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Full text of "Rendiconti delle Tornate dell'Accademia Pontaniana"

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ACCADEMIA   PONTANIANA 


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Genn  Febb.  e  Marzo       SI 


RENDICONTO 

DELLE  TORNATE 

DELL'ACCADEMIA  PONTANIANA 

I  M  PRESSO 
PER    CURA 

DEL   SEGKETARIO  PERPETRO 


1855 


i 


REnnicomTO 


DELLE  TORNATE 

DELL'ACCADEMIA  PONTANIANA      ^ 


lAIFBESSO 

PER  CURA  DEL  SEGRETARIO  PERPETUO 


1853. 


AMIVO    PRIMO 


NAPOLI 

STABILIMENTO  TIPOGRAFICO  DEL  TJRAMATER 
Vico  S.  Grsgorio  Armeno  N,  2. 


AVVERTIMENTO 


Essendo  generalmente  riconosciuta  la  necessità  dì  dare 
un  celere  corso  a  lavori  delle  società  scìenlìjlche  e  lettera' 
rie,  V Accademia  Pontaniana  Ita  voluto  istituire  un  rendiconto 
delle  sue  tornate ,  a  cui  si  dà  comineiamento  col,  presente 
anno  iSS3. 

Oltre  gli  esemplari ,  da  distribuirsi  gratuitamente  a 
tulli  ì  sodi  residenti,  ed  cC  principali  corpi  scìentijìci  ita- 
liani e  stranieri,  sarà  tirato  un  certo  numero  di  copie  del 
rendiconlo  per  coloro  i  quali  desiderassero  di  riceverlo  per 
associazione. 

Le  condizioni  dell' associazione  sono  le  seguenti  : 

1.  Sarà  pubblicalo  ogni  tre  mesi  un  fascicolo  </e/ Ren- 
diconto. 

2.  Il  numero  de  fogli  di  stampa  in  ogni  trimestre  può 
esser  variabile ,  secondo  la  maggiore  o  minore  abbondanza 
delle  materie  :  ben  inleso  che  neW intero  anno  non  si  darà 
mai  tifi  numero  di  fogli  minore  di  dodici,  né  maggiore  di 
venti,  nel  sesto  dell'ottavo. 


3.  Il  premo  stabilito  per  ogni  foglio  di  stampa  di  se' 
'dici  pagine  è  di  gr.  S :  per  modo  che  l'importo  di  un  intero 
volume  non  sarà  giammai  minore  di  carlini  sei,  né  maggiore 
di  dieci. 

4'  Le  associazioni  si  ricevono  tn  Napoli  presso  il  Se- 
gretario perpetuo  delV  Accademia ,  pagandosi  carlini  sei 
neWalto  delVassociazione  :  salvo  a  conteggiarsi  il  costo  di 
tutto  il  volume  aliarne  dell'anno.  Ben  vero  non  sarà  fatta 
^a  spedizione  del  1  °  trimestre  della  seconda  annata,  se  non 
siesi  soddisfatto  l'importo  della  precedente. 

S.  Le  spese  di  posta  di  qualunque  genere  andranno 
«  carico  degli  associati. 

Il  Segretario  perpetuo 

GIULIO   MIISERFINI 


)(  3  )( 


TORNATA   de'   i6   GENNAIO 


II 


.1  Presidente  cav.  Tenore  ha  annunzialo  di  voler  raetlere 
ad  allo,  durante  la  sua  vita,  la  isliluzione  di  un  annuale  program- 
ma col  premio  di  ducali  i5o  da  proporsi  dalla  noslra  Accade- 
mia, alfrel landò  la  esecuzione  di  una  sua  volontà,  già  precedeQ- 
temente  espressa  nel  suo  leslamenlo. 

A  tal  uopo  ha  nominala  una  commissione  composta  de'  Si- 
gnori Marchese  Giammaria  Puoii ,  Cav.  Giovanni  Gussone,  Giu- 
seppe Campagna,  e  Quintino  Guanciali,  i  quali  coli'  intervento  del 
Segretario  Perpetuo  riunir  si  dovessero  sotto  la  presidenza  del 
lodato  Marchese  Puoti  per  discutere  le  basi  e  le  condizioni  della 
isliluzione  ,  e  per  avvisare  i  mezzi  di  effeltnirla  :  afEnchè  poi  se 
De  facesse  all'  Accademia  in  generale  adunanza  una  piena  pro- 
posizione. 

Tulli  i  socii  inlervenati  alla  tornala ,  rallegrandosi  di  aver 
eletto  alla  presidenza  uno  de'  più  illustri  cultori  delle  scienze,  che 
con  questa  largizione  appalesa  chiaramente  come  sia  coslanlementa 
inteso  a  favorire. e  promuovere  i  progressi  dei  vero  sapere,  ha 
accolto  colla  massima  compiacenza  il  lieto  annunzio.  E  l'Acca- 
demia ,  accettando  tulle  le  cose  proposte  dal  cav.  Tenore,  8Ì  ha 
riserbato  di  deliberare  dilfinitivamente  io  vista  del  lavoro  della 
commissione. 


)(  i  )( 

Il  socio  residente  Sig.  Cav.  Benedetto  Vulpei  ha  Ietta  la 
segaeDte 

NOTA 

Per  la  retta  interpretazione  di  tm  luogo  di  Cornelio  Celso. 

L' elcganlissimo  latino  Scrillore  di  Medicina  tratlaado  della 
cura  deiranchiloblefaro  ,  e  più  parlicolarinente  del  modo  con  cui 
dislaccare  la  palpebra  aderente  alla  sclerotica,  ossia  all'albugine 
deir  occhio  ,  si  esprime  cos'i  «  At  ubi  ocali  palpebra  inhaesit  , 
HeraclidesTarantinus  auclor  est  aherso  scalpello  sabsecare(i))). 
Questo  passo  merita  una  interpelrazione  ,  poiché  mentre  le  pa- 
role adverso  scalpello  significano  con  lo  scalpello  opposto,  resta 
a  delerminare  a  chi  debba  riferirsi  questo  silo  di  opposizione  del 
laglienle  del  coltello  per  eseguire  questa  operazione  chirurgica. 

Siccome  r  opera  medica  di  Cornelio  Celso  è  stala  volta  nei 
linguaggi  di  molli  dolti  popoli  di  Europa, cosi  darò  un  breve  cenno 
del  come  sono  slate  tradotte  le  citale  ^di.vo\e  adverso  scalpello. 

L'Alemanno  doli.  Jaeger  nell'anno  1789  trasportando  dal 
Ialino  nel  suo  palrio  idioma  gli  Elementi  di  Chirurgia  scritti  ne- 
gli antichi  tempi  de' Romani  nel  libro  7.°  ed  8.°  dell' opera  di 
Celso  ecco  come  tradusse  le  parole  adverso  scalpello  :  «  mit  dera 
vom  Auge  abgewendelem  iAIesser  (2)»  col  bisluri  diretto  in  modo 
che  si  allontani  dall'  occhio.  Ma  in  questa  traduzione  non  è  Berillo 
chianmienle  in  qual  modo  de v' esser  fatto  questo  allonlanamenlo 
dell'  occhia  ,  e  quindi  non  è  spiegato  il  valore  delle  j;arole  ad- 
verso scalpello. 

Il  prof.  Fouquier  ed  il  doli.  Ralier  nell'anno  iSii  volgen- 
do iu  francese  i  Libri  di  Medicina,  tradussero  le  citale  parole 

(1)  A.  Cor.  Col.  lib.  7,  cap.  7,  n.  6. 

(2)  Grunde  dor  AVundarzcnri  Kuiidc  in  don  acUeren  Zcitcn  dcr  Rocmer 
Tfon  Celsus  7  a  S  Bncb  u.  vou  L.  C.  Jaeger  mit  Vorrede  vou  Guune.  Frank- 
furt >/m  178i). 


}{  5  )( 
cvec  le  dos  du  scatpel.  Poteva  mai  il  dorso  dello  scalpello 
tagliare  !'  aderenza  tra  la  palpebra  e  X  occhio  ?  Cerio  che  no. 
Inoltre  se  Celso  voleva  indicare  il  dorso  dell' istromento  avrebbe 
scritto  averso.  Ed  in  vero  nel  Capitolo  I  del  Libro  7."  trattando 
del  modo  di  deterger  il  sangue  nscito  per  lo  taglio  fatto  con 
lo  scalpello ,  per  indicare  il  dorso  scrìsse  detergeatur  eodem 
(scalpello)  averso  projluens  sanguis.  Non  voglio  mancare  di 
Bvverlire  che  in  alcune  edizioni  il  passo  or  ora  citalo  trovasi 
scritto  con  la  parola  adverso  ,  ma  il  dottissimo  Targa  ,  mentre 
nella  i.»  edizione  da  lui  falla  dell'opera  di  Cornelio  Celso  avea 
scritto  adverso^  poi  nella  2.*  edizione  pubblicata  nell'anno  i8iO 
corresse  e  scrisse  averso  :  ed  in  una  nota  fece  avvertire:  ita  ha- 
beni  pleritjue  codìces  in  ter  qiios  med.  I  et  vai.  Vili,  in  altìs 
et  in  omnibus  edd.  perperam  legitur  eodem  adverso  :  in  modo 
che  resta  confermato  che  il  vocabolo  adverso  significa  sempre 
opposto  ,  e  averso  significa  la  parte  posteriore  o  sia  il  dorso 
dello  scalpello  ,  e  per  lo  specillo  ne  esprime  la  estremità  infe-* 
riore.  Il  recente  traduttore  francese  di  Celso,  il  dolt.  des  Elangs 
nel  i84-6  ha  volle  le  parole  adverso  scalpello  «  scalpel  doni  le 
tranchant  esl  dirige  eu  haut  ».  Questa  traduzione  si  accosta  alcun 
poco  al  significato,  ma  non  corrisponde  esattaraenle  al  vocabolo, 
e  mollo  meno  mette  in  chiaro  la  mente  dell' antere.  Il  dottor 
James  Grpyre  nell'anno  i8i4,  traslatando  in  inglese  l'opera  di 
Celso  giunto  alle  parole  citale  scrisse  :  «  wilh  a  knife»  cioè  con 
un  coltello,  senza  darsi  carico  AeW adverso.  La  stessa  cosa  è  slata 
fatta  dall' italiano  doli,  del  Chiappa  nell'anno  1824.,  il  quale  tra- 
dusse fendere  con  lo  scalpello.  Il  laboriosissimo  cav.  de  Renzi 
nell'anno  i85i  nei  suoi  sludi  sopra  Cornelio  Celso  Iradocendo  in 
italiano  le  parole  adverso  scalpello  le  ha  volle  col  coltello  te- 
nuto ohbliquamenle  ,  ma  senza  precisare  a  qual  parte  debba  ri^ 
ferirsi  questa  obbliquila. 

Da  questo  cenno  delle  diverse  traduzioni  fatte  del  passo  di 
Cornelio  Celso  apparisce   non  essersi  ancora   con  parole  chiare 


)(  6)( 
trasportata  la  idea  cicli" ;iiiture.  Io  sono  di  avviso  elio  la  parola 
adverso  la  quale  ogoano  sa  tradursi  in  italiano  ,  opposto,  di- 
rimpello  ,  debba  avere  un  signiGcato  relativo  al  silo  del  Medico, 
il  quale  deve  tenero  nelle  sue  mani  lo  ecaljìello  in  modo  che  la 
parte  tagliente  gli  stia  dirimpetto  ,  adverso  scalpello.  Impu- 
gnato lo  stromento  in  un  punto  tra  il  globo  dell'occhio  e  la 
palpebra,  sempre  col  tagliente  in  avanli  ,  l'operatore  potrà  ve- 
dere bene  il  tagliente  e  potrà  dirigerlo  io  modo  da  recidere  la 
falsa  membrana  di  aderenza  tra  la  palpebra  e  l'occhio  senza 
offendere  la  palpebra  medesima  ,  e  con  la  parte  non  tagliente 
resterà  protetto  l'occhio,  affinchè  eseguendo  lutto  ciò  magna  cum 
moderatìone  (  come  dice  Celso  )  si  ottenga  ut  neque  ex  oculo 
ncque  ex  palpebra  quidquam  abscindùtur,  ac  si  necesse  est 
ex  palpebra  potius.  Per  conoscere  se  questi  miei  pensieri  cor- 
rispondessero al  fatto  neir  eseguire  la  operazione  dell' anchilo- 
blefaro  ne  feci  parola  coli'  ottimo  chirurgo  operatore  D.  Giuseppe 
Testa,  mio  collega  nell'Ospedale  degl'Incurabili,  ed  egli  con  altri 
Buoi  pensieri  so  la  parola  averso  e  adverso  !o  manifestò  all'  e- 
ruditissimo  cav,  de  Renzi  con  una  sua  lettera  da  costui  inserita 
nelle  dotte  Aggiunte  alla  traduzione  dell'Opera  di  Cornelio  Celso. 
Dal  Cn  qui  detto  io  conchiudo  che  le  più  volte  replicate 
parole  adverso  scalpello  debbono  esser  volte  nel  seguente  mo- 
do :  con  lo  scalpello  il  di  cui  tagliente  si  tenga  opposto 
all'operatore.  Questa  interpelrazione  ,  che  da  me  si  è  data  al 
passo  di  Cornelio  Celso  ,  viene  confermata  da  altri  luoghi  del- 
l'opera  dell' islesso  antere  ,  tra  i  quali  ho  scolli  i  seguenti.  Scri- 
vendo egli  che  nella  cura  delle  fratture  dell'osso  dell'omero  il 
medico  debbe  essere  situato  dirimpetto  al  suo  infermo,  ecco  co- 
me si  esprime  a  sed  homo  collocatur  allo  sedili ,  mcdicus 
autem  hutniliore  adversus  {\)  y> .  Trattando  del  modo  come  de- 
^'  essere  situalo  \  infermo  da  subire  la  operazione  e  Ila  cala- 
fi)  Lib.  Vm    Cap  IV  S  2. 


)(  7  )( 
ralla,  scrisse  «  in  adverso  sedili  (homo)  collocandus  est  loco 
lucido  lumine  adverso  »  :  qai  dae  volle  replica  adverso  (i). 
Ma  più  chiaramente  Io  esprime  trallando  de  ungue  Gculorum, 
scrivendo  vel  adversus  in  sedili contra  medicum  homo  collocan- 
dt4S  {2),  ove  olire  a.\y  adverstis  vi  ha  aggiuolo  anche  ì\  contra. 
E  Virgilio  parlando  dell'  Iride,  per  far  conoscere  che  nella 
comparsa  di  questa  meteora  il  Sole  trovasi  in  sito  opposto  alla 
nube  in  coi  le  gocce  di  acqua  fanno  ammirare  ì  colori  della  set- 
templice luce  dell'astro  luminoso  del  giorno,  al  vocabolo  Sole 
vi  appiccò  r  epiteto  adverso  quando  caniò 

»  Ergo  Iris  croceis  per  caelum  roscida  pennis 
»  Mille  trahens  varios  adverso  Sole  colores 
»  De  volai  (3). 

Ziòrt  offerti  in  dono. 

La  Campania  industriale  ,  giornale  della  Società  economica 
di  Terra  di  Lavoro  :  quad.  XXVII,  Napoli. 

CoLLECTio  Salernitana  :  ossia  documenti  inediti  e  trattati  di 
medicina  appartenenti  alla  scuola  medica  Salernitana,  rac- 
colti ed  illustrati  da  G.  S.  T.  Henschel ,  C.  Daremberg,  e 
S.  de  Renzi  ;  premessa  la  storia  della  scuola ,  e  pubblicati 
a  cura  di  Salvatore  de  Renzi  :  Tomo  I.  —  Nap.i853  in-8* 

Guanciali  (Quiuiino) —  in  die  anniversario  obitus  marchionis 
Nicolai  Santangeh) ,  carmea —  Neap.  iS52  in  4- 

Semeraro  (ab.  Pasquale)  —  Elogio  funebre  di  D.  Giuseppe  Ta- 
furi ,  Arcidiacono  della  Chiesa  Calledraie  di  Caslellaneta  — 
Napoli,  Stamperia  dell' Iride,  i852  in  8. 

'J'enore  (cav.  Michele) —  Index  seniinura  ,  quae  anno  i853  ia 
horto  regio  neapolilano  prò  mutua  commulaliune  offeren' 
tur.  Neapolt, 

(1)  Lib.  VII.  Cap.  VII  §  14. 

(2)  Lib.  Vii.  Cap.  VU  <ìj  i 

(3)  iEneidos,  Lib.  IV  v.  700  s. 


){  sx 

TORNITA   DB*   3o  GENNAIO. 


Il  socio  resiliente  sig.  Michele  B.iIJnccliìni  ha  lello  un  sag- 
gio della  sua  versione  meiriea  del  Prometeo  Legato  di  Eschilo  ; 
e  durante  la  lettura  il  Segretario  perpetuo  ,  ed  il  sig.  ab.  Vito 
Fornari  ne  hao  fatto  il  coofroato  col  testo  greco. 


SAGGIO 


Dì  traduzione  metrica  di'  Eschìlo  del  sig.  Michele  Baldacchini. 


PROLEGOMENI 

Tuli' i  monumenti  giganteschi  e  colossali  dell'arie,  comin- 
ciando dalla  Bibbia  (i),  sacro  codice  degli  Ebrei  e  di  noi  Cristiani, 
dalla  parte  estetica  considerati,  e  lasciando  per  reverenza  di  parlar 
della  Bibbia,  tutt'  i  monumenti  giganteschi  e  colossali  dell'arte,  da 
Omero  a  Dante ,  e  fors'anco  al  Tasso  ed  al  Milton,  sono  di  natura 
loro  polisensi ,  cioè  ammettono  vari  sensi,  il  letterale ,  il  mistico  e 
rallogorico.  Or  il  senso  mistico  e  l'allegorico  non  escludendo  il  senso 
letterale,  ragion  vuole  che  si  cominci  dal  fermar  questo ,  e  poi  si 
ascenda  gradatamente  al  riposto  ed  arcano,  per  cosi  procedere  dal 
più  al  raen  noto.  Questo  metodo  ho  tenuto  nel  tentare  di  tradurre 
il  Prometeo  legato.,  tragedia  d' Escili  Io,  in  versi  ilaliani.  Intorno 
alla  quale  antica  tragedia  basii  da  principio  il  dire,  che  viene  iu 

(l)  Nelln  Sacra  Scrilluia  è  racchiuso  un  quadruplice  senso:  il  senso 
slorico,  l'allegorico,  il  figurato  ed  il  mistico.  Vedi  Si-rmoni  di  Papa  Iduo- 
ceiizo  terzo  in  consecratinne  romani  ponti/ìcis  ,  appresso  Hunter  ,  Stor. 
d'Ii.D'cenio  terzo,  vol.l,  libi,  \ìit^.  108  (traduzioue  ilal.  l>itlauo  1850;. 


)(  9  )( 
essa  r antico  simbolo  rappresentalo  della  espiazione,  non  della  col- 
pa, ma  dei  beDeflcio. 

Apresi  la  scena  di  questa  tragedia  nel  luogo  del  supplizio  di 
Prometeo,  benefattore  degli  uomini,  il  quale  ebbe  loro  fatto  copia 
del  fuoco,  rapito  al  Cielo,  e  con  esso  del  conoscimento  delle  arti  e 
delle  utili  discipline.  Di  che  sdegnato  Giove  comanda  che  Prometeo 
venga  incatenato  ad  una  rupe,  in  quel  di  Scizia,  sopra  una  mon- 
tagna deserta.  Questo  è  il  luogo  della  scena.  Viene  in  effetto  Pro- 
meteo ,  carico  di  catene,  tratto  da  Vulcano  e  dal  Potere  e  dalla 
Forza,  fedeli  ministri  di  Giove,  a'  quali  esso  Giove  commise  il  pieno 
adempimento  delle  sue  vendette  (2).  Vulcano  a  malincuore  obbe- 
disce, indirizzando  al  tormentato  parole  di  compassione.  Ma  i  due 
Potere,  e  Forza  Io  premono  e  lo  istigano  a  fare  che  compisca  il  suo 
debito  ,  acécmpagnandolo  in  quest'  opera  dispietata.  Il  Potere  in- 
sulla al  condannato.  Prometeo  oppone  un  fermo  silenzio,  sin  che 
costoro  sono  presenti.  Ma  partiti,  e  lasciato  solo,  prorompe  in  fieri 
lamenti  :  si  rivolge  alla  intera  natura  :  la  chiama  in  testimonianza 
di  ciò  che  gli  tocca  solferire  :  se  non  che ,  inslrutto  del  decreto  del 
destino  ,  e  dotato,  com'  è,  di  spirito  profetico,  esorta  sé  stesso  a 
soffrire  tutto  pazientemente.  Questo  è  il  brano  della  tragedia  d'  fi- 
schilo, che  qui  si  legge  tradotto  in  versi  italiani. 


//  Potere  e  la  Forza,  Vulcano  e  Prometeo. 

Il  Potere. ^ccQ  alfin  pervenimmo  alle  lontane 

Della  terra  contrade  ,  agli  ermi  lochi 
Della  barbara  Scizia  ,  invii  e  selvaggi.  — 
Vulcano  ,  or  t' è  meslier  con  somma  cura 
I  precelli  adempir  che  a  te  diè'l  padre  , 

(2)  'O^yidhìn  o  Zivi  ,  irapa.ll'^aiirni  aùròc  KqòLru  xxi  Bla  ,   roìs  avrov  5ir>)- 


)(    IO  )( 

E  alla  scoscesa  rupe  avvincer  slrello 
Di  nodi  indisloghcvuli  di  l'erro 
Questo  di  popol  sed ultore  audace  : 
Costui  ,  Vulcan ,  dich'  io  ,  che  il  tuo  bel  vanto , 
L'  almo  splendor  del  foco  ,  a  tutte  acconcio 
Opere  d' arte  ,  ebbe  furalo  al  sole  , 
E  ne  feo  copia  agli  uomini  mortali. 
D'  un  tal  delitto  giusto  è  ben  eh'  ei  n'  abbia 
Pena  dovuta  dagli  Dei  ;  che  apprenda 
Di  Giove  sommo  a  riverir  l' impero  ; 
E  dall'  amor  degli  uomini  soverchio 
Per  silfalto  gastigo  ei  si  risani. 
Falcano.  Forza  e  Poler  ,  ben  fu  per  voi  compito 

Di  Giove  il  cenno  :  altro  a  voi  far  non  resta. 
Ma  a  me  ,  noi  niego  ,  e*  mi  si  spezza  il  core 
Ch'  io  deggia  un  nume  ,  a  me  congiunto  ,  a  forza 
A  questa  rupe  ,  esposta  alle  tempeste  , 
Di  catene  legar  ;  ma  del  cor  rocca 
Far  deggio  ;  che  al  voler  del  padre  espresso 
Contravvenir  per  non  curanza  è  grave. 
(Rivolgeadosi  a  Prometeo) 

0  di  Temide  ,  giusta  consigliera  , 
Illustre  figlio  ,  non  volente  io  lego 
Te  non  volente  ,  in  nodi  indissolubili , 
A  quest'  alpestre  balza  ,  ove  d'  umana 
Voce  non  fia  che  ti  consoli  il  suono  ; 
Ne  Ga  mai  che  tu  d'  uora  veda  l'  aspetto. 
Alla  pura  del  sol  fiamma  sarai 
Abbrustolato  ,  come  a  lento  foco  , 
E  fia  si  muli  di  tua  pelle  il  fioro. 
^  Gioconda  agli  occhi   tuoi  verrà  la  notte 

Col  vario  di  sue  stelle  ornato  manto 
A  li  celar  del  chiaro  dii  la  luce. 


)('0( 

Se  non  che  il  sol  dissiperà  di  novo 
La  brezza  mattutina  ,  e  il  dolor  sempre 
Sempre  ti  crucerà  del  mal  presente  , 
Che  il  tuo  liberalor  non  anco  è  nato. 
Tal  del  tuo  ceco  inver  gli  uomini  amore 
E  del  beneGcar  frutto  còrrai. 
Che  ,  nume  essente  ,  non  dovevi  T  ira 
De'  numi  provocar  ,  fuor  dell'  onesto 
E  del  giusto  a'  mortali  onor  facendo. 
Per  cotanto  error  tuo  starai  confitto 
In  questa  dura  pietra  ,  e  ritto  *n  piedi, 

Il  ginocchio  piegar  non  ti  fia  dato. 

Senza  sonno  le  notti ,  di  lamenti 

Vani ,  e  l' aere  di  pianti  assorderai.  — 

Dura  ed  inesorabile  è  la  mente 

Alla  di  Giove  ,  e  sempre  aspro  e  crudele 

Torna  colai  che  di  recente  impera. 
Il  Potere. E  sia;  che  badi  a  far  lamenti  indarno 

Su  questo  disprezzato?  In  cor  tu  forse 

Non  odieresti  un  Dio  venuto  in  ira 

Agli  altri  tutti  ?  un  che  '1  tuo  pregio  e  'I  vanto 

Senza  consiglio  agli  uomini  donava  ? 
^»/cano.  L'aOinità ,  la  dolce  antica  nsanza 

Hanno  gran  forza  in  noi. 

//  Potere.  Te  lo  consento; 

Ma  come  mai  ,  come  del  padre  al  cenno 

Contravvenir  ? 

Fulcano.  Rigido  sempre  ,  e  fero 

Sempre  se  tu. 

Il  Potere.  Qual  prò'  di  ciò  dolersi  ? 

Non  affannarti  mai  di  ciò  che  a  nullo 

Util  riesce. 

Fulcano.  Oh  ,  troppo  abboniinato 


)(  12  )( 

Di  mie  man  minislerìo  e  officio  vile  f— 
//jPo/éTC.Delestarlo  ,  e  perchè?  Non  de'  presonli 

Mali  esso  è  la  cagìoD  ,  schiello  io  favello. 
^Vulcano.  Oh ,  perchè  non  toccava  ad  altri  in  sorte  ? 
Il  Potere. 'Vaile  cose  agli  Dei  foron  concesse, 

Tulio  dato  fn  lor ,  fuor  che  soltanto    , 

D' esercitar  1'  autorità  saprema  : — 

Che  libero  non  è  che  solo  Giove. 
Vulcano,  Troppo  il  so  ben  ;  né  rai  li  voglio  opporre. 
Il  Potere. i^he  indugi  adunque  ,  a  che  non  gitli  i  lacci 

Sovra  costai ,  che  Giove  non  s' avveda 

D'  alcuna  tua  dimora  ,  e  se  ne  offenda  ? 
Vulcano.  Gli  apparecchiati  vincoli  vederli 

Ognun  ben  puole. 

Il  Potere.  Afferragli  ,  e  sue  roani 

Entro  vi  caccia  ,  e  col  martello  baiti 

Senza  pietade  ,  e  nel  configgi  a'  sassi, 
Vulcano.  Ecco  è  già  fatto  ,  e  vana  opra  non  fia. 
II  Potè  re. Vm  forte  ancor  ,  ben  più.  Stringilo  in  guisa 

Che  non  si  scota.  Usar  non  dei  mollezza. 

Astutissimo  egli  è.  Trovar  i  modi 

D'uscir  d'ogni  viluppo  egli  sapria. 
Vulcano.  Stretto  gli  ho  il  braccio  in  guisa  che  provarsi 

Di  sciogliersi  non  puole. 

//  Potere.  Or  l' altro  braccio. 

Con  gran  forza  recingi ,  ed  assecura  ; 

A  ciò  che  al  fine  questo  scaltro  apprenda 

Quanto  Giove  lo  superi  d' ingegno. 
Vulcano.  Niun  prima  di  costui  tenersi  offeso 

Da  me  giusta  cagione  nnqua  non  ebbe. 
Il  Potere. Co\  dente  mascillar  di  ferreo  chiodo 

Tutto  il  petto  trapassagli  fuor  inora. 
Vulcano.  Ahi ,  ahi  ,  Prometeo  ,  su  tue  |)en(*  io  gemo  ! 


){ '3  )( 
Il  Polere.To  di  noTo  t' abbatti  «  agi'  inimici 

Compiangendo  di  Giove  ?  locante  ,  bada 
Che  sa  te  un  giorno  pianger  ta  non  debba. 
Vulcano.  Spellacol  vedi  agli  occhi  miserando  I 
Il  Potere.  Yeggo  nn  audace  che  de' suoi  delitti 
La  giusta  pena  meritata  ottenne.— 
Giltagli  all'anche  le  gravi  catene. 
Vulcano,  Io  so  quel  eh'  è  da  farsi ,  e  i  tuoi  comandi 
Ben  tu  puoi  risparmiarli. 

Il  Potere.  Io  tei  comando» 
E  ,  s' Dopo  fia  ,  t' inciterò.  Discendi , 
E  negli  anelli  a  stringergli  le  gambe 
Usa  la  forza  della  tua  persona. 
Vulcano.  L'opra  compiei  ,  ne  di  lung'arte  ebbi  uopor 
JlPotere.Vm  forte  de' sooi  piedi  i  ceppi  inchioda, 
Si  che  il  ferro  gli  seghi  beo  le  vene. 
Riveditor  di  questi  fatti  è  Giove , 
Tu  '1  sai. 

Vulcano.  Pari  all'aspetto  hai  'I  dir  feroce. 
Jl Poiere.\&  ,  se  il  vuoi ,  t'ammollisci,  e  la  diversa 

Indole  aspra  ed  audace  in  me  riprendi. 
Vulcano.  Andianne.  Io  gli  ho  le  reti  intorno  avvolte. 
Il  Potere  {rivolgendosi  a  Prometeo) 

Ora  insulta,  protervo,  agli  alti  Dei, 
Ed  i  doni ,  rapiti  agi'  immortali  , 
Ai  viventi  on  sol  di,  stolto,  dispensa! 
Mal  ti  nomano  Promele'o  gli  Dei , 
Qual  di  provvida  mente  (i),  or  che  d*  nn  tale 
Ch'  abbia  provvida  mente  hai  ta  mestieri , 
Che  sappia  trarti  d'esli  lacci  fuora. 
Vulcano ,  il  Potere  e  la  Forza  partono. 
(Lungo  silenzio) 

(1)  n^o^nStvf ,  »o^,  ó  sigaifica  ia  greco  chi  sa  in  ogni  cosa  qu«l  partito 
prendere. 


)(  a  )( 

Prometeo  esciama  -  Oh  ,  etere  divino  ,  e  voi  dall'  ali 
Lievi  e  celeri ,  o  venti , 
0  de'  fiumi  sorgenti  , 
Largo  sorriso  dell'  equoreo  Uutto  , 
Terra  di  tulli  allrice  , 
E  tu,  cerchio  del  sol,  che  scovri  'I  tulio  ! 

10  voi ,  deserto  e  gramo  , 
Iq  testimonio  io  chiamo. 
Me  Dio  vedete,  quali 
Onte  dagl'immortali 

A  me  nemici  numi , 

Quali  io  riceva  oltraggi , 

E  quale  amaro  assaggi 

Rio  tempestar  di  colpi,  e  per  lunghi  anni 

Com'  io  sia  sprofondalo  in  gravi  affanni  ! 

11  novo  de'  boati 
Correggilor  colai  per  mia  rovina 
Trovò  tormento  infame  e  disciplina. 
0  lasso  me  dolente  ! 

M'  affanna  la  presente  , 

M'affanna  la  futara 

Orribile  sciagura  I 

Quando  sarà  che  vegna 

11  fin  che  a'  miei  travagli  il  fato  assegna? 

Pur  che  fia  mai  ch'io  dica?  Io  ben  previdi 

Chiaro  già  quel  che  a  me  avvenir  dovea, 

E  nulla  a  me  d' inopinalo  avviene. 

Ma  vuoisi  sopportar  pacatamente 

La  sorte  ,  a  cui  ciascun  fu  destinalo. 

Cosi  il  savio  oprar  dee,  che  il  far  contrasto 

Contro  alla  forza  del  destin  non  vale. — 

Come  il  lacere,  il  non  tacer  di  questa 

Mia  tremenda  sciagura  io  già  non  posso. 


)(  I3  )( 

Che  d'aver  falfo  ìioncfieio  insigne 

A'  mortali  cotal  premio  ricevo. 

Con  la  ferola  andai  rubando  al  sole 

Del  foco  alla  sorgente  i  vivi  rai. 

Il  foco,  insegnator  d'ogni  arte,  e  grande 

Comodifade  agli  uomini  io  donava. 

Di  questo  mio  trascorso  or  pago  il  fio 

Spietatamente  ,  con  chiodi  confitto 

A  questa  balza ,  allo  alle  ingiarie  esposto 

Inclementi  dell'aere.  Aimè  infelice. 

Misero  me  ,  deserto  ,  abbanJonato  !— 

Ma  qual  odo  rumor  ,  quale  indislìnfo 

Alilo  novo  di  fragranze  ignote 

Soavemente  mi  spira  sul  volto? 

Un  Dio  m'annuncia,  un  uomo,  o  un  seraideo, 

Che  a  goder  viene  in  sull'estremo  colle 

Del  rio  spettacol  de'  miei  mali  atroce? 

0  a  che  mai  vien?  Mirate  un  infelice 

Nume,  venuto  a  Giove  in  ira,  e  a  tutti 

Gli  Dei  che  accoglie  la  magion  celeste 

Pel  suo  sformato  in  ver  gli  uomini  amore  f 

Aimè  di  novo  lo  strepilo  ascolto 

Approssimarsi  di  volanti  angcili. 

Al  batter  delle  lievi  ali  dintorno 

L'aere  risnona.  Al  cor  mette  paura 

Tutto  qael  che  oramai  mi  si  avvicina. 

Viene  il  Coro  delle  Ninfe  Oeeanino. 


)(  i6  )( 

Libri  offerti  in  dono. 

MlNA-P&LUMBo  (Francesco)  —  Sugli  effelli  de  busti,  che  usano 
le  donne.  Discorso  —  Palermo  ,  184.1  in  8. 

^^•^m  Sa  di  OD  fagiolo  petrìHcalo  rinvenuto  nelle  Madonie  ,  \q\- 
tera  al  doli.  Pietro  Calcara  —  Palermo  ,  i843  in  8. 

■  I  Inlrodozlone  alla  storia  naturale  delle  Madonie  —  Palermo 
18M  in  8. 

Duca  di  Ventignano  —  BiograGa  di  Vincenzo  Moreno  —  Na- 
poli i853  io  8. 

TORNATA  DB*  |3   FEBBRAIO 


Il  Presidente  cav.  Tenore  ha  proposto  di  pnhblicarsi  on  più 
celere  rendiconto  de'  lavori  accademici  :  ed  il  Segretario  perpetuo 
ba  promesso  di  presentarne  on  disegno  nella  prossima  riunione. 

Il  6Ìg.  Scipione  Volpicella,  secondo  un  suo  precedenle  inca- 
rico, ha  letto  ona  relazione  solla  edizione  delle  opere  del  Porzio 
inviata  in  dono  dal  prof.  Lodano  Scarabelli  :  ed  il  sig.  ab.  Paolo 
Emilio  Tolelli  ha  letto  ona  simile  relazione  sopra  la  collana  di  te- 
Bti  di  lingua  inediti  e  rari  del  secolo  XIV  raccolti  per  cura  di  Mi- 
chele dello  Kasso. 

BEL AZI ON  B 

Sulla  edizione  delle  opere  del  Porzio,  fatta  in  Torino 
dal  pr,  Scarabelli. 

la  conformità  del  disposto  di  questa  Accademia ,  mi  fo  a 
dire  poche  parole  intorno  alla  novella  stampa  torinese  delle  Opere 
di  Camillo  Porzio  ridotte  a  corretta  lezione  secondo  le  in- 
tensàonì  di  Pietro  Giordani  dal  prof.  Luciano  Scarabelli. 


)(  17  )( 

Non  poteva  qnel  nobile  pello  di  Pietro  Giordani,  né  ha  po- 
talo il  sao  degno  seguace  prof.  Scarabelli  disconoscere  l'opera 
di  qaesl'  Accademia ,  a  cni  si  deve  la  pabblicazione  de'  fram- 
menti deWlstoria  dltalia  deiranno  i^4j,  e  della  Relazione 
del  Regno  di  Napoli,  ed  il  pregiato  ragionamenlo  intorno  alla 
vita  ed  agli  scritti  di  Camillo  Porzio  seri  Ito  dal  nostro  chia- 
rissimo Agostino  Gervasio.  Onde  Io  Scarabelli  ne  fa  nella  stampa 
torinese  onorala  menzione ,  e  ripnbblica  il  ragionamento  del 
Gervasio ,  la  coi  sostanza  avea  veduta  compendiata  nella  edi- 
zione delle  opere  del  Porzio  messa  in  loce  dal  Lemonnier  senza 
che  del  Gervasio  vi  si  facesse  alcun  mollo, 

E  ciò  s' appartiene  a  questa  nostra  Accademia.  Ma  qaanfo 
è  alle  opere  del  Porzio  ,  si  vuole  osservare  due  parti ,  la  filolo- 
gica e  la  storica. 

La  parte  filologica  in  questa  stampa,  essendo  frullo  di  Pie- 
Irò  Giordani,  di  Francesco  Ambrosoli  e  di  Luciano  Scarabelli,  co- 
raechè  forse  non  dia  talvolta  pienamente  nel  segno ,  è  cosi  ricca 
e  piena  di  tanto  gusto  ,  che  deve  per  fermo  tornare  utilissima  alla 
perfetta  conoscenza  della  lingua  italiana. 

Ma  la  parte  storica  ,  quantunque  giudiziosamente  condotta 
e  per  avventura  con  maggior  larghezza  della  proposta,  non  sera- 
pre  perviene  a  correggere  taluni  luoghi  delle  storie  del  Porzio, 
e  massime  della  Congiura  de'  Baroni ,  che  solo  possono  essere 
dichiarali  e  verificati  con  l'assiduo  studio  delle  carte  e  delle  me- 
morie  napolitane. 

Il  che  m' induce  ad  indicare  due  cose  ,  in  cui  pare  essere 
il  Porzio  caduto  in  errore. 

L'  una  è  eh'  ei  dice  nel  capitolo  II  del  libro  I  che  Antonello 
Petrocci  tolse  per  moglie  ima  donna  degli  Arcamoni ,  e  nel  ca- 
pitolo VI  del  libro  III  che  quegli  ebbe  a  cognato  Anello  Arca- 
mone  conte  di  Burello.  Ma  sapendosi  dall'  un  lato  essere  stata 
una  donna  dei  Vassallo  la  moglie  del  Peirucci,  e  vedendosi  dal- 
l'altro  nella  lapide  di  Rinaldo  padre  di  quella,  eh' è  nel  pavi» 


)(  ««  )( 

iDfiilo  della  cliiesa  di  Monte  Olivete  ,  l'arme  dei  Vassallo  con- 
f^iiinla  con  l'armo  diagli  Arcainone  dentro  uno  scudo,  si  può 
Sospettare  non  avesse  il  Porzio  ,  trovando  dello  Anello  Arcanioae 
cognato  del  Segretario  ,  credulo  essere  siala  moglie  del  Peirocci 
una  donna  Arcainone,  a  cui  il  conte  di  Burello  era  fratello  car- 
nale ,  in  luogo  d'una  donna  Vassallo,  a  cui  quegli  era  fratello 
cugino. 

L'  altra  è  che  dice  il  Porzio  nel  capitolo  VI  del  libro  III  , 
«.ho  il  conte  di  Fondi,  incrudelendo  contro  il  figliuolo  conia  di 
Morcone  ,  il  qnale  era  de'  baroni  della  congiura  ,  persuase  re 
l'crdinando  a  chiuderlo  in  carcere.  Ma  il  contemporaneo  Tri- 
btano  Caracciolo  e  le  lettere  regie  chiararaeule  dimostrano,  che 
particolari  differenze  della  famiglia  Gaetana  ,  e  non  alcuna  ri- 
bellione o  ragione  di  stalo  ,  indussero  mal  volentieri  re  Ferdi- 
nando ad  imprigionare  il  giovine  conte  ili  Morcone  per  soddis- 
fare al  vecchio  conte  di  Fondi. 

Scipione  Volpicella 

RELAZIONE 

Sopra  la  Collaua  dì  lesti  di  lingua  inediti  e  rari  del  See.  XIF" 
raccolti  per  cura  di  Michele  dello  Russo. 

»  Molle  preziosissime  scritture  del  secolo  di  oro  d' Ila  fa- 
»  velia  italiana  rimangono  tuttavia  inoilile,  o  impresse  da  lungo 
))  tempo T  sono  oggimai  divenule  assai  rare.  Divulgare,  quanto 
;>  più  è  possibile  ,  questi  tesori  della  nostra  lelleratura,  è  cosa 
»  al  certo  che  dee  lornar  graia  a  tutti  i  nobili  ingegni  ,  e  a 
))  quei  gentili  animi  segnatamente  (e  chi  fra  gli  Italiani  non  ha 
»  gentile  animo  ?j  i  quali  sono  teneri  e  vaghi  della  purità  e  della 
M   proprietà  della   bellissima  Ira  tulle  le  lingue  viventi.   » 

Con  queste  brevi  e  modeste  parole  bellamenle  si  fa  ad  a- 
I  r;r  l'auiiuo  suo  l'egregio  giovano  sig.  Michele  dello  Russo  ,   a 


X  '9)(  ' 
mosfrar  Y  inlendimpnfo  da  Ini  vagheggialo  col  porre  a  s'amna 
la  sua  Collana  dei  Testi  di  Lingua  inediti  e  rari  del  Sec.XlV. 
A  Inane  opere  della  Collana  già  messe  a  luce  sono  stale  dal  gen- 
tile editore  profferte  in  dono  a  questa  Accademia,  dalla  quale  nii 
viene  imposto  l'onorevole  incarico  di  tenerne  ora  breve  discorso. 

A  conoscere  l' importanza  di  qoesla  letteraria  pubblicazione 
basta  leggere  i  nomi  degli  autori  e  1  titoli  delle  ojiere  che  la 
(ìollana  comprende.  Questa  si  compone  di  opere  asceliche  ,  mo- 
rali ,  filosofiche,  storiche,  e  politiche.  Tra  i  nomi  risplendono 
(jiielji  dell'  eloquente  solitario  di  Chiaravalle  ,  di  S.  Agostino  , 
di  Marco  Tullio ,  di  Tito  Livio  ,  di  Valerio  Massimo  e  di  Marco 
Polo.  Tra  le  opere  si  leggono  il  trattalo  della  Coscienza  di 
S.  Bernardo,  la  Cùlà  di  Dio  di  S.  Agostino,  le  Tuscnlane  , 
gli  Ujjìci  e  le  Uelloriche  di  Cicerone  ,  le  Sforie  di  Tilo  Livio. 
e  i  /^^iz^'^e"  di  Marco  Polo.  E  tutte  queste  opero,  eie  allrc  mi- 
nori ,  di  cui  per  brevità  tralasciamo  i  titoli  ,  volte  in  volgare 
neir  aureo  secolo  del  trecento. 

Ormai  è  cosa  consenlila  da  tutti  gl'intendenti  delle  buone 
lettere  ,  che  a  poter  divenire  pulito  corretto  ed  elegante  scril- 
tore  nella  propria  favella,  fa  d'uopo  rifarsi  da'  principi  di  essa, 
e  negli  autori  primi  di  tempo  della  medesima,  ricercare  quella 
natia  venustà  e  quella  spontaneità  e  purezza  di  dire  ,  che  son 
proprietà  nate  e  non  fatte ,  e  che  solo  rinvenire  si  possono  negli 
scrittori  originali  ed  antichi  della  lingua.  Onde  è  avvenuto,  che 
ogni  qual  volta  s'è  desto  un  verace  amore  per  i  cari  sludi  della 
patria  lelteratnra,  sono  venuti  su  in  onore  gli  scrittori  del  buon 
secolo  della  lingua,  e  molla  lode  han  conseguito  quei  beneme- 
riti e  diligenti  uomini,  i  quali  si  son  falli  a  pubblicarli  perle 
stampe  ,  e  con  cementi  e  chiose  ad  illustrarli  per  nso  degli  sin- 
diosi.  Quanto  bene  abbiau  prodotto  alle  patrie  lettere  colesti 
diligenti  editori  delle  prime  scrittore  di  nostra  favella,  ciascuno 
Italiano  sei  vede,  e  sei  vede  ciascuno  di  questa  nostra  gentile 
e  nobilissima  Napoli  ;  ove  per  opera  principalmente  di  un  nostro 


X   20   )( 

chiarissimo  Accademico ,  non  lia  molli  anni  rapitoci  ioDaozi  tem- 
po dalla  morto  ,  vennero  promossi  gli  studi  del  patrio  idioma 
sopra  le  opere  del  buon  secolo.  Sicché  ci  ha  ora  tr^  noi  una 
eletta  schiera  di  nubilissimi  scrittori  ,  i  quali  ,  o  compagni  o 
segnaci  di  quella  fiorilissima  scuola,  mostrano  che  nell'arie  del 
dire  SI  in  prosa  che  in  versi,  vanno  forse  mollo  innanzi  a  quelli 
in  generale  delle  aline  province  d'  Italia. 

Jla  se  molla  laude  è  dovuta  ad  ognuno  ,  che  si  fa  edi- 
tore delle  auree  scrillure  del  trecento  ,  e  le  sparge  fra  le  mani 
de'  giovani  ,  acciò  quesli  ne  sapessero  trarre  le  caste  forme  e 
le  verginali  bellezze  proprie  di  quella  eia  spontanea  della  lingua; 
maggiormente  ,  a  parer  nostro  ,  è  da  commendare  l' impresa 
dell'  egregio  sig.  Rlichele  dello  Russo.  Il  quale  al  primo  scopo 
di  offerire  ai  leggitori  lihri  di  aureo  e  forbito  dettato  ,  ha  di 
più  inteso  all'  altro  più  nobile  scopo  ,  qual'  è  quello  di  pubbli- 
care opere  ,  per  lo  conlenuto  della  scienza  ,  immortali  ;  in  cui 
non  solo  si  possa  apparare  la  bella  lingua  e  il  bello  stile,  ma 
eziandio  la  sapienza  più  riposta  del  genere  umano. 

in  falli  non  havvi  alcuno  che  fra  le  produzioni  più  stn- 
peode  dell'  umano  ingegno  ,  e  che  più  onorano  1'  umana  spe- 
cie ,  non  voglia  annoverare  le  opere  immortali  di  Marco  Tullio, 
di  Tito  Livio  ,  e  del  gran  Vescovo  d' Ippoua  ,  e  segnatamente 
di  qaest'  ultimo,  la  Ciltà  di  Dio  ;  la  quale  opera  immortale  vale 
essa  sola  nna  intera  letteratura,  in  quanto  che  contenendo  ella  in 
sé  la  somma  della  sapienza  de'  Greci  e  de'  Romani  ,  vi  si  ritrova 
depurata  degli  errori  del  paganesimo  ,  e  grandemente  accresciuta 
al  divino  riflesso  della  dottrina  di  Cristo.  Sicché  rendere  popolari 
questo  classiche  opere  ,  con  offerirle  voltale  in  idioma  per  forma 
purissimo  e  da  lutti  inteso  ,  è  lo  slesso  che  mirare  al  doppio 
scopo  e  di  proporre  esemplari  impareggiabili  di  arte  di  lingua 
e  di  stile ,  e  proporre  quanto  di  meglio  ci  ha  tramandato  la 
sapienza  del  popolo  più  maràviglioso  del  mondo. 

E  forse  senza  addarscne  ,  1'  egregio  editore  ha  parimente 


X2lX 

provveduto  ad  (in  bisogno  pressantissimo  degli  sludi  f  iosofici  de' 
tempi  nostri,  e  particolarmente  del  nostro  gentile  italiano  paese^ 
Non  saremo  noi  al  certo  fra  coloro  i  quali  asseriscono,  che  agli 
uomini  del  presente  secolo  sia  venuta  meno  la  vena  dell'  ingegno 
speculativo,  e  che  perciò  gli  sludi  altissimi  della  filosofia  siano 
ora  in  decadenza  piuttosto  che  in  via  di  perfezionamento.  Anzi 
siam  di  credere,  che  tutto  consideralo  e  generalmente  parlando, 
la  filosofia  moderna  vada  molto  innanzi  all'  antica,  non  solo  pep 
la  sua  diffusione  in  un  maggior  numero  di  luoghi  e  di  nazioni, 
che  vivono  e  si  beano  alla  sua  luce  ,  ma  eziandio  perchè  nuove 
scoverle  su  le  antiche  ha  fatto  V  intelligenza  moderna  ,  meglio 
ha  posto  e  compreso  il  problema  universale  del  cosmo s ,  e  più 
vaste  e  profonde  applicazioni  ne  ha  fatto  alla  vita  civile  del 
genere  umano.  Conciussiachè  la  filosofia  modi'rna  nelle  sue  stesse 
abberrazioni  e  nei  suoi  voli  forse  troppo  arditi  e  prosunluosi  , 
spesso  ha  incontralo  per  via  novelle  regioni,  ha  scoverlo  all'io^ 
teiligenza  incogniti  mondi,  e  ne  ha  riportato  a  noi  sprazzi  lami* 
cosi  d' incognita  luce. 

l'utlavia  questa  stessa  maravigliosa  tendenza  del  pensiero 
umano  a  camminar  sempre  innanzi,  ha  bisogno  di  essere  alquanto 
temperata,  acciò  alla  per  fine  non  andasse  a  rompere  nello  strano 
e  nella  regione  oscura  dell' indefinito.  Anche  perchè  l' amore  saio* 
dato  del  nuovo  e  del  sempre  nuovo  ,  non  faccia  sperdere  il  te- 
soro della  verità  già  ritrovala.  Onde  scorgesi  esser  savio  provve- 
dimento quello  di  ritornare  spesso  col  pensiero  al  sapere  antico, 
ove  la  verità  già  fermata  e  sedente  quasi  per  dire  in  suo  trono, 
sparge  intorno  di  sé  una  luce  serena  ,  che  beatifica  la  mente, 
e  calma  col  suo  sorriso  le  dubitazioni  dell'  intelletto  e  le  tempeste 
del  cuore.  Tale  è  1'  effetto  che  ,  almeno  io  ,  ritraggo,  o  Signori, 
io  passando  dalla  lettura  dei  filosofi  moderni  a  quelli  del  tempo 
antico ,  e  segnatamente  di  Platone  e  di  Tullio.  Il  qaale  oltimo 
accogliendo  nella  sua  mente  maravigliosa  tutta  la  sapienza  dei 
Greci  y  ha  saputo  nel  suo  sermone  latino  rappresentarla  in  mo* 


)(    22  )( 

do,  che  alla  venustà  e  alle  grazie  di  sua  greca  origine,  v' ha 
congiunlo  la  grandozza  e  la   maestà  romana. 

Ma  un' altra  ntililà  grandissima  dalla  ielttira  di  questi  clas- 
sici niosoli  voltati  nel  nostro  idioma  pnò  trarre  l'italica  Glosofiai 
e  questa  utilità  si  è  quella  di  potere  ricavarne  in  gran  parte 
il  lìlosofico  linguaggio  ,  del  difetto  del  quale  molli  fra'  nostri 
filosofi  danno  giusto  motivo  di  lamentare,  l'erocchè  è  ormai  tem- 
po ,  che  la  filosofia  ,  qncsla  investigatrice  amorosa  del  vero,  si 
sposi  allo  stadio  della  bella  letteratura,  e  cerchi  con  molta  cura 
rappresentarlo  sotto  vaghe  e  belle  Torme  ,  e  con  acconce  ed  or- 
nale parole  renderlo  persuasivo  alle  schive  e  spesso  ritrose  menti 
degli  uomini.  Ora  non  si  potrà  meglio  conseguire  questo  nobilis- 
simo fine  ,  che  col  porre  in  mano  agli  studiosi  gli^eterni  volumi 
della  sapienza  antica  ,  nel  dettato  bellissimo  del  trecento  italia- 
namente volgarizzali.  Sicché  molta  lode  e  grande  incoraggiamento 
si  deve  a  Michele  dello  Russo ,  per  avere  colla  sua  Collana  ,  a 
questo  scopo  ,  con  molla  sna  fatica  diligenza  e  spesa,  sì  accon- 
ciamente provvedalo.  Del  che  egli  si  abbia  le  congralul.izioni 
di  questa  illustre  e  nobilissima  Accademia,  e  di  quanti  sono  in 
Italia  ,  che  vivono  teneri  della  scienza  patria  e  della  patria  lel- 
teralara. 

^  Paolo  Emilio  T nielli. 

Libri  offerii  in  dono. 

Fusco  (doti.  Vincenzo) —  La  vera  medicioa  —  Nap.  i8j3  in  12. 


)(  23  )( 


TORNATA    DE    27    FEBBRAIO 


Il  Segretario  Perpetuo  ha  fatto  rilevare  che  il  5."  velame 
de'  nostri  atti  è  già  al  sno  termine  ,  e  che  è  mestieri  farne  la 
pnbblicnzione.  E  poiché  la  Maestà  del  nostro  Angusto  Sovrano 
ebbe  la  dognazione  di  accettare  la  dedica  de'  precedenli  volami, 
ha  proposto  che  anche  qnesta  volta  si  pregasse  la  Maestà  Sua, 
perchè  ci  accordi  nna  novella  prnova  della  Sna  alla  prolezione. 

E  slato  quindi  incaricato  lo  stesso  Segretario  Perpetuo  di 
recare  nella  prossima  adunanza  un  progetto  di  dedica  per  po- 
tersi presentare  alia  lodata  Maestà  Sua  ,  dopo  che  sarà  appro- 
vato dall'  Accademia. 

II  sig.  Barone  Francesco  d'  Epiro  ,  compiendo  ana  sua  an- 
tica promessa  ,  di  recitare  a  quando  a  quando  alcuna  delle  sue 
sacre  poesie,  tuttavia  inedite,  ha  pronunziato  un  componimento 
in  ottava  rima  sul  SS.  Nome  di  Gesù.  L'autore  con  tah  stanze 
scritturali ,  teologiche  ,  ed  isteriche  ,  rivestite  di  poetiche  forme, 
dopo  aver  toccato  della  eternità  del  Verbo  ,  discorrendo  dalla 
natività  alla  risurrezione  del  nostro  divin  Redentore  ,  dalle  per- 
secuzioni e  da'  martiri  al  trionfo  delia  Chiesa ,  si  fa  a  provare 
come  il  Vangelo,  divina  scuola  del  Dio  nmanato,  ed  nnica  via  di 
Destra  salute,  disnebbiando  gli  errori  è  la  vera  filosofia  ,  e  che 
sf nzn  del  Vangelo  ogni  cosa  è  vanità  ed  errore.  L' autore  con- 
chiude esorlando  a  benedire  quel  Nome  ,  di  cui  imprese  ad 
esporre  le  glorie. 

Libri  offerti  in  dono. 

Rendiconti  della  Reale  Accademia  de'Georgofili  pe'  mesi  di  Ot- 
tobre ,  Novembre  e  Dicembre   i852. 

Tenore  (Cav.  Michele)  —  Osservazioni  sopra  alcuni  alberi  men- 
tovati negli  scrittori  del  Medio-Evo  —  Napoli  i853  in  4.° 


)(  24  )( 
TUBNATA   DK    6   MARZU 


Il  Spgrelario  Pcrpeluo  ha  dato  Iclliira  di  un  progcUo  di 
dedica  a  Soa  Maestà  da  premettersi  al  5."  volume  degli  alti  , 
di  cui  è  prossima  la  pubblicazione.  L'Accademia  ne  ha  adollato 
il  tenore  alla  unanimità. 

Si  è  perciò  deliberato  di  pregare  il  Sig.  Direttore  degli 
affari  ecclesiastici  e  della  Istruzione  Pubblica,  perchè  si  conjpiac- 
cia  d'impetrare  dall'Augusto  Sovrano  il  permesso  di  continuare 
a  fregiar  del  Suo  Nome  le  nostre  scientifiche  produzioni. 

Dopo  di  ciò  si  è  aperta  la  discussione  sul  progetto  del  ren- 
diconto de'  lavori  dell'  Accademia  presentato  dal  Segretario  per- 
petoo  ;  e  fattevi  alcune  modificazioni  e  variazioni,  sono  stati  a- 
dottati  i  seguenti  articoli. 

Art.  I.  Oltre  la  notizia  annuale  de' lavori  accademici,  da 
farsi  dal  Segretario  Perpetao  ,  viene  istituito  un  trimestrale  ren- 
diconto ;  perchè  possano  con  maggiore  celerità  diffondersi  i  la- 
vori e  le  scientifiche  comanicazioni,  le  quali  hao  laogo  Del  seno 
deir  Accademia. 

Art.  2.  Saranno  oggetto  del  rendiconto  gli  estratti  delle 
memorie  lette  in  Accademia  ,  e  tutte  quelle  comunicazioni,  che 
interessano  in  qualunque  modo  le  scienze  ,  o  i  loro  caltori. 

Art.  5.  Saranno  ancora  stampate  per  esteso  le  relazioni  , 
che  si  leggeranno  per  particolari  incarichi  da  uno  o  più  socii  ; 
quante  volte  queste  relazioni  fossero  di  tale  importanza  da  me- 
ritare la  pubblicazione  ,  a  giudizio  di  una  Commissione  ,  di  cui 
sarà  detto  Dell'  art.  5. 

Art.  4.  I  sunti  delle  memorie,  o  le  comunicazioni  di  qua- 
lunque genere  ,  saran  distesi  dagli  autori  ,  e  passati  al  Segre- 
tario perpetuo  ,  a  cui  rimane  alEdata  esclusivamente  la  cura 
della  stampa  del  reodiconto. 


)(  25  )(  «^        " 

Art.  5.  Sarà  nominata  una  Commissione  ,  composta  d' in* 
dividoi  di  tutto  le  classi ,  i  qaali  aniti  al  Presidente  annuale 
ed  al  Segretario  Perpetuo  giudicheranno  colla  massima  solleci- 
tudine ,  se  nel  rendiconto  debba  farsi  menzione  delle  relazioni , 
o  delie  scicntifìche  comunicazioni ,  e  se  debbano  le  stesse  inse- 
rirvisi  per  estratto  ,  o  nella  loro  integrità. 

Lo  slesso  Segretario  Perpetuo  ha  ricordato  spettare  alla 
classe  dolio  Belle  Lettere  la  facoltà  di  proporre  in  questo  anno 
il  programma  per  lo  premio  di  ducati  cinquanta  :  giusta  l' art. 
26  de'  nostri  Statuti.  Si  è  perciò  risoluto  di  convocarsi  la  classe 
suddetta  ,  per  una  tale  proposizione. 

Libri  offerti  in  dono 

Rendiconti  della  reale  Accademia  de'  Georgofili  pel  mese  dì  Gen- 

najo  i853. 
Rocco  (Niccola)  —  La  capacità  civile  del  religioso  professo 

3.»  ediz.  Napoli  i85i  in  8. 

TORNATA  de'  i3  MABZO 


Messosi  in  discussione  in  qua!  modo  dovesse  venir  formata 
•a  commissione  per  lo  rendiconto  de'  lavori  dell'  Accademia  si 
è  concordemente  deliberato  che  al  Presidente  annuale  dell' Ac- 
cademia ed  al  Segretario  perpetao  si  unissero  tutti  i  Presidenti 
ed  i  Segretarii  delle  classi  ,  ed  on  altro  socio  per  ogni  classe 
da  nominarsi  dal  Presidente  annuale  dell'Accademia. 

In  conseguenza  sono  stati  prescelti  dalle  rispettive  classi  i 
Signori  Ernesto  Capocci ,  dottor  Gabriele  Minervini  ,  Giorgio 
Masdea ,  Michele  Baldacchini ,  e  Scipione  Volpicella. 

II  Segretario  Perpetuo  ha  letto  la  seguente 


■    )(26)f 


NOTIZIA 


De  lavori  dfli Accademia  per  gli  anni  1S4S,   184^,  e  18S0. 
Signori  Colloghi 

Conlinnando  la  prcced(?Qte  relazione  de'  lavori  dell'  Acca  Io- 
mia  ,  darò  un  breve  ragguaglio  di  quelli  che  si  riferiscono  ad 
un  intoro  triennio;  cominciaaJo  dall'anno  iS4-8  ,  e  terminando 
al   i85o. 

Io  dividerò  ,  al  solilo  ,  la  mia  narrazione  secondo  lo  varie 
classi,  nelle  «quali  l'Accademia  è  riparlila. 

I 

Nel  i84-S  varii  lavori  furono  prescnlatij  pertinenti  alla  classe 
dille  scienze  naturali.  Il  cav.  Pasquale  Panvini  lesse  un  cenno 
intorno  alcuni  misteri  in  medicina  ;  ed  il  cav.  Giambalisla 
Quadri  fece  argomento  di  una  sua  discussione  il  sistema  tera- 
peatico  della  ilropalia. 

Ria  on  lavoro  di  più  lunga  lena  fa  esibito  dal  prof.  Oron- 
zio- Gabriele  Costa.  Ognun  sa  quanto  sieno  importanti  le  ricer- 
che intorno  a'  fossili  0  animali  0  vegetabili  ,  i  quali  si  rinven- 
gono nella  crosta  terrestre.  Soventi  volte  è  dato  al  naturalista 
di  ravvisare  nella  dura  pietra  generi  e  specie  tuttavia  esislenli, 
soventi  riconosce  varietà  perdute  ,  0  almeno  più  non  visibili  m 
date  località.  E  di  questi  fatti  atlenlaraenle  osservati  si  giova 
la  scienza  geologica  ,  per  risolvere  que'  difficili  problemi  ,  che 
sulla  formazione  e  sulle  modificazioni  del  nostro  globo  già  ten- 
nciu  e  ti.iigono  tuttavia  occupate  le  menti  de'dolli.  Questa  scienza 
•le'  l'ossili ,  che  acquistò  a  buon  dritto  all'  immortale  Cnvier  il 
titolo  di  grande  archeologo  della  Natura,  formò  il  soggetto  delle 


X  27  X 
ricerche  del  profosior  Costa.  La  nostra  paleontologia  assai  mi- 
sera figurava  al  confronto  di  quella  delle  altre  regioni  ;  perchè 
<]uasi  nessun  cultore  aveva  finora  avuto  fra  im  questa  branca 
dello  scibile  unìano.  Se  ne  logli  pochissime  sjjpcie  aiutiate  dal 
nostro  illustre  concittadino  Filippo  Cavolini  ,  nessuna  ricerca  si 
era  fatta  su  fossili  del  reame  di  Napoli.  A  (|uesta  mancanza 
provvedeva  con  un  suo  interessante  lavoro  il  dotto  nostro  colle- 
ga. In  seguito  di  peregrinazioni  e  ricerche  fatte  con  tutta  la 
diligenza ,  e  con  tutto  il  sapere  ,  il  professor  Costa  esibiva  per 
gli  alti  la  prima  parte  della  sua  Paleontoìofjìa  del  Regno  ; 
n.dla  quale  già  molle  specie  bellamente  figuravano  :  e  promet- 
teva la  conliniiazjone  delle  sae  ricerche,  per  una  seconda  parte 
dell'  opera. 

Alla  classe  delle  scienze  morali  si  riferisce  la  memoria  del 
sig.  Vincenzo  Antonio  lìossi  sulle  opere  pubbliche  ,  e  su  coloro^ 
che  sono  chiamali  a  soprainlenderle . 

In  quanto  alla  classe  di  storia  e  L'It^ratu  k  antica,  ricordo 
due  dissertazioni  del  sig.  Conte  Trojauo  Marnili  ;  la  prima  in- 
torno una  Ialina  iacrizìone  credula  antica  ;  la  seconda  con- 
tenente un  appendice  di  osservazioni  su  falli  militari  di  An- 
nibale e  de  Romani  a  Canne;  sulla  quale  storica  ricerca  erasi 
r  autore  medesimo  precedentemente  esercitato. 

Molti  poetici  componimenti ,  e  di  svarialo  argomento  ,  fu- 
rono presentati  nell'anno  iS^S  :  ne  furono  autori  Giiisoppe  Cam- 
pagna ,  Domenico  Andreotti  ,  Giuseppe  Regaldi  ,  e  Giacinto  de 
Sivo.  Non  vi  additerò  ,  o  Signori ,  i  particolari  soggetti  di  que- 
ste differenti  poesie.  Sarebbe  Io  slesso  che  lungamonto  mtratte- 
nervi  ,  senza  darvi  una  idea  precisa  di  quei  componimenti;  giac- 
ché è  ben  conosciuto  che  i  lavori  del  genio  non  possono  gu- 
starsi ,  se  non  che  sotto  quelle  medesime  forme  sotto  le  quali 
furono  concepiti  e  prodotti. 

La  classe  delle  scienze  naturali  fu  particolarmenle  occupata 
in  questo  anno. 


)(28)( 

Voi  ben  sapete  che  nell'anno  i846  fu  proposto  il  program* 
ma  per  Io  concorso  al  premio  di  ducali  cinquanta  ,  dandoseoe 
r  argomento  ne'  seguenti  termini  —  Descrivere  la  topografia 
medica,  la  meteorologia ,  le  malallìe  prerlominanli ,  irime- 
dìi  naturali ,  la  statistica  e  la  storia  delle  epidemie  di  una 
delle  Provincie  del  regno  delle  due  Sicilie. 

Essendo  state  inviale  al  concorso  due  memorie  ,  la  classe 
occupossi  a  farne  coscienziosamente  l'esame.  La  prima  concer- 
nente la  topografia  e  slalistica  medica  della  Calabria  Ultra  pri- 
ma ,  fu  giudicata  immeritevole  del  premio  ;  la  seconda  relativa 
alla  provincia  di  Terra  d'  Olranlo  colla  epigrafe  Metaponto  fa 
dalla  classe  premiata ,  abbenchè  non  poche  osservazioni  facesse 
tendenti  ad  ottenerne  il  migliorameolo,  e  la  possibile  perfezione. 

L'  Accademia  aderì  volentieri  al  giudizio  delia  classe  ,  e 
volle  che  quelle  osservazioni  si  comunicassero  all'  autore  dottor 
Giacomo  Glionna  di  Genosa  ,  affinchè  aver  potesse  il  mezzo  di 
perfezionare  e  di  compiere  il  suo  lavoro. 

Due  chiarissimi  colleghi  ci  furono  rapiti  da  morte  nell'anno 
184-8:  Leopoldo  Pilla,  e  Michele  Cimar elli.  11  Pilla  dedito  sin 
dalla  sua  prima  età  agli  studii  della  mineralogia  e  della  geolo- 
gia ,  pubblicò  non  pochi  lavori  relativi  a  queste  scienze  ,  stu- 
diando particolarmente  le  nostre  vulcaniche  regioni.  Privato  pro- 
fessore in  Napoli  era  stalo  da  parecchi  anni  chiamato  ad  inse- 
gnar dalla  cattedra  nella  università  di  Pisa ,  ove  pubblicò  varii 
pregevoli  lavori  :  ed  in  questo  offizio  lasciò  miseramente  la  vita 
esercitandosi  in  una  palestra  assai  diflerente  da  quella  della  scienza. 

Michele  Cimorelli  dotto  cultor  delle  lettere,  segnalamente 
italiane,  die  per  le  slampe  alcuni  saggi  de' suoi  studii:  molte 
lodate  scritture  ,  delle  quali  tra  poco  diremo  ,  e  la  gloria  del 
SQO  nome  furono  T  unico  retaggio  della  sua  famiglia. 

La  biblioteca  si  aumentò  in  questo  anno  pe'doni  do'Signori 
cav.  arcidiacono  Luca  de  Samuele  Cngnazzi  ,  Pietro  Calcara  , 
mons.  Giuseppe  Capozzi ,  ab.  Matteo  Carpino  ,    cav.    Giuseppe 


)(  29  )( 
de  Cesare,  Nicco!a  Concia,  Salvatore  Fenicia,  Ambrogio  Fu- 
sinìeri ,  ab.  Giulio  Canoino ,  ab.  Raimondo  Gaarini  ,  Federico 
Lancia  ,  Visconte  de  Lapasse  ,  Gian  Alessandro  Majocchi ,  cav. 
P.  S.  Mancini  ,  Giuseppe  Malucci ,  P.  Alessio  Narbone ,  Fran- 
cesco Pais ,  cav.  Pasquale  Panvini ,  cav.  Pier  Alessandro  Paravia  , 
doli.  Francesco  Romaui  ,  doli.  Giovanni  Sannicola  ,  Gennaro  Se- 
rena ,  Giacinlo  de  Sivo ,  Francesco  Sav.  Sorda  ,  cap.°  Francesco 
Sponzilli ,  cav.  Michele  Tenore,  Ulrico  Yalia  ,  e  Stanislao  Zi* 
garelli. 

Ricevemmo  pure  la  conlinaazione  del  giornale  economico  di 
Principato  ulteriore  ;  e  della  nuova  serie  del  giornale  il  Progresso, 
a  cui  1*  Accademia  trova  vasi  associata. 


II 


Neir  anno  184^9  il  sig.  Vincenzo  Antonio  Rossi  presentò  una 
elaborata  memoria  analìtica  sulle  superfìcie  anulari  a  cono 
direttore. 

Per  quanto  si  appartiene  alla  classe  delle  scienze  naturali , 
ho  a  rammentare  nna  nota  del  sig.  Giuseppe  Ignone,  colla  quale 
propose  il  modo  dì  correggere  un  difetto  essenzialissimo  del 
vino  asprino  :  nna  memoria  del  sig.  Oronzio-Gahriele  Costa  con- 
lenente alcune  osservazioni  sopra  i  denti  de' pesci:  e  final- 
mente un  accurato  lavoro  del  sig.  Achille  Costa  ,  relativo  alla  sto- 
ria  della  Tenlreiine  produttrice  delle  galle  delle  foglie  del 
salice.  Né  tralascerò  la  menzione  di  nn  importante  discorso  del 
cav.  Salvatore  de  Renzi  intorno  le  condizioni  della  medicina 
in  Italia  dal  6  all'  1 1  secolo  dell'  era  volgare  ;  che  alla 
storia  delle  scienze  si  riferisce. 

Alla  classe  delle  scienze  morali  va  riferito  il  lavoro  sul  no* 
Siro  celebre  concittadino  Giambatista  Vico  ,  di  cai  die  lettura  io 
varie  tornale  il  sig.  Cesare  Marini.  Io  questa  scrittura  1' a.  dopo 
alcuni   cenni  sulla  vita  dì  quell'  uomo  insigne  ,  a  cui  la  posterità 


X  3o  )( 
dovea  Iribulare  gli  onori  negatigli  da' contemporanei ,    fav^-llava 
delle  sae  opero  ,  delle  sue  dollrine  ,  de' suoi  maeslri.  Non  mi  IVr- 
merò  più  a  discorrere  di  questo  (radalo  ;  giacche  il  sig.  Mariiii 
ne  ha  ormai  falla  la  pdbblicazione  in  un  separalo  volume. 

Per  quel  che  risgnarJa  la  slotia  e  lellcralura  aulica  ,  il  sig. 
Luigi  Firrao  ,  socio  corrispondenle  deli'  Accademia,  lesse  un  di- 
scorso sulle  tragedie  Ialine  ;  ed  il  sig.  Oronzio-Gabriele  Costa» 
innestando  le  ricerche  sloriche  cuKe  cog.'jizioni  delle  scienze  natu- 
rali ,  presentò  la  illustra  zio  iì  e  della  cosi  detta  Grotta  della 
Zinzanusa  preteso  tempio  di  Minerva  in  Otranto. 

Molti  poetici  componimenti  furono  in  qncsl' anno  pronunziati 
da  signori  Giuseppe  Campagna  ,  Giuseppe  d'  Elena  ,  e  barone 
Francesco  d'Epiro. 

Resero  il  meritalo  onore  a'  socii  defunti  con  particolari  elogii 
il  sig.  Conic  Trojano  Marnili  al  cav.  Antonio  Nanula,  ed  il  sig. 
Lorenzo  Morgigni  a  Michele  Cimorelli.  Riusciva  quest'  ulliuio  elo- 
gio di  particolare  interesse  ;  imperciocché  il  sig.  Morgigni  annun- 
ziava la  esislenza  di  molli  manoscritti  lasciali  da  quel  nostro  egre- 
gio collega.  L'  Accademia  intenta  sempre  a  promuovere  il  decoro 
del  proprio  paese  prender  volle  esatta  conoscenza  di  quei  mauo- 
scrilli  ,  nominando  una  commissione  composta  de'  Signori  Giulio 
Canoino,  Giuseppe  d' Elena  ,  e  dello  stesso  sig.  jMorgigni.  Ri- 
levavasi  dalla  costoro  relazione  essere  interamente  compiuti  e 
pronti  per  la  slampa  selle  volumi  del  eorso  critico  esef/etico 
delle  lettere  italiane  ,  da  servir  di  continuazione  al  primo  già 
da  molti  anni  pubblicalo  :  veniva  ugualmente  a  sapersi  chu-  ri- 
manevano quattro  volumi  di  una  grammatica  universale  ,  la 
quale  però  non  era  ridotta  a  perl'ezioue  ,  né  compiutamente 
ordinala. 

La  Classe  delle  scienze  naturali  fu  incaricala  dell'esame  di 
un'opera  del  sig.  Giustino  Marroncelli  ,  che  si  offriva  dall' a. 
pe'  nostri  Atti  :  era  essa  intitolata  siste?na  naturale  di  scienza 
della  viva  organizzazione  dell'  uomo  sano  e  iiial«io  :  e  l'a. 


)(  3i  )( 
annnntiava  richiedersi  ancora  molto  lavoro  per  condarla  al  suo 
termine.    La  classe  riconobbe  di  fatti  non  esser  l'  opera  a  tale 
stato  recala  da  poter  vedere  la  pubblica  luce  ;  e  la  res)itai  al 
sig.  M.irroncelli  .  perchè  ne  compisse  la  trattazione. 

Due  comunicazioni  furono  fatte  all'Accademia  dal  professore 
Oronzio -Gabriele  Costa.  Golia  prima  e'  fé  conosctié  di  essergli 
riascilo  di  ritrovare  un  metodo  per  rendere  i  corpi  opachi  tras- 
lacidi  e  trasparenti  ;  in  goisa  da  potersi  sottoporre  alla  osserva- 
zione microscopica  nella  loro  interna  slrultnra.  Ricordava  il  prof. 
Costa  che  finora  gì'  Inglesi  aveano  ragginnlo  un  tale  scopo  , 
per  mezzo  di  una  particolare  sostanza,  a  cui  egli  altra  ne  avea 
sostituita.  Esibiva  poi  in  altra  adunanza  an  saggio  della  sua 
interessante  scoperta  sottoponendo  alla  osservazione  microscopica 
ana  laminetta  di  una  particolare  sostanza  :  scorgevasì  questa  in 
parte  preparata  e  resa  diafana  ,  in  parie  conservata  nella  sua 
primitiva  apparenza.  Ed  era  bello  il  vedere ,  osservando  col  mi- 
croscopio quel  sito,  su  cui  era  caduta  la  preparazione,  palesarsi 
internamente  vascolari  ramificazioni ,  qoali  son  proprie  delle  or- 
ganiche sostanze.  La  seconda  comnnicazione  del  prof.  Costa  ris- 
guardava  il  ritrovamento  di  an  intero  scheletro  di  Mastodon 
angustldens  sepolto  in  un  Ietto  di  argilla  coperto  di  sabbia  e 
di  ghiaja,  deposito  di  un  corso  di  acqua^  dolce  a  dodici  miglia 
da  Torino  ,  verso  Asti  :  il  nostro  collega  richiamava  questo  no- 
vello fallo  in  appoggio  delle  sue  osservazioni  tendenti  a  dimo- 
strare che  le  caverne  ossifere  ,  ed  i  depositi  di  ossami  di  grandi 
mammiferi  s'  incontrano  sempre  in  valli  abbandonate  dal  corso 
di  grandi  fiumi  ,  o  nelle  loro  sponde. 

Noir  anno  1849  '""  pubblicato  il- terzo  e  quarto  fascicolo 
del  volume  quinto  de'  c.oslri  alti. 

Di  molti  illustri  colleghi  avemmo  a  deplorare  la  perdila.  Pa» 
sqttate  Borrelli  uomo  di  varia  dottrina,  insigne  oratore,  e  filosofo, 
\\A  lasciala  di  sé  grande  rinomanza,  nel  compiere  la  sua  gloriosa 
carriera  fra  le  occupazioni  de!  Foro,  e  dolio  ledere. 

3 


)(  32  )( 
Carlo  Hocco  valente  matematico,  passò  la  vita  ooH'insegnA- 
mcDto  della  giuveiitìi,al  quale  scopo  diresse  tulle  le  sue  scienlifìche 
produzioni. 

Salvatore  Fusco  fu  dolio  cullore  di  diplomatica  ,  che  ap- 
plicò principalmente  alla  conoscenza  della  numismatica  del  medio 
evo.  La  sua  memoria  sul  ducato  di  Re  Ruggiero  stabilisce  lo  basi 
della  storia  della  nostra  monelazioue,  alla  quale  rivolse  coulinna- 
mente  Io  studio  :  come  n'è  dato  di  rilevare  dalle  altre  sue  pubbli- 
cazioni, e  dagl'  innnmerovoli  manoscritti,  preziosa  eredità  del  suo 
figliuolo  Giuseppe  ,  altro  nostro  collega,  il  quale  da  molti  anni  se- 
gue le  paterne  vestigia. 

Giosuè  Sangiovannìy  nomo  di  semplicissimi  costumi,  formò 
soggetto  delle  occupazioni  di  tutta  la  sua  modesta  esistenza  lo  sio- 
dio della  storia  naturale  :  conservatore  del  gabinetto  zoologico 
della  regia  Università  degli  slndii  ebbe  a  classificare  la  non  piccola 
serie  di  animali  ivi  cnslodita.  Poco  scrisse  della  scienza  da  lui  col- 
tivata: e  noi  attendiamo  una  notizia  più  particolare  della  sua  vita 
e  delle  sue  opere,  segnatamente  incililc,  dal  nostro  valoroso  col- 
lega sig.  Francesco  Briganti. 

Ultimo  ad  essere  rammentalo  è  Gt'ftxrppp  ìgnonp ,  a  coi  va 
attribuita  la  lode  di  aver  sempre  fatte  utili  ed  ingegnose  applica- 
zioni delle  chimiche  conoscenze. 

Oltre  la  memoria  de'  socii  residenti  ,  non  [ìosso  tralasciare 
qnella  della  insigne  poetessa  e  nostra  socia  onoraria  Maria  Giu- 
seppa Gitacci  ;  e  ricordo  che  ne  fn  dettalo  l'elogio  rial  sig.  Mi- 
chele Baldacchini,  di  coi  accoropngnaron  le  lodi  alcnui  de'  nostri 
colleghi  con  loro  poetici  lavori. 

Forono  offerle  in  dono  letterarie  produzioni  da'  signori  Pie- 
tro de  Angelis,  Gap."  Giuseppe  Bifczzi,  doli.  Antonio  Bollicchio  , 
Federico  Bursolli,  Prospero  Gnbasse,  cav.  Vito  Capialbi,  Agostino 
Casazza,  Federigo  Gassino,  Niccola  Gorcia,  sig.  Faider,  Salvatore 
Fenicia  ,  cav.  P.  S.  Mancini  ,  Gonte  Gennaro  Marnili  ,  Gregorio 
Misartì  ,  Vito  Pascasio,  Marchese  Ginimnaria  Puoli,  ab.  x\ntoriio 
Uosmiui,  e  Vitaliano  Sabatini. 


)(  33  )( 

m. 

Ricco  d' imperlanti  comunicazioni  e  lavori  fu  T  finoo  i85o  , 
th*  è  pur  r  nllimo  di  qoesta  succinta  relazione. 

Cominciando  dalla  classe  mafemalica  ,  mi  è  necessario  far 
menzione  della  memoria  del  sig.  Vincenzo  Antonio  Rossi  sulla 
quoBlione  se  convenga  o  pur  no  deviare  le  acque  diun  Jiume 
torbido  :  io  una  seconda  memoria  Io  stesso  collega  ,  continuando 
le  sae  ricerche  idrauliche  ,  ragionava  sulla  sistemazione  JinaU 
di  Val  di  Chiana^  su  di  che  tanto  si  è  lavorato  da'  dotti. 

il  sig.  Annibale  de  Gasparis  ecopriva  colla  sua  diligente  os- 
servazione due  nuovi  asteroidi,  in  Giugno  Parlenope  y  ed  in  No- 
vembre Egeria  ,  a  cai  per  suo  volere  dal  celebre  Leverrier  fu 
imposta  la  denominazione:  l'illustre  scopritore  non  mancò  di  farne 
sollecitamenle  intesa  la  nostra  Accademia,  la  quale  si  congratulava 
eoo  lui  di  qaesti  novelli  trionfi  ,  che  non  doveano  esser  gli  ullimi 
per  chi  era  destinalo  ad  indagare  con  sì  maravigliosa  felicità  le 
celesti  regioni. 

Ricorderò  tra'  lavori  pertinenti  alla  classe  matematica ,  il 
rapporto  sulle  ricerche  analitiche  del  sig. Rossi  intorno  le  superficie 
anulari  :  imperciocché  era  in  tal  guisa  accuratamente  dettato,  che 
r  Accademia  volle  se  ne  facesse  la  pubblicazione  insieme  alla  me- 
moria, alla  quale  si  nleriva. 

Passo  a  favellare  delia  classe  delle  scienze  naturali.  I!  cav. 
Quadri  die  conto  di  alcune  cure  da  lui  felicemente  esegnile,  me- 
diante il  dolickos  pruriens  :  ed  il  cav.  Panvioi  lesse  nna  disser- 
tazione sul  magnetismo  animale. 

Se  questi  lavori  risguardavano  il  più  nobile  degli  esseri,  che 
abitino  sulla  terra  ;  non  mancaron  di  quelli  che  prendessero  di 
mira  le  altre  parli  del  regno  animale.  Di  fatti  il  sig.  Costa,  prose* 
guendo  le  sue  ricerche  su'  fossili  del  reame  di  Napoli ,  presentava 
all'  Accademia  la  relaziono  di  una  peregrinazione  scientifica  io  Pie- 


irnroja,  nella  quale  crngli  rioscito  di  fare  novelle  inforcssanJi  bco- 
jicrlc,  elio  arricchiscono  la  nostra  paleontologia  ;  e  prosonlava  an- 
cora alcuni  disegni  di  pesci  fossili  da  luì  Btmliosaropnte  raccolti  in 
quella  poco  osservata  rogione. 

E  queste  scoperte  nnile  ad  olire  precedenti  ricer(  he  lo  misero 
al  caso  di  presentare  altresì  la  seconda  parto  della  paleontologia  del 
regno,  che  formava  alla  prima  una  ragguardevole  aggiunta. 

IVr  quel  che  concerne  la  filologia,  il  sig.  Guglielmo  Gaspar- 
rini  lesse  le  sue  ossei'vazionì  sopra  un  trasudamento  linfatico 
in  alarne  piante  cereali. 

In  quanto  alla  storia  e  letteratura  antica  ,  non  ho  a  ramroen- 
lare  che  la  memoria  del  socio  corrispondente  sig.  Francesco  Firrno 
sulla  vita  e  svile  tragedie  di  Seneca. 

Varii  lavori  furono  letli  pertinenli  alla  classe  di  belle  lettere. 
Il  sig.  Conte  Trojano  Marnili  recitò  un  ragionamento  sulla  impos- 
sibilità di  una  grammatica  universale  :  ed  il  cav.  Giuseppe  de 
Cesare  diede  la  dicliiamzione  di  due  l^o^hi  della  divina  Comme- 
dia dell'  immenso  Alighieri  non  oscuri  ma  oscurati  da  male  imma- 
ginali comenli. 

Né  mancarono  i  seguaci  delle  Muse  di  far  sentire  la  loro  mo- 
dulata armonia  :  recitarono  di  falli  poetici  componimenti  i  signori 
flb.  Giulio  Genoino,  Vincenzo  de  Kilis,  parroco  Giuseppe  Montuori, 
e  Domenico  Bolognese.  Tacerò  al  solito  gli  argoaenli  delle  loro 
poesie  ;  ma  farò  una  eccezione  per  la  signorina  Giannina  Milli,  la 
quale  estemporaneamente  invitata  pronunziava  colla  velocità  del 
pensiero  due  sonetti  colle  rime  date  e  sopra  argomenti  proposti. 
Esprimeva  il  primo  il  ritorno  di  Torquato  Tasso  nella  sua  })alria,  e 
l'altro  la  impressione,  che  riceve  il  poeta  trovandosi  in  una  società 
di  cnltori  delle  scienze  e  delle  lettere. 

Nell'anno  i85o  farono  accresciute  le  stampe  dell'Accademia: 
che  vide  Sa  luce  il  quinto  fascicolo  del  volume  quinto  degli  Alti  :  fu 
impressa  la  colizia  de*  lavori  per  gli  anni  i84-i)  ,  \SJi6 ,  e  1847  > 
fu  compinto  e  pubblicalo  il  terzo  volume  degli  Atti,  del  quale  la 


)(  àìi  )( 
Maestà  del  noslro  Aiiguslo  Monarca  degnossi  di  acceUare  la  dedica; 
e  finaluienle  si  compiè  il  primo  fascicolo  del  volucuo  sesto;  ed  altra 
pubblicazione  ebbe  luogo,  della  quale  parleremo  fra  breve. 

Acquistammo  pure  la  scientifica  corrispondenza  colla  Società 
economica  di  Terra  di  Lavoro,  la  quale  e'  inviava  in  dono  la  Cam- 
pania industriale  ,  ricevendone  in  ricambio  uu  esemplare  delle 
nostre  pubblicazioni. 

La  memoria  de'  moltissimi  collcghi  perduti  in  questo  anno 
viene  a  funestare  questa  mia  breve  notizia. 

Il  consigliere  Giuseppe  Castaldi  integro  magistrato  coltivò 
gli  sludii  epigrafici ,  ed  illustrò  le  patrie  memorie;  mori  carico  di 
anni,  mentre  era  presidente  della  reale  Accademia  Ercoianese. 

Il  cav.  Giacomo  Filioli  acuto  ed  elegante  scrittore,  impiegalo 
intelligente  ed  onesto,  fini  la  sua  onorata  esistenza  colpito  da  apo- 
])Icssia  ,  che  lo  tolse  alle  lettere  ed  agli  amici.  Voi  già  ne  ndisle 
l'elogio  tessutogli  da!  suo  successore  parroco  Morituori  ;  a  cui  fecero 
eco  il  sig.  Genoino  con  un  sonetto ,  ed  il  sig.  Guanciali  con  una  Ia- 
lina elegia. 

Il  cav.  Antonio  Niccoliìii  fu  artista  ingegnoso  ed  istruito. 
Egli  ha  il  grandissimo  merito  di  aver  fondalo  il  reale  Istituto  di 
Belle  Arti  ,  di  cui  era  Direttore,  e  da  cui  provennero  ì  nostri  più 
valenti  artisti  pittori ,  scultori  ed  architetti.  Nella  scenografia  fu 
maestro  Ira'  primi  ,  e  so  ne  additano  allievi ,  che  già  quasi  ne  ag- 
guagliano l'abilità  ed  il  sapere.  Fu  per  molti  anni  presidente  della 
reale  Accademia  delle  Belle  Arti,  e  Presidente  generale  interino 
della  Società  reale  Borbonica. 

Fito  Btwnsa'ilo  ,  uomo  venerando,  tulle  le  sue  cure  diresse 
a  formar  la  mente  ed  il  cuore  della  più  tenera  età.  A  lui  dobbiamo 
una  quasi  enciclopedia  pe'  fanciulli  :  né  trascurò  di  accompagnare 
i  giovinitli  con  altra  serie  di  più  elevate  produzioni.  Laboriosissimo 
fino  alla  età  più  decrepila,  era  inleso  a'  suoi  sludii,  quando  fu  tocco 
«a  apoplessia,  che  in  poche  ore  lo  trasse  al  sepolcro  i). 

1)  Del  Buousanlo  fu  lello  l'elogio  dal  sig.  ab.  Paolo  Emilio  Tulelli  uel 
Ecgucnte  anno  1851  ;  e  ci  riserbiamo  di  i)arlcrnc  nella  notizia,  che  ne  daremo. 


){  36  )( 

Giuseppe  d'Elcna  impiegalo  uella  Presidenza  della  Pubblica 
Istruzione  collivò  le  Muse  ilaliane,  per  quaiiJo  gliel  consentivano 
lo  sue  giornaliere  occupazioni  ed  i  doveri  della  sua  carica,  eh'  egli 
esallamcnlc  adempiva.  Ma  già  discorrer  ne  udiste  più  larganienlo 
dal  sig.  Scijìione  Volpicella  ,  che  succedendogli  nel  pesto  accada- 
Biico  gli  rose  il  dovuto  onore  di  un  elogio. 

L'ab.  Matteo  Carpino ^  del  quale  recitò  le  lodi  in  quell'anno 
il  sìg.  Francesco  Saverio  Arabia,  può  paragonarsi  o  Vito  Buonsanto 
nella  cura  di  educare  le  tenere  piante  a  beneficio  della  società  ,  e 
ad  ornamento  del  proprio  paese.  Molte  opere  didattiche,  e  special- 
mente nn  corso  di  storia  universale,  furono  il  prodotto  de'  suoi  stu- 
di!. A  questa  dote  accoppiava  anche  quella  di  essere  au  felicissimo 
verseggiatore.  Kgli  fu  molto  amante  dell'  Accademia  ;  e  ne'  suoi 
ultimi  anni  costretto  a  non  lasciar  la  propria  abitazione  per  una 
sventurata  cadnta,  che  gli  divietava  di  recarsi  allrote ,  noe  mancò 
d'inviare  a  quando  a  quando  opere  da  lui  messe  a  stampa,  o  poesie 
manoscritte. 

Assai  prematura  fu  la  morte  del  giudice  Letto  Cor/ora  \  egli 
eollivava  indefessamente  gli  studii  elnografioi,  de'  quali  avea  dato 
alcun  saggio,  e  su'  quali  proparava  più  estesi  lavori. 

Sidcaiore  de  Angelis  era  un  dolio  matematico,  e  professava 
da  lunghi  anni  quelle  difficili  scienze,  che  mostrano  la  vastità  del- 
l' umana  intelligenza.  Non  abbiamo  a  vantarne  nuove  speciilawuni, 
0  sublimi  trovali  ;  ma  diremo  francnnienle  che  a  lui  ed  all'  altro 
chiarissimo  collega  Francesco  Paulo  Tua'i  è  dovuta  la  schiera  di 
tanti  giovani  maiemalici,  che  si  resero  illustri  con  classiche  pubbli- 
cazioni. La  gloria  di  costoro  non  può  andarne  scouìpagnata  da 
quella  de'  loro  dotti  precettori,  da'  quali  appresero  ad  essere  ([iiel 
che  sono  addivenuti. 

Parlo  in  ultimo  luogo  del  Commendatore  Francesco  Maria 
livellino  ,  del  quale  avrei  dovuto  dir  prima  ;  perciocché  il  primo 
di  tulli  ci  fu  tolto  ,  ed  al  cominciar  dell'anno  i85o  ,  di  cui  sto 
narrando.  E  inutile  che  io  vi  ricordi  i  pregi  del  nostro  Segretario 
perpetuo  ,  che  per  circa  sette  lustri  mostrò  il  suo  zelo  ed  il  suo 


X  37  )( 
amore  per  P  Accademia.  Dolfo  gioreconsulfo ,  insigne  archeologo, 
sommo  nnmismatico  ottenne  nella  soa  vita  gli  onori  che  meritava , 
0  si  trovò  nel  caso  di  palesare  al  mondo  la  sua  vasla  dottrina.  Aa- 
tore  d' innumerevoli  produzioni  in  liilte  le  parli  dell'archeologia, 
fa  in  esse  riputalo  soslenilore  della  buona  scuola,  e  della  più  esalta 
critica.  Onorato  da'  corpi  scientifici,  decoralo  da'  Principi,  amato 
ed  ammiralo  da'  suoi  concittadini  e  dagli  stranieri  fu  ano  de'  pochi 
esempli  che  consolano  l'  nmanità  ,  quando  si  vede  il  cullo  univer- 
salmente prestato  alla  virin  ed  al  sapere.  Segretario  perpetuo  della 
reale  Accademia  Ercolanese ,  primario  Avvocato,  Direttore  del  real 
museo  Borbonico,  e  Soprantendente  degli  scavi  del  Regno,  a  lolle 
le  sue  molliplici  occupazioni  accórreva  con  maraviglio^  attività, 
e  diligenza.  Questa  compressione  dello  spirilo  ne  limava  lentamente 
la  salute  e  la  vita  ;  ed  in  età  ancor  fresca  periva  vittima  di  un  mi- 
eidiale  Favo  alla  schiena. 

Sii^nopi ,  h-a  tutti  coloro,  che  ne  piansero  la  perdita  voi  non 
foste  gli  ultimi.  Voi  celebraste  con  particolare  adunanza  le  lodi 
dell'illustre  defunto,  e  molti  poetici  componimenti  greci,  latini,  ita- 
liani faeevnn  corona  all'elogio  dettato  dal  nuovo  Segretario  perpe- 
tuo, pur  troppo  indegno  di  succedere  a  tanto  uomo.  DI  queste  no- 
stre lodi  si  compose  nna  particolare  raccolta,  che  fu  sollecitamente 
impressa,  ed  alla  quale  fu  proceurata  la  massima  dilTusione.  Figu- 
rano in  essa  i  nomi  del  cav.  Piccola  Sanlangelo,  il  quale  innestava 
alle  più  alle  idee  dell' nomo  di  slato  la  cultura  delle  amene  lettere, 
dell' ab.  Giulio  Genuino,  del  cav.  Bernardo  Quaranta,  di  Giuseppa 
Campagna  ,  di  Vincenzo  Moreno,  del  cav.  Francesco  Ruffa  ,  di 
Quintino  Guanciali  ,  dell' ab.  Matteo  Carpino  ,  e  di  Vincenzo  de 
Rilis  ;  si  aggiungevano  a'  nostri  i  nomi  di  Benedetto  Minichini,  e 
di  Domenico  Bolognese,  il  quale  fu  poi  degnamente  trascello  a  for- 
mar parte  dell'Accademia. 

I  nostri  libri  si  accrebbero  ^)er  le  opere  de'  signori  Fr.  Save- 
rio Arabia,  Girolamo  Ardizzone,  Leopoldo  Mariano  d'Avella,  i\Ii- 
chele  Baldacchini,  cav.  Nicolaotonio  Bianco,  pr.  Barlolommeo  Bia- 
Bolelto,  can."  Vincenzo  Brancia,  ab.  Matteo  Carpino,  Agostino  Ca- 


)(  38  )( 
sazza  ,  pr,  Ginsoppo  \n\.  Jcl  Chiappa  ,  nb.  Taddeo  do'  Con«nni, 
Salvalore  Fen  eia,  cav.  Vincenzo  Fliiuli,  ab.  Giulio  Genoino  ,  Mi- 
chele Giannini  ,  ab.  Raimondo  Gnarìiii  ,  can.°  Niccola  Laviola  , 
cav.  Agatino  Longo  ,  conte  Gennaro  Marulli ,  Tommaso  Mazz;i  , 
pr.Giuseppo  Mazzarella,  Raifaele  Minervini,  Camillo  Minieri-Riccio, 
parroco  Giuseppe  Monloori,  doli. Vincenzo  Novara,  consìglier  Nei- 
gebaur,  pr.  Luigi  Palmieri,  cav.  Pasquale  Panvini,  can.°  Geronimo 
Pirozzi ,  dottor  Paolo  Predieri,  Luigi  Ragacci ,  Luigi  de  Renzi» 
cav.  Salvalore  de  Renzi,  Giacomo  Rncca,  Girolamo  Scalamandrè, 
ab.  Raffaele  Srailh,  L.  F.  Svanbrrg,  cav.  Michele  Tenore ,  Giam- 
balista  de  Toraraasi ,  P.  Francesco  Tornabene  ,  Carlo  Venturini  , 
Scipione  Voipicella  ,  e  pr.  Raffaele  Maria  Zito.  Ricevemmo  pure 
il  dono  della  prima  e  della  seconda  edizione  dell'  opera  intitolala 
dei  Governo  di  S.  M.  il  He  Ferdinando  II  in  Sicilia  ,  senza 
nome  di  autore  :  la  società  economica  del  Principato  Ulteriore  c'in- 
viò la  continuazione  del  suo  giornale;  e  la  Reale  Accademia  delle 
scienze  di  Stockholm  inviò  il  conto  reso  delle  sue  (ornate  per  l'anno 
i84-8.  A  questi  doni  si  aggiiigneva  la  continuazione  del  dizionario 
delle  scienze  naturali,  e  la  Fauna  del  Regno  del  professor  Costa  ; 
alle  quali  opero  1'  Accademia  era  associ;» la. 

Signori,  ho  compiuta  la  mia  relazione;  ma  non  posso  tacervi 
la  mia  gratitudine  per  avermi  nell'anno  i85o  co' vostri  liberi  voli 
Dominalo  a  succedere  al  Comm.  Francesco  M.  Avellino.  Io  riputerò 
sempre  il  più  bel  giorno  della  mia  vita  ,  quello  in  cui  sentii  jiro- 
nunziare  il  mìo  nome  da  una  numerosa  schiera  di  valorosi  colleghi. 
Lungi  da  me  l'idea  di  agguagliar  la  virtù  ed  il  sapere  del  mio  ptr- 
decpssore;  ma  ninno  potrà  rapirmi  il  vanto  di  rivaleggiar  con  Ini 
nel  sentimi'nto  doll'amore  più  caldo  per  la  nostra  nobile  istituzione. 
Questa  è  la  mia  solenne  duliarazione;  ed  io  son  sicuro  cheqnelTa- 
uima  grande  mi  ojulerà  dal  Cielo  a  sostenerne  co' l'atti  la  venia. 

Libri  offerti  in  dono. 

ZACCAno  (Lorenzo) —  iNuovo  corso  di  letloralora  elemenlare  ; 
prima  parte  del  voi.  2."  —   Napoli  i853  iu  8. 


X  39  )( 

TORNATA  DEL  IO  APRILE 


In  segailo  del  favorevole  parere  della  classe  delle  scienze  ma- 
tematiche ,  si  è  adottata  per  inserirsi  negli  atti  la  memoria  del  so- 
cio sig.  ab.  Remigio  del  Grosso,  intitolata:  Sul  modo  di  ridurre 
gV  integrali  delle  equazioni  lineari  di  primo  ordine  a  diffe- 
renze miste  in  semplici  integrali  defilili. 

Nello  scorso  autanno  il  nostro  socio  residente  ab.  D.  Remi- 
gio del  Grosso  lesse  in  quest'Accademia  nna  saa  memoria  avente 
per  titolo:    u  Ridazione  degl'integrali  delle  equazioni  lineari   a 
differenze  miste  del  primo  ordine  in  semplici  integrali  definiti  »  , 
ed  il  Presidente  della  Classe  Matematica  cav.   de  Luca  commise* 
a  noi  l'incarico  di  farne  relazione.    E  prima  d'ogni  altro  ne 
piace   dì  far  notare  all'Accademia    che  il  ramo  d'analisi  con- 
templalo nella  memoria  non  versa  sopra  relazioni  tra  funzioni 
la  CUI  ricerca  sia  di  pura  curiosila  analitica.  La  ricerca  degP  in- 
tegrali delle  equazioni  a  differenze  miste  mena  alla  soluzione  di 
degan  li  e  svariati  problemi  di  geometria,  e  tra  questi  va  com- 
preso quello  delle  frajetlorie  reciproche,  famoso  nella  storia  delle 
Matematiche  ,  per  le  ingegnose  ma  indirette  soluzioni  datene  da 
Eulero  e  Gio.  Bernonlli.  È  estesissimo  il  campo  di  applicazione 
di  queste  ricerche  alla  somma  delle  serie  infinite  per  talune  delle 
quah  invano  si  tenterebbe  il  valore  per  altra  via.    La  determi- 
nazione delle  funzioni  arbitrarie    che  entrano    sotto  forma  tra- 
scendente nelle  equazioni  a  differenze  parziali  ,    dipende  spesso 
dalla  integrazione  di  nna  equazione  a  differenze  miste.  Che  più? 
Allorché  si  cerca  la  legge  di  un  fenomeno  in  parecchie  delicate 
questioni  di  Fisica  matematica,  si  è  condotto,  posciachè  tradotto 


)(  4o  )( 

siasi  io  simboli  l' insìpiiir'  delle  condizioni  e  dati  dei  problema,  a 
dover  Irallaro  cqnazioni  di  qnesta  famiglia.  In  fine  vi  sono  dello 
teoriche  nel  calcolo  delle  probabilità  che  per  essere  trattate  voglio- 
no che  r  analista  adoperi  il  doppio  simbolo  de'  differenziali  e  delle 
differenze.  Ognnn  vede  quindi  come  sia  necessario  proranovere 
onesto  ramo  d'analisi  ,  e  come  ogni  suo  perfezionamento  pro- 
metta larga  messe  di  atili  consegaenze.  Ma  sfortunatamente  esso 
è  il  più  difficile  di  tutti,  perchè  prendendo  a  disamina  funzioni 
nelle  qnali  entrano  e  coefficienti  differenziali ,  e  differenze  delle 
variabili  ,  la  difficoltà  di  trattarlo  è  ,  sarera  per  dire ,  il  pro- 
dotto delle  difficoltà  che  s' incontrano  nel  calcolo  a  differenze 
infinitesime  ,  ed  in  quello  a  differenze  finite.  Senza  voler  par- 
lare di  alcnni  risultati  troppo  speciali ,  tuttoché  notevolissimi  , 
ottenuti  da  geometri  oltramontani  (fra  quali  va  notata  la  famosa 
equazione  integrala  da  Laplace  ne!  suo  trattato  analitico  salle 
probabilità)  dobbiamo  ricordare  che  il  Paoli  ha  fatto  su  qae- 
st'  argomento  il  trattato  più  completo  che  si  conosca.  Egli  ha 
esteso  le  sue  ricerche  anche  ad  equazioni  a  differenze  miste  di 
ordini  superiori ,  ed  ha  mostrato  la  ricca  applicazione  che  può 
farsene  alla  teorica  delle  serie.  Dobbiamo  adunque  a  questo  im- 
mortale Geometra  Italiano  la  gloria  di  aver  impreso  a  dissodare 
un  vergine  suolo  ,  feracissimo  sì ,  ma  ingombro  di  spine  e  dì 
triboli.  E  in  qnesta  malagevole  via  che  il  sig.  del  Grosso  ha 
avnlo  il  nobile  ardire  d'internarsi  avendo  a  guida  il  proprio 
ingegno  ,  e  le  molte  cognizioni  matematiche  con  lungo  amore 
apprese,  fìidncendo  egli  gì'  integrali  delle  equazioni  a  differenze 
miste  in  integrali  definiti ,  ne  fa  quindi  l' applicazione  nella  ri- 
cerca della  somma  di  svariale  rimarchevolissime  serie,  e  qui  è 
nostro  debito  far  menzione  de'  recentissimi  lavori  di  Rnmmer  , 
e  Smaasscn  ,  i  quali  anch'essi,  tenendo  altra  via,  han  tentato 
di  esprimere  la  somma  di  una  serie  per  mezzo  d' integrali  de- 
finiti. Cominciando  il  del  Grosso  da'  casi  più  semplici  gradata- 
mente si  deva  alla  forma  più  generale  delle  equazioni  che  ha 


X  4i  X 

impreso  a  frallare,  facendo  dipendere  la  solazione  di  queste  da^ 
risaltali  prima  oltennli  per  forme  meno  complicate.  La  ricerca 
degl'integrali  definiti  ai  quali  egli  ridace  gl'integrali  delle  dif-» 
ferenti  famiglie  di  equazioni  lineari  a  differenze  miste  di  primo 
grado  fra  due  o  più  variabili,  dipende  dalla  risoluzione  di  equa- 
zioni a  differenziali  parziali.  Non  intendiamo  qui  produrre  obje- 
zioni  sulla  convenienza  o  otìlità  di  questa  dipendenza ,  spesso 
verificandosi  che  la  quistione  non  si  trova  meglio  avanzata,  ma 
si  trova  riprodotta  sotto  altra  forma.  E  d'  uopo  sempre  saper 
grado  al  sig.  del  Grosso  l' aver  messo  in  vista  questo  nuovo  le- 
game ,  altro  infine  non  essendo  le  Matematiche  che  la  scienza 
delle  misure  e  de'  rapporti.  Ne  bisogna  tacere  che  può  aver 
luogo  che  la  difficoltà  sparisca  ,  ove  si  presenti  sotto  altra  fac- 
cia ,  e  dipenda  da  ostacoli  già  superati.  Ci  piace  il  poter  dire 
che  il  sig.  del  Grosso  si  è  rivelato  buono  analista  in  questo  suo 
lavoro ,  eh'  è  quanto  dire  destro  nella  invenzione  ed  uso  delle 
sostituzioni  onde  raggiungere  lo  scopo  prefisso  ,  e  di  rara  atti- 
tudine nello  sviluppo  algoritmico. 

Nel  finir  questo  rapporto  gli  esprimiamo  il  nostro  vivo  de- 
siderio perchè  egli  compia  il  suo  lavoro  presentandone  all'Ac- 
cademia il  prosieguo  che  promette.  Desideriamo  altresì  che  avan- 
zandosi nelle  sue  ricerche,  si  bene  cominciale,  possa  giungere 
a  dare  ai  coefficienti  delle  equazioni  a  differenze  miste,  special- 
mente per  quelle  a  tre  variabili ,  una  forma  più  generale.  È 
tuttavia  desiderato  nella  scienza  il  ricercare  le  condizioni  perchè 
nna  equazione  a  differenze  miste  ammetta  un  primo  integrale 
espresso  da  una  equazione  a  differenze  finite  la  quale  sia  essa 
stess'k  nna  differenza  esatta ,  o  ammetta  un  primo  integrale 
espresso  da  una  equazione  a  differenze  infinitesime  ,  e  che  ri- 
sulti essere  un  differenziale  esatto.  Può  infatti  una  equazione 
a  differenze  miste,  che  sia  integrabile ,  essere  il  risultalo  di  una 
differenza  presa  sopra  una  equazione  differenziale  ,  o  di  una 
differenziazione  esegnita  sopra  una  equazione  a  differenze  finiteti 


)(   42    )( 

Qnesli)  lavoro  resta  lullavia  a  farsi  dopo  gli  analoghi  già  ese- 
guili sopra  1  (|uazio.  1  iliffirenziiili  ,  o  a  dill'orenze  fioile. 

Dielro  le  qui  csposle  considerazioni    crediamo  che  la  me- 
moria del  sìg.  dei  Grosso  sìa  meritevole  di  essere  approvata  per 
gli  alti,  e  ne  raccomandiamo  la  sollecita  pubblicazione. 
Fortunato  Padida 
Annibale  de  Gasparis.,  relatore. 

La  Commissione  già  nominata  per  lo  premio  Tenore  ha  pre- 
Sfiutato  il  suo  lavoro,  di  cui  ha  dato  lettura  il  sig.  Marchese  Puoti, 
che  ha  fatto  da  relatore.  Il  lavoro  della  Commissione  costa  di  due 
parli  :  cioè,  di  un  progetto  di  regolamento,  che  stabilisce  le  basi 
e  le  condizioni  del  concorso  ;  e  di  no  progetto  dell'  islrnmento  da 
ilipnlarsi  tra  l'illustre  fondatore  del  premio  e  l'Accademia. 

Dopo  una  breve  discussione,  che  ha  avuto  luogo  sopra  alcuni 
articoli ,  si  il  progetto  del  regolamento  che  quello  dell'  islrnmento 
■ono  stali  alla  unanimità  approvati  (i).  E  poiché  la  Commissione 
aveva  lasciato  ad  arbitrio  dell'Accademia  il  diffinire  chi  dovesse 
rappresentarla  per  la  stipula  del  contratto,  si  è  deliberalo  che  que- 
sta parte  si  adempisse  dalla  Commissione  medesima  ,  cioè  da'  si- 
gnori Marchese  Giammaria  Puoti,  Giuseppe  Campagna,  Cav.  Gio- 
vanni Gussone  ,  Quintino  Guanciali,  e  dal  Segretario  perpetuo. 

Il  socio  sig.  de  Gasparis  annunziando  la  scoperta  da  lui  fatta 
di  un  novello  asteroide  la  sera  de'  5  del  corrente  mese  di  Aprile  , 
■te  ha  promesso  una  breve  dichiarazione  in  una  delle  prossime  a- 
liuuaoze. 

Libri  offerti  in  dono. 

'IMMANI  (Francesco)  —  Versi  e  prose.  Napoli  i853  in  I2. 

Questa  collezione  è  stata  donata  dal  sig.  dott.  Eligio  Romani, 
." >:'    dell'anlore,  il  quale  cominciò  a  darla  alla  luce  senza  che 
derno  compiuta  la  stampa. 

■    ivoro  della  Commissione  sarà  pubblicato  ,  quando  si  darà  com- 
ne  le  operazioui  necessari»  per  istabilire  il  premio  Tenore. 


)(  43  )( 


TORNATA    DE    24    APRILE 


Il  Segretario  porpelno  ha  (]alo  lelhira  di  iin  reale  rescrillo 
<\e  12  del  ('orrei)le,  col  quale  la  Maestà  del  Re  si  è  degnala  accet- 
tare la  dedica  del  qoinlo  volume  de'  nostri  alti. 

E  sialo  perciò  incaricalo  lo  stesso  Segretario  perpetuo  di  cu- 
rare sollecitamente  la  stampa  della  suddetta  dedica, e  della  notizia 
de'  lavori  dell'Accademia  per  gli  anni  iS4'8,  1849,  iSì^*^?  ^^  P''^- 
mettersi  al  volume;  per  potersi  fare  di  questo  umile  offerta  al  So- 
vrano nella  occasione  del  fausto  giorno  del  Suo  Augusto  Nome  , 
siccome  un  omaggio  della  nostra  rispettosa  devozione. 

Trovandosi  assente  il  Presidente  cav.  Tenore ,  a  proposizione 
del  sig.  Conte  Marulli,  si  è  risolato  che  una  Commissione  noaiiiiati 
dal  vice -presidente  sig.  Gervasio  ,  e  composta  dallo  slesso  Conte 
IVIarulli  ,  e  da'  signori  Cav.  Salvatore  de  Renzi  ,  Scipione  Yolpi- 
cella,  parroco  Giuseppe  Montuori ,  e  dal  Segretario  perpetuo,  si 
recasse  in  casa  del  Presidente  ,  per  esprimergli  da  parte  dell'  Ac 
cademia  i  più  vivi  ringraziamenti,  e  le  più  sincere  congratalazioui 
per  la  nobilissima  istituzione  dell'annuale  premio  di  due.  i5o,  da 
lui  così  generosaraenSe  messa  ad  effetto;  la  quale  si  collega  ad  al- 
tre simili  istituzioni  fondale  a  quando  a  quando  fra  noi,  e  che  onora 
oltremodo  il  paese,  e  particolarmente  la  nostra  Accademia,  che  fu 
Irascelta  ad  esser  ministro  e  giudice  di  qnell'  annnale  largizione. 
Si  è  del  pari  deciso  di  partecipare  in  iscritto  all'  illnstre  fondalor(^ 
questa  deliberazione  Accademica  ,  perchè  gli  resti  un  documend) 
della  nosira  sincera  riconoscenza. 

Il  socio  sig.  Guanciali  legge  un  saggio  di  un  suo  jioema,  clip 
ha  per  titolo  De  Theatro  Maximo  Farlhenopaco,  In  poche  pn- 


)(  44  )( 

role  d'iotroc] azione  l' aatore  espone  la  origine  di  qnesta  saa  scril< 
tura,  che  fu  occasionala  dalla  nuova  tela  del  Tealro  S.Carlo,  che 
Earà  eseguila  dal  valoroso  pitlore  sig.  Rlaucinelli  :  egli  però  di- 
chiara essere  suo  intendimento  di  prendere  per  soggetto  principale 
il  Tealro  nel  suo  insieme  ,  trattando  della  tela  come  parte  secon- 
daria ed  accessoria. 

L'  autore  continua  ad  esporre  il  piano  del  soo  lavoro  oel  se- 
guente modo. 

»  Per  quanto  a  primo  aspetto  questo  argonaento  potrà  sem- 
brarvi circoscritto  ,  e  forse  poco  poetico  ;  nondimeno  polendo  es- 
sere fecondalo  da  molli  elementi  storici  ed  artistici  può  acquistare 
nello  sviluppo  grandi  proporzioni  ,  ed  aprire  un  largo  campo  io 
fallo  di  arti.  Mio  scopo  principale  sarebbe  far  risaltare  piac- 
cheraai  in  questo  lavoro  l' incremento ,  il  progresso  delle  belle 
arli ,  che  quasi  tulle  concorrono  ad  abbellire  questo  patrio  mona- 
luenfo.  Seiiibrami  inoltre  che  il  soggetto  possa  avere  qualche  inte- 
resse se  si  consideri  come  la  civiltà  presente  voglia,  per  cosi  dire  , 
compendiarsi  tutla  quanta  ne'  Teatri.  Non  va  però  discompagna- 
to  da  molte  difficoltà ,  e  perchè  fa  mestieri  trattare  di  cose  nuove 
con  ana  lingua  morta,  e  per  i  principi  da  cai  io  intendo  partire  ; 
vai  quanto  dire  di  ritenere  dell'antico  classicismo  latino  la  semplice 
locuzione,  la  parola,  ed  informare,  per  quanto  è  possibile,  questa 
lingua  morta  dello  spirilo  deiratluale  letteratura;  come  almeno  mi 
sono  ingegnato  di  fare  negli  altri  miei  deboli  lavori  :  io  che  pre- 
senta mnggiore  difficoltà  ;  mentre  si  per  gli  stessi  Classici,  che  per 
coloro  i  quali  hanno  posteriormente  latinamente  poetizzato,  la  Mi- 
tologia era  di  una  grande  risorsa  ,  era  per  loro  di  un  ricco  patri- 
monio. Voi  trovate  a  quando  a  quando  delle  belle  descrizioni,  de' 
magolGci  episodi,  che  per  lo  piò  non  sono  che  semplici  fatti,  e  rac- 
conti mitologici.  Vero  è  che  non  sempre  se  ne  può  fare  a  meno. 
Se  la  lingua  è  nata  con  quelle  credenze,  se  tante  volle  nna  parola 
in  se  stessa  è  tolta  mitologica,  come  fare  per  eliminarla  intera- 
mente? Ma  il  nostro  elemento  religioso  da  una  parte  ,  e  dall'  altra 


)(  45  )( 
te  più  larghe  ragioni  a  cui  intende  l' arte  a  di  nostri ,  fan  si  che 
la  poesia  ,  e  per  me  sfa  che  non  debba  andarne  esente  la  Ialina  , 
prenda  altra  gravità,  si  vesta  di  nuove  forme,  ed  attinga  da  sor- 
genti più  pare  le  sue  ispirazioni.  Basta  :  io  mi  proverò  in  questo 
argomento  ,  che  come  vedete  è  tutto  patrio  ;  ne  vedremo  il  suc- 
cesso ;  ed  inCne  se  non  per  altro  servirà  per  un  mio  semplice  eser- 
cizio —  Vi  dirò  intanto  la  protasi  del  Poema  con  l'invocazione 
all'Armonia—  Una  breve  descrizione  della  nostra  Napoli  consi- 
derala sotto  un  doppio  aspetto  —  Dippiù  vi  presenterò  un  rapido 
quadro  delle  sue  vicende  ,  pregandovi  di  notare  che  io  intendo  ri- 
montare a  tempi  molto  remoti ,  come  poi  in  ultimo  ,  se  il  lavoro 
andrà  avanti ,  il  tutto  sarà  meglio  chiarito  dalle  note  —  Quiudi 
Carlo  Terzo  in  Napoli  —  L' Armonia  gli  comparisce  —  Idea  del 
Teatro  S.  Carlo  —  Vi  dirò  questi  versi  con  tutta  la  pausa  possi- 
bile ,  pregandovi  ad  essermi  cortesi  della  vostra  attenzione,  e  fare 
tutte  quelle  osservazioni  che  meglio  credete,  essendo  questo  1'  og- 
getto por  cui  vi  trattengo  b. 

m  THEATRO  MAXIMO  PARTlIEiNOP.EO 

LIJ3JII    TRES 


IJBER  rui.ni^i 


Mens  frela  ingeuio  ,  et  nostri  solertia  sat-cli 
Dura  studia  ,  arlesque  ingenuas  contendere  ubique 
Cogit ,  multorumque  animus  agit  aemula  virtus 
Artiiicura  ,  sibi  qui  nomen  memorabile  quaerunl  , 
Et  patriae  late  certanl  attollere  faslus  , 
Nos  ultro  monumenta  oporum  ,  el  porleula  Thealri 


)(  46  )( 
Kxcclsi  bine  canore  ,  et  passini  decora  alla  reducla 
Arie  reccns  ,  qua  iisqae  ad  superos  il  nolus  Apelles  , 
Nunc  jovat  ,  et  seriem  ,  longequc  exordia  suraam. 
Tu  Dea  ,  quae  Caeli  sodos  ,  et  lempla  serena 
Concelebras  ,  iinplesqae  luis  concenlibns  auras 
Ipsa  ades  Harmonie  :  aelhereani  vix  ordine  miro 
Comp.ngom  i n forni aiis  ,  et  inorila  flamine  vilae  , 
AlquG  omne  irnmcnsum  moiuque  et  luce  replevit  , 
Secum  habnil  te  Opifex  rerara  :  slellanlis  Olympi  , 
fiec  minus  et  sobler  totias  machina  mundi 
Te  rcsonat  circam  concordi  foedere  joncta. 
Et  la  sola  potes  morlales  pace  juvare  ; 
Et  cessent  corae  ,  atque  animis  discordibns  irae 
EEGcis ,  illabens  numeris  ,  et  peclora  complens. 
Teque  ego  nnnc  sociara  scribundis  versibus  opto 
Quae  mihi  dulce  sonans  peclus,  mentemque  requiras. 

Hic  obi  slat  rpgio  ,  caeh'qae  beatior  ora  , 
Atque  alil  aelernos  flores  et  odoribos  afllat 
Ver  ,  et  ubi  loca  certalim  natura  ,  Deasque 
Mnneribos  tam  sponte  suis  dilasse  videtur  , 
Parlbenope  nostra  ausonias  capnt  erigit  urbes 
Inter  ;  et  ipsa  potens  innato  flamine  mentes 
AlloUit  ,  facilesque  ciet  sub  pectore  motns  , 
Et  vi  nulla  opus  ut  possint  railescere  raores  ; 
Dulcisono  sed  spente  raelus  bue  defluii  ore  , 
Atque  tenet ,  mulcetque  aores  ;  facilisque  vocatas  , 
Alque  nitro  illabens  venit  ipse  in  carmina  Phoebns. 
Hoc  primaeva  fides  hominum  ,  et  praesagia  valnm 
Fingendo  si  quid  laeti  posi  fata  maneret , 
Elysios  posuere  hortos  ,  sodesque  bealas  ; 
Has  Superos  habitare  plagas  ,  et  linqnere  Olympum , 
Et  tandem  nuliiqnc  hominum  ,  nullique  Doorom 
Parcero  Sircnis  blanda  dulcedino  vocum. 


){ ^1  ){ 

Felices  nimium  queis  laeta  hacc  saecula,  et  aoras 

Carpere  vilales  meliori  conligit  aevo  ! 

Sed  toa,  Parlhenope ,  forma  ,  et  tot  munera  caeli 

Et  species  rerom  variae  ,  ac  oberrima  semper 

Vena  ,  flait  qnae  spente  sino  ,  tibi  caasa  malornm  ! 

Hinc  toties  exarsit  amor  te  dirus  habendi , 

Et  colla  implicali  gelidis  taa  barbarus  olnis. 

Heu  qaantis  jactata  malis ,  quot  passa  labores 

Te  quolies  inimica  cohors  per  tristia  bella 

Irrnmpens  saeva  pressit  dilione  ,  Penatnm  , 

Atqne  hominam  fas  orane  abrnpil ,  et  undique  saevi 

Barbaries  !  Fngere  Artes ,  fogere  Camaenae 

Tnnc  trepidae  ,  Geninsqae  loci  sese  abdidil  antro , 

Barbarns  exlrnsas  misit  dam  pectore  voces  , 

Horribilique  sonos ,  et  verba  incondita  hialo... 

Aernmnas  numerare  taas  ,  snmmamque  malorom 

Qnis  queat  ?  et  praedas  ,  captivaqae  colla  sub  arrais  , 

Et  turpes  ignomìnias  ,  et  barbara  jussa  ? 

Sique  tamen  viclrix  uno  te  ex  hosle  revellis  , 

Nam  rediit  victis  saepe  in  praecordia  virlus, 

En  iterum  glomerata  phalanx  de  raontibus  altis 

Irrumpit ,  quatit  igne  faces  Discordia  passim  , 

Afque  gigantaeo  redivivo  e  semine  monslra 

Laestrigones  ad  bella  vocat ,  feralibus  ausis 

Qui  renovent  caedes  :  tibi  nonquam  defuil  hoslis , 

Qui  memoris  tanta  exegit  monumenta  doloris  ; 

Et  secum  horrificans  animos  non  defuit  unqoam 

Cacca  superslitio  :  reruraqae  oblivia  raenles 

Caeperunt ,  et  cor  gelidura  ,  maestamque  coibat. 

Sed  tandem  haud  placitum  Superis  haec  aspera  fata 
Genlìs  in  exitium  servare  immola  tenorem  : 
Carolus  hispano  genus  allo  e  sanguine  Regura' 


)(  ^8  )( 
Fala  ,  vicesqiie  virùoi ,  et  casus  miscialus  acerbos 
I\on  lolil  exiernis  populos  Prorogibas  aogi , 
Alque  sub  arbitrio  non  aequo  fraena  teneri. 
Haec  agitat  secum ,  atque  italis  allabitar  oris  ; 
Hostibus  et  landem  pulsis  victricibos  armis  , 
Littora  Parihenopes  venit  ullro  ,  atqae  ipse  levamen 
Sospes  adesl ,  dulcique  nsus  raoderamine  ,  flagrai 
Estingui  penitus  veleris  vestigia  luclus  ; 
Atque  rogit ,  lenilque  animos ,  sub  sccplra  reponeng , 
Et  populi  mores  ,  legesque  et  jura  Penatum. 
Exlemplo  sed  pnlchra  ,  suos  oblila  labores  , 
Huc  illuc  Siren  ilerum  decorala  trophaeis 
Incipit  et  fasta  ,  et  prisca  splendescere  forma  ; 
Et  festiva  suos  circum  cralera  fluentes 
Explicat  ipsa  sinus  :  secum  late  undique  plausu 
Lillora  T^rrheni  assullanl ,  Campanaque  tellus , 
Fiuilimaeque  nrbes ,  ac  utraque  Sicelis  ora. 
Tunc  primum  caput  atlollìl  Sebelhus  ab  antro  , 
Exerlansque  humeros  vullu  laetalur  amico  ; 
Atque  alacres  reduces  Arles  ,  facilesque  Camaenae 
Se  circum  adgloraerant  solium  ,  blandilur  et  illis 
Magnanimus  Rex  ,  corde  suo  recipitque  ,  fovetque  , 
Regalesque  animos  explet ,  caelestibus  auris 
Seque  beat  :  late  ipse  videi  quam  pulcbrior  arte 
Hic  fieri  natura  queat  ;  mitissima  gcnlis 
Peclora  et  iogenium  ,  mores  ,  pielasque  fidesque 
Daut  facìles  ausus  ,  et  graodia  caepta  volutat  ; 
Et  non  ipse  minus  pielate  insìgnis  ,  et  aita 
Mente ,  preces  iterai  faveant  ut  Numina  caeplis. 
Noi  erat ,  atque  auimi  multa  dulcedine  caplus 
losomnia  tot  caepta  operum  sub  pectore  versai  : 
Quum  subito  traoliui  uuiiicris  cuucurdibus  aula 


)(49)( 
Ecce  sonat ,  pura  labens  regione  superna 
Aslrornm  Harraonie ,  et  circnra  seplemplice  luce 
Irradians ,  qua  fronte  micat  diademate  cincia , 
Auratamqoe  lyram  pulsans  haec  Regis  ad  aures  : 
Qaantae  molis  eral  tandem  de  littore  ibero 
Expectate  dia  peteres ,  mitissime  Regum  , 
Parthenopem  ,  qaam  semper  ego  magis  omnibus  unam 
Et  colui  terrìs ,  et  nostro  numine  fovi  ; 
Atque  Deus ,  Deus  ìpse  potenti  flaminis  aura 
Qunm  totam  eduxit  molem  ,  felicibus  oris 
His  sibi  complacoit  :  tibi  nane  et  providus  ipse 
Fingere  quid  pulchri  queat  ars  committil ,  et  ultro 
Te  popolis  sperata  jabet  solatia  ferre  ; 
Et  quamvis  artes ,  tetigit  vix  Graecia  fastus  , 
Hic  tennero  locum  ;  tanien  incrementa  requiranl , 
Quippe  haad  vana  fides  hominum  ,  et  deliria  vatum  , 
Ac  simulacra  Deùm ,  sed  eas  vere  unica  tantum 
Relligio  informare  yalet ,  sacer  ignis,  et  ipse 
Involvitqne  animo? ,  atque  inlas  spirilos  afflai. 
Et  jam  magna  tuo  flagrai  sub  corde  cupido  , 
Et  passim  bine  qrbem  decorari ,  et  surgere  moles 
Aspipip  :  sed  fervei  opus  dum  ,  te  auspice  ,  taatom  , 
Sit  tibi  cura  magis  monumentom  insigne  Theatri 
Stet  mihi ,  quo  Genii  insideant ,  et  Gloria  mecum  ; 
Meqoe  polens  Genilor ,  primi  commissa  parenlis 
Post  velila  ,  homanas  miseralus  numine  sorles 
Miscere  e  caelo  jussil  commercia  vobiscum, 
Et  molcere  dedit  sensns ,  et  tollero  mentes. 
Hinc  mihi  late  hominum  cullus  ab  origine  prisca 
Saeclorum  in  terris  ,  hinc  arac,  templaque  ubique... 
Sed  monamenla  ,  tuae  quae  Jam  prope  limina  sedis 
Assurgent ,  rerum  vincent  rairacula  ,  et  omnes 
Amphilheatrales  arcus ,  quos  Graecia  quondam  , 


)(   ^0  )( 

Et  qnos  Roma  niilii  soleraui  more  dicaruDl. 

Nani  magis  ipsa  opornm  crevil  solerlia  ,  et  arlis 

Noslrae  longe  alins  jam  nunc  cvolvitur  ordo. 

£ja  age  ,  nainque  potes ,  te  magaìs  iosere  cacplis  ; 

En  tibi  slernil  iter  populi  meliora  volcnlis 

Fidns  amor  ,  palriaeque  decns  sub  corde  recursal , 

Exullanlque  animi  ;  teqae  adventante  ,  lalebras 

Laeslrigones  peliere  suas ,  Discordiaqae  amens 

Vesevi  ruit  in  pracceps  fornacibus  intas. 

Gandia  quanta  dabis  populis  !  longo  ordine  valum 

Jam  mìbi  fida  cohors  mnlta  cam  laude  coronas 

Inneclant ,  en  jam  videor  perque  aethera  labi  , 

Pcrqae  choros  ferri  ,  per  palpila  ,  et  ora  canenlum  , 

Atque  implere  novis  tolura  concentibas  orbem. 

liaec  alt ,  et  magis  illapsu  dulcedinis  almae 

Insinuai  se  se  Regi  ,  lolumqae  requirit. 

Tom  Dea     .... 

Dopo  di  ciò  il  socio  sig.  Volpicella  ha  comanicato  il  disegno 
di  un  importante  monumento  sepolcrale  da  lui  osservato  nella  chie- 
sa di  Scala  piccola  città  sopra  Amalfi;  e  ne  ha  letta  la  descrizione 
con  alcune  brevi  dichiarazioni. 

Descrizione  di  un  monumento  sepolcrale  nella  chiesa 
di  Scala. 

Nella  confessione  della  principale  chiesa  di  Scala  ,  piccola 
città  posta  in  monte  sopra  Amalfi ,  è  muralo  un  sì  singolare  se- 
polcro con  baldacchino,  tutto  lavorato  di  stucco,  che  mi  pare  me- 
ritevole d'essere  descritto  ed  illustralo. 

Le  due  rette  parli  diagonalmenlo  montanti  dell'aguzzo  fron- 
tispìzio del  baldacchino  si  mtiovono  e  sono  messe  in  mezzo  da  dtie 
acrolcri  simili  ad  alti  o  qnfidii  camjtanili ,  ciascuno  dr'  '[unii  è  so 


K  5r  )( 
slenulo  da  fermi  leoncelli  8opra  il  qaadro  abaco  del  capitello  co- 
rinlio  d'  una  colonna  priva  di  base.  II  fusto  dell'  una  e  dell'  altra 
colonna  è  talmente  di  tratto  in  tratlo  scanalalo  per  traverso,  che 
apparisce  di  pezzi  fatti  di  larghe  fasce  congiunte  ad  angoli  acuti, 
posti  l'uno  sull'altro:  tra' quali  è  maggiore  ed  alquanto  diverso 
quel  pezzo  che  ne  tiene  il  mezzo  siccome  anello.  Diviso  in  tre  pia- 
ni, ciascono  de'  quali  ha  quattro  colonnelle  ne'  quattro  canti  sca- 
nalate in  modo  differente  da  quelle  dell'altro,  è  sì  il  destro  cam- 
panile come  il  sinistro  :  ed  è  questo  non  altrimcnii  che  quello  sot- 
toposto ad  un  attico ,  che  ha  due  Gnestre  ad  arco  acuto  per  faccia 
con  tre  merli  al  disopra.  In  ciascuna  delle  finestre  sta  una  cam- 
pana: ed  a  pie'  del  terzo  piano  del  campanile,  eh' è  incontro  al  lato 
destro  di  chi  riguarda,  sta,  come  doveva  essere  anco  nell'  altro  , 
l'informe  statuetta  d'un  santo.  Sorge  tra  i  merli  dell'attico  oa 
piede  composto  di  foglie,  che  elevandosi  si  rislrigne  sotto  un  qua- 
dro, ove  posa  una  rilla  statuetta  di  vecchio.  Enoc  si  vuol  dire  rap- 
presentalo dalla  slatuella  soprapposta  all'  un  campanile  ,  ed  Elia 
dalla  statuetta  che  sta  sopra  l'altro.  Le  due  rette  parti  diagonal- 
mente montanti  del  frontispizio,  le  quali  si  muovono  dalla  soperior 
parte  del  primo  piano  e  presso  che  da  tutto  il  secondo  piano  dei 
due  campanili,  sono  adorne  di  tredici  cerchi  tra  molte  foglie  di  viti. 
Nel  maggior  cerchio,  che  sta  in  alto  sotto  il  superiore  angolo  del 
frontispizio  ,  si  vede  nel  campo  azzurro  il  busto  di  nostro  Signore 
in  attitudine  di  benedire.  In  ciascuno  de'  sei  cerchi  che  sono  nel- 
l'una parte  montante,  ed  in  ciascuno  de'  sei  che  sono  nell'altra,  si 
Tede  parimente  in  campo  azzurro  il  mezzo  busto  d'uno  degli  Apo- 
stoli. A  pie'  di  ciascuna  parte  montante  del  frontispizio  è  uno  scu- 
do sannitico  ,  dentro  cui  sopra  la  leltera  A  si  osserva  tra  cinque 
mezzi  gigli  una  coppa.  L'orlo  superiore  dell'una  parte  montante 
e  dell'altra  soltoslà  a  successive  foglie  ravvolte,  ciascuna  delle 
quali  aveva,  ed  ora  poche  ritengono,  un  ritto  giglio  di  color  giallo 
al  disopra.  L' orlo  inferiore  delle  dette  parti  montanti  soprastà  ad 
un  ornamento  fallo  a  drappelloni ,  i  quali  hanno  mezzi  gigli  alle 


)fS2)( 

punto ,  e  mettono  cerchi  nel  mezzo.  La  vermiglia  colomba  dello 
Spirito  Santo,  cho  vola  in  suso,  si  vede  in  questo  ornamento  sotto 
r  unione  delle  due  parli  monlanli,  e  sopra  il  maggior  cerchio  mes- 
so in  mezzo  da  due  drappelloni,  nel  quale  sta  io  campo  azzurro 

il  venerabil  segno 
Che  fan  giunture  di  quadranti  in  tondo. 

Sorge  dietro  la  cima  del  frontispizio  nn  piede  cinto  di  foglie , 
che  elevandosi  si  dilata  sotto  un  quadro  orlato  a  ponte  di  co- 
rona ,  ove  posa  una  statuetta  di  Dio  Padre  simile  ad  un  pilo» 
foro  de  Goti  e  capelluto  de  Franchi ,  a  cui  sono  rivolte  le  sta- 
tuette d' Enoc  ed  Elia  soprastanti  agli  acroteri.  L' interno  del  bal- 
dacchino, sino  all'arca  sporgente,  è  tutto  coperto  d'assai  figure 
condotte  di  basso  rilievo.  Il  corpo  di  nostra  Donna  sostenuto  den- 
tro on  lenzuolo  da  due  persone  sopra  nn  sepolcro  circondato  dagli 
Apostoli  si  vede  al  disotto.  Accosto  alla  faccia  di  questo  sepolcro, 
quasi  come  si  osserva  in  una  tavola  di  Silvestro  de'  Buoni  pittore 
del  secolo  XV  posta  al  presente  al  numero  88  nella  prima  sala 
della  Pittura  Napolitana  nel  Museo  Borbonico ,  sta  on  uomo  in  at- 
titudine di  chi  cade  a  rovescio,  per  aver  le  mani,  con  le  quali  in- 
tendeva toccare  il  sacro  cadavere  ,  tagliate  dalla  spada  dell'arcan- 
gelo san  Michele,  la  cui  statuetta  addobbata  all'eroica  posa  i  pie- 
di sull'arca.  A  questa  storia  della  sepoltura  della  Vergine  Madre 
soprastà  senza  interruzione  l' immagine  del  glorificamento  di  quel- 
la ,  rappresentata  ritta  col  divino  suo  figliuoletto  in  sol  braccio 
manco  in  campo  vermiglio  dentro  ovata  cornice,  acni  fanno  co- 
rona angeli  e  santi.  Ed  a  questa  storia  del  glorificamento  soprastà 
ancora  senza  interruzione  quella  della  Madre  di  Dio  incoronata 
dalla  santissima  Triade  in  campo  vermiglio  dentro  una  quadra  cor- 
nice, a  cui  sono  intorno  molti  angeli  suonanti  e  cantanti.  Ancora 
per  la  volta  del  baldacchino  sono  busti  di  santi  in  parecchi  com- 
partimenti. Sotto  tutte  queste  cose  è  sostennta  da  due  rozzi  pila- 
strini in  forma  di  mensole  la  sporgente  arca  parallelepipeda,  sopra 


)(  S3  )( 
la  qnale  è  la  figara  d'una  donna  giacente  con  le  mani  incrociate 
in  sol  grembo  e  co'  piedi  sopra  cagnuoli  per  indizio  di  nobiltà  di 
legnaggio.  Nella  principal  faccia  dell'  arca  sono  tre  tondi ,  che 
stringono  dae  tondini  tra  loro.  Nel  tondo  o  cerchio  ,  che  tiene  il 
mezzo,  si  vede  il  mezzo  busto  di  nostra  Donna  col  bambino  Gesù 
nelle  braccia.  In  quello,  che  sta  al  fianco  destro,  si  vede  il  mezzo 
basto  d'nn  santo  confessore  :  e  nell' altro  il  mezzo  bnsto  d'un  santo 
vescovo.  11  tondino ,  eh'  è  al  lato  manco  del  tondo  del  santo  con- 
fessore ,  sottostà  al  mezzo  busto  d' nn  angelo  ad  ali  distese  ,  e  so- 
prastà  alla  figurina  d' nna  donna,  che  prega  inginocchionì  innanzi 
al  fondo  della  Madre  di  Dio.  E  l'altro  tondino,  eh* è  al  lato  de- 
stro del  tondo  del  santo  vescovo,  sottostà  parimente  al  mezzo  basto 
d*  on  angelo  ad  ali  distese,  e  sopraslà  alla  figurina  d'un  uomo  , 
che  inginocchioni  è  rivolto  al  tondo  della  Vergine  Madre.  Sta  nel 
maro  in  ciascuno  de'  lati  dell'arca  uno  scudo  sannilico  ,  con  orna* 
mento  di  campo  vermiglio  all'intorno.  Lo  scado,  che  sta  al  lato 
destro,  si  scorge  verticalmente  diviso  io  dae  parli ,  con  l' arme  di 
ana  coppa  cinta  di  cinque  mezzi  gigli  nella  parte  destra,  e  con 
quella  di  tre  gigli  al  disopra  e  di  tre  bande  al  disotto  nella  parte 
sinistra.  Nello  scado  ,  che  sta  al  lato  manco  ,  si  vede  solo  l'arme 
della  coppa  cinta  de'  cinque  gigli.  Sotto  questo  scado  si  osserva  il 
vano  di  una  piccola  lapide  quadra  ,  ove  per  avventura  stette  già 
r epitaffio.  Sopra  l'ornamento  che  circonda  lo  scado,  si  all'  uno 
come  all'  altro  lato  dell'  arca  ,  è  una  mensola  ,  ove  posa  una  sta- 
tuetta di  donna.  La  slatuelta  allogala  al  lato  sinistro  sostiene  on 
calice  siccome  immagine  della  transustanziazione  del  santissimo 
Corpo  di  nostro  Signore  ,   laddove  quella  del  lato  destro  è  si  mal 
concia  dal  tempo  che  non  vi  si  mostra  alcun  simbolo. 

Come  che  il  frontispizio  angolare  ed  i  due  campanili  ricordino 
le  figure  de'  sepolcri  d' Albidia  e  Sibilla  mogli  di  re  Ruggiero  ri- 
trovate nel  carme  di  Pietro  d'  Eboli  ,  il  cui  codice  si  crede  del  se- 
colo XIII  f  appartenendo  nulladimono  la  forma  del  descritto  sepol- 
cro, per  i  gigli  e  per  i  soverchi  ornamenti  che  vi  si  veggono,  al- 


)(  54.  ){ 
l'ollimo  poriodo  doli' archilellara  che  dicevi  gotica,  usata  in  qnosle 
meridionali  contrade  d'Italia  nel  tempo  del  reggimento  della  regal 
casa  d'  Aogiò  ,  la  quale  ebbe  gigli  d'  oro  per  arme  ,  è  forza  con- 
chiudere che  venne  in  sul  cadere  del  XIV  secolo  condotta  questa 
opera  od  in  sul  cominciare  del  secolo  XV,  quando  in  Napoli  lavo- 
rava il  Baboso  la  porta  del  dnorao  e  quella  di  San  Giovanni  dei 
Pappacoda.  Ed  essendo  la  coppa  circondata  di  cinque  gigli,  che 
si  osserva  ne'  quattro  scudi  di  questo  sepolcro,  arme  della  famiglia 
de'  Coppola,  ed  i  tre  gigli  al  disopra  e  le  tre  bande  al  disotto,  che 
si  vede  nella  parte  manca  dello  scudo  posto  al  lato  destro  dell'arca, 
arme  della  famiglia  de'  Rofolo  ,  conviene  affermare  essere  slato 
questo  sepolcro  elevato  da  qualcuno  della  casa  de'  Coppola  in  me- 
moria della  defunta  sua  moglie  della  casa  de'  Bufolo.  Anzi ,  ove 
si  ponga  mente  e  voglia  prestarsi  fede  ad  una  iscrizione  posta  nel 
1732  presso  il  sepolcro,  nella  quale  si  fa  ricordo  d' ona  cappella 
intitolata  in  quel  luogo  a  santo  Antonio  abate  da  un  Antonio  Cop- 
pola quattrocento  anni  innanzi  (r),  si  può  dire  che  l'A  sottoposta 
all'  arme  de'  Coppola,  la  quale  sfa  a  pie'  delle  parti  montanti  del 
frontispizio  del  baldacchino  indichi  il  nome  Antonio  del  Coppola 
che  fece  presso  alla  cappella  elevare  questo  sepolcro  alla  moglie. 
Non  ci  ha  forse  sepolcro  che  più  di  questo  riunisca  simboli  e 

^1)  Segue  l'iscrizione. 

Divo  Antonio  Abbati 

sacellum 

ab  Antonio  Coppola  viro  palricio 

ecce  ab  hinc  annis  excìtatum 

vetustate  faliscens  et  si  tu  squalens 

Comes  Antonìus  Coppola  patriciits  scalensis 

Regii  Patrimonii  praeses 

avito  patronatus  iure  et  pie  tate 

restituii  expolivit  ornavit 

anno  a  Partu  Vivginis  cididccxxxiz. 


)(S5)( 

figure  della  nostra  credenza.  I  colori  che  vi  si  vede ,  cioè  il  giallo 
io  Inogo  dell'oro,  il  bianco,  1'  azzurro  ed  il  vermiglio,  siccome  si 
trova  espresso,  per  tacere  d'altre  testimonianze,  nel  canto  XXIX 
del  Purgatorio  dell'Alighieri ,  simboleggiano  la  divinità,  la  fede, 
la  speranza,  e  la  carità.  I  leoni,  animali  vigilantissimi,  geroglifico 
egiziaco  nsato  dagli  Ebrei  e  divenuto  cristiano,  sostengono  i  cam- 
panili mislicamente  divìsi  in  tre  piani,  il  suono  delle  cui  campane, 
trovalo  antichissimo,  perfezionato  dalla  cattolica  civiltà,  rivolge  le 
menti  alla  contemplazione  delle  cose  celesti  ed  eterne.  Il  Signore 
ed  il  risorgimento  della  carne,  secondo  che  sono  adombrati  nell'an- 
tico Testamento,  si  manifestano  nella  statuetta  di  Dio  Padre  so- 
prastante al  frontispizio  ,  e  nelle  statuette  de'  non  nìorli  Enoc  ed 
Elia  soprastanti  agli  acroteri.  Quasi  a  distruggere  il  concetto  av- 
verso alla  Triade  della  fede  nicena ,  che  credono  taluni  eruditi 
rappresentato  da'  Goti  segnaci  d'Ario  nel  frontispizio  angolare  ifl 
opposizione  del  triangolare  frontispizio,  d'origine  pagana  e  dive- 
nuto cattolico,  si  osserva  Inngo  1'  angolo  del  frontispizio  di  questo 
sepolcro  le  immagini  di  Dio  Padre,  di  nostro  Signore  e  dello  Spi- 
rilo Santo,  r  una  sopra  l'altra.  11  nuovo  Testamento,  che  confer- 
ma r  antico  e  spiega  la  Triade  ,  è  rappresentato  ,  sotto  le  tre  so- 
praccennate statuette  ed  ai  lati  delle  figure  della  Triade  ,  dai  do- 
dici apostoli  elfigiati  nelle  parti  montanti  del  frontispizio  tra  le 
foglie  di  viti,  le  quali  s'  osarono  per  simbolo  della  Chiesa  in  me- 
moria di  quelle  parole  del  Cristo  riferite  nel  Vangelo  di  san  Gio- 
vanni :  Ego  sum  vilìs ,  vos  palmites.  A  meglio  esprimere  la  ri- 
surrezione della  carne  congiunta  col  mistero  della  incarnazione  del 
Verbo  ,  è  figurata  la  storia  della  Vergine  Maria,  la  quale,  eletta 
ad  essere  madre  di  Dio  ,  si  muore  e  viene  assunta  con  tutto  il  suo 
corpo  nel  cielo.  E  finalmente  la  storia  dell'  ebreo,  il  quale ,  sicco- 
me san  Giovanni  Damasceno  racconta,  volendo  oltraggiare  il  cada- 
vere della  Vergine  Madre,  ebbe  inaridite  le  mani ,  mi  pare  espres- 
sa, in  conformità  della  penultima  legge  delle  Costituzioni  dell'im- 
peratore Federico  II ,  onde  venivano  condannali  i  violatori  de'  se» 

5 


)(  56  )( 
polcri  e  spogliatoli  de'  cadaveri  ad  avere  le  maDÌ  tronche  dall'ar- 
caDgcIo  san  Michele,  armalo  minislro  di  Dio,  che  taglia  con  la  sua 
spada  le  mani  e  fa  cadere  V  nomo  a  rovescio  innanzi  al  sepolcro  di 
nostra  Donna. 

Scipione  Folpicella. 

Libri  offerti  in  dono. 

Atti  dell'Accademia  romana  de'  Nuovi  Lincei ,  anno  V  sess.  2." 
del  22  Febbr.  iSSz.  Roma  i853  io  4-° 

Di  Cesare  (cav.  Giuseppe)—  Novella  interpelrazione  del  verso 
della  divina  Commedia,  che  comincia  il  canto  f .°  dell' Infer» 
no,  i853io8.° 

Di  Cesare  (Adolfo)  —  L' allo  notorio  ,  Dramflla  io  cinque  alti , 
ridotto  dai  Promessi  Sposi  del  Manzoni.  Napoli  iS53  in  12. 

Rendiconto  della  Società  reale  Borbonica.  Accademia  delle  Scien- 
ze ,  nuova  serie  n.°  6  Nov.  e  Die.  i852. 

Rendiconti  delle  adunanze  della  reale  Accademia  de'  Georgofili. 
Febb.  e  Marzo  i853. 


»-♦#♦-« 


)(  s?  )( 


TORNATA  DB    13  GIUGNO 


Il  Presidente  cav.  Tenore  ha  espresso  all'Accademia  la  saa 
riconoscenza  per  la  depo (azione ,  la  qaale ,  a  norma  di  quanto 
era  stato  risolato  nella  precedente  sessione ,  recossi  in  sna  casa, 
per  adempire  all'onorevole  incarico  ricevuto  dall'Accademia  di 
ringraziarlo  per  la  generosa  fondazione  dell'  annuale  premio  di 
dac.  i5o. 

Il  commend.  Francesco  Scorza  ,  direttore  del  Ministero  e 
real  Segreteria  di  Stalo  degli  affari  ecclesiastici  e  della  istra- 
zione  pubblica ,  e  nostro  socio  onorario ,  trasmette  all'Accade- 
mia un  reale  rescritto  de'  4  del  corrente  mese  ,  così  concepito  : 

»  Signor  Presidente  dell'  Accademia  Pontaniana  — 

»  Avendo  nmiliato  a  Sua  Maestà  il  Re  N.  S.  1'  esemplare 
»  del  quinto  volume  degli  alti  di  cotesla  Accademia,  di  cui  la 
»  Maestà  Sua  si  degnò  anteriormente  accettare  la  dedica  ,  e 
»  eh'  Ella  si  piacque  trasmettermi  col  suo  foglio  del  28  del  p.°p." 
r  mese  ,  la  Maestà  Sua  si  è  degnata  ordinarmi  di  manifeslare 
»  a  cotesto  consesso  il  Suo  Sovrano  gradimento ,  ed  i  saoi  rin- 
»  graziamenti.  » 

Il  Segretario  perpetuo  ha  presentato  già  impresso  il  fase,  6 
ed  ultimo  del  detto  volume  quinto  degli  atti ,  perchè  se  ne  fa- 
cesse al  solilo  la  distribuzione. 

Il  Presidente  cav.  Tenore  ha  letta  la  seguente 

Notizia  intorno  all'albero  che  produce  il  legno  detto 
in  inglese  Lance-wood. 

L'  analogia  di  tal  nome  colle  voci  Lansium  e  Lancium , 
che  s' inconlr^o  ne'  dizionari  di  Storia  naturale  ,    ne  invita  a 


)(  :ì8  )( 

ricercar  quel  legno  negli  aniori  dio  han  Irallalo  degli  alberi 
a'  quali  venii^ono  i  dcUi  nomi  altriboili.  Noi  dobbiamo  perciò 
consultare  la  Flora  di  Giava  del  Blume  ,  dove  froviamo  regi- 
strato il  genere  Lanstum  colla  sola  specie  del  Lansium  dome' 
sticum  di  Romfio  (i)  ;  la  monografia  delle  Meliacee  di  Adriano 
de  Jassien  (2)  ,  cui  quel  genere  vion  rapportato  ,  nonché  la 
Flora  della  Conchmehina  del  Looreiro  che  fa  parlicolar  men- 
zione di  nn' altra  specie  di  Lansium^  cui  si  riferisce  il  Lari- 
sivm  sylvestre  dello  slesso  Rnmfio,  e  ne  fonda  il  genere  Qui- 
naria (3).  Da  nltimo  il  lìepertoriwn  del  Walper  che  ne  rista- 
bilisce il  genere  Lansium  coli' unica  specie  del  Lansium  dome- 
sttcum  di  sopra  menzionato.  Dopo  tali  ricerche ,  saremo  ia 
grado  di  convenire  che  lolt'i  sullodali  autori,  mentre  haa  de- 
scritto partitaraente  i  caratteri  botanici  di  tali  alberi,  e  le  qua- 
lità speciali  del  frutto  del  Lansium  syloestre  :  soggiungendo 
il  Loureiro  di  Irovarsi-perciò  coltivato  nella  Gina,  ove  quei  frulli 
se  ne  vendono  ne'  mercati  col  semplice  nome  di  Lance  ,  ninno 
di  essi  autori  abbia  fatta  menoma  menzione  delle  qualità  del 
legno  di  essi  alberi.  Continuando  in  tale  disamina  ci  avverrà 
di  avvertire  come  il  Willdenow  «  in  nna  nota  apposta  al  citato 
loogo  del  Loureiro  sia  venuto  recisamente  a  pronunziare  ,  che 
quella  Quiiioria  Lansium  ,  ovvero  \\  Lansium  sylvestre  del 
Riin)fio,  allro  non  sia  che  \a.  Cooh'a  punetafa  del  Sonoerat (4.)» 
e  del  Relz  (5). 

La  Cookia  punclata  è  slata  magnificamente  illustrata  dal 
Jacquin  (6) ,  ed  è  pianta  introdotta  negli  Orti  botanici  di  Eu- 
ropa ,  non  escluso  T  Orto  Regio  napolitano.    E  desso  an  albe- 

(1)  Beitragen  etc  p.  164. 

(2)  Memoìres  du  Miiscum  d' Histoire  nalurelle  t.  19  p.  233. 

(3)  Tom.  I,  pag.334. 

(4)  Hill.  2.  8,130. 

(5)  Obsrr.  fase.  6,  p.  29,  n.  i7. 

(6)  Horlus  Schoenbruncn&is  I,  p.  53,  lab.  101. 


)(  ^'9  )( 
i-elto  di  8  a  IO  piedi ,  della  famìglia  delle  Aurantiacee  ,  di- 
stinto priaeipalmeule  dall'essere  così  nel  fusto,  che  uè' rami  , 
nelle  foglie  e  ne'  frolli  gremita  di  verruche  nerastre,  donde  ha 
tratto  il  nome  specifico.  Qaesli  caratteri  mancano  nelle  dna  spe- 
cie di  Lansium  leste  mentovale  ;  che  perciò  cosi  il  Jacquin  , 
che  il  Sonnerat ,  ed  il  Retz ,  che  tanto  accoratamente  han  de- 
scritto la  Cookìa  ,  non  si  sono  punto  avvisali  di  riferirla  ad 
alcuna  delle  dette  specie  di  Lansium  del  Rnmfìo;  mentre  dal- 
l'altra parie  quest'ultimo,  illustre  autore  (\eW Herùart'um  Am- 
boineiise ,  nel  descrivere  miaulamente  quegli  slessi  alberi,  e  nelle 
bellissime  figure  che  ne  ha  dato  ,  nulla  vi  ha  espresso  di  quel 
parlicolar  carallore  della  Cookìa  ,  cioè  delle  verruche  nerastre 
che  la  ricoprono  da  per  lutto  !  La  circostanza  che  più  rileva 
nelle  ricerche  per  noi  isliluite  ella  è  di  cerio  la  grandezza  de- 
gli alberi  non  meno  ,  che  la  qualità  del  loro  legno  ,  de'  quali 
anche  una  terza  specie  troviamo  descritta  dal  Rumfio  col  nome 
di  Lansium  monlaniim  all'alto  trasandata  da  tutti  gli  espo- 
silori  successivi. 

Quesle  specie  di  Lansium  sono  tulli  alberi  di  allo  l'usto, 
a'  quali  il  lodalo  autore  appone  il  carattere  di  Arbores  excel- 
sue  ,  e  soggiunge  :  lignum  habenl  solidum ,  durum  ,  grave, 
el  tenuibus  eonslans  Jìbris  ,  e  più  specialmente  parlando  del 
b'gno  ùiALanrium  montanmn  dice:  Lgniim  al  manubria  le- 
lorum ,  securium ,  et  etiam  ad  aedium  posles  adhibetur. 
Quindi  sempreppiù  insistendo  sulla  compattezza  e  sulla  l'orza  di 
esso  legno  dichiara  convenire  con  quello  dell'altro  albero  india- 
no da  lui  descritto  col  nome  di  Lingoo  saxatìle  ,  che  si  rife- 
risce allo  lUeiocarpits  Braco  del  Linneo  ,  il  cui  legno  è  rico- 
nosciuto possedere  la  durezza  dylT  Ebano. 

Dopo  tali  chiarimenti  ne  sembra  potersi  concbiudere  che 
la  Cookia  punclalay  e  forse  anche  i  due  Lansii ,  il  domesli- 
ctim  ,  ed  il  sylvestre  vanno  esclusi  dalla  classificazione  dell'al- 
bero che  produce  il  Lance-wood  ^  e  che  ijucslu  legno  con  mag- 


)(  6o  )( 
gìor  FoDclamcnto  possa  riferirsi  al  Lansium  tnonianum  del  Ilum-^ 
(io,  che  rimarrebbe  luUora  indistÌDto  nelle  odierne  classidcazioDi 
bolaniclie. 

M.  Tenore 

Il  socio  s\g.  de  Gasparìs  ha  lelto  le  segnenti 

Notizie  sul  nuovo  pianeta  Temi. 

Il  nuovo  pianeta  da  me  scoperto  la  sera  de'  5  Aprile  i853 
si  è  mostrato  in  apparenza  il  più  piccolo  di  quanti  finora  si 
conoscono  appartenere  alla  zona  fra  Marte  e  Giove  ,  ed  il  cai 
numero  attualmente  è  26.  Avendone  io  fatto  un  omaggio  al 
P.  Secchi  Direttore  dell'  Osservatorio  del  Collegio  Romano,  que- 
sti lo  ha  chiamato  Temi,  e  ne  ha  fatto  copiosa  serie  di  esatr 
lissime  osservazioni. 

L'orbita  di  questo  pianeta  calcolata  da'  signori  Kroger  e 
Forster  sulle  osservazioni  di  Napoli  e  di  Bonn  ,  ha  fatto  rile- 
vare in  tre  degli  elementi  ellittici  di  maggior  importanza,  tre 
rimarchevoli  singolarità.  Dal  semiasse  maggiore  si  rileva  essere 
Temi  il  pianeta  più  lontano  dal  sole  di  tutti  gli  asteroidi  co^ 
nosciuti.  L'eccentricità  è  fra  le  massime  finora  riscontrate  in  or- 
bite planetarie,  pareggiando  quella  di  Giunone.  Finalmente  de' 
34  pianeti  primarii  che  si  ravvolgono  intorno  al  sole  ,  Urano 
soltanto  ,  Temi  e  Massalia  sì  muovono  in  piani  di  minima  in= 
clinazione  all'  orbita  della  Terra. 

Annibale  de  Gasparis 

Finalmente  il  sig.  Sabatini  richiama  l' attenzione  dell'  Ac- 
cademia sopra  alcune  particolarità  riconosciute  in  un  taglio  di 
monte  in  lenimento  di  Pozzuoli.  Egli  comincia  dall' annunziare 
che  volendosi  non  ha  guari  costruire  una  comoda  strada  ,  che 
da  Pozzuoli  conducesse  sino  ad  Avcrsa  ,    giunti  gli  operai  alla 


)(  6i  )( 
così  della  Montagna  Spaccata  ,  s' imbalterono  in  durissimi  massi 
di  fabbrica  romacia  di  opus  reitculalum.  Essendo  slato  mestieri 
tagliare  a  gradoni  la  terra  ,  per  impedire  le  frane  nel  prose- 
guire il  cavamento ,  si  dovè  scendere  alla  profondità  di  circa 
piedi  i3o  dalla  cima  del  monte  ;  ed  a  quella  profondità  fu  rin- 
venuto appunto  r edificio  romano,  di  cui  ragiona  il  sig.  Sabatini. 

Il  nostro  collega  si  duole  che  questo  antico  monumento  sia 
stato  danneggiato  e  distrutto  ,  senza  che  fossero  intese  le  sue 
esortazioni  por  conservare  quei  ruderi  quanto  più  fosse  stato 
possibile. 

il  cavamcnio  [irallicalo  nella  montagna  spaccata  ha  fallo 
notare  iil  sig.  Sabatini  che  il  monte  si  forma  di  diverse  strati- 
ficazioni di  lapillo  ,  alle  quah  si  sovrappongono  in  alcuni  siti 
altri  strali  tufacei,  e  con  piccola  superficie  di  terra  vegetabile. 

In  conclusione  egli  richiama  l'attenzione  dell'Accademia  a 
studiare  archeologicamente  e  fisicamente  quel  silo,  che  può  dare 
argomento  alle  più  interessanti  ricerche. 

Libri  offerti  in  dono. 

Alla  Sacra  real  Maestà  di  Ferdinando  li  Re  del  Regno  delle 

Due  Sicilie  omaggio  dell'  Intendente  di  Calabria  Citeriore, 

e  dell'Accademia  Cosentina.  Cosenza  i853  in  8. 
Atti  dell'Accademia  Pontificia  de'  ]\uovi  Lincei,  anno  V  sess.  II 

del  22  ff'bbr.  i8d2. 
Campania  Industriale  :  giornale  della  Società  Economica  di  Terra 

di  Lavoro  i  quad.°XXIX,  voi.  Vili  quad."  I  i853  in  4. 
Capialbi  (cav.  Vito)  —  Lettere  bibliografiche  del  cav.  Angelo 

Maria  d'  Elei  ,  con  brevi  note.  Messina  i8i)i  in  8. 
"■  Memorie  per  servire  alla  storia   della  santa  chiesa  Tro- 

peana.  Napoli  i852  in  8. 
Ad  thcatrum  chronologicum  Cartusiae  SS.  Slephani  et 

Brunonis  de  Nemoro  addilamentum  ab  ann.  MDCCXXI  ad 

MDCCCXLIV.  Napoli  i853  in  8. 


)(  62  )( 
Indicazione  de*  prodotti  ÌDdastriali  e  naturali,  che  si  sodo  rac- 
colti io  Capitanata  ordinati  e  spediti  dalla  reale  Società 
Economica  della  Provincia  ,  per  la  solenne  mostra  indu- 
striale che  sarà  celebrata  in  Napoli  nel  3o  Mdgg.  i853. 
Foggia  i853  in  4. 

MiNiCHiNi  (Benedetto)  —  Sul  feretro  del  Cav.  Leonardo  Santoro, 
discorso.  Napoli  i853  in  8. 

PflOGRAMMA  di  premii  che  dalla  reale  Società  Econooiica  della 
provincia  di  Terra  di  Lavoro  saran  dislribaili  nell' adunanza 
generale  de'  3o  Maggio  i854< ,  onomastico  di  S.  M.  nostro 
Angusto  Sovrano  (D.G.),  pubblicato  nell'  adunanza  generale 
della  Società  del  So  Maggio  i853. 

Radente  (P.  F.  Alberto)  —  Interpretazione  letterale  del  celebre 
supposto  enimma  bolognese  j4elia  Laelia  Crìspis.  Mo- 
dena i852  in  8. 

Rendiconti  delle  adunanze  della  reale  Accademia  de'  Georgo* 
fili ,  Aprile  i853  io  8. 

ToMMASi  (G.  B.)  —  L'  nomo  al  cospetto  di  Dio,  inno  ,  in  8. 

[VoLPiCELLi  (pr.  Paolo)  —  Formule  pel  cangiamento  ,  che  nelle 
dimensioni  materiali  avviene  cangiando  la  temperatura  ;  ed 
applicazione  delle  medesime.  Roma  iS5i  io  8. 


2»— »i#*— « 


X  63  )(  . 


TORNATA  de'  26   GIUGNO 


Il  Segretario  perpelao  ha  presentalo  il  primo  fascicolo  del 
trimestrale  rendiconto  delle  tornate  dell'  Accademia  pe'  mesi  di 
Gennajo  ,  Febbrajo  ,  e  Marzo  del  corrente  anno. 

Il  professore  Lociano  Scarabelli  da  Genova  domanda  noli- 
zia  deli'  esemplare  del  Porzio  da  lui  mandalo  ,  bramando  di 
conoscere  il  giudizio  accademico  ;  sì  è  deciso  di  scrivergli  ÌQ 
riscontro  ,  che  ha  già  vedala  la  luce  nel  nostro  rendiconto  la 
relazione  del  sig.  Volpicella  su  quella  sua  pubblicazione. 

La  Classe  delle  Belle  lettere  ha  comunicato  il  suo  favore» 
Tole  avviso  in  seguito  della 

cJXefajìoue   ìe'  iSo(mwiióàati   óuita  memoiia  Se^  cav,  ©a- 
vniUo  Gu&iia,   iutotno   it  aiuòi&io    unìvetóai^  de{  'obuo- 

Hazzoù, 

Con  lettera  del  dì  17  del  novembre  del  i85i  del  Segreta- 
rio perpetuo  di  questa  Accademia  ci  fa  riferito,  essersi  dal  Pre- 
sidente della  Classe  di  Belle  Lettere  e  Belle  Arti  disposto ,  che 
da  noi  si  facesse  1'  esame  della  memoria  del  sig,  Camillo  cava- 
|ier  Guerra  intorno  il  Giudizio  Universale  del  Buonarroti  desti- 
nata dall'autore  a  far  parte  degli  Alti  dell'Accademia. 

Avendo  però  preso  a  diligentemente  esaminare  la  memoria 
del  Guerra,  abbiamo  osservato  ,  che  ,  mosso  l' autore  dal  desi- 
derio di  manifestare  i  veri  termini  dell'  arte  ,  dai  quali  non  è 
lecito  a  veruno  altissimo  ingegno  dilungarsi,  ha  voluto  dappri- 
ma descrivere  il  famoso  dipinto  del  Giudizio  Universale  dell' im- 


)(  6^  )( 
mortai  Buonarroli,  e  poi  mostrare  come  questo  divino  lolclletto, 
inteso  a  porro  in  allo  in  quell'  opera  !a  potenza  della  sua  racnlc 
e  la  vastità  delle  sue  conoscenze  ,  vi  abbia  condotto  innumere- 
voli Ggure  ,  le  quali  ,  essendo  mirabili  per  iscienza  d'  anatomia 
e  per  varietà  e  novità  d' atteggiamenti  proporzionali  a  molte  e 
diverse  passioni ,  non  sono  sempre  corrispondenti  alla  conve- 
nienza ed  unità  del  subbietlo.  Onde  il  Guerra  concbiude  il  suo 
discorso  con  le  seguenti  parole  :  »  Se  tu  vaoi  imparare  dal  qua- 
li dro  del  Giudizio  la  convenienza  ,  la  precisione  ìslorìca  ,  la 
j  fina  espressione  ,    V  unità  del  componimento  ,    mal  ti  avvise- 

>  resti  :  la  Cena  di  Leonardo  ti  devo  in  ciò  insegnare.  Ma  se 
B  la  cerchi  la  grandiosità  dello  siile  fino  al  terribile  ,  V  imma- 
i  ginoso  ,  lo  sviluppo  del  corpo  umano  d'  ogni  specie  di  scor- 

>  ciò,  r  ondolazione  e  mollezza  de' contorni  ,    il  tutto  impron- 

>  tato  d'ano  spirilo  di  novità,  stalli  innanzi  al  Giudizio:  ed 
i  esso,  ancorché  fossi  un  ghiaccio,  ti  desterà  in  petto  qualche 
»  scintilla  atta  a  farli  uscir  dal  mediocre.  Ma  bada  a  non  farti 
X  sedurre  dal  prestigio  di  quesla  opera  ;  sicché  inebriato  da 
1  tanto  valore,  da  si  grande  rinomanza  assai  ben  meritala, 
»  non  t'arrivi  la  voce  della  ragione  troppo  tardi  all'orecchio  », 

L'evidenza  della  descrizione  del  dipinto,  T erudizione  con- 
venipnlo  all'  argomento,  la  verità  de'  principi  dell'  arte  e  la  chia- 
rezza dello  stile  ci  hanno  indotti  a  giudicare  la  memoria  del 
cavaliere  Camillo  Guerra  degna  d'essere  inserita  negli  Atti  di 
questa  Accademia. 

Giuseppe  Campagna 
Scipione  Volpicella 

Passatosi  il  bussolo  la  memoria  del  cav.  Guerra  è  stala  ac- 
cettata a  formar  parte  dc^li  alti. 

Il  sig.  Sabatini  legge  una  memoria  intorno  allo  miniere 
di  piombo  di  LongobucO  ,  nella  quale  ricorda  alcuno  dello  ca- 
gioni ,  per  le  qnali  sono  siale  abbandonate. 

Il  sig.  pr.  Oronzio-Gahricle  Costa  logg'^  ima  sua 


){  65  )( 

MEMORIA 

Sopra  un  erpetolite  idrotermale  con  appendice  di  osservazioni 
intorno  d  depositi  di  avanzi  organici  a  pie  di  Monte  Nuovo 
presso  Pozzuoli,  e  nelle  marne  argillose  dell  isola  d'Ischia. 

Allorché  in  dicembre  del  i85i  informava  quest'Accademia 
delle  più  notevoli  cose  discoperte  nel  regno ,  durante  quell'an- 
no, spettanti  alla  nostra  Paleontologìa  (i),  chiudeva  quei  Cenni 
promettendo  tenerle  parola  di  un  singolare  esempio  di  feno- 
meno tutto  a  noi  proprio ,  e  riguardante  X  Erpetologia  fos- 
sile ,  della  quale  si  ragionava.  Ora  è  di  questo  fenomeno  per 
Io  appunto  che  intendo  discorrere,  soddisfacendo  alla  già  fatta 
promessa.  Che  se  ciò  compio  dopo  un  si  lungo  intervallo  di 
tempo  ;  questo  indugio  è  stato  richiesto  dalla  slessa  natura  del 
snbbietfo ,  di  che  rimarrà  agevolmente  convinto  ciascuno  dopo 
la  narrazione  che  vado  a  fare. 

Nella  prossima  Isola  d' Ischia  ,  ove  arsero  un  tempo  po- 
tentissimi vulcanici  focolai ,  e  dove  dalle  ceneri  di  quelli  si 
riaccese  il  fuoco  già  spento  ,  non  sono  più  che  tre  secoli  ;  fra 
le  diverse  vulcaniche  produzioni  s' incontrano  alcnne  termanlidi 
globuliformi  di  grandezza  svariata  e  di  compattezza  e  composi- 
zione diversa.  Quelle  di  maggior  dimensione  anno  3  pollici  di 
diametro  ;  le  più  piccole  3  in  4  linee  '■>  e  ^"^^  questi  estremi  sì 
trovano  tutte  le  graduazioni  intermedie.  E  notevole  però  ,  che 
le  più  piccole  meglio  sì  accostano  alla  sfericità  :  e  d' ordinario 
a  misura  che  il  diametro  aumenta  si  dilungano  dalla  Ggura  re- 
golare e  sferica,  accostandosi  all'ellissoide  od  alla  sferoide. 

Dividendole  od  in  qualsiasi  modo  rompendole  ,  sì  trovano 
allo  interno  costantemente  formate  di  strati  concentrici,  distinti 

(1)   Yctli  Addizioni  ai  Ccuai  ininriio  allf  Scoperlc  ce    1851.  pag  11. 


){  66  )( 
fra  loro  per  la  successione  e  per  la  divcrsìlà  ,  sia  di  natura  , 
sia  di  compattezza  della  loro  sostanza  terrosa  :  raro  ù  il  caso 
d' incontrarle  omogenee  nella  loro  molecolare  composizione.  La- 
onde cotesti  strati  o  invogli  successivi  soglioa  pure  distaccarsi 
più  o  meno  nettamente  ,  scoprendo  sempre  la  successiva  e  più 
centrale  sfera  di  una  maggior  compattezza  ,  e  di  forma  più 
regolare.  Né  manca  il  caso  di  trovare  quei  diversi  strali  tra- 
mezzati da  sotlil  vano  ,  o  da  straticello  di  sabbia  iinissima  , 
o  di  altra  sostanza  cristallizzata  di  difTerenle  natura.  Sicché  , 
rompendo  la  sfera  ,  gii  strati  esteriori  lasciano  scoprire  i  più 
interni  apparlenonti  ad  una  sfera  minore  ,  più  rilondata,  e  di- 
stinta o  disgiunta  afl'allo  ,  come  che  fosse  un  nocciolo  rivestito 
dal  proprio  pericarpio  carnoso. 

Oltre  la  irregolarità  della  forma  ,  la  superficie  è  inegual- 
mente scabrosa  ,  a  causa  delle  eterogeneità  che  vi  si  sono  at- 
taccate da  iillimo. 

Quasi  in  tutte  trovasi  nel  centro  un  punto  distinto  ,  sia 
per  colore  e  sia  per  durezza  ,  come  una  molecola  primordiale, 
intorno  alla  fjuale  tutti  quegli  strali  successivi  a  mano  a  mano 
si  sono  ingenerali.  Le  quali  cose  tutte  appalesano  che  coleste  lor- 
mantidi  sferiche  od  ellissoidi  siansi  formate  per  iuvoglie  succes- 
sive ;  e  queste  per  ordinario  argillose,  o  marnose,  talvolta  me- 
scolate con  ferro,  o  con  limonile  ;  o  sivvero  di  sostanze  vulcii- 
nicbe  diverse  ed  alla  rinfusa  rimescolate  :  in  somma  di  quelle 
sostanze  medesime,  che,  ora  separate  e  distinte,  ora  riunite, 
ed  in  varie  guise  fuse  o  stemprale  Ira  loro,  costituiscono  l'os- 
satura e  r  epidermide  di  tutla  qucll'  isola. 

Diversa  è  pure  la  loro  durezza  ;  sicché  altre  si  rompono 
al  primo  colpo  di  marinilo  ,  altre  resistono  a  più  reiterali  colpi, 
e  ciò  secondo  la  diversa  loro  composizione  ;  molle  però  sou 
quelle  che  per  tutti  i  caratteri  simigliano  a  pallottole  di  ar- 
gilla cotta. 

Tra  le  numerose  lermaulidi  di  biUalta  maniera,  rullo  a  b.lli\ 


)(  67  )( 
posta  per  vederne  la  ìnlerna  straltora,  nna  se  ne  offriva  al  prof. 
Scacchi ,  nel  cai  mezzo  appariva  un  corpo  organico ,  che  sve- 
gliavagli  l'idea  di  nn  pesce.  Egli  si  compiaceva  porgermelo  co- 
me tale  a  fine  di  esaminarlo  e  definirlo.  Ma  mi  riasci  grato 
ad  nn  tempo  e  meno  sorprendente  nel  riconoscervi  in  laogo  di 
pesciolino  un  rospelto  :  e  proprio  di  qnella  specie  ,  che  ,  fia 
dal  i833,  io  discopriva  vivere  in  quei  rigagnoli  di  acqua  termo- 
minerale del  bagno ^  così  propriamente  detto,  dappresso  al  la- 
ghetto del  medesimo  nome  della  stessa  Ischia  ;  la  qaale  specie 
trovai  più  lardi  (nel  i838}  in  un  lago  temporaneo  Ira  Monteleone 
e  Gerocarne,  i  coi  margini  brulicavano  di  colesti  rospi,  non  pia 
lunghi  di  nn  pollice.  Esso  propriamente  appartiene  al  genere  Boni', 
bìnator  ,  e  noi  lo  abbiamo  specificamente  distiuto  con  l'aggettivo 
meridionalis  [\).  We  qnesta  determinazione  lascia  alcun  dubbio 
nell'animo  mio,  perciocché  l'individuo  racchiuso  e  fossilizzalo  nella 
Jermanlide  è  si  ben  conservato,  che  non  i  soli  lineamenti,  ma 
il  nativo  color  cenerino  del  corpo,  il  giallo-verdiccio  del  capo, 
le  oscure  macchie  caratteristiche  della  specie,  e  spezialmente  la 
nera  dell'  occhio,  sono  nettamente  conservati.  E  siccome  col  re- 
stringersi della  massa  argillosa  ,  per  lo  disseccamento  sofferto, 
ì  molli  suoi  visceri  furono  portati  fuor  di  sito  e  compressi  ;  cos'i 
nel  dividersi  del  globo  sono  essi  rimasti  parte  nell'  una  e  parte 
nell'altra  delie  due  metà;  e  vi  si  osserva  il  nero  pigmento  di 
cui  SODO  spalmati ,  e  le  macchie  bianche  delle  sostanze  fecali. 
Laonde  della  sua  natura  e  della  sua  specialità  non  lascia  a  du- 
bitare né  ponto  ne  poco;  e  la  sola  ispezione  della  figura  basta 
per  renderne  certo  chiunque  (2). 

Io  avrei  ben  potuto  fin  da  quel  tempo,  in  coi  annunziava 
tal  fatto,  dir  pure  qnal  n'era  il  soggetto  ;  ma  presentiva  ben  an- 
che quali  sarebbero  slate  le  inchieste  alle  quali  conveniva  rispon- 

(1)  Vedi  Erpetolagia  della  Fauna  del  Regno  di  Napoli  ,  Mss. 

(2)  Per  le  figure ,  si  consulti  la  nostra  Paleontologia  ,  Par.  Ili ,  Tav. 
in  ,  già  sotto  i  torchi. 


)(  68  )( 
ilere ,  le  JifGcollà  die  si  sarebbero  elevate  ,  ed  i  problemi  che 
rcsiavano  a  sciogliere.  Prudenza  dcllava  quindi  lacere  fino  a  che 
non  mi  fossi  reso  padrone  di  lolle  le  circostanze  relative  al  fatto, 
onde  poterne  coiupletamente  e  con  chiarezza  discorrere.  Era  me- 
stieri sopratnllo  stadiare  il  fenomeno  sopra  luogo,  ricercare  no- 
velli documenti ,  e  chiarire  quello  che  ci  sta  per  le  mani. 

Per  la  qnal  cosa  ne'  primi  giorni  dello  scorso  mese  di  mag- 
gio recavaral  in  Ischia  ,  che  non  prima  mi  era  riuscito  oppor- 
tuno, a  fine  di  studiare  topograficamente  tutte  le  condizioni  che 
aver  possono  relazione  mediata  od  immediata  con  tali  proda- 
zioni, e  spezialmente  con  quella  che  racchiude  il  rospo.  E  poi- 
ché mi  avanzavano  tutt'  ora  alcune  altre  indagini  a  compiere  , 
tanfo  sopra  i  depositi  di  marine  spoglie  delle  diverse  località 
della  medesima  isola  ,  quanto  su  quello  posto  a  pie  di  monte 
nuovo  presso  Pozzuoli ,  mi  sono  giovato  di  questa  gita  per  as- 
solverle tulle  :  e  de'  risultaraenli  di  queste  esplorazioni  farò  il 
snbbietlo  dì  un'  appendice  alla  presente  memoria. 

Fra  le  dubbiezze  eh'  era  mestieri  dileguare  intorno  alla 
genesi  dell'  erpelolite  di  cui  si  ragiona  ,  la  prima  che  si  affac- 
ciava alla  mente  era  il  conoscere,  se  sia  questo  un  fatto  onico 
ed  accidentale,  oppure  ovvio  in  quel  luogo,  e  costante  in  quelle 
termanlidi  ?  Era  perciò  indispensabile  averne  un  copioso  numero, 
e  tutte  di  una  stessa  località,  distinte  dalle  altre  di  località  di- 
verse ;  polendo  ben  avverarsi  il  fenomeno  in  uno  solo,  od  in  più 
siti  analoghi  qualora  fosse  moltiplicato.  Erano  pur  da  ricercarsi 
quelli  tra  gli  esemplari,  che  più  convengono  per  la  natura  de* 
componenti ,  per  la  forma ,  durezza  e  cose  simili  ;  da  ciò  la 
scella  tra  i  molti  ;  quindi  la  necessità  di  moltiplicarne  il  na- 
mero  per  quanto  più  fosse  stato  possibile.  Laonde ,  montando 
r  Epomeo  per  la  via  di  Toccanela,  sormontata  la  contrada  cono- 
sciuta con  questo  nome,  s' incontra  un  ripiano,  d' onde  con  suc- 
cessivi dolci  declivi  si  avanza  verso  il  cacume.  E  su  questi  ri- 
piani che  pnò  farsi  copiosa  collezione  di  tali  pallottole  o  globoli, 


)(69K 
trovandosene  a  snperficie  di  snolo ,  o  coperle  appena  da  {erra 
mobile ,  e  smossa  colla  zappa.  Sicché ,  adoperando  più  per- 
sone ad  OD  tempo  se  ne  possono  ottenere  cenlinaja  in  un'  ora. 
Per  tal  modo  ò  potato  esaminarne  nn  prodigioso  numero  ,  ma 
senza  aver  trovato  però  alcun  segno  del  balracino  inviluppalo. 
Per  ora  danqae  è  da  tenersi  on  tal  fatto  come  onico  ed  eveo- 
toale;  senza  escludere  con  ciò  la  possibilità  di  presentarsi  io 
altri  esemplari  che  saranno  esplorati  in  prosieguo. 

Dopo  questa  sorge  la  seconda  e  più  importante  inchiesta  :  se 
il  fenomeno  di  cui  è  parola  debbasi  ripetere  dal  fuoco,  dall'ac- 
qua ,  0  dal  concorso  di  entrambi  questi  elementi.  Per  la  solu- 
zione di  questo  problema  conviene  rimontare  alla  biologia  di 
tal  genere  di  balracini ,  e  poi  discendere  a  studiarla  sol  luogo 
della  produzione  del  nostro  erpelolite.  Perocché ,  comunque 
facile  si  affacciasse  la  genesi  soa  alla  mente  di  chi  ben  conosce 
la  prima  ;  le  condizioni  locali  non  a  tatti  ne  egualmente  chiare 
possono  esser  note ,  onde  conciliare  la  possibilità  col  fatto. 

I  rospi  generalmente  si  tengono  in  luoghi  umidi  ed  om- 
breggiati, a  differenza  de'  ranocchi  che  vogliono  vivere  assoluta- 
mente nell'acqua.  È  perciò  che  di  tal  falla  di  Balracini  s' incon- 
trano a  dovizia  ovunque  il  terreno  è  allo  a  conservare  1'  umi- 
dità ,  come  sono  le  terre  argillose  ,  i  siti  pantanosi,  selvatici , 
i  luoghi  ruderali  ec.  E  di  tal  indole  sono  le  nostre  alture  vul- 
caniche ,  per  la  pozzolana  dalla  quale  sono  ricoperte,  e  le  selve 
che  le  inverdiscono;  per  cui  i  rospi  s'incontrano  colà  ovunque 
e  frequenti. 

Deslava  grande  meraviglia  un  tal  fatto  allo  Spallanzani , 
che  per  la  prima  volta  vedevali  allo  interno  ed  allo  esterno  del 
cratere  di  Montenuovo  presso  Pozzuoli ,  le  cui  parole  si  voglio» 
qai  riferire  per  maggiore  chiarezza - 

»  Delle  tante  e  si  svariale  specie  di  rane  europee  (e  sotto 
»  un  tal  genere  col  Linneo  comprendo  anche  i  rospi)  non  emmi 
»  noto  esservene  nna  sola,  che  non  nasca  nell'acqua,  e  che  per  na 


)(  70  )( 

»  tempo  non  vi  soggiorni,  fiDlanto  che  giltala  la  maschera  di  gi- 

»  fino  pigli  la  divisa  di  rana  (i)  ». 

Il  tempo  in  cui  lo  Spallanzani  si  aggirava  per  qnoste  nostre 
vnlcaniche  contrade  era  di  agosto  ,  ed  afferma  egli  stesso  che 
Monlenuovo  era  aridissimo.  Per  ispicgar  dunque  Io  strano  fe- 
nomeno, che  tale  appariva  ai  suoi  occhi ,  ricorreva  alla  ipotesi, 
che  fossero  quei  rospetti  o  ranocchi ,  com'  egli  dice  ,  provenuti 
dal  non  lontano  lago  di  Agnano.  Né  altro  ostacolo  incontrava  per 
ammettere  questa,  eh'  è  veramente  strana  conghiellura ,  eccetto 
che  la  differenza  specifica ,  secondo  lui ,  tra  le  rane  che  aveva 
meditate  nel  lago  di  Agnano,  rammentandosi  della  loro  celebrità 
elevata  da  un  cerretano  (2) ,  ed  i  rospi  che  vedeva  in  Monte- 
nuovo.  Rimaneva  quindi  enigmatico  un  tal  fenomeno  per  quel 
dotto  uomo  ;  e  dichiarava  che  probabilmente  avrebbe  sciolto 
r enigma  t  forse  non  senza  qualche  utilità  della  scienza, 
se  dato  gli  era  di  soggiornare  a  lungo  in  quella  contrada 
vulcanica. 

lo  non  saprei  decidere  se  tanta  meraviglia  nascesse  nella 
mente  dello  Spallanzani  ,  perchè  in  quel  Icmpo  non  era  ancor 
chiarita  la  biologia  del  genere  Bufo  ,  o  perchè  egli  entrava 
nuovo  in  siffatto  aringo.  Le  sole  note  aforistiche  del  Systema 
natitrae  del  Linneo  ,  di  coi  mostrasi  padrone  ,  non  gli  sommi- 
nistravano cerio  lumi  baslevoli  per  comprendere  lo  svolgimento 
de'  rospi,  non  essenzialmente,  ma  sol  per  gradi  diverso  da  quello 
de'  ranocchi.  E  però  ben  antica  la  osservazione  di  vedere  schiu- 
dere e  saltellare  i  rospelli  al  cader  della  pioggia  sopra  terreni 
argillosi  0  marnosi  inariditi  ;  talché  da  uomini  semplicissimi  si  è 
sospettato  che  cadessero  dal  cielo  cosi  sotto  forma  di  pioggia,  0 

(1)  Spallanzani,  Viaggio  nelle  due  Sicilie,  voi.  l,  pag.  122  e  123-1792. 

(2)  Narra  lo  stesso  Spallanzani  che  da  un  Napolitano  crasi  dato  a  ve- 
dere e  ad  ammirare  a  Vailisnicri ,  stando  in  Milano  ,  un  grande  girino  ; 
affermando  esser  proprio  del  Lago  di  Agnano,  possedendo  questo  la  virtù 
di  generar  mostri ,  metà  tinche,  e  mela  rane.  L.  e.  pag.  118. 


){  71  )( 
con  la  pioggia  slessa.    Abbandonando  ora  qnesla  digreasione , 
nella  quale  siamo  entrati   non  senza  qualche  ragione  ,    ripren- 
diamo la  storia  de'  rospi,  dalla  cai  biologia  rimarraono  chiarite 
tolte  queste  apparenti  stranezze. 

I  vecchi  rospi,  dorante  il  verno  la  primavera  e  la  stale,  si 
tengono  appiattali  entro  cunicoli  ch'essi  stessi  si  scavano  ,  ove 
la  molle  terra  il  permeile  ;  o  si  rintanano  sotto  macerie  ,  per 
entro  ì  crepacci  delle  rocce  e  luoghi  simili.  Colà  essi  vivono 
dando  la  caccia  ad  insetti,  lumache ,  ed  auimaletti  di  altre  ge- 
nie ,  secondo  che  la  località  loro  ne  porge  ;  e  d' ordinario  tutto 
ìngojano  con  la  melma  stessa  o  col  molle  terreno  nel  quale  giac- 
ciono. Ivi  compiono  i  loro  amori  ;  ma  la  femmina  pregna  cerca 
nn  luogo  in  cui  massimamente  T  umido  predomina,  ove  non  in- 
contrasse piccoli  stagni ,  ancorché  temporanei.  Sceglie  per  or- 
dinario quei  fossetti,  che  sì  scavano  nelle  terre  messe  a  coltura, 
a  fine  di  raccogliervi  le  acque  ridondanti  e  scorrenti  nel  suolo 
declive.  Ivi  depone  le  nova  ed  alla  buona  stagione  ne  schiudono 
i  piccoli.  I  quali  si  tengono  nella  melma  interrali,  nutricandosi 
di  ciò  che  lor  porge  la  melma  stessa  che  lor  serve  di  culla,  ed 
ivi  compiono  la  loro  metamorfosi.  Se  il  terreno  si  conserva  molle, 
vengono  indi  fuori ,  e  vanno  saltellando  ,  vagando  ,  e  cercando 
alimento  ;  ma  se  pel  contrario  s' inaridisce  ,  i  rospetti  vi  riman- 
gono quasi  sepolti ,  bastando  la  natura  igrometrica  del  terreno 
per  conservar  loro  tanta  umidità  che  basii  al  sostegno  della  propria 
vita,  eh'  è  estremamente  sobria.  Al  cader  delle  piogge  però,  ram- 
mollito il  terreno ,  disserrano  toslo  il  carcere  ,  e  ravvivati  vengono 
fuora  saltellando.  Cosi  la  loro  improvvisa  comparsa.  Quelli  poi, 
che  si  tengono  ristretti  fra  cunicoli  nmidetti  ombreggiali  e  fre- 
schi,  n'escono  in  tempo  delle  piogge  eslive,  sia  per  cercare 
più  abbondante  pastura,  sia  per  compiere  1'  atto  finale  della  ri- 
produzione. Ciò  precipuamente  è  quello  che  accade  ne'  nostri  ter- 
reni vulcanici  e  montuosi,  dove  l'acqua  che  proviene  dalle  piog- 
ge è  proQtamente  assorbita ,    penetra  da  pertutto  ,  e  lascia  la 

6 


)(  72  )( 
superficie  proscingala  e  quasi  arida.  Ma  i  rospi  riescono  svilup- 
pali, ed  energici,  comunque  nalurainiente  torpidi.  Da  ciò  risulla 
che  appar<^nlcmenle  fan  mostra  di  aver  vissuto  nuli'  arido;  come 
afFacciavasi  appunto  allo  sguardo  dello  Spallanzani.  Il  genere 
Bombinator  è  no  poco  più  acquatico,  è  vero,  stando  sopra  i  mar- 
gini dì  laghi  fiumi  e  rigagnoli  ;  ma  i  selli  sopradetli  in  assenza 
Doo  mulansi. 

Promosse  tali  cose  è  facile  intendere,  che  trovandosi  di  tali 
rospetli  involli  in  terreno  declive,  la  soprawegnenza  d'  una  forte 
pioggia  può  traghettare  col  terreno  ammollito  anche  il  rospetto 
che  serba  racchiuso.  E  so  rotolando  incontra  sempre  di  simile 
pasta  molle  ,  è  cosa  chiara  che  debba  vieppiù  invilupparsi ,  e 
crescere  di  mole  la  primitiva  pallottola  ;  mutando  poi  di  natura 
gli  strati  a  seconda  del  terreno  che  successivamente  incontra. 

Tale  senza  dubbio  è  stato  il  caso  che  noi  esaminiarao.  Quel 
rospetto  giaceva  rannicchiato  nella  marna  che  predomina  solle  altu' 
re  dell'  epomeo.  Esso  fu  trascinato  giù  rotolando  dalle  piovane; 
e  <|uindi  inviluppato  più  sempre  di  quelle  terre  argillose  e  vulca- 
niche, finché  non  venne  arrestato  in  qualche  sito.  Il  primo  strato 
chtì  lo  mviluppò  aderisce  perfettamente  al  corpo  dell'animale,  fallo 
anche  più  duro  pel  rimescolamento  della  sostanza  terrosa  coiromor 
glutinoso  che  dalla  pelle  trasuda  (r).  Però,  il  rospo  avrebbe  ben 
potuto  svincolarsi  da  quelle  parieli  che  lo  invincolavano,  se  queste 
fossero  rimaste  molli.  E  quando  ciò  non  fosse  avvenuto,  perchè 
le  resistenze  che  quelle  gli  presentavano  erano  maggiori  delle 
proprie  forze  ,  l' umido  permanente  Io  avrebbe  portato  alla  cor- 
ruzione. Ma  pel  contrario  ,  esso  si  trova  nello  slato  normale  io 
quanto  alla  sua  composizione  organica  ;  mentre  si  manifesta  di 
aver  soHerlo  una  somma  compressione  quasi  da  ogni  Iato  ugual- 

(.1)  Non  v' à  sostanza  più  atta  a  far  cousolidare  le  sostanza  tsrrose , 
quanto  il  glutine  animale  :  e  ce  ne  danno  pruova  evidentissima  i  testacei, 
i  quali  presentano  un  nucleo  più  solido  là  dove  l'animale  si  è  aggriazit» 
•  dove  più  abbondava  la  sua  sostanza. 


)(  73  )( 
mente.  In  oltre  ,  se  tolti  quei  globoli ,  e  quello  sppzialraente  che 
racchiude  il  rospelto ,  ingenerali  nel  modo  come  si  sono  poco  in- 
nanzi descritti,  non  fossero  che  semplicemente  disseccali  ;  è  chiaro 
che  sarebbero  siali  rammolliti  novellamente,  e  disfalli  dalle  piova- 
ne sopravvenute.  Perocché  le  marne  e  le  argille  disseccate  per  la 
sola  forza  del  calore  solare  ,  si  riammoniscono,  e  si  crepacciano 
ogni  volta  che  sono  penetrale  dall'  acqua.  Oppostamente ,  ninna 
delle  sfere  o  pallottole  di  quel  silo  presenta  il  minimo  indizio  di  cre- 
pacciatura ,  screpolamento ,  od  altra  mutazione  di  stato  ;  ne  si 
possono  menomamente  rammollire  lenendole  immerse  nell'  acqua. 
Esse  dunque  àn  dovuto  subire  un  tal  grado  di  disseccazione  da  pa- 
reggiare quella  delle  stoviglie  ben  colte;  che ,  quando  queste  non 
sono  giunte  a  tal  grado ,  vanno  pur  soggette  a  rammollimento. 
Egli  è  dunque  evidente,  che  quei  globoli  anno  dovalo  sperimen- 
lare  nn  pronto  e  forte  grado  di  calore  dopo  di  essere  stati  ingene- 
rati; e  spezialmente  in  quello  che  racchiude  il  rospo  il  calore  à 
dovuto  agire  immanlinenti  dopo  la  genesi  sua.  Senza  andar  men- 
dicando sorgenti  di  questo  elemento  per  la  produzione  di  tale  fe- 
nomeno, è  naturale  facile  ed  evidente  il  ripeterlo  dal  calore  sot- 
terraneo di  quel  vulcanico  suolo;  il  quale,  se  tuttora  è  grandissimo 
in  alcuni  siti  dell'isola  ,  ben  poteva  essere  anche  maggiore  sulle 
falde  dell' eporaeo  ,  ove  à  avuto  luogo  la  formazione  del  nostro 
erpetolile. 

Da  (ali  considerazioni  rinnite  sembrami  poterne  conchiudere, 
che  la  produzione  di  tale  erpetolite  debba  ripetersi  dall' azione  si- 
multanea dell'  acqua  e  del  calore  di  fumajoli  vulcanici  :  e  che  per- 
ciò sia  nn  fenomeno  esclusivo  di  un  luogo,  nel  quale  si  trovano 
riunite  tulle  le  propizie  condizioni  richieste  per  avverarsi  il  feno- 
meno di  cui  si  è  fin  qui  ragionalo.  Laonde  non  è  da  registrarsi  tra 
1  fossili  caralleristici  de'  terreni  di  antica  formazione;  ma  come  pro- 
prio ed  esclusivo  ,  sotto  quasi  tutti  i  rapporti,  delle  nostre  vul- 
caniche contrade  ,  per  Io  che  mi  avvisava  dirlo  tutto  a  noi  pro- 
prio. Era  già  slata  avvertila  la  identità  delle  spoglie  testacee  che 


)(  74  )( 
si  Irovano  sepolle  a  pie  di  Montenuovo  presso  Pozznoli,  e  qaelh 
racchiuse  nelle  iiinrnp  argillose  ed  in  uno  slralo  sabbionoso  dell'i' 
sola  d' Ischia.  La  loro  esistenza  nondimeno  era  limitata  alla  sola 
classe  de  molluschi  loslacei  ,  avanzando  i  Crostacei  e  gli  Entorao- 
strncì,  gli  Echinodermi,  i  Foraminiferi  ed  i  Polipai].  Importando 
altronde  moltissimo  il  confronto  di  tulli  colesti  avanzi  organici  del- 
le diverse  località  ,  e  la  conoscenza  delle  specie  reperibili  in  eia- 
scona  distintamente,  m' impegnavo  a  ricercare  con  maggiore  ac- 
coratezza le  differenti  località;  anche  perchè  la  Paleontologia  dei 
regno  lo  reclamava. 

I  risuJlamenti  delie  ultime  peri  astrazioni,  mentre  non  iorer- 
mano  le  conclusioni  dedotte  dalle  precedenti  ,  ci  ammoniscono  di 
parecchie  altre  importantissime  verità.  E  dapprima  la  serie  delle 
specie  ne  viene  accresciota  per  la  scoperta  di  altre  non  state  ancora 
colà  ravvisate  ,  ed  altre  ignote  affatto  fin  qnì  ai  coltori  di  questa 
scienza. 

Le  quali  specie  son  precedute  nel  seguente  catalogo  da  uà 
asterisco  per  facilitarne  la  distinzione. 

Non  sarà  poi  senza  interesse  notare  : 

I.  Che  mentre  nel  deposito  coochigliare  posto  a  pie  di  Mon- 
tenuovo presso  Pozzuoli,  abbondano  gli  Echinidi  del  genere  Spa- 
taìigus  e  Schizaster,  de'  quali  si  trova  solo  qualche  oscuro  segno 
nelle  marne  ed  argille  d' Ischia  ;  quivi  per  Io  contrario  sono  fre- 
quentissimi quelli  del  genere  Echìnocijamus  ^  di  cui  non  ò  trovato 
ancora  un  esempio  presso  Pozzuoli. 

Intorno  a  questi  cade  ancora  in  acconcio  notare,  che  gli  Spa- 
tanghi  ed  i  Schizasteri  di  Pozzuoli  si  trovano  coi  loro  aculei  interi 
ed  attaccati  allo  scudo  sì  fortemente  ,  che  nou  sì  distaccano  nep- 
pure dopo  averli  tenuti  in  acqua  più  tempo,  e  stropicciandoli  eoa 
la  spazzoletta.  La  interna  cavità  è  ripiena  di  sostanza  terrosa  lapi- 
defatta  e  durissima.  In  taluni  pure  si  osservano  delle  tuberosità  re- 
golarmente prodotte  ne' solchi  ambiculali  ;  e  queste  solidissime. 
E  notissimo  altronde  che  ìd  questa  famiglia  di  Echioidi  gli  acolei 


y  75  )( 

<si  distaccano  e  cascano  (acilmenle,  perchè  liilli  i  (essiili  organici 
loro  sono  debolissimi,  e  quindi  risullano  solfile  il  guscio,  delicalis- 
srnri  gli  aculei  ,  e  doboli  i  loro  iigamenti  interartìcolari.  Laonde 
morti  appena  si  spogliano  di  tali  appendici  esteriori  ,  e  la  interna 
cavità  si  vaola  de' visceri.  Cosi  svestili  si  trovano  in  fondo  del 
mare  ,  soventi  ripieni  aCFalto  dì  melma  :  ed  in  tal  guisa  interi  o 
rolli  si  trovan  pure  nello  slato  fossile.  Le  condizioni  adunque  che 
accompagnano  tali  spoglie  fossili  in  Pozzuoli  dimostrano  che  vi 
furono  interrati  vivi  ,  e  che  pronlaraenle  si  disseccarono,  d'onde 
provenne  quella  somma  solidificazione  di  terra  impastata  con  la 
sostanza  molle  e  glutinosa  animale. 

2.  Le  spoglie  di  molluschi  testacei ,  oltre  all'  essere  ben  con- 
servale ,  fresdiissime  ,  e  tinte  de'  loro  nativi  colori,  si  trovano  per 
lo  più  ben  accoppiate.  E  questo  fatto  è  rimarchevole  sopralullo 
neir  Aaacardia  fragilis  ,  la  quale  ,  per  esserne  delicatissima  la 
spoglia  ,  si  à  meritato  tal  nome  ;  ed  il  suo  ligaraento  cardiale  è 
M  debole  eh' è  ben  raro  il  caso  di  ottenerne  dal  mare  uo  esemplare 
con  le  due  valvole  naluralmeele  congiunte. 

3.  Freschissimi  s'incontrano  i  polipari  ;  tra  quali  figura  prin- 
cipalmente la  Cladocera  cespilosu.  Io  ne  ò  incontrato  spesso 
gruppi  interi  e  si  ben  conservali  ,  da  non  mancarvi  punto  una 
sola  delle  delicate  lamine  de' suoi  polipari.  E  fuori  di  quel  silo  IW 
servalore  non  saprebbe  decidere  se  dal  seno  della  terra  o  recente- 
mente dal  mare  fossero  estratti. 

4  Ilo  fatto  identico  ci  porgono  le  numerose  spoglie  di  eo- 
tomostraci  de*  due  generi  Cypridina  e  Cytherina  ;  le  quali  non 
di  rado  ò  trovate  accoppiate  permanenlcmente  e  si  bene,  da  resi- 
stere pure  alle  iterate  lavande  senza  disgiungersi.  E  pure  son  que- 
ste fragilissime  e  delicate  ,  ne  altrimenti  ligale  fra  loro  che  per 
un  tessuto  di  facilissima  dissoluzione.  Esse  perciò  mostrano  di  non 
aver  sofTerlo  il  menomo  spostamento  uè  stritolamento  di  sorla. 

Tulio  dunque  concordemente  assicura,  che  quel  deposito  sia 
uicilo  dal  mare  coti  cuuje  di  presente  si  trova  :  ed  essersi  formato 


)(  76  )( 
in  seno  dello  acque  istantuncaineiitc,  restando  inviluppati  i  suoi 
jibiialori  monlre  erano  in  piena  vita. 

Le  stesso  coso  non  si  trovano  nelP  Isola  d' Ischia.  Perocché  , 
quantunque  il  deposito  conchìgliare  della  Pennella  mostrasse  net* 
tamcnte  risultare  da  una  sponda  abbandonata  dal  mare;  pure  gli 
strali  sovrapposti  esprimono  nvollure  e  scoscendimenti  iterali,  dai 
quali  venne  sepolto. 

La  slessa  espressione  si  trova  ovunque  in  quelP  Isola,  sia  che 
si  esamini  la  spoiidn,  sia  che  si  penetri  nelle  cave  di  argilla  figu- 
lina. In  queste  troverai  in  fondo  un  letto  di  argilla  finissima  ed 
uniforme  ,  racchiudente  non  rare  spoglie  di  gasteropodi  e  di  ace- 
fali; copiosissimi  poi  i  furaminìferi  di  molti  generi.  Ma  a  misura 
che  si  ascende,  sminuisce  1'  omogeneità  di  quello  impasto,  e  man- 
cano gradaladiente  i  foraraiuiferi ,  senza  vedersi  più  alcun  vesti- 
gio di  altre  conchiglie.  Per  r  opposto  ,  la  massa  è  disordinata,  e 
svariatamente  rimescolata  a  pomici,  sabbia,  e  sostanze  eterogenee 
di  ogni  natura.  Dunque  quel  fondo  fu  turbalo,  e  rimescolalo  sia 
dove  s' incontrò  ancora  la  melma  molle  ,  e  quasi  sospesa  in  fondo 
delle  acque. 

In  fino,  volgendo  1'  attenzione  sul  predominio  di  tali  organici 
avanzi  nelle  due  località  ,  il  marchio  delle  loro  differenze  è  rile- 
vantissimo : 

a)  Pozzuoli  ci  porge  copia  immensa  di  entomoslraci ,  tanto 
per  numero  di  esemplari,  quanto  per  raoltiplicità  di  specie  :  e  tra 
queste  la  parte  maggiore  sconosciuta  affatto.  Nelle  marne  argil- 
lose d'Ischia  non  sì  trova  che  qualche  raro  esempio  di  due  o  tre 
sole  specie. 

•»)  In  Ischia  per  Io  contrario  sono  abbondevolissimi  i  forami- 
niferi  ,  mentre  in  Pozzuoli  s' incontrano  scarsissimi. 

e)  L'  Odonlina  rugosa  che  in  Ischia,  e  pro|)rio  nella  marna 
argillosa  di  S.  Alessandro  ,  è  frequente  ,  si  affaccia  appena  in 
Pozzuoli. 


)(  77  X 

d)  Gli  Echinociaini  abbondevolissinii  in  Ischia  ,  tanto  nelle 
marne  di  S. Alessandro,  quanto  nello  strato  ghiajoso  della  Pannella 
ove  maggiornienle  abbondano  ,  mancano  afiatlo  in  Pozzuoli. 

e)  Si  è  accennato  di  già  che  i  foraminifcri  sono  numerosis- 
simi nelle  marne  od  argille  d' Ischia  ;  scarsissimi  per  V  opposto  ia 
Pozzuoli.  Ma  intorno  a  questi,  poiché  si  pretende  desumere  dalla 
presenza  de'  generi  e  delle  specie  loro  un  carattere  geologico  , 
giova  avvertire  ,  non  esser  cosa  facile  decidere  in  tali  differenze  ; 
perciocché  si  l'abbondanza,  come  la  esistenza  di  questa  o  di  quella 
specie  ,  di  nno  o  di  un  altro  genere,  variano  da  punto  a  punto. 
IVè  la  loro  ricerca  può  farsi  sopra  grande  estensione  ;  ma  trattasi 
sempre  di  pochi  pollici  cubici.  Or  la  lunga  sperienza  mi  à  dimo- 
strato, che  dopo  reiterate  investigazioni,  dalle  quali  sembrava  do- 
versi escludere  in  tatto  od  in  parte  la  loro  esistenza,  in  fine  si  sono 
affacciati  copiosi.  Esemfiio  notevole  ne  viene  dalle  argille  di  Mon- 
tesarchio  (i)  :  e  Io  slesso  è  avvenuto  per  qnclle  di  Casamicciola  in 
Ischia. 

(1)   Vedi  Cenni  per  l'anno   I8Ii2. 


Siiruo  il  calulo^'o. 


CATALOGO 

co»MiiHC   c    cotMpatativo   otite   JJue   fopaCit* 
POZZUOLI    ED    ISCHIA 


CASTEROPBDI 

POZZUOLI 

ISCHIA 

S. Messane 

ro.Lu9glii  diversi 

i.Odontina  rugosa 

ivi 

2.DenlaIianj  g-costaturti 

ivi 

-  V.  lO-coslatara 

ivi 

-  V.  ii-Goslatum 

ivi 

3.  dentalis 

ivi 

4.Siliqaaria  angaina 

Patiadia 

S.Vermetus  gigas 

ivi 

6.  glomeralus 

ivi 

7-  ^ .  .  .  ,  . 

ivi 

S.Fissarella  graeca 

ivi 

ivi 

IO. Patella  panciata 

ivi 

II.  ——  caerulea 

ivi 

i2.Pileopsis  ungarica 

ivi 

iB.EmargiaoIa  adriatica 

ivi 

i4.  pileolus 

ivi 

i5.Crepidula  anguifornjis 

ivi 

iG.Haliolis  toberculata 

ivi 

ly.BiiIla  hydatis 

M.Jmper. 

iS.Natica  miliepanclata 

ivi 

ivi 

19. Diliwinii 

ivi 

ivi 

"■20.  Valencienncsii 

ivi 

ivi 

Casamioc. 

21. sordida 

ivi 

)(  79  )( 


S.Alessandro.  Luoghi  diveisì 


22.NerUa  vìridìs 
25.TQrbo  rngosos 
24"Turritella  tricarioata 

25.  — —  communis 

26.  -^—  triplicala 
ay.Scalaria  commDois 

♦  28. Valvala  striata,  Cost. 
'>'29.TraDcatelIa  pùnctata,  Cost. 
*3o.  ■         aiomas,  Cosi. 
^Si.Ealiina  nitida 

*32. minata,  Cosi. 

*33. striata,  Cosi. 

34. acicula 

35. polita 

*36.ChemDÌtzia  gracilis 

37.Ilissoa  cimex^ 


38. 

crenalala 

39. 

— —  costata 

ào. 

"  -  Bruguieri 

Al. 

42. 

43. 

— —  similis 

44<PhasianeIIa  pulla 

45. 

46. 

— —  Vienxii 

47«MonodoDta  corallina 

48. 

Viellolii 

49. 

5o. 

limbata 

*5i.Trochus  magus 

52. 

granulalus 

IVI 

ivi 

ivi 
ivi 

ivi 

ivi 
ivi 

ivi 

ivi 


ivi 


IVI 


ivi 


IVI 


ivi 
ivi 


IVI 


ivi 
ivi 

ivi 

ivi 
ivi 
ivi 


IVI 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 


Toccaneta 


Casam.Paiio. 


Casamicc 


M.  Imperai. 


IVI 


Pannella 
ivi 
Casamìcc. 
ivi 


)(  8o  )( 

POZZCOLl 


53.Trocha8  zizyphioos 

54..  conulas 

55. Langieri 

56.  crenulatas 

57.  slrialDS 

♦  58.  ■  canaliculalus 

5g.  ——    fanulam 
Co.Solariaiii  discus 
6i.Fossarus  Adansonii 
Sa.Cerilhium  vulgatoni 

63.     alacaster 

64».     •  scabrura 

65.     granulatiitu 

66.Plearotoma  oblunga 


67. 
68. 
69. 
70. 

V' 
72. 

73. 

74. 


echinata 

inflala 

conciona 

vcrsicolor 

heplagona 

nana 

Bertrandi 

gracilis 


75.Rostellaria  pes-pelecaoi 
76.FUSUS  syracasaous 
77.  corneos 

78.—*—  rostratus 
79.Marex  Irnnculus 
80.  brandaris 

8i. erinaceus 

82. crislalus 

83.——   distinctus 


IVI 


ISCHIA 

S. Alessandro.  Luoghi  diversi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 


IVI 

ivi 
ivi 


IVI 


IVI 

ivi 


IVI 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 


Pauoella 


IVI 

ivi 
ivi  e  M.linp. 
ivi        ivi 


Pannella 


IVI 


IVI 

ivi 


Casainicc. 


)(  8i  )( 

POZZUOLI 


ISCHIA 


84.Murex  corallinns 
85.— —    vaginatas 
86.Trilon  corrngatas 
Sy.Bacciaam  mutabile 


88. 
89. 
90. 

92, 
93. 


scriplam 

mÌDus 

macola 

tessnlatam 

ascanias 

prìsmaticDm 

semislriatam 


94..     — — 
95.Gassidaria  echìnophora 
96.Gassis  undolata 

97. sabnron 

98.Purpara  D'Orbignyi 
99.CoIambelIa  raslìca 
100. Mitra  caffra 


iii.CoDus  meditcrraDCUs 
ii2.6irroDtia?  .... 


S.Àlcssandro. Luoghi  diversi 

Panoella 

Gasamicc. 


ITI 


IVI 
ivi 

ivi 
ivi 
ivi 


IVI 


Panoella 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 

CaBamicc. 
M.Ifflper. 

PaoDclIa 
ivi 


ivi 

102. SavigDji 

ivi 

io3. columbellaria 

ivi 

io4..Volvaria  triticea 

ivi 

io5.  miliacea 

ivi 

lofi.MarginelIa  cypreola 

ivi 

loy.Cypraea  coccinella 

ivi 

-v.a)  dorso  strialo 

ivi 

-v.ò)  dorso  laevi 

ivi 

108.  cinnamomaea 

ivi 

log. lurida 

ivi 

no. lacryraalis 

ivi 

IVI 


)(Ss)( 

tTEEOPEDl 

POZZUOLI 

ISCHIA 

S.Alessaadfo.  Luoghi  diverìu 

H^alaea  tridentata 

ivi 

ACEFALI 

ik.Pecten  jacobaeua 
2. inflexus 

ivi 

ivi 
ivi 

3. glaber 

4,.——    hjralinaa 

iti 
ivi 

ivi 

ivi 

ivi 

ivi 

6. pnsio 

8.——    polymorphas 

5. pes  felis 

IO. Lima  squamosa 
li.Spondylus  gaederopas 
I2.0strea  cristata 

ivi 

ivi 
ivi 

Toccanefa 
ivi              ivi 
ivi 

ivi 

i3. cochlear 

ivi 

l4'. edulis 

ivi 

iS.Anomia  caepa 

16. '  ephippiam 

17. sqaamula 

iS.Mylilus 

ig.ModioIa  barbala 

ivi 
ivi 

20.    ■        discors 

ivi 

ivi 

21. Pinna  nobilis 

ivi 

22.Chama  gryphoides 
2 3. Arca  Noae 

ivi 

24-.  • tetragona 

25.——  barbata 

26. lactea 

- 

27.Pectnnculas  pilosus 

ivi 

28.——  glycimeris 

ivi 

){  83  )( 

POZZUOLI 


ISCHIA 


sg.PectancQlus  bimaculatas 
So-Nocola  margaritacea 
Si.  — —   solcata 
32. pella 


IVI 


S.Alessandro.  Luoghi  diversi 


Casamicc. 


dD.Lardiam  rasticnm 

IVI 

IVI 

*35.  edule 

ivi 
ivi 

ivi 

36.  macrooatam 

ivi 

ivi 

ivi 

Sg.  laevigatam 

4o.Cardita  calycalala 

ivi 

Pannells 
ivi 

42.  — —  minata 

ivi 

43.Cylherea  Chione 

44.  Cyrilli 

45.  Venas  gallina 

ivi 
ivi 
ivi 

46.  verrucosa 

ivi 

47.  dysera 

48.  ——  radiata 

ivi 

ivi 
ivi 

49.Crassiaa  fusca 
So.Donax  trancalos 

ivi 

ivi 

5i.  • Venosta 

ivi 

52.Lacina  reticolala 

M.  Imperai. 

53.  lactea 

Pannella 

54.  divaricala 

ivi 

55.DipIodonla  .... 
56.Tellina  distorta 

ivi 

Pannella 

57.  donacina 

ivi 

58. planata 

,  ivi 

59.  incarnata 

ivi 

)(  U  )( 

POZZUOLI 

ISCHIA 

S.Alessandro.  Luoghi  diversi 

6o.Ara|)hidesma  semldentala 

ivi 

Gi.Psammobia  feroensis 

«▼i 

62.Maclra  stallornm 

ivi 

63.CorbuIa  nncleos 

ivi 

64. Latrarla  elliptica 

ivi 

65.Solecartas  strigilalus 

ivi 

66.SoIcn  coarclatas 

ivi             Casamicc. 

CROSTACEI 

Tt.Leacosia  nuclens 

ivi 

z.Gonoplax  rhomboides' 

ivi 

S.Cypridina  puteolana,  Cosi. 

ivi 

—  varletas 

ivi 

ivi 

5.     cenlronota,Cost. 

ivi 

ivi 

ivi 

8.     emarginala, Cosi. 

Casamicc. 

10.     intermedia,Cosl. 

ivi 

II,     ——'    Lacalliana,Cosl. 

ivi 

—  varie  las 

ivi 

12.     ■            pedonculata,  Cosi. 

ivi 

i3.     reliculala,  Rens. 

ivi 

14..     —          speclabilis,  Cost. 

ivi 

i5.     '            semicoronata,  Cost. 

ivi 

16.     hirta ,  Cost. 

ivi 

ivi 

18.     — —     plicata,  Cost. 

ivi 

ig,     ■            Ciceroniana,  Cost. 

ivi 

)(  85  K 

POZZUOLI  ISCHIA 

S.Alessaodro.  Luoghi  diversi 
so.Cytherìoa  abscissa,  Reas.         ivi 
—  var.  ivi 

21.  '  arcuala,  Mstr.  ivi 

22.  ■  coniancla,  Cost.         ivi 

23.  — — -    gracilis,  Cost.  ivi 

24.     ovulala,  Cosi.  ivi 

25.     mulabilis,  Cosi.  ivi  ivi 

26.  — —     prona,  Cost.  ivi 

27.     Irapeziura,  Cost.         ivi 

28.     lalissima,  Cost.  ivi 

29.  ■  BDbdeUoides,  Mstr.       ivi 

30.  •     aenariensis,Cost.         ivi 
Si.     recla,  Cost.  ivi 

Fino  a  questo  momento  non  ho  incontrato  nel  regno  an  terreoo 
cosi  abbondante  di  spoglie  di  Entomostraci  qaanto  quello  di  Pozzaoli, 
sia  per  namero  svariato  di  specie ,  sia  per  frequenza  d' individaì^ 
Si  può  dire  per  ora,  cbe  nel  solo  sito  limitatissimo  di  Pozzuoli  si  à 
an  numero  di  specie  doppio  di  quello  clic  mi  è  riuscito  oUeoere  da 
tutte  le  altre  località  ricorcale  prese  insieme. 

ANELLIDI 

1.  Serpula  ÌDrnndibiiluiii  Pannella 

2.  Spirorbis  caritialiis  ivi 

3.  Ditriipa  subulala  ivi 

ECmNODEUMI  ivi 

I .  Spatangus  neapolifanus,Cost.         ivi 
2.Scbizasler  canaliferus  ,  Ag.  ivi 

3.  Ecbinociamus  australis ,  Ag.  ivi  ivi 

4.  ■         variabili»,  Cost.  itri 


)(  86  K 
Noi  abbinmo  qnì  segnato  i  generi  e  le  specie  determinale  sopra 
esemplari,  se  non  interi ,  almeno  ben  riconoscibili;  ma  oltre  a 
questi  ,  in  quasi  tutte  le  marne  e  le  argille  d' Ischia ,  come  nel 
leReno  vulcanico  di  Pozzuoli ,  s' incontrano  soventi  frammenti  di 
tendi  y  ed  aculei  dei  generi  Spatangns  e  Schizaster. 


II. 
». 
3. 
4. 
S. 
6. 

7- 
8. 

9- 

IO. 
BI. 
IS. 

i3. 
x4" 
i5. 
i6. 
17. 
18. 
»9- 

SI. 

sx. 
x3. 
a4> 
i5. 


FORAMINIFERI 

POZZUOLI 

Orbniina  nniversa,  d'Orb. 

ivi 

■            vitrea,  Cost. 

ivi 

Oolioa  semiala  la,  Cost. 

ivi 

r\'wtt\m         1    nn^ 

ivi 

Hyalaeina  monas,  Cost. 

i  V  e 

Nodosaria  t6iiuistria(a,Co9. 

Deolaiina  forcala,  Reos. 

nilens,  Cost. 

€rìslellaria  rotulata,d'0rb. 
INoflìooina  attenuata,  Cost. 

Soldani,  d'Orb. 

stridala,  Cost. 

— —     biilloidcs,  d'Orb. 
Oporculina  carinata,  Cost. 

perforala,  Cosi. 

■  aramonia,  d'Orb. 

INjl^ystoujeliu  spiuuiosa,  Cost. 
Cyclolina  cretacea,  d'Orb. 
Rolalioa  nitidissima,  Cost. 
Globigerina  bilocularis,  Cost. 

— —     trilocularis,  Cost. 
'         quadrilocularis,  d'Orb. 

bulloides,  d'Orb. 

Anomalina  Badeuensis,  d'Orb. 
Rosalina  horrìdissima,  d'Orb. 


IVI 


IVI 


IVI 


ISCHIA 

S. Aiessaodro.  Luoghi  diversi 
ivi  Pannella 


ITI 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 

ivi 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 

ivi 
ivi 

ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 
ivi 


)(87)( 

POZZCULl 

S. Alessandro.  Luogbi  diversi 

26.  B(ilimÌDa  varicosa,  Cosi.  Pannella 

27. variabilis,  Cost.  ivi 

28. saccinea,  Cosi.  ivi 

29. squaraigera,  d'Orb.  ivi 

3o.       paslulosa,  Cosi.  ivi 

3i.  Uvigerina  striala,  Cosi.  ivi 

S2.  Dimorphina  infiala,  Cosi.  ivi 

33.  Galtulina  qaadrispiaosa,Cost.  ivi 

34-      cordala,  Cost.  ivi 

35.  Polymorphina  revoluta,  Cost.  ivi 

36.  Bigenerina  bifida,  Cosi.  ivi 

37.  '        torosa,  Cosi.  ivi 

38.  '— —    allcrnans,  Cosi.  ivi 
Sg.  Textularia  varicosa,  Cost.          ivi 

4o.  Brizaliaa  aenariensis,  Cost.  ivi 

4i.  Bilocalina  simplex,  Cost.  ivi 

'^2.       '"'         inornata,  d'Orb.  ivi 

4.3.      — —    clipeata,  d'Orb.  ivi 

44'       "" —    contraria,d'Orb.  ivi 

4.5.      media,  Cost.  ivi 

A6. lunula,  d'Orb.  ivi 

4.7.      — —    amphiconica,  Reos.  ivi  ivi 

48.  Spiroloculina  escavala,  d' Orb. 

49.  ■    canaliculata,  Cost.      ivi 

50.  "  laevissima,  Cost.        ivi 
5i.       rotondata,  Cost.         ivi 

52.  Trilocnlina  angolosa,  Cost.         ivi 

53.       gibba,  d' Orb.  ivi 

54.  Spberoidina  austriaca,  d'Orb.  ivi 

55.  Quinqaeloculiaa  dcnticala* 

la,  Cost.  ivi 


)(  ««  J( 


POZZUOLI     ISCHIA 

SMossamlro.  l>uou!ii  diversi 


56.  Qninqueloculioa  Josephina, 

d'Orb.  ivj  Pannella 

5-j.       . Incannata,  Cost.  ivi  ivi 

58.  Adelosina  pnicbella,  d'Orb.         ivi 

5c).  ■     elegans,  Cosi.  ivi  ivi 

60.       lacvigala,  Cosi.         ivi  ivi 

61. calcarala,  Cost. 

62.  — —    laevissima,  Cost. 
53,       .  striala.  Cosi. 
64"  Favosina  vitrea,  Cost. 

65.  Cyclolina  cretacea,  d'Orb. 

66.  Spirorbolina,  Cost.  Nuovo 

genere  ivi 

Libri  offerti  in  dono. 

Atti  dell'Accademia  Pontificia  de'  JNaovi  Lincei,  sessione  Ili  del 

i3  Aprile  i852. 
Rendiconto  delle  adunanze  della  reale  Accademia  de'  Georgofdi. 

I\Iaggio  i853. 
VoLPiCELU  (  pr.  Paolo  )  —  Soluzione  algebrica  della  x^^y-sss 

{fl^J^b-)^  essendo  k  nn  intero  qualuoqae.  Roma  i853  in4'«° 
ZacCaro  (Lorenzo)  —  Nnovo  corso  di  lelteratara  elementare  -, 

dae  altri  fascicoli  della  parte  i*  del  voi.  2°.  Nap.i853  in  8.- 
Si  sono  pure  presentati  i  fascicoli  78-82  della  Fauna  del  Regno 

di  Napoli  del  pr.  Costa,  a  cai  T  Accademia  e  associata. 


)l  «9  )( 


TORNATA    DK    I7    LUGLIO 


La  soclelà  agraria  di  Bologna,  ricordando  di  aver  da  parec- 
chi anni  spedito  alcuni  volumi  delle  sue  memorie,  chiede  in  ri- 
cambio le  nostre  pubblicazioni ,  promeltendo  la  continuazione  di 
quei  volumi. 

Avendo  il  Segretario  perpetuo  rammentalo,  esservi  una  deli- 
berazione deir Accademia,  per  la  quale  fu  stabilito  di  farsi  a  <]uel- 
r  onorevole  consesso  1  invio  de'  nostri  Alti,  è  stalo  lo  slesso  inca- 
ricato di  darle  sollecita  esecuzione. 

Il  socio  non  residente  dottore  Agostino  de  Stefano  legge  nna 
memoria  col  titolo  di  Osservazioni  relative  alla  raccolta  dell  A' 
sarò  europeo ,  ossia  Baccarà  di  Virgilio. 

Il  Professor  Tenore  nella  tornata  de'  i8  Gennajo  del  passato 
anno  leggeva  alla  nostra  Accademia  una  sua  memoria  sull'  Erba 
Baccarà^  nella  quale,  tra  le  altre  piante  mentovate  dagli  antichi 
sotto  tal  nome,  prendeva  ad  illustrare  specialmente  quella, cui  al- 
luder ne  sembra  il  Vate  di  Mantova  nell'  Ecloga  VII  eoa  le  se- 
guenti parole 

.     :     Baccare  fronlem 

Ctngite,  ne  vati  noceal  mala  lingua  futuro. 

In  quella  sua  scrittura  il  nostro  socio,  dopo  di  aver  discorse  le  opi- 
nioni emesse  dai  botanici  intorno  aW Asaro  europeo  ,  che  vuoisi 
corrispondere  alla  precisa  Baccarà  di  Virgilio  ,  e  dopo  di  aver 
ricordalo  come  egli  difesa  ne  avesse  la  slessa  opinione  nelle  sue  a- 
naloghe  ricerche  date  fuori  col  titolo  di  Osservazioni  sulla  Flora 


)(  9'^  )( 

virgiliana  del stg.  Fée{\) ,  faceva  rifloltere  come  poco  si  fosse 
fermalo  a  designare  in  quali  luoghi  del  Regno  X  asaro  sponlanea- 
nicn le  germogliasse.  Benvero  ,  soggiungeva ,  averne  indicalo  gli 
Abruzzi  nell'altro  suo  lavoro  sulle  piante  medicinali  della  Flora 
napolilana  (•?).  Io  quella  slessa  occasione,  il  lodalo  noslro  collega 
veniva  ad  inlraltenerci  di  altre  notizie  concernenti  Y  asaro  in  quel- 
lo slesso  libro  registrale  ,  facendo  specialmente  avvertire  come  le 
foglie  di  esso  venissero  dai  nostri  droghieri  surrogate  a  quelle  del- 
la Senna  alessandrina  ,  e  che  ciò  avesse  egli  scoverlo  durante 
il  decennio  del  blocco  continentale,  attesa  la  difficoltà  che  prova- 
vasi  di  provvedersi  le  droghe  straniere  dal  commercio  ,  come  dif- 
fusamente Iratlalo  aveva  nella  citata  Flora  medica  a  tale  scopo 
principalmente  diretta.  Allora  avveniva  che  il  sig.  de  Stefano,  fa- 
cendo eco  a  quanto  ne  asseriva  il  sig.  Tenore  ,  soggiungeva  aver 
egli  in  quell'epoca  spedilo  rial  suo  paese  grossi  carichi  di  asaro 
al  droghiere  Durante;  comecché  pianta  che  copiosamente  allignava 
nelle  valli  attigue  al  villaggio  di  Montella  sua  patria.  Maravigliato 
ne  reslava  allora  il  sig.  Tenore  che  ne  nelle  valli  di  quelle  contrade 
da  Ini  visitale ,  né  al  Terminio,  né  a  Montevergine,  in  verun  luo- 
go erasi  a  lui  mostralo  1'  asaro  ;  e  più  sorpreso  ne  rimaneva  il 
cav.  Gussone  ,  cui  egli  riferiva  ciò  che  detto  ne  aveva  il  de  Ste- 
fano ,  comecché  più  estesamente  quei  medesimi  luoghi  perlustrali 
ne  avesse.  Caldissime  premure  ne  venivano  perciò  rivolte  al  sig. 
de  Stefano ,  affinchè  all'  opportuna  stagione  delle  piante  fre- 
sche dell'  asaro  proveniente  dai  luoghi  da  essolui  designati  ne 
fossero  provvedute.  A  tali  scientifiche  inchieste  ha  corrisposto  il 
nostro  socio,  laiche  ne'primi  giorni  di  luglio,  recatosi  in  quelle 
irpìne  contrade,  n' è  ritornalo  recando  seco  ampia  raccolta  di 
bellissime  verdeggianti  piante   di  asaro  sparse   tatlora  di  fiori 

(1)  Napoli  1826. 

(2J  Saggio  sulle  qualità  medicinali  della  piante  della  Flora  capolilana, 
e  sul  modo  di  servirsene  per  surrogarle  alle  droglic  esotiche.  —  Seconda 
edizione.  Napoli  1820. 


già  alquanto  avvizziti ,  che  dalle  vislose  dimensioni  delle  fo- 
glie, e  langhissimi  tralci  di  serpeggianti  radici,  olezzanti  ancora 
di  grato  aroma,  ben  dimostravano  di  essere  slate  svelte  da  località 
alla  più  prospera  vegetazione  di  tal  pianta  talmente  accomodate, 
da  potersi  di  leggieri  comprendere  dovervi  crescere  copiosamente. 
Lieto  ne  rimaneva  il  sig. Tenore,  che  ci  ha  riferito  di  averne  ripian- 
tata gran  parte  in  una  valletta  del  R.  Orlo  botanico,  dove  appena 
ne  rimanevano  scarsi  avanzi  delle  piante  che  ne  aveva  raccolto  egli 
medesimo  nella  valle  dell'  Orfenlo  del  monte  Majella  in  Abruzzo  , 
ed  averne  di  altri  esemplari  arricchito  il  suo  erbario. 

11  sig.  de  Stefano,  che  ha  accompagnato  la  sua  lettura  colla 
dimostrazione  di  altri  saggi  della  sua  raccolta,  non  ha  mancalo  di 
descrivere  partitamenle  le  precise  località  delle  vallale  che  si  dila- 
tano tra  Montella  e  le  basse  falde  del  Terminio  che  quei  terrazzani 
dicono  Tremoli ,  ed  ha  cercato  di  spiegare  perche  T  asaro  di  quei 
paesi  sia  sfuggilo  alle  ricerche  de'  sullodali  botanici  ;  avvisando 
aver  potuto  ciò  avvenire  perchè  non  abbonda  egli  mica  sulle  vette, 
e  negli  aperti  soleggiati  ripiani  di  quegli  altissimi  monti  ,  come  il 
Terminio,  il  Cereallo,  il  monte  di  Bagnoli  ed  altri  ;  dove  i  bota- 
nici sogliono  dirigere  i  loro  passi  essendovi  guidali  per  sentieri  più 
conosciuti  ;  ma  bensì  nelle  boscaglie  ombreg-giate  ,  rivolte  al  set- 
tentrione di  quelle  basse  falde  ,  ed  accessibili  per  sentieri  appena 
noti  ai  pastori  ed  ai  contadini  che  vi  si  recano  a  raccoglier  legna  e 
castagne. Sono  quei  contadini  medesimi,  ai  quali  si  è  rivolto  il  sig. 
de  Stefano  per  esservi  guidato  ,  ed  egli  ha  soggiunto  che  quante 
volte  altra  quantità  di  asaro  si  ricercasse,  basterebbe  scriverne  a 
quei  terrazzani  che  lo  provvederebbero  colla  stessa  facilità.  Una 
importantissima  circostanza  ne  ha  fallo  avvertire  l'autore  sa  tal  pro- 
posilo, e  che  egli  ritiene  qual  più  stringente  argomento  in  favore 
della  identità  dell'acaro  colla  Baccarà  di  Fìrgilio\  e  questo  8Ì  è 
che  volendola  da  quei  luoghi  provvedere,  converrà  indicare  \ asaro 
sotto  il  nome  col  quale  da  quei  conladini  medesimi  si  addimanda  , 


){ y^  )C 

e  questo  si  è  qnello  di  Èjìba  di  Bacco  ,  ohe  si  direbbe  Iradizio- 
nalmente  loro  trasmesso  dai  pnsluri  di  quei  rimotissiuii  (empì. 

A  vieppiù  riferraarne  la  ragionevolezza,  il  sig.  de  Slelano  ne 
ha  ricordalo  le  notizie  isloriche  attinte  da  Livio  e  da  altri  scrittori, 
i  quali  han  parlato  delle  aoliche  città  che  fiorirono  in  quella  irpina 
regione,  e  segnatamente  della  famosa  Sabazia,  nonché  della  colo- 
nia Filoniana  tradottavi  dai  Romani,  intorno  alla  quale  ci  piace  por 
mente  alle  memorie  che  possono  tuttora  raccogliersene  dai  nomi, 
che  ne  leggiamo  nella  rispettiva  carta  del  Regno  di  Bosco  di  Fol- 
loni e  di  valle  Follinola.  J\ò  ha  I'  autore  tralasciato  di  tener 
conto  dell'altra  Incida  testimonianza,  che  ne  porge  il  nome  di 
Campo  di  Pirgilioi  ritenuto  dall'estesa  prati  fera  conca,  che  s' in- 
contra presso  il  versante  settentrionale  delPartenio,  ossia  Monte- 
vergine. 

L'  autore  ha  chioso  le  sae  osservazioni  col  far  cenno  delle 
qualità  medicinali  delle  foglie  e  delle  radici  dello  asaro  ,  intor- 
no alle  quali  ci  asteniamo  di  fare  altre  parole  comecché  descritte 
nella  citala  opera  del  sig.  Tenore. 

Dopo  di  ciò  il  socio  sig.  ab.  Paolo  Emilio  Tuielli  legge  alcuni 
cenni  sulla  vita  e  solle  opere  del  nostro  socio  non  residente  Michele 
Tamborra  dettati  dal  sig.  Michele  dello  Russo  ,  già  noto  per  la 
sua  Collana  di  Testi  di  Lìngua  inedili  e  rari  del  secolo  XIV. 
E  perchè  non  andassero  perdute  le  notizie  comunicate  all'Accade- 
mia ,  lo  stesso  sig.  Tulélli  ce  ha  presentato  dq  sunto,  che  «  quello 
che  segae. 


)(  9^  )( 

Ceìint  sulla  vita  e  sulle  opere  di  Michele  Tamhjrra  ,  socio 
non  Residente  deW  Accademia  Ponlaniana ,  per  Michele 
dello  lìusso. 


Michele  dello  Russo  giovane  di  ottimi  stadi  nelle  toscane  let- 
tere ,  e  nolo  all'  universale  per  la  sua  Collana  di  Testi  di Lin-^ 
gva  inedili  e  rari  del  secolo  XIV ^  con  gentile  esempio  di  gra- 
titudine tributa  omaggio  di  afl'ettuosa  memoria  al  nome  del  suo 
maestro  Michele  Tamborra  da  Terlizzi  socio  non  residente  dell'Ac- 
cademia Pontaniana.  Eccone  un  breve  sunto. 

Nacque  il  Tamborra  io  Terlizzi  in  Terra  di  Bari  it  di  28  otto- 
bre 1770  da  Fedele  e  da  Maria  Ruligliano,  e  fio  dalla  sua  fanciul- 
ezza  mostrandosi  di  animo  temperato,  e  sveglialo  d'ingegno,  ven- 
ne da'  buoni  genitori  diretto  per  tempo  al  culto  della  virtù  e  del 
sapere.  Onde  cresciuto  in  età  ed  in  consiglio  si  rese  monaco  nel- 
r  Ordine  de'  PP. Carmelitani  Scalzi.  In  questo  novello  stalo  il  Tara- 
borra  dette  opera  più  fervorosamente  agli  studi  delle  Scienze  mo- 
rali, filosofiche,  e  matematiche,  apparando  in  pari  tempo  la  lingua 
greca  ed  ebraica,  quali  mezzi  più  acconci  per  addentrarsi  nella  di- 
vina scienza  della  Teologia  e  della  sacra  erudizione.  Sicché  ricco 
il  Tamborra  di  tanto  patrimonio  scientifico  fu  da'  Superiori  desti- 
nato a  Maestro  Reggente  di  Teologia,  di  fil^osofia  e  di  matematica 
nel  Collegio  dell'Ordine  nella  città  di  Noia,  reggenza  eh'  egli  tenne 
per  dodici  anni  continui,  e  fino  ai  1809  ,  quando  soppressi  ,  per 
le  vicissitudini  di  qne'  tempi,  gli  Ordini  monastici,  fu  costretto  a  ri- 
dursi in  famiglia  nella  nalla  Terlizzi. 

Ivi  il  Tamborra  non  si  rimase  dall' insegnare  a.nomerosa  ed 
eletta  scolaresca  le  scienze  divine  ed  umane,  nò  oramise  di  bandire 
da'  pergami  la  parola  evangelica  ,  venendo  chiamalo  di  frequente 
a  recitare  i  suoi  eloquenti  quaresimali  nelle  Cillà  più  cospicue  del 
aoslro.  reame.  Nel  i8i3  poi,  vacala  la  Teologale  nel  Capitolo  de U 


la  Cattedrale  di  Terlizzi,  dopo  severissimo  esame,  venne  con  gran- 
de salisfazione  dill'  universale  nominalo  a  quel  posto  eminente. 

Viene  in  seguilo  il  dello  Russo  ad  enamerare  le  varie  opere 
lasciate  dal  Tamborra  raanoscrille,  e  tutte  di  sommo  pregio  ;  e  ci 
dà  pure  conoscenza  delle  Istituzioni  Filosofiche  messe  a  stampa  dal- 
l'Autore  stesso,  della  quale  opera  favorevole  giudizio  ne  porse  un 
noslro  onorevole  socio,  di  materie  filosofiche  inlendentissimo,  quan- 
do si  trailo  ilulla  nomina  del  Tamborra  a  socio  non  residente  di 
questa  Accademia. 

Da  ullirao  il  biografo  ci  narra,  come  il  Tamborra,  dopo  nna 
vita  per  costumi  illibala,  per  fatiche  apostoliche  operosa,  per  scien- 
za e  per  studi  chiarissima,  net  dì  6  gennaio  del  corrente  anno  i853 
si  riposò  nel  Signore. 

In  qnesto  breve  elogio  del  Tamborra  ,  il  giovane  dello  Ros- 
so ,  oltre  alla  valentia  a  lutti  nota  nelT  arte  dello  scrivere ,  dimo- 
stra di  avere  dalla  natura  sortito  un  animo  nobile  e  gentile;  tanto 
è  l'affetto  e  la  slima  che  le  sne  parole  spirano  inverso  colui,  dal 
(juale  primamente  egli  apprese  ì  rudimenti  delle  lettere  e  della 
sapienza. 

Paolo  Emilio  Tulelii. 

Libri  ojferli  in  dono* 

De  Guidobaldi  (Domenico)  —  Intorno  ad  una  imagine  cerea  ed 

alcuni  scheletri  acefali  rinvenoti  in  Cuma  ,  ricerche.  Napoli 

i853  in  8. 
Pascasio  (Vito)  —  Sul  bisogno  di  on  miglioramento  nell'esercizio 

della  medicina  legale  presso  il  noslro  foro  ,  memoria.  Bari 

1849  in  8. 
Catalogo  de'  mammiferi  della  Puglia.  Bari  i853  in  4- 


)(  9^  )( 

TORNATA    de'  3i    LUGT.IO 


Il  socio  non  residente  sig.  Tommaso  Perifano  ha  Iella  nna 
memoria  Sulla  sovranità  diFederigo  Barbarossa  nella  Puglia. 

Prendendo  le  mosse  dal  mettere  in  luce,  come  gli  slorici  anti- 
chi, e  i  Cfonichisli  io  generale,  malgrado  l'importanza  e  le  parlico- 
larilà  delle  loro  narrazioni,  andassero  non  di  meno  falliti  nel  dise- 
gno e  nei  concetto  delle  loro  storie,  tranne  qualche  eccezione,  per- 
chè non  ricercarono,  o  per  le  condizioni  de'  tempi,  e  delle  lettere  > 
o  per  aline  cagioni,  di  qoei  fatti  medesimi  raccontati  in  tutti  i  fonti 
della  storia,  l'autore  ne  inferisce  a  prova  di  questo  vero,  che  di 
tulli  gli  storici  delle  vicende  d'Italia  ,  delle  gesla  dell'  Iraperador 
Federigo, cognominalo  Barbarossa,  e  degli  avvenimenti  politici  delle 
nostre  provincie  continentali,  formanti  l'antico  reame  di  Puglia,  niu- 
no  di  essi  asseverasse  apertamente,  o  lasciasse  per  almeno  intrave- 
dere ,  che  queir  Imperadore  avesse  tenula  mai  per  alcun  tempo 
sovranità  in  tutto,  od  in  qualche  parte  di  questo  reame,  mentre  ei 
crede  doversi  reputare  siccome  certo  ed  irrecusabile  cotesto  storico 
avvenimento  ,  posta  l'esistenza  di  documenti  niente  sospetti  e  di 
specchiai  issi  Qaa  fede.. 

Entrando  poi  a  dihicidamenlo  del  proposito,  comincia  ad  ac- 
cennare ad  una  prnova  monumentale ,  dicendo  : 

2  Nel  Duomo  di  Foggia,  suscitato  dal  Guiscardo,  e  recalo  a 
compimento  solfo  la  prima  dinastia,  stava  allogala  una  lapida,  che 
\Y  restò  fino  all'anno  lySi,  quando  per  orrendo  Iremuoto  quel  tem- 
pio andò  squassalo  dalle  fondamenta.  Cotesla  lapida  arrecava  in- 
scrizione dettante  come  spgne  : 

Hic  Pater  Almus ,  Filius  afqne 
Antiockeni  membra  reponunt 


)(  9^  j( 

Quìc/iie  vagati  Climata  mundi 
Fronde  virenti  mente  serena: 
Nunc  Friderico  condita  Rufo 
Imperatore  Fogia  servai. 

ì)  L' obbìeKo  di  questa  inscrizione  accenna  ad  ana  seconda 
riiimazione  ,  o  solenne  traslazione ,  delle  reliquie  de'  corpi  di 
due  Santi  lulelari  di  quella  città,  dopo  la  prima  traslazione  che 
teneva  luogo  di  Canonizzazione  ,  essendosi  le  venerande  reliquie 
collocate  entro  un  aliare  ,  che  nel  maggior  Tempio  fu  al  loro  no- 
me intitolalo. 

»  Nei  tempi  di  mezzo,  come  ognun  sa  ,  e  nei  monumenti  e 
negli  atti  pubblici,  l'epoca  d'ordinario  veniva  attestata  dove  dal 
rome  del  sovrano  regnante  ,  dove  da  quello  del  Pontefice  ,  tal- 
volta dai  nomi  di  amendue.  II  perche  rerezione  dell'altare  ai  santi 
Patroni  portandosi  in  quella  lapida  avvenuta  a'  tempi  dell' Impe- 
rador  Barbarossa  ,  fa  d'uopo  investigare  a  quale  anno  si  rappor- 
tasse cotesto  avvenimento,  e  come  potesse  mai  trovarsi  nella  inscri- 
zione nominato  cotesto  Imperatore.  Il  che  non  poteva  intervenire  , 
se  per  avventura  non  avesse  tenuta  la  sovranità  della  regione  ,  o 
tlclla  città  :  in  opposto  il  fatto  sarebbesi  contrassegnato  col  nome 
del  sovrano  legittimo  del  reame  di  Paglia,  mentre  col  nomo  del 
Pontefice  non  sarebbesi  dichiarato,  perchè  Foggia  in  tutti  gli  ar- 
ruffamenti politici  del  medio  evo  fu  sempre  ghibellina  ,  e  tenne 
e  ])arti  imperlali. 

>  Riuscirà  niente  malagevole  X  investigazione  ,  tornandosi  a 
niente,  che  il  Barbarossa  si  strinse  in  lega  coll'Imperador  di  Oriente 
Emmanuele  Comneno  a'  danni  di  Guglielmo  cognominato  il  Malo, 
Buccessor  di  Ruggiero  nel  reame  di  Sicilia  e  di  Puglia.  Guglielmo 
dominalo  dalle  male  arti  del  perfido  ed  ambizioso  Rlajone,  vivevasi 
spensierato  fin  quando  non  venne  scosso  da'  moti  dello  sconvolto 
reame,  che  tutto  ribollente  di  turbolenze,  non  lasciavagli  fedeli,  se 
non  Napoli,  Amalfi  ,   Salerno,  Troja,  e  Mtìifi.  Re  Guglielmo  ve- 


)(  97  )( 
nulo  di  Sicilia  trionfò  delle  cillà  ribelli.  Quietala  Puglia  e  Terra 
di  Lavoro,  tornò  a  Palermo  nel  ii56. 

3)  Non  cosi  avvenne  revoluti  quattro  anni.  I  baroni  si  leva- 
rono a  guerra  aperta  ;  le  città  negarono  obbedienza  a  re  Gugliel- 
mo ;  scacciarono  i  governatori  ;  levaronsi  a  proprio  reggimento, 
Uua  lega  si  formò,  nella  quale  convennero  tulli  i  baroni  pugliesi , 
quasi  tolte  le  città  della  Puglia,  di  Terra  di  Lavoro,  di  Calabria. 
1  ribelli  eran  sostenuti  e  confortati  da  Federigo  ,  che  già  spediva 
suoi  capitani  per  la  Puglia  ;  aveva  accolto  con  compiacenza  il  ri- 
corso dei  Baroni  che  il  sollecitavano  al  conquisto  del  reame  ;  e 
quando  dal  marzo  1162  cominciò  a  datare  i  suoi  diplomi /jos^  de' 
slructìonem  Mediolanì,  l'Ilalia  parve  tutta  domata  dall' un  capo 
air  altro,  per  concorde  testimonianza  di  tutti  gli  storici.  Tal' era 

10  stato  sconvolto  del  reame  di  Puglia  dall'anno  1160,  e  tale  dorò 
fin  quando  re  Guglielmo  non  ridiscese,  e  non  ebbe  domati  le  città 
rivoltose  ed  i  ribelli  baroni. 

»  Poste  le  quali  notizie,  resterà  rischiaralo  che  l'anno,  in  che 
fu  collocala  l' inscrizione  recata  avanti ,  sia  slato  precisamente  il 
1161,  durante  cioè  gli  anni  della  rivollura  della  Puglia  ,  che  si 
sottrasse  alla  soggezione  di  re  Guglielmo.  Imperciocché  riman  certo 
dal  Bollando  che  la  seconda  traslazione  delle  reliquie  de'  Santi  tu- 
telari di  Foggia  intervenne  quindici  anni  dopo  la  prima  riomazio- 
ne,  ossia  Canonizzazione',  e  che  questa  fu  celebrata  nell'anno  ì  i46.' 

11  perchè  invittamente  si  fa  chiaro,  che  Foggia,  città  conspicua,  e 
divenuta  allora  principale  nella  Puglia  Daonia,  avesse  in  quell'e- 
poca accettata  e  riconosciuta  la  sovranità  del  Barbarossa,e  che  noa 
si  governasse  con  ordinamenti  anarchici  e  rivoltosi,  senza  riconosci- 
mento ,  e  soggezione  a  verun  sovrano. 

3)  Pei  quali  argomenti  porto  opinione  che  la  pruova  monumen- 
tale dianzi  disaminata  certificasse  abbastanza  la  sovranità  del  Bar- 
barossa  nella  Puglia  (i).  Non  intendo  già  affermare  che  sia  stata 

(1)  Non  voglio  tacere  che  questa  opiuione  fu  anche  professata^  sebbene 
cou  ari^umenti  non  acccltcvoli ,   dal  eh.  mons.  Alessio  Aurelio  Pelliccia  in 


)(  98  )( 
una  soTranità  legittima,  una  sovranità  derivata  da  bellica  conqui- 
sta, conservala  per  forza  delle  armi,  delle  guarnigioni  che  avesse  in 
Puglia  il  conquistatore  spedite;  ma  come  che  fosse  avvenuto,  indiibia- 
mente  vool  essere  assentito, che  in  qael  tempo  la  Puglia  avesse  rico- 
nosciuto, accettato,  o  gridalo  il  Barbarossa  a  suo  signore  e  sovrano. 

2  E  dico  che  l'Imperadore  avesse  tenota  sovranità  nella  Pu- 
glia, non  già  in  Foggia  soltanto,  cui  l' inscrizione  si  rapporta,  per- 
chè alla  pruova  monumentale  mi  è  riuscito  di  aggiungere  una  pruo- 
va  antentica,  una  pubblica  donazione ,  per  la  quale  forza  è  dire 
che  la  sovranità  del  Barbarossa  pur  ad  altri  paesi  della  Puglia  si 
estendesse. 

B  Tra'  titoli  conservali  dalla  Chiesa  di  S.  Maria  la  Murgia  nel 
Comune  di  Castelnuovo  io  Diocesi  di  Lacera  vi  ha  quello  della  do- 
nazione fattale  dal  Barbarossa  di  molle  carra  di  terreno  col  diritto 
di  decimare.  E  vo'  notare  ,  che  nella  Platea  di  quella  Chiesa  for- 
mala dal  Cardinale  Orsini  è  narralo  che  il  Pio  Slabilirainto  avesse 
avuto  a  fondatore  Be  Federigo  Barbarossa  ,  senza  che  si  nomi- 
nasse lujperadore.  Inoltre  è  pur  narrato,  che  quella  clonaii^iflne  de 
terreni  avesse  egli  largita  per  esser  rimasto  guarito  dalla  lebbra. 

»  La  Chiesa  di  presente  è  nel  godimento  della  donazione.  Or 
come  avrebbe  potuto  il  Barbarossa  donare  terreni  del  pubblico  De- 
manio, come  fondare  un  pio  stabilimento  ,  falli  solenni  ed  autore- 
voli della  sola  sovranità,  se  in  quel  tempo  stato  non  fosse  reputato 
il  sovrano  ,  e  non  reputasse  ei  medesimo  di  poterne  esercitare  le 
supreme  prerogative  ? 

»  Da  ultimo  alla  pruova  monumentale  e  scritturate  non  è- 
fuor  d'opera  di  aggiungere  eziandio  la  tradizionale,  comunque  vol- 
garissima,  ma  non  si  da  passare  inosservala  e  negletta» 

w  Nel  snccorpo  della  medesima  Chiesa  di  Foggia  esisteva  una 
bella  statua  al  naturale  di  finissimo  marmo  ,  che  per  abbominata 

un  sno  mss.  intorno  all'antica  Chiesa  di  Arpi.  Da  questa  scrittura  poi  fa 
letteralmente  copiata  dal  canonico  Manerba  in  quel  suo  opuscolo  che  ha  per 
titolo  :    Memorie  su  la  origine  detta  città  di  Foggia  e  sua  maggior  chiesti. 


)(  99  )( 

desio  di  distrDzione  d'ogni  cosa  dell' aDtìchità,  fu  poi  concednta  ad 
essere  tramutala  in  capitelli  d'  od  aliare.  La  statua  rappresentava 
re  Carlo,  il  primo  Angioino.  Or  la  plebe  ,  e  gran  parte  dell'  ani- 
versale,  teneva  essere  quella  la  statua  di  Barbarossa. 

»  Più  ancora.  Restaurala  la  via  per  la  quale  viaggiano  le 
greggi  nomadi  delle  pecore  che  muovono  dagli  Abruzzi  per  Pa- 
glia, e  vi  ritornano  ogni  anno,  addiraandala  con  proprio  vocabolo 
Tratluro ,  fu  innalzato  a  Foggia  a  capo  di  questa  via  un  obelisco 
di  rozza  e  grellissiraa  forma,  avente  in  cima  una  statua  modellata 
rozzamente  di  Re  Filippo  IV,  ed  il  volgo  e  l' universale  portò  cre- 
denza ne'  tempi  andati  di  esser  quella  una  statua  del  Barbarossa. 

»  Questi  fatti,  che  storicamente  niente  rilevano  ,  moralmente 
però  han  forza  di  tradizioni  volgari  e  popolesche  per  inferire  che 
in  quella  città  siesi  mantenuto  col  succedersi  delle  generazioni  il 
nome  del  Barbarossa,  come  di  un  personaggio  riverito,  e  temuto 
per  potestà,  e  per  dominazione  su  la  contrada. 

M  Per  le  quali  tutte  cose  ei  sembra  rischiarato  abbastanza  il 
fatto  storico,  che  volgendo  l'anno  1161,  quando  il  reame  di  Pu- 
glia era  sconvolto,  e  ribelle  a.  Re  Guglielmo  il  Malo,  la  Puglia  si 
fosse  sottomessa  alla  sovranità,  e  si  fosse  data  all'  imperador  Bar- 
barossa, e  questi  ne  avesse  tenute  ed  esercitate  le  prerogative.  Il  che 
adoprerò  con  altra  mia  scrittura  più  ampiamente  ad  illustrare.  » 

Tommaso  Perifano. 
Le  conclusioni  del  sig.  Perifano  han  dato  luogo  ad  una  di-» 
scussione  ,   proponendosi  varie  difficoltà  contro  di  esse  ,  principal- 
mente dal  sig.  Giorgio  Masdea  ,  e  dal  cav.  Salvatore  de  Renzi. 

Il  sig.  Masdea  alle  assertive  dell'  epigrafe  lapidaria  di  Fog- 
gia ,  prodotta  e  cementala  dal  sig.  Perifano  (quando  pure  si  pre- 
tenda di  attribuirla  a  Federigo  Barbarossa),  ha  opposto  le  testimo- 
nianze cumulate  di  tutti  i  cronicisti  di  quell'  età  ,  siccome  Falcan- 
do ,  Guarna  ,  de  Monte  etc.  non  che  di  tutti  gli  storici ,  siccome 
Guglielmo  da  Tiro  ,  Giovanni  Cinnamo,  Io  stesso  Ottone  da  Frey- 
singen  eie,  avvertendo  esser  quelle  autorità  più  decisive  di  ogni 
rnuuiimento  oscuro  e  parziale. 


)(  100  )( 

Libri  offerti  in  dono.  ' 

Janni  (ab.  Giuseppe) —  Memoria  salle  coniche  iscrìtte  e  circoscrit- 
te ad  on  triangolo.  Napoli  i853  in  4- 

Memorie  della  società  agraria  della  provincia  di  Bologna,  fase.  3 
e  4  del  voi.  Ili,  ed  i  volumi  IV,  e  V,  per  gli  anni  i847, 
184.9»  ^  i85i. 

Dk  Renzi  (cav.  Salvatore)  —  Elogio  storico  di  Lionardo  Santoro. 
Napoli  i853  in  8. 

lYiTi  (conte  Francesca)  —  Varii  oposcoli  legati  in  un  sol  volume, 
col  titolo  complessivo  di  Discorsi  economici  amminisirativi. 
io  8. 

TORNATA   DEL  l4-  AGOSTO 


Il  sig.  pr.  Luciano  SearabeHi  da  Genova,  già  benemerito  della 
nostra  Accademia  per  la  sua  nuova  edizioue  delle  opere  del  Porzio, 
annunzia  con  sua  lettera  di  attendere  presentemente  ad  una  ristam- 
pa delle  Storie  dell'  Ammirato  in  sette  volumi,  de'  quali  già  quat- 
tro sono  impressi  :  e  ne  promette  il  doao  all'Accademia,  quando 
tatto  il  lavoro  sarà  compiuto. 

Il  prof.  Oronzio- Gabriele  Costa  ha  presentato  la  terza  parte 
della  sua  paleontologia  del  Regno  :  e  si  è  risoluto  che  se  ne  comin- 
ciasse la  slampa  sollecitamente  ,  per  formar  parte  dell'  Vili  vo- 
larne de'  nostri  Atti. 

Libri  offerti  tn  dono 

iVoLPiCELLA  (Scipione)  —  Descrizione  storica  delta  crociera  deHa 
Chiesa  de'  ss.  Severino  e  Sossio  di  Napoli.  Napoli  i832  in  8, 


)(  loi  K 

TORNATA  DEL   28  AGOSTO 


Il  Segretario  perpetuo  della  Reale  Accademia  delle  scienze , 
cav.  Flanli ,  ringrazia  da  parie  di  qnel  dolio  consesso  per  l' invio 
del  i.°  fascicolo  del  nostro  rendiconto,  e  manda  in  dono  il  2.° fa- 
scicolo del  Rendiconto  di  quell'Accademia  per  lo  corrente  annoi853. 

La  Classe  delle  Belle  Lettere  ha  partecipato  all'Accademia  il 
programma  per  lo  premio  di  ducati  5o  da  lei  proposto  :  ed  è  sss 
Scrivere  una  Commedia  in  lingua  Italiana. 

Si  è  deciso  di  convocar  l'Accademia,  per  giudicare  della  con- 
venienza del  proposto  programma. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  d*  Avella  ha  recitato  il  primo  atto  di  una 
6ua  tragedia  intitolata  Valerio  Crispo. 

CRISPO 

TRAGEDIA 

DI 
HARIAIVO  LEOPOLDO  D'  AVELLA 


L'autore  premette  alla  Eua  lettura  queste  poche  parole 
d'  introduzione^ 

»  Il  subbietto  di  questo  lavoro  è  conosciuto  generalmente 
soUo  il  titolo  di  Fausta  :  lilolo  che  bene  si  addice  al  tema  , 
ove  si  consideri  che  1'  azione  scenica  ha  suo  principio  ,    nodo  e 


)(    102    )( 

catastrofe  nella  detestabile  passioDC  di  quella  donna  non  so  se 
mi  debba  dire  illastre  più  per  1'  eccelso  suo  grado  che  per  il 
colpevole  sno  amore  verso  il  figliastro.  A  ine  piacque  non  per- 
tanto dare  il  nome  di  Crispo  a  questa  mia  tragedia  ;  percioc- 
ché intesi  a  rappresentare  più  che  un  vituperevole  amore,  una 
virtù  sovrumana  senza  misura  infelice.  E  però  mi  valsi 
delie  mezze  tinte  e  delle  ombre  nella  dipintura  d' inverecondi 
alTetli  ;  per  modo  che  la  moglie  del  primo  imperator  cristiano 
parrà  assai  più  infelice  che  rea.  In  breve  mi  studiai  di  far  pre- 
dominare in  tutto  il  lavoro  un  tipo  altamente  morale  :  il  che  , 
ee  per  avventura  non  m'  inganno,  ingenerar  deve  la  particolare 
fìsonomia  di  questo  scritto.  Ondechè  mi  confido  di  non  avere 
senza  prò  trattato  nn  subbietto,  il  quale  sotto  diversi  nomi  ed 
io  tempi  assai  diversi  egregi  scrittori  nobilineole  trattarono.  » 

Per  dare  un  saggio    dello  stile    della    tragedia  riportiamo 
due  scene  del  i.°atto,  che  ci  sono  state  dallanlore  comunicale. 

SCENA    III. 

COSTANTINO  ,    CRISPO  ,    PUBLIO 


Cost.  Publio,  tu  qui  ? 

Pub.  Signor  ,  brev'  ora  ,  dopo 

Lungo  silenzio  ,  amica  sorte  a  noi 
Di  ragionar  concesse. 

Cost.  Amico  sei 

Di  Crispo  fu  ,  mei  so.  Giovar  ne  puole 
Vera  amislade  e  ne'  consigli...  e  forse... 
Neil'  opre  ancor. 

Pub.  Quando  Can  giuste.  Base 

A  nostra  fede  ,  all'  amichevoi  nodo 
Salda  virtù  fu  sol.  —  Prode  nel  campo 
Crispo  in  Gallia  conobbi  a'  primi  fatti 


)(  io3  X 

Di  guerra.  Imberbe  egli  era  ancor  ,  ma  tanto 

Valor  nel  braccio  e  vigoria  nel  senno 

-Appalesava  ,  che  da  tatti  nome 

Di  capitan  tosto  merlò.  Tu  slesso 

A'  primi  onori  l' innalzavi.  D'  anni 

iJenchè  di  lui  foss'  io  maggior  e  capo 

Delle  pretoriane  armi  ,  l' impero 

Delle  mie  legion  gli  dava  ,  il  sai , 

lo  volontario.  Generoso  Crispo 

(elianto  modesto  al  sen  mi  strinse  e  amico 

JVoraorami.  Tal  fino  al  sospiro  estremo 

M' avrà  ,  tei  giuro. 
Cost.  Capitani  egregi 

Enlrambo  foste  ,  e  per  virtadi  e  senno 

Pruni  fra  tuli*  i  consiglier  vi  estimo. 

A  Roma  ,  a  me  ,  non  che  all'  impero  e  a  voi 

Gran  prò  recar  vostri  consigli  or  ponno.  — 

Nemici  occulti ,  pertinaci ,  fieri 

Vonno  turbar  nostra  quiete:  innanzi 

Che  il  foco  scoppi  e  si  diffonda  e  incenda  « 

Fot'z'  è  si  spenga  e  tosto. 
Puh.  E  qua!  ? 

(-'o,t.  W  adite.  — 

Di  mal  talento  pieni  a  irromper  presti 

Centra  di  noi  novellamente  or  sono 

Di  Licinio  i  devoti  in  Grecia  tutta 

Ed  in  Bilinia.  Il  traditor  nemico 

Non  valse  aver  domo ,  abbattuto  ,  morto  j 

Ne'  suoi  rivive  e  la  perfidia  e  'l  folle 

Indomabile  ardir.  Frequenti  messi 

Da'  lidi  di  Bizanzio  a  me  n  invia 

li  preside  Servili©.  Ornai  son  stanco 

Di  procacia  cotanta.  E  che?  mia  destra 


)(io4)( 

Vigor  non  ha  per  maneggiar  più  il  brando  ? 

0  core  in  sen  più  Costantia  non  hassi  ? 

Vili ,  tremate.  Infami  tutti  e  voi 

E  la  memoria  di  Licinio  appella 

Un  novo  editto ,  ed  al  furor  vi  danna 

Dell'  armi  mie  vendicatrici  ovunque 

Il  sol  risplende  sa  T  inique  teste. 

Pub.  Ti  calma  ,  Aogosto.  La  comun  quiete , 
L'  onor  di  Roma  e  'I  tao  molto  ne  cale. 
Ma  i'  ira  giù  forz'  è  la  ponga  ,  e  'l  nostro 
Giudicio  n  oda,  che  dall'  alma  parte.  — 
Di  perseguir  ,  sire  ,  parlavi  or  dianzi 
Chi  terbi  sensi  asconde  in  core?  A  infamia 
Dannarli  ancor  ?  Aperta  guerra  forse 
Costor  li  fanno  ?  Delle  torri  in  cima 
Il  ribelle  stendardo  ergevaa  essi  ? 
Punir  ta  devi  i  traditor  protervi  , 
Invigilar  sopra  i  sospetti  ;  i  giusti 
Unqua  e  i  fellon  in  un  medesmo  fato 
Involvere  :  che  tal  periglio  invero 
Si  corre,  ove  i  pensier  ,  gli  arcani  sensi 
Del  cor  d'  alimi  investigar  s'  ardisca 
E  giudicarli.  Il  reo  costume  ad  altri, 
Non  a  te  s'  acconvien ,  che  generoso 
E  giusto  a  un  tempo  e  mite  sei  e  pio. 

Cosi.  A  te  s' aspella  il  favellare,  o  figlio. 

Crts.  Dolce  mi  suona  questo  nome  ,  angtislo 
Padre  e  signor  ,  dopo  due  lune  in  grave 
Dolor  trascorse  da  te  lungi ,  privo 
Del  tuo  favor  e  del  paterno  affetto. 
Forse  a!  ciel  piacque  da'  tuoi  sguardi  alfine 
L'  ombra  fugar  che  ti  celava  il  vero  , 
E  r  innocenza  discoprir  del  figlio. 


)(  »o5  )( 

Lo  spero ,  it  credo  ,  tua  boDtà  mei  dice , 

Che  sul  tao  viso  io  leggo  ,  e  assai  più  eh' al  Irò 

L'  alta  fidanza  che  riponi  in  Crispo  , 

Lui  conslglìer  del  padre  oggi  nomando. 

Di  tanto  incarco  Iddio  degn.  mi  renda  , 

E  tal  giudicio  io  dia  qual  sì  conviene 

Ad  nomo  ,  a  duce  ,  a  cittadino  ,  a  figlio.  — 

Della  Matrona  e  della  Senna  i  lidi , 

La  porpora  vestita  ,  abbandonavi  , 

Più  soli  or  son.  L'  alpi  varcate  y  ì  passi 

Volgevi  a  Roma.  L' Allobrogo  fiero  , 

Del  Ticino  ,  delP  Adige  ,  dell'  alto 

Rege  de'  fiumi ,  1'  Eridàno  ,  i  forti 

Abitatori  il  brando  tuo  fugava. 

Alla  città  ,  de'  Cesari  soggiorno  , 

Sei  presso  già  ;  ma  cimentar  por  osa 

L'  empio  Massenzio  sua  fortuna.  Il  Tebro 

Tomba  gli  dava.  —  Di  Quirino  i  figli 

Te  salvator  salutano  di  Roma. 

Ma  r  armi  forse  vincitrici ,  o  sire  , 

A  te  serbavan  l' itale  contrade  ? 

Presta  a  tumultuare  ,  a  vendicarsi 

In  libertà  parea  l' Italia  tutta. 

Sol  tua  prudenza  e  carità  fraterna 

A  giogo  soavissimo  piegava 

Cr  impazienti  spirli.  Egnal  consiglio , 

Poscia  che  i  Goti  ,  i  Sarmati  fur  domi  . 

Fu  il  tuo ,  signor.  Ed  in  Pannonia  presso 

Cibala  le  romane  aquile  in  campo 

Ed  in  Bilinia  se  raccolser  novi 

Allor  contro  le  ionamere  coorti 

Di  Licinio  pugnando ,  era  di  guerra 

E  giusta  e  santa  la  cagion  :  di  Cristo 

8 


)(  io6  )( 

Contro  i  persecalor  si  combatteva. 
Cosi  di  Roma  e  del  romano  impero 
Arbitro  solo  in  breve  tempo  Tosti.  — 
E  fia  che  incerti  ,  debili  sospetti 
Tuo  stile  antico  or  cangino  repente? 
I  vasti  imperi ,  il  sai  ,  schiatta  di  rei 
Han  sempre  in  grembo  ,  e  di  Bitinia  forse 
N'  abbonda  il  suol  ;  ma  che  ta  danni  a  morte  » 
Ad  infamia  color  che  an  tempo  il  nome 
D'  imperator  diero  a  Licinio  ,  parmi 
Non  predente  consiglio  ,  al  certo  indegno 
Del  difensor  del  Labaro  ceiosie. 
Cost.  Stnpor  mi  prende  che  guerrier  tra  Tarmi 
Stalo  sempre  ,  colai  sensi  nudrisca. 
Splendido  dire  è  'I  tuo  ,  d'  arti  ripieno  , 
E  tal  eh'  ogni  uomo  abbarbagliar  polria  , 
Angusto  tranne  che  il  tao  cor  conosce. 
Cris.  Padre,  che  di'^... 
Pub.  Signor.,. 

(^^st^  In  te  ben  veggio 

Colui  che  nn  dì  comun  nemico  osava 
Apertamente  con  ragioni  ad  arte 
Commesse  qai  difendere.  Deir  empio 
Licinio  parlo. 
£rìs,  L'oDor  tuo  ,  la  fama 

A  me  caleva,  e  ^allo  il  cieli  Da  suoi 
Gravi  rimorsi  lacerato  ,  umile  , 
Annichilato  in  Nicomedia  i  giorni 
Ultimi  avria  miseramente  ci  tratto. 
Ciò  mi  parea  bastevoi  pena  :  in  vita 
(Jaindi  lasciarlo  io  consigliava.  Opposta 
Sentenza  a  te  piacque  s-goir. 
Cost.  P'""  sp'nlo 


)(   i07  X 

Gnorra  mi  fa  saa  polve. 

Cri's,  E  avea  delitti 

Suo  figlio  forse  ?  Ei  non  compiva  un  lustro. 

Cost.  Del  perfido  era  sangue. 

Crts.  Sangue  tuo. 

Da  Coslanza  ,  a  le  suora  ,  egli  nasceva. 

Cost.  Or  si  che  appien  la  Ina  perfidia  splende  : 
Punir  sapralla  Costanlin. 

Pitòi  Deh  !  ni'  odi  , 

Signor... 

Cost.  E  che  ?  Tu  Costanlin  dal  soglio 

Speravi  forse  rovesciar?   suo  scellro 
Strappargli?  a  Roma  dettar  leggi  ,  al  mondo?... 
Io  vivo  e  col  mio  brando  a  te  non  meno 
Che  a  tuoi  seguaci  ,  a  miei  nemici  io  basto. 

Cris.  Il  vero  alfine  agli  occhi  miei   Iniluce. 
Perfido  Crispo  ,  vii  ?  Di  man  Io  scellro 
Torti  sperava?...  Egli?...  Tuo  figlio  ?..Ahi  lasso  ! 
E  tu  il  dicevi  ?  e  'I  credi  tu  ?.  —  Coparte 
Ancor  di   Franchi  dal  mio  ferro  spenti 
Son  le  galliche  terre  ;  ancor  di  sangue 
Rosseggian  tulle  d'  Ellesponto  1'  onde 
Mogghianli  ,  e  del  navilio  oslil  sovr'  esso 
Antenne  ,  remi  ,  infrante  prode  anc'  oggi 
Vede  nuotare  il  passagger.  Pel  soglio  , 
Per  la  gloria  di  chi  Crispo  pugnava  ? 
Per  chi  versava  il  sangue  suo?  —  Hagguirda 
Queste  ferite  a  sommo  il  petto  ;  indizi 
Di  fellonia  ,  a  vero  dir,   soa  esse.  — 
Chi  traditor  me  crede?  chi  tua  mente 
Ingannava,  o  signor?  chi  te  sedusse? 
Venga  il  fellon  ,  1'  accusatore  infame 
Del  figlio  tuo  a  me  dinanzi  ;  ardisca, 

4( 


)(  io8  >, 

Se  lanlo  pnoté  saa  procacia  o  umana 
Iniquilade  un  traditor  nomarmi. 
Ma  forse  eh'  altri  il  cor  di  Crispo  al  padre 
Discuopra  è  forza?  E  noi  sai  lu  sno  core? 
Cost.  È  ambizioso ,  inverecondo  assai , 

E  talli  il  sanno.  Al  mal  talento  aggingni 
Anco  superbia.  Dispregiar  t'  allenti 
Chi  Costantino  onora  ed  ama  e  m  soglio 
Tiensi  al  suo  fianco. 

^^^!'  Tremendo 

Supplizio  è  questo.  Ove  son  io?...  Nò  fora 
Morte  per  me  stato  miglior?... 

,p  ,  M'  ascolta  , 

'    Angusto  ,  alGn.  —  Ed  esser  può  che  il  figlio 
Malvagio  tanto  in  on  sol  di  sia  fatto  ? 
Tuo  sdegno  eccede  e  la  ragion  t' annebbia. 
Più  dritto  mira  entro  le  cose  :  è  nota 
Di  Crispo  a  me  la  candidissim'  alma. 
Di  lui  mallevador  s  offre  T  amico. 
Cost.  Sno  stato  omil,  ignobile  ,  impolenle 
Più  saldo  fia  mallevador  ,  più  cerio.  — 
Non  più  Cesare  tu  ;  non  più  dell'  armi 
Duce  primier  -,  solo  ,  negletto  vivi. 
Prìgion  ti  fia  questa  mia  reggia  ;  i  passi 
L'  opre  ,  i  pensier  ,  tutto  ,  mei  credi ,  Angusto 
Saprà.  —  Fa  senno. 
Cris.  E  fora  tal... 

„   ,  M  udisti.  — 

Loit, 


)(  '09  j{ 
SCENA    IV. 

CBISPO     PUBLIO 

Cris.  Oh  Publio.'... 

Può.  Oh  giorno  ! 

Cris.  E  fia  vero? 

Pub.  Di  «i^eiiM 

Uà  raggio  resta.^ 
Cm.  A  me  sol  resta  Iddio. 


Libri  offerti  in  dono. 

Atti  del  secondo  congresso  generale  dell'associazione  medica  de- 
gli Slati. Sardi,  convocalo  in  Genova  Tu  ottobre  i852  in  8. 

Mandarini  (cav.  Salvatore)  —  Delle  condizioni  economiche  am- 
ministrative della  Provincia  di  Calabna  citeriore  —  Discorsa 
pronnnziato  il  6  maggio  i853  nella  solenne  inangarazione 
della  provincia  tnedesinm  *..  in  8. 

Bendiconto  delle  adunanza  della  reale  Accademia  de'GeorgofiJi. 
Giugno  e  Loglio  i853  in  8. 

Eendiconto  delle  tornate  della  reale  Accademia  delle  scienze  — 
Nuova  serie.  Marzo  ed  Aprile  i853  in  4- 

Zito  (ab.  Raffaele  M.*)  —  Origine  ed  utilità  delle  Cappelle  sero- 
tine.  Napoli  i852  in  8- 

— —  Intorno  la  novella  casa  di  asilo  di  S.*  Maddalena  in  Na- 
poli^ ragionameolo.  Napoli  i853  io  8. 


)(     no     ;( 


TORNATA    DELL    I I    SETTEMBRE 


A  domanda  di  alcuni  socii,  si  è  aperta  la  discossione  sulla  con- 
venienza del  programma  proposto  dalla  classe  dello  Belle  Lellcre. 

Dopo  di  ciie,  passalosi  lo  scrutinio  segrclo  ,  è  stalo  il  dello 
programma  adottalo  alla  maggioranza. 

Il  Segretario  perpetuo  ha  prisenlalo,  da  parie  della  reale  Ac- 
eademia  de'  Georgofili,  an  secondo  rapporto  della  Commissione  sul 
detersivo  delle  uve. 

il  Presidente  cav.  Tenore  ha  dato  lettura  di  un  Sonetto  del 
nostro  socio  onorario  cav.  Nicola  Nicoliui,  eh'  è  come  segue  : 


Ili  Ilio  1>Ì  1."  DI  AC^O.^TO  1853 
CALENDE  TRISTISSIME 


DiGiTtis  Dei  est  hic  :  ....  bogate  prò  me. 
Exod.  e.  Vili,  V.  19  el  28. 


Olio  lane  non  son  ,  che  a  me  rapilo 

Di  figliuol  caro  non  men  caro  un  figlio, 
Lasciommi  egro  e  dolente  :  il  mio  consiglio 
Non  spense  ;  che  di  Dio  vi  adoro  il  dito. 

Ma  cime!  degli  error  miei  non  ben   pentito. 
D'altre  lagrime  amare  innondo  il  ciglio; 
Che,  al  par  sdegnoso  del   terreno  esìglio. 
Là  torna  altro  angiolcUo  end'  è  parlilo. 


)(  II»  A 

Spoglio  di  sì  bei  fior ,  non  piango  i  dui  ;      " 
Piango  me  che  rimango  :   il  Ciel  vi  elesse 
INova  e  viva  ghirlanda  al  tron  di  Lui. 

S' Ei  d'alto  all'avo  lunga  eia  concesse, 
Pregale;  e  ond'io  mi  ricongiunga  a  vui , 
Forze  £i  mi  dia  di  penlimenlo  impresse. 

Da  ullimo  il  sig.  Giuseppe  Campagna  ha  recitato  on  brano 
di  un  suo  poema  inedito  ,  che  si  collega  coli' episodio  già  da  lai 
pubblicalo  ,  col  titolo  L abate  Giovacchino, 


Brano  di  un  poema  inedilo  di  Giuseppe  Campagna. 


Già  r  ali  iufaticabili  disserra 
Un  Angelo  atteggiato  di  dolore 
Calandosi  dal  Ciel  verso  la  Terra. 

Con  arcana  possanza  il  traggo  fuore 
Del  sua  loco  beato  ,  e  dolcemente 
Soccorrevole  a  noi  Io  scorge  amore. 

Ogni  turpe  bassezza,  ogni  furente 

Cupidigia,  ogni  fraudo,  ogni  astio,  ogo'ìra, 
Ed  ogni  vizio  dell'  umana  gente 

Nel  suo  pensier  volgendo,  egli  sospira. 
A  cessar  le  miserie  ,  ond'  è  gravata 
La  progenie  d'Adamo,  intanto  aspira. 

Nel  giungere  tra  noi  s'asside  e  guata  , 
Come  persona  che  sospesa  resta 
Tra  speranza  e  timor  lunga  fiata. 

Pur  mentre  egli  d'  aEFelli  in  gran  tempesta 
Ondeggia,  ecco  il  suol  trema  ov' era  assise, 
E  dal  tremante  suol  fuori  la  testa 


)(  li;»  )( 

Ud  demone  spietato  erge  improvTiso , 

Intrepida  mostrando  la  rnbella 

Fronte  ,  non  senza  scherni tor  sorriso. 
S'affigge  il  peregrio  celeste  in  quella  i 

Orgogliosa  proterva  creatura  ,  ^ 

Non  so  dir  se  più  misera  o  più  fella,  i 

Ch'agli  atti  orrendi,  alla  sembianza  scara,  ■ 

Agli  sguardi  venefici  si  mostra  i 

Per  troppo  disperar  fatta  secura.  . 

Indi  grida  :  Perchè  l' infernal  chiostra  j 

Lasciasti  ,  ove  sa  te  pesa  l'  eterna  : 

Giustizia  che  ti  vince  e  non  ti  prostra? 
E  tu  perchè  la  regìon  superna 

Lasciasti  ,  ove  ti  fa  di  se  contento 

Colui  che  senza  mezzo  ivi  governa? 
11  demone  pur  grida.  Un  v'ioleDlo 

Non  estinguibil  mai  focoso  sdegno 

Del  par  commove  entrambi  in  quel  momento. 
Nondimen  1'  Angel  parla  :  Alto  disegno  , 

Per  me  là  suso  in  Ciel  già  concepito  , 

Ad  incarnar  qua  gioso  in  terra  io  vegno. 
Dalle  sfere  mi  son  quindi  partilo  , 

Sperando  rivocar  gli  egri  mortali 

Al  diritto  sentier  eh'  hanno  smarrito. 
E  r  altro  :  Dunque  nuovamente  l'  ali 

Spiega  ,  e  riedi  colà  donde  scendesti, 

Son  io  che  spargo  per  la  terra  i  mali  , 
E  tu  ,  certo  ,  a  scemarli  invan  l' appresti  ; 

Anzi  i  giorni,  eh'  or  vai  lieti  sognando , 

Farò  nell'ira  mia  splender  più  mesti. 
Qui  traggo  fuor  della  vagina  il  brando , 

E  contra  l'avversario  maledetto 

L' Angelo  si  disserra  fulfflinaodo. 


)('i3)( 

L' impetuoso  ardor  che  chiade  in  petto , 
A  simiglianza  d' orrido  baleno  , 
Gli  lampeggia  per  gli  occhi  e  per  l' aspetto^ 
Ma  scioglie  anch'  esso  da  qualunque  freno 
L' assalito  queir  empia  oltracotanza  , 
Onde  va  sempre  per  suo  strazio  pieno. 

E  quantunque  già  fuor  d'ogni  speranza 
Pur  combatte ,  eh'  ai  reprobi  in  eterno 
Dannati ,  il  disperar  cresce  baldanza* 

All'incessante,  ruìnoso ,  alterno 
Vibrar  de'  colpi  sovrumani,  appare 
Ch'  ivi  pugnan  tra  lor  cielo  ed  inferno. 

Tnrbin  fremente ,  procelloso  mare 

Orror  tanto  non  han  giammai  destato  » 
Quanto  ne  desta  si  feral  pugnare. 

£  perchè  quel  combattere  ostinato 
D'immenso  dubbio  sia  fonte  perenne. 
La  vittoria  ,  fra  1'  uno  e  l'altro  Iato 

Errando ,  vola  eoa  incerte  penne. 


)(i»4r)(    • 

TORNATA   DEL  iS   SETTEMBRE 


A  proposizione  del  Segretario  perpetao  ,  sì  è  risolalo  di  pnb- 
plicare  al  più  presto  il  programma  della  Classe  di  Belle  Lettere  , 
pregando  il  sig.  Direttore  del  Ministero  e  Real  Segreteria  di  Sialo 
degli  affari  ecclesiaslici  e  della  isiruzione  pubblica  a  proccurarne 
la  inserzione  nel  Giornale  del  Regno  delle  due  Sicilie. 

Si  è  nel  tempo  stesso  deliberato  di  stampare  sepapalameole 
Tannunzio  del  medesimo  Programma,  affin  di  procacciarne  la  mas- 
siina  diffusione. 

L'  annunzio  adottato  dall'  Accademia  è  il  seguente 

ACCADEMIA  PONTANIANA 


PROGRAMMA  PER  L' ANNO  1853. 


Si  propone  al  concorso  per  Io  premio  di  ducati  ciaqaanta  il 
eegaente  quesito 

Scrivere  una  commedia  in  lingua  italiana.. 

CONDIZIONI 

1.  Sono  esclasi  dal  concorso  ì  soci!  residenti  deir  Accademia 
Pontaniana. 

2.  Le  commedie,  che  vorranno  inviarsi  al  concorso,  dovranno 
per  tolto  il  di  3i  ottobre  1854-  farsi  pervenire,  franche  di  ogni  co- 
sto, a  Giulio  Minervini  Segretario  perpetuo  dell'  Accademia.  Il  ler- 
mìne  assegnalo  e  di  rigore. 


3.  Ogni  commedia  sarà  distìnta  da  an  motto,  o  da  altra  epi- 
grafe ,  che  verrà  ripetuto  in  una  scheda  suggellala  ,  nella  parie 
interna  della  quale  sarà  segnato  il  nome  dell'autore.  Gli  antori, 
che  in  qualunque  modo  si  faranno  conoscere,  non  potranno  aspi- 
rare al  premio. 

4.  Si  procederà  all'  esame  di  lutti  i  lavori  inviali ,  ed  il 
giudizio  diUinilivo  sarà  pronunziato  nella  seconda  tornata  del 
mese  di  Febbrajo  i855. 

5.  Le  schede  della  commedia  premiala  ,  e  di  quelle  che 
avranno  meritato  X  accessit .,  saranno  aperte,  ed  i  nomi  degli 
autori  saranno  pubblicali. 

6.  Saranno  bruciate  le  schede  delle  commedie  non  appro- 
vate ,  le  quali  non  pertanto  saranno  depositale  nell'archivio 
dell'Accademia,  ciascuna  contrassegnata  dal  proprio  motto.  Chi 
si  presenterà  con  uno  de  molli  scritti  sulle  medesime  ,  potrà 
eslrar  copia  del  lavoro  a  cui  quel  motto  appartiene. 

*l.  Volendosi  pubblicare  per  le  slampe  la  commedia  pre- 
miala ,  o  quelle  che  avranno  ricevuto  {'accessit,  dovrà  otte- 
nersene dal  Segretario  perpetuo  il  concordat  cogli  originali  de- 
jiosilali  nell'archivio  dell'Accademia,  Se  la  pubblicazione  seguirà 
senza  una  tale  forniaiilà,  l'Accademia  dichiara  di  non  garentire 
r  autenticità  del  lavoro. 


Kapoli  18  Settembre  i853. 


il  Segretario  perpetuo 

GIULIO  MINEBVINI 


Il  Presidente  cav.  Tenore  ha  annunzialo  osservarsi  per  la 
prima  volla  in  fioritura  nel  real  orto  Botanico  il  Nelumbium  spe- 
ciosuvi  ,  pianla  che  interessa  il  naturalista  non  meno  che  l'ar- 
cheologo; ed  ha  perciò  invi  lato  i  suoi  colleghi,  perchè  si  re- 
cassero a  visitarla. 


K"6)( 

Con  qiiesla  occasione  lo  sfosso  cav.  Tpnore  ha  presenlalo 
alcnne  osservazioni  su  quella  pianta  in  ona  sua 

NOTA 

Sul  Nelumòìum  speciosum. 

Tre  specie  di  Loti  egiziani  Irovansi  descritti  dagli  antichi-, 
che  sì  riferiscono  a  tre  specie  di  Ninfee  delle  classificazioni  bo- 
taniche. Queste  sono 

i.°  Il  Loto  a  fiori  bianchi,  ossia  \\  Giglio  del  Nilo  ajtori 
di  papavero  ^  descritto  da  Erodoto  —  Nymphaea  Lotus  ,  Lin. 
2.°  Il  Loto  azzurro  di  Atenea  ^  il  cui  Gore  trovasi  più  fre- 
quentemente effigialo  ne'  tempii  di  Egitto  —  Nymphaea  caeru^ 
lea ,  Lin. 

3.°  Il  Loto  Antoniano  ^  o  roseo.,  detto  ancora  Fwa  di  E- 
gitto ,  o  Giglio  roseo  del  Nilo  ,  di  Erodoto  —  Nymphaea 
Nelumbo  ,  Lin. 

A  quest'  ultima  specie ,  elevata  dai  moderni  a  genere  di- 
stinto col  nome  di  Nebimbium  speciosum,  si  riferisce  la  varietà 
caspica  coltivata  nel  nostro  Orlo  Botanico. 

Il  Nelumbio,  tanto  celebralo  dagli  antichi,  vuol  rilenersi 
qual  pianta  asiatica  trapiantata  da  tempo  immemorabile  nel  Nilo;: 
dove  da  molti  anni  più  non  v>  esiste  ,  se  è  slata  più  ritrovata 
in  altro  luogo  dell'Africa.  Esso  vi  esisteva  a  tempo  de'  Romani, 
e  si  vede  effigiato  nel  corso  del  Nilo  del  famoso  musaico  Pompe- 
iano, insieme  colla  Nymphaea  Lotus.,  e  con  alcuni  anùnali  che 
si  trovano  in  quel  fiume  (i). 

Le  foglie  del  Nelumbio,  che  per  la  loro  forma  orbicolare 
pettata  Teofrasto  paragona  a  i  cappelli  Tessali  ,  aggiungono. 
il  diametro  di  ano  a  dae  piedi ,  e  galleggiano  sul!'  acqua,    il 

(1)  Tedi  Tenore  ,  di  alcune  piante  effi^jiate  nel  Gran  Musaico  Pom~ 
ptano.  Anaali  Civili  1833,  tota.  3,  pag.  ili. 


Core  nella  varietà  caucasica  ,  grande  qnanfo  quella  della  Ma- 
gnolia grandiflora ,  costa  di  molli  petali  bianchi  eoa  qualche 
leggiera  sfumatura  porporina.  Il  frutto  è  imbutiforme  come  la 
spugna  degl' inoaiHatoi  ordinari,  ai  cui  buchi  corrispoadono  al< 
tretlaute  caselle  o  alveoli ,  ne'  quali  sono  allogati  ì  semi  come 
piccole  fave.  INel  cennato  mosaico  vi  si  veggono  gli  uccelli  ac- 
quatici che  vi  si  librano  per  beccarle.  Nella  piametta  della  se- 
menza vi  si  scorgono  le  fogliuzze  ripiegate  a  ventaglio ,  avver- 
tile dallo  stesso  Teofrasto  ,  che  nel  germogliamento  raffigurano 
il  cappello  Tessalo  disopra  ricordalo.  Nella  descrizione,  eh'  egli 
ne  fa  ,  quella  piumetta  è  indicata    colla  precisa   greca  voce  di 

Jl  Segretario  perpetuo  ha  presentato  impresso  il  secondo  tri- 
mestre del  Rendiconto  delle  nostre  tornate  per  l'anno  corrente.  Si 
è  deciso  di  farsene  al  solito  la  distribuzione  a  tulli  i  socii  residenti. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  Michele  Baldacchini  ha  letto  un  altro  bra- 
no della  sua  versione  metrica  del  Prometeo  legalo  di  Eschìio  ;  ed 
il  Segretario  perpetuo  ne  ha  fatto  il  riscontro  col  testo  greco. 

SAGGIO 

Vi  traduzione  metrica  di  Eschilo ,  per  Michele  Baldacchini. 


PRELIMINARE   AVVERTENZA 

I  componimenti  drammatici  hanno  per  rondamenlo  la  scienza 
della  morale  e  la  profonda  conoscenza  del  cuore  umano.  Recitando- 
vi un  brano  di  tragedia  tradotto,  a  me  non  è  dato  di  parlarvi  della 
moralità  della  intera  favola;  ma  si  dì  quella  moralità  che  si  trova 
racchiusa  nelle  scene  che  mi  apparecchio  di  leggere,  la  quale  a  me 
pare  che  si  riduca  a  questo  ,  a  mostrar ,  cioè,  che  la  mercede  de' 
beneficii  è  il  più  sovente  la  ingratiUuline.  Ed  io  ciò  infelicissimi  io 


){ii8)( 

repafo  gli  antichi,  considerando  che  anche  i!  lor  Ciove  era  nno  in- 
grato ;  e  felici  noi  moderni  che  adoriamo  an  Dio  d' infinita  perfe- 
zione e  bontà  ,  il  quale  ci  t'en  conto  d'ogni  menomo  atto  virltioso 
e  ce  ne  prepara  il  compenso.  QdPsto  vizio  della  ingratitudine  ne- 
gli Dei  antichi  si  vnol  per  avventura  da  questo  riconoscere  ,  che 
essi  non  erano  altro  in  sostanza  che  il  concetto  dille  ceche  for- 
ze della  natura  levato  a  persone  divine;  e  gli  Dei  non  si  difTeriva- 
no  gran  fatto  dagli  nomini,  salvo  che  nell'avere  più  possanza  a  sod- 
disfare le  loro  passioni.  Non  mancano  non  di  meno  di  quelli  che 
anche  in  questo  trovano  ad  invidiare  gli  antichi.  Io  per  me  dico 
che  tal  sia  di  loro,  e  mi  contento  delle  più  pure  dottrine,  nelle  quali 
sono  incardinate  le  nostre  credenze.  Ma  per  ciò  che  qui  non  di  teo- 
logia lratiasi,ma  di  poesia,  imploro  il  vostro  com  atimento  se  Irop- 
j)o  umile  e  dimesso  vi  parrà  il  mio  stilp,  e  tro|)po,  anzi  infinita- 
mente iuìpari  ad  uno  de'  più  grandi  poeti  che  mai  sien  apparili  nel 
nionilo.  Io  ho  cercato  a  tutl'uomo  di  fuggire  l'ampollosità,  consprvar- 
do  a  mio  potere  la  semplicità:  precipuo  pregio  de'  lavori  dell'arie 
greca.  Ma  per  grandi  che  sieno  le  mende  e  le  imperfezioni  del  m  o 
lavoro, son  certo  che  voi  1'  udirete  pazientemente,  come  altra  volta 
avete  fatto.  Onde  senza  più  frasi  mi  fo  a  leggere  le  due  nuove 
scene  tradotte. 

Lasciammo  Prometeo  legato  alla  rupe  che  si  spaventa  di  non 
so  che  strepito  d'ali  che  gli  suona  intorno.  Si  appresenlano  le  Ninfe 
Oceanine,  cioè  le  figliuole  di  Oceano,  che  formano  il  seguente  Coro. 

Coro  delle  Ninfe  Oceanine. 

Non  paventar:  d'am'che  una  coorte 
A  questa  volta  l'ale,  agile  e  rattR  , 
(Con  pena  il  padre  acconsentendo)  mosse. 

Una  del  Coro. 

L' aore  veloci  mi  portar ,  si  forte 
Suon  di  martello  i  marini  antri  scosse  • 


K"9)( 
A  qnel  ramor  la  Terecondia  vinta , 
A  nudo  pie  ,  senza  calzar  ,  discinta  , 
Sa  questo  alato  carro  a  voi  fai  tratta. 

Prometeo. 

Lasso  me  !  Prole  di  Teli  feconda  , 
Figlie  di  lui  ,  che  lolla  quanta  intorno 
Cinge  la  terra  con  sua  vigii  onda, 
Del  gran  padre  Ocean  ,  vedete  ,  oh  scorno  I 
Considerate  ,  a  che  catena  indegna 
Di  ferrei  lacci  stretto  in  questa  balza , 
Che  discoscesa  e  ripida  s*  innalza  , 
Guardia  non  invidiabile  io  sostegna. 

Coro  delle  Ninfe. 

Veggol ,  Prometeo  ,  e  agli  occhi  mi  si  stende 

Una  nube  terribile  di  pianto, 

Poi  che  ti  scorgo  di  catene  orrende 

In  lacci  indisleghevoli  costretto 

A'  duri  sassi  ,  scarno  il  corpo  e  afiFranlo. 

Reltor  novi  ha  X  Olimpo  ,  e  con  sospetlo 

Giove  imperando  crea  novella  legge 

Con  cai  gii  Dei  sovrano  arbitro  regge  : 

Sopprime  le  velaste 

Cose  che  faron  già  sacre  ed  aagaste. 

Prometeo. 

Oh  ,  m' avesse  sotterra  balestrato 

Più  giù  del  loco  ,  ove  ha  Pluton  sua  sede  , 

Nel  ceco  oscuro  Tartaro  ,  dimora 

Degli  estinti ,  crndel  !  che  tal  mi  diede 

Castigo,  e  m'ha  in  sì  fier  nodi  impigliato! 

Ch'  or  de'  Beati  cullf» 


Potria  f  ned  altri  ancora 

Pascer  l'ingorda  vista 

Dell'  acerbo  dolor  che  sì  m' attrista  : 

r  son  de'  venti  misero  trastullo  ; 

Ed  il  mio  strazio  atroce 

Desta  a'  nemici  ia  cor  gioia  feroce. 

Coro  delle  Ninfe. 

Chi  degli  Dei  si  duro  ha  il  cor  nel  petto  , 
Che  si  rallegri  della  tua  sventura? 
E  non  compianga  al  tuo  dolente  aspetto  , 
Foor  che  Giove  soltanto?  Il  quale  irato 
Sempre  e  inflessibil  d'  animo  ,  procura 
Tener  gli  Dei ,  stirpe  del  ciel  ,  sommessi 
Al  sno  voler  ,  ne  fìa  giammai  che  cessi , 
Ne  fia  giammai  che  in  cor  plachi  lo  sdegno , 
Se  pria  non  sfoghi  il  suo  cradel  talento  , 
0  che  qualcun  nel  troppo  arduo  cimento 
Ma  hene  avventurato  , 
Con  fine  inganno  noi  cacci  di  regno. 

Prometeo. 

Certo  ,  quantunque  i  pie  stretto  e  le  mani 

D' infami  ceppi  ed  aggravalo  io  sia  , 

Avrà  di  me  mesfiero 

Il  novo  correltor  de'  numi  altero  , 

Per  saper  T  arte  onde  sbalzato  ei  fia 

Dal  trono  ,  e  spoglio  degli  onor'  sovrani. 

Ma  torneran  gli  accorgimenti  vani  , 

E  le  lusinghe  e  i  blandi  modi.  Io  voglia 

Nel  silenzio  dorar ,  siccome  scoglio  ; 

Né  le  asate  minacce  e  gli  inumani 

Bigor  varranno  ad  ammollirmi  :   verbo 


Non  moverò  ,  se  prima  dall'  acerbo 
Kon  mi  sciolga  ÌDifl"al>ile  lormenio  , 
E  UQ  pieno  doq  mi  dia  risarcimento. 

Coro  delle  Ninfe. 

In  così  amare  strette 

Nulla  il  tuo  cor  feroce 

Dall'albagia  rimette; 

E  innalzi  una  gran  voce  , 

Libera  troppo  :  i  miei  pensieri  assale 

Timor  :  mi  fiede  il  petto  acuto  strale  , 

Contemplando  il  tuo  male  , 

Di  cui  né  il  fin  ,  uè  so  se  un  porto  il  Fato 

Abbia  a  tanto  infortunio  apparecchialo. 

Ha  di  Saturno  il  figlio 

Arcano  ,  impenetrabile  il  consiglio  ; 

Né  dal  proposto  Giove 

Fermo  mai  si  rimove. 

Protneteo. 
So  quanto  Giove  è  fero  , 
E  so  eh'  ogni  gitistiza  in  suo  pensiero 
Dal  solo  suo  voler  piglia  misura  : 
E  non  di  meno  spoglierà  il  rigore 
Queir  indurato  core 
Al  tocco  di  sventura  .; 
E  poi  che  ogni  astio  fia  dal  petto  suidi  , 
M'avrà  non  renitente  in  fra'  suoi  fiJi. 

Coro  delle  Ninfe. 

Tutte  cose  a  noi  svela  ,  ed  in  qnal  narra 
Colto  delitto  ti  condanni  Giove 
A  pena  tanto  obbrobriosa  e  ria  : 
Narralo  ,  se  il  narrar  nulla  li  nuoce. 

9 


Prometeo. 

Doloroso  m'  è  il  dir  cotesle  cose  , 

Doloroso  tacer  :  miseria  in  tulio  — 

Poi  che  da  prima  in  fra'  celesti  l' ira 

S'  accese ,  e  grave  sedizion  ne  sur«e 

Con  tumulto  ,  in  due  fnr  gli  Dei  divisi  : 

Alcuni  discacciar  desiderosi 

Dal  suo  seggio  Saturno,  e  collocarvi 

Giove  invece,  a  coslui  benevoglienti  : 

Alili  in  contrario  a  patto  alcun  di  Giove 

IVoii  coosenlivao  sugli  Dei  1'  impero. 

In  questa  mischia  io  1'  ottimo  partito 

A'  figliuoli  d'  Urano  e  della  Terra 

A  persuader  non  valsi.  I  violenti 

Dell'  ingegno  e  dell'  arie  disprezzando 

I  miti  mezzi  ,  per  forza  ed  olfraggio 

Di  trionfar  ,  di  dominar  speraro. 

A  me  la  madre  Dea  non  una  volta 

(  Temi ,  0  la  Terra  ,  che  in  diversi  norai 

Una  forma  s'  adora  )  avea  predetto 

Quel  che  seguilo  ne  saria.  Né  forza  , 

I\è  violenza  ,  astuto  ingegno  ed  arie 

Yolersi  adoperar  per  vincer  quelli 

Che  han  maggior  la  possanza.  Essi  d'  un  guardo 

Non  mi  degnaro  ,  allor  che  in  questa  guisa 

L'  occulto  vulicinio  io  disvelava. 

Ottimo  allora  reputai  consiglio 

IVeir  istante  pericolo  ,  la  madre 

Tolta  con  me,  di  parteggiar  per  Giove, 

li  qual  bramoso  me  bramoso  accolse. 

A'  miei  conforti  caccia  nel  profondo 

7'artttro  oscuro  T  aulico  Saturno 


X  '^3  X 

Co'  suoi  compagni  ;  e  poi  che  da  me  litio 
Officio  oUiene  il  regnalor  de'  numi  , 
Tal  me  ne  rende  guiderdon  d'  affanoo  ; 
Che  della  mala  signoria  fu  sempre 
Piaga  in  sospelto  aver  gli  slessi  amici. 
Quel  che  poi  dimandate ,  a  che  sì  feri 
Mi  dia  tormenti ,  vi  farò  palese. 
Com'  ei  s*  assise  sul  paterno  trono  , 
Agli  Dei  dispensò  grazie  ed  onori  , 
11  dovalo  a  ciascun  ,  T  ordin  serbando  , 
L'  impero  stabilì  ;  ma  de'  mortali , 
De'  miseri  mortali  egli  non  tenne- 
Conto  nessuno  :  anzi  voiea  l' intero 
Germe  abolirne  ,  e  dar  vita  ad  un  altro 
Gener  novello.  E  niun  gli  conlendea  , 
Nino  :  sol  per  me  Tur  gli  uomini  salvati , 
Che  air  orco  non  scendessero  disfatti. 
Or  per  questa  cagion  soggiaccio  oppresso 
A  cotanto  infortunio  ,  a  soffrir  grave  , 
A  veder  lacrimoso.  E  la  pleiade  , 
La  pietà  che  per  gli  uomini  impetrai  , 
Non  ottengo  per  me  ;  ma  in  questa  guisa 
Io  son  spietatamente  tormentato  « 
Spettacol  d'  onta  a  Giove. 

Coro  delle  Ninfe. 

Un  cor  di  ferro 
Ha  chiunque  al  tao  mal  non  compatisce  , 
0  d*  una  selce  è  nato.  Io  ,  Prometeo , 
Non  avrei  mai  voluto  io  tali  orrori 
Vedep,  d'averli  visti  il  core  ha  pena. 

Prometeo. 
Ed  agli  amici  in  ver  con  diventato 


)(  M){ 

O^gcllo  di  pielà 

Coro  delle  P»'infe. 

Ma  dì  ,  per  caso , 
NoD  osasti  anche  più  ? 

Prometeo. 

Nel  mortai  falò 
Che  non  mirasser  gh  nomiai  impedii. 

Coro  delle  Ninfe. 
A  questo  mal  qual  farmaco  inventasti  ? 

Prometeo. 
Ceche  in  lor  le  speranze  io  collocai. 

Coro  delle  Ninfe. 
Beneficio  a'  mortali  allo  facevi. 

Prometeo. 
Ne  sol ,  ma  a  lor  del  foco  ancor  fei  dono. 

Coro  delle  Ninfe. 

Che  parli  ?  Il  foco  a  quei  che  un  giorno  han  vita  , 
Il  foco  risplendente  procacciavi  ? 

Prometeo. 
Pel  qaal  molle  e  varie  arti  apprenderanno. 

Coro  delle  Ninfe. 

Per  cotesti  taoi  falli  adonque  Giove 
In  te  la  mano  aggrava ,  e  non  rifina 
Dal  danneggiarti ,  e  ninno  a  le  dinnanzi 
Termine  ò  posto  al  tuo  marlir  ,  eh'  io  sappia. 


)(    '25  )( 

«       Prometeo. 
JNiun  ,  fin  che  porvi  un  termine  ei  non  voglia. 

Coro  delle  Ninfe. 
E  il  vorrà  mai  ?  Vana  speranza  aduni  : 
Che  grave  error  fu  il  tuo  ,  con  pena  io  dico 
Ciò  eh'  è  pena  al  tuo  cor.  Metliara  da  parie 
Queste  querele.  Or  tu  provvedi  ,  e  modo 
E  cerca  via  ,  se  ci  ha ,  d'  uscir  d'  affanno. 

Prometeo. 

Facil  fu  sempre  a  chi  de'  mali  è  fuora 

Il  dar  consigli  a  chi  dentro  v'  affoga  , 

Facil  fu  sempre  d'  ammonir  gli  afflilli. 

Io  volontario  (  non  fia  mai  che  il  neghi 

Mai  per  villade)  volontario  errai. 

Degli  uomini  il  vantaggio  ,  e  la  rovina 

Volli  di  me  ,  ma  non  però  sì  crudo 

Strazio  pensai  di  me  sì  saria  fatto. 

Confitto  a  questa  pietra  ,  e  rilegato 

In  questa  solitudine  remota. 

Pietose  voi ,  non  lamentale  (  a  terra 

Posate  il  pie)  non  i  presenti  mali , 

Ma  qual  sorte  m'attende  ora  apprendele  ; 

A  ciò  che  siale  d'  ogni  cosa  instrulle 

Sino  alla  fine.  Assecondate  ,  prego  , 

Un  cor  misero  tanto  ,  assecondate. 

Sul  nostro  capo  l' infortunio  vola  , 

E  a  nn  modo  a  una  miseria  un'  altra  è  sopra. 

Coro  delle  Ninfe. 

A  noi  volonterose 

Prescrivi  accette  cose  ,  o  Prometeo. 


E  già  con  celere 

Piede  dal  rapido 

Carro  discendo  j  le  vie  trasvolate 

Aeree  dagli  augelli  abbandonate. 

A  qnest'  alpestre  rupe  io  in'  avvicino 

Per  adir  di  Ina  bocca  il  Ino  destino, 

Tutto  quanto  egli  è  reo. 

Oceano. 

E  anch'  io  raggiunto  il  fermine 
Del  lungo  mio  cammino  , 
Ne  vegno  a  te  ,  Prometeo. 
Questo ,  cui  fren  non  modera , 
Drizzando  augel  veloce. 
A  pietà  mosso  ,  credimi , 
Dal  tao  tormento  atroce. 
Il  parenfevol  nodo 
Mi  sforza  a  qaesto  modo  , 
E  più  del  sangue',  il  vincolo 
Sacro  dell'  amistà. 
E  In  vedrai  ,  s'  è  vero 
Quello  eh'  io  dico  :  abboraino 
Un  labbro  menzognero. 
Qual  posso  aita  porgerti  ? 
Parla  ,  nella  miseria 
Amico  più  d'  Oceano 
Nessuno  a  te  sarà.  — 

Prometeo. 

E  che?  Ta  por,  tu  pur  delle  mie  pene 
Spettator  vieni?  Come  osasti  i  fluiti 
Lasciar  da  te  nomati  ,  e  i  petrosi  antri, 
Che  Datura  cavò  ,  venirne  iu  questa 


X    127   )( 
Del    Terrò  alirice  terra?  Le  mie  sorli 
Per  contemplar,  per  compatir  miei  danni? 
Spellacol  mira  di  dolor  !  Colui 
Che  fu  di  Giove  amico  ,  ed  il  suo  trono 
Consolidò  ,  vedi  da  quali  oppresso 
Calamiladi  è  dallo  slesso  Giove. 

Oceano. 
Prometeo,  io 'I  veg^o,  e  in  ciò  opporìuno  io  voglio 
Darli  consiglio  ,  avvpgna  che  sii  m^llo 
Scaltro  ed  accorto.   Conosci  te  slesso  : 
Novelli  modi  assumi  ,  or  cho  novello 
Dominalor  è  tra  gli  Dei  ;  si  duro  , 
Si  pungente  parlar  potrebbe  udirlo  , 
Quantunque  sieda  molto  in  alto  ,  Giove  : 
E  il  presente  rigor  potrebbe  a  petto 
Del  futuro  rigor  parerti  un  gioco. 
Ma  ,  sventurato  \  dal  tuo  core  in  bando 
Metti  Io  sdegno  ormai  ,  provvedi  al  modo 
Di  liberarti  da  cotante  pene. 
Cheto  rimanti  e  poni  <il  parlar  freno. 
Stupisco  che  III  savio  non  conosca  , 
Che  non  può  andarne  di  gasligo  immune 
Una  lingua  sbrigliata  ,  intemperante. 

Prometeo- 

lo  bealo  ti  predico,  che  sei 
Libero  e  faor  di  causa ,  tu  che  meco 
Tolto  tentasti ,  e  fosti  a  me  consorto  , 
H  nondimen  desisti  ,  e  on  tal  pensiero 
Abbandona  ,  ottener  nulla  non  puoi. 
Inflessibile  egli  è.  Bada  a  le  stesso  , 
Che  del  preso  cammin  non  abbi  iiflaniio. 


Oceano. 

Miglior  per  gli  allri  consiglier  riesci 
Che  prr   le  slesso.   Col   fallo  il  dimoslri. 
Me  non  volere  dalla  via  già  presa 
Sfornar'',  ben  io  da  Giove  mi  confido 
Quella  grazia  ollener,  che  in  don  gli  chiedo. 
Sciollo  ei  mi  (i  darà  dalia  catena. 

Pi-om'teo. 

]*el  Ino  zelo  ti  lodo  ,  e  mai  non  fia 

Cir  io  dal  farlo  rifìni  ,   ima   j)iù  pronla 

]\lai  non  si  vide  volontà  d'  amico. 

Ma  non  fia  che  ciò  valga  ,  sarà  vano 

Ogni  tuo  sforzo  ,  ove  anche  fia  che  il  tenti. 

lliraanli  in  calma  ,  e  dal  periglio  hmge. 

Infelice  qnal  son  ,  degl'  infelici 

Io  non  voglio  che  il  numero  s'  aumenti. 

INo  ,   noi  vogl' io  ,  che  del   fralel  ,   d'  Atlante 

M'  ange  il  rio  fato  ,  d'  Esporo  a'  confini 

Del  ciclo  la  colonna  e  della   terra 

Con  gli  omeri  sostenta  ,  nn  peso  {^rave 

A  tollerar  ;  né  il  cor  mi  tocca   m  mio 

l.a  pietà  del  figliuolo  della  Terra 

Degli  antri  di  Cilici.i  ahilatore  , 

Immane  mostro  ,  quel  Tifeo  giganlo  , 

Che  ha  cento  testo  ,  al  suol  prostrato  a  forza  , 

Lui  veggendo  ho  gran  duolo.   Egli  levossi 

Contro  a  tutti  gli  Dei  ,  gli  Dei  sfidando  , 

E  dalle  guance  il  fier  spirava  morie 

Ed  eslerminio  ,  dagli  occhi  di  hragia 

Fiamma  gittava  pari  alla  Gorgone  , 

Come  da  lui  dovesse  esser  distrutta 


)(  ^29  )( 

La  potenza  di  Giove  ,  ma  in  lai  venne 

Lo  slral  vigil  di  Giove  ad  alterrarlo. 

Il  fulmine  dall'  allo  fiamraeggianle  , 

Giù  rovinando  ,  in  lui  spegneva  a  nn  tempo 

E  la  voce  e  V  ardir  :  cadde  ferito  , 

Fin  negl'imi  precordii  arso  ed  infranto. 

La  folgore  ogni  forza  gli  togliea. 

Inulil  peso  or  giace  ,  e  grande  ingombra 

Spazio  di  (erra  ,  di  presso  allo  slrello 

Marittimo  disleso  ,  alle  radici 

Sottoposto  dell'  Etna  ,  ove  soli'  alla 

Vetta  assiso  Vulcan  tratta  il  rovente 

Ferro  :   torrenti  sgorgheran  di  foco 

Di  là  per  desertar  taoi  Iati  campi , 

Sicilia  ,  di  be'  fratti  produttrice. 

Cosi  Tifeo  vomiterà  dall'  imo 

Petto  lo  sdegno  con  ardenti  strali 

In  bufera  incessante  ,  ancor  eh'  e'  sia 

Dal   fulmine  celeste  abbrustolato. 

Tu  di  senno  non  manchi  e  di  consiglio  , 

Ne  mestiero  hai  di  rae  ,  che  t'addottrini. 

Pensa  a  salvarli  ,  come  meglio  sai. 

La  mia  sopporterò  grave  sciagura  , 

Sin  che  Giove  non  plachi  in  cor  lo  sdegno. 

Oceano. 

Prometeo  ,  or  non  sai  ta  che  ci  ha  parole 
Atte  r  alme  a  lenir  ,  cai  vinse  l' ira  ? 

Prometeo. 

Ove  a  tempo  si  giunga  al  mal  l'impiastro, 
E  non  s' irriti  non  sanata  piaga. 


)(  i3o  )( 

Oceano. 

Ma  che  nuoce  ii  tentarlo?  il  cercar  modo 
Di  pervenirvi?  Dimmelo. 

Prometeo. 

Sarebbe 
YaDO  sforzo  ,  follia  ,  semplicìtade. 

Oceano. 

Lascia  che  io  soffra  qnesto  mai ,  che  giova 
Al  savio  di  parer  eh'  e'  tal  non  sia. 

Prometeo. 
A  me  b'  ascriverà  I'  error  commesso. 

Oceano. 
Il  che  vaol  dir  che  mi  rimandi  a  casa. 

Prometeo, 

Non  vo'  che  la  pietà ,  che  per  me  senti. 
Ti  debba  fieri  procacciar  nemici. 

Oceano. 

Parli  di  lui  che  di  recente  siede    - 
Al  sommo  del  poter? 

Prometeo. 

Bada,  che  mai 
Non  abbi  ad  irritarlo 
Oceano. 

A  me  (ia  scola  , 
Prometeo ,  utile  assai  la  tua  sveoliira. 


)(  i3i  )( 

Prometeo. 

Or  va  ,  parti ,  t' affretta ,  e  tal  ti  serba 
Qual  oggi  sei. 

Oceano. 

Ta  queste  cose  dici 
A  chi  già  move  per  partir  :  l' alato 
Quadrupede  con  sue  penue  rasenta 
Già  r  ampia  via ,  che  certo  nelle  stalle 
Il  ginocchio  piegar  gli  sarà  grato. 


Finalmente  il  sig.  Domenico  Bolognese  ha  Ietto  il  primo  canto 
di  una  sua  leggenda  popolare  ia  sesta  rima. 

L'  autore  annunzia  che  da  qualche  tempo  vagheggia  il  pen- 
siero di  ritrarre,  per  cosi  dire,  in  diverse  leggende  popolari  X'm- 
dole  ,  i  costumi ,  le  fesle  principali  del  nostro  popolo,  descrivendo 
allo  stesso  tempo  i  siti  più  pittoreschi  della  nostra  bellissima  Na* 
poli.  La  prima  di  queste  leggende  è  stata  già  da  Ini  portata  a 
termine  ,  ed  ha  per  titolo  la  Promessa  sposa  di  S.  Giovanni  a 
Teduccio.  II  sig. Bolognese,  avendone  Ietto  il  primo  canto  all'Ac- 
cademia ,  ne  accenna  brevemente  il  soggetto. 

&  Il  giovane  Lorenzo,  egli  dice  ,  nativo  dì  San  Giovanni  a 
Teduccio  appartiene  a  quei  facchini  delia  Gran  Dogana  di  Napoli 
tanto  noli  per  probità  e  per  robustezza.  Egli  ama  un'  orfana  a 
nome  Concetta  ,  e  poiché  la  vede  raffreddala  piuttosto  che  no  a 
suo  riguardo  ,  va  prima  a  chiederne  la  cagione  ad  una  vecchia 
fattucchiera,  dalla  qu.ile  apprende  che  l' innamorala  lo  tradisce  , 
indi  va  a  portare  delle  offerte  alla  Madonna  del  Carmine  ,  perchè 
renda  vano  l'oroscopo  della  strega  ». 


)(  i32  )( 

Lo  sfesso  anlore,  risorbando  la  stnmpa  dell'  inlero  Canio  alla 
pnbblicazione  della  leggenda  ,  ne  fornisce  alcuoi  brani  ,  che  sem- 
brano più  carattcrislìci. 

Ecco  il  primo  : 

Neil'  ora  in  ogni  dì  che  spunta  il  Sole 
E  ricoinincian  del  mortai  gli  affanni  , 
Quelaraente  tra  noi  venir  ne  suole 
L'  onesto  abitator  di  San  Giovanni , 
Tulli  nnisconsi  ali*  alba  in  ona  schiera  , 
Ed  nniti  ritornano  la  sera. 

Era  già  buio  il  cielo  ,  e  rintoccava 
La  campanella  dell'  y4ve  Maria  , 
Quando  il  reduce  sluol  che  si  segnava 
Sciolse  r  Angelus  Domini  per  via  : 
Prima  baciò  la  man  che  al  fronte  stese  , 
Indi  r  nn  l'allro  salutò  cortese. 

La  testa  ricoprì  coli'  usitala 

Lunga  berretta  di  purpurea  lana  , 

Ed  ognun  s'allegrò  della  brigata 

l\Iirando  la  sua  patria  non  lontana  , 

Onde  incedea  più  frettoloso  e  cheto  , 

Scalzo  il  pie  ,  nudo  il  sen ,  ma  sempre  lieto. 

Ecco  come  è  ritraila  Concella  : 

Sciolte  neglette  avea  le  nere  chiome 
Con  le  nere  pupille  in  armonia  : 
Raro  il  sorriso  sì ,  ma  dolce  come 
Il  saon  d' italiana  melodia. 
Rosea  gonna  cingeala  infino  ai  fianchi  ; 
Covriano  il  velo  e  il  crin  gli  omeri  bianchi. 


)('33)( 

E  parlando  della  strega  : 

Tronche  parole  susarrò  frammiste 
A  sospir  disperati  ed  alti  strani  : 
Udii  bestemmie  le  più  dure  e  triste  , 
Vidi  stracciarsi  il  crin  con  sozze  mani  , 
Ah  !  mi  spaventa  ancor  quel  suo  sembiante 
Sformato  minaccioso  fiammeggiante. 


Libri  offerii  in  dono. 

Peripano  (Tommaso)  —  Per  la  5.*  festa  secolare  di  S.  Maria  di 

Piedigrotla  de'  Canonici  regolari  Lateranensi  celebrata  in  Na-» 

poli  1825.  Iscrizioni ,  in  8. 
Bendiconti  delle  adunanze  della  reale  Accademia  de'Georgofili. 

Agosto  i853  ,  in  8. 
Rossi  (Vincenzo  Antonio)  —  Della  ferrovia  abruzzese  da  Napoli 

all'Adriatico,  ed  alla  frontiera  sul  Tronto.  Nap.  i853 ,  in  8. 


^'  V^  ,'■ 


)(  ^33  )( 


TORNATA   DEL    ì'Ò   NOVEMBRE 


I 


La  società  degli  antiquarii  di  Zurigo  offre  i  volami  de'  suoi 
alti  in  cambio  delle  nostre  pubblicazioni  :  e  l'Accademia,  secondo 
il  suo  costume ,  accoglie  di  buon  grado  questa  naova  letteraria 
corrispondenza. 

Il  Segretario  perpetuo  ha  annunziato  esser  venata  una  sala 
memoria  io  risposta  al  programma  proposto  dalla  classe  di  storia 
e  letteratura  antica,  portante  il  motto  studio  e  meditazione.  Que- 
sto lavoro  è  di  carte  scritte  n.°  5o  ;  oltre  l'indice  degli  articoli. 

Si  è  deciso  di  passarsi  il  manoscritto  alla  suddetta  classe,  per 
farsene  l'esame,  a  norma  de'  nostri  statali. 

Dopo  di  ciò  sono  stati  rinnovali  gli  uffizii  dell'  Accademia  , 
per  r  esercizio  dell'anno  i854  ;  essendo  caduta  la  elezione  su' 
seguenti  socii  : 

Presidente  annuale 

Cav.  Michele  Tenore. 

Vicepresidente  annuale 

Sig.  Oronzìo- Gabriele  Costa. 

Tesoriere. 

Cav.  Salvatore  de  Renzi. 

IO 


)(  i36  )( 

Ammiììislvalnrì 

Conte  Trojano  Marulli. 
Cav.  Giovanni  Gussonc. 

Presidenti  e  Segrclarii  delle  classi 

1.-  Prest'd.  Sig.  Ernesto  Capocci. 
Segr.°    Sig.  Annibale  de  Gasparis. 

2.*  Presid.  Sig.  Oronzio- Gabriele  Costa. 
Segr."    Sig.  Marino  Turchi. 

3."  Presid.  Sig.  Marchese  Giammaria  Paoli. 
Segr°    Sig.  Costantino  Baer. 

4."  Presid.  Cav.  Giaseppe  de  Cesare. 
Segr°    Sig.  Niccola  Corcia. 

S.*  Presid.  Sig.  Giuseppe  Campagna. 

Segr."    Sig.  Francesco  Saverio  Arabia. 

Rimangono  tuttavia  affidate,  come  per  lo  passalo,  le  seguenti 

cariche  : 

Presidente  onorario  perpetuo 

Sig.  Marchese  di  Pietracatella  Giuseppe  Ceva-Grimaldi. 

Segretario  generale  perpetuo 
Sig.  Giulio  Minervini. 

Segretario  aggiunto 
Si^  Gabriele  Mìoervini. 


y.  ^^i){ 

Libri  offerii  in  dono. 

Alla  memoria  di  Nicola  Galiani  di  Gennaro  sacerdote  napolitano, 
tributo  delia  famiglia  e  degli  amici.  Napoli  i853  in  8  [dono 
del  socio  parroco  Giuseppe  Montiiori). 

Atti  dell' Accademia  de' Naovi  Lincei,  sessione  IV  del  23  Mag- 
gio i852. 

Cronisti  ,  e  scrittori  sincroni  Napolitani  dalla  fondazione  della 
monarchia  fino  alla  venata  di  Carlo  di  Borbone  raccolti  e  pub- 
blicati da  Giuseppe  del  Re,  con  discorsi  proemiali,  versioni, 
note,  e  comenti  di  varii  =  Normanni  =  voi.  unico.  Napoli 
1845  in  8."  gr.  [dono  del  tipografo  Frane.  Paolo  del  Re). 

Fusco  (dolt.  Vincenzo)  —  L' indigeno,  0  pochi  concetti  contro  il 
dispendioso  e  non  necessario  uso  di  surrogare  le  sostanze  eso- 
tiche alle  indigene.  Napoli  i85o  in  24..° 

Guanciali  (Quintino)  —  In  nuplias  marchionis  Francisci  Santan- 
gelo,  et  Franciscae  Berchtoldl,  Ode.   Neapoli  i853  in  8." 

Marulli  (Conte  Gennaro)  —  La  cattiva  letteratura  ,  e  le  buone 
truppe ,  ovvero  narrazione  degli  avvenimenti  politici  e  mili- 
tari del  Regno  delle  Due  Sicilie  per  gli  anni  184.7,  '^S,  49, 
5o,  e  5i.  Voi.  L  Napoli  i852  in  8. 

Palmieri  (Luigi)  —  Stndii  meteorologici  falli  sul  reale  osserva- 
torio Vesuviano.  Napoli  i853  in  ^. 

Rendiconti  delle  adunanze  della  reale  accademia  de'  Georgofìli  , 
Settembre  i853. 

De  Renzi  (cav.  Salvatore)  —  CoIIeclio  Salernitana.  Voi.  2."™ 
Napoli  1 853  in  8. 

De  Vecchis  (Giov.  Battista)  —  Compendio  di  contrappunto  del- 
l'antica e  moderna  scuola  di  musica  napolilana  :  parte  i.''  e 
2.»  Napoli  i85o  in  8. 


)(  i38  )( 


TORNATA    DEL    27    NOVEMBRE 


A  proposizione  del  Presidenle  Cav.  Tenore     si  e  deh  ora  o 
che  alla  commissione  già  nominala  per  la  sli.ula  del  con  ra.io 
concernente  la  islituzione  dell'annuale  premio  d.     "-    ^^  ; 
sostituisca  il  solo  Segretario  perpelao  a  rappresentar  l|A  -  'e,      - 

Il  sig.  Marchese  Paoli  ha  letto  un  suo  Sonetto,  por  la  morie 
di  alcuni  suoi  cari  congiunti. 


SONETTO 


Del  sol  settanta  volle  il  voi  compito 

Fra  gli  affanni  ho  già  visto  ,  e  le  lollie. 
Nella  mia  verde  eia  forte  ed  ardilo  , 
Lasso  or  d'  eternila  calco  le  vie. 

Congiunti!  Amici!  Ahi!  l'ampio  stnol  fuggilo 
E'  al  rincacciar  degli  anni  ;  e  dalle  mie 
Braccia  colei  por  s  involò ,  cui  rito 
Sacro  legommi  a  caste  brame  e  pie. 

Sposa  adorata!  Oh  mia  diletta  figliai 
Chi  vi  strappò  da  quest'alma  dolente  , 
Che  cgoop  di  pianger  voi  si  riconsiglia? 

yi  rivedrò  :  si  d'  alma  luce  ardente 

Cinte,  e  di  quella  gioja ,  che  ass.migha 
Ogai  bealo  alla  Divina  Mente. 


)(i39)( 
Il  sig.  Oronzio- Gabriele  Costa  ha  ietlo  le  sue 

OSSERVAZIONI  ULTERIORI 

INTORNO   AI  POSSILI   ORGANICI  DI   POZZUOLI 

Convinto  come  sono  che  l'esplorazioni  le  più  minozlose  ed 
eslese  che  far  si  possono  snlla  crosta  terrestre  in  realtà  non  sono 
che  picciolissime  graffiature,  e  che  non  saranno  perciò  mai  ripe- 
tnte  a  bastanza  quando  si  deve  giudicare  della  presenza  o  mancan- 
za di  un  tal  genere  o  di  una  data  specie;  mi  rimane  sempre  vivo  il 
desiderio  di  riandar  quei  luoghi  slessi  altra  volta  frugati.  Peroc- 
ché mi  è  occorso  sovente  scoprir  molte  cose  le  quali  non  si  mostra- 
rono dapprima,  e  mancar  quelle  che  apparvero  una  volta,  o  di- 
venire rarissime  d'abbondevoli  che  si  affacciarono. 

Tali  considerazioni  e  siffatti  desiderii  in  generale  e  costante* 
mente  sentili  mi  si  presentavano  massimi  per  quelle  località  di 
Pozzocili  ,  ove  in  copia  si  trovano  spoglie  di  abitanti  del  mare.  E 
ciò  perchè  ogni  qua!  volta  le  visitava  mi  venivano  fra  le  mani  spe- 
cie diverse  dalle  precedentemente  raccoltevi;  e  perchè  pure  quello 
strato  mi  lasciava  vedere  qualche  sito  ,  in  cui  diversamente  giace- 
vano le  spoglie  testacee  ,  ed  appariva  lutto  in  diversa  guisa  ordi- 
nato e  composto. 

Laonde,  rilornalo  più  fiate  sulle  mie  orme,  riandava  quel 
deposilo  nei  leste  passali  giorni  di  ottobre,  e  ne  riportava  alcu- 
ne poche,  ma  ben  interessanti  specie.  Non  v'  increscerà  quindi  che 
io  riprendessi  lo  stesso  argomento,  sia  per  aggiunger  queste,  e 
sia  per  chiarire  talune  delle  cose  consegnate  nella  precedente  noti- 
zia, che  in  appendice  seguiva  la  descrizione  dell'  Erpetolùe  idro- 
termale d'Ischia. 

Fra  gh  svariali  punti  di  quel  banco  uno  apparivano,  in  cui 
v'ha  maggior  copia  di  conchiglie.  Ma  trovandosi  taglialo  a  picco, 
e  mollo  dal  solloposlo  piano  elevalo,  se  ne  rendeva  facile  T  esplo^ 


)(   I-io  )( 

razione  e  1' accesso.  A  qucsla  naturalo  condizione  di  (juella  balza 
altre  se  ne  associavano  pure  d' indole  diversa  ;  e  le  une  e  le  altre 
insieme  coslilnivano  un  ostacolo  ,  a  vincere  il  quale  mi  è  occorso 
invocare  1'  ausilio  altrui.  L'  amichevole  cortesia  del  sig.  Maglione 
è  intervenuta  a  soddisfare  V  ardente  mìa  bramosia,  desideroso  an- 
cor egli  di  veder  sempre  meglio  perlustrati  quei  luoghi  ove  al  pre- 
sente spende  molte  cure  per  immegliare  le  industrie  campestri. 

Occorre  qui  dunque  primamente  chiarire  la  topografica  gia- 
citara  dello  strato  conchiglifero,  onde  schivare  qualche  ambigui- 
tà ,  alla  quale  menar  potrebbero  le  precedenti  notizie.  Seconda- 
mente diremo  delle  sue  condizioni  attuali,  poiché  esse  di  giorno  in 
giorno  si  mutano.  In  fine,  dando  la  lista  delle  specie  recentemente 
raccoltevi,  ci  fermeremo  alquanto  sopra  talune,  che  giungono  vera- 
mente un  poco  straordinarie. 

1.  Era  stato  giù  precedentemente  avvertito,  che  quel  depo- 
silo di  nicchi  marini  trovasi  fra  Pozzuoli  eMonlenuovo.  Un  tal  de- 
posilo però  non  si  lascia  avvertire  prima  di  raggiungere  il  luogo 
volgarmente  detto  le  Slarze  ,  nome  probabilmente  derivante  da 
Sfadio  ;  perciocché  sotlosià  allo  stadio  ,  là  ove  avanzano  tuttora 
alcuni  ruderi  di  antico  edi(ì/,io,  che  credesi  la  filila  di  Gicùrone. 
Giace  a  pie  del  Ganro  ,  tra  l'.itluale  strada  che  scorre  poco  lungi 
dal  lido,  e  la  cosi  della  via  Luciana  che  gii  sovrasta.  Si  protende 
poi  fino  a  che  non  incontra  lo  avvallamento  che  divide  il  Gauro 
da  Montenuovo  ,  ove  si  perde  per  ricomparire  presso  le  stufe  di 
Tritola  ,  0  Bagni  di  Nerone  ,  interrompendone  il  corso  il  solleva- 
mento di  Monlcnuovo  eil  il  Lucrino. 

2.  Ritornando  allo  Staiio  o  Slarze  ^  qui  il  terreno  vedesi 
formato  a  strali  orizontali  e  paralleli  ,  tulli  di  materiali  vulcanici, 
ma  non  tulli  di  uniforme  aggregazione.  Il  maggiore  fra  essi  o  più 
alto  ,  si  compone  di  sabbia  finissima;  e  proprio  di  quella  impro- 
priamente della  cenere  vuleanica  ;  racchiudendo  pomici,  ciolto- 
letti,  ed  altri  triturai,  di  facile  sgrelohimeuto,  benché  in  apparenza 
co»ii>alta,  tufacea,  e  non  di  grana  auiformc  Questo  slrato  è  prj-, 


)(  i4i  )( 

prio  quello  che  contiene  le  spoglie  testacee  ,  crostacei  ed  echino- 
dermi ,  ehe  sembrano  freschissimi  ,  quali  vennero  indicati  nella 
precedente  nota.  Qui  si  trova  quella  copia  di  più  specie  di  Entomo- 
slraci  ;  qui  ancora  buon  numero  di  foraminifcri  ;  ma  tolto  vi  sta 
sepellito  per  mudo,  che  discoprir  non  si  possono  senza  sgretolare 
il  terreno,  e  ricorrere  allo  lavande, 

3.  In  continuazione  questo  strato  si  muta  verso  mezzodì,  rao- 
slrandosi  disordinalo  alquanto  e  composto  di  straticelli  di  diversa 
naiura,  o  meno  uDiforuii,  e  costituiti  da  materiali  più  grossolani  , 
qua  e  là  senza  ordine  sperperali  ,  ove  più  ove  meno  cospicui  5  ma 
le  conchiglie  spellano  a  specie  di  grande  dimensione  ,  come  Pet- 
tuncoli ,  Ostriche,  Spondili,  taluno  de' quali  giunge  fino  a  mezzo 
piede  di  lungo  ,  ]\iniicl  ,  gruppi  di  Clodocera  cespitosa  ,  ecc. 
Tulle  però  queste  spoglie  son  calcinate,  quali  più  quali  meno, 
laiche  ,  allo  infuori  delle  Ostriche  e  degli  Spondili  ,  difficilmente 
una  estrar  se  ne  può  lolla  intera;  la  massima  parte  si  disfà  al  più 
debole  attrito  ;  e  le  Clodocere  si  trovano  già  disgiunte  dalle  na- 
tive ceppaje.  Laonde,  chi  si  arrestasse  su  (jucsta  parte,  nel  ricer- 
care simili  s|)oglie ,  ed  avesse  in  animo  di  ripetere  le  nostre  os- 
servazioni o  assicurarsene,  troverebbe  ragiuni  suliicienti  a  smen- 
tirle. Ponendo  mente  allronde  alla  giacitura  di  quelle,  ciascuno 
avverte  ben  tosto,  che  vi  sono  slate  traghellale  e  deposte  dalle  pio- 
vane. La  qual  cosa  vien  comprovata  dallo  ioordinato  loro  ammas- 
samento ,  dall'  essere  le  più  ponderóse  ,  e  dal  trovarsi  tra  piccoli 
avvallamenti  0  concavità  del  suolo.  L' azione  dell'acqua  che  pe- 
rennemente s'infiltra  per  quel  terreno,  fatto  tutto  di  materiali  gros- 
solani ed  eterogenei  ,  e  quella  dell'aria  alla  quale  vengono  facil- 
mente a  contatto, ne  distrugge  la  naturale  composizione,  le  scolora, 
e  le  stritola.  Quivi  son  ben  rari  gli  Echinodermi^  rarissimi  i  fora- 
minifcri, e  le  delicatissime  spoglie  di  £'«tó7«05//'««' scompariscono 
affatto.  Troverai  qualche  rottame  di  crostaceo,  ma  di  quelli  che  , 
inviluppati  da  materie  consolidate  e  lapidefatte  ,  come  fu  dappri- 
ma avvedilo  ,  han  potato  resistere  alle  potenze  dislrullive  degli 
agenti  esteriori. 


)(  M^  ){ 

4..  Quf'sia  parlo  di  suolo  è  rimasla  cosi  a  nudo  d()()o  elio 
il  sig.  D.  Apnslolo  Zono,  censito  ,  Io  ha  dissodato,  e  messo  a 
cnitnra  ,  avendolo  con  molla  intelligenza  ridollo  a  scaglioni.  Qtiol 
eh' è  rimasto  saldo  è  appunto  la  parte  che  scarseggia  di  terra  su- 
scettiva di  colinra.  Se  qneslo  modo  di  immegliaraenli  si  prosegue 
sul  resto,  Itilla  f|uoIla  balza  muterà  di  aspetto  ;  e  la  porzione  sulla 
quale  or  si  possono  rivedere  le  cose  esposte  ,  e  che  appartiene  al 
sig.  Lorenzo  Pesce  ,  più  non  permetterà  di  ripeterle.  JNè  poi  lo 
spazio  è  mollo  lungo,  riilncendosi  appena  ad  un  cGntinajo  di  passi. 
Più  oltre  il  terreno  è  pure  dissodalo  e  scosceso  ,  quindi  di  diliicile 
ricognizione. 

5.  Premesse  tali  notizie  diciamo  di  ciò  che  nelle  ultime  ricer- 
che fatte  lungo  quei  diversi  strali  ,  quali  si  sono  distinti,  siamo 
pervenni!  a  discojìrire  ;  le  quali  cose  servono  a  dimostrare  mag- 
giormente gli  stretti  rapporti  che  ha  questo  sito  con  quelli  d'Ischia. 
]\è  credijuiio  con  questo  essere  esaurita  la  serio  dello  Sjiecie  colà 
snpolfe;  altre  ancor  se  ne  polranno  discoprire  iterando  le  ricerche. 
Per  ora  possiamo  jigginti^crc  al  precedente  catalogo  <li  spoglie 
1(8iriree  le  seguenti  specie  ixll.i  classe  de'  Molluschi  gasteroj)odi , 
e  degli  acefali. 

1.  Ppcien  polymorphus  io.   Lucina  molata 

2.  l^lodiola  discors  ir.   Tellina  serrala 

b.  Cliania  gryphoides ')  12.  Psammobia  l'eronensis 

4.  Pccluncnlus  glycimeris  ID.  Psamolea  striala 

5.  Cnrdiom  laevir^atcni  ì^.  Macira  triangola 

6.  Cylherea  chione  l'S.  Ptychina  

y.  ■ veneliana  iG.  Cardium  ciliare 

8.  Venus  gallina  17.  Saxicava 


9.   Donax  longa  ')  iS.   Fissurella  crassa 

1)  Questa  specie   irovainnio  pure   molti  unni  Uiclro    cutro  i  fori  dette 
colo4ine  ilei  Serapeo. 

i)  iirsa  ai'parisce  por  la  primo  Calo  qui  solo. 


X  U3  )( 

19.  {Stilla  Inincala  24-.  Plearoloma  

20.  Turrilella  commmiis  25.  Rfurex  brandaris 

21.  Pliasianella  pulla  26.  Spirorbis  creoalus,  Cos. 

22.     intermedia  27.  Vermelus  spiralis,  Cos. 

23.  Trochus  granulatus 

6.  Non  mancano  avanzi  di  pesci,  come  ololiti ,  denti,  aculei 
e  squame  :  queste  ultime  si  ben  conservate  che  non  sapresti  decidere 
se  vi  fossero  slate  sepolte  con  tutta  quella  caterva  di  rimasugli,  o 
se  fossero  siale  colà  trasportale  dai  venti  il  giorno  innanzi  traen- 
dole  dalla  vicina  sponda  del  mare:  tanta  è  la  loro  freschezza!  Egli 
è  vero  che  tal  sorta  di  rivestimenti  è  quasi  inaltaccabile  dagli  a- 
genti  esteriori.  Io  ne  ho  trovale  talune  nelle  argille  quasi  cosi  fre- 
sche come  queste;  ma  non  lasciano  di  p;Jesare  una  cerla  superfi- 
ciale allorazione.  In  quanto  al  genere,  cui  queste  di  Pozzuoli  pro- 
babilmente appartennero,  parmi  essere  di  un  Ciprinideo. 

Fra  i  crostacei  ricorderemo  qui  due  chele  riunite  e  solida- 
mente così  ritenute  per  Io  mezzo  di  una  pasta  composta  di  tritumi 
di  pomici,  mica,  ed  allre  sostanze  vulcaniche,  nella  posizione  in  cui 
naturalmente  si  tengono  dai  Decapodi  brachìuri.  Il  qual  docu- 
mento viene  come  novella  e  limpida  prova  di  quel  che  fu  dello 
nella  precedente  nota  (pag.yS  ,  n.  4)  ^  che  cioè  quegli  animali  fu- 
rono colti  vivi  dalle  materie  che  gT  invilupparono,  e  prontamente 
passarono  queste  al  secco  (i). 

7.  I  foraminiferi,  sui  quali  ho  versalo  assiduamente  in  questi 
ultimi  giorni  ,  e  che  mi  lengono  tuUora  occupato  (2)  ,  mi  hanno 
somministralo  non  solo  altre  specie  da  aggiungere  alla  precedente 
serie  ,  ma  due  generi  ancora  non  attesi  ,  perchè  generalmente 
rarissimi. 

(1)  Similmente  abbiamo  di  là  traUi  molli  gruppi  di  conchiglie  e  di 
polipari  così  cementati  insieme  da  sostanze  vulcaniche  ,  quasiché  fuse  le 
avessero  inviluppate  ,  e  ritenute  cosi  dopo  il  raffreddamento. 

(2)  Cousulla  i  Ceuui  per  l'anao  1852. 


)(  i44  ){ 

Tal'è  dapprima  il  genero  Fernculina,  di  cui  il  d'Orbigtiy(i), 
che  lo  fondava,  non  conobbe  clic  una  sola  specie  propria  d(!lla 
creta  bianca  del  bacino  di  Parigi,  la  f^erneiilina  tricarinata  , 
che  gli  servì  di  tipo.  Posteriormente  il  P.  Uenss  (2)  ne  ha  descritta 
un'  altra  del  bacino  terziario  austriaco,  la  F.  spinulosa{^):  e  più 
fardi  ancora  nna  terza  ,  la  F.  Brontn  (4-),  scoperta  nelle  marne 
di  Boemia.  Noi  abbiamo  trovata  la  prima  e  la  seconda,  e  forsì 
ona  quarta  specie  ci  resta  da  aggiungere. 

Della  slessa  natura  è  il  genere  Faiijasina  ;  il  cui  tipo  è  l'u- 
nica specie  trovata  nella  creta  superiore  di  Maestricht  in  Olanda, 
la  F.  cannata. 

Gli  esemplari  che  noi  troviamo  in  Pozzuoli  poco  si  scostano  da 
quella  ,  per  ciò  che  spetta  alla  esterna  struttura  ,  tnlchò  potrebbe 
ritenersi  come  sua  insigne  varietà.  Ma  siccome  la  spira  si  presenta 
dal  lato  destro  ,  conlrariameute  alla  cai  inala,  cosi  ò  da  conside- 
rarsi come  specie  distinta,  che  perciò  1'  abbiam  coiilrassegnata  col- 
r  aggettivo  contraria. 


(1)  Foramin.  de  la  Craie  blanclie  de  Paris,  1844. 

(2)  Foramia.  del  bacino  tcrz.  di  Vienna  —  negli  Alti   di  quella  Inip. 
Acead.  Voi.  I  pag.  10.  Tah.  II  ,  f.  12  (1830). 

(3)  Pubblicaz.  di  llaiding.  voi.  IV  pag.  40.  —  Forani.  ed  Enlomost.  di 
Lemberg  1830. 

(4)  Kreidervesl  Bóhein.  Tab.  18,  f.  1. 


)(  «4.5  )( 


CATALOGO 


De  Foramiiiiferi  di  Pozzuoli. 


1.  Orbulina  universa,  d'Orb.  24.. 

2.  — —      vitrea,  Cos.  25, 

3.  Dolina  semialata,  Cos.  26. 

4.  — —  ovam,  Cos.  27, 

5.    compressiascnIa,Cos.  28. 

6.  Nonionina  balloides,  d'Orb.  29. 
•7.      Baueana,  d'Orb.  3o. 

8.  Operculina  perforata,  Cos. 

9.  Polyslomella  Lisleri,  d'Orb.  3i. 

10.      spinolosa,  Cos.  32. 

11.      crispa,  d'Orb.  33, 

12.  Spirulina  esoleta,  Cos.  34-. 

1 3.  Cyclolina  cretacea,  d'Orb.  35. 
i4.  Botalina  ? 

i5,  Globigerina  trilocnIaris,Cos.  36. 

16.       quadrilocularis,  37. 

d' Orb.  38. 

17.  Trnncalalina  Badenensis ,  Sg. 

d'Orb.  4o. 

18.      lobulata, d'Orb.  l\.i. 

19.  Anomalina  irregalarls,  Cos.  1^2.. 

20.      variolata, d'Orb.  43. 

21.  Rosalina  Viennensis,  d'Orb.  44- 

22.     .    Beccari?,  d'Orb.  45. 

23.  -         scabriascala,  Cos.  46. 


Vernealina  Iricarinala, 

Bulimina  ? 

Faujasina  carinata,  d'Orb. 
— —      contraria,  Cos. 
Bigenerina  bifida,  Cos. 
Textularia  varicosa,  Cos. 
Spiroloculina  caaaliculata  , 
Cos. 

laevissima,  Cos. 

rotundata,Cos. 

Trilocalina  gibba,  d'Orb. 

angolosa,  Cos. 

Quinquelocalina  Schrebersi, 
d'Orb. 

Josepbina,  d'Orb. 

.     tricarinata,  Cos. 

— ^—     denticolata  ,  Cos. 

Bodolphina,d'Orb. 

Mariae,  d'Orb. 

Adelosina  pulchella,  d'Orb. 

elegans,  Cos. 

laevigala,  Cos. 

calcarata,  Cos. 

Favoslna  vitrea,  Cos. 
Spirorbalina  simplex,  Cos. 


Fioalmenle  il  Segrefario  perpeloo  ha  dalo  leKura  di  una  sua 

DICHIAIIAZIONE 

Di  un  vaso  dipinto  rappresentante  Prometeo 


Signori  colleghi 

La  elegante  versione  falla  dal  signor  Baldacchini  di  alcune 
parli  della  tragedia  di  Eschilo  denominata  Prometeo ,  della  quale 
ci  die  leltnra  nelle  precedenti  tornate,  mi  spinge  a  ragionarvi  que- 
sta mane  di  un  monnmcnto  ,  che  io  credo  doversi  riferire  appanto 
al  mito  dell'orgoglioso  Tifano. 

Le  opere  dell'  arte,  che  han  relazione  a  Prometeo,  son  rare, 
o  Signori  :  e  si  rapportano  ad  alcune  particolari  circostanze  di 
quel  mito.  Or  vedi  Ercole  che  armalo  dell'  arco  uccide  1'  aquila 
infesta  la  quale  va  a  rodere  le  viscere  del  figlio  della  Terra  legato 
a'  ruvidi  sassi  del  gelalo  Caucaso  ;  ora  scorgi  la  sua  riconcilia- 
zione con  la  consorte  di  Giove.  Talvolta  è  inteso  alla  formazione 
dell'  uomo,  come  in  varii  sarcofagi.  Ora  il  monumento,  del  quale 
favello  ,  a  noi  rappresenta  il  Titano  già  consegnato  agli  esecutori 
della  vendetta  di  Giove,  con  allusione  al  suo  delitto. 

E  questo  un  bellissimo  vaso  pubblicato  dall'  illustre  archeo- 
logo sig.  Raoul -Rochette  (i),  e  dal  eh.  cav.  Panofka  (2). 

Da  un  Iato  vedi  Ncottolemo  ucciso  da  Oreste  nel  santuario  del 
delfico  Apollo,  con  molle  particolarità,  alle  quali  fa  bel  confronto 
la  tragedia  di  Euripide  V  Andromaca. 

Sarà  utile  fare  una  descrizione  della  scena  che  vedesi  dall'al- 
tro lato,  per  far  meglio  valutare  se  le  mie  osservazioni  son  giuste. 

Rappresenta  esso  un  uomo  barbalo  perfellamenle  nudo ,  le- 

(1)  Mon.  inéd.  pi.  XL. 

(2)  Cab.  Pourlalès  pi.  VII. 


)(  a?  )( 

nolo  slrellamente  da  Mercario,e  da  nn  allro  personaggio  barbato 
armato  di  corazza  e  di  asta.  Ad  una  delle  dae  estremità  è  ana  fem- 
minile Ggura  sedente  con  peplo  che  le  ricopre  la  testa,  e  con  nna 
specie  di  corona  ,  in  atteggiamento  di  considerazione  :  all'altra 
estremità  è  Pallade,  che  lien  la  mano  sopra  una  alata  mota,  quasi 
ragionando  con  Mercurio.  Il  sig.  Raoul-Rochelfe  credette  di  rav- 
visarvi Oreste  presentato  ad  Iflgenia  in  Tauride  (i).  Ma,  a  dire  il 
vero,  molle  ragioni  mi  fanno  allontanare  da  una  tale  spiegazione. 
Indipendentemente  dalla  osservazione  che  la  presenza  di  Mercurio 
non  è  troppo  bene  giustificata  ,  che  non  si  dà  conto  della  figura 
di  Pallade,  e  della  ruota  alala  ,  a  me  sembra  che  un  gravissimo 
ostacolo  sia  la  mancanza  di  Pilade.  Sarebbe  stato  un  errore  di 
composizione  il  sopprimere  un  così  interessante  personaggio  ,  già 
tanto  messo  in  veduta  da  Euripide  nella  sua  Ifigenia  in  Tauride. 
E  tanfo  più  riuscirebbe  maraviglioso  che  avendo  il  piltor  del  vaso 
seguito  Euripide  nell'Andromaca  per  la  scena  del  rovescio,  ri- 
traente Oreste  in  Delfi,  che  uccide  Neoltolemo,  se  ne  fosse  poi  to- 
talmente disgiunto  per  la  prima  rappresentazione. 

Né  più  mi  persuade  la  opinione  del  eh.  Panofka,  il  quale  ve- 
de lo  slesso  Oreste  trasportato  innanzi  all'Areopago,  colla  presenza 
di  Dice  (2):  opinione,  la  quale  fa  ritenuta  in  certo  modo  probabile 
dal  Muller ,  che  la  riporta  (3).  Oltra  le  ragioni  allegate  in  contra- 
rio dal  sig.  Raoul-Rochetle,  io  osservo  che  ammessa  quella  inter- 
pretazione, vedrebbonsi  nel  vaso  quelle  figure  e  quei  simboli,  che 
meno  dovrebbero  esservi,  e  non  già  quelli,  che  più  richiederebbe 
il  soggelto.  I  due  dolti  archeologi  sopra  nominati  vennero  in  quel- 
le loro  opinioni,  per  trovare  nn  rapporto  traile  due  facce  del  vaso; 
ma,  secondo  la  nostra  spiegazione ,  verranno  faorì  più  intime  re- 
lazioni di  quelle  da  essi  riconosciute. 

Io  propongo  in  breve  una  interpretazione  totalmeate  diversa, 

(1)  Op.  cit.  p.  212. 

(2)  Cf.  RheiD.  mus.  an.  II  p.  432,  s. 

(3)  Ilandb.  §,  416  q.  2  p.  719  ed.  Wetcker. 


)(  i48  )( 

che  iolendo  di  sotlomellerc  al  giudizio  degli  archeologi.  A  me  sem- 
bra Proraeleo  Icnuloegoidalo  al  supplizio  da  Mercurio  e  dal  Po- 
tere (KpaTO?)  alla  presenza  di  Temi  sua  madre,  o  della  sua  pro- 
tellrice  Minerva.  Il  figliuol  di  Giapelo  vedesi  affatto  nudo  e  bar- 
balo, come  nel  vaso  edito  dal  eli.  Jahn  (i)j  e  come  ben  conviene 
a' Titani  qua'  primitivi  Ggliuoli  della  Natura.  Mercurio, come  mini- 
slro  del  novello  signore  (2),  è  incaricato  di  eseguire  la  vendetta  di 
Giove,  insieme  con  un  altro  personaggio  ,  a  cui  ho  dato  la  deno- 
minazione di  Potere  Kpà-tos,  che  al  medesimo  ofilcio  vedesi  desti- 
nalo presso  Eschilo  (3).  J\è  parmi  disconvenire  la  militare  arma- 
tara,  il  virile  aspello  ,  e  Tasta  a  quel  satellite  di  Giove,  che  sotlo 
un  cerio  modo  di  vedere  poò  assimilarsi  a  Marte.  La  presenza  di 
Temide  si  spiega  dalla  sua  relazione  con  Prometeo;  essa  gli  avea 
pnr  predetto  la  punizione,  a  cui  sarebbesi  esposto  (4).  E  quel  ve- 
stimento, e  quella  posizione  del  sedere  ben  si  addice  ad  una  fati- 
dica divinità,  che  secondo  il  medesimo  Eschilo,  tenne  il  delfico  ora- 
colo (5),  e  che  dello  stesso  modo  vedesi  figurata  in  un  bel  vaso  di- 
pinto dottamente  illostralo  dal  nostro  collega  eh.  cav.  Gerhard  (6). 
Pallade  poi  come  consigliera  ed  ajulatrico  del  Titano  (y)  trovasi 
a  lui  vicino  ,  nel  momento  della  sua  punizione;  ed  essa  e  Temide 
non  valgono  a  liberarlo  dalle  mani  de'  seguaci  di  Giove. 

Questa  nostra  spiegazione  trova  un  mirabile  appoggio  in  ona 
tradizione  serbataci  da  Servio  (8)  :  Promethetis ,  lapeli  et  Cly- 
menes  Jllìiis ,  'poslfactos  a  se  homines ,  diciiur  auxilio  Miner- 
vae  caelum  aseendisse ,  et  adhibila  ferula  (9)  ad  rolam  solìs, 

(1)  Arch.  Beitr.  tav.  Vili. 

(2)  TÒ»  ToC  viptavov  ToO  w'o»  òioxovov.  Aescli.  Prom.  942. 

(3)  Promelli.  I-87. 

(4)  Aesch.  Prom.  209  s.,  873,  s.  1091. 

(5)  Eumen.  v.  2-4. 

(6)  Oraliel  der  Themis  in  4. 

(7)  Lucian.  Prom.  3. 

(8)  Ad  Virg.  ed.  Vi  v.  42. 

(9)  Cosi  dee  leggersi  e  non  facula  ,    come  rilevasi  pure  dal  commea- 


)(i49)( 
l'gnetn  furatus ,  qnem  homìnìhiis  indicami.  E  poco  appresso: 
Ipsum  etiam  Promelheiim  pqr  Mercurium  in  monte  Caucaso 
religaverunt  ad  saxum  eie. 

In  questa  tradizione  comparisce  Mercurio  come  esecalore  del- 
la vendetta  degli  Dei,  e  Pailade  come  aasilialrice  dell'  allentalo  di 
Prometeo.  Perciò  si  applica  mirabilmente  al  vascolario  dipinto,  di 
che  favelliamo,  ove  Pailade  stessa  tiene  la  mano  su  di  un'alata  ruo- 
ta, certamente  la  ruota  del  Sole,  come  simbolo  del  misfatto  di  Pro- 
meteo, da  coi  fu  eccitala  la  collera  delle  altre  divinità.  E  qui  rai 
piace  di  osservare  che  lo  stesso  signiGcato  solare  aver  dee  il  cerchio 
o  hi/aXo?  ptacyn'/tos  del  tripode,  che  pur  qualche  volta  vedesi  ala- 
io  (i).  Da  tutte  le  quali  osservazioni  sorge  spontaneo  il  rapporto 
fralle  due  facce  del  vaso  ;  giacche  1'  una  e  l'altra  si  riferiscono  a 
Delfi,  0  a  personaggi  che  hanno  con  quel  sito  uno  strettissimo  rap- 
porto. Cosi  la  ruota  del  Sole,  identica  al  xujtXo?  del  delfico  tripo- 
de :  e  principalmente  la  figura  di  Temi,  che  tenne  pure  il  delfico  ' 
oracolo  in  tempi  remoli,  come  ci  fa  sapere  il  medesimo  Eschilo  (2), 
il  quale  in  questo  luogo  la  dice  figlia  della  Terra  ;  mentre  altrove 
la  identifica  colla  stessa  (3).  E  forse  il  mito  primitivo  del  Titano 
avea  la  soa  relazione  propriamente  io  Delfo,  ove  stabilendosi,  sic- 
come è  noto,  il  cenlro  della  terra  in  corrispondenza  ^(Womphalos.^ 
poteva  accennarsi  alla  origine  de'  figli  della  Terra.  Ne  far  dee  al- 
cuna impressione  il  rapporto  di  Prometeo  alle  gelate  regioni  della 
Scizia  ed  al  Caucaso  ;  perciocché  questo  si  riferisce  al  sito  della  sua 
punizione  ,  che  lo  slesso  Eschilo  chiama  il  confine  della  terra  (4). 
All'inconlro  nel  nostro  vaso  si  accenna  invece  al  principio  della  par- 


tario  di  Olimpiodoro  al  Fedone  di  Platone,  ove  si  nomina  la  ferula  vùp^S 
in  cui  Prometeo  prese  il  fuoco.  Vedi  l' articolo  del  Cousin  nel  journ.  des 
savants.  183S  p.  139-140. 

(1)  Gerhard  Lichtgottheiten  tav.  I  n,  3. 

(2)  Eum.  V.  1-2. 

(3)  Prometh.  209,  210, 

(4)  Prom.  1. 


)(  i5o  X 

tenza,  che  sì  sappone  per  avventara  sacceduto  in  Delfo  ;  ove  la  lo- 
calità QOD  poteva  esser  meglio  indicata  che  dalia  fatidica  Temide, 
e  dalla  mota  del  Sole ,  la  quale  in  tempi  posteriori  andò  a  fre- 
giare il  tripode  di  Apollo.  Queste  nostre  idee  brevemente  svilup- 
pate saranno  il  germe  di  più  estese  ricerche  ,  le  quali  ove  ci  rie- 
sca di  appoggiarle,  non  mancheremo  di  presentare  a  questo  dotto 
consesso. 

Giulio  Minervini. 

Libri  offerti  in  dono, 

GEavASio  (Agostino)—  Sul  monumento  sepolcrale  di  Gavia  Mar-, 
ciana  scoverto  in  Pozzuoli.  Napoli  i853  in  ^° 

De  Renzi  (cav.Salvatore)  —  Storia  della  medicina  in  Italia,  vol.l, 
seconda  edizione^  i849  »  ^  ^ol*  ^°i  prima  edizione ,  i84<6. 
Napoli  io  8. 


K  '^r  )( 


TORNATA   DELL   II    DICEMBRE 


Il  Segrelario  perpetuo  ha  presentato  impresso  il  primo  seg- 
mento della  terza  parie  della  Paleontologia  del  Regno,  lavoro  del 
professor  Costa,  che  cosliluisce  il  primo  fascicolo  del  volarne  ottavo 
de'  nostri  alti.  Si  è  deciso  di  farsene  la  distribuzione  a'  socii,  a  nor- 
ma delle  precedenti  deliberazioni  dell'Accademia. 

Il  sìg.  Achille  Costa  ha  letto  alcune  osservazioni  intitolandole 

Bapportì  dì  geografìa  enlomologica  Ira  il  regno  di  Napoli 
e  la  Sardegna, 

Fin  da  che  il  chiarissimo  Entomologo  prof.  Gene  cominciò 
a  far  conoscere  al  mondo  scientifico  il  risultamenlo  delle  sue  mol- 
teplici ed  interessanti  ricerche  fatte  nella  Sardegna  in  fallo  d'in- 
setti, noi  cominciammo  a  scorgere  qualche  analogia  o  siraiglianza 
perfetta  tra  alcune  specie  di  Coleotteri  che  dal  medesimo  veoivau 
descritte  come  proprie  e  quindi  esclusive  di  quoll'  isola,  e  quelle 
che  vivono  nel  nostro  regno.  Tali  rapporti  fra  le  due  regioni  si 
fecero  maggiormenle  evidenti  dopo  che  dallo  Spinola  vennero  pub- 
blicali nel  suo  Saggio  tulli  gli  Emitleri  Eleroltcri  più  singolari  che 
il  lodato  Gene  aveagli  inviati  per  esame,  provenienti  dalla  Sarde- 
gna. E  così  successivamente,  a  misura  che  le  specialità  di  quel- 
r  isola  sono  state  rese  note  ,  noi  abbiamo  preso  in  esame  ie  no- 
stre, e  ve  ne  abbiamo  spesso  riconosciate  delle  identiche  :  aggiun- 
gendo cosi  altri  documenti  in  appoggio  della  prima  noslra  idea. 
I  materiali  raccolti  non  sono  al  certo  sufficienti  per  stabilire  con 
esattezza  ed  in  tutta  la  estensione  i  rapporti  di  geografia  ento- 

1 1 


)(    '^2   )( 

mologlca  che  ravvicinano  T  ana  regione  all'allra.  In  simili  lavori 
fa  racslieri  che  tulli  gli  eolomali  delle  regioni  che  voglionsi  pren- 
dere in  esame  siano  dapprima  esallamente  studiati  e  dcfinili.  Lo 
•che  non  è  ni  cerio  nel  nostro  caso.  Nolladimeno  vogliamo  qui 
registrare  i  falli  da  noi  notali  su  tale  argomento  ,  i  quali  servir 
potranno  di  nocciolo  per  più  esleso  lavoro,  nel  quuie  si  pren- 
dano a  rainulo  esame  fin  dove  le  affinità  giungono,  ove  si  ar- 
restano, ed  in  che  le  due  regioni  sconvengauo.  Avvertiamo  per- 
tanto non  esser  nostro  intendimento  di  parlare  di  specie  che  seb- 
bene non  comuni  all'Europa  tutta,  Irovansi  nondimeno  in  altri 
luoghi  fuori  quelli  di  cui  ragioniamo  ;  che  lungo  e  di  minor  in- 
teresse ne  sarebbe  in  lai  caso  1' elenco.  Bensì  segneremo  soltanto 
aicaoe  specie,  le  quali  descritte  dal  Gene  o  da  altri  Entomologi 
come  proprie  della  Sardegna  ,  e  quindi  caratteristiche  della  me- 
desima ,  vivono  egualmente  nel  regno  di  Napoli. 

Coleotteri.  In  qoesl'  ordine  merita  in  primo  luogo  esser  no- 
tato il  Bledius  verres.  Questo  minuto  e  grazioso  Brachelilro  de- 
scrillo  dall' Erichson  sopra  individui  ricevuti  dal  Gene  spettanti 
alla  Sardegna ,  senza  alcona  indicazione  di  costumi  o  di  abita- 
zione fuori  quella  dello  habitat  in  Sardinia  ,  è  siala  da  noi 
discoperta  nelle  adiacenze  del  Iago  di  Patria.  Esso  vive  quasi 
in  società  interrato  a  poca  profondità  entro  la  sabbia  sulle  sponde 
della  foce  di  quel  lago. —  Nella  famiglia  degli  Elateridei  vi  à  una 
specie  del  genere  Cardiophortts  ^  il  C.  Eleonorae  Gen.,  che 
benché  raro  ,  incontrasi  di  trailo  in  tratto  nelle  vicinanze  di  Na- 
poli del  pari  che  negli  Abruzzi,  e  probabilmente  in  tutto  il  re- 
gno (i). —  \J  Astia  rivalis  Gen.,  che  e'  trovava  nelle  alle  mon- 
tagne presso  le  nevi  in  liquefazione,  se  non  è  identica,  è  certa- 
mente l'analoga  di  quella  che  noi  troviamo  negli  alti  cacumi 
delle  montagne  del  Malese  e  della  Majella. —  I  Cebrio  procerus 
e  slrictus  Gen.  sono  fra  noi  rappresentati  dal  C.  neapolitanus y 
'A.  Cos. 

(1)  Secondo  il  sig.  Erichson  esso  trovasi  ancora  in  Pisa. 


)(  103  K 

Oi'toUei  i.  Due  belli  e  spiccali  documenti  de'  rapporti  di 
geografia  entomologica  fra  le  dae  regioni  in  esame  ci  porge  la 
famiglia  de'  Grillidei.  L'  uno  di  essi  è  VAlami'a  paludicola  Gen. 
(Trigonidium  paludicola.  And.  Serv.)  da  noi  discoperto,  poch 
anni  or  sono,  nelle  adiacenze  del  lago  Fusaro.  L'  altro  è  il  ge- 
nere Mogoplistes  ,  che  fondato  dalPAiidinet-Serville  sopra  indi- 
vidni  sardi  ricevati  da  Gene,  di  cui  conobbe  la  importanza,  co- 
manque  li  avesse  ritenuti  per  larve  ,  è  stato  da  noi  ampiamente 
illustrato  (r)  ,  posciachè  lo  riconoscemmo  in  un  piccolo  grillo  vol- 
garissimo  nella  selva  de'  contorni  di  Napoli  tra  le  foglie  secche 
o  marcite.  Che  se  la  nostra  specie  figura  qual  nnova  ,  abbiani 
dichiarato  nel  citato  luogo  le  ragioni  che  ce  lo  anno  detlato. 

Emitleri.  Assai  più  numerosi  sono  i  fatli  che  ci  porgono 
gl'Insetti  di  quest'ordine,  sopralutlo  gli  Elerotleri,  in  appoggio 
del  nostro  assunto.  E  ciò  per  quella  cagione  da  principio  an- 
nunziata ,  di  essere  cioè  più  estese  le  conoscenze  che  abbiamo 
su  tali  inselli  spettanti  a  quell'isola.  Essi  in  efiVlli  farono  am- 
piamenlo  illoslrali  dnl  Marchese  Massimiliano  Spinola  :  e  molti 
altri,  discoperti  dopo  la  pubblicazione  di  quell'opera,  noi  ab- 
biamo avuta  occasione  di  osservarli  originalmente  in  natura  nella 
follezione  d'insetti  sardi  che  il  prof.  Gene  ebbe  la  bontà  di  farci 
a  nostro  agio  osservare  allorché  passammo  per  quella  città.  No- 
icremo  in  primo  luogo  il  Naòis  viridi/ lus  ,  Spin.  da  noi  tro- 
valo nella  estrema  Calabria. —  L'Atractus  Genti,  Spio,  rinviensi 
benché  raro  nelle  adiacenze  di  Napoli. —  Il  Meiocoris  Spinolae 
da  noi  descritto  fra  Cimici  Napoletani  (2)  ci  siamo  assicurali  vi- 
ver egualmente  nella  Sardegna,  avendone  osservati  individui  nella 
collezione  di  Emitleri  Sardi  presso  il  Marchese  Spinola,  che  te- 
neali  confusi  con  altri  del  Mer.  hirticornis. —  Trovasi  nel  mede- 
simo caso  la  Fulgora  hemiptera,  Cost.  che  vive  pure  in  Sicilia, 
ed  intorno  alla  quale  osserveremo    esser  del  lutto  da  eliminare 

(1)  Fauna  del  regno  di  Napoli:  famiglia  de'  Grillidei. 

(2)  Cimicuai  Regni  neapolitani ,  Cent.  1. 

* 


i  sospelli  del  sig.  Spinola ,  eh'  essa  non  abbia  ancor  leccalo  il 
rompielo  sviluppo. —  Un'altra  spi-cio  morila  pure  parlicolare 
menzione  ,  la  Stenosoma  cinerea  ,  dcscrilla  priinamenlfi  da 
Laporta  sopra  individui  provenienti  da  Cuba.  Il  prof.  Gene  ppr- 
lanlo  trovò  questa  specie  in  Sardegna,  e  posteriormente  essa  è 
siala  discoperta  fra  noi  nella  Terra  d'  Otranto  dal  nostro  fra- 
tello doli.'  Giuseppe. —  E  se  per  poco  uscissimo  dalla  sfera  delle 
specie  esclusive  del  lutto,  polreramo  qui  citare  il  Jassus  orna- 
tiis  {Aglaera  ornata,  Aud.  Serv.)  discoperta  da  Gene  in  Sarde- 
gna e  dal  sig.  Giuseppe  Costa  nella  stessa  Terra  d'Otranto;  il 
Leptopus  echinops  ;  la  Serenlhìa  alricapìlla  ,  e  tanti  altri. 

Noi  ci  limitiamo  a  questi  tre  ordini,  come  quelli  sui  quali 
la  scienza  possiede  lavori  più  precisi  intorno  all'  euio(nologia 
sarda.  Siamo  però  sicuri  che  anche  negli  altri  ,  allorché  sa- 
ranno studiati,  si  troveranno  specie  singolari  comuni  alle  due  re- 
gioni, che  aggiungeranno  sempre  nuovi  elementi  in  conferma 
de'  primi. 

Termineremo  questo  articolo  col  registrare  ancora  pochi  falli 
non  meno  importanti  per  la  geografia  entomologica  ,  e  relativi 
ai  rapporti  del  nostro  regno  con  la  Sicilia  isolare,  e  per  alcuni 
de'  quali  siam  debitori  alle  assidue  ed  intelligenti  ricerche  del 
citalo  sig.  Giuseppe  Costa  nella  Terra  d'  Otranto.  Egli  à  tro- 
vato recentissimamente  in  questa  provincia  la  Siaguna  europaea 
che  finora  conosceasi  solo  della  Barberia  e  della  Sicilia  ,  e  la 
Pachycoris  iurta,  A.  Cosi,  {maculicenlrù ,  Germ.)  creduta  del 
pari  esclusiva  della  Sicilia  :  laonde  essa  non  figura  nel  nostro 
lavoro  sopra  gli  Emitleri  Elerolleri  del  regno  di  Napoli.  Si  ag- 
giunge a  (juesti  il  lihysodes  canalìcutulus.  Cosi,  descritto  nella 
laima  di  Aspromonte  nel  1828  ,  ed  inserita  nel  voi.  IV  degli 
Atti  della  R.  Accademia  delle  scienze  venuto  in  luce  net  1889, 
e  nel  \%^o  descritto  sopra  individui  provenienti  dalla  Sicilia  col 
nome  di  Rh.  Irisulcatus  (1) ,  che  deve  cedere  al  primo  il  suo 
(1)  ZeiUcbrifl  fur  die  Eotomologie ,  II,  p.44l. 


)(  1^^  )( 

poslo.  I  qaali  fatti  confermano  sempre  quel  cho  da  più  tempo  il 
prof.  Costa  dichiarava,  e  da  noi  altrove  ripetuto,  che  cioè,  più  il 
Doslro  regno  sarà  esploralo  ,  più  le  privative  di  terre  straniere 
andranno  scomparendo. 

Osservazioni  sopra  talune  specie  di  Coleotteri. 

Onitìs  irroralus.  —  Dopo  la  pubblicazione  della  monogra- 
fia degli  Scarabeidei  della  Fauna  Napoletana  ,  il  Chirurgo  Sviz- 
zero sig.  Beck  à  avola  l'amabilità  di  mettere  a  nostra  disposi-» 
zioue  due  individui  maschi  della  specie  indicata,  da  lui  raccolti 
nelle  adiacenze  di  Monte  Casino  nella  state  ultima.  Io  essi  si  os-> 
servano  le  due  varietà  di  colorito,  ad  elitre  cioè  bronzine  irro- 
rate di  giallo,  e  di  color  bronzino  nniforme.  Uno  de'  due  perà, 
minore  in  grandezza,  differisce  dal  tipo  pei  tre  seguenti  caratteri, 
i.°  la  spina  de'  femori  anteriori  sta  sul  margine  anfero- supe- 
riore ,  poco  oltre  la  metà  della  soa  lunghezza  ,  è  leggermente 
incurvata  e  diretta  in  fuori  :  e  sol  margine  antero- inferiore,  ia 
luogo  della  spina  del  tipo,  vi  à  un  piccolissimo  dente  —  2,°  le 
anche  medie  non  sì  prolungano  affatto  in  forma  di  dente  — 
3."  la  superficie  del  dorso  del  protorace  à  delle  rughe  che  for- 
mano quasi  delle  areole  ,  al  fondo  delle  quali  restano  i  punti 
elevati.  Quest'ultimo  carattere  è  di  poco  rilievo,  trovandosi  an- 
che in  individui  del  tipo  ,  ordinariamente  i  più  piccoli  ;  il  se- 
condo potrebbe  considerarsi  come  mancanza  di  sviluppo  ;  ma  U 
primo  non  può  attribuirsi  a  simile  cagione,  trattandosi  di  un 
appendice  che  comparisce  là  dove  non  era  ;  e  rimanendo  i  ve- 
stigi di  quella  che  nel  tipo  si  trova.  Per  tanfo  non  avendone 
che  nn  solo  individuo  ,  trovato  insieme  col  tipo  ,  non  possiamo, 
pronunziare  sul  valore  e  sulla  costanza  di  tal  carattere.  Laonde 
lo  rileniamo  per  ora  come  varietà  che  contrassegniamo  col  nome 
di  inversus  ,  la  quale  potrebbe  essere  anche  effetto  di  anomalia, 

Copris  paniscus,  var.  rufipennis,  n.—  Io  un  recealissirao 


)(  i5G  )( 

invio  di  coleollori  Jella  Terra  d*  Otranto  fattoci  dal  nostro  fra- 
fello  Giuseppe  ,  abbiamo  avolo  questa  bella  varietà  ,  distinta 
per  l'elitre  interamente  di  color  raarrooe-rossigno  splendentissimo. 
II  qual  colore  non  dipende  da  mancanza  di  sviluppo,  come  suole 
talvolta  avvenire,  essendo  le  elitre  solide  e  consistenti  quanto  ne- 
gl' individui  i  meglio  organizzati.  In  quanto  allo  sviluppo  del 
corno  ,  essa  appartiene  alla  varietà  hispanua  ,  L. 

Oedemera  similis.  —  Nella  monografia  degli  Edcraeridei 
già  pubblicata,  noi  abbiam  dichiarato  possedere  soltanto  la  fem-f 
mina,  e  da  quella  aver  rilevato  i  caratteri  per  la  diagnosi  spe- 
cifica. Posteriormenle  il  sig.  Francesco  Forte  ,  le  cui  ricerche 
enlomologiche  si  rendono  sempre  più  interessanti ,  raccoglieva 
ambedue  i  sessi  di  questo  Coleottero  nelle  adiacenze  di  Sanse- 
verino,  i  quali  egli  gentilmente  ci  comunicava.  Dallo  esame  del 
maschio  abbiamo  convalidato  la  diagnosi  non  solo  ,  ma  abbiam 
riconosciuto,  che  anche  in  questo  sesso  V  ultimo  anello  ventrale 
è  talvolta  giallo-rossiccio  ,  come  ne||e  femmine. 

jfchille  Costa  ^ 
Libri  offerti  in  dono. 

Campania  industriale ,  giornale  della  società  economica  di  Terr^ 

di  Lavoro ,  voi.  VII  quad.  IV. 
Cori  (Vincenzo)  —  De'  fondamenti,  e  de'  mezzi  della  scienza  nma- 

na.  Napoli  184-7  '"^  ^r  ^ 


){  'St  )( 


TORNATA   DEL    l8   DICEMBRE 


Il  socio  sig.  Arabia  ha  presentala  una  memoria  manoscritta 
de!  sig.  dolt.  Vincenzo  Taglè  sulla  scoperta  della  quassiiia  pura^ 
e  de'  suoi  sali,  con  le  indagini  del  lor  preciso  potere,  e  della  appli- 
cazione alle  singole  malattie  (i). 

Il  sig.  Leopoldo  dui  Ile  ha  dato  notizia  del  nnovo  pianeta  Eq^ 
terpe  ,  cOmanicando  la  seguente  nota. 

Comunicazione  della  orbila  del  2 y."^"  asteroide ,   scoperto  a 
Londra  nel  di  8  p.  p.  novembre. 

Egregio  Sig.'  Presidente ,  Onorevoli  Sig.""*  Colleghi 

Vi  è  di  già  nota  la  scoperta  oltimamente  fatta  in  Londra  dal 
rinomatissimo  sig.  Hind  di  no  altro  piccolo  pianeta  della  sì  nome- 
rosa  famiglia  di  asteroidi  tra  Marte  e  Giove.  E  desso  il  27. m"  nel- 
l'ordine di  quanti  se  ne  sono  rinvenuti  in  Cielo  dal  principio  di  que-> 
sto  secolo;  come  gli  altri  tutti,  è  por  telescopico  quale  una  bella 
stellina  della  nona  grandezza  fornita  di  una  luce  tendente  un  pò 
al  giallognolo.  Non  appena  ci  pervenne  contezza,  mercè  i  pubblici 
fogli  e  le  scientifiche  efemeridi,  di  siffatta  scoperta  e  del  quasi  con^ 
temporaneo  ritrovamento  del  pianeta  anche  in  Roma  ,  fu  questo 
ravvisalo  del  pari  nel  nostro  Osservatorio  ;  e',  a  malgrado  del  lem-- 
pò  avverso,  che  ne  ha  impedito  le  moltiplici  osservazioni,  una  po- 

(1)  Questo  lavoro  del  sig.  Taglè  è  slato  poi  da  lui  pubblicato  per  h 
t  tampe. 


)f  .58  )( 

B  zione  a  bastanza  esatta  è  riuscita  al  nostro  collega  prof,  de  Ga- 
^[)aris  di  ollencrne  nella  sera  del  7  andante  alla  macchina  equato- 
riale di  qoeslo  Reale  Osservatorio. 

Fondato  su  questa,  sull'altra  di  Roma  del  28  novembre,  non- 
ché sulla  prima  del  di  8  detto  a  Londra  dallo  scopritore  ,  l'abile 
a' unno  della  nostra  Specola  sig.  Emmanuele  Pergola  ne  ha  calco- 
lato il  seguenle  sistema  di  elementi  ellittici  del  pianeta  slesso  ,  che 
lui  SODO  ascritto  a  debito  di  qui  riferirvi  : 

Epoca,  i853,  Novembre  8,0  t.^m."  a  Greenwich  ; 

Anomalia  media 354."  17' 49", 5  1  Equin.med. 

Longitudine  del  perielio 56     6  82,  5  i     ^""■^•^ 

j           del  nodo  ascendente....  89  28     9,2 

Inclinazione i  52     3,  9 

Angolo  della  eccentricità 5  29  ^i»  8 

log.  a  =  0,3809984 
^og'Jì=  2,9780090 

Da'  quali  elementi  ne  vien  cosi  rappresentata  la  osserva- 
zione di  mezzo  : 

Longil.  oss.  —  cale.  =  i",  7 
Lalit.    oss.  —  cale.  =  0,0    . 

Ad  onta  di  questo  accordo  bastevolmente  preciso,  fa  d' uopo 
convenire,  che,  attesa  la  tenue  inclinazione,  e  '1  piccolo  arco  com- 
preso tra  le  osservazioni  estreme,  avran  bisogno  ancora  i  suesposti 
elementi  di  qualche  correzione,  siccome  si  farà  manifesto  dalle  ul- 
teriori osservazioni  di  Euterpe. 

Qaesio  è  appunto  il  oome  imposto  all'astro  novello. 

Leopoldo  del  fie. 


)(  i59  )( 

Il  sijjV  Conte  Trojano  Maralli  legge  una  sua  interpretazione 
della  iscrizione  in  quattro  distici  Latini ,  che  trovasi  situata  a  fian- 
co la  porla  d' ingresso  del  convento  di  San  Domenico  Maggiore 
della  nostra  capitale.  L' autore,  dopo  avere  accennali  varii  altri 
non  pochi  letterati  precedenti ,  che  si  erano  occupati  a  spiegarla, 
senza  fermarsi  a  discutere  le  loro  interpretazioni ,  credendolo  ina- 
tile  attesa  la  stranezza  dell'epigramma,  che  ognuno  può  intendere 
a  suo  modo  ,  si  limila  ad  offrire  la  sua  opinione  in  semplice  aa- 
mento  delle  altrui.  Crede  egli  dovere  stabilire  esser  questa  una  ta- 
bella votiva  posta  in  San  Domenico  da  taluno,  che  o  intraprender 
doveva  nn  viaggio,  o  pnre,  che  in  patria  era  tornalo  :  nel  primo 
caso  implorava  di  causare  i  pericoli  delle  tempeste,  e  quello  di  ca- 
dere schiavo  dei  corsari ,  nel  secondo  caso  reduce  salvo  inlendea 
ringraziare  la  Divinità  di  averli  col  suo  ajuto  causati  ;  e  però  in 
memoria  di  un  tal  benefizio  collocato  aveva  lo  stranissimo  suo  epi- 
gramma. Questa  sua  opinione  egli  la  va  corroborando  con  la  spie- 
gazione materiale  grammaticale  dei  quattro  distici;  e  tra  le  idee 
eterogenee  archeologiche,  e  filologiche,  che  questi  sembrano  voler 
presentare  alla  mente  di  chi  legga  questi  strani  poetici  concetti , 
per  quanto  gli  è  slato  possibile,  ha  procurato  rintracciare  un  filo  dia- 
lettico in  qualche  modo  atto  a  connettere  un  sol  discorso  ragione- 
vole condocente,  e  capace  di  garantire  la  sua  enunciata  opinione  ; 
sottomettendo  le  idee  ricavatene  al  giudizio  ,  ed  all'  arbitrio  di 
ognuno. 

La  dissertazione  porta  per  titolo  :  Esercitazione  filologica 
archeologica  deW Iscrizione  posta  accanto  alla  Porteria  di 
San  Domenico  Maggiore  di  Napoli. 

Libri  offerti  in  dono 

GiOTANNiNi  (dolt.  Gaetano)  —  Del  trapano  sega.  Bologna  i853 
in  8.0 


A  P  P  E  ]^  D  I  e  E 


STATUTI  E  REGOLAMENTI 
DELL'ACCADEMIA    PONTANIANA 


Napoli,  10  Ottobre  1825 


FRAKCESCO  I. 

PER  lA  GRAZI!  DI  DIO  RE  DEL  REGNO  DELLE  DUE  SICILIE  , 

DI  GERUSALEMME  ec, 

DUCA  DI  PARMA  ,  PIACENZA ,  CASTRO  fiC.  eC. 

GRAN  PRINCIPE  EREDITARIO  DI  TOSCANA  eC.  eC.  eC. 


Sulla  proposizione  del  nostro  Ministro  Segretario  di  Stato 
degli  affari  interni  ; 

Udito  il  parere  del  nostro  Consiglio  di  Stato  ordinario  ; 

Abbiamo  risoluto  di  decretare  ,  e  decretiamo  quanto  segue. 

Art.  1.  Gli  Statuti  dell'Accademia  Pontaniana  annessi  al  pre- 
lente  decreto ,  SODO  da  Noi  approvati. 


X  162  ){ 

2.  n  uoslro  Ministro  Segretario  di  Stato  degli  affari  interni 
è  incaricato  della  esecuzione  del  presente  decreto. 

Firmato,  FRANCESCO 


/]  Minittro  Segretario  di  Stato 
degli  a/fari  interni 
Firmato,  Marcbesk  Abuti> 


1/  Consigliere  Ministro  di  Stato 
Presidente  interino 
del  Consiglio  de'  Ministri 
Firmalo ,  de'  Meuici. 


)(  «63  )( 
STATUTI 


Art.  I.  La  società  Pontaniana  e  la  società  Sebezia,  a  norma 
delle  sovrane  disposizioni,  formeranno  da  ora  innanzi  una  sola  ac- 
cademia sotto  il  nome  di  Pontanìana  ,  e  regolata  da'  segaeali 
slaloti. 

2.  L'accademia  Ponlaniana  si  propone  dì  coltivare  le  scienze 
e  le  lettere  nella  loro  più  grande  estensione. 

3.  Essa  è  divisa  in  cinqne  classi  : 

I.  di  matematiche  pare  ed  applicate  ; 

z>..  dì  scienze  naturali  ; 

3.  di  scienze  morali  ed  economiche  ; 

4-  di  storia  e  letteratura  antica  ; 

5.  di  storia  e  letteratura  italiana,  e  belle  arti. 
l^.  Ha  un  numero  determinalo  di  socii  dimoranti  in  Napoli, 
che  hanno  il  nome  di  residenti',  e  questo  numero  è  di  cento.  Ha 
inoltre  un  numero  indeterminato  di  associati  dimoranti  nelle  pro- 
vinole del  regno  e  fuori.  I  primi  saranno  detti  non  residenti ^  ed 
i  secondi  corrispondenti.  Ed  ha  altresì  un  numero  indeterminato 
di  socii  onorarli  scelti  fra  personaggi  di  merito  eminente.  I  socii 
residenti  hanno  il  dritto  del  voto  per  le  cariche. 

5.  I  socii  residenti  Pontaniani  e  Sebezii  saranno  socii  resi- 
denti  Pontaniani,  sebbene  forse  possano  oltrapassare  per  ora  il  Da- 
merò di  cento  prescritto  dall'articolo  4-  A  misura  però  che  av* 
verrà  qualche  vacanza  fra  essi ,  non  si  passerà  ad  altra  nomina^ 
fino  a  che  il  loro  numero  non  si  restringa  a  quello  di  soli  cento. 


X  i6i  ){ 

6.  Gli  ailìcìalì  che  dirìgono  V  accademia  ,  sodo  : 

1.  due  presidenti ,  uno  onorario  e  perpetuo  ,  1'  nllro  an- 
nuale ,  di  uguale  rango  ed  onorificenza  fra  loro  ; 

2.  un  vicepresidente  ; 

3.  un  segretario  generale  perpetuo  ; 
4..  un  tesoriere. 

7.  I  presidenti  fra  le  loro  attribuzioni  hanno  quella  di  accor- 
dar la  parola  a'  socii  che  la  dimandano,  di  conservar  l'ordine  nelle 
adunanze,  di  differire  le  quistioni  quando  lo  slimino  a  proposilo, 
di  annunziare  il  risultamento  de'  voti,  di  nominare  gl'individui  che 
comporranno  le  varie  commessioni.  Essi  soscrivono  i  diplomi  acca- 
demici ed  i  processi  verbali  unitamente  col  segretario. 

8.  In  ogni  caso  di  concorrenza  fral  presidente  onorario  per- 
petuo ed  il  presidente  annuale,  funzionerà  quello  di  essi  che  è  più 
anziano  accademico. 

9.  In  caso  di  assenza  o  di  gravi  occupazioni  de*  presidenti  , 
il  vicepresidente  è  rivestito  della  stessa  autorità. 

10.  In  assenza  de'  presidenti  0  del  vicepresidente  ,  uno  de' 
presidenti  delle  classi  il  più  anziano  ,  o  in  sua  mancanza  il  socio 
più  anziano  in  ordine  di  nomina  reggerà  1'  adunanze. 

11.  Il  segretario  generale  perpetuo  è  incaricato  della  com- 
pilazione del  processo  verbale.  Dovrà  annunziare  con  articolo  ne- 
crologico la  morte  de'  socii  di  qualunque  classe,  quando  anche  vi 
fosse  chi  volesse  scriverne  un  più  esleso  elogio. 

Sottoscriverà  dopo  del  presidente  gli  atti  dell'accademia,  le 
patenti ,  il  processo  verbale  ,  e  qualunque  altra  carta,  a  cui  ap- 
porrà il  suggello  dell'accademia,  di  cui  è  esclusivamente  conserva- 
tore. Manterrà  la  corrispondenza  co'  socii  stranieri  ed  assenti,  ed 
anche  colle  altre  società  ed  instituti  lellerarìi. 

Sarà  il  conservatore  de'  registri,  de  titoli,  e  di  tutte  le  carte 
risguardanti  1'  accademia  ,  e  ne  rimetterà  in  ogni  semeslre  al  pre- 
sidente un  notamento  da  lui  sotloscrilto,  ch;i  verrà  comunicato  alla 
intera  assemblea. 


)(  i65  )( 

Sarà  incaricato  della  castodia  della  biblioteca  e  deHarchivio. 
E  finalmente  farà  an' analisi  ragionata,  coli' intervento  dell'autore, 
di  qnelle  memorie  che  si  stimano  non  potersi  tutte  intere  inserire 
negli  atti. 

12.  In  caso  di  assenza  del  segretario  generale,  il  segretario 
di  classe  più  anziano  ne  farà  le  veci. 

i5.  Il  tesoriere  è  incaricato  di  tatti  gì'  interessi  e  di  tatto  le 
spese  dell'  accademia. 

i4.  La  darala  delle  cariche  di  uno  de'  presidenti,  del  vice- 
presidente e  del  tesoriere,  sarà  sempre  di  un  anno.  La  nomina  ne 
sarà  fatta  dall'accademia  a  maggioranza  di  voti.  Potranno  esser 
confermati  per  la  prima  volta  col  concorso  di  due  terzi  de'  voli  de' 
socii  intervenuti,  e  successivamente  ad  nnanimilà  di  voti. 

Il  presidente  onorario  ed  il  segretario,  eletti  nello  stesso  modo, 
saranno  perpetai. 

i5.  Vi  sarà  un  Consiglio  di  amministrazione  composto  da' 
presidenti,  o  (in  caso  di  gravi  occnpazioni)  dal  vice-presidente,  dal 
segretario,  e  da  due  altri  socii  che  saranno  in  ogni  anno  nominati 
a  maggioranza  di  voli.  Il  tesoriere  assisterà  di  dritto  alle  sue  ada- 
danze.  Questo  Consiglio,  per  mezzo  del  segretario  generale,  e  do- 
po averne  ottenuta  l'approvazione  dell'accademia,  prescriverà  al 
tesoriere  in  ogni  mese  1'  oso  da  farsi  dell'  assegnamento  del  mese. 
Il  tesoriere  è  obbligato  a  conformarvisi. 

i6.  Alla  fine  dell'anno  il  tesoriere  darà  i  suoi  conti  al  Con- 
siglio di  amministrazione,  e  dovrà  docamentare  che  il  danaro  si  è 
per  ogni  mese  erogato  nel  modo  indicatogli. 

17.  Restano  da  ora  diffiuite  le  sole  spese  alle  quali  possa  ve- 
nir destinalo  T  assegnamento  che  S.  M.  accorda  all'  accademia. 
Esse  sono  comprese  nello  stato  annesso  al  presente  statuto. 

18.  Ogni  classe  sarà  composta  di  venti  socii  residenti  ;  ed 
avrà  un  presidente  ed  un  segretario  annuale ,  da  eleggersi  a  plu- 
ralità di  voti. 

19.  Le  nomine  de' socii  residenti  si  faranno  daU'vaccademia 


)('66)( 

ÌDtera  io  ogni  caso  di  vacanza  di  un  posto  nel  modo  seguente.  La 
classe,  a  cui  apparteneva  il  socio  defunto,  si  unisce  e  |>ropone  Ire 
individui  che  erode  alli  a  succedergli.  L'accademia  por  voli  se- 
greti sceglie  fra  essi.  Nel  caso  di  parità  di  voti,  questa  sarà  decisa 
dal  presidente  della  classe  coi  l' individuo  appartiene. 

Nelle  adunanze  io  cui  dovrà  farsi  l'elezione  di  un  nuovo  socio 
residente,  dovrà  intervenire  almeno  un  terzo  degli  altri  socii. 

20.  Le  memorie  lette  all'  accademia,  che  da'  loro  aulori  vo- 
gliono farsi  inserire  negli  alti  di  essa,  dovranno  passarsi  dal  segre- 
tario generale  al  presidente  della  classe  analoga,  il  quale  destinerà 
dae  commissarii  per  esaminarle  e  darne  il  loro  giudizio  io  iscritto. 
La  classe,  al  numero  almeno  di  dae  terzi  de'  suoi  individui,  in  vi- 
sta di  tal  giudizio,  ed  inteso  l'autore  su'  cambiaraenti  che  crederà 
proporgli,  darà  il  suo  parere  se  le  memoria  debba,  o  no,  inserirsi 
negli  atti. 

L'  accademia  deciderà  sul  rapporto  delia  classe. 

21.  Si  avrà  cura  di  disporre  sollecitamente  l'impressione 
delle  memorie  approvate  5  ed  a  conseguir  quest'  oggetto  si  pub- 
blicheranno i  volami  degli  atti  io  separati  fascicoli. 

22.  Sarà  libero  ad  ogni  socio  il  leggere  nelle  adunanze  me- 
morie o  articoli,  anche  coli'  intenzione  di  non  destinarle  ad  essere 
esaminate  ed  inserite  negli  atti.  Nel  concorso  si  darà  però  la  pre- 
ferenza alla  lettura  di  quelle  memorie,  che  si  destinano  ad  essere 
esaminate. 

23.  Oltre  alle  memorie,  sarà  libaro  ad  ogni  socio  il  proporre 
air  accademia  il  piano  di  nn' opera  alla  quale  egli  si  dedichi,  o  la 
riproduzione  di  un'  opera  già  stampala  ,  e  domandar  de'  collabo- 
ratori. L'accademia,  sul  rapporto  della  classe  corrispondente,  de- 
ciderà se  l'argomento  dell'opera  che  si  propone,  sia  degno  di  nuo- 
vo stadio  e  lavoro.  Nel  caso  affermativo,  la  classe  destinerà  alcuni 
de'  suoi  socii  per  collaboratori  ;  e  quando  1'  opera  sarà  terminala, 
dopo  essere  stata  esaminata  ed  approvata  dalla  classe,  verrà  stam- 
pala a  spese  ed  a  profitto  dell'accademia,  col  cedersene  solo  gra- 


)(  1^7  )(  _ 
foilamonle  un  numero  di  copie  determinalo  all' a  a  Ione  ed  a*  suoi 
collaboratori. 

24.  Le  opere  così  stampate  porteranno  il  noma  dell'  autore 
nel  frontespizio  ;  ma  vi  si  esprimerà  pure  di  essere  egli  stato  se- 
condato da  altri  suoi  colleghi  per  decisione  dell'  accademia  Ponta- 
niana  ,  e  che  P  opera  è  stata  approvata  dalla  medesima.  I  nomi 
de'  collaboratori  dovranno  rammentarsi  onorevolmente  in  un  av- 
vertimento. 

25.  Ognuno  de'  socii  residenti  per  giro  sarà  invitato  almeno 
sei  mesi  prima  a  leggere  alcan  suo  lavoro  in  una  determinala  adu- 
nanza. Colai  che  si  scuserà,  e  che  non  darà  altro  lavoro  all'  acca- 
demia fino  air  epoca  in  cai  nuovamente  dovrebbe  essere  invitato, 
sarà  considerato  come  volontariamente  trasferito  nella  classe  de' 
corrispondenli. 

26.  In  ogni  anno  una  delle  class"  dell' accademia  per  ordine 
proporrà  un  programma  col  premio  di  una  medaglia  di  oro  del  va- 
lore di  cinquanta  ducali.  Le  memorie  che  saranno  rimesse  ,  ver- 
ranno giudicale  dalla  classe  che  ha  proposto  il  programma  ,  su! 
rapporto  di  Ire  censori  che  il  presidente  dell'accademia  destinerà 
fra  gì'  individui  della  classe.  Tolti  gli  uomini  di  lettere  nazionali 
o  forestieri  potranno  concorrere  ,  eccetto  i  soli  socii  residenti 
Ponlaniani. 

2'j.   Le  deliberazioni  dell'  accademia  si  prenderanno  a  raag 
gioranza  di  voli  segreti  per  bussolo.   In  caso  di  parità,  il  volo  del 
presidente  ,  0  di  chi  ne  fa  le  veci  ,  deciderà  la  parità. 

28.  L'accademia  si  riunisce  ordinariamente  due  volte  al  m-- 
se  ,  e  straordinariamenle  ogni  volta  che  il  bisogno  lo  richiede. 

29.  Perchè  l'accademia  possa  deliberare  validamente,  fuori 
del  caso  contenuto  nell' articolo  ig,  basterà  la  presenza  di  dieci 
almeno  de'  suoi  socii  residenti. 


)(«C8)( 

STATO 
delle  spese  ine  usuali  deW  aceudrmia . 

Art.  r.  Soldi  : 

A'  due  impiegali  dell' anlica  socielà  Ponlaniana D.      12 

A' due  impiegati  dcir antica  società  Sobozia »       J2 

Art.  2.  Spese  mimilo  Oli  impreviste,  mensuali »         6 

Di  queste  disporrà  il  Consiglio  di  amministrazione. 
Essendovi  rìsparmii ,  saranno  addetti  a  disporre  le  solite 
gratificazioni  agl'impiegati,  0  ad  ano  degli  altri  seguenti 
articoli. 

Art.  3.  Spese  di  stampa,  mensuali »       12 

Art.  4"  Acquisto  di  libri  e  giornali,  mensuali »        8 

Totale D.     5o 

In  ogni  anno  da'  risparmj  ottenali,  e  dalla  inversione  che  po- 
trà farsi  dal  Consiglio  di  amministrazione  di  taluni  di  questi  arti- 
coli ,  dovrà  formarsi  la  somma  di  ducati  cinquanta  per  l'autore 
della  memoria  che  verrà  coronala. 

Approvalo.     Napoli,  il  di  io  di  Ottobre  1825. 

Firmalo,  FRANCESCO. 

Il  Consigliere  Ministro  di  Sialo 
Presidente  interino  del  Consiglio  de  Ministri 
Firmalo,  de'  Medici. 

NOTA  =:  Lo  stalo   delle  spese  mensuali   ha  sofferlo   talune  variazioni 
per  le  circosianze  verificalesi  posteriormente  ;  per  cui  ora  è  come  segue 

1.  All'usciere  ed  all'amanuense  mensuali  .  .  .  .10:80 

2.  Spese  imprevedute 4  :  90 

3.  Spese  di  stampa 19  :  00 

Acquisto  di  libri  e  giornali 6  :  50 

Totale  ...  41  :  20 
L'Accademia  annualmenle  modifica  lo  stalo  delle  spese,  per  aumentare 
r  articolo  della  stampa. 


I 


REGOLAMENTO 

INTERI«0 


X  ^v  )( 
REGOLAMENTO 

INTERNO 
PJBLL'  ACCitPKIillA   POMTAI«IAl«A 


CAPITOLO    I. 

DELIBERAZIONI   ACCADEMICHE    —    NOMINE    DE*  SOCII  -* 
INTERVENTO    DEGLI   ESTRANEI    NELLE    ADUNANZE. 

1."  Nelle  deliberazioni  accademiche  è  vietalo  espressamente 
procedere  per  acclamazione  ,  ma  si  osserverà  esattamente  il  pre- 
scritto neir  articolo  27  dello  statuto. 

2.°  In  ogni  sessione  si  prenderà  conto  della  esecozione  di 
qaanlo  è  slato  risoluto  nella  sessione  precedente  ,  e  sarà  questo  il 
primo  ariicolo  di  ogni  processo  verbale. 

3."  La  proposizione  de'  socii  residenti ,  non  residenti ,  corri- 
spondenti, ed  onorarli  dovrà  farsi  in  ana  tornata,  e  la  scelta  nelle 
seguenti. 

4..°  Niuno  pnò  essere  proposto  a  socio  non  residente,  se  non 
dimora  efJetlivamente  e  stabilmente  fuori  della  capitale. 

5.°  Le  nomine  de'  socii  non  residenti  saranno  proposte  in 
iscritto,  firmate  da  uno  de'  socii  residenti,  ed  accompagnate  dalia 
notizia,  o  dalla  esibizione  di  qualche  lavoro  edito,  o  inedito  di  co- 
lui ,  che  si  propone  per  socio  ;  e  tal  lavoro  potrà  ad  arbitrio  del 
presidente  esser  sottoposto  all'  esame  di  uno ,  o  più  socii ,  per  de- 
liberarsi dopo  il  rapporto  di  questi  sull*  ammissione  dell' aqlopi 
proposto. 


)(  >7'^  )( 
6°  Nelle  tornale  accademiche  polranno  ammellersi  uditori, 
bnslando  a  ciò  il  permesso  del  presidente.  Quando  nn'aomo  di  lol- 
lore  non  accademico  volesse  leggere  nell'  accademia  qualche  sua 
produzione  potrà  essergli  permesso  dopo  una  lettura  preventiva  , 
che  ne  sarà  fatta  da  due  socii  della  classe  da  nominarsi  dal  presi- 
dente ,  e  dopo  il  parere  affermativo  de'  socii  medesimi.  Può  però 
jl  presidente  dispensare  a  questa  formalità  ,  quando  la  circostanza 
il  richiegga. 

CAPITOLO    II. 

RIUNIONE      DELLE      CLASSI. 

7.°  Le  sessioni  delle  classi  quando  avranno  luogo,  dovranno 
tenersi  regolarmente,  e  periodicamente  negli  stessi  giorni  delle  tor- 
nate un'ora  prima,  o  un'ora  dopo  delle  tornate  stesse,  secondo  le 
Blagioni  ,  e  le  circostanze. 

8.°  I  processi  verbali  delle  adunanze  delle  classi  saranno  sot- 
loscrilti  dal  presidente,  e  dal  segretario  della  classe,  che  delibera, 
o  da  coloro,  che  ne  faranno  le  veci. 

Q.°  I  censori  non  potranno  ritardare  più  di  dne  mesi  l'esa- 
me delle  memorie  ed  il  loro  rapporto  sa  le  medesime. 

CAPITOLO    III. 

CONSIGLIO  DI  AMMINISTRAZIONE,   SPESE  DI  QUALUNQUE  NATURA, 
AD  ECCEZIONE  De'  SOLI  SOLDI, 

IO."  Il  consiglio  di  amministrazione  si  terrà  coslanlemento 
Dna  volta  al  mese. 

II."  Ne' consigli  di  amministrazione,  ne' quali  dee  farsi  la 
disposizione  de'  fondi  residuali  dell'anno  precedente,  interverranno 
gì'  individui  dell'  antico,  e  quelli  del  nuovo  consiglio» 


)(  «73  )( 

12."  Ogni  spesa  straordinaria  dovrà  essere  anlicìpafaraente 
esaminala,  e  stabilita  da!  consiglio  di  amministrazione,  ed  appro- 
vala dall'  accademia. 

iS."  I  pagamenti  da  farsi  dal  tesoriere  per  qualsivoglia  ar- 
ticolo di  spese,  ad  eccezione  de'  soli  soldi,  dovranno  essere  ordinati 
raedianle  un  mandalo  in  iscritto  ,  nel  quale  sarà  fatta  menzione 
dell'articolo  del  processo  verbale  del  consiglio  di  amministrazione, 
che  ne  ha  fissata  la  spesa  ,  e  di  quello  del  processo  verbale  della 
tornata  accademica  ,  in  cui  è  stala  approvala  la  spesa  medesima. 
Questi  mandali  dovranno  portare  le  firme  del  presidente  annuale  , 
del  segretario  perpetuo,  e  di  un'  amministratore. 

i4.°  Le  parlile  di  esi'.o  nd  rendiconto  del  tesoriere  perqaal- 
6ÌvogIia  spesa,  ad  eccezione  de' soldi,  dovranno  giustificarsi  co' 
mandati  descritti  nell'art.  i3  ,  e  colle  ricevute  delle  parti  pren- 
denti. Oaelle  partile  ,  che  mancassero  di  questi  documenti  ,  sa- 
ranno significate. 

CAPITOLO    IV. 

BIBLIOTECA,      ED      ARCHIVIO. 

i5.°  Nella  sala  dello  tornate  accademiche  vi  sarà  un  certo 
numero  di  armadii,  ne'  quali  saranno  riposti  tuli'  i  libri ,  tutte  le 
stanijie  ,  e  tutte  le  carte  del!'  accad  mia.  L' insieme  di  questi  og- 
getti prenderà  il  iitolo  di  biblioteca,  ed  archivio  dell' accademia. 

iG.°  Sarà  compilato  il  catalogo  di  tutti  i  libri,  che  compon-. 
gono  r  attuale  deposito  della  biblioteca  accademica.  I  nomi  di  co- 
loro ,  che  hanno  donalo  libri  all'  accademia  verranno  inscritti,  in 
Beguilo  de'  libri  donati.  Questo  catalogo  sarà  stampato,  e  distri- 
buito a'  socii.  .    . 

17.°  Alla  fine  di  ciascun  anno  sarà  stampato  un  sapplimento 
air  anzidetto  catalogo  nel  quale  verranno  inscritti  lult'i  liliri  acqui» 
slati  nel  corso  di  quell'anno.  Questo  supjìlinienlo  sarà  igu;>Iiiieol8 
distribuito  a'  socii. 


18.°  Saranno  depositali  nelT  archivio 

i."  Tulli  i  registri  del  segretario  descritti  nell'art.  22  do- 
po che  ne  sarà  terminalo  ciascun  volume. 

2.°  Tulli  gli  autografi  delle  memorie  pubblicale  negli  atti 
accademici  ,  quante  volte  si  potranno  raccogliere. 

3.°  Tutti  gli  aalografi  di  lettere  direlli  all'  accademia. 

4.."  Tutte  le  carte  amministrative, 

5."  Ogni  altra  carta  accademica. 

19.°  Il  segretario  perpetuo  prende  sotto  la  sua  custodia  tutti 
libri,  stampe,  e  carte  della  biblioteca,  e  dell'  archivio.  Egli  riceve 
inconseguenza  tutte  le  slampe  pubblicale,  e  da  pubblicarsi  dal- 
l'accademia ,  e  ne  dispone  1'  uso  a'  termini  degli  articoli  i5  a  18 
e  24  a  33. 

20.°  Volendosi  qualche  libro  in  prestito  da  alcuno  de'  socii, 
il  segretario  perpetuo  è  facollalo  a  rilasciarglielo  con  ricevo  ,  col 
quale  Taccadeuiico  ne  prometterà  la  restituzione  fra  quindici  giorni 
al  più  tarili.  Si  eccettuano  i  libri  di  mero  lusso  ,  pe'  quali  è  ri- 
messo alla  prudenza  del  segretario  usare  le  precaozioni  necessarie 
perchè  non  vengano  danneggiali. 

21."  Se  l'accademia  disporrà  che  la  sala  accademica  resti 
aperta  in  determinale  ore  di  alcuni  giorni  della  sellimana  per  la 
lettura  de'  libri  e  giornali,  il  segrelano  perpetuo  ne  curerà  l'adem- 
pimenlo  ,  potendosi  a  tal  uopo  giovare  dell'usciere  ,  e  dell' ama- 
nuense ,  nel  modo  che  sarà  stabilito  dal  presidente, 

Megislri  del  Segretario, 

22."  Il  segretario  perpetuo  terrà  presso  di  se  i  seguenti 
reg'slri  : 

i.°  De'  processi  verbali  delle  tornate  accademiche, 

2.°  De  processi  verbali  del  consiglio  di  amministrazione, 

3/  De'  processi  verbali  delle  classi. 


)(  175  X 
4."  Delle  ministeriali,  e  delle  risposte  a'  ministri,  non  che 
delle  lettere  ,  che  si  spediscono  all'  antorità  superiori- 
5."  Della  corrispondenza  estera,  e  nazionale. 
23.°  Egli  cererà,  che  i  suddetti  registri  sieno  recati  neil'  ac- 
cademia in  tutte  le  tornate  dell'  intero  corpo  accademico  ,  e  nelle 
adunanze  de'  consigli  amministrativi,  e  delle  classi. 

CAPITOLO    V. 

DEPOSITO,    CONSERVAZIONE,    ED   USO   DELLE  STAMPE, 
CHE  SI   PUBBLICANO. 

24..°  Sarà  fatto  un  inventario  di  tutte  le  stampe  pubblicate 
dalla  società,  e  dall'  accademia  Pontaniana,  e  queste  saranno  de- 
positate nella  sala  dell'  accademia,  e  date  in  consegna  al  segreta- 
rio perpetuo. 

25.°  Delle  stampe,  che  non  potranno  restar  chiuse  negli  ar- 
madi!, si  faranno  delle  balle  numerate,  e  munite  di  suggello  a  cera 
lacca,  e  queste  saranno  date  in  consegna  all'  usciere. 

26.°  Le  stampe ,  che  saranno  successivamente  pubblicate , 
verranno  aggi(mte  all'  inventario,  e  date  in  consegna,  giusta  le 
norme  de'  due  precedenti  paragrafi. 

27.°  L' inventario  descritto  ne'  tre  precedenti  paragrafi  sarà 
legalo  in  un  sol  volume  col  registro,  nel  quale  verranno  descritte 
minutamente  le  distribuzioni  ,  e  gli  usi  che  si  andranno  facendo 
delle  stampe  pubblicale  dall'accademia,  giusta  le  norme  de'  para- 
grafi seguenti. 

28.°  L'accademia  avendo  disposto,  che  gli  atti,  che  da  essa 
6i  pubblicano  ,  siano  distribuiti  come  gettoni  di  presenza  ai  socii , 
che  assisteranno  alle  sue  tornate  ,  per  tener  conto  di  queste  distri- 
buzioni, in  ogni  tornata  il  segretario  perpetuo  passerà  all' amanu- 
ense la  lista  de'  socii,  che  vi  sono  intervenuti,  affinchè  costui  possa 
trascriverla  nel  registro  delle  distribuzioni  degli  alti  accademici. 


)(  n^  )( 

29.°  Pubblicandosi  dall' accademia  un  fascicolo  de'  suoi  adi, 
il  segretario  perpetuo,  dopo  che  ne  avrà  riccvulo  dallo  stampatore 
l'intero  numero  degli  esemplari  stampali,  si  applicherà  ad  eslrarre 
dal  registro  descritto  nel  paragrafo  28  la  lista  di  tutti  1  socii,  che 
sono  ammessi  a  parteciparne  ,  e  ne  formerà  uno  statino  emargi- 
nato, che  servirà  di  norma  alle  distribuzioni. 

So."  Gli  statini  emarginali  aderapili  delle  analoghe  firme  de' 
socii,  rimarranno  presso  del  segretario  perpetuo  per  tenersene  conto 
a  discarico  de'  libri  a  lui  consegnati. 

3i.°  Per  gli  esemplari,  che  in  seguito  delle  deliberazioni  del- 
l' accademia  si  destineranno  in  dono  a  personaggi  distinti  ,  ed  a 
socii  corrispondenti ,  il  segretario  perpetuo  ne  disporrà  la  distribu- 
zione a'  termini  dell'articolo  del  processo  verbale  della  tornala,  in 
cai  la  deliberazione  ebbe  luogo. 

32.  Per  gli  esemplari ,  che  T  accademia  vorrà  far  depositare 
presso  i  libraj,  il  segretario  darà  comunicazione  al  tesoricro  delle 
deliberazioni  che  se  ne  prendono, affinchè  possa  egli  vigilare  ayl'iu- 
teressi  dell'  accademia. 

33."  Nel  registro  di  distribuzione  saranno  per  ordine  alfabe- 
lìco  notati  tatti  i  nomi  di  tutte  le  persone  ,  siano  socii,  person.iggi 
distinti,  0  libraj,  che  hanno  ricevuti  gli  alti  accademici,  colla  de- 
signazione de'  volumi,  e  de'  fascicoli,  che  vengon  loro  progressi- 
vamente rimessi. 

CAPITOLO     VI. 

NOMINE   de'  PUNZIONARII    ACCADEMICI. 

34."  Affinchè  non  sia  tolta  a'  socii  l' opportunità  di  poter  no- 
minare ad  altre  cariche  secondarie  quei  candidali,  che  rimarranno 
esclusi  dalle  primarie,  resta  abolito  il  metodo  fin' ora  tenuto  di  no- 
minar tuli'  i  funzionarli  in  un  atto  solo,  ed  io  vece  vi  rimane  sur- 
rogalo il  seguente. 


)(  177  )( 

35.°  La  nomina  del  presidente  annuale  si  farà  in  primo  luo- 
go. Ogni  socio  scriverà  a  tale  oggello  su  di  una  scheJula  il  nome 
del  candidato  alla  presidenza,  e  si  procederà  allo  squiltinio,  giusta 
il  consueto. 

36.°  Colui  tra  i  candidati  alla  presidenza,  che  avrà  ricevuto 
maggior  numero  di  suffragii  dopo  il  presidente  ,  sarà  nominalo 
vice-presidente. 

Sy."  La  nomina  del  tesoriere  avrà  luogo  separatamente,  co- 
me quella  del  prcsidenie. 

38,°  I  dae  candidati  alla  carica  di  tesoriere  ,  che  riuniranno 
rnaggior  numero  di  suffragii  dopo  di  lui,  sarauno  nominati  ammi- 
nistratori. 

39.°  La  nomina  de'  presidenti,  e  de'  segretarii  delle  classi  si 
farà  simultaneamente  in  un  atto  solo. 

4.0.°  Se  la  nomina  del  presidente  fosse  falla  all'  unanimiìà  , 
si  procederà  con  altro  distinto  alto  alla  nomina  del  vice-presidcnle. 
La  slessa  cosa  si  farà  per  gli  amministratori,  se  avrà  luogo  all'u- 
nanimità la  nomina  del  tesoriere. 

CAPITOLO    VIL 

CALENDARIO FACIUTAZIOKE  DEL  SERVIZIO  —  REGISTRO 

DELLE  DOMANDE  PER  LETITJUE  DI  MESIORIE  —  AVVISI, 

4-1,°  Per  facilitare  i!  servizio  dell'usciere  dell' accademia  , 
sarà  nella  line  dell'anno  formalo  per  l'anno  segnerile  un  calendario, 
iu  cui  s' indicheranno  i  giorni  delle  tornate  accademiche  ordinarie, 
rimanendo  la  convocazione  delle  straordinarie  ad  arbitrio  del  pre- 
sidente. Vi  saranno  indicati  ancora  i  giorni  iissi,  ne' quali  si  terrà 
il  consiglio  di  amministrazione, 

42.°  Il  calendario  verrà  stampato,  e  ciascun  socio  ne  avrà  un 
esemplare.  Oltre  a  ciò  un  altro  esemplare  si  terrà  alfisso  nella  sala 
accademica. 


)(  178  )( 

4.3."  I  socii ,  che  vorranno  leggere  qualche  memoria  ,  do- 
▼raoDO  annunziarlo  ,  almeno  un  mese  prima  ,  e  le  loro  domande 
saranno  Irascrille  sopra  un  registro  particolare,  affinchè  siano  pre- 
feriti nella  lettura  quelli^,  che  vi  si  troveranno  inscritti  prima  degli 
altri.  Un  estratto  di  lai  registro  sarà  in  ogni  tornata  accademica 
affisso  nella  sala,  affinchè  ciascun  socio  che  interverrà,  sappia  l'og- 
getto della  memoria,  che  si  leggerà  nella  tornata  seguente,  e  l'au- 
tore della  medesima. 

44-"  Potendo  occorrere,  che  mal  grado  del  calendario,  e  del 
registro,  di  coi  si  è  fatto  parola  ne'  paragraG  42  ,  A3  ,  sia  neces- 
sario di  spedire  in  giro  l'usciere  co'  biglietti  di  avviso  per  gii  og- 
getti indicati,  ciò  sarà  disposto  dal  presidente,  e  dal  segretario  per- 
petuo :  e  su'  biglietti  saranno  scritti  i  nomi  de'  socii,  cui  si  porte- 
ranno, a  scanso  di  qualunque  equivoco.  Questa  precauzione  sarà 
sempre  usata  ogni  volta,  che  si  lasceranno  biglietti  in  casa  de'  socii. 


CAPITOLO    Vili. 

SEGRETÀRIO     AGGIUNTO. 

4.5.°  Il  segretario  perpetuo  potrà  scegliere  tra*  socii  residenti 
pontaniani  un  segretario  aggiunto,  da  approvarsi  dall'accademia. 

^-Q."  II  detto  segretario  aggiunto  riceverà  volta  per  volta  le 
copie  de' verbali  delle  adunanze,  certificate  conformi  dal  segretario 
perpetuo,  ed  avrà  cura  di  mettere  in  esecuzione  tutte  le  disposi- 
zioni contenute  ne'  delti  verbali. 

4.7.°  Le  lettere,  che  si  dirigeranno  a'  ministri,  continneranno 
a  soltosciiversi  dal  presidente  e  dal  segretario  perpetuo.  Le  altre 
saranno  firmate  dal  solo  segretario  aggiunto.  Se  però  si  traili  di 
corrispondenza  meramente  letteraria  e  scientifica  con  altre  accade- 
mie ,  u  con  uomini  di  lettere ,  la  corrispoodeuza  oe  sarà  tenuta 
dal  segretario  perpetuo. 


)(i79)( 

48."  I  verbali  del  consiglio  di  amrainislrazione  saranno  cgoal- 
mente  passali  in  copia  al  segretario  aggianto  per  disporne  l' ese- 
cuzione. 

4.9.°  Apparterrà  al  segretario  aggianto  la  cara  della  custo- 
dia ,  vendila  ,  e  distribuzione  degli  atti  accademici  ,  non  che 
quella  della  custodia  della  biblioteca  ed  archivio  ,  a  norma  degli 
articoli  2^  a  33,  e  quella  di  far  convocare  le  classi  tulle  le  volte 
che  occorrerà.  Egli  riceverà  dal  segretario  perpetuo  originalmente 
lutte  le  carte,  memorie  e  documenti  che  saranno  necessarii  per  lo 
disimpegno  delle  sue  funzioni,  e  ne  firmerà  ricevo  di  discarico  al 
detto  segretario  perpetuo. 

5o.°  In  ogni  semestre  il  segretario  aggiunto  rimetterà  al  se- 
gretario perpetuo  con  di  lai  ricevo  le  minute  delle  lettere  da  lui 
scritte  dorante  il  semestre  ,  e  tutte  le  altre  carte  di  affari  ter- 
minati per  conservarsi  colle  carte  accademiche  ,  a  norma  degli 
articoli  i5  a  23. 

5 1 .°  Oltre  la  corrispondenza  letteraria  ,  di  coi  si  ragiona 
neir  art."  47»  •'  segretario  perpetuo  rimane  esclusivamente  inca- 
ricato della  redazione  de'  verbali  delle  tornale  accademiche  ,  e 
del  consiglio  di  amministrazione,  della  firma  e  della  spedizione 
delie  patenti,  come  pure  di  tutti  i  lavori  lelterarii  ,  e  della  vigi- 
lanza sull'edizione  e  correzione  degli  atti  accademici.  In  caso  d'im- 
pedimento però  sarà  supplito  dal  segretario  aggianto. 

52.  Tolte  le  obbligazioni  addossate  nel  capitolo  4  e  5  del 
presente  regolamento  al  segretario  perpetuo  saranno  ad  intero 
carico  del  segretario  aggiunto  ,  tutte  le  volte  che  se  ne  trova 
nominato  ano,  e  fino  a  che  il  nominato  occuperà  il  posto  an- 
zidetto. 

53.  Volendo  il  segretario  perpetno  riprendere  V  esercizio 
delle  sue  funzioni  in  tutto  o  in  parte  ,  il  segretario  aggianto 
non  potrà  negarsi  a  dimettersi  dalle  attribaziooi  conferitegli. 


REC.OLAMENTO 

PER  LK  PROPOSIZIONI  E  NOtMINE  De'  SOCII  NON  RESIDENTI, 
CORRISPONDENTI  ED  ONORARII. 

{approvato  nella  tomaia  de'  23  Giugno  i833). 


Art.  i."  Non  sarà  ricevuta  alcuna  proposizione  per  socio 
non  residente,  o  corrispondente,  se  non  sotloscritta  da  un  socio 
residente:  se  lo  stesso  socio  non  mostri  all' accademia  di  essergli 
state  Fatte  prcmnre  dall' aspiranie  :  se  conlemporanearaenle  alla 
proposta  non  sottometta  all'accademia  opere  messe  a  stampa  dal 
medesimo  ,  ovvero  memorie  manoscritte ,  o  almeno  notizie  di 
giornali  donde  rilevasi ,  che  V  aspirante  stesso  abbia  pubblicata 
alcan'  opera. 

Art."  2.°  Il  presidente  annuale  commetierà  a  tre  socii  re- 
sidenti della  classe,  alla  quale  le  opere,  o  i  manoscrilti  presen- 
sati apparterranno  ,  I'  esame  di  tali  lavori.  I  socii  incaricati  di 
siffatta  disamina  saranno  tenuti  nella  prima  riunione  della  classe 
di  presentarne  in  iscrillo  un'esame  ragionalo,  nnilameale  al  loro 
parere.  Se  questo  sarà  favorevole,  il  presidente  della  classe  di- 
sporrà ,  che  col  mezzo  dello  scrutinio  segreto  si  conosca  se  la 
maggioranza  approvi,  che  la  proposizione  si  riferisca  all'acca- 
demia :  bene  inleso  però,  che  trattandosi  di  lavori  manoscritti, 
nel  parere  della  classe,  ove  sia  favorevole,  dovrà  enunciarsi  che 
questi  meritano  di  far  parie  dogli  atti  accademici.  L' avviso  af- 
fermativo ,  non  meno  de'  censori  ,  che  della  classe  ,  si  leggerà 
dal  segretario  di  questa  nella  prossima  tornata  accademica:  dopo 
di  che  si  passerà  lo  scrutinio  a  voli  segreti  ,  e  la  maggioranza 
deciderà  dell'  ammissione. 


)(  i8i  )( 

Art,"  3."  Volendosi  proporre  alcano  per  socio  onorario,  il 
proponenle  sarà  tenuto  di  raanirestarne  prima  il  nome  al  presi- 
dente annuale,  il  quale  consulferà  segretamente  il  segretario  per- 
petuo, ed  i  presidenti  delle  classi,  per  esaminare,  se  la  persona, 
che  si  desidera  proporre  ,  sia  fornita  delle  qualità,  che  saranno 
descritte  nel  susseguente  articolo.  Risultando  il  parere  favorevole, 
ne  sarà  dal  presidente  annuale  autorizzata  la  proposizione  all'ac- 
cademia ,  la  quale  infine  deciderà  delF  ammissione  ,  o  rigetto 
a  maggioranza  di  voti  segreti  per  bnssolo.  Se  la  proposizione 
sarà  rigettata,  non  se  ne  farà  menzione  nel  verbale  dell'accademia. 

Art.°  4-°  Per  poter  esser  socio  onorario,  si  richiede  un  nome 
celebre  nelle  scienze  ,  ovvero  nelle  lettere ,  o  nelle  belle  arti,  o 
pure  sommo  ufficio  civile  per  lo  quale  qnel  tale  personaggio  possa 
contribuire  a  promuovere  le  scienze,  le  lettere  e  le  belle  arti. 


»->^<-«s 


?B  mv.  92 


RENDICONTO 

DELLE  TORNATE 

DELL'ACCADEMIA  PONTANIANA 

IMPRESSO 

PER    CURA 

DEL  SEGRETARIO  PERPETUO 


1854 


R  ic  r«  o  I  e  O  ì«  T  o 

DELLE  TORNATE 

DELL'  ACCADEMIA   PONTANIANA 

IMPRESSO 

PER  CURA  DEL  SEGRETARIO  PERPETUO 

1854. 


AWiWO    SECOìVD» 


NAPOLI 

STABILIMENTO  TIPOGRAFICO  DEL  TRAMATER 
Vico  Porta  piccola  Montecalvario  N.  29. 

18  54. 


)(3  )( 


TORNATA    DE   li)    GEXNAJO 


Il  socio  non  residente  sig.  Tommaso  Perifano  legge  nna  sna 
disseriazione  sulta  vera  capitale  deW  antico  reame  di  Puglia, 

L'autore  dichiara  di  non  inlraltenersi  a  disaminare  ben  ad- 
dentro la  quistion  gravissima,  se  i  re  Normanni  avessero  tenuta 
mai  sovranità  nella  città  di  Napoli  a  simiglianza  di  quella  che 
ebbero  su  tutte  le  altre  città  e  su  le  proviucie  continentali,  formanti 
l'antico  reame  di  Puglia  ,  di  che  fra  gli  altri  pur  volle  dubita- 
re l'accuratissimo  storico  Angelo  dì  Costanzo  :  ed  accennando  a 
vari  argomenti ,  ed  a  quello  con  ispezialità  ,  che  a'  tempi  di  re 
Tancredi  tenesse  il  governo  della  città  di  Napoli  quell'Aligerno 
che  spedi  il  notissimo  privilegio  agli  Amalfitani ,  ritiene  sicco- 
me irrecusabile  l'  opinione  del  Giannone  ,  che  ne'  tempi  de*  re 
Normanni  non  vi  fosse  in  queste  nostre  provincie  veruna  città, 
che  potesse  dirsi  capo  sopra  tutte  le  altre.  Epperò  Napoli  non 
era  repatata  da  più  di  qualunque  altra  città  del  reame. 

)>  La  dinastia  normanna  tenne  in  Palermo  sua  sede  regia. 
Non  stabili  real  residenza,  né  designò  qualsiasi  città  a  capo  del 
reame  di  Puglia  ,  formalo  propriamente  da  queste  provincie  con- 
tinentali. Quantunque  volle  i  re  normanni  per  svariate  cagioni 
furon  indotti  a  venire  in  questa  parte  de'  loro  domini ,  ferma-; 

* 


X4)( 

rnnsi  or  iipU'  nna  or  in  allra  cillà  ,  senza  stabile  sede  ,  e  senra 
eh"  1'  una  ciUà  potesse  dirsi  di  vantare  in  su  le  altre  premi- 
li l'nza  ,  o  regal  prerogativa. 

»  Eran  elle  per  1'  addietro  città  conspicue  di  questo  reame 
llrnevenlo  ,  Bari  ,  Salerno  ,  Capaa  —  Se  non  che  Benevento  fin 
i!n'  tempi  de'  Normanni  venuta  in  potere  de'  Pontefici,  di  capi- 
tale ,  qual'  era  ,  d'  un  vasto  principato  ,  perde  in  breve  1'  antico 
splendore.  Bari  da  re  Guglielmo  il  Malo  fu  adeguala  al  suolo. 
Salerno  andò  in  rovina  e  in  desolazione  poscia  che  fu  presa  e 
saccheggiala  dal  sesto  Arrigo  ,  inarilo  di  Costanza.  Capila  andò 
in  celere  decadimento  ,  e  man  mano  perde  affatto  ogni  prisca 
magnificenza.  Per  la  qual  cosa  lo  slorico  Giannone  lasciò  scritto 
t  non  dovrà  dunque  parere  strano  ,  se  per  la  declinazione  di 
quelle  illustri  città  ,  qui  a  poco  vedremo  Napoli  sorgere  sopra 
tutte  le  altre  del  regno,  che  col  favore  di  Federico  II,  e  più 
per  Carlo  I  d'  Angiò  si  rese  capo  e  metropoli  di  si  vasto  e  no- 
bil  reame  ». 

j  Niente  però  sembra  più  certo  ed  innegabile  quanto  co- 
teslo  equivoco  del  Giannone.  Che  dopo  la  dinastia  Normanna, 
e  pria  che  Napoli  fosso  prescelta  a  real  residenza,  e  si  estol- 
lesse perciò  a  capo  ed  a  metropoli  del  reame  ,  colesta  prero- 
gativa ben  ad  altra  città  f(r  solennemente  conceduta  ,  siccome 
è  attestato  da  monumenti  sturici  ,  cui  giusta  estimazione  vuol 
essere  retribuita.* 

j  Succeduta  alla  Normanna  la  Sveva  dinastia  ,  non  ap- 
pena I'  Imporator  Federigo  II,  uscito  di  tutela,  tenne  libero  ed 
assoluto  il  possedimento  del  reame  di  Sicilia  e  del  Ducato  di 
Puglia  ,  di  questa  sua  preziosa  eredità  ,  che  indi  a  due  soli 
anni,  nel  1222,  stabili  esclusivamente  in  Foggia  sua  residenza, 
e  facendo  questa  città  prodilella  ,  volle  che  su  tutte  le  altre 
primeggiasse,  dichiarandola  real  capitale  {urbs  regalis),  e  %{\b. 
imperiai  residenza  [sedes  inclyla  imperialù).  Ordinò  da  prima 
che  un  forle  ben  munito  castello  si  edificasse  (an.   iaa2),come 


)(  ^  X 

riferisce  Riccardo  da  S.  GermaDo,  scrillore  sincrono;  e  nell'anno 
appresso  alJese  alla  costruzione  del  suo  imperiai  palagio  ,  oel 
luogo  che  io  quella  cillà  fio  al  presente  si  addimaoda  Pesche- 
ria, forse  dalle  noolte  peschiere  posle  per  eniro  i  reali  giardiai. 
Del  quale  palagio  può  agevolmente  immaginarsi  l'amplitudine 
e  la  magnificenza  dall'arco  del  portone,  contornalo  di  modiooi 
a  rilievo  con  bella  architettura  di  quell'età,  unico  e  misero  a- 
vanzo  ,  campato  dal  barbarico  flagizio  di  minare  e  distruggere 
tulle  le  opere  famose  della  normanna  e  della  sveva  grandezza. 
Sorretta  da  aquile  imperiali  una  larga  lapida  è  allogata  sovra 
l'arco  del  portone  ,  avente  inscrizione  ,  eh'  è  mooomenlo  pre- 
giatissimo e  documento  irrecusabile  a  rischiarare  ,  e  confurlara 
invittamente  il  mio  proposito.  L,a  inscrizione  della  come  segue: 

Sic  Fri  ferie  US  Caesar  ^eri  jiiSHÌ  ,  ut  Urós  sii  Foqia 
liegalis ,  Sedesque  Inclyta  Imperialis.  A.  lìICCKXlIl. 

»  Né  reslossi  l' imperatore  a  questa  sola  dichiarazione,  ma 
con  ogni  maniera  di  favori  ,  e  di  splendida  magnificenza  ado- 
però a  rendere  illustre  e  conspicua  la  cillà  ,  si  che  in  fallo  ad- 
divenisse ,  e  fosse  reputala  capo  del  reame  ,  e  sua  degna  impe- 
riale residenza.  Di  altri  sontuosi  palagi  arric<:l]i  le  reali  ville  , 
e  i  dinloroi  della  città.  Uno  fu  costruito,  a  fede  di  Saba  Ma- 
laspina  ,  nel  luogo  detto  S.  Agapito  inler  Fogiam  et  Lucer iam; 
un'altro  in  su  i  confiai  del  l.oimenlo  di  Foggia  coli' agro  Tro~ 
jano  ;  altri  poi  belli  in  su  la  strada  die  di  Foggia  mena  a  S.  Lo- 
renzo in  Carmignano  ,  leggendosi  nel  citalo  Malaspina,  che  quau- 
do  l'esercito  del  Papa  venne  a  giornata  in  que*  luoghi  con  le  genti 
di  re  Manfredi  ,  distrusse  domos ,  qnas  Imporalor  F ridericui 
conslrui  Jecerat  in  S.  Laurentii  valle  pvlchras.  E  senza  qui 
annoverare  tutti  gli  edifizii  pubblici  ,  non  r  .narrò  dal  dire  ch>; 
r  imperatore  a  dilettoso  alleviamenlo  avesse  anche  ordinata  per  la 


)(C)( 

caccia  la  |iiaiilagione  del  grande  e  famigeralo  bosco  ,   non   mollo 
lontano  dalla  ciltà  ,  addiraandato  oggi  delV  Incoronala.   » 

L'anlore  vion  poscia  narrando  gli  alti  più  notevoli  e  so- 
lenni celebrali  dall'  imperatore  in  quella  sua  regia  stanza  ;  lo 
stabilimento  in  quella  città  di  un  tribunale  col  titolo  d'imperiai 
Capitano  di  Giustizia  ;  la  morte  quivi  avvenuta  nel  124.1  della 
Iroperadrice  Isabella  coiisorle  di  Federigo,  e  la  morte  dell'  Im- 
peradore  medesimo  iu  Ferentino  ,  castello  per  poche  miglia  lon- 
tano da  Foggia. 

B  Non  appena  Corrado  moveva  per  alla  volta  d' It.ilia  a 
togliere  il  possesso  de'  domini  redati  dal  padre  ,  che  giunto  a 
Verona  indirisse  a  Manfredi  il  comandamento  in  daia  del  2j  di 
ottobre  del  1239,  col  quale  un  general  |)arlanioulo  m  rrc/ììtrm 
nostrum  Siciliae  apud  Foijiam  in  festa  Nalivilalis  Domini 
prò  reformando  regno  conventum  habere  decrevimiis.  E  tolta 
poi  da  Manfredi  la  signoria  del  reame,  continuò  a  tenere  quella 
città  a  regia  sede,  e  (|uivi  nell'anno  i258  solemnom  Curiam 
apud  Fagiani  universis  dira  porlam  Roseli  nobilibus  et  ba- 
ronibtis  convocalis  indixil  ;  ed  in  Foggia  con  ogni  maniera 
di  splendidezza  volle  celebrare  le  feste  della  sua  incoronazione, 
descritte  con  tulle  le  parlicolarilà  dall'enunciato  Saba  Malaspina. 

»  Spenta  di  presso  al  Liri,  e  ne'  piani  di  Tagli, icozzo  la 
dinastia  di  Svevia,  Carlo  I.  d'  Angiò  ,  avvegnacchò  itnpiacato 
avversatore  delle  inslitu/iuni  e  delie  opere  degli  Svevi  predeces- 
sori ,  non  per  questo  fermò  pur  egli  stabilmente  la  regia  sede 
in  Foggia  ,  e  la  ritenne  a  capo  del  reame  ,  accrescendone  il 
lustro  e  la  magnificenza  coli'  ediGcamenlo  di  un  altro  palagio 
a  sua  residenza  per  non  stanziare  in  quello  costruito  da  Fede- 
rigo ,  che  tramutò  iu  forte  castello  a  difesa  della  ciltà.  Altre 
ville  deliziose,  ed  allri  palagi  rurali  egli  attese  a  suscitare,  e 
Ira  tanti  è  degno  di  memoria  quello  posto  nella  famosa  sua 
TÌlla  delta  del  Pantano,  dove  fece  eziandio  edifieare  una  ricca 
sontuosa  Cappella  >  sul  cui  modello  volle  costruita  l'  altra,  che 


)(  7  )( 
posteriormente  per  suo  comando  fu  edificata  nel  castello  di  Bart« 

»  Inoltre  re  Carlo  divise  la  città  per  rioni ,  o  quartieri  , 
addiraandnli  Pitlagia ,  dando  a  ciascuno  la  propria  denomina- 
zione. Le  nozze  di  Beatrice  sua  figliuola  con  Filippo  figliuol  di 
Baldovino  imperadore  di  Costantinopoli  furooo  in  Foggia  splen- 
didamente celebrate  ;  ed  innumeri  s' incontrano  ne'  Registri  di 
cotesto  Monarca  gli  alti  Sovrani  dati  dalla  sua  real  residenza 
di  Foggia,  dov'egli  mori  nell'anno  1284. 

»  Del  che  conseguila  ,  che  sotto  la  dinastia  degli  Svevi  , 
e  durante  la  dominazione  del  primo  re  Angioino  ,  la  sola  città 
di  Foggia  fu  tenuta  da' Sovrani  a  regia  sede,  e  quella  sola  città 
stette  a  capo  delle  al  ire  del  reame,  sì  che  aperto  si  manifesta 
1'  equivoco  del  Giannone  ,  e  degli  storici  posteriori  che  la  opi- 
nione di  lui  ciecamente  accettarono. 

»  E  malgrado  a  Carlo  li.  d'  Angiò  abbiasi  davvero  ad  attri- 
buire il  trasferimento  della  real  sede  di  Foggia  a  Napoli,  non  di 
mono  nei  primi  anni  del  regno  di  questo  principe  Foggia  continuò 
ad  essere  città  principale,  e  real  residenza;  né  fu  reputata  da  meno 
negli  anni  successivi,  a  malgrado,  tramutata  stabilmente  in  Napoli 
la  real  corte,  i  beni  posseduti  in  Foggia  fossero  slati  inventariali, 
e  parte  infeudali,  parte  venduti,  o  allogati  per  conto  della  Regia 
Curia.  Del  che  porgono  pruova  non  che  gli  atti  Sovrani  ,  ma  bea 
ancora  memorevoli  avvenimenti,  che  durante  il  regno  di  Carlo  li. 
furon  in  Foggia  compiuti,  fra'quali  voglionsi  ricordare  i  Monitori, 
con  che  fu  comandala  l'osservanza  de  Capitoli  di  Papa  Onorio  IV.; 
e  il  diploma  di  Carlo  II,  dato  di  Foggia  nel  1296  ,  col  quale  si 
dice  che  nel  dì  della  Purificazione  di  Nostra  Signora  sarebbe  ar- 
mato cavaliere  in  quella  città  il  suo  figliuolo  Roberto  Duca  di  Ca- 
labria; e  l'altro  diploma  dato  di  Napoli  a  28  di  marzo  del  1299, 
chiamandosi  per  la  Pasqua  di  quell'  anno  le  milizie  feudali  per 
farne  in  Foggia  la  rassegna. 

»  Che  se  l'imperator  Federigo  prescelse  Napoli  per  lo  stabi- 


){  8  )( 

Iimcnlo  di-Ile  scuole,  litiucendole  a  forma  di  Accademia  ,  quesiti 
jnlervennc  a  cngioue  di  non  aver  egli  fondalo,  ma  io  vece  nslabi- 
lilo,  e  ridotto  a  migliori  ordinamenti  quel  Ginnasio,  che  si  vuole 
nato  con  la  città,  siccome  di  greca  origine,  e  che  dall'  imperalor 
.Vespasiano  era  slato  poscia  restituito.  Ed  inoltre  Federigo  fu 
mosso  da  quelle  cagioni  dallo  slesso  Giannone  annoverate  «  in  pri- 
ma cioè,  son  parole  dello  storico,  dall'essere  siala  riputata  sempre 
questa  città  antica  madre  e  domicilio  degli  sludi;  per  secondo  dal- 
l'amenità  del  suo  clima,  e  per  ultimo  dall'esser  collocala  in  parli? 
comoda  e  vicina  al  mare,  dove  con  facilità  da  tulle  le  parli  cosi 
terrestri  come  marittime  si  potevan  condacere  i  giovani  a  stu- 
diare ». 

)»  INè  ve'  tacere,  che  se  Carlo  I.  d'  Angiò  attese  ad  abbellirò 
Napoli  con  lo  edilìcamento  di  molli  monumenti  ,  come  il  Castel 
nuovo,  il  Duomo,  il  tempio  di  S.  Lorenzo,  e  por  altri,  non  per 
onesto  può  affermarsi  di  aver  in  Napoli  slabilila  la  sede  regia  ,  e 
di  averne  formala  la  metropoli  del  reame.  Che,  a  mirar  bene,  pur 
da  ragioni  politiche  era  egli  sospinto  a  costruire  quelle  opere  ;  ed 
è  certissima  cosa,  che  non  si  fosse  mai  determinalo  a  cumaudare 
Io  edificaraento  di  un  real  palagio  in  Napoli,  siccome  non  dubbia- 
mente praticò  in  Foggia.  E  da  ultimo  se  vogliasi  atiche  asseverare 
che  avesse  in  sua  mente  vagheggialo  il  pensiero  di  Iramulare  a 
Napoli  la  sede  regia,  egli  è  innegabile,  che  infino  che  visse  nou 
reputò  opportuno  di  recare  in  allo  culeslo  suo  pensamento,  perchè 
tenue  sempre  in  Foggia  sua  stanza,  e  quivi  usci  di  vita   ». 

L'  autore  chiude  la  sua  memoria  colle  seguenti  parole  : 
»  Quanti  e  quali  fossero  i  beni  dai  Sovrani  Svevi  ed  Angioini 
posseduti  in  Foggia  ;  quale  sorte  toccasse  a  colesti  reali  possedi- 
menti ne'  tempi  posteriori  :  quali  fossero  gli  edifici  pubblici  ;  ia 
quale  maniera  la  città  andasse  divisa,  tulio  questo  esporrò  con  al- 
tra mia  scrittura  ;  tenendomi  appagalo  di  aver  con  questa  rischia- 
rato, non  so  dire  come  siami  riuscito,  che  sollo  i  Suvraui  Svevi, 


);  9  )(  .V 

ed  il  primo  re  Angioino,  Foggia  |jrÌH  di  Napoli  e  di  ogni  allra 
ciltà  di  (|iiesle  provincie  continentali  fosse  siala  sola  ed  unica  sede 
regia,  e  slesse  veramente  come  a  capo  dell'antico  reame  di  Puglia  ». 

Libri  offerti  in  dono, 

Pascàsio  (Vito)  —  Coraento  ad  ana  malattia  nervosa,  in  4-° 

TORNATA  de' 29  GENNAJO 


II  sig.  ab.  Paolo  Emilio  Talelli  dà  lettura  di  un  soo  discorso 
sopra  la  vita  di  Giov.  Battista  Capasso  e  la  sua  s'oria  universale 
di  Filosofia  (i). 

Libri  offerii  in  dono. 

Briganti  (Francesco) — Esetjuie  del  cav.  Vincenzo  Stellali — Na- 
poli i853  in  4- 

Guanciali  (Quintino)  —  Versi  lii  Augiislo  Barlliéli^my  a  Quintino 
Guanciali  e  risposta  dei  Guanciali  al  Barlhélemy  —  Napoli 
1S54.  in  8. 

Mellone  (  Giuseppe  ) — Le  voci  del  proFota — Bruxelles  i84<0  in  8. 

Spennati  (Giuseppe) — Nomografia  del  diritto  canonico,  inventi 
quadri  —  Napoli  1S02  in  fol. 


(1)  Non  si  da  1'  e.-traUo  di  questo  lavoro  ,  trovandosi  accennato  nel 
rapporto  della  classe  di  Storia  e  letteratura  italiana  e  belle  arti,  che  sarà 
pubblicato  a  suo  tempo.  Il  Segretario  perpetuo. 


)(  >o  )( 


TORNATA    Di:    12    FtBBliAJO 


Il  sig.  Oronzio-Gabriele  Costa  ha  Ietto  una  saa  relazione  sullo 
scoverte  paleontologiche  del  i853. 

CENiNI 

INTORNO    ALLE    SCOPERTE    FATTE    NEL    REGNO 
Riguardanti  la  PALUOlI TOLOGl A 

Nel  corso  deWanno  1853 

Parrebbe  che  continuando  lo  annunzio  di  ciò  che  si  va  dis- 
coprendo qua  e  là  entro  i  confini  del  regno,  in  fatto  di  orga- 
nici avanzi ,  di  anno  in  anno  i  soggetti  dovessero,  se  non  man- 
care,  sminuire  almeno  di  numero,  e  forsi  ancor  d'importanza. 
E  pure  il  fatto  ci  verrà  mostrando  il  contrario  ;  perciocché  ed 
il  numero  loro  e  P  interesse  che  rappresentano  nella  scienza  alla 
quale  appartengono  aumentano  più  sempre,  ed  incitano  a  nuove 
ricerche  ed  a  replicali  sforzi. 

La  vastità  del  regno  ,  la  posizione  svariata  delle  sue  di- 
verse regioni,  la  complicazione  delle  differenti  rocce  che  ne  co- 
stiluiscono  l'ossatura  ed  il  rivestimento,  frastagliate  da  vulca- 
uici  sollevamenti  ,  e  tante  altre  condizioni  parziali  e  subordi- 
nate ,  ne  rendono  difficile  e  quindi  prolungata  la  esplorazione. 
Laonde  non  deve  recar  maraviglia  se  tutto  dì  il  nostro  suolo  ne 
porge  materiali  ,  o  nuovi  del  tutto  per  la  scienza,  o  come  tali 
per  rapporto  ai  nostri  appennini  ;  che  ,  non  per  ignavia  ,  ma 
per  insufficienza  di  tempo  e  di  modi  lentamente  si  va  senza 
sostare  frugando.  Quindi  pochi  o  scarsi  ne  vengono,  ma  quoti- 


dianamcnle  si  svolgono  ;  siccome  debole  è  l' inleflello,  scarsissimi 
i  mezzi  ed  isolala  V  azione. 

A  far  si  che  il  namero  de'  falli  ne  fosse  sollecilamenle  ac- 
cresciuto ,  e  che  cìascana  delle  contrade  di  Europa  ,  come  par 
quelle  delle  due  Americhe  ,  contribuisse  al  vaslo  ediGzio  che  si 
cerca  innalzare  ,  gli  Alemanni  ,  i  Galli  ,  i  Britanni  e  quei  del 
nuovo  continente  sono  ricorsi  all'associazione  degl' intellelli,  del 
lavoro,  e  della  pecunia.  Lo  svolgimento  delle  terre,  la  scissura 
delle  rocce  ,  e  lo  esame  d' ogni  frammento  di  avanzo  organico 
dissepolto  procede  per  l'opera  de' molti  investigatori  con  rapi- 
dità e  larghezza.  Noi  per  lo  contrario  nel  perlustrare  il  suolo 
natale  ,  non  potendoci  avvalere  di  alcuno  di  cosiffatti  ansilii  , 
vi  abbiamo  consagrato  tutta  la  propria  volontà  ,  tutti  i  nostri 
desiderii  ,  tutte  le  nostre  forze  ,  ed  impegnale  da  ultimo  tulie 
le  amichevoli  ed  oneste  relazioni.  Cosi  facendo  speriamo  perve- 
nire a  tal  punto  da  rendere  eziandio  la  nostra  langente  :  e  pare 
che  se  l'amor  proprio  non  c'illude,  i  nostri  conati  non  vadano 
perduti.  Il  rapido  cenno  che  andiamo  a  fare  di  quanto  sì  è 
opralo  e  raccolto  nell'anno,  dirà  se  ci  siamo  ingannati,  o  se 
abbiamo  mentito. 

I.  Matnma/i.  Ai  pochi  brani  di  animali  di  questa  classe, 
de'  quali  si  è  discorso  nella  prima  parie  della  nostra  Paleonto- 
logia ,  ed  a  quel  dente  di  Pliyseler  menzionalo  nei  Cenni  del 
passato  anno(i);  ci  è  riuscito  graiissimo  aggiungere  ora  più 
altri  denti  di  Foca  ,  od  alcuni  canini  di  Orso. 

De*  primi  abbiamo  incisivi  canini  e  molari,  onde  siamo  per- 
venuti a  completare  l'  apparato  dentario  della  specie  alla  quale 
appartennero  ;  e  che  trovasi  nella  calcarea  teucra  di  Lecce. 
Tra'  diversi  canini  uno  ci  à  offerto  un  fallo  identico  a  quello 
che  si  preseniava  a  Cuvier  con  un  canino  A' Ichlhyosauros  descritto 
da  quel  dolio  nelle  sue  Memorie  sopra  gli  ossi  fossili  ,  ed  effi- 
giato nella  Tav.  i3',  fig.  7  del  volume  11. 
(1)  Cenni  i)el  1832  ,  pag.  9. 


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Ci  svela  essa  cioè  l'iDlima  sua  slriilliira  el  il  proc(  sso  del!» 
dentizione  ,  o  il  modo  del  sao  acci  esci  in  cn  lo.  Awegiiacliè.  iiwui- 
cando  dei  tutto  la  corona,  ed  essendosi  divisa  per  lo  lungo  la 
radice  ,  nella  sua  cavità  trovasi  il  cono  più  interno,  che  sncce- 
deva  a  quello  già  perduto.  Questo  à  figura  conica  mollo  svelta, 
OD  poco  inarcala,  a  superficie  liscia,  e  di  color  giallo-terreo. 
La  parte  radicale  che  gli  succede  è  cilindracea,  e  si  va  restrin- 
gendo alquanto  ed  insensibilmente  in  senso  opposto  a  quello  della 
corona  ;  la  superficie  è  quivi  trasversalmente  rugosa  per  efl'etto 
del  successivo  suo  accrescimento  ;  il  colore  è  bianco  •  e  la  fral- 
tnra  trasversale  ci  lascia  vedere  i  strati  snccessivi  e  concentrici 
dei  quali  è  composta,  siccome  il  canale  interno  centrale  pel  quale 
passano  e  nervo  e  vasi  sangnigni.  Tanta  è  la  siraiglianza  che  à 
questo  dente  con  quello  àeW  Ittiosauro  descritto  da  Cuvier,  che 
ove  non  si  opponesse    la  natura   dello  smallo  ,    la  forma  della 
parte  radicale  ,  e  la  mancanza  de'  solchi  e  di  crespo  nella  co- 
rona ,    si  potrebbe  restare  ingannato  ,  persuadendosi  di  appar- 
tenere anch'esso  a  tal  genere  di  rettili. 

GÌ'  incisivi  sono  conici,  un  poco  venlricosi,  dritti  od  appena 
incarvati  ;  e  se  fossero  per  lo  lungo  solcati,  questi  maggiormente 
sì  conFonderebbero  con  quelli  dell'  Ittiosauro.  Noi  ne  abbiamo. 
tre  alquanto  tra  loro  diversi  per  grandezza  e  figura,  corrispon- 
dentemente alla  diversa  posizione  loro  nell'  arco  dentario. 

Il  molare  è  a  corona  triloba,  con  superfìcie  un  poco  scabra 
o  ruvida,  radice  larga  e  compressa;  e  questa  trovasi  incastonala 
tutta  nella  porzione  sua  propria  dell'osso  mascellare. 

In  quanto  ai  canini  di  Orso  nulla  ci  resta  a  notare  dopo 
la  ricognizione  loro  ,  se  n'  eccettui  una  sola  avvertenza  relativa 
alla  distinzione  che  il  sig.  Massalongo  (i)  à  credulo  stabilire  per 
determinare    la  spettanza  di  essi   all'  inferiore  od  alla  superior 


(1)  Osteologia  degli  ossi  fossili  del  Veronese;  in  Haidiuger  ecc.  Voi.  IV 
Par.  Il,  pag.  61. 


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mascella.  Ripone  egli  la  differenza  tra  ì  dne  in  ciò,  che  qaellì 
della  mandibola  soffrono  una  specie  di  torsione  sai  proprio  asse 
nella  corona,  per  cui  pare  obliqua,  ed  à  innoltre  dae  creste  ta- 
glienti ,  una  saperiore  in  direzione  de'  molari  ,  Y  altra  obliqua 
che  forma  linea  con  gl'incisivi;  mentre  i  superiori  l'anno  dritta 
e  conica  perFellaraente  ,  e  con  una  sola  cresta  ben  pronunziata. 
Or  se  tali  caralteri  avessero  un  valore  positivo  ,    noi  avremmo 
solo  canini  inferiori.  Ma  consultando  la  natura,  sopra  teschi  di 
Orso  della  specie  che  vive  tuttora  nella  nostra  Majella,  e  nelle 
Calabrie,  troviamo  che  anche  ne' canini  superiori  le  due  creste 
sono  cospicue  ,  senza  mancare  di  una  leggiera  torsione.   Meglio 
vale    la  differenza  riposta    nella  radice  schiacciala  e  terminata 
da  punta  ottusa  negl'  inferiori,  tondeggiante  ed  acuta  all'estre- 
mità ne'  superiori.    Ritenendo  questa  differenza    troviamo  degli 
uni  e  degli  altri  ne'lerreai  terziari!  della  Terra  di  Bari  e  della  Terra 
ti'  Olranlo. 

2.  Pesci.    Malgrado  le  64  specie    finora  registrate    nella 
prima  e  seconda  parie  della  nostra  Paleontologia,  venula  in  lace, 
più  altre  ancora  ne  seguono.  Lo  scavo  fatto  eseguire  in  Pielra- 
roja  nello  scorso  autunno,  benché  non  avesse  corrisposto  al  tem- 
po ed  alle  braccia  impiegate ,    pure  ci  à  reso  tali  elementi  da 
illustrare  talune  delle  specie,  o  de' frammenti  rimasti  oscuri  od 
annebbiali.    In  quanto  agi'  Ittiolùì  è  da  notarsi  dapprima  na 
esemplare  del  Pycnodus  grandis  Cos.  maggiore  di  quello  pre- 
cedentemente ottenuto  ;    e  quale  intravedemmo  doversi  scoprire 
per  le  dimensioni  de*  denti  isolali  che  già  trovammo.  A  questo 
si  è  aggiunto  un  altro  esemplare  della  lunghezza  di  8  pollici, 
il  qoale  sembra  essere  una  specie  distinta,  e  che  meritar  potrà 
l'aggettivo  di  rotundatus^  se  quel  che  ora  è  un  sospetto  sarà 
dimostrato  vero.  Perciocché  ,  essendo  in  gran  parte  oscuramente 
improntato,  non  sì  può   l'insieme  suo  definir  nettamente.    Pel 
contrario  la  porzione  cefalica  ed  addominale  è  cos'i  netta ,  cha 
quest'ultima  per  lo  meco  ci  rischiara  la  sua  orgaaizzaziooe,  ciò 


che  non  sì  ù  Ha  qui  ottenuto,  malgrado  i  molli  esemplari  del 
P.  r/iotnlms  e  quelli  del  grcmdis. 

Una  novella  specie  del  genere  Smiropsidium  è  venuta  op- 
portunamente a  rafforzare  le  basi  sopra  le  quali  fu  questo  fon- 
dalo per  noi;  accrescendone  nel  tempo  stesso  il  numero  delle 
specie.  L'esemplare  ,  intero  nella  sua  sagoma,  offre  di  se  chiara 
la  forma,  poco  lasciando  a  desiderare  di  quanto  riguarda  la  sua 
diagnosi  speciGca  ;  la  quale  poggiando  principalmente  sulla  for- 
ma e  proporzione  del  peduncolo  e  della  pinna  Godale,  di  questa 
per  lo  appunto  abbiamo  sott' occhio  più  di  un  esemplare,  e  tutti 
identici  e  nitidi.  Per  questa  slessa  abbiam  creduto  doverlo  distin- 
guere col  nome  di  Sauropsiiùnn  angusticauda. 

Un  altro  genere  ,  anche  per  noi  precedentemente  istituito, 
aveva  per  solo  rappresentante  una  specie  ;  ed  il  tipo  suo  era 
desunto  dalla  ossatura  scheletrica  ;  V  Histiurus  elalus. 

Una  seconda  specie  pressoché  di  un  ogual  dimensione  ne 
abbiamo  teste  discoperta,  la  quale  non  manca  di  altra  nota, 
meno  la  forma  e  natura  del  suo  riyestimenlo.  Chi  si  fermasse 
al  semplice  aspetto  vedrebbe  forse  nel  nostro  pesciolino  la  Clu- 
pea  minima  dell' Ag.  (V.  Tab.  6i,  fìg. i) ,  senza  che  però  ne 
avesse  i  caratteri  generici.  Simigliando  meglio  altronde  alla 
Seriola  Dumerilli^  le  abbiamo  assegnato  il  nome  àìHstiurus 
serioloides. 

Bellissima  ci  viene  una  specie  del  genere  Bhynchoncodes, 
e  per  la  saa  interezza  ,  e  per  uo  incidente  che  supera  ogni 
aspettazione,  e  previene  il  massimo  de'  desiderii.  Sembra  essersi 
attegiato  il  pesciolino  per  manifestare  integralmente  la  saa  ar- 
matura dentaria  :  stando  con  la  bocca  slargata,  ed  ambo  le  ma- 
scelle piegale  in  guisa,  che  si  dell'una  che  dell'altra  si  veggono  i 
due  archi  dentarii  così  distinti  da  poterne  determinare  il  numero, 
la  figura  e  le  proporzioni  de'  denti.  Dal  suo  grande  capo  in  rap- 
porto al  corpo,  che  ne  viene  misurato  due  sole  fiate,  lo  appel- 
liamo  lìhynrhoììcodes  macrocpphnhis. 


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Da  ultimo  si  presenta  per  la  prima  fiata  il  pigmeo  della 
classe  de'  pesci;  con  conoscendosi  né  fra  le  generazioni  altoali, 
né  Tra  le  vetuste  un  pisciolino  di  taglia  minore  né  uguale.  Né 
può  supporsi  un  piccolo  di  sj^ecie  maggiore,  e  molto  meno  na 
feto  ;  opponendosi  la  consistenza  o  solidità  dello  scheletro,  che 
bello  ed  intero  è  rimasto  fra  due  strati  racchiuso;  e  special- 
mente le  apofisi  spinose  verticali  ,  le  quali  mostrano  essere  di 
UD  completo  sviluppo  e  fermezza.  Tutta  la  lunghezza  della  sua 
rachide  non  eccede  8  linee ,  mancando  del  capo  e  della  pinna 
codale;  le  quali  due  parli  aggiunte,  potrebbe  uguagliare  un  pol- 
lice. Tale  dimensione  pertanto  é  inferiore  a  quella  de'  piccoli 
dell'  Aterina  ,  dell'  Engraulis  ,  del  Gobius  nudus  e  niger^  e 
simili.  Esso  va  denominalo  Piotìsoma  minìmus. 

Non  appena  messo  a  slampa  il  n.°  4-  de'  Cenni  annuali , 
letto  in  questa  medesima  Accademia  il  19  dicembre  del  i852, 
mi  venne  fatto  scooprire  un  brano  di  pesce  di  allo  interesse  per 
la  scienza,  il  quale  viene  in  comprova  di  un  giudizio  pronunziato 
nella  seconda  parte  della  nostra  Paleontologia  (1).  Quivi  tro- 
Tasi  stabilito  il  genere  Glossodus  sopra  un  apparato  dentario, 
gli  analoghi  del  quale  erano  stati  definiti  dall' Agassiz  per  denti 
vomerini.  Le  considerazioni  per  le  quali  fummo  condotti  a  sen< 
tenza  opposta  a  questa  dal  Paleontologo  di  Nenchatel  si  tro- 
vano esposte  già  nel  citato  luogo.  A  quelle  è  succeduto  per  dimo- 
strazione più  ampia  e  non  equivoca  il  seguente  brano  ;  cioè 

Una  piastra  linguale  di  forma  ovaio-allungata,  della  lun- 
ghezza di  17  linee,  larga  8)  con  la  punta  alquanto  mozzata, 
ed  an  poco  sconcia  per  essere  dissestata  alquanto  tutta  la  lingua; 
la  base  è  unita  a  resti  dell'apparato  joideo  ,  sfibrati,  in  mezzo 
ai  quali  evvi  pure  un  aculeo,  forsi  appartenente  agli  archi  bran- 
chiali. Tutta  r  aja  è  coperta  di  denti  a  corona  ritondata ,  de- 
pressa, leggermente  convessa,  con  un  piccolo  anello  più  stretto 

(1)  Atti  Voi.  VII.  pag.  30. 


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alla  base  ,  che  ne  cosliluìsco  il  collare  ;  di  color  bruno    marrone. 
Quelli  della  pania  e  della  base  son  di  maggiore  diametro;  mez- 
zani son  quelli  del  perimetro,  e  minori  gli  altri  mediani.  Tutti 
slivcli  per  modo  che  non  resta  altro  spazio  fra  loro,  eccetto  quel 
triangolo  carvilineo  che  risulla  dalle  tre  periferie  circolari  a  con- 
tano :  incastonali  nella  sostanza  cartilaginea    in  guisa,    che  la 
convessità  della  corona  sormonta  appena  la  superficie  di  quella. 
Siccome  molli  àn  perduto  la  corona,  restandovi  la  porzione  ra- 
dicale infossala  e  scavala  nel  mezzo,  ove  la  corona  era  incasto* 
nata,  cosi  vedesi  in  taluni  di  essi  anche  il  collare.    Si  contano 
i5  denti  sulla  linea  trasversale  che  ne  segna  la  larghezza,  e  3o 
sopra  ciascuna  delle  due  linee  curve  che  ne  costituiscono  i  lati. 
Armando  1'  occhio    di  ona  forte  combinazione    di  lenline  , 
vedesi  in  taluni  siti    della  superficie  qua  e  là  qualche   resto  di 
epitelio  linguale  ,    riconoscibile  al  suo  tessuto  fibroso  ,    a  fibre 
longitudinali  e  flessuose. 

Siccome  le  due  prime  specie,  sopra  le  quali  fu  costituito  il 
genere,  le  appellammo  Glossodus  anguslatus  e  Glos.  Mantella, 
conservando  a  questa  nltima  il  suo  primitivo  nome  specifico  ;  cosi 
questa  terza  vogliamo  dedicare  al  dotto  ittiologo  Viennese  signor 
Giacomo  Heckel,  al  quale  la  Paleontologia  è  debitrice  fra  lallro 
della  illustrazione  di  talune  nuove  specie  di  pesci  fossili  austriaci; 
laonde  va  essa  col  nome  di  Glossodus  Heckeli. 

A  questo  importante  fatto  si  aggiunse  poco  dopo  un  se- 
condo docnmenlo  ,  che  mentre  illustra  il  primo  ci  avverte  pare, 
che  il  genere  di  pesce,  al  quale  cosiffatta  lingua  appartenne,  avea 
pur  l'esofago  ed  il  ventricolo  tapezzato  di  simili  denfi.  È  desso 
ODO  stomaco  che,  ritenendo  in  fondo  la  medesima  organizzazio- 
ne ,  solo  per  forma  e  per  più  minuti  denti  misti  a  semplici  pa- 
pille dalla  lingua  teste  descritta  è  diverso.  E  però  che  sia  una 
cavità  vìeo  dimostrato  da  molte  chiarissime  note,  come  la  com- 
pleta descrizione  di  tali  parti  ne  dimostrerà  pienamente  l'asserto. 
Tra  le  specie  incomplete,  e  che  mollo  ancor  lasciano  a  de- 


)(  '7  X 
sidcr.nre,  noleremo  dapprima  il  capo  di  un  pesce,  il  qiiale  per 
lii  forma  (lolle  inascellG  e  dell'apparalo  dentario  sembra  spettare 
al  genere  Chirocenlrìles  di  Hcckei,  accoslaodosi  precipuamente 
a  quella  de!  Cliiiocenlrdes  Coron'nii. 

La  forma  delle  mascelle  è  a  modo  di  iS,  spezialmonto  l'arco 
dentario  della  siiperior  mfiscpH.!.   Vero  è  che  lo  sposlamenlo  sof- 
ferto dall'  inlermascellare  deslro  ne  rende  ahnianlo  equivoca  la 
sua  figura  ;    «na  esclusion   fnlla    della  sua  porzione  eslrema  ri- 
volta troppo  in  su,   considerata  l' altra  fino  alla  sinlisi,    trovasi 
sempre  una  curva  flessuosa  come  la  lettera  S.  I  denti  ,   di    cui 
ambo  le  mascelle  sono  armate  ,  sono   lunghetti  ,  acuti  ,  e  poco 
o  niente  incurvali  ;  la  loro  lunghezza  sta  al  diametro  della  pro- 
pria base  visibile  come  6  :  i   ne'  mezzani,  e  come  b^'.  \  nei  mi- 
nori. Questi  ultimi  appartengono  alla  porzione  posteriore  dell'arco 
dentario,  i  primi  all'anteriore  dell' inlermascellare.    Quei  della 
mandibola  serbano  la  slessa  proporzione  ,    ma  in  generale  sono 
alquanto  piò  grandi.   I  pezzi  opercolari,  per  quella  porzione  che 
se  ne  vede  ,  sembrano  essere  ritondali  nel  margine  ,  e  senza  den- 
telli.  L'osso  scapolare  è  mollo  robusto  e  quasi  retto.  Del  resto 
niente  allro  dislinguesi. 

Appartiene  allo  slesso  individuo  una  gran  porzione  di  co- 
lonna vertebrale  ,  nella  quale  sì  contano  nettamente  io  ad  ii 
Yerlebre  ;  ma  che  dir  si  possono  2i,  perciocché  d'ambo  gli 
estremi  vien  seguita  d' apofisi  spinose  verlicali  the  appartengono 
al  corpo  di  altrettante  vertebre  ;  e  di  esse  se  ne  veggono  6 
Dell'  anteriore  e  5  nella  poslerior  parte.  Il  corpo  di  tali  verlebre 
è  cilindraceo  con  tre  profonde  scanalature  da  ciascun  lato  ;  e  la 
longhezza  è  di  V4  maggiore  del  diametro.  Le  apofisi  verlicali 
superiori  sono  traversate  da  gran  numero  di  fascelti  muscolari, 
o  forse  meglio  tendinei. 

Sopra  un'altra  lapide  vi  sta  di  questa  medesima  colonna 
una  porzione  minore. 

Ai  brani  d'itliolili  della  calcarea  leceeae  aggiungasi  un  altro, 


X  i8  )( 

cììP  roDsisle  In  osssmi  ,  od  in  ona  porilon  di  corpo  ,  (rarersnla 
«latla  propria  rachido  spinale  ,  nella  quale  si  veggono  inlcro  g 
vfriebre  con  le  lispollivc  apofisi  spinose.  Esso  è  rivestilo  di  sqiia- 
iiip  a  radice  donlollain  ,  mollo  affini  a  quelle  dell*  OsmcroiJes 
Lewest'nensis  ,  A^.  {V.  Tab.  60''  fig.  i  -  60'  Gg.2),  onde  spelta 
«ir  ordine  de'  Clonoidoi.  Ma  non  possiamo  su  qucsla  conve- 
nienza generica  pronunziare  alcun  giudizio  per  ora,  ne  certo,  nò 
dubbio. 

I  terreni  terziarii  delle  Calabrie  ci  àn  porlo  altri  e  più  ri- 
Icvanli  dolili.  Già  di  essi  taluni  si  trovano  descrilli  ed  effigiati 
in  ona  Memoria  inserita  nel  VI  volume  degli  Atti  della  R.  Ac- 
cademia df'lle  Scienze.  Di  recente  uno  ne  abbiamo  trovalo  fra 
la  sabbia  a  tritumi  di  conchiglie  di  Cannileilo  ,  le  cui  analogie 
sembrano  essere  con  quelli  del  genere  Tìmnus  od  altro  della 
sfossa  famii^lia. 

Un  altro  ne  à  somministrato  l'argilla  figo'ina  de'  contorni  di 
Reggio,  il  quale  à  strelti  rapporli  con  quelli  del  Cenlrolophius 
/)0/n/?^///5  in  quanto  alla  struttura,  ma  di  quelli  è  immensamente 
più  grande.  Ed  è  notevole  ,  che  Soldani,  nel  suo  Saggio  Oritlo- 
logico,  Tav.  XIV",  f.  y2,  p,P,  Q,  rappresenta  nna  quasi  identica 
specie  (Torsi  ad  arie  Iropjìo  regolare  0  simmetrica)  ,  sotlo  nome 
di  palata  piscium  ;  vai  quanto  dire  ,  essorsi  egli  avvertilo  che 
lai  corpo  appartiene  a  pesce,  ma  si  avvisò  che  np  fosse  un  palalo! 

Singolari  ne  abbiam  pure  della  Ferrera  di  Monteleone,  del 
cosi  dello  Passo-dt'l -gallo  Ira  Monteleone  e  Cerocarne  ,  ec.  ec. 
La  monografia  di  tali  parli  organiche  spellanti  a  pesci  è  già  di- 
Bposla  per  la  nostra  Paleontologia,   e  vedrà  ben  presto  la  luce. 

Similmente  molte  vertebre  e  squame  si  trovano  nei  terreni 
mioceni  del  regno:  e  tulli  coirgli  frammenti  sono  valevoli  nellf» 
inani  di  on  perito  paleontologo  quanto  un  (jesce  intero  ,  polendost 
per  essi  determinare  almeno  la  famiglia  cui  il  pesce  appartiene. 

Tra  i  denti  di  Squalidei  recenlomente  raccolti  dalla  calcare 
Leccese  ,  uno  ce  ne  forniva  il  cav.  D.  Francesco  Caselli,  di  tal 


)(  '9  )(  • 

grantlezza  da  superare  sensibilmente  quello,  di  cui  fu  falla  men- 
zione nello  islitdire  il  confronto  Ira'  denti  di  Sqaalidei  degli 
Slati  uniti  di  America  ed  i  nostrali.  :  onde  la  disparità  ivi  no- 
tala ne  resta  per  esso  sminuita  ,  senza  distraggersi. 

I  nostri  lerreni  terziari!  subappennini  ci  avevano  già  som- 
ministrati bellissimi  documenti  della  presenza  di  questa  classe  di 
viventi  nell'epoca  della  loro  formazione  (i)  :  tra' quali  ricordar, 
ne  potremmo  taluno  singolarissimo  per  la  sua  organizzazione  , 
per  esser  nuovo  nella  scienza,  e  per  la  giacitura.  Il  calcare  se- 
condario però,  giurassico  acretaceo  che  dir  si  voglia  ,  il  quale 
non  ci  aveva  porlo  ancora  vestigio  di  tale  genia  ,  ano  ne  à 
schiuso  testé,  novissimo  sotto  qualunque  aspetto  si  voglia  riguar- 
dare. Tal  documento  è  inoltre  br^Ili^isimo  ed  amplissimo,  perchè  con- 
siste in  due  quasi  ugnali  esemplari, j.oco  mancanti,  ma  nitidi  in  tulio 
quello  che  vi  è  rimasto  consolidato,  e  con  molte  chele  ed  altri 
frammenti  aggroppali  sopra  una  stessa  lapide,  e  ben  conservati. 
Per  quanto  le  nostre  conoscenze  permettono,  e  per  quante  no- 
ihìp  abbi;imo  potuto  raccogliere  dalle  opere  consultale  ,  non  tro- 
viamo alcun  genere  al  quale  si  possa  ascrivere  la  specie.  Essa 
sembra  appartenere  alla  famiglia  delle  Callianasse  e  delle  Ta- 
lassine  ;  accostandosi  meglio  che  ad  altro  al  genere  Axia.  E 
sebbene  tulli  gli  esemplari  mancassero  di  quelle  note  caralteri- 
stiche,  sopra  le  quali  voglionsi  ora  basare  le  generiche  riparti- 
zioni ,  pure  siam  costretti  crearne  uno  nominale,  onde  separare 
questa  nostra  'specie  dalle  già  note,  siano  della  fauna  vivente  o 
della  estinta. 

La  mollezza  del  suo  lungo  ed  angusto  corpo,  tanto  mag- 
giore per  quanto  più  dalla  regione  cefalo -toracica  si  accosta  alla 


(1)  Vedi  i  Cenni  degli  anni  preceilsnti  1831  e  1832. 

* 


)(  20  }( 

coda,  e  l'assenza  di  qualsiasi  vestigio  di  appendiai  frontali  e  di 
piedi  ,  ci  conduce  a  giudicarla  di  quel  grappo  di  crostacei  dia 
vivono  abiliialmeiile  interrali  nella  mota,  o  nella  sabbia,  come  le 
Cfbbie,  le  Ca/ianasse -,  le  T alassine  ec.  Per  altre  ragioni  poi, 
non  polendosi  ad  alcuno  di  tali  generi  assinoilare  ,  gli  abbiamo 
jìrcscelloil  nome  di  Aglauros^  assegnandogli  come  specifico  l'ag- 
gcltivo  effossa. 

Appartiene  essa  alla  calcarea  di  Pietraroja,  d'onde  proven- 
gono ancora  i  tanti  illiolili,  i  rettili,  ed  altri  brani  di  abitanti 
delle  acque  de' quali  si  è  discorso,  e  di  quelli  diche  ancor  ci  re- 
sta a  dire. 

La  nostra  Carcinologia  fossile  dunque  or  si  compone  di 
12  specie  di  altrettanti  generi,  come  dal  seguente  specchio  ap- 
parisce : 

Vecapodt.         Brachiuri. 


Porlnnus  Rudianos  Cos.  Lecce 

Salalia  plenrocaota  Cos.  Lecce 

Dactyloplalya   granulata  Cos.  Trecce 

Diaervehora      rectifrons  Cos.  Lecce 

5.  Gonoplax  rhomboides  Pozzuoli 

6.  Leucosia  nncleus  Pozzuoli 


Macrouui 


-7.  Aglnoros  effossa 
8.  Galalhea   strigosa 
Q.  Numida 


Cos. 


Pietraroja 
Cannitello 
Cannilello 


Palaeoii. 


Melascoprislis  macrophthalma  Cos.         Lecce 
Megaluriles      nilidum  Cos.         Lecce 


j;  -^^  ;( 

Ricca  si  è  falla  poi  la  legione  degli  Entomostragi  per  le 
numerose  e  ben  distinte  specie  discoperte  di  roceole  presso  Poz- 
zuoli,  di  cui  si  fé  cenno  in  una  precedente  nostra  scrillùra  (i). 
Al  piccolo  numero  di  specie  che  per  lo  innanzi  si  conoscevano 
dei  terreni  lerziarii  ,  n' è  di  recente  succedulo  uno  grandissimo 
per  opera  di  accurati  esploratori  ,  come  del  Pr.  Heuss  di  Praga» 
e  del  sig.  Hall  di  EiJelberga.  Noi  ne  possedevamo  anche  alcune 
poche  specie  delle  Calabrie  e  della  Terra  d'Otranto  ;  ma  un  ter- 
reno tanto  abbondevole  quanto  quello  teslè  menzionalo  di  Pozzuoli 
non  ci  era  alato  fin  qui  concesso  di  osservare  ,  sia  per  numero 
d'individui,  e  sia  pure  per  diversità  di  specie.  In  questa  sola 
località  ,  luogo  detto  le  Slarze ,  si  contano  iS  specie  di  Cipri- 
dine  e  12  Citerìne  ,  io  tutto  3o;  mentre  nella  totalità  ne  posse- 
diamo 4-6.  In  ordine  a  tale  abbondanza  e  frequenza  succeda 
l'argilla  figulina  di  Leqmle  presso  Lecce,  ed  a  questa  la  marna 
di  Taranto  ;  tre  a  quattro  specie  sole  essendo  comuni  alle  restanti 
località.  Eccone  la  serie  : 


I. 

Cypridina 

aequalis 

Cos. 

Ischia  in  S.Alesandro 

2. 

biplicata 

.... 

Amato 

3. 

centronota 

Cos. 

Pozzuoli 

4. 

cicalricosa 

lienss 

Lequile ,  Amalo 

5. 

Ciceroniana 

Cos. 

Pozzuoli 

6. 

clypeolala 

Cos. 

Pozzuoli 

7- 

cornuta 

Reuss 

Calabria,  Pozzuoli 

8. 

coronala 

Kòia 

Pozzuoli 

9- 

cultrata 

Cos. 

Pozzuoli 

IO. 

deformis 

Pie  u  ss 

Pozzuoli 

II. 

dicerala 

Cos. 

Pozzuoli 

la. 

emarginata 

Cos. 

Pozzuoli 

(1)  Vedi  Supplemento  alla   dfsrri/ion*  di    uu  Erpelolite  idrotermal»  nel 

ri'udiroiiio  dp]    18o3  p.   139  sigg. 


i3. 
i4. 
il). 
j6. 

'7- 
18. 

'9- 
20. 
21. 
22. 

23. 
25. 

I. 

2. 

3. 
4. 
5. 
6. 


)(  22  )( 

bis  r  X  Cos, 

honiila  Cos. 

Iurla  Cos. 

inlcrmodia  Cos. 

Luculliana  Cos. 

pedunoiilata  Cos. 

jjiiicl;ila  l{euss 

Puleolaria  Cos. 

reliculata  Reuss 

semicoronata  Cos. 

speclabilis  Cos. 
tricuspidata 

Iriiilicala  Cos. 


Cjlhorina  abscissa 
•  arcuala 

ovula 

coiiiuncta 

— —  gracib's 


7- 
8. 

9- 
10. 
11. 
12. 
i3. 

a. 

i5. 
i6. 

J7- 

18. 

19- 


Keuss 

Msl. 

Cos. 

Cos. 

Cos. 

Cos. 

Cos. 

Cos. 

Cos. 


laevigala 

mulabìlìs 

prona 

parallela 

somiluiiala  (arcuata) 

senilis 

ovulala  Cos. 

subcielloidea  Msl. 

recta  Cos. 

Aenariensis    Cos. 

nasuta  Cos. 

latissìma         Cos. 

Cos. 

mjliluiJes      Reuss. 


Pozzi  ioli 

Pozzuoli 

hch  a 

Pozzuoli 

Pozz  oli 

Pozzuoli 

Amalo 

Pozzuoli 

Pozz  ioli 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Legnile 

tequile 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Pozzuoli 

Serrucypriola 

Pozzuoli 

Serracapriula 

Pozzuoli 
Pozzuoli 

Pozzuoli,  Lama 

Pozzuoli 

Ischia 

Ischia 

Monlel. 

lucilia 

Montel. 

Lequile 


20. 
21. 


X  ^^  X 

rudis 

Cos. 

Lequilf 

unguis 

Cos. 
GeJtacei 

Rzz:  oli 

Non  è  nostro  iulendimonlo  andar  fjiii  noverando  lullo  quello 
che  di  raro  o  di  nuovo  si  è  raccolto  di  questa  eslesitsiina  classe; 
che  certamente  saria  troppo  hingo.  Daremo  solo  un  rapido  cenno 
del  più  importante  come  caralterislico  del  suolo,  e  quindi  inte- 
ressante  per  la  patria  geologia. 

Pleropodì.  Segnalammo  ne'  precedenti  Cenni  una  specie 
di  Cresta^  trovata  insieme  all'  Atlanea  nella  marna  di  Notaresco. 
Ulteriori  ricerche  mi  anno  esihito  la  Cleodova  lanceolata  ia 
quella  di  S,  Alesandro  (in  Ischia),  di  Monteleone,  e  di  Reggio. 
Sono  si  copiose  in  qnesl'  nlliuia  locatila  ,  che  predomina  quasi 
tra  gli  abbondanti  foraminiferi  de'  qual:  è  gremita. 

Oltre  alla  lanceolaia  però  un'  altra  ne  abbiamo  scoperta, 
che  se  ne  discosta  per  la  mancanza  di  quel  rigonfiamento  api- 
cale  che  ne  forma  un  carattere  proprio  e  distinlivo  ,  ed  anche 
per  un  cerio  slargamento  che  soffre  nel  mezzo  del  cono  non  os- 
servabile in  quella.  Provvisoriamente  noi  la  contrassegniamo  co!- 
r  aggettivo  sajiUala. 

Più  rara  si, ma  trovasi  con  queste  due  associata  pure  la  Cresta 
Gadus  di  Rang,  Si  sa  oggi  che  quel  dotto  Naturalista  à  cre- 
dulo riconoscere  nel  Dentalinm  coarctatum  una  spoglia  di  Pie- 
ropode,  riferendola  perciò  al  suo  sotto  genere  Cresta;  e  davii^^li 
per  distintivo  il  nome  di  Gadus  ,  nume  stalo  già  assunto  da 
Montago  come  generico  per  la  slessa  conchiglia.  Io  quanto  a 
questo  concetto  ci  riserbiamo  emettere  la  nostra  opinione  quando 
pubblicheremo  du  lai  genere.  Per  ora  ricorderemo  solo  aver 
trovala  la  stessa  specie  io  Ischia,  Notaresco  (.i),  ed  altrove. 

(iti  Qui>i  aiconipagnata  ancora  dal  U.  Oiulum, 


)(  ^^  )( 

Gasttvnio'Ji.  Irnlnsciando  di  far  qui  moiizionc  Hi  cpitf 
niinutissiim'  se  non  microscopiche  specie  di  quest'ordine,  le  (|iinl( 
8on  da  IcDersi  ancora  di  equivoco  genere  (i)  ;  come  pure  di 
talune  nlire,  rare  almeno  se  non  del  lullo  nuuve;  uon  possiamo 
dispensarci  iignalmenfo  di  segnalare  un  Murice  ,  di  cui  siam 
debilore  al  sig.'  Marchese  Gagliardi  da  Monleleone ,  che  corle- 
semenle  ,  e  per  amor  di  palria  e  di  scienza  ,  ce  lo  rimetteva 
insieme  ad  altri  fossili  di  lai  natura.  Questo  Murice  in  fondo 
non  sembra  essere  altro  che  un  individuo  gigantesco  del  trun- 
cultis.  Ma  tanto  esso  eccede  le  dimensioni  sotto  le  quali  pre- 
sentasi quesla  specie  e  viva  e  fossile,  e  tanto  le  sue  varici  rile- 
vano 0  si  ramificano  ,  che  ninno  sarà  per  convenire  su  questo 
modo  di  vedere. 

Troviamo  fillronde  in  Gualtieri  (  Tab.  XXXVIII)  ,  sotto 
Dome  di  Purpura  curvirostia ,  una  specie  cotanto  affine  ,  cho 
non  esilerei  a  dirle  identiche  ,  se  ragioni  pari  alle  precedenti 
non  mi  ritenessero.  La  specie  del  Gualtieri  à  dimeijsioni  do[)pi<.' 
quasi  di  quelle  del  nostro  Murice  ;  e  le  pieghe  sul  uìargitio 
delle  sue  varici  si  terminano  più  divise  e  quasi  frondoso.  Nel 
nostro  le  pieghe  si  trovano  identiche,  ma  essemlo  Tassile  ed  un 
poco  sdrucito  ,  le  loro  sfrangiature  m  irginali  mancano  ,  ma  sf* 
ne  veggono  le  fratture.  In  mezzo  a  lali  an)biguilà,  riprulestando 
sempre  avverso  quelle  minuziose  e  materiali  comparazioni,  ed  a 
anelli  pia  o  meno  dai  quali  si  fanno  derivare  sovente  le  diffp- 
renze  specifiche,  ci  atteniamo  al  comnn  modo  di  vedere  ;  e  lo 
regislriamo  sollo  nome  di  Murex  Gagliardi,  per  tribolare  al 
venerando  signor  Marchese  Gagliardi  un  segno  non  perituro  di 
riconoscenza. 

L'  esemplare  à  4-  pollici  e  9  linee  di  altezza    e  3    di  lar- 

(1)  Troviamo  di  tal  natura  alcune  conchiglie  non  maggiori  di  due  mil- 
limetri in  diametro,  le  quali  anno  il  carnllprc  dil  Planonorhis  ,  essendo 
marine  ;  altre  stanno  tra  mezzo  ai  Solari,  alle  Delfiuole  ed  alle  Bifronzle. 
Koi  le  descriveremo  in  un  gruiipo  isolato,  per  attendere  il  giudizio  de'pivi. 


)(  23    < 

ghezza  ,  non  misarando  1'  espansioni  o  ramificazioni  delle  varici; 
con  quesie  giunge  a  quallro  pollici  e  più  ;  le  sue  selle  varici 
si  ramificano  ben  nove  volte  nel  lembo,  prolungandosi  massìraa- 
mente  la  seconda,  ed  incurvando  in  dietro;  le  altre  sono  molto 
minori,  ma  seguono  lo  stesso  andamento;  tra  queste  ve  ne  sono 
olio  intermedie  minori  ;  e  poi  tutta  la  conchiglia  è  a  traverso 
profondamente  solcata  e  striala.  L'  apertura  è  ovaio-rotondata  , 
il  peristoraa  solcalo,  il  labro  esterno  dentellato,  liscio  V  interno; 
la  coda  largamente  scanalata  e  Iroucala. 

Un'altra  specie  ancor  mollo  distinta  abbiamo  della  mede- 
sima località.  Non  può  assimilarsi  essa  ad  alcuna  delle  specie 
note  ;  ma  siccome  V  individuo  è  mollo  sdrucito,  così  ci  astenia- 
uio  di  definirlo,  aspellando  che  qualche  altro  esemplare  meglio 
conservato  ne  venga  fra  le  mani. 

Oslrea  Nella  Ferrera  di  Monteleone,  l'arenaria  di  questa 
iocalilà  racchiude  fra  le  tante  specie  di  questo  genere  anche 
r  O.  crassissima  ,  una  delle  più  grandi  specie  conosciute  del 
mondo  antico,  giungendo  a  due  palmi  di  lunghi  zza,  ed  al  peso 
di  6  rotoli  la  sola  valvola  inferiore.  Quosla  specie  descritta  da 
Marcel  de  Serres  costituisce  banchi  estesissimi  ne'con torni  di  Bar- 
cellona ,  ma  da  Monteleone  si  è  per  la  prima  fiata  otleoata,  e 
sombra  rara. 

Pecten  latissvntis.  Questa  specie,  la  maggiore  del  genere, 
che  noi  riportammo  da  Monteleone  fin  dal  iSay  ,  trovasi  non 
rara  nella  slessa  località  ,  ed  è  conosciuta  come  propria  de'ler- 
reni  subappennini.  La  Calcarea  di  Pietraroja  pertanto  racchiade 
pure  la  stessa  specie,  nella  quale  però  i  raggi  sono  molto  ap- 
pianati ,  siccome  meno  convesse  son  le  sue  valvole. 

Branchiopoii.  —  Terebralula  pecliuoidea ,  n. 
Bellissima  ,  grande  ,  ed  unica  à  qncsla  specie  proveniente  dalle 
falde  del  Malese,  essendo  siala  trovala  tra  Pietraroja  e  Sopino. 

Pinna  Ir uncala.  Phil.  Fossile  di  Serracapriola,  luogo  dello  le 
Fornaci.  Non  ancora  era  sfata  trovata  fossile  tale  specie,  come 


rarissima  e  dubbia  appariv.irie  i)er  lo  innauzi  iin'aìlra,  la  P.riili\-. 
Noi  abbiamo  fallo  conoscere  di  lai  genoro  una  specie  noi»  infre- 
quente, ed  a  quella  aggiungiamo  l 'attuale,  che  non  lascia  dub- 
biezze intorno  alla  sua  sj-iecifica  diagnosi. 

Gastrochaena.  Non  è  più  nuova  nella  scienza,  ma  recon- 
tissima la  scoperta  di  bivalvi  terebranti  che  vivono  allo  interno 
della  sostanza  conchigliare  di  diverse  spoglie  di  molloscbi  testacei. 
In  quella  di  un  vecchio  Mvrex  Irunculus  fossile  presso  Taranto 
noi  abbiamo  trovalo  una  minutissima  Gastrochena  ,  che  occn- 
pava  precipuamente  le  sporgenze  spiniformi  delle  sue  varici:  rè 
ve  d' è  una  sola  che  non  fosse  penetrala  da  un  individuo  di  tale 
specie.  Vi  sia  tanto  celata  ,  che  ove  l' erosione  non  ne  avesse 
posto  a  ondo  1'  esterna  apertura  dell'  ostello,  non  si  sarebbe  se- 
spettato  esservi  dentro  on  ospite  straniero.  La  specie  è  pertanto 
distinta ,  per  essere  non  solo  minutissima  ,  ma  ben  pure  por 
caratteri  organici. 

cc^iviodeimi, 

S*  indicarono  ne'  precedenti  cenni  alcune  specie  dì  Echini 
dell'Arenaria  di  Baselice,  e  di  quella  di  Monleleone  ;  ma  non 
entrammo  mai  in  questo  campo  col  proponimento  di  esporre  tolta 
la  serie  di  quelli  che  s' incontrano  ne'  diversi  terreni  del  regno. 
Non  devesi  tacere  che  di  anno  in  anno  questa  serie  si  è  au- 
mentata per  le  continue  ricerche  fatte,  sia  direttamente,  sia  per 
lo  mezzo  alimi.  Ma  essendo  ora  giunta  a  tal  segno  da  poter- 
sene giovare  i  geologi  ;  ne  potendo  prevedere  se  la  monografia 
allestita  per  la  stampa  possa  veder  la  luce  ;  non  sarà  discaro 
esibirne  una  synopsis. 

Faremo  però  avvertire  ,  che  mentre  molti  generi  dell'  or- 
dine degli  Stelleridei  novera  la  Paleontologia  nei  terreni  giu- 
rassici nel  Lias  e  nel  Cretaceo,  non  si  cita  che  un  solo  esempio 
per  i  terreni  terziari.   Al  quale  or  se  ne  deve  aggiungere  oa'ai- 


)(  -n  i 

Irò  spIendiJissimo  offertoci  dalla  Toscana,  col  Cr&naster  disco» 
perlo  neir  arenaria  mioceua  di  quella  regione.  Questo  rimar- 
chevolo  vólo  deriva  senza  meno  dall'  essersi  atteso  a  riconoscere 
gli  animali  di  quesl'  ordine  dallo  intero  loro  scheletro  ,  o  da 
brani  siffatti  da  eccitarne  facilmente  la  idea.  Ma  siccome  l' os- 
satura loro  si  compone  di  ossetli  di  figura  e  grandezza  diversa, 
e  sono  facili  a  risolversi  e  dissestarsi,  seguila  la  morte  ,  difficil 
cosa  è  il  trovarli  cosi  conservati,  od  almeno  improntati.  Se  d'al- 
tronde si  fosse  posta  mente  a  quei  tanti  ossetti  che  si  frequèn- 
temente si  trovano  nei  terreni  a  tritumi  ,  nelle  marne  e  nelle 
argille,  si  sarebbero  accorti  che  i  slelleridei,  non  solo  non  man- 
cano, ma  neppar  sono  rari.  Vero  è  che  per  siffatta  ricognizione 
è  necessario  essere  anticipatamente  ben  informalo  della  compo- 
sizione scheletrica  di  questi  viventi;  ma  siamo  convinti  del  pari, 
che  senza  il  corredo  della  notomia  comparata  la  Paleontologia 
si  restringe  a  poche  o  materiali  conoscenze  d'immagini  di  forme 
e  di  empiriche  definizioni.  E  increscevole  il  non  potere  descrivere 
astrattamente  tutti  i  documenti  per  noi  raccolti  su  questo  argo- 
mento ;  ma  il  nostro  lavoro  sarà  accompagnalo  da  tali  dettagli  da 
porgere  ad  ognuno  il  facile  modo  di  riconoscere  i  generi  per  lo 
meno,  al  quale  si  riferiscono  gli  osselti  che  gli  verranno  facilmente 
alle  mani. 

Lo  slesso  è  a  dirsi  per  gli  Echinidi  :  che,  non  dai  soli  scadi 
interi  o  mutilali  deve  attendersi  1'  essere  avvertilo  della  loro  pre- 
senza. Le  schedole,  gli  aculei,  gli  ossetli  dell'apparalo  masticatore, 
sono  tutti  ottimi  elementi  per  restarne  almeno  informato.  Che  anzi 
per  gli  aculei  si  può  ben  raggiungere  anche  il  genere  o  la  fami- 
glia a  cui  spettano,  E  qm  dobbiamo  dichiarare,  che  noi  non  divi- 
diamo l'opinione  del  sig.  Catullo,  il  quale  vorrebbe  eliminare  gli 
aculei  degli  echini  come  insufficienti  a  definire  le  specie.  Quando 
queste  appendici  sono  ben  conservale  e  ben  conosciute,  valgono 
quanto  i  peli  de' vertebrati,  le  piume  degli  uccelli,  gli  scudi  dei 
serpenti,  le  scaglie  de' pesci,  ec  INè  quando  non  si  può  questa 


)(    2S    )( 

raggÌQDgere  sodo  perciò  del  tallo  inaliti  al  geologo  ,  il  quale  se 
ne  giova  in  ogni  caso  per  riconoscerne  la  presenza  nel  terreno  in 
esame.  Oad'  è  che  in  questa  classe  noi  noo  abbiamo  omesso  dì  far 
tesoro  eziandio  di  tali  elementi. 

CATALOGO   DEGLI   ECHINIDI   FOSSILI   DEL   REGRO 
DI   NAPOLI. 


1.  Schizasler     canaliferus,  Ag. 

2.  Micraster      cuboides 

3.  Micraster      subrottindus  

A'  Spatangas     

5.  Galerites       castanea 

6.  Discoidea  (Holoclypus)Peucetius  Cos. 
y.  Ecbioolampas  Salenlinus  Cos. 
8.  Clypeaster    alias 

g.       gibbosas  Marc,  de  Ser. 

10.       '        rosacens  Aact. 

11.  •    I'         crassicostatas        Ag. 

12.  ■'  complanatas  Cos. 
i3.  Amphiope     perspicillata 

i4.       biocalala 

i5.  Scalella  paalensis 

i6.  Echinocyamus  complanatas      Cos. 

ly.        . perlurbatus  Cos. 

i8.       granulatus  Cos. 

ig.       anliqaas  Cos. 

20.  Pedina          Cos. 

21.  Cidarites  volgaris 

22.  Echinas         

23.        

24-  Echinomelra  solcosa 


Pozzuoli 

Lecce 

Nardo 

Lecce 

Gargano 

Bari 

Lecce 

Monteleone  e  s.  Gio- 
vanni in  Fiore 

Ivi 

Jvi,  e  Cosenza 

Montel.  e  Baselice 

Basel.{  Uomo-morto) 

Ivi 

hi 

Ivi 

Monteleone 

Taranto 

Calabria 

Amato 

Majella 

Lecce 


Ivi 


)(  «9  )( 

2i».       depressa  5.  Pietro  in  Lama 

presso  Lecce 
26.   Goniopygas  pygmaeui  Cos.       Cannitello 

97.  Asterias         Calabrie 

28.  Ophiora         Ivi 

29.  Mullericrinns Capri,  Massa,  ee. 

yotawiivtfeti. 

NoD  è  possìbile  Io  andar  narrando  tolte  le  specialità  di 
questa  classe  io  rapporto  al  nostro  suolo,  e  talune  ancor  per  la 
scienza. 

Esse  si  potranno  fra  non  guari  rilevare  nel  secondo  fascìcolo 
prossimo  ad  apparire  della  seconda  parte  della  nostra  Paleontolo' 
già.  Qui  ci  limiteremo  quindi  a  due  sole,  ed  a  talune  osservazioni 
più  generali,  le  quali  anno  una  importanza  ed  nna  applicazione 
molto  più  estesa. 

Fu  già  annunzialo  altrove  (i)  essersi  trovata  in  Pozzuoli  una 
specie  del  genere  Favjasina ,  ed  in  Ischia  nna  Verneulina  :  le 
altre  due  seguenti  sono  di  quelle  per  molti  aspetti  di  maggiore 
importanza  :  la  Flabellioa  granulata,  la  Pavonina  italica. 

Il  genere  FtabelUna  comprende  5  specie,  Ire  delle  quali  e- 
sdosive  della  creta  bianca  del  bacino  di  Parigi  ,  e  due  dell'eocene 
di  Mans:  d'  onde  il  sig.  D'Orbigny  à  dedotta  la  conseguenza,  che 
questo  genere  sia  proprio  e  caratteristico  de'  terreni  cretacei.  La 
nostra  Flabellina  granulata  pertanto  proviene  dall'  Argilla  bigia 
di  Casamicciola,ove  però  è  molto  rara.  Quindi  Ggura  essa  nella  serie 
come  eccezionale  alla  norma  prestabilita  dal  prelodalo  scrittore. 

Il  genere  Pavonina  è  stato  fondato  sopra  unica  specie  vi- 
vente Dell'  Isola  di  Cuba.  Né  i  mari  attuali,  né  i  terreni  di  Earopa 


(1)  Osserr.  ulter.  intoroo  ai  FoM.  ergao.  di  Poztuoli ,  rgndiconio  del 
18SS  pag.  144. 


)(  ^0  y 

0  di  altro  conlinenle  Gn  qui  esplorali  anno  schiuso  nllro  csompio 
di  lai  falla.  Noi  ne  abbiamo  Irovala   ima   seconda   sppcio,  per   la 
prima  fiala,  nella  marna  arj'illosa  di  Roggio,  nò  sommampnlo  rara. 
E  per  conlrapposlo  alla  località  dolla  prima,  abbiamo  appellala  la 
S'conda  Pavonma  italica.  Essa  ci   à    porla  occasione    di   moglie 
riconoscerne  l'inliraa  sua  slriillura,  ed  anche  le  anomalie  alle  qnali 
è  soggetta.  Dalle  qnali  cose  n'emergo  la  persuasione,  che  nn  lai  ge- 
nere non  solo  è  impropriamente  regislralo  tra  i  Foraminiferi,  ma 
che  per  niiin  conio  può  essere  riguardalo  come  spoglia  o  fabbrica 
di  animalo.  E  da  tenersi  al  contrario  per  produzione  vegetale  della 
classe  dei  Talassìofili,  stringendosi  per  inlima  organizzazione  alle 
Lunuliti-,  e  meglio  ancora  alle  Dixcopore. 

La  riterremo  pertanto  col  D'Orbigny  tra  i  Foraminifen  del- 
V  ordine  degli  Sli'costegi ;  e  nel  darne  la  descrizione  esporremo 
le  ragioni  per  le  quali  debba  esser  sottratta  da  questi,  e  riposta  fra 
qaelli. 

Lo  esame  esleso  sopra  mnrne  od  argille  di  più  che  cento  loca- 
lità del  regno  ci  à  dimostrato,  che  ciascuna  di  osse  racchiude  una 
specie  predominante,  la  quale  appena  si  fa  avvertire  in  qualche  al- 
tra, o  manca  afl'allo  :  cosicché  servir  può  essa  di  marchio  per  di- 
stinguer ciascnoa  delle  argille  o  marne  sudilelle.  Cosi,  a  cagion  di 
esempio,  la  marna  bigia  di  Notaresco  si  dislingne  per  la  presenza 
della  Nodosaria  clava.,  quella  di  Ceppaloni  per  la  Nodosaria 
mullicostata,  T  analoga  di  Taranto,  posta  snlla  sponda  meridio- 
Bale  di  Mar  piccolo,  per  la  Nodosaria  A/spida,  V  argilla  fij)[olina 
d'  Ischia  per  la  Brizalina  Acnan'ensis,  la  marna  bianca  di  Heg. 
gio  per  la  Truncatulina  polymorpha,  e  per  la  Lingvlina  lacvi- 
gata,  la  marna  di  Lequile  presso  frecce  per  le  Fialine,  quelle  del 
littorale  peucezio  per  le  Polymorph'ne,  ec.  ec. 

Considerate  iodi  nel  loro  insieme  si  trova,  che  le  Pohjstomelle 
frequenti  nelle  marne  delle  Puglie  e  de' due  Principali  ,  sono  rare 
altrove, e  mancano  quasi  <lel  tulio  nelle  Calabrie  estremo.  Quivi  in 
vece,  e  spozialmonle  nelle  marne  di  Roggio,  predominano  immen- 


)(  Sì  )( 

samonfe  le  Orbuline^  chó  altrove  scarseggiano  ,  o  sono  rarissime,- 
l,p  Q.iviqrielocnline  svaniscono  quasi  affallo  in  Reggio  ,  e  sono 
frequenti  nella  Terra  d'Olranlo.  Per  l'opposto  le  Bt'/oculine  man- 
calo quasi  negli  Abruzzi,  appariscono  rare  in  Ischia,  ed  in  Reggio 
ridondano. 

In  seguito  (li  tali  ed  allri  simili  risultamenli  sarse  l'idea  di 
esaminare  le  argille  e  le  mnrno  della  prossima  Sicilia,  onde  istitaire 
on  confronto  [ra  i  Foraminiferi  di  questa  e  qnelli  della  Calabria 
estrema. 

E  risaputo  che  predomina  l'opinione  fra  i  geologi  di  essere 
slata  uu  tempo  congiunta  la  Sicilia  al  continente  pel  calcio  di  MeS' 
sina;  né  sen^a  fondale  ragioni.  Couseguenleraente  è  da  credersi, 
chr^  le  geologiche  condizioni  ed  i  caratteri  paleontologici  dell'  ana 
e  dell  altra  fra  di  loro  convengano.  Fai  (orni  dunque  ad  esaminare 
molte  varietà  di  marne  de' conforni  di  ]\lessina,  con  lo  scopo  di  e", 
slrarne  i  propri  foramìniferi,  il  risultameiito  è  slato  siffatto,  che  se 
per  questo  solo  si  dovesse  giudicare  della  analogia  delle  dne  loca- 
lità, si  dovrt  hhe  emettere  opposta  sentenza. 

Perciocché  tra  i  Foraminiferi  de' contorni  di  Messina  si  tro- 
vano non  sola  specie  diverse  ,  ma  generi  per  nulla  apparsi  ia 
trilla  la  vastilà  del  regno.  Ed  in  totalità  sono  di  tal  fatta,  che  si  di- 
rebbe col  sig.  Bronn  bastare  il  loro  aspetto  per  decidere  della  di- 
versità del  terreno  al  quale  appartengono.  Convengono  essi  in  ciò 
solo,  che  nell'una  come  nell'altra  località  immenso  è  il  nomerò  delle 
orbiiline  e  delle  glohigerìne.  I  quali  rapporti,  e  diJBferenze  perchè 
meglio  apparissero  poniamo  qn'i  uno  specchio,  ove  le  specie  delle 
due  località  sono  messe  in  confronto. 

Sembra  però  a  noi  che  le  notale  differenze,  avverandosi  piff 
«la  spazio  in  ispazio  in  un  medesimo  terreno,  siano  da  reputarsi  lo- 
cali, e  figlie  di  condizioni  diverse,  ove  più  ove  meno  potenti,  nelle 
quali  si  trovava  la  nostra  terra,  allorché  questi  perissemi  della  crea- 
zione brulicavano  in  fondo  de'mari.  Che  se  altronde  da  tali  dispa- 
rità trar  si  volesse  argomento  per  giudicare  della  diversa  età  dei 


y  ^^-  )( 

terreni,  lungi  dal  restarne  chiariti,  saremmo  guidali  ad  inostricnbili 
confusioni  ed  errori.  Valgono  bensì,  presi  io  massa,  ed  associali  alle 
lanle  allre  reliquie  delle  generazioni  passale,  e  principalmenle  tr- 
uendo  conto  della  maggiore  o  minore  slalura  loro,  per  isvelarci  il 
successivo  passaggio  di^l  terreno  dall'  una  all'  ullra  età. 

Lo  studio  de'Foraminiferi  mi  à  occupalo  in  preferenza  ne'dae 
aitimi  anni  decorsi,  e  si  sono  trovate  tante  specie  nel  regno  di  Na- 
poli, qoante  insieme  se  ne  contano  in  tutla  1'  Europa  ;  avanzando 
ancor  molle  dubbie  specie,  e  mollo  materiale  non  pienamente  ri- 
cercato. Ma  incalzandomi  il  tempo  è  giuoco  forza  sostare  ,  onde 
portare  a  compimento  qnel  poco  che  si  è  disposto  per  essere  messo 
a  stampa.  Possa  sorgere  una  giovine  mente,  la  quale,  non  imbrat» 
tata  dal  sordido  desiderio  dell' obolo,  e  calda  invece  di  amor  di 
scienza,  si  volgesse  a  questo  penoso  sludio  :  persuaso  però  di 
non  trarre  da  esso  alcun  bene  materiale,  ma  quel  solo  che  alimenta 
le  anime  generose,  il  vero  ed  il  bello,  J  Foraminiferi  ,  siccome 
gl'Infasorii  ,  stanno  alla  creazione  intera  di  questa  terra,  come  le 
nebulose  agli  asteroidi  nello  immenso  spazio  de'  cieli.  E  per  la  loro 
contemplazione  l' intelletto  può  concepire  come  il  nulla  rientra  quasi 
neir  infinito. 

SPECCHIO   COMPARATIVO    De' FORAMINIFERI   DELLE    DUE 
OPPOSTE     LOCAIìITA'- 

lìeggio  Messina 

I.  Orbalina  noiversa  i.  Orbulina  aniversa 

s.  Glandnlina  pyrala  2.  Glandnlina  pyrola 

3.  Nodosaria  subinflala  B.  Nodosaria  tetraedra 

4..  N.     — —  miitabilis  4-  ^'- mutabili» 

5.  N.     •  propinqoa  5.  N.  — —  -- var.gracilior 

6.  W.     gonphoidea  6'.  N. gonphoides 

7.  W.     cylindrum  7.  N.   infiala 


8.  N. 
9-  N. 


10.  Dentalina 

11.  D.    

,2.  D.     

,3.  D.     


14.  D. 
i5.  D. 
i6.  D. 


17.  D.    

i8.  Lingalina 
ig.  Vaginolina 
20.  Vaginulina 


21.  Marginalioa 


as.  Pavonina 
aS.  Cristellaria 


)( 
sem'rcostata 
Rhegina 


obesa 

conlracla 

praelonga 

—  var. 

—  var. 

—  var. 
slriatella 
obtusa 
acuta 

cornicolum 
laevigata 
rolondala 
crassa 


33  )( 
8. 

9- 
0. 

I. 

2. 

3. 

4. 
5. 
6. 


9- 
20. 

21. 


Italica 
carinata 


N. 

N. 

N.  

N.  

N.  

N.  

N.  

N.  

N.  

Denlalina 

D.  

D.  

D.  

D.  


22.  D. 


spinulosa 

conslricla 

rndis 

Irilocularis 

obloDgala 

acuta 

elerostegia 

pusilla 

compressa 

nodosa 

pyrola 

mutabilis 

ìnornata 

mutata 

strigosa 


23. 

24. 

25. 

26. 
27. 
28. 
29. 

3o. 
3i. 

32. 

33. 

34. 


Vaginulina  gìgas 

V.  silicnla 

V.  ornata 

V.  — —      venusta 
Margioulina  hirta 


M. 

M.  

M.  

M.  

M.  

M. 


cultraia 

clavicula 

latissima 

de  Natali 

nana 

speciosa 


Cristellaria  gibba 
3 


)(  U  )( 


è 

35. 

C. 

parallela 

36. 

C. 

spinulosa 

37. 

c. 

lanceolaris 

38. 

e. 

striolala 

39. 

e. 

seniirugosa 

) 

4o. 

e. 

producta 

4r. 

e. 

tuberculata 

2t 

Robulina 

intermedia 

25. 

R.     

cullrala 

26. 

R. 

simìlìs 

27. 

NoDionina 

bulloìdes 

28. 

Operculina 

angolosa 
duplicala 

29. 

Polystomella 

4.2. 

Polyslorael 

a  Zanclea 

3o. 

Rotaiìna 

43. 

Rotalina 

Solclanii 

3i. 

R.     

balanoides 

u. 

R. 

Dutemplei 

32. 

Glandulina 

Labale 

33. 

Globigerìaa 

regularis 

45. 

Globigerina  regularis 

46. 

G.  

trilobata 

34. 

Trancalalina 

polymorpha 

35. 

T. 

lobata 

47. 

Aaomalina 

plaDuIata 

36. 

Rosalina 

obtusa 

37. 

Bulimìna 

Tariabilis 

48. 

Bolimioa 

popoides 

38. 

Clavulina 

irregularis 

39. 

Polymorphina 

4o. 

Bigenerina 

At. 

Bolìvìna 

anliqaa 

42. 

Testularia 

deitoidea 

49. 

Testa  laria 

denticulata 

4.3. 

T. 

denticolata 

5o. 

T.  

rolaodata 

44. 

T. 

tuberosa 

/i5. 

BìIoculiDa 

tubulosa 

46. 

B. 

cìrcumclansa 

X  35  ){ 

4-7-  ^- lunula 

48.  B. 

49.  Spiroloculina  rhomboidea 

minuta 

DO.  S. excavata 

3i.  S. canalicniala 

52.  Triloculina  rotolata 

53.  T.     — .  bipartita 

54.  Quinqaeloculina  malabilis  ^ 

55.  Adelosina  pulchelia 

Libri  offerti  in  dono. 

Annales  de  l' Acadénaie  d'  Archeologie  de  Belgique  —  lom.  X  , 
4.  livrais.  —  Anvers  i853  in  8. 

Gervasio  (Agoslino)  —  Sopra  alcune  iscrizioni  riguardanti  il  ma- 
cello nell'antica  Pozzuoli.  Osservazioni —  Napoli  1802  in  4. 

—  Intorno  ad  alcune  antiche  iscrizioni  esistenti  in  Lesina  ,  os- 
servazioni— Napoli  i853  in  4. 

Mellone  (Giuseppe)  —  Riccardo  ,  novella. 

—  A'  due  sposi  Anaalia  Mondilli  e  Gennaro  Mellone  ,   Stanze. 

—  Riflessioni  sulle  quislioni  di  drillo  di  G.  Armellini  ,  e  sulla 
necessità  di  stabilire  una  teoria  generale  di  siffatte  discipline. 

Palmieri  (  Luigi  )  —  Elettricità  atmosferica  ,  continuazione  degli 
studii  meteorologici  fatti  sai  reale  osservatorio  Vesuviano  — 
in  4- 

Van  der  Keyden —  Extrait  da  Nobiliaire  de  Belgiqne  concernant 
la  famille  de  Kerckhove  -  Varont  et  contenant  la  biogra- 
phle  de  Vincent  -  Joseph  -  Ronjain  -Louis  de  Kerckhove  •  Va- 
renl  —  Anvers  i853  in  8. 


)(  36  }( 

TORNATA.  DEL  26  PEBBRAJO 

Il  6Ìg.  Francesco  S.^verio  Arabia  ha  letto  od  sao 

DISCORSO 

Del  cinquecento  e  di  alcuni  serillori  Cosentini. 
I. 

Non  si  può  meditare  la  storia  di  uaa  lelteralara  senza  che  si 
vegga  di  leggieri  come  cerli  particolari  di  gusto  ,  dando  una 
movenza  uniforme  all'  arie  di  un  tempo  ,  dividono  1'  un  secolo 
itali'  altro  ,  e  per  lu  conlrario  fra  gli  scrittori  contemporanei  ,  e- 
ziandio  più  diversi  d'  ingegno  e  di  siuilì ,  inducono  una  cerla  si- 
iDiglianza  ed  una  noia  comune.  Di  questo  fatto  sarebbe  lungo 
investigare  le  cagioni,  come  forse  il  trovarlo  potrebbe  tornar  prò- 
fìilevole  alla  storia  dell'  umano  sapere,  alla  storia,  ed  alla  cri« 
fica  ancora  dell'  arie.  Uno  di  questi  periodi  più  insigni  della  ita- 
liana letteratura  è  formalo  da  quegli  scrittori  che  furono  dal  Po- 
liziano al  Tasso  ,  i  quali  soglioiisi  adilimandare  cinquecenlìsU  , 
perchè  fiorili  il  maggior  numero  nel  XVI  secolo.  Fra  costoro  fu- 
ron  molti  ,  die  quasi  conlcmporfinearaenle  ,  venopro  in  vita  ed  io 
fama  in  Cosenza  insigne  tiilà  della  Calabria  ,  0  ni-lle  terre  circo- 
slauti.  Di  essi  molli  verami'nle  obb^^ro  a'  loro  di  fama  maggiore 
del  merito  ,  ma  pure  sono  ora  lasciati  io  obblio  e  dimenticanza 
000  meno  indegni.  Eravi  un'Accademia  antichissima,  che  dopo 
altri  ebbe  i!  nome  di  Accademia  Cosentina  ,  allora  illoslre  ed  o- 


)(  3?  X 
Doralo  per  taHa  Ilalia  ,  nel  cui  seno  ,  come  in  nobile  palestra  , 
qaegli  scrittori  si  venivano  edticando.  Filosofi  ed  eroditi  non  vi 
mancarono  ,  basti  il  Telesio  :  scrittori  di  prose  e  critici  furono 
molli  ,  fra  questi  il  Qiiattromani  ,  e,  più  tardi  e  maggiore  di  gran 
lunga,  il  Gravina  De'  poeti,  cooip  sempre  ,  fa  maggior  numero  ; 
fra  quelli  che  scrissero  in  volgare  (  che  non  pothi  preferirono  il 
Ialino)  primeggia  Galeazzo  di  Tarsia  ;  vivono  ancora  Pirro  Schet- 
tini, Manfredi,  ed  altri.  Di  cotesti  scritlori  volendo  io  dire  alcuna 
cosa  ,  mi  penso  che  non  si  possa  meglio  ,  né  altrimenti  ciò  fare 
che  guardando  tutta  la  condizione  della  letteratura  del  tempo  in 
coi  scrissero.  Rare  volle  ,  e  solo  per  isquisila  altezza  d'  ingegno  è 
dato  ad  ano  scrittore  di  causare  i  vizi  del  suo  secolo  ,  come  un  in- 
gegno anche  mediocre  non  può  essere  che  non  pigli  alcun  che 
del  buono  del  suo  tempo  ,  per  la  vita  dell'  arie  che  gli  si  svolge 
intorno  ,  e  che  forma  come  la  sua  educazione  letteraria.  Questi 
scrittori  a  me  legati  col  vincolo  della  carità  della  patria  comune  , 
ebbero  i  pregi  de'  cìnquecen listi  ,  e  se  errarono  non  vi  furon  con- 
dotti che  dal  vezzo  del  secolo  che  gli  spingeva.  Sicché  io  prima  di 
ragionare  di  ciascun  di  loro  ,  dirò  di  tutti  in  un  punto  ,  dicendo 
della  letteratura  loro  contemporanea,  e  più  specialmente  del  eoa- 
cello  che  si  avea  dell'  arte. 

IJ. 

Le  sorti  dell'Italia  in  quel  tempo  erano  forse  più  che  altra  vol- 
ta tristi  ed  infelici.  Principi  ed  armate  straniere  scendevano  ooi.li- 
nuamente  a  combattersi  fra  di  loro  nello  sue  terre,  e  la  correvano 
e  disertavano  da  un  capo  all'  altro  :  1'  aere  corrotto  giitava  pesti- 
lenze ed  mfermilà  :  caduto  il  potere  del  Comime  ,  sorgevano  qua 
e  là  sospettosi  della  nuova  signoria  piccoli  Signori  ch>?  o  inforoci- 
vano  fra  di  loro  ,  e  per  proprio  conto  ,  o  acconciati  a  servizio  di 
piò  grandi  potenti.  Le  ambizioni  deste  da  fortune  poco  sperale 
aveano  buono  ogni  mezzo  di  salire  in  alto  ,   onde   quella  gara  di 


)(  38  )( 

piccole  perfidie,  di  frodi  ,  di  pugnali,  di  veleni  ,  di  che  ancotn 
ci  accusano  gli  sirauieri.  Pure  fra  quei  tempi,  e  da  quel  lezzo  sor- 
sero Macchiavelli  e  Michelangelo  ,  Galileo  e  Raffaello  ,  Ariosto  e 
Leonardo  da  Vinci ,  Tasso  e  Gellini  ;  sarse  il  secolo  più  splendido 
deir  arte  italiana. 

Come  ciò  potè  accadere  ,  e  quale  fa  il  principio  avvivatone 
di  quelle  opere  di  arte  ?  In  quel  tanto  rimescolarsi  di  eventi  e  di 
sciagure  ,  avvenne  un  fatto  a  prima  giunta  strano  ,  che  la  vita  si 
rivesti  di  una  certa  serenità  ,  di  un  godimento  ,  che  1'  arte  venne 
ad  abbellire  delle  sue  immagini.  In  quasi  tutte  le  scritture  di  quo! 
tempo  trasparisce  T  impronta  di  questo  vivere  per  godere  della 
vita  ,  dello  studio  di  far  che  tutto  concorresse  a  renderla  più  lie- 
ta. Il  dolore  sfiorava  appena  quelle  anime  fatte  tetragone  ai  suoi 
colpi  ,  rivelavasi  piuttosto  come  un  desiderio  non  satisfatto  ,  che 
come  un  male  grave  e  soprastante.  E  nemmeno  Y  altezza  della 
scienza  non  bastava  a  spegnere  il  sorriso  ed  il  brio  di  quelle  fronti 
sempre  giovani.  Macchiavelli  dal  fondo  di  una  carcere  celia  con 
sonetti  ed  epigrammi  giocosi,  tralascia  di  scrivere  il  Principe  ,  le 
Decadi  di  Livio, e  la  Storia  di  Firenze  per  la  Mandragora  e  l'Asino 
d'  oro:  a  Derni  un  sonetto  lepido  costava  la  vita  ,  ed  egli  sotto  la 
mala  signoria  del  Duca  Alessandro  non  si  ristava  dal  berteggiare 
con  sonetti  ed  epigrammi  ,  anzi  ne  toglieva  argomento. 

Fatto  strano,  ma  non  al  tutto  inesplicabile,  chi  voglia  por 
mente  che  dopo  tanto  combattere,  e  dopo  tante  speranze  andate  a 
vóto  nei  secoli  precedenti  ,  V  eccesso  dei  mali  avea  gitlato  negli 
animi  quello  sconforto,  e  quel  disperare  funestissimo  ed  ultimo  dei 
mali  di  una  gente.  Di  qui  quel  desiderio  di  felicità  e  godimento  in- 
dividuale, che  non  ebbe  se  non  poche,  coraanque  granài  eccezioni. 

III. 

E  per  quel  che  più  da  vicino  risguarda  gli  scrittori ,  vuoisi 
ancora  ricordare  che  il  secolo  precedente  avea  desto  negli  animi 


){ ^  x 

quella  vaghezza  del  greco  ,  e  del  latino  ,  che  avea  cerco  con 
tanto  amore  e  divulgato  con  tanto  stadio.  Ora  quella  vita  che  in- 
formava la  greca  e  la  Ialina  lelleralara  era  ona  vita  di  gloria  , 
che  parve  cosa  da  non  più  oltre  sperare,  e  di  una  certa  luce  e  se- 
renità di  godimenlo  ,  che  consonava  mirabilmente  col  genio  di 
quel  secolo.  Quindi  V  arte  si  rivolse  a  riirarlo ,  ed  a  trarne  le  sua 
inspirazioni.  Platone  ,  e  quel  suo  continuo  aspirare  verso  una  mi- 
steriosa bellezza  ,  soccorse  a  quegli  scrittori ,  a  quei  poeti  che  pia 
nobilmente  sentivano  ,  che  rivelavano  la  quiete  e  serenità  dello 
spirito  ,  la  quale  si  argomenta  meglio  dalla  qualità  del  suo  desi- 
derio che  dal  non  averne  alcuno  ;  poiché  lo  spirilo  ha  sempre  bi- 
sogno di  sentire  o  di  fingere  almeno  alcun  che  di  affettuoso  e  di 
malinconico  ,  che  è  bello  e  fa  gentilezza.  Di  qui  quel  nobile  con- 
cetto dell'  amore  ,  quel  culto  novello  della  donna  ,  di  qui  quella 
cortesia  di  forme ,  e  quei  tanti  poeti  erotici  ,  come  il  Casa,  il  Bem- 
bo ,  il  Tasso  ,  Yiltoria  Colonna  ,  Galeazzo  di  Tarsia. 

Ma  il  goiiere  materiale  della  vita  ,  il  godere  senz'  altro  del 
corpo  ,  e  de'  sensi  ,  ebbe  la  soa  espressione  in  una  poesia  meno 
sublime  ,  mon  pura  ,  e  che  più  che  dal  sentimento  teneva  dalla  i- 
mitazione  de!  mondo  di  fuori.  E  però  ricca  d' immagini  ,  piena  ri- 
boccante (li  vita  ,  e  di  una  grazia  e  venustà  unica  al  mondo.  Aa- 
lori  di  qursla  fnrono  gli  scrittori  di  commedie,  e  di  poemi  romaa* 
zeschi  ;  principe  de' quali ,  e  tale  che  altri  non  si  può  nominare 
dopo  di  lui ,  fu  come  ognuno  inlende  ,  Ludovico  Ariosto. 

Cosi  ,  oltre  la  Commedia,  i  Poemi  romanzeschi  ,  ed  i  Sonetti 
o  le  Canzoni  erotiche,  sono  i  generi  preferiti  del  5oo. 

Gli  scrittori  de'  primi  furono  nuovi  ,  originali,  0  s'  imitarono 
fra  di  loro  ,  che  l'  antichità  nulla  porgeva  di  simigliante  ,  traune 
forse  qualche  cosa  del  Boccaccio.  1  poeli  amorosi  imitarono ,  coma 
era  di  ragione  ,  il  poeta  dell'  amore,  il  Petrarca.  Di  questi  molti 
riuscirono  freddi  e  noiosi  rimatori  ,  perchè  poetavano  senza  vena 
di  affetto  vero  ,  e  di  fantasia  ,  onde  il  giusto  lamento  di  coloro 
che  gli  accusano  di  aver  guasta  l'  arte  riducendola  a  on  povero 


)(  4o  )( 

ricucire  Ji  frasi ,  e  di  mezzi  versi  del  poeta  loro  maestro.  Mft 
vuoisi  nondimeno  considerare  che  di  queslo  danno  non  fn  cagione 
r  imilazione  del  Petrarca  ,  sì  bene  il  poetare  senza  ispirazione,  cbe 
riesce  sempre  lalso  e  freddo  ,  o  che  s' imiti  il  Petrarca  ,  o  un  al- 
tro ,  o  che  non  s'  imiti  nessuno.  Ne  mi  fermerei  a  notare  un  fatto 
così  chiaro  ,  se  taluni  dall'  esempio  de'  petrarchisti  non  traessero 
una  conseguenza  contro  q(ialun(|ue  specie  d'  imitazione  bene  inle- 
sa, che  in  una  letleralura  formata  parrai  sia  condiziono  necessaria 
dell'  arte. 

La  predilezione  pel  Petrarca  nei  cinquecentisti  ,  oltre  all'  i- 
denlilà  del  subbielto  ,  o  alla  continenza,  come  essi  dicevano  , 
della  poesia  ,  eh'  era  in  entrambi  T  amore  ,  fu  in  loro  ingenerala 
pure  da  quella  sua  forma  così  gentilissima  e  piana.  In  falli  come 
nota  speciale  e  peculiare  della  poesia  di  qnel  tempo  ,  vuoisi  porre 
questa  grande  importanza  data  all'  esterna  forma  ,  alle  ragioni 
del  ritmo  e  dell'armonia. 


IV. 


Del  qnal  fatto  è  bene  fermarsi  un  poco  a  cercar  le  ragioni. 

E  pare  a  me  fossero  due  principalmente.  Innanzi  tjlto  ,  fra 
quegli  amatori  per  palio  e  per  istudio  ,  moltissimi  s' ingegnavano 
in  mancanza  di  altro  di  avere  almeno  lode  di  questa  esterna  lin- 
dura  eil  eleganza  di  parole  ne'  luro  componimenti. 

Ma  poi  la  poesia  di  quel  tempo  era  ,  come  a  dire  ,  nobile 
e  cortigiana  ,  si  aggirava  per  le  accademie  numerosissime  ,  e  per 
le  corti  (lei  Principi,  (ie'C;!rdiiiali,  fra  cavalieri  pomposi,  e  donne 
cippale  uso  a  sentirsi  j)nrlai'e  in  sonelli  e  madrigali  ,  onde  non  si 
conveniva  mostrare  ninna  benché  minima  asprezza  di  forma  osler* 
na.  Perchè  (juesta  era  la  pnrle  ,  che  come  più  materiale  era  sola 
e  meglio  intesa  e  giudicala  da  quei  Principi  ,  da  quei  cavalieri  , 
da  quelle  donne  ,  né  se  ne  riitavano  ,  pò  che  niente  pare  esserci 
che  più  solletichi  1'  amor  proprio  umano  del   profferir  giudizi  in 


)f4'  < 

fallo  di  arte.  La  spconda  ,  e  più  grave  ragione  ,  fu  che  allora  ia 
pilliira  ,  la  scolftira  ,  e  1'  archilei lura  salirono  in  quella  eccelleuza 
che  ognun  sa.  Onde  entrò  negli  animi  un  fervore  ed  un  cullo  gran- 
dissimo di  qoesle  arti.  Nelle  qaali  sendo  la  forma  esterna  quasi 
tallo,  agli  scriltori,  ma  poeti  specialraenlp,  parve  il  sommo  dell'arte 
loro  il  dare  ai  componimenti  quella  levigatezza  esterna  ,  ed  una 
certa  abbondanza  d' immagini ,  che  sarebbe  siala  loJe  ,  senza  im 
vizio  che  la  guastò  e  rivolse  a  male.  Vizio  che  forma  anche  esso 
una  impronta  particolare  della  poesia  di  qael  tempo,  specialmente 
della  lirica. 

Perchè  l' immagine  faccia  bellezza  ,  o  deve  essere  porla  dalla 
natura  esteriore  ,  ed  essere  di  per  se  naturalmente  bella  ,  o  deve 
stare  in  certa  atlittidine,  o  movenza  dell'  iilea  intima  ,  che  è  come 
una  forma  spirituale  che  questa  piglia.  Quanto  a  quest'ultima  im- 
magine ,.  per  trovarla  è  mestieri  concepire  altamente  e  nobilmente 
l' idea  ,  amarla  con  affetto  e  fantasia  d'  artista  per  coglipre  quel 
momento  supremo  e  fuggevole  in  cui  si  rivela  come  bella.  Ma 
questo  non  polca  avvenire  di  quei  rimatori  ,  che  scriveano  sonetti 
«morosi  per  patio  ,  per  oso  ,  per  vezzo  di  secolo  ;  essi  non  senti- 
vano amore,  più  di  quanto  i  moderni  rimatori  sentano  il  dolore, 
che  è  il  loro  luogo  comune.  Reslava  che  l' immagine  fosse  presa 
àa\  bello  naturale  ;  ma  in  questo  la  fantasia  non  li  soccorreva  , 
non  mossa  dall'  affetto  ,  la  natnra  parve  loro  povera  ,  tanto  tutti 
ripetono  alcuni  paragoni  che  erano  tenuti  il  sommo  dell'  arte.  Cosi 
la  immagine  fu  creala  dal  poeta  ,  per  convenzione  :  ogni  concetto 
ideale  ebbe  Dna  forma  plastica,  falla  tale  per  oso,  le  pietre,  i  crani 
dei  sepolcri  parlavano,  rispondevano  gli  uccelli,  i  Biimi,  gli  alberi, 
la  morte  non  compariva  mai  senza  la  falce  ,  falce  avea  il  tempo  , 
strali  ed  archi  l'amore  ;  gli  occhi  della  donna  erano  sempre  soli  e 
stelle  che  piovevano  il  verno  e  la  slate  non  sulla  terra,  ma  sull'ani- 
mo islesso  del  poeta.  Perciò  la  poesia  vesti  questa  nota  di  obbiellivo, 
pigliando  dalle  arli  pittoriche  i  mezzi  che  esse  hanno  finiti  di  rap- 
presentare i  concetli  della  mente,  dando  loro  corpo  e  figora,  che 


X  42  )( 

spesso  non  sono  ,  né  possono  essere  ohe  tradizionali  e  di  conven- 
zione. Ed  oltre  la  perenne  imitazione  del  Ialino,  che  spesso  reslrin- 
geasi  ul  suono  del  periodo  ,  da  questo  vezzo  d' immagini  e  segni 
materiali  non  rispondenti  alla  interna  bellezza  se  non  per  patto  ed 
uso,  venne  pure  nei  prosatori  quello  scrivere  largo  e  diffaso;  onde 
avveniva  die  spesso  in  molli  lunghi  periodi  non  si  racchiudesse  che 
una  meschina  ,  o  troppo  volgare  idea.  Ed  ancora  dalla  grande 
importanza  della  lindura  e  precisione  esterna  del  verso  ,  dall'  a- 
verne  fatto  il  sommo  T  essenza  dell'arte,  venivano  poi  quelle  loJi 
di  suprema  eccellenza  che  si  davano  fra  loro.  A  noi  paiono  certo 
esagerate  ,  ma  a  quei  tempi  doveano  sembrar  vere  ;  perchè  se 
l'arte  slava  in  questo,  qual  versificatore  di  quei  tempi  non  aggiun- 
geva, se  non  sorpassava  l' istesso  Petrarca  ? 

Cosi  Dante  dovea  riuscir  loro  poco  giudizioso  poeta.  E  qual- 
che sua  durezza,  o  scabrosità  di  ritmo  scandelizzò  tutti,e  parve  da 
fuggire.  Per  modo  che  anche  coloro  che  si  volsero  allo  studio  della 
Divina  Commedia  ,  come  il  Celli  ed  il  Varchi  ,  vi  cercarono  piut- 
tosto il  filosofo  che  il  poeta.  Come  tale  Dante  ora  si  può  dire  spa- 
rito ,  e  più  per  simpatia  di  anima  che  per  aJtro  amato  e  compre- 
so forse  dal  solo  Michelangelo.  Il  quale  dispregio  passò  anche  al 
secolo  seguente  ,  come  è  noto  ,  e  crebbe.  Un  pedante  accozzatore 
di  rime  ,  come  era  Girolamo  Ruscelli ,  non  avrebbe  ardilo  dare 
del  barbaro  ,  e  dello  strano  all'  autore  della  Divina  Commedia  , 
se  questa  non  era  presso  a  poco  1'  opinione  del  suo  tempo.  E  Nic- 
colò Amenta,  che  intorno  al  l'jod  scrivea  la  vita  di  Monsignor  Sci- 
pione Pasquali  ,  cosentino,  detto  del  Malvezzo,  dell' Achillini  ,  e 
del  Marini  ,  soggiunge  che  «  oggi  giorno  innumerabili  poeli  d' [- 
»  lalia  accorgendosi  di  avere  smarrito  la  vera  strada  ,  sono  tor- 
»  nati  cotanto  indietro  per  ripigliar  la  buona  ,  che  vi  è  chi  su- 
»  perstiziosamente  ha  preso  ad  imitare  Dante  Alighieri.  » 


)(  43  )( 


Cosi ,  per  qnanlo  i  limili  di  nn  discorso  il  concedono,  credo 
si  possa  adombrare  l'  indole  della  letleralura  del  5oo  ,  quando 
sarse  quella  mano  di  scriHori ,  che  ben  può  dirsi  scuola  Cosenti- 
na. Fra  i  prosatori  principe,  a  parer  mio,  fu  Sartorio  Quattro- 
mani.  Nacque  egli  in  Cosenza  intorno  al  i54.i.  Da  quel  che  ne 
scrisse  Matleo  Egizio  ,  divise  la  vita  fra  Roma  ,  Napoli  e  Co- 
senza. La  fortuna  ,  come  suoi  fare,  non  gli  perdonò  il  pregio  del- 
l' inlelletlo  ,  e  visse  piuttosto  strettamente,  piegando  assai  mal  vo- 
lentieri il  capo  orgoglioso  al  giogo  anche  dell' amicizia  benefat- 
trice. Sei  seppe  Ferrante  Carrafa  Duca  di  Nocera ,  che  lo  volle 
con  onorato  stipendio  in  sua  casa.  Dopo  breve  tempo  egli  tornosr 
sone  in  patria  ,  dove  l'aspettava  l'indigenza  ,  e  forse  la  mise- 
ria ,  ma  di  dove  sapeva  pure  scrivere —  «  Intorno  poi  a  qnel  che 
I  mi  accenna,  sappia  che  io  fo  poca  slima  se  altri  è  per  darmi, 
5  perchè  non  ho  bisogno  di  ninno  ,  e  mi  vivo  del  mio  in  casa 
B  mia  ,  come  vivono  i  gentiluomini  della  mia  patria  ,601'  animo 
»  grande  ,  e  che  non  si  lascia  abbattere  dagli  assalti  della  forlu- 
M  na  ,  e  fo  più  conto  di  queste  quattro  leltei ucce  ,  che  mi  hanno 
»  concesso  i  cieli  ,  che  di  tutt'  i  tesori  dell'  Oriento  ». 

Di  lui  furono  raccolte  io  un  volume  nelP  anno  lyà^  molte 
lettere  ,  una  versione  in  verso  del  IV  libro  dell'  Eneide  ,  un  trat- 
talo della  metafora  ,  una  versione  della  poetica  di  Orazio,  una  pa- 
rafrasi ,  ed  alcune  annotazioni  sulla  medesima  poetica  ,  alcnne 
poesie  latine.  Ma  di  queste  ultime  non  porla  il  pregio  di  parlare  ,  . 
lo  scrittore  quanto  è  si  vede  nelle  sue  lettere.  L'eleganza  delle 
quali  è  veramente  maravigliosa  ,  e  dopo  quelle  del  Caro  ,  io  non 
saprei  trovarne  al  Ire  simili  in  quel  secolo  in  coi  pure  si  scrivevano 
così  leggiadramente.  Sono  indirizzale  ai  più  insigni  letterati  e 
proiettori  di  letterali  di  quel  tempo.  Ve  ne  sono  ad  Annibale  Caro, 
a  Berardino  Rota  ,  a  Berardino  Telesio.  Per  la  più  parte  riguar- 


X  iX  )( 

dano  cose  letterarie  ,  ed  il  cinquecenlisla  vi  si  mostra  con  lo  sva- 
riato corrodo  della  sua  Ialina  e  greca  erudizione  ,  con  la  belle/z.i 
della  forma  esterna  ,  con  l' insoffi  ronza  di  ogni  vizio  di  rilmo  e 
d'armonia  ,  col  dispregio  <li  Dante.  Se  egli  ma«da  una  raccolta 
di  sonetti  ad  un  amico,  non  lo  prega  di  altro  che  di  racconciarvi 
quei  versi  che  offi^nderanoo  le  sue  purgatìssime  orecchie  \  se  uà 
amico  ne  manda  a  lui  non  ne  giudica  per  altra  via  :  critico  fu  se- 
vero ,  puntiglioso  ,  strano  fino  ad  un  certo  punto  ,  e  forse  per  ciò 
in  maggior  fama.  Basterebbe  dire  che  il  Tasso  ne  chiedeva  e  ri- 
Bpetlava  il  giudizio  ,  se  non  si  sapesse  quanto  quell'  ingegno  altis- 
simo fu  docile  a  sottostare  ai  caprìcci  de' suoi  censori. 

Ecco  un  saggio  della  sua  critica.  Un  tale  sig.  Ambrogio  avea 
in  non  so  qual  suo  poema  annoverato  alcuni  degli  accademici  Co- 
sentini. Di  che  sendo  malissimo  conlenti  altri,  cui  parca  di  non  do- 
versi tacere  di  loro,  il  sig.  Ambrogio  avea  per  minor  male  annove- 
rato questi  con  le  debite  lodi,  in  una  sua  canzone  «  dove  ,  dice  il 
»  Quattromani  in  una  soa  lettera, sono  di  molli  versi,  e  fra  gli  altri 
»  vi  è  questo  «  E  il  Sergio  che  a  Galeno  il  pregio  invola  »  Io 
»  gli  ho  detto  che  la  voce  Galeno  fu  bassezza  ,  e  che  il  Petrarca 
»  per  non  imbrattare  i  suoi  versi  dì  così  fatto  nome  ,  il  descrisse 
»  dalla  soa  patria  ,  ed  avendo  ragionalo  d'Ippocrale  soggiunge: 
»  un  di  Pergamo  il  sieyue.  Né  mi  si 'alleghi  in  ciò  Dante  in  cui 
»  si  legge  :  Ippocrale  ,  Avicenna  e  Galieno  ,  perchè  non  ebbe  o- 
»  recchio  per  cosiffatti  numeri  s.  Il  signor  Ambrogio  invece  di 
rispondere  ,   chiedendo  in  cortesia  per  qual  misteriosa  ragione  il 
rome  di  Galeno  avrebbe  imbrattalo  i  versi  di  Petrarca,  e  non  quello 
di  Socrate  ,  Senofonte  ,  e  tanti  altri  che  egli  usò  liberamente  ,  ri- 
fece il  verso  e  scrisse  «  E  il  Sergio  che  ad  Apollo  il  pregio  in- 
vola B.   Peggio  osserva  ,   e  quesia  volta  a  buon  drillo  il  critico  , 
peggio  ,  perchè  Apollo  è  padre  non  pure  della  medicina  ,   ma  an- 
cora della  poesia  ,  onde  non  si  saprebbe  se  il  Sergio  l'avesse  vinto 
in  una  o  nelf  altra   delle  arti.  Anzi  poiché  la  poesia  è  arte  più 
nobile  ,  e  chiede  venia  ai  medici  ,  della  medicina ,  così  sì  sarebbe 


)(  45  )( 

(la  tutti  inteso  che  il  Sergio  avea  tolto  ad  Apollo  il  pregio  della 
poesia,  11  docilissirao  si^.  Ambrogio  rimulò  la  terza  volta  qael 
malarrivato  verso  ,  e  scrisse  :  «  E  il  Sergio  che  ad  Asclepio  il 
pregio  invola  ».  Non  per  qtiesio  oiteane  grazia.  «  Ora,  soggiaa- 
»  gè  il  critico,  io  non  so  come  ciò  possa  sostenersi,  perchè  Omero 
5)  non  capemlo  Esculapio  nei  suoi  versi,  abbreviò  quel  nome,  e  fe- 
»  cene  Asclepio  ,  ma  non  è  lecito  a  noi  toscani,  perchè  i  nostri 
»  versi  sono  capaci  di  questo  nome,  e  non  hanno  mestieri  d'impicr 
»  ciolirlo  per  riceverlo  nei  loro  numeri.  E  l' asprezza  che  fanno  la 
»  s,  la  e,  e  la  I.  mischiale  insieme  ,  è  tanto  grande  che  è  fuggita 
»  da  tutti  come  cosa  odiosa  s. 

Ed  altra  volta  ,  tornando  a  Dante,  scrivendo  per  giaslificare 
non  so  qual  suo  amore,  detto  lutto  il  male  che  si  poteva  delle  ìq- 
namorate  di  Virgilio  ,  di  Catullo  ,  di  Orazio  ,  di  Properzio  ,  d'O- 
vidio ,  ed  anche  della  Laura  del  Petrarca  ,  la  Bice  di  Dante  ,  sog- 
{^iunse  ,  non  posso  immaginarmi  che  sia  stala  mai  cosa  buona  ,  e 
credo  che  siccome  egli  ebbe  perverso  giudizio  nei  maneggi  della 
poesia  ,  e  siccome  in  far  la  scelta  delle  voci  si  appigliò  sempre  al 
peggio  ,  cosi  anche  abbia  fatto  in  eleggersi  la  bellezza. 

Cosi  in  Qiialtromani ,  che  non  a  caso  io  ho  scello  pel  primo, 
61  può  meglio  che  in  altro  scernere  la  nota  comune  dello  scrittore 
del  5oo  ,  il  pregio  di  una  somma  eleganza  esterna  ,  di  un  con- 
cetto non  falso  ,  come  fa  poi  nel  secol  seguente,  ma  meschino  del- 
l'arte  ,  una  critica  ardita  ,  indiscreta  ,  insufficiente,  ma  rigorosa. 
Di  lui  si  dice  pure  un  poema  Epico  fallo  forse  per  far  seguito  alla 
Gerusalemme  Liberala,  tuttora  inedito  j  ma  dalle  sue  lettere  nolla 
si  può  raccorre  che  ne  lo  faccia  credere  autore. 

Bene  scrisse,  come  era  il  costume  del  suo  tempo,  non  pochi 
sonetti  ed  altre  liriche  ,  ma  niente  pare  sia  sopravvissuto.  Di  che 
non  è  mollo  a  dolere,  che  di  poeti  non  mancarono  le  rive  del  Grati 
in  quel  tempo  ,  e  quale  si  fosse  quella  poesia  ,  possiamo  scorgerlo 
nel  maggiore  di  qaei  poeti  ,  cioè  in  Galeazzo  di  Tarsia  «  di  cai 
imprenderò  a  dire. 

Francesco  Saverio  Arabia^, 


)(  46  }( 


TORNATA   DE    12    MARZO 


L'  Accademia  Reale  delle  scienze  di  Monaco  ,  classe  di  fi- 
losoda  e  di  filologia  ,  offre  io  dono  le  sue  memorie,  chieden- 
do in  cacubio  un  esemplare  de'  noslri  atti.  Si  è  risolnto  di  ac- 
cogliere (|uesto  piacevole  invilo  ,  e  perciò  d'  inviare  a  quella 
dotta  Accademia  le  noslre  pubblicazioni. 

La  Società  Agraria  della  provincia  di  Bologna  ringrazia  per 
r  invìo  de'  noslri  atti ,  e  manda  la  contiDoazioDe  delle  sue  me- 
mort'e. 

V  Accademia  ha  deliberalo  di  abboonarsi  all'  opera  11  Re- 
gno delle  Due  Sicilie  descrillo  ed  illustralo  ,  che  vpde  la 
luce  io  Napoli  per  le  cure  del  sig.  Filippo  Girelli  :  essendosi 
presentati  i  primi  dodici  fascicoli  finora  pubblicati. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  Conte  Marulli  legge  una  brevissima 
nota  gulla  malattia  delle  vili. 

Libri  offerii  in  dono. 

Fusco  (Dott.  Vincenzo)  —  La  vera  filantropia  —  Napoli  i854. 

in  8. 
de  KÒHNE  (  Cav.  Bernardo  )  —  Lettre  sur  la  dominalion  et  la 

Dnroismatique  de  la  Famille  génoise  Gatelusio  à  Lesbos  — 

S.t  Petersboorg  in  8. 
—  Sor  la  contrefacoD  des  monnaies  Rasses  ;    ed  altri  opu- 
scoli numismatici  in  S. 
Mehorib  della  società  agraria  della  provincia  di  Bologna,  voL 

VI,  e  fascicolo  i.o  del  voi.  VIL   i853  in  8. 
Sabatieb  (J.)  —  Notions  sur  T  iconographle  sacrée  en  Rnssie— 

S.t  Petersbourg  iSiig  in  8.  (  Doiìo  del  signor  Cav.  de 

Ko/tne  ). 


I 


)(  47  )( 

TORNATA   de'  26  MARZO 


P 


Sì  SODO  lette  due  minisleriali  ,  colle  quali  il  sig.  Direttore 
del  Ministero  degli  affari  ecclesiastici  e  della  Istruzione  pubblica 
trasmette  la  copia  di  dae  Sovrani  rescritti  a  lui  pervenuti  da 
parte  del  sig.  Direttore  del  real  Ministero  dell'Interno,  non 
che  dell'eccellentissimo  sig.  Presidente  de' Ministri ,  co' quali 
vien  raccomandalo  di  concorrere  a  sollevare  i  danneggiati  dal 
tremuolo  nella  provincia  delia  Calabria  Citeriore. 

L'Accademia,  volendo  aderire  alle  paterne  core  dell' Augu- 
sto Sovrano  per  qne'  nostri  infelici  concittadini  ,  e  tenuto  pre- 
sente ciò  che  fa  eseguito  in  occasione  della  simile  sciagura  di 
Melfi,  ha  risoluto  di  oifrire  la  somma  di  ducati  venti. 

La  reale  Accademia  delle  scienze  di  Stockholm  ringrazia 
per  r  invio  delle  nostre  pubblicazioni  ;  ed  insieme  manda  in 
dono  due  volumi  de' suoi  annali  relativi  all' anno  i85i  e  i852. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  Campagna  ha  pronunziato  un  canto 
di  un  suo  poema  inedito. 

X  (Xoate    C'ioaccniMo 

CANTO     5. 

Volgevano  più  giorni  ormai  dal  giorno  , 

Che  fé  la  sconsolata  penitente 

Alla  diserta  sua  casa  ritorno  ; 
Quando  ,  silenzioso  e  riverente  , 

Neil'  antro  del  profetico  eremita 

Un  giovanetto  il  pie  mise  repente. 


)(  ^8  )C 
Cora'  uora  che  vive  fortunosa  vita  , 

Impressa  di  speranza  e  di  tiiiiops 

Ei  mostrava  |a  faccia  scolorita. 
Trasse  capo  sospir  dal  petto  fuore  , 

E  non  prima  ristette  ei  del  profeta 

In  vista  ,  che  mancar  sentissi  il  core. 
Tanto  ebbe  forza  la  virtù  segreta  , 

Ch'  arcanamente  nscia  da  quella  vista 

Bifida  al  tempo  stesso  e  mansueta  ! 
11  vecchio  intanto  ,  con  dolcezza  mista 

Di  rigor  ,  chiede  al  pavido  garzone  , 

Se  gli  aggrada  narrar  ciò  che  V  allrista  : 
Ad  intender  qual  sia  1'  alta  cagione 

Di  sì  fatto  dolor  ,  V  altro  risponde  , 

Sappi  eh'  Eugenio  io  son  Gglio  d'  Tigone. 
Per  gli  ombrosi  recessi  e  le  profonde 

Caverne  di  qnesl*  orrida  montagna 

Il  derelitto  mio  padre  s' asconde. 
Donna  mei  rivelò  ,  eh'  il  viso  bagna 

Con  lagrime  perenni ,  e  d'  aver  tanto 

La  vendetta  bramato  invan  si  lagna. 
Ond*  io  qni  pervenuto  ormai  ,  con  quanto 

La  filial  pietà  d'  ardor  m' ispira  , 

Il  vo  mesto  cercando  in  ogni  canto  , 
Ma  noi  ritrovo  io  già  ,  perchè  la  dira 

Fortuna  ogni  dolcezza  mi  contende 

A  cui  bramoso  qaesto  cor  sospira. 
Dopo  ciò  tace  fra  dubbiezze  orrende. 

Allor  ,  con  fronte  men  di  pria  serena  , 

S' appressa  il  vecchio  a  lai ,  per  man  Io  prende  # 
E  dalla  grotta  fuor  seco  lo  mena 

A  traverso  una  macchia  orrida  e  prava 

Cosi ,  che  alimi  1'  andar  consente  appena. 


)(  49  )( 

Il  garzon  ,  che  nel  vecchio  s'  affisava  , 
E  la  sembianza  ne  scorgea  turbala  , 
Di  lerror  camminando  s'  alleggiava. 

Soffermaronsi  in  loco  ove  piantata 
Un  urail  croce  sta  sì  tra  le  zolle  , 
Che  di  morte  ragiona  a  chi  la  guata. 

Ne  prima  la  gnatò  eh'  Eugenio  molle 
Ebbe  il  ciglio  di  pianto  ,  e  foco  e  gelo 
Correre  si  senti  per  le  midolle  : 

Del  Ino  pentito  genilor  nel  Cielo 
Riposa  r  alma  ,  e  qui  giace  sepolto 
L'  affaticato  soo  terreno  velo. 

Si  parla  il  vecchio  ,  ed  il  garzon  ,  per  mollo 
Grave  cordoglio  ,  di  pallor  mortale 
Subitamente  si  dipinge  in  volto  ; 

E  repentino  brividìo  V  assale  , 

Tal  che  senza  parlar  cade  tremando 
A  pie  di  quella  croce  sepulcrale. 

Forte  commosso  1'  eremila  quando 

Ciò  mira  anch'  ei  vien  la  sembianza  austera 
D'  affettuose  lagrime  rigando. 

Solleva  poscia  l' infelice  ,  eh'  era 
Sul  tumulo  paterno  tramortilo 
A  la  novella  non  attesa  e  fiera  ; 

Sollevalo  ed  io  lui  »  con  infinito 
Studio  ,  rivoca  di  se  stesso  il  pieno 
Sentimento  ,  eh'  avea  dianzi  smarrito. 

E  ravvivato  e  riseosato  appieno 
Finalmente  scorgendolo  ,  procura 
Molcer  le  piaghe  di  quel  giovin  seno  ; 

Onde  favella  :  A  te  pena  sì  dora 
Giovevol  tornerà  ,  che  di  saggezza 
Solla  terra  maestra  è  In  svoninra. 


)(  ^0  X 

Se  là  guardi  onde  vien  tanta  amarezza  , 
Saprai  com'  altri  e  sé  medcsrao  offende 
Chi  Dio  non  cura  e  le  sue  leggi  sprezza. 
Ciò  dello  io  uu  maggior  foco  s'accende 
Di  carità  pel  misero  ,  e  con  modo 
Più  dolce  tosto  a  favellargli  prende  : 
Ugon  j  eh'  io  biasmo  peccator  ma  lodo 
Pentito  ,  quanilo  con  la  sua  nemica 
D'  amistà  ricompor  si  piacqae  il  nodo  , 
A  riforbirsi  da  la  macchia  antica 

Pensò  muover  soletto,  e  lungi  andarne 
E  vincer  col  coraggio  ogni  fatica  , 
E  trarre  al  santo  loco  ove  ,  per  darne 
Salute  ,  volle  il  Creator  sovrano 
Spogliarsi  in  croce  dell'  umana  carne. 
Ma  d'  Ugone  il  peosier  tornò  poi  vano  , 
Che  su  lui  ,  già  disposto  alla  partenza  , 
Distese  morte  P  infallibil  mano. 
Ben  vidi  io  1'  egro  ,  al  suol  prostralo  e  senza 
Lena  ,  frallanto  che  scioglieasi  1'  alma 
Per  volar  dell'  Eterno  alla  presenza. 
Eoli  ,  però  che  la  terrena  salma 
Deponea  già  confesso  ed  assoluto  , 
Del  Ciel  sembrava  pregustar  la  calma. 
Pur  neir  ora  su[)rema  il  morso  acolo 
Di  tal  pena  qnel  misero  senlio  , 
Che  non  sostenne  rimaner  più  muto. 
Ed  esclamar  1'  intesi  :  Oh  figliuol  mio  ! 
Sospirò  poscia  ,  ed  il  morente  aspetto 
Oscura  nebbia  di  dolor  coprio. 
Con  voce  impressa  d'  amoroso  affetto 

Soggiunse  iofin  :  Comprender  quel  eh'  io  sento 
Sul  può  chi  chiude  cor  paterno  in  petto. 


I 


)(  Si  )( 

Per  Eugenio  in'  all'anno  e  rai  spavento  , 

Ch'  ei  varca  peregrino  alla  ventura 

Questa  v;ille  d'  esilio  e  di  tormento. 
Deh  !  se  farmi  non  vuoi  la  morie  dura  , 

M'  accerta  che  sarai  largo  al  figliuolo  , 

Qaal  fosti  al  padre  ,  di  benigna  cara. 
Ed  io  gli  ebbi  risposlo  :  A  si  gran  duolo 

Fa  di  por  modo.  Eugenio  tuo  non  resta  , 

Come  paventi  ,  abbandonato  e  solo. 
Or  io  prometto  sovvenirlo  in  questa  , 

Che  mortai  vita  chiamano  le  genti  , 

E  che  chiamar  dovrinn  fiera  tempesta. 
Un  riso  balenar  gli  occhi  languenti 

Dell'  egro  a  fai  promessa  ;  e  volle  il  grato 

Suo  cor  mostrarmi  con  espressi  accenti , 
Ma  volle  indarno  ....  Ahimè  !  più  non  gli  è  dato 

Formar  parole  ,  già  negando  a!  tutto 

I  labri  di  compir  1'  ufficio  usalo. 
Pur  gioja  io  dal  suo  fin  trassi  e  nonJuKo  , 

Ch'  egli  a  fruir  volò  nel  Paradiso 

Della  sua  lunga  penitenza  il  frutto. 
Senz'  altro  dir  ,  con  l'animo  e  col  viso 

Intenerito  ,  il  vecchio  si  sospinse 

Verso  il  garzone  dal  dolor  conquiso  , 
Ed  aprendo  le  braccia  al  sen  Io  strinse. 

I 

Giuseppe  Campagna. 


Il  segretario  aggiunto  Doti. Gabriele  Miaervini  ha  dato  lellara 
di  ona  sua  nota  sul  solfato  di  chinina,  adoperalo  come  mezzo  cura- 
tivo di  alcune  doloroso  affezioni  locali.   L'autore  nmmellando  che 

* 


)(   i52    )( 

In  meJicina  Iia  freqiionlcmpnle  alcuni  dali  por  adattare  una  medica- 
ima  convenionlo  ,  riconosce  elio  in  qualche  circoslanza  non  vi  so- 
ii()  norme  regolatrici  per  aaiministrare  nn  rimedio  che  possa  rin- 
stir  vanlaggioso  :  in  questi  casi  è  necessario  avvalersi  delle  indi- 
cazioni sperimentali. 

Vi  sono  alcune  locali  affezioni  dolorose  ,  le  quali  ci  lasciano 
Ì£jnorare  onde  traggano  origine  ,  e  non  ci  mostrano  alcuna  pro- 
\  'nienza  patologica:  in  tali  circoslanzo,  spinto  l'autore  da'detti  del 
Jìrodie  ,  ha  adoperalo  il  solfalo  di  chinina  che  egli  dichiara  es- 
sere riuscito  del  più  prospero  evento. 

Questo  si  rileva  da  otto  casi  clinici  da  lui  concisamente  nar- 
lali.  Da  essi  il  Minervini  trae  la  conseguenza  che  non  vi  ha  duopo 
della  esistenza  del  periodo  per  amministrare  1'  alcaloide  antifebbri- 
le ;  avendolo  esso  adoperato,  e  con  buon  risultamento,  anche  al- 
lora che  non  vi  era  periodo  :  avverte  però  che  si  badi  che  non  vi 
sieno   controindicazioni   per   la   sua  amministrazione. 

Nella  prima  osservazione  fu  il  rimedio  amministralo  a  una 
signora,  la  quale  era  all'ella  da  tormentosissimi  dolori  ai  piedi,  pei 
quali  eran  risullati  inutili  mille  altri  rimedii  ed  interni  ed  esterni 
d'  ogni  sorla. 

Nella  seconda  si  narra  aver  così  liberato  nn  giovane  da  uno 
spasmodico  dolore,  che  di  tratto  in  tratto  lo  assaliva  ,  e  che  pre- 
sonlandosi  allo  scrobicolo  del  cuore  ,  si  dislendea  lateralmente  al 
dorso  ,  promovendo  vomito  anche  replicato. 

La  terza  osservazione  fu  in  persona  di  un  medico,  il  quale  per 
lo  spazio  di  più  di  un  mese  ,  essendo  preso  da  un'  affezione  co- 
raatoisa  ,  non  n'  era  stalo  lasciato  ,  non  ostante  1'  uso  de'  più  e- 
ncrgici  rimedii  esterni  ed  interni  ;  il  solfato  di  chinina  gli  ridonò 
la  salute. 

Quattro  altre  osservazioni  si  riferiscono  ad  individui  ,  i  quali 
colpiti  ora  da  emicrania  intensa  e  costante  ,  ora  da  stalo  di  ma- 
nifesta imbecillilà  accoppiala  a  frequenti  vertigini  ,  ne  furono  ri- 
sanali morcè  dell'  nlcaloido. 


Finalmente  un'ultima  osservaziono  lo  in  persona  di  una  clau- 
strale, la  quale  anche  adoperando  il  solfato  ,  si  ville  libera  da  nn' 
affezion  di  capo  corteggiata  da  spaventevoli  clonielie  convnisioni. 

Da  ultimo  il  socio  sig.  Giovanni  Manna  ha  Ietto,  un  suo 
breve 


DISCORSO 

Intorno  una  recente  opera  sopra  Barite  Alùjhiert 
del  Francese  sig.   Aroux. 


Da  qualche  tempo  un  dotto  italiano  aveva  esercitalo  il  suo  in- 
gegno in  comentare  d'  una  nuova  guisa  i  versi  e  le  prose  dell'  Ali- 
ghieri. Volgendo  tulio  in  un  senso  di  misteriosa  allegoria,  egli  ave- 
va a  poco  a  poco,  e  quasi  senza  accorgersi,  trasformato  lo  sdegnoso 
e  franco  ghibellino  in  un  canto  e  sellile  macchinatore.  Ma  una 
certa  discretezza  e  temperanza  non  era  mancata  mai  ne'  suoi  lavo- 
ri, si  che  i  dotli  ben  lontani  dal  ravvisare  in  lui  la  temeraria  in- 
tenzione di  guastare  in  faccia  ai  posteri  la  fama  del  grande  uomo, 
non  avean  fatto  che  sorridere  della  sagacità  e  pieghevolezza  di 
quel  fertile  ingegno  italiano. 

Ma  ora  che  uno  straniero,  messo  da  canto  ogni  riguardo,  si 
fa  audacemente  a  denunciare  al  Capo  della  Chiesa  la  memoria  di 
Dante,  e  ad  imprimere  col  tuono  d'accusatore  sulla  sua  fronte  una 
triplice  taccia,  atta  a  svegliar  acerbi  risentimenti  e  contraddizioni, 
questa  temerità  sembra  dover  eccitare  in  noi  piuttosto  lo  sdegno 
che  il  sorriso. 

Il  sig.  Aronx,  come  si  vede  dal  suo  libro,  si  fa  pregio  della 
chiarezza  del  suo  linguaggio.  Forse  come  straniero  ha  stimato  che 
non  gli  corra  obbligo  di  rispettare  I'  antica  venerazione  d'  un  po- 
polo verso  uno  scrittore  che  annovera  tra   i  suo!  i^randi  educatoli 


)(  54  )( 

0  mapslri  di  civiltà.  Forse  gli  è  parola  ana  bella  Dovila,  in  un  iiiu- 
menlo  in  cui  certe  qualificazioni  mettono  la  febbre  negli  spirili,  ap- 
piccarle cos'i  senza  cerimonie  ad  un  gran  nome  ,  quasi  a  pompa 
di  coraggio  e  ad   eccitamento  dell'  attenzione  pubblica. 

Ma  se  qualche  altro  straniero  ha  fatto  plauso  all'  opera 
deWy^roiix,  ed  accettando  allegramente  le  parole  dell'accusatore. 
le  ha  trasformale  in  elogi,  e  s'è  consolalo  e  vantato  di  trovare  un;i 
desiderata  complicità  di  principi,  noi  rigettiamo  egualmente  1*  ac- 
casa e  r  elogio,  protestando  di  non  voler  vedere  nel  gran  poema  e 
nelle  opere  dcirAligliieri  se  non  quello  che  lutto  il  mondo  ci  vede, 
cioè  r  espressione  sincera  ,  passionata  ,  ed  eloquente  di  una  età  ar- 
dente di  fedo  e  di  fantasia;  di  una  età  in  cui  nel  seno  della  religione 
si  è  compinta  la  più  gran  fusione  delle  cose  umane  e  divine  ,  anti- 
che e  nuove,  morali  e  civili  che  si  fosse  vista  giammai.  Noi  non 
vogliamo  vedere,  soprattutto  nel  gran  poema,  se  non  la  rappresen- 
tazione perfella  di  quel  mondo  nuovo,  di  quell'insieme  magnifico, 
di  quell'edificio  colossale  della  Cristianità  ,  dove,  sollo  l'ombra 
della  Croce  e  di  un  doraraa  divino,  si  raccoglieva  e  si  riassumeva 
purificandosi  la  lunga  tradizione  della  sapienza  d'  Oriente  ,  di 
Grecia  e  di  Roma,  e  dove  il  novello  mondo  barbarico  si  era  venuto 
ad  abbracciare  e  confondere  col  vecchio  mondo  civile  delle  nazioni. 
Onesto  troviamo  noi  nella  Divina  Commedia,  e  non  mica  il  gergo 
o  quasi  la  cifra  di  un  organismo  arcano,  a  cui  l'Antichilà,  e  la  Re- 
liilione  servissero  di  maschera  e  di  velo. 

E  forse  necessario  scendere  alle  pruove  e  ribattere  argomen- 
tando le  accuse  di  Aroux  ?  Senza  presunzione  crediamo  poter  af- 
fermare che  non  e'  è  bisogno  di  questa  fatica. 

Che  uopo  ci  ha  di  dimostrazioni  j)er  convincere  la  genie  che 
colui  il  quale  ha  parlalo  cosi  allaniente  ed  eloquentemente  dei 
grandi  misteri  del  Cristianesimo,  non  è  un  incredulo  ;  o  che  colui 
il  quale  ha  discoiso  cosi  mngnificamerile  in  mille  luoghi  dei  legami 
indissolubili  che  stringono  e  rannodano  i  membri  della  famiglia  U' 
niana.  ron  è   on  sovvcrlilore  delle  leggi  e  della  giustizia? 


)(  :>5  ( 

Qtialcho  lampo  di  sdogno  ,  qnalche  parola  dura  e  severa  gi't- 
tala  qua  e  colà  contro  qualche  polente  o  coniro  qualche  isliluziont? 
del  tempo,  non  proverebbe  forse  il  contrario  di  qncl  chv'  si  ilice? 
Colai  che  ordisse  la  trama  di  una  vasta  allegoria  peccherebbe  cor- 
tamente contro  il  suo  stesso  proposito,  se  venisse  a  volta  a  volta 
qaasì  a  romperla  di  saa  mano,  dicendo  in  chiari  termini  quel  cho 
voleva  nascondere  e  dissimulare. 

Non  e'  è  mestieri  danqne  di  argomenti  :  ma  una  grande  av- 
vertenza si  vuol  fare  che  basterà  per  lotti. 

Non  è  possibile  formarsi  più  fallace  concetto  dei  grandi  no- 
mini e  dei  grandi  scrittori,  che  quando  alcuno  se  li  fìnga  in  opj<o- 
sizione  e  disaccordo  perfetto  dell'età  in  coi  vissero.  I  grandi  uomini 
hanno  la  destinazione  di  tramandare  ai  posteri  non  la  satira,  ma 
l'immagine  e  il  concetto  della  loro  età.  Essi  sono  i  rappreseulanti 
delle  grandi  epoche  della  vita  umana,  e  figurarseli  nel  rango  degli 
oppositori  e  raaochinalori  segreti  contro  l'ordine  di  cose  in  cui  vi- 
vono ,  è  un  rimpicciolirli  e  un  traslocarli  dal  posto  che  verainenle 
occupano  di  ca[)itani  e  gnidntori  aperti  della  civiltà  de'Ioro  tempi. 
Ben  è  vero  che  essi  esprimono  sovente  in  (jualche  maniera  il  pen- 
siero secre'o  che  accompagna  contrapponendosi  i  falli  presenti  di 
ciascuna  età,  e  che  è  come  il  germe  dell'avvenire  che  spunta  e 
si  matura  nell'ombra,  ma  ciò  essi  fanno  allora  come  divinatori 
e  anticipatori  del  futuro,  non  come  oppognatori  e  insidiatori  del 
presente.  Essi  in  somma  allora  non  macchinano  ,  ma  preveggo- 
no ;  essi  non  cessano  per  questo  di  rappresentare  e  giiidaij 
r  età  in  cui  vivono  ,  ma  come  i  vecchi  patriarchi  ,  dopo  av,  r 
guidala  tutta  la  vita  la  loro  vasta  famiglia  ,  le  lasci-ino  m::»- 
rendo  consigli  e  predizioni  per  Y  avvenire.  Ciò  che  essi  dicono 
poi  in  tuono  di  censura  alla  loro  età  ,  lo  dicono  a  fronte  alla, 
a  voce  chiara  e  con  abnegazione  perfetta,  e  non  già  susurrauJo 
e  cospirando. 

Tale  è  Dante  Alighieri  :  egli  crede,  egli  comprende  la  sua 
età  :  egli  la  esprime  e  rappresenta    tutta    nella    sua    maguifica 


)(  ^'6  )( 

c|)0|)ca  ,  che  ò  tuU'  insieme  verilà  e  bellezza  ,  fede  ragione  e 
fanlasia.  Egli  descrive  ,  comenla  e  glorifica  quel  mondo  vi- 
venle  ,  quel  mondo  dello  spirilo  ,  in  cai  una  mistica  comunione 
di  pensieri,  di  speranze  e  di  linguaggio  ravvicinava  la  moltitu- 
dine dei  credenti.  Egli  ci  vive  e  ci  spazia  dentro,  ed  appunto 
perchè  lo  crede  profondamente  e  lo  concepisce  più  ehiaramenlo 
degli  altri  ,  si  erge  a  interpetre  e  maestro  degli  altri  ,  e  si  fa 
qnasi  a  designare  e  spiegare  agli  altri  le  maraviglie  che  lo  cir- 
condano. 

Or  come  si  può  egli  falsificar  di  tanto  le  cose  da  cacciar 
quasi  queir  interpetre  e  maestro  dalla  sua  sede  ,  e  mandarlo  a 
macchinare  nell'ombra  ,  e  mettergli  1'  ironia  sul  volto,  come  di 
chi  altro  dice  ed  altro  intende  ,  o  di  chi  si  ride  sogghignando 
della  credulità  de'  lettori  e  della  bonarietà  dei  posteri ,  che  per 
più  secoli  sarebbero  stati  delusi  come  fanciulli! 

È  egli  mai  possibile  riconoscer  più  a  questi  tratti  la  figura 
dell'  Alighieri  ? 

Confessiamolo  :  il  concetto  della  Divina  Commedia  cosi  co- 
me appare  è  abbastanza  grande  e  magnifico  ,  perchè  non  se 
ne  debba  andar  cercando  con  astruse  interpetrazioni  un  altro 
migliore.  Mai  l'antichità  aveva  osalo  tentare  gli  alti  viaggi,  a 
cai  si  arrisica  arditamente  il  nuovo  poeta  ;  viaggi  non  mica 
nelle  regioni  fantastiche  deli'  Olimpo  ,  degli  Elisi  o  di  alcuna 
ignota  parte  del  globo,  ma  piuttosto  nelle  regioni  arcane  dello 
spirito  e  del  pensiero. 

Che  diremo  dunque  se  alcuno  oggi  sottilizzi  e  fantastichi 
non  per  trovare  un  concello  più  allo  e  più  nobile  di  quel  che 
tutti  veggono  nell'Alighieri,  ma  invece  per  gettar  lo  sgomento 
e  il  sospetto  negli  animi  dei  timorosi,  e  quasi  per  rapirci  dalle 
D)ani  il  sacro  volume  che  spesso  ci  ha  falle  dolci  le  veglie  e  la 
solitudine  ,  e  talor  dolce  ancora  la  slessa  sventura  ? 

Sciaguratamente  non  sembra  che  possa  attribuirsi  allro 
scopo  che  questo  alla  inaspettata  pubblicazione  d'Aroux,  il  qaale 


)^    ^ 


l    A 


un  mal  consiglialo  zelo  ha  spinto  quasi  a  recare  nel  regno  della 
storia  quello  spirito  di  denigrazione  e  malignazione,  che  pnr  troppo 
affligge  il  regno  dei  viventi. 

Giovanni  Manna, 


Libri  offerti  in  dono. 

Frediani  (P.  Francesco)  —  Prose  e  versi  —  Prato  i853  in  8. 
Ofversigt  af  Kongl.   vetenskaps  -  Akademiens    Fòrhandiingar 
fòr  àr  i85i  — Stockholm  i853  in  8. 
—  nionde  àrgàngen  i852  —Stockholm  i853  in  8. 


TORNATA   DE   2    APRILE 


È  stato  approvato  alla  unanimità  il  parere  Favorevole  della 
quinta  classe  intorno  la  memoria  del  socio  Tolelli  sulla  vita  , 
e  la  storia  della  filosofia  di  Giovan  Battista  Capasso.  Si  è 
quindi  risoluto  che  la  suddetta  memoria  del  Tolelli  fosse  inse- 
rita negli  atti. 

Jielazione  de  Commissarii  approvata  dalla  Classe. 

Invitali  a  riferire  intorno  alla  Memoria  del  socio  sig.  Tulelli 
sulla  storia  della  Filosofìa  di  Giovan  Battista  Capasso  Ietta  nella 
tornata  del  29  gennajo,  ci  è  parato  di  doverne  dare  il  seguente 
giudizio. 


)(  58  A 
In  qneslo  lavoro  T  anloro  si  propose  di  raggiognere  il  no- 
bile fine  di  rivendicare  dall' obblio  e  riinollere  in  luce   nn*  altra 
gloria  filosofica  del  noslro  paese,  Facondo  noto  come  il  Capasso 
io  quella  sua  opera  abbia  il  primo  osato  di  concepire    e  pirr; 
in  allo  una  storia  di  tutta  la  filosofia  umana.  E  già  per  quos'o 
la  scrittura  del  sig.  Tulelli  sarebbe  degna  di  somma  lode  ,  che 
mal  ci  dorrebbe  cbe  gli  stranieri  dimentichino  o  fingano  dimen- 
ticare le  cose  nostre  ,  quando  e  noi  stessi  non  sapessimo  curar- 
oe.  A  niuDo  poi  meglio  che  ad  an'  Accademia  si  addice  questo 
generoso  uiEzio  di  riparare  all'  ignoranza    o    alla    ingratitudine 
de*  presenti  verso  gli  antichi,  come  quella  che  a   forza  ed  au- 
torità d'ingegno  unisce  forza  ed  autorità  di  numero,  e  sopravvi» 
Tendo  alle  corte  vite  degli  nomini,  la  tradizione  del  passato  non 
mai  vi  si  rompe.  Ma  bellezza    di    subbietto    non    basterebbe  a 
tutta  lode  di  un  lavoro  ,  e  però  abbiamo  ancora    posto    mente 
al  giudizioso  ed  acconcio  modo  come  il  Tulelli  h-i    disposto    ed 
ordinato  la  sua  scrittura,  ed  alla  gravità  e  giustezza  dolle  do'^ 
trine  che  in  essa  si  accenrlano.  Detto    delia  necessità  di  sapore 
la  storia  di  una  qualunque  disciplina  ,    e    segnatamente    della 
filosofia  ,  a  volerne  bene  intendere  i  principi  ed  il  fine,  narrata 
brevemente    la    vita    del    Capasso  ,  e  come  e  perchè  si  mise  a 
qneir  arduo  lavoro  ,  cerca  il  Tulelli  da   prima    di    sceverare  e 
raccogliere  fra  1'  esposizione  delle  altrui  dottrine    quale  si  fosse 
quella  tenuta  dal  Capasso  ,  e  crede  trovare  in  lui  nn  altro  S'?- 
guace  delia  grande  scuola  ontologica  italiana.  Di  poi    dimostia 
come  innanzi  quella  del  nostro  filosofo  una  storia,  che  abbrac- 
ciasse lutto  lo  svolgersi  del  pensiero  filosofico  dell' umanità,  non 
v'  era  ;  poiché  quella  del  Brukero  fu    pubblicata    ben   i3  anni 
dopo  di  questa  del  Napoletano.  Spone  come  il  libro  sia  diviso, 
come  trattata  la  materia  difficilissima  ,    massime    a  qnei  tempi 
cbe  non  ci  erano  gli  aiuti  e  gli  sludi  che  ora  sono  ;  dice  della 
lode  che  ne  dee  venire  all'  autore. 

Nondimeno  egli  non  dissimula,  per  esageralo  amor  patrio, 


)(  %  :( 

quello  che  gli  .[esce  non  al  lutto  buono  nella  storia  del  Capasso 
non  1  .ncerfezza  della  sua  propria  dollrina  che  si  lascia  piottostó 
indovjnare  che  scorgere,  non  l'essersi  meglio  allargato  ad  esporre 
le  d.verse  opinioni  de' filosofl  e  delle  scuole,  secondo  lordine  di 
data  ,  anzi  che  vedere  il  nesso  logico  dell'  nna  con  l'altra  e 
sego.tare  nn  ordine  razionale  ed  a  priori.  Metodo,  che  l'autore 
della  Memoria  stima  come  il  solo  che  possa  condurre  a  scriver 
bene  la  stona  di  nna  scienza,  scovrendo  per  altro  e  confutando 
I  errore  d,  coloro  che  non  tengono  nessun  conto  de'fatti  qoando 
non  entrano  a  sostegno  e  dimostrazione  di  nna  teorica  formata 
innanzi ,  e  posta  in  maniera  assoluta  ed  immutabile. 

Perciò  crediamo  che  questa  Memoria,  e  per  le  dottrine  che 
V.  sono,  e  pel  modo  com'è  condotta,  possa  degnamente  far  parte 
de  nostri  Atti  ,  che  ne  sia  poi  degnissima  in  ispezialità  pel  Gne 
generoso  propostosi  dall'autore,  che  è  di  rivendicare  la  lode 
<Jl  un  nostro  egregio  ingegno.  • 


Giulio  Genoino 

Francesco  Saverio  Arabia^  relatore. 


Il  socio  sfg,  Gnanciali  ha  pronunziala  un'ode  Ialina  di- 
retta al  cav.  Niccola  Nicolini ,  nella  occasione  della  sua  nomina 
a  Presidente  della  Corte  Suprema  di  Giustizia. 


)(Co)( 
AD   CLARISSIMUM  EQUITEM 

NICOLAUin  NICOLimi 

SDPBEMÀE  NEAPOLITANAE   CUSIAB 
PRAESIDESI   RENDMClATUai 

Q.  Guanciali 


Nil  tamen  hoc  habuisse  viro  praeclarius  in  se  , 
Mec  sanctum  magis  •  et  mirum  ,  carumque  videtur. 
Lucr.  Lib.  I. 


Te  Dnnc  per  oras  ÌDseqaitur  vagas  , 
Qao  pergis  actas  viribas  ingeni , 
Te  Musa  plectro  dodc  salatat 
Maneribas ,  titolisque  oaaslam. 

Magisque  tecum  foedera  patriae 
MalceDt ,  et  illis  e  regìonibus 
Vates  ego  plaudeotis  ultro 
None  patriae  tibi  vota  solvo. 

Non  indecori  jam  videor  rapi 
Nicalis  (*)  altis  verticibas  saper  , 
Fastasqae  sese  offert  ,  et  omnis 
Gentis  honos  animo  recnrsat  ; 


(*)  Majella,  Moatagua  dell'Abruzzo  Cltieliao  ,   antica  seda  de' Mar- 
rucciai ,  «he  volge  verso  i  Peligai. 


X6i)( 

Nec  prisca  nostri  gloria  nominìs 
Recessi! ,  et  qnot  pectora  civium 
Virtos  alit  certant  avitas , 
Atqoe  taas  memorare  laades^ 

Doclrinae  ,  et  arlis  Parlhenope  sibi 

Fastigia ,  alqiie  omne  imperium  arrogai , 
Sedetqoe  regina ,  alqne  tollit 
Aasonias  caput  Inter  orbes  ; 

Atque  hac  in  alta  Parlhenope  tuae 
Vis  Illa  mentis  te  rapit  altias , 
Et  patriae  hic  profers  honores , 
Grande  decas  ,  colamenqae  nostrum. 

Te  naraqne  sacris  non  adjtis  procnl 
Arcana  volvens  Pylhia  depnlit , 
Lauramque  concussit  virentem  , 
Aelheriam  scatet  unde  semeo« 

Nn trita  mens  sic  fontibas  integris 
Antiqua  possit  qoid  sapienlia 
Nane  promere  hamanos  io  osus 
Flaminibas  docuit  receptis. 

Pectusqae  finxit  lax  Sophiae  nova , 
Qaa  nocte  Viens  saecula  dividit , 
Atqae  unde  quae  Heroum  su  aetas  » 
Atque  Eomìnum  palei,  et  Deorumi 

Vires  et  illi  consocians  tuas , 
Ne  criminosae  fraena  licenliae 
Impune  desini ,  lura  promis 
Consilio  sapientiori  , 


r 


)(  C2  )(     • 

Taisqae  Legam  fulta  taborìbus 
PervcDit  oras  orbls  ad  ultimas 
Porrecla  Majeslas  :  ubique 
Italicos  dìdicere  mores. 

Motas  sed  eflers  sic  animi  itala 
Voce  ,  et  vel  afllas  ore  Quiriliom  , 
Ul  corda  ,  qao  tendit  voluntas  , 
Sponle  sequi  tua  verba  cogant. 

HÌqc  et  decornm  tendere  barbitoo 
Doctns  frequentes  Pieridum  modos 
Plectro  remittis  ,  dnm  calescis 
Nomine  jam  propiore  Pboebi. 

Sic  te  sapernis  ordinibus  potens 

Nane  fama  miscet ,  palmaque  nobilis  , 
Et  valgns  bine  arcens  profanum 

Spernis  hamam  gradiens  per  aetbram. 

Salve  !  et  tot  amplis  otere  honoribus 
y  ir  tote  partis  ,  et  tibi  credi  tae 
Nodo  Cariae  intersis  ,  diaqae 
Vive  tibi ,  patriaeqne  sospes. 


Jl  sig.  Scipione  Volpicella  ha  comaoicato  nna  saa  breris- 
sima 


)(63)( 


NOTA 


relativa  alla  Sovram'fà  dì  Federico  Barbarossa  nella  Puglia. 


Nella  tornata  del  dì  3i  del  loglio  dello  scorso  aoDO  il  so- 
cio non  residente  signor  Tommaso  Perifaoo  lesse  una  memoria 
Sulla  sovranità  di  Federigo  Barbarossa  nella  Puglia  :  a 
cni  I  soci  signori  Giorgio  Masdea  e  Salvatore  cavaliere  de  Renzi 
fecero  opposizioni  di  grave  rilievo  ,  derivale  la  piò  parie  dal 
silenzio  degli  storici  di  quel!'  età  e  posteriori. 

Debbo  però  riferire  ^  che  essendo  stato  a  qaesli  giorni  ia 
Napoli  il  dottor  Giallo  Ficker  professore  di  storia  all'  imperiale 
università  d'  Insbruck  ,  m'  ha  dato  in  dono  nn  esemplare  d'  nn* 
operetta  intitolata  Godefridi  Viterbiensis  Carmen  De  gestis 
Friderici primi  imperatoris  in  Italia,  ch'egli  ha  messa  l'anno 
passato  in  is lampa  in  Oelingen  ad  Jidem  codicis  Bibliothecae 
regiae  Monacensis. 

Questo  Godofredo ,  il  qaale ,  siccome  apparisce  nel  verso 
700  del  Carme,  seguitava  nell'agosto  del  1167  le  milizie  del- 
l'imperator  Federico  ,  narra  che  nel  novembre  del  11 66, 

Temporis  exicjui  Cesar  br evitate  quievit , 
Rursvs  in  Ylalia  propria  virtute  resedit, 

Cardinis  Ytalici  terra  tributa  dedit. 
Censentur  bine  parlato  milite  tur  me  , 
Una  suis  ducibus  conducta  refertur  ad  Urbem  , 

Perdita  colligere ,  publica  tura  dare. 
Plurima  pars  equitum  ,  que  Cesaris  agmine  pergit , 
Tendii  in  Appuliam  ,  quam  tunc  sine  marte  subegit, 

Absque  labore  sui  subdita  terra  fuit. 


)(  64  )( 

E  come  ne'  noslri  storici  di  quella  stagione  non  si  fa  ri- 
cordo di  siffatto  conquisto  dell'  impcrator  Federico ,  cosi  in  que- 
sto carme  di  Godifredo  non  è  molto  alcuno  della  perdita  di  ciò 
clic  si  ora  acquistato. 

Scipione  Folpicella. 


Il  socio  Masdea  ,  ripigliando  le  sue  precedenti  osservazioni 
in  tal  congiuntura,  confortavale  colle  susseguenti  ;  vale  a  dire, 
che  la  nuova  calata  del  Barbarossa  in  Italia  non  avvenne  ,  se 
non  verso  la  fine  del  1166,  e  che  della  costui  spedizione  guer- 
resca contro  la  Paglia  non  faccian  parola  ,  sia  il  Cronista  di 
Montecasino ,  sia  quello  di  Fossanova  ;  non  ostante  la  notizia  , 
che  ci  fornisce  quest'  ultimo,  di  un  tentativo  eseguilo  e  malan- 
dato dagli  esuli  ribelli  ,  Andrea  Conte  di  Rupe-Canina  ,  e  Ric- 
cardo C.  di  Fondi  ,  verso  i  confini  del  Regno.  Inoltre  ,  che 
durante  Tanno  appresso  1167,  quantunque  e '1  Cancolliere  di 
Federico,  e  Federico  medesimo,  sieno  soli  a  Roma  (dove  anche 
sembra,  che  l'uno  e  l' altro  non  abbiano  potuto  rendersi  padro- 
ni ,  se  non  della  sola  città  Leonina  )  nondimeno  furono  tosto  a 
retrocederne  costretti ,  per  l' insorta  pestilenza,  la  quale  stremò 
r  esercito  già  vittorioso  di  Ancona.  Insomma,  che  nel  suddetto 
anno  Alessandro  III  Papa,  avea  potato  a  suo  bell'agio  rico- 
verarsi in  Benevento,  e  rimanervi  fino  al  1170;  e  che  anzi  nel 
mese  stesso,  in  cui  l'Imperatore  devastava  Roma,  un  tal  Simo- 
ne ,  vassallo  eslege  del  Re  di  Sicilia  ,  lungi  dal  coniar  sulla 
protezione  delle  armi  tedesche  prossime  al  Garigliano  ,  slimò 
per  se  miglior  partilo  di  tornargl'  in  obbedienza,  come  fece,  onde 
ricuperare  i  feudi  di  Sora,  Sorella,  Pescosolido  e  Brocco. 

Come  dunque,  dice  il  Masdea,  impacciar  dovrà  qualunque 
esame  storico  la  tozza  narrativa  di  un  rapsodo  ,  clic  mentisce  del 
pari  contro  il  silenzio,  e  contro  la  pubblicità  de'  falli  di  quelle- 


poca,  taciuti,  o  registrati  (  all'  ÌDfuori  de'  due  addotti  Cronisti  ) 
da  an  Romualdo  Guarna  Arcivescovo  di  Salerno  ,  da  un  Rada^ 
TJco  Vescovo  di  Baoiberga  (  conlinaatore  di  Ottone  Vescovo  di 
Freysiogen)  Storiografo  del  Barbarossa  ,  e  da  alln  ,  e  fino  da 
un  altro  poeta,  non  però  panegirista  ,  il  celebre  Gunlero  dello 
Ligarino?  Insomma,  al  raggoagiio  delle  autorità  esposte,  come 
solo  discalere,  se  l' Imperalor  Federico,  nel  1166  —  Tendìt  in 
Appuliam  ,  quam  tane  sine  Marte  subegit  —  ovvero  se  nel 
1167—  Caesar  ab  Appalta,  qua  venerai,  huc  (Romara)  re- 
vocatur  ?  E  ciò  dietro  una  celia  di  Goffredo  da  Viterbo  ,  cap- 
pellano ,  notajo  ,  e  beneficialo  di  Luì  ! 

>Il  sig.  Perifano  presente  alla  tornata  ha  annunziato  che 
farebbe  oggello  di  una  novella  discassione  la  importante  noti- 
zia del  sig.  Volpicella ,  dicbiaraodo  le  parole  dell'  ignoto  Vi- 
terbese scrittore  ,  le  quali  dar  sembrano  inaspettala  conferma 
alle  sae  conghietture. 

Il  sig.  Genoino  ha  letto  an  sonetto  intitolato  alla  Vergine 
Santissima. 

Finalmente  il  presìdenle  cav.  Tenore  ha  data  una  breve 
notizia  di  una  specie  di  Cephalaria  ,  la  quale  si  è  trovata  com- 
mista al  frumento  ,  in  un  carico  di  grano ,  di  cui  ebbe  egli 
la  occasione  di  far»  l'esame. 


Libri  offerti  in  dono. 

Bossi  (Vincenzo  Antonio)  —  Principii  {bfldamentali  della  teoria 
delle  resistenze  de' materiali ,  con  sanli  di  definizioni  e  prin- 
cipii ,  ovvero  manuale  pratico  ed  utili  esempii  di  applica- 
tioDe  alle  costruzioni ,  all'  architettura  ed  alle  macchine»-' 
Napoli  i853  in  8. 

YoLPiCELLi.  (Scipionp)  —  Gite  ,  due  opascolettì  In  8. 


)(  e«  )( 


YORNÀTÀ    SK    25    APRILE 


Il  segretario  perpetoo  ha  dalo  leftara  dì  nna  bozza  di 
dedica  da  prempllersi  al  sesto  volume  de'  nostri  adi,  del  quale 
è  vicina  la  pubblicazione. 

Avendone  l'Accademia  approvalo  e  ritenuto  il  dettato,  si 
è  deciso  d'inviarla  sollecitamente  al  sig.  Direttore  del  Rcal  Mi- 
nistero degli  affari  ecclesiastici  e  della  Istruzione  pubblica  ,  af- 
finchè ne  impetri  dall'  Augusto  Monarca  la  Sovrana  approvazione. 


Il  socio  sig.  Giovanni  Manna  ha  dato  leltnra  di  nn  primo  Ca- 
pitolo d'un  suo  lavoro  intorno  al  Credito  immobiliare.  Dopo 
aver  discorse  le  prime  origini  delle  istituzioni  di  Credito  immo- 
biliare in  Germania,  ha  parlato  della  loro  successiva  propaga- 
zione nella  Russia,  nelP  Austria  ,  nel  Belgio  e  finalmente  nella 
Francia.  Ha  mostrato  come,  nate  per  occasioni  tutte  particolari 
e  locali  ,  e  specialmente  per  i  disastri  sofferti  dalla  nobiltà  e 
dalla  proprietà  feudale  in  seguilo  delle  guerre  di  successione 
del  secolo  passato,  si  sono  dipoi  ingrandite  e  consolidate  sopra 
nuove  basi.  Dall'esempio  della  Francia  ha  dedotta  la  congettura 
che  le  istituzioni  del  credito  immobiliare  siano  di  loro  natura 
destinale  a  radicarsi  e  fruttificare  presso  tutti  i   popoli  civili. 

Neil'  inlendi.naento  di  chiarire  questo  importantissimo  argo- 
mento,  ha  assunto  il  carico  di  provare: 


)(  67  )( 

I.  Che  le  istituzioni  di  credito  tendono  costantemente  e  per 
loro  natura  ad  un  organizzamento  solHario  ed  integrate  ;  per 
modo  che  da  qualunque  lato  si  cominci  l'  opera,  si  riesce  presto 
o  tardi  ad  un  ordinamento  totale  e  generale  di  lulte  le  diverse 
parli  del  credito  reale  e  personale.  Che  per  conseguenza,  sic- 
come il  credito  immobiliare  è  tra  le  parli  essenziali  e  non  tra 
quelle  puramente  accidentali  del  credito  oniversale,  cosi  lo  svol- 
gersi ed  organarsi  di  questo  dee  necessariamente  portare  in  ogni 
dove  r  apparizione  delle  istituzioni  fondiarie. 

II.  Che  non  è  meramente  fortuito  il  modo  di  comincia- 
mento  ,  cioè  il  cominciar  piuttosto  dalle  istituzioni  di  credilo 
personale  e  mobiliare,  anzi  che  da  quelle *Bi  credilo  immobi- 
liare. Che  anzi  ci  sono  ragioni  particolari  di  luogo  e  di  lem|jo 
per  le  quali  si  dimostra  utile  e  conveniente  in  certi  paesi  co- 
minciar dalle  prime  ,  ed  in  altri  dalle  seconde.  Che  ,  sebbena 
per  questa  dopjjia  via  si  riesca  al  medesimo  scopo  ,  pure  l' in- 
gannarsi sulla  scella  può  ritardare  e  impedire  di  molto  il  com- 
pimento dello  scopo. 

III.  Che  r  esperienza  delle  grandi  famiglie  teutoniche  , 
versatissime  ed  espertissime  ora  più  di  tutte  le  altre  nazioni  nella 
istituzioni  dì  credito,  dimostra  che  la  loro  preminenza  in  questa 
parte,  a  fronte  delle  altre  più  antiche  nazioni  d'Enropa,  è  stala 
in  falli  ottenuta  per  due  vie  diverse  ;  presso  gli  uni  si  è  co- 
minciato l'organizzamento  dal  credilo  personale  e  mobiliare: 
presso  gli  altri  si  è  cominciato  dal  credito  immob  Ilare.  Che  ciò 
non  ostante  ,  gli  uni  e  gli  altri  tendono  all'  organizzamento  so- 
lidario e  integrale  come  a  scopo  comune  del  loro  opposto  cam- 
mino. 

IV.  Che  volgendo  il  discorso  alle  cose  nostre  ,  si  troverà 
che  noi  siamo  nella  condizione  dì  qaei  popoli  i  quali  debbono 
cominciare  T  organizzamento  del  credilo  dalle  istituzioni  di  cre- 
dilo immobiliare  piuttosto  che  da  quelle  di  credito  personale 
e  mob/larc.  Che  il  nessuno  buon  s'iccosso  avuto  finora  dai  molti 


)(GS) 

tonfn'ivi  il' org.Tfì'zzam 'nio  del  credito  presso  ^i  noi,  debbano 
prii^cipnlmpnlo  allribiiirsi  a  quell'errore  della  scelta  e  del  modo 
<li  cominciamonlo,  che  rilarda  e  impedisce  l'adempiraento  di  odo 
^rnpo  rnsi  iriiporlanle.  Che  soltanto  colle  islitnzioni  di  credito 
vnmo'jilitirt>  si  può  sperare  nel  regno  di  far  entrare  nelP  intel- 
ligor'/a  o  rolla  pratica  onmnne  i  buoni  melodi  che  Tanno  la 
ricchp77.a  o  la  prosperila  economica  di  altri  paesi  civili. 

La  dimnslrazione  di  queste  tre  proposizioni  sarà  accorapa- 
trnntn  ,  swomlo  ch(^  si  propone  1'  antore,  dalla  investigazione  e 
.dairesnmf>  doi  modi  pralici  di  attuazione  delle  istitazioni  Fondin- 
r"p  ,  0  ootninrinndo  dalle  semplici  società  di  proprietaria  e 
«ìalle  sociclà  di  prestatori,  si  passerà  a  discorrere  delle  Banche 
fomfiarie  propriaracnfo  dolte  ,  dove  l'  improsa  del  prestito  e 
onordinnla  colla  omissio-io  di  biglietti  di  banco  ,  e  del  Gran 
libro  dei  debito  immobiliare,  che  ginsta  l'ardito  concepimento 
«li  qnnlche  economisla  ,  trasferisce  1' organizzamento  del  credilo 
immolli! inre  dal  cnmpo  delle  islitnzioni  private  nel  rango  dello 
isIilD/.inni  pnbbliche  e  nazionali.  Questa  analisi  servirà  di  fon- 
damento alia  ricerca  eziandio  piò  sppciale,  circa  la  opportunità 
G  convenienza  di  nna  o  di  un'altra  delle  quattro  forme  saddetle 
allo  stalo  e  condizione  econora'ca  del  regno. 


11  sig.  Campagna  ha  nronnnzialo  dne  sonetti,  il  primo  siti 
OJ.""  anno  della. sva  rifa  ,  l'altro  per  la  morte  del  CUV- 
l 'i  anceseo   /Yarnrrn. 


)(  69  )( 


COMPIENDO  IL  LV.  ANNO  DELLA  MIA  VITA^ 


«OMETTO 


D*  ondici  lastri  la  pesante  soma , 

Ch*  io  vo'  nel  dubbio  e  nel  dolor  portando . 
Sebben  mi  vince  non  però  mi  dornsi , 
Né  mi  ritraggo  di  me  stesso  in  bando. 

Con  r  alloro  poetico  inghirlando 
Ancor  ben  io  questa  canuta  chioma , 
£  r  idea  che  vagheggio  attorno  mandQ 
Vestita  deir  italico  idioma.' 

0  Masa  ,  eh'  agitandomi  par  sei 
V  animosa  fedel  rivelatrice 
De'  miei  pensieri  e  degli  affetti  miei , 

Fendermi  puoi  sol  tu  meno  ìnFelice. 
Da  te  lungi  la  vita  io  sdegnerei , 
Che  senza  te  sperar  nulla  mi  licQ. 


Giuseppe  Campagna, 


K  70  )( 

IN  MORTE  DEL  CAV.  NAVARRO 
Presidente  della  Corte  Suprema  di  Giustizia. 

SONETTO 

jLe  bilaDce  d'Astrea  reggono  il  Mondo 
Ben  piò  che  le  carezze  o  le  percosse 
Della  Fortana ,  e  che  deir  oro  il  pondo  , 
E  che  r  arbitrio  dell'  amane  posse. 

Ove  tal  creder  mio  vero  non  fossa 
Cesserebbe  ogni  vivere  giocondo  , 
Anzi  ogni  cosa  del  primier  caosse 
Ricadrebbe  nel  baratro  profondo. 

Par  costui  ^  vinto  dalla  Morte  rea  , 
Altamente ,  con  l' opra  e  col  consiglio , 
Le  bilance  trattar  seppe  d' Astrea. 

Lo  sparir  di  costui  quindi  assomiglio 
Al  mancar  d'  nna  face  ,  che  rendea 
Oscuro  meo  questo  terreno  esigi  io. 

( 
Giuseppe  Campagna. 


)(  V  )( 
Liòrt  offerii  in  dono^, 

CBTA-GaiMALDi  (Cav.  Francesco)  —  Arlicolo  storico  d*  Italia  di- 
riso  ÌQ  cito  epoche  riporlalo  nel  r.  dizionario  enciclopw 
dico  di  Lipsia  ,  ridollo  dai  Tedesco  in  italiano ,  con  nota 
del  Iradatlore  —  Napoli   i853  in  8. 

Rendiconti  delle  adaoanze  della  r.  Accademia  de' Georgofiii— ^ 
Febbraio  i854. 


)(  73  )( 


TORNATA  DEGLI  II  GlUaifO 


Il  Segretario  perpetuo  Ha  dato  lettara  di  un  Ueal  rescritto 
del  dì  9  del  cadato  mese  di  Maggio ,  Col  qnale  la  Maestà  del 
fioslro  Angusto  Sovrano  sì  degna  di  accettare  la  deilica  del 
sesto  volume  dei  nostri  Atti ,  del  quale  è  prossima  la  |iiibbli* 
cazione. 

Il  Segretario  perpetuo  della  Reale  Accademia  delle  scien- 
te  ,  e  nostro  collega  sig.  cav.  Flauti  invia  da  parte  di  quel 
dotto  consesso  il  programma  per  lo  premio  di  ducati  ^oo  da 
esso  proposto  pel  corrente  anno  i8S4:  eh' è  come  segue. 

<JveaCe   ®Lccade«Mta   òettt   detenne . 

AVVISO  a'  cultori  dklle  scienzb  naturali 

Essendo  ,  dopo  nn  triennio  ,  ritornalo  alla  Reale  Accade- 
ràia  delle  Scienze  ,  una  delle  tre  che  compongono  la  Società 
Reale  Borbonica  ,  il  dritto  e  'I  dovere  di  proporre  nn  program- 
ma a  premio  di  due.  3oo  napolitani ,  e  per  accordo  stabilito 
in  essa  dovendo  questa  volta  aver  luogo  per  le  Scienze  Natu- 
rali ,  tra  i  diversi  quesiti  presentati ,  sortì  a  voti  il  seguente 

PROGRAHHA 

Gì'  insetti  che  infestano  e  si  pascono  delle  diverse  parti  delle 
piante  possono  dirsi  generalmente  noti  —  Gli  entomologi  e  gli 

6 


)(7^)( 

.•jgronoini  non  li.nn  mancato  di  studiarli ,  talché  qnasi  la  tola- 
lilà  (li  qiiosli  espili  del  Regno  vegetale  trovasi  descritta  e  de- 
lìiiita  ,  SI  nellf^  opere  che  ne  trattano  di  proposilo  ,  si  ne'  trat- 
tati di  Agricoltura  e  delle  speciali  descrizioni  delle  piante  che 
re  sono  attaccato.  Avviene  frattanto  chn  a  malgrado  di  tanti 
profondi  studi,  vi  rimangono  delle  imporlanli  lacune  da  ripia- 
nare circa  al  modo  ,  ed  al  kempo  della  loro  propagazione,  non- 
ché delia  loro  coosirvazione  in  djversi  stali  durante  l'inverno. 
e  qnindi  arduo  diviene  il  distruggerli.  Servigi  incalcolabili  al 
progresso  delle  scienze  ed  all'  agricoltura  render  potranno  le  in- 
vestigazioni e  gli  studi  diretti  a  chiarirr  tali  oscuri  argomenti 
dell'  Entomologia.  La  Reale  Accademia  dfdle  Scienze  ne  propo- 
ne perciò  il  segoenfe 

QUESITO 

»  Dpptrivere  no'd'vrrsì  loro  slati  dall'uovo  fino  alli/iselto  per- 
fetto ,  e  da  questo  fino  al'a  loro  riproduzione  le  specie  dogi*  in- 
setti che  attaccano  il  frullo  e  1'  albero  dell'  Ollco  e  del  CAlie^ii} 
in  preferenza  ,  ed  in  seconila  linea  quelli  del  Pero,  del  Melo^  dei 
Castagno  ,  della  File  ,  nonché  quelli  che  aliaccano  le  semenze 
delle  leguminose  e  de' cereali  che  si  coltivano  nel  Regno  ,  ed  in 
i specie  quelle  della  Lenticchia  del  Pisello  e  del  Grano. 

Indicare  con  dati  precisi  e  sperimentali  le  epoche  nelle  quali 
gì'  insetti  depongono  le  loro  nera,  il  luogo  nel  quale  le  dcpoti 
gono,  ed  i  mezzi  di  cui  si  servono;  e  finalmente  il  modo  pel  <|uaU? 
ciascuna  di  esse  specie  ne  assicuri  la  conservazione  dall'  una  all'al- 
tpa  stagione  ,  nello  stato  di  uovo  di  larva  o  di  ninfa  ,  partendo 
da'  più  recenti  ed  estesi  lavori  pubblicati  su  di  tali  argomenti. 

Le  Memorie  che  s'invieranno  al  concorso  dovranno  essere  ac- 
oompgnate  da  figure  rappresentanli  ciascuna  specie  ne' suoi  di- 
versi slati  ;  dagli  oggetti  in  natura  degl'  insetti  distruttori  e  loro 
diversi  stati  ,  de' frutti  ,  delle  semente  ,  o  parli  della  pianta  da 


)(  7^  )( 

essi  danneggiala  ;  ed  infine  dovranno  indicare  i  mezzi  più  acconci 
ad  impedirne  o  diminuirne  la  propagazione,  non  che  quelli  diretti 
a  preservarne  le  piante  ,  i  frulli  e  le  semenze  che  ne  sono  at- 
taccate. 

Tali  memorie  potranno  scriversi  in  Ialino  o  in  italiano  ,  do- 
vranno essere  anonimo  ,  e  solo  caralterizzate  da  un  mollo  o  sen- 
tenza scrittavi  in  fronte  o  in  piedi ,  che  verrà  ripetuta  su  di  una 
schedula  ben  suggellata  da  allegarsi  alla  memoria  ,  nella  quale 
schednla  conlengansi  il  nome  deH'  autore  ed  il  luogo  di  sua  dimo- 
ra. Dovranno  farsi  pervenire  al  segretario  perpetuo  dell'  Accade- 
mie delle  Scienze  di  Napoli  ,  al  più  tardi  ,  per  la  fine  del  settem- 
bre del  i855  ,  termine  da  non  preterirsi. 

La  memoria  premiala  ,  e  le  altre  che  avranno  meritalo  \'ac- 
cessil  verranno  stampate  a  spose  dell'Accademia  ,  e  ciascun  de- 
gli autori  ne  riceverà  5o  esemplari  :  essi  saranno  anche  ascritti  di 
drillo  Ira' soci  corrispondenti.  Le  altre  si  conserveranno  oell'  ar- 
chivio dell'  Accademia  ,  dopo  averne  bruciale  le  schedule  nella 
pubblica  Limala  del  3o  dicembre  i855,  nella  quale  si  apriranno 
quell  !  ile'  premiati  pubblicandone  i  nomi   ». 

11  Segretario  perpetuo  dell'  Accademia  Cosentina  invia  io 
dono  r  ulliina  notizia  de' lavori  di  quel  corpo  scientifico  ,  e  do- 
manda la  continuazione  de'  nostri  Atti. 

11  Segretario  perpetuo  ha  dalo  comunicazione  di  una  lettera 
da  parte  della  Socielà  degli  aiiti.(uarii  di  Zurigo  ,  colla  quale  si 
acco-mpagna  il  dono  de'  volumi  sesto  e  settimo  delle  loro  disserta- 
zioni. Si  ò  deciso  d' inviare  in  cambio  i  volumi  della  nuova  serie 
de"  noslri  alti  dal  quarto  in  poi. 

Lo  stesso  Segretario  perpetuo  hi  presentalo  impresso  il  quar- 
to fascicolo  del  nostro  rendiconto  ,  che  compie  1'  anno  i855. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  Michele  Baldacchini  ha  Ietto  un  altro  bra- 
no della  sua  versione  metrica  del  Prometeo  legalo  di  Eschilo  :  fa- 
cendosene il  confronto  col  greco  testo  dal  Segretario  perpetuo  ,  e 
dfl  allri  colleghi.  ^ 


)(  7G  )( 

IL  PROMETEO  LEGATO  DJ  ESCHILO 
Versione  di M.  Baldacchini  {\) 


Signori 

Conlinnando  la  lellura  della  mia  version  dal  greco  del  Pro- 
meteo  legato  di  Eschilo  ,  dal  ponlo  in  coi  parte  dalla  scena  0- 
ceano  insino  al  pnnlo  in  cui  enfra  io  iscena  la  Ninfa  io,  son  con- 
tento di  potervi  annunziare  di  essere  ormai  pervenuto  oltre  alla 
metà  del  lavoro  ,  del  quale  da  voi  animalo  imprendo  a  proseguir 
la  lellura.  Sj)ero  che  voi  udirete  con  piacere  rocilarvi  anche  quO' 
bI' altro  brano,  pieno  coni'  è  d'  altissima  sapienza  insieme  e  di  viTa 
poesia,  come,  per  esempio,  colà  dove  tocca  de'  presagi,  lingua  <iì 
divinazione  ,  oggidì  interamente  perduta  ,  la  quale  nel  mondo 
poetico  degli  antichi  ,  inalzando  1'  animo  al  soprasensibile  ,  an- 
nunziava ,  spiegava  e  in  certo  modo  rendeva  solenni  i  falli  tra- 
gici degli  imperi  ,  degli  uomini  e  delle  nazioni.  Io  non  ve  ne  fo 
altrimenti  il  cemento,  primo,  perchè  nulla  direi  che  a  voi  non  fosse 
già  noto  :  secondo  ,  perchè  a  wlervi  dichiarare  perfettamente  i 
sensi  reconditi  del  lesto  originale,  bisegnerebbe  che  mi  fosse  dato 
più  tempo  di  quello  da  noi  per  osanza  d'ordinario  concesso  alle 
nostre  consuete  lettore.  Onde,  senz'altro  preambolo,  mi  fo  a  leg- 
gervi questo  nnovo  saggio  della  mia  poetica  versione  ;  diCGcile  e- 
sperimento  ,  avendo  voluto  tenere  un  cammino  diverso  da  quello 
fin  qui  tenuto  dagli  altri  traduttori ,  e  che  più  m'  avesse  avvici- 
nalo alla  vera  indole  di  qnest'  aatica  poesia,  nella  quale  1'  elemen- 
to lirico  ,  dirò  così,  predomina  Dello  stesso  elemento  drammatico. 
Siatemi  cortesi  della  vostra  attenzione. 

(t)  Fa  coDtinuazione  a' versi  stampati  nel  primo   anno  di  questo  rto- 
dicouto  pag.  131.  Il  Segretario  perpetuo. 


)(  77  )( 

La  scena  rappreseola  Prometeo  legalo  ,  come  lo  lascìam' 
mo  ,  alla  rape  :  intorno  a  luì  le  IViofe  Oceanine  t  le  ({tiaM  for- 
mano il  duro. 

Coro  delle  Ninfe  Oceanine  (  s  intende  sempre  che  parli 
vna  aula  Ninfa  per  lutle  )  ,  e  Prometeo. 

Coro, 

{)&  tue  misere  sorli 

C.umpiaDgo  ,  Promaléo  ;  da'  molli  e  teneri 

Oichi  di  pianto  un  rivolo  diffondo  , 

Di  che  la  guancia  dilicata  ìonondo. 

G  ove  crudel  con  le  sue  leggi  forti 

Itcgge  e  governa  ,  e  ai  Dei  d'  uu  tempo  ostenta 

La  sua  fìera  possanza,  e  gli  sgomenta. 

E  già  tutta  risuona 

Questa  terra  di  gemili  : 

Un  suon  ,  pien  di  lameuti , 

S'  accorda  a'  tuoi  tormenti 

Per  l'antiqua  tua  somma  dignilade  , 

La  qoal  sì  basso  cade  , 

Come  pe'  tuoi  fratelli  , 

Caduti  anch'  essi.  Ogni  mortai  tra  quelli 

Cd'  anno  nell'  Asia  sacra  la  dimora  , 

De'  mali  tuoi  s' accora.  — 

E  deplorano  i  tuoi  casi  infelici 

Le  vergini  di  Coleo  abitatrici  , 

Che  porlan  nella  guerra 

Fermo  intrepido  asjjctlo  ,  animo  rude. 

Degli  Sciti  lo  stuolo  , 

Che  intorno  alla  Miòlide  palude 

Occupa  il  loco  (Stremo  della  terra  , 

Compiange  a  si  gran  liuolu. 


)(  78  )( 

E  dell'  AraGfe  bellicosa  il  fiore 

Si  dtiol  d'  egoal  doloro  , 

E  quei  eh'  anno  le  sodi  , 

Cinte  di  mora  ,  del  Caucaso  a'  piedi  : 

Aspra  ,  feroce  gente  , 

D' agnzze  punte  esercito  freraenle. — 

10  degli  Dei  già  vidi  innanzi  un  solo 
Dalla  sventura  oppresso  ed  aggravato 
L'  altro  Tilan  ,  quel  si  misero  Atlante  , 
Che  con  gli  òmeri  suoi  ,  fermo  e  gigante  , 
Con  sforzo  smisurato 

11  ciel  sostenta  ,  e  1'  nno  e  1'  altro  polo.  — 
Agitata  del  mar  risuona  1'  onda  , 

Geme  1'  abisso  ,  atra  magion  profonda 
Di  Pluton  sotterraneo  ,  e  le  sorgenti 
Sacre  de'  Dumi  mandano  lamenti. 

Prometeo. 

Non  crediate  che  sdegno  od  arroganza 

Mi  consigli  a  tacer  ,  ma  il  cor  mi  rode 

Il  pensier  degli  obbrobrii  eh'  io  sostenni. 

Q(ial  altri  fuor  di  me  rendeva  onori 

A  qursl'  Iddii  novelli?  Ma  mi  taccio 

Di  ciò  ,  che  quel  direi  che  già  sapete. 

Ma  qoe'  mali  che  avean  gli  uomini  in  pria 

Quelli  ascoltate  ;  e  come  d'  insensali 

Ch'  erano  un  giorno  io  gli  rendessi  accorti  , 

E  di  senno  forniti  :  nò  ciò  dico 

Perchè  ingrati  mi  sien  ,  mn  [ìcr  mostrarvi 

Quaglo  il  mio  buon  voler  per  lor  si  slese.  — 

Costor  veggenti  non  vetJevan  punto. 

Non  udiano  ascoltanti  ,  e  ,  qua!  di  sogno 


X  79  )( 

Vane  parvenze^ coofondevan  lutto 
Gran  tempo  ,  senz'  alcano  acorginiento. 
D'  ammatlonar  le  case  arte  non  era 
Od  accortezza  a  farle  esposte  al  solo. 
Si  che  viveano  in  sotterranei  ,  a  guisa 
Delle  agili  formiche  ,  entro  reftessi 
Privi  di  Ince  ,  senz'  aver  d'  inverno 
Certo  indizio  ,  o  di  quando  a  lor  fiorita 
Primavera  tornasse  ,  o  la  stagione 
De'  fratti^altrice  ,  e  delle  messi  d'  oro'. 
Tutto  a  caso  operando  ,  senz'  alcuna 
DiscrezioQ  di  giudizio  .  ìosino  all'  ora 
Ch'  io  lor  ffci  notar  degli  astri  in  cielo 
Il  sorger  ,  come  il  non  agevol  cerio 
A  discernere  occaso  ,  ed  il  trovalo 
ingegnoso  de' numeri  rinvc^nni  ; 
E  il  coropor  delle  lettere  ,  e  insognai 
L'  nso  della  memoria  e  il  giovamento  , 
Onde  le  mDse  e  le  arti  tutte  han  vita. 
lo  primo  al  giogo  gli  utili  al  lavoro 
Buoi  sottoposi  ,  e  amili  e  obbedienti 
Gli  resi  ,  a  ciò  che  con  la  lor  gran  molo 
Sottentrasser  degli  uomini  al  penoso 
Lavor  de' corpi.  Io  primo  sotto  al  carro 
I  corsieri  legai ,  col  far  che  il  freno 
Portasser  pazienti  :  il  carro  al  fasto 
Ed  alle  pompe  splendido  ornamento! 
E  Dissono  ebbe  innanzi  a  me  trovato 
I  celeri  trasporti  de'  navigli 
Per  ali  usanti  il  lino.  Ahi  sventurato  , 
Misero  ,  dopo  tanti  ingegoaraenti , 
Dopo  tante  scoverte  utili  all'  uomo  , 


)(  So  )( 

Arie  0(1  iodustria  ad  inventau'  non  YalgQ 
Che  mi  sottragga  da  silfatta  pena  I 

Coro. 

Indegna  pena  !  Di  conforto  privo 
Erri ,  e  somigli  a  un  medico  mal  destro  , 
Che  caduto  in  nn  mal  non  sa  guarirne 
Con  rimedi  opportuni ,  e  sì  dispera. 

Prometeo, 

Il  resto  ascolta  ,  e  in  te  sarà  maggiore 
IjO  stupor  che  t' assale  ;  di  quali  arti 
E  be'  partiti  V  inventor  fui  primo.  — 
Ove  infermasse  aleno  (  eh'  è  più  gran  cosa  ) 
JVon  trovava  rimedio  o  medicina 
Farmaco  o  beveraggio  atto  a  guarire  , 
INè  ad  unger  buono  ,  od  a  lenir  ,  disfatti 
I  mortali  periano  a'  mali  in  preda  , 
D' ogni  aiuto  sprovvisti,  lo  lor  mostrai , 
Come  dovesser  mescere  i  salubri 
Medicamenti  ,  onde  da  loro  i  mail 
Allontanar.  Di  vaticinii  instrutti 
Gli  ordm  vari  per  me  ,  primo  io  distìnsi 
Le  vision  da'  sogni ,  e  dichiarai 
I  prognostici  oscuri  ,  ed  i  presagì 
Che  per  la  via  s'  incontrano ,  ed  il  volo 
Definii  degli  augei  dalle  unghie  torte  , 
Quali  di  buon' ,  quai  di  sinistri  auguri , 
E  di  che  cibo  nntrcsi  ciascuno , 
jff  (|uai  gli  amori  esercitati  e  gli  odi 


)(  8i  )( 
Sieoo  io  fra  loro  ,  e  qoai  fan  radaaanze  ; 
E  come  beo  polite  ,  e  di  qoai  fatta 
Color  ne  sien  le  viscere  ,  agli  Dei 
Accette  ,  e  di  che  forma  variate 
Le  interiora  ,  il  fegato  ed  il  Qele  , 
Stese  sol  foco  le  membra  di  molto 
Adipe  ricoperte  ed  il  gran  lombo  : 
Tale  insomma  a*  mortali  arte  insegnai , 
Difficile  ad  apprendersi ,  ed  apersi 
gì*  indizii  delle  fiamme  oscuri  in  pria. 
Né  tutto  questo  è  ancor.  Chi  si  porla 
Vantar  d*  aver  trovalo  ptil  maggiore 
Agli  uomini  e  maggior  comodilade 
Sopra  di  me  ,  che  il  ran^e  ad  essi  e  il  ferro 
L' argento  e  l' ór ,  che  prima  erao  sepolti 
Nella  terra  scovrii  ?  No ,  non  ila  alcuno , 
Che  non  voglia  far  ciance ,  e  darsi  loda 
Senza  ragion.  Per  dir  le  molte  in  una  , 
I  mortali  ad  un  sol  son  debitori 
Di  tutte  quante  le  arti ,  a  Prometèo. 

Coro, 

Non|aver  de'  mortali  oltre  al  dovere 
Tanta  cara  amorosa  ,  e  di  te  ninna  ^ 
Di  te  che  gemi  in  sì  crudeli  angosce  : 
Che  mi  conforta  il  cor  speranza  buona  , 
Che  uscito  fuor  di  questi  lacci  ancora 
Niente  di  Giove  meo  sarai  possente. 

Prometeo. 

No  ,  non  così  la  sorte  ha  statuilo  , 
La  qual  regola  tulio  ,  che  abbiao  One 


)(  82  )( 

Le  mie  miserie  ,  no  ;  ma  dopo  mille 
Supplizii  orrendi  (ia  che  da  lai  nodi 
Esca  disviacolalo.  Di  gran  lunga 
Della  necessità  l'arte  mcn  vaio. 

Coro. 

Chi  di  necessità  regge  il  timone  ? 

Prometeo, 

Le  Parche  dalle  tre  facce  ,  e  le  Erinni  , 
Di  nolla  non  dimentiche. 

Coro. 

Di  loro 
Giove  forse  saria  meno  possente? 

Prometeo. 

Anche  a  Giove  evitar  non  è  concesso 
Il  SQO  destino. 

Coro. 

E  quale  altro  destino 
Che  sempre  onnipossente  arbitro  imperi  ? 

Prometeo. 

Cessa  di  ricercarlo.  A  te  negato 
È  queste  cose  intendere. 

Coro* 

Tremendo 
Cerio  lin  arcano  il  t5o  parlar  rinserra.; 


)(  83  )( 
Prometeo. 

Altro  del  tuo  parlar  scegli  argomf^nlo.  — 
Non  r  arcano  svelar,  ma  nel  prolondo 
Occallarlo  del  petto  a  me  conviene. 
Sol  tenuto  nascosto  ,  e'  mi  fia  dato 
Franger  tal  nodi  e  uscir  da  tante  pene. 

Coro. 

Che  Giove  mai  di  tutto  alto  rettore  , 

Sua  forza  non  opponga  al  dosir  niio. 

Con  cor  devoto  e  pio 

Non  lascerò  d'  aggradiiirmi  i  numi 

Di  vittime  immolate  e  di  profumi  , 

Presso  i  mobili  flutti 

Del  gran  padre  Ocean  ,  mio  genitore. 

E  senza  colpa  tutti 

Non  men  dell'  opre  siano  anche  i  miei  delti  ; 

Nò  si  estinguano  in  me  questi  precetti. 

E  dolce  cosa  di  prolrar  la  vita  , 

Lunga  di  tempo  ,  e  di  speranze  piena  , 

Con  l'anima  nodrila 

Di  dolce  sempre  ilarità  serena. 

Fremo  d'  orror  veggendo 

Te  dall'  alto  caduto  in  fondo  a'  mali  , 

Giove  non  reverendo  , 

Ma  troppo  amando  gli  nomini  mortai". 

Sol  consiglio  pigliando  dal  tuo  core  , 

0  Prometeo  ,  per  si  indomato  amore. 

Qual  mai  grazia  da  lor  non  grata  aspetti  , 

Rispondi  ,  amico  ?  o  qnal  soccorso  speri 

Da  lor  che  passan  simili  a'  leggieri 


){  84  )( 

Sogni ,  onde  infermi  e  cechi  e  in  lacci  slrcllì 

Vivono?  Contro  all' ordine  dì  Giove 

Gli  uman  disegni  fan  cattive  prove. 

Ecco  ciò  che  il  fuiicslo 

Tuo  deslin  ni'  ioscguò.  Diverso  è  questo 

Inno  ,  diverso  troppo  ,  o  Prometeo  « 

Dell'  inno  ,  onde  fei  plauso  all'  imeneo  , 

Al  genial  letto  ,  ed  al  iavacro  intorno  , 

Queir  auspicato  giorno 

Che  ,  vinta  da'  tuoi  doni  ,  Isione  bella 

Guidasti  sposa  ;  Isione  a  me  sorella. 

Michele  BcddacchinL 


Finalmente  il  Segretario  perpetuo  ha  dato  un  breve  coniia 
delle  memorie  contenute  nel  sesto  volume  delle  dissertazioni  do^ 
gli  Aatiquarii  di  Zurigo  ,  proponendosi  di  far  lo  slesso  pel  bei- 
limo  in  una  delle  prossime  adunanze. 

Memorie  contenute  nel  Fui.  VI.  delle  dissertazioni 
deijli  antiquani  di  Zurigo 

Il  sesto  volume  delle  memorie  della  società  degli  Antiqua-, 
rii  di  Zurigo  è  impresso  nel  1849.  0°P°  '^  catalogo  de'  socii 
ordinarli ,  onorarli ,  e  corrispondenti  ;  e  dopo  la  enumerazione 
di  tutti  i  corpi  scientifici  ,  co'  quali  la  società  di  Zurigo  trovasi 
io  corrispondenza,  veggonsi  pubblicate  cinque  differenti  memorie. 

La  prima  del  Pr.  Federigo  de  Wyss  è  intitolata  Sulla  o* 
vigilie  e  la  spiegazione  delle  arme  ,  con  la  relazione  di  un 
antico  volume  cP  insegne  della  pubblica  biblioteca  di  Zuri- 
go. A  questa  prima  dissertazloue  di  facce  36  vanno  unite  tre 
iavole  contenenti  non  meno  di  96  diverse  insegne  riportale  cu.' 
propri  colori ,  tutte  appartenenti  alla  Svizzera. 


1 


X  85  ) 

La  spconda  cotnlinltìazione  del  dott.  Ferdinando  Keller  coo^ 
llcne  la  pubblicazione  di  otì  antico  necrologio  di  Reichenau.  Non 
è  che  la  prima  parie ,  che  si  estende  dalla  Faccia  3'j  a  68  , 
e  comprende  la  sola  pubblicazione  di  qael  documento  preceduta 
da  nna  breve  prefazione.  La.  si  siserba  di  presentarne  un  com- 
tnenlario  in  altra  parte  di  questo  suo  lavoro.  Vi  si  aggiunge 
in  litografia  di  rosso  e  di  nero  il  facsimile  del  necrologio  ia 
i3  favule  con  caratteri  dall'  una  e  dall'  altra  pagina. 

La  lerza  memoria  è  del  doUore  Fnrico  Meyer  ;  ed  ha  per 
li  telo  J  particolari  nomi  del  Cantone  di  Zurigo ,  raccolti  & 
spiegali  da'  documenti.  E  un  lungo  lavoro  che  si  estende  da 
faccia  6g  a  i8o.  L' a.  volge  le  sue  ricerche  a  i846  parole, 
che  esamina  sotlo  rarie  categorie:  e  di  tulle  dà  in  fine  un  in- 
dice per  ordine  alfabetico  ,  ad  oggetto  di  facilitar  la  ricerca 
della  discussione  relativa  ad  ognuna  di  esse. 

La  quarta  memoria  ,  del  doli.  Ferdinando  Keller,  contie- 
ne la  descrizione  dei  borghi  di  Zurigo  l'antico  ed  il  nuovo  Rap- 
perswil  :  da  faccia  igi  a  220.  Vi  si  aggiungono  sei  tavole 
litografiche  rappresentanti  vedute  di  edificii  ,  o  piante  ,  o  me- 
daglioni appartenenti  a  qne'  particolari  borghi. 

Termina  il  volume  con  una  cronica  di  Rapperswil  dal- 
l'anno  tiooo  sino  al  i388  ,  secondo  un  manoscritto  preso  nel- 
r  anno  1670  da  Matteo  Rikhenman  ,  prete  e  borghese  di  Rap- 
perswil ,  pubblicata  da  Ludovico  Etlmùller  ;  la  quale  ha  fine 
col  volume  alla  pag.  237  :  non  essendo  alla  seguente  pagina 
!ì3S  che  le  giunte  e  correzioni  a  tulio  il  volume. 

Da  questo  brevissimo  elenco  potrà  rilevarsi  che  le  cinque 
dissertazioni  contenute  nel  tomo  VI  delle  memorie  degli  anti- 
quarii  di  Zurigo  non  hanno  che  un  interesse  particolare  e  lo- 
cale :  ma  non  possiamo  abbastanza  lodare  quei  valentuomini  , 
'  quali  si  occuparono  ad  illustrar  le  memorie  della  loro  patria. 

Giulio  Minervini. 


)(  ^a  )( 

Li'òn  offerti  in  dono. 

Daldaccoini  (Michele)  —  Della  Filosofia  dopo  Kant  ,  ragiona- 
menti ,  in  continuazione  del  trattato  dello  scetticismo  — 
Napoli   1S54.  in  8. 

BiuNDi  (Ginseppe)  —  Sol  credito  agrario,  e  sulla  istituzione 
d'  una  banca  territoriale  in  Sicilia  ,  considorazioni  —  Pa- 
lermo  i854-  ili  3- 

Campania,  industriale  ,  giornale  della  società  economica  di 
Terra  di  Lavoro,   quad.   XXX  e  XXXI. 

MlNERVlNi  (Doli.  Gabriele)  —  Monografia  della  Clorosi  ,  lavoro 
premialo  dall'Accademia  ìMeilico-Chirurgica  di  Ferrara  — 
Napoli  i853  in   8. 

MlTTHEiLUNGEN  iler  Aiili(marischen  Gest'llschafl  in  Ziirich,  Voi. 

\I,    184.9,   ^'  ^'"''    ^"  '    ^^^^   '"  ^• 
Montagne  (  Camillo  )  —  lìapporl  sur  une  maladie    des  feailles 
des  auniers  —  in   8. 
IMcmoire  sur  la  luullijilicntion  de  Chara  par  divisiun — in  4- 

—  Notice  sur   Ics  travaux   scieulitiques  de  M.  Camille  Monta- 
gne—  i852  in  4- 

—  Coup  d'  oeil  rapide  sur  l' élat  actuel  de  la  queslion  rela- 
tive à  la  maladie  de  la  vigne  —  Paris  i853  in  8. 

NiGRisoLi  (Ciijclaius) — De  laudibus  prol'essoris  Anioni!  Cam- 
pana Ferraricnsis  oratio  Jiabila  ab  ojusdem  successore,  prò 
solemni  sludiorum  inslauratione  magni  Lycei  palrii  —  no- 
nis  INovembris  ,  auuo  scholaslico  i853  ad  i854. —  Romae 
IMDCCCXLIV  (sic)  in  8. 

Notizia  de'  lavori  della  Reale  Accademia  Cosentina  dal  rS  set- 
tembre iSSa  al  i5  settembre  i853 — Cosenza  i8J4  in  8. 

Omnibus  giornale  diretto  dal  sig.  Vincenzo  Torelli  (alcuni  esem- 
plari del  n.  32  aimo  XXII  ,  ov'  è  la  notizia  ilei  i.°  seme- 
stre del  nostro  rcudiconlo  per  l'anno  i853  ). 

Rendiconti  delle  adunanze  della  Reale  Accadeuua  de'  Georgo- 
iili  —  Anrilt 


)(  87  )( 

TORNATA  de'  25   GIUGNO 


Il  sigt  OroDzio  Gabriele  Costa  ha  presentato  all'Accade- 
mia il  prospptto  di  un'opera,  a  cai  attende,  sulla  ittiologia 
fossile  italiana. 

Il  nostro  chiarissimo  collega ,  troppo  ben  conoscìato  pe'  ■ 
suoi  lavori  sulla  paleontologia  delle  nostre  regioni,  osserva  da 
prima  cke  l'antichità  ebbe  cognizione  de' pesci  fossili  :  il  che 
deduce  ila  alcuni  passaggi  di  latini  poeti  fiorili  nel  secol  d'oro, 
quali  sono  Ovidio  ed  Orazio.  Né  si  arresta  a  qaeste  autorità; 
ma  chiamando  in  appoggio  la  storia  ,  nota  come  la  Grecia  co- 
nobbe le  sepolte  reliquie  ,  e  fra  le  altre  quelle  de' pesci:  come 
trae  dal  philosophumena  di  Origene  ,  che  accenna  a  prece- 
denti nozioni  ,  e  da'  luoghi  di  altri  greci  scrittori. 

Avverte  il  professor  Costa  che  ,  dopo  un  lungo  intervallo 
di  oscnrità  e  di  silenzio  ,  troviamo  rammentarsi  da  Eusebio  i 
pesci  fossili  del  Libano  :  e  dopo  on  nuovo  lunghissimo  inter- 
vallo, siamo  condotti  all'epoca  di  Giorgio  Agricola,  che  conobbe 
gì'  ittioliti  d' Italia  e  d'  Islebia. 

Il  Mattioli  ,  Annibale  Aldrovandi  ,  il  Rumilo  ,  e  lo  Scilla, 
che  seguitarono,  mostrano,  secondo  l'autore,  quanto  fossero 
limitate  le  cognizioni  intorno  a' pesci  fossili  Quo  ad  oltre  la  metà 
del  secolo  iy.°  ;  sebbene  sia  pur  vero  che  erano  esse  in  Italia 
coltivate  ,  quando  non  albeggiava  ancora  sul  resto  dell'Europa 
la  luce  della  sapienza. 

11  nostro  collega  asserisce,  che  il  germe  della  ittiologia  fos- 
sile ebbe  principio  nell'Italia  nel  i656  pel  Museo  Moscardi,  il 
quale  primo  saggio  fa  l' embwone  della  Ittiologia  Veronese  ve- 


tìnta  in  ìnCe  ùel  1796  ;  opera  rigoardafa  come  insigne  e  gì--' 
ga  ni  esca. 

Ne'  principìi  di  Questo  secolo  (  iSio  )  tre  dotti  Italiani  il 
Brngnatelli  ,  il  Catolioi ,  il  Giovine  si  occupavano  di  simili  stadiì 
ed  orservazioni; 

Mentre  tanto  si  operava  in  Italia  ,  la  Francia,  1*  Inghilterra 
p  la  Germania  ,  cominciavano  a  rivolgersi  a  qoeste  ricerche  ,  ten- 
tando i  proprii  terreni  ;  e  segnatamente  Govièf  ,  e  Blainville  pro- 
dussero sistematici  ed  importanti  lavori. 

Nel  i833  appariva  dalle  Alpi  Elvetiche  an  classico  lavoro 
Les  recherches  sur  les  poissons  fossites  opera  di  Luigi  Agas- 
siz  ;  la  quale  ,  Secondo  il  prof.  Costa  ,  abbenchè  non  vada  esente 
da  diPelli  ,  pure  bassi  sempre  a  ritenere  siccome  nn  codice  neces- 
sario a  chiunque  si  occupa  di  tali  materie.  Due  lagune  notevoli 
che  si  rinvengono  in  quel  lavoro  sono  ;  la  prima  ,  che  oltre  gl'it- 
lioliti  del  Bolca  già  conosciuti,  appéna  si  accennano  altre  località 
italiano  ove  si  rinvengono  siffatti  organici  avanzi  ;  la  seconda  che 
tanto  poche  notizie  vi  sono  intorno  al  Regno  di  Napoli  da  far 
dire  all'  Agassiz  che  non  si  osservavano  che  tre  sole  specie  spet- 
tanti a  due  generi. 

»  In  tal  condizione  di  cose,  dice  il  prof.  Costa,  noi  abbiamo  la 
conscienza  di  essorci  adoperati  in  ogni  goisa  ,  e  per  qaanto  com- 
portano le  proprie  forze  intelleltnali  e  pecuniarie  ,  onde  riparare 
alle  ingiurie  pai  te  dalla  terra  natale  ,  riempiendo  il  vuoto  che  la- 
sciava questa  estrema  parte  d'Italia.  Che  se  non  siamo  ancora  ria- 
sciti del  tutto  ,  certo  fu  sempre  nostro  ardente  desiderio  ottenerlo, 
e  ne  abbiamo  somministrate  non  lievi  riprove. 

Devpsi  in  pari  tom])o  saper  buon  grado  al  sig.  Sismonda  ,  il 
qoale  ci  à  dato  conoscenza  di  taluni  pochi  ittiofiti  del  torinese.  Se 
molti  fossero  in  Italia  che  al  pari  di  lai  ricercassero  il  proprio  suò- 
lo ,  in  breve  sorger  potrebbe  in  nn  sol  corpo  la  intiera  Paleontolo- 
gia italiana.  Ma  lasciando  al  tempo  la  cara  di  si  vasto  lavoro  ,  e 
restringendolo  ora  alla  sola  Ittiologia  ,  è  nostro  scopo  il  riunire 


}(  %  )( 

lynanto  «i  sarà  ooDCesso  raccorre  dalTe  diverse  contrade  ilaliane  , 
ed  in  nn  sol  corpo  esibirlo  ai  cultori  di  Paleontologia  e  di  Geolo* 
già.  E  qoesfo  ,  che  intifolpremo  ittiologiì.  fossile  italiana  , 
farà  seguito  e  supplemento  alla  grande  opera  dell' Agassiz  :  alla 
quale  sarà  perciò  identica  !'  edizione  in  ogni  sua  parte.  Ben  sen- 
tiamo a  quale  ardua  itnnrpsa  poniamo  la  mano  ,  avendo  presenti 
gli  ostacoli  che  si  frappongono  e  che  già  prevalsero  all'Ao-assiz,  e 
calcolando  qnol  che  possono  gii  omeri  nostri.  lVulladiraei)o  i!  ten- 
tarlo ,  lungi  dal  nuocere,  servirà  p'>r  lo  m  >no  ad  incifire  allri 
perchè  ponga  in  aporlo  quanto  la  terra  nativa  gli  por^'r»  :  p  fac- 
ciara  voti  perchè  riuscisse  meglio  che  noi  al  compimento  dell'o- 
pera iniziata. 

Ci  rpsfa  ora  lo  andare  brevemente  esponendo  il  nostro  dise- 
gno ,  il  qualp  rettificato  ,  ove  si  trovasse  difettoso,  po'rà  esser  se- 
guilo per  l'omogemità  dello  iiwieme.  Perocché  ,  ove  si  gii;<rdas- 
spro  pai.'zialmenle  tali  rimasugli  con  quello  spiriio  i:h' è  ji.o>rio  a 
ciascuno,  e  se  ne  apprezzassero  gli  elementi  co' numnri  ihe  si 
posseggono  ,  certo  ne  risulterebbe  un  lavoro  diff)rine  ,  che  sarel)- 
be  indi  nu'Sliori  riandare  ,  riassumere  ,  ed  armon'zzare  on'e  es- 
serp  comparabili  le  parti  di  cui  si  compone.  Da  c'ò  molttplicità  di 
scritture  ,  hinj^hezza  di  tempo  ,  ed  indugio  nel  porlo  a  profitto 
delle  scieize  coi  la  Ittiologia  fossile  servir  deve  di  ausilio.  Quando 
altronde  tutte  le  parti  saranno  analizzate  e  chiarite  da  uua  sola 
mente  ,  quando  le  definizioni  e  le  descrizioni  saranno  date  con  u- 
nilà  di  principii  e  di  (netodo,  si  avrà  solo  a  temere  gli  errori  so-or- 
ganti  dai  difetti  di  un  solo  ;  quindi  ,  riconosciuti ,  non  si  avrà  che 
una  sola  menda  d'apporre  su  tulio  il  lavoro.  A  maggiore  chia- 
reeza  del  nostro  divisaraento  polrera.no  addurre  alcuni  esempi  che 
ci  stanno  sott'  occhio;  ma  non  polendo  ciò  fare  senza  onta  dell'a- 
mor proprio  de'  loro  f  utori  ,  sarà  meglio  lasciarlo  al  disoernimen- 
to  di  colofo  che  sono  familiari  in  siffatti  studii. 

Emerge  qnindi  chiaro  da  tali  premesse  che  non  si  ammette- 
ranno in  questa  opera  descrizioni  e  po'izie  di  mano  straniera.  Gli 


)(  90  )( 
originali  snranno  slndiali  da  noi  nerlesimi ,  e  da  noi  conservati 
nel  proprio  nmsoo,  onde  rispondere  ad  ogni  dubbiezza  che  sorger 
potrà  ;  o  chi'  si  trovino  depositati  in  pubblici  stabilimenti  ,  «ve 
riesce  facile  a  ciascuno  riesaminarli.  Perciocché  nelle  mani  de'pri- 
va(i  ,  essontiono  facile  Io  smarrimento  ,  mancar  può  il  documento 
infallibile  di  qualche  asserzione,  che  giuo-er  potrà  rip'jgnaal<;  od 
ambigua. 

Forai  taluno  troverà  tutte  coteste  minutezze  superflue  pe! 
geologo  ;  al  quale  sarà  bastevole  il  sapore  quali  delle  formazioni 
sono  iltiolitiche.  Ma  se  questo  fu  appen;)  ammessibile  dalla  geolo- 
gia de'  remoli  giorni  ,  oggi  certo  non  se  ne  accoulenta.  Vuoi  essa 
anzi  conoscere  con  molla  precisione  se  le  s[jecie  di  una  data  for- 
mazione appartengono  a  genie  proprie  di  acque  dolci  o  salate  ,  o 
se  vivonti  promiscuamriite  nelP  una  e  noli'  altra  ;  in  fìue  luHo  le 
diETorenzo  di  statura,  di  aruiattiro  e  rivoslimenli  cho  trovar  hì  pos- 
sono ne'  fossili  coniparalivnnìenle  ai  p'^sci  tullora  viventi.  Tulio 
questo  iiiterviene  alla  soluzione  di  quegli  oscuri  problemi  ,  cho  si 
fanno  presenti  al  Irasrondeute  peosiere  ii  un  geologo  illuminafc 
Ed  anche  in  questo  difficile  aringo  le  prime  che  vi  entrarono  fu- 
rono menti  italiane.  È  troppo  noia  la  gara  insorta  tra  il  Testa  ed 
il  Forti*  ,  la  quale  ci  disvela,  in  mezzo  agli  stessi  errori,  l'altezza 
alla  qaale  entrambi  miravano.  Che  se  non  pervenne  ne  V  ano  né 
r  altro  alla  dimostrazione  del  proprio  leoroma  ,  esso  fo  certamente 
tin  comsBtlo  sublime  ,  o  «lorosamente  trattalo  con  quella  copia  di 
erudizione,  quale  i  tempi  loro  accordavano.  Oggi  però  non  ò 
più  permeaso  limitarsi  alfe  8aperfi«iali  comparazioni  ,  alle  simi- 
gliai^e  di  forraO  e  di  statura  ;  ma  è  forza  addentrarsi  nell'analisi 
ajintoniica  delle  parfi  le  più  minute  ,  ed  è  questo  il  modo  nel  qua- 
le cfl  siamo  proposti  esibire  la  ittiologia  fossile  italiana.  » 

H  sig.  Domenico  Bolognese  ha  recitalo  alcune  stanze  per  la 
ìn»rfle  del  suo  defonlo  fratello  Gennaro  ,  giovine  di  liete  speranze, 
e  che,  avondo  comincialo  a  dar  saggio  del  suo  ingegno  con  applau- 
di«le  produzioni  drammatiche  ,  fo  acerbamente  rapito  da  terribile 
t  Itftalé  morbo. 


)(  91  X 


ORE  HVt.  Vll!H19R« 


ELEGIA. 


Or  che  lo  sdegno  di  od  destio  nemico 
Da  tatfa  gente  mi  caccia  lontano  , 
Cercando  vò  sa  qaeslo  colle  aprico 
Un  sollievo  al  mio  daol ,  ma  il  cerco  invano. 
Che  in  ogni  parte  qnel  sembiante  amico 
Dell'estinto  veggio  io  dolce  germano  ; 
E  sovra  il  ciglio  mi  richiama  intanto 
ti  desiderio  di  novello  pianto. 

Il  veggio  è  ver  ,  non  quale  nn  giorno  egli  era 
Colmo  di  vita  ed  in  piò  lieta  sorte  , 
Ma  come  il  vidi  nell'  estrema  sera 
Sformato  già  dall'  alito  di  morte  : 
Che  mi  volgeva  in  alto  di  preghiera 
Lento  uno  sguardo  ...  e  poi  di  se  più  forte 
Per  prodigio  d'  amor  volle  abbracciarmi  , 
E  morendo  dicea  —  dea  non  lasciarmi/... 

Che  vai  di  questa  collinetta  amena 
Tutto  l' incanto  ,  e  la  soave  calma  ? 
Che  vai  questa  salubre  aura  serena  , 
Se  ognor  1'  angoscia  sul  mio  spirto  ha  palma  ? 
Qui  tatto  è  gioja  ,  e  nel  mio  core  è  pena  ; 
Qui  mi  sorride  il  ciel  ,  ma  piange  l' alma  ; 
Qui  nel  bel  del  creato  ,  ancor  piò  bello 
Mi  s'appresenta  il  mìo  sposto  Fratello  ! 


)(  9«  )( 

E  Uilh  o^Vt  rii>r,oTa  al  pensior  mio 
l.n  si  ria  del  suo  crudo  alto  dolor-'  : 
Rnminoiilo  ngni  parola  ,  ogipi  desio  , 
Ogni  sc^spir  di  queir  alFran'o  cor/\ 
Ma  il  fi-'co  sguardo  dell'  ultimo  addio 
Un  duol  m'  apporta  d'ogni  diiol  magi^iitre  ; 
E  quando  cereo  d'  obbliario  ,  allora  — 
Dr/i  ton  lasciarmi'/ —  par  che  dica  ancora. 

Qiifsta  cara  e  dolente  rimembranza 

^11  m'  ange  il  core  ,  e  il  cor  più  la  desia  ! 

E  pianilo  ...  e  questo  è  il  solo  bon  che  avanza 

Alla  «adente  giovinezza  mia  ! 

Non  più  m'alletta  an  raggio  di  speranza  , 

Pia  non  coro  il  Tupor  d'  insidia  ria  , 

Gho  col  veleno  di  sua  bocca  impura 

F  no  i  giorni  aitoscò  di  mia  sventura  ! 

Inaudite  sventura  ,  onde  un  baleno 

Più  di  {wce  non  ho  ,  d(  serio  —  oppresso  ! 
Giovin  suora  (i)  già  spira  ,  e  stringe  al  seno 
L'  egro  fratello  che  a  seguirla  è  presso  ! 
E«l  io  cercando  di  parer  sereno  , 
Scrivere  io  deggio  in  quel!'  Istante  istesso  , 
Sorivep  lepide  scene  e  aver  presente 
La  900VSL  estinta  ed  il  fratel  morente  I 


fi)  OuMta  wrelW  a  Dama  Ginlia  ,  esempio  di  afTetlODee 
d)  %uìii  ,  moriva  pochi  giorni  prima  all'  età  di  26  anni. 
Bssa  era  sposa  di  fresco  del  giovine  Bartolomeo  Passare  va- 
lente ar«hitct»o  ed  autore  della  nota  commedia  ,  I  F»e»m , 
il  (^fcia  amaramente  l'  ha  pianta  ! 


}(  93  X 

Ed  or  la  mano  ei  mi  domanda  ,  or  chWe 
(^he  de'  bad  più  ferridi  lo  copra  : 
Quanto  più  duino  dal  dolor  mi  Tede  , 
Più  calma  infinge  ,  e  di  gioir  s  adopra  ! 
E  sciama  —  se  quel  Dio  nel  quale  ho  fede 
Mi  camperà  da  Morie  che  mi  è  sopra  , 
Più  di  quanto  (  amai  ./'  ùnfnenso  affé  Ilo  , 
Saprò  a  lorurti ,  o  mio  JraiM  diletto  ! 

Ahi  !  chi  mi  ('à  conforto  ?  Ahi  !  chi  mi  doua 
Un  farmaco  a  lenir  la  piaga  atroce  ì  .  ,  . 
\\  canto  de^.li  cngei  che  intorno  suona 
Non  aggaaglia  la  8ua  diielta  voce  I 
Queste  colline  che  mi  Fan  toron» 
t\ou  hnn  quei  riso  chft  passò  veloc  ! 
Eqnesti  fiori  in  sul!'  Aprii  ventiti 
Non  dan  1' olc>zzo    ellistir-  vir'iiti  ! 

Si  gipvane  moria  ,  né  mosse  un  d.:>ìto 

Di  econfotto  ,  né  sdogno  nnqua  If)  jjrtso. 
IC  quando  ansioso  del  dolor  sul  1.  tio 
Il  collo  plauso  teatrale  apprese  ; 
Placido  e  rass  guaio  —  oh  benedetto  , 
Sclamò  ,  lo  sventurato  Pergoleae  ! 
E  in  cosi  dir  la  vittima  s  mbr»va 
Che  di  fior  pria  di  morte  un  di  si  ornata. 

Poi  nella  notte  dal  desio  portalo 

l^uovi  in  mente  agitava  eventi  e  scene  , 
Che  se  da'  mali  fu  il  suo  fral  prcislrato  , 
Lo  spit  lo  era  maggior  delle  sue  peoL'. 
E  mentre  dalle  veglie  affaticato 
Gustava  un'  ora  aifio  di  bouuo  lune  , 
Ecco  s' inlese  un'  armonia  d' intorno 
E  u.i  chinror  yiie  di  ^plondiùo  ^^iocno  : 


£  aa  glovio  bdilo  iacoatro  ^li  rnovea 

Con  la  lira  alia  maa  ,  1'  alloro  ia  fronte  ; 

A  poeo  a]poco  eì  declinar  parea 

E  ammorzar  le  sae  luci  altera  e  pronte  , 

Fioche  in  quelle  di  un  angelo  il  vedea 

Repente  tramutar  le  forme  conte  , 

£  abbandonar  la  spoglia  abbietta  e  sola 

Come  dal  verme  la  farfalla  vela. 

E  a  lui  rivolto  —  Fien  ,  disse,  o  fratello  , 
Non  è  stanza  per  le  questa  ove  sei  ; 
Lassù  degli  astri  al  padiglion  più  bello 
Fruir  di  Dio  la  vision  tu  dei. 
Qui  avresti  al  par  di  me  fato  rubello  , 
Noi  Siam  del  fallo  dell'  ingegno  rei , 
Seguimi  in  del  ;  qui  son  chimere  e  larve  , 
Pergolese  son  io  f  ...  disse  —  e  disparve. 

Jl^mesto  sogno  ei  mi  narrava  ,  e  quando 
Di  lagrime  mirommi  il  ciglio  molle , 
D'  un  sorriso  il  bel  volto  irradiando  , 
Che  calmassi  il  mio  dnol  promessa  volle. 
E  ascolta  ,  aggiunse  ,  io  sol  per  te  domando 
Pace  al  Signor  che  or  prostra  ed  ora  estolle  ; 
Ma  se  morrò  ,  più  forte  esser  tu  gi  ira  . . , 
Ci  rivedremo  in  region  più  pura  ! 

Coinè  dair  alma  cancellar  l' immago 
Di  chi  tai  delti  profferì  morendo  ? 
Di  chi  sospinto  dal  pensier  presago 
Ne'  casi  altrui  se  stesso  andò  pingendo  ? 
E  che  non  mai  di  se  medesmo  pago  , 
E  io  poca  età  tanta  ala  distendendo 
Potea  dogii  anni  dalla  scuola  esperto 
Italia  iogbirlaodar  di  un  altro  serto  ?  . 


)(  9^  )( 
Ahi  f  ho  pcrduio  ,  o  mio  fratel ,  ce  il  credo  - 
E  torno  al  tempo  che  al  tuo  fianco  fui  ; 
Ed  a  vegliar  su!  too  guanciale  io  riedo  , 
A  confortar  di  baci  i  souui  lui. 
Ma  quando  chiaro  il  disinganno  io  veJo , 
Ogni  oggetlo  detesto  ,  evito  altrui  , 
E  in  fronte  mi  si  rizzano  le  chiome 
Se  ascolto  Solo  A\  fratti! 0  il  nome  ! 

A  hi  i'  ho  perdi  to  ,  ma  terrò  costante 

Di  te  membranza  iufiuo  alle  ore  estreme  , 
Ih  quelle  poche  gioie  e  delle  tante 
Sffnlore  e  angosce  che  durammo  insieme  — 
E  vivrò  nel  Uiio  duolo  ,  e  nelle  sante 
Memorie  nostre  ,  e  nella  cara  speme 
Di  rivederti  un  giornee  in  abbracciarli 
Dirli  nel  ciel  —  Più  non  dovrò  Lisciarli  / 

r?o  non  temer  ,  diletta  ombra  ,  che  io  posaa 
Distaccarmi  da  te  che  amai  cotanto. 
Verrò  sovenle  a  confortar  quell'  ossa 
Slanche  e  deserte  del  fraterno  pianto  , 
E  i  pochi  fior  di  tua  modesta  fotvsa 
Solo  saran  la  mia  delizia  e  il  vanto 
Pensando  ai  di  che  della  vita  orbato 
Potrò  io  queir  urna  riposarti  allato  ! 

Domenico  Bolognese 


X  96  )( 
A  proposraioiie  del  socio  sif;.  Agostra»  Gervasio  ,  1'  Acoa<l«- 
mia  risolve  di  abbuonarsi  alla  iiuuva  S(;rie  del  bnUetlino  archoo' 
logico  napolitano,  moslrando  cosi  la  sua  simpatia  verso  una  [Hil>- 
biicazioae  iutesa  ad  illustrare  priucipalmeote  le  auliche  ni'  morie 
delle  nostre  classiche  contrade. 

Si  sono  acquistati  per  1'  Accademia  i  spguenti  libri  : 
Aescuyli  Persae  ,  cum  scholiis  raediceis  ,  in  usimi  praelecliuDum, 

curavjt  A.  Mtineke  --  Berolini  MDCCCLIII  in  8. 
BaoNN  (H.  G.) —  Ind(X  palaeoDtologicus  —  Slullgait  voi.  3  in 

8,  i848,  18^9. 
GiEBiiL  (C.  G.) — AllgenaeinePalaeontoIogie — Leipzig  i85ain8. 
Hermann  (Karl  Friedrich)  —  Lehrbuch  der  griechischen  Anliqui- 
tàleo  —  Heidelberg  voi.  1  ,  iS^i  \  voi.  Il  ,  184.6  ;   voi.  HI 
parte  I ,  i8jo  in  8. 
Lexicon  lotios  latinitalis,  Consilio  et  cura  Jacobi  Facciolali,  opera 
et  studio  Aegidii  Forcelliai  aluinni  seminarii    palaviui  lucu- 
braluni  ,   secuudum    tertiam   edilionem  ,  cuius  curaui  gessil 
Josephus  Furlauelto  alumnus  eiusdem   seminarli,   correclum 
et  auctuui   labore   variorum  — Schnebergae    i83i  -  iS34  , 
tom.  4-  >Q  folio. 
LiNNAEA  ENTOMOLOGICA  —  Zeitschrifl   herausgegebcD  voo   dem 
eutomologischeu  vereine  in  Slellin  —  Berlin  ,    Poseu  ,    und 
Broiuberg  —  voi.  l-  VIH  ,  i84'^-i8j^  lu  8. 
Meter  (  Hermann  vou  ) —  Ueber  die  lieptilieu  und  Sàugelhiere 
der  verschieiìeneQ  Zeileu  der  Erde  —  Frankfurt  a.  M.i852 
in  8. 
Pfeiffer  (Ludovicus) — Mooographia  pneuinonopomoruu}  viven- 
tiuna  —  Cassellis  ,  i852  in  8. 
■e^  Monographia  Huliccorum  vivenlium — voi. I  -  HI  Lipsia  i853 
in  8. 
QuENSTEDT  (Fr.  Aug.)  —  llaudbuch  der  PetrefakleDkunde  — Tu- 
bi Ug'"  i85i  iij  8. 


)(  97  )( 
Zbttekstedt  (Job.  Wiih.  )— Diptera  Scaodinaviae  disposila  et 
descrlpta  —  Loadae  i84-3-i852  lom.  I  -  XI  in  8. 

Libri  offerii  in  dono. 

Atti  dell'  Accademia  PonliGcia  de*  Nuovi  Lincei ,  Sessione  V  del- 
l'1 1  Luglio  i852  —  Koma  20  Dicembre  i853. 

Anzelmi  (Domenico)  —  Esletica  di  lettere  ed  arti  belle  —  Napoli 
1 854  in  8. 

ScAHABEtLi  (pr.  Luciano)  —  Discorsi   di  Sci|)ione  Ammirato  so- 
pra Cornelio  Tacito,  a  buona  lezione  ridotti  e  commentali — 
Torino  i853  voi.  2  in  8. 
—  Istorie  Fiorentine  di    Scipione  Ammiralo  ridulle   all'origi- 
nale e  annotale  —  Torino  i853  voi.  '^  in  8. 

VoLPiCELLi  (  pr.  Paolo  )  —  Rettificazione  delle  formule  per  asse- 
gnare il  numero  delle  sommo  ognuna  di  duo  quadrali,  nelle 
quali  un  intero  può  spezzarsi  —  Roma  iS53  in  4- 


TOajJATA  DE  9  LUGLIO 


Con  generale  soddisfazione  si  è  Iella  una  ministeriale  da 
parte  del  sig.  Diretlore  del  Rei  Ministero  digli  affari  i-cclesia- 
stici  ,  e  della  istruzione  pubblica  ,  colla  qual«  comunica  la  co- 
pia di  un  Real  decreto  de'  io  del  passalo  nu  se  ci  Giugno. 
Con  esso  la  Maestà  del  Re  si  è  degnata  d' imi.arlire  il  suo  be- 
neplacito alla  nobilissima  istituzione  del  cav.  Tenore  dell'annuo 
premio  di  due.  i5oj  giusta  rislrumeulo  sulfODenienle  stipulato 
tra  il  detto  focdalore  e  I'  Accademia  rappresentata  dal  Segre- 
tario ptrpoliio. 


)(  98  )( 

Si  ù  perciò  risoluto  di  riograziare  il  Domiaato  sig.  Direi- 
lore  per  la  cara  da  lui  adoperala  ad  ottenere  la  Sovrana  ap- 
provariooe  ,  e  di  pregarlo  in  pari  tempo  a  voler  porgere  i  no- 
stri ringraziamenti  all'  Augusto  Monarca  ,  che  si  addimoslra  iu 
Ogni  occasione  proiettore  magnanimo   della  nostra  Accademia. 

Il  decreto  ,  di  cai  è  parola ,  è  come  segue. 

Napoli,  iO  Giugno  iS54 

FERDIfVAIVDO  SI. 

PBQ  LA  GRAZIA  DI  DIO  RE  DEL  RECITO  DKLLB  DUE  SiCILIK  , 

DI  GSRUSALEBWB  ec., 

DUCA  DI  PARMA,  PIACENZA,  CASTRO  eC.  ec. 

GIAS  »aifi<ItPB  CRCDITASIO  DI  TOSCANA  eC.  eC.  ec. 

Veduta  il  pubblico  ialrnmento  dei  sS  Dicembre  i853  p^r 
Notar  Giuseppe  Freni  reaidenle  ia  Napoli ,  per  lo  quale  il  Car. 
D.  Michele  Tenore ,  nel  lodevole  iolendimeato  d' incoraggiare 
la  gioventù  studiosa  e  di  procurare  io  incremento  delle  scienze 
e  delle  lettere ,  dispoee  in  favore  dell'  Accademia  Poataniaoa  ia 
questa  Capilaie  ,  una  readita  di  annui  Dacati  centocinquanta  da 
lui  posseduta  ed  inscritta  cui  Gran  Libro,  per  dsrà  an  ;yrcaiio 
annuo  allo  autore  di  una  memoria  o  disoertrisiooe ,  clie  ia  pia 
commendevole  sarà  stimata  fra  quelle  che  caranno  pre^ureutate 
sopra  tema  proposto  dall'  Accademia  iotessa. 

Vedalo  V  art.  8a(>  delia  prima  parte  del  Codice  per  lo  Re- 
gno  delle  due  Sicilie. 

Vedalo  il  parere  della  Consulta  dei  Nostri  Reali  Domini  di 
qaa  dal  Faro. 

Sulla  proposizione  del  Nostro  SSiaìstro  Segretario  di  Stato 
dH  Grazia  e  Giustizia. 

Abbiamo  lisolato  di  decretare  e  daicfeliamo  qaanto  segue., 


X99)C 

AaTlCOLO    I. 

Concediamo  all'Accademia  Pontaniana,  in  questa  Capitale, 
il  Nostro  beneplacito ,  perchè  possa  accellaro  la  sopra  della  di- 
sposizione fatta  dal  Cav.  D.  Michele  Tenore  ,  e  con  le  condi- 
zioni e  clansole  espresse  nel  su  riferilo  alto  ,  salvo  però  rima- 
nendo i  dritti  de'  terzi, 

ABTICOLO    2. 

I  Nostri  Ministri  Segretari  di  Stato  di  Grazia  e  Giustizia 
e  delle  Finanze  ,  ed  il  Direttore  della  Ueal  Segreteria  di  Slato 
degli  affari  Ecclesiastici  e  della  Istruzione  pubblica  ,  ciascuno 
per  la  parte  che  lo  riguarda  ,  sono  incaricali  della  esecuzione 
del  presente  Decreto. 


Il  Ministro  Segretario  di  Stato 

di  Grazia  e  Giustizia 
Firmato,  Raffaele  Longobardi. 


Firmato,  FERDINANDO 


Il  Ministro  Segretario  di  Slato 

Presidente  del  Consiglio  de'  Ministri 

Firmalo  ,  Ferdinanuo  Tkuja. 

Per  certificato  conforme 

Il  Ministro  Segreta' io   di  Stafo 

Presidente  del  Consiglio  de'  AJinistri 

Firmato  ,  FERD^^A^Do  Troja 

Per  copia  conforme 

Il  Ministro  Segretario  di  Stato 

di  Grazia  e  Giustizia 
Firmato  ,  R.iffable  Longobardi. 

Per  copia  conforme 

Il  Direttore  del  Ministero  e  Eeal  Segreteria  di  Stato 
degli  Affari  Ecclesiastici  e  della  istiusionu  pubblica 
Firmato,  F.  Scobza. 

Si  è  poi  dato  Qnovamente  lettura  di  tatto  il  lavoro  della 
commissione  per  lo  premio  Tenore  ,  uf&u  di  prendere  da  esso 
le  Qorme  per  la  esecuzione  del  suddetto  Keul  decreto. 


)(    '00  X 

LAVORO 
della  Commissione  per  lo  premio   Temorb 

Signori — La  generosa  offerta  fatta  dal  sig.  Cav.  Tener» 
dì  Qoa  rendita  annaa  di  ducati  ceutociuquaata  per  istituirsi  uà 
concorso  annaale  allia  di  coronarsi  ogni  anno  una  memoria  , 
indusse  T  Accademia  a  commetterci  di  preparare  lutto  quello  , 
di  che  era  mestieri,  per  condurre  quest'opera  cosi  gloriosa  pel 
fondatore,  cosi  utile  per  la  nazione,  e  cusi  ouorevole  per  l'Ac- 
cademia. 

Noi  abbiamo  nel  miglior  modo ,  che  per  noi  si  è  puttito, 
soddisTatlo  al  carico — Ed  abbiamo  l'onore  di  pre»t*iitarvi  !a  bozza 
di  una  regola  iudiriz/;ita  a  governar  questa  IUH^tll(it•a  istitu- 
zione ,  e  quella  di  un  fstromeolo  da  stipularsi  fra  T  Atxudemia 
ed  il  fondatore.  Vi  preghiamo  ad  kscoitarue  la  Iattura  per  fer- 
mar quello  ,  che  all'  uopo  Blitacrete  conduceole. 

Parrebbe,  che  essendoci  occupati  a  proporr!  ii  metodo  da 
assicurar  questa  istituzione  e  beo  ocodurla  si  uobila  suo  fine  , 
dovessimo  ancor  propor?i  gli  onori  da  fare  a  questo  illustre  ha- 
oefico  socio  per  rendergli  le  grazie  ,  che  gli  «i  debboito  ,  od 
esaltarne  il  merito.  Ma  atti  di  queai&  «orla  u(hi  haitoo  bisogno 
di  estrinseci  onori  per  d.'.r  gloria  agli  autori  (oro.  Do^m)  aoclie 
molli  secoli  1'  opera  da  questo  «apienle  ,  e  vrirtuooo  foadala  , 
dirà  a  tutti ,  che ,  À^ichele  Tenore  era  Peraoiente  dotto  ,  per- 
chè amava  tanto  il  sapere,  ed  era  veramente  virtuo,  "i ,  perchè 
toglieva  dal  patrimonio,  formato  col  frutto  delie  sue  fatiche  scieu- 
tifìche,  an  capitale  vistoso  per  beneficare  i  fuoi  connazionali. 
Né  vi  è  mestieri  d' indicar  modi  {)recÌ8Ì  per  maaifeslargli  la  no- 
stra gratitudine  \  che  già  i  nostri  voti ,  e  i  nostri  cachi  lo  di- 
coQ  troppo  :  e  od  giorno  in  cai  si  aniianzìerà  1'  opera  islitaita, 


(xm  Buth  fadle  ffenswe  f  impeto  di  tulli  noi  per  cglaiarlo  dì  Iodi,; 

«  di  riograziamenti» 

Giuseppe  Campagna 
Quintino  Guanciali 
Co».  Giovanni  Gussone 
Giulio  Minervini^  segr.  perp. 
Uareh.  Giammaria  Puoti^  relatore  » 


METODO  PER  IL  CONCORSO  ANNUALE 

AL  PRBIf  IO  VOimiTO  DAL  SOCIO 

6a«.     vi^icnei©     Oeno«e 


AST.    ì. 

fn  ogni  IDOQ  r  Accademia  PootaoiaDa  darà  on  premio  di 
dacati  eeDtoctDquanta  all'autore  della  memoria,  o  dissertazio- 
ne, che  sarà  stimata  la  migliore  fra  qaelle  ,  che  si  presenle- 
ranoo  ,  composte  eopra  soggetto  proposto  dall'  Accademia  me- 
desima. 

Art.  a. 

Il  concorso  sarà  aperto  pei  soli  nazionali  del  Regno  delie 
Dne  Sicilie,  escluso  sempre  ogni  straniero,  essendo  scopo  del- 
l' illoBlre  fondatore  promovere  il  maggior  progresso  delle  scien- 
«e  ,  e  delle  lettere  nel  proprio  paese  ,  e  beneficare  i  suoi  con- 
nazionali^ 


X   »o?  )( 

Art.  3. 

I  sodi  residenti  dell'  Accademia  Ponlaniana  saranno  del 
pari  esclasi  sempre  dal  concorso  ,  restando  loro  il  nobile  ofHzio 
di  Giudici  del  concorso  ,  e  di  concedenti  del  premio. 

L'  Accademia  intende  così  di  illontanare  anche  ogni  me- 
nomo sospetto  contro  F  imparzialità  del  suo  gìridÌ2>io< 

Abt.  4' 

Come  r  Accademia  è  divisa  in  cinqoe  Classi  ;  così  il  con- 
corso verrà  in  o^ni  nnno  «pprto  por  giro  sui  rami  di  sapere  , 
che  ad  una  delle  Classi  appartengono  ;  ed  in  ogni  cinque  anni 
si  avranno  cinque  concorsi,  che  risguarderanno  le  materie  di  tutte 
le  cinque  Classi. 

Art.  5. 

Nella  prima  tornala  di  ogni  anno  il  Presidente  dell'  Acca- 
demia inviterà  tulli  i  soeii  a  presentare  nella  seguente  tornata 
ciascuno  nn  lenia  nel  ramo  della  Classe ,  a  cui  apparterrà  in 
queir  anno  il  concorso.  E  questo  invilo  sarà  passato  in  iscritto 
a  tutti  i  socii  ,  che  non  sieno  presenti  nella  tornata. 

I  temi  saranno  nella  tornala  seguente  presentati  in  tante  pìc- 
cole schede  piegate  ,  nelle  quali  non  sarà  notato  il  nome  de'  socii 
che  li  proporranno. 

Queste  schede  si  nielleranno  in  un'arca.  Il  Presidente  le 
leggerà  ad  una  ad  una  ,  ed  il  Segretario  perpetuo  le  noterà 
una  dopo  T  altra. 

Una  copia  di  questo  nolamento  sarà  rimessa  a  ciascuno  dei 
socii  che  comporranno  la  Commissione  dell'  esame. 


)(  io3  K 

ìàRT.    6,. 

Nella  medesima  seconda  tornata  dell'  anno  »  il  Precìdente 
dell'  Accademia  sceglierà  otto  sodi  ,  dae  per  cìascnna  delle  4 
Classi,  alle  quali  il  concorso  dell' anno  non  appartiene. 

Questi  otto  socii  con  tatti  i  soci!  delia  Glasse,  a  coi  sì  rì^ 
ferfsce  il  Concorso  dell'  anno  ,  insieme  col  Segretario  perpetuo, 
costituiranno  la  Commissione  di  esame  del  Concorso  dell'anno. 

Il  Presidente  della  Classe  sarà  Presidente  della  Commissio^ 
ne  ,  ed  ij  Segretario  Perpetoo  aosamerà  il  sarico  di  Segretario 
della  Commissione  CD«desìm&<. 

Art.  7. 

Tnlte  b  volte ,  che  la  Commissione  di  esame  dovrà  ceca* 
paru  di  coee  relative  al  concorso  ,  si  rad  onera  nel  luogo  del- 
l' Accademia,  ma  sempre  ia  giorni  nei  qaali  non  ci  sia  tornata 
Accademica. 

Abt.  8. 

La  Commissione  toglierà  dalla  nota  ì  temi,  i  quali  eroderà 
che  meritino  meno  l' attenzione  dell'  Accademia.  E  presenterà 
nella  tornata  seguente  la  nota  dì  quei  temi  ,  che  crederà  più 
opportuni. 

Nella  nota  i  temi  prenderanno  un  numero  progressivo  cia- 
scuno ,  ed  a  norma  della  serie  de'  numeri  s' intenderà  che  la 
Commissione  manifesti  la  sua  opinione  di  preferenza. 

In  questa  operazione  la  Commissione  attenderà  sempre  a 
questo,  che  i  temi  risgoardino  principalmente  l' illustrazione  del 
proprio  paese  ,  0  1'  applicazione  pratica  di  pubblica  utilità. 


Xto4X 

,  Art.  9. 

Lelta  la  nOla  de'  temi,  l'Accademia  intera  sceglierà  dcfi- 
l^tivaroente  il  tema  da  prò  porsi.  E  qaesto  si  farà  in  questo  mo- 
do :  ogni  Socio  scriverà  in  una  scheda  il  nomerò,  sotto  al  quale 
sarà  segnalo  nella  nota  il  tema  ch'egli  preferirà. 

Tutte  le  sohiMle  piegate  saran  poste  in  un'  Urna  ,  e  due 
iqnittinatorì ,  che  il  Presidente  additerà  ,  prenderanno  ad  una 
ad  una  dall'  urna  le  schede  ,  e  le  leggeranno  a  voce  alla. 

Il  Presidente,  il  Segretario  perpetuo,  ed  il  Presidente  della 
Commissione  noteranno  quello,  che  apparirà  dalle  schede.  E  re- 
sterà scolto  qnel  tema  per  lo  quale  maggior  numero  di  Bched» 
si  troveranno  notate. 

In  caso  di  parità  si  sceglierà  col  bussolo,  facendo  dare  ii 
voto  se|ifirataroente  sopra  ognuno  de'  due  temi.  E  se  si  cadorà 
una  seconda  volta  nella  parità  ,  si  sceglierà  a  sorte  dal  Pres- 
dente  fra  le  due  schede  ,  che  avraimo  formato  la  parità. 

Art.    io. 

Si  assegnerà  ordinariamente  un'anno  per  il  concorso.  Ed, 
ov"  il  tema  fosse  tate  da  richiedere  molto  lavoro,  sperimenti,  o 
allro  ,  si  potrà  :»ure  ,  a  giudizio  dell'  Accademia  sulla  proposta 
della  Commissione  ,  assegnare  due  auni. 

Art.   IT. 

L'apertura  del  Concorso,  il  tema  assegnato,  il  premio  pro- 
messo ,  ed  il  periodo,  entro  il  quale  si  dovrà  scrivere,  saranno 
annunziati  nel  giornale  delle  Due  Sicilie,  dove  s' inserirà  l'avviso 
tre  volto  in  quindici  giorni. 


}(  io^  K 

AfiT.    12. 

Alla  fine  del  periodo  assegnato,  e  nei  (ermìoi  pfopriameil'' 
te,  che  saranno  indicati,  verranno  presentate  le  memorie  o  dis^- 
sertazioni  chiose,  e  saggellàte  con  ao  segno  ,  ed  un  motto  sul 
piego.  Insieme  sarà  presentata  con  ogni  memoria  ana  scheda 
chiusa  e  saggellata,  nella  quale  sarà  notalo  il  nome,  e  T  indi- 
rizzo dell'  antore  ,  ed  al  di  fuori  lo  stesso  segno  ,  e  lo  stesso 
motto  ,  che  sarà  sai  piego. 

AtiT.   i3. 

Gli  scritti  che  perverranno  al  Segretario  perpetuo  nella  for- 
ma indicata  nell'articolo  precedente,  saranno  dal  Segretario  pas^ 
sati  alla  Commissione  ,  conservando  gelosamente  le  schede  sug- 
gellate coi  nomi. 


La  Commissione  distribuirà  ai  suoi  Componenti  in  giro  la 
ttiemorie,  in  guisa  che  ciascuno  le  legga  tutte.  Poi  conferiranno 
i  Componenti  della  Commissione  sopra  tutte  le  memorie  in  una, 
o  più  volte,  e  fermeranno  V  opinione  del  merito  di  ciascuna  di 
esse,  che  esprimeranno  in  una  relazione  ragionata.  Ove  per  caso 
alla  Commissione  sembri,  che  nessuna  memoria  meriti  il  premio, 
lo  esprimerà. 

Art.  i5. 

La  relazione  della  Commissione  sarà  letta  nell'  Accademia^ 
e  le  memorie  rimarranno  per  un  mese  nell'ufizio  del  Segretario 
perpetuo  ,  ove  sarà  lecito  a  tntti  i  Socii  di  aidarle  a  leggere 
Dei  giorni  ,  •  nelle  ore  ,  che  saranno  indicate. 

8 


X  ^oG  )( 

Art.  i6. 

Nella  prima  tornala  dopo  spirato  il  mese  l'Accademia  de- 
ciderà defiaitivameo'te  del  concorso ,  dopo  essere  slati  avvertiti 
espressamente  tatti  i  Socii. 

In  questa  tornala  il  Segretario  perpetuo  presenterà  tutte 
le  memorie,  e  tulle  le  schede  suggellale,  e  ricorderà  con  qual 
ordine  di  preferenza  sieno  slate  notale  le  memorie  dalla  Com- 
missione ,  senza  rileggerne  il  ragionamento. 

Dopo  di  ciò  ogni  Socio  noterà  in  una  scheda  la  memoria, 
•che  creda  doversi  coronare,  indicandola  per  il  segno,  ed  il  motto, 
che  si  troveranno  sopra  ognuna  di  esse. 

Raccolte  queste  schede  io  un'  urna  ,  il  Presidente  assistito 
<la  due  squillinatori ,  che  sceglierà  all'  uopo  ,  in  presenza  di 
tolta  l'Accademia,  aprirà  ad  una  ad  una  le  schede,  e  di  tutte 
>i  noterà  il  conlenulo  in  una  nota  ,  che  si  scriverà  dal  Presi- 
dente ,  dal  Segretario  perpetuo,  e  dal  Presidente  della  classe , 
e  la  memoria  ,  per  la  qnale  si  raccoglieranno  più  voti,  resterà 
coronala.  Ove  accada  parità,  si  ripeterà  la  votazione  nello  stesso 
•modo. 

E  se  ci  sarà  la  parità  una  seconda  volta,  si  sceglierà  per 
voli  secreti  col  bussolo. 

Se  questo  sperimento  nemmeno  darà  una  decisione  defini- 
tiva, il  Presidente  eleggerà  tre  socii  i  quali.  Ielle  un'altra  volta 
le  due  memorie,  nella  tornata  seguente  proporranno  1'  opinione 
di  preferenza  con  una  relazione  ragionala.  E  sopra  quella  opi- 
nione passerà  il  bussolo  a  voti  secreti. 

Art.  17. 

Dopo  il  giudizio  sul  premio  ,  la   Commissione  di  esame  si 
QsirÀ  un'altra  volta  per  esamicare  se   fra   le   memori«  escluse 


)(  1*1  )( 

dal  premio  ce  ne  sìa  alcana ,  che  meriti  Yaccessit.  E  nel  caso 
dell'  opinione  affermativa ,  la  Commissione  ne  farà  proposta  aU 
r  Accademia. 

Nella  tornata  seguente  l'Accademia  determinerà  col  bussolo 
88  debba  darsi  Y  accessit  ^  e  fermato  il  sì ,  definirà  a  qaal  me- 
moria debba  conferirsi  questo  onore  col  metodo  stabilito  per 
concedere  il  premio. 

La  dichiarazione  dell'  accessit  conferirà  solo  qq  titolo  di 
OBore. 

Art.  i8. 

Il  Presidente  assistito  da  quattro  squittinatorì  ,  che  sce- 
glierà fra  i  Socii  presenti  aprirà  la  scheda  ,  sulla  quale  starà 
Io  stesso  segno  ,  e  lo  stesso  motto ,  che  sta  sulla  memoria  ap^ 
provata  pel  premio  ,  e  ne  pubblicherà  il  nome  in  presenza  di 
tolta  r  Accademia  ;  ed  il  Segretario  perpetuo  lo  noterà  nell  atto 
della  tornata. 

•   Ove  ci  sia  una  memoria,  che  ahh\a..ollenu[o  Y  accessit,  si 
praticherà  lo  stesso  per  pubblicare  il  nome  dell'  autore  di  essa. 
Tutte  le  altre  schede  saranno,  senza  aprirsi,  dal  Presiden- 
te e  dagli  squittinatori  bruciate  in  presenza  dell'  Accademia. 

Art.  19. 

Ove  per  avventura  nell'  aprirsi  le  schede  relative  alle  me- 
morie approvate,  si  trovassero  nomi  di  persone  escluse  dal  con- 
corso ,  queste  persone  non  goderanno  degli  effetti  del  concorso 
medesimo. 

Art.  20. 

I  ducati  centocinquanta  saran  pagati  all'  autore  della  memo- 
ria Irascella  con  una  polizza  notala  in  fede.  Una  lettera  di  con- 
gratulazione scritta  dal  Segretario  perpetuo  in  nome  dell'  Accade- 


)(io8)( 

Tnra  accompagnerà  la  polizza,  e  la  loltera  sarà  scrilfa  sopra  nna 
corta  ,  che  T  Accademia  terrà  per  questo  uso,  in  cima  alla  quale 
sarà  stampato  il  ritratto  del  cav.'  Michele  Tenore  con  la  leg- 
genda del  sno  nome  in  giro,  e  sotto  a  questo  l'epigrafe  Premio 

BEL    CONCORSO    FONDATO    DAL  CAV.  MlGHELE  TeNORE  :   6  la  carta 

sarà  ornata  nei  lati  di  an  ramo  di  alloro.  A  chi  avrà  ottenuto  KaC' 
cessù  sark  spedila  lettera  dal  Segretario  in  nome  dell'Accademia 
per  significargli  1'  onore  che  gli  sarà  stato  conferito. 

La  memoria  coronata,  e  quella  che  avrà  ottenuto  ^accessit:, 
resteranno  di  proprietà  de'Ioro  autori,  i  quali  potranno  pubbli- 
carle per  le  stampe,  sempre  che  vorranno.  Ma  se  l'  Accademia 
crederà  di  doverle  anch'  essa  pubblicare ,  lo  potrà  fare  senza  che 
r  autore  glielo  possa  impedire,  e  T  Accademia  ne  darà  all'  autore 
dugeolo  copie  gratis. 

Art.  si. 

Se  avvenga  il  caso,  che  non  si  presentino  memorie  alla  fine 
del  periodo  assegnalo  per  uno  de' concorsi  annuali ,  o  che  delle 
memorie  presentate  nessuna  si  creda  degna  di  essere  coronata  ,  o 
che  il  premio  si  trovi  assegnato  a  persona  eselusa  ,  i  ducali  cento- 
cinquanta di  queir  anno  costituiranno  il  premio  di  un'  altro  con- 
corso ,  che  sarà  aperto  nell'  anno  seguente  oltre  dell'  ordinario,  iu 
guisa  che  iu  quell'  anno  ci  saranno  due  concorsi,  e  due  premii  da 
distribuire. 

Questo  concorso  straordinario  sarà  aperto  a  giudizio  dell'Ac- 
cademia, sulla  proposta  ragionata  della  classe,  a  cui  apparteneva 
il  concorso  fallito,  sopra  un  nuovo  tema,  o  sopra  quello  slesso  già 
proposto  neir  anno  passato.  E  si  verrà  a  questo  secondo  sistema  , 
quando  ci  sia  luogo  a  considerare,  che  la  gravezza  e  1'  estensione 
del  soggetto,  e  i  lavori,  e  gli  esperimenti ,  che  esigeva,  non  po- 
teano  patir  un  termine  cosi  ristretto  :  ovvero  quando  l'importanza 
e  Potililà  del  quesito  richiegga,  che  non  si  estingua  la  probabilità 
<li  vederlo  trattalo. 


){  »09  )( 

Art,  22. 

Quando  per  mancanza  di  dissertazioni  da  premiare  ,  pressa 
{'Accademia  restino  più  di  due  premìi  non  concedati,  TAccademia 
8Ì  riserba  distribuire  quella  somma  in  più  premii,  da  conferirsi  ad 
autori  di  grandi  scoverle  scienlifìche  ,  o  d'invenzioni  industriali 
prodotte  dall' applicazioni  de)le  scienze  alle  arti ,  o  ad  autori  di 
pregevoli  opere  pubblicate  per  le  stampe. 

Quei  che  potranno  godere  di  questi  premii  saran  sempre 
nazionali  del  Regno  delle  Due  Sicilie  ,  e  per  invenzioni  falle  ó&. 
nazionali,  od  opere  stampale  del  pari  da  nazionali. 

Art.  23. 

Questa  operazione  sarà  condotta  in  questo  modo.  Il  Presi- 
dente dell'  Accademia  sceglierà  due  socii  in  ciascuna  delle  cinque 
elassi,  i  quali  separatamente  ognuno  proporranno  alle  classi  rispet- 
tive le  invenzioni,  e  le  opere  pubblicale  ,  che  credano  degne  di 
premio. 

Ciascuna  classe  esaminerà  la  proposta  di  ognuno  de'  du« 
■ocii,  e  proporrà  con  relazione  ragionata  all'Accademia,  se  creda, 
che  ad  alcuna  scoperta,  o  ad  alcun' opera  del  suo  ramo  sì  possa 
dare  un  premio,  e  quale. 

Solle  relazioni  delle  classi,  1'  Accademia  determinerà  quello 
éhe  sia  da  fare,  aprendo  il  Presidente  nna  libera  discussione  solle 
proposte  delle  classi, e  mettendo  dopo  avoli  secreti  da  raccogliersi 
col  bussolo,  le  proposizioni  che  caverà  dalla  discussione. 

Art.  24- 

Ove  il  Presidente,  o  qualunque  de'  socii  creda,  che  nna  sola 
scoperta,  o  nna  sola  opera  possa  meritare  l'intera  somma  prodotta. 


da  iae  premii  annnali  non  conferiti,  lo  proporrà  all' Accaclemia. 
Questa  con  una  discussione  pubblica  fermerà,  se  la  proposta  meriti 
d'  esser  posta  in  deliberazione,  ed  in  questo  caso  la  proposizione 
sarà  rimessa  a  cìascnna  delle  cinque  classi. 

Queste  separatamente  ne  faranno  l'  esame  ,  e  presenteranno 
air  Accademia  le  loro  opinioni  con  altrettante  relazioni  ragionate. 
Lette  in  ona  tornata  stabilita  espressamente  queste  relazioni , 
r  Accademia  deciderà  definitivamente  eoo  voti  secreti  per  mezzo 
di  palline  col  bossolo. 

Abt.  25. 

Il  premio  ottenuto  pel  concorso,  Vaccessit,  e  la  partecipazio* 
ne  del  cumolo  de'  premii  non  dati ,  non  danno  dritto  ad  esser  ne- 
cessariamente ammessi  per  socii  neir  Accademia.  Ma  queste  distin- 
zioni saranno  ricordate  da  tutti  come  meriti  nei  casi  di  proposte 
de'  nuovi  socii. 

Art.  26. 

Se  la  rendila  annuale  di  ducati  centocinquanta  per  qualun- 
que caso  per  tre  anni  non  si  distribuisca  per  l'uso,  a  cui  in  questo 
metodo  è  destinata,  la  somma  di  ducati  centocinquanta  esatta  dal- 
l' Accademia  un  triennio  innanzi  sarà  restituita  al  cav.  Tenore  o 
ai  suoi  eredi  e  successori.  E  cosi  sarà  ripetuto  ogni  altra  volta  che 
scorra  un  triennio  sul!'  esazione  di  una  delle  somme  annuali  asse- 
gnate per  il  concorso. 

Giuseppe  Campagna. 

Quintino  Guanciali. 

Cav.  Giovanni  Gussone. 

Giulio  Mìnervini ,  segr.  perp.. 

Giammaria  Puoti  ^  relatore. 

Seguiva  la  farmela  dell'  Istrumento  ,  che  si  è  creduto  ino-- 
tile  di  pubblicare. 


II  Presidente  ha  invitato  ciascnno  de' soeii  presentì  alla  tor- 
nala di  recare  nella  prossima  adunanza  un  tema  relativo  alle 
scienze  raatemaliche  ;  ed  il  Segretario  perpetuo  è  slato  incari- 
calo di  fare  per  iscritto  un  simile  invito  a  tutti  ì  socii  non  presenti. 

Il  Segretario  dell'  Imperiale  Regio  Istituto  Lombardo  di 
scienze ,  lettere  ed  arti ,  ricordando  di  aver  quel  consesso  ,  sin 
dall'anno  rS46  ,  inviato  alcone  sue  pubblicazioni  in  dono  alla 
nostra  Accademia  ,  domanda  io  cambia  i  nostri  atti,  e  promette 
la  continuazione  de'  lavori  di  quell'  Istituto.  Si  é  risoluto  d' in- 
viare tutti  i  volumi  della  seconda  serie  de'  nostri  atti  ,  il  ren- 
diconto ,  e  le  altre  separate  pubblicazioni. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  ab.  Tulelli  ba  Ietto  on  suo  discorso  , 
facendo  notare  i  pregi  del  filosofo  napolitano  Tommaso  Rossi , 
contemporaneo  del  celebre  Vico,  ed,  a  giudizio  di  questo 
grand' uomo,  ancor  egli  meritevolissimo  della  celebrità. 

L'  autore  facendosi  dapprima  ad  osservare  che  niuno  è  che 
voglia  negare  il  primato  dell'ingegno  e  segnatamente  queih:) 
speculativo  all'  Italia,  e  in  particolar  modo  alla  regione  Meridio- 
nale di  essa  ,  nota  non  pertanto  che  questo  primato  che  le  vien 
conceduto  dagli  stranieri  pel  tempo  antico  e  per  quello  di  me?- 
20  fino  al  secolo  17»**  le  è  contrastato  da  questo  punto  ia  poi, 
sostenendosi  esser  l'ingegno  Italico  allo  intutto  sfrattalo  ed  i- 
sterilito  nello  scorso  secolo  ed  in  questo  che  corre.  Epperò  egli 
non  sconoscendo  il  merito  eminente  di  alcuni  filosofi  di  ol Ire- 
monti  e  di  olfreraare  ,  si  fa  a  sostenere  che  basterebbero  i  nomi 
di  due  soli  Napoletani ,  quello  di  Giambattista  Vico  e  quello 
di  Tommaso  Rossi  a  dimostrare  come  nel  solo  secolo  18. °  in  !- 
lalia  il  valore  speculativo  non  che  infiacchito  e  spento  ,  sia 
slato  invece  raaraviglioso  e  fecondo.  E  tacendo  del  Vico,  noto 
al  certo  in  tutto  il  mondo  e  venerato  sommamente  dagli  stranieri 
Hoedesimi  ,  egli  imprende  in  questo  soo  lavoro  a  tratiare  di  Tomr 
maso  Rossi  di  Montefusco  ,  il  cui  nome ,  rimasto  fino  a  queslo 


)(  iiO( 

dì  ioteramente  ignoto  non  solo  Fuori  ma  anche  nella  saa  nativa 
prOTÌncìa  ,  merita  di  esser  rivendicalo  dall'  obblio. 

Incomincia  quindi  il  Tulelli  da  alcune  notizie  biografiche 
Bai  Rossi ,  che  nato  in  Monlefasco  Capitale  un  tempo  della  pro^ 
vincia  Irpina  ,  fa  inteso  per  tutta  la  sua  vlla  al  Ministero  Sa- 
cerdotale ,  ora  come  Rettore  della  Chiesa  di  S.  Maria  delia 
Piazza  io  Montefusco  ,  ora  come  Parroco  del  Villaggio  di  S. 
Giorgio  della  Montagna  ;  dice  che  fu  tenuto  in  grandissima  sti- 
ma dai  suoi  concittadini  ,  e  che  tra  le  lettere  del  Vico  ce  ne 
ha  nna  diretta  al  Kossi  io  cui  si  dà  autorevole  giudizio  di  una 
delle  opere  fìlosodche  di  lai  mandatagli  a  leggere  manoscritta, 
e  numera  le  opere  da  lai  composte  le  quali  sono  le  seguenti  , 
e  di  cui  le  sole  tre  prime  sono  venate  nelle  mani  del  Talelli  » 
cioè  : 

r  .o  Considerazioni  di  alcuni  Misteri  dìoini  raccolte  in 
tre  dialoghi ^  Benevento   1724.  in  quarto  ,  Volume  unico. 

2."  Deir  animo  dell'  uomo,  Dispntazione  nnica.  Voi.  anica 
Venezia  (data  falsa)   lySG. 

3."  Delia  Mente  sovrana  del  Mondo.  Un  voi. Napoli  ly^S. 

4..°  Apparalo  Metajisico'.  Opera  citata  nella  pagina  23  e 
69  dell'Animo  umano. 

5."  Quistioni  legali:  Opera  citata  nelle  considerazioni  di 
alcDoi  Misteri  divini. 

6.°  Dispiitatio  de  Mota:  citala  nella  Mente  sovrana  del 
mondo  parte  5.  rap.  ii. 

7."  Disputatio  de  anima  umana. 

8."  Dissertazione  della  vera  Metafisica  degli  antichi , 
loco  citato. 

9.°  Dissertazione  Jisica,  citata  nella  pagina  12  dei  Misteri 
Divini.  Dialoghi  3. 

L'importanza  e  la  sublimità  dalla  dottrina  contenuta  nelle 
tre  prime  opere  snmraentovale  e  la  forma  originale  in  che  sono 
scritte  ,  e  le  quali  fan  nascere  vivo  desiderio  che  vengano  rio- 


)(n5)( 

Teoote  le  allre  opere ,  hanno  ìndolto  il  Talalli  a  rendere  conto 
di  esse  in  questo  sno  lavoro  ,  perchè  possa  aversi  alcuna  idea 
di  questo  altissimo  pensatore  ,  finora  rimasto  cscoro  ed  ignoto. 
Prende  quindi  ad  esaminare  siffatti  tre  lavori  ove  sono  svolle 
ampiamente  le  teoriche  dell'  animo  umano ,  della  Mente  sovra- 
na f  e  dei  Misteri  Divini ,  e  si  fa  a  dividere  il  suo  lavoro  io 
due  parli,  esponendo  nella  prima  la  dottrina  puramente  razio- 
nale filosofica  ,  nel!'  altra  quella  80?ra  il  vero  religioso  e  so- 
vrannaturale ;  fermasi  nella  parte  rajsionale  sopra  alcuni  punti 
cardinali  della  scienza,  dall' al  Ipzza  dei  quali  fa  scorgere  l'in- 
dole e  il  valore  dello  ingegno  del  llossi  e  quello  del  suo  filoso- 
fico sistema,  e  tratta  dapprima  del  metodo,  della  natura  e  della 
origine  dell'  idee  e  segnatamente  delia  idea  di  Dio  ,  dell'  es- 
senza della  mente  e  delia  materia  ,  e  del  loro  nesso  e  comu- 
nione ;  parla  poscia  della  teorica  del  Bene  e  del  Bello  ,  e  da 
ultimo  della  natura  della  scienza  e  dell'arte.  Fa  notare  io  tutta 
queste  singole  parti  le  teoriche  antecedenti  a  cui  si  legano 
quelle  del  Rossi  ,  e  ciò  che  questi  vi  ha  aggiunto  ,  e  princi- 
palmente dove  tratta  delle  idee  innate  ,  nella  disquisizione  dello 
quali  ,  il  iiossi  combattendo  le  scuole  sensualiste,  e  conforman- 
dosi ai  grandi  filosufi  spiritaalisli  ,  espone  la  piò  alta  e  nuova 
razionai  dimostrazione  di  esse  idee  innaie  j  e  ciò  nel  senso  il 
più  ortodosso. 

Discorso  avendo  il  Tulelli  in  breve  e  quanto  il  consentiva 
l' indole  e  1'  ampiezza  del  suo  lavoro  ,  di  queste  Ire  opere  del 
Rossi ,  cercando  di  delineare  i  tratti  principali  della  fisonomia 
del  sistema  di  lui ,  fa  in  ultimo  notare  perchè  egli  abbia  spes- 
sissimo in  questa  sua  trattazione  ,  fatto  parlare  il  Rossi  mede- 
simo ,  e  perchè  non  discenda  a  compimento  del  suo  lavoro  a 
fare  on  esame  critico  della  filosofia  dello  illustre  autore.  Non 
però  ei  si  rimane  dal  prevenire  il  giudizio  che  darassi  certa- 
mente del  Rossi  ,  manifestando  l'opinione  eh' ei  porla  su  l'in- 
sule e  il  valore  della  filosofica  dottrina  di  lui.  Stima  quindi  es- 


X  iU  )( 

sere  il  Aossi  ano  tra  i  pochi  grandi  MelaGsici   del  mondo  ,  e 
il  primo  senza  dobbio  dei  (ìlosofi  moderni  d' Italia. 

Liòri  offerti  in  dono. 

PsEDiERi  (  dolt.  Paolo  )  —  Dei  rapporti  fra  la  meteorologia  e 
la  medicina ,  dei  progressi  che  si  desiderano  ,  e  de'  van- 
taggi che  si  ponno  attendere  —  Bologna  iSS^  in  4* 


TORNATA   de'  23    LUGLia 


Il  Segretario  perpetuo  ha  presentato  impresso  il  primo' 
iqa&drimestre  del  nostro  Rendiconto  pel  corrente  ann*  i854<  ; 
e  si  è  risolnto  farsene  al  solito  la  distribuzione  a'  socii  resi- 
dentt. 

Dopo  di  ciò ,  essendo  il  principale  oggetto  della  tornata 
la  proposta  de'  temi  per  lo  premio  Tenore  ,  il  Presidente  ha 
invitato  tatti  i  socii ,  che  avessero  recato  alcan  tema  ,  ad  esi- 
birlo. Sono  state  in  segnilo  di  tale  invito  raccolte  sette  schede, 
delle  quali  il  Presidente  ha  dato  leltara  ,  ed  il  Segretario  per- 
petuo 08  ha  fatto  notamento  ,  secondo  V  ordine  della  lettnra  y 
ginsta  l' art.  5.  del  metodo  per  lo  concorso  ,  precedentemente 
approvato. 

Lo  stesso  Presidente  ha  nominato  gli  otto  socii  da  aggia- 
gnersi  a  tatti  quelli  della  classe  matematica  ,  per  formare  la 
Commissione  di  esame. 

Sono  essi  della  seconda  classe  i  signori  Oronzio  -  Gabriele 
Costa ,  e  Gabriele  Minervini  ;  della  terza  ,  i  signori  Lorenzo 
Morgigoi,  e  Luigi  Palmieri  ;  della  qnarta  i  signori  Michele  BaU 


facchini ,  e  Niccola  Corcìa  ;  della  qninfa  i  signori  Paolo  E- 
milìo  Tulelli ,  e  Domenico  Bolognese. 

Si  è  finalmente  deliberato  di  convocarsi  la  detta  commis- 
sione di  esame ,  affin  di  procedere  alla  scelta  ed  alla  classifi- 
cazione de*  temi. 

Il  sìg.  Giuseppe  Campagna  ha  recitato  il  nono  canto  di 
nn  suo  poema  inedito ,  del  quale  varii  altri  canti  aveva  pria  co^^ 
rounicati  all'  Accademia. 


Jl'  (X^ate    C^toaccniMo 


CANTO   9. 

Maravigliosamente  alto  sorgea 

Un  gran  monte ,  che  1*  oltima  sna  cima 
Tnttor  nascosa  fra  le  nubi  avea  , 

E  che  mostrava  circondata  l' ima 
Radice  sua  da  paurosa  valle  , 
Il  cui  fondo  non  par  quanta  s  adima. 

Segnate  da  verun  securo  calle  , 
E  svariate  ad  ogni  pie  sospinto 
Eran  del  monte  le  sublimi  spalle. 

Così  fatto  montano  laberinto 

Guardando  Eugenio  ,  ravvisò  per  lotto 
Non  so  che  di  fantastico  indistinto. 

Ombravano  il  terreo  lubrico  e  brutto 
Arbori  ,  cbe  vestiano  i  rami  loro 
D' assai  fronde ,  fior  pochi ,  e  nessun  frutto. 


X  »6x 

Me  piagge  unqua  Ira  noi  Tedate  foro  , 
Che  immagine  rendessero  di  qaesto 
Latebroso  infecondo  tcnitoro. 

Immensamente  stnpefatto  il  mesto 
Eagenio  spazia  pel  selvaggio  loco  , 
In  forse  di  sognar  come  che  desto: 

Qaand'  ebbe  lo  stopor  cessalo  nn  poco , 
E  le  pupille  assuefatte  al  lome  , 
Cb'  iri  spargeasi  tetramente  fioco  , 

Appuntò  fiso  del  reder  l'acume 
Io  tal  misteriosa  creatura , 
Cb'  uman  1'  aspetto  aveva  ed  il  costarne. 
E  fide  insieme  laminosa  e  scura 

La  laa  fronte  parer  ,  come  chiudesse 
Di  senno  e  di  follia  strana  mistura. 
Vida  le  membra  sue  guaste  ,  perch'  esse 
Discordavan  tra  lor  sì  fattamente  , 
Che  andando  straziavano  sé  stesse. 
Ila  ,  benché  fosse  d' ogni  gir  dolente  , 
Insoffribil  tornavale  ogni  posa  » 
Ood'  ella  oltre  movea  perennemente. 
Mutava  ì   passi  con  lena  affannosa  , 
Nun  suiTermata  mai ,  ne  mai  dislolla 
Per  qualsivoglia  formidabil  cosa. 
E  r  ingenita  possa  ,  anzi  che  tolta 
0  scemala  venir  ,  venia  cresciola 
Sovente  a  lei  dalla  fatica  molta. 

Ad  Eugenio  del  tutto  sconosci  ola 
La  mistica  figura  non  sembrava  , 
Ancor  eh'  ei  non  1'  avesse  onqua  veduti. 


K  "1  )( 

AppreteatOBÌ  a  lei  por  dimandava  t 
Sei  ta  certa  sostanza  o  vana  forma , 
Che  ad  an  tempo  ti  mostri  e  buona  e  prava  t 
Io  son  l'arcano  spirito  che  informa 
La  progenie  d'  Adamo ,  il  vero  fato 
SoQ  io  eh'  alP  a  man  vivere  da  norma. 

La  paara  e  V  ardir  m' han  generato. 
Il  vizio  e  la  virtù ,  con  modo  alterno , 
Or  misero  mi  fanno  ed  or  bealo. 

E  ,  però  che  dal  cielo  e  dall'  inferno 
Traggo  gli  affetti  ed  i  pensier ,  ben*  io 
Conosco  il  gaudio  ed  il  tormento  eterno? 

A  risponder  così  le  labbra  aprio 
Queir  informante  spirito ,  ne  senza 
Sospir  la  voce  dalle  labbra  uscio. 

Porgendo  Eugenio  a  colai  dir  credenza  , 
E  d'  ascollar  più  Tago  essendo  ormai , 
Rifassi  a  dimandar  :  La  conoscenza 

Non  è  già  piena  che  di  le  mi  dai. 

Perch'  io  ben  ti  conosca  ,  or  deh  I  ti  piaccia 
Donda  fieni  iTelarmì  e  doTs  vai. 

Ripiglia  r  altro  con  turbata  faccia  : 

Gran  parte  ignota  m' è  di  quanto  or  chiedi; 
Convien  quindi  eh'  io  mal  ti  satisfaccia. 

Di  questo  monte  alla  radice  vedi 
Profondarsi  una  ralle  sconsolata 
Ed  incognita  assai  più  che  non  credi  j 

Valle  talmente  d'ogni  luce  orbala, 
Ch* entro  l'infausto  suo  grembo  talora 
Men  lungi  scorge  chi  più  fiso  guata. 


Di  colà  TegQO.  Ma  ,  par  troppo  !  allora 
Quando  ,  vilmente  dall'  ignavia  oppresso  * 
Tra  le  tenebre  feci  ivi  dimora  , 

Coscienza  non  ebbi  io  di  me  stesso  » 
Ne  dello  slato  mio  barbaro  affatto 
Nel  pensier  mi  restò  1'  obbrobrio  impresto* 

E  ignoro  come  veramente  fatto 
Sia  queir  orrido  baratro  profondo  , 
Da  cai  l'eterno  provveder  m'ha  tratto. 

Al  primo  chieder  tao  così  rispondo. 
Or  farò  di  risponder  ,  con  eguale 
Franco  sermone  ,  al  tao  chieder  secondo. 

Immensurabil  questo  monte  sale 

Ver  r  empireo  ciel ,  così  che  sembra 
Il  mortai  tramischiar  con  l' immortale. 

Air  estrema  sua  vetta  intorno  assembra 
Nuvole  ,  che  disperse  o  diradate 
Aver  visto  giammai  non  mi  rimembra. 

Colà  vo.  Ma  le  nuvole  assembrate 
Celao  ,  pur  troppo!   alla  veduta  mia 
Della  vetta  l'eterea  beliate. 

E  ignoro  come  veramente  sia 

Fatta  quell'ardua  region  superna  , 
Ove  Gse  le  brame  ho  tuttavia  ; 

Anzi  ove  spinto  son  per  una  interna  , 
Largitami  da  Dio,  mira  virtù  te, 
Ch'  a  sua  posta  mi  regola  e  governa. 

Restar  ,  ciò  detto ,  le  sue  labbra  mute. 
E  ,  nuovamente  instando  ,  Eugenio  chieda 
Qaal  duce  per  1'  alpestri  sconosciute 


)(ii9)( 

Strade  ,  che  premi  con  ardito  piede  < 
Infaticabilmente  or  ti  conduca 
A  quell'eccelsa  fortunata  sede? 
E  lo  spirito  allor  :  Nessun  m*  è  duce. 
Son  io  duce  a  me  stesso.  Iddio  composto 
M'  ha ,  non  invan  ,  di  tenebre  e  di  luce. 
Qui  si  propose  di  tacer,  ma  tosto 

Ch'  ebbe  alquanto  pensato  egli  tacendo  , 
Si  tolse  Tolentier  dal  suo  proposto , 
Ed  a  parlar  continnò  :  Tremendo 
Il  viaggio  riesce,  che  a  traverso 
D'  ostacoli  infiniti  io  vo  compiendo < 
NoDdimen  compirollo.  E  quale  avverso, 
Qoal  duro  caso  può  farsi  cagione 
Ch'io  di  me  stesso  rendami  diverso f 
Di  freno  in  vece  m'  è  talvolta  sprone 
L' aperta  forza  o  la  nascosa  frode , 
Gh*  al  mio  predestinalo  andar  s' oppone. 
E  me  chiunque  d'  avversar  si  gode , 
Le  sempiterne  leggi  violando , 
Gol  proprio  dente  se  medesmo  rode. 

Dopo  ciò  motto  più  non  fece  ;  quando 
Un  vortice  di  fumo  tenebroso 
Ecco  ratto  venirsi  approssimando. 
Vive  dentro  quel  vortice  nascoso 
Un  demon  pigramente  irrequieto , 
Che  mentre  ama  il  letargo  odia  il  riposo, 
E  che  non  sembra  mai  pago  né  lieto, 
Ovunque  all'  atto  trar  debba  il  pers'ero  . 
Senza  cingersi  d'ombra  e  di  segreto. 


)(  »*o  )( 

L'  indomabile  spirito  dal  fiero 
Demon  sospetta  repeotina  offesa  , 
Onde  guarda  ver  lai  cod  piglio  altero  ^ 

Ed  intanto  s  appresta  alla  difesa. 

CASTO    IO. 

Como  sozzo  Teoefico  eerpenfe 
Dal  ricovero  ano  sbaca  talora 
Tremoroso  e  tremendo  ìosiememente  | 

Così  Tenne  treduto  emerger  faora 
Del  Tortice  ,  nel  qaal  si  nascondea , 
Il  demoa  qaivi  sopragg;ianlo  allora. 

11  sopraggi  onto  demone  ,  eh'  area 
la  nn  d'  orgoglio  e  di  viltade  impressa 
Protervamente  la  sembianza  rea. 

Move  rapido  il  pie  quindi  e  s'  appressa 
Air  informante  spirilo  gridando  : 
Ormai  dal  folle  tuo  viaggio  cessa , 

Qai ,  di  snbilo  cessa  ,  io  tei  comando. 
E  vien  sì  fatto  grido  imperioso 
Con  atti  minaccevoli  ajutando. 

Nondimen  teme,  cbè  gli  par  Iropp*  oso 
L*  avversario  ,  ed  appien  deliberalo 
A  schivar  sempre  ogni  lelal  riposo  , 

A  cercar  sempre  piò  snblime  stato , 
A  trar  da  qnante  peae  ha  mai  sofiferle 
Cagion  sempre  d'ardire  impertarbato. 

Ma  Io  sdegno  in  fnror  già  si  converte. 
Entrambi  son  già  mescolati  a  lotta  , 
Che  ferve  piena  di  vicende  incerte. 


ir. 

I 


)(  121  )( 

Ed  1  colpi  alternaDdosì  ,  eoo  tutta 
L'  osata  lor  perseveranza  ,  fanno 
Dì  sangue  intorno  la  campagna  bratta. 
Il  demon  più  che  forza  adopra  inganno 

Frattanto  ,  e  le  sue  membra  (o  marariglia!) 
Trasfigurando  ad  or  ad  or  si  vanno  ; 
Tal  eh'  or  di  fena  immansueta  piglia 
La  forma  ,  e  nel  combatter»  s'  avventa  , 
Ed  assanna  ,  con  impeto  ,  ed  artiglia. 
Flessnoso  colubro  ora  direnta  , 
E  tosco  versa  dalla  bocca  infesta. 
Or  volpe  fassi  e  mille  astuzie  inventa. 
Ben  ei  per  questa  ,  e  sol  forse  per  questa 
Satannic  arte  ,  dopo  lunga  guerra. 
Vittorioso  finalmente  resta. 
Ne  perdona  al  caduto  ;  anzi  V  afferra  , 
E  di  pesante  ferrea  catena 
Tra  gì'  implicati  avvolgimenti  il  serra  , 
Dicendogli  :  Io  ti  danno  a  simil  pena 
Acciò  passo  non  mai  più  muti  verso 
Il  bel  cacume,  ove  il  disio  ti  mena. 
Senz'  altro  iodngio  il  vincitor  perverso 
Diede  al  vinto  le  spalle  ,  e  dentro  il  nero 
Vortice  ritornò,  dond'era  emerso. 
Ed  ,  al  partir  tenendo  egli  il  sentiero 
Stesso  eh'  ebbe  al  venir  prima  tenuto  , 
Allontanossi  brutalmente  altero. 
Alla  volta  del  misero  involato 

Tra  vincoli  si  duri  ,  Eugenio  infanto 
Le  pupille  drizzò  pensoso  e  mulo, 

9 


Por  qnanJo  atleso  fu  rimasto  alquanto , 
Scorse  come  iudonmlo  il  perditore 
Dalla  cateia  ,  cade  sembrava  alTranlo  , 

Arcanamente  si  traeva  fuore. 
Ed  il  viaggio  suo  ricominciava 
Con  r  innata  virtù  eh'  unqna  non  muore. 

lllor  gli  dimandò  :  Se  non  ti  grava  , 
Rivelami  perchè  tal  mostro  orrendo 
Guerra  t'  apporta  cosi  fiera  e  prava. 

Perchè  ,  V  altro  a  dir  tolse  rispondendo  , 
Astioso  ,  quanf  io  con  le  parole 
Adombrar  non  saprei  ,  tal  mostro  essendo  , 

D'  ogni  cessato  mio  strazio  si  duole 

Come  d'  nn  suo  tormento  ,  ed  in  ogni  opra 
Che  ben  mi  frutti  contrastarmi  suole. 

ìih  senza  immane  crudeltà  s  adopra 
Acciò  l' inestinguibile  desire 
Vano  mi  torni  dell'  andar  più  sopra. 

Inver  questo  continuo  salire  , 

E  nuli'  altro  giammai  sforzo  che  questo  , 
Potrà  dar  fine  al  mio  lungo  martire. 

Più  salgo  e  più  diradasi   il   funesto 
Tenebror  ,  che  m'oscura  l'intelletto, 
E  che  mi  rende  a  me  raedesrao  infesto. 

Più  salgo  e  più  da  qualsivoglia  affetto  , 
Che  pentimento  genera  ed  affanno  , 
Sgombrar  mi  sento  1'  agitato  petto. 

Infin  più  salgo  e  più  tra  lor  si  vanno 
Armonizzando  le  mie  guaste  membra  , 
Che  discordia  tra  loro  ebbero  ed  hanno. 


Qui  iroDca  i  detti  eaoi.  Ma  restar  sembra 
Com'  uom  ,  che  querelandosi  d'  do  male  , 
Tristamente  d'  an  altro  si  rimembra. 

Quindi  ripiglia  :  Offeso  in  modo  eguale 

Non  sempre  io  son  ,  giacché  lo  stesso  atroce 
Avversario  non  sempre  è  che  m'  assale. 

Spesso  un  altro  demon  turpe  feroce  , 
Ma  dissimil  da  quel  che  6Ì  partia  , 
Dissimilmente  mi  travaglia  e  nuoce  ; 

Altro  demon  ,  che  trar  gode  la  ria 

Sua  vita  al  foco  io  mezzo  ,  e  si  distrugge  i 
E  rinasce  dal  cener  tuttavia  ; 

Io  dico  altro  demonio  ,  che  rifugge 
Da  qualsivoglia  freno  ,  e  simìgliante 
Ad  impasto  leon  predando  rogge  , 

Spesso  m' assale  ,  e  mi  sospinge  innantt , 
E  ratto  assai  più  che  la  mia  natura 
Non  comporta  ,  mi  fa  mover  le  piante. 

Ogni  colpa  sacrilega ,  ogni  dora 

Pena  ,  ogni  feda  rabbia  allor  vien  meco  , 
Ed ,  ahi  I  Tien  meco  anche  ogni  vii  paura  ; 

Tanto  eh'  io  ,  reso  della  mente  cieco  , 
Retrocedo  ,  precipito  ,   mino  , 
E  chiuso  in  me  tutto  Y  inferno  reco. 

Così  note  ad  Eugenio  il  pellegrino 
Spirilo  fé'  le  sue  doglie  profonde. 
Soggiunse  infin  :  Tra  quanti  il  mio  cammino 

Sturbano  ,  ignoro  io  pur  chi  sia  quel  donde 
Maggior  noja  ritraggo ,  e  maggior  lotto. 
Uno  stagno  vid'  io  ,  che  immote  ha  1'  onde  , 


X  "4)( 

E  più  gramo  divien  ,  divicn  più  bratto 
Quanto  più  si  riman  tranquillo  appieno  y 
E  ,  r  aer  vaporando  intorno  tutto 

Di  lelal  sottilissimo  veneno , 
Ogni  virtù  benefica  dissolve  , 
Ogni  fiamma  vital  venir  fa  meno. 

Poscia  un  torrente  anco  mirai  ,  che  volve 
Rapido  r  onde  ,  e  qualsivoglia  cosa 
Nel  suo  sterminalor  corso  travolve  , 

E  qnanlo  abborre  più  dal  trovar  posa  , 
Più  rumoreggia  e  più  sgomenta  alimi  , 
Morto  lasciando  chi  resister  osa. 

Nel  mentre  a  contemplar  si  fatti  dai 
Generator  di  paurosi  eventi 
Incerto  io  slava  ,  dimandalo  fui  : 

Qua!  d'  es8Ì  ta  come  il  peggior  paventi  ? 
Risposi  :  Qual  fosse  il  peggior  non  bene 
Scerno ,  ma  per  durali  esperimenti 

Ben  so  cb'  entrambi  detestar  conviene. 


Dopo  di  ciò  il  Segretario  aggiunto    sig.  Gabriele   Minar- 
vi ni  ha  ietto  una 

Breve  nota  sugli  offlcii  dì  due  rametti  nervosi ,  che  uniti 
alt  intermediario  di  IVrisberg  costituiscono  la  corda  del 
timpano. 

Colleghi  chiarissimi 

Un  mio  pregiato  amico  e  collega    il    sig.  Doti,  Gennaro 
Sarbarisi  non  ha  guari  dava  compimento  ad  un  assai  bel    la- 


X  125  X 

voro  notoraico  sulla  corda  del  timpano  e  sopra  1'  intermediario 
di  Wrisberg,  nel  quale  dimostrava  essere  la  corda  nervo  misto, 
e  formala  dalla  piccola  porzione  del  facciale  e  da  dae  radici 
sensitive  che  si  partono  dai  corpi  rcstiformi  (r). 

Il  valente  autore  dalle  diligenti  disamine  fu  condotto  a  fare 
varie  conclusioni  :  tra  le  altre  nella  settima  ed  ultima  afferma, 
che  la  corda 

))  Finalmente  col  ramo  lingaale  del  trigemello  si  distri- 
»  buisce  alle  glandole  sotto-mascellari  e  sotto-linguali ,  ai  coa- 
3)  dotti  di  Rivino  e  del  Bartolini  ,  ai  canaletti  delle  glandole 
3)  ed  alle  papille  della  mucosa  de'  margini  e  superficie  della 
s  lingua  M. 

Certa  cosa  è  che  la  notomia  scovre  le  parti  e  ne  indaga 
con  attenta  analisi  la  struttura  ,  ne  studia  le  distribuzioni  ,  i 
rapporti ,  le  relazioni  ;  la  fisiologia  coli'  indefessa  osservazione 
cerca  di  conoscerne  gli  ufficii  ,  non  trasandando  di  raccogliere 
ogni  biologica  manifestazione  :  intanto  non  credo  sia  da  ripren- 
dere chi  valuta  le  patologiche  osservazioni  e  ne  fa  tesoro.  Molte 
fiale  le  morbose  manifestazioni  ,  a  posteriori  ,  ci  fan  trarre  il- 
lazioni fisiologiche  ,  e  ci  mettono  a  giorno  di  alcune  verità  le 
quali  rimaste  incognite  fino  a  quel  punto  ,  vengon  di  poi  dal 
fallo  anatomico  confermate  :  così  credo  io  che  avvenga  special- 
mente riguardo  al  nervoso  sistema,  del  quale  ho  opinione  che 
non  sieno  del  tolto  ancora  conosciute  le  ragioni  dei  simpalici 
rapporti,  e  le  mutue  relazioni  non  sieno  per  anco  appieno  stu- 
diale e  scoverle. 

Se  cosi  è,  grande  poi  dev'essere  la  soddisfazione  di  quel 

(1)  Questo  egregio  notomista  faceva  tali  suoi  studii  oggetto  di  erudita 
memoria ,  letta  nell'  Accademia  Medico-Chiriirjica  di  Napoli  ;  e  l'illustre 
Consesso,  riconoscendo  il  merito  di  quelle  di'i'-ate  e  difficili  ricerche,  ben 
a  ragione  le  premiava  con  insolita  valutazione — Vedi  Rendiconto  dell' Acca- 
demia Med.  Chirug.  di  Nap.  voi.  V.  fase,  di  Marzo  1831.  La  memoria  tro- 
vasi pubblicala  nello  stesso  Rendiconto  T.  VÌI.  fase.  Ili,  1853. 


)(   126  )( 

nolomista,  il  quale  avendo  già  pria  praticate  ricerche,  e  stabi- 
liti rapporti  e  nessi  tra  parti  di  an  sistema  non  avvertili  ,  ri- 
trova la  conferma  de'  suoi  stadii  nelle  manifestazioni  Gsiopa- 
tologiche  ;  e  in  guisa  che  si  possa  dare  spiegazione  di  qualche 
fatto,  che  sarebbe  rimasto  indeterminabile  ed  irresoluto,  o  tut- 
tavia ipotetico  e  alquanto  incerto. 

Ma  riforniamo  al  lavoro  dell'  egregio  professor  Barbarisi  r 
e  precisamente  io  voglio  comunicarvi  un  fatlo,  il  quale  mi  sem- 
bra confermare  quanto  dallo  stesso  si  asserisce  nell'ultima  parte 
della  conclusione  settima  della  sua  pregiata  memoria.  Ecco  il 
fatto. 

Verso  il  finir  della  scorsa  primavera ,  quando  in  questa 
nostra  capitale  si  fece  osservare  con  una  certa  diffusione  tra  va- 
ri!, e  meglio  tra  molti  individui ,  una  speciale  eruzione  aftosa 
della  mucosa  della  bocca  e  delle  parti  poste  all'  intorno  ,  ebbi 
io  a  medicare  una  giovane  signora  (i),  la  quale  fu  gravemente 
sorpresa  da  siffatta  eruzione  ,  da  risvegliare  in  lei  le  più  pe- 
nose sofferenze  ,  e  che  per  venti  e  più  giorni  le  tolse  ogni  qoal- 

(t)  Questa  Signora  era  madre  di  quattro  figliuoletti  i  quali  tatti  pri- 
ma che  essa  infermasse  ,  andarono  soggetti  al  male  medesimo  :  le  afte  non 
si  manifestavano  al  bel  principio ,  ma  invadendo  febbre  calda  e  risentita  : 
esse  si  presentavano  dopo  il  tratto  di  un  giorno  e  anche  un  tempo  più  lun- 
go :  alle  afte  si  accoppiava  considerevole  policolìa  ,  mentre  la  bile  cacciata 
fuori  co'  vomitivi  ,  o  anche  alle  volte  con  vomito  spontaneo  ,  addimostra- 
\asi  alterata,  facendosi  scorgere  di  un  colore  verdastro  abbastanza  carico  : 
Don  fuvvi  bisogno  di  ricorrere  alle  sanguigne  emissioni  ;  poiché  il  violenio 
orgasmo  vascolare,  col  quale  esordiva  il  male,  tosio  cedeva ,  e  i  polsi  in- 
\ece  rimaneano  frequenti  si  ma  depressi.  N»n  mi  parve  doversi  conside- 
rare 1'  uso  de'  comuni  utensili  siccome  causa  di  contagione  ;  simile  affe- 
zione aggredì  altri  individui  nella  stessa  famiglia  ,  e  varii  abitanti  nel  me- 
desimo palazzo.  Questa  affezione  aftusa  con  policolia  (  siccome  i  molti  scio- 
glimenti ventrali  che  abbiamo  osservali  correre  epidemici  per  ben  due  anni 
nella  nostra  capitale  ,  e  di  un'  indole  speciale ,  per  modo  che  a  medicarli 
io  vidi  riuscir  vani  i  comuni  rimedii  )  pare  che  avessero  annunziata  e  pre- 
ceduta com'  io  avca  sospettato  la  epidemia  assai  trista  che  La  dominato 
nella  corrente  està  del  1854  {Nola  aggiunta). 


)('27)( 

siasi  riposo.  Afte  in  nn  certo  numero  si  vedevano  occupare  l'in- 
terno delle  goance  ,  non  che  l' interna  superficie  delle  labbra  ; 
ne  erano  sparse  sul  palato  molle  e  duro  ,  e  anche  ne  giaceano 
alcune,  ma  più  rade,  sulla  dietro-bocca  ,  e  alle  fauci  insino  al 
principiar  del  faringe  :  la  lingua  poi  non  fa  risparmiata  ,  e  se 
qualche  afta  si  scorgea  alla  base,  in  gran  numero,  e  più  gravi 
che  estendendosi  si  confondeano,  investirono  la  mucosa  de'  lati, 
ed  una  assai  estesa  e  profonda  fissò  la  sua  sede  all'  apice  di 
qnel  muscolo  io  modo  da  dividerlo  quasi  in  due  eguali  metà, 
tanto  da  risvegliar  pressoché  una  glossitide. 

L'  inferma,  non  appena  fu  sorpresa  dalla  eruzione  aftosa  a 
queste  ultime  sedi ,  avverti  incomode  sensazioni  di  vario  genere 
Dell'  organo  dell'  udito  ,  siccome  susurro  ,  tinnito  ,  baricoia  ed 
anche  dolore. 

Il  dolore  in  questo  caso  può  spiegarsi  piuttosto  per  diffu- 
sione del  processo  irritativo  o  flogistico  ,  il  quale  avendo  inve- 
Btita  tutta  la  mucosa  della  cavità  della  bocca  ,  deve  credersi 
che  non  avesse  risparmiata  quella  parte  che  tapez''a  le  trombe; 
ma  le  sensazioni  uditive  possono  ,  anzi  parmi  che  debbano  ri- 
ferirsi ad  irradiazioni  nervose  ,  traenti  origine  forse  piucchè  da 
altri  nervi  ,  da  quelle  due  radici  sensitive  dal  Barbarisi  scover- 
te ,  che  onendosi  all'  intermediario  di  Wrisberg,  convengono  a 
costituir  la  corda  (r). 

(1)  La  spiegazioue  del  fenomeno  sarebbe  questa  ;  i  due  rametti  rice- 
verebbero la  impressione  che  verrebbe  comunicata  al  bulbo  rachideo,  e  da 
questo  trasmessa  all'  origine  de'  nervi  acustici.  Se  mi  si  faccia  1'  obbiezio- 
ne n  posto  che  i  fenomeni  dell'  udizione  dennosi  ripeterò  da  sensazione  ri- 
flessa di  quel  centro  nervoso  ,  potrebbero  essere  prodotte  da  altri  nervi 
della  stessa  natura  ,  vale  a  dire  di  senso  ,  che  pur  moki  alla  lingua  si  di- 
stribuiscono ))  risponderò  ,  ricordando  qui  ,  che  io  rifletteva  che  non  essen- 
do gravi  le  lesioni  della  base  e  del  corpo  della  lingua  ,  ove  gli  altri  nervi 
si  distribuiscono  ,  nessun  fenomeno  notai  nell'  udizione  ;  e  che  le  molestie 
comparvero  allora  quando  furono  gravemente  affetti  i  margini  e  1'  apice,  ove 
quei  due  filetti  appunto  soli  si  distribuiscono  ;  e  quindi  credo  doversi  alle 
loro  modifisazioui  attribuire  del  tutto  quei  svariati  fenomeni  da  me  racsolti. 


)(  128  )( 

Altri  fatti  simili  ebbi  ad  osservare  ,  ma  noD  essondo  affetti 
ì  margini  e  I'  apice  della  liogua  ,  ed  il  male  essendo  assai  più 
mite  ,  nessan  fenomeno  ravvisai  nelle  sensazioni  uditive.  Da  ciò 
poossi  arguire  ,  che  non  essendo  tanto  gravi  gli  interessamenti 
delle  altre  parli  le  quali  hanno  relazioni  nervose  colla  corda  del 
timpano  ,  o  che  per  le  leggi  della  riflessione  avrebber  potuto 
produrre  fenomeni  insolili  ed  innormali  nell'  udito  ,  questa  fun- 
zione rimase  integra  ;  mentre  nel  caso  da  noi  riferito  ,  essendo 
profondamente  afFetti  ed  in  grande  estensione  i  margini  della 
lingua  e  l' apice  anche  di  più  ,  per  quei  Gletti  nervosi  di  senso 
che  a  quelle  sedi  soli  si  distribuiscono  ,  1'  udizione  ,  per  sen- 
sazioni riflesse  ,  ebbe  a  sofifrire  rimarchevoli  fastidii. 

Ho  voluto  adunque,  come  dissi,  comunicar  questo  fallo,  il 
quale  secondo  il  mio  vedere  ,  conferma  quanto  il  Barbarisi  as. 
scrisce  ,  cioè  e  che  la  corda  del  timpano  si  distribuisce  del  pari 
ai  canaletti  delle  glandolo  ed  alle  papille  della  mucosa  de' 
margini  e  superficie  della  lingua  ».  E  poiché  il  medesimo  va- 
lente notomisla  attribuisce  in  una  lunga  nota  la  facoltà  gusta- 
tiva a  quei  due  rametti  nervosi  e  quindi  li  definisce  per  nervi 
secsorii  ,  a  me  pare  che  i  fenomeni  presentati  nella  facoltà  del- 
l' udito  nel  caso  da  me  osservato  ,  confermino  meglio  questa 
facoltà  appunto  dallo  stesso  egregio  autore  io  essi  supposta  e 
riconosciuta. 

Gabriele  Mmervinì 


Lihri  offerii  in  dono. 

Per  la  nascita  di   Angelo  Bandiera  ,    poesie  di  varii  autori  — 
Palermo  i8'54-  in   12. 


TOBNATA   DE*   l3   AQOSTO 

Il  Segretario  perpetuo  ha  letta  la 

Il  O  TIZI  A 

De  lavori  deW  Accademia  per  V  anno  iSSu 

Signori  Colleghi 

L'  Accademia  Ponlaniaaa  nellaoDO  i85i  si  addimostrò  non 
poco  zelante  ed  operosa.  Mi  torna  perciò  gradevole  ricordar 
brevemente  i  lavori ,  a'  quali  avete  atteso  in  tatti  i  variì  rami 
delle  amane  cognizioni. 

I. 

I.  E  per  cominciar  dalle  scienze  matematiche,  noterò  che 
r  onorevole  socio  sig.  Fortunato  Padula  presentò  alcune  Osser; 
vazìoni  su  punti  mullipli  delle  curve  algebriche  (r). 

Ricorda  1' a.  che  nel  iS-i^  pubblicò,  nel  n."  iGdelRen-» 
diconto  de' lavori  della  Reale  Accademia  delle  Scienze ,  un  ar- 
ticolo sulla  determinazione  del  numero  de'  ponti  doppi  che  può 
ammettere  una  curva  algebrica  del  grado  m  ,  e  dimostrò  non 
poter  esser  questo  numero  maggiore  del  valore  espresso  dalla 

-        ,    im — \){m — 2)  ,  ,     „  11       p 

formola  ^ (2).  Questo  teorema,  come  allora  ta  aO; 


(1)  Tornata  de'  14  settembre. 

(2)  Il  fine  di  questa  Memoria  ,  e   precisamente  la  parte  eorrispondente 
a'  punti  doppi ,  trovasi  nel  N."  19. 


Xi3o)( 

cennato  ,  fu  senza  dimoslraziono  comanicalo  all' a.  dal  eh.  geo- 
metra sig.  Steiner.  Nello  slesso  articolo  fece  pure  nolarc  olio 
le  equazioni  ,  le  qoali  determinano  i  punii  doppi  per  una  curva 

(IF 
espressa  dall'  equazione  F[x,y)=io,  essendo  come  è  nolo  -7-5=0, 

dF 

,       o,  ammesso  che  qnesle  tre  equazioni  si  accordino,  danno 

un' eliminata  del  grado  (w— i)^,  e  quindi  conchiuse  doversi  il 
suo  lavoro  considerare  come  destinalo  soltanto  a  dimostrare  il 
teorema  già  trovato  da  Steiner,  ed  esser  desiderabile  che  si  tro- 
vasse il  procedimento  analitico  per  giungere  ad  equazioni  che  non 
contengano  soluzioni  estranee  alla  quislione  di  cui  si  tratta  ;  cioè 

.  i-    ,     „          •       ,>     1                  ...        .  {m — i)(w — 2) 
tali  ctie  I  equazione  hnale  non  saperi  il  grado- (i). 

Per  quanto  è  a  sua  conoscenza  ,  d'  allora  in  poi  non  è 
stalo  ancor  pnhhiicato  il  lavoro  di  Steiner  intorno  alle  indicato 
ricerche  ;  né  a  qaelle  Bj)eltanti  ai  punti  di  flesso  ed  alle  lar- 
genti doppie  ,  di  cui  anche  parlavasi  nel  citalo  fascicolo  del  Ilen- 
diconlo.  Intanto  nell'anno  scorso  (i85o)  fu  pubblicato  ne'7V//ow' 
Annali  di  Malcmalica  compilati  da'  signori  Terquem  e  Gerono 
poter  essere  il  numero  de'  ponti  doppi  di  una  curva  algebrica  del 
grado  wj  uguale  ad  {in  -  \)'  :   risultamenlo  inesatto  contenendosi 

(w — i) 
iD  questa  lormola  tn punii  più  di  quelli  che  in  efl'etli  può 

la  curva  data  ammettere.  Nel  fascicolo  di  marzo  ultimo  degli 
stessi  annali  è  stata  ripresa  la  stessa  ricerca  dal  sig.  Transon, 


(1)  Nell'introduzione  sta  accennata  una  via  da  seguirsi  per  ottenere 
r  equazione  di  piusto  grado  ;  ma  essa  è  troppo  lunga  e  penosa  ,  né  ivi  è 
dimostrato  che  il  sao  grado  risulti  ,  eome  dovrebbe  esser»,  non  maggiore 
^.  (m-i;(tn-2) 


X   '3i  )( 

e  con  OD  andamento  quasi  simile  a  qnello  (onnto  dall'a.  e  fon- 
dato sa  gli  stessi  principii  ,  perviene  alla  formola  esatta. 

Noi  richiamar  qnesti  fatti  il  sig.  Padola  dichiara  che  non 
intende  che  il  sig.  Transon  conoscesse  il  suo  lavoro,  qaanlnu- 
qne  non  sia  perdonabile  V  ignorare  dopo  sette  anni  un  lavoro 
pubblicalo  nel  Rpndiconto  di  ona  delle  principali  Accademie  I- 
taliane  :  del  resto  ferrare  commesso ,  egli  dice  ,  è  punizio- 
ne sufficiente  per  la  non  curanza  che  sembrano  mostrare  i 
Francesi  per  i  lavori  fatti  in  Italia.  Né  io  avrei  cercato 
dì  parlare  di  questa  priorità  ,  se  meditando  di  nuovo  sulle 
ricerche  in  quistione  non  mi  fosse  riuscito  di  ripianare  il 
vóto  rimasto  neW  altro  mio  lavoro  ,  e  se  nella  memoria  del 
sig.  Transon  non  avessi  scorto  che  le  formale  le  quali  si 
riferiscono  a  punti  multipli  in  generale  non  sono  esatte  ; 
il  che  naturalmente  dovea  spingermi  a  vedere  in  che  modo 
dovevansi  modificare. 

La  formola  del  sig.  Transon  ,  detto  m  il  grado  della  curva 
ed  y  il  numero  de' punti  di  multiplicità  ^  ,  è  la  seguente 

-_(WJ — jm)(27w((/ 1  ) — pt) 

Or  ,  come  avverte  il  sig.  Padula  ,    se  in    questa   formola 

— 13 
facciamo  ot=5  e  w=4'  ne  risalta  y      — r  ;  cioè  che  una  curva 

di  5°  grado  non  può  ammettere  alcun  punto  quadruplo,  men- 
tre è  facile  il  vedere  che  ne  può  ammcllere  uno.  Facendo  ?«=7 

e  pt=4'  ne  risulla  y  ~~.-^  ,  quindi  potrebbe  snpporsi  y  =  2  ,  e 

ne  seguirebbe  che  una  curva  di  7"  grado  potrebbe  avere  due 
punti  quadrupli  ,  lo  che  evidentemente  è  assurdo,  poiché  la  retta 
condotta  per  questi  punti  taglierebbe  la  curva  data  ,  che  è  di 


7<^  grado  ,  in  o(to  puDtì.   E  così  per  molti  altri  casi  è  Facile  il 
vedere  che  la  formola  è  io  difetto  or  in  più  or  in  meno.  Pertanto 


27;j 


1  a.  annunzia  di  aver  trovato  che  quando  —  e  un  numero  intero 
w,  deve  essere 


y-^n-^)(n--l--) 


la  quale  formola  corrisponde  a  quella  del  sig.  Transon.  Ma  qoan- 
do  —  e  una  espressione  frazionaria  ,    indicando  con  ?/i    il  nn- 

mero  intero  prossimamente  maggiore   di  —  e  non  minore  di  4> 
si  ha  in  luogo  della  detta  formola 

(n — 3)(2W3 — n) 

« ^: -, 

^<  2(fX-l) 

Non  lascia  intanto  1'  a.  di  avvertire  che  disse  nel  citato 
articolo  essersi  lo  Steiner  limitalo  a  determinare  il  numero  dei 
punii  doppi  ,  considerando  egli  un  pualo  triplo  come  la  riu- 
nione di  tre  punti  doppi  ;  un  punto  quadruplo  come  la  riunio- 
ne di  sei  punti  doppi  ;  ed  in  generale  un  punto  di  mulliplicilà 

[X  come  la   rionione  di ponti  doppi.  Quindi  potrebbe  cre- 

2 

dersi  che  dividendo  la  formola  corrispondente  a'punti  doppi  per 
—^ si  avesse  la  formola  pe'  punti  di  indice  //  ;  ma  la  con- 

2 

chiusiooe  non  sarebbe  giusta  ,  e  non  era  al  certo  questa    l' i- 

__(?« — i)(w — a) 


dea  di  Steiner.  Altronde  la  formola  sarebbe  y 


<      Kl^-iì 


)(  i33  )( 
che  evidentemente  non  sempre  è  esatta.  Infatti  nel  caso  di  niis±i 

e  M=4.  si  avrebbe  v  "Z-  ;  cioè  sì  cadrebbe  nelF  assordo  dianzi 
^    <2 

notato  che  nna  curva  di  7°  grado  potrebbe  avere   due    punti 

quadrnpli. 

11  sig.  Padnla  accenna  poi  qoale   debba  essere  il  calcolo 

da  esegoirsi  in  generale  per  determinare  le  equazioni  convenienti 

per  la  ricerca  de'  punii  doppi  di  nna  curva  algebrica  del  grado 

m  data  dall'  equazione  F{x,  y)=sO.  Il  risnltamenlo  ,  a  cui  dice 

di  essere  pervenuto  ,  è  il  seguente  :  indicando  con  c^  (ac)  =  o 

l'equazione  in  x  che  risulta  eliminando  y  dalle  equazioni  J'(a;,y)=o 

dF  .  ,  , 

"^=  0,  si  cerchi  il  massimo  comun  divisore  tra  ^(x)  e  9' (a?), 

e  sia  questo  "^{a:)  :    1'  equazione  4^  (a;)  s=  o  avrà  per  radici  le 
ascisse  de'  punti  doppi  ,  ed  il  eoo  grado  non  potrà  esser  mag- 

giore  di  — .  E  chiaro  poi  che  se  i  dae  polinomii  <S}{x) 

e  <3^'{x)  noQ  hanno  coman  divisore  ,  P  equazione  data  non  ha  panti 
multipli. 

II, 

Non  pochi  lavori  relativi  alle  scienze  natarali  tennero  oc» 
cupata  r  attenzione  dell'  Accademia. 

2.  Il  cav.  Giambattista  Quadri  comunicò  una  sua  relazione 
intorno  la  cnra  di  un  complicato  male  chirurgico  ,  di  difficile 
guarigione  (i). 

Egli  narra  che  nella  mattina  del  dì  5  maggio  corrente 
anno  prestava  ,  in  compagnia  dell'  altro  valentissimo  nostro  col- 
lega dott.  Semmola  ,  la  sua  assistenza  per  la  cura  di  un  si- 
gnore ,  il  quale  da  dodici  anni  e  più  soffriva  ritenzioni  di  0- 

(1)  Tornita  de'  29  giugno. 


X  »34  )( 

rinft  frequenti  e  con  pericolo  di  vita ,  causate  da  reslrioglmenti 
dell'  orelra.  Questo  slato  anormale  avea  dato  origine  a  varie 
fistole  crinarie  ,  le  quali  lo  minacciavano  nella  vita  ,  avendo 
cagionato  una  febbre  lenta  con  emaciazione ,  e  determinando 
di  quando  in  quando  febbri  ardenlissime  con  sintomi  nervosi 
cerebrali ,  che  sorgevano  dalla  impossibilità  di  evacuare  le  o< 
rine  ,  e  dalla  molestia  ,  e  degenerazione  di  questo  liquido  per 
effetto  della  stagnazione  del  pus  mescolato  insieme  ad  esso  en- 
tro a'  seni  fistolosi. 

11  cav.  Quadri  riferisce  che  dopo  aver  diligentemente  rico» 
nosciato  la  sensibilità  squisitissima  dell'  infermo  ,  e  veduto  la 
poca  efficacia  di  tutte  le  cure  locali  e  generali  tentate  da'  no- 
stri professori ,  egli  si  era  persuaso  che  in  questo  caso  biso- 
gnava adoperare  o  l' etere  o  il  cloroformio  ,  onde  potere  agire 
colla  energia  propria  della  chirurgia  efficace  ;  ed  avendo  sa- 
puto che  il  dott.  Bonnet  di  Lione  ne  avea  fatto  uso  moltissime 
fiate  ,  ed  avea  guarito  persone  a  lui  cognite  travagliate  dallo 
Btesso  malore  ,  lo  sollecitò  a  farlo  venire  in  Napoli  :  il  che  di 
fatti  verificossì. 

Piacque  poi  tanto  al  dott.  Semmola  ed  al  Quadri,  quanto 
al  prof.  Bonnet  doversi  preferire  1'  etere  al  cloroformio,  perchè 
in  un  gran  numero  di  casi  osservati  e  nella  Francia  ,  e  nella 
Inghilterra  ,  e  nell'  America  era  stato  notato  che  questo  ultimo 
per  causa  della  sua  eccessiva  attivila  su*  nervi  olfattori  ,  e  sui 
plessi  poiraonali ,  da  cui  partono  i  nervi  del  cuore,  determina 
un  maggiore  abbattimento  del  sistema  nervoso  spellante  al  cuo- 
re ,  ed  un  più  profondo  assopimento  ,  con  grande  abbassamen- 
to de'  polsi. 

Tralasciando  la  precisa  descrizione  dell*  operato  dal  sig. 
Bonnet ,  il  cav.  Quadri  ci  fa  sapere  che  ottenuto  l' assopimento 
dell'  infermo  ,  il  chirurgo  francese  metteva  allo  scoverlo  lotti  i 
seni  fistolosi  ,  e  legava  undici  arterie  da  lui  ferite  ,  e  quindi  vi 
passava  al  di  sopra  de'  ferri  con  bottoni  ben  arroventati. 


)(  i35  )( 

Tutta  qnesta  operazìoDO  dorava  per  lo  spazio  di  dd*  ora  e 
cinque  minuti ,  e  sempre  Y  infermo  venne  tenuto  nello  stato  di 
assopimento  ,  rimovendosi  di  tempo  in  tempo  dalla  bocca  il  sacco 
eterizzante  perchè  respirasse  l' aria  atmosferica  ,  e  riponendosi 
quando  pareva  si  risvegliasse  ,  dopo  aver  versato  novello  etere 
nel  fondo  del  sacco  sa  di  un  fazzoletto  di  tela.  Il  prof.  Quadri 
si  è  assicurato  che  in  tutto  il  tempo  i  polsi  battevano  regolar- 
mente  ,  come  in  un  sonno  profondo. 

Dopo  un*  ora  l*  infermo  ritornato  in  se  stesso  disse  non  a- 
ver  senlito  altro  che  una  lieve  pungitura ,  né  si  doleva  di  tor- 
menti alla  parte  ofTesa ,  ma  assicurò  che  gli  era  sembrato  di 
esser  come  trasportato  in  un  viaggio  fra  mille  idee ,  e  visioni 
confuse,  di  cui  non  serbava  memoria.  Dopo  ciò,  mercè  altri 
rimedii  e  cure  attentissime  ,  l' infermo  è  andato  di  giorno  ia 
giorno  migliorando  ,  ed  al  presente  trovasi  tuttora  in  via  di 
miglioramento. 

Avverte  Y  autore  che  questa  osservazione  ,  quantunque  fosse 
il  primo  fatto  posto  sotto  i  nostri  occhi ,  vien  corroborata  da  altri 
consimili  citati  da  molti  autori  :  ed  a  tal  proposito ,  parlando 
della  utilità  della  chirurgia  efficace  ,  rammenta  la  sentenza  di 
Curzio  Sprengel,  il  quale  encomiando  quanto  fece  M.  Aurelio  Se- 
verino neir  epoca  del  risorgimento  delle  arti  e  delle  scienze  in  I- 
lalia  ,  dice  :  «  Quel  valente  filosofo  col  suo  penetrante  ingegno  à 
s  saputo  armare  la  mano  del  chirurgo  del  ferro  e  del  foco  ,  che 
»  sono  mezzi  potentissimi  ;  e  liberava  così  V  arte  chirurgica  da 
»  quella  malintesa  blandizie  ,  per  cui  molti  perivano  dopo  lunghi 
»  patimenti ,  i  quali  dopo  riattivata  questa  parte  dell'  arte  sala- 
c  tare  ,  vennero  facilmente  guariti  ». 

Dalle  esposte  cose  il  prof.  Quadri  deduceva  tre  corollarii ,  i 
quali  dicea  legittimamente  derivarsi  da'  fatti  enunciati  ,  ed  essec 
diretti  a  migliorare  lo  esercizio  della  chirurgia  in  questo  regno. 

I.  Che  la  eterizzazione  devesi  operare  senza  tema  e  colla 
maggior  fiducia  ,  massime  allorquando  debboosi  praticare  opera- 


)(i3€K 

ZÌodì  lunghe  e  dolorose  sopra  individui  sensibili  ed  estenuati  da 
lunghi  patimenti  ;  però  bisogna  saperne  bene  usare. 

II.  Che  ne' casi  di  piaghe  cancerose,  o  di  carcinomi,  polreh- 
besi  abbandonare  V  uso  e  molto  più  l' abuso  delle  polveri  arseni- 
cali ,  e  di  altri  veleni  ,  e  sostituirvi  la  caosticazione  col  fuoco  ; 
purché  si  faccia  precedere  la  eterizzazione  :  e  così  eviterebbonsi 
tanto  i  pericoli  cagionati  dal  dolore  quanto  quelli  determinati  dal- 
l' arsenico  e  dal  cloruro  di  zinco. 

III.  Che  nel  caso  di  accidentali  bruciature ,  le  quali  sogliono 
determinare  gravi  e  pericolose  reazioni  vitali ,  convenga  eteriz- 
zare la  persona  e  di  più  cauterizzare  la  superficie  del  corpo,  ossia 
la  cute  alterata  troppo  leggermente  dal  fuoco  ,  affinchè  venga  ri- 
coperta da  una  escara  insensibile,  ed  affinchè  l'organo  dermoideo 
venga  distrutto  da'  bottoni  di  fuoco  ;  nel  qual  modo  la  sensibilità 
elevata  di  queste  parti,  non  bene  abbruciate  pel  caso  fortaito,  può 
determinare  reazioni  vitali  pericolose. 

Il  prof.  Quadri  chiude  la  sua  relazione  col  riportare  alcuni 
casi ,  ne'  quali  fu  con  vantaggio  pratticata  la  eterizzazione  o  da 
lui ,  0  dal  suo  figlio  dott.  Alessandro  ;  trattandosi  di  gravi  e  dif- 
ficili operazioni  di  chirurgia  ,  che  ottennero  1'  esito  più  felice  , 
senza  che  gì'  infermi  risentissero  alcun  dolore  nel  tempo  dell'ope- 
razione. 

3.  L'illustre  professore  ritornava  sul  raedasimo  argomento  della 
eterizzazione  con  altra  sua  breve  memoria  ,  diretta  a  fornire  ta- 
lune regole  valevoli  ad  allontanare  qualunque  spiacevole  conse- 
guenza derivar  potrebbe  dall'  uso  dell'etere  (i). 

Comincia  l'a.  dal  dimostrare  come  sia  necessario,  che  il  chi- 
rurgo affidi  r  eterizzazione  ad  un  medico  ,  mentre  egli  si  accinge 
ad  operare.  Sempre  più  insiste  il  professor  Quadri  nel  persuadere 
r  uso  dell'  etere  nelle  operazioni  dolorose  ,  osservando  che  non 
debba  il  Chirurgo  farsi  vincere  da  vano  timore  ,  specialmente  nei 

(1)  Toruata  de'  27  luglio. 


)(  ■'37  )( 

casi  più  disperali  ,  ne'  quali  non  gli  resterebbe  altro  che  di  essere 
inerte  spettatore  della  rovina  e  della  morie  degP  infermi.  In  con- 
ferma di  che  cila  ben  diciannove  eterizzazioni  praticate  dal  sdo  fl- 
gìio  doti.  Alessandro,  senza  che  alcun  pericolo  fosse  sopravvenuto. 
Passando  al  metodo  di  pratticar  1'  eterizzazione  ,  osserva  la. 
che  questa  lascia  dopo  di  se  nn  periodo  più  o  meno  lungo  d'in- 
sensibilità :  per  Io  che  consiglia  di  allontanar  l'apparecchio  del- 
l' etere  cinque  o  sei  minuti  prima  di  finir  1'  operazione.  Finalmen- 
te, dopo  aver  nolate  le  precauzioni  da  prendere  per  non  incorrere 
in  qualche  inconveniente  ,  accenna  potersi  ne'  casi  disgraziali  ri- 
correre a'  medesimi  rimedii ,  che  si  usano  contro  l'  asfissia. 

4.  Con  la  occasione  della  mpmoria  del  cav.  Quadri  ,  il  soci» 
cav.  de  Renzi  espose  alcune  osservazioni  sloriche  sulla  eterizzazio- 
ne(i). 

Faceva  notare  il  nostro  egregio  collega  ,  che  nel  lavoro  del 
cav.  Quadri  vi  erano  alcune  espressioni,  le  quali  dar  potevano  per 
avventura  la  idea  ,  che  fosse  nuova  per  noi  la  eterizzazione.  Egli 
ha  perciò  creduto  opportuno  presentare  alcune  dilucidazioni  sulla 
parte  slorica  dell'  inalamenlo  de'  vapori  considerato  come  1'  ausi- 
liario della  chirurgia  ,  osservando  che  già  questo  mezzo  adopera- 
vasi  in  epoca  remota  nelle  nostre  regioni  ,  e  che  lo  stesso  metodo 
seguito  dal  professor  Bonnet  dee  riputarsi  italiano  ,  essendo  stato 
la  prima  volta  proposto  dal  professor  Porla  di  Pavia. 

Egli  facevasi  ad  osservare  che  non  solo  negli  ultimi  tempi  i 
chirurgi  italiani  ,  e  le  Accademie  tutte  ,  si  erano  occupali  speri- 
raenlalraente  dell'  esame  di  tali  mezzi,  aveano  modificati  i  melodi, 
e  temperato  quell'  eccessivo  entusiasmo  con  osservazioni  ,  che  il 
tempo  va  sempre  più  confermando  ;  ma  che  inollre  la  primitiva 
scoverla  del  metodo  dell' inalaraento  de' vapori  di  sostanze  ane- 
stetiche appartiene  all'  Italia  ,  non  avendovi  aggiunto  altro  i  mo- 

(1)  Tornala  medesima. 

IO 


)(  i38  K 

derni  che  1'  uso  dì  alcune  sostanze  ,  cbe  gli  antichi  non  pcranco 
possedevano. 

E  per  vero  in  Teodorico  ,  chirurgo  italiano  della  metà  del 
secolo  Xlil ,  e  che  vnolsi  essere  stato  anche  Vescovo  di  Bilonto 
nel  nostro  Regno  ,  se  ne  trova  la  chiara  notizia.  Riprovando  l'oso 
interno  de' narcotici  ,  familiare  nella  pratica  de' chirurgi  volgari, 
ricorrevano  gì'  Italiani  al  seguente  meccanismo  per  produrre  l'  a- 
neslesia  ed  il  sonno  nelle  operazioni  chirurgiche.  Essi  prendevano 
oppio  ,  sago  di  solano,  di  giusquiamo  ,  di  mandragora  ,  di  edera 
erborea  ,  di  cicuta  e  di  lattuga  ,  e  ne  inzuppavano  una  spugna 
nuova  che  facevano  seccare  al  sole.  Mentre  dovevano  operare  ina- 
mergevano  questa  spugna  nelf  acqua  bollente  ,  e  ne  facevano  re- 
spirare i  vapori  ,  finche  avveniva  il  sonno.  E  questo  metodo  era 
tutto  italiano  ,  né  lo  eseguivano  gli  stessi  chirurgi  francesi  del  se- 
colo XIV  ,  essi  stessi  discepoli  del  milanese  Lanfranco.  Ed  invero 
Guido  da  Chauliac  ,  descritto  questo  metodo  de' chirurgi  d'Italia, 
non  dice  nos  facimus ,  ma  conchiude  :  et  ipso  (  infirmo  )  obdor- 
mùato  facìunt  operattonem. 

5.  Il  vantaggio  della  umanità  languente  mosse  1'  altro  nostro 
collega  e  Segretario  aggiunto  sìg.  dolt.  Gabriele  Minervini  a  pre- 
sentare (i)  là  comunicazione  di  due  casi  di  perniciose  intermit- 
tenti osservate  in  Napoli  nel  mese  di  Agosto  ,  in  un  sito  poco  più 
elevato  de' Miracoli  presso  la  specola  astronomica.  L'  a.  offre  la 
storia  di  entrambi  ;  e  chiama  1'  una  perniciosa  algida  accompa- 
gnala da  grave  cefalalgia  e  da  vomito  ,  definisce  1'  altra  per  ana 
perniciosa  asmatica  o  dispnoica. 

Noi  ci  asteniamo  dal  ripetere  la  relazione  de'  dae  casi ,   e 
clella  cura  felicemente  eseguitane. 

Ma  non  possiamo  mancar  dall'  avvertire  che  dall'  esame  dì 
questi  due  casi  prattici ,  il  sig.  Minervini  è  tratto  ad  alcune  gè- 

(1^  Tornata  de'  2S  settembrs. 


Xi39K 

□erali  considerazioDi  sulla  etìologia  del  morbo.  E  pria  d'  ogni  al- 
tro nota  doversi  nella  corrente  stagione  riconoscere  in  Napoli  nna 
particolare  influenza  ,  per  essersi  frequentemente  osservate  cosif- 
fatte febbri.  Questo  fatto  messo  in  rapporto  con  un  altro  ,  cioè 
con  la  secchezza  dell'  atmosfera  in  qoell'  epoca  ,  come  dimostra 
colle  tavole  meteorologiche  a  lui  fornite  dall'egregio  collega  sig. 
del  Re  ,   e  principalmente  colla  eircoslanza  del  silo  asciutto  ,  ove 
ebbero  luogo  le  due  perniciose  da  lui  osservate  ,  conducono  il 
sig.  Minervini  ad  alcune  conclusioni.   i.°  Abbiamo  ,  egli  dice, 
altri  due  fatti  i  quali  confermano  la  opinione  che  anche  ammessa 
la  esistenza  del  miasma  palustre  ,  non  sia  questa  da  stimarsi  la 
cagioD  sola  delle  febbri  ;   perciocché  anche  le  perniciose  maligne 
possono  osservarsi  ne'siti  alti  e  salubri  della  nostra  capitale.  2.°  La 
umidità  facilitando  i  cangiamenti  di  temperatura  ,  mal  disponen- 
do gli  organismi  ,  pnò  esser  causa  delle  febbri ,  può  renderne  più 
facile  la  propagazione  ,  può  aggravarne  l' indole  ;  ma   non  sem- 
bra essa  condizione  necessaria  allo  sviluppamento  delle  febbri. 
3."  E  certo  che  la  mancanza  dell'umidità  ne'  luoghi  ove  le  feb- 
bri sono  endemiche  ,  le  renda  più  rare  ,  ed  anche  meno  gravi  ; 
ma  non  sembra  ammissibile  che  un*  està  secca  ed  asciutta  debba 
necessariamente  ed  assolutamente  risultar  sempre  salutare  pe'luo- 
ghi  ove  le  febbri  sono  endemiche  ;  come  sostenevano  il  Doni,  il 
Pucciuotfi  per  Roma  ,  e  come  il  Dorotea  ritrovava  verificarsi  nel 
Tavoliere  di  Puglia  ;  perciocché  se  avvenissero  altre  insolile  con- 
dizioni atmosferiche  ,  pur  le  febbri  potrebbero  suscitarsi  :  abbia- 
mo ragione  di  ciò  sostenere  ,  nell'  osservare  che  in  Napoli  ,  ove 
le  febbri  di  lai  genere  sono  rare  e  quasi  mai  endemiche ,    in  que- 
sta state  che  fu  secca  ed  asciutta  sufficientemente,  par  sì  offrirono 
con  certa  frequenza.  4->°  Alcune  speciali  alterazioni  atmosferiche, 
incalcolabili  molte  volte  ,  come  ben  disse  il  Semmola  ,  par  che 
possano  influire  nelP  originare  le  febbri.  Noi  crediamo  che  quelle 
osservale  in  Napoli  nella  decorsa  stagione  furono  originate  dalla 

coincidenza  del  calore  col  continuo  soffiar  de'  venti  variabili,  alle 

* 


)(  t4o  )( 

fiale  anche  Treschi  ed  asciutti,  ì  qaali  favorivano  i  più  gravi  istan- 
tanei (Jisr|uilìbri  del  traspìrabile. 

Conchiade  1*  antere  il  suo  discorso  coli'  incalcare  a'  praltici 
di  essere  diligenti  nello  studiare  e  nel  trattare  certe  infermità  , 
quando  presentano  una  insolita  sindrome  fenomenica,  spinto  a  ciò 
dall'  andamento  del  morbo  ,  che  forma  oggetto  del  secondo  caso 
narrato  :  ed  avverte  esser  nopo  che  i  medici  conoscano  ,  e  tenga- 
no presenti  al  pensiero  ,  allorché  osservano  infermi  ,  certe  pecn- 
liari  inflnenze  ,  le  qnali  danno  origine  a  dati  morbi ,  che  di  tratto 
in  tratto  stabiliscono  la  loro  dimora  in  date  stagioni  ,  ed  in  ispe- 
ciali  località  ;  siccome  sembra  delle  febbri  periodiche  ,  che  pos- 
sonsi  sviluppare  indipendentemente  dall'  azione  miasmatica  ,  e 
quindi  mancare  di  un'  argomento  che  si  tiene  come  norma  nsaale 
per  ravvisarle. 

6.  Da  più  tempo  discorrevasi  de  'mirabili  fenomeni  osservati  in 
Dna  infelice  giovinetta  affetta  da  volvo  catalettico  da  alcuni  mesi 
nella  capitale  ;  e  poiché  si  conobbe  che  questa  inferma  era  affidata 
alla  medica  cura  del  eh.  collega  cav.  Vulpes ,  l' Accademia  ri- 
chiese nna  relazione  di  quel  difficile  e  complicato  malore.  Il  cav. 
Vnlpes  adempì  immanlinenli  all'  onorevole  incarico,  leggendo  un' 
ampia  relazione  con  mediche  riflessioni  (i).  E  poiché  non  era  an- 
cor terminata  la  cora  di  quella  infermità  ,  che  mostravasi  pertan- 
to in  via  di  goarigione  ,  1'  a.  ne  promise  altro  sao  lavoro  ,  quan- 
do la  inferma  avesse  riacquistata  pienamente  la  sanità.  Noi  quindi 
rimandiamo  a  tempo  più  opportuno  la  notizia  di  questa  interes- 
sante comunicazione. 

7.  La  storia  della  medicina  nelle  nostre  regioni  richiamò  l'at- 
tenzione dell'  Accademia  con  una  memoria  letta  dal  cav.  Salvato- 
re de  Renzi ,  il  quale  imprese  ad  illustrare  un  importante  perio- 
do ,  ed  a  chiarire  i  fatti  risguardanti  personaggi  illustri  e  di  sto- 
rica celebrità  (2). 

(1)  Tornata  de'  16  novembre. 

(2)  Torpata  de'  26  genaajo. 


)(  U'  )( 

Espone  l'a.  alcooi  documenti  da  Ini  o  trovati  per  la  prima 
volta  ,  o  meglio  esaminali  ,  da'  quali  rileva  tanto  il  modo  come 
era  ordinata  la  medicina  nel  nostro  regno  nel  tredicesimo  secolo  , 
qaanto  la  inflaenza  che  spiegava  la  famosa  scuola  di  Salerno  sul- 
r  insegnamento  della  medicina  e  sali'  esercizio  dell'  arte.  Qaesti 
documenti  ,  per  la  maggior  parte  inediti ,  sono  trascritti  da'  re- 
gistri degli  Atti  Angioini  ,  dell'  anno  1266  6no  al  cadere  del  de- 
cimoquarto secolo.  Molti  medici  o  scooosciuli  0  mal  noti  sono  così 
sottratti  dall'  obblio  ,  e  coliegnndosi  i  loro  nomi  co'  documenti 
scienliGci  che  ancora  ci  avanzano  ,  si  chiarisce  la  letteratura  me- 
dica di  un  secolo  operoso,  nel  quale  si  posero  le  fondamenta  dclls 
principali  istituzioni  scientifiche  de'  tempi  nostri.  La  parie  preci- 
pua di  questo  lavoro  si  occupa  del  famoso  Giovanni  da  Precida  , 
uno  de'  più  importanti  personaggi  di  questo  secolo  come  medico  , 
come  scienziato  ,  e  come  politico.  Si  mostra  ,  per  mezzo  di  docu- 
menti ,  che  Giovanni  da  Procida  nato  intorno  al  121 5  si  elevò  a 
gran  fama  come  medico  della  scuola  di  Salerno  ,  onde  divenuto 
medico  di  Federico  II  ne  seppe  acquistare  la  benevolenza  in  modo 
che  n'  ebbe  onori  e  ricchezze  ,  e  fu  all'  imperatore  unito  come  no- 
bile e  familiare.  Restato  essendo  presso  Manfredi ,  entrò  ne' con- 
sigli del  re  ,  ed  occupò  1'  elevato  grado  di  Segretario  di  Stato. 
Morlo  questo  principe  ,  Giovanni  non  sapendo  mancare  alla  sua 
riconoscenza  ed  alla  sua  fedeltà  verso  l' illustre  famiglia  degli 
Svevi ,  seguì  le  parti  di  Gorradino  ,  onde  dopo  la  sventurata  ca- 
duta di  questo  principe  ,  spogliato  di  onori  e  ricchezze  fuggi  dal 
Regno  ,  si  recò  in  Ispagna  presso  la  figlia  di  Manfredi,  allora  re- 
gina di  Aragona  ,  sostenne  con  incredibile  costanza  ,  astuzia  ed 
ingegno  i  dritti  di  questa  principessa  ,  ebbe  parte  principale  negli 
avvenimenti  della  Sicilia  e  negli  ordinamenti  politici  di  quell'isola. 
Anche  al  cader  del  secolo  accompagnando  Costanza  in  Roma,  ivi 
morì  neir  esilio  ,  senza  mancar  mai  alla  sua  fede.  Importanti  so- 
prattutto sono  i  documenti  ,  co'  quali  V  autore  intende  dimostrare 
calunniosa  e  falsa  L' opinione  di  coloro  che  pretendono  avesse  Lan» 


)(    U2   )( 

doIGna  ,  moglie  dì  GiovaoDÌ ,  mancato  agli  obblighi  saoi,  mentre 
DÌUD  favore  ella  si  ebbe  dagli  Aogioioi ,  i  quali  mantennero  saldi 
i  loro  decreti  di  confisca  ,  anche  de'  beni  dotali  di  lei.  Infine  l'au- 
tore riporta  varii  docomenli,  co'  quali  prova  l'errore  di  coloro  che 
dicono  aver  Giovanni  ,  negli  ultimi  anni  di  sua  vita  ,  riacquistata 
la  grazia  di  Carlo  II ,  ed  i  beni  ;  ed  aver  così  rinnegati  i  princi- 
pii  ed  i  sentimenti  con  tanta  costanza  seguiti  in  una  vita  lunga  , 
operosa  e  piena  di  avvenimenti.  Imperocché  que' documenti  dimo- 
strano aver  Carlo  II  dopo  la  morte  di  Giovanni ,  ad  intercessione 
di  Papa  Bonifacio  Vili  ,  e  di  Giacomo  re  di  Aragona  ,  restituiti  i 
beni  a  Tommaso  da  Precida  ,  secondogenito  di  Giovanni,  il  quale 
ebbe  un  figlio  a  nome  anche  Giovanni  ,  che  segni  con  calore  le 
parti  degli  Angioini  ;  onde  avvenne  «he  coloro  che  non  posero 
mente  al  tempo  spesso  confusero  questo  Giovanni  juniore  con  l'avo. 
Questa  memoria  è  slata  quindi  dall'autore  inserita  nelle  Addì- 
3jb»2*alla  sua  Storia  della  medicina  in  Italia. 

8.  Il  professore  Oronzio-Gabriele  Costa  ,  che  da  gran  tempo  in- 
defessamente lavora  ad  illustrare  la  paleontologia  del  regno  ,  del 
che  i  nostri  atti  presentano  lucidissimi  documenti,  comunicava  al- 
l' Accademia  alcuni  cenni  intorno  alle  scoperte  fatte  nell'  anno 
i85i  (i).  A  noi  sembra  inutile  riportarne  in  questo  luogo  l'estrat- 
to ;  perchè  il  eh.  autore  ha  già  fatto  que'  cenni  di  pubblica  ragio- 
ne ,  in  un  accreditalo  giornale  scientifico  napolitano  ;  ed  anche 
perchè  quelle  scoperte  formano  parte  di  quel  magnifico  insieme  , 
che  siamo  intesi  a  pubblicare  ne'  volumi  de'  nostri  atti. 

9.  Una  scientifica  comunicazione  die  causa  ad  un  altro  lavoro 
dello  stesso  professor  Costa  (2). 

11  sig.  Federico  Lancia  di  Palermo  ,  enitore  della  storia  na- 
turale e  possessore  di  una  svariata  raccolta  di  naturali  produzioni, 
c'  inviò  un  frammento  di  conchiglia  fossile  bivalve,  rinvenuto  nella 


(f)  Tornata  ilti'31  agosto. 
(2)  Toruala  de'  13  luglio. 


X  i43  )( 

Sicilia  ,  e  bene  apponendosi  a  determinarne  il  genere  ,  espresse 
corleseraente  il  suo  desiderio  di  dedicarlo  alla  nostra  Accademia  , 
denominandolo  Cardium  Pontanianum.  Il  professor  Costa  inca- 
ricato particolarmente  di  sottoporre  a  diligente  esame  il  framraen- 
lo  in  qoislione  ,  partecipò  il  risultamento  delle  sue  ricerche,  dalle 
qnali  veniva  confermala  la  idea  dello  scopritore  ,  che  spettasse  il 
frammento  al  genere  Cardium  :  il  che  dedaceva  non  solo  dalla 
esteriore  apparenza,  che  viene  da'  naturalisti  appellata  habitus  o 
facies  ^  ma  altresì  per  l'analisi  della  sua  organica  strutlara  ,  e 
per  essere  stato  condotto  dai^Iì  olempnti  curvilinei  a  trovar  la  Veca 
forma  della  intera  conchiglia.  Io  qnanto  alla  specie,  l'anfore,  do- 
po avere  minutamente  esaminata  la  stratiura  di  alcune  appendici 
che  ne  adornano  le  nomerose  coste  ,  si  è  assicurato  eh'  essa  non 
ha  confronto  traile  specie  viventi ,  tranne  una  innominata  e  di 
mari  stranieri ,  esistente  nella  sua  medesima  collezione,  ove  si  ve- 
de quasi  abbozzata. 

Un  esame  accurato  fatto  dall'  a.  sai  Cardium  multicostatum 
del  Brocchi ,  tanto  sulla  figura,  la  quale  suscita  equivoco  a  primo 
aspetto  ,  qoanto  per  la  descrizione  che  l'  accompagna  ,  gli  fanno 
francamente  pronunziare  ,  che  il  frammento  appartenga  a  quella 
specie.  E  conchiude  doverglisi  perciò  religiosamente  conservare  il 
nome  impostogli  dal  primo  scopritore  e  descrittore. 

Non  lascia  però  1'  a.  di  rendere  al  sig.  Lancia  la  dovuta  lo- 
de ,  per  averci  col  su©  pregevole  frammento  fornita  la  occasione 
di  chiarire  le  cose  rimaste  dubbie  dal  Brocchi  :  e  lo  invila  a  far 
novelle  ricerche  nella  speranza  che  gli  riesca  di  ritrovare  una  val- 
vola intera,  che  potesse  far  meglio  studiare  questa  poco  conoscia- 
ta  bivalve. 


III. 

co.  Nella  classe  delle  scienze  morali  ho  a  rammentare  un  di- 
scorso del  sig.  Michele  Baldacchini  sullo  scellicismo  antico  (i). 
Questo  fa  parte  di  un  più  ampio  lavoro  sierico  e  filosofico  ,  nel 
quale  l'autore  si  propone  di  esaminare  Io  scellicismo  da  quando 
si  mostrò  la  prima  volta  in  Grecia  ,  proseguendolo  insino 
a  piti  recenti  dubitatovi.  Data  prima  una  idea  in  generale  dello 
scetticismo  ,  1'  aolore  si  ferma  all'  etimologia  della  parola  ,  ed  e- 
«amina  ,  confutandole  sempre  ,  le  opinioni  di  Pirrone  ,  di  Timone 
di  lui  discepolo,  di  Arcesilao  ,  di  Cameade  ,  di  Enosidemo  ,  di 
Agrippa  ,  di  Menodoto  e  di  Sesto  Empirico.  Si  esaminano  in  que- 
sta parte  ,  che  fci  Iella  all'  Accademia  ,  i  Js'/ia  rpÓTrot  STroj^ris  , 
che  furono  di  poi  a  cinque  ridolli  ;  non  che  si  discute  se  s'  abbia  a 
considerare  lo  scetticismo  qual  derivazione  legittima  della  scuola 
di  Socrate  ,  o  non  piullosto  come  una  falsa  e  bugiarda  derivazio- 
ne della  buona  scuola  socratica.  E  perchè  ,  come  avverte  l'a.,  lo 
scetticismo  non  può  stare  senza  supporre  quella  medesima  scienza 
eh'  egli  combalte  ,  dà  in  succinto  la  storia  del  dommatismo  ,  ed 
espone  in  breve  la  filosofia  di  Socrate,  di  Platone,  e  di  Aristotile, 
ed  in  che  Platone  ed  Aristotile  s'  accordino  ,  in  che  dissentano  : 
discorre  finalmente  della  filosofia  degli  Stoici ,  continuatori  dello 
Stagirita  ,  pe'  servigi  segnatamente  da  loro  renduti  alla  logica  , 
alla  quale  ,  dice  il  sig.  Baldacchini  ,  aggiunsero  le  indagini 
grammalieali ,  insliluendo  un  paragone  ,  diremo  quasi,  un 
paralleiifimo  tra  le  forme  del  linguaggio  ,  e  le  forme  del 
pensiero  ,  continuando  in  quesi  opera  Platone  ed  Aristotile, 
V  uno  de'  quali  aveva  nel  Cratilo  toccato  delV  origine  delle 
parole ,  e  r  altro  fitto  consistere  parte  della  logica  nella 
interpretazione  de  vocaboli.  (Vico  De  uno  universi  juris  prin- 
cipio et  fine  uno  )• 
(1)  Tornata  de' 6  aprile. 


X  U5  )( 

Ragiona  in  seguilo  Va.  della  rigideaza  della  morale  stoi- 
ca ,  chtì  ìnenava  all'  orgoglio  individuale ,  e  della  rilassa- 
tezsa  della  morale  degli  Epicurei ,  che  poneva  nel  piacere 
del  corpo  C  umana  felicità  (  Vico  ,  Lettera  ali  ab.  Esperti 
pubblicala  dopo  !a  morte  di  esso  Vico  )  ,  soggiugnendo  :  Ma 
travagliato  il  pensiero  umano  da  tante  e  si  diverse  opi- 
nioni ,  da  tanti  e  si  diversi  sistemi ,  non  è  maraviglia  se 
ricadesse  per  gualche  tempo  di  del  nuovo  nel  dubbio.  Senza 
entrare  in  maggiori  particolari  sul  lavoro  de!  sig.  Baldacchini  , 
avvertiamo  in  generale  ,  eh'  egli  al  (loramalismo  antico  annoda 
r  antico  scetticismo  ,  confutandolo  sempre  ;  e  che  di  lutti  i  siste- 
mi antichi  e  moderni  giudica  cansiderandoli  dai  loro  lato  mora- 
le ,  ammettendoli  in  quanto  buoni  ,  ed  in  quanto  l'alsi  rigettaQ- 
doli. 

II.  Nulla  diciamo  per  ora  di  un  lavoro  ,  di  coi  il  nostro  socio 
sig.  Cesare  Marini  cominciò  a  dar  lettura  all'  Accademia  (i) ,  e 
che  ha  per  argomento  del  dritto  divenuto  scienza-,  giacché  sarà 
più  opportuno  darne  l' estratto  ,  allorché  ne  sarà  compiuta  la 
lettura. 


IV. 


12.  Passando  alla  classe  di  storia  e  letleratnra  antica  ,  il  sigi} 
confo  Trojano  Maruili  leggeva  (2)  un  discorso  intorno  una  iscri- 
EÌone  pubblicata  dal  Doni  (  classe  III ,  n.  67  pag.  i3o)  ,  e  da 
altri.  h\  essa  leggesi  da  principio  il  nome  di  CostanEo  Angusto  , 
e  poi  la  dedica  sotto  il  consolalo  di  Gordiano  Augusto  ,  e  di  M> 
Acilio  Aviola.  L*  autore  giustamente  si  maraviglia  che  si  trovas- 
sero insieme  riuniti  personaggi  ,  i  quali  vissero  alla  distanza  di 
circa  UD  secolo  fra  loro.  Ci  la  poi  conoscere  che  avendo  su  di  qae- 


(1)  Tornala  de'lS  giuguo. 

(2)  Tornala  de'  30  marzo. 


)(  l:^  )( 

ifa  insormontabile  difficoltà  ialerrogalo  diie  lami  dclh  nq)olilana 
epigraGa,  il  nostro  defanlo  segreJari»  perpetuo  comm.  A.'eliino, 
e  r  altro  nostro  collega  sig.  ab.  Gnarini ,  questi  spiegarono  la 
cosa  con  1'  uso  non  raro  nelT  antichità  di  destinare  ad  altra  me- 
moria epigrafica  quello  stesso  marmo  ,  che  fu  in  tempo  preceden- 
te adoperalo  per  altra  iscrizione  :  ed  il  primo  richiamava  ancora 
a  confronto  il  costume  pratticato  nelle  statue  ,  precisanenfe  im- 
periali ,  di  toglier  loro  la  testa  e  sostituirvi  quella  del  dominante 
imperatore.  L'  autore  con  varie  ragioni  cerca  di  opporsi  alla  sud- 
detta spiegazione  de' «noi  colleghi  ,  e  del  pari  osserva  non  essere 
a  proposito  richiamala  T  altra   bilingue   iscrizione  napolilana  di 
M.  Cominio  Verecondo  a  lui  citala  dal  Segretario  perpetuo  sig. 
Minervini ,  come  un'altro  esempio  di  queste  iscrizioni  rescritle  : 
e  conclude  che  la  lapida  del  Doni  ,  nello  sialo  attuale  delle  nostre 
cognizioni ,  debba  considerarsi  assolutamente  inesplicabile. 

i3.  Debbo  pure  in  tal  luogo  rammentare  ,  o  Signori ,  che  il 
collega  de  Ritis  espose  alcune  sue  idee  tttlla  vetustissima  lingua 
italiana  ,  e  sulla  formazione  de  casi  latini  (i). 

V. 

i4'  Essendo  costume  della  nostra  Accademia  di  onorar  la  me- 
moria degli  estinti  colleghi  con  funebre  elogio  da  recitarsi  dal  suc- 
cessore nel  poslo  accademico  ,  fu  adempiuto  questo  sacro  dovere 
da'  signori  Mariano  Leopoldo  d'  Avella  ,  e  Paolo  Emilio  Tnlclli. 
Il  primo  lesse  l'elogio  di  Michele  Cimorelli  (2)  ,  rapilo  da  qual- 
che anno  alle  lettere,  eh'  e'  coltivava  con  indefesso  zelo  :  e  poiché 
il  sig.  d'  Avella  richiamava  l'attenzione  dell'Accademia  sul  corso 
esegetico  di  belle  lettere  italiane  ,  lascialo  manoscritto  dal  Ci- 
morelli ,  e  del  quale  già  prima  avea  dato  ragguaglio  1'  altro  no- 


(1)  Tornata  de' 27  luglio. 
(3)  Tornata  de' 33  fcbbrajt. 


)(  ;^7  )( 

Siro  collega  sig.  Lorenzo  Morgigni,  Ta  Domìoafa  una  commissione 
composla  de'  signori  cav.  Giuseppe  di  Cesare  ,  conte  Trojano  Ma- 
rulli  ,  del  nominalo  sig.  Morgigni  ,  e  de'  signori  d'Avella,  Fran- 
cpsco  Saverio  Arabia  ,  e  Scipione  Volpicella  ,  ad  oggetto  di  esa- 
minare il  lavoro  del  Ci  morelli ,  e  farne  all'  Accademia  una  più  e^ 
stesa  relazione. 

i5.  L'altro  elogio  recitato  dal  sig.  Tnlelli  fn  quello  del  bene- 
merito ab.  Vi  lo  Baonsanto  (i) ,  che  consacrò  la  sua  lunga  esisten» 
za  a  formare  il  cnore  e  la  mente  della  più  tenera  età.  Accompa- 
gnarono le  voci  dell'  encoraialore  varii  poetici  componimenti  :  UQ 
capitolo  del  vicepresidente  sig.  Giulio  Genoino  ,  un'  ode  del  sig. 
Barone  d'  Epiro  ,  ed  altrettanti  sonetti  d«' signori  conte  Marnili  e 
parroco  Montuori. 

i6.  Né  solo  in  questa  occasione  fu  l'Accademia  sollevata  dai 
più  severi  siodii  ,  col  dolce  favellar  delle  Muse  :  che  più  volte  fe- 
gregio  poeta  Giuseppe  Campagna  piacevolmente  v' intrattenne  , 
ora  trasportato  alle  piò  sublimi  idee  ragionando  della  Psiche 
svenuta  pregiatissimo  lavoro  del  Tenerani  (2) ,  ora  pronunziando 
una  scherzevole  satira  ,  nella  quale  riprende  a  dritto  una  certa 
perversa  maniera  di  poetare,  che  venuta  d' oltremonti  ha  trovato 
in  Italia  numerosi  seguaci  (3j  :  il  sig.  G (lanciali  recitava  dq*  ode 
Ialina  su  quel  tremendo  flagello  ,  che  colmò  la  infelice  terra  di 
Melfi  e  tutta  la  Basilicata  di  desolazione  e  di  spavento  (4)  :  il  sig. 
Francesco  Saverio  Arabia  leggea  versi  sciolti  sopra  la  storica  città 
di  Amalfi  ,  con  alcune  stanze  a  Flavio  Gioja  (5)  :  e  la  signorina 
Giannina  Milli  ispirata  da  subitaneo  fuoco  ,  colla  celerilà  del  ful- 
mine ,  colpi  le  vostre  menti ,  0  Signori  ,  pronunziando  estempo- 
ranei sonetti  ,  per  tacer  delle  ottave  da  lei  scritte  e  lette  all'  A(S 
cademia  ,  in  occasione  della  sua  nomina  a  socia  onoraria. 

(1)  Tornata  de'  29  giugno. 

(2)  Tornata  de'  i7  agosto. 

(3)  Tornata  medesima. 

(4)  Tornata  de'B8  settembre. 
(3)  Tornata  de'  27  aprile. 


K  US  )( 

Non  debbo  in  questo  luogo  passar  sol  lo  silenzio  die  1'  Acca- 
demia volle  pronlamcnle  pubblicar  per  le  stampe  la  bella  canzone 
del  Campagna  sulla  Psiche  del  Tenerani  ;  e  che  ne  furono  colla 
massima  sollecitudine  distribuiti  e  diffusi  i  numerosi  esemplari. 

17.  Due  altri  lavori  pertinenti  alla  classe  delle  Belle  Lettere  e 
delle  Belle  Arti  furono  a  voi  presentati  in  quest'anno.  II  primo  è 
Dna  memoria  del  cav.  Camillo  Guerra  ,  colla  quale  imprese  a  di- 
saminare il  celebre  dipinto  del  giudizio  universale,  opera  dell'im- 
morlal  Buonarroti  (i).  Non  mi  tratterrò  ad  esporre  le  idee  del  no- 
stro egregio  collega  ,  perchè  sono  pubblicale  appunto  in  quel 
medesimo  volume  degli  atti  accademici ,  a'  quali  andrà  premessa 
questa  nostra  breve  notizia. 

18.  L'  altro  lavoro  ,  a  cai  accenniamo,  è  dotato  al  sig.  Fran- 
cesco Saverio  Ambia  ,  il  quale  presentò  la  storica  esposizione  de' 
Irerauoti  di  Melfi,  facendo  alcune  osservazioni  su  quella  tanto  de- 
plorata catastrofe  (2). 

VI. 

19.  Weir  anno  i85i  fn  proposto  al  concorso  per  lo  premio  di 
due.  5o  il  seguente  quesito  tpettante  atfc  scienze  morali  ed  eco- 
nomiche : 

Investigare  le  cagioni,,  per  le  quali  non  vi  sieno  ,  o 
Steno  HI  decadenza,,  nella  parte  del  regno  delle  due  Sicilie 
di  qua  dal  Faro,  0  in  (gualche  provincia,,  certe  produzioni 
naturali^  o  rami  d' industria  ^  che  dovrebbero  natural- 
mente prosperarvi ì  ed  indicare  se  tali  cagioni  possano  ri- 
muoversi e  come  ,  senz  alterare  il  libero  processo  dell'  tri' 
dustria. 


(1)  Tornata  de'  16  novembre. 

(2)  Toraala  de'  14  dicembre. 


)(  1^9  )( 

VII. 

20.  Traile  importanti  comnnicazioni  noterò  quella  dei  socio 
prof.  Luigi  Palmieri  (i),  il  quale  annunziava  di  aver  già  eseguili 
gli  sperimenli  sulla  deviazione  del  pendolo  per  dimostrare  il  moto 
della  ferra.  Voi  accorreste  ad  osservarli ,  all'  invito  dell'  illustre 
collega. 

E  non  molto  trascorse  che  la  reale  Accademia  delle  scienze 
e'  inviava  impressa  una  nota  dell'  altro  nostro  celebre  collega  cav. 
Macedonio  Melloni  solle  esperienze  del  Foucault  relative  appunta 
alle  oscillazioni  del  pendolo  (2). 

21.  E  mi  sia  pur  lecito  di  ricordare,  ad  onore  del  nostro  pae- 
se ,  che  r  Accademia  ebbe  in  questo  anno  a  congratularsi  col  no- 
stro valentissimo  collega  Annibale  de  Gasparis  per  la  medaglia  dì 
oro  decretatagli  dalla  reale  società  astronomica  di  Londra  :  e  che 
egli  sempre  piò  degno  addimostravasi  di  questa  meritata  onorifi- 
cenza ,  scoprendo  un'  altro  asteroide  nella  notte  del  29  luglio.  Le 
quali  scoperte  unite  a  quelle  già  da  lui  fatte  innanzi ,  e  che  do« 
vea  pur  fare  negli  anni  susseguenti ,  ne  aumentano  di  giorno  ia 
giorno  la  gloria  e  la  rinomanza. 

Vili. 

28.  Per  ragionar  finalmente  delle  scientifiche  corrispondenze , 
dirò  che  la  illustre  Accademia  reale  delle  scienze  di  Upsal  e'  inviò 
in  dono  dieci  volumi  de'  suoi  atti  in  ricambio  de'  nostri  :  e  novelle 
relazioni  furono  stabilite  col  principiar  d'  oggi  innanzi  l' invio  de' 
nostri  atti  alla  Pontificia  Accademia  de'Nuovi  Lincei  di  Roma,  che 
cominciò  a  mandarci  i  suoi ,  nonché  alla  Reale  Accademia  de* 


(1)  Tomaia  de'  27  lugli». 

(2)  Tornala  de'  17  agoslo. 


)(i5o)( 

Georgofili  di  Firenze  »   che  ci  fé  parte  de'  reodicoo^i  delle  mg 
toroate. 

IX. 

23.  La  nostra  biblioteca  fa  accresciota  per  V  acquisto  della  coo' 
tinnazione  della  Fauna  del  sig.  Costa,  e  di  alcane  opere  del  eh. 
Teodoro  Mommsea  ;  non  che  pe'  doni  de'  signori  doli.  Giuseppe 
Bandiera  ,  dolt.  G.  B.  Bellini ,  cav.  Vito  Capialbi ,  Ernesto  Ca- 
pocci ,  Oronzìo-Gabriele  Costa ,  Salvatore  Fenicia  ,  cav.  Giuseppe 
Folliero  de  Luna  ,  dott.  Gaetano  Giorgio  Gemuiellaro ,  Garcio 
de  Tassy  ,  cav.  Odoardo  Gerhard  ,  Agostino  Gervasio  ,  Quintino 
Guanciali ,  Fed.  Gugl.  Hope  ,  Federico  Lancia ,  cav.  Agatino 
Longo  ,  Salvatore  Mandarini ,  conte  Gennaro  Maruili  ,  canonico 
IVIasi ,  dott.  Gabriele  Minervini ,  Giov.  Domenico  Mocci ,  p.  Ber* 
nardo  da  Napoli ,  Giuseppe  de  Nobili ,  Luigi  Palmieri ,  Giuseppe 
Pansini ,  cav.  Pasquale  Panvini ,  ab.  Salvatore  Proja  ,  cav.  Sal- 
vatore de  Benzi ,  ab.  Giacomo  Rucca  ,  dott.  Mariano  Semmola  , 
Panfilo  Serafini ,  Agostino  Taraschi ,  Carlo  Venluri ,  Paolo  Yol- 
picelli  ,  e  prof.  Andrea  Zambelli. 

X. 

L'  Accademia  ebbe  in  qaesto  anno  a  deplorare  la  perdila  di 
cinque  socii  residenti ,  del  cav.  Filippo  Rizzi ,  di  Domenico  Aq- 
dreotli ,  di  Fedele  Amante  ,  del  cav.  Francesco  Rulla ,  e  del  cav. 
Giambattista  Quadri.  Io  parlerò  brevemente  di  tutti ,  e  solo  pia 
Bpecificatamente  di  coloro  ,  de'  quali  mi  è  riuscito  raccogliere  le 
notizie  biografiche. 

24..  Il  cav.  Filippo  Rizzi  fu  cultore  delle  scienze  morali  ed  eco- 
nomiche ,  e  ne  lasciò  docnmenti  in  alcune  sue  produzioni. 

25.  Fa  r  Andreotti  nn  gentile  alunno  delle  Muse  ,  e  non  pochi 
Buoi  componimenti  recitati  in  particolari  circostanze  sono  sparsi  in 
varie  poetiche  raccolte,  altri  non  pochi  rimangono  tuttora  inediti. 


)(  i5i  K 

»6.  Fedele  Amante  vide  la  Ince  in  Napoli  nel  io  aprile  1794^ 
Nella  più  tenera  età  fa  in  Milano  affidalo  allocare  di  valenti  mae- 
stri ,  che  lo  inlrodassero  negli  studii  della  matematica  e  della  let- 
teralora  :  e  non  sarà  inopporluno  il  rammentare  che  fra'  suoi  pri- 
mi precettori  fu  l' altro  nostro  collega  già  da  più  anni  rapilo  alle 
scienze  Ferdinando  Visconti.  Compi  l'Amante  la  saa  scientifica  e» 
docazione  nel  Liceo  di  Portanova,  nel  collegio  Borromeo  ,  e  final- 
mente nella  celebre  università  di  Pavia  ,  ove  fa  allievo  del  fami- 
gerato Brunacci ,  ed  ove  meritò  con  moltissimo  onore  la  laurea^ 
Non  contento  il  giovinetto  della  più  esatta  istituzione  matematica, 
volle  applicarsi  a  studiar  benanche  la  parte  prattica  dell'  astrono- 
mia ,  di  quella  scienza  sublime  che  va  indagando  la  profondità 
de'  cieli  e  1'  armonia  dell'  universo.  In  questa  parte  de'  sooi  studii 
ebbe  a  guida  l'illustre  Oriani. 

E  tanta  era  stata  la  perseveranza  d«l  giovine  allievo  ,  tanto 
il  suo  ingegno  capace  delle  difficili  teorie  della  matematica  e  del- 
l' astronomia  ,  che  uscì  dalla  scuola  già  formato  no  valente  pro- 
fessore. 

Non  è  quindi  maraviglia ,  se  nel  181 5  ,  quando  aveva  appe- 
na trascorso  il  quarto  lustro  della  sua  età  ,  fosse  destinato  ad  in- 
segnare astronomia  e  geodesia  nel  reale  officio  topografico  di  Na- 
poli ,  ove  era  ritornato  degno  della  stima  de' sooi  concittadini. 

Da  queir  epoca  in  poi ,  0  Signori ,  e  principalmente  allorché 
nel  1S27  fu  nominalo  professore  di  geodesia  nel  real  collegio  mi- 
litare ,  la  modesta  esistenza  di  Fedele  Amante  si  ripartì  fra  le 
care  del  precettore  ,  e  quelle  dello  soienzialo.  Ed  in  queste  due 
categorie  noi  dobbiamo  parimenti  considerare  le  sue  produzioni. 
Fu  per  lo  vantaggio  della  gioventù  studiosa  ch'egli  diede  alle 
stampe  gli  elementi  di  Aritmetica  y  di  Trigonometria  e  di  Geo- . 
desia. 

Ma  si  elevò  pure  non  poche  volte  alle  più  difficili  specu- 
lazioni della  scienza  ;  e  dobbiamo  a  queste  ricerche  tre  dotte 
memorie  la  prima  sulle  ftrmoU  da  usarti  per  proiettare  un 


){l52)( 

angoio  all''  orizzonte  ,  la  seconda  inlortw  ad  un  nuovo  me- 
todo di  calcolare  gli  archi  terrestri  di  meridiano  e  di  pa- 
rallelo ,  e  finalmente  la  terza  sulla  semplificazione  delle  far' 
mole  età  adoperarsi  nel  calcolo  delle  posizioni  geografiche 
de^  punti  geodetici.  Dobbiamo  a  queste  ricerche  la  memoria 
intorno  al  palmo  siciliano  ,  e  le  tavole  generali  </'  interpo- 
lazione. 

Ne'  quali  lavori  il  nostro  collega  si  addimostrò  dottissimo 
nelle  scienze  matematiche  ,  facendone  T  applicazione  alle  più  in- 
tralciate questioni  delK  astronomia  e  della  geodesia.  E  non  vo- 
glio mancar  di  avvertire  che  gran  parie  di  queste  dotte  discus- 
sioni furono  dall'  autore  comunicate  alla  nostra  Accademia,  alla 
quale  era  stalo  ascritto  fio  dal  1818  ,  e  che  veggonsi  impresse 
ne'  volumi  de'  nostri  atti.  Né  posso  egualmente  tacere  che  pur 
tra  noi  egli  lesse  1'  elogio  di  Francesco  Fergola  ,  facendone 
conoscere  i  grandi  lavori  di  triangolazione  impresi  ed  eseguiti 
da  quel  suo  diletto  collega  ,  che  può  ben  dirsi  martire  del  suo 
zelo  per  1'  adempimento  de'  suoi  doveri. 

Nel  chiudere  questi  brevi  cenni,  ricorderemo  che  l'Amanle 
accoppiava  alle  cognizioni  della  scienza  da  lui  parlicolarraeute 
coltivata  ,  quelle  altresì  delle  buone  lettere  :  per  modo  che  in 
forbito  stile  si  esercitò  benanche  a  trattare  alcuna  volta  argo- 
menti letterarii.  E  ne  sia  una  pruova  il  suo  opuscolo  intorno 
a  pregi  del  dialetto  napoletano  ,  e  la  memoria  che  a  questa 
nostra  Accademia  presentava  ,  per  ridurre  alla  uniformità  il  lin- 
guaggio scientifico  italiano  :  idea  posteriormente  accolta  e  fe- 
condala da  molti  ,  e  che  noi  crediamo  opporlunissima,  per  non 
aggiungere  alle  difficoltà  intime  della  scienza  quelle  esteriori  , 
provenienti  dalla  falsa  o  variabile  intelligenza  delle  parole. 

Per  compiere  la  breve  narrazione  della  vita  del  nostro  col- 
lega, noterò  che  dopo  lungo  e  tormentoso  malore  a'  17  marzo 
»85i  discese  nella  tomba  ,  mentre  non  ancora  compiva  cinquan- 
tasette anni. 


X  «o3  )( 

Fedele  Amante  era  slato  ascritto  come  corrispondente  a 
varie  Accademie  nazionali  ,  traile  quali  citerò  la  reale  Accade- 
mia delle  scienze  :  e  nel  i84'6  fa  scelto  a  formar  parte  della 
commissione  di  Pubblica  Istruzione  ordinata  all'  esame  degli  aU 
lievi  delle  scade  private. 

■7.  Il  cav.  Francesco  Ruffa  cessò  di  vivere  il  dì  7  luglio  di 
questo  anno  ,  mentre  non  ancora  compiva  il  suo  decimo  lustro. 
Egli  vide  la  luce  in  Tropea  città  della  seconda  Calabria  Ulte- 
riore,  già  resa  celebre  per  essere  stala  la  culla  di  uno  de' più 
insigni  filosoQ  italiani ,  del  Galluppì.  Destinato  dal  padre  alla 
professione  della  medicina  ,  eh'  egli  medesimo  esercitava  ,  ab- 
bandonò questa  apollinea  facoltà  per  seguire  a  tutt' uomo  i' al- 
tra più  lusinghiera  ed  attraente  della  poesia.  E  di  fatti  non 
tardò  ad  ottenere  in  varii  generi  meritati  applausi.  Si  esercitò 
con  saccesso  nella  tragedia  ,  ed  abbiamo  a  citare  fralle  sue 
drammatiche  produzioni  l*  Achille  ,  i'  Agave ,  il  Codro  ,  il 
Teramene.  Più  numerosi ,  e  diremo  ancora  più  pregevoli,  sono 
ì  lirici  componimenti  del  nostro  collega  ,  che  già  pubblicati  si 
ottennero  i  suffragi!  degl'  intelligenti.  Le  sue  odi ,  e  princi- 
palmente i  sonetti  ,  tra'  qnali  citeremo  quelli  dettati  per  la  per- 
dita acerba  della  sua  diletta  consorte ,  gli  accordano  un  posto 
onorevole  nella  patria  lelleralora.  Voi  ben  rammentate  ,  o  Si- 
gnori ,  che  il  Ruffa  non  di  rado  faceva  udir  la  sua  voce  in 
questa  aula  sacra  alle  vostre  scientifiche  rianioni.  Ed  io  mi  con- 
tento di  richiamarvi  al  pensiero  qne'  versi ,  co'  quali  deplorava 
la  morte  del  suo  illustre  concittadino,  e  nostro  collega  Pasquale 
Galluppi.  Noi  saremo  dunque  paghi  di  ricordare  il  nome  di 
Francesco  Ruffa,  come  quello  di  un  valoroso  poeta  :  e  non  da- 
bìtiamo  che  questo  titolo  fosse  da  lui  preferito  a  qualunque  al» 
tro  ,  perchè  da  molti  preteso  ,  ma  sol  da  pochissimi  è  me- 
ritamente ottenuto. 

28.  Segue  a  quella  del  Raffa  la  memoria   dello   splendido 


)(i5^)( 

come  del  cav.  Giambaltisla  Quadri ,  il  qaale  abbenchè  non  sia 
por  nascita  napolitano  ,  poò  considerarsi  nostro  ,  perchè  passò 
la  maggior  parte  della  sna  vita  ad  esercitar  fra  noi  Farle  sa- 
lutare ,  e  perchè  Napoli  Fa  la  sna  patria  di  adozione.  II  no- 
stro rinomato  collega  nacque  in  Vicenza  da  Domenico  Quadri 
e  Teresa  Meneghi  ,  nell'anno  1780.  La  varietà  delle  cognizio- 
ni ,  da  lui  con  somma  perspicacia  apparate  nella  più  giovanile 
età  ,  davano  a  divedere  di  quale  ingegno  fosse  dolalo  ,  ed  a 
qnali  grandi  cose  il  chiamasse  la  capacità  della  sua  mente  con- 
giunta ad  una  perseverante  e  continua  applicazione.  Appresi 
gli  sludii  medici  e  di  scienze  naturali  nella  città  di  Bologna  , 
ove  si  meritò  la  benevolenza  dell'  illustre  Malacarne  ,  cercò  di 
estendere  le  sue  scientifiche  cognizioni  per  mezzo  di  intelligenti 
viaggi.  Percorse  a  piedi  le  più  cospicne  città  d' Italia  e  la 
Svizzera  y  osservando  i  naturali  prodotti  di  queste  regioni  ,  e 
ritornò  in  Bologna  ricco  di  osservazioni  e  d'  idee  in  tutte  le 
branche  della  vastissima  scienza  della  natura. 

Fa  allora  che  quel  Governo  nominollo  Prosettore  di  A- 
nalomia  ;  fa  allora  eh'  egli  die  per  le  stampe  nna  pregevole 
opera  di  Ostetricia  ,  e  che  emulando  la  gloria  dell'  immortale 
Rayschio  ,  lavorò  ad  alcuni  preparali  anatomici  ,  che  sono  tut- 
tavia di  ammirazione  nella  pubblica  raccolta  di  Bologna. 

Ma  quello  per  cui  Giambattista  Quadri  acquistò  la  mag- 
giore celebrità,  fa  la  oftalraialria.  Deciso  di  rendersi  utile  a' 
suoi  simili  e  principalmente  alla  sua  patria  ,  quando  altri  si 
sarebbe  contentato  di  volgari  trionfi  ,  corse  a  Vienna  ad  ap- 
prendere i  metodi  del  Beer  ,  di  cui  alto  suonava  la  fama  ;  e 
ritornò  persuaso  che  la  oflalmiatria  potesse  perfezionarsi  e  pro- 
gredire al  meglio  ,  e  ritornò  convinto  ch'egli  aveva  sortito  dalla 
Provvidenza  questa  nobilissima  destinazione. 

Napoli  fu  il  principale  teatro  della  sua  gloria.  Egli  fa  nel 
i8i5  chiamato  a  fondar  fra  noi  la  Clinica  di  Oflalmiatria  pella 


)(  i55  )( 

Regia  Uoìversità  t  e  non  è  Ignorato  da  alcnno  qaanto  fosse  ia 
tutta  l'Europa  encomiata  ed  imitala  questa  ntilissima  istituzio- 
ne ,  che  dal  nome  stesso  del  Quadri  acquistava  maggior  lustro 
e  decoro. 

L' esercizio  più  attivo  dell'  arte  non  impediva  al  degno 
professore  di  pubblicar  memorie  ed  opere  numerosissime,  e  pie- 
ne di  solida  dottrina.  Noi  siamo  persuasi  che  sol  quando  alla 
scienza  ed  alla  teorica  si  accoppia  ana  prattica  laminosa  ,  sia 
dato  di  fare  notevoli  progressi  nella  medicina  e  nella  chirargia. 
Tanto  doveva  dunque  intervenire  al  nostro  collega ,  che  traeva 
profitto  dalla  sua  prattica  per  far  progredire  la  scienza,  e  dalla 
scienza  per  immegliare  i  metodi  prallici  delle  operazioni. 

Noi  non  faremo  la  enumerazione  di  tulli  gli  strumenti  da 
lai  modificati  o  inventati  ,  di  lutti  i  nuovi  metodi  con  saccess9 
introdotti  :  ma  non  possiamo  tacere  dell'  opera  da  lui  pubbli- 
cala col  titolo  di  annotazioni  pratliche  sulle  malattie  degli 
occhia  la  quale  meritò  1'  onore  di  essere  voltata  in  non  po- 
che lingue  straniere  ,  non  che  delle  interessanti  osservazioni  e 
memorie ,  le  quali  alla  medesima  parte  della  chircrgica  scienza 
8Ì  riferivano. 

Come  scrittore  il  Quadri  non  si  arrestava  alla  ocalistica  , 
ma  ragionava  sopra  svariati  soggetti  ,  e  pubblici  sono  i  docu- 
menti del  suo  vasto  sapere.  Inedita  rimase  un'  opera  sul  cer- 
vello ,  che  a  giudizio  di  dotti  professori,  merita  altissima  stima. 

Questo  pellegrino  ingegno  ,  qnesl'  nomo  tanto  utile  alia  so- 
cietà in  cui  visse  sì  eslinse  la  sera  del  26  settembre  i85i,  la^ 
sciando  nel  sao  egregio  figliuolo  dottore  Alessandro  un  allieva 
degno  della  paterna  gloria  ,  un  continuatore  della  sua  scuola.! 
29.  Qui  dovrei  por  termine  a  questa  dolorosa  parte  del  mìo 
breve  discorso  ,  ma  an'  altra  perdila  avvenuta  all'  Accademia 
in  qaesfanno  reclama  poche  altre  parole  di  encomio  al  noma 
illostre  di  na  nostro  socio  onorario,  del  Marchese  Niccola  Saa-) 


)(  i56  )( 

langelo.  Né  dee  Far  maraviglia  una  eccezione  a  riguardo  dì  na 
personaggio,  che  per  molli  anni  protesse  la  nostra  Accademia, 
ed  al  quale  dobbiamo  perciò  un  durevole  tributo  di  ricono- 
scenza. 

Nacque  Niccola  Sanlangelo  fn  Napoli  il  di  S  gennajo  1786. 
Il  padre  di  lui  Francesco  ,  avvocato    e  cultore    delle    leitere  , 
«eppe  di  baon' ora  ispirargli  l'amore  ad  ogni  sorta  di  stodii  , 
e  gli  porse  quella  scientifica  educazione  che  allo  svello  ingegno 
del  giovinello  si  addiceva.   Noi  ricordiamo  fragli  altri  istitutori 
del  nostro  collega  Ignazio  Falconieri  ,   Niccola  Pergola,  Dome- 
nico Sarno.  Gli  sludii  delle  amene  lettere  ,    delle  lingue    anti- 
che e  moderne  ,  e  delle  belle  arti  nutricarono  sin  dalla  più  te- 
nera età  la  mente  di  Niccola  Sanlangelo  :    e    tutte  queste  co- 
gnizioni si  confermavano  ,  e  quasi  direi  si  concretavano  alla  vi- 
sta ,  ed  air  esame  della  scelta   e  numerosa    collezione    paterna 
di  pregevoli  dipinli  ,  e  di  ogni  sorla  di  antichità  ,  che  doveva 
raffinare  il  guslo  del  Sanlangelo  ,    e  renderlo  capace    di  sentir 
vivamente  il  bello  ed  il  sublime  delle  arli. 

Ricco  di  queste  svariale  cognizioni  ,  cominciò  il  giovmello 
Niccola  a  comparir  nel  foro  napolitano  ,  ove  per  pochi  anni  otten- 
ne non  ordinarli  successi. 

Ma  egli  era  destinato  a  percorrere  la  carriera  più  Iwninosa 
de'  pubblici  impieghi. 

Uditore  al  Consiglio  di  Sta  lo  nel  1807  :  Segretario  generale 
della  Intendenza  di  Terra  di  Lavoro  nel  1809  :  Intendente  della 
provincia  di  Basilicata  nel  i8ii  :  Intendente  della  provincia  della 
prima  Calabria  ulteriore  nel  18 16  :  Magistrato  nel  1822  :  Inten- 
dente della  provincia  di  Capitanata  nel  i823  :  e  finalmente  Mini- 
stro degli  affari  Interni  dal  i83i  al  i84-7  '  ^'  ™ostrò  sempre  pari 
all'  altezza  degl'  impieghi  da  lui  con  tanto  splendore  soslennti. 

Non  è  mio  intendimento  esporre  tutti  i  vantaggi  che  Niccola 
Sanlangelo  ,  secondando  i  magnanimi  e  eapienti  voleri  dell'  Aoga- 


){  ^H  )( 

sto  nostro  Monarca /portava  alle  varie  amministrazioni  ,   le  qaall: 
furono  sotto  ia  saa  intelligente  e  vigilanle  direzione. 

Taccio  i  pubblici  edlGzii  recentemente  costruiti  o  rinnovati,  le 
immense  strade  novellamente  tracciale  ,  il  Camposanto  di  Napoli 
che  qual  vera  città  de'  morti  sorgeva  quasi  per  incanto  a  destar 
la  universale  ammirazione  ,  il  generale  archivio  del  Regno  in  no* 
bile  fórma  ridotto  ,  la  illuminazione  a  gas  ,  i  primi  ponti  a  catene 
di  ferro  ,  la  prima  strada  ferrata  costruita  in  Italia. 

In  nn  Accademia  ,  ove  la  umana  enciclopedia  si  coltiva  ,  a 
me  piace  di  additare  Niccola  Santangelo  come  nn  caldo  promotore 
della  coltura  del  regno  ,  e  de'  civili  progressi  dello  stato. 

Le  scQoIe  elemeatari.sono  la  pia  necessaria  istituzione  per  di- 
leguare la  pubblica  ignoranza  ,  e  per  render  comuni  quelle  pri- 
marie nozioni  che  ingentiliscono  insensibilmente  i  popoli ,  e  ne  mi- 
gliorano finanche  i  costumi.  Sótto  il  Ministero  di  Piccola  Santan* 
gelo  fa  provveduto  che  verun  comune  del  regno  mancasse  di  scuo- 
le elementari. 

A  beneficio  della  nostra  marina  mercantile  ,  scuole  nautiche 
furono  stabilite  in  Procida  ,  in  Castellammare  ,  in  Catania. 

E  per  parlare  della  più  alla  istruzione  ;  le  Università  ed  i  Li- 
cei furono  arricchiti  di  novelle  cattedre:  ona  Università  venne 
fondata  in  Messina  :  la  stessa  Regìa  università  di  Napoli  acquistò 
novello  splendore  per  varii  gabinetti  in  essa  ordinati  ed  accresciu- 
ti ;  tali  sono  quelli  di  fisica  ,  di  anatomia  patologica  ,  e  di  zoo- 
logia. 

Né  furono  trasandate  le  Belle  Arti ,  che  nn  alunnato  fu  crea-- 
to  in  Roma  pei  sudditi  Siciliani,  ed  aumentato  fu  ancor  quello 
già  esistente  pe'  Napolitani. 

L'ordinamento  dell'archivio  fu  di  non  lieve  vantaggio  per 
le  ricerche  della  nostra  storia  ,  essendosi  in  quell'  importante  sta- 
bilimento raccolte  immense  pergamene  da  tutte  le  parli  del  regno. 

Non  poche  pubbliche  biblioteche  furono  aperte  nelle  previa' 


)(  i58)( 

eie  ;  ed  aoa  ne  fa  béDanche  formata  nel  mioislero  degli  affari  in' 
terni. 

E  per  le  ricerche  più  alte  della  fisica  e  della  elettricità  fa  e- 
dificato  sulle  velie  dell'  ignivomo  Vesuvio  on  osservatorio  meteo- 
rologico ,  e  fu  per  questo  tracciata  una  comoda  strada,  che  quan- 
do fosse  compiuta  ,  contrastar  dovea  colle  opere  della  romana 
grandezza. 

Ne  di  minor  conto  dee  riputarsi  la  istituzione  degli  annali 
civili,  giornale  destinato  a  segnare  i  progressi  intellettuali  ,  indu- 
striali ,  e  commerciali  del  paese:  repertorio  della  storia  cÌYÌle  con- 
temporanea del  reame  delle  Sicilie. 

Comprendendo  ne'  più  vasti  limili  la  dignità  delle  scienze,  e 
la  superiorità  dell'  ingegno,  Niccola  Santangelo  rispettava  i  dotti, 
e  mostrava  tutta  la  sua  venerazione  per  la  sacra  scintilla  del  genio. 
Possessore  di  una  splendida  raccolta  di  oggetti  di  belle  arti 
e  di  antichità  ,  aveva  concepita  quella  viva  passione  del  bello  ,  di 
cai  vedeva  presso  di  se  ad  ogn'  istante  i  modelli:  questa  illomìnata 
passione  ne  accendeva  il  onore  alla  vista  di  nn  vago  dipinto  ,  di 
lina  bella  statoa  ;  all'  udire  di  una  pregevole  poesia  ;  alla  idea  di 
qualunque  nobile  parto  dell'  umano  intelletto. 

Questo  sentimento  ,  o  Signori ,  rende  gli  nomini  di  slato 
protettori  e  promotori  della  civiltà  di  nn  paese.  Qoesti  animi  pri- 
vilegiali volgono  alle  città  i  loro  sguardi  ,  e  non  sono  contenti  se 
Eon  le  scorgono  ornale  di  leggiadri  edifizii  ,  di  ben  dirette  stra- 
de, e  di  utili  stabilimenti:  volgono  alle  arti  il  loro  pensiero,  e  non 
son  paghi  se  non  veggono  i  prodotti  del  genio  fregiare  i  pubblici 
musei  ,  le  pubbliche  fabbriche  ,  i  pubblici  monumenti  :  si  fermano 
a  considerare  la  nobiltà  delle  scienze  ,  e  trovano  tantosto  diletto  a 
proteggere  ed  animare  la  pubblica  istruzione ,  le  Accademie ,  le 
produzioni  e  le  ricerche  de'  dotti. 

Essi  son  destinati  a  dar  moto  al  pensiero  ,  ad  eccitare  i  più 
lardi  intelletti ,  a  ridurli  ad  operare  quello  ,  di  che  essi  stessi  non 
si  credeano  capaci. 


K  1^9  )( 

Noi  non  dabìtiamo  che  a  questa  classe  privilegiata  appara 
tenoe  INiccola  Sanlaogelo. 

E  ben  fu  questo  il  parere  di  tutti  quei  dotti  che  convennero 
io  Milano  nel  1844-  al  congresso  degli  scienziati  italiani. 

Fa  allora  il  eav.  Santangelo  proclamato  Presidente  generale 
del  settimo  congresso.  L'  accoglimento  da  lui  fatto  nell'  anno  se- 
guente a  que' dotti  italiani  o  stranieri,  che  si  riunirono  in  Napoli, 
mostrò  che  1'  universale  suffragio  di  quegli  eletti  ingegni  non  e- 
rasi  punto  ingannato.  Ed  i  pregevoli  discorsi ,  eh'  egli  pronunziò 
air  aprirsi  ed  al  chiudersi  del  congresso  ,  furono  giudicati  degnis- 
simi di  quella  solenne  occasione. 

Colmo  di  onorificenze  dal  proprio  Sovrano  ,  e  da*  principi 
stranieri  ;  ascritto  alle  principali  Accademie  d'  Europa  ;  ritornava 
nel  iSAj  il  Marchese  Santangelo,  al  modesto  ritiro  della  vita  pri- 
vata. 

Ne'  pochi  anni  che  gli  rimasero  furono  sua  compagnia  le  de- 
lizie della  famiglia  ,  della  rispettabile  moglie  Carolina  Castriota 
di  Scanderberg,  la  quale  sin  dal  1828  abbelliva  i  suoi  giorni  colle 
sue  virtù  :  furono  suo  diletto  e  sollievo  i  classici  monumenti  dai 
quali  veniva  circondato  ;  gli  ameni  sludii  della  bella  letteratura  , 
ne'  quali  frequentemente  si  esercitava.  E  voi  ben  ricordale,  illustri 
colleghi  ,  come  alla  morte  del  Commendatore  Avellino,  già  vostro 
benemerito  segretario  ,  Niccola  Santangelo  dettò  nel  seno  di  quo- 
st' Accademia  eleganti  poesie  in  latino  ed  in  italiano  a  compianto 
dello  spento  amico.  Voi  pubblicaste  questi  poetici  componimenti  , 
che  sono  un  valido  testimonio  della  sua  mente  e  del  suo  cuore. 

Ahi  !  che  poco  dovea  sopravvivere  all'  uomo  ,  di  cui  deplo- 
rava la  perdita;  che  a' 28  novembre  del  seguente  anno  i85i  , 
cessò  le  tempeste  della  vita  nella  pace  del  sepolcro. 

Ma  non  cessò  la  sua  gloria:  questa  dura  tuttora  nei  pubblici 
monumenti  ,  déIIc  pubbliche  istituzioni  del  nostro  paese  :  e  non  &i 


)(  t6o  )( 

cancellprà  per  lo  correr  de'  secoli  dalla  memoria  della  più  tarda 
posterità. 

Giulio  Minervini. 


TtaUlTA  DE  20   AGOSTO 


Il  Segretario  perpelao  ha  annanziata  la  morte  di  varii 
chiarissimi  colleghi  recentemente  avvenuta  o  in  segnilo  del 
tremendo  malore  del  Cholera  morbus  ,  o  per  altre  infermità. 
Appartengono  a'  primi  il  celebre  cav.  Macedonio  Melloni  ,  ed 
il  cav.  Giovanni  Bursolti  ;  a'  secondi  il  prof.  Giacomo  Paci  ,  e 
r  illastre  archeologo  francese  Raoul  -  Rochelle  già  nostro  socio 
corrispondente.  L'Accademia  deplorando  la  perdila  di  questi 
dotti  cultori  delle  scienze  ,  tra'  quali  sono  pure  alcune  sommità, 
ha  deliberato  di  passare  alla  nomina  de'  nuovi  sodi  residenti 
nel  prossimo  mese  di  Novembre. 

Jl  sig.  prof.  Oronzio  Gabriele  Costa,  presentando  i  corri- 
Epondenti  disegni ,  ha  Ietto  una 

NOTIZIA 

Intorno  agli  ossami  di  Coccodrillo  recentemente  scavati 
dalla  calcarea  leccese  nella  Terra  d'  Otranto. 

Noi  abbiamo  segnalala  la  esislenza  di  Coccodrilli  nella  cal- 
carea tenera  a  grana  fina  di  Lecce  solo  per  qualche  dente  i- 
Bolaltmente  e  sperperatamenle  da  quella  ollenulo  :  e  per  qoesli 


X  i6i  )( 

soli  avanzi  l'ordine  de'  Coccodrilli  fignra  nella  nostra  Paleontolo- 
gia del  regno.  Né  deve  fare  ciò  meraviglia ,  poiché  general- 
mente dai  terreni  terziarii  non  si  sono  ottenuti  fin  qui  che  denti 
isolati ,  ed  ossi  cosi  pure  disgiunti  qua  e  colà  raccolti  :  e  per 
tal  ragione  non  sono  stati  essi  convenevolmente  determinati. 

Da  ciò  si  vede  di  quale  importanza  siano  le  parti  di  tale 
genia  di  rettili  testé  ottenale  dal  suddetto  luogo  ;  tanto  rela- 
tivamente alla  Paleontologia  ,  quanto  per  la  geologia  in  gene- 
rale ,  e  di  quella  particolare  che  riguarda  il  subappennino  del 
regno  di  Napoli.  E  dobbiamo  esser  grati  allo  zelo  ed  alla  filan- 
tropia dell'  erudito  signore  Cav.  F.  Casotti  dì  averci  assicurato  il 
pezzo  di  roccia  ,  nel  quale  eran  sepolti  i  rottami  de'  quali  andia- 
mo a  far  parola. 

Consistono  essi  in  nn  moncone  di  rostro ,  denti  interissimi 
ed  altri  rotti  ,  alcune  vertebre  ,  costole ,  clavicola ,  un  femore 
e  molti  scudi  o  squame. 

Il  moncone  maggiore  del  rostro  è  lungo  o,  s^J^  con  sei 
alveoli  per  lato  ,  in  uno  de'  quali  è  rimasto  un  dente  interis- 
simo  normalmente  inserito.  Un'  altra  porzione  anteriore  di  0,061, 
ed  un  frammento  della  posterior  parte  di  0^111  ^  che  insieme 
danno  la  lunghezza  di  o,  4^2  ,  essendovi  una  mancanza  di 
o^ooS  fra  la  porzione  anteriore  ed  il  moncone  principale.  La 
struttura  della  sua  volta  palatina  è  identica  a  quella  rilevata 
da  Geoffroy  nel  Coccodrillo  di  Caen  (  Teleosaurus  Cadomen' 
sis  ),  ed  in  quello  di  Honfleur  {Steneosaurus  rostro  major  ). 

W  dente  interissimo  che  vi  sta  normalmente  impiantato  è 
lungo  o,i38^  considerandolo  disteso  in  linea  retta;  spettando 
di  tal  lunghezza  totale  0,07/  alia  porzione  radicale  impiantata 
Dell'  alveolo — o,o3t  alla  sua  porzione  esteriore,  che  nello  stato 
di  vita  è  investita  dalla  gengiva  ,  e  che  tien  luogo  di  collare 
—  e  o,o36  alla  corona.  La  corona  è  un  poco  compressa,  eoa 
due  spigoli ,  ono  ioterno  e  l'altro  esterno  ^  ma  che   si  corri- 


X  i6*  )( 

spondoDo  in  senso  obbliqao  ;  lo  smalto  è  Goamente  rugoso ,  e 
dì  color  fosco- rossiccio. 

Altro  simile  dente  intero  ma  stiacciato  abbiam  trovato  at- 
taccato ad  uno  degli  scadi  :  e  varii  altri  consistenti  nella  sola 
corona.  Essi  tatti  hanno  stretta  simìglianza  con  quelli  descritti 
ed  elGgiati  da  Cavier  come  proprii  del  Coccodrillo  del  Giara , 
0  Teteosaurus  bollensis. 

Delle  vertebre  ona  soia  ci  fa  vedere  il  sno  corpo  intero^ 
e  questa  appartiene  alla  coda  :  è  on  poco  compressa  ne'  lati  , 
senza  faccette  articolari  né  escavaziooi  di  sorla  :  le  sue  dae 
facce  y  anteriore  e  posteriore,  sono  ugualmente  quasi  piane  ;  e 
le  apoGsi  soperiori  ed  inferiori  sono  dimezzate  ;  la  sua  lun- 
ghezza è  di  o,o3o  ed  il  diametro  o,o2j. 

Un'altra,  che  appartiene  al  tronco,  ne  porge  il  corpo  di* 
mez2ato ,  e  le  apofisi  quali  rotte,  e  quali  tuttavia  sepolte  nella 
roccia  ,  dalla  quale  non  si  possono  liberare  perchè  fragilissime. 
Però  ha  dessa  la  faccia  anteriore  completa,  la  quale  è  conves- 
sa ,  e  la  posteriore  mollo  più  larga  e  molto  concava.  La  lun- 
ghezza sua  è  di  o,o4S',  il  diametro  nella  parte  media  o,o42i 
quello  della  faccia  concava  o,o6g,  misurando  il  perimetro  della 
sna  maggiore  dilatazione.  La  sostanza  di  tali  vertebre  è  som* 
Diamente  spugnosa  ,  come  quella  del  CeU'osaurus ,  Ow. 

Molti  rottami  di  costole  di  ogni  dimensione  ;  tra  le  quali 
una  non  intera  ha  la  lunghezza  di  o^o84ì  larga  o,i6i  in  uno 
degli  estremi ,  e  o^o4o  nell'  altro  ;  la  sua  maggiore  grossezza 
è  di  o,o2j ,  nel  sito  in  cui  s' incurva.  Il  tessuto  interno  delle 
costole  è  uniforme  ,  assai  fitto  ,  e  compatto ,  onde  sono  pe- 
santi :  ed  essendo  penetrate  da  perossido  di  ferro  ,  tutta  la  so- 
stanza ha  acquistato  un  color  brano  rossiccio,  e  resa  frangibile 
come  il  vetro  ,  o  come  il  mattone  cotto ,  e  suscettiva  di  puli- 
mento. Tutto  ciò  viene  in  comprova  di  quanto  si  è  fallo  no- 
tare nelle  controverse  corna  di  cervo ,  o  del  nostro  Palaeoee- 
ros  fjranulatus. 


)(  i63  )( 

La  clavicola  ne  porge  ona  strattura  rimarchevole.  Sem- 
bra essa  formata  da  due  ossi  tanghi  cilindracei  tra  loro  per  Io 
luogo  coDDessi ,  lasciando  da  una  faccia  una  profonda  solcatura 
od  angolo  rientrante ,  e  dall'allra  ingenerandosi  fra  mezzo  uno 
spigolo  direttamente  opposto  alla  solcatura.  E  on  poco  flessuo- 
sa ,  dilatata  e  quasi  biforcata  alla  estremità  posteriore  ,  Faltra 
essendo  monca.  11  solo  moncone  che  ne  possediamo  è  lango 
o,  l44' 

W  femore  trovasi  diviso  in  due  porzioni ,  ona  delle  quali 
minore  resta  tuttora  incastonata  nella  roccia;  1'  altra  maggiore 
della  lunghezza  di  0,160  e  del  diametro  di  o,o3j  nel  mezzo, 
ove  è  cilindrica  e  più  stretta.  Il  suo  capo  articolare  trovasi  ta- 
gliato a  traverso  ,  restando  le  protuberanze  laterali ,  le  quali 
danno  la  figura  quadrangolare. 

Molti  sono  gli  scudi ,  e  questi  di  svariate  grandezze  e  for- 
me ;  ma  tutti  lisci  da  una  faccia  ,  e  dal  più  al  meno  guerniti 
nell'altra  di  escavazioni  lenticolari  e  pisiformi  ,  come  quelle 
che  Cuvier  trovava  singolari  e  caratteristiche,  tanto  nel  Cocco- 
drillo di  Caen,  quanto  nell'altro  di  Soloure.  Ne' margini  sono 
più  assottigliate  ,  però  inegualmente  ,  ed  i  più  sottili  sono  in- 
crespati e  dentellati.  Ve  ne  sono  de'  quadrangolari  ,  de* 
snbovati ,  de'  crestiformi  :  ne  mancano  di  quelli  ia  coi  sì  tro- 
Ta  una  spezie  di  smarginatura  con  fossetta  presso  uno  degli 
angoli,  ed  in  altro  un  mucrone  laterale,  che  sorge  da  una  sca- 
nalatura marginale,  e  sull'  estremo  sno.  Le  quadrangolari  e  me- 
glio conservate  hanno  OtOyS,  per  0^086  di  larghezza,  ed  una 
solidità  che  nel  mezzo  è  di  0,01  j. 

Un'  altro  ,  di  figura  quasi  ovale,  è  di  straordinaria  gran- 
dezza ,  avendo  uno  de'Iati  lungo  o^iyo  ^  e  l'altro  di  o^ioS 
senza  esser  completo  da  ogni  parte  ,  è  leggermente  dentellato 
dal  iato  maggiormente  curvo  e  più  lungo  ,  come  in  uno  de'Iati 
corti  ;  un  poco  incurvato  nel  senso  della  sua  maggior  dimea- 


BÌone  ;  lìscio  dalla  faccia  concava  ,  e  eoa  leggiere  pieghe  e  de- 
pressiooi  dalla  faccia  convessa.  Risnita  esso  quindi  per  dimen- 
sioni maggiore  dì  qnelli  dei  Goniopholìs  crassidens  ,  che  sono 
i  pia  grandi  finora  conosciuti  tra  quelli  de' Coccodrilli  fossili. 

Singolari  sono  poi  taluni  ,  ne'  quali  uno  de'  lati  ,  o  ì  due 
fati  opposti  e  pia  corti  ,  sono  come  ripiegati  sopra  loro  stessi, 
uè  questi  son  rari. 

Dalle  cose  accennate  ^  e  di  cur  daremo  ampia  descrizione 
nella  nostra  Paleontologia  del  Regno  di  Napoli ,  risolta  che  , 
mentre  il  rostro  e  gli  scudi  per  la  loro  struttura  appartengono 
al  genere  Teleosaurus  ;  le  loro  proporzioni,  e  la  forma  e  gran- 
dezza dei  denti  Io  stringono  cogli  Steneosaurus  ;  le  vertebre 
altronde  son  proprie  del  genere  Streptospondylus^  per  la  forma 
convesso-eoncava,  e  del  Cetiosaurus  per  la  loro  tessitura  som?- 
mamente  spugnosa.  Le  quali  apparenti  discordanze  son  facili 
a  conciliarsi ,  se  non  e'  inganniamo  ;  mercecchè  le  vertebre  della 
Streptospondylus  pare  che  non  siano  state  studiate  sotto  il  rap- 
porto del  loro  interno  tessuto;  od  almeno  si  tace  intorno  a  ci» 
da  quelli  che  le  hanno  esaminale.  Se  un  giorno  sarà  discoperto 
che  queste  siano  pure  spongiose  ,  allora  questo  non  sarà  na 
carattere  esclusivo  del  genere  Cetiosaurus  ,  pel  quale  rimar- 
rebbe la  forma  biconcava  di  talnne  fra  esse. 

In  ogni  caso  ,  sia  il  nostro  Coccodrillo  ano  Slreptospori' 
'dylus  ,  uno  Steneosaurus  *  un  Cetiosaurus  od  anche  nn  sem- 
plice Teleosaurus  ,  sarà  sempre  vero  che  in  on  terreno  indu- 
bitatamente terziario  trovansi  avanzi  organici  di  Coccodrilli  cre- 
dali fin  qui  esclusivamente  proprii  de'  terreni  secondarii.  la 
concorso  del  fatto  attuale  viene  ancora  quello  del  genere  Su' 
chosaurus  (i) ,  l'altro  del  lUiytisodon,  e  finalmente  un  quarto 
indicato  da  taluni  altri  denti  recentemente  scoperti  nella  mede- 

(1)  PaTeontoTogìà'  p.  3.  Rettili. 


X  i65  )( 

sima  roccia  ,  e  che  pare  convenissero  con  quelli  à^Vlcthyosau-, 
rus  ,  come  dimostreremo  in  seguito. 

E  poiché  si  trovano  rianiti ,  come  si  è  veduto,  nel  nostro 
Coccodrillo  caratteri  isolatamente  altrove  raccolti,  i  quali  hanno 
dato  luogo  alla  creazioue  di  altrettanti  generi ,  risulta  il  se* 
guente  dilemma  :  o  che  in  un  pìccolo  branco  di  ossami  si  tro» 
vassero  rimescolate  parli  scheletriche  di  tanti  diversi  generi  , 
spettanti  ancora  a  due  diverse  tribù;  o  che  i  generi  stabiliti  già  sa 
quelle  parli  disgiunte  meritano  essere  rovistali  ,  raccogliendo 
ancora  altri  elementi.  Veggano  quelli  che  più  sanno  quale  di  que- 
ste due  conclusioni  dir  si  possa  più  logica.  Noi  persuasi  che  ogni 
frammento  in  siffatte  ricerche  è  come  un  astro  del  firmamento  , 
che  concorre  con  la  sua  luce  per  debole  che  fosse,  a  rischiarar  l'u- 
niverso ,  non  abbiamo  lasciata  bricciola  dispersa  o  senza  studio  ; 
ed  in  tal  guisa  siamo  pervenuti  alla  cognizione  delle  cose  diverse^ 
Ne  ci  siamo  arrestati;  che  tuttora  cerchiamo  nella  stessa  roccia:  ed 
abbiamo  promesso  premii  e  ricompense  per  coloro  che  perverran- 
no a  discoprire  altri  rottami  e  comunicarceli  ;  Dies  dìem  aperiti 

O.  G.  Costa. 

Si  sono  presentati  i  fascicoli  83  ad  88  della  Fauna  del 
Regno  di  Napoli y  opera  del  professor  Costa  ,  a  cui  l'Acca- 
demia è  abbuonata. 

Libri  offerti  in  dono. 

Bazar  di  scienze ,  lettere ,  ed  arti  :  fase.  Ili  del  voi.  Ili  (ove 
sì  contiene  nna  notizia  del  nostro  rendiconto  per  Io  3.°  e  ^* 
trimestre  del  primo  anno  ). 

Rendiconti  delle  adunanze  della  Ileale  Accademia  de'Georgo- 
fili.  Giugno  e  Luglio  i354v  t 


)(  i66  )( 

Spinelli  Principe  di  San  Giorgio —  Memorie  numismatiche  Ielle 
alla  Reale  Accademia  Ercolanese — Napoli   i854.  in  4- 

VoipiCErxr  prof.  Paolo  —  Estrado  delle  due  memorie  sul  ma- 
gnetismo delle  rocce  del  cav.  Macedonio  Melloni.  Roma  i854 
io  4" 


TORNATA  de'  3  SETTEMBRE 


Il  Segretario  perpetuo  ha  dato  lettura  di  un  Sovrano  re- 
scrìtto de'  2  del  corrente  ,  col  quale  la  Maestà  del  Re  esprime 
all'Accademia  i  Suoi  ringraziamenti  per  l'esemplare  del  rendi- 
conto delle  nostre  tornate  a  Lui  rispettosamente  offerto. 

Ministero  e  real  Segreteria  di  Stato  degli  affari  ecclesia- 
stici e  dell'  istruzione  pubblica. 

S.  M.  il  Re  N.  S.  ,  Cui  ho  rassegnalo  l'esemplare  del 
rendiconto  delle  tornate  di  colesfa  Accademia  pel  passato  anno 
i853  ,  si  è  degnalo  anforizzarmi  a  manifestarne  all'Accademia 
Buidetla  i  Suoi  Sovrani  ringraziamenti. 

Nel  Real  Nome  io  ne  la  fo  intesa  per  1'  uso  che  da  sua 
parte  conviene. 

Napoli  2  Settembre  i854» 

'F.  Scorza. 

La  reale  società  delle  scienze  di  Gottinga  ringrazia  pel 
primo  volarne  del  nostro  rendiconto* 


)(  »67  )( 

Il  6ig.  Genolno  ha  inviato  in  dono  an  sno  Sonetto  impres* 
so,  intitolalo  —  Per  Sisto  lìiario  Sforza  arcivescovo  di  N a', 
polì  ed  emulo  del  Borromeo. 

Dopo  di  ciò  il  sig.  Teodoro  Avellino  ha  recitato  1'  elogia 
del  cav.  Agnello  Maria  Carfora  suo  predecessore  nel  posto  ac- 
cademico. 

Noi  estrarremo  da  qaeslo  lavoro  le  sole  notizie  biografiche. 

Nato  il  dì  i3  novembre  del  1768  da  Giaseppe  e  da  Carmela 
Marciano  il  GarFora  spacciossi  di  buon  ora  degli  sladii  delle  belle 
lettere,  e  si  addisse  con  molto  zelo  alle  discipline  Forensi  nelle  quali 
ottenne  rinomanza  non  cornane  ,  falche  chiamato  poi  agli  onori 
della  magistratura  fa  Giudice  del  Tribunal  civile  dì  prima  istanza, 
e  da  ultimo  Giudice  della  G.  C.  Civile  di  Napoli.  Affidaronglisi 
oltracciò  incarichi  gelosi  ,  come  il  governo  del  Banco  di  S.  Eli- 
gio ,  di  quello  dei  Poveri  e  di  altri  luoghi  piì.  Fa  decurione  ,  e 
membro  del  Consiglio  degli  Ospizii  ,  ed  insignito  di  più  ordini 
cavallereschi.  Fra  le  varie  occupazioni,  dalle  quali  fa  continna- 
mente  distratto  ,  egli  non  trascurò  l'amena  letteratura  e  princi- 
palmente la  poesia  ,  che  coltivò  con  trasporto  ;  del  pari  che  la 
scienza  della  Economia  e  della  Agricoltura:  come  rilevasi  da  al- 
cane  dissertazioni  messe  a  stampa  sopra  diversi  argomenti. 

Lasciò  ancora  altri  lavori  inediti  fra  i  quali  merita  partico- 
lar  menzione  an'  opera  etimologica  e  filologica  sul  napolitano 
dialetto.  Nel  25  gennajo  del  i852  il  Carfora  più  che  ottagenario 
lasciò  la  vita  ,  e  la  nostra  Accademia  ,  alla  quale  non  mancò  d'in-i 
tervenire  nella  età  più  avanzata  e  nello  stato  della  più  inferma 
salate. 

Il  Segretario  aggiunto  sig.  Gabriele  Minervioi  ha  letto  una 
breve 


K'68)( 

NOTA 

Suii*  USO  degli  anelli  melallici  nei  crampi 
delle  estremila. 

Signori 

Ognan  conosce  quanta  smania  sogliono  sopportare  molte 
persone  pei  cosi  detti  crampi  deirestremità  ;  i  quali  tolgono  il  ri- 
poso ,  fan  piangere  e  gridare  con  lamentevoli  voci.  Questi 
crampi,  assai  frequenti  presso  le  persone  colpite  dal  colera,  alle 
volte  formano  il  maggiore  incomodo  che  riesce  insopportabile: 
contro  essi  furono  applicati  mille  nnguenti  ,  si  praticarono  fre- 
gagioni d' ogni  genere,  ma  spesso  senza  profitto  ;  anzi  io  ho 
par  veduto  che  non  poteano  questi  mezzi  adoperarsi  ,  poiché 
r  arto  avea  acquistata  tanta  sensibilità  da  rendersi  intollerante 
anche  del  menomo  contatto. 

Ora  si  legge  nel  Filiatre  (  fase.  278  Feb.  i854.)  un'arti- 
colo tratto  dalla  Gazzetta  medica  della  Liguria  cosi  concepito: 
«  Tutti  i  giornali  medici  hanno  parlato  dei  vantaggi  ottenuti 
io  varii  ospedali  di  Parigi  dall'uso  degli  anelli  metallici  contro 
i  crampi  del  colera.  Basta  applicare  sulle  membra  attaccate  uà 
largo  anello  di  rame  solo  e  asciutto  ,  o  rivestito  di  uno  strato 
concentrico  di  tela  bagnato  di  acqua  fredda  per  fare  scompa- 
rire in  UQ  subilo  i  crampi  più  dolorosi. 

Incoraggiato  da  questo  successo  1'  autore  eslese  1'  uso  di 
questi  anelli  ,  e  con  eguale  risultato  ,  negli  attacchi  isterici  a- 
doperando  anelli  di  rame  ,  di  ferro  ,  di  oro  o  di  argento  ,  e 
giunse  a  calmare  molte  affezioni  nervose  che  avevano  resistito 
ai  più  indicali  trattamenti.  Ora  di  più  si  sarebbe  osservalo  , 
riguardo  al  colera ,  che  nelle  due  ultime  invasioni  a  Parigi  sa- 
rebbero stati  risparmiati  quasi  del  tutto  i  fonditori  di  rame,  ì 
tornitori  di  rame  ,  e  i  meccanici  che  lavorano  in  questo  metallo 
(Burcy,  degli  anelli  melallici  coQlro  i  crampi  delle  estremità)  ». 


I 


X  169  )( 

Appena  mi  si  offrì  V  opportuDÌtà ,  io  volli  esperimentare 
r  azione  di  qaesli  anelli  ;  e  posso  accertarvi  che  la  loro  appli- 
cazione riascì  del  più  felice  risaltamento  nella  pratica  :  e  ciò 
mi  avvenne  tanto  nelle  affezioni  isteriche  ,  qaanto  par  nel  corso 
di  qnesta  tremenda  epidemia  colerica.  Adattando  all'  arto  nn 
semplice  anello  di  ferro  ho  veduto  calmarsi  alHstan te  crampi  tor- 
mentosissimi ,  che  producevano  agli  infermi  le  più  gravi  e  do^ 
lorose  sofferenze. 

Anzi  riporterò  nn  fatto  speciale  per  dimostrare  la  eEEcacia; 
del  ritrovato.  Vedea  un'  inferma  affetta  da  colera  ,  e  che  sof- 
fria  crampi  così  tormentosi  da  farla  dar  nelle  smanie  più  atro- 
ci :  avendo  io  proposto  l'applicazione  degli  anelli,  nella  difficoltà 
di  averli  subito ,  dalla  nipote  si  posero  insieme  due  chiavi  ^ 
e  si  adattarono  in  modo  da  circondare  gli  arti  :  come  per  in., 
cantesimo  le  orribili  sofferenze  si  calmarono. 

Ho  fatto  qoeste  poche  parole  per  spingere  i  miei  colleghi 
a  mettere  in  oso  questo  facilissimo  mezzo ,  adatto  a  vincere  nn 
gravissimo  fastidio. 

L*  arte  nostra  è  aopo  che  da  ognun  si  convenga ,  essere 
In  gran  parte  sperimentale  ;  quindi  mal  fanno  coloro  i  qaalì 
o  troppo  affezionati  a'  proprii  sistemi  ,  o  mal  prevenuti  ,  staa 
sempre  pronti  a  rigettare  le  altrui  osservazioni,  pagando  colla 
non  coranza ,  se  non  pur  col  disprezzo  ,  ciò  che  da  altri  viea 
proposto  siccome  di  utile  risultamento. 

E  vero  che  non  bisogna  esser  troppo  facili  e  corrivi  al- 
l' amministrazione  di  alcuni  farmaci  da'  quali  è  a  temersi  an-{ 
che  deleteria  azione ,  ma  in  tale  bisogna  è  necessaria  cosa  pro- 
ceder con  prudenza  ed  accorgimento  ;  però  vi  sono  altre  circo- 
stanze nelle  quali  impunemente  si  può  far  l'applicazione  di  uà 
rimedio ,  quando  per  la  sua  semplicità  e  certissima  innocuità, 
potrebbe  risaltar  nulla  la  sua  azione ,  dannosa  non  mai  :  è 
perciò  eh'  io  fo  le  pifi  alte  meraviglie,  né  so  comprender  donde 
derivi  la  renitenza  di  avvalersene,  mentre  dato  che  dispiegasse 

12 


)(i7o)( 
r  altribaitagli  Tiriti  in  dati  casi,  non  avrebbe  cosa  che  potesse 
pareggiarlo.   Coì^i  è  appunto  rigaardo  all'  uso  degli  anelli  me- 
tallici ,  mezzo  esterno  di  semplicissima  applicazione  ,    e   di  fe- 
licissima riuscita  ,  ia  una  assai  loroieotosa  aflezioae  nervosa. 


TOBNITA   de'  2.4    SKTTEMBHB 


II  nostro  Presidente  onorario  sig.  Martheee  di  Pietracatella 
trasmette  all'  Accademia  dieci  esemplari  di  an  oposcolo  del  sig. 
Giaseppe  Capone  da  Moatefalcione  ,  intitolalo  :  rapido  sguar. 
do  sul  colera  morbo. 

L'  Accademia  Fisio-medica-statistica  di  Milano  domanda  la 
noiizìe  storico-statistiche  più  positiva  sul  cfaolerarmorbas  asiatico, 
per  qaanto  concerna  la  nostra  Capitale.  Avendo  il  Presidente , 
anche  prima  dell'adunanza,  commesso  al  socio  cav.  de  Reori 
r  incarico  di  rispondere  alle  interrogazioni  di  quel  corpo  scien- 
tifico ,  lo  stesso  ha  fatto  conoscere  che  un  simile  nfizio  era  stata 
a  lui  pracedentemente  diretto ,  e  eh'  egli  avevalo  già  riscontrato 
sommariamente ,  promettendo  un  più  esleso  lavoro  ,  del  quale 
li  slava  occupando. 

Si  è  perciò  deliberato  di  rispondere  allegando  questi  fatti, 
e  rimettendosi  al  lavoro  del  lodato  sig.  cav.  de  Renzi,  il  quale 
essendo  alla  direzione  di  varii  ospedali  colerici ,  e  formando 
parte  della  Commissione  sanitaria,  si  trovava  al  caso  di  racco- 
gliere e  di  fornire  le  più  eaatte  indicazioni. 

La  Reale  Accademia  delle  ecienze  di  Monaco  ringrazia  per 
S'invio  del  i°  volume  del  nostro  rendiconto  ,  e  manda  in  dono 
alcune  sue  pubblicazioni ,  traile  quali  il  bulletltno  del  i853  : 
nel  tempo  stasso  dimanda  un  altro  esemplare  del  randiconto,  ed 


)(  i70( 
i  volumi  de*  nostri  atti  anche  io  doppio ,  per  collocarsi  in  due 
differenti  biblioleohe.  A  proposizione  del  Segretario  perpetuo  , 
r  Accademia  ha  deciso  di  fare  la  spedizione  in  doppio  de*  vo- 
lami esistenti ,  facendo  conoscere  essere  già  esaurita  la  edizione 
di  alcuni  altri. 

Il  Segretario  perpetuo  ha  con  dolore  annunziala  la  morte 
dell'  altro  nostro  collega  Michele  Tafuri  :  e  si  è  risoluto  di  so* 
etitairlo  nel  prossimo  mese  di  Novembrt. 

Lo  stesso  Segretario  perpetuo  ha  presentato  impresso  il 
quarto  fascicolo  del  volume  sesto  degli  atti ,  che  ne  forma  il 
compimento:  e  se  n'è  fatta  la  distribuzione  a' socii  presenti  alla 
tornata. 

Finalmente  ha  esibito  il  secondo  volume  del  sao  ballettino 
archeologico  napolitano  ,  a  cui  V  Accademia  è  abbaonata. 

Il  sig.  Tommaso  Perifano  ha  presentato  varii  esemplari  di 
ana  sua  iscrizione  italiana  in  lode  dell'  emioentissimo  arcivescovo 
di  Napoli ,  per  la  occasione  del  terribile  flagello  del  cholera., 

Il  sig.  Padola  ha  comunicata  nna  saa 

NOTA 

Jniorno  a  talune  eurve  del  3.*  grado. 

Fra  le  curve  del  3"  grado  ve  ne  sono  alcune ,  che  pos- 
sono riguardarsi  appartenenti  ad  una  medesima  categorìa  o 
sezione  ,  le  quali  sono  formate  da  due  pezzi  del  tutto  distinti^ 
de' quali  ano  ha  tre  flessi  in  linea  retta  e  l'altro  è  puro:  eia" 
ecan  pezzo  poi  può  esser  composto  di  uno  o  più  tratti.  Queste 
cnrve  appartengono  alla  6*  divistone  notata  dal  eh.  professore 
sig.  Bellavitis  nella  sua  classifìcazione  delle  cnrve  della  Sgelasse, 
e  costituiscono  la  sezione  da  lui  denominata  de' /rzVrra/mcoT»- 
posti.  Esse  sono  della  sesta  classe ,  e  possono  ottenersi  dall'in-! 
tersezione  di  un  piano  con  no  cono  di  cai  la  base  sia  la  pa-; 
rabola  cubica  espressa  dall'  equazione 


)(  172  )( 

ÌD  cui  le  quantità  tn,  a,  b  si  sappongono  positive  ed  a<^b.  Que- 
sta curva  è  formala  da  un'  ovale  chiusa  i  cui  vertici  esistenti 
sull'asse  delle  x  hanno  per  ascisse  x=s — a,  a:=— i,  e  da 
un  allro  trailo  parabolico  -  campaniforme  ^  secondo  Newton  ; 
ovvero  trianguineo  ,  o  trijlessiioso  ,  secondo  il  Bellavilis  che 
ha  due  flessi  a  disianza  Goila  e  due  rami  paraholici  verso  il 
erzo  flesso.  Noteremo  qui  alcune  proprietà  di  questa  curva  dalle 
quali  si  ricava  immediatamente  un  teorema  enunciato  da  Chasles, 
e  che  forma  la  quistione  280  proposta  nel  Settembre  dell'  anno 
gcorso  ne'  Nouvelles  Annales  eie.  pubblicali  da'  signori  Ter- 
quem  e  Gerono. 

Indicando  con  x\  y'  le  coordinale  di  un  punlo  qualunque 
preso  sulla  curva,  e  con  x,y  le  coordinate  de' punii  di  con- 
tatto delle  rimanenti  tangenti  che  per  esso  si  possono  condurre 
alla  curva  medesima  ,  si  ottiene  1'  equazione 

{x^^aby^kx*x[x-ica){x-\-b)  ,  (2) 

la  quale  quando  x*  è  negativa  ha  tulle  le  radici  immaginarie, 
e  quando  x*  è  positiva  le  ha  tutte  e  quattro  reali  ,  due  posi- 
tive e  due  negative.  Quindi  : 

Da  un  punto  qualunque  M  preso  sul  tratto  ove  stanno 
i  punti  di  Jlesso  si  possono  condurre  alla  curva  quattro  tan- 
genti reali ,  delle  quali  due  toccano  il  tratto  medesimo  e 
due  l  '  ovale. 

L'  equazione  (2)  può  considerarsi  prodotta  dall'eliminazione 
della  y  tra  1'  equazione  (i)  e  la 

x''—ab=s+2y\/mx'  ,  (3) 

fuindi  neir  ipotesi  del  teorema  precedente  : 


K  >73  )( 

Qualunque  sia  il  punto  M  /  due  punti  di  contatto  ew* 
stenti  suir  ovale  ed  i  simmetrici  rispetto  air  asse  delle  x  cfe- 
gli  altri  due  stanno  sopra  una  parabola  che  ha  per  ass» 
r  asse  delle  y,  ed  incontra  sempre  l'  asse  delle  x.  ne' punti 

che  hanno  per  ascisse  \Jab  ,  —  \fab. 

V  equazione  (2^)  si  poò  scindere  nelle  dae 


l 


ic'— 2(  V(^'+«)  (a;'-f  ^)+a^)a?+a5==o  ,  (5) 

delle  quali  la.  prima  dà  le  ascisse  de*  punti  di-cootatto  esistenti 
soir  ovale  ,  e  la  seconda  qaelle  degli  altri  due.  Risolta  da  ciò 
che  poste  le  cose  del  teorema  i  ° 

Qualunque  sia  il  punto  M  il  rettangolo  delle  ascisse  dei 
punti  di  contatto  determinati  sulV  ovale  sarà  costante  ,  ed  «-- 
guale  al  rettangolo  delle  ascisse  degli  altri  due  punti  di  con* 
tatto. 

Dalle  eqnazionì  (4)  e  (3)  risalta  che  la  conginogenle  i  dae^ 
ponti  di  contatto  esistenti  sali'  ovale  ha  per  equazione 

V^ .  y+(  \l{x'-^a)[s(^-\-b)-^x^x^ab=Q  ,.    - 
ovvero 

\  \mx'        J 

Inoltra  supponendo  essere  t/ssoc(x4-M)  ^  equazione  di  nna 
celta  qualunque  ed  jf',  y  ;  a?",  y"  ;  a'",  y"'  le  coordinate  de'pnnli 

,                      ,     /x'x"x"'  j 

ove  essa  incontra  la  curva  ,  sarà  1/  ^ssv.n  ;  e  sapponendo 

'         m 

che  i  tre  ponti  sièuo  tutti  sul  tratto  parabolico  ,  e  che  da  ciascano 


)(  ni  X 

di  essi  si  lirino  all'  ovale  due  tangenti  ,  le   tre  rette  de'oonlntii 
avranno  rispellivamenle  per  e<|iiazioiii 


\lmx'  .y-\.[a.\lmx'  -Jt-s] •i"x"' —x')x'\-ab=o  , 
\lmx^ .  t/-\-{»\/mx"  +  \/x'x">  ^x"]x+aò=o  ,  )    (7) 
\/mx"'.  y +(  «  \/mx"'+  \fp^'  ^x"')x-\-aò=o . 

Quindi  essendo  il  determinante 


I    V^       a^s/tnx'  ^\/x"x"'-^x' 


l    \/mx"      ai\Jmx"J^\lx'x"'^x" 
I   yl"^'     0.\lmx"'+\l'^'  -^x'" 


I    \jmx'       \/x"x"' — x* 
I    yjmx"      yjx'x'"  —x" 


1    yJmx'"     ^x'x"  —x" 


:^Jmx'x"x"' 


\lx' 

I 

v^ 

I 

V?" 

I 

—  \lm 


I     \Jx'       x' 

I  v^    «" 
I    V^'    xf" 


ne  segue  che  le  rette  espresse  dalle  equazioni  (7)  s' incontrano  in 
un  medesimo  ponto  ;  e  siccome  questa  proprietà  è  proiettiva  , 
converrà  a  tutte  le  curve  della  sezione  di  cui  si  tratta  ;  donde 
risulta  il  seguente  teorema  ,  che  come  si  è  detto  è  dovnto  a 
Chasles  : 

lina  curva  del  terzo  ordine  essendo  formata  da  un  pez' 
tu)  injinilo  e  da  uri  ovale ,  se  si  prendano  sul  primo  pezzo 


)(  «75  K 
tre  punti  in  linea  retta ,  e  da  ciascuna  di  questi  punti  si  con- 
ducano due  tangenti  all'  ovale  ,  le  tre  corde  di  contatto  pas' 
sano  per  uno  stesso  punto.  Allorché  il  pezzo  infinito  diviene 
una  retlay  l'ovate  si  cangia  in  una  cornea  e  si  ha  il  teorema 
di  la  Hire. 

Fortunato  Padula. 

Il  segretario  aggiaoto  sig.  Gabriele  Mioervini  ha  Ietto  uns 
foDga  relazione  ,  compilata  da  lai  io  anione  col  professor  Pah 
mìeri ,  sai  discorso  intorno  a*  rapporti  fra  la  meteorologia  e  la 
medicina  inviato  all'  Accademia  dalP  autore  dottor  Paolo  Predieri 
nostro  socio  corrispondente  in  Bologna. 

Esposizione  di  un  opuscolo  del  Pr.  Predierù 

Non  ha  guari  tempo  che  il  Professor  Paolo  Predierì  no- 
stro benemerito  socio  corrispondente  indirizzava  a  questa  nostra 
Accademia  un  suo  opuscolo.  Voi,  signor  Presidente,  ci  davate 
l'incarico  di  informar  l'Accademia  sol  proposito,  ed  ora  noi 
veniamo  a  soddisfare  T  espresso  desiderio. 

L*^  opuscolo  del  Prof.^  Predieri  è  1'  annunzio  di  assai  più  &• 
Bleso  lavoro»  che  raotore  si  propone  di  fare;  ed  ha  per  titolo 
«  Dei  rapporti  fra  la  meteorologia  e  la  medicina  ,  dei  progress^ 
I  che  si  desiderano,  e  dei  vantaggi  che  si  possono  attendere}).) 

Noi  non  possiamo  ristarci  dal  manifestare  all'  encomiata 
professore  ogni  possibile  maniera  di  Iodi ,  perchè  abbia  rivolti 
i  suoi  stodii  ,  siccome  già  da  molti  altri  autori  venne  pur  pra^ 
ticato,  all'  indagine  di  questi  rapporti,  i  quali  abbenchè  tuttora 
poco  approfondili ,  sono  innegabili  ;  e  certamente  scrutinati  da 
una  mente  sagace  ed  investigatrice  ,  possono  produrre  grand 
rischiaramenti  sopra  una  eslesa  serie  di  fatti  medici  ,  molti  van. 
faggi  arrecare  al  benessere  individaale  e  lociale ,  col  miglio- 
rar le  condizioni  di  certi  paesi .^ 


Le  iodaginì  però  debbon  farsi  colla  scorta  e  coll'aiufo  di 
qaeì  mezzi,  che  finora  la  scienza  ci  porge,  per  poter  giognere 
a  dati  limiti  e  noo  oltrepassarli  ;  quindi  non  bisogna  dar  campo 
air  ipolctico ,  ma  trattenerci  nei  confini  della  critica  più  se- 
Tera  ,  traendo  esatte  illazioni  dal  complesso  di  molli  fatti  difi' 
genlemcnte  osservali,  messi  assieme  e  accuratameole confrontali* 
e  discassi,  ricordandosi  dei  detti  del  gran  Bacone:  nonjingen- 
dum  aut  excogùandum  quid  natura  facial  aui  ferat ,  sei 
inveniendum. 

Il  Prof.  Predieri  adnnqoe,  facendo  rilevare  fa  necessità  di 
qaesto  stadio  ,  fa  scorgere  storicamente  come  questa  Terità  sia 
stala  compresa  sin  da  tempi  remoli' ;  ne'^ quali  da^  popoli  ante- 
riori si  stabilirono  puranche  delle  divinità  simboliche ,  siccome 
il  Tina  per  gli  Etruschi ,  il  quale  secondo  Micali ,  era  per 
essi  una  forma  particolare  della  suprema  intelligenza  demiur- 
gica ,  OQ  simbolo  primario  delfó  universali  forze  generative  ^  o> 
dei  poteri  della  natura  ete. 

E  cosi  a  mano  mano  V  autore  dimostra  fa  tendenza  de- 
gli altri  popoli  ai  medesimi  studii ,  presso  i  Greci  ,  gli  Orien- 
tali,  i  Romani  ed  altri;  studii,  che  poi  nei  secoli  posteriori  sì 
ebbero  maggior  numero  di  più  esatti  cultori  di  scienze  medi- 
che e  fisiche  ,  per  tal  modo  giugnendo  fino  a'  nostri  giorni  j 
ciò  ch'ei  novera  estesamente  e  che  noi  per  esser  brevi  trala- 
sciamo di  riferire.  Diremo  solo  che  siffallo  studio  in  tempi 
più  vicini  ebbe  gli  Italiani  fra  i  massimi  cultori ,  e  che  mollo 
olile  derivò  dalle  loro  osservazioni. 

E  tra  gli  altri,  sfoggiti  alla  memoria  del  Predieri,  noterem- 
mo il  Giornale  Meteorologico  Economico  e  Campestre  che  vedea 
la  loce  per  opera  del  nostro  chiarissimo  socio  Oronzio  Gabriele 
Costa. 

Se  il  Predieri ,  nel  far  il  novero  di  nomini  dediti  a  tali 
investigazioni ,  Ira  i  patologi  fa  lodevole  menzione  di  Puccinof- 
ti  y   di  Hartmann  ,    noi    nomineremo   anche    Carlo  Emmanaele 


Ki77)( 
Slark  tra  gli  ultimi  patologi  tedeschi ,  il  qaale  analizza  le  Ta* 
rie  teosioni  atmosferiche ,  e  nota  Y  azioDe  dei  venti  per  la  loro 
influenza  sagli  organismi  ,  e  io  relazione  co*  morbi  che  frequen- 
temente sogliono  indurre. 

Diremo  inoltre  che  nel  nostro  paese  par  sì  frequentano 
gli  studii  meteorologici  :  e  riscontrando  le  memorie  e  i  rendi- 
conti della  Reale  Accademia  delle  Scienze  si  resterà  dì  ciò  pier 
namente  convinti. 

Dice  il  nostro  autore  r  la  statistica  medica  della  provrnda 
di  Sondrio ,  o  della  Valtellina  pubblicata  dal  Baliardini ,  non 
è  forse  una  importante  ed  alile  monografìa  pel  medico  pratico? 
Così  è:  diremo  noi  altrettanto  del  bel  lavoro  di  sìmil  genere, 
riferibile  a  questa  città  dì  Napoli  pubblicato  dall'  egregio  nostro 
socio  signor  Cav.  Salvatore  De  Aeozi. 

Ben  a  ragione  il  Predieri  riconosce  la  ntilità  dì  siffatte  di« 
samine,  per  la  pubblica  salute ,  e  per  la  conoscenza  delle  epidemie 
ed  endemie.  E  a  tal  proposito  ci  piace  riferir  poche  linee  dì  nn  as- 
sai  eradila  ed  ingegnosa  memoria  di  altro  nostro  egregio  collega. 

Il  chiaro  Giorgio  Masdea  ,  in  una  sua  locnbrazione  sulle 
condizioni  vitali  del  dolore  (  vedi  pag.  i4.i  ) ,  trovandosi  a  dire 
appunto  della  influenza  degli  agenti  esterni  nefla  produzione  dei 
morbi  di  simil  genere  riconosciuta  da  saggi  medici,  conchinde 
in  un  bel  modo  col  dire  «  a' nostri  tempi  senza  dubbio  pro- 
gredita la  Meteorologia  ,  e  vie  via  meglio  applicandosi  nei  suoi 
rapporti  all'  Economia  organica  ,  confermerà  o  concreterà  tali 
preziose  indozioai ,  e  ad  altre  sospignerà  in  conseguenza  il  ge-^ 
dìo  dei  dotti  ;  mentre  chi  sconosce  ormai  V  intima  e  assai  va- 
ria connessione  del  calorico  colle  forme  ,  e  colle  forze  vitali  , 
in  qualunque  loro  modo  immaginabile?  .  .  .  Certamente  sono 
slati  meglio  calcolai' i  suoi  effetti  sulla  salute,  e  sull'esercizio 
delle  fuozioDÌ  e  quei  delia  meosuale  sua  temperatura  sulla  mor- 
talità dei  fanciulli ,  e  quei  della  sua  assenza  relativamente  alla 
genesi  di  quasi  tutf  i  morbi ...  Or  qaale  proprietà  esclusiva 


distiogaa  pia  questo  flaido  dall'  elettrico ,  T  elettrico  dal  ma- 
gnetico ,  r  ODO  e  r  altro  dalla  lace ,  la  lace  medesima  dal  ca- 
lorico ;  sicché  tatti  non  abbiano  ragion  comune  sa  i  fenomeni 
individai ,  sicché  la  determinazion  dell'  uno  non  conlraccambii 
o  richiami  l'attnalità  dell'altro?  .  .  .  Non  si  comprendono  tutti 
fra  gli  stessi  limiti  ;  e  non  emanano  dallo  stesso  immenso  ser- 
batoio dell'  DoiTerso  ,  quasi  soIHo  dall'  onnipotente  ?  » 

Io  seguito  il  Predieri  fa  rilevare  che  da  queste  investiga* 
zioDÌ  OD  vantaggio  se  q'  è  ritratto ,  analizzando  V  influenza  di 
certi  climi  sopra  alcune  malattie  croniche,  e  che  grande  quan- 
tità dì  osservazioni  meteorologiche  ebbe  ad  accumulare  il  dot- 
tor Clark  sopra  esleso  namero  di  cillà  ,  specialmenle  di  quelle 
che  servono  da  laogo  tempo  per  dimora  agi*  infermi  di  affe- 
zioni tabiche  e  nearaigtche. 

Loda  il  Bufalini  e  il  Farioi,  i  quali  con  giuste  e  sane  ra- 
gioni spingevano  gli  Scienziati  ai  Congresso  dei  naturalisti  io 
Genova,  perché  »' istituisse  ana  permanente  commissione,  la  quale 
corrispondendo  cogli  altri  suoi  membri  delle  diverse  città  Ita- 
liane ,  si  avesse  &d  occupare  delle  morbose  costituzioni,  e  della 
corrispondenza  delle  malfittie  popolari  od  epidemiche  colle  co- 
stituzioni cosmo-telluriche. 

Troppo  giustamente  l' aotore  riconosce  però  che  la  meteo- 
rologia ,  non  ostante  la  sua  importanza  per  la  medicina  ,  nou 
è  per  anco  a  quel  posto  innalzata  ,  che  le  si  converrebbe  come 
Bosiliaria  della  medicina ,  e  come  parte  primaria  delia  medi* 
cìoa  politica. 

Yien  di  poi  ad  analizzare  il  potere  di  aleoni  istromenti , 
'ntesi  ad  indagare  le  cagioni  de'  varii  fatti  fisici ,  non  per  anco 
approfonditi  ;  e  ciò  per  il  miglior  modo  di  fare  le  osservazioni 
Don  solo  termometriche  ,  barometriche  ed  igrometriche,  ma  an» 
che  le  altre  eh'  egli  estima  di  somma  importanza  le  elettro  - 
magnetiche  ;  e  va  esponendo  la  più  opportuna  maniera ,  come 
vorrebbe  che  tali  osserrazioni  si  praticassero»  perchè  no  reale 


X  '79  )( 
TaDiaggio  alla  medicina  ne  ridondasse.  Tra  questi  ìstramenti 
nota  la  utilità  da  attendersi  dal  cianometro  di  Sanssare ,  dal- 
l' igrometro  di  Beili ,  e  del  Cervelleri ,  dall'  Eudiometro  pro- 
gettato dal  Colonnello  Costa  ,  dall'  aero-densimetro  del  Beaudi- 
moDt  t  dalla  Clepsidra  gastro-cosmica  del  Mazzoni  ;  e  poi  ri- 
conosce il  vantaggio  di  altri  mezzi,  siccome  meglio  adatti  airiii« 
vestigazione  dei  varii  fenomeni  del  magnetismo  terrestre  ;  e  la 
virtù  di  una  carta  luci-sensile  confezionata  dal  chimico  Gaa- 
din ,  per  meglio  studiare  gli  effetti  della  luce. 

Tra  questi  istrumeoti  noi  non  tralasceremo  di  notare  uà 
patrio  elettrometro  riconosciuto  di  molta  utilità  nella  saa  ap- 
plicazione. (Vedi  Archives  dessciences  Physiqnes  et  natnrelles, 
Bibliotheque  [Jaiverselle  de  Genève.  Juin  i854-). 

E  in  tal  punto  ci  piace  riportare  un  breve  tratto  dell'aa- 
lore,  per  aver  fatta  in  noi  buonissima  impressione  :  riguarda 
questo  le  febbri  intermittenti,  intorno  alle  quali  egli  dice  «  sono 
di  parere  (  e  ciò  parlando  dell'  elettro-magnetismo  )  che  se  fu- 
rono lodevoli  le  ricerche  praticate  dal  Minzi  ,  dall'  Orsi  ,  dal 
Salvagnoli  ed  altri ,  per  conoscere  la  presenza  di  qualche  corpo 
nell'aria  dei  luoghi  paludosi  detti  dì  malaria,  ben  più  utili 
sarebbero  state  se  colà  si  fosse  tenuto  nota  delle  varie  diffe- 
renze di  grado  nella  elettricità  e  magnetismo ,  che  ivi  si  riscon^ 
trano  nelle  diverse  ore  del  giorno  ,  non  che  si  notassero  le  dif" 
ferenze  igrometriche  ed  altre  riferibili  agli  imponderabili ,  Ince 
e  magnetismo».  Ciò  detto,  l' autore  fa  vedere  le  difficoltà  che 
offrono  tali  investigazioni ,  e  in  certa  guisa  propone  il  miglior 
modo  per  ovviarvi  ;  almeno  per  renderle  il  più  che  sia  possibile 
esatte. 

Accenna  quindi  a' vantaggi  arrecati  alla  pubblica  igiene  e 
alla  terapeutica  di  alcuni  morbi  specialmente  endemici  appunto 
dagli  studii  climatologici  ;  e  qui  nota  le  osservazioni  sopra  l'an* 
tagonismo  fra  le  località  proprie  della  tisi,  della  scrofola  e  delie 
febbri  intermittenti  ;  quelle   pure   di  meteorologia   riguardanti 


)(  »8a  X 

r  anfagODÌsmo  tra  la  scrofola  e  la  pellagra  ;  qneHe  che  si  ri- 
feriscono alla  coincìdeoza  del  gozzo  col  cretinismo ,  della  tisi 
polmonare  colle  febbri  tifoidee,  dell' infiammaziooe  del  caore 
coi  reomatismo. 

Noi  altamente  lodiamo  Y  egregio  autore,  il  quale  si  pro- 
pone di  rivolgere  le  sue  indagrai  allo  scovriroento,  almeno  per 
quanto  co'  mezzi  che  si  hanno  possa  ottenersi,  di  quelle  cagioni 
esterne  che  sembrar  potessero,  che  abbiano  influenza  nel  far 
verificare  questi  fatti  osservati  j  ma  nd  tempo  slessa  ci  augu- 
riamo ,  coDoscendo  la  sagacia  e  la  diligenza  di  lui,  cbe  lo  fac- 
cia con  quella  sana  critica  e  prodente  maniera  ,.  quanta  una 
scrupolosa  esattezza  richiede  ,  valutando  pria  la  verità  dei  fatti 
che  si  vorrebbera  aramettere ,  stante  che  alcuni  di  essi ,  loogl 
daU*  essere  indubitati ,  muovono  ancora  controversie  fra  i  medici. 

Così  è  per  esempio  io  quanto  all'  antagonismo  tra  scrofola  e 
febbri  intermillenti.  Anzi  noi  crediamo  che  nei  sili  ove  la  scrofola 
suol  fare  mal  governo  degl'individui  che  Ir  abitano  ,  si  vedona 
essere  del  pari  frequenti  le  febbri  intermittenti ,  e  nel  tempo  me- 
desimo queste  febbri  si  addimostrano  più  gravi ,  più  facili  a  reci- 
divare. Pare  a  noi  sia  così  appunto  per  la  complicazione  delle  af- 
fezioni scrofolose  ,  e  di  quella  diatesi  che  già  pria  predominava 
negl'  individui  i  quali  poscia  venian  da  quelle  febbri  sorpresi  ; 
sicché  la  malattia  scrofolosa  è  un'  assai  grave  complicanza  pel 
clinico  da  richiamarvi  tutta  la  diligenza  ;  essendovi  por  d'  uopo 
di  grande  sagacia  per  nmnodnrre  una  adattata  medicatura;  tanta 
più  che  sappiamo  che  i  depositi  e  ì  vizii  della  linfa  sono  anche 
essi ,  dato  por  che  non  esistessero  antecedentemente ,  esiti  eoa 
molta  faciltà  verificabili  pel  ripetersi  de'  malefici  parossismi  feb- 
brili ;  e  pel  durare  4'  essi,  quando  a  luogo  sì  protraggono,  non 
ostante  che  sieno  di  mite  e  debole  forza. 

Ricordiamo  a  tal  riguardo  quello  che  scrive  Giuseppe  Frank 
(Palolog.  med.  t.  I.  §.  XXVIII,  28)  allorché  inculca  a  riflettere 
sulle  complicanze  delle  febbri  colle  malattie  croniche  e  fioalmeu- 


)(  i8i  )i 
te«  egli  dice,  vnolsi  fare  attenzione  alle  complicazioni  delle  febbri 
ìntermitleDti  qoalunqae  siano  il  loro  carattere ,  colle  malattie 
croniche,  od  almeno  colla  predisposizione  a  queste  malattie  negli 
individui  di  pessima  coslif azione  ».  Ciò  che  non  isFoggivaa  Celso, 
il  quale  scrisse  :  Neque  hercnle  satìs  est ,  ipsa  tantum  fehrìi 
medieitm  intuerì,  sed  eliam  totius  corporis  habitus ,  et  ad 
eum  dirigere  curalionem  ,  seu  supersunt  vires  »  seu  desunt , 
seu  quidam  mali  effectus  intervenerunt.  (Lib.  III.  cap.  6).  Va 
attribuito  adunque  a  simile  complicazione  il  pericolo  di  Tita  a  cui 
talora  espongono  le  intermittenti ,  quantunque  non  perniciose,  ed 
ogni  qoal  volta  essa  si  appalesa ,  vnolsi  esaminare  con  tutta  ac-j 
coralezza  i  cangiamenti  a  coi  soggiacquero  le  intermittenti  ,  sia 
durante  il  parossismo,  sia  nella  apiressia  ;  per  esempio  per  effetto 
dell'  isterismo  ,  dell'  ipocondria  ,  delle  scrofole  ,  delle  emorroidi , 
dell'  artritide,  dello  scorbuto,  dell'atonia  (secondo  avverte  Pucci- 
notti),  e  simili. Trascurala  la  qoal  cosa,  come  dice  Frank,  la  Bcìea<i 
za  tutta  dei  libri  fallisce  al  letto  degli  ammalati. 

Non  ha  guari  Legrand  (  Recherches  et  observat.  sor  les 
canses  des  malad.  scrofuleuses  V.  Revue  méd.  Mai  et  Joio  iS^S 
p.  4^9  )  del  pari  osservava  questa  coincidenza  delle  febbri  coi 
morbi  scrofolosi  s  Così,  secondo  questo  autore,  la  Comune  di  Con- 
lontre situata  nel  Cantone  di  Douzy ,  dipartimento  della  Nièvre  , 
riunisce  al  più  alto  grado  tutte  le  condizioni  le  più  favorevoli  alla 
svìluppamento  delle  febbri  intermittenti, che  vi  regnano  endemica- 
mente ed  epidemicamente.  Quindi  è  che  tutti  gli  abitanti ,  fan- 
ciulli ed  adulti,  sono  pallidi,  cachettici,  imbozzacchiti,  invecchiati 
prima  dell'  età  ,  affetti  d' idropisia  d' ogni  specie  che  aumenta- 
vano singolarmente  coli'  abitudine  che  avevano  di  farsi  salassare 
frequentemente  ;  la  loro  milza  è  iperlroOzzata,il  fegato  ostruito; 
le  scrofole  vengono  spesso  ad  accrescere  la  bruttezza  del  quadro 
che  presentano  questi  paesani i.  Lo  stesso  autore  (I.  e.  pag.  4^2} 
ci  fa  conoscere  l*  osservazione  di  Van  Overloop  ,  che  i  paesi  pan- 
tanosi sarebbero  fecondi  in  scrofole  e  in  febbri. 


X  i82  X 

Ma  ciò  basta. 

TermiDa  il  Predieri  qaesti  suoi  preliminari  con  alili  riflessio» 
ni  intorno  a'  varii  panti  statistici  ed  econooiici  che  fan  manìresto 
come  potremo  essere  vantaggiati  da' suoi  ulleriori  lavori;  a'  quali 
noi  sempre  più  Io  spingiamo  convinti  eh'  egli  possegga  tall'i  dati 
per  Tar  progredire  questa  parte  della  scienza,  che  nella  sua  appli> 
cazione  ne  potrà  arrecare  quando  che  sia  incalcolabile  bene. 

Forse  fummo  un  poco  prolissi  nell'  inTormar  i'  Accademia  ri- 
guardo a'  preliminari  del  citato  autore  ,  ma  ciò  Tacemmo  meno 
per  esporre  quanto  dallo  slesso  venne  detto  ,  che  per  sollecitare 
ed  invogliare  altri  dotti  a  consimili  investigazioni  ,  che  estimiamo 
Utilissime;  le  quali  ripetute  e  confrontate,  risultando  corrispon- 
denti e  concordanti  fra  loro  ,  potranno  in  parte  farci  penetrar 
l'arcano  misterioso  potere  degli  esterni  agenti,  degP  imponderabili 
massimamente,  che  sovrastano  e  circondano  l'universo,  o  che  dalla 
terra  nell'  aere  si  sospingono  ,  per  risvegliar  poi  di  consenso  sva- 
riate modificazioni  nell'intera  natura  vivente  5  le  quali  modifica- 
zioni, abbenchè  spesso  d'ignota  provvenienza,  pur  sono  innpga- 
bili ,  pel  dislacco  che  offrono  allora  ad  osservare  i  corpi  organiz- 
zati ,  dalle  norme  naturali  e  biologiche. 


24.  Settembre  i854- 


Luigi  Palmieri 
Gabriele  Minervini 


Finalmente  il  Segretario  perpetuo  ha  dato  lettura  del  pro- 
cesso verbale  della  Commissione  di  esame  per  io  premio  Tenore  , 
col  quale  si  presenta  la  classifica  de'  temi  proposti  in  una  delle 
tornate  precedenti. 

L' Accademia  è  passata  alla  scelta  del  tema  ,  avendo  prima 
il  Segretario  perpetuo  fatto  distribuire  un  notameuto  messo  a 
stampa  de'  cinque  quesiti  scelti  dalla  Commissione  ,  disposti  se* 


)(  i83  )( 

condo  r  ordine  dalla  stessa  adottalo.  Raccolte  le  schede  di  tatti  i 
sodi  presenti ,  a  norma  del  regolamento  ,  la  scelta  è  caduta  sai 
secondo  tema  fermaDdosi  in  pari  tempo  le  condizioni  del  pro> 
gramma. 

Si  è  perciò  stabilito  di   pabblicare  nel  giornale  del  Regno 
delle  Due  Sicilie  il  seguente  annunzio. 

ACCADEMIA  PONTANIANA 


PRIiUIO  TBmOBE 

PROGRAMMA 

per  l'anno  i8ù4' 

Si  propone  al  concorso  per  Io  premio  di  ducati  centocinqoan* 
la  il  seguente  tema  : 

Supposto  che  a  traverso  dì  un  fiume  o  almeno  di  un 
alveo  ,  di  cui  si  conoscano  i  proffili  longitudinali  e  trasver- 
sali ^  si  stabilisca  una  diga:  determinare:  i."  C  ampiezza 
del  rigurgito:  •i."  la  curva  ^  secondo  la  quale  si  conforma 
il  pelo  superiore  nel  tratto  soggetto  al  rigurgito.  Le  for* 
mole  che  si  stabiliranno  dovranno  essere  confermate  da  suf^ 
Sciente  numero  di  sperienze. 

CONDIZIONI. 

I .  Il  concorso  è  aperto  pe'  soli  naf arali  del  Regno  delle  dne  Si- 
cilie ;  esclusi  i  soli  socìi  residenti  dell'  Accademia  Pontaniana< 
3.  I  lavori ,  che  vorranno  inviarsi  al  concorso ,  dovranno  farsi 


)(  i84  )( 

pervenire  franche  di  ogni  costo  a  Gialio  Minerrlni  Segrolario 
perpetao  dell' Accademia ,  per  tatto  il  dì  3i  Loglio  i856.  Il 
termine  assegnato  è  di  rigore. 

d.  Ogni  memoria  sarà  presentata  chiosa  e  soggellata  con  dd  se- 
gno, ed  un  molto  sol  piego.  Insieme  sarà  presentata  una  sche- 
da chiosa  e  soggellata  ,  nella  qoale  sarà  notato  il  nome,  e  l'in- 
dirizzo dell' aolore  ,  ed  al  di  foori  lo  stesso  segno  ,  e  lo  stesso 
motto  che  sarà  sol  piego.  Gli  autori  che  in  qualunque  modo  si 
faranno  conoscere  non  potranno  aspirare  al  premio. 

4*  Dopo  il  giodizio  dilHnitivo  dell'  Accademia ,  le  schede  della 
memoria  premiata,  e  di  quelle  che  avranno  meritato  Yaccessùy 
saranno  aperte  ,  ed  i  nomi  degli  autori  saranno  pubblicati. 

5.  Saranno  brociate  le  schede  delle  memorie  non  approvate  ,  le 
qoali  non  pertanto  saran  depositate  nell'  Archivio  dell'  Accade- 
mia ,  ciascuna  contrassegnata  dal  proprio  motto. 

6.  La  memoria  coronata  ,  e  quella  che  avrà  ottenuto  V  accessit , 
resteranno  di  proprietà  de'  loro  autori ,  i  qnali  potranno  pub- 
blicarle per  le  stampe  ,  sempre  che  vorranno.  Ma  se  l' Accade- 
mia crederà  di  doverle  anch'  essa  pubblicare ,  Io  potrà  fare 
senza  che  V  autore  glielo  possa  impedire  ,  e  l' Accademia  ne 
darà  all'  autore  dogento  copie  gratis. 


Napoli  25  Settembre  i854. 


Il  Segretario  perpetuo 
Giulio  Minervini. 


)(  i85  )( 

Libri  offerti  in  dono. 

Gap  ONE  (Gioseppe)  —  Rapido  sguardo  sol  Gholera  Morbo  — Na« 

poli  i854  in  8. 
Feniziani  (Francesco)  — ■  Islrozioae   pratica  per  la  coltivazione 

degli  olivi — Napoli  i854  in  i6. 
Rendiconti  delle  adananze  della  R.  Accademia  de'  Georgofìli — 

Agosto ,  1854. 
Tenore  (cav.  Michele)  —  Ricerche  sopra  alcane  specie  di  Solanì 

Napoli  1854.  in  4. 

Dalla  reale  Accademia  delle  scienze  di  Monaco 
ci  sono  pervenuti  i  seguenti  libri 

Bulletin  der  konigl.  Academie  der  Wissenschaften  zu  Miinchen 

—  Miinchen  ,  i853  in  4- 

TON  Hermann  (dr.  Fr.  B.  W.)  —  Ueber  die  Bewegnng  der  Be« 
volkernng  in  Kònigreiche  Bayern—  Miinchen  iS.'ìS  in  4- 

Krabinger  { Johann  Georg  )  —  Die  Classischen  Studien  nnd  ihre 
Gegner — Miinchen,  i833  in  4- 

KuNSTMANN  (dr.  Friedrich)  —  Afrika  vor  den  Entdecknngen  der 
Portagiesen  —  Miinchen  i853  in  4- 

VON  Thiersgh  (Fr.)  —  Rode  zur  Vorfeyer  des  hohen  Gebarlsfex 
stes  Sr.  Majeslàt  des  Rònigs  Maximilian  des  II  von  Bayern  ^ 
am  26  November  i852  gehalten  —  Miinchen  i853  in  4- 

—  Rede  eie.  nt  sopra  ,  am  27  November  i853  —  Miinchen 
iS53  io  4* 


1% 


)(  i86)( 


TORNATA   DE   12   NOVEMBRE 


L'  Eccellenlissirao  Presidente  del  Consìglio  de'  Minislri  cav, 
Ferdinando  Troja  ringrazia  I'  Accademia  per  V  esemplare  del 
sesto  volume  de'  nostri  atti  a  lui  rispellosaraente  offerto  ;  ed  in- 
via pure  an  esemplare  del  Reale  Almanacco  per  V  anno  1854-. 

Il  Segretario  dell'I.  R.  istitalo  Lombardo  ringrazia  1' Acca- 
demia per  r  invio  de'  nostri  atli  ;  ed  annunzia  di  aver  fatta  la 
spedizione  della  continuazione  delle  sue  memorie,  e  del  sao. gior- 
nale ,  per  mezzo  della  casa  libraria  Stella  di  Milano. 

La  reale  Accademia  Cosentina  ringrazia  ,  per  mazzo  del  sno 
Segretario  perpetuo  ,  per  la  continuazione  delle  nostre  pobblica- 
zìodì. 

Dopo  di  ciò  il  Segretario  perpetuo  ha  annunziato  essergli 
pervennte  ondici  commedie  in  seguito  del  programma  proposto 
dalla  classe  delle  Belle  Lettere  per  lo  premio  di  due.  5o. 

Sono  esse  designate  da*  seguenti  titoli  : 

1.  Le  donzelle  vispe  ,  e  gì'  infanti  sposi  ,  ovvero  le  due 
vedove  sfortanate. 

2.  Ma  la  mia  colpa  ? 

3.  Generosità  ed  amicizia. 

4.  Il  fuggitivo. 

5.  Filemone  e  Dauci. 

6.  Il  concorso  per  una  Commedia. 

7.  Un  virtoosissimo  amore. 

8.  Almerino  Riddi. 

9.  Melina. 


)(  '87  )( 

IO.  Gaspare  Gozzi ,  o  V  Ideale. 

n.  Gli  eqnivoci ,  ossia  il  Conte  Rosbak. 

II  Presidente  annuale  dell'  Accademia  ,  a  norma  de'  nostri 
Statali ,  ha  destinato  tre  censori,  perchè  facessero  alla  classe  una 
piena  relazione  sul  merito  intrinseco  ,  e  comparativo  de'  saddetli 
lavori. 

La  Classe  di  Storia  e  letteratura  antica  partecipa  all'  Acca- 
demia il  suo  giudizio  sul!'  unica  memoria  inviata  al  concorso  tw 
torno  le  orìgini  della  civiltà  antichissima  dell'  Italia.  Avendo 
con  esso  deciso  di  non  accordarsi  uè  il  premio  ne  V  accessit ,  il 
Presidente  ha  bruciata  la  scheda  suggellata  ,  che  accompagnava 
quella  scrittura  ,  affinchè  il  nome  dell'  autore  rimanesse  ignoto. 

Sono  slati  rinnovati  gli  nffizii  dell'  Accademia  per  l'  anno 
i855  :  ed  è  caduta  la  scella  su'  seguenti  socii. 

Presidente  annuale 
Sig.  Giuseppe  Campagna 

Vicepresidente  annuale 
Cav.  Michele  Tenore 

Tesoriere 
Car.  Salvatore  de  Renzi  (  confermato  alia  nnanimità  ). 

Amministratori 

Cav.  Giovanni  Gussone 

Barone  Francesco  d' Epiro 


)(  '88  )( 

Presideììti  e  Segretarii  delle  Classi 

I.»  Presidente  Cav.  Ferdinando  de  Loca 
Segretario  Cav.  Annibale  de  Gasparis 

2.*  Presidente  Cav.  Michele  Tenore 
Segretario  Cav.  Salvatore  de  Renzi 

3."  Presidente  Marchese  Giammaria  Paoli 
Segretario  Sig.  Costantino  Baer 

'4"*  Presidente  Sig.  Michele  Baldacchini 
Segretario  Sig.  Niccola  Corcia 

5.*  Presidente  Sig.  Giaseppe  Campagna 
Segretario  Sig.  Francesco  Saverio  Arabia 

Rimangono  taltavia  affidate  ,  come  per  Io  passato  ,  le  se- 
guenti cariche  : 

Presidente  onorario  perpetuo 
Sig.  Marchese  di  Pietracatella  Giaseppe  Cera-Grimaldi 

Segretario  generale  perpetuo  ^ 

Sig.  Giulio  Minervini 

Segretario  aggiunto 
Sig.  Gabriele  Minervioi 


Libri  offerti  in  dono. 

Atti  dell'  Accademia  de' Nuovi  Lincei  —  aa,  V  ,  sessione  VI  del 
i5  agosto  i852  —  Roma  i854.. 

Baes  (CoslantiDo)  —  Della  moneta  di  oro  ,  e  del  sao  valore  lega-^, 
le  —  Napoli  i854  in  8. 

Mandarini  (  Cav.  Salvatore  )  —  Dell'  azione  amministrativa  nel 
corso  del  i853  e  nella  calamità  del  terremoto  del  dì  i2  feb- 
brajo  e  seguenti  deli'  anno  volgente  ,  discorso  —  Cosenza  i854 
io  8. 

MiNERYiNi  (Gabriele)  —  Memorie  fisiologiche  rignardanli  la  me- 
struazione—» Napoli  1854-  in  8. 

DE  Renzi  (Cav»  Salvatore)  — -  Collectio  Salernitana  ,  ossia  doca- 
menti  inediti  della  scuola  di  Salerno ,  tomo  terzo  —  Napoli 
i8b'4  in  8. 

—  Filiatre-Sebezio  ,  fase.  287  :  ove  1'  editore  pone  a  rassegna 
varii  metodi  proposti  per  la  cura  del  Cholera-Morbns. 


TORNATA  de'  26    NOVEMBRE 


Si  è  letta  una  ministeriale  del  sig.  Direttore  del  Real  Mini- 
stero degli  affari  ecclesiastici  e  della  istruzione  pubblica  ,  colla 
qualp  domanda  le  notizie  relative  all'  Accademia  per  inserirle  nel 
reale  Almanacco  per  lo  vegnente  anno  i855. 

Dopo  di  ciò  il  socio  sig.  Tolelli  ha  letto  un 


K  190  )( 


BREVE  CENNO 


Intorno  alla  Estetica  di  Lettere  ed  Arti  belle 
di  Domenico  Anzelmi. 

Signori 

II  libro  (li  sopra  annanzialo  è  uno  dei  pochi  libri  che  mo- 
strano nel  loro  aatore  una  perizia  non  cornane  del  subbietlo  che 
imprendono  a  Iratlare  ,  perizia  non  accattata  da  altrui ,  ma  che 
frutto  de'  proprii  e  lunghi  sfndii  sopra  gli  eterni  esemplari  del 
bello  della  natura  e  dell'  arte.  L'  autore,  come  quegli  che  ha  lun- 
gamente meditato  e  resa  propria  la  teorica  che  vuole  altrui  co- 
municare ,  procede  nello  esprimerla  con  facilità  e  schiettezza  di 
modi  e  di  parole  ,  con  ordine  e  chiarezza  d'  idee  ;  per  il  che  di- 
mostra ,  eziandio  a  chi  noi  sap  pia  ,  quanto  egli  sia  pratico  e  va- 
loroso neir  arte  difficilissima  dell'  insegnamento.  Il  libro  è  intito- 
lato ad  un  suo  Ggliuolo  ,  ed  a  que'  giovani  che  al  par  di  lui  in- 
vaghiti delle  arti  belle  ,  vogliono  per  tempo  iniziarvisi.  —  Dne 
pregi  noi  abbiamo  scorto  principal  mente  in  questo  lavoro  ;  il  pri- 
mo è  che  la  teorica  non  va  scompagnata  da  esempi,  ove  la  mente 
del  giovane  può  vedere  a  tluati  e  per  così  dire  incarnati  i  principi 
ideali  del  bello  ;  i  quali  esempi  l'autore  sa  trarli  tanto  da'  fonti 
dell' arte  antica  quanto  da  quelli  dell' arte  moderna  ,  e  sì  dalla 
patria  ,  che  dalla  straniera  letteratura.  La  qual  cosa  fa  vedere 
Dell'  illustre  autore  la  persuasione  che  il  bello  è  da  ricercarsi  0- 
vunque  si  trovi,  e  che  lo  studio  comparato  delle  opere  di  arte  de- 
gli altri  popoli  ,  conferisce  al  miglioramento  delle  arti  del  pro- 
prio paese.  Il  secondo  pregio  da  noi  ravvisato  in  questo  lavoro 
consiste  nella  qualità  intrinseca  dtlla  Teorica  estetica  che  l'autore 
propone.  In  fatti  la  teorica  proposta  dall' Aijìelmi  è  ampia  ed  u- 
uiversale  in  qnanto  che  abbraccia  non  solo  tutte  le  forme  del  bello 
Del  dominio  delle  lettere,  ma  eziandio  quelle  delle  altre  arti  so- 


X  191  )( 

relle  ,  qaali  sodo  la  pittura  ,  la  scoltara,  la  masica,  e  l' architet- 
tura. Ella  è  di  più  una  teorica  ,  mi  si  permetta  T  espressione 
temperata  e  mediana  ;  la  quale  nel  mentre  non  ignora  i  sapremi 
principii  onde  discende  V  essenza  e  la  forma  universale  del  bello 
pure  non  imprende  temerariamente  a  svolgerne  in  astratto  il  coU' 
tenuto  ;  ma  si  contenta  invece  de'  principii  ,  che  Bacon  da  Vera 
Jamio  chiama  medii  o  mezzani,  i  quali  benché  siano  corollari  dei 
primi  ,  pure  sono  da  tanto  da  illustrare  e  rendere  ragione  imme- 
diatamente delle  produzioni  di  qualunque  maniera  di  arte.  Ed  in 
questo  tanto  più  è  da  commendarsi  la  riservatezza  del  chiaro  au- 
tore ,  in  quanto  che  siamo  in  tempi  ne'  quali  si  abusa  maraviglio- 
Bamente  del  nome  di  estetica,  specialmente  da  quelli  che  ignorano 
e  il  valore  estrinseco  della  parola  ,  e  l' intrinseco  della  dottrina 
che  vi  si  contiene. 

Vietato  è  a  noi,  o  signori,  di  portar  giudizio  critico  sul  me- 
rito intrinseco  dell'  opera  ,  della  quale  ricevuto  abbiamo  il  carico 
di  riferirvi  qualche  cosa  ;  come  ancora  non  possiamo  decidere 
se  le  opinioni  particolari  dell'  autore  sopra  alcune  quìslioni  con- 
troverse nel  campo  dell'  art©  siano  o  no  da  accettarsi  inappella- 
hilmenle.  Ma  ci  sarà  lecito  di  dire  ad  onore  del  chiaro  autore  , 
eh'  egli  procede  sempre  con  moderata  franchezza  e  con  ragionata 
indipendenza  ne'  suoi  giudizii  ;  la  qual  cosa  nel  mentre  mette  in 
mostra  la  nobiltà  dello  scrittore  ,  nello  stesso  tempo  commenda 
ce'  lettori  l' opera  di  lui. 

Paolo  Emilio  Tulelli. 


Finalmente  il  sig.  Guanciali  ha  pronunziato  un  suo  carme 
•atino  in  onore  del  cav.  Michele  Tenore  per  la  occasione  del  pre- 
mio annuale  di  due.  i5o  da  lui  generosamente  fondato. 


)(   192  )( 

EQUITI   CLARISSIMO 
S^    C/uaiiCiai* 


Dignum  laude  virum  Musa  vetat  mori': 
Horat.  lib.  IV.  Ode  VII. 


EPISTOLA 


Dam  bona  pars  homÌDam  stadia  in  coDtraria  tendant , 
Natoraeqae  altra  fìaes  agii  aoa  cupido 
Ad  sammas  emergere  opes  ,  rernmqae  potirì , 
Et  tamen  iramodicis  ,  et  partis  foenore  nammis 
Sani  inopes  seajper  ;  te  non  contagia  lacci , 
Atque  tuam  non  haec  aerngo  ciipidine  cacca 
lofecit  pectas  :  quid  enim  ,  proh  numina  sanata  1 
Congeslam  prodest  argenti  pondus  et  auri  , 
I\i  data  liberlas  convertere  ad  ntile  qnidqaam  , 
Et  patriae  ,  si  poscit  honos  ,  stadiisque  favendo  ? 
Sed  neqaennt  stolidi  haec  liobeti  cognoscere  corde  , 
Delirantque  ,  et  amant  potius  lenligine  rampi. 
At  si  diviliae  tibi  sant ,  et  copia  rerum 
Ingenio  bene  parla  tao  ,  et  praestanle  labore  , 


X  193  )( 

Tu  simal  ipse  modam  calles  ,  artemqiM  frnendi , 
Tecnm  agitans  quid  sii  dignum  sapiente  ,  bonoqne. 
Nec  tanlum  ut  possis  tradacere  leoiter  aevum 
ladalges  opìbns ,  sed  rectius  uteris  illis  , 
Consulis  et  patriae  doctrinae  ,  atque  artis  amore. 
Hinc  libi  Fontani  sub  pectore  cura  recursans 
Integros  suasit  fontes  ,  laarumqae  velustam 
Comioas  adslare  ,  et  latices  tum  fundere  circum  , 
Ut  magis  ipsa  queat  divinum  ducere  semen. 
Et  tam  certa  tibi  dura  sunl  commercia  Florae  , 
Quae  dulces  circum  spirai  praecordia  sensns  , 
Et  canit  Aosonias  tibi  nomen  laeta  per  urbes  , 
Ipsius  band  tantum  cullus  in  honore  vigerent 
Praestiteris  (i) ,  quin  et  magis  incrementa  vicissim 
Accipiant ,  quas  hic  Ponlanus  colligil ,  arles. 
Et  studiìs  operosa  cohors  incumbere  cerlat 
locaeptis  variis  :  hic  calcalus  urgel  acumen 
Mentis,  et  aèreas  cogit  tentare  latentes 
Astrorum  sedes  :  illic  exquirere  causas 
Naturae  simul  urget  honos  ,  et  corda  faligal  : 
Qua  ratione  queant  humanae  commoda  vitae 
In  melios  verti  ,  quidve  utile  ,  vel  quid  bonestum 
Pars  agitant  :  alii  saeclorum  ab  origine  prisca 
Yesliganl  hominum  mores  ,  et  facta  recensent." 
Et  demum  vis  ilia  calens  per  pectora  vatum  , 
Ingeniiqoe  afflans  vires  effingere  cogit 
Carmina  mnsaeo  ,  patrioqne  aspersa  lepore. 
Et  specimen  dal  quisqoe  suae  ,  qua  dacitur  ,  artis  f 
Atque  omnes  agii  unus  amor  ,  filque  aemnla  virtas  , 

(1)  Perlege  —  Lib.  II.  Poematis  nostri  — De  Sepiimo  Italico  C^ngres- 
su  etc.  in  quo  de  re  bolaoica  ,  et  peculiariter  de  eo  ipso  sub  Linnaei  no- 
mine in  descriplìoue  Regii  Parlheoopaei  Horli  Botaaici  fusius  tractavimus. 


)(  194  )( 

Et  flagrant  doctis  passim  clarescere  chartis. 
Egregiam  bine  operam  ,  et  multa  cum  laude  dedistì 
Censum  ex  aere  tuo  augendo  ,  ne  praemia  desint , 
Si  cupiaut  studiis  ,  qaae  macaut  ordine  quino  , 
Alternis  vicìbus ,  specimen  tentare  quotannis. 
Dulce  tibi  donec  Tilales  spiritus  artus 
Afilabit ,  spectare  alacres  ralìonis  alomnos 
Certare  ,  atqne  datam  cupidos  contlDgere  metam  , 
Et  tandem  merita  praecingi  tempora  lauro. 
Sed  tibi  post  mutos  cineres  majora  reservat 
Posteritas  !  quod  non  sit  virtus  nomen  inane  , 
Et  comites  habeat  landes  ,  et  semper  bonores 
Ostendet  :  venient  qui  polchra  ad  facla  nepotes  , 
Haec  olim  ,  memores  clamant ,  baec  ille  Tenore 
Praemia  conslitait  stndiorùm  ,  atque  arbìter  aeqqi!  (i) 
Et  sibi  Pontanas  ventura  in  saecula  certo 
Foedere  te  junget ,  ne  tanti  gratia  facti 
Eicidat  ex  animis  ;  et  nunc  ipse  ore  benigna 
Talia  coniìrmat  famae  monimenta  fulurae. 


L'  Accademia  ha  adito  con  tutto  l'interesse  ,  e  con  tutta  la 
soddisfazione  la  poesia  del  valente  collega  ;  non  senza  significare 
ì  sentimenti  medesimi  in  essa  espressi  all'  illustre  fondatore  dei 
premio  ,  il  quale  con  quella  nobile  istituzione  aggiunse  a  se  stesso 
una  novella  gloria  ,  e  nuovo  lustro  e  splendore  alla  Doslra  Acca> 
demia. 


(1)  VidQlicit  ipso  Acad«mite  Praesid». 


)(  195  ){ 


Libri  offerti  in  dono 

Fusco  (Vincenzo) — L'  anlifrasta  degli  olivi  — Napoli  i854.  in  i5. 

RiDOLFi  (Luigi)  —  La  malattia  dell'  uva  in  Toscana  ,  nell'  anno 
1854. ,  e  i  tentativi  fatti  in  più  luoghi  per  combatteria —  Fi- 
renze 1854.  ìd  8. 

ScHiAVONi  (  Federigo  )  —  Progetto  di  una  livellazione  geodetica 
tra  il  mar  Tirreno  ,  e  l' Adriatico  —  Napoli  i854  in  8. 


TORNATA   DE    IO    DICEMBRE 


Il  sig.  Conte  Marnili ,  prendendone  la  occasione  dalla  de- 
finizione dommalica  dell'immacolato  concepimento  di  Maria  SS., 
propone  di  proclamarla  special  protettrice  della  nostra  adunan- 
za, e  di  destinare  nna  tornata  a  celebrarne  le  lodi.  Il  Presiden- 
te ,  a  maturare  una  tal  proposizione,  nomina  una  commissione 
composta  de'  signori  Parroco  Monluori ,  abate  Tulelli,  Cav.  de 
Kenzi  ,  Cav,  Cuerr^  ,  e  Giuseppe  Campagna  ,  i  quali  uniti 
allo  stesso  sig.  Conte  Marnili  ,  ed  al  Segretario  perpetuo,  av- 
visino il  modo  di  effettuarla. 

li  socio  sig.  Volpicella  dà  lettura  di  on  sunto  da  lui  com- 
pilato di  una  memoria  manoscritta  indirizzata  alla  nostra  Ac- 
cademia dal  sig.  Francesco  Casotti ,  e  destinata  ad  illustrare 
un  luogo  delle  rime  del  Petrarca,  che  fa  soggetto  a  varie  in- 
terpretazioai. 


)(  '96  y 

Illustrazione  di  un  luogo  del  Petrarca. 

Secondo  la  commessione  ricevuta  dal  Presidente  di  questa 
Accademia  ,  mi  fo  a  render  conto  dell'  Esposizione  d"  un  luoga 
del  Petrarca  di  varia  e  dubbia  lezione  indirizzata  alt  Acca- 
demia Pontaniana  da  Francesco  Casotti. 

Il  luogo  delle  Rime  del  Petrarca  ,  di  cni  discorre  il  sig.  Ca- 
sotti,  è  un  terzetto  dell'  ultimo  capitolo  del  Trionfo  della  Fa-^ 
ma ,  che  nelle  moderne  edizioni  si  legge  : 

Contra  il  buon  Sire  ,  che  /'  umana  speme 
Alzò  ,  ponendo  l'  anima  immortale  , 
S'  armò  Epicuro  ,  onde  sua  fama  geme. 

Narra  il  Casotti  che  altri  per  il  buon  Sire  intese  Dio  ,  ed 
altri  Platone.  Dipoi  viene  a  lungamente  ed  eruditamente  mostra- 
re ,  giovandosi  dell'  autorità  de'  più  pregiali  scrittori  del  gentile- 
simo e  del  cristianesimo,  che  il  Petrarca  ,  dottissimo  poeta  e  giu- 
dizioso ,  non  potette  intendere  in  quel  terzetto  parlar  di  Ko  ,  e 
dovette  ricordare  un  filosofo  ,  il  quale  pose,  cioè  tenne  per  oph- 
Dione  ed  insegnò,  che  P anima  sia  immortale,  laddove  Epicuro  fa 

Ardito  a  dir ,  eh  ella  nonjitsse  tale^ 

Indi  passa  a  chiarire  che  non  potette  parimente  il  Petrarca 
intendere  per  il  buon  Sire  Platone  ,  si  perchè  non  fu  questi  pri- 
mo a  dispulare  dell'  immortalità  dell'  anima,  e  sì  perchè  cosa  aSr 
sai  strana  è  il  chiamare  un  lilosofo  Sire.,  e  non  conforme  al  booa 
gusto  del  famigerato  canlor  di  Valchiusa.  Al  che  mi  piace  ag- 
giognere  ancora  ,  che  ,  avendo  il  Petrarca  in  sul  principio  del 
capitolo  detto  : 

Valsimi  da  man  manca ,  e  vidi  Plato  , 


)(  '97  X 
non  dovette  farne  ,  contro  V  ordinaria  sua  diligenza  ,  un'  altra 
Tolta  ricordo. 

Esposte  largamente  le  dette  cose  ,  segue  il  Casotti  il  suo  ra-j 
.gionaraenlo  con  queste  parole. 

»  Il  chiarissimo  Lodovico  Antonio  Muratori,  nel  suo  Petrar- 
ca riscontrato  coi  testi  a  penna  della  Libreria  Estense  e  coi  fram- 
menti dell'  originale  del  Poeta  ,  pubblicato  in  Modena  pel  Salia- 
nì ,  e  da  altri  altrove ,  notò  che  i  più  antichi  codici  hanno  in 
questo  luogo  Siro  o  Sct'ro  ,  e  non  Sire.  Ed  Alessandro  Tassoni, 
nelle  considerazioni  ivi  aggiunte  ,  lodò  maggiormente  la  prima 
delle  due  diverse  lezioni ,  perciocché  anche  a  lui  parve  disdire 
quel  titolo  di  Sire  ,  già  voce  del  francese  idioma,  ad  un  filosofo. 
Tolte  le  edizioni  fatte  nel  primo  secolo  della  stampa  dei  Trionfi 
del  Petrarca  col  cemento  di  Messer  Bernardo  Ilicino  o  Licinio  da 
Siena  hanno  Siro  e  non  Sire  ,  ed  interpretano  per  Ferecide  di 
Sciro.  E  COSI  ancora  leggono  ed  interpretano  le  altre  falle  nel 
secondo  secolo  della  stampa  ,  col  comento  di  Messer  Silvano  da 
Venafro.  Sopra  i  quali  due  ultimi  comenli  benché  il  Crescimheni, 
nella  storia  della  Volgar  Poesia  ,  abbia  portato  poco  favorevole 
giudizio  ,  giudicandoli  quanto  barbari  nella  locuzione  tanto  strani 
in  taluni  luoghi  per  T  interpretazione;  nulladimeno  fa  di  mestiere 
consentire  che  nel  luogo  ,  del  quale  è  proposito  ,  molto  meglio 
che  altri  espositori  sonosi  apposti  al  segno.  Finalmente  fu  que- 
sto medesimo  il  parere  di  Egidio  Menagio,  gentiluomo  fran- 
cese ,  miracolo  di  erudizione  ,  e  peritissimo  della  lingua  nostra. 
Egli  dunque  nelle  dottissime  sue  annotazioni  poste  alla  Yita  di 
Ferecide  scritta' da  Diogene  Laerzio  ,  dopo  di  aver  riferito  le  au- 
torità di  Cicerone  ,  Lattanzio  ,  santo  Agostino  ,  Esichio  Milesio  j 
Snida  ed  altri  a  contestare  che  questo  filosofo  era  stato  il  primo 
a  ragionare  della  immortalità  dell'  anima  ,  esprime  così  la  sua 

opinione  che  Petrarca  ancora  a  ciò  ebbe  rispetto  e  volle  accenna- 
re nel  riferito  verso.   Une  respexit  Peirarcha  in  Triumphi^ 

eap,  3,  de  Fama  :  Centra  il  buon  Siro  ec.  Sic  enim  in  quiòus- 


)(  »98  )( 
dam  corlìcibus  legittir  ,  prò  eo  qvod  vtil/jau'  /laòenf  ccìnìra.  al 
buon  Sire.  Quae  prior  lectìo  Caponi  magis  placet.  Idem  et 
mihi  vìdebatur ,  nam  et  à/KkcùS  Syri'us  ,  Pherecydes  dìcitur. 
Con  le  qnali  oltime  parole  pare  levata  ancora  la  dubbiezza  ,  che 
quella  semplice  appellazion  di  Sirio  abbia  potuto  mai  in  qual- 
cuno indurre  ;  perocché  ed  altri  ancora  denominarono  quel  Glo- 
soFo  semplicemente  il  Sirio  ,  come  Pitagora  vediamo  addoman- 
dalo  da  non  pochi  solamente  il  Samio.  E  questo  ò  quel  poco  che 
io  ho  saputo  recare  a  difesa  di  quell'  antica  contro  alla  moderna 
lezione:  la  quale  dunque  esser  dovrebbe  così  restituita  : 

Cantra  7  buon  Siro  ,  che  V  umana  speme 

Alzò ,  ponendo  V  anima  immortale  , 

S  armò  Epicuro ,  onde  sua  fama  geme  ». 

Scipione  Folpicella. 


\\  sìg.  Ginseppe  Campagna  recita  due  sonetti  di  differente 
argomento. 

Finalmente  il  sig.  Oronzio-Gabriele  Costa ,  invitato  dal 
Presidente  -,  informa  T  Accademia  della  insolita  apparizione  fra 
noi  di  certe  specie  di  uccelli  ,  avvenute  nella  primavera  dello 
spirante  anno  ;  cioè  della  Sylvia  cianevola  o  Petlazznrro  ,  del 
Pelecanus  roseus  Gm.,  che  Cuvier  crede  essere  un  vecchio  del 
P.  Onocrotalus  ^  dell' -^«05  rutila  ,  Pali.,  e  di  una  Cicogna 
malamente  definita  per  un  Marabù,  ;  ma  che  nondimeno  è  di 
strana  apparizione  sulle  nostre  coste  ;  onde  sa  questa  spezialmente 
si  ferma.  Un  tal  rapporto  eccita  qualche  discussione,  e  muove 
la  dotta  curiosità  di  molti  d'intendere  le  cagioni  di  siffatte  straor- 
dinarie apparizioni  di  accelli.  Il  Presidente  invita  perciò  il  so- 
cio Costa  a  farne  il  soggetto  di  apposita  memoria  da  leggersi 
in  Accademia ,  accompagnandola  con  le  rispettive  figure. 


)(  »99  )( 
Libri  offerti  in  dono 

Ceva-GriMALDI  (Cav.  Francesco) — Sa  la  vera  forma  della  croce 

di  nostro  signor  G.  C.  ,  ricordi  —  Napoli  i85A  in  8. 
L'  Eco  dell'  Esperienza  ,  giornale  -  lettere  T.V. — serie  XVIII^ 

Libri  venuti  in  dono  dall'  I.  B.  Istituto  Lombardo. 

Memorie  ,  voi.  3.  e  4-  —  Milano  i852  e  1854- ,  in  4. 

Giornale —  Antica  serie  :  tom.  VI ,  i845  :  tom.  VII ,  i846  r 
tom.  Vili,  i847  io  8. 

Giornale  dell'I.  R.  Istilalo  Lombardo,  e  Biblioteca  italiana 
tom.I,  1847:  lom.  II,  i85o:  tom.  III,  i85i:  tom.  IV,i852:, 
tom.  V,  i853:  lom.  VI,  i  fase.  3i,  32,  i854 — Milano,  in  4« 


)(   200    )( 


TORNITA  DE    17   DICEMBRE 


A  richiesta  della  vedova  e  de'  figli  di  Michele  Cimorelli  ,  si 
è  deliberato  di  destinare  la  somma  di  dacati  venti  per  acquistare 
nna  nicchia ,  ove  riporre  le  ossa  di  quel  nostro  collega  defunto  , 
per  lo  quale  già  l' Accademia  mostrò  il  suo  interesse  ,  raccoman- 
dando al  Ministro  della  pubblica  istruzione  le  opere  da  lui  lascia- 
te inedite. 

Si  è  risolato  di  affidar  1'  esecuzione  al  sig.  Colonnello  Mi- 
chele d'Urso  ,  nostro  collega  ,  il  quale  aveva  pel  Cimorelli  parti- 
colare amicizia  ed  affetto. 

Il  sig.  Marchese  Puoti  ha  letto  una  sua  poesia  ,  che  ha  per 
(itolo 

PREGHIERA  ALL'  ALTISSIMO 

IN  OCCASIONE  DEL  CHOLERA. 


Signor  ,  volesti  ;  e  al  subito 
Cenno  quest'  Orbe  fu. 
D'Eternità  da' visceri 
Cavasti  il  tempo  tu. 

Agli  anni ,  che  dormivano. 
Dicesti  di  volar  ; 
E  d' ali  rapidissime 
Si  vider  tosto  armar. 


Segnasti  al  mare  i  termini  ; 

La  terra  ei  rispettò. 

D'  Abisso  le  voragini 

Il  tuo  poter  colmò. 
Ai  Cieli  ,  agli  astri  ,  all'  aria 

Legge  il  tuo  cenno  die. 

Fecondo  il  mar  ,  Fruttifera 

Taa  man  la  terra  fè^ 


•)( 

I  cenni  faoi  seguirono 
Il  Giel ,  la  terra  ,  il  mar. 
Ne  alle  tae  leggi  an  essere 
Mai  seppe  ripugnar. 
L*  DODI  dall'  abietta  polvere 
La  mano  taa  formò. 
E  an'  alma  di  se  conscia 
Libera  in  lui  spirò. 
Di  te  r  augusta  immagine 
Neir  uomo  balenò. 
Di  volontà  e  giudizio 
Tua  mano  l'  adornò. 
Deir  orbe  a  lui  V  imperio 
Ti  piacque  di  douar  ; 
Della  natura  l'arbitro 
Volesti  in  lui  crear. 
Di  tanti  benefizi! , 
Di  tanti  doni  ei  fu 
Ingratamente  immemore  , 
Né  a  te  pensò  mai  più. 
GY  insipienti  dissero 
Nel  cuore  :  Iddio  non  è. 
Negar  la  tua  giustizia  , 
Osar  far  onta  a  te. 
L'  obblio  del  tuo  terribile 
Altissimo  poter 
Seppe  infiammar  tna  collera. 
Che  fece  ognun  temer. 
Pietà,  che  di  giustizia 
Sempre  è  compagna  in  te, 
Volea  strapparle  il  fulmine  , 
Ma  vincer  noa  potè. 


201  X 

Tuo  sdegno  irreparabile 
Libero  alfin  scoppiò. 
E  alle  atterrile  e  trepide 
Genti  sul  capo  errò. 
Tremando  rimembrarono 
Che  sol  sei  grande  tu  ; 
Che  air  ira  tua  resistere 
Chi  possa  mai  non  fu. 
De 'falli  si  pentirono  , 
Sommesso  ognun  pregò  ; 
Di  ravvedute  lagrime 
La  vena  rampollò. 
Disarma  ,  o  Dio  terribile  , 
Di  altissima  pietà  , 
La  destra  di  quel  fulmine  ,' 
Che  paventar  ci  fa. 
Del  peccator  V  eccidio 
Tu  già  non  sai  voler. 
Tu  solo  vuoi  che  pentasi  ; 
Che  viva  è  il  tuo  piacer. 
Quando  ti  sdegni ,  e  trepida 
La  terra  al  tuo  furor  , 
Vuoi  che  si  preghi, e  accendesì 
Tuo  sdegno  nell'  amor. 
Sempre  sei  padre  ,  e  vivida 
Fiamma  d' amor  sei  tu. 
Quando  punisci  gli  nomini  ^ 
>  Allor  tu  li  ami  più. 
Gli  sdegni  tuoi  rassembrano 
Furor ,  che  fren  non  ha  ; 
E  attende  il  suo  sterminio 
L'  oppressa  umanità. 

a 


)(  202   K 


Ta  n*  offri  allor  dì  gloria 
Beala  eternità  ; 
E  a  noi  le  porle  s'  aprono 
Dell*  indila  Città. 

Ma  di  tua  giusta  collera 
Cada  il  jQagelIo  alfin  , 
E  di  clemenza  sfolgori 
H  volto  tao  dìvin. 

Basti  il  punir  ,  dimentica 
Il  cieco  nostro  ardir  , 
La  perfida  nequizia  , 
Il  lurido  fallir. 

Sol  mira  il  volto  squallido 
Del  figlio  tuo  Gesù. 
Di  noi  sue  piaghe  parlano 
Morto  Ei  per  noi  sol  fu. 

Sfinito  fra  gli  strazii , 
Deriso  Egli  spirò  , 
Appeso  ad  un  patibolo  , 
Che  sol  per  noi  bramò. 

Del  sangue  suo  quel  rivolo 
Mira  che  scorre  al  suol  ;.. 
L'  Alma  ,  che  di  martirio 
Satolla  spicca  il  voi. 


Io  Ldì  ti  affisa  ,  e  placati 

Con  r  Dom  ,  eh'  Ei  rìcompròii 

Pel  merto  di  tal  vittima 

Tuo  sdegno  oltre  non  pQÒ. 
Celeste  io  lai  la  Vergine  , 

Tu  dei  per  noi  pregar. 

T*  impose  q desto  uffizio 

Gesù  pria  di  spirar. 
Tu  madre  dell'  Altissimo  » 

Sei  sposa  ,  e  figlia  ta. 

Al  peccator  rifugio 

In  te  riposto  fa. 
Regina  sei  degli  Angeli , 

Madre  del  Redentor. 

A  le  sol  dee  ricorrere 

Afflitto  il  peccator. 
De'  naufraghi  sei  V  ancora  , 

Porla  del  Ciel  sei  ta  ; 

Lo  sdegno  dell'  Altissimo 

Hai  di  placar  virtù. 
Versa  per  noi  le  lagrime 

Dol  tuo  materno  amor. 

Disarma  la  giustizia 

Di  tatto  il  suo  rigor. 


Il  socio  sig.  Giovanni  Manna  ha  Ietto  nn  secondo  capitolo  del 
sno  lavoro  intorno  al  Credito  tmnolfih'are.  Ha  comincialo  dal 
diuioslrare  che  la  vera  importanza  della  materia  del  credilo 
immobiliare  non  si  vede ,  se  non  riferendola  e  ravvicinandola 
coir  organizzameulo  generale  del  credito  ;  che  per  questo  mo- 
do le  istituzioni  immobiliari  mostreranno  avere  in  se  non  aaa 
utilità  meramente  accidentale    e  dipendente  dalle  circostanze  , 


)(  2o3  )( 

ma  sibbpne  nn  caraltpre  di  Decessila  ,  ed  una  reinzione  inlima 
e  ÌDdistrutlibile  colT  insieme  delle  istiiazioni  di  credito. 

Egli  ha  fatta  derivare  la  forza  di  questa  assertiva  dalla 
essenziale  solidarietà  delle  istituzioni  di  credito  ,  e  ferman- 
dosi quindi  di  proposilo  io  questo  tema  della  solilariela  si 
è  applicalo  a  provare  che  l'  organismo  generale  del  credito  non 
è  mica  una  serie  di  fatti  staccali  o  accidentalmente  congiunti, 
ma  piottosto  od  insieme  di  cose  che  si  generano  \  nna  dal- 
r  altra  ,  e  che  rientrano  T  ana  nell'  altra  ,  con  tale  intimità, 
che  dove  si  pone  una  parte,  si  pone  virtualmente  l'insieme, 
e  dove  si  ferisce  una  parte  si  ferisce  T  insieme. 

Ciò  posto  1  egli  ha  messo  per  argomento  di  questa  prima 
parte  del  lavoro  il  doppio  quesito  ;  E  egli  vero  che  ci  sia 
cotesta  solidarietà  essenziale  delle  istituzioni  di  credilo? — 
E  egli  vero  che  il  credito  immobiliare  ,  come  parte  inte- 
grante e  sostanziale  dell'  organismo  generale^  sia  di  neces- 
sità tratto  e  governato  dalle  leggi  di  quella  solidarietà  ? 

La  solidarietà  delle  istituzioni  di  credito  l'ha  dimostrala  fa 
primo  luogo  colla  reciprocità  delle  relazioni  di  tutte  le  industrie 
ornane  fra  di  loro  ,  e  con  quella  quasi  mutua  responsabilità  ia 
coi  sono  naturalmente  collocale  1'  una  verso  l'altra.  Gli  ostato 
facile  infatti  provare  come  tutte  le  indostrie  umane  s'  inlroc- 
ciano  e  si  richiamano  vicendevolmente  1'  una  coli'  altra  ,  si  che 
r  una  partorisce  1'  altra  ,  i  danni  e  i  vantaggi  di  ciascuna  si 
accomunano  colle  altre,  e  ogni  operosità  industriale  iniziala  di 
qualunque  maniera  in  nn  luogo  si  moltiplica  ,  si  riproduce,  si 
dilata  e  piglia  tutte  le  forme  possibili  ,  e  si  fa  iufioe  quasi 
immagine  complessiva  e  compendiala  di  tulio  il  giro  delle  in- 
dustrie. Di  che  ha  inferito  che  il  corso  naturale  delle  cose  ten- 
de a  spingere  promiscuamente  tulle  le  industrie  sopra  quella 
via  ,  dove  una  di  esse  ha  trovata  qualche  utile  novità,  a  vin- 
colar tutte  con  quei  legami  coi  quali  una  di  esse  si  è  legala, 
e  inCne  a  tirarle  e  collocarle  tolte    in  quell'  organismo    in  ca 


)(  204  )( 

nlcnoA  Hi  esse  ha  prima  (rovaio  il  sno  assetto  e  il  sno  svilappo.* 
In  secondo  luogo  ha  provala  la  solidarietà   del   credito! 
dalla  nalaraie  comananza  e  promiscni  là  delle  ^ffr^M/«<?  del  cre- 
dilo esso  slesso.   Le  garentìe  del  credito  ,  ha  egli  dello,  noa 
sono  ne  illimitale  in  nnmero  ,    ne    sono   divise   e  indipendenti 
ciascuna  per  ciascuna  industria.  Invece  le  basi  e  le  cautele  del 
credilo  in  generale  si  riducono    a  poche    specie   che  si  vanno 
d'una  maniera  o  d'un' altra  a  riferire    a  tolte    le  industrie, 
per  modo  che  tulle  le  industrie  non  trovano  credilo  se  non  so- 
pra quei  pochi  fondamenti  comuni  ,  e  questi  sono  le  tre  note 
qualità  di  garanlie  onde  si  tutelano  tulle    le  obbligazioni  ,  la 
moralità  ed  abilità  della  persona  ,  le  proprietà  mobiliari ,  e 
le  proprietà  immobiliari.  Indi  nasce  la  distinzione  del  cosi  detto 
CTeà\[o  personale  ^  del  credilo  mobiliare,  e  MV  immobiliare. 
Queste  tre  specie  di  garanlie  sono  dunque  fondamenti  comuni 
e  promiscni  del  credilo  universale  ,  perciocché  anche  dove  l'or- 
ganizzamento del  credito  sì  adagi  da  principio  sopra  una  sola 
di  esse  ,  non  tarda  pel  cammino  necessario  delle  cose  a  ricer- 
care il  sostegno  anche  delle  altre  due  ;    si  che  in  Gne  la  pro- 
miscuità e  reciprocanza  delle  garanlie   risponderà    alla  promi- 
scuità e  reciprocanza  delle  industrie.  Ne  dee  credersi  che  dove 
si  è  comincialo  a  fondar  tulio  sulle  garentìe  personali ^  uni- 
versalissime  ed  indefìoile  di  loro  natura  ,    sia    poi  per  riuscire 
inutile  r  uso  delle  altre  garanlie  ;    dappoiché    si   scorgerà  bea 
presto  che  il  grande  oso  del  credilo  personale  era  piultoslo  ne- 
cessità che  elezione  ,  e  che  non  dovea  servire  se  non  a  svilup- 
pare e  svincolare  le  garanlie  materiali^  alle    quali    indiretta- 
mente sì  riferiva  ,   e  che  tendeva  appunto    ad    adagiarsi  sulle 
due  altre  garentie  più  semplici  e  di  più  precisa  valutazione  , 
le  qnali  doveano  infine  connellersi  ed  armonizzarsi  colle  garan- 
lie personali  ,  in  guisa   da  costituire  una  triplice    base  di   si- 
curezza a  tutte  le  istituzioni  di  credito. 

Qaeste   doe  ragioni  si  vanno  ,  dice   l'  aatore  ,    a   rias- 


)(205)( 

snraere  in  una  terza  più  nniversale.  II  principio  regolafore 
del  credifo  non  è  che  un  solo.  Per  ogni  specie  di  prodazio- 
ue  e  di  cambli  corre  la  slessa  avvenenza  ,  cioè  che  P  accn- 
molazìone  de'capilah'  e  il  moviroenlo  rapido  de' capitali  e  dei 
prodotti  non  sì  ottiene  in  un  modo  eminente  e  perfetto  ,  se 
ma  si  trova  modo  di  dispensare  il  pia  che  si  possa  le  perone 
dalla  consegna  immediala  e  presente  dei  valori  equivalenti:  ciò 
SI  ottiene  lauto  meglio  quanto  più  si  trovano  espedienti  da 
Siarantir  la  promessa  ,  ossia  quanto  più  si  moltiplicano  i  modi 
da  garantir  la  promessa.  Ogni  specie  di  capitali  e  d' indu- 
strie subisce  questa  condizione,  ed  in  ciò  appunto  tulio  è  prò- 
miscno  e  reciproco  tra  loro.  Questa  legge  comune  di  progresso 
fa  che  tatto,  diventi  comune  Ira  loro  ,  T  organismo  ,  come  le 
«antele  dell'organismo,  le  condizioni  d'esistenza  come  gli  e- 
spedienti  di  sviluppo  e  di  perfezionamento. 

Da  qaesta  preliminare  dimostrazione  della  soliiarietà  at- 
tinta dalla  natura  del  principio  generatore    del  credito  ,  pas- 
sa  il  sig.   Manna  ad   uaa  seconda  dimostrazione  di  assai  ma''- 
giore  importanza.   Egli  assume  a  dimostrare  la  medesima  ^o/»'- 
dartela  dalla  uniformità  dei   risultati  di  ogni  organizzamento 
di  credito.  Si   ferma  infatti  con  molla  cura  a  provare  che  di 
qualunque   maniera  si  fondi  e  costituisca    un   ordinamento  di 
credito  ,   si  manifesteranno  costantemente  questi  tre  risullali  prin- 
c.palissimi  ,  cioè  che  si  opererà  una  liquidazione  generale  delle 
obbligazioni  esistenti ,  e  quindi  una  conversione  e  mohilizza- 
Zione^  di  esse.    Si  opera  in  primo  luogo   una  liquidazione  , 
perchè   quando  sorge  un   metodo  nuovo  ,  intelligente,  uniformo 
da  costituire  il  credito,  tutte  le  obbligazioni  della  stessa  natura 
che  SI  trovavano,  malamente-  e  penosamente  impegnate  nelle  an^ 
liche  forme  ,  si  aEFrettano  di   profittare    del  novollo  soccorso  e 
di  sbarazzarsi  il  meglio  che  possono  degli  antichi   lacci  ;   oad.- 
vengono  naturalmente  a   mettersi  in   luce  od   a  subire-  una  ri^ 
gorosa  ma  salutare  disamina  ,  che  servirà  di  base  e  di  pnntu 


)(  2o6  )( 

di  partenza  alle  nttove  traosazioDi.  E  dove  ciò  noo  avvenga 
dircltameiile  ,  avverrà  indirellamente  ,  perchè  le  novelle  obbli- 
gazioni anderaooo  esse  a  svegliare  le  antiche  ed  a  costringerle 
a  poco  a  poco  a  partecipare  alla  crisi.  Ecco  la  liquidazione 
generale.  Quanto  al  secondo  risultalo  ,  cioè  la  conversione  , 
il  sig.  Manna  ,  ha  provalo  facilmente  che  ogni  ordinamento  di 
credito  tende  a  convertire  ,  cioè  a  ridurre  la  tariffa  disngaa- 
lo  ,  eccessiva  ed  arbitraria  degli  antichi  interessi ,  ed  a  sosti- 
Uiirci  no  interesse  discreto  ed  nniforme.  Avviene  così  che  la 
conversione  accompagni  sempre  la  liquidazione ,  sì  che  sì  o- 
p(TÌ  ana  rinnovazione  generale  di  cose  e  si  metta  l'ordine  e 
la  giustizia  ,  dove  forse  non  era  che  confosione  ed  arbìtrio. 

Infine  volendo  spiegare  come  ogni  organizzamento  di  cre- 
dito non  solo  liquidi  e  converta ,  ma  ancora  svincoli  e  mo- 
bilizzi le  obbligazioni,  l'autore  ha  preso  a  dimostrare  che  ogni 
ordinamento  di  credito  ha  per  effetto  di  semplijìcare  \  titoli 
delle  obbligazioni  ,  in  modo  da  comunicar  loro  una  maravigliosa 
sveltezza  ed  agilità  di  moto,  per  la  quale  si  fa  sì  che  il  cre- 
dito possa  ad  ogni  istante  venire  in  mercato  e  realizzarsi , 
sj)esso  con  non  altra  formalità  che  la  semplice  tradizione  ma- 
nuale del  titolo,  E  chiaro  che  con  ciò  si  accenna  alle  notissime 
pratiche  di  Banca  e  di  Borsa;  e  però  la  mobilizzazione  e  lo  svin- 
colamento riusciva  non  meno  evidente  che  la  liquidazione  e 
la  conversione  delle  obbligazioni. 

Per  qnesla  uniformità  di  risultati  ,  il  sig.  Manna,  avendo 
sempre  più  rifermata  la  solidarietà  delle  istituzioni  di  credito, 
si  è  rivolto  finalmente  col  àìSC0T%0  a\\Q  istituzioni  immobiliari ^ 
ed  ha  cominciato  come  per  primo  saggio  a  mostrare  che  le 
leggi  di  tale  solidarietà  generano  altresì  il  credito  immobilia- 
re ,  il  quale  non  solo  rappresenta  la  prfncipalissima  delle  indu- 
strie ,  qua!'  è  r  agricoltura  ,  e  la  solidissima  tra  le  garantie  , 
qual  è  il  pegno  immobiliare,  ma  ha  più  che  altro  mai  la  sa- 
lutare tendenza  a  liquidare  ,  convertire  e  mobilizzare  le  oh- 


)C  20.7  K 

bligazioBÌ  esìstesti.  Egli  sì  è  arrestato  alqnanlo  a  spiegare  qo«.. 
Bto  triplice  risaltalo  coige  coQsegaeaza  oecessaria  dell*  orgaoiz* 
zamento  del  credito  immobiliare  ,  e  ciò  come  prova  aalicipata 
della  importanza  somma  di  an  argomento ,  al  cai  socGesBivo. 
svolgimento  destina  i  seguenti  capitoli  dell'  opera. 

Fioalmeote  il  sig.  ab.  Paolo  Emilio  Talelli   ha  recitato  il 
^egaeote 


•OMETTO 

Ji^go  ex  ore  Altisiimi  prodivi 
Primogenita  orUe  omnem  ertaturajK. 
■«ci.  24, 

Una  Yergin  sognai  pura  e  splendente 
Di  eterea  lace  e  di  sì  vago  aspetto , 
Che  innamorando  l*  avido  intelletto 
A  sé  mi  trasse  irresistibilmente. 

Parea  volgesse  a  me  snavemente 
I  snoL  begli  occhi  con  celeste  afletto  ; 
Onde  scesemi  in  cor  novo  diletto 
E  nova  lace  mi  raggiò  la  mente. 

hìàì  con  inefiiabile  sorriso 
Schiuse  il  labbro  e  parlommi  arcane  cose  , 
Sì  ch'esser  mi  pareva  in  paradiso. 

Oh  F  chi  sei  Ta  ?  tremando  allor  diss'  io  : 
Mi  segai ,  dolcemente  Ella  rispose  , 
lo  Bon  la  Primogenita  dì  Dio. 

Paoh)  Emiiio  Tulelii. 


){208)( 


Libri  offerti  in  dono 


Albino  (Pasquale)  —  Sulla  differenza  dotlrioale  tra  l'asacapione, 
e  ia  prescrizione  secondo  il  drillo  antichissimo  di  Roma  —  Na- 
poli i854-  in  6. 

L'  Eco  dell'  Esperienza  (  Giornale  )  —  Serie  XIX  ,  lettera  A. 


APPENDICE 


STATUTI  E  REGOLAMENTI 
DELL'ACCADEMIA    PONTANIANA 


)(  «II  )( 


Napoli,  io  Ottobr$  1825 

FRAIVCEIMO    I. 

PKB  LA  GRAZIA  DI  DIO  RB  DEL  REGNO  DBLLB  DUB  8IGILIB  « 

DI  GEBCSALEUMB  eC, 

DUCA  DI  PARMA  ,  PIACENZA  ,  CASTRO  eC.  eC. 

GBAIf  FBINCIFB  BBBDITABIO  DI  TOSCANA  eC.  eC.  M. 


Salla  proposizione  del  nostro  Ministro  Segretario  di  Stato 
degli  affari  interni  ; 

Udito  il  parere  del  nostro  Consiglio  di  Stato  ordinario  ; 

Abbiamo  risoloto  di  decretare^  e  decrettaju)  quanto  segue. 

Abt.  I .  Gli  Statuti  delP  Accademia  fontaniana  annessi 
al  presente  decreto ,  sono  da  Noi  appNTati. 

Art.  2.  II  nostro  Ministro  Segretario  di  Stato  degli  affari 
interni  è  incaricato  delia  esecozioDe  del  presente  decreto. 

Firmato,  FRANCESCO 


Il  Ministro  Segretario  di  Stato 

dtgli  Affari  interni 
Firmato,  Marchese  Amati. 


//  Ministro  Segretario  di  Stato 
Presidente  interino 
del  Cotuiglio  de'  Ministri 
Firmato ,  pi'  BIidi«i. 


){ «I»  )( 

STATUTI 

UEIiL*  ACCADEMIA  POIVTAMIAIVA 


Art.  I.  La  società  PonlaDÌana  e  la  società  Sebezia  ,  a  nor* 
ma  delle  sovrane  disposizioni ,  .forraeraano  da  ora  innanzi  una 
Boia  accademia  sotto  il  nome  di  Pontaniana  ,  e  regolata  dai 
seguenti  statati. 

2.  L'accademia  Pontaniana  si  propone  di  coltivare  le  scieO'^ 
ze  e  le  lettere  nella  loro  più  grande  estensione. 

3.  Essa  è  divisa  in  cinqne  elessi  : 

I.  di  matematiche  pure  ed  applicate^ 

a.  di  scienze  natm'ali  ; 

3.  di  scienze  morali  ed  econemiche  ; 

4'.  di  storia  e  letteratnra  antica  \ 

5.  di  storia  e  letteratnra  italiana  ,  e  beile  arti. 
4-  Ha  un  nnmero  determinato  di  socii  dimoranti  in  Na-< 
poli  ,  che  hanno  il  ntme  di  residenti  ;  e  questo  nnmero  è  di 
cento.  Ha  inoltre  un  nnmero  indeterminato  di  associati  dimo- 
ranti nelle  provincie  del  regno  e  fuori.  I  primi  saranno  detti 
«0»  residenti^  ed  i  secondi  corrispondenti.  Ed  ha  altresì  na 
nomerò  indeterminato  di  socii  onorarli  scelti  fra  personaggi  di 
merito  eminente.  I  socii  residenti  hanno  il  dritto  del  volo  per 
le  cariche. 

5.  I  socii  residenti  Pontaniani  e  Sebezii  saranno  socii  re- 
sidenti Pontaniani ,  sebbene  forse  possano  oltrepassare  per  ora 
il  Domerò  di  cento  prescritto  dall'articolo  4>  A  misura  però 
che  avverrà  qualche  vacanza  fra  essi  ,  non  si  passerà  ad  al- 
tra nomina  ,  Quo  a  che  il  loro  numero  non  si  restringa  a  quella 
di  soli  cento. 


)(  2i3  )( 

6.  Gli  nrficìali  che  dirìgono  l' accademia  ,  sono  : 

1.  dae  presidenti,  ano  onorario   e   perpetoo,    i' altro 
annuale ,  di  egaale  rango  ed  onorificenza  fra  loro  ; 

2.  nn  vicepresidente  ; 

3.  un  segretario  generale  perpetuo  ; 
&.  nn  tesoriere. 

7. 1  presidenti  Fra  le  loro  attribuzioni  hanno  quella  di  accoN 
dar  la  parola  a'socii  che  la  dimandano,  di  conservar  1  ordine  nelle 
adunanze,  di  differire  le  qaistioni  quando  lo  stimino  a  proposilOf 
di  annunziare  il  risultamenlo  de' voti,  di  nominare  gl'individui  cha 
comporranno  le  varie  commessioni.  Essi  soserivono  i  diplomi  ac-* 
caderaici  ed  i  processi  verbali  unitamente  col  segretario. 

8.  In  ogni  caso  di  concorrenza  Fral  presidente  onorario  per- 
petuo ed  il  presidente  annuale ,  Funzionerà  quello  di  essi  che  è 
più  anziano  accademico. 

9.  In  caso  di  assenza  0  di  gravi  occupazioni  de' presidenti , 
il  vicepresidente  è  rivestito  delia  stessa  autorità. 

10.  In  assenza  de' presidenti  o  del  vicepresidente  ,  uno  dei 
presidenti  delle  classi  il  più  anziano  ,  o  in  sua  mancanza  il  socid 
piò  anziano  in  ordine  di  nomina  reggerà  V  adunanze. 

1 1 .  Il  segretario  generale  perpetuo  è  incaricato  della  com-! 
pilazione  del  processo  verbale.  Dovrà  annunziare  con  articolo  ne* 
crologico  la  morte  de'  socii  di  qualunque  classe  ,  quando  anche  vi 
Fosse  chi  volesse  scriverne  un  più  esteso  elogio. 

Sottoscriverà  dopo  del  presidente  gli  atti  dell'  accademia ,  la 
patenti ,  il  processo  verbale ,  e  qualunque  altra  carta,  a  cui  ap^ 
porrà  il  suggello  dell'  accademia,  di  cui  è  esclusivamente  cooser' 
valore.  Manterrà  la  corrispondenza  co'  socii  stranieri  ed  assenti  ^ 
ed  anche  colle  altre  società  ed  inslitoti  letterarii. 

Sarà  il  conservatore  de' registri,  de'  titoli,  e  di  tutte  le  carte 
risguardanti  l' accademia,  e  ne  rimetterà  io  ogni  semestre  al  pre« 
tidente  un  nolamento  da  lui  sottoscrìtto,  che  verrà  comunicato 
alia  intera  assemblea. 


Sarà  Incarieato  della  cnstodia  della  biblioteca  e  dell'archivio. 
E  finalmente  farà  un'analisi  ragionata  ,  coli'  intervento  dell' an- 
fore ,  di  quelle  memorie  che  si  stimano  non  potersi  tntte  intere 
inserire  negli  alti. 

12.  In  caso  di  assenza  del  segretario  generale,  il  segretario 
di  classe  più  anziano  ne  farà  le  veci. 

i3.  Il  tesoriere  è  incaricato  di  tutti  gì'  interessi  e  di  tutte  le 
spese  dell'  accademia. 

i4,.  La  dorata  delle  cariche  di  nno  de'  presidenti ,  del  vice- 
presidente e  del  tesoriere,  sarà  sempre  di  on  anno.  La  nomina  ne 
sarà  fatta  dall'accademia  a  maggioranza  di  voli.  Potranno  esser 
confermati  per  la  prima  volta  col  concorso  di  due  terzi  de'  voti 
de'socii  intervenuti ,  e  snccessivamenle  ad  unanimità  di  voti. 

Il  presidente  onorario  ed  il  segretario  ,  eletti  nello  stesso 
modo  »  saranno  perpetui. 

i5.  Vi  sarà  on  Consiglio  di  amministrazione  composto  dai 
presidenti,  o  (in  caso  di  gravi  occapazioni)  dal  vicepresidente,  dai 
segretario,  e  da  doe  altri  socii  che  saranno  in  ogni  anno  nominati 
&  maggioranza  di  voti.  Il  tesoriere  assisterà  di  drilto  alle  sue 
adunanze.  Questo  Consiglio,  per  mezzo  del  segrelario  generale , 
e  dopo  averne  ottenuta  l' approvazione  dell'  accademia  ,  prescri- 
verà al  tesoriere  io  ogni  mese  l'  uso  da  farsi  dell'  assegnamento 
del  mese.  Il  tesoriere  è  obbligato  a  con  formar  vi  si. 

i6.  Alla  fine  dell'anno  il  tesoriere  darà  i  suoi  conti  al  Consi- 
glio di  amministrazione ,  e  dovrà  documentare  che  il  danaro  si  è 
per  ogni  mese  erogato  nel  modo  indicatogli. 

17.  Restano  da  ora  difCnite  le  sole  spese  alle  qnali  possa  ve- 
nir destinato  1'  assegnamento  che  S.  M.  accorda  all'  accademia. 
Esse  sono  comprese  nello  stato  annesso  al  presente  statolo. 

i8.  Ogni  classe  sarà  composta  di  venti  socii  residenti  ;  ed 
avrà  on  presidente  ed  un  segrelario  annuale  ,  da  eleggersi  a  plu- 
ralità di  voti. 

19.  Le  Domine  de' socii  residenti  si  faranno  dall'accademia 


ÌDtera  io  ogoi  caso  dì  vacanza  di  od  posto  nel  modo  seguente.  La 
classe,  a  cai  apparteneva  il  socio  defunto,  si  anisce  e  propone  tre 
individai  che  crede  atti  a  soccedergli.  L*  accademia  per  voti  se-* 
greti  sceglie  fra  essi.  Nel  caso  di  parità  di  voti,  questa  sarà  decisai 
dal  presidente  della  classe  cui  l' individuo  appartiene. 

Nelle  adunanze  in  cui  dovrà  farsi  reiezione  dì  un  naovo  sociof 
residente,  dovrà  intervenire  almeno  un  terzo  degli  altri  socii. 

20.  Le  memorie  lette  all'  accademia,  che  da'  loro  autori  to-« 
glìono  farsi  ioterire  negli  atti  di  essa,  dovranno  passarsi  dal  segre-» 
tario  generale  al  presidente  della  classe  analoga,  il  quale  destinerà 
due  commìssarii  per  esaminarle  e  darne  il  loro  giudìzio  in  ìscritto.i 
La  classe,  al  numero  almeno  di  due  terzi  de'suoi  individui,  io  vi-j 
sta  di  tal  giudizio,  ed  inteso  T  autore  su  cambiamenti  che  crederà 
proporgli,  darà  il  suo  parere  se  le  memorie  debbano,  o  no,  inserirsi 
negli  atti. 

L' accademia  deciderà  sul  rapporto  della  classe. 

21.  Si  avrà  cura  di  disporre  sollecitamente  T  impressione 
delle  memorie  approvate  ;  ed  a  conseguir  quest'  oggetto  si  pub^ 
bucheranno  i  volumi  degli  atti  in  separati  fascicoli. 

22.  Sarà  libero  ad  ogni  socio  il  leggere  nelle  adunanze  me^ 
morie  o  articoli,  anche  coli' intenzione  di  non  destinarle  ad  essere 
esaminate  ed  inserite  negli  atti.  Nel  concorso  si  darà  però  la  pre-< 
ferenza  alla  lettura  di  quelle  memorie,  che  si  destinano  ad  essera 
esaminate. 

23.  Oltre  alle  memorie,  sarà  libero  ad  ogni  socio  il  proporre 
air  accademia  il  piano  di  un'opera  alla  quale  egli  si  dedichi,  o  la 
riproduzione  dì  un'  opera  già  stampata,  e  domandar  de'coltabo* 
rafori.  L' accademia,  sul  rapporto  della  classe  corrispondente,  de- 
ciderà se  l'argomento  dell'opera  che  si  propone,  sia  degno  di  nuo- 
vo studio  e  lavoro.  Nel  caso  affermativo,  la  classe  destinerà  alcnni 
de'  suoi  socii  per  collaboratori  ;  e  quando  l'opera  sarà  terminata  , 
dopo  essere  slata  esaminata  ed  approvata  dalla  classe,  verrà  stam- 
pala a  spese  ed  a  prolìtio  dell'accademia  ,  col  cedersene  solo  gra- 


)(2l6)( 

toitamente  un  numero  di  copie  determinalo  all'aotore  ed  a'snoi 
collaboratori. 

24..  Le  opere  cosi  stampale  porleranno  il  nome  dell'autore 
nel  frontespizio  ;  ma  vi  si  esprimerà  pure  di  essere  egli  sfato  se- 
condalo da  altri  suoi  colleghi  per  decisione  dell'accademia  Ponla- 
niana  ,  e  che  V  opera  è  stala  approvata  dalla  medesima.  I  nomi 
de'  collaboratori  dovranno  rammentarsi  onorevolmente  in  on  avi 
vertimento. 

25.  Ognuno  de"  socii  residenti  per  giro  sarà  invitato  almeno 
sei  mesi  prima  a  leggere  alcun  suo  lavoro  in  una  determinata  adu- 
nanza. Colui  che  si  scuserà,  e  che  non  darà  altro  lavoro  all'  acca- 
demia fino  air  epoca  in  cui  nuovamente  dovrebbe  essere  invitato, 
sarà  considerato  come  volontariamente  trasferito  nella  elasse  dei 
corrispondenti. 

26.  In  ogni  anno  ona  delle  classi  dell'accademia  per  ordine 
proporrà  un  programma  col  premio  di  ona  medaglia  di  oro  del 
valore  di  cinquanta  ducati.  Le  memorie  che  saranno  rimesse,  ver- 
ranno gindlcate  dalla  classe  che  ha  proposto  il  programma  ,  sul 
rapporto  di  tre  censori  che  il  presidente  dell'  accademia  destinerà 
fra  gì'  individui  della  classe.  Tulli  gli  nomini  di  lettere  nazionali 
o  forestieri  potranno  concorrere  ,  eccetto  i  soli  socii  residenti 
Pontaniani. 

27.  Le  deliberazioni  dell'accademia  si  prenderanno  a  mag- 
gioranza di  voli  segreti  per  bussolo.  In  caso  di  parità,  il  volo  del 
presidente  ,  o  di  chi  ne  fa  le  veci ,  deciderà  la  parità. 

28.  L'  accademia  si  riunisce  ordinariamente  due  volte  al  me- 
se ,  e  straordinariamente  ogni  volta  che  il  bisogno  lo  richiede. 

29.  Perchè  l'accademia  possa  deliberare  validamente,  fuori 
del  caso  contenuto  nell'articolo  19  ,  basterà  la  presenza  di  dieci 
almeno  de'  suoi  socii  residenti. 


X  s»7  )( 

STATO 

delle  spese  mensuali  dell'  accademia. 

Art.  I.  Sòldi  : 

A' due  impiegati  deir  antica  società  Pontaniana....  D.     12 

A' dae  impiegati  dall'antica  società  Sebezia »      12 

Art.  2.  Spese  minnte  ed  impreviste  ,  mensnali »       6 

Di  queste  disporrà  il  Consiglio  dì  amministrazione. 
Essendovi  risparmìi ,  saranno  addetti  a  disporre  le  solite 
gratiGcazioni  agl'impiegati,  o  ad  uno  degli  altri  seguenti 
articoli. 

Art.  3.  Spese  di  stampa  ,  mensnali 9      12 

Art.  4>  Acquisto  di  libri  e  giornali ,  mensuali s       8 

Totale D.     5o 

In  ogni  anno  da'risparmj  ottenuti,  e  dalla  inversione  che 
potrà  farsi  dal  Consiglio  di  amministrazione  di  taluni  diqnesli 
articoli ,  dovrà  formarsi  la  somma  di  ducati  cinquanta  per  Taa- 
tore  della  memoria  che  verrà  coronata. 

Approvalo.  Napoli,  il  dì  io  di  Ottobre  1825. 

Firmato ,  FRANCESCO. 

Il  Consigliere  Ministro  di  Stato 
Presidente  interino  del  Consiglio  de  Ministri 
Firmato ,  de'  Medici. 

NOTA  =  Lo  stato  delle  spese  mensuali  ha  sofferto  talune  variazioul 
per  le  circostanze  verificatesi  posteriormente  ;  per  cui  ora  è  come  segue 

1.  All'usciere  ed  all'amanuense  mensuali  ....  10  :  80 

2.  Spese  imprevedute 4  :  90 

3.  Spese  di  stampa 19  :  00 

4.  Acquisto  di  libri  0  giornali 6:  SO 

Totale  ...  41  :  20 

L'Accademia  anDualmeote  modifica  lo  stalo  delle  spese,  per  aumentare 
l'articolo  della  stampa. 

i5 


)(2i8)( 
REGOLAMENTO 

INTERNO 

DELL'  ACCADEMIA  PONTANIA^ 


eiPiToio  I. 

[Deliberazioni  accademiche  —  nomine  de'  socii^^ 
intervento  degli  estranei  nelle  adunanze, 

1.  Nelle  deliberazioni  accademiche  è  vietato  espressamente 
procedere  per  acclamazione,  ma  si  osserverà  esattamente  il  prcr 
ecritto  neir  articolo  27  dello  statuto. 

2.  Io  ogni  sessione  si  prenderà  conto  della  esecnzione  di 
qaanto  è  stato  risoluto  nella  sessione  precedente ,  e  sarà  qoe- 
6to  il  primo  articolo  di  ogni  processo  verbale. 

3.  La  proposizione  de'  socii  residenti  ,  non  residenti,  cor- 
rispondenti ,  ed  onorarli  dovrà  farsi  io  una  tornata,  e  la  scelta 
nelle  seguenti. 

4..  Ninno  può  essere  proposto  a  socio  non  residente,  se  non 
dimora  effettivamente  e  stabilmente  faori  della  capitale. 

5.  Le  nomine  de' socii  non  residenti  saranno  proposte  io 
iscritto ,  firmate  da  ano  de'  socii  residenti ,  ed  accompagnate 
dalla  notizia  ,  o  dalla  esibizione  di  qualche  lavoro  edito,  o  i- 
nedilo  di  colui  ,  che  si  propone  per  socio  ;  e  ta!  lavoro  potrà 
ad  arbitrio  del  presidente  esser  sottoposto  alF  esame  di  uno  , 
o  più  socii ,  per  deliberarsi  dopo  il  rapporto  di  questi  soiram' 
missione  dell*  autore  proposto. 


X  219  ){ 
6.  Nelle  tornale  accademiche  potranno  ammettersi  aJilori, 
bastando  a  ciò  il  permesso  del  presidente.  Quando  un'uomo  di  let- 
tere non  accademico  yole83e  leggere  nell'accademia  qualche  sua 
produzione  potrà  essergli  permesso  dopo  una  lettura  preventiva» 
che  ne  sarà  fatta  da  due  socii  della  classe  da  nominarsi  dal  presi- 
dente ,  e  dopo  il  parere  affermativo  de'  socii  medesimi.  Può  però 
il  presidente  dispensare  a  questa  formalità,  quando  la  circostanza 
il  richiegga. 

CAPITOLO  2. 

Riunione  delle  classi. 

7.  Le  sessioni  delle  classi  quando  avranno  luogo  ,  dovranno 
tenersi  regolarmente, e  periodicamente  negli  slessi  giorni  delle  tor- 
Date  un'ora  prima,  o  un'ora  dopo  delle  tornate  stesse,  secondo  le 
stagioni  ,  e  le  circostanze. 

8.  I  processi  verbali  delle  adunanze  delle  classi  saranno  sot- 
toscritti dal  presidente,  e  dal  segretario  della  classe,  che  delibera, 
o  da  coloro,  che  ne  faranno  le  veci. 

9.  I  censori  non  potranno  ritardare  più  di  due  mesi  l'esa- 
me delle  memorie  ed  il  loro  rapporto  su  le  medesime. 

CAPITOLO  3. 

Consiglio  di  amministrazione  ,  spese  di  qualunque  natura» 
ad  eccezione  de  soli  soldi. 

10.  Il  consiglio  di  amministrazione  si  terrà  costantemente 
nna  volta  al  mese. 

11.  Ne' consigli  di  amministraiione,  ne'qnali  dee  farsi  la 
disposizione  de'fondi  residuali  dell'anno  precedente,  interverranno 
gr  individui  dell'  antico  ,  e  quelli  del  nuovo  consiglio. 


)(  220  )( 

12.  Ogni  spesa  siraordinaria  dovrà  essere  anticipafamente 
esamìuala,  e  stabilita  dal  consiglio  di  ammioislrazioae,  ed  appro- 
vala dall'  accademia. 

i3.  I  pagamenti  da  farsi  dal  lesoriere  per  qualsivoglia  ar- 
tìcolo di  spese,  ad  eccezione  de' soli  soldi,  dovranno  essere  ordinali 
mediante  dq  mandato  in  iscritto  ,  nel  qaale  sarà  fatta  menzione 
delTarlicolo  del  processo  verbale  del  consiglio  di  amministrazione, 
che  ne  ha  fissala  la  spesa  ,  e  di  quello  del  processo  verbale  della 
tornala  accademica,  in  cai  è  slata  approvala  la  spesa  medesima. 
Questi  mandati  dovranno  portare  le  firme  del  presidente  annuale  y 
del  segretario  perpetuo  ,  e  di  un'amministratore. 

i4-  Le  partite  di  esilo  nel  rendiconto  del  tesoriere  per  qual- 
sivoglia spesa,  ad  eccezione  de'  soldi,  dovranno  giustificarsi  coi 
mandali  descritti  nell'art.  i3,  e  colle  ricevute  delle  parli  pren- 
denti. Quelle  partile  ,  che  mancassero  di  questi  documenti ,  sa- 
ranno significate. 

CAPITOLO  4- 

Biblioteca ,  ed  archivio. 

i5.  Nella  sala  delle  tornate  accademiche  vi  sarà  un  cerio 
numero  di  armadii,  ne' quali  saranno  riposti  tott'i  libri  ,  tulle  le 
slampe,  e  tulle  le  carte  dell'  accademia.  L' insieme  di  questi  og- 
getti prenderà  il  titolo  di  biblioteca,  ed  archivio  dell'  accademia. 

iG.  Sarà  compilalo  il  catalogo  di  tutti  i  libri,  che  compon- 
gono r  attuale  deposito  della  biblioteca  accademica.  I  nomi  di  co- 
loro ,  che  hanno  donato  libri  all'  accademia  verranno  inscritti ,  in 
seguito  de'  libri  donati.  Questo  catalogo  sarà  stampalo,  e  distri- 
buito a'socii. 

ly.  Alla  fine  di  ciascun  anno  sarà  stampalo  un  snpplimento 
all'anzidetto  catalogo  nel  quale  verranno  inscritti  tuli'  i  libri  acqui- 
stati nel  corso  di  quell  aDQO,  Questo  sapplimento  sarà  egualmente 
distribuito  a'socii. 


)(a2i)( 

i8.  Saranno  deposila'li  neir  archivio 

i."  Tatti  i  registri  del  segretario  descritti  nell'  ari.  22  do- 
po che  ne  sarà  terminato  ciascan  volarne. 

2.°  Tutti  gli  antografi  delle  memorie  pubblicate  negli  alti 
accademici ,  quante  volle  si  potranno  raccogliere. 

3.°  Tutti  gli  autografi  di  lettere  diretti  all'  accademia. 

4.°  Tutte  le  carte  amministrative. 

5.°  Ogni  altra  carta  accademica. 

19.  Il  segretario  perpetuo  prende  sotto  la  sna  custodia  Inlt'i 
libri,  stampe,  e  carte  della  biblioteca  ,  e  dell'  archivio.  Egli  riceve 
in  conseguenza  tutte  le  slampe  pubblicate  ,  e  da  pubblicarsi  dal- 
l' accademia  ,  e  ne  dispone  l'uso  a^  termini  degli  articoli  i5  a  iS 
e  z^a  33. 

20.  Volendosi  qualche  libro  in  prestilo  da  alcuno  de' soci! , 
il  segretario  perpetuo  è  facoltato  a  rilasciarglielo  con  ricevo,  col 
quale  l'accademico  ne  prometterà  la  restituzione  fra  quindici  giorni 
al  più  tardi.  Si  eccettuano  ì  libri  di,  mero,  lusso,  pe'  quali  è  ri- 
messo alla  prudenza  del  segretario  osare  le  precauzioni  necessarie 
perchè  non  vengano  danneggiati. 

21.  Se  l'accademia  disporrà  che  la  sala  accademica  resti 
aperta  in  determinate  ore  di  alcuni  giorni  della  settimana  per  la 
lettura  de'  libri  e  giornali,  il  segretario  perpetuo  ne  curerà  l' adem- 
pimento ,  potendosi  a  tal  uopo  giovare  dell'  usciere  ,  e  dell'  a- 
mannense  ,  nel  modo  che  sarà  stabilito  dal  presidente. 


Begistri  del  Segretario. 

22.  Il  segretario  perpetuo  terrà  presso    di  sé    i  segaenti 
registri  : 

i.°  De'  processi  verbali  delle  tornate  accademiche. 

2."  De' processi  verbali  del  consiglio  di  amministrazione. 

3."  De' processi  verbali  delle  classi. 


X    222    )( 

4.  "  Delle  minisleriali,  e  delle  risposte  a'  mioistri,  non  che 
delle  lettere  ,  che  si  spediscono  airaalorifà  soperiori. 
5."  Della  corrispoDdeaza  estera  ,  e  Dazionale. 
23.  Egli  carerà,  che  i  suddetti  registri  sieno  recati  nell' ac- 
cademia la  tutte  le  tornate  delT  intero  corpo  accademico  ,   e  nelle 
adunanze  de' consigli  amministrativi ,  e  delle  classi. 

CAPITOLO    5. 

Deposilo  ,   conservazione  ,  ed  uso  delie  stampe  » 
càe  si  pubblicano. 

•2.^.  Sarà  fatto  un  inventario  di  tutte  le  stampe  pubblicate 
dalla  società,  e  dall'accademia  Ponlaniaua,  e  queste  saranno  de- 
positate nella  sala  dell'accademia  ,  e  date  in  consegna  al  segre- 
tario perpeloo. 

25.  Delle  slampe,  che  non  potranno  restar  chiuse  negli  af' 
madii,  si  Faranno  delle  bai  le  numerate,  e  munite  di  suggello  a  cera 
lacca  ,  e  queste  saranno  date  in   consegna  all'  usciere. 

26.  Le  stampe  ,  che  saranno  successivamente  pubblicate  , 
Terranno  aggiunte  all'inventario,  e  date  in  consegna,  giusta  le 
norme  de'  due  precedenti  paragrafi. 

17.  L' inventario  descritto  ne'  Ire  precedenti  paragrafi  sarà 
legato  in  un  sol  volume  col  registro,  nel  quale  verranno  descritte 
minutamente  le  distribuzioni ,  e  gli  usi  che  si  andranno  facendo 
delle  stampe  pubblicate  dall'  accademia,  giusta  le  norme  de'  para* 
grafi  seguenti. 

28.  L' accademia  avendo  disposto,  che  gli  atti ,  che  da  essa 
6Ì  pubblicano  ,  siano  distribuiti  come  gettoni  di  presenza  ai  socii, 
che  assisteranno  alle  sue  tornate,  per  tener  conto  di  queste  distri- 
buzioni, in  ogni  tornala  il  segretario  perpetuo  passerà  ali*  amanu* 
ense  la  lista  de'socii,  che  vi  sono  intervenuti,  affinchè  cosini  possa 
trascriverla  nel  registro  delle  distribuzioni  degli  atti  accademici. 


)(  «3  X 

2g.  Pabblicaàdost  dalP  accademia  nn  fascicolo  de'saoi  atti, 
il  segretario  perpetao,  dopo  che  ne  avrà  ricevalo  dallo  stampatore 
Finterò  Damerò  degli  esemplari  stampati,  si  applicherà  ad  estrarre 
dal  registro  decritto  nel  paragrafo  28  la  lista  di  lotti  1  socii ,  che 
sono  ammessi  a  parteciparne  ,  e  ne  formerà  ano  statino  emargi- 
nato ,  che  servirà  di  norma  alle  dislrìbazioni. 

So.  Gli  statini  emarginati  adempiti  delle  analoghe  firme  dei 
socii ,  rimarranno  presso  del  segretario  perpetao  per  tenersene 
conto  a  discarico  de'  l^bri  a  lai  consegnati. 

3i.  Per  gli  esemplari,  cb^  in  seguilo  delle  deliberazioni  del- 
Taccademia  si  dìeslineranno  in  dono  a  personaggi  distinti  ,  ed  a 
socii  corrispondenti,  il  segretario,  perpetuo  ne  disporrà  la  dislriba- 
zione  a^  termini  dell'^articolo  del  processo  verbale  della  tornata,  in 
coi  la  deliberazione  ebbe  luogo. 

3^.  Per  gli  esempllari,  che  l'accademia  vorrà  far  depositare 
presso  i  libraj ,  il  segretario, disrà  comunicazione  al  tesoriere  delle 
deliberazioni  che  se  ne  prendono,  affinchè  possa  egli  vigilace  agi* 
interessi  dell'  accademia. 

33.  Nel  registro  di  distribuzione  saranno  per  ordine  alFabe- 
tico  notati  tutti  i  nomi  di  tutte  te  persone,  siano  socii,  personaggi 
distinti,  o  libraj,  che  hanno  ricevuti  gli  atti  accademici ,  colla  de- 
signazione de*  volami,  e  de'  fascicoli  ^  che  vengon  loro.progressi< 
Tamenle  rimessi. 

CAPITOLO  6. 

IV ornine  de  funzionarti  accadèmici. 

^4-.  Affinchè  non  sia  tolta  a' socii  T  opportunità  di  poter  do> 
minare  ad  altre  cariche  secondarie  quei  candidati,  che  rimarranno 
esclnsi  dalle  primarie,  resta  abolito  il  metodo  fiu'  ora  tenuto  di  no* 
minar  luti'  i  funzionarii  in  un  atto  sob,  ed  io  vece  vi  rimane  sur- 
rogato il  seguente. 


)(   224  )( 

35.  La  nomina  del  presidente  annuale  si  farà  in  primo  luo- 
go. Ogni  socio  scriverà  a  tale  oggetto  su  di  una  schedula  il  nome 
del  candidato  alla  presidenza  ,  e  si  procederà  allo  squiltinio,  giu- 
sta il  consueto. 

36.  Colui  tra  i  candidali  alla  presidenza,  che  avrà  ricevuto 
maggior  numero  di  suffragi!  dopo  il  presidente,  sarà  nominato 
vice-presidente. 

87.  La  nomina  del  tesoriere  avrà  luogo  separatamente  ,  co- 
me quella  del  presidente. 

38.  I  due  candidati  alla  carica  di  tesoriere ,  che  riuniranno 
maggior  numero  di  suffragii  dopo  di  lui,  saranno  nominati  ammi- 
nistratori. 

Sg.  La  nomina  de'  presidenti,  e  de' segretarii  delle  classi  sì 
farà  simultaneamente  in  un  allo  solo. 

4.0.  Se  la  nomina  del  presidente  fosse  fatta  all'unanimità  , 
si  procederà  con  altro  distinto  atto  alla  nomina  del  vice-presidente. 
La  stessa  cosa  si  farà  per  gli  amministratori,  se  avrà  luogo  all'  a- 
Danimità  la  nomina  del  tesoriere. 

CAPITOLO   7. 

Calendario  —  Facilitazione   del  servizio  —  Registro 
delle  domande  per  letture  di   memorie  —  Avvisi. 

4i.  Per  facilitare  il  servizio  dell'usciere  dell'accademia, 
sarà  nella  fine  dell'anno  formato  per  l'anno  seguente  un  calendario, 
in  cui  s'indicheranno  i  giorni  delle  tornale  accademiche  ordinarie, 
rimanendo  la  convocazione  delle  straordinarie  ad  arbitrio  del  pre- 
sidente. Vi  saranno  indicati  ancora  i  giorni  fissi,  ne' quali  si  terrà 
il  consiglio  di  amministrazione. 

42.  Il  calendario  verrà  stampato  ,  e  ciascun  socio  ne  avrà 
un  esemplare.  Oltre  a  ciò  un  altro  esemplare  si  terrà  affisso  nella 
eala  accademica. 


)(   225  }( 

43.  I  soci!  ,  che  vorranno  leggere  qualche  memoria,  do^ 
vranno  annanziarlo  ,  almeno  an  mese  prima  ,  e  le  loro  domande 
saranno  trascritte  sopra  on  registro  particolare,  affinchè  siano  pre- 
feriti nella  lettura  qaelli,  che  vi  si  troveranno  inscritti  prima  degli 
altri.  Un  estratto  di  tal  registro  sarà  in  ogni  tornala  accademica 
affisso  nella  sala,  affinchè  ciascun  socio  che  interverrà,  sappia  l'og- 
getto della  memoria,  che  si  leggerà  nella  tornala  segaente,  e  l'an- 
fore della  medesima. 

44"  Potendo  occorrere,  che  mal  grado  del  calendario,  e  del 
registro,  di  cni  si  è  fatto  parola  ne'  paragrafi  4-2  ,  43,  sia  neces- 
sario di  spedire  in  giro  1'  usciere  co'  biglietti  di  avviso  per  gli  og- 
getti indicati,  ciò  sarà  disposto  dal  presidente,  e  dal  segretario  per- 
petuo :  e  so*  biglietti  saranno  scritti  i  nomi  de'  socii,  cni  si  porte- 
ranno, a  scanso  di  qualunque  equivoco.  Questa  precauzione  sarà 
sempre  usata  ogni  volta  ,  che  si  lasceranno  biglietti  io  casa  dei 
socii. 

CAPITOLO   7. 
Segretario  aggiunto. 

45.  Il  segretario  perpetuo  potrà  scegliere  tra'  socii  residenti 
pontaniani  dd  segretario  aggiunto,  da  approvarsi  dall'accademia^ 

4().  Il  detto  segretario  aggiunto  riceverà  volta  per  volta  le 
copie  de' verbali  delle  adunanze,  certificate  conformi  dal  segretario 
perpetuo,  ed  avrà  cnra  di  mettere  in  esecuzione  tutte  le  disposi- 
zioni contenute  ne'  detti  verbali. 

47-  Le  lettere,  che  si  dirigeranno  a'minislri,  conlinneranno 
a  sottoscriversi  dal  presidente  e  dal  segretario  perpetuo.  Le  altre 
saranno  firmate  dal  solo  segretario  aggiunto.  Se  però  si  tratti  di 
corrispondenza  meramente  letteraria  e  scientifica  con  altre  accade- 
mie, o  con  nomini  di  lettere  ,  la  corrispondenza  ne  sarà  tenata 
dal  segretario  perpetuo. 


4S.  I  verbali  del  consìglio  di  anHomistrazioDe  saraaoo  ognat- 
meate  passati  io  copia  al  Begre(aria  aggianto  per  disporne  T  ese» 
Caziooe. 

49.  Apparterrà  at  segretario  aggiunto  h  cura  della  costo- 
èia  *  vendita,  e  disiribozione  degli  atli  accademici^  non  che 
qaella  della  caslodia  della  biblioteca  ed  archivio,  a  nornia  degli 
articoli  24  a  33  ,  e  ^ella  di  far  convocare  le  classi  bitte  le  volte 
ehe  occorrerà.  Egli  riceverà  dal!  segretario  perpetuo  originalmente 
tutte  le  carte,  memorie  e  documenti  che  saranno  necessarii  per  lo 
disimpegno  delle  sue  funzioni ,  e  ne  firmerà  ricevo  di  discarico 
al  detto  segretario  perpetuo». 

50.  In  ogni  semestre  il  segretario  aggianto  rimetterà  al  se* 
gretario  perpetuo  con  di  lui  ricevo  le  minute  delle  lettere  da  lui 
scritte  dorante  il  semestre,  e  tutte  le  ahre  carte  di  affari  ter- 
minati per  conservarsi  colle  carte  accademiche,  a  nonna  degU 
articoli  i5^  a  23. 

5i.  Oltre  la  corrispondenza  letteraria,  di  coi  si  ragiona 
seir  art.  4y  ,  il  segretario  perpetuo  rimane  esclusivamente  inca- 
ricato della  redazione  de*  verbaU  delle  tornate  accademiche  ,  & 
del  consiglio  di  amministrazione,  della  firma  e  della  spedizione 
delle  patenti,  come  pure  di  tutti  i  lavori  letterarii,  e  della  vigi^ 
lanza  sul!  edizione  e  correzione  degli  atti  accademici.  In  caso  d'ira* 
pedimento  però  sarà  supplito  dal  segretario  aggiunto^ 

52.  Tutte  le  obbligazioni  addossate  nel  capitolo  4  e  ^  de( 
presente  regolamenta  al  segretario  perpetuo  saranno  ad  intero 
carico  del  segretario  aggiunto  ,  tutte  le  volte  che  se  ne  trova 
Dominalo  nno ,  e  fino  a  che  il  nominato  occuperà  il  posto  aa- 
Kidetto. 

53.  Volendo  il  segretario  perpetuo  riprendere  1'  esercizio 
delle  sue  funzioni  in  lotto  o  in  parte,  il  segretario  aggiunto 
non  potrà  negarsi  a  dimettersi  dalle  attribuzioni  conferitegli. 


)(227)( 

REGOLAMENTO 

PER   LE    PROPOSIZIONI   E   NOMINE    De'  SOCII   NON  RESIDENTI  , 
CORRISPONDENTI   ED   ONORARII. 


(  Approvato  nella  tornata  afe'  23  Giugno  i833  ). 

Art.  i.°  Non  sarà  ricevala  alcuna  proposizione  per  socio 
non  residente,  o  corrispondente,  se  non  sottoscritta  da  an  socio 
residente  :  se  lo  stesso  socio  non  mostri  all' accademia  di  essergli 
slate  fatte  premare  dall'  aspirante  :  se  contemporaneamente  alla 
proposta  non  sottometta  all'accademia  opere  messe  a  stampa  dal 
medesimo  ,  ovvero  memorie  manoscritte ,  o  almeno  notìzie  di 
giornali  donde  rilevasi ,  che  l' aspirante  stesso  abbia  pubblicala 
alcun'  opera. 

Art.  2."  Il    presidente  annuale  commetterà  a  tre  socìi  re- 
sidenti della  classe,  alia  quale  le  opere  ,  o  i  manoscritti  presen- 
tati apparterranno  ,  I'  esame   di  tali  lavori.  I  socii  incaricali  di 
siffatta  disamina  saranno  tena  ti  nella  prima  riunione  della  classe 
di  presentarne  in  iscritto  un'  esame  ragionato,  unitamente  al  loro 
parere.  Se  questo  sarà   favorevole  ,  il  presidente  della  classe  di- 
sporrà ,  che  col  mezzo  dello  scrutinio  segreto  si  conosca  se  la 
inaggioranza  approvi  ,  che  la  proposizione  si  riferisca  all'acca- 
demia ;  bene  inteso  però,  che  trattandosi  dì  lavori  manoscritti, 
nel  parere  della  classe,  ove  sia  favorevole,  dovrà  enunciarsi  che 
questi  meritano  di  far  parte  degli  atti  a  ccademici.  L'avviso  af- 
fermativo ,  non  meno  de'  censori  ,  che  della  classe,  si  leggerà 
dal  segretario  di  questa  nella  prossima  tornata  accademica  :  dopo 
di  che  si  passerà  lo  scrutinio  a  voli  segreti,  e  la  maggioranza 
decìderà  dell'  ammissione. 


)(  «8  ;, 

AftT.  S.  Volendosi  proporre  alcaoo  p€r  socio  onorario,  il 
proponente  sarà  fenato  di  manifestarne  prima  il  nome  al  pre- 
sidente annuale,  il  qaale  consalterà  segretamente  il  segretario 
perpetuo  ,  ed  i  presidenti  delle  classi ,  per  esaminare  ,  se  la 
persona ,  che  si  desidera  proporre  ,  sìa  fornita  delle  qualità  , 
che  saranno  descritte  nel  susseguente  articolo^  Risultando  il  pa- 
rere favorevole  ,  ne  sarà  dal  presidente  annuale  autorizzata  la 
proposizione  all'  accademia  ,  la  quale  infine  deciderà  deli'  am- 
missione  ,  o  rigetto  a  maggioranza  di  voti  segreti  per  bussolo. 
Se  la  proposizione  aarà  rigettata  ,  no  n.  se  ne  farà  menzione  nel 
verbale  dell'  accademia. 

Art.  4«  Per  poter  esser  socio  onorario,  si  richiede  un  nor 
me  celebre  nelle  scienze  ,  ovvero  nelle  lettere  ,  o  nelle  belle  arti, 
O  pare  sommo  ufficio  civile  per  lo  quale  quel  tale  personaggio 
possa  contribuire  a  promuovere  h  scienze  ,  le  lettere  e  ie  belle 
arti. 


X  «9  X 

I. 

Indice  delle  tornate. 


Tornata 

de'  i5  gennajo....  pag 

de'  29  gennajo....  » 

de'  12  febbrajo  ...  » 

de'  26  febbrajo  ...  3» 

de'  12  marzo » 

de'  26  marzo » 

de' 2     aprile i 

de  23  aprile » 

degli  II  giugno t> 

de' 25  giogno » 


Tornata 

3  de  9     iaglio pag. 

9  de' 23  luglio » 

IO  de'  i3  agosto » 

36  de' 20  agosto » 

l^.^  de' 3    settembre..  » 

47  de' a^  settembre..  » 

57  de'  12  novembre..  » 

%b  de' 26  novembre..  » 

73  de'  IO  dicembre...  » 

87  de'  17  dicembre...  » 

If. 


97 
114 
ip 

IDO 
16S 
170 
18S 
,89 
195 
200 


Indice  delle  comunicazioni  scientifiche  ,  e  delle  letture 
accademiche. 

Arabia  Frane.  Sav.  —  Del  cinquecento  e  di  alcuni  scrit- 
tori cosentini      .         .         .         .         .         .   pag.  39 

Avellino  Teodoro— Elogio  del  cav.AgnelIo  M.*  Carfora    »  167 
Baldacchini  Michele  —  Versione  del  Prometeo  legato  di 

Eschilo  (  continuazione  )        .         .         .         ,         »  76 

Bolognese  Domenico — Ore  snlVomero,  Elegia      .         »  91 

Campagna  Giuseppe — L' Abate  Gioacchino  ,  canto  5       m  47 

—^  Id.  canti  9  e  io        .         .         .         .         »  n5 

Compiendo  il  55."  anno  della  mia  vita,  Sonetto»  69 

•  In  morte  del  cav.  Navarro ,    presidente    della 

S.  C.  di  Giustizia  ,  Sonetto     .         .         »  70 

— —  Due  Sonetti  di  differente  argomento      ,         »  19S 

Casotti  Francesco — Illnstrazione  di  un  luogo  del  Petrarca  »  igS 
Costa  Oronzio  Gabriele — Cenni  intorno  alle  scoperte  fatte 

nel  regno  riguardanti  la  paleontologia  nell'anno  i853  »  io 

Prospetto  della  ittiologia  fossile  italiana          »  87 

Notizia  intorno  agli  ossami  di  Coccodrillo  sca- 

vati nella  calcarea  leccese         .         .         »  160 
■          Annunzio  de!  passaggio  di  alcuni    rari  augelli 

per  le  nostre  contrade     .         .         .         »  iqS 


» 

60 

Irt- 

192 

» 

53 

ire 

6S 

» 

202 

» 

46 

di 

» 

64 

» 

5i 

)(  «30  )( 

Genoimo  Giulio  —  Sonetto  alla  Vergine  SS.  .    pag. 

Guanciali  Ooìntlno  —  Ad  Clarissimum  equilem  Nicolaum 
Nicolini  sopremae  neapolitanae  cariae  praesidem  re 
Dunciatom  ,  Ode         ..... 

Eqaitì  clarissioio  Michaeli  Tenore  ,  Epistola 

Minna  Giovanni — Discorso  intorno  una  recente  opera  so 

pra  Dante  Alighieri  del  Francese  sìg.  Aroax  . 

SoDto  di  un  lavoro  intorno  al  credilo  immobiliare 

Continuazione    ..... 

Mabulli  conte  Trojano — Nota  sulla  malattia  delle  viti 
Masdea  Giorgio  —  Discussione  sulla  pretesa  Sovranità 

Federico  Barbarossa  nella  Puglia 
MiNERTiNi  Gabriele — Nota  sul  solfato  di  chinina     . 

Nota  sugli  officii  di  due  rametti  nervosi   della 

corda  del  timpano  .         .         .         .         »   124 
■     ■     Nota  snir  uso  degli  anelli  metallici    ne'  crampi 

dell'estremità  .         .         .         .         »   16S 

-  ■       Esposizione  di  nn  opuscolo  del  pr.  Predieri  su' 

rapporti  fra  la  meteorologia    e  la  medicina 
(rapporto  fatto  in  unione  col  socio  Palmieri)   lyS 
MlNERViNi  Giulio — Notizia  del  VI  volume  delle  memorie 

degli  antiquarii  di  Zurigo    .         .         .         .         »     S4< 
I  Notizia  de'lavori dell'Accademia  per  l'anno  i85i   129 

Padula  Fortunato  —  Nota  intorno  a  talune  curve  del  3.° 

grado »  171 

PfRiFANO  Tommaso— Sulla  vera  capitale  dell'antico  reame 

di  Foglia »       3 

Discussione  sulla  sovranità  di  Federico  Barba- 

rossa  nella  Puglia  .  .         .         .  »     65 

Pdoti  Marchese  Giammaria  —  Preghiera    all'  Altissimo  in 

occasione  del  cholera ,  inno.  .         .         .  s   200 

Tenoke  cav.  Michele — Notizia  di  ona  specie  di  Cephalaria     65 
TuLELLi  P.  Emilio — Sulla  vita  di  Giov.  Battista  Capasso 

e  la  sna  storia  universale  della  filosofia  .         »     io 

,  Solle  opere  filosofiche  di  Tommaso  Rossi  napolit.   1 11 

-  Breve  cenno  intorno  alla  estetica  di  lettere  ed 

arti  belle  di  Domenico  Anzelmi         .         >  190 

Sonetto »  207 

VoLPiCKLLA  Scipione — Nota  relativa  alla  Sovranità  di  Fe- 
derico Barbarossa  nella  Paglia      ,        .         •         »  63 


)(  25»  )( 

^——  Sunto  di  uDa  memoria  del  sig,  Francesco  Ga- 

sotti  :  V.  Casotti  ...        :   pag.  196 

m.  • 

Coge  diverse. 

Accademia  Pontaniàna.  Concorre  a  sollevare  ì  danneg- 
giati dal  Iremuolo  nella  Calabria  Citeriore     .         9     ^7 
Dispone  dì  una  somma  per  la  sepoltura  del  so- 
cio Michele  Cimorelli       .         .         .         s  200 
Atti  —  Dedica  da  premettersi  al  sesto  volume       .         »     66. 
Pobblicazione  del  quarto  fascicolo    del    rendiconto 
per  l'anno  i853         ......     -yS 

Pubblicazione  del  i."  quadrimestre  del  rendiconto 

per  Tanno  iSS^ »  il^ 

Pobblicazione  del  4*°  fase,  del  voi. VI  degli  atti  »   1711 

COBBISPONDENZE. 

Accademia  di  archeologia  del  Belgio .         ^  3S 

Società  agraria  della  provincia  di  Bologna  »  4-S 

Accademia  Cosentina  ...»  ^5.  i85 
Società  R.  delle  scienze  di  Gottinga  .         >  l6S 

Accad.  Gsio-medico-statistica  di  Milano       »  iid 

I.  R.  Islitoto  Lombardo  in  Milano  .  »  1 11. 186 
Real  Accademia  delle  scienze  di  Monaco  »  46. 170 
Resi  Accademia  delle  scienze  di  Napoli     »  7) 

Real  Accademia  delle  scienze  di  Stockholm  »  4*1 

Società  degli  antiqnarii  di  Zurigo      .         a  7$ 

Libri  ricevuti  in  dono  —  pag.  9.  35.  46.  ^7.  65.  71. 
86.97.  ii4.  128.  i65.  167.  171.  i85.  186. 109. 
195.  199.  207. 

acquistati  —  46.  96.  i65.  171. 
Ministeriali  —  Si  domandano  le  notizie   per  P  Almanac- 
co reale ,         »  iSgi 

Morte  dì  socii  di  varie  classi  :  Melloni ,  Bursottì ,  Paci , 

Raoul-Rochette >  160 

Tafuri »   x'i'j 

PaiVio  Tenore.  Lavoro  della  commissione ,    metodo   per 

lo  concorso  .         .         .         .         ,         .         s   100 


)(232)( 

Invito  di  presentare  i  temi        .         .         .    pag.   1 1 1 

PrescQtazioDe  de'  temi  e  formazione  della  Gommis« 
sione  di  esame  .         .         .         .         .         .         s   ii4. 

Scelta  del  tema »   182 

Programmi  —  Risposte  al  programma  proposto  dalla  clas- 
se di  letteratara  italiana      .         .         .         .         »   186 

Giudizio  sol  programma  proposto    dalla  classe    di 
storia  e  letteratura  antica     .         .         .         .         »  187 
Relazioni  delle  classi  —  Relazione  della  classe  di  lette- 
ratara italiana  salta  memoria  del  socio  Tulelli  intorno 
la  vita  e  le  opere  di  Giov.  Battista  Capasso  »     Sy 

Relazione  della  classe  di  storia  e  letteratara  antica 
contenente  il  giudizio  della  sola  memoria  venata  al 
concorso  dell'  ultimo  programma  .         .  )>   187 

Rescritti  reali  —  Si  raccomanda  di  concorrere  a  solle- 
Tare  i  danneggiati  dal  tremaolo  nella  provincia  della 
Calabria  citeriore         ....•»     4-7 

S.  M.  si  degna  dì  accettar  la  dedica  del  sesto 
volume  degli  atti        ......     7? 

S.  M.  approva  la  istituzione  del  premio  annaalo 
fondato  dal  cav.  Tenore      .         .         .         •         "97 

S.  M.  ringrazia  1'  Accademia  per  la  rispettosa  of- 
ferta del  i.°  anno  del  rendiconto  .         .         »   166 
Ufizii  dell'Accademia  per  l'anno  i855        .        .         »  187 


EBROBI 


CORREZIONI 


P.  35  Iin.25  Ketden 

■  Un. 87  de  Vincent 

P.  64  lìn.ib  sieno  soli  a  Roma 

P.  85  lin.  5  si  siserba 

lin.  9  Enrico 

P.ii5  lin.  0  il  nono  cacto 
P.i84<  1ÌQ.  I  franche 


Heyden 

da  Vicomle 

sieno  stati  a  Roma 

si  rìserba 

Enrico 

il  nono  ed  il  decimo  canto 

franchi 


26IJQV.92 


AVVERTIMENTO 

Essendo  goneralmente  ricoaosoiuta  la  necessità  di  dare 
un  celere  corso  a'  lavori  delle  società  scientifiche  e  lettera- 
rie ,  r  Accademia  Poutauiana  ha  voluto  istituire  un  Rendi- 
conto delle  sue  tornale,  a  cui  si  dà  cominciamealo  col  pre- 
sente anno  1853. 

Oltre  gli  esemplari ,  da  distribuirsi  gratuitamente  a 
tutti  i  socii  residenti  ,  ed  a'  principali  corpi  scientifici  ita- 
liani e  stranieri ,  sarà  tirato  un  certo  numero  di  copie  del 
Rendiconto  per  coloro  i  quali  desiderassero  di  riceverlo  per 
associazione. 

Le  condizioni  dell'  associazione  sono  le  seguenti  : 

1.  Sarà  pubblicato  ogni  tre  mesi  un  fascicolo  del  Rendiconto. 

2.  Il  numero  de'  fogli  di  slampa  in  ogni  trimestre  può  es- 
ser variabile  ,  secondo  la  maggiore  o  minoro  abbondanza 
delle  materie  :  ben  inteso  che  nell'  intero  anno  non  si  darà 
mai  un  numero  di  fogli  minore  di  dodici  ,  né  maggiore 
di  venti,  nel  sesto  dell'ottavo. 

3.  il  prezz»  stabilito  per  ogni  foglio  di  stampa  di  sedici 
pagine  è  di  gr.  5  ■  per  modo  che  l' importo  di  un  intero 
volume  non  sarà  giammai  minore  di  carlini  sei  ,  né  mag- 
giore di  dieci- 

Le  associazioni  si  ricevono  in  iNapoli  presso  il  Segretario 
perpetuo  dell'  Accademia  ,  pagandosi  carliui  sei  nell'atto 
dell'  associazione  :  salvo  a  conteggiarsi  il  costo  di  tutto 
il  volume  alla  fine  dell'  anno.  Ben  vero  non  sarà  fatta  la 
spedizione  del  primo  trimestre  della  seconda  annata  ,  se 
non  siesi  soddisfatto  l'importo  della  precedente. 

Le  spese  di  posta  di  qualunque  genere  andranno  a  ca- 
rico (itigli  associati. 

Il  Segretario  perpetuo 
Giulio  Minervini. 


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