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L s«- as"ar. S".io
HARVARD COLLEGE
LIBRARY
MAKY P. C NASH
IN MEMORY OP HSU HUSBAND
BENNETT HUBBARD NASH
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RELAZIONE ACCADEMIGA
PER GLI A NNI I. E II.
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DEGLI ZELANTI
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SAC. Axraoiraio cau' sabbo
TlVOCUi. DSL OIOaVAJUB UnnTBBLABXO
Via Macstra dcU' Albergaria N. a4o.
1836
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HARVARD COILEGE UBMRV
FUND
SIGMOR PRESIDENTE
Indocti (Hscanty el ametit meminisse periu\
INTRODUZIONE
ScRiVER dovendo,da vostra disposizione stret-
to*, la prima accademica, relazione dei lavo-
11 nel primo biennio dalla ripristinazione da
voi, illustri accademici, eseguiti , fermai nel
mio pensiero il dover disporii con ordine ,
strettamente esporli, ed al vostro come im-
parziale cosi illuminato giudizlo sommettere
le mie fetiche. Qual ordine frattanto seguire
nel mio lavoro? Quali classificazioni all' uopo
abbracciare? Piu diilicoka qui mi corsero, poi-
cbe ogni sistema di classificazione ha i suoi
pregi sotto un riguardo, incomodo ritorna sotto
di un altro. II gran Bacone il suo propose ,
seguito dagli enciclopedisti , tutte le umane
dottrine in tre classi dividendo , prese dalle
tre facolta della nostra mente ^ in istoria cioe
che alia memoria si appartiene, in poesia che
h parto dell'immaginazione, ed in filosofia che
k«
IV
e opera della ragionej e dietro lui il d* Alem-
bert in tre classi i letterati divide , in eniditi
cioe, in filosofi, e in begli spiriti. Ma qui ri-
flette Fabate Andres, che comunque giustissima
sia la divisione delle scienze in riguardo alle
. facolta della nostra mente, non molto comoda
ritorna nel traltare od esporre di quelle i pro-
gressi. La grammatica per esempio appartiensi
alia filosofia^ ina sara piu conveniente uoirla
air eloquenza ed alia poesia: la storia uaturale
e recdesiastica si appartengono ambe alia sto-
ria^ ma non potra al certo separarsi la seconda
dalla teologia.
Grisliano Wolff da anch' egli la sua classi-
ficazione, degna piii di plauso al certo di quella
del gran Bacoue. Considerando egli, che non
mai disgiunte operano le facolta della nostra
mente nell' apprendimento delle verita, ben-
che una all'altra predomini^ c considerando,
che non minore immaginazione nelle sue opere
bisognava in Archimede, che in Omero, parti
tutte le scienze, non dalle umane facolta che
operano, ma dagli oggetti cui tendono : Die,
anima, materia, sono i tre grandi obbietti di
tutte le umane conoscenze , ed in tre classi
tutte le scienze egli divide.
Ad altri piacque dividerle in necessarie ,
utili, piacevoli, e frivole j e questa divisione
benche ad obbiezioni soggetta^ non manca pe-
ro dei suoi pregi.
In tante classificazioni , e tante che si tra-
lascianoy e suUe quali il discutere fra i pen-
samenti di tanti soaimi, non sarebbe che por-
tare, come suol dirsi , delle legna al bosco,
quale seguiremo noi? II Gesarotti nelle sue re-
lazioni accademiche , quella stimo buona di
filosofia sperimenlale, di matematica , di filo-
sofia razionale, di belle lettere. Ma io non be-
ne comprendo come possansi con lui includere
nella dasse della filosofia sperimentale tutti
gli oggetti di medicina, di chirurgia, di geo-
logia, ne' quali non resperimento, ma il feno-
meno viene in analisi : non ben comprendo
come i fenomeni di meteorologia , la descri-
zione cio^, e la fisica spiegazione di una sic-
cita, la descrizione delUaurora boreale possansi
da lui comprendere nella classe delle mate-
matiche : non ben comprendo in fine, come
la confutazione del sistema allegorico mitolo-:
gico di Gebelin possa includersi nella classe
delle belle lettere, mentre piu tosto dovrebbe
esser coUocata in quella della filosofia razio-
nale. Io non nego che sotto alcuni punti di
vista le classificazioni del Gesarotti ed il luogo
delle particolari sue discussioni potranno ben
sostenersi^ ma per nou esserlo nella piu parte
almeno, imperfette dovran dirsi , e non imi-
tabili nel mio proposto.
In nlezzo a tutte queste difficolta io ho ere-
duto seguire la divislone ammessa dalF abate
Andres, cioe in belle lettere, e scienze^ par-:
tendo poi quesle in naturali ed ecclesiastiche.
^uesta divisionc, opportunissima al nostro as-
uuto, incoutrera mi confido, la vostra appro-
azione , illuslri socii , poiche la nostra ac-
aderaia con saggio divisamento cosi trovasi
lai-tita; solo aggiunger dovendo alia classe delle
telle lettere quella delle belle arti. Su questw
llano dunque, io rassegno sotto la prima classe
[uanto e stato da vol ragioaato latorno a lin-
;ue, storia, poesia, e pittura : suUa seconda
[nanto si k detto intorno a botanica, agricol-
ura , geologia, mineralogia , chimica, medi-
:ina curativa ed operatoria, filosofia razionale,
ilosofia morale, economia politica, giurispru-
[enza.
Net rapportare i vostii lavori io mi limitero
i risultamenti ultimi ^ poich^ e i discorsi in-
ieri ed i sunti sono stati a voi rassegndti; ed
sund medesimi ed alcuni dei discorsi sono
tati fatti di pubblica ragione nei giornali. Pro-
:urer6 bensi nella mia brevita di dare esatta
dea del lavoro di ciascun accademico, qual-
:he pezzo per intiero riportandone , ove il
>isogno Io esiga^ ed eccomi all' impresaj dando
ominciameoto da cpiel che tocca le belle let-
ere, e le belle arti, come quelle che prime
orgono colle nazioni quaodo vengono in fio-
e; e tratter6 poscia delle scienze.
Priaperodi entrarealla proposta discussion©
roverete couveniente, che alciin cenno io qui
lessi deU'inaugurazione dell' Accademia nel dV
)rimo gennaro i833 , e dei discorsi allora
ironunziati.
VII
Ragiooarono allora dalla tribuna i socii
attivi fondatori Lionardo cav. Vigo segre-
tario generate allora deU' aGcademia y e Lo-
renzo Maddem. Segno il Vigo il suo discorso
d'inaugurazione con un passo di Voltaire suUa
utilita grandissima , sui vantaggi segnalati che
le accademie hanno recato nelte province ^ e
come ban fatto nascere Temulazione , forzato
al lavoro , accostumati i giovani alle buone
letture, dissipata Fignoranza , ed i pregiudizii ,
ispirata la gendlezza^ e sbandita lapedanteria.
Indi toccata di volo la floridezza della Sicilisi
air epocbe di Empedocle, di Archin^de , di
Epicarmo, di CiuUo, di delle Vigne, di Mau-
rolico, perviene al 167 1, epoca della fonda-
zione della nostra accademia. Non erano al-
lora nate quelle del Baon-gusto , de' Greniali ,
d^li Ereini di Palermo j ne quelle degli Et-
nei e de' GioviaU di Catania ; ne quella de-
gli Ebrii di Siracusa^ nh quelle degli Accoiti e
dei Pericolanti di Messina. E comunque Fepoca
della fondazione della nostra Accademia sia
stata per I'ltalia tutta y non che per la Sicilia,
un epoca di vergogna e di lagrime ^ comun-
que la nostra accademia foggiata alia maniera
arcadica, ne avesse tratti i vizii e le inutility ,
poiche diretta quasi unicamente alia poesia j
assqnti si fossero a ti-attare degli strani te-
mi , e degli strani nomi d' inerme di sopUo
assunti ancor si fossero ^ tuttavolta contare
possiamo degli uomini di non indegna faina ,
vm
che la onorarono , e celebre in Slcilia la re-
sero. Ed un Bottini , un Vasta Girelli , un
Gespaldo Grasso, un &asmo Sciacca, un Can-
dido Garpinato, un Paolo Vasta pittore , un
Fabrizio di Mauro, un Gesualdo da Aci, un
Vincenzo Gostanzo , un Venerando Gangi ,
e sopra tutti il dottissimo e vasto intelletto
di Maristno Leonardi , dei quali tutti i nomi
in piu biografie antiche e moderne con isplen-
dore rifulgono. Acqaisto V accademia delle
rendite, eresse questa biblioteca: e qui puossi
al detlo del Vigo soggiungere, che come av-^
venir suole per tutte le accademie poetiche,^
che a somigUanza dei figli di Leda nascono
e muojono, cosi quasi anch* essa si spense, e
solo alcuni preti rimasero a rappresentarla.
' Era riserbato all' anno i832, epoca di pro-
tezione che comparte alle lettere il nostro Au-
gusto Ferdinando, in cui voi , onorandi col-
leghi al numero di sedici, e fra tanto senno
. anche luogo a me concedeste, spinti da caldo
zelo per li progressi delle letterarie istituzioni,
senza calcolare fatiche o spese risorger la fa-
ceste, anzi la fondaste, implorandone ed ot-*
tenendone dal Governo la superiore necessa-
ria autorizzazi one^ ed altri membri attivi onde
completare il numero di ventiquattro , fissato
nel nostro statuto, aggiungeste. E di gia son
tre anni appena dalla pubblica prima tornata,
moltissimi lavori sono stati da voi resi : un
.gabiuetto si e aperto: di molti doni da piu
IX
socii e stato decorato: una dote dalla comune
e stata assegnata: iin principio di un teatro
anatomico e stato dalle competenti autorita
decretato: una coUezione geologica^ principio
di un gabinetto di storia n^turale, dalla Ger-
mania hi attende: Faccademia, con saggi isti*
tuti rinnovata , volgesi pressoche unicamente
alia prosa ed alio studio delle cose patrie: le
sue rendite sono di gia in sue mani : i preti
che la rappresentavano le si sono coUegati :
il tutto in somma ci presagisce un felice av-
venire.
£ le * insinuazioni del Leonard! suUodato ^
persona di sapere altissimo , superiore al suo
secolo, alia scuola domenicaiui di cui formaVa
parte , che tutto dovea ed unicamente a se
stesso , le sue insinuazioni vanno gia a pro-
sperare^ ma la gloria della esecuzione , ed e
il piu forte, e a voi dovuta ^ e gratissima ri-
membranza ve ne daranno i posteri.
Dopo del Vigo, Lorenzo Maddem, invei con
nobile, sdegnosa, e dantesca ira contro i falsi
metodi dinsegnamenlo, che piegando le menti
allastratto, allontanandole dai fatli e dalle os-
servazioni , metton fine con i piu condanne-
voli risultamenti , con le falsita le piu noce-
voli , col guasto delle menti e dei cuori. £
riconducendosi a quello che dovra essere oc-
cupazione degli studiosi, e predpuamente dei
corpi accademici, vuole che prints gridato lo
anatema alia intolleranza , e riuniti tutti di
mente e di cuore, stabiliscansi per oggetti ge-
nerali dell' accademia:
1 . Verificare le cose che furono osservate,
sperimentate, ed escogitate da altrij
2. MigUorare le osservazioni , le sperienze
ed i pensamenti fatti.
3 . Osservare y sperimentare^ ed escogitare ^
cose nuove.
£ raccomandando nel seguito lo studio delle
matematiche , di una sana e non barbara fi-
losofia^ esortando ed incoraggiando tutti alio
studio delle cose patrie , messe ancor poco
tocca, e di somma gloria e di somma nostra
utilita, pose termine ai suoi ragionari) ed ebbe
ancor termine la pubblica tornata della inau-
gurazione.
«ILitMS
DI
BELLE LETTERE E BELLE ARTI
Wtngttit tudiwn
oui pi'^g^) ^"1^^ utilita dcUa lingua del Lazio scris-
se la sua orazione accademica il socio atlivo Pod-
dalore Leonardo Dr. Le<7Dardi Caltabiano. E faceii-
do capo al suo discorso una scnsala e bene espo-
sta ideologica spiegazione sui vincolo vlelle umane
societa pel dono della favella , e sugl' imprezzabili
beni, die per tal mezzo a preferenza di qualunque
altro alia societa ritornano, scese al suo subbielto ,
in viva luce pouendo quai classici, presso die in ogni
genere di lelteratura resero celebre quelld lingua ;
classici da ccnlcntaje , da render sazia anzi la piu
inconleutabile avidita di guslo. E TuUio, e Livio ,
e Virgilio, ed.Orazio, e CatuUo , e Gesare, e Lu-
crezio souo nomi tali da iniporre allc tncnti piu e-
levate, die neiruuiverso intiero abbiano avuto nasci-
mento. Ne si opponga quel detio, fi^io della pigrizia
e della ignoranza, che le versioni suppliranno agli ori«
ginali; poicbfe com'e in generate sentenza del Cesarotti,
dal nostro socio allegata \ e come ogni persona che
avanti si e fulta nclla lelferaria c arriera dcntro di
sfe Lea lo scnlc, clie V Alficri, il Caro , il Canlova,
il Gargallo non daranDO^iammai quel piaccre neiie
loro fraduzioni chedanao i loro original! Sallusfio,
Virgilio, Ciceronu, Orazio.
Che piu? Come progredir*', dirb qui coii Viu-
cenzo Monti, nella lingua italiana ignorandosi la la-
Una ? Conic conoscere il valore delle voci italiane
senza lo studio etimologico delle latinc da cui de-
rivano ; sludio cbe le delizie formava del celebre
Salviui ? Precedera bensi nel corso di elementare
educazioue lo studio delPitaliana favella, ma si passi
poi alia latina, fontc di saperc : clie pieiodo contro
ragione si e stato quello di voler troppo premalu-
ramente ingombrare di latino le tenere menti dei
ragazzi a danno del latino islesso. Che piu ? E Iccito
ai politic!, ai giureconsulti ignorare il latino, raentre
i prinii nelle roinane storie ban trovato %V insegna-
roenti piu pobili dell' arte di governare, i secondi
le ragioni e le fonti di tutta la parte sapientissima
del dritto privato, datoci gia dalFaugusto Ferdiuando
nell'italiana favella?
£ quali niezzi infine adoperb Petrarca per dira-
dare le tenebre della ignoranza della nostra Italia,
anzi di Europa , se non se ricondurre gli uomini
alio studio di classic! latini?
Stngtilt itttUttna
Ma qui i iiostri ragionari , se la vastita e la im-*
portanza delta materia seguir volessimo, limite non
avrebbeix), e scendiaoio piuttosto a parlare della no-
stra bellissima italica favella , soggelto della lezione
accademica del socio attivo fondatore Salvatore Grassi
Calnnna.
Forte il nostro accademico duolsi cbe lo sludio
della bellissima nostra italica lingua nella Sicilia sia
3
>Ito trasGurato, pocbc cilXk ecccltuate, fra le qiiali
alcao iDodoconUr possiamo la opsCra, dove i padri
s« Filippo Meri aooo su di cio scosso il giogo delia
icd JMurbarie; e segnata una vera e luminosa rirorma
- ;li siudVi sul cotUo dcile lingue: nostra, e coa ragione,
tma Tautore la lingua iuliaod,eper Tuso diessaesdu-
3 nei nostri sociali bisogni , e per essere fra noi pri-
cqllivata; del cbc non fa mestieri 4i dimostrazione.
da non si dira aoslra coo piii ragione la siciliana?Noa
1 piu utile studiar questo nostro vernacolo, del pari
i Frances!, gl'lnglesi, i Tedescki, i Russi, studiano
yro proprio?lQUiile anzi dannoso reputa raulore uno
dio cotalc. £ mettendo avanti il sublime pensiero ,
lunque non eseguibile di Leibnitz, che ai progress!
sapere molto sarebbe adatto lo scriversi da tutti i
ti in unica lingua,poich& lapprendimentodelle lingue
' mpre un intoppo a progress! si falti, per noi lo sareb-
mcor piu, perch^ piccola nazione; e percbi facile ci
ce lo studio deU'italiana faTell&.Ma questa coaie be-
a appreudera? Con la scelta del libri, con Tassiduitk
svolgerli. i>£ non solo gli antichi, ma A pure i mo-
Tni scrittori, predica Parini, doversi avere tra mano
. iostantemeute svolgeredaigiovauibramosi perfezio--
Tsi in questo aringo;cbeiprimi eiovevoli stima^onde'
oslrarci resattafisonomia^rindole caratteristicadella
igua,che non in altro tempo cbe nella infanzia dalla
edesima pub esaltamente ravTisarsi; i second! onde
sere a noi di norma pratica nel modo di fiir nostra le
aniere degli auticbi , istruirci nel coUegare i nostri
nsamenii npnsolo,ma siancoraneHorendercialfatto
sapere cio che k abolito, e cio cbe Tuso ha fissato.i*
1 qui ai particolari scendeado^oltre al raccomandare
^ nostri grand! padri, e per cosl dire fondatori delU
ua Dante, Petrarca, Boccaccio, aggiunge Villani,da
'Concordio,Passayaut!,e qualcbe altro di quel secolo
o della liogua, di cui 6ssa il carattere enuociandone
'ettezza,la precisione nel dire, la semplicitii, Tappa-
le non curanza che ma! non volge in bassezza, la ve-
4 ...
uusta nelle forme clie s\ rapprossima all atlica favella.
Passaodo intianti ai cinquecenlisli ed ai roodcrni nomi-
Da con lode e come modelli di stile propone Macchia-
velli, Bembo, Castiglione, Fireuzuola ec, Monti, Per-
ticari, Botta. Avvisa essere nobilissimo lo studio della
propria lingua come il predicavan Cicerone, Giulio Ge-
sare, Galilei, Bartoli, Perticari, Monti, Cesari. E sul
proposilo di questo ijlustre letterato Lombardo,difende
alcune di lui opinioni, ne loda la vastitk delie conoscen-
ze J oltre alle inarrivabili in fatto di lingua italiana ; e
conchiude il discorso con un eloquente tratlo del Bot-
ta in difesa della lingua italiana, e precipuamente di
quella del trecento.
H'lngttii IbUUtRtiit
Suirorigine e le viccnde della lingua dei Siciliani
lesse uno storico ragionamento il nostro socio coUabo-
ratore Gioseppe Semikara da s. Filippo Catena.
Con modestissime esprcssioni volgendo i suoi ra-|
gionari ai tempi della nostra Sicilia aiiteriori allei
greche colonie,ed investigando fra le tenebre di quella
anticbilli rimotissima qual potrebbe essere stata la lin*
guadiqueipriminoslri padri, credecol Valguarnera ecol
Gaetani chiamarla Greca^eolica. Venule pero nella no*
stra isola le greche colonic, allepoca cioe di quattro se-
coli e mezzo dopo la rovina di Troja, greca fu la lingua
dei Siciliarii, e chiarissima testimonianza ne dannocoUe
loro immortali pagine Teocrito, Empedoclc, Caronda,
Archimede ed altri loro coefanei, lumi folgorautissirm
della nostra patria: e greca conlinub, al latino pero gra-
datamente piegandosi , anclie dopo essere divenuta la^
Sicilia provincia romaoa, si cbe sino sottq il regno de-
gli Svevi , Greci e Latini erano creati i magislrati ; e
Federico in greco fece tradurre le costituzioni del suo
regno per li suoi sudditi che ancora grecizzavano.
£l indubilato fiattanto, chc il yolgare illustrc di Ita-r
5
origioe si ebbe in Sicifia allor die la corte del nostro
pritno Federico nobile asilo diveone del piii dotti Ita-
iraDi e Siciliani. Ma muovesi questione. GlltaliaDi ap-
presero in Sicilia il linguaggio iilustre, o si pure altro
nou Tecero che purificare ed ingentilire il loro proprio ?
II nostro A. con riflessiooi opportune, cou autoritk sta-
bill, e con monumenti^ nel caposecondo e quarto della
Erima sezione del suo discorso coachiude, che gl'Italiani
s loro diilerenti favelle alle uastre anche fra loro diOe-
rcnti uDirono, ed una iie fecero; quale perclie nata in Si-
cilia, e perclie in miglior parte dai Siciliani creata, si-
ciliaua chiamossi. Lltalia allora, e la Sicilia infcstata
in una o in altra parte dalle abitazioni di£brei,diGreci
di Saraceni, di Goli, di Lombardi, diGalli, di Norman-
111 , di Germani| altro parlar non potevano che an rusti-
CO latino , delle voci e locuzioni di quei popoli frami-
schiato; fra tutte le quali quelle di miglior lega ne scel-
sero, ed i fondamenti posero di quella lingua italiana,
oggi a buon dritto regina fra tutte le viyenti appellata.
A questo passo Tautore arriyato, in un capo iutiero
fassi a ribattere le opinion! del Napoli e del GiambuUa-
ri ; il primo dei quali dalle iscrizioni sulla porta della
basilica di Morreale,incisa secondo G.L.Lello nel 1 186
conchiude, che la lingua siciliana di allora somigliante
era a quella di»gU Italiani; ed il secondo che glltaliani
dai Siciliani abbiano appreso a troncar le consonanti fi-
nuli; impiegando in quest'ultima parte testimonianze di
peso, e larga copia d'italiche erudizioni.
Ma qualera precisamente il linguaggio dei Siciliani,
ai secoli i3% i4* e i5°?Risponde Taulore, inettcndo
BTanti un'oposcolo di fra Atanasio d'Aci:.— Za vinuta
dilu Be Japicu in Catania ^scriiiond 1287, un ma-
n|)scritto pill anticoconservaloda'Cassinesi di Catania;
ed un catechismo siciliano presso i Cassinesi di Palermo,
cssere appunto qii^lo che oggi si parla da tutti 1 Sici-
liani, airinfuori di alcuni mutamenti nali col volgerde-
gli anni,ed a causa dinon essere stata la Jingua siciliana
da alcuna grammatica e da alcun vocabolario fissat'
quali mutamenti si osservauo e nella ortografia e nc
6
introduzione di piii yocaboli in luogo di altri in disuso
caduti.
Nb forma obbietto trovarsi delle espressioni pretta--
mente latine ia molte scritture di quel teiQpi non solo,
raa anclie sin presso ai giorni nostri, mentre laliespres*
sioni solo litrovansi nelle carte deinotari e negli scritti
dei furensi; conciostache esseudo allora 11 gi us civile e
politico scrilto nel lalino idioma, ne traevan di peso le
espressioni, e uc intarsiavan le carte diloro ufficio; men-
tre tutte le altre mondeepure vanno di sifatti latinismi.
Ediquesti medesimi componimenti si vale I'autorea di-*
mostrarc quanlo la lingua nostra sia affine alia italiana;
ilperclieuonatortoiltitolo ciarro^hiamodi appartenere
jil bcl paese lu das^h il s\ suona.
Sul medesirao sog^ello della lingua siciliana, ma con
diQerenli vcdute scrisse il focio attivo fondatore sacer-
doic Saltatore Grasso GAfd^ir^o^una Prefazione alia
grammatica siciliana. £ percbe cbiari si conoscano i
suoi divisameDti ne giova rapportare coUe parole del-
I'autor niedesimo Tiutroduzione al suo rajgionare.
c< La lingua siciliana h cUa un gergo ? E una corru-*
»zionc della italiana ,o un dialetto della medesima?Qua-
^luuque ella sia,merita cbc i dotti rivolgano la loro at-
>)tenziooe a rintracciarne il geniogrammaticale,edano*
^tarne in un volume le regole?Le rispostecb'iodaroa que*
»sti quesiti formano ilsoggelto della presenleprefazione.
c< Coloro cbe cbiamano gergo la nostra lingua not
yi intendono altro con questo nome, cbe un liuguaggit
x> povero di vocaboli,nemico delle grazie e della genti
>^ lezza del colto dire,e cbe non si adada ad esprimc.
>3 concbiarczza,edistinzione tutte le idee di uno spiritc
x> illuminato, e ricco di conoscenze. Quindi se la nazioii
»sicilianae oggimai diveoutacoltacd illuminatasi dovrs-
x> guarduve dal cbiamar gergo la propria favclla; cd ii
%> eflblto non e tale >>
E qui I'aulorc con vera copia non mcno, cbe giu-
diziosa scelta di esempii cbc nella prcsente bisogn^
fanno il tutto , diuiostra il suo assuulo. Egli pio-
va abbondare la lingua siciliana di siuonimi ap-
.7
parcnli cosi nccessarii ad esprimere la gradazione
delle idee, Ic varie sfumature dello stesso pensiero ;
son mancare di sinoniuii feali, tante volte nccessa-
rii alia varieta deirarmonia dello stile; non difettare
di grazie per la strut tura delle parole , per 1' armo-
nia espressiva, per li dimiuuitivi e vczzeggiativi so-
pra air italiana ; per parole ed espressioni pi^ne di
gran senso; sicche la lingua siciliana e adatta ad ogni
specie di stile , ad ogni gencre di componimento ;
come lo Iian provato col fatto il Meli , il Gangi, il
Vitale, il Gentile, e non pochi allri.
Noil e la lingua sicilianar una corruzione dell' ir
taliana. Con Tesecnpio deU'opuscolo sopraccitato di ^
fra Atanasio d' Aci si prova dal nostro A. 1' esistenza
dcUa lingua siciliana prima cite 1' italiana fosse slata
coltivata e fosse venuta in fiore. Osserva di piu
r autore , cbe la siciliana come la italiana nacque •
dalla latina e dalle altre lingue di tulti quci {xipoU
barbari che Sicilia invasero e dominarono , e piu
alia laiiua si approssima di quanto la italiana: il cbe
dal Pasqualino e dallo annotatore alia cicalata ca^
tanese ancor si osserva ; esempit abbondanli si met-
tono avanti dal nostro autore e col latino , e coUo
italiano si raOrontano , ognor piu confermando il ser
condo pun to.
La lingua siciliana e un dialetto dell' italiana? quan-
tunque molti dotti Italian! sieno nell' affermaiiva, il
nostro autore non crede poter facilrnente soscriver^
al loro sentimcnto; e sicilipno egli essendo , e cono?
scitore del proprio idioma uieglio che gl' Italtani, dalla
variety uotabile delle due lingue crede poler dimo-
strare il suo proposto. Egli osserva che la lingua
siciliana ha una radicale di piu oell* alfabeto , che
csprimesi con la doppia dd tagliata : varia nelFoiv
tografia , in una quanlita inci^ibilc di parole de-
rivate o dalla latina, o dalle altre 4ingue; variu nei
scgnacasi, nellc conjugazioni, negli ausiliari , in al-
8
eune costruiioni, in alcune maaicre di dire; il futto
provando con abbondanza di esempii.
Diflercnti frallaulo giudicandosi le due linguc dal
nosiro aulore, ed esponendo in selte articoli i niolti
incovenicnti uati dalla confusione di an^bedue cho
ne ban falU i Siciliaai , passa a conchiudere , che
c< il compilare una gramraalica siciliana nou e cosa
infruUnosa e di poco momenlo;>^ed a caldc istanze
o generalmenle ricercata dagl* interpreti per uso del
eonimcrcio, dai Sioiliani per polcre scrivere esatla-
mente il loro idioma, daile coite nazioni di Europa'
tralte dalle grazie del nostro Meli.
E non dissimulando la dilFicolla die al progredi-
mcnto dei lumi viene a risultarnc con la moltiplt-
cazionc delle lingue , e die per noi Siciliani piu
ulilc impiesa tornerebbe lavvezzarci Uitti all' italiano
idioma , rispondc : che conoscendo impossibile im*
presa cosi fatta, come T esperienza , egli dice, ha
dimoshnto sin dai tempi di Ciulio d' Alcamo ; e da
ultra parte pretender non volcndo che alcuno dai pro-
prii pousamenti si cessasse , egli scrivera sempre in
siciliano, obbediente agl' insegnamenti del Meli , di
cui oppoi tunamente riFcnsce il noto sonelto : Campa
la Viiitri vostra^ Iddiu la guardi!\, e pone termiue
al SLio accademico discorso.
E uoi qui limitar volendoci al semplice uflicio
di relalore, quanlunque non molto coucordi con piu
peusameuti deirillustrc nostro accademico, pure po*
niaui termine a qucsto articolo sulle lingue ; e pas*-
biamo ai serii campi della sforia; a quello studio, che
secondo il gran Bossuct, e il miglior mezzo di di«
scoprire cio che possono le passioui e gl' interessi ,
i tempi e le congiunture, i buoni ed i csatlivi con-
sigli.
Skt0tm
Primo su qucslo nobile aringo ofTresi il socio at-
live sac. Mariano Leonardc ragionando suUa impor-
tanza dello sladio della storia ifi generate , chiaman-
dola con Diodoro MetropoU dellajilosofia. E a nou
credersi che il suo ragionare sia lonland dal vero
stabilisce Tidea della filosofia per cr Quella scienza ,
3*la quale, ornando Tuomo di tutti conosciinenli, lo
)» indirizza a virtu, com unica a lui saggezza, grim-
)• para a conoscere se sfesso, ben regolarsi e condurre
»» verso degli uomini, verso di se, verso di Dio».
£d in vero che non possoiio gli esempli di virtu
sal cuor dell'uomo at di la dei piu sublimi astratti
precetii? La giustizia di un Arislide, la geuerosita
di izn Licurgo, lamor patrio di un Leonida , di un
Coclite, Tamicizia di un Damone, di un Meualippa
non ci spingouo a virtu piil che gli insegnamenti di
Cicerone, di Plutarco? E questa bella scuola di esem-
pii, la piu atta ad incantarci , ad innamorarci della
virlu, non ce T oiTre T istoria? D' allro canto e per
pari ragione non pub il vizio essere • piii esecrato
daU'uomo di quauto vedendosi nel vizioso e nei ter-
ribili suoi risultamenti; ed un Ncrone , un Domi-
ziano , una TuUia per le loro sccleratezze saranno
sempre a chi Icgge Tistona 1' oggctto di maledizione
di tutti i tempi, i loro vizii \ oggetto dellodio di
tutti i cuori.
U(il secondo, e d' importare non licve , ci da
Tistoria col farci istruiti , prudenti, accorii, sagaci
nel canimiuo del niondo a non inciampare iii inganni
dei malvaggi, di cui la societa pur troppo abbonda.
Per Tistoria noi apprendlaroo a spe^c altrui ; ed ancor
giovanelli possiamo dirci annosi , e divenire per dir
cosi profeli; e guai a colui che solo dalia propria
cs[>er]enza vuol apparare! Oh se all' istoria avessero
Roiua Btleso, Ap;rigen[Oi Innessa, nan sarfbbcro sul
ti'ono csistiti ua Ncroae, un Falaride, un Tbeuta ec.
L'istoria in terzo il bcl tlileUo ed utile ci porge
di desrrlverci 1' uoiiio dallo stato di selvalichezza ,
raniiDgo fra le sclve cibarsi di caccia , di fnilti
sponlanei della terra , gradatamente spingersi sino
a forinare sociclk, per arti distiote, per civilizzazio-
ne , per commercio , per lusso. Fra tutli quesft
progrcdimenti, di-amtnirazione degoissitni sono quelli
dcllA forza della mente, il che di molta imporlaoza
si e per not. £ se a queslo studio si fosse posla-
mteiiziooe, uoQ si sarebbe ito, lasciando le osser-
vazio^^ ed il fatto delle discipline, dclle Icggi , delle
arii, la cui merce le socielk venncro in Hore , non
M sarebbe ito con ifflmenso danno di tempo e di
noNtre facolta dietro varie sottigliezze scolasticlie.
K Tuonio, capace di moderare H fulmine, di vincere
di obbligar a delle produzioni di suo lalenio la terra,
per non coooscer se stesso nella storia, h andato a
ritroso, ed a dovulo con propria vei^ogna ricalcare
rabbaiidonata strada.
Ctie diremo della sforia in rapporto alia nostra
sania i-eliglone? Pcssa ne fa il principal sosteuimeolo.
Noi diciaino: era necessaria all' uomo una rivelazione:
I'uonio nCHi e quale dalle pure niaoi del Creatofe
usci: I'Evaagelio, la Bibbia tulta, non sono opere
umanC' Come provare senza la storia queste veritit ?
Da ^sa um sappiamo che le opere dell' uomo sono
lutte guaste e corrotle, che le uazioai tutte, 1' ebrea'
eccettuata, dotte ed indotte , idee sconcissioie , fal-
^ssime , si avcvano della Divinita , e della morale.
E malgrado che alcune massime sane, da piii d' un
filosofo T^ero annunziate, non mancavano di rixzarsi
dei leuipli a &lsi Dei ; Dei e Gcelerati , e tradito-
ri e ladri, ed impudichi -, templi si erigcvano agit
animali, agl' insCtii piii scbifosi , allu pianle. Nella
Bibbia Doi frallaiito scorgiamo la morale la piu sau--
II
ta: da essa le idee piii' sane noi ci abbiamo di uir
Dio immenso, eterno , onnipotente , misericordiosis-
simo, giustissimo, sapienlissimo, iniiriilo; datore al-
ruoiuo fra i miracoli e le profezie di una religione
per ricondurlo ad un posto pin sublime di quuUo
da cui voile egli caderc, trascinando seco ogni male
tcmporale ed eferno; di una religione che non ha
mai mancato, ne mai manchera.
Finalmente ogni classe di persone , niutia esclusa ,
Ka bisogno dello sludio della storia. Che sara un
politico senza la storia civile ? Un medico uu clii-
rurgo, un agronomo , un fisico , uq architetlo , un
militare) un astronomo senza lo studio della storia
della rispettiva sua facoltii? Non bisognan qui dellc
^rove: la cosa ^ evidentc ; e giustizia farassi a Ci-
cerone che chiamo V istoria , P^itae magistra , lux
veriiatiSy ed al ndstro Diodoro che 1* appello Metio-
poli della filosofia; dalla qual sentenza mosse il ra-
^ionare del nostro accademico Leouardi; cd ivi cou
rigorosa unitli di componimenlo ebbe termine.
Dalle elucubrazioni della storia in geuerale , jias-
siamo alia particolare ;* ed il primo luogo oltiene
Juella della nostra patria. Su di essa sta occupan-
osi con vasto piano il nostro socio attivo fondalore
LiONARDO Vigo, ed il primo capitolo ci lesse , ver-
lente suUa situazione delV antica Sifonia al nostio
Capo dei Molini, non molto discosto , come ognun
vede, dalle nostre mufa. II Vigo nel citato primo
capitolo della sua storia ,' affinche lucida emerga
la verilk del suo proposto, e chiara la intelligenza
dei class] ci da lui altegati , cenna i varii nomi che
nelle varie epoche sorti Y anlica nostra patria. 2;t-
^(»yt» e 2;e90Dyiot denominossi solto i Greci ed i Car-
tagiuesi : — upwjia , jiciuin , Jcin sotto i Romaui
Xiphonia , Xiphunia Giagidu^ Legab sotto i Bi-
zantini ed i Saraceni : yicis-Aqtdlia , ^4laac1iin
Jiicium^ Jaehiuin sotto i Normauni ; e ya il suo as*-
12
suiito con le opportune auToritk comprovando. Di-
niostra in scguito che V antico fiume Aci^ dai poeti
celebrato, esser deve quello, che oggi in due diviso
per le sovrappostcsi vulcaniche. eruzioni , la Bella-
na^e le Acque grandi si appella , confortato in cib
il nostro autore da Ovidio nei fasli , Claudiano nel
ratto di Proserpina, Servio nelle annotazioni di Vir-
gilio, Esichio, Vibio, Cluverio e dali'abate Amico ; e
confuta il Fazzello , il quale senza alcuna ragione
dice di essere il fiume cosi detto Freddo , presso
nel mezzo di Giarre e Taormina. Pure dimostrasi
dal nostro autore con le autorita del Goltz e del
Maurolico esser il capo Sifonio it nostro capo dei
Aloliai, derivato I'antico suo nome , come conchiu-
desi da Ovidio, dalla sua forma cuspidate ; o come
traesi da Straboue dair esistenza ivi viciua deir an-
tica Sifonin; o come crede il Goltz sull' autoritk dl
alcuni anticlii dalla copiosa pesca in quel luoghi del
pesce spada del to ^icptots iu greco , e Xiphius in la-
tino.
Enlrando.ora piu da presso al suo argomento con
pill g(Mieri di prove si fa avantl il noslro autore.
E primo coHe autorita di Silio italico , Flegone, Tral-
liano , Antoni'no, Diodoro , Straboae, i quali e con
la fa vol a e colle geograficbe posizioni al Capo dei
Molini combinano Aci Galatea e Sifonia ; non do-
\endosi su questo puulo attendere Tautorit^ di- Clu*
verio, il quale per X unica ragione che Scilace nel
suo Periplo cbiama Sifonio il Capo di Santa Croce
dice essere ivi esisiiente Tantica Sifonia. Niun monu-
nienlo ivi esiste ; mentre al contrario degli avanxi
di anticbe fabriche, di piedistalli , di pavimenti ed
altri ruderi di yaria natura ritrovansi al Capo dei
Molini.
Pressoche illimitata e poi la copia dei modernl
scrittori di cose sicule , che nel sentiuieuto dei
nostro autore concorrono ; ed iu oltre la tradizioue
i3
popolare, di cut oiun vestigio osservasi a Santa Crocc;
come il Carrera ckc lungamenlc ivi stanzib ci da
sicurezza : siccbe « Seinhra provato ad cvidenza
» (parole del nostro autore) che Tantica Sifonia a Aci
3» Sifonia sicuramente non si alzo sul Capo di Sanla
M Croce; ed era precisamenle queila ci((a di cui gran-
» deg^iano le reliquie sul Capo del Molini>3.
Erella dietro le vicende dei tempi in que^lo suolo
la nostra citta, e di tale estensione e graudezza d(r
peter usare coo ragione il titolo di amplissima^ una
certa nimistauza ancor conservossi coutro la vicina
Catauia; oggi perb felicemente quasi esliuta, e solo
presso alcuno dcUa bassa plebe qualclie debol ve-
sligio ancor se ne vede. E la nostra accadeoiia do-
leate anche di questi residui , che un oltraggio for-
mano agU attuati progress! deila civilizzazionc , o
dataseoe a ricercare la origine istorica e morale ,
ne invito alia soluzione il chiaro socio onorario signor
YiNCENzo CoRDARO Clarenza da Catania, autore dell a
storia di queila citla, proponendogli il seguente que-
»ito — Qual sia la origine storica e morale dclla ni-
tnistanza fra i popoli di Aci-Reale c Calauia , .ed i
mezzi morali di eslinguerla affatto?
L'insigne sig. Cordavo rispose con una sua dolta
memoria. E sulla prima parte: i dritli di feudo, disse,
{>ertineuti al vescovo di Catania sopra gli Acitani,
e ribelJiooi di questi a causa delle insotl'ribili an-
garie, e la compressione per opera e per mano dei
Calanesi, la giustizia criminale, terribile e feroce ia
quei tempi , esercitata sopra gli Acitani dallo Slra-
ligoto di Catania con i suoi Capij^urta; i privilegi
dei Catanesi di creare tutti i magistrati iu Aci, quali
privilegi furoao dal re Alfonso riel principio del XV
secolo confermati, furono cngioni tutte queste cose
dell'odio degli Acitani contro i Catanesi ; si che abi*
tanti prima dove e ora Aci-Castello , allontanaroosi
e fomlarono queste mura che or si veggouo. Yero
>4
e die Carlo VI aostro Sovraoo coa abolire tulte le
iDilizie c sergeuxie restar fixe i dritti del Calanesi/
T«ro h pure che Aci ridotia a1 demauio , da ognt
soggozioue feudale a libei'are vennesi; ma I'odio ia-
velcralo pttssb nel soDgue: ed i figli di generazione
in generaziouc to ereditavano dai loro geiiilori col
latte e colla educazione.
Grazie fratlRnlo ai proe[ressi dclla ragione e dclla
filosofia quest'odio h jiressoclie cussato univei'salmen-
te. Ma cotne estingucrlo aSatto? II sig. Cordaro coa
fenne ragloiii sbstiene , che animar bisogna fra Ic
due citia il comoiercio ioterno e fatniliare , ttoteado
I'una citlii aU'allra per le sue posizioiti d' industria ,
d'agricohura esser di gioTameoto. Utilissima a que-
slo line csserc la iticominciata strada per le marine ;
cd a torlo da alcuoi Calanesi coutrastata come inu-
tile attn loi'o palria: i malrimoaii fra i cittadiui del-
I'una ciltk e deiraltra dover cssere agevolali^ e con
tulli quciili mcxzi ogni odio si estinguerk; die aozt
Ic auiicizie si raDnoderaono ; e dei due popoli un
solo ne sai'k formato, aou divisibilc per gare o ptii-
inleressi opposti.
Alia storia della nostra patrta quella seguir do-
Ti-cbbe di Raodazzo, di cui un suoto da quel nostra
socio arciprete Giuseppe Plumai-i ed Emmaaude ,
sotto it Dotne anagrammatico 4i Emmanuel Rami-
gius et lu Peppe ci fu trasmesso , e di cui alcuui
eapitoli furon letli in pubblica toruata nel seltem-
bie 1 834-
Parla il Plumari della sua pallia alt'ejioca gi-eca
sin ndla favola inleruaadosi, aU'epoca romana, dopo
la cadula dell' impero, ail' epoca di RuggerJ sioo ai
nodli'i di : parla delta sua palria in riguardo alia
sloria della cbiesa , e la' mostra sin ud priocipio
oggelto d' interesse del principe degli apostoli, die
on di uno, ma di due vescovi contemporaueaniente
I decbro e piu ', e piu cose va egU Icsseodo per
I pallid sua sacra e profaua.
i5
In esamiaando perb le proTe di sue asserzioiii ;-
e partJcolarmeDte quandole anlicheepocbc riguarda ,
noi credevamo vedere portale inoaDzi le autorila di
£sio(lo , di Tiicidide, di Diodoro , di Cicerone, di
Straboiie , di Mataterra , di Kusebio ec. cc. e coo
nostm sorpresa e pena vedemmo in vece un certo-
Onoralo CoJonna vissuto oel 1733, di cui il maDO-
scrilto si conserva dai Cassiuesi di Calaoia , il doUor
Pietro Ficarra , Domenico Garagozso domenicaao
conservatore di uu aotico manoscritto a caratteri
semigotici , ed In carta pecora , quale manoscritto
or pill iion esisle, il dottor saoerdote Aotoaino Pol-
licino. Tab. Pietro Rottelli, il decano Pieiro di Blasi
prozio fuatcmo dell'autore, di cui solo conservasi il
manoscritto origiaale dall'autor niedesimo, il aotaro
Fi-ospero Ribizzi, Domi tutti questi igaoti ed oscuri
e di persooe or ora vissute; ma dietro le quali lo
aulore dice cbe « scrive a Troote serena, quasi organo
dell'altrui voce, per cui qualunque sia la mia scrit-
tura b sempre figlia djella verita u. £ qualche Tolla
clie a cosloro non rimettesi , le espressloni geaerali
usa: dei piti accreditati scrittori , degli storici an-
tichi, invano cercandoai in quella scrittura quali so-
no questi accreditati scrittori, questi storici anticki.
In tal DOD piaceToIe posizione di cose abbia-
mo credulo sano consiglio il tacere all'assunto, ed
attendere che il nostro socio ci rendesse istruiti, e
soddisfatti iiei nostri giusli de>>ideriij ed avremo al-
lora il conteDlo di tcner parola e con lode deU'ia-
ttera opera sua ; mentre al preseotc dui-a necessity
ci ha astretti al silenzio.
E fine qui poaendo alia classe delle belle It^ttere^
a quella passiamo delle belle arti; prima fra le quali^
anzi regina, per comun consentimento si e la w*-
sia; e di essa Iralteremo per poco, e di poi del
pittura.
1<>
In una lorndla poelica nel luglio del i834 , si
caotb suH'Etna; subbictto eccellente ed opportuno
a risvegliare graodi memoric e ad eccitare J'enlu-*
siasroo il piii sopito dell'ultimo fra i poeti; ed op-
])oriuQo^ ed eccellentfi riusci per gli eccelleoli pezzi
che vi si recitarono.
Apri la sessioQe il socio atlivo foridatore Rosario
Grassi GniLiAMO col suo discorso in prosn, picno di
conosceazC) ed eloquentemente esfioslo. Licoinincio
col porci avauli gli occbi J'Etna, moiite il piu inae*
stoso e di svariatissime bellezze, primo fra Tisola,-
6 r uho iutcresse ne niostr6 di ben conosceilo. £
dato quesio csordio si fa egli a consideratlo come
vulcanista, come geologo, e come agrooomo; non
lasciando di dare al suo stile dei poetici colori, come
alia circoslanza si conveniva ; e per cui in questo
liiogo abbiamo data idea del suo discorso , e uoa
uulia classe delle scieuze aliarlicolo geologia lo ab'
biamo riposto.
CoQsiderandoIo qual vulcano va a determinarne la
topografica situazione e come da due grandi fiumi
r Onobola ed il Simeto e circondaU) ai suoi lian-
chi che ne ibrmano il limite. Ragiona nel seguito
sulla etimologia del nome Etna che fa derivare
dai Greci , dai quali il vocabolo , AUuna che vuol
dire fornace , o Etuna fumo o caligine uel liuguag-
gio di quei Fenici che prima dei Greci quest'isola
abitarono ; ed ancora dimostra T etimologia di Mon-
gibello , parola al certo dai Saraceni a noi prove*-
uuta, e di cui dimostra tulte le transizioui.
£) questo moule nella classe dei secondarii; altro
non essendo che il prodolto di quei materiali tutti
che vomitdti furouo dalle visceie della lerra : per
r allezza e fra i priiui dcir,Europ:r. come vulcano
a niuuo e sccondo.
Le sue eruzioni sono nella fayola velate sotto Tal-
legorta dei gigaciti , dei quali Tifeo supponsi dai
poeti sotto la Sicilia sepolto , e col capo dall' Etna
corapresso; c non altro cbe vulcaniche eruzioni do«
vrausi credere le masse da Polifemo sovraimposte
al Umpido nostro fiume Aci, il quale sotto le do-
stre lave alia spiaggia del mare vedesi mormorando
uscire; o^ altro die vulcaoica eruzioae i sassi graa-
dissimi da Polifemo ai figlio di Laerte lanciati :
coutando poi le eruiioni dalla storia tramandateci,
ed unite a quelle della favola, possiamo calcolarae
oltre a cento; ma che mai e questo uumero in rap-
porto a tutte quelle che Tosservazione ci fa conviuti
(sssere avvenute ancbe uei tempi antediluvian i, e cbe
la storia non ci ba tramandatof E cbe diremo della
causa di tante eruzioni, di materiali senza fine som«
ministrati ? Qui i sistemi non sono meno sorpren*
deuti in numero per queste spiegazioni; ma di tal
natura, che possiam ben dire con Vossio, Vbi oculi
el sensus deficiunt , ibi Jingendi incipit libertas.
II perche il nostro autore crede miglior cosa chia^
inarci ad alcune osservazioui particolari suUe cosl
delte coste di AJascali formate di depositi alluvio-
nali di tufo vulcanico , e cbe poggiano intanto in
grossi banchi sopra uno strato di viva lava di una
origine molto piu recent e. Perlocb^ congettura U
nostro autore che una qualche ignota causa doveite
con subi tanea forza rovesciarli daU'aUure deU'Etnai
e deporli su quelle sue basse falde, posteriormente
che quesle furono inondate dal fuoco. Ad altre su<)
esservazioni particolari ci chiama su quel ripido bur-
rone di alquanti piedi di altezza che per un lungo
corso di circa tre miglia proluugandosi da ostro a
mezzogiorno serve di limitealla sottoposta pianura
di Mascali; a quelle ampie e lunghe fenditure che
aperte si sono in diversi tempi in occasioue di varii
tremuoli. QiieslQ ^d altre particolarith fan conchiu*
i8
derc die una qualclte terribile scossa Tulcanica dove
per lungo tralto di leiTeao quelle ultiioe falde del-
r£tna disgiuiigere, e per tutlo quel corso verso Toc-
cidenlRl sua parte quel moDle sprorondarc.
Pa queste osservazioni ad allre passa il nostro
autore. Salitocoirimmaginaiione suiralto cratere del-
I'EtDa, ed osiservale la vaslila del motite , la snii-
surata sua profondita , I'aUualc sua allezza , quetla
che ha perduto per li Dotabili dauiti del tempo, lo
migliaja t; migliaja di eruzioni die doretlero con-
correrea formai'lo; osservate poi te terre a qiieslc eiu-
zioni iiitermezzate e soprapposle, luiuulluariamcule
amniasstite, e particolarDienle quella die da uoi si
calpesta, collivata sin dai piu remoli tempii come ci
assicura Tistoria; ed egli trova il mondo vecchio oU
tre ogni credere.
Da quesle sceuc dl spaveiilo sublime, ad altre ri-
dentissiuie egli trasportaci, e ci dioiostra la fertility
inimeDSa deii'Etaa, &\ die puo dirsi ridotlo da uoi
ad UQ giardino delizioso quacito I'Edeu; sorgente di
gratidi ricdtczze, siuo a niaadure i suoi prodotti alia
rimuta Aoierica, e ad atimeutare qnaranlasette al-
legri e pittoreschi villaggi, e presso ad oUantaoiila
abilaiiti ; e qui il nostro autore couctiiude il suo
discorso cou i versi del poeta Eurico suU'Etna, e
cuUe maraTigiiose sue bellezze, sulia perpetua pri-
maTeVa. die vi ride , sul niisto stupeudo d' interno
fuoco e di esterno gbiacdo.
Al discorso del Grasso Giuliano seguirono i se-
guenti componitnenti poetici.
1° Ode cbiabreresca d' introduzione alle pocsie
del socio attivo sac. Salvatore Grass! 'Ganibmo.
a* Sonetto del socio corrispoodeittc Viiiceuzo Na-
iri-o da Ribera.
3° Terzine della socia coriispondenle Baronessa
gata BarcelloDa da Catania.
4" Squarcio sull' Etna del socio corrispondeiite
IV. Lillciio Slagno da Messiua.
»9
5^ EnJecasiUabo del socio onorarlo Carlo Gra*
Tina Principe di Valdisavoja da Catania.
6^ Epislola in versi sciolti del socio corrispon-
dente Baldassare Romano da Termini dirella al ca-
taliere Lionardo Vigo.
7^ Carme del socio corrispondenic Carlo Rodri-
guez daLipari dedicato al cav. Lionardo Vigo.
8^ Idillio del socio collaboratore resideute Salva-^
tore Rossi Bonanno.
. 9° Poemetto anacreonlico del giovinetlo Domenico
Mirone da Aci-Reale.
10^ Empedocle , sonetto del socio collaboratore
Giuseppe Seminara Scullica da s. Filippo- Catena.
11^ Sonetto di i^ebastiand Garzla da Aci-Reale.
12^ L'eccidio di Catania, sciolto del socio colla-
bora tore Giuseppe Seminara Scullica da s. Filippo
Catena.
1*3® Idiliu del sodo attivd sac. Salvatore Grassi
Gambino.
1 4^ Slanze del socio onorario residente Francesco
Seminara.
1 5^ Lu via^gia supra T Etna del socio onorario
residente Francesco Vasta.
1 6^ Sestiue del socio onorario residente Vincenzo
Fiorini..
17^ L'Etna poemetto in ottave siciliane del socio
onorario residente Diego Costarelli.
18^ LEtna pause quattro, sciolto del socio attivo
Lionardo Vigo.
Lungo sarebbe il ragguagliarvi del pieno di c\^*
scuno dei citati poetici componimtnti, e il rilevare
i pregi distintivi di ogouno di essi. Dotati, di gu<*
sto e di discernimeuto, quali voi siete, potrete, senza
che alcuno in questa paife vi prereda , giudicarne
da per voi stessi; e mi giushfichereCe, ne son certu,
della vcrila della mia proposizione, quando in ge.-
Aerale pronunzia; sulla di. loro cccellenza ; e passo
fratlanlo a dire di allri lavori toccanii la pocsia.
30
LiONARDo Vigo socio attivo fondalorc ua suo ra-
gionamento produsse sul trionfo di s. pietro, me^
lodramina di Pietro Paolo Platania uostro concit-
tadino, starapato in NnpoU nel 1680, e rappreseu*
tato in questa cilia vcnlicinquc anai prima col non
plus ultra dellc lodi; come statnpb Teditor seceiitista.
II Dostro accademico sponeil piano del melodratn-
ma, miuutamenie seguendolo di scena in scena dopo
aver dato idea degli atlori e loro particolar carat*
tere; fra i quali due angeli, oltre ai cori dei fedeli,
di nobili, di sacerdoli^ di savii del consiglio, di spi-
riti infernali, di angeli: la scena e in Antiochia. Saa
Pietro supponsi in prigionc: per opfra di ApoUinare
e di Enodio grandi di Antiochia e fedeli alia legge
di Gesu Crislo, e per opera di s. Paolo, non senza
mojla fatica persuaso a fuggire. Fngge san Pietro,
ma invano , poich^ la barca su di cui era salito «
riroane immobile sulFOronte, malgrado il propizio
venlo: h raggiunio , condolto da Menandro, e con-
dannato alia croce. Ma la resurrezione da lui ope-
rata di un figlio di Teofilo , morto piii anni avanti ^
alia pr«senza d' immeuso popolo e de' sacerdoti ido-
latri , cbiama tutli alia fede di Gesu Cristo ed al
battesim6. S. Pietro e cinto degli abiii pontcficali,
e tra il giubilo degVinni si compie Tazione , cbia-*
mata dal Platania Trionfo di s. Pietro.
Sennatamenle il uostro autore prima di pronun«-
ziar parere sul melodramma di Platania , un saggio
s' iijgegna di dare dello stato della poesia di quel
secolo in tulta Italia^ non che in Sicilia, le autorila
recando di Tiraboschi , del Muratori, del Quadrio;
e come le rappresentanze sacre eran in voce in ogni
parte, e precipuamenle in questa citta per lo noto
mortorio di Cristo ; e come V inverisiraile ed anche
Tindecente campeggiavano sui teairi , avendo luogo
le apparizioni degli angeli e sino il parto della Vcr-^
gine; sicche gloria non poca torna a questa nostra
2«
cilia il Trionfo di s. Pielro, meno i^accliiato degU
allri, di errori e di inverisimiglianzc.
Sceodendo ai particolari , tiovansi dal nostro au*-
tore bene e con arte osservate nel melodramma del
Platania le unitk di luogo , di tempo , e di azione;
i caralteri ben sosteuuti; comunque risibile egli giu-
diclu quello di s. Paolo , che comparisce qual licar
tualore, onde aver aperta la via al palazzo del prin<-
cipe Enodio, e predicar cosi la iede di Gesu CrislCK
Trova i cori una imitazione di quei della greca tra-
gedia, e giudica contro il Vollaire , e $uir esempip
del Melastasio, bene ammesso Tintervcnto degli spiriti.
Sebbene nel raelodramma del Platania V azione
incomincia dal terzo atlo, essendo i primi dqe tempo
perdulo a leggerli , per quqlla eik perb 0je^a ia
confronlo coU'Adamo deU'Andreini, non trov^nsi cOr
m6 in co$tui delle stranezze, e delle fajsita; anzi dai
brani riferili del Platania , trovasi il suo slile essai
piu purgato, e deilc sciempiaggini marinesche niea9
sozzato; ed cgli fu il primo in Sicilia, dice il nosirQ
autore, che iutrodusse le arietle; elcvale poi.dal grati
Aletastasio a quella* perfezionc clie non piii in la. .
11 5ocio coUaboraicHe Giuseppe Seminara Scullica
da san Filippo- Catena ci tratlenne con una sua oriH
7.ione contro labuso cbe fanno i poeli cristiani delle
Divinila del Paganesimo.
£ uu abuso, dice il Seminara, che un poeta Cri-
stiano valessesi nei suoi componimenti delle Divinila
del gentilesimo; e. male pcnsan colore che Timita-
zioue dei greci esemplari traggouo a conforto per
sostenersi in i:osturae siflalto ; il quale per altro e
per ogni verso irragionevoje.
Quantunque AristoUle^dice il nostro autore^ avesse
posta ressenza della poesia. oella imitazione; parlo
j>er6 delia imitazione della natura: ed Orazio che anir
niava i suoi Bomani alia imitazione dei Greci) non
Yuolt! i)€roH:Iie in)itaudosi addivenga senuim pecus:^
\
com'egli stesso in iiD'^cpistola a Mecenate si espriiM«
Ma i tjreci, si dirli, maestri di ogni sapieoza, i
loro Dei tutfi e di ogni specie aminettevaoo nei loro
compooimenii. E bene opera vano, risponde il nostro
autore, perche tale era la loro credenza: oggi pero
che di tali Divinitk Tassurditk manifesta si conosce ,
trome potranno piii ammeltersi? Non si dovrii dir
piuttosto che Feserhpio dei Greci ci cliiami a con-
trarie conseguenze? £ non si pub per allro eccel-
lentemente poetare senza Fajuto di simili macchine?
TAriosto, il Tasso, il Milton ban dato senza tali
appoggi dei prodotti degni dclUmraortalita nou meno
di OoierOy di Virgilio , e di allri grandi originali
grcci e romani. Si pub duoque senza la mitologia
divenir poeta di valore, e possono i grandi antichi
originali esser soggetto di nostra imitazioae , senza
prendere da essi To sconcio ed il falso dei loro Dei.
II cib fare poi e irragionevolc, poichb manca la
reriik del concetlo; ne speranza pub aversi di trovar
Degli altri credenza a quel che si dice. Ne V uso
delle tnitologiche Divinita h da confonder*si colFuso
delle piu ardite figure rcttoriche) le iperboli , le
apostrofi , le personificazioni , le visioni ec. , parta
di riscaldata imroaginazione o di passione fervente,
nelle quali, quantunque manchi la verila degli ob-
bietti , sempre perb piacciono , e paHe sostanziale
fbrmano del poet ico linguaggio; che asimil favellare
natura ci chiama, e per esso riolerno nostro nella sua
yeriti si rivela; il che sostanzial differcnza costitui^
fte dall'uso delle false Divinita.
Non h da dirsi poi quanto linguaggio si fatto la
nostra religione oflenda , e non senza ragione sono
stati notali di rensura Dante, Peirarca, Vida, San-
nazzaro t per simili poco decenti espressio»i , pet
incongruo miscuglio di cristianesimo e di gentilesimo.
Ma trattandosi di tragedia e producendo suHe scene
dei soggetti di greca data, conscnte Tautore che si
2j
parll il lipguaggio niitologico ; e cib per osservarsi
il costume e la convenieaxa. Dissente perb tlal Gra-
Tina: il quale permelte qualche volla, a dimostrare
che la providenza veglia sugU uraani eventi s' ia-
troducano nella scena gU stessi Dei; poiche e impos*
sibilc che idea di providenza dagli speltatori si formi
in vista di Dei^ che non providenti dirsi piutlosto
si possoQO, di Dei deboU e vizosi aozi che no.
Qui poco oltre Tautore sulla Iragedia, poi suU' e-
pico poema slendendosi, pone termiue alia sua ora-
zione. B termine al soggetto poesia ancor noi po-
niamo poche parole dicendo sulla pittura.
t
m
Emmanuele Grasso Naso^ pittore di queslo comune
ha prescntalo airaccademia ua dipinto a fresco, an-
Dunzisndolo sopra tela, come saggio di un suo im-
portantissimo ritrovato onde poter affrescare sopra
tela , e sopra tavola. Fu il suo ritrovato soggeito
d' illustrazione sciitla Sal socio aitivo fondatore Lio*
nardo Vigo, ed a voi letta iu pubblica tornata: di
cui eccoDC la sostanza.
Che Taflrescare sia a gran pezza superiore al di-
pingerc ad olio niuoo il controverle; molto piu dopo
la sentenza del gran Michelangelo: che T invenzioue
del Grasso tornar potra di ulilita grandissima alia
belParte della pitlura , die anzi potra riuscirle da
impulso a liiminosi progrcssi, ne resterk cidscun con-
vinto, ove rifletta che gli adolescenti sehza inchie-
sla potranno esercilarsi ncl fresco; che rimane tolto
il bisogno, e quindi il dispendio di alzar dci ponti,
ed il pericolo di salirvi; die i mal sani dipingere
possoDo in propria casa senza accederc a luoglii ma-
lagevoli o di cattiva luce, e die vodransi cosi arric-
chitc di aflfreschi ie galleiic; cosa bellissima e semprc
3
*4 ., ., .
desiderata; c mollo piu per Tcnir tollo il pericolo
cbe la rovina dei muri tragga seco quella delle pit-
turc. Altro pregio ha I'invenzione del Grasso, e si
e quello di poter distenderc in una sola fiata tutta
rarricciatura dei fresclii togliendo lo scoocio die na-
see qualclie volla dal non poter bene ed esattamente
combagiare Tintonaco di oggi con quello della di-
mane.
Miuna cosa ha manifeslato il Grasso del suo se*
gretOy salvo che all'arena da torrente, necessaria alia
lega della cake nelle arriccialure , uon n^peribile
ovunque, ne scmprc di buona quality, ha egli so-
stituito un cemenlo ottimo, ao^evolissimamente repe-
ribile in tutte le parli del globo.
Ma mentre noi applaudiamo qui di tutto cuore
al Grasso per la sua bella scoperla ^ preterir nou
possiamo di pregarlo che di allro saggio fosse gen-
tile alPaccademia, anzi di due, uno in tela cd uno
in lavola, poich^ il presentatolc , ha luostralo delle
fenditure e screpolature nel mezzo, e neir cstrcmitlk,
simili delPintutto a quelle degriatonachi sopra legno.
£d e ancor desiderabile che compiacendosi dei nuovi
saggi di cui gli si da preghiera, fosscro di qualche
grandczza | e su dei quali trascorrcndovi un tempo
non breve, giudice unico in materia siflatlu , V acca-
deroia si augura di non trovar che di amrairare nella
di lui invenzionc, ed avra il contento di poter col-
marlo di piii distinti e meglio fondati elogii.
"•^^
sQsxastt
JH^tanUtt
Riferir ora dovcndo sui lavori della noslia acca-
demia riguardanti le scieiize, io incomincio da quel
che la botanica concerne ; come la prima al certo
cui gli uomini abbiano le loro applicazioni direlie;
sia nello slato di selvaticiiezza, onde cercare un sod-
disfaciraeuto all* impcrioso bisogno delia fame ; sia
ncUo slato di civilizzazioue, c per Tutilc ai bisogni
della vila, e per diletto ai loro serisi. £ la storia.
sair antichita dello studio della botanica noa meno
ci afierma ; incntre ncUe sacre carte iioi troviamo
il primo nosiro progeiiitore Adanio , costode per
ordiiie del signore, lavoratore e .colli va lore di tutte
le piante del paradiso.
Su di (juesta sclenza il nostro socio aUiTO San-
toro Scuderi ci diede il suo ragioDamento di turno.
£d onde farsi strada uel seguilo dei suoi ragionari
a discorrere su di alcune piante indigene, cvedh sag-
gio divisamenlo il darci uu'idea rapida di organografia
vegelaie, edei sislemi prinoipali di botanica. £ cenno
rapidissimo dafoci ncircsordio dei piii illustri bota-
iiici fioriti dali' anticliita sino a noi, si arresto per
poco su di on botanico non volgare di questa nostra
patria , e nosiro accadcraico D. Giuseppe Riggio ,
rapito non ha guari alia scicnza, agli amici, ai po-
vcri, alia patria tutta; non senza lagrime universali
c sincere h1 scpolcro accompagnato.
In due parte il suo discorso il nostro autorc; oc^
cupandosi primo ad esaminare, dei molti organi con-
correnti alio sviluppo dellc piante, i soli necessarii
alia loro conservazione , la radicc cioe e Ic foglie,
2l8
Dalla Botauica oon e incongruo II passaggip al-
ragricoltura , Lionardo Vigo socio allivo fondatore
una sua letlera a Felice Bisazza da Messina lesse
in tornata accademica, prima di spedirla.
Scrivo al Bisazza di aver provalo senza profiUo,
il uietodo degli American! di conservare i meli
coutro il larlo, bucandoli, e riempendo di zolfo i bu-
chi, metodo aununzialo nel monitore di Messina ,
giornale di quella Societa economica (an. i. n. a.)
« cio malgrado averne in piii guise ripetuta la pro-
va. Osservando perb il Vigo che il tarlo nou oHea-
de i pomi selvatici, poco o non mai gli agro-dolci,
il che fa conchiudere che il tarlo fugge i sozzi sa-
por!, propone di lingere ralberocon<lecotti di piante
amare, e meglio di scorza di porno sclvatico ; ed
aggiunge di aver fatti con profitlo degli esperimenti
all'uopo.
Altro metodo per Fobbietlo istesso pro|K)ne, che
dice aver usato con un ramo di porno soggettan-
dolo ad una scarica elcttrica , ed averne otteuuta
la morte di tutli i suoi nocivi abitatori. Soggiunge
perbi che iguorando se il rimedio potesse giovare
in graudc) propone che se ne facciauo degli espe-
rimenti,
Scrive ancora al Bisazza di aver trovato egual-
luente inutile il metodo del Bonajuti, proposto sul
cennato giornale (an. a. n. |.) onde col fumo ri-
parare le frulta dei meli contro le ruche.
Egualmente inutile trovb T altro metodo annua-'
ziato nel giornale istesso (an. i. n. lo) di distrug-
gcre col sale Ic ortiche ed i rovi. Utilissimo pcro
rin\euue il mezzo del Passeriui (an. i. n. 8.) per
lUgarc i derinesti dai bozzoli con Ic carle iuzu|>-
pate nel pctrulco.
i
^9
Rosahio Grasso Giuliano socio allivo foadatore
una sua memoria produsse , ed ua melodo da lui
rinyeiiuto ed esperimentato propose, oude estirpare
dalle nostre botti le muSe ; piaote microscopiche
dlmmenso daaoo alle fruila, ai grani , al pane, e
principalmente ai noslri vast vinarii ; e quiudi di
primo noslro interessc perclie popoli enologi. II me-
todo di Grasst Giuliaiio.e prcferibile per la sicuiia
dei risultamenli a tutti gli altri fioora proposli da
pill e piti agronouii; e a quello slesso deliarsione,
Tunico da noi come sicuro adotlato; superiore ri-
sulta per la modicila della spesa , per la facililk
dell' esecuzione , e pel niun danrio clie tonia alle
botti dopo usalo , ed al vino cbe vi si versera ;
mcnlreclie I arsione non h praiicabile facilmente
in iiittc le grandezzc delle bolti, non h sempre ri-
petibile ogni qual volta la muflfa rilornera ad in-
fesCarle; ed il primo viuo die dopo* labbruciameuto
vi si sara yersato dara ua caltivo sapore , come
suol dirsi di bruciato.
Ecco frattaiito il metodo del Grassi Giuliano, ve-
rificalo (giova il ripelerlo) con Tesperienza.
Traltandosi* di espurgare dci vasi di facile u^a-
oeggio, come bottacci, o barili, bisogna prima di
tutlo csporli al sole per un tempo conveniciite,
onde perfettameule espeliere tutta V umidita die
contengono, e mentre caldi ancora si sono , vi si
Terserk deirolio comune in quautita tale die roto-
landosi in lulli i sensi, la interna superficie venghi
del tut to ad essere spalmata ed unta di olio. Se i
vasi saranno di doppia doga si rimarranno al sole ,
se di sottile si ritireranno aU'ombra^e dopo poclie
ore caldo caldo vi si versera un lessivio boUito jdi
buona cenere , aggiraudoli per ogni verso , il die
si ripetera per due o trc volte coU' inter vallo di
due a tre ore fra Tuna e V altra. Finalaieule dopo
Delta ti dal lessivio, con ac<iua marifia o cou mo-
3o
slo, pill voile si laveranno; e con sicurezza potranno
riempirsi di vino, nientc pregiudicando V odore al-
caliuo che forse conserveranno anclie dopo lavati.
Per le grandi botli il processo andcrk cosL Goa
uu istruraento di ferru si raschierk sino al nudo lutta
la interna superficie della bolle; ed essendosi in ista-
gione uuiida e frcdda, al fine di espellere tutta la
umidita di cui pub esser la botle inpregnata .vi si
intrcidurrano in una tegola dei carboni accesi , av-
Tertendo di porre fra* la tes;oIa e le dogbe dei corpi
incombuslibiii^airinche quelle noa riccvau danno dal
fuoco, ed indi si chiudera I9 boUe col suo sportello.
Dopo cinque o sei ore con una spugna iuzuppata
neU'olio comuoe si spaloierJi diligeutissiraainente ed
a saziela tu(ta la interna superficie della botle , e
rindoiuani un castaldo nuovamenle introdottovi vi
agitera per tutta la superficie medesima un lessivio
bolli(o, e poi ridotto a calor sofFribile. Questa ul*
tima operazione cseguita per due o Ire volte , cogli
intervalli di due a tre ore , c sempre con nuovo
lessivio, dara la botle libera da ogni vizio di inufia ,
solo restando di lavarla ben bene con acqua ma*
rina o con rnosto.
Volcudo il nostro aulore dare una spiegazione del
come eslirpasi la muiTa con Folio, slabilisce il suo
ragionauionto sulla tendenza dimoslrata col fatlo che
I'olio lia con la muiTa; la quale poi per la combina*
zionc dcU'olio stesso con I'alcale reslar dovrk disor-
ganizzata , dislrutta nei suoi filamcoti, ed involta
nella sostanza saponacea che va a formarsi delFolio
con Talcale.
Proseguendo i noslri ragionari sulla storia natu-
rale qualclie cosa dircmo sulla geologia, c mineralo-?
gia^ ed iudi sulla chimica.
3t:
U socio attivo fondalore Raffaello sacerdoleDi
Urso sulla formazione delle terre e roonlagne cal*
. caree scrisse la sua leziorie di turno. Ed onde in-
} irodursi al suo subbietto uq cenno ci diede sulla
molliplicit^ e sulla Tanita, come dice Cuvier, del si*
stemi in gcologia; tutti incompleti, e difettosi per
la maiicanza di osservaziooi , e di fatti. Cbi puo
invero seguire tuUie le immaginazioni (die cos\ devo-
Do clilamarsi) di Leibnitz, di BufToa, di de Luch,
di Delameiberie , dei Vulcanisti ec. ec. sulla for-
mazioue del globo? E qui il nostro accademico
gradalatnente conducendo il suo ragiouamento al*
Toggelto delle sue riflessioni , tratta della forma-
zione delle terre e montagoe calcaree.
Egli ribatte i pensameuti di coloro clie le ere-
dono prodotto della petrificazione e scompo$izione
di marine sostanze, perchb , dicono eglino, le con-
cLiglie e le madrepore sono di sostanza calcarea;
' e quindi 1^ Ipro scomposizione ba dovuto produrre
terre e montagne di simil natura; e perche di mol-
tissimi nicchi impietriti di copiosissimi crostacei
inarini denti'O le due masse calcaree , come nella
pielra biapca di Siracusa cb* h un carbonato di cal-
ce, si osservano.
Di poco momenio e la prima ragione , dice il
nbsiro autore, poicbe la natura ba altri mezzi, cbe
le mariue concbiglie uon sono, per produrre le so-
stanze calcaree , come nel latle , nelle ossa degli
animali ec. ec.
Di poco momcnto del pari h la seconda , meotrc
si trovano delle terre e montagne calcaree senza
verun vestigio di marine produzioni. E di piu nel
discavo di Parigi rapportalo da BuQbn cd in quello
di Amsterdam dal Varenio, trovaronsi degli strati
3a
calcarei senza veruD segno <li marine produzioni ,
e del vitrei poi con produzioni marine. E la stessa
pietra di Siracusa diligenfemente esaminata confer-
ma la sentenza del nostro autore. Ecco le sue pa-
role: >d Le cbiocciole di cui abbonda la pietra di
»> Siracusa non sono gia petrificate, ma bensi riem-
» pile deUa calcc carbonata , che discioUa dalle
M acque modellossi prima giusta il loro fortu oso
Mcanale, e poscia spogliata dell* umido merce la
M azione del sole e del veali rappigliandosi , formo
>j le cliiocciole pietrose che tuttora veggonsi, e che
M tipoliti si appellano. Difalto si vede agevolmente
» che strappando in delta pietra le lumache che
M conservano ancora il guscio , mentre ouesto fa-
» cilmente si strilola in polvere, il midoilo calca-
M reo trovasi resistente c duro come la pietra cui
M aderisce. Osservasi ancora che i bnchi ove si an-
>j nidano questi tipoliti sono di maggior diametro
M degli stessi , e che ie pietre le quali contengono
»> maggior copia di conche sono piu ripiene di cel-
>>lette in parte vuote; onde chiaro si scorge essersi
» le conchiglie sfraceltate e disciolte, rimanendo sol-
» tanto r interno calcareo aderente alia pietra da
>> quel verso onde le cbiocciole sono aperte « dal
» cl^e conoscesi essere un prolungamento della me-
» desima pietra. Vedesi altresi che le spire di detti
R modelli sono separate le une dalle allre;la qual
» cosa prova, che aqche il tramez'/.o concaceo lungi
>> d' impietrirsi si c disciolto. >)
fi iforza dunque concbiudere da queste osserva-
zioni non solo, ma anche da qnanlo di fatli e di
altre osservazioni ci rapporlano Chealchezer , Pal-
lario, Yalmon, I'aulore della ricerca sulle ossa fos-
sili dei quadruped!, Carli, Bozza, FontancUe, Pal-
las, Scina, che il miscuglio confuso che in piu parti
del Globo osservasi di produzioni marine, e di ter-
reslri di ogni specie come vegelali ed auimali ap-
53
partencuti a pacsi di climi riinotissinii, sia stato il
prodollo di un subitaneo, e violeuto scoavolgimento
cleiruniversu e die le acque del mare abbiano co-
perta per qUalche tempo Id superficie della terra;
cia GUI poi flueodo , e rifluendo , c delle profoode
valli foruiaodo, abbiano avuto quiete nel loro pri-
mitivo si to. Parlasi deirunivcrsale diluvio, attests to
dalle sacre carte, dalla favola, dalla tradizione del
popoli tutti , gli Americaoi iioa esclusi ; dal quale
fatlo alloiilanandosi i nataralisti'del secolo decimo
ottavo, dice Cuvier, piu non si pose modo alle ipo-
lesi in geologia.
I dialorai di questa nostra patria formaroa sog->
gello di geognostiche ed oriltogaostiche illustrazioui
del socio attivo foiidatore Mariano di Mauro Rig*
Gio, e dei suoi lavori ci lesse in accademia 11 pri-
mo articolQ della spiaggia meridionale, cibe da Aci*
Castello incominciaudo le sue descrizioni. Ne di de«
scrizioni sole egli si occupa, ma si pure le teorie
vu esponeudo dei fenomeni che alV osservatore si
presentauo,
Lantico Castello normanno nominato Castel di
Aci, sorge su di una roccia di basalte globulare
cho ka una base di piu di duecento quaranta piedi
parigini cou allrettante di allezza, e per due terzi
circondata dal mare.
* Di varia dimeosionc sono le palle basaltiche , da
due a cinque piedi, di figura sferoidale : le basse
sckiacciate si mostrano dalle superiori, e queste sem*-
bra che abbiano occupali i vacui lasciati dalle pri-»
me: una crosta di circa tre pollici semivetrificata
circonda ciascuna palla , che neii' interno e divisa
adettando la figura di prismi tcrminati da liuee dnl
ceutro alia periferia. La roccia e sormontata da
una correute basallica non globulare da occidenle
ad urienle, ma che uou arriva perb al lato oriea-
tale dclii) roccia istessa. Ne questa sola in iquei
¥ . . .
din torn! h di simile formazione basaltica , ma an- t
cora Ic colline a 'seltentrionee ad occidente mo- is
sirnno la stcssa formaiione. E spiegar volendo la i
origirie di quest! globulari basalli, ammette in parte i
Topinione di De-Larbre; sospetlaudo in questo luo- :
go istosso la catarratta del fiioco onde furon lan-
dati: Nc spiega in seguito i caralteri chimici e fi- j
sici , e conchiude col Cordier V esislenza del tilano
in combinazione col ferro, locch^ sfuggl alle ricer-
che del Kraprat e Kennedy.
Essendo queste lave basaltiche in istalo d' iool-
trala decomposizione , dansi dal N. A. le opportune
spiegazioni con i lumi della chimica e della Fisira
del come va verifirando^i: ragiona del piperino in
quesli luoghi accaiilo del basalle esistente : e che
h di esso una trasforraazione e della Cabasia, e della
Gismoiidina conosciuta esistere in ouesli tufi basal-
tici soMo i nomi di Erschelite e Filiprite.
RSf-iona di uh fenomeno frequente nel Liltorale
cla Caslello a Trezza, delPincroslazione cioe di uu
tufo calcarco che Y autore dimoslra essere prodotto
di 300 fill e di conchiglie , aderentisi alle masse di
lave, c lanciate dai marosi a distanze varie; nel che
disseiile e con ragione dalFillustre Broccbi, il quale
CFede essere un tufo calcareo preesistente, Iraforato
dal Mjiilus litophagus \ testaceo che in tali localita
assolutnmente nou vedesi.
L'ordriK? della materia e 1' osservazione dei basalti
esistenii in quel tralto di. terrcno, circoscritlo a po-
nentc dalle alture di Nizzcti, e dal niare ad oriented
porlano il nostro autore a ragionare di quelli che
a prefcrenza chiamauo rallenzione dell' osservatore ,
cioe gli scogli dei Ciclopi famosi nella favola. Ma
que&to csame riscrbando al. secondo articolo de]!' o-
pera sua, dJi Icrmine al primo coUa spiegazione del-
Jaorigiiic gcologica di quesli basalti. Su del che la
dibatlula qucslionc cspoucndo dei netlunisti c vul-
35
canisti, creJe a pezza accettabile , come soggetto a
minor numero di diflScolU , dei secoiidt il sislema:
poich^ se in geologia, come dice Breislak , si sogna ,
debboiio i sogni essere di uomo sano e non d' in-
fermo.
Metle qui il nostro aulore termine al prime ar-
ticolo e noi ca]daraente frattanto gli diamo preghiera
a Tolere esserci cortese senza ritardo delPintiero sue
lavoro; cbe cos\ la patria per le di lui faliche , e
Suelle sopra le nostre acque dagli accaderoici attivi
igano e Fichera impresc , delle quali farem ben*
tosto jftirola, avra una geogoosia ed orittognosia dei
suoi 4ilintorni da poterla esporre con fiducia di ve-
rita ai nostri nazionali ed agli esteri.
<
II medesimo nostro aulore Mariano Mauro pre-
sento in pubbiica tornata i risultamenti otlennti dal*
r analisi di un minerale rinvenulo dai socii attivi
fratelii Grasso Giuliano presso a Castagna di Cento-
Cavalli, contrada Carpinelto, territorio Giarre, senza
perb poterue scoprire la ganga. Risulta dalV analisi
cbe il minerale cimentato si apparlienc all' ordine
miniere di piombo Txxi Syst. de chimie par Tbom-
pson) al Gener solfurtf^ e riconoscesi per solfuro di
piombo lamelloso volgarmente Galena compatta.
II socio attivo fondatore Salvatore Rigano un suo
ragionamcoto ci lesse sulla chimica applicata alia
farm&cia, per cui quesl'ullima vedesi elevala al ran*
go di scienza. Ed al fine di dare un esempio , fra
molti, diquesla vcrila, ed oilnre alia nostra acca-
36
demia UD patrio layoro,parlb dell*atile cbe ricavar
si pub da un'acqua corrente, nel quartieru di santa
Tecla , die suflicienle quaotitk di acido carbonico
contiene , per la preparazione degridrosolfali d'anti-
inonio semplice e solforato ( chermes mineralc , e
zolfo clorato dellc oflicine).
D' incoDteslabile ulilitk esseodo in farmacia gli
idrosolfali anzidoUi, e a dosi leggerissime aminiui-
strandosi, mollo importa che esatta si fosse la loro
preparazione; a fornir la quale il nostro autore dope
avere rapidamenle mostrali i melodi prima in uso ,
incominciando da frate Simone Certdsino di Pari-
gi, e le analisi cliimichc fluo al Berzelius, fa y«dere
di quanta facilitk e di quanto risparmio di spesa
torna Tusare Tacqua di s. Tecla. Ecco il suo me-
lodo«
Prendonsi libbre qualtro di potassa di commercio
con quanta calce h necessaria per ispogliarla dell* a-
cido carbonico , e preparasi cost un ranno perfelta-
roente causlico; e coudensatolo al peso di libbre un*
did, si aggiungano, essendo boUente, once trenla di
solfuro d*antimonio soUilissimamente poWerizzato. 3i
fanno bollire insieme per ore quatiro , rimettendo
Tacqua che evaporasi, e 61trando si ottiene un liquore
color d'oro cli'e una soluzione degridrosolfali d'an-
timonio nella potassa che non prccipitano col raf-
freddamento. £ neccssario allora che la potassa teneule
in soluzione il Chermes s'impegni in nuova composi*
zione, perche Tidrosolfato precipiti in virtu del pro-
prio peso , ad ottcnere il quale risulfamento vi si
versa una quantitii dciracqua di S. Tecla, di cui
I'acido carbonico combinandosi con la potassa , vcdesi
il liquore cambiare in una [)O0o dcnsa gelalina ros-
so-oscura formala del Chermes, che abbandonata la
potassa, cd obbedendo al proprio ])cso sccndc lenta-
mcnte ed in breve tempo al fondo del rccipicnte
d'onde raccoglicsi sul (lilro un ottimo Clicrnics; come
ancora dalle acqiic madri per mezzo clegli acidi lo
Zolfo-dorato: Tuno e rallro in copia maggiore che
con gli altri inetodi non otliensi.
II Socio altivo foodatore Salvatore Fichera Tana*
lisi chimica rapporto della nostra acqua niinerale
cosi delta di Santa Venera da una cliiesiola a lal
Santa dedicata, e vicina alia sorgenfe.
A mezzogiorno' della nostra citta* ed a tre miglia
di distanza del fondo di una fossa circolnrc di otto
paimi di diametro, e di altreltanto di profondita sor-
go quest'acqua che scorre in russcello a traverso di
vaghissima cainpagna domfnata da alture in una ina-
niera assai pittoresca. £ dessa di temperatura due
gradi al di sopra deU'aria atmosferica, e uu terzodi
piu pcsante delPacqua distiUata: untuosa al tatlo, di
colore fosco, di un sapore sapido, e di estremo fetore
die si perde nello spazio di ore ventiquattro tenendo
Tacqua in vasi aperti: avvicinandosi uu lume acceso
verificasi una fiaramella debole e turchiniccia per
r occasione del gas idrogene sqlforato che si sviluppa
dal fondo, e fa in veri punti con delte ampolle gor-
gogliarc Tacqua.
Analizzat«i quest'acqua con accurati cliiniici proce*
dimenti dal N. A. si e trovato contencre in mag-
giore quantity, fra i gas il solo idrogene solforatoo
fra le sostanze lo zolfo, e Fidroclorato a base di soda
e di magnesia: in minore quantita poi, fra i gas I'a-
cido carbonicb, fra le sostanze il solfalo di ferro,ed
il solfato e carbonato di calce.
Per mancanza di tempo e per le farmaceutiche sue
occupazioni non ha potuto il N. A. compiere V inco-
miuciata analisi e a fissare la quanlita delle sostanze
sopraccnnate; ma promette pero di dare al suo lavoro
tal coropimento; al che ricercansi non pochi saggi ed
esperimenti. Vcdesi intanto quanto vada lungi dal
vero Tanalisi enunciata da Afio Ferrara che ricono-
see nell'iicqua in esamc il solo gas idrogene solforato
38
e quattro sostanxe, quale aoalisi, sulla fedo del Fer^
rara, h come vera dal Merat riportata nel!a sua ma-
teria roedica.
Data dal N. A. Fanalisi di quest' acqua minerale
onde trarne pratica uliltk col volgerla agli usi medici,
spiega il suo desiderio che V accademia deputasse al-
cuno degU ottimi socii professori deU'arte Ippocratica
il quale notasse gli efietti che nelle varie malaltie
Tuso di cssa potrebbe produrrei e doo abbandotiarsi
cosi un'acqua prcziosa per Fegra umanita. Meglio di
Doi i iiostri anticbi conciltadioi seotiroao su tal sub-*
bietto; poiche delle molht fabbriche per uso di bagni
costrussero ad uomini e donne ioservieiiti ; delle
quali all'acqua conligui se ne yeggono i molli avau^*
zi, dimostranti la loro magDificenza , e la direzione
giiista grinsegoameuti di Vitruvio.
11 socio attivo Filippo Arcidiacouo Garofal la sua
lezione accademica scrisse sull'utile cbe alia scienza
salutare e ridondato dalla coUegazioaie cbe se n' e
fatta con lo studio della nolomin palologica. Si fa via
al suo ragiooameuto con un cenno dello stato dclla
scienza medica nei piu yetustiteropir lorcbc i medici
di quellepoca seguaci dipoco saldi principii e d*imma-
ginazione, a causa della loro ignoranza si della coute-
stura del corpo uroano, tion che delle lesioni awe-
Dute dopo la moHe, una tcorica stabile e sodisfaceDte
formarsi non potevano, perlocche la medica scienza
poco o niun progredimenlo yero segnar potea.
Scende di poi il N* A. ai secoli sussegucnti sino
al sedicesimo, ed i primi ed i piu rinomati aulori
va eoumerando, i quali dolcnli per la iimtilla delle
mediche fatichc, il nobil sentimento conccpirotio di
sludiare le malaltie neUabnorme condizlonc dci les-
\
?9
suti del corpo umano avvenula dopo la totale estin-
zione della vita; ma da false teoriche doniinati umo-
ristiche, vitalisliche, solidisticbe, pochi vantaggi dalle
loro novelle ricercbe ricavb la mcdicina ; fiiicbe Te-
poca fortunata per questa scienza vcone a stabilirsi
alia fine del secolo decimottavo; quando venulo fuori
riromorlale Bicbat gli elerpeiiti stahilt fiiron somnii-
nistrati , onde la coutesturp dcir essere orgatiizzato
vivente studiarsi , e diligeutemente investigarsi ia
essa i risultamenli delle lesioni avvenute nelle ma-
lattie.
Da quel lempo ciascuii ramo della scienza salu-
tare, dalle numerose ricercbe palologicbe irradiata, e
venuto in Idme; ed il N. A. di volo occupandosi sul
Galliano sistema e della sua veridicitk, dimbstra, cbe
questa^ ove ve ne abbia, e dovuta soltanto alle pa-
lologicbe osservazioai. E qui ponendo lermine alia
sua lezione, risponde alle- obbiezioni cbe.dagli avver-
sari della Notomia Patologica si lanciano, ed i vau-
taggi enumcra cbe dal teatro anotomico possono uU
teriormente derivare alia medicina
La Notomia patologica unita alia medicina il van-
taggio singolarissimo ba aucor prodotto di regolare
la Terapeutica eVdi proscrivere la polifarmacia. Su
di questo soggeUo la sua lezioue di turno scrisse il
socio attivo fondatore SALVATORe Costanzo, cui pose
per epigrafe il detto di Baglivi: Malta scire ^ pauca
agere in medicina oportet. Ed entrando in maie*^
ria non dub'ita di asserire con Gujr Patin ; multi--
plicitas remediorum filia est ignorantiae: sapientes ad
naturae legem compositi paucis multa peragunt.
A cib dimostrare si rassegnano dal N. A. Ic cause
tulle cbe possono i noslri tessuti allerare; quelle uon
solo cbe ad aflellare degU organi particolari diri-
goiisi , ma le altte si pure cbe si dirigouo alia ge-
ueralitH del tcssuU, come Taria, il calorico, T eletlrico
etc; e prova per I alio cbe nelle uialatlie non esisloao
4
4^ ,. .
mpltiplicitii di sedi. Dopo del che chiaro risulta Ti-
Dutilita degli ammassi medicamentosi, dei diorelici,
cioe dei sudoriferi, dei tonici, dei rinfrescanti, ec.; •
3ui il N. A., ancor discende a traltare sull' inutility
i tanti medica/neDti, come la seta minutameute ta-
gliata, ii diaspro, gli smeraldi ec: noa tralasciando
di far meazione delta teriaca d'Andromaco, qual ri<*
medio universale, dai nostri predecessori sommini*
strata.
S'lpdaghi dun.que dal medico la sede delle malattie;
le siropatie bene conoscansi: conoscansi ancora con i *
lumi della cliimica e di altre sussicHarie facolta le
Tirtu dei medicament!, e lo amroasso inutile di essi
sark al certd posto in oblio. La Francia, I'lnghil terra,
ritalia con mohiplici esperienze all' assunlo cio^
con la via del fatto ci ban preceduto, e bisogna che
noi fossimo di loro seguaci; e se residuo di malin^
tesa polifarmacia ancor fra noi rimane , sia abolito
una Tolta per sempre.
La Grippe che nel dicembre id33, assail la nostra
patria, come cgualmente tutta Tisola, fu soggetlo di
quattro memorie mediche: due del socio coUaboratore
Sebiastiano Dr.^Fichera, una anonima, una quarta del
socio coUaboratore Giuseppe Dr. Paiilellaro.
Titolb ii FicHERA la sua prima memoria >^ Nolizia
3j medica sopra una broncliiie epideinica noi Dicem-^
1* bre deiranno i833 osservata. » In quesla memoria
descrivonsi minutameute i sinlomi, durata, e ter«
mine di tale cpideiliica flemmasia sopra gli aduUi ,
i cronici, ed i vecchi; hella seconda osservar facen*
dola sopra i Bambini* Descrivendo nella prima la
coorte dei sintomi, delle riflessioni aggiunge sul ti*
tolo di Bronchite ^pidemica, dalo da lui alia ma-^
lattia in discorso, e nondi Grippe, come volgar«-
mente k chiamala ; poich^ h suo pensamento, che
il nome di una malaltia desumer si deve dall'organo
primitivamente e posit ivamenle leso, e non dalla le*
siohe da cui totto il resto come per cooseguenza
dipende; e nella malattia in esatne gli egri pfticniti-
yaineate incomodo aeativanodi una tosse viya, al
che univasi un senso di lacerazione e di calore nella
trachea arteria. Egli soggiunge.w Da quel che gia si
»> ^ da noi fatlo vedere, certamente arguir si pub ,
m che la descritta epidemica afiezione e tutt altro che
i» la vera Grippe degli autori; iniperciocche noi in
w questa epidemia, geiieralniente parlando, abbiamo
B> ritrovato che grindividui aflelti, non si sono lagnati
M di flemtnasie gastriche, ue di pneumonite,ne di cere-
s' briti, e se qualche caso nei vecchi cronici se neos-
M servato, ci si deve considerare come un prodotlo
ii> di anteriori aSeziooi, o di complicazioni indivi*
V duali.
Conchiude il N. A. la sua memoria con un breve
ed eruditorapporto delle principali epidemic da Ip*
pocrate fino ai nostri di, e le cause ne esamina.
£ quantunque in argomento sifiatto non si camminasse
che sul vago, suU'ipoteiico , o al piii sul probabile,
questa probabilila, poiclie trattasi di conoscere cib
che nelle epidemic ha iniluenza,contentar deve almen
per ora qualuuque persona di saggia meute , ed atten-
dere cbe i progi*essi nelle scienze di inigliori schia*
rimenti airuopo ci foruissero.
Plella seconcia memoria in cui ragionasi degli ef-
fetti della bronchile spccialmente sopra i bamboli
quattro casi al nostro socio avvenuti con tu[te le
parlicolarita si regislrano, nei quali la bronchite ,
secondo i sintomi da lui osservati, spiegossi in uu
caratterizzato croup, tre sopra bamboli , un quarto
sopra utj'adulta di auni tr^ntasette. Riusc\ felice^
menle al nostro socio il guarire con Tuso deiripe-*
cacuana I'adalta e due dei bamboli, ad uno dei
quali, per rimpossibilili assolutad'inghiottire fu ap*
prcstato alle nari un decotlo di succino e beQsoino,onde
riceyerne I'aromaiico yapore, perloche diminuito i
4»
morbo si fu al caso di sommiuistrargli ripecacuaua.
Ud terzo se ne morl; ma recidivo, poiche osservate
noQ furono le giuste precauzioDi per li convalesceuti,
tostoche il fanciullino , perch^ guarilo dal suo ma*
lore, era stato dal medesimo dismesso.
La terza niemoria sulla Grippe^ anonima, occupasi
in sul principio nell'inculcare cotn*e interessante al me-
dico lo studio deli' epidemie.Ed accuratamente uel se-
guilo descrivendo V osservata nel Dicembre id33 ,
dairanalisi dei fenomeni morbosi rileva V infiamma-
zione dellc membrane bronchica e nasale, al celabro
ed agli o]*gani gastrici irradiantesi , c spiega in che
Tussenza della malattia delta Grippe consiste, e tutti
i sintomi espone cbe sotto queslo uome compren-
donsi. Tocca indi di v(*lo le epideinie caterrali dif-
ferenti di Europa dal i5ioal i8o3:dbQ lesteosione
necessaria al confronto, rapporta quelle del i568.
1675, 1743- e 176a. descritte da Willis, Syde-
nam , Huiam, Razoux, e fa rilevare la somigliauza,
anzi la quasi identity con losservata al i833. Non
immorasi sul metodo della cura , osservar solo fa-
cendo essere la stessa di quella del Sydenham al
1675; e brevemcnte suUe cause della epidemia toe-
cando, fa vedere che quanto di buono alTuopo si h
detto non essere che un commenio a quello che Ip*
pocrate registrato ci lascib nella sezione 3 dei suoi
aforismi. De Here locis et aquts^ e uei libri De
morbis popularibus.
L' ultima memoria sulla Grippe fu prodotta dal
socio Coliaboratore Gii^seppe D. Pantellaro, tilolan-
dola » Notizie storiche mediche inlorno la Grippe
« del i833 » Si fu oggetto suo precipuo il dimo-
strare, che alia malattia di cui h parola il nome di
Grippe si compete, e non di Bronchile, poiche Tin-
sieme dei sintomi, da lui descrilti , che la malattia
Grippe nomataaccompagnano, dal catarro, dalla brou-
chite chiaramente la contraddistinguono.E qui rilevasi
43
che la qneslioue non e di semplice nomc; ma Irat-
tasi di idee e di cose.
A viemnieglio il suo proposito confermare con di^
ligente pazicnza preiide in disamina le epidemie dal
i5.io al 1743 losorse Delle cuiopce proviucic; su
delle quali, siccome delle coincidenze Dei puDli es*
fenziali con la riferita precedente inemoria si osser-*
vano, si in riguardo alia slretta somigUanza colla
epidemia del i833, si pure in riguardo alle cause
clie produr poteronla, sospendianno di riferire alFuo*
po. Sollanto carico ci diamo della riflessione; che,
secondo il N. A dimostra, la inalaltia essendo di na-
tura iiiflarnmaYoria , il metodo antiflogislico deve
essere nella cura essenzialmente preferito , e quindi
il salasso generate fu trovalo il piu efficace. Avveite
pero, c qui il suo ragionare conchiude, che la cotenna
uou essendo un segno infallibile dello stato inflara-
matorio, come rigorosamente con falti e con autoritk
di peso comprova, produr potendola molte e diffi;-
lenti cagioni^ non deve il medico, 6nche essa si mo-
stra , ordinare la continuazione dei salassi; ma Tin-
fieme dei fenomeni deve porrc in disamina.
Comparso nelle EfTemeridi siciliane di n. i*^: un
art. di Domenico Greco di Palermo sulia febbre- e-
pidemica sviiuppatasi in Trapani nella prima vera del
i833 parecchie osservazioni critiche furono presentate
alia nostra accademia dal socio coUaboratore Seba-
stiano Dr. Fichera,alle quali fu data risposta in difesa
del Greco con una memoria anonima, e letla da fra
Doi in pubblica tornata. Noi tralasciam di dar conto
deiruna e delFaltra produzione; e passiamo a ceunar
brevemente su di altra memoria medica del Socio
attivo fondatore Mariano Dr. Mauro Riggio con che
darem fine allart. medicina curatira di questa rela^
zione accademica.
II Dottor Madro RiGGio incaricato dairaccademia
di riferire su di tre opuscoli del Dottor Antouino di
44
Giacomo da Catania, noslro socio onorario ^ dati in
doQO al]*accademia, quali sifurooo f .^Discorso sullo
stato attiiate della medicina in^Sicilia , e sui mezzi
di melioraria (occupasi sullo stato della medicina nel-
Fultimo trentennio del secolo nostro) a.® Le proposi-
zioni di medicma del Dottor Broussais tradotle in
lingua volgare: 3.^ De febre per varias Siciliae plagas
pppulariter grassanfe, acroasis ad lauream medicinae,
generalem; le principali idee del primo e del terzo
opuscolo ne presento, e fedele ed esatla conobbe la
Yersione del Broussais, conchiudendo il rapporto >jche
» sapere profondo, erudizione scelta , saijo giudizio
i» medico e commendevole filantropiao abbelliscono i
lavori del di Giacomo. Osservando poi in particolare
lo stato della medicina nella nostra patria, che infe-
riore noutrova a quellodei piu coiti pacsi, soggiunge
cosi y> Decoi*ata (la nostra Patria ) nel secolo deci-
»> mottavo dei nomi rispeltabili di Erasmo Sciacca,
n di Giovanni Musmeci, di Agoslino Grasso; e nel
n nostro Secolo del dotto Mario Vasta, die educato
» airaure della medicina ippocratica, intatta conser-
19 voUa fra le turbazioni dei sistemi, che nei lunglii,
^ e bene impiegati suoi auni ei vide come V onde
i> succedersi, e seppe con sapienza combatterli; uoii
>3 ch^ del Badala giustamente celebre nelle cospicue
» cittk deir Isola; e di quell oltimo Cosentini, di cui
>i i valorosissimi figli, nella Sicilia ben conosciuti y
» Tonore appo noi mantennero della medicina opera-
i> toria. «> E licto qui il Mauro del pagato tributo
di laude agrillu9tri della nostra patria che la medi-
cina suUe osservazioni precipuamente nutrirono , d^
lermine al suo ragionare collegandolo con la sentenza
opportuua dellillustre nostro Socio Dr. di Giacomo:
Theoriam quidem colimus; sed observationibus quam
maxinie inuitimur.
Sulla medicina operatoria il nostro Socio attivo
Cristofaro dott. Cosentino cinlratteoae coa una sua
... 45
lezioric u Delle mnlattie lacrimali. » Dk priacipio ai
suoi ragionari col darci un*estesa descrizione di ma-'
Jattie siOTatte, e gli organi enumera die possono es-
seme la sede , fra tuiti dislinguendo quelli che piu
o meno vi van soggetli , secondo die maggiore o
miaore influenza Uanno neir economia vivente. E^
spone in seguito la natura di queste nialattie, 9rdi-'
naodole sol to i nomi di Epifera^ Sdiilloma, Ectropion «
Idrope del sacco. Fislola lacrimale, obliterazione dei
punti lacrimali ec: ed avvcgnadie disunite per lo piu
si rinvengono, pure talvolta riunite possono alcune
riiivenirsi. Melle in disamina le cagioni varie che a
Tariate forme di tali malatlie posson dare nascimento
e come queslc a secOnda. della loro intenzitk possou-
circoscriversi, o pure generare fenomeni universali di
rcazione, ed appresenta i mclodi varii di curagione
da adibirsi.
Scendendo poi estesameutc a trattare della Fistola
Icigrimale risultametito del morboso lavorio delle ma-
lattie sopraccennatc, in semplice e complicata la di«
stingue, ed i mezzi opportuni espone, mcrce i quali
venire in cognizione se si fossero delUuno, o dell'al-
iro caiattere. E dimostraudo esser diiHcil cosa ilfar
disparire malattie sifTalte senza la mano diirurgica,
che pochissimi casi di guarigioue dagli autori si vl*
fcriscono, specialmcnte provenienti da sifillide, a se^
conda che semplice a complicata la Fistola lagrimale
si manifesta, i migliori metodi operatorii dei piii ri<«
nomati autori,come diCelso,Fabricio d'Acquapendente^
AneliO) Petit, la Forest, Rioter, Gi^nnini ec. espone
con anali^ii accurata.
Finalmente dk termine al suo discorso con Tesattie
di una malattia nelle apparenze soltanto di Fistola la-*
grimale, chiamata da Scstvpa Jlusso palpebrale pu^
riforme. Di questa malattia sviluppansi dal N. A«
i fenomeni sotto i quail si addimostra, i periodi ta-
rii cbe pub trascorrere riemmaggiormente compIicaiH
46
ilosr nella.sua foruia, cd i inctodi di curazione a cia-
scun pei'iudo ideoiioi appresenta , s\ ]ocali come ge-
uerali, a seconda delle* capse cite Tebbero prodotte;
noil iralasciandosi da noi di far qui menzioiie che al
nietodo locale di Petit delle oiodificazioni si sono ag-
giunte dal N. A. per le quali le sue operazioni piu
nicili e piii sicure ritoruano.
Rimesse airaceadcmia dal Socio Filippo Libra di
Catania due Memoric, una suUa fasciatura ncl salasso
della jugulare, ed una seconda sulla estirpazione di uu
tumore cerebrirornie^fui ono ambe passate al socio atti-
vo Crisloforo D. Cosenlino, per analizzarle, e riferire
il suo parerc. Ed il Coscntini una sua Memoria al-
Tuopo produsse.
Scrive il Libra che un iudividuo di anni 44 ^^ ^^^-^
perameuto sauguigno, di forte costituzioue, che ave--
va abusato iu tuttt i generi, fu colj)ito da apoph'sia
e da paralisia ncl lato sinistro. Dope tante inedica-
lure nel gioruo istesso, e tornate iniitili, fra le quali
un largo salasso nel brnccio, fu soggettalo neirindo-
inani all incisione della jugulare , da cui sgorgarono
non men di due libbre di sangue ; dopo di che la
faccia da rossa pallida divenne, gli occhi si aprirono,
ma perb sniorti, languidi, teudenti al gialliccio: latn-
malato sembrava distinguere, ma non pronunziava pa*
rola alcuna; i polsi diveunero meno frequenti, e piu
moUi , il corpo scolorato , abbandonato e freddo in
tutte le estrcmit^. Fattagli pol al collo uua fascia-
tura circolare, non molto serrata, ma scmplicemente
contentiva, onde sospendere Tuscita del sangue, ritor-
narono i primi sintomi, c Tammalato sene roori.
Su tal funesto avvenimento,nflette[jdo il Libra, porta
opiuione, che causa ne sia stata la fasciatura. E a confor-
to doi suoi pensamcnti aggiunge che chiunque stringen-
dosi il collo, la faccia gli diviene rossa pel sangue ivi
salilo : che i neonati che ban soflTerto al collo lo strin*
gimcnlo delPutero divengono apoplettici; che un gio-
v.>.
.47
vine, ai cui lati del collo eran formati due tumori
scrofolosi rilevahili e grossi, divcnne maninco; che gli
strozzati pcrdoii la vi(a per la fuiie che lor si stringc
al collo. Sopra tutti i qiiali esempj dclle vedulearia-/
touiiche e fisiologiche va egli spiegando; e la ragio*
DC si e quesla, egli credc, perclje it salasso della ju-
gulare, il niigliore e quasi Tunico limcdio oclle apo-
plcsic^ si e abbandotiafOy mentre cou tatito prolitto
lo vediaiiio praticalo lullo di uegli animali.
Ad ovviaic tali inconvenicnli dci mctodi suppletorj
alia fasciatuia ueiriucisionc della jugulare egli propone.
£d inutile trovaudo qucUo degli empiashi adcsivi;
ne Volendo die rcsli la vena apcrta finclie per se sles-
sa hi chiuda, piopone la compressionc parziale con
p'lnzelta ad anello o a tiiolla con punte ottuse, o il
punto di sulura della pellc ferita , ove \a conipres-
sione uon basta. Ad avvalorare fiatlanio i suoi pen-
samenti due fa((i adduce di un cavallo e di una njula
salassati nella jugulare. e che seuza i proposti rimedj
della sutura non si sarebbeio salvati dalla niorte, cui
anivaron da prcsso, per esser lasciati seuza un riparo
allapertura della vena.
Per eseguire il salasso poi invece del solito nastro
Tuole che negli uomini c negli animali si adoperi il
poUice dell operante sonra la vena da aprirsi e vicino
al luogo dove si dovrk Fare la ferita.
Sopia i ragionaii del Libra il socio attivo Cosen-
lini va riflettendo priinariamente, che il terraine di
compressha esser dovea preferilo a quello di conten-
iiva per la fasciatura destinata ad impedire V uscita
del sangue dopo Tincisione della jugulare.
Non crede assolutamente aderire al parere del Li-
bra, chela fasciatura sewplicemente contentiva^ non
molto serrata pote esser causa della morte del pazien-
te, quale clovea vedersi piuttosto annunziata nei sin-
tomi che seguirono il salasso; aientre per concepirsi
delle speranze di vita, secondo insegna Celso, bisogna
che ritornino il moto ed i sensi.
48
Gli esempj dei neonati e degli strozzafi non ral-
gono all'assunto; poiche nei prioii V utcro in islato
co^vulsivo stringe si fortemenle che, secondo si espri-
me Boudeloque. sembra una raaDella di fcrro, a se-
gno da intorpidire ii polso deiroperatore; nei secoudi
le corde, e I'opeia dei carne6ci sono tutt altro die una
fascia die non troppo serrata si ciuge at collo.
Ne e da crcdcrsi che I'elcvazione dei tumori scro-
folosi ai lati del collo di un giovine esser poteron causa
delta di lui ruauia. Quanli afTetti di simili Uimori e
sopra il collo ainmonticdiiati noo sono maaiaci? Di-
remo, die post hoc^ ergo propter hoc ^
Del reslo concorre il Coseutini, dietro gViascgaa-
menti di Viesseux, nel parer del Libra, die la inis-
sione del sangue della giugulare, salvi gli avvertimen-'
li, del Iraduttore di Herren-Scbivand, essere in ge-
nerale la prescrizioue piii ragionata nel caso in e-
saaic.
Ma perche dunque Tauimalato di cui h parola se
nc uiori ? Perche il ixKile diede il colpo suo con tal
violenza sopra Torganica struUura di quei flosci e te^
iiuissimi vasellini dellinterno del cerebro che superiore
si resc aj rimed) chirurgichi, e forse ancorche giunti
piu anticipali si fossero. Utile potea tornare un gene-
roso salasso prima del colpo apopletico, ed essendo
Tammalato di natura sanguigua,' non di linfalica. Ma
qui iudovini, non niedici, bisognano all'uopo*
Per quel che tocca i mezzi proposti dal Libra sup*
pletorii alia fasciatura, il Cosentini^ mentre allautore
dk lode delle sue proposte in giovamento deir uma^
nilk, non li crede in alcun modo necessarii, e pieoa
fede gliene fanno taute incisioni della jugulare da lui
eseguite e uella sua memoria riportate , ed il corso
del sangue senza alcun rimedio perfettamente ferma^
to, solo sciogliendosi la legatura fatta prima del sa-
lasso.
N^ gli esempj del Cavallo e della Mula, cui eransi
4g
aperte le jugular!^ e che dissangaaransi sinza il ri^
medio delta sutura, sembrano al Cosentini adalti al
proposilo deiruoroo, poiche quesli e immobile nel suo
silo, in coutitmo aiovimento quclji; piccola h Taper-^
tura neiruomo adoperata, in quelli non piccola. In
essi poi sark bastante la compressione, o il piggiare
con 1 polpastrelli deirindice e del pollice i bordi della
ferituccia, traltenendorili per qualche tempo.
Fiiialmeute sul melodo del Libra di adoperarsi il
pollice Dci salassi degli uomiifi e degli animali invcce
ael naslro, osserva il Cosentini che non senzn utilitk
sarebbe per li primi, ma si Icggiera eda non curaisi
iu vista deir inconveniente di imbraltarsi di saugue
la mano delFoperante; impossibile riesce nei secondi
perche non rcstano, ne restar *possono immobili alio
scoppio della bulestra, ed alia seusazioiie dolorosa del-
r apcrtura della vena.
La sccouda memoria del sig. Libra, data al Socio
attivo Cosentini versa suUestirpazione di ud tuniorc
ccrebriforme : Su del die riferisce il Libra.
Clie il professore N. N. avanti lui esegui I'estir-
pazjone <li cui e parola, che fu poi di esito infelice
seguita, sopra. un individuo di aiini 55, di costitu-
zione forte e di temperamento bilioso.
Comparve il (umore nel luglio 1827, verso la mam-
mella deslra, duro, indoleute , e seuza pulsazione :
curato per ingorgo glandolare ed indi per osteosarco-
ma. Dopo dueanni s'ingrosso quanto una mammella,
e divcnne assai duro; ed indi ad altri due anni diven-
to il quadruplo. II paziente il solo incomodo sofTriva
di qualche sanguinolenla espeltorazipnei e di non facile
giacitura sul la to sinistro.
A 3 gennaro i83a estandevasi il tumore dalla cla-
vicola al precardio destro, e dallo sterno al late cor-
rispondente del petto: forma globolare, superficie irrc-
golare, in alcuni punti. tubercolosa, base larga, pelle
Sana. Toccato il tmnore seotivasi io cerli punti flutluan>^
t^*, in altri eksdco. L«i rcspirazione ncl pazienfc era
libera , il battimento del cuore regolaie, e le lima-
iienti fanzioni ben sane.
I professor! all'uopo consultali, Ira i quali il Sig.
Pugliatti di Messina, eran concordi nel creder il lu-
more di cattiva indole, econcordemente Testirpazioue ne
proibirono. Ma conlro a tutli N. N. la propose, si
proflferi ad eseguirla; lanimalato di volonta pienissiraa
vi si sommise; dopo la quale, otto giorni elassi,'se-
gui la morte.
Eseguendosi 1' operazionc , si vide che il turoore
per le estralte niaterie era cerebriforme; che s'iuler-
uava sino alia cavita del petto non solo, ni*avea
ancora intcressato la sostanza del polmone corrispon-
dentc , il quale air autopsia trovossi esulcerato cou
piaga cancrenosn non tanto proFonda.
In oltre alPautopsia osscrvossi un' apertura circo*
lare delle coste di quattro poUici c poche linee di
diametro: le costc vcrc dalfa terza alia settiina distrut*
te nella parte aiiteriorc, come egualinente le carttla-
gini della quinta e della sesta : pleura ingrossata, e
quasi cariilaginosa : pericardio, e mediastino anterior!
al lato destro ingiossati e quasi coriacei: polmone cur«
rispondente aderenfe in tutti i punti, compatto e quasi
coriaceo in alcuni; nel rcsto poco ladurito ed intiam* '
mate.
II sig. Libra conchiude con riflettere che mollo dub-
bia piia dell' operazione si fu la conoscenza del tu-
more. Ma se si fosse posta mente agli sputi di san-
gue, al polso destro taWolta piu basso del siaistro,
ed agli altri sopraesposfi sintomi ; si sarebbe ravvi*
sato rinteresse del polmone, ed il Chirurgo N. N.
non avrebbe intrapresa nn*operazione ardita , cui fu
presente il Libra medesimo.
Altre riflessioni perb soggiunge e conchiude, >^ che
» se non seguitava la dissoluzioae putrida della pia*
»> ga , e la infiamm.1zione del polmone destro , il
. 5i
» f|ualc, noil poteado reagire conlro il peso deiraria
» csterna, soggiacque ad una specie di asfissia,J*in-
3> dividuo si saria polulo guariroi
E dieiro un caso di Richerand di un turoore fun-
goso al }>etlo con esportazione di gran parte di ire
cosle vere, e di pleura a queste corrispondente, con
guaiigione dell' aniiualato , conchiude : ^^clielefe-
M rite di un lato solo del lorace , quando anche
» siano pin ampie dell'apertura della glotide non sono
>^ sen) pre Ictali.
Sulla mcmoria del Libra osserva il socio altivo
Cosenlini , che comunque vero non esser uecessario
che le opera/ioni dolla Chirurgia siano sempre felici
per giovare alia Scienza; comunque molte fiate da esse
sole la vita degli ammalati dipcndii*, nulla ostanfe
non devesi ad esse correre con facility, esenza alineno
una probabilita di successo; e per le non ovviesenza
una picna discussione precedente.
Per rammalalo di cui e parola fu anco il Cosen-
tini consultato quando il lumore nou era pin grosso
di un ordinario lirnone depresso. ^on avea allora
che Tapparenza di una gemma, ma la sua consisteuza
ed immobilila facevauo pur troppo conoscere Ic
forli sue aderenze contratte non solo con la clavicola
ma SI pure col muscolo omefo-costale sopra ed inter*
costale, perloclie dal Coseulim si prescrisse una cura
mercuriale interna ed esterna £d all* ammalalo che
lo pregava per la eslirpazione, negossi il Cosenlini,
riputandola imprudente; lo esorlando alia pazienza,
cd a tentare il piescritto rimedio.
Dopo altro anno di nuovo il Cosentini, pregato dal
paziente per la estirpazione , di nuovo uiegossi, an-
nunziando chiaramcule , che il tumore nou sofl'riva '
estirpazione per avere profonde ed aderenti radici. Al
che rispose il paziente, avere avute medesime risposte
da Assalini, da Bianchi di Catania , da .Pugliatti di
Messina, e da altri. Era allora il tumore iugrossato
poco pill del precedente anno.
5a
Me il professore N. N. iocontroa tutti si preflferl
f»er Testirpazione : ne pattui la mercede, e trasse al-
'ammalato il tumors e la vita.
II sig. Libra alia pagina 49 della sua memoria di-
. ce che i professori consultati prima delchirurgo ope?
rante commisero uno sbaglio nella diagnosi delta Ma-
lattia. Ma il Cosentiui fa riilellere, die tali professori
non ne commisero alcuno , poiclie uniformi proibi-^
rono Testirpazione del tumore, conosciuto, e dichia-
rato d*indole calliya; divenuto poi col tempo cerebri-
Ibrme per la degeoerazioue della sostaaza in esso coa-
teDuta.
Da termine finalm ente il Coseotini alle sue osser-
Tazidni coa la senteuza di Levis ucl suo Dizionario
Chirurgico all articolo operazione : Che la capacity
ed il meriio di un Chirurgo non consiste nel saper
muiilare con arditezza.
Altra memoria del iiostro Socio Libra sulle malal*
tie principali delF utero in accademia fu letta. Ta
lessa UN. A. non da che un sunto, com'egli dice,
delle dotlrine di Carlo Wenzel; e spiegar si propone
la metrite, la cancrena, Tispessimeoto e riodurimenlo
dcllutero; d* oude ToiigiQe della febbre puerperale ,
e quali metodi di cura-o di operazione ad ogoi va-
rieta di queste malattiC^si appartengouo.
La maiaUia princip^ffe e piu comune die dopo il
parto Tulero invade si e rinfiammo. La febbre del
puerperio pero non e sempre dipendente daUo stalo
flogistico di quest organo, ma spesse fiale da una rea-
zioue deirulcro di repenle votato sulFintiero sislema;
non die da uoa specie di metastasi die alle volte
sue cede dei fluidi liufalico-sierosi nella cavila adJomi-
nale eflbsi. Da cib dipendc il breve, e funesto fine
di alcune di queste febbri.
Si rapportano in seguilo dall' A. della memoria
quali souo le parti che da flogosi afiettansi, dopo Tu-
scila del felo: gli e^ii della flogOM narraiisi.: si dice
53
la cancreua Tion essere lempre consegiienza d'infiammo,
e cio coo varie ragioni si dimoslra. Si spiegano iu fine
la nascita dello scirro, del cancro, deirispessimento e
doirindurimento deirutero; ed i metodi curativi ed o-
peratori si piopongono a secoDda di tali diflerrenli slali
niorbosi.
Poche parole si sono da noi impiegate per la memo-
ria defsig. Libra, poiche nola si e I'opera di Weiizel
e di pubbliea ragione fu fatta la Memoria medesima;
e passiamo ad altro ranio di conoscenze a quello cio5
della fiilosofia razionale e morale.
JPtioMliit JXtf^ionmU t fi^ctixU
/
Obbietto della Filosofia si h la ricerca delta verilk,
e della virlu; la direzione deirinlellelto e della volon-
ta; e quindi partesi da ooi in razionale e morale £
quanlunque la filosofia razionale estentlasi anco a tut-
tocib che e fuori deiruomo, alia natura cioe, a Iddio,
agli altri uomini, agli esseri incorporci; e la morale sia
comunemente air Etica risirctta: noi perb limitiamo
qui la prima a cib die tocca gli animali e Fuomo preci*
fiuamenle, ed eslendiamo la secouda alleconomia po-
itica, ed alia giurispiudenza , considerandole come
branche di morale universale.
Primo per la filosofia razionale si oflrc il Sac. Ci«
RiNO FiCBERA socio auivo fondatore con la sua lezione
suIU prelesa sponlaneita della vita con la scorta unica
del falti secoodo il principio di Democrito e di B^cone,
fa il N A. rilevarc il giusto punto di veduta sotlo
cui deve essere la vita coosidernta; e da cui uu corpo
vivente sempre la riceve; dimostrando rimpossibilila
della spontanea orgauizzazione^
Per esservi vita ^ necessaria una perfetta organizza^
zione, ed un csterno raodificatore) il quale agisca suU*
Te^sere orgauizzato, chimicamente, fisicamenle, mecca*
f4
nicamente: cosi un acido agisee sopra un corpo orga-
nizzato; cosi Varia nella respirazione; cosi un vivente
• comunque neiraria immerso doq ne sente reaorme
j)eso.
Nou curasi Taulorc di cntrare nella difficile, e sea-
bra questione di defiaire cib che inlendesi per vita,
perche uon necessaria al suo propooimento ; ina pro-
siegue ad osservare, che un corpo bruto che agisee
sopra allro corpo brulo e regolato dalle leggi fisiche
deirinlensitk delle cause, e della velocity : uu agente
modificatore operando suU'orgauismo produce degli
stimoli molori, quali sono riseulili dal corpo viveiiCe
^ecoodo le circostauze sue uidiyiduali : £ si consideri
dice il N. A. die » La materia che compone gli sti-
»3 inoli esteroi uou solo fisicauienle osservati,ma eziau--
» diochitiiicamente Don presenta aiialogia alcuiia con
M ] prodotli 6gli de' lavori degli orgaoi viventi. Questi
M hanuo senza dubbio gli stessi elementi iotimi ; uia
» questi elenfcnli sono associati a delle combiua-
» zioui, che la chimica noti pub conoscere : si os-
M servano prodotti immediati, diversi , che la vita
>j sola ha poluto formare , la vita sola ha potuto
» maulenere, ed ai quali si da il nome di elementi
>i orgariici, che in mille modi diversi diQeriscono
» dagli essei'i inorganic!.
Ed infaUi gli essei:i organici e non gP inorganic!
Iiannh la facolta di riprodursi , si coiiservano per la
nutrizioue, e per un meccanismo spcciale , provano
1 cangiameuti deircta , soggiaccioiio alia morte. Un
essere organizzato quindi da altro essere organizzato
riceve la vita, e qucsto da un altro; e cosi salendo
siiio alia prima causa unica , immortale , creatrice
vera, infallibil sorgente delle cose tutte.
Ne le osservazioni e le espcrienze di Frais sulle
produzioni microscopiche , romuuicate air Islituto
nazionale possQuo vale vol iTlente conlraslnre Tasser-
zione del N. A. ; poiche tali osservazioni rd cspc-
55
rienze diligentemcnte rivedute , e ripetute in ceuto
modi dairistituto Nazionale medesimo, in parte non
vcrificaronsi, lasciavano in parte moUo da desiderare;
ed iufatto non fu trovato avveiarsi il priocipia di
vita riferito da Frais.
Vuole il Cabanis, con le sue osservazioni sopra i
venni negrintestini dei fanciulii, far credere la ma-
teria capace di organizzarsi spontaneamente , e con-
tenere dei principi i quali tendono direttaroente ad
animalizzarsi. 11 N. A. dopo aver riferile all' uopo
le opinioni di Pitagora, di Anassagora , di Lionco ,
di Rosen, di ^allisnieri, edi altri suUa produzione
di quest! vermi, si adatta al pensamento di Ridolfi^
e di Borri , i quali provano die i vermi intesticiali
nascoDO da fluidi organici; i quali perch^ prodotti
di essere organizzato vivente, hanno lendenza ad or-
ganizzarsi.
Franklin per dimostrare che la materia pub spon-
taneamente
zione, raccon
passare per tulti i gradi delP orgauizza-
nta Tesisteuza di un uccello nell' America.
settcntrionale , le cui ale sono terminate da due tu-
bercoli coruuti, i quali alia morte deir uccello di-
vengono due vegetali , che nutritisi coi succhi di
quel cadavere, si attaccano alia terra , e vivono alia
nianicra degli alberi. Ma il gran Cuvier e il La-
cepede confessano ignorare questo fatto.
£ perche ripiglia qui il N. A. non si h giammai
veduto uQ vegetale passare ad animale , un bruto
passare ad uomo ? Perche questo sviluppo organi-
co perfettibile ha sempre un limite nell' uomo i-
stesso, che non puo dirsi un' et^ ad un' altra supe-
riore per elevatezza d' ingegni, comuuque le scienze
si moltiplichiuo nei fatti, e per questa ragione pro-
grediscano? Si vorranno opporre pochi fatli rappor-
tati dal Lamark) nei quali aU'estremitk dei regni ve-
getabiii ed aniraali sembra spontanea la generazione?
Ma questi pochi fatti , oltrech^ distrugger non pos-
S
■
f
I
56
sou le leggi costanti della natura sul raassimo numero
stabilite, come i fenoineni dei lubi capillar! dislrug-
ger DOD possono le Icggi dell* idrosialica , noo sooo,
uk possono esseie bene osservati. Ed auco come la.
scieh2a della natura ha progredito dopo Redi e SpaU
lanzani , quesli fatli medesimi sonosi impicciolili di
numero; e il tuUo va a dimostrare , che la sponta-
neita della vita e una supposizione gratuita e priva
di foiidamento.
II socio onorario Vincenzo Tedescbi Pateiinc) Ca.-
STELLO 'da Catania mandb alia nostra accadeniia un
suo discorso frenologico^ in cui di alcune important!
queslioni intorno la nuova dottrina Trenologica occupa*
si; che prende sue niosse dullo esame comparativo delle
abitudini e dei costumi degli animali, oude mettere
in aperta comparsa la esistenza di piii e diverse na-
turali disposizioni o forze primitive fondaraentali, di
cui la percezionc, la memoria, la immaginazione, il
giuJiziOf la velleitk^ristinto, il desiderio, e la passione
sieno proprielh generali, o gradi d'intenzioue e di re-
golaritk di azione. Materia questa giudicata impor-
tanle dairautore per lo progredimento uon solo delle
veritJi filosofiche , ma per lo legame ancora della
fernologica dottrina con la educazione, con la Icgisla-
zione, ed in ispezialita con la mediciua legale.
Avviasi al suo oggetto con le osservazioni sullo svi-
luppo successivo di piu facoltk in vari animali com-
parativameote alP uomo; sviluppo dovuto non ad e-
ducazione, non a forza di bisogni, non a circostanze
esteriori, non ad abito, non a temperamento, non a
cio che e delli visceri del torace, o delladdome, ma
ad altre cause come or si vedra.
Versansi tali osservazioni sul coraggio per esem.-
pio, suUa fedelt^, sul pendio alia caccia del cane ;
suUa ferocia, indocilita, asluzia del lupo ; sulla fa-
cility di appr^der le lingue ncl bambino , suUa sua
astuzia e coraggio progredendo in eta; su certe doti
particolari di alcuni animali a diilerenza di altri ;
come pure per taluni individui delta specie uihana.
Per cosloro, in chi pendio si osserva ed attitudiiie
ulla mustca, io chi aUamore, in altri alle raatema-
tichc, iu iihri alle amcne letlere. Chi distinguesi per la
penetrazione, chi per ie arguzie, chi per la memoria,
I e per questa chi dei luo^^hi, chi delle parole, chi dei
Duineri. Dalle quali orservaziooi tutte vuol' egli con-
chiudere, che sia di nccessita riconoscere piu e di-
verse facoha primitive « e generali t% conciosiache ,
» non puo uoa stessa facohk (parole deH'A). agire
>3 con energia, in ud case ed essere languida e vi-
M ziosa iu un altro. » (i)
A ricercai le cagioni di auomalie sifiatte ed a
dimostrare che riporsi noo devono noo neireduca-
zioue che dirigere pub le facolta non crearle; non
nella forza dei bisogni che suppongono le facolta eii*
trate in azione; noti nelle esteriori circostanze, nou
neirabito*, non in cib che h delli visceri del torace
[ e delladdome; nou nel temperamento ; siegue Tau-
; tore esaminando come roolti animali senza insegna-
(i) Qaesta propostzlone, dall'A. sUbilita come assioma e fon-
damento di dimostrazioDe, ha bisogno ella medesima, perquanto
ci scmbra, di essere dimostrata. E tale desideriaroo aairiofigne
Tedeschi la dimostrazione da spiegare ogai fenomeoo che tutte
Ic apparenze serba di cootrariarla. Spiegar dovrli p. es. corae
Omero, Virgilio/ Dante, Gorneille, Raffaello ec. ec. nei mede-
Bimi gcneri non coaserTano sempre eguaglianza; il che pu6 pure
estendersi a ciascun dotto in quaisiTOglia iacolta, e nel medesimo
gtfoere di conosceazc; tale ognor mostraudosi la umaoa uatura iu
tutti i suoi prodotti.
Se poi la frenologica dottrioa tante potenze, o forze primitive
Torr4 coDchiudere per quaoti casi, che comuD(|ue differenti, si
flono finora ridotti a pocbe facolti, e gli uomini ne soao rimasti
contenti, possiam presagire con aicorezza, che il Dumero delle
potenze o forze primitive lira non molti siorni ascenderii di presso
a mille, gi usto appanto qoanti sensi diede Voltaire al suo Mi-
cromegas {^Roinan%o% il qaale in tanta abbondanza qualche altra
cosa desiderava ancora.
58
meDto aleuno proeuransi e vitto e stanza , unica*
mente il pendio seguendo di loro costituzione; e co-
me senza uo bisogno alcuni della fatica dei loro si-
tnili non valgousi , ma nuova la iotraprcndono da
se stessi; o delle sostanze raccolgODO senza cibarsene.
E qui Tesame yiene egli istiluendo deirindividui del*
Tumana specie ; come molti di tenera eta destrezza
ammirabile spiegano in alcuna scienza ed arte; come
altri, coutro alia forza possente deir educazione , o
delle circostanze, o dei bisogni, piegarono e celebri
riuscirouo dove il loro pendio li guidava; ed egual-
mente, come tutto di si osserva, la medesima* edu-
cazione non da in ognuno i risultamenti medesimi.
Riporsi non devono nelli visceri del torace e del-
Taddome le cagioni degHstinti e delle passioni; poir
clie le passioni, legate essendo alia percezione degli
oggetti, ed a certe idee, devon con queste avere la
sede medesinia. C V encefalo parte deli'auimale eco-
nomia n'e la sede; poiche giusta i lumi della Pato*
logia I'asse cerebro-spinale sua azione esercita su quel
visceri, quali altronde ancorche soflfrano delle alte-
razioni, la passione immutata si rimane, oppure al
contrario; e questi fenomeni neirencefalo non si ve*
rificano.
L'osservare poi degPindividui dotati di uno stesso
temperamento che d&nno*a divedere delle quality con-
trario nelle abitudini, e nei coslumi, o simili nelle
qualitk aSettive ed intellettive, avere dei tempera-
menli diversi, fa conchiudere non cssere ragionevole
il porre la difierenza uaturale di anomalie sifatte
nel temperamento. Dei vari fatti qui VA. annuuzia
e dairistoria, e da lui osservatii con i quali compro-
Tasi, che c« vanno errati tutti coloro i quali si fanno
M a sostenere che la costanza e la segretezza , Tin-
n'gegno e Tattitiidine a meditare, la profonditk del
30 giudizio e la viva imagiaazione fossero le doti
39 e gli attributi dei biliosi £ pero
M quand'anche costdnlemente e sempre certe qualita
» .intellettive ed aOettive nei soggetti dotati di un dato
v> temperamento, incontrQrebbonsi,se ne potrebbe la
» causa primitiva nella struUura del cervello coUoca^
» re^mentre puossi osservare il temperamento, come il
I » risultameqto dell* azione dinamica dello stesso eu-
' ^ cefalo, la quale quasi sopra tutte le parti delcorpo,
f ^ come I'esperienza insegua, estendesi. » Arroge qui
VA. altre osservazioni sugli animali di specie diverse
code afibrzare sua seutenzai cd epilogaudo il gia detto
ricouduce il leggitore a cib, cbe riguardo alle psicolo-
giche qualitk, Id percezione, la memoria, il giudizio,
Timmaginazione, la velleil^, il desiderio, la pas^ione ,
sieno propriety eomuni e gencrali di alcune primitive
forze e potenze.
Non h forse malagevole, penza Y A . investigare
quali si fossero la natura e le proprielk dellenaturali
primitive qualitii psicologiche; ma h malagevole de-
^ termiuarne il numero, e darne una ragionata classifi*
cazione. Poteva pero Y ottimo nostro socio estendere
« la malagevolezza medesima a fissar la natura e le
proprietk delle facolta anzidette , mentre per Y una
cosa e Tallra le ragioni che sieguono e da lui ripor-
tate son railitanti; che anzi couosciuta la natura delle
propriety in discorso, la numerazione pub dirsi bella
€ fatta.
Discordi, egli dice, sono sul proposito i frenolo*
gisti, e fra essi 1 loro principi Gall e Sparzheim :
legate insieme strettamente sono le funzioni delle psi-
cologiche facoltk: estesissimamente Tuna suU'altra
influisconsi; in piu guise si modificano anche per I'a-
zione svariatissiroa degli agenti fisici ; sicche diOici-
lissimo torna il disgiungerle ed analizzarle, e cono-
scerne i modi primitivi o accidentali.
Aggiungasi che molto complicata si ^ la struttu-
ra dell encefalo , e poco conosciuta in cib che b del
' destino piu nobile di sue funzioni da natura assegna-
6o
togli, e per fino a certo pun to ci giova la Fisioiogia
palologica; e specialmenle la storia comparata dei
costumi e delle abilitk degli aDimaii.
Si moltiplicliiao dunque su tutti questi raaii i falti
e le osservaziorii: molto caso si faccia (ci si piTirictta
qui d'aggiuugere) a quello die i Filosofi cliianiano
setiso' iotimo; e cosi si dara il perfezionameuto pos-
sibile a quel ramo di sapere per uoi il pin iuleres-
sante, poicbe direttamenle ci liguarda, e la base co-
stiluisce di nostra felicitk. -
]1 nostro socio corrisponderite can. Carlo Rodriqucz
da Lipari una sua Meojoria invib alia nostra acca-
demia porlante il tilolo di « Medilazione suUa fell-
cila » 11 genere del compouiniento da lui scelto del-
Vobbligo lo esenla di conservare nel corso delle sue
idee un ordine rigorosameute espresso, d^noiinque-
sto brevissimo rapporto sopra i suoi passi scrupolo-
samenle cammineremo.
«c Ueccesso dei desideri (slabilisce il noslro socio)
» sul potere h la misura della infelicitk, e le opera-
1^ zioni da farsi per appressarci alio stato di un essere
» felice souo o minuire i desideri, o il potere accre-
M scere; o luno e Taltro insieme. La somma dei de-
M sideri dalla primiliva sensibilita dipende, e dalPor-
» dine successivo delle idee; e la somma del potere
» dalle leggi fisiche, e dalla volo«ita degli esseri pen-
» santi M. it quesia la base di tulto il suo ragioua-
re, si per la parte ideologica, che per la pratica; e
questa slabilita i desideri dell' uomo esamina per
le ricchezze e per gli onori; ed il modo di regolarli
addila per acquistarsi felicita>
Passando poi airaccrescimenlo del potere esami-
oa quello che pub 1' industria e la robustezza del
corpo; i mczzi come otteuere che il potere degli altri
al uostro si unisca, onde concorrere a nostra felicila.
E su questo ultimo punto immorandosi, osscrva, quel
che si pub o quel che si dovrk &re impiegando il
6i
denaro a gli uflSci , prcsso poclii, e presso molti; di
rifletter rioii tasciando, che una vita ritirata e coafor-
me pieuamente alle leggi nel mentre ci esenta dalle
oppression!, e dalle ingiustizie, ci rende coins saggi
faldamente rispettabili.
Ma procurasi amicizia, eleoiento necessario di no*
stra felicitk nella vita sociale, con esercitare la no-
stra "scnsibilita verso gli ahri che di noi ban bisoguo;
essere beneficenti senza intendere a ricompensa; ed
aggiungendo i motivi che la religione c' inspira , la
nostra vita soprabbondera di beni, e ci renderemo
felici pienamenle, auche in mezzo ai mali di questa
terra.
Arrivato.a questo punto FA. scende a ceunar sol-
tanto alcune opinion! in che 1' umana felicita sta ri-
posla; altre riflessioni aggiunge sulla indole del pia-
cere, consideraudolo in se stesso, e corne premio del-
I'Autore della natura a chi lavora alia propria perfe-
zione, e come un mezzo di farci amare Tesistcnza; e
proseguendo le sue riflessioni , conchiude che cc la
» felicita s.ta nella contentezza dellanimo >j
' Su di patrio soggetto, e di filosofia morale crisda-
na I'onore ebbi io di trattenervi con la mia lezione
di turno; d'iilustrar cioe mi proposi un opera di un no-
stro concittadino ed accademico, ingiustamenle neglct-
ta; ma che chiunque si faccia a leggerla, inFeriore per
avventura non la troverk a qualunque altra del mede-
simo genere, che da oltremonte ci perviene. Si h dessa
I'opera de Foenore nautico del cappuccino Gesualdo
Grassi, Fra i nostri antichi soci detto il Critico^ e
morto presso al principio dell'or trascorso secolo*
Obbietto dell'opera del Grassi si h Tesaminare: se
mai e lecito, mutuando del denaro a chi naviga, o va
a mercanteggiare prendersi dei profitti, fuori del caso
di un lucro che cessa, o di un dauno che si soQVe*
£ siceome tali profilti, segnati nella legge con 1' e-
spressioiii di foenus nauticum , vengon . condannati
62
con la celebre decretale di Gregorio IX NavigaiUi^
ed il foiidameoto primiero della condauna si e Tin-
giustizia della usura ncl mutuo; cosi dal nostio ac-
cademico le ragioni riporlausi per dimostrare ingiu-
stizia siflTatta, tralte dalle nalurali leggi, dalle aulo-
rila dei filosofi geotili^ dalle Icggi civ'ili romaue , dalle
divine, ad ecclesiaslidie. E a ragionav scendendo jdella
cilata decrelale contro piu |doltori inviltametile so*
stiene dover leggersi come nel testo canonico di tutti
i codici riporlasi cioe = Naviganli yel eunli ad uun-
M din»s certam mufuans pecuniae quaiititatem, pro
» CO quod suscipit in se periculum recepturusaliquid
» ultra sorlem, usurarius est censeudus » c eon mai
usuranus non est censendus. Vendica poi la legge
dalla apparente ingiuslizia con ogni ragion canonica,
c suite sane vedulc (ed in cib sopra Navarro e sopra
Fagnano estollesi) die il legislalore giydicando coa
veemcrile presunzione, clic soUo il velo del contralto
di assicurazione unilo al mutuo , V usura veniva a
celarsi, stabill la sua legge, colla quale non solo il
male, ma la scmbianza del male, e tulto cib che al ma*
le pub coudurre viene ad evitarsi. Clie se poi^si vorrk
il conlratto di assicurazione sara libcramentc, e sepa-
ratamenle dal uiutuo coucbiuso, e agli occhi della leg-
ge cessa ogni usura.
Nel Iraltenervi suU'opera del Grassi piu riflcssioni
ioaggiunsi, e sulle Icgge vigeoti, e di civile economia,
e precisamcute contro alcuni moderui economisti, e
contro i protestanti sostenitori della usura, e tulte
dirette ad illustrare i pensamenti del nostroacca-
demico. Egli non raolto su di alcuni arlicoli dislen-
desi, perche non molto a suo tempo di essi conlro-
verlevasi; su di altri articoli tace, poiche Tepoca sua
ancbe ue taceva; e mio debito stimai concentrare la
mia tenuila per dimostrare il pregio di un opera, cbe
alia nostra accademia, e ad un nostro accademico si
appartiene, e cbe la nostra accademia medcsima, e la
nostra patria onora.
63
^t0n0m%u yolUuK
II nostro socio corrispoadente Santo Albergo da
Gatauia una sua dissertazione — SuU'origine, la na-
tura, ed il valore della moneta — ci presenlo.
Dalla Decessita del cambio degli oggelli prcsso i
primi popoli^.onde evitarc gl'infiuiti inconvcnienli che
progredendo la socielh nascevano, si pass6 gradata-
mente ad usare la moneta come rappresentante di cia-
sclieduno, e che poteva scrvire lorche nato ne sareb-
ke il bisogno, e di facilila tornasse al commercio per
lo trasporlo. L'etimologia poi del nome derivb, forse
che vari popoli, fra i quali i Romani , ayendo nello
stato di pastoi'i usato degli armenti per moneta pri-
ma dei metalli , e qucsli fatti correre col marcluo
della pecora o del bue, chiamati furono, pecania da
pecus, e pecuUum furon chiamati gli averi. L'inveu-
zione' della moneta pertanto e dovuta ai bisogni svi-
luppatisi col progresso dellaTsociet^ , e non da con-
veozioni umane in radunanza stabilite, come con sag-
ge riflessioni si sostiene dal Galiani. Conchiude il N.
A. la prima parte del suo ragionamento cennaudo
prima con Plinio, indi con Gioja e Smith, che il me-
tallo che serviva da moneta non usavasi sul princi-
p[o che in pezzi e senza marchi di Re, o di Nume;
ma che poi ad assicurarne il valore senza bisogno di
alcun saggio, e ad ovyiare i guasti deirumana ingor-
digia, vi slmpresse dallun dei lati il segno esprimentc
il valore, dall aliro il volto di un Nume , o di un
Re, e se nc assicurb anche con fregi il conlorno.
Ma chiprimofratuttiipopoli uso la moneta melallica?
£ diflicile se non impossihilc il (issarlo; poiche di
queste notizie la Sloria non ci fu cortese. Piesso i po-
poli antichi Tuso se ne ritrova sin dalle piu antiche
loro viceude; I'origiue peib prrcisa nou niai.
64 .
Foraito dal N. A. il ragionare suU* origine della
moiieta si passa a fissarue la nalnra con darne la de-
fiaizione. £ qu\ errotiee e false niolfe da moUi au-
lori recate trovaudonc; ed ioesalte auelle di Gioja,
di Gaiiaui, e di Pictro Vcrri, crede aaroe la seguentc
come la migliore che se ne possa dare giamroai cc La
M moiieta, egli dice, e un prodolto deirumano tra-
» vaglio, che per le sue iiitrinseche qualiik , e per
>3 Tautenticitk del valore e un equivalente uaiversal-
o> mente accettabilc di (utti gli altri prodotti »•
Dalia qual defiiiitioue scendendo a parlare del valore
della monela osserva, die quantunque sia dessa la rnp-
preseiitaute di lutli i prf*d(iUi, ha dei vantaggi pero so-
pra di essi, tuiti avendoli a sua disposizione: la sua
richiesta e costante ed invariabile; e considerata qual
fondo circolante e rdertiento principale dell' impiego
del travaglio umano, e il molore principale della pro-
duzione.
Pill coroUari trac il N. A* da tulto il suo ragio-
nameiilo; che, perche facili a rilevarsi, tralasciamo,
c ad altro soggeUo aiiche economico e di grave ed at-
tuale iuteresse per noi passiamo ^ quale si h quello
della reltifica del Cataslo, cui preseutemente le menti
tulle e le fatiche sono rivolte.
II Socio attivo fondalore Lorenzo Maddem occu-
possi col suo discorso di turrio intorno alia Storia
crilica di parecchi censimenti per servire alia rettifica
del Cataslo sicilianodi Salvatorb Vigo da Aei Rea-
le, nostro Socio oiiorario. Aveva divisato il Mad-
dem trallener TAccademia di un subielto di esperi-
menli, dei quali alia importanza di studiare le scien-
ze esatte e nalurali^ e a dare opera di trarre la no-
stra gioventu dalle applicazioni vane, e dalle astrat-
te£ze inutili , anzi daunose , mirar faceva i suoi ra-
gionamerili: che dal solo fatto movendo il vcro, i no-
slri studi allrimenle direlti nel nulla ricader devono,
nel nulla consumeremoi noslri giorni. AU'apparir perb
65
dell'opera del Viga si pose giu da) Maddem il primo
divisanieDto; ma senza dilungarsi dal segno, dello stu-
dio cioe dei fatti, la difesa assunse di quello coiilro
varie censure nei giornali riporlate.
Nel suo ragionare espoue prima il N. A. il piano
deir opera del Vigo di cui annunzia le riflessioni ,
nellesordio, espresse suiringiustizia, e sui danni delle
gravezze uei tempi feudali, e dei contributi in Sici-
lia anteriori al 1810; epoca iu cui ebbe stabilimento
riujposizioae foadiaria.
Fa osservare triparlita Topera del Vigo: nella pri-
ma parte I'isloria riportasi dei censimenti di Milnno,
di Sicilia, di Napoli, e di Francia: nella seronda la
critica discorresi dei censimenti medesimi: nella ter-
za delle proposte si fanno alia retliHcazione del Ca-
taslo di Sicilia.
Senza immorarci nella narrazione del censimcnto
di Milano dal i544 ^1 17^7 » ^' quello di Sicilia
dal 1*^83 al 181 3, perche nolo a chiunque , solo
ceuni daremo di quello di Napoli stabililo nel 1806,
e direlto sopra quello di Francia del 1791- Aboliti
in esso i privilegi e le francliigie, il duzio s'impose
suUe rendite ddle case, delle maniFatture, dei lu^lii,
delle cave, delle miniere^ e degli aitri foudi slabiliti
( tranne le strade, le piazze. ed i fiumi pubblici ) sul-
le rendite dei capitali a uegozio impiegati, degli ani-
mali ( eccettuati quelli destinati alia coltura dei fon^
di)quando il loro nuuiero sormonlava dueceuto.
Si ordinarono i riveli per semplice notizia; le peri-
zie per la semplice estensione. Si voile p€ro la clas-
sificazione delle terre , la coltura e le varie qualitk
di esse, le varie cireoslauze del suolo, si iutrinseche,
che estriusecLe.
I Decurionati presentavano al controloro. una sea-
la di valutazione , ed indi giovavaiisi delle tarifie
fondate sopra tutti i contratti di fiCto. di compra, e
di divisione compresi nel decenuio; liniitazione que-
sta noa osservata in Sicilia nel 18 10 con ingiuriu
66
dei coDtribuenti, quando si prescrisse come norma la
reudita di queiranuo solameiitC) essendovi cootratti die
la stdbilivano.
K amministrazioDe era autorizzata a verificare le
omessioDi: i coutribuenli a rcclamare per discarico o
per riduziooe; e dritto fu fatto al rilascio o a mo-
derazione a causa di perdita di tutto o di parte della
rendila; il che iioti fu ammesso iu Sicilia. Ed uma-
nissimo si fu ia Napoli il disgravio concesso a quei
miserabili, dod altro possidenti che la casa di abita-
zioue per se e famiglia.
II censimeuto di Napoli come piii semplice , piu
fdcile a correggersi, piu umano, e dal Vigo proposto
come il migliore da esoguir8i,con alcune aggiunte perb;
quali si sono quella di una colonna, in ciii alle no-
tizie dell'estensione delie proprieta si aggiungano quelle
dei confini in oi'dine ai punti cardinal!; e ben si esa-
minino i particolari tulti del suolo; e la profoudiUi
di lui. £ vuole il Ma'ddcm,econ plena ragione, n^
fa d uopo il dimostrarlo , che il subsuolo sia aucora
esaminato, al che fare necessaiio rcndesi Tuso della
trivella barbaramente fra noi sconosciuta.
£ anco da considerarsi , secondo la sentenza del
Vigo, il tempo idoneo alia rinnovazione dei Catasti,
secondo il mutamento delle produzioni; quali da ca-
gioni mohissiroe possono (rarre origine. Sono fra que-
Steele eruzioiii vulcaniche, gli alluvioni , il dlsecca-
mento delle paludi, la presa dei fiumi per Ic irriga-
zioni, Tindole delle leggi e del traflico; e per la no-
stra Sicilia parlicolarmente I'abolizione della feudality, '
e dei fidecommessi , c lo scioglimento della promi-
seuila dei dritti.
Otto note sicguono 1' opera del Vigo a conforto e
rischiaramento di alcune proposizioni. Sono dal Mad-
dem queste nole esaminale insieme al tulto deir o-
pera^eTopera e le note sono giudicate dalMaddem degne
di plauso, mostrandosi dal Vigo conoscenza mirabile
. ^7
delle materie; giudizio nialuro ed «steso; dire collo^
preciso^ chiarissiino; piano bene eseguito senza vaua
pompa di sapere.
Passasi dal Maddem a riiubcccare alcune censure
apposte al Vigo in due giornali; delle quali sono que^
sti i punli precipui.
I . Col pro[>orsi dal Vigo il rinnovamento del Ca-
tasto, r induslria viene a punirsi dell' agricollore se
produzioni maggiori ba tratte dai suoi poderi; a pre-
niiarsi yerra Tingnavia di lui, se accresciula non la
avra.
3. Che pressoche invariabili essendo gli elementi
della tendita^ invariabile esser dovrk il Catasto, inu-
tile quindi il rinnovamento.
3. Che proponendosi dal Vigo di tenersi ragione
dei contralti di filto, di vendita^ di pcrmula nello sta-
bilire la produzioiie di un fondo, a calcarsi vicne una
via fallacissima; nienlrc il vero mezzo che a giustizia
guida si e il seguire i risuUamenti di una Statistica.
II N. A* va contro lecsprcssale obbiezioni faceii-
do osservare, r. Che ne Tignavia si premia^ ne Tin-
dustria si punisce obbligando il vigile e saggio agri-
collore a niaggior contribuzione, poiche cbi piu pos-
siede piu dovra pagare ; essendo tal paga destinata
alia custodia e conservazione di quello che si possie-
de; e piii contribuendosi piu benemerito diviensi del-
la socielk. Di quella societk al cui sostenimenlo ne-
cessari sono, e per ogni patto, i dazi; e questi sag-
giamente, e lealmente amministrati e diretti y quan*
tunquc un sagrificio imporlassero se ben si contcm-
plano, di prosperilk e di lustro tornano alia nazio-
ne, ed agrindividui che ne son parti.
II premio poi alUagricollore industre nei saggi go-
vemi si comparte dagli Istituti d'incoraggiamento; co-
me bene abbiamo veduto uel nostro con fausto inco-
minciamento.
Tralasciamo qui le osservazioni del Maddem sugli
68
incorjyeuienti gmvissimi die vcrrcbbcro a risullarne,
ove seguir si volessero i peosamerili dei censori del
Vigo suiriudustiia punibile, seiijipunibile, odegiia dir
preiiiio; e .pessiamo a rifletlere che lieve ci sembra
la seconda obbiezione, e quasi tieppure degoa di con-
fula, inenlre senza ripelcre il gia detto piecedente-
I mente, i soli fa»ti, che parlano sotto i nostri occhi, dei
i grandi mutaraeiiti nel suolo e nelle produzioui ci av-
1 visano, guardando il nostro lerritorio, ed il ^coniigua
'^ di Mascaii, sterili e miserabili un tempo, or sufficieoti
S a mantenere da presso a quarajitamille abitaiiti , ed
I UD commcrcio per (ino »1 duovo niondo.
1 Ne se i mulamenti son parziali , nou dovran per-
cio rinnovarsi nei periodi convenieuti i catasti; i qoali
di facile esecuzione ridoUi, Don potranno uon confluire
{ al bene generate ed all'equa ripartizione dei dazi.
\ Passando alia terza obbieziooe , diremo col Mad-
dem, che inancando la Sicilia di una Statistica, co*-
me dal censore di Vigo si confessa, n^ allra via me-
no fallace avendo de' contraUi di fitto, di vendita, di
permuta, e gioco-Forza valerci di essi; i quali ben pon-
derati, e per nou brevi periodi esaminati, ollrecbegio-
yeranno alia formazioue di utia Statistica, daranuo Del
caso iiostro, se nou la rigorosa verita della reudita,
una pero ad essa vicinissima.
E qui h giusto rifletlere che le scienze geologiche,
.e chimiche , e le osservazioui metereologiche , noii
sono si avanti che d<ir polessero alluopo dei risulta*
menti immancabili; ne per ogni punto e per ogai parte
di terra aver polremmo degli scienziati ; i quali n^
fra noi, ne fra le nazioni*piii coile ritrovansi a doz-
zina, fornili di strumenti, e di inacchine, e di reat-
tivi ec. ec. ec. da assicurarci nelln iiostre ricerche
in guisa che potesse prescindersi del fatlo della pro-
duzione.
Qui il Maddem al suo ragionare ineUc tennine;
e al priucipio suo rilornando , alio studio del fatto
vuoie si dirigdDO le noslre menli; cos\ le nostre pro-*
duzioni aspirar ()Ossono airinimortalita; nel die fare,
e il N igo da lui difeso , ed Alfio Grassi altro no-
si 10 coijcittadino e letterato uomo pone a niodellh
II nostru socio attivo fondatore Sebastiano Politi
suUo studio delle leggi in generale ci trattenne col
3110 discorso di^turno; e con dire modesto e delicato,
Fiuteresse e V estensione ci spiego del subbietto da
lui impreso a tialtare.
tl oecessila die le leggi sianostudiate, prosiegue
il N. A., poiche senza di esse la societa non pub sus-
sistere : son desse da lei formate: la espressione sono
di molte volonla riunile: a proleggere gFintoressi di
tutti, la proprietk, la personale sicurezza son desti-
Date. Senza le leggi bisogna die 1 uomo ritonii alle
ghiande , ai boschi ; conviva colle fiere, di esse ri-
manendo o vittima sventurala, o vita mcni peggiore
di loro stesse; bisogna die conculdii tutte le fHCullk
dategli dalla uatura per vivere in societa. BiSogna
dunque die studi lele^gi, che nei propri doveri s'in-
struisca, sicdie sian di norma alia sua . condolta. £
3ual cosa piu augusta piii santa die le leggi, chiamate
a Giustiniano==Divioarum atque liumanarum rcrum
notitia: justi atque injusti scientia?
Ne si creda die siudio si fatlo sia cosa yolgare, e
Tingegno delluomo non s^innalzi in contemplandole.
La piu sublime (ilosofia, la conosceuza piu profonda
del cuore delPuomo sono stale necessarie alia loro
formazione; e quitidi per divcnire comprendilore per-
fetto di questo subblime rfsullamcnto, .menle eleva-
ta ricercasi , oltre ad infinite sussidiarie conoscenze.
Quindi bene il N. A. ed opportunamente T auloritk
del gran Bacone alPuOpo suo produsse, e che noi qui
7^ . . . .
ad onore cl rechiamo il trascrivcrla ct Finis eiiim et*
)^ sco|jus quem leges intueri,alque ad quem jussioaeset
»> saiictioriGS suas dirigere debent, uon alius est quam
yy ut cives feliciter degant. Id fiet si pietale et reli-
\ >j giotic rectc iaslituti , moribus honesti ,' aroiis ad-
i >> versus liostes exlenias tuti, leguoi auxilio adversus
I x> seditiones et privatas iujurias muniti, iraperio et ma-
' » gistratibus obsequentes , copiis et opibus locuple-
fc! » tcs et florentes Fueriut. Horum autem rerum in-
i . still menta et nervi sunt leges » ( Tractatus cle ju-
i sUtia uniifersali aphorismus /^.)
^ Dopo del die il N. A. Timportanza dello studio
\ N delle leggi dimostrando, particolarmeute pei magistra-
I 1i; ed assennando opporlunainenle che nou tutti tiella
; ^ soriela debbcmo prorotidomente applicarsi a quella
' parte di leggi formanti oggello delle persona del fo-
ro, conchiude il suo argomento, con avvertire i no-
i stri concittadiiii, che non Irascurando di accoppiare
il buon costume alle leggi, onide dare ad esse quel
profilto cui mirano, e senza cui vane dell' intutto
toniauo, imitalori si Facciano dei nostri avoli, illu-
stri per virlu e per sapcre in quel geoere di cono-
sccnze clic Toggetlo ha forma to del suo discorso.
Pressoche sui niedcsimi principi del Politi altro
discorso fu pronunziato nella nostra Accademia dal
socio collalDoratore Santoro Rossi Cali , che della
giurisprudenza e degli studiosi di essa particolarmeute
occupossi. In Ire punli il suo discorso divise. Di-
inostro nel primo che la giurisprudenza saldo tie-
«.ne il nodo sociale: n^l secondo che per essa Tindu-
stria, Tagricoltura, ed una popolazione Felice aumen-
tasi: nel terzo la necessita dimostrb delle persoue
del foro, e precipuamente di quella classe che sotto
nome di Avvocati van distinte; nel prosieguo del di-
scorso varie cose toccb suUa nostra legislazioue an-
tica e moderna , romana cioe e francese: parlo del-
Tabolizioue della Feudalitk e de fidecommessi, e dtiUa
.7'
desiderabilc ccnsuazione delle graodi proprietii ec-
desiastiche. E piii utili conoscenze aggiungcndo, pose
fine al bievc e piace\o1 :»uo discorso.
Eccomi al termine di niia relaxione; ed ecco adem-
piuto, comuDque rozzarnente, rimpostomi vostro co-
maodo. Mi confido pero di voiitro compatimenlo, e
diquelio degrillustri soci,c corrispoD(leali,cd onorari,
e coUaboratcri, cui il tnio iavoro, dopo che reso di
pubblico dritto, sara rimesso, stanle la brevila del
tempo accordatomi, e la raolla ralca di niFari su di
me grayjtanti. Dando frattanto uiio sguardo a tutti
i nostri lavori, quaolunque non rigorosamente con-
centrati tutti si veggono, e quali ad un corpo acca-
demico rigorosamente si convicnc, e alia nostra pa-
tria ed a Siciiia diretti, colpa di cib il brevissimo
tempo ai primi soci dalo , onde produrre i toro
scritti, e la mancanza di mezzi in una accademia
nascente; pur tuttavia possiam dire con sicurezza di
avere alacremenle lavorato , di aver inteso a pub-
blica utilita, di averci falto esempio all' universale
di Siciiia, di non.esserci fatti indegni deU'otlima no-
stra Municipalitk e delle Superiori Autorilk amminr-
strative, che di ajuti e di protezione cl si son fatte
liberali; e se dei difetti ci si faran rilevare, del che
saremo a mille doppi contenti, e grati a chi di cio
ci sark gentile , non saremo privi al certo di quel
plausO) di cui pel nosUo ardore ci siam resi meri-
tevolt; non che di quel compatimento , che ad ogui
opera umana , e nel suo cominciamento, h con pie-
na giustizia compartito. Ho detto.
FINE.
DELL'AGCADEMIA DEGLI ZELAIHTI
m-ACI REALE
4
SOCIO PROTETTOBE
S. A. R. D* LEOPOUDO BORBONE
CONTE DI SIRACUSA
SOCII ATTIVl
•
I Lorenzo Mctddem.
a Lionardo P^igo Calanna.
3 Leonardo Leonardo
4 Sck:. Gaeiano d'Urso.
5 Sac. Rajffaello d'Urso.
6 Sac.Antonino Calk Sardo.
n Niccotb Grassi Bianca*
8 Sac. Antonino Fkwetta*
9 Sae. Cinno Fichera.
10 Salvatore Fichera.
II Salvatore Grassi Calanna.
I a Scdvatore Costanzo.
1 3 Mariano di Mauro.
1 4 Sac. Salvadore Grassi Gamhino.
1 5 Sebastiano Politi.
1 6 Rosario Grassi Gitdiano.
17 Sac. Giuseppe Rafpnisi.
ID Sac. Mariano Leonardi CallaBianm^
ig Filippo Arcidiacono Garofal.
ao Alfio Grassi Giuliano.
a I Cristqforo Coseniini.
11 Sal^aiore Rigano.
q3 Santoro ScuderL
I ^4 Francesco Pennisi PlcUania.
J
irp:ti rappresentanti laccademia alla epoca della
d[ lei ripristinazione, ad esso lei itlcmti.
I T'icario Mariano Leondrdi.
! 3 Prevost9 Sahadore Maria Greco
3 Provicarlo Mariano Mirone.
\ 4 Sac, Niccolb Musmeci.
I 5 Sac. Clemente di Martino,
^ 6 Ble. iWcJiefe Grasso. »
7 Ttsoriero Giuseppe Petralia.
SOCII CORRTSPOIfDENTI
I Ffrdinando Mtihicu Palermo
a Principe di Granatelli — iciern
3 Cav. Antonio Di Giovanni ifleni
4 Agostino Gailo idem
5 Benedetto Saverio Terzo idem
6 Giuseppe Crispi idem
7 . Principe di Scordia idem
15 SalvadorB f^igo d* Aci Reale do-
miviliato in ....• Napoli
9 Michele A mart. *... Palermo
10 Enrico Clarenza. CaUDia
I I Pasquale Galluppi di Trope a
domiriliato in s...... Napoli
12 Giuseppe Marco Cahino Trapaiii
1 3 r^incenzo Navarro Sciacca
i4 Raffiieilo Politi •.... Girgeiui
1 5 Antonio Gaiatti.: Messina
1 6 Felice Bisazza idem
17 Carlo Falconieri idem
*t5 Giuseppe Falconieri' idem
19 Carlo Rodriquez Lipari
20 Baldassare Romano Tewnini
^i Niccolb Palmeri idem
a 2 GiamhcUUsia Call Sa nlo Ca s ti gl ione
a3 Gaetano Daita P&lermo
24 Giuseppe Cali^agno Nicolosi
!»5 Marcello Garzia «.. S. Filippo Catena
36 j4lfio di Prima Dagala di Giarre
27 Giuseppe Mercurio, Giarre
a8 GiambaUista Coco Riposto
29 Raffaello Barba^allo *.... Mascali iVunziata
30 Scu^^adore Leonardi d*Aci Reale.
domiciliato in , '... Catania
3i Pieiro Marchese - idem
3i Francesco Fulci..- idem
33 Agatino Longo.: idem
34 Baronessa Agaia Barcellona.... idem
35 Filippo Libra idem
36 Ab. D. Emiliano Guttadauro*. ' idem
3^ Domenico Coco , Yiagrande
38 Niccolb Prestandrea Messina
39 Francesco Randa^zo dAciReale
domiciL in idem
40 Giuseppe La Monaco t Piedimonle
41 Mariano Sgarlata .' Linguaglossa
4^ Francesco Stagnitti , idem
43 Gerardo Fisauli Randazzo
44 AnipreU Giuseppe Plumaril.,,. idem
45 Can. Giuseppe la Piand idem
46 Santo Albergo Calania
47 Fincenzo Barone Morlillaro, .. Palermo
43 Carmelo la Farina Messina
49 Placido Baronello Arena e Pri-
mo idem
50 Caif. Litterio Stagno idem
5 1 Michele Panebianco '. idem
52 Fincenzo Amore idem
53 Cecilia de Luna Folliero Napoli
54 Teresa La Verdoni "Verona
55 Jgnazio Romeo d'Aci Reale do-
miciliato^^in Napoli
56 Cav. Fincenzo Cordaro Calania
57 Anlonino Arrosto Messiua
58 Anasla-sio Cocco idem
59 Carlo Abbafe Fclsina Oisliglioiie
60 Salimdore Leonardi • Caiaiiia
6f G, Giacomo Roll Messina
/.
6) Arciprete Rosario Caston'na.... Taormina
63 p. D. Gregbrio Bamaba la Via CallaniMecta
64 Litterio Suhba ^ Medina
65 Giuseppe SuBba • idem
66 Francesco Subba., idem
Gaetano Mirone Catania
Giuseppe Mirone^'* ;•• idem
69 Francesco Beffa Negrini Assoli
50 Giovanni Gorgone..... Palermo
71 Francesco Arrosto Messiua
7a Placido Portal Biaacavilla
73 Sali/aiore Portal idem
74 Rosario Leonardi dAci Reaie do-
miciliato in « Giarre
75 Vincenzo Linares di Licata do*
miciliato in Palermo
76 Antonino^ Linares idem
77 Gaetano Linares Licata
78 Cav. Pietro Manni Roma
29 Giovanni Piazza e Ciantar...,, Catania
o Lorenzo Majsano Messina
81 Gaetang Algeri Fogliani Palermo
8a PasqucUe Leonardi Calolica.,.^ Napoli
83 Gianibattiista Quadri*»»> idem
84 Leopoldo Chiari !..•.*.*... idem
85 Cap. Paolo Cumbo^>^» -... Messina
80 Giuteppe Dr. di Loretiso Palermo
SOCII ONORARII aESIDENTl
I Giuseppe Dr. Cosentino.
a Pasquale Vigo*
3 Pahffuale Barone Pennisi.
4 Mariano Scuderi Figueroa.
5 Michele Bne* Call SardO'
6 Reggente Mariano Spada.
7 Mariano Dr,^ La Rosa*
o Pasquale Dr. Carpinato*
9 Scdvadore Dr. Musmeci.
10 Camillo Dr. Amico.
II Tonunaso Dr. Call.
la Fincenzo Fiorini Meli.
x3 Saverio Bne MusmecL
i4 Antonino Dr. Finocchiaro*
x5 Carlo Sac- Pennisi>
1 6 Francesco Dr^ P^asta,
IT Giuseppe Dr. Grassi Gerenu'a.
19 Lorenzo F'tgo Platania.
19 Mariano Geremia.
ao Pietro Paolo Bne Nicohsi.
ax Francesco Seminara Pennisi.
aa Mariano Dr. Cosentino.
a3 Giuseppe Dr. Grassi Arcidiacono
a4 Paolo Dr. Costarelli.
aS Diego Sac. Costarelli.
a6 Candido Carpinato Grassi.
17 Vene rondo Leonardi Gania.
SOCII ONORARII NOIf RESIDERTt
I Giuseppe Cav. Paiania JPalermo
ft Saverio Scrofani idem
3 Principe delta Trabia idem
4 Tommaso Gargallo Siracuia
5 Coniessa Costanta Perlicari Ferrara
6 Francesco Ruffa Napoli
5 Can. Giovanni Sardo Catania
Salvatore Cav. Scuderi di F'ia-
grande domiciliato in idem
9 Cav. Giuseppe Can. Alessi di
Castrogiovanni domiciliaio in..., idem
10 Cav, Domenico Ab» Scind' Palermo
II Cav. Niccolh Cacciatore idem
la Paolo Dr. Assalini Modena
i3 Alessandro Casano Palermo
x4 C<w. Fincenzo Tineo idem
i5 MarceUo Fardella Duca di Cumia - idem
16 Cai^. Fincenzo Tedeschi- Catania
17 Antonino Dr. di Giacomo idem
18 Carlo Gemmellaro...., idem
xg Francesco Schiavone », Aggira
ao Cesare Dr. Gabella Genova
ax Principe di ManganelU Catania
aa Cav. Agatino Sammartino Pardo idem
a3 Principe di Campofranco.*» Palermo
a4 Duca di Stwunarlino idem
2i5 Principe di Malt^agna,,*»»..y...,» idem
vi6 Mr. Paoh di Giovanni idem
27 Decano Antonio Patti Catania
a8 Cav- Giacomo Gravina idem
ag Conte Francesco \Cassi» Pcsaro
3o Rosario Scuderi. Catania
3i Mr, P'escovo Giuseppe Amorelli
di Sambuca domiciliuto in Siracufa
3a Mr, Arcivescovo Francesco F^H-
ladicani • Messi na
33 Giuseppina Maria Gravina Catailia
34 Principe di VaUdvoja , idem
35 Faleno Fillareale Palermo
3(5 Giacomo Dr, BeUia di Paternb
domiciliato in Calania
37 Miihele Dr. Febina,, Castiglione
38 Francesco Dr. Duscio Mascalucia *
39 Giuseppe Dr. Reitano ,... Vias;rande
40 Bne TommaSQ Moncada ,... Calania
Li Finccmo Dr. Costarelli * idem
4a Prevoito Slefano G rasso Aggi ra
43 Marchese Giovanni d' Andrea.... Napoli
44 March eshio d' Andrea idem
45 Principe di Fillafninca Palermo
46 Duca di Serradifalco. idem
47 Can? Michelangelo Nicosia Paiernb
48 Sac. Lui^i Livolsi Cerami
49 Gioachino Arrosto •.. Messina
50 Rocco Dr. Pugliesi •.... Mililello
5 1 Euplio Dr. Reina Calania
5a Fedele Dr. Caliri '. Palermo
53 Cav. Francesco Ab» Ferrara Trecasiagne
54 C^^* Emmanuele Taranto Russo Caltagirone
55 Ab. Lorenzo Coco e Grasso...^*' Palermo
56 Cav. Fito Capialbi ^ Montelione
57 Onofrio Simonetti idem
58 Niccolb Calcaterra.... idem
59 Domenico Dr. Ursino Catania
60 Giuseppe Dr. Correnti Messina
61 Alessandro Manzoni Milano
6a Giambaitista Nicolini Firenzc
63 Niccolb Tommaseo idem
64 Pietro Giordani Parma
65 Em. Card. Gaetano Arcivescovo
Trigona di Piazza domiciliato in Palermo
66 Cav. Francesco Rossu Toriao
67 Can. Filippo Cinardi. Palermo
60 Rocco Dr. Solina .' idem
69 Antonino Zerega idem
70 Corradino Marchese Albergo..,.- idem
71 Sofia Hasherg Ai^ergo . idem
7 a Antonino Nkoletti. Lionfortc
73 Filippo Cassola '.... Napoli
74 Giuseppe Ricci idem
75 SalvcLaore Dr. Se minora Scullica S. Filippo Catena
76 Principe di Trabia Palefmo
77 Pietro Pignatari Montelione
78 Salvatore Sciuto Calaoia
79 Giuseppe Taccone Marchese di
Sitizzano • Monteliooe
80 Luigi Dr. Costantino..- Messina
81 Giuseppe Borghi. • Firenze
8a Marib Musmeci Catania
83 Ascanio Dr. Pisani. Napoli
84 Luigi Dr. Ciaccio Mbntelione
85 Arcidiacono Deodato Guarino. . S. Severina
86 Decano Antonio Zuccaro Catanzaro
87 Fincenzo Dr. Natale- Militello
88 Gaetano Dr. Cosentino Lentini
89 Salvatore Dr. Schiavo •. Palermo
90 Can. Baldassare Viviani. Siracusa
91 f7c. Generate Carmelo Taran-
tello..., idem
9^2 Sac. Antonino LentineUo , idem
93 Marchese Basilio Puoti. Napoli
94 Michele Bianchi. idem
95 Al/?o Dr.Monzit e Joppolo dom.in Paterno
SOCII COLLA.B0R4TORI RCSIDENTI
1 Mariano Seminara Pennisi.
2 Sehastiano Dr. Fichera Rapisarda.
3 Sebastiano Pulvirenti.
4 Gioachino Maddem.
5 Rosario Pennisi Cagnone.
^ Mariano Musmeci Call.
7 Giuseppe Dr. Seminara Fasta.
8 Sali-aiore Rossi Bonanno.
g Paolo Rocca.
] 10 Biagio Arcidiacono Garofal.
\ II Santoro Rossi Call.
7 a Salvaiore Lione.
1 3 Giuseppe Dr- Pantellaro.
i4 P^ito Leonardi,
j SOCII COLLABORATOR! N0I7 RESIDENT!
I I Giuseppe Seminara Scullica S. Filippo Catena
J 2 Antonmo Felsina...., Gastiglioae
3 Pietro Longo-* Nicolosi
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PER GLI ANNI III. E IV.
DEGLI ZELANTI
DI ACI-REALE
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18S5 s 1836
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8BGBSTAIUO QHTBRALB DBLL'aCCADIMIA MSDUIMA
B LSTTA raiAA TqiHATA rUBBLlCA OBDIHABIA DBL Dl 31 CBHSfABO 183;
iPKicrmo
TIPOGRAFIA DEL GIOIINALB LCTTEHAIIIO
yii Macttra dcirAlbergariB If> a to*
1^
RiPRISTlN/iTORI
DBLLA
DI ACI-REALE
U. oac CaetaHo ^'XDtio
5. oac- eRaj^|tx^iu) 7>^'l!)c4o
^ oac. c/outcHiiuo (SaU Sat^o
J. i&iccoia Gux66i 2^tauca .
o. c>ac. CHLutouiuo frtavetta
^' Sac. (Stciuo iTicKcca
/o. oaivatoic fFicneia
//. oaivatore G%ob66% w/a/vauua
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/ 5- oe^adtiaiio weft i v
/o- ^oiauo (Zta66o Giuiiouno
SIGNOR PRESIDGNTE
Indocti discant, et amcnt mcininlssc pcriti
INTRODUZIONE
Lj AccoGLiENZ^ benigoa dimostratami nel presentar-
vi, un anno or com pie, la mia prima Relazione Ac**
cademica, mentre dairim de' lati molta fidacia mi
ha ispirato per questa seconda che or vi presento,
mi conferma nel mio giudizio altresi sulla giustezza
della coordiuazione da me seguita nella esposizione
de* vostri lavori. E senza piu ripetere qnindi quanto
allora io dissi suUe ragioni che a cosi fare mi de-
ter mi narono, e senza citare i grandi nomi che al-
Tuopo io allora produssi, scendo tosto in materia, e
vi sommetto che costante, dietro la vostra approva-
' zione, ne' miei principii, in due parti questo lavoro
or dividoj coUocando nella prima quanto da Vol h
stato detto e che riguarda la Filologia , la Storia^
(Antiquaria, la Poesia, e le Arti^ nella seconda quanto
GODcerne la Botanica, la Minerologia, la Medicina cu-*
rativa ed operatoria^ la Filosofiia nazionale e morale.
la Matamatica pura ed applicata , la Fisica esperi-
meotale, FEconomia Civile, il Dritto pubblico e pri-
vato.
Neir esporre i lavori di ciascbedua accademico,
cosi come nella prima relazione, andero a' risulta-
menti ultimi; idea esatta per quaoto la mia tenuita
il conseDte, daro di ciascun lavoro, de' brani rij)or-
tandoDe ove il bisogno* lo esiga*, e mi giova quest a
breve introduzione couchiudere con dirvi, che non
facilmcDte potran cadere in dispregio le nostre fati-
che, e che bene apposta e stata da me L'epigrafe al
primo di questo secondo mio lavoro: Indocti discant^
el amerU meminisse periti.
FIL0L06IA
Viiigttii fuiliiiiiii
II SOCIO attivo fondatore sac. S^lvatorb Grassi Gambiiho
coosentaneo sempre a' suoi priucipii, che la lingua Siciliaua
non e della Italiaoa uu dialello, coriforme aella prima no-
stra relazione accademica si espose, e molto nieno un gergo
iDcapace di sostenere de* soggetti elevati e paletici; e con-
vinlo deila necessita di una Graniatica di quesla nostra lin-
gua in confronto alia ilaliaaa, per soddisfare alaieno le braine
delle colte uazioni cbe di taulo ci ricliiedooo, sicche guslar
potessero non solo il Meli, ma il Tempio^. il Gangi, I'Al-
cozer, il Vitale, ed atlri, nella sua lezione alcuue gracna-
ticali osservazioni ci esposc; curando cbe Tamenil^ de* pea-
sieri , la grazia del dire, e la somma brevita del discorso
compens^ssero Taridila della materia.
£ primo egli ci avverte die nella lingua siciliaaa usasi
sempre il modo indicativo , a differenza deg'Ilaliani , die
Toglion sempre il soggiuntivo , ne secondi vcrbi retti da
altri verbi esprimenli desiderio^ volere^ comando^ preghieruj
consiglio ec; o da' verbi narrare^ direy affennare^ quaudo
non e cerlo cio di che parlasi; o dietro le congiunzioni qua^
lora^ quantunque^ ancorche ec; o in seguito alle congiun-
zioni prima , avanU , innanzi voleudo usare un verbo di
iDodo definito.
Avverte parimenti , che quando la congiunzione dopo^
che e preceduta da un verbo di tempo futuro, uu secoudo
verbo che seguiri^, voglion gritaliaui che sia usato al sog-
giuntivo, o ai secondo futuro deirindicativo; i Sicilian! perb
credooo di usare o riodicaiivo, o come glltaliani il secoudo
futuro deirindicativo a lor taleuto.
Finalmente avvisa, che uiuuo in siciliauo si fa scrupolo
di dire ^ulirria si putirria^ mentre in ilaliauu dir si da^*^^
vomi se potessi.
8
Pubblicatasi per le stampe una Memoria in nome del Pa-
trizio di questa Comune suU* utilila di costruirsi ua porto
al Dostro Capo de* Molini, la seguiron di appendice alcune
JRicerche sul luogo oye esUteva il porio di Ulisse del
DOStro socio atliyo fondalore Lionardo Vigo. II signor Carlo
Gemmellaro di Catauia, conlro tali Hicerche^ de' Brevi Cenni
sulla iopografia dellantico porto di Ulisse diede alia luce;
e furon quesli cenni si estesi , che senza limitarsi a qud
cbe fojoiara il puuto priDcipale della queslioue, contro la
Memoria del nostro Palrizio diresse aucora i suoi ragionari;
e SI ratlameritente, che sembrb farseoe obbietlo precipuo.
In risposta al signor Gemmellaro scrisse e stanip6.il sue
discorso accademico il nostro socio attivo foudatore Leonardo
D. LFONARDi. di cui qui, secondo il nostro proposto, rap-
portiamo i risultameuti ultimi ; a cib fare aucor determi-
oatici per la ragione che le Meniorie del Patrizio nostro e
dei signori Vigo, Gemmellaro, e Leonardi sono slate e sono
per le mani di tutti.
II Vigo fra* segoi topografici cbe il porto di Ulisse esser
dovea presso al Capo de* Molini atliensi all' esistenza iyi
vicino deirisola cos\ detta della Trezza. II Gemmellaro non
crede la ragione del Vigo sodisfacenle, poiche Tisola di cui
Omero parla, come graiide abbastanza e descritta, selvosa,
piena di capre selvatiche^ che larga provisione di carne for*
nirono a' coiupagni del figliuolo di Laerte. 11 Leonard! ri-
spoude, che i detti de' poeti non devon sempre intendersi
al rigor della leltera: che bene da Omero per dritto poe-
tico pote ingrandirsi quell'isola secondo i suoi desiderii, la
quale finalmente ha una periferia di oltre a caone cinque-
cento. £^ immancabile frattanto , secondo la omerica nar-
razione che Ulisse prima di atterrare al paese de' Crclopi
in un*isola ricovrossi ; ne ahra isola si vede , o si pruova
essere esistita, in tutto il litlorale dal Capo de' Molini a
Catania.
11 Vigo al fin di riuscire nel suo lutento va con sagace
critica coUegando varii passaggi dr Vibio, di Stazio, di Ovt-
9
did, di Virgilio , di Pentadio ^ Dif quali ad ud medesiino
luogo rapportaasi i casi di Aci, di Galatea , del Ciclope,
di Ulisse. II Gemmellaro peosa cbe dalle cennate autorit|i
tutie, e da ognuna di esse niun costruUo pub cavarsi in fa-
Tore della senlenza del Vigo. Ma siccome stassi su' gene*
rali, il Leoaardi ueppur crede di ribatterlo, ed aH'occhio
del leggitpre di quanto e come il Vigo scrisse semplice-
mente si riporla.
Dicesi dal Gemmellaro cbe rauloritii di Plinio h stata
male interpetrata dal Vigo, poiche Plinio chiaramente av-
yerte essere il porlo di Ulisse Ira gli scogli de* Cicopli c
Catania; e Vigo, rapportando il passo di quel Romano^ il
coUoca tra il promontorio Sifonio, e gli scogli de Ciclopi.
Ma dal Leooardi si replica , cbe le espressioni del Vigo
3uelle del Plinio non coofraddicono, e cbe male furou lette
al Gemmellaro. Dice il Vigo: cc Plinio nota esser conter^
» mine il porto di Ulisse a' tre scogli de' Ciclopi , e ap-
i> presso, dice, starsi la colonia di Catania >>.
Depostosi dal Gemmellaro I'abito di antiquario, viene a
ragionarci da geologo; ed in.questa sua scienza Fondato, (re
cose provare iutende contro il Vigo cc i. Cbe un promou*
>3 torio non e stato, non e, non sara mai porto, percbe non
» puo esserlo di sua ualura: 9. Cbe la costiluzione fisica
» del litlorale di Aci a Lognina dimostra non essere stato
» mai ivi un porto: 3. Soltanto sarii possibile formarsene
» uno quando si combineranno le circostanze cbe in fine
M sarb per esporre. lii quali (re punti (prosiegue il Leo-
M nardi) sono cioe, due contro il porto veccbio di Ulisse,
i> e Tuhinio contro la fabbrica di un por(o noveilo »>.
tn riguardo alia prima proposizione cbe il Gommallaro
con molta fatica ed apparato di doKrine di Geografia-Fisica
intende dimostra re, cioe che un promontorio non e porto^
il Leonardi vi si uniforma intieramente ; ed anzi una via
facile e breve addita onde arrivare alPassunto , qual si h
quella delle definizioni de' vocaboli^tratte dagli elementi di
Geografia, come per esempio dal Letronne; sulia qual cosa
per altro niuno da cbe b mondo ba fatto mai contrasto.
Me il Vigo sognb mai sosteuere si strano tema ) ma sola-
menie a dimostrare intese nelle sue dotte Ricerche essere
10
Gsistito il porto di Ulisse al Capo de^ Molioi , vicino gli
scogli de' Ciclopi.
E se mai il Gemmellaro avesse voluto riuscire a soste-
Dere con le sae espressioiii , certo nou inolto esalle , chc
presso UQ promonlorio ua porto esister giannnai aoa puole,
iu vece di tautc cose sulla didereaza di prouioalorio e porto^
una dimostrazioiie portar dovea, e quella si era, die la ua-
tura nel formare uii promontorio, non poleva iu guisa aU
curia dirigerlo da racchiudere uua quaulita di acqua di
mare, atta a ricovrar du' legni, e a poter dirsi uii porto;
ed ancora cbe formalo uu proiuoutorio, ua tretuuoto e uuo
sprofoadameiilo iioo poleva a suoi fianchi avveuire , e for*
marvisi un porto.
Per quelio che la secooda questioue riguarda. cioe la ere-
duta immutabililk del suolo di tutto il litlorale da Aci a
Logniiia, stante la sua fisica situazioae. poteva il GemmeU
laro avvertiie , cbe la uatura dei terreui vulcauici e la
nieno atta ad illumiDare sulla loro maggiore o minore an-r
tickita ; e quiudi dou dovea facilmeute asserire , che quel
littorale tullo di lave coperto, ofTrire uu tempo uon poteva
un^luogo di ricovero alle navi di Ulisse. Dovea ism.eulire
ancor la Favola cbe costautemeiite silua il fiuuie Aci al
Capo de' Moliiii, nual Gume fu poi dalle lave deirEtna co<»
perto; e re|)Oi:a deila favola nou e anteriore allepoca della
guerra trojaua. Dovea ismentir pure tauti uoniini dptti del-
rauticbilk, cbe in quel littorale situano il porlo di Ulisse*
Coutradir dovea la storia, la quale ci avvisa, cbe allepoca
di Geronc di Siracusa una nutiierosa annata carlagiiiese
]prese porto a Sifonia, cioe dice Falaieri, al Capo de' Moliui«
Sembra pero cbe il Gerninellaro siasi meglio avvertito
pel suoi Brevi Cenni medesitni; e ritornaudo da* suoi pen*
satneuli, nou ba ditiicolt^ di dire: «<che la lava cbe farma
M il Capo (de' Moliui) non e gran fatto antica »> tal che
prima di essa un ricovero per Ulisse esister poteva; ed al-*
tre esprcssioni alle. pag. la e i4y ^ggi^^g^ P^^ ^^ quali un
mutameuto nel suolo non si concbiude impossibile. Alia
pag. i3, fioalmente dice: cc non resterebbe duoque cbe il
A> solo ricovero di canne duecento del Capo istesso de' Mo-
u liui >j. Ed il Leonard! soggiuogc, cbe sufBcieuUssimo era
qnesto ricovero per le bsu^cbe di Ulisse e piccole e in pic-
col nucnero; e questo ricovero medesimo, secondo le prime
asserziout del Gemaiellaro, esser dovea immutabile al par
di tutlo il resto del litiorale daUaQtichita siuo a aoi. Qui
il sig. Gemmellaro noa seinbra a s& stcsso pieaameote uni-
foraie.
^Dlorno alia terza questioae, in cui il Gemmellaro vuol
pruovare che per le ragioni fisiclie della natura, e profou-
dit2i del suolo, e pei vicini torreoli, il Capo dei Moliui nou
ammelle costruzione idraulica , o almeno seiiza un* iog^eote
spesa , il Leonardi rispoude con le autoritft perfeUametile
ed in tuUo cootrarie di Zahra professore di Matematica
sublime neiruoiversita di Catania, e del generale conie Per**
sicbelli; il quale in un stio rapporlo scrisse di quel locale^
come tunico in quelle adjacenze per farsene un comodis^
simo porio. A quest uso mi i paruto disposio dalla na-
iura ed acconcio iuite le 9olte mi e occorso di yederla
facendo quella via. .:.. .
Delle ragioni economiche fiualmente va pel 3uo assutito
il sig. Gemmellaro esponeodo, alle quali con mass! ma bre-
vila, nh tralasciando la difesa del Vigo, rispondc il Leonardi*
£ siccome lanto si era caa4a(0, certo senza dignila di ma-
niercy dal Gemmellaro, e da allri ancord su quellb esprcs-
sione nella Memoria in name del nostro Patrizio r< qostiuir^
M un porto sul Capo.de' Molini » il Leonardi avverle, che
la denominazioue Capo de Molini estendt^udosi a tut(a
quella coatrada di terra e. di mare, e non limitala al $olo
promontorio, a sparir vieue la supposta moslruosila del sul\
ed ancora, che questa proposiziooc, secondo !» Crusca, lAlr
berti, il Cinouio, ha valore di vicinoy appresso^
Ua avvertimento di;storia palria, collegato alHutercsse
deiruniversal di Sicilia, fu illustralo dal socio altivo sa*
cerdote Giuseppe Raoonisi. Trattasi di una lite clamorosa^
cou ardor senza pari agitata dal 1778 al i7di,tria Aci e
Catania intorno al jus proibitivo di operar di seta , solo
conceduto allora alle tre priucipali citta di Sicilia, Palermo,
Messiua, e Catania: Aci ricbicse dalla M. S. il privilegio
medesimo di Catania, e contro le islanze di quest'ultima
TotlcunG per sc, e pev Sicilia tutta. £ siccome lab. ca**
12
Francesco Ferrara, giodicb scriTere il contrario della veritk
nelia sua sloria di Sicilia, cui fece eco il cav. Cordaro Delia
sua storia di Catania, cosi il socio attivo sac. Ragooisi,
inosso unicameDle da amor di patria, una memoria scrisse,
in cui con delicatezza somtna, e riguardi cbe a quel sapiente
naturalista si convengono, dimostrb la pura verilk del fatto;
contento cosl di avere restituito alia patria quel decoro di
beoemeiila della Sicilia tuUa, che eon i detii del Ferrara, e
del Cofdaro veniva ad esserle ritolto.
Ecco perlanto le parole del Ferrara (T. 7, pag. a^S)
cc Nel 1778... Aci citlk piena d*industria e di attivitk ofirl
» al Regio Erario la somma di dodici mila ooze implo-
» rando dal Re la grazia di poter travagliare la seta, come
» era stato conceduto a Catania ad essa vicina. L' affare^
» inCeressante a Catania fer la perdita, ad Aci^Reale per
9j lo acquislo, fu lungamente trattato nel Tribunale del Pa*
» trimouio per indi umiliarsi al Re il risultato delie im-
M parziali considerazioui. Catania yinse^ in Palermo ed ia
» Napoli w.
Che il cay. Ferrara non piena ragione si abbia ayuto di
scrivere in siHatta maniera, lo dimostraiio le parole del Real
Dispaccio del 1781, con cui la contesa ebbe termine. a Co-
» manda S. M. che restino i tre consolati di seta... e che
i> cosl nella cilta di Aci-Reale, come in ogni altra cittk e
w luogQ del regno yi sia piena libertk di tenersi fiiatoi, e tuU
»> faltro, che si ricliiede per fabbricarsi maniFatture di seta.
M Ben'inteso che b voloiita di S. M. che le manifattnre di
» seta suddette debbono restar soggette ai tre Consolati...
» quelle delle popolazioni del Valdemoue (dov'i Jci Reale)
M al C9nsolato di IVlessina... Comuuico quindi a V. E. di
>) suo real comaodo questa soyrana determinazione, accib ia
]» intelligenza della medesima ne preyenga il corrispoudente
» alia cittii di Aci-Reale ».
Dopo le parole del Real Dispaccio, seoza.che altro si dica,
ciascuno pub giudicare quanto inopportune siano quelle del
cay. Ferrara: Catania pinse in Palermo ed in IfapoU* Ot*
teone h yero Catania dal Tribunale del Patrimonio di Pa-
lermo ayyiso fayorevole a* suoi desiderii, ma tutto poi perdb
irreparabilmente in Napoli. E qui fa mestieri aggiungere,
. ' i3
che siccome Aci-Beale forte dolevasi delle oppression! ed an-
garie del Consolato di Catania, e chiesto aveva un consolato
per s^, la M.. S* lasciando i tre consolati in Sicilia lolse
Aci-Beale da quello di Catania, e da quello di Messina la
fece dipendente,
II Real Dispaccio molto clamoroso torno per Sicilia tutta:
molti niovimeoti ebber luogo in quella circostanza in Cata-
nia, de' quail ess^ testimonio di vista e di udito dovea il
cav. Ferrard;e fa molta maraviglia comet dimenticodi tutto
abbia potulo lasciarsi scappar dalta penna, quasi direbbesi
airimpazsata, quelle espressioni. E molti de' piu distinti
Catauesi di quelrepoca, nelle loro lettere pubblicate dal loro
concitladino cav. Malerba, ed il fatto prinqipale, e le mi-
nime accessorie circostanze con somma pena e rammarico
pienamente coofessano.
Ma si cessi di produrre argomeuti a quel ch'^ certo, ed
aoa qualche linea col N. A. si consacri alia memoria del
barone D. Pietro Paolo Call nostro concittadino , spedito
allora dalla nostra comune per la difesa del suoi diritti in
Palermo ed in Napoli.
Era il Call bello della persona, parlalor gajo ed animoso,
cni non mai morl la parola tra* denti : girevole di carattere,
le forme tutte prendeva che virtu consenle ; e con dolci e
yivi e risoluti detti laQetto si guadagnb dei cireostanti. Ma-
tnro ne fu il consiglio sin dagli anni piu yerdi'; e tale la
avyedutezza e la desterilk, che non colpl mai a vuoto nei suoi
disegni. Caldissimo amalor della patria non guardava a su-
dori , a denaro , a veglie , dove dalla di lei propresperitk
tratlavasi. Possano i di lui numerosi successor! , a lui non
dissimili in indole bella, in ingegno, ed in coltura, divenir
caldi e ferventi figli della patria , dal loro autore cosl fer-
vidamente aroata e protetta!
Un antica Leontiua^ come nel disegno si vede, per quanto
fra noi si sappia, non ancora da alcuno pubblicata, che la
coUezioue abbellisce del noslro socio onorario e concittadino
barone Pasquale Pennisi , illustrata venne dal noslro socio
attivo fondatore Mariano n. Mauro Biacio. Dessa e d'argento,
presenta dal dritto la testa di Pallade galeata, cui sta dietro
un grano d*orzo, iscritta intorno AflOiiTiNo; dal rovescio uu
Pegaso Tolante.
>4
II problema islorico , cbe a risolTere iotende il N. A.
<)uelIo si e, di spiegaro come coufusi e misti sono nella me-
dcsima inedaglia gli emblemi di Siracusa , cioe la Pallade
galcala ed il Pcgaso, e rembiema di Leonzio, cioe il grano
d'orzo, e Tiscrizione netta Aeontino. Cbe la Pallade ed il
Pegaso siatio emblemi a Siracusa perlinenii , le moltissime
sue roedaglie lo addimostraiio; e Siracusa si esseudo d* ori-
gine corintia, tali emblemi della sua madre patria riporlo,
da Corinio cioe, dove furono assunti per V avveoimeuto di
Bellororonte. Leonzio perb dorigine Calcidica, nel cui ter-
ritorin, secondo Ciceroue Diodoro e Plinio, spoutanei sorsero
le biade, queste per sue insegne adoUb, adottb pure la pelle
del liotie da Ercole lasciatale , di cui noa fa al nostro as-
sunto favcllare.
Sul priricipio deirOlimpiade 88 (4^6 anai av. G. G. ),
secondo Tucidide e Diodoro, orribile guerra iritestiua in Si-
cilia si accese, poiche Siracusa fatta animosa per tante vit-
torie, i suoi dominii ingrandir volea per sino a Sicilia tutta.
I Leontini perb quel servaggio ricusando, spedirono Gorgia
agli ^(eniesi , pregaodoli di ajuti accib dai Siracusani noa
fbssero soggiogali. Vennero in fatto gli Ateniesi, varii com-
battimenti con vatia fortuna diedero, (incbe neiranrio terzo
dellOlimpiade stessa ritiraronsi a Reggio in aspettaziooe di
nuovi rinforzi. Si fu allora cbe Tamor della pace la vinse
sul desiderio delle conquiste; e spedili da molte siciliane
repubbliche ambascialori a Gela dietro i ragionari gravis-
simi di Ermocrate siracusano, con cui dimosho la necessity
della coucordia e fratellaoza dei Siciliani tutti, la pace ge-
nerale fu conchiusa; e sul fatto particolare di Siracusa e
Leonzio restb determinalo , come scrivc Diodoro lib. xn.
jil Syracusani receptos in cmtaiem Leontinos, municipes
suos fecerunt unwersos\ urbe vera eorum pro castello
deinceps usi sunt.
Ecco dunque felicemeute spiegalo il proposto istorico pro-
blema. Gli emblemi di Siracusa figurano in luogo primiero
nella Leontina, perche Siracusa padrona divenne di Leonzio;
di questa tm emblema e I'iscrizione dimostra il luogo in
cui la moneta dovea avercorso. Il conio poi in tutto simile
alle siracusaue^fa sospettare in quella cittk) e noa in Leon-
i5
zio batluta la monetai ed in quell' epoca in cui Leonzio^ per
la pace concbiusa io Gcla, ni'uoicipio divenne di Siracusa.
V
Sopra Dante e sul divino suo poema una lezioue accade-
mica ci invib il nostfo socio can. Carlo Rodriguez da Lipari:
lezione si fu dessa deltata da entusiasmo ardcnte , die in
Diuna parte rallenlasi ; entuslastici quindi i sentimeuti , en-
tusiastiche le espressioni tutte , anzi vivo fuoco da destare
non breve incendio.
Dante non solo e il fondatore della letteratura italiana ,
e non ineno del Petrarca, del Boccaccio, e delle Medicee im-
prese , h concorso a vivo tener fra noi i] sacro ardore del
sapere, ma si pure e un poela originate, che nulla, o quasi
nulla deve a'niodelli greci o romani: dal fondo del proprio
cuore , dalla conoscenza luminosa delTuooio, dalle patrie
politiche vicpnde egli trasse i suoi seutimenti, e creo il tri-
plice luogo de* (rapassati , una viva imagine con tal mezzo
presentaudo completa c fedelissima dt:lla eta in cui vivea ,
politica, Ictleraria, e veligiosa.
Dante e il primo poeta del mondo: non sente i ceppi
della scuola Aristotelica, o Oraziana; e un romantico. E bene
prosperar devono i Romantici, dice il N. A. poiclie la loro
scuola libera, ma sulla nalura fondata, ci salva dalla sco-
lastica scliiavilii; e ormai non sono clie appassite immagini
quelle della greca e romana poesia; ed il romanticismo altra
base non pone cbe quello ch' e vero, e nulla ammette che
vero non si a.
Dante, in quella guisa istessa che da tutti i dialetti italici
sceglieudo una lingua italiana formo, cosi riuniti volea tutti
i cuori, e tutte le uienti dcglltaliani, onde conoscer se stessi,
spingersi a vera gloria, e dare opera, chela loro patria pii
non fosse bordello di provincie. Dante cosi fu un poeta na-
zjonale, e a benificar la patria polenlemente ci ispira.
Dante era crislianissimo, e sulle idee di nostra santa re-
ligione fondo il suo poema ; e se alcuna volta alle imagini
del gentilesimo accostossi, ivi degrado; come degradano tutti
i poeti che alia pagana teologia fau ricorso per abbellire i
prodotti del loro ingegno.
i6
Son quesle le basi. su cli cai il N. A. il 6U0 edificio so
pra Daiite architettb e sul di lui divioo poema; edificic
ardito ed alto.
In quanto a noi, senza negargli valore e sapienza, voglio*
SI piuUosto di riOessioni e di calnia in simiti componimenti*
di quanto di bollente entusiasmo , ed avversi alle smodalt
lodi del pari die alle amare censare; non troppo inclinat
alia investigazione di allegorie coperle di densUk e di te-
nebre , ed in cui frattanto si vede tuUo quel cbe si vuob
e si brauia, ci facciam lecito soggiungere die i noslri pen*'
saraenli su Oanfee sulla Divina Coinmedia, non intierament
conformansi a quelli del nostro socio Rodriguez; e se qu'
luogo Fosse stalo opportuno, diflicoUk incontrata oon avrem
mo di esporli. Ma nostro ufBcio pi^esentemente solo si as*
sendo quello di relatore, riserbiaroo ad altro luogo e tempt*
i nostri ragionari, e passiamo per ora a dare idea deirunica
tornata goetica nel presente biennio fra noi tenuta.
Soggetto di essa si fu il rinvenimento della toroba d*
Archiniede per opera di Cicerone; prescelto dal nostro ge
neral Prcsidente,come interessante e grande, ed atto a muo
vere I'ingegno ed il cuore dei Sidliani tutti , poiche tuth
onorati da* natali di quel sommo elevatissimo ingegno. E
al fine di reudere piu augusta la nostra poetica tornata, co
pubblid avvisi ne* giornali i Siciiiani tutti furono invita.
a maudar de' componimenti; ma pochissimi gradirono siflfatl
decorante invito.
Aprl la sessione il sodo attivo sac. Giuseppe Ragonisi a
8U0 discorso in prosa, in cui le sue parole ordinb a far cbian
cbe il rinvenimento della tomba di Archimede per ope;
di Cicerone di sommo obbrobrio torna a Siracusaui di quel
eta, di somma gloria ad Archimede istcsso.
Monumento di greco-siculo scalpello, degno della magn
ficenza e deiringegno di Marcello quellarca es^er dovea ,
vicinissima era alia citt^: le ossa raccbiudea diqueldivin^
di cui tulto il fin*ora detto, e che si dirk sarii sempre poc
Barbari dunque e storditi dovran dirsi i Siracusani di qu
tempo, che dimenticato del tutto V avcano. Qual difTeren
dagli odierni abitatori di Siracusa! m Se lor fosse dato, scri*
i> il N. A* , volgere addietro gli andati tempi , o venis
'7
M accelioato l^gi^io iodizio di quella tomba, farebbcro di
M lei ricerca a prezzo di saiigue; e trovatala, le ionakereb-
)>. bero.altare e tempio4 »
lograli iurono quei Siracusani alia memoria di quel grande,
cbe taiito col suo iogegiK) giovii airucnaaita; come lo lu al-
r Egitto assicurandogli con T iuualzaaiento delie acque del
jNilo Je iiiioieiise ricchezze; come giovo alia patriu m iufi-
niti iucoiitri , fra* quali il novissiuio della dit'esa coiitro le
teiBute ai ttii di Marcello, in cui al dire del severo Plutarco
€€ parea propria meote clie i Romaoi facessero guerra cootro
ji gli Dei: » £d era il solo Arcbimede qhe la ibrza del.pen-
siero oppooeya con pieno succcsso a tutte le arrai di Roma;
la forza del. pensiero spiegata in tauti ordegni e maccbiue;
ed in quel mirabile speccTiio, di cui il nostro socio, mal-
grado il siienzio di Livio e di Plutarco , riveadica a quel
graode il conlrastatogli onore.
La toinba di lui fVatlauto e obbliata : la sua memoria
iu men di due secoli fra' suoi concittadini span: la sua gloria
e fra essi perdula. *
Un tanto oltraggio pero e con soprabbondanza riparalo
dal rinvenimeuto di quell* urna, cbe ne fa Cicerone, come
egli stesso neile sue Tusculane ci narra, Ik ov*egli tocca ,
che la felicita non d'allro cbe dalla virtii deriva. Quelgrande
Romano, primo filosofo della etk sua^ e di altre mohissime
anterior! e post6riori, che il primalo contende di oratore al
piu sublime eloquente Elleno, nella qualila di queslore ito
a Siracusa, fra lutte le tombe ed arche che quel suolo oc-
cupavano, niuna ne cerca di guerrieri o di altri sapieuti ,
ma del solo Archimede e soUecito, appellato da lui menie
divina^ tA irouicamente homunculum^ pel contrasto in cui
lo pone col fragorosissimo in magnificenza Dionisio. £ quella
tomba scoperta a* segni infallibili della sfera e del cilindro
scolpitile al di sopra, e tributatile alti ouori, conlento come
da uo trionfo si rilira. Bene dunque si appose il N. A.
quando dimostrar si propose, che il riuveuimento di quella
tomba, di sommo obbioLrio tomato a' Siracusani di quella
etJk, di somma gloria lo fu ad Archimede.
Compiulo il discorso del Ragonisi furou letti i segueoti
pezzi poetici.
i8
I. Una bellissitna ode d'Jotrodu£iOD6 del socio attiyo fon-
datore Segretario perpeluo onorario Lionardo Vigo.
3. Dialogo tra Citeroue ed Archimede, io sesta rima a*
ciliana, del socio alttvo sac. Salvatore Grassi Gambioo.
3. Ode del socio oorrispoodente Baldassare Romano di
Termini.
4- Souelto del socio onorario residente Antoniuo Dottor
Firiocchiaro.
5. Sonetto del socio onorario residente Francesco Dottor
Vasta.
6. Terziue del socio onorario residente Vincenzo Fiorini
Meli.
7* Canzone del socio onorario residente Francesco Se-
minara.
8. Ode Siciiiana del socio onorario Tommaso Moncada
di Catania.
9. Ottave del socio onorario Giuseppe Taccone marchese
di Sitizzano.
10 Sonetto del socio onorario sacerdote Antonino Lenti*
ucUo di Siracusa.
I I . Cantica del socio coUaboratore residente Salvatore
Rossi fiouanno.
I a. Decasillabi del socio coUaboratore Giuseppe Seminara
SculUca da San Filippo Catena.
i3. Sestiiie di Rosario Call Fiorini da Aci-Reale.
i{. Sonetto di Sebastiaiio Garzia da Aci-Reale.
i5. Sonetto del baronello della Targia di Siracusa.
16. Sonetto di Giuseppe Politi da Siracusa.
17. Sciolti di Gaetano Salonia da Siracusa.
18. Carmen sac. Aloysii Mira de Baleuo Syracusarum.
19. Sonetto di Micbele Cassola da Siracusa.
DO. Elegia Anonimi Syracusarum.
at. Sonetto di un anonimo di Siracusa.
Lungo sarebbe il dire del merilo reale di ciascbeduno
degli enunciati poetici componiiuenti , ^ lungo sarebbe ii
riportarne de' tratti singolari ^ degnissimi di nota in alcuni'
fra essi, ma i limiti prefissimi tanto con mia pena non per-
mettono; cd il non breve tema oltre spingendomi, ad altri
oggetti rivolgo la mia meute e la pennay ed invito la TD^
sira cortese altenzione.
■9
E coDtinuaDdo sul ramo Poesiai a riferire vengo il distbrso
di turoo del socio attivo sac. Giuseppe ragonisi su di uo
nostro coucittadino, antico membro di questa nostra Acca-
demia , il favolisla cau« Venerando Gangi. Opportuna , ed
al nostro statuto conforme, si fu la scelta del soggetto: bella
Tesecuzione e saggia: colt'o il dire. £ consideralo il Gangi,
nob come dotto e sotlile gramatico, n^ come geomeira pro*
fondo, oe come poeta didattico, ne come sacerdole eccelleute;
ma come favolista , che vale maestro di morale e di civil
sapienza, predicate nel linguaggio degli Dei.
Id due pUDti e diviso il discorso. i. Datura della Favola
e pregio in cbe la tennoro gli antichi: 3. merito del Gangi.
Stabilita nel primo punto la natura della favola, si os-
serva dal N. A. cbe breve h la via che ha da battere il
favolisla , a prefereaza deirepico e dal drammatico , onde
x)tteuere il fine suo sublime, quello cioe d'insegnar la mo-
rale; dovuuquc potendo, ed in qualsiasi ora, intendere alio
impiego del suo roinistero. Che piuT Non fa egli le viste
di rigido maestro, sicche Tamor proprio o Taccarezzato vizio
potessero rivoltarglisi, macome un dabben*uomo mescolasi
fra la brigata; e come per divertirla, dando parola a'bruti
a^ vegetabili , con brevi allegorie di lepida semplicitl^ con-
dite , pinge oguuno a sh stesso; e senzach^ alcuuo potesse
chiamarsi ofieso, svolge le piu interessaati pratiche di mo-
ral sapieDZa.
Ne Tesser favolista ^ cosa di nulla, come a prima giunta
potrebbe talnno credere; che auzi al vedere come in tutto
il mondo antico un solo la Frigia ne oflfre in Esopo, niuuo
la Grecia, niuno Roma siuo alio stabilimeoto dell* impero;
e dopo quest' epoca ud solo ne oOTre Roma in Esopo,. ed un
solo la Francia Del La Fontaine, al vedere taota parsimonia
nella aatura, resteremo piii che convinti, che nel geuere di
favolista, non e da tutti Tandare a Corinlo.
I^on fia meraviglia pertanto' se la Lidia onori altissimi
tribulo ad Esopo; la Grecia statua gli eresse; Platouc, che
dalla repubblica sua lutti i poeti sbaodl , sino lo stesso
Omero, raccomaoda pero la lettura di Esopo; Plutarco, e
rarido, ma sapientissimo, Aristotile inculcano la lettura di
quel libncciBo; Socrale b fiqe s\ caro lo tenn cbc ooa
parlfi in versi ne traduce.
Ma il Gangi La le <i()li principal! in tal geMre di lelte-
rario coniponimeoto? Questo si e quello che il N. A. esa-
mina nel secondo punto del suo discorso; alio sviluppo del
quale coiranalisi precede della favola 71 die riporta per
imiero; ed osserva in essa : che una e semplice ne Tazio-
ue; che sul vero e modellata; cli'e allegorica e traspa*
rente; lutta natura e la favella adoperala; leggiero e fa-
^/l® "'^. il verso: precise il dialogo: bene annodati, squi-
siti, lurainosi gli accidenli: con maestria e forza delineati
i carHlleri.-ed.il tutlo atleggialo da garbo infantile. AJla
narrazioue poi del Gangi nou siamo piu uditori delle sue
parole, ma spettalori del falto ch'egli r^cconta.
II N. A. non solo considera il Gangi isolatamente, ma
lo ratFrouta con La Fontaine in due favole suUo stesso sog-
^etto, preudendo ad esarainare. la 5 del 6 libro del'poeta
francese c la i3 dej nostro, e fa toccar con njano, che
il 9Qstro spesso ,adegua il Francese, di rado gli soltosti,
piu spesso il trascende. IJou lasciasi peio di far osservare,
cue m mezzo a pregi cosi luminosi^ non sempre nel Gangi
si trovano 1?^ vibratezzia e la rapidili delle descrizioni, e
la varieta de* naelii , e piu di tulto la coltura e la fi-
Ditezza del La. Fontaine. Ma a scusa del Gangi pub dirsi,
die tulto la natura fece in lui, nulla Tarte: e che egli
a scrivere favole solo intendea ne' brevissimi spazii che lo
studio delle' n^aterie sacre, Timpiego sacerdotale, e le opere
in ogni genere di carita gli lasciavano. Le ristreltezze di
sue fortune non gli permisero nella sua gioventu di col-
livarsi;a varii penosi ufficii di maestro di scuola fu egli
allora qui 6d altrove obbligato a sotloporsi. Oh se aile
doti naturali, e sopratutto a quella ingenuilJk che costi-
tuisce tre quarle parii del favolista , collegali iii lui si
fossero la collura e Tesercizio, forse la nostra patria e
la Sicilia uon avrebbero avuto di che invidiare la Fran-
cianel suo La Fontaine I
4
ai
II nostro socio allivo Foodatore Ros^nio Grassi Gidliano,
movendo in un suo dccademico discorso dai ragionevol priu-
cipio dell'inutilita delie umane conoscenze ove alle astrat-
fezze rimangonsi, ed ove al mijglioramento del nostro viver
civile non tendono* ad un soggetto artistico e di patria uli*
lita si rivolse, a quello cioe di trovare una nuova sostanza
conciante per la fabrica di cuoj, mentre le esoticlie cortecce
van mancando, e le indigene van rincarendo.
Pensando egli che in tutti gli alberi trovarsi deve del
concino, ed osservando che inutile fra noi limane la sega-
tura del castagno, diessi aH'analizzarla secondo il metodo
di Davy per conoscere in lei la quantitk della sostanza con
ciante ; e dalle fatte analisi ottenne , che la medesima ne
coutiene della scorza di quercia. E di cib non conteuto uii
saggio col fatto ne tento, pertnezzo dell* ingegnoso giovaue
Rosario Spina Valerio proprietario di concerie in questa no-
stra patria , ed ogni felice risultamento ottenne , come da
una pelle cosi conciata e presentata airAccademia ciascuno
fu in grado di osscrvare con i proprii occhi.
II ritrovato del Grassi Giuliano oSreci per la parte eco*
Domica un'utilita molto maggiore di quella che si potrebbe
ricavare da qualunque siasi corteqcia sin'ora couosciuta: da-
poicbe, oltre aU'essere lo scorticamento degli alberi nocivo
alia di loro vegetazione, lo sviluppo arrestandone, e spesse
fiate la rooi te arrecandovi, una spesa ogni sorta di corteccia
esige per essere triturata , ed una ben molto maggiore ae
addimanda per essere staccata dagli alberi; domentre il to-
gliere la segatura del castagno , nociva al terreuo ove la-
sciasi a marcire, giova all'arte della concia, oUenendosi ma*
cinata raerce I'opera della sega, che e un luvoro necessario
all'arte del falegname , e senz'altra speta che quella del
trasporto. Un utile ancor piu ci fa in essa rile va re Tinvcn*
tore per la quantitk non indlircreute di castagui che nel no*
stro Etna annualmente segansi, da cui per calcolo appros-
simativo nelle sole prossime conlrade di Randazzo, Maletto,
Linguaglossa, Castiglione, Giarre , Zafarana , Trecastagni,
Sant* Antonio , Viagrande , Pedara , Nicolosi , si ottienc di
presso a quintali mille e quattrocento di segatura, sufficien*
tissima a conciare oltre a quattrocento quintali di pelli.
Ci avverte perb il N. A. che la segatura da adoperarsi
bisogna che sia tratta dal castagoo verde, poich^ il secco
esposto alia pioggia h per ordinario dispogliato di concino;
e conchiude il suo ragioiiameuto con I'esortare, perche trag-
gansi dal noslro Etna i profitti, che maggiori si possouo pel
yiver nostro civile, invece di investigare con anziet2i,e senza
utile le cagioni a noi sempre occulte de* portentosi suoi
feDomini. ^
a3
0Q389 89
iSotiitiUit
Semf^reche il siciliano feracissimo suolo diligentemente si
estmioi troveran sempre i Botanic! , che fruUuose torneran
le loro ricercbe: interessante e dovuto servigio alia patria
cos\ reuderanno; che tolto il bisogno delle estere piaote ,
con le sole indigene arrivar potranno a provedere a* social!
bisogni, si per gli usi nied!ci, si pure per gli economici.
Inteso a qaesto nobile studio il nostro socio corrispon-
dente marcello garzia da S. F'ilippo-Calena, di due piante
prima di lui, com'egli crede, da niuiio descritte, due Me-
morie alia nostra Accaderaia invio per esser lette iu pub*
blica tornata; delle quali darem qui giusta il nostro piano
de* brevi cenni.
Versa la prima su di una specie di lino, rinvenuto dal
V. A. nel nostro territorio, e particolarmenle nel bosco dei
Signori della famiglia Vigo. Questa specie di lino, comeche
abbia de* grandi rapporti col linum usitatissimum di Linneo,
fure non pub con esso coofoudersi. Cosl all'uopo esprimesi
autore. <« TuUoch^ convenga col lino usilalissimo ne* calici
«> e cassole mucronati, pure le sezioni del calice del lino,
3» del quale qui trattasi, sono un poco piu carinatc e gobbe
» (gibbae)\ il calice, la cassola, i pelali, ed i semi sono
M meno delta mettk e forse del terzo ancora : le foglie un
» poco piu strette, e quelle vicino alle radice e degli steli
i> proslrati piu numerose ( coriferta ) .e dense , quasi im-
^ bricate. I rami quasi dicotomi , in luogo di disporsi in
» corimbo sono paDiculatt , ed i pedicelli de' Gori piu de-
•9 licati e quasi esili e nutanti pria della fioritura : i fiori
»> sono di un bleu ossia color ceruleo piii chiaro e diluto
» di quelli del sativo e piu piccoli, come hodetto di sopra,
» con le vene ossia fibre piu cnriche di colore, come an-
» cora le antere »•
Crede il N. A. dover costruire del lino da lui trovato
ana specie nuova dall'osservare , che le cassole non islan-
ciano i loro semi con elasticity , ne si aprono prcstamente,
»4 . . .
ma integre si rimad^ono e permanenti, oal piii cod alcune
fissure , mostrando di lentamante disporsi a bsciar cadere
il seme. Maggiormerite poi lo determiua- Delia sua idea Tes-
ser qucsto lino a piu s(eli, IrovaDdoseoe con piii di cinque,
mentre rusitatissimo si vede col = caule subsolitario. Se-
guaie le differenze col liuo usitatissinno, con cui aver sem-
bra rapporti maggiori die coo qualuoque altra specie, passa
a definirlo cosi:
»> Linum siculum*
M L. multicaule , ante aDlhesio prostratum , ramis pa-
v> niculatis dicolhojiiis, foliis liuearibus lanceolatis alterois,
M calycibus capsulisque tnucroDatis miooribus >^.
Concbiude il N. A. il suo discotso cod invitare TAcca-
deaiia ad esperimeuti sulla descritia specie del lioo , ch^
utilissiniia potra (ornare aireconooiia manifalturi^ra per la
lunghezza cui elevausi gli steli.
La seconda Memoria scritta nella lingua del Lazio ver-
sasi su di una piaota della famiglia delle gramioaccei e della
quale esatniuali atteutamente i caralteri, crede iJ N. A. do*
vcr formarsene un genere ouovo. Ne fa egli una particola-
rizzata descrizione; ed usaodo il dritto de' socnini botanici
nelTinvenzione di nuova pianta, la inlitola dal uome del
Dot (or Tineo di Palermo , promotore illustre di G(0(anica
in quella universita. Ecco frattanto coo lo parole del N. A«
la generica dislinzione.
>^ Tinaea.
u Flos hermaphroditus: calyx glumabivalvis, valvulisaequa-
M libusaculis. Corolla gluma bivalvis, altera major infra apir
M cem aristata, involvens alteram basi aristatam: stamina tria:
» styliduo : semen unum, ovatuni, acutum, corolla obvo*
M lutum. Flos neuter: calyx gluma bivalvis. Corolla glu*
» uia multlvalvis imbricata speculara elGcieiis*
» Tinaea elegaus.
>3 T. panicula ramosa secuuda fasciculis tristachyis da«
>^ ctyloideis peodulis ».
Fa conoscere ioseguito essere annua, fiorire in maggio ,
ciescere in luoghi incolti t3 nelle fissure delle rupi«
Muove la quistione se collocare debbasi nella Triandriat^
u nella Polygamia. Puo aver luogo, egli dice, nella trian^
35
dria^ ma con qualcbe distiozione : pub aver luogo ancora
nella polfgamla seconda Linneo, con distinzione deirordine
sotto il nOQoe di Polfgamia frustanea ; giudica pero piu
conveniente meUersi in supplimento, finche si avranno mi-
gliori osservatJOtii.
lo scguilo della prcsenle Memoria ha conosciulo il N. A.
cbe questa pianta, posta arbitrariamente dairillustre Linneo
Del genere Cjrnosorus^ sotto la detiomjuazioDe di Cfnosurus
aureus^ h stata da varii aulori classificata sotto la deno-
minazioDe di varii altri generi; chi dal Chrjsurus^c\\\ dal
Lamarkia'j tna egli de' grandi rapporti vi osserva col gencfre
Chloris slabilito daU'Eocicopl. Meto Supplem. t. 3 p. t
pagina 235.
- Avendo il nostro socio atlivo Santoro Scud£Ri laTorato
sin deila sua gioventb con molta attenzioue e studio alia
descrizione di inollissime piante, che spontanee sorgono uel
Dostro territorio , o cbe da altrov^ qua ripiantate prospe-
rauo, ba presentatia per ora alPAccadeoiia Tintrodazione a
tal sao lavoro, proii^ttefido di dar Topera sua completa al
piu presto gli sar^ possibile.
Osserva il N. A. che avendo impresa la sua fatica, boq
limitala alia sola descrizione delie piante, ma^ncorat eslesa
agli usi n>edici ed econoniici, ba dovuto procederenel sdO
lavoro senaa cbe piltri gli fosse ^tato'dlguida* rnentre degli
antichi botanici siciliani, ecbe di siciliane piante trattarono,
come di Andrea « Policliroy Oeko, Virlente, le opere faron
perdutevdi aitri posteriori , corUA di Barriliero^ di Boccone,
di Biiofonle^ dr Gei^vasio,- di €upani, di Bonanni padre e
figlio, le beUissime opere restarono dimezzate per la morte
dei loro* autori, e per maggior pena rarissime sono dive-
oute. Avrebbe egli desiderato il N. A. estendere i suoi
lavori a Sitilia tutta ; ma ben con.oscepdp cbe Tppera h
al disopra di sue' forze per tutte le circostanze cbe lo at*
loroiano; ed altronde esser uon pub fornita da nn sold, ma
da una societk, e dal Governo protefta, si ^ liniitato al no-
stro patrio acitano suolo. E noi apludendo alia b'ella sua
impresa, gli diamo pregbiera cbe sollecita al con(ipin^ent6
la poTta9se, e di im tanto lavoro onoras&e VAccademia.
a6
Cessato de' viventi il celebre miaeralogolisla Matteo Tondi
gratitudioe ed ua otnaggio
suo maestro , breve elogio ne scrtsse che nU' Accademia
presentb.
Narrb dal Tondi i di lui primi studii medici e chimici
nella gioyeoile eta, e qiiali alte speranze di lui allora si
coocepirono. Inviato da Ferdioaddo I. di gloriosa ricordanza
alle^ fumose scuole di Schemnitz e di Freiberg totale per-
fezione acquistb nelle miueralogiche scienze.
Fu egli lo scopritore del calcio, del magnesio, del ba-
vio, denominati da lui austro, borbdoio, parteoopio, e la
estrazione di que^ti metalli iodicb secondo le attuali tc*
dute scicnlifiche della Cliioiica.
Ritoroato in Napoli molti iaieressanti servigii alia pa*
tria rese, ed in particolare grandi migliorafneoti apportb
alle fonderie di ferro. Costretto dalle viceade de' tempi dopo
il 17999 ad esulare in Fraocia , accoglieaze straordinarie
oUeuue da* dotti di Parigi:fu a lui affidalo Tordiaamento
di quelle sale miueralogiche; e non pocbi ajuti diede al
sommo Stauy, come soleanemeDte da questo dotto si at-
testa.
Richiamato finalmente in patria , pubblicb i suoi ele-
menti di Orittognosia, opera classica priucipalmente aotto
i rapporti geognostici de* fossili ; ed una scuola foodb ia
cui egU h sempre vivente, e dove alia illustrazioae delle
cose patrie intendesi.
Al fine lodevolissimo di accrescere il sacro deposito delle
osservazioni su cui Tinliero edificio della Medicii^a riposa
il nostro socio coUaboratore residente Gioseppb dott. Pantel-
LAEo un suo discorso su di una malattia nou comune ,
da lui osservata e curata^ ci lesse. Un vomito ostinato
con flusso ventrale sanguigno, e con tutti i sintomi che
^7
una violenta colera accompagnaoO) avvenuta in una donna
di anni yentiquattro , di gracile costituzione, si fu il caso
osseryalo dal nostro socio. Causa di tanto naale da lui
si rapporta aver la donna mangiato un pezzetlo di agarico;
e dall'insieme de' sintomi giudicando che Fapparecchio ga-
strico si fosse in somma esacerbazione, con forti revul-
sivi air esterno , con raisture oleose alio interno e con
leggieri subacid! gli riuscl di curare rammalata.
Portando poscia esame suirandamento delta malatia, e
ognor poggiando sulle attuali conoscenze patologiche , il
Dome le dk di Colera sanguigna; nh di render ragione
omeite, perch^ uon opporluno giudicb al caso suo le de-
Dominaziooi di melena , di fluxus splenicus , di nigrae
dejectiones^ di morbus niges^ e di altre molte di varii
dotti di Medicina.
Passando in Gne a ragionare sulle emorragie, e non di-
partendosi dalle odierne idee fisiologiche, le silua a* lati
delle infiammazioni ed irritazioni ; facendo consistere la
difierenza delle emorragie attiva e passiva non in altro
che nella variety del grado , ed in quella di vigore o
di debolezza individuale.
Sulla virtu del creosoto neirodontalgia per carie e sul
modo di sua azione una nota scrisse il nostro socio at-
tivo fondatore Mabiano dott. Macro, di cui si k questa la
idea.
Scopertosi da Reichenbach queslo eccellente (erapeutico,
^ stato con felice successo da molti medici in varie ma«
lattie esternamente ed anche interamente adoperato. II N. A,
perd mirando al suo proponimenio pochi esperimenti pro-
prii, ma cbe decisivi sembrano, rapporta suUa virtu di
esso leirodontalgia per carie; invitando gli studiosi della
Medicina a proseguirli, sicche dubbio alcuno rimaner non
potesse suUa indicata sua efficacia; mentre il tempo e le
osservazioni ripetute ed esatte possono solo assicurarci del
grado di potere degli ao;enti terapeutici.
Procede il N. A. nella sua nota con una descrizione
anatomica del dente;ecome mediante il di lui nocciolo
polposo , di squisita sensibilitk dotalo , noi apprendiamo
le difierenze di calore e di freddo ; c si ^ per esso, quando
3d
9
I suoi iuviluppi dVvorio e di soialto han perduta la loro
spesserza, o sono dalla carie forati, che so(friamo i do-
lori piu acerbi, che costituiscono ]*od6ntalgia per necrosi
del deute.
Non crede opporlun6 il N. A. immorarsi neiresame dclla
cagione patologrca delle carie, n^ delle specie molteplici
dVdoot^Igia sorgeiiii da varie cause, ne de* moltissimi ri-
luedii da* professori deUarte, o anche da' cerretani adope*
rati; quali rimedii tutti per ordinario hati termiiie ove avreb-
ber dovuto aver priucipio, cioe alia mano del'dentista ar-
mata di strumeoti; su delle quali cose tutte Tautore di volo
e per sommi capi accenna, e con opportuna ed eletta era-
diziotie di dottori si antichi che moderni.
Tocc^lo de* rimedii per la thalaltia in esanie, espongonsi
dal N. A. i pruprii espcrimenti con Tuso del creosote , da
lui adopetato con Tintroduziorie di esso pei* mezzo di bam-
bagid uel cariato detite in una o due gocce,' e si'e vedutp
istahtancamente sparire il dplore nel pazrente^ ed in alcuno,
che dopo dieci giorni e ricomparso , ripeluto il nmedio e
cessato al tnomento , e piu ndn si e fattd vedere ; e bene
il dcnte ha servito alia masticazione.
Ma in qual maniera questo rimedio porta sua azione?
Nbo potendo dirsi eio avvenire pel suo caui-tico potere ,
nel che e Inrcriore aglt olii volatili , agli acidii minerali
concentrati, e da non paragonarsi al cauterio attuale, forli
rimedii quest! , ma spessissimo inufili nella carie de* denli;
D^ potendo attribuirsi a sua viftu torpente, sembra doversi
dire che operi determinaudo uno stalo di piu forte coesioii^,
un maggiore ravvicinamento di parti, e cosl una piu forte
resisten'za agli agenti esteriori.
Astiensi 1 atftore dal determinate, se il creosoto arrq^ti i
progress! deila carie, e se suUo smalto e suiravorio operi
gli eflfetti istessi che sulle parti molli ; per lo che molte
esperienze abbisognano ed osservazioni sulla specie della
carie che va a curarsi. Ma dalFun dc' lali lasciando esame
siffatto , e ccnnando soltanlb che questo rimedio non era
intierameofte ignoto alPantichitk, osserva il N. A. di quanta
importanza sia Tassicurare con ripetuti esperjmenti la virtu
di esso nellodontalgia per carie, meotre' raSroatandclo coa
. ^9
i rimedii finora adoperati) e per la facility deUapplicaziooe,
e per la sicnrezza che proniette de' risultamenti, e pel niuq
guasto che apporta. alia bocca ed aVdenti, merita sopra ogni
allro la preferenza.
Sul tarlrato di aulimonio e di polassa nelle febbri a pe-
riodo semplici scrissd il suo discorso di tumo il spcio ^t-:
tivo fondatore Salvato|ie dot^ Costanzo. PreiDeKendonel suo
ragionameato che i suoi peasamenti sono direUi ^^IT es^nie
delle iDtenpitteuze fi^bbriii chiamaje. da Fraok primitive o
semplici, di esse esamiua i sinipmi , le cause, la sede; .e .
findlmente it luet.odo di ciirazione, suo ultimo e priacipale
obbietto..
Nel descrivet*e. io s(ato febbvile dell'uomo, espone i st^pi
pensicri coutro il Maoni, dimostrando che jnello stadip del
freddo, qaantunque esista debolezza nella dermide, il coa-"
trario dovr^ dirsi deinnteroo: espone Bnalmenle lo stadio
• ullimO) in cui merce il sudore lo scioglimeuto febbrile ,spesso
si opera. . ..;..•
Ma quali cause producotio le periodicitu^ rintormitlepza?
Nulla su di cib rispoiide il. <N. A.^ puo dirsi,' di sodisf<icei;i(e.
Quale la sede della febbre a periodp? Non lasciaridp '}\
N. A. di esporre mgiouatamenle le opiuioni de'piu <;Tavi do(>
ton, e prometteirdo cbe parla dclla febbre nel j)rimo suo
sviluppo , e non nelle sue ^oinplicanze , inclina col Raycfp
a credere trovarsi questa sede no' nervi della midolla spinale.
Passapdo ai rimed ji si osserva, che la china destinata a
fugar le febbri a periodo .delle conseguenze funeste moUe
fiale lascia neiraninialdto, il che non pub diri^i doiranliuio^
nio ; la cui virtu, ohre di espellere le febbri in discorso ^
su tutli gli organi spaudendosi la diuresi di raro , la dia-
foresi il piu delle volte produce.
Si osserva perb che a piccolissime dosi esser dovra am*
uiioistraip per non causare i Tomiti , e con le convenienti
preparazioni. Nel che loda il uqu volgare ingegno di ua
Dostro accademico/noq ha guari rapito alia palria ed alle
scieoze chiroiche ebptaniche, Giuseppe Riggio, che moltis-
simo tempo prima del Barbier in quanto. alle dpsi, e meglio
e prima del Person in quanto alle preparazioni, da uno a
due granelli discioUo nel vino caldo con:pocbe goccc dilan-
3o
dano agrinfermi poveri neirintelvallo di una febbre airalira
con singolar profitto lo amministrava.
Soggiungesi in fine dal N. A. che quando gli organi ad-
domiuali iagrossati souo ed ostrutti, e di necessity assoluta
allora ricorrere agli aniiaaouii ben preparati. E per ooa>
credersi che solo il N. A. vada in opinioue siffatta, I'auto*
ritli aggiunge' deir immortale Stoll sugli eflfetti felicissimi
de' metodi risolventi.
II uostro accademico onorario, nostro concittadino, ed or
fra noi residente Francesco dolt. Rardazzo, aveudo avula per
un tempo brevissimo fra mani uu'operetta rara fra ooi sal
cholera asiatico, in cui contiensi quanto sul proposito scris-
sero i signori Parkins e Rew, ha creduto steudere una tra-
duzione italiana , pensando giovar con qnesto mezzo alia
umanita, nella circoslauza che tai flagello dopo avere afiOiitta
I'Europa, or ha imperversato in parte del nostri regni , e
minaccia la nostra Sicilia.
Non sono nuoyi gli agenti terapeutici , dice il N. A. ,
raccomandati dal Parkins; ma Tavere egli trattato col piii
felice successo il cholera in Loiidra in Edimburgo in Bar-
cellona, richiamar si deve I'attenzione di ogni medico, ed
ispirar fiducia nelle cure del medico iuglese.
L'istoria di un*esterolomia cervicale, eseguita dal dottor
Cristofaro Cosetitino nostro socio attivo , col raro successo
di salvar la madre , e la prole , formb il soggetto di una
Memoria anouima, letta in pubblica tornala Accademica.
L*autore dopo avere esposti il temperamento , Tetk , le
varie malattie gastro-epaticbe e puerperali aiitecedentemente
sofferte dalla donna su di cui I'operazione fu eseguita, narra
come venuta al quiulo parto, impossibile le tomb Tespul-
sione del feto, sebbene naturalmente disposto, staiite la cal-
losity di melt^ dell'orificio deH'utero.
Si fu allora che il dottor Cosentini, alia presenza del va-^
loroso astetricante suo fratello dottor Giuseppe, del dottor
in medicina Salvatore Musmeci, nostri socii onorarii , e di
altri medici, tutti pienamente convinti deirimpossibilitk del
parlo senza Topera dello isterotomo, incise Tutero uel mezzo
del semicerchio calloso per la profonditii di quasi sei linee
e nella lunghezza di circa a diciolto; con che il parto fe«
3i
licemeote compissi, ed il figliuolino e la madre furon salvati.
II medesimo nostro socio altivo dott. CoseNTini io una
sua elaborata Memoria presentb alFAccademia V osserva-
zione di uu parto laborioso accaduto in una giovane di
anni trentadue di temperamento iinfatico bilioso e di gra-
cile costituzione. Enarra Tautore i sintomi apparsi du-
rante la gestazione, e come avvenuta Tepoca del parto,
non poteva questo efiettuirsi a malgrado che le contra-
ziotti uterine duravano da tre giorni , le membrane da
due giorni eransi rotte, ed unansa del cordone omberi-
cale era fuori Tutero uscita: a quest'epoca Tutero dive-
nuto inerte, sintomi gravi daffezione cerebrate reudevano
mollo sinistra la posizione delPammalata. In tale stato di
cose accadfe a soUievo deli-egrata il nostro socio Coseo-
tiui, che non tardo a riconoscere impecMre T uscita del
feto uu tumore voluminoso sviluppato nella fossa iliaca
destra della donna, e comprimente Tutero a segno d'iu-
cuneare la testa del feto, il quale non dava il mini mo
segno di yita.
fion potendosi con la mano rimuovere la testa per ri-
scoutrare U piedi , il tumore rendendo impossibile tale
manovra, fu teutato dal nostro socio il forceps, ma iuu-
tilmente , percbe il tumore uon permetteya il passaggio
della branca femina deiristrumento.
Inutile parimenti gli tiuscl il tiratesta di Assalini; inu-
tile altro strumeuto ; ed in fine per mezzo della tenaglla
destinata a franger la pietra nella vescica , tratti per due
volte pezzi deirosso parietale depresso, gli riusci di avvi-
cinare la testa , di abbrancarla con le dita , e con forza e
maestria tiro fuori il feto.
Prosiegue il N. A. a narrare il metodo di cura adoperato
dopo la operazione, la supporazione avvenuta al tumore, e
la perfelta guaiiggione delfammalata. £ con sagge riflessioni
' valla roalattia, e con giustificazioni luminose suiFuso degli
) stromenti da lui adoperati, con che degli utili precetti per
gli ostetricanti si leggooo, chiude la sua Memoria.
*
>
1
3a
Avverso \e metafisiche teorie del baroue Pasquab Gal-
luppi nostro socio, OQprario, coa cui le idee stabili di tih-
SQua oggettiva e ^gget^tiva, una Miefnoria |mbbUco.il uostro
socio corrispood^Dle ^o., Carlo Rodriguez da Lipan\ che
niandata da lui alia uostra Acca^demi^ fu dal nostro Presi*
dcD^e generate data per scriv;erne un p^rere al nostro socio
atlivo fondatQre sac- RairaeJlo d'Urso; qella qual coairorer*
sia con different! giudizii ^ye^u presa parte OfloFrio Sicno*
petti e Niccolb CdljCalena, i;io$tti socii ooorarii , Miofaele
CarvQz^&a , Melphiore Delfico , e nel MauroUco del i833
n*. 4 un anpnimo della citti di Messina..
II nostro accademico sac D/UrsO) odde pervenire al sao
proposto nella Memoiia sua airAccadeoiia presentata red al
Presidente generale indiritta^ util cosa giudicb il dar prio'*
cipio con quaiche^generale jiflesso;
E prirao rdpporta una sentenza del Ncstoxe i de^ Napoli-
tani. leUerali MelcbJQrre pelfico^ che consultkto nella con-
troyersia di cui c, parol^^ rispos^^ invincibili sembrargli gli
argon^enli del Rpdrlg^fsz ; ma cbd perb la quistione non
poteva esser dileguata. sino a cbe la Filosofia npn ayrk un
vocabolario, o aimenouaa comune nomenclatura*
^aggissioia sentenza, e.questa; .^ $olo lo spirito di sdet*
iicismo in alcupi y l^'fimore di noyita ,: V intemperanza del
sapere , lo impegpo di copcepire cib ch' h iuconcepibile ia
altri, ba potuto priipa intorbidare, e poi far cadere in di«
menlicanza. E quindi infinity (parole ouoye, termini speciosi;
e serapre intanlo ignoriamo queljo che prima s'ignorava; e
se un fine non ha quqs>ai a)aniera. .) noM di filosofare ^ che
tale non pub dirsi, ma piuttosto di briHar sragipnando, in
eterne quistioni sarem sempre inyiluppati.
Una fra quesle quella site della Filosofia oggeltiya e sog-
geltiya ', e diciferar la quale ed altre quistjioni annexe li
jS. a. sac. d'Urso procede qosi, T'ducendole a sommi capi.
I. II Rodriguez imputa al Galluppi di ayere insegnato,
che la idea fosse la conseguenza del giudizio. Negasi asso-
lutamenlc dal socio d'Urso, che nella Filosofia dal Galluppi
33
81 trovassc qMslo .losfgaameola, I>ice ed insegoa qucsto
filosofo, che Tidea e prodotta dairaoalisi, in quanto ques^u
h attefuioiic; poiche Tidea e un prodoUo della medilazioue.,
e die i sentimenti iion saprebboro foriiirci alcuoa idea ap-
prezzabile stomal un cedo grado di anatisi, ciue di altcnzionc:
il giudizio perb e prodotto dairanalisi e dalia siiilesi iusic-
me, in quanlo sono aslrazioae e cooiposizioae inodali o del
soggeUo. Nod si vecle quitidi , conchiude il N» A. , coii»e
pos»sa iinputar^i al FilosoFo di Tropea die delle idoeiie
iaccia le coo$egirenze ed ipsieitt£ gli elemenh del giudizio.
3* Affercua il Galluppi essere la nozioue d^identila crqaU*
dairatliviia ^ititelica della ip^anle; soslieue .il Rodriguiez, giie
trae origiue da' senliiueiUi; da qual parte sta la ragiouef .
Risponde il N. A, die seh yevo clie rid^ntiU lia.|Mogo
j^llorclib due ogj^etti souo tali che percepir si posso^o con
una sola ide^i, verofia utfre die I'idea dejrideutila rignvfi^ii
4&' senliiiieoti , e aoa i^ T opera della furza, ^iiiletica dcllo
spirito.
3* Impugna il Rodriguez la dottrina del GaUuppi sui
rapporti, e dice; che tulte le pretesq quality degli. oggeiti
oUro non sQno che perceziooi di difCei^iza o di sotnig/ianza
di UQ oggello coiifrontato pg^ m^ altro. Ma replica^ dal
N« A. che sebbene moite qi^alit^ (ki.corpi non $^w che
una tale di^posiziooe. o forza di agire su' iiostri orga^ii., undc
Jiascono c^*ie delcmiinale peroezioiii o sen&izioni , q^esta
disposizix^oe perp p forza e i[ak* relativaiaenla a noi ed alio
0taio de' nostri pigani; ma h a^soluta ne^corpi, nu in rap-
porto ad allri loro si appartieue*
4r II {lodi'i|2[U'^z ioipugaa f aoplisi che il Galluppi da del
giudizio. II N. A. a iogliere ogni difKicolta avverie , ch^
quantunqqe quUtioue vi fosse tra' filosoG se ncl formarsi un
giudizio ^vi o no assanso della meote sulla coavenienza
o discoJiveoienza di due ogg^tti, da tutii perb si conviene
cbe que^la coavenienza o disqonvenieoza deve alia uostra
EQeiite esser manifestata; ed il GalJuppi osscrva) c«>ijvenienz,a
o ripugnanza siftdde co^sistere la quanto una ^ot»a e ovo-
diGcflzioue di un*altra, uQa dellaltra esser causa o effetto,
esser ideatica o no con ttn'altra* Perloche £» d*uopo con-
diiud^re col Closofo di Tropea, che le nozioni di sussislenza
3
34
e (I V^fficrcnza, cl'iflontllue cliverilJi sratio quelle die formano
il UVSS6 de' fiosfri <;iiidizH. Queste nozioni petb , clie nci
sentimenii sono confuse , si rettdono chiare c disfinfe con
lu ineditazione.*
5. Sostiene il Galluppi die la nostra mcnie possa far-
tnarsi idee universal! senza il confroiKo di piu individui
simili. 11 Rodriguez va contro tal pensaniento; roa al N. A.
sembra giu$to il' rifleltei^e , die se la nostra mente h nel
'pi'incipio airescrdzio di sue facolfk , non faa altro mezzo
fuori di qiiello della comparar.ione onde geaeralizzare sue
idee. Avvezzata perb una volta alt'aslrazione ed a classificare
gli csseri, pub colPosservare un soio iiidividuo formarsi la
idea delta specie, come un botahico dalFosservare una sola
pianta, di una intiera specie pub formarsi idea.
Con queste osservazioni diede compimento il N. A. al
&Q0 rappoi*to. Conchiude con la spiegazione di un suo desi-
derio/ cite Taccademia il socio Rodriquez sollicitasse a pub"-
Llicare il di lui saggio critico suUa logica del Condillac, o\ns
al cct'to'molle cose utili a sapersi si trovcranno e dcgne del-
rotCiit)a iiitolligenza deiraulore.
II I*. ViNCENzo Gaass\ Bianca della nostra patria, chierico
rcgofal*e minore, un suo discorso invib airaccademta su cc la
» fdicitk I'iposta neiramicizia u.
Nel mar tempesloso delle passioni dell' uomo (imprende
raulore a dimostrare) felicity non pub trovarsi che neirami-
cizia sola y tiia amicizia costante e fedele. Un amico con
questi caratleri e il solo mezzo onde discoprir possiamo la
yerita ; c val pin unpra di colloquio con nti amico, che
tin giorno di solitaria meditazionc. Sar^ un amico il mezzo
unico di direzione ne' nostri aSari, nella nostra moral coa-
dolta, di conrorto nelle nostrc disavventure.
Non lasda I'aulore d' illustrarc il suo tema con esempii
illustri di amicitia forniti dalle slorie antiche Romana' ,
Grrca, Siciliaiin, e con doltrine di filosofi anlichi e moderni,
e prosiegue nel dire*, die grande esser deve la diligenza nella
scdta di un amico. Quanti amici delPoro e non della per-
sona I quanti nelTapparenza amici e nella realita tradilori!
L'amico esser dovrJi di ooesta di prudeirza dotnlo, cultore
esscr dovra della \irlu , senza cui vincolo di amicizia e
35
sempre fragile. Per quanlo poi le circostanze il coosentono
V amico da sciegliersi sarh iotelligente e collo, pari in ela
ed io condizioue.
Ma sc il riuvenimento di uq vero amico e quello di uu
vero lesorO) quanta cura, dopo Tacquisto, nel ben cuslo*'
dirlo! quanta deJicatezza perclie T amico fosse seaipre di
noi conleiito!
AdempiaEisi pertanio da noi e rigorosaiDente i dciveri die
ramicizia ricliiede^ e degli aaiici veri ritroVi^remo; doveri
cbe la ra^ione, le leggi sociali, k rivciazioue ci additaiu)
e ci prescrivono^ edotterremo cos\ pei vortici tuiuulluo^
di questo tiiondo quelb felicitii stabile cbe solo Tamicizia
eoniparUr ci puotb.
II socio attiyo fondatore sac. Am'ot^iNoFLAVBTTA^avendo im-
pi*eso un esame analitico di Logistica pubblicato dal sac.
Alessandro CasKiuo da Palermo , V inlroduzioiie ne lesse to
Accademia. Tutio il seguito poi de'suoi lavori neirarcliivio
accademicu deposilera , poiebe V esposizioue necessaria di
iDoIti calcoli all* occhio del leggitore anzicbe all' orccibio
deirascoltatorc reiidesi adatta.
Quali sono i cai-atturi^ ad osservare incomiurcta il 'N. A.
per cuiuu opera elemeutare di Logistica rendesi pregctole?
Alia ri$|)osla di questo quesilo fa procedcre, cbe Pioibntc
e Vieta fondatori della scieuza , ban prcceiluto con i loro
metodi dallo studio dclP Aritmetica, e poi sempre genera-
lizzaodo sou pervcuuti a fondare un algorismo simbolico ,
con cui arrivare in fine al risolvimenlo de' problemi.
La Place e La Grange dietro il Clairaut, persuadendosi
della somma diiiicolta di bene apprendersi da* giovani la
scienza con i metodi del Vieta, banho incoininciato dall'anar
lisi e soluzioiie dei problemi ad aver poi Icrmine nello sta«>
bilinienlo di ua algorismo generalo.
Quale frattanto il luigliore fra' due metodi? In ambidue
ritrovausi delle diOicoIla , pensa il N. A., minori pero nel
primo, e noii poco : nel sccoodo poi teorie dovranuo Tuna
36
sull^allni > aansns6lMT5t a* peso iiisosteaibile delU merite dei
giovnni.
Ed ii Ln Croix, die bene sent) questo incohTenienle> noa
pole fflre a idcoo oel suo corso di Algebra di ripigliar da
capo ralgorismo simbolico delle quantita lateral! isolate, oode
fdrmarne nellopera sua una branca a parte.
Senza alteiider rrallaiitoalla riduzione delle diverse grao-*
ilezze sotto uii solo e medesimo calcolo, ideala dal Flauli
di NB|)oIi, crede il N. A. cbe ooa vra di mezzo fra' ceo-
iiati due primi metodi dovrassi tenere. Ed osserva aiicor dip-
pi u cite Tab. Gasaiio onde aminollire un poco quclla durezza
prD})ria delle raatemaliciiedoltrine, dletro resposizioiie delle
rotidamentali prime quattro opcrazioni del calcolo , quan«
tutiqne a rigoro seguir dovrebbero quelle delle grandezze
poteuziali, ba separate le UDe dalle altre, insereodovi giudi-
ziosamentc lo scioglTmento di probleihi cbe al dt sopra del
priino grado non si elevano.
For cinsckeduna delle parii della etfienza tioa e befte /co-
me liau fiitlo il sig. Movtillaro da Palermo, ed il sig. Na^
Ipoli da Cataaia, sacrificare alia breviia lo sviluppo tioces-
sario delle teorie: meglio concisione cbe dilFusiooe in quesDe
opere , e irero ; ma nell eccesso trovasi il difetlo. £ male
ajicora addurre piii dimostraziotii sul medesimo Qggetto :
cio tnostra chiaramente, cbe dc* roclodi particolari si usaoo
coniro i sarii iasegoamenti di La Place , il quale inculca
di aversi ricorso quant' h possibile a' metodi geuerali uelia
maiiiera piu semplire prescntali; e questi, assicura quel va-
lorosissimo materaatico, sono quasi sempre i piu facili.
L'analisi e la sintesi haouo i loro rispellivi vantaggi; oia
ia prima e per ordiriario piu semplice ne' suoi procedimeuti,
ed ha piu celeri progressi.
I f^^gguagli meiafisici finalmente nello sviluppo delle ma*
trniatiche verita , troppo estesi e troppo moUiplicati noa
possono sostenersi senza un abuso oslinato. E su qiieslo par*
ticolare vuole il N. A. si consultino Tart 5 degli elcmeiiti
di filosofia di Alembert, e le lettere di Eulero , e Donna
tiicura si avrji di procedimenlo.
Qui ebbe terroiae Pin trod uziprie dell'oltimd iMstro socio
»ac. FlavctLa; ed altendf^mo cbo senza molto ritardo, com*
37
piuto il.suo iavoro nell' archivio accadeoiico seconds sum
proojessa il prestuitasse.
U socio altivo loudcitore NiccoLO Grassi Bianca de'(< brcvi
ceiiiii sugli orolo^i solaii m scrisse, nel qual sao lavoro ebbu
per priuciiiale oggello di Irattare dellc varie diiVcnuze clei
priiicipali oiologi solari in tulle Je lalitudini, taulo in rap-
porlo t'ra di esse che co' conispoiidenti meccauici, c di uc-
lerniinare quelle per la laliludine sellinlriouale di gradi
trentaselle e quaraoiadue pritni, dove e posla la oostra pa*
tria Aci-Reale.
LWtore fatlo uu breve cenuo suiraolichila deirorologio^*
grafia, prineiplmente in Sicilia, o^servato come dal diveiso
phocipio del giorno, diviso fiualwenle in venliqUcitlr' ore,
oacqiiet'o gli orologi Solari Babilonico Italiauo ed l:^ttropeo;
$i fe a sCabilife il principio generale su cui U leoria f'ou«
dasi della cosiruzioue di essi. Fece osservare varic , cause.
ebe prodiiCOQO dclle disuguagliauze fra uu inliero giorno
civile ed uu allro, fra le successive ore di uno slcsso oro-
logio solare , e fra le ore siaiuUanee di tuUi e tre delli
orolo«>i solari con quelle de* corrispondenli a ruole dentate.
Rapporlo come cause principali di tali variazioni la rifraziooe
della luce, che varia* a secooda Tatlezza del sole , dello
stato boromelrico e termonietrico deiratmosfera e della Ia«
t4(udine de' luoghi, die oegli orologi solari, deliueali giusta
fusato nietodo di costruzione, rende leore prossime allorto
ed al tramonto del sole, maggiori delle aieridiaua negli slessi.
orologi solari , noo meocbe maggioi*i delle ore seguate dal
meccanici ; die nel nostro clima in ogni giorno il solare
Ilalta«K> ed il Babilouico {KM^i in corrisfiOHdenza con i ri*
spetlivi meccanici arrivaao oel corso delle ore veniiquatfro
a diflferire con questi ultimi da tre nsinuti primi e veuti-^
Bove secoodi a tre minuti prinii e treataciuque secoudi, e
1 Europeo da un minuto primo e quarautaqualtro secoudi
ad UQ minuto primo e quarant'otto secoudi; trovaudosi la
inioima negli equiuozii e la niassiiiia nel solstizio d invcrno.
Bapporto come secooda causa il vario moto del sole nella
eccliltica e lobliquila di essa con lasse terrcstre. Come terza
fioalmenle T oUiquita delforizzonte con i circoli diurni , e
fisce Tedere c6ide tale causa dipendeole dalla Utitudine dei
38
lunglii, c da]ta drclinarionc del sole, produce soltanto nei
solari nsihiloniro ed Ilaliano dclle diflerenze fra doe susse-
cudve risoluzioni diiniie , Inrito pin notahili qaanto mag-
giore c la lalitudine del luogo , e quanlo piu la decliiia-*
zioiie del sole si avvicina a zero ; tnaicaudo come le dif-
fereiizc |)rodot(e da quest* ultima causa cumulate in un
oiologio meccnnico roosso coo moto uniforme, sia regolalo
alFuso Itaiiaiio die at fiabilonico, ci fanuo vedere aella no-
stra latitudine dairinlervallo di uo sol^tizio ad un altro la
nascita ed il tramonto del sole , ore due , minuti trcntasei
primi, e quaranlanove sccotidi avaiiti o dopo il momcnto
precise in cui la lancetia del mcccanico segnasse effeltiva-
menle il nascere ed il tranionlar del sole. In ultimo, fatio
un confronto Fra' solari fiabilonicoed Ilaliano con rEuix>peo,
giudico questo nieno soggetto a variazioui, e preferibile ai
due pritni; c termino il suo discorso col raccomandare, mas-
simc per ie nostre campagne , Tinlroduzione e Teslensione
deliuso di tale orologio , di gik reso comune prcsiio quasi
le nazioni tulle deU'Europa colta.
II socio attivo fondatore sac. Gaetano di Unso sul fe*
Domcuo della decomposizione dell acq ua per la Pila di Volta
ci ragionb, ed una spiegazione propose sul fenomono islesso.
Ed onde renderia piu accellevole mosse i suoi ragionari dalla
sentenza di Leibnitz, die Tipolesi tanto e migliore, quaoto
piii Keni{>lice, e quanlo meno cosa graluitameule suppouga.
Ognun sa che preparata I'acqua couveuieole, onde esser
decom|)Osla dalPazione della Pila, per mezzo di due fill me-
tallici a* {loli di essa a ppii cat i, la decomposizione ne seguirk
piu o meno rapida, secondo che piu o meuo rapida Tazione
sara della corrente elettrica.
Ma si k domandato: eil solo |X)lo {Msilivo che opera la
d€Com|X)sizione dell* acqua, atlira a se Tossigeno, e scaccia
alTaltro polo Tidt'ogene restato libero; oppure ambidue i poli
compongono I'acqua, dasdieduuo altirando a se Telemeuto
carico di elellricila contraria, e scacciando airaltro Idemento
carico di elettricila arnica?
II N. A. not) seiiza gli* opportuQi riflessisulla a))[>licazionc
della looria eleUio-cli'iiuica al fenomeno'in discorso, gratuilc
ti'ova c compliciite le tcoric , quasi geueraliiieiite ainmesse
da' fisici in ris|ias(a ali-cuuDciale doiDande^.cd ura sua sp\c-
gazioue produsse dotala di semplicila e che ^cende diiliu
da' faUi.
Nou potendosi, egli osserva, salvo il rispelto a pensaiuciai
del VoJta, a((ribuire la dcconiposizione deiracqua allefielUi
delle len.sioui eleUricbe ^ peichc piu rapide si esseudo lij
eleUriche correnti piii facile siegue la decomposizione, cliiaro
emej-ge eke a' fenoinini det(ro-dinamici quello di nostra ana-
lisi si apparliene* Postesi duuquo in allivirk, per lo mezzo
de due fill naetallici a'duepoli della Pilja altaccati e ncUa
acqua iminersi, le due correnli ekUricbe positiva, e iiega-
iiva^ iucoQlrandosi decompongono la oaturale elettriciCa dcjla
aiolecola nel loro punto dlncorilro; e per T^iiergia della loro
forza , maggiore di qudla cbe escrcilaoo le due elellricila
deJia luolecola, vieu qoesla decomposta^ e la corrcnlQ |>o*
sitiya Irasporjta seco nel suo corso Teleniento idrogeue al poloj
negalivo ^ e la corrente negativa trasporta ];' eleuieoto pssi-*
geno al polo positivo; ed ecco cosi spiegalo sempliceuieale.
e felicemeole il Feuomeno.
Nou lasciasi dal .N. A- il far osscrvare le difficolla cui
▼an soggette le spiegazioni da' flsici finora apportale, daJlo
quali la da lui idcata ?k eMsnIe, e quindi degna di plau^p
di quella a prefereoza. Anuuuzia cbe lali erano i sqgi . peu^
samenti siu dal i833 dalla catledr^ di fisica sperinnanlalQ
eel uostrQ.collegio puhblico enuuciaii, quand*ebbe il pieno
coiileulo di vederli qu$si perfeHaoienle confornii a quelli.
del sig. La Rive rapportali jieJia B. U. di Giiievra lom. U
delle Scienze, giugoo e luglio i833, quasi per/eUamenie
eonformi poicbe in piccole e pocbe cose difteris^ono ; iu
quella parlicolarraeole, die il La Rive fteosa incominciarsi
la decoiuposizioae del Tacqua dalle estre^ita de fill mctallici^
ed il !N. A. da quella luolacola ove le due correuli elel-
triche s'incoalraoo.
4^
Su' prifK'Tpit di civile economia del cav. Salvatore Sco-
deri i\i Calauia, uoslio socio onorario, alciiue ceosure portb
iiel suo discorso di turiio il socio allivo fcfridatore Leonardo
dolt. Leonakdi, avvisando preventivamenie , die iioo mai
rea passiotie il mosse a cio fare , ma unicanienle atnore
della yeriia> e di giovare alia gioveriiii studiosa.
Tratliensi sollatito il N. A. allaDalisi dclia prima seziooe
del lihro primo delFopera di Scudcri, come quella die Je
basi stabilisce di luUL i ragionameiili che sieguono ; e il
toler dire per allro del (uUo sarebbe materia non di uno
ma di moiti accademici discorsi.
Con senno 1' aulore de' principii di civile economia nei
6apo 1^) dellu ricchezza dei corpi |)oii(ici Favellando, muo*
Ter vuole da un faUo primrliTo , da cui. gli allri tulli di*
pendofio, ed a traltaie incoutincia ct deila'ridiesta degli equi-
n talenii Tun FiiUro pernmlabili, considerata come ruuico
» iiiceiUivo del travagiio ^.
II N. A. Leonaidi poca esaltezza filosofica scorgein que-
lle cspressioDi, in cui si predica la richiesta degli equiva-
lenli essere Yunico inceiitivo del Iravaglio, poiche i^ ia ri-*
cbiesta medesima degli equivalenti importare Iravaglio e di
non lievc specie: da die dunque quesilo travaglio e prodolto?
Diremo die produrrd se stesso? :J^ Non di lutti i travagli
della socielj^ n% causa It^ ricliiesia degli equivalenii: il sod-
disfacimcnfo de' bisogni della vila, il procurarsi de piaceri,
il maiigiare, il camminare, e mol(o di quello in somma
che aHmprende alia conservaztone propria, al proprio mi*
g)iorameu<o, non si fa al certo per eanibiarli con altn>>
equivalenle. Scuderi cotiosceva qucsti faili^ ed in una d<^^
Del capo in csaitie dice , che eccnoiniiamente paHatida
non sono di aversi in conio alcuno. Ma ir Lecnardi at*-
visa in contrario, che queste non socio cose da poco eal-.
colo, che ad esse gli uomiui tulti mohe di loro azioui
coiisricrano , e neJla scit'nza della economia sono da cu*
rnrsi moliissimo; e, senza rifeiire tutraltre ragiooi poste
in catnpo dal Leonaixii di maggiore o di minore riccliczza
derivate per c^^e nella sociela, per quella potissiina d«l col-
sumo del tempo cite neliesercizio si ba ui cofalf trava^li*
Scuderi iu questo capo vuol sosfenere , come si deiifid,
die i Irayagli non produtloni , ^conomicamenie pnrhnrio^
Don sono da (enersi in conlo alebno ; ma |)oi »\ c'lpo V ^
sembra die di cio dimcnlicd/ fia gli onfacolr direfli do' Irai^
vagli produttori , \iioJe eke vn» teii«ura pubLh^a t^f slabi*-
lisca a carko di coloio^, c^hc accovnolamlo et^'Jtfvoi'i, |)er ik
soli li ril^ngODO, e vuole die |)¥rsoM coMi sidffo airigiio^
minia coiidannatd come n^Krive alia* socieHiv Vuo) diMqa^ cbe
mollo calcolo si teriga di smiili Iravagli noii iiroduKori , «
DOS bene consecitaniib a se steBso si spiegki cost nei due ca-
pi 1, c V* *
Jl Leooaidi pria di cbiudcre IVsame del capo I, sol s«^
coitd^ paragrafo com espresso. c« Piii uoitiiui'. . . {lerinulaiy*
» dosi scambievcrfiMiiie ii suf erfluo del lore) Iraitikglio' ri<A
» spettivo , possono tffgeyo/mc^fr venire a capp di* pi<ocac^
» ciarsi luUe quille ck'nate td opere porsooali di coi b:»n
» d'uopo >> osserva die q«i«slo tfgei^//ife//le^ corilro verilii*
Se cosi noD losse^ noo S9 f^dvebbe iielle Mzioni kintlei !|hh
veria quanta se ii« vede; «d il niondo^ w voce (b tiha vJtlu
di lagrime, dim dovrebbe uli paradia» k1^ de)izie'« ^
>lil ill ^mimmmi* •
r^el secondo capo si vuole slabilire da Scuderi e.^seit3*8oj^
gente priucipale ddle nosH^ mebecze il tiavaglio deiruoQ.o,
e oon gli agenii nalufali^ • poidte da quello si sifiiuppa. si
meite in operas si riduce\in aUo tealejed tjj'atlivo la pth^
Hnza i^aga ed iitdeierminata degli agenii 'iui»u^riili» ll> Leo*
oardi metle dall* uu deiiisli la q^iesiiope '• ditgli > ecoiioiiaisli
suUa Teril2i e gfus(esi».del piiucipioidi Scvdvris e ^olo qui
impreode a diiuosirarey cbe le ragioui di Scuderi vime sonO
Ml se alessei e pia vane lorpano serviir polciido a dimos4rare
i] coatrario assuolo. <
£ pricDoiBcnle^dii dli iiioU^ e svilup(>a il lra<i^agliot ddK»
uocDO? Lb aeusazione 4rkl pieccre^ del dolaie* CIti.Ja for^a
yi'uoiiio par IrBMagliare? Gli ageoli ifaturalt) laria, il df«-
HHi, il ,dba ec. £ se Torrassi dire die. il travaglio ddlucv-
uio dclcmiua. V aaioae vaga cd iiMklermiiiatu degli a<jciiii
4?
aaturali, come si profilta del venlo , del fuoco, del vapo.
re ec.|Si puo dire all'inversa, che lazioae degU ageoU na*
turaii determina la virlu vaga ed iadetjcriuinata del Iravaglio
umauo.
A pienaoieiite illu$ltare U suo proposto, cd a far rilevare
a c^olpo d'occhio, cbe oon bene da Scudeii si e faUo ragio-.
iiameuto in questo capilolo , il N. A. trascrive il Cj^pitolo
medesiino di Scuderi cosV cone siky e lo metle a rincoolro
di uD*allro capilolo cbe ue fa egli con le parole roedesiine,
solo faceodo inutar luogo a lie parole tras^aglio umano ed
agenti naturali mellendo le uaeiD luogo. delle allre, ebeue
al par del primo si regge il secondo capilolo*
Allre due inesallezze si ootano dal M. A. in questo se<-
coodo capo. Prima; Taulore aveva defioila precedeiitemeute
la ricdiezza per « la somma di tutti i vaiori che sodo il
M prodoUo di un iravaglio precedeixte ed attuale » col che
vieae a riporre uel travaglio la causa unica delle riccbezze,
nieutre nel priocipio del secondo capo il vuole. per causa
principale* Seconda : vuolsi qui la riccbezza prodotta dal
travaglio, equiodi dopodi esso dover avere esistenza: quale
cosa perb non bene si acconioda con quanlo disse i'.aulore
nel capo primo, cbe la richiesia degli equwalenU iun fal
iro permuiabiU e causa del iravaglio; e questi equivalent!
intanto cbe sono una riccbezza si suppoogouo esistenti avdoti
il Iravaglio.
II N. A. nian^a censura, salvo cbe la seguente, apporla a
capitolo 111, deiropera di Scuderi. Dices! da quest' ultimo
M quel polilici, i quali opioano cbe la divisione del trava*
M glio esiga una Iroppo cslesa popolazione, prendono renetto
» per la causa i>. II Leonaixli trova oscuro il deCto di
Scuderi ; epperu si fa a spiegar cosi il seotinienio non di-
sputalo de* polilici c« divisano i politic!, dice egli , cbe ri-
M chiesta divide il Iravaglio , e piu ampia richiesia e piu
^ minuzzato Iravaglio; e percbe richiesia cam mioa del pari
I* coUa popolazione, stcciie menoraando o cresceado Tuaa,
>9 si scema o aumeiUa P altra ; percio ess! ragionevolmenle
^ inlcndono, che per dividers! a uiinunoli il Iravaglio bi-
M sogua vaslo esteso po{K)lo. Pore nel loro disoopso , cli' c
4^
» questo, non essi^rvi io spropostlo di prendere refTeUo per
lu la causa, e il ragionatnento in cui essi sono in esscre del-
»> tatura di sano ingegno, esperienza vera.
Oggetto del capo IV dell* opera di Scuderi si e la clns-
siiicazione del travaglio in produttore ed in quelle consi-
stetile in opere personali. *Ed incomincia 11 capo con la se-
gueiite proposizione: awre il tras^aglio qualunquc esso sia
stmpre uu valore al memento in ciii fasKi, Pria di pas-
sarsi dal N. A. Leonardi allesame di tulto il capo, portasi
suiranzidiilta proposizione il seguente ragionaincnio. Se rct-
tamenle dic<^i aver valore ci6 cfae utile ci tornn, (jnal va«
lore puo darsi a) 4ravaglio non breve di quasi tuiti git
uomiiii figlio de* loro errori c delle loio srrgolatczze? Falsa
duuqae si vede dal N. A. la proposizione dcllo' Scuderi; e
questa falsila dimostrata, si passa alio scopo principale del
capo.
Scuderi pcfr aversi Toluto allontanafe senza alcun utile
dal significato proprio che i vocaboli hanno nelln lingua ,
ha voluto spiegare la divisione del travaglio in produUord
ed in opere personali; ma vedendo poi che anctie quost'ul-
tioio e produttore ^ trovasi ohbligato a conFessargliene la
Jualita. E qui il Leonard! ripiglia : qual pro da queste
ivisioniy cbc in vece di recar iume alia scienza, confusiotie
le recaud? Non era piu sano consjglio amniettei^ la defi*
nizione soliia, cliiam^nda il- primo travaglio qucllo capace
di accuamlazione e durata,il secOndo quello il cui .valore
si perde tosloclie si fa?
Ma qui non fermasi il Leonardi; e a dim ost rare viziosH
la divisione di Scuderi, perchb una parte di cssa neiraltra
contiensi, esamina gli esempii reCati dallo Scuderi medrsi-
mo, lie' travagli cioe degli amministratori, de' politici, del
foreosi, degli esercenti alti liberali, degli uomioi di lelterc;
e con senno fa vedere in iulli , che hanno un valore die
si accumula su cose raateriali^ c\\h durevole, cii'e |K^r-
matabile, e quindi ddla t«nipra istfssa de Iravagii pio-
duirori) cio^ d^gli artieri, degii agricoltori, de ni(iicadanti.
£ sua senlenza con&rma il Leonardi con parecchie alhe
ragioni, da Gioja esposte lii alia fine del primo tomo della
44
prima serie dell^ scienie econoaiiclie^ ove (occa delU cli-
slinzione de' trayagli produUori edc' tiavagli noa produUori.
Scuderi prosiegue suQ dollriiie diceudo: cc la cinostaDza
M pur tuttd/ia di cousumarsi al. inomeiito in cui produ-
» consi ( parla dei travagli «pe$i in opere persoaali) gli
y> reode oieuo utili alia sociqtk de' prodoUi luaieriali u.
Qui Scuderi ditnenlico se stesso e sua sapieriza , depri*
mciido iu tal guisa la forza posseotissiina del iiensiera^
ed i beni iufiniu pel pensiero solo alia sociela recati; go*
me per esempio formazioue di leggi, scoperte nelle scieaze
mediclie, uelle fisicbe, ragiouameuli W dritli , su' doveri
deliuomo cc. ec, e giusto* sdegno piglia il Leooardi, ci]
in paioie eiiergiche iufuocale si esprime in dit'esa de Ish
yori (klla mente e degringegni sommi the gli bau pro*
dotti. E di poi scendendo a far rilevare qualcbe allro er*
tore del capo IV, ne citiude ranalisi;
II tilolo del capo V si e a oslacoli clie st oppongono
» alraUiTita della ricbiesta degli cquivalenti Ton Tallro
3^ permulabili provemeqti dal travaglio produtlore^ e uiezzi
>^ di rimuoverli ».
Vuol qui lo Scuderi far due specie di tali ostacoli, di-
Tidendob in direlti ed indirctli. Ma diyisione si^latta e
riputata dal Leonardi come cagione di ravviluppam^iilo ,
poicbe gU uni e gli allri di detti astacob aHa mede*^
sima specie si apparterigono; e cio lo ha dimostraco con
le proposiziorii, idee, e detti di Scuderi. Questo eapitolo
dunque , al sctitir del Leonardi , dovrassi ripulare come
quello che non ba riuscilo all' oggetto cui mirava.
Tie difetti si scorgaiio nel capo VI di Scuderi, se-
condo la pensa U Leonardi. II titolo di esso capo si e
id mezzi di porre in tuUa la sua allivita ia ricliiesla degli
)j equivalenti Tun laltro permutabilii piroyenietvti dal trava--
>j glio produttore ». j
Su del cbe riflette primamente il Leonardi, cbe iu que- '
sto capo non viene a farsi cbe una ripetiziane inulile del
precedcntc. <t Concioslaccb^ ( egli dice) quando B^l capo V
M si enuHciarono gli ostacoli cbe ioreruiaoo attivila di ri*
I
» diiesta, e s*insegn8no inltierAnientfe i mezzi di esipellerli,
» allora esse capo ci ha dato i mezzi di nietrere in tutta sua
•> aUivita e vigoria ricliiesta ». Nulla quindi dicendosi di
iiuovo , il capo VI genera confusione e slurbo di pensicri
io vcce di cluarezza cbe la divisione ddla tnaferia ci pror-
roette. E pehsa j| Leonai'di , die mmie errore campeg^iii
nella sezione seconda <:. Ill e IV, XVI e XVII, XIX e XX.
Ifi secondo luogo lo Seuderi circa a^ modi parlicolari con
cui si fa il eanil)io deg4i equivalent! prpvenienti dal frava-
^\o produtiore , dice che <« va difitiolo • . . m forrdo accii-
» Diulato , in fondo circolante , in liiutuo ad ipfefesse {* in
» coestilueiotii aid uso di abitazione; in derrafe^ ed in ^pere
» jyertanaU »3. N<jI ehe ognun vede cbe oon bene cio ootf-
sentc con quanlo 1^ $cuderi medesitno disse nel capo IV,
precedeiite, in cui stabiU distinzione .fra travagUo produt^
tore e 4ravaglio speso in opere personalL
II tcrzo ditet^o finalrnente si scorge in quella proposiziotie
di Scu:dt ri cb e la segueiite: (c i nuovi bisogni cbe |K>rlaronp
lA progrefisivamente gli ubtnini da Ha rozza ino|ita dello slato
a» nalurale alia rieereata agiatezza della civil societil soiio
30 qcielH ec. >j l>al dhe deduce i'K. Leonardi the lo.sfatd
della civil socielii seconda Scudeii HM e mntarale airuQmb;
cbe nen k qnello slato cui Tuomo' naturaimente tende per
oftteoervi sua beatitudine e pei^fezione, non die coiiservavioiie
del proprio essere. Ohrecbe queUo stolo di naiora , solo
ideaio per filosofica specolazione , oca k <nai esistito | te
raai esister potra.
^»t
Nel capo VII, lo Seuderi (ratta de'« punti di visfa ge-
«» nerali in cui puo rigHardarsi il travaglio pi'odultore » ^i
n ragioiia cosl c€ il travaglio produttore si otT'reallo sguardo
M delTeconomisfa in tre pnuti di vista gcnerali : in quello
>i vale a dtre del suo impiego, in qucUo del suo prodolto,
M ed in quello del suo consumo* L' impiego del travaglio
» lo rappresento neiralto ci^ si esei'cila sulla ntassa totaic
u de' raateriaii cbe ne son capaci. II fiuo prodotto Fji rav-
V visarlo nel rapporto di ci6 cbe c^tinnsi dal suo fn)pieg<»,
» II suo consnmo finahoente lo mettle ip vedota relativa-
» meole al modo di aiarvirsi del suo piwloHo >».
46 .....
Sulla quale dlvisioae di ecouomiclie doltrine cbe at tra-
.vsiglio produUore rireriscoosi cosi rifle tte il Leooardi, e cosl
esprimesi. tt C giudicando di qucsto fb ragione poter ruomo
M usare travagUo su* prodotti solo appunto per consumarli,
.M noQ. polendone Irar proEitn cbe col codsuiho, e sotlo que*
» slo aspeiio il coosumo, ciih an modo diservirci del pro^
M dotto del travaglid ^ impiego del travagUo che si eser*
u ciia suUa massa totals de\maieriaU che ne son capacL
» Sicclie il terzo punto rcsiringendosi al modo di servirsi
» del prodotto del tmvagUo e parte del primo cbe Iratta
^, ^elUfopiego del travagUo rappresentaio neWatto che si
^ eserclia sulla massa iotale de materiali che ne son ca-
^ pad , seodo questo alio di esercitameolo un modo di
>> sei'virci del pmdotto, pen* il cbe quest! due punti rida-
jf coBsi ad UQO n.
Compionsi qui dal Leonardi le osservazioni parziali suila
opera di Scuderi pcontro la quale piu censure avendo ri-
porlale, mollo rispello pero coofessa all* au lore. E prta di
cbiudere il suo discorso, airoccasione cbe il inedesimo Scu-
deri al,ca|)o IV, della seconda sezione spiega desiderio di-
.cqiupi^rsi Y iocomiociato molo di Catauia come un mezzo
di proiiiuoversr il COiiimercio , il Leoaardi discorre la uti*
•iita per lo commercio uon solo dclla cilta di Catatiia, ma
di tutto il Valle , mediatite la costruzione di un molo al
nostro .Capo de Molini a prefereoza di quello di Catania.
]Soi pero siiUassuiUo sospendiamo di riferire, poiche le ra-
gioni del Leofiardi^ed altre da lui esposlc^ in cento forme
essendo stale dette e ridette , ed in coiilrario dd molti es-
seudosti. scfitto e stampato, sarebbe superOuo il rihatt^re
la gii battuta e ribattula strada, e ad allro oggetto vot-
giaiiM) la nostra meute e la nostra peiiua, e cbe non meno
iocca< glinteressi dcUa patria nostra.
II socio aliivo foudatore Rosario Grassi Gigliano siille'
M ricercbc intoriK) aile cause della decadenza delle nos(re
M riccbezze ed intorno a' mezzi di farlu risorgere »: scrisse
la sua lezione^ coti Tepigrafe da Fedro segnaudola, nisi
utile est quod facitnus stulta est gloria nostra. £d uti-
lissimo dovra reputarsi il suo lavoro , poicbe a cagioue
del raulauieuto de' tempi e de' costumi sociali , com' egii
8ul principio fossi ft ridellere srnza riccbezze, oe fclicila,
ne polcnza, uh virlli, b^ dottrina in una citCii oggi sus-
sister possono.
Quail si SODO frattanlo }e cause economiche e i&oraU
per cut le riccliezze della nostra palria vando in deca-
denzajf^ Bassegnnst per la prima T aumetilo nolabilissioio
de' prezzi delle nostre derrate, alciini arititii sono , larclie
TEuropa intiera agitata troTavasi dal furore delle guerre,
Doi e^ualmente che tutta Sicilia godevamo nel seiio di belia
pace. Si fu allora che a' comodi , agli agi , al lussoci
avvezzammo, ne distogliercene abbiamo poluto: si fu aV
k)ra cbe crebbero i matrimonii, crebbero le popolasiooi,
ma t mezzi della sussistenza da indi a poco diaiiouirono^
Cagioni particolari per la nostra palria si furouo la pefr
dita di una nostra mediocre marincria , che tivo teneVa U
commercio in tutii i nostri scali ; meutre poi alf iocootro
una marineria floridissinr.a e sorta in un nostro liwitrofp
comunc: la perdita de* nostri privilegii, fra^quali quello pria-
cipalmcnte della famosissima fiera di Santa Venera^ e cip
per Tintroduzione deU'aUua] sistema gdvernalivo; il ricoi^so
facile a' malrinioiiii S{)esso inopportuni ed iufdici per isfug*
gire di ciuger la spada ed iudossare il facile; e <quiodi
nuova sorgente di accrescimento di popolazione , meDtre
un dccremento piuttosto era desiderabile.
A quali mezzi frattanto avrem ricorso per riacqmslafe
le noslre petdute ricchezze? E' vano, pensa il N. A* m*-
teudere al rialtivameuto del nostro maritimo commercio
senza capitali e senza ricovcri , e nella gravissima difii-
colti di ritoglierlo a' nostri limitrofi commercianti. E* vaiu)
parimenli pensare al riacquisto de* perduti privilegii, poi*
che il sistema economico e ciyile, ormai divenuto euro-
peo, cib nol consente. E' poca cosa Taumento dellagricol-
lura, specialmente delle nostre vigne, poiche si e sUsceC-
tibile di qualche miglioramento , e questo cos) leggiero ,
cbe pocbissimo sperar vi possiamo ; anzi quasi uulia al
propastoci 6ne. Ne ad esso gran fatto ci guida la strada ro-
tabiie che andiam costruendo per le marine sino a Ca-
tania; poiche essa , come pensa il N. A. n^ come, pit)-
duttori , Be come cousumatori potr4 di mollo giovarci-
agn-
48 .
Si e quesia uaopuiione .€on4raria:A quella dell^universale
de' nosiri coDciUadifii; :mail N^ A.siji Uber^imente espresso
su (|ueslo particol'ire, e uii delitto verso lo patria^ avrebbe ri-
piilato il sud sileni&io. Niio cl>e egli intende disap|>rovare im-
•prcBa siflTalta; ma e suo peosatneato che si fosse dovuto peii-
sarvt dopo che ad alirt a piu iuleressaiiU palrii oggetti si fosse
proTvedulo. Ecco perlaiito le sue idee alFuopo.
Clie Tindustria inaotfatturiera meglio ad ua popolo
•Mk si addiee^ auiidie ad un'altro clie non lo sia; ciie ie
Aaziotii che piu floride e piu ricche oggi figurano oel mondo
ijtfttcy di loro floridezza all* uia, ed altra sorgeute iosieme
iSOh debiirici) airiodustria cioe nuaaifatluri^ra ed all* agri-
<!oUti4*a; son veritii quesle irQinancabiii lucidameote esposle
dell N. A, e cori autorita di soaaiui ecQuaoiuti, e caa riflcs-
simii aalla storia corroborate^r
. Or K nella no^tM pitria, a prefereaza di qualutique al-
tra •eoJifuiie, «orgon(i 4c2griagegiu sFegliati c peoefraoti per
^ni geaere di maoifaViii^; se una gei^erale bo/ila di costuini
iisisicura U sniceril^ de' n^^ivi prodoUi roafiifatlurati; se pros-
sinu cl sooo i liioghi da cui trar possiaaio de* geoeri grezzi;
$1^- b(RSti.di preEZO q ia:«iaiio di 0|)era; fe a destra abbiaroo
^Ca^afiia; MteMaia fiitustra^ in metzo a floridi viUaggi ci
tro^icimov Me' <|uali iuogbi tuUi consumar possiaaao i noslii
prodotti; iocoraggiare ci fa d*uopo le noslre arti, da cui so-
imiveiite una risorsa sperar possiamo oode riaUare le pro-
^rafe Hfoslre ricobezze.
Povera e la. iioslra accademia , ed allro far doo puote
che soggerire de* niezzi alle piu utili ioiprese. Se ricca Cbsse
'«Ofiie quella di Oublina, suo debito primo quello sare|>Jbe
st^to^ mipiiegare tutle Ic sue riochezte al fii^e iiQpprUuU^-
siino del prosperacnetito delle po&trc arU.
Ma di chi <e deliito diiiique intendere ad opira cotanta ?
Delld raunicipuliia. Ossa che i bisogai tuUi de' cittadiiii c<i-
nnscc, ed al miglioratiieQto de' suoi aunniuislrati Tiugegno
«uo ed il sapere rivolge, conoscer bea dovrJi» che cessar »i
deve pronlamcole da aicune opere di lusso : die in vece ,
per lesetfipio di spedire de ciltadini j)cr apprciidere la scol*
uira,.Ja iiittsica , la.pillura (che se di vaJore riusciranno
piu nK^a verran fra ooi) spediscaai piiiUot»to ^IcUfio die vada
'^
^9
in Olanda ad apprendere Farte di tesseree dimbiancliirc le
tele, e uella Svizzera perapparare Tarle tintoria del coloac.
De' pretnii propongansi annual! dell' industria ciUadina in
ntedaglie d*oro o di argenio a chi inlrodurrk uu'arle, a chi
stabilirk una fabbrica. Ne credasi die rimposizionc de* dazii
civici per oggetto sid'atlo sara un male ; die auzi uii bene
grandissimo dovrk dirsi; ed il dcnaro cosi impiegato avra
tutli i desiderati risultanienti e durevoli; il die nori poira
dirsi di alcune spese di lusso e di semplice apitarcnza.
Di anello alia precedente memoria e su mcdesimi prin-
dpii regolala, un'altra fu letta in accadeniia dal sodo at-
tivo Alfio Gkassi Giuliano c< Sulla neccssilJt di promuovere
il perfei^iotiainenlo delle uostre tele e damasciii e su* inezzi
airuopo >j Una sccondn dal N. A. promettendosi sul migljo-
ramenlo ddla coltura dc' nostri canapi e lini.
Che quesle dcrrate sono la migliore e piu abboudante pro-
duzione del nostro territorio ognuno il vede: die la luani-
falfura di tali generi sino a ridurli a tele e damasciii Topera
richiede di piu e piu braccia, e che fratlauto le nostre tele
e damasciii sono per ogni parte ricercali , ed un bello e
ricco commercio han formato e formano alia nostra palria
ognuno il conosce. E di tal perfezione sono strtte mai snm-
pre (]ucste nostre manifatturet die ndla ciicostanza, die i
nostri progenitori spinti da patrio zelo ambasciatori spedi-
rono al nosfro Re Carlo V, sino ad Isburgo, ivi come un
presente a quel magnanimo sovrano de* varii saggi ne of-
frirono, e gradilissimi al monarca tornarono.
Ma ^ono ai nosiri giorni aumeutate in perfezione queste
manifatture, e diminuite in prezzo , sicche la riccrca fosse
piu abbondante ed cstesa? Qucsto e quello die non si ve-
rifica; che anzi pub temersi del contrario. Ma quali ne sono
Ic cause, sicclie 6<i d uopo rimuoveric ; quali i mezzi che
alia maggior perfezione in queslo genere ridur ci possono?
Principal causa quclla si e di aver lasciate queste nostre
maaifatture nelle mani solame:iie di genii povere, oppure
di persone die alia domestica econoinia soltanto inlendotio.
£ quindi niun miglioramenlo ne' tclari, neglt ordcgni, nei
uiczzi della biancatura, sicche il lavoro toruasse p\ix agevole,
c in maggior perfezione la manifattura, e di costo minore.
4
5o
Se un intraprcnsore capitalista avesse itnpiegaii i suoi ca-
pilaii a questa impresa, al tempo istesso che taule braccia
e tanle avesse attivato al lavoro, uon avrebbbe egU titratti
(1e profitti ingeiili? Non vediamo noi la vicina Catania nelle
inanifalture di seta a' capilalisti afiidale prosperar si fatta-
inente, cbe la licerca ne e eslesa per lutto il reguo delle
due Sicilie; ed anche per molli lessuli, stante la modicitk
del prczzo, a prefereuza di quelli di Francia? Per noi al-
tronde cou piu ragione iiuoianchevole ne sara il profitto^
inentre I'uso delle tele non e di capriccio o di moda, ma
di biso^no primo ed inevitabile.
Cbe la comuue dunque, nella mancanza di un infrapren-
sore capitalista, forte premio proponga a colui che priiuo a
stabilir si facesse fra noi una fabbrica di tele e di dama-
schi sul modello delle migliori esislenti in Europa: o che
acquisti per sh tutte le muccbine ed ordegui necessarii per
tale oggetlo con approntarli agli artisti, e ritrarne de mo-
derati interessi: o che dia a mutuo senza interetsi un ca-
pitate a colui cbe acquistar si cocnpromette tali machine ed
oreani assicurando con convenieute contrattazione il capi-
tale medesimo e V irapresa che n b il fine. Cosi le nostre
tele e damaschi acquisteranno la prefereuza immancabilmeute
so|)ra quelli deU'estero; e sorgeule inesauribile di riccbezza
ne avrk la palria nostra.
E non h qui importuno il pubblicare quanto fu operalQ
senza la minima nostra saputa da quel ministro presso il
Luogoteoante generale di S. M. in Sicilia pieno di lumi e
di ardore per le buoneistituzioni, il duca di Sammartino;
il quale con rappresentauza alia M. $• intoruo alia spesa pel
pavimento di questa nostra chiesa di San Sebastiano espose,
che delle onze oltre a settecento qui designate, se ne ero-
gassero trecento solamente ; e tutto il dippiu impiegato si
fosse air acquisto di tanti telai per la fabbrica de' nostri 4
pafinilini. Quale saggissima rappresentanza non partori ef-. ^
fetio alcuno uuicamente per opera de' uostri , e non per I
colpa altrui.
Ramo di civile economia , niuno il contrastera, si h la
pubblica educazione letteraria di un popolo, e per tal ra-
gioue sulfarticolo che abbiam fra mani riponiamo il discorso
5i
del socio attivo sac. MAnuno Leonardi Caltabiano, clie
lia per oggetlo lo c<Esame di parecchie cause cbe ritardano i
progress! delie lettere e delle scieaze in Sictlia >^. Argorneuto
interessantissioio per sk stesso , e con leggiadre espressioni
ed amene tratlalo.
Icicomincia le sue indagini il N. A. dal premettcre con
franco e libero dire , die quaiilunquc Sicilia , comeclic* at
medesimo clima della Grecia , c fornila un tempo di col-
lura e di gusto; cornunque aicuni sommi di iiieiito vcra-
noente europeo Tadornino, pub dirsi peio nel UiUo e barbara
ed inculta. I giornali, i giornaletti, i giornalini : le poiu-
pose espressioni di molti che Teco souo e non piii di quelle
delle altre nazioui: la mauia di voler tutio pubblicare in
qualunqae stile si fosse, non provano ne proveran giauiinai
esservi in Sicilia universal coltura e sapere.
Cause di tanto male Ire dal N. A. se ue assegnano: i» As-
soluta uiancanza di buooa educazione lelteraria: a^ di bnoii.i
educaziocte fisica. Della prima e dcUa seconda nel presenle
discorso va* egli ragionando; ad un'allro la lerza riserbau-
done.
Qualunqne si fosse il metodo cfinsegnamento, coraiunque
bello, cornunque piovuto dalle stelle, sc a buone mani non e
affidato) val nulla; anzi e una rovioa. Se un precettore di
lingue non h su di esse di conoscenze a dovizia foriiilo. se
Qon ha gusto delicato e correttu: se un precettore di scicnza
nel di lei insieme non la conosce, sicche non vede come una
parte luce dallaltra riceve: se questi precettori non si pie-
gano e ripiegano in mille guise e mille per farsi intelligenti
a* loro discepoli, che puo sperarsi di beneT Or dove trovansi
in Sicilia precettori siSatii? Tolta la capilale Palermo, al-
cnna altra delle piii distinte cittk delllsola, in tutto il resto
che si vede? Miserte, e nulla pin. C che dirassi pot di tutti
que' privati maestri, a' quali non e stato possibilc inneslar
nella mente alcuu che de' saggi regolamenti del magistrato
supremo delle lettere in Sicllin ? Quanta sciocchezza per
esempio nel pretendere cbe s iin[mri il latino in grosse gra-
ttiatiche e sino a volerlo scrivere ? Quanta nell obbligare
gHoiziati nel latino a tradurre in esso un qualche pezzo
volgare, che sempre non torua che un latino maccheronii o,
53
ocl altro non e cbe on continik) corrompimento di guslo? E
che diremo di coloro che in contradisione con se stessi,
montre perm<;ttono che i ioro allievi abbian fra luani qual-
clie classico traduttore , lo dimenticano poi per I escrcizio
dovulo di far osservare la corrispondenza delle maiiiere la-
tific con le italiane, e per modello presentauo una Ioro (ra-
duzione, fatta cos\ su de piedi ^ come se il tradurre fosse
opera da nulla?
Dice il N. A. che un poco sul latino si e dilungato, per-
cbc la lingua pia cara a* comunali maestri; non perche ca-
paci siano di gustarne le bellezse, ma per una vecchia abi-
tudine e diss^nnata la coUiyano. .Se poi dimandate a co-
storo cosa inteudouo sullo studio delPitaliana farella, oh che
non dicono! E senza calcolare il diligenrissimo studio che
in tutta Italia da un secolo vi si e riposto . van pronuQ«
ziando! che tutto questo studio consiste nel collocareil verbo
iu 6n di periodo: dicono che i classici ilaliani son pieni di
fiorcntioerie: che non sono da studiarsi perche in tanti vo-
caboii e mnniere di dire non s* intendono ; e quesla e una
moda soggiuiigono, che fra non guari come le altre cesser^
di Tivere ; e queste ed altre non poche bestialiti^ sonauo
nelle Ioro bocche. Su del cheil confulare.soggiungiamo noi,
e una bassezza; e rammentiamo col N. A. che Tunica via
di apprendere il nosiro bellissimo, ed interessanfissikTip idio*
mn, quella si e di studiare e fare studiare i classici, e noQ
r obbligare i giovanetti a cacciarsi a memoria una lunga
filza di precetti grammaticali.
Dopo tutto il fin qui detto, scendendo a' fatti particolari
della Sicilia nostra; e considerando quanta miseria nelledu*
cazione letleraria si vede , oh quante lagrime dovremmo
spar^ere! Dove sono nelfuniversale di Sicilia i veri precet-
tori? I piu istruiti altro non sanno che alcune opere del
B. Liguori, qualche opuscolo di Soave, e nulla piu. E vo-
glinm dire esservi coltura in Sicilia? E quindi vedete, che
chi in Sicilia non h d'ingegno fornito per figurare in qual-
che professione elevata , si dk al mestiere di maestro di
scuola: vesta egli un abito da ecclesiastico, ed il tutto ^
fatto; e vedete che rovescio, e che vitupero di nostra nazione.
Quelfimpiego che a rigor di vocaboli solo spetterebbc ai
' 53
Rollin, a' Condillac, a Locke, qui in Sicilia si conduce ai
piu iuclli della sociela tulla. E poi si dice c si|| predica:
collura, perfeiione, lumi?... Vero cib per rilalia, per la
Francia, per ringliilterra; per noi non Tcro.
Ma per quanio voglia caricarsi la colpa di male cotanlo sui
precettori, non tuUa perb pub loro gitlaisi addosso. Molta e
pur molta b ne* genitori oe' pareiiti de' giovinetti. Che si fa
da cosloro? si va in caccia de* precettori piu calliVi, di coloro
clie il meno fanno spendere per soldo , e per libri , alle-
gando con sordida e sceleratissima avarizia la rislretlezza
de' tempi ; e per il primo e per il piu sacro dovere , di
quello cioe, che i loro figli fossero cohivali, ed it decora
deila patria divenissero , nulla vogliono erogare ; e delle
guerre acerbissime fanno contro i figliuoli loro, delle impre-
caziooi lanciaudo contro a' maestri^ se a qualche spesuccia
si vedrauno costretti. E a tale giunge la ioro ignoranza e
■ dissennaiezza, che arrivano a dire: meglio che i figliuoli
alia vanga, all'aratro si adallino; cosi almcno qualche grano
busch^ranno; ma dalle leltere e dalla coltura solo dauno e
spesa per la famiglia si ritrae. Oh. Arislippo, pub qui sog-
giungersi col M. A. a che valse Faurea lua risposta a quel
sord^do padre , che interrogavali qual profit to il di lui fi-^
gliuolp trarrebbe dalle leltere: se non altro, gli dicesli, che
non sederebbe in teatro pietra sopra pictral
Ma si guardi col N. A. da uK altro lato la materia , e
sia fine alia prima parte del ragionaniento.
Quail h quanto funeste consegoenze nell* animo de' gio-
vanetti da melodi di educazione cosi malaugurati T Quanti
pregiudizii noii s' istillano nella loro maniera di pensare?
Quanti iuceppdmenti ue loro ingegni ch esscr dovrebbero li->
berissifmi? Il confronto di un siciliiino di svegliato ingegiM>
e di an toscano d'ingegno ordinario, sotto la solita siciliana
educazione quello, sotio la toscana questi, farebbe la cosa
toccar con mani. Ma pongasi dall'un de' lati consideraziooe
sifialta, e pongasi mente a quel che avviene^ e che vcdiumo
coi iJostri occhi, a que' giovani che escono, conic diccsi, di
scnola. Passeggiano le strade, le piazze: conteiitissinii sono
dellacquistata liberta: odiano i loro preceiti, sotto la dura
sferza de* quali altro non ottennero che conoscenze inutilis*
54 . . -
sime cli latino; e latino fosse stato: non sanno senverc una
leltera ; cd ecco a vuoto tanti faticati anni di educazione.
Coloro poi, roa sono pocliissimi, che per le circostanze di
famiglia vanno alle capitali, conoscono ivi Timmenso dauno
dcUa irreparabile perdita del tempo: si sForzano al riparo
j)er qunnto possono, tolgono qualche cosa del male appieso,
daraniio alia fine un qualche prodotto ; ma questo quanio
imperfetto , quanio lontano da quello che avrebbe dovuto
esserc !
Coiichiude il N. A. questa prima parte di soo ragiona-
menlo con ]ni|)loraic la saggezza del goyerno, che a rigo-
roso csanie, oidini, fosse soggctto chi la nobilissima profes-
sione esercitar vuole di maestro di scuolo: cheinnanzi alle
accademie a* magistrati di lelteratura sia obbligato dar dei
saggi de' profit (i reali, ed utili della gioventu sotto la sua
disciplina educata. Ne, tanto richiedendosi^ il driUo di al-
cuno si oQende, poich^ di pubblicn pertiuenza h reducaziooe,
come insegnava con tutto senoo il filosofo prime" deirauti-
chila Aristotile.
Pria di passarsi dal N. A. alia dimostrazione, cho'senza
una bene intesa morale educazione la letteraria noo sara
giammai perfelta, ne esserlo potrebbe, alcune 03se^vazioni
premetle sulla natura delfeducazione morale med^sioia, sui
grandi errori ne* quali a tal proposito vivesi , sul guasto
della gioventu siciliana.
£ priniamente vi son coloro che stoltament« credono sag-
gio e religioso divisamento Tattutire nelfuomo le passioni,
e specialmente nel cuore de' giovanetti. Cotestoro nulla com-
prendono che h yera mot ale e saggia agevolare di quelle
lo sviluppo, con tenerle perb in armonia con la ragione: in-
tendere con esse a quello che felicita durevole ci reca ;
amarlo se a tanto h adatto, ed al contrario odiarlo; ed amarlo
o odiarlo in propofzione al bene o al male di che h cagione.
Ad istabilire nel cuore deU'ela gioyenile armonia cotale
delle passioni (ed importa di assai che da quella eik s*inco-
minci) primo impeguo ne* genitori quello esscr deye d*ispi-
rar nel cuore de* loro figliuoli un amore ardente e sincero
di nostra santa religione, per cui I'uomo subliroasi^ la mente
55
sllkimina, tranquilHlli perfetta si acquista. La condolta poi
sempre saggia e regolare dei genitori -e de' precetlori ancora
FaraoDO piii nel r.uore de' giovioetti di quanto inille istru-
zioiii seciza Tesempio. E studiarsi deve T indole parlicolarft
di ciascliedun giovidetto, tnentre, egualmente che aile piaule,
non e per tulti proficuo il medesiroo genere di collura. Tanlc
faticbe coslan peoa e vero; ma dolci le rendeik il pensare
die frutti bellissimi se ne raccoglieranno; oltreche alia prima
delle sociali obbligazioni verra cosi ad adempiersi ; ed il
pensare ancora cbe lagrime di sangue si verserauno (e tutto
dl il vediamo) per avere trascuralo V adempimenlo di tall
sacrosanti dovcri; e daoDO incalcolabile viene a recarsi alia
sociela.
. Stabilili qnesti principii, si passa dal N. A. ad esporre
il quadro L-igrimevole e veridico dc* risultaraenti delia cat-
tiva educazioiie della gioveiilu siciliana; risultameuti neces-
sarii, o dell'indiflcrcnza de* genilori per si imporlante og-
g^lto , indiffereiiza ^er cui quasi all* impazzata ad un ser-
\itore o ad una serva il prezioso germe di lore prole si
aflSda; o di un*eccessiva severita; o di una debolezza con-
dannc^role, o di disparita di procedimcnti nel padre e nella
madri?;^ p finalmente (ed e il compinienlo delFopera) di reita
di cq^uoii. Un precetlorc in questi casi, se e buono, nulla
avra da sperar di bene ; se callivo aggiungera rovina a
rovina.
Un tanto disordine Irarrk seco, che rotto ogni equilibrio
delle passioui, ogpi armonia con la ragioue, a somiglianza di
un oriuolo, in cui ancbe una sola molla, una sola rota cbe
vien me[M>,distrugge il fine cui s'intende deUlndicazione delle
ore, U9a o piu passion! cbe rompono il freuo, a dominar ver-
ranno ogni facollii intelleltuale, ogni buon ordinc, ogni buon
sistema di regolala leUerana disciplina. £ senza conlare i
dis9rdiDi cbe si veggono ancbe in coloro cbe inoUrati sono
nella carriera delle lei (ere, da' quali la virlii lungi e ita,
disordini d'incaponimenlo ne' loio sislcmi, o di universale
scetlicismo, o d'irreligione, o altra di tale roba; cbe dircmo
di un giovinello in cui una o piu passioni re^ dei cuor di
lui si faranno padrone, come sperare cbe in tanto tuniulfo
la mente sua rivolga alle letlere alio studio? Non abbiso*
56
p^nan qui delJe diinostrazioni, dc' detti di uomioi grandi,
e il imilo die parla ngli occbi oostri, ed all' eloquenza dei
falli ogn^allra eloquenza ceder deve il luogo. Falti dcgni
di lagiime perenni , al cui riparo ogni nostro sForzo esser
deve direHo, i padri, le madri, i precettori, i corpi accada-
mici cosi dal govcrno proletti , ogouno coo i mezzi che
souo in sua mano tenda a cosi nobil fine, a fine cosl santo
di cducar la giovenlu; col die , come dice Cicerone, pre-
slasi alia redubblica il aiiglior servigio cbe roai si possa.
Sul governo de' Sicilian! alcune osscrvazioni in una me^
moria ci Furon trasmesse dal nostro socio collaboratore Pie**
TRo LoNGo da Nicolosi.
Movendo i suoi ragionari dalla verita nolissima che il
passnto ci e scuola per Tavvenire, e questa verita allaltra
combinata cbe solo il passnto con inne(!abile norma deiriii^
dole nostra ci avvisa , vuol dimostrare cbe Tindole de' si-
cilinni si h slata sempre quella di essare monarcbicaiueute
goverriati. * .
Alia spiegazione concreta dell' assunto suo per ^ung^re,
un rapido s<>uardo dona alia storia tolta della Sieiti«\ dai
(liclopi iiirominciando, e da tutti gli altri popoli Lotofagi,
Sicani, Sicoli, Greci , quali tutti ad abilar questi tcrreai
portaronsi ; pnssa in seguito a toccare delle varie viceude
dclle siciliane citla e delle loro guerre; della dipendenza
di Sicilia da Roma , e dopo il diviso impero da Costanli-
nopoli; la guarda indi sotto i saraceni, sotto i Normanni,
e fino ai nosiri giorni; cd osserva cbe tutti coloro cbe ad
abitar qucsto suolo si porlarouo furon sempre da uii capo
gnidati, cbe Ic siciliane citta quasi tulte e quasi sempre si
ebber de' re, sotto nome di tiranni allora cbiamati; e cbe
da allora sino a noi sotto al dominio di un solo quasi senza
interiuzione sono state. Da' quali futti tutti deduce, cbe
tale Tindolc sia de' Siciliani, di essere cioe monarchican^nte
govcrnati ; c cbe per altro lunga abitudiue e divenuta in
noi natura.
Governo siOatfo poi a* siciliani si conviene , poiche go-
dendo di un dulce clima e di un teri'eno feracissimo, e na*
ziooe emineotemeiite agricola si essendo sempre stala, per
conservarsi in tnl felice ben essere, della Iranquillila, die solo
nella nionarchia Irovarsi puote, ha bisogno streltissimo ed
inunauchevole.
II socio altivo fondalore Sbbastiano Politi suI driUo pub^
blico e privato di Sicilia in riguardo alia legi&lazioue un
suo discorso pronunzio in accademia, pieno di belle vedute
e distill to per la chiarezza e concisione del dire.
Se la sloria in generale di tiitti i tempi e di tutte le
uazioni, incomincia egli dal riflettere, h necessaiia a sapersi,
quella della legislazione e del dritto h piii importante a co-
noscersi, quante \olte con precisioiie amiam di apprezzare
la saviezza de' legislalori ed i costumi de* popoli. Dopo
3uesto principio qualchc idea ci si dk dal N. A. deUa scienza
el dritto, e della sua inoportanza: I'origiue di esso spiega
ed i progressi) secondo quelli della civilizzazioue: rorigioe
e le scuole de' giureconsulti enarra; ma per non dilungarsi
dalTobbietlo precipuo deiristituto di nostra accademia, qual
si e quello deirillustrazione di cose sicole, messa da paite
la storia universale del dritto, alia particolare del nostro si
rivolg€ri^<bme quello per allro cbe piii da viciao ci appar*
tiene, «b perche tratta de' nostri interessi.
La Sicilia, ricca di uomini sOmmi nelle lettere nielle scienze
e nelle artt, non manco di legislatori faiiidsi ne* suoi Ca*
ronda, Diocle, Gerone, ed altri nella sua aotichitk; ma |)0€0
o nulla de* prodoUi di questi sommi per le barbariche in«*
cursioni essendo a noi perveuuto, Don possiam contare di co«
noscere diritlo pubblico siciliauo prima del gian coole Rug-
gieri. DeUe di lui cosfituzioni quindi ci da idea il N. 4.
di quelle quindi del Gran Federico Sveto^ de* capitoli del
regno dc* Ke Aragonesi, Castigliani , Austciact) SpagnuolL
Trutta de* vicere di Sicilia, de* primii. magistrati nella ca*
piialc e nella citlk del regno, e della riiurma ch*ebbe Juogo
al tempo dcgli Aragonesi, cbe durb sioo alle leggi Tigenti
di Ferdinaudo P. L'ordine parfetto fa ofiserrare delle roa^
gislralure, la saviezza delle disposizioui legislative per le*
nere iu freno i magistrati, la quanlila di essi per uoq man^
58
care in (uili i luc^bi eA a tutte le persone la regolare am*
ministsazione della giustizia; ne di toccar lascia le divisioni
cardioali del privato diritto , e la ritologia civile e penale
per deciders! le coDtroversie tutte.
Diniostra in fine che il oostro patrio drilto molte dispo-
sizioui abbaifdoDO del romano, molte ouove ne aggiunse, e
che da esso non poche nelle novelle leggi son (rasFuse. Per
cui concliiude che convieu di proposito le patrie leggi stii-
diare per conbscerne la saviezza , per seiyirci di comento
alle nuove ove sono uniformi, e per applicarle a quei casi
occorrcnti sotto le nuove leggi, in cui i diritti sotto le an--
liche acquistati vebgono in esame.
Suirarticolo lay del noslro codice parte terza riguardante
le aziooi possessorie, e suU'azioDe di reintegra scrisse la sua
lezione di turuo il socio atlivo dolt. Fn\NCESco Pernisi. Nella
prima parte de' suoi ragionamenti, dietro avere^stabilite le
idee di posesso civile e naturale, secondo i principii del Di*
ritlo Romano, e quelli del Francese, che su qi)es(o articolo
co' Dosiri convengODO, dimostrb contro il Poihier, ma so-
stenuto da dottori di fama nou minore, che per polersi in*
tentare utilmente Tazione di turbativa, bisogna che il pos-
sesso fosse civile ed unito a quellodi fatlo; e cia.^Ure alio
essere stato annate, pacifico, non interrotto, ed a tilofo non
prccario. ^'
Per Tazione di reintegra che succede, lorche spoglio del-
Taltrui proprietli con violenza sia commesso , lo spogli^to
debb'eascre innazi tratio restituifo nel possesso, e quindi esa*
miuar si dovrauno i titoli dell'avversario. Quest azione pub
esperirsi in via penale ed in via civile; ed in quest'uUima
Tusurpatore che ha adoperale le vie di fatlo , va soggetto
alia pena dell'arresto personate.
Dal socio collaboralore Pietro Lorgo da Nicolosi breve
memoria ci fu trasmessa, versaute sulla « Necessita di una
» nuova edizione del codice per lo regno delle due Sicilie,
» corretta e modellata secondo le reali disposizioni emanate
M dalla sua promulgazione sino al prescnle ». Questo si fu
il filolo della memoria del N. A., e quaulunque sul pro-
posto soggetto molto da altri si fosse ragionato, e la mac-
chia si temesse di plagiario volendosi ancora scrivervi, giu-
/.
^q
dicB-perb il N* A., che delle veritli vi sono, quali bisogna
siano dette e ridelte fioche ptodurranno il loro risuitamento.
Fra queste Y ultima ood e al certo per la sua imporlanza
quella da lui esposta; e tanto essa iinporta, quaolo la buooii^
coiioscenza delie leggi per le quali siamo governati.
Mohc derogazioui e modificazioni si sono per necessila dai
goveruo apportate a tutle le leggi sin dal 1819 introdotle;
e lali e tante sono queste modificazioni in lanii decreti, mi-
nisteriali, rescrilti reali sparse e disperse, che la loro cono«
sceoza torna diflficile , non solo alle persone ordinariamente
islruite, non che al volgo, ma si pore agli stessi studiosi
delle leggi. Or tutte queste modificatiooi e derogazioni, di-
vennte per cos) dire una medicina peggior del male, giusta
il detto di Bacone, unite a tutli i nostri volumi delle leggi
ed ancora a talte quelle leggi romane e cousuetudini , le
cui disposizioni non formano oggeUo delle uovelle leggi ^ ^
fanno un cumulo da prudurre, eccetto a pochissimi, ma a
pochissimi Del vero senso, non lieve spavento.
A diminuire un tanto male e dosiderabilissimo che la M. S.
ordinasse una nuova edizione di tutti i nostri codici, in cui
fosse tolto p aggiunto, o con semplicitk modificato, quanto
lo e stato' finora per tanti decreti rescritti e ministeriali.
4 . •
r 1 IT E.
tr
"^
DELL'AGCADEMIA. DEGLI ZELAIHTi
DJ ACI-REALE
».
IN continuazione allelehco pubblicato
NELLA PEIMA EELAZIONB ACCAOEMICA.
SOCII CORRISPONDENTl
82 Sac. Tgnazio Foli da ^ Palermo
80 Pieiro dottor Galvagno da idem
89 j^lfio Dr.^Bonanno da Trecastagne dom. in CaUnia
90 Natale Caianoso da Messina
91 Girolamo R. C Smith da Boston
91 Leopoldo Pitta da s Napoli
93 Luciano Fioreniino da. Palermo dom. in.-, Catania
SOCn ONORARII RESIDENT!
•8 Lionardo yigo FucciO'
SOCII ONORARn NON RESIOENTI
96 Francesco dottor Duscio da Mascalucia
97 Giuseppe dottor Celentano da Napoli
9H Nicola Nicoitni da idem
99 Giukeppe Siracusano Cardile da Messina
00 Placiao Squiiiaci da Nissoria
01 P. Francesco Tornabene Cassinese da Catania
0* yincenzo degli Vbersi da Barletto
03 Madama Giannetta Power da Messina
04 Nicolh Moreili da Catanzaro
05 Ab, Paolo Vagliasindi Basiliano da Randaaio
^ P- Filippo Cultrera Cassinese da Calania
07 ^' Luigi Corvaja Cassinese da idem
ob P, Flaminio Proto Cassinese da Messina
ir»9 Andrea Lombardo da *... Cislrovillari
no Giuseppe Zicarelli da « r t Avellino
III Fwrenzo Capialhida,. •.. Monlelcone
i|ti Motis. Jnnelo Antonio Scotii da v*»- Napoli
i3i Giuseppe Beritelli barone Spataro da iVi-
eosia domicilioto in Palermo
ii4 P' Francesco de Pasquali M.C, da Licalt
SOCII CORRISPONDENTI RESIDENTI
i5 Eo^a-'iP Cull Fiorini.
SO<Jl COLLABORAIORl NON RESIDENTI
4 Sac. Piviro Paolo Zappali da Piedimoiite
^
\J
RELAZIONE ACCADEMICA
PKft GLI AMNI ▼ S YI ( 1837 ■ l838)
DELL'ACCADEMIA DEGLI ZELANTI
DI SGIENZE LETTERE ED ARTI
DI ACI-BEALE
'I
•CBCnA
BAL SOCIO ATTITO 8B6UTAR10 GENEBALI
SAGEHDOTE ANTORINO CALI SARDO
SB* SAVlf ICX X»X ACX-BXAIS , MB* n^OEXXOIVTAirX BX llOSTKX.XOirB « X>B* PBUkBXTAlTX Bf
MBStXHA , SOCIO COBSlSPOITXlBirTB BBXiXiB tOCIBTA* BCOBOKICaa PKI^IiS TBOyXllGXa
DI GAKABBXA GXTBA U SI BASIUGATAf B OBOBABXO BB&XiA &X&XaBTABA BX KABiAIiA*
LST.TA
NelU tornate pubbliea ordinaria del dl Sx geniiBro xSSg.
NAPOLI
9
ALL INSEGJ9A DI ALDO MANUZIO
Strada Carronieri a Uontoliveto n. xS.
1841
^
SIGROR PBXSIDEIITB 6E9E1UU , AGCADEma COLTISSItfl |
UltlSNZA RISPBTTABILE.
c Li isTRuzioNE % forza , ricchezza, potenza, gloria, graa*
J dezza e, quel che piii yale, cagioa prima d'ordioe e mora*
1 IM, damore e dipendenza >. Cos! egregiamenle espri*
mevasi un illustre italiano nel Progresso di Napoli; ag-
giuogeudo a' suoi delti Falla septenza di Brougham , il
quale seguitando le (racce del grande da Yerulamio , da-
Ta le seguenti memorande parole : c E* noD fe piii il can-
1 none, ma Teducaziooe che deve decidere la sorte dei po-
9 poli J.
La nostra Accaclemiay costituitasi per far conse^urre al-
ia patria si alto proBtto, alia qual meta noi scorgiamo ra-
pida correre e quasi toccare FEuropa tutta , dou mea che
il Duovo mondo; pel corso dt sei anoi de*lavori ha dati
incessantemente, i quali di forte impulsosono stati, e spe-
riamo sempre lo saranno , percb^ alie lettere ed alia coI«
tura si inteada. E un gabinelto di lettura sempre aperto ,
e fornilo di non volgari giornali , e di oggetti di scienze
della natura ; e questa biblioteca, oscura prima e polvero-
sa, or pronta alie vogtie della nostra gioventu; e le richie-
sle che tutto di ci vengonq di persone insigni nelle lette-
re, perchfe della nostra society formin parte, son tutti pro-
fitti che la nostra Accademia alia patria ha dati ; e mag-
giori speriamo ne dara per la novella magistratura a re-
Solaria intesa. Con le sue pubbliche sessioni mirando al-
L coltura delle scienze , delle lettere e delle arti, a ranno-
4 RELAZIONE
dar viene lutle le classi della societa, ed a far disparire
quelVodiosa divisione della ciasse letterata dalla gentile ,
e di ambedue dal popolo; divisione ch*^staia ne'trascor-
si tempi da un maliuteso ed esclusivo studio del latino
alimentatOy e che h s(ata sempre funesto impedimento alia
generalizzazione deMumi nella socielA, at progresso di
quella civilizzazione cui ruomo dalla natura b chiamato,
e per cui piu felici trascorrer& i giorni di sua esistenza.
c La separazione della ciasse letterata da quella gentil-
J mente educata , dice Federico de Scblegel j e di tutte
J e due dal popolo, k il piii grande impedimento airuni-
J versale coltura di un paese : cbe a voter raggiungere la
) perfezione nelle produzioni deiringegno , od a volerlo
» sentire debbano anzi cooperarvi tutte , in un certo gra-
1 do , le varie naturali attitudini , e circostanze dell'uo-
1 mo. Gome potrebbe nomioarsi perfetta un*opera alia
J quale non abbiano insieme contribuito la forza e Ten-
> tusiasmo della gioventu, Tesperienza e la maturity delta
J vecchiaja ? £ neppure il delicato sentimento delle don-
f ne non vuol essere escluso dal cooperare e dal contri-
) buire col suo giudizio a quelle opere d'ingegno, le quali
» si stanno dentro i confini del bello , ogni qual volta lo
J spirito d'una nazione si voglia veramente formare , e
1 conservarae nobile il sentimento. Le opere dello spirito
J non possono avere alcun altro vivo terreno in cui met-
1 tere le radici , fuorchfe i sentimenti che son comuni
> a tutte le persone nobilmente educate e religiose , poi
J Tamore del proprio paese , e le nazionali rimembraoze
J del popolo nella cui lingua queste opere si compongo*
1 no , e sopra il quale esse deboono principalmente eser-
1 citare la loro emcacia i .
^ Si son questi i detii di Scblegel , degnissimi d'impres-
sione in tutte je pubbliche pareti , in tulli i privati gabi-
netti. Se noi rivolgiamo lo sguardo airinghilterra , in cui
quellodiosa separazione piu non ha un nome, di quanta
grandezza non la vediamo noi risplendere! Quantie quali
non sono i progressi di lei nelle arti , neiragricoltura,
neUe scienze I Ivi la massa del pubblico ( vaJgomi dei detti
del Tracy per la espressione di questo pensiero) reagisce
SI fortemenle sopra quegli stessi che lo istruiscono , sia
ACCADEMIGA 5
giudicandoli, sia sommiaistrando loro materia diosserra-
zioni, sia loro suggerendo nuove vedute, sia loro moslraor*
do tutti i procedimenti delle arti, e tutte le istituzioni so-
cial!, che ben pud dirsi : la forza della mente ha pdsto nd
rango di prima naziooe colei che pel topografico sito esser
ben dovrebbe Tultima. Che diremo della Francia, dove la
Gbimica popolarizzata da quel grande, che unico pu6 dirsi
nella stona d'ogoi tempo , ha spinto le arti ad un grado
di perfezione neppure ideabile? Che 'diremo deirAlema*
!i;na dove le geologicbe dottrinS diOTuse veggonsi in tutte
e classi , e coa tauto utile della society sono studiate?
Ma ritoroiamo alia nostra Accademia , airoggetto del
presente ragionare , poich^ la conoscenza delFestere ^ran-
dezze , quantunque descritte a fine di nobile emulazione ,
sempre pure c'intristisce sulla nostra picciolezza e per po-
co ci tenta a cessare la mano dal lavoro ; ed ancor piu
c intristisce mentre con nostro dolore abbiam yeduti fra
nostri chi restii ci sono stati dellopera loro , di scritti , di
conforio alia nostra bella impresa , e forse si son fatti a
contrariarla. Che velo eterno di dimenticanza cuopra le
opere loro : che di novello splendore cinti ritornine i loro
nomi ; e tutti alia belFopera intesi , siam contenti di ot-
tenere tutto quel bene che maggior si potri ; riserbando
alFindispensaoile progresso del tempo , che la reality ci
metlesse al paro delle altre nazioni ; in faccia al mondo
ci facesse figurare come neirantichit^ i nostri padri.E te-
ncndo per meta quel punto altissimo , ci incaminassimo a
poter toccarlo in niodo stabile e Tcro ; splendiente , direi
col Gesarotti , non di f uochi fatui , ma di serena e co-
stante luce.
Scendendo ora alVesposizione de- Tostri lavori , illustri
soci y pel biennio 1837 e iSSS', nulla io ragionero sul
piano da me seguitata, suUa maniera delFesposizion loro,
poiche essendomi alFuopo sufficientemente espresso nelle
inte relazioni prima e seconda , nulla mi rimane a dire:
solo rammenio , che prima suUe lettere , indi sulle arti ,
suUe scienze inGne io terr5 parola.
BELLA lETTERiTDti B POESIi.
Pubblicalasi in Palermo un*opera di Giuseppe Borgbi
iugli studl di lelteratura italiaaa, cui dar dalVautore si
Tolle il ripartimento di lezioDi , yi ebbero di coloro , che
caldameote inyagbilisene , d'lDtrodurla nelle nostrescuole
di Sicilia divisaroDO , con sostituirla all opera di Blair,
appro vata dalla nostra Gommessione Sapremadi pubblica
istruzione ed educazione. A quelFopera pertanto , chia-
mato dalle mie funzioni di precettore di £lo({uenza e di
Poetica nel nostro pubblico Gollegio , rattenzione mia ri?
Tolsi ; e sembratami , non quale da quegli entusiasti si to-
lea 9 alcune osservazioni io scrissi , cbe a voi sommlsi, ed
indi per le stampe pubblicai.
Delle mie osservazioni si fu obbietto il far conoscere 9
che Topera del Borgbi , per la mancanza di melodo nelf
riosegnamento, non h in modo alcuno preferibile al Blair;
che le sue andisi, sebbene di lode meritevoli, perch^
sopra Iratti italiani, e questi di Dante , non sonot sempre
ben parlicolarizzale , nk sempre accuratamente eseguite;
cbe procedendo , com*egli fa , in ismodati elogi di Dan-
te, aa lui preso a modello, di crear tenta un gusto fai-
80 1 ed idolatra egualmente de* pre^i e de' difetti ; e cbe
la buoua religione per quel grande italiano , scrissi allora
con le parole del Perticari , a Irapassar faolmente viene
in roatta superstizione.
Manca di metodo il Borgbi, e non pu6 non mancame,
poicbe distendendo le teorie di Eloquenza e di Poetica
sempre ed in continuazione su di un solo modello , non
ne pu6 mai ottenerne un corso in regolar sistema ; ma
bisognerji sempre saltar qua e la da una (eoria ad un al-
tra, con salti pure sempre comodi, poichfe slegati, in
^udla maniera cbe dallautore analizzato yieoe ad ofTrir-
81. Ed il pretendere, cbe un sislema chiaro d^iusegna-
mento da ci6 si possa apprendeVe, una classificazione
esatta delle idee di una fiacolt4 possa ottenersi , equivale
al divisamenlo folle di coloro^, cbe senza una precedente
ACCAD£MIGA 7
jsliluzione apparar pretendono una scienza ne* dizionari
di essa. A diaiostrar la verita di tali miei pensamcnti, o>
ragioni , ed autoriti io aggiunsi ; e sul particolare del mio
proposto, esponendo tutto Tordito, per necessitji confuso
e sconnesso deU'opera del Borg;hi , lo credo avervi falto
vedere , cbe noa bene si peasava da coloro , cbe coma
opera d'istituzione iutrodur la volevano nelle nostre souo-
le , e sostituirla alFopera del Blain Passando poi alia se-
cond a parte de' raiei ragionari , ed a far veaere cbe il
Borgbi neiranalisi degli squarci di Dante non h sempre
ben particolarizzato , ed inoltre eccedente sempre negli
elogi cbe a Dante si conyengano ; giudicai bene il mr
precedere un quadro de*difelti principal! della Diyina
Commedia, e precipuamente in quella parte cbe il disc*
goo riguarda , dove avendo Toluto Tautore , cbe tutto nel
cielo e nella terra manoyi avesse messo, ebbe a riportare
la censura di grottesco. Questi difetti , io soggiunsi , noa
meoomano la giusta e ben alta gloria di Dante ; ma ci
fanno avvertiti , cbe nelFelogiare usar si dere sempre la
sobriety : ci fanno avverliti della sensalissima massima de-
gli anticbi: ne guidnimis^ ne quid nimis.* ci fanno
avvertiti in fine della irrefragabil sentenza di Quintiliano
per li Greci, sommi in tutto; ma scrivea quel relore la-
tino : magni sunt; homines tamen.
' II Borgbi non confento degli elogi cbe una illuminata
e costante critica ba alFAligbieri compartiti, non dubit6
di trascorrere in piu espressioni y cbe apertamente Tentu-
siasmo suo poetico dimostrano , e per le quali , dietro
averlo proclamato piU poeta di Omero, piufilosofo di
Platone^ ptii sanlo di Socrate, prosiegue: Dante e
maestro' nello stile semplice^ nel sublime a niuno e
secondo: nelfironia non ha for se chilo pareggi: nelle
comparazioni non ha eerto chi lo pareggi J'ra glian-
tichi ed i moderni: trovansiin lui bellissime iperbo-
li, ripeiizioni mirabili: fra gli antichi ed i moderni
non trovasi esempio di sospensione eguale a quello
del 33 delVinJerno : Dante e portenio unico at mon-
do nel dialogismo : nell'armonia imitativa a niuno ^
secondo: il sagro poema e wia miniera inesausta di
qualpiii stupendo miraooh possa mai ientarsi dal-
8 RELAZIOR«
fuomo neltarte delta parola. A tuttt qnesti gonBati
eloxri , non mi teani , e noa senza qoalche indegnaziooe
dairesclamare , che Demostene, Cicerone, Platone, Seiio-
fonte , T. Livio , Bossuet , Buffon, Omero , Vjrgilio , Ario-
sto, Tasso, Racine y Metastasio restavan tutti ecclissati di
auella gloria di cui sempre avean folgorato , e che il mon«
o era state per secoli sempre fuor di sensi nel meditare
le loro immortal! pagine , nel cercarli e ricercarU senza
posa ; e che un nulla deve riputarsi se dalla forza della
parola di quelli sono stati in mille guise governati , e tut-
tor lo sono , popoli e nazioni intere.
A giustificazione delle sue senienze reca il Borghi^ due
squarci di Dante , tratti dal couTito ; uno in cui ayyivato
TAlighieri dalla carit& di patria e dallo sde^o di trovar-
sene fuori , con pocbe espressioni lamenta d proprio ma-
le ; e il Borghi previenei che dopo quel tratto non si pu6
essere piii eloquenti. II secondo in cui Dante scrivendo
8ull'immortalit& dell'anima ^ spie^a , dice il Borghi , di*
vino intelletto nelle cose dimostrative , specialmente
allorch^ riconducesi il pensiero a quei tempi ai tutta bar«
harie. Ma io yi sommisi , e se non fu yana lusinga , cre-
do yi dimostrai , che di non molto sull*ordinario dire gli
arrecati pezzi si innalzayano: che guai per la nostra beUa
Italia, se di tratti soltanto al primo Dantesco simili omar
si potesse , e spiegare il suo yalore in eloquenza ; e che
mestier non era di credere divino intelletto colui che
esponeya ci& che in quelFepoca era della conoscenza uni*
ycrsale , e con non minor precisione era da altri scrittori
syiluppato e disteso.
Daiielo^'o delle prose di Dante a quelle deUe poesie si
passa dal Borghi , e come modelle e sublime poesia rac*
cemanda la Canzone interamente allegorica :
Tre Donne inlorno al cor mi son venute.
c Diyina , soggiunge il Borghi, e la pittura de' sogget-
1 ti , divine le cose che per lor si ragionane , e rallcgoria
1 splendida , naturale, nemai per un islante dimcnticata
J e tradita j».
Io pero yi prcgai di osserrare ; che la canzone , quan-
ACCADEMICA 9
funqae degna di lode per la seinpHcil&, per riiigeauil&,
per, Vaffetto che spira , tal per6 non k forse per qaelia per*
sonificazione deiia Rettitudiney della 6eaerosit&, della
Temperanza, si a lungo e per piu di cinquaata versi coq-
tinuata, ed il vedere , come quelle donne di ^iusta per*
sona, non disagiate di vestimenta, piangenti stanno in
colloquio intorno al cuore di Dante con Amore ehe yi b
denlro. AUegorie siffatle distruggono la verisimiglianza
deirinvenzione , e perder fanno non poca parte dello in-
teresse che coUe parole le piii scelte'si pretenda ispirare.
11 Borghi dopo avere ricordata c rayverlenza de* mae-
stri, la quale prescriye , qon doT^rsi accayallare tropo su
th>po J J e dopo ayer notato di censura per qoeito oifetto
il principio deirOde di Orazio:
Moium ex Metetto camule ewieum,
inlende far yedere , come il Dante , presentata un'imagine
che abbia una giusta proporzione con la cosa che yuoi
significare , sa persistere con grande accorgimento e pro-
priety nell'immagine prescelta ^ mostrando cosi acume di
ingegno che ttene piu del divino che delVumano , e re-
ca in comproya la prima stanza della Canzone :
Cosi nel mio parlar vogUo esser aspro.
lo credei iaryi osservare , che la teoria di non accayal-
larsi tropo su tropo pu6 ben soffrire delle eccezioni , ed il
Borghi medesimo a pag. 62 dellopera sua non dubito
di chiamare splendido un tratto Dantesco in cui di simil
maniera yeggonsi de' tropi accayallati. Gredei farvi osser-
yare che il passo d'Orazio pu6 bene andare immune della
censura che gli si yuole apporre ; e che la stanza della
Canzone Dantesca per lo strano accozzamento di metafo-
rico e di semplice h ben lonfana dal mostrare nel suo au-
tore Tacume dMngegno, che iiene piu del divino che
deirumano nel persistere con grande accorgimento e pro-
priety nelFimmagine prescelta.
Lodasi dal Borghi come esempio di sublime che non
cede ad alcuno u trallo di Dante nd XIV ddl*Inferno ,
10 RELAZIONE
in cui desciire Gapaneo non domato pur sotto la pioggia
di fiamme. £d io soggiunsi ed osservai in particoiare al-
tra bellezza dal Borghl non avverlita , e cbe sublime ye*
ramente pu6 dirsi il riportato passo. Ma soggiunsi anco-
ra , che la circostanza delle supplicazioni di Giove a Yul-
cano per alFrettare Topera de* fulmini contro i Gigant^ ,
introduce uq* idea comica e bassa, cbe degrada tulta la
riportata sublime descrizione.
Fioalmente raccomandasi dal Borghi come miracolo
di comparazione la notissima deU'Arsenale di Veaezia
nel XXi deirinFerno. Ma io coo ragioni che credei e cre-
do non doTer fallire, e con lasensatissima teoriadi Lowth
suU'Omerica comparazione nel XXI deiriliade del Xan-
to, in cui galleggiano i cadayeri de*Trojani, boUenteper
li ^ottoposli fuochi di Vulcano , rassomigliato ad unacal-
daja boUente in cui galleggiano delle cami porcine, vi
dimoslrai , che , ne* limiti di una comparazione ragionan-
do , non yedesi in che star potesse il miracolo yoluto dal
Borghi. E (olta la somiglianza da Dante medesi mo Bssata
nella disproporzionatissima circostanza cbe nelFArsenale
di Tenezia bolle in piii pentole della pece , e della pece
pure bolle neli ampissima , di oltre a trenta miglla didia*
metro con grande spazio di profonditA , bolgia infernale)
tutto il resto k una raccolta di circostanze inutili che de-
Tiano dal prineipale oggetto , e mirano ad Un contrario
risultamento. Ma la descrizione del yeneto Arsenate , si h
detto , h bella , h eyidente : ed io rispondo con Orazio :
Sed nunc non erai his locus. Rispondo con Blair : c Co-
J munque ricche siano le sue descrlzioni , o eleganti le
I sue figure ; ci6 non di meno se son fuor di luogo , o
J non son le parti adattate al tutto, o non corrispondono
J al proposto fine, perdono tutta la loro bellezza, anzi si
J cangiano in deformity >. Se i limiti del presenle lavoro
yietato non me I'avessero , e quel mio scritto non fosse
stato reso di pubhlica ragione, per intern vi avrei qui re-
cati ed i tratti Danteschi e le mie osservazioni ; e credo
ne ayrei riportato nuovamente il yostro sufiVagio , egual-
mente come da* piu grandi uomini deUMsola mi e stato
compartito. Gioya dunque scendere alia conchiusione al-
lora ienula , e che di ripetere mi coropiaccio alia gioveu-
ACCADEMIGA 11
tu studiosa. Leggasi ^ io dico , e medldsi Dante ; ma Hon
81 creda cbe tulto in quel grand'uomo sia degno di lode,
e di imitazione : Danle ebbe piu genio cbe gusto : il biso-
f goo e Tarditezza Io spiusero a tentar piu di quanto a per-
feziooare, e ad aflerrare spesso in luogo di scegliere.
E se dura sembrer^ questa sentenza, quaatuuque noa
mia, ma di un grande pensatore, si siegua, lodico,
quanto ne insegna il Monti, primo fra tutli gli Italiani
cbe nioslr6 con le opere e con le osservazioni come il
Dante de?e intendersi, gustarsi, ed imitarsi: il Monti cbe
tutti assenna, al molto belio e al molto brutto di Dante
dover porsi mente , e rifuggire le dure espressioni e le
acerbity di cui le sue canticbe ridondano.
In quanio al Borgbi , quantunque bello nello stile , ed
utile I'opera sua alle italiane lettere ; non b pure adatlo
a suppbre il bisogno di un*elementare istituzione; non e
in conto alcuno preferibile al Blair.
Dante h il classico ilaiiano cui dairuniversale si fannfO
a' nostri gierni gl'inchini piu profondi ; nh famestieri che
di tanta riverenza si espongano le notissime ragioni. Ma
Tuomo non contiensi mai ne* giusti limit! : ben fbSio dallo
affelto puro e sincero trascorre ailentusiasmo il piu ecce-
deute , ch*fe spesso il piii nojoso. Gosi per Dante. Egli non
e pill iiomo soggetto allerrore , ma ub essere divino che
percorre i campi celesti, senza cercare neppur lajulo
della sua Beatrice : tutte le sue parole sono ripiene di mi'-
steri profondissimi , e poicbe scappate dalla sua penna ,
non si pu6 senza delilto di lesa maesti divinatrascurarnc
pur una. Son venuti i Romantici? Han desta fiera guerra
a' Classicist! ? Ecco Dante romantico per li primi , londa-
tore anzi del Romanticismo : per li second i nulla vedesi
in Dante cbe non sia un prodotto delle scuole Greca o
Aomana.
Airoccasione pertanto cbe il nostro socio corrispondente
Carlo Rodriguez da Lipari scrisse una lezione su Dante e
suUa diyina Commedia , di cui nella nostra seconda rela-
zione accademica si disse ; e tocco in quella lezione del-
Tiniluenza di quel grande italiano sullo stabilimento della
italica letteratura , in rapporto alle faticbe del Petrarca e
del Boccaccio e della muuificenza Medicea; e parld pure
18 RELAZIOniE:
sul velo della dimenticanza, die ha copertosino a*nostri
tempi la Divioa Commedia , la conoscenza del grande cit-
(adino di Firenze , e la superiorit4 di lui su oogni altro
poeta di qualuDque naziooe o tempo ; e parl6 finalmeale
sol Romaaticismo e sul Glassicismo; il nostro socio attivo
Mariano Leonard! proDunzi6 in Accademia un Dialog
crilico, tra lui e il Rodriguez, pieno di brio e di grazia,
e SI al naturale espresso , che sembra vederlo a ragiona-
mento con aueiriUustre nostro socio : A al vivo di ambe-
due son dipinti i caralteril In quel Dialogo il nostro ac-
cademico Leonardi , spiegando senno e sapere , modera
Tentusiasmo del socio di sua conversazione , e dilucida ed
espone quanto e come in riguardo al grande Alighieri
pensar si deve. Ha siccome cader potea in mente, che in
aleune cose non cosi altamente , com'egli pensa , sentisse
di Dante , chiude il suo Dialogo con una protesta solen-
ne , di cui crediam pregio delTopera riportar la fine ; ed
in cui quali su di cio siano le sue idee^ in bello compen-
dio veggiamo espresse.
c Ma Dante , conviene dirlo , egli,% I'angelo dell'Italico
J sapere , egli h il primo poeta del mondo, e per yalermi
> delle parole del Gesarotti , effli e il poeta del genio.
J Pochi altri poeti sono anche sommi , ma troppo piccoli
J a paragone del Dante. In Dante la natura tutta viva e
I maniata quale ella h , tutia ignuda e semplice ; negli
J altri la natura si , ma carica e fastosa dlmbellettature ,
) d^infiniti ornamenti. Se il tempo mel concedesse, met-
j terei a confronto non pochi pezzi de* migliori poeti con
1 la poesia deirAligheri , \k dove pingono oggetti presso
> a poco somiglianti; ma posciachfe il tempo h breve, mi
J limiter6 ad uno de' piii celebri e piii rinomati pezzi del
J Tasso con pochi versi di Dante : capo d'opera di terri-
J bile poesia si h giudicata e meritamente la descrizione
> de diayoli posti a consigUo che £a il Tasso. Ella h que-
1 sta:
ACCADEMICA IS
I.
*l
Mentre Tan questi i bellici strumenti
Percbe debbano toslo in uso porse;
II gran Demico deirumane geoti
Contra i Cristiaoi i lividi occhi torse :
E lor veggendo alle belTopre intenti
Ambo ]e labbra per furor si morse;
E , qual tauro ferito, il suo dolore
Verso mugghiando e sospirando fuore.
II.
Quioci avendo par tutto il peusier volto
A recar ne* Cristiani uUima doglia ;
Che sia, comaoda, il popol suo raccolto
(Conciiioorrendol) enlro la regia soglia:
Come sia pur leggiera impresa (abi stoitol)
II repugnare alia diviua voglia :
Stolto, cb'a Dio s'agguaglia, e in oblio pone
Come di Dio la destra irata tone.
III.
Chiama gli abilator delPombre eterne
II rauco suon della tartarea Iromba :
Tremau le spaziose atre caverne ,
E Taer cieco a quel rumor rimbomba :
Ne strideodo cost da le superne
Region! del cielo il folgor piomba ,
Kk 81 seossa giammai trema la terra
Quando i vapori in sen gravida serra.
IV.
Tosto gli Dei d*abisso in Tarie torme
Concorron d' ogD*intorno all'alte porle.
Oh come strane, oh come orribil forme I
Quant* e negli occhi lor terrore e morte I
Stampano alcuni il suol di ferine orme,
E in fronle umana ban chiome d*angui attorte ,
E lor s'aggira dietro immense coda ,
Che quasi sferza si ripiega e snoda.
U RELAZIONE
T.
Qui rniOe immoDde Arpie yedresti e mi lie
CeDtauri y e Sfingi , e pallide Gorgoni :
Molte e Diolte latrar voraci Scille
E fischiar Idre e sibilar Pitoni ,
E Tomitar Chimere aire faville
E Polifemi orrendi e Gerioai :
E in noTi nioslri e non piu intesi, o visti,
Diveni aspetii ia un ooafusi e misli*
VI.
D'essi parte a sIoi3tra e parte a destra
A seder vanno al crudo re dayante.
Siede Pluton nel mezzo , e coa la destra «
Sostien \o sceltro ru?ido^e pesaate.
Ne tanto zcoglio in mar , ne rupe alpestra
tie pur Caipe s'innalza, o 'i roagno Allante
Ch'aozi lui non paresse un picciol colle;
Si la graa fronie e le gran corna estolle.
Vlf.
Orrida maesta nel Gero aspetto
Terrore accresce , e piu superbo il rende :
Rosseggian gli occhi^ e di veneno infello ,
Come infausta cometa il guardo spiende*
GrioTolve ii meulo, e sull'irsuto petto
Ispida e folta ia gran barba scende ;
£ in guisa di Toragine profouda
S'apre la bocca d'atrosangue immonda.
VJII.
Qnal i fiumi sulfurei ed infiammati
Escoo di MoDgibetlo, e'l puzzo, e'l tono,
Tal della fidra bocca i neri fiati ,
Tale il felor^ e le faville sooo.
Heotre ei parlava , Cerbero i latrati
Represse; e I'ldra si fe' muta al suoqo:
Res^o Cocito , e ne tremar gli abissi ,
E in questi detli il gran rimbombo udiasi.
ACCADEMICA IS
I Or paragonale siffatta descrizione cos^ pomposa alle
> seguenti parole dell' Alighieri divino, con che os\i \k
J al canto XXI descrive per cenno Tarriyo di un soldia*
J volo:
E Tidi dietro a noi on diayol nero
Cdrrendo su per lo scoglio yenire.
Ahi , quaut'egli era Deira8|>etto fierol
E quaoto mi parea neiratlo acerbo
Con Tali aperle e sovra i pie leggiero!
L*omero suo , ch*era agulo e superbo ,
Gercava uo peccator con ambo V aochoi
Ed eMenea de*pie gheraiito il nerbo.
J Nel Tasso si sente 11 rimbombo , il yaslissimo e ricco
9 corteggio deirarte : in Dante tutto semplice , ma tutto
» natura, ma tutto. terribile. Lo stile deirAligbieri Ta so«
1 pra a tutti , il suo immaginare e inarrivabile , e stupen*
) do , perocche modellato suUa scrittura santa intomo a
1 cui do?ette egli fare un grande studio i.
Son questi i pensamenti e le parole del Leonard! , e
noi nulla piu su Dante aggiunger yolendo , passiamo a
far.parola di ci6 cbe alia poesia esclusivamente si spetta.
II nostro socio collaboratore Sac. Giuseppe Semmara
da S. Filippo Catena pronunzi6 in Accademia un suo ra-
Eionamento, di cui si fu obbietto Tesporre in rapidi cenni
I yicende del gusto e della letteratura fino a' noslri tem-
pi ; fermarsi suUo stato attuale , e segnare i distin[i?i ca-
ratteri tra il genio dell'odiema poesia e quello delle anti*
cbe scuole Greca e Romana ; mdicare de'moderni i pre-
gi ed i difetli ; sempre mostrando j cbe non mai capric^
cioso pu6 dirsi il gusto, ma che ha sue basi non manche-
yoli nelluoiversal consentimento , e ne* principi di ragio-
ne. E siccome da cinque fonti fa scaturire siffatti distin-
tiyi caratteri dell'antico poetare e del modemo , in cinque
capi il suo ragionamento partisce, de' quali aUa nostra
maniera le idee principali verremo esponendo.
II primo carattere disliotivo di quella scuola de' moder-
ni y cne porta il mistico nome di nomantica , si ^ la di-
sproporzione delle parti nel congegno del tutto , dispro*
porzione che sua origine precipuomente trae dalla minuta
16 ' RELAZIONE
e quasi geomelrica esattezza delle pittare parziali ; qaasi
tutto il poetico magistero in altro non coDsistendo che
neU*imitazione della natura, e gli antichi coltivatori dt
Juella bellissima divina arte per cui Fuomo paria la faveila
e* Numi , non trovando neua natura tutto degno d'imita-
zione; poichfe del brutto, o deirindiffereote accanto al
bello Tedevano ; e conciliando il possibiie coU'ima^inario
alia scelta si volsero, e popolarono il mondo di nuovi esseri
e pid perfetti senza snaturarne la specie ; a somiglianza
di quel diyino Apelle , cbe di tutte le greche bellezze una
sola ne formb , e Yenere dipinse. Gosi la mente de^li uo-
mini restd piacevoltnente impressa di quello imagmare ;
cosi i canti del divino Omero passarono di bocca in boc-
ca , e per due secoli nella accesa fantasia degli uomini fu-
rono soltanto scritti , e dalla booca de'cantanti furono indi
raccolti da Meronte di Larissa.
La scuola romantica per6 non fa contenta Hi questo
bello , e di altra vaghezza corse in cerca , nella minuta
esposizione cio& di tutte le parti che^un oggetto costitui-
scono , a somiglianza del naturalista cbe di una pianta le
radici , le foglie , il fusto , il Bore , e di questo u calice ,
la corolla , i petali numera e descrive , fermando , e direi
ouasi incatenando a tutte quelle minuzie la fervida fanta-
sia ddPuomo. II N. A. Seminara segna I'origine di que-
sta i^aghezza di descriyere nel primo culto del Gristiane-
simo , nelle opere de' primi paori della Gbiesa, nelle vite
e negli scritti degli anacoreti , nelle croniche e nelle leg-
gende cbe tal gusto comunicarono ai primi romanzi oc-
ddentali, ed a^poemi del Pulci e del Bojardo, cbe a' tempi
del risorgimento delle leltere ispirarono questo lor taleato
a* primi 'ed eterni maestri dell'italico gustOiFAriosto ed il
Tasso. II Romanzo della Rosa , si celebrato dal Petrarca,
inne6t6 questo gusto nella Francia ; cbe poi dalla Gorte di
Luigi XIV sbandito , fe' prodigiose pruove nell'Ingbilter-
ra , ove sorse la cosi detta poesia descrittiya ; genere que-
sto non a ragione creduto esclusiyo de* moderni. Quanto
la maniera romantica di descriyere , quesfimpegno cioe
d*oziare dietro le particolariti tutte di un oggetto , riesca
spesso fuor di luogo , generi noja , ammorzi spessissimo
il cabre dell'imaginazione , estingua sempre Timpeto
ACCADEMIGA 17
deUe passion! , dietro quelio che Boileau ne insegna , non
fa mestleri lo spiegare. U percbfe si consiglia , che in ge-
nere sifl^tto abbiasi mai sempre ricorso a grandi anticbi
inodelli , maestri eterpi del bello , e da loro s'impari Farte
di ping^re a grandi tocchi , a tratti precisi , e rilevanti , e
pochi , laseiando che rimmaginazione trascorra da s6 ; e
chi ascolta o legge creator supponga s^ stesso della perfe-
zione del quadro cbe gli si onre , rapito ed incantato re«
stando a quelle scene di bellezza perfetta.
II funebre ed il cupo si b il secondo carattere disdntivo
de'poeti modemi ; de romantici' precipuamente. Siccome
di costoro la scuola sbandi dalle sue soglie le miticbe dot-
trine , poicbfe doye manca la credenza non pu6 giammai
sperarsi moyimento di affetti ; e piegando all'eccesso op-
posto di nulla ammettere fuori del vero , si avvide e co-
nobbe , cbe nelFarida veriti soltanto poco frutto pe' regni
dell*imafi;inazione raccoglier potea ; al fin di siipplire a
fan to difetto procur6 di colpire collo spavento e colle atro-
ciia. E quindi pitture foscbe e terribili che di cupa ed ama-
ra malinconia opprimono il cuore , orrori di penitenze ,
carceri squallide , sepolture , scbeletri , racconti terrorosi
nelle cave de'morti, atrocity, avvelenamenti, assassini ,
sangue futnante di tante vittime di superslizione e d'intol-
leranza. E tro vando negli animi di tutti facil credenza alle
malie, agli spiriti, riempirono il mondo di loro orrori, da
per tutto yedendosi e lemuri e streghe e spettri , da per
tutto recando desolazione e lutto. La bellezza della natura
spaii ; e lo stesso innocente fior del piacere non pote mo-
strarsi cbe nutrito tra le spine del dolore* c Giascuno , di-
3 ce il N. A. , cerc6 la pace nel ritiro , ma portaodovi ri-
3 morsi, odj-, mal?agie rimembranze; la solitudine cel6
J le sue attrattiye , e si copri di terrori e di lutto , yomit6
» dal suo seno orrendi fantasmi , spayent6 col suo grido
J quegli ospiti infelici , ed il suo silenzio non fu meno fe-
3 roce 3 . Gosi dalla bella scuola di gioja e di diletto ,
aperta nelle piaggie Greche e Romane , si h passato sino
a giorni nostri ad un'altra del tutto opposta , e che di pe-
renni lagrime e di angoscie vuole cbe nutriti passassimo
i breyi giorni di nostra misera esistenza.
Serivolgiamo col N. A. gli ocebi a Dante ed alia Di-
]g RELAZIONE
Yina Gommedia , opera noa formata sopra alcun modello
di Greca o Romana data , noi Irovjamo , b vero , questo
cupo e terribile , ma che per6 a differenza degli anticbi
romanzieri, neiquali, dice il N. A. c spaventa seoza
1 commuovere, non aUetta, o alletta senza istruire, e dpi-
I ra da per tutio barbarie igooranza e superstizione , ia
1 Dante si trasforma in un sublime cbe vi eleva al di so-
J pra de'sensiy Ti inebria di pensieri forti e feroci, vi fa
i guardare con generoso disprezzo colore cbe edificano la
J propria grandezza suUa base sempre mobile deiraltrui
J oppressione i .
La sorpresa e Fammirazione prodotte dalia comparsa
dellaDivina Gommedia, accrebberorinciioazioneal fanta-
stico : pill romanzi a quelFepoca si videro di tal tempra :
il Boccaccio diede il suo Laberioto: TAriosto ed il Tasso
con sobrieli ne usarono; e neirorigioe del nuoTO teatro la
commedia ne form6 le sue stranissime delizie; c fece del-
le furie le sue grazie , e de* diavoli i suoi buffoni j .
Gusto cotale che truova suo conforto , o in una ceria fe«
rocia che si giace occulta in fondo alPuman cuore , o nel*
Tislinto malinconico delFanima nostra , o uel dilettu di ye*
derci esenti dalle sventure altrui , passo daliltalia nella Spa-
gna y e da auesta alle altre nazioni deirCuropa y e da' ro-
manzi e dalla drammatica agli altri generi di poesia. L'io-
flueuza se ne spie^a dal N. A. nelle opere del Sauvage ,
del Parnelly del Milton, del Shakspeare. £ di quest* ultimo
le tra^edie si fortemente colpirono y che per opera del
Voltaire , di Daucis , del La Toumeur , del La Placa , quel
gusto s'ingener6 nella Francia ; dove all'ultima meta fu
portato da Arnaud.
Opportuna per6 qui torna Tosservazione { e questa no-
stra soggiunla non ci si metta a colpa] che seboene non
interamente disgiunto dal sublime sia il terribile, ben po»
tendo dirsi essere il sublime un terribile incoato ; sebbene
oe'primi modelli del gusto trovinsi degli esempi di atrp-
citi^, non meno spaventeyoli forse di quelli de* noslri ro-
mantici : pur tuttavia siccome il sentimento del sublime
perche potesse esser gustato , fa mestieri che le nostre fa-
colt& non sian compresedi spavento, e che la commozio-
1)6 piacevole del sublime , tutloch^ di un geoere serio, sia
ACGADEMICA 11
da noi appresa nella intera estensione sua ; siccome a mi-
sura che le nazioDi iDciviliscono piii si rifugge dal san-
gue J e piu al dolce ed al tenero si piega , non possono or
vedersi senza stomacaggine messe ianaozi come sorgenti
di puro e dolce bello taate atrocity , dalle quali e la meote
e 1 occhio rif uggono dal pensiero e dal libro , ifinti da or-
rore e da spavento; non piii trovandosi, n^trovar poten*
dosi quella dolce mestizia e quelle lagrime di piacere, che
perfezione arrecaao alia nostra virtuosa sensioilitA.
Terzo carattere distintivo de' nostri poeti sifu la nuova
forma presa da Amore all'occasione del Grislianesimo. Le
solenni tenzoni poetiche de* trobadori , le aule delle piu
Savi assemblee commulate in teatro di ^alauterie , il par-
nento di Amore composto dalle piu riguardose ed alte
persone dell'Italia e della Francia , e preseduto dal papa,
il tribunale ed il codice che se ne form6 in Tobsa, lecero
dell'Amore , non piu il vispetto fanciuUo di Yenere , ma
un Yecchio veneraDile che non formid6 le soglie poutifi*
cie J nb le celle degli austeri cenobiti , diede luc^o alle
portentose istorie de'cavalieri, c i quali, dice il N* A.,sep-
J pero sposare la galanteria con la croce , e le amordse
> ismancerie con la maglia e colla spada i • L'ispida filo-
Sofia, da nemica che gli era, gli si uni in salda amicizia ;
6 si pervehne a credere , che la purity della Rieligione
Gristiana doA ricusavasi di aprirgli arnica dovungue il suo
seno. c Gosi, soggiunge il N. A., si perdelte in fredde
J riflessioni di saggezza, si rincantuccid nelle anguste celle
J de' ceoobiti, sospird fra le reliquie de'Santi, fra i se-
1 polcri , fra le croci : si sparse i crini della cenere dei
> penitent! , ed usci dal fondo delle tombe tutto inzavar-
1 datodi fuligine e di polvere i. Ma sbandita di poi tanta
insapia , sorse la delicata mollezza del sentimento che fu
Tagheggiata per tutto , e portata dal Racine e dal Meta-
stasio sin ne' milici soggetti. Gorretta di poi dairAifieri
comparve nella grave regina del teatro, latragedia, non
piu cascante di vezzi e molle e stemprata , ma seria e for-
te , quale a quel maestoso e vibrato componimento si con-
viene.
Garattere distintivo de* poeti antichi e de* modern!, e si
c il quarto rassegnato dal N. A. , scorgesi nello stile. Na«
to RELAZIONE
turalezza e sen]pliciU\ distingue i primi : lez! ed anfana'*
inenti di parole, freddezza declamatoria , bisticci, equi-
voci , caratterizza i secondi. Provegnente forse dagli Ara-
bi in Italia , al tempo della totale ignoranza europea, que-
sta maniera Insensata di scrivere , ne ottenne quasi totale
diffusione per la imitazione servile del Petrarca , ed indi
passata in msensatissima licenza nel Marini , nell'AchiUi-
Di , nel Preti , i quali profaoarono con le voci loro la di«
Tina arte de* carmi. Profligata di poi dalFArcadia la loro
schiera , mostr& volcr risorgere all apparizione delle Edda
e de' poemi delFOssian. Oggi per6 si pazzo furore pu6 bea
dirsi represso; c la casta, ma non servile imilazione dei
nostri primi padri ci ricoaduce a quella maniera di stile,
per cui i nostri libri procureranno mercede a' librari , e
passeranno il mare ed i monti.
Quinto ed ultimo carattere distintivo impresso al mo-
dcruo poetare a differenza dell'anlico , si h Fintroduzione
della religione Gristiana e Tabolizione delta etnica. . Ui«
scutes! dal N. A. la quistione sul meritocomparalivo dello
splendore cbe arrecasi alia poesia colFuna e colFaltra spe-
cie di culto , e si pruova , cbe di molto la Religione sa-
crosanta di Gesu Gristo la vince sull etnica nel sublime ,
nel terribile , nel patetico , nella nobilt^ degli affelti e della
morale ; non la vince pero nel gajo , nel giocoso , nel fe-
stevole; cbe anzi molto vi perde di sua dignitA. Questa
verity dimostrasi nella sua piena evidenza coll analisi della
Divina Gommedia, della Gerusalemme, del Paradiso per-
duto , delle Lusiadi e dell'Enriade. Strano si h poi ai no-
stri tempi , concbiude finalmente il nostro Accademico ,
il voler persistere nelFuso della mitica sapienza cbe piu
non si crede , non piu si adalta alia nostra civilt& e a' no«
stri nazionali bisogni ; stranissimo ed abbominevole il vo-
ler portare per ogni dove nel poetico regno la Religione
Gristiana , ed inourla ad ispirare ali'amante i fervidi so-
spiri per I'amanza £ra* reliquiari e le lampadi ; trasformarla
nella ninfa Salmacis delle lagrime incautate per isfibrare
il cuore , immiserire Tanimo , tarpare la virility e la for*
tezza.
II nostro socio at tivo Sac. Giuseppe Ragonisi , conti-
Quando nelle sue osservazioni sul nostro favolista Gangi,
ACCADEMICA 21
dietro quanto nel primo suo discorso ragionb con la Fon-
taine raffrontandoio , conForme neHa nostra seconda Re-
lazione Accademica si riferi, pruove novelle viene a dar-
ci , che non male egli allora si appose nel pensiero di far
conoscere , che il 6an^ come favolista non Fultimo si ri-
mane fra i migiiori di qualunque gente. E quanlunquc
due sole produzioni bene ordite, belle per grazia e per
ihgenuiti siano piu che sufficient! afar conchiudere, che
riogegno del produttore, e non il caso esser potfe cagione
di effeito si hello ; pur luttavia siccome sonvi di coloro
che di argomento siffalto non si mostrao convinti , su di
altre fayole del Gangi continuansi dal N. A. le sue osser-
Tazioni.
Noinelriferire, consentanei sempre a1 nostro divisa-
mento di brevity , cos'i riehiedendo la natura del presen-
telavoro, farem compendio delle osservazioni saggissi-
me del N. A. Giudichiam per6 opera necessaria recar per
intero le illustrate favole , poichfe rarissimi essendooe di-
venuti ^li esemplari , e grande in tutta Sicilia di essi il
desiderio , qualunque esposizione della favola medesima,
non essendo aU'occhio sottoposta, non potr& giammai
supplire a tutto ci6 che di essa conoscersi deve ; special-
mente qualora delle grazie nello stile del favoleg^iatore h
ragionamento , e che la massima parte del bello in gene-
re siffatio costituiscono.
£ccoci pertanto all'opera nostra.
IiU SCECCU 9 E LU OATTU.
Di la sua sort! misera Tutln In jornu io tridici ,
Uii sceccu 81 lagnava, Viaggi di ciintina,
E a un gaUu in cunfideozia Oggi a la vigna , tuppili
Li peni soi cuntaTa: Dninani a lu mulinu.
E tuUi li penurii, E ddu zaurdu ruvidu
Dicia 8tu sceccu amam^ Ddu crudu di garzuni,
E tuUi 11 disgrazii Voli di mia lu coria
Supra di mia cascarni A corpa di yastuoi.
Gumpari, e ch'^ suffribili Irvaiza e pagghia pessima
La vita ca iu fazzu? E tuUu lu miu pastu ;
Purlannu grossi carricbi €a dui cuccidda dWiu
Lu scbinu mi lu sfazzu. A quanou si lu tastut
22
RELAZIONE
Vol irijti h la cuntraria
Lu caDi ben trattalu :
Ccu stari sempre id ozio
Fralantu e guvirnatu.
Di pani ci ddi duDiDu
Ccbiu assai chi non disia ;
E loccu resta a tavula
Iddu si lu ta£Ba«
Carizzi seoza Dumirn
Cci fannu nta la casa ,
Lu gnuri, quanlu gnoccoHI
Lu pigghia io brazza e vasa.
RagiuDi ( dici aH'asiau
Lu gattu ) & Teru avili ;
Ha qualcbi culpa, pemula,
Vui ancora cci rafiii.
Ca unu fattu ayissiYu
Di dd'atti juculani,
Chi a lu patruoi e solilu
Di farici lu caoi :
Ytti aocora qualcbi laGa
Facilila a lu guuri;
Ed accussi p6 essiri
Ch'a vui ?! piggbia amnri.
Lu sceccu si fa anima
E pensa pratticari
Qnantu cci desi a sentiri
Lu gntlu so Gumpari.
Si slafa pr'arricogghiri
InVasa lu patruni,
E ci Ta a uesci TasiDU
Avanti lu purtuni.
Gurri , Toricchi scotula ,
Cci addansaria e trisca,
Spiogi li pedi ail'aria
E in facci ci li mmisca.
Si turba e si fa gialinu
Lu guuri pri lu scanlu:
Slu cumplimenltt-insoliln
Cci dispiaci , oh quantul
Dimanna ajutu ^ currinu
Servi di cca , e di dda ;
Ed a lu sceccu allippanu
Nirvali in quanlita.
Afflittu , e ccu rammaricu
Poviru sceccu arresta :
Di fari tali osseqnii
, Hai ccbi& cci vinui in testa,
Emammu spropositu^
E gran iemeriia
Lu imiiari all'auiri^
Si mm c^i atilila.
Breve e conciso si h il proemio della presente favoletia,
e di assai garbo pel confidenziale discorso deirasiao al
gatlo, da cui spera compassioneeconforto. Laesposizioa
de* mali che I'asino soffre e veramente paletica , e conbe-
ne al rigore tutta la giustificaziooe che pa6 desiderarsi da
una dimostrazioDe filosofica; ed osservast ancor dipplii dal
N. A. f senza Tuso delle peripateticfae formole dmalqui
ei ergo.
La risposta^del ^atto h bella ed opportuna : amicizia e
pietA spirano i suoi scaltri detii ; ne manca queirira che
d'amicizia e pieti deriva , e per cui i rimproyeri Tasino
DOn offendono , ne scoraggiano ; che anzi inaaimito da
qaelle parole , e pensando da queirasino ch'egli k , be*
ve coUe tcse orecchie Teloquente gattesco discorso , ed a
porlo in pralica , porgendosi ropportunita , pronio si ac-
cinge.
ACGADEMIGA 29
La slaoza : Currij roricchi scoitUa ec. , e modello
di descrizione rapida ed evidente. Tutta la favola poi pre-
senta un insieme ordinato , regolare i nella cui orditura
nulla eccede e nulla difetta..
Alia condanna della iautilitA di piii scolastiche quislio-
ni , ogffi felicemente sbandite dalle nostre scuole , ma trion -
fanti aU'eti del Gangi , si intende con la segueate favo«
lelta , distinta per grazie comiche.
U FILOSOn I X PUDDICIirEDDA<
Facenu doi scolastici
CenaDDu a na pusata
Pri UD pnntu assai fantasliea
Na forti argumenlata.
An detur ar$ mirifica
St'arcanu stu gran chi ,
Di fari guod at umeumj
Cbi diviDtassi tri.
FilosoG spaccianousi
Sti dui siccanti veri
FaDDtt argamenli in barbara^
Ha chiu 10 frisesumeri.
Uou ecu lena e apirilu
Addifiooia chi dafur ,
E In cumpagDu siabili
Tinia lo so negatur.
'N diGsa ed io cuoiraria
Raggiuni differeDti ,
Cbiuyevinu a dilluviu
Vtrinyue rargumenti.
Una pastizia cauda -
'N Ca?ula fu purtata ,
Pri un pocuarrifriddarisi^
Ni allura fii manciata*
Ce' nnu di sli filosofi
Puddicioedda staTa
. A lervo , e cotu a nn angalu
Ccu amuri la guardava.
Diarrichi! mi sciaura :
Dicia ntra d'iddu , ah ca. • • •
Chi faizu? mi la spunlicUi
La varca unni va va.
E comu nta la dispnla
Distraui TosserYau ,
Si accosta sensa strepitu ,
E si la spunlicau.
Quanou li dui sofistici
Di battirsi cessaru,
Quardannu nia la lavula
Paslizza non truvaru.
A la patrani acchianacd
Perci6 na forti stizza;
Ccu lu crialu votasi »
Cci spia: e la pastizza?
Unn'i, dimmillu bestia
Tula pigghiasti?diT
In , ci rispusi , in siefanum
Mi la itiai gnursi.
Critti ca misu in pratica
Chissa bell'arti atefu
Ca Ttti ccu tantu spiritu
Difeoniri sapcTu.
Giacchi patruni tripUeai
Non e gran cosa , si
Puddicinedda masticai
Na parti di li tri.
Ah marcbiatu ! ( nfuria
Subitu In patruni )
Mi passi tu la cocula ,
(Jrrannisstmu briccuni?
Pigghia la cannadinnia
Pri dariccilli, ma
Puddicinedda scappacct
Na bella cursa Ta.
24 RELAZIONE
Pri eosi vani e frinuli E eoia eonda$inakiU
CutUroiH e UUJari E dmnu pud puriari*
Sceltissimo e il tempo della mensa per la quistione in
cui pugnano i nostri oue filosofi ; chh meglio cosi dimo-
strasi la sboccafa intemperanza loro di quistioneggiare*
Preciso n'fe fissato il punto della coatroversia : bello e co-
micoruso delle parole tecniche della scuola, aon che delle
latine , che al sentire di qoe' filosofanti ^ande peso ac-
cresceva agli arffomenti : grata la descrizione dell* ar^uto
buffone Purcinella al momento che coDtempla il pasticcio
rapitone dal suave odore : puogentissima la risposta di lui
intarsiata ancora di latino, di quel latino non difficilmen*
te ritenuto per la lipetizione continua del padrone filosofo.
Naturalissima finalmeote scappa la morality pel furto di
Pulcinelia , e per la sua fuga al fine di eyitare le percos-
se del padrone.
Non contento il N. A. di analizzare le produzioni del
Gangi in sfe sole considerandole , vuol porle a ragguaglio
con quelle del La Fontaine ; non percbfe , egli dice , vo-
lesse appiccare il dente a quel sommo si riyerito e di ri-
verenza si degno , ma percn6 nuoye yie ha proote a mo-
strare che il Gangi pu6 con quelle sedere in secondo. Li*
mita il N. A. il suo esperimento a due fiEtyole neUe quafi
i soegetti medesimi sono trattati.
Eooone la prima del La Fontaine.
XL GRAHCHIO MADRE , B LA FIGUA.
€ I saggi camminan talora a ritroso , come il gambe-
1 ro, e yoltando il dorso al porto. Tal h Tarte de'marinai
J e tale rarlificio di chi yolendo coprire i disegni propri
J miri a un punto direttamente opposto , a fin di ayyiar*
J yi il suo contrario.
J Sparuto k il mio sog^etto , grande Taccessorio ; che
1 potrei adattare a certo illustre conquistatore , che tutto
J solo sconturba una lega a cento teste.
1 Quanto egli iatraprende , o lascia d* intraprendere ,
) dapprima e un segrclo, e poi diventa conquista. In?a-
ACCADEMICA 2B
1 no rocchio si affissa ai suoi disegni arcani ; son efflino
» decreti della fortuna, che non k dato impedire: u tor-
9 rente alia fine di?iene insuperabile. Cento Dei riescono
> impotenti contro un Giove solo. Luigi e il destino go*
> yernano, al veder mio, il mondo, ma veniamo alia fa-
J yola.
J Mamma grancbio diceva ud di alia figlia: come muovi
J cost il passo? mio Diol Non sai tu duncjue audar dirit-
9 ta? E la figlia a lei : E yoi, come cammmate yoi? Come
J licercate da me, che tenga diritto cammino,quando in
J famiglia si dk ognora addietro? Ragione ayeya la 6-
9 ^lia J dacche il potere del domestico esempio si yol^e
J m male e in bene , e genera sciocchi e saggi : assai piii
1 per6 di qaelli , cbe non di costoro. Quanto al yoltare il
1 dorso al segno , a cui si mira , egli e buon metodo,
J massime neuarte di Bellooa , purch& sia adoperato a
J tempo ».
Non nu6 negarsi da cbiunque ha senno, cbe il proe-
roiodelf apologo del La Fontaine ya troppo lungi da ci6
cbe naturalmente dall' apologo nredesimo ognuno si at-
tende : e mestieri si fu cbe non breye spiegazione Tautore
yi ayesse fatta precedere. Vero h cbe Tapologo ama di co-
prirsi di un yelo , ma yelo diafano, talent possa il leltore
avyedersi £acilmente di ci6 cbe raccbiude : e per6 le atte-
nenze cbe asconde debbon essere non astruse, non cer-
cate con sottil f rugare , ma oyyie e popolari. 11 La Fon*
laine senft il suo difetto , ed altra morality in fine della
fayola fa risaltare ; ma in siffatta maniera nell*altro difet-
to cade della doppia moralilA.
Mai soddisfatto il Gangi della fayola del La Fontaioe,
la sua sulio stesso ar^omento ne scrisse, in cui eyitando i
difetti del suo esemplare , con grazia esopiana e con ric-
chi abbellimenti e deirintutto propri dispiega il suo sog-
getto , dopo cui bella , spiccata e yera surge Teccellente
morality. Udiamolo.
Na graocia curriggia Na picciuttedda ardifa ,
La grancitedda tigghia : Comu si ta figghitta ,
Va dritta , ci dicia , Non porta bedda vita
Guafdali ca Hurtigghia I Si hod camiiia drilta.
RELAZIONE
Ed lu , ca suffna mamma
Nni sentu la mia pena,
Si 81 chiamala stramma.
Si fai Da brutta sceaa.
H'allura la picciotta
A la sua malri grancia
La Btocca ecu na boita
Ca chidda si tracancia :
slramma ca vui sili ,
B veccbia sdisinsata ,
Di zoccu currigiti
Noi siti carricala.
Di Tura canascivi
Pri fioa a cbistii istanti ,
Di Tui mai ddi scuprivi
Un passu ammeri avanti*
Circa ti prima vui
Noo iri echiu scianchioa ;
E ooQ parrati ccbiui
CWk pena ssa duttriDa.
ifitnpara di itafavula
Cut fa eorrezzioni
Chi non ci avissi a serviri
Pri so confusioni.
J
Gos\ came in qaesta favola 3 nostro Gan^p va aTanti
al francese , e lo yince in fecondit&, in lepidezza neffli
acoessori , in erazia ed ingenuili ( salvo seoipre a quellu
il magistero dello stlle ) , avanti va pure in ^ueila che
siegue , che ba per oggetto il consiglio de' topi. Sentanst
ainbi i componimenti, indi le osservazioni delN« A. Ra-
gODisi , ed uniforme ne sar4 il giudizio*
II La Fontaine :
c Un gatto J che avea nome Rodilardo , tal guasto fa-
j ceva de' topi , che quasi piii non ne yedette. I pochi
1 che eran rimasti , non osando sbucar dalle tane avevan
di che reggere appena la vita , e Rodilardo pvesso que-
. sto amaro popolo era tenuto demonio non gatto. Ora
J un di che la zerbino si dife a cercare moglie novella in
1 parti remote ed elevate , i topi residui , nel tempo ch*ei
> pa5s6 colla fresca sposa , tennero consiglio siula loro
J urgeale aecessit&. Sio da principio il decano , persona
J prudentissima, oiHn6 che oisognasse al piii presto lega-
J re un sonaglio a! coUo di Roduardo, cost che dove que-
J sti venisse a dar la caccia a' topi , avvisali costorO della
J mossa di lui, correrebbero a riotanarsi. Ciascuno fu del
J parere del decano, stimandolo altamente salutare. 11 dif-
1 ncile fu di trovare chi appiccasse il sonaglio al gatto.
1 Disse unorio non v6, che nou sono si sciocco. Un altro
) disse : io non trovo via ; cosi che diedero tutti la volta
J senza aver (atto nulla.
1 Ho veduto molti capitoli simili a questo ; capitoli mai
I no di sorci ^ ma di monaci e di canonici. Si tratta di
ACCADEMIC4 27
) discutere? La corte ribocca di coasigileru £! quistione
I di esefi;uire? Non trovi anima nata ».
Cos! il La Foataiae ; sentasi ora il Gangi,
Li 811 rgi antico tempore
Videnou gik arriduUa
La rassa so 'n ^ricalu
Ch*a?ia a sbrigari tulta ,
Pri lu maceddu e sfarditu
Ca Marcu oni facia ,
E d* iddi ud grossu numeni
'N tra pocu oni sparia;
Piosaru d* arricoggbiri
Di cchiu purtusa e tani,
Hri teniri uo capitulu
Li sperli e ranziani;
Acci6 'n comuni accordiu
Truvassiru lu modu
Sta tigna di livarisi
Lu cchiu eflScaci e sodu.
Li 'DCumpiDsati serii
Ccu tulta la premora
A cbisti vanu aVvisaDU
Lu cbi lu locu e Tura.
Ntra lu Bularu autu
Di dda caaasza scinsa «
Ca pr'ora nuddu ci abita
Ed i tiouta cbiusa,
All'ura impreteribili
Di menzannotti *Dpunla
Ognuou di vui , dissirn,
' Si a da Iruvari juaiu.
Pri dda tulti discurriri
. In china radunanui
St'affari troppu aeriu
Di r ultima 'mpurtansa.
La maggior parti aulicipa
L' ura ca ci fu ditta
E di dda casa abbrancica
Air ultima suffitta.
'N tusellu di fuliini
Lu muru ci adumava
E *ji8emi a li spiltabili
Spaddera ci furmava*
Cu lu do¥utu ordini
Si aedinu gi^ tulti ,
Pronti li seggi trovann
Dixiaramili rutti^
Scansaratteri a un bummulu
Sminzalu dda aidia ,
Pircbi lu gradu nobiii
Di presidenti a?ia.
Lu veccbiu Scassamennuli
Sidia a lu drillu latu ,
Dda banna a Sfardatozzuli
Tuccau atari aasittaiu.
Secuonu Taoni e meriti
Ccu cumpitenti ritu
Li surgi Tarvasapii
Pigghiaru lu so aita.
Lu parrameotu subilu
Scansaratteri ncigna
Cu un'eloquenza (caspital)
Surgi-tulliuligna.
Non c* e unu ca pipita
Ntra dd* ooorata saia ,
L'aricchi tutti affilanu,
Lu mussu ognuou cala«
Lu nostril amalu populu ,
Lu presidenti did ,
Ridutlu h a mali termini
Cumpagoi e can amici*
Lu smaccu ahl ch'i notabili
Ca fa di nui mischioi
Ssu Marcu sangoinariu;
Ssu granni li sassioi*
Bisogna ca un rimediu
Truvassimu efficaci ,
Sinn6 lu nostru triTuIu
Nou p& IruYari paci.
Stu puntu gia pri sbattiri
Mui semu cea arricoti
Sta notti s'ha risolyiri
Cu li comuni voti.
Lu surgi cchiu decrepiCu
Cu lu cudduuu a caotu
Trimannu e cu rammaricu
Rispunni e dici : oh quantui
Oh quantu (malapantulal)
Stu puntu k granni e forti I
Di versit V amu a sciogghiri
Sinnb sareniu morli*
2«
RELAZIONE
E puni pri nui mitiri
La morti sarria pocii
Ma h cosa ccbiu *D8uffribili
Lu servirci di jocu.
Di nui lu sangu'maria
Nod suIu si sania
Ma sparli pri cchid tossicn
Di nui 81 Bcberaa e sbia,
Nni spingi e jetta airaria ,
Nni ncttgnaesbaUieocbiappa
Nui fa cauicalumoiuli ,
Nni laua, e poi nn*accbiappa«
E un* ngurru 'neurru raucu
Lu malidiUu fa
Tratantu pr'avaotarisi
Ca *Dlra li cerri nn'ha.
Dirria di prepararici
Un ciba Dlussicato,
Di modu ca tastannulu
Ristassi attirantata.
Cum pari cbi dicistivu ,
Si un surgi ca e distratlu
Lu trova e si lu spuntica^
Mori iddu e do lu gattu.
Cussi parrau *n cuntrariu
Un KUrgi veccbiu tristu ;
Ed aggiunciu, sintitimi,
Lu mitt pariri h cbisla,
L*antica nimicisia
pa c* e tra cani e gatti f
E cosa gik nuiissima
PruYata cu li falti.
A un cani dunca damncei
'N salariu jurnali
Di modu ca difenniri
Nni pozia di Bt'armali,
Ya beni, un surgi ssTiu
Rispusi , ma 'mpiegata
Pri nui si divi essiri
Cu cbi sari pagatu f
Toli noil si nni dubila
Lucibu a la jurnata,
Ogni tanticcbia ba nifordini
• Na fami scatasciata*
Cbi lu puliti inghiril
Pri deci si pislia :
Tanticcbia doppa TOtasi
E did ca lampija.
• •
L'oggezioni h Talida ,
Lu capu cci ripigghia,
Cbistu sarria un salarto
Pisanli a maraviggbia*
E quanta tutti nsemmnla
Putissimu acquistari ,
A un cani pri manleniri
Cbi ci putria bastari?
Uh! lu granni spropositn
Sacrificari a un caoi
Di tultu quantu un popula
Lu travaggbiiitu panit
Dayeru , Fauiri dissiru ,
Di cani non parrama :
Cosi ca non nn'aggraTinw
Ccbiu tostu speculama.
Ccbiu mensi si proposim «
Ma tutti mendicati
Si giudicaru e friuli
E foru rigetiati*
Staya aggtuccatu a un angnln
Un sorgi picciriddn ,
Ca tutti lu chiamavanUi
Pri ngiuriu, Mussiddu*
Pircbi pri ua disgratia
Ngaggbiannu'ntra unpurtuso
Ci avia ristatu un ciciru
Lu mussu difittusu.
Non appi ccbiu pacensia
Stu frasca a stari muta ,
'N menzu li yeoebi sauta
E dici risulutu :
Riparu b cbistu Funicu:
Cu forti zagaredda
A Marcu si ci ba appenniri
Na bella campanedda.
Ccussi li lampi affacciana
£ non pruvamu trooa ,
Don Marcu si si cotnla
La campanedda sona.
E nui sintennu nningbili)
Pircbi ci stamu accura 9
Va piggbia ta , Tirserii
AddiTintamu allura.
Quannu li Yeccbi senlina
Nna Yuci ccussi sperta ,
Stuputi assai nn'arrestanu
Cu la Yttccbitta aperla«
ACCADEMICA
29
E poi li Yuci spiaciDU
Lodaona stu surgiddu :
E viva, tutti gridanu,
E viva 8u Mussiddu.
Quantu carizzi e noocculi
Ci ficiru a fudduni;
E stu fraschelta yivula
Quanfappi di Yasuni !
Doppu ca a'arrisedinu
Di la grao festa e briu |
Lu presidenti ordina:
Sinliti chi dich*iu.
Signuri niei carissimi
Ora videmu cui ,
La campaQodda a appenniri
Irra mmenzu di vui.
Passat! foru a circulu
Li sperti e curaggiusi ,
Ma tutti beddi nn'ordioi
Truvaru iiso scusi.
A Yui su Scassa men null ,
La vostra abilita
Facitila caousciri
Ntasta oecessitJL.
A mia vui v'ammirastivu
Signuri Presidenti ?
Gnurn6 non mi ci arrisicu ^
E non nni fazzu henti.
A Yui su Sfardatozzuli ,
Ca siti lu cchiu arceri,
Stu Gorpu d*arrinesciri
Vi damn li preghieri.
Saluti ... la nzirtastiva
Non mi ci mentu affatto.
Campana Sfardatozzul!,
Appenniri a lu gattu . • •?
Mussiddu, ch*^ di spiritu,
. L*ha fari gioja mia.
Oh I iu ca sugnu picciulu?
Ga pircbl noii Vossia ?
Yossia ch'^ veccbiu pratticu
Si Yoli sparagnari ,
E a mia surgiddu debuli
Fa jiri a risicari?
Lu capu si murtifica
Sinteonu sla risposta,
E a nuddu no' ha ccbiu anima
Di fari la proposta.
Gcussi fi nisei e termina
Lu parramentu asciuttu ;
Palori tutti mmatula ,
Dfscursi senza frutlu.
Li surgi cchiu non sciatana ^
Spiddiu tuKa la gana ;
E zittu si ritiranu
Ognunu a la so tana.
C*e quannu po truvarisi
Un bellu menzu asiuiu
Pri dari a li disordini
Un opportunu ajutu.
Ma a praticarlu f Sciutcianu
Limegghiu^ecea 9*appunia;
Ca di lu siissu roiulu
Cchiu assai tarria lajunia.
Si irovanu due milia
Ca dieinu: sifazza;
Ma lufazz'iu, arrispunnirif
E rara sta muilazza.
Poneadosi ora a ragguaglio ambe le favole yedrA ogaun
di noi , che sebbeoe la circostanza del gatto che peregri-
ua, bella e leggiadra nel La Fontaine , manca nel Gan-
gi y quanti larghi compensamenli in vece in costui non si
Eanno? Quanto bella la descrizione de* topi messa^gieri,
de* topi in consiglio, della positun^ loro, del silenzio che
regna nella sala di quel parlamentol Quanto grata e toe-
cante Tapertura della sessione che ne fa il topo presiden-
te 1 Quanto palelica la risposta del topo anziano , frutto di
angoscia e di amarezza per Talrocit^ del gatto e pel ma-
so RELAZIONE
cello dei poveri topi , accompagaato da ludlbrio e scher-
zo t Quanto amena la descrizione de* vari iDutili pareri al
fine di trovar riparo a quella circostanza micidiale I Cose
tutte che mancano nel La Foataine. E la circostanza me-
desima del riparo del campanello , in ambi i favolisti co-
XDune , quanto piu adatta in bocca ad on topolino, quanto
ad un decano, persona prudentissima?
II nodo della favola e lo scioglimeuto h piu festivo nel
Gangi che nel La Fontaine, e piu yerisimile. Piu verisi-
mile del pari si k nel Gangi tutto Tandamento della popo-
lare adunanza , e naturali ne sono i caratteri del topo che
parla, grave negli aoni, ma non privo di giovanile ar-
ditezza del topo economista , dello iaesperto e viyacissimo
topolino, il quale con ispirito propone un rimedio che a
tutti, neirabbattimento di non ayerne un altro potato rin-
venire , sorprende e piace. E ad ingegno il Gangi trascu-
rb la circostanza del gatto peregrinante , perch^ lonlana
dalla mente de* giovanetti voleva egli teuere qualunque
allusione a lubricity , perchfe in riverenza altissima tene-
va lonesto e il santo.
Gontinuando i nostrl ragionari sulla poesia , riferiamo
ora delFunica poetica tornata , che nel biennio de' present!
lavori fu tenuta in Accademia. Si fu di essa obbietto : La
batlaglia dlcnera comandata e vinta da Gelone di Sira-
cusa, ragguagliata a quella di Salamina o al fatto d*arme
delle Termopoli , e per cui degli inviti inislampa a molti
soci furono inviati per poetare, ed a tutti i Siciliani pel
mezzo di pubblici giornali.
Apri la tornata con discorso in prosail nostro socip at-
tivo Sacerdote Mariano Leonardi Galtabiano : e poich^ Si-
cilia si h Targomento prescelto ad illuslrare in tutti i la-
vori di nostra Accademia ^ ed argomento di gloria Sicilia-
na si fu lo stabililo per la poetica tornata, il N. A. qual*
che cosa va prima cennando della gloria antica nostra ,
ed indi a trattate il prescelto argomento si indirizza.
Toccato pertanto di nostra bellissima stanza , che pu6
ben dirsi delizia dei Numi , di questo suolo feracissimo,
di questo clima pien di ddlcezza e produttbre di sublimi
ingegni , traltiensi il N. A. a rammentar di costoro ; e con
le debite laudi va nominando Icieta scopritore del moto
ACCADEMICA 81
della terra , Empedode della universal gravitazioae , ed
inventor dell arte dell eloquenza , Corace e Tisia di ^ue-
st*arte perfezionatori , Archimede lume fulgorantissimo
nelle matematiche dottrine , che solo basta ad illustrare
una nazione, e quasi pu6 dirsirumanil& intera. Di quanti
sovrani ingegni ( cenniamo col N. A. ) non va inoltre fa«
stosa Sicilia 1 QuelFEmpedocle sunnominato avuto dagli
antichi, per Teccellenza del suo ingegno , qual Ggliaol di
Mercurio , e di una Niofa , e i cui versi aloir di Lucrezio
sono prodotti di divino petto : un Teocrito preso nella pa-
storal poesia a modello deirimmortal Virgilio : un Mosco ,
un Bione , uno Stesicoro Imerese , un Acrone inventore
dellempiristno illuminato, di cui Ippocrate segui le vesti-
gia: un Dicearco Messioese, cbiamato da Cicerone inge-
gno poftentoso e mirabile , le cui le^gi ri^uardale dagli
Spartani come eodice sacro pronunziavansi in ogni anno
avanti a quegli Efori per la istruzione della giovenlii : un
Garonda da Catania leeislatore sapientissimo , che ben co-
noscendo dipendere dalla prima giovanile educazione ogni
prosperity nella repubblica, fu il primo a statuire doversi
in ogni comunanza intendere a pubblicbe spese a si altis-
simo obbietto: un Diodoro inline , per tacere di tantallri,
del cui merito in istoria , scrive Enrico Stefano , cbe quan-
to il sole vince gli altri cor pi celesti in isplendore , tanto
il gran Diodoro vince gli altri storici.
Per quesli illustri va nostra Sicilia piena di gloria , in
nulla inCeriore ad altra nazione qualsiasi ; e ci6 seaza far
menzione de* prodotti nelle belle arti della pittura e della
scoltura , nel che pure siede al paro di qualunque altro
popolo ne* fasti delta storia raccomandato.
!ik di minor gloria va Sicilia nostra fregiata nell*arte
di Bellona , e pruove luminosissime e molte addurre po-
trebbonsi ; ma bastando per tutte le giornate di Imera,
soggetto della poetica tomala , su di essa trattiensi il no-
stro accademico. £ siccome si h proposta come in con-
fronto a quella di Salamina ed al fatto d'arme delle Ter-
mopoli, cosi di tutte e tre le imprese va egli esponendo;
ed in maniera, cbe le poetiche produzioni che seguir do-
veano , in tutta la loro pienezza gustar si fossero potute.
Ayida Carlagine del dominio delflsola nostra bellissima ;
32 RELAZIONE
istigata da Scrse Re del Persian! a (juella conquista , al
fine che i Siciliani muover contro lui non potessero delle
forze in difesa deila Grecia, alia cui occupazione egli ac-
cingevasi : isli^ala ancor Gartagine da Terillo tiranno dl«
mera , discacciato dal suo Re^no per opera di Terone (i«
ranno di Agrigento, eccola allestire una flotta di cinque
miile navi , e su di essa montati trecento mille guerrieri,
e caricata di vi? eri opportuni , sciogliere per alia volta di
Sicilia. Non mai flotta cosi numerosa, cost imponente,
copri Tonda marina ; e toccata la riva di Palermo , le trup*
pe per le yie di terra marciarono verso Imera in faccia a
cui piantaronoil campo; e la flotta medesima proleggen*
done delle acque il cammino, sulla spiaggia d jmera pure
fermossi. Al vedere oste cosi numerosa e terribile sbal-
danzi Terone cbe sul Irono d'Imera sedea; e, chiuse le
Sorte della Gitti^ , p^e^^ di sollecito soccorso Gelone di
iracusa suo genero. Mosse subito Gelone in difesa del so*
cero con cinquanta mille fanti e cinque mille cavalieri ,
fermo io suo cuore di fiaccare FAfricana baldanza o di
spirare sul campo di baltadia ; e piantato il campo in
faccia ad Amilcare, ordin6 rapertura delle porte della Git-
ik. Indi a non mollo, dopo qualche fatto d'arme, in cui
Amilcare conobbe , che con siciliano valore era alle pre-
se, rivolgendo Gelone in mente in qual foggia dar doyea
decisiya battaglia , ecco che sorpreso dai suoi soldati un
messo di Selinunte ad Amilcare gli si conduce innanzi.
Recava il nunzio , che i Seiiountiui in un dato giorno la
lor cayalleria spedila ayrebbero in ajuto ad Amilcare se-
condola richiesta di lui. Non impauri Gelone; cbe anzi
libero sciolse il messo alPassegnatogli destino. Pervenuto
per6 il giorno da' Selinuntini designato e pria che questi
losser comparsi, fe' Gelone distaccare i suoi cayalien, che
simulandosi Selinuntini , s'inlrodussero da amici nel cam-
po africano ; dove cogliendo Topportuno momento , Ian-
ciaronsi come fol^ori contro Tafricano esercito j ed incre-
dibile strage ne fecero. Ed in quel trambusto appiccato
il fuoco alle africane navi , ed avvisatone per segni Gelo-
ne , piomba ancor egli con tutte le sue truppe , e la afri-
cana possa fu airesterminio ridotta. Genlocmquanta mille
Gartaginesi lasciaron la vita sul campo di battaglia , cen-
AGCADEMIG/l 3S
tocinqiianta mllle furon Iralt? prigionieri. Appena venti
navi furon salve dalle Gamme , raa qaeste medesime ca-
riche di fuggitivi africani, sbattule da una tcmpesta affon-
darono ; e solo pochi di essi su di un palischermo per-
Tennero a Gartagine a recare la funesta novella. Gadde
neiranimo lafricana potenza aU'avvenuta sconfilta; e cre-
dendo il nemico alle porte della Gitta, spedisce subito
messt di pace , che fu da Gelone accordata al doppio pat-
f o , che le spcse della guerra gli si pagassero , e piii in
ay venire non si scannassero da Gartaginesi delle vittime
iimane.
Nel mentre che Sicilia coprivasi di eterna gloria ad
Imera , la Grecia alle Termopili dava pruove non minori
di coraggio e di patrio amore. Ivi lo Spartano Leonida
con trecento de'suoi,impegnato a custodire quellangusto
passo 9 unica via militare per cui Serse entrar poteva in
Grecia, stavasi immobile come torre di bronzo contro
Timmensa persiana forza. Serse offria a Leonida impero
della Grecia, se ceduto avesse il passo; ma Leonida ri-
spose , che avrebbe tnille volte data la vita j purch^ tra-
dimento non fosse fatto alia patria. Uscito di pazienza
Serse per la lunga resistenza di Leonida, gli scrissc : Reu-
di le armi ; ma Leonida con egual coneisione di dettato
rispose nella stessa pagina : Yieni a prenderle. Adirato
vieppiu Serse ordina che quel pugno di uomini fosse as-
salito ; c mentre le schiere persiane e mede si avanzavano,
alcuni soldati greci corser da Leonida dicendogli : i Pcr-
siani ti son dappresso; ma egli freddamente rispose: Dile
{)iii tosto che noi siam vicini a raggiungerli. E datosi da
ui il segno della battaglia, tal si fu il valore dei Greci
combattenti , che Serse dispero di poter penetrare in Gre-
cia , e timore concern che i due milioni e mezzo d'uomini
da lui guidali a quella conquista , vittima sarebbcro rima-
sti del greco valore. Quello per6 che non pote la forza,
roper6 il tradimento; poiche guidato in tempo di notte
I'esercito persiano da un certo Epialte Trachinio per oc-
culto senliero, venivano i Gr^ci atlaccati alle spalle. Go-
nosciutosi da Leonida quell operato : non k queslo il luo*
go, disse ai compagni, alto a combattere : marciar biso-
gna al padiglione di Serse , sagriGcarlo , e perire in mezzo
3
S4 RELAZiONB
al 8U0 esercilo. E dato un praozo funebre ai suoi ; ud al«
Iro, disse, ne farem con Plutone. I^nciasi infalti nel cuor
della uotte in mezzo alUesercito nemico, penetra sino al
padiglione di Serse, immensa quaatiti di Persiani feca-
duta sotf il ferro lacedemone ; e perlto sarebbe lo stesso
Serse , se la fuga non lo avesse salvato. Ma finalmente
alio spuntar del giorno drcoadato quel pugno d'uomini
da Dumerosissima truppa, yittima onoralissima offrissi
alia patria; esempio sublime a tutta la posterity.
Penetrava di poi nella Grecia Tesercito persiano, e Tar-
mata navale avanzavasi ancora per la via di mare. Piii di-
sastri aveva quesia sofferti e da* marcsiedal Greco valore;
ma FuUimo al luo^o di Salamina decise la distruzione sua;
battaglia generate ivi (ra le d ue flotle greca e persiana. E qui
dalPun dei lati laseiando molte particolarlt& alia battaglia
precedenti , e il cora^gio , la pazienza , la maff nanimita ,
il militare ingegno di Temistocle , la rassegnazioue a*con-
sigli di lui di Aristide , ilsaggio ma disprezzato avyiso dato
a aerse da Artemisia regioa di Alicarnasso , solo diremo
die il valor greco ebbe a Salamina trionfo pienissimo con-
Iro la immensa forza persiana. Ivi la flotta greca forte di
trecentottanla legni combatt^ e distrusse sotto gli occhi
dello stesso Serse la persiana al di \k del triplo piu nume-
rosa , cbe per uno stratagemma di Temistocle era stata
incautamente nello stretto guidala ; e tutta insieme non
potendo venire ivi a combattimento , e non potendo con-
servare le lungbe file , venne a parte a parte distrutta. B
Serse allora caduto in profondo abbattimento , inclinossi
a* nuovi consigli di Artemisia , e sollecito fece ritorno in
Persia.
Ecco toccale per sommi capi le Ire imprese di cui can-
tar si dovea da* noslri cultori (telle muse ; quella di Gelone
nella Sicilia nostra , quella dcUe Termopih , e Tultima di
Salamina. Ma qual ira esse di maggior lode h degna ?
Diodoro cbe Tuole avvenuta la battaglia d'Imera lo stesso
giorno della fazione delle Termopiu , si esprime cosi :
€ Quasi cbe un qualcbe Dio avesse a ragion veduta di-
f sposto cbe quinci fosse una vittoria chiarissima, e quin-
f di una morte gloriosissima in uno stesso tempo , in pari
» modo y con esempio pari di virtii , onde fosse ambiguo
I
ACGADEMICA 8S
1 il gindizio di chi dovesse essere in lode prererito i. II
1
Montesquieu riflettendo sul trattato di pace tra Gelooe e i
Gartagioesi , fassl a ragionar cosi : c Fu questo il piu bel
1 trattato di pace dicui la storiaparii: Gelone, dopo aver
1 disfatto treceatomille Gartaginesi , impose unacondizio-
f ne eb'era utile solo ad essi ; o piu losto egli stipul6 in pro
1 di tutta Fumaniti 9 .
Ma senliamo il N. A. Leonard! che tutte e Ire le guer-
riere imprese cosi pone a rafi;guagIio. c Quale di loro de«
» gna sia di piii ^oria, ne lascio a voi Tardua sentenza.
1 Alle Termopili lo veggo una eroica fermezza , una vo*
> lonti risoluta a non violar punto la legge sacra di Spar-
9 ta , la ({uale inesorabilmente ordinaya , sotto pena di
J eterna ignominia , o vincere , o morire. Veggo in Sa-
~ lamina la pronta risoluzione, e lo stratagemma di un
gran Gapitano. Non men coraggio delle Termopili ci
1 presenta Gelone in Imera , che veouto a f route di si
1 grahde nemico , comunque i suoi pochissimi di nume-
:» ro , tuttavia spalanca egli le porte della Gitt& , non pu-
1 re ; ma delle nuove ordina che se ne costruissero , sG-
» dandolo , se mai il potesse> ad entrare. Non men gran-
j de , anzi e piu valoroso e piu forte mi sembra Gelone
i nel suo stratagem ma , che non fu Temistocle in quel di
1 Salamina, dappoichfe Temistocle, diffidando disue forze,
1 nello stratagemma ripone egli Funico e solo mezzo di
1 sua yittoria; a quello ricorre, e fortuoatamente riesce.
J Gelone alFopposto , niun pensiero egU si da di strata-
J gemmi: egli con6da nelle proprie forze ; alFaperta egli
J affronia il nemico , e comincia ad ayyilirlo : si presenta
3 a lui propizia Foccasione , da yaloroso e prudente non
J la ricusa ; alio stratagemma ricorre ancb egli , e riesce
J con non minore yantaggio. Ghe piu? Oh turpe ignomi«
1 nia de' Greci 1 1 1 Temistocle dopo ayer liberalo la pa-
9 tria , gik quasi interamente perduta , lungi di ayeme
9 premiOy e da' suoi mandato in esilio: Gelone all^incon-
J tro dichiarato dai suoi legitimo Re di Siracusa* Lad*
J doye poi farem seono per poco alia magnanima con-
9 dizione di pace da lui imposta a' Gartaginesi , la gloria
> di Sicilia aiviene tan to piu ecoeka , che basterebbe ella
» sola a renderci grandissimi e su di Alene e su di Sparta
86 RELAZIONE
» e su tutte le nazionl del luondo j. Piucomposizioni poe-
licbe seguiroQO il discorso del Leonardi. Di tutte il volcr
rammentare i pregi distinti , sarebbe opera non breve, e
' dissona dalla natura del presente lavoro. Tacer non si po-
trebbe della gaja introduzione del socio attivo Sacerdote
Sal vadore Grassi ; delle terzioe del socio onorario Gaetaoo
Gosentino da Lenlini , commendeyoli pel maschio slile ,
pell'ardor poetico , pel vivo amor di Patria che sempre'
vi spira ; del sonetlo del socio onorario residente France-
sco Vasia , in cui tulta la impresa d'Imera h in bel poetico
compendio ristretta ; dell* Oae siciliana del socio onorario
Tooiraaso Moncada da Catania, dove le due ben descritle
imprese dlmera e delle Termopili son poste a ragguaglio,
e (lata a quella d'lmera la preferenza. Noi sebben con no-
stra pena tacendo di tutte , cennerem solo deirOde del so-
cio onorario residente Barone Paolo Nicolosi , il quale ,
mcglio cbe in altre sue produzioni, spiega in quesla la vi-
vacity, Tenergia, e la maest^ del Filicaja, senza Tuso
dei tropi soverchiamente arditi, che di pbca macchiaof-
fendono Fillustre senator fiorentino. Descrive il Nicolosi
con frase sempre poetica i due fatti celebri dlmera , e
delle Termopui, e TjOde sua veramenle bella conch iude
cosi:
OhlGeloDelOhlGelonel
Fior di prodi , e mooarca
D'alta pielade amico,
Per te vittime umfine
Piu noD svena a NeUun I'Afro impndico:
Che a tal paUo coocedi
Pace alia Libia doma.
E geaeroso, deiraugusto noma
E de' triouG il fruUo
Volgi a bene e decoro
Deuuomo; esemplo airuniverso tulto.
Biportiam per6 per intero FOde del socio corrispondenle
Vincenzo Navarro da Ribera. Del merito poetico nienfq
volgar di essa nulla diremo , ciascuno da se giudicar po-
tendone. Ed a tanto ci siamo indolti , per averne avuto
dal gentil nostro socio il consentimento.
ACCADEMICA
37
LA BATTAGLIA DIMERA, £ QUELLA DELLE TERMOPILI.
ODE.
Bella coin'oro , e splendida
La pace , e bella ancora
La guerra se di patria
11 santo amor la lofiora.
lllustre di Leonida
La gloriosa morte ;
Nobil d'lmera il forte
Indomito valor.
Gioroo di eccelsa gloria 1
11 sol miro dalTalto
E la teotone Imeria
Ed il LacoDio assallo*
Vittoria alle Terniopili
Di sangue sol 8*iouoslra ,
D'lmera il campo mostra
II siculo valor.
Hosser da* lidi libici
Due mille armate navi,
Due mille pur oe venaero
Di veltovaglie gravi :
Trecento mille barbari
Vi son guerrieri addotti
D*Amilcare pe'fiolti
Di procelloso mar.
Vider grimerii altoniti
Di tanta possa il campo :
Le navi e I'armi ciuserli :
E pure armati in campo
Duce Terooe d*Agraga
Usciron ; ma respinli ,
Non vincitor non vinti
Alia Gitta toroar.
Stringe Tassedio: un palpito
Sorge dal cor cbe freme.
Yiene Gelon magna aimO|
S*avviva in cor la speme.
Le porte si dischiudono
De' barbari a dispetto:
Non piii le mura, ii petlo
AU'armi incontro sta.
Tigre e lion cbe gualansi
£ niun primiei^ si scaglia,
Son gli Afri e ^n gli Imerii
Accinll alia baltaglia.
Chi il brando soo fulmioeo
InnaJEeri primieroT
II sonito guerriero
Chi primo udir fara?
Ride a Gelon propizio
II fato. Ei sa cbe attende
Da' Selinunzii Amilcare
Soccorso alle sue tende ;
Da un messo il sa sollecilo
Nelle sue man caduto ;
E il Siracusio arguto
Ne trae d*onor cagion.
Sorge I'aurora : apprestasi
Uu sacrificio, un vo(o
Al Dio del mar, dal punico
Esercito devoto.
Schiera d*armali inoUrasi.
I Selinunzii sono? . . . .
No, cb*e ioalteso tuono
Che indice aspra tenzon.
E gia gia acoppia il fulmine
Dal Sican braccio armato.
Vanno le navi in cenere,
Amilcare svenato.
Piombo ioaltesa orribile
La possa di Gelone ;
Fierissima tenzone
Nel campo si desto.
Cozzan gli acciar, scintillano;
Risuonan scudi , elmetti
E piastre e maglieinfrangonsiy
Foransi usberghi e petti :
Fuggono i Peni ; incalzano
Gli liDerii vincitori;
E di sanguigni allori
Imera il campo orn.6«
Sparve lanfoste innumere
Si come nebbia al vento.
Dlmera la vittoria
Fu simile al portento
Che sul confine tessalo
Fe' Leonida in vhto,
Poi cbe impedi al tragillo
II Perso usurpator?
98
RELAZIONE
Dical cbi puo. La gloria
Pari a*^l>ei rai del sole,
Sopra rose purputee
Su pallide viole,
Bench^ di color vario
Sempre piacente brilia
E iocania la pupilla
Dei guardo ammirator.
Pujgnaro ioTitli e inlrepidi
pier ben due giorni ioteri
Gli eroi di Sparta ; e Tinsero
Di Serse i pro* guerrieri ,
Ch'erao di tanto oumero
Cbe in nafi il mar Telaro
E i fiomi a ber seccaro
Ponendo a terra il pit.
I Effli invan pugnarono
De* finli in Maratooa,
E forti i Sacii e i Cisaii
Di core e di persona
Fossa non v*lia cbe superi
II valor greco e Tira,
E il Tede e ne sospira
Dalla sua teoda il re.
Gli svela allor Tracbioio
L*igQota via del monte
Onde alle spalle cingere
I pro* Laconii e a fronte.
Ha accorre Tirastiade:
Narra il mortal periglio ;
Leonida a coosiglio
Le scbiere convoco.
E paria : LacederaoDi ,
Ci ba vinti un tradimento:
Serbatevi alia patria :
Reslin con me trecento :
Bastan: la notleavaosasi;
Ceniam con lieto petio;
De* superi a bancbetto
Diman con voi sar6«
Parton color : rinfrancano
Costor le forxe a ceoa.
Sol perso campo scagliansi
Con istancabil lena:
Tremendo formidabile
Leonida li guida »
E ognun la morte sfida
Reso di sh maggior.
Pari a torrente orrisono
pbescbianta, abbalte e passa
E quel drappel magnanimo
Cbe, OTunque volge, lana
E strage e sangue e gemito
Di morle e di spavento
Nel perso accampameoto
Infra il noUorno error.
Le scbiere in metio a I turbine
Cbe le scouTolge tutie
Spesso fra lor combattooo
E! van fra lor distrutte. . . .
Ma il di risplendee il numero
Maggior si riconforta ,
E inlera slrage apporia
Sul prode assalitor.
Bluore coi suoi Leonida ;
Ha muore trionfando
E speoto esangue e pallido
Impugoa ancora il brando.
Sol , cbe mirasti altonito
Tanlo valor dal Cielo ,
D'invido tempo il velo
Tu ne allontana ognor*
Gonservi eteroa pagina
D*Imera la vittoria ,
E del con6ne tcssalo
Favelli ognor Tisloria ;
Si esalti il valor siculo
Vittorioso e forte:
E grande aocor per morte
Di Sparta la virtu,
S*abbian Gelon , Leonidc
Pari d*alloro un serto:
Di Grecia e di Sicilia
Al par trionfi il merto;
Cbe per fortuna varia
Cbe airarmi lor si volse ,
Se vario fin si colse,
Yario Tonor non fu (i).
(i) Alto debito ci facciamo di riportar per intiero, sebbene in
nota, altra ode sul poetico argomeuto di cbe trattasi, pervenulaci
dal socio onorario della nostra accadcmia il cbiarissimo Giuseppe
ACCADEMICA
39
Ultimo lavoro accademico sulla poesta si fu ua^illustra-
zione dell^oraziano passo :
Ui pieiura poetii ,
presentata dal nostro socio collaboratore il gioviaeUo Ba«
TacooDe marchese di Sitizzaoo, dopo cbe compiuta.e lelta si era
la preseoleaccademica relaxione, e sul panlo di essere per le slam-
pe puhblicala*
L'egregio poeta , alfin di rendere piA brillante di poetica luce il
Buo lavoro, prodsder Don baToluto da i^torico, sia coo Diodoro
lia con Erodoto, sulle epocfae de'lre celebri avveoiaieDti,e lulti e
ire nel medesimo tempo avverali li descrive, Sla coiupiacenle or
egli gradire i noslri piu ainceri e pubblici ringmziamenti , e pel
aiogolare ooore comparlitoci della dedica del nobil suo prodotlo,
e pel pregio chetson qui pubblicarlo a quesia accademica relaziooe
DC risulta.
Airegregio Mcerdote Antonioo Call Sardo Segrefario Generale delPAoca-
demia degli Zelanti di Aci Reale, questo sno umtle pegno di ammira-
aone e di riconoaceoia offri? a TAutore.
Sicilut frimo docuH majorea noslroi quoin praeelairum esaet
exierf't geutUma imperare* Nulla deMt'dia , nulla luxuria, contra
summus labor in publicis prtvatuque rebus , 9umma partinunda,
summa diligentia. Cic. in Ver. 11.
Oppidum Himeram quod/u&rai in primis Siciliae clarum et or-
nalttm. Ibid.
ODE.
SaWel al tao none ua fVemito
Universal St desta;
Sa fopre immense, o Greciai
L'orbe 1o sguardo arresta:
Dal varco etleno al sicnlo
Da I'naa siraltra eU.
Sempre costante unanime
Nel riprodur nortenti ,
Sorge al tuo nanco il genio
De gli operosi eventi :
Su le tne chiome il lauro
Dei piedi etemo sta.
Yooa Atet flls il*im wlkmrn p^M, et \x
inem« rair* tous a alUt^fv pourouoi done
ne root aimss-Toiu pM les ant las autr«
corome dai f rftrM Y
' Ltunennait,
Talor da ria progenie
D'empi tiranni oppressa
Langui la destra impaTida
Di seryil macchia impresta;
Ma fu tremendo fomite
D'incendio distnittor.
Cbe risorgesti a suggere
DegU oppressori il sangue ^
Gome de* campi libici
Truce indomabil angue,
Come improTTisa folgore
Su Tegro viator.
M RELAZIONS
ronetto Rosario Gat\ Fioriai come ua saggio di sue appli*
cazioiii elementari.
La Tftsta onda de* secoli
Miiropre aTvoIse e mille, >
Ma non pote sommergere
Le ardenti tue faviUe. . . •
Vive immortal la gloria
Clie an ^iorno sol cred.
. Quando di Persia il falmine
Scosse le sponde arg;i?e
£ rintrono sul margino
De le sicanie rive ,
D*ampia feral meteora
Vano il fragor tornd,
TuUi cadean ma liberi
Su i schiavi palpitanti
Gli eroi de lo Termopili
Flel sangue ostil nuotanli :
Fuggiao le schiere attonite
Dc' forti anche il morir.
Tanta nel guardo esanime
L'ira ostinata ardea :
£ del ferir la smania
Vivida in lorpareal
Lascia ne' flultt il turbine
L*orma del suo muggir.
Dove que' prodi inoltrano
Su le dimesse prore
Da la citU di Geciope
Deserta al yincitore
Fra monti di cadaveri
Preda dloachio stral?
Ahi I giunge Toste tumida
De la vittoria prima.
Squillo di trombe barbaie
L'ultima strage intima
Di mille brandi I'avido
Lampo i fuggenii assal.
Brandite il ferro intrepidi
FiglidiGrecia.ararmi
Palme a Toi pal me cbieggono
I lari y i sacri marmi ,
Le care donne ^ i pargoli
Strelti al materno sen.
Dorman le avite ceneri
Ne Fuma inviolata ,
Di servitu la patria
Sfugga la sorte odiata :
A Farmi, o prodi; a reader?!
Schiayi gi& I'oste vien.
Non mai cosi la fnria
Spipgo de* cnidi artigli
Tig re cui mano improvida
Togliea dal covo i figli ,
Come proruppe Timpeto
De l*aggredito ftuol.
TuUo d'estinti ingombrasi
II mar di Salauiina :
Gedon le anlenne innumere
A la fatal niina. ...
Inni al Irionfo, i libero
Dei valoroBi il suol.
Ila nel Irinacrio pelago .
Torma d'immense velc
Tragge da I'onde puniclie
Un popolo crudele :
Negra su* cam pi ceruli
Gome tempeska appar.
Gbe il regnator di Persia
In un sol giorao avea
Giurato Testerminio
Di tutta gente achea,
£ Tolto a I'arduo scempio
11 federate acciar.
GiA tiea la sponda , il numero
Sterminator discende ;
Schiera le navi , accumola
11 vallo , erge le lende;
Pugna i sul piano stabile
Pugna su i lievi pin.
Folta 6 la mischia ; addoppia
L*ira , il ferir , la morte:
Preme la calca , inondano
Le combatlute porte.
GiA su le scolte civiche
Sta Tultimo destin. . . .
£i vien. . . . rinfraoca gli ordini
(Jrta rovescia slrugge ,
Armi ed armati sgomioa. • • •
Come lion che rugge
£i Tien quel formidabilo
Di Gela alto guerrier I
Terror da' rai fulminei
Orribilmente spira;
Sangue e tumulto spandeii
Ovunqne il brando gira ;
Ineluttabil vorlice
Ras^rbe il coiopo ialier!
ACCADEMICA 41
Vide egli col Galsabi^ che pieoe di gran senso ^ sono
le parole di Orazio , e che a guisa di un oracolo gran cose
racchiudono. Tralascia la discussiooe del ver^i che sie-
Vam^a laDguigna apprenden
A 1 cavi abeti intorno ;
Slriacia di ardenle oceano
Fenre, 8*abbuja il giorno.
11 ferrOf il mar, rincendio
L*orrida strafe empir. . . .
L*opra emular fra i posteri
Veggo di Grecia un Gglio :
Piombd due volte Ganari
Su roUomao Daviglio ,
Due volte i legni a struggere
Nembi di fnoco uscir.
Ov'd di tanto eaercito
Esterminato ilducef.
Di cuUo abbominevole
A Pesecrata luce
Cadde trafitto , e in centra
Tra Fonde ancb*ei spaii.
Rendean funesto augurio
L*atre scintiile : il Folo
Piu rie fiamme ne I'arbitre
Fucine avea temprato. • • •
Univenale eccidio
Di Barca ai figli nn dil
La domatrice impavida
De i mart un crollo diedo.
Pace grid6 da I'ultinia
InauBpicata lede i
£ il vincitor magnanimo
Pace accordar degn6.
Fremea dolente e s^oallida
L*nmanit& tradita,
D* in fame gacrifizio
Su Tara iuorridita. . • •
Empio furor le vittime
Di religion segno I
Sento le strida e il gemito
De i miseri spiranti 1 . . •
Strappate al rogo, o barbari|
Le membra palpttanti;
Sperdete il rito , in polrere
Cada i'ioiquo altar.
I^nme non ▼*ha proplsio
Ad opre infande alroci :
Sian facre inviolabili
Di umanit4 le yogi :
Sanoite il patto : ^ il termine
Pcofosto al £iieireggiar.
La pia legge santiMima
Allor giuro Cartogn :
E i aommi irreTocabili
Drilti dell*uom fu page
Sottrar quel grande al baratro
D*immaoe schiavitu.
Tenne coii di gloria
Le auguste ecoelse cime.
£ templi eresse, c al Icmpio
Sacro te spoglie cpime :
De la saWezsa pubblica
Fabro supremo ei fu.
Siava il colosso punico
Fermo sal tirio trono 9
Poggiato il braccio immobile
Su la tempesta e il tuono :
Grande oltre i segni d'£rcole:
Mislode TAsiaai re:
Pur soiTogo rindocile
Ambizioso orgoglio !
Quasi previsto il turbine
Fatal del Campidoglio,
La civilti de TAfrica
Volse a TEuropa il piA.
Tal sorpassava I'emula
D'Atene i suoi trofei.
Salve I o di Grai progenia
Fonte degli avi miei , •
Pur di tua vita « Talito
Cbe scalda al Brusio il cor.
Tu la trinacria polvcre
Di tanta orma segnavi
Quando su i lidi calabri
Gigante al jpar regoavi ,
Spettacol vicendevole
Di genio e di valor.
Ne la comune origin e
Veto comun ne stringa:
Alma civil concordia
A grandi opre sospinga ;
E il divo amor di patria
Regga de l*alme il fren.
11 gel del lunghi secoli
L'anlico ardor comprese f
Ma non si spegne il fulmina
de in fredde nubi ascese:
Sol di memoric vivere
Moa e di Tita U ben.
t
I
42 RELAZIONE
guono renunciato passo , e ne* quali di piUura da Orazio
si paria , conteaiaadosi di osservare , cne volendoli ra^-
guagliare a poesia , niun costrutto ragionevole potr& ri-
cavarsene ; e fermandosi suUa prescelta sentenza , al con-
fronto delle due belle arti rivolge piii (osto i suoi ragio-
nari.
r Osserva egli dapprima con Giordan! cbe unico h il fine
deUa poesia e della pittura, c^uantunque diversi ne siaDO
i mezzi : anzi son elieno in istretta amicizia congiunte
aazi in parentela. Delle grandi imprese di nazioni, delle
sublimi geste di eroi dalla poesia si celebrano ; delle gran*
di imprese di nazioni, delle sublimi gcste di eroi dalla pit-
tura pure si celebrano. Diyioo furore cbe finGamma, cbe
ti comprende, cbe al di sopra della bassezza delle circo-
stanti cose , al di sopra del suo costume , ti innalza , si h
quello cbe Tessenza del poeta coslituisce: yesti ne sono
yoci leggiadre e pure , concetti nuovi e graziati , suoni
pieni e vari , accenti facili di cadenze armoniose , imita*
zioni e?identi : lo stesso diyino furore aglta il pittore , cui
forman abito dintorni dolcemente sfumati e tondeggianti,
lumi ed ombre bene compartiti e contrapposti, paaneg-
giameoti in morbido giro piegati , figure bene alteggiate
e mosse , volti in vista passionati e vivi.
Picno la mente di queste nobili idee il nostro collabo-
ratore Call Fiorini , passa a fame applicazione su di tra-
gica scena , divisata in bellissimo.affresco dal nostro con-
ciltadino Paolo Va$ta, cbe fra molte altre nel nostro tern-
pio di S. Sebastiano rimirasi. Iviquesto Santo si offre alio
sguardo in et& giovenetta, ignudo, legato a colonna, posto
segno di barbare pagane frecce: bianchissime e morbide
ne sono le carni, dipmto di pazienza e di gioja k'A volto, e
sfavillante di luce :^ degli augeli in alto con corona e pal-
ma in mani gli son di cooforto a sostenere il crudo marti-
rio I e della soldatesca in folia h presente allatroce spetta-
colo. Imagina il Call Fiorini , cheTOmeroFerrarese passi
a descrivere col diyino suo inge^no Fazione dal Vasta di-
pinta, e yoi ne otterrete, egli dice, i risultamenti mede-
simi fincbfe Farmonia delle due belle arti il richiede.
Alia piena illustrazione poi del suo argomenlo il Call
Fiorini , caminando sul piano deirAgamennone di Alfieri
ACGADEMIGA 43
passa ad idear quella tragedia di visa e complela in sei ben
mteri quadri , ed un piltore come il Tiziano o il Tintq-
relto eiuaglierebbe dipingeodoli la gloria dell'AsUgiano
in quella di lui Don peritura tragica scena.
E toccaodo finalmente de'sommi pittori Apelle e Zeu-
si , Fidia e Prassitele , Timanle e Timomaco e delle iin-
morlali opere loro in confronlo di Omero e di Euripide,
pone termine a' suoi ra^ionari col ripelere , che di gran
senso k pieno , e di meditazioni dignissimo I'oraziano Irat-
to: Ut pictura poeais.
BELLE A R T L
PITTOHA.
La dimojstrata amicizia tra la poesia e la pittnra anzi
la [)areotela, facil camino ci apre, dopoaver di quella
ragiooato y ad impiegar per qu^ta nostre jmrole.
Sulla Tjta e sulle opere di Micbele Yecchio pittore e no-
stro concitladino , vis^ulo oell or trascorso secoio , una Me*
moria scrisse il nostro socio collaboratore Mariano Gras-
so, cbe lesse in Accademia, e che indi pubblic6 in Palermo
fregiandola del ritralto del suo elogiato ; ed intitolandola ,
al nostro egre^io ^ovane concittadino I^;nazio Romeo ,
di virtu gentili y di sensibilitA esquisila, di caldo amordi
patria adorno , e di amicizia sincera all^autor coUegato.
Estraneo potrA forse sembrare ad alcuno il luogo da noi
assegnato alia Memoria del N. A. Grassi sulFarticolo Pit-
tura , e si sarebbe meglio desiderato , cbe un arlicolo bio-
graGco si fosse aU'uopo scrilto , e rimesso sulla categoria
della storia patria. Ma noi pensando con Cristiano Wol-
iio , cbe la storia di una facolti non pu& giammai correr
disgionta dalla facolti medesima; nh senza che questa
fosse beo compresa, la sua storia non potrA giammai es-
sere bene scritta , o bene inlesa , ragionevol divisamento
abbiam giudicato riferire sotto larticolo Pittura la vita pit-
lorica di Uichele Yecchio. Ragionevol divisamento pure
abbiam creduto il premettere questa nostra giustificazione
44 RELAZIONE
al (in di prevenire le censure che senza molta consiclem-
zione far ci si potrebbero, men (re sempre e stato vero e
lo sari, che una facolt& qualunque con indivisibil nodo
h stretta alia storia della sua ongine , de' suoi progredi-
inenti , dello stato suo attuale , del miglioramento di cui
e suscettibile.
llitornando pertanto all'obbietto nostro, riferiamo col
N. A. Grassi, che Michele Vecchio sortiva la cuUa in Aci
Reale nel lySo da genilori non favoriti da*doni difortu-
na , e oato egli era alle sofferenze ed alle lagrime. So-
spinto da irresistibil ^enio alia belParte della piltura,^in<
tero vi si consacro sin dagli anni suoi primi in compagnia
del famoso Vito d'Anna , e sotto la disciplina del suo zio
Paolo Vasta, altro noslro concittadino, di cui con ragione
Ta la nostra patria sempre gloriosa. Lo studio d^lla pit-
tura a quello delle leltere fu da lui collegato , ben cono-
scendo quanto le lettere e lustro ed inerementoapportano
alle arti tutte , e piii di tutte a quelle che dal nome di belle
vengon distinte. Appar6 quindi Filosofia, Lingue, Elo-
quenza, Poesta, ben coltivando quell'altezza di mentcda
uatura sortita , quell eflervescenza di spirito , quel pendio
suo congenito alia grandezza e nobilt4 di azioni.
Desiderava di trarsi in Roma patria dei virtuosi , e do-
ve le verity dalle illusion! si sceverano; ma non consen*
tendolo le ristrette sue fortune , recossi dapprima a Paler*
mo, ed ivi in compagnia del D'Anna, il piu celebre dei
discepoli del Vasta , per qualche spazio dimor6 , e dilk
passato a Napoli , indi a non molto con i proBtti delle sue
Eiiture , trasterissi alia desiata sua Roma , sede delle arti
elle , centro e riunione di tutti i valorosi in esse dell'uni-
verso intero.
Prosegui I VI i suoi studi , e perfezionossi nellarte noto-
mica e nel disegno , senza tralasciare le sue applicazioui
alle Jettere ed alia coltura dello spirito. Ignorasi chi gli
fosse stato di guida e maestro , e solo congetture si hanno
per Gorrado Giaoquinto: Tepoca comuoe della vita loro e
della dimora in Roma , la somiglianza del colorito del
Gianquinto con i primi quadri del Vecchio , prima cosa
che i discepoli traggono da' maestri loro in questa bellar-
te , fa ci6 conchiudere ; sebbene poco dopo il Vecchio se
ACGADEMIGA 45
ne fosse artatamente scostato stadiando Tantico , correg-
S^endo il nudo, e cambiaodo i colori, e di tal guisa che
ormossi uno stile proprio , e si elegante da costituire la
base di ogni sua celebrity.
DI piu glorie segab il Veccbio in Roma la giovanile
sua carriera. Ne' concorsi annual! e solennissimi deirAc-
cademiadi S. Luca, a*quali intervengono il coliegiocar-
dinalizio e gli Arcadi , per celebrare con i canti delle muse
i vincitori nel pittorico cimento, noi troviamo in una re-
lazione ivi impressa dal Pagliarini , che nel 17 58 fra* pre-
miati di prima classe ebbe egli il tcrzo premio , e nel 1762
in altra relazione pure dal Pagliarini slampata , ebbe il
secOndo. Ad aUri concorsi purcimentossi; madicui igno-
riamo le parlicolarit^ ; e solo c pervenuto a nostra noti-
zia , che in uno di essi di medaglia d oro fu premiato.
Proseguendo negli anni e nello studio della pittura e
nella coltura dello spirito colle lettere , fu il Vecchio pro-
mosso a maestro di disegno in Vienna , chiamatovi da Ma-
ria Teresa Regina d*Ungheria e di Boemia, in quel liceo
che da lei si nomina. Ma il rigido clima di quella capi-
tale cagionandogli senza riparo distruzione alia salute, fu
obbligato dopo sei mesi a rinunziare quellaure di forhi-
na, cbesifelici per lui incominciavano a spirare. Tomato
in Roma , fu da un Gardinale invitato a dar segni di sua
yalenzia in pubblico concorso per la pittura di cui ador-
narsi dovea in Messina il tempio di Santa Teresa nel mo-
nistero della Goncczione. Quelsaggio porporato erastato
richiesto da Girolama Alliala de* principi di Villafranca
sua congiunta per ispedirle un yaloroso pit tore, al (loedi
abbellire quel nuovo tempio a spese di lei eretto ; ed il
Cardinale ner non fallire la scelta, voile che il concorso
Tavesse dennito. Vinsesi dal Yecchio il cimento , e le spe-
ranze della pietosa e ricca fondatrice non restarono delu-
se , perch^ altre pitture il Yecchio ivi aggiunse ; e non
solo fu soddisfatto della patluita mercede , ma di altre
somme e di doni fu presentato , ed un elogio di lui fu in
Messina spritto , e reso per lestampedi pubblica ragioue.
II terribile tremuoto del 1783, che rovescib Messina ,
rovesci6 anche il tempio di 8. Teresa , e periron pure le
prove di ingegno date ivi dal Yecchio; e solo dagli ab-
4S RELAZIONE
bozz^ cbe gli eredi di lui conservano eiadicar possianiOi
che ben intesa , e magoifica si era queila pittura , e mo-
numento irrefragabile dellalta valeuzia del suo autore.
Queila sfortuna per6 non ci toglie dal poterconfermare
e provaresenza timordi replica (juanto valeya il Veecbio
nella bell'arte sua , poicbi sufEcienti saggi di lui ci re-
stano , e specialmente di quelli da lui in noma eseguiti.
Tra questi il N. A. di tre (a scelta , e partieolarizzata e
bella descrizione ne d& ; ma noi , seguendo il nostro ra-
gioneyol divisamento di breyitA , solo di ceonx ci conten-
teremo.
In un quadro , alto palmi tre e mezzo , hrSQ palmi
quattro, rappresenlasi Gefte,ritomato yincitore degli Am-
moniti , cbe porlando in cuore il fatal yoto del sacrifido
a Dio di cbi primo di sua famiglia gli si fosse fatto innan-
zi, all'accorgersi cbe Tunica, bella ed innocente figlia
sua corre per gittarsi tra le pateme braccia , assalito h da
subito spayentOy e compreso d'inesprimibil dolore. Dipinto
h il quadro con mirabile maestria : a momento del dolore di
Gefle tocca la meta del perfetto ; non h pittura cbe yedesi,
ma nalura animata e yiyente* Tutlo h poi bene armoniz-
zato , e pienamente soddisfa il pib delicato gusto : guer-
rieri cbe accompagnano Gefle , e cbe diyidono con lui i
seotimenti di affanno e di dolore : egli che mirasi fra tutti il
pill maestoso : donzelle cbe fan corteggio alia figlia, e che
prendon parte aira£Qiggente ed inesplicabile sorpresa di lei:
armi , segni di trion^D , yedula deUa Gitt& a sinistra , da
cui la figlia b sortita, campagna a destra; ed il ttitto
espresso con mirabile maestria di tinte e con luce si bene
compartita ed infesa , formano un dipinto da bastarsolo
a collocare il Yeccbio fra primi Sicuiani artisti dell' or
yarcato secolo.
Nel secondo quadro , eguale al primo in dimensione ,
yedesi Giacobbe yeccbio yenerandio innanzi le mura di
Gessen , incontrnto ed abbraccialo dal figliuol suo Giusep-
pe ricerfe polente in Egitlo. Piegasi Giacobbe a quelfalto
teoero sforzando la persona sua tutta abbattuia ed irrigi-
dita da loogeva elk, ma piegasi Giuseppe come a gioyane
nerboruto, e figliuol tenerissimo si conviene; e queila toe*
caute scena b si al viyo dipinta che non puossi un mo*
ACCADEMICA 47
mento allontanar rocchio dairammirarla e riempirsi di
dolce mestizia il cuore. Pastori , e pastorelle ia arnesi lor
propri sleguon Giacobba 9 e tripudianti sooo a quel felice
incontro : seguito reale accompagna Giuseppe : il tutto
vedesi ben aroioaizzato , e uoa ismeotisce il dimostralo
geuio del Vecehio.
11 terzo dipioto , largo palmi due e mezzo , alto palmi
tre e mezzoi rappresenta Rebecca, seduta sulFalto grado
di un pozzo, ia atto di rlcever daEliezzer una smaniglia.
d'oro. Fermasi Tocchio al mirare neirua dei lati del qua*
dro la gajezza di Gsoaomia, e la gentilezzane' volti di Re-
becca e di altre due donzelle , trattesi al pozzo per atti-
gner delfacqua , e di un garzone in atto di prender la sec-
chia cbe h prossima a riuscire dal pozzo ; ma sopra tutti
splende la bellezza di Rebecca. Dall* altro lato Eliezzer pie-
DO di serie e dolci cure su quella figlia destiaata per isposa
ad Isacco suo Signore, reade tutto lo spettacolo vera*
mente iocantevole ; e perfetto risulla tulto il quadro.
Seguitando ora la vita del Yecchio , e consideraadolo
nella sua patria, reduce da Messina, diciam con pena,
che uon migliorb nello stile , quantuoque non avesse
giammai ismentito il genio suo origioale; e qualche volla
in tutto il suo splendore lo avesse fatto apparire. Trovo
egli nella sua patria le plii vaste e primarie opere di gift
fornite dal suo Zio e maestro Paolo Yasta: trovo che il
figliuol di costui , Alessandro , buon pittore per altro ,
raccomandato dalla fama paterna , e piu ancora dalia
leggiadria delle sue tinte, era universalmente adibito; ed
il Yecchio bilioso per temperamento , non facilmente tro-
vava chi gli si accostasse ; uk egli ioclinava di piegarsiad
alcuoo ; ne voUe giammai per bassa mercede prostituire
il suo peunello e il suo valore insieme.
Poco dopo il suo ritorno in patria veleggi6 per Malta:
ma nulla sappiamo di sue opere colk eseguite. Kestituitosi
nuovamente m patria mosse per Palermo, spintovi da al-
cuni litigi di famiglia. E qui nuove disgrazie colpiron il
. povero suo cuore ; poicheavendo in quella capitate ese-
guite delle varie produzioni dellarle sua , e delle quali al-
cune ne imbarc6 per conservarle in patria , una procella
lo dispogli5 di tutle; del che fu in tutta vita sua oltremo-
do dolente.
18 RELAZIONE
Reduce per Y ultima volta alia patria yoleva far rltoroo
a Roma ; ma ne (u da* sooi pareati irapedito ; che anzi
piu per condisceadeDZft cbe per amore, nel 1780 impal-
mb la Sifi;nora-Maria Pelralia. Qui dai N. A. vari dipmti
del Veccnio si cennaao tultora esisteati , ne* quali Tinge-
gno del pittore egregiamente dimostrasi. Altri pur se ne
cenuano , ma di colori cretosi e bruni ; si che al mirarli ,
e confrontando i numerosissimi di lui cartoni , vagliono
assai piu questi degli ultimi suoi dipinti che poco piace-
Yoli per la durezza si mostraao airocchio.
Era il Vecchio sempre origlnale nelle sue produzioni ;
nel disegno esattissimo : piugeva con forti tinte e con fie-
rezza di stile , al cbe Tindole sua il traeva. Yolendo , era
ancor gentile , ma poche volte il voile. Ingiusta k la cen-
sura che da alcuni gli si d^ di cattivo colorista, quasiche
ignorante di questo requisito nella sua bellarte si fosse.
Solo puo dirsi che non molta imporlaoza a questa parte
delta pittura egli dava ; come egualmente dir si potr^, che
manierato si era nel panneggiamento ; sebbene questa
colpa piu allepocadel tempo ed alia scuola sua che alsuo
ingegno accagionare e d'uopo. A deGnire il Yeccbio in
somma valsi il N. A. delle parole del Betti pel pittore
Giambattista Wicat , parole che pel Vecchio sembrano
nate. c Sebbene, dice il Betti, il suo stile non possaaversi
1 per ottimo • • tuttavia quella franchezza di dise-
1 gno , quella , dir6 cosi , fierezza di fantasia , e sopratutto
9 quel fondamento dellarte, che in ogui suo dipinto siscor-
1 ge , lo fecero alsuo tempo seder tra* primi ; nh certo un
1 umile luogo gli meritano nella storia de'pittori del suo
J secolo. Anzi fra piu chiari sara computato per la grande
J verity e profondita della dottrlna sua : parendomi cfac
J pochi siano stati gli artefici che in ci6 son da parago-
1 narsi con luii*
Fu sempre il Vecchio magnanimo nelle avvcrsili: non
non seoti giammai Finvidia : non piego a bassezza di ope-
rare : non fece mai buon viso airintrigo: non vcnne mai a
patto col vizio. Fu religioso di mente e di cuore ; e in seno
alia Religione , da cui traeva conforti nelle perenni sven-
ture sue, spiravagli ultimi aneliti nel i4 aprile del 1799
compianlo da tulli i suoi concittadini, che troppo tardi il
ACCADEMICA 40
conobbera ; e lo splendore dclla scuola dei baoni pittori
acitaoi secolui si spense.
Poniam qui fine alle memorie del Vecchio cbe quan-
tunque troppo concise in se stesse , e troppo interessanti
la storia patria, troppo lunghe per5 sembrar forse potran-
no per la natura del presente lavoro. Chi sar& vago cono-
scerne rag^uadiamenti piu ampi , potr^ avere ricorso
alia memona del N. A. Grassi, di gik pubblicata ; nella
quale, oltre a'pregi deirottimo stile, trover^ di cbe pie-
namente appagare i suoi desideri.
Sebbene spenta col Veccbio nella nostra patria Tantica
gloria Delia bellarte delia piltura , dobbiam per5 far qui
memoria del ritrovato del nostro vivente pittore Emma-
nuele Grasso , in favor del quale sembra cbe gik il tern-
. po abbia data sua decisione. Voi mirate orizzontalmente
sospeso al tetto di quesla biblioteca quel quadro , cbe dal
primo giorno di mag^io del 1887 sin oggi, il cbe impor-
ta quasi un biennio, da cbe innanzi al vostro consesso vi
fu elevato , e vivi , e belli vol ue vedete i suoi colori , e
niuna lesione , screpolatura niuna in quel dipinto voi scor-
gete. Si b questo Taffresco sopra tela , ritrovato dal nostro
pittore Grasso Naso, cbe forma tuttora il segreto dellarte
sua; e cbe dopo questa prova sperar ci fa con fondamento
essere di nobile impulso a' progressi in questa bell'arte , e
di occupare glpriosa patina nella storia di essa il nome
del nostro ccfticittadino pittore.
SCOLTDRA.
Sopra duescolture, una in concbiglia , Taltra sopra
avorio di un nostro dilettante concittadino , GiovSinni Mu-
sumeci, de'baronidi Torre-amena, rapito non ha molto
a' viventi , cMutratlenne il nostro socio collaboratore Nic-
C0I& Musumeci ; dedicando il suo discorso al nostro socio
corrispondeote e concittadino Salvatore Vigo , persona di
elevato pensare , e di virtu adorno , e noto per le sue pro-
duzioni nella lelteraria repubblica.
Yedesi la prima delle due scolture in dieci pezzetti di
concbiglia , cbe armonizzati danno una scatola di fi^ra
oltagona; nove sono adorni di layoro, uno, cbe costitui*
4
W RELAZlOiNE
sec il foado dclla scalola , nc va privo. Dcgni di inollo
cncomio e Tattenzlone si attirano trc fratulti i pczzetli,
fv)rraaair due de'lali piii grandi ed il coperchio. Won che
di sufficieate bellezza forniti tutti gli altri noa siano , net
quali al vivo dipiuti e naturali e gai de* fion\ degli uccellini,
oegli alberetii vi si veggooo; masu de* tre fermasi Foccliio,
dove de'fatti di storia sacra vi si sono espressi , ed il me-
rito delVinvenzione a qucllo della scoUura si accoppia. "
Scolpito ucl primo pezzetio scorgesi Giacobbe one ritor-
na dalia greggia , earico gli omeri di un capretto, cUe
con la sinistra mauo tiene per li piedi bea forte , poggian-
do su di uQ baslone la deslra. Un bracco il siegue , un al-
tro di specie diversa il festeggia: in lontananza dopo lun-
go tratto di campagna a sinistra rilto stassi unpastore alia
custodia del gregge.
Nel secondo pezzetto Isacco yeglio venerabile , rizzato
a meik del lelto-, tenente la mano sospesa sul capo di Gia-
cobbe , cui concede Ja tanto desiata e misteriosa benedi-
zionc , e Giacobbe in ginocchio su di uno scanno compre-
so di riverenza stassi a ricevere nella benedizione paterna
il pegno celeste di sue future prosperity. A sinistra del
auadro scorgesi Rebecca, come per (ogliere il pannolino
alia mensa di Isacco, ma rimirante per6 Tesito degli
astuti suoi consigli.
Nel copercbio mirasi Rebecca graziosissima pulzella
fuori delle mura di Nacor sopra uno sca^lione di un fonle,
da cui avea atlinta dellacqua , in alto di dissetare Eliezzcr
servo d*Abramo , da costui spedilo nella Mesopotamia per
cercar consorto aI*caro figliuolo Isacco. Due donne reca-
tesi al foute per attigner dellacqua , due compagni di E-
liezzer 9 de'camelli , degli alberi , ed in lontajianza yedu-
ta della citt& , rendono ben perfelta lascoltura , e per Tar-
mouia del disegno e per Tesecuzione del lavoro. II tut to
poi, si in quest ultimo quadro come ne*due precedepti, e
negli altri pezzetti di conchiglia degli oggetti di natura
campestre graziosamenle sparsi , ma^gior merito si acqui-
sla avuto riguardo alia fragility della materia , alia con*
servata trasparenza lucida , s^i cb^ mirasi come sovrappo-
bto il gentile ed in ogni parte perfetto eseguilo lavoro.
- La seconda scoltura in avorio, molto alia prima supe-
ACGADEMICA $1
riore , rappresenta Gesu spirante salla croce , a piedi delia
quale quinci e quindi stanno Maria e il discejpolo Gio-
vaDni, in alto FEterno Divin Padre col Santo Spirito ia
}>etto. che mira 1 atroce spettacolo della morte del figliuo-
o. Perfettapu6 dirsi ranatomia del piccolo corpicciuolo
del Gristo , e ben rilevata la sua fisonomia dolente in que-
gli ultimi momenti di angoscia. Pieno di maesti , non
senza dolore, mirasi TEtemo Dlvin Padre collemanie
colle braccia aperteintento a qnella tragica scena: dolen*
tissima colle maai giunle vedesi Maria, mirando le am-
ba!>cedel Divin Figliuolo : doleafissimo pure si h Giovanni.
Gonservasi questa scoltura da uno de*nipoti del Musu*
meci, come la prima conservasi dal N . A. discorrente. D al-
tre pure si fa da costui ricordanza , e desidera , cbe tutte
raccolte in uno , fossero dair Accademia conservate , sic-
chfe non si perdesse nelFobblio del tempo la memoria di
un tanto scullore , di cui ben puo dirsi , che solo s^ stesso
si ebbe egli a maestro e nel disegno e nel maneggio de-
gli strumenti. ^k di questa bellarte cerc6 effli mai pro-
titto di denaro, cbe bene agiato di sostanze ed anzi ^ene-
roso egli si era ; e compiuti i suoi lavori di buon genio ne
era agli amici cortese : su del che ci si narra del dono di
una scatola d'ambra da lui fatta al Signer D. Pietro Ga-
lanna , per la quale di onze cento si ebbe egli profferta.
^ Deh ! possa 1 esempio del Musumeci, conchiude il N. A . ,
riuscire di nobile impulso a tulti coloro fra i nostri gio-
vani che non rettamente guidansi nella loro carriera ;. i
Suali per esser solo da fortuna prosperati credono super-
uo il pie^arsi alFesercizio di una professione qualunque,
per divenite utili , com'e loro debito , alia society in mez-
zo a cui yivono ; e per ooltivare il loro ingegno , cui da
natura sono continuamente spioti.
Avremmo qui desiderato cbe un qualcbe nosfro socio
avesse data opera ad illustrar la memoria di altro nostro
scultore in legno, certo non volgare, Ignazio Gasiorina,
di cui molte opere veggonsi ne' nostri tempi e ne' tempi
di altri comuni ancora , e di tal perfezione di lavoro da
coQtentare ogni noslro desiderio . e si che mestier non ci
era di rivolgerci altrove per opere siffatte. Vi?a n'e la
ricordanza , anzi calde possiam dime le ceneri ; e speria-
1)2 RELAZIONE
mo , che la valenzia di Iiii da alciiaa nostra accadcmica
peona sar4 fatta conoscere.
Astenerciuon possiamo. per& dl cennare di altro nostra
giovane scullore in marmo , Rosario Nastasi , educato in
auesta beirarte dal sempre celebrc Villareale di Palermo,
ove e dimorato a spese delta comune nostra , e dove tnt-
tora e perman^nte. Dolcissima e ferma speranza di alta
riuscita del Nastasi ci danno piu og^etti di plastica, piii
disegni da lui inviatici , il busto in marmo del nostro con-
cittadino pittore Paolo Vasta, che ncl nostro gabinetto di
letteratura si conserva, e sopra tutti il busto parimente in
marmo del noslro yivente concitladino , lelterato illustre
e nostro socio attivo Lionardo Vigo , nella cui viva fiso-
nomia e somiglianza perfclta, sparsa vedesi bella intelli-
genza , c il volto ritto e girato a sinistra che dimostra ani-
mo supcriore cd cnergico, e quella (ierczza alQeriana che
cosi beoe il nostro Vigo distingue.
ARIL
Oggetto della nostra Accademia sono ancora le arti ,
mezzo airumaaiti nece^sario al fin di trarre profitlo dai
piu dolci doni della natura. Ma esse allora procureranno
agiatezza alia vita, ricehezza alle nazioni, nooilta a sh me-
desimc, quando illumioate saranno e dirette dalla scien-
za ; senza quale soccorso , o si rimarranno stazionarie e
vili , o si muoveranno al piu con passo tardo ed impaccia-
to. Noi qui riferendo su due lavori accademici, riguar-
danti i metodi pratici della nutrizione de'bachi da seta e
della fabbrica del vino che traesi dalle uve acerbe, oggetti
di alta importanza alia patria economia , mirerem con
pjacere, come due de'nostri socii, occupatisi in oggetti
siffatti 9 ban saputo colla guida della scieuza dare ad essi
perfezionaraento, e fornire alia patria dei mezzi di accresci-
mento di sue ricchczze e di pubblica general prosperity.
Salila a nou leggicra importanza nelFisola nostra la
mercatanzia della seta ^ e non poco interc^se toccando al-
AGCADEMICA 5;S
la nostra patria su tale articolo di siciliana ricchczza pel
mcrcalo di S.* Venera, e piii ancora per li motti lelai die
son fra noi in esercizio , e non poco pregiati vediamo i
Dostri tessuli in Napoli ed in Palermo , per cui raolli fra'
nostri conciUadini van coltivando i loro tondi con la pian-
tagione di gelsi ; il nostro socio allivo Sac. Cirino Fichera
sulla semente e suUa nutrizione de' bacbi da sela piu espe-
rimenti propri annunzi^ in una sua disserlazione accade-
mica. Csperimenti die troverera di pregio , e per Taccu-
ratezza della esecuzione, e per essere fatti fra noi in questo
nostro clima; il perdie di maggior profilto ci ritornano
die lull allre osservazioni fatte nell estero , non esduse le
celebri del Signor Dandolo nellesue bigattaje delYarese..
£ primamente vuolsi dal N. A. cbe la semente per li
bachi da seta sia di farliille (econdate , meatre delle non
fecondate un ottavo non lia la forza di aprirsi; i verml
prodotti son deboli e langucnti ; il maggior numero di essi
-si ammorba nel corso delle spoglie successive , e vi peri-
sce; e quclli che sopravvivonoTanno Una produzione im-
perfelta e di cattiva qualita. Due dramme di semente fe-
condata, nutrita con libre sette e mezzo di gelso , diede
una libra di bozzoli : al tempo medesimo, nella medesima
stanza, sotto la temperatura medesima, e con eguale di-
ligenza nel nutrire i bacbi schiasi da due dramme di se*
mente non fecondato, vi bisogao quasi la quantity mede-
sima di fronda, e solo mczza libra di bozzoli si otlenne;
quali nel numero erano un ottavo di meno de'primi, ed
eran girati chi di due tossuti di seta, cbi di tre, i miglio*
ri di qualtro ; mcntre quelli della semente fecondata eran
costantemcnle di cinque.
Non h di minore importanza la scelta de' bozzoli da cui
sortir devono le farfalle che daranno poi la semente. Sa-
ran dessi que* strettamente cerchiati net mezzo, di una for-
mazione eguale , e pizzicati di un piccolo grano unifor-
me, che fa il tessuto della seta: sara il loro colore di pa-
?;lia pallidetta ; nulla montando se saran grandi o picco*
i; che anzi quesf ultimi saran forse di migliore riuscita.
Saran posti m luogo fresco , ed ove Faria facilmente pe-
netri: non troppo saranno serrati e stretti^^poiche la resi-
stenza e I'urto impedir potrebbe Tuscifa delle farfalle, e
cagionar loro la mortc calro i bozzoli mcdesimi.
54 RELAZIONE
Uscite le farfalle dc* bozzoli si avr& cora di racco^ieve
in un panno i maschi e le femine per la fecondazionc ;
ed indt dopo sei ore ad otto che slaranno insieme , si se«
pareranno le femine, e posate su di altro panno si lasce-
rk che depongano le loro uova. Questa semente h la sola
utile alle bigallaje: ogn altra non fecondata, ed anco
3uella deposta nel primo panno , se allanno primo dark
e bozzoli mediocremenle buoni , al seeoodo ne dark ua
terzo di catlivi , che nella pi6 parte saran bucati in una
estremitd , e di due o tre tessuti di seta soltanto raggirati.
Ottenuta cosi la buona semente si lascerA invoha nel
panno ed in luogo fresco sioo al mese di setlembre; ed
allora , medianle gli spruzzi di generoso vino mescolato
con poca acqua, airoggetto che penctri e disciolga qud-
la specie di visco che tiene la semente attaccata al panno,
sar& la medesima raccolta e conservata in pachelti sino
alia nuova produzione de' bachi.
Pervenuto il tempo di primavera, ed a rinnovar le bi-
gatlaje dar dovendo opera , sonvi di coloro che per in-
sensata avidity e mal intesa economia affrettano la dischiu-
sione della semente , o conservandola nel petto , o collo-
candola fra un materasso e 1' altro, o esponendola al sole
o mettendola sotto una gallina chiocciante. Metodi rovi-
Dosi son questi , per la traspirazlone cutanea il primo. pel
calore ineguale il secondo , pel calore eccessivo il terzo ,
ed il quarto ; tutti nocivi alia salute del verme che scbiu-
de, e tutti di daono per la solita mancanza delle fronde
digelso, non ancora sbucciale , perch^ non isviluppato
il calore necessario alia vegetazione. Che si lasci T opera
allaprovvida natura; la quale ad un tempo comunica gU
opportuni suoi calori alia semente de' filugelli per dischiu-
dersi , ed alle fronde del gelso per vegetare. I nlugelli noa
si esporranno ad un dannoso digiuno , non di troppo di-
spendio (ornerA Facquisto della fronda necessariamente
scarsa. Ne i Glugelli medesimi, hench^ nati tardivi , lar-
divi daranno i loro bozzoli , o dopo quelli cui si b voluto
accelerare il nascimento.
Schiusa la semente i neonati vermi si coUocheranno in
canestri , e con uno , o due panni si terran coperti per
' lenerli caldi secondo che mcno o piu fredda sar& la sta«
ACCADEMIGA S^j
gione. Quosto calore per6 diminuire gradatamcale doYvk
a misura die i vermi acqiiisteran della consislenza. Usisi
attenzione pure che calore eccessivo uon sia nelle stanze
ioro , poich6 si sceraa in essi Tappetitd e la forza ; geoe-
ransi dellc malattie , per cui una qualche porzione ande-
ra in rovina; dis^ecraasi Ic fronde del Ioro nutrimento ;
ed i bozzoli riusciranuo piii leggieri. Tre dramme di se--
mente nutrita in una stanza alia temperalura di i^, o i5
gradi del termometro di Reaumur , ed altre tre dramme
nutrite in altra stanza alia (emperatura di i8 a 19 gradi,
diedero risultamento , che i bozzoli della prima stanza
riuscirono costantcmente di cinque tessuti, que' della se*
eonda di quattro ed ancor di meno. Vedevansi i yermi
della stanza piu calda piu bianchi epiu piccoli ; e pria di
divenir crisalide , geltare il Bio delta seta , percorrendo
raolto spazio, Gnche trovavano il luogo fresco, ed ivi for-
niavano il bozzolo;'quei della stanza piu fresca facean
poco camino, e niente perdevano del (llo della seta.
Luce poca vi sia nelle stanze di questi vermi, sicche le
mosche , o altri insetti volalili , non siano ad essi di no-
cumento. Si e osservato pure la molta kice arrecare che
con poco appetito corrano i bachi al Ioro cibo.
Le stanze siano al mezzo giorno esposte: le finestre
sian guernite di vetri di tela per impeiKre ogni pas^ng*
gioaile correnti dellaria. £ sano divisamento per la quie-
te de' bachi , che i telai che sostengono i cannecci non
tocchino il pavimento della stanza, ma siano al tetto so-
spesi: cosi non le scosse, ma un qualche moto oscillatorio
potrebbe solo sofirirsi. Tuttd il dippiu pel governo de' ba-
chi come al solito uso ; tna non pu6 lasciarsi d'awertire ,
che una pulitezza senza limiti e nelle bigattaje e nelle
persone assistenti concorre eccellentemenle alia migUore
conservazione de* bachi. Ogni cattivo odore torna ad es-
si rincrescevole , fa gonfiare Ioro il capo , e scema la vo-
glia di mangiare. Un termometro per le stanze e pure
utilissimOy dnzi necessario per conoscere la temperatura
deU'aria , e supplire coUarte a mancati favori aella na<
tura.
Moltissima cura sia data alia scelta delle fronde dei
geJsii poichfe per la negligeuza su questo particolare mol-
56 RELAZIONE
le malatlie si sono generate a'bachi da seta; malattie, di-
ce il DaadolOy da cui questo verme per natura sua faciU
mente va loatano, ma che TigaoraDza solo delluomo ha
reso infermo e lo ha ammazzato. Siaa le fronde asciutte
e della miglior condizione : le piu opportune son quelle
cosi dette della rcgina innestata , della foglia dorata , e
della foglia rosa. Sonosi introdolti fra ooi i gelsi delle isole
Filippine; ma siccome il N. A. sioo al tempo della sua
dissertazione in Accademia non avea ottenuti dei risulta*
menti tali da fissare una regola per queste nostre contra-
de, promise che con altra dissertazione avrebbe presentati
gli esperimenti cui era per dare opera.
Trascurate tutte le sovra esposte precauzioni , i bachi
da seta pervenuti alia quarta spoglia saranno assaliti da
1)iii malattie , e si former^ un'acqua yiscosa ed acida oel-
e due ampolle o saechetti che hanno a* fianchi loro, la
quale li fa divenir languenti j e come itterici. Yerificatosi
tal fuoesto caso , bisogna scegliere e bultar viatulti i ver-
mi ammalati , acci6 col contagid non ammorbino gli al-
tri ; nh rimedio si conosce a male sifTatto, I vermi nati da
semente che ha soflerto troppo calore , mangiano e ere-
scono vigorosi sino alia quarta spdglia; sialluoganojpero
senza ingrossare in proporzione , divengon duri e di uil
colore rosso chiaro. Arnvato poi il tempo del bozzolo si
trovan senza forza e senza gomma per produrlo : yi getta-
no alcuni filamenti inutili di seta, e muojono senza aver
fatto progresso alcuno nella formazione del lavoro cui
sou destinati.
Gonoscesi subito questa infermitA da una goccia d*ac*
(|ua viscosa , che dopo la terza e quarta spoglia lasciansi
i filugelli cadere dalle loroRliere; e per ripararla gioTan,
sebben di raro , nk per tutti , i proiumi specialmente di
storace.
Si son quest! i suggerimenti pratici del Socio attivo
Sac. Girino Fichera sul metodo della nutrizione de* bachi
da sela ; ed aspettando il compimento di sue esperienze
sull'uso de^ gelsi Filippmi, passiamo a riferire sul metodo
della fabbrica del vino che ottiensi dall'uTe immature , e
sulla sua fermentazione. Lavoro si fu questo letto in Ac-
cademia dal socio altiyo Rosario Grasso Giuliano , de* cui
ACCADEMICA V7
djligenlissinii studi enologici ooo pos^iam dare iodi ba-
stevoli, poiche alle sue occapazlom d'immediato risulta-
mento si^ue geoerale patria utility.
£Dtra UN. A. io argomento , e con modestia pari al
8U0 bel dire rargoniento de suoi ragionari va esponendo
air Accademia. £ dicendo prima sulVuso dcUa calce car*
boDala Delia fabbricazione dei viai acerbi , assenna , che
git antichi conobbero uso sifTatto, come rilevasi dalle
opere di Plioio , di Varroae , di Columella ; era per6 ri«
serbato a' moderni il recarlo al perfelto delFarte mediaote
i lumi della Ghimica elevata al grado di scienza.
Tralasciasi dal N. A. Tesposizione di tutte le resole fi-
nora prescrilte dagli enologi intorno alia vinilicazioae , e
di Quelle che particolarmeute rlguardano la correzioue
dell eccessiva acerbilA dei mosti , sia coUappassir le uve«
sia colla bolUtura del mosto , o colla miscela in esso di
uva data quantity di zucchero, e di miele: metodi que-
sti tutti lunghi e dispendiosi, e ineseguibili nella graa-
de fabbricazione de' vini. Di ud metodo in Tece egli si
occupa , semplicissimo e di pocbissima spesa , lendeute a
neutralizzar ne mosti la eccedente acidit&. Non e nuo?o,
egli dice, questo metodo, ma da pochissimi h conosciulo,
e da nessuno ridotto alia pratica secondo i sani principi
delParle. Riserbasi il N. A. di comunicarci conaltro la?o-
ro i risultamenti disue esperienze iiftorno al modo disup-
plir nei mosti al difetto del principio zuccherino col pi-
giare in mezzo alle uve una oata quantity di pasta di Fi-
chi d' India secchi , e nellattnale suo ragionamento occu-
pasi solo suHuso della calce carbonata al fin di neutralize
zarne , come si disse, la eccedente aciditi.
Ripruovasi Y uso del gesso cotto , qual ora yuolsi im-
piegare a c|uesto importante fine , poicbfe assorbir non pa5
degli acidi , e ciascuno pu6 convincersene facilmente get-
tando su di esso un qualunque acido vegelale, e non vi
osserver& n^ sviluppo di gas, nh effervescenza, nh svolgi-
mento di calorico. rub bensi il gesso cotto usarsi come as-
sorbente del principio acquoso , evitandosi cosi il ricorso
airazione del fuoco; ma adoperarsi doyr& con giudizio,
poichi per talune contrade ed in alcunianni, piii di dan-
no ritoma che di utile; e dovrassi pure conoscerne la quan*
titd all'uopo necessaria. *
US UELAZIOUE
Ma noa esseodo cio lobbielto de ragionari del nostro
accademico, scendesi da Itii a trattare del metodo pralico
di usare la calce carbonata ne'mostrotteauti da.uve acer*
be ; ed avTerle , che beo pesta e crivellata la calce, si spar-
ga Del mosto a piccole quantity nei tempo , cbe dal luogo
in cui h espresso dalle uve va a cadere ael tino; curando
che sia tolto di sopra a quel sedimeato calcareo , pria che
iocomiDci la fermentazioae. Tolto che dal tiao sarA il mo**
sto, si riporri, o a fermentare coUe vinacoe , oppure si
coQserver& nolle botti. Riponcndolo a fermentar colle vi*
uacce , si avrk un vino per nulla acido, di un colore ros-
so'oscuro y di un sapore piacevole. Gonservandolo nelle
boUi senza la indicata fermentazione si otterr^ un vino ,
egualrbente per nulla acido , di un sapore alquantb abboc**
cato , e di un colbre rosso-chiaro.
Interessando in queste preparazioni non solo it conosce-
re le sostanze da usarsi » ma assai piu il metodo di usarlc«
niuno riputer& inutili le cure del N. A., e niuno dir^, che
Tuso della calce per addoKire i mosti era conosciuto sin
dairauiichiti , e che nulla di nuovo ci si e venuto ad inse-
gnare. Ghiunque riflelter^ agli usicattivissimi , adoperati
finora, della calce ne' mosti, o con lo spargeria sulle vi-
nacce , mentre si sotlopongono alia ripigiatura , o peggio
coir id trod urla nel mosto mentrfe in fermentazione, spar-
gendovela sulcappello e mescolaudoveU con tutta la mas-
sa merc^ le ripetute ammostature , conosceri ben bene ,
che la calce portando sua azione im/nediata sulle buccc
delle uFe , ne altera , e decompone la parte colorante nel
combinarsi col principio acido , e rimanendovi inviscera-
ta delle nuove decomposizioni viene a soffrire sotto Y in-
ibienza della vinosa fermentazione , per cui ordinariamen-
te siOatti yini acquistano un sapore di amaro , e deboli e
spossati riescono. Si vegli dunque nella fabSrica de vint
one si ottengono dalle uve acerbesuH'uso della calce , per-
ch6 sia adoperata solo a neutralizzame gli acidi, che sen«
za questa combinazione, agendo nella sostanza gommo-re*
' sinosa, saran cagione di scoloramento ; il che per rattuali
circostanze nostre di commercio diminuira nolabilmente
il prezzo del vino. E riducendo ad un punto il tutlo delta
pratica di questo metodo; avvcrliamo col N. A. : i^ di non
ACCADEMICA t9
usare il carbonato calcare sulle bucce delle ure pigia-
te,coDforme usasi col gesso cotto ; 2^ di usarlo sempre ia
geiierosissima dose in riguardo a tutta la qunotiti del mo*
slo y adoperadoae per le uve troppo inamature tumoli cia«
que per ogoi cento saline della misura di Mascali , corri-
spondeote a salme trenta circa ddia misura legale : 3^ di
spargerlo sul mosto a poca quantity per yolla ; dappoicbe
mal si avviserebbe chi per rispariniar £alica volesse get-
tarlo tutto insieme ad una volta ; cosi facendo stabilireb-
besi Del lino si prontaniente la vinosa fermentazione , che
impossibile ritornerebbe Fottenefe la separazione del mo-
sto dal sedimento calcare ; 4^ di esser solleciti di torre il
mosto di sopra a lal sedimento, travasandolo dal tino in
altro recipienle, oppure nelle botti, prima che incominci
la vinosa fermentazione : 5^ di osservare attenlamente per
quei vini che si faran fermentare nelle botti , di travasarli
appena saran chiariti , e ci6 alVoggetto , che qualunque
rcsiduo della sostanza calcare, quando imperfetto fosse
tttalo il sedimento, non vi restasse al di dentro.
Rendesi ragione dal N. A. perchfe si h fatto a consi-
gliare Tuso della calce , e non quello della potassa , o a
me^lio dire y delle ceneri. La cenere, egli dice, iutrodot-
fa nel musto , difficilmente precipila , stante la sua leg-
gerezza. Gontiene inolire deue sostanze eterogenee , che
qualche nocumentorecar potrebberoal vino. E Hnalmente,
come osserva il Pozzi . i vini conciati colla cenere lascian
sempre nella lingua una slriscia di sapore di sale amaro.
£$aminasi dal N. A., se i vini conciati coU'uso della
calce carbonata possono tomar nocivi alia salute , e si pro-
ya che non mai lo saranno. Vero h che il Pozzi , parlando
de vini guasli adulterali con la calce , dice , che a chi no
beve producono dei dolori di ventre. Ma il Pozzi parla di
vini guasti , la cui acidity k stata mascherata colla calce;
non pub decidersi quiodi,se i dolori vengan prodotli dal
vino che ^^ua^to, oppur dalla calce. k da riflettersi inol-
tre, chenei vini cosi adulteratinon si dk giammai dafal-
sificatori il tempo necessario perchfe la calce precipiti , es*
sendo di loro interesse metterli subito in vendita per non
essere obbligati, altrimeiiti operando, a venderli per aceto.
r^un 0081 nelcaso nostro: nou trallasi di adibire la calce per
GO RELAZIONE
mascherare FaciditA di un vino dl gick guasto ; ma si bene
di rettificare coq essa i mosti saai , ma sopraccarichi di
acidi ; ed inoltre si ha tutto il tempo necessacio perch^ ia
calce precipiti qualora ne fosse rimastai Don poco di essa
facendo meslieri perche il mosto passi a vino potabile.
Soggiunge finalmenfe il N. A. essere un pregiudizio
del volgo il credere , che la calce sia noci va alia salute ,
mentre Tuso , come alimento di piu acque minerali e di
pill prodotti yegetali , che di calce a dovizia van pieni ,
non fe stato incoTpato giammai come cagione di danno alia
salute o alia vita.
Dettosi dal N. A. delfuso della calce per mitigare Tacer-
bit& de* mosti , si passa a discorrere del metodo della fer-
mentazione di essi.
A tre principalmente questi metodi riduconsi,de'qnaIi i
vantaggi e gli svantaggi va egli esponendo, dando la pre-
ferenza a quello che a minori inconvenienti va soggetto.
II primo , ch*e il piu antico e il piu universalmenle usa-
to, sik quello di far fermeatare i mosti in vasi aperti a
lifaero e pieno contatto dellaria atmosferica; nel qiial me-
todo due costumanze diflerenti si tengono ; una di lasciare
tranquilli i mosti nei recipienti sino al memento della svi-
nalura, Taltra di ammostarne le vinacce tosloche nella
massa si b sviluppata la vinosa fer mentazione, 1 operazione
ripetendone in ogni dodici ore per quattro o cinque giorni
ne'quali sostiensi il carattere tumultuoso della fecmenta-
zione istessa.
Gonsiste il second o nel far fermentare il mosto in vasi
non perfettamente chiusi , difendendo tutta la massa fer-
mentante dal contatto dellaria mediante la coperta sulle
vinacce o di lavole , o di paglia segala , come e venuto ul-
timamente ad insegnarci un nostro benemerito italiano^o
di coperti costrutti di graticci strettamente tessuti e fissati
a de'sodi telai di legno.
II terzo metodo si ^ di mettere il mosto a fermeatare in-
sieme alle vinacce dentro alle botti , escludendone la pre-
senza dellaria atmosferica coUapplicare al coechiume di
esse o la valvola del Ferri , o quelta idraulica di Gorbois,
o il sifone di Ladvocat , o Tapparecchio condensatorio di
Borel.
ACCADEMICA 61
Ognuno di quest! metodi , supposto eguale rimpiego
per parity di circostanze, matuntd di uve, normality di
moslo y temperature esleriori , quantity di massa , esattez-
za o inesattezza di pigiatura , ci preseata de'vantaggi e
degli svantaggi, per cui Tun Taltro isolatatnente cooside-
rati non possono a rigore dirsi perfetti.
Net metodo, non adoprandosi le ammostature, conser-
vasi maggior quantita di aromi e di alcool. Soffresi per6
rinconveniente di raancanza di colore nel mosto , poich^
non lavansi i fiocini , e la sostanza gommo-resinosa colo-
rante non venendo tutta in contatto col mestruo solvente,
non tutta si discioglie neriiquido. Altro inconveniente pur
soffresi , che la superficie superiore delle vinacce che fan
cappello al mosto nella fermentazione, non rinnovandosi
rer mancanza di ammostature, pel iungo suo contatto col-
aria atmosferica, diviene cosi acida che disporrebbe tutto
il vino a guastarsi, se per poco trascurassesi di togiierne
via una parte pria di portar le vinacce alio strettojo.
Usandosi le ammostature , a riparar veogonsi quest! in-
conyenienti ; eccitas! maggiore fermento , e la parte colo-
rante quasi intcramcnte disciogliesi. Maaltriinconvenicn-
ti sorgono per la frequente rottura del cappello delle vi-
nacce, poichfe si ha perdita di calorico, di parti gassose,
alcoolicne ed aromatiche, ed i vini son sempre poco gene*
rosi.
Dippiu soffresi perdita non lieve di vino a causa della
evaporazione , trovandosi tutta la massa delle vinnccc,
esposta , come una spugna j in infiniti punti al libero con-
tatto dcllaria ; poichfe , come dice Fabrone , la diminu- .
zione del volume del mosto nelia sua conversione in vino
devesi precipuamente allevaporazione, ed in secondo luo-
go alFuscita deli aria fissa.
Finalmente sia che si usino le ammostature, o no, il
vino torchiato sempre si ha piu cattivo di tutto il resto,
abbenche prodotto dalle medesime uve e con le medesime
cure ottenuto. Cagione di tal risultamento , al sentire del
N. A. , si 6 la prolungata azione che Taria esterna e la
luce esercitano sulle vinacce nel Iungo corso della vinosa
fermentazione ; lo che con riilessioni e con esperimenti
s*ingegna egli di dimostrare.
62 RELAZIONE
II 6ecoodo metodo di fermealazione , qual si h quello
di faria cfTeltuire in vasi dod perfettamente chiusi, (oglie
tuUi gli iDcoDvenienti del primo; salvo che il coloramen*
(e del viDo dod potrd otteoersi perfelto , poicbe noa tutta
la massa delle bucce delle uve , conservatojo della sostaa*
za colorante, viene io conlatto col mestruo solveote. Mai-
grado pero quest* ultimo iaconveniente , il metodo di cbe
e paroTa h sempre da preferirsi al primo. Gome allrea e
da preferirsi il terzo , del quale io altro ragioDaiuento
presenter^ il oostro socio all'Accademia le sue rillessioai
e i resultati di sue moltiplici esperienze. E ooi affrettando
co'DOstri voli il compimento di lavoro si iuteressante ; e
foraita di gi4 Dostra incombenza Del riferire di vostre pro-
duzioai , Yalorosi Accademici , ci6 che le Belle letiere , le
Belle arti , e le arti meccaniche riguarda , passiamo a dar
coDt^za di ci6 cbe alle scieaze si appartieae.
SCIEHL
BOTANIC A.
Nella precedeate Dostra relazione de*lavori delta nostra
Acrademia , per gli anni III e IV, airarticolo Botaaica,
si riferi su di una specie di lino rinvenuto dal nostro so-
cio corrispondente Marcello Garzia , e da lui descritto ; e
secoodo i caratteri osseryati distinto da ogni allra specie
di lino finora conosciuto , e per cui una specie a parte egli
pe costitui, diuominandolo Linum Stculum. Avverso
il pensamento del Garzia una lettera del D/ Pilippo Par-
latore fu stampala nel Giornale di S /ienze Mediclie per la
Sicilia (i), io cui si pretende, che il lino di cui parlasi dal
Garzia, non altrosi fosse che Yanffusti-foiiam di Smith (2).
In risposta al Signor Parlatore allra memoria fu dal socio
(i) Adqo II, n, 7. Luglio i836. (a) Brill, i. p. 344.
ACCADEMICA «S
Garzia in Accademia presenlata ^ ed indl pubblicata nel
Giomale di Sci^nzc Llettere ed ArU per la Sicilia (i), in cui
comparandoquanto sul lino di Smith si dice daPersoon (2),
dairEncii'Iopedia (3) , da Loiseleur Deslongchamps (4),quaQ«'
to da lui si disse sul lino in esame nella prima sua memo*
ria 9 e nelle reiterate osservazioni in questa seconda , ne
deduce essere una specie assolutamente dissimiie, si per
essere qnest'ultimo annuo, e quello di Smith perenne ,
come pure per tutti altri caratteri, cbe gli autori sopraci**
lati ai h'no di Smith assegnano.
Ya il Garzia incontro ad una difficoltA , cioi che il
Gussone Ak la proprieta di annuo al lino di Smith , e di-
ce che la dcscrizione del Gussone di tutt'altro lino tratta
che non h quello di Smith , come si vede dalla variata di*
stinzione specifica e dalla sinooimia medesima da lui ci^
fate. Che se il Gussone avesse inteso parlare del lino del
Garzia , omessa non avrebbe la descrizione de' caralteri
che lo distinguono aucora dalla variazione silvestre del
lino usitatissimo , come completamenle dalla memoria in
discorso si deduce.
Nella sopracennata nostra relazione Accademica si ri«
feri su di una pianta della famiglia delle graminacee, che
il medesimo nostro socio Garzia pretende dover costituire
un genere differente da quelli slabiliti dairillustre Linneo.
Ma posciaeh^ il chiaro professor diBotanica signorCosen-
tini di Catania oppose al Garzia , che la pianta in esamo
c il Cynosurus aureus di Linneo, fu prodotta dal Gar*
zia una seconda memoria , nella quale , con laualisi della
nota soggiunta da Linneo medesimo in piede alia descri-
zione del Cynosurus aureus (come leggesi in Petagna,
t. 2, p. 169 e seg.), prova che quel Cynosurus au-
reus ui Linneo non h un Cynosurus , come del pari non
lo sono il Durns, il Caeruleus equalche altra Sjjeciean-
cora; ed aggiunge alFuopo le autarit^ di altri dotti, ecol
fatto medesimo di yari autori ancor lo prova , che un
nuovo geuere oe costituirono , chi col nome di ChrysU'
(i) Palermo, i838, Fasc. 187. (3) Suppl. 3, p. ^i^-
(a) SjDop. plant, i. i, p. 33S. (4) Flor. gall. p. i85.
64 RELAZIONE
rui e chi di Samarkia. Ha egli, il Garzia, preteode aver
questo graminaceo de* graadi rapporti col genere Chfo*
rig per la distinzione geaerica stabilita dairEncicIopedla
metodica (suppl. t. 2, pag. 235), cbe e^v ritrova ana-
loga a quaato scrisse nella sua memoria e aell' aggiunta-
vi nota.
In questa memoria medesima combioasi dal Garzia un
esame di due specie Aijirundo; delie quail una crede egU
non descritta da alcun autore , per quanlo h a sua notizia.
II carattere generico di quesia pianta , secondo Petagna,
si b come siegue :
Arundo : Calyx iivahis, univel multiflortM ; vat-
vulis acuminatis multcisj altera breviore. Corolla
bivalvis valvulis acuminatis, e quorum basi lanugo
assurgit longitudine fere floris. Vnde Jlosculi con-
^esti lana cincii. Semen unicumj corolla adnata^
tectum basi pappo longo instructum.
Giudico in seguito fame la distinzione specifica, chia-
mandola: Arundo leplocalamus , per avere i culmi
delicati e quasi fiiiformi ; quale distmzione si & come
siegue :
Arundo leplocalamus.
A. Calycibus sericeis bijloris, altera sessili basi
abunde lanatOj altera breviore pedicellato : panicu-
lae spicatae ramis injerioribus disiantibus recepta*
culo subulalo adpressis spieam interruptam efjieien-
' tibus.
Passa indi a fame in lingua volgare una minuta e par-
ticolarizzata descrizione, deila quale eccone il compendio.
La radice k perenne, fibrosa, ogni fibra coslando di
molte fibrette « a lunga chioma , i culmi numerosi , alia
base molto Toliosi con foglie strette e di poche lioee , con
peli corti alia pagina superiore, e nelle vagine striate,
come pure alia pagina inferiore un poco scabre passan-
dole il dito da basso in alto , munite dalla vagina mem^
branosa bianca lunga , ed alcune volte laciniata. I culmi
sono delicati ed alii sino a quattro o cinque pal mi. La pa«
nicola, da mezzo palmo aa un palmo circa lunga, k a
forma di spiga coo i rami iuferiori slretti al Ironco prin-
cipale , o sia ricetlacolo subulato ed un poco distanli- dal
ACGADEMICA ^ W
rimanente , cbe la fanno apparire come se fosse una spi-
ga interrotta. I fiori con i pedicelli affissi a* rami aache
pelosi banno le glume calicine e della corolla sericee coa
Tene color di rosa, le calicine piii corle dclle coralline
che sono sessili ed abbondevolmente lanate alia base : laU
tro fiore piu piccolo pedicellate. I filamenti colle antere
didime, unite in cilindro color di rosa, Icggermentc si
aprono in due al yertice. Gli stili collo stimma seniplice
sono pennati e plumosi un poco dlvergeati. Le locustc o
spi^bette con aue Roti compita la fioritura , e maluran-
do il grano si aprono , e si mantengono aperte , e facil-
incnte cadono.
Questa pianta nasce ne* luogbi incolti e fra le siepi : e
perenne, e pu6 serWr solamente di pascolo agli ani-
mal! •
L'altra specie h XArundo Calamogrosits , della qua-
le non faceodosi menzione nel Gatalogo del Tineo , n^ in
fiernardino d'Ucria , tratta della stessa ponendola in vedu-
ta come pianta cbe nasce in Sicilia. La paragona coilu
£pio:ejos cbe nasce in Sicilia , e che e posta nel Gatalogo
del Tineo ed in Bernardino d' Ucria , e nel paragone si
esprime cosi : c Differiscc daWEpiffejos per avere i fusli
J pill alti, per le foglie glabre ad ambe le superQcie, aven*
J do Vepigejos la superGcie superiore delle foglie piene
J di corti peli, e Tinferiore glabra {folm subtus (jlabris
9 Linn.)^ e la panicola pib stretta, meno interrolta, e piu
1 corta. Baclix ffemcwata. Culmi cubilales , et ultra
> simplices* ad terram vaginosi. Panicula a. unc.
J subspicata anffusta spadieea. Petal. /. convolutum
9 calyee longius. Carol, aristatae. Haec species est
J valde conjusa. Vitman, t. i, pag. 227. Or nella ca*
> lamagrosli^ la panicola e luoga circa un palmo , piii
1 ampia e di color verde, spamceo, violac^o, e nero,
3 particolarmente prima di norire. I fiori cbe Linneo di-
> ce essere lisci ( Arundo calycibus uniftoris laevibua )
3 banno alcuni piccoli denti a sega particolarmente verso
J lapuntasubulatat.
Questa pianta puo senrir di pascolo agli animali.
66 RELAZIONB
G E O L G 1 A.
II nosfro socio atlivo Mariano di Mnuro, prose^iiendo
le sue osseryazioni geologicbe ed orittoiogiche de'dintorai
di questa nostra {^atria, in conformita dt quanto da noi si
rifen nella prima relazioue de iavori di nostra Accade-
mia , cammina sul piano di far succcdere alia ispezione
de* fatli ed alia giacitura de' corpi le teorie e le i|)oleii
suUa formazione di essi; credendo egli con Franklin e
Priestley , che la plu favorevole dispositioue al progress©
delle scienze naturali sia di creare le ipotesi percollegare
i fatti gia raccolfi, per ridurli a que* principi, cbe, nello
stato altuale delle nostre cognizioni, s6no piu xerisimili,
e riunirli come ad un centro di unione. Le ipotesi pero si
riproveran ben tosto, se 1* osservazione de' fenomeiii lo
esiga; {irocurando scmpre, dice il N. A., aseendere dal
fallo ben osservato alia causa produttrice.
Descritti dal N. A. nei citato primo suo Jayoro i basal-
ti di Trezza, rapport£Lleue le qualita loro nsicbe e chimi-
che, imprende a discorrerne ora la forma quasi cristalli-
na a differenza delle altreproduzioniyulcaniche. Combat-
te con le osseryazioni dello Spallanzani e dell' Hubert lo
'opinion! di De-Luc e del Geologo di Lione, come pure
quelle del Petrini, e pensadoyersi atlribuire la forma ester-
na di questa roccia pirogenica a cause agenti sulle mole-
cole costiluenti , alia facilita con cui possouo esercitare la
yicendeyole atlrazione , o agli impeaimenti che la diyer-
sa adesione e la quantita del calorico apporta. Mostra in
seguito quanto bene conyenga agli scogli de'Giclopi asse*
guar loro origine da soUo-marino yulcano , la cui forza
impulsiya agendo da basso in^alto , e cumulando ycrtic^al-
mente le erultate materiei abbia formate quelle coniche
masse ; delle quali sotto-marine eruzioni cenna I'autore le
pill comproyate , come quellaa'di nostri ayyenuta fra Gir-
genli e Sciacca sopra la cosi delta secca-.del-corallo. Grede
non potersi decidere la auistione , se i fuocbi accesi nelle
nostre spiaggo in tempi iorse che spiagge non erano, fos-
sero dal grandeEtna provenienti , o suoi spiragli si fosse-
ro , o da esso indipendenti cd isolati.
ACGADEM1CA «7
Sul riguardo final mente degli usi economici CDipos*
sansi i basalti di Trezza destinare , osscrva , che uon aven-
. do essi la tenacity voluta dal De-Born , e dal Doubuissoa
per la 8imiJeroccia di altri luogbi, essendoanco in istato
di decomposiziooe incipiente de?onsi escludere dagli oi"-
pali architeltonici degli ediGci, ove la fioezza di grana,
il colorito , romogeDeil& li farebbe desiderare*
GHIHIGA.
II socio attivo Sahafore Rigano nella sua lezione di (ur-
no diede coooscenza aU'Accademia di van saggi da lui
eseguiti , per servire alFanalisi deU'acqua minerale cosi
delta del Perro^ scadente in questo nostro territorio alia
sponda del mace , a pi& della scoscesa di Santa Maria la
ocala.
Muove il suo discorso dalla storia della scienza dell'ana-
lisi delle acque , di cui Torigine riconosce in Boyle , che
iDoIti reaUivi conobbe, dopo del quale Dados, flierne.
Regis, Didier, Burlet, Ombefgio ec. nuovi realtivia'co-
nosciuti ag^iunsero , e la scienza perfezionarono. Passa
indi a descnvere le relazioni geologiche della polla di ac-
uaalfanalisi da lui sottoposta, i fenoment della uscita
i essa allaria libera , come emanazione di bolle gassose
Bucceda , e depositi Tacqua un sedimento ocraceo giallo
ranciato , che si ricopre di pellicola iridata.
€ I caralleri fisici che presenta , prosiegue il N. A. ,
> sono : essere senza colore , di odore lievemente argillo*
) so , di sapore atramenlario. L'areometro di Baume vi
> si manliene a o : la sua temperatura in inverno fe di cin-
J que gradi del lermonoetro centigrado piu elevata del-
J 1 aria atmosferica , il suo peso specifico sta all*acqua di-
% stillata come 288 , a 290 evaporata ad un calore da
1 non pervenire airebuUizione , ricopresi di pellicola bian-
J ca che gradatamente e successivameote raccogliesi nel
1 fondo del vase evaporatorio in una polvere bianca in
> parte cristallizzata composta di differenti sostanze , che
J m totality sono due cinquecento sessanlottesimi della mas-
j sa. I differenti riattivi chioiici fanno conoscere esistervi
J dell'acido carbonico libero, del carbonato di calce, del-
3
68 ^ RELAZIONE
J ridrocloi^to di sodio , cd in minima parte il sopracar-
1 bonato di ferro. L*ocra giallo-ranciala e quasi in tota-
1 Jila composta di idrossido di ferro : esposta ad un fuoeo
1 forte e prolungato pcrde iacqua , e riducesi alio stalo
J di perossido di un bel colore rosso brunoj.
Dk (ermine alia sua memoria ragionando sul fenomeno
della deposizione della ocra } ch6 , bene spicgato merce
le altuali chimiche (eorie, era difficilissimo agli antichi ;
i quali , non conoscendole , inventarono tanteassurde ipo-
tesi al fin di rcndere ragione di un simile falto ; le preci*
pue delle quali va egli brevemente esponendo.
II noslro accademico aitivo Salvatore Ficbera , conti-
nuando sempre le sue ben intese faticlip sulleacque mine-
rali cbe la nostra patria circondano , in una sua disserta-
ztone trattenne TAccademia sugli usi medici delle acquc
di Santa Venera , di cui aveva egli data lanalisi , come
nella prima nostra relazione Accawmica si rapporto del-
Tacqua del ferro y di cui de^saggi per servire allanalisi
del socio attivo Rigano furon dati , come or ora si ^ lelto;
e dciracqua di Sanla-Tecla impiegala dal mcdcsimo Ri-
gano alia fabbrica del cbermes mincralc per labbondanle
acido carbonico in essa contenuto ; conforme nella mede-
sima prima nostra relazione si riferi. Ma di quest'acqua
niuna analisi finora essendosi data , la ha egli eseguita a
compimento della sua dissertazione , e Tha aU'Accademia
esposta ; promettendo di dare in appresso Taaaiisi dellac-
qua cosi delta di S. Giacomo^ cne bagna le piagge di
^affarana Gtnea, comune dalla nostra non molto lontana.
Noisuquesloarticoloranalisichimica deiracqua di S. Tc-
cla riporteremo soltanlo , difierendo , giusta Fordine delle
materie da noi dislribuite, a quelle di medicioa curativa
gli usi medici di tulte le acque succennate.
Descrifesi dal N. A. la topografia de'diiitorni delFacqua
di cbe e parola , cliiusa I'acqua medesima tra lo fabbriche
di una cniesa dedicata a S. Tecla , quasi alia sponda del
mare , ed al termioe di una pianura soprastata da alia e
superba catena di monti , vulcanica eruzione , avvenuta
alhi XGVI01impiadc,situata al Nord-Est della nostra Git-
ta. Terribili tultor si mirano gli avanzi della lava detti da
CJuvcrio : magnum asperumque rupium foedum trnte
ACCADEMICA 69
orrendumque spectaculum. Or pero qiicTte aKe rupi e
la soUoposta pianura sor^emQ di delizie e di patria ric-
chezza van diveoeado per Tagraria industria de noslri abi-
taoti , in vigneti , ed in alberi fruttiferi di ogni specie.
Scorre Facqua al foodo di un pozzo di quattro palmi di
diametro, e dieei di profoaditA. Dessa & f resca , limpida e
Icggermente acidola , capace di arrossire la tintura di vio-
le. All ebullizione fece sviluppare im gas , veriBcato per
lacido carbonico, poichfe trafersando facqua di catee pu-
re precipit6 al fonao una sostanza biaaca ch*era il caroo-
oato di caloe. Ridiiceodo al tcrzo mcrcfe Icbullizione una
quantitj^ d*acqua medesima , e versando su di essa un po-
CO di siroppo di viole mammole , videsi Tacqua cambiarc
in verde } dal che deduces! con certezza contenere in so-
iuziooe un carbonato alcolino , di cui e proprieta far cam-
biare in verde i bleu vegetabib*.
Saggiando Tucqua col nitrato di argento in polvere , si
foroiarono de' Oocchi bianchi: quale? prodotto « mescolar
to con rammoniaca , si disciolse, e iasci6cadere alfon-
do una polvere di color bigio. Da questa esperienza, piii
volte ripetuta , si raccoglie , che I'acqua in esarae tiene in
soluzione Fidroclorato di calce, poicne Tacido nitrico del
nitrato di argento , unendosi alia calce , iovmb il nitrato
di cake insolubile , inostratost in forma di fioccbi ; e
I'acido idrocbrico delVidrodorato di calce si uni alFar-
gento. E per provare se Tidroclorato sid di calce , a pure
di akra soskioza^ fattasi evaporare inters cod Tajuto del
calore una quantity d*acqu(», si ottenne una polvere bian-
ca, elie essen^o espostar all* aria pass5 in deliquescen-
za ; propriety questa che all'idroclorato di calce si appar-
tiene.
L'acqua duoque di S. Tecia coutiene fra' gas Tacido
carbonico , fra le sostanze un carbonato alcolino e Tidro-
doralo di calce. .
MEDICINA CHRATIVA, ED OPBRATOKFA.
II socio airivo Pilippo !>.' Arcidiacono trattenne TAcca-
demiacou una saa memoria: Sulla morbosa ca^tiluzio-
ne delta stag ioneje male dell'ami^ tSSS.
W RELAZIONfi
ATTiasi cgH al suo subbielto preccder facendo alcuoe
idee relative al vantaggio che arreca lo studio delle co-
stituzioni , e come h desso fecondo di cogDizioni moito
utili alia pratica medica , dappoiche per le coslituzioni si
imprimono delle modifieazioai rimarchevoli nelle funzio*
ni deUeconomia animale , in istato di sanil4 non solo,
ma SI pure nello stato abnorme di essa. L'^ame delle
costituzioni quello ancota abbraCcia di molti fenomeni
naturali , laddove quesli sensibilmente permutano lo stato
atmosferico ; e tal subbielto la menle ba occupata di som-
mi uominiy comedi ua Bagliyi, di un Huxao, di un Ro-
manzlni , di un Sidbenam , e di altri , nelle esposizioni
cbe ban falto di yarie epidemie, traendone delle praticbe
molto proficue alFesercizio della scieoza della salute.
AU'esame degli agenti esterni si rivolge in seguito il
N. A. II modo analizza come auesti suUa vita ioQuiscoQO
facendo rilevare le condizioni nsiologiche non cbe patolo«
^cbe a' tessuii yiventi impresse nel periodico procedere
delle stagioni ; e come in somma h indispensabile un*ar-
monia misurata tra Tazione degli agenti eslerni e il modo
di reagire dellorganismo yivente , acci6 la vita nello sta-
to snno ne possa risultare e mantenersi.
TuKo ci6 dilucidato,. alia jemale stagione del 1836,
soggetto di suo esame , si yolge : lo stato atmosferico ne
esamina, ecome quello aberrando dalla costiluzione a
£& propria, noyelle condizioni alForganismo impresse; e
forma non ordinaria , nk propria al tempo le malattie ri^
vestirono. Perlocbfe facendosi ayanti nella sintomatologia
delle malattie in quella stagione dominanti , ne pronua-
cia il suo giudizio j e in due classi le parte : una di febbri
gastricbe infiammatorie semplici, I'altra di febbri tifoi-
dee acute. Su di questa seconda classe estesamente s'im-
mdra , facendo conoscere primamente abbracciare sotto
il termine medesimo la febbre tifoidea , Tadinamica , la
putrida, Tatassica; forme di malattie cbe tutte hanno IV
rigine medesima , come cbiara testimonianza si ba dai
piu cbiari autori ; ed unica dimostra esser la forma e Tin-
dole delle due classi di sopra enunciate.
La sede precisa della febbre tifoidea prende a discn-
tere , e cio cbe di singolare lautopzia cadaverica appre*
ACCADJSMICA 71
seota ; e qui mettendo in cbiaro le discrcpanzc sulla origi-
ne e scdc di essa , va enunciando le belle osscrvazioiii e i
pesuhamenti tralti da*lavori di Bretonaous, Petit, Serrcs,
Lovis , Andral , i quali riavennero uniformemente dalle
noQ equivoche lesioni alia mucosa delta vie alimentari , e
r ha contradistinte co' nomi di malatlia fonmculosa dagli
intastini di eruziooe y di esantema intestiaala ec. ; lesioni
auesta la quaU consociandosi ad un inguinamento spaciale
el sangue, ingenerano la febbre tifoidea, di che a parola.
. Riassumando inBne tulto il discorso, conchiuda coa io-
ferire , avere la jemale stagione intorpidite la funzioai cu-
tanea epredisposta le viscere addominali a valide flem-
masie. Essere quesle per rordinario d* indole banigna;
ma improntara talvoUa an carattare d*intensit& funestis$i-
mo , em febbri tifoidee convertirsi.
L'essere in quesle intervenuti moiti organi interessanlii
e la coorte de' sintomi , fra' quali le abboudevoli emorra*
gie intestinali , fecer necessariamente pronunciare un si-
nistro ed indi avverato prognostico*Ghefiaalmentesecon*
tagio alcuno in e^se non manifestossi , avrebbe ci6 potu-
to attribuirsi alle circostanze speciali complicates! , ed al
non essersi tuUe riunite le cagioni moltiplici che alio svi-
luppo del medesimo donan luogo.
Rammentandovi quanto sopra esposi sulla dissertazio-
ne chimica del nostro Accadamico atlivo Salvatora Fi-
chera intorno agli usi medici delle nostra acque minerali,
ropporto qui pill fatti diligentemente nalle sue cure rac*
coltL dal D/ in medicina Sebasliano Fichera , nostro Ac-
cademico coUaboratore, e dal fratello di lui accademico
attivo Salvatore esposti ; da* quali ben deducesi quanto se-
riamenle da'nostri professori pensar si dovrebb^ suU'uso
di tali acque , sicchfe un giorno non avessimo a soffrire il
Tossore di aver messo dalPun de* lati un rimedio pronto a
molte malaltie.
Al Yolgere del luglio i834 un ragazzo di anni selfa di
temperamento sanguigno linfatico , fu assalito d'una eru-
zione successiva di pustole, dislinta per It caralteri di es-
sa col nome di zona. Le topiehe bagnature dellacqua sol-
forosa di Santa Venera , continuate per giorni yentitre^
guarirono perfeUameiate f infermo..
72 -RELAZIONE
NelFagosto del i836 una doana di aani treatadue di
temperamenlo nervoso , dielro sofferla una Cebbre gastro-
atassica e al decimo ottavo giorno posta in convalescenza
fu indi assalita nel forace e nelle braccia da un erpete
squamosa^ Sedici ba^ni dellacqua di S. Yenera furon ba«
stcYoli a vincere roshnato malore.
Ai termine di'aprile dell* anno medesimo una ragazza
di anni died , di temperaniento sanguigno , fa colta per
lutto il tronco , le braocia ed il capo, salvo la parte capel-
lata , da un erpete squamosa. L* uso dei bagni deU*acqua
di S. Yenera, elevati ad un dolce calore, pel cono di ua
mcse, ristabih quasi ioteramente Fammalata.
Nel febbraro del i834 una donna di anni venliset di
temperamento nervoso liofatico , a causa della suppressio-
ne oeirabituale memile emorragia fu coperia per tutta Tin*
f era pelle salvo le palme delle mani e le piante de' piedi
di una impelig'inecrustosa acuta. I bagni tiepidi deU^acqua
di S* Yenera eobero la forza al termine di due mesi di arre*
care quel bene che si desiderava. Ma qui per amor del
vero J aggiungesi dal N. A., che oltre ai bagni cennali fa*
ccva ancor uso Tinferma per tulto Tintero corso della ma-
laltia di unadecoziooe giornaliera di salsapariglia e delle
pillole di fiore di zolfo.
Sul principio della primaveradel i836 una persona di
lettere di auni quarantadue , di temperamento nervoso ,
a causa di un erpete retrpcessa, che per alquanti gioroi
sofferla avcd sulla regione addominale , penava per anni
quallro di una digestione stentata. Teotati inutilmente dei
rimcdi al suo malore , abbandonata si era alle forze natu-
rali , q i suoi incomodi conlinuavan sempre peggiorando.
Ma Tuso interno finalmente di once sei al giorno delPac-
qua sulforosa di S. Yenera fecele riacquistare interamente
la pcrduta sanitA. Cidrocloratoa base di magnesia, riflet-
tc il N. A. , ed il solfato di soda face van verificare senza
stCQlo le secrezioni alvino: le soslanzc sulforose e ferrugi*
nose ebbero la possa tut la di eslirpare il male. Qualiso-
stiQze tutte trovansi contenute , come nella prima nostra
relazione accademica si disse, nell^acqua di S. Yenera.
Molli allri falli si tralasciano dal N. A., qualiquanUin*
quo decisivi per provare relficacia di quest acqua conlro
ACCADEMICA 7S
Terpele di vario ge&^re, di scabbia, dj zona, di prurigine
ec. ec. , vuol per5 egU che le osservaziom si prosieguano
per quel che riguarda Tuso interao di essa. E punto fa-
cendo a ouesto articolo , passa a dire sugli usi medici del«
Tacgua ael ferro .
Nel dicembre del i835 una gio?anetta di anni dodici,
di temperamento nervosolinCatico, fu colpita, pria della
oomparsa mestruale , da forte clorosi , o come altrimenti
dicest, morbo vir^ineo, o ilterisia . bianca. L'uso delle
preparazioni marziali , e soprattutto Tuso per tutti i biso*
gni del bere deU'acqua del ferro , ed indi a poco lasciati
gli U8t marziali e conUnuata la sola acqua del ferro , pri-
ma del lermine del terzo mese, fu la giovanetta delfin-^
tutto guarita.
Nel 1 836 una giovane di anni sedici , di temperamen-
to sanguigno , vessata per piii mesi da caUiva aigestione
e da forte oppressione di spirito con tutti i mali che seco
trae ripocondria , in liien di due mesi, mediante Tuso
delFacqua del ferro , riacquist6 la vigoria del corpo e TaU
legrezza dello spirito.
Altri fatti simili a' due esposti pur qui si tralasciano dal
N. A. e si passa ad accennare , che i acqua di S. Tecla ,
di cui poco prima ali'articolo Ghimica Fanalisi si riport6y
moltissimo giovevole si h sperimentata contro i mali di ne-
fritioo e di gravella; e cio giusia le mediche yedule, per
contenere glidroclorati di calce ed un carbonato alcanino.
II socio attivo Gristofaro Gosentino rapport6 otto osser-
Tazioni proprie su diversi casi in diyersi tempi accaduti,
due di ostetricia , di^e di erniotomia, e quattro di corpi
estranei introdotti per le vie digestive , ed usciti ed estralti
da diverse parti del corpo. £d al fine che nulla difetti aU
Taccerto della verity , segnansi dal N. A. i nomi , i cogno-
mi e la patria delle persone pazienti.
La prima delle osservazioni ostetriche ebbe luogo in
donna gravida dietro anni quattordici di sterilitA; che giun-
ta al termine di gravidanza , ed incominciata la mecca-
nica del parto, si veri(ic6 Tuscita della testa del feto , che
arrestossi fuori le parti naturali, senza che piii fosse sta*
to possibilc il pcogrcdire. Richiesto delFoperasua il N. A.
ritrovd difalU la testa come dettosi h^ con lafaccia lumi-
74 RELAZIONB
da e livida, ed il feto luorto apopletico per la slrangola*
ziooe che il collo avea sofTerto. nicorse egli allora allopera
degli indici di ambe le maoi sotlo le ascelle del feto , po-
tendolo comodamente, seaza il ricorso agli uncint ottusi,
o branche del forceps ; ma ad onta delladatlata direzione
c forza impiegata, non pote trarae alcuQ profitto. in tale
stato di cose corsegli alia menteil sospelto d ingrossamea"
to della cassa toracica, o del basso ventre, ed introdu*
ceodo la mano per I'esplorazione , rilrov6 disteso e resi-
stente il basso Tentre , non per6 elastico o fluttuante , per«
locbe coDchiuse non contenervisi nk aria , ne acqua, ma
un corpo solido. Pens6 intanto d'impicciolirne il volame
cntraDdo la mano armata di un bistori a tagliente conea-
vo , e ^iunta alia parte bassa del basso ventre del feto ,
ne irapianlo ivi la punta incidendo per certa estenstone i
comuni integumeDti. Bstratla di ouovola mano, e lascian«
do lo bistori , la rientro ed immerse nella fatta incisione/
dentro cui ritrovo un tumore cameo poliposo , che dila*
niando cogli apici delle dita , ne estrasse a diverse riprese
da circa a due libbre. Rilentata Testrazione, puiito noa vi
riesce; e ritornnndoalla manovra del dilaniaree delleslrar-
re di quella stessa sostanza , gli riusci alia fine di tirare il
feto ioteramente. Osservando di poi il basso ventre del
fuori uscito feto , ritrovo , che restava aneora un avanza-
del tumore, aderente alia colonna lombare e sua parte
laterale destra : glmlestini si eran picciolissimi , e ristretti
in piccolo spazio del lato opposto ; e calcolando per ap«
prossimazione la massa del (umore, giudicolla di ben quat^
tro libbre. La puerpera sopravvisse ed ha avuti altri hg\u
La seconda delle osservazioni ostetriche ebbesi luogo in
altra paziente che nello sgravarsi del parto/uscito lo busto
per li piedi , compiere non pote le naturali operazioni per
essersi arrestnta la testa , voluminosa a segno da Indurre
la le?atrice assisted tc a credere Tesistenza nellulero di al-
tro feto. Non potendosi intanto verilicare il compimento
del parto si ricerc6 del N. A., che recatosi dalla paziente
conobbe essere la testa del feto aOetta d'idroceialo ; ed
adibite le debite formole di un condizionato battesimo,si
accinse a svolare il capo di quella acquosa raccolla , alia
cui parte laterale e propriamente in una delle suture squa-
ACCADEMICA 75
mose, impiantd ua onciuo sdruceado uq poco i tegomen*
ti , e ne usci tutia quella acquosa coUezione ; e dietroptc*
cola forza usci pure il feto , accavalciandosi gli ossi del
cranio. Sono dessi conststenti de^li ossi frontale , parieta-
li ed occipilale, giacch^ mancano i lemporali ; ea accoz**
zatisi e maolenuticon suture, il diatnetro lemporo-tempo-
rale risulta ciaque pollici , val quanto dire un poUice e
mezzo dippiu deirordiaario , non calcolando il Troato oc-
cipitale, ^iacchfe la sua figura pu6 dirsi rotonda. Tale
pezzo patologieo fu dall'autore presentato airAccademia.
La madre sopravvisse: nieote ellasoflri nellutero ^per tal
manoTra , ed ha avuti altri figli.
X&HIOTOHIA.
Un nomo , ollre gU anai settaota , iemioso e cattiva-
mente preservato, dietro di una corpacciata di Fichtd'Ia-
dia, soffri il prolasso e Imcarceramento dello intestino ri-
pieno degli ammassali acini di quelle frutta. Dietro il cor-
se di cinque giorni di malattia tu ricercato perToperasua
il no^fro socio, che giunto daUammalato verso lora una
della notte, il ritrov6 sul punto di munirsi del Santissimo
Viatico. Esaminato indi il tumore ernioso , lo ri(rov6 du-
ro J piuttosto nero che livido in tutta la sua estensione ;
conseguenza forse di male intesa manovra. Impossible
riusciva Toperazione del tazis , giaccb^ Tindurlto elobo di
<{uegli acini non poteva modellarsi al passaggio deTranello
inguinale; ma lammalato vinto dal dolore, ed animate
dal successo Celicedi due suoi compaesnni daJ nostro socio
operati , incoraggiava cestui ad operarlo egualmente. Ge-
dendo pure alia Bne il nostro socio alle replicate istanze ;
protest6 prima a* parenli che la malattia de due primi ope*
rati era in tutt altra posiziooe , giacche il colorito livido
anzi nero di (utta Testensione dello scroto indicavano i
guasti airinterno dellammalato presenle ; non trattandosi
di priocipio d^infiammo, che, giusta gli avvedimenti di
Yolpi , incomiocia allorchfa Tapice del tumore diviene ros-
so , perleche compromettersi non poteva di un esito Fe-
lice. Dielro tale prevenzione accinsesi circa Tore due della
HoUeairoperazione; ed incideado il saooo erniarioi usd
76 RCLAZiONK
ua fluido fclido e decomposto , e tale cbe uno de^H astaoti
cadde sveDuto al suolo. Dilatato indi ii sacco si scovert6
rintestino ch'era uao de^crassi, divenulo nero; e consi-
derando cbe il globo degU aciai cbe coateneva non pote-
va ridarsi al passaggio deU'aaeilo abbeaebe inciso , a
causa del suo volume e durezza , peiis5 inciderlo longitu-
diaalmente , ed estrarre cosi qu^li ammassati acini. Nel
far poi Teaterografe, osaia cucitura detl'intestino, si ayvi-
de cbe dalle incise pareti usciva del sangue venoso, car'
bonizzato , per cui prono8(ic6 , cbe Tintestino abbencb^
nero di colorito non era cancreoato , ma essere quel co-
lore efietto di forte strangolamento. Eseguita di fatti la cu-
citura, senza ayer bisogno di dilatare lanello, ripose Tin-
testino dentro Faddome j lasciando fuori un pezzetlo di
filo , per poi estrarlo alia sua caduta. L'ammalato passim
mediocremente la notte , senza per6 verificarsi scariche
alvine , loccbe perdurd per la spazio di giomi docfict , al
decimo dei quali cadde la cucitura. E non tralasciandosi
p^ tutto questo tempo Fuso degli oleosi e di un adatlato
jhegime, verificossi alia fine Tuscila di un duro ammasso
di avanzo di acini di ficbi d'India ; dopo del cbe Fammft-
lato melior6 di gioroo in giorno , ed in perfetta sanit&
restituissi*
Ua bettoliere, anche emioso, soffn pure, per non bene
adattato bracbiere, rincarceramento deireraia. Gbiamato
il nostro socio per soccorrerlo y non giovando cataplasoii
emoUientiy ne mignatte alFano, ed incominciando Tapice
ddU*ermoso tumore a diyenir rubicondo , e proseguendo
il VQOiito y si pratic6 la erniotomia , cbe fu eseguita alia
presenza di piu periti nelFarte salutare. Inciso il sacco er-
niario e dilatato ^ ritrovossi un epiplocele alterato nel co-
lorito, e ristretto alia parte chc corrisponde allaneUo,
in maniera da sembrare la stretta legatura di un rocchio
di salciccia. 11 di sotto a tale stringiinento , cb era di ba-
stante volume, in nulla si adattavaallanello inguinale seb-
beoe inciso, per lo cbe fu I'operaute nostro socio coslretlo a
reciderlo, previa una legatura iu quel luogo di restrizione.
E rimessa quella piccola legata porzione, dietro una adat-
tata diatetica , restituironsi le scaricbe alvine ; e cadendo il
cappio djella legatura, Tammalato (u restiluito alia salute.
ACCADSMICA 77
€OaFI BSTHllfll IHTRODOTTI PBR LV ▼!■ DIOISVITl, SD USUTI
SO IftTEATTI PXa BlVSnSK PARTI OIL COSPO.
Ricercato il medesimo nostro sock) Gosentino , non moUi
anni soao trascorsi, per visitarc una giovane di anni tre-
dici circa , che aveva im tumore alia regione iliaca, e pro**
^ priamente sulla parte laterale inferiore , da pih tempo com-
parso , di conserva ad altro cbirurgo curante , osserv6 che
il tumore fluttuavaseaza flogosi allesterno, e sul dubbio di
non ritroTarvisi un vero pus, di conserva pure alio slesso
chirurgo, siabili di farsi una puntura per accertarsi delcoa-
tetiuto. Questa eseguita, use! delta marcia ; e prolungatasi
] mcisione, pochi giorni dopo uscirono dei capelli. A que«
8to fenomeno la paziente rammcnt6 di avere inleso da*
congiunti,cbe essendo latlante soffii del lattime; a guarir
quale malattia , scioccamente costumandosi di avvolgere
airindice de* capelli, e confricarele picctole afteoccupanti
la lingua e lo inlerno delta bocea , e giocoforza supporre,
che scappati i capelli, o tuttio parte la bambina li avesse
inghiottiti ; ed arrestatisi in qnalche plica degli intestini
per mezzo della coofricazione sopra la tenue mucosa, for-
marono attorno la cost dettaOogosi adesiya. E veriGcan*
dosi una specie di cisti dietro al corso di piu anni , per
cause a noi occulte , pass6 ad infiammarsi attaccando il
piritoneo e comuni integumenti , e venne finalmente a
suppurazione. L'aja ulcerosa dietro molto tempo espur-
gossi e cicatrizzo , ' reslando Fammalata perfettamenlc
guarila.
Persona di ctk matura e di non bassi nalali avverliva
di quando in quando un dolor momentaneo simile alia
trafiltura di un ago , in diverse parti del basso vmitre , cd
indi lo avverti alia regione del femore. Una notte final-
mente nel passar la mano su di esso , 8ent\ pungersi le
dita; ed esaminato col lume il luogo, ritrova sporgente
dallu pelle una punta d'ago da cucire, e forzandoia estras-
se un ago intero bene ossidato.
Altro ago incrostato di un materrale eterogeneo fu pure
eslratto per opera del medesimo nostro socio dalla mam-
inella di una giovaoelfa d*anni dodici. Ramment6 la ma-
78 RELAZIOMB
dre aver perduto un ago in tempo cfae natriva dt pan cot*
to la figUuola bambina. Finalmeate da un tumore laterale
alia spina dorsale di un ragazzo cbeavea dimorato in una
pagliera fu estratto 11 fusto di una spiga di f rumen to.
Precedette il tumore molti mesi di veemente tosse ; qua-
le era per6 svanita pria della comparsa del tumore me-
desimo.
II nostro accademico coUaboratore Micbelangelo Gosen-
tini , giovanetto , di felici speranze , un suo discorso ci
porse tilolato : Due parole al signer Cosmo Cipriani
Chirurgo, come narrator e di alcuni casi praliei del
Signor Biondi, ne Jascicoli 161 e iSs del Giornale di
Seienze Leitere ed Arli per la Sicilia. Ed entrando
senza molti preamboli in materia, cenna delle operazioni di
cistotomia dal Biondi eseguite, e non facil credenza accor-
da a* detti del Gipriaui , che gli operati di tal malallia in
sei o inselte giorni cammiuassero perle pubbliche strade:
che la manovra chirurgica per cavar la pietra fossesi ese-
guita per lo piii nel breve tempo di un minuto , e qualche
volta anco di un mezzo ; cosa difficile malgrado la spedi-
tezza si possa avere: che vecchi di oltantaquattro anni,
operali nel solito breve tempo , tuttocb^ sofferla avessero
Festrazione di due calcoli e di due colrpi poliposi dalla ve-
sica ed avessero lernie non poco volummose, cammiuas-
sero dopo giorni diciotto per le pubbliche strade, pieni di
saniti. Tali narrative che in quella fatlura del Cipriani si
rinvengono , dice il N. A., seutono del miracoloso.
Scende di poi a trattare delloperazione esposta dal Ci-
priani a pag. 357 del Oascicolo 161 eseguita dal Biondi
in persona del P* Gacopardi di S. Agostino^ soggetlo
{)recipuo del suo ragionare ; su del che rapporta prima
e parole del Cipriani , cbe noi pure qui trascriviamo.
c Laseconda operazione fu gi& eseguita in persona del
» Reverendo P. A^tino Gacopardi del Yen. monistero
1 di S. Agostino di questa capitale.
1 Yeniva egli sin da tre anni circa travagliato da una
1 degenerazione cancerosa 1 inleressante circa la terza
1 parte del labbro superiore in tutta la sua spessezza, per
1 vbl ^ale consultato avea i piii abili professori di questa
» capitale cbe assoggeltilo lo aveano a ben diverse e pro-
ACGADEMIGA 79
J langate cure interne e locall , e reiterate applicaziooi
9 d^caustici, e sino ai bottont roventt. Gi6 noa pertanto
:» il di lui male facendo ulterior! progress! mostrossi sem-
1 pre ostinato. Ricorse in fine al sigaor Biondi da cuifu
J in pocbi giorni raclicalmente curato , asportandogli la
J porzione affetta del labbro > e riunendo di prima inlen-
J zione le parti sane lagb'ate >•
Dice il Cosentini, che il Cipriani in queste sue, abben-
cb^ poche righe, piu cose enuncia non consentanee a ve-
rity, cbe penna piu libera avrebbe detle bugie ; tra le qua-
li una si e gravissima.
E tenendo dalle prime appalesa, non esser verity che
la degcnerazione cancerosa occu passe tutta la spessezza
del labbro , poiphe da accurate informazioni delio slesso
€acopardi riiev6 il Cosentini , quella risultar soltanto da
una piaga alFesterna superGcie del labbro , il quale nel-
Tinterno , al par deirinferiore, si era sanissimo e moUe.
Dal cbe sembra doversi dedurre, che tal circostanza non
vera si fu dal Cipriani ajbella posta segnata per mostrare
Tassolula necessity del taglio con asportazione , cbe in
prosieguo a far ne yenne il Biondo.
Non h Tcro tampoco che f piu abilt professori ayes-
sero assoggettito it Cacopardi a ben diverse e proluri'
^ate cure interne: egli slesso ha fatto certo il nostro so-
cio di non avere praticato cura interna veruna, salyo la
sola dello sciroppo di Portal ordinatogli in Palermo dal
medesimo Biondi.
Ne quellaUra de*bottoni royenti , che fa tanto chiasso
nel periodo del Cipriani , intender si deye , dice il Cosen-
tini, in quel modo che lo scrittore vuol farcela capire. Im-
perciocchfe ad altro non si ridusse tal tentatiyo , che ad
applicare per una sola fiata un piccol bottone rovente ,
iiou su tutta la superGcie della piaga , ma su di un punto
di essa troppo rileyante : e fu si lieve da porsi in non cale,
e che neppure riusci alio scopo di liyellare quella tumo-
rositi per cui praticossi.
Un ultima importante circostanza dal Cosentini final-
roente si esamina , piu altre tralasciandosene che di non
grave interesse tornano alia scienza , e rapportate dal Ci-
priani al doppio fine di esaltare il suo elogiato e di dime-
80 RELAZIONE
strare di easersi pel Gacopardi al disperato caso che al-
tro rimedio non rimaneva a tentare.
La circostaaza di cbe k parola , e la piii grave di tuUe
si k J cbe il Gacopardi fa io pochi giorni radicalmente
curato. Ecco ci& che si h stato il Tero motiTO di indarre
ii Gosentini a prender la peooayed enaaciare falso il sue*
cesso dell'operazione iatrapresa ; del che aaoo il Gacopar*
di istesso gliene ha fEttto valide richieste. Si dice dal Gi«
priani che il paziente fu in pochi giomi radicalmente
euralo , menlre neppure provisoriamente lo fu. Da quel
detto siegue , seconao il Goseatini , un torlo al vero da ua
canto, un danno all* arte da un altro , . poichfe rapportasi
un risultamento al contrario di-come h stato di fatti, e
che troppo monta nello stato attuale delta scienza; e su tal
particolare delle lagnanze muovonsi dal Gosentini contro
il Gipriani pel difetto di accuratezza nell'appurar la Terit&
delle cose.
Siegue poi a dire il Gosentini , come dopo Foperazione
rimase il labbro del Gacopardi accorciato e stretto sa*dea«
ti , e con una piaghetta ostioata » al dir dd medesimo Ga**
Gopardi , che non Tolle assolutamente guarire a malgra*
do le reiterate applicazioni del nitrato di argento f uso ,
per la quale interrogato il Biondi , rispose , essere ella ca-
gionata dallo sauarcio. Ma tuttoch^ lo squarcio ne sia sta-
to cagione , ana6 ella pian piano a dilatarsi , e dopo mesi
dieci circa dell operazione , vedendola il Gacopardi molto
avanzata, a consultar venue il padre del N. A . , che osser-
vatala, ed intesaofiristoria, giuaic6couvenireairaopo una
qualche prcparazione arsenicale. Fu a tal fine prescelia
uoa somigliante a un dipresso a queUa di Fra Closmo , e
fu applicata sulla pia^a del Gacopardi per due volte con
un inter vallo conveniente. II risultamento ne fuielice^
dappoichfe essa da dura e callosa divenne moUe in prima,
ed indi venne a rimarginare ; ci6 che fin allora non avea
fatto co'caustici adoperati, nemmanco con la stessa aspor-
tazione. Ma siccome Tindole di tal sorta di piaghe non h
troppo cede vole, e per lo piii la piaga cancerosasuppone
diatesi della stessa natura , videsi il Gacopardi a capo di
un anno circa ripuUulare il male, perleche ^li fu meslieri
ritornasse dal chirurgo Gosentini. La piaga m qucllepoca
J
ACCADEMICA 81
avea una dimensione tale , quale aveala lorche il Biondt
ne fece rasportazionei e progrediva a passi piu rapid! che
allora &tto non avea. Si adibi la polvere sopra accenoa-
fa y e si applic6 la prima e la seconda volta , poich^ lo bi-
sogno coBi richiese. La piaga ia giorni ventidue rimar«
gin6 quasi completameDtey e si prescrisse anco alFamma-
lato , avendo rifi;uardo alia diatest ua rob di salsa. Si fa
questa , oom*egu disse , la seconda cura interna da lui
praticala.
Scorsi da questo tempo da circa a dieci mesi , il male
ricomparve,e non solo alFesterno del labbro, ma sippure
allmtemo, oocupadone tutta la superGcie soprastante ai
denti incisori di mezzo. Ricorse il Gacopardi oen tosto al
N. A. Gosentioi , da cui colle dovule precauziooi si appli-
ed per ben due Bate inambo i lati del labbro la solita poU
vere arsenicale , e ne resultd al solito una guarigione pro*
visoria , quella cto^ che in malattie siflatte si pub sperare.
Teneodo poi dietro il Gosenb'ni a quanto e avvenuto
dopo Tasportazione del pezzetto del labbro , ove era Tesul-
cerazion cancero^a , scende a trattare della con venienza o
disconvenienza di tale operazione. £ facendo precedere un
assioma dello slesso Cipriani posto al termine della nar-
razione de* casi pratici del Si^oor Biondi , ch'egli estima
a ragion troppo sa?io, si fa via al seguente ragionamento
su tale obbietto.
Dice il Cipriani: c E un assioma di buona logica , che
8ono i fatti che non ammettono controversia veruoa j . Se
e vero adunque che sono i fatli che non ammettono con-
troversia , viene egli a dire al Cipriani , essere un fatto
luminosissimo , che il Cacopardi ha guarito per ben tre
volte ( gik provvisoriamente , radicalmente non mai ) , ed
ha guarito tultoch^ la piaga sia stata in ma^gior dimen-
sione di quanto lo fu aU'epoca che il Biondi ne fece Ta-
sportazione ; Fassioma dunque sara saldo finch^ i fatti sie-
no veramente fatli , e non regger^ quando tali non sia*
no. Ed in tal maniera staodo la faccenda ; e la piaga nel-
l*epoca fu asporlata dal Biondi essendo della stessa natura
che dopo ; e vero non essendo che la degeoerazion can-
cerosa si era in tutta la spessezza del labbro, ma che anzi
(o fu Tultima volta venue il Cacopardi dal Cosentini, per
6
82 RELAZIONE
qual mol(47o il Biondi si feoe ad azsardare la manovra oe-
rusica, ia cui cagione venue a striogere il labbro su* deali,
e a Don ruiscire alio soopo, senza pria ancbe a titolo di
tentativo adibire una qualche preparazione arsenicale
tanto da* pratici raccomandata? oembra al carlo , prosie-
gue il N. A., che col dovuto rispetlo si dee a qudprofes-
sore , non possa scusarsi lale operazione di precipitosa ed
intempestiva; e cib^ abbenqh^ ^i predichi dal Cipria-
ni , che si erano tentati pria tutti i caustici ; poichfe anco
concedcndo cbe un gran nun:iero se ne fosse adibito, non
sarjl mai v^ro cbe gli arsenicali adoperati si fossero ; gli
arsenical! , i quali habent primus contro lamalattia in
discorso.
. Gonchiude il N. A. che non amor di censura lo ba spin-
to ad appalesare tali fatti , ma sibbene amore del vero e
deirarte; mentre. egli che non il Cipriani, n^ il Biondi
conosce delta persona, offrendo ad ambidue ramicitia
sua^ambidue scongiura ad impartirgligenlilmentelaloro,
MATEMATICA.
II nostro socio attivo Sacerdote Antonio Flavetta prose-
gui e diede compimento oUa incominciata analisi dell^Al-
f;ebra del professor Casano di Palermo , di cui i prineipi
urono da noi esposti nella seconda Relazione Accademica
de*vostri lavori. E siccome nel giornale di Scienze, Letfc-
re ed Arti per la Sicilia a'numerj 4^ e 43 ilchiaro Abate
Ya^liasindi delJe analisi pubblic6 dell*opera del.C^ano ,
il IN. A. Flavetta faprecedere a'suoi ragionari, ch'egli
non ridirA quanto dal Yagliasindi h slato detto e ben det-
to; ma esamineri Topera del professor di Palermo per
quanlo^ ha riguardo alia pubblica elementare istruzione
della gioventu.
£ proprio delle metamatiche discipline, rifleUe il N. A.,
a preferenza delle allre scienze che la natura riguardano,
il lornirci delle idee ben oollegate e connesse , ed il mo-
stratci un tutto cosi ben chiaro e disposto, cosi tmo direb-
besi col Bartoli , che nulla piii dall'amana mente potesse
desiderarsL Yerita si e qnesta cbe bisogno non ha che si
dimoslri. Malgrado perd la facility che la scienza mate-
ACCADEMICA 83
malica appresta a cosi utile risullamcnto e cosi bello , po*
trem noi dire , che di opere di mafematica istruzione pre-
gevoli per tal quality abbondiamo? Abbiamo do! ua'ope-
ra , cfae su di tutte elevandosi , tutte sparirle faccia ; e h
somigUaQzii del serpeote di VLoish , secondo il Venilamio
esprimesi , de vori i serpenti de* maghi di Faraooe ?
II chiarissimo professor di Palermo ha saputo inyero
profittar dei lumi dei malemalici sommi che Than prece-
doto. Nulla tralascia nelFopera sua che con aoalisi perfet-
ta Don sia evideatemente dimostralo ; nulla che luciao non
renda il iegame delle idee che si dimostrano.
Con qnesti elogi per6 non si intende innalzare il Ga-
sane al rango di quegli ingegni creator! , che nuove ?te
^ nelle scienze si aprono , che nuovo e non pensato aspetto
donano ad una facolti , rovesciandola dal suo essere pri-
mitiYO , e a miglior forma riordinandola. Questi fenomeni
prodi^osi in matematica, son dovuti, dice il N. A.^agli
antichi. Ai moderni b date Timporlanle merito di renoer
facile ci6 che una volta si reputava difficile , co6\ che gli
ardui ^roblemi , che affaticarono e misero in tortura i Car-
dani, i Tartaglia, i Yieta, i Bernoulli, i Newton , or piu
non sono che ff iochi in mano dei moderni , ed a' meaio-
cri loro sforzi lacilmente si piegano. Ed il Casano tra que-
sti moderni merita un luogo di alta distinzione. Ha egli
con profondit& e forza d*ingegno saputo evitare gli scogli
e gli errori , ove son caduti , non i PaolinOi i Wolff, ma i
La Croix ed i Bourdon.
Con pregi si luminosi Fopera del Casano avrebbe po-
tuto dirsi [>erfetta , se Fautore pensato avesse , che scrivea
una istituzione il cui corso dovea in un anno aver com-
pimento. Vero h che evitasi da lui il difetto di quei lun*
ghi istituzionisti che dimostrazioni sopra dimostrazioni ,
metodi sopra metodi cumulano alia cniarificazione di un
teorema ; non isfuggi per6 il difetto , chef per troppo amor
di chiarezza un linguaggio prolisso spesso spesso adopera,
delle applicazioni agli esercizi di differenti esempi e di
moltipfici e yariali problemi , de* minuziosi particolari ,
de' raziodni su delle proposizioni identicbe de' calcoli.
c Quando si h posta, dice il N. A., in luminosa yeduta la
» proposizione sia teorematica sia problematica e posta
S4
RELAZIONE
dielro on rauocinio , qnanto semplice alfareltanto preci-
soy Ci6 che in seguilo si pretende fate h suflScienlemen-
te coQsigliato da uno, o da' due soli esempi , salvo che
incontrisi varieUi di cast particolari ; restando a cura de*
precettori il proporne quanti ne conviene agli studen-
ti , e questi proporseli da per loro medesimi j .
E poco appresso proseguendo il N. A. cosi parla: c To
non temo di asserire , che rommessione delle idee inter-
medicy quando prima si sono estesamente stabUite, e
che basta risve^harle con citarne i paragraG , rinterru*
zione ne'calcok e nel loro meccanismo e nelle proposi*
zioni intermedie fra la prima erultima , salvo che que-
ste Qon si estendano al ui la delle conoscenze avute nelle
lezioni precedenti , la preeisione del Un^aggio intomo
a ci6 che h puramente necessario a dirsi, auzich^cagiooar
I'lmputazione di esser difettosa I'opera, sono questi al dir
vero i pregi essenziali di un corso proposto per la pub-
blica istruzione. Senzainteressarci delta brevita cotanto
necessaria , il precipuo vantaggio si e quelio , che i di-
scenti non si rendand passiva la mente , ma si avvezzi-
no a mettere in negozio le loro riflessioni , si aguzzino
ringegno , la fantasia raffininsi : i loro studi a tavolino
esigeranno in si fatta maniera tutta 1 attenzione ch'e ne-
cessaria : lo che non avverasi in caso contrario , poscia-
ch^ gli studenli non incontrando nellalettura del libro
passo alcuno sia di spiegazione , sia d*esempio che vuole
essere piii considerate e riletto , si fidano in breve tratto
^i tempo a ripeter la lezion^ in £accia a chiunque , e tal
sar& per quel solo gioroo in cui obbli^ali sono a ripe*
teria: ma chel non avendovi contribuito che poco stu-
dio , o piccolo esercizio ^ memoria , si trovecanno al
termine di pochissimi gioroi non diversamente abili a
ripetcrla che a tutto stento, se non vogliasi dire dimen-
ticarla a segno di supporre nemmen ritrovarsi nellope-
ra su cui studiano i •
Vuole il Yagliasindi , restringasi il numero delle verity
nelPopera del Gasauo, e cosi diverr& perfetta. UN. A. in-
clina a diverso ragionare ; e vuole , nulla si tralasci delle
doUrine che dal Gasano si insegnano , che anzi delle allre
se ne a^giuugano. L opera per6 riducasi a concisione mag«
ACGADEMICA 8$
giorei a spiegazioni minori ; e tale di^erra da non far-
ceM desideiare alcan'altra di qualsiasi piu illuminata na-
zione.
FILOSOFIA RAZIONALE.
Sa* motivi legitb'mi delle nostre conoscenze , dal Si-
Saor Paaquale Gsulappi stabiliti , uh esame critico istitol
nostro Socio attiYO fondatore Sacerdote Raffaello d'UrsOi
che pronuozib in Accademia. loteseegli alia dimostrazio-
ne , che noa con pieda ragione quel filosofo asseriva, noa
essersi da tutti i nlosofi ionanzi a lui vissuti discusso dili*
gentemente un panto di tutta importanza nella facolti fi-
losofica; nh egli stesso j che riparare al difelto erasi inge*
gnato , pub lusingarsi di avervi recata migliore illustra-
zione.
c Quand*io esamino (8cri?e il Galluppi nel primo vo-
) lume della sua logica, e metafisica ) le decisioni de* filo-
f sofi su tale articolo , io sono sorpreso , che questa ricer-
9 ca fondameotale per Tumana scienza non sia stata sino
1 a*nostri giorni eseguita con tutta la diligenza possibile i .
Fissasi dal N. A. lo slato della controversia coUa defi-
nizione del medesimo Signor Galluppi , di cib che inten-
desi per motivo legiUimo dinoslre conoscenze , e dice
chiamarsi motivo, tutto ci6 che defercnina lo spirito a
giydicar cosi e non altrimenti : legiUimo quando e sulfi-
ciente ad accertarci della veritA de*giudizi.. Al fine poi di
determinare i motivi legittimi delle nostre conoscenze ,
importa stabilire quello che ci assicura della veritA di essi.
Gartesio, dice il N. A., impegnato a rinvenire il yerace
motivo della certezza , dopo di avere col prudente dabbio
filosoficosbandita dalla suamente ogni ricevuta opinione,
costitui la chiara e distinta percezione per indizio legitti-
mo della veritA. Non che questo grande Uomo asserisca,
come da i>iii filosofi gli si fa imputazione , esistere tutto
ci6 di cui si ha chiara e distinta iaea. Dice egli , esser yere
tutte le idee che hauno i cennati caratteri ; ma ci6 inten-
de soltanto relatiyamente alia natura loro , esser non po-
tendo fallaci tutte quelle che costano di parziali tra loro
non pugnanti.Riguardo peroaU'esistenzadell'og^tto dal-
le idee rappresenlato afferma , die per quanto diiare e di-
86 RE.LAZIONE
sttnte esse siaao , non ?algoao ad acccrlarci delk realita
delle cose ; quale suo peosamento di proposito e piena-
roente sviluppa nella sua terza meditazione filosobca. E
insufiieieute stimaado lachiarae dislinla idea causata dai
seosi per accertarci della esistenza de*corpi , ricorre alia
T^raciti di Dio e crede concepire ia lei con cbiarezza e
distinzione la esistenza di essi. c lo ho provato, dice ^li,
J la esistenza di Dio : bo provato anoora dover essere per*
J fellissimo , ed in conseguenza verace. Ora avendo c^li
J formata la nostra natura , e fornitici di sensi , che coa
1 tania vivacity ci modificano, che stamo, come ciascuoo
1 in s& stesso sperimeola , invincibilmente forzali a creder
1 Tere le loro rappresentazioni, se queste nonfossero rea*
) li, noi saremmo in oontinuo stato d*illusiooe, locchi pu-
M gna con la veracity di Dio, pqich^ egli medesimo ci in-
1 durrebbe aIl*errore , avendoci in tale modo formati 9 .
Gli altri filosofi sostituendo al vocabolo di chiara e dir
sttnia percezione cjuello Sepidenza , EaQno in essa con-
sistere il motivo legitimo della certezza.
L'abate di Gondulac sopra tutti elevandosi, e disoorren-
do con precisione maggiore tale argomento , tre sorle di
evidenze distingue secondo i differeoti mezzi che la natu-
ra ci ha forniti per acquistarla : evidenza di sentimento ;
^ evidenza dixagione; evidenza di falto. Per evidenza di
sentimento intende egli la chiara e distinta percezione di
tuttocid che in noi si verifica ; quale oltiensicon la rille8si(^
ne su di noi medesimi : per evidenza di ragione la chiara
e distinta percezione di quelle conoscenze , cbe col mezzo
di legittimi ragionamenti deduconsi dalle verit4 cono-
sciute con evidenza di sentimento ; oppare da quelle pro-
gosizioai che sono per sfe stesse evidenti : per evidenza di
itto infine intende quella che risulta dalla testimonianza
dei sensi esterni. Quesfultima specie di evidenza , coocor-
rendo le precauzioni da un sano raglonamento ricbieste ,
k irrefragabile ; ad onta degli ihulili sforzi che farebbe in
contrario il nostro intelletto , ci spioge a credere reali ed
esistenti i corpi , che con tanta vivezza e regolarit^ al di
sopra delle pure immaginazioni ci affetlano.
Noti sono gli eccellenti sviluppi del Condillac a quesli
suoi pensamenti ; sV che contento se ne dichiara ogauno
AGGADE.MIGA 87
€he h' sue riflessiom abbiavi apposte. £ tempo era di len*
lire il Sigaor Gallawi.
Secoado la sua aottrioa a sette riducoosi i motivi dei
iiostri giudizi ; cio^ , coaoaoenza , evidenza , memoria ,
sensi esteroi , autoritA , indaztone , raziociaio.
£ ^iuslo innanzi tratto osservare , cbe la conosceaza ,
ii raziociQio , i seasi esteroi , rautoritii , riaduzione sono
dei mezzi soltanto per conoscere ci6 cbe in noi decade , o
fuori di noi ; e cbe, non la conoscenza, ma Tevideoza di
aentimeoto ; non il raziocinio , ma Fevidenza di ra^ione ;
non i sensi esterni , rautorit& , I'induzione , ma Tevidenza
di £aUo o di ragione sono i motivi della verity di nostrc
coooscenze.
Parlandosi dal Galluppi nella dodicesima leztone della
cilala sua opera deirevicienza delle proposizioni necessarie
ed uuiversali , fa consisterla nella identity ; e contro Reid
e Kant intende provare , cbe tutte le proposizioni necessa-
rie sono identicne, e riduconsi ad affermare uoa cosa di
se medesima , vale a dire , cbe la idea del predicato h la
stessa di queUa del soggetto ; e dove questa identity non
si oltiene il giudizio sar& allora contingente.
Ma si riflette dal N. A. cbe mentre qui parlasi di veri-
ta universali ed astratte , fa duopo con tutti i filosofi di-
stioguere i caratteri di tali esseri roetafisici in essenziali
ed in attributi. Ora i giudisi necessari, oe^quali si aOer-
mano i caratteri essenziali al soggetto, e chiaro cbe sono
identici ; non potendosi in tele caso il predicato ne meuo
col pensiero distinguersi dal soggetto. IS on e pero cosi nei
Siudizi ove il predicato h un qualcbe attributo: la idea
el soggetto allora non puo confondersi con quella del
predicato, ed allora si avr& un giudizio necessario senza
, cbe sia identico. Affermando la rotondit^ al circolo , si
afferma un carattere essenziale, senza cui non si pu6 avere
idea di circolo , ed in tal caso si ayvk un giudizio neces-
sario idenlico, poichi^ ad affermarsi viene cbe il circolo
h circolo. Affermando per6 cbe il circolo ba il quadrate
delFordinata eguale al prodotto delle ascisse corrisponden-
ti, altribuisce al circolo un carattere distinto cbe non puo
confondersi col soggetto, giaccbfe nella idea di circolo en-
traroQO solamente le nozioni di spazio cbiuso da uoa li
8S R£LAZlOPr£
oeacurva rientranle in si ste^, i cui punfi mm tutti equi-
distaati dal centro'; e nella enua^iata propriety Tidea di
qoadrato della normale coadottada uq puntodella circoa-
lerenza sol diametro e del prodotto delle parti in cui ii dia-
metro viene diyiso.
Prosiegue il N. A. lo svilappo iucido del suo ragiona-
mento , e autorizzato credesi a conchiudere con la scoola
di Scozia , non uniformemeDte ai Galluppi , che sonovi
de*giudizi necessari non identic!.
Considera il Galluppi la memorla come un motivo le-
gittimo de'nostri giuaizi , e nel seguente modo raffiona.
La coscienza ci atlesta FesisleDza della memoria: la me-
moria h la percezione delle modiGcazioni passate del mio
essere , cioi del me esistente in istati passati. Se la tesli-
monianza della memoria fosse illusoria « io non percepi-
rei il me in istati passati ; ma se ci6 fosse, io non sarei do«
tato di memoria , il che k contrario alia testimonianza
della coscienza.
Gotal ragionamento non sembra poter sostenersi. Im-
perciocchfe la coscienza non di altro pu5 assicur^rci, cbe
di percezioni attuali. Inoitre nella guisa istessa con cui
imagioo cose che non saranno , cosi iliuder mi posso in
cose che non furono ; ed i deliranti ed i mendaci ci con-
vincono in questa idea. Dacchi dunque risulta la certez-
za delta memoria? A che riducesi tutia FautoritA dilei?
Risulla dal riconoscere la medesima idea in doppia serie
di percezioni ; una di oggetti attuali , una seconda di og-
getti non presenti. Gosi noi ci acc^rtiamo , che Fidea at*
tuale fu anche un tempo realmente percepita con tutta la
serie cui si appartiene ; risulta doe la certezza della me-
moria dalla connessione delle cose passate con le presen-
ti ; e quindi tutta la autoriti sua riducesi all'evidenza di
seotimento combinata con quella di fatto. E si b questa la
ragione per cui i filosofi non Thanno considerata come un
motivo aistinto dalla legittimiti de* nostri giudizi.
Sul quarto motivo della legittimiti de' nostri giudizi,
doi sensi esiemi^ si scrive dal Galluppi a questo modo.
c Noi per mezzo de' sensi peroepiamo le cose inse stesse,
J non gik nelle idee che le rappresentano , come comu-
) nemente si crede da lilusofi : ora e impossibile percepi-
AGCADEMICA 88
1 re uii obbietto in sfe, e quesio son esistere: dunaue
J sensi iDfallibilmente ci aasicurano delle cose poste luori
1 dinoii.
Tutto siffatto ragionamento suppone la percezione im-
mediata degli oggetti ; ed a ci6 provare si fa dallautore
la seguenle domanda. Le pretese imagini , cfaiamate idee,
sooo elleno in noi , o f uon di noi ? Se sono f uori di noi ,
e se esse sono immediatainente pereepite, come se ne con-
vienoy noi dunque abbiamo la percezione immediata di
cose eslerne a noi , ed in tale caso queste pretese imagini
Doo servono per alcuna cosa , poicnfe esse sono state in-
Tentate, percne sife creduto impossibile cbe lospirito pes*
sa percepire ci6 cbe in lui non k. Se poi queste pretese
imagini si pongono dentro di noi nel nostro spirito j e si
riguardano in conseguenza come sue modificaziooi , in tal
caso noi non potremmo percepire una cosa fuori di noi;
non percepiremmo cbe noi stessi solamente ; il cbe e con*
trario alia lestimonianza delta nostra coscienza , la quale
ci assicura , cbe noi abbiamo la percezione di tante cose
fuori di noi.
Ma dal nostro A. si replica, convenirsi dalla ma^gior
parte de' filosofi Tidea altro non essere cbe una spirituale .
affezione deU'anima : essere fuor di dubbio , cbe la perce-
zione esiste nella nostra mente ; e cbe il senso intimo ci ^
accerta, cbe gli oggetti percepiti per mezzo dei sensi ap-
pariscono spesso fuori delta mente.
Si aggiunge cbe molti fatti ban persuaso i filosofi a gia-
•dicare, cbe nello stato attuale di unione'colcorpo, nulla
pu6 lo spirito percepire di sensibile se non mediante il mi-
nislero del corpo , cioe nel moto delle fibre del cerebro,
in cui di una maniera delllntutto arcana, cosi dal sapien*
tisslmo Autore disposta, vede lecose poste fuori di s4che
soDo la cagione ae* cerebrali movimenti; in guisa cbe
se da un agente qualunque yiene ad eccitarsi il medesimo
movimento si ayrk la medesima percezione , senza cbe
realmente esista Fo^^tto percepito cui se ne potesse la
cagione attribuire. L*intercettazione della comunicazione '
di alcun senso esterno col cerebro della impressione di un
oggetto fuori di noi : i fenomeni del sogno , del delirio ,
deUapazzia, per cui si crede di Tedere ci5 cbe realmente
90 REL\7.IOI»e
noa h : ii vedersi aache oello slato di reglia cd mezzo dd-
le leoti gli oggetti noa dove esbiono n^mente , ed anoo
seoza leati per la rifrazione de* raggi delta luce: la squi-
gitezza della stnittura degli organi season ; tutto va a con*
fermare che gli oggetti noa si conoscoao in s^ stessi, ma
soao dal aoslro spirito appresi mediaate i movimenti nel
cerebro destati , e senzach^ di tali movimenti alcana cosa
si apprenda. Non imagini pertaoto di sorta alcana noi
abbiamo nel cerebro, roa solo movimenti di fibra cbe de«
terminano lo spirito alia percezione , cheancbe idea si ap*
pella ; h inerente dessa alio spirito , e nulla ha di corpo-
reo e di materiale. Se Reid avesse ci6 consideralo , noa
avrebbe daf a taofopera a confutare la esistenza delle idee.
Ni con questa teoria arme si somministrano alFideali-
smo, e una impossibilili si stabilisce di provare Tesisteo-
za de*corpi. Non lo sari provata con matematica evidea-
za ; ma di una sufficientissima certezza manchevole nod
sara. La vivacity di gran lunga maggiore delle sensazio*
ni suUe pure imaginazioni , la costanza e regolaritA di es-
'se, e taote altre ra^iooi nolissime, da* filosoG recate, ci
Gonvincono a sufficienza delta attualiti de'corpi. Soprat-
tutto poi troppo singotare e bizzarro , e secondo dice 0uf-
fier , in conlradizione continua con i propri peosamenti
8ar& cotui (se pur vi sari ), che solo per mancare la pro-
va metafisica aell'esistenza dei corpi, non dar& Tassenso a
ci6 che con prova fisica h addimostrato. Gostui non im^
merileyolmente potri cadere fra le catene ch egli niega ,
ed essere condotto adun qualche ospedale per curato ael
cerebro.
. Prosegueodo it GalluppI nel discorrere la sottoposta ma-
teria y dk per certo che sentire e percepire la causa della
sensazione sia naa cosa inseparabile ; e che la nostra men*
te per Tatto stesso del sentire passa a conoscere i corpi
faori di 9k che ae soao la cagioae ; e ciede aver cosi in-
Testigato it modo di spie^are come lo spirito passa dalle
interne modificazioni agli oggetti esterni.
Ma sembra piuttosto dover coachiudere in contrario col
N. A. cbe I'o^etto della sensazione non sia lo stesso delta
causa che la produce. Le sensazioni di caldo , di freddo ,
di odore ^ di sapore , di dolore , di piacere sono esse nie-
ACCADEMICA 91
desiiue loegelto diversissimo dalla causa produtUice* E
quaiite yoSe abbiamo le cennate seosazkmi senza eono*
scere qual sia stata caasa siffatta? Anzi di qoante, mal*
grado gli sforzi de' filosofi , se iie ignora tottevia la vera
origineY
, fsensi deDa vista e del tatto, daccb^ alineoo ne abbia*
mo memoria , sembrano essere oggetlivi ; oasia cbe ii lora
esercizio foccia nascere la percezione degli offgelti esterai
che ne sodo la causa. La maggior parte de' hlosofi al solo
talto concede questa propriety sin dal priocipio del suo
esercizio ; ed alcuni f ra loro credono , cbe il tatto istruisca
la Visione e tutti gli altri seosi , faceadosi tratto tratto ac-
Juistare Tabitudine di trasportare le nostre interae modi**
cazioni alia superGcie dei corpi. Di cio per6 la coscieaza
nulla ci dice ; nk la ragiooe sufficientemeale eel pepua*
de ; uh gli esperimenti finora praticati su' ciechi nati con
le cataratte , operati da celebri oculisti , ci offrono de' ri-
sultamenti decisivi.
Ha ancor concesso al Galluppi, cbe oggettive siano
tutte le sensazioni , non perci6 spie^asi il fenomeao del
passaggio dalle interue mpdiBcazioni alle cose esterne. fi
il ricorrere alFoggetlivit^ delle sensazioni k un nulla dire,
Eoich^ questa-oggeltivilA , ossia come le sensazioni modi-
caodo 10 spirilo facciano conoscere la causa esteroa di
tali affezioni , k quello che tuttora ha bisogno di spiega-
zione.
Su ^li altri motiyi addotti dal Galluppi, quali si sono
FautontA , Imduzione , il raziocinio , ognun conosce essec
de' mezzi onde peryenire alia cognizione delle cose , e ri-
ducoosi aHeyiaenza di ragione e a quella di fatto ; e
tralasciasi qoindi dal N. A. una discussione di proposito.
Credesi per6 egli autorizzato a concbiudere che non con
piena ragione Tagnasi il Galluppi de' filosofi suoi prede-
cessori , cbe in un argomento della prima importanza per
la facolt^ dili^ente esame non abbiaa recato i siochi di
nuoya discussione sia stata di bisogno*
92 ' HELAZIONE
PILOSOPIA MORALE
NB* S0OI RAMI DI SCONOmA CIVILE, DI GIUaiSPRUIlElfZA iACRA*,
E DI GIURISPaUDEIfZA GIVILB.
U socio attivo fondatore Leonardo D/ Leonardi unsuo
discorso pronanzib, di cui fa oggetto : L'esame deUe idee
di ricchezza e di poverli , e da qual momento Tuomo h
capace di ricchezza e di poverty.
In qualu^ue disamioa h sempre di gran momento il
fissar con precisione ii sigoificato deUe parole su cui con-
trovertesi. Qnante inutili dispute nel regno della ragione
per Don essersi posta mente a questo irrefragabil canone
di Logical Gale dunque col N. A. stabQir prima le idee,
cbe aile parole ricchezza epoverta si corrispondono.
Siccome ffli economisti , dice il N. A. , non dan delle
idee facili ea esatte alle parole di che trattasi , cosl da es-
soloro egli dilungatosi , non senza per6 la scorta dei loro
lumi , crede farsi innaozi neirattual contestaziooe ragio-
nando nel seguente modo.
La parola ricchezza b stata adoperataa significare ab-
bondanza , la parola povertd a signiGcare scarsezza ; e
ci6 non solo de beni,ma ancor de^mali. Ricchezza per6
isolatamente presa si piglia sempre in un senso di bene ,
come povertd in un sedso di male ; talche dicendosi que-
st'uomo h ricco , s'intende cbe ha de' mezzi onde appaga-
re i suoi desideri ; povero al contrario se di tali mezzi for-
nito non troyasi. Ma posli cotali seosi, siccome ricchezza
epoverta esprimono una quantity di beoi e di mali , e
questa quantitA. & variabilissima secondo lo stato indtvi-
dual di ciascuno , cosi senza aversi riguardo ad essa si e
dato il nome di ricchezza a qoalunque bene , quello di
povertd a qualunque male. In questo senso dice il N. A.
dovran prendersi nella scienza economica i significati del-
le mrolericchezzae povertd, ed analogamente egli pro-
cede nelle sue inyestigazioni. Secondo lui pertanto una
forte e leggiadra costituzione di corpo , una buona intel-
ligenza , posseder dei buoni amici saranno un bene , c
saran quindi una ricchezza; il contrario sara un male,
ACGikDEMlGA 93
SDindi una poverid. Ed ecco Fldea fondamentale che pu&
edursi dal Tracy nel suotrattato della volonti dici6 cbe
per ricchezza e per poverta intender si deve.
Esamioate ia tal modo cotali parole i h da yedersene
rorigiae in noi , e se le idee e i sentimenti cbe vi corri-
spondono siano un iatto primitivo del nos(ro essere , op-
pure unacquisto delnostro travaglio diretto dalla volonta.
Gli ecooomisti che a quest ultimo sentimento esclusiva*
meute piegano, sembra che non bene procedano ne*loro
raffionamenti. Impercioccb^ essendo Tuomo capace sin
dalsuo nascimento di seosaziooi piacevoli o dolorose, de-
nominate con tutta ragione beni o mali i di maggiore o
minor calcolo secondo 1* intensity della sensazione mede^
sima, ne deriva per necessario conseguente , che del sen-
timento di riccbezza o di po^ertA sia egli capace^ sin dal
suo nascere , nh sentimento cotale potr&giammai dirsi ua
frutto del travaglio dalla volontA diretto.
A questa proposizione non forma ostacolo il dirsi, che
Ti siano delle sensazioni indifferenti ; poich^ ancbe vera
per un momenta questa non sostenibile opinione , non pu5
giammai negarsi , che di quelle ve ne siano che indiffe-
renti non tornino , e cbe lion ci affettino bene o male sin
dal nostro prime nascere ; il cbe k pih che sufficienle a^
farci conchiudere col N. A. cbe Fidea e il sentimento di
riccbezza k nell'uomo un fatto primitivo , e non un frutto*
unico del travaglio diretto dalla volonli.
Con questi ragionari non si intende dal N. A. entrare
in quel sentimento , cbe nulla le nostre azioni inQuiscano
al nostro bene o male , o cbe nel bene e nel male non ci
faccian progredire iofinitamente piii , cbe non fa la natu-
ra con gli impulsi suoi primitivi. Solo egli dimostrare in-
tende non trovarsi esattezza di ragionamento qualor si di-
ce 9 flu ire le nostre ricchezze tutte dalle nostre azioni , con
esdudere ci6 cbe in noi originariamente e senza nostro
travaglio avverasi. La natura d& i primi impulsi : Tuomo
Jirosiegue a gonCe vele imitandoli, ed indinandovi le sue
acoll^ e le sue azioni.
Sorta non facil questione , di non lieve importanza in-
tanto per le aue conseguenze : se la scambievol promessa
di matrimonio, detta volgarmentea/yaratfo/ij data ed acoet«
94 RELAZIONE
tata senza le for mall I& dal novellb Tigenle cod ice prescrif-
te , produca gli effetti canonici : il socio attivo fondatore
iSacerdote Gaelaao d^Drso ha sosteauta in un suo ragio-
namento la parte afieroiatLva. Questioae importante per
le sue conseguenze , e pel re^olameato delle coscienze ; e
perebfe contandosi fra gli effetti canonici Timpedimento
dirimente , cosi detto di pubbliea onesta , per cui h oullo
ne* canoni di matrimooio di una delle parti con i parenti
deH'altra in linea retta o collaterale sino al primo grado
di dritto canooico ; se avverrA cbe Fautorit^ ecclesiastica,
cui tal giudizio si appartiene , prononzier& Tannullamento
del matrimonio per impedimento siffalto , infinite conse-
gnenze ne deriveranno nelle vie civili ancora.
Pria che dal N. A. si discenda alia dimostrazione del suo
proposto , si passa a stabilire la definizione secondo i sa*
cri canoni di Ci& che per contralto di sponsali s*intende ,
ed a fissare, cbe giusta la XIII L. §• He spansalibus^
11 solo consenso era sufBciente alia Taliditi degli sponsali:
Suffieii tmdua consensus ad consiiiuenda sponsalia.
E ci6 malgrado cbe yarie maniere engio in usodi celebra-
re un tale contralto.
Stabilitaquestaidea fondamentale si discorrono in clas*
si dal N. A. tutti gli effetti che dagli sponsali derivano y
siano naturali , siano civili , siano canonici. Ed in quauto
ai primi niun dubbio della loro esistenza ed obbligazione
pel risarcimento dei danni in via di coscienza , ancorch^
per una causa qualunque esser potesse impedito il magi-
strato dal pronunziar la giustizia. Per li secondi tutto il
loro vigore si aveanofradi noi sinoal 1810 in qualunque
maniera gli sponsali fossero stati contratti , poicb^ sino a
qudFepoca regolandosi i magistrati nelle loro sentenze
con le leggi canonicbe pronunziavano la giustizia dietro
le prove di qualunque ^enere loro si offrivano sulla ve-
rity dell'esistenza di tali contratti: dal 18 10 in poi cess6
Juesta maniera di giudicarOy poichfe con real dispaccio
i Ferdinando III fu slabilito che gli sponsali allora sol*
tanto ottener poteano i lor effetti si avili cbe canonici
Juand eran celebrati innanzi al parroco ed a' testimoni.
cdiblicatosi nel settembre del iSiQil vigente codice, re-
st5fis8ato(art. i48; \^CoA. p. i.)chela promessa di ma-
ACCADEMICA 9S
trimonio in qualoDque modo data o riceyuta, e non falta
COD le fonpe dello stato civile, non produce alcana obbli*
gazione ; e la copia legale delPatto di solenne promessa
h ii titolo con cui saxk promossa in giudiuo I'azione del
dan no.
Dietro questi prelimioari scendesi dal N. A. a discor-
rere la proposta cootesa ; cioe (giova il ripelerlo) se gU
sponsali contratti senza le legali (ormalit& delio stato civi-
le producano rimpedimento di pubblica onesia.
Sostengono non pochi la parte negativa, suUa rag^o-
ne , cbe non riconoacaidosi daJla legge altro contratto in-
torno agli sponsali , se non quelle cdebrato con le solen-
nitk da lei stabilite ; e manoando il contratto* a mancar
yiene la causa cbe fimpedimento produce, ne risulta per
necessario consegueale , cbe tale impedimento non pu6
Siammai aver luoffo. E soggiungono essere della potest^
el Principe lo stwilir le regole de' oonlratti| e ii pronun-
ziar sul valore o'sulla nuKik di essi.
U N. A. per6 rifletteodo , cbe aaco la Ghiesa, indipen-
dentemente dalla poteslA secolare, h nel dritto di stabilire
delle condizioni per la validity del contratto del mairioio-
nio , ossia eome dicesi nel liogua^gio teolo^ioo h in fa-
colfA di stabilire de^li impedimenti dirimenti ; loccb^ die-
tro il canone del Tndentino non piii ccHitrovertesi.
Riflettendo cbe da' sacri canoni, come sopra cennossi,
9000 dicbiarati yeri sponsali le promesse scambievoli di
matrimonio , date ea accettate col solo consenso delle
parti, senza ricerca di formality alcana;
Riflettendo cbe la legge civile non ba dicbiarati nuUi i
contratti degli sponsali , n^ vietati quando celebrati fosse-
ro senza le solennitft da lei prescriUe ; ma solo gli ha pri-
rati degli effetti civili ;
Ben considerando gli articoli della legge medesima
( i5o e i5i God. p. i. ) con i quali limitansi le disposi-
zioni di essa suUa materia in esame agli effetti eivili e
politicij e cbe soUo queeto solo aspeilo essa regola la
quality e le condizioni de'contraenti, e lascia intatti i do-
vert che la relifftone impone, senza portarvi alter a-
zione o eambiamento aieuno;
Considerando inoUre cbe gli sponsali a?endo formato
96 RSLAZIONE
obbietti delle present! LL. GG. a cessar yenne il real di-*
upaccio del loio , e ci6 in esecuzione del real decreto
dd 21 ma^gio iSip; ed anco su questo puoto oiua'altra
controversia di quabiasi specie pu5 ulterbrmente sorgere.
Per coDsiderazioni sifiPatte , stabilita una linea di divi-
flioae tra le civili disposidoni e le ecclesiasticbe , ogni ra-
gione comanda, cbe sotto I'uao o Tallro riguardo gli
spoDsali devon separatamente considerarsi. E quiodi sot-
to quello delle ecclesiasticbe , celebrato questo contratto
senza le formality dello stato civile, a produr si viene rim-
Iiedimento dirimeate di pubbliea onestaj per cui di n\xU
il& rimaDe oolptto il matrimonio contralto da una delle
parti con i parenli delTallra in linea retta o coUateraie
sino al primo grado di dritto canonico.
Una questione di drilto.sulla dote, di molto interesse
per la societA, fu esaminata in una dissertazione dal nostro
socio atlivo Sebastiano Politi. Si propose egli di esamina-
re : se i beni cbe la nioglie abbia , maritandosi senza una
convenzione , debban considerarsi dotati o parafemali ;
ed inlese dimostrare, cbe come dotali deboon conside-
rarsi.
Al fin di farsi yia alia illustrazione del proposlo suo
divisaniento discorre i motivi percbfe nel nostro Codice ,
differentemente dal francese , fossesi determinato , la re-
gola dotale formare il dritto comune del Regno , e perch^
abolite tutte le particolari consuetudini , la regola dolale
8oltantO| o quelb dellacomunione, possono ammetlersi nel
contralto matrimoniale, e che per la seconda una espres-
sa convenzione si esi^e; gli articoli qutndi 1344) 1345,
1 395 furon sanzionah dalla sapienza del nostro legislatore.
Avviciuatosi cosi il N. A. al suo argomenlo , e ripropo-
sta la questione , fa precedere alio scioglimento gli arti-
coli seguenti del God. p. i •
c La dole consiste ne'beni cbe la moglie porta al marito
J per sostenere i pesi del matrimonio (art. i353).
J Tulto cio che la donna si costituisce in dote , o cbe le
J yien donato nel contralto del matrimonio, h dotale , se
3» non vi k stipulazione in contrario ( art i35i). II silen-
» zio de*contraenti , quando non yi sia afiatto dote , o la
1 semplice stipulazione con cai la moglie si costituisce e
ACCADEMIGA 97
) le vengono cosUtuiti de'beni in dote , basia perch^ sia-
I no quesli beni sottoposti alia Ve^la dotale , tulto che nel-
1 contratto del matrimonio non siasifattasopra di ci6 una
1 espressa dicbiarazione i (art. i346}.
Su'quali articolr dai N. A. cosi ragionasi.
La l^ge dispone per reffola genercue , che tatto ci& che
la moglie porta al marito e aotale; per cigcezione pero escla-
der vi si possono de*beni,che sichiamerebbero paraferna*
li. La eccezione suppone la regola , cui tutto va soggetto:
il silenzio de'contraenti equivme alia mancanza del con-
tralto. In tal mancanza di stipulaziftoe adunque , con cui
dero^assesi alia resola dotale, per dritto comune del re-
fno mtendendosi i I matrimonio contratto secondo la me-
esima, i beni della moglie devon considerarsi dolali per
regola generale.
A conforlare il sue divisamenfo espongonsi dal N. A.
i vantaggi della dote, e la convenienza di assicurarla alia
moglie nella respoosabiliti del marito; e fiancheggia inol-
tre lb sue idee con le autoritji di sommi dotti nella scieoza^
ciofe di Voet, Merlin , Delvincourt , Magliano e Garrillo,
Troplone^ Fabro, Dalloz; dalle ouali autoriti deduces!,
che nel dubbio se i baii portati dalla moglie al marito sia-
DO dotali o parafemali, debbansi riputare per dotaU; che
nel silenzio de^contraenti devesi credere , che siansi uni-
formati a cib che per legge generale di regno h sfabilito;
e che h convenientissimo assicorare nella responsabilitft
del marito la dote della moglie ; sulla quale somma con-
Tenienza coA conchiude.
c Or rapportando le diffisrenti opinioni e le apparent!
I antinomie della leg^ge sono motivi di essa cne nella
1 flnttuazione e nella inceriezza di decidere devono trionfa-
» re. Un sistema che melierebbe a rischio evidente le doti,
1 altronde riputate sacre , che darebbe agli sciupatori ,
1 agli intri^nti, al yizio medesimo un invito oo^ pressan-
1 te, uno stimolo si forte a distrugsere sin anco le speran-
j ze di una generazione, un privuegio dico cosi funesto^
J ed un sistema tanto immorale, non saprebbe reggere a
1 fronte di un altro , che in armonia con i yeri principi
> ha il prezioso vanta^do di essere conservatore benefico
% e soprattutto ricco di telici conseguenze in favore di una
98 RBLAZIONB
J prole cbe rimarrebbe altrimenti espoBla al pericoh) di
9 soccombere sotto il peso deirindigenza e deUa diqpera*
J zioDe 9.
E riprodolta qui la proposizione al priQcioio stabilifa,
ed a GUI tutti i suoi ragionari diresse , pose ime alia sua
dissertazione.
* CONCHIUSIONE.
Ed ancor noi poniam qui termine a questa nostra rela-
zione accademica. Erivolgendo lo sguardo a quanto di
lavori dalla nostra accademia in sei anni dalla sua ripri-
stinazione si h dato, quantunaue dir non possiamo di es-
sere stati creatori nel sentiero della sapieoza , potrem per6
compiacerci di averne mantenuto fra noi seoipre acceso
il sacro fuoco. Compiacerci polremo di noa aver tradita
la nostra missione , ai aver dato un nome alia nostra pa«
tria , di avere aperta alia strenuagioventii nostra una via,
per la quale camminaado fallir non potra a gloriosa meta.
E toccando per sommi capi la serie di nostre elucubra*
zioni , noi possiam dire con nducia , che non ci siamo mo-
strati stranieri alia bella penisola di quanto ivi discutesi
in filologiche e letterarie discipline : ne i nostri giudizi po«
tran cosi facilmente esser mandati alVobblio. La storia pa-
tria nostra particolare, e quella delFisola nostra, non esclu-
sa la parte autiquaria , sono state da noi illustrate in prosa
ed in verso : la pittura, la ^oltura si son moslrate fra noi
fiorenti ; e per la prima di queste arti belle non inferior!
ad alcuna citta deirisola ci abbiam fatti vedere. Le arti e
mestieri che comodi ed agi alia vita nostra civile ci ap-
prestano , oggetti sono stati di noslrc discussioni ; vari me-
tpdi di fabbrica di vini , di concerie di cojarae j di estra-
zione della seta sonosi da noi esposti-, eserapre suHe basi
del fatto proposti alia ese^zione. Vari lavori di Botanica
e di Geologia abbiam presentati a' dotti in queste facolt^ ;
e particolarmente la flora patria che a momenti dal nostro
socio attivo Scuderi ci sari presentata , e la illustrazione
delie vulcaniche eruzioni ne'basalti di Gastello, e Trez-
za y meriteranno il plauso dei dotti in questa ramo di ^•
pere. Le nostre aoque minerali son tutte analizzate da' no-
AGCADEMICA 99
slri soci , e le virtu mediche ne sono state descritte. E sc
una saggia leatezza ha fatto dlBerire il segaar le qdantita
de' componenti di esse , cagione felice ci sar& di risulta-
menli piu sicuri, e piii importanti. La grippe, malattia che
ci aOIisse nel i833, trovasi nei nostri arcnivi descritta ia
tutti gli svariatissimi fenomeni che ci ofierse , e nei metodi
di cura che la fugarooo. E se il colera asiatico noa fu soff-
getto di nostre osservazioai , ci6 si deve alia cagione le-
ncissima di essere stata la nostra patria libera da si terri-
bil flagello.
Termine non porrei, se di tutli gli altri rami anche per
sommi capi tocear volessi : molte e molte materie alia pen-
na si offrono , anzi si affollano, e di medicina curatiya ed
operatoria , e di filosofia razionale e morale , e dl econo-
mia civile e sacra, e di matematiche e di fisiche discipline.
Ma in veggendo che di troppo lungo h tornato questo mio
c[ualunque siasi lavoro , e troppo la voslra soSerente jgen-
tilezza ho abusato, conchiudo coU'espressione degli augur i
piu fervidi , che Tincominciato e felicemente proseguito
accademico a^one non mai si rallenti : saranno nostri me-
ritati premi , infallibil vittoria , decoro alia patria , gloria
nostra all'impero di morte non soggiaccnte.
Ho detto.
INDIGE
PILLX MiTXBM I DEGU AGCADKMICI CHB LB HUf TaATTATB
Sugli stndi di Borghi — Antoniiio Cali Sardo
Elogio di Dante — * Mariano Leonard!
SuU antieo poetare e aul modemo— Giuseppe Seminara.
Sul bfolisla Gangi — Giuseppe Ragonisi
Toniata poetica suila ballaglia dlmera comaudata e irinia
da Gelone di Siracusa, ragzuagliala a quella .di Salami-
DB) o al &Uo d'arme delleTeroiopili — iNscorso in prosa
di Mariano Leonardi —Poesie di NaTarra, di Nioolosi ec.
Sul tratio Orasiano: 27//iie/fira/>oem— Baroneilo Ro-
sario Gall • •
Sulla Tila pittorica di Vecchio — Mariano Grass! • • • . .
Su di alcone scoUure di Musmec! — > Niccolo Musmeci. •
Sul goTemo de* bach! da seta — Girino Fichera
Sulla iabbrica de' vini — Rosario Grass!
Sul linum Steuhoif sul CynoiuruM aurem, nvUVJrfmdo
JLepioetJamu, wdiXJrundo Co/otiiojfiwiia --MaroeUo
Pag. 6
B 12
1 i5
S 20
Su' b^lti di TresEB — Mariano di Mauro • .
SuH'acqua cost detta del Fwro in Aci-Reale— •Saltatore
Rigano • #
Suli'aoquadi SanlaTeda in Ac! Reale—- Sal? atore Fiebera.
Sulla morbosa cosUtunone delta stagione jemale del i836
— Filippo Arcidiacono •
Sulle virti^ medicbe delle acqne di S.VeDera, di 9.Teclv,
e di^l ferro in Ac! Reale— > Salvatote Fichera
Osservazioni osletriehe,emiotomiebe eo. CrislobfoCoseo-
tino
Sn di alcuni easi pratiei di medicina operaloria del sig. Bion*
di riferiti dal sig. Gpriani — Hicnelangelo CosenUni. •
Suir Algebra di (Saano — Antonino Flavetta
Su*motivi l^ittimi di nostre eonoscenie stabilili dal signer
Galluppi — Rafiaele d^Urso.
Snile idee di ricchena e di poverti—- Leonardo Leonard!.
Suffli sponsali — Gaetano d'Urso ••
Sulla dote — Sebaaliano Polili ••••••
% 3o
49
5a
56
69
66
69
73
78
8a
^5
9»
96
■ •
ELENCb
De' SOCi DELL*ACCADEMIA IN CONTINUAZIONE A QUELLO
DBLLA SSGONDA RELAZIONE JIGCAOEMICA.
SOci ATTIVI
Viacenzo FjoriDi Heli
SebastiaDO Fichera Rapisarda
MariaDO Grass! Musmeci
COBRISPONOXIITI
Lorenso Horgigai «
Ludovico Bianchini > da Napoli
DomoDico Rolondo ^
Giovanni Sannicola da Venafro
Giovanni Raffaele da Messina
Francesco de Lisio da Napoli
Hicheie Pandolfini da Palermo
Rosario Rieceri da Catania
£mnianuele Taddei 1 , ..
Miehde Tenore | ^ ^"I*"
« •
Salvatore Apa da Belpasso
Giuseppe de Cesare
Oronzio Gabriele Costa
Bafiaele Liberalore \ da Napoli
Fedele Amante
Antonio Nannola
Salvatore Russo Ferniggia da Noto
Ferdinando Saraceni da Venosa
Yelpeau Esquirol i
.Villarde Niimier Carron > "^ ^"«'
ELENCO los
Domenico Aoselmi da Castrovillari
Matteo de Augustiois da Napoli
SaWatore Campo da Ragusa
Giolio Cloquet da Parigi '
SaWatore Furnari da Novara
AntODio losenga da Catania
Filippo Parlatore da Palermo
Bartolommeo Rapisardi da Mascalucia
Ireoe Ricciardi ) , .. ..
Anlonio Grillo ) ^'^ ^'^P^'*
Annetta Turrisi i
Giuseppina Turrisi J ^* ^^'"'^^
Niccol6 de Vincenliis J , «j
Giacomo Savarese 1 ^* ^*P°''
Waltershaaseo A. S. ,
Waltershausen W. S. I **"* ^^^''^'*
Vitlore Ghigliani da Torino
S* D. R. A. Philipps da Haogbourg
Alessaodro Rizza da Siracusa
OnORARI RISIDKIITI
Mariano Leonardi Gambino
Pier Tommaso cantore Conlinella
PJacido Vasla Deodati
Cirioo Fichera Raptsarda
' ONORARI KSTRRI
S. E. Marchese del Carretlo da Napoli
Giuseppe Garofal i
Francesco de Lisio / da Palermo
Vinceozo Pergola i
Antonino Gargolta da' Termini
Giachino Rossi da Paterno
Biagio Antonio Maodarini da Matera
Antonio Gale da Potenza
104 ELENCO
Gioseppa Goaoei-Nobile da Napoli
Sebttsliano Ittar da Gataoia
Franoeico Logorot da Napoli
Giuseppe de Marco da Potensa
Bernardo Qnaranta { « |^ ■•
Francesco Ricciardi ; ^
Raffaele Sangio? anni %. ^
Yincenio Sarli '
Salvatore Betti da Roma
P. Angelo Grillo Cassioese da Napoli
Gioseppe Hanoo da Palermo
Conte Ricciardi da Napoli
Giuseppe Ruffi> da Palermo
Gaetano Scovano da Idone
March. Biondi da Roma
Doaoe A. Sydney da Nubva lork
M. Or6la da Parigi
T. M. W. Victor da Nnova Orleans
Gaspare Serri da Roma
COtLABOEATOai
Mariano Grass! Musmeci
Niccdo Musmeci Call
Michelangelo Cosenlini
Giambattista Rao.
/
REllZIOIKE GENIRAIE
DEI LAVORI
DELL' ACCADEMIA
DEI ZELAlVn PI ici-REJULE
S Ca I TT A.
tl6REtABI0 GEMKRALS ONORARIO rXRPlTVO
DILLA Hl0ItIM4 XC. tC.
MESSINA, 48/11
Per la Sfamperla dl Tommaso Capra
JirifiMegna del Maurolieo
* Sirad* G>rto num.* 1 76-1 77.
AD
IGNAZIA VIGO NATA CALANNA
IL SUO UNIGENITO
UONARDQ
C/ffiMiy per sempre e di tre anni appena
tu mi lasciavij genitrice amatissima} V ultimo tu(y
pensiero era il figlio , e non potevi confortarmi
dell* ultimo amplesso^ nd donarmi V ultimo sguar^
do y perche V affetto de consanguinei mi ti ai^ea
dis^eito dal seno, e quelP estremo tuo pensiero ter-^
restre si unii/a al primo di paradiso y che a te-
hrillava gia fatla intelligenza celeste. Tu eerto
dalV alto sempre in me rivolgi gli occhi amorosiy,
ne a me e tramontato solo un giorno di vita ^
senza pregare il gaudio de* giusti alia tua animct
benedetta ; nelle calamita delta mia esistenza ^ e-
molte lo sai /' hanno annus^olato y nelle mie cert^
allegrezzey nelle tempeste delle passioni che- baxi^
no sconvolto il mio cuore^ solitario mi sono Fitrat^
to dinanzi alia tua cara effigie y teco quasi vedi^
viva ho pariatOy in te ho aeposto il segreta del-^
r anima mia^^ e mi son eonsolatQ ^ E dakezza^
e coTjforlo y estasi senza pari comunicar moral-:
mente coi trapassati , e quel reciproco commercio
di affetti in cui tanto il cuore si delizia e rinfranr
ca^ commercio che av.vien senza nostro 4jolere e
che alls spontanee lagrime si mesce , solleva gli
animi sensihili e ne asperge di balsamo le piaz
ghel — Questa dolcezza^ quest' estasij oh quanta
jiate V ho io assaporato genuflesso sulla ti4a se-z
puliura^ rapito pendendo dalla tua immagine^ che
il Patania mi rese come se viva ! e quanti e qualt
m^ansueti affetti han destato il tuo /volto , la tua
ricordanza a me spesso fiero^ bollente^ ne lieto 1 1 .•
Quant* io ti ami lo sai , che ricpngiunta allq
prima origine mi leggi i pensieri y io lo so che
scrivo queste parole e le cajicello col pianto; non
posso darti che la mia prece il mio cuore , e li
hai interissimi\ ma concedi che il puhblico sap-
pia^ come la tua morte non ha in me menoma*
tOy anzi racceso V ardenza del sentimento delVqfr
Jezione filiale per te o beata^ che abbeverandoti di
amarezza con gravissimi tuoi pericoli mi desti la
y^ita y e tanto sqffristi gioconda per la nato dalle
tue Tjiscere. O infaustissimo i maggio 1 8o3 / Mar.
dre miay madre mia, non ti vearb piii sulla
terra / . . .
Lugho , 1 840.
^^^^^^%H%%%%% "%%*%% v%>%%%%%%%%%%^%%*^%%**^*^%*%^*»**»***%*^%%^%%y
T « - • •
LVXTOniQ
J\ SL 1818 la merch di Paolo Leonard! e Maria"
po Pinocchiaro f^alastro (1), proposi scrivere V acitana
istoria ; compiutala la offersi al Decurionito , ddiberb
questo corpo si esaminasse da Giuseppe Gangi e GiU'
Seppe Grasso jircidiacono , V Intendente prescrisse si
spedisse a Catania ; nel i8a3 puhblicai il programma
dell* opera (a); nel i8a5 e altra voUa nel 1827 le Me-
ntor ie storiclie di P. Paolo Va»ta , che farmano parte
delta lerza sezioiie di quell' istoria con ivi i cenni bio'
grafici di allri ap illustri (3); nel i832 (4) i833 e i834
(1) Fedi Notizie itoriche della citUdi Aci-Reale raecolte da Lionardq
Vigo, Palermo i836, nella Prefazione.
(2) (aiornale di scieuze lettere ed arti per la Sicilia anno 1823, torn, i
pag. 940 •-Letteradi L. Vigo all' ab: Giuseppe Bcrtini, che serre di program-
ma alia di lux opera intitolata "^ notizie storicbe della citta di Ad-Reale:
t opera si promise parlirsi in quattro sezioni : la prima dovea eontenere
iquanio ci i nolo di Aei Sifonia daW epoca storica al 1079 deW era no^
sir a: la seconda la sforia modemOf che venne protratta al i836.'/a terza
dovea versarsi sulla biograBa acitana tessendo la vita degli uomini illu*
stri ; la guarta sulla topografia del territorio acitano.
(3) Nello stesso giornale /. is /i. sgS anno 189 5, e nel iS^f dai dpi
della stamperia reale in Palermo ^ I benemeriti ivi ricordati sono
P. P. Vasta^ Alessandro Fasta, Fito d^Anna^ Alesaandro d*Anna, Miche-
U Fecchio, Fenerando Costanzoy Baldassare Grasso^ Giacinto Platania^
Giovanni lo Coco^ Matteo Ragonisi^ Giuseppe Greco, Candido Carpina*Oj
Antonio SantonocitOy Giuseppe Grasso, Mariano Cali Canzirri, Giuseppe
Grasso Giamingo, Santo Leotta^ Paolo Fasta junior e, Giovanni Leonar^
di, Francesco Finocchiaro Barrasca ec.
(4) ElTemeridi scientificbe e lelterarie per la Sicilfa t. !) p. 109. Dcllq
flato preseiite de* teatri cc. Lcttera di L. Vigo al Principe di Granatelii,
(5) sposi le storie di aliri nostri , e distesamente di
P. P, Platania (6) e Fine. Costanzo (7) la wia e Va-
nalisi delle opere\ nel i836 impressi la storia civile di
jiai'Reald in due seiioni partita , ave feci ritraito di
altri cento benemeriti (8) , e nel 1 840 di ooloro che
ultimamente con U medieh^ scienze la patria illustra*
rono (9). M^t n^n avea data ancora la biografia degli
uoroiai illustri annunziata sin dal i833 , delta quale
avea mandato fuori sparsamente quasi tutti i materiali,
onorato del grado di segretario onorario perpetuo deU
V AccademicL degli Zelanti , promisi una Helazione Ge-
nerale de' layori accademici , che sono I' istoria del
pensiere municipale. L* aver sen^ito la patria iVi civici
bisogni e I* essermi vtrsato in altre lutubrazioni (10}
me ne at^an dis(olto / nM nel iSSq ad^nata la selini
M *ifa memofia di V. Coitanzo, Draneesco Faita^ Diego C09tarelk
fid altri,
(5) Nel I. gennaro i833 nel diicorso inangurale deWAeeademia dei
Zetanti furon celebrcUi Pietro Bottini, Sebastiano Fatta-Cirelli ^ Mariano
Leanardi, (iesualdo CratsOy Era*mo Sciacca y P* Foita , Girolamo Par
nebianeo , Fenerando Gangi , Candida Carpinaio , I*ahriuo jdgoMtmo di
Maura, Antonino Penniiif Datnet^ico Gran^o ec. ec»
(6) Nel 1834 ^^ Ragionameoto su P. P. Platania ee, , che forma
parte degli atii deW Aecademia, dittesawtente favoUaei del delta poeta edi
Aleseandro Graeso barone delta Biviera.
(7) Manrolico Giornale di BcieniEe lettere ed arti. Messina 18S4 n* 11
pag. 173 en. i3 pag. 198. Ovo oltre delta vita e delle opere di V. Oh
etanzo targamente illuitratej ei eennano Salvadore Boeei^ Giovanni Bo^
eiy Mariano Call, Francetco Faeta, Pietro Graeei Calanna e attri,
(8) Chi pu^ numerare gP illustri dd guali ho fatto iungo o breve
ricordo nelle notizie storiche ? Ivi eeeondando le opportunitd ho tralaseio'
to ben pochi: ne note eoltanto tatuni: SebasHano Fasta Cirelliy Aneelmo^
Grtuso, Tommaeo Amico, Pietro Leonardi, Mariano PatanSy Tommaeo
to Brunoy Atanaeio di Aci, Fincenzo Geremia , Giacomo Graeso , Gro-
gorio Pataniay Michefe Ureoy Ambrogio Finocehiaro , Giovanni Ferrari
ti, Francesco BaltiatOy Giovanni Platania y Cherubino Aiiotta , Giuseppe
Caliy Can* Cavallaro, Saverio Musmeciy Giacinto Platania , Alessamlra
Grasso Biviera , Pietro Barrabini , Marc* Anionic Grasso, Michele cT A-,
micoy Erasmo Pennisiy Giuseppe Gulli, Sebastiano Leonardig Atfio Grae^
eiy Giovanni PatanS e altri non pochi,
(9) EUogio del Chinirgo Giuseppe Gosentino, Messina t84o. Ivi oltre deh-
r elogiatOy di Filippo Badald e di Michelangelo e Cristoforo Cosentino ei
ragiona, ^ In oltre nelle Siciliane Eifemeridi nel torn, j p. 169 , torn, 9
p. 74) torn. 10 p, ISO torn. iZ p, 106 torn, iS p» iu9 e torn, 80 p, 4*
eono esposti i lavori di altri dotti acilani ; net Vapore anno i836 /»• t8
f 1 amunzia it merito dello scultore Anastasi.
(10) Fet/i la Memoria fe^ ^dMHosUra^e b utiliU di ooitruirii on poirto
VII
d^ documents f awisai pochi dotii appresiar elemefUo a
soda e utile biografia , cioe Mariano Leonardi » Paolo
f^asta, Vincenzo Cosianzo, Venerando Gangi, de quali
io f Giuseppe Ragonisi e Candijdo Carpinato avevamo
esaurito la materia : perb presceisi la narrazione stoHcdy
divisi i letterati in epoche , abbracciai iutii in grandi
quadri ove oggettano i prestanti , ed evitando le ripe--
tizioni e i luoghi ccmuni ^ accrehbi la bievith e la
chiarezza.
Ad attenere intera la protnessa del programma del
18^3 > or solo manca la sezione quarta , eivh la storia
vaturale dell' agro acitano^ e questa daro fra non guari
mi valendo delle accurate hwestigazioni dell' Accadc'
mia : cosl verrh piena la conoscenza civile letteraria e
naturale di jici. jiuguro a questa telza sezione la ge-
nerosa accoglienza ottenuta dalle precedenti, cK io terrb
sempre come incoraggiamento al meglio (i 1).
// poco che jici cffre di notevole pria del 1 600 ^
h segnato nella sezione seconda ; gli ottimi benejicarono
il comune e cttennero condegno ricordo. Ma jitanasio
easinese Jiorito nel 1 200 y e di cui storici e pubblicisti
fan motto > sopravanzb gli altri in fama e antichifa.
Di lui conoscesi il nome soltanto, e una cronichetta det^
iata nelV insulare Javella delta venuta di re Giacomo
in Catania nel 1287, ^'^^ ^ ^^^^^ dcpo iiyes^ero. £ra
stata evulgata negli Opuscoli sicilianif De Gregorio la
partecipb al mondo intero la inserendo nella sua £i'
blioteca : e preziosa per Io tempo la lingua la ingenuith
sol Capo de* noliji]^ e ricerclie itl porto di tJIisse. Palermo i835 ^ Jltra
memoria lutP uteuo cr^omento avtva io dettato prima tmprMa in No-
poll nella tipo^ofia Francete 2827. Quetta dimanda di Jci-Beale mi oC'
€Ufd circa un btennic j e quindi nel 1837 •— 1BS8 ad altri savip mi
ehiamd la mia terra nafale,
(ix) Noio qui solo i ^^'uib'zi di magfior pondo # eon csei ^ello &•
measo aal tav, Antonio di Giovanni Mtra inserito nel tom. 16 />. 1^7
de lie Siciliane EfTemeridi , ^eUo pronnnziato a Bologna e inserito nel
Giornale Letterario Scientifico italiano , Bologna x839 n. Soaa e 3o23 *^
Colgo gueeta opportunitd per correggere due cifre eiatistiche errate m
fuel mio lavoro allapag. xffp; /a pcpolancM di Aei-Riolt tpcca i ^ooo
literati supetgno i pooot
VllI
le noiizie (ia). Fu detto da jinselmo Grasso essere std-
to in Aci Lambridio Uscone istorico^ non vi h prova di
cib, anzi si ha ragione di duhitare delta sua esistenzd
{iZy Nessun altro letterato sino al stcolo XF si ricorda.
Allora la presenie citth nasceva ; quando ebbe vi^
gore at sorgere del iSoo, gli studi non furono suo pre*
cipuo dilette , e non lo poteano essere per la mahagid
condizione del tempo : il suo perpetuo ritorno al dema'
niOf awenuto nel i5a8, le infuse virilita: quel secold
e parte del seguente spese in afforzarsi di rendite cit-
iadini e fabbriche, nell' inizio del seicento erano scuole
e fervore.
Nel 1 641 tentarono lorojbrze in comune^ un Fi^
lippo di Lercaray qui sacro oratore in quelC annOf I'in^
Coraggib ; Cherubino Aliotta erigepa il teatro per lo
ammaestramento de giovani; crearono V Accademia de«
gli Oscuriy elessero il principe e i magistrati accademi*
cif si proposero eserciu drainmatici poetici e prosaicif e
tolsero a loro impresa una bicipite atifesibena col mot"
to ad ulrumque paratus (i4)« ^^ Aci niosse Filippo di
I^rcara , e poco di poi gli Ojicuri cessarono ; ma quel
moto non fu senza effetto » si assuefecero ai letterari
ritrovif e da quello nacquer gli Zelanli^ de quali a di''
lungo favellerh nel presente lavoro, alia loro intessendct
la storia della comunal civilth.
Luglio I 1 84o^*
(la) V, Gregerio Carrera Grout's ^ Inve^es ec.
(i3) F. Notizie Storieht p, 67.
(i4) Questa memoria i trattm daim»:di Tptnmaso lo Brua&i
EPOCl PRIMA
Goueaol e (BtUadiui
Mabi quidsm nnlli wtif crodita Tidmltts
quibui , nostrm ignote rant.
Gooo 9 D« Finibuf, Ub, %,
I L secolo XVII estimalo il meno illuslre di qiianti no son corsi dal lafradiudda*.
risorgimento delle lettere sino al presente ; calunniato e deriso dagli oltre-
montani ignoranti de* nosiri fasti intellettuali , se cede al XIV o al XVI
nelle ragiooi del bello , soprasU agli altri in quelle della sapienza : pu6
esso con apposita immi^ine equipararsi a una piramide di diamante , 1^
quale se non germina nori, ^ tutta quanta dalla base al Tertice di greggia^
ma preziosissima materia. I nomi di Scamozzi Montecucoli Malpiglii BagllW Garati«i« d«l ••^
GraTina e Galileo, basterebbero sol* essi a dar gloria sempiterna alle umane ^^^ ^y^ • modo
generazioni ; ma quel modesto secolo neppure m sterile di soaTissimi fieri, ?°°^^ ''^?''^'V'^
che vividi e fragauti olezzano nelle opere di Guidi Filicaia Redi Menzini ^^^ "* ^^*^*^
Marchelti Bartoli e Chiabrera; e se nel seiceuto i mariaeschl falsarono i
colori , certo non le idee come nel presente, che ha indossato un manto di
pellucido orpelio di affettazione in tutti i gencri della letteratura, in tutti gU
alTetti del cuore ) quel secolo almeno fu originale neir istesso errore^ questo
si d fatto servile imitatore dei forestieri. — A rialzare le lettere nella pe^
nisola concorsero la muniliccoza e la potest^ di Gosimo II., Ferdinando II. ^
Cosimo III. de' Medici, Carlo Emmanuele I; duca di Savoia, Alfonso IV di
Este, Alessandro VII e Cristina di Svezia, la quale deposta la caduca. coro-
na regia^ inghirlandavasi della immarcesoibile tessutale dalle muse. Per ess^
r italico sapcre rinacque , precipuamente la merce di collegare in society ^
filosofi a 'perfezionamento della doltrina individua^ e a dilTusione della com^.
plessiva a beneiizio del popolo e delle nazioni; perciocchd non ikvyi modo,
piu attato alia propagazionc dc' lumi, di quanto le accademie, Tero ricono-.
sciuto dalle primigenie riunioni de* greci sapient! , alle popolose asse^pblea.
de' dolti della terra in questo secolo inslituite , e che potrebbera intitolars^
ecumenichc. Quindi Roma Tide allora grandeggiare TAccademia dogli £^"UH Cre*7ion«. di. im9»
rfjr/t con 5oo soci , fra cui due pontefici Clemente VII| e Alessa.ndr^ Vll» ct4fini«.,
la quale casualmente decadeya nel 1670 quando TeniTa ft "ui^ to nostra ;-.
quella degli Ordinati di altissima nomioanza , ma di b^eye durata ^ quelli^,
de' Lincei consacrata alle natural! scienze ^ e le altre moltissim* nuiperata.
dal Quadrio (i), fra cui Tince i secoli e P obbUo 1' Arcodia creata a reTo*
care ii gusto alia pristina puritd , accademia , ch^ solo possono infamara-
gr indotti nel delirio dell' ingratitudine, e con 1ft quale non potrik sdebitarsi.
Italia di quanto le deve : essa ^ s^ata ^ri «jr «9ift dl.Acbille obbliata ftllj^
4
iaTenzione dell' archibugio. Gosl pure tatte le altre aiik italiane da Torino
a Napoli eressero noTelle accademie, le quali furono taate e si Tarie da riu-
sciroe lungo e peaoso il cataloso : n& in tal commozioae restara inerte Si-
cilia.
8uio di SioiUa Questo reamej nel centennio corso del terzo Filippo a Carlo secondo ,
Bttl s6oo. ignoto al beaefico sguardo de' suoi re ; saccheggiato dai barbaresclii si fat*
tamente che le popolazioni non ritrattesi nella terra forma dell* isola o sui
moDti pativano il sacco il foco le catene, senza ponti nei fiumi nei torrenti,
senza strade nei precipizi del regno ; corseggiato da impunite baode di mi-
ddiali ; iaretito dai diritti promiscui, dai fidecommcssi, dalla seWa delie sog-
giogazioni, dalle dogaae di terra^ da municipali e feudali priTilegi, ioGac-
chito da leggi cootraddittorie incompatibili a^uuovi costumi, da prammaticho
sanzioni dispacci, tali di natura e di numcro, clie se favella avessero ayuto^
e tutli a un* ora sciolta T ayessero, ayrebboro yiato la babilonia della tor-
re del Sennaar; aspreggiato da feroci e sozzi baroni sonauti armi sicarie
ne* montagnosi castelii ; esausto per incomportabiii balzelii ; senza libertik
indiyiduale ad outa del parlameato , cbe maacaya di yolere e sapere , aa
non di po testa legale ; offeso dalle ruote della tortura e dai roghi dell* in-
quisiziooe ; abbandonato a^ Verre spagnuoli nominati yicer^ in luogo di pro-
eonsoli; afQitto da rivoluzioiii da esili palchi yeleai e ogoi piu laida forma
di spogli e di stragi ; con le cittd accoltellaolisi fra loro^ questo reame coa
si falta esistenza civile ayrebbe doyuto essere povero di ogoi raggio di sa-
pienza , e pure nel seicento fu di non pochi pellegrini intelletti fecoodo :
fatto che prostra V alterezza di coloro , che Togliono i monarchi cagioae
della prosperity delle lettere, miracolo della inesauribile potenza della f»»
TiUa^ onde Iddio gratified le sicule menti ! Grande numero degl' iliustri ,
che celebrano le pagine della biblioteca del Mongitore fiorirono allora , e
fra i mille mi 6 dolce il ricordare G. B. Odierna , cui deye l* astrouomia
le effemeridi delle stelte medice^ scoperte dai Galileo, e parecchie altre ope-
ra insignij Silvio Boccone il Linneo del suo secolo ; Francesco Cupani au-
tore immortaie del Pamphyton ; Tommaso Campailla il Lucrezio della moderna
letteratura; il Caruso, il Mongitore, e quel labbro di Clio Francesco Bal-
ducci, che fra Mali e Anacroonte pud terzo seders!; e che Gabriello Chia"
brera salutaya noyello Alceo,
Creazione di ae- Come nella penisola , fu contemporaneo entusiasmo fra noi ad elevare
cii'i4>uiifl ill Si- accademie, sicchd 43 ne nacquero in tutto il reame delle quali i4 in Pa-
cilia^ lermo (2)« E queste sorgeano per opera o di literati cittadini, o di liberali
magnati o di yescoyi filantropi. Chi sedea al reggimento del principato
non alimentava questo moral movimento, ma neppur V avyersava : ecco la
bola protezione concessa , e questa sola basta ai yolenti. Se in qualche dio-
cesi, era un pastore fervido per la dottrina^ prosperayano cold gli studi 9
le biblioteche, le tenzoni scientifiche allor tanto in uso , e con la morte di
quelle cessayano, come fiamma al consumarsi del eombustibile. Per nostra
yentura nel i66j Filippo I V^ loc6 sul pontificale soglio di Catania Michelan-
gelo Bonadics da Sambuca, del quale yiyra fempre fra noi grata memoria*
Egli toccaya allora 6a anni, ma yalido di eorpo e pid d* intelletto, che eb-
Bitratio di naon- jj^^j Jucido 6 yaslo ! dotto uomo egli era , c del suo sapere olFrono testi-
^^'*' di°Gau^ raonianza non dubbia le opere da lui pubblicate , ciod gli Statuti general!
n^^, dc*frati di s. Francesco, il sinodo da lui tenuto in Catania nel 1668 , lo
pie orazioni edile pei tipi del Falsaperna nel 1678 non solo , ma si pure
le ms: fra le quali si innalza la grande e dottrinale opera sulla monarchia
di Sicilia in due tomi in foglio, che Mongitore disse opus egregium^ ioti-
tolata : Propugnaculum honoris regum catholicorum ; e del 6uo cuore of-
fre testimonianza la soUecitudine con cui soccorse il popolo quando fu a»*
salita Cataoia, la^rimevolissimo caso^ nel 1669 dalle Humane ardcnti di
5
llongibello. Bonadies oonsaltove e eenaore deir laqiiisizione , proTineiale •
generale de* francescani, yisitatore delle proTtncie di ?foto, Goseaza, Firea*
ze, che taoti regni e tante corti avea Tisto, coasigliare del mooarca, ap-
Sena giunse la Aci, avTisd proficuo alia gioyeatu lo aprire uaa palestra Fonda Taecada*
L ODore e d* istruzione ; perd conseoti Tolenteroso a 3 ottobre lo/i alia mU degU Zelaatt
dimanda di Giuseppe Catallaeo, di Anaelo di Leo> e di AiVTONmo i.a Roc- ^>^ Aci-Aoa]«.
CA , clie facolta gli richieaero di erigere quest' Aocademia* Allora Aci-
Reale scioltasi da ceoto e piu aaai dalla pastoia delta feudaliti^ florida per
Ia Jiera Jranca, per agricoltura e oommercio, arricchivasi di uomini Totati al
sapere , e fra tante vantaggiose istituzioni mancare uaa scientifica e lette-
raria collegauia di dotti era mostruoso : 11 progresso la ckiedeva , il pro-
gresso la ottenne. -« Non io disamiiiero gli statuti allora adottati , ma a
dimostrare quale in mezzo al seiceuto era il senoo degli Acitani e del Bo-
nadies , ricordero solo il 5.° capitolo delle leggi degli Zdlanti , coa cui
▼ollero dare una esteusione enciclopedica alia societi , unico modo di reu-
derla giovevole nel nostro paese , istituzione che noi abbiamo serbatb nel
riTlviiicarIa c Si eserciteranuo gli accademici, ivi si legge , facendo pane- Suo iiutiiui«
girici discorsi orazioni , propoueado problem! e sciogliendoli 9 discorreado
sopra qualsisia scienza in Terso in prosa latina toscana, e si sforzeraaao
iare gli accademici tali composizioui coa ogni studio ed oaore i Cosi oacquo
questa nostra ormai celebrata assemblea 9 e T anima mia gioisce nel ritor-
nare al 1671, quando timidi ioespcrti ▼olenti Talorosi quel primi fondatori
irrisi e derisi dalla moltitudiae, che non tramutaodo andazzo spregia e spre*
gierd cid che noa V abbacioa e noa intende , congregaTansi leggevano la
primissima fiata, ebbri di conlento e speraaza e pur palpitant!, non abili
a profetare a che grade di altezza uu secolo e mezzo dopo noi ayremmo
sospinto queir umile sodalizio. — Io seguo le fasi del suo TiTere come 1* os-
servatore il corso di un fiume , il quale nel suo originare tra le forre da*
monti per esili Teae serpeggia ignoto fra V erbe che alimenta e lo copronoy
poi nel capace alveo discendendo si accresce^ poi scompare sotto le monta-
gne che penetra e trafora, quindi si dilata e perde ogui apparenza di mo-
lo in Taste valii che muta ia lago, e dnalmente presso alia foce rlappare
largo, commosso profondo popolato di nayigli e piroscAfi^ facendo di 86
fuperbe le citt4 che lambidce^ e spesso pare
Che guerra apporti e non tributo al mare*
Alzata da MicLelangiolo Bonadies quest' insegna in Aci-Reale^ qnanti Epoea prima 4«I-
notavansi per iugegno le si accolsero altorno , e qui senza rammemorare 1* AfCAdamU dal
per lo minute la iofanzia dell' Accademia, di cui espongo i fasti e le crisi, ^*'7* *^ '7^*
fide essa frai suoi figli sublimarsi una schiera di filosafi matematici ora-
iori teologi storici prosatori poeti medici da onorarseue qualsiasi coltissima
citta, e fra essi maggioreggiare il Plataoia, i Grassi, 1' Aliotta , lo Scan-
dura , il Geremia^ il Barbagallo e quell* Erasmo Sci/icca , per la stagione
e per il luogo oyo nacque prestantissimo. Non io di tutti quel nostri an-
tichi colleghi far6 ricordanza, ma solo di quelli che si son fatti coeyi a
tuiti i secoli con le opere lore , o celebri per la testimonianza di celebri
Gontemporauei : le dimenticate ombre di quegl* illustri mi dimandano una
seconda Tita^ la palria richiede ammenda di un secolo e me^zo di obblio;
e non so io niegare il ministero della mia penna a quclU a cui dobbiamo
la esistenza accademica, alia patria a cui dobbiamo la sociale^ e questo sole
che ne illumina e il benelicio dell' essere.
Prime si alTaccia alia mente Satebio Musumeci quel desso che G. AI-SA.eriu!lIus;iai«e4
fonso Borelli non isde^io nominaro ingetiio et doctrina conspicuLS, elogio
di sonuno peso pronunziato da quel grando filosofo^ che da presso il conob-
6
be e ammir^^ • del quale abbiamo ragioneto netta seemda tetione p. laS.
(Haeinto PlaUoia Al Munimeci , coDgiunUmeote a Giacinto Platania dotto nomo e creatore
della nostra scuola pittorica e proaTO di Giuseppe Patania attuale decoro
de* siculi penneiii, deyesi arer con romano coraggio dirriato da Catania il
Aiewandro 6r«t- fuoeo delP Etna nel 1669 (3). A cotes tore s* interza ALcssANono Grasso Bi-
•o. TiBHA chiaro fra noi come poeta e come difenditore de* nazionali e regi di-
ritti (4)* Allora, A oomunal conoscenza^ fu commossa Messina, e ^lessandro
Grasso si alz6 a tutela delie patrie mura ; Messina, come nell* epoca greca
B Romani, nel 1679 chiamd i Francesi in Sicilia , ed ebbe a dolersi della
nnova piik delPantica imprudenza. Le armi del Vi^onne nel 1674 occopa-
rono Taormina, Mascali ed Aci minacciarono. Gli Acitani animosi preren-
nero Y assalito inimioo 9 compostisi in trappa regolare Tolarono ad incon-
trare i Franoesi ; questo letterato e poeta capitanara le Tolontarie milizie :
esperto e coraggioso fra Aci e Mascali venne ail* affronto coi forestieri, e
dopo non brere fuoco li Tinse, il lore capttano uccise, e gloriosamente con
i raccolti prigioni ritorn6 alia patria. Sperso il distaccameoto terrestre, da
proTTido difensore del re , meditd come premunirst dall' ostile assalto del
navilio francese reduce dall* assedio di Agosta, il quale areasi sospetto to-
ier investire il paese dal lato di mare. Il Grasso appieno conosceya solo
dal Capo de* moUni poter essere aggressa la nostra citt4 ; quindi proyri-
sionata la torre di s. Anna oompl i baluardi e le torri y che circondano
il lido del Capo, come nelia marmorea iscrizione vri locata si legge. Tor-
nava il francese naTilio, a Teggente del promontorio sifonio sostossi , qui
diresse la prua, apporto, i cannoni delle nari fulminaTano, quelii del ca*
stello di Aci, della torre di S. Anna, de* baluardi non restarano, i soldati
sbarcaTano, le palle sopra di essi piovevono ; 1* assalto e la difesa furono
Talidi e mortali , ma piu per gli estrani di quanto pei nostri , che mo-
strarono nell* azione come nei lore petti potesse piili 1* amor della patria e
della gloria, che il timer della morte; eran Sicilian! e ricordeToli del
I sSs 1 I Francesi yisto la forza e l* ostinazione di combattere dal canto de*
cittadiui , cedendo al Talore relrocessero (S). Di cost fatta potenza d* intel-
letto e di cuore irano adorni quegli antichi nostri oonfratelli. Platania pit-
tore, Musumeci medico e naturalista , Grasso BiTiera poeta , sostarono dt-
▼ersero i primi i fiumi della lava etnea, camparono Catania dallo sterminio;
1* ullimo libero la patria dalle armi nemiche : e dopo questi solenni opera-
men ti sedcauo a cerchio nell* aula accaderaica a ragionare di lettere e di
filosoQa. -^ Per tanto alia morte del Grasso BiTiera la cittd ne dolorava
la perdita e con calorosa orazione ne eran detle le lodi : questo raro do-
cumento serbasi dal signer Paolo Leonard! , da ore appariamo essere stato
piu Tolte eletto dal pubblico a rappresentar la cittA , la anni capitano di
Paterno. in Aci due fiate Sindaco, due Giurato, quatlro Patrizio, tre Capi-
tano, piji anni Fisco ed esser morto appena piu di 53 anni, talchd riunito
quanto dissi nel iS33 analizzando il s. Pietro del Platania e nel i836 nelle
storie con quanto si annunzia in quelle orazionc , otliensi piena nolizia
del di lui merito pellegrino.
Di diTersa ma non minor luce rifolsero gli altri lore coQSoci , 10
ne tralascio molti , ma di poclii almeno in questa prima epoca della Tita
de' Zelanti, non dero senza olT-sa alia patria nominanza tacere. Le opere
pubblicate da loro ritraggono il secolo : allora agli studi sacri filosofici e
poetici intendeasi, piu di quanto ai naturali fisici e matematici, e le poesie
stesse olivano in gran parte di marinismo : non seppero i nostri conoscere
la falsa via e molto meno schiTarla, come Tedremo nel cenno rapidissimo,
che faro de* loro dettati ; ma d dcbito confessare e gloriarci di tralucere
fra tanto orpello, ed oro e perle : quel fallo pu6 dirsi vitium temporu po-
Ansel no Grotto ttu* guom honunu, Uno de* piu nominati fra di essi i Anselmo Grasso
7
nalo Circa II i6fio a eeiiato a 8 noTembre 1686. E^li fa poro come ua
essenia celeste^ austero a penitenta coma nn antico eremitai a yisae da fi-
losofo ill monastiche npoglia. Sai opera a lui si deTono per cul Andrea da
PaterDd (6)> Placido neina (7), Dionisio da GenoTa (8)^ Giuseppa di Ant'*
brosio (9)^ AntoniDo Mongitore (10), Tab: Amico (11)9 Cesara Orlandi
(19) ed altri molti lo ricordano con riverenza. Tre sono mamiacrttia a tra
edite : le prinu^ sono gli annali de* cappuceini della pravmct'a di Mtssmoj
ciod degli uomini illuslri procreati dal suo ordine, a qaetta, die lo taona
in panose Tigilie tanti anni, spedita in Roma all' annalisCa generale , non
80I0 non fn edita, ma giot6 forEo a cbi ebbe interesse di non evulgarla.
Nd se ne dolse quel pio^ il quale travagliandosi fra cilici a asUnenza, era
si immacolato da o^ni tarlo dell^umano superbire, cbe atea Totato di ri*
iiutara qualsiasi onora Tenutogli ancbe dai suoi confratelii: quel grare la^
Toro gli tolsa la Yista, e il miserabile frate rimase cieco per tutta la Yila;
a in quello state di dolore dettd le tite pria di Francesco Macaronio, poi
di Domenico GuUi acilani servi di Dio tissuti nel beneficio del prossimo*
Mand6 in seguilo alle stampe Le ammirande notiiie di «. Fentra nel i€65
{i^\ la storia delF emzione etnea del 1669 nel 1670 (i4) e il compendia
della Tita di s. Yenera nel 1687 (i^)- HGrasso fu il prime cba raccoglies-
se gli argomenti a provare esserd concittadina s. Yenera ; egli pud essera
riguardato coma istorico di aTvenimenCi cacri e naturali ; per il prima
aspetto sembra copioso islancabile, ma non scmpre fornito di critica nella
scella delle autorillt ; per il secondo ebbe le peccbe del secolo , ma nel
suo libro 6 la schietta narrazione degli aTvenimenti, talcbd con quello alia
mano si ba larga notizia della cataslrofe del )669. 11 suo stile^la sua lin-
gua nulla banno di ricercato » nulla del tempo in cui Tisse V avtore , ma
pooo di colto a squisito. La colpa che sola annera la fama del Grasso h
10 aver dato fondamento alia parte antica delle sue storie con 1' opera
apocrifa deir Orofone (16^.
L' istesso cbiostro de* cappoccini ne diede AaciKarLO ScrnnvRA cessato A.Rasigrlo Scaa-
in patria a 27 maggio 1679 , di cui k ricordo onoreTole nel Mongitore^ ^**
in Dionisio da Genoya^ in Orlandi (17). Fu letterato missionario e predi-
catore celeberrimo j come lo chiamo V Orlandi , ma a giudicarlo i poster!
lascid a stampa saltan to 1' elogio di s. Yenera (18). Nel brano di quel det-
fcato riferito da A nselmo Grasso (19), egli istituisce un confronto fra la Tila
e morte di s. Yenera con la vita e morte di Gesu Cristo , ove dimostra
acume a possesso de* libri sacri. Oratore del pari ^ ma piu rinomato fu £1
minora osserTante Akginoilo Tropea, sali i primari pulpiti, e nel 169!) fe* Arcacfdo Tro-
auonar la sua Toce nella cattedral di Palermo : un solo panegirico stampd V^'
a gloria di s. Rosalia^ ma quello bencbd elogiato dagli storici, non da piena
conoscenza del suo Talore. Le opere ms: stelano di cbe pondo fosse 1* intel-
letto del Tropea : non fu argomento morale teologico che egli non trattas-
80 ; inoltre fu poeta a scrittor di tragedie ; cosi per diierse vie ammaestra-
Ta la gente a iilustrata la patria poetando, predicando la parola di Cristo
dai pergami a discutendo delle science morali neile Taste opere sue (so).
Palermo |mre si fu palestra a BzifUEtTO BABaAOALLo amplisstmo giure* Benedetto Barba-
consulto, il quale ivi consumd 16 lustri nolle aula della giustizia aTTocando f^l<>«
i miseri a i piu dubbi e gravi litigi de* potenti, ed ivi diede alle stampe la
sua rinomata opera della procedura della Magna curia del regno di SiciliOf
OTe non solo disamina il rito di quel nostro Tetusto areopago, ma sorgendo
aopra la folia degli spositori di quel secolo ,* produce Tanalisi della teorica
della procedura (ai). II suo latere oggi i diTenuto patrimonio dell* erudi«
none legale, le salutari noTitA leaislatiTa lo resero inutile ; ma esse oonsi-
derato per il tempo in cui fu pubblicato^ yalsa all'autora la gratitudina ti«
ciliaoa, taldi^ son iJ>bisog;Qa il m^ iMu^tre nemo ddl'altra opera attriboi*
8
tagli dal Coronello, cM la Btoria deHa magna mria; egli cpiesta tion ser!s«
le, ed d per quella noto fra* dotti (ts). Questo giurisperito moriya neirospi-
taie Palermo a i3 febbrajo 1669 Tarcati gli ottanf anni del suo aringo ter-
restre: nella citata opera (p. 126) ricorda la patria con queste parole ia
amplistima eivitate Jcis , tnea patria a qua originem traxt\ In Palermo
Pictro Bottini ancora era riTerito Piktbo Bottini botanico acitano, percli^ ei, come Scina
ricorda , eon gran diligenza rarcoglieya , e mandava piante al Cupani
onde Vlf&rtus Catholieut e il Pamphgion si arricchivano.
Contemporaneamentc al Barbagallo e al Bottini lerara di s^ Bella voce
C«l9ftiiio Grftiio. nella capitale dell' orbe cattolico Celesttho Grasso 9 e dopo aver coU ri-
toosso il sapiente acitano i non facili omaggi nel collegio di s. Paolo, re-
dira in Palermo a difTonderri teologia e filosofia nel cenobio di N. D. della
misericordia, e di \k era in Napoli tramutalo dalla pubblica pregbiera, ore
neir Accademia pontificia dettava lezioni di sacri canoni , celebrato per lo
ingegno e la interezza de*oostumi , sicchd fu tenuto a ni'uno secondo fra
gli uomini eruditissimi del *uo secolo, Qnando fidara i suoi pensieri al
giudizio de* posteri , uso occultarsi sotto V anagrammatico nome di Celato
Stngretsij e cess6 lasciando di s^ lungo desiderio a^li arrenire (93).
Or Tiemmi innanzi una numerosa schiera di Zelanti , che nel secolo
antecedente al trapassato oocuparono i seggi, ore oggi stiam noi : sono Ten-
Aliotia tidue, nd di merito privi. Chervbino Aliotta sacerdote, dottore in teologia,
canonioo di questa Collegiata, poeta italiano e latino , storico, lascid molte
opere , delle quali due sono a stampa (s^) « P®f ^ Tenne encomiato con ri-
Terenza dai cooTi , e Tiye tuttora fra noi la sua fama a gloria comune.
Di lui ho detto abbastanza alia pag: 127 della sezione tecanda delle Nth
tizie storiche, ma devo qui aggiungere qualche altro fatto ricayato dal suo
Enchiridion da me posseduto. Aliotta lu discepolo di Francesco Larcidiacono,
e oitre al merito di ayer fondato qui il Monte di prestimo , gli si dtre il
teatro ch* egli ayea erctto e donato agli Zelanti, e per la fronte del quale
ayea preparato questa epigrafe che serbo scritta di inano sua :
D. 0. M.
DiyAR TXITIRAB TBBIS ET ACAOElllAB PlTBOZVAB
MAOIflFlGyM nOC TREATRTH.
ABBB PROPRIO GONSTRyCTTM SACRA ZELANTiyM AGASBMU
CONSECRAT DBOICAT OFTBRT
1679.
*
Aliotta beneficd la patria e rAoeademia di tutto suo potere, e V arricchi d!
fama non solo con le opere , ma si pure con le sacre concioni. Oratore
iieo GaU del pari si fu Domenico Gal! e non meno retore di alto nome, di lui tut-
tora abbiamo a stampa un panegirico in onore de* santi apostoli Pietro e
FrsnecM*o Co- Paolo (2 5). Di Francesco Costanzo io posso in poche linee daryi idea ,
•taaro. Talendomi delle Toci delF Orlandi , del Grasso e dello stesso elogiato : fu
egli sacerdote, dice il primo , poeta yalentissimo priucipalmente in lingna
latina ; il secondo lo ciiiama a conyalidare il suo argomento alia p. 187
del suo Compendio ; e siccome la maggior opera del Costanzo fu il poems
eroico latino del martirio di s. Venera , eccene H fine e giudicatene d«
per Toi ;
Ada hahet Veneram 9 quae eum sit mistica vitae
ArhoT adhaerenti Jit silt certa salus.
Arboru iatius si quis requiescit in umbra f
Cerhereo nunquam fulmine foetus erit ,
Catcahit vitium evadet, mortisque ntiham
AEtemae ad caelum certus habebit tier,
O laett acenses omni stat tempore divae
Pro vobis Fenerae grande patrocintum,
Dum vestra est civis, vestram clamate patronam
A cunctis patriam servet ut ipsa malis.
GiAVB&TTisTA Macaroitio predicatorG filosofo teologo canonista poeta G. B. Macftronio
drammatico, Tiene elogiato dall' Orlandi , e di lui oltre le cinque opere a
Btampa, esiste una canzone petrarchesca, e da tutte si vede esser egli uso
ai classic! latini e italiani, ma ogni sua prcgio si oscura dalla pece del ma-
rinismo : i nobili pensamenti sono espressi con tali metafore da fugare A-
poUo e le Muse: Aiioita lo loda alia p. 21 delV Enchiridion (26). Al ca-
nonico Paolo FmoccHiABo dobbiamo varie opere delle quali due ms; e set- p. Flaoecluaro
te stampate ( 87 ) ; nd fu egli solo poeta drammatico , lo fu lirioo pari-
mcnti , e inoltre sapientissimo in divinitA. Drammaturgo era similmente
PiETRO Babrabino di Dobile genere , e come disse V Orlandi , deano di piecro BamHnd
etema memoria^ perchS in rettorica e in moltissime scienze fori famoso^
t versaiissimo nella storia sacra e prof ana : di sette libri arriccni la pa-
tria, sei in Tcrso, uno in prosa il quale rimase ms: e chiudeva i Discorsi
aecademiei sopra vart problemi, dei quali egli fe* risonare quest' aula (28).
Eran essi tutti fertenti di amore per questa society, ma ciascun altro Tin-
cea Stefamo Fichkra, che storioo , retore e letterato non Tolgare 9 dichia- St«&no Fichcra
r6 arcademica la stessa s. Venera, sotto la di cui protezione sorse la nostra
assemblea, e in Cosenza nel secondo anno dalla fondazione stampo l*elogio
della Reiia Zelante (29.) Di Pibtro Capaci ci rimane un sonetto, gli altri Pletro Capael
larori dissip6 il tempo; quel sonetto 6 in mortc di P. Paolo Platania , ed
esprime con non Tiziati modi il biion concetto essere la tomba cuna di no-
vella Tita ai valorosi : chi si fattamente pensava era degno non clie di pre-
cederci, di assidersi fra noi (So). Lo stesso dee dirsi di notar P. Platama p p pintnnU
detto V fnfervorato, di Gelbotto Margami, il Sopito, di Giacihto Miboni, di Galcot. Manila n
Alfio Lbotta soprannominato V Jntrepido (3i) e di P. Platania figlio del- G. Mironi.
r autore del Trtonfo di S, Pietro : un sonetto di ciascheduno ne sopra- pJ^l^^'SJ^t! '^
▼anza , sono iropari di merito , ma ad onta della maladetta nggia , che in- '
tristiva quel secolo di acuzie e di metafore, non sono priyi di pregio, e al-
cuni fra essi hanno un andar franco e sonoro di Tersi, concepimenti ammi-
rcToli, e sempre grande amore alia citladina gloria (32). Gioseppb Mond, Gimi'ppe Mad&
e GiROLOMO DE Grossi furono essi stessi V iperbole del secento, fecero lore Girol. do Groni
deiizia gli anagrammi numeral! e cabalistici^ ma forlunatamente Tan soli fra
i lore confratelli (33). FRAifcssco Larciacotio , Francesco Straho canonico Fr. I^ireiacono
della cattedrale di Catania, Marc' Antonio di Maria barone di s. Martino, Fmncetco Straw
Marc* Antonio Lbotta, il farmacista Giuseppe Maroni e Cberttbino Leotta ^- ^"|**^ L^Yta
furon tutti poeti latini, e i lore Tersi di buon sentire testificano allora fiorire chiscnpe Maruu
fra noi Tislesso ardore per la lingua togata, che eccitaTa le menti di Europa Ch«rubinoL«otb
e piu degl' italiani primo;2^cnili figli di quei sommi, i quali soggiogato il mondo
Gognito con le ciTili islituzioni e con la spada, sciolsero canti iramortali infor-
sando la fama unica per tanti secoli di Omcro e di Pindaro (34). Chieggono j.^„„g^ Miimemi
ancor qui un . ricordo Francesco Mignemi, Fjlippo la Spina, c Bonatbntvra pi'ippu In Spinii
Plat AN II nostri soci elogiati dail' Aiiolla nel suo Enchiridion^ e i daecap* Bonav. Platania
ViGo , Rei, Gen. 3
lO
ra-
del
Ban to cT Assisi ; il seoondo fu astronomo e f^eometra quanto lo si potea in
Aci in craella stai^ione) cesad dt 58 anni,nel i6549 lasciando erede del suo
5. liMiiardi. gapere irate SeraUno di cui parleremo. E debito qui non dimenticare Skba-
STiANo Lkorabdi giureoonsullo non Tuli!;are naio nel i656 e morto nel 1693,
del quale oltre la bcUa fama imrte dclle opere esittono y sono dettate in !••
tino e dotte : fu arTocato in ralcnno e priudice in patria.
lo progredisco per i campi del passato a celeri passi, non itcriTo bio-
frafie, che fra i cento ignoro clii la mcriti ollre a' sopra cennati , ignoro
di clii BopraTTiva tanta copia di iatki da coordiiiarla in forma decorosa pei
posteri , e rifuggo dalle microseopiche gloriuzze municipal! da luociole e
da insetti fosforeggiantl nel mare , to* quindi arrestando lo iguardo tu le
sommitA cittadine ^ lo quali ancor si scorgono dopo la lontananza di due
secoli : chi non aggiunge a tanta eleTazione , rimansi iiiosserrato e chiuso
nel Tortice della dimenticanza : ed oh quanti inditi Tenerandi per fociali
e intelleltiTe rirtu, sorsero grandeggiarono caddero^ perchd non confida-
rono le lore cogitazioni alia penna I E moiti riTcriti nomi io udiva in gio-
Tiiiezza ripetere dai jdecrepiti, e quella tocOi quel ricordo sulle lenili labbra
era V ultima ripercussione di un eco nella solitudine del fu : tuond frago-
roso neir eta prima j e poi s* illanguidendo di generazione in generazione ,
si estinse. Non cost de'tre, dei quali or vi ragiono, essi ancor soprarYiTo*
no, nd tutti periranoo : intendo Pietbo Paou> Platania, Vincbuxo GaaaiiiA
ed EaASMo Scitcci, con i quail chiudo il quadro della prima epoca ac*
cademioa : la fondazione.
P. P. PUuaia Del Platania, del quale ^ debole oenno in Mongitore, io t* inlertenni
a lungo a 7 febbraro i893 1 qui basti una reminisoenza di quel mio ra*
gionare. Egli non giunse a sedere fra gli accademici rapito dalla mortey
il suo posto occup6 il di lui figlio Pietro, ma fu celebrate dagli 2^1aiiti coa
i canti che ancor leggonsi a stampa : Teri6 la Tita in gravi studi, cbe
alleggid coo Tameoiti della poesia : la inaspettata morte lo costrinse a la*
sdar ms: i fuoi carmi, liria per la piik parte, e solo leggesi impresso it
Trionfo di *. Pietro recitato nel i6$3 e pubblicato nel 1680 (3li). A lot
dofesi fra noi la introduzione delle arietta nei melodrammi , segui 1' an-
dare del tempo , ma in queir opera tolse con rara industria dagli oocbi
dcgli spettatori i fatti die trascendono il credibile. serb6 scrupolosamente
le uniti e le leggi tutte del decoro drammatico, si valse de* cori con op-
portuna imita7ione della greca tragedia, e son essi assai meglio arcbitettati
di quelli , che Tengono per agio della musica ad assordarci in teatro. U
Toro difelto del Trionfo di #• Pietro sta nel cominciare V azione al terzo
alto, e Tessere spesso gelida per dialoghi Innghissimi e teologici. Confron-
taiido il suo melodramma con quelle dello stesso Andreini , da cui Tuolsi
arer tolto Milton 1* idea del Paradise perduto, si scorge il siciliano supe-
rare il fiorentino priucipalmente nello stile 9 ch* era la parte debole di
Tino. Genaia. quel secolo elFerTesceute. E fu del pari poeta Vincknzo Gkasmia , il quale
dcir istessa maito sostenne il compasso matematico e la cetra , e nel melo-
dramma si adoperd. Quanto di lui segn6 T infaiicabile Mongitore, pu6 ser-
Tire di epi,^rafe al suo tumulo , di elogio a quell' illustre , e qui gioTa
ripeterlo : Finceniitu Heremia eieriems acensis , poeia clarua , mafhemo'
tiei* diteipliuut dicatus^ sui opinionem excii*tvit. Fuit et maehinator e^e*
$ius^ etifW opera usus est Clemene X, pont, max, ideoque magnum Mi
uomen eomparacii* Obuii apud suos oeiuayenarius 1680. Di queslo po-
tente intelletto pochissimo mi d state oonoesso di leggere : due sonetti, e
k perisia dell* iioqua ddU Miladdisa , die polU f erao ii capo do' Molini.
f I
In qiiesta ^ nettecza d* Idee « Kella di oietodl , liearecu di caloolo ; in
quelli puritA di lingua, faeiliU e speMo abbandono di TenO| ma son feni-
pre oastigatezM d* immaipni : eocone una stanza :
n Piange T inferno e il del ride , e risuona
> IJeto ioave , cb^ arriTasti al segno
I Delia chieia di Dio forte fOftea^o ,
> E il tuo Grille ha di gemnie aurea corona (S6).
E senza fiillo ion quetti componimenti i piu fiaochi etciti dalla sua
penna , e altri di maggior merito ne dett6 a noi non perrenuli , agendo
ottenuto da Mongitore il litolo di poeta ciarus e da Orlandi quello di
ceUhre sopra ogni credere nella poeMta toeeana. Ma un altro frutlo delta
mente e della mano di Geremia sopravviTe luttora j sopravTive alia stol-
ta dispersione di ogni nostra antica memoria j sopraTvive alia rea tra-
scuratezza de* nipoti : A il eannone di PoreellanOf come lo cbiamaiiOy die
Pareeliana in sua vita fu cognoniinato il Geremia. i^uesto eannone a chi
lo risguardi polTeroso negletto aocomuiiato atle spazzature dell* arcluvio
municipale , sembra sprezzabile come 4 sprezzato ; ma cbi si rifd col peu-
siero al 1674 quaiido le vele francesi assalsero il capo de'Molini^ e gli
acitani murando bastioui , rounendoli delle pocbe armi propria, pugnavaoo
per r are ed i lari , e rivolgevansi al prodigioso ingegno di Porcellana
onde soccer rerli, e quesli loro olfriva un eannone di funicelle e fili di fer-
ro fulminante dall' alto delle muraglio morte a* ncmici ; oh ccrto non lo
terra a Tile, come il Tolgo di chi non dovrebbe esser volgo; e piu cresce-
rk la merairi»lia se Terra a studiarno 1' arliEzio , la industria del laToro ,
la ineslricabile commessura ^ la forza : duecento anni di abbandono d*urli
balzi trabalzi e iiigiurie d* ogni maniera nol vinsero, 6 ancora mirabile te-
stimonio del potere di colui che Mongitore chiam6 machtnator egregiug ,
1* Orlandi uomo di persptcactssitno ingetfnoy a fu architetto di Clemente X.
Sopra tutti in quel tempo stava Erasmo Sgiacci Abale di S. Colom- EraSma Sciiiaea.
ba , che tocco il fastigio di tuiti gli uflizi liacri della cittd , riverito dal
monarca e dal popolo : nato a 9 giugno i643 spiro a 97 febbraro i7i4>
ma di lui non ne sopravanza che V imagine e la fama delle opere. Siiio
agli anni 18 fu egli di dura cervlce , si che il padre lo pose a guardia
di l>ovi alia Piana di Catania , iTi un indovino ne strologo le sort! , e
Taticino di lui la vita futura quasi come a Sisto V quando custodiva i por-
ci ; il padre si scosse , ravTiollo agli studi , sacrossi sacerdote^ e in pochi
anni ammendd il difetto de* primi lustri. Fu egli lilosoro poeta medico giu-
reconsulto e teologo , e il suo multiforme sapero addimostro nella narra*
zione dello inccndio dell* Etna del 1669 , nel suo trattato delle febbri det-
tato in esamelri latini a similitudine della Silillide del Fracastoro , nella
esposizione dei salmi Da?idici e della Cantica de* cantici , e nella Tersione
d' italiano in latino della Gerusalemme del Tasso. Ferd gli elogi di Oirpi-
nato , Orlandi , Amico , Ortolani , Mongitore , e per6 annovcrato fra gli
iliustri che ban levato nome nel mondo (37).
Ecco i letterati che resero chiara I* epoca prima dell' Accademia degli
Zclanti, la quale corre dal 1671 al 1700. Allora quogli utili consoci feccro
uno sforzo notevole per il tardo Tolger de* tempi > oominciarono dapprima
ad assembrarsi nella sacrestia dd Duomo, quindi per la liberality di F«
Mirone ottenuero un tetto presso ia chiesa dell* Idria , e It raggrandlando
pochi libri conTeniyano ad erudirsi scambierolroente ; non eraiio ancora
scuole pubbliche regolari e le fondarono ; gli accademici islruiTano nelle
stanze terrene la gio?entd , nelle superior! Tegliarano a trar tesoro dai
.▼olumi de* padri di ogni sapieuza , e le doTlzie IA sopra raccolte dcrifava-
12
no per il loro labbro nelle tenere menti con fervido zelo, talc1i6 bene esii
il titolo di Zelanti giastificarono ; e il loco dellc adunanze Cana dello Sfu»
di'o Tonno cognomiiiato. Fu fantc di acque salubri in un descrto , fu luco
bcnciica nel tcncbrorc d(>lla uoUc , fu vita nclla morte : ma siccome tI-
▼cansi nel secolo XVI^ noo putorono uscir dalla pania della corru^iooe. Un-
do asscnnatameote Cesare Orlaiidi dopo aver parlato di essi aggiunge que-
8te memorande parole: E pur disgrazia eke i turrtferiU aufori tiano fio'
riti nel paasalo secolo, in cvi neiie lettere non regnava il buon gusto (38).
Pero a giudicare con giustezza di essi loro'^ d gioco forza ritrarci noi
medesimi al seicento , dimenticarci del setteceoto e dell* ottocento , secoU
cotpcToli ^ vero , lua di diverse mende e piu questo prescnte vanitoso e
ciarliero. Nel seicento , che merito aveansi i nostri primi confrateUi ? £cco
la incLiesta da proporre a noi stessi fattici secentisti. Quando io rilcggo il
poco che di essi ne sopraranza , mi si sveglia alia mente la sensazioac
islessa di quando tacito romito contemplo i ruderi di un edifizio normaono :
quelle oolonnette scanalate ^ quel tritume nei fogliami > qucgli archi acuti
acuti , quelle anfore ckiuso nelle murate da serTire di organo nolle lacre
psalmodie 9 quelle mille arditezzc di ogni spczie , ralfrontate alle reliquie
del Giovo olimpico agrigentino , alle reliquie de* tempi di Segesta e di Se*
linunte, mi producono lo stesso elFelto cume se 10 ragguagliassi gli scrilti
de^ secentititi a quelli dei secoli di Pericle Augusto e Leone : mirabili per
la loro epoca, sconTcnienti per la nostra. AUora fu gara di acuzie di stra«
no di false , e chi piu accumulava antitesi e concettini negli anagrammi
negli esastici ogdogaslici ne* dcgastici , nomi di allegrare le orecchie dei
fratcIH di Bulzebu e da straziare ii casto udito dello Muse, piu valea e iya
per la maggiore. Ma i siciliani , come in altrc mie scritture ho provato ,
c gli acitani fra loro , non furooo inverecondi e mentecatti quanto i loro
coevi , il contagio lor Tenne da fuori , come ogni male che ne alfligera, e
merito si banno dai minori peccati : e cid in quanto alP abito di cui Tcsti*
▼ano i pensieri ^ ma questi erano di virtil pura cvaogelica , di carita pa-
tria y di utilita socialo ) df iilosofia profunda , di oniiigeua sapicnza , couio
si racooglle dalle opere loro , che nel testo di questo ragionamciito c nello
prove annesse son ito notando. II ocnno fatto delle olMsro e questo fugaci
riflessioni , mi bastano a dar la iisonomia lottcraria e socialo della prima
epoca dclia nostra accademia.
i3
EPOCA SECONDA
J^A sapienra i wmo fecondo di abbondevoli fnitta, e noii inslerilisoe
■enza cresccnte inclcmenza morale : come la scossa elettrica da corpo a
corpO) si comunica il sapere da uomo ad uomoy da generazione in genera-
Clone: questa legge universa non poteva faliire in Aci-Reale* Sorgeva il
settecentOy e ancor moggioreggiaTano pareccki di colore > eke alibiamo ri-
cordato nell'epoca prima: i lavori accademici non inBacdiivano^ aozi acqui-
staTan nerbo : presentavau essi non mutamento^ non diffurmita, ma progres-
sione di quadri letterari : baslavano ii Maocaronio , il Barrabiui, lo Sciacca
a TiyiBcarne le lucubrazioni , bastavan costoro i quali con pochi altri pos-
Bono riguardarsi come anelli^ cbe congiungono e rannodano il caduto e il
lorgente secolo : non leggiere le loro orme, anzi profonde, e seguite d' ala-
cre schiera di volenti rallegrali del fiorire degli aniil.
£ seguendo mio stile, aecenno quelli di cui poche opere e brcTO fama
^ a noi pergiunta, e sponge i lavori di clii ancora ne paria dotlriiia da' ms:
e da* libri commcssi alia stampa. Quindi dell* lariOTO (Sq) dell* Agceso (40)9 e Y, ^^^^
degli allri , i quali per adoperare un' immagiiie dicevole alle lore trasfor^ ^ AoceM
roazioni onomasliclie si chiusero come crisalidi, nd riuscirono a novella vita^
anzi nel guscio morirono , e neppiire dicbiararono con qual nome si erauo
giurati al vangclo nel lavacro battesimale , rispeltando il mistero^ li abban-
doniamo alia dimenticaoza cbe Tollero. Di ciascheduno ho soit* oocbio unico
componimento poelico , n4 tale da farci solleciti a iiidagarne 1* autore. In
grande numero gli altri collivarono la poesia , taluni attenendosi alia li-
rica o alia drammatica, ma pareccbi lasciando la Tagbezza del poetaro si
Tersarono nella storia, nella teologia, nolle matcmatiche, nell* astronomia,
neir arcbitettura^ nelle scienze canonicbe e legal i , o fecero loro delizia le
arti belle cbe qui allora ebber nido : seguiamoue a grandi passi le percorse
Tie, e scuotiamo la poWere dei loro sepolcri.
Sine al 1726 fu piu Tolte presidente dell' accadomia il sacerdute Cahlo Carlo Garolalo,
GAKorALO, il Gelido appellato fra noi : cestui dotto eloquente vivace, padro-
^^giava le menti dei piu, e cost fe' vulgare il sue lalso mode di scrivere
ill verso ed in prosa. Forse i nostri si sarobbero svezzati dalla mala pra-
tica , ma 1 autoritA di lui la fe* costume , e alcuni riposero la eccellenza
nella gara del pe^gio- Da* suoi versi italiani y da* suoi vers! e prose latino
messi a stampa (41) si raccoglic come fosse trascinato dalla correnzia del
socoIO) e iosieme a lui traiciaasse gli altri. £gli iod6 ii Gesualdo Grasso,
>4
^ e Tab: di g. EusUchio Giuseppe de Maria, del iniale archltett6 i magnt-
fici funerali , nd lo seppe senza aiutarsi de' deliri dell* Achillini e del Preti ;
ma in quelle strauezze si scorge possedere V autore Don ignobile veneggi**
tura : oe sia prova queita quartina :
1 Dunque il sol , che soggiorna in oriente,
I Ed il mondo risckiara ed accalora
) Cosi toslo s'eoclissa e discolora
1 E muta tuo seggierno all* oocidente !
Git elogi del Garofalo al De Maria furono oelebratt dagli accademici^ e la
di lui morle oompianta dail'Lutiero corpo; cid mostri quanto il oontagio
era generate e applaudito.
FrnM. GnMo FaAMCEsco Gait^o , V Ei ramie, pure egli presidente degli Zelanti , 1«-
sci6 solo latine poesie; in lui ^ minore la pecca di secenCismo. e sta lopra
G&oTaoni Ruwo U Garofalo pel magistero del Terso (49). Giotanm Russo, V Ameeio^ scrisie
sempre nel sidliano idtoma , e le sue poesie sono care per grazia e somina
spontaneita ; oltre alle stampale, 10 ne posseggo grande numero ms: esU
soprattutto ani6 T ottava siciliana della quale si Talse per epigramma (4S)«
Tbbuimm Gall. Tohm Aso Gali sapiente giureconsulto e procurator iiscale del Real Pa*
Irimonio in Palermo nel 1731 1 scriTea in elogio del Vasta Cirelli Che em^
jmmia di penna it tempo ha epenio; e da questo Terso ciasclieduno com*
prenda come non sepiie eeeuro e baido sostcnere delP istcssa mano la bi-
Giutep. PiecieM lancia e la oetra (44 }• Peco ne resta deW Intrepido Giusbppi Picciohe ;
colli vo la poesia siciliana e V italiana, ned e spregevole quanto scrisse (4^)*
Doo, CaTftlUra DoMBirico uatallaho maestro domenicano detto lo Sterile fra* 2elaiiti, e piik
Tolte presidente deli* accademia , profondo scienziato e teologo, fu grave e
lepido poeta latino italiano e siciliano. Questo riYerito filosofo acquisto ri*
nomanza universale in Sicilia , ' e benche sentisse umilmente di sd e riliu-
tasse il proviiicialato, fu da Roma prescclto Visitator generale de* coiiTenii
del regno e di Malta, e gli fu forza ubbidire. Ancor vivente (1740) meri-
to lode da.^li storict, e il sobrio ab: Amico calanese lo salutava : prudentia
el doctrina nuUi eecundua. Lc sua opere sono svariate e poco ne avanza;
poetando segui una strada alquanto di versa da quella del Garofalo e per6
migliore : san meno culle^ ma meno viziose al tempo stesso la sua dlzione e
le sue iramagini, e nella patria favella i schietto: suo pregio e V essere fc-
condo spontaiico ameno ; suo difetlo non rare la non curanza (46)* Noa
v'cra argomeiito a cui la sua mente fosse restia, oltrc delle poesie a stam-
pa larga copia so ne legge nella preziosa Raccolta del Falerio^ ore h re-
gistrata la sua yivacissima allegoria , Lu puddaru di la morti ^ in cui as-
simila il mondo a uu pollajo^ gli uomini a polli capponi galline meutre di
Tine. M:tcm«ri. essi la Mortc a libito si pasce — Vincenzo Mcsmeci , V Occulta , lascio a
GUeinio Bono, pido Giuseppe Piccxoifs e il Zelotipo Giacieto Rosso , lettore domenicauo
catanese (49).
Giuseppe Uaria AW Jtijervorafo Giusbppi Mabxa Musmcci Catalako dcTonsi moltissi-
Mufiuoci Ga- me opere, delle quali poche sono a btampa, le altre ms: e quelle sole di-
ulaao. samiiiiamo. Egli ebbe i difctti del secolo ; chi non ignora la storia de* lea-
tri spagnuolo , italiano y inglese « francese ba chiaro le mende del nostro
socio. I poeti di quel tempo, come ben disse Pielro Napoli Signorelli, furo-^
no aeeaissimi e quasi tutti al di eotto del mediocre^ »e si riguardi a* p>re$i
richiesti nella poesia rappresentativa, Furono i loro dram mi uotabilli per
le scoavenevolezUf per Is irregolaritd^ per Is appatenzs strava^an:i simili
i5
a' 90ffm degV infermi^ per urn miteufKo H trmgieo « A eomHeo § di «rof
niinf e bujfoni € per uiiU vizMto (Tom. 6, p. 34i)« PoHii prifilegiati ia«
tellelti oella decaaenza deir arte ti atlimnero all* c i en ipio de^ greci dramma*
tici : il Musmed Catalano non fu di quetti poclii 9 e neppare di quelli 9
die tanamente il Signorelli dipiiige. Franco Tera^|(iatore nella Hrica, fa
da^ contcmporanei riverito piu come si^guace di Talia cbe di Calliope. //
ieairo della eosianza ilampato in Mestiiia nel >7a8 offre il contrasto della
pura TirlA CTangelica in i. Venera , con la efferata cupnlita de' tenti nel
tiranno Aiclepio e il trionfb di queUa ncU*aTviani al marlira, cbe FA.
toglie dalla Tisla degli speilatori con laf^gia economia — Cii mnwi indi-
eereti dehui dirige^a T A. al sue diletto Antonine Blancuso da Mensina
a 10 oltobre 174s* Come ri legge nella prefazione^ cgli compose questa
Burieiia a richicftta d' amici con loli quattro personagfsi » e chiede scuaa
del non essere molto adorna, promettendo altre opere prv elaborate, e li-
corda a* leggitori che nemo sine erimine vtvit ; rioordo che noi non dimen*
ticheremo giudicandone un wcolo dopo. Gl* interlocutor! sono Caridone me-
dico di oorta vista innamorato di Lucille amante di Carinlo, farorito e
poi sposo della roeJesima, e Tullo servo di Ladlla. II rise ▼' ^ quasi sem*
pre eccitato quanta volte i in iscena costui , ma nel I' ottava dcir atto se*
condo in modi sconvenevoli alle Icg^i della boona creansa. fja burletta A
scritta in versi setteuari ed endecasillabi di rado rimati e si aggira negii
inganni di Tullo fatti a Caridone promettendogli la mano di Lucilla, die
ia lino si oongiungo a Carinto. L* A. elera alcuna volta lo stile :
Lue, 9 ...••.. un cor gentile,
> Ln magnanimo petto, alma ben nata
> Se al vanto aspfra di sublinii imprese
I Acquista pregio in perdonar V oCfese.
Parimenti riferirei le facezie di Tullo, che parla siciliano, ma me ne a-
steogo per brevita. Questa burletta supera in merito Lb tenebre illuminates^
che quattro anni dopo ( a gennaro 1 ySa ) egli pubblicava in Catania in-
titolandola a Stefano Pasino : con essa festeggia il natale di nostro Si«;nore,
e sette poeti lo celebrarono con loro sonetti encomiastici. In questo dram-
ma sciolse r A . tutli i freni alia imnia«inazione , pose in azione 28 per-
^^'^'^y '4 nel prologo , i4 nel componimento y ed 10 credo di non es-
sersi esoosto in iscena^ tanle le machine e gli apparecclii che richiede. A
til earro marino ttrato da due eavalli marint eol eorteggio di piu si'
rene eon trombe marine e f stole. />' altra parte veduta di eelva fioriia
con altre qaattio ninfe silvestri alP incontro ^ Egeria Enone FiiUra e
Coronide ; poi Giove supra un earro iirato da due eavalli alati seguito
da piit Sattri eon sampogne e fiauii, Fedufa in fi onteapizio del monte
Etna eon fiamme, nella eui eoneavitd si scopre F Inferno Luciftro Aste»
rot Belzebut eon veduta di molii altri demoni ; veduta di /una piena
eplendente piu del solito^ e Stella grande in aere JUimmeggiaute.
Pal. Ride lieta la sponda.
£va. II rio festeggia.
Las. Susurra V onda.
Don. II fonte or or pompeggia.
Kg. Rinasce il pralo.
Ev. II verde suol fiorisce.
]6
FiL. De* fior soa^e i il fiato.
CoRO April gioiaoe.
Lncir* Chi mt tarba 1* iatemo T
AsT. Che noTiti?
Rbli. Chi ia tremar V inferno ?
Gal, Cowae limpida e Tiira
Tranquilla i'onda sa baciar la ri^a?
£ua. Come ridente e beilo
Tutto TeEsoto mormora il ruscello ec. ec.
Cos! continua il prolo^o, fineh^ l*angelo di Die abbatte le deiU pa-
fi^ane , che sprofondaoo nell' abisso : e tanto basti a far conoscere il poe-
tare del Musmeci Catalano. Del dramma che dire? Se^ui gli csempT del
secolo , nd risparmid i miracoli , le trasformaxioni a vista , e quel cli* 6
Iieggio la duplicitik^ and triplicita di aziane (5o); ootpa il plaoso popCH
are , cui gli autori corriTi per aocattarsi , non si speochiarono sdegnosi
nella severa semplicitii degli aotichi -— Musmeci Catalano visse lunglii anni
in Messina per Ja quale citU deltd La Compensa d* amcre per la sacra
Icltera dpila Vergine ai messinesi, ivi col nome di PUUi^faco acidente fa
ascritto all* accademia de* Pescaiori renafi ; non di^ mai requie alia pen-
iia, ma poco maturd i suoi laTori, ronquist^ estesissima fama per i suoi
molliplici scritti nei quali blandi i pcocati del secolo^ e ottenne i dureroli
elogi deir Orlandi e del Carpinato. La sua erudizione fu portentosa, e sul
nascere del 1701) qui diffuse 1* amor dclla musica , di cui egii fu composi-
tor celebrate. II Carpinato nella storia di Aci afferma: volendo fare giu-
stizia al merito del Catalano conviene conf estate avere ottennio dal cielo
un si felice ingegno, qttanioche avea per iutto una idanei'd particolare.
Franc. Coraaro. La drammatica ebbe un altro cultore in Fiiancesco CoRsiao lirico e
prosatare msieme, il quale seoondo riferisce 1* iufaticabile Carpinato, nato
uel Tillaggio di S. Gregorio, per i contratti sponsali con una Pappalardo
• per aver fermato sua stanza in Aci, fu ritenuio nostro concittadino. l>i
perspicace ingegno ancor gioTanetto dope aver approfondito le lettere e le
scienze, s' inoorond del lauro dottorale. CoUivd la poesia italiana e latina,
Iirofessd canonica, giurisprudenza e belle lettere, numerosi gli uditori^ le
ezioni per sapienza mirabili, perd in grande stima tenuto dagli ottimi. Ma
infine fatalniente da demenza colpito, per moUi nnni fu in carcere strctto
nella propria case, e priro del bene dell* intellctto spird. Egli Tisse come
gli altri in tempi corrotti, e se togli questa macchia universa piu di cfuauto
iudividuale , ancor dope cent* anni merita riverenza. Lascio morendo un
▼olunie di liriche, una tragedia, un dramma, un dialogo, che stampo a-
nonimo, e la, relazione delle feste di Aci -Keale nell* acclamazione di ITilip*
po V. (!)i). E giocondo leggere qucsto racconto del Corsaro per apprcn-
dere con quale sontuositA si celebrassero qui le pubbliche feste: per non
divertirne dal nostro proposito ne facciam cenno in nola, qui solo aTver-
teiido Icggersi Wi alia pag. 8 che allora fu stampato un diatot^o intitolato la
Gara de* fiori dal Corsaro appellato fainoso ; ma ignorasi cbi ne sia state
autore , e a me non ^ a^Tcnuto di logger lo : come ancora alia pag. 9 si
menziona essere qui esistita una eeuola di artiglie/ ia delta quale era mae-
stro il capitano Giuseppe Rol^i (Sa).
Costoro piA de* seguenti amarono la poesia, ma pria di dar ragione
degli scienziati, degli eruditi e degli artisti, i dicoTole ricordare i valorosi,
che musicarono i drammi de* nottri vati. Oltre del Musmeci Catalano di
sopra nominate, meritano elogio Ai.rio Platania ■ Vinci, NiccoLd sue fi-
FranecMo Qrcoq (i^^o, GiesBP >■ Cali e FaAifcssco Gazco. Cestui propriamente appartonne
al seoolo XVtl; egli se non superdj agguaglid i pia iUmtrif oome il Car-
pinato aRerma nelle Notizie ifcriehe Hi Act : di liete fortune , coltWd fa
musica per diletto, ed elevosti tu' ooncittadini tutti^ pcrclic litorato essendo
folciTa r arle con i conforti dolla Rcienra. Le opere sceniche e le sinfonio
sue furono ' ricercaliMime , c piu da clii meglio ne intondea it magistero.
Ma ad Alpio Pmtahia Sicilia deve due generazioni di maestri di cappella : Alfio PU'ania.
e^W fu rccelso quasi senza studio, la natura avealo bcneiicato del senso arcano
della nielodia. Lunjihi anni tifse in Palermo carissimo ai ^randi, fu in Napoli
c nelle altre principal! citta del nostro regno oTunque dtsseminando i nori
delle piu elette armonie : ottenere il Platania anche per una stagione, era
Ventura dispatata, clie empiva di giubilo una citta. Arricchi di potenti discepoli
r isola intera , e final men le essendo maestro di cappella in Caltagirone
si ripo56 nel Signore. Da lui nacque NiccoLd pari at genilorc in fortuna , NierolA Plaiimia
supcriore in meri'o, e quel tenero ^eccliio letiziavasi nel vedersi tinto dal
liglio, clie compianto rooriYa sul Yarco della gioTanezxa lasciando 1' credi-
ts della gloria sua e doll' avo al di lui nato Alfio^ il quale dopo avcre in Alfio Pl-umiK
Palermo e ^apoli etudiato 9 tisilo Italia, ebbe non breve stanza in Vene- iunior*.
lia ove ammogliossi, feimofsi lun^hi anni in Bergamo maestro di quella
cappella ed ivi in amicizia legatosi col toscoto, a suo grand' agio ebbe la
oostui riitca biblioteca , oto si erudi quanto a sapiente piu die a musico
addioi'Tasiy e lipolciando tenti dl rote i nostri diahghi fit^uTati^ e cento
altre upere e oiesse e sacre salmtdie , riYaleggiando con i seguaci di Ci-
morosa e Jommelli -— GitSEPPE Cau erudite nella profana al pari clie nel- Giuu*ppo Gili.
la sacra istoria nella geografia nelle lettere , confacrossi alia musica , a
dopo lungbi studi diTenne un eekbre maestro: ebbe molti discepoli, nd
furon poclie le musiche da lui composte per teatri , per chiese , per acca*
demic , per pubblicbe piazze , ed ebbe m me pari a* Platania (53).
Ma questa istorica digressione non ci slontani dal cammin nostro —
FaAKGxsco Gkeiio canonico di questa coUcgiata, ricordato due Tolte dal Car- Froncr«fn Crrco
pi nato e celebrate dairOrlandi, lascio quattro Tolumi di eeii/fir/(e dieuriose
nolizie (i>4)> Pn cestui prosatore e G. B. Platania illustre poligloito : fu egli g. B. Plmnuin.
Ictlvr giubilato degli Ofservauti ; oltre all' italiano parlava e scriTca il
francese, lo spagnvolo, il tedcfco, il greco, il latino e 1* ebreo (55)« Se per
la cognizioiie di tanle lingue fu note il P'atania, DoME^ico Grasso fu ce* Domeniro Grasso
lelierriino per aver Tisitato infiiiiti popoli y parlato lore faTclle e piu per
aver dilFuso fra barbari la parola del i'risto , cbe V uman genere consola
airratolla e all* origin prima lo arnica. Nacque egli da non vulgare fami-
glia, suo padre Fabrizio, Euferoia ebbe ncme sua madre, giuratosi capuo-
rino, delibero prcdicare agl' infcdeli il vangclo , ogni suo studio converse
a questo supremo desiderio ; questo bene ambiva , questo solo diiedeva e
ottenne dal pcjitefice per mezzo de' supericri delPordine. Nel 1668 col -
carattcre di missionario apostolico della I'ropajsanda, mosse per 1' Africa ove
visito i regni del Congo, e per TAmerica mcridionale, oTe Yisito il Brasile.
Sclte anni duro la prima peregrinazione, i battezzati furon cotanti cbe appena
si possono enumerare a migliaja: egli diffondea civilta Ira i selvaggi, sostituiva
Pamplesso di pace aU'efTusionedel sangue fraterno, le arti e il beneficio della
society alia vita ncmade e venatoria , le vestimenta air oscena nudita , le
leggi alia crudeltA locando su' cruenti altari il Creatore iiivccc dello creatu-
re : il vangelo nei suoi lilantropici cflclti ba per s^ 1' eloquenza della ra-
gione e del fatto, egli seppe farlo amare, e nazioni iqtere guidate da* loro
principi istessi pregavano ioiXesmo a Domenico. It suo spirito ingagliardi-
va nel ^audio del ben fare ; ma le vitali forze infralivano : rivide Europa,
Italia, Aci , s* inTigori, voile ripartirne e il papa lo cre6 prefetto di mit'
sionex altri i5 anni estese le sue morali conquiste : correva il 1700 quan-
do fanatici idolatri lo assalirono a notte scura, e legatolo lo precipitarono
di peso in un lago. non ebbe vigore il pio di sottrarsi alle lelali acque ,
ViGu , ReL Gen» 4
i.S
i iieofiti lo rtnveiiiiero e Mocortero dopo mi ore , ma ardenle fcbbre fni
f{i«iriii l«i estiiisi* il iS oitoii>-e 170.). Iiklio non Yolle tardarj^li U f>aliMi<le-
^U A|ioi»tolt edei niariiri, f|nrava eil era Pcstrenia sua parola: |Mr«fofio (S6).
Ill dmmIo ti fatto pnispera^aiio I' oratona> la poesia, la musica, e o;^ni
nianiera di toavi etercia la inere^ de^li Zelanti ; n^ per taiiti svariaii
sliidT erano da que* fervidi peiti le icioiice preterite: per tacer d'altrt nelle
Cirlu Call. nimiiclie fu sommo Carlo Cali, soprannoninato nell' aocademia V /nfeeomJo,
]*<li oon gli allri soci celebro 10 Tersi latiiii i /Vmera/f del De Maria or-
diiiali dal Ciarofalo , celebr6 la Tiia del Macaronio icrilla dal Carpinalo ,
parectiiie allre poesie oomposet die non eTulgo e a quesAo mode egli pren-
dea ripoao nolle meditaxioni delta Bcienia ippocralica. Serbiano noi nella
^ "i bibliotcca di quetta locieta due ampi Tolumi di sue opere medidie, i quali
difaioiiiati dalfeigregio nostro colle^a fondatore D.' SaUadore GosUnao, si
e Tisto oonteiiere il primo descritioiii notiiniicbe, trattali Gsiologid di inedi*
diia filosofica, e partioolarmoite patoloirid , ci«»e ddia differensa delle ma*
latlio in generale, ddle loro cagioni, de* loro sintoni, ddlo state del polso,
degli escremeiiti , ddle crisi ec. II fecondo Toluroe si oecupa ddle lebbri
prima in geiierale poi in partioolare, quindi si Tolge a defcri^ere e indioa*
re i metodi di guarigione di Sfieziali nalattie, come I'apoplesia, la paraHd
r ifiocondria, e oosi de* mllle mali , die affliggoiio I'liomo. Il Coitanio di^
rhiara nulla esiervi di nuoro in tutta V opera, ma starvi raechiuso il fiore
delle oonosoeiise degli anticbi e de* moderui sine al 1709 qnandofurono scriili
(H7). Carlo Call ebbe estesissima lama nell* isola iulera, e non ismtnti il no*
me di Ippocrate oon cut fu salulato dalle genii.
Vii la scienza del calcolo pura e applicata manc6 di cultori : tra i moiti
Sim. Boeriard<i i di cui Domi si rogistrano, io scelgo Smona KeGGiAam> e SaaAnno »' Aci.
Fa dd primo mensione il Corsaro fra q|idli che fesC^giarono rineorooa-
tiene di Filippo V. , era egli diligentissimo matematico , le sue oognisioni
riTolse air arcbitettura^ come nella sua opera ids: in feglto TraUtiio mai^
fttoiieo intitolata , diede pienamenle a oonoscere ; \ coiM gli scrittori mil*
Tm S«rafino da nidpaO e continental! riferiMioiio. L*umile fratiodlo F>ij|L|8aaAniio q^Aci fu
A i. vaigmiiiMtmo architetto die' pfm de^ delia nostra Sieflf^ iasM mortmio
meritetoii Mle 9iam99 fuattro volumi di eo9€ diver*€^ anhneiiea ^ a e m e
tiia gmomoaira arehiieiiura (58. $9). Fu egli disoepolo di IJrballo LeoCto
M quale abbiam fatio parola, • bencM non legato al sacerdoti«y ara pmi-
tioamente addottrinato. Ho io sott'occbio due Tdumi di sua mano,' • dalr •-
pitome di cid che contengono pii6 dasdieduno Ibrmar giudisio della 'Tato'^
rra dell* autore. Md primo eon bdle figure spone i sistemi di Tdomeo'^di
Copernico di Ticone, e dimostra quelle del prussiana essere il piik verisiiBt*
le, qui si oecupa dd sole, ddIa luna, di marie, di Teneroy di mercnrio, di
giove^ saturiio , e cost ddle ereKssi e delle leggi onde reggond i manetl
e le stelle e le comete, ma poirhe Ita dichiarato le leggi aslronomicliey to-
trrlieosi a lungo delle aslrologidie, e conchiude oon ana tavola ddle eodis^
si lunart e sdari dal 1681 d 1700. II secondo Tolume intrlolato Mmnmah
di arrkitetlmra dediralo al sig. Marcbose di Gerad, adomo dr buone figure,
^ partite in id libri, dod di areAi'ettura, di-rtnwiieoj regola aurea, ^9om€*
trta^ ^onitmiea, eeue direrte. In tsle opera FA. adun^ quanto conoscni
di m<^lio ^ e si rale del VitruTio dd Paltadio del Vr;;nola, di ogni'egget*
to oCTre V inmgine dipinta , e la ditareisa e la condsione sono pregi suoi
carctteristid. Non credavi costai ?icwton a Clepera , non mai ; ma abbiad
prove della diffusione de' lumi fra le iiHiine dassi.
Le morali scienae erano piu diHtise, e an illusire, cbe roertta una pa*
gina nella storia generate delle lettere, le elero ad dto grado, io dico Ga*
CmuaUo Orawo sr^LDO Grasso noma riverito a ddce ai cuori gentili cui i cara la patria.
I^alo circa il 1666 | u addisw agli studi legandod a* capuccini nd 168a ;
'9
da Act tramutoisi in Metsina e ti toj^»iorn6 lit«i^aiii«nt<! , e fynfindo ehUe
atldoitriiiata ta nente e fu assunto al saoerJozio, impolrO ilal Geiterale d(*l-
V ordiiie ili non poter essere Hiiamalo a niun ulPicio inoiia^tico, tale la sua
modeslia, tale il forte propwilo di ToUrBi al sa|iere. D* allora partt la sua
Tita fra le dotto Tigilie e raiiiiuiizio delta Toce di Oioy percorrendu intcra
Sicilia , che ai suoi paiiegirici a' suoi scrmoiii a* suoi quar<?simali plaudiva.
NA lieto a tanto Irioiifo del Yaiifi^clo , cliiese di predicate fra ^V idulatri ;
ma ^U fu divieiato per iion or bare il rej^no dolla luoe Tivitsima di tan la
iutelleito. La nostra aecadeinia lo noTero fra* suoi soci , e per l*acule/zi
deir iiige^no ^li appose il uoine di Critiro. Nolle guerre per lo interdctt«i
del varcato S'MMiIo , s^j^ut le parti pjutilicie tlisertaiido le regie j e pero I'u
esiliato alU Tolfa ore Afjusignor Nicoio .\Iaria Lcrcari arcifescovo nazianzeno
lo diU»se e soUevo, onde a rostui dedicarono git amici del lirasso il Carro
3ii*tico da lui scritto poco da pu. N«}l i7«4 era eicli in patria, quando in-
obronaiosi in Roma d«l triregno rOrsi^ii Cid num--; di Benoidctto Xlll, piTckd
domeiiicano 9 t suoi ooiifratelli di Aci ne f«;cero festa nella loro cltiesa , il
dime le lodi commottendo a Gesualdo Grasso, la di cut nominan^a prendoa
gran parte di moiido. Satisfece e^li il nobile incarico con it Carro mitfico
delta gloria di Dia , orazione cite tanto piarque da Yolersi stsmpar« e a
Roma spedirsi , ove i porporati il pantelt'Te i dotti ne giudicarono come in
Sicilia ; quindi Benedetto coiiosoer lo voile , ed ivi per comatidamenti dci
superiori tramutossi net lynS. f«a presenza non ne minor6 la fama ; nolle
ooncioni , nel pulpito 9 ne* secret! oonsi^li , nolle scieutificlie lezioni , mo-
itro a* romani la sua intelleltuale dovizia : perd amniirato e dilettissimo a
tutli. Nd solo ftt oggetto di amore e di osse<|uio agl* italiani , sinanco (lio-
▼anni Wincislao conte di Gala:(so ambasciatore imperiale., il piu potento
straniero cite Roma albergasse , lo voile a suoi fianchi , e 1' Krnestina tli
lui consorte modoratore delta di lei coscienza. II Papa lo prescelse a Vesco-
▼o , ma le calde preghiere gli meritarono non essere rimosso dal sacro ri-
tiro delta sua cella. GoU sent\ il bisogno di far guerra alle usure , e ar-
cliitettA r opera rhe lo rese immortale. Frattanto il Galasso recavasi Ticere
in Napoli e Gesualdo fu astretto a ses:uirlo in quHIa corte nella qualita di
teologo coufessore • oonsigliere vicere^io. Alia niorte del Galasso ne diros-
se i funerali , e ne cantA in latini versi le glorie, Allora potd rivetlere Si-
cilia ed Aci riassumendo la vita intennessa ' per lo soggiorno oltre il re-
gno : ma espolendo la sua maggiore opera /<• usure marittime da' dolort
neufritici , e della febbre assalito secondo il Oirpinato , e d* apoplesia so-
condo Andrea da Paterno il ai novembro 17^0 cess6 di vivere in Taormi-
na di 64 anni secondo Basilin da Tremsticri , e di 63 secondo si leguo
neir epigrafe apposta alia sua imma<^iiie. A lui dobbiamo parecdiie o|>prn
ltd tutte da* suoi biografi riferite 9 ma io v* intertengo solo di quelle rht!
ho sott' occhio. Dopo 110 anni cite a Dio si congiunse 9 poco rimaiisi di
lui ; esperto poeta latino lo dimostrano i versi stampati pe* Funerali del
De Maria nel 17116 , poeta italiano La e, Ifarbera tragedia scritta nrl
]68S in Nicosia, mentre il (irasso era cliierico ancora e intitolata al marclic-
se di Geraci. Rs^a ha difetti cui possoiio nieritare scusa PetA dell*autore ed
il secolo , tali \\ moltipliriUt di luogo e I* iiit<*rvoMto de* demon'i e dcgli
angeli ; ma risovvenendomi del felice concetto della scena penultima di far
rccare da* neoKti il feretro di s. Birbara ^ alia cui vista gli angioli s* in-
chinano e la covrono di candidt (iori , io non so farnii aspro censorc del
Grasso. L* azione d partita in tre atti , 1' ordito d semplioc, e per sua glo-
ria questa d la prima poesia degli acitani del 1600^ la quale non abbia il
menomo vizio di stile o d* immagini : ^ pura come quelle del miglior se-
colo. La precede an proloi^o da eseguirsi in musica , ma credo non sia
stata prodotta in teatro (60).
ao
A dare idea del suo facile deltato eoco alcuiu Tersi pronunziati da
s. Barbara passe^giaiido amciio giardiuo :
3 Licti Tezzosi ridolciiti iiori ,
> Parli di quella man , die lutlo pilule ,
> M* aslriii^ctu a ru<;ar dal pctlo iiiio
9 Do* dileUi meiidaci o»;iii dei»iu.
s Cbc se il ^iglio io riiiiiro ,
X Anche ni* inslilla al petto
> Fiamnia di casto amor di ptiro affclto.
s Sc del la rosa la vagliozza scwrgo
> Di saata carilate
9 Suo purpureo colore
> Eccita nel luio seiio un santo ardort.
> Se la viola all* occbio ec.
// carro mult'eo A un* orazloiio fcritturale calda d* imma^ini 9 carica di
tiiilc furti , non Tiziata nella frasc ; prcse a modcUo i profcti e ne sef^ui
r aiidare : iioii poieva esscro piu altala per la siagione quaiido coniparve.
Vol'sianioci oraiiiai alia sua opera mag;;iorc , ie titure maritftme , e
basti il fill qui detto di lui come pjeta cd oratoie. Mi djole su di essa
J1011 poteriiii molto fcrmaro , pcrdie iocalzaio dalla luiiga via ; ma in*
sicmc mi allegra potermi Talcre dell* aiialisi fattaiic dal uostro socio aktivo
ftiiidatoro Aiitonino Call Sardo(6i), e si fallamente dar coiito di due lavorl
dc' iioslri confratelli. Stabilioce il Cali-Sardo essere obbietto dell' opera del
Grass! la quistione so mai mukuaiidosi danaro a cbi naviga o va al merca*
to y sia lecito prendcrsi delle usure fuori del caso di un lucro^ die oessa o
di un danno die si soffre ; onde segueudo le Testigia del Grassi defiiiisea
cio cbo per usura nel mukuo intciidesi ; come un tal contralto riguardasi
dalle leggi nalurali , dvili , religiose 9 e disamina poi la celebre decretale
di Gregorio IX Naviganti ec, Cosi sviluppa le teorie sulla dilTerenza del
muluo con la vendita oon la pcrmuta ooi oomodalo con la locazione aggiun-
eciido contro le usure 1* autorild di Plalone , Arislolile , Catone , Cicerone
Plularco ec. a' quali oppone la conlraria opinioiie dei due Cocoejo padre e
iiglio , Noodl , VVolff, Grozio , Say , Hume ec. e inlcnde dimoslrare esser
fai:FO r opinare di quest* ullinii » e secondo ragione e vcrila qucUo de* pri-
mi. Uamroenta seoondo le leggi della natura iion esservl diritlo ad usura ;
die quail tunque le leggi romane la pcrmellessoro sine al la per 100, i 11-
losuli e i giureconsulli reclamano contro V iiigiuslizta. Ramnienta le leggi
ilH*re saToiardc veiieto gallicane yietarla , siiio inlliggeudo la pena di
morte contro gli usurai ; nd tralascia le leggi di Gugliolmo il Buono , Fe-
derico n • Ferdinando 1 it Cailolico cuntro gli usorai di Sicilia } ed inline
oume la legge di Dio , di sacri lulmini armaCa , quesla la pa espella dal-
r ovilo di Cristo. Dopo del che esamijia il Tero senso della decretale di
Grcgorio IX contro gli usurari ^ e qui con il Grassi dimostra dovcrsi Icg-
gere ed interpctrare secondo 11 sense owio ttsuran'ui est oentenduM 9 non
mai unaraiiuM non est cetuendug come Gonzalez Billuard Fagnano e Na-
irarro asscriscono. Quest* Ojiera niagistrale , oonic ben dissc il Call Sardo ,
non d inferidre a uessuna di tultc ic altre di simil sorta » che da noi si
Studiano e si ammirano venule d* oltro mare e oltre monti, e pud cbiamar-
si classica nel suo genere : a coiupierla egli sudd molti aiini , la mcdito
iiella capitale deirorbc cattolioo^ moriva e non riiiniva dal perfezionarla.
Tale si Iti Gesualdo Grasso poeta illosuiu teologo predicatore cauonista giu-
rea>nsull09 di cui il desiderio sara elerno fra* posted. Di sacre materie an«
Mnrcaiit. Grn»»o cora lutertcucvasi il cauouico Maagiatonio Gkasso ^ della cui eredita viva
II
r Oratorio di Aci , e un F<ue*tto di mirra oel 1707 lUmptTA . in. Paler*
mo : di lui basli quosto cciiiio.
Allora, a quaUiasi raino dcllo scibile Tolgetsero la meate i nostri coa*
fratelli , quasi lutli prr arruia la poesia V erudizione «d il giure profcsM-
▼ano : e fra i piu ciTclsi conoscitori del dritlo Ta primo Giovah Battiita G. B. Gali
Cali soprannominato t'Mtyenwrum aquiia ei iuria anima •* appeiia ebbe com-
pill i prioii sludi in Aci , fcnud sua stanza in Palermo OTO Teone in vooe
di supremo avvucato : dojio linjilii aiiui ripatriando folse il fervido deside-
rio ad illusitrare Aci-Ueate pubblicaiidone la storia : pero fatta eleUa dei
ricordi de' classiri di o*;ni cU , clio di Aci faTellarono, comincio la genti-
le opera, che rimaw p<^r la iiumatura morte imperfetta. A questo • beueficoy
che primo pose la pietra dcll'edifi«io da Vasta Cirelli basato, e che io quia*
di elevai terzo ncl liberate ariiigo y una memoria , una lagrima , una pre-
ghiera di requie (6i»). Si erode e non d inrerisimile arer Sbbastiaiio Vasta s. Vatta Cirvlli
Cmelli, detto il Soptio fra 1191 frugato i ms; del Call ne* quali troYo il pri-
mo germe dol suo Aci',;fittico. Questo dotto e filantropo saoerdote fu poeta
e storico : i tuoi versi italiaui e latini stampati leggonsi nell* opera di Ge*
sualdo Grasso alia pag. i«, ne* Funerali del Dt Marta, nella Tita del Ma-
caro/iio scritla dal (!arpiiuito p. no^ in quella del I^eonardi p. ^09 e neWJei
j4nttco pag. lao. isi. i4o. 141 cd io ne ho trorato inediti pochi distici
in morte di4 c»iionico Paolo Grassi (63), gli altri smarrirunsi : nia da' su-
perstiti si ha lestinioniu essere rioco di oon Tulgari idee , piu felice latino
di quanlo italiano scrittore, facile nelle rime e nel verso e pooo sozzo del- ;(
la pece de* marineschi. Ma le sue ▼c<;lie oonsacro il Vatta-Cirelli a disten-
dere i fiisli di Aci-Uoale in tre parti descritti , dclle quali e solo a stampa
la prima. Parliamone |iartitamente. A dar idea del suo stile e del modo
come condusse T opera trascrivo quanto egli annunzia nella prefazione : in
che sin dag it anni pin lenei 1 , leggesi alia pag. XII , eMfi ii genio pre-
eiive a ^uesla nohiliasima ed utiiiMsima prafessione ( di laTorare istorie )
mi lono aecin'o a tcrivere P istona di Act nUa pMria , avendo soh ia
mira di giovare ad aitri^ ed ammaeetrare me eteeeo i/f ho piO'
poelo per esempfare da imitare ii eonte D. Emmaueie Teeanro neiCieioria
dei Regno d* Itaiia soilo i barhari , e Giovanni Paiazzi neiC Aquiia To-
mana, AP incttraggio ad un as:itinto ei arduo ii prineipe defonio di queefa
aceademia de' Zetaiili Saeerdoie Cai io Garofaio uomo eruditieeimo; e qui
ingenuanientc cbiari:cc aver egli S(*guito i modi seoentistici per dilettare
chi legge^ soggiungcndo : e per Jmtria, ii eopraeennato prineipe de* Ze^
ianti mi ^ueriara tiit otecchie continuamente aecio ecrivetai con queeto
Mli/e, Fin qui 1* aiitore , e il solo oennare essergli Taluti di esempio il
Tcsauro e il Palaz/J , basta a scaltrird quale pessima via percorso abbia.
Enianuele Tcsauro toriiicse di gentile origine e vivo ingegno, abbandonossi
a' pregiudizi del sno scculo , e oltre i difetti dello stile , manca di quella
esattezza e di quel sano discerniniento , senza cui le opere storiclie invece
d^ illuminare le Ticciide de* secoli trapassati, le oonfondono e oscurano viep-
pid. Del reneziano Giovan Paiazzi abbiamo otto grandi tomi latini 00* titoli
Aquiia inter iiiia , aquiia eaxonica ^ e un altro italiano Aquiia romana
•tampati in Venezia dal 16; 1 al 1679; ne' quali abbraccia Pistoria di tut-
ti gl' iuiperotdri da Carlo Mai;iiu sino a* suoi tempi , e sono essi stam-
pati con lusso nun ordiiiario. Ma quaiitunque egli fosse dalP impcrator Ijco-
jHildo otioraio di rvgali di oiiori e deila carica di auo atoriogra/'o , essi
si giucciono dimcMiticMti , e non vi lia a dii spiaccia di essern«* privo. Tale
e r unanime giuJizio dc;*li scrittori della loro vita e del Tiraboschi , die
io per me non ho mai letto si latle opere sepolte nel fliume deirobblio (04).
IV.: «.».»:... 1^ j_ii- e.11 ? I- J? 1! _i. :^: « J-» .. • -i: .i..i
(^si trasciiiato dalla fallaoe guida di quegli oltramarini , e da* oonsig
Garofaio , che corruppc una iotera Aocadomia 9 elaborg V Aci'Aaiico
Ii del
par-
tendolo III emntoli, dieerU • amMtesMi'. Comincia dalla diTifione d«* .
gni del mondo &tU da* ditoendenti di No^, e quiiidi fcende • Cam ad Eii-
ta alia citta di Gam^ieiia, a' cidopi, a* siculi, a* ticani, a G*rere ail Ercole
ad Aei. Galatea Potiferao , ad Uliffe ^ a* (^Icidesi , e tooca ^ti aTTenimentt
di Grecia e di Koma in Sicilia tino alia Venuta di Gior»io Maiiiaoe: tutto
quasi quello cho alia n.ititia di Sifonia appartiene vi ^ riferito , na toin*
merso in tanta copia di figure, di efclaina«i«»ni, di uuncctti, di esa*;eraKiont
ciie 4 uojMi inTestigarlo come peria nello aiabkio. Fa seguita air Aci Antico
V apologia defia nateita di #. Feneta m Aci oontro »li argomenti <lel
P. Giovanni Fiore, nella quale it Vatia CirMli dcpsto il n »nia accademico
di Sopifo , assunte quello di Ttnehroao ; e quest' Apologia e laforata come
la iftoria. Fu egli ^ruditiisimo , area STolto i grcci latiiii e italici padri ,
nulla manc6 alia sua mente , tranne una guida illuminata ; io gli debbo le
prime linee della mia storia di Aci-Reale, die fjrse tion avrei deltato sen 'M
di lui , e son oerto che seiiza del Garofalo sarcbbe riuicito lui purgaio e
utile scrittore, e la patria maggior gloria e giovaiuciito ne avrebbe ritrat-
to (65). Egli cesfl^ a S Inglio lySs.
N4 potea quel benemerito non sentir 1' inHucnsui del generate contafpo
da cut non solo Io lettore , ma Io art! eran gu.iste : la scultura 9 V archi-
lettara e la pittura ist'*S!ta scordati i grcci molelii, e scarlati i monumenti
deir italiana grandexsa del secolo XVI , iiitaiiiroMO o i roit^giori artisli ne
furono soszati. Tale si fu , abbenchd msnomam^nte, 1* istesso Picmo Paolo
P. Pailo TMla Vasta fra noi , il piik grande pittore siciliano del 1700 , del quale sono a
•tampa oramai le Memorie, e con il ricordo del quale cfaiudiamo quests
seoonda epoca della Tita degli Zelanti. Cite dire di quell* iuimitato capo-
scuola , che palese non sia sin dal iShj a quanti hia diletta I' arte de* co*
lori , e le sue Tioessitudiui ? Ormai d ccssatu il giusto laincsnto del lianzi
di Hon eaaer hem nota la seuo'a tieiUana ; le ricclis oparo del Gross3t dd
Gallo 1 del Giudice e le mte He/none storiehe, che illustrano tutto il sc-
colo XVIK, olfrono le coia;nizioni nccessarie a comp »rre una.storia compl(*ta
della siciliana pittura* Ed essendo mia m3iite riprodurre quelle Memorie
arriochite , per sommi capi rai^ionerd (i^%\ del Vaita ajii^iuugendj taluna
delle molte preziose notizie che ho dalla seeonda cJIzione di quelle Memorie
• questa parte racooltn. — Nato a 3i lu;;lio 1697 Ci*si6 Paolo di TiTere
in patria a a8 noYembre 1760, qui studid in gioveiitu non solo con Giacinto
Platania « ma si pure con Antonio Filocamo mcssiiicse , Tenuto in Aci a
pitturare il Duomo , non gid col solo Giaainto coma io dissi nel 182J , e
ripetesi nel i8s7y utile conoscjuza, cb3 ds*vo al Carpiiiati* nella sua vita
del Vasta letta da me in quest' anno iS4i. Suo iiistitutore in Roma fu
Luigi Garzi y e ci6 oonfermo dupi afere nel i83S mcJitatj un di costut
quadro ad olio nella sala de* capo la^ori d I Miise.> Borboiiico di Napoli :
in Roma il Vasta s'intertenne 17 anni y e certo essendo che nel 1714 ^ca
cold f e nel 173a in Aci , egli ripatri6 senza fallo nel 1751. Sicilia allora
mancava di capi scuola, e la stcssa Messina, alb quale djbbiamo ootanto
\\\ questa diflicillima palestra , non piu avr>:isi ne Scilla , ne llarbilunga.
Paolo Vasta reduce da Roma si fece ammirare per le tele ad olio , e sor-
prese con i pastelli e con gli alTrescbi di gran maccliina : cultore delle
Icttcre , amioo de' sapienti > poeta 9 si Talso de^li ausili intellettuali a iuTi-
gorire il pen nello : suo pregio supremo ^ aver rialzato T arte caduta in
Sicilia , e questo otlenne non solo eon la maestria de* suoi dipinti , ma col
far jfMlare seaza iuMia la virti a* diaetpoli , come il padre Fedele da
s. Biaggio lestilica 9 code numerosa schicra ne accorse alia sua scuola. 11
famoso Vito d* Anna palermitano venno in Aci ad erudirsi, e insieme a lui
Giuseppe Grasso , Mariano Cali, Michielo Veochio, Francesco Finocchiaro,
Alessaudro Vasta | Giovanni Leonardij Giuseppe Grasso Giamago ^ Sauli
a3
I.eottA, Giovanni Miismeci, I«nazio Carlorina furono nioi allievi , e da lui
atiiiuali saliroiio clii |Nti clii nieiio hi arte ; ma topratuUi subliinosti il Di
Anna, il quale iiifursci la riinm ilelT istesM> maeslro. Sparii costoro per tut-
to il regno fectTo |Mltori AI«?^isaii4lro «i*Auiia, Pietro Vatta juniore 9 Co-
rinzio, Grasiio, Greco GiKabiano, Crestadoro, i tre Manno, Iniergugliemi,^
Salpelra, Cop|M)liiiu, Pollacp, Doiiiiiiici e molti altri ; ousloro, clie vasteseki
addimaiidansii, il noiue e lo slile di Paolo diffuscro per lo iiitero reame tici*
liaitOy e nuo^i sr^uaci erearoiio. Tanto pud un lolo all' incremento dell*ar«
te giuvare , quando alle doti della meiite e alia oelebritA kggiuBffe quelle
del cuore, e in nulla e lucoo da* iiiorsi dell invidia! lo diMi net 1097, dopo
aver ceiinato ripusarsi il mio frnle nella toniba delle suore del ■• Amore in
t. Pietro, /a vita t'emorii slarst nella memvrt'a de'v9m\ ma ni urn mmtth
mento ni una /a; iiie avervi rreita la pafria rtconoscente cmde eercatc alio
Mtrani'era lo addi i e guirtrMt ie. rompianfe ossa seuza aleunfim hre onoro
at j^aro d% queie tleffT ignati tllacftmati, lo dini, ma ora per la etpiata
dimenticania soggiungo, aver quet»to decurionalo a mi a insinuazione com-
metso al giovane Rosario Anat-tati V immagine marmorea del Vatta, die
appena eseguita aimunziai con mia leltera al barone Paolo Nioolov (Fftpore
i836 p, 98 ) , immagine die or sorge in queata lala a gloria del pittore,
della citta e dell* ^ cvademia, c- me al tempo istesio i Mioi ritratti oopiati
dair autografo di mia propriety della mae»tra mano del Patania, lono ve-
ncrati io Palermo uelle pubbliche collesioni. Taiito il merito e la lama di
P. Vaita I
Ecoo lo »tato della dviltA pubblica di Ad Reale del 1700 al 1750;
ecGo i benefizi dell* Accademiade* Zelanti : le fdenze le arti le lettere Te-
nivano alimentatf dal Mcro fuoeo ivi desto e dagli operosi sod propagato
ne* volenti dttadini. Non iu ravvivo i colori a lar piu luminoso il quadra
die pennelleggio , non iscemo la luce a minorarne 1* effetio : storioo del
penaiere e del cume si e svolto in cento intelletti in tante diTerse mate-
terie, ieguo il vero, quasti artefioe di ritratti, non d* ideale pittura : per6
non foapetti I* invido o maligno ch* io per tenerezza di patria cariti rab-
bellifca le figure; non sospetti il fanatico ch* io detragga al merito di co-
lore die ne precessero ; nulla aHermo senza testimoni nulla giudioo senza
esame aevero. Alia difiidle generazioiie de* miserabili di tpirito, i quali, o
per ignoranza de* fatti o per ^elenon tristi/ie di cuore^ o per istdta voglia
di niegare lo stesso aole, die li abbarbaglia, o per matta pre»unzione di
ae medeaimi, tutto dispregiano, dico altamente: iciirrili momi, Tenite meco
in queata tela di ballo, vedete coatie la luce del gaa la fa splendida, oome
di gemme e di orerie pompeggiano le ^aghe donne die t* intrecdano le
multi fbrmi danie, come di crittalli e tpecchi e quadri d ornata ; potreste
a Diezza nottc dcsiarvi maggior copia e brio di luce? Non luai : nia se
il sole meriggio vi mandi a fasci i suoi raggi , 1* istcssa luce del gas si
attenua e svanisce. (*.osi ^ la Ida , ch* io coldro ralTronlata alia storia
della let^eratura universale; ma io non vi ragiono del nioiidu, di Ad bensi,
perd deposto il malvolere e il cadiiiino, innoltratevi meco nella terza epoca
de' lavori di quest* accademia.
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EPOCA ti:bz\
T oLTJitRs diecra C M er i i fermali i «r<*aiMli uomiiii o prima dclle acra-
demie o indipendentenente di asse. Omero e Fidia Sofocie ed Apdle Vir-
gilio e VitniTio, Ariofta e Micfadangdo non appartenero a niana aocad4N
nia; al Tasso le ingiufte critiche etscrgli venute dalla Crusca 9 e Newtoii
non doTere alia SocietA reale di Londra le sue scoperte su V ottica, su la
gra^itaiione, tut eakolo iiitagrale e ralla cronologia. Ma a die Tagliono
dunque le acoidemie chiede lo stesfo filosofo ? Ad alimentare il fooo die
i veri sapienti hanno aoceso (66) : ed io M^giungo , costoro aTer debito
di elerare quesle asfcmblee per m popolarita della dotlrina, per farne pa-
fcolo air uniTersale de* dttadini, per fame pane alP intellctlo dd popolo^ e
pcrd tra le Tarie origini del nome di aroademiay io mi attengo alia ptu
filantropica la quale da &XXX medicina e orjX'X popolo I* etimo ne derrra.
K iiiferma la gente ignara de* Teri indagali da' doUi , il sapere i medid-
na ddle anime; e bene Plutaroo diiamo Tignoranza inferniiU deU'umana
rpede : il dilFuMi sapere 4 come la purezza di aure balsamidie moTentisi
da fra^aiiti verzieri^ die fugaiio i coiitagi da un^ iiitera dlta e la riTiTifica-
no. Mi dilelta coiMHcere oonTenir nirco nella stessa sentcnja in allro r^no
un' iliutire vivente Gyurtin) e piu sulle accadomie italiane. L* Italia si copersc
di accademie, egli scrJTe^ che propagarono il gusto della bella anticfaitA c
pntduss<*ro una generale emulazioiie. In nessun paese le aocademie furon
tanto tttili 9 n^ mai avVenne oome allora che s* impadronissero a oosi dire
di tulto un popolo, onde oomunicare una nuova attiTilA a tutti gP intelletliy
n^ mai die si adoperasiero, con tanto ardore a soddi^fiire V immenso bi-
sogne d' i^tru'/ione prodotto dal lore espnipio, da*loro lavori e dallo spleii-
doro dclle loro solennila^ Tere GkIo dello spirito, onde gli uomini erano
allcttati e appassioiiati del pari (61),
Si, la solenne fetia defio spnrtio 6 V assembramento de* letterati a di-
Tul^are le ri|Nwle ooiifiM'enfe da l>io rivelate a* podii die amd bciiigno; e
tali fcstc rinnuvavanvi dagli Zelanti in quasi tutte le stagioni ddl* anno a
porte difchittse, con I* intervento di tutte I0 togliose classi della cittadinan-
sa : r istrusione debb*csser libera, gene/ale come la luce cite il sole dif-
ibnde dal firmamento. Gli argomenti presceiti aflaccTansi alia Taria intclli-
genta del popolo per cui benelizio attaticaTansi, e gli CTan<;elici eran pre-
dilctti, onde qui la sana credenza ha santiftcatu i costumi. Or della nati«ita,
or ddla Tistta de*niaggi e de* pastori, or della mortc dd Naizareno, or dd-
a5
la pureitt or de* dolori della Vergine madre , or della noitra concittadina
eJ eigida di paradiso s. Venera , or della sapienza del diTO d' Aquino ^ or
d* illustri cittadini perduli^ or di scienze divine , legali^ inediche iotertene*
▼ansi, e oon rado in carneTale allegrarano I'adunata di poesie giocose. II
teatro ch* era stato costrutto dall* Aliotta a senrigio dell' Accademia, n* era
ancor dipendenza, e li anche con^regaTansi, e produceano burlette^ drammi,
oommedie i per6 non maniTigli P estrano o il presente inscio delie vetere
abitudini acitaoe , nel sentire coroe i nostri padri si bene usassero nelle
•oenoy e con i mortori e i dialoghi stupissero Sicilia : i 2^1aiiti avean falto
pane del popolo la bella istruzione. STolgianio gl'innumeri tcstimoni die
bo sott* oGchio > e T* empirete il cuore di Teneraziono per gli aniichi^ di
ditpekto per i Tivi, i auali lianno diserto la utile palestra di assembrare i
popoli nelle platee, e dagF immensi teatri parlargli le Teriti da'drammatici
Testite di poesia per disseminarle, come T aura della Tita, nelle moltitudini.
Da questo fervore per la socictA degli Zelauti nacquero le sue rendite^
i suoi libri, le case ove prima conTeniTano, oyo or sianio adunati : i soc'i
neir ultima ora di loro vita si ricordavano quanto fosse il ior debito mo-
rale con r accademia^ e la dona^ano ; e perchd non viyano dimenticati i
nostri benefattori, oltre le preci onde questi sacerdoti li suflragano, abbian
da noi testimonio di gratitudine. Alia generosita di Fbamcksco MiRoni ces- Franc. Miron*
lato a 91 Ottobre 17^4 di cui la riverita immagine qui yencriamo a in-
spirarci del suo esempio, dobbiamo le case dell* Idria, ove si ricovro Tao-
cademia lasciando le sagrestio» e delle quali egli ci fe* done >i?ente (1716)
^8) ; a ViTO Skminaka (174') 9 ^ Michele Bisa* (1760)^ a Pistko Paolo Tito Sen-imum
CAapiiiATo figlio deU'egregio Candido (1807) e al secoodo FaANdEsco Mibokk p'*'!j^''^^"*A
(181 1) le rendite che riscuoliamo ; a Pietho Romeo (1748) la tenuU di p;„„;. jj'jjlini***
terre in contrada Fago, e all' ultimo Mlrone auesto palagio oretiam con- p^ iiojueo
Sregati : i Tolumi della bibliotecaa cento accaoemici. pietosi, cb' estuanti
i caritA deste alia nuda filusofia manto tetto alimento, riposino benedette
I0 ceueri Tostre ni li conturbi il profano, e se dopo la tumba elleno ban
lenso 9 e alcun consuolo puo loro infondcre il pianto della riconoscenza 9
noi con i cuori commossi lo Tersiamo involontario sulla pietra del vostro
iepolcro; e le pure aoimo Yostre esuUino di compiacenza, cbe noi Tostri
nepoti non siamo da to! degeneri, e abbiam saputo rianimare ii sacro pal*
lauio, cbe da voi redajnmo, riTcndicarlo da neghittose mani, arriccbirlo,
sobililarlot piu gagliardo e splendiente lo a£Bderemo al culto de* figli no-
itri, i quali se questo veto non falla> ecclisseranno di loro luce il nome
Qostro «<- Gratitudine a costoro, 1 quali per usare immagine, che non dis-
dice alio siorico , infusero perenne olio alia sacra lampade, la cui fiamma
si alzava per opera de' Carpinati , del f^eonardi, de' Gangii del Costanzo ,
deir Amioo, del Mauro, del Veccbio, del Quattrocchi, dello Sciacca, e di
presso altri settanta Talorosi , i quali con varie intermittenze al cadere del
secolo passato e al na^cer di questo, ne manleujiero TiTa la luce. Noi ma*
no mano favelleremo di ciasclieduno.
Pi grammatici retori e letierotl d abbondevole quest' epoca, e loro di GRAMMATIGI
molto Tadebitrice la palria; p primo a Paoio Piccioke crocifero di una hen ^ ''^T^.'**
elaborata grammatica latina in isrliietto italiano spiegata e cb* ogli iuvecc ^"''^'' P><^ioii«
di logira e Jiloaofica , divide in metodica ed utortca , in quella compren-
dendo quanto alia ragion precettiva e a' metodi di apprendimento pcrtieite^
in questa quanto 6 mestiori alia cognizione del pulito e iigurato ordire de'
poeti e dfgli storici : essa 4 ms: cooipiuta nel 17^8 come ti si logge , e
dopo la morte dell'A.fu propriety di Giuseppe MIrone (69). IS^ solo il Pic-
cione* ma i Iratelli Cakoido e Vejhehanuo Gakgi, de' quali favellercmo fre- OncHde Gangi
quente, produssero altre due latinegrammaticbe, quella del primo stampata^
ma quanto esatta sottile ; sono le primo Ilia a guidare nella gran seWa
Vigo , IteL Gcii, '5
a6
Yra«r. Giinf t dttU* appreadineoto della lins^oa to^ata (70) : quefla del secondo inedtta tot*
tor» e «uiitodiUi in questa biblioteca , ampia , profonda, altamente filoiofica,
q«ale addiceTasi a queiracuto iriTesti^atore delta bellezze de* romani dassi«^9
e ne duole non atiere eflpolita> ed evul^ata. N^ a tanto quietarasi il bene-
fico; aUra italiaiia grammatiea compilava, qui ancor serbata^ con la quale
avYiava i gioTaiii ncll* ammaestrameiito del parlar toscano ; non la compi*
Ta perdy ma ^ rioca di cost pre^ose in?estigazioni da non disgradirle Dd
Barloli n^ Buommaitei. Sul fraiicese liii<;uaggio Tpgliava Idngbi anni , le
piu n«oondite norme onde si reg^e quella favella indagando, come da*aaoi
ms: die bo sotloccbio e dal suo epistolare comraercio con GioTanni Sardo,
da me serbalo, d palese : n^ dinientico il siculo parlare in cui poet6 ; di
questo inizio una grammatiea e ua rimario. Egli il siciliano , il franoeae y
r italiano e il latino scrisse con (lato di Tcra eleganza, e illustrd di ope-
re e di precetti (71) G)n pari conoscenza un copioso trattato di ortogra-
fia Tolgare in un solo Yol. in-4.°y e meritevole di essere pubblicato, scri-
Caad. GArpiniito Tea Candioo CAapiNATO ; e Anselmo d* Aci discepolo del Serra e maestro
Anaelmo d* Aci ^ Bologna di amena letteratura, un* opera oompleta su* moltiplict precetti
del bello. In easa sono raocolti Tari trattati taluni in latino taluni in ita-
liano disteti, e versano ano sulP ortografia di nostra lingua con 1* aggiunta
di un dizionario di tutte le voci di dubbia pronunzia, due altri ampissimi
di retlorica e di eloquenza ; altro del modo di compor lettere di qualsi-
nasi maniera, altro di poesia italiana oto intertiensi non solo di ogni g^e-
nere lirioo, ma si pure drammatico ; altri della epigrafia e della rersifi-
cazione latina^ in questa lingua rergati ; Anselmo d* Ad dopo arere in
Bologna in Roma e in altre italiane cittd professato eloqueosa , ripatrio^
e qui mori ottuagenario . • • . , ammirato da chi non crede il saio mona-
stico impenetrabile al sapere, ed d memore di quando le lettere ebber ri-
Gior. Anf . Bosai fugio negl' ispidi cenobi. Tra i letterati i da ricordare GiovAiiffi AitTomno
CoaUiuro Rossi CosTAMzo uato nd 1770, estinto in gennaro i83i>il quale oltre ua
trattato di logica scritta in latino, lasdd una Melva di molie lettere, nol-
le quali ^ la lemplicita in questo genere ricbiesta : egli raocolse la ^ita
di Vinoenzo Costanzo, e da lui naoque questo amato Sal Ya tore nostro so-
do , nd quale non sai se piu soperchi la pietA , V amor delle lettere o
delta patria (7a). E nd 1779 sullo stile doeroniano in aureo latino pub-
GioT. di MU blicava an' orazione GiorANiii di Bella , di cui parleremo ancora come
poda : qua! preoettore a lui prima Catania e quindi Ad devono V aver
migliorato i metodi , reso comuni i dassici e pcro nd Cutelliano fu isti-
tutore 10 anni sine al 1778, e dopo di aVer illuminato Aci , renne ia
voce in Palermo oie mori. SilTattameote in questa terza epoca oonsolida-
▼ansi gli studi, e non si fermavaiio i nostri a produrre nuoW libri, nh
a obiarire dalle cattedre le istruzioni altrui , ma gid bandirano i propri
precetti, che meritato avrebbero maggior rinomo e maggior oopia di uditori.
STORia ^ Gosi diTennero diletti e Tolgari gPidiomi italiano latino franoese, e
in una t codid de* lumiuari di quelle nazioui storid oratori poeti. Ndla
•eoonda meti del setteoento oospargevasi f ieppiik la istruzione , e perchd
r isola incbinaya alle inTestigazioni e alP illustrazione dell* etd cadnte, per
le ragioni da ma alia distesa altroTe spiegate, gli Acitani assennatamente
ubbidiTano al moTimento gencrale^ e segueudo 1' impulse dc* predecessor! ,
le istoricbe disd^lii|0 furon culte fra noi. II nome del bencmerito Caru-
Gaad. GrtrpiMto DO CAarncATO qm c* in?ita altra Tolta a fermarof: non poird mai seco lui
•debitani la patria ni dell* amore di cui 1* am6^ nd della gloria procara«
tale, ni della luminosa disoendenza di cui rarriccbi: costumi annelid, Tolera
ardenta tenaoe , sapienza onnigena , ferTore crescente per addottrinare le
gffnti, 1000 i titoli, ni tutti^ end' ^li yivrA etemo alia gratitudine degli
•TTeniro. ImuunereToli i Tolumi eiciti dalla nut ptnoft} non 6 imprcM da
17
pigliarsi a gabbo analitzarli tutti, a grand! traiU io quiodi ne segno il rf-
tratto 9 s^guendo V aodare delle sue prodiizioni. Afvisato essersi il VasCa
Grelli Tolto ad ordinare 1* acense istoria, il Carpinato con il ritegne e la
modesUa di chi ha forsa di far da a^, rispettando i Hmiti del campo oo-
cupatOy non si pose a ricalcar le sueorme; ma posciachA Tennto a morte
oolui lo Ia8ci6 libero, allora per fergine terrene inoltrando, intese a seri-
rere V Jci-Sacro. Le italiane blo^rafie di i8 famosi Tissati nell* esereuio
delle ▼irtd del Vaogelo e di prodigi operatort Bon chinse in questo Tola-
me, fra le quali son quelle de' Ss. Giovanni anacorcta, Rosiniano e Rafino
TescoTo , e Venera che 1' A. dichiara aver tolto dalle JtmrnArande nefftMt
del Grassi. Lo inlertenersi di simili argomenti nou e lenza gloria^ oltre ai
mille stranicri che ne hanno ritralta , derono a si fiitti laTori quella di
cui si godono fra noi il Perdicaro e Ottavio Gaelano — Nd a cid fermossi
il sue zelo, f infaticahile Ictterato racoolse e in terso latino distete le bto-
grafie dc* lelterati del municipio, e a dar piena idea del suo libro basta
leggerne il titolo — Recentiorum acentium scriptorum 6revt'* eaialoffut ,
u6i de earum vita noe solum aliqua i/escribuntur^ verum eiiam ae eru-
dttiswna opera tarn etiiia , quam tnr: adnotantur ^ quibue iioo ««^iie ad
annum mcarnalt Ferbi 1740 patriam col/uetrarunt, Juetore Candido Car-
pinato ab Aei-Regale inter academicoe Zelantee Inculto, Egli perfexion6
r ardua opera, ma non tutta la Irascrisse, e a noi perrenne quella parte
oompresa fra le leltere A ed I, otc sono le Tite di 16 letterati, il dippiu
i disperso ; ma quesla lacuna Tien riempiuta con la sua grande opera ti-
tolata Nottzie etoriche delta cittd di Jci-Heale y recondite tesoro die ho
disseppellilo in quest' anno i84x ; e con i vari capitoli che consaera e agli Uo-
mini tlluetri per le opere date alle stampe , e agli uonUni eelebri nelle
armi nei governo nella polighttia, nelle arti ee.j e all' Aceademia degli
Zelaniiy e ai teairo, e alii pi& valenti pit tori e eeultorij e finalmente
agli EccelUnti compoeitari tn mueica. In questo rotume in foglfo dopo
aver breyemente e con la religione che distingue i magnanimi , ripetuto
le antiche notizie citando di pagina in pagina il Vasta Cirelli gi^ morto^
e servendosi della parte antica quasi di proemio alia nuoTa tutta di sua
proprieta, qui si ferma , si dilata e tesse la moderna istoria acitana gio-
▼andosi de* sincroni e della diplomatica a conferma de* fatti. L' ordito non
ebbe 1* ultimo compimento , ma lo estimo per ogni Terso eccellente, e mi
compiaocio aTer io , ignorandolo afTalto sin* o^Sh ^^^^ '^^'^ ™i^ opera V i*
stesso titolo della sua, e aTer io laTorato 18 anni nelle biblioteche di Na**
?oli e di Sicilia su gli stessi autori, che serTirono di fonte a tant* uomo—
'anto aToa fatto n^ sostaTa V Inculto : nel lySG OTulgaTa la Tita di
Francesco Maccaronio, e nel 175a quella di Mariano Leonardi , la prima
era stata scritta da Ansel mo Grasso gia decrepito , e priTo del ben della
Tista, pero non lucidata con sue lime, ni stampata: il Carpinato nella pre-
fazione all* Aei-Sacro, di cui questa biografia e parte, dichiara ogni merito
in ci6 al Grasso e non a lui doversi, e solo aver egli finite il laToro im-
perfetto. La seconda ottenne uniTersale sulTragio , e per lui conosciamo
r esordire alia Tita^ il crescere , 1* elcTarsi e il compiere sua giornata in-
nanzi sera dclF enciclopedico Mariano Leonardi. £cco le storiche lucubra-
lioni del Carpinato, degli allri suoi studi terremo oota in seguito (73).
Ma da lui deriTd un altro bene al paese : Maeuno Pankbianco sa- If. PamUhdm
oerdote cittadino Taleodosi de' di lui ms: che cita con fedeltA , scrisse la
biografia degl* illustri acitani : in essa did maggior lume alia santitd che
alia dottrinai tralascid la Tita di qualche dotto, serTo di Die nessnno : egli
mori a 7a anni in ottobre i8i4; e senza Carpinato non aTremmo aTuto Pane-
bianco (74)* Parimenti Cblbstimo Grasso cappuccino estinto a 5 1 anno il a5 Celtatino GrasM
luglio 1790 raocolse la storia degli uomini illustri del suo ordinn nella pro-
Rot. Gattorina
ORATORI
▼incia di Mesiina, che Andrea di Paterni stamp6 ool wo nome, ma didua^
rando ayer durato V ardaa fatica insieme al Grasso {^^): due ▼olle gU aa-
Uoi compilarono \o stesso lavoro, Anselmo Grasso nel 1600, Celestino nel
1700, e ambedue Tolte non fu edito a loro nome (76). Fra gli slorici dcvesi
una inemoria al minore osservanlo Rosario Casiohina nato dallo scullore
Igna^io a 5 luglio 1783 e cessato a a ottobre 1857, costui lutta sua yila
spese deltando sacri ar^^omenli : d stampato auouimo it Compttidto della
9ila di #. Dieao di Alcald, nut: il Compendio della vita dt *. Fa^era, e
la vita de' St. Jlfio FHadelfo e Cirino , ove manca vagliewa di fornic,
che t' invogli a leggere ; ma il suo detlato d facile e scorrevole -- La
riforma dello stile era stata operata anteriormente dal Carpinato, egli a?ea
sapulo lotlare e viiicere : e a salisfare la iuchiesla del suo pregio Ictlerario,
risponderd con lo stesso aulore , il quale nel lySa abborreule 1 deliri del
aeicento, e vivente Vasta Cirelli, sUmpava aver egli nello scnvere sUmato
convenevole nou allonlanarsi dallo stile ordinario e puro seguendo il gusto
de' sani autori , preferendo il candore di Candida dizione, a quella abbel-
Jita da mille soTcrchi intingoli rcllorici : quesla professione di fede scusa
ogni elot,'io, nd ^ giusto Ucere ammirandola. 11 suo dire non d aureo , e
Jrualche fiata piu chiaro che adorno, ma non io mi offendo perlanto , pre-
erendo le scritture che calde di passione ▼engon dal cuore^ alle azzimalo
pellucide ciancie, che sempre son dancie, e per quanto lor Tuoi dar pondo
sempre ti gallano. 1 • j • 1 *
Questo fruttuoso esempio ivasi propagando fra le altre classi de let-
lerati e i sacri oratori ripoiieansi sulla sicura via degli aatichi. Chi lueno di
essi avrebbe dovuto fallire, di essi i quali diuturnamente sTolgouo il libro
della nuova e delPantica alleanza modeHo inesauribile di perfetia eloquenza 1
Eppur eglino forviarono piu de#;li altri : ma in questa terza epoca in Aci giA
avevano ripreso il semplice aiidare dell' otlimo. Tale si fu 1' iucesso dello
concioni del p« VIKCE^zo d* Aci cappuccino del quale esiste un sol Tolumo
ms: di non indotte prediche distese con nerbo di raiiociuio e spontaiieeia.
Gcsualdo Guicio Piu splendide ed elaborate le orazioni di Gesualoo Guxoo minore 0:>serTante^
teologo, canonista, ietterato a niun secondo. £gli ne distese quaute e forso
piu £1 Segneri, c serbansi ms: dal di lui nipole p. Francesco Guido; solo ^ a
stampa \i funerale enoomio pronunziato a ag dicembre 1777 nelie esequie
di Martino Scuderi barone di s. Martioo (77), e da queslo puo chicchessia
misurare lo stile la lingua la copia T economia la forza oratoria di Gesual-
do Guido. Nd altremente potera addivenire, perchd figlio di dotto padre,
Giacinto, appena venuto a giovanezza, in Firenze, italica Atene, oorroboro
i primi studi, e dagli stessi fiorentini V ignoto fraticello aciUno era state
eletto professore di filosofia e letteratura della toscana provincia ; nd sino
a quaudo a 90 Agosto i8o5 oessava ottuagenario^ non mai avea interrotto
r api)licazione del dovizioso intellctto, onde sulea dire aver egli in vita scrit-
to piu dello stesso s. Tommaso d' Aquino. Da quel cenobio usciva Rosakio
Castoriic A sunnomifiato, e in molte terre facea suonar la sua voce ne* giorni
CaadL M. Gangi di penitenza. Ma sovcrchio tutti in fama il can. Candido Michelb Ginci nato
in setteinbre 1738 , morto a » febbraro iSoa; il quale non vj fu pulpito
ragguardevole del regno che non salisse, e testificano la di lui elevatezza
i suoi ms:, e i souelti e gli elogi indirittigli , che esistono ancora (78).
Ciascun vede poter qui noverarsi quasi quanti illustri furono al sacerdozio
iegati , ma ho prescelto si pocht a dimostrazione della riserbatezza con la
quale conduce questa istoria breve ed ingenua.
POETI
Scrio
Vinccnro d* Art
Bos. Gastorina
no la mala abitudine. Sia pace sulle iombe ignorate del Saaio (79)1 -^^^
^9
PuDDO ^o)j M PicM (8i), deir IftROotmro (8s), dalP ImimTo (83), del Wt^Ua
Takdo (54) e dell* Irtitto (85), de* quali i^noraasi i nomi di battamno, mm f'*9^, ,
i di cai Teni Doa loao tpre^voli. Fiiancbsgo Minoani (86) Rooseioo Mot* | ^^^^
KBct (87^ SruAifo Galanna (88) ALaoiijo Ctd n Sqiaosa (89) AaosTino TkrJfo
Ghasso (90) e Aiitoifiico Cohtinblla (91) poeUrono col faTor delle muse, lavitto
• piu il Mangani che sapea introdurre broTe maochina onde i suoi soaetti 'rase. lC%agaai
aoimaTa; AfAaiAno Valbrio (991) Giuskppb CongoLO (9)) Tomciso Atfico ^?^^' ^fSf"^^
letter domenicaao (94)> Giussppb Grassi (qj), Paolo Valbrio (96), e Gia- j^^(ilxi ^sJImm
GiNTo Gali furono i'elici TerM^giatori, e del Grassi TiTono ms. e stampate Agwciao Graato
poesie italiane siciliaoe e Utine. Gostoro con i tereri studi fecondarono la Ant. GmiiiMlla
natural Teoa poetica, e non era chi uoa aT«sse dtmestici gii speccliiati esem- ^^'^^ Valeria
plari deir antichita o delle moderne nazioni ; ma fra dt essi sum uu Kin- jr'^' j^.
golare iligegnO} il quale testiBcando il potere di questo dima d* infpirasioae Gi^pM GcmM&
seoza la menoma coguizione alfabclica disse improTTiso nell* insulare idio- PmIo Yalerio
ma riTaleggiando con gli autori di meditate peeste: egli era Vivo Gabdbll4 Oiaeiaio Gall
assuuto Del 1749 all* onore di iiostro socio col nome di Sieulo j e die ot- ^^^ G&rdatla
tenoe elogio critico dall* ab. Giusepps Ra'^oiiisi^ a cui devo parte di quanto
or mi gioTa CTulgare. Gardella tii pastaij , di?ise la tita fra Aci e
Palermo , oontemporaneo di Giuseppe Mirj:ie e Venerando Gaagi teozond
leco lore Tatendosi dell* otUt^a aI modo de* padri dell* italica lingua a* tem-
pi iiormanni e sveTi, come tuttora leggiam 1 nelle raooolte di quell' dra bea«
ta r egli area la festeTolezia del Afeli e la facilitA di OTidio; di acutissimo
ingegDO, qualsiasi dubbio soUea improtriso in Teni spontanei oostretti in
rime difficili, seutiva di sd altamente, tanto che al Gaogi un giorm> rispoa-
deodo dime dl se medesimo clie ,
» Siddtt BTiisi accoppiatu artt e Datura
I lu lu seouunu Metastasiu Aira (97).
11 Stto Terso per6 A speaso cadente, ond' egli non preteriTa oooasione per ri«
cordare essere anallabela/e per dirlo con le me parole pronansiata in qua-
St* aula in una tena rima da me or ora scoperta |
s In rozxn en la mnsa natarali
1 Ghi non saociu ni libra, 11^ scrittnri (98).
n MiaoNB, che veniTa a sfiJa col Gardella, detto fra i Zelanti il Rmh Gins. Marone
vivato , fu rettorico dt sommo f/riUoy pane^eriata e poeta (99). Esistono
della sua penna Tarie liriche stampate e ms:, e vari melodrammi e oratoii
editi , ni tutli riferiti da* suui biografi : merita egli un* apposita illustrazio-
ne y ma qui non posso die porlo sul dinanzi del quadro delineandone in
miniature la fisonomia. Come lirico ha merito e primeggia fra' coeTi, come
drammatico cede solo a Candido (^arpiiiato e V. Gostanzo di cui parleremo,
ma qualche fiata li aggiunge; il Mirone ha Tanto di esserst comosso tra* primi
air esempio dd Metastasio. hJgli ama ia metafora e alcuna Tolta si la ▼ezzeg-
gia, che ne fa cartocd e ghirigori corns il Bernini de* suoi oraati; ma quando
il cuor gli s* infiamma^ canta in modo da far con i numeri piu vaga la me*
lopea del Platania, il quale li TestiTa di noter cuopre spesso delle fronde dei
Tersi grati concetti , e non t* ha sue scritto sensa utililA morale. Ecoo
iqualcho di lui arietta chi piik non posso : dal saggio oonosoerete il metallo.
Dope la calma
SoTcnte appresta
Fiera tempesta
L* oudoso mar.
3o
Ma per Ikggirk
Nocchiero aotorto
AvMoo porto
$A ritroTar.
Tra i tiUnn delto lelf c
Com lieto al fiif^o al piuo
LasciTetto V aaceiliao
U Mio nido a ubbricar ,
Ma M at ¥1611 farliva maiio
Cke rapiflca i sooi dilelti
D^lci pe^ni amoroietli
Cbi il potri raooonsoUr ?
Se vuoi Bapere iagrato
Cbi il petto m* ba
Dimandane al tiio oor
Che tel diri —
Dirk cbe sei crudele
Tiranoo ed infiedele
Uii* alma venia anor
Senxa pietA.
Tra i Tati» e Uflglto di quetta clatie ritoma V onoranda nieiiioria di
Caad. CarpiiiAiD Gawdido CAapiiiATO : egli poetd nel linguaggio di Dante Meli e Virgilio
e piii Tolumi compi di ogni maniera di lo^getto sacro e proCtno^ ^miliars
ed illiutre^ fi^are e gioeoeo : pocbe sono le poesie stampate a confroDio
delle m8:> podiissime le supentiti a oonfronto di quanto ne compote 9 •
pure le sole che ho sott' oochio abbisognarono di lunghe ▼igili<^ od il on-
nero offeode il aitore come suole aTveiiire a' fecondi verseggiatori : agli
eeppe esser padre di moltiplioe e prosperoia figliuolaaza e insieme di Tenu-
Bte e meditate poesie. Non si potri ia tutta sua Talensia oonoecere il Car<«
pioato, senca particolareggiare , ma 10 qui nol debbo e indico io nota le
Bue opera per lo minute. Pero giuBta il debito imposto alia persona di'io
tengo di storioo generale del raunicipio , chiuderd in poco quanta basta •
Toiy che dotti essendo, non abbisogna molto logoro di carta a beo gindir
care. In siciliano e nolle gravi composixioni tenne i modi del Rao, nolle
festoToli dal Meli, nella latina inchind piik a Virgilio che ad Orasio^ nella
italiana segui Petrarea, ma guardato oon la lente del Frugoni, i suoi so-
netti banno sempra boon fine, e nella satira mostra la mordaciti e Ta*
cuzie di ctti sa ar? ivare i suoi scritti il presente di lui nipotOy nel quale
riviTe il boo nome. Fu egli parimenti autora di orator! sacri e d' inter-
meni per musica : allora il massimo spettaoolo mnnicipale 9 e Toramenka
massimo , era il mortorio , le tra maggiori feste pubbliche quelle de' Ss.
Sebastiano Paolo e Venera, e gl* intermeui per quello, e ,Je azioni dram-
matiche per queste freouente eran &ttttra del Garpinato. Metastasio domi-
naTa le menti 9 le melodidie sue rime suonaTan bu tutte le iabbra^ inve-
Btia di bA il moffido poetioo^ e le sue fiiTole sul five del MetastaBio intef*
BOTa scioglieva e colorira : quanto a queH* altisBtma mela si approBfiimaBBe,
i la disamina neocBsaria a B^gnare tl buo merito ; pooo cgit se ne dilua-
g6 e nulla aiialche Tolta nella oondotta dell* azione e nel dialogo , ma ia
quanto alle aoti che la espresBioae rigiianUiio gtudicalene da qumti eBtmpI;
3i
Ftneb^ dalla tM iponda
11 ftume noa va fuoro y
A devafltar eiMi Toodki
Ogni erba ed off^i fiore,
Vago e a Tedani il fiume^
Grato a mirarsi il fior.
Ma toribido w toorro
OUre del saa confine,
Tulto flan Ta in niina
£ fassi il gran diletlo
Og^etto di tarror. — Vufm^ di PimbtiTp. 4.
Insorta ria t n a i pai U
Mmitre agiUr fa Panda,
Se Umido noccbiara
Si abbatia a a oonfondai
II sQd timara btaaio
Tosto affottdar la fa ;
Ala piea a' 6 di ooraggio,
Intanio al ma na^i^^
Mentra pia fireoM il mara
Ditprana il gian pariglia
TSt iiaviganda ^^^^ N0W Ati$Mhco0 ^.3*
Nan perchA »pesia il delo
Va in pioggia in tnani in lanpi,
L*agrieoliar aoapaoda
Di coltivara i oampl,
E di gadar diliida
Feoonda mataa anoar.
Non pffrcbd ra aavanta
In torbid* anda il finma
II solita ooftane
G>n la sua canna a V ana
Tralaicia il pascatar. •» /at p. 5.
Qii non aa quanta na fiero
Un indomito dattriera ,
Si confida fadlmenta
Cba si laaci regolar.
AUor poi eha oon tna danna
Si Ca eeiia delP inganna
Egii ceroa inutilmanla
II sno lalla d* amendar «— Ivi p. 6.
Passflggier, eha in folta iaiva
\ a di nalle, a moTa il paiaa
Si figura eha tia balva
Ogni tranco ad agni lasia,
E all' iinniagiaey clia Tada ,
Pretta fade il raa timar.
Ha fratanta in dal aa lama
La bramaU a cfaiara aurora ,
Prende fiata, u rinoara
Pertaaia eha un inganno
Sal faeea tiemargfi U car ^ Nel Zelo tk' Eitd p. IS.
39
O.tT.Qtfpinaio Fra i moi nati efercStarono la oelra Gikwmkxtwtk • Vukmoeo^ • di
entrambi e pidi del prioia lio per le mani TagbiMine poatia lerie e ber*
nescho italiane a ticiiiaDa. Giambattifda^ a cui quatto oanieflio con giustiM
di^ il noma di Lepido , nao cede al di lui ban dagno figlio Gaodido, cbo
•a accitara il rifo aDcba in coloro cui ^li fa lenUre gli strait licambei :
siccbA a'Carpioata quasi col oo^^oome a gli a^iti baui scada in retaggio
il genio poelico, a per tra generazioni con la Tooa a 1* asanpio bamio eo*
dtalo r emulazione nalla patrie accademia.
Queslo operoso sentimento detle anima nobili erasi appraso negli ZelaDti
sin dalla fondaziona delT accademia, a coma la fiaccola oella vita trasmel-
Fraac Sapappo teasi a* Dipoii : ad asso animava Fkamcksco Sapopfo il Timidm a ooltivara
la lettera a la scianza a gara con i nostri piik sperti. Egli, coma nolo il
Carpinato, corse la scientifica palestra, profess6 rettorloa eloquenaa a file-
Sofia , a solo alia morla la letlerarie esemtazioni dimise. (Jitra la molte
ooesia liricbe stampate a ns: cbe sono pre»so di me, pubbltc6 oratori sacri
Ira* quali h V Jgonia non riportata da* suoi elogialori, ma spese il fior de*
suoi giorni alia s. Tecia eroico poema rimaslo inadito, a con comun doloro
smarrito : io non mi dilungo su di lui, essando il sua carattere poetioo sen*
biante a quelle del Mirona a del Carpinato, quantunque oeda alquanta ad
BoMi Barbagallo entrambi (loi) — Saltitomb RostiBABBAGALLO nato nel 1719 a cessato
in dicembre 1806 iu uomo di lettere a nelle oompagnaroli ragunate ame-
nissimo : di gentile stirpe, di non comunale dottrina, fu chiamato dal Toto
pubblico alia patrie magistrature, nel 1770 essendo presidenta dell' accade-
mia Francesco Grasso ti fu ascriUo col noma di Prowido : anoor prima
cbe i romantici aTeasero Tolto la poesia a* sacri argoroanii , cia che agli
ignari par novitA ed A Taccbiume, il Rossi di unita a* nostri tutti avean
quelli illustrato, a coslni i mislcri della rellgione, inspirandosi in Danta e
nella Bibbia, avea vestita di porsia : lutto i perduto del Prawido , om-
no parte della lirica italiana e siciliana e del sua epistolario : ad ivi 6
abbondanra di pensieri espressi con semplicitA ed cTidenaa (loa).
E qui Tiene acconcio il rirordo di due lirici a oratori cui non deresi
lieve gratitudine da' presenti, e the legatl di sangne ebbero oomune la cuna,
gli studi , r aringo , a spesso a vioenda canta^ano italiano e latino ; son
Sal. Qonttrorrlii cssi Saltatokb QvATTBoccvi c GioTAMfi BfLLA. Nella coutigua Ad Catena
CioT. di B«1U TCPuti a luce, ammaeslrali in Aci, Catania, Palermo, il prima applied alia
medicbe sdenze ad imitazione del Redi ,non deposta la oetra , il seooiido
professd pubblicamente umane leltere, E prcsso di ma un rolume di loro
▼ersi in Tronte al quale il Sonotto con cui Quattroochi rende graiia a* Xe-
lanti di aTcrlo assunto a lor socio, dope di cbe egll fu annoTcrato fra*
Palladi di Catania col noma di Evremo Maheh'de, II distintivo del suo poe-
tare ^ la fona in tutti a tre gl* idiomi de* quali si Talse, n^ solo doiresprcs-
sione si pure de* concetti. Nolle tornate de Zelanii inter^eniTa il Quattroc*
rbi : io conosoo tutte la sefstoni pooiicbe di questo oorpo, a troTo nella di
cestui colleziona , non esservpne ; tata quasi una in sua TiTenza ore egli
non facesse suonar la Toce. La italica frase qualclie fiata naglesse, la lati-
na non mai, nella lingua /viva ebbe men puri modelli die nella morta (io3).
In quesia GioTanni Bella Fignorefgid tulti: dceroniana la prosa, coma ab*
biam detto, a nudrito il TerFO alle virgiliane bellezze, nelP italiano cedera
a sa stesso : egli fra tuUi i nostri poeti i 11 sola cbe abbia improTvisato
in latino con estraordinaria franclietza (io4). Grande numero di quelli che
or attempano fra noi a de* perduli in questo secolo, da lui -appararono uma*
Alflo Grafti niti , a fra oostaro fu Alfio Grassi , cbe. trasferitosi in Franda nel bul-
lore della guerre repubbficane mil it<^ sine al i8i4 c mori in noTembre i8«6
in Parigi, autora di due riputate opere politicbe, del quale scrivoremo la
*'" ^ij quando la piA gra\i lucut^rouoni na conoadarauno riposo — Al-
33
tro nobile tn^»frno, Girsi-ra Maria Bonarho, nato In Maacali nel 17349 G. M. Bonaand
allevato alle severe discipline in Messina, Palermo, Aci^ Catania, giurecon-
snito e maf^istrato esimio, similmente al Bella e al Quattrocchi partecipaTa
agli eserrin della nostra Accademia, cui era aseritto. Finch' ei cess6, li 1 1
Ma^^io 1811, si creo ozio nel difficile goTerno delle sue cariche, e quelVozio
consacro alia {>oesia, al dirilto puLblico, alia storia, alia giurisprudenEay
e se le opere sue fosser pubbliclie non abbisognerebbero delle inie parole y
e solo duolmi non poter essere dall* universale ammirate (io5).
Ma oramai a sd ci chiama VincEifSO Gistanzo V Inefme , del quale Vine. CmUbc«
aTendo diffusainente pubblicato la Tita sin dall* anno i834diremo ijuanto ^
qui niestieri dt lui, poicli4 assai ne tarda il giungere a riva. E a prima
giunta mi diletta nunziare tener io le bio^rafiche notizie del Costanzo, e du«
▼olumi di suoi laTori T uno di SSy e P allro di is8 pagine, dalla cortesia
deir ef!regio gioTane nostro socio Sakatore Rossi Bonanno, nipote di quel-
r esimio ; ed essere la vita die li precede fattura del di costui genilore Gio-
vanni da noi ricordato : nomino enlrambi per cagion di lode, li proponen*
do modello alia cittadinanza della mia patria poco curosa delle avite memo-
rie. Se agli eredi dp* yalentissimi, il nome de* quali onora la patria, ricliiedo
le opere de* loro ma»giori, esssi mi rispondono e forse senza arrossaroe^ ne
redammo solo gli areri, i loro dettati svanirono con la loro sapieuza^che
non fu nostro patrimonio , la morte ha tutto cancellato. No : essi s' ingan-
nano , la morte ha potenza risolvere questo frale caduco non Io spirito j
r eiiempio delle Tirti^ , il nome : ne* volumi degli storici viTransi una mtria-
de d' anni dippiu de' sozzi oberati dal loro cognome : e tale amaro e me-
ritato rimbrotto pud alia maggioraoza de' siciliani indirizzarsi : non tale si
fu la Tentura del Costanzo, onorato da* suoi vi rente e dopo il sepolcro —
Da Mirhele e Rosa Grassi a 19 Giugno 1730 Tenne a luce Vincenzo, ap-
par6 r itaiiano il latino filosofia reltorica da' pp. Domenicani, e rag ion ci-
Tilc da Mariano Cali e di brcTe lesse egli stesso leggi roroane e sicule •
profefsando giurisprudenza fu della patria intera conrorto ed ausilio. Sul
iiore degli anni recossi in Messina per cenno del genitore a difenderlo ca-
lunniato ; i?i egli riverito dall* universale, dimestico co* sapienti , fra* quali
col marchese Proto da Milazzo, conTeiiiTa in casa Vigevi, ov* era il ritro^o
di tutli i genlili consacrati al sapere. Am6 la FlaTietla VigeTi, Yolie spo-
larla , gli fu diniegato 1* assenso dal proprio genitore : e Costanzo le fu
lempre amico. La disperanza di condurre la Flavietta Io fe' marito di Viii*
cenza la Rosa acitana, e oorond le cure del talarao Michele loro unigenitt,
che pria de'due lustri a i4 dicembre 1772 trapasso di Taiuolo. Di forme
ingegno modestia grazie peregrine : talmente avea destato il pubblico spe-
rare 9 ootanto fu acerbo il raromarico della di lui dipartila, che gli Zelanti
ne piansero in rime la morte con apposita adunanza, e il genilore inconso-
labile ne pronunzio il funerale panegirico — Costanzo dal 17$! al i7bS
quasi non fu anno in cui non producesse melodrammi su le scene patrie :
a4 di lui sc ne srrbano brevi e lunghi : i'u segretario dell* acense senate ,
segretario dell' accademia , rocio de* Geniaii di Aci , de* Febei di Catania « *
degli Iblei di A Tola , ceMo mcrilamente collagrimato il So Maggio 179'^*
Partitamente a dire del pregio letterario di lui prenderemo le mo^se
da oTe ^ piik debole , risalendo mano mano li doTe dispiega maggiore vir-
tA. Fu egli non colto pr«isat^>re a giudicarne dell* orazione per la morte del
too nato ; lirico uon mediocre ; po^ero conoscitore di questa nostra cele-
ttiale favella ; nello stile semplice ; Tersificatore facile e melodioso d* rrdi-
nario ; rimatore Felice ; nella drammatica e nella siciliana poesia vinoea se
stesAO ; talche pesti a paro i suoi lirtci e draromatici dettati, non gli giu-
dichi usriti da uua stessa mano, tanto di di versa Icga ton essi. Odi sonelti
madrigali si hanno di lui , t nccome agli il Testi il Marini il Frugoni piili
Vioo, flel. Gt-n. 6
34
de* buoiri cUmici area Ira namV e per giunta le proprie poetie non prepa-
nrndo aila sUrapay e dalla lua iania Teneado presto Ja* corriTa cittadinanza
floitenutey n^ potea nobilmeate temprarle , e po8ciacli6 erano oopiate noa
piu le fTiTaTa> con sue lime e ingegni, come gli scrittori soUeciU di plau-
fo non perituro stndiosamente adoperaao. Solidi i pensieri e bene fra loro
ooncalenati e non iscuasi affatto di eleratezza^ son del nitore dff daisici di-
sadorni come un bel simulacra di Veoere abboxzato, si cbe tutte riveli Im
membra Taghissime , ma non aooora da' scarpellini digrossato , non dalle
ram e dalle pomici espolito e condokto alia lucentezza e al morbido latto
delle carni di ouella diTa d* ogni gioire. Tra le di lui ^ una canione pe-
Irarchesoa di x3 slrofe oltre la chiusa, nella quale deplora la morte del fi-
glio : essa 6 la piik splendiente fra tulte , abbencbd delle flessuosiU , degli
fpiriti, del nektareo inoanto de'grandi esemplari , che al cor si aente e da
priTilegiati intelletti solissimo s* imita^ non aTTiTaU. Sublimasi il nostro
eoncittadino nella drammatica y o a dir piu sanameote in quella specse di
questo Tastissimo genere , cbe Oraiorw addimandiamo. Questa natura di
tiot che fu in questo genere il suo maestro, e dacui tolse V andare delle sue
melliflne ariette , ne compose storid e ideali , quasi tutti 11 parli in due •
no mandd a stampa 19 , ne lascid inediti.
Caratteri , uniUj passion! , economia di meszi, sempliciti , ordine In-
ddistimo sono doti del nostro antioo confratello , e inoltre brio Icggiadria
avTenenia neile ariette^ fra cui ve n' hanno netUre tulte. uditene quakuna
wA oon« caao ne la spinge sott*oocbio. «-
Ah cbe tool dir tal jpiaate
Amalo genilore I
Ah mi si spezsa il core ,
Ah ttt mi mi morir I
II labro tuo mi dice
Va , figlia , tii felice ;
Ma la pupilla intanto
Mi spiega il tuo marUr. — Neih Jiehteea p. 4>.
Angue disleso al suolo
Air ombra di una rosa
Nuocere alcun non osa
Qneto e tranquillo sta.
Ma se lo preme il piede
Di ninfa o di pastore |
T^tto divien furore
£ tutto crudeltik. — PieWEhazsurp 0. Sog
Per pietd serena il oiglio ,
Ah non piangere , idol mio ,
Mi si spesza il cora , oh Dio
Se ttt piangi o mio tesor 1
A domare intero ii mondo
Sento in sen Tator che basta »
Ma il tno pianto mi oontrasta
E puoi farnu perditor. — ITti JPmoi p. 91,
35
MifCTo figlio • . • • M leena
Che mi funeiUi il core I
PoTero pftdre . • • • oh pena 1
Oh palpiti I oh tromore 1
Modre infelioo . • • . ah fenio
Qie aoerefoe il mio tormeDto
Dolore «I tno dolor I
Dito^ Todeste mm
Martire ugfuale al mio,
Dite, Tedeite oh Dio,
Up pitk affannato oor ? — NeUa Sunamiie p. i48.
Soooono rifltoro • • • . •
Aita giA moro . . • • •
ho tpirto ii Tigore ••.»«.
L* arair . • . • • la costaoza
Maocando mi ra.
Mia tola iperania
Eterno Signore
Pietoso • • . • mio • • • • Dio
A...i,..u... — NtW EtUr p. tS6»
V artifizio di queif arietta gli ^ superfino 9' Moondo natara 1 fommamonta
patetioo : noi ponghiamo osia » paro del PtttUm perdanaf a del Fiar di,
onde 8*immeglia il canto de'nostri due^maggiori epici.
Ma io sin dal i83a area deUo friTi ticiliani imitatori del Metastaaio
vineere ogni altro il Galfo da Modiea e il CoiUmzo da Ad-Beak (107)9
e a ragg;uagliare il merito del nostro antioo drammatioo coa quelle del
modicano oel i834 dettai un lango eonfronto di entrambi 9 che qui prete-
risco. II nostro socio A. Call Sarao eodtato d*«more per questa sua patria
di elezione, e non lieto di quel mio forte e laoonioo elogio^ e ignorando forsa
r analisi e la biografia da me pubUieatane in Mewina oontemporaneamentey
abbencbd soritta assai tempo innanii , una sua lettera iodirizid al Principe
di Scordia oontinuatore illustre della mia Sioria del teatra neiliano y la
quale mi giora qui rioordare il per dar pubbliciUk ad ogni laroro anche
tenue di Toi^ miei degni coUeghi , si jperchd il giudizio dl lui corrobora il
mio. Lo stile del Gostanzo, dice il Call Sardo, non d pienamente oolto; nd
molta coooscenza delle grazie di lingua egli dimostra ; oolpa del tempo in
cui Tisse di rozza e barbam educazione lelteraria : ch^ anzi per le sue pro-
duzioni ben fu chiaro di essersi solleyato dal Tolgo e di ayer delle oono-
scenze non comuni ailora in qaesto suolo ed in un* epoca in coi ad esolu-
sione di un latino senza gusto apparato 9 e di alcune soolastiche formole
logiche e teologiche nulla appreodeTasi dall' uniTcrsale neir idementare tn-
segnamento (108). Gostanzo naoque e fu eduoato nella prima metd del 1700
quindi d sanissimo quanto annunzia il Cali-Sardo da me detto oon altri ter-
mini alia p. 176 della mia biografia. Tale si fit V. Gostanzo; per il sao
non Tolgare merito piik a lungo ho di lui ragionato.
Ma qui 4 uCBdo di accnrato istorico riTolgerei nn passo indietro : oen-
nai axer sofferto gli accedemid esercin qualcfae intermettensa ; ci6 ^ pale-
■e dagli scritti diA Garpinato , del Gavallaro , del Grelli , del Sapuppo e
degli altri ; nel 1749 ridestaTansi^ e Sebastiano Vasta Girelli > oosi ne
|ioiTa oon i sod : MuUum mnm voUe debet Zelaniium Aeademia t ftioe
miuria temporum cum inieriieeet 9 ditfiaa oipiraate graiia , et eoiuiibue
resirig^ e pntpriis dneriiue^ vehU altera phenix, Qlorieaa reeurgit (109).
Nel 1755 assonnd altra Tolta , come nel oidere della settima deca del se-
colo : V, Gostanzo dtssennaTala , ma per essenene indonnato il chiericato 1
36
e arerla immerflo id tenconi peripatetiche moraliftiche e casistiche, die
no morte di ogal fior di peastere , di ogni slaacio di cuore infiammabila
da entusiasino , lo sforzo noa potea Tiacere 1' iaerzia deila pesanta mole ,
die la achiacciava. Allora Tenia da Palermo in Aci U giureconsultu e poe-
ta Michele d* Amico 9 misuro la Taieatia delle menti , il fervor del volerOf
e a gloriare la terra nativa e dar libero un campo alle belle leltere seoca
mischiaoza di altre materie , colle<;ato«i a* ^iovani creo i' accademia dei
Goniali approvata da S. E. il Vicerd a relazioue del Tribunale deila G. C«
con decreti del 112 gennajo e 6 marzo 1778 , siocomc d segiiato nelle mi«
itorie* Quest' accademia ser?i di eccttamento alia Zelantea , e si apri a 99
gennaro 1778 a piangere la prococe m-jrte di Francesco Musumeci barooe
Michel* kmieo di Torreamena. Mich^lb Amico institutare deila nuova adunauza descrisse
0alvator« Leotto in prosa i pregi del defuato (iio;, e SALViroas Lcotta ("*)' Saltatoeb
SaUotore Scilia Sc4Ll4 (lie), S4LVAT0aa SrttlNO (ll5), FaAHCBSCO PtXWISI (il4)» A«TQ-
F/anc. Pea nisi ^^^ Grasso (nb), GiuscppB Grasso arciiiacooo vivente unico degli aotictu
Antonio GraMj superstite accadeuiica Oi6)> Diaoo Pbtkalia (117)9 il can. Saltatori Cau
OiuMppe Gracto (118), GiAMBATTiSTA Carpi.nato ed altri li dcscrissero in rima ^ depbrand*
fi'!^°io^^^^\^^ '^ dipartita del Musumeci , die in vita tauto giovo la terra natale. E con-
G? Gari>inato ' Tenevole pubbiicare quante 1' Amico aonunzid a* Geniali nella sua orazione :
ej;li dopo aver con Aristotile e Seneca riprovato V ozio persuasore de* mali
SDggiunge : > Per ischivare adunque si fatto mostro meco stesso proposi
> instituire una lotteraria adunauza, nella quale escrcitar si possa chiunque
) Tago sia e specioso di yiFer bene i giorni suoi , ed a questo proposito
> 1' adunanza dei Ganiali si appelia. Non sento perd ai voglio che soppres-
s sa restasse la nostra famigeratissima Accademia de' Zelanti deila quale
» io > e pur Toi o Signori , tra V onorato ruolo ci troTiamo 9 preteuden-
1 dosi solo portarne inoanzi un* altra con dissimiti e piu naturali leggi fon-
I data I. Ed entrambe le aocademie prosperarono , e i prestauti , che sa-
^narono il loro nome fra* Geniali , lo avean se^^nato fra* Zelanti , e lutti a-
Tean merito nel rerseggiare latino ed itaiiano.
G. Maria Pasioi All' una e all' altra ragunanza similmente apparteneva Giotanni Maria
PASini , alia nuova cioi con 1* appropriate nome d* IiUtlUgente per le sue
cognizioMi scientifiche , ail* antica con quelle di ErratUe per i suoi yiaggi.
Goslui per V artifizio dello stile segna un* epoca di mutameuto : uudrito al«
ie pure fonti di Guidi , Chiabrera e Petrarca maneggia la canzone con di-
gnity e maestria , e uguali non maggiori ebbesi in queste contrade : ab-
bencb^ cessato ottuagenario circa il j8so , poco mi ^ stato fatto logger di
lui , e questo poco su magri ^argomenti di oocasione : ma egli sapea dar
sangue e polpa alia stessa magrediue e lo ingegno di nobilitare i ritmi uoa
lo abbandona giammai : e' molto scrisse , ma nulla serbasi di lui. Debita
lama ebbe in patria , e quando nel 1781 Giovanni Bella produsse il suo
dialogo in esamctri latini di prolusione a' suoi studi , a Giovanni Pasiui lo
iiititolo cbiamaodolo suo Mecenato per la vastita dell' erudizione , per la
umana beuevolenza de* costumi , per la profouda cogiiizion delle lettere ;
e uel dialogo ove egli ^ adombrato col nome di Ergasto esdama :
Ecee decu9 pairiae mediis in mUlibui tile
jinsidet Erg€L8ius (119)*
II Pasini negli ultimi anni suoi vosti V abit) de* Minimi di 8. Francesco di
Paola y nd intermise il diletto , che gli venia dal sapere , vero ed unico
conforto al vecchio cadente , cui fallisce ogni sociale ricreazioue menu
quella de* libri.
A compiere il quadro de* poeti di questa terza epoca dobbiam ragio-
nare de* fratelli Cakuxdo , Gidsbppe e Venkaanuo Gax«6i , al di cui uome
^•ggo destarfi la rottra atteniione , che lo non potr4 «ppieno aoddbfkre ,
percM di Venerando pi& fiata ha ragioiiato 1' ab: Giuieppa Ragonisi ooa
pari amore • oonoioenza; ma ritpeitando l^amico e i luoi peosamenti, pro-
durro le mie idee ; prima per6 coosentits cli ; io delinei Candido e Giuflep-
pe. GoBtui uato nel 1797 e cessato a 8 dicdmbre i8i6 fu iirico e drain- GIoMp^ Gaagi
natico fcrittore, lefflpre purgato, sempre acsjnoio nella tessitura del com-
ponimento, esatto neila frase, nello stiio piu arido che copioso, e privo di
quegli Bpiriti che ti faniio amirevole e si^)jr-»ia ia paesia. Lslta una sua
ode 9 ie hai letto tutte ; sembrano gittat 1 ad unica stampa : Taria V argo*
meato , ma non i* andare, Tariasio i p *risier'i , non Le cadeii4c , Tariano le
rime> il ritmo non gia: ma ha egli una dsit*, ch* ^ tutta sua, V ingenuiti|
e il sentirsi allettato il leltjre da uia s.;rie Ji Jjloi rotainiicenze «iel gustare
i suoi Tersi, ne* quali abbMichii nulla tI sia toit> dAgli altri^ v* d trasfuio
e disieminato il sangue e il succo delle venu'tte grazie degli ottimi, e hanno
■n'aria metastasiana da darti il senso di af •r letto di fpesco quel grando
e ancor susurrarti nella memuria i suoi torni melodiosi. 4 stampa sono di
lui alcuni sonetti , cantate e oratori , ma il pia ampio de* suai prodoiti 4
Mua re de' Moabiii melodramma, che non comp'i per morte. Tra i mille
i qualt hanoo esaurito le sacre pas^ne utu i j credo aver posto 1' occhio a
Mesa: cestui tributario degl* israeliti alia mirte di Acabbo^ nieg6 a Gio-
ram di oostui figiio il tributo ; mossi^rxli guerra , lo Tinsero in campj i
giudei, lo assediarono quindi , e il barbaro ad ottener Tiltorla per cekssto
aittto, sagrifica a Moloc il suo primj nato. V ar;;omento ^ supremamente
tragico ; il Csnatismo, V amor paterno, la supsrstizione sacerdotalo, le pas«
sionl e le credenze adverse de* due p:>p'jli belligeranti ^ e il crueiito olo-
causto bastavano a produrre il terrore tra<^ieo ; ma a fecondare la rena
delle lagrime, Giuseppe Gangi aggiunse du.) personaggi, Azema fidansata •
Ozetila geuitrice di ObeJ primogenito di iM^sm. Con questi elementi condus*
se il drammai di cat se piu fragante di grazie fosse Telocuzione, meritato
avrebbe le note rousicali dell* unico V. Bellini e la scsna di s. Carlo. Non
posso seguir le fila, il nodo, la catastrofe, che I* A. fa di lieto fine, lo sri-
fuppo de* caratteri, la sceneggiatura, ma alfermo questa tragedia lirica es«
■ere degna delle stampe a prelcrenza degli attri lavori del Gangi (lan).
E^Ii ebbe general fame di poeta e i pastori iblei lo ascrissero fra loro ool
Dome di TiHnto Stellacio sin dal i3 marzj 179 >• Candido suo fratello fu Gand. Gangi
Iirico colto, esistono di lui pochi sonetti a stampa^ e siccome egli predilesse
altri sludi, non abbisogiia qui di uiaggior comeiito come poeta (lei).
Ma Venerando chiede da noi maggior luce, egli che tanta ne procur6 Yentraa. Gaagi
alia patria , e piu le ne procurerd fra colore , che queMto tempo ehiame-'
ranno aniico. Diligenti e ricche di notizie sono le Tite che di lui stamp6
il Hagopisi nel 1819 in Napoli, nel 18^9 in Catania, e qui le trascrirerei
le non fossiero, e piu rultiraa^ a mano di tutti i siciliani : basli solo sapersi
essere state umilissima la sua origiue, il padre Sebastiano un figulo plastico,
in quell* arte essersi logorato Venerando tiiiche la famiglia uon potd fran-
carlo dalU manuale fatica, qui rallevato a virtu e iniziato alle lettere, quasi
da s^ nudrissi di sapienza applicando alle sacre scienze , alle iisiche , alle
malematiche, al poetare ; fu maestro di latino de* Casinesi di Messina oTe
era TOraxio dell* et& nostra, ch' io ebbi il ben di conoscere, Graziano Fran-
Eoiii , amico al Gangi ; coopero all* erezione dell* oratorio del Neri in Ca-
tantaj e valicd la gioTanezza fra questa e quelle case di Filippini^ o^e acqui*
8(6 I* amicizia e l* ammirazione di Giovanni Sardo e di Emiliano Guttadau-
ro. Nel 1801, alia morte di suo fratello Candido, occup6 renitente il posto
di canonico da cestui lasciato v6lo : semplice, parissimo di meote e di cue*
re cadde di apoplesia a 68 anni li 5 gennaro 1816 , quando giA divisaTa
stampar le sue Mfole | che il Ragonisi efulgd. Esistono in questa bibliote-
38
ca ttttti 1^ siiol nui: frt* ^ali piA nrtolari di poeM: trakseto le Hncbe tta-
liane e siciliane de'prinii luatri delta tna vita, o?*^ P**<S^ nogolara il
candore deir intemerata sua anima^ olenti deile ro«a deli* ESlaa; tralatcio il
donCamiUo poemetto siciliano io ottenari baciati non ierido ■eniMre, aia
ricoo di mngeliche mawime , e oaa a Iudj^o deUe poetie> a mi^lio delto
lavole m* int^rtengo.
Due ▼olumi esistono di nie liriehe in queeta bibKoteca , • talum im
■ imprette 11 Giuntini nella seconda edisione deile &vole : non nai aeoU ef^
l^eleTasione pindaricaj i Tezzi orasianii ma in etie sone noteveii PaliettOy
la pacatena , la puriU de* morali precetti^ die Ti •* intreociano, e on tale
abbandono che non mi indo^inare te sia artifi'Jo per non tener aeMpre lew
le oorde del cuore, o ingenita indole delP A. che ti paria la inellabiie pl«-
cidezza delta parola del Nazzai^no, Fra tali rime 4 boun*eleita di oUava
sicitiane zacre e giocose, e queste lampeggiano di aeumi e di iM*ioy e qual-
cuna non la disgradireblie to ttetao Meli ; T'han canconi e lonetti Gra cut
uno alia rota Tultato in francese dai commendatore Duperu: talane altra
delte ms: sarebbe dicevole conftdare a*tipi.
Ma un ▼olume con jS favote il suo apologista Giuse,ipe Ragoniai maa-
d6 fuori net j8i6, le quail nel 1839 accrebbe a 9$ ; eon questo libro alia
roani il can. Venerando Gangi presentasi a* potteri e cbiedo immtfCtaiitA*
Di Ini ottre at Ragonisi, batino icritto Agostiuo Gallo (it^) A^gatino Loof^o
(isS) e alcun altro, e poco restami ad aggtungcre al Ur«> detto e meao a
iniello del primo , il quale coo due dtsoorsi critici lo pone allato a La
Fontaine, e tesse minnta anaiisi di qualche laTole di entrambi, non dando
al siciliano il secondo luogo, e lo snhlima^ von di iui parole, Mpra t /W-
MTOftt, t Pianoitiy GiUeri, ^ii Frtmii, Crudeli t Bertola^ i Cituu ec oc«
p. iK. L* indole de* suoi apologhi non definisoe a dispiega^ ma ne giiidica
a luogo a Ittogo ne*confronti con TEsopo francete. Le mende del Gan^
indifidua, aTTerteiido mm aver- tem^-tre /« vikraiena e ia n^nJitd, nS
la eultura e ia finezza di La Fonfamey « nemmenp averts la warietd dt^
taut € de^metriy ed ahboadare di forme di dire mnmeipaU p. ao. Ra»
Sontsi esaurl pe* prudenti ogni ulteriore inTestixaziooe tu Grangi e sino gin*
ted di Iui a petto de* piu celebrati la^olatori europei da La Fontaine a
Clasioy it riporsi sulla medetima pesta lia fastidio di cbi ami ranolare il
fango caduto dalle altrui catcagna. Ma io devo aTrertire qui tre ooae sol
fatto e ful da farsi a gloria di Venerando Gangi : e primo non eaaere arin*
go infallibile o sicuro, ne senza gelosia, aozi imputabile di arbitri il pa*
ralello della esecuzione poetica di due autori qualunque, e pi& se di '*--^— *
lingual deile quali di una abbiamo o niuna o la poca e morta oonoaoeoia
Tenutaci da* libri , e dell* altra massiraa scienza perchi arendola tucdiiato
col latte dalle maternali mammelle e parlandola aMiduameole, a*^ tanto a
noi immedesimata, che anche dormendo fogniamo con esse : 1' una d in not
arte , 1* altra nature. Nd questo credasi Talere per it solo franeese e spa-
gnaolo , e non gii per lo italiano , idioma generale della nostra nanone
dalle Alpi a Siracusa^ giacchd il familiare italiano presenta tali ostaooli al
saporarlo perfettamente, che quando ne sembra di averlo appieno €ompreaO|
ii toscano ride di noi, come noi di Iui. Un granJe vivente poeta, dope ch*ebba
studiato il Meli in Toscana, poichd piu anni era rissuto fra noi , non ad*
dentrava nello ^pirito , nelle Terginali bellezze degli ambrosei suoi Terti^
e quello che noi gustavamo per died, non egli per cinque. Cosk siam noi
per i fortuoati abttatori deli* Arno ; la lettura del Berni T infiamma d* al-
legria, noi, se non iascia gelidi , atlienidisce appena. Pertanto ^ scendo^ alia
seconda idea, se par^lello si Tuole , ad onta deile moltiplici riflessioni sa*
periori, c si iuuino gli omeri del Ragonisi per cpndurlo con la frandieisa
con U quala fgU i snoi aeppe coodurrei allora duAmando la Critica} deot*
39
ma Masa , in socoorto detfa Talemna del Gangi , polirik V adtaitd fiitolissta
rag^uagliarsi a* catanesi Niarraffino e Tempio , e a* parernliiani Afoozer
Gucli e al supreoM G. Meli : n^ si reputino costoro da sezzo, equindi pro-
slrata la gloria del Gaiigi oel paragone : non mai : chi ci6 suppone quelli
ignora : taccio degli aiiri^ ma affermo il Mali essere iii queslo genere Bom-
mo, e pooo minore a te stesso oome liriooy ma non secondo a nessuno. fo
non iscriTo apologie, ma storie, per6 laacio il campo aperto a chi foglia
Gorrerlo, avTortendo , ch* d la kerza idea da annunziarvi y doTere il erilico
oUre del Terso, dello tlile , delle rime 9 del colore e delle altre parti del*
Tesecuzione, BoUeTarti^ astraeni e dalPalto in gid guardando indagare
conosoere t icolpire il earaUere artistico degli apoioghi totti quanti di que-
tto e di quellOy dar loro quasi Tita atto e persona, e poi bilanciarii e irar-
ne i Qonfronti : gli esami minuti possono essere fallaci , n^ sono da alii
conoscikori del magistero poelioo ; ci6 praticato, deCerminafe quanti e quali
▼izi ba il poeka irapreso a correggere^ se del suo secolo o gih purgati, e
di che danno siano quei ? iziy- quali avrA tralasciato e per quali cagioni po-
litiche o intelleituali ec. ; percbd il ia^olista ha la skessa missione del co*
mtco^ quesko oorregge gli uomini ponendo vomini in iscena , quello li cor-
Te(i;ge ponendo in iscena hruki cui presta il noskro senlire. Dekerminare
3uindi la scelka, lo STiluppo e il conkrasko de'earatkeri messi in azione, il
ialogo , la TariekA ^ la Ibrza di ogni maniera , la raj>idikd 9 la vaghezza
delle scene 9 F origioalita , e la eskensione fatta acquistare al genere. Da
Esopo a Caski) da Pihpai a Clasio, A immensa diskanzadi secoli di bisogni
di applicazioni , di eleTskezza ; le soeiekA non sono piu quali furono ; nd
kutle sono di pari reg<;imeiit«)9 iskmzione, costume, non tuike le elassi chie-
dono uguali documenki, iid Lokman sognaTa che un giorno 1' apologo avreb*
be pokuto serTire a' kroni , alle repubbliche , all' arke pbetica. £cco alcnne
tracce delle basi del paraggio da insiiluire, se mai Torrasti, ma 10 lo eskimo
sempre odioso e difficilmeata potr4 aggiungorsi 1* induskria adoperaka dal
Ragonisi*
Senza deprimere la eskimazione di quabiasi (aToIeggiatore siciliano o
straniero 9 pud dekerminarsi il lalnre del noskro celebralo collega : baska
mostrarlo quale d, ed allora sari riconosciuko e applaudiko. La farola 6
ankica poco men della lirica, per6 coeva alle prime gonerazioni della uma«
na specie ; noi ne leggiamo sin* anoo ne* librt degli ebrei , che furono un
popolo noto al mondo dopo i kiri i caldei ed alkri ; Esopo fra I greci fu
pii^ rapsode che intenkore , ebbe la forkuna di Omero 9 i oerti rioordi di
ooloro che lo preoessero sTanirooo nel buio de' secoli ; ma non ^ moiko dae«
chd V arte impadronendosi del falto , vi medik6 sopra , cre6 ^^gi 9 ^ diA
norma air estekioa : i rekori Tengono come il miekikore a falciare la messe,
a partirla in maoipoliy in ooToni, a trdibiarla,a toglier dal grano la pula,
ma d la terra quella che germina : cosi la ffeografia nacque dopo le sco-
perte. Perd senza citazioni, Tediamo quali ddle massime consentite da tutta
Europa , quali delle TirlA de* suoi anteoessori in quesko genere , segui •
quanto V. Gangi ; meditiamo su'modelli su* precekki sul faTolakore. In tro*
specie sonosi diskinke le favole tin* ora, cio^ moraH se gli animali Ti agisco-
no ; mute se con essi agisoono gli uomini ; tajficnevoU se i numi t* in*
terYengooo, e a quesko 10 la quarta aggiungo 9 che nomino pertonifeate ^
se gl* iasensibili oggekki tI operino , e m tuike e quaktro maniere sono in
Gangi, e minori le ragioneToli, aT?egnaoh6 egli bene aTTis6 sin dalla gio*
▼inezza,' come tuiki quasi i dokki siciliani sin dal oadere del Tarcato oenkea*
nio, leggiero o nessun effekko produrre a* criskiani le deikii del paganesimo.
Appigliatosi a* kre generi piu utili, purg6 i oostumi eon i raceonki popolari,
ad eoco come li oondusse. I suoi apoioghi han principio ov'd convenoTola
che aprasi la soeoai non pomp^giano di tuperfluikA e nulla t' ha ripetutOf
4o
iisa quasi sempre le parole nemsarie ad efprimere il penftaro , rado poa-
aono cambiani 9 rarissimo in iiio<r|io ; la siiitassi piu diretta die inrersa ;
i termini, quando non acitani , lucidi, propri , ma ognora intelli^ibiii alie
persone per cut faTold. II raccoi:to Terisimile , rilevate le circostanze, die
gli danno eTidenza , omesie le oziose ; men caldo che passinnato ; le de-
scrizponi, i ritratti Tagbi verari ornati allusivi, atratti all* iiitelligenza comu-
oe, ma indarno ▼! oerchi i lumi poelici del pennello del Pignotti. Le sin-
gole parti delle sue narrazioni lianno unico scope, la raoralita ; Ti ha quin-
di in lui unita di azione, non mai Iradita; all* og^etto dell' ammaeslramento
ne gttida reguendo le opinion! general! per Tie diretle ed ameiie, e giunto
al termine^ se ti Tolgi, ad uno s^uardo roisuri la ttrada percorsa e ne ve-
di a colpo il principio il mezzo il Gne : e quel principio ^ protasi , quel
mezzo nodo^ quel fine catastrorr, cui ^ connessa la moralita, la quale Gaiigi
omise antepose po^pose, come lueglio gli torno a gradu, e secondo la pra-
tica de'grandi maestri. Nelle favole di doppia rooralitA inTcce di ometteria
come aTrebbe do^uto^ ne tocca una ; qualcbe altra fiata il suo scopo non it
eyidente ; quando le allegorie son nitiae la tralascia. I e sue rooraliti^ non
ai estesero al di lA dell* antica cerdiia , ignoro o non Tolle gioTarsi degli
esempi de* conlemporanei : conolibe egli pocbi libri, e nessuno di quelli oTe
amore ha predominio; ma i giuoco forza giudicarlo col suo 8ecolo,non oon
le sue idee indiTiduali. Italia sine al secolo XVII , ad onta degli sforzi di
Accio Zucoo, Piammario Verdiizolti , Bernardino Baldi ed altri , non area
fa Tola ; ma al cadere del settpccnto i:on era seoonda a nessuna nazione , e
tulte gia le avea vinto in ogni altro ramo di beJIo^ tranne nella tragedia,
onde bene F austero Parini incil'^ V.Alfieri di dngerle quest* altra corona,
ehe al suo crin glorio90 wiira manca , com* egli allor disse , e di cui le
orno le tempia il sublime Asti^iano. I nostri Bertola, Pignotti, Clasio^ Pas-
srronif Casti ec. a cbi sottoitlonno ? Non io italiano li cambiero con alcono.
Ben disseoto dal Boileau , che eslimaTa non aver La Fontaine gloriato il
secolo di Luigi XIV, consento con Voltaire e con tiilti i franoesi a?er ce-
stui ignorato la propria lingua, Io inclino come magistrale scrittore di apo-
loghi , ma a* nostri connazionali mag^iore altri Io dica ! Sidlia a
no* ora godeasi dd Meli del Tempio del Marrafiino dell* Alcozer del Gangi,
sicchd nel presente srcolo furono la penisola e il jiostro regno ricchi «lt
favolisti. Fra tulti il Gangi tolse a specchio il franoose, ed a robi d' indole,
d* usi e di modi furono ura ripctizione V uno dell* altro y e per fine come
quello madame de la sabliere chiamd per beCTa un Javo/ajo , quasi albrre
che mettesse faTole; Tacitano 'da un suo collega fu ingiuriato Mc^ittttr tU
favole^ quasi fosse maggior gloria leggere il brcTiario , quasi fosse alciin
che esser canonico, e nulla esser Gangi. Pertanto non maravigli se Io stile,
imagine di noi stessi, effetto della nostra organizzazione delle nostre abitu
dini letture meditazioni, sia pari in entrambi : al La Fontaine Gangi avreb-
be potuto beo dire : —
Tu sei Io mio maestro e il mio autore,
Tu sei solo colui , da cui io toisi
Lo bcUo stile, che m' ha fatto onore.
Quindi quel suo esprimere casto frugale candido familiare spontaneo a qoaif-
do a quando grazioso, e quel suo rerso scorrevole^ ore non hai da riprendere
ollre a quanto Ti scopri il Ragonisi. •—
Pria di Tolgerd ad altro ramo di sapere, deponghiamo, eollegki, una
Tiola del pensiere su' recenti aTdli di tre poeti estinti non ha guari in gio-
P.OniMi Galaana ranezxa , nell* aprile delle sporanzo. II prime A P. Gkassi Calanna morto
a i4 norembre iSsiS* meco coinisse ncl CalaMUzio di Messina, fe*suouare
4t
la sua Toce fra* Peloritani^ aicritto a' Dafnici ne fu Promotore , liriche e
drammatiche poesie mise a stampa , e quando doTea arricchirci di mature
frutta, acerbamente cessd (isS). E il sccondo un unile gioTanetto fennatosi
hi terra appeiia aa anoi e ii giorni sino a' 25 marzo i83i, poro noto a
chi lo cercaBse con la memoria tra cbiabsi e bagordi 9 ma la di cui ricor-
dansa sari sempre Tiva a' pochi frequentatori delle poche ooslre e diserte
Jibrerie; e^li scriase talune riflessioni sul conicDtario del Tracj a Montesquieu,
e versi siciliani, i quali son proTa anticipafa del suo fuluro Tigore. Tale si
fu G. B. MtsMKCi nato da Epifanio : oh quanti pocbi lo somigliano fra' O. B. Ifninapi
present! gio^ani ! Ne aui lascer6 senza un cenno Sebastiako Lzomardi Calta- Seb. LtonArdi
oiano, cbe a mezzo- del cammino della vita ne fu rapito con comune dolore:
egli merita la riverenza citladina e come poeta e qpme pensatore accurate :
tpiraTa ottilustre a i3 novembre i834 (>24)*
Le arti cbe prendon vigore dali' immaginazione, tra le quali ^ regina
la poesia, seoonde quelle del disegno, avean prosperity, e all* aTTicinarsi la
fine del secolo dilatavansi e si facean piik splendide : son esse si iattamente
fra loro ligale , tanto il fiorire di una raTViva le altre^ cbe senza un mali-
gno destino non sorge una quando 1* altra intristisce. Per queste ultime spe-
zialmente i semi gittali da P. Vasta non poteano esiccarsi e morire, e di«
fat to frultificarono come Lo di sopra tocco di Tolo , e a dilungo spiegato
nolle irastescbe memorie. lo ouesta terza epoca scultori e pi L tori non man-
carono. In Ad ALzssAjuiao Vasta e MicBXLa VxccBio , e alquanto Alessan- Aleiwad. Vatfa
imo D* Anna si divisero il pubblico ^oto e i laTori. Con la paterna fortuna
Don ereditd A. Vasta il genio del padre: di minor mente, non cbe fermarsi
air imitazione de* grandi artefici, servile si fece e poco inTentd, n^ egre-
eiamente copi6. Lo stesso pu6 affermarsi di A. d* Anna il quale seguir vo- AUm. d^Apnc
Jendo il genitore e P. Vasta , peggiord lo stile di eutrambi , e un terzo
ne compose, che da quelle derivando, Tcdesi straTolto e contrario a ^e-
rilA e a bellezza. Micbele Veccbio parimenti, d' indole altiera e Torsato Mick. Yecclii^
nolle scienze e nelle letlere, Yolie dipartirsi da* Tastescbi e il fece : disegnd
con precisione e forza, ma il colore e la gentilezia delle forme non oonob-
be. A. Vasta rinceTa cestui in leggiadria e in TiTacitA nelle tinte; Veccbio
lo superava nella perfezione da*contorni e nella originalitA ; A. d^ Anna ul-
timo fra loro per le storie o cbe ad olio o a fresco si fossero, era prime
per i paesi a tempera o?e ^ leggiadrissimo, e cbe Tagliono tanf ore. Nod
pi A per era di Micbele Veccbio : bo presso di me pareccbi autografi inte-
ressanti alia di lui vita, quali pubbticherd nella ristampa delle memorie
del suo zio e maestro P. Vasta , attenendo coM 1a promessa da me fatla
nei 1899 alia p. 8s di quel mio lavoro (iiH).
Cosl leggesi di loro nolle mie Memarte del Vasta ; degli scultori M
dissi alquanto , or aggiunger6 duoto notizie. Nod deTono lasciarsi senza
ricordanza Paolo BonAviATisA e Pasqvals Mihobga , cbe gid si Tan di- P« BoBArenfura
menticando da' presenti : il primo nacque sorriso dalla fortuna e gli agi '''^I- Miaorc*
gli furono s^abello non ostacolo a Tirtu ; conobbe le scienze e le lettere ,
e sin da* primi anni esercilo lo scarpello sul legno, ed d di sua mano il
s. Pietro nella cbiesa a quest* apostolo consacrata (126). II secondo scolpi
molte opere , accenno qui i due crocefissi delle cbiese de* cappuccini e di
8. Sebastiano ; ebbe estesa fama in patria e Del regno , e onori non
comuui (127): GicsEPPE Mirobca am6 1 incisione, ed i il solo acilano cbe Giui, Mrnore*
abbia seguilo questo genere : bo presso di me un' Immacolata da lui in-
Tentata ed incisa. Ma Giotanni Mvsubci , nipote a quel SaTorio cbe cole- Giov. Muimcei
br6 Borelli , germane a quel Francesco compianto nel 1778 da* nostri col-
legbi Geniali, lavord in grande sul legno, come ne (an prova il crocifisso
del Carmine , e suU* ambra e sulle concbiglie di tutto o mezzo riliero coo
leggiadria : moriva sessagenario circa il 1808. Sopra tutti elevossi Igrazio
ViGO , Eci. Gen. 7
Lor. GuAoiina
4^
ignMx, CattorinA Castobina CbnzrtTt il quale negli 85 anni di Tita sua figurd innumerabile
quautita di statue e gruppi di ogni dimeDsione ; egli . siocome il Carpioato
rapporla , non ebl>e maestro di scultura , ma solo fitudi6 il disegno con Ma-
riano Gail CanzMrriy del quale lio dalo le nolizie nelle vastesche Memorie :
dalla Teresa Garafla sua mo»lie ebbe is figli , 9 maschi e 3 fcmine, e de*
primi , quelli eke non morironi> iiifanti , hanno onorato la patria , come
diremo. II Gastnriria lavoraTa con bravura e incredibile rapidita , e con
solo notare le sue fatture a lungo si trarrebbe la sezione preseute, talune
soitanto ne accenno in nota (laS). Di suoi laTori ribocca Aci ^ e Te ne
banno in Francayilla, Giarm, Kiposto, Aderno , Bronte 9 Ramaoca^ Mau-
geri , Belpasso Haiidazzo , s. <^ntoiiio^ Positano nella Gosliera di Amalfi
ec. ec. Quand* egli spirava in ^ttcmbre 182a -era meritamente unirersale
Ciac. Castorina \{ rammarico. Fra i suoi nati Giacinto e il sac. Giuseppe scolpirono: enlram-
bi appararono 1* arte dal padre; il prinio nato a 21 maggio 1766 d^ indole
bollente ed indocile^ sembiante a Benvcnuto Cellini, costrinse il genitore a
chiuderlo nel Castel d' Aci co' ferri a^ piedi, ed ivi divenne arbitro del ca-
stello del castellano de' custodi e de* carcerati ; in una murata dipinse a
carbone un Cristo in croce, e quol Cristo fu oggetto alia Tenerazione de'
fedeli , e invocato ne* naufragi : uscilo di prigione inTano il padre lo ToUe
seco, Aci non potea contenerlo, al prime ouon vento trasferissi in Malta,
ivi dimord molti anni, quindi corse le Calabrie, e finalmente soggiornd ia
Messina, oto mori al nascere di questo secoio : oTunque diede un passo ,
lascid sue opere di ogni natura , il suo scalpello era inquieto e bizzarro
come il suo volere , dopo di aver figurato un Ecce Homo per V altare ,
Gtas. Gaatorina atteggiaTa una Venere per la poppa di un bastimento ; Giuseppe untosi sa-
cerdote, non dimentico essere figlio di scultore, e Tari santi adoriamo da
lui condolti. Nato a a4 dicembre 1778 morita a sS Luglio 18S6. Loasnzo
ancor viTente di 60 anni , poco scolpi, ma fece suo precipuo studio la co-
struzione di ogni maniera di strumenti armonici da corda, nel quale eser-
cizio d famoso e aon ha'chi lo superi in iressuna cittA siciliana. La scuola
aeguita nel dar persona al legno fu una per tutti^ noa migliorarono il fare
del Vasta, aggiunsero anzi qualclie pecca al manco di puritA di quel lore
capo.
Allora qui muraronsi nuove cbiese e queste si dipii\3ero^ alzaronsi no-,
relli altari e si decorarono di statue, pero in quel movimento non poteano
mancare ni pittori^ nd scultori, nd architelti. ll lungo tema mi astringe a
cennare solo Paolo Awico e Guarrera, e Feancesco P. Patan^. Al primo
dobbiamo non pochi edifici sacri e case magnatizie della dtta ; egli inchina-
Ta aU'omare del Vanvitelli, e, quel cb'd piu diflicile, comodamente parti-
ta r interne delle case. II secondo abbench^ nato nel 1756 ancor Yiwe: ap-
par6 lettere da Venerando Gangi, a iS anni in Catania architettura da Ste-
fano Ittar, matematiche dal Zahra. II suo stile ^ grare e per il misto del
calcare siracusano alia nostra piotra di taglio etnea, e per la euritmica Ta-
ghezza del disegno, fanno un bcl yedere i suoi prospetti : meno in Aci di
quanto nelle terre circostanti sono sue opere. Egli seppe immegliare i sacri
utensiliy e per lui candelabri^ pissidi, calici^ sfere hanno acquistato eleganza.
Ma nessuno de'nostri architetti vivi o morti ha avuto V ingegno^ il sapere,
la TolontA di far cessare la vergogna di murare V esterno delle fabbriche con
fragili tayole di fragilissimo e dispendiosissimo siracusano calcare^ che non
giova alia soIiditA ^ nd all* ornamento, sostituendori la nostra solida pietra
Tolcanica, o meglio lo stucco^ com' d generale costume della saggia Palermo.
Chi cogllerA auesto alloro de' nostri gioYani?chi franclierA la patria da que-
ato tribute ? Non sorgerA un gio?ane dotto onesto intelligente da far guer-
ra al pregiudizio e yincerlo 7
Quel Paolo Axigo non lolo Mgni gP insegnamenti di YitruTio, ma si
Paolo A.aiieo
F. P. Palani
MATEMAna
43
pure quelli di Fuclide. Nella Liblioleca del Senato di Palermo esiste una let- P«o1o Amico
tera nel 1778 diretta a quella Soctetd di Letteraii dal domenicano Tom-
maso Amico , oto fra le altre preziose eonosceiize ciie lor dd dello stato
d' istruzione di questa sua patria , fa parola di P. Amico , il quale avea
troTato due numeri peculiari per manifestare nella maniera pii]i prossima al
Tero^ e con errore molto insensibile la proporzione che passa tra il lato del
quadrato e la diagonale del medesimo. Ivi si fa menzione del faToIista V. Yener. Gangi
Gamgi come malematico , e dicesi aver trovato due nuoTe proposiziuni in
geometria, se ne spedtrono le dimoslrazioni ^ ma sono oramai perdute. Ma 10
costoro non ricordo fra* matematiei, abbencb^ del Gangl esistano sei libri di
geometria , ne spongo le due Toluminose opere di Vittorio Mangani , n6 Tilt. Mangunt
quelle di Candido Gavgi, il quale pubblico 4^ ^nni di astronomicbe e astro- Gasdido Cangi
logiche effemeridi , ciod dal 1756 al 1809 ricercatissime nel regno , conti-
nuale da suo fratello Giuseppe sino al 1810: Candido Gangi abbassd P uso
delte pure cognizioni scientificbe iino all* almanacco , e iiitanto fra tutti i
nostri malpmatici raccolse piu fema e daiiaro. *£ debito faTeilarvi di Gam- Gand. Carpinato
DIDO Carpimato^ che aiicor qui occupa un iuogo e non ioferiore a nessuno
Ser la geometria dalla quale ba nuova Juce il suo nome^ scoondo T aoalisi
ettata dal prof. FlaTalta che mi e bello se«;uire. DiTidesi il tuo lavoro in
due sezioni , ndla prima di esse spoue 1' A. la pratica e gli usi della tri*
gonometria rettitinea ; e perche a metodo d^ insegnamento egli precede, alio
preliminari definizioni delle linee, che seui tangenli secanti ec. addimandansiy
un* ordinata riuiiione ci annette delle euclidiane proposizioni, che le proprie-
tA de* triangoli riguardaiio ; e di seguito ad un breyissimo cenno de* lo-
garitmi e delle operazioni sugli stessi , in due tecremi , per la doppia spe-
cie de' triangoli rettangoli ed obliquangoli, lutta la pratica di risoWerli re-
stringe ; al che annette non pochi esempi per valutare le altezze inacces-
sibili , la profonditA de* pozzi, la distanza da Iuogo a Iuogo ec. ec. e per-
did ricca sla 1' opera della parte scieiitifica , una serie di teoremi dichiara^
spiegando ie propriety delle linee trigonometriche , e la soluzione de' trian-
goli. Ntir altra sezione del modo di calcolare le distance e le altezze dif-
fusamente egli si occupa : e per lo primo de* proposti quesiti si fa a distin-
guere i casi ne' qnali potrd il calcolatore aocostarsi ad un solo od a nes-
suno de' punti fra i cpiali passa 1* ignota distanza^ qualunque sia la posizione
loro relatiTamente all* orizzoute ed al si to di osservazione^ con altre circo*
stanze che pure si fa a STolgere nella Talutazioiie delle altezze. Sebbeoe i
due quesiti con le annesse modifica/ioni siano applicazione de* teoremi trigo-
nometrici , non S disdicevole esporre la maniera con cui precede a risol-
Terli. Doppia soluzione egli dd a ciascuoo de' 5o quesiti^ che si propone ;
numericamenle 1* una, che da* calcoli trigonometrici e logaritmici fa dipen-
dere » graficamente 1* altra^ che il modo espone di costruire sul piano de*
triangoli , de* quali un lato la lunghczza segna della distanza o altezza
oercata ; ni ad un metodo per ciascuna delle due specie di soluxjoui egli
attiensi , ma due tre quattro e sin' anco sei diTcrse soluzioni insegna, valen-
dosi a tal uopo delle propriety de* trian;;oli tratte dalla elementare geometria
al che conveneyoli e sagge diniostrazioni congiunge per ciascheduno degli an-
zidetti problemi. Se no tal lavoro non addimostra nel suo autore un genio
creatore, un inyentore fecondo^ gli accerta la lode di profondo conoscitore
delle fcienze esatte^ e nel ms: in esame nulla haTvi a desiderare^ e ti risplen-
de massima cbiarezza, summa precisione, abbondoTole ricchezza di teorie e
1)raticbe operazioni, sicche 1* opera per la stagione quando fu scritta (171),
ermar dee fattenzione del critico indagatore.
Suo figlio Pi£TRO Martirb Carpirato fu cultore dello matematiche di- P. U. Carpinato
scipline ; Tenuto a luce il 18 agosto 1734 ebbe al sacro fonteTayito nome
di Stefanoy Test! Tabito chiericale sin dali' infanzia ^ che a i5 anni mutd
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in quelle de' pp. Predicatori assamendo il Dome di Pietro Martire. Fa do-
Tizio a Girgenti , professo studio in Palermo con ii m. Antonio Presti » la
sua eminenza nei sapere e nelle cvangeiiche ▼irtii lo rese referendo a^ oon-
fralelli e alia capitale giusta estimatrice del merito. Quiodi gioTanetto fu
lettore in Messina > Modica e Siracusa , ove mons. Requisens lo elesse tuo
Esamiaatore , quindi maestro di novizi in Messina^ da ove chiamato da
mons. Lucchesi Palli a professare filosofia in Girgenti , e aggraTato dalle
lezioni di sacri canoni e matematica, e lacerate da^ di,<;iuni, dalle discipli-
ne in sangue , da catene di ferro cinte a^ lombi, da cUiodi e ponte sparse
8uUe dure tavole sulle quali dormiva , fa assalito da lenta febbre , cui riu-
scendo iiiefScaci a vincere i farmaci e T aria native > a i6 agosto 176a di
34 anni si oougiungeTa all' Eterno. Egli Uscio in latino^ luonumento di sua
dottrina non perituro , un volume di Problemi accafieniico-filogofici MCelti
Hal trattato deW una e P altra recenziore Jilosojia, cui si uniscono molte
interrogazioni di materie cosmojrqfiche e spiegazioni di van Jenomeni
cavate dugli elementi delta geometria impresso da Ottavio Campagna in Gir-
genti nel 1 76 1. Queir opera ^ riferita con lode dalP Orlandi, e dal di lui
genitore Candido| il quale, dolentissimo padre, scrisse con le lagrime la Tita
di tanto figlio (119)*
In cosi fatto modo eran culte le scienze matematiche da' nostri con-
Jfiaolft Call fratelli finchd sorse questo secolo e con esse Nigol6 C\Li Tono^ uomo il
Suale al a mente di Bacone uni i costumi santissimi di Socrate, e che nulla
etto pari all' ateniese filosofo. Noi che lo conoscemmo, lo amammo, lo am-
mirammo^ e da cui ne furono aperti i sacrari del sapere, tenghiamo non
vanitoso o esagerato 1' elogio che di lui pronunzid il Ragonisi^ anzi oiasclie-
duno nella cupezza del dolore per la sua perdita, e nell' entusiasmo deiraf*
fetto estimate poco il detto dall' elogiatore ; ma questi gioTani cresoenti e
i Tcnturi non presteranno forse intera creden/A alle nude testimonianze de'
contemporanei. No, non mai; piuttosto compiangete nosco Sicilia^ che quel-
V iosigne sapiente Yisse in piccola terra, e negossi a sublimarsi nelle capi-
tali , e negossi ad arricchire delle sue meditazioni il comun patrimonio del
sapere. Che aggiungere a quanto nobilmente ha di lui esposto il Ragonisi ?
pcro rimandando chi legge a quell* orazione , accenno solo essere egli state
educate da Giovanni Carpinato, altro liglio di Candido, e sotto il manlo di
quel filantropo aver chinato 1' ardua cervice , e deliberatosi ad erudtrsi da
8^: a i5 anni di persona e di mente fu quale a 4® * il ^^^ sviluppo fisioo
e morale ebbe quasi elettrica rapiditA: a 18 anni dettava teologia dommatioa
nel CoUegio de* Pilippini, poco di poi ascendeva le cattedre di filosofia fisica
e matematica nell* Accademia degli Studt^ e qui feoe per la prima volta sen-
tire ne' pubblici corsi i benefici dell* algebra, e cessava coUagrimato da Aci
e dalle citt4 ciroonYicine di poco piu di 5o anni a a8 aprile iSsS: 1* acca-
demia DdCnica segui il cadavere, oltre all* orazione del Ragonisi detta nel
Duomo^ in moltq chiese si replicarono le esequie^ e a s. Pietro ne disse le
)odi il can, Alfio Pantellaro, a* Filippini Carlo Pennisi, a* cappuccini il dot.
Gioyannl Cacciaguerra ; no , il pubblico pianto non ^ descritttbile. Tranne
Domenioo Scini, io non conobbi chi avesse avuto la elevazione intellettuale,
e la inresistibile eloquenza del Tono ; ma il miele delle sue labbra era done
iiidividuale largitogli da Die (iSo). I nostri matematici non arresitaTansi alle
astratte speculazioni ; difetto notato dal Voltaire nelle francesi accademie :
sarebbe gioTevole, egli dicea, che fisici e geometri riiinissero quanto d pos-
sibile la speculazione aUa pratlca. PercUe cio che maggiormente eleva la
vmana reputaziono, dovrA essere ci6 ch* d mono utile? V* ha un punto oltre
al quale le inTestigazioni si risolvono in isterile curiosity. Talune veritii in-
gegnose ed inutili, rassembrano stelle, che locate tronpo lungi da noi, noa
possono giungere • riscbiararci (iSi), I nomioAti cultori delle scieoxe d^l
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calcolo, ediicaroDO i nostrl architetti, appHcarono le conoscenze al fatto , e
il Carpioato un libro intero consacro alie misurazioni , e il Tono 8pos6 le
matematiche alia fisica e tutii soccorsero di loro lumi gli artefici.
Fra oostoro maggioreggiarono i Patand^ i quali sicoome non hanno in ABTEnCI
oessuna terra chi li Tince , ^ mestieri ad onor di Siciiia annotare nel pre-
aente quadro. La fabbrica degl* istrumenti musicali , d qui antica ; il primo
noleTole oostruttore di organ! fu qui Nicol6 d* Agata^ e uon Donato del Fiano
8o]ca dire^ to hacio le opere me : sorsero quindi i sac. Saltatork a Gioyan-
Ni e il sig. Giuseppe PATANi: ma GioyANNi autore delPattuale discendenza > Giio^- P*taa4
e 8u cui oe fermeremo alquanto, iiacque al 174^ e visse florido 9-^ anni si«
no, cio6, a' as novembre i835. Apparo dapprima da un suo zio sacerdote
I'arte di costruire organl, e quell' otti mo vecchio a me narrava averli per
▼ari anni congegnato con tubi di canna ; erano la zampogna di Pane , che
doTea poi direnire un' orchestra alemanna. Ma per cagion di scrupoli di
coscienza, si chiuse neirereroo di s. Anna, luo^o incantevole per vngliezza
di prospettiva a cavaliere di Aci-Heale , e santificato dalla santiti di quel
riccki eremiti. Ivi la fervida attivita del Poland non quietaTay e una mac-
china compose con la quale un sol uomo con un sol moto e nello stesso
trmpo fila, torce, incanna la lana, di maniera che in poco d^ora fila torce e
ricoglie molta quantity di file delicatissirao atto a telajo. Le fila della lana
nel tempo che s' incannano Tengono numerate 9 ed ogni filo indicate da ua
indice sioo a' 100, e toccando quella cifra suona un campaoello per avTcr-
tire di esser compita la matassa, e cio a sembianza dell' orologio , il quale
segna i minutf e batte I* ora. £ questa macchina semplicissima nel suo or-
digno fu inventata dal nostro romito circa del 1770 come leggesi nella Let-
tera di T« d' A mice aMetlerati palerraitani ; pero I'abiSestini sin dal 1776
nella sua epistola 9. p. s3 la descrisse con meritato elogio , e riferisce co-
me il sig. Obblige , che si lungamente aTca viaggiato , assicuraya non es-
seryene alcuna che la vincesse, e facea Toti per essere pubblicata — Uomini
ignari e superbi, ricordateyi che in Siciiia e pid in Aci e piu nell' eremo di
8. Anna e piu nel 1770, non conosceansi i miracoli delle attuali filande, ne
la forza motrice de* gas, e per nostro peccato non li conosciamo tuttora. —
Ma le ruTide lane quasi appesantissero lo slancio dell' ingegno suo, le gitt6,
tolse a moglie Rosaria Grasso e lorno ad elevare organ! e piano-forti a mar-
tello. Questa maniera di strumenti era di fresca invenzione ; il primo si era
Tisto per opera di Bartoloroeo Cristolbri nel 17 18 secondo il MafFei, circa il
J 780 apparrero in Siciiia e gi& quell! del Patand erano in Toce seguendo
egli la pratica del professore insigne don Donato del Piano. Cento ti archi-
tettano un organo, ma fra quella turba chi merita lo sguardo dello storico?
Ne' 99 anni di sua operosa vita non fu siciliano che yincesse Gioyanni Pa-
tand. Suo figlio Felice ha seguito le patcrne yestigia, elargando 1' esecuzio- Felloe Patand
net Calabria, Siciiia, Malta nelle moggiori loro chiese lodano Dio accompa-
gnando i sacri cantici col suono degli strumenti de' nostri Patand. Innume-
reyoli i registri de'loro grand! organ! pongons! in azione con nuoyo mec-
canismo col ginocchio o col piede , con una tastiera si ottiene V effctto di
due, senza impiegar le man! del suonatore ; perfezionati i suoni , ii tuono
delle canne d di somma ecoellenza, imitano gli strumenti da fiato e da corda,
un organo loro equiyale a iin' orchestra : tali son quell! di s. Paolo a Malta
opera di Felloe 9 e quelle di Spaocaforno opera del di lui nipote Gioyanni.
Dalla medesima scuola escirono Gaetamo b Andrea Patanb' fabbricanti ac- Cnet. • A.Padmi
creditati, e GaetAno Grasso esperto costruttore di pianofort! e musico dotto. qapUdo Gr«sao
Ma ncssuno aggiunge 1* attuale GioyAiiiii pATAiiik Rocca nipote del defuoto , g. Patani Roeca
cui Dio concesse intelletlo creatore, che ha toocato I'apice dell' arte ^ e atto
alia proya a yinoere i due fames! organ! d' Italia quello di Trento e quelle
di Catania. Essi sempre in oonsorzio con gli Bciensiatii ATldi d'inaegnamen-
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lo e noQ iodottiy sono giaati la merc^ degli studi alia perfezione y perdi^
I'arte oome flerschell dJceTai noa ^ che rapplicazione del sapera ad on
fine pratico.
Nd qui arrestavansi i nostri : un famigerato socio degli Zelanti oocn-
fiara uo campo j che gli altri appena aveano avvicinato : ToUe egli oorrer
ibero per libera terra, e si Tolse alle TeriU naturali. Fu questi Gidsxppb
RioGio a noi tutti notiiwimo, che nato da Paolo ed Angiola Cacciaguerra in
ottobre 17^6 cessava nel i83o lasciando di si vivo desiderio. Apparo lettere
filosofia matematiche in patria, chimica, botanica , fisica iu MessiDa da* fra-
telli^ Arrosto, e reduce alle mura natali la paterna farmacia aggraodi taiito
da rivale^giare con le piu ricche e splendide che y\ fosscro. Legatosi a*
Zelanti. spcse la Tita in beneficenie, in creare un orto di piante vive iinli-
gene ed esotiche^ altro di secche in piu Tolumi, un museo di storia natura-
le, or arricchito dal suo de^^no nipote Mariano di Mauro , una bibliotcca
scicTitilica e letleraria oTe sono rorissimi libri, e finalroente in quatlro to-
luini in foglio YBortits regiut acensis, o\e Teggonsi dipinte a colore presso
800 piante nostrali e straniere ooltiva'e nel suo giardino ; questa pregeroie
opera intcndoTa continuare, ma i triboli delle malattie e la morte gli rup-
pero il dotto disegno. Nd solo il triplice regno della natura, egli Tolle stu-
diar V uomo : quindi 1* intera scienza medica 1' occup6 lunghi anni, e il be-
oeinerito soccoreva di suoi consigli gli egroli e li sovveniva di balsami.
Si , egli i vero in questa terza epoca la scienza ippocratica fu studiata
Sebail. Ifasmeei ^" maggiore alacritd , ma non Sebastiano Musmbci Jitotomo celebrate ,
Mario Ya«ta non Mario Vasta , neppure Mariako Finocchiaro morto a 48 anni a 16
M.* Fiooechiaro giugno fStis , fra le pubbliche lagrime e che fu filosofo di mente elerata^
Gins. G«agi lasciarono testimonio di sd negli scriUi : solo di Givseppk Ganoi giurecoo-
sulto, materoatico, porta e medico abbiamo piu Tolumi di osservazioni, e di
preoetti : oltre vari trattati di lo^ica, metafisica, chimica e fisica generate,
serbansi in questa biblioteca atte alle stampe e vergate in latino diverse
opere di medicina. La prima Terte sulle malattie della testa^ la secooda an
quelle del petto, la terza su quelle deiraddome, la quarta sulle malattie spe-
ciali delle donne, avTi altro trattato sulle febbri in generale e in particola-
re, altro di materia medica, altro di notomia, altro della storia della medi-
cina , e in fine la raccolta di due anni di osservazioni fatte oello spedale
degP Incurabili di Napoli , ov* egli studio per tre anni e mezzo sino a giu-
gno 1781. In esse, d vero , non si parla di Broussais , ma d' Ippocrate e
Baglivi, non de* francesi, ma degli ilaliani e dpgli antichi padri ; la gallo-
mania non avea ancora turbato la mente de* medici al pari di qnella delle
donne^ le quali credonsi nude noo usando le contige delle Frini di Francia;
ma se questa togli , sia roenda o virtu di quelli scritti , in essi 6 sobrietA ,
erudizione sagj^ez/a e tutte le nobili doti, che le italiche opere fan singolariy
eccttando al dispetto colore che Dio fece piu prooti a brillare come i fuochi
falui , che a splendere come il diamante.
Questo nostro carattere Dazionalcy ne ha reso idonei a severe liicubra-
zioni , in cui la mente dee sublimarsi e quasi vagando tra le sfcre posarsi
a*piedi del trono di Dio e scrutarne i misteri ; ivi rovesciati gli ostacoli ,
non corre. Tola IMtaliano : percio le cootemplazioni teologiche, irrise dagli
stulli i quali la di lore ardua astrusiti non aggiungono, stan fra le meta-
fisiche e le matematiche, e P Eterno ne locd il seggio nel centro d* Italia.
Ii6 solo la teologia, ma si pure la caoooica e le stesse opere ascetiche ad-
dimandano altezza e puritit di cuore e di mente a ben condurle, nd questo
nringo d senza gloria. Noa siamo piu negli anni de* deliri degP ///ttmiita/t :
Chataubriand e Manzoni caotano Dio come Davide e 8. GioTanni , e TEu-
ropa intera fa eoo alia musa deirOreb. E neppur noi abbiamo avuto di-
fetto di questa generaauone di uomini de' quali per breTitd tralascio Givs
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PI Consolo(i3b), Tommaso Amico (iSS), Cclso Grasbo (f34), Paolo Valkrio Giui. Conaolo
(i35), PiETRo M. eil Maestro Carpihato (i 36), Filippo Flavetta autore del- J- ^^
r opera titolata trattenimenti dolci in 4 tomi (i37), Gesualdo Goido (i38), p' yj^i'^o
Agostino Corsaro (139), Benedetto Cesaro (i4oV Amsclmo u* Aci cappuo- p' m. Carpiaaio
cino (i40> Marcamtonio Gambino proposito di questa Collegiala ^ teologo F. FlaTetu
che merito gli elogi del Gangenii (i4«)> C mi fermo alquanto sopra Canui- G* Goido
DO Carpinato, Candido e VemlRando Gakoi, Gjrolamo PAifEBiAKCo^ Fabrizio n^*^' r>^^^^
Ag. di Macro, Tommaso Sciacca, Gabtaao Piccione, Mariako IjEOnardi e Ansolnio d* Aci
Antonino Pennisi. M. a. Gambino
Fa meravi^Iia trovare il nome del Carpinato e fra gli storici e fra i
poeti e fra i lilosoH e tra i matematici ed ancora fra gli scrittori di sacre
materie. Si ^ auesto ciltadino laboriosissimo noii lascio quasi ramo dello sci- C. Carpinato
bile cui non si fosse riT.lto^ e bella e pronta alle stampe esiste una di lui
opera di caiioiiiche islituzioni in latino dettala , ma di cssa solo il primo
tomo ne sopravan/a, tale pero da non cedere a nessun simile lavoro. Que-
8to gli senibro poco, e con 1* aiia<;rammatico nome di Donato Pradanticci
detto le Inveniioni umorose a Ft/otea, opera ddia quale ho solo undici ca-
pitoli presso di me. II poeta aualsiasi argomento fiorisce di Taglie immagini,
e Carpinato la preparazione del cristiano a rice^ere Teucaristia seppe inleg-
giadrire con queste Invenziont direlte alia innamorata di Dio, mentre questo
argomento ^ tale chc in mano di un frate ebicchcrcbbe Panima la piu fc-
Gonda con citazioni di morti e di tIti, ottenendo per iscopo promuoTere il
sonno disgraiiando papaveri pd oppio. Egli finge che il R<*dentore si pre-
senti alPanima vogliosa di riccverio sotto le forme di t/iardiniere, che col-
tiTi 11 di lei cuore, 6\ fonte che \o disseti, di guida c\ie lo aTvi al para-
dise, 6i Jiioco. (he lo purghi , d* inne^o che vi tramuli in buona la mala
scmeote, e cosi solto rS allri allcgorici aspcUi , sicch^ la sua Filotea si
abbia So poetiche leggende Tarie e soayi per meditare prima di cibarsi del-
r agaello ; e quest' opera per maggior pregio e semplice , pura , anima-
ta ^ e se Ti tugli qualche metafora che usano i predicanti, ma che non sem-
pre attalenta ai letterati , la dirai ottiroa — Cakdido e VEKERANno GA^6I Qnd. a Y.Gangi
colsero quest' altra palma ; del primo oltre le prediche per cui fu celebre,
abbiamo le canoniche istituzioni, e del secondo una raccolla di casi morali e
canonici , Tar'i ragionamenti su' misteri di nostra feJe, ove non sai se la
bontA oratoria sia Tinta dalla sapienza.
GiROLAMO Panebiango nato in Aci-Reale a 24 noTcmbre 7701 o morto G. Panebianco
a 5 giugno 1793 , intera la vita addisse a questa mauiera di stud'i. Do-
po aver apparato umane lettere e compito la istruzione elementare, a 1 5 an-
ni Testi T abito de' minori osservanti, continud ad erudiisi in Aci, Catania,
Messina per altri sette^ e tosto fu nominate professore di filosofia e di
teologia qui, in Catania e in Messina, e la cattedra soslenne per altri is
anni , ni pretermise arricchire i gioTani delle cognizioni geografidie let-
terarie e storiche ; poeta non Tolgare fu socio de' Chiari e GioTiali di Ca-
tania, de' Peloritani di Messina, de' Geniali c de' Zelanti di questa ; teologo
a latere de' pastori di Messina e di Catania, a 34 anni fu elelto proTincia-
le, rifiuto : vi fu rieletto, rifiuto; accettd la terza Tolla per ubbidienza a
16 marzo 1748 : padre de' po^eri, luce de'ciechi, sostegno degli zoppi , con-
forto degli afflitti , scudo del Tangelo, colomba fra' corvi, umile nell' altezza
della scienza , splendore del monachismo Tisse e mori amato e compianto.
Hi la sua morte fu senza solenne mauifestazione di lutto, la sua spoglia fu
lumulata god estraordioaria pompa , e Gesualdo Guide sue confratello ne
disse bellamente le lodi : non poche lono le opere da lui date a slampa,
d£ tutte ho potuto raccoglierle: a mia notizia sono: // giardino deWanima^
le Po€M Dtyoiey II Biitro di otto giomi, gli otto eapitoli della Cantica^
i let gradini per ealire al monte delle perjezioni ertsttanei le rijlestioni
F. A. di M*aro
Tomm. Sriaeea
4« . . . .
guottdiane dWise in due tomi, le Btfletsumi cristtane sopra aiewu docu-
mentis ed avviti di re/itfiane, le stazioni della Via CruciSf la Novena di
#. Pietro apostoh e molte altre minori per Ja Vergine e altri santi. Ma aen*
la se^uirlo iu tutte, possiam noi dalle RiJleMoni quoiidiane Talutarne il pre-
gio. ContieDe il libro S65 assiomi di nostra religione spiegati con breTita ed
eTidenza , corroborali con le parole de' ss. Padri, e de* due tettamenti : noil
aBtraltezze^ non declamaziooi, non metafore, non TaniU; gli aununziati Teri
Bonovi delucidali da filosofo illuminaio dalla luce , che viene dal Uberii»-
oolo : spontaneo lo stile, non rea di arcaismi o neologismi la lingua : ec-
00 chi fu Girolamo Panebianco oratore, poeta, teologo, moralista^ lettera-
to : albergo in terra gu anni a beneiicarc i- fratelli.
BreTe, ma luminoM fu la carriera di Fabrizio Agost. di Maitbo nato
da SaUatore e da Barbara Leonardi ncl 17979 dotato da natura di penpi-
cace ingegno e d*indelebile memoria tale da ripetere odi intere latiae sen-
titele solo una Tolta; fu educate in Girgeitii da Mariano Leonardi , di cui
diremo , e dietro lo sperimenlo di un concorso , ammesso (ra quei coUegiali,
eve (onsacratosi sacerdote, dottlssimo canonista diTenne. Ginoscitore delie
lingue anticbe ^ cola ad istanza di m/ Gioeni due anni dettd lezioni di gre-
CO , ma colpito da malattia ripatrid. Restituitosi agli amplessi de* concitta-
dini circa il 1754? fu ammesso fra gli aocademici Zelaoti, e di uuita ad
altri sacerdoti did opera ad istruire i giovani nelle evangeliche Tirtu e ncN
le lettere: cooperd alia erezione del CoiJegio Filippino, e quando nel 17^6
si ottenne il sovrano consenso, egli fu uno de' pp. fondatori. Ma T epoca
pii^ aTventurosa della Tita del Mauro ebbe principio quando SaWatore Ven>
timiglla imprese ad arriccbire di sapienza Calania : il dire aTer quel pre-
lato tratto dal suo ritiro il nostro socio, aTerglT^^ilidato la cattedra di teo-
logia^ e avcrlo cbiamato a collaborare seco lui a quella santa rigenera-
zione , k il piii eloquente e laconico elogio ch* io scriTer possa del Mauro.
Egli scppe ottenere la difficile bpiiemerenza de* catanesi , e fu tenuto Tero
giudice nelle leltere non solo, ma si pure nelle ecclcsiasticbe facolta. L*uo-
mo del Signore e di MinerTa ebbe accelerate il possesso della patria cele-
ste, ed immaturamente cess6 in Aci-Reale a 18 ottobre 176a: il suo fune-
bre elogio furono le lagrime del Ventimiglia a ragion detto il filosofo de'
TescoTi. L* aiiima sua timida per eccesso di sapere non concesse a' ferridi
amici del suo nome pubblicar le sue opere, le quali sono annotate dal Pa-
nebianco suo biograU) -— ^ieIla matrice chicsa gli fu eretto un sarcofago,
e oltre alia epigrafe ch* ivi si legge , un' altra per lui ne scrisse V. Gangi.
Contemporaneamente al Mauro, Aci-Reale quasi adoro la sapienza de^ pa-
dri della cbiesa e le Tirti^ deeli anacoreli in Tomm a so Sciacca presidente
di questa Accademia, e per sd anni Vicario della cittd. £i nacque da Ar-
cangelo e Veneranda Grasso nel 171 1 ; la sua educazione solida , il suo
STiluppo precoce : V altare ed i libri gli eran solo diletto : composta una
graTe opera di filosofia teologia dommatica e morale, commendata da quanti
couosccano quella facollA, ne detto lezioni in quest' aula per molti anni; cost
facea beato il suo viyere. Quando per le guerre de* sacerdoti, come narra
il Panebianco , il Ticerd La Viefuille e Carlo III lo ToUero Ticario, accett6
nolente ; ricondusse la pace nel gregge, e cliiese 1' esonerazione ; ma iiiTece
tutte le delegabili facoltd episcopal! gli Tennero conferite, inveoe si ToUe il
suo oonsiglio ne* negozi dell* iiitera diocesi , in^eoe si sommise il prelate al
suo seono , e quel prelate era Ventimiglia ! Mon appena cestui deponeva il
pastorale, lo Sciacca ridomandd il riposo , ma agendo il monarca dato la
soTraintendenza di questa diocesi al celebre pubblicista e slorico M/ Testa
allora tcscoto di Siracusa, quel sapientissimo non potea coocederglielo , il
FogUani vicerd lo negaTa del pari : cosi le potestik civile e sacerdotal c lo
clcTaTano suo malgrado : in tal mode gli uffizi pubblici dovrebbero csser peso
49
di ohi li ncriU) non lucra dl dii K ambiiee ; lb ftagipne dl boieBoenie quelia
in cni goyernaTa Aci lo Sdaoca : Degli SUti d* America a^rebbe ettenuto
una Btatua , e merita easere ascritto fra i beoeficatori delta ctvil oonTiyenza.
E^li , e oonosoetelo da cpiesto solo, dichiard snoi figli gli espotti ; di nutrici
li proTTedeya non potendo allattarsi dalle poppe materne^ al goTerno chiese
aumento di stipendio per qaeile , e Tolle quei miseri renisser tneglio proT*
Teduti J e quiiidi alia religione e alle arti educati : perd non pi& attato po-
tea nsere il titolo con cui fu appellate dal popolo , cio^ di madre d^
profetti X 1' eloquenia muore a fronte di questa patetica epigrafe I I Toti
dello Sciaoca full' educazione de* troTatelli preoessero le oltramontane delibo*
raiioni^ ma in Sicilia ebber oompimento quasi un secolo dopo : la teologia e
i cilici non gl* insleriliTano il cuore. Ma 1' ora sua era suonata , agli 8
Febbrajo 1779 trapassafa nell' efemo di s. Anna, il senate ne decretd i fu-
nerali, il can. SaUatore Call noslro socio ne lesse in chiesa Pelogio, I'Ac-
cademia lo pianse con solenne tornata poetica preceduta da una orazione di
Candido Gangi^ e Alessandro Vasta ne perpetu6 1* effigie, die pende da que*
sta parete, e anoora ne inspira amore al Tangelo e alia sapienza. Ecoo co-
me tutto STanisoe qui in terra ; del nostro presidente T. Sciacca altro non
rimanci che questa tela e il nome delPopere sue (t43).
(ladeTa lo Sciacca, ma a spargere la notisia delle sacra dottrine rima-
nea Gabtaivo PiccioMa » il quale nato in maggio 1789 produsse la Tita sino GMtaoo PiocioM
al luglio 1790. Questo filosofo abbraccid T istituto di Camillo de Lellis, e la-
sci6 a* fiituri nelU lingna della diiesa an trattato sa i preoetti del Decalogo;
leggendolo lo dirai broTe, taota la sua riochesza, sobrietA e ooncateoaziono
d* idee da non poter deporre il libro ; ma breye non 6, ayvisando non es-
aeryi omesso argoraento yeruno, e tutti esservi appieno scbiariti (i44)*
Similmente quel R. CASToaiNA , che abbiamo rioordato come storico ed R. Gaitorina
oratore, elabord yarie opere religiose, do^ la Divoziane datmta a Maria nn
▼olume in 4 \ Aff^^ ^ pre^hiere a Maria per tutti i giomi delV anno ,
yol. s in 8* Dieci meditasuoni mlia Pentecoite un yol. in 8. e Medilaziani
Mulla infanxia di G. C, un yol. in 8. lA queste yincono in pregio le al-
tre opere notate di sopra«
Or qui folleyiosi le nostra menti a oolui che occup6 duo pagina della
storia dello ScinA, e lii detto da quell' austere il piccolo #. Tommato : yoi
lo ayete inteso, io parlo di Mariamo LioiiAmDi. Di lui hanno scrilto il Car* M. Lconftrdi
pinato , r Orlandi , il De-Cosmi , il sac. Pietro Grassi , 1* Ortolani ed altri
non pochi, perd ne sar& ageyole dar immagine della sua yita e della sua
doUrina. Nacque egli in Ad-Reale li 8 seUembre 1707 da Fabrizio e Sera-
fina Leonardi di mediocre condisione; marayigliosamente appard grammati-
ca e dirigeya gli scolari di etA ayanzata quand' egli appena teccaya il 6 an-
no* Leggeya e imparaya tutti i libri che ayer potea, e che gli prestaya il
dott. in raedidna Mariano Gall. Francesco Sapuppe ottonito alia memoria
del Leonardi sli ie* udire 19 yersi della Zampiogna del Marini , e tosto li
ripet^ aensa alcun fallo. Da Gioyanni Call apprese logica , e spesso il mae-
stro lo sostituiva a par lesioni ; filosofia e teologia studid sole, lesse menti
di libri di ogni genere , ch* ebbe present! , come in uno specchie sine alia
morte, e oosi toccA gli undid anni; a i4 ▼esll P abito di s. Demenico.
Fatto il neyiziate in Girgenti, messe per Piazza, a 94 Anni in Palermo. Ivi
per piA anni partendo i giorni della settimana, apprefondl morale, giurispru-
densa, teologia dommatica, scrtttura sacra e ss* padri, istoria sacra profana
e poesia : iyi si fe* familiari a parlare e a scriyere Titaliano^ le spagnuole,
il latino , il francese, il tedesco e il greco ; iyi s' impadroni delle matema-
ticfae ool famoso Gastrone : altera fu mandate maestro in Messina , eye ri-
fitttd r anulo magistrale, egli maestro di tutti i maestri. Non toccata So anni
e mons. Gioeni lo chiamaTa a legger canoni in Girgenti ; Monticciueli suo
V1GO9 Rel. Gen. 8
5o
predeoessore Tolle provarne la scienea e rest6 stordito. Nd a me fa sor-
prQsa quanto Agostino Corsaro testificaya, sapere ciod il Leonardi tutti a
memoria i canoni, ed essere io istato di correggere lo sbaglio di una Tir-
gola. Ebbe lo cariche e gli onori che una citti ed un vescovo conceder pos-
Bono. Riformo tutti gli studi agrigentini : tenne a' suoi fianchi cola Agostino
Corsaro e Fabrizio di Mauro, i quali collaboravano seco e si erudirano ; i li-
brari del regno gli erano corrispondonti, con tern porancamente all* arriTo di
oHremare erano i libri presso di lui. Tanti gli obbligbi e i negozi da non
concedergli ozio di abbracciare un amico^ e nulla di meno allora apprese la
musica , nella quale arte y come acccrta il Garpinato non camminav j da
una lezume all* allra , tna correca a sprone battuio. In quella citti fu da
letale inrermitd sorproso; invano viileg^ia, invano 1* aere nativo respira: qui
renne col Corsaro e col Mauro, il dott. Giuseppe Grasso ioyauo staaco Tarte
medica ; Gioeiii lo richiaroava a Girgenti^ Moncada arciyescovo a Messioa,
la patria lo Tolea a s^ , ma Dio lo raccolse ncl cielo a 26 ottobre 174$ di
38 anni un mcse 0x7 giurni ; Paolo Vasta ne ritrasse in tela V immagi-
ne 7 Gioyan Agostino Dccosmi ne disse le lodi. Fu egli d* alta statura di
iaccia rotonda^ ciglio inarcato e grande , e di picciola , ma acuta pupilla ,
di spaziosa fronte e largo capo, negri ebbe i capelli^ e il color delPaspet*
to alquanto al fosco piegaya ; splciidea di piaceyole maestd e per quanto
graye e modesto al yolto , air incesso , altrettanto amabiie e caro. La no-
stra accaderoia con estraordinaria adunanza pianse f inreparabile ed imma-
tura sua perdita, e tutta Sicilia faeea eco a quel pianto. E bene a ragione^
cbe ancor noi dopo un secoio doloriamo il sue fato ; egli fu yase di ogni
yirtu , e preterendo qui le sue doti di santiti^, a narrare le quali il Car-
pinato consacra 119 pagine , e abbench* egli la breyissima yita consumato
ayesse ammacstrando altrui , aggiungeremo quanto in dottrina sentisse in-
nanti. Sin dal i833 io lessendo la storia delle nostre accademie e degli il-
lustri che yi iiorirono, dissi del Leonardi, ayer nel 1 74^ proposto un' acca-
demia positiya in Aci, ayyersando le yacuitd, ed intesa con i principi delta
Sana critica ad illustrare i domestici fatti : cosi la sua monte soprayanzaya
e precorrea il secoio ay yen! re. Egli compose yari libri diyoti che stampo
anonimi 9 e sotto V anagrammatlco nome di Leandro Majorani yolgarizzo
la dotta opera sulle forti&cazioni militari dal Castrone dettata suir idea del
Vauban, che dedicd a D. Michelangelo Blasco ingegniere del re; e mentre
Sicilia lo crede soltanto yersato nelle sacre scienze, egli ammaestra i mili-
tari come aiForzare i presidi dello stato , e come porre i cannoni, e fran-
carsi dagli assalti nemici. Ma scorto niun erudite scrittore e spezialmente
siciliano ayer date alia luce sine a* suoi tempi un* opera si compita in ca-
nonica ^ sicchi con essa sola non si avesse di altri serittori bisogno per
aapergi con partieolaritd, son queste parole del CarpinatO) ^uali in questo
nobile regno fossero i v/'genii atatuti , e quali gli aboliti , delibero aocin-
gersi ad un* impresa per quanto malageyole, altrettanto degna di lui e de'
' siciliani letterati, cosi yolendo gratiticar la patria di un colossale layoro che
la francasse dalP inyestigazione di qualsiasi altro libro : si accinse alacremente
all* impresa , e in sei grossi yolumi in foglio diyisaya condurla^ yi sudd so-
pra quanto fermossi in Girgenti , e perfezionato V ayrebbe , se morte non
ayesse priyato il mondo di tanto benefizio, troncando il filo delta preziosa
yita. I ms; serbansi parte in Girgenti , e parte in Aci-Reale. Pero G. A.
De-Cosmi lo disse aposiolo d^ suoi iempi^ luminare deUa Siciliay e Dome-
nico Sctnd il piccolo «. Tommaso per la perizia nelle lingue dotte , per
r acume ed ampiezza della sua mente , onde irasse in amtnirazione di s4
Hata Sicilia^ per la ihterpretazione de* canoni e pel sua dissertare (i4^)*
I domenicani nel passato secoio fecero rioyerdire gli studi canonici^ di-
messe le moralt oontroyersie : e la memoria di altro seguace di s. Dome-
5i
nico non dere perire : cgli 6 Awtowino Penwisi, quel yenerando ▼ecchio , Anton. PannUi
che ottenne in Tita oinaggioda*popoIi, da^ vcscoTi, da* re. Ei da pietosa fa-
miglia nasGe^a circa il 17409 e moriva in noTcmhre iSali. Lo liiigue dottc,
le scieoze , le lettcre , la poesia furono gP intorteiiimenti dclla sua giova-
Dczza; discepolo in teologia di A. Corsaro yinse il maestro: quindi si pro-
dusse a fama in Messina; mons. Spinelli udendolu risoiverc le piu arduc qui-
stioui teologiclie e canoniche^ sceiide dal pontittcttle soglio e lo abbruccin; Cor-
saro, Af vocatcUi^ MaruHo , lo Presti slauiio ntlonili innanzi al giovanelto
quasi come i dottori di Gcrosolima innanzi a G. Cristo: appcna diacono d mae-
stro de' novizi in Messina, appcna sacerdote protVssore di teologia e ristura-
toredi tutti gli stud'i nella diocesi di Patti ; a 3o anni profcssorc delPistessa
facoUA nel seminario di Catania, ove gli s*inchiiiano De Santis e De-Cosmi^
le duo maggiori altezze di allora ; quindi professure in quosto Licco, ove non
pot^ fermarsi che 4o giorni, divcltovi dalP impero di mons. Dcodati, die per
4-0 anni lo voile al suo fianco in Catania: quindi il famosi Buxadors in Ro«
ma ancor giovane lo insigniscc della laurea magi>tralo e bibliotecario di Cas-
sinatte lo nomina ; egli uniilniente riiiunzia e ripatria ; ma il pontctice il
re dt Sardcgna e il nostro monarca lo prescrlgonu^ a prO|)osta do* superiori
dell'ordiDe, visitatore del Piemonte: rinunzia. Talc si fu A. Ponnisi del quale
Don sono ancora a stampa le oporc ; c^li parlo do* caooni e di Dio, argo-
mento degno dell* elevazione della sua niente (i46)>
Oltre alle sacre discipline i noslri teologi e piii il Mauro, il Leonard!, GIURTSPRU*
il Pennisi^ la giurisprudenza studiarono^ e in quosta palestra poco i^an die- DEI^ZA
tro a colore i quali la professavano. Daccho Carlo V qui elevo le corti ciyile
criminale e di appellazione nel iSaB, dacche Aci-Ueale s\n dal 142a mcrcd
\h fiera franca di luglio fecesi emporio delle mcrci europec (147)^ 1a disami-
na delle quistioni commercially civili, penali divcnne ra!>ione de* nostri ma-
gistrati e giurisperiti ; pertanto numeroso il foro o attivissimo. Qui cento
nomi registrar si potrebbero y ma io spregio i fasci dell* erba e mi allicto
alia soavit^ di un fiore : per tanto neppur tocco della vita di NrNzio Greco Nun«o Greco
del quale esiste copioso Beperiorio di molti Tolumi in foglio di malerie le- p q^j^"**
gali^ non di Giambattista Vasta, di Pietro Calakna, di Giuseppe Gamgi, di q Gonci
GiAN Battista di Mauro (i4S)» di Andrea Ficuieha (i49)? di Ottatio Grasso g. II. di Mauro
(i5o) di GiOTAMHi Mamoano (li'i), ma ricordo solo Gietano Leonardi ^ e And. Fkhiera
coloro che adoperarono le leggi a difesa della patria e della nazlone^ cioe Ouano Grna*©
Clemeote Grasso e Paolo Cali. Gabtano Leonardi figlio di Sebastiano morto a qJ^^' Lwnirdi
18 marzo 1823 ebbe elogio funerale dal Ragonisi, e dalle sue attingo queste
notizie. Egli per i* intelletto di aquila primeggio fra* dotli giuristi, e fra gli
ottimi magistrati : domino la eccellenza o quasi la vinse: fu poeta e orato-
re, le sue satire siciliane hanno un mordente e un'eviden/a non comune :
Toltd in siculi Tersi parte delle istituzioni di Ennecio con didascalica preci-
sione^ • dope di essere stato utile alia citta ed al trono, di cui fu dell' una
tutore^ dell* altro magistralo per circa 5o anni , nobilito Aci con la Tirtii
dei suoi figli ne* quali rivive , e che al pari di lui occupaAO questi accado-
mici Beggi{i^2).
Cijimeiitr Grasso merito V amor pubblioo per altre vie. Com* d noto a Clemcnte Graito
ehi 6 vtssuto con la mente ne' tempi andati , Europa tutta e forse piu dt
ogn* altro rtgno Sicilia, era inretita da mille privilegi, esenzioni, dazi reg'i
baronali comunali TescoTili, e quasi ciascheduna terricciuola fosse uno stato
indipendente^ area suoi doganieri i quali nd per mare ne per terra ti facean
muoTere passo senza a brano a brano decorticarti : noi fra* mille balzeili pa-
gavamo an dazio di uscita su*cittadini mauofatti; circa il lyb'o il Vescovodi
Catania Tolle appropriarselo, gli acitani sostennero essere diritto regie: a* ve-
scoTili preferivano i regi esecutori, e tanto giustifico Clemente Grasso innanzi
ro Carlo III con un suo ragionamenlo in Roma stampato nel 176$ (i 53). Ma
Paolo G«li
PlLJllfTROPI
G. CulU
E. Piauiai
H. Patoai
5a
lo ttesso ^iureconsullo Del 1776 cod miglior coniiglio chiew e impetr5 dw
gli aciUni^ perchd godenli oe' pmilegi della cilU di GaUnuiy dm si.po-
testero astringere al paffamooto di dazio di sorta di etporiauonM e di emr
ir<Ua Moiiti etig^erai aSe frmUiere delle eiUd di quetio regno (i44)- I^
orasiont del Grasio per la terra natale sono pregeToli por erudizioiM p«r
fi>rza di raziocioio, e sopratulto per euere ogni too detto folcito da no db-
cumento : egli ragiooava con quella nostra abittule Tigoria, alia «|iiale pv^
oontrarifponderai non oon la ragione, ma con la Tiliisima aroia di chi ha
torto, Tingiurie — Ma Paolo Cali alz6 al trono la Tooe in pro dell'iiola in-
tera : come 10 dissi altroTe, grave lite sone oel 1781 fra Aci e Catania, na«
ta per la imperfezione delle leggi, oontinuata per nimisti ed improTridenuu
Catania avea il privilegio di peter tessere seta, come se lo eserciso di un* arte
da oonoessione doTesse dipendere ; Aci Tolea anch* esia esercitar ne' telari
le mani : libera e saota inchiesta die le iu oontrastata da* catanesi : ni il
magistrate acitano cfaiedea solo a* suoi ammioislrati il priTilegio elargarsi ,
la petizioue era piu generosa , dimaodaYasi al mooarca che a toUa Sidlia
si concedesse facoltA di tessere setat Com* 6 solito de' paesi e degli uomioi
pregittdicati 9 e in questo acitani e Catanesi si liTellaTano , furono idienii
parodie rillanie fra un popolo e V altro , e qiialche batosta Ira ano e on
altro cittadino. Per le stampe lore ragioni prodosserOf i catanesi il priTi-
legio municipale difendendo, sli acitani la Erancheiia del regno intero ohie-
deodo. Son certo la CataDia di oggidi aver Tergogoa del f inchiesta dell«
Yecchia Catania : allora gl' individuali diritti alia ugoagiiauza e all* esea-
zioiie di ogni prifilegio non pienamente oonosceansi ^ noo cbe all* Etna ^
Dia aU'Ercta si pure. I magistrati di Palermo oontradissero ; ma il re gra«
sie a* lumi dal Tanucci insiouati nella oorte ed alle opere degli eoonomtsti
per cui dissonnaTansi dal letargo le menti , decise le mani de* sidliani di«
sciolte fossero, perch^ nguali tutti innanzi alia legge, potessero aver telari
e filare e tessere e Tendere liberamente ^155^. E questo trionfo della ragio-
ne dcTesi alia eloQueoza di P. Call | egh inizid e oompi quelle cbe il par*
lamento avrebbe cfoTuto.
Al cadere del seoolo le idee si sTolgeTanoy e il solido benesiere omol-
cipale e nazionale traTagIia?a tutte le menti , e qui ^ belie rammemorare i
▼oti del ciTico consiglio allor tenuto quando al monarca offersero 18,000
ducati per avere fra le altre grazie concesso cAe ecn U rendiie delU due
ereditd di Gulli e PtfuM aid deatinai€ per savrana eonferma aiPmru
mento e soategno delle eeuoJe pubbUche , ei erigegse un farmaie edlegio
di etudi e di buona edueazione (i56). Ob quel Giusapn Golu e oueirEuA-
SMO PzNNisi , sod di questa nostra congregasione , furon Teri niantropi I
I* eredita lore, come altroTo ho narrato (157), donarono alia pubblica istrii*
zione e la merce di quel done or serge 1* acense Liceo col titolo 4i Aecode*
wia di Scienze e Lettere, rioco di caltedre dalle quali si diffondono sratuita-
mente i lumi fra tutte le dassi della cittA. E altri due benemeritisslou obbliar
non dobbiamo, MAaiAiio PatamA e GioTanni (^arpinato. U prime umlle pe>
scatore figlio di un ignoto Gioacchino nascoTa nel 171S, e Dio protraeva il
beneficio del sue esistere sine al i8o4 : egli coosumato dalla fiamma di
educare alia morale alia dottrina i giovani , ottenne che le pingui rendi-
te da Marcantonio Grasso lasciate per erigere una coUegiatai Teoiasero de-
stinate dal priiicipe all' erezione di uo* opera meramenie laieale eenza mm
foierviii tngerire reHgioei di ordine regolare^ son parole del dispacdo det
19 giugno 1756, e che quella erediti per lo nuuUenimento delle puhbUeho
acuole s* impiegasse 9 sono quest* altre le regie e sante parole del dispaodo
del 87 agosto 1779. Ed eccolo alia ben concetta opera aodnto: oostruiioe
una cniesuccia atta a contenerTi gli oranti educandi , tro^a lor tetto, apre
le scuole auspice m/ VeDtlmigliai seoo lui parteodo 1' utile e pODoao oarioo
53
GioTAmn CiBraiAvo. Gottui mnocra da Cudida nel lySa e oemTa a 16 6. dvpiaaio
mUiemhre 1796 wcio d«gii Zelanit: ettaante di cariU, dMe m tteno e i
Mioi mpanm air iacremeoto delta pielota opera , e ^uando esn a Die ti
cengioBflero 9 Saltatobb d* Amico goo Teglie nen meno operoee, elerd dalle 8* d* Aai«
IbndaBMDta 1* edifisio del ooll^io, che i pp. di s. Filippo Neri amminittra-
no. Con la Toelra ricordajua^ o benedetti ilanlropij ho 10 Tolvto chiiidere
la enumeraiieiie di ooloro , i quali nella tana epoca deli* Aeoademia oaora-
roDo Aci Retle, per retlar addolGila daHa flMmoria di laato bme qoefl^vl-
tlma pag;iaa.
Ed eooo oome non piik rimaw V Aooadenia d^li Zelanti anioo ceniro l* Aeead^mU
del Mpere amnicipale 9 ad eooo perdid deoadde : uaa citU leooiidaria aon dmmd»o pavehiT
pu6 ooSerife moltitudine di dotU , pochi bead la Tari rami ; la plaraliU
oegli ae c a de iici eran diiericaki, e quasi tuiti ooitoro atTiaroDti a* Filip-
pini disertando V aoeadenia : i Teochi per i priaii laiiri conTooiTaiio or qua
ed or Id, i gioTani rimaaero eve Teiuiero oducati. Un errore domiiid le meo-
ti , le leliRe e pid la poesia non doTorei ooltivare , igoari quei cieehi
oosa fotie poena, e quale la di lei niieiooe, ignari chie quel breviario che
lor potava nolle mani era la luprema delle poesie , e olie ogni poena ▼ieno
da Dio : per6 bando a^poeii, e spranghe di wrro alia porta dell* aocademia,
nn 1* aocademia foMe iottitttita mIo pe' tern : i pocbi all* aatioo ▼eesillo
iUf si ascrinero fra* Geniali, e 11 feoero suonare tor toco : ma 1* anate-
ma oolpi anche oostoro, e ool seoolo caddero Geniali e Zelanti. Ma qnesti
ultimi avean rendite e libri, perd t* era on aesoato a non laadarle perire,
cosi le ammioistrarono taiuni saoerdoti, i quali si nominarono or pp. M'
lo Mhuho 9 or pp. Jeiia Libreria , or Aeeademia de^h ZeiatUi , e quelle
rendite spesero in messe in oompera di libri in fabbricbe, e benebd ioef-
ficaoe e latente, tennero viva una fiiTillnm detl* antico (uoco 9 e si latente
die ndle opere stanpate in quell' epoca si loKgo : 0t Ju m Act wi* JecO'
demda detta degH Mekmii : quel sepolorare Wi f» addoloraTa i generosi.
Col seoolo nOTollo eransi rtnfiammati gP inlMletti ; nel i8i5 reduce io Come • qvando
do*
da Messina plena la mente delle adunanie do* Peloritaoi , ignaro di tutto il ^ Afim<kn i i » ri-
passato, le oercai in patria e non le inTonni: senca neppur la prima lana-
giiie suite guance, tentai gli spirit! , li troTal atti alia rigeneraziooe : adu-
nai i fogtiosi in caia del barooe Mnsmeci e osntammo le glorie di Cristo-
foro Colombo , la discoperta del moodo nuoro : Mariano Gosentino carmeli*
ta S0gui r esempio , nella sua chiesa le laudi di Maria si oelebrarono ; nel
1816 sprooando laprudenteciroospezionedegli utilissimi fratelli Gangi e ab.
Ragonisi , rialsammo la societd de' Geniali, oui fu aggiunto il nome di Daf»
niea , • da quel giorno d omai TiTa. Ma a risuscitare i Zelantt non eranoL
le teste mature. La prima sooma del risorgimento doTesi al barone Biagio
Modd} il quale Tisto questa biblioteca quasi sempre cbiusa ai dttadini e solo
abbandonata alia balia de* topi e de' ragni , ehiese at Deeurionato dichia*
raria opera oomnnale, dotaria, a* preti loTarla : lungo e catoroso V esame;
ma quelli a diritto soslennero essere libera proprietd delP aocademia degli
Zelanti , e sacre le propriety accademiche. Questo conato non fu infruttuo-
so : ToniTan da Catania uua schiera di gioTani medici , eran guerreggiati
da' feochi ; quelli a dar testimonio solenne di ioro cognizioni , nella biblio-
teca aocsdemica adunaronsi, tI lessero vari ragionamenti, le culte persone
interveniTano e riprendeano 1* abitudiiie di questa scale e degli antidii oo«
min. Mariano di Mauro pronuncid varie lesioni suUa dotlrina di Broussais^
OTO addimostrd dd che di quelle doToasi rigettara o aooetlare ; Francesco
Fichera ragiond snlle lebbri atassichey lacendo osser?are come oon le to-
dute fisiologiclia Teni? ano a spiegarsi i sintomi di tali febbri ; Giovanni Cao-
ciagnerra intese a provare non essere contagiosa la lisi polmonale; lo stes-
so Gaociagiiem e Gimeppa Cardella conteiaro oon diToni icritti a lohiari*
54
re i dubbi della scieosa sttU' aisorbimento e lulla ciroolaiione saiigaiiig«« ;
Paolo Gostarelli si occup6 delle irritazioni cardiache e de' mezsi di guarir*
le 9 e Salvatore Gostanzo iotrattenne 1' adunanza con un bug diicorso con
cui ToUe accertare esistere nel yentricolo succhi gastrict delio stesso organa,
a differenza di quelli che misti a' cibi ti t' intromettono , come salivari ed
esofa^ei , e oonchiuse che a formare il chimo molto questo lucoo gastrico
contribuisce ; tutti questi iavori erano ricciii di critica e di erudizioae. Due
toroale poeticiie ancor Ti furono, ed eutrambe riuscirono spleadide per co-
pia e pregio di componimenti. Gosi procedea la bisogna sine al iSsy; ma
nessuno ardiva dire agli occupatori dell' accademia : lasciatela , essa 6 no-
stra eredita , 1* acquistammo vegliando su' oodici do' sapientt, noi la dobbta-
mo a^ futuri , da noi 1' attendono , essa ba uopo essere STecchiata e rifor-
nita con nuove leggi , da noi soltanto pu6 arerle , noi soli possiamo lin-
giovanirla ; uscite, lasciatela , i nostra I — Nel i8bi io tentai riaoimarla
consociandola a* Dafiiici ; posi fra costoro il partito^ non fa compreso e ri-
gettato ; lo riprodussi nel i83o , poi nel i83i ed ebbe la stessa ventura ,
sicchd quasi mi si svigori la speranza di rivederla fiprente. Nel iS3e Gae-
taoo d' Urso prima, Lorenzo Maddem poi m*. incoraggiarono ; allor mi de-
stai doJr angoscia del tripiice niego, e dimeoticati i Dafoiii sopra dootc
basi Tolii erigere V Accademia : altri i3 soscrissero la dimanda> dettati git
statuti , in Palermo corsi , il decreto ottenni , e nacque V Accademia di
Scienze lettere edarti de' S^lanti, cui S. A. R. il Goote di Siracusa nostro
augusto socio proteggilore^ diede tutti gli obblighi i diritti Je proprieta gli
onori deir antica accademia. Ha essa quattro ordiui di socT, atUvi e son 24*
onorari, corrispondenti e collaboratori a numero iadeterminato, i magistrati
biennali ; due classi una di scienze una di arti e lettere ; devesi ragunare
ogni mese ; tre mesi 1* anno riposa; ogni anno ha due tornate poetiche; ha
una biblioteca, un gabinetto di letlura, un teatro nolomico, Tarie ooUezioni
naturali e antiquarie delle quali diremo. II bene da questa society derivaio
^ quale lo predisse, e allora non era creduto, chi tanto spese sudo lottd nel
fondarla ; istruzione e fama alia citti ba procurato, e maggiore le ne ver-
rd con gli anni ; attualmente per amor di laroro e la prima Accademia del-
r isola^ per sodczza di ricerche la seconda, la Gioenia di Gatania la Tince
quanto Gatania supera Aci: d glorioso per Siciiia aver tanta coltura le pro-
Tinciali citU (ibS).
Gosi dopo il sonno di presso 5o anni rinacquero gli Zelanti^ e costi-
tuirono la nuova come T antica Accademia ricettacolo di ogni dottrina : me-
mori di quauto disse lo Spirito Santo essere lo spirito della sapieuza iiatctf#
et multiplex : unico percbd ciascuna cognizione e anello della gran catena
dello scibiie , moitiplice percbS tutti quesli anelli son necessari aU' encido-
pedico ammaestramento. Per tanto fra gli Zelanti ban fiorito retori letterati
poeti storici oratori matematici fisici chimici medici architetti pittori sculto-
ri artefici giureconsulti teologi filantropi^ di mojti 4®' quali ha Tanto il re-
gno e r Italia ; e meglio quest' unieus et multiplejt' epuritu* sapieniiae ap-
Sarira luminoso nella quarta epoca, che Tolge dal i« gennaro i833 al 3i
icembre x84o.
55
EPOCA. QUARTA
mJ o p o la paligenesi del i83t rinafa a piu iieto arrenire quest* ae-
cademia, chiamalo io ad esserne fegretario per lo primo biennio, dopo aTeHa
inaugurate a primo gennaro l^^S3, e datole Tita e nominanza secondo Tesi-
litA del niio potere , dopo aver descritto in sunti i suoi primordiali lavori
e Btampatili neirEifemeridi; da cittadino comando di awocare Ja patria nella
iua filantropica inchiesta di creare un novello porto nella sifoniense spiag-
gia, mi fu toJto li comporre tutti in luminoso quadro^ e dettare la prima
Kelazione aocademica : ii professore Cali-Sardo ammendo il mio necessario
difetto, e quindi le relazioni del i. 2. e 3. biennio conipilo , cosi ora a me
prestaodo agio.di brevitA in questo generate lavoro. Pero'seaza ripetere, cen-
nerd quanto da me o dal Cali-Sardo fu stampato, mi fermando su gli argo-
menti dell' ultimo biennio iSSg — j84o — ^ieirotiennio della riprisliuazione
aocademica mi si offrOno poco meno di duecento opuscoli su Tentidue rami
dello Bcibile: a coordinarli non trovo opportuni gli alberi encicopledici e le
classificaziooi cognite dal XVII al XIX secoio : tutti ban difelti e pi egi ; am-
mire? oli se 1* nomo si riguardi o nel suo esordire o ragionare o goveroarsi,
o 86 lo scibile gia maturo abbraccino ; mn per noi qualunque adotti ti rie-
8ce quasi albero sfrondato lacero e rolto dalla gragnuola e dai fulmini : forse
se ne potra giovare al cadere del presente centennio cbi aUora raocogliera
tutti gli scritti nostri. Quindi dietro lungo consiglio mi sono attenuto piana-
roente alia partizione statutaria dell* aocademia ; prima delle sctenze, poi delle
Lettere € belie arti favellerd ; nelle singule parti sicguo la piu naturale ge-
nes! del pensiero : nulla 6 piu semplice del vero..
A I. gennaro i833 nell'aula sanatoria di Aci-Reale per la prima fiata Inan^nsiona
raocoglieTansi gli Zelanti^ e Lionardo Vigo (1^9) e Lorenzo Maddem (160) deir AcaulemiA
due ragioaameoti pronunziayano il primo ad incoraggiare , e dar norma ai
novelli esercizi , il secondo a correggere i metodi d* insegnamento ; ambi
incita?ano a Tolgersi alle cose patrie ed alle sode discipline (161). Qucsti
discorsi e la solenne inaurazione sono come la pietra angolare dell' edifizio •
accademicoy poro li premetto alle stesse scienze, delle quali, costituito essendo
il creato di spirito e sustaaza , prima le iotellettive e poi le fisiche espon-
go — - II socio onorario Vinoenzo Paternd Castello da Catania ne trasmetteya
UQ frenologico ragionamento iiidiritto a chiarire la esistenza di parecchie na- Filocofia
turali disposizioni forze primitive fondamentali, delle quali la percezione la
memoria rimmagioazione il giudizio 1a yeUeitA 1' istinto il desiderio la pas-
56
fione orcde cgB siaiio mprielA genenli o gredi d'inteiiBODe e di r^goltriU
di aiioiii (i6s)« E ddlft Tita^ e ddla impMsilnlilA della sua tpantanea or-
ganinasione j c* interteDeya il oeraato focio atti^o sac* Grino ricliera ; ar>
Cmeoto difficile e cardinale, die ^li tol^e con i oonforti delta filoiofia(i6S),
Mere del Gallnppi ban prestato oocasioiie a tre ragiooari de* nostri loci:
primiero Cario RodriqnenB da Lipari invid all' aocademia il nio Salla filo-
tofia oggettiTa aTTeno le idee M tropeano filosofo; e queslo disamioaTa il
socio attiTo sac Rafiaelio d* Urso difendendo il Galloppi (i6i^; e il uicde*
simo di poi tornaTa a icnitare le di costui idee su i moiiTi legitiiDi delle
nesire ooDoscenie (i65). Sulla feliciU il Rodriqtieni (166), e sail' amicisia
il p. Vincento Grassi Bianoa (167) produceano due loro dotte meditaziooi.
QuesCe le accademidie lucubrazioni suUa filosofia 1 e suit' etica die di easa
i parte 9 cui si oonsoda la morale regolatrioe delle umane aiioni.
Momlc • qninda Null* altro offre r aocademia in questo filantropioo raaMi dd saper« ,
•eoBomU pub- tranne V esame critico dell* opera sull usura oMritima di Gesualdo Graasi
^^^ scritto dal Gali^rdo , dd qude abbiamo faTdlato (M). Ad estendere e
soffokire la forsa morde dello state nulla ^ piik idoneo ddl* educasione dd
popoloy e questo dttadino subietto tolse ad illustrare il sac. Mariano Leo-
nard! compiendo opera Teramente saoerdotde (169). Ma il di lui Cratdio
Leonardo a grandi pasd e sicnri ba STdto diflBdli tesi della sdenza eoono-
mica a lui fiimiliare. J^li di^ opera a cribare la dTiie eoonomia di SaWa-
tore Sender! da Viagrande^ e con Tittoriosa critica no diiari gli error! (170);
egli disamind le idee de* grandi economist! sulla ncobena • la porerlA ir-
radiandodl luce una materia per s^ bujaed astratta (iTi)* RosarioGrasn
Ginliano applicaTa a no! le teorie ddia sdenn : qnali le cause per eui im-
poTcriamo indagara^ questo riponea nd difetto del progresao ddte arti^ e a
ripararTi consigliaTa promuoTerle (17s). Sulla origine Datura evdoreddla
moneta fiiTellava Santo Albergo da Catania (i7S)> e Lorenao Maddem ana-
lizsaTa e difondera F opera di SaWatore Vigo intitolata: Si^ria di pmreceki
eefuimenii per gervire alia raitifea del eaiaato Heiliano (174)* Le nero6
delle Terita spiegate in qndl* opera del Vigo^ Tiene giosta ed equa la im-
posisione del peto fondiario ; did sensa giustixia le disposiaioni gOTemallTa
Don saran mat profitteToli a! popoli.
Dirilto pubblieo, Le discettasioui sulle leggi dd goTerno emanate, e sulla giurispruden*
Mero • cavilc sa , sono state in ogn! tempo care u Zdanti, come sopra d stato esposto:
e dal 18SS al 18S8 sullo studio ddle leggi in genera il coHaboratore San-
tore Rossi (175) , e il sodo attiTo Sebastiano PoliU (176) int^rteneTanai ,
ddle adoui possesaorie il cemato sodo attiTo Francesco Penntsi (i77)> ddIa
dde lo stesso- Politi (178), il quale parimenti sal dritto pnbblico e priralo
de* Sicilian! breve a sanamente discutea (179); di una noTdIa edtaione M
codice modificata ed aceresduta secondo i decreti posteriori al 1819 il ool-
laboratore Pietro Longo da Nicolosi (180), e lo Stesso dd gOTcmo de* d-
ciliao! facea parola in altro di lui dettato (i8i^« e finalmente che la pro-
messa di matrimonio &tta senza le solennitA ordinate dal la l<^f^ dTile pro-
duce effett! canonid, sostenne il sodo atliro can. Gaelano d* Urso (18a).
Nd biennio 1839— i84o il sodo onorario Pladdo VasU Deodati (i83)
nipote a quelTillustre Sebastiano Vasta, nostro antioo coDSodo, di cni ab-
biam fordlato, fe' subbietto dd sue disoorso lo epergiuro, e intese proTare
non solo non essere dagit uomini punibite , ma da* nostri codid non essere
ponito questo reato morale. In istile e faTolla e ooncisione accond airargo-
meoto y aooennato noU poter gindicare ! magistrati cbe suite prove » queate
diTise in istrumentali ed orali, alio quaK appartiene il giuramento; lo parti
secondo la legge in due spede dedsorio e suppletorio , con breW iMoHci
oenni rammemord i giuramenli degli antidii romani e le pene sandte da!
legislator! contro gli spergiur! ; rioordd ^ i franoeu nd oompilare il loro
•^7
codice penale Htennero punibile il giuramento ^ riserbandone la querela al
pubblico iDinistero^ e die le leggi siciliane non fanno mensione di qiioslo
reato. Espose indi concisamente le ragioni per le quali amano parecclii giu-
risLi die lo spergiuro non fosse sollratto alia irendclta pubblica, e quelle
y\ contrappose per cui addimostrasi equo il non piinirlo, riserbando il ra-
sligo al supremo scrulatore delle latebre del cuore umano : e qui due csem-
pi adduce di giuramento apparenlrniciile falso ne* quali non si olTende n^
il Fratello ( die fratelli tulli noi sianio ) , n^ la sostanza drlla verita , e
quiiidi sarebbe crudele, anzi in^riusto^ condannare si fatti spergiuri ; c tali
esempT sono trovati con lanlo jino di criterio e con tanla cvjdenza rappre-
sentali 9 die io ne diserado qualsiasi Icgisperito. Finalnientc iermasi a ro-
meiitare 1* art. ig3 del codice penalc , e con ar«;omonUzioni Talide n^
superfinali, tuoI prepare aver il signor Iloberti errato nel supporre die oVe
le leggi favellano del falso testimonio , esse applicabili fosscro alio sper-
giuro ; a tale elfetto dalle stesse leggi nostre deduce le prove della sua tesl,
e notando esser consimile alia sua la opinione del Palioz, quantunque con
altri modi propugnata, concbiuse rivolgendosi alia nostra socila tributandole
gratitudinc per lo benefixio die arroCa alia patria, rosi con rsquisita mode-
stia Tolemlo con le lodi di' ei ne largisce, far dimenticarc quelle che mcrild
il suo felice iugegno.
Lo stesso socio disrusse se sia , o no punihile la via di fatto roalgtado
die per lo eserdzio d' un dritto si adoperasse. Egli iniprcnde a contradire
V opinione de* signori Tullier e Roberti , i quali opinano di non esser pu-
nibilo , e quindi trascritte le loro autoritA , e alle slessc aggiuntene delle
altre da essi non riferite e tratte dalle lecgi anticlie^ con lo»ico raziocinio
disaminando quanlo i romani legislalori ed il nostro codice slaiuirono, mm-
iNittH la divisione di vie di fatto lecite ed illecite, e vienc nclla conchiiisione
non esser concesso al cittadino usare altro dritto, oltre quelle di rivol;;ersi
al magistrato per essere reintegrate nel godimcnto della cosa propria ogni
qualTolta sia state dagli altri in qualsiasi modo turbato. E mi ^ bello qui
soggiungere essere il Gamier dd suo avTiso , come si legge nel trattato
delle aiiont possessorie.
II sodo atlivo canonico Gaetano d* Urso scrissc suIla utilild e su gli
effetti dd regio exequatur sin dall' epoca dd re Morlino nel i4o8 fra noi
introdotlo ^ e dimostrare intese essere utile alia religione talc stabilimento
goTcrnati^o di non darsi ciod esecuzione alle carte di lloma senza il oon-
senso re«'io , e die questo mancando , di niuno efTetto tomino cotali carle,
n^ obbli»atorie in coscienza dire si possano. Gli argomenti precipui su i
quali STolgesi la tela del suo ragionare si sono 1/^ essere ncccssario alia
conservazione della tranquillity pubblica che il regio assentimpnto prereda
I* esecuzione delle romane bolle ; ni cid deroga alia dignitd della cbiesa ,
che anzi a consolidar teode il catolicismo e TunitA drila credpnza con ri-
muovere i pericoli di ogni sdsma. %,** II suggello dell* infallibiiitA date alia
cbiesa dal di'vino suo istilutore limitasi a quel che concerne la credenza ,
non mai la disciplina : Tariar pud questa nolle nazioni e tut'avia esser pos-
sono alia medesima fede unite. E quindi se un principe secolare un limits
pone a quello che dal romano Pontefice sulla polizia eslerna religiosa vor-
rebbe statuirsi, e decreta volerlo prima chiamare ad esame , e permetterne
indi la pubblicazione , se giusto lo crederA , nulla arrogasi di cio die non
gli appartiene ; che anzi un dritto esercila ed un dovere adempie, alia co-
rona inerenti, conforme per altro nella Francia nolle Fiandre nella Spagna
▼ediamo osservato , nd V approvasione manca di teologi e ranonisti sommi
di quelle nazioni. Non ▼' d penuria di tristi esempi di turbamenti sociali
cagionati dal libero corso ne' vari regni delle bolle della romana curia. 3.**
Se nel principe secolare esiste il diritto di sottoporre ad esame i romani or-
Vioo , Rfi, Gen. 9
Fitica
58
dini , di niun* eTetIo gaidicarsi doTranno anclie nel foro della coscten
quantevoUe le divieli. ERmora sarcbbe la soTrana autoritd o^e potesse
sere da slranicri comanJamenti inGrmata; la iranquilliti^ pubblica potrebbe
essere ad oipii ora turbala scolendo le fondamenla dell i civil canviTensa, e
la ipptcrisia oUerrebbe picno Irionfo. 4«° I^* uso de' prelati siciliani di non
inruicare in malerie di coscienza Tosservanza di bolle non esccutoriale in
regno , fra cui lalune notissime di Benedetto XIV , conferma la corairgiosa
opinione del noslro socio : cui id fine da sug^elio V approvazionc di tale uso
data dallo slesso ponlcfice nel segrcto concordato conchiuso fra lui e Carlo III
Borbone.
Sebastlano Garzia Alu giovanetlo di feryidi spiritl^ ragiono del matri-
monio di coscienza : egli dietro avcrio definito, ne tesse rapidamente I* isto-
ria , quindi accenna i disordlni avvenutine, come fu proibito da Niccold I.,
come perniesso da Alcssandro III, e come finalmenle ne fpnnero delerminali
i modi e le forme da Benedetto XIV con la bolla Satis vobu, Esamina di
poi i moiiTi per i quali la chiesa lo permette^ cioe conrubinato, danni aT-
Tenibili a* conjugi^ diifcrcnza d< stato, nolonta degli asoendenti ec. Kappella
9 la conoscenza che dee aver il tpscovo dello Btato del eonjugc y le cautcrfe
del parroco^ c come a! nascer della prole devono comportarsi gli eoclesia-
stici ed i conjugi ; qualsia la notizia da darsi al diocesano del seguito ma-
Irimonio , quando dovrA pubblicarsi y come e chi dee serbarne i libri e
manifeslare i figli* Dope di ci6 considera la bolla sotto Taspetto civile ricbia-
mando le di»posizioni legislative al proposilo , e provandone la utilita ; e
COS] conchiude il suo ragionamento , cbe pud dirsi 1* epilogo di un trattato
8u questa materia (iS4).
Fn presentata del pari all* Accademia una dissertazione sulla premedt-
tazione negli omicidi delTantico giudioe di G.^C. Vincenzo Simoneili. L*a.
in essa dopo breve cd utile iutroduzione ricbiama alia memoria non aTer
gli anticbi ben definito la premedilazione e ricorda la loro giurisprudenza
al proposito , quindi con rapidi e luminosi toccbi sviluppa le idee de* mo-
derai niosofi sulla premedilazione y oosa siasi detto in Francia nelP epoca
anteriore al codice , quali sicno le teoriclie del codice francese all* assunto ,
quali quelle del codice proposto nel parlamcnto del i8i3 in Sicilia , quali
quelle del codice di Napoli. Dopo di cid analizza le differenze fra la legge
romana e i codici francese e napolilano, chiarendo come questo superi quelli,
e quanto V attuale giurisprudenza e legislazione piu delle precedent! gioTino
V umanit&.
L' esercitazioni sulle scienze morali ban fruttificato fra noi, olire alle
cagioni addotte di sopra^ per 1* indole taboriosa delle n )stre menti e per gli
studi contemplativi cui ci siarao rivoiti, giaocbd usi alle medilazioni matemati-
cbe, il discorrere ne* campi inferiori delle osservazioni del mondo interne ne
6 stato agevole. La matematica addestra lo spirito a I^cub^azioni severe >
e serye di ausilio alle scienze di falto : perd da essa ci faremo strada alia
fisica, alia chimica, alia nalurale istoria, all' agricollura, alia farmaoeutica,
e alia mediciua curativa e operatoria ; scienze le quali o nascono 1* una
dell* altra, o cbe fra loro 1* una con 1* altra si sorreg<;ono e concatenano.
Matomatica Due soci attivi haono le matematiche discipline illustrate, il professore
d* algebra Antonino can. Flavetta^ e il prof, di geometria Niccold Grassi
Bianca. II primo ba esaminalo la celebrata opera di algebra di Alessandro
Casano professore dell' UniversitA di Palermo (i8j), e gia due memorie ne
ha comunicato all' Accademia ; e il seoondo ba scritto degli orologi solari
illustrando scientificamente quest' argomento fisico-matematico (i86). — Di
fisica pura ri cocupd il prof, di questa scienxa can. G. d* Urso : ^li tolse
a illustrare il fenomeno della deoomposizione delP acqua per mezzo &lla pila
Toltaica^ opioando cbo le due correnti eleltricbe positiva e negatira deooin*
59
pongono la molecola aquea nel loro punlo d' tnconlro,' trasporUmdo la cor-
rente posiliva V idrogene al polo lipgativo, e la negativa 1' ossigene al posi-
iivo : questa tpotrai annunsiala dalla caltedra pr*a del iSSa dal prof. Vrsn,
posteriormente lettu V abbiamo nel la BibHoUca di Cinevra prodolla dal prof.
La Rive e ci6 a map:g'or gloria del ito^lro socio (li^?): 1* ipolesi dell* Urso
paggia 8U* contatti chimici , e qncste ricrrclie sono a lui familiari y perchd
tal maniera di studi si consociano , e a^li Zelanli son cari.
Difatto la chimica ha formato og»ello de' loro tavori , essi hanno di- Chimiea
lucidato precipuamejite la patria idrolugia : cosi Salvatore Ficliera cimentA
r aequa di S* Fenera , die po la a tre ini^lia circa a mezzogiomo dalla
ciltA , essa ha toiii|)eraluia di due gradi al disopra deir aria atmosferioa ,
ed i un terzo piii pesantc drlP acqua distillala , untuosa al tatto^ di colore
fusco, sapida, di eslreoio feli/re, clie in 84 ore all' aria aperla svanisoe; di
una fiamella debule e turchinlccia k* awicinando un lume acceso, prodolta
dair idrogena solforato^ che si sviluppa dal fundo e produce alia supcrficie
deir acqua bolie e gorgogliamenti : essa c sopracarica di ^as idrogene sol-
forato , di zolfo e idrocloralo a base di soda e di magnesia , conliene in
minor quantitatd gas acido carbonico, solfalo di ferro e solfalo e carbonato
di calcex le proporzioui di lali eliMnenti non sono state determinate delFA.
(i88). Lo stesso socio estese la chimica analisi a\V acqua di a* Teela^ die
trovd limpida , leg^ermcnte acidola , e capacc ad arrossare la tintura di
Tiole, pregna di acido carbonico , di un carbonato alcalioo « e d* idroclo-
rato di calce (189). Salvatore Rigano, ra^ionato avendo della chimica ap-
plicata alia farmaceutica, tolse da esempio c a prova la stessa acquai per-
che atta a dare il ch^irmes niiiicrale e lo zolfo clorato delle ofliciiie : egli
parimenti cimento I* acqua dti ftrro la quale rinvenne senza colore , dt
odore lievemente argllloso^ di sapore atramentario ; in essa 1* aerometro di
Baumd mantiensi a zero ; in inverno la sua tempera tura d di 5 gradi piik
elcTata delP aria atmwsferica del termometro centigrado ; il suo peso speci-
fico sta all* acqua distillata come &88 a 290, cvaporata a un calore da non
perTenirne all' ebollizione ricopresi di una pellicola bianca , che gradata-
mente e success! vamonle racco;>liesi nel foiido del vase evaporatorio in una
polvere bianca in parte cristallizzata composta di differenti sostanze, dio in
totalita sono a/ 568 dclla massa : vi eslono acido carbonico libcro^ carbonato
di calce, idrodurato di sodio, ed in minima parte sopracarbonato di ferro:
I'ocra giallo-ranciata , che depone , ^ composta d* idrossido di ferro; espo-
Bta ad un fuoco forte e prolui)(;atu perdc T acqua, e riducesi alio state di
perossido di un bel colore rosso-bruno (190).
Con i soccorsi della fisica e dc la chimica i nostri soci sonosi Tolti
alle investigazioni della storia naturale , della quale scienza hanno pcrcorso StorU
▼ari rami pertinenti a* mineral!, alia botanica , e solo han tralasciato an« Naiurale
cora la zoologia. Ecco ricordate brevementc le produzioni degli accademici
ne* tre primi bienni : Mariano di Mauro Riggio con due successive memo-
rie ha dato la descrizioiic di parte del nostro tcrritorio e V andra continuan-
do : la prima fu su* basaiti di Aci-Trezza, che nel mare sorgono o da
presso al lido , ed ivi con copia di dotte riccrche li descrive ; oella seconda
procura inda<;arne Tori^iinc e la forroazione, apcrtamentc chiamandoli vol-
canici (191). Lo stesso scienziato esaminava un raincrale riiivenuto al Gir-
pinetto presso il Cantagtw di cento ca»aiii , che riconobbe essere galena
compatta (199) Rosario Grassi Giuliano ragiono delP Etna sponendo una se-
rie di non volgari idee , e cosi in poche linee fe* ritratto di questo celebro
monte , che va uclla dasse dc* secondari , per la sua altczza fra' primi
di Europe, e a niuno secondo come valcano (iqS). La formazione delle
terre e montagne calcarce, a distrudcre i pensamcnti di colore che le han
6o
supposto prodoUo della pclridcazione c scorn posizione detle marine tostanze,
discusse il sac. Raffaello d* Urso (194); c lo slesso in questo biennio impre-
se 1* esame delle osservazioni clic il Prancour melte innanzi Delia IJranogra-
fia per provare la lunga ollre modo durata del mondo. L* A. per aTviarsi
al suo BoggcUo premelte, 1." die |ier ar^uirsi il tempo impie^alo alia fur-
mazione di qualche naturale prodotto 6 mestieri conoscerne bene la cuiusft
Don solo 9 ma anche la celeritd come, agisce , e se costantemonte ooDserva
il medesimo modo di azioiie ; e aT^eonaceli^ il tempo non i nulla di reaie^
ma le sole cose che piu o meno rapidc si succedonoy mal si a^^isano quel
che a lui fan ricorso [ler ispie^^are i fatlt di cui i»noransi le cagioni. Fa
Tedere il nostro A. come a torto il Denon g;iudica di una prodigiosa anti*
chitik i yolcani produttori della la^a da lui osservala a Centorbi, ed i noslri
scogli de* Cic'lopi^ quella per essere a 600 piedi di allezza coperta di iufo
con marine congrezioni^ c questi per la profonditi del mare donde emer-
sero; perclid immaginandusi quanto vuoisi di tempo , saranno sempre incon*
cepibili questi fatti. Supposto per6 il cateclismo registrato nolle lacro carte
e conTalidalo dalla tradizione di tutti i popoli, rondesi ragione de^marini pro-
dotti trasportati a Centorbi; ed ammesso che gli scogli de' Ciclopi siano stati
laaciali da qualche Ticino volcano , o prodotti da soltomarina eruzione o
pure dalla lava che formd la fronlicra del nostro lido, la quale inoltratasi
e addensatasi nel mare^ siaai T inlcruo filone anoor liquido elevalo per la
|>ressione didl* accumulata ester ior materia, sparisce la loro gratuita prodi-
ciosa anticbitA — * In s." rillettc che facendosi uso di piu ipotesi, ed asiem-
brandosi piu prlncipi verisimili a render rat;ione de* fatti, cid che se ne de*
duce^ seoondo le regole della sana logica, d improbahile e inattendibile. Nulla
ostai^te pareccbi nati|ralisli aflasciando congetture ed ipotesi appena ammis*
sibili, spacciano con tal fidanza le loro illazioni^ da opporle alle tesi me-
glio profalc. Quindi ci otfre esempio di quanto afferma : dal Dupuj sup-
posto, su leggieri indizi^ inventato lo zodiaco in Egillo, iulerpetrato a bug
modo il signiilcato de' segni zodiacali , congelturato dover essere un caloo-
dario ruslicano^ e come noi 1' abhiamo , avenle per primo segno 1* artete
nell* equinozio di primavera, non adattarsi alle stagioni di Egitto , percbd
ivi si succedono a ritroso delle nostre ; conchiude che quando fu formato lo
zodiaco , V ariete denotava V equinozio del nostro autunno, perchd allora d
primavera in Egitto, e percio dalla sua invcnzione sine a noi essere soorsi,
per la precessione degli equinozi piu di sctte se;;ui ciod piu di i5 mila anni
^— Eoco un risultato dedotto da un ammasso d* ipotesi e congetture, che si
prctende opporre alle solide c tanto discusse ragioni in pro della comune
cronologia. Ponendo non inventato in E<;itto lo zodiaco y ma nella Gildea
al di cui clinia ben si aJatta, interpetrando i spgni secondo Macrobio, sup-
ponendo che gli egizi abbiono nel zodiaco si^niHcato le costcllazioni in op-
posizione al sole , perclid piu facili ad ossorvarsi , cade con ciascuna di
questa ipotesi tutto I* argomento di Dupuy. Ne giovano a confermarlo i zo-
diaci rinvenuti a Dindcrah ed Hcnnu, pcrchu non c comprovato da Tcrun
indizio , che la scparazionc dc* sc^ni dcnoti il solstiAo , perche non i sup-
ponibile^ che mcntrc gli cgizi avevano questi pubblici monument! del moto
delle costellazioni, i^norassero poi, come rilevasi da Ipparco, la precessione
^egli equinozi ; perche giusta Ic rclazioni di recenti viaggiatori^ questi tempi
non appariscono di remolissima data, poiche in quelle di Dinderah vedonsi
scolpiti a basso riljevo Cleopatra con Cesarione^ c leggesi nel planisfero tra*
sportato a Parigi la parota Jotocrator scrilta in caratteri fouetici, che non
I»u6 appartenere che a Tiberio o a Claudio ; in quelle di Hennd, oltre cl^e
a vivezza del colorito de* dipinli non Y appalcsa tanto antico , pu6 dirai
f;he come la sfinge con testa di verginc sopra un corpo di leone era sim-
|)olo dell' inondozione del Nile ^ cosi in questo zodiaco , OTC (a ^rie da*
6i
flegni li separa in lione e Tergine , ^poterano incidere non giA il solsti-
zio 9 ma il maximuni dell* inondazbpe, die dnra dallo socntcio di Ju^lio lino
a setlembre ; e perch^ finalmente^ ridotta at giusto ralore la supposta loro
antickita , seoondo il medesimo Franoonr , potrebbe indielreggiare sioo a
2400 anni prima di G. C. — Passi poi il nostro socio ad eaaminare le os-
servazioni del Francour y ove nel difetto di monumeati opera delP umaoa
industria, credo leggere net fasti delia natura la Tetustik del giobo. Le tra-
dizioni della piu alta aolichita, egU dice, ooiitestano che il mare formaYa
un iromenso golfo^ oi* ora d il Delta, prodotto dagl* interramenti del Nilo.
Gli scavi profondi, die Ti sono stall falti confermano quest* asserzione : nel
1949 a' tempi di s. Luigi^ Damiata era un porto di mare , ed ora ^ ana
lega e mezzo distante dalla spiaggia., onde se per una lega e mezzo haa-
no bisognato 56o anni , per le 5o leghe di estensione del Delta , ne abbiio-
gnarouo 18,000 — - Le tradizioni di cui parla qui Francour si rapportano
al diluYio, giusta le giudiziose osscryazioni dell* ab. Du Rocber; e posto che
il Delta sia prodotto dell' interramento, lo fu in brere a cagione del dilu-
▼10^ non lentamente del Nilo. Quella Damiata che a* tempi di s. Luigi era
alia foce di un ramo del Nilo, fu distrutta^ come riferisce il geogrofo Bu-
schinz , per online de* sultani di Egitto, e gli abitanti trasportati piA entro
terra , ot* ora sorge la moderna cittA ; sicchd errano coloro i qoali credo-
no la terra posta fra tramendue efretto d' interramento — Le cave della
Tel>aide forniscono un* altra prova al lodato astnmomo. In quelle latomie so-
no masse slaccate e abbandonale senza destine, ti si osser?ano tuttora la
tinta del color rosa propria del granite orientate e la impronta dello seal-
pello che staccolle dalla roccia : da circa 3ooo anni addietro furon divelte:
qual tempo ha bisognato adunque per ispargere quella Ternioe di quel nero
lucente che vesle le rocce graniticlie non tocche dall* uomo ? — Qual' ^ la
cagione, chiede il nostro socio, che produsse quella nera Temice? II tem-
po da se solo niente pud elTettuare , e se 3ooo anni non sono stati suf-
ficienti ad iniziare la menoma alterazione nolle masse staccato, nemmeno
tre miliuni la ini/ierebbero. Dovra dirsi piuttosto esservi stata una votta la
cagioii produttrice di questa colorazione , che poi non si rinnovd. Chi sa
se l» dure masse granitiche sieno state ognora cosi resistenti, se siano usdte
con qifella Tornice dalla maiio del creatore ? Cid ignorandosi^ 1* argomento
poggia sul nulla , e niente pruva — I yolcani apprestano al Francour le
ultimo dimqstrazioni dell* antickita del mondo. Rapporta primo le osserva-
zioni di Picchetti architetto napolitano, che facendo cafare un pozzo presso
Pompei , troYO undi.-i strati di lava e di terra Tegetalo, il quarto di essi
datava da 1760 anni, poick^ fu prodotto dall* eruzione del 79 , che som-
merse Pompei ed Erculaqo. II pr(*sidente De Brosse valuta 800 anni alme-
no necessari a queslo traYa<rlio della natura. Rafforza poi 1* argomento con
r autorita del nostro Recupero, il quale asserisce esserTi prove che TEtna
bruci da oUre ao,ooo anni. Queste prove son tratto dalla soprapposizione
do* moltiplici strati di lava, che formano il burrono della nostra Scala, Ma
V Urso lasdando al Mauro Riggio , nella descri«ionc geognostica di Aci-
Reale^ il peso di ckiarire il fatto, si limita ad osservare cbe si fatto prove
portano seco lo scogliraento ; poickS costando essere stati suflicienti alia for-
mazione del Vesuvio o di quattro strati di lava alternati con terra vegotale
1600 anni; del pari sono stati baslevoli a produrre gli altri sette, i quat-
tro mila e piu anni , che avanzano y secondo la sacra cronologia, a giun-
gere al tempo della crcazione — Qui tormina Franoourt le sue osserva.
zioni , e il socio Urso il suo ragionamento.
11 socio attivo M. di Mauro, fcdele alia sua promessa, ha continnato la
illustrazione geognostica ed orittognostica dell* agro acitano , e nel marzo
1S49 des^risso i' isoia de' cidopi, &tta da* groci Lachaa* In quesio tenq ar-
63
ticolo Bono indicati il Bito e la farniA dl esM) e oome « primo aspetto wm«
bra compoita di due roocio, T una nerastra formante la i»se 9 e 1* altra
arsiOoM ia superficie : particolareggiando descrlTe la natura di esse roccie
e le loro reUziooi) arabo basaltiche, Tuna ncKo stato dMntegriti, P altra
in queMo di decomposizione. Ragiona in se^uito di una terza roccia che ie
anzidelte fiandieggia e le 6 subordinata^ denomiuata analoimitem Esamina
in progresso le geognostiche reUizioiii dell* analcime di Trezza , e le sue
di£fereiiti ▼arieU, sotto i rapporti delle forme e de* colori, eaame che esten-
de alle allre pietre nell* isoletla rinTenuto, come il mesoUpo, rarragunite, la
tomsanike, la calce carbonate metastatica ec. facendo osserrare che tali so-
fltanze derivano da novelle combinazioui degli elementi del baaalto dope ef-
Cettuita la sua soompoaizione.
Delle produzioni Tegetali di cui si ammanta la terra s* intrattennero i
soci Santoro Scuderi, Marcello Garzia e Giambatlista Rao. II primo suUe
nobili traooe di Giuseppe Higgio suo duca e suo mestro , propostosi darne
la Flora acetue , esonii con un grave ragionamento suir orgagnografia e
su* ▼ari sistemi botanici ; qutndi con altra leziooe manifestd il metodo , che
terrd nel suo ordito , cio^ non solo di descrivere le piante, ma di ciasche-
duna ailditarne gli usi medici, ed economici (19!)) Marcello Garzia presento
airaccademia sin dal 1834^ come nuo^a una specie d* iride che gli piacque
intitolare agli Zelanti, ed io sin d* allora con mia leltera diretta a Fran-
cesco Arrosto, oramai nel comun cordoglio riparato a piu sicuro porto dalle
tempeste terrene , a nome dell* Accademia 1* annunziai al pubblico con la da-
bilazione che deesi in tali materie (196); ma essendosi chiarito di poi essere
stata equivoca la scoperta , con una secooda lettera , alio stesso sciensiato
direlta (197)9 proYai quell* iride essere il 4^,«irtnchium di Linneo } la sua
qualita amilacea annunziata sin dal 1811 del Tenore, non piu da* modemi
allogarsi fra le iridi , bensi fra le moree , e male il Garzia averla detto
mvoiuta o MpiculiM multtflan* tnvolutts , perch^ nessuno di tali caratteri
oflre la pianta in discorso, come ciascheduno puo conoscere leggendo quelle
mia epistola. Nd pertanto il Gar/ia dee cessare di aver voce di amator delle
piante, o desistere dalle sue erborizzazioni ; egli difatto non iscoraggiato da
quell* errore, produsse poco di poi come nuovo una specie di lino, che ap-
pello Siculo ) e suppose troTare fra le graminacee un nuovo geoere 9 che
intitolo al prof. V. Tineo ; ma Filippo Parlatore gli oppose essere 1* iride e
il lino cio^ , la prima il synrtnchium di Linneo , il seoondo Vttnyustifa^
lium di Smith , e il prof. Cosentini di Catania la iinea essere il e^noiurug
aureus di Liuneo ^ quindi il Garzia con altra memoria intesc non solo di«
fendere le ideate scoperte, ma produrre altresi una nuova specie di arundo^
che titolo lepiocalamus , e come inedita per Sicilia registra 1* ai^mdo eo"
iamogrosiU ( 1 98)* Finalmente nel giugno 1889 offerse agli Zelanti una me-
moria sulle ortiche : egli s' introduce comentando quel passo di L. A* Mu-
ratori in fiiYor dell' ortica nel suo trattato della Pubblica felidta^ sostenendo
potersi rivolgere a grande utile questo brutto regalo della nature. Segna il
genere ortica secondo Linneo, e si ferma alle quattro seguenti specie | che
&a noi prosperano ; cio^ i.* urtica pilulifera j in siciliano Ariiea o or*
dieula tmuculma ecu It cueuliddi; s.° Urtica uretu^ in siciliano ardica o
ardicula fim$ninedda o ardiehedda o ecu U spieululdi ; 3.^ Urtica diaica,
im siciliano ardica o ardicula ^mminedda ecu /t rmn e fogghi grannie
Di questa specie notansi due varietii. 4«° Urtica memoranaceoj in siciliano
Sarti di ardica o ardicula. Avvi ancora una quinta specie, Urtica rupe-
slris in siciliano ardieula nuueulma ecu fogghi di erva di ventu ; ma
nel catalogo di Tineo rapportasi come appartoiente alia Gallia e nou gi4
al nostro regno. Di queste specie di ortiche, sulle orme di Murraj e di
Merat | egli aoU gli usi meoicinali ^ e su quelle di Rozier gU usi ecouo*
63
mici , per qnanto risgoarda gli usi degli aomini e degli animali. Princi-
palmente immora sul profitto del KIo che se ne pu6 trarre, sopratulto dal-
la dtoica fra noi piu abi>ondanle , onde si ottengono deile corde non in-
feriori in tenacitA e in forza a quelle ehe ne fornisce la canapa > e de*
tessuti assai piik belli di quelli , che caviamo dalla cauapa^ dal lino o dal
cotone. Non intende con i suoi ragioaari il nostro A. che Tartar debbasi
il sisteua di ooltura delle nostre terre e seminarTi ortiche; ma consiglia di
Tantaggiarci di quelle , che spontanee e figorose crescono lungo le strade
rurali e i limiti de^campi. Compiesi la epilogata memoria con alcune os-
Bervazioni botaniche yulle cennate ortiche, e specialmeote sulla dioica^ sog-
getto precipno di tutto il ragionamento.
II socio attiTo S. Scuderi a liberar la promessa con 1' Accademia pre-
sentd un catalogo di piante spontanee del nostro suolo ed esotiche colti-
Tate nei nostri giardini formante parte delta Flora arense. Premise al ca-
talogo un discorso in cui le maraviglie spioga de* doiii Togetali della natura^
che ci allieta di fiori di mille colori e fraoanze , di frutta di dolce nu-
trimento , di mezzi ad elevare e nobilitare Ic nostre abitazioni, a percor-
rere il globo per arricehirci di merd di farmaci e accrescere i contatli
della gran famiglia degli uomini, Scende alle aoomalie delP organografia
▼egetale esaminata ne* Tari climi della terra , e alia felice posizione della
Sicilia. Classifica le piante col sistema sessuale di Liuneo senza curare i si-
stemi precedenti o le successiTe riforme , le quali , a sua della , hanno
arrecato difficolli alia loro indiTiduale conoscenza. Nello spiegare le nostre
piante di moltissime cenna V uso medico economico induslriale ; di moltis-
sime nota la sinonimia di qualcbe altro famoso, nd trafascia la nomencla-
tura siciliana y e spesso riportasi alia grande opera di Giuseppe Riggio, Acit
hortus Regivt-i della quale abbiamo parlato e alia quale ha collaborate lo
Scuderi. Se la brevitA non lo Tietasse intero quel prezioso catalogo rife-
rirei ; a lui ^ debitrice la patria di utile e dotta illustrazione.
Finalmente G. Battista Rao con pari modestia e perspicacia, ch* egli ^
gioTane e dooto alia scienza^ dubitando propose taluue sue indagini sul lin-
neano sistema botanico. Egli crede che qualche piante di una riferite siensi
ad un'altra classe^ che alcune di un ordine siensi riferite ad un altro, e
che una o non k da Linoeo descritta^ o £ equivoca la sua determinazione.
Primamente arreca V esempio dell' ortica dioica : essa trovasi nella mih
noeet'oy alia cui classe pertengono quelle i di cui fiori maschi separati sono
da' femenini sopra la stessa pianta, mentre appartener deve ella dioecia per
aTere i fiori maschili e femenili sopra due separate piante. Lo stesso as-
sercTa della verbena oJHrinah's tetranda ; frattanto nello stesso genere «
posto nella classe driandria , Ti sono molte specie diandre ^ e molte te-
trande : lo stesso dee dirsi della tpergula peninndra , che contradicendo il
sue proprio nome specifico 6 allegata nella decandi ta ; e della cnlenduia
posta nella tingenesia polygamia necessaria, che sembra doTcrsi classifi-
care nella singenesta polygamia superflua : lo stesso dee dirsi della jasione
rapportata alia singenen'a polygamia monogamia, mentre dovrebbe riferirsi
alia tingenesia polygamia segregata , perchd ha due calici I'uno proprio
e r altro comune^ come lo stesso Linneo notu descriTendola. Incontra V A.
maggiori dubbi neli' esame della Valeriana rubra , la quale per aTere un
folo stame appartener dcTC alia prima classe^ e nuU'ostante dal medesimo
Linneo troTasi posta nella triandria. Petagna not6 1' equivoco incorso per
questa pianta e per alcune altre , ma ne tralascid molte, fra cui oltre alle
Terbene ortiche spergule calendule, la jasione I'elleboro, ch*e posta nella
poliandria ordine polyginia^ che di freguente vedesi con due, rado con tre,
rarissimo con quattro pistilli, e quindi avrebbe doTuto appartenere all' or-
dine digynia irygmia tetragynia i e non alia poligynia oie egli stesso la
pone "^ » Fassi in ultimo a notare esistere una pianta oi radice fibrois 9
I mediocremente ramosa albida^ dura e quasi leg^nosa, con fog lie radicali e
1 del basso tronco lirate, un poco scabre particolarmente alia patina supe-
> riore, oon le nerTature soabre anoora di sotto le fo^lie de* rami ovali Ian-
» oeolatij ottusi e lieTi incisi denticulati, tronco tereli, ramoso lieTe, oome
1 pure il piedicello de' rami ; fiore calice a quattro foglieltine paten ti o apcr-
> te in modo che sono distinte sino alia base, gUbre, ma con rari pcli^ quasi
9 alia base glandulosi siti verso il yertice, corolla a quattro petali crucifor-
> mi oon leugno cbe formano angolo col restante del petalo, oboTati inte^ri
1 e lisci, alfapice un poco plicati, glandule due fra gli stami luogbi ed il
s calice e due fra il pistillo e gli stanii breW : silinua bivalvcy col dissepi-
1 mento retto, torolosa, terminata dallo stilo persistente coropresso e piano
I Terso la base e quasi terete alP apice insomma quasi ancipite : semi ro-
1 tondi minori, ossia piu picooli di quelli del senape e di color baio; questa
1 pianta nel siciliano idioma nominiamo cauitcet/di. Elssa, per quanto PA.
asserisce non troTasi descritta ne da Petagna, n^ da Vitman , nd dalla En-
ciclopedia^ non e hi rauiiceMu ecu Jogghi abhrazzati a lu truncu di Ber-
nardino d' Ucria, nd li eauliceddi di Messina dello stesao, n^ It caub'eeddi
vert o razzi dello stesso, n^ li eauliceddi di vigna del Tineo ; quindi pro-
posto il dubbio non ardisce discioglierlo (199)-
Agneoltofa ^^ '^ botaniche nozioni sono state infoconde per i Zclanti ; questa dilet-
•• teTole e utile scienza ill mano deir agronomo e del farmaceuta i valsa alia
PastorJBia riproduzione e accrescimento de^generi di sociale oonsumo^ e di precipuo
argomento alia medicina curatiTa. In agricoltura oltre a quanto fu da me
detto su* pomi e i loro tarii e ruche , sul mctodo di distruggere i roTi e le
ortiche, proTando false quanto da Yari stranicri erasi stampato; il socio at-
tiTO Rosario Grassi Giuliano insinuo di estirpare la muffa dalle botti con il
lessivio e V olio , e si 6 gia sperimentato Tantaggioso il suo metodo (aoo).
Nei biennio presente Salyatore Rigano ragionosulla col tivazione dell* arachi-
de e della camellina. Osserva egli essere air isola nostra proficuo aocrescere
le piante oleifere^ aggiungerne delle nuoTe per lo crescente pregio deirolio
oramai rincarato per la progrcssiya ricerca dello straniero : a tale oggetto
propone Tarachide e la camellina — La prima arachie hgpogaea di Unneo,
nata al Brasile e al Peru^ trapiantata in Europa, fu adoperata come succe-
daneo al cafl6 e al cacao ;, aoche in Sicilia ebbe lo stcsso destine, non riusci
alia proTa, e quelle bevande ancor vergini e fraganti deliziano i palati de*
popoli culti. L* A.avrebbe poluto giovarsi della nostra esperienza, ma o per
modeslia o per testimonio del suo sapcre^ preferi Tautorita di Boscli di Ulloa
di Gallizzoli. Fra noi si d oonfezionata in ogni modo, torna meno incomoda
al Tentricolo e piu saporosa al gusto inzucclierata come le mandorle confet-
te. II socio noslro avTedutamente la propone come olcifera :' secondo Bosch
alia Carolina ogni pianta daTa non piu di 7 ad 8 baccelli con due o tre
semi per ciascheduno ; il Derimojon ne ottenue sino a 4o bacelli ; in Roma
producea il cento per uno , e puo accrescersi qucsto ricolto ove i tern^ni
siano pi£i sciolti. Da tre once di seme Tenore ne raccolse dodici libbre , e
dielro un calcolo delP istesso botanico , questi preziosi semi gettano in olio
la motd del loro peso. E se quest* olio non puo valere al condimento de*
cibi, nd agli altri usi della cucina ; e eocellente per la illuminazioiie emet-
tendo luce chiarissima senza fumo , e impiegato a pari quanlita di quelle
di uliTO^ dura un decimo di tempo dippiu. Ne 1* A. dopo aTer dlfftiso que-
ste noticie a tanto si arresla , che breve e chiaramente indica la sua tul-
tura, e pone chiunque in istato di Talersi di questo lucratiTo succedaneo alia
sacra pianta di Minerva. — Vien quindi a tencr proposito della camellina^
segna i suoi caralteri botanici , rischiara il modo di coltiyarla , e dinota
oome ser^irsene tanto per la economia campestre. quanto per estrarne olio.
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afto toltanto alia illuminazione e a* saponi neri. Concliiude finalmenie ecci-
tando lo zelo del nostro consesso a propagare fra* colli Ta tori piante utiJi
air a^icoUura , lalchd se iie vaiilaggino le arti a accrescaiisi i comodi so*
ciali (201).
Di pAstorizia un solo opusrolo ho 10 prosentato all* Accadeoiia fattura
del socio Gorrispondente Sahatrre Vi£;o (vov) con delle mie addizioni ridolto
a forma di epistola diretta al ch. ?iicol6 Palmm. Dappripia parlatogli della
di lui SommOf delle Antichitd agrigent.ne da iioi pubbJicale insieme, ^li offiro
la presente epistola co0ic;.tesspra di aniicizia) percb^ comeoto a* capitoli it
e 10 del Saggio mile tavte e rimedt deWt^ poTertA siciliaoa, opera stupenda
del Palmeri. Ricordo lo stato antico e prrsrnte delle nostre razze> mostrando
come il deperimento delle equine nasca dalia niedesima ca^ione onde son
deperite quelle di o^iraltra inaniera di quaclrupedi congiunUniente alia pa«
storizia all* agricoltura al couiniei cio alio cirti^ in soniiua alia civilta e alia
riccliezza puliblica, percb^ iion possono disgiun^ersi dalle cause general! gli
efielti parzioli. (^hiindi fatlo notare cio cbe il nostro goterno ha operate da L
cadere del 1700 al 1880. mostro chc i princijii con i quaii si regge la cosa
pubblica , 'Soiio prrfetlommte conlrari agli aiitichi, e siccoine quelli erano
affatto erronei , gli atluali T(l^oi)Fi alle sane leorie della economia civile ;
ma al di la di quai:to si d operate dal governo, lungostadio rimane per giup'
gere al huono , non che all* ottimo. Discorso come negli andati tempi ognt
i^tndio poDCasi nrl vielare la morto o la eslraregnazione de* quadrtipedi, co-*
me con la pranimalica 3 tomo 2 §. 4* iS pog* 326, con la prammatica 4
Umo s $. 00 pag. 197 e col dispaccio del s agosto 1789 si emettevano
leggi , le quali contraddiceTano il Tero interesse pubblico priTato agricolo
commerciale e legio , iirnsi a far conoscere lo stato di mostruosa ignoranza
de* dotli e de* governanti siciliani con Y opera di Onofrio Ardizzonei Saggio
ioj.ia la sicola UifUlaricne per Jare ahbondarc il bestiame vnccino dalo
piimaiio delV ecctlUnlusimo princtpe di Coiamanico viceri del regno di
Siciiia , e dalasi idea di quelP npera e delle leggi sancite e inTocate j si
conchiude clie allora si costumavano misure innumercToli di prevenzione
strane fiscali ingiuste assurde , poiche credeasi ottenuto il perfetto nella ra-f
gion legislativa Tictando il cil>arsi de^ borini , lo estrar gli equini, non at-
Visando gli slolii cd illusi che in cosi fat la maniera castraTano la stessa
natura ne* me/zi della sua riproduzione. Tardi si ToUe erigere in Palermo
tina cattedra di veterinarian fti prescelto Vincenzo Palizzotto ad appararct
la scicnza, fu intiato oltremare, ma di poca levatura egli essendo^ torno
f)iu inscio di quando era partite : invece di riparare il male , fu soppressa
a cattedra. P(el 1806 fu in Palermo separata quella di economia civile da
quella di agricoltura , e in Catania ne fu creata una di agricoltura ed eco-
nomia crngiunte ; ma nessuna con campi agrari , sperimenti e prote di
fatto : qnesti furono i primi passi verso la scienza. Dope venti anni re Fran-
cesco con decreto del 7 Noventbre i8>6 vieto V immissione de'cavalli e delle
giumcnte schiavotte di Dalroazia , e con la tarilfa doganale vieto la immis-
sione de* cavalli stranieri. Kcco come 1* antico governo chiudeva la porta
all* uscita , r attuale alT entrata , il priftio era sulla via dell* errore, questo
deir utile verilA. A rialzaro le nostre razze equine poco il governe, molto
debbono affaticarsi i proprietari. Dope aver cio dimostrato con la ragione^
e con gli esempi del re Fcrdinando , dopo aver ricordato non dovere il
governo operare come individuo) vuole che stano promulgate leggi di age
Volazione a questa desiderata riforma \ ed indica quale sia il debito di clii
impera e di chi possiede , traendo profitto de' consigli del generale Collot
annunziali nell' opera del modo di meliorare le razze de* catalli in Francia,
In sifatto modo potranno in Sicilia risoigere insieme alia pastorizia i c**
Vioo , ReL Gen. ro
66
▼alii , la piik nobile eonquisU fatta dall* uomo Be* domini dolla natoni lel-
vaggia.
Ma la nalurale istoria oltre di prestar caropo all' a^'ricoltura e alia pft-
FaraM»atica ftoriiia , uno piu largo e abbondevole ne offre al faruiacisU armalo dci
chimici fbrnelli. lo diui del modo di comporre il cheniict con le acque mi-
nerali di s. iPccIa rantaggioso Irovato del socio Rigano^ e posi quel ragi<»-
tiamento fra i chimici lavori^ or mi e bello ricordare quello di Salfatort
tiOone sulla nuova maniera di preparare i roob sciroppi estratU e le Usane
di salsa pariglia. Egli brevemente esordendo annuozia 1' argomento del suo
dettalo , e promette di comuuicare airAccademia V analisi chimica della ra«
dice di imiiax aspera di Liimeo, come succedaneo indigene alia salsa pa*
riglia : fermatosi sul proposito attuale , con 1* ausilio di celebraii chimici
farmaceuticiy e pia con la fulgida fiaccola della ragione e delta clinica spe-
rienza, intenJe dimostrare che i preparati di salsapariglia minorano di effeito
quanto piu si soggettano alP azione del fuoco ; poich^ la eboUizione ne di-
strugge i principi medicamentosi Tolatilizzandone alcuni, e quello che resia
del farmaco ^ la parte inerte e piuttosto dannosa , e quindi aTTiene die
r ammalato non pud digerirlo, e anche adoperato a larghe dosidiTiene ioef-
ficace. Bal fatto IndiTiduo sale ad una regola generate , che oorrobora di
moltiplici esperimenti y ciod nuocere le decosioni ad alquanti preparati far-
maoeutici di vegetali. Se la Tirtu medicinale della sal^pariglia risiede nella
pariglina, ch* essa contiene ; se la infusione di essa in acqua calda si ottiene
completa, perchd assoggettaria a continuate evaporazioni per dissiparlaf —
E qui aggtuuffe , riVolto a' fautori delle arcane pillole di Smltt, di perdo-
narlo qiiesto iflustre aiitore s* egli stenebrando le menti degii assonnati, fattoai
banditore di ulili ▼eriti^ Tiene a cbiudere Pingresso a questo medicameoto
che ddle riTe delle roal Tietate Alpi insieme a' merlettt e alle donnescbe ae-
coDciature proteiforme e lusinghiera la moda Ta ditfondendo per 1* itale e
le sicule contrade^ ialtesi tributarie di genti le quali sin* anco ci Tendono
a pregio d* oro chi i lor ddiri e chi i lor segreti , come se not fossirao
iieir etii buie de'maghi e non gi&a mezzo il secolo XIX. Battuta quest' au-
rea impostura, e tocco del potere del mercurio , cui serTon di ausiliari la
aalsa e gli altri legni , dcnota il modo da iui tenuto nella confezione degli
iciroppi e roob » delle tisane , e degli estratti. — Vuole per i primi che
la salsapariglia lubisca 94 ore d* infusione nell' acqua fredda^ ed indi pesta
grossolanamentey schiaociando anche il medituliio, inTcce di fenderla^ le ai
dia una prolungata digestione nell* acqua calda a 60 R. circa a rasi coperti,
che P inruso si passi per tela fitta con espressione, che ripetasi V operafiooe
nella minor quantitik d* acqua possibile , pongasi nella seconda inmsione lo
cttcchero e il melo , e poi si condeosi a lenta cTaporazione al bagnOf ti ai
aggiunga la prima infusione e si riduca alia oonsistenza dell* arte. Per la
tisane prescribe piggiar come sopra la salsa , soggettaria a la o pi& ore
d' infusione a fireddo in pentola Terniciata , e coperta con poca acqna^ per
essere carico 1* infuse ; prima di amministrarlo riscaldarsi a 60 R. passarlo
Eer tela spremendolo^ e adoperarlo a volonti del medico. Al residuo far su-
ire una seconda infusione calda spremendolo come sopra , indi gettarsi, e
nella nuova infusione porri 1' alira salsa, che dee Talere alle seguenti pre-
pari^zioni. Estratti non conserva il Leone, nd di tener conservati consiglia;
alia richiesta del medico esegue la tisaua come k stato esposto , fa evapo-
rarla mdaria libera con 1' aiuto dell' azione de* raggi sulari^ e se d* ioTemo
alla.stufit a a6 R^ e cod ottiene un ottimo estratto. Con questo metodo i pra-
Sarati di salsa conseryano il principio amaro narcotico e I'odore proprio
i miesta droga o radice, non graTano, non abbattono le forze dicestiTe
dell ammalato, ansi sommamente lo gioTano, come per quelU della bma-
da del tig. Leone baono etperimentato i dot* Yinceoso Bella^ Giuseppe Mot*
67
meet, Giuseppe CarJetla e Paolo Mutmeci. Dopo di cio il nostro socio fassi
a oombattere coloro i quali niegano alia solsapariglia le provale qualita me-
dicamentose , e sosiiene che se sarik manofatta con buoni metodi , soelU
<|iiella Tera della Giammaica di perfelta aaalita e condizione^ adoperata a
larghe dosi , allora i risultamenti rispouderanno ai Toti dell' ammaLato, che
dal farmacista e dal medico attende ansiosamente non inganno , ma vita.
Qui fermd la spiegasione de* suoi prooessi I* operoso socio^ e da lui atteodia-
mo Tanalisi della imilax aspera da sostituire alia salsapariglia (so3).
Fortificati i nostri sod de* conforti della fisica , della chiuiica , della Mcdieinm eanii*
oognitione de*minerali, e delle piante con miglior nerbo inlellettiTO ban- Taeopantoria
no abbraccialo gli studi della medicine curative e operatoria : ed ecoo i
loro deltati in questo difficile ramo dello scibile. II socio atti?o Filippo
Arcidiaoono s* inlerienne dell* utile venuto alia medicine dair anatomia pa«
tologica (aoS) ; sul grippe^ che afflisse queste contrade nel i833y scrissero
il socio attivo Sebastiano Fichera, il quale produsse una seconda memoria
sulla broncbite specialmente de* bamboli (so4); un anonimo, e il collaboratore
Giuseppe dot. Pantellaro (soj); Id stesso Ficbera avverso la relazione della
febbre epidemica sviluppatasi in Trapani descritta da A. Greco, e un altro
anonimo prese a difendere il Greco, e il Mauro Riggio detto 1* apologia di
tre opuscoli medici del socio onorario A. di Giacomo. II socio attiTo Sal-
Tatore Costanso ne illuminaTa su* funesti effetti della polifarmacia ; quindi
1^ stesso Pantellaro del oolera sanguigno ragionava; il Mauro Higgio della
Tirtd del creosote nell' odontalgia ; il Costanzo sul tartrato di antimonio e
di potaisa nolle febbri a periodo semplice (906) ; 1' Arcidiaoono sulla mor-
bosa oostituzione della stagione iemale del i836 , e il Ficbera sull* utilita
medica delle nostre acque minerali (907). Ma in questo biennio altri la? ori
ne hanno fornito i nostri oonsocl. 11 collaboratore Michelangelo Cosentini un
ragionamento postumo del di lui padre Giuseppe sul Taccino, discorso che fu
pronunsiato in questa case oomuuale nel i8o4 introduceodosi fra uoi la be*
nefica scoperta di Jenner. Di onor sommo torna a quell* estinto professore
questo laToro, e per le oonosoence deli' arte salutare e per le proprie spe-
rienie , oomprovanti I* utility dell* innesto , e piu anuora per aver £atto
forza con magnanimitik e sue pericolo all* i^noranza e alia superstizione ,
che r umano rimedio Tergnosamente proscriTevano. Ricordata V istoria del
vaittolo naturale , e come dalle marittime provinoe dell* Affrica propagossi
in Europe , tocca delle terribili STariate malaltie cagionate , degli storpia-
menti e contra CFazioni e mortalita che, lo seguivano, e finalmente del ri-
medio unico fine allora trovato , la inoculazione. ProTa che questo rime-
dio diminuir potera i mali del Taiuolo, ma non cessarli, ed era riserbato
al secolo XViIT^ e all' loghilterra lo scoprire un rimedio facilissimo nell'e-
secuzione^ di niun incomodo^ con cui ebbero tcrmine tutti i mali del morbo
distruUore. I goTerni lo prbpagarono , felici sperimenti lo confermarono, e
particolarroente note quei di Sicilia, tra i quali i propr'i a tutti ffli altri non
ullimi : ed esponendo finalmente il metodo di vaccinarOi. chiude il suo fi-
laiitropico ragionamento.
II socio collaboratore Giuseppe Pantellaro sulla epidemia Taiuolosa os-
serTata in Aci-Reale nel 1839 e i84o fece Tedere che la scoTerta ienneriana
avea rincorato gli europei per la ccssazione del Taiuolo arabo; ma quel mor-
bo, emigrando dall* E^itto e dall' Arabia sin dal $79 deir ^ra , propagatosi
in tutto il mondo a dispetto delle ditferenze topografiche e delle precau-
zioni sanitarie^ oggi ad onta del Taccino rioomparve fra noi. Questo fatto
di contagiarsi epidemicameote del Taiuolo 1* intiera Sicilia, ad onta del ri-
medio di Jenner, indusse 1' autore a registrarlo negli annali deirAccademia.
Presento qurndi un quadro generate dell* epidemia , dipinse i sintomi pato-
gnomonici del morbo, 11 segui in tutti i loro sladi d* incubazione di eru-^
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rione d\ iupporasione e desiccazione, percorsi io li giorni, nolo le reliqui*
che le pustote lasciano laddore son nate ; fece Todere il carattere patolo-
pica di quell* affeiione eisere la (lo^osi delta pelle, il mptodo proficuo raoti-
flogistico ed il revulsiTo, e accert6 I* esito dell* epidemia caaere stato felioe,
meiio di pochi casi mortaii, quanJ) il Taiuolo si mastrd aotto TaspeUo ma-
ligno. Descrisse quindi le priprieU del yaiuolo arabo, e fattone ragguftglio
con quello della recente epidemia , ne proT6 la idcntiU. Qui I* A* allegd
una saggia opinione, cioe , esser proprio di taluni cootagi escluderti a ▼£-
cmida secondo die t* uno preyiene T azione dell* altro , e taluni arer virtu
di dii»trudere ne*corpi auiani la suscsttibilita di seotire gli effetti di altrtcon-
tagi , del che seondo lui n* d prova il Taccioo. Not6 io seguito che dal
j8i3 al iS4o si sono rinnovate l* epidemie Taiuolose in ptu luoghi di Eu-
ropa , e che parecchi indlridui vaccinati sono stati colpiti nuoTamente dal
morbo. E cit6 le epidemie dcll* In^hilterra^ quelle di Edimburgo e NorTik,
quella di Malta, quella di Bjrdo, e presso la casi avTenuti al Paotellaro
istesso in Aci^ e molti altri ai dot. S. Costanzo e Paolo Musmcci, che oi^
jervarono riprodotto il vaiuolo ad onta del preserTaliyo di Jenner ; onda
stabilisce non essere questo ancora infallibilc ostacolo a quella lue. Pur tut-
tavia questi casi fiinesti , non attutiscono i luminosi benelizi del rimeiio :
conciostacclid raffrontando i milioni d* uomini preseryali con i pochi assa-
Itti altra fiata dal male , dee bandirsi il vaccino il miglior propugnaoola
cootro il Taiuolo y bench^ non sicurissimo ; essendo mestieri ancora fermare
se esse diatrugga temporanearoento o per sempre la suscettibilita Taiuolosa;
M con il reiterato innesto sTanisca ; se il Taiuolo naturale in una persona
vaccinata e riTaccinata a sazieta possa ripullullare ; siabilircfiaalmente i ca-
ratteri del puro e Tigoroso Tacciao per Io distiovuere dai<r impure e sTigo-
rito. Tormina il ragionamento discutendo la possibile preserTazione deU'epi-
d(*mia allora rognante^ ed opio6 doTerv i sani rivaccinare con puro e fre*
SCO Taccino,
SaWatore Costanzo descrisse un' infrequente malattia di difiBcile guarigio-
ne : eaordi ienendo proposito delle Tarie secrezioni del corpo umano i fer-
mossi alle orioarie , mostrando quanto e qual danno aTTenir puote a questa
labil oombage, quando gli organi renali si turbano e non piu segregano le
orine. — Era il gennaro 1837 , 1* acre secco e gelido, pel torpore che re-
caTa alia pelle produoea gastro-entero-cerebriti^ come il nostro coilega dot.
Arddiacotio notaTa con altro di lui ragionamento : allora Innocenzio Gu-
lisano falegname> affetto di nefrlte calcolosa, dai suoi negozi fu chiamato
a Zaffarana etnca , OTe rinTenne maggior freddo per la Ticinanza al era*
tere dell* Etna : dopo alquaiiti giorni di dimora, a fretla recossi a Catania,
a fretta in Aci, sempre a schiena di mub trascurando i cambiamenti di tern-
pcratura , e le scosso gagliarde che pativa 1* apparecchio orinario. Da cid
naoquero mancanza di runzioni del dermide, dolori al destro fianco, piscio
di sangue : tramontaTa il sole del primo giorno di malattia , aocrebbero i
sintomi , le orine scomparTero , la nolle fu inquieta ; al giorno chiedeva
ii soccorso dell' onercTole nostro confratello — Ma quale la cura da impreo-
dorsi 7 Era una semplice nefrite che impediva la secrezione , oppure esistea
un Corpo eslranoo, che turbaTa le funzioni naturali ? L'egroto avea dolorato
allre Gate di nefrite calcolosa^ non mai di escuria renale. CooTcniTa curarlo
come se da flogosi travagliato, o adibire i diuretic! ed eccitare i reni } In
tali dubbi il Costanzo Talendosi della sua pralica , di quella di preclari uo-
mini , e precipuamente del oelebre Etmulero , che cosi disse ; ante omnia
tpcumi membranarum, ei ureter um doiortfici toilendiy yiis msifuetini suB^
lati ttinretiea, et omnia alia fi'ustray et cum nocumenio adkibenhir , Ainc
^uantHu spaumi urgent impossibite erit calculum promovere , unde etiam
%Uq tempore <i diur^ticis abetinendum ne irritemue crabrones , deltberossi
«9
per git autlflMistid • pe* primi nUin geaorali • loeali. Gomva il tano
giorno, u^ TedeTasi una gocciadi orioa; t tiotomi progredirano, accreseeasi
il dolore irradiando la Tescica V ingninaia lo loroto la oosda ; i poisi dari
pieni frequently nauiee continue, ratti, ariditA di lingua, fete, iniao d*ade^
ma generate ; la Teiicica vedeasi T6ta ; pur noa di meao nel qointo giorno
chiamato il prof: Cristoforo Cosentiao confermd la diagaottica, e si pretcriiee
an secondo salaiso dalle emorroidi. La sera si accrebbero i sintomi con la
giunta dt peso al petto, diCBcolti al respiro, Tertigini e tendeaza al sonno.
Qui giunto il nostro college pone a ragguaglio il sue ammalato oon quelle
deir iliustre Lazzaro RiYerio , che oocupa le prime pagiae nolle immortali
di lui centurie. — Ad Antonino Mestre uomo di noirile prosapia , pe' snoi
faticosi Tiaggi eseguiti sotlo la sfena del sole^ i reni piik il oonsueto lavoro
noD compiyano : da un Teccliio pratioo furouo iadarno moiti rimedi adoprati,
al if no giorno consultano il liiverio, ordin6 copioso salasso dietro del quale
scesero le orine in vescica e fu salTo I* infermo. Ma il Gulisano mentre cor*
rea il quioto giorno, ad onta de* salassi general! e loeali peggioraTa in Tece
di mi^liorare. Era il seltimo giorno , il coraggio del nostro ooUega crescea
con r i&taiile pericolo, replied altro oopioso salasso dalle emorroidi, e come
il sangue fluiTa a large vena dall* ano , cosi via via al norma le esercizio
ritornaTano i reni, abbassayano le orine in Tescica, e abbondantissime Fe-
nian fuori restituendo a Tita I' infermo cui giA pendeyaoo i piedi nel sepol**
cro. Da questo fatto ne fa conseguitare il Costanso ia massima di aTor fer-
mezza ndla cure de* morbi, di non Tariare dal cammino intrapreso non riu-
scendo felici sulle prime le meilicbe sollecitudini ; al quale proposito ricorda
la malattia e la guarigione del figlio deir iliustre Broussais a cui dope i sa-
lassi capillari replicati nella sua acutissima peritonite , un altro col taglio
delle Tene se ne inculcd , come il solo atto a ralleatare i Tasi grossi ove
sospettossi la sede flogistica.
II socio corri-^poiidente Luigi Gioffr^ invid all* aocademia il Programma
di una di lui grande opera sulle febbri intermittent! ; da Ippocrate sino a
Valentini, egli scrisse, tutte le febbri periodiche intermittenti in tre classi
furono divise, ciod, stenicbe irritatiTe asteniche, e la scuola italiana a tre
classi ne restriiige le cause patologiche. — Brawon oppugno V esistenza deile
febbri stenicbe , e la teoria msdica presente niega la possibility delle aste-
niche. Gil uoi e gli altri, dice 1* A. peccan di logioa, i vero , ma ben ri-
flettendo sulle febbri periodiche intermittenti , ambi possono aTer ragione.
Pur tuttavia qualunque siano le febbri, qualunque le cagioni remote che le
producono, ban sempre principio da un complesso di fenomeni nervosi, ciod
treddo orrori sbadigli stiramenti , e questo complesso, secondo V A « forma
la causa prossima delle medesime. Conciosiacche sicoome i oonvulsiyi feno-
meni, che precedono le febbri intermittenti , son generati o da cause aste-
niche, o essi medesimi astenizzano la Tita, e la febbre succede lore come
necessaria risorsa della nature per 1' antagonismo, che s' ingenera ne' centri
dinamici durante il freddo, ne segue che la ^ila nelF intero corso di una febbre
per Tari gradi sorse per ambi i poli. Laonde se febbre astenica e una oon-
Iraddizione, come lo d forza d' ioerzia, non k certamente contrario alia na-
ture delle cose che una febbre non solo possa esser provocata da cause
astenicbe, roa che ben anco da quesle sia aostenuta, che anzi oon poteodoTi
esser febbre intermittente senza questa necessaria successione di stimolo e
coutrostimolo (febbre ed aperessia), non assolutamente stenicbe conTien
chiamar tali febbri , non asteniche , non irritatiTe , ma bensi promosse e
Mostenute o d' astenia irritaiiva di causa iperstenica , o d* astenia reale, o
in fine d* aftenia irritatiTe per causa meramente irritante , giusta le cause
remote die Tanno ad occasionarle. Se cosi vera , dice T A . , dimostro la
prossima oagipne delle febbri intermittenti , la sosteogo faoendo Tedere che
ipotttaMA 11— ^e la >fMJg« '> talK i toro nutoni fenonemi T«rieU effetto di
cara, aoona to kenpifd totermittenti &nti doppie dietro i talaia. Potto
d6 agK appugna ropJona dal T^>flliBas{ni Intorno le febbri interniiUebti : di-
ca A ralamanla leanoaciula dall* iatermittaaza e deUa periodicita , P arcana
•tiaae aatipariodtoa dalla chiDa , non tono che coie imma;;inate ; seoondo
hii dd appartiene alia pltk natorale filotoBa. Tali precoocppite idee ^li ban
latto niagara, die una oaiiia permaneate flogisUca possa originare una feb-
1»ra intarmittonta ; ^Mto d un ragionamento irregolare, condnsiacdiA do-
▼aa tolamante dire ebe tali permanenti came , debboiiii ooiisiderare como
ranote nella genen di tali febbri. Del pari eqniTooo srorge if linguaggto di
G. P. Prank per le Infiammaxioni iotermittenti e te febbri infiauiinalurie
intermittenti. Disvela I' errore deli* Ottaviani intorno alia costante stc»nia, die
crede regnare negli effHti delle febbri tuddcUe. Abbatte I* idea di Lanza
aair amminifltrazione della china nell* apiressia , affinch^ gio^i come antepe-
riodioo , e non noccia come ecdtaote. In fine pmroette nella sua grande
opera ua eenno critico tulle teoriche di Etmulero Offinan Boerave ec. ec.,
di rilerire quanto poCea progredire la teortca del Rubini sulle interniittenli,
a gli errori di lui , di ragionare de* Tari metodi propotti per eliniinare le
reddive^ e oonchiude eke la stabile teoria da lui sostenuta gode il pre»io di
apiegara tatii I fenonieai fisiologid e patalogid riguardanti le febbri inter-
nittenti.
II Giaffr^ amende dtiesto per sue go^amo il parere d?!!' Accademia, e
qaeila pregato del sua giudisio il socio Di Mauro, cosi costui per organo della
segretariay rispose al Gioifr^ ; che per quanto dal brere prog ram ma si po-
lea rileTare, ocoorrefano le seguenti osserYasioni tralasdandone della altra.
I .* Non ognt febbre intermittente oominda da freddo tremori orrori ec. net
quale periodo ripene il Goffr^ la causa prossima delle febbri. Questo periodo
in alcnne intermittenti manca in altre non precede, ma segue V incomincialo
aumento di calore , in altre memorate dagli osservatori , fra* quali Casimiro
medico, il freddo non incomincia Taccesso, ma lo termima. Qiesto vien
oonlermato da un autorevole tesiimonio del chiar. Burserio •— «.® Kecenti
lavori patologid lecando la sede ddia febbre intermittente nel sistema ner-
* oso spinale , hanno sparse molta luce sullo scoiio:!(ciulo elemeoto nUermU-
tenza; questa idea risale andie agli antichi. In una teoria di febbri inter-
mittenti mm d sembra ben fatto Irasandare quanto al proposito si ^ dctto •—
S.® Perch^ nessuna mensione di quelle febbri , che sebbene interroiltenti
ed aventene tutti li caratteri pure deriTano da Tici particolari come flogosi
ambulatorie (podagra e rbipela ec.), da interne supporazioni^ organiche ma-
iaUie al aolpone alP utero al fegalo alia ▼escica ec. ec. ? — 4-** Vogliamo
credere cne nell* opera di cui abbiamo solamente il programma sarA tutlo
tratlato e con la sana logioa mediea. e coo la eslesa scelta erudizione di cut
si mostra provveduto I' A., e io inTitiamo^ se trorasi in luogo die sventu-
ratameiite favorisce Io studio delle intermittenti, ad aTanzare le osserrasioni
suUa diagnoAica di tali febbri ^ essendo le intermittenti non sempre fadli a
conosoersi , comprendendo fra esse le lar^ate , le comitate e le pf*rniciose ,
sulle quaK il dot. Gioffri non traseure^A certamenfe li suoi sludT per lo bene
ddia sciensa a dair umanitA langoente cui ba sacrato V iogegno.
Sebastiano Fidiera disse del ricino e del I' olio che se ne estrae. Cennati
i nomi botanid di questa pianfa da Ippocrate a Linneo , notd^ come forse
queHe che Desfontaines e Wiudenow credono direrse spfH:ie del medesimo
geoere, non sono che TarietA della medesima specie o sem|)lici modificazioni
cagionate datia YarielA di ooltura dime terrene, come sperimernt(& T A. col
e&nium macuiatwn Lin., la ctcnta oomnne, i semi deUa quale poili in terra
soYcrchiamente concimata e di continue adacquata, riuscirono per moUi ca-
ratteri esterni e per la poCenza Yenefica dtiferenti dalla dcu(A seWalica. Lo
7'
itnso €gli intende protare pel ricino con acute e tobrie riflestioni. Dal mt-^
no di quef ta pianta la medicina- Irae V olio di cui tanto a' avvale per F u-
maniU languenle,*e siocome non di rado it farmaco Iramntaai in Teletio^
e I'opinione degli scieniiaU d incerta anoora oto risieda la aoatania tosti'
fpra ; 1* A. a conft^rna della senieiiia di coloro i quali avTcrlirono risie-
dere nelia pasta dolla semeiite , ba prodolto Tarie tperiense sue proprie*
A amentire la seiitenza di Blanche e Cauagne^ diede ad un cane «na dram-
ma e mezzo d* inviluppo del granu del ricino, n^ inoomodo alcuno gli pro-
dusse, ne radduppio la dose sens* aUro inconveniente. Ad altro cane potente
e Yi^oroso diode uita quarta d* ojicia di pasta della semente del ricino ,
e dopo due ore cbe il iamelico animale I* aTe^a ioghiottito, stupido tar^
bossi^ dojpo broT* ora comincid a rccere , ma gli or^ani non si prestavano
senza soffrire coliche Tiolenti. Tale sperienza, cbe 1* A. inyita obioches*a a
▼ertficare, Tii da lui e>e^uita trc voile sopra differenti cani e ne ottenne
i mpdesimi risultati. Di cio Tolle del pari ibr prova sopra altri animali 9
e diede a dose un poco generos^ la pasta del ricino a cinque poUariche 9
le quali non vomitaruno. ma si ridussero iiidi a pooo talmente inferme cbe
morirono in dircrso tempo fra cinque f^iorni. Ed ecco un altro fatto aoca-
dulo inaTvedutamoiitc a^ suoi fratelli e da lui osservato : e^lino aveano dello
ricino in mono , r per oziare anzi cbe per altro , ne schiacciarono la se-
mente con la bocea , indi voile un di essi ma^'ticariie un grano, e sicoome
non senii caltivu sapore 1* iiif>Uiotti^ V altro credcndo non gli recasse male,
spoj^lia un grano di s^^meuie della prilicola , e per simigliante roodo imitd
il prime, iu stmma il prime ne mangio Ire e V altro presso a dieci. Quindi
a poco perd, e non erano scorse due ore, cominciarouo ambedue a Tomi*
tare , e quelle cbe piu ne oTea deglutito venne sorpreso da fieri dolori ad-
dominali , e 6o\h> vomitate secrezioni biliose, cbiamato a secessare, e dopo
nuoTamente a recere ; siccb^ fioca gli addiTenne la voce, abbattimeoto di
forie lo prese, in somma i disturbi dell* addome erano talmente aocresciuti,
die parea questo viscere Tolesse sciogliersi pel potente feleno, se non cbe
if soccorso delle sostanze amigdaline e leggermente acidole lo posero 10 con-
▼alescenxa. Da questi iatti gli sembrii poter raccogliere cbe la pasta del
ricino aumenti talmente i fenomeni Titali , come se assaliti da potente Te-
leno , e di iermo gli efletli del Yeleno in noi non produce , percb^ con-
tiene un principle emelico , per cui essendo dal veiiirioolo in breve riget-
tato , non pu6 essere trasportato in circolazione per renders! di gravissimo
pericolo ca|!ione. A Tie meglio indagare questo principio Tenefico « I' A.
ioTita i cbimici a oonoscere qual esso sia ; aTTegnaodid moiti assicnrano
I' esistenza di un oi'o aeido ricinico cbe ^ acre , ed altri cbe la pasta del
ricino ^ acre ancor esse ; intanio il nostro autore procure di provare cbe
questa soslanza non solo ^ stimolantissima y ma ancor Tenefica , come fa
rilevare col iatto delle pollaucbe, le quali percb^ la conformazione lore non
permette il Tomito neppur una campd la vita, e gli uomini nercb^ aoccorsi
dal la purge e dal vomito non vengono a roorte — hitanto di quetta pestft)
della quale abbiam provato la potenza letale , se n* 6 formate uo farmaeoi
cbe spesso suolc tornare dannoso. L' A., conformemenle a* piik dotti profei-
sori , opina* esistere nella sua pasta il principio tossifero ; a spogliar l*olio
di esso ^ meslieri , come i piik sperti pratici raocomandano , curare cbe
neir estrasione esca V olio pure e non tramcscolato alle molecole della pasta ^
Ad ottenerlo di sifatta maniera egli presocglie il metodo piu acconcie, mo*
dificandolo in qualche mode 9 di versare, eio^t sul ricino dell* acqua ri»
scaldata alk temperature di So R; cosi verrA tosto a pecrpilarsi net basin
fondo del vase^ indi percb^ lacilmente li poisa separare T acqua dali' oUo,
are tutto in un inbuto di eristaHo lenen-
del Inbo 9 perck^ non ti verri • dimori
Sria cbe si raffreddi bisogna versare tutto in un inbuto di eristaHo leneii-
coo AoimelU ferrato rorificio
7*
coti oelf isiltato ; pot ti iSi eadere lenUmente girando aleun poeo I* animella,
fincbe gianga V olio. L* acqua iarA eicarotica e proTata lugli animali darA
gli ttessi rifultati della pasta di rtcino. Mi si dirA force, sog^iunge I* A.>
che ogDi cosa serba \e qualiU della sua origine , per cui I* olio carato da
una soslanra tossifera forse d difficile che sia dolce, perch^ ooutiene il tosco
da ctti viene cstratto ; ma cio non si a v vera nel fatto. Non i chi ignori
il dispiacoTol sapt re delle mandorle amare , e come all* umana organizza-
ffione male si addicano, frattanto I' olio da esse cavato i dolce ; non ^ chi
ignori la causticila della senapa , e pur non di manco 1* olio espressone d
doloe ; abbiamo ancora nella sciensa oognizione dt una fecola nutriliva ra-
yata da una pianta Telenosa , rbe 4 la manioca ; adunque non dee mara**
▼igliare erseryi altro ve|*etaLiIe di stmtl nature: tale ^ il-ricino noeevole
airectncDia animale^ die ba dolce Tolio^ il quale conserrare si pud a
lungo beo purificato , ed il nostro socio ne lia serbato per un anno e due
mesi^ di sua eccellenza facei)do proTa sopra se stesso e quindi su gli altri
con felice risultajnento. Se V olio non sarA purificato la fecola fermenteril;
e maledixione a* farmacisti cbe pougono in ^endita il Telenoso sedimento
del riciiio ; la bouli di questo farmaco non htk nell'essere estratto di re-
ceuie, ma nc-ll' essere purificato, e i medici dorrrbbero nelle loro prescrizio*
ni ordinare di evere non solo fresco come praticano^ ma pii^ che allro puro.
Son questi i lavori della medicina curativa ; nell ' operatoria splende il
famcso nome di Cristoforo Cosentino , come la sua benedetta mano i cele-
brate neir isola per le maraTigliose guarigioni operate ; egli ne ha arric*
chi to di nn trattato sulle maiattia lagrimali ; di un sapiente esame delle
memorie oerusiche di Filippo Libra vertenti sulla fascialura del salasso delta
jugulare^ e suila estirpazione di un tumore cerebriforme; e dollo stosso Libra
avea V Accademia una mrmc-ria sulle princinali malaltiedeir utero ; un caso
rare di esterotomia ccr^icale avYenuto al Ccseiilino fu argomento alia dis-
sertazione di un anonimo^ e dallo slefso Cosentino si ebbero e la descri-
cione di un parte laboriosis'simo, oT*egIi giunse a saNare la mad re. e otto
preziose osserYazioni chirurgiche, ciod^ due ostetriche, due erniotomiche, e
quattro di corpi estranei iiilrodotti per le Tie digestive ed usdti o estrattl
da direrse parti del corpo. Finalmente Michelangelo Cosentino nostro socio
collaboratore lesse una difamina critica di quanto avea stampato ne* nuraeri
i6i e i6fl del Giornale Letterario Cosmo Cipriani sulla cura fatta dal prof.
Biondi a un p. Caoopardi agostiniano (so8).
In queslo biennio il valoroso chirurgo Vincenzo di Bella riferi un sin-
golare caso di cancrena die iuTase e distrusse gran parte deirapparalo ge-
neratiTOy e che gli Tenne fatto trattaro con buoti esito io una cotal Rosaria
Saline. Questa donna godeodo florida salute , da non guari andata a ma-
rilo e divenuta di giA pregnante, fu col la due Tolte da liolenta flogosi, cbe
mioacciando prenta disorganizzaztone di quelle parii, si estinguea con Tusa
di ordioari rimedi, senza turbare le funzioni generatire. Con gra^i diRi-
QoltA messa a luce una barobina, ridestaronsi i detti fenomeni, die trovanda
a maiattia disposti gli organ i genitali della puerpera per le gravi contor-
sioni sofierte, si accesero di tal flogosi da origiuar la cancrena, concomitata
da una coorte di sintomi di sinistro evento. SproTreduta rinfelice di proiiti
ed energici aiuti , giunce in tale state sine al sesto glome , quando fu in-
terpellato un prof, di medicina , il quale esauriti i ntezzi che V arte gli
apprestaTa , diiese T ajuto di una mano chirurgica , c fu cosi invitato il
Di Bella. Cestui esaminata V inferma ue* fenomeni general!, che appalesava, e
nel Iboolare primitiTo dMnfiammazione, scorta un'estepa cancrena occupare
gran parte degli organi etterni della generazione , e sintomi i quali indi-
caTano imminente sdoglimeoto della macchina , prognostico sinistra mente^
e coraggioso adotl6 gli antiflogistici e i latsativi internamente a Tiuccre Ic
73
•iBpalie infiattmalorifl , e adoper6 locahnente i rimadi antisettici ad arro-
itara r incremeolo della cancrena e lo ifracello delle parti inoUi. Null* ostan-
la progrediva il malore, cui noo erasi prima opposto riparo, e 1* indomani
▼anutosi ad un novello eaame , siccome Ja coesistenza della came Ti?a coa
reichera eancr«oosa dara a temere il mortifero assorbimento della sanie,
the da questa gemea, pratico il Bella valide incisioni a promuoverne il di-
ttacco, coprendo le ferite, come prima area iattO| di cataplasmi di acqua acelo
poUere di carbone e di altri antisettici « che il bisogno esigea. Iniisteasi
fraltanto nel metodo intrapreso di curagione, quando scorsi appena quattro
giorni da che il Bella era ttato adibilo riletd con sua sorpresa la initiata-
si circoscriiione della cancreoa scoprendosi il sano , e perch^ le parti •-
Sterne dell'apparato genitale eransi in mediocre estensione con^ertite in
eschera , dovette a tempo a tempo asportarle con le cisoie. Ma in quella
impedito il corso delle orine per il guasto delle parli adiacenti all' urelra,
veoian quelle a grado a grado cumulandosi y pouendo in istato di qiu>si
paralesi la Tescica distesa oUre ogni credere : queslo male sopraTTcnuto a
nn corpo rifinito di forze , accrescea il pericolo dell* infelice e le soUecilu-
dini del Bella. Nod t' esseodo altra via di salute , due oe soccorscro alia
di lui mente ; la punzione della vescica e il catetere , se si fosse potuta
▼edere alio sooperto V nretra per lo distacco delle parti sfracellate. Si ao-
cinse all* opera , soopri la cancrena , la quale come cbe si fosse sempre
pid cirooscritta , bisognd proseguire la separazione dell' eschera , loGcb4
praticalo st prodnsse un Tuoto si fatto da osserTarsi tutta V areata delle
oBsa del pube 9 e le branche degli ischi , e non appena scorse 1* estremita
dell* nretra , spinsa per essa in tescica il catetere d* onde trasse circa cin«
ane libbre di orine con grande sollicTo della paziente. D* allora non tostA
nair opera , itaood intern la Tagina cancrenata y e crebbe si il Tuoto che
i noli degli organ! scopriTansi ad occhio nudo. Quindi rioacquero i feno-
neni di pnra flogoti , die alia risanaziooe e cicatrizzazione di ouelle parti
conduoeano « e poichd dovea conseguitarne la obliterazione dell* orificio
nterino , Ti appose un tube di piombo a lasciar libera via al mensile san*
guigno trasudamento dell* utero , acconcio a questo , ma in?alido agli ufB-
d generatif i ed al parte. L* inferma via via migJiorando al secondo mese
ftt saUa di tanto fiera e non comune malattia. — Esposta in si fatta guisa
dal Bella la storia di quel male, che lo tenne perplesso sine all* esito feli-
ee , pose fine al sue disoorso indagandone le cause , cbe egli credo una
preJisposizione cancrenosa, il dilaniamento degli organi generativi nel tra-
Taglio del parte 9 e il progresso fiilto della flogosi non curata. £ Toleodo
£sr oonoscere con fulgidissima pruova quanto sia rara la caocrena degli or-
gani genitali , un Talido argomento produce , nel solo case cbe rinrenne
svolgendo le pagine di assai oelebrati autori , riferito nel comento , cbe la
1* illustre Vans^ieten agli aforismi di Boerave articolo cancrena , e che
cbiunque a sua posta pu6 consultare (floo).
Con tali analitiche lucubrazioni gli Zelanli attenendosi a* fattt , e que- .
sli con la scientifica luce spiegando , hanno illustrate le severe discipline '^^'^^C*
neir ottennio oorso dalla ripristinazione accadcmica , e ubbidendo le leggi
del lore istituto , 000 ban pretermesso le leltere , ed ecco quant* essi in
quetto ramo ban prodotto. Do' pregi ed utiliti della latina favella il socio
attivo Leonardo Leonard! (eto) ; doll* utilitA e neoessild dcllo studio del*
I' italiana il socio attivo SalTadore Grassi Calanna (an) dell* origine e yi-
ceode della siciliana il socio atliTo can. Giuseppe Seminara (eit); e il so*
cio attivo aac. SaWatore Grassi Gambioo della grammatica del nostro in-
tulare idioma , della quale opera egli prima did la preCazione e poi maoo
mane in distiote memorie la notizia delle anomalie, che sono fra le gram*
matiche italica e sicula (aiS). II Grassi Ganbino in febfararo 18S9 scguen-'
Vi60| Aei. Gen. 11
do la lua tracQia , eon a^Tedluto eonsiglio , non imprtse a dettare Un*
posita grammatioa , ma parziali regole bensl , poieh^ una 4 la leggo eon
la quale goternansi le due faTelle , ed essendo notissima quella che goT«r-
na la illustre, basta notare le anomalie della particulare. G allora aadimo-
•trd innanzi ad altro quanto di£Bcile si fosse cbe i siciliani in pulito e sin-
cere italico i loro pensamenti signiticassero , e di poi quanto ancor i piA
lelelti scrittori patri pecchiuo nello scrivere il siciliaiio idioma , ti per le
qoalitA ortogratiche , si per la confussione e trameseolamento delle dae lin*
gue : esempio ne addila i nostri classici stessi , e avrebbe poluto per tutti
nominare il Vitali , il quale , emulo de* maggiori epici per U potenia de>
scritiiva , cede al miiiimo nostro poetuzzo per lo pregio della faTella. Ifuli
produce eS precetti graniroaticali parte di quclli in cui il siciliano ba dif*
lerenza dell* italiaoo , ciaschedun precelto corroborando d* illustrazione e di
tsempio, che qui tralascio. i. La cci de* siciliani non sempre equivale alPa
noi degli italiani , s. essa ^ spesso avverbio di luogo , 3. quando pud apo*
strofarsi , 4< della pronunzia della «c , 5. del mutarsi la t in j quando A
seguita d' altra vocale, 6. delle sue congiunzioni con la s , 7. de* prooomi
tfiifi e una , 8. della proposizione* in , 9. delle tramutazioni di lellere, 10.
delle parole suscettibili di troncamento, 11. come e quando la «t rie'verbi
passivi intransitiTi si unisce al Yerbo di mode definite^ indefinite e al ge«
rundio ^ le. deJI' uso leggi e differenza fra il cui siciliano ^ e il eui e cAi
italiani , i3. cosi di e^ii hi ioro iddu iddi^ i4* cost di cid e ekiddu ea^
i5. cosi del nulla , 16. cosi di lui lei gli eei^ 17. cosi di nia e ne/ tie.
1 8. cos'i di aleuni e degli , 19. cosi di allocu ppi per ^ so. in lictliano
non pud adoperarsi 1* indefinite passato colla proposizione di per serTire di
genitive di deterniiDazione , ma dee risolTersi il passato indefinite alf inda*
cativo passato precednto da ca , ai. difierenze del perche e basta ca 1
S8. in siciliano si risoWe i* indefinite passato con la particella ea all* ia-
dicativo cambiando il passiro in atlivo , e »3. aver la Sicilia oltre gli ar«
ticoli luelaj ancbe ti ed a articoli aoch* essi. — - I precelti del Grasio
Garobino sono inordinati , e come se a caso nelle fedeli carte deposti ; d
ben Tero , non d il disordine in lui , ma la copia y e avendo eletto pre*
gredire senza norma , e dame i matcriali delle anomalie, curai piu la boa*
id e la raccolta^ della preTcntiva classificazione. Ancora I'opera non d com*
pleta , allora ne daremo sentenza , sol posso anticipar quesla idea a^ere il
Grasso Gambino colto il segno indicando le differenze di questa con quella
grammatica , iuTece di com pome una la quale riuscir dovrebbe in parte
nd breve una ripettzione dell* altra, e non essendo posslbile apparare il »•
culo a chi ignori 1* italico , potersi scbivare la dura fatica di scriTcre una
grammatica speciale. Innocenzio Fulci percorre 1* istessa via , ed egli e il
Grass! sonosi diluogati dai precedenti , quelle ingemmando i suoi scritti di
filosofia erodizione e luminose discussioni^ questo di nilida semplicitd, e da
antrambi attendiamo il termine del profiltevole ordito.
Poena E I^D® <lella nostra societd non fare insterilire le menti nella seven*
Id degli studi scientifici , e pei'd a quando a quando d prescritto destarla
ton la poesia , che ove manca la sua fiamma non d passiene non affiE^lti ,
dssa i come l^aura d*amore che feconda la vita universa* Nd infecondi
sono stati gli argomenti tolli dall* Accademia , quando cssa non ha lasciato
libera la scelta : I* Etna fu il sue prime canto , e quale piu sublime argo-
inento per chi abita questo volcano ed d elettrizzalo dalle sue memorie,
dalle sue eruzioni , dalK orrore de^ suoi deserti, de* suoi ghiacci, degli ster-
minati suoi boschi 9 dalle sue niaraviglie ? * I soci attivi Grass! Gambini t
Fiorini , Seminara , Vigo ; i corrispondenti Navarro 9 Barcellona , StagnOf
Bomano , Redriquez ; gli onorari Valdisavoia , Semioara , Vasta , cSsta-
ralli ; il collaboratore Rnsii' Bonanno , e Domenioo Mironef a S."*^ Gar-
da poeUrono totti lodeToImonte, e Ulunt adempiendo la lanta mitsione dal
poata di gioTare la civil collegania.
A i5 maggio i834 Bciolse V Aocademia toci di pianto, aocompagnan-
do pietosa le mie lagrime ia quel giorno amaris^imo per me dereiitto 1 I
Sitt eletli fra* i siciliani poeti di amicheToli conforti mi soccoriero per la
ipartita dell' angelica donna del mio cuore Carlotta Svreeoy. 11 Cali Sardo
proounsid 1' elogio funebre fattura del Rodriquez , il Ragonisi uo' ode di
Ferdinando Rodriquez, il Grassi Gambino una epigrafe italiana di Giacomo
Rol , il can. Gael, d* Urso altra latina del Rodriquez e un sonetto di G.
Marco CaWioo j il Grassi Calanna ire sonetti di Felice fiisazza , e il Leo*
Bardi Caltabiano un carme di Lelterio Stagno e un' cpistola di Vincenzo
Navarro. Gratitadine , onorevoli colleghi , che partecipaste al mio dolorOj
ehe vincendo le tentazioni della bassa invidia , sublimaste con iodi geno-
rose me quasi indcgno di sedervi compagno , cho pubblicaste con la slam-
pa I'atto di quella luttuosa ragunnta per TauniTersario di quella cara per-
dttla. Venti anni ho conibattuio per erigere quest* Aocademia , e voi in
quel giorno mi Teste dimenticare le amarezze , che apporta il beneflzio , %
mi deste vigore a patirne delle nuove alacrameote per oondurla in mia vi-
ta a grade di vero social giovamento (si4)*
Archimede ; ecco altro tema degli Zelanti , la sommitik della potenza
tntellettiva degli antichi > come 1* Etna la maggiore oelebritil de* volcaoi
lerrestri : n^ a tanto noma , cui si rannodano la nostra gloria vetusta , i
nostri destini , che giganteggia tramezzo alia nostra greca graodezza e
•ervitA romana , potea restarsi inerto una mente una lingua. Tra gli atti-
vt icrisiero Vigo , Grassi Gambino , Fiorini , Seminara ; tra i corrispoa«
denti Romano ; tra gli onorari Finocchiaro , Vasta , Seminara , Moncada ,
Taccono , Lentinello ; tra i collaboratori Rossi Bonanno, oltre parecchi al-
trl ticiliani Don ascritti all* Aocademia (fii^).
Ai grandi operameoti bellici dei padri nostri ne richiamd 1* Aocademia
eon altra tomata poetica : fu sue argomento la battaglia d' Imera ooman-
data 6 vinta da Gelone ragguagliata a quella di Salamina o al fatto d'ar-
ni della Termopoli. Pochi i versi per queslo subbietto , ma elelli : Grassi
Gambino , Cosentina , Vasta^ Moncada , Nicolosi , Navarra , e Taccone lo
illustrarono (aiB).
In luglio i84o ftt convocata Taccaderora per poetaro ad argomento li^
hero 9 ed ecco i componimenli che furon letli. Un Jdilio di caccia del Na-
varro titolato ia Bensficenta in cui favellano Filinto ed Elpino , ovc , va-
lendosi di questo nuovo genere di sua invenzione , insinua la fratellevole
virtu , e ne fa assaporare le delizie. Una canzone del Cosenlino per s. Ve-
nera tutrioe della citt&* — Una patetica lirica d* Irene RicciarJi spedita da
Parigi alP Accademia .e titolata : Conforti aW anima , in cui con nerbo ed
eleganta tocca le piA ascose corde del core e a virtili lo soileva. — Un' a-
zionc sarro drammatica di SaWatore Rossi Costanzo La Susanna, dedicata
air Accademia. In questa fattura dol nostro collaboratore campeggia il sue
carattere ingenue, e quel mode facile e pacato del sue illustre zio Vincen-
zo Costanzo , che egli tolse per innanzi ; sou pregi , ma piu da lui spera
a si promette la patria , vestir di forme piu squisite>i pensieri , accorciar
i dialoghi y e meglio prestarsi alia musica melode (817). Lionardo Vigo
lesse la introduzione all* ultimo canto del svo poema civile : // Ruggiero ,
ovo ricorda i gentili ) che lo banno aiutato alia difGcile impresa , e fulmi-
na i tristi che gli han mosso vilissima guerra^ e questa introduzione forsa
nen A la piu gelida pagina del poema. Finalmente un' ode Le donne Sid'
iiant della valorota Giuseppina Turrisi Colonna si splendienta di peregrine
doti^ cht di on poeta pid ehe di una giovane poatessa la diresii : la Tur-
5«
risi non ^ a niana leoonda della illuitri , che decoraoo Italia dalla ttgjtd
Turino alia lacera Siracuu.
In altra tomato il socio attivo Grassi Gambino oomaniod alP Aooade*
mia quaUro favole siciliane per saggio di quelle che TA. ?a dettoodo: ■•-
DO esse : original] , han tutte le doti di questo genere di poesia 9 e a oiio
giadizio non cedono a quelle del Gangi y e solo tali^olto vi desideri minora
abbandono. Son esse La papira 9 iu pau , La puidatira m la seioeea y
La veapa e P apa , e It gaitareddi e It surci,
L. Vigo produceudo la biografia di Francesco Fichera , deUa quaia
diremo , deposild presso 1' Accademia una lorza rima del CalTino , an* oda
di Agostino Gallo , altra del Navarro , e un* aoacreontica di F. Vasta oon
le quali si piange la preooce morte di quelf egregio gioTane.
Xf>«ile« • critic* A tanto si d giunto da' Zelanti in poesia , perch? prosperi git eierciii
WtterariA di estetica e oritica letteraria , come andremo sponendo , seosa di cai non
{iu6 esseryi fino discernimento , e levarsi a secure toIo. Chi scrire dottA
' esame del Trionfo di s, Pietro melodramma del Platooia di cui abbiam
favellato neW Epoca prima, Giuseppe Seminara ragiono deirabuso dei poa-
ti cristiani nell* adoperare la mitologia , argomento opportune ^ e 4isoorso
con vigore di ragioni e di esempi a svesfare i nostri dalla mala pratir
oa (a 18). Giuseppe Ragonisi investig6 per la via de* confronti il merito di
V. Gangi , come sopra abbiam detto. Carlo Rodriquez dtsse di Dante •
della poesia dantesca come fondatore delle italiche lettere, pittor del vero,
poeto civile e crtstiano', e cid con colort caldi prodotti da un sentire ga*
gliardo ; e Mariano Leonardi ^ altro oparoso ammiratore di Dante 9 oon un
dialogo fra lui e Rodriquez , disamina i di oostui peosamenti e conchiude
con bell* elogio dell* Alighieri (219). Ma il prof. Seminara riapparve alia
tribuna analizzaodo V indole e le vicessitudini del gusto e della letteratura
da* greci a noi^ divisandone i caratteri con ammirevole critica e ammaestra*
mento non comune (aao). II giovane collaboratore Rosario Cali Fiorini 00-
meotd r oraziana senlenza ut pictura poesis (sat). Finalmente il Cali Sar-
do imprese a criticare gli Studt di Letteratura del Borghi , annuniiaodo
idee su quel famoso e suUa Divina Commedia , che io rispettando la sua
indiTiduale opinione , non posso elogiare , altrimenti sentendo e dell* opera
del Borghi e dell* altissimo canto dell* Alighieri ; e son certo che il Cali-
Sardo fu afllitio di essersi stampata la sua Iczione quando , provato coma
ia di sale Io pane altrui , V esule poeta rivoltosi da Parigi al palermitano
tcultore Nuncio Morelli io sue cordoglio caotoTa :
Morelli , a te sorridano E ricca tu di altre opera
lia terra il ciel ch*io piango ; Farai Sicilia nostra.
Tu ne* fieri ti margini Io vissi ; e so con 1* aoimo
Passeggi ed io ncl fango , II corpo alftn si prostra ,
Te scalda un sol benefice Tu m'orna un sasso e inscrivila:
Io ^eggo appena il di ; Svelte da noi mori (ast).
L*6norevo1e socio Giuseppe Ragonisi in questo biennio rinfrescd la fa-
me dell* improvvisatore Vito Carddla^ di cui abbiam fatto cenno neW Ep^
ea terza, Dapprima calebrd la poesia estemporatiea di cui fu sede la Gro-
cia , ed oggi in totta Europe Io d Italia soltonto , com* egU crede. Ricer*
ed se possa darsi spiegazipoe di questo psicologido ienomeno, e perchd pi
manifest! nella sola Italia: e mal page delle ipotesi create a dar oonto del-
r uno e dell* altro quesito , le combatte con forza , e confessa V umana !•
{^noranza sopra aipbedue i temi. Ma bisogna avvertire non cssere solo ia
tolia improvvisatori, aveme le altre naxioni e sine quelle che ritonsi tra
i ghiaoci del Nord , ed esser oramai note al mondo il Pradel , che sostan-
Be i1 eonfroBlo del Goooni e improrrita tragedie, topraM proTa di valora
poatico : Italia ia quetto arriogo primcggia , na non ra tola. Dice cgli
mieguito cba siccome torna assai cloria all* italiano pamaio da* fuoi im*
proTviiatori, crede suo debito manifeitare , qneili da' riaggiatori cofi nomi*
Bati , noD ooDoflcere dA metri ni accenluazione , b6 Teruoa regola d* aria,
cbe toBo de' popoli leWaggi parlanti ub liogiiaggio di TiTaci iinte iBspirato
da telTatieo entusiasmo, e proBUBziato ooa uo tal caato Belle loro adunaa-
ze BoleoBi , ma ei lonlaBo dalla poesia ettemporaBea degl* iUliani , della
quale il Ragonifi favella, quaBto uno scabro metallo ^ lontaoo da ua me*
tallico Taso elaborate da greco artiste* Assicurata coti all'' Italia la gloria
della poesia eitemporanea, indaga quel lede de?eti air acitano Vito Cardella.
A fermare il suo giudizio ricorda cbe esseado egli state un poTero artiera
meccanioo , Budo di lettere , ansi analfabeta , noB possiaoio da lui alteB-
derci 1 pregi deriTanti dall' arte. Quindi produce Tarie terzine del poeta
Bostro, e come que|te ▼ennero improTvisate deltaodole , e fuTvi chi da cid
coBcbiuse cbe il Cardella noB sapea altrimeati improTTisare cbe dettando ;
asseana il aostro socio cbe ci6 non iscemerebbe al di lui merito poetico ;
d*altra roano mette fuori alquante ottave improTvisate fra noi senza il favo*
re della dettatura , e proauaziate con la prostezza di famigliare cooTersa*
tione. Esposte le terzine e le ottare e fornitele di opportnne e giuste osser-
Tazioai ^ Tien ad un paratello tra le ageTolazioni , cbe rioeTettero dalla
coltura letteraria i soromi improTisatori e il Cardella , cbe ae manc6 del
tutto: osser^a cbe i Tersi di colore soao soTcnle deboli , e cbe tali geae-
raloiente aoa sono quei del Cardella del quale egli dk sentenza assai faTo*
revole 9 e in parte conforme a qaanto ne d state delto da 001.
Al medesimo Ragooisi abliiam debito di an ragionameoto sopra Arcbi- gtoria UtttniriA
mede , oto cennato del pregio di lui , ooa toccbi rapidi e profuadi favella artiaiieay civil*
del rinTenimeato della tomba di quel graade , argomcnto della descritta
toraata poetica, alia quale proluse il degno socio (aaS). Mariano di Mauro
altro soggetto di storia letteraria illustrava, la Tita di Micbiele Tondi cbia-
rissimo niinerologo napolitano (as^)* I promettenli giovaai Mariano Grasii
e Niccold Musmeci celcbrarono la irita e le opere il primo del pittore Mi-
cbiele Veccbio , il secondo dcllo scultoro GioTanai Musmeci (as 5). II socio
onorario Emmanuele Pluoiari da Randazzo facea partecipe 1* Accademia del*
l*epilogo della storia della sua patria (sa6). II socio attiTO sac. Mariaao
Leonard! storicamente ragiond della baltaglia d* Imera ragguagliata a quel-
la di Salamina e al fatto d* armi delle Termopoli {a^); e a lui ben addi*
oeasi quel sublime islorico argomento 9 poichi egli sin da* primordi della
restaurazione accademica , avea detto de' pregi e dell* importaaza dcllo stu*
dio dell* istoria (ssS). Affatto fliantropioo e cittadino fu il soggetto accelta*
to dal cb. socio Vinoeazo Cordaro Clareaza da Catania e propostogll dalla
Accademia, cio^, indagare Torigine storica e morale della miaistaBza fra
Aci e Cataaia e proporre i mezzi di eslinguerla affatto. Questa piaga era
state tocca da cbi scrive ael i833 (ssq) e poi lo fu altra fiata nel i836
^i3o), e se le idee del Cordaro sull origiae del malvolere , bob corrispoa*
oono a quelle di cbi lo precesse aella disamina , su* mezzi di estingueria
soao conform!. La marittima carreggiata d ua graa passo all* aTTiciaamen-
to dei due popoli, i'accrescere i reciproci oommerci e i coaaubi 9 e pi&
lo sforzo uaanime de*dotti di qua e di ih potrA ua giorno amicare le aua
cittA sorelle, ma siao al fatale 18S7 i dotli daran la mossa alle dassi in*
feriori , cbe tutte le social! gerarcliie sottostanno a' sapieati. E ollre a
ranto abbiamo 10 a L. Leoaardi su ci6 annuaziato , in quest* aula islessa
Ragonisi dimostro gli error! storic! dell'ab. Ferrara eoatenuti ael to*
mo 1 s p. 175 della sua storia d! Sicilia ova rifereado la lunga quislioaa
tra Aci Cataaia pel priTilegio di tetiera la seta » il Ferrara coatro Ta*
5»
riik asseri aver mnto Caiamia m Palermo ed m NapoU I 0^ qiial toI-
U Ferrara ha parlato di Aca ha tradilo il Tero a costo di oontraddire we
•tatso (tSi).
In questo biennio ii Vigo leise aU* Accadamia un suo non brera Qeor
dro anaUHco etorico di tuiti i siciliani slorici di questo secolo dal quaia
ecco la somma degli argomenti. Dapprima egli si occupa degli storid ge-
neral! del regno di Sicilia di ciascbeduno di volo esponendo il iavoro^ V ia-
tendimento e Ja moral iU dell' opera , e dimosirando ii Di Biasi il Palmeri
lo Scrofani roaggioreggiare su gli altri. Di poi paria de* ocmpendiatori di
•toria ^enerale ; quindi degli storici partial i anticbi e moderiii, c di seguito
di quelli di Glosofia oaturale, di aiilica e moderoa leUeratura, di quelle di
belle arti^ de^ii scritlori di f^uide e viaggi, e (iDalineate delle opera di ar*
gomeiiU storici stranieri scritte da siciliani.
Lo stesso socio sommise all* Accademia un Ragionamemo etoricp dei-
i* arte drammatica e dtUo siato preeente de* teatri in $ief'/fa. Egli disegna
da principio I' ppoca grcca e quaiito in quella si opero fra noi in?entaado
la pastorale, dando opera alia commedia e alle sue rifurme , quaato da noi
inercarono la mimica le decorazioni il ▼estiario ; come allora sorsero polen-
tissimi tra^ici siciliani taluni dci quali annoverali fra le pleiad%\ come qui
nacque Y ilarotragedi^i , e le teatrali arli dalle incondite labbra da' rustic! ,
furono dai siciliani amniorbilite educate tanlo da Tederna gloriate quella
delle muse. Ricordo i magnilici teatri anfileatri odei^ de* quali i nudi rudari
stessi fjnno ancora testimonio solenno della nostra anlica grandezza. Noid
come nella romana dominaziune la musa dci teatri ammutij e al doloe al«
V utile delle scene vennero sostituili i circbi le naumachie , agli altori gli
accoltellanti, alle proJuxioni drammatiche, immani bel?e e umano sangtie y
come nel decade re deiP impcro furono i teatri contaminali dall' ilarodia a
magodia corruzioni della tragedia e delia commedia; contaminati dalla pre-
flcnza di nudate vcrgini , di slupri pseguiti in iscena ; percbd mano mano
il popolo conquistatore di usi leggi favella al popolo conquistato. Discona
Pepoca normanna sreva ed aragonese , cenn6 aver Alfonso il Magnanimo
preparato il risorgimento drammatico ; e quindi Tenne sriluppando in ogni
^ra Sicilia aver prodotto musici , i quali da Marotta a Bellini hanno
di loro armonie allietato Europa ; clie nel risorgimento dell' arte il tra«
gico Tommaso Cbiaula da Cbiaramonte , Ortenzio Scammacca da Lentini
e Paolo (!aa:^io da Palermo tennero il campo fra tutti ; che ne' secoli XVl
XVII e XVIU c nel prescnte non ha retrogradalo Sicilia, anzi le altre pro-
vince italiane lia pare.^giato. Essa degli orator! sar-ri fu maestra ed iuven-
trice, e negli stessi deliri degli atti saeramentali ogli spagnuoli non fu aa-
conda, all' iiitera Italia argomento di maraviglia per lo straordinario spet-
tacolo deir Alto della Pinta, Delineate il carattere di ciascun secolo » gli
uoroini notevoli, che lo illumioarono con le opere drammaticho di ogni ge-
nere, fornisce un quadro generate dei vari teatri esistenti nell' isola facendo
conoscere come la prosperilA o 1' abbandono di questi tempi di Tirtu, cam*
mini pari passo con le ragioni universe di miseria ignoranza felicita o sa-
pienza pubblica. Ricorda gli spettacoli saeri di raria natura, che si esegtii-
vano nolle pubbliclie piazze ; i poeti melodrammatici di questa stagione ; i
mustci e gli stabilimeoti ove s' impara I* arte del canto. Quindi ragiona de*
present! comici , e fra di essi esalta il Calvino da Trapani da pochi anni
oessato, il Gentiloomo da Messina, e Vincenzo Cacioppo da Menfi ehe eepra
tutti eonC aquila vola, FVa i tragic! pone primi Vincenzo Amore, Letter io
Stagno ed Antonio Galatti da Messina tutti e tre, e Vincenzo Navarro da
Ribera ; di ciasean di essi esamina breTcmente le opero , ne tratteggiando
la fisonomia drammatica. ludi tien proposito degli scrittori di drammi, e fi*
nalfflente delia oaziooala oompagnia oomioa di hallo canto e prow siciliaaa
79
iflfltitafta da Biagf^io Peres al cadere del ▼areato feeolo, della ooale enuneia
i caratteri i pre^ e U ttoria. Condiiude il sue ragionare riportando ua
brano della prefazione che monsignor Giacomo Ijongo da Metsjiia nel 1716
poneva innansi aile storie del Maurolico , eccitando i suoi connaziooali ad
nnirsi tutti in un Talere a far prosperare le arti e le lettere in quesia gra*
ma terra^ che i nostri dissidi lacerano ed inlrisliicono. Questo non tenue la-
voro del Vigo 4 iiUitolato ai principe di Granatelli nostro socio corrispon«
deote, meriteTole di miglior dono.
Lo rtesso socio L. Vigo ubbidi all' invito deirAccademia riferendo la vita
di Giuseppe Cos^ntino^ nostro socio onorario cessato a 6 niarzo 1839 , e cid
neir estraordinaria funebre tornata de* 6 marzo 1840 al pietoso ufficio eonae-
erata dngli Zelanti. Egli rammemord non saperbia di mortori, non porapa dj
marmi poter vincere la dimenticanza de* sepolcri, solo la luce della firtu^ di
cut siamo stall beneiici^ ottener ricordo e balsamo di spontanee lagrime. E que-
tta Tirlu benefica splendea in Gius<*ppe Cosentino, onde quesla cillA cospicua^
nittta alia roorte di tanto volgo di togati di palrizi di saccrdoti, ne lia dolorato
la perdita. Da tutli era aroalo e diletto il Cosentino, e cbi potea negar grazia
a quella mile gioTialila di costumi , a quelle urbana vivezza di altici sali,
onde allielava la sapiente gravity de* suoi ragionari , a quell* anima franca
cbe dai Tivaci occhi tralucea liropidissima, a quell* amicizio di cui era parco
donatore. egli ^ Tero, ma serbatore fidissimo^ a quel labbro eloqucnte sul
quale balenara la ingenuita di un sorriso di cielo , die infondava ilarit& ai
languenti nel furiaro dellu procelle de* morbi, a quella mano Tittoriosa che
tanle vite rapi alia morte, cbe tanti afflitti sotlrasse a* chiodi d* incompor*
tabili dolori , cbe tanti poveri tribolati sand soilevd e soccorse del pane di
caritAy a quella mcote feconda di medic! ingegni^ di onnigena dottrinoy di
tanti consigli, di miraeolosi salutari troTali ? !S6 altrimenti potea quel eon*
Sianto riuscire alia vita^ poichd non 1* esem|iio nd gli fallivano i document!
oroestici, e qui tesse il Vigo la storia di Micbelangiolo Coseotino padre al
Giuseppe, quella dol perduto accademico dalla sua nasclta alia morte^ il ri-
tratto morale delinea del sno fratello Cristoibro, e insiemo de*chirurgi an*
teriori a* Cosentino e segnatamente fa memoria di Filippo Badala, cbiudendo
iJ sue discorso cou inTilare i present! a seguirne V esempio a oomun sollie-
▼0 della solferente umanita.
Parimenti il dot. Giuseppe Pantellaro dicea la operosa vita e le led! di
Mariano Leonard! socio attivn dell* /\ccadettiia e vicario della citta. Questo
nodello de' sacerdoti fu sempre utile alia palria alia monarchia all* altare ;
rifulse egli per umilta profonda , costumi pur! parlar semplice e schietto ,
amicizia sincere , carita con i poveri, fede incorrotta. Sin dagli anni suoi
primi non diverti giammai dagli studi sacri, di cui fortified la mente ed il
cuore ; non appena sacerdote fu proraosso alle ecclestiastiche onorificenze ,
egli cappellano della basilica di s. Pietro, retlore della chiesa del Saivatore,
canonico della collegiata, vieario foraneo^ vicario visitatore e vicario gene*
rale, e finalmente tesoriere della stessa collegiala. Cappellano di s. Pietro,
non perdonando nd a (atiche nd a spese , che ingeoli furono, adornd con
isplendore e magnificenza il tempio, nuova eresse la sagrestia, altri lucrosi
fabricat! attoroo al tempio elevd, fondo in esse un corpo collegiale del quale
finche visse fu il regolatore doloe e sapiente. Di 7$ anni in febbraro 1859
cessd fra le lagrime sincere de' suoi degli amici di tullti i buoni.
Finalmente lo stesso L. Vigo diede breve e passiunata btograCa del
non mai abbastanza compianto Francesco Ficbera , che i maggiori siciliani
poett oelebrarono. Ricordo a' dolenti asooJtatori il nascere di quell* ottimo •
il Mo preeoce venire a bella fama» la sua modestia e nmiltA , che non gli
furono SGudo al dardeggiare dell* ioTidia, 1* operosa tua caldezsa per ripri*
etinaro quest* acoademiay lo sue euro mirabili^ la ana filantropia per U quale
8o
conteggioMi di tilby qaando^ ndb eommM trepidaaoiw, m fit inriMtite qat-
tU bella citU, e a aS goinaro i83o di SS anni appena, oatsaTa. Le maste
parole del Vigo furon seguite da' canti funerali de' poeti.
Gli adtani hao tempre alimentato il fnittuoso affetto di riverire i loro
fllnstri trapessati, i quali nA poclii lono sUti nA da leiio, oome dalle mio
precedent! opere e da questa i patente; e euando in febbraro i84o, per
•alula re comando del re, chindeenti in Aci-Reale le sepolture , il socio at-
tiTo Mariano Grassi espresso il Toto eke le ossa de* beiiemeriti prima se no
traenero, in separato luogo temporaneamente si serbassero, per indi erigersa
un modestissimo panteon munlcipale. II toIo fu aooolto dall' AocaUemia, ma
perchi giA era compiuta T opera de' murifabbri, e quasi impossibile riusciva
rinTcnire i caJaTeri di que' trapassati y non potA 1' Accademia gioTarsi del
filantropico oonsiglio.
Aailqtarla Dai soccorsi slorici inTigoriti i nostri oolleghi , hanno esteso le loro
rioercbe all' anliquaria, e L. Vigo disculea del luogo oto esislcTa SiGoniat
cosi partecipando all' Accademia il prime capitolo delta sua sloria di Aci-
Reale^ cbe trasse origine da quella Tetusta citta (sSs). Lo stcsso A. pnb-
blic6 nel i83B le Rieerehe sul luogo ove esitteoa fanit'eo portodi VUmmo^
questa indagine di omerica gcografia suscit6 rarie opinioni fra' dotti, e sio*
come il prof. Carlo Gemmellaro contradisse 1' acitano istorico, il socio attivo
Leonardo lieonardi con acuta e Tilloriosa crilioa appoggiata alio ragioui an-
tiqnarie, cbiari stars! X errore dal canto del Gemmellaro (aSS); e gia quella
lite generosamenle eras! estinla, e il genlile animo de' disopinanti quietaTaii
nell' abbraccio delta riconciliaiione , quando a disdoro dell' opinare di tra
aecoli interi de' sapienti di questa savia cittik, si A oggi Toluto improTvida*
mente rideslaria — Ancbe it Mauro Riggio intermessi i naturali esperi-
menti ^ si proT6 nolle anticke rioercke : da lui fu illostrata una medaglia
inedita coniata da' leontioi per la fermata pace con i slracusani dopo la
gnerra interna , oon 1' inlervento deigli ateniesi oombattuta nell' olimpiads
88.* (184).
In questo biennio L. Vigo spiegA una creta antica di stile arcaieo do«
nata all' Accademia da Sebastiano Garzia y e rinvenuta nolle adiaceato di
Sifonia Torso ponente presso la contrada di Nizetu II Vigo, senza ribattera
e confutare le erronee denominazioni attribuite a questa creta, dicbiard pro*
liminarmente essere la figulina oennala comunissima e di poco pregio. £ssa
appartiene alia classe delle statuariee rappresenta una donna che accostaai
air eta matronale, Testita di tunaca, oon medio in testa e le bracda ade-
renti alio oosce : k alta poco piik di un palmo. Le figuline di un dis^uo
pid franco scgliono ottenersi in Sicilia dagli scaTi centuripini, ed esse ban
onalebe rassomiglianza oon le apule e pestane ; quelle di stile arcaieo, ossia
di quelle maniera la quale per conrenzione fu ritenula ad use de* soggelli
sacri ancbe nell* epoca dell' arte aTanzata, sogliono proTenire da Camerina
e d' Agrigento , delle quali il Vigo due no possiede. Le terre cotte silbnita
da lui illustrate nolle JVoU'zie storiche di Jei-H^le , quelle possedule dal
sac. Niccold Musmeci e dagli eredi del dot. Felice Musmeci e rinvenuta
fra le rovine di Sifonia, sono di pasta somiglianti a questa donata dal Gar-
zia , e percio cresce esse Tigore alia di lui credenza di essere esistile fra
poi ofBcine statuarie e plasticatori abili. Queste statuine i secondo Odoardo
Gerbard neila sua o^rtk Iniomo % monnmenti Jiffulini della Siciiia^ Berlino
i8oi> p. e4 < *i riferiiicono ed anticbe diTozioni raffiguraiiti immagiui di'diTt-
I nilA venerate no' riti sepolcrali, ciod numi terrestri ed iafernaJi , a* quali
> la religione del paganesimo consacraTa i loro defunti. Tra queste seeon-
1 do le oostonti norme del culto eleusino primeggiava la siessa terra deifi-
» cata : e questa si riconosce in molti idoli per lo pid aiti sopra un palmo,
9 goaeralmenta figurati in disegoo assal arcaioo, rapproseutala in una doaoa
8i
» allusiTa pel modio the la copre all' abbonJanle fertilitii, e per la poslura
1 sedente the srmpre la diilingue, all* immobile natura del sudio terrestre;
9 ^ per altro semplicemente vestila, tenente le mani aderenti allccosce ec. >
Or dopo quefta descrizione del Gerhard , so^giunge il Vigo , clii non vede
la fitatuina donataci, e rbi in essa non ricono^ce la gran madre Gea?
Dal socio corrisponderie can. Rodriquez aTcramo il rogguaglio di Ta-
rte anticbita scciperto reiP isole Eolie ; egli fa cenno fugace dellc Tetuste
Diemorie di quelle lavolose isolelte , e per non ismarrirsi, siccome molte al-
tre, registra quattro grecbe iscrizioni sopra terra cotia rinTenutc in Lipari
contrada Diana, allra in conlrada Quatfropani , altra uell* isoletta Panarea
con altre sepolcrali anticaglie, un acquedotto in Stromboli contrada Scarj ,
e pareccbi ruderi qui e la disseniinati re' vari luoghi di quel gruppo di
isole, o^e sorsero monumenti di ogni maniera dall* epoca della prima ciTil-
ik delP uomo, e cbe meritarono ricordanza dagli storici delle Tetusle nazio*
ni, e il canto de' piu celebrati poeli dell* anticbitii.
t^Uimo ramo delle invesiigazioni accademiche aono le arti e le Belle Arti • Bella
arti, e segoendo la partizione statutaria , di esse ci occuptamo oramai. In lf:i
quest* ultima epooa ^ aTvenut • come nella precedente, il fiorire delle scien-
ze ba favorito quello delle arti ; senza i dotti gli artefici languiscono. II
socio attiTO Rosario Grassi Giuliano con i lunii della chimica e deiragraria
▼eni?a in soccorso de* fabbricanti di ciioiame, i quali ban difetto di sostan-
ze coDcianti per il caro delle esoliche e la minorazione delle indigene : perd
egli propose valerci della segatura del castagno al)bondcTole di concino piu
di quella di querela , e una pelle concia con essa presentd all* Accademia ^
cbe troTolla eccellente ^ e riferi ottenersi da' caslagneti etnei presso a i4oo
quintal! annul di segatura atti a bonificare 4oo quintali di pelli (s35). Lo
stesso socio, ccnofciuto desiderarsi di Tenire piu doici i nostri Tini di monte^
Iralasciando gli antichj dispendiosi metodi consigliati dagli enologi, ragiona
della calce carbonata : egli addita il roodo di usarne e proTa tornare in-
nocuo il Yino cosi fatto e riuscire abboccato perdendo la sua naturalo acer*
hliA (936). II di lui fratello Allio con una sua memoria si volse a propor-
re i mezzi di perfczionare le nostre tele e i nostri damascbi , e Tuole s' il-
luminino gl' ignoranti cbe li neneggiano , si meliorino i telari , gli allri
ordegni e i metodi d* imbiancamento^ e cbe il Comune proponga un preroio
al capitalista, il quale intraprenderii la rilbrma elcTando larte al grado in
cui ^ porTcnuta altrove (8S7). II ben. Ciriiio Ficbera una serie di sperimenti
su' filugelli e sul modo come trame copia di buona seta annunziava , cbe
per la lore moltiplicitA tralascio di notare , sollecitandolo a dare il seguito
delle sue promesse osservazioni sulP uso del gelso cappuccio (s38). Taluni
di questi lavori potrebbero simultaneamente allogarsi fra quelli deir arte
agraria , ma qui li registro percbd ^ie mUggiormente considerano la pra-
tica di quanto la teoria sdentifica.
Net presente btennio T Accademia non obblid le Arti, e in due tomato
pnbblicbe si ocnipd de'saggi tintori di Alfio Grassi Messina. Questo gioTane
tintore impetrd dagli Zelanti di eseguire sotto i nostri occbi vari saggi tin-
tori', • in due tornate straordinarie de' 4 « >* Marzo iSSg ciwgui le pro-
re seguenti, sotto la vigilanza e immediata osser'vazione del socio atti to San-
toro Scuderi , e rttenendo V Accademia la mostra di ogni saggio. Egli sen-
za soccorso di fuoco in e5 miouti annerl un tessuto bianco, cbe istantanea-
mente restitui al pristine colore. Parte delP istesso tessuto nero la mut6
istantaneamente in giallo carico, e parte in giallo le^giero, e parte in rosso
mogono, e parte in rosso feccia. Qui giunto a ricbiesta del socio Scuderi
Be tranut^ in rosso un' altra parte, e ni questa la settima metamorlbsi tin-
toria. Di poi acoeso il fuoco con lo stesso metodo e ^tgilanca tinse in bin
di Prussia in caldo alquanta seta e cotoni biancbi ^ i quali esaminati da*
Vigo I ReL Cen. ^^
82
cbtmici Santoro Scuderi , Gioranni Coslarelli e Salratore Foti dicfaiarirono
lion contencre nesiiuii morilcNitc. Allra sela e cotone compa^na alia prece-
donte colork a celeste di Prus^Ha ; altra a rosso di fisica, allra a Tioletto di
fisica. allra a giallo di cromo. Nella seconda (oniala colori istaoUneameoU
ill rosa un brano del tessuto di cotone che avea annerilo nella preoedente ;
un altro brano in fior di ppsco ; altro in scuro fcccia ; altro in rosso lau-
rato ; altro in lanch^ , un brano di roussolina bianca la ridusse in lanch^»
dicbiarando quel colore resislere a* saponi. G>1 sussidio del fuoco tramuto ia
bianco parte dcllo stesso tessuto lanclie, in verde erba un brano del tessuto
nero ; altru in celeste; altro lo restiluisce bianco com' era in origine; altro
lo volgc in color di cannella. A tanto perTcnuto e a ricbiesta dell' Aocade-
mia, escgui otto saggi di slampe diTerse su vari tessuti, che riuscirono gaie.
Quindi gli furono presentati Turi pannilani neri bianchi rosti e di altri co>
lori y ricUieJendogii chu a mente del suo manifesto li tramutasse in altri
colori^ ed egli allora col fuoco opero i seguenti sculorameuti ; due peut di
persiana V uno, e T altro di caramandola, entrambi neri^ tracambid in vio*
laceo ; altro pezzo tinse in mugono , altro in rosso lannato^ e finalmenlt
un altro in rosso. Allora il Presidente sospe^t le ulteriori prove per esser
r ora assai tarda , e dalT Accademia furono deputati i soci attivi Scuderi
Ficbera e Rigano per giudicare del pregio degli esperimenti del Grassi Mes-
sina, r quail opinarono non isfavorevolmente al tintore.
^|. ^^ Cost costui colorava i tessuti , ed il pittore Eromanuele Grasso pro^a-
▼a cul falto |>oiersi colorare a fresco suUa tela e suUa iavola annunziaiido,
una scoporta utile alle arii belle. Rgli la concepi sin dal i8a8 , V annuiizio
poco di poi, e L. V'igo nel i833 la rendea di pubblica conoscenta raggua-
gliandola a quella di Antonio Gengenbaur di Gutteuiherga, con cui quella
del Grasso ba disuguaglianza nel superarla in bouti e perfecione, e ceder-
le solo in premio. Quando fu conta questa scoperta , fu pubblicata nella
nostra prima Relaziene^ se non altro timidameiite, ed A. Gallo la negd af-
fatto: or ancbe i malij^ni e gli stolti Tappiaudono; ma qual pro n* & to-
nuto alio scopritore 7 Nostra Tergogna , dopo i3 anni di prova , dopo di
essere stata accolta dalF Accademia di S. Luca^ dopo aver meritato atle-
stati di lode da* professori Manno e Camuccini , dopo cbe la Commissione
di Anticbiti e Belle arti ne Tolle eseguito un saggio in Palermo , e quel
taggio riuscl egregio, dopo cbe un altro se n'd depositato per ordine del
Ministro dell* interne nel Museo borbonico di Napoli, dopo che Gian Fran-
cesco Rampelli in Milano 1* annoTera fra le sooperte, cbe glorificano Ita-
lia ... . Tergogna, ancora lo scopritore non ottiene un premio a palesare
r ignoto metodo a giovamento delle arti , e questo fcoprikore inveoeliia e
inTOca il soUievo della beneficenza I (sSg)
II socio Rodriquez descrivea talune pitture di Lipari con una gentUo
lettera a me inviata : in essa annovera un martirio di s. Bariolomeo al-
r Immaoolata fattura di Giovanni Barbera messinese ; a.^ Y Immacolata iti
del cavaliera Massimo ; 3.** un s. Giovanni Nepumaceno di Francesco So-
limena iTi ; 4* molte tele nel duomo di Mereuno Napolitaoo ; 5. la Ver-
gine del Rosario ifi di Federtco Zuccaro; 6. la predicazione deli* Apostolo
arlolomeo attribuita ad Antonello da Messina ; 7. e 8. due quadri del
Tuccari nella cbiesa de* pp. Osservanti rappresentanti 1' uno s. Pasquale e
r altro 8. Orsola ; g. una vergine ool bambino nelle braccia alle Anime
Purganti atkribuito all* Albani ; 10 un* assunta a* Gappuccini di p. Fedele
da s. Biaggio ; 11. una vergine in atto di porgere a s. Felice da Can-
talioe il bambino Gesik dipinto di Giuseppe Russo sac. da Bapcellona di
Sicilia; e la un i. Girolaibo copiato da quelle del Domenichino posto nella
■agrestia della chiesa di s. Giuseppe. Ned altro ofleriva in Belle Arti la
locietA lelantea, le non Tuoi qui ricordare quanto Mariano Grano e Nic*
coUi M MW m e o i disieio del Vecd&io e dol Muinmeci*
83
E questi i lavori da essa prefentati dal i833 al i84o ; ma che han
prodotto 1 soci residenti ollre a tanto ; quali i beni arrccali dalP Accade-
mia ; quali i suot mutamenti sociali, il suo ingrandimcnto ; che a fare fe
resta a renders! gioTCvoie durabilmeiite ; quaP d lo stato della coltura pub<
blica in Aci-Reale ? Gravi inckieste^ nia nccessarie ai filosofo che non ri-
guardi un' Accademia come un corpo isolato, come una oasi nel dpserto, ma
come fonte di Titalitd generalc, ma come rigeneratrico di costumi^ ma co-
me un apostolato che ha fatlo Sacramento di guerreggiare tutti i vizi' mo-
rail 9 e patire il marttrio della maledizione de' tristi e dcgP ippocriti per
compiere la santa opera del benefizio ; e a tali gravi inchicste^ secondando
r ardenza del buon Tolere e le poche forze dell* intelleito, ordinalameiUo
Risponderd , come da me si vuole ,
Liberi sensi in semplici parole.
II socio cnorario Mariano Spada de* predicatori discusse uno de* piii astrusi
teologici argonienti, se la Vergine fu tocca e come e quanto dal pcccato
di origine, e qual sia al proposito la dotlrina di s. Tommaso analizzo con
una magistrale opera quadripartendo il lavoro. Nella prima parte dilucida
la dottrina dell* aquinate sul percato originale, nella sccouda produce e co-
menta il testo dei vari suoi libri a provare che il santo opinava Maria
essere stata oompresa nella comune sentenza, ma che fu preservata dal con-
trarre la colpa ncll' anima ; nella terza chiarisce , con il confronto do*
Tari tesli^ Tapparente contradizione del stnio dollorc, e nell* ultima pro-
▼a essere stata in tutti i tempi la scuola domenicana favorevole alia pia
credenza della preservazione di Maria. Cusi egli purga il suo institutS e
r angiolo delle scuole dalle malvage accuse degli eretici , i quali gli attri-
buiscouo le loro acatolicho idee. L* opera dello Spada d prcgevole per si-
curezza di raziocinio e sobrietd, nulla ▼* ^ omesso , nulla ozioso , si ab-
bella di chiarezza di dpttato e di ordine , e ove non oliscono i fiori della
favella, germinano quell i dell* intelletto (240).
Su questa fia ha progredito Salvatore Vigo , Terso di cui la Terecon-
dia di nipote non fard ingiusto il segrctario perpeluo dell* Accademia si
che frodisi del debito qual autore di mpmorie , che illustreranno quel be-
nedetto nome ; ne le poche che sono a stampa sinora, e neppure le molte
ms; dan plena misura della latitudioe delle sue conoscenze, benchd siano
fedele specchio dell' intemerato suo cuorc : non egli scrive per pom pa, solo
per ciTil benefizio^ i suoi scrilli ban sempre il pregio deli* opportunity^: sl^ lo
■ue armi sono di buona tempera, e le brandisce al bisogno. Mel i833 dava egli
a stampa VIstorta critiea di parecchi censimenfi per serviie alia rettifica del
cdtasto siciliano ; \wi, a breve introduzione, nella quale dirisa per chi sd il
nostro antico modo di daziare e il pregio del contributo fondiario, quando i
moderato,e alia spiega deirintendimento di lui di rinvenire il men difeltoso me-
todo di censimento capace di porsi in pratica fra noi, fa seguire la esposizione
e critiea di quel di Milano, iniziato sin dal i547 ^ conipiuto ncl 1767, il quale
servi di specchio agli altri tutti; quindi la stessa analisi adopera sul calosto
progettato in Sicilia nel 1789; sullc istruzioni del 1788^ sul catasto siciliano
del 1810, sulle leggi finanziere emesse dal parlamento del 1812, sul progetto
formato nel parlmento del i8i5, sul catasto di Francia, e da ultimo su quello
di Napoli, ch* ^ lo stesso di quel di Francia , ma piu esatto, e pcro gli dA
preferenza, desiderando di modificarsi i.^ condistinguersi i fondi T uno del-
Faltra pei confini piA che pel numero d' ordine, 2. con tenere prcscnti i
contratti di permuta , 3. con adoperarc maggiore estcnsiono nella classiQ-
cazione^ 4* con calcolare lo stato progressive retrograde stazionario de*
comunij 5. con rivalutare le terre , che furono soggetle a proraiscuilA di
dritti. Qa«il' ampio laroro i stringato in poche pagine, ma pcrspicue, oto
84
nenuna idea necesiaria e esclusa^ le TantaggeToli oonoalenansi come indie-
soIubiU anelli di catena di diamante : tale i tempre il conoepire del Vi^.
Del merito deir opera che ricordare? S. Filippo, Mortillaro e Maddem oe
ragionarono ; Sicilia fa Concorde a uii Toto , quei divisameiiU fosiero leg*
ge — Nel 1 83 5 e?ulga?ale Osserva-itoni stU deereto del ao dieembre 18B7
tendenti a di/nostrare che del polere eo^fgeilo a eerpilu dar ei debSa ed
rupetiivi poeseeeori la parte che earrieptmde al fruito de diritti che vi eser-
eitano nello gtaio in cut il poJere dalla promineuitd a comune perdita i
de^radafc. Con esse prova aTcr quel decreto, emesso a purgare questo re*
gno dalle promiscuity de* diritti, concesso ai proprietari de* fonJi tre quarti
pill del debito a disfavore delTusuario^ cio^ avsr tolto ai comuni tre quarti
di ioro proprietA e datala a«7li exbaroni, U quale d ralutabile pretso a ea
milione e mezzo di once^ verity cbs s^oracnta qiialsiasi magistrate , quel*
siasi economista, qualsiasi paternale gorerno. I dritti promiscui , egli dice,
nacquero , general raeiite parlando , dal poco utile di un* accurate ooltura ,
dalla mancanxa di sicurezza , dalla estrema disui^uagliansa ne* dritti e negli
averi^ onde sazieta ignavia in poclii , poverta in mi lie attri : condeminio ,
nieno che ne* casi per documenti dimostrato 9 non consi^lia presumersi la
itoria. Al cessar dellc ree cagioni, sostituivasi una propriety inlera e libera
alia promiscuita, cb' d la piu (;retla maniera di goder la terra € Gii ignora,
" P^' 7 ^^ scrive, che le promiscuita si fanno reciproca ingiuria, e, si
fattnmcote che lutto il podere forte dc^radano ? » Se adunque uno olfende
r altro , region vuole che dell* aboliziouo delta promiscuitd j opera tutta di
legge , ue goda ciascuno per quaiito ne eiitri nella quota propria. Questo
principle comeccb^ giusto e semplice , di cui parve bene ad uno Seine ed
a quanti in dirilto leudale e civile e nella storia de* secoli di mezao siHito-
110 avanti, non ideato da che pel bel proponimento con?ennero i reggitori dl
una ri'brma, non iredesi adoltato in atti posteriori. Queste OsservauoHi del
Vigo a prima giunla ti riescono buie intralciate^ come se.ficcassi la Wsta
per una seUaggia seWa ; ma come piu vi t* interni e contempli^ scopri e too-
chi il vero nitido abbagliante> in mode non dissimile di quando a£Bsi quei
ceppi e quei rami di alberi, che ritraggono la tomba di Napoleone a Log*
wood, e nulla afiiguri da prima che trouchi e ramagtia, ma al contiderarli
attento ti sorge innanzi 1 onibra del gran Capitano conlornola da quelle
pianle , e lulta la Tcdi e nulP altro che quella vedi emergere quasi dal
quadro, e posarsi sulla pietra sepolcrale ^- Se contetiga eonvertirei i pecut%
Jtumentari in monti agrari e provredere al sietema di pubblica annona ,
travaglio il siciliano governo e la mento del Vigo. Questo solido ragiona-
mcnto dietro la sposizione dcile iiostre antiche e nuove leggi annonarie ^
tende a convincere essere inulili i peculi frumentari anche con forni di pa-
ragone , corrpr gravissimi pcricoli i monti agrari , duversi volgere ad ult-
lila de' comuni i capilali esisteiiti^ dovcrsi abolir le mete e proclamare la
liberti piu illiroitala di vendere I'rumento e pane e ogni maniera dt come-
stibili^ e cid coiivalida con evidenza di dotlrine esempi e raziocinio — > Egli
ba fatto subielto delle sue veglie Sicilia, de* suoi bisogni economici si 6 o-
gnora occupatu « e frutto di lun^a meditnzionc f.i questo problema di sta-
tislica ; La imponizione fondiaria di Sicilia^ che pare delPotfavo i minore
di quella. di N J poU\ che pare di un quinto ? Lacouico cbiaro vittorioso^
quanto un teurema matematico^ ^ ii suo discutere^ e ti stampa indelebiie
neli* animo la convinzione, che ad onta dell* appareiiza^ la Ibndiaria di Na-
poli ^ minore di quella di Sicilia , e quel che piu monta V agricoltura il
commercio e le arti di Sicilia van mancando. Egli in questo dettato i una^
namente crudcic , avverti la cancrena nolle materne viscere di Sicilia^ non
Tjie lusinghiero la veld di fiori, ma ▼' immerse il salutare ooltello, la feca
patente e disse a* fratelli , e a chi veglia a' nostri destini : vantaggiatert
de*progre»si delle teoricbe economiche, curate la madro TOitra 9ollMati»Q
8S
gnarigioiM o moHe, Bon ▼*llliida ai«na owili^ !• nuioiii ioBoiodiTidB«,
han eue naiciU baltesmo gioraiiana TiriliU , e anoha praoooa moria* Dal
Modo di siabiUrn m Sieiiia praHimmetU§ e earn fmeSUlik Uuickt UriMpammm
a di d^patiio 9 e difar eesMore ie aravi mtmre ndpieeoU pe^ui^ ti trava-
glid quailo baaamanlo nal 18SS, (V. Eifemaridi ac vol. XV. paj* ia6). D
ooacapimanlo ^ lalatara , ma rimaie caria saritta , A aao da* miUa Tali da*
milla detidari lorti senia Taataggio ctTila.
Rosario Rooca, nostro looio oaorario, ti addiaa alia Itniaogrtfia a la
lua dua opara tono giovaYoli aatramba agli ■tadiaii : nal i8a8 prodasM
ao Matmale quadrilioqua , ciod siciliaao italiana franoefla a latino, ooala-
oanta, partiti ia dassi, i nomi degli oggatU piA ntitali ia laaiaU a ia na«
tura, i franoesi rocabili lagnando, a coma Tan leriUi a ooaia Taaao pro-
nuoziati : prasoelsa ia forma aspeditiva dello UTola, a il tao libro diffaia
par la scuole profitt6 moltoa*£;iovaoi. Esaurita la prima copion adiaoaa,
inveoa di ristanit>arla, misa fuori ii Diziaaano Mteikano tiaUtmo eom fi ia i m
su judlo del Patqualmo eon ag^unte e eorreuom uu toI. ia qaarto di
p. 378 dadicato aUa nottra focieti. Sicilia abbiiogiiava di an buon la»iaa,
r Accademia di Scienze e Leiiere dalla capitala avaa sancito la a»rma co-
ma craarsiy ^iovandosi da* pracedaiiti a curraggendoli (a40 • prima il GaU
▼ino avea tanUto V impresa , che gli vanna da morta intarrotU; I* iafali-
cabila ab. Gaspara Rossi a Pompao losanga 00a i tipi a il saooorso del bar.
Ifortillaroi aa promattaano uno vasto , ora mai initiato, quando l^'ab. Roe*
ca fiioea imprimera il sua ristrctto di Pasqaaliao* Ivi impradanlemania qs6
la voca Calmnia a i suoi deriTati nel sanso del lao oiadallo a del lamma
Giovanni Mali a di Sicilia a vi ag^giunsa del mm , cha fa paggio ; la av«
vide deir errora a lu corressa ; ma non polA aviUra ana sdooca a immon-
da critica stampata nel Giornala letterario (a4a)' Attraiion fatta da qoasla
laidazza, a lasciandola delisia a' bassissimi animi di lani^o da* ciacbi, cha ia-
vestigano il fusoellino nairoocbio del oonaaationala , il Disionario di Rooca
i pregavole per economia, per chi non vnola approfoodira la rioehesia del
sicttio idioma , per fedelU , ripreosibile per omissioni di canta Toei cbe sao-
nano suite nostre labbra a invauo rigistrate ivi ricerchi , ma qnesto lassioa
^ prodotto di un solo uomo ed ia pochi mesi : lo condannino col far maglio^
10 non so cbe dargli onora a coraggio.
L' ab. Diego Coslarelli » altro nostro socio onorario , oltre f Anna Bo-
lena tragedia delta quale ho delto altrova 9 ha scritto doa opera » doA, una
suite arii a manifattura nostra^ una sulla aducasiona a isCntziana glavanile:
entramba oommendevoli par metodo a atilild, a cha fra non gnari Tedraaio
stampata. La secooda fu presentata alia Suprema Commissiooa d'Istruiiona
pubblica^ a dopo severo esama veiine giudicata dagna di lode. L'A.asami-
nati i metodi di Condillac Gesarotti Filangeri Rousseau Gioia Pasialozsi ac.
propone il suo^ cha in molta parti Ii supera : a aggiunga in fine talnni av«
vertimenti alio madri di lamiglia intorno M aducasiona da' loro ligliuoli.
Son certo che appena pubblicato questo lavoro otlarri il plauso uaivarsa*
la, (a43). L* abate Pietro Grassi Gombino pubblic6 la viU del padre Ma-
riano Leonardi domenicano , a largo numero di opara sn vari rami deMo
sctbile serba ancor ms; egli non &k sosta all* oparosa brama a ido raspira
amora di palria. Francesco Vasta d felice autora di bravi aratari a lirioa
non ignobila ; la malvagia salute gli tolse di sagnira il mntamanto lattarario
avvenuto dopo Foscolo a Mansoni ; sonogli csampia arcadi a mitid , ma
r imita con candora (fl4S). Sabastiano Pulviranti santl la soossa, a nal Gafta
appalaso la sua tavolozza fiorirsi di vaghi oahH*i; al pari dd Gafia la soa
liriche son ditattosa {^A^)* V ab. Ragoniii, altra al tapra a^postOy ha dat*
#ltri minori opusooli 9 ov' d sampra il consaeto andara del nostra aaaian-
do retora, nestora da* presanti accademid. Salvatora Rossi Bananno da fSA
anni ha t6IIo id iidllano la Bnooolica di VirgiliO} praoeiN il HaoMida ia
86
tempo ia pregio , la Tersiodt ^ tuttora idedita e merita la luoe. II bar.
Paolo Nicolosi adopera 1* iUlica cetra; e meriteTole di ogoi elogio per Ta-
cuiie, il Brio e la spontaneeU ^ Candido Carpinato autore di bemesche e
latiriche poesie (a47) ; tuiti gli accademici dafniei secondano V ispirazionp.
Paolo Leonard! ha fiflsuto per la creazione della storia patria , non ▼' ha
memoria a lui iocognita siesi artistica ci>tle o eoclesiastica, ie ricende no-
sire ha scritto ausiliato di Mariano Fiitocchiaro Valastro, essi net i8i8 mi
trassero ia queslo spinaio , a da Paolo e nato Mariano Leonardi Gambioo
nodestissimo gioTane illustralore delle arti belle, fcriltore polito e sensato,
e degnisfiimo erede del nonie paterno (v47)> Di me d dicoTole il tacere :
molti connaziooali e slranieri ne ban giudicato : i oitei libri sono a slam-
pa, su* ms. non ha diritto il pubblico : sia questo uHicio de* pietosi la cui
merci potr6 alquanto sopravfivere al mio novissimo giorno. Ftttori ricor-
devoli nessuno abbiamo , traiine Emmanuele Grasso perch^ scopritore del me-
todo di affrescare sopra tavola o tela , e Angiolo Scionti , cue tuttora ti*
fesi in Homa^ o?e promette studiare 1* olio ; scultore un solo e iu marmo,
Rosario Anastasi discepolo di Valerio Xillareale arricchitosi di rooltc dott
del suo maestro (s5o). Francesco Flaretta , discepolo di Zingarelii , corn-
pone in musica con tale vigore brio e dottrina da meritare miglior destino,
e abbandonarsi a piu largo yolo (aH')>
L' Accademia ha impresso moto alia stessa inazione : ecco il suo pre-
cipuo gioTameiito attuale : il doTere di ciascun socio di produrre un opa-
scolo a tempo determinato, I' assembramento deMetterali del paese^ il loro
consorsio reso necessario , la corrispondenza con i lontajii y V acquisto di
BUOTi libri, gli sperimcnti sucopssivi , hanno adusato i roglioei alio studio
e alia creazione. Da due potenti nemici 6 minacciala ciascuna municipalitA
siciliana, fame a ignoranza : quclla in parte A figlia di questa , e FAcca*
demia Tignoranza fugando ritarda o allontana quella trista , cbe Torrebbe
porre suo seggio fra noi. Seguono Tii^^noranza i pregiudizi, fra di essi so-
no Telenosi e pertinaci quelli de* semidotli de* sofisli e de* supersliziosi :
r Accademia nefla santa guerra ad essi bandita , toluni ne ha viiito , ma
ancora d alle prime mosse , il trionfo ^ lontano : il cielo mi conceda po-
ter io sciogliere 1* inno della vittoria all* Unico, cbe benefic6 gli uomini della
luce del Tcro^ prima ch* io gli renda l*anima slanca dalle terrene tril>olazioiii.
Poco o nulla hanno gli Zelanti Io statuto iromutato ; a gloria dei sa-
cerdoti accademici sia conto aver liberali soscritto obbiigo ? italizio di cele-
brare gratuitamente Ie messe di cui V Accademia ^ oberata. n^ altri am*
metterne senza addossarsi questo pietoso dovere ; il danaro si eroghera in
prd della scienza , cosi hanuo essi congiuuto sapieiiza e beneficio. L* Ac-
cademia si i ingrandita di un Gabinetto di Lettura, secondo deli* isola per
epoca d' isiituzione^ esse d decorate del busto antico da me altribuito a Ci-
cerone , della mormorea immagine di P. Vasta condotta dall* Anastasi , A
ricco di giornali italiani siciliani e stranieri , di una preziosa collezione di
mineral! , di nummi di conchiglie ec. non sommano clie ad alquante ccn-
tinaia di i>ezzi, sono un desiderio piu cbe altro , ma sono nostra creazio-
ne, in geanaro i833 nulla esisteva. La Bibblioteca ^ proprieti nostra; nel
preseote ottennio si d accresciuta non poco, d aperta quando si danno le-
sioiii al Lieeo , ha un bibblioteca rio nominate fra* soci attivi. (Jn teatro
Dotomico ^ dipendente dall* Accademia , e Ie si £ proposta una Fiiatmth'
nica da aggr^arti alia classe di arti e belie arlij ma ignore se Ie menti
siano ancer atte ad apprezzarne il benefizio : Aci-Reale patria e lede di
insigni musici, merita quest' oooranza, e in quella classe chiamo Io statuto
e pittori e plastici a statuari o incisori e Htografi e cantanti e suonatori,
i quali, mel credete, senia il fasto delle lettere possono essere esimi cono-
scitori deir arte loro. Da aggtungere sooo ancora all* Accademia premi, stru-
meuti fcientiliGi, gettoni| tipografia, OMervatorio meteorobgioo e gior*
87
oale ; i primi a rianimare i Urdi o a goiderdonare gli strenni ; i seoondi
a prestar agio agli scieniiati di offrirne perfeUi i laTori di fatto ; i tersi
come aescato a interTenire i soci meno ferridi ; il quarto a notare le Ta-
riasioni atmotferiche ]e ranoodando alle fasi di Mongibello ; 1' ultimo a cre-
scerie Domiuaoza , a diffondere subito gli epiloghi delle lucubrazioni acca*
demiche^ a popolarizzare le straiiiere tcoperte, e a farla completa^ poiclid
un* Accademia senza gioroale e stamperia 6 un esercito senza projettili e
canDoni. A tutto cio abbisogna danarO) e la comunitA alle ooze t4 che ne
largiftce, dovrebbe aggiungerne altre 26 ; e il distretto^ di cui Aci A capo,
altre 5o : senza danaro ogiti volere i morto.
Or quale lo stato della coltura pubblica nel nunidpio ? Pooo mi re^
sta ad aggiungere oltre a quanta sparsamente ho notato in questa Relazio«
ne , e nelle Nolizie stancAe , e il poco d queato. II Real G»lIegio^ mante>
nuto con le rendite del can. Grasso amnn'nistrate da* pp. Filippini^ non 6
ptu nello Blato in cui era^ ma ancor (lotrebbe migliorare di assai; la ci-
▼iltik ^ nello stato primiero : generalmente qui come quasi doTunque^ non
si pone mente che V uomo ha tre educazioni, la domestica, la scolastica o
collegiale, la sociale ; che la seconda suol distrurre la prima , e la terza
entranibe, men Ire tulte e Ire debbono conspirare ad unico fine, creare cio^
utili cilladini. 11 Liceo comunale era di orrorosa laidezza , or inizia a in-
gentilirsi , ha dotli professor i, manca afiatto di gabinetti scientificij i quali
non tarderemo a vedere oramai che le sue rendite sono ammioistrate da
una locale deputazione^ che lo fark rifiorire : ivi saranno eretle due naove
cattedre Tuna di disr^no, T altra di reterenaria , e cl confidiamo nella spe-
ranza di rederlo accresciuto di rendite , ed elevate a Liceo chiuso per di-
Tenire unica fonte di sapienza municipale. — Di scuole particolari abbon-
da il paese, quella delP ah. Costarelli in bonti di metodi non cede a niu-
na, e le compagne Tince in floridezza. Inoltre il comune ha sovTenuto e
soTTiene le Accademie Dafnica e Zelantea^ gioTani scultori e pittori^ un
chimico per vantaggiare le arti eon quella scienza, e altri chi» ad erudirsi
di sostanze proprie ban difetto — Un Istituto per la educazione delle fan«
cinlle ha qui Ibndato Carolina Calandrelli, ma al profitteToIe blituto man-
cano dotazione pubblica, lezioni di danza, disegno, musica, lingue straniere ;
e Dio illumini le Tolonta di chi ne tarda questo bene. L' insegnamento mu-
liebre debbe esser gratuito come il virile ; e noi ci Tantaggeremo di un
Collegio di Maria la merci della liberalita del sig. Angelo Greoo alia quale
santa opera largi parte delle sue rendite.
Dal 1837 t* ha mutamento progress! to di ciTiItA , non riconosoo Ad
da queir epoca, contemporaneamenle alia sua elevazione a Capo distretto,
le donne cominciarono ad adempiere la lore cittadina missione, cio^, ingenti-
lire le societA, e giA molte^ dimesso il pristine andazzo, sonosi rifatte spee-
ch 10 di cortesia^ come lo son di avTcnenza. £ una nuoxa ichiera di pr««
stantt gioTani sorge Tirente di forza intellettiTa e di speranze, alia quale d
lerbato oompiere T immegliamento da noi introdotto $ la morte de*malusi
darA a vegnenti piu libera o men periglioso campo, e corranno la ghirlan-
d a, che senza civile ooraggio non si conquista, e che la mercd d«rli Zelanti
sari immarcescibile emettendo fieri di tutta fragansa in eterno. Fratelli il
noitro Sacramento fia quetto : patria, sapienxa e Dio.
FINE.
89
A R Nf O T A Z 1 N I
(i) Cio^ fpiellc 6e*Paiemit\ Afa/ineontet\ Intrieati, UfnariiU\ Delfct\ Fan-
taitieij Jssetati, Jtifecondi ee.
(s) EJfimeridi tcienlifche e letterarie per la Sirtlia Tom. aS p. igo.
Ivi j\p\ quadro slorico cronologico dclle siciliane Accademie delbarone
PUcido Arena e Priino, mio dolce amico, sono riferite due accademie
in Aci-Reale nel secolo XVII, doe quel la de* Zelanti e quel la degP /n*
tricati : io confesso d* ignorare quest' ultima.
(3) Nolizie slon'che Mia ciltA di Jii-Reale ec. Palrrmo i8S6 p. ifiS, e
Cetare Or land i Confpendiose nolizie delle etttd d' Jtalt'a, e delle sue
uole adiacenti ee, Perugia 1770 t. 1. p. 5o.
(4) Alessandro Grasso barone della Biyiera goTernd lungbi anni Aci-
Reale, a lui Intitold Pietro Platania nel 1680 il Ttt'onJ'o die. Pielro
opera posluma del di lui genitore P. Paolo, e in quella dedica si han-
no oon brevi nolizie di quel benemerito , pero Don estimo ripetere
quel c-b* e allronde da me stato detio: a lui come patrizio delta citta
nel 1 665 dedico Le ammirapde nolizie di S. Fenera Anselmo
G rosso; e di lui esiste ancora un sonetlo composto in lode del Plata-
nia : il GraFso era accademico degli Zelanti ed a?ea nome // Tardo-
(i) IVotizie eloriche ee, p. ]a6.
(6J Noiizie eloriche degli nomtni ilhiefri ee, che han fioriio nelP ordi'
ne de'ff. minori Cappueeini della provineia di Mesiina ec, Catania
1780 preteo Puleio /. i p. s5.
(7) S folia di Me^eina p^ it, p. 57 •
(8) Biblioleca cappucinorum p. ao.
9) Relaiio eolemnitatie epietolae mariaaae p. 696.
^jo) Bihiioteca sicula par. 1.*
in Lexicon ee, V, Aeie'Regalie,
(la) Ceeare Orlandi vii pag. Sa.
(iS) Ze ammirande noiizie della patria vita e trionfi della glorioea S'
Fenera delta pnr Vtneranda e da^ greci Parascere^ predicatriee e
vangeliea vergine , e marlire del refno di Sieiiia eittadina e ivtf
lar padrona delV cmplixsima cittd dt Jci, ccmpendioeamenie raccolte
dalle aniiche e mod^me ieti He di gravi aittcri e me, latini e greci^
e divise in due parti dal padre Jneelmo Cratso eacerdoie cappuc^
eino nafivo della medeeima ciitd, •— In Meeiina per Ciacomo
Mat lei 166I).
(i4) Li spaventoei incendi di Mongibello ecampati dalla eittd di Cata-
nia per la prolezione della sua beata concitladina s. Jgata vergine
e marlire g/oriosa. In Fenezia per il Falvas 1670 in 8.
(iS) Compendio delle Ammirande nolizie della patria vita e trionjidis,
Fenera ec, Catania nel palazzo del Senato presso Bisagni 1687.
Vigo , /7r/. Gen. 1 3
9^
(i6) L' Orofone ottenne credito da tutti gli storici ticiliani di (lueli* epoea.
II priroo che lo chiamo apocrifo fu Anlonino Mongitore nel 1714*
eccone la storia. Piotro Leonard! acitano e scaico cameriere del car*
dinale Alessandro Farnese lo troT6 Del tesoro di s. Prasseiie in Roma ;
col perniesso ed aut<TitA di quel porporato fu dal greco toUo in la-
tino da Gcrardo di Palestina; nel i565 il l^eonardi fe* transuntare ne'
piibblici registri di Vincenzo Sanlangelo regie notaro di Catania la
fede ed atlestato del Farnese di sua mano soscrittot e munito de' suoi
sugelli con cui affermaTa la veritA del ms. e del la Tersione. U ms.
di Orofone coutiene le piaute i disegni e le notizie di Aci Catania
Taormina e all re ciltA.
(rj) Loco citato.
(18) Albero della vi'a ducono panegirieo in lode della ghriota V» €
M, s. Fenera — Messina presto Ciaeomo Mattei i656 in 4*
(19) Compendio ec* p. 71. '
(20} Ecco le opcre del Tropea. // gran segno Jpocalistieo del etelo pa*
lermilanoy Orazione panegriica per s» Rosalia^ Palermo preiso Gio-
vanni Adamo 1 695 fo 4* De ignorantia, de emjtitione et vendiiione,
de peecatfSj de statu religioso in ordine ad ea quae observa^i de-
bent et de obbligaiione reltgtosorum. De resiitutione, de infamia, de pre-
eeplo audiendi missam et vacandi a servilibus die festo, De furtOf
de promissione , donatione et eo/npensatione. De haeresi et leetione
librorum prohibitorum, De judicio temerario^ contumelia et deetra-
etione. De anphibologia et restrictione mentali. De usura , de ma-
trimonio, de ctausulis axiomatibus et diciionibus juris, De rescri'
ptis. De Elemosina, De casibus reservatts, De Censuris. De delicto
in officio. De legatis, De electione, de obligatione reeitandi divinum
officium, celelrandi etc, De choro et rubricis. De episcopis relejatis
absentibus sede vaeante, De oraculis, de legatis apostolicis , de de-
cimisy de recursu, de Sacramento Eucharistiae, de Syndaco Aposto*
lico, fratrum minotum de correptione fratema, de lussuria^ de ob'
bligatione eonfessarii et poenitentis , de regitnine praeiaiarum , de
jefunio^ de actibus humanis, de simonia, de seandalo^ de occasione
proxima, de dispensatione, de fide, spe^ et charitate, de poenifentia^
de conscientia scrupo/osa , duobia ec, de diligentia adhibenda , de
opinione probahiliy de indulgentiis, de denunciatione, accusalione et
similibus faciendis praelato regulari nee non de ipsius praelati obli-
gatione erga subdilos, de damnatione ad triremes, de bulla Crucia-
tae , de peccalis laicorum violantium interdictum , de intentione con-
secrandty de vofo et juramento, de horis canonicis , de svperstitionu
bus, de conjessariis sollicitantibus , et de denunciatione ; de officio
Ss, fnguisttionis ; index lihrorum prohibitorum Matriti an. 1612 et
Panormi 1628; et Alessandri FJI i665 regulae iudicis Tridentini
de irregularitate, de legihus usu legis revocatione et irritatione le*
gis, de promulgatione legis ^ de error e et titulo coloraiu , de pauper^
tote franciscana, de peccatis tertiariorum non ohservantium regulam^
de opinione probabili pro subdito, de consuetudine, de privilegio re-
gularium , de privilegiis fratuum minorum. Bullae ad ipsas perti-^
nentes , et eorum privilegiis quo ad interdictum , de interdieto, de
mottialium clausura et allocuttone, observationes super opera Lean-
dri, expositio super Bulkun Clementis VIII, de largitione mune-
rum. — Scrisse in Italiano della Regina del Paradiso tomo nno m
cruarto, Tragedie saere due.
(•i) Ecoo il titolo dell* opera del Barbagallo. Prattiea noviitima^ et tbeo*
rica nyMT nte laagnae regiae curiae regni Siciliae. Ptuurmi apud
gi
Petrum de /sola , 1667 in folio. — Di essa sono rarie edizioni, ma
la piii riputata d quella del Rapclti 1779 in f. con lo aggiunte di
Onofrio Buscemi. Leggesi il fuo elogio nel Mongitore, neU* Amico ,
neir Orlandi loc. cit.
(sv) Vedi Biblioteea ec. t.. 5, n. 998, p. So4, eMongitore Appendicep. 38.
(fi3) Poco 8tamp6 ii Grassi ; Moogilore e V Orlandi riferiscooo la Nove"
na deila Mfulonna , solitvdine *piritua/e ne* not;^ ptomi avanti la
Jtaia del #. Natale di Ge^u Cfisto N, S, Divua tn (re parity Pa-
lermo preeeo 6\ Crami^nani , 1699. Tenne ms: T opera de TAe»
eauris abeconditie^ e la Tita del palermitano Vincenzo Ferrerio ser-
bata uel varcato secolo dal p. Salvatore Russo, come narra il Moo-
gilore nella Biblioteea , t. 9 , p. a: 3.
(a4) £cco r eleuco delte opere deirAliotta: i. La Nave di Maria, Nch
poli presto Monaco^ j6iS5. 2. Sfoiia del tremuoto del 1693 e le ire
Corone eaiutazione encomiaslica ad onore delta glorioaa V. e M.
#. Fenera , cittadina e principal padrona dclla cii'd di Aci-Reale^
da reeitarai dalli suoi divoii liberati dal tremuoto eucceeeo nelPanr
no 1693^ Catania preseo Bisagni iu-8 senza nome di autore. 3. £la»
cidario eacro morale lomo i. in foglio inedita.4- Enchiridion^ poe^
eie varie tomo 1. in foglio, inedile. 5. Panegirici aacri parte i.* e
8.* in foglio^ inedita. 6. Quaresimale in foglio, inedito. 7. (Jn breTe
epigramma di i4 ▼ersi laiini per il I'rionfo di t, Pietro del Plata-
nia premesso air opera di cestui.
(2 5) Le pitture amanii ed amaie del suo pit tore. Catania presso Biaa^
gni 9 1690 in-4* di cut parla Orlandi p. 39.
(a6) Del Maccarronio sono a stampa una Canzone pel irionfo di «. Pie^
tro , e i drammi seguenti : // Trionfo delta Religione — Catania
presso il Bisagni , 1680. Aci diefatto in tagrime nella morte delta
invitlo xuo Re Carlo II. W\ 1701. La nobitld P onnipotenza e la
grazia di Dio a dispetto delta colpa arrivale at non piii otlre </e* doni
neW Annunjaazione delta regina del Paradieo. Napoti presso Mona-
co 171 1. // disprezzo del mondo Napoli presso Pad 1704* Lepom-
pe funebri celebrate nel sepolcro di Cristo. Catania presso aisa-
gni 1706.
(87) Di lui parla 1* Orlandi nel luogo citato p 4^*
Le sue opere sono ; V [ride. Napoli per il liossellio 1694 in quarto*
La Nave di Maria. I?i per il Monaco 1699 — La Stella. Ui pel
Uossellio 1699 in quarto ^ La verga di Mosi. Ivi per lo stesso
1696 in quarto. It ritralo di Maria. Ivi per Michele Monaco 1697
in quarto — La Rosa Mi\tica. W\ per il Paci 170S in 4* ^<> Torre
davidica come sopra. Laicid ms. Las, Jfigenia ee. II s. Sebastiano.
(28) Le opere del Barrabino riferite dall' Orlandi a p. 46 sono : La Fit'
toria in Cosenzajper Matleo Rocca 1693 in-4* — // Trionfo delta
fede Napoli per Francesco Paci 1704 in-4. — H Trionfo dell* amor
divino. In Messina presso il Mallei 1723 in-4- Prodigi delta fede
In Messina per Chiaramunle e Provenzano 1727 in-4* Lascio ms. Di"
scorsi aceademici in prosa sopra vart probtemi in 4* /?tiiie sopra
il terremoto acvaduto V anno 1693 in un tomo in-8. La s. Amelia
opera scenica tomo 1. in 8.
(29) Ecco il iitolo del suo discorso : Tipo archeiipo o^vero rilratto pa-
aegitico delta Bella Zelante: in lode di s. Fenera. Cosenza presso
G. B. Rosso 1672 in-4*
(30) V. il Trionfo di 8. Pietro ec. di P. P. Plataoia. Napoli per Michel*
Monaco 1680.
(Sj) Del NoUro P. P. Platania, di Galeotto Mangani, di Giacinto Mironi,
9>
di Alfio Leotta, V. il Trionfo Budetio di P. P. Platania, e [wl li^lip
dello stesso PUtania^ V. Anselmo Grasso Jmmirande notizie tU «.
Fenera eo,
(3«) V. li componimenti citati.
(33) Di Giuseppe Mudd ▼. il Platania 1. c, del Grassi ▼. il Grasso, • del
Larciaoono il Grasso e il Platania.
[34) V. i sudctti autori.
35) Del Platania ragionano con elogio il Mongitore e TOrlandi.
36) V. Mons;itore, Orlandi, Amico , e Grasso.
(3 7) y. i sudetii e il Carpinato e la Biografia di Ortolan!, e il Dizionario
degli uomtni illuitri ec. egli scrisse — - Breve narrau'one deii* ineett-
dio del Monte Etna eeu Mongibello, avvenuto nel i66g, onde 91 brw
ciarono molti ceuali ierre e possessioni e del gran danno ehe ebbe
la clarUeima ct'itd di Catania, Napoli per Novello de Bonis 1671.
in 8. -^ Lascio ms. Expoeitio brevia in psalmas davidtcos et eant/ca
eantic&rum, De febribui in genere, et specie : De signii progrosd-
cis et curationibus carmine exametro torn. 1. in-4. — Dierosolgma
Ttt9si latio et eroico carmine expressa. Dello Sciacca fa elogio il
Crescimbeni nella storia della volgar poesia t. 2. f. 4^^ 9 la iua
▼ita sta nel Dizionario degli Uomini ilitutri,
(38) Ivi.
(39) Faenoru nautici canonico moralis trutina ee, Gettuddi Craaao ab
Aci Regale ^ Messanae 1732 p. i3.
(40) W\ p. i4.
(40 Leggonsi gli scritti del Garofalo nella stessa opera del Grasso p. 1 1
e ne*funcrali delPab. De Maria il cui titolo h questo. Sincera obse^
guii et amoris testimania V. /. D. D, Josepho de Blaria divi Eu'
utachii Abbati^ civitatis Ads Regalis Vicario ac collegitttae insignis
Cantori , recurrente efusdem anniversario obitus die vigesimo secundo
Februarii 1726 exibita a sac. Carolo Garofato sacrae Zelantium
Jcademiae praenominafae civitatis Rectore^ dicata Fratri D, Mario
de Maria Hierosolymitano eguiti, Catanae 1726. Iiioltrc stampd Acis
triumphus in pestem bellum, et famen, Neapolis apud Fr, Pact 1705.
Le poesie scritte alia sua morle leggonsi nella Raccolta ms, del Va-
lerio* di lui ianno elogio 1* Orlandi nell* opera citata p. 38 e il Car-
pinato alia p. 17 delta sua Biografia degP illustri acitani cosi titolata.
Recentiorum acentium scriptorum Lrevis catalogus, Wi del Garofalo
si legge — Carolus Garofalo Egregius sane vir , et morum suavi-
tate insignis, gravioribus disciplinis satis instiuctus^ ameniorumetiatn
omatus refulxit — Rethoricae siudium, et praesertim latiam etru^
scamque poesim tarn impense coluit^ ut mirilo siculi Maronis in tina,
Tassi vera in altera apud celebriores rates nomen habuit. Juris w
triusque laurea nee caruity imo novum fuit legum ernamentum et de^
cus. Totfulcitus meritis ad sublime m saoerdotis gradum ascendii ^
guo in munere magis cum onoribus dignum reputavit Zelotum virtue
ob nimiam Santorum Patrum^ Canonum ac historiarum eruditionem,
primum tanquam unus ex Zelantibus Academicis^ inde m optimum
Rector em pleno suffragio omnium cotiscriptoi^m patrum electusy in-
aigni hoc in munere diu permansit. Quantum vero labentem ipsam el
Accuiemiam tune in meliorem statum reduxisset, satis cius laboree
enunciant apud acenses : nam ipsi soli laus ista tribuitur^ potuisee
olara ingenia otii et somno excitare ad frequentius poetandum sua*
ague publicandum lucubrationes, Illustris noster Carolus literatorum
meeenates e Zoilorum dentibus eorum compositiones tuebatur verba
^uoties oportebat el ealamo : hinc civium suorum aolatium factvM
93
lofuebaiUur de eo magna eum laude. Postremo eum ad MenUem pre*
veniuet diem neufritic%9 obstructus lapidibut j inter sapientiuM la-
erymae ejftavii epirifum,
(4a) L^ffonsi le sue poesie nell* opera del Gesualdo Grasso tod. p. ii.
Ne*liinerali del De Maria citati di sopra, net Garpinato Fitadi Ma-^
earenio p. 19. Detto nell* opera citata iffcm/tlorvifi ocenlMfm ee. p.aS
fcrWe un breve cenoo della sua Tita. Detto Vila di P, Mariano Leo*
nardi p. ei3. Orazione panegiriea del P. Letierio Resitano niijur
neraii del padre Tommaeo Sehiro* , Messina 1759 p. 99.
(43) V. Gesuldo Grasso 1. c. p. 19. Raccolfa me, del FaUrio p. iSsi. lOs.
34^ • 6 seguenti. Garpinato Pita di Leonardi p. a84«
(44) Vasta-Cireili Aci-Jntieo p. XXII.
(45) Iti p. XVIIf. Valerio ms. p. 164 e 166.
(46) Vasto-Cirelli W\ p. XX, Funerali del De Maria , Garpinato Fita di
Mfaeeheronio p. i5, ms. del Valerio p« i sino alia 4^, dalla ia6 all*
ia8. iS4- 160. 170. 20$.
Vasta-Cirelli p. XXIIf. Gesualdo Grasso p. it. i3. i5. 16.
Funerali del De Maria p. 9.
Ivi p. 9. 10. II.
Gesualdo Grasso p. 17. Garpinato Fita di Maearonio p. 18. Detto
Fita di Leonardi p. a 19. Funerali del De Maria p. 10. Stampo inoltre,
(Hi Amori indiscreH delusi, Barletta per divertimento di D, F. M%
M* E,fra Zelantidi Jei-Eeale detto /* InferTorato; Messina per Fran'
eesco Gaipa l^4S. Le tenebre illuminate nella sagratissima notte del
Santo Natale di nostro Signore Geitii Cristo. Opera sacro-scenica-
tragi-oomica di D. Giuseppe Maria Musmeci Catalano delF amplis*
sima e fedelissima cittd tP Aei Beale, nelPAeeademfa de*Zelanti delta
stessa eittd detto P Infervorato , e nelP Aeeademia reate d^ signori
Pescatori renati di Messina detto Platistaoo acidense. Conseerato ai
distintissimo merito del sig, dot. D, Stefano Pasino di deita eittd di
Aei-Reale. In Catania presso il Bisagni 1759. — // Teatro delta
eostanza dialogo a cinque voci eon strumentida cantarsi nella festi"
vitd della gloriosa vergine martire eoncittadina «• Genera nella
basilica collegiata insigne delf amplissima e fedelissima eitta diAci-
Reale a 26 Luglio di quesV anno in 9%<t parole ddP InferooraJto frai
Zelantij e musica diD. Alfio Palani di delta dttd. In Messina pres^
so il Maffei 1728.
Lasci6 ms. le opere seguenti.
La Fergine trimartire acitana. Opera saero-tragica della gUh
riosa #. Fenera.
V amazzone alessandrina. Opera di t. Apolhnia.
La fede trionfante. Opera di s. Barbara.
La prodiga figliuola. Opera di s, Margherita da Cortona.
Jl re perso anacoreta. Opera di s, Onofrio.
La tnrtii premiata. Opera delta bea'a Rita da Cassia agosti'
niana scalza,
V innoeenza lagrimante. Opera della passions di N. S. Gesu
Crista assonto dal tradimeuto di Giuda : negazsona di Pietro , e
eonsiglio de'pontejici in poi.
La vita riparata nella morte distrutta: Mortorio di N. 8. GesA Gristo*
La eompensa d*amor€. Opera della sacra lettera scritta da M*
Fergine ai Messinesi,
Burlette — GP ingamu d" Amare, -^11 vil irionfo della jpoltro'
neria — Le fantasie stravaganti, oppure gU abhagli del penstero.-^
U amon in veechia eta iuito i ptuusa. V amor ntoUsto bermtglialQ
94
^ Gtineanii m duello^ opera comiea* — • Vangue m Meno, oTTero U
prodiiorio di Giuda, otto unico — La felicitd infeUciid^ ovTero T f »-
feliciid felicitd : opera tragico^ceniea — La node eacra | oTrero
ia paetorale,
Un volume legato d' Intermezzi eaeri e profani*
Un'altro Tolume di Poeaie accademiehe, Alire iofinite composi-
sioni, Bonetti ed altro.
V. Orlandi p. 4^ e 4'* Carpioalo st. di Aci ms.
(5i) Garpinato Recentiorum Aceatium ec« ms. p. s3. Ecoo i titoli delle
opere di lui.
Ragguaglio del feetino trionfo eelebraio nella regal eittd di Jei
per r acclamazione del glorioio monarca d, Filippo Quinto noetto
eignore^ re delle Spagne, Sieilia ee. lortita eotto il di lo aprile 1781
ec. In Meisina per P Aiecardt\ et Arena 1701.
Aei Giulivo nella glotiota acelamazijne della maeetd eattoliea
e eeeai ea di Carlo III re di Spagna e di Sieiliiy FI imperaior dtf
romani, Dialogo a guattro voci da cantor ei nella casa delio epetta-
bile Dot. D, tudovieo Pappa ardo capit^n d* armi a guerra delia
cittd. Meeeina preeso G, Jaaffti 17^0.
// e, Gtnaeio Tragedia sacra*
La Ro*al&a Opera sceaica.
Poesie varie un volume*
(5 a) A i5 marzo 1701 fu promulgalo bando per festeggiarsi li 8 Aprila
rassunzione al trono del Duca d'Angid Fiiippo V: all' alba la cittA
si Testi a festa, tutta spleodea di arazzi e torcki, e suonava di mitsi-
che di canpane e mortarelli, cui rispondeTaoo i canuoni dei castelli
del Tocco, di s. Anna, il castel d'Aci. Si tripudid il giorno, si tripudio
la notte, e 0. Placido Pappalardo conTito a nallo la nobilta. La dimano
accrebbe la gioia ; nel duomo fu cantata un Ave Marie elella, e ni|o-
TO adunate e canti e luminnrie furono la notto , e piu nelle case de*
Giurati e del Sindaoo. II di se^uente. domenica 10 aprile, raddoppiaYansi
le cittadine dimostrazioni : fu cantata la Gara de^fiori nel piano del
duomo reso angubto al popolo di Aci de* Ticini paesi e a tre mila
fanti in armi , oltre 1' artiglieria* Quiiidi comincio la cavalcaka com-
posta di presto mille persone a cavalio riccamente Testtte, e eon
esse il magistrate urbano in toga : questa gir6 la cittik, ove ad ogni
passo era arrestata dall* aspetto di varie scene rappresentanti emble-
mi allusivi al regnaiite cul suo ritratto e poesie, dispensandosi alia
plebe ogni sorta di rinfreschi e il marcbese Vigo dinanzi il suo pa*
lagio di s. Giuseppe apri una fontaoa di vino : linalmente fu cao-
lato il Te Deum ec, ISoi non abbiamo piA idea di simili festivita.
(53) Garpinato , storia ms. di Aci cap. XIII. Eceellenti compoeitori di
mufica,
!S4) !▼> cap, a parte 2. Reeentioram Aeentium p. fi4* Orlandi p. Aq,
5b) Carpinato ivi cap. 3 parte -a.
(j6) N. St. de* cappuccini ec. T. i. p. 59 anno 1700. Carpinato st*Mi. di
Aci 1. c.
('J7) Funerali del De Maria I. c. Carpinato Vita di Macaronio p* 17-
(58) Orlandi p. 47*
CS9) Ivi p. 47. Ragguaglio del festiro Trionfo ec. p. iS*
(60) Ecco le opere di Gesualdo Grasso.
Fetenerie nautici eanonico — moralio trutina^ qua turn eanonump
turn rationum , turn doctonun ponderibue inveniiur ii\iuetum , opne
poetumum^ enunentieeimae deiparae Firgini a sacra l^era dieatum
a P, F* Jeeuakh 06 Ad-Regale eone» cap, prop* meutmeaeie o/miis-
no €Uf mistiofunrioy inter aeenMti aeademiae Zelanfes Critteo^ cuietiam
aecedunt rtMo/utionum , quas pro faenore nauiico ad mereaiorum iii-
9tantiam, qm'dam exeogita vere authoris as^eriionem m hoe opera
propufnaiam ejuedem authorie expentionee induifria adm R, P, Ber-
nardtni €th Act bi* promneialie — Meeeanae 17S9 typie d, Plaeuii
i*riilo» In folio.
Carro mietico delta gloria di Die veduto dtU prof eta EzeeAielle.
Orazione panegirica folia nella ckieea de" RR, PP. Domenicani
delta cittd di Aci-Reate m occtuione delta feeta e solenne Te^Deum
eantatoei per V elezione del eommo Poniefice Benedetto Kill. Mee^
eina preeeo it Maffei 1794 m 4-
Cathoticue Cat. me.
Veclamationee in praeeepta decatogi T. i. in foglio.
La Santa Barbara^ tragedia.
Panegiriei uii Toi.
Quin^eeimate.
Brevie notiiia decorum Firginie T. i. in 4«
f'erei iatini ne*funerati del De Maria.
Sdnfiltae eive loci eommunee Fen. Bedae theologi veluetieeimi.
Un Tol. in 4< legato a pellc nera con fermaglia di rame — Questo
libro ms: abbcnclie non sia del Grasso ^ fu da lui in belli caratteri
trascritto e iirriccbito , e porta scritto in fronte utitur P, Jeavtd-
due nb Ad con. cap. et ab eodem poet mortem relietue BibtiotAeeae
capucinofom Acie Realie.
Parlaoo di lui Orlandi p. 4i- Andrea di Patenid Not. storic. da*
Cappuccjni ec. parte i . p. 844. Fra Bernardo da Bologna nella Btbtuh-
teea eeript, ord. minor e. Francieci cappuc. p. iSi. Carpinato et.
me. di Aei, parte it. cap. 2.
Esiste. nel conTento di Act il ritralto del Grasso sotlo del qnale si
legge. R. P. Jeeuatdue de Grassis eappueeinue vir vere apoetoli'
cue, ae inter aceneee heroae nu/li eeeundue^ nunguam adduei potuU
ut digniiates aeciperefy totue per duoe et viginti annoe in eacrie mii*
eionibve exereendis, quae non eemet out iterum Deue miraeuUe eom^
probavit. Pro eecleeiaetico interdicio tuendo exul effeetue^ eomiti Go*
laeeo Neapoli proregi a eacrie eoneiliie fait, Demum contra Faenue
maritimum dum tibfvm excudere cui a, morie praeventue Tauromenii
epiritum exhalavit ^ univereie frairibue' tanti viri jacturam cotlagri^
mantibue anno d. lySo die ai Not. etat. suae 63. relig. rero 4fi,
(61) Leggi la relazione accademica degli anni 1. e a. dett* Aeeademia de*
Zelanii del <oc. Antonino Cali-Sardo. Pal. 1886 p. 61.
(62) Vasta Cirelli Aei-Antico parte 1. p. XV. Carpinato Reeeniiomm
Acentium p. 27. Prima del Call parlo di Aci il p. Anselno Grasso,
ma Bono si false le notisie storiche apposte nella sua Tita di s. Ve-
nera, cbe 6 bello il tacerne.
(63) Gemma Sacerdotum Paul us requiescit in urna ,
fleu silet aeternum pulvis et umbra nihil.
Flebilis ezcruciet pulcros Galatea capillos
Deprimat, ac maerens Acis ad ima caput.
Acenses populi doctorem plangite Tettrum,
Cujus ab excelso profluit ora melos.
Altamen aerumnis baec sint solatia nostris
Nam obiit, sed abit, TiTit et ipse rogat.
Pallium terra cupit^ Paulo laetatur oljmpus:
Corpus humus tomuUtt^ spiritus asira premit.
{:
96
(64) Tinbofdu, ttoria deHa leUeralnra iUliana edix. di Napoli 1781 too. 8
p. t44* tSS e t56. Dixiamario degli uamini iUu$iri ec. «gli artiooli
Tflnino e Pahni.
(65) CHtre alle poetie cennate egli serisie.
Ad'Anheo^ parte prma^ opera utorieo^wwraU del rev. eac. Seba^
stiauo Faeta drelli della eittd di Aci-Reale, neirAocadeoiia de* Zelaoti
deito il Sepito — In Palermo 17S19 appreuo Angela Filieella,
Apologia delPAeeademico Tenebroeo tra* Zeianti tniomo la na-
ecila di #• Fenera m Act contra gli {orgomenii del p. Giovanni Fia-
re* In Palermo 1731 preeso Ang, Filicella.
Aei'ontieo parte eeconda mst
Aei'fnodemo parte terza mt.
Diecorei accademiei torn. 1 . ms.
La Galatea poesie vaiie mt.
!66) Foliaire Melanges de Litierature. Londres 1777. torn. i. p. 34>
67) Enciclopedia Ilaiiana. Venezia i838^ toK i. p. 54*
(68) Con leggeti solto la sua immagine — Siguaerie mirand. aef» exem"
plar eleri magna pauperttm patrem ei patriae speculum aepiee Fran"
eieeum Mirone; qui ecientia clarue^ marine clarior, eum labentem
Zelaniium Academiam reparaeeet ad aetema praemia eon volavit
aa oUobrie I7a4*
(69) Serbasi nella casa de'PP. Crociferi di questa.
70) Grammatiea della lingua latina eecondo il piu facile e hrevo metodo.
Difrisa in due parti con varie e diverse ecceztoni neeesearie^ ed il"
htsiraia con gli esempt di Cicerone ee. In Metsina presto Franoesoo
Gaipa.
(7 1) Le opere edite di Venerando Gangi sono :
I . Awertimenti di cristiana morali, mist a pettu di V ineigna^
menHfauzi di lu Demoniuj poema sicilianu in verst ottenart eomposiu
ee* da lu sac. Fenerando Gangi ec. Catania 179a per Puleju.
a. Canzuni anacreontici supra la nascita di G> Crista e supra
lu paradisuj ecu Paggiunta di alcuni autri chiformanu una parafrasi
di la salve regina^ composti di lu sac. Finirandu Gangi ec. Mxissina
*iitra la stampa di Giuseppi Distefanu i8o9.
S. Fauli di lu canonieu Penerandu Gangi. In Catania *ntra la
ilamperia di la regia universiU 181 6.
4* Fauli ed autri poesii di Fenerandu Gangi ee, secunda ediriomi
aeerisciuta di multi poesii e fauli ineditiy di la vita di rauturi, e
di dui discursi critici supra lu metilu poeticu da la presenti opira.
Catania ppi Pelrn Giuntini 1839.
(7a) Selva di molte lettere composts dalT inerudito ingegno di Giovanni
Antonino Rossi Costanzo acitano. Aci-Reale 1787.
(73) /ft Aristotilis logicam Comentaria.
So di essa laTorarono Scini e il sac. D. Pietro Grassi.
(74) Solto la sua iminagine si \eggei Rev. Praepostto Mariano Panelianeoj
qui regularem disc^linam eximie coluit , jura hujus congt egationis
propugnavitj hanque bibliotecham studfose adauxit Oratorii paires ,
decessit aetatis suae LXXJI pridie kal. novembris f8i4«
(75) Notizie storiche ec. 1. c. torn. i. p. IV9 e torn. a. p. 363.
(76^ V. r iscrizione apposta al di lui ritratto.
77) Oratione funebre per P eseguie delP eccelso signore D. MartinoSeu'
deri ee. recitata dal m. r. p. Gesualdo Guido ec. (^tania 1778.
(78) Egli predic6 nel 1783 in Sorlino, 1784 Castrogioyanni, 178 j Carlen-
tini, 1786 Pielraperzia 9 1787 MineOy 17S8 Carlentini, 1789 Licata ,
1790 FerJay 1791 Mazsarino, 179a in (Utania, 1783 Lion forte, 1797
91
Sctcli, 1798 ia Meiftiaa, 1799 AgotUy 1801 Patarad. Ignoro gli altr't
quaresimali.
(79) Dramma da cantarsi neir aula giaratoria di Aci-Reale in lode di
S. R. M. Ferdinando IV dal Facoodo fra* Geoiali e Serio fra' Zelanti,
Messina 1781.
(80) Orazione paneginca del m. r. p. Letterio Resitano ec, ne* Funerali
del p, Tommtuo Schiros ec, Messina i^^Q p. 3i '^La canversione
di #. Paolo Dialogo ec. parole del Freddo fra gli Aecademici Ze*
ktnti, Messioa 1730. Prodigi della fede DiHogo ec. parole del Freddo.
ec. Messina 1797*
(81) V. Oraziooe ec. per Schiros p. 33.
[82^ lyi p. 34.
Ivi p. 36.
11 Dome del Tardo ho troTato appartenere a Giambattista Tosto^ di lui
sono un sonetto nella raccolta di Schiros, e un* ode nella raccoUa di
G. Battista Carpiaato.
(85) In lode del m, r. p. m. Bonavenfura Chereop ee, venuto da Malta
a predicare in Aci Beale ec. nel 1789. Sonetto dell* Invitlo frai
Zelanti, fra* Geniali il Maturo,
{S6) Carpinato, Tita di Macarouio p. 16. Delto vita di Lsonardi p. lat.
^87) I?i p. aai.
(88) V. Le Tenebre illuminaie-
(89) I^i.
(90) Schiras p. 38.
(91) Tenebre illuminate ec.
(92) Dal suo ms: presso di me , o p. 38b', i^i.
(93; IyI dalla p. lai alia i23.
(94) l^i p. lad. — Orlandi p. 3i Epistola alia socieid de^ Letterali di
Palermo esistente nella Biblioteca del Senato di cola.
(95) Valerie ms: p« i65. Garpinato vita di Leanardi p. sii. Detto sto-
ria ms: di Aci — • Schiros ec. p. Sa.
(96) Dal suo ms. presso di me — Accademia in morte diW. Musmeci p. 16
(97; V. Discorso dell' ab. G. Ragonisi sulP improvisatore FiU> Cardella
negli atti dell* Accademia degli Zelanli ajini 708.
(98) V. Miscellanea di G. B, Carpinalo.
(()9) V. Gesualdo Grasso p. 1 5— Sono sue opereZavtr/u pretniata BIa-
logo ec. del Sig. D. G. Mirone, Catania 1736 -^ Ij I dolatria cbbat-
tuta Dialogo dello stesso^ Messina 1731. Gli effetti del/a costanza
Dialogo ec. Catania 1736. / prodigt del divine Atnore^ Ih'alogo, Ca-
tania 1736. Lafede esaltata dalla tirannide^ Dialogo ec. Messina lyS j.
Le pruove della Jede Dialogo^ Catania 5736. L* innocenza difesa, Dia-
logo, Catania 1796. // Salomone componimento sacro, Napoli 1753.
y. Tenebre illuminate, ms. del Valerie pag. 168, Orlandi p. 43.
Carpinato notizie st. di Aci>ReaIe^ Ragonisi elogio di Cardella.
(100) Eceo le opere del Carpinato -» ^ci ^ro^^/to daM, V. Catania 1798.
L'Area fra le tempeste, Messina 1730.— La PietA Religiosa Ivi 1731.
Ije sconfitte dell* Idolatria ivi 1734* La Bella Bosadi Gerieo, Catania
1735. Li vilipendi del FiutOy Catania 1735. — Vinganno deiuso^ Ca-
tania 173!) — • La nuova porta del Cielo, Cat. 1735 ^ II Sisara confitto,
Catania 1736. Le maraviglie apostolichey Catania i*jZi ^-^ I fasti della
Onnipotenza^ i^i, if^j.-^Le metamorfosi della grazia. Cat. 1737 — //
fnondo infesta^ ivi, 1 738-*-Scipione Africano, iTi, 1738. La Santitdpro'
digiosa, i?i, 1738 — / segni del vera amore^ Messina 1739 — Le sacre
garcj ivi, 1741 — Leprofezie di Giona, 1 74 1— /Vira<we Sconfiito^ Cat.
. J 743 — L! agonia fortunata di #. Giuseppe^ Messina i744* — La ca*
Vioo^ ReL Gen. i4
98
fiuia di CericOyCtii. 17.4^. ^Lafede iniricnfo^ Messina 1747 -«■ -^a
vittoria dacuiicay Cat. 1 748. — llSina Monti/ieato, M, 1749 -^ Ji Ge-
dtone, Wi, 1749 -* // Sanmeie, ivi^ j'^A^-^ll mmMlo di Elia^ 1749 —
La vi^nli di NAMt, ivi^ 17211 -— L* Abimekooo, iti, 17^1 ^^ Act fe^tivoj
Napoli 17)53—- Giuseppe venduto^ Mes. 1750 -^ Vita del servo di
Dw jF*. Pranteseo Maearonio laico Coppuccino in Catania 1786 —
Br€\>e Bsercizio divaio in oseequio del glorioio martire s, SebasUana,,
iiiy 1745 "— Fifo del ». Mariano Leonardi damenicanoj Messina lyb^
Lettera di risposta drizzata da wi fratelh delta nobil soeieid deili
Bianchi di Aci-RetUe al eav. N. N. palermitano desideroio sapet e
gual metodo venisee usato in occasione di eappella dalla suddeila
nobile societd acilana, Messina — V. nell' opera di Gesualdo Grasso
p. 16 — Vasta Cirelli p. 19. — Fita di Mariano Leonardi p. tiS -^
Schiros p. 3i. // zelo di Elia dramma per musica presso Polejo in
Catania 1751 — Lascid ms. Ad Saero oggi presso siio nipote Giusep-
pe—La (jiuditta intermezzi sacri in Tsrso, il Santone come sopra — II
Conte Babbo intermezzi burleschi in Terso ottaTo — II mortorio di Crista
oltare — S. Margherita opera scenica in otta^e. Notizie storiche delta
Cittd di Aci'Reale rieercate neUe cose piA memotabili non meno
antiehe ehe modeme torn. i. in foglio — Inreosioni amorose dtrizauUe
a Fiiotea t, 1. Discorsi Aceademici tn prosa t. i. tJi4< *-" Recent
tiorum acentium scriptorum en. V esito funesto delt andnzicne ossia
storia della famosa lite tra il magistrato acitano e ce'o nobile con-
tro quelli del secondo ee. Storica relazione delta #. missumsfatta m
Acidal m. r. p, Paolo da Caltanissetta Pantw 1768. — *Sono di Ini
ns. nella raccolta del Valerio p« ii3. a 119* i5a. i58 a i6fl. 167.
169 — Liber primus institutionum eanonieorum 17S7. Qiiesiti aritme-
tici e loro soluzione 172$— Geometria, e trigonometria un toI. -* '
Ortograjia votgare un toI. t7«%..— ScriTono del Carpinalo il Qrelli
nel Buo Aci antioo parte 1. p. sss, Orlandi p. 35, ScinA storia let-
tcraria di Sicilia t. i. p. fi6. » Vigo Discorsi aceademici.
(10 1) // Ttionfo delt* amor Divrno ^ Cat. 1744* — * ^ Feds ViUwiosa
Cat. 1 748 — V agonia raddoleita dal conforto Dialogo in Catania
J7J9 — Poesie neli* esegnie del De Maria — presso Gesualdo Gras-
so p. 17. — Vasta Cirelli p. XXIV — Carpinato Fita di Leonardi
p. es3. Schiros p. 35. — Tenebre illuminate *^ Lascio ms. la #.
Teela poema eroico — piik nella raccolta del Valerio si leggono sue
poesie alia p. iS4 a 157 e 16S. Di lui &Tellaoo Orlandi p. 4i- Car-
pinato Reeentiormm acentium p. ■$ ec. Not. st. di Ad-Reale.
Dialogo pastorale ms. presso gU ertdi, gli altri ms. presso di me.
Un Tolume di poesie ms. presso sue nipote d. SalTatere di Mauro di
Aci Catena. Mori H 11 dicembre i8ai.
(ie4) Ivi -*- Rsistono a stamps --^ De stila desromano oratio Joannis Bel-
fa oh)n decern annos humanamm literarum m abolito regaii cata-
nensi collegio preeeptoris, amplissimo domino Augostino Pappalardo
prrneipfs fempti Acis-Regalis preposito a§ Picario dicata. Catanae
1779 — JoaAms Bella humanas liieras Aei proJUentis Diahgus y
enm primnm in Regia ejusdem eidtads curia guid di^cipmli profs' .
terint speciem daturos essety Catanae typis Bisagni 1 78 1 .
(io5) Tract fttio brie^ de dote eonorua 173S. Tractatus varii sive bretns
repetitio ad leges magistratis ex cod. et digestif cum sua Htero"
^um crdnte seHchts «— De retractn conventionaH diseunus — De
tetraetu kgtdi diieursms -^^ Oratio kistorico — critics ^^*legaiis
pro ^Hivicikdmc rcj^e ncistftf GaroU Borb&nio hs^'us npndnis tertH
ad itttenda ^t^fgedia lAi cidtats Maicsdarmm centra Hhistrissimum
(102) D
(io3) Ui
99
caianemem epuecpum imkuUtbui duoBui ea refHg deoffivmlfus j
live juraiit smdteo ae wuverso popuio ma»e^etui iu qua resfw^
detur ad contrariam oraHomm abUam m tupremo r£ffiae eamerae
Senatu per P. Saverium del Campo juriceneaitum panermitanum »
Panarmi unpreaeum an. d, iy4o auetore ui supra «— Memarie tsto-
riehe della cittd di Maecaii tn eupplemento e eorreztone di qwmlQ
della eteesa ciitd ecriesero il Fazzello , T dmico , il Mangitore , 1/
Masea , td altri eeriltari sieiliani ave ei dd una dietinta noiiziia
dello etato moderno della cittd eon una relatione a parte tntomo al-
P origine de* eapitani e giudiei oriminali foreatieri in Maacali e del
mezso eon eui so nefoMae eaentata , e&n I'aggimta di una notq di
ragioni per diehiararsi la eittd medesima di pertinenza del regio
demanioj come altresl di un diecoreo eopra U me, di Orofane e del"
le rispoete ad aleune dijfeoltd proposle dagli Aeeademiei di Paler*
mo tin una lettera del eig. eon. D, Tommaeo M. jingeHni* •«- Que*
sti mss. eswlono nella Biblioteoa del dot. D. GioTanai Bonanno suo
fratello*
(to6) Vapore^ Gioraaley ietrniieiie dilettevolei Palermo iSSj.
(107) Dello staio preeente de*teatri e delV arte drammatiea in Sieilia ec.
Effemeridi ietterarie per la Sieilia T. 5. p. ii?t e 1S7 r- La Tita
e Tesame delle opere del Costanzo da me scrilti le^gensi nel Matt'
rolieo anno i8S4 num. is, e i3.
SI 08) Effemeridi j tomo XI p. 07 1.
109) Nelle MiaceUaAee di G. B. Carpi nato.
(1 10) Apwfcura della oovella Aooademia de' Geniali in ocoorrenz* della mor-
te del fii barone D. FronoesGO Musmeci.
Ill a X18) l?i.
119) Vedi Jaaajiis Bdla DioloffUflf t. nota io4«
1 90) Giuseppe Gaogi 8taaip6 It Gedeone dramma fer musica, Ad-Reale
iSSa «^ CemiUUa delPAceademia Dafniea de* Geniali di Aei'Reale per
lo giorn/o natalisdo di S. M. Ferdinondo I. 18s 3 — Cantata delVJe^
eademia Dafniea per lo giomo natalisio di S. M. Ferdinondo I. Ui
i8a6. — Vari sonetti fra cni due al Marasoiallo Glorj e al Duca di
8. Martino.
(«9i) Di lui sono a atampa gli almanacchi il di cui iitolo A il seguenle:
Astronomiei astnologiei diecorsi eopra I* wmo ... * cfllcolati alf al-
tezza del polo gradi 38 da D. Candido Mic&ele Gangi ofiitano ec,
«- Inoltre vari sonetti -—
193) Giomale di Sdenze letter e ed arti ec, T. 9. p. a 17.
123) Osea Ofatorio. Aoi-Reale i8a3.
124) V. Notiue Storiche di Aci-ReaJe del Vigo p. 14 1.
195) Memorie Sloriehe di P. P. Vasta p. 68 e 69.
126) V. Nolime Storiche di Aci-Reale del Garpiaato.
18 7) iTi.
199) II crootfifiBO del monaslero di t. Agata in Aoi, TAngiolo Rafiaele nel
Reqluiorio di .^nesto nome, ivi^ s. Espedito martire^ a. Anna a Belpas-
80 , 8. Antonio a s. Vincenzo Ferrieri a Aandazzo ec.
( 1 89) ProBlemata aeeademieo pMloeophioa ex ptrogue recentieria philoao*
phiae Iraetalu aeleeta gui^ua aeeedunt phtrimae inierrogqtwnea ex
coamographicia rebua phenomenorum variia expUcaiionibua > et geo-
metrieia ehtmentia depromtae. In Girgenti per Ottavio Campa^na
1761 *i- Di liii parlano il CarpinatiP nelle :8ue notifde atorichey e Ce-
aare Orlandi p. Si e .46*
(i2o) Elo^io funebre del Qsn. Niccla CaM scritio idal sac. Giuseppe Ra^
gontai di Aci-Reale i8a5.
lOO
iSi) f^oliair§ Melang^a tk litteraiuri T. i p. S9.
^iSa) V. Not. 93 : professd teologia e fu iettore domenicano.
I S3) V. Oriandi p. 3i 10 fiae, come sopra.
1 34; Fu Ab. Benedettino oliTetano, lascid morendo ms. uoa sua opera ia-
titolata OUarario Sacro. V. Oriandi p. 39.
!i3M n can. Valerio fu canonista famoso.
1 36) V. nota 129.
1 37) V. Oriandi p. io.
i3o) V. Not. St.; i suoi scrilti esistono presso il nipote p. Fraoc. Guido.
139) V. Ra^onisi Elogio di Nicola Cali p. 3o.
1 40) Ivi. II Cesar6 riformo la filosofia in Catania ed Aci , grande di*
scettatore, ebbe nome di martello d^ ge^uai, alia sua dialettica era
impossibile resistere.
(i4i) Esiste di lui : Miscellaneo seu raccolta di diTerai santi eeercizi e do-
cumenti spiritual! utilissimi a chiunque desidera far profitto neila vift
del Signore, lasciato alia libreria delcoQYeoto di Aci da me fira An-
sel mo da Aci cappuccino.
(i4a) V. Orazione funebre in lode del Rer. D. Mart* Antonio Gambino
preposilo dell' insigne collegio di Aci-Reale composta dal sac. dot. D.
Agoslino Gaogemi palermitano. Palermo 1763.
(i43) V. Panebianoo 1. c.
(i44) ^^ decern Decalogi preeeptis uniea traeiaiw, cpua Gaetani Pieeuh
ne, un vol. in 4* presso i PP. Grociferi.
(i4S} Scind loc. cit. p. 26 e 177. ~- Stampo ed ^ presso di me : L*ioge-
gnoso ritrovato di fortificare con mirabil esattezza ogni sorta di po-
ligono regolare sppra V idea del Signer de Vanban, traseritto fedel-
mente tal qual si troTa im presso nelle opere latino del m. r. p. bac.
f. Benedetto m. del Gastrooe palermitano ec. tradotto in italiano dal
sue discepolo Leandro Majorani ec., Palermo 1733.
(146) Orazione funebre del m. r. p. f. Antonino m. Pennisi maestro in ta-
cra teologia dell' ordine de' predicatori pronunciata dal maestro f.
Rosario Maria Colonna nella chiesa de' Domenicani in Aci-Reale addi
18 Novembre 1825. Cat. 1826.
(147) V. notizie storicbe ec. di L. Vigo.
1 48) Esiste di lui un Tolume in fog. di Gomentari presso D. Ang. Seminara.
149) Come sopra.
lilo) Come sopra un toI. in quarto compiuto li 19 febbraro 1741 presso D.
Francesco Mangani di lui erede, fu 27 anni legato apostolico e mori
di 73 anni a 22 Novembre 1784*
(iSi) Esiste un yoK in 4* di Comentario sulle istituzioni imperiali presso il
sudetto: alia p. 10 1 d la suacifra: Giovanni Mangano Geremia,
1 5s) Elogio di Gaetarto Leonard! scritto da Gins. Ragonisi Aci-Reale X82S.
1 53) Fatto storico con cui si rilioTa come i diritti delle dogane della cit-
ik di Aci s' appartengono al re ec. non gid alia mensa Yescovile di
Catania date in luce da Clemente Grassi Bonanno. Roma 1765.
(i54) Scrittura in pro delP universitA di Aci-Reale centre il Re^io Fisoo
ec. del dot. Clemente GraSsi Bonanno ec. Palermo 1776.
(i55) Ragioni del Magistrate e consoli delle arti di Aci-Reale in sostegno
delle supplidie umiliate al trono per un consolato di seta — sensa
data — V. Notizie storicbe ec. del Vigo p. i3o.
(i56) Supplica di d. Vincenzo Diana oommissionato del magistrato nrbano
della cittd di Aci-Reale da rassegnarsi alia M. del Re N. S. in so-
stegno delle grazie implorate per compenso del donatifo di ducati s8
roila offerle alia M. S. — senia data — p. 8 §. 3.
(157) Vigo Not. Storicbe p. iSa.
i
{
i
lot
(iSS) Vedi qaanlo leriffe F egregio F. Mahrica iielU ticiliana •ffameridi
T. VI. p. 4* fulTereEiotte e gli staluii di quest* Accademia.
159) Lionardo Vigo nacque da Paaquale e Igoazia Calanna a «5 Sett. 1799.
160) Lorenzo Maddem nacque da GioTanoi e Maria Ragusa a i3 dicembre
1 80 1 in Aci-Reale.
(i6t) V. Eifemeridi t. 7. p. 160 — Gili Sardo relaziono accadefflica del
i.o biennio *— Palermo 1806 p. Vil e aeguetiti.
i6fi) v. Effemeridi t. 10 p. lao. Relazione del i836 p. 56.
]63) Relazione del i836 p. 53. Cirioo Fichera nacque a aS otlobre 1796
da Michelangelo e Maria Rapisarda.
(164) Nacque a is maggio 1786 da Antonino e Maria-Rosa Stajani — V.
Relazione i838p. 39.
(i65) Relazione Aocaoemica degli anni 1887 e 18SS dell* Accademia degli
Zelanli ec. scritta dal Call Sardo. Mapoli 1^40 p. 8j.
166) Relazione del i836 p. 60.
167) Relazione del i838 p. 34*
168) Effemeridi ec. t. i3. p. so6. D sac. Antonino Call Sardo nacque a is
maggio 1798 in Castiglione dal Barone Carlo e da Eufemia Sardo.
169) Relazione del i838 p. 5o.
170) Relazione del i838 p. 4o* Leonardo Leonardi nacque da Gaetano •
Barbara Callabiano a S7 novembre t8o4*
171) Relazione del 1840 p. 92.
17a) Relazione del i838 p. 4^. Rosario Grasso Giuliano nacque al 1. giu-
gno i8o4 da Raffaele e Catarina Patti.
I
f
(173^ Relazione del i836 p. 63.
f
Salvatore Vigo nacque da Lionardo e da Cateitoa Platania. Relazio-
ne del t836 p. 64.
(175) I?i p: 70. Santoro Rossi nacque da Michele e da Venera Call a 3
Febbraro 18 13.
(176) I?i p. 69. Sebastiano Politi nacque da Giuseppe e Giuseppa Castori-
na a 16 aprile 1787.
(177) Relazione del i838 p. 58. Francesco Pennisi nacque da Sebastiano
e Maria Platania a 3o Marzo i8o4«
^178) Relazione del ]84o p^ 96.
(179) Relazione del i838 p. 5?.
(180) Relazione del i838 p. 58.
181) lyj p. 56.
182) Relazione del i84o p. 93. Gaetano d* Urso nacque da Antonino e
Maria Rosa Stajani a 7 agosto 1798.
(i83) Placido Vasta Deodali nacque da Giuseppe Vasta Cirelli e Rosaria
Deodati a 10 maggio i8o5.
(184) Sebastiano Garzia nacque a so gennajo 181 5 da Pasquale e Fran«
cesca Alii.
(i85) Relazione del i838 p. 35 e Relazione i84o p. 82. 11 Flavetta nacque
li 14 luglio 1802 da Giuseppe e Caterina Arcidiacono.
(186) Relazione del 1838 p. 37. 11 Grassi Bianca nacque da Giuseppe e Ro-
saria Biaoca li 7 maggio i8o4*
(187) Relazione del i838 p. 38.
(188) Relazione del i836 p. 37. Salvatore Fichera nacque da Michelango-
lo e Maria Rapisarda li 19 dicembre j8o5.
(189^ Relazione del i836 p. 35.
(190) Relazione del i836 p. 35 • del i84o pag. 67.
(191 e 19s) Relazione del i836 p. 33. Relazione del i84o p. 66. Mariano di
Mauro nacque a a gennajo i8oa da Giorgio • Calerina Reggio.
(193) I?i pag. 16.
lOl
(194) Rptazioae M 18S6 p. 9r.
(195) Relasione del 18S6 p. tS, RelazioM dtl i838 p. ftS. Sanloro Scu-
dpri naeque a So ottobre 1780 da Roiario e Gaatana Booaoeoni.
(196) V. Spcttatore 2^cieo anno i834.
(197) Gioriiale del R. Istitulo d? Incoraggiamento n. S p. 187.
{198) Relazione del i836 p. a5 e 87. RelazioBo del i838 p. aS , e s4-
Delia i84o p. 6a • 64* Maroello Garzia naoqUe li logiugao J 7 74
da GioTanni e Filippa Garcia.
(199) Giambaltisla Rao naeque a i3 maggio 18 14 da Mariano e Al. Palan^.
?Aoo) Rdazione del i836 p. a8 e 99.
(aoi) SaNalore Rii^ano naoque a 3o aprile 1795 da Ignazio e Ginteppa Urso.
(aoa) SaWalore Leone iiacque li i4 no^. i8o4 da Oatiiele e Giaieppa Niooloai.
(soS) Relaziono del i836 p. 88 Filippo Arcidiaoooo nacqua da llarcello
e Anlonina Garofal a 9 dicembre 181 1.
(ao4) T^i p. 4o a 4 1 • Sebastiano Fichera naoqoe da Mtcheiangdo e Maria
RapisarJa a ii3 gcnnajo 181 3.
(aoS) Ui p. 39. 4*- 43*~Giuieppe Panleilaro naeque a iS agosto 1809
da Angelo e Giovanoa Spina.
(«o6) Salvatore Coslanzo oacque a i3 dicembre 1801 da Mariano e Calerina
Leonard i.
(S07) Relazione del i838 p. a6. 17 e 89.
(ao8) Relazione del i836 p. 44, 46, 5a : delladel i838 p. So, Si: d.« del
i84o p. 73, 678* Micbelangiolo Cosenlino naoque li ao marao 1816
da Giuseppe e Dorolea Gratao. II prof. Crittoforo G>sentino zio e
^uida del gioTane Michelangelo, naeque a aS dicembre 1778 da Mi-
dielangelo e Rosa Slrano.
909) Vincenzo di Bella naeque a 19 agoilo 181 1 da Erasmo e Barbara Bor^
2 10) Relazione del i836.
(ail) Salralore Grassi Calanna naeque li 18 aprile 1811 da Franceseo e
Rosaria Amico. Relazione del i836.
(a I a) Giuseppe Seminara Scullica naeque a aS marzo 181 4 da Francesco
e Nalalizia Scullica. Relazione del i836.
(21 3) Salvatore Grassi Gambiiio naeque a a5 maggio 1789 da Niccolo e
Serafina Gambino. Relazione del i836 p. i. 2. 4* 6. Relazione del
i83S ptLfT, 7.
(ai4) II precedenke segretario nella Relazione del i836 fone per dimen*
tican^a tralascio quesia tornala, che onora la filantropia aecademica ,
easa d regiHrata ne' protocolli accademici e pubblieala nel t. i5 p.
lao delle ElFemeridi.
(at 5) Relazione del i838 p. 18. II socio attivo Vincenzo Fiorini , naoque
da Marlino e Margherila Meli a aa luglio j8jo.
fai6) Delta del 1840 pag. 36.
(217) Salvatore Rossi Bonano naoque daGioTanni e Isabella li 7 gen. i8o3.
(a 18) Relazione del i836 p. si.
?2i9) D.> del iSSS p. 1$ e d.« del i84o p. la.
(220) D.* del 1840 p. 1$.
(2Ai) D.« p. 39. II Call Fiorini naeque dal bar. Mariano CaB Coilae da
Grazia Fiorini a a dicembre i8ao«
(22a) Relazione del i84o p. 6: questi Tarsi wa tralti dalla Seuimeila
Giornale di Messina.
(aaS) Relazione del i838 p* i7 G. Ragonisi nacqae a 8 kgUo 177S da
GioTanni e Coneetla Spaaa*
(«a4) It! p. ai.
(aali) Relazione del f84o p. 43 e 49* U Graifi Mosmed aaoqae il j8i6
f
f
loS
da Giuseppe ed Anna. H Matmeei Cali da Mariano o Angela Gall a
17 febbraro 1819.
(226^ Relazione del i836 p. 14.
(227) D.« del 1840 p. So.
228^ D.« del ]836 p. g.
229) Nel Tiaggio a Raodazzo.
230) Notizie storiclie di Aci-Reale.
23 n Relazione del i838 p. 11 V. Notizie ttoriche ec.
232) D.« del i836 p. 11.
(233^ D.« del i838 p. 8.
(234>) D.* p. 1 3.
235) Relazione del ]838 p. 21.
«36) D.> del i84o p. b'6.
237) D.* del ]836 p. 49* -^l^o Grassi Giuliano nacque da RaSaele e Ca-
terina Patti a aS marzo 1802.
(238) D.* del i84o p. 62.
(239) D.» del i836 p. 23. V. EfTenieridi scieDtifiche letterarie ec. t. VI.
p. a4o. GiDrnale letterario.
(d4o) il p* m. fra Mariano Spada naoque a i. gennajo 1796 da France-
sco e Giuseppa Spina.
(s4i) Effemeridi siciliane torn. 17 p. i33, e t. 18 p. 33. questo progetto
fu aoeolto dair Aocademia con la plurality di 3o ToLi contro 1 — U
sig. R. Liberatore in Napoli.
(242) U Rooca nacque da Sebasliano e Simon GioTanna Torre a 11 mar-
20 1799.
(243) V ab. Costarelli nacque a 19 marzo 179$ da Lorenzo e Rosaria
Mignemi.
(244) L' ab. Pictro Grassi nacque da NicGol6 e Serafina Gambino a ta a-
foslo 1791.
Vancesco Vasta a 2 ottobre 1789 da Antonino e Rosa Sciacca.
(246) II Pulvirenli nacque a 22 aprile x8o5 da Giuseppe e Sebasliana
Arcidiacono.
(247) Candido Carpinito nacque da Giambattista e Pasquala Arcidiacono li
25 lu<;lio 1793.
(24s e 249) P« Leonardi nacque da Antonino e Maria Ponnisi a 1 1 noTembre
1768. Mariano nacque da Jui e da Luigia Gambino a 1 1 ottobre 1797:
di lui si le<;ge neirOreteo, giornale di Palermo, anno 1839 nun>* 4
una lodevole epistola su taluni nosfri aoticbi dipinti.
(280) R. Anastasi nacque li i5 marzo 1806 da Alfio e Giovanna Amico.
(25 f) Nacque da Giuseppe Fiavetta e Cateriua Arcidiacono a 12 giugno 1812.
FIKB DCLLE AMVOTAZIONI.
mm mmuTin
I numeri arabi indieano le pagine del tesio ,
f romani quelle della prefazione.
A
Aceademia Dafniea, Ted. Dftfiaiea.
de* Zelanti, red. Zelanti.
degli Oaenri , red. Oseuri.
Aeeeso , zS.
Aci , Ansdmo di , %S. I^rj,
Atanasio di , YI. VII.
BonaTentura di , zo.
Felice di , fra* Zelanti il Go«zta-
•OITDO i4>
Serafino di , to. i8.
Yincenso di , a8.
A^la , Ni<^col& d* , 44.
Alber^, Sail to, 56.
Aliotta , Gherubino TI. Til. 8.
Amioo , Michele, YI. 36.
Paolo , 4>s* 48<
Salratore y 5S.
Tommaio , YI. ig. 47>
Anastasi , Rosario , YI. aS. 86.
Anna , Alenandro d* « Y. aS.
Yito , T. 2S. 4>*
Areidiaeono, Filippo 67.
AasBiTTa , red. Grasto Aletsandro.
AasxocKO , red. Rutio Giovanni.
B
Badali , Filippo , YI.
Barbagallo , Benedetto 7.
Barcellona , A^ata , 74.
Barrabini , Pietro , Vl. 9. iS.
Battiato , Francesco , YI.
Bella , Gio?anni , a6. ta. 36.
Yincenzo , 7a.
Bisana , Felice 975.
Bocciardo , Simone , z8.
Bonadies , Michelangelo , 4*
Bonanno , Giuseppe Maria , S3.
BonaTentura d* Aci , Ted. Aci.
Paolo , 4x*
Bottini , Pietro , YI. 8.
Bruno , Tommato , YI.
Buaii , Michele , a5.
Gacciaguerra , Gioranni , 44* 53.
Calandrelli , Carolina', 87.
Calanna , Pietro , $x.
Stefano i eg.
Gili , Alberico , ag.
Anton ino , ao. 8S. 56. 76.
Carlo » s8.
Gall , Domenieo , 8.
Gioranbattista , ai.
Giacinto , kq.
Giuseppe , Yf.
Giuseppe, 17.
Gioranni , 4g.
Mariano, YI. ae. 45.
Cansirri , Mariano , Y. VI.
NiccolA , 44*
Paolo, 5e.
Salratore , 36. ig,
Rosario , 76.
Tommaso , k4>
Calrino , Giuseppe Mareo , 75. 76.
Capaci , Pietro , g.
Cardella , Giuseppe , 53.
Yito , W Zelanti il Sicvm , so.
Garpinato, Gandido fra i ZeUnti IMifcin.
TO, Y. VI. YII. a6. «7. 18. 3o.
43. 47*
Gandido, 3o. 3e. 86.
Mariano domenicano, 47.
GioTanni , 44* 53.
Gioranbattista , fra i Zelanti il Lx
pzno, 3a. 36.
Pietro Martire, 43. 47.
Pietro Paolo , b5.
Yineenao, 82.
Gastorina , Giacinto , 4a.
Giuseppe, 4*>
I^axio , §3. 4b*
Lorenao , 4**
Rosario , a8. 49*
Gar alia ro , Giuseppe , 5.
Ganonico , VI.
Domenieo, fra* Zelanti lo STsaxia t4.
G*»lato Siugressi , 8. red. Grasso Celestino.
Gesar6 Benedetto , 47.
Coco , Gioranni t.
CooiTABoifDo , red. fra Felice d* Aci.
Consolo Giuseppe , 99. 47.
Continella , Antonino , eg.
CorHaro Qarensa , Yincento , 77.
Gorsaro , Agostino , 47. 5o. 5i.
Francesco , x6.
Gosentina, Gaetano , 75.
Gosentino , Gristoforo , YI. 7*.
Giusenpe , YI. 67. 79.
Michelangelo YI.
Michelangelo , 79.
Bfariano , Garmelita , 53.
Gostanso , Franeesco , 8.
Sahatore, z8. 67. 68.
Yenerando , Y.
II
CotUnso, Viae., rbriBMB fra*Zelanti TI.S^.
Coiterelli , Diego, V. 74. 85. 87.
GioTanni , 8a.
Paolo , 54.
Gkitioo, Ted. GrtMO Getoaldo.
D— E
Dafniea , Aecademia , S3. 86.
Decurionalo d* Aci , Y.
EmKAHTs , Ted. Gruso Franceeeo*
EuiAincB , Ted. Patini GioTaani.
Ferranti, GioTanni , YI
Fiebera, Griao , 56. 81.
Graato , Agottino , to.
AleHaodro , Yl. 6.
FrancoMo , 5S. 79.
Salvatore , 5q. 8*.
SebaatianOf 07. 70.
Stefano 9.
Fichiera Andrea , 5i.
Finoechiaro , Ambrogio , YI. '
Aatonino, 7$.
Francesco , il Bitbbasga , Y. ef .
Mariano 9 4'6.
Yalaatro , Mariano , Y. 86.
Paoli(>>, 9.
Fiorioi , Yincrnso , 74. 78.
FlaTOtta , Antonino , 58.
Filippo , 47*
Fraaeeaco, 86.
Foti , Salvatore , 8e.
F-asoBO il , S9.
Gnllo , AgOitino , 76*
Gamhino , Mareantonio , 47*
Gangi , Candido , a5. e8. 87. 43* 47* 49*
Giuaepie, Y. S7. 48. 46. 5z.
Yenerando , YI. a5. 26. 89. S7. 48.
Garofalo , Carlo , il Gsuoo fra* Zelaali
k3. 21.
Garcia Alii, Sebaatiano , 58 74*
MarccUo 6a.
Gelxdo , ved. Garofalo Carlo.
Gemmellaro , Carlo , 80.
Geniali , Aecademia dp* «, 36.
Gerciuia , Yincciisro , VI. 10.
Gioffro , Lnigi , 69.
Graati Arcidiacono , Giuaeppc Y. 36;
Alfio, YI. 32.
BiancA , NiccoltN 58.
^ Vincenro , 56.
Calanna Pietro , ^.
«.- SaWatoro , 78.
Gambino 9 Pietro , 49. 85.
' — Salratore , 78. 74. 75. 76.
Giamingo | Giuaeppe , Y* aa»
Giuaeppe , 29,
Giuliano $ Alfio , 81.
<— Roaario , 56, Sg. 64* 8z«
Morinno , 77. 80.
Mesaina , Alfio ,81.
Alesaandro , 1* AaositTa , 14.
Anaelmoy YI. YUI. 6. a8.
Antonio, 86.
Baldaasare , r.
Cclpatino , 8.
Cclcatino ,27.
CeUo , 47*
Clemen te , 5z.
Domenieo , YI. 17.
Franceaco , V BaaaaxB , i4.
Gaetano , 45.
Geaualdo , il GamM, YI. 18; 19.
Giacomo , YI.
Mareantonio, ao.
Mareantonio , 6. Sa.
Naso , Eamianuele , 8a« 8S*
Naso, Giuaeppe, Y. m.
Ottavio , 5z.
Greco , Amgelo , 87.
Giuaeppe, V.
Franceaco , i6. 17.
Nuncio , 5i.
Groaai , Girolamo , q«
Guido • Giacinto , 28.
Franceaco , 28.
Geaualdo , 28. 47-
GuUi , Domenieo .
ICO . 7.
>e , YI. Sm,
Giuaeppi
Igvoto, kS.
I.'vcvi.TO, Ted. Carpinato Candido.
IiraBMB , ved. Coataiuo Yincenso.
iNKtrEBTO , 29.
TffnaToaato, t. Maim<ei Cat ilano, Giuaepp*
Ii«TBi.x.iGaivTs , tchI. Paaini, GioTanni,
iKxaaPcno , red. Picciono , Giuaeppe.
IivTXGoaixo , Ted. Maria , Antonio di.
Imtxtto , 89.
laavaxivxTO , ag*
L
i>rciaeono , Franceaco , 8. 9.
entinello , Antonio | 78.
CO , Angelo , 5.
Lentinello , Antonio | 78.
Leo , Angelo , 5.
Leonardi Caltabiano^ LeonardO| 56. 78. So*
Mariano , 56. 76. 77.
Sebaatiano , YI. 4t«
Gaetano , 5z.
Gambino , Mariano , 86.
Giovanni , Y. aa.
Mariano , YI. 48. 49*
Paolo , t. 6. 86.
Pietro , YI.
Selwatiano , xo.
Leone , SaWatore , 66.
Leotta , Alfio , V InTasnno , 9.
Cberubino , 9.
Mareantonio , 9.
SalTatore , 36.
Santo Y. aa.
Urbane , zo. z8.
-1
Lxvnio , red. CArpinato , G. Bfettttta.
Lereara , Filippo , YIII.
Libra , Filippo , 7s.
Longo , Pietro , 56.
M
Macaronio , Francesco , 7,
Gianbattista , 9.
Maddem , Lorenao , 54» 55. 56.
Mnjorani, Leandro, YOtl. Leonard! Mariano.
Uaugani , Francesco , 99.
Galeotto , il SoriTo 9.
GioTanni , 5x.
Vittorio , 43.
Maria , Antonio di , riirrxflORiTO x4*
Giuseppe, x4.
Marcantonio , x4>
Mareantonio , 9.
Maroni , Giuseppe , 9.
Mauro , Fnbrisio Agostino , YI. iS. 5o.
Giambattista , 5x.
Mariano, 46. 53. Sg. 61. 67. 70.
7Y. So.
Mig^nemi , Francesco , 9.
Minorca , Giuseppe , 4(*
Pasquale , it,
Mirone , Domeuieo , 74.
Giacinto , 9.
Giuseppe , il Rattxtato, c5. ■9.
Francesco , xx. a 5.
Francesco ,25.
Moneada , Tommaso « 75.
Mad6 , Giuseppe , 9.
Musmeei Catalano , Giuseppe 1* iHvaavo-
SATO, 1^
Francesco , 36.
Giovanni , eS. 4k •
Gioranbattista , 4s*
Niccol6 , 77.
Roderico , 99.
SaTerio , VI. 5.
Sebastiano 9 46.
Tinoenao , 1* Oocitlto , x4.
N
Naranro , Yineenso , 74* 75. 76.
Micolosi , Paolo , aS. 75. 86.
O—P
OccirtTO, Ted. Mnsmeci, Yincenio.
Orofone , 7.
Oscuri , Aceademia degli , YIK.
P^uebianco , Girolamo , YL 47.
Mariano , 27.
Pantellaro , Alfio , 44.
„ . . ^»"^PP« » 67- 79-
Fasinx , Giovanni , V urTBX>uasi«Ta , e lo
EaaAirn, 36.
Slefano , x5.
^alaai , Andrea , 45.
Felice , 45.
Francesco Paola, 4**
Pataii4 , Gaetano , 45.
GioTanni , saeerdota JUS,
GioTanni YI. 45.
Giuseppe 45.
Salvatare , 4^.
Mariano YI. 5a.
Rocca, Giorvnni, 45.
Patania , Giuseppe, 6.
Gregorio , YI.
Patem6 Castello , Yineenso , 55.
Pennisi , Antonino , YI* Si.
Carlo , 44.
Erasmo, YI. 5a.
Francesco , 36.
Francesco , 56.
Pi'tralia , Dien^ , 36.
Piodone , Gaetano , ig.
Giuseppe , V IirTaarxno , 14.
Giuseppe , il Tmnao , x4>
Paolo , a5.
Piaao, 19.
PUtanU , Alfio , s6.
Alfio X X7.
Bonarentura , o.
GUcinto , Y. YI. 6.
Giambattista ,17.
Gioranni , YI.
Niccol6 , x6.
Pietro , il Notaro V InraaTOBAxo 9.
Pietro , 9. zo.
Pietro Paolo , Y. xo.
Platutaoo AcxiiBirsa , Ted. Musmeci.
Catalano , Giuseppe.
Plumari , Emmannele , 77.
Politi , Sebastiano , 56.
PaoTTXDO , Ted. Rossi Barba^Ho Salralora.
PuWirenti , Sebastiano , 85.
Qoattroecfai , SaWatore , 3t.
R
Ragonisi , Giuseppe , YII. ag^ 39.. 44< St,
J 6. 77, 85.
[atteo , Y.
Rao, GioTanbiattista t 63.
Rattivato, Ted. Mirone Giuseppe.
Ricciardi , Irene , 75.
Bigann , SaWatore, So. 64. 66. 8a.
Ri^^gio , Giuseppe, 4o.
Rocca , Antonino « 5.
Rosario , 85.
Rodriques , Carlo , 56. 74* 76. 8x. 8a.
Ferdinani'o ,76.
Rol , Giacomo , ^5.
Romano , Baldassare, 74* ^S.
Romeo , Pietro s5.
Rossi , Giuseppe , x6.
Barba^Uo, Salratore, il PaovTtnd, 3«.
Bonanno SaUatorO) YI. a6. 33. 74.
75. 85.
Costanso, GioTan* Antonino, Yt.s6.3S*
Santoro , 56.
\
J^^".
Aotid ) Giaeinto , a I ZsLortio , i4*
BusM 9 GioTanni , 1* JLasxccio , li*
Santonoeito , Stefano , ▼.
Bapnppo , Franeeteo , il Tmiso $9. 49*
Scalia , Salratore , 96.
Seandara , Areangelo , 7.
Sciaoea . Erasmo j VI. 11.
Tommaxo « 48*
Seionti , Angelo , 86.
Scudari , Santoro , 6S. 81. 81.
Seoiinara « Gioieppe « 7S. 74* 7^* 7^*
Francesco , 74* 75*
Tito 9 aS.
8erio , a8.
Sic VIA y Ted. Gardclla Tito.
S'monelli , Tincenso, S8.
M.A*acusa, Gonte di, S. A. R. D. Leopolds
di Borbono , Socio Proteggitore del-
r Accademia de* Zelanti.
Sopno , Ted. Vacta Girelli Sebastiano.
Spada , Mariano y 8S.
Spina , Filippo « 9.
Strano , Francesco , 9.
Salf atore , 36.
Svaaiui 9 Tod. Carallaro j Domauioo*
TaKsOy Tad. Pieei<ma Giuaeppe,
TnuDO , Ted. Sapappo Francesco.
Tuslo t Giambattista , il Tabao , a^.
Tropea , Arcangolo , 7.
Tarrifi Golonoa » Giuseppina ^ 7S.
V— u
YalsaTOja , prineipe > 74*
Yasta , AlcBssndro , Y. at. 4i* 49>
Francesco , YI. 74* 7$. 76. 85.
Gianbattista • 5i.
Yalerio , Mariano , K9.
Paolo , 29. 47*
roja , prineipe $ 74*
, AloBsandro , Y. ai
Francesco , YI. 74* 79* 70
Gianbattista , 5i.
Pietro Paolo , Y. YI. 9%.
Pietro Paolo , Y. a3.
Circlli , Sebastiaao 9 il Somo YI.
az. 35.
Deodati , Placido , 56.
Yeechio , Micbele , Y. aa. 4'*
Yigo , Lionardo, Y. ta. SS. 54. 55. 64 6S.
74. 75. 76. 77. 78. 79, 80. ec
Salratore « 5o. 65. 83.
Sweeny , Csrloita , 75.
Urso , Micbele , YI.
Gaetano, 54i 56. 57. 58.
Raffaello , 56. 5q.
Uscone , Lampridio 9 VlII.
Taecone 9 Gioseppe , 75.
Taslo 9 29 red. Tosto Giambattista.
Zelanti , Accademia de*, 5. 35. 53. 55. 86.
Zax<OTKPO 9 red. Rosso Giaeinto.
ERRORI
Pag. 89 lid. ai a* tempi normanni
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43 Rossi Coslanzo .
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CORREZIONI
a' tempi aragonesi
Pitpai
Piermaiio Verdizzotti
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dar lezione
Rossi Bonanno
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di quelli
la civilta del Collegio A niello itato
primiero
L* Accademia ba perduto Cristofaro Coscntino in gennaro i84a « e
SaWatore Grassi-Calanna in dicembre dello stesso anno. Del prime ha scrit-
to I'elogio il socio che gli successe Antoniuo Russo Mazza 9 e T Accademia
Dafoica ne ha pianto pubblicamente la morle ; del secondo ne uscifii la bio-
grafia nella Faktalubtta ^ opera periodica che slampasi in Messina.
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UM tKU'lCClDEIU DECU mUTI BI ICI-BUU
Cll uinl IX e X d«lla dl Icl rtsBSvailmM
( 1841 e lUI )
SCfilllA DAI SI6UTUI0 GIIUILI
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CATANIA
TIPOGaAFIA DEL &U1E OSPIZIO Dl BEKEFICEKZA
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HoAo I Giaeinto , il Zmunno , 1 4*
Butao t GioTAJuni , 1* Aastcoo « i4>
s
SanloDoeito , Stefano ^ ▼.
Sapnppo , Franeeseo , il Timido Sfl. 49.
Scalia f Salratore , «6.
Beasdara , Arean^elo , 7.
Sciacea . Erasmo , VI. is.
TommaiOy 48*
Seionti ^ Angelo , 86.
Scuderi , Santoro , 65. 81. 81.
Seminara « Giuseppe , 78. 1^, 7S. 76.
FraneeMO ^ 74* 75*
Tito, a5.
Serio , a8.
SiCTn.0 9 ved. Gardella Tito.
S'monelli , Yincenso, 58.
M<<'aciua, Gont« di, S. A.
di Borbone , Socio I
1* Aceademia de* Zeli
SopiTO , Ted. Yacta Girelli
Spada 9 Biariano , 83.
Spina , Filippo « 9.
Strano , Francesco « 9.
Salratore , S6.
STaaxiijB 9 Ted. Gavallaro | Domenieo*
TspsBO 9 Ted. PiecuMie Gtmeppey
Tuuno , Ted. Sapnppo Fraoceeco.
Tosto , Giamballista , il Takbo , Sf .
Tropea , Areangelo « 7.
Turrisi Golonna » Gioseppiaa , 7$.
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Yalerio , Mariano « tg.
Paolo , 29. 47*
YalsaToja , prineipe t 74*
Yasta , Alcsssndro , Y. at. 4x. 49.
Francesco , YI. 74* 7$> 76. 85.
GianbatttsU , 5r.
Piatro Paolo , Y. YI. it.
Pietro Paolo , Y. a8.
CircUi , Sebeatiano , il Senro TI.
■ I. 85.
Deodnti , Plaeido , 56.
Yeechio , Michele , Y. aa. 4'*
Yi^o , Lionardo, Y. aa. 53. 54* 55. 64 CS.
74. 75. 76. 77. 78. 79. 80.
aaWatore , 5o. o5. o3.
Sweeny , Carlotta , 75.
Urso , Hiehele , YI.
Gaetano, 54f 56. 57. 58.
BafTaello , 56. So.
I7scone ^ Lampridiu « YlIL
Taoeone , Giasi>ppe , 75.
Tablo , 89 Ted. Tosto GiambatUsta.
Zelanti , Aceademia de*, 5. 35. 53. 55. 8€.
Zb&otepo, Ted. Rosso Giacinto.
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Salratore Grassi-Calanna in dicembre dello stesso anno. Del prime ha scrit-
io r elogio il socio eke gli successe Antonino Russo Mazza 9 e V Aceademia
Dafoica ne ha pianto pubblicamente la morle ; del secondo ne useiri la bio-
grafia nella Firtallxtta , opera periodica che stampasi in Messina.
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( 1841 e 1S«1 )
SCBIIIi DAI SIfiUTillO QinUU
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CATANIA
UPOCSAnA DEL BEAXE OSPIZIO Dl BENEPICEKZA
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Volge ormai Fanno uodecimo, da che per la vmnoificenza del
6o¥eroo a Duova vita richiamati, esempi ayete porti luminosi ii
attivita, anzi di energia, nella intrapresa accademica camera. £
COQ risultameoti dissimili a quasi tutte le accademiche congreghe,
a tutte le umane istituzioni, di maggiore attenzioae tornaoo de-
gni i Yostri progress!, che non furooo gV inizi: voi , noa fumo
dalla luce , ma dal fumo luce brillante coi vostri lavori avete do-
▼unque portato. Yi siete con alacrita travagliati, e a bella pruova
messo avete ogni diligenza nel fare accolta di notizie di osservazio*
Di, di sperienze: il vostro ingeguo avete soUevato.- Tiotelletto vostra
a belle dottriae e sublimi avete cimentator queste mura per voi
spiraa sapieuza: io queste scranoe chi vuol sedere, ed al vostra
cospetto, esser non deve colui, che digiuna degli stiidt istrumea*
tali accorda alia leltura pocha momenti avanzati alia gozzoviglia:
queste mura che TAreopago posson dirsi di nostra patria , han«
no con doice maraviglia attirati gli sguardi de^^Siciliani e degli
esteri, e nobil decoro alia patria n'e venuto;. alia patria scono*
sciuta per lo dinaozi, e quasi neirobblia sepolta ; e tuttodi da
remoti punti di Europa domande ci pervengono, perche i miglio
ri saptenti abbiano ne* vostri ruoli i nomi loro registrali.
Vostra si e adunque la gloria r ogoi ragione, ogni giustizia
comanda alia mia voce il proclamarlo ;. e se la macchia di adu«
latore io non temessi, la forza d*ingegnodi ognuno ioquiespor-
rei^ la nobilta di cuore , le generosita di ogni gnisa; ma mi tac-
cio , e lascio che Tuniforme ed inappellabil consentimento la po«
sterita ne pronunzi. Non posso pero non ispiegarmi riconoscente
deiranimo , che il vostro beoigno sguardo avendomi rivolto, in
nulla calcolando la mia tenuila , imposto avete alia mia rozza vo«
ce , come per li tre primi biennis or per lo qainto , il bandire
i vostri lavori , e rklurre a saggi tanti belli vostri pensamenti.
Dell I ritratti fedeli presentar potessi di on^Qimol Dih! la meri la-
ta giustizia a ciascheduao render potessi! Oh si che allora coo-
lento scenderei da questa tribunal E net mentre, cbe dauo sea-
timento di vanita non so abbastanza difenderini nel cbiamar la
attenzione del pubblico a mirar tante ricchezze intellettuali , iiel-
r esser fatto partecipe, e quasi con voi autore, di qUello che dal-
le vostre sapient! penoe a generate utilila e stato vergato, io vi
renderei tributi di grazie pel sublime ufficio , cui innalzato mi
avete. £ccomi perlanto all* impresa. Io esporro i vostri lavori, a
quelle class! coordinandoli,che sin dalla prima mia relazione, airom-
brade' grand! pensatori, esposi, e plauso menetorno per lestam-
pe e per tante penne, c la vostra approvazione non demeritai. E
spnza temere cbe censura alcuna sfrondar potesse di una fronda
sola un albero rizzato con filosolica verita, eccomi alf adempimeo-
to del mio nobile uffizio.
UETTEWaS
Filoloipla, El^iiiiemuh Poesia, Btmrlskf ikntlv^mrlmt
II socio atlivo sac. Saltatorb Ghasso un prospetto di Gramma*
lica delta lingua siciliana ci diedt*, in cui dalle eapressioni sici-
liane movendo, alle italiane si passa, ed indi allelatine; progre-
dendo cosi con saggio dtvisamento dal noto air ignoto; il che ha
apianate sempre le strade alio apprendimento. E Tautore ponen-
do avanli una sua osservaziooe, che T indole di nostra favella si
e tale, che un Iratlato completo delle preposizioni e raoalisi di
alcude congiunzioni il maggior numero delle regole di reggimea-
to iochiudoQO, cosi su di questa base poggia Tedificio delta nuo*
▼a sua grammatica, di cui indica soltaolo le division! principali
e secondarie.
Noi altendendo i promessi sviluppi, ci conlentiam per ora di
esporre il quadro di tulto il suo grammaticale laToro, conforme
nel suo ragionamento leggesi ideato.
Muove egli in una prima parte dalle deGnizioni delle parti del
discors*, e passa a dare idea della proposizione semplice e com*
plessa ; tratta delle declinaziooi e coniugaziorki siciliane italiane
e latine, e deir ortografia per tuKe e tre le lingue.
In una seconda parte scri¥e della concordanza, della traduzio-
ne in italiano ed in latino dal siciliano; dei nomi e de'verb! noo
preceduti da preposizione; indi di quei preceduti dalle preposizio*
ni di ed a, e da altre preposizioni. Passa inline alia traduzione
nelle stesse liogue de* verb! preceduti dalle congiunzioni mi, ca ,
ed ii^ seguito da altre con<{iuozioiu. Occupasi in una terza par-
te delle declmazioni e cooiugazioni irregotari di fotte e ire le
lingup, deir indice deile parole derivate, e de^temi che ne sodo
la sorgente, delle parole composte e de' compooenti di esse , ed
lofiae delle ecceziooi delle regole di coDCOrdanza e di reggimen-
to. In una qiiarta ed ultima parte raccolgonsi delle brevissime
frasi siciliane, Iradotte in italiano ed in latino, con osservazioni
snlle parole che ammettono varia reggenza, o traduconsi con ya-
ria maniera di dire, distiuguendo il caso che lora si da in vigor
della regola generate, dal caso, o dai casi diversi che dalla re*
gola generate si dipartono. Siegue un'arlicolo delle figure gram*
matieali , ed aitro su* cambiamenti di cui e suscetlibile Tordine
delle parole iatine in vigor del genio della lingua. Un articolo
finalmente si aggiunge sulla versiiicazione in tutte e tre le lingue.
Di alconi pensieri snU'eloqiienza sacra in Sicilia ci diede ra-
gionamento il nostro socio attivo sac. Mariatvo Leonardt.
Duolsi il N. A. che Teloquenza sacra in Sicilia non siatenu-
ta in quel conto che si deve, e macchiata la rinviene di piii di-
fetti. Yolge poi il suo dire a tre puoti di vista, cioe i.^ Stile e
lingua: 2.^ Argomenti: 3.* Declamazione; de*primi due trattando
Del suo ragiooamento; ad allro riserbandone il terzo.
£ sul primo, delto alcun che della nobilla della sacra eloquen*
za, del sublime e celestiale suo obbietto, della dificolta massima
di riuscirne nelf arte, tante e si svariate virtu di mente e di cor-
po richiedendovisi ; passa a ragionare deiruso , niente al certo
commendevole, di starsi sempre sulle descrizioni, e di tal genere,
che alia poesia appena si addicono, e con traslati cosi arditi che
bea posson dirsi del prelto seicento. E con tal frega vi si inten-
de, che ripiena la predica di tali descrizioni, ed anco mediocri,
si crede aver toccato il sommo dell' arco. Dov*e piii la grave sem-
plicita, la modesta imponenza della divinaparolar Dove Tunzione?
Dove la dottrina?., Non che sbandir si debhano le descrizioni
dalle prediche; ma di quelle soltanto T uso si pennetle che cadoa
naturali, che Tindole sentan tulta di sacro componimento; che sia*
BO ornameuto della predica, non parte precipua; che convincano
e persuadano insieme. E per trar degli esempi, di quelle siano qua-
U il Massillon, il Bourdealove, il Segneri sulle orme deTadri del-
la Chiesa ci olTrono.
Riprovevole si e Tuso di predicar toscano , salvo che a colta
udienza la predica soltanto rivolgasi; ed anco puo permettersi in qual-
che panegirico di soleonita. Per tulto il dippin si e un proceder coutro
natura, an opporsi alle mire della divina providenza , che tutli
vuole indiscriminatamente istruiti; ed a tal fine il roiracolo deile
lingue negli Apostoli. E quantunque il sicolo idioma colto non sia
del tutlo al par del toscano, ha non di meno d'onde fornire di
espressioai Toralore pid espcrlo; e di qual valore egli sia ben
— « —
eel mostro il Meli ne'saoi caoti lugabri e di genere grave. Bea
perb e da temersi, che il ricorso al toscdoo dod muova ia alco*
ni da poverta d* iiigegoo e di dottrina; che piir e piii volte Ian-
te prediche, se io sicHiano voglian tradursi, veogono meno, e ca-
doD di mano.
Noa per queslo pero vaolsi che dal sacro oratore si adoperi
linguaggio rozio e villano. No: eccovi qtiello nobile ecolto, cbe
il migliore e il pia costante use adopera: di esse si vaJga» sicche
la plebe iofenday i dotti non rimangaiio ofiesi, la parola di Dio
BOO sembri degradata.
L*uso deHe espressiooi delle sacre carte, le allusioDi alle storie
sacre, ii fioguaggio de'Padri della Chiesa sono ornainenti bellis-
simi alio stile del sagro oratdre; ed il Barbieri si e in cio mo-
dello Dobilissimo. Recaoo alia predica qaella efficacia , quella
noziooe, quella vivacita ch'ecosi propria della parola santa. Ma
sommo giudizio richiedesi per fopportuno maoeggio ; mentre si
e massima invariabtle, secondo Quintiliaao, cbe Qoa la cosa 8ol«
taolo, ma Topportuaila cosliluisce la bellezza oel dire.
Intorno agK argomenlt vedesi pnr troppo^ che molti, qaasi noia-
li della semplieita ed aniichezza degli evaogelici, cosi liimiaosa-
mente trattati da'^Padri della Chiesa, ed ansi di andare a saa*
gue de'^letU^rati del secolo, vaa cercaodo deile novita, reodendo-
si singolari, non men che criminosi, di lesa diviaa parola.
In diviniia ogoi cosa ouova, o e da condanaarsi, o oerto e pe-
rigliosissioKi. Chi dalla viva e limpida sorgente si diparte , aile
acqfue torbide fa mestieri che si disseti: cbi alle footi di GesB
Gristo e delle sacre pagioe e de'^Padri di Chiesa santa attigner
Bon vuole, doq paa esser giammai predicatore approvato da* sag-
gi qui ia terra, ne accetto a Dio colassa nel cielo
Argomenti di lievissima ntilita son pure dal N. A. riputati, e
bene, qualor s^^impreade a dimostrare la verita della rivelaziooe
cooiro griocreduir e gti spiriti forti. Argomeoti siiFatti della scao«
la son proprii, dove la contraddiziooe e perinessa. Nel pergama
alia morale si inteodaf ed anca cootro gli stessi spiriti forti, se
mai ve ne fossero, la morale, di cui il pin delle volte mancaao,
bene e dolcemente ispirata nel cuore, a cancellar soventi volte
arriva rincredulila istessa, poiche yi si scorge e il divino ama«
bilissimo suo autore, e la essenziale coonessione co'dommi della
credenza.
B^e tornate poetiche in questo bieooio dalla nostra Accademia
si iennero, una di genere sacro, Taltra di profaoo.
Ragionameuto in prosa precedette la prima del socio attivo can.
Gaetano d'Urso, in cui fu obbietto del suo dire 1' illustraziooe
del tratta di & Paolo nella prima ai Corioti (xv. i4*) < S® ^'
> sfo Don e risnscrtato yana e la nostra predicazione, vana e an-
> cora la Yostra fede >•
Fondamento delle verita lutte della religione di Gesu Crislo si
e quella della risorrezione di lui; che mancala, a vuoto lornaoo
le prorezie; di ninoa cfficacia sooo i miracoli; fanatismb e furo-
re, non divioa impulso, dovrassi dire aver guidati i martin al
patibolo.
A vuolo tornano le profezie, le predizioni cioe di cose a Dio
solo note, da cause litere dipendenti, e col fatto indi avverale.
Imperocche a che valgono gli oracoli di Abramo, di Isacco, di
Giacobe, di Moise, d' Isaia, di Daniele ec. con i quali anticipa-
la leggiamo di secoli la storia tutta della vita di Gesa Gristo, la
santita di sua missione, la infinita de* miracoli suoi, i caraUeri
lucidi di sua divioita, se del loro aweramento quelli riguardan-
ti la gloriosa sua risorrezione mancati fossero? Chi creder pe-
trebbe (igliuol di Dio cohii, che solto aspri tormenti e come in-
fame spirato sul patibolo, vedesse poi mancati di compimenlo gli
oracoli con i quali si enuncia il dominio suo sopra la morte, il
suo soggetiarvisi per libera volonla solamente, egli che libero frai
morli, per virtu propria risuscilar dovea? Senzaquesla riser rezio-
ne , tutti gli oracoli de profeli non saranno che come brunzo
che reode inutil saono, come cembalo che a voto tintinna.
11 miracolo si e un effetto snperiore alle forze della natura ,
una violazione delle leggi di lei, e che il fieggitor supremo, da
cui deriva, ha destinato a conferma di una rivelazione che si
compiace compartire alf uomo; si e un colpo straordioario, m cui
Dio Yuole, che la sua mano tutta sola apparisse e si manifestasse.
Che il miracolo sia prova di rivelazione le genti tutle consea-
sienti ne sono; e nella storia delle religioni varie noi troviamo,
che i fondatori ed i sostenitori di esse, al fine di trovar creden*
za^ al miracolo han sempre fatto ricorso. Yerita si e questa da
trivio; ne prova richiede. Solo dolore neir anima ci mette il ve-
dere come tante falsita e tante, nelle mitiche credenze prima del
Nazzareno^ nelle eresie e nel Corano dopo di lui , sono dagli uo-
mini cumulate per conferma di falsita maggiori; ed il gran mez-
zo» che solo a Dio si appartiene per lo splcndore della verita, de-
turpato cosi per servire alia men^ogna.
Che Gesii Cristo fa operator di prodigi innumereToH a lesti-
moniare la sua divinita e la sua celeste missione; che gli apo-
stoli suoi ancora al fine istesso innumerevoli ne operarono,^ alia
virtu del loro maestro riportandoli> si e un fatto che luminosa-
mente pruovasi. Le onde ed ii vento, le potesta di averno, le ma-
latie tutte, la morte che senton la voce del Fattor supremo , e
che al comando di lui subita e muta obbedienza dimostrano, soa
tutte pruova non manchevole della verita di nostra religione sa-
— « -r
crosaata. Che tutti qaesti miracoli in fine, come a centra da pe«
riferia, alia risorrezioae riescano, eccone una pruova fra mille.
Pietro e Giovanni, dopo riceviito it Santo Spirilo saliv»no alia
preghiera nel tempio di Gerasolima, ed entravano per la porta
speciosa. Uuo storpio dalla nascila quivi posato li prega?a di li-
mosina. Poveri di inoneta Pietro e Giovanni sodisfar oon poteva-
no le brame di lui; ma miglior beueficio gli compartivano saoan-
dolo in attimo e nel nome di Gesa Gristo dalla infermita che il
travagliava. 11 fatto divenne strepiloso: tutti intorno a Pietra e
Giovanni aObllavansi maravigliaado; cd allora, Pietro loro dice*
Ta: c Non per virlii nostra abbiamo guarito quest' uomo; ma di
9 colui che voi negaste ionanzi a Pilato, che giudicava doversi
]» restiluire a liberta. Voi rinegaste il Santo ed il Giusto, e chie-
) deste che fossevi dato per grazia un omicida, ma Y Autore del-
]» la vita voi uccideste, cui Dio risuscito da morte, di che sia«
s mo noi testimoni >•
Ecco dunque la risorrezione sostegno e complemento' de'mira*
coli tutti: essa mancata, ecco in rovina la religione tutta di Ge«
sn Cristo.
II morale feaomeno de'martiri nella religione di qaestoFiglino-
10 di Dio, non puo non Fornire pruova luminosa della verita di
lei. L'umana ragione, stando sui naturaii, non puo inmodoaica-
DO proferire spiegazione sufBciente di un numero si prodigioso
che molti milioai tocca di persone, di condizioui svariate, delta
eta pin tenera, del sesso pin delicato e gentile, che il sangue dan-
no e la vita sotto i piii barbari supplici in conferma della veri-
ta di loro credenza; e questo sangue, e questa morte, e qnesti
p'atiboli, e strazi cotanti da diabolicu soltigliezza inventati, lungi
di spaventare, invitano anzi milioni e milioni di persone a profes*
sar la fede istessa, a suggellarla col proprio sangue. Fenomeno
siffalto nella Divinila aoltanto riconoscer puo spiegazione adegua-
tn. E SI splendente la Divinita in esso ammirasi, da oscurare si^
no a perdersi di veduta il picciol numero di altri martiri , che
per fanatico errore la vita loro ban fra tormenti perdula.
Or qual line guidava i martiri al supplizio? Qual seniimento
interno, come a nozze, a morte gli invitaya? Non altro che la
speranza nelle parole di Gesu Gristo, che una beatitudine cterna
d* ineffabili felicita gli attendea, che una risorrezione simile a quel-
la di lui avrebbe al termine del mondo glorificati i loro corpi
che si malconci e pesti guaggio lasciavano.
Se dunque la risorrezione di Gesii Gristo una vcrita non si fos-
se, vano tornerebbe Y argomento de* martiri, egualm^nte che Tane
le profezie, vani i miracoli. Yero adunquequanto TApostolo scris-
se, e bene il N. A. illustro: Se Gristo non sorse da' mortis inalil
torna la nostra predica, inutile la fede yostra.
— _
*
If ragionamenlo in prosa del socio attivo can. d'Urso fa srgui-
to da linn
Ode d*introdnzione in versl siciliaai del socio attivo sac. Sal*
vatore Grasso. Indi alia forma arcadica
Sonetto Magistrale del socio attivo Yincenzo Fiorini Meli.
Coronale i.o del socio attivo sac. Giuseppe Ragonisi.
9.*" del socio attivo Leonardo dottor Leonardi.
3.0 di Sebastiano Pulvirenti.
4* "* del sac. Pietro Grass! .
5.® del socio onorario Francesco Semioara.
6.« del P. Lettore Francesco Gitido Minore Osservante.
7>° del socio collaboratore Salvalore Rossi Booanno.
^.'^ del socio attivo Sebastiano Dottor Fichera.
9** del socio collaboratore Michelangelo Cosentino.
lo.** del socio attivo Salvafore dottor Gostanzo.
ii/ di Domenico Mirone.
12.* di Giovanni Errico Maddem.
i3.* del socio collaboratore Paolo Rocca.
i4'-'* del socio attivo sac. Raffaello d'UrSo.
Conchiugione in versi sciolti del socio onorario Paolo fiarone*
Nicolosi.
Nella tornata poetica di geoere profane s*iotese alia soluzione
del se^uente storico problema. c Dove riluce piii ardimento e pid
> vastita e profondita di genio, nella spedizione di Alessandro in
> Persia, o in quella di Napoleone in £gitto?
Precedette la tornata un discorso in prosa di sensato lavoro
del socio attivo sac. Giuseppe Ragonist, del quale eccone I'idea.
Pensando egli saggiamente, che la sola via a conoscere la dif-
ferenza dell* una spedizione e delFaltra sia la istorica narrazione,
ad essa egli da opera; traendola per Alessandro da Plutarco, da
Diodoro e da Curzio, per Napoleone da Norvios, Gallois, Botta, Ar-
deche , Ghambure e dalle Memorie di Napoleone medesimo; ed or^
dina il- discorso cosi, che primo i fini delle due spedizioni discor-
re, delle diiBcolta indi di recarle ad effetlo.
Fine della spedizione del re Macedone si fu il vendicarsi del-
Tonta recatagli da Dario di Persia, che con superbe parole, co-
si come con Filippo avea falto, mando chiedendolo del solito tri-
buto. Fine pero della spedizione francese si fit lo acquisto di fa-
cil passaggio alle Indie, o pel Rosso o per la Siria, e rivolnzio-
nando le ludiche genti inaridire agringlesi la sorgente di tutte
le loro ricchezze, piantar per la Francia il centro di commercio
con Toriente pel canal di Sesostn tra il Rosso ed il Mediterra-
neo; che la brevita somma dellu strada in confronto alia luoghis-
sima pel capo di Buona Sporanza, avrehbe recati alFEuropa i
generi indiani a prezzo di gran lunga minore di quaato finora
2
— 10 —
per mano degl' inglesi si sono oUeauti. Pensiero pin vasfo e pia
degDO del genio che il concepi, dice Chamburey doq ha finora
«tupefa(lo la terra. *
Quali difficolla si frapposero ad Alessandro, quali a Napoleone
oel preparare la rispelliva impresa?
Alessandro erede di Filippo Del trono macedoDe dove , prima
di muover per la Persia, domare barbare genti, soggiogate gia
dal padre, e che alia vista di lui giovinello, che solo venfanni
contava, argomeotavansi sciioteroe il giogo; e di gia ridotti alia
obbeJieoza avea i Yriballi i Peooi i Geti i Daci e gli Agriaoi.
CompiuCa in breve ogni irapresa, tutko e^jli approota per la spe«
dizioae: noa ha da chi dipenda; non gli mancan tesori. E la
Grecia istessa, quaotunqae gelosa di liberta, memore pero delfoa-
ta dalla Persia riceviila, a lui si accoppra, e solto il comando
di lui iiD^armata agginngc.
Napoleoae airiocoufro oon e che nudo generale: da un Direi-
torio forsennalo e geloso dipeode. Pure sia da quando rioveai-
vasi in Milano, medilava 1* impresa di Egitto, e al Direttorio ne
scrivea. L'loghilterra, che ben senliva essersi riprodoUo iQ lui un
Cesare novelto, con denaro e coo simulaziooe, senza veder la di-
mane; faceva quell' irapresa proporre al Direttorio, con affidaria
a Napoleoge; per dilungarlo cosi dalla Francia. Napoleone pero
fa le yisle di oon acceltare; e cosi bene sostenne la sua parle , -
che ringhilterra sen persnase. Ed a confermarla nelP errore pre-
parar facea nel nord della Francia, un'armata col nome di ar-
mata d'Inghillerra; e voce facea correre dapperlutto, che uno
sbocco per quel paese direlto da Napoleone gia disponevasi. II
Gabinetto iaglesearmasi alia difcsa: ordina il blocco a Brest do-
ve stavasi una squadra francese, ed a Cadice per opporsi all* nsci-
ta della flotla gallispana. Manda Nelson con tre vascelli alio streU
to di Gibilterra per custodirne Tingresso, acciocehe la squadra
di Tolone non andasse a congiuDgersi a quella di Cadice, amendue
a quella di Brest, e tulte Ire non piombassero insieme alia terra
britannica; e la Manica intanto e ripiena di legni inglesi. Va la
ootizia in Inghilterra che de*preparativi si facevano nel Mediterra-
neo, ma sono giadicali come stratagemmi francesi, e non curati.
Napoleone avea a tutto c con immense senno provedato, sino al
denaro bisognevole, di cui la Francia solo tenuissima parte pote
somministrare.
Alessandro nella sua navigazione soica il seno Slrimonio e TEle-
sponto, tratto di cento miglia, o cost. Scende in mare di prima-
vera in capo a trentacinque mila soldati che aveano avuto con-
dotta da Filippo: viveri avea per un mese, seltanta talenli, e col-
mo di speranze il petto. E siccome la Persia spreggio Tela gioveni-
!• di lui, cosi gli diedc il viaggiu Cacilissimo e quasi da sollano.
— II —
Con aDimo aceeso a grand! e possenti cose, accercfiiato di pe«
ricoK, ma dod meoo tranquillo; in mezzo a tanki libri e taoti dot*
ti» fa vela Boaaparle da Toloae a 19 maggio 1798 con quindi*
ci vascetii, quattordici fregate, quattrocento bastimeoti da traspor*
to, diecimila marinari e trenta mila uomini di truppa. £ cono-
scendo la vigilanza inglese e la potenza in mare di questa na-
zione, percorre una atrada di mille e cinquecento miglia, passan-
da per Malta, Candia^ Aze, ed in giorni vent' otto, dopo tre bat-
taglie coronate della vitloria, entra uella capitate deirEgilto. Nel-
son il cercava per tutti i mari: dodici giorni dopo la partenza
deirarmata francese ancoro inoanzi Tolone , credendo bloecarla.
lodi li cerca chiedendone in Napoli in Messina; c conosciuta la
presa di Malta, piii non dtibito della spediziooe in Egitto. Corse
percio subito ad Alessandria, ma nulla avendo ivi trofato, pere-
grino per Alessaodretta, per la Morea, per Siracusa.
Napoleone, dope che Tarmata avea posla piede in Egitto, la*-
scio ordJne al suo ammiraglio Brnyes ai enlrare nel ported* Ales-
sandria tentandone il guade, o di guidar la flotta a Corfu. Bru-
yes pero, che pria dell* esecuziouc volesse contczza della posi-
tura deir armala, che si tenesse tale da resistere alia forza in-
glese, ivi ristette nella rada di Abonkir in ordin di battaglia.
Napoleone, cio risaputo, novella severe ordioe ^i\ spedi di obe^
dir subito; ma il messo fu trucidalo nella via. Giunse Nelson, e
oc* giorni una e due agosto tempesto la Qotta francese, e parte
Be afibndo^ e Bruyes in quella battaglia mori combattendo con
para bravura. Volo la notizia della disfatta al Cairo; e alle trup-
pe scoraggiate Napoleone parlo con si magica elocruenza , che
animose tornarono al prosieguo di loro baitaglie. Cue di simile
vide r Asia in Alessanuro 1
Proseguiamo la coUazione, e vediamo quali casi avversi tra-
▼Hgliaron cestui sine alia battaglia di Arnella, quali Napoleone
sine al suo ritorno in Francia.
Ad arrestare Alessandre nel suo cammino, Mennone espertissi*
mo general persiano consiglio Dario di devastare tutti i campi ,
e far mancare di vtveri il nemico. Dario sprezzo il consiglio di
Mennone, ed Alessandre nuolando ncirabbondanza corse sino al
Granice; ed ivi trovato Tesercito persiano, azzuffo aspra battaglia,
e riporto viltoria. Grave pericolp corse di perdere il capo , e fn
debilore a Clito della salvezza. La Persia in quelle incontro per-
de Mennone, e con esse ogni difesa. E dopo quella disfatta Mt-
lelo ed Alicarnasso furono espugnate; e parecchi sovrani asiatici
impauriti, ad Alessandre si soggettarouo volontariamente.
L*aono appresso aprt egli la campagna di buoo'ora, prese Gf»
iene e Gordio, occupo la Paflagonia, la Cappadocia , ea alcuui
pasai della Cilicia importantissimi. Dario raccolse unMnaumerahi-
— 12 —
le armala; ma priva di etporto coodoltiere, in vece di sofferaiar-
la nelle piaoure deirAssiria, dove di tutta polea giovarsi, Tiin-
paccio fra pass! aDgusti; ed assalita di uq sol'impeto, e sconfit*
ta fittO airisso, vi soffri spaveotevole perdita. None qui a tacersi
la magnaDimita di Alessaadro per la madre , moglie e figli di
Dario rimasti prigionieri in quella giornata. Puron conipartiti al-
rinfelice famiglm i tratti pid delicati e riverenti, che si coQ?en-
gono a grandi nelK iDfortunio, massioriameote se doooe. Quella vit*
toria soUomise volontarii ad Alessaodro i Sidouii ed i Feuicii, ec-
cello Tiro capitale di quegli ultimi; la quale, sulla speranza di ua
sfuxorso da Cartagiiie, crede poter resislere; ma Gartagine batta«
gliata alle sue mura dalle armi siciliaue, inviar dou pote il pro-
fflesso ajuto; e Tiro dopo sette mesi di aroedio, diretto da Ales*
saiidro con ingegno e coraggio rarissimi, eadde in mano di lai»
e soffri barbarie inaudit^. Gerusalemme, che ai Fenicii eras! col-
legala, teniea la stessa sorte di Tiro; ma Alessandro, compreso
di rispetto alia vista del sommo sacerdote Gaddo, che gli si presen-
to cogli abiti pootiCcali, e alia leltura del nome Adooai nella tia-
ra sacerdotale, libero Gerusalemme dairinforlunio.
Salva Gerusalemme, Alessaodro prende di assallo eon sangai-
nosa vendetta Gazza nella Siria. Passa indi in Egitto , che il ri-
bella facilmente alia Persia, che iotoleraate eras! fatta in cose
di religione. Fonda Alessandria al lato del lago Merotide , centro
stupeodo di commercio tra TAsia, TEuropa e 1' Africa: peregri-
na nella Libia, e va a yisitare il famoso tempio di Giove, di cui
amava credersi ed esser creduto figliuolo. Di la ritorna a Dario;
il quale avea rifatto Tesercito, poco minore in numero del pri-
me, ma formato di vili e di mercenari; e con esso si spinge si-
no al Tigri per arresfare ii camino ad Alessaodro. Questi pero
conosceodo 1' immenso suo vantaggio e la certezza della vittoria ,
dopo quattro gioroi di aspettazione degli eserciti in Troote Tuoo
alfaltro vicino Arbella, e dopo profondo sonno, fa impeto sopra
i persiani ; e cosi li rompe, che con quella giornata ha termioe
la spedizione di Persia; e il re macedone sale sul persiano trooo;
e Tiofelice Dario, che scappa alia stragge, e morto perGdamente
da Besso suo satrapo.
Non virtii militari soltanto ornavano Alessandro; ma la gloria
lo accompagnava di politico e di dotto. Viota difalti 1* Asia mi-
nore, la restiluiva all' indipcndenza: mandava ad Atene delle spo-
glie persiane: rimetteva in Egitto il culto e le leggi. Avea nel
campo geografi ed iogegnieri, che lavoravano disegnando, e go-
vernando gli accampamenti. Non mancava di filosoti per esamioa-
re il sapere ed i costumi de' popoli vinti; non di siorici per no-
lare gli avveoimenti della giornata, e le date de* tempi. Avea in-
fine de' naturalist! , che tesoro faceano di nalurali rarita, qaali
ia
- -^4-^— r^
erano ad Aristoiile ioviale; e material! iooltre apprestar gli facea
in copia per la di lui sloria degli animali.
Tale 8i era Alessandro. A compiere ora Y iniziato parallelo Ta
mestieri conoscere, quali impacci inconlrar dore Napoleoae in
Egitlo,
Sbarca Napoleone Tarmafa sua a Marabont il primo luglio
1798, e Kleber per di lui comaodo con sei mille uomini appeoa
sbarcali, va a preoder di assalto Alessandria. II 5 e 6 luglio I'ar-
mala soUo il comando di Desaix s'invia a Domahour ; e traver-
sando T-arido deserlo, Napoleone con la forza solita di sua elo-
quenza calma le sedizioni de*soldati, che bruciati dal sole in gior-
jio, gelati dal freddo in node, penuriavano d' acqua e di vilto.
II 10 e i3 luglio due armale di mamehicchi sbaragliate una da
Desaix, altra da Napoleone mentre piegava a Kebreis.
Rotte queste armate, nuovi disastri soffrono i francesi pel ca-
mioo nelle ardenti sabbie nude di ogni Tegetazione ; ma futio
vincono^ poiche Napoleone li guida; ed i passi loro alia dislesa
indirizza per alia volta del Cairo. Ed ecco incontro a loro Mu-
rad Bey, d'ingegno penetrante e prode nelle armi, alia testa di
sessanta mille uomini cbe convoca battaglia. Ma questi scssanla
mille uomini non rcggono al yalore francese dire tto da Napoleo-
ne, e Murad perditore fn obbligato ritirarsi con due mila e cin-
quecento che soli gli rimasero. Si fu questa la celebre battaglia
delle Piramidi a 21 luglio 1798, che le porte del Cairo apri at
francesi nel 26 susseguente, cioe due mesi ed otto giorni dopo
la lor mossa da Tolone, venticinqne giorni dopo il disbarco a
Marabout. Simile rapidita di vitlorie e di conquiste non trova
esempio nella sloria. Napoleone fu allora nominato dagli Egizia-
ni Sultano Kebir, cioe Sultano del fuoco.
A malgrado la vittoria de' Francesi alle Piramidi, che tremar
fece agli egizi le yene ed i poisi, Murad non si arresta, ed Ibraim
non meno di lui prode concorre con lui alia distruzione de' fran-
cesi. Aduna Ibraim nelt'allo Egitio un esercito , e medila come
piombare sopra i francesi. Napoleboe, cbe conosce non doFerlo
disprezzare, va incontro a lui, e il disfa a Salalvie, e lo respin-
ge sin nella Siria. Ibraim e Murad nnU'oslante si accoppiand, e
muovono il popolo a sedizione in danno de' francesi; ma la sedi-
zione e attutita; e rinata, e sempre e di nuovo compressa.
Fra queste cure Napoleone pensa all' incivilimento di Egitto.
Epperb in setlembre stabilisce leggi sapienti di amministrazione ,
fonda un ^istitulo scientifico lelterario , di cui si nomina ?ice-
presidente: fa sorgero un orto bolnnico, un laboratorio chimico,
una biblioteca, un museo di antichita, un osservatorio. Spedisce
per tutto Egitto, e siuo all'alta Tebe e a Meufi archeologi, pit-
tori, scuUorii naluralisti, e gella le fondamenta di quella immen-
— u —
8a opera, stampata poseia a Parigi oel 1822, titolata D^escrlsioDe
di Egitto, cfae chiiiue Geogralia, Storia naturale , Aaliquaria , m
quanto risuUo da osservazioni dotte ed immeose. Ne giornali , ae
\ocabolari, ne stride furoa dimeoticati; e TEgiUo corre preaen^
temeote a quell* iocivilimento, di cui ie basi soao Napoleoniche.
11 fanatismo reiigioso duovo ira?agIio drede a Napoleooe men-
tre fiiori del Cairo riavenivasi. La ootizia della disfalta della flofe-
ta francese ad Aboiikir, la predicazione del Coraao ehe interdi-
ee di trattar goq i cristiaoi, proclamandooe la perdita come gra*
diklssima al Profeta, produsse uq assassinio di soldati francesi e
mariaari sorpresi oel Cairo. Napoleooe inlesoae il Eatto, pieno di
dolore e di cruccio trae velocemeote a quella voUa, mettendo m,
merle quaoti arabi iostigalori del tiuniillo Irovava nelle slrade.
Si apre col caaoooe le porte della ciUa, e corre agli ammutioar
li rifuggiti oella grande mo8cb««. tvi raggiiinto oflre loro perdo-
naoza; ma quegrinseosati, giudicando la proferta figlia di debo-
lezza, ne ricuearoao la generosita, e soffriroiio i rigort della me-
ritata veodetta. Uaa traacuranza fraltaato del Diretlorio di man-
dar Taleyrand al gabioetlo di Coslaolinopoli, per teaer quel go-
vernor se Don faTorevole, non nemico almeno, ai francesi in Egit-
to, produsse che fu dichiarata dd esiso la guerra alia Francia ,
ed un* armata fu spedita contro Napoleooe* L* loghilterra operava
con attivita alia corle del Gran Sigoore, e T opera di Taleyrand
sola eluder potea tante operazioni. Napoleone, pria di sciogliere
per TEgilto, ne avea avvertito il Dlreltorio : il Diretlorio aveane
falla promessa; ma difetlo la data parola*
Precedea T armata Uirea un praclama incendiario, ed ana flotta
aoglo-turca ne proleggca il camina. Napoleone pensa andarle ia-
conlro ; ma con la sollta sua serenita di mente esamina prima
se rinvenir puossi il famoso canale di Sesoslri , che univa il Ros-
so al Medilerraneo ; e fu contento irovarne le tracce per dieci mi-
glia. Si avvia di poi pel letlo del Rosso profiUando della bassa
marea, e riesce alle footane di Moise. Rilomato indi per le spon-
de del Rosso, avyiasi alia Siria. Uieci mila uomini erana sotto il
suo comando, ed opera prodigt di valore neirallaccare e sconGg-
gere un esercito di mamelucchi comaodali da Ibraim. Prende di
poi Gaza, Jaffa, gia Joppe, muoita di superbe torri, e difesa con
coraggio ostinata. Sorge lerribile inforiua\(>, la peste, e Napoleo-
ne, senza laseiar di assislere con carila e di persona e con evi-
denle pericolo gli ammalati, si avvia ad Acri, un di Tolemaide,
che cinge di assedio. Di la si volge al Taborre-, ed ivi nella sog-
getta valle scorgendo Kleber^ che con due mille uomini faceva fron-
te a venli mila, compi quella famosa ballaglia, che da quel moa-
te ha nome, a 17 aprile ^799* Corre iudi ad Acri, ne ussalta
le torri trslerue^ e se ne impossessa. Da 1* assalto ai baluardi delr
— 15 —
la citta, e y\ pianta il vesstlio tricolore* Si spinge deotro la Cit*
ta stessa difesa da venti mila nomini, assistiti da Filipenux co-
maudaote del genio e da Tromelin deirarliglieria, ambi France-
si, discrtori della patria, ed allora perveonti; e malgrado di for-
ce cotantc, si apre il varco alia cilta assediata, e fa stragge or-
reoda de*reniteDti.
A questo piinlo pero, consueto , com'egli era, a reggere le
limane cupidita, e T impossibilita considerando di sostonere rim-
presa di Acri , poiche menomato il suo esercito , e cresciiifo a
dismisura quelio del nemico, ohre a dodici mila uomini che una
floHa recava ad Acri, peoso rifare i snoi passi. 11 Tolgo, che mi-
sura dal prospero eveiito il valore de'forti, dira alena che per
menomare la gloria di Napoleone nella sua ritirata; ma chi aoa
e volgo, e bilaocia le gesta, trovera sempre in lui il genio al-
tissimo che formera la maraviglia degli avvenire.
Ritornando al Cairo, sua prima cura furon gli ammahiti , ai
quali assegno lutli i cavalli iocominciando dd* propri ; e a piedi
sostenne queMunghi e dilBcili camini. E rientrato in quellaciUa,
e fatla la rassegna, si trovo menomato F esercito di soli mille ed
ottocento, de' quali seicento erano roorli di pos(e.
In questo mezzo una flolta anglo-ottomana di ottanfa vei«
sbarca ad Aboukir diciotto mila nomini, sostenuti dai fiioco del*
la squadra, e dando lor mano Ibrahim e Murad. Si avanzarono
6 prescro di assalto il castello di Aboukir difeso da pochi fran-
cesi. Seote Napoleone il caso, e corre di foga lanciata ; e reso
▼ano il fuoco della flotta, altacca battaglia, e A sgomina il ne-
mico e lo atterrisce, che dieci mila lanciaronsi nel mare ed an«
negarono^ e tutto il resto si dieder prigionieri, non escluso il ge-
nerate in capo, suo figlio, e lo stato maggiore. Kleber, che giua-
se al campo sul finir della zuffa, attonito a quella profondita di
consiglio: c Mio geoerale, esclamo , siete grande come il mon-
J do 9. Questo avvenimento, che fece dimenlicare ai francesi la
perdita della flotta, stata cola un anno avanli, ebbe luogo a 25
luglio 1799.
Mentre la Francia era vincitrice in Egilto, i nemici di lei con
prospera fortuoa la travagliavano e nelV Italia e nel suo territorio
medesimo; e di gia di tutti i conquisti napoleonici sofferta ella
avea la perdita, e minacciata era di esser volta in basso.,«Napo-
leone che tanto seppe da*fogli inviatigli da Smith , conoscendo
niun allro fuori di se poter salvare la patria, risolse correrne aU
r impresa. Fida il comando dell* armata a Kleber, che conosceva .
temperato ad alti sensi: fa allestire due fregate e due piccole na-
vi: s'imbarca; e nello scoramonlo di tutli guidando egli solo la
navigazione; elude la vigilanza ioglese e il foriar degli elementi.
— 10 —
Lunghi giorni veleggia per le cosliere doir Africa; volge indi a
Sardegna, che appena toccata, rompe per Ajaccio. Ivi tratteon-
to selte giorni dalle oode procellose, finalmenle, in faccia a un-
dici legni inglesi, approda a Frcjiis il 6 oltobre 1799, dopo qua-
rantuno giorni di mare, un anno e cinque mesi dopo la mossa
per la terra deTaraoni.
Raggiiagliando ora le due imprese la persiana e la egiziana;
e teoendo present! gli esposti fatti, solo mezzo di giudicarle , e
Don le possibilita, negar non potremo al condottier della prima«
liberalila e grandezza di animo, sapienza ed amor di sapienti
temperanza ed impero di se stesso nelle congiuntare pin difficili»
ed il tuUo in un'eta bollente di fervide passion! , ed ammirere-
mo con ragione in Alessandro il discepolo degnissimo di Arislo-
tile. Con coraggio straordinario imprende egli di vendicar le in*
giurie recategli da Dario; il rovescia dal soglio , e sopra yi si
asside. Ma se guarderemo le qualita moral! medesime in Nape-
leone, e mente porremo ai fin! delle due spedizioni , ai pericoli
corsi e superati, alle posizioni rispettiye de*due condottieri, cioe
di re potente c ricco in Alessandro, di nudo generate senza de-
naro e senza potenza propria in Napoleone, con dipendenza anxi
da un Diretlorio forsennalo e misleale, coochiuder dobbiamo : che
conservisi ad Alessandro il titolo d! Grande cbe ben gli compete,
senza ncgare quelle di Umco a Napoleone, che le pid illustri pen-
ne gli ban tributato, gli ban meritato le sue gesta, tra le qua*
1! quelle di Egitto, che chiudono secoli di prodezza ; e la voce
del geuere umano che canonizza gli eroi, e mai non erra, rico*
nosce e conferma.
AI discorso in prosa del socio aUivo sac. Giuseppe Ragonisi
tenner dietro le seguenli produzloni poeliche.
I. Stanze del socio corrispondenle Filippo Reale da Aderno.
s. Ottavedel socio corrispondenle Pasquale Laureani da Ni-
cetera.
3. Ode del socio corrispondenle Gaetauo Arcieri da Nicotera.
4>. Inno e sonetti del medesimo.
5. Stanze del socio onorario residente Francesco Yasta.
6. Sonetto del Sig. Luigi Grippo da Nicotera.
7. Ode del Sig. Battista Pulo da Nicotera.
8. Selva del socio corrispondenle Giovanni Compagui da Pa-
lermo.
9. Sonetti del socio corrispondenle Nicola Giacoja da Latronico.
10. Terze rime del socio onorario residente Francesco Seminara.
I I . Dialogo in lingua siciiiana del socio attivo sac. Salvato«
re Grass!.
12. Stanze del socio corrispondente Vincenzo Navarro da Ribera.
— 17 —
LA STORIA gen«rale delt'isola nqstra, allor potra sorgere bella
e completa, quando dalle penne de'generosi saraano illustrati coa-
veDieDtemente i fasti delle siogole citta che la siciliana famiglia
compoogODO. Sotlo questo rigiiardo le DOlizie dirette ad illuslrare
le memorie di ciascun paese debbono riteaersi come care e profi-
cue, poiche son taote pielre portate dalla civilta de* tempi a quel
nobile edifizio.
La citta nostra dopo Palermo, Messina, e Catania , primeggia
seuza dubbio in Sicilia tra le citta di second' ordine ; e bene a
ragione si e da lunghi anni desiderato da'buoni siciliani, che il-
lustrate yenissero una volta le sue memorie piii gloriose ; quelle
cioe che riguardano la storia del suo progresso morale, delle sue
lelterarie riunioni, degli uomini chiari per sapienza, per arlislico
Yalore, per cittadine virlii ch'ella ha dati alia nazione.
Le comuni brame sono state alia fine appagnte dal nostro so-
cio attivo Mariano Grassi, segretario della classe di Belle Lettcre
e Belle Arti del nostro consesso. Ei primo fra*iiostri concitladiui
giunse a correre la difficile carriera; e dopo lunghe ricerche con
nobile patrio amore sostenute, ha presentato alia nostra assemblea,
nelle tornate de*di 17 genoajo e 10 febbraro i84<i il suo lavo*
ro iu pin ragionamenti partito, titolandolo Notizie Storiche del-
le jiccademie e degli uomini tllustri di Aci-l\eale: opera ono-
revole, non che allautore, alia patria; premiata consigliatamenle
dalla Decuria, da*nostri giornali annunziata (i), c presa ad evul-
gare Tanno stesso 10 Palermo (2).
Di opera siifatta ci facciamo noi ad oSerire al Icltorc il sunto:
cogliendo solo, com*e nostro ufficio, per sommi capi le idee di
quanlo in essa si espone; lasciando pel rimanente che si ricorra
alia lettura delle stesse pagine delPautore.
Sorgono le lettere ed accademiche congreghe lorohe vengooo
in fiore le sociela, e illanguidiscono col decadimento di qurste.
Sicilia alPepoca greca si fu lume di sapienza per ogni specie di
coltura, e di ginoasi e di teatri videsi ricca. Ma asservita da'Ro-
mani, da*bizzanlini, da'saraceni, ogni splendore in cssa gradata-
mente si estinse. Rialzata poi da'normanni e dagli svevi , rico-
mincio a farsi nn nome fra le altre nazioni, e sotlo il Gran Fe-
derico II. la regia di Palermo congrega di sapienti divenne, e la
prima risuono sioo alle Alpi il pin hello idioma che oggi la ter-
ra ammiri. Da quell* epoca pero sino a quella di Alfonso di Ca-
sliglia con varia forluna le cose nostre succedevaosi, e sppsso in
(i) V. Giorn. deirAccad. Gioenia di €ataiiia, t. tx« bim. 11 jS4i— L^un-
parziale di Palermo an. t. n. 4<
La sentinella del Peloro di Messina an. x n. s6.
(a) Presso Francescu Spampinato i84i*
3
— 1» —
Sill Tolgevano. Ma poiche quel re magnanimo di leggi sapient!
iede tesoro, forme migliori prese il nostro viver civile; e con i
favori coDtioiiali de* nostri governanli 1* amor del sapere si e ognor
sempre riacceso; diffusa s*e ristruziooe.
La citta di AciReale soria da tenue origioe, ma dal iSgSador-
na di importaolissimi privilegi^ trovossi al i64o fra le nnlevoli di
Sicilia; e si fu allora che per opera di Filippo di ^Icara vide
fra le sue mura nascere la prima accademia , cosl delta degli
Oscuri; Dome igoobile e vero; ma tal comandato dall'uso quasi
geoerale dMtalia. Era sue obbietlo la collura delfarte rappre-
seotativa, arle nobilissima e difficile, arte influeDte alia civilix-
zaziooe ed al progresso del sapere; del che superflua torua la di-
mostrazione dopo le Lettere sulla Mimica del celebre Engel, nel*
le quali di splendida iilosolica luce fu Targomento rivestito. Per
queir accademia attitudine la nostra patria acquislo e sapienza nel-
la scenica palestra , da meritarne nelV uuiyersale lode non poca.
Verso il 1660 altra accademia venne qui erelta sotto il nome
AegY Intricali^ ricordata dal Quadrio come atta a diffondere la fa-
coita poetica, e a richiamare lo studio de'classici latinied italiani.
Poco di poi da quelF epoca Michelangelo Booadies vescovo di
Catania, qui fra noi dimorando, a richiesta del clero un' accade-
mia eresse col titolo di Zelanti, e a 3 ottobre 167 1 il decreto
ne emaoo. E degno si e di osservazione, che sin a allora la cit-
ta nostra erigevasi a splendore, e tauto che a Ggurar veniva in
Sicilia come la prima dopo le tre primarie Palermo Catania a
Messina. E quantunque di elemeotari discipline penuria allora fra
noi vi fosse; pur tutlavia, facoltosi come si erano la maggior par-
te de*oostri cittadiui, i figli loro ad erudirsi mandavano nelle cit-
ta che avanti alle altre stavauo per si importanle obbietto.
Vesti r Accademia de*Zelanti le arcadiche divise: ne uso j no-
mi di disprcggio: canto sooetti a corona, anagrammi, magistra-
li. Eran suoi temi tratti dallo scibile tutto, ma precipuamente dal-
le morali scienze e dalle sacre; ed ammise nel suo seno anco i
secolari. Quella congreganza prospero : si lavorava generalmeote:
si ebber casa e rendite: si alzo biblioteca. E non e da tacersi ,
che quando qui TAccademia de'Zelanti erigevasi, sorte ancor non
erano quelle del Buonguslo, de*Geniali, degli Ereioi di Palermo,
degli Accorti, deTericolanti di Messina, degli Eloei, de Gioviali
di Catania.
Sebbene T Accademia degli Zelanti a maniera delFArcadica fos-
sesi diretta, e non solida base coslituiva quindi al suo ediGcio ,
pur tultavia di utile torno alia patria: videsi per essa un pubbli*
CO patrimonio di sapere; gara si eccito fra'giovani; neirinazione
non languirono i provetti.
Ma al pari pero di tutte le altre accademie poetiche col tem-
— 10 —
po venne anch^eSBa meno; e governandola da principa Giuseppe
Grasso, e ulle funzioni di segretario preposto Vmcenzo Costanzo ,
tacquer le sue toroate, e pochi preti rimasero a rappresentarla.
CoDCorse a quella estinzione Terezione delf Oratorio di S. Pilippo
Neri verto la meta dell'or (rascorso secolo, dove a folia traendo
e i preti, e per le scuole la gioventii, iva mano mano diserlaDdo
la casa deirAccademia.
Poco dopo il 1770 ^i era I' epoca di questo decadimento, quan-
do il fervente Yiacenzo Costanzo, e coo esso Yeaerando Gaogi ,
Giovanni Pasini^ Giovanni di Bella, e piii di ogn* altro Michele
d'Amico all' erezione di una nuova accademia intesero , denomi-
nandola dei Geniali , 'di cui oggetto si fosser le Belle Lette-
re; e Del 1778 ne ottenevano il consenlimento superiore. Ma li-
milala essendosi a coltivar poesia, e pochi rinvenir polendosi che
fruiti doici e sostanziosi insieme in questa coltiira dar potessero,
la noja ingenerossi per tante futilita; e spento nel 1798 il Costan-
zo, cui insieme a pochissimi allri il nome di poeta a dritto si ad-
diceva, e di quella congrega promolor principale si era , ancor
essa si spense.
L'apertura del secolo zix che di movimento generate si fu per
r Europa per la potentissima scossa della rivoluzione francese, lo
fu anche per noi, dove quelfurto impresse ancor del moto. Gli
agi e le comodita qui moliiplicaronsi per la ricerca de^municipa-
li prodotti; e si fu allora che in Sicilia i parlamenli del 181 o
i8i2 i8i3 iS^ novello aspetto ed importante diedero alle cose
nostre. Si fu al principio di quel secolo, che nella nostra patria
si ottenne al fine fosser coronate di successo le dimaode pin e
pill volte replicate per T erezione di un liceo, cui sin dalla me-
ta del secolo passato si eran disposti deMegati; poco appresso i
Padri del Neri ottenevano al loro coUegio legale esislenza e re»
gia protezione : allora finalmente si penso alia rinorazione del-
r accademia de'Geniali, titolandola da Dafni', abilatore talvolta di
queste piagge secondo Teocrito ed Ateneo. Snl principio si lavo-
ro con fervido aiTetlo; ma indi a poco illanguidi/ ed oggi ka qual-
che vita, poiche migliorata ne'suoi statuti, e non intesa a poesia
soltanto; e poiche di premi corona la gioventn studiosa di tulle
le scuole della comune.
L* accademia Dafuica pero rioorandosi non nuKlellossi alle
richieste del secolo; il qtiale, se necessaria predica la coltura del-
le lettere, importante pur grida quella delle scienze, che il por-
re dall'un deMati si un ingiuria alfumanita. E ben fra noi
Gomprendendosi Talta importanza di questo vero, diedesi nel i83a
alacremente opera ad un' accademia di scienze lettere ed arli. £
rammentando fantica de*Zelanti, che rendile si avea , casa e bi-
blioteca, se ne implorava dal Governo la rinovazione. Non i da
— 20 —
tacersi che principali promotori di questa impresa si ^fiirooo Lo-
reazo Maddem, Lioaardo Vigo, Leonardo Leonard!, Gaetaoo d*lJr-
so, Aolooino Call Sardo, ed aUri sioo al oumero di sedici. Im-
ploraroQO dalle aiitorita, l* approvazione degli statuti, ne*quali ol*
tre agli oggetti di ecoaomia, si stabilivano le materie da discu-
tersi, riguardaoti scieoze lellere ed arli, e principalmente quello
che al cittadino ed al siciliaao suolo si addice. Le muse noa fu-
Ton dimenticale, ma come a sollievo delle menti staocate dalla
conlempldziooe, a tratti lonlaDi comparir doveano. S. A. R. il
priocipe Leopoldo, fratello e luogoteneDte del Re in Sicilia, e la
Commessione di pubblica is(ruzione di Palermo dieder plauto ed
approvazione alia nostra impresa; e Taccedemia fii eretta.
J\el primo giorno del i833 fu data la soleone inaagurazione
con due discorsi, di Lionardo Vigo uoo, altro di Lorenzo Mad-
dem; ed in soguito si e fin'oggi coslantemente lavorato , miglio-
ran(.o sempre i temi da discutersi; e tre relazioni accademiche di
sei ;inni di lavori, scritte dal sac* Antonino Call Sardo , si soao
stampate, e trasmesse a tutti i soci. Ne la patria si e rimasta ia-
differente a tanti progress!, poiche di annua dote ha fornita TAc-
cademia, due officine per gabinetto di lettura nella seconda casa
comuoale le ha concesso, opere e giornali letterari di sua proprie-
ta ancor le ha date, quali e nella biblioteca e nel gabinetto me-
desimo a comodo di tutti i concorrenti conservansi. Nel gabinet-
to poi altri giornali ester! ancor si leggono, parte approntati dal
pubblico iiceo, parte dall* Accademia coraprati: una coUezione di
roccc e di fossil! di cioquecento specie primitive da Heidelberg
si e fatia venire: una coUezione conchiologica sicola si e pure
iniziala; e moltissimi doni da*soci dell* Accademia tuttodi proven-
gono.
Ecco qual si e lo stato atluale delle nostre due accademie. Goo-
chiude il Grass! con la espressione de* pin fervidi desideri , che
ambe intendano, come a fine pin d'ogni altro santo, ad infiam-
mar la giovenlii nella \i& del sapere e della coltura. La Dafnica,
promovendo la nobil prosa piii che il verso, tante penne produr-
ra alia patria da renderla cospicua sopra ogni altra: la Zelantea,
riempendo le roenti da sapienza^ fara che la patria arricchita di
lumi, di conoscenze, di moralita, renda Tessere nostro prospero
e felice. c Bellissimo frutto, dice G. B. Vico, riportatodal n. a.,
> rendono alie citta le luminose accademie, perche i giovaoi la
3 cui eta, per lo buon sangue e per la sperienza, e tulta fidu-
9 cia e plena di alte speranze, s* iufiammino a studiare per la
> via della lode e della gloria ».
Dato a rapid! tocchi il quadro delle nostre accademie c della
nostra municipale coltura, al complemento dell* opera seguiremo
il nostro accademico Grassi riassumendo ie sue biograQe del (ior
— 21 —
degringegni che ornaron la patria nostra ; e de'qaali i pia alle
accademie medesime si apparlenoero. In questa parte del nostro
lavoro sobrii saremo al par di lui, ne parole muovere inleDdiiimo
quasi sedenti su cattedre ampollose; ma quel tanto diremo che da
rigorosa verita e consentito, e la critica pin severa mordere si at-
tenfera in yano. Che anzi con Dosiro cordoglio tacer ci e forza
di moiti, i quali non aveodo lascinto che pochi o niun monumen*
to di se, iutieri son mancati alia gloria de^posteri. Su del quale
noQ insano divisamento obbligati ci troviamo astenerci di far pa-
rola per esempio di Saverio Musumeci medico egregio , vissulo
al spcolo xvii. chiamato dal Uorelli ingenio et doetrina consptcuus;
di Gius(»ppe Catalano nostro accademico, vissuto ne^primordi del-
Tor varcato secolo, ricco di vasta erudiziooe e poeta drammati-
co; di Antooino Fennisi delT ordioe domenicauo, riputatissimo a
pieno dritlo nella facolta teologica che per lunghi aoni insegno
nel vescovil semioario di Catania, morto di anni otlantaqualtro
nel 1825, di Niccolo Call Tono sacerdote, (ilantropo, distintissimo
per rapido e profondo concepimento in ogoi ramo di sapere, do-
tato di attiludine maravigliosa alia parola, morto nel 1825 di an-
ni cinquanta; di Filippo Badala dotlore in medicina operatoria ,
esperto nella facolta sua, che trattosi per breve ora alia capitale
Palermo, alta fama levo ivi di se, e fu chiamato alle cure del no-
stro re Ferdinando, morto nel 1822 di anni sessantatre;'di Giu-
seppe Cosentini doltor pure nella medicina operatoria, celeberri-
mo nella cistotomia^ apprezzato da' primi professori di Napoli An-
tonucci Amantea De Horatiis, morto di anni sessantadue nel iSSg.
Imprendendo pertanto a scrivere Tistoria de' valentuomini che
nella citta nostra coltivarono le lettere, ridurci bisogna al secolo
XVI. perocche allora, come notato abbiamo, incremento prese la
citta nostra, e ad apprezzarsi incomincio Tistruzione-Pria di que-
st' epoca il solo Atanasio d'Aci ricordato troviamo presso i bio-
grafi nazionali; ed al fine di nulla intralasciare di quanto abbiam
noi di notevole, premetteremo di lui un cenno; e caminando poi
con la serie dei tempi i nomt di quei benemeriti verremo breve-
mente illustrando.
Atanasio d'ilel
" Quanti hanno scritfo delle siciliane cose, onorevole ricordanza
ban tuUi data di Atanasio d'Aci cassioese, di cui soltanto il no-
me ed il piccolo suo opustoletto sono a noi pervenuti. Prezioso
si e pero alia storia patria quel monumento, poiche tratta in esso
della yenuta del re Giacomo in Sicilia , un iustro dopo la pin
celebre congiura che sia mai esistita, il Yespro, e di cio che da
quell'imperante yenne fatto per allontanar sempre piu i francesi
— 22 —
dal nostro suolo. Oscara qneir epoca si era alle leltere: Dante nan
avea acceso ancora la splendida fiaccola della Divioa Commedia;
Don pia ridea la eoUura del secoodo Federico; ed il nostro Ata-
nasio scrivea una storia ben regolare, con disinvoltura ed ioge-
nuita. Osserviam pure con diletto pariarsi a quelKepoca la sici-
liana lingua quale al di d'oggi, tranne quei mutameati cbe unA
lingua soifrir deve quante volte e solo affidata alia bocca de'par-
!anti> senza la stabilita cbe ricever puo dalla scrittura^ dalla gnuD-
matica e dai Tocabolari.
Pietro Paolo Plataala
Dair epoca in cui Atanaslo visse al termine riducendoci del se^
colo decimosesto e principi del decimosetiimo, all' epoca cioe in
cui a lettcraria coltura ad avyiarsi la nostra ciltadinania iDCom«D-
ciava, di soli due nomi ci e dato far memoria, Pielro Paolo Pla-
fania, educate a severi ed ameni stodi, e Benedelto Barbagallo
giureeonsuUo. Produzioni non poche lascio il primo , come POr-
laudi ci assenna; ma ioedite si rimasero, e tulle perirouo; tranne
il Trionfo di S. Pietro in ADtiochia, dramma per musica, impres-
80 in Napoli nel 1680, e dedicate al nostro Alessandro Grassi
Bivera. Riguardaodo questa produzione dal lato del tempo in cui
ride la luce, al certo cbe di compiacenza non poca ci puo esser
niottivo, brultata noo vedeodola di stranezze, di molte inveroso-
miglianze, di indecorose scene, di scempiaggini marinesche, qua-
li a queir epoca i teatrali prodotti deturpavaoo; che anzi gloria-
si res tar possiamo della elevata scelta del soggetto, della cooser-
Tazioue delle tre classicbe unita, della imitazione del coro greco.
E nulla pin trovando da commendare in quel componimento, coih
siderandolo a tempi migliori cbe quelli del Platania non erano ,
passiamo a dar parole di
Beaeiietle Barbai^alla
La patria nostra, cbe pria del vigente codice delle sue corti si
godeva, civile, criminate e di appello, e di qualunque interesse
e de' piu gravi misfalti giudicava, non manco giammai di yalo*
rosi giureconsulli, istruiti quasi tutti nella spleodida Palermo. II
nostro accademico limitasi alia biograGa del solo Benedetto Bar-
bagallo cbe alta fama levo di se per Sicilia lutta; e fincbe sara
caro il conoscere la sapienza de'patrii riti foreusi dal re Alfonso Gssali,
quali nelle corti ecclesiastiche sbno tultora in uso, il nome di Be-
nedetto Barbagallo sara sempre riverito. L* opera sua porta il ti-
iolo — Practica novissima ac teorica super rilu magnae curiae re-
gui Siciliae — Viose il Barbagallo tutti i predecessori cbe lo stessa
— 2ap —
ariDj^o avean corso; ed anco il Muta, che fra lutti escellea, di
langhi passi si lascio iodietro. L* opera sua, come di lulte quelle
che ban merito reale avviene, era la sola studiata, e citala quasi
testo, e ristatnpata pin volte si vide, e di commeoli decorala. la
essa Tautor si enuncia esser noslro coocittadino.
Dimoro fioche visse in Palermo, dove nel i66g, grave di anni
oUantuno, forni sua carriera.
*
Tlneenxo Geremla
Fra*chiari iDgegni che ornaron la patria nostra, e da cui Si-
cilia decorata pure rimase, coatasi ViaceDzo Geremia, volgarmen-
te Porcellana, nato nel 1600 e morto nel 1680. Al declinarde-
gli anni suoi sorger vide la societa de* Zelanti, di cui per la sua
coltura chiamato a far parte, la gloria ne promosse con poetici
lavori, delta quale attitudioe un saggio avea dato in una Irage-
dia di sacro argomento, pubblicata in Messina per gli eredi di
Pietro Brez nel 16 54..
Ma le sue applicazioni inlese cran pin presto alle matematiche
facolla alle fisiche alle archileltooiche; ed al fine di perfezionarvi*
si tramutossi a Roma calda pstimalrice di ingegai ; ed ivi a tal
fama pervenne che Clemetfte X. a suo archilelto lo prescelse. Die*
tro pero esser cola per tempo non breve dimoralo, le dolci affe-
zioni patrie fra noi il chiamarooo, e fino al termine de'giorni
suoi non pin se ne scoslo. Dai suoi sludi giammai non diverti ;
che anzi opera contioua e fervente egli vi dava; e di lui cost scri*
ve il Mongitore nella sua Bibliot. Sicula. c Vinceutius leremia,
1 clericus acensis, poeta claru^ , matemathicis disciplinis dicatus
1 sui opinionem excitavit. Fuit et machinator egregius, cujus ope-
» ra usus est Clemens X. PP. MM.; ideoque magnum sibi no«
> men comparavit 9.
Pria di muover per Roma direlto avea la costruzione del for-
te di Sant' Anna al Capo de Molini ; lavoro che per la tattica
militare di allora mblto imporlante fn riputato. Un disegno stese
per la costrozione di un molo nella nostra baja della Scala; ma
di cui pero le giusttficazioni nelle vedute della scienza andaron
smarrite. Diresse al Capo de' molini tulti quei baluardi che ancor
si vedono, cosi utili riusciti contro la francese aggressione per
la quale furon disposti, e di cui nella biografia di Alessandro
Grassi Rivera da qui a poco si dira. Molti manoscrilti di mate-
matica e di altre facolta ei lascio, come dice il Mongitore; ma
salvo di alcune relazioni di acque, nell' archivio comunale conser-
yate, nulla piii ci resta. E la perdita molto ci accuora , poiche
qelle rimaste spiegansi dal Geremia nettezza e precisione di idee
— 14 —
e chiarezza di stile, senza alcuna di quelle stranezza che V Italia,
in quel secolo deturpavano.
Anselmo Grasso
Sacerdote cappuccino, slorico ed oratore degno di nota per lepo-
ca in cui visse, nacque nella patria nostra nel 1609, e al i6go
vi fio'i 8U0 corso mortale. Leggesi memoria di lui non senza lo-
de nelFAmico, nel Reina e nel Mongitore, che di lui cosi regi-
stro. c Inter suos moriim integritate, eruditione, doctrina, et coa-
)» cionatoris munere veneraodam sui opiniooem fovit >.
Le opere del nostro Anselmo recate a termine si Turono le se-
guenti:
1. Notizie storichede*benemeriti personaggi cappuccini della pro-
vincia di Mpssina. mss.
2. Vita di Francesco Maccaronio di Aci Reale mss.
3. Vita di Domenico Gulli di Aci Reale mss.
4.. Ammirande notizie di Santa Venera cittadina principal pa-
trona di Aci — Messina presso Mattel i665.
5. Compendio deile Notizie di Santa Venera^- Catania presso
Bisagni 1687.
6. Incendi di Moogibello scampali dalla cittadi Catania-* Ye*
nezia presso Yalsas 1670.
La prima dalle tre opere mss. si lunghe e si penose fatiche
costo all'autore da rimaner privo finche visse del senso della vi-
sta. In quelle che Santa Venera riguardano maggior crilica si
desidera, e specialmente che nou si fosse lasciato imporre dallo
apogrifo Orofone su quel che eouncia deirantica Sifonia. E quaa-
tuoque il suo stile risente del conlagio del seiccnto; nulladimeoo
Don puo negarsi alPautore che fatico molto al risorgimento di no-
Btre Icttere; e sotto il nome di Romito Agateo si fu uno de*foa-
datori della nostra accademia degli Zelanti.
Alessandro GrassI Barone della Blvera
Vide la luce a i3 agosto 16S0, e da stirpe illustre traeva suoi
natali, gli antenati suoi chiari essendo sin dairepoca del nostro
Manfrpdi Svevo, che divisi in varie citta di Sicilia, onorevoli ed
importanti impieghi occupavano. La memoria di lui rendesi a noi
pero pin cara per conoscerlo nipote di quel Giacomo Grasso, che
primo fra sei sindaci spedito venne dalla nostra patria a Carlo
V. in Bruxelles, al fin diveuir francata dalla servita baronaie; e di
Buccesso felice fu coronata sua missione.
logegno e sapere ornavano il Grassi. Fra' Zelanti era delto il
Tardo; nel che e da notarsi, che con nomi siiFatti le qualita con-
— 25 —
trarie esprimersi soleano. E svegliafo e generoso egli si era , «
pronto ne*maggiori riscbi alia difesa deHa patria , sempre pero
COD seoDo ed nccortezza. Pruova liiminosa di cio abbiarao , che
il tempo cancellar mai non potra, Taffrontar cb'egli fece nelie
confioaDti pianure di Mascali le francos! truppe venute in Sicilia
sotto il comando del general Yivonne, imprudenteroente cbiama*
tevi dai Messinesi. Avveniva cio nel iGy^' , ed allora il Grassi
governava da giurato la citta. Armo egli tutti i cittadini, e di
tutti fece un'anima sola; ed iucontro si fece ai Francesi , di gia
padroni di tutto il lido da Messina a Mascali, cbe fastosi marcia-
vano aH'assallo delie nostre mura. Ma fasto cotanto fii dal Gras-
si umiliato; e sgominatili e rottili completaroente, molfi ne furon
tratti prigioni in citta, dove il Grassi entro trionfante.
Ma ben conoscendosi da lui, che non le itisegne della vittoria
da chi impera in guerra, ma i frutti cercar si debbano ; e pen«
sando che i Francesi reduci da Agosta uno sbarco tentar poteva-
no al Capo-de-molini, quivi corse, munite avcndo precedentemen-
te quelle sponde di forti e di cannon i. La sua previdenza non fa
yana; e di lieti risultamenti fu seguita. I Francesi occupare ia-
gegoaronsi qnel lido, ed assalir di poi la citta; ma vano pensie^
ro adunavano, poiche incontro ad essi immobile qual torre il Gras-
si con i suoi si stava. Si combatte lungamente: molte vittime fu-
ron sacre a morte; e rotti i Francesi presero in cospetto al Gras-
si una seconda fuga; e cosi la patria nostra fu nei suoi palpi ti
rasserenat^. Ogni bene ne risentirono la Sicilia e la monarchia,
ed il Grassi pieni elogi riporto dal maresciallo Barnoville, dal Com-
missario generate degli eserciti di Milano, e dallo stesso imperan-
te Carlo H- , ^
Non le sole virtu gnerriere ornavano il Grnssi^ e Toggetto il
rendevano delfamore della cittadinanza. Coltivato nelle leltere si
era il suo non volgare ingegno; hello di virln avea il cuore ,
delle qnali prima fra tutte la magnanimita, purificata dagli et an-
gelici dettami. II nostro accademico, che la biografia del Grassi
ha distesa, mostrasi contentissimo di avere rinvenuto Telogio di
lui pronunziato ne'funerali, in cui i parlicolari riportansi de^mol-
tissimi uffici con zelo ed integrita esercitati, e le onorevoli com-
messioni dalla patria affidategli, sempre rimasta di lui onorata e
contenta.
Eranio fieiaeea
Nato in Aci-Reale a 9 giugno i6ii3, ed ivi morto nel 1 714*9
di cui dice il n. a. non ancor langue la fama, fu uno de^pin chia-
ri lumi delFaccademia degli Zelanti, ed a suo elogio basta il ram-
mentare quanto scrivon di lui il Mongitore e TUrtolani. II pri*
— 20 —
mo sella »ua Bibliotcca sicola cosi parla. € Lilteris dicalas, phi-
» losophiaro, mediciaam, jurisprudeotiam, ac iheologiam didicit,
1 quarum laurcam accepit: polUioribas litleris eliam animum adje*
> cit, poesim praeserlim latmam et etruscam impeose colail b .
E r Ortolaoi lodaado lo Sciacca come genio universale e di <fs-
nigena lelteraiura, coincide quasi nelle parole islesse.
Scrisse lo Sciacca in oUava rima italiaoa 1' eruziooe delH Etna
del 1669 , e i danni a Catania recati ne dolora : tradusse in
esametri latioi la Gerusalemme liberata , lavoro rimasto ioediM
e per disgrazia perdnto ; ma di cui dice 1* Ortolani di e«sere
un poeraa latino si venusto e virgiliaao che somme land! riacos*
ae, e merito alFautore nuova e piit acconcia corona. Scrisse in
versi c De fobribus in geoere et in specie cum sigois pronosli-
a cis et curatiooe: » poema di cai dice V Ortolani c che taolo
a onore gli fece ai suoi tempi^ e tutta?ia si legge cod piacere
a e prolitto... I medici di Sicilia e quei di Napoli che lessero
a aueslo poema, lo gustarono moltissimo, e ricolmarono di lodi
a il dotto Erasmo Sciacca, e qual profoado nella medicina lo ten-
a nero a.
Scrisse finalmente nelPidioma latino naa breve esposiziooe del
Salterio davidico e del Gantico de^cantici, che pregevolissima fu
trovata per la sua semplicita e netlezza delle riflessioni.
Dimoro lo Sciacca lunghi anni in Palermo, ed ivi de^pia ele-
yati in sapienza visse dimestico. Fa eletto commissario egiudice
deir Inquisizione, e non ne disdegoo la carica per far risplende-
re la sua dolcccza ed umaniia. Fu amaio in yila da tulti i bao-
ni, fu compianto con lagrime sincere alia morte. 11 Crescimbeni,
il D^Amico, il Dizionario istorico francese, oltre al Mongitoreed
air Ortolani ne acrivono con pieni elogi
DooaeBleo Ckrassl^
^ Alle notizie di Erasmo Sciacca quelle si seguooo del cappuc-
cino Domenico Grassi, nato in patria nostra al 1662. DMngegno
ferveote e non volgare apprese rapidamenle la FilosoGa, la Geo-
grafia, la Teologia e molte delle lingue viventi, e in grado ele-
vato dell'arte della parola era esperto. Di doti si preclare in'ji-
8la i Zelanli il chiamarono al loro seno. Divenuto cenobita fece
tesoro delle yirtii tutte del suo stato novello, e prima fra tulle
delta carita. E rivolgendo con dolore nella fervente anima sua
alle lutluose teoebre della idolatria al viver selvaggio in cui mol-
te naziooi delP Africa e della America si giacevano, fermo conapo-
stolico zelo di portarvi la evangelica luce e la fiaccola della ci-
— 27 —
Tilta. Munilo in Roma di necessarie facolta', frasvolo i mari, gran
parte deirArrica trascorse, visito i regoi del Coogo^ passo nirAme*
rica Meridionale ehe tutta peregrino, conqiiistando per ogni dofe
•egiiaci iofiniti alia Croce ael Salvatore. Vinlo da malattie coq«
tratle per lante fatiche ed angoscie, fece ritorno in Europa, pas*
so in Italia, locco Sicilia e rivide la patria. Ma restituito in sa*
iute^ giudico neir ardor di sua carita offrirla in olocausto colla
tna vita al 8uo Salvalor Gesa Cristo. 'Ed eccolo Fervente e labo*
riosn riealcar oel Brasile la strada delle migsioni, e segnar nuo«
vi Irioofi per la cattolica fede; fincfae dopo ireotidue anai di tra*
vagliala vita per Gesd Cristo, la palma del martirio a premiar
taoti sudor! si aggiunse; e Tanima sua saota, coosegnato il suo
frale a barbari earnefici, volava al cielo nel iS ottobre 1709.
Gesaaldo Grtumo Cappneeino
TI lustre sapiente che raccademia nostra onoro ed ancora Tor-
dine cappuccino, cui da gio?inetto diede il nome, nacque nella
nostra citta nel 1667, e mori in Taormina nel 1730. Si fu egli
illosoro, moralista, canooista , e tutti i piii cospicui pergami di
Sicilia sali con plauso ed onore. Invitato dai nostri padri Dome-
nicani a celobrare con apposita laude il fausto ascenso al ponti*
ficio sogliodi Benedetto XI 11 delTordin loro , s'l bene alTaspet*
tazione pubblica rispose, si alto ne sona la fama , che pubblica*
ta quelforazione in Messina, merito di esser cbiamato a Roma
da quel sommo pontefiee, e colmato era ivi di dislinzioni e di
onori. Ma perche promuover si voleva ad una cattedra vescovile^
la sua umilta ne riruggiva, e fermo si stette aricusaroe Tonore.
Yarie sono lo opere sue, fra poche messe a stampa. Di esse
la pin insigne quella di Foenore nautico in un volume in folio,
distesa in buona latinita » non inferiore ad alcuna che sul me*
desimo genere ci perviene da oltremare e da oltremonte, del cui
contenuto e pregi distinti a suiBcieoza si disse nella prima no-
stra relazione accademica anni I. IL dalla nostra rinnovazione..
Fra le msa. allre al genere sacro si appartengono, altre al pro*
fanoj altre alia prosa, allre al verso,
Tommaso Stehlrini
De*chierici regolari mioori, caro ai sommi ponteGci Benedetto
XI. e Clemen te XL, si fu uomo di annigena letteratura , onde
trasse in ammirazione di se i contemporanei, e per diverse gui-
se benemerito*si rese di nostra patria. Nato nel 1679 respiro fan*
ciullo It prime aure in Bronte, fu educato a Palermo, ove si erit^
«- 2» —
di Delta ginrisprudeuza civile e oella caoonica, nella storie
e nella eloquenza.
La sua fama lo proclamava Ofunque: la Peloritaoa di Sfessioa,
r Arcadia di Roma, la nostra societa lo chiamavaQO al loro seno:
Taugusta pieve di S. Lorenzo in Liicina lo si ebbe a rettore. Ri^
tcrnato in Sicilia governo due volte da Provinciate, il suo ordtoe ,
e la costruziooe della casa per li suoi regelari fra noi riprese ,
istituendovi le scuole ch'ei nomiDo di Scienze maggiori e di esem*
pi spirituali. Spirava fra noi Tanioia sua Bella a 20 febbraro
jySg, e la Pel.oritana, quella del Buon Gusto di Palermo e la
nostra societa ne dolorarono sinceramente la perdita.
Quattro opere di lui ci rimangond. Voluminosa la prima letta
in pill srssioni alia Peloritana, porta il titolo c Decuples Theo-
1 logia militans pro sacra epistola Messanensibus, a Virgine Dei
J Matre dum in terris ageret conscripta, anno salutis XL(L » Le
allre tre tuUe di genere ascetico, direlte alia religione del cuore,
sparse sono di dolci affelti, di sana dottrina e solida pieta,
§M« SelNMliaBO Taate Cinlii
Nato in Aci Reale net 1602 ed ivi morto nel 1752 , ha per
ogni tilolo dritto rigoroso alfa nostra riconosoenza poiche il pri-
tno le foodamenla gelto di nostra storia patria; ed in siffalta gui-
sa che quanti dopo di lui nelle epoche istesse habno queirargo*
mcDio iulrapreso, proGllo moUissimo ban da lui derivalo. Fiori*
va al priDcipio del secolo XVlIlf e fa il suo stile contaminato
de*vizi del seicenlo. Iif tre parti dividea la sua storia di Ad— «
Aci aotico P. I. — Aci antico P. 11. -'Aci moderno P. III«^-e
rimasli fflanoscrilti i due ultimi lavori, solo il primo vide la pub*
blica luce. Nel riandare le antichila di Aci non e contento della
solita, secondo lui provata origine di Sifonia al Capo-de'-mohni;
maferveote di pstrio a more, e che illudcsi nella immagine di pia
crescere in nobilla il patrio suolo quaoto maggiormente nelle oscu*
re. tenebre della auticbita 3i innoltra, sine ai figlluoli di Noe spin*
ge r origine di Aci, ed ivi trovando 1' universale diluvio costrelto
e di sostarsi.
Al (in di scriveie la sua storia molte fatiche egli duro: usci di
patria, lumi cerco e conoscenze, svolse bibliotecbe. Ne solo agli stu-
di storici egli llmilossi, ma si pure a tutte le facolla di sacro ar-
gomenlo egli intese con onore e prolitto. II suo sapere lo pose
in amicizia con i pin dotti di Sicilia, frai quali il celebre Mou<«
gilore, a di cui esempio che della patria diSant'Agata aveascrit-
to, sosteueodo di esser Palermo, cosi ancb*egli della patria di
Santa Venera voile occuparsi che trova neila sua Aci;
A di lui onore puo dirsi che se Terrore del tempo lo indusw
— 20 —
nella sforia a quel yizioso stile del seicenlo credendo fakamenle
imitar Tito Livio; nelle note pero alia storia medesima e nelle di-
eerie va piano e semplice e degno torna di commendazione.
Pietro Paolo Taste.
«
II some di Pietro Paolo Vasta vigoroso pittore ad olio e cele-
bre affrescante costituisce un elogio nella storia delle arii belle
municipali, e di alta fama suona ancora in quella della siciliana
piltura. Le sue produzioni, e dentro e fuori patria lunghe pagi*
De richiederebbero si per la celebrita, che per la eopia; ma, co-
stretti a brevita, di alcune dir ci conteutiamo e per cenni, ed i
leggitori invitiamo a contemplarle pinttosto; moltopid die la for-
za della penna mal puo riuscire all'espressione di quel cbe Toe-
cbio lotelligente ritrar saprebbe.
SorliTa suoi natali il Yasta nella nostra palria volgendo il 1697
e vigoria di mente , fervidezza d* ingegno e slancio a tulto cio
cb*e bello spiego in sua giovenlii. Apparo in patria i principi
delle letlere, e sotto il nostro Giacinto Platania gli elementi del-
Y arte pittorica, verso cui da possente istinlo sentivasi tratto. Ma
airapprendimeuto di quest' arte unico e sano consiglio giudicando
^uello di trasferirsl a Roma, sede precipua di tal genere di este-
tica, ivi si trasse^ ed ivi seropre in meglio progredendo, grande
gloria procurossi, essendo ascritto alle migliori accademie, deco-
rato della protezione de' porparati Spinola ed Ottoboni, e chiama-
to a laYorare dentro e fuori Roma.
iMomentaneamenle esercitando il suo pennello in Albano , im-
palmo Elisabelta Adami; e dopo sedici aoni di dimora nella me-
tropoli de'mooumenti del bello, ritornafa fra noi verso il 1731.
L'arte pittorica in Sicilia si era allora in sul declinare: Messi-
na, sede ognora di valorosi pittori, non offriva gli allievi di Scil-
la e di Barbalunga, ne Palermo quei del Novello. La fama del
Vasta traeva quindi a se e con ragione eletti e nnmerosi disce-
poli, e la sua scuola nome distinto merito ne' fasti del siciliano
pennello,
Ne le sue opere si rimaser dal ccnfermare celebrila cotanta.
Noi farem cenno soltanto di alcuni affreschi dentro la nostra ba-
silica di S. Sebastiano ed in qualcbe altro nostro tempio , e di
pocbi dipinti ad olio. La descrizione particolarizzata di essi del
nostro socio Vigo, ci dispensa di un estesa scrittura. Non ci re-
stiam pero dal dire espressameote ed in principio , che i coloriti
del Vasta negli affreschi sono si belli « si egregiamente nella vi-
vezza loro conservati da non vonir meno al confronlo de' pin belli
di Firenze e di Roma, incluse le famose loggie del Vaticano del
grande Raffaello.
— aa —
Sei grand! affreschi, degni tutli di eacomia per la composizio*
Da, per*rarniouia delle tiote, pel costume, come sei situazioni in-
teressanti alio svlluppo di bea ordita tragica azione , deslioo il
Yasta, nel coro della ceaoata basilica di S. Sebastiano, ad esprr*
mere di tal saato il doppio martirio , e Y iagegao Doa comime
spiego di pittorpoela. Mirasi ia cenlro al primo (juadro il saato
martire posto segno alle frecce di numerosa soldatesca. II secon-
do, capo'lavoro di nudo, mostra il santo martire roYesciatO'a ler^
ra, trafitto dalle frecce e semivivo, e da pietose doane soccorso
e richiaoHto a vita. Nel terzo vedesi prostralo e riverente avan-
ti il pontefice Gajo da cut riceve beoedizione e missione di pre^
dicatore della fede di Cristci. Presentasi nel q4]arto infiammalo di
xelo e di vigor celeste a Diocleziano, cui spiega la sublime reli-
gione del Nazzareno. Nel quinto vede&t spirante in santa estasi
sotto i bastoni di barbari manigoldi. Hel sesto finalmente, graa-
disslmo , cbe riempie lulta la Yolta del coro, e cbe la catastrofe
^ gloriosa costituisce della ideata tragica azione, vedesi il santo che
sublime si innalza alia corte celeste, e la palma del martirio Ta
a ricevere dalla Triade Sacrosanta.
Oitre gli cnumerati affreschi fra rari altri di cui decorasi quel-
la basilica non e da porsi dalFun de'lati la maestosa figura del
Padre Elerno nella volta della cappella del Sagramento, che te*
nendo ricca sedia alia sua destra, ioyita a sedervi 1* Elerno glo-
rioso Figliuolo — Secle a dexlris f7iei><— E maestria ed armonia
di tinte, e vaghezza di colorito, e aplendor di maesla delle diri-
ne persone, rendoao jquel qaadro degno di ammirazioue somma;
e siam per dire solo bastare, quando altri mancasseero^ alia glo-
ria del Yasta.
Preziosi altri affi*escki nella chiesa madre , neiraltra dei PP.
Crociferi ed in quella del Suffra>(gio, la memoria del Vasta non
faran dimeoticare. Ed in quest* ultima chiesa lavorava egli con
istudio ed ardore da non esser superato dal pittore Sfichele Yec-
chio, che, preceduto da strepitosa fama, in patria da Roma resti-
tuivasi. Lavoro del Vasta si era allora il gran quadro in centro
alia volta della chiesa, esprimeate Tanlico ed il nuovo testamento.
Questo afTresco in piii gruppi e partizioni mosira nel sito comples*
so sovrana eccellenza nella esecuzione , quantunque non intiera
originalila. Ed il perpetuo suo colorito bellissimo , e sopraUutlo
il vero nelle carnagioni, convincon pienamente chicchesia, che
eguagliato da altri potra essere, superato non mai.
Moltissimi sono i suoi dipintt ad olio, ne'quali mostrasi send-
pre e grande neirarte sua ed intelligente; e sempre sa trattare
egualmeute e bene il gajo ed il sublime, il tenero ed il m.iesto-
so. La nostra Douoa delle Grazie nella chiesa de'^PP. CrociFeri ^
altra che cbiamar possiamo della Pieta in quella del Suffraggio^
— 31 —
e pid di ogn^allra la preziosa tela delV Addolorata nella chiesa
di S. Sebastiano sono BtifBcienti a hod inosirare iperboliche le
DOs!re espressioni, a quelle del noslro accademico Grass! corrispon-
deofi.
^ PiDgeva il Yasta in molte case ed in moUe citta, fra quali pre-
cipuamenle Galtagirone e Catania: mandava ovvunque le sue te-
le, e la sua fama non difetto giammai. Spiegava sempre i risul-
tamenti felici dello studio sue intenso durato in Roma sulle ope-
re deirUrbinate, del Correggiq, del Sacchi, del Guido , del Ca«
racci, del Conca; da tutti Iraendo , ma conservando sempre lo
stile suo proprio, ed in nulla difetlando di quanto Parte richiede
de*sommi pittori. I nostri elogi al Yasta non sono si esagerati o
SI ciechi da non notare in lui un qualche difetto, come il manie-
rato nelle vesti, colpa del secolo, di cui francarsi non seppe, ed
un qualche plagio aa grandi original! . Difetti cotali raostran Tuo-
mo, che sempre, al dir del Yenosino, sara pin perfetlo quanto
meno di vizi esser potra onusto. Ma non fan conseguilar pero
cbe il Yasta non sia grande pittore, e che posto glorioso non
meriti nell'arte sua fra sommi di Sicilia , Ed in quanto ai pla-
gi dir ben si puo cbe plaggiari non furono Oniero Sofocle, Pin*
daro , Demostene, Cicerone; nelfarte bella di moltiplicar la na-
tura Fidia, Prassitele, Apelle, Michelangelo, RaSaele , Tiziano.
Gli altri pressoche tutti nel regno eloqueute , poelico, artistico
offron sovente de*glorio8i plagi : tali pero da non togliere Tim-
mortalita ad un nome, ed il merito di una sebbene non intiera
originalita.
In ouesto numero collocar possiamo il Yasta , e lieti possiam
dirci ai aver avuto a cittadino un grande pittore. Una si pre*
ziosa vita ci fu tolta nel 1 760, quand* egli di suo pennello ador-
nava la volta del coro d» Sant* Antonio di Padoa ; dove colpito
da paralisia, fra il comun dolore discese alia tomba , lasciando
un vuoto che non si e riempilo, ne facilmente riempiersi potra.
Grande sua gloria si fu Taver avuto a discepolo il celebre
Yito d* Anna da Palermo, ed il noslro Micbele Yecchio , di cut
fra poco diremo. Altri numerosi discepoli tenner viva non breve
pezza la sua roemoria, fra* quali dislinzione merito il figliuolo suo
Alessandro ; che se inferiore risulto al padre, non lascio pero di
farlo ricordare nelle multiplici sue opere per la esattezza del
disegno e le grazie del colorito.
Candldo Carplnalo
Sortiva fra noi suoi natali nel 1700 e nel 1760 spirava T ul-
timo fiato , sacro tutto se stesso al decoro delta patria. L*istoria
di lei e sacra e profana in piii volumi scrisse con tiloli diversi ;
— 32 —
Tkh di framandare lascio ai poster! ia un sol volume le biograGe
di (Tuaati cospicua la resero o oelle lettere o nelle armi. Grao
duoi ci prende al cuore il pensare che di tutte le sue storicbe
fatiche beo pochc vider la luce, e tutto il dippia inedilo rimase»
e quel che |)id monla perduto. MoUissimo a?remmo io lui riore-
nulo per le nostre care memorie , poiche laboriosissimo egli si
era, ne privo andava di sano criterio. Ed il pensare al suo stile
semplice ordiaato e chiaro, e noo contaminato dai tizi allor co-
muni, pill ci rende dolenti della perdita di quelle epere. Solo di
lui ci rimangoDo la vita del sommo Mariano Leonardi domenica-
no, del devolissimo cappuccino Francesco Maccaronio, una lelte-
ra Bulla nobil compagnia de*bianchi, e la descrizione di Aci-Rea-
le inserita neirOrlandi. Moltissimi oralori detlo pregevoli per in-
genuila e per grate immagini , de*quali ventinove solamente ti*
der la luce , e li ammiriaui con diletto non falsati del briUanti
concetti marineschi propri del tempo. Vero e che nelle sue prose
e poesie maggior coltura di lingua si desidera , attenzione pin
sollecita alia giacitura delle parole, dal che gran parte muove del
bello stile: vero e che negli oratori maggior forza ai aifetti si chie-
de, e situazioni piu interessanti; ma il pensare alPepoca in cui egli
scrisse, alle incredibili letterarie faticne cui intese, alle gravi ca*
re di numerosa famiglia, lo rende non solo degnissiino di scusa,
ma sempre caro lo fa alia nostra ricordanza.
Fra* Zelanti era detto rineulto^ e da segretario le sorti rego-
16 di quella societa, e tutti vinse nel fervor del lavoro, si nella
prosa che nel verso.
Spingeva inoltre le sue applicazioni alia moral filosofia , alia
pill bella, piu vera, e piu util parte di quella scienza; e sollecito,
correva pel migliore apprendimento ai Greci, fonte prima ed in-
esausta ai ogni sapere. Se stanco diveniva delle intellettuali fati-
che, il riposo cercava nella beir arte della pittura , nella quale
sommo conoscitor si era, ed esecutor non ispregevole ; e le teste
senili ed i puttini che veggonsi ne*suoi quadri il fanno particolar-
mente distinto.
■ariuia Iieenardl domenleaiio.
La vita di quest* uomo insigne, pagine roolte iion linee meri-
terebbe al fin di farlo ammirare nella nniversalita del suo sapere«
e deplorarne Tacerba morte ed immatura perdita. Che se al Dispo*
silor supremo piaciuto fosse lasciarlo per lunghi anni fra queste
mura, puo senza tema di tallo asserirsi, che spinia da lui a no-
bil dotlrina la cittadinanza nostra, a molte itale citla si sarebbe
fatla innanzi.
In qnali tetlerari cammini non impresse il Leonardi orme lu-
— 33 —
cide del gpnio suo universale? Tratto era dalla scuola alle astra-
zioni ed alle fantasie nelle scienze di fatto, ed egli ancor giovi«
nelfo disprezza la scuola, e corre avldo alle opere fisiche di Mus-
cbembrech, che prime ottenere gli era riuscito; e couoscendo per
quest! studi 1* importanza di posseder le matematiche, ne penetra
a fondo la scienza, come le sue note mauoscriUe alV opera di Ca-
strone sulla Gaomonica il dimostrauo. Yieta at suo nipote, il chia-
ro iDgegnp di Vinceozo Coslanzo, lo studio della scolastica filo-
Sofia, e solo alcune espressioni gli permette di apparare per Don
esser sordo frai parlauti. La geograSa, nome quasi ignoto alPepo-
ca sua, DOD lo era per lui; ed uu bello e grande atlante posse-
dea a carte colorale , da lui stesso con diligenza moltissima le-
gato in un volume, e che nella biblioleca domenicana con afifet-
to e riverenza conservasi. La musica non gli era straniera; i mi-
steri ne avea penetrati, e la pratica nel gravicembolo lo alliela-
va. Lo spirito di saviezza che gli fece conoscere il vano della
scuola nelle naturali scienze^ nelle teologiche discipline ancor lo
guidava, coosiderandole e studiandole come il fatto della rivela-
zione, su di cui la luce del ragionamento di sparger non cessa-
va Nella coltura deiritalico idioma avea perintiero saputo scan-
sare tutti i vizi del seicento; e dippia il latino^ il greco, Tebrai-
co, il francese, lo spagnuolo, il tedesco nella memoria sua fecon-
dissima avean luogo distinto e propria sede, Chiamato dal cele^
bre Monsignor GioeAi di Girgenli a spiegare i sagri canoni in
quel collegio con lezioni da universita , sembro nato solamenle
per quelle discipline, e per dieci anni sede con isplendore e sea-
za essere oggello d' invidia maestro di tanti suoi coetanei che a
1)errezionarsi nella scienza da lui avidamente traevano. £ qual si era
a perizia sua profonda in quella facoUa Topera da lui incominciata
lo dimosira, che manoscritta si conserva nella biblioteca dei suoi
domenicani in questa, da compiersi in sei volumi in folio , scritti
in parte per intiero, in parte per cenni. Or a chi non ravvisa ia
tutti questi tratli Tuomo di genio, dar gli si potra fraucamente
e seoza ingiuria delPollentotto e del barbaro selvaggio.
Ma qual si era il suo zelo per li progressi delta universale
coltura? E impossibile il descrivere gl'impulsi di ogni specie che
da lui davansi colFesempio e colla parola. Solo diremo che ap«
fmrtenendo egli alia nostra accademia, con forza e con sapienza
a inclinazione troppo eccedente al verso ne riprendeva: la pro-
sa voleva fosse coltivata; e con essa le severe discipline e le uti-
li al bene sociale. Un tanlo uomo spirava T ultima oraneirotto-
bre del ly^S, di anni trentotto compiuti appena, lasciando desi«
derio acerbo di se nella sua famiglia domenicana, nella sua pa-
triae nella cilta di Girgenti, nella Sicilia tutta. Agostino de Cosmi
ne scrisse e pronunzio i' elogio funebre, che slampato si legge ia
5
— 34 —
fine alia yita rfdattane dal nostro Gandido Garpioato imprcssa hi
Messioa nel lySa.
Glrolaino Panebianeo wa. o. r.
Di perspicace in^e^no e di applicazioQi iodefesse fiori?a ai pri-
mordi del secojo XVIil. Girolamo Panebianco , nato fra qaeste
mura a 24. dot. 1707 e morto uel ifg'i Diede egli il suo no«
me alPordiae de^minori riformati, ed eccelse nelle discipline teo-
logiche, filosoGche^ letterarie, ascetiche. Molte produzioni, tutle
di sagro argomealo, dan lestimonio di suo sapere doq comuoe ;
fra le auali le Ntflesstoni cotidiane ^ date a stampa io Gataaia
dal 1*^09 al 1770 in Ire volumi, mpslraoo in lui ricchezza di
erudiziooe sacra, facilitu e non bassezza di stile italiano.
Ripieno di virtu religiose, piacevol di tratto, puro nella dotfri-
na, era universalmente amato e riverito. La nostra accademia i(
conlava fra'suoi soci: la Febea di Catania aocora : 1' uniyersifa
degli studi di quella citla gli oiFriya la caltedra di Teologia dom-
matica. E per tacere di altre teslimonianze di onore, bastera di«
re che Mousignor di Blasi lo tolse a suo teologo di yisita: Moo-
signor Yidal a missionario apostolico; ed il suo ordine, ayendolo
pel migliore suo ornamento, il prescelse ai go?erno della messi-
nese provincia*
Mleliele Veeebio
Buon pittore e letterato non yolgare sortiya suoi.^nalali nella
patria nostra addi 19 marzo 1780 da Ignazio e da Anna Yasta
sorella del' celebre pittore Pietro Paolo. Sebbene povero di beni
di fortuna, ricco pero si era di morali e d*intellettuali qualita; e
spiego sempre altezza di mente , feryidezza d*immagiaatiya e
nobilta di affetti. Ancor giovinetto inclinaziooe yeemeote mostro
allft pittura, e sotto la disciplina dello zio Paolo condiscese alio
impulso che natura gli dava, coltivando del pari ogoi buona islru-
zione letteraria, che ad ogoi bell' arte reca lume ed incremcnto.
II suo stile pittorico sin dalle prime mosse si spiego per trat-
ti Forli e sentiti, per franchezza non yolgare , per regolarita di
contorni, per non piena gentilezza nelle fisonomie e non piena
perfeziooe ne^panneggiamenti.
Nobil desio 1* accendea di tramotarsi a Roma , patria oomune
de*yirtuosi, dove il bello cogli occhi si beve per grionumerevo*
li modelli di aotico scalpello greco o romano e di recente di ogni
nazione; ma non cooseutendolo le scarse sue fortune, solo sino
a Palermo dar pote i primi passi, dove lavorava con Vito d'Aa-
na il pid celebre fra gli allievi del Yasta. Falto di poi ivi mo-
— 35 —
do trasferissi a Napoli; ove, dopo breve permanenza, compiere gli
fu dalo i 8U0] desideri, e all' alma Roma si reco.
Yedulosi nel centro de* suoi aflV Hi , diede ogni opera all* arte
sua diletta, ed iosieme a coltivar sua mcnle colla filosoGa cd ogni
bella letleratura; ed una di lui lettera, dal n. a. riportala dimo-
slra COD quanta grazia naturalezza e senno esercitata la penna.
11 suo studio dj pittura si era nella famosa accademia di S.
Luca, OYe celebre si dimostro nel dipingere ii nudo; cd in due
sollennissimi concorsi distinzione ottenne fra'premiati di prima clas*
se; ed altro medaglione d*oro ottenne, di cui TonoreYol ragione
con pena ignoriamo.
La sua fama gli procuro T invito di Maria Teresa di Unghe-
ria e di Boemia a sedere in Vienna istitutore di disegno nel li-
ceo da lei erelto e da lei nominato. Ma il rigor di quel clima
Don gli consent! di godere di quella fortuna; e dopo mesi sei fu
obbligato ritornare a Roma.
Volgendo ivi Tanho decimoquarto di sua assenza dalla palria,
fu scelto in via di concorso per dipingere a fresco la cbiesa del
monaslero di santa Teresa in Messina, eretta da Girolama Allia*
fa Yillafranca, cbe di un pittore da Roma dimando ad un car-
dinal suo parente di esser fornita. II treniuoto del 1783 rovino
quella cbiesa, e con essa le pitture del Veccbio ; ma a voleroe
giudicare dagli abbozzetti, conservati dai suoi eredi, dai rcgali
datigli oltre la pattuita mercede*, da un elogio per lui allora slam-
pato, conchiuder dobbiamo, che non defraudata rimase Taspelta*
zione di coloro cbe di quelle pitture il richiesero.
Compiuti suoi lavori in Messina, ritornava in patria, dove av-
venire non troppo lieto Y altendeva, dap'poiche le principali ope-
re degli affreschi dei nostri tempi! eran compiute pressocbe tut*^
te dal pennello di Paolo Yasta: pingeva ancora il figliuol di co«
stui, distinlissimo pel vago colorilo, e dalla celebrita del padre
raccomandato; e non riibaneva al Yecchio che la pittura di qual«
ebe breve tela e di scarsa mercede. 11 perche veleggio egli per
Malta, di dove nulla sappiam di sue opere. Di la nel 177 1 re-
duce in patria, fu obbligato trarsi a Palermo per la difesa di aU
cune liti di famiglia. Non poco al cerlo ivi lavoro ; e di varie
sue produzioni faeendo speaizione sopra una feluga, ne fu da
procella dispogliato; del cbe in tutta sua vita fu sempre dolente.
II dosiderio della bella e grande Roma sempre gli agitava il
petto^ fiocbe nel 1780 sposata avendo Maria Potralia, acquietos-
siy e reslo in patria, dove a i4 aprile 1799 con religiosa roor-
!e, agl* inlegri suoi costumi rispondenle, fini sua mortale carriera.
Molte pitture di lui si conservano, e da' suoi eredi, ed in va-
rie nostre chiese, ed in vari luoghi di altre cilta, e tutte sono
daira. n. cepnate; e nelle quali ci duole non Irovar le migliori
— 30 —
ilopo la sua resliltizione id patria. Era egli di carattere fiiero ,
e non volenticri pipgavasi a lavorar coq amore in opere di po*
ca iDPrcede. L' indole sua del genera di quella del gran Miche-
langelo, lo inclinava al forte ed all* espressivo: volendo coglieva
il gentile ed il morbido; raa rare volte ii Tolle. Pingeya franco
p con celerita mirabile: attenzione poca dava al colorito, curan-
do di significare per pin possente magistero, secondo la parola
del Missirini, le'idee riposte neiralma. Ne'panni usara il dore,
il rosso ed il giallo; e come il primo sno maestro VasUit e co-
roe il tempo, sentiva alquaoto di maniera. Fu sempre origiaaJ<*
come grinnumerevoli e preziosi suoi cartoni il dimostrano: ricco
si era nelf invenzione, esatto nel disegno, forse pin del Yasta,
certo meglio del D*Anna; ed a compiere la sua fisonomia pitto-
rica Ta. n. vi applica Ic parole del celebre Betti per GiambaUi-
sla Wicar.
Tre quadri in particolare dagli eredi lui conscrvali descrivoa-
si dal n. a. 11 primo rappresentante Gefte che ritorna viltorioso
dpgli AmmoDiti con in cuore il terribil voto di sagrificare chi
primo di sua casa incontro gli si facesse, e si accorge che Tunica
sua iigliuola si i la vittima sventurata che gli si viene ad ofFe-
rire. II quadro e con dolce terribile e sublime bello condotto: aU
legrezza, sorpresa^ smarrimento spirano questa e quella fisonomiar
r unila alia varieta congiunta Timpressiooe ne accresce.
fl secondo Ggura Giacobbe, che nella terra di Gessen abbrac-
cia il iigliuolo Giuseppe, venutogli incontro , non infelice , oca
islraziato da invida forluna, ma fiorido e potente in Egitto; e tul-
ta la scena spina gioja verace ed invita a dolcissime iagrime.
II terzo*, cne per nulla ai gia descritti cede in bellezza, rap-
presenta Rebecca che riceve da Eliezzer una smaniglia d*oro, ed
ammirazione deslano le belle (isonomie ed il vago colorito di tut-
to il quadro. Inesprimibile si e sopra ognaltro la gentilezza nel
volto Dellissimo di Rebecca che spira amore e modeslia insieoie,
ed incantevol verecondia nel ricevere il dono.
» Aveva il Vecchio, dice il n. a., grave Taspetto che mala-
» rita di senno appalesava: gli occhi neri, nere le chiome ina-
]» nellate: la fronte spaziosa e la tinta colore olivastro: ben com*
3 plesso ed alto era di persona: sporto innanzi avea il petto, e
• grave il passo, parlava breve e senlenzioso: difficilmente si com*
3 poneva al riso».
¥incenzo Cosianzo.
Di bella gloria splende la storia patria nella biografia di Vin-
cenzo Gostanzo, per cui delle pagine non tornerebber superflue,
nato nel 1782 e morto nel 1793. Diremo per tanto a cenni che
ei studio con plauso meritalo la giurisprudeaza, e da proftssurt
~ 3^ —
ottenne riverenza cd encomio. Lunghi deltati fascio cli prosa in stile,
se noD coUissimo per lingYia, non dimesso pero, dod contorlo, doq
lambiccato. Fu pero valoroso per isquisilezza di vena poelica e
per delicato sentire, il primo facilmenle fra tulli colore che ODorato
aveaDo la patria nostra. Molte liriche detto, nelle quali al di sopra
della immeosa turba petrarchesca^ senza servilita la delicatezza di
quell* eccelso cantore ricorda, e di cui a preferenza dell* Alighie-
ri medesimo vivea si passionato da volere che il Canzoaiere gli
fosse nel suo ritratto dipinto fra mani. E se nelle liriche sue non
dispiega la splendida coltura del Monti, la ricchezza del Manzoni,
insieme pero a tutti gli altri italiani tenne aperta la strada a quel
sommi per arrivare a lor gloriosa meta.
Ma le glorie maggiori del Costanzo, per cui lunghi anni di
Tita si a^ra presso i poster!, si furono nel melodramma. Perito
egli si era nella musica, nella difficilissima arte della mimica; e
secondando il suo genio per quel ramo di leatrale diletto, venti-
quattro produzioni egli diede che salirono le nostre scene e le
Dostre orchestre con grandi plausi ed ammirazione, e delle quali
massima parte furon messe a stampa. Si lolse a modello il gran
Metastasio, il nume cioe della draoimatica poesia, colui che, al
dire del toscanissimo Botla, riuni nelle sue produzioni, senza me-
scolanza di stranezza la grazia greca, la roaesta latina e Teleganza
italiana. Facile si e ed armonioso nel verso, sostenuto e vero nel
costume e nei caratteri, naturale nello sviluppo degli affetti, sem-
plice neirintreccio. Non sotlosla ad alcuno ae* molodrammalici si-
ciliani, ed in piii pregi vince gP italiani piii cospicui avanli al
Metastasio, cioe Zeno, Rolli, Frugoni; e la Sicilia ha in lui ua
emulatore delle italiane glorie.
Appartenne airaccademia nostra ed airaltra de*nostri Genial!,
6 di ambe sede alia direzione. Fu ammesso pure in quella degli
Iblei di Avola e deTebei di Catania.
Sae. can* ¥cneraii4o Ganipi.
Scriyendo il n. a. la biografia del sac. can. Yenerando Cangi
morto nel 1816 d'anni 68, e come favolista soltanto cousideran-
dolo, col darci sennatissima ben ampia e ben completa idea della
estetica della favola prende sue mosse. E con alto e meritafo Vi-
spetto parlando del nostro socio attivo sac. Giuseppe Ragonisi che
molto sul Gangi ha lavorato, e per le cui parole quel favolista
e meglio apprezzato, protestasi che obbietto di suoi ragiouari non
si e quello del Ragonisi; ma vuole egli comparare il Gangi ai
migliori favolisli dMtalia, non che al La Fontaine, segnare di essi
le differenze , e fissare il postc che al Gangi, fra lutli si conviene.
incomincia suoi ragguagli cogli apologhi del Pignotti, che me*
glio noveDette chiamerebberei, e mette ad eaame qnello ad ambi
comuoe del Bruco e della Lumaca. Ecco fraltaolo i due apologhi
alfia di viemmeglio apprezzare la critica del noatro accademiocs
piGnom
GIRGI
....Qnaliinque In ulto
Ergv FortBBS il ta£Ea prima in Letoi
Feliee eti d* Eiopo in eui dotato
Eran le beilie dell* accento umaao!
Allor ipetBO t^ndia eon gra?itate
Parlar il bue qual senator romano:
L* asin rag^hiara in reni, e il can barboiia
Era eloquente a1 par di Qeerooe.
Ma le tal pririlegio hanno perduto
Kh parlan pi& de* loro ayremniesktif
In nn ardurio poco conocciuto
Efljfton preaiosi manumenti
In earatteri ttrani e coti rariv
Da far jperdcr la rista agU antiqnari*
Fra gli altri un dl eoitoro astai Tersato
Ifel caplr delle betlic la farella^
In un papiro mesio laoerato
TroT^ una grasiosa iitoriella;
E qua! gii la leasi io ne* seritti moi
Tale ttaaera la racconto a Toi.
IVel rerde albcrgo dLun giardino adomot
Fra* folti rami d* una ({nerce opaea,
lieti e tranquilli in placido loggiomo
l^rersno insieme un Bruco ed una Lomacay
E in pace e cariti da buoni amici
Giran traendo i giorni lor felici.
n sol, quando aorgea dal acn di Teti,
O quando s^attuffara in meuo all* ondei
Amho li Tide ancor tranquilli e licti,
Ora mdrado le pi& rerdi fronde,
Ora atrisciando fra* saaai e fra PoHicAy
n tardo fianco trar dietro a (atica.
La poTertA contend, e V umil aorte«
In cui prorido il ciolo entrambi poMy
SopportaTan eon alma inritla a forte;
E le dure rieende e (aticoae
Addolcian d*una rita aeerba e ria
Soffrendo le faticbe in eompagnia*
Gik presao era quel giorno in cui Natnra
A1 Bruco deatinara un nuoTO atato;
Gii si cangia del eorpo la figura,
Eccolo in forma globular mutato.
I<an<»uidO| freddo, immoto e quaai moHo
In letargioo oblio rimane aaaorto.
La pietoaa Lumaca al dure eTcnto
Del eompagno fedel aorprcaa reatay
Sparge a* intcmo inutile lamento
Piange, ai imania; ed alFannoaa e meata^
Com* usano fra Joro i fidi amiri,
Preata all* immobil tronco i triiti ufliei.
Ha il principio rital ebe eon ignote
Lcggi alJ)erga nc* membri ancor gelatiy
Gil le torpide fibre agita c aeote
Gii deata entro gli umori i moti ttsati;
Gi4 riede al nenri la virtu amarrita|
Gii ranimal riiorga a UKora tila.
Aniei, ma if riltinnBl
Mtra 1* ortn di un villaggiB
Pri moiti miai ateCtiru
Na Campa e un Yaralaggiiu
E eomneebi ai eleaaira
Pri ao dimura a tianaa
Dui pianticeddi tenniri
Di mnlta ricinansa;
*IV diacurai en trattenirai
Naemmuli li belF uri*
Griaeia la cunfidanaa^
E ai atrineiu 1* amuri*
'N fatti lo ao cbianuriai
Era di aora e firatif
Li finiaii reciproebi
Erann ariaceratL
Jeln n e*era o granuU
O antra dammaggin«
Tutta in auUicitudini
SUts la Varalaggia}
Fina ea ia pri aentiri
Gomu 1* oggetttt aoata
Ddi jomi aceuaai orridi
Ddi notti aria paaaato.
La Campa, e Ta aintitila
li eoai ca dieia:
M in cam e dilettisiima^
Sampri aar6 eu tia.
Laaaariti iimpoaaibili;
Di tia mi apartu iuT
La morti n ari a aparlira
Yaralaggeddtt rain.
Ka di la metamoi^ai
.Tinni In tempa a cbistay
E prima di Criaalidi
La nora forma acquista*
Doppu di qualebi apaidu
Ma forma ha cclu& i^s«ti«^,
Eccu ea ai fa poddira
Grasiuaedda e pinta
IT appena ccbiu nonrampica
Cn lu piduaau tardu,
L' amicu ai dimentioa,
Mancu ci duna un guardu*
Varvu li pianti auti
*!\ldri«aa lu Tolu arditu:
L*autri farfalli aeguita*
If uta coatumi e ritu.
Campa, brueo. yovataggutj lomaea. Je^^
galo. Dammaffgiu, infortunio.
J^ma ea ia, fi.no a tanto che ira. Ddi^ qiaei.
lUt, quelle. iWAni Fac&Ua. PSnU^
B litorge pi& bel; f antieA Tfltto
TcMto d«pon«, e prende nuora foRBAt
Gii di morbida tpoglia n rireste
E di Bmeo in FarCalU li trasform*}
DalU lunffa prifpione alfin li ilega
E r ali eoforate al ciel dinpiega.
. Oello itato novel rapedbo allora
Scnote per T aria le norelle piiunCf
E ammira come Taria li oolora
Ia ra^a ipoglia al ripereotio Inme^
Sdegna Ferbettarile, ed orgoglioia
Appena lopra i piii bei fior ri poia*
Dopo lec(^ro Tol, la dore ameno
De* piu raghi eolori il prato ride*
D* una Ter^ne roia entro del seno
Quari ml Irono in maest^ %* a«side;
£ del prossimo rio nelle ehiar* acqne
Si fpecchii, ne sorrise, e »i eompiacqoe*
lidia eoil « qualor dal gabinetto
Sacro «Ua YanitaA esee ridente^
Col crln composto in ttrano e nuoro aiselto
D* indiche genime e fre^ aurei, lucentoy
Fisa al crista! •* ammira, e lugli amanti
Bf ille diio^a giA colpi galanii*
La Lumaca fedel reduto allora
Bel Teeehio amieo il fauMo cambiamentOy
Yolge T«r»o di lui lenza dimora
Di letisia ripiena il pa«o lento;
Strijcia ra" nor, »ull erbe, e omnque paMa
D^umida riga il luol legnato Iaua«
Dopo non liere a£Fanno al trasFormato
Suo recchio amieo giunge alfin daTaate$
Con lui ■* allegra del norello ttato,
Mostra ne* roEzi detti e nel sembianfe
II cor tincero, e eon franehessa arnica
A lui rammenta V amistade antiea.
Delia forte al cambiar si cambia il core;
Gik la Farfalla piena d* altereua
D^arere una Lumaca ora ba rossore
Per arnica, e la sdegna, e la disprecsa;
La guarda appena; U toUo a lei nasconda
n tergo le riToIge, e jaon risponde.
Foi Tolla al giardiiu<*r che il rerde piano
MondaTa dagPinutili germogU,
Gli disse: o tu, cbe con attenta mano
D* erbe nocire il bel giardino cpogU^
Son Tani i tuoi sndori e le tue eure^
Se poi ri lasci le lumacbo impure.
Per le farfalle i fatto il bel rieetto,
Che a loco si gentil rendono onore;
Che d'or freggiate in Tirio • Tago aspetio
Vineon da pregio ogn* erba ed ogni ftore^
E son del rerdeggiante parimento.
II pi{i rago il pi& nobile omamento.
Ma nn animal si sordido e si brutio
D* airo e riscoso umor segnato il tergOy
Che maechia i fior pi& Incidi, e che tntto
Guastail giardino, arriqui dentro albergoT
Deb non tardar, seaeeia dal bel giardino
On animal si sehilb • si mesehino I
Infiammossi di sdegnOf a a lei rirolte
Rispose la Lumaca ai detii alteri;
Frena, arroganle, la superbia ttoltSy
Non ti rammenti pi^ dnnqua quaT eri T
L* antieft sorte hax n presto leordataT
Tu sei Farfalla; ma di fresco nata.
Qoindiei rolto in snlle rosee sogUe
Appena •* tSacoi U T«f« Aar«rt|
liMtiaUgiloBri
Ama di lu jardinu^
Ora lu giggbiu Tidtay
Ora lu gelsuminu.
La Taralaggiu miseru
Yidennusi lassatai.
Obi quantu ri rammariea!
Chi pena, chi filatul
A r armalusii ammaiula
Spia di so eummari:
La minima notaiia
Nuddu ci nni sa dari.
Oh quauCn giri e straseini
Fici cu affanni e stentUy
Stampannu longbi linii
La rara so di argentu 1
Purtau lu casu all'ullimtt
Ca la fcupriu pusata,
Supra na rosa; e in Tidirlftf
Ci dissi; oh disiatal
Ed arrirau ttu termini
Na Tota, arnica mia
Ca potti ritrovariti
Doppu di tanta rial
Gomu ti bastau Tanimu^
* Quannu mintisti T aliy
Di a£Fattu abbannunarimi
Cn na erudissa tali?
Ma chi ? La gnura Puddira
Si rota cu gran sfrauu,
E dici: cu s»i chiaochiri
Chi Toi, YaTalaggiasftuT
Cu mia signura nobili
Sensa rispettu parri T
In di un sdignusu e poTira
Amica? E quannuT Sgarri*
Chiddn ripigghia: pensaci
Quannu... Ma iddu cchi&
Non mi suitari, replicai
Chi sacciu cui si tu.
Doppu chi la murtifiea
Di sta manera brutta«
Seguita a dirirtirisiy
£ si magnia tutta.
Di pena si ni ntossica
Lu Yaralaggiu; e affattUy
Dici, non putia cridiiiy
Un simili maltrattu.
Cn di£Eerenti csempii
L* esperiensa prora,
Ca seanuseensa simili
Ntra V omini si trova*
lardmut giardiiio. JPtZofu, trbtena. Am-
nuouiaf in rano NwUbi^ ninno. JHiiata, de-
■iderata. Fava, bara.
f^avaiaggiamzuj Lomaeaeeia. Sdigmua^
lueeida. Suttarif molestare. Chitaeeiui che
■6.£ris muH^fiea^ gli g«tta sul viso. Si magnia,
■i ptToaaggia. Mi m ntottiea | it b« attoniM.
— 40 —
Daeeh^ eoperta di tillane tpo^im
Di me deforme piu, piu ichifa Bneon^
AI par di me con afFanno«o pasao
Nel fan^ strascinaTi il fianco lasso.
L* erba piu rilet i piu roui rirguUi
AUor si dietro appena e ciI>o e itansaf
£d or rambiata con Tillani insuiti
Git antiohi amici hai di oltrif^glar baldanaa?
Chi crcdi d* osser mai benche ^ernito
Degli aurci frr^i? un Brueo rirrstito.
Di mia sortc contenta in scno all' erba
Lumaca io moriru, come son nata;
Ma non per que»to io soffrirA, superba.
Da te Tilmenie dVsAor oltraj^^iata:
RioonoKcitif e frena i detti audaci;
Pensa che Brueo io ti oonobbi, e taci.
II n. a. Dpila favola del Gang! riovieoe unita, Daturalezza, cor-
rispondeQza tra il fatlo e T iose^aamonlo, caraitei^ sostenuli , le-
por di dpttalo, semplicita di stile, facilezza di rime , spoalaoeita
ne*passaggi, tinle opportune, ingenuita di afFetti^ varieta e belles-
za Delle descrizioni.
Volgendosi al Pigaotti osserva, che nei pritni diciotto vers! del-
Tapologo, sobbeae ^razia e satirotta vi si rinveogooo, nulla pe-
ro vi si vede che agli attori conduca e alia scena. Gangi airio-
contro corre dililato al soggetto: in lui la oarraziooe dell' amista
de'due animnletti e viva, net Pignotti fiacca e senza aiFetto. Bel-
lo io quest* ultimo il tratto di dolore della lumaca nel creder mor-
to Tamico brueo nel moraoQto che cambia a nuova Tita , ed il
compiacimenlo interno di questo nel vedersi risorgere cosi bello.
Gaagi ne manca; ma con altri pregi compensa. Pinge egli il do-
lore della lumnca nel cercar dell'amico , la slriscia di argeolo
che segna nell* alTannoso cammino; ed il tulto e pieno di alFetto
e di brio; del che manca il Pignotti. La catastrofe in fine e ari-
da nel Pignotti: dolore nell'anima contro il brueo mette il Gangi.
Ilsecondo ragguaglio si e col Berlola, nella favola*— La Goa«
tadina e TErbetta.
BEATOLA GANGI
Contadinetta If a yiddanodda
Tra folta ortica 'N menau a Inrdici
Seopre un* erbetta Guarda, e: oh cM i bedda
E cor la rol: Dd*irruBa; dici:
L* erba ha ril manto Ora la coghiu;
Ma olezsa ^anto Ma n&.... La TOghitty
Fior rago auol. La scippu, si.
Con cauta mano Bench! di rista
La Contadina Pari chi 4 trista.
Due Tohe in rano Chi beddu scianru
La yia si apri: Chi HUUma, scil
Alfin piu ardita .
Spinse Ic dita
L* erba carpi, Jrvuua, erbetta. Lurdid^ ortkhe. Seip^
Ma ritirando - jpu, col«;o. Sdourtt^ gcatO odoiet ScU MdMU
▲ ae la inaiiO| di {Meoret
4i
8i puM qnaado .
Credealo men^
Ah per un* erba
Puntim «eerb«,
Dieea, mi vienl j
Tfti fea lamenti;
Ma 1* erba , narrari
Che questi aoeenti
SdogUeise allor:
Kaeer non trovat
Che non intorUdb'
QuaUht diUr.
Trasi fuardi{|iia
*If menzu ddi tpiiii
Cerca^ ■* impi^a
Prestn a fcippariXaf
darriraT No.
Ifa finalmenti
La brama ardenti
La fa cchi& ardita
La wippa, ed ob t
Ob cbi sfurtuna !
Mentri ritira
La manu in fretta
Na spina pnngi
A sta frascbetta
La manu... TibI
Ajai mial
Chi nnuxicvni
Lordiea aineehi T
Chi ti icunnni T
Chi eota tiT
A sti lamenti
L* Ei^Sf mi eontaiiVy
Cbi prontamenti
G dis*i: Ah fu,
Tuora ammimxa^
Chilipiaeiri
Sempri hannu apM
Qutuehi (tnutrizsa
O mtnu , o whiu*
S^impigna^ n itudia eon ardore. Pih!
eidam. di dolore. Mwtsieuni , mono* ^bf*
Mieehi, ponetri. Ammtjtui, impara.
^ II GaDgi al di soppa del Bertola e pia animato: vWa viva di-
pinge la nalura: non monca di doici affetti: va pia ricco di or-
nament!, e sempre del genere semplice ed ingenuo\ e che alia
favoia bene si addicono.
Col genlile Clasio sie^iie il terzo raggaagllo nella favoia.— La
Querce e la Pianla di Pragola.
CLASIO
(2^>ci'<% Tattisikima e "pib. saperba
Vedea di Fra^^la pianta tra 1* crba;
E in mirar V umile di lei fi^ra
K& inniperbiTaai di sua natara*
Ripiena V animo di (Tue«ta ide*f
In toon ma^ifieo il le dieea :
Ob quantopiceolareggio cbeaei
Para^onandoti co*Vami miei.
Te* come ipie^anri roie braeeia al rento
Cni gbiande adornano e cento e centoy
E a te si porero prodotto riene,
Che cinque fra^le lono il tuo bene,
lo ben compian^ere soglio il tuo rtato
8e quello io medito, che il ciel mi ba dato.
Allor quell* umile pianta riiipose:
Le Tottre riicere son ben pietose.
Voi la miseria mta compian^te;
Io non inridio quel che Toi liete.
f Bench* io sia piccola e roi ti ^ande,
▼al pi& una fragola che mille gbiande:
Che non dal numero* ma dal Mpore
I frutti acquistaao pregio e valoro.
GANGI
Cu iornu di na Fraula
Na Cerca non luntana
Sdignara tutta bona
Ia pianticedda nana.
Guards, ci dicia, misera,
Qiiant*^ stu xuccu miut
Chi rami, h qunntn milia
Agffhianni ca ftuz* iul
Vidi chi statu nobili
Ca deri a mia la lorti:
E a tia cbi statu umili «
Ca mi nni pari forlil
Porira irbusza picciula
Li frutti ra fai tu,
A quaotu *nsumma arriranu?
A eineu , o sei a lu cchiu.
La Fragula arrlspunniri
Ci sappi cu pmnticca:
lu nenti portu nridia
A tntta ssa grannicia.
Zureu^ stipite. MRnnipari/orUtakwaMor^
eompasfiono.
6
12
Seritto Mmpio xanpido non lod« ottMie;
S pi& ■timabil* Ur poeo • bciw.
Chi mporte li la BnaiiFa
IH li to frntti i mnni.
Si Tali echih xm firaola I
Ca nn tiumnina d'aggliianlT
Ia fratd non si ■timann
Pri nomira gnam6f
Di In Mpori aequiitaiui
Tnttu lu pragitt 16.
Cm9eriuilanghi0'tumidi
JMi nan «t n*oilem:
£eoMa eehm ttimabOi
Lu/anpoomw
TmmmAm, tomolo. Gnmnto^ Sigmr aA.
Ciasio servi di originale al Gang!; ma dl costai il lavoro non
puo dirsi traduzione, o imitazioQe; bensi prodoUo origioale. Sal-
va la sostanza e la moralita, I'apologo italiano e tramutato dal
Gangi ia Teste siciliana, ed ia modi cosi propri e cosi pieni di
iogenui yezzi, che oeirinsieme si rimaoe iofra due a chi si deb-
ba ii poslo primiero*
A compiere la base deirediGcio no quarto ragguaglio si isti-
tuisce dal n. a, su due favole del Gangi ed altre due su'soggelti
medesimi del La FoAtaine.
La Colomba e la Formica si e la prima, tramutata dal Gan-
gi nella Tortorella e la Formica.
LAFONTAUfE
L0 lon^ d*an dair roisMau barait one
colombe,
Quand mr I* ean •« penchant uno
fonrmis 7 tombe;
Bt dans eet ocean V 00 re^t la fbanala
S* efforcer, mais en rain, de rega^per
la rire.
La oolombe aain-tftt aca de ehariti 1
Ua brin d* herbe dans i* eau par eUe
4 tantjet^,
Ce fat un promontoire o& la founnia
arrire.
Elle le Mare. Et U-deuat
Paste an certain eroqoant qai m^rc^y*
let piedt nat.
Ce eroqaanty par hatard, ayait one
arbal^e.
Dei qu* il roit 1* oiaean de Yenniy
n le croit en ton pot, et deia lai
fait&te.
Tandii qa* k le tner mon rillafeoif
i*appr£te.
La fbarmit le piqne au laIon«
Le Tillain retoame la tdte:
La colombe T entend, part, et
tire de long.
Le toape da croqnant arte die
t* envole:
Foiat de pigeon poor one obolt.
GJUfGI
Na rota na Frnmmienla
Na ftintaaedda Titti,
Dda di pntiri Tiriri
Gommodamenti eritti.
Ha tantieehiedda d'impitu
L* aeqaa purtannu ochia«
In tutta lu pericultt,
Ca •* annigara, fu.
Allara pri talrarid
Grida chi ajatu roU*
Axicuna tuocarrituni
Ca m* annigai, figghioli*
Snpra na rama d* arbuia
IH la faatana allata
Giutta ei avia na Tortnra
La rolu to puaatu.
Ad idda la Frammieala
AfflittarocehiToU;
E dici: ajuta dunami,
Tartara, ta tta Tota.
La Tarluredda tubita,
( Ca ei nni parti forti )
Ci jetta on igroppu nichian.
La tarra di la morti.
'N liipiu di gratitadini
Chidda aocuml ci dici :
Ti rrttu obbticaiistiniay
O mia benefattriei;
Piwriy here. TantteefUfdda^ poeolinO..^».
Mmw, alenao. Sgntppu nichkto^ fotcelUao.
49
T«nt& Mddieiiti ■mmattlmiy
Ca •& t La nraimn h rota|
Ti la ponog^n urenBiri
Sonuua qaiilehi vota.
Alcnni jorai paiaaiia^
£ on eaeeiatori ilaTa
Pr* oeeidiri la Tortatmt
La mira fpk piggUava*
Aflnra la Frummieula
Ch*a tempu si n' addnna^
Lu pedi a chidda muuiaa
Fastiddin ci duoa;
P!ri qaanta ^uttieaimusi
Di lita li eanf^u,
Fa la sparata inutili ;
La Tortora wappau.
Sortia, ca poi ri rittiru
Li doi armaluni, e doppa
Cb menrioni fieira
Bi la jittattt ■groppa;
La Farmichedda air autrm
C raeeontoa 1' aflfaii*
Coma lu chiummu e porboli
Fattu ei aria icansan.
A lu ehitt tiniu e mistru
Si btni ftt ei/aiy
Airra rieompefuariti
Jn modu ea non f at*
jimmattkm^ imluittono. ^trroggim potrft.
Muziicoj morde. Gnuitieatmuit^ piagaadon.
Jiitatu, gettato. PurMi, poWere.
II 0. a. DUOTe e giiiste lodi qui porgcDdo al Ragonisi per le com*
parative di lui analisi tra il Gang! e il La Foataine, ed a questo
favolista elogi intcssendo, al merito di lui sublime coDveoienti, giu-
dicaodolo superiore ad Esopo nella grazia e negli orDaoienti, ed a
Fedro Delia verita de'racconti, si fa strada ai suoi esami compara-
tivi. Trova egli la favola del Gaugi piu animata in priucipio di
Suella del La Fontaioe: belli in essa i lamenti e le aBaunose istanze
ella Formica per ottenere ajutir belli egualmente i rendimenti di
grazie di lei alia Tortorella; ditutte lequali belleza^e il La Fon-
taine difetfa. Ciiidica superflue oel favolista francese le circostaoze
della pentola e de*bocconi immagiaati dal cacciatore; non tali pe-
ro quelle del Gangi delFincontro dei due animaletli dopo salvate
di ambi le vite, e della ricordanza de* prestati reciproci ajuti.
La seconda favola di confronto si e— -La Cicala e la Formica.
LA FOIfFAINE
La Gigale ayant chants
Toutr^ti,
Se troura fort deponrrue
Quand la bi»e fat venue:
Pas nn scul petit morcean
Dft mouche ou de rermisseaa I
EUe alia crier famine
Ghei la fourmi sa Toisine,
Le priant de lui prater
Quelque gf ain pour subsisCer
Jnsqu* k la saison nouvelle.
Je rous pairai, lui dit-elle«
Arant 1* aoil^t, foi d* aaimaly
IntereC et principal.
GANGI
'N tempu d* est4 ntra an arbula
La gna Cicala stara,
E spinsirata e alleghira
Cantannu si spassara.
Fra tantu la Frummieula
In terra assai Ticina*
A Id traragghin seria
Badara la mischina.
Li siminaeddi rarii
A{tana carrianna«
Seeundu ei attupparantt
O ea li ja cireannu.
Gna^ signora
CT est li Mm moindre defant;
Que fairierToas an tempt chandT
Di^eUe k cette emprentente.
IVvit et jour 4 tout reaaat
Je eliaataia, ne tous d^laiw.
Yoan ehanties I j* en cuia fort aiie.
Ek bMB I daoiM maintenant.
If A dd* ami^giafta unneSf
Ddu dehi eiehd nenttn,
a dara gran fa«tiddia«
La testa ei aria mttn
'2V sununa pri In disfinin
Tulafa a dda •chi^ghiuMm^
E yia, ci dissi, sittutif
Ca la mia testa b seinsa*
Ca poi sempri a sbijariti
Ti spercia e a lu eantar&T
I<n beddn tempu pcrdiri
Toi tn di traraggbiariT
Tiddaaa miserabUi,
Ritpnsx la Cicala,
Presumi di eorreggirl
Ifa dama ca si scialal
Zanrda, tn straseinati
Supra di ssa mnnnissm;
In dicn ea n* at nvidia
Di tanta mia grannissa*
Cbidda eonnsei aU* nltimu «
Ca la Cieala • paasa ;
E si, riapnnni, seialatif
Bon pmdu mi ti Paxsa*
Ma chi ? fti jomi prospiriy
Speddinn sai pri tia
Gn pena Fbai a eonDseirs
Si in raginni aria.
Tinni V inremu riggidn,
Seinician la tramuntanA«
E la riddana commoda
Stara *ntra la sua tana:
Ia beni e V abbunnanaia*
TruTava d*ognilatn,
Fmttu di lu coatinun
TrAYAggbin so passata.
Ma la Clnla pOTinu
Sensa pro-risioni
Mancu putia e*un udflsolm
Fari cnllazioni.
Russuri ayia a ricurriri
*19tra Btu pennsu stata^
A eui disprcKzi e neiurii
L* estati ci aria datu.
E risurriu mannaricci
Una Tiapitta amica,
Pri dumannari *n prestilm
Di cibu na muddica.
Allura la Fmmmieula.
Ca ntisi sta prijera ,
Fu pronta a lu rispuniuri
Di simili manera:
Quann* era tempu propria
li cibi di ruscarit
Ssa gnnra miaa alTaain
Si dirirtia a cantari:
Ora mi menti a tamla
Lu eantn so di tannuy
Ca in riddana misera
*N pilu non ci lu manna*
WVoffhi di fpagri inutiU
Su famtj giti e tUmtu :
JVa ci darrd rimediu
Un tardu pentimeniu
^tiuppavanu* intoppaTono. JHifizMmj Im
N>ssilniit4 di aoffirire. Sehigghiutay che gn
a sensa riposo. Seiuta aeoneassata. Spmr'
M , ba^ soltaato. Zawda , rillana nitri4«<
/V^iMnanlM , menona • Tflt eosa.
CM
Vibrato, rapido, lepido, semplice, ma pooo descriltivo & il La
Fonlaioe in questa favola: Gaogi men vibrato, men lepido, non
meno semplicc, egregiamente descritlivo; ed al solito di modi suoi
propri Teste il soggetto Don suo.
A conchiudere dal fin qui detio, il GaDgi fu privilegiato dal-
la natura, non solo di mente perspicace ed energfca^ dMmmagi-
nazione creatrice e capace a somministrargli la concezioue del
bello, di gusto non \olgare ad apprenderlo iDcontaneute; ma si
pure delle qualita necessarie al favolista, di saper cogliere il ve-
ro ne*particolari che introduce , di dar corpo alle idee le piu astral-
te, di essere spontaneo, e fornito della gran dote che in france-
se cbiamasi naiveie. Perche poi dedito agli studi sever! e del sa-
ero suo mioistero, intender non potea alia lima de^siioi versi, e
qnantunque non privo di grazie comiche, lo era pero di copia
ai attici sali. In riguardo ad invenzione, egualmeute che gli al-
Iri favolisti tutti, salvo Esopo, poche volte piccossi di origioalita;
na cio egoalmente che a quelli non gli torna ad offesa; mentre
in questo genere di componimento il merito principale par con-
sistesse nella mauiera di raccontare^
Nella condotta della favola convenienza mirabile ogserva; nella
lingua nulla trovasi di ripreasibile; e non son da attendersi le
censure di municipalita di dialetlo. L'anima sua ingenua e poi
ritratta al vivo in ogni favola; pregio amabile e raro che al La
Fontaine Tegnaglia.
In riguardo al merito suo comparativo cogli altri favolisti ed
al posto che occupar deve, ci compiacciam conchiudere colle pa-
role del nostro accademico.
' Paragonaudo le favoje del Gang! con quelle che il Pignotti
:» Bcrisse in modo da non roeritare siffatto nome, ma quello di
)i novelle piuftosto, supera egli il poeta nostro assai spesso nello
1 stile brillanle, nella vivacita del colorito, nelle leggiadre biz-
1 zarrie, nella salira; ma il Gangi vince I'emulo nella facile ue-
9 gligenza, nella scelta de*partico1ari, nella naturalezza, nella in-
> genuita. Nelle produzioni del Gangi non campeggia quel fior
A di pensiero che presiede al dettato di quelle di Gio. Gherardo
• Rossi ; ma se le favole del nostro poeta non sono si inge-
» gno9e , come quelle del Rossi , riescono pero piu naturali ,
s e quindi in pin facile acconcio modo il loro scopo esse otten-
2 gono. Gli apologhi del Bertola tengonsi o meritamente in pre-
) gio per la loro grazia ed ingenuita: il Gangi non adoperonei
:» suoi tanto studio quanto il Bertola ne pose; ma pure e si poten-
1 te la forza del suo genio, che ne per grazia, ne per ingenuita
:» cede a quello la palma; e se non ha egli foroito per up can-
1 to deir emulo suo la coltura e la elucubrazione, sgombro il veg-
• giamo dairaltro di quella soverchia raffinatezza, o vogliam di-
— A« —
re affetlazione che falaai ne'sooi Terai rayvisano (i). 11 Gaogi
del pari ooa ha Tarte De la forbilezza del Clasio; ma chi po-
tra affermare che egli non abbia siccome qaello la cara aeni*
plicita, e dod abbia sovente le grazie comiche, che quel favo-
lisfaDOD voile, o meglio non seppe maneggiare? FiDalmeofe
dagF italiaoi trasportandoci col pensiero al sommo favolista dd-
la Senna, che vioce ia qualche cosa T inventor delPapologo ed
il 8U0 mirabile copista (2), diremo, ch*egli sopera il Gangi Del
magistero dello stile, nella concisione, nella finitezza; ma che
costui noo tPme il paragone con quel colosso della letteratora
queiio si cbiara rifulge.
esser noi aulorizzati a conchiudere, che le Tavole Jiel PignoUi
( come diceva il Bertola ) vengono pin direltamente deslinate
alle coUe e brillanti persone (3); quelle del Passeroni per la lo-
ro facilita aj fanciulli; quelle del Roberti e del Rossi ai gicH
vani amatori della poesia; quelle di Bertola e di Clasio alle ani*
me istruite e gentili; quelle del Gaogi alia pid estesa parte del
popolo, che per avveotura h. qnella che pin abbisogna d' islro-
zione, e pin atta rinviensi e piu disposta a prender piacere di
siffatta specie di componimento. La natura della poesia del Gan-
gi a nosiro awiso e tale da dover merifare il titolo di popo-
lare: il tono, le allusiooi, i colori, la moralita danno laK aria
e tal sentire alle sue favole, che comunque elleno incontrino
il gusto di ogni sorta di persone, pur sembrano destinate pia
direttamente a dilettare quelle classi di nostra gente da cui ri-
sulta la parte maggiore della ^ran massa della societa. Questa
prerogativa e la pin desiderabile in un libro diretto airistra-
zione, poiche P ignaranza delle veritd moreUi e ripremibile
in tutn\ perche in tutti debbono essere i semi onde germo^
gli la pubblica felieita; (4.), ma difficilissimo e sempre riusci-
to lo scrivere in modo da ottener tanto scopo. II Gaogi letto
con piacere dalla gente di mezzana istruzione, letto od ascolta*
to con egual compiacimento dalla classe pin materiale e piii la*
boriosa del popolo, e da*giovanetti che a questa in molte €0«
se somigliano, tenuto a memoria e recitato dalle donne , e fin
dalle stesse contadine, fa conchiudere, che sia la popolarita il
fondo dcir opera sua.
> Nel che chiamiam noi avvenlnrato Tautore di aver egli ot*
tenuto lo scopo precipuo del suo lavoro, comunque esso deirin*
tutto elaborate non veggasi: poiche diretto, piii che a lettera-
(i) Maffei LeUerat. Ttaliana. (a) Giudizio di FreroD. (3) Sa^gio sopn U
Favola. (4) Zannoni sul Clasio.
— 4^ —
• to e eolle persone, a quella classe del popolo non assuefatto
1 a soienza e all* eta gioyanile. Esso va di continuo per le ma-
1 Di di gente che si e pin sensibile alle bellezze che derivaoo
J dal genioy di qaanlo alle altre che alia raiBoatezza di chi scri-
> ve voglioosi appropriare; esso h destioato a persone che qoo
» dal poeta delF arte, ma dal poeta della natora, qual si fu egli,
1 restaQ prese e conlente 9.
Alilo Grant
Nacqae in Aci Beale a 2 agoslo 1766 da Niccolo e da Ma-
ria Vasta. IpgegDo brillante, cuore iofiammabile, alma nobilmen-
te sdegnosa il carattere di lui costituivano. Corse in patria la car-
riera delle letlere, ed intese in Palermo coq istudio e profitto al-
le Matematiche, alia Filosofia, alia Politica e precipuamente alia
ragion civile. Ivi ascritto airaccademia del Buon Gusto fe pale-
se colle stampe che non iodegno di quel posto egli si era. Ivi
pure ammogliossi con donna italiana di alto spirilo, da lui con
ardore amata, e con eguale ardore da lei riamato; e due figli
carissimi Pilippo ed Aolonio ne otlenea.
Scoppiato il grido della liberta francese, ed accolto aosiosamen-
te dairEuropa tutia, AIGo ue divampo in suo cuore, e nel lygS
corse a Livorno, e milito sotto le bandiere repubblicane. Gli fa
il comando afBdato di una compagnia: combatte oelle gloriose
campagne del general Bonaparte: fu al secondo e terzo blocco
di Maotova; ed iodi con i francesi battagliooi ne venne a Parigi.
^ Riloroato in Sicilia con istruzioni di quella Republica, non isfug-
gi la vigilanza del governo nostro; e dopo giorni quindici dal
suo arrive in patria, involarsene fu obligate, e ritorno a Parigi.
Gopri allora il berretto rosso stabilmente, e tutto diedesi alia
carriera delle armi e della gloria. Scarse notizie ci abbiamo sui
particolari delle militari sue gesta; e solo, affermar ci k dato ge-
neralmente, che per trent'anoi , o a quel toroo, visse ooorato fra
]e armi, comando da oiBciale superiore nelle pin aspre e glorio-
se campagne sotto la Repubblica il CoDsolato e Tlmpero; e va-
lore non ordinario spiego nelle guerre di Spagoa al 1808. Ga-
riche gelose furondi aiBdate: van onori merito, fra'quali quello
suoi scrivea. Viaggio da politico, da filosofo, da storico in loghil-
terra, in Alema^na, in Italia, e particolarmente neirimpero Otto-
mano; dove fermatosi non breve pezza in Costantioopoli studio
il Gorano, il governo, i fasti, gli usi , i costumi della nazione
tarca^ e pubblico queir opera che celebre rendera il suo nome.
— 40 —
Ld Charle Turque^ di cui estratti ed elogi si lessero ia molti
giornali francesi. Trattosi pure nel 1822 a Tisitar la Grecia , i
cui figli Don degeneri de' Temislocli, de Leooida, degli Epamiaon-
da, emaocipavaosi dalla domioaziooe lurca; e pabblico bu quella
guerra ie sue Riflessioni che alia Carta Turca fan seguito, nelle
quail Don omise smascherare la politica del britannico gabinetto.
11 tilolo di Charle Turque dato dal Grassi all* opera sna eve*
glio Ie accensibili fantasie francesi. Tostoche fu pubblicata, yiyo
eotusiasmo destossi per tutte Ie conversazioni doUe ed indotte 'di
Pari^i. Ovunque, come leggesi in uno di que* giornali, dioevasi:
f Turchi hanno una carta/,... Da pertutto si dimandava: Ave-^
te ieiio la Carta Turca?.... Leggete la Carta Turca ^ si coa-
chiudeya*
Oggelto precipuo di quest* opera si h il dimostrare; che la Tar-
chia si e un paese ove i re son capi di sudditi eguali al cospet*
to delle leggi, e che alle legs;! gli stessi re van soggetti : ove
i ministri, desiderosi sempre della gloria deMoro signori, divotia-
Bimi sono alia felicita della madre palria: ove i giudici pagano
con la testa una iniquita, come i sovran! una violazione del co-
dice nazionale; ove il popolo sa fare rispeltare i suoi dritti; ove
Ie petizioni accolte, esaminate con diligenza, Don sono contro i
petizionari un titolo di odio di oppressioni qnalora un abuso
si denunzia o un a^ente infedele. In somma vuol farci conoscere
il Grassi, che liberta intiera respirasi in Turchia sotlo la piu dol-
ce ed insiem forte costituzionale monarchia.
Descrive poi minulamente il recinto e Tinlerno del gran sep-
.„glio, gli harem, i collegidegli studiosi, i costumi de' glannizzeri, i
provedimenli del Divano, senza il cui voto nulla puo dal Sultano
Blanziarsi, ed il farlo costargli potrebbe la vita; i riti dell Ule-
ma e IMnfluenza possente di questi ministri del cullo sul goveraOj
ed il tollo conforme nel Corano trovasi prescritto e regolato ; il
Corano cui nulla si h asrgiunto tolto, lievemente toccato; B
Tosservarsi d<il Grassi che dopo pin cenlinaja di anni niun ^m-
biamento sofFerto abbia quella forma di governo, il fa deciders
per I'alta sapienza che vi pose il fondamento. Si compiace aa-
cor Tautore nel descrivere Vumanita de' turchi, Tospitalita, la
sensibilita verso ^rinfelici. Sostiene che niuno puoesser giammai
condannato, ne dispogliato dei suoi beni senza esser precedenle-
mente e con piena imparzialila giudicato. Sulle quali cose tutte
de document! iraportanti, de'fatti poco conosciuti , degli ancddoU
interessanti egli arreca, propri a rellificare molte idee false, ed
a far ben apprezzare T indole deirotlomano governo. Ed a coa*
chiudere riportiamo il giudizio del Mercurio franccse del 23 apn-
Ie 1825. c La production de M. Grassi se recomande a lalten-
1 tion publique sous tons les rapports: Tinteret des matieres y est
raff
— 4tf-.
3 egal k TelegAnte elarie du style: on y lira snrtOQt avec avidi-
9 te lea reflexions de cet ofiScier experimente sur le guerre des
> Turcs contre les Grecs i.
La gloria delle armi e della sapienxa non attuti oel Grass! i
moti del siio cuore seosibile e tenero. Guro con istudio ed ardo-
re Teducazione la pin finita dc'snoi due figliuoli Filippo ed An-
tonio, collocandoli nel Pritaneo francese^ cioe nel collegio di Lui-
gi il Grande in Parigi; ma Tu sempre doloralo dal procedimento
poco grato del primo e dalla perdita del secondo, che recatosi
a militare in America non diede piu notizia di se. Morta la pri-
ma moglie una sec6nda di Bnixelles ne sposo; e questa dopo non
lungo consorzio nel iSry cesse al fato, lasciandogli una cafa
fanciulla di nome Adolfina. Nel i825 appreso avendo alcune per-
dite de*suoi nella famiglia paterna, e con particolar cordoglio
quella del suo fratello Antonino, delibero trarsi a Malta, poiche
1>roscrilta gli era la Sicilia, al fin di tentar di vedere i superstiti del-
a famiglia; ma roozzo gli fu il fine a quel suo viaggio. Resti*
tuitosi a Parigi fece sua una terza donna, e nel 1826 lagrimo
la perdita di una figliolioa carissima, cui dato avea il nome di
Flora; ed indi a poco nell'anoo istesso, gravato di angoscie co«
lante, bersagliato da gravi colpi di fortuna, cesso di vita, lascian-
do sotto il torchio grave opera di politica^ da cui grande gloria
si angurava in Europa, assai al di la che colla Carta Turca ot-
teniito si avea.
Qui poniam fine ai snnti delle notizie storiche del nostro Ac-
cademico Mariano Grassi. Per non dilungarci abbiam tralasciato
di dire di altri nomi daU'A. nelle note allogali. Altre pagine ha
il Grassi destinate suMavori di parecchi nostri ciltadici viventi ( di cui
non scrive biografie ) a far conoscere la diflerenza de* nostri
studi a petto degli antichi, e il suo dettato acompletare. Di tailavori
avendo noi qnalche cosa toccato nelle preceaenti relazioni , ct
asteniamo dalroccuparcene, lasciando che alia lettura dell* opera
stessa si ricorra.
Non volendo intanto levarci a giudici del merito della mede-
sima, chiuderemo i present! cenni riferendo con piacere Tunani-
me approvazione che se ii*e fatta dalla nostra Accademia, cui il
Grass] la presenlo, sul rapporto de'soci benemeriti sac. Giuseppe
Ragonisi e Mariano Leonard! dell* Oratorio, ch*e il seguente.
Al »ig. Scffretarlo deU« Aeeadcoiia del ZelaDtt
Sfgnore
c Chiamati a dare il nostro awiso suite Notizie Storiche del"
le Accademie e dagli uomini illustri di nostra patrta , messe
insieme da Mariano Grassi^ e cominciate a stampare nel 184.1
1 in Palermo per lo Spampinato, non esiteremo a dire, che a ve«
7
— w —
1 der nostro elle offrono un cumolo di fatti disollerati a grandi
1 fatiche dal Grassi, da lui sceverati coq saaa critica, e tali che
> dove si vedessero messi a stampa iQlerameale, ci toraerebber
1 ulili per pid rispetti, ed alzerebber la gloria del nostro nome;
1 maggiormente che sono scritti con purita di liogua, seoza ]e-
1 ziosaggioi, e ia istile veramente italiaao, acconcio airargomea-
1 to, libero dalt'osata effervesceoza de*giovani scrittori, ed nni-
1 forme da capo a piedi. Laoadc Popera deiregregio giovaae,
s che D*e Tautore, e che e degao di miglicr fortuoa, roerita rin-
) coraggiamenlo muaicipale, qoq che del savio e zelaate gorer-
I no, acciocche aoa si estingua sul nascere una cara speranza.
Aci'Reale 23 dicembre i8J^2,
Sae. Giuseppe Ragonisi, sac. Mariano Leanardi dett OraioriOm
^Lgli elogi degf illustri accademici di nostra patria natural pro-
seguimeoto fa quello di Aliio Platania Yiuci, maestro delta nostra
cappella di musica, letto in Accademia dal socio coUaboratore
residente Paolo Rogga. E ben d'altronde Telogiato sel merita per
I'ingegno suo assai al di sopra della comune, e tale che per tut-
ta Sicilia e per T Italia ancora il nome suo risuono con lode.
Sua patria si fu Caltagiroae, ov^ circa al 1770 respiro le pri-
me aure di vita. Origin traea dalPayo del nome di lai e nostro
concittadino, e nostra concittadina pure si era la sua genitrice.
Dotato di fantasia vivissima che tulta Taaima sua iovestiva , ed
inclinazioae posseute spiegando alia musica, yi fu dal padre av-
vialo sotto abil direitore in quella citta; ed in breve fanciullo an«
cora tal mostra spiegava di se, che il padre, maestro di cappel-
la anch*egli, brillava di giubilo nel mirare si fausli cominciamen-
ti. Alio studio della musica quello delle lettere aggiuagea per ri-
trarne quel frutto, che dalf incivilimonto e dalla collura nella sa-
pienza deriva sempre alle belle arti tulte. E basi si solide al suo
sapere stabili, che neU'eta sua adulta per le sue conoscenze e per
le grazie nel dire il diletto precipuo riusciva nelle conversazioni.
Non compiuto ancora il secondo lustro, resto privo del padre
che cedette al fato; e lagrime amare e scarse sostanze si furo-
no il retaggio suo. La generosita pero degli amici del padre in
Caltagirone de' mezzi gli foroi per trarsi a Napoli , ed ivi ap-
parar uHisica. Movea difatli per quella capitale , e giunto in Mes-
sina , Tarte sua prodigiosa nel toccare il pianoforte e 1' infantile
sua virtu mossero si quell' abate de'cassinesi p. d. AntoninoBo-
nanuo, dilettante di musica, che la cura di lui tulla si assunse:
guidollo a Napoli, ed ivi per la proleziooe di cospicua famiglia
nel conservatorio di Loreto ad apparar musica fu introdotlo.
— 51 —
Ebbe quivi a maestro il gran Cimaroea, e profoodainente s* iiD*
posesso delta scieoza soa diletta. Ma libero nel suo genio poco
prese del ripieDo e forte del maestro, e musioa spiego di tutta
espressione, facile, dolee, scorrevole, dell' indole tutta di quella
del Paisiello, che scenda soave al cuore, e id teneri affetti il di-
stempra.
Uscito di collegio di moiti allori corooossi e in Parma , e in
Venezia, e in Genova, e in Milano; e in Bergamo soprattultofcr-
mato da quel dotto prelato Giampaolo delle Palle , in que' tern*
Ri e in qoei teatri con alto plauso risuonavan le sue musiche.
[e r Italia mancuva allora di maestri di cappella, si che a pe-
nuria cotale attribuirsi poteano que'risultamenti ; che anzi a do*
Tizia ue iva fornita, e di tal tempra da far disperare cbiuoque
queir aringo correre aYesse voluto. Suonavan non solo tuttora negli
orecchi italiani le musiche de' Tomaselli, de'Porpora, de' Leo, de' Du-
rante, de'Pergolesi, de'quali calde si eran le ceneri; ma ornavan
la penisola i Paisielli, i Gimarosa, i Guglielmi, i Piccini, che la
viva espressione costituiron deU'epoca, della gloria de'quali inu-
tile abbondanza sarebbe il volerne ancor dire*
E pure in mezzo a que*sommi la musica del Platania oTon-
que risuonaYa , e laudi ed ammirazioniovunqueairautor suo trae-
Ya. Era egli di Yero genio dotato, di fantasia Yiva ed ardeote. Com-
ponendo, cosi fuor di se usciva , che in piena orchestra credendo-
si, chiamava ora i Yiolini, e loro compartiYa elogi, or i flauti ,
or le trombe; era in somma un Yero ispirato^ posseduto da quel
dio che ispira la mente de* poeti. Esi deus in nobis, offiianie ca-
leseimus tUo.
Ne quel torrente di fantasia furioso traripaYa da inYestire ogni
senno ogni sapienza; ma imbrigliata e regolata daYa que'miraco-
li di armonia, che il tempo non facilmente perYerra a cancellare»
Ed in Yero, per trarre un esempio fra mille, quale espressio-
ne puo desiderarsi piii YiYa pin energica della musica del Plata-
nia in queiraria del suo Ezechia-^Ardo in un punto e gelo-*-*
Fosco mi sembra il giomo— E mille orrende immagini— Squar-
cian la mente e '1 cor. — II mio doYer mi sprona — - Ma poi la
fe mi arresta. — Ah che Yicenda e questa — Di ardire e di ros-
sor!— Non e dato alia penna il far sentire quelle note divine; ma
all'ascoUar quella musica, basta il solo orecchio senza conoscer
le parole, per sentire il fuoco ed il gela di un'anima infra due„
Tardenza aell'amore e la severita coutraria della legge, I'impul-
80 Yeemente della prima, V arreslo della secooda , il fosco di ,.
e le immagini orrende che a mille sqnarciano quelfinfelice.
Che di pin sublime e di patetico iosieme pua desiderarsi della
sua messa di requie? Tutta la Dies irae si e un capolavoror it
I'uba mirum di tal firemito ci riempie , che preseali ci fia crede*
— 52 —
re al terribiie gtudisio di Giosarat: YIngemueo tamjuam
YOro supplex , oon doshod meglio esprimere an*aQima desolala
prostrata sino alia polvere, che prega e iagrima il perdono de'com*
messi falli. Ed in questa musica, come in tutte lealtredi chie-
sa del Piataoia non ricordasi giammai il tenor della sceaa : Pia*
tania sentiva altameDte quali melodie convengonsi airAltissimo
oel tempio della di lui saotita.
Pregi ancor singolari della mnsica di lui si 8ono la origiaa-
lita e la varieta immeosa de'motivi, sicche noa tro?i che ono
ia tante e tante sue produzioai sia da allri tollo, o due Tolte ri-
Fetulo. E a tanta varieta coogiungesi uaa facilila incredibile per
esecuzione. God poche note e pochi ajuti dell* arte traera mi-
rabili porteoti.
Alciino ridir potra sulle rigetizioni nelle mutiche del Plafania,
altri si lagoera che noo sempre in tutte le produzioni di lui tro«
vasi lo stesso fioimento di lavoro. Ma se togli questi difetti , do-
▼uii il primo all'epoca del tempo ed alia scuola dominanfe , il
secondo alia naturale iofermita a tutti comune, resta sempre in
Piataoia il gran maestro di cappella, noo de'ristoratori pio ya*
lorosi della musica italiana. E tale da*primi maestri e profeasori
deirisola era giudicato; e da Palermo erano alia saa decisioae
rimesse delle controversie musicali; e con tale rispetto T onorava*
no i maestri Geremia e Coppola da Catania. Vi son pur troppo
di coloro che osano chiamar rancidume la musica di allora; ma
chi un tal nome dar si at tenta alle melodie del geoere di lommelli^
di Gimarosa, di Paisielli, di Guglielmi, tal sia di lui.
La nostra patria gode per moiti anni la bella musica del Pia-
taoia, e in quegli speltacoli cosi delti daooi Dialoghi Jigur€Ui ,
avea a testimooi della valeozia del suo maestro innumerabili che
da tutla Sicilia e da Napoli a noi traevano* Nel nostra piano
del duomo, e oel mese luglio per la solennita di Santa Venera*
UQ gran paico sceoico ergevasi. hi in magniGche scene, e con
vedute di tutta illusiune, alia presenza di presso a quindici mille
spettatori, cantavaosi e rappresentavansi di notte degli orator! da
esperti altori da tutta Tisola invitati; ed era mirabile spettacolo^
che in tutla quella popolazione di dotti e d*indotti , di rustici e
cittadini, di uomini e di donne, un minimo strepito, un trar di
fiato non udi?asi, si rapiti eran tutti dalle divine note del Piata-
oia. Noi fummo testimoni di scene si sublimi/ ma or pin non ci
e dato ( cosi volgono i tempi 1 ) lo sperare simili godimenti. Ne
alia scena soltantt) ristavasi quella impressione profonda; ma lu-
minosa tipiegavasi nella durata col vedere subito in tutti i cem-
bali le arie i duetti i terzetti i cori del Platania, «e col sentirli
caotare per luoghi tempi nelle strade da* ragazzi della iofima pte-
baglia.
— w —
Negli nitimi anni suoi metteva in note il Platania pel nostro
leatro risola Disabitata del Metastasio. II prodigioso effelto risuo-
no perogni parte; e chiamato il Platania a Siracusa per farla
ripetere in quel teatro sotto la sua direzione , contrasse iyi morbo
letale, del quale finh appena giunto fra'suoi in GaUagirone, nella
non aTansata eta di anni cinquantadue , lasciando di se cara ed
aoerba memoria.
Sn di un argomento d* istoria patria il socio onorario cay. Fbih-
CISCO FiRBARA pronuuzio un suo discorso, di risposta al seguente
Jnesito datogli dairAccademia.— -In quale rapporto stassi FAci
ella faTola con la storia civile c^jcon la naturale? — Pin volte ,
dice il Ferrara, il nome di Polifemo risnona negli antichi mona-
raenti: una Tolta neiriliade, altra neirOdissea, una terza in Igi«
no, e sempre con caratleri differentia 11 Polifemo delPOdissea si
e quelle clie ci riguarda, ed e necessario esporne la favola> ed
esaminare altresi, se una terra parlicolare fu da Omerodesignata
per istanza di quel gigante.
Orazio crede, che Omero in quell* avveni men to dimostrarci vO-
lesse, quanto sulla forza immane puo la sapienza e Tastuzia. Stra-
bone, che i Giclopi , de'quali era capo Polifemo, altro non fos«
sero stati, che gh Arimaspi abitanii le contrade al Bosforo vici-
ne; i quali secondo Erodoto, per lo gran freddo coprivansi il
Tiso in maniera da lasciare una sola apertura per vedere. E dirai
Ijotrebbe, so^iunge il n. a. che Omero, il quale moiti ogget-
ti dal Ponto Eusino trasporto, ed in Italia diede loro stanza, tra-
sportato anche avesse Polifemo dalla compagnia di Giasone, e ca-
po lo avesse fatto della schiatta de* Giclopi.
Sulla terra di tali abitatori ad on solo occhio e da osseryare>
che Omero, per non privarci del diletto di sue immaginazioni ,
eyito di disegnarla. Ne puo dirsi , che ayesse voluto stabilirne la
Sicilia, poiche in quella descrizione il nome ne tace; nome a lui
Don ignoto, avendola altrove appellata Trioacria. Ed a gran sen-
no tanto pratico^ poiche 1' istoria, secondo Tucidide, svelati ne
ayrrebbe Tincoerenza. Pin inviluppata poi si fa la bisogna, poi-
che Esiodo situa quella terra rimpetto a Siracusa, Euripide ne
designa la Sicilia, Gallimaco la vuole in Lipari.
Scendendo agli amori di Polifemo per Galatea, ed alia feroce
gelosia di lui contro il pastorello Aci, amante amato di Galatea,
troyasene la prima origine in Filosseno, traditore ingrato del gran
Dionigi di Siracusa, cui sedusse Tamata sonatrice di flaulo di
nome Galatea. Punito questo poeta nelle latomie, scrisse un dram-
ma, in ctti Dionigi facera da Poli£emO| Galatea vi restava col
— d4-.
f^roorio nome, e FiloGseno solto ouello di Ulisse 8(rappa a PbUftmo
a bella papilla^ cioe la yezzosa Galatea. Teocrito, cbe seg^uito
Fijosseao, caoto su quel soggeUo diveauto celebre fra*poeti; e
meno inyerisiinili reodeodoae i caratteri, fece di Galatea una bel-
la (iglia di Nereo, cui Polifemo fa infioite amorose spiegazioni ,
diceodole, ch' egli noa era poi cosi brutto come Tolea credersi.
Ovidio finalmente caoto ancor egli nelle sae Metamorfisi gli amo-
ri di Polifemo per Galatea, ed ag^iuDse il giotiaetto Aei, cbe qae-
gli ardori atlraversaya; Aci pastorello gentile per cui Galatea strug-
gevasi di amore. In questo poetico prodotto Ovidio aegaiva Ome-
ro per li caratteri, ed Euripide pel luogo deUa soena. Aci noa
poteya vincerla di forza su Polifemo ^ e quest* immaoe gigaote
flcopertolo <^n Galatea, ben tosto su diamoidue lancia iauneasa
rupe, sotto cui rimangon sepelliti. Galatea, perche falta %Iia
di Nereo, e percio immortale, fu aaWata nella stanza marina:
lamante pastorello rimaneva infranto nelle ossa; ma Ovidio im-
pietosito il metamorfisizzi in fiume. E dopo Vibio ed Esichio, i
quali Togliono nelPEtna la sorgente del fiume Aci , e la foce prea-
80 gli scogli de*Gclopi, si h creduto mostrarsi nelle nostre j^
^ graruU ed in <}nelle della Reitana\ disprezzar doyendoai deUo
mtutto Topinione di coloro cheyogliono disegnarlo nel fiume oou
detto Freddo^ Tantico Asines^ distante nonmoltoda Taormioa.
Passandosi ora alle nozioni storicbe, senza pretendersi daU*aa*
lore air aspra impresa di togliere il veto alle favole, tooca delle
opiniooi degli autori alPuopo, nelle quali pero oessun fondameo-
to storico rioviene, e solo favole alle favole anlicbe vede aggiaa-
te« E ricordando di Filosseno presso Dionigi^ siegue: cbe Appin-
no, premetteodo on si dice, scrive , cbe Polifemo e Galatea la
Sicilia uoiti in matrimonio dieder Gelto Illirio e Gallo , i quali
da quest^isola partiti, governaroao i popoli cbe da loro si nomi-
narooo. Servio ed Orazio scrivon delle allegorie senza segnarne
fondamento alcuno. Tzerzes, Paolo Perugino e Boccaccio altre fa-
vole inventarono; e mancando unMscrizione, fu ancor essa troTa*
ta a Logoina; alia quale T abate Amico, per nonbene mteso amor
di patria, non diede il malviso cbe si conTeniya.
Proseguendo sulle spiegazioni nel regno della nalura, riportasi
dapprima quella di Boccaccio, il quale pensa di Ggurare la bian-
ca Galatea nella schiuma del mare cbe riceve nel suo seno il fiu-
me Aci, poiche tutti i fiumi a colar vanoo nel mare. Blandioo
va pill avanti, ed aggiunge, che per Polifemo dcve intendersi lo
Etna, che nelie sue eruzioui ando a sepellire il fiume Aci, lecui
acque disperse si fecero strada fra le cavita delle lave condensate.
Questa spiegazione, a dir prosiegue il n. a., non e cbe una
derivazione della nolissima e generale di riportare Polifemo, BroQ*
te , Piracmone , Giove fiilminante , i Giclopi figli di Nettuoo alle
— «* —
Tulcaniche erazioni. Ma niun ragioneyole costrutto trar possiamo
Buirepoca deireruzione sopra Aci; nh Ovidio di cio oosa alcuna
ci avTerte ; e le stesse probabilita ci mancano per le storie di mol-
te erazioni einee prima di Ottaviano.
Tali naturali congetture pero comaoque imperfelte, non meri-
tan biasmo come le istoriche. La natura non rimane offesa nelle
spiegazioni de^eoomeai suoi^ e la mente vi gode un certo riposo.
Ma nelle istoriche, che per ispiegar delle favole , altre favole e
poi altre si aggiungono, si fa lo stesso che procedere contro i
dettami del sennato Tucidide, il quale parlando de*Ciclopie
dei Lestrigoni, cosi si espresse.* < Si e detto che avessero abita-
) to una certa cootrada della Sicilia; ma io non so raccontare
» una tale generazione d'onde sia yenuta e dove sia andata; ci
> basti que lie che hanno scritto i poeti, e quanto essi ne ban-
1 no saputo a.
Xl socio corrispondente cav. Yingbnzo Gohdaro Gulrbrza. da Ga«
tania rispose al segoeote quesito storico, datogli dairAccademia.
Quali effetti cagiooo alia Grecia, segnatamente ad Atene, la di-
sfatta di Nicia in Siracusa?*— Avviatasi Alene aUMnciTilimento ,
rispondea il socio Gordaro Glarenza, coIFesser nettata da Teseo
di scorridori e di malandrini, ed entusiastica per Teroismo del re
Godro che diede per lei la vita, si compose a democrazia. Ma
quella forma di governo e quelle sagge istituzioni ivan mano ma-
no degeneraodo; e quantiUnque jl dritto di formare assemblea ri-
siedesse sempre nel popolo, il potere sovrano pero era cadulo nel-
le mani de'ricchi. E le passioni dell'uomo, essendo ovunque le
medesime, dalla democrazia si passo alPoligarchia.
Ten to Soione con le sue leggi, e riusci ad una riforma. Chia-
mato al trono, ricus6 costantemente di salirvi. Abolimoltide*dra-
coniani statuti : limito il potere de*ricchi, ed elargo non mollo
quelle de*poveri, de* quali aboli i debiti: ristabili nel pieno lor vi-
gore le popolari assemblee , soltanlo nelle quali decidersi poteva-
no gli affari rilevanti della republica , come di pace , di gaerra,
di alleanze , di imposte e^ simili. Decreto peoa di morte contro
qualunque cittadino che in tempo di civile diseordia per nn par-
tite o per Taltro apertamente non si dichiarasse. Non permise la
cittadinanza ai forestieri che a condizioni assai diiEcili a riunirsi.
L*Areopago poi, che con i suoi lumi- e la sua integrita si area
goadagnata raffezione del popolo, fu destinato amantener la |pg-
ge in pien vigore, a vegliar sui costumi, e con qualita di po-
tenza suprema ricondurre il popolo ai yeri principi della coslitu-
zione, e dare ad ogoi individuo regole di decenza e di doyere.
— M —
E 81 ben meritata e si universale si era la opinione di colal ma«
ffislrato, che re e popoli rimetteansi nelle coQtroversie alia sua
decisiooe, e niuoo uaqaemai ardi lagoarsi della giustizia compartita.
Regolamenti si saggi si energici avrebbero reso immobile Ta-
teniese governo, se il yizio noa ne avesse toccate le basi. Le pro-
stituzioni d' impudicizia publicamente onorate , delle Tittime di araa-
no sangue, il consorzio coa i yinti persiani, ed il commereio coa
allriasiatici, checostumt di mollezza iogcaeravaao in Ateae, e che fa-
Toriti eraoo dalle istituzioni di Pericle; e fra queste la lagrime-
Tole di avere spogliato di quasi tutti i privilegi I'Areopago , e
ridottolo al silenzio; lo spirito di conquista, e Tinquieta cura di
guadagao, congiuravaQ tutti alia roriua di Ateoe, il cui g'over-
no foodato era sullu virtu, e fiori fiache la virtu fa iu fiore.
Si fu in quel tempo di aberrazione di mente e di cuore, ehe
dagli ateniesi gonR delle conquiste neirEgeo, nel Boaforo , nel Poa-
to Eusino ed altrove, fu contro il parere de^piii savi decretata
la conqaista di Sicilia , ed affidatone il comando della spedizione
a Nicia, a Lamaco e ad Alcibiande. Duecento navi furoao allesti«
te , e quaranta mille uomini armati. Alcibiade riohiamato per ac-
Gusa d* irreligione , rilornando rieovro in Sparla , e mosse qaelia
repubblica in favor di Siracusa , contro cui precipuamente le for«
ze di Atene eran dirette.
La disfatta di Nicia in Siracasa rec& ad Atene lutto e scoragp-
giamento; e poiche rinvenivasi in uno stato di morbosa politica
oostituzione, le fu sorgente di conseguenze funestissime. Volera
ella sostenere una democrazia , ma degenere trovavasi dalle virta
de'fondatori di essa, e senza virtu severe niuna democrazia poo
Gonservare vigore e vita. Ed al pari che piccol sasso, che balte
contro le mal ferme basi di alta mole, che airurto si crolla e
rovina, tal la disfatta di Nicia si fu per Atene. De*disastri soffri
dagli Spartani istigati da Alcibiade, altri ne soffri in altre balta-
glie neirEllesponto e nelFEgilto; ed a conoscere incomincio lo
stato di suo avvilimento. Tenlo rialzarsi, riaccese Tamor di pa*
tria, riporlo delle vittorie a Gizico ed a Bizanzio; ma il tarlo ra«
dea quel governo; e rialzatasi non essendo a virtn, nuove rolte
soffri a Samo e ad Egos Patainos, finche dopo settantadue aani
Serde il dominio del mare per avere avuta incendiata la flolta.
liro con dolore diroccate le mura di cinta e le torri , e guar-
nita si vide con obbrobrio di truppe spartane. Ed Atene la piii splea-
dida e la piu poteote repubblica greca, fu obligata alia fine di
abbracciare la parziale costituzione lacedemone, e sottoporsi alia
esosa aristocrazia de*trenta tiranni datile da Lisandro.
Oppressa da tanta tirannia neppur penso a migliorare ii costu*
me, ne a ricondursL agUinsegnamenti de*6uoi fondatori, o alle
leggi di Solone. Le numerosissime magistral ure , fatle venali da
— 5^ —
Pericle , erano ambite da'piu vili: Toro si era la mfta de'desi^
deri degli animi tutti ; e tutti i mali quindi che da siffalta corru'
zione derivano^ e primi fra essi i coDtinnati dissidi fra* poveri
e i ricchi, e per le cariehe affidate agrimmeritevoli, il disprez-
zo de* magistrati. 11 lusso e la moUezza trascurar fecero rngricol-
tura ed il commercio; Tozio di non breve pace aveva attiitita
la gaerriera energia» e quasi iasensibili renaeva gli Ateoiesi al
giogo dei trenta ; sostenuto altronde dalla forza lacedemone. Te^
ramene, il solo che ebbe coraggio di opporsi, fu condannato aU
la cicula , del pari che Socrate , che invano si sforzo di difen-
derlo, B allora piii noo trovossi modo agli spogli alle violenze
agli oinicidi, ed a quant* altro di male aver puo nome sotlo cru-
dele dispotica potenza.
Taute sciagure e tante crudelta mossero gli auimi de* Mega-
resi e de'Tebaai a liberare Aleoe di quel servaggio. Trasibolo ate-
niese alia testa di ciuquecento soldati inarcio verso il Pirco , di
cui si rese padrbne , e dove i trenta tiranni , ch' erano occorsi
alia difesa, restarono sconGUi e trucidati. Cos! Alene fu ristabi-
lita alia liberta ; ma che pero fu di breve spazio. Imperocche ,
riaccese le guerre civili fra le greche repubbliche , Alene colle-
gossi contro Sparta; e tutte debilitandosi, divenner facilmente pre-
da del macedone Alessandro, del sirio Antioco, e sotto il roma-
DO giogo a morir finalmente giuiisero.
II vizio adunque rovino Atene , 4 con essa la Grecia tutfa* la
disfatta di Nicia in Siracusa fu il primo de' mali, cui tener die*
tro tante e si infauste sciagure.
II nostro socio corrispondente Giorgio Jclinetz da Messina , \ti
una sua patelica Memoria sotto il titolo di Rimtmbranze ; de^
scrisse il Nabissamento di Pompety avvenuto a ^^ agosto anno
seltantanove dell' era volgare. Dolce tranquillita si godevano que-
gli abitanti , specialmente dopo essere stati turbati da desolanti
guerre ; e a rinnovar le spianale , i teatri , i luoghi di pub-
blica delizia stavansi intesi. Ma ogni loro gioja fu distrotta dallo
spaventevol fenomeno del Vesuvio , che di brucianti scorie tutta
quella citia ed altre circonvicine riempi, vittima rimanendo tutti
coloro, che sorpresi dalia terribile eruzione, solleciti non prese*
ro la fuga. Alta colonna di denso fumo alzavasi dalFarida ere-
sla di quel vulcano , che per addensati e spessi globi 1* aere ter-
ribilmente infuocava. Indi a poco quel monte , altissimo fia' allo-
ra^ in due partendosi crollo, sbucando dalPaperto seno tanta co-
pia di materia bituinioosa fd infuocata da scorrere sino al mare;
fenomeno di alto spaveulo da inaridire il sangue nelle vene di
8
— 5$ —
queffl* iofelici popoli. 11 fumo cresceiiie oscaro il sole per molfe
miglia intoroo , e frattanto uo cupo e prolungato mormorio per
entro le viscere della terra , uno spesseggiare di lampi pel teiK-
broso aere , uq sordo mormorar di taooi , ed uq crescente pio-
▼ere di cioUoli ed acqua bolleate sulla mfelice Pompei compiroao
r ultimo di a quella citta , stata prima teatro di dolce delizia dei
Romaoi. Chi imprende la descrizioae delle lagrime , dello spaveo-
to, delle roviae, del trambusto di quell ora, impreode open
superiore alia forza della peaaa ; tante e si terribili ne forow
le sciagure.
Su di uo buslo antico di marmo bianco , riDveoato al oosfao
Gapo-de*-molioi , e coaservato nel oostro Gabinelto di lettora, scrii-
se una illostrazione il socio atlivo Mauano Grassi ; V epoca 8pi»
gaodo e le circostanze del riayeoiinenlo , e Tialerpretazione dandooe
che crede la piu adeguaka.
C pel primo: Poiche per le politiohe siciliaoe vicende del 167s,
Messina chiamo a suo sostegno contro il dominio spagouolo le
armi francesi, come poco innanzi nella tita di Alessaadro Grasii
Bivera abbiam falto menzione, i aostri aotichi temendo al Capo
de*molioi uno sbarco di Francesi, fortiQcavano solto la direziooe
di Yiocenzo Geremia lotto quel lido. E scavaado* afiBo di posar
re i fondamenli di torri e ai baluardi, rinyeDoero il buslo mat
moreo di die c parola , noo mal cooservalo , come gl* islorici coO'
temporanei ed iscrizioni lapidarie nel comunale archirio il con*
testaoo.
Desso e lavoro al certo di romano scalpello; e quaotonqae li^
yemenle guasto, specialmente nel oaso, noo lascia pero di mo*
ttrarsi bellisslmo in marmo ben rammorbidito. Presenta il Tolto
di un uomo che ha di gia varcata la gio?anile eta, di fisoDomia
gracile in tulto, piegaotesi alquanto a sioistra, in atto soavemen*
te grave e pensieroso: svelta ha la fronte e sparsa di pocbero-
ghe, sCfirso di capelli il capo, iucastrato I'occhio, arcaateleci-
glia, le guance estenuate alqnanto, morbidette le labbra, regola-
re il mento, il collo distinto pe^muscolie per le morbidejpiegatare.
Rinvenuto quel busto, si penso vedervi Y imagine di Fauno, do*
eifflo re deMalini, padre di Aci e fabbricator di Sifonia. Ma qae-
sta spiegazione, nata solo da bizzarra credulita, priya al tutto di
base istorica, viene riproyata dal n. a.; il quale trova nel riave-
Dulo bnsto Timmagine del grande Arpinale, nome carissimo ai
Sicilian!, e pel riovenimenlo del sepolcro di Archimede, e per la
nobil difesa in lor fayore contro il depredatore Verre. La aomi*
gUanza del vollo a quello d^gli altri busti del romano oratore,
-- M —
de'camei, delle incision! fuUe serobra Tolfrcene dar^ quasi piena
cerlezza. Le descrizioDi poi che gli aulori fao coDcordcmecle del
¥olto di Cicercnef sembran precise per lo buslo da Doi conser-
yalo; fra le qnali come bella ed animata si riporta dal n. a.
quella del Verri oclle Notti Roroane, che ancor qui riporliamo
per intiero, e che sola basia ad ogni desiderio. c II corso de-
1 gli anni Tirili sembrava compiufo su quel Tolto: era alquanto
1 estcDuato come d*uomo, il quale non cura i diletti corporei«
1 e solo si compiace degrinlellettuali*
1 Una soave gravita esprimeva le lunghe confemplazioni della
I menle; ma una grata modestia iosieme parea che nascondessela
1 copia delle dottrine. Capelli alquanto scarsi e misti di caoa*
• tezza erano senza artifizio tagliali intorno al capo. La fronte
1 rugosa fra le ciglia manifestava che spesso [erano usate con-
1 trarsi in profondi pensieri. Splendeaoo gli occhi grandi e lenti
s ne^moti loro con certa luce maravigliosa » la quale mi e
1 ignoto se Tebbero in yita. Sovr'essi stavano le ciglia vaste
1 arcuate yellose: erano le guaoce piuUosto pallide, la boccaal-
j quanto ampia, le labbra tnrgide, spezialmenle rinferiore, il
1 mento proporzionato i.
Alia piena illustrazione sarebbesi desiderata qualche conoscen'*
za sul tempo e sul modo, in cui pole quel busto esser cola por-
tato; ma Tistoria muta su di cio essendosi rimasta, alle cooget*
ture ed alle supposizioni avrebbesi dovuto far ricorso; sulle qua-
li niun iriposo trovar poteodo la mente, meglio si & giudicato dal
IL a. il lasciarle dairun de*lati.
BeUe Artl
SuIFarte del disegno nella nostra patria Jesse un sue ragiona-
mento il socio attivo Vincinzo Fioriki, fregiandolo del passo di
Fedro in fronte c Nisi utile est quod facimus, stulta est gloria >
Raccomandando rimporianza del suo subietio, ricusa un vano plan-
so potrebbe darsi alle sue parole, e solo chiede uo risultamento
utile alia patria, cioe il far rifiorire Y arte di che egli tratta, ua
tempo splendida fra noi per la scuola del sempre celebre Paolo
Yasta.
Al rifiorimento di quest*^arte, ch*e luce yivissima e diretlrice
infallibile delle tre arti belle, ci vogliono occhi per vedere, ed ani-
ma per sentire e passionarsi al hello* 1 Greci prolettori e cul-
tori inarrivabili di tutte le arti belle, menle soUecita poneano aL
disegno. Ai tempi di Alessandro nelle scuole di Zeusi, di Parras»
sio, di Fidia, di Prassitele, di Apelle sali quest' arte a quel subli-
me che ne^ tempi posteriori tutti pin, non ha potuto toccare: il
bello atlora era un'educazione uniyersale ag^ occhi diogniGc^^
— j60 —
oo; 9 que celebri artist! godean tatti ei i primi omaggi in eo-
fpetto alia Dazione nelle feste solenoi. II secolo di Augusto noa
la Tiose su quello di Alessaadro, perche i Romaai tardi si rivol-
sero alle belle arti; e piu per pompa e per aria anziche per gu-
sto le amaroQO.
La moderna Roma solto gli anspici di Giulio 11, e di Leone
X, bello impulso diede all* arte del disegoo, e sempre sara me-
Cjorabile per 1* Urbioate, Michelangelo, Giulio romano ed altri che
a fama ivi levaroosi, premiati da intendeoti e fervid! proteltori.
£ r Accailemia di s. Luca , sin di allora stabilita, non lascia di por-
ger tutlo di deVisullameDti bellissimi sul nostro soggetto, chiamaa-
do a se gli studiosi delFuniyerso intiero. Gelebre protellore la
questo genere di coltura si fu in Ispagna Carlo di Napoli coa
cbiamare il Mpogs in Matrid, per gettare le fondamenta ad arte
si cospicua; il Mengs emulo degnissimo di Raffaello, sicche di
lui si scrisse^
Molto egli opro col senno • colla mano,
E grandi cose io piccol tempo ha fatte,
de luDga eta porre in oblio non puote.
Eil iQginstizia ed ingratitudine sarebbe il dimenticare il nostro
re Ferdinando promotore illustre dcUe belle arti pel suo museo,
cirricchilo ad ingenti spese cogli scayi di Pompei e di Ercolano:
prova liella e luniinosa del suo bel sentire e del suo gusto*
L'arte del disegoo colliva lo spirito, e ci fa osservatori: raf-
iina il gusto col preseulare degli oggetti belli e veri e per lut-
to proporzionati. Una Yenere, nn Apollo, un saliro, una prospet-
tiva c'incantaoo quante volte il disegno ha diretlo la maoo del-
Tartefice. Arte del disegno, arte nobilissima , sublime prodotto
d' ingpgno vivo e solerte, termomelro di civilla; arte cosi pregia*
ta in Grecia, che non ai servi o alle persone da sezzo se ne per-
uielleva lo studio, ma a! nobili ed ai saggi, come cosa |rilevaQ<
te e di non basso mestiere. Pel disegno a nobile emulazione gli
animi si accendono ed a sentiment! magnanimi. Cesare in vede-
re la slatua di Alessaudro venne in meditazioai profonde, e sospi-
rando esclamo: « Ed io non ho ancora fatto nulla per la mia
ji gloria 9. Pel disegno si dirigono le opere pin importanli ai
bene snciale , e strade e fabbriche e canali e darseue e port!
• macchine e strumenti di ogni specie.
Se tanta si e la utilita dell' arte del disegno, perche la nostra
E atria in questa disciplina un tempo fiorente, ora ritrovasene noa
ene fornita? Forse i mezzi di allora maocano per al preseote?
Son difettati forse gFingegni? Non diasi alia patria quest* ingia-
ria. Che si voglia adunque, e il tutto sara fatto. Che nel nostro
Liceo una scuola di disegno si innalzi; e comeun tempo, cosi ora
rinfioriranno la pittura, la scollura, T architcftura, sulTarle deldi-
6egr>o foiidale, e a cento doppi crescera la civilta nostra.
— 01 —
11 nostro concittadino Paolo Lbovardi PmNisi, di animosem-
pre fervente per le cose patrie, presento un suo lavoit) all* Acca-
demia col titolo di— >Rjcordo e Illiistrazioni pittoriche, — segnato di
epigrafe del detto del siciliaoo Palmeri oelle sue Memorie delle
Anlichila agrigentiDe. 4 Ignorare le patrie cose e proprio solo
J di quegli sciagurati , i quali gelidi di core , Toti la mcDle ,
J yivoDO senza lode e senza brame di lode j.
Dice il Leonard] y che egli sin dal 1809 si e occupalo, nop
perdonando a fatiche e spese , raccoglier notizie riguardanti il
800I0 natale/quali in due Yolumi conservansi da*snoi disceodenti, e
cognizioni moltissime ^i si possono alKuopo attignere.
Con fatiche e spese ha inteso pure alia coUezione di piii qna*
dri; ed al fine di rattemprare Tamaro delFeta, senile ne ha seni-
le le illuslrazioni che ai due cennali volumi si annettono. Qui di
due quadri soltanto le illuslrazioni si riportano: uno rappresen-
tante il viaggio di Gesti al Galvario, Y allro una Sacra Famiglia.
Di lulli gli allri conlenlasi scriver solo Telenco degli autori, qua-
le si e il seguenle.
Pltlori Mterl
Carlo Maralta — Antonio Vandeik — Paolo Rubens Giuseppe
Ribera, detto lo Spagnolelto — Gorrado Gianquinto-^Giacomo Tin-
loretto -^ Antonio Tempesta— Mattia Preli detto il Calabrese. —
Solimena — Conca.
Plilorl Sieillanl
»
Pietro Novelli, detto il suo Uorrealese — Giuseppe Salerno, dot-
to il Zoppo di Gangi.
Antonio Catalano, detto TAntico, a distinzione del (iglio— Filip-
poTancredi— Vito d* Anna-* Antonio Filocamo — Giovanni Tuccari.
PUtori Aellanl
Giacioto Platania — Giovanni Goco^ detto il Sordo di Aci. — >
Biildassare Grasso— ' Matteo Ragonisi — Paolo Vasla.
Michele Vecchio— Mariano Gali Gansirri — Pietro Corintio.
11 prinoo de*sopraccennati quadri descritti dal Leonard!, largo
palmi dieci, alto palmi selte e mezzo, con personaggi poco men del
naturale, raffigura il doloroso viaggio di Crislo al monte del suo
supplizio; e precisamente quell* atto in cui, dopo caduto sotto il
peso delta croce, va ad esserne discaricato dal Cireneo. Opera
di Mattia Preli, coiaunemcnlt detto il Calabrese.
— 02 —
II Sanzio io quella tavola, alia cui famosA bellezsa, come di-
ce il Giordaoi, anche il mare e le tempesie ed i DaDFragi per*
dooaroDo, tratto questo soggelto; ma rappresento Gesa Cristo af-
fievolito e caduto soUo il carco del patibolo, affaonata la ma-
dre, e imploraote da que'maoigoldi compaasione al povero sue
figliuolo.
^ 11 Landi, in tempi a noi pia vicini, lavoro sul soggefto mede-
simo; ma scelse il momento in cai Gesa, libero dai peso della
croce, tramutata sugli omeri del Cireoeo, ritto in piedi dice alia
moltitudine delle donne, che piangendolo e lamentandolo Io ae-
gu'ivano, di sospender per lui quelle lagrime, ma di versarle per
lore piuttosto, per i Ggliuoli loro, e per la cilia infelice.
II Calabrese nella tela solf occbio colloca il Cristo nel merzo
del qaadro, yoigenle il lato sinistro alio speltalore, in atlo di
rialzarsi, ma ancor su*giaoccbi» e con la sinistra appoggiata in
terra che gli giova di soslegno alio sforzo del rialzarsi: coo
la deslra tiene ancor la croce che sta sul deslro omero. li aoo
▼olio quasi consuato da'soQerli slrazi ed esausto di sangae, con
gli occhi in alto, esprime un* aspeltazione affannosa del compi-
menlo deirincominciato alto di darsi la croce al Gireoeo.
Dietro del Grislo inalzasi di prospelto sopra fulvo e geoeroso
deslriero un prefetto di coorte, non atteggialo ne a ferocia ne a
piela» e comanda il passaggio della croce da^sacrati omeri di
Cristo sopra quelli del Cireneo, tanto indicando coa la sinistra
verso il Gireoeo abbassata e direlta; e con un*arme di comaado
impugnata nella drilta cenna il monte Calvario meta del viaggio ,
e al deslro fianco di lui in fondo vedesi uao che fiata una from*
ba per chiamare gli oreccbi di tutti a sentire gli ordini che ema-
oavansi.
popo le spalle di Gesa vedesi il Gireneo, che per obbedire a
tali ordini va sollevando con isForzi e a malincuore la croce dai
sacri omeri; e appresso lui al termine del quadro mirasi un sol-
dalo di truce aspetlo, che, con bastone alzato a minaccia di per-
cossa, Io angaria al compimenlodeirincominciata obbedienza.
Un manigoldo ferocissimo col dorso alio spettatore precede il
Grislo nel viaggio, e porta una corda; la cui estremita e attac-
cata al braccio della croce, correndo tutto il resto nella mano
deslra del soldalo, dietro le sue spalle^ e Taltra estremita Delia
sinistra. Con questo barbaro mezzo tirava la croce« e con essa il sot-
toposlo Gesa, per non Frapporre ritardo alcammlno. AU'azione del-
Cireneo sente un arreslo, e con ceflb da spavenlo si Tolge per
conoscerne la cagione senza cessare la tensione della corda, poi-
che la pieta non puo ayere albergo in cuor di lui.
Alia deslra del riguardanle, quasi airangolo del quadro in bas-
so , e iq avanti al soldalo che minaccia il Cirtneo di percossa
— 03 —
▼edesi la Haddalena in gioocchio , coa mani giuole e dila ias6rte
strettissime , compresa di dolor yeemente, ma sospesa da subita*
neo piacere nel mirare T incominciata ebbed ienza del Cireoeo agli
ordini del prefetto. Verso costiii indirizza ella le affannate luci ,
quasi impiorandolo ardentemente : Oh I che non cessi sine al com'
pimento il dato ordine di logliersi la croce dal dorso delFama-
tissimo suo maestro I
Alia sioistra del riguardante e nel basso quasi aU'angoIo del
Iuadro siede sul suolo una Maria, che raccoglie su di se e col
estro braccio sostiene la diviaa Madre, dislesa supina in parte
sul suolo m^desimo', priya di sentiment! e senza alcun segno di
vita, caduta— come corpo morto caJe-^all' aver veduto il Divin Fi-
gliuolo compresso in terra dal peso del patibolo. La pietosa Ma-
ria guardando quel Tolto cadaverico , di tutta persona abbando-
Dato , dimostra agli atti di conoscer vano qual siasi rimedio a
tanta disgrazia.
In alto a questa Maria alle pareti del quadre Yedesi di quasi
tutta persona , ritto s. Giovanni con paonolino stretto dalle mani
sul volto, di cui la mela ne copre , col capo lievemente inclina-
lo sul petto, con occhi chiusi e di dolore abbattuto , si per lo
duro strazio del divin maestro , si per lo svenimento di Maria.
Senza portare disarmonia al tutto, ed aozi con senno, il pit-
lore riempi di altri soldati alcuni vacui , e due ne frappose , ma
in fondo , in mezzo al Cireneo ed airaltro col bastone minaccian-
te , in seguela de* quali vedesi un facchino nudo portante sul dor-
so de' legni e de* pezzi di tavola necessari al rassodamento della
croce quando si sarebbe eretta con la divina vittima. GoUaterale
poi al soldato che porta la corda vedesi il volto di altro soldato,
ma di aspetto meno truce e meno spaventevole , utile alle grada-
zioni ed ai contrasti. Tutti questi soldati , lungi di riputarsi so-
verchi , devon conoscersi necessari , cosi richiedendo c 1* esecuzio*
ne giudiziaria di un atto di morte, e la presenza del prefetto a
cavallo , ed ana tromba che cestui precede. La mancanza avreb-
be lasciato il Cristo quasi unicamente accompagnato dalle Marie
e da 8. Giovanni.
Tutt6 il dipinto sembra ben fntlo ed a verita condotto ; tali si
Bono i costumi, le fisonomie, i movimenti di ogni personaggio,
ed il colorito geoeralmeote tetro adatto a tutta Tazione. Qualche
censufa riportar forse potra la posizione del collo e della testa
del soldato con la corda che vol^esi verso il Cireneo , poiche
sembra forzata di troppo e non bene indovinata. Dippia la Maria
che raccoglie la divina Madre non pare gran fatto adJolorala e
di spavento cotpita , quale dovea moslrarsi neU*atto pielosissimo
che esercita verso una persona amata , che per isvenimenlo ro«
veiicia sul suolo , e non da alcun segno di vita. Ma se logli que-
— 04 —
8ti nei, tutto il resto delta pittura e eccellenteinente pensato ed
esegiiito, e mostra che l*aiiiore sapea ben trattare il sublime ed
il terribile seoza nulla perdere di quello che alia verita conviensi.
Di gcnere tutto opposto al precedente si e Taltro quadro dal
Leonardi doscrilto, a incognito ma peritissimo pennello Vastesoo,
largo palmi cinque e mezzo , di altezza insensibilmente minore ,
e rappresenta un gruppo di Sacra Famiglia, sotto fronioso albero
con personaggi poco meno della meta 4^1 naturale. Nel quadro
precedente videsi trattato il terrore e la crudelta: qui si spiega
la tenerezza e la grazia.
Sei sono gli attori della vaga scena. La Yergin madre, san
Giusoppe, saota Elisabetta, il bambino Gesn , san Giovanni, ed
un aogiolino tutto iotiero.
La Yergin madre di rara bellezza, in purpurea Teste ed in ee-
ruleo manto, siede nobilmente in mezzo al quadro, quasi di fron*
te al riguardante. Tiene su'ginocchi morbido bianco guanciale,
sostenuto ed elevalo nelle estremita di fuori dairangiolino tutto
nudo e di tergo al riguardante. Stendesi supino e quasi sdraja-
si sul guaociale e sulla madre il bambino Gesn, tuUo nudo an-
cora, e godente della libcrta delle membra. La Yergine con la
mano destra lievemente premendo la corrispondenfc denudata mam-
mella, lo guarda con affelto e lo iovita al latte, passandogli la
sinistra fra le gambe, e sosteneadogli il piede sinistro. II Banoi-
bioello non cura T invito materno, ed intende a comparlir grazte
e vezzi a san Giovannino, che nudo pure poggia co* ginocchi sul
guanciale a destra di Maria, sostenuto di dietro da santa Eli*
sabetta. II bambinello Gesu col braccio destro disteso fuori d^l
guanciale, porge con la sinistra una carezza alia guancia destra
di san Giovanni, il quale con dolce trasporlo stringe al suo seno
col braccio destro quello di Gesu, unendo ambe le maai che
poggia sul petto. Non manco il pittore di far tralucere in mezzo
a tante care dolcezze ua' intelligenza superiore ne'yolti di Gesa
e di san Giovannino; e questi particolarmente mostra di conosce-
re con alto di contemplazione , chi h colui che tante grazie git
comparte.
Santa Elisabetta che in ginocchio Tedesi alia destra del quadro^
da il Ganco destro alio spettatore, e mostra quasi intiero il suo
Tolto senile. Rimira quella scena tenera e sublime insieme , e ver
di essa ineurvasi, sopraSatta di gaudio per le grazie che al fi«
gliolino suo Giovanni si compartono.
Alia sioistra del quadro vedesi san Giuseppe, che volgente alio
spettatore il lato sinistro e gran parte del aorso , posto di spalla
su di un bastone, inclinato dal mezzo in su avvicinasi a rimirA-
re tulli quegli atti di tenerezza, e spiega nel volto inteUigenza
ed un non so che di grande. Avea egU disteso il suo fflantelio
— 0» —
sair albero oontro i raggi aolari , accio non tornasser molrati al«
la dolce sua famigliaola, alcuQi dei qaali, correodo tra gl* intrica-
ti rami, si faa via toccando gli orli del maotello.
Id avanli a santa Elisabetta e sul suolo aggiunse il pitlore uo
yaso di rame, adoruo nel Teatre di fesloni, ad uso di acqua, e
siigli orli di es»o veggonsi dei piccoli paDnilini, ed altro piii gran-
de Tolgesi al di fuori verso i piedi di santa Elisabetta.
Questo dipinto spiega vaghezza eleganza ed armoQia, morbi-
dezza di pifgatnre nelle veslimenta , colori tondeggianti , carna-
gioni geotili. Egregia la posilura di San Giuseppe, egregia pu-
re la fisonomia lieia di santa Elisebelta. Forse pero che il pit-
tore potea far rilucere maggior modeslia verginale , maggior san-
tita e maesta nel toUo e negli atti dolla Yergin madre, i quali
non invilan certo a pensieri ed affetli qnali a quel sacro tema si
coDvengono. Forse ancora cbe le carnigioni del bambino Geau^
di S. Giovanni, delF angioletio mancan di gradazioni convenienti.
Candidezza di gigli misia a tutta divinita si richiede in quelle di
Gesii , celeste bianchezza in quelle deU'angelo, bianchezza umana
e bella in quelle di S. Giovanni.
Del reslo tutto il quadro puo dirsi belIo« e di attenzione ben
degno ; e adornar convenientemente potrebbe qualunque galleria »
ne importuno cbe in questa relazioae descrivasi.
SCIElWaCE
II nostro socio corrispondente Giubsipb la Fauna da Messina
deputato a rappresentar rA<;cademia nostra nel gran congresso
scientiGco di Firanze pel settembre i84i« addi 21 ottobre sus-
seguente indirizzo un rapporto al nostro General Presideule sul
congresso ivi teuuto e per giorni quindici durato.
Ottocento ottantacinqiie eran gli scienziati ivi concorsi, tra* quali
erano i deputati di quaranta corpi lellerari dMtnlia, di Francia,
dMnghilterra , di Svizzera, di Corfu. Riconosciutesi le carte di
missioni ed t titoli, gli scienziati del congresso fiiron regalati cia-
scuQO di un libro appositamente scritto e pubblicato a spese di
quel governo , intitolato — Notizie e Guida di Firenze e de*suoi
contoroi •— accompagnato da una stupenda carta geometrida della
citta.
Nel tempio di santa Croce, in quel paoteon italiano, dore le
ceneri riposano de' pin illustri italiani Irapassati, tra folto popo-
lo e pienissima musica, fu dato principio al gran congresso, in-
Yocando con tutti atti religiosi dal Sapieotissimo deireternita luce
di sua sapienza agli umani pensamenti. Dal tempio di santa Gro-
ce si passo al Palazzo Teccbio, antica residenza delta repubblica fio-
rentina, ed ivi aella gran sala del Savanarola il Presidente Gone-
9
— M —
^le marchese Gosimo Ridolfi tra iofiniti applaasi pronnozio Fi*
Daugurazione al gran congres'io ; e dopo trayersate le sale di
quel palaz20, la galUria Palatina , il quartiere grande del palaz-
zo Pitti, il laboratorio private del Gran Duca, spazio oltre ad do
migiio, 10 mezzo ai pici soleaoi capolavori e trovati delle artie
delle scienze italiaoe, fu visitata la tribuoa del gran Galileo , ove
si e profaso quanto ia marmi preziosi, in iotagli ed in pittare
la umaQa magnificeoza poteva in piccolo spazio acqumnlar di mag*
giore.
Ergesi la Btatua di qnel grande , circondala da*busti de'saoi
pill cari discepoli e da molti gero^ifioi indicanti la 8aa sapiea*
za ed i suoi piii stiipendi trovati.
Da quella tribuna tulti gli scienziati diyisi in sezioni passaro-
BO ai luoghi destinali alle rinniooi giornaliere , ova a voti i pre*
sidenti ed i segretaii di ciascuna furon prescelti.
il socio La Farina non crede di dare rapporto di tutti i lava*
ri o incomiaciati, o a termioe coodotti , o progettati semplicemea-
te: opera luoghissima ; ed aocor siiperflna poiche diragionpnb-
blicn rendevansi gli atli del coogresso , ma occupasi a dir par-
tilamente di kutti i contrassegni di stima e di ossequio, di tnlte
le cortesie e gentilezze largamente profase al coogresso da* fioreo-
tioi a cio nati» e stampe, e libri, e pranzi , e carrozze, e meda*
glie, ed accademiche tornate di poesia e di musica. Sopra tulti
i donanti rifiilgea quel Gran Duca, onore del secolo, a cui lode
tutlo quel che puo dirsi e sempre poco. Egli non perdono a spe-
se a dooativi per gli scienziati , e la sua magnifica liberalita ri*
splendeva da per tutto. Interveniva ai congressi, ecooTesempio
e con la parola animava tutti al layoro, e Topera fcrvea. Feli-
ce e bella Toscana da si virtuoso principe diretta! Rallegrati al*
ma Italia 1 Hai tu ora presa nella sapieoza via migliore. Dopo
avere argioato al gallico torrente, che la tua dolce favella a de*
perimento traea, poste gin le vanissime contese di qualche paro*
la, se del trecento o del cioquecettto, alia scieaza, al vero utile
sociale ti sei rivolta. Te felice I Come nelle armi una volla , e
sempre nella dolce favella tu escelli, si tu sederai regioa fra le
nazioni tulte nello scientiQco saper^. Tre grandi scieotifici con*
gressi hanno onorate le tue piagge , altri ne son preparati; e tut-
ti mostreranno alle nazioni estere di quale ■ valentia sei capace ,
e quale rispetto la tua sapienza e la maesta tua imprima.
B«ta«tca ed Affricoltara
II socio attivo Santoro Scudemi con ragiooamenti botanic! tral-
tenue TAccademia per due tornate. In uo ragionamento na pro-
8|iello istorico ci diode della scienza ; e partendo dalla non cot-
— 07 —
Irastata veritk che la Botanica nacqne con Y nomo, ne d«sorive i
progressi sioo a LiDneo ed al sessuale di lui sistema. E conchiuder
si conpiace, che quaotunque dopo quel graode iogegno, Staller ia
GoUingH, Royer ia Leiden, Adenson viaggiando per molle e mol-
te nazioni, lussieu ia Parigi, il Dome di Liaaeo si e pec^ seio*
pre celebre , e suoaa sempre come del Padre e foadaytore della
Botanica.
lo altra toroata presenlo all* Aceademia il promesso suo laToro
della Fidrm aeeme^ ossia un catalogo della maggior parte dei
prodotti vegetali del Dostro suolo , disposlo secondo il sistema
sessuale, ed arricchito di note di sioooimia di qualche antico,
di qualche manuale aulore da lui posseduto. Sonvi inollre per
moltissime piaate indicati gli usi medici ed ecoaomici, il nomo
vernacolo sieiliano secoudo Tiaeo o Cupani ; e spes&o per la co-
Dosceoza chiara di esse si fa riperio all* H^rtus Acetms del di-
fbato oostro coocitladino ed accademico Giuseppe Riggio , opera
in quattro gross! volumi ia folio, in cui si sono espsessi' con i
pill yivi colori moltissimi nostri vogetali.
Duolsi il n. a. non aver potuto recare alia perfezione desiderata
il suo lavoro, impedito essendo sempre delle occupazioni farma«
ceutiche , cui per professione ioteode ; ma si coosola nella spe*
ranza che altri dara compimento a quello cui diede egli principio.
II Dostro suolo e felicissimo, egli dice; gode di uo bel clima, di
luoghi bassi e di elevati , di terreni di f arie specie ,. come Tare-
noso , il calcareo , 1* argilloso , il terriccio , sicche compensala
potra esser sempre qualunque bolanica peregrioaziooe
£nuDcia ia fine che io uaa delle sue gli veane fatto di osser'^
Tar» uaa pianta , per qnanto si e a sua conoscenza , di specie
Duova , ed appartenenle al genere Ceataurea. Messa da lui a
Goltura per osservarla oel totale suo sviluppo, o sia nella flore*
Bcenza , crede eon replicati esami rinvenirvi i segueali caratteri^
che si piacque esprimere oella lingua del Lazio.
c Radix magna perennis : caulis ereclus, laaatus ^ striatals , tri-
1 pedalis, versus apicem bifariam partitas: folia pallide viridia »
1 fere glabra , quasi pedem loaga , petiolata , pinnata : pinnae?
1 largiter dentatae el fere suboptusae , exlimae majores : rami
1 audi , pedunculati ad basim folia ( mode slipulae etiam piaaa*
1 tae ). Flos magaus , speciosus , albo luteo terminatus , calix
]» rotundatus , squamae caliciaae obscure rotuadatae , cioctus ci-^
> liis luteo albi coloris praeditus,. etc CresciL ia loca declivia
J urbiuoL, valtes , ruderaque 9*
Tale specie di centaurea, quantunque avesse de^ rapporti con la
balsamita, tartarica, e scabiosa ed altre, pure differisce per U so-
pradelti ben dislinli caralteri ; e come tale , supponendola iinok
specie nuova^e dain. a..nominala'==Centaurealevis, o glabra."^
— 60 —
Sulla pimpiDella e sagli usi social! di essa spedi ana brere
memoria airAccademia ii socio corrispoodente p. Amtoioho Mm-
GBR[ m«-^. da Cataaia, dimorante ia Messina.
La j^ifiapineila , egli dice, delta da Liooeo Poterium sangut
sorba^ delta classe monoecia^ ordine poliandria^ cooosciHta ffa
noi al Dome di pampinedda^ prospera spootaoca in ogni luogo
delle Dostre campagne, pietrose o calcaree, basse o elevate, e
puo con profiUo moUissimo rivolgersi ad usi social!.
Ve ne ha di due specie : una delta maggiore , o soIba9ireUa^
Taltra rainore. Conoscesi la prima al picciuolo sottile , da cai
radice lunghissima discende: tagliate airinCorno ha le foglte , e
coperte di peluria: quadrati e rosseggianti i fusli, ed i fiori pic-
coli e bianchi. La seconda ha minor! le foglie, e sole, e mioota-
mente deolale. Di ambe il sapore e erbaceo, saialo, alquanio
acre e viscoso.
Per qnaoto riguarda le virtu mediche, secondo Campana e Cas-
sola, si e astriogente, vulneraria, ntile nelle dissenterie e nelle
emottisi.
Utilissima forna per foraggio: i montoni « i buoi, le vaccbela
cibano con delizia ; e se i cavaili la ricnsano da priacipio , ne
divengon poi si ghiotti che non mai la lasciano. Noterole ai e la
crescenza dell* animate che sen niitrc; ed il latte difien copioeo
di butirro , senza partecipare Todore della pianta.
I camp! sterili vangali e seminal! delta pimpinella largheggia-
no in componso i sudor! di chi vi si afiTalica ; e ne* caldi estivi
divengono le pin rideoti siluazioni , perche conservano la freachez-
za ristoratrice della greggia.
LMnghilterra che tanla ulilila dalla pimpinella ha ritratta, co-
me ci si assicura da*giornali, non lascia di collivarla con ardo-
re; e seguace non meno ardente se n*e fatia la Francia. Possa
un tanlo esempio accendere Tagricollore siciliano! Che in due o
tre anni, senz'altra spesa che quella della prima semina, ne ol-
terra al cerlo risulfamenli felici.
II socio attivo Rosiaio Grassi GniLfAifa pronunzio nn discorso
agrario sul tutore , o sia sul palo cui legansi gli arboscelli per
soslcnerli e tenerli drilti* Si fu oggetlo de^suoi ragionari il do-
yersi sbandire nella coltura de'nostri alber! Tuso di tale sostegno,
e pel ttiun timore de'danni che con esso crediamo evilare, e per
li gray! inconvenient! che da esso derivano.
Prende sue mosse il n. a. net suo ragionare dallo seiocco e
rovinoso pregiu4izio de*DOstri anticbi, che credevano non poter
conseryare le tenerelle membra de* bambini senza che in doppio
ordine di fasce li avessero avv.oiti, realizzando cosi il male di
ficonciarii , che soltanto immaginario prima si era. Qaesto pre-
giudizio pcro in massima parte dileguato sal riguardo de* teaeri
— 00 —
bambini, smsiste fottafolta per li gioTafii alberi, i qoali stretti
80D legati ad un palo sin dalla prima loro infanzia, al fine che
driiti crescano, e dalla furia de'yeuti svclti non siano.
Incontro ad ii80 8i reo 8* incomincia dal n. a. dal rifletlere, che
in agraria, egnalmente che in polKica, non tutti grinconvenienti
erilar 8i possono; ed il voler moUo perfezionare spessissime fiate
risnlta a molto deteriorare. Che un albero la cui coltura solo in-
teressa pel frutto che da esso si Tuole, drilto cresca o tortuoso,
poco montar dee. Che poi dritto voleodosi , eccelleolemente senza
il tiilore riuscir Ti si puo con V accorta prattca nel sestarlo e po«
tarlo, sicche in maggior copia de* rami gli si lascino dal lato op-
posto alia tortuosa direzione cui inclina , e cio finche il tronco
sufficiente solidila si abbia acquistata. Esempio ne sodo tuUodi
oelle nosire campagne le querce , inclinatissime alia tortuosa cre-
6cenza, ma che fratlanto merce un* accorta annua potatura leve-
diamo quasi ben fusate colonne.
In qiianto al pericolo di essere sveiti da' yenti , e da conchiu*
dersi conlro 1* uso del tutore piuttosto , anziche in sua difesa ; poi-
che gli alberi col piegarsi e ripiegarsi alio spirar dc* venti , ac-
3uistano nelle fibbre Icro , alia stessissima guisa che il braccio
eirnomo, solidita , e pin forti si rendono ; e cosi educati assai
meglio resistono alia Furia degli aquiloni, di quanto se in gio*
yioezza dal tutore fossero stati sorretti.
Ma Tediamo ora i mall che agli alberi dal tutore derivano.
E primo rengon essi privali di quel libero movimento per tutto
il corpo loro sino alle radici , merce del quale crescenza otten-
gono e solidita; a tal fine e non per altro dalla benefica natura
disposto. Che^ come le biade al dolce ondolameoto de* zeffiri cre-
scono, e fecondaosi^ cost alle scosse de* forti venti gli alberi ere-
scoiio e robnsti si rendono. Inoitre di grare danno torna airal-
bero Puso del tutore, poiche con lo sfregarsi alio spirar del Tento
8 impiaga nella cortoccia, e spesse fiate cancrenandosi, gli e ca-
gicne di vita inferma e d*immalura morte. E peggio poi, e con-
tro i precetti de'migliori agronomic si pratiea la stretta legatu-
ra al tutore per evitare lo sfregameoto, poiche esso neppur fa-
cilmeote evitandosi , si ha costaote il male dello strozzamento dei
vasi per le legacce deWimini, e la libera ascensiooe e disceosio-
De del sugo s'impedisce. E dippiii dove 1' albero e stretto dal
Timiue non ingrossa ; ed i rigogliosi laceransi si faitamente negli
strati corticali , cosi dentro yi si interna il vimine, che a toccar
ne Tiene la parte legnosa.
DiiBcolta mof endosi al fin qui detto per quegli alberi che ere-
scono in terreni non compatti, ai quali Tappoggio del tutore sem-
bra indispensabile, si risponde: che non potendosi dar loro questa
difesa che per la sola giovinezza, abbandonar dovendoli poi neir
1' eta adulta, torna pia sano coosiglio il farli ereacere naDi, o a ee
spuglio , aoziche esporli a pericoli certi di venir poi STelti dalla
furia de'Teoti, nulla loro giovando Tesserae stati difesi in lem*
po di lor prima cresceoza.
Le fin qui esposte leorie yoglionsi dal n. a. geoerali per tat*
te le specie degli alberi che da noi coltiyaosi, solo ecoezione am-
metteoclo per quelli, che a causa della feracit^ del terrene €re-
scono con rapido rigoglio, e dotati i loro fusti di moUi88ioio>
alburno e di pochissimo legno , curvansi sotto il peso di loro fo-
glie. Per qtiesti uno scapezzamento totale o parziale rendesi me-
cessario, accio i tronchi loro si consolidassero in modo da poter
poi sosteoere senza curvarsi il peso delle novelle sortile. B^ dar
potendosi che dopo un primo scapezzamento il rigoglio torn! pia
generoso di prima, ed un seconJo scapezzamento nuocer potrebbe
all*albero, allora ed ailor sollanto potra applicarvisi il tutore si*
no a che il Tiisto sara consolidato m gaisa da noncar?arsi sotto
il peso di sue foglie
Sola eecezione si e quesfa alle fin qui spiegate teorie. R riTol*
gendosi dal n. a. i suoi ragionari parti colarmente a 4ue di quel*
le specie di alberi che da noi con maggiorcara coltivansi, cioe
al gelso ed alfalbero di agrume, su di esse prosegue la iaipor-
tante osservaziooe.
Ferche mai, egli dice, quest! alberi fatti adullr son ood facili
ad essere abbattuti e svelti da* furiosi venti? Perche con nostra
danno e dolore li vediamo soggiacere tante volte a tragica e
penlina morte? Accuseremo d* improvTida la benefica natura?
Aisponde: che X uomo solamente dee chiamarsene in colpa; edL
eccone il perche.
E principio notissimo in natura, che la probabilita a poter es**
sere un albero svelto dal vento si e in ragione diretta della re-
sistenza che oflrono i suoi rami, ed inversa della robustezza esteo-
sione e numero delle sue radici. Or perche gli alberi merce sif-
fatli sostegni sian fermi contro la furia de* venti , fa mestieri che
nel riprodursi sieguansi le leggi e le inclinazioni della natora ;
cioe che fecoodinsi per semi, e non per margotli o barbate. Qae-
sti prodotti, bastardi neireconomia della natura coo tutti i mali
di lor viziosa origiae, non mettendo profonde estese e ben for-
mate radici, ne ben perpeodicolarl filtoni, avverra faeilroente, che^
alia scossa di forti aquiloni, restino proslrati e spiantati; mentre
aL cootrario, e tuttodt si vede, i nati da semi e sviluppati coa
quella divina economia della natura, per cui in proporzione ai
rami son dotati di ben eslese ben formate e bene profonde radi-
ci e di ben perpendicolari fitloni, ed ancorche cresciuti in citta.
a colline dominate da yenti^ restan sempre soldi aU'impeto dei
pill forti uragani.
— 121 —
'Dimestratosi che nocnro, dod the inutile, torna agli alberi il
lutore in loro gioyinezzn, non praticabile nelfeta adulta; present'
tasi l*imporlante cura di riprodurlo per seme, e non mai per bar-
bate o margoUi, da fine il n. a. al bud discorso con 1* esposizio-
ne di alcune pratidie corrispondentt alle spiegate teorie; e con
esorlare i giovani procipuamente, che non desistansi dalla piantag-
gione degli alberi, datjuali un tempo e per se, e per i figliuo-
li loro compensi dolcisssimi ritrarranno, e di vederli impayidi al-
I'impeto degli aqttiloni, e di ombra e di frutlo che ad essoloro,
quasi grati della ricevuta esistenza, ne*curvati rami compartiran-
no, e di quel sentimento che bealifica Tuomo qaante Tolte un
albero guardando dir poira: si e queslo un frutto delPindustria mia.
Sulla coLTURA-del lino nelle nostre campagne scrisse un ragio*
namento per 1* Accademia il socio attivo Altio Grasu Giuluno.
Ed entrando in materia: alia dimanda: Perche i nostri lini sooo
-81 degradtfti, che ai napolitani e mestieri sia fatto ricorso dalle
nostre donne? Da pia cagioni, risponde, ripetersi devest royino*
so risultamentOy ed a sei da lui riduconsi; cioe i. Epoca inop-
portuna alia semina. 2. Preparazione non curata del terreno. o.
'Qualita della semente. 4* Modo non regolare di seminarla. 5.
Maturazione della semenza non bene conpsciuta. 6. Estirpazione
e macerazione del lino non bene eseguite. Su di tutti questi og«
gelti i metodi di Napoli dell' alia Italia e della maggior parte di
Europa va egli esponendo; e co* nostri confrontandoli, gli errori
nostri disvela,' e ragion tenendo del noslro clima, al retto sentie-
ID ci indirizza.
Datasi dal n. a. la botanica descrizione del lino ( linum usi-
tatissimum ) osserya, che tre yariela se ne distinguono. II cosi det*
to Jreddo, che ha gli steli assai aiti, poco giiarniti di seme, e
fii e il destinato ai pin superbi merletti delle Fiandre alle batti*
ste le pill belle: il caldo all'opposlto ha gli steli poco aiti, froa-
dosi, da coltiyarsi precipnamente per la semenza; il mezzanOn che
8ta di anello ad ambidue, che coltivasi al mezzogiorno della Fran-
cia» in tutto il resto di Europa, e si e quello appunto che Tog-
getto forma di nostra coltura, e quindi del nostro ioteresse.
Kp^ea 4elto semina.
GH agricoltori non convengono generalmente se sia miglior me-
lodo seminare il lino pria dell' inyerao , o in primayera. Nelle
parti meridionali della Francia, essendo il clima caldo e seoco ,
il terreno leggiero e sabbioso, con miglior profitto si sparge la
semenza pria dell'inyerno, accio la piaata profiltando delle piog-
Se della stagione iemale forza safficiente acquisti alGn di approfon-
ire le sue radici^ e ritroyare poi nei tempi estiyi quella umidila
— ^2 —
che taolo 1« h necessaria. Nelle settentriooali per& e nelle Piao-
dre, al fioe di evitare i forti geli dell* inferno e le troppe acqoe,
la semina fassi in prima-vera. In Napoli, poiche dolce si e il
clima e caldo piuttosto, procedesi 8ul costume delle parti men-
dionali della Prancia, e lini assai pregevoli si ottengono. B co-
rn proceder doyrebliesi da noi pel lino mezzano, oggetto di attoa-
le esame, sia del nutico, detto grosso^ sia del fino detto miiUe.
PreparazloKO del teneatm
(In terreno mediocremente sostanzioso e pingae ben si adatta al-
ia coltura di qiialunque delle due specie di lino, oggetio di no-
stra attenzione: un Jerreno fresco e leggiero ben si presta al li-
no sottile per ottenerne i filacci luoghi e delicati. In qaaluoqae
specie di terreno non mai si tralasci il ooncime secoodo le re.^o-
le delfarie; ma quante volte impossibil tomera ripararne il difef-
tOf si rifolti allora la terra con la vanga a profondiU molta, sie-
che il lino vegeti in terra quasi ouova, e si atteoJa a rompere
le zolle ehe rimangono dopo il passaggio degli aratri.
Siccome 1' umidita eccedente e nociva alia coltura del lino, egaal-
mente che T arid! (a, cosi le acqtie essendo )ibbondanti , si daia
modo, che con de* solchi possano a?ere uno soolo, conforme coa di-
ligenza si osserva ne*paesi settentrionali deirEuropaj
f^aalllii della MnsenMa*
^ una verita provata dal Fatto festilicato dagli agronomi tutti,
fra' qiiali non e da tacersi Tarticolo del Dizionario di agricollam
deirislituto di Prancia, che la semeuza del lino, alBdata sempre
al terreno da cui ha avuto nascimento, degenera; e dopo non molto
corso di tempo dara de'cattivi lini. II perche i Piamiughi, i Na«
politani e tutti colore che avanti sentono in questa specie di coU
tura, veglian diligenlemente a far sempre il cambio della semen*
za» commetlendola bene scelta e di cootrada diversa. Si e daal*
cuni preteso, ma senza proGtto, di orviare airiocouveniente della
degenerazione del seme, coltivando il lino, com* essidicooosecondo
nalura» cioe spargeodo il seme largo , e in buon terreno, di mo-
doche goder potesse la pianta di tutla 1* influenza atmosferica, per
cosi produre del seme il piii che si potra bene sviluppato e g^roe*
so. Ma questi tali credon degenerazione del seme la sua ma^reai-
za» nel che molto s* ingannano. Su quest* importanle articolo adan-
qoe, che veglino i nostri agricoltori se al fine intender ?oglioiio
di aver de*lint da non larci iayidiara i napoUtaoi o gli -^*''^-«-
drini.
^3
■odo della sc]iiln««
Sol modo della gemina Tiiole il n. a. s' ammelta fra Doi Tuso
d*Ilaliae di Napoli, cioe di seminar folto il Imo, il fino special-
mente, ed in lerreno preparato, affinche si abbiano degli steli lun-
ghi e soUili: la seroeoza sia ricoperta tutta a profoDdiia noo mag-
giore di mezio poUice, usandosi per qiiesio obbietlo Terpicc e
non Taratro, col quale molta se ne sprofonda e mdrcisce, e del-
le iaegoagliaDze moslruose si veggono io luilo il campo.
Epoea della maturazione del flcue.
Qualora il lino coltiTasi per otlenere de'filacci morbid! e geo^
tili, secondo 1* anlico e ragionevol costume d'llalia tulta, di Na-
poli parlicolarmente, aapeltar non couviene giamroai la perfetta
malurila del seme; ma se ne fa ricolta esseudo il liuo aocor ver-
de. >e pero alia qualita del seme sMulende, bisogna allora che
a maturita perfetia facciasi arrivare. Quesla frattaolo Gsaar noa
potendosi in modo preciso, circostanze molte yariar facendola ,
puo dirsi in generate, che quanto pin di peso acquista il seme,
(anto pin vale per la fabbrica dell* olio e per la coUivazibne; e
tanlo pin vi guadagna in peso, quanto pin resta attaccalo alia
placenta; ed attaccalo yi rimane finche la capsnla non e ancora
aperta. Raccogliere adunque non conviene il lino che si coltiva
principalmente per la semenza, se non quando la meta delle sue
capsule incomincia ad aprirsi.
Kaeerazione
Estirpato il lino, e ridotto in manipoli, pons! sul terreno ad
asciugarsi, ed in grandi lenzuoli mediante le battiture se ne ri-
coglie il seme.
Yiensi quindi ad nn punlo importantissimo qual si e quello del-
la macerazione, da essa dipendendo ogni buon risultamento di
tanle sofferte fatiche. Quesla fassi tra noi, come in ogni altra par-
te, per mezzo delle acque stagnanti o correnti; metodo il pin fa-
cile ed economico di quanti altri se ne sian tentati con la calce,
GOgli acidi, cogli spiriti, col sapone. Risulta pin celere colle ac-
que stagnanli, di quanto colle correnti; in piccole masse esposle
al calor del sole, che in grandi e poco accalorate. Bisogna in-
perlanlo porre diligenza molta nel coooscere il tempo diflerente
che alle varie qualita del lino abbisogna per la macerazione, sic-
ch& non tutto pongasi nel luogo medesimo ; e togliere indi non
potendosi secondo il bisogno, ne ayvenga che parte fia comple-
10
— 174 —
tfi'TOPTife iDflcenilo, parte non coroplelamenle, e parte rimanga era-
do; ed ogiiun sa frallanlo per ragioue e per fallo , che il lino
grosso pill preslo macerasi del sottile, il luogo del cork), ilTer-
iie del giallo, il pid recenle deiraotico e secco.
ConchlaslOBe
Esposli gli error! nostri nella coltnra del lino, iDdicatine i ri-
medi, tolendosi in questo importaote ramo d'lndastria immeglia-
re la condizion Doslra, bisogoa^sin da bel priDcipio, cbe i pro-
prietari di terreni 81 adaltin da per se e con i lumi della scien-
aui alia coltura di cbe trattasi. AIBdandosi ai soli villani, toma
impossibil cosa oUeDerne risHltamenti felici, poicbe ogun sa, ehe
oslacolo iusupcrabile al progresso in qualunoue geoerc di BgrK*
ria si h la rozza e caparbia inflessibilita de yillani. E frattanto
se per al presente dei lini Napolitani siam costretti comprare, gua-
ri Don andra die ancbe il file di lino , ed indi le tele belle e
fatte da cssi ricercberemo; da essi che ne*generi d* industria tan-
to innanzi a noi van progredendo, cbe impossibil diverra il solo
raggiungerli*
GEOLoeiA E cmniCA.
II socio coUaboratore Gahillo dottoh Buda da Castiglione diede
airAccadeniia delle — Gonsiderazioni sulfa causa geognostica dd-
la fertiltla ne^campi cbe altorniano I'Onobola e su^mezzi d*irri«
garii e prosperarli.—
L'aulore aescrive i terreni osseryabili lango la sirada che da
Messina alia fonte. conduce deU'Onobola; e trattando minatamen*
ie sulla particolarila delle fanerogene e delle criitogene ne osser-
¥4 la slrultura e nalura ddle rocce, con la guida delle quali per*
viene all* analogia per lo assunto di cio cbe intende dire. Descri-
vendo del pari, e quasi il primo, taluni strati di torba in Raga-
bo, Germauiera e Gollebasso, in tal modo riconosce in quei terre-
ni una formazione primitiva ed altra di transizione, subordinata
dalla soprapposizione del periodo giurassico e secondario.
Dair osscrvare cbe le inedesime rocce con le iste^e slralifica-
SEibni e deposili di combustibili cbe vedonsi lungo il corso dello
Onobola fra le collaterali sue sponde e. Fra le opposte ed eleva-
te colline, si addiroandano precisamente nella interrolta catena di
montngne fra Gastiglione e Mottacamostra , ne inferisce che ua
giorno come sorelle porgeansi la conlinuazione. Gol Nettuoismo
procura di stabilire geo^enicainente Tepoca di tale formazioae e
di taiilo carobinmenlo. A schiarire il sopraesposto con Ic riflessio-
ui mcteorologichc e lopografiche, Tautore suppone le acque del*
— 75 ~
k collioe stagnanti to nn idrografico bacino coronato di collme,
che le lave deirEtna livellarono in se^ito , per cui le aeqiie
impiegar dovetlero la loro spiDta afTa icando, e sulla lava aocor
fragile, e sulla marginatiira delta ^praddetta rormazione sin che
miser foce Del Tirreoo: e cos'i scorrendo dalie allure le acque,
spogliaodo le rocce delle nutritive soslanze, suite lave depooeado-
le, i resli deirorganico regno framischiandovi, a formar vennero
un moderdo periodo alluviule, e queste riunile sostaoze uq cbi- *
nico mesco'amento che fertilissioio rende quel lerreno.
Desrive io seguito il corso deirOnobola ed i vari ruscelli che
via facendo vi si uniscono. £ veneodo al proGtto trar ne potrebbe
r agricoltnrai pensa I'autore che senza idrauliche costruzioni uaa
gran parte di que'terrent divenir potrebbero irrigabili, e cio per
via di principale chiusa e di canali di diramaziooe, e collivar co«
81 degti utili e non usitati vegetabili, come il riso delta Cochin-
china, FRordeum Zoogriton ed il Gossypium arboreum; ed in quel-
le terre che irrigar noa si possono, la propagazione e la ben*iii-
tesa coltara del Corjlus Avellana, de Morus Nigra e Tartarica.
]l*sociocollaboratore residente Salyatore Uone trattenne T Ac-
cademia con la leziooe di una sua epistola descritliva, sul vuo-
tamento e disinfezione'de^sepolcri nel nostro tempio di S. Seba-^
stiano, in risposta ad un suo amico che de'metodi pia sicuri il
chiedea, affia di pnrificare Taria di mofetiche esalazioni.
Oimostro dapprima come V analisi chimica , a matgrado dei pro-
gress! luminosi delle facolta, non ha potulo ben conoscere Tm-
dole di tutte le emanazioni^ e per conseguente apprestap non ha
potuto alia medicina i veri rimedi a prevenirne ie consegueuze
funeste. E dando uno sguardo rapido alia storia delle diverse epi-
demie, che in pia contrade del globo a molte migliaja di gente
han troncato miseramente la vita, IWigine ne rinviene nelle ema-
sazioni da depositi delle soslanze animali e vegetali. II perche
chi siede in capo alia societa curar deve^ che lontani dairabila-
lo simili depositi perennemente stessera.
SuH'emanazione animale s'immoro io particolare il nostro so-
cio, sugli eSelti nocivi della putrefazione , e all* aria Kbera e 80(»
terra , sulla insufficienza de* mezzi a prevenirne i trisli risultamenti
e sugli sforzi in fine che Tuomo ha sempre fatli per liberarsene*.
Ed a queslo proposilo i metodi descrisse e le soslanze impiegate-
in tempi diversi ed i particolari loro effettir Tanice, le sostanze
odorose , gli aoidi , la calce, il carbooe, il cloro gassoso ed i
cloruri di calce di polassa e di soda; il calorica in line per tutti
qiiegli oggetti che alle fumigazioni o nlle lavature disihrettauti»
csporre non possonsi. Ciaschedun di quesli mezzi insuGTtciente c giu^
dicato dal noslro socio a poter prevenire una epidemio o un coqi>
tagio ; dona pero una certa preferenza al cloro i e prezioso mezzQ^
— 70 —
anco per le arli addimanda il liqnore disinfettante di Ltaberraqae.
£ (raeodo alia conchiusione di questa prima parte del soo ragio*
nare , avvaloralo da* delti di Devergie, tece coooscere essere i Ten
mezzi disiarettanti la distraziooe de* fooolari d* infeziooe per cjaaoto
sara possibile; distrutti i qiiali, falere il cloro per parificarne i
luoghi che li cootenevano , e per coDserfare gli operatori nd
tempo deH'esportazione.
Premesse tutte quesfe conoscenze, si fa via il nostro socio alia
Bcconda parte deli epistola sua, al rapporto cioe di quanto fa da
lui operate nella distruziooe di cinquanta focolari di pufride ema-
nazioQi , cioe Delia vuotazioae di cioquanta sepolture nella noslra
chiesa di S. Sebastiaoo, do?e molte miglia a di cadayeri eran
tumulati. Diligeoza grandissima fa da lui messa airuopo, e per
la centralila della cbiesa, e per la conservaziooe di molte indo-
rature e bellissime pitture che 1* adoroauo ; e si pare che im-
{lossibile da ogauDO riputavasi poter rimaaere saiva la yiUl^ o
a salute almeno, degli operatori e de^citladiai circostanti*
Postosi adunque airesecuzione dell'incarico affidatogli da* ma*
gistrati della cilta, e inteadendo alia sicurezza delle persone as-
sisteoti e dell* universale , ed alia minore spesa possibile^ prooe'
dette nella seguente guisa nelFimpresa sua.
Aprire ordiao dapprima tutte le vetrate della chiesa: nso indi
le fumigazioni Guytoniaoe, risaltanti , non gia dagli element! da
questo autorc prescritti , ma bensi da una mescolanza di oncia
una di acido solforico coocentrato , once due di perossido di
manganese, mezz* oncia d'acqua, oncia una e mezza a acido idro-
clorico , per cui la spesa fu ridotia ad uu ventesimo di qiraQto
se con alcun altro dei proposti metodi si fosse operate ; ottenen-
dosi con quella miscela tutta la quautita di cloro che si contiene
oeir acido idroclorico impiegato.
Posti furono ai quatlro angoli della chiesa quattro vasi a lar-
ga superficie contenenti un niiscuglio di aceto canforato e di do-
ruro di calce. Era indi sussecutivamente a ciasehedun sepolcro pri-
ma di aprirsi falto un forellino lateralmente alia lapide : un taho
di vetro vi si introdueeva che pescava dentro il sepolcro , e sal-
date ad una storta tubolata , dentro cui la cennata miscela , me-
no r acido idroclorico che si versava dal tubo della storta dopo
disposto Tappareccbio sopra il fornello ardente; che subito dara
nascita a tutto il cloro che si desiderava. Dopo tre ore , tolto b
apparecchio, con becchini bagnati le guance e le braccia d'ac-
qua clcrurata, che seco portavansi in fondo ai sepolcri in vaso
di larga superGcie per rioovarsi le bagnature, e per ivi esalare
poca quaolila di cloro, si vuotavano i sepolcri; curando la ripe-
tizione de* sufltiraigi se awertivansi ouove emanazioni nella pro-
lungata remozionc , e curando in ogni nolle di aprir le porie
tzi?
deUa chiesa per la rinnotazione dell' aria; e disinfettato og»ni se-
polcro dopo intieraroente Tuotato, vi si Faceva eslinguere dentro
una qiiaotila di calce, che serviva in seguilo a luCto ioalbarlo.
Per q.uei cadaveri di fresco tumulait , eran if rorati tutti di ac«
qua elorurata ^ e cbiusi id cassa si trasportavaDo senza avvertir
puzzore at Inogo destiuato.
Con questi mezzi semplici, da Sana menle UMtf, si giunse in
trentaquattro gionii a vuotare e disiofettare tuiti i sepolcri ; salvo
UD solo , che ia origioe essendo cisterna coo pareti e foodo smal-
tati , fu mestieri riempierlo di material! , per esser loroati in va«
BO tulti i mezzi suggeriti dairarle affia di yuotarlo aoehe stao allai
meta.
La fatica riusci a lielo Gne: salve furoa le persone: intatli
gli oroali e le pitture della chiesa "^ oiumi persona resto malcon*
cia, niuo danoo alia cilia. 11 socio Lione, che l^^operaziooe di«
rigeva, occorse con ra}uto della scienza iocontro a tutli i pe«
ricoli deir eslraziooe del cloro, dell* aria malsana e della respira-
zione del carbonato d' ammooiaca ; e bello esempio foroir seppe
di come possonsi tornare ad alile della sociela i Uuui della sciea«
za ben disposti e ben diretli.
ZOOLOGIA
U socio allivo Anxoiimo Russo Mazza pronunaio in Aocademia
UD suOsB Breve cenno comparalivo lea lo sviluppo del sistema ner-^
voso e quello delle facoltassRagioDo egli, come le funzioni della
vita nella scala degli animali e l^accrescimenlo ios^'osibile delle
facolla loro, dal piii semplice al piu complicato ch*e Tuomo^
dipendon priocipalmentc, anzi umcamente , dal sisleroa Dervoso^
a misiira che sale al grado piii perfetto di Genlraliazazione.
Ed a procedere coa chiarezza nel suo diYisamento ridiisse il
sistema nervoso di tutli gli aoimali a quattro priDcipali Corme.
Comprese la prima forma gli esseri tutti, il sistema oervoso
de^quali e unilo molecola a molecola al sislema nuiscolare , como
ne' polipi d*acqua dolce , nelle gorgonie e sevlularie, esseodo sem*
pticissime le funziooi di questi esseri^ come semplice De e I'orga*^
nizzaziooe loro.
La seconda forma abbraccio tutti <£uegli auimali dolati di siste-
ma nervoso a filament! , e sono secondo Erbemberg una moltitii-
dine d^infusori; ed oltre a questi quegli oozzoarri che per la for«
ma loro risnigooo agli animali articotati; per la quale organiz-
zazione nervosa sorpassano i primi nella sensibilita,. non che in totti
gli organic! apparecchi.
La terza forma comprese quegli animali che sono dotati di ui»
sistema nervoso formato di centri, luili per via di filamenli del
— 1» —
pari oerTOsi , e secoodo Guvier osservasi primo ne*^ lombi ^ ioii
in tiitle le class! de* molluscbi , coroiociando da* pplecipodi sioo ti
cefalopodi , cosi negl* iosetli ; esseodo gl* isipodi , secundo i bet
lavori di Treviraous di Rathke i rappresentanti della classe; per
lo quale sviluppo nerveso godooo essi della facolta di fare soelU
delle sostanze alimentizie , di godere di liberi movimeati ^ e di
essere dolali di una qualsiasi memoria.
lu fine Delia qiiarta forma , in quegli animali cioe ne* qaali ii
sislema nervoso e riunito in masse continue, ripose in primo lao-
go i pesci, come grinfimi Tra' vertebra ti per la loro orgaaica scrit-
tura e per lo sviluppo delle funzioni della vita; i rettili indi,poi
gli uccelli, nelle quali tre classi il cervello non 8orpa8s6 mai ia
massa il midollo spinale. Airiocontro pero dimostro ne* manunaliy
BelFuomo precipuamente , in cui osservasi il maggior grado disfi*
luppo nel cervello , la piit grande oentralizzazione, cEe da il ca-
rattei^e alia vita animate, e una fenditura cbe rudimentaria si i
Begli ucoelli, e cbe ne^mammali fa crescendo, ed oSre nellao-
mo il pin alto grado di sviluppo.
Per tale orgaoizzazione si e cbe Tuomo acqnista Taltissimo gra*
do di sviluppo nelle sue nozioni ed idee, e il sua spirito dispie-
ga quella facolta particolare cbiamata ragione.
Dimostro fiaalmente, tutte le immense varieta dell^uomo essere
oriuode da un lipo comune, e queste dipendere dalle circostanze
locali; ma lo sviluppo delle facolta corrispondere in tatti pero al
perfezionamento delforgano cerebrate.
HEDICIIVA CDBATITJL ED OPEBATORIA.
SulFaforismo d'lppocraie ^^/feuii morbiin juaUsordecim die*
das judicafUur ( Afor 23, sez. 2/ )scrisse una memoria il socio
collaboratore Giuseppe Pantellaeo; e si fu oggetto del suo diseot^
so Tesaminare il valore, e Terror disvelare del detto ippocratico,
in questo senso spiegato, cbe le malatlie acute vengono a gia-
dicarsi al decimoquarto giorno.
Ippocrate, egli dice, supponeva che in ogni malattia esistesse
una materia morbifica sui Juris ^ che doveasi alia fin fine espel*
lerse dalla natura medicatrice. Ed amalgamando questo priocipio
con idee pitagoriche. slabili, cbe le malaltie acute in certi oati
giorni piuttosto cbe in altri vcngano a giudicarsi,e questo gio^
no si e il decemo quarto.
Ma stabilita la teoria di Broussais sulla scuola fisiologica e nci
travagli di Bicbat ; ricercate le malaltie nelle alterazioni deH'or-
gaoismo, « non negli umori d* Ippocrate, di Hoffmao , di Gate-
no , di Boherave ec ; lo studio della scieoza noa mai disginolo
da quelle della uotomia normale e palulogicai reso pin esattoe
— 70 —
generate lo spirito di osservazione , ben si concephce, chefioche
DOD si disserra quel libro che la geoesi organica dimostra; fin*
che 8^ ignora quella potenza che da la vita , si spera in vano po-
tersi stabilire leggi matematiche e puoti fissi suU* orgaaismo aai-
male ; e quindi secondo Baglivi : velul in alia noeie prima mor^
iorum Mtamina latent. Per determioare il cammino fissato dalla
natara nelle malattie la scienza patologica solo ipotcsi e congeltu-
re fioora ci ha date. Ch'essa decida, se durante la malattia vi sia
stata addiztone o sottrazione nel numero degli elemeDti organic!;
se questi abbian sofferla una nuova e yioleuia disposizione nella
rispettiva loro proporziooe ; se la sostanza animate che compone
questo tessulo sia stata deteriorata; ed allora lissar si polranno
uno o dae settenari, dopo i quali la malattia acuta finisce con
la morte o con la guarigione.
Inoltre come fissarsi il giorno in cui la malattia iucomincia ,
siccbe con esaltezza si potesse poi contare uno o due settenari ,
il numero, pari o impari? La primordiale idiopatia patologica,
secondo Gailbt , resterebbe sconosciuta del tutto , se avesse sede
in organi privi di affetti simpalici , oppur circoscritta si rimanes-
se la ove nasce. E spesso i morbi piti letali corrono ioosservati
quando il processo morboso ha sede in organi chesugli altri noa
influiscono. E nelle malatlie medesimc che ban principio per for-
te coocentramento, per vivo dolore, per abbattimentosubitaneo,
dove facil tornerebbe lo stabilire il primo giorno deH'affezione ,
I»ur tuttavia; se i sintomi^ che secondo Broussais sono Tombra del«
e alterazioni vitali, non si manifestano, facil sara Terrore dei
giorni pari ed impari.
Dippiii secondo le esservazioni di Bordeu, le istorie delle re-
cidive, e quelle delle malattie acute sopravvenule alia cronica ,
imbrogliano il numero ed il conto de'giorni/Perlocche Galenofa
indotto a dichiarare, che la dottrina d'lppocrate su questo riguar*
do soggetta ad errori. £ ne^ morbi atassici particolarmente que-
sto giudizio e diiBcile ; e niun sintomo e in essi si grave da noa
.ammeltere ecceziooi favorevoii, come niuna speranza e si solida
da non far temere tristi avvenimenti. Un*apoplesia, una pnemor-
ragia , una metrorragia che in tre giorni spegne la vita, una feb*
bre che al terzo giorno uccide Tammalato, un*encefalite, una
pleurite che protrae al trigesimo giorno, una cardite ec, son tut-
ti mali acuti che ci fan desiderare la certezza e la veritadeirip-
pocralko aforismo ; jiculi "morbi in guatuordeeim dMus judi*
eautur.
II socio attivo Salyatorb Gostanzo, camminando sulle orme del
Baghivi, un lavoro imprese di palria utilita, che airAccademia
presento: le cause cioe discusse delle malattie JVa noi pin spesse.
E siccome neiraria, nel sito e modo di costruir le abitazioai
— «0 —
1 1e strade, neiracqna, ne'cibi tali cause riavengonsi, di qae*
sti ageoti egli ragiono, ed in doe il suo discorso divise. Neila
parte del lavoro presentata occupossi di quello che in geaerale la
scienza riguarda ; neiraltra che ad una seconda lezioue riserbo,
rapplicazione ne fara alle peculiar! circostaoze nostre.
L uomo^ al par di ogQ*aUro essere organico, e vegetabiie, ed
animale , porta 1* impronta del cliraa di sua stanza; ed il suo fi-
sico ed il suo morale grandemente ne dipendooo. E quantanqoe
a niuQ clima sia estraneOf dalle zone polari alle equatoriaii, da*
pertutto riproducendosi, tali abitudini pero nel suo organismo il
clima yi imprime , che non puo facilmente e senza danno trama-
tarsi di paese in paese; e cost lo stato suo fisiologico o*e afiet*
to, che nen e per lai indiSerente sceglier rabitazione di un cli-
ma di un altro a preferenza.
II luogo pure di sua abiiazione dovra esser ben prescelto. Sa*
ra esso in punto elevalo e libero; ma di media altezza. Iri Ta-
ria sara pin pura, pin sana, pin ?entilata, men carica di ami-
dita. Di breve durAta ivi le epidemie , non molta srage ti re-
cano, pronunziata vi e la vigoria, celere la circolazione , pronti
i movimtnti, attivo Tappetilo^ facile la digestione, pin langa la
vita, c E comunque gravi sieno, dice Carlo Lande , gli acciden*
€ ti sovente cagionati dalle mutazioni naturali di tempera! iira ,
c non e per altro men vero che tali mutazioni sono inevitabili.
< Vi ha. di pin: esse sono anche necessarie per reconomia. Uao
c stato atmosferico permanente imprimerebbe agl*individui ona
c costituzione particolare esagerata, che disporrebbe certamente
c ad una malattia qualuoque; mentre le mutazioni di temperata-
c ra servono a ristabilire in qualche modo Tequilibrio. Cosi i
c fiuidi biaochi accumulati ne*noslri organi da un'atmosfera omida
M e fredda, che rendono immiqeuti le idropisie ed allre affeziooi del
c sistema linfatico, vengon dissipati da uu*atmosfera calda e secca;
c e viceversa, la siccita delta naturale costituzione, e rirritabilita
a del fegato, del cervello ec. dipendentidaun^atmosfcra secca ed
c elevata, diminuiscono in un almosfera umida e fredda, che imprime
c un languore a tutte le funzioni, migliora la salute di tutta Te-
c conomta, e calma Firritabilita degli organi sopraindicati-* AT*
c ztonario di Medic. C/Ururg. e Farmae. praiiehe^ cUla paro*
c la Aria^ art. IF i.
L* elevata posilura deirabitazione non e la condtzione sola che
ricercasi a respirare un*aria sana; bisogna guardare insieme che
non venga alterata dallo sviluppo di certi gas, come 1* idro-clori-
CO esalaute da certe Gssurt e da*crateri de'monti, facido soirori*
CO dalle solfatare, Tidrogene, e soprattutto il proto carburato dal-
le miniere del carbon fossile. Yizian poi Taria con molte conse*
guenze fuoeste le decomposizioni di sostanze animali e yegetaU
— 01 —
nelle acqae; e qaindi le slagoaoti e le morle devoD sempre ioca*
nalarsi, i terreai inoodati per la collivaziooe del riso, i m^ceraloi
di canape e di lino debbon esser lootani dairabitato. E si e questa
senza fallo la causa, che T Africa occideotale e chiamata j1 paese
ii pia losalubre in lutlo quaoto il globo: iosalubri del pari le
yicinanze di Roma e di l(lanlo?a , e simili localila. E da cagio-
Di siflatle creder si deve derivata dalle Antille la fcbbre gialla,
dairEgilto la peste, dalle Indie il colera, da alcune piaggie di
Italia le inlermittenti e Ic perniciose.
Fabbricate in positure felici le cilia, non sian circondate di aU
le muraglie, e molle meno di fosse; impediscon quelle il permear
libero dell' aria ; tengon queste ristagnale le acque. Le slrade sian
nelle, larghe, selciale declivi , sicche Tacqua celermente vi scorra
lavi e Don dia fango, e le primarie almeno sian cosidirelte, che
donino in es!a il beneficio deH'osobra fresca che scende dalle ca-
se. Belli queMuoghi ne'quali le acque sorgenti rinfrescan Taria,
il che Don puo oltenersi dalle conserve. Ma nella dura circoslan-
za di mancarne, si supplisca con la coltura di molli alberi; e si
avra cosi uu'umidila salulare derivata dalla vegetazione.
Una sennata architettura diriggera la costruzione della cdsa ,
si che goda dei venti pin salutari, sia preservala dairumidila e
da ogni specie di felon, specialmente dalle latrine : sia illnminala
da spaziose finestre; e Taria che si respira non possa mai esser
corrotta.
I governanti della cilta cureranno , che le arti e mestieri che
danno causa a mcrbose esalazioni non occupino il mezzo deirnbi*
tato; ma anzi fuori ne sian portati: cureranno che le lalriiie ab-
bian corso e scolo dove nuocer non possano alia salute pubbli-
ca. E grazie sian qui rese alle energiche disposizioni del nostro
governo per la costruzione de^campisanli lontani dalla citta; ed
or possiamo cosi orare tranquilli nel tempio santo di Dio.
I vegetabili, le carni animali sono cibi propri all* oorno. Lie
seconde, specialmente le muscolari, sono pin nutritive, sviluppano
maggior calore, piii yivamente eccitano la membrana mucosa ,
sono pin digeribili, e lascian meno residuo. Non deve peroTuo*
mo- cibarsi sempre in ogni luogo di carni e di ogni sorla di car-
ni; che neiresta o ne'climi caldi, le porcine specialmente, tornan
nocive. I cibi gelatinosi che stan di mezzo alle carni muscolari e a
tutti gli altri cibi, gli alimeuti feculenti, le mnccilagini, le so-
stanze gommose aocoppiate alle farinacce, le alluminose, e soprat*
tutte il gran calmante delle nostre fuuzioni il latte, saran sostiluite
alia carne secondo il clima, il lemperamenlo, 1* eta, ei in quelia
guisa che facilmeute conoscesi.
II fin qui detto |)e*cibi vale per le bevande. II vino, Talcool
e tutti i preparati che ne dipendono, che buoni ed utili souo in
II
— 02 —
inTerno, nocivi riescooo in estae ne* climi caldi; ed allora Tac-
gna si e Tunico lluido cho al vino debbasi preferire; ed il fener
coDtrario modo pr^nlurra delle irritazioni e degriD6ammi«
Si sou qiieste le idee generali alFuopo dal n. a« comunicafe-
ci; ed aspetiamo con impnzienza le applicazioni alle circostanze
Dostre particoiari ed al Dostro clima, sicche di utilila inliera tor-
Qar potesse tutlo il suo laroro.
II socio attivo Sebastiano FicnsaA scrisse su* danni che alia sa*
late de* noslri conciltadini reca 4a collura del canape nella nostra
strada Indrizzo. Discorso di somma utilita; e guaDtunque ad uttl
particolare diretto, non e pero cosi esclasivo da non esserlo an«
cora pep 1* universale, dove le circostaiize medesime conctirroDO
della seminagione del canape in luoghi prossimi airabitato; ed
eguali esscndone le ragioni, eguale tornera Tinteresse d^impedir-
la. Ecco fratlanto in ristretto la serie delle sue idee.
Siccome gli agenti esterni operano sul nostro essere in g-uisa
da inQuir sulla vita e la salute, e guesta o migliorandola o peg-
giorandola, cosi e da senno il porvi mente per procurarci tulto
Sruel che ci giova, ed evitare tulto quel che ci nuoce. E siccome
ra tali agenti Taria che respiriamo si h il pin importante, cosi
cura precipua debb*esser la nostrai affinche pura sia conserrata
da tutte le deleterie sostaoze che potrebbero alterarla. Or in graa
Gopia di tali soslanze dal canape in vegetazione esalandosi, e di
canape sono annualmenle seminati i terreni tutli lunghesso la stra-
da Indrizzo, cosi la pjii bella passeggiata di nostra citta iofesta^
la ne viene; ed in vece di trovarvisi salute, rovine si contraggon
di malatie. Che taccian dunque gl* interessi di denaro in faccia
al primo interesse, la salute: che da^magistrati tali coltivazioni
prossime alFabitato si vietino. Ed in particolare quella di che e
parola per esser prossima al novello ospedale che va ergendosi ;
sicche non avvenga, che mentre grinfermi a cercar vanno la sa-
lute perduta, a liberarsi de*maii che gli aggravauo, nuovi mali
e peggiori contraggano con lagrimevoli risultamenti.
He il ragionare dclfa. n. va privo di argomenti solid! tratti
dalla scienza. Imperocchd il canape in vegetazione da tutte par-
ti esala, uo odorc acuto, inebriante, narcotico; esala, come dice
Figuer, una specie di upas velenosa della natura deir upas tiente,
albero portato da Luchenault viaggiatore alle isole di Borneo e
di Tiave, ch*e celebre veleno sterminatore vegetabile. Un^analisi
ehimica istruita da Tscheppe ha falto riconoscere nel Canape deU
- lo zolfo, varie terre, una materia estrattiva, e poco di ammonia«
ca; quali sostanze nella vegetazione della pianla e nella putrefa-
»oni delle foglie che cadono, esalando de*gas della natura di
esse, certo che vizian Taria in modo da reuderla non propria
al sano vivere. E basta col fatto riposare in vicinanza ad una
— 03 —
c^napaja per sentirei dapprima in mal* essore, indi a poco soffrlre
dolori di tesia e Yertigini, di poi abbagliori ed una specie di ub«
briachezza; il che dimostra, cne aireoceKilo V azioae daonosa in-
dirizzasi. II perche tatie le persooe dedite alle occupaziooi di mea-
te; o cbe per orgaoica disposizione son predisposle alle malattie
deir encefalo, o che sono nervose e facili ad cssere impressiona-
le, tulte le donne isteriche, nelle quali secondo Georget, la sede
della malaltiae neirencefalo, non possono tratteoersi in yiciaanza
di una canapaja senza pericolo di spiacevoli conseguenze. Massi-
nie poi in tempo di epidemiche ioQueoze, dimorando vicino a tali
luoghi non si puo non soggiacerne a tulli i catliyi risultamenti,
ed inutin alio spesso tornaoo i rimedi*
Su' particolari della passeggiala Indcizzo si osserya dal n. a.,
che Televazione del laoga e la mohiplicita di orgogliose acacia
che vi si coltivano, non dispensano dalla proibizione da Ini incuU
cata della coltura del canape, poiche e osservazione costante, che
tulli i gadeleleri sparsi neirarja in due maniere uccidono. Pri-
me, perche non potendo dare ai polmoni Tossigeno di che ab«
bisognano, sono irrespirabili: secondo, perche ognuno di quest!
gas, quand*auche mescolato a sulEciente quaulita d'aria vitale ,
ba una positiva facolta yenefica, e siifattamente opera sulle raml-
Gcazioni neryose, che di leggieri spegne in esse ogni yitalit^; e
per poco cl^e I'azione si prolunghi, iucapaci le rende a ripigliar
* esercizio delle funzioni proprie. Gli alberi si moUiplichino, pro-
segue il n. a. ; tutla la passeggiala da S. Rocco ne sia ripie-
na; ma la seminagione del canape sioo a suiEcienti dislanze sia
proibita. E Teconomia e Tinleresse- ancor guardandosi^ niuno di«
ra al certo che a solo canape quegli eccellenli terreni sono adal-
ti; ma molle dorrate potrebbero sosliluiryisi da render Tegual pro*
fiUo e Tors' anche maggiore.
SulPeducazione fisica de* bambini scrisse il socio attiyo mede-
simo Sebastuno FiCHERA: soggello iniporlanle, poiche senza la sar
nitaldel corpo e de'membri suoi« poco e puo dirsi quasi niun
roGlto puo trarre la sociela da quaisiasi preclaro ingegno e no-
il cuore; e ad oUenere quesla sanila cura speciale deye porsi
deirindividuo sin da primordi delsno concepimento. Alfine inlan*
to che di ulilila uniyersale torni il lavoro del n. a. si e da lui
con saggio divisamenlo traltato in maniera popolare, e spogliala
fin*anco dei termini deirarle.
In due parli esso e diyiso. Trallasi nolla prima delle donne
grayide, e delle regole cui deyon soggellarsi al fin di portare al com-
t)imento il germe loro alEdato: nella secoada (soggetio di altra
ezione ) Iratterassi la maniera piii dicevole di soccorrere le don-
ne nello state di puerperio, delle cure chs richicJe il neonatOf del-
le precauzioni nel layarlo, fasciarlo, lattorla ec« in somma di tut-^
to che riguarda una fisica educa^ione.
f
E
— 84 —
I^ donna dfstinata a diveoir madre, a dire incomincia il n. a.
che la propria vita, non che la salute pone a periglio al fin di
proJurre germe novello alia societa, ha, secondo 6. Frank an so
die di venerabile. Gli antichi legislator! la dislioser sempre di
privile^i: presso gli Ateniesi la casa della gravida era di asilo an-
che airomicida; di denaro la regalavano i Persian! : la legge gia-
dnica e la crisliana rallentan per lei il rigore loro.*'cosi i Tede-
schi, cosi gli Olandesi; e net codice militare di questi Qltimi, chi
una gravida ardisce oQendere conae un mostro vien riputalo da
dover esser distrutlo. Ognun poi si fa coscienza disserrare il coo*
re e la pieta alle richieslc che muover potessero da ana donna
gravida.
Ogni cura adunque, ogni diligenza metter deve la donna , il
ciii seno racchiude un ciltadino nofello, al fin di recarlo alia per-
fezione cui natura il destino.
Nel primo c secondo mese di gravidanza continui i! solilo suo
tennre di vita: guasta spesso la salute il cambiar di rego(a. Al
terzo mese, se si son fatte delle digesiioni buone, e si e di lem*
poramenlo sangnigno; se si senton dolori di testa* oppression! al
petio, palpitazioni al cuore, pesantezza di movimenti, allora an
salasso proporzionato al vigore degli orgaui si e necessario a pre-
venire qualche aborlo, e tanle volte si ripetera quante le circo*
slanze il chiederanno.
L*occosso de*cibi, Tabuso del vino tornan funesti alle doane
gravide, e cagioni sono di aborti e di emoraggie. I Gartagioesi
alle spose novclle, e come rapporta Plutarco, Nnma alle donne
romane proibivan fin*anco Tuso del vino.
I bagni assai caldi o assai freddi, il letlo troppo soffice o trop-
po c<ildo, specialmente per le donne pirtoriche e sanguigoe, i par*
gariti drastici, i vomitivi violent!, i salassi troppo copiosi e ripe-
tuli, le veglie protralte, i travagli penosi accompagnali parlico-
larmente da sForzo e capochino, cagionar facilmente possono de-
gli aborti. Un moto facile quindi in istrade piane e non foliate,
o lento in carrozza dalle persone nobili, sono da eercarsi dalle
donne gravide. Vedesi percio quanto importuoo, anzi nocivo , a
e lo sceodere che tante delle noslre gravide fanno in esia alia
nostra assai bassa marina per prendere ivi il bagno freddo , ed
il salire immediatamente dopo preso il bagno. Quanto si accresca
il calore nel salire una strada non breve e troppo acclive non e
da dirsi. I pericoli son grandi e per la donna e pel bambino che
porta neir ulero , disgraziatamenle provati con avvenimeoti fuae-
stissimi.
Atlendano le donne gravide con seria cura se da flnsSo venlra«
le o da tenosmo sian colte. Trattengansi in casa neirullimo me-
se di gravidanza; ne vadano A prcgare in chiesa.* indossiao
— w —
8ti larghe, e fn^gao tutto quello che pu6 stringerle particolarmen-
(e al cinlo. Evitino i ball! e le stanze di compagnia troppo pie-
ne di liimi e di persone, sicche non siano obligate a respirare
un*aria rarpfaUa e malsana.
Detlo dello cause fisiche degli aborti, discorronsi dal n. a. le mo«
ralj\ sicche qiianto pin sara possibile procurisi evilarle.
Ogni movimento di sensibilita, ogni affetto d'ira ed*aogoscia,
Don temperad da buon uso di ragione, eccitano degli aumeuti
Del moto del sangue ed un appello considerevole di fluidi yerso
it cenlro della circolazione, si che il cuore si esalta, e precipita
subilo la sua fuDzione, e al suo primiero esercizio noo poteado*
si rislabilire, ne avviene la pronta sospensioo della vita. Esempf
a sufficienza ci fornisce Tistoria di morti avyenute per Tivo seuti-
mento di amor proprio offeso, per colpi di angoscia in avvenute
disgrazie^ per eccessi di collera. Del pari che queste passioni co«
si ancora il piacere eccedeote si e stato cagione di morli repen-
tine; e la ragione come a moderar quelle passioni, cost ancora a
quesfultima inlender deve. E cio principnimente dalle donne gra-
vide curar si intenda per assicurar quel pegno che porlaoo in
seno. Quanlc se ne veggono per calliva educazione tremar come
fronda al vedere un lampo, una temppsla, un topo, un ragnateio,
una mignalU? A quante allre per simili forli commozioni di ani-
mo il corso della meslruazione non si arresta, degli aborli non
si producono, o per lo meno delle tracce sul feto non si lascia-
Do ? Cosi dunnue dalle spiacevoli cause fisiche come dalle mora-
11 cuslodir si uevono le donne gravide, sicche detrimenlo non lor«
ni al germe alle cure loro dalla natura e dalla sociela alEdato.
Suiraforis'i'O d'Ippocrale— Judicium difficile — scrisse il socio
altivo Cristoforo CosBNTim, giuslificando con osservazioni propria
il dello del medico di Coo.
Con breve elogio di quel celeberrimo iocomincla il Cosentini ,
riileUendo, che tanto pin gli e dovulo quanlo con lievissime co-
Doscpnze notomiche e niuna di fisiologia e di palologra, tali sng-
gi luminosi diede nelle mediche scieuze, che le opere sue noa
van soggelle alPimpero di morte.
Ne di medic'na curalifa soltanto lascio egli monument! dognis*
simi di studio, ma di operatoria aucora, e parlicolarmente di osle*
Irica, scionza che progredir non poleva^ poiche per malinleso pu-
dore affidata soltanto alfopera delle donne. Ignorant! qucste del-
le operaziou! della natura nel mettere alia luce il parto, non co«
noscendo per ouali vie dovra esso passare al fin di uscire dal mater-
no ulero, che far poteano in casi difficil! di part! tortiiosi, cosi del-
ti doppi? Un fortuoato errore pero facendo credei* di poi, che la
forza e non Tarle era piullosto bisognevole in alcuni pnrti, dieJe
ai medici Tingresso DeU'cstotrica* Ed Ippocratc di tal ranio oc-
— 00 —
capandofii, con la comparazione di un osso di olira ia nna bol-
tiglia, che da una punta o dairalira esito puo aver soltanto, ft
r applicazione al feto, che passar dovendo pel bacino della madre,
per la testa o per li piedi puo avere esito felice.
Ritoroando il n. a. alfobbielto suo precipuo , di comproTar
cioe con falti propri la verila del detto d* Ippocrate posto in froa*
te alia Memona sua, delle osservazioni particolarizzate, egli rap-
porta di supporaziooi nel cranio di cistotomia , di cristpela , dai
quali fa risultare, che Tocchio pia esposto di qualsiasi professore
puo bene spesso aodar fallilo, che meotre teme uq esito fuaesto,
8000 corooate di successo felice; ed al contrario, menlre si aflei-
de la coQsolazioae di restitiiirsi la sanita airaminalato, unsucces-
80 fuoeslo ne tronca le belle concepile speranze. Airoccasione poi
che rapporta alcuni fatti di oslelrica di lielo o iofelice fine , al-
cane i^ee comuoica riguardanti la bella iovenzione del forcepi e
Tuso di esso, e per cui tanli elogi son doYuti all* ioglese Chiam-
berlegae che n* e Taulore.
Percorrendo Tisola nostra per dar prova di sua desterita nello
slrabismo il siciliaoo professore Salyatorb FaRNAfti da NoYara,
fissato di domicilio a Parigi , atirassar non YoUe la nostra Acca-
demia di osservare le dilui operazioni, ediaTornata straordinaria
nella sala di nostra biblioteca , oyc ntimerosa folia di udilori ,
tra' quali i professori noslri tuUi delfarte msdica e chirurgica,
trassero a fargli corona, levo egli la parola, e lungo ragioaare
tenae de* Yari pensamenti che in lulte le eta occupalo aveaao le
meoti de'chirurgi per quel che lo slrabismo riguarda. Ed ecco
la soslaoza del suo dire.
Parlo da notomico dc^muscoli che reggono i movioienli del*
Tocchio; e polendo ciascua di essi per iiiGaite cause esscre ac-
corcialo o paralizzato, rocchio in tal caso obbedir deYe a quel
muscolo che supera in fuozione il contrarlo, e deriYarne da cio
lo strabismo, o occhio torto.
A guarire un tal malore mosse il Furnari, csilcando Icorme
di rinomati chirurgi, e a modilicarue i metodi di oporazione. Si
fu percio che parola egli tenne di DicfTembach eDcQlips, i qaa«
li scrutinando un mozzo al fia di giovare agli strabi, fccer copia
di alcuni slrumenti, e stabiliroa de*mclodi, de* quali i pregi e
gl* ioconYenienti furono da lui esposti. Proseguendo il suo dire
fece conoscere quanto dopo i suoi predecessor! erasi egli inoUrar
to nell'operazione dello strabismo, facendo delle nuove invenzio-
ni, e a tal proposito ebbi3 in mira classare gl* istrumonli cheser-
Tivano airoperazione. Disse, i citali chirurgi, alfia che le palpe-
bre st^ssero in moJo stabile aperte, cssorsi giovati di vari oflal-
mostat, Ira* quali quelle menziouo di Pellier, e di tutti.mostro
griacouveniculi. A questo puulo preseulo un blefarostat di sua
— «^ ^
inyenzione, di cui la descrizione fornerebbe superflua per essere
alia conoscenza de* pia , e secondo da' nostri professori fu giudi*
cato, piio dirsi il rilrovato piii bello che la chirurgia si abbia
in fafto di offalmiatria. II blefnroslat del Furnari toglie il biso-
gDO di molliplici ajuti, fissa Tocchio dell* opera lore, ferma le
palpebre alia rispettiva orbita; e rioventore Furoari , protraen-
done i vantaggi , esser ancor utile disse per le operazioni di ca«
taratta e di pupilla artificial.
Dopo di cio discorse degli slriiinenti adatti ad afferrare Toe-
chio. I chirurgi prima di lui adoperaron pinselte a pression di*
gitale ed uncioi. Mostro tali pinselte aversi rinconvenieote di ab«
bandooare rocchio a qualunque movimento di esso anchc inyo-
lontario: gli uncini lacerar la coDgiuntiva ed allresi abbandona*
re Toccbio. A tali difetti voile egli riparare con le pinsette a
pression continua , agendo queste in opposizione alle prime , giac-
che afferrato rocchio non mai Pabbandonano.
Qui giunto con urbana censura espose le modifiche del Gav.
Qnadri di Napoli, non lasciando di air di lui che ha un nome
celebre nella scienza e ben meritato, II professor di Napoli, di-
ceva egli, onde afferrare Tocchio in modo sicuro, ed operar gli
strabi, si vale degli aghi curyi armati di fili incerati, e cosi
I'occbio e da lui guidato. Rifletteva il Furnari, Toperazione esi*
gere cosi molto tempo per Tintroduzione dell* ago nella congiun-
tiva, e non poco dolore dover soffrire Toperato. Su del che, a
pensamento di un illuminato nostro professore , sembra poler dir-
si, che in qnanto a dolore non possiamo determinar facilmente^
se sia maggiore con I'iutroduzione deirsgo del Quadri, o coa
la pinsetta a pressione continua. Puo dirsi pero, che afferrato
una voUa Tocchio con gli aghi curvi, dover esso necessariamen-
te obbedire alia volonta deH'operatore, ne potere svincolarsi se
non lacerandosi la congiuntiva ; ed alfopposto si vide scappar pia
Yolle Toccbio alia pinsetta a pressione continua.
In ullimo il Furnari fece parola dell' ago mussato per abbran-
care il muscolo, non che della forbice per troncarlo; e perspica-
cia somma dimostr6 nella modifica di tali strumonti per Topera-
zione dello strabismo rcndendola di molto spedita. Ed alia fine
dopo aver chiarilo il modo di operare , voile couvincerci col
fatto mettendo in opera gli strumenti e la sua desterita sopra tre
individui che dairAccademia gli furoo presentati.
Pllosolla raslonale e morale ed Edneazlone.
n socio attivo sac. Raffaello d* Urso un suo discorso pronun-
zio in Accademia, in cui si esamina, se sia vero, che il sistema
di Loke circa rorigine delie idee conduca aU*idealismo ed alio
scetlicismo.
— «« —
Si h falso, dice il a. a. quel die Cousin neliasua aaalisi del-
la Filosofia morale di Stevar( asserisce, la dottrina di Locke circa
rorigine delle idee condurra logicameote alio scellicismo; ne e
Tero che i Lockaoi principi abbiano leggillimaineate guidato Ber-
ckeley airidealismo, e Stume alio scellicismo universale.
Locke nel suo Saggio dell' umauo iotelleUo combatte Yigoro-
samente le idee ed i principi ionali; e ne'sensie nella riflessione
stabilisce Torigine delle conoscenze nostre. La ragionevolezza di
qaesto principio^ dopo Gondillac e Bonnet, ed altri molti ancora,
Don occorre che sia dimoslrata* Le conoscenze umane son cosi
dipendenti da'sensi, che se un noma si desse con tutti gli orga-
Di ostrulti paralizzati, non solo niuua di sue facolta esercitereb-
be, ma neppure si accorgerebbe di avere esistenza. Da cio pero
non conseguita, che le facolta tuUc di nostra mente al solo sen-
tire ridncansi; ma soltanlo, che I'esercizio loro dal solo seutire di«
pendc. Che il sistema dell' armonia prestabilila di Leibnitz , quel-
lo degli occasionalisti, quel di Malebranche, per cui tultosi vede
in Dio, ne' quail, come ogmin sa, ranimi nelle operazioni sae va
dal corpo iudipendente, abbian potuto suscilar 1' idea -delta non
esistenza de'corpi, si e cosa di facil persuanione, poiche a qua-
I'uopo, dira facilmente ciascuno, cotale esistenza? Ma che segue«
la siffatta muover 4)os8a dell'iasegnamenlo di Locke, una bizzar-
ria di pensamento soUanto puo dirsi.
Ma Locke, dirassi da alcuno, inscgnando non esservi somigliao-
za di sorta tra le percezioni della nostra mente e le qiialita che
ai corpi atlribuisconsi, ha pur bene aperla la strada ad arguire»
che i corpi medesimi altro non siano, che puri fenomeni e mo*
dificazioni della nostra mente.
Falso argomento. Ollreche Locke insegno esservi delle qualita
f)rimilive ed intrinscche de'corpi, e non fenomeni mentali, come
a figura la solidita, non ne segue che le sensazioni di odore di
sapore di suono non abbiano delle esterne cagioni che in noi le
produC'ino , e che corpi si appellano. La forza e la vivacita di
gran lunga maggiori delle sensazioni sulle pure immaginazioni ,
la regolarita loro e la costanza, e la dura necessita di doverle tal-
volta soffrire nostro malgrado, motivi sufficienti si sono ad accer*
tarci della reale esistenza de'corpi che su di noi loro azione eser-
cilano.
Non dai principi di Locke pertanio, come viiole Cousin, ma dal-
r ardore di arginare al mulerial smo fu iudotlo Berckeley a cac«
ciar la materia, ed a ue^are de'corpi I'esistenza. c Gacciando, di-
1 ce ogli stesso, la materia fuori della natura, se ne scaccia nel tem«
9 po medesimo ogni nozione scetticaed impura. Senza I'attualita
> della materia non resterebbe nemmeno agli Epicure!, ni agli 0*
1 bisli ombra di alcun pretesto, ed essi diverrebbero il balocco del
— M -*.
n primo cbe volesse atlaccarli ». Fa poi maraviglia in vero, clitf
mentre geoeralmente si imputa a Locke il seDSualismo di Gondii*
lac ed il malerialismo di allri moderoi, Cousin e la sua scuola
derivar De yogliaa l*ideaIisiiio di Berckeley.
Falso si e aocora che il sistema di Locke abbia guidato Ilume
alio seelticismo universale. Insegnando Locke, che le nostre co-
noscenzo ci vengono da'sensi e dalla riflessiooe, stabilisce pero
e con senno il criterio della verita nel senso intimo e nella te-
Btimonianza de'sensi; e fa yedere, che nelle convenevoli circo-
stanze ineluttabile si e di loro Tatlestato. Pel mezzo de* sens! ci
accertiamo dell* altualila delle cose poste fuori di noi , c con la
riflessione su noi medesimi ci assicuriamo delle modiGcaziooi ed
operazioni della nostra mente, del raffronto che facciamo delle
nostre idee scomponendole ed assembrandole in varie guise, for-
mando cosi le nozioni astratte ed i principi universali , e ci ac*
certiamo pure di (utte le deduzioni che da essi leggittimamente
si traggono. Impertanto il criterio del vero riducesi, come dopo
Locke da Condillac si osserra* airovidenza di fatto, a quella di
sentimento, a quella di ragione.
Abusando Hume di questi principi giunse a metlere in forse la
propria esistenza. Prendendo egli per dimostrazione rigorosa il
celebre«— Cogilo, ergo sum^^di Gartesio, e non per uo modo
piultosto come dal pensare renderci potessimo evidente il scolimen-
to deir esistenza, Taccusa di petizioue di priocipio. Segue poi e
dice, che ne i sensi ne la riflessione fornirci possono nozione di
esistenza, poiche di altro non ci avvisano che delle atluali sensa-
zioni; come se cio non fosse bastante a farci evideotemente cons
chiudere la certezza di nostra esistenza. SaWo che da lui per
esistenza non s^intedesse la forma— -esistenza aristotelica unita al-
Tessenza delle cose, o la produzione dell'essenza secondo il liu-
guaggio di altri scolastici.
Abusa egualmente Hume della Lockiana dottrina uer isparger dub-
hi sul principio della causalita. Noi, egli dice, veaiamo succedersi
le cose le nne dopo le altre; ne i sensi, ne la riflessione ci manifesia-
DO alcuna connessione in guisa che V azione delle prime efiettui
le seconde; onde non abbiamo nozione di causa » di azione , di
cfietlo; ed essere percio incerto, anzi una chimera, il tanto ccie-
bre assioma, che lulto quelle che novellamente esiste abbia avu-
to bisogno di una causa precedente che T esistenza gli abbia data.
L*abuso di Hume in questo discorso in cio riposa, che riggel-
ta ogni conoscenza che abbiamo, percbe non intieramenle chiara.
Se idea distinta non abbiamo di che cosa sia forza> del modo di
azione degli esseri Tuno sull' altro, negar percio possiamo cio che
perpetuamente i sensi e la riflessione ci avvertono, che al porsi
un* azione oe segue un effetto , piii intensa essa si spiega e piii
12
— 00
mergica, pia grande ne risuHa Teffetto, e cio in tulte le opere
della natura e nella mano deiruomo? NiegbGremo, che tutlo quel*
lo che comincia ad esistere ha bisogno di una qaalche cosa
che lo produca? AUrimenti saremo obbligati a dire cheil nulla
produca la realita. L'esperieoza adunque e la riflessione ci gui-
dano con deduzioni leggittime alV idea di causalila: abusandooe si
Ta nello scetticismo di Hume. L* intemperanza pertadto di ?oler
penetrare rimpenelrabile, di volere roiApere rinsormoDtAbile bar-
riera che limita le noslre deboli facolla, e non la doUriaa di Lo-
cke, si e stata la cagione dei pensameati di Berekelei e di Humej
e di quelli non meno bizzarri di molti altri, che avyisi si soqo vo-
lere spiegare il maraviglioso fenomeno del pensiero.
Alcimi Glosofi moderni credendo di buona fede, che i principi
di Locke aulorizzino le opiDioni di Berekelei e di Hume, e noa
trovando i sensi e la rifiessioae capaci a render conto di tutte le
prodnzioni della mente umana , in cambio di progredire nello
studio e nelFanalisi di nostre facolta, per conoscere come per lo*
ro mezzo perveniamo alPacqaisto di nostre conoscenze e di qoaa-
lo in noi sperimentiamo ; non voleudo per altro ammeitere ne idee
ne principi inuati ; per sot&rarsi d* impaccio fan ricorso ogrislinli
a certe leggi fondamentali della umana natura. Ma interrogati
cosa siano quest! istinti , queste arcane leggi fondamentali , da
che yeogano , come operino , nulla risponder sanno. Tal mezzo
specioso in voro mentre da una parte, come la spada di Ales-
sandro sul nodo gordiano, taglia la diiicolta, riesoe ad un bel
nulla. Le sole originarie facolta delPuomo devon bastare a ren*
der conto di tutti i prodotti umani; e se finora non e bea riu-
scito ai filosofi uno sTiluppo completo del modo come tali facolta
adoprinsi in cffettuire i loro prodotti , si e pero nella buoua slra-
da, e dobbiamo dichiararcene contenti nel camminarla.
Sul pericoloso potere de* sistemi in fatto di politica e di mora*
le pronunzio in Accademia un suo ragionamento il socio altivo
CAN. GiusfippB SBMiNARA , di cui seguc Testralto.
L*amor della novita, Tesclusivita de* sistemi nella ricerca dei
yeraci dritti dell'uomo e de suoi yeraci doveri ban partorito de-
gli assurdi i pia mostruosi e de'guasti i piii deplorabili nelh
morale de'popoli, nel drillo pubblico e nella politica. Ecco i
termine delle dimostrazioni del discorso del n. a. Penctrand
poi neir indole delfuomo, tenlasi da lui un rayyicinamento de' s
stemi tutti , e consolidar cosi le basi della morale universale
mezzo unico della conservazione de* dritti delfuomo e di sua v
ra felicita.
Due sostanze di natura differente, contraria anzi , coslituiscoi
ruomo: Tuna spirituale, corporea Taltra. Inclinazioni quindi
yerse dell' una e deiraltra sostanza si fanno in noi seatire.
-^ al —
oorpo Yuol soggiogar raoima, malerializzarne la spiritualita , tra-
scinaodola al fango de* piaceri piu sozzi e pid turpi. L*anima vuol
sollevare il corpo a nobil dignita, vuole spiritualizzarlo; nel coa-
trasto la viltoria e piii del corpo che di lei. la (al coofliUo si
ha rimmagiue deiranarchia piii orrenda; e solo Taccordo felice
di ambe le sostanze costiluir puo 1' umaaa e perfetta Telicita. Nelle
presenli ricerche aduoque considerar devesi Tuomo nelle sue po-
tenze corporee , e in C|Uelle razionali , e ne* rapporti e dipendea-
ze di lutte esse tra loro.
Senza beccarci il cervello , dice il n. a. , e seguire le sogna«
te ipotesi anliche e moderne della formazione di una societa , not
Tcdiaroo che Tuomo, uscito dalle mani della natura,con irresi*
stibil pendio corre all' indipendeoza y e con mille falti spiega sem-
pre tal suo pendio.
Rousseau invaghilo di questa ingenita indipendenza , e sopraf-
fatto dalle erunne della societa, credette Tuomo degradato nel
suo destino col farsi sociaie; caduto cosi dalla liberla nella schia-
viliiy dalla felicila neirinfelicila. MaTuomo, si risponde al Rous-
seau , non fn giammai costrelto da alcuno a coUegarsi in societa.
Egli per nalurale impalso da per se stesso vi si spinse ; e si vi
aderi , che Tolendol separare ed isolare opera vana si impreude,
si contradice alle tendenze sue.
Hobbes prevenendo il pensier del Cinevrino, al fine di dioio-
strare la naturale indipendenza deiruomo da altro uomo, tutli
li suppone nati come funghi. Ma ambi i filosoC negar neiruomo
non potendo e fisica sensibitita e passioni , negar del pari non po-
tranno, che a togliere lo stato perenne di guerra incui gli uo-
mini si troverebber sempre , di necessita deriva un contratlo so-
ciaie e delle leggi che il consolidassero per assicurare la vita e
le proprieta individual!.
Hume divisava , che cercar Tolendo la prima origine de' gover-
ni , troverassi facilmente nell* uomo selvaggio ; il quale per amor
delPordine, pel ben della pace, privossi sponte di sua liberta
nativa , e soggettossi alia legge. Tale stato pero fermato una vol-
la, non era piii possibile di scuoterlo*
Locke va cercando i dritti naturali delP uomo nell* uomo istes-
so in societa, riguardandolo con. la mente senza veruna legge
positiva.
Secondo le yedute di questi due filosofi il consentimento libero
si e r origine delle societa tutte, e da questa origine muovon le
leggi che garentiscon Tuomo nella sua vita e nolle propriela sue.
Ma qnal fatto dimostra questa origine comiine delle societa ?
De*fatti aozi noa troviamo noi registrati,. ne'quali, o] il dolce in-
vito di eloquenza, o Tinganno, o la forza 1* origine ne siauostati?
Di moltissime o^tre poi e pressoche tulte» le sole vicende goliticha^
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ct poBSono serrlr di guida per deterniiaare la sorte lofo; poiohft
avara ci b stata Tisloria della primitiva Moro origiae.
Se Tuomo adnoque e sociale per indole, se di ragione dofa«
to e di aBetti; se vivendo in societa aver dovra delle dipendeoze:
8e per uq verso opposto la forza si e stata quella che sempre, o
quasi sempre ha deciso del tulto, a che cercare uno stalo. della
cui esistenza solo pensamenti ed ipotesi far si potranno?
Ma pno esistere costituziooe civile, ia cui gl* individui coDservi-
no la loro liberta naturale? L'ai^lore risponde: per alcuni uoiiii«
ni non esister giamtnai; per alcuni allri esiste quasi sempre.
Una colonia che va aa occupar de*paesi da niuno posseduti,
sara forse libera nel principio de*suoi stabilioienli; ma non cosi ael
progresso. Le stesse leggi, senza le quali non puo esservi societa^^
saranno di grave peso e d' inceppamento per alcuni. Dippiu la ge-
nerazione che succede sara coslrelta a vivere con le leggi di q\ieU
la die precesse. E come star sicuri da' guasti dell' ambizione del-
r inmiieta iogordigia dell' intemperanza irrefrenabile? Tutte queste
pnssioni trarran di necessita delle leggi di repressione; ed ccco per*
dula la natural liberta.
Alcuni filosofi han supposfo Y uomo nello stato naturale guida*
to daU*amore proprio, e trasportato al solo privato suo bene, e
lontano sempre da ogni idea di rettitudine, e di onesta. Quindi per
renderlo civile bisogna porre un freno alle ingordigie sue; e pia
r amore proprio h raffrenato, pin severe sono per esso le leggi ,
meglio la cosa pubblica sara consolidata.
Altri al contrario voglion Tuomonatoper lagiusHzia per laret-
titudine; che r utile non esiste giammai senza Tonesto; e da bruto
opererebbe colui che la sola utilila si propones^e. In questa secon-
da posizione altre leggi non bisognerebbero che quelle che indi-
cano il rello, e saranno da tulti invariabilmenle osservate. Quale
di questi due drincipi sara il vero? Che ci insegna il fatto? Cice-
rone nel tratlato delle Leggi c*in8inua una cosa, nen'orazione
per Seslio seuibra volerci dire la contraria.
L'uomo non h adunque per natnra ne retlo, nh turpe? Nasce egli
]ndiff(*renle al bene, ed al male? Tutlo si ein lui avventizio? Nul*
}a ha d*innalo? Ecco il sistema di Locke, sisicma che nou puo
mai dimostrarsi vero, poiche non potran mai dimostrarsi come ac-
quisizioui il pudore, il rimorso, Tamore, la gelosia, il ^entimen-
to dell* amore ec. Secondo Elvezio I'uomo in natura e un burat*
tino, che non si muove per se stesso, ma e guidafo dal caso.
Strana ed assurda sentenza, che non ha potuto penetrare in men-
te d* uomo sensato. Come credersi opera del caso i prodqtti stu«
pendi delf umano ingegoo nelle letlere e nelle arli? Ritornando al
Locke, gli si rimprovera, che dietro il suo principio e la sua au-
torita, non aveudo 1' uomo idee innate, ogni idea^di morale sareh-
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basoggellata airarbitrio, ed aperta cosl la strada airanarchia
ed al materialismo.
L*aufore delle Armonie della Natiira confutando Locke, passa
aireccesso opposio di creder tutto ionato, e dinegare neiriiomo
ogni acqulsizione. Ma se fii un errore io Locke il yolere tuKo
acquistalo, un errore in Elvezio Tattribuir tuUo al caso, non mi"
Dor errore si e il credere tutto innato. I progress! della sociela
in ogni genere di arti e di coltura sarebber nuUi senza il profit-
to degli altrui ritrovati.
Tra tante controversies tra tanti sistemi, tra tante filosofiche
battaglie; dove attenerci? Ecco il pensamento dell* a. n. Toglie-
te il troppo a tutti i sislenii, e li troverete veri, e siete cosi torna-
te al bacio della concordia.
£ di vero: chi tutto vuol ridurre neirnomo all* amor proprio,
pone un priocipio falso per esser generale 'di troppo. Che tutte
le passioni dell uomo, tutle le tendenze sue, la cerca del pincere,
la Alga del dolore, molte e molte azioni che delta virtu la veste
soltanto indossano. di generosita, di amor patrio, si spiegano fe-
bcemente riducenaoli all* amor proprio, si e una verita. Ma che
pulla vi sia nell'uomo, in cui, dimenticando agli^se stesso, non
eerchi la sola virtu, si e un errore, cui noB pub darsi colore di
verita. Tutti gli eccessi di crudelta neiruomo negli antichi tem-
pi, nel medio cvo, nella riyoluzionefrancese, esin'oggi oella Iratta dei
iiegri,cheil voterli esporreci conlristerebbe, enuocian tutti 1' amor
proprio dell' uomo, per cai arriva a divenir peggiore della fiera
tigre, del rabido lione, Moltissimi esempi poi di carita, di bene-
ficenza e di altre virtu soeiali fan eonoscere che Tamor proprio e
posto dalPun de^lati, e ad altra sorgente felice bisogna avere ricor-
so per ispiegarli. I sostenitori adunque delPamor proprio ed i
contendeoti loro ritirinsi dalla pretesa rispeltiva generalila, e due
I^rincipi, sebben discordanti , riconoscan neiruomo. Uno che al ben
trae ed alia felicita; altro che alia condizione inferiore al bru-
to lo riduce; e seeondo la varia indole e I'educazione varia per
infiniti gradi intermedi puo da un estremo all* altro trascorrere.
^ Dal fin qui detlo appare doversi.distinguerc nelPuomo due spe*^
cie di liberla. Una assoluta, che in balia lo mette de*propri af-
felti c delle sue tendenze, ne freno alcuno pone alle sue azioni.
Quf84a liberta (se tal puo dirsi la condizione pin turpe dell* no-
mo) che va a soffocare la scintilla diyina in noi racchiusa, e-
incompatibile con qualunque idea di sociale contralto, e neppure
intiero sfogo puo ottenere nelk) stato di assoluto isolamento.
L* altra specie di Ijberta si e quella, che togliendo Tarbitrio
di operare il male, lascia intieramente il potere di prodnrre il
beue. Se tutti gli uomini apprezzassero questa specie di liberla,
di nulla certo sarebber dolenti se alcun sacrifiqio de* pretest lorcv
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natural! drilti soiFrir dovessero Delia sooiel£i, se deWiocoli seDtis*
sero alia liberla naturale. Gosi si migliorerebbe il Dostro easere ,
cosi seotiremmo che la virtu si e un bene, da cui sperar possia-
mo felicita; cosi doici e traoqiiilli meneremmo i giorni nostri ;
cosi ID fine la felicita di un popolo dipenderebbe meno della sua
Gostiluzione polilica di quanto dalla sua morale.
La morale adunque sia alUimente insinuata ne*caori di tulti:
sia difflostrato aver le sue basi Terme ed incoucusse, non in pure
umane convenzioni, ma nella natura deiruomo; e garenlite sem-
pre dal giudice inesorabile inlerno che mai non lace, la coscien-
xa« Se al coutrario s^insegnera, la morale esser pura 'convenzio-
ne, la religione e la pieta invenlate airuopo di rassodare i tro«
ni, ogni virtu riconoscere per prima sorgeote sua Y amor proprio;
allora i delitti soprabbonderanno, fin quanto potran fuggirsi il giu-
dice ed 1 testimoni; i governanti opprimeranno sempre, fin quan-
to I'oppressione combinarsi potra col poter loro e con la stabi-
lita del trono. Senza morale qualunque forma di governo sara
oppressiva; ne seggano al capo Timoleonte, Licurgo, Solone, Otta*
viano: con la morale tutto aara contento ; e i drilti dell* uomo
imprescrittibili ed inalienabili saran sempre rispeltati.
II socio onorario residente sac Nigolo Gaissi Gasco in un soo
discorso, sotto la finta storia di ricco barone , stretlo a lunga
dimora in villa, e cbe cerca e rinviene al fine un educatore al-
Funico suo figliuolino; Tidea ci diede di un precettore istraito,
SAgfgio, amabile, generoso, che avvia al sapere i primi passi del-
la ^ioventu, ed a virtii la informa.
li'Spoosi in quel lavoro la maniera onde appararsi la lingua ita-
liana, Tarilmetica, la storia, la geografia , la pronunzia ad alia
voce, ed un qualche elemento di scienze naturali; ed in fine la
importanza di lali studi si raccomanda. La forma di romanzo da-
tasi dalPautore al suo lavoro si fu airobbietto di lornar di stimo-
lo alia curiosita de* leggilori ; i quali nella universale inondazio-
ne di piani e di metodi ad educar la gioventu aelle lettere e
nella morale^ veduto il titolo dell* opera alle altre conforme noa
le averebbero la man distesa ; ma con un titolo di sorpresa si
invoglierebbero alia lettura, e contenti si sarebbero rinvenuti del-
lo impiegato studio.
Si fu questa Tidea del laroro del nostro socio nel suo educa-
tore , portanle il tiloto di Preceilore del vUlaggio.
iVeeroloipIa
Eccomi al compimento delFesposizione de'vostri lovori , Acca*
j^mici pre^Qitj^imi, e grave dolore mi mette alfanima il do-
vere di enuaciar qui in line la perdita funesta d) uno dei miglio-
ri nostri soci attivi, Cristororo doUor Cosentini, chirurgo egregio
ed oltimo cittadino. II socio aitivo Antoniho Russo Mazza nel suo
discoreo di ammessione tocco per cenni delta vita e del merilo
deirillustre difonto, di cui fu prescelto a supplire il vuoto.
Nacque il Gosentini, scrive il socio attivo Russo Mazza, io Aci
Reale nel 1778 dal chiarissimo chirurgo IMichilapgelo. Riceve
con plauso i primi insegoamenti letterari da esperlo maestro , e
Tivo amore ne trasse alio studio ed alle amcne lettere. Gresciuto
in eta, ma ancor giovinetto, intese alia chirurgia sotto la pater-
na disciplina, e rapidi e luminosi progressi vi s^^gno. Recalosi a
Napoli air eta di anni frentacinque fisso Tocchio e rattenzionc
di AntoDucci, di Semeotioi, di De Horatiis e di altri sommi
di quella metropoli nelle mediche scienze. Ritornato in patria fu
riguardato come Y angelo tutelare, e pel suo yalore nell arte del-
la salute, e per la dolce indole e cuore sensibile. Ne le nostre
mura furon confine alia sua fama; cbe Biancavilla, Aderno, Pe-
terno e molte altre comuni, non esclusa la dotta Catania, ne fu-
ron ripiene.
A Yoler porre in giusta lance il merito del Gosentini fa rifleltere
il n. a., cne mentre ogni altro chirurgo in una o due branche
di tale scienza distinguesi, il Gosentini con alta maraviglia spiego
yalore in pressoche tutte. Le amputazioni, terribili in se stesse ,
in mano di lui non di altre conseguenze furon gravida che delle
inevitabili alia guariggiooe. Le trapanazioni, le erniotomie, le ci-
stotomie, le oftalmie, le ostetricie, pressoche tulte sortivano con-
seguenze felici. E si arroge, che a risultamenti cosi belli non avreb-
be potuto giammai pervenire il Gosentini, se medico di valore an-
cora non si fosse stato. Ne sistematico egli si era, ne segui cie-
camente il medico di Edimburgo, la cui doUrina alPepoca di lui
era in pieno trionfo, ne schiavo si fece della novella teorm ap-
parsa in Francia, che sulle rovine della Scozzese si eresse, e gli
animi tutti nelFEuropa invase. Ma con la scoria dell' esperienza e
con senno osservando, da tutte traeva il meglio^ qual'ape che
Ira' fieri va prescegliendo il nettare.
Gli atli della nostra Accademia moiti fatti rapportano in com-
prova deirasserlo del n. a, ed uno di trapanazione da lui se
ne descrive, per qnanto difficile, raro altrettanlo, e di felice esito.
Ma la vita del Gosentini, che per la sua estesa u ilita con quel-
la di moIti avrebbe dovuto ripararsi^ ebbe aucora ilsuo termine*
Ghiamato ad Aderno a curare grave cinancia , resister non sa-
peodo alle voci di amicizia che ivi Tinvitavano, in tempo rigi-
dissimo yi si reco. Un male di aoeurisma frattanto il travaglia-
Ta; ed improvrisamente fattosi mortale, al tcrmiae del primo me-
se di quest* anno i84<2, il trasse alia tomba.
Pianse Aderpo con lagrime sincere Tamara perdita, e con pom-
f»e fanebri e coa laudazione oratoria ne espresso il dolore. Do*
eotissima ne fa la palria nostra: Goa rivi ardori ne fd lichia-
mata la spoglia esanime; di funeral! soleonissimi, di funebre elo-
gio, di iscrizioni, di tornate accademiche ne fu onorata la me*
moria; unico conforto che in tali disgrazie si rimane at virenti.
Riposan le sue oeneri nelle chiesa de' Gappucciui; dove il fira*
tello Mariano uaa lapide di marmo con fregi ed emblema gU
eresse; nella quale leggesi la se^ueole iscrizioae dell' autor cU qoe*
Bte pagine dettata.
QNERIBUS. AG. MEBlORIifi.
CBRISTOPH(mi. GOSENTINO. AGENSIS.
LEPIDI. CARMINE. SIGULO. ARTE. GHIRURGIGA.
PR^STANTISSIMI
liEGENORUM. SOLATORIS. IN- DEUM. PII. IN. OMNES«
GOMIS.
MARIAnUS. FRATRt. DULGISStMO. GUM. LAGRYMIS.
POSUIT.
DEGESSIT- ADRANI: QUARTO. KAL. FEBR. R. S. MDCGCXLU.!
AYE. CIVIS. OPTIME. ET, VALE. IN. PAGE. CHRISTI..
Fim
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Pag.
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profane profano
dimane; faceva . • . dimane , facera
Egillo, che . . . . Egillo , ed
Marabont Marabout
Marabont Marabout
al fin divenir . . . . al fin di divenir
letlerari leUerari
escrcitala cscrcitava
Ciero fipro
tascio di prosa in slile . lascio di proit in ittili
si dielro li diero
faisier faisiez
spercio ..•••• spcrcia
luUi, piu lulli piu
ela , senile cla senile
capnigioni . • • • • carnagioni
Fiamiughi Fiaminglii
miglia a migliaja
pilagoriche. slabili . • pilagorichcj slabil
deccmo decimo
nci sui
Baghivi Baglivi
aspcliamo aspctliamo
gadeleteri . . • • • gas deleter!
un so die un uon so che
disserrare di serrare
crisipela erisipela
forcepi forceps
slrumenli strumenli
Stume .••••. Hume
iudividui . • • • . individui
Michilang;e!o . , • • Mich«lang«l«
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