * e. 97- • 
fegu. Vale talvolta 'adunque . e. 
. aa4- / 

Orazione che cofa fia . e. 6. Parti 
della tofeana orazione . ivi . 

Ordinare vai feftar d* accordo, e. 

.118. . 

órdine e per dtfpoiizioné 4 e per 
Religione 1 e di genere comune, 
e. 13. 

Q/ìar* come fi ufi in tofeano # e. 

. 124. 

0/7* ha tre plurali * e ai. 

(&te per efercuoh di genere comu- 
ne . e. 13. ' 

Ove, ovunque avverbi , che fervono 
allo fiato iti luogo . e 148. Va- 
gliono anche quando » e a rincon- 
tro* e. Ili* 







o 



qoal ietterà vocale fia . e. 139. 

congiunzione difgluntiva , fuo 

ufo . e. 113. Ovvero vaie lo fletto « 

ivi . . 

0, o£ 9 0« interiezioni lord ufo. 6 

117. 
Ogni pronome * fua declinazione, 
e. 49. Se pofla adatiarfi ai plurale * 
ivi . Ogne differo gli Antichi per 
C£«t. ivi. Suòle feri verri intero. 
e. 50. Se ógni ammetta tronca- 
mento, e. 250. 
Ugni cofà r fuo /lenificato, e. 50V 
Ogni dovei fud lignificato, ivi. 
Ognidì per ogn/ <tf dicevano gli 

Antichi .ivi* 
Ogni qualunque come fi ufi. ivi* 
Qgniffanti quanti figntneatt abbia « 

e. 49. 
Ognuno , che cofa tigniti chi . ivi . 
0//r* verbo difettivo » fue voci . e* 

88. 
Obiré prepostone, ftìoi cefi . e. 191. 
Suoi fieuincati . ivi . O/tra per 
oltre più del verfo , che delia pro- 
fa. e. 193. 
Onde congiunzione illativa , fuoi 
cafì. e. 114. Come ferva al mp- 
Corticetli Reg. 



Jt 9,uaì confonante ria. e* 241* 
Pagare fi ufa per gaftigàre . e* 

114. 
Pantera è di gènere promifeuo . e* 

Parecchi , e parecchie hanno il fo- 
lo plurale, e. 24. 

Ferente*] cofa fia. e. 235. È'fem* 
minino . e. 14. . i 

Parere anomalo * fua conjugazione. 
e. 76. Parerò , parerai , e firn ili 
fono riputati errori, ivi. Parfo 
per pavuto fi trova, ivi . Par fi , 
*W/f 9 parferò non fono buone 
voci . ivi . Parere u ufa affbluto 

?ér apparire * manifeftarfi . e. 120, 
arere Copra la voce rnedemo di 
Jacopo Pergami ni da Fononi bro- 
ne . e. 40. 
Parimente congiunzion; copulativa} 

fuo ufo. e. 223. 
Parlatore fi trova detto di femmi* 

na . e. ij. 

Parola che cofa (U* e. 5. Parole al* 

tre femplici > al (re compofte . e. 

. 6. Loro ortografia, e. 239. e fegu. 

Parte avverbio , che gli Antichi 

ufavano per intanto , in quel 

mentre n e. 211. 

S 5 Par- 



Particelle tofctfift quali fieno e. 13$. 
Participi loro 'tintura , e formazio- 
ne, e" 6.'*' $9. e fegu. Participi 
. d' tjfere ,*H' avere in che fieno 

* differenti .".li. fy Coftruzione del" 
participio, e. 165. 

Partire neutro , fé regge perfona 

' ha il di y fé non ha il di . e. 119/ 

Si ufa attivo per allontanare • 

* ivi . 

Partitivi loro coftruzione. e. 178. 

Pajfar di vita vai morire . e 

114. Vaffasfl d* un fallo vile non 

punirlo . e J3T« 
Penato fi ufa figuratamente per 

ifeonveni enz.1 • e. 233. Ha due 

plurali . e. 2». 
Peggiorativi tòfeanr quali . e. 9. 

Accennano grandezza, ivi . 
Pelli come fi tronchi . e. 153. 
Pcn.yre fi ufa per indugiare, e. 

Pendere fi ufa per inclinar* . e 

129. 
Penfiero ha due fingolari . e. 21. 
Per prepofizione , fua coftruzione. 

e. 184. 
Per entro , detto per proprietà di 

ltupua 5 vale entro* e. 186. 
Perchè, congiunzione , quali ufi ab*. 

b ; a . e. 211. 
Periodo è mafcolino. e. 14» 
Pertanto congiunzione , fuo ufo» 

e 224- 
TV tempo , £** tempijftmo vale J 

£u0aj buontffinC ara . e. 216. 
At /wfro vale #» 02»' luogo . e. 

204. x 
Per tutto eli avverbio vale contùt- 

tociò . ivi . 
P?z.ZA in quante maniere fi ufi fi- 

gnificando tempo, e. 234. 
Pezzo fi ufa per quantità di tem- 
po, ivi. 
piccarli , e fuoi fignificati. e 235. 
Pfù avverbio) e fua corruzione, e. 

205. 
Più tqftO) più prefto congiunzioni 

elettive . e. 223. 
pieonafmo figura come fi ufi. e. 

226. Di quante forte, e. 229. 
Pqì avverbio dì tempo vaie dopo t 

ed e contrario di prima . e 212. 
Poiché avverbio vale da poi che . 

ivi. Per proprietà di lingua s' 

ufa poi per poiché . ivi . 
pontare vale Jpigmr con /et?;», e. 

1»* 



Porre anomalo \ fui coniugazione . 
e 82. Si ufa per deliberare, 'e. 

I2J. 

Porre cagione vale aecufare . e* 
«5- 

Porre pena vale impiegar cura . e. 
t|8. 

Porfi in' cuora vale rifolvcrfi, far. 
deliberazione, e, 13S. 

Portare fi ufa figuratamente per efi- 
gero . e. 233. Portare in pace vai . 
sopportare . ivi . 

Pofcia avverbio vale fo ftelTo , che 
poi . e. 212. PofeÌAthèt aj/ verbi.» 
vai poiché . ivi. Si trova fpezzato % 
e tramezzato da altre vinci;, ivi. 

Potere anomalo, fua conjugazione • 
e. 77. Puote per può non vuole 
«far fi . ivi . Poterò , poterei , e fi- 
ntili, fono voci viliefebe » ivi. 
p00*0 per poffono è poetico • ma 
fi trova ufato in profa. ivi . Po- 
ria per potrei , e potrebbe fi trova , 
ne* Poeti . ivi . Poterò per poterà* 
no. ivi. P offendo per potendo : ^>A 
/«fa per potuto ; potavate per £o- 
tevate fi trovano pretto gli Anti- 
chi , ma oggi non fono in ufo. 
e. 78. Come pof*r* fi coftmtfca . 
e. 117. 

Prendere fi ufa per /«re innamorare* 
e 118 E per cominciare. €.125. 

Prenderfi dell 1 amor di alcuno vale 
innamorar fene . e. 136. 

Prepofizione che cofa fia . e. 6. Di 
quante forte, e. 9j. Varj figni- 
ficati di effe, ivi* Come differì- 
fca dal fegnacafo- e. 93. Sua co- 
struzione, e. 179. 

Preffo prepofizione, fuoi cafi. e. 
189. Suoi fignificati . e. 190. 

Preteriti quando fi formino da af- 
fare , quando da avere • e. 68. Co- 
me fi formino quelli della fecon-* 
da coniugazione . e. 75. E come 
quelli della terza, e» 79. 

Prta , e pria che fono il più voci 
poetiche . e. 113. Prima , e pria » 
congiunzioni fi ufano per più 
tofto. e. 124. \ 

Prima avverbio vale talora piut- 
tofto . e. 213. Prima che va-. 
le talvolta avantichè . iv\ . Pr#- 
ma con la negativa vale in~ 
finattantocbè , 0- fubitocbè . 
ivi . 

Prima prepofizione , fua corruzio- 
ne, e. 194, 

Pro. 



Progenie , e prole noti hanno plu- 
rale . e. 25. 

Pronome che cofa fia . e. 6*. Di 
quante Torre, e. 15. fino a e. 3 d. 
Sua corruzione, e. 170. 

Prosciogliere vale ajfolvere . e. 
119. 

Profperare vàie aver prof perita . e. 
in. 

Punti, e loro regole, e. 155. 

Punto avverbio lignifica »#>»/* , o 
qualche poco .' e. 105; 

P*re avverbio vale «/metto , m- 
tamente , finalmente* o Solamen- 
te- e. 214. P«r* ripieno come s* 
un . e. 95. ' 

Par **«a interiezione , e fuo ufo. 

e. 218. 
Purché cdngiunzione val/e , e fuo 

ufo. ^219. l n vece di purché 

'li dice per tal convertente . ivi. 

Putire come fi ufi per dispiacere . 

C.J25. 



K£ è mezza lettera , e perchè . e. a. 

Bua come fi adoperi nello flato in 
luogo, e. 14* Come, fi ufi a li- 
gnificar quefto Mondo . e. 147. 

S&adrello ha due plurali*, e. lì. 

V£uadmtonghi fé abbia la Lineua 
tofeana . e. 5. e 144. S 

gualche pronome, fua deci inazu* 
™* ;• 54. Serve invariato ad 
? mend " e « generi , e i numeri . 
™ L Q"*J™»o, e fuo ufo nel 
numero del meno . e. 55. Qual- 
cheduno puòdirfi. ivi. K 

Sluale relativo pronome , fua de- 
clinazione, e. 41. Se trovili ufa- 
«Ji articoU > *Ua maniera 

. moderna. c. 4 <5. Ufato fenz' arti- 
ci? r Pi onome di qualità . ivi . 
ÌÌIJ U a A ^° fenfo fi trova con 
leggiadra fenza^corrrfpondenza . 
ivi . Quale dubitativo, o ào- 
mandanvo non riceve articolo, 
iv . Duah come fi tronchi : e. 2*?. 

^! fi £ir*fo'f*pofo£?& 

Qualunque pronome, r „ È j ec H na . 
z»one, e fuo ufo. )J?* declina 



18? 

■o j» qualunque tempo* ivi . Si 
ufa in fenfo di /• , o di pfrttf, 
e come . e. 219. 

Quanto pronome f uo ufo. e. 56*. 
Prepofizione, fua corruzióne, e. 
197. Avverbio, fuo ufo . e. 102. 
Avverbio di quantità , fuo ufo . 
e. 214. Ha la corrifpondenza di 
tanto efpreffa , o fottointefa. ivi . 
Trattandoli di tempo fi ufa per 
finché . ivi . 

Quantunque congi unzione , fua co- 
rruzione, e. 219. 

Quafii quaflchè , avverbi , loro 
ufo. e* 20;. 

Quegli pronome > e fua declinazio- 
ne . e. 37. In cafo retto fi dice 
follmente d'uomo o vero, a 
finto; ivi. Si trova negli obli- 
qui del minor numero riferita 
»d uomo . ivi . 

Quella pronome , e fua declinazio- 
ne, ivi. Si ufa in amendue ! 
numeri per colei , coloro y col re- 
lativo dopo . itfi . 

Quello pronome , e fuo lignifica- 
to, e. 38, 

Quercia è femminino . e 14* 

Quefta pronome , e Tua declinazio- 
ne, e. 31. Si ufa fuftantivo in 
amendue i numeri in fignificato 
di quefta donna . ivi . 

Quefti pronome vale queJP uomo , 
fua declinazione . e. 30. Se poft* 
nel cafo retto ufarfi quefto pec 
quefti . ivi . Trovali quefti nel 
cafo retto del minor numero non. 
riferito ad uomo . e. 31. Obliqui 
di quefti quali fieno . ivi. Si ufa 
talvolta quefto in obliquo in fen- 
fo di queJVuomo. ivi. 

Quefto pronome dimofirativo di 
cofa , e fuo ufo . e. 38. 

Qui come fi adoperi nello fiato iti 
luogo, e. 145. Come fi ufi a fi~ 
gnificar quefto Mondo . e. 147. 
Quivi come fi ufi nello flato in 
luogo, e. 148. 

Quindi consunzione, fuo ufi*, e. 
224* Come ferva al moto da 
luogo . e. 149. E come ai moto 
per luogo, e. 150. 




*♦ 



B. Qua! confònanèe ni. e. u3- 
comandare fi ufa per /egire; 

kaiioaCiar* A ufà per rappacifica- 
re . e 118. . , . 
£«/***« prepofiàtone ; t Cuoi cali ; 

Ifaitf avverbio vai prefìamente : e 

talvolta fi raddoppia . caos- , 

4e*4r< (1 uf* per Hfetire « e. 114. 

E per Muffe . e* 117. , 
Jfcw/i come fi ufi • e- «i- *W0 
uhm còrnei! uff ; e %\%* Recar- 
li feri*/* corte fi ufi • ivi • 
Jfrffte ha dqé GnapUrj * e 4pe 
. pluratf- t..lf,. .„ . „ , 
J^V/ri verbo direttivo » W voci • 

tywfere fa *W C u(a Pf f |»<r- 
«fonare , e. US- ... , 

Renderfi Monaco* o Frate fi dice 

. in vece f. di iàtjt. e. »33- 

&»i iti lignificato delle deretana 
parte del, corpo 4 ba il folo più- 

Ìfò che calo abbU ili to/cancf * 

e. I7j(. 
kiebiamàrfi vai <fo/*i#. e iji 
Ritenofeere unp cofd da uno vate 

conftjfare a? averta ricevuta per 

fra stazi** «• 119» 
Ricordar* li ufa per nominare * e. 

1X1. Si trova ufato imperfontl- 

menté* e. 143. ,„ , . . 

Ricoverare fi ufa per rifuggire, e. 

1*9. Ha fecfo neutro paflivo . e. 

13* 

ftfreflfcrj? vale pen\irft. e. 13*. 
Mere « ««e vale mofirarfegli iri~ 
gannevolmente amico . e. li*. 

Atfor/F vale acauiftarti farfi beli* 
éCf CÌ35W . , 

Jfàfofrf yal M/Int ^ c,^ 

Rilevare imperfonale vale impor- 
tar*. £141. Si Ci talvolta dell* 

^ <2H* r ta d efl' Iiripeffonali - e. 144. 

«*?»#*> vaje U ceCare che fa un* 
cofa . e. I3»« il ceffare che fa 
una perfona da! rare una cofa . 

Rimettere' neW arbitrio d'alcuno 1 
una cofa. frafe tofana, e. 117. 

Rimproceiaré vate kiafimar eoa 
4f eterno, e ili- 



Jet *f«£t*i/? / Animp rf* . 4fe«tf4 

£©/*, Vale diflorfene.* e. 336. 
Riparar fi che cofa fignirtehi . e 139. 
Ripieno che cofa , ila , e. 94. Di 

quante cUffi ne fieno, ivi. 
Ripigliare vai riprendere, e. ir£< 
Ripofarfi vai leifofe , coirle fpprs 

rimarìerfi . e. 131. e .140. 
Rlfciftbp vale fvegliàrfi . e. 131. 
Rtfewixft vale tranifextre in àltt9 

tempo. -e". 138. 
Rifteder berla vale ejfrf conventi*! 

te * e. 130. . 

/fr/ò ha due plurali, {.a*. 
Ri torntf fo^ra eafQ vale ridond/U 
, r* in <&ff»0 . e. Il 9» 
Ritrarr* «ale figgete i di/torre * 

c<«9. Ritrarfi come fi ufi per 

partir 4a un {uopo * 9 dUtoglier* 

li di una deliberazione» e 140. 

Ritrarre da una , verbi neutro « 
4 JfAl migliarlo . è. I «. • 
Rttrovarfi con uno vale </7*r re» 

lui. c.ij[9' 
Rompere affbluto » e rompere tri md» 

re vagliono far naufragio • -*+ 

i*o. 
Rpndina è di genere preniifcuo ^ 

e. 1$. , 
Rubare fi ufi attivo per {fpogUd* 

re. a in. 



ijl Qua! confonante (fa . e. itf, 
«Ttf^ ha due plurali . e. aa. w 
Xj//>< adontalo , e fua cohjuga- 

iione . e. 85. 
Salvo prep'ofiziòàtf 9 fua^ coflru^io^ 

ne . e 19^. 
Santa ragione ù ufa per molta * 

tf^n/e , Santa quando faccino 1' 
articolo • e. 164* Santo come fi 
troncbi« e. 15*. 

Sapere anomalo v f«< coni ^airó- 
ne. C7^ $i ufa per potere, e 
231. Attivo come fi ufi . e xij^ 
E anche paffivo . ivi . 

Sapere une vale fapere ebe fid di 
lui. cui. Sape?* a mente vaia 
aver nella memoria . ivi . Sapere* 
per lo fenno a mpnte vale aver* 
intera notiti** . ivi . 

Sapere grado vale profaffar obbli-> 
gaziorte. e. \i6* 

Savamo , favate ) in veced'***- 
«#• 



vMo\ tHtoati dicevano 1 buoni 
Antichi, ma ogfei *on fi ufo . 

Sbigottir* fi ufo per rtecverù ti- 
more . e in. 
Stampate fi ufi col da • e. 131. 
Scarafaggio* di genere promifeuo. 

Scegliere anomalo , fu» conjuga- 
zione. e. 81. 

Sceverare vai Separare * e. 119. # 

Sciogliere anomalo , e fui conju- 
Battone, e. 84. 

Scoiare ha due fingo! ari • e. 11. 

Stbntrèrfi per inconvrarfi ; e. 1 J8. 
Scontrarfi gli occhi con Uno va- 
le vederfi reciprocamente*. C.Ì30. 

Scoprire anomalo 1 , Aia cohjtigazio- 
rie.t. 85. 

Scorgere fi ufa per guidare . e. il*. 
Farp /Wwfcrre vale farfi belare • 
e. 133. 

Scure Ha due ungulati , e due plu- 
rali . e. ir. 

Sdrucire ufato per fendere % ofpac* 
còte . «e. 133. 

ifr pronome , fua declinazione, e. 
28. La particella fi ne h le ve- 
' ci * ivi . 

X» congiunzione 4 fua coflrnzione • 
I o. iiì. Si Ufa talora par benché . 

c^io. 

Seco che cofa lignifichi • e. i8d f 
Seco fleto , feto fiejja . ivi . jr#- 
€0 medefimo fi dice anche di fem- 
mina, ivi . Con feto , con fece 

Jfieffa • ivi . 

Secondo prepofizione , e fua condu- 
zione . e. 195. Talvolta fi ufa in 
1 fenfo di per quanto comporta Is 

I natura di checcheffia* togliendo* 

»t nome l'articolo, ivi. 
! Sedere anomalo , e fuaconjngazio- 

ne . e. 77. Trattandoli di Papi, 
e* df Vefcovi vai regnare . C. 1*0. 

Se Dio mi f alvi i « m'aiuti* fuo 

•fO. C.AJI. 

Segnacafo che cofafia , e. 1 J. Qttatt- 
c ti ne fieno, ivi, e fesa. Quan- 

do fi traUfci . +i 1 FgJb dif- 

Semivocali lettere gii*. - *. 

Sempre avverbio vJ/^J u-jfO •/•.£ 




Sì veramente congiunzione trf« 
con patto , con conditone , fa* 
coftruzione. e. H9- 

Soddisfar» fi ufi attivo . e* in. 

Soffrir V animo , o'I *fw vai? 
#«r *»/»>» „ e. 114. . 

Solamente % folo «v verbi limitati- 
Vi . e. a 16. Col cbfàofo vaglio- 
nò MiroW . ivi . 

fola ha plurale . e. 25. 

Solenne fi rifa per grande • e 23}. 

Solere verbo difettivo , (ut voci » 
c.88. 

Soltanto vale Solamente • e. 116. 

.Sopri prepostone quali cali rice- 
va • e. 187. Quanti lignificati aver 
pofla. ivi .Si ufi elegantemen- 
te per allato ,, tddojfo. c.jió. 

Sopra ciò accenna fopran tendenza 
A qualche uficio ; e perciò par- 
landoli in Tofcana d' un uficio, 
m volendoli efpriniere chi ne ha 
la cura, fi feri ve, è fi pronun* 
' ala il fopracciò . e. 188. 

Sopra parto lignifica., nel parto % o 

' poco dopo . e* 187* 

Sopra fa gitanti lignificati abbi», 
ivi . 

Sopraflare vele indugiare • ciaj» 

Spi/tenere fi ufa' per comportare , 
permetpere % ed arre/lare . e. 11 a* 
E per reggere , e refiftere . e. 115. 

.JVttfd prepofizione , fuoi cali . e* 
188. Si ufa in lignificato ài fon. 
ivi. 

SpaceJarfi viU fpcdirft. e. 140. 

Spegnere anomato » fua conjaga- 
aiotte . e. 83. 

Sperare fi ufa per afpettare • e. 11 j. 

Spezie è indeclinabile . e 10. Quan- 
do lignifica droghe ha il falò più- 
rale. c.24. 

Spofare une donna a moglie è 
maniera elegante 4*1 buon feco* 

r lq. c.117. 

J>*r* anomalo , ftta coniugazione • 
c.72. Si ufa per effer*. e. 1*3. £ 
per confifterjt. e. 130. JV«r **«« 
vai' convenire * meritare , o e^r 
£*» difpofto . e, lid. J*r*re z*#if* 
alcun* vaie dipèndete una cofa 

* 4f /itf . e. 129. 4V*r* con l* ef- 
preffione del prezzo vai lq/?*r* . 
'e. 130. J7*r eortefe vale/for con le 
fnani al petto . e. 231. Stare a 
**fa fi drce in tofeanò per quel, 
lo * che fi «lice fiar di e afa . e» 
14$. Starfi quailte fignlficazioai 



aver goffa, e. 13$., 

Stato jn luogo quali cafi riceva « 

. e 146*. 

Stoffe , ^<r/7* pronomi , e loro ufo . 
e, 41. Staffi fi trova nel cafo 
retto del minor numero . ivi . 

Stirpe non ha il numero del più . 

Ji< avverbio nello fiato in luogo . 
e. 148. 

Su prepofizione vai (opra , e fua 
corruzione • e. 199. Incontrando 
fi dice fur. ivi . In fu % infur^ 
dicono più volentieri , che fu % 
ejar. ivi» 

Suo pronome , e fua declinazione • 
e. 28. Sua per fuoi, e fueè idia- 
tifmo tofeano . ivi • Quando il 
pronome fuo riceva articolo, o 
altro appoggio, e quando no • 
ivi, e feg. Quello pronome ha 
propriamente relazione alla ter- 
za perfona Angolare di tutti i 
S eneri . e. 29. Che debba dirli 
eli ufo di riferirlo al numero 
del più , in vece di loro . ivi . 

Superficie è indeclinabile . e. 20. 

Superlativi tofeani che cofa fieno , 
e 10» Come fi formino . ivi » 
Ricevono talvolta determinazio- 
ne, o a ce refe i mento . ivi • Qua- 
li locuzioni fi riducano al fuper r 
lativo . e. it. Superlativi come 
fi coftruifeano . e. 178. 

Supplire fi trova ukto attivo . e* 
Hi. 



JL Qual confonante fia . e. *43» 
Tale pronome , fua declinazione • 
e. 44. £' correlativo di quale % 
o di che • ivi • Si ufa però, anco- 
ra fenza la corrifpoodenza • £« 
(Sa. Gli fi aggiugne altra limile 
efprtftion* per energia . ivi . Neit- 
tra|«iente pollo lignifica fiato , o 
termine, ivi • Neil' ufo' riceve 
l'articolo , e 'l pronome.* ivi • 
Si ufa per alcuno . e. $4, 
tale fi ufa talora p*r talmente. 

•c.so6. 
Ttf neq pronome , fuo ufo . e. j$- 
Tanto avverbio di quantità * iti o 
ufo,, e. 216". Accenna lunghezza 
d« , tsrapo, , ivi . Ha la.cflrrMpQii- 
- ' denta dì ohe* e di quatto .ivi . 
te- 



Tema per argomento è di genere i 

comune . e 13. | 

Temere verbo, fua conjugazione . 

e. 74. ' 

Tempo che cafo riceva, e i<?4» ^ ' 

Tempora che cofa oggi lignifichi • T 

* * 2 j- 2! ' 

5T* pronunziata con f * larga , fi T 
ufa per */>«/ imperati vo ; ivi. 

Tenere anomalo , fua coniugazio- 
ne . e. 77. S* ufa pe)r pigliare , e. 
. i^ni.^E per giudicare . e. 116". $ Ti 1 

per 01/ir qualità . e. 113. £ ai;- s 

r/re. e 130. Ti 1 

Tenerfi in quanti modi lì ufi . e. Ti ' 

133. i 

Tener tredentfl vale tener Segreto . T < 

e. 115. 

Teoer favella vale noti parlare a > 

t iM0 per if degno . ivi . Ti i 

Tenere ufeio , o par** fi ufa per 

vietarne l* ingrejfo . e* 1x4. e Ti 1 

2V2£ avverbio vale /fi 42^0 £«»-. Ti I 

w, o peto avanti . e 206. T( 

Ti particella prenominale , e fuo 
ufo . e. 27. Quando fi dica te . 
ivi . Accompagna verbo » e fuo 
. ufo . e. IOO. Tt ! 

Tirare fi ufa per aver la mira . < I 

e. 129. ; 

TTmefi figura come fi faccia . e. 234. < t 

Toccare imperfonale vale appar- i 
tenere, e. 143. Attivamente fi ufa 
. per commuovere . e. 113. Ti 

Togliere anomalo, fua conjugazio- < > 

ne . e. 82. S-ìo ufo in fenfo di | ] 

prendere, e. m. In fenfo di tor- 
re via . ivi . i 

Tù §l ier j di vita ' *' " rra 1 àel ' 

Mondo vale ammalare, e. 11 9. 
y<»r^a è di genere promifeuo .e 

... I4 

Tornare fi ufa per riporre. c . 118. 
E per e^er <*; nuovo ciò , f *e ./* 
fu innanzi* e. 123. E per r#«- 
/r/re. e. 12*. E per ridondare. ■ 

ùltell™. rà — **•&"* Tl 
Twjr #/ r*p* ' o /* ,^ tf un0 

vale tnfafttdtrlo . c.j/- ' * 
Ter v/a come $* ufi in * ' ' _ T 

ToJTe ha due Angolari. . . , Lp 

— raii » e. 11, * A.t* PW \ 

Tojlo avverbio vi\fuh "0* r '• p fl 

e. 188. £ w*lilt8Qjff* * C ?iz * v a 




i8* 

pjriarè neutra Vili tfif differon* 
te. enti 

Ubbidire fi ufi attivò, e neutri • 
e. no*. 

i%r* anomalo, fna coniugazione. 
e %6. 

Vecchia aggiùnto a *4«r4 Val gran- 
de, e. Ì33; 

ftrtfer* «nomato * fot conragazio* 
ne . e. 7$. Federò , vederei , e fi- 
miti non debbono ufarfi • ivi • 
Veggi P* r **ggbi fi trova tifato 
dal Boccaccio, ivi. 

Venite anomalo * tua coniugazio- 
ne . e. 8d. Si ufa jpn divenire . 
e. ti}* £ per incorrere • e. u4« 
£ fi ufa neutro per nfeire odo* 
re. e. i]i« £ imperfonalc per 
riUfeire . e 144. 

Pirn/re « capo vai conCbiìtdcte . & 
119. 

Pisa/re * £twfo vai piacere. dio*. 

Penare #7 a(rA* vai prefontarfi P 
opportunità, e 144* 

PVfi/rt m tenne per ejferè opportu- 
no . e. li*. 

Venir meno per mancare fi ufa in 
pio frafi . ivi . 

Ver in vece di verfb , dicono in 
verfo i Poeti . e. 151. 

Verfo chtcofafia. ti 6. Verbo per* 
fonale , e imperfonale che cpfa 
fieno * e. $7. Del verbo tranfiti- 
vo , e infrantiti vo . e. 58. Del ver- 
bo foftantivo effere . ivi. Quan- 
ti ordini di verbi abbia la no- 
ftra Lingua, ivi. Variazioni del 
verbo* ivi. 

Verbi attivi loro coftruzione. e* 
no. Verbi affolliti ^uali fieno. 
e. 120. Verbi neutri loro coftru- 
tione • e. lai* Verbi neutri paf- 
iìvi loro coftrutione * e. ila. Ver- 
bi imperfonali loro coftruzione • 
e 141. Verbi locali loro coftru- 
aione . e. itf. 

Verfo prepofizione , e fuoi Bgni&- 
cati • e. aio. 

Veruno pronome vai per fé fieno 
ninno, e. si. Quando affermi, ivi. 

Vorticare vai divenir verde . e. 1*1. 

Vtfte ha due angolari % e due plu- 
rali, e 11. 

Veftigio ha tre plurali . e. li. 

Veflimento ha due plurali . ivi . 

Vejìirfi come ù coftruifea . e. 137. 

Vaneggiativi totani calali fieno » 
<*9* 



Pi particella trononìi nate , tao ufo. 
e. if. Quando fi dica ve . ivi . Vi 
accompagnaverbo , e fuo ufo • 
e. loo. Come ferva al moto per 
luogo • e 150* E come al moto 
a luogo . e. 151. 

Via tirreno come $' ufi. e 97. Via 
che fenfo abbia ne' moti a luo- 
go, e. i$i. 

Via , vie fi ufano per ritolta . e. 
al?. E anche per orsù , o fiibi* 
to. ivi i 

Vicinanza nelle dinante come a* 
efprima . e. 15). 

Vicino prepofiaione , fuoi cefi , i 
lignificazioni > e. 191. 

Vipera è di genere promifeuo. e* 
15. 

Virgole , e loro regole . e. ijo". 

Uno , dna fuftantivì hanno plura? 
le . e. 14. Quando fono tifi 
mancano del maggior numero - 
ivi • Io tal cafo come fi accordi- 
no col fuftantivo . ivi . 

Uno , tuia pronomi loro declina-» 
«ione. e. 53. Non hanno il man* 

5tor numero , fé non fé ouan-* 
o fodo correlativi ad altro, o 
54. Nelle diftribuaioni fi ufano 
per e taf curio . ivi . Uno talora 
vaie lofieffo. ivi. 
Uno ripieno come fi un . e 07. 
Uno , ina accorrtpagaenomi come 
a* uflno . e 98. Talvolta ft f aggiu- 

Sne loro certo, e. 9$. Talora A 
ice queJVuno^ due/Funa. ivi. 
Un tempo vale per aualcbe tem~ 

Vocali quante fieno • e 1» Loro 
valore, e pronunzia, e. 139. 

Voterò anomalo, e fuaconjugazto- 
ne 4 e. 7È.Volfi x volfe per volti • 
e volle , e voi/ero* per vollero w 
trovano predò gli Antichi , ma 
non vogliono ufarfi * ivi . 

Voler bene , meglio vale' amare • 
117. Si ufa con idiotifmo del 
Boccaccio per efprimer fciupfo - 
ivi . Volere fi ufa in fenfo d'*/- 
J or per effere. cijj. 

Volerfi come fi ufi per convenne 
€.145. 

Volgere anomalo , fua coniugazio- 
ne. c8a. Si ufa talvolta per 
correr di tempo . e. lai. 

Volpe è di genere promifeuo. e 

Vojcn ftoa fi direbbe oggi , fé non 
nel 



Iid vtrfo«c.m< * . ; , 
Voflro pronome , e ftft declinazio- 
ne . e a& e *o. Quando riceva 
articolo , o altro appoggiò , • 
quando no • ivi . 
Vfar§ attivo vai fnqu§*t*n . e. 
iti. Neutro fi adopera per baxr 
" zicar'e . e. ili. E per cofiumare . 
c.U4* E pe' irffWftlfl* • c.!4*» 
; E per eonvtrfar* . e. 130* 
£//Wre anomalo 9 fua coa}ugaara- 
ne . e 80*. Si «fa col <# . rvi , e 

. T|0. 

F** dicono t Fotti pte wf • e. 

i >7» 



*** 



j&. Come fi fupplifta in tofeano; 

ci. 
Se poffa talvolta ufajrfi. e. * 



¥ Come fi efetfmt in tpfcatio . 



& Lettera quinti fllOtti ftbbfe ; 
e. 143. 



I L F IN r„ 



NOI 



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NOI RIFORMATORI 

; t)clio Studio di Padova. 

Concediamo licenza a Gtufeppe RetoondiniStàmpztót 
di Venezia di poter riftampare il Librò intitola- 
to i Redole ed Qfferùa%ióni della Lingua Tofcana & 
Salvatore Corttàelti ec* rifldmpa i offertandò gli òfdirri 
foliti in materia di Stampe « e prefentando le copie 
alte Pubbliche Librerie dì Venezia % e di Padova * 

Dar. Ù l. Maggio tityé 

( Andrea Querini Rif* 

( 

( Zaccaria Vallatelo Ètl{* 

Regimato in libto a Carte iti. ai Num* 1054, 
Giufeppé (atadeni&fi Segrs