/f X»-. /f/^
ACCADEMIA PONTANIANA
^.//so.3^ /•
Il,
e
Genn Febb. e Marzo SI
RENDICONTO
DELLE TORNATE
DELL'ACCADEMIA PONTANIANA
I M PRESSO
PER CURA
DEL SEGKETARIO PERPETRO
1855
i
REnnicomTO
DELLE TORNATE
DELL'ACCADEMIA PONTANIANA ^
lAIFBESSO
PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO
1853.
AMIVO PRIMO
NAPOLI
STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEL TJRAMATER
Vico S. Grsgorio Armeno N, 2.
AVVERTIMENTO
Essendo generalmente riconosciuta la necessità dì dare
un celere corso a lavori delle società scìenlìjlche e lettera'
rie, V Accademia Pontaniana Ita voluto istituire un rendiconto
delle sue tornate , a cui si dà comineiamento col, presente
anno iSS3.
Oltre gli esemplari , da distribuirsi gratuitamente a
tulli ì sodi residenti, ed cC principali corpi scìentijìci ita-
liani e stranieri, sarà tirato un certo numero di copie del
rendiconlo per coloro i quali desiderassero di riceverlo per
associazione.
Le condizioni dell' associazione sono le seguenti :
1. Sarà pubblicalo ogni tre mesi un fascicolo </e/ Ren-
diconto.
2. Il numero de fogli di stampa in ogni trimestre può
esser variabile , secondo la maggiore o minore abbondanza
delle materie : ben inleso che neW intero anno non si darà
mai tifi numero di fogli minore di dodici, né maggiore di
venti, nel sesto dell'ottavo.
3. Il premo stabilito per ogni foglio di stampa di se'
'dici pagine è di gr. S : per modo che l'importo di un intero
volume non sarà giammai minore di carlini sei, né maggiore
di dieci.
4' Le associazioni si ricevono tn Napoli presso il Se-
gretario perpetuo delV Accademia , pagandosi carlini sei
neWalto delVassociazione : salvo a conteggiarsi il costo di
tutto il volume aliarne dell'anno. Ben vero non sarà fatta
^a spedizione del 1 ° trimestre della seconda annata, se non
siesi soddisfatto l'importo della precedente.
S. Le spese di posta di qualunque genere andranno
« carico degli associati.
Il Segretario perpetuo
GIULIO MIISERFINI
)( 3 )(
TORNATA de' i6 GENNAIO
II
.1 Presidente cav. Tenore ha annunzialo di voler raetlere
ad allo, durante la sua vita, la isliluzione di un annuale program-
ma col premio di ducali i5o da proporsi dalla noslra Accade-
mia, alfrel landò la esecuzione di una sua volontà, già precedeQ-
temente espressa nel suo leslamenlo.
A tal uopo ha nominala una commissione composta de' Si-
gnori Marchese Giammaria Puoii , Cav. Giovanni Gussone, Giu-
seppe Campagna, e Quintino Guanciali, i quali coli' intervento del
Segretario Perpetuo riunir si dovessero sotto la presidenza del
lodato Marchese Puoti per discutere le basi e le condizioni della
isliluzione , e per avvisare i mezzi di effeltnirla : afEnchè poi se
De facesse all' Accademia in generale adunanza una piena pro-
posizione.
Tulli i socii inlervenati alla tornala , rallegrandosi di aver
eletto alla presidenza uno de' più illustri cultori delle scienze, che
con questa largizione appalesa chiaramente come sia coslanlementa
inteso a favorire. e promuovere i progressi dei vero sapere, ha
accolto colla massima compiacenza il lieto annunzio. E l'Acca-
demia , accettando tulle le cose proposte dal cav. Tenore, 8Ì ha
riserbato di deliberare dilfinitivamente io vista del lavoro della
commissione.
)( i )(
Il socio residente Sig. Cav. Benedetto Vulpei ha Ietta la
segaeDte
NOTA
Per la retta interpretazione di tm luogo di Cornelio Celso.
L' elcganlissimo latino Scrillore di Medicina tratlaado della
cura deiranchiloblefaro , e più parlicolarinente del modo con cui
dislaccare la palpebra aderente alla sclerotica, ossia all'albugine
deir occhio , si esprime cos'i « At ubi ocali palpebra inhaesit ,
HeraclidesTarantinus auclor est aherso scalpello sabsecare(i))).
Questo passo merita una interpelrazione , poiché mentre le pa-
role adverso scalpello significano con lo scalpello opposto, resta
a delerminare a chi debba riferirsi questo silo di opposizione del
laglienle del coltello per eseguire questa operazione chirurgica.
Siccome r opera medica di Cornelio Celso è stala volta nei
linguaggi di molli dolti popoli di Europa, cosi darò un breve cenno
del come sono slate tradotte le citale ^di.vo\e adverso scalpello.
L'Alemanno doli. Jaeger nell'anno 1789 trasportando dal
Ialino nel suo palrio idioma gli Elementi di Chirurgia scritti ne-
gli antichi tempi de' Romani nel libro 7.° ed 8.° dell' opera di
Celso ecco come tradusse le parole adverso scalpello : « mit dera
vom Auge abgewendelem iAIesser (2)» col bisluri diretto in modo
che si allontani dall' occhio. Ma in questa traduzione non è Berillo
chianmienle in qual modo de v' esser fatto questo allonlanamenlo
dell' occhia , e quindi non è spiegato il valore delle j;arole ad-
verso scalpello.
Il prof. Fouquier ed il doli. Ralier nell'anno iSii volgen-
do iu francese i Libri di Medicina, tradussero le citale parole
(1) A. Cor. Col. lib. 7, cap. 7, n. 6.
(2) Grunde dor AVundarzcnri Kuiidc in don acUeren Zcitcn dcr Rocmer
Tfon Celsus 7 a S Bncb u. vou L. C. Jaeger mit Vorrede vou Guune. Frank-
furt >/m 178i).
}{ 5 )(
cvec le dos du scatpel. Poteva mai il dorso dello scalpello
tagliare !' aderenza tra la palpebra e X occhio ? Cerio che no.
Inoltre se Celso voleva indicare il dorso dell' istromento avrebbe
scritto averso. Ed in vero nel Capitolo I del Libro 7." trattando
del modo di deterger il sangue nscito per lo taglio fatto con
lo scalpello , per indicare il dorso scrìsse detergeatur eodem
(scalpello) averso projluens sanguis. Non voglio mancare di
Bvverlire che in alcune edizioni il passo or ora citalo trovasi
scritto con la parola adverso , ma il dottissimo Targa , mentre
nella i.» edizione da lui falla dell'opera di Cornelio Celso avea
scritto adverso^ poi nella 2.* edizione pubblicata nell'anno i8iO
corresse e scrisse averso : ed in una nota fece avvertire: ita ha-
beni pleritjue codìces in ter qiios med. I et vai. Vili, in altìs
et in omnibus edd. perperam legitur eodem adverso : in modo
che resta confermato che il vocabolo adverso significa sempre
opposto , e averso significa la parte posteriore o sia il dorso
dello scalpello , e per lo specillo ne esprime la estremità infe-*
riore. Il recente traduttore francese di Celso, il dolt. des Elangs
nel i84-6 ha volle le parole adverso scalpello « scalpel doni le
tranchant esl dirige eu haut ». Questa traduzione si accosta alcun
poco al significato, ma non corrisponde esattaraenle al vocabolo,
e mollo meno mette in chiaro la mente dell' antere. Il dottor
James Grpyre nell'anno i8i4, traslatando in inglese l'opera di
Celso giunto alle parole citale scrisse : « wilh a knife» cioè con
un coltello, senza darsi carico AeW adverso. La stessa cosa è slata
fatta dall' italiano doli, del Chiappa nell'anno 1824., il quale tra-
dusse fendere con lo scalpello. Il laboriosissimo cav. de Renzi
nell'anno i85i nei suoi sludi sopra Cornelio Celso Iradocendo in
italiano le parole adverso scalpello le ha volle col coltello te-
nuto ohbliquamenle , ma senza precisare a qual parte debba ri^
ferirsi questa obbliquila.
Da questo cenno delle diverse traduzioni fatte del passo di
Cornelio Celso apparisce non essersi ancora con parole chiare
)( 6)(
trasportata la idea cicli" ;iiiture. Io sono di avviso elio la parola
adverso la quale ogoano sa tradursi in italiano , opposto, di-
rimpello , debba avere un signiGcato relativo al silo del Medico,
il quale deve tenero nelle sue mani lo ecaljìello in modo che la
parte tagliente gli stia dirimpetto , adverso scalpello. Impu-
gnato lo stromento in un punto tra il globo dell'occhio e la
palpebra, sempre col tagliente in avanli , l'operatore potrà ve-
dere bene il tagliente e potrà dirigerlo io modo da recidere la
falsa membrana di aderenza tra la palpebra e l'occhio senza
offendere la palpebra medesima , e con la parte non tagliente
resterà protetto l'occhio, affinchè eseguendo lutto ciò magna cum
moderatìone ( come dice Celso ) si ottenga ut neque ex oculo
ncque ex palpebra quidquam abscindùtur, ac si necesse est
ex palpebra potius. Per conoscere se questi miei pensieri cor-
rispondessero al fatto neir eseguire la operazione dell' anchilo-
blefaro ne feci parola coli' ottimo chirurgo operatore D. Giuseppe
Testa, mio collega nell'Ospedale degl'Incurabili, ed egli con altri
Buoi pensieri so la parola averso e adverso !o manifestò all' e-
ruditissimo cav, de Renzi con una sua lettera da costui inserita
nelle dotte Aggiunte alla traduzione dell'Opera di Cornelio Celso.
Dal Cn qui detto io conchiudo che le più volte replicate
parole adverso scalpello debbono esser volte nel seguente mo-
do : con lo scalpello il di cui tagliente si tenga opposto
all'operatore. Questa interpelrazione , che da me si è data al
passo di Cornelio Celso , viene confermata da altri luoghi del-
l'opera dell' islesso antere , tra i quali ho scolli i seguenti. Scri-
vendo egli che nella cura delle fratture dell'osso dell'omero il
medico debbe essere situato dirimpetto al suo infermo, ecco co-
me si esprime a sed homo collocatur allo sedili , mcdicus
autem hutniliore adversus {\) y> . Trattando del modo come de-
^' essere situalo \ infermo da subire la operazione e Ila cala-
fi) Lib. Vm Cap IV S 2.
)( 7 )(
ralla, scrisse « in adverso sedili (homo) collocandus est loco
lucido lumine adverso » : qai dae volle replica adverso (i).
Ma più chiaramente Io esprime trallando de ungue Gculorum,
scrivendo vel adversus in sedili contra medicum homo collocan-
dt4S {2), ove olire a.\y adverstis vi ha aggiuolo anche ì\ contra.
E Virgilio parlando dell' Iride, per far conoscere che nella
comparsa di questa meteora il Sole trovasi in sito opposto alla
nube in coi le gocce di acqua fanno ammirare ì colori della set-
templice luce dell'astro luminoso del giorno, al vocabolo Sole
vi appiccò r epiteto adverso quando caniò
» Ergo Iris croceis per caelum roscida pennis
» Mille trahens varios adverso Sole colores
» De volai (3).
Ziòrt offerti in dono.
La Campania industriale , giornale della Società economica
di Terra di Lavoro : quad. XXVII, Napoli.
CoLLECTio Salernitana : ossia documenti inediti e trattati di
medicina appartenenti alla scuola medica Salernitana, rac-
colti ed illustrati da G. S. T. Henschel , C. Daremberg, e
S. de Renzi ; premessa la storia della scuola , e pubblicati
a cura di Salvatore de Renzi : Tomo I. — Nap.i853 in-8*
Guanciali (Quiuiino) — in die anniversario obitus marchionis
Nicolai Santangeh) , carmea — Neap. iS52 in 4-
Semeraro (ab. Pasquale) — Elogio funebre di D. Giuseppe Ta-
furi , Arcidiacono della Chiesa Calledraie di Caslellaneta —
Napoli, Stamperia dell' Iride, i852 in 8.
'J'enore (cav. Michele) — Index seniinura , quae anno i853 ia
horto regio neapolilano prò mutua commulaliune offeren'
tur. Neapolt,
(1) Lib. VII. Cap. VII § 14.
(2) Lib. Vii. Cap. VU <ìj i
(3) iEneidos, Lib. IV v. 700 s.
){ sx
TORNITA DB* 3o GENNAIO.
Il socio resiliente sig. Michele B.iIJnccliìni ha lello un sag-
gio della sua versione meiriea del Prometeo Legato di Eschilo ;
e durante la lettura il Segretario perpetuo , ed il sig. ab. Vito
Fornari ne hao fatto il coofroato col testo greco.
SAGGIO
Dì traduzione metrica di' Eschìlo del sig. Michele Baldacchini.
PROLEGOMENI
Tuli' i monumenti giganteschi e colossali dell'arie, comin-
ciando dalla Bibbia (i), sacro codice degli Ebrei e di noi Cristiani,
dalla parte estetica considerati, e lasciando per reverenza di parlar
della Bibbia, tutt' i monumenti giganteschi e colossali dell'arte, da
Omero a Dante , e fors'anco al Tasso ed al Milton, sono di natura
loro polisensi , cioè ammettono vari sensi, il letterale , il mistico e
rallogorico. Or il senso mistico e l'allegorico non escludendo il senso
letterale, ragion vuole che si cominci dal fermar questo , e poi si
ascenda gradatamente al riposto ed arcano, per cosi procedere dal
più al raen noto. Questo metodo ho tenuto nel tentare di tradurre
il Prometeo legato., tragedia d' Escili Io, in versi ilaliani. Intorno
alla quale antica tragedia basii da principio il dire, che viene iu
(l) Nelln Sacra Scrilluia è racchiuso un quadruplice senso: il senso
slorico, l'allegorico, il figurato ed il mistico. Vedi Si-rmoni di Papa Iduo-
ceiizo terzo in consecratinne romani ponti/ìcis , appresso Hunter , Stor.
d'Ii.D'cenio terzo, vol.l, libi, \ìit^. 108 (traduzioue ilal. l>itlauo 1850;.
)( 9 )(
essa r antico simbolo rappresentalo della espiazione, non della col-
pa, ma dei beDeflcio.
Apresi la scena di questa tragedia nel luogo del supplizio di
Prometeo, benefattore degli uomini, il quale ebbe loro fatto copia
del fuoco, rapito al Cielo, e con esso del conoscimento delle arti e
delle utili discipline. Di che sdegnato Giove comanda che Prometeo
venga incatenato ad una rupe, in quel di Scizia, sopra una mon-
tagna deserta. Questo è il luogo della scena. Viene in effetto Pro-
meteo , carico di catene, tratto da Vulcano e dal Potere e dalla
Forza, fedeli ministri di Giove, a' quali esso Giove commise il pieno
adempimento delle sue vendette (2). Vulcano a malincuore obbe-
disce, indirizzando al tormentato parole di compassione. Ma i due
Potere, e Forza Io premono e lo istigano a fare che compisca il suo
debito , acécmpagnandolo in quest' opera dispietata. Il Potere in-
sulla al condannato. Prometeo oppone un fermo silenzio, sin che
costoro sono presenti. Ma partiti, e lasciato solo, prorompe in fieri
lamenti : si rivolge alla intera natura : la chiama in testimonianza
di ciò che gli tocca solferire : se non che , inslrutto del decreto del
destino , e dotato, com' è, di spirito profetico, esorta sé stesso a
soffrire tutto pazientemente. Questo è il brano della tragedia d' fi-
schilo, che qui si legge tradotto in versi italiani.
// Potere e la Forza, Vulcano e Prometeo.
Il Potere. ^ccQ alfin pervenimmo alle lontane
Della terra contrade , agli ermi lochi
Della barbara Scizia , invii e selvaggi. —
Vulcano , or t' è meslier con somma cura
I precelli adempir che a te diè'l padre ,
(2) 'O^yidhìn o Zivi , irapa.ll'^aiirni aùròc KqòLru xxi Bla , roìs avrov 5ir>)-
)( IO )(
E alla scoscesa rupe avvincer slrello
Di nodi indisloghcvuli di l'erro
Questo di popol sed ultore audace :
Costui , Vulcan , dich' io , che il tuo bel vanto ,
L' almo splendor del foco , a tutte acconcio
Opere d' arte , ebbe furalo al sole ,
E ne feo copia agli uomini mortali.
D' un tal delitto giusto è ben eh' ei n' abbia
Pena dovuta dagli Dei ; che apprenda
Di Giove sommo a riverir l' impero ;
E dall' amor degli uomini soverchio
Per silfalto gastigo ei si risani.
Falcano. Forza e Poler , ben fu per voi compito
Di Giove il cenno : altro a voi far non resta.
Ma a me , noi niego , e* mi si spezza il core
Ch' io deggia un nume , a me congiunto , a forza
A questa rupe , esposta alle tempeste ,
Di catene legar ; ma del cor rocca
Far deggio ; che al voler del padre espresso
Contravvenir per non curanza è grave.
(Rivolgeadosi a Prometeo)
0 di Temide , giusta consigliera ,
Illustre figlio , non volente io lego
Te non volente , in nodi indissolubili ,
A quest' alpestre balza , ove d' umana
Voce non fia che ti consoli il suono ;
Ne Ga mai che tu d' uora veda l' aspetto.
Alla pura del sol fiamma sarai
Abbrustolato , come a lento foco ,
E fia si muli di tua pelle il fioro.
^ Gioconda agli occhi tuoi verrà la notte
Col vario di sue stelle ornato manto
A li celar del chiaro dii la luce.
)('0(
Se non che il sol dissiperà di novo
La brezza mattutina , e il dolor sempre
Sempre ti crucerà del mal presente ,
Che il tuo liberalor non anco è nato.
Tal del tuo ceco inver gli uomini amore
E del beneGcar frutto còrrai.
Che , nume essente , non dovevi T ira
De' numi provocar , fuor dell' onesto
E del giusto a' mortali onor facendo.
Per cotanto error tuo starai confitto
In questa dura pietra , e ritto *n piedi,
Il ginocchio piegar non ti fia dato.
Senza sonno le notti , di lamenti
Vani , e l' aere di pianti assorderai. —
Dura ed inesorabile è la mente
Alla di Giove , e sempre aspro e crudele
Torna colai che di recente impera.
Il Potere. E sia; che badi a far lamenti indarno
Su questo disprezzato? In cor tu forse
Non odieresti un Dio venuto in ira
Agli altri tutti ? un che '1 tuo pregio e 'I vanto
Senza consiglio agli uomini donava ?
^»/cano. L'aOinità , la dolce antica nsanza
Hanno gran forza in noi.
// Potere. Te lo consento;
Ma come mai , come del padre al cenno
Contravvenir ?
Fulcano. Rigido sempre , e fero
Sempre se tu.
Il Potere. Qual prò' di ciò dolersi ?
Non affannarti mai di ciò che a nullo
Util riesce.
Fulcano. Oh , troppo abboniinato
)( 12 )(
Di mie man minislerìo e officio vile f—
//jPo/éTC.Delestarlo , e perchè? Non de' presonli
Mali esso è la cagìoD , schiello io favello.
^Vulcano. Oh , perchè non toccava ad altri in sorte ?
Il Potere. 'Vaile cose agli Dei foron concesse,
Tulio dato fn lor , fuor che soltanto ,
D' esercitar 1' autorità saprema : —
Che libero non è che solo Giove.
Vulcano, Troppo il so ben ; né rai li voglio opporre.
Il Potere. i^he indugi adunque , a che non gitli i lacci
Sovra costai , che Giove non s' avveda
D' alcuna tua dimora , e se ne offenda ?
Vulcano. Gli apparecchiati vincoli vederli
Ognun ben puole.
Il Potere. Afferragli , e sue roani
Entro vi caccia , e col martello baiti
Senza pietade , e nel configgi a' sassi,
Vulcano. Ecco è già fatto , e vana opra non fia.
II Potè re. Vm forte ancor , ben più. Stringilo in guisa
Che non si scota. Usar non dei mollezza.
Astutissimo egli è. Trovar i modi
D'uscir d'ogni viluppo egli sapria.
Vulcano. Stretto gli ho il braccio in guisa che provarsi
Di sciogliersi non puole.
// Potere. Or l' altro braccio.
Con gran forza recingi , ed assecura ;
A ciò che al fine questo scaltro apprenda
Quanto Giove lo superi d' ingegno.
Vulcano. Niun prima di costui tenersi offeso
Da me giusta cagione nnqua non ebbe.
Il Potere. Co\ dente mascillar di ferreo chiodo
Tutto il petto trapassagli fuor inora.
Vulcano. Ahi , ahi , Prometeo , su tue |)en(* io gemo !
){ '3 )(
Il Polere.To di noTo t' abbatti « agi' inimici
Compiangendo di Giove ? locante , bada
Che sa te un giorno pianger ta non debba.
Vulcano. Spellacol vedi agli occhi miserando I
Il Potere. Yeggo nn audace che de' suoi delitti
La giusta pena meritata ottenne.—
Giltagli all'anche le gravi catene.
Vulcano, Io so quel eh' è da farsi , e i tuoi comandi
Ben tu puoi risparmiarli.
Il Potere. Io tei comando»
E , s' Dopo fia , t' inciterò. Discendi ,
E negli anelli a stringergli le gambe
Usa la forza della tua persona.
Vulcano. L'opra compiei , ne di lung'arte ebbi uopor
JlPotere.Vm forte de' sooi piedi i ceppi inchioda,
Si che il ferro gli seghi beo le vene.
Riveditor di questi fatti è Giove ,
Tu '1 sai.
Vulcano. Pari all'aspetto hai 'I dir feroce.
Jl Poiere.\& , se il vuoi , t'ammollisci, e la diversa
Indole aspra ed audace in me riprendi.
Vulcano. Andianne. Io gli ho le reti intorno avvolte.
Il Potere {rivolgendosi a Prometeo)
Ora insulta, protervo, agli alti Dei,
Ed i doni , rapiti agi' immortali ,
Ai viventi on sol di, stolto, dispensa!
Mal ti nomano Promele'o gli Dei ,
Qual di provvida mente (i), or che d* nn tale
Ch' abbia provvida mente hai ta mestieri ,
Che sappia trarti d'esli lacci fuora.
Vulcano , il Potere e la Forza partono.
(Lungo silenzio)
(1) n^o^nStvf , »o^, ó sigaifica ia greco chi sa in ogni cosa qu«l partito
prendere.
)( a )(
Prometeo esciama - Oh , etere divino , e voi dall' ali
Lievi e celeri , o venti ,
0 de' fiumi sorgenti ,
Largo sorriso dell' equoreo Uutto ,
Terra di tulli allrice ,
E tu, cerchio del sol, che scovri 'I tulio !
10 voi , deserto e gramo ,
Iq testimonio io chiamo.
Me Dio vedete, quali
Onte dagl'immortali
A me nemici numi ,
Quali io riceva oltraggi ,
E quale amaro assaggi
Rio tempestar di colpi, e per lunghi anni
Com' io sia sprofondalo in gravi affanni !
11 novo de' boati
Correggilor colai per mia rovina
Trovò tormento infame e disciplina.
0 lasso me dolente !
M' affanna la presente ,
M'affanna la futara
Orribile sciagura I
Quando sarà che vegna
11 fin che a' miei travagli il fato assegna?
Pur che fia mai ch'io dica? Io ben previdi
Chiaro già quel che a me avvenir dovea,
E nulla a me d' inopinalo avviene.
Ma vuoisi sopportar pacatamente
La sorte , a cui ciascun fu destinalo.
Cosi il savio oprar dee, che il far contrasto
Contro alla forza del destin non vale. —
Come il lacere, il non tacer di questa
Mia tremenda sciagura io già non posso.
)( I3 )(
Che d'aver falfo ìioncfieio insigne
A' mortali cotal premio ricevo.
Con la ferola andai rubando al sole
Del foco alla sorgente i vivi rai.
Il foco, insegnator d'ogni arte, e grande
Comodifade agli uomini io donava.
Di questo mio trascorso or pago il fio
Spietatamente , con chiodi confitto
A questa balza , allo alle ingiarie esposto
Inclementi dell'aere. Aimè infelice.
Misero me , deserto , abbanJonato !—
Ma qual odo rumor , quale indislìnfo
Alilo novo di fragranze ignote
Soavemente mi spira sul volto?
Un Dio m'annuncia, un uomo, o un seraideo,
Che a goder viene in sull'estremo colle
Del rio spettacol de' miei mali atroce?
0 a che mai vien? Mirate un infelice
Nume, venuto a Giove in ira, e a tutti
Gli Dei che accoglie la magion celeste
Pel suo sformato in ver gli uomini amore f
Aimè di novo lo strepilo ascolto
Approssimarsi di volanti angcili.
Al batter delle lievi ali dintorno
L'aere risnona. Al cor mette paura
Tutto qael che oramai mi si avvicina.
Viene il Coro delle Ninfe Oeeanino.
)( i6 )(
Libri offerti in dono.
MlNA-P&LUMBo (Francesco) — Sugli effelli de busti, che usano
le donne. Discorso — Palermo , 184.1 in 8.
^^•^m Sa di OD fagiolo petrìHcalo rinvenuto nelle Madonie , \q\-
tera al doli. Pietro Calcara — Palermo , i843 in 8.
■ I Inlrodozlone alla storia naturale delle Madonie — Palermo
18M in 8.
Duca di Ventignano — BiograGa di Vincenzo Moreno — Na-
poli i853 io 8.
TORNATA DB* |3 FEBBRAIO
Il Presidente cav. Tenore ha proposto di pnhblicarsi on più
celere rendiconto de' lavori accademici : ed il Segretario perpetuo
ba promesso di presentarne on disegno nella prossima riunione.
Il 6Ìg. Scipione Volpicella, secondo un suo precedenle inca-
rico, ha letto ona relazione solla edizione delle opere del Porzio
inviata in dono dal prof. Lodano Scarabelli : ed il sig. ab. Paolo
Emilio Tolelli ha letto ona simile relazione sopra la collana di te-
Bti di lingua inediti e rari del secolo XIV raccolti per cura di Mi-
chele dello Kasso.
BEL AZI ON B
Sulla edizione delle opere del Porzio, fatta in Torino
dal pr, Scarabelli.
la conformità del disposto di questa Accademia , mi fo a
dire poche parole intorno alla novella stampa torinese delle Opere
di Camillo Porzio ridotte a corretta lezione secondo le in-
tensàonì di Pietro Giordani dal prof. Luciano Scarabelli.
)( 17 )(
Non poteva qnel nobile pello di Pietro Giordani, né ha po-
talo il sao degno seguace prof. Scarabelli disconoscere l'opera
di qaesl' Accademia , a cni si deve la pabblicazione de' fram-
menti deWlstoria dltalia deiranno i^4j, e della Relazione
del Regno di Napoli, ed il pregiato ragionamenlo intorno alla
vita ed agli scritti di Camillo Porzio seri Ito dal nostro chia-
rissimo Agostino Gervasio. Onde Io Scarabelli ne fa nella stampa
torinese onorala menzione , e ripnbblica il ragionamento del
Gervasio , la coi sostanza avea veduta compendiata nella edi-
zione delle opere del Porzio messa in loce dal Lemonnier senza
che del Gervasio vi si facesse alcun mollo,
E ciò s' appartiene a questa nostra Accademia. Ma qaanfo
è alle opere del Porzio , si vuole osservare due parti , la filolo-
gica e la storica.
La parte filologica in questa stampa, essendo frullo di Pie-
Irò Giordani, di Francesco Ambrosoli e di Luciano Scarabelli, co-
raechè forse non dia talvolta pienamente nel segno , è cosi ricca
e piena di tanto gusto , che deve per fermo tornare utilissima alla
perfetta conoscenza della lingua italiana.
Ma la parte storica , quantunque giudiziosamente condotta
e per avventura con maggior larghezza della proposta, non sera-
pre perviene a correggere taluni luoghi delle storie del Porzio,
e massime della Congiura de' Baroni , che solo possono essere
dichiarali e verificati con l'assiduo studio delle carte e delle me-
morie napolitane.
Il che m' induce ad indicare due cose , in cui pare essere
il Porzio caduto in errore.
L' una è eh' ei dice nel capitolo II del libro I che Antonello
Petrocci tolse per moglie ima donna degli Arcamoni , e nel ca-
pitolo VI del libro III che quegli ebbe a cognato Anello Arca-
mone conte di Burello. Ma sapendosi dall' un lato essere stata
una donna dei Vassallo la moglie del Peirucci, e vedendosi dal-
l'altro nella lapide di Rinaldo padre di quella, eh' è nel pavi»
)( «« )(
iDfiilo della cliiesa di Monte Olivete , l'arme dei Vassallo con-
f^iiinla con l'armo diagli Arcainone dentro uno scudo, si può
Sospettare non avesse il Porzio , trovando dello Anello Arcanioae
cognato del Segretario , credulo essere siala moglie del Peirocci
una donna Arcainone, a cui il conte di Burello era fratello car-
nale , in luogo d'una donna Vassallo, a cui quegli era fratello
cugino.
L' altra è che dice il Porzio nel capitolo VI del libro III ,
«.ho il conte di Fondi, incrudelendo contro il figliuolo conia di
Morcone , il qnale era de' baroni della congiura , persuase re
l'crdinando a chiuderlo in carcere. Ma il contemporaneo Tri-
btano Caracciolo e le lettere regie chiararaeule dimostrano, che
particolari differenze della famiglia Gaetana , e non alcuna ri-
bellione o ragione di stalo , indussero mal volentieri re Ferdi-
nando ad imprigionare il giovine conte ili Morcone per soddis-
fare al vecchio conte di Fondi.
Scipione Volpicella
RELAZIONE
Sopra la Collaua dì lesti di lingua inediti e rari del See. XIF"
raccolti per cura di Michele dello Russo.
» Molle preziosissime scritture del secolo di oro d' Ila fa-
» velia italiana rimangono tuttavia inoilile, o impresse da lungo
)) tempo T sono oggimai divenule assai rare. Divulgare, quanto
;> più è possibile , questi tesori della nostra lelleratura, è cosa
» al certo che dee lornar graia a tutti i nobili ingegni , e a
)) quei gentili animi segnatamente (e chi fra gli Italiani non ha
» gentile animo ?j i quali sono teneri e vaghi della purità e della
M proprietà della bellissima Ira tulle le lingue viventi. »
Con queste brevi e modeste parole bellamenle si fa ad a-
I r;r l'auiiuo suo l'egregio giovano sig. Michele dello Russo , a
X '9)( '
mosfrar Y inlendimpnfo da Ini vagheggialo col porre a s'amna
la sua Collana dei Testi di Lingua inediti e rari del Sec.XlV.
A Inane opere della Collana già messe a luce sono stale dal gen-
tile editore profferte in dono a questa Accademia, dalla quale nii
viene imposto l'onorevole incarico di tenerne ora breve discorso.
A conoscere l' importanza di qoesla letteraria pubblicazione
basta leggere i nomi degli autori e 1 titoli delle ojiere che la
(ìollana comprende. Questa si compone di opere asceliche , mo-
rali , filosofiche, storiche, e politiche. Tra i nomi risplendono
(jiielji dell' eloquente solitario di Chiaravalle , di S. Agostino ,
di Marco Tullio , di Tito Livio , di Valerio Massimo e di Marco
Polo. Tra le opere si leggono il trattalo della Coscienza di
S. Bernardo, la Cùlà di Dio di S. Agostino, le Tuscnlane ,
gli Ujjìci e le Uelloriche di Cicerone , le Sforie di Tilo Livio.
e i /^^iz^'^e" di Marco Polo. E tutte queste opero, eie allrc mi-
nori , di cui per brevità tralasciamo i titoli , volte in volgare
neir aureo secolo del trecento.
Ormai è cosa consenlila da tutti gl'intendenti delle buone
lettere , che a poter divenire pulito corretto ed elegante scril-
tore nella propria favella, fa d'uopo rifarsi da' principi di essa,
e negli autori primi di tempo della medesima, ricercare quella
natia venustà e quella spontaneità e purezza di dire , che son
proprietà nate e non fatte , e che solo rinvenire si possono negli
scrittori originali ed antichi della lingua. Onde è avvenuto, che
ogni qual volta s'è desto un verace amore per i cari sludi della
patria lelteratnra, sono venuti su in onore gli scrittori del buon
secolo della lingua, e molla lode han conseguito quei beneme-
riti e diligenti uomini, i quali si son falli a pubblicarli perle
stampe , e con cementi e chiose ad illustrarli per nso degli sin-
diosi. Quanto bene abbiau prodotto alle patrie lettere colesti
diligenti editori delle prime scrittore di nostra favella, ciascuno
Italiano sei vede, e sei vede ciascuno di questa nostra gentile
e nobilissima Napoli ; ove per opera principalmente di un nostro
X 20 )(
chiarissimo Accademico , non lia molli anni rapitoci ioDaozi tem-
po dalla morto , vennero promossi gli studi del patrio idioma
sopra le opere del buon secolo. Sicché ci ha ora tr^ noi una
eletta schiera di nubilissimi scrittori , i quali , o compagni o
segnaci di quella fiorilissima scuola, mostrano che nell'arie del
dire SI in prosa che in versi, vanno forse mollo innanzi a quelli
in generale delle aline province d' Italia.
Jla se molla laude è dovuta ad ognuno , che si fa edi-
tore delle auree scrillure del trecento , e le sparge fra le mani
de' giovani , acciò quesli ne sapessero trarre le caste forme e
le verginali bellezze proprie di quella eia spontanea della lingua;
maggiormente , a parer nostro , è da commendare l' impresa
dell' egregio sig. Rlichele dello Russo. Il quale al primo scopo
di offerire ai leggitori lihri di aureo e forbito dettato , ha di
più inteso all' altro più nobile scopo , qual' è quello di pubbli-
care opere , per lo conlenuto della scienza , immortali ; in cui
non solo si possa apparare la bella lingua e il bello stile, ma
eziandio la sapienza più riposta del genere umano.
in falli non havvi alcuno che fra le produzioni più stn-
peode dell' umano ingegno , e che più onorano 1' umana spe-
cie , non voglia annoverare le opere immortali di Marco Tullio,
di Tito Livio , e del gran Vescovo d' Ippoua , e segnatamente
di qaest' ultimo, la Ciltà di Dio ; la quale opera immortale vale
essa sola nna intera letteratura, in quanto che contenendo ella in
sé la somma della sapienza de' Greci e de' Romani , vi si ritrova
depurata degli errori del paganesimo , e grandemente accresciuta
al divino riflesso della dottrina di Cristo. Sicché rendere popolari
questo classiche opere , con offerirle voltale in idioma per forma
purissimo e da lutti inteso , è lo slesso che mirare al doppio
scopo e di proporre esemplari impareggiabili di arte di lingua
e di stile , e proporre quanto di meglio ci ha tramandato la
sapienza del popolo più maràviglioso del mondo.
E forse senza addarscne , 1' egregio editore ha parimente
X2lX
provveduto ad (in bisogno pressantissimo degli sludi f iosofici de'
tempi nostri, e particolarmente del nostro gentile italiano paese^
Non saremo noi al certo fra coloro i quali asseriscono, che agli
uomini del presente secolo sia venuta meno la vena dell' ingegno
speculativo, e che perciò gli sludi altissimi della filosofia siano
ora in decadenza piuttosto che in via di perfezionamento. Anzi
siam di credere, che tutto consideralo e generalmente parlando,
la filosofia moderna vada molto innanzi all' antica, non solo pep
la sua diffusione in un maggior numero di luoghi e di nazioni,
che vivono e si beano alla sua luce , ma eziandio perchè nuove
scoverle su le antiche ha fatto V intelligenza moderna , meglio
ha posto e compreso il problema universale del cosmo s , e più
vaste e profonde applicazioni ne ha fatto alla vita civile del
genere umano. Conciussiachè la filosofia modi'rna nelle sue stesse
abberrazioni e nei suoi voli forse troppo arditi e prosunluosi ,
spesso ha incontralo per via novelle regioni, ha scoverlo all'io^
teiligenza incogniti mondi, e ne ha riportato a noi sprazzi lami*
cosi d' incognita luce.
l'utlavia questa stessa maravigliosa tendenza del pensiero
umano a camminar sempre innanzi, ha bisogno di essere alquanto
temperata, acciò alla per fine non andasse a rompere nello strano
e nella regione oscura dell' indefinito. Anche perchè l' amore saio*
dato del nuovo e del sempre nuovo , non faccia sperdere il te-
soro della verità già ritrovala. Onde scorgesi esser savio provve-
dimento quello di ritornare spesso col pensiero al sapere antico,
ove la verità già fermata e sedente quasi per dire in suo trono,
sparge intorno di sé una luce serena , che beatifica la mente,
e calma col suo sorriso le dubitazioni dell' intelletto e le tempeste
del cuore. Tale è 1' effetto che , almeno io , ritraggo, o Signori,
io passando dalla lettura dei filosofi moderni a quelli del tempo
antico , e segnatamente di Platone e di Tullio. Il qaale oltimo
accogliendo nella sua mente maravigliosa tutta la sapienza dei
Greci y ha saputo nel suo sermone latino rappresentarla in mo*
)( 22 )(
do, che alla venustà e alle grazie di sua greca origine, v' ha
congiunlo la grandozza e la maestà romana.
Ma un' altra ntililà grandissima dalla ielttira di questi clas-
sici niosoli voltati nel nostro idioma pnò trarre l'italica Glosofiai
e questa utilità si è quella di potere ricavarne in gran parte
il lìlosofico linguaggio , del difetto del quale molli fra' nostri
filosofi danno giusto motivo di lamentare, l'erocchè è ormai tem-
po , che la filosofia , qncsla investigatrice amorosa del vero, si
sposi allo stadio della bella letteratura, e cerchi con molta cura
rappresentarlo sotto vaghe e belle Torme , e con acconce ed or-
nale parole renderlo persuasivo alle schive e spesso ritrose menti
degli uomini. Ora non si potrà meglio conseguire questo nobilis-
simo fine , che col porre in mano agli studiosi gli^eterni volumi
della sapienza antica , nel dettato bellissimo del trecento italia-
namente volgarizzali. Sicché molta lode e grande incoraggiamento
si deve a Michele dello Russo , per avere colla sua Collana , a
questo scopo , con molla sna fatica diligenza e spesa, sì accon-
ciamente provvedalo. Del che egli si abbia le congralul.izioni
di questa illustre e nobilissima Accademia, e di quanti sono in
Italia , che vivono teneri della scienza patria e della patria lel-
teralara.
^ Paolo Emilio T nielli.
Libri offerii in dono.
Fusco (doti. Vincenzo) — La vera medicioa — Nap. i8j3 in 12.
)( 23 )(
TORNATA DE 27 FEBBRAIO
Il Segretario Perpetuo ha fatto rilevare che il 5." velame
de' nostri atti è già al sno termine , e che è mestieri farne la
pnbblicnzione. E poiché la Maestà del nostro Angusto Sovrano
ebbe la dognazione di accettare la dedica de' precedenli volami,
ha proposto che anche qnesta volta si pregasse la Maestà Sua,
perchè ci accordi nna novella prnova della Sna alla prolezione.
E slato quindi incaricato lo stesso Segretario Perpetuo di
recare nella prossima adunanza un progetto di dedica per po-
tersi presentare alia lodata Maestà Sua , dopo che sarà appro-
vato dall' Accademia.
II sig. Barone Francesco d' Epiro , compiendo ana sua an-
tica promessa , di recitare a quando a quando alcuna delle sue
sacre poesie, tuttavia inedite, ha pronunziato un componimento
in ottava rima sul SS. Nome di Gesù. L'autore con tah stanze
scritturali , teologiche , ed isteriche , rivestite di poetiche forme,
dopo aver toccato della eternità del Verbo , discorrendo dalla
natività alla risurrezione del nostro divin Redentore , dalle per-
secuzioni e da' martiri al trionfo delia Chiesa , si fa a provare
come il Vangelo, divina scuola del Dio nmanato, ed nnica via di
Destra salute, disnebbiando gli errori è la vera filosofia , e che
sf nzn del Vangelo ogni cosa è vanità ed errore. L' autore con-
chiude esorlando a benedire quel Nome , di cui imprese ad
esporre le glorie.
Libri offerti in dono.
Rendiconti della Reale Accademia de'Georgofili pe' mesi di Ot-
tobre , Novembre e Dicembre i852.
Tenore (Cav. Michele) — Osservazioni sopra alcuni alberi men-
tovati negli scrittori del Medio-Evo — Napoli i853 in 4.°
)( 24 )(
TUBNATA DK 6 MARZU
Il Spgrelario Pcrpeluo ha dato Iclliira di un progcUo di
dedica a Soa Maestà da premettersi al 5." volume degli alti ,
di cui è prossima la pubblicazione. L'Accademia ne ha adollato
il tenore alla unanimità.
Si è perciò deliberato di pregare il Sig. Direttore degli
affari ecclesiastici e della Istruzione Pubblica, perchè si conjpiac-
cia d'impetrare dall'Augusto Sovrano il permesso di continuare
a fregiar del Suo Nome le nostre scientifiche produzioni.
Dopo di ciò si è aperta la discussione sul progetto del ren-
diconto de' lavori dell' Accademia presentato dal Segretario per-
petoo ; e fattevi alcune modificazioni e variazioni, sono stati a-
dottati i seguenti articoli.
Art. I. Oltre la notizia annuale de' lavori accademici, da
farsi dal Segretario Perpetao , viene istituito un trimestrale ren-
diconto ; perchè possano con maggiore celerità diffondersi i la-
vori e le scientifiche comanicazioni, le quali hao laogo Del seno
deir Accademia.
Art. 2. Saranno oggetto del rendiconto gli estratti delle
memorie lette in Accademia , e tutte quelle comunicazioni, che
interessano in qualunque modo le scienze , o i loro caltori.
Art. 5. Saranno ancora stampate per esteso le relazioni ,
che si leggeranno per particolari incarichi da uno o più socii ;
quante volte queste relazioni fossero di tale importanza da me-
ritare la pubblicazione , a giudizio di una Commissione , di cui
sarà detto Dell' art. 5.
Art. 4. I sunti delle memorie, o le comunicazioni di qua-
lunque genere , saran distesi dagli autori , e passati al Segre-
tario perpetuo , a cui rimane alEdata esclusivamente la cura
della stampa del reodiconto.
)( 25 )( «^ "
Art. 5. Sarà nominata una Commissione , composta d' in*
dividoi di tutto le classi , i qaali aniti al Presidente annuale
ed al Segretario Perpetuo giudicheranno colla massima solleci-
tudine , se nel rendiconto debba farsi menzione delle relazioni ,
o delie scicntifìche comunicazioni , e se debbano le stesse inse-
rirvisi per estratto , o nella loro integrità.
Lo slesso Segretario Perpetuo ha ricordato spettare alla
classe dolio Belle Lettere la facoltà di proporre in questo anno
il programma per lo premio di ducati cinquanta : giusta l' art.
26 de' nostri Statuti. Si è perciò risoluto di convocarsi la classe
suddetta , per una tale proposizione.
Libri offerti in dono
Rendiconti della reale Accademia de' Georgofili pel mese dì Gen-
najo i853.
Rocco (Niccola) — La capacità civile del religioso professo
3.» ediz. Napoli i85i in 8.
TORNATA de' i3 MABZO
Messosi in discussione in qua! modo dovesse venir formata
•a commissione per lo rendiconto de' lavori dell' Accademia si
è concordemente deliberato che al Presidente annuale dell' Ac-
cademia ed al Segretario perpetao si unissero tutti i Presidenti
ed i Segretarii delle classi , ed on altro socio per ogni classe
da nominarsi dal Presidente annuale dell'Accademia.
In conseguenza sono stati prescelti dalle rispettive classi i
Signori Ernesto Capocci , dottor Gabriele Minervini , Giorgio
Masdea , Michele Baldacchini , e Scipione Volpicella.
II Segretario Perpetuo ha letto la seguente
■ )(26)f
NOTIZIA
De lavori dfli Accademia per gli anni 1S4S, 184^, e 18S0.
Signori Colloghi
Conlinnando la prcced(?Qte relazione de' lavori dell' Acca Io-
mia , darò un breve ragguaglio di quelli che si riferiscono ad
un intoro triennio; cominciaaJo dall'anno iS4-8 , e terminando
al i85o.
Io dividerò , al solilo , la mia narrazione secondo lo varie
classi, nelle «quali l'Accademia è riparlila.
I
Nel i84-S varii lavori furono prescnlatij pertinenti alla classe
dille scienze naturali. Il cav. Pasquale Panvini lesse un cenno
intorno alcuni misteri in medicina ; ed il cav. Giambalisla
Quadri fece argomento di una sua discussione il sistema tera-
peatico della ilropalia.
Ria on lavoro di più lunga lena fa esibito dal prof. Oron-
zio- Gabriele Costa. Ognun sa quanto sieno importanti le ricer-
che intorno a' fossili 0 animali 0 vegetabili , i quali si rinven-
gono nella crosta terrestre. Soventi volte è dato al naturalista
di ravvisare nella dura pietra generi e specie tuttavia esislenli,
soventi riconosce varietà perdute , 0 almeno più non visibili m
date località. E di questi fatti atlenlaraenle osservati si giova
la scienza geologica , per risolvere que' difficili problemi , che
sulla formazione e sulle modificazioni del nostro globo già ten-
nciu e ti.iigono tuttavia occupate le menti de'dolli. Questa scienza
•le' l'ossili , che acquistò a buon dritto all' immortale Cnvier il
titolo di grande archeologo della Natura, formò il soggetto delle
X 27 X
ricerche del profosior Costa. La nostra paleontologia assai mi-
sera figurava al confronto di quella delle altre regioni ; perchè
<]uasi nessun cultore aveva finora avuto fra im questa branca
dello scibile unìano. Se ne logli pochissime sjjpcie aiutiate dal
nostro illustre concittadino Filippo Cavolini , nessuna ricerca si
era fatta su fossili del reame di Napoli. A (|uesta mancanza
provvedeva con un suo interessante lavoro il dotto nostro colle-
ga. In seguito di peregrinazioni e ricerche fatte con tutta la
diligenza , e con tutto il sapere , il professor Costa esibiva per
gli alti la prima parte della sua Paleontoìofjìa del Regno ;
n.dla quale già molle specie bellamente figuravano : e promet-
teva la conliniiazjone delle sae ricerche, per una seconda parte
dell' opera.
Alla classe delle scienze morali si riferisce la memoria del
sig. Vincenzo Antonio lìossi sulle opere pubbliche , e su coloro^
che sono chiamali a soprainlenderle .
In quanto alla classe di storia e L'It^ratu k antica, ricordo
due dissertazioni del sig. Conte Trojauo Marnili ; la prima in-
torno una Ialina iacrizìone credula antica ; la seconda con-
tenente un appendice di osservazioni su falli militari di An-
nibale e de Romani a Canne; sulla quale storica ricerca erasi
r autore medesimo precedentemente esercitato.
Molti poetici componimenti , e di svarialo argomento , fu-
rono presentati nell'anno iS^S : ne furono autori Giiisoppe Cam-
pagna , Domenico Andreotti , Giuseppe Regaldi , e Giacinto de
Sivo. Non vi additerò , o Signori , i particolari soggetti di que-
ste differenti poesie. Sarebbe Io slesso che lungamonto mtratte-
nervi , senza darvi una idea precisa di quei componimenti; giac-
ché è ben conosciuto che i lavori del genio non possono gu-
starsi , se non che sotto quelle medesime forme sotto le quali
furono concepiti e prodotti.
La classe delle scienze naturali fu particolarmenle occupata
in questo anno.
)(28)(
Voi ben sapete che nell'anno i846 fu proposto il program*
ma per Io concorso al premio di ducali cinquanta , dandoseoe
r argomento ne' seguenti termini — Descrivere la topografia
medica, la meteorologia , le malallìe prerlominanli , irime-
dìi naturali , la statistica e la storia delle epidemie di una
delle Provincie del regno delle due Sicilie.
Essendo state inviale al concorso due memorie , la classe
occupossi a farne coscienziosamente l'esame. La prima concer-
nente la topografia e slalistica medica della Calabria Ultra pri-
ma , fu giudicata immeritevole del premio ; la seconda relativa
alla provincia di Terra d' Olranlo colla epigrafe Metaponto fa
dalla classe premiata , abbenchè non poche osservazioni facesse
tendenti ad ottenerne il migliorameolo, e la possibile perfezione.
L' Accademia aderì volentieri al giudizio delia classe , e
volle che quelle osservazioni si comunicassero all' autore dottor
Giacomo Glionna di Genosa , affinchè aver potesse il mezzo di
perfezionare e di compiere il suo lavoro.
Due chiarissimi colleghi ci furono rapiti da morte nell'anno
184-8: Leopoldo Pilla, e Michele Cimar elli. 11 Pilla dedito sin
dalla sua prima età agli studii della mineralogia e della geolo-
gia , pubblicò non pochi lavori relativi a queste scienze , stu-
diando particolarmente le nostre vulcaniche regioni. Privato pro-
fessore in Napoli era stalo da parecchi anni chiamato ad inse-
gnar dalla cattedra nella università di Pisa , ove pubblicò varii
pregevoli lavori : ed in questo offizio lasciò miseramente la vita
esercitandosi in una palestra assai diflerente da quella della scienza.
Michele Cimorelli dotto cultor delle lettere, segnalamente
italiane, die per le slampe alcuni saggi de' suoi studii: molte
lodate scritture , delle quali tra poco diremo , e la gloria del
SQO nome furono T unico retaggio della sua famiglia.
La biblioteca si aumentò in questo anno pe'doni do'Signori
cav. arcidiacono Luca de Samuele Cngnazzi , Pietro Calcara ,
mons. Giuseppe Capozzi , ab. Matteo Carpino , cav. Giuseppe
)( 29 )(
de Cesare, Nicco!a Concia, Salvatore Fenicia, Ambrogio Fu-
sinìeri , ab. Giulio Canoino , ab. Raimondo Gaarini , Federico
Lancia , Visconte de Lapasse , Gian Alessandro Majocchi , cav.
P. S. Mancini , Giuseppe Malucci , P. Alessio Narbone , Fran-
cesco Pais , cav. Pasquale Panvini , cav. Pier Alessandro Paravia ,
doli. Francesco Romaui , doli. Giovanni Sannicola , Gennaro Se-
rena , Giacinlo de Sivo , Francesco Sav. Sorda , cap.° Francesco
Sponzilli , cav. Michele Tenore, Ulrico Yalia , e Stanislao Zi*
garelli.
Ricevemmo pure la conlinaazione del giornale economico di
Principato ulteriore ; e della nuova serie del giornale il Progresso,
a cui 1* Accademia trova vasi associata.
II
Neir anno 184^9 il sig. Vincenzo Antonio Rossi presentò una
elaborata memoria analìtica sulle superfìcie anulari a cono
direttore.
Per quanto si appartiene alla classe delle scienze naturali ,
ho a rammentare nna nota del sig. Giuseppe Ignone, colla quale
propose il modo dì correggere un difetto essenzialissimo del
vino asprino : nna memoria del sig. Oronzio-Gahriele Costa con-
lenente alcune osservazioni sopra i denti de' pesci: e final-
mente un accurato lavoro del sig. Achille Costa , relativo alla sto-
ria della Tenlreiine produttrice delle galle delle foglie del
salice. Né tralascerò la menzione di nn importante discorso del
cav. Salvatore de Renzi intorno le condizioni della medicina
in Italia dal 6 all' 1 1 secolo dell' era volgare ; che alla
storia delle scienze si riferisce.
Alla classe delle scienze morali va riferito il lavoro sul no*
Siro celebre concittadino Giambatista Vico , di cai die lettura io
varie tornale il sig. Cesare Marini. Io questa scrittura 1' a. dopo
alcuni cenni sulla vita dì quell' uomo insigne , a cui la posterità
X 3o )(
dovea Iribulare gli onori negatigli da' contemporanei , fav^-llava
delle sae opero , delle sue dollrine , de' suoi maeslri. Non mi IVr-
merò più a discorrere di questo (radalo ; giacche il sig. Mariiii
ne ha ormai falla la pdbblicazione in un separalo volume.
Per quel che risgnarJa la slotia e lellcralura aulica , il sig.
Luigi Firrao , socio corrispondenle deli' Accademia, lesse un di-
scorso sulle tragedie Ialine ; ed il sig. Oronzio-Gabriele Costa»
innestando le ricerche sloriche cuKe cog.'jizioni delle scienze natu-
rali , presentò la illustra zio iì e della cosi detta Grotta della
Zinzanusa preteso tempio di Minerva in Otranto.
Molti poetici componimenti furono in qncsl' anno pronunziati
da signori Giuseppe Campagna , Giuseppe d' Elena , e barone
Francesco d'Epiro.
Resero il meritalo onore a' socii defunti con particolari elogii
il sig. Conic Trojano Marnili al cav. Antonio Nanula, ed il sig.
Lorenzo Morgigni a Michele Cimorelli. Riusciva quest' ulliuio elo-
gio di particolare interesse ; imperciocché il sig. Morgigni annun-
ziava la esislenza di molli manoscritti lasciali da quel nostro egre-
gio collega. L' Accademia intenta sempre a promuovere il decoro
del proprio paese prender volle esatta conoscenza di quei mauo-
scrilli , nominando una commissione composta de' Signori Giulio
Canoino, Giuseppe d' Elena , e dello stesso sig. jMorgigni. Ri-
levavasi dalla costoro relazione essere interamente compiuti e
pronti per la slampa selle volumi del eorso critico esef/etico
delle lettere italiane , da servir di continuazione al primo già
da molti anni pubblicalo : veniva ugualmente a sapersi chu- ri-
manevano quattro volumi di una grammatica universale , la
quale però non era ridotta a perl'ezioue , né compiutamente
ordinala.
La Classe delle scienze naturali fu incaricala dell'esame di
un'opera del sig. Giustino Marroncelli , che si offriva dall' a.
pe' nostri Atti : era essa intitolata siste?na naturale di scienza
della viva organizzazione dell' uomo sano e iiial«io : e l'a.
)( 3i )(
annnntiava richiedersi ancora molto lavoro per condarla al suo
termine. La classe riconobbe di fatti non esser l' opera a tale
stato recala da poter vedere la pubblica luce ; e la res)itai al
sig. M.irroncelli . perchè ne compisse la trattazione.
Due comunicazioni furono fatte all'Accademia dal professore
Oronzio -Gabriele Costa. Golia prima e' fé conosctié di essergli
riascilo di ritrovare un metodo per rendere i corpi opachi tras-
lacidi e trasparenti ; in goisa da potersi sottoporre alla osserva-
zione microscopica nella loro interna slrultnra. Ricordava il prof.
Costa che finora gì' Inglesi aveano ragginnlo un tale scopo ,
per mezzo di una particolare sostanza, a cui egli altra ne avea
sostituita. Esibiva poi in altra adunanza an saggio della sua
interessante scoperta sottoponendo alla osservazione microscopica
ana laminetta di una particolare sostanza : scorgevasì questa in
parte preparata e resa diafana , in parie conservata nella sua
primitiva apparenza. Ed era bello il vedere , osservando col mi-
croscopio quel sito, su cui era caduta la preparazione, palesarsi
internamente vascolari ramificazioni , qoali son proprie delle or-
ganiche sostanze. La seconda comnnicazione del prof. Costa ris-
guardava il ritrovamento di an intero scheletro di Mastodon
angustldens sepolto in un Ietto di argilla coperto di sabbia e
di ghiaja, deposito di un corso di acqua^ dolce a dodici miglia
da Torino , verso Asti : il nostro collega richiamava questo no-
vello fallo in appoggio delle sue osservazioni tendenti a dimo-
strare che le caverne ossifere , ed i depositi di ossami di grandi
mammiferi s' incontrano sempre in valli abbandonate dal corso
di grandi fiumi , o nelle loro sponde.
Noir anno 1849 '"" pubblicato il- terzo e quarto fascicolo
del volume quinto de' c.oslri alti.
Di molti illustri colleghi avemmo a deplorare la perdila. Pa»
sqttate Borrelli uomo di varia dottrina, insigne oratore, e filosofo,
\\A lasciala di sé grande rinomanza, nel compiere la sua gloriosa
carriera fra le occupazioni de! Foro, e dolio ledere.
3
)( 32 )(
Carlo Hocco valente matematico, passò la vita ooH'insegnA-
mcDto della giuveiitìi,al quale scopo diresse tulle le sue scienlifìche
produzioni.
Salvatore Fusco fu dolio cullore di diplomatica , che ap-
plicò principalmente alla conoscenza della numismatica del medio
evo. La sua memoria sul ducato di Re Ruggiero stabilisce lo basi
della storia della nostra monelazioue, alla quale rivolse coulinna-
mente Io studio : come n'è dato di rilevare dalle altre sue pubbli-
cazioni, e dagl' innnmerovoli manoscritti, preziosa eredità del suo
figliuolo Giuseppe , altro nostro collega, il quale da molti anni se-
gue le paterne vestigia.
Giosuè Sangiovannìy nomo di semplicissimi costumi, formò
soggetto delle occupazioni di tutta la sua modesta esistenza lo sio-
dio della storia naturale : conservatore del gabinetto zoologico
della regia Università degli slndii ebbe a classificare la non piccola
serie di animali ivi cnslodita. Poco scrisse della scienza da lui col-
tivata: e noi attendiamo una notizia più particolare della sua vita
e delle sue opere, segnatamente incililc, dal nostro valoroso col-
lega sig. Francesco Briganti.
Ultimo ad essere rammentalo è Gt'ftxrppp ìgnonp , a coi va
attribuita la lode di aver sempre fatte utili ed ingegnose applica-
zioni delle chimiche conoscenze.
Oltre la memoria de' socii residenti , non [ìosso tralasciare
qnella della insigne poetessa e nostra socia onoraria Maria Giu-
seppa Gitacci ; e ricordo che ne fn dettalo l'elogio rial sig. Mi-
chele Baldacchini, di coi accoropngnaron le lodi alcnui de' nostri
colleghi con loro poetici lavori.
Forono offerle in dono letterarie produzioni da' signori Pie-
tro de Angelis, Gap." Giuseppe Bifczzi, doli. Antonio Bollicchio ,
Federico Bursolli, Prospero Gnbasse, cav. Vito Capialbi, Agostino
Casazza, Federigo Gassino, Niccola Gorcia, sig. Faider, Salvatore
Fenicia , cav. P. S. Mancini , Gonte Gennaro Marnili , Gregorio
Misartì , Vito Pascasio, Marchese Ginimnaria Puoli, ab. x\ntoriio
Uosmiui, e Vitaliano Sabatini.
)( 33 )(
m.
Ricco d' imperlanti comunicazioni e lavori fu T finoo i85o ,
th* è pur r nllimo di qoesta succinta relazione.
Cominciando dalla classe mafemalica , mi è necessario far
menzione della memoria del sig. Vincenzo Antonio Rossi sulla
quoBlione se convenga o pur no deviare le acque diun Jiume
torbido : io una seconda memoria Io stesso collega , continuando
le sae ricerche idrauliche , ragionava sulla sistemazione JinaU
di Val di Chiana^ su di che tanto si è lavorato da' dotti.
il sig. Annibale de Gasparis ecopriva colla sua diligente os-
servazione due nuovi asteroidi, in Giugno Parlenope y ed in No-
vembre Egeria , a cai per suo volere dal celebre Leverrier fu
imposta la denominazione: l'illustre scopritore non mancò di farne
sollecitamenle intesa la nostra Accademia, la quale si congratulava
eoo lui di qaesti novelli trionfi , che non doveano esser gli ullimi
per chi era destinalo ad indagare con sì maravigliosa felicità le
celesti regioni.
Ricorderò tra' lavori pertinenti alla classe matematica , il
rapporto sulle ricerche analitiche del sig. Rossi intorno le superficie
anulari : imperciocché era in tal guisa accuratamente dettato, che
r Accademia volle se ne facesse la pubblicazione insieme alla me-
moria, alla quale si nleriva.
Passo a favellare delia classe delle scienze naturali. I! cav.
Quadri die conto di alcune cure da lui felicemente esegnile, me-
diante il dolickos pruriens : ed il cav. Panvioi lesse nna disser-
tazione sul magnetismo animale.
Se questi lavori risguardavano il più nobile degli esseri, che
abitino sulla terra ; non mancaron di quelli che prendessero di
mira le altre parli del regno animale. Di fatti il sig. Costa, prose*
guendo le sue ricerche su' fossili del reame di Napoli , presentava
all' Accademia la relaziono di una peregrinazione scientifica io Pie-
irnroja, nella quale crngli rioscito di fare novelle inforcssanJi bco-
jicrlc, elio arricchiscono la nostra paleontologia ; e prosonlava an-
cora alcuni disegni di pesci fossili da luì Btmliosaropnte raccolti in
quella poco osservata rogione.
E queste scoperte nnile ad olire precedenti ricer( he lo misero
al caso di presentare altresì la seconda parto della paleontologia del
regno, che formava alla prima una ragguardevole aggiunta.
IVr quel che concerne la filologia, il sig. Guglielmo Gaspar-
rini lesse le sue ossei'vazionì sopra un trasudamento linfatico
in alarne piante cereali.
In quanto alla storia e letteratura antica , non ho a ramroen-
lare che la memoria del socio corrispondente sig. Francesco Firrno
sulla vita e svile tragedie di Seneca.
Varii lavori furono letli pertinenli alla classe di belle lettere.
Il sig. Conte Trojano Marnili recitò un ragionamento sulla impos-
sibilità di una grammatica universale : ed il cav. Giuseppe de
Cesare diede la dicliiamzione di due l^o^hi della divina Comme-
dia dell' immenso Alighieri non oscuri ma oscurati da male imma-
ginali comenli.
Né mancarono i seguaci delle Muse di far sentire la loro mo-
dulata armonia : recitarono di falli poetici componimenti i signori
flb. Giulio Genoino, Vincenzo de Kilis, parroco Giuseppe Montuori,
e Domenico Bolognese. Tacerò al solito gli argoaenli delle loro
poesie ; ma farò una eccezione per la signorina Giannina Milli, la
quale estemporaneamente invitata pronunziava colla velocità del
pensiero due sonetti colle rime date e sopra argomenti proposti.
Esprimeva il primo il ritorno di Torquato Tasso nella sua })alria, e
l'altro la impressione, che riceve il poeta trovandosi in una società
di cnltori delle scienze e delle lettere.
Nell'anno i85o farono accresciute le stampe dell'Accademia:
che vide Sa luce il quinto fascicolo del volume quinto degli Alti : fu
impressa la colizia de* lavori per gli anni i84-i) , \SJi6 , e 1847 >
fu compinto e pubblicalo il terzo volume degli Atti, del quale la
)( àìi )(
Maestà del noslro Aiiguslo Monarca degnossi di acceUare la dedica;
e finaluienle si compiè il primo fascicolo del volucuo sesto; ed altra
pubblicazione ebbe luogo, della quale parleremo fra breve.
Acquistammo pure la scientifica corrispondenza colla Società
economica di Terra di Lavoro, la quale e' inviava in dono la Cam-
pania industriale , ricevendone in ricambio uu esemplare delle
nostre pubblicazioni.
La memoria de' moltissimi collcghi perduti in questo anno
viene a funestare questa mia breve notizia.
Il consigliere Giuseppe Castaldi integro magistrato coltivò
gli sludii epigrafici , ed illustrò le patrie memorie; mori carico di
anni, mentre era presidente della reale Accademia Ercoianese.
Il cav. Giacomo Filioli acuto ed elegante scrittore, impiegalo
intelligente ed onesto, fini la sua onorata esistenza colpito da apo-
])Icssia , che lo tolse alle lettere ed agli amici. Voi già ne ndisle
l'elogio tessutogli da! suo successore parroco Morituori ; a cui fecero
eco il sig. Genoino con un sonetto , ed il sig. Guanciali con una Ia-
lina elegia.
Il cav. Antonio Niccoliìii fu artista ingegnoso ed istruito.
Egli ha il grandissimo merito di aver fondalo il reale Istituto di
Belle Arti , di cui era Direttore, e da cui provennero ì nostri più
valenti artisti pittori , scultori ed architetti. Nella scenografia fu
maestro Ira' primi , e so ne additano allievi , che già quasi ne ag-
guagliano l'abilità ed il sapere. Fu per molti anni presidente della
reale Accademia delle Belle Arti, e Presidente generale interino
della Società reale Borbonica.
Fito Btwnsa'ilo , uomo venerando, tulle le sue cure diresse
a formar la mente ed il cuore della più tenera età. A lui dobbiamo
una quasi enciclopedia pe' fanciulli : né trascurò di accompagnare
i giovinitli con altra serie di più elevate produzioni. Laboriosissimo
fino alla età più decrepila, era inleso a' suoi sludii, quando fu tocco
«a apoplessia, che in poche ore lo trasse al sepolcro i).
1) Del Buousanlo fu lello l'elogio dal sig. ab. Paolo Emilio Tulelli uel
Ecgucnte anno 1851 ; e ci riserbiamo di i)arlcrnc nella notizia, che ne daremo.
){ 36 )(
Giuseppe d'Elcna impiegalo uella Presidenza della Pubblica
Istruzione collivò le Muse ilaliane, per quaiiJo gliel consentivano
lo sue giornaliere occupazioni ed i doveri della sua carica, eh' egli
esallamcnlc adempiva. Ma già discorrer ne udiste più larganienlo
dal sig. Scijìione Volpicella , che succedendogli nel pesto accada-
Biico gli rose il dovuto onore di un elogio.
L'ab. Matteo Carpino ^ del quale recitò le lodi in quell'anno
il sìg. Francesco Saverio Arabia, può paragonarsi o Vito Buonsanto
nella cura di educare le tenere piante a beneficio della società , e
ad ornamento del proprio paese. Molte opere didattiche, e special-
mente nn corso di storia universale, furono il prodotto de' suoi stu-
di!. A questa dote accoppiava anche quella di essere au felicissimo
verseggiatore. Kgli fu molto amante dell' Accademia ; e ne' suoi
ultimi anni costretto a non lasciar la propria abitazione per una
sventurata cadnta, che gli divietava di recarsi allrote , noe mancò
d'inviare a quando a quando opere da lui messe a stampa, o poesie
manoscritte.
Assai prematura fu la morte del giudice Letto Cor/ora \ egli
eollivava indefessamente gli studii elnografioi, de' quali avea dato
alcun saggio, e su' quali proparava più estesi lavori.
Sidcaiore de Angelis era un dolio matematico, e professava
da lunghi anni quelle difficili scienze, che mostrano la vastità del-
l' umana intelligenza. Non abbiamo a vantarne nuove speciilawuni,
0 sublimi trovali ; ma diremo francnnienle che a lui ed all' altro
chiarissimo collega Francesco Paulo Tua'i è dovuta la schiera di
tanti giovani maiemalici, che si resero illustri con classiche pubbli-
cazioni. La gloria di costoro non può andarne scouìpagnata da
quella de' loro dotti precettori, da' quali appresero ad essere ([iiel
che sono addivenuti.
Parlo in ultimo luogo del Commendatore Francesco Maria
livellino , del quale avrei dovuto dir prima ; perciocché il primo
di tulli ci fu tolto , ed al cominciar dell'anno i85o , di cui sto
narrando. E inutile che io vi ricordi i pregi del nostro Segretario
perpetuo , che per circa sette lustri mostrò il suo zelo ed il suo
X 37 )(
amore per P Accademia. Dolfo gioreconsulfo , insigne archeologo,
sommo nnmismatico ottenne nella soa vita gli onori che meritava ,
0 si trovò nel caso di palesare al mondo la sua vasla dottrina. Aa-
tore d' innumerevoli produzioni in liilte le parli dell'archeologia,
fa in esse riputalo soslenilore della buona scuola, e della più esalta
critica. Onorato da' corpi scientifici, decoralo da' Principi, amato
ed ammiralo da' suoi concittadini e dagli stranieri fu ano de' pochi
esempli che consolano l' nmanità , quando si vede il cullo univer-
salmente prestato alla virin ed al sapere. Segretario perpetuo della
reale Accademia Ercolanese , primario Avvocato, Direttore del real
museo Borbonico, e Soprantendente degli scavi del Regno, a lolle
le sue molliplici occupazioni accórreva con maraviglio^ attività,
e diligenza. Questa compressione dello spirilo ne limava lentamente
la salute e la vita ; ed in età ancor fresca periva vittima di un mi-
eidiale Favo alla schiena.
Sii^nopi , h-a tutti coloro, che ne piansero la perdita voi non
foste gli ultimi. Voi celebraste con particolare adunanza le lodi
dell'illustre defunto, e molti poetici componimenti greci, latini, ita-
liani faeevnn corona all'elogio dettato dal nuovo Segretario perpe-
tuo, pur troppo indegno di succedere a tanto uomo. DI queste no-
stre lodi si compose nna particolare raccolta, che fu sollecitamente
impressa, ed alla quale fu proceurata la massima dilTusione. Figu-
rano in essa i nomi del cav. Piccola Sanlangelo, il quale innestava
alle più alle idee dell' nomo di slato la cultura delle amene lettere,
dell' ab. Giulio Genuino, del cav. Bernardo Quaranta, di Giuseppa
Campagna , di Vincenzo Moreno, del cav. Francesco Ruffa , di
Quintino Guanciali , dell' ab. Matteo Carpino , e di Vincenzo de
Rilis ; si aggiungevano a' nostri i nomi di Benedetto Minichini, e
di Domenico Bolognese, il quale fu poi degnamente trascello a for-
mar parte dell'Accademia.
I nostri libri si accrebbero ^)er le opere de' signori Fr. Save-
rio Arabia, Girolamo Ardizzone, Leopoldo Mariano d'Avella, i\Ii-
chele Baldacchini, cav. Nicolaotonio Bianco, pr. Barlolommeo Bia-
Bolelto, can." Vincenzo Brancia, ab. Matteo Carpino, Agostino Ca-
)( 38 )(
sazza , pr, Ginsoppo \n\. Jcl Chiappa , nb. Taddeo do' Con«nni,
Salvalore Fen eia, cav. Vincenzo Fliiuli, ab. Giulio Genoino , Mi-
chele Giannini , ab. Raimondo Gnarìiii , can.° Niccola Laviola ,
cav. Agatino Longo , conte Gennaro Marulli , Tommaso Mazz;i ,
pr.Giuseppo Mazzarella, Raifaele Minervini, Camillo Minieri-Riccio,
parroco Giuseppe Monloori, doli. Vincenzo Novara, consìglier Nei-
gebaur, pr. Luigi Palmieri, cav. Pasquale Panvini, can.° Geronimo
Pirozzi , dottor Paolo Predieri, Luigi Ragacci , Luigi de Renzi»
cav. Salvalore de Renzi, Giacomo Rncca, Girolamo Scalamandrè,
ab. Raffaele Srailh, L. F. Svanbrrg, cav. Michele Tenore , Giam-
balista de Toraraasi , P. Francesco Tornabene , Carlo Venturini ,
Scipione Voipicella , e pr. Raffaele Maria Zito. Ricevemmo pure
il dono della prima e della seconda edizione dell' opera intitolala
dei Governo di S. M. il He Ferdinando II in Sicilia , senza
nome di autore : la società economica del Principato Ulteriore c'in-
viò la continuazione del suo giornale; e la Reale Accademia delle
scienze di Stockholm inviò il conto reso delle sue (ornate per l'anno
i84-8. A questi doni si aggiiigneva la continuazione del dizionario
delle scienze naturali, e la Fauna del Regno del professor Costa ;
alle quali opero 1' Accademia era associ;» la.
Signori, ho compiuta la mia relazione; ma non posso tacervi
la mia gratitudine per avermi nell'anno i85o co' vostri liberi voli
Dominalo a succedere al Comm. Francesco M. Avellino. Io riputerò
sempre il più bel giorno della mia vita , quello in cui sentii jiro-
nunziare il mìo nome da una numerosa schiera di valorosi colleghi.
Lungi da me l'idea di agguagliar la virtù ed il sapere del mio ptr-
decpssore; ma ninno potrà rapirmi il vanto di rivaleggiar con Ini
nel sentimi'nto doll'amore più caldo per la nostra nobile istituzione.
Questa è la mia solenne duliarazione; ed io son sicuro cheqnelTa-
uima grande mi ojulerà dal Cielo a sostenerne co' l'atti la venia.
Libri offerti in dono.
ZACCAno (Lorenzo) — iNuovo corso di letloralora elemenlare ;
prima parte del voi. 2." — Napoli i853 iu 8.
X 39 )(
TORNATA DEL IO APRILE
In segailo del favorevole parere della classe delle scienze ma-
tematiche , si è adottata per inserirsi negli atti la memoria del so-
cio sig. ab. Remigio del Grosso, intitolata: Sul modo di ridurre
gV integrali delle equazioni lineari di primo ordine a diffe-
renze miste in semplici integrali defilili.
Nello scorso autanno il nostro socio residente ab. D. Remi-
gio del Grosso lesse in quest'Accademia nna saa memoria avente
per titolo: u Ridazione degl'integrali delle equazioni lineari a
differenze miste del primo ordine in semplici integrali definiti » ,
ed il Presidente della Classe Matematica cav. de Luca commise*
a noi l'incarico di farne relazione. E prima d'ogni altro ne
piace dì far notare all'Accademia che il ramo d'analisi con-
templalo nella memoria non versa sopra relazioni tra funzioni
la CUI ricerca sia di pura curiosila analitica. La ricerca degP in-
tegrali delle equazioni a differenze miste mena alla soluzione di
degan li e svariati problemi di geometria, e tra questi va com-
preso quello delle frajetlorie reciproche, famoso nella storia delle
Matematiche , per le ingegnose ma indirette soluzioni datene da
Eulero e Gio. Bernonlli. È estesissimo il campo di applicazione
di queste ricerche alla somma delle serie infinite per talune delle
quah invano si tenterebbe il valore per altra via. La determi-
nazione delle funzioni arbitrarie che entrano sotto forma tra-
scendente nelle equazioni a differenze parziali , dipende spesso
dalla integrazione di nna equazione a differenze miste. Che più?
Allorché si cerca la legge di un fenomeno in parecchie delicate
questioni di Fisica matematica, si è condotto, posciachè tradotto
)( 4o )(
siasi io simboli l' insìpiiir' delle condizioni e dati dei problema, a
dover Irallaro cqnazioni di qnesta famiglia. In fine vi sono dello
teoriche nel calcolo delle probabilità che per essere trattate voglio-
no che r analista adoperi il doppio simbolo de' differenziali e delle
differenze. Ognnn vede quindi come sia necessario proranovere
onesto ramo d'analisi , e come ogni suo perfezionamento pro-
metta larga messe di atili consegaenze. Ma sfortunatamente esso
è il più difficile di tutti, perchè prendendo a disamina funzioni
nelle qnali entrano e coefficienti differenziali , e differenze delle
variabili , la difficoltà di trattarlo è , sarera per dire , il pro-
dotto delle difficoltà che s' incontrano nel calcolo a differenze
infinitesime , ed in quello a differenze finite. Senza voler par-
lare di alcnni risultati troppo speciali , tuttoché notevolissimi ,
ottenuti da geometri oltramontani (fra quali va notata la famosa
equazione integrala da Laplace ne! suo trattato analitico salle
probabilità) dobbiamo ricordare che il Paoli ha fatto su qae-
st' argomento il trattato più completo che si conosca. Egli ha
esteso le sue ricerche anche ad equazioni a differenze miste di
ordini superiori , ed ha mostrato la ricca applicazione che può
farsene alla teorica delle serie. Dobbiamo adunque a questo im-
mortale Geometra Italiano la gloria di aver impreso a dissodare
un vergine suolo , feracissimo sì , ma ingombro di spine e dì
triboli. E in qnesta malagevole via che il sig. del Grosso ha
avnlo il nobile ardire d'internarsi avendo a guida il proprio
ingegno , e le molte cognizioni matematiche con lungo amore
apprese, fìidncendo egli gì' integrali delle equazioni a differenze
miste in integrali definiti , ne fa quindi l' applicazione nella ri-
cerca della somma di svariale rimarchevolissime serie, e qui è
nostro debito far menzione de' recentissimi lavori di Rnmmer ,
e Smaasscn , i quali anch'essi, tenendo altra via, han tentato
di esprimere la somma di una serie per mezzo d' integrali de-
finiti. Cominciando il del Grosso da' casi più semplici gradata-
mente si deva alla forma più generale delle equazioni che ha
X 4i X
impreso a frallare, facendo dipendere la solazione di queste da^
risaltali prima oltennli per forme meno complicate. La ricerca
degl'integrali definiti ai quali egli ridace gl'integrali delle dif-»
ferenti famiglie di equazioni lineari a differenze miste di primo
grado fra due o più variabili, dipende dalla risoluzione di equa-
zioni a differenziali parziali. Non intendiamo qui produrre obje-
zioni sulla convenienza o otìlità di questa dipendenza , spesso
verificandosi che la quistione non si trova meglio avanzata, ma
si trova riprodotta sotto altra forma. E d' uopo sempre saper
grado al sig. del Grosso l' aver messo in vista questo nuovo le-
game , altro infine non essendo le Matematiche che la scienza
delle misure e de' rapporti. Ne bisogna tacere che può aver
luogo che la difficoltà sparisca , ove si presenti sotto altra fac-
cia , e dipenda da ostacoli già superati. Ci piace il poter dire
che il sig. del Grosso si è rivelato buono analista in questo suo
lavoro , eh' è quanto dire destro nella invenzione ed uso delle
sostituzioni onde raggiungere lo scopo prefisso , e di rara atti-
tudine nello sviluppo algoritmico.
Nel finir questo rapporto gli esprimiamo il nostro vivo de-
siderio perchè egli compia il suo lavoro presentandone all'Ac-
cademia il prosieguo che promette. Desideriamo altresì che avan-
zandosi nelle sue ricerche, si bene cominciale, possa giungere
a dare ai coefficienti delle equazioni a differenze miste, special-
mente per quelle a tre variabili , una forma più generale. È
tuttavia desiderato nella scienza il ricercare le condizioni perchè
nna equazione a differenze miste ammetta un primo integrale
espresso da una equazione a differenze finite la quale sia essa
stess'k nna differenza esatta , o ammetta un primo integrale
espresso da una equazione a differenze infinitesime , e che ri-
sulti essere un differenziale esatto. Può infatti una equazione
a differenze miste, che sia integrabile , essere il risultalo di una
differenza presa sopra una equazione differenziale , o di una
differenziazione esegnita sopra una equazione a differenze finiteti
)( 42 )(
Qnesli) lavoro resta lullavia a farsi dopo gli analoghi già ese-
guili sopra 1 (|uazio. 1 iliffirenziiili , o a dill'orenze fioile.
Dielro le qui csposle considerazioni crediamo che la me-
moria del sìg. dei Grosso sìa meritevole di essere approvata per
gli alti, e ne raccomandiamo la sollecita pubblicazione.
Fortunato Padida
Annibale de Gasparis., relatore.
La Commissione già nominata per lo premio Tenore ha pre-
Sfiutato il suo lavoro, di cui ha dato lettura il sig. Marchese Puoti,
che ha fatto da relatore. Il lavoro della Commissione costa di due
parli : cioè, di un progetto di regolamento, che stabilisce le basi
e le condizioni del concorso ; e di no progetto dell' islrnmento da
ilipnlarsi tra l'illustre fondatore del premio e l'Accademia.
Dopo una breve discussione, che ha avuto luogo sopra alcuni
articoli , si il progetto del regolamento che quello dell' islrnmento
■ono stali alla unanimità approvati (i). E poiché la Commissione
aveva lasciato ad arbitrio dell'Accademia il diffinire chi dovesse
rappresentarla per la stipula del contratto, si è deliberalo che que-
sta parte si adempisse dalla Commissione medesima , cioè da' si-
gnori Marchese Giammaria Puoti, Giuseppe Campagna, Cav. Gio-
vanni Gussone , Quintino Guanciali, e dal Segretario perpetuo.
Il socio sig. de Gasparis annunziando la scoperta da lui fatta
di un novello asteroide la sera de' 5 del corrente mese di Aprile ,
■te ha promesso una breve dichiarazione in una delle prossime a-
liuuaoze.
Libri offerti in dono.
'IMMANI (Francesco) — Versi e prose. Napoli i853 in I2.
Questa collezione è stata donata dal sig. dott. Eligio Romani,
." >:' dell'anlore, il quale cominciò a darla alla luce senza che
derno compiuta la stampa.
■ ivoro della Commissione sarà pubblicato , quando si darà com-
ne le operazioui necessari» per istabilire il premio Tenore.
)( 43 )(
TORNATA DE 24 APRILE
Il Segretario porpelno ha (]alo lelhira di iin reale rescrillo
<\e 12 del ('orrei)le, col quale la Maestà del Re si è degnala accet-
tare la dedica del qoinlo volume de' nostri alti.
E sialo perciò incaricalo lo stesso Segretario perpetuo di cu-
rare sollecitamente la stampa della suddetta dedica, e della notizia
de' lavori dell'Accademia per gli anni iS4'8, 1849, iSì^*^? ^^ P''^-
mettersi al volume; per potersi fare di questo umile offerta al So-
vrano nella occasione del fausto giorno del Suo Augusto Nome ,
siccome un omaggio della nostra rispettosa devozione.
Trovandosi assente il Presidente cav. Tenore , a proposizione
del sig. Conte Marulli, si è risolato che una Commissione noaiiiiati
dal vice -presidente sig. Gervasio , e composta dallo slesso Conte
IVIarulli , e da' signori Cav. Salvatore de Renzi , Scipione Yolpi-
cella, parroco Giuseppe Montuori , e dal Segretario perpetuo, si
recasse in casa del Presidente , per esprimergli da parte dell' Ac
cademia i più vivi ringraziamenti, e le più sincere congratalazioui
per la nobilissima istituzione dell'annuale premio di due. i5o, da
lui così generosaraenSe messa ad effetto; la quale si collega ad al-
tre simili istituzioni fondale a quando a quando fra noi, e che onora
oltremodo il paese, e particolarmente la nostra Accademia, che fu
Irascelta ad esser ministro e giudice di qnell' annnale largizione.
Si è del pari deciso di partecipare in iscritto all' illnstre fondalor(^
questa deliberazione Accademica , perchè gli resti un documend)
della nosira sincera riconoscenza.
Il socio sig. Guanciali legge un saggio di un suo jioema, clip
ha per titolo De Theatro Maximo Farlhenopaco, In poche pn-
)( 44 )(
role d'iotroc] azione l' aatore espone la origine di qnesta saa scril<
tura, che fu occasionala dalla nuova tela del Tealro S.Carlo, che
Earà eseguila dal valoroso pitlore sig. Rlaucinelli : egli però di-
chiara essere suo intendimento di prendere per soggetto principale
il Tealro nel suo insieme , trattando della tela come parte secon-
daria ed accessoria.
L' autore continua ad esporre il piano del soo lavoro oel se-
guente modo.
» Per quanto a primo aspetto questo argonaento potrà sem-
brarvi circoscritto , e forse poco poetico ; nondimeno polendo es-
sere fecondalo da molli elementi storici ed artistici può acquistare
nello sviluppo grandi proporzioni , ed aprire un largo campo io
fallo di arti. Mio scopo principale sarebbe far risaltare piac-
cheraai in questo lavoro l' incremento , il progresso delle belle
arli , che quasi tulle concorrono ad abbellire questo patrio mona-
luenfo. Seiiibrami inoltre che il soggetto possa avere qualche inte-
resse se si consideri come la civiltà presente voglia, per cosi dire ,
compendiarsi tutla quanta ne' Teatri. Non va però discompagna-
to da molte difficoltà , e perchè fa mestieri trattare di cose nuove
con ana lingua morta, e per i principi da cai io intendo partire ;
vai quanto dire di ritenere dell'antico classicismo latino la semplice
locuzione, la parola, ed informare, per quanto è possibile, questa
lingua morta dello spirilo deiratluale letteratura; come almeno mi
sono ingegnato di fare negli altri miei deboli lavori : io che pre-
senta mnggiore difficoltà ; mentre si per gli stessi Classici, che per
coloro i quali hanno posteriormente latinamente poetizzato, la Mi-
tologia era di una grande risorsa , era per loro di un ricco patri-
monio. Voi trovate a quando a quando delle belle descrizioni, de'
magolGci episodi, che per lo piò non sono che semplici fatti, e rac-
conti mitologici. Vero è che non sempre se ne può fare a meno.
Se la lingua è nata con quelle credenze, se tante volle nna parola
in se stessa è tolta mitologica, come fare per eliminarla intera-
mente? Ma il nostro elemento religioso da una parte , e dall' altra
)( 45 )(
te più larghe ragioni a cui intende l' arte a di nostri , fan si che
la poesia , e per me sfa che non debba andarne esente la Ialina ,
prenda altra gravità, si vesta di nuove forme, ed attinga da sor-
genti più pare le sue ispirazioni. Basta : io mi proverò in questo
argomento , che come vedete è tutto patrio ; ne vedremo il suc-
cesso ; ed inCne se non per altro servirà per un mio semplice eser-
cizio — Vi dirò intanto la protasi del Poema con l'invocazione
all'Armonia— Una breve descrizione della nostra Napoli consi-
derala sotto un doppio aspetto — Dippiù vi presenterò un rapido
quadro delle sue vicende , pregandovi di notare che io intendo ri-
montare a tempi molto remoti , come poi in ultimo , se il lavoro
andrà avanti , il tutto sarà meglio chiarito dalle note — Quiudi
Carlo Terzo in Napoli — L' Armonia gli comparisce — Idea del
Teatro S. Carlo — Vi dirò questi versi con tutta la pausa possi-
bile , pregandovi ad essermi cortesi della vostra attenzione, e fare
tutte quelle osservazioni che meglio credete, essendo questo 1' og-
getto por cui vi trattengo b.
m THEATRO MAXIMO PARTlIEiNOP.EO
LIJ3JII TRES
IJBER rui.ni^i
Mens frela ingeuio , et nostri solertia sat-cli
Dura studia , arlesque ingenuas contendere ubique
Cogit , multorumque animus agit aemula virtus
Artiiicura , sibi qui nomen memorabile quaerunl ,
Et patriae late certanl attollere faslus ,
Nos ultro monumenta oporum , el porleula Thealri
)( 46 )(
Kxcclsi bine canore , et passini decora alla reducla
Arie reccns , qua iisqae ad superos il nolus Apelles ,
Nunc jovat , et seriem , longequc exordia suraam.
Tu Dea , quae Caeli sodos , et lempla serena
Concelebras , iinplesqae luis concenlibns auras
Ipsa ades Harmonie : aelhereani vix ordine miro
Comp.ngom i n forni aiis , et inorila flamine vilae ,
AlquG omne irnmcnsum moiuque et luce replevit ,
Secum habnil te Opifex rerara : slellanlis Olympi ,
fiec minus et sobler totias machina mundi
Te rcsonat circam concordi foedere joncta.
Et la sola potes morlales pace juvare ;
Et cessent corae , atque animis discordibns irae
EEGcis , illabens numeris , et peclora complens.
Teque ego nnnc sociara scribundis versibus opto
Quae mihi dulce sonans peclus, mentemque requiras.
Hic obi slat rpgio , caeh'qae beatior ora ,
Atque alil aelernos flores et odoribos afllat
Ver , et ubi loca certalim natura , Deasque
Mnneribos tam sponte suis dilasse videtur ,
Parlbenope nostra ausonias capnt erigit urbes
Inter ; et ipsa potens innato flamine mentes
AlloUit , facilesque ciet sub pectore motns ,
Et vi nulla opus ut possint railescere raores ;
Dulcisono sed spente raelus bue defluii ore ,
Atque tenet , mulcetque aores ; facilisque vocatas ,
Alque nitro illabens venit ipse in carmina Phoebns.
Hoc primaeva fides hominum , et praesagia valnm
Fingendo si quid laeti posi fata maneret ,
Elysios posuere hortos , sodesque bealas ;
Has Superos habitare plagas , et linqnere Olympum ,
Et tandem nuliiqnc hominum , nullique Doorom
Parcero Sircnis blanda dulcedino vocum.
){ ^1 ){
Felices nimium queis laeta hacc saecula, et aoras
Carpere vilales meliori conligit aevo !
Sed toa, Parlhenope , forma , et tot munera caeli
Et species rerom variae , ac oberrima semper
Vena , flait qnae spente sino , tibi caasa malornm !
Hinc toties exarsit amor te dirus habendi ,
Et colla implicali gelidis taa barbarus olnis.
Heu qaantis jactata malis , quot passa labores
Te quolies inimica cohors per tristia bella
Irrnmpens saeva pressit dilione , Penatnm ,
Atqne hominam fas orane abrnpil , et undique saevi
Barbaries ! Fngere Artes , fogere Camaenae
Tnnc trepidae , Geninsqae loci sese abdidil antro ,
Barbarns exlrnsas misit dam pectore voces ,
Horribilique sonos , et verba incondita hialo...
Aernmnas numerare taas , snmmamque malorom
Qnis queat ? et praedas , captivaqae colla sub arrais ,
Et turpes ignomìnias , et barbara jussa ?
Sique tamen viclrix uno te ex hosle revellis ,
Nam rediit victis saepe in praecordia virlus,
En iterum glomerata phalanx de raontibus altis
Irrumpit , quatit igne faces Discordia passim ,
Afque gigantaeo redivivo e semine monslra
Laestrigones ad bella vocat , feralibus ausis
Qui renovent caedes : tibi nonquam defuil hoslis ,
Qui memoris tanta exegit monumenta doloris ;
Et secum horrificans animos non defuit unqoam
Cacca superslitio : reruraqae oblivia raenles
Caeperunt , et cor gelidura , maestamque coibat.
Sed tandem haud placitum Superis haec aspera fata
Genlìs in exitium servare immola tenorem :
Carolus hispano genus allo e sanguine Regura'
)( ^8 )(
Fala , vicesqiie virùoi , et casus miscialus acerbos
I\on lolil exiernis populos Prorogibas aogi ,
Alque sub arbitrio non aequo fraena teneri.
Haec agitat secum , atque italis allabitar oris ;
Hostibus et landem pulsis victricibos armis ,
Littora Parihenopes venit ullro , atqae ipse levamen
Sospes adesl , dulcique nsus raoderamine , flagrai
Estingui penitus veleris vestigia luclus ;
Atque rogit , lenilque animos , sub sccplra reponeng ,
Et populi mores , legesque et jura Penatum.
Exlemplo sed pnlchra , suos oblila labores ,
Huc illuc Siren ilerum decorala trophaeis
Incipit et fasta , et prisca splendescere forma ;
Et festiva suos circum cralera fluentes
Explicat ipsa sinus : secum late undique plausu
Lillora T^rrheni assullanl , Campanaque tellus ,
Fiuilimaeque nrbes , ac utraque Sicelis ora.
Tunc primum caput atlollìl Sebelhus ab antro ,
Exerlansque humeros vullu laetalur amico ;
Atque alacres reduces Arles , facilesque Camaenae
Se circum adgloraerant solium , blandilur et illis
Magnanimus Rex , corde suo recipitque , fovetque ,
Regalesque animos explet , caelestibus auris
Seque beat : late ipse videi quam pulcbrior arte
Hic fieri natura queat ; mitissima gcnlis
Peclora et iogenium , mores , pielasque fidesque
Daut facìles ausus , et graodia caepta volutat ;
Et non ipse minus pielate insìgnis , et aita
Mente , preces iterai faveant ut Numina caeplis.
Noi erat , atque auimi multa dulcedine caplus
losomnia tot caepta operum sub pectore versai :
Quum subito traoliui uuiiicris cuucurdibus aula
)(49)(
Ecce sonat , pura labens regione superna
Aslrornm Harraonie , et circnra seplemplice luce
Irradians , qua fronte micat diademate cincia ,
Auratamqoe lyram pulsans haec Regis ad aures :
Qaantae molis eral tandem de littore ibero
Expectate dia peteres , mitissime Regum ,
Parthenopem , qaam semper ego magis omnibus unam
Et colui terrìs , et nostro numine fovi ;
Atque Deus , Deus ìpse potenti flaminis aura
Qunm totam eduxit molem , felicibus oris
His sibi complacoit : tibi nane et providus ipse
Fingere quid pulchri queat ars committil , et ultro
Te popolis sperata jabet solatia ferre ;
Et quamvis artes , tetigit vix Graecia fastus ,
Hic tennero locum ; tanien incrementa requiranl ,
Quippe haad vana fides hominum , et deliria vatum ,
Ac simulacra Deùm , sed eas vere unica tantum
Relligio informare yalet , sacer ignis, et ipse
Involvitqne animo? , atque inlas spirilos afflai.
Et jam magna tuo flagrai sub corde cupido ,
Et passim bine qrbem decorari , et surgere moles
Aspipip : sed fervei opus dum , te auspice , taatom ,
Sit tibi cura magis monumentom insigne Theatri
Stet mihi , quo Genii insideant , et Gloria mecum ;
Meqoe polens Genilor , primi commissa parenlis
Post velila , homanas miseralus numine sorles
Miscere e caelo jussil commercia vobiscum,
Et molcere dedit sensns , et tollero mentes.
Hinc mihi late hominum cullus ab origine prisca
Saeclorum in terris , hinc arac, templaque ubique...
Sed monamenla , tuae quae Jam prope limina sedis
Assurgent , rerum vincent rairacula , et omnes
Amphilheatrales arcus , quos Graecia quondam ,
)( ^0 )(
Et qnos Roma niilii soleraui more dicaruDl.
Nani magis ipsa opornm crevil solerlia , et arlis
Noslrae longe alins jam nunc cvolvitur ordo.
£ja age , nainque potes , te magaìs iosere cacplis ;
En tibi slernil iter populi meliora volcnlis
Fidns amor , palriaeque decns sub corde recursal ,
Exullanlque animi ; teqae adventante , lalebras
Laeslrigones peliere suas , Discordiaqae amens
Vesevi ruit in pracceps fornacibus intas.
Gandia quanta dabis populis ! longo ordine valum
Jam mìbi fida cohors mnlta cam laude coronas
Inneclant , en jam videor perque aethera labi ,
Pcrqae choros ferri , per palpila , et ora canenlum ,
Atque implere novis tolura concentibas orbem.
liaec alt , et magis illapsu dulcedinis almae
Insinuai se se Regi , lolumqae requirit.
Tom Dea ....
Dopo di ciò il socio sig. Volpicella ha comanicato il disegno
di un importante monumento sepolcrale da lui osservato nella chie-
sa di Scala piccola città sopra Amalfi; e ne ha letta la descrizione
con alcune brevi dichiarazioni.
Descrizione di un monumento sepolcrale nella chiesa
di Scala.
Nella confessione della principale chiesa di Scala , piccola
città posta in monte sopra Amalfi , è muralo un sì singolare se-
polcro con baldacchino, tutto lavorato di stucco, che mi pare me-
ritevole d'essere descritto ed illustralo.
Le due rette parli diagonalmenlo montanti dell'aguzzo fron-
tispìzio del baldacchino si mtiovono e sono messe in mezzo da dtie
acrolcri simili ad alti o qnfidii camjtanili , ciascuno dr' '[unii è so
K 5r )(
slenulo da fermi leoncelli 8opra il qaadro abaco del capitello co-
rinlio d' una colonna priva di base. II fusto dell' una e dell' altra
colonna è talmente di tratto in tratlo scanalalo per traverso, che
apparisce di pezzi fatti di larghe fasce congiunte ad angoli acuti,
posti l'uno sull'altro: tra' quali è maggiore ed alquanto diverso
quel pezzo che ne tiene il mezzo siccome anello. Diviso in tre pia-
ni, ciascono de' quali ha quattro colonnelle ne' quattro canti sca-
nalate in modo differente da quelle dell'altro, è sì il destro cam-
panile come il sinistro : ed è questo non altrimcnii che quello sot-
toposto ad un attico , che ha due Gnestre ad arco acuto per faccia
con tre merli al disopra. In ciascuna delle finestre sta una cam-
pana: ed a pie' del terzo piano del campanile, eh' è incontro al lato
destro di chi riguarda, sta, come doveva essere anco nell' altro ,
l'informe statuetta d'un santo. Sorge tra i merli dell'attico oa
piede composto di foglie, che elevandosi si rislrigne sotto un qua-
dro, ove posa una rilla statuetta di vecchio. Enoc si vuol dire rap-
presentalo dalla slatuella soprapposta all' un campanile , ed Elia
dalla statuetta che sta sopra l'altro. Le due rette parti diagonal-
mente montanti del frontispizio, le quali si muovono dalla soperior
parte del primo piano e presso che da tutto il secondo piano dei
due campanili, sono adorne di tredici cerchi tra molte foglie di viti.
Nel maggior cerchio, che sta in alto sotto il superiore angolo del
frontispizio , si vede nel campo azzurro il busto di nostro Signore
in attitudine di benedire. In ciascuno de' sei cerchi che sono nel-
l'una parte montante, ed in ciascuno de' sei che sono nell'altra, si
Tede parimente in campo azzurro il mezzo busto d'uno degli Apo-
stoli. A pie' di ciascuna parte montante del frontispizio è uno scu-
do sannitico , dentro cui sopra la leltera A si osserva tra cinque
mezzi gigli una coppa. L'orlo superiore dell'una parte montante
e dell'altra soltoslà a successive foglie ravvolte, ciascuna delle
quali aveva, ed ora poche ritengono, un ritto giglio di color giallo
al disopra. L' orlo inferiore delle dette parti montanti soprastà ad
un ornamento fallo a drappelloni , i quali hanno mezzi gigli alle
)fS2)(
punto , e mettono cerchi nel mezzo. La vermiglia colomba dello
Spirito Santo, cho vola in suso, si vede in questo ornamento sotto
r unione delle due parli monlanli, e sopra il maggior cerchio mes-
so in mezzo da due drappelloni, nel quale sta io campo azzurro
il venerabil segno
Che fan giunture di quadranti in tondo.
Sorge dietro la cima del frontispizio nn piede cinto di foglie ,
che elevandosi si dilata sotto un quadro orlato a ponte di co-
rona , ove posa una statuetta di Dio Padre simile ad un pilo»
foro de Goti e capelluto de Franchi , a cui sono rivolte le sta-
tuette d' Enoc ed Elia soprastanti agli acroteri. L' interno del bal-
dacchino, sino all'arca sporgente, è tutto coperto d'assai figure
condotte di basso rilievo. Il corpo di nostra Donna sostenuto den-
tro on lenzuolo da due persone sopra nn sepolcro circondato dagli
Apostoli si vede al disotto. Accosto alla faccia di questo sepolcro,
quasi come si osserva in una tavola di Silvestro de' Buoni pittore
del secolo XV posta al presente al numero 88 nella prima sala
della Pittura Napolitana nel Museo Borbonico , sta on uomo in at-
titudine di chi cade a rovescio, per aver le mani, con le quali in-
tendeva toccare il sacro cadavere , tagliate dalla spada dell'arcan-
gelo san Michele, la cui statuetta addobbata all'eroica posa i pie-
di sull'arca. A questa storia della sepoltura della Vergine Madre
soprastà senza interruzione l' immagine del glorificamento di quel-
la , rappresentata ritta col divino suo figliuoletto in sol braccio
manco in campo vermiglio dentro ovata cornice, acni fanno co-
rona angeli e santi. Ed a questa storia del glorificamento soprastà
ancora senza interruzione quella della Madre di Dio incoronata
dalla santissima Triade in campo vermiglio dentro una quadra cor-
nice, a cui sono intorno molti angeli suonanti e cantanti. Ancora
per la volta del baldacchino sono busti di santi in parecchi com-
partimenti. Sotto tutte queste cose è sostennta da due rozzi pila-
strini in forma di mensole la sporgente arca parallelepipeda, sopra
)( S3 )(
la qnale è la figara d'una donna giacente con le mani incrociate
in sol grembo e co' piedi sopra cagnuoli per indizio di nobiltà di
legnaggio. Nella principal faccia dell' arca sono tre tondi , che
stringono dae tondini tra loro. Nel tondo o cerchio , che tiene il
mezzo, si vede il mezzo busto di nostra Donna col bambino Gesù
nelle braccia. In quello, che sta al fianco destro, si vede il mezzo
basto d'nn santo confessore : e nell' altro il mezzo bnsto d'un santo
vescovo. 11 tondino , eh' è al lato manco del tondo del santo con-
fessore , sottostà al mezzo busto d' nn angelo ad ali distese , e so-
prastà alla figurina d' nna donna, che prega inginocchionì innanzi
al fondo della Madre di Dio. E l'altro tondino, eh* è al lato de-
stro del tondo del santo vescovo, sottostà parimente al mezzo basto
d* on angelo ad ali distese, e sopraslà alla figurina d'un uomo ,
che inginocchioni è rivolto al tondo della Vergine Madre. Sta nel
maro in ciascuno de' lati dell'arca uno scudo sannilico , con orna*
mento di campo vermiglio all'intorno. Lo scado, che sta al lato
destro, si scorge verticalmente diviso io dae parli , con l' arme di
ana coppa cinta di cinque mezzi gigli nella parte destra, e con
quella di tre gigli al disopra e di tre bande al disotto nella parte
sinistra. Nello scado , che sta al lato manco , si vede solo l'arme
della coppa cinta de' cinque gigli. Sotto questo scado si osserva il
vano di una piccola lapide quadra , ove per avventura stette già
r epitaffio. Sopra l'ornamento che circonda lo scado, si all' uno
come all' altro lato dell' arca , è una mensola , ove posa una sta-
tuetta di donna. La slatuelta allogala al lato sinistro sostiene on
calice siccome immagine della transustanziazione del santissimo
Corpo di nostro Signore , laddove quella del lato destro è si mal
concia dal tempo che non vi si mostra alcun simbolo.
Come che il frontispizio angolare ed i due campanili ricordino
le figure de' sepolcri d' Albidia e Sibilla mogli di re Ruggiero ri-
trovate nel carme di Pietro d' Eboli , il cui codice si crede del se-
colo XIII f appartenendo nulladimono la forma del descritto sepol-
cro, per i gigli e per i soverchi ornamenti che vi si veggono, al-
)( 54. ){
l'ollimo poriodo doli' archilellara che dicevi gotica, usata in qnosle
meridionali contrade d'Italia nel tempo del reggimento della regal
casa d' Aogiò , la quale ebbe gigli d' oro per arme , è forza con-
chiudere che venne in sul cadere del XIV secolo condotta questa
opera od in sul cominciare del secolo XV, quando in Napoli lavo-
rava il Baboso la porta del dnorao e quella di San Giovanni dei
Pappacoda. Ed essendo la coppa circondata di cinque gigli, che
si osserva ne' quattro scudi di questo sepolcro, arme della famiglia
de' Coppola, ed i tre gigli al disopra e le tre bande al disotto, che
si vede nella parte manca dello scudo posto al lato destro dell'arca,
arme della famiglia de' Rofolo , conviene affermare essere slato
questo sepolcro elevato da qualcuno della casa de' Coppola in me-
moria della defunta sua moglie della casa de' Bufolo. Anzi , ove
si ponga mente e voglia prestarsi fede ad una iscrizione posta nel
1732 presso il sepolcro, nella quale si fa ricordo d' ona cappella
intitolata in quel luogo a santo Antonio abate da un Antonio Cop-
pola quattrocento anni innanzi (r), si può dire che l'A sottoposta
all' arme de' Coppola, la quale sfa a pie' delle parti montanti del
frontispizio del baldacchino indichi il nome Antonio del Coppola
che fece presso alla cappella elevare questo sepolcro alla moglie.
Non ci ha forse sepolcro che più di questo riunisca simboli e
^1) Segue l'iscrizione.
Divo Antonio Abbati
sacellum
ab Antonio Coppola viro palricio
ecce ab hinc annis excìtatum
vetustate faliscens et si tu squalens
Comes Antonìus Coppola patriciits scalensis
Regii Patrimonii praeses
avito patronatus iure et pie tate
restituii expolivit ornavit
anno a Partu Vivginis cididccxxxiz.
)(S5)(
figure della nostra credenza. I colori che vi si vede , cioè il giallo
io Inogo dell'oro, il bianco, 1' azzurro ed il vermiglio, siccome si
trova espresso, per tacere d'altre testimonianze, nel canto XXIX
del Purgatorio dell'Alighieri , simboleggiano la divinità, la fede,
la speranza, e la carità. I leoni, animali vigilantissimi, geroglifico
egiziaco nsato dagli Ebrei e divenuto cristiano, sostengono i cam-
panili mislicamente divìsi in tre piani, il suono delle cui campane,
trovalo antichissimo, perfezionato dalla cattolica civiltà, rivolge le
menti alla contemplazione delle cose celesti ed eterne. Il Signore
ed il risorgimento della carne, secondo che sono adombrati nell'an-
tico Testamento, si manifestano nella statuetta di Dio Padre so-
prastante al frontispizio , e nelle statuette de' non nìorli Enoc ed
Elia soprastanti agli acroteri. Quasi a distruggere il concetto av-
verso alla Triade della fede nicena , che credono taluni eruditi
rappresentato da' Goti segnaci d'Ario nel frontispizio angolare ifl
opposizione del triangolare frontispizio, d'origine pagana e dive-
nuto cattolico, si osserva Inngo 1' angolo del frontispizio di questo
sepolcro le immagini di Dio Padre, di nostro Signore e dello Spi-
rilo Santo, r una sopra l'altra. 11 nuovo Testamento, che confer-
ma r antico e spiega la Triade , è rappresentato , sotto le tre so-
praccennate statuette ed ai lati delle figure della Triade , dai do-
dici apostoli elfigiati nelle parti montanti del frontispizio tra le
foglie di viti, le quali s' osarono per simbolo della Chiesa in me-
moria di quelle parole del Cristo riferite nel Vangelo di san Gio-
vanni : Ego sum vilìs , vos palmites. A meglio esprimere la ri-
surrezione della carne congiunta col mistero della incarnazione del
Verbo , è figurata la storia della Vergine Maria, la quale, eletta
ad essere madre di Dio , si muore e viene assunta con tutto il suo
corpo nel cielo. E finalmente la storia dell' ebreo, il quale , sicco-
me san Giovanni Damasceno racconta, volendo oltraggiare il cada-
vere della Vergine Madre, ebbe inaridite le mani , mi pare espres-
sa, in conformità della penultima legge delle Costituzioni dell'im-
peratore Federico II , onde venivano condannali i violatori de' se»
5
)( 56 )(
polcri e spogliatoli de' cadaveri ad avere le maDÌ tronche dall'ar-
caDgcIo san Michele, armalo minislro di Dio, che taglia con la sua
spada le mani e fa cadere V nomo a rovescio innanzi al sepolcro di
nostra Donna.
Scipione Folpicella.
Libri offerti in dono.
Atti dell'Accademia romana de' Nuovi Lincei , anno V sess. 2."
del 22 Febbr. iSSz. Roma i853 io 4-°
Di Cesare (cav. Giuseppe)— Novella interpelrazione del verso
della divina Commedia, che comincia il canto f .° dell' Infer»
no, i853io8.°
Di Cesare (Adolfo) — L' allo notorio , Dramflla io cinque alti ,
ridotto dai Promessi Sposi del Manzoni. Napoli iS53 in 12.
Rendiconto della Società reale Borbonica. Accademia delle Scien-
ze , nuova serie n.° 6 Nov. e Die. i852.
Rendiconti delle adunanze della reale Accademia de' Georgofili.
Febb. e Marzo i853.
»-♦#♦-«
)( s? )(
TORNATA DB 13 GIUGNO
Il Presidente cav. Tenore ha espresso all'Accademia la saa
riconoscenza per la depo (azione , la qaale , a norma di quanto
era stato risolato nella precedente sessione , recossi in sna casa,
per adempire all'onorevole incarico ricevuto dall'Accademia di
ringraziarlo per la generosa fondazione dell' annuale premio di
dac. i5o.
Il commend. Francesco Scorza , direttore del Ministero e
real Segreteria di Stalo degli affari ecclesiastici e della istra-
zione pubblica , e nostro socio onorario , trasmette all'Accade-
mia un reale rescritto de' 4 del corrente mese , così concepito :
» Signor Presidente dell' Accademia Pontaniana —
» Avendo nmiliato a Sua Maestà il Re N. S. 1' esemplare
» del quinto volume degli alti di cotesla Accademia, di cui la
» Maestà Sua si degnò anteriormente accettare la dedica , e
» eh' Ella si piacque trasmettermi col suo foglio del 28 del p.°p."
r mese , la Maestà Sua si è degnata ordinarmi di manifeslare
» a cotesto consesso il Suo Sovrano gradimento , ed i saoi rin-
» graziamenti. »
Il Segretario perpetuo ha presentato già impresso il fase, 6
ed ultimo del detto volume quinto degli atti , perchè se ne fa-
cesse al solilo la distribuzione.
Il Presidente cav. Tenore ha letta la seguente
Notizia intorno all'albero che produce il legno detto
in inglese Lance-wood.
L' analogia di tal nome colle voci Lansium e Lancium ,
che s' inconlr^o ne' dizionari di Storia naturale , ne invita a
)( :ì8 )(
ricercar quel legno negli aniori dio han Irallalo degli alberi
a' quali venii^ono i dcUi nomi altriboili. Noi dobbiamo perciò
consultare la Flora di Giava del Blume , dove froviamo regi-
strato il genere Lanstum colla sola specie del Lansium dome'
sticum di Romfio (i) ; la monografia delle Meliacee di Adriano
de Jassien (2) , cui quel genere vion rapportato , nonché la
Flora della Conchmehina del Looreiro che fa parlicolar men-
zione di nn' altra specie di Lansium^ cui si riferisce il Lari-
sivm sylvestre dello slesso Rnmfio, e ne fonda il genere Qui-
naria (3). Da nltimo il lìepertoriwn del Walper che ne rista-
bilisce il genere Lansium coli' unica specie del Lansium dome-
sttcum di sopra menzionato. Dopo tali ricerche , saremo ia
grado di convenire che lolt'i sullodali autori, mentre haa de-
scritto partitaraente i caratteri botanici di tali alberi, e le qua-
lità speciali del frutto del Lansium syloestre : soggiungendo
il Loureiro di Irovarsi-perciò coltivato nella Gina, ove quei frulli
se ne vendono ne' mercati col semplice nome di Lance , ninno
di essi autori abbia fatta menoma menzione delle qualità del
legno di essi alberi. Continuando in tale disamina ci avverrà
di avvertire come il Willdenow « in nna nota apposta al citato
loogo del Loureiro sia venuto recisamente a pronunziare , che
quella Quiiioria Lansium , ovvero \\ Lansium sylvestre del
Riin)fio, allro non sia che \a. Cooh'a punetafa del Sonoerat (4.)»
e del Relz (5).
La Cookia punclata è slata magnificamente illustrata dal
Jacquin (6) , ed è pianta introdotta negli Orti botanici di Eu-
ropa , non escluso T Orto Regio napolitano. E desso an albe-
(1) Beitragen etc p. 164.
(2) Memoìres du Miiscum d' Histoire nalurelle t. 19 p. 233.
(3) Tom. I, pag.334.
(4) Hill. 2. 8,130.
(5) Obsrr. fase. 6, p. 29, n. i7.
(6) Horlus Schoenbruncn&is I, p. 53, lab. 101.
)( ^'9 )(
i-elto di 8 a IO piedi , della famìglia delle Aurantiacee , di-
stinto priaeipalmeule dall'essere così nel fusto, che uè' rami ,
nelle foglie e ne' frolli gremita di verruche nerastre, donde ha
tratto il nome specifico. Qaesli caratteri mancano nelle dna spe-
cie di Lansium leste mentovale ; che perciò cosi il Jacquin ,
che il Sonnerat , ed il Retz , che tanto accoratamente han de-
scritto la Cookìa , non si sono punto avvisali di riferirla ad
alcuna delle dette specie di Lansium del Rnmfìo; mentre dal-
l'altra parie quest'ultimo, illustre autore (\eW Herùart'um Am-
boineiise , nel descrivere miaulamente quegli slessi alberi, e nelle
bellissime figure che ne ha dato , nulla vi ha espresso di quel
parlicolar carallore della Cookìa , cioè delle verruche nerastre
che la ricoprono da per lutto ! La circostanza che più rileva
nelle ricerche per noi isliluite ella è di cerio la grandezza de-
gli alberi non meno , che la qualità del loro legno , de' quali
anche una terza specie troviamo descritta dal Rumfio col nome
di Lansium monlaniim all'alto trasandata da tutti gli espo-
silori successivi.
Quesle specie di Lansium sono tulli alberi di allo l'usto,
a' quali il lodalo autore appone il carattere di Arbores excel-
sue , e soggiunge : lignum habenl solidum , durum , grave,
el tenuibus eonslans Jìbris , e più specialmente parlando del
b'gno ùiALanrium montanmn dice: Lgniim al manubria le-
lorum , securium , et etiam ad aedium posles adhibetur.
Quindi sempreppiù insistendo sulla compattezza e sulla l'orza di
esso legno dichiara convenire con quello dell'altro albero india-
no da lui descritto col nome di Lingoo saxatìle , che si rife-
risce allo lUeiocarpits Braco del Linneo , il cui legno è rico-
nosciuto possedere la durezza dylT Ebano.
Dopo tali chiarimenti ne sembra potersi concbiudere che
la Cookia punclalay e forse anche i due Lansii , il domesli-
ctim , ed il sylvestre vanno esclusi dalla classificazione dell'al-
bero che produce il Lance-wood ^ e che ijucslu legno con mag-
)( 6o )(
gìor FoDclamcnto possa riferirsi al Lansium tnonianum del Ilum-^
(io, che rimarrebbe luUora indistÌDto nelle odierne classidcazioDi
bolaniclie.
M. Tenore
Il socio s\g. de Gasparìs ha lelto le segnenti
Notizie sul nuovo pianeta Temi.
Il nuovo pianeta da me scoperto la sera de' 5 Aprile i853
si è mostrato in apparenza il più piccolo di quanti finora si
conoscono appartenere alla zona fra Marte e Giove , ed il cai
numero attualmente è 26. Avendone io fatto un omaggio al
P. Secchi Direttore dell' Osservatorio del Collegio Romano, que-
sti lo ha chiamato Temi, e ne ha fatto copiosa serie di esatr
lissime osservazioni.
L'orbita di questo pianeta calcolata da' signori Kroger e
Forster sulle osservazioni di Napoli e di Bonn , ha fatto rile-
vare in tre degli elementi ellittici di maggior importanza, tre
rimarchevoli singolarità. Dal semiasse maggiore si rileva essere
Temi il pianeta più lontano dal sole di tutti gli asteroidi co^
nosciuti. L'eccentricità è fra le massime finora riscontrate in or-
bite planetarie, pareggiando quella di Giunone. Finalmente de'
34 pianeti primarii che si ravvolgono intorno al sole , Urano
soltanto , Temi e Massalia sì muovono in piani di minima in=
clinazione all' orbita della Terra.
Annibale de Gasparis
Finalmente il sig. Sabatini richiama l' attenzione dell' Ac-
cademia sopra alcune particolarità riconosciute in un taglio di
monte in lenimento di Pozzuoli. Egli comincia dall' annunziare
che volendosi non ha guari costruire una comoda strada , che
da Pozzuoli conducesse sino ad Avcrsa , giunti gli operai alla
)( 6i )(
così della Montagna Spaccata , s' imbalterono in durissimi massi
di fabbrica romacia di opus reitculalum. Essendo slato mestieri
tagliare a gradoni la terra , per impedire le frane nel prose-
guire il cavamento , si dovè scendere alla profondità di circa
piedi i3o dalla cima del monte ; ed a quella profondità fu rin-
venuto appunto r edificio romano, di cui ragiona il sig. Sabatini.
Il nostro collega si duole che questo antico monumento sia
stato danneggiato e distrutto , senza che fossero intese le sue
esortazioni por conservare quei ruderi quanto più fosse stato
possibile.
il cavamcnio [irallicalo nella montagna spaccata ha fallo
notare iil sig. Sabatini che il monte si forma di diverse strati-
ficazioni di lapillo , alle quah si sovrappongono in alcuni siti
altri strali tufacei, e con piccola superficie di terra vegetabile.
In conclusione egli richiama l'attenzione dell'Accademia a
studiare archeologicamente e fisicamente quel silo, che può dare
argomento alle più interessanti ricerche.
Libri offerti in dono.
Alla Sacra real Maestà di Ferdinando li Re del Regno delle
Due Sicilie omaggio dell' Intendente di Calabria Citeriore,
e dell'Accademia Cosentina. Cosenza i853 in 8.
Atti dell'Accademia Pontificia de' ]\uovi Lincei, anno V sess. II
del 22 ff'bbr. i8d2.
Campania Industriale : giornale della Società Economica di Terra
di Lavoro i quad.°XXIX, voi. Vili quad." I i853 in 4.
Capialbi (cav. Vito) — Lettere bibliografiche del cav. Angelo
Maria d' Elei , con brevi note. Messina i8i)i in 8.
"■ Memorie per servire alla storia della santa chiesa Tro-
peana. Napoli i852 in 8.
Ad thcatrum chronologicum Cartusiae SS. Slephani et
Brunonis de Nemoro addilamentum ab ann. MDCCXXI ad
MDCCCXLIV. Napoli i853 in 8.
)( 62 )(
Indicazione de* prodotti ÌDdastriali e naturali, che si sodo rac-
colti io Capitanata ordinati e spediti dalla reale Società
Economica della Provincia , per la solenne mostra indu-
striale che sarà celebrata in Napoli nel 3o Mdgg. i853.
Foggia i853 in 4.
MiNiCHiNi (Benedetto) — Sul feretro del Cav. Leonardo Santoro,
discorso. Napoli i853 in 8.
PflOGRAMMA di premii che dalla reale Società Econooiica della
provincia di Terra di Lavoro saran dislribaili nell' adunanza
generale de' 3o Maggio i854< , onomastico di S. M. nostro
Angusto Sovrano (D.G.), pubblicato nell' adunanza generale
della Società del So Maggio i853.
Radente (P. F. Alberto) — Interpretazione letterale del celebre
supposto enimma bolognese j4elia Laelia Crìspis. Mo-
dena i852 in 8.
Rendiconti delle adunanze della reale Accademia de' Georgo*
fili , Aprile i853 io 8.
ToMMASi (G. B.) — L' nomo al cospetto di Dio, inno , in 8.
[VoLPiCELLi (pr. Paolo) — Formule pel cangiamento , che nelle
dimensioni materiali avviene cangiando la temperatura ; ed
applicazione delle medesime. Roma iS5i io 8.
2»— »i#*— «
X 63 )( .
TORNATA de' 26 GIUGNO
Il Segretario perpelao ha presentalo il primo fascicolo del
trimestrale rendiconto delle tornate dell' Accademia pe' mesi di
Gennajo , Febbrajo , e Marzo del corrente anno.
Il professore Lociano Scarabelli da Genova domanda noli-
zia deli' esemplare del Porzio da lui mandalo , bramando di
conoscere il giudizio accademico ; sì è deciso di scrivergli ÌQ
riscontro , che ha già vedala la luce nel nostro rendiconto la
relazione del sig. Volpicella su quella sua pubblicazione.
La Classe delle Belle lettere ha comunicato il suo favore»
Tole avviso in seguito della
cJXefajìoue ìe' iSo(mwiióàati óuita memoiia Se^ cav, ©a-
vniUo Gu&iia, iutotno it aiuòi&io unìvetóai^ de{ 'obuo-
Hazzoù,
Con lettera del dì 17 del novembre del i85i del Segreta-
rio perpetuo di questa Accademia ci fa riferito, essersi dal Pre-
sidente della Classe di Belle Lettere e Belle Arti disposto , che
da noi si facesse 1' esame della memoria del sig, Camillo cava-
|ier Guerra intorno il Giudizio Universale del Buonarroti desti-
nata dall'autore a far parte degli Alti dell'Accademia.
Avendo però preso a diligentemente esaminare la memoria
del Guerra, abbiamo osservato , che , mosso l' autore dal desi-
derio di manifestare i veri termini dell' arte , dai quali non è
lecito a veruno altissimo ingegno dilungarsi, ha voluto dappri-
ma descrivere il famoso dipinto del Giudizio Universale dell' im-
)( 6^ )(
mortai Buonarroli, e poi mostrare come questo divino lolclletto,
inteso a porro in allo in quell' opera !a potenza della sua racnlc
e la vastità delle sue conoscenze , vi abbia condotto innumere-
voli Ggure , le quali , essendo mirabili per iscienza d' anatomia
e per varietà e novità d' atteggiamenti proporzionali a molte e
diverse passioni , non sono sempre corrispondenti alla conve-
nienza ed unità del subbietlo. Onde il Guerra concbiude il suo
discorso con le seguenti parole : » Se tu vaoi imparare dal qua-
li dro del Giudizio la convenienza , la precisione ìslorìca , la
j fina espressione , V unità del componimento , mal ti avvise-
> resti : la Cena di Leonardo ti devo in ciò insegnare. Ma se
B la cerchi la grandiosità dello siile fino al terribile , V imma-
i ginoso , lo sviluppo del corpo umano d' ogni specie di scor-
> ciò, r ondolazione e mollezza de' contorni , il tutto impron-
> tato d'ano spirilo di novità, stalli innanzi al Giudizio: ed
i esso, ancorché fossi un ghiaccio, ti desterà in petto qualche
» scintilla atta a farli uscir dal mediocre. Ma bada a non farti
X sedurre dal prestigio di quesla opera ; sicché inebriato da
1 tanto valore, da si grande rinomanza assai ben meritala,
» non t'arrivi la voce della ragione troppo tardi all'orecchio »,
L'evidenza della descrizione del dipinto, T erudizione con-
venipnlo all' argomento, la verità de' principi dell' arte e la chia-
rezza dello stile ci hanno indotti a giudicare la memoria del
cavaliere Camillo Guerra degna d'essere inserita negli Atti di
questa Accademia.
Giuseppe Campagna
Scipione Volpicella
Passatosi il bussolo la memoria del cav. Guerra è stala ac-
cettata a formar parte dc^li alti.
Il sig. Sabatini legge una memoria intorno allo miniere
di piombo di LongobucO , nella quale ricorda alcuno dello ca-
gioni , per le qnali sono siale abbandonate.
Il sig. pr. Oronzio-Gahricle Costa logg'^ ima sua
){ 65 )(
MEMORIA
Sopra un erpetolite idrotermale con appendice di osservazioni
intorno d depositi di avanzi organici a pie di Monte Nuovo
presso Pozzuoli, e nelle marne argillose dell isola d'Ischia.
Allorché in dicembre del i85i informava quest'Accademia
delle più notevoli cose discoperte nel regno , durante quell'an-
no, spettanti alla nostra Paleontologìa (i), chiudeva quei Cenni
promettendo tenerle parola di un singolare esempio di feno-
meno tutto a noi proprio , e riguardante X Erpetologia fos-
sile , della quale si ragionava. Ora è di questo fenomeno per
Io appunto che intendo discorrere, soddisfacendo alla già fatta
promessa. Che se ciò compio dopo un si lungo intervallo di
tempo ; questo indugio è stato richiesto dalla slessa natura del
snbbietfo , di che rimarrà agevolmente convinto ciascuno dopo
la narrazione che vado a fare.
Nella prossima Isola d' Ischia , ove arsero un tempo po-
tentissimi vulcanici focolai , e dove dalle ceneri di quelli si
riaccese il fuoco già spento , non sono più che tre secoli ; fra
le diverse vulcaniche produzioni s' incontrano alcnne termanlidi
globuliformi di grandezza svariata e di compattezza e composi-
zione diversa. Quelle di maggior dimensione anno 3 pollici di
diametro ; le più piccole 3 in 4 linee '■> e ^"^^ questi estremi sì
trovano tutte le graduazioni intermedie. E notevole però , che
le più piccole meglio sì accostano alla sfericità : e d' ordinario
a misura che il diametro aumenta si dilungano dalla Ggura re-
golare e sferica, accostandosi all'ellissoide od alla sferoide.
Dividendole od in qualsiasi modo rompendole , sì trovano
allo interno costantemente formate di strati concentrici, distinti
(1) Yctli Addizioni ai Ccuai ininriio allf Scoperlc ce 1851. pag 11.
){ 66 )(
fra loro per la successione e per la divcrsìlà , sia di natura ,
sia di compattezza della loro sostanza terrosa : raro ù il caso
d' incontrarle omogenee nella loro molecolare composizione. La-
onde cotesti strati o invogli successivi soglioa pure distaccarsi
più o meno nettamente , scoprendo sempre la successiva e più
centrale sfera di una maggior compattezza , e di forma più
regolare. Né manca il caso di trovare quei diversi strali tra-
mezzati da sotlil vano , o da straticello di sabbia iinissima ,
o di altra sostanza cristallizzata di difTerenle natura. Sicché ,
rompendo la sfera , gii strati esteriori lasciano scoprire i più
interni apparlenonti ad una sfera minore , più rilondata, e di-
stinta o disgiunta afl'allo , come che fosse un nocciolo rivestito
dal proprio pericarpio carnoso.
Oltre la irregolarità della forma , la superficie è inegual-
mente scabrosa , a causa delle eterogeneità che vi si sono at-
taccate da iillimo.
Quasi in tutte trovasi nel centro un punto distinto , sia
per colore e sia per durezza , come una molecola primordiale,
intorno alla fjuale tutti quegli strali successivi a mano a mano
si sono ingenerali. Le quali cose tutte appalesano che coleste lor-
mantidi sferiche od ellissoidi siansi formate per iuvoglie succes-
sive ; e queste per ordinario argillose, o marnose, talvolta me-
scolate con ferro, o con limonile ; o sivvero di sostanze vulcii-
nicbe diverse ed alla rinfusa rimescolate : in somma di quelle
sostanze medesime, che, ora separate e distinte, ora riunite,
ed in varie guise fuse o stemprale Ira loro, costituiscono l'os-
satura e r epidermide di tutla qucll' isola.
Diversa è pure la loro durezza ; sicché altre si rompono
al primo colpo di marinilo , altre resistono a più reiterali colpi,
e ciò secondo la diversa loro composizione ; molle però sou
quelle che per tutti i caratteri simigliano a pallottole di ar-
gilla cotta.
Tra le numerose lermaulidi di biUalta maniera, rullo a b.lli\
)( 67 )(
posta per vederne la ìnlerna straltora, nna se ne offriva al prof.
Scacchi , nel cai mezzo appariva un corpo organico , che sve-
gliavagli l'idea di nn pesce. Egli si compiaceva porgermelo co-
me tale a fine di esaminarlo e definirlo. Ma mi riasci grato
ad nn tempo e meno sorprendente nel riconoscervi in laogo di
pesciolino un rospelto : e proprio di qnella specie , che , fia
dal i833, io discopriva vivere in quei rigagnoli di acqua termo-
minerale del bagno ^ così propriamente detto, dappresso al la-
ghetto del medesimo nome della stessa Ischia ; la qaale specie
trovai più lardi (nel i838} in un lago temporaneo Ira Monteleone
e Gerocarne, i coi margini brulicavano di colesti rospi, non pia
lunghi di nn pollice. Esso propriamente appartiene al genere Boni',
bìnator , e noi lo abbiamo specificamente distiuto con l'aggettivo
meridionalis [\). We qnesta determinazione lascia alcun dubbio
nell'animo mio, perciocché l'individuo racchiuso e fossilizzalo nella
Jermanlide è si ben conservato, che non i soli lineamenti, ma
il nativo color cenerino del corpo, il giallo-verdiccio del capo,
le oscure macchie caratteristiche della specie, e spezialmente la
nera dell' occhio, sono nettamente conservati. E siccome col re-
stringersi della massa argillosa , per lo disseccamento sofferto,
ì molli suoi visceri furono portati fuor di sito e compressi ; cos'i
nel dividersi del globo sono essi rimasti parte nell' una e parte
nell'altra delie due metà; e vi si osserva il nero pigmento di
cui SODO spalmati , e le macchie bianche delle sostanze fecali.
Laonde della sua natura e della sua specialità non lascia a du-
bitare né ponto ne poco; e la sola ispezione della figura basta
per renderne certo chiunque (2).
Io avrei ben potuto fin da quel tempo, in coi annunziava
tal fatto, dir pure qnal n'era il soggetto ; ma presentiva ben an-
che quali sarebbero slate le inchieste alle quali conveniva rispon-
(1) Vedi Erpetolagia della Fauna del Regno di Napoli , Mss.
(2) Per le figure , si consulti la nostra Paleontologia , Par. Ili , Tav.
in , già sotto i torchi.
)( 68 )(
ilere , le JifGcollà die si sarebbero elevate , ed i problemi che
rcsiavano a sciogliere. Prudenza dcllava quindi lacere fino a che
non mi fossi reso padrone di lolle le circostanze relative al fatto,
onde poterne coiupletamente e con chiarezza discorrere. Era me-
stieri sopratnllo stadiare il fenomeno sopra luogo, ricercare no-
velli documenti , e chiarire quello che ci sta per le mani.
Per la qnal cosa ne' primi giorni dello scorso mese di mag-
gio recavaral in Ischia , che non prima mi era riuscito oppor-
tuno, a fine di studiare topograficamente tutte le condizioni che
aver possono relazione mediata od immediata con tali proda-
zioni, e spezialmente con quella che racchiude il rospo. E poi-
ché mi avanzavano tutt' ora alcune altre indagini a compiere ,
tanfo sopra i depositi di marine spoglie delle diverse località
della medesima isola , quanto su quello posto a pie di monte
nuovo presso Pozzuoli , mi sono giovato di questa gita per as-
solverle tulle : e de' risultaraenli di queste esplorazioni farò il
snbbietlo dì un' appendice alla presente memoria.
Fra le dubbiezze eh' era mestieri dileguare intorno alla
genesi dell' erpelolite di cui si ragiona , la prima che si affac-
ciava alla mente era il conoscere, se sia questo un fatto onico
ed accidentale, oppure ovvio in quel luogo, e costante in quelle
termanlidi ? Era perciò indispensabile averne un copioso numero,
e tutte di una stessa località, distinte dalle altre di località di-
verse ; polendo ben avverarsi il fenomeno in uno solo, od in più
siti analoghi qualora fosse moltiplicato. Erano pur da ricercarsi
quelli tra gli esemplari, che più convengono per la natura de*
componenti , per la forma , durezza e cose simili ; da ciò la
scella tra i molti ; quindi la necessità di moltiplicarne il na-
mero per quanto più fosse stato possibile. Laonde , montando
r Epomeo per la via di Toccanela, sormontata la contrada cono-
sciuta con questo nome, s' incontra un ripiano, d' onde con suc-
cessivi dolci declivi si avanza verso il cacume. E su questi ri-
piani che pnò farsi copiosa collezione di tali pallottole o globoli,
)(69K
trovandosene a snperficie di snolo , o coperle appena da {erra
mobile , e smossa colla zappa. Sicché , adoperando più per-
sone ad OD tempo se ne possono ottenere cenlinaja in un' ora.
Per tal modo ò potato esaminarne nn prodigioso numero , ma
senza aver trovato però alcun segno del balracino inviluppalo.
Per ora danqae è da tenersi on tal fatto come onico ed eveo-
toale; senza escludere con ciò la possibilità di presentarsi io
altri esemplari che saranno esplorati in prosieguo.
Dopo questa sorge la seconda e più importante inchiesta : se
il fenomeno di cui è parola debbasi ripetere dal fuoco, dall'ac-
qua , 0 dal concorso di entrambi questi elementi. Per la solu-
zione di questo problema conviene rimontare alla biologia di
tal genere di balracini , e poi discendere a studiarla sol luogo
della produzione del nostro erpelolite. Perocché , comunque
facile si affacciasse la genesi soa alla mente di chi ben conosce
la prima ; le condizioni locali non a tatti ne egualmente chiare
possono esser note , onde conciliare la possibilità col fatto.
I rospi generalmente si tengono in luoghi umidi ed om-
breggiati, a differenza de' ranocchi che vogliono vivere assoluta-
mente nell'acqua. È perciò che di tal falla di Balracini s' incon-
trano a dovizia ovunque il terreno è allo a conservare 1' umi-
dità , come sono le terre argillose , i siti pantanosi, selvatici ,
i luoghi ruderali ec. E di tal indole sono le nostre alture vul-
caniche , per la pozzolana dalla quale sono ricoperte, e le selve
che le inverdiscono; per cui i rospi s'incontrano colà ovunque
e frequenti.
Deslava grande meraviglia un tal fatto allo Spallanzani ,
che per la prima volta vedevali allo interno ed allo esterno del
cratere di Montenuovo presso Pozzuoli , le cui parole si voglio»
qai riferire per maggiore chiarezza -
» Delle tante e si svariale specie di rane europee (e sotto
» un tal genere col Linneo comprendo anche i rospi) non emmi
» noto esservene nna sola, che non nasca nell'acqua, e che per na
)( 70 )(
» tempo non vi soggiorni, fiDlanto che giltala la maschera di gi-
» fino pigli la divisa di rana (i) ».
Il tempo in cui lo Spallanzani si aggirava per qnoste nostre
vnlcaniche contrade era di agosto , ed afferma egli stesso che
Monlenuovo era aridissimo. Per ispicgar dunque Io strano fe-
nomeno, che tale appariva ai suoi occhi , ricorreva alla ipotesi,
che fossero quei rospetti o ranocchi , com' egli dice , provenuti
dal non lontano lago di Agnano. Né altro ostacolo incontrava per
ammettere questa, eh' è veramente strana conghiellura , eccetto
che la differenza specifica , secondo lui , tra le rane che aveva
meditate nel lago di Agnano, rammentandosi della loro celebrità
elevata da un cerretano (2) , ed i rospi che vedeva in Monte-
nuovo. Rimaneva quindi enigmatico un tal fenomeno per quel
dotto uomo ; e dichiarava che probabilmente avrebbe sciolto
r enigma t forse non senza qualche utilità della scienza,
se dato gli era di soggiornare a lungo in quella contrada
vulcanica.
lo non saprei decidere se tanta meraviglia nascesse nella
mente dello Spallanzani , perchè in quel Icmpo non era ancor
chiarita la biologia del genere Bufo , o perchè egli entrava
nuovo in siffatto aringo. Le sole note aforistiche del Systema
natitrae del Linneo , di coi mostrasi padrone , non gli sommi-
nistravano cerio lumi baslevoli per comprendere lo svolgimento
de' rospi, non essenzialmente, ma sol per gradi diverso da quello
de' ranocchi. E però ben antica la osservazione di vedere schiu-
dere e saltellare i rospelli al cader della pioggia sopra terreni
argillosi 0 marnosi inariditi ; talché da uomini semplicissimi si è
sospettato che cadessero dal cielo cosi sotto forma di pioggia, 0
(1) Spallanzani, Viaggio nelle due Sicilie, voi. l, pag. 122 e 123-1792.
(2) Narra lo stesso Spallanzani che da un Napolitano crasi dato a ve-
dere e ad ammirare a Vailisnicri , stando in Milano , un grande girino ;
affermando esser proprio del Lago di Agnano, possedendo questo la virtù
di generar mostri , metà tinche, e mela rane. L. e. pag. 118.
){ 71 )(
con la pioggia slessa. Abbandonando ora qnesla digreasione ,
nella quale siamo entrati non senza qualche ragione , ripren-
diamo la storia de' rospi, dalla cai biologia rimarraono chiarite
tolte queste apparenti stranezze.
I vecchi rospi, dorante il verno la primavera e la stale, si
tengono appiattali entro cunicoli ch'essi stessi si scavano , ove
la molle terra il permeile ; o si rintanano sotto macerie , per
entro ì crepacci delle rocce e luoghi simili. Colà essi vivono
dando la caccia ad insetti, lumache , ed auimaletti di altre ge-
nie , secondo che la località loro ne porge ; e d' ordinario tutto
ìngojano con la melma stessa o col molle terreno nel quale giac-
ciono. Ivi compiono i loro amori ; ma la femmina pregna cerca
nn luogo in cui massimamente T umido predomina, ove non in-
contrasse piccoli stagni , ancorché temporanei. Sceglie per or-
dinario quei fossetti, che sì scavano nelle terre messe a coltura,
a fine di raccogliervi le acque ridondanti e scorrenti nel suolo
declive. Ivi depone le nova ed alla buona stagione ne schiudono
i piccoli. I quali si tengono nella melma interrali, nutricandosi
di ciò che lor porge la melma stessa che lor serve di culla, ed
ivi compiono la loro metamorfosi. Se il terreno si conserva molle,
vengono indi fuori , e vanno saltellando , vagando , e cercando
alimento ; ma se pel contrario s' inaridisce , i rospetti vi riman-
gono quasi sepolti , bastando la natura igrometrica del terreno
per conservar loro tanta umidità che basii al sostegno della propria
vita, eh' è estremamente sobria. Al cader delle piogge però, ram-
mollito il terreno , disserrano toslo il carcere , e ravvivati vengono
fuora saltellando. Cosi la loro improvvisa comparsa. Quelli poi,
che si tengono ristretti fra cunicoli nmidetti ombreggiali e fre-
schi, n'escono in tempo delle piogge eslive, sia per cercare
più abbondante pastura, sia per compiere 1' atto finale della ri-
produzione. Ciò precipuamente è quello che accade ne' nostri ter-
reni vulcanici e montuosi, dove l'acqua che proviene dalle piog-
ge è proQtamente assorbita , penetra da pertutto , e lascia la
6
)( 72 )(
superficie proscingala e quasi arida. Ma i rospi riescono svilup-
pali, ed energici, comunque nalurainiente torpidi. Da ciò risulla
che appar<^nlcmenle fan mostra di aver vissuto nuli' arido; come
afFacciavasi appunto allo sguardo dello Spallanzani. Il genere
Bombinator è no poco più acquatico, è vero, stando sopra i mar-
gini dì laghi fiumi e rigagnoli ; ma i selli sopradetli in assenza
Doo mulansi.
Promosse tali cose è facile intendere, che trovandosi di tali
rospetli involli in terreno declive, la soprawegnenza d' una forte
pioggia può traghettare col terreno ammollito anche il rospetto
che serba racchiuso. E so rotolando incontra sempre di simile
pasta molle , è cosa chiara che debba vieppiù invilupparsi , e
crescere di mole la primitiva pallottola ; mutando poi di natura
gli strati a seconda del terreno che successivamente incontra.
Tale senza dubbio è stato il caso che noi esaminiarao. Quel
rospetto giaceva rannicchiato nella marna che predomina solle altu'
re dell' epomeo. Esso fu trascinato giù rotolando dalle piovane;
e <|uindi inviluppato più sempre di quelle terre argillose e vulca-
niche, finché non venne arrestato in qualche sito. Il primo strato
chtì lo mviluppò aderisce perfettamente al corpo dell'animale, fallo
anche più duro pel rimescolamento della sostanza terrosa coiromor
glutinoso che dalla pelle trasuda (r). Però, il rospo avrebbe ben
potuto svincolarsi da quelle parieli che lo invincolavano, se queste
fossero rimaste molli. E quando ciò non fosse avvenuto, perchè
le resistenze che quelle gli presentavano erano maggiori delle
proprie forze , l' umido permanente Io avrebbe portato alla cor-
ruzione. Ma pel contrario , esso si trova nello slato normale io
quanto alla sua composizione organica ; mentre si manifesta di
aver soHerlo una somma compressione quasi da ogni Iato ugual-
(.1) Non v' à sostanza più atta a far cousolidare le sostanza tsrrose ,
quanto il glutine animale : e ce ne danno pruova evidentissima i testacei,
i quali presentano un nucleo più solido là dove l'animale si è aggriazit»
• dove più abbondava la sua sostanza.
)( 73 )(
mente. In oltre , se tolti quei globoli , e quello sppzialraente che
racchiude il rospelto , ingenerali nel modo come si sono poco in-
nanzi descritti, non fossero che semplicemente disseccali ; è chiaro
che sarebbero siali rammolliti novellamente, e disfalli dalle piova-
ne sopravvenute. Perocché le marne e le argille disseccate per la
sola forza del calore solare , si riammoniscono, e si crepacciano
ogni volta che sono penetrale dall' acqua. Oppostamente , ninna
delle sfere o pallottole di quel silo presenta il minimo indizio di cre-
pacciatura , screpolamento , od altra mutazione di stato ; ne si
possono menomamente rammollire lenendole immerse nell' acqua.
Esse dunque àn dovuto subire un tal grado di disseccazione da pa-
reggiare quella delle stoviglie ben colte; che , quando queste non
sono giunte a tal grado , vanno pur soggette a rammollimento.
Egli è dunque evidente, che quei globoli anno dovalo sperimen-
lare nn pronto e forte grado di calore dopo di essere stati ingene-
rati; e spezialmente in quello che racchiude il rospo il calore à
dovuto agire immanlinenti dopo la genesi sua. Senza andar men-
dicando sorgenti di questo elemento per la produzione di tale fe-
nomeno, è naturale facile ed evidente il ripeterlo dal calore sot-
terraneo di quel vulcanico suolo; il quale, se tuttora è grandissimo
in alcuni siti dell'isola , ben poteva essere anche maggiore sulle
falde dell' eporaeo , ove à avuto luogo la formazione del nostro
erpetolile.
Da (ali considerazioni rinnite sembrami poterne conchiudere,
che la produzione di tale erpetolite debba ripetersi dall' azione si-
multanea dell' acqua e del calore di fumajoli vulcanici : e che per-
ciò sia nn fenomeno esclusivo di un luogo, nel quale si trovano
riunite tulle le propizie condizioni richieste per avverarsi il feno-
meno di cui si è fin qui ragionalo. Laonde non è da registrarsi tra
1 fossili caralleristici de' terreni di antica formazione; ma come pro-
prio ed esclusivo , sotto quasi tutti i rapporti, delle nostre vul-
caniche contrade , per Io che mi avvisava dirlo tutto a noi pro-
prio. Era già slata avvertila la identità delle spoglie testacee che
)( 74 )(
si Irovano sepolle a pie di Montenuovo presso Pozznoli, e qaelh
racchiuse nelle iiinrnp argillose ed in uno slralo sabbionoso dell'i'
sola d' Ischia. La loro esistenza nondimeno era limitata alla sola
classe de molluschi loslacei , avanzando i Crostacei e gli Entorao-
strncì, gli Echinodermi, i Foraminiferi ed i Polipai]. Importando
altronde moltissimo il confronto di tulli colesti avanzi organici del-
le diverse località , e la conoscenza delle specie reperibili in eia-
scona distintamente, m' impegnavo a ricercare con maggiore ac-
coratezza le differenti località; anche perchè la Paleontologia dei
regno lo reclamava.
I risuJlamenti delie ultime peri astrazioni, mentre non iorer-
mano le conclusioni dedotte dalle precedenti , ci ammoniscono di
parecchie altre importantissime verità. E dapprima la serie delle
specie ne viene accresciota per la scoperta di altre non state ancora
colà ravvisate , ed altre ignote affatto fin qnì ai coltori di questa
scienza.
Le quali specie son precedute nel seguente catalogo da uà
asterisco per facilitarne la distinzione.
Non sarà poi senza interesse notare :
I. Che mentre nel deposito coochigliare posto a pie di Mon-
tenuovo presso Pozzuoli, abbondano gli Echinidi del genere Spa-
taìigus e Schizaster, de' quali si trova solo qualche oscuro segno
nelle marne ed argille d' Ischia ; quivi per Io contrario sono fre-
quentissimi quelli del genere Echìnocijamus ^ di cui non ò trovato
ancora un esempio presso Pozzuoli.
Intorno a questi cade ancora in acconcio notare, che gli Spa-
tanghi ed i Schizasteri di Pozzuoli si trovano coi loro aculei interi
ed attaccati allo scudo sì fortemente , che nou sì distaccano nep-
pure dopo averli tenuti in acqua più tempo, e stropicciandoli eoa
la spazzoletta. La interna cavità è ripiena di sostanza terrosa lapi-
defatta e durissima. In taluni pure si osservano delle tuberosità re-
golarmente prodotte ne' solchi ambiculali ; e queste solidissime.
E notissimo altronde che ìd questa famiglia di Echioidi gli acolei
y 75 )(
<si distaccano e cascano (acilmenle, perchè liilli i (essiili organici
loro sono debolissimi, e quindi risullano solfile il guscio, delicalis-
srnri gli aculei , e doboli i loro iigamenti interartìcolari. Laonde
morti appena si spogliano di tali appendici esteriori , e la interna
cavità si vaola de' visceri. Cosi svestili si trovano in fondo del
mare , soventi ripieni aCFalto dì melma : ed in tal guisa interi o
rolli si trovan pure nello slato fossile. Le condizioni adunque che
accompagnano tali spoglie fossili in Pozzuoli dimostrano che vi
furono interrati vivi , e che pronlaraenle si disseccarono, d'onde
provenne quella somma solidificazione di terra impastata con la
sostanza molle e glutinosa animale.
2. Le spoglie di molluschi testacei , oltre all' essere ben con-
servale , fresdiissime , e tinte de' loro nativi colori, si trovano per
lo più ben accoppiate. E questo fatto è rimarchevole sopralullo
neir Aaacardia fragilis , la quale , per esserne delicatissima la
spoglia , si à meritato tal nome ; ed il suo ligaraento cardiale è
M debole eh' è ben raro il caso di ottenerne dal mare uo esemplare
con le due valvole naluralmeele congiunte.
3. Freschissimi s'incontrano i polipari ; tra quali figura prin-
cipalmente la Cladocera cespilosu. Io ne ò incontrato spesso
gruppi interi e si ben conservali , da non mancarvi punto una
sola delle delicate lamine de' suoi polipari. E fuori di quel silo IW
servalore non saprebbe decidere se dal seno della terra o recente-
mente dal mare fossero estratti.
4 Ilo fatto identico ci porgono le numerose spoglie di eo-
tomostraci de* due generi Cypridina e Cytherina ; le quali non
di rado ò trovate accoppiate permanenlcmente e si bene, da resi-
stere pure alle iterate lavande senza disgiungersi. E pure son que-
ste fragilissime e delicate , ne altrimenti ligale fra loro che per
un tessuto di facilissima dissoluzione. Esse perciò mostrano di non
aver sofTerlo il menomo spostamento uè stritolamento di sorla.
Tulio dunque concordemente assicura, che quel deposito sia
uicilo dal mare coti cuuje di presente si trova : ed essersi formato
)( 76 )(
in seno dello acque istantuncaineiitc, restando inviluppati i suoi
jibiialori monlre erano in piena vita.
Le stesso coso non si trovano nelP Isola d' Ischia. Perocché ,
quantunque il deposito conchìgliare della Pennella mostrasse net*
tamcnte risultare da una sponda abbandonata dal mare; pure gli
strali sovrapposti esprimono nvollure e scoscendimenti iterali, dai
quali venne sepolto.
La slessa espressione si trova ovunque in quelP Isola, sia che
si esamini la spoiidn, sia che si penetri nelle cave di argilla figu-
lina. In queste troverai in fondo un letto di argilla finissima ed
uniforme , racchiudente non rare spoglie di gasteropodi e di ace-
fali; copiosissimi poi i furaminìferi di molti generi. Ma a misura
che si ascende, sminuisce 1' omogeneità di quello impasto, e man-
cano gradaladiente i foraraiuiferi , senza vedersi più alcun vesti-
gio di altre conchiglie. Per r opposto , la massa è disordinata, e
svariatamente rimescolata a pomici, sabbia, e sostanze eterogenee
di ogni natura. Dunque quel fondo fu turbalo, e rimescolalo sia
dove s' incontrò ancora la melma molle , e quasi sospesa in fondo
delle acque.
In fino, volgendo 1' attenzione sul predominio di tali organici
avanzi nelle due località , il marchio delle loro differenze è rile-
vantissimo :
a) Pozzuoli ci porge copia immensa di entomoslraci , tanto
per numero di esemplari, quanto per raoltiplicità di specie : e tra
queste la parte maggiore sconosciuta affatto. Nelle marne argil-
lose d'Ischia non sì trova che qualche raro esempio di due o tre
sole specie.
•») In Ischia per Io contrario sono abbondevolissimi i forami-
niferi , mentre in Pozzuoli s' incontrano scarsissimi.
e) L' Odonlina rugosa che in Ischia, e pro|)rio nella marna
argillosa di S. Alessandro , è frequente , si affaccia appena in
Pozzuoli.
)( 77 X
d) Gli Echinociaini abbondevolissinii in Ischia , tanto nelle
marne di S. Alessandro, quanto nello strato ghiajoso della Pannella
ove maggiornienle abbondano , mancano afiatlo in Pozzuoli.
e) Si è accennato di già che i foraminifcri sono numerosis-
simi nelle marne od argille d' Ischia ; scarsissimi per V opposto ia
Pozzuoli. Ma intorno a questi, poiché si pretende desumere dalla
presenza de' generi e delle specie loro un carattere geologico ,
giova avvertire , non esser cosa facile decidere in tali differenze ;
perciocché si l'abbondanza, come la esistenza di questa o di quella
specie , di nno o di un altro genere, variano da punto a punto.
IVè la loro ricerca può farsi sopra grande estensione ; ma trattasi
sempre di pochi pollici cubici. Or la lunga sperienza mi à dimo-
strato, che dopo reiterate investigazioni, dalle quali sembrava do-
versi escludere in tatto od in parte la loro esistenza, in fine si sono
affacciati copiosi. Esemfiio notevole ne viene dalle argille di Mon-
tesarchio (i) : e Io slesso è avvenuto per qnclle di Casamicciola in
Ischia.
(1) Vedi Cenni per l'anno I8Ii2.
Siiruo il calulo^'o.
CATALOGO
co»MiiHC c cotMpatativo otite JJue fopaCit*
POZZUOLI ED ISCHIA
CASTEROPBDI
POZZUOLI
ISCHIA
S. Messane
ro.Lu9glii diversi
i.Odontina rugosa
ivi
2.DenlaIianj g-costaturti
ivi
- V. lO-coslatara
ivi
- V. ii-Goslatum
ivi
3. dentalis
ivi
4.Siliqaaria angaina
Patiadia
S.Vermetus gigas
ivi
6. glomeralus
ivi
7- ^ . . . , .
ivi
S.Fissarella graeca
ivi
ivi
IO. Patella panciata
ivi
II. —— caerulea
ivi
i2.Pileopsis ungarica
ivi
iB.EmargiaoIa adriatica
ivi
i4. pileolus
ivi
i5.Crepidula anguifornjis
ivi
iG.Haliolis toberculata
ivi
ly.BiiIla hydatis
M.Jmper.
iS.Natica miliepanclata
ivi
ivi
19. Diliwinii
ivi
ivi
"■20. Valencienncsii
ivi
ivi
Casamioc.
21. sordida
ivi
)( 79 )(
S.Alessandro. Luoghi diveisì
22.NerUa vìridìs
25.TQrbo rngosos
24"Turritella tricarioata
25. — — communis
26. -^— triplicala
ay.Scalaria commDois
♦ 28. Valvala striata, Cost.
'>'29.TraDcatelIa pùnctata, Cost.
*3o. ■ aiomas, Cosi.
^Si.Ealiina nitida
*32. minata, Cosi.
*33. striata, Cosi.
34. acicula
35. polita
*36.ChemDÌtzia gracilis
37.Ilissoa cimex^
38.
crenalala
39.
— — costata
ào.
" - Bruguieri
Al.
42.
43.
— — similis
44<PhasianeIIa pulla
45.
46.
— — Vienxii
47«MonodoDta corallina
48.
Viellolii
49.
5o.
limbata
*5i.Trochus magus
52.
granulalus
IVI
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
IVI
ivi
IVI
ivi
ivi
IVI
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
IVI
ivi
ivi
ivi
ivi
Toccaneta
Casam.Paiio.
Casamicc
M. Imperai.
IVI
Pannella
ivi
Casamìcc.
ivi
)( 8o )(
POZZCOLl
53.Trocha8 zizyphioos
54.. conulas
55. Langieri
56. crenulatas
57. slrialDS
♦ 58. ■ canaliculalus
5g. —— fanulam
Co.Solariaiii discus
6i.Fossarus Adansonii
Sa.Cerilhium vulgatoni
63. alacaster
64». • scabrura
65. granulatiitu
66.Plearotoma oblunga
67.
68.
69.
70.
V'
72.
73.
74.
echinata
inflala
conciona
vcrsicolor
heplagona
nana
Bertrandi
gracilis
75.Rostellaria pes-pelecaoi
76.FUSUS syracasaous
77. corneos
78.—*— rostratus
79.Marex Irnnculus
80. brandaris
8i. erinaceus
82. crislalus
83.—— distinctus
IVI
ISCHIA
S. Alessandro. Luoghi diversi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
IVI
ivi
ivi
IVI
IVI
ivi
IVI
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
Pauoella
IVI
ivi
ivi e M.linp.
ivi ivi
Pannella
IVI
IVI
ivi
Casainicc.
)( 8i )(
POZZUOLI
ISCHIA
84.Murex corallinns
85.— — vaginatas
86.Trilon corrngatas
Sy.Bacciaam mutabile
88.
89.
90.
92,
93.
scriplam
mÌDus
macola
tessnlatam
ascanias
prìsmaticDm
semislriatam
94.. — —
95.Gassidaria echìnophora
96.Gassis undolata
97. sabnron
98.Purpara D'Orbignyi
99.CoIambelIa raslìca
100. Mitra caffra
iii.CoDus meditcrraDCUs
ii2.6irroDtia? ....
S.Àlcssandro. Luoghi diversi
Panoella
Gasamicc.
ITI
IVI
ivi
ivi
ivi
ivi
IVI
Panoella
ivi
ivi
ivi
ivi
CaBamicc.
M.Ifflper.
PaoDclIa
ivi
ivi
102. SavigDji
ivi
io3. columbellaria
ivi
io4..Volvaria triticea
ivi
io5. miliacea
ivi
lofi.MarginelIa cypreola
ivi
loy.Cypraea coccinella
ivi
-v.a) dorso strialo
ivi
-v.ò) dorso laevi
ivi
108. cinnamomaea
ivi
log. lurida
ivi
no. lacryraalis
ivi
IVI
)(Ss)(
tTEEOPEDl
POZZUOLI
ISCHIA
S.Alessaadfo. Luoghi diverìu
H^alaea tridentata
ivi
ACEFALI
ik.Pecten jacobaeua
2. inflexus
ivi
ivi
ivi
3. glaber
4,.—— hjralinaa
iti
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
6. pnsio
8.—— polymorphas
5. pes felis
IO. Lima squamosa
li.Spondylus gaederopas
I2.0strea cristata
ivi
ivi
ivi
Toccanefa
ivi ivi
ivi
ivi
i3. cochlear
ivi
l4'. edulis
ivi
iS.Anomia caepa
16. ' ephippiam
17. sqaamula
iS.Mylilus
ig.ModioIa barbala
ivi
ivi
20. ■ discors
ivi
ivi
21. Pinna nobilis
ivi
22.Chama gryphoides
2 3. Arca Noae
ivi
24-. • tetragona
25.—— barbata
26. lactea
-
27.Pectnnculas pilosus
ivi
28.—— glycimeris
ivi
){ 83 )(
POZZUOLI
ISCHIA
sg.PectancQlus bimaculatas
So-Nocola margaritacea
Si. — — solcata
32. pella
IVI
S.Alessandro. Luoghi diversi
Casamicc.
dD.Lardiam rasticnm
IVI
IVI
*35. edule
ivi
ivi
ivi
36. macrooatam
ivi
ivi
ivi
Sg. laevigatam
4o.Cardita calycalala
ivi
Pannells
ivi
42. — — minata
ivi
43.Cylherea Chione
44. Cyrilli
45. Venas gallina
ivi
ivi
ivi
46. verrucosa
ivi
47. dysera
48. —— radiata
ivi
ivi
ivi
49.Crassiaa fusca
So.Donax trancalos
ivi
ivi
5i. • Venosta
ivi
52.Lacina reticolala
M. Imperai.
53. lactea
Pannella
54. divaricala
ivi
55.DipIodonla ....
56.Tellina distorta
ivi
Pannella
57. donacina
ivi
58. planata
, ivi
59. incarnata
ivi
)( U )(
POZZUOLI
ISCHIA
S.Alessandro. Luoghi diversi
6o.Ara|)hidesma semldentala
ivi
Gi.Psammobia feroensis
«▼i
62.Maclra stallornm
ivi
63.CorbuIa nncleos
ivi
64. Latrarla elliptica
ivi
65.Solecartas strigilalus
ivi
66.SoIcn coarclatas
ivi Casamicc.
CROSTACEI
Tt.Leacosia nuclens
ivi
z.Gonoplax rhomboides'
ivi
S.Cypridina puteolana, Cosi.
ivi
— varletas
ivi
ivi
5. cenlronota,Cost.
ivi
ivi
ivi
8. emarginala, Cosi.
Casamicc.
10. intermedia,Cosl.
ivi
II, ——' Lacalliana,Cosl.
ivi
— varie las
ivi
12. ■ pedonculata, Cosi.
ivi
i3. reliculala, Rens.
ivi
14.. — speclabilis, Cost.
ivi
i5. ' semicoronata, Cost.
ivi
16. hirta , Cost.
ivi
ivi
18. — — plicata, Cost.
ivi
ig, ■ Ciceroniana, Cost.
ivi
)( 85 K
POZZUOLI ISCHIA
S.Alessaodro. Luoghi diversi
so.Cytherìoa abscissa, Reas. ivi
— var. ivi
21. ' arcuala, Mstr. ivi
22. ■ coniancla, Cost. ivi
23. — — - gracilis, Cost. ivi
24. ovulala, Cosi. ivi
25. mulabilis, Cosi. ivi ivi
26. — — prona, Cost. ivi
27. Irapeziura, Cost. ivi
28. lalissima, Cost. ivi
29. ■ BDbdeUoides, Mstr. ivi
30. • aenariensis,Cost. ivi
Si. recla, Cost. ivi
Fino a questo momento non ho incontrato nel regno an terreoo
cosi abbondante di spoglie di Entomostraci qaanto quello di Pozzaoli,
sia per namero svariato di specie , sia per frequenza d' individaì^
Si può dire per ora, cbe nel solo sito limitatissimo di Pozzuoli si à
an numero di specie doppio di quello clic mi è riuscito oUeoere da
tutte le altre località ricorcale prese insieme.
ANELLIDI
1. Serpula ÌDrnndibiiluiii Pannella
2. Spirorbis caritialiis ivi
3. Ditriipa subulala ivi
ECmNODEUMI ivi
I . Spatangus neapolifanus,Cost. ivi
2.Scbizasler canaliferus , Ag. ivi
3. Ecbinociamus australis , Ag. ivi ivi
4. ■ variabili», Cost. itri
)( 86 K
Noi abbinmo qnì segnato i generi e le specie determinale sopra
esemplari, se non interi , almeno ben riconoscibili; ma oltre a
questi , in quasi tutte le marne e le argille d' Ischia , come nel
leReno vulcanico di Pozzuoli , s' incontrano soventi frammenti di
tendi y ed aculei dei generi Spatangns e Schizaster.
II.
».
3.
4.
S.
6.
7-
8.
9-
IO.
BI.
IS.
i3.
x4"
i5.
i6.
17.
18.
»9-
SI.
sx.
x3.
a4>
i5.
FORAMINIFERI
POZZUOLI
Orbniina nniversa, d'Orb.
ivi
■ vitrea, Cost.
ivi
Oolioa semiala la, Cost.
ivi
r\'wtt\m 1 nn^
ivi
Hyalaeina monas, Cost.
i V e
Nodosaria t6iiuistria(a,Co9.
Deolaiina forcala, Reos.
nilens, Cost.
€rìslellaria rotulata,d'0rb.
INoflìooina attenuata, Cost.
Soldani, d'Orb.
stridala, Cost.
— — biilloidcs, d'Orb.
Oporculina carinata, Cost.
perforala, Cosi.
■ aramonia, d'Orb.
INjl^ystoujeliu spiuuiosa, Cost.
Cyclolina cretacea, d'Orb.
Rolalioa nitidissima, Cost.
Globigerina bilocularis, Cost.
— — trilocularis, Cost.
' quadrilocularis, d'Orb.
bulloides, d'Orb.
Anomalina Badeuensis, d'Orb.
Rosalina horrìdissima, d'Orb.
IVI
IVI
IVI
ISCHIA
S. Aiessaodro. Luoghi diversi
ivi Pannella
ITI
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
ivi
)(87)(
POZZCULl
S. Alessandro. Luogbi diversi
26. B(ilimÌDa varicosa, Cosi. Pannella
27. variabilis, Cost. ivi
28. saccinea, Cosi. ivi
29. squaraigera, d'Orb. ivi
3o. paslulosa, Cosi. ivi
3i. Uvigerina striala, Cosi. ivi
S2. Dimorphina infiala, Cosi. ivi
33. Galtulina qaadrispiaosa,Cost. ivi
34- cordala, Cost. ivi
35. Polymorphina revoluta, Cost. ivi
36. Bigenerina bifida, Cosi. ivi
37. ' torosa, Cosi. ivi
38. '— — allcrnans, Cosi. ivi
Sg. Textularia varicosa, Cost. ivi
4o. Brizaliaa aenariensis, Cost. ivi
4i. Bilocalina simplex, Cost. ivi
'^2. '"' inornata, d'Orb. ivi
4.3. — — clipeata, d'Orb. ivi
44' "" — contraria,d'Orb. ivi
4.5. media, Cost. ivi
A6. lunula, d'Orb. ivi
4.7. — — amphiconica, Reos. ivi ivi
48. Spiroloculina escavala, d' Orb.
49. ■ canaliculata, Cost. ivi
50. " laevissima, Cost. ivi
5i. rotondata, Cost. ivi
52. Trilocnlina angolosa, Cost. ivi
53. gibba, d' Orb. ivi
54. Spberoidina austriaca, d'Orb. ivi
55. Quinqaeloculiaa dcnticala*
la, Cost. ivi
)( «« J(
POZZUOLI ISCHIA
SMossamlro. l>uou!ii diversi
56. Qninqueloculioa Josephina,
d'Orb. ivj Pannella
5-j. . Incannata, Cost. ivi ivi
58. Adelosina pnicbella, d'Orb. ivi
5c). ■ elegans, Cosi. ivi ivi
60. lacvigala, Cosi. ivi ivi
61. calcarala, Cost.
62. — — laevissima, Cost.
53, . striala. Cosi.
64" Favosina vitrea, Cost.
65. Cyclolina cretacea, d'Orb.
66. Spirorbolina, Cost. Nuovo
genere ivi
Libri offerti in dono.
Atti dell'Accademia Pontificia de' JNaovi Lincei, sessione Ili del
i3 Aprile i852.
Rendiconto delle adunanze della reale Accademia de' Georgofdi.
I\Iaggio i853.
VoLPiCELU ( pr. Paolo ) — Soluzione algebrica della x^^y-sss
{fl^J^b-)^ essendo k nn intero qualuoqae. Roma i853 in4'«°
ZacCaro (Lorenzo) — Nnovo corso di lelteratara elementare -,
dae altri fascicoli della parte i* del voi. 2°. Nap.i853 in 8.-
Si sono pure presentati i fascicoli 78-82 della Fauna del Regno
di Napoli del pr. Costa, a cai T Accademia e associata.
)l «9 )(
TORNATA DK I7 LUGLIO
La soclelà agraria di Bologna, ricordando di aver da parec-
chi anni spedito alcuni volumi delle sue memorie, chiede in ri-
cambio le nostre pubblicazioni , promeltendo la continuazione di
quei volumi.
Avendo il Segretario perpetuo rammentalo, esservi una deli-
berazione deir Accademia, per la quale fu stabilito di farsi a <]uel-
r onorevole consesso 1 invio de' nostri Alti, è stalo lo slesso inca-
ricato di darle sollecita esecuzione.
Il socio non residente dottore Agostino de Stefano legge nna
memoria col titolo di Osservazioni relative alla raccolta dell A'
sarò europeo , ossia Baccarà di Virgilio.
Il Professor Tenore nella tornata de' i8 Gennajo del passato
anno leggeva alla nostra Accademia una sua memoria sull' Erba
Baccarà^ nella quale, tra le altre piante mentovate dagli antichi
sotto tal nome, prendeva ad illustrare specialmente quella, cui al-
luder ne sembra il Vate di Mantova nell' Ecloga VII eoa le se-
guenti parole
. : Baccare fronlem
Ctngite, ne vati noceal mala lingua futuro.
In quella sua scrittura il nostro socio, dopo di aver discorse le opi-
nioni emesse dai botanici intorno aW Asaro europeo , che vuoisi
corrispondere alla precisa Baccarà di Virgilio , e dopo di aver
ricordalo come egli difesa ne avesse la slessa opinione nelle sue a-
naloghe ricerche date fuori col titolo di Osservazioni sulla Flora
)( 9'^ )(
virgiliana del stg. Fée{\) , faceva rifloltere come poco si fosse
fermalo a designare in quali luoghi del Regno X asaro sponlanea-
nicn le germogliasse. Benvero , soggiungeva , averne indicalo gli
Abruzzi nell'altro suo lavoro sulle piante medicinali della Flora
napolilana (•?). Io quella slessa occasione, il lodalo noslro collega
veniva ad inlraltenerci di altre notizie concernenti Y asaro in quel-
lo slesso libro registrale , facendo specialmente avvertire come le
foglie di esso venissero dai nostri droghieri surrogate a quelle del-
la Senna alessandrina , e che ciò avesse egli scoverlo durante
il decennio del blocco continentale, attesa la difficoltà che prova-
vasi di provvedersi le droghe straniere dal commercio , come dif-
fusamente Iratlalo aveva nella citata Flora medica a tale scopo
principalmente diretta. Allora avveniva che il sig. de Stefano, fa-
cendo eco a quanto ne asseriva il sig. Tenore , soggiungeva aver
egli in quell'epoca spedilo rial suo paese grossi carichi di asaro
al droghiere Durante; comecché pianta che copiosamente allignava
nelle valli attigue al villaggio di Montella sua patria. Maravigliato
ne reslava allora il sig. Tenore che ne nelle valli di quelle contrade
da Ini visitale , né al Terminio, né a Montevergine, in verun luo-
go erasi a lui mostralo 1' asaro ; e più sorpreso ne rimaneva il
cav. Gussone , cui egli riferiva ciò che detto ne aveva il de Ste-
fano , comecché più estesamente quei medesimi luoghi perlustrali
ne avesse. Caldissime premure ne venivano perciò rivolte al sig.
de Stefano , affinchè all' opportuna stagione delle piante fre-
sche dell' asaro proveniente dai luoghi da essolui designati ne
fossero provvedute. A tali scientifiche inchieste ha corrisposto il
nostro socio, laiche ne'primi giorni di luglio, recatosi in quelle
irpìne contrade, n' è ritornalo recando seco ampia raccolta di
bellissime verdeggianti piante di asaro sparse tatlora di fiori
(1) Napoli 1826.
(2J Saggio sulle qualità medicinali della piante della Flora capolilana,
e sul modo di servirsene per surrogarle alle droglic esotiche. — Seconda
edizione. Napoli 1820.
già alquanto avvizziti , che dalle vislose dimensioni delle fo-
glie, e langhissimi tralci di serpeggianti radici, olezzanti ancora
di grato aroma, ben dimostravano di essere slate svelte da località
alla più prospera vegetazione di tal pianta talmente accomodate,
da potersi di leggieri comprendere dovervi crescere copiosamente.
Lieto ne rimaneva il sig. Tenore, che ci ha riferito di averne ripian-
tata gran parte in una valletta del R. Orlo botanico, dove appena
ne rimanevano scarsi avanzi delle piante che ne aveva raccolto egli
medesimo nella valle dell' Orfenlo del monte Majella in Abruzzo ,
ed averne di altri esemplari arricchito il suo erbario.
11 sig. de Stefano, che ha accompagnato la sua lettura colla
dimostrazione di altri saggi della sua raccolta, non ha mancalo di
descrivere partitamenle le precise località delle vallale che si dila-
tano tra Montella e le basse falde del Terminio che quei terrazzani
dicono Tremoli , ed ha cercato di spiegare perche T asaro di quei
paesi sia sfuggilo alle ricerche de' sullodali botanici ; avvisando
aver potuto ciò avvenire perchè non abbonda egli mica sulle vette,
e negli aperti soleggiati ripiani di quegli altissimi monti , come il
Terminio, il Cereallo, il monte di Bagnoli ed altri ; dove i bota-
nici sogliono dirigere i loro passi essendovi guidali per sentieri più
conosciuti ; ma bensì nelle boscaglie ombreg-giate , rivolte al set-
tentrione di quelle basse falde , ed accessibili per sentieri appena
noti ai pastori ed ai contadini che vi si recano a raccoglier legna e
castagne. Sono quei contadini medesimi, ai quali si è rivolto il sig.
de Stefano per esservi guidato , ed egli ha soggiunto che quante
volte altra quantità di asaro si ricercasse, basterebbe scriverne a
quei terrazzani che lo provvederebbero colla stessa facilità. Una
importantissima circostanza ne ha fallo avvertire l'autore sa tal pro-
posilo, e che egli ritiene qual più stringente argomento in favore
della identità dell'acaro colla Baccarà di Fìrgilio\ e questo 8Ì è
che volendola da quei luoghi provvedere, converrà indicare \ asaro
sotto il nome col quale da quei conladini medesimi si addimanda ,
){ y^ )C
e questo si è qnello di Èjìba di Bacco , ohe si direbbe Iradizio-
nalmente loro trasmesso dai pnsluri di quei rimotissiuii (empì.
A vieppiù riferraarne la ragionevolezza, il sig. de Slelano ne
ha ricordalo le notizie isloriche attinte da Livio e da altri scrittori,
i quali han parlato delle aoliche città che fiorirono in quella irpina
regione, e segnatamente della famosa Sabazia, nonché della colo-
nia Filoniana tradottavi dai Romani, intorno alla quale ci piace por
mente alle memorie che possono tuttora raccogliersene dai nomi,
che ne leggiamo nella rispettiva carta del Regno di Bosco di Fol-
loni e di valle Follinola. J\ò ha I' autore tralasciato di tener
conto dell'altra Incida testimonianza, che ne porge il nome di
Campo di Pirgilioi ritenuto dall'estesa prati fera conca, che s' in-
contra presso il versante settentrionale delPartenio, ossia Monte-
vergine.
L' autore ha chioso le sae osservazioni col far cenno delle
qualità medicinali delle foglie e delle radici dello asaro , intor-
no alle quali ci asteniamo di fare altre parole comecché descritte
nella citala opera del sig. Tenore.
Dopo di ciò il socio sig. ab. Paolo Emilio Tuielli legge alcuni
cenni sulla vita e solle opere del nostro socio non residente Michele
Tamborra dettati dal sig. Michele dello Russo , già noto per la
sua Collana di Testi di Lìngua inedili e rari del secolo XIV.
E perchè non andassero perdute le notizie comunicate all'Accade-
mia , lo stesso sig. Tulélli ce ha presentato dq sunto, che « quello
che segae.
)( 9^ )(
Ceìint sulla vita e sulle opere di Michele Tamhjrra , socio
non Residente deW Accademia Ponlaniana , per Michele
dello lìusso.
Michele dello Russo giovane di ottimi stadi nelle toscane let-
tere , e nolo all' universale per la sua Collana di Testi di Lin-^
gva inedili e rari del secolo XIV ^ con gentile esempio di gra-
titudine tributa omaggio di afl'ettuosa memoria al nome del suo
maestro Michele Tamborra da Terlizzi socio non residente dell'Ac-
cademia Pontaniana. Eccone un breve sunto.
Nacque il Tamborra io Terlizzi in Terra di Bari it di 28 otto-
bre 1770 da Fedele e da Maria Ruligliano, e fio dalla sua fanciul-
ezza mostrandosi di animo temperato, e sveglialo d'ingegno, ven-
ne da' buoni genitori diretto per tempo al culto della virtù e del
sapere. Onde cresciuto in età ed in consiglio si rese monaco nel-
r Ordine de' PP. Carmelitani Scalzi. In questo novello stalo il Tara-
borra dette opera più fervorosamente agli studi delle Scienze mo-
rali, filosofiche, e matematiche, apparando in pari tempo la lingua
greca ed ebraica, quali mezzi più acconci per addentrarsi nella di-
vina scienza della Teologia e della sacra erudizione. Sicché ricco
il Tamborra di tanto patrimonio scientifico fu da' Superiori desti-
nato a Maestro Reggente di Teologia, di fil^osofia e di matematica
nel Collegio dell'Ordine nella città di Noia, reggenza eh' egli tenne
per dodici anni continui, e fino ai 1809 , quando soppressi , per
le vicissitudini di qne' tempi, gli Ordini monastici, fu costretto a ri-
dursi in famiglia nella nalla Terlizzi.
Ivi il Tamborra non si rimase dall' insegnare a.nomerosa ed
eletta scolaresca le scienze divine ed umane, nò oramise di bandire
da' pergami la parola evangelica , venendo chiamalo di frequente
a recitare i suoi eloquenti quaresimali nelle Cillà più cospicue del
aoslro. reame. Nel i8i3 poi, vacala la Teologale nel Capitolo de U
la Cattedrale di Terlizzi, dopo severissimo esame, venne con gran-
de salisfazione dill' universale nominalo a quel posto eminente.
Viene in seguilo il dello Russo ad enamerare le varie opere
lasciate dal Tamborra raanoscrille, e tutte di sommo pregio ; e ci
dà pure conoscenza delle Istituzioni Filosofiche messe a stampa dal-
l'Autore stesso, della quale opera favorevole giudizio ne porse un
noslro onorevole socio, di materie filosofiche inlendentissimo, quan-
do si trailo ilulla nomina del Tamborra a socio non residente di
questa Accademia.
Da ullirao il biografo ci narra, come il Tamborra, dopo nna
vita per costumi illibala, per fatiche apostoliche operosa, per scien-
za e per studi chiarissima, net dì 6 gennaio del corrente anno i853
si riposò nel Signore.
In qnesto breve elogio del Tamborra , il giovane dello Ros-
so , oltre alla valentia a lutti nota nelT arte dello scrivere , dimo-
stra di avere dalla natura sortito un animo nobile e gentile; tanto
è l'affetto e la slima che le sne parole spirano inverso colui, dal
(juale primamente egli apprese ì rudimenti delle lettere e della
sapienza.
Paolo Emilio Tulelii.
Libri ojferli in dono*
De Guidobaldi (Domenico) — Intorno ad una imagine cerea ed
alcuni scheletri acefali rinvenoti in Cuma , ricerche. Napoli
i853 in 8.
Pascasio (Vito) — Sul bisogno di on miglioramento nell'esercizio
della medicina legale presso il noslro foro , memoria. Bari
1849 in 8.
Catalogo de' mammiferi della Puglia. Bari i853 in 4-
)( 9^ )(
TORNATA de' 3i LUGT.IO
Il socio non residente sig. Tommaso Perifano ha Iella nna
memoria Sulla sovranità diFederigo Barbarossa nella Puglia.
Prendendo le mosse dal mettere in luce, come gli slorici anti-
chi, e i Cfonichisli io generale, malgrado l'importanza e le parlico-
larilà delle loro narrazioni, andassero non di meno falliti nel dise-
gno e nei concetto delle loro storie, tranne qualche eccezione, per-
chè non ricercarono, o per le condizioni de' tempi, e delle lettere >
o per aline cagioni, di qoei fatti medesimi raccontati in tutti i fonti
della storia, l'autore ne inferisce a prova di questo vero, che di
tulli gli storici delle vicende d'Italia , delle gesla dell' Iraperador
Federigo, cognominalo Barbarossa, e degli avvenimenti politici delle
nostre provincie continentali, formanti l'antico reame di Puglia, niu-
no di essi asseverasse apertamente, o lasciasse per almeno intrave-
dere , che queir Imperadore avesse tenula mai per alcun tempo
sovranità in tutto, od in qualche parte di questo reame, mentre ei
crede doversi reputare siccome certo ed irrecusabile cotesto storico
avvenimento , posta l'esistenza di documenti niente sospetti e di
specchiai issi Qaa fede..
Entrando poi a dihicidamenlo del proposito, comincia ad ac-
cennare ad una prnova monumentale , dicendo :
2 Nel Duomo di Foggia, suscitato dal Guiscardo, e recalo a
compimento solfo la prima dinastia, stava allogala una lapida, che
\Y restò fino all'anno lySi, quando per orrendo Iremuoto quel tem-
pio andò squassalo dalle fondamenta. Cotesla lapida arrecava in-
scrizione dettante come spgne :
Hic Pater Almus , Filius afqne
Antiockeni membra reponunt
)( 9^ j(
Quìc/iie vagati Climata mundi
Fronde virenti mente serena:
Nunc Friderico condita Rufo
Imperatore Fogia servai.
ì) L' obbìeKo di questa inscrizione accenna ad ana seconda
riiimazione , o solenne traslazione , delle reliquie de' corpi di
due Santi lulelari di quella città, dopo la prima traslazione che
teneva luogo di Canonizzazione , essendosi le venerande reliquie
collocate entro un aliare , che nel maggior Tempio fu al loro no-
me intitolalo.
» Nei tempi di mezzo, come ognun sa , e nei monumenti e
negli atti pubblici, l'epoca d'ordinario veniva attestata dove dal
rome del sovrano regnante , dove da quello del Pontefice , tal-
volta dai nomi di amendue. II perche rerezione dell'altare ai santi
Patroni portandosi in quella lapida avvenuta a' tempi dell' Impe-
rador Barbarossa , fa d'uopo investigare a quale anno si rappor-
tasse cotesto avvenimento, e come potesse mai trovarsi nella inscri-
zione nominato cotesto Imperatore. Il che non poteva intervenire ,
se per avventura non avesse tenuta la sovranità della regione , o
tlclla città : in opposto il fatto sarebbesi contrassegnato col nome
del sovrano legittimo del reame di Paglia, mentre col nomo del
Pontefice non sarebbesi dichiarato, perchè Foggia in tutti gli ar-
ruffamenti politici del medio evo fu sempre ghibellina , e tenne
e ])arti imperlali.
> Riuscirà niente malagevole X investigazione , tornandosi a
niente, che il Barbarossa si strinse in lega coll'Imperador di Oriente
Emmanuele Comneno a' danni di Guglielmo cognominato il Malo,
Buccessor di Ruggiero nel reame di Sicilia e di Puglia. Guglielmo
dominalo dalle male arti del perfido ed ambizioso Rlajone, vivevasi
spensierato fin quando non venne scosso da' moti dello sconvolto
reame, che tutto ribollente di turbolenze, non lasciavagli fedeli, se
non Napoli, Amalfi , Salerno, Troja, e Mtìifi. Re Guglielmo ve-
)( 97 )(
nulo di Sicilia trionfò delle cillà ribelli. Quietala Puglia e Terra
di Lavoro, tornò a Palermo nel ii56.
3) Non cosi avvenne revoluti quattro anni. I baroni si leva-
rono a guerra aperta ; le città negarono obbedienza a re Gugliel-
mo ; scacciarono i governatori ; levaronsi a proprio reggimento,
Uua lega si formò, nella quale convennero tulli i baroni pugliesi ,
quasi tolte le città della Puglia, di Terra di Lavoro, di Calabria.
1 ribelli eran sostenuti e confortati da Federigo , che già spediva
suoi capitani per la Puglia ; aveva accolto con compiacenza il ri-
corso dei Baroni che il sollecitavano al conquisto del reame ; e
quando dal marzo 1162 cominciò a datare i suoi diplomi /jos^ de'
slructìonem Mediolanì, l'Ilalia parve tutta domata dall' un capo
air altro, per concorde testimonianza di tutti gli storici. Tal' era
10 stato sconvolto del reame di Puglia dall'anno 1160, e tale dorò
fin quando re Guglielmo non ridiscese, e non ebbe domati le città
rivoltose ed i ribelli baroni.
» Poste le quali notizie, resterà rischiaralo che l'anno, in che
fu collocala l' inscrizione recata avanti , sia slato precisamente il
1161, durante cioè gli anni della rivollura della Puglia , che si
sottrasse alla soggezione di re Guglielmo. Imperciocché riman certo
dal Bollando che la seconda traslazione delle reliquie de' Santi tu-
telari di Foggia intervenne quindici anni dopo la prima riomazio-
ne, ossia Canonizzazione', e che questa fu celebrata nell'anno ì i46.'
11 perchè invittamente si fa chiaro, che Foggia, città conspicua, e
divenuta allora principale nella Puglia Daonia, avesse in quell'e-
poca accettata e riconosciuta la sovranità del Barbarossa,e che noa
si governasse con ordinamenti anarchici e rivoltosi, senza riconosci-
mento , e soggezione a verun sovrano.
3) Pei quali argomenti porto opinione che la pruova monumen-
tale dianzi disaminata certificasse abbastanza la sovranità del Bar-
barossa nella Puglia (i). Non intendo già affermare che sia stata
(1) Non voglio tacere che questa opiuione fu anche professata^ sebbene
cou ari^umenti non acccltcvoli , dal eh. mons. Alessio Aurelio Pelliccia in
)( 98 )(
una soTranità legittima, una sovranità derivata da bellica conqui-
sta, conservala per forza delle armi, delle guarnigioni che avesse in
Puglia il conquistatore spedite; ma come che fosse avvenuto, indiibia-
mente vool essere assentito, che in qael tempo la Puglia avesse rico-
nosciuto, accettato, o gridalo il Barbarossa a suo signore e sovrano.
2 E dico che l'Imperadore avesse tenota sovranità nella Pu-
glia, non già in Foggia soltanto, cui l' inscrizione si rapporta, per-
chè alla pruova monumentale mi è riuscito di aggiungere una pruo-
va antentica, una pubblica donazione , per la quale forza è dire
che la sovranità del Barbarossa pur ad altri paesi della Puglia si
estendesse.
B Tra' titoli conservali dalla Chiesa di S. Maria la Murgia nel
Comune di Castelnuovo io Diocesi di Lacera vi ha quello della do-
nazione fattale dal Barbarossa di molle carra di terreno col diritto
di decimare. E vo' notare , che nella Platea di quella Chiesa for-
mala dal Cardinale Orsini è narralo che il Pio Slabilirainto avesse
avuto a fondatore Be Federigo Barbarossa , senza che si nomi-
nasse lujperadore. Inoltre è pur narrato, che quella clonaii^iflne de
terreni avesse egli largita per esser rimasto guarito dalla lebbra.
» La Chiesa di presente è nel godimento della donazione. Or
come avrebbe potuto il Barbarossa donare terreni del pubblico De-
manio, come fondare un pio stabilimento , falli solenni ed autore-
voli della sola sovranità, se in quel tempo stato non fosse reputato
il sovrano , e non reputasse ei medesimo di poterne esercitare le
supreme prerogative ?
» Da ultimo alla pruova monumentale e scritturate non è-
fuor d'opera di aggiungere eziandio la tradizionale, comunque vol-
garissima, ma non si da passare inosservala e negletta»
w Nel snccorpo della medesima Chiesa di Foggia esisteva una
bella statua al naturale di finissimo marmo , che per abbominata
un sno mss. intorno all'antica Chiesa di Arpi. Da questa scrittura poi fa
letteralmente copiata dal canonico Manerba in quel suo opuscolo che ha per
titolo : Memorie su la origine detta città di Foggia e sua maggior chiesti.
)( 99 )(
desio di distrDzione d'ogni cosa dell' aDtìchità, fu poi concednta ad
essere tramutala in capitelli d' od aliare. La statua rappresentava
re Carlo, il primo Angioino. Or la plebe , e gran parte dell' ani-
versale, teneva essere quella la statua di Barbarossa.
» Più ancora. Restaurala la via per la quale viaggiano le
greggi nomadi delle pecore che muovono dagli Abruzzi per Pa-
glia, e vi ritornano ogni anno, addiraandala con proprio vocabolo
Tratluro , fu innalzato a Foggia a capo di questa via un obelisco
di rozza e grellissiraa forma, avente in cima una statua modellata
rozzamente di Re Filippo IV, ed il volgo e l' universale portò cre-
denza ne' tempi andati di esser quella una statua del Barbarossa.
» Questi fatti, che storicamente niente rilevano , moralmente
però han forza di tradizioni volgari e popolesche per inferire che
in quella città siesi mantenuto col succedersi delle generazioni il
nome del Barbarossa, come di un personaggio riverito, e temuto
per potestà, e per dominazione su la contrada.
M Per le quali tutte cose ei sembra rischiarato abbastanza il
fatto storico, che volgendo l'anno 1161, quando il reame di Pu-
glia era sconvolto, e ribelle a. Re Guglielmo il Malo, la Puglia si
fosse sottomessa alla sovranità, e si fosse data all' imperador Bar-
barossa, e questi ne avesse tenute ed esercitate le prerogative. Il che
adoprerò con altra mia scrittura più ampiamente ad illustrare. »
Tommaso Perifano.
Le conclusioni del sig. Perifano han dato luogo ad una di-»
scussione , proponendosi varie difficoltà contro di esse , principal-
mente dal sig. Giorgio Masdea , e dal cav. Salvatore de Renzi.
Il sig. Masdea alle assertive dell' epigrafe lapidaria di Fog-
gia , prodotta e cementala dal sig. Perifano (quando pure si pre-
tenda di attribuirla a Federigo Barbarossa), ha opposto le testimo-
nianze cumulate di tutti i cronicisti di quell' età , siccome Falcan-
do , Guarna , de Monte etc. non che di tutti gli storici , siccome
Guglielmo da Tiro , Giovanni Cinnamo, Io stesso Ottone da Frey-
singen eie, avvertendo esser quelle autorità più decisive di ogni
rnuuiimento oscuro e parziale.
)( 100 )(
Libri offerti in dono. '
Janni (ab. Giuseppe) — Memoria salle coniche iscrìtte e circoscrit-
te ad on triangolo. Napoli i853 in 4-
Memorie della società agraria della provincia di Bologna, fase. 3
e 4 del voi. Ili, ed i volumi IV, e V, per gli anni i847,
184.9» ^ i85i.
Dk Renzi (cav. Salvatore) — Elogio storico di Lionardo Santoro.
Napoli i853 in 8.
lYiTi (conte Francesca) — Varii oposcoli legati in un sol volume,
col titolo complessivo di Discorsi economici amminisirativi.
io 8.
TORNATA DEL l4- AGOSTO
Il sig. pr. Luciano SearabeHi da Genova, già benemerito della
nostra Accademia per la sua nuova edizioue delle opere del Porzio,
annunzia con sua lettera di attendere presentemente ad una ristam-
pa delle Storie dell' Ammirato in sette volumi, de' quali già quat-
tro sono impressi : e ne promette il doao all'Accademia, quando
tatto il lavoro sarà compiuto.
Il prof. Oronzio- Gabriele Costa ha presentato la terza parte
della sua paleontologia del Regno : e si è risoluto che se ne comin-
ciasse la slampa sollecitamente , per formar parte dell' Vili vo-
larne de' nostri Atti.
Libri offerti tn dono
iVoLPiCELLA (Scipione) — Descrizione storica delta crociera deHa
Chiesa de' ss. Severino e Sossio di Napoli. Napoli i832 in 8,
)( loi K
TORNATA DEL 28 AGOSTO
Il Segretario perpetuo della Reale Accademia delle scienze ,
cav. Flanli , ringrazia da parie di qnel dolio consesso per l' invio
del i.° fascicolo del nostro rendiconto, e manda in dono il 2.° fa-
scicolo del Rendiconto di quell'Accademia per lo corrente annoi853.
La Classe delle Belle Lettere ha partecipato all'Accademia il
programma per lo premio di ducati 5o da lei proposto : ed è sss
Scrivere una Commedia in lingua Italiana.
Si è deciso di convocar l'Accademia, per giudicare della con-
venienza del proposto programma.
Dopo di ciò il sig. d* Avella ha recitato il primo atto di una
6ua tragedia intitolata Valerio Crispo.
CRISPO
TRAGEDIA
DI
HARIAIVO LEOPOLDO D' AVELLA
L'autore premette alla Eua lettura queste poche parole
d' introduzione^
» Il subbietto di questo lavoro è conosciuto generalmente
soUo il titolo di Fausta : lilolo che bene si addice al tema ,
ove si consideri che 1' azione scenica ha suo principio , nodo e
)( 102 )(
catastrofe nella detestabile passioDC di quella donna non so se
mi debba dire illastre più per 1' eccelso suo grado che per il
colpevole sno amore verso il figliastro. A ine piacque non per-
tanto dare il nome di Crispo a questa mia tragedia ; percioc-
ché intesi a rappresentare più che un vituperevole amore, una
virtù sovrumana senza misura infelice. E però mi valsi
delie mezze tinte e delle ombre nella dipintura d' inverecondi
alTetli ; per modo che la moglie del primo imperator cristiano
parrà assai più infelice che rea. In breve mi studiai di far pre-
dominare in tutto il lavoro un tipo altamente morale : il che ,
ee per avventura non m' inganno, ingenerar deve la particolare
fìsonomia di questo scritto. Ondechè mi confido di non avere
senza prò trattato nn subbietto, il quale sotto diversi nomi ed
io tempi assai diversi egregi scrittori nobilineole trattarono. »
Per dare un saggio dello stile della tragedia riportiamo
due scene del i.°atto, che ci sono state dallanlore comunicale.
SCENA III.
COSTANTINO , CRISPO , PUBLIO
Cost. Publio, tu qui ?
Pub. Signor , brev' ora , dopo
Lungo silenzio , amica sorte a noi
Di ragionar concesse.
Cost. Amico sei
Di Crispo fu , mei so. Giovar ne puole
Vera amislade e ne' consigli... e forse...
Neil' opre ancor.
Pub. Quando Can giuste. Base
A nostra fede , all' amichevoi nodo
Salda virtù fu sol. — Prode nel campo
Crispo in Gallia conobbi a' primi fatti
)( io3 X
Di guerra. Imberbe egli era ancor , ma tanto
Valor nel braccio e vigoria nel senno
-Appalesava , che da tatti nome
Di capitan tosto merlò. Tu slesso
A' primi onori l' innalzavi. D' anni
iJenchè di lui foss' io maggior e capo
Delle pretoriane armi , l' impero
Delle mie legion gli dava , il sai ,
lo volontario. Generoso Crispo
(elianto modesto al sen mi strinse e amico
JVoraorami. Tal fino al sospiro estremo
M' avrà , tei giuro.
Cost. Capitani egregi
Enlrambo foste , e per virtadi e senno
Pruni fra tuli* i consiglier vi estimo.
A Roma , a me , non che all' impero e a voi
Gran prò recar vostri consigli or ponno. —
Nemici occulti , pertinaci , fieri
Vonno turbar nostra quiete: innanzi
Che il foco scoppi e si diffonda e incenda «
Fot'z' è si spenga e tosto.
Puh. E qua! ?
(-'o,t. W adite. —
Di mal talento pieni a irromper presti
Centra di noi novellamente or sono
Di Licinio i devoti in Grecia tutta
Ed in Bilinia. Il traditor nemico
Non valse aver domo , abbattuto , morto j
Ne' suoi rivive e la perfidia e 'l folle
Indomabile ardir. Frequenti messi
Da' lidi di Bizanzio a me n invia
li preside Servili©. Ornai son stanco
Di procacia cotanta. E che? mia destra
)(io4)(
Vigor non ha per maneggiar più il brando ?
0 core in sen più Costantia non hassi ?
Vili , tremate. Infami tutti e voi
E la memoria di Licinio appella
Un novo editto , ed al furor vi danna
Dell' armi mie vendicatrici ovunque
Il sol risplende sa T inique teste.
Pub. Ti calma , Aogosto. La comun quiete ,
L' onor di Roma e 'I tao molto ne cale.
Ma i' ira giù forz' è la ponga , e 'l nostro
Giudicio n oda, che dall' alma parte. —
Di perseguir , sire , parlavi or dianzi
Chi terbi sensi asconde in core? A infamia
Dannarli ancor ? Aperta guerra forse
Costor li fanno ? Delle torri in cima
Il ribelle stendardo ergevaa essi ?
Punir ta devi i traditor protervi ,
Invigilar sopra i sospetti ; i giusti
Unqua e i fellon in un medesmo fato
Involvere : che tal periglio invero
Si corre, ove i pensier , gli arcani sensi
Del cor d' alimi investigar s' ardisca
E giudicarli. Il reo costume ad altri,
Non a te s' acconvien , che generoso
E giusto a un tempo e mite sei e pio.
Cosi. A te s' aspella il favellare, o figlio.
Crts. Dolce mi suona questo nome , angtislo
Padre e signor , dopo due lune in grave
Dolor trascorse da te lungi , privo
Del tuo favor e del paterno affetto.
Forse a! ciel piacque da' tuoi sguardi alfine
L' ombra fugar che ti celava il vero ,
E r innocenza discoprir del figlio.
)( »o5 )(
Lo spero , it credo , tua boDtà mei dice ,
Che sul tao viso io leggo , e assai più eh' al Irò
L' alta fidanza che riponi in Crispo ,
Lui conslglìer del padre oggi nomando.
Di tanto incarco Iddio degn. mi renda ,
E tal giudicio io dia qual sì conviene
Ad nomo , a duce , a cittadino , a figlio. —
Della Matrona e della Senna i lidi ,
La porpora vestita , abbandonavi ,
Più soli or son. L' alpi varcate y ì passi
Volgevi a Roma. L' Allobrogo fiero ,
Del Ticino , delP Adige , dell' alto
Rege de' fiumi , 1' Eridàno , i forti
Abitatori il brando tuo fugava.
Alla città , de' Cesari soggiorno ,
Sei presso già ; ma cimentar por osa
L' empio Massenzio sua fortuna. Il Tebro
Tomba gli dava. — Di Quirino i figli
Te salvator salutano di Roma.
Ma r armi forse vincitrici , o sire ,
A te serbavan l' itale contrade ?
Presta a tumultuare , a vendicarsi
In libertà parea l' Italia tutta.
Sol tua prudenza e carità fraterna
A giogo soavissimo piegava
Cr impazienti spirli. Egnal consiglio ,
Poscia che i Goti , i Sarmati fur domi .
Fu il tuo , signor. Ed in Pannonia presso
Cibala le romane aquile in campo
Ed in Bilinia se raccolser novi
Allor contro le ionamere coorti
Di Licinio pugnando , era di guerra
E giusta e santa la cagion : di Cristo
8
)( io6 )(
Contro i persecalor si combatteva.
Cosi di Roma e del romano impero
Arbitro solo in breve tempo Tosti. —
E fia che incerti , debili sospetti
Tuo stile antico or cangino repente?
I vasti imperi , il sai , schiatta di rei
Han sempre in grembo , e di Bitinia forse
N' abbonda il suol ; ma che ta danni a morte »
Ad infamia color che an tempo il nome
D' imperator diero a Licinio , parmi
Non predente consiglio , al certo indegno
Del difensor del Labaro ceiosie.
Cost. Stnpor mi prende che guerrier tra Tarmi
Stalo sempre , colai sensi nudrisca.
Splendido dire è 'I tuo , d' arti ripieno ,
E tal eh' ogni uomo abbarbagliar polria ,
Angusto tranne che il tao cor conosce.
Cris. Padre, che di'^...
Pub. Signor.,.
(^^st^ In te ben veggio
Colui che nn dì comun nemico osava
Apertamente con ragioni ad arte
Commesse qai difendere. Deir empio
Licinio parlo.
£rìs, L'oDor tuo , la fama
A me caleva, e ^allo il cieli Da suoi
Gravi rimorsi lacerato , umile ,
Annichilato in Nicomedia i giorni
Ultimi avria miseramente ci tratto.
Ciò mi parea bastevoi pena : in vita
(Jaindi lasciarlo io consigliava. Opposta
Sentenza a te piacque s-goir.
Cost. P'"" sp'nlo
)( i07 X
Gnorra mi fa saa polve.
Cri's, E avea delitti
Suo figlio forse ? Ei non compiva un lustro.
Cost. Del perfido era sangue.
Crts. Sangue tuo.
Da Coslanza , a le suora , egli nasceva.
Cost. Or si che appien la Ina perfidia splende :
Punir sapralla Costanlin.
Pitòi Deh ! ni' odi ,
Signor...
Cost. E che ? Tu Costanlin dal soglio
Speravi forse rovesciar? suo scellro
Strappargli? a Roma dettar leggi , al mondo?...
Io vivo e col mio brando a te non meno
Che a tuoi seguaci , a miei nemici io basto.
Cris. Il vero alfine agli occhi miei Iniluce.
Perfido Crispo , vii ? Di man Io scellro
Torti sperava?... Egli?... Tuo figlio ?..Ahi lasso !
E tu il dicevi ? e 'I credi tu ?. — Coparte
Ancor di Franchi dal mio ferro spenti
Son le galliche terre ; ancor di sangue
Rosseggian tulle d' Ellesponto 1' onde
Mogghianli , e del navilio oslil sovr' esso
Antenne , remi , infrante prode anc' oggi
Vede nuotare il passagger. Pel soglio ,
Per la gloria di chi Crispo pugnava ?
Per chi versava il sangue suo? — Hagguirda
Queste ferite a sommo il petto ; indizi
Di fellonia , a vero dir, soa esse. —
Chi traditor me crede? chi tua mente
Ingannava, o signor? chi te sedusse?
Venga il fellon , 1' accusatore infame
Del figlio tuo a me dinanzi ; ardisca,
4(
)( io8 >,
Se lanlo pnoté saa procacia o umana
Iniquilade un traditor nomarmi.
Ma forse eh' altri il cor di Crispo al padre
Discuopra è forza? E noi sai lu sno core?
Cost. È ambizioso , inverecondo assai ,
E talli il sanno. Al mal talento aggingni
Anco superbia. Dispregiar t' allenti
Chi Costantino onora ed ama e m soglio
Tiensi al suo fianco.
^^^!' Tremendo
Supplizio è questo. Ove son io?... Nò fora
Morte per me stato miglior?...
,p , M' ascolta ,
' Angusto , alGn. — Ed esser può che il figlio
Malvagio tanto in on sol di sia fatto ?
Tuo sdegno eccede e la ragion t' annebbia.
Più dritto mira entro le cose : è nota
Di Crispo a me la candidissim' alma.
Di lui mallevador s offre T amico.
Cost. Sno stato omil, ignobile , impolenle
Più saldo fia mallevador , più cerio. —
Non più Cesare tu ; non più dell' armi
Duce primier -, solo , negletto vivi.
Prìgion ti fia questa mia reggia ; i passi
L' opre , i pensier , tutto , mei credi , Angusto
Saprà. — Fa senno.
Cris. E fora tal...
„ , M udisti. —
Loit,
)( '09 j{
SCENA IV.
CBISPO PUBLIO
Cris. Oh Publio.'...
Può. Oh giorno !
Cris. E fia vero?
Pub. Di «i^eiiM
Uà raggio resta.^
Cm. A me sol resta Iddio.
Libri offerti in dono.
Atti del secondo congresso generale dell'associazione medica de-
gli Slati. Sardi, convocalo in Genova Tu ottobre i852 in 8.
Mandarini (cav. Salvatore) — Delle condizioni economiche am-
ministrative della Provincia di Calabna citeriore — Discorsa
pronnnziato il 6 maggio i853 nella solenne inangarazione
della provincia tnedesinm *.. in 8.
Bendiconto delle adunanza della reale Accademia de'GeorgofiJi.
Giugno e Loglio i853 in 8.
Eendiconto delle tornate della reale Accademia delle scienze —
Nuova serie. Marzo ed Aprile i853 in 4-
Zito (ab. Raffaele M.*) — Origine ed utilità delle Cappelle sero-
tine. Napoli i852 in 8-
— — Intorno la novella casa di asilo di S.* Maddalena in Na-
poli^ ragionameolo. Napoli i853 io 8.
)( no ;(
TORNATA DELL I I SETTEMBRE
A domanda di alcuni socii, si è aperta la discossione sulla con-
venienza del programma proposto dalla classe dello Belle Lellcre.
Dopo di ciie, passalosi lo scrutinio segrclo , è stalo il dello
programma adottalo alla maggioranza.
Il Segretario perpetuo ha prisenlalo, da parie della reale Ac-
eademia de' Georgofili, an secondo rapporto della Commissione sul
detersivo delle uve.
il Presidente cav. Tenore ha dato lettura di un Sonetto del
nostro socio onorario cav. Nicola Nicoliui, eh' è come segue :
Ili Ilio 1>Ì 1." DI AC^O.^TO 1853
CALENDE TRISTISSIME
DiGiTtis Dei est hic : .... bogate prò me.
Exod. e. Vili, V. 19 el 28.
Olio lane non son , che a me rapilo
Di figliuol caro non men caro un figlio,
Lasciommi egro e dolente : il mio consiglio
Non spense ; che di Dio vi adoro il dito.
Ma cime! degli error miei non ben pentito.
D'altre lagrime amare innondo il ciglio;
Che, al par sdegnoso del terreno esìglio.
Là torna altro angiolcUo end' è parlilo.
)( II» A
Spoglio di sì bei fior , non piango i dui ; "
Piango me che rimango : il Ciel vi elesse
INova e viva ghirlanda al tron di Lui.
S' Ei d'alto all'avo lunga eia concesse,
Pregale; e ond'io mi ricongiunga a vui ,
Forze £i mi dia di penlimenlo impresse.
Da ullimo il sig. Giuseppe Campagna ha recitato on brano
di un suo poema inedito , che si collega coli' episodio già da lai
pubblicalo , col titolo L abate Giovacchino,
Brano di un poema inedilo di Giuseppe Campagna.
Già r ali iufaticabili disserra
Un Angelo atteggiato di dolore
Calandosi dal Ciel verso la Terra.
Con arcana possanza il traggo fuore
Del sua loco beato , e dolcemente
Soccorrevole a noi Io scorge amore.
Ogni turpe bassezza, ogni furente
Cupidigia, ogni fraudo, ogni astio, ogo'ìra,
Ed ogni vizio dell' umana gente
Nel suo pensier volgendo, egli sospira.
A cessar le miserie , ond' è gravata
La progenie d'Adamo, intanto aspira.
Nel giungere tra noi s'asside e guata ,
Come persona che sospesa resta
Tra speranza e timor lunga fiata.
Pur mentre egli d' aEFelli in gran tempesta
Ondeggia, ecco il suol trema ov' era assise,
E dal tremante suol fuori la testa
)( li;» )(
Ud demone spietato erge improvTiso ,
Intrepida mostrando la rnbella
Fronte , non senza scherni tor sorriso.
S'affigge il peregrio celeste in quella i
Orgogliosa proterva creatura , ^
Non so dir se più misera o più fella, i
Ch'agli atti orrendi, alla sembianza scara, ■
Agli sguardi venefici si mostra i
Per troppo disperar fatta secura. .
Indi grida : Perchè l' infernal chiostra j
Lasciasti , ove sa te pesa l' eterna :
Giustizia che ti vince e non ti prostra?
E tu perchè la regìon superna
Lasciasti , ove ti fa di se contento
Colui che senza mezzo ivi governa?
11 demone pur grida. Un v'ioleDlo
Non estinguibil mai focoso sdegno
Del par commove entrambi in quel momento.
Nondimen 1' Angel parla : Alto disegno ,
Per me là suso in Ciel già concepito ,
Ad incarnar qua gioso in terra io vegno.
Dalle sfere mi son quindi partilo ,
Sperando rivocar gli egri mortali
Al diritto sentier eh' hanno smarrito.
E r altro : Dunque nuovamente l' ali
Spiega , e riedi colà donde scendesti,
Son io che spargo per la terra i mali ,
E tu , certo , a scemarli invan l' appresti ;
Anzi i giorni, eh' or vai lieti sognando ,
Farò nell'ira mia splender più mesti.
Qui traggo fuor della vagina il brando ,
E contra l'avversario maledetto
L' Angelo si disserra fulfflinaodo.
)('i3)(
L' impetuoso ardor che chiade in petto ,
A simiglianza d' orrido baleno ,
Gli lampeggia per gli occhi e per l' aspetto^
Ma scioglie anch' esso da qualunque freno
L' assalito queir empia oltracotanza ,
Onde va sempre per suo strazio pieno.
E quantunque già fuor d'ogni speranza
Pur combatte , eh' ai reprobi in eterno
Dannati , il disperar cresce baldanza*
All'incessante, ruìnoso , alterno
Vibrar de' colpi sovrumani, appare
Ch' ivi pugnan tra lor cielo ed inferno.
Tnrbin fremente , procelloso mare
Orror tanto non han giammai destato »
Quanto ne desta si feral pugnare.
£ perchè quel combattere ostinato
D'immenso dubbio sia fonte perenne.
La vittoria , fra 1' uno e l'altro Iato
Errando , vola eoa incerte penne.
)(i»4r)( •
TORNATA DEL iS SETTEMBRE
A proposizione del Segretario perpetao , sì è risolalo di pnb-
plicare al più presto il programma della Classe di Belle Lettere ,
pregando il sig. Direttore del Ministero e Real Segreteria di Sialo
degli affari ecclesiaslici e della isiruzione pubblica a proccurarne
la inserzione nel Giornale del Regno delle due Sicilie.
Si è nel tempo stesso deliberato di stampare sepapalameole
Tannunzio del medesimo Programma, affin di procacciarne la mas-
siina diffusione.
L' annunzio adottato dall' Accademia è il seguente
ACCADEMIA PONTANIANA
PROGRAMMA PER L' ANNO 1853.
Si propone al concorso per Io premio di ducati ciaqaanta il
eegaente quesito
Scrivere una commedia in lingua italiana..
CONDIZIONI
1. Sono esclasi dal concorso ì soci! residenti deir Accademia
Pontaniana.
2. Le commedie, che vorranno inviarsi al concorso, dovranno
per tolto il di 3i ottobre 1854- farsi pervenire, franche di ogni co-
sto, a Giulio Minervini Segretario perpetuo dell' Accademia. Il ler-
mìne assegnalo e di rigore.
3. Ogni commedia sarà distìnta da an motto, o da altra epi-
grafe , che verrà ripetuto in una scheda suggellala , nella parie
interna della quale sarà segnato il nome dell'autore. Gli antori,
che in qualunque modo si faranno conoscere, non potranno aspi-
rare al premio.
4. Si procederà all' esame di lutti i lavori inviali , ed il
giudizio diUinilivo sarà pronunziato nella seconda tornata del
mese di Febbrajo i855.
5. Le schede della commedia premiala , e di quelle che
avranno meritato X accessit ., saranno aperte, ed i nomi degli
autori saranno pubblicali.
6. Saranno bruciate le schede delle commedie non appro-
vate , le quali non pertanto saranno depositale nell'archivio
dell'Accademia, ciascuna contrassegnata dal proprio motto. Chi
si presenterà con uno de molli scritti sulle medesime , potrà
eslrar copia del lavoro a cui quel motto appartiene.
*l. Volendosi pubblicare per le slampe la commedia pre-
miala , o quelle che avranno ricevuto {'accessit, dovrà otte-
nersene dal Segretario perpetuo il concordat cogli originali de-
jiosilali nell'archivio dell'Accademia, Se la pubblicazione seguirà
senza una tale forniaiilà, l'Accademia dichiara di non garentire
r autenticità del lavoro.
Kapoli 18 Settembre i853.
il Segretario perpetuo
GIULIO MINEBVINI
Il Presidente cav. Tenore ha annunzialo osservarsi per la
prima volla in fioritura nel real orto Botanico il Nelumbium spe-
ciosuvi , pianla che interessa il naturalista non meno che l'ar-
cheologo; ed ha perciò invi lato i suoi colleghi, perchè si re-
cassero a visitarla.
K"6)(
Con qiiesla occasione lo sfosso cav. Tpnore ha presenlalo
alcnne osservazioni su quella pianta in ona sua
NOTA
Sul Nelumòìum speciosum.
Tre specie di Loti egiziani Irovansi descritti dagli antichi-,
che sì riferiscono a tre specie di Ninfee delle classificazioni bo-
taniche. Queste sono
i.° Il Loto a fiori bianchi, ossia \\ Giglio del Nilo ajtori
di papavero ^ descritto da Erodoto — Nymphaea Lotus , Lin.
2.° Il Loto azzurro di Atenea ^ il cui Gore trovasi più fre-
quentemente effigialo ne' tempii di Egitto — Nymphaea caeru^
lea , Lin.
3.° Il Loto Antoniano ^ o roseo., detto ancora Fwa di E-
gitto , o Giglio roseo del Nilo , di Erodoto — Nymphaea
Nelumbo , Lin.
A quest' ultima specie , elevata dai moderni a genere di-
stinto col nome di Nebimbium speciosum, si riferisce la varietà
caspica coltivata nel nostro Orlo Botanico.
Il Nelumbio, tanto celebralo dagli antichi, vuol rilenersi
qual pianta asiatica trapiantata da tempo immemorabile nel Nilo;:
dove da molti anni più non v> esiste , se è slata più ritrovata
in altro luogo dell'Africa. Esso vi esisteva a tempo de' Romani,
e si vede effigiato nel corso del Nilo del famoso musaico Pompe-
iano, insieme colla Nymphaea Lotus., e con alcuni anùnali che
si trovano in quel fiume (i).
Le foglie del Nelumbio, che per la loro forma orbicolare
pettata Teofrasto paragona a i cappelli Tessali , aggiungono.
il diametro di ano a dae piedi , e galleggiano sul!' acqua, il
(1) Tedi Tenore , di alcune piante effi^jiate nel Gran Musaico Pom~
ptano. Anaali Civili 1833, tota. 3, pag. ili.
Core nella varietà caucasica , grande qnanfo quella della Ma-
gnolia grandiflora , costa di molli petali bianchi eoa qualche
leggiera sfumatura porporina. Il frutto è imbutiforme come la
spugna degl' inoaiHatoi ordinari, ai cui buchi corrispoadono al<
tretlaute caselle o alveoli , ne' quali sono allogati ì semi come
piccole fave. INel cennato mosaico vi si veggono gli uccelli ac-
quatici che vi si librano per beccarle. Nella piametta della se-
menza vi si scorgono le fogliuzze ripiegate a ventaglio , avver-
tile dallo stesso Teofrasto , che nel germogliamento raffigurano
il cappello Tessalo disopra ricordalo. Nella descrizione, eh' egli
ne fa , quella piumetta è indicata colla precisa greca voce di
Jl Segretario perpetuo ha presentato impresso il secondo tri-
mestre del Rendiconto delle nostre tornate per l'anno corrente. Si
è deciso di farsene al solito la distribuzione a tulli i socii residenti.
Dopo di ciò il sig. Michele Baldacchini ha letto un altro bra-
no della sua versione metrica del Prometeo legalo di Eschìio ; ed
il Segretario perpetuo ne ha fatto il riscontro col testo greco.
SAGGIO
Vi traduzione metrica di Eschilo , per Michele Baldacchini.
PRELIMINARE AVVERTENZA
I componimenti drammatici hanno per rondamenlo la scienza
della morale e la profonda conoscenza del cuore umano. Recitando-
vi un brano di tragedia tradotto, a me non è dato di parlarvi della
moralità della intera favola; ma si dì quella moralità che si trova
racchiusa nelle scene che mi apparecchio di leggere, la quale a me
pare che si riduca a questo , a mostrar , cioè, che la mercede de'
beneficii è il più sovente la ingratiUuline. Ed io ciò infelicissimi io
){ii8)(
repafo gli antichi, considerando che anche i! lor Ciove era nno in-
grato ; e felici noi moderni che adoriamo an Dio d' infinita perfe-
zione e bontà , il quale ci t'en conto d'ogni menomo atto virltioso
e ce ne prepara il compenso. QdPsto vizio della ingratitudine ne-
gli Dei antichi si vnol per avventura da questo riconoscere , che
essi non erano altro in sostanza che il concetto dille ceche for-
ze della natura levato a persone divine; e gli Dei non si difTeriva-
no gran fatto dagli nomini, salvo che nell'avere più possanza a sod-
disfare le loro passioni. Non mancano non di meno di quelli che
anche in questo trovano ad invidiare gli antichi. Io per me dico
che tal sia di loro, e mi contento delle più pure dottrine, nelle quali
sono incardinate le nostre credenze. Ma per ciò che qui non di teo-
logia lratiasi,ma di poesia, imploro il vostro com atimento se Irop-
j)o umile e dimesso vi parrà il mio stilp, e tro|)po, anzi infinita-
mente iuìpari ad uno de' più grandi poeti che mai sien apparili nel
nionilo. Io ho cercato a tutl'uomo di fuggire l'ampollosità, consprvar-
do a mio potere la semplicità: precipuo pregio de' lavori dell'arie
greca. Ma per grandi che sieno le mende e le imperfezioni del m o
lavoro, son certo che voi 1' udirete pazientemente, come altra volta
avete fatto. Onde senza più frasi mi fo a leggere le due nuove
scene tradotte.
Lasciammo Prometeo legato alla rupe che si spaventa di non
so che strepito d'ali che gli suona intorno. Si appresenlano le Ninfe
Oceanine, cioè le figliuole di Oceano, che formano il seguente Coro.
Coro delle Ninfe Oceanine.
Non paventar: d'am'che una coorte
A questa volta l'ale, agile e rattR ,
(Con pena il padre acconsentendo) mosse.
Una del Coro.
L' aore veloci mi portar , si forte
Suon di martello i marini antri scosse •
K"9)(
A qnel ramor la Terecondia vinta ,
A nudo pie , senza calzar , discinta ,
Sa questo alato carro a voi fai tratta.
Prometeo.
Lasso me ! Prole di Teli feconda ,
Figlie di lui , che lolla quanta intorno
Cinge la terra con sua vigii onda,
Del gran padre Ocean , vedete , oh scorno I
Considerate , a che catena indegna
Di ferrei lacci stretto in questa balza ,
Che discoscesa e ripida s* innalza ,
Guardia non invidiabile io sostegna.
Coro delle Ninfe.
Veggol , Prometeo , e agli occhi mi si stende
Una nube terribile di pianto,
Poi che ti scorgo di catene orrende
In lacci indisleghevoli costretto
A' duri sassi , scarno il corpo e afiFranlo.
Reltor novi ha X Olimpo , e con sospetlo
Giove imperando crea novella legge
Con cai gii Dei sovrano arbitro regge :
Sopprime le velaste
Cose che faron già sacre ed aagaste.
Prometeo.
Oh , m' avesse sotterra balestrato
Più giù del loco , ove ha Pluton sua sede ,
Nel ceco oscuro Tartaro , dimora
Degli estinti , crndel ! che tal mi diede
Castigo, e m'ha in sì fier nodi impigliato!
Ch' or de' Beati cullf»
Potria f ned altri ancora
Pascer l'ingorda vista
Dell' acerbo dolor che sì m' attrista :
r son de' venti misero trastullo ;
Ed il mio strazio atroce
Desta a' nemici ia cor gioia feroce.
Coro delle Ninfe.
Chi degli Dei si duro ha il cor nel petto ,
Che si rallegri della tua sventura?
E non compianga al tuo dolente aspetto ,
Foor che Giove soltanto? Il quale irato
Sempre e inflessibil d' animo , procura
Tener gli Dei , stirpe del ciel , sommessi
Al sno voler , ne fìa giammai che cessi ,
Ne fia giammai che in cor plachi lo sdegno ,
Se pria non sfoghi il suo cradel talento ,
0 che qualcun nel troppo arduo cimento
Ma hene avventurato ,
Con fine inganno noi cacci di regno.
Prometeo.
Certo , quantunque i pie stretto e le mani
D' infami ceppi ed aggravalo io sia ,
Avrà di me mesfiero
Il novo correltor de' numi altero ,
Per saper T arte onde sbalzato ei fia
Dal trono , e spoglio degli onor' sovrani.
Ma torneran gli accorgimenti vani ,
E le lusinghe e i blandi modi. Io voglia
Nel silenzio dorar , siccome scoglio ;
Né le asate minacce e gli inumani
Bigor varranno ad ammollirmi : verbo
Non moverò , se prima dall' acerbo
Kon mi sciolga ÌDifl"al>ile lormenio ,
E UQ pieno doq mi dia risarcimento.
Coro delle Ninfe.
In così amare strette
Nulla il tuo cor feroce
Dall'albagia rimette;
E innalzi una gran voce ,
Libera troppo : i miei pensieri assale
Timor : mi fiede il petto acuto strale ,
Contemplando il tuo male ,
Di cui né il fin , uè so se un porto il Fato
Abbia a tanto infortunio apparecchialo.
Ha di Saturno il figlio
Arcano , impenetrabile il consiglio ;
Né dal proposto Giove
Fermo mai si rimove.
Protneteo.
So quanto Giove è fero ,
E so eh' ogni gitistiza in suo pensiero
Dal solo suo voler piglia misura :
E non di meno spoglierà il rigore
Queir indurato core
Al tocco di sventura .;
E poi che ogni astio fia dal petto suidi ,
M'avrà non renitente in fra' suoi fiJi.
Coro delle Ninfe.
Tutte cose a noi svela , ed in qnal narra
Colto delitto ti condanni Giove
A pena tanto obbrobriosa e ria :
Narralo , se il narrar nulla li nuoce.
9
Prometeo.
Doloroso m' è il dir cotesle cose ,
Doloroso tacer : miseria in tulio —
Poi che da prima in fra' celesti l' ira
S' accese , e grave sedizion ne sur«e
Con tumulto , in due fnr gli Dei divisi :
Alcuni discacciar desiderosi
Dal suo seggio Saturno, e collocarvi
Giove invece, a coslui benevoglienti :
Alili in contrario a patto alcun di Giove
IVoii coosenlivao sugli Dei 1' impero.
In questa mischia io 1' ottimo partito
A' figliuoli d' Urano e della Terra
A persuader non valsi. I violenti
Dell' ingegno e dell' arie disprezzando
I miti mezzi , per forza ed olfraggio
Di trionfar , di dominar speraro.
A me la madre Dea non una volta
( Temi , 0 la Terra , che in diversi norai
Una forma s' adora ) avea predetto
Quel che seguilo ne saria. Né forza ,
I\è violenza , astuto ingegno ed arie
Yolersi adoperar per vincer quelli
Che han maggior la possanza. Essi d' un guardo
Non mi degnaro , allor che in questa guisa
L' occulto vulicinio io disvelava.
Ottimo allora reputai consiglio
IVeir istante pericolo , la madre
Tolta con me, di parteggiar per Giove,
li qual bramoso me bramoso accolse.
A' miei conforti caccia nel profondo
7'artttro oscuro T aulico Saturno
X '^3 X
Co' suoi compagni ; e poi che da me litio
Officio oUiene il regnalor de' numi ,
Tal me ne rende guiderdon d' affanoo ;
Che della mala signoria fu sempre
Piaga in sospelto aver gli slessi amici.
Quel che poi dimandate , a che sì feri
Mi dia tormenti , vi farò palese.
Com' ei s* assise sul paterno trono ,
Agli Dei dispensò grazie ed onori ,
11 dovalo a ciascun , T ordin serbando ,
L' impero stabilì ; ma de' mortali ,
De' miseri mortali egli non tenne-
Conto nessuno : anzi voiea l' intero
Germe abolirne , e dar vita ad un altro
Gener novello. E niun gli conlendea ,
Nino : sol per me Tur gli uomini salvati ,
Che air orco non scendessero disfatti.
Or per questa cagion soggiaccio oppresso
A cotanto infortunio , a soffrir grave ,
A veder lacrimoso. E la pleiade ,
La pietà che per gli uomini impetrai ,
Non ottengo per me ; ma in questa guisa
Io son spietatamente tormentato «
Spettacol d' onta a Giove.
Coro delle Ninfe.
Un cor di ferro
Ha chiunque al tao mal non compatisce ,
0 d* una selce è nato. Io , Prometeo ,
Non avrei mai voluto io tali orrori
Vedep, d'averli visti il core ha pena.
Prometeo.
Ed agli amici in ver con diventato
)( M){
O^gcllo di pielà
Coro delle P»'infe.
Ma dì , per caso ,
NoD osasti anche più ?
Prometeo.
Nel mortai falò
Che non mirasser gh nomiai impedii.
Coro delle Ninfe.
A questo mal qual farmaco inventasti ?
Prometeo.
Ceche in lor le speranze io collocai.
Coro delle Ninfe.
Beneficio a' mortali allo facevi.
Prometeo.
Ne sol , ma a lor del foco ancor fei dono.
Coro delle Ninfe.
Che parli ? Il foco a quei che un giorno han vita ,
Il foco risplendente procacciavi ?
Prometeo.
Pel qaal molle e varie arti apprenderanno.
Coro delle Ninfe.
Per cotesti taoi falli adonque Giove
In te la mano aggrava , e non rifina
Dal danneggiarti , e ninno a le dinnanzi
Termine ò posto al tuo marlir , eh' io sappia.
)( '25 )(
« Prometeo.
JNiun , fin che porvi un termine ei non voglia.
Coro delle Ninfe.
E il vorrà mai ? Vana speranza aduni :
Che grave error fu il tuo , con pena io dico
Ciò eh' è pena al tuo cor. Metliara da parie
Queste querele. Or tu provvedi , e modo
E cerca via , se ci ha , d' uscir d' affanno.
Prometeo.
Facil fu sempre a chi de' mali è fuora
Il dar consigli a chi dentro v' affoga ,
Facil fu sempre d' ammonir gli afflilli.
Io volontario ( non fia mai che il neghi
Mai per villade) volontario errai.
Degli uomini il vantaggio , e la rovina
Volli di me , ma non però sì crudo
Strazio pensai di me sì saria fatto.
Confitto a questa pietra , e rilegato
In questa solitudine remota.
Pietose voi , non lamentale ( a terra
Posate il pie) non i presenti mali ,
Ma qual sorte m'attende ora apprendele ;
A ciò che siale d' ogni cosa instrulle
Sino alla fine. Assecondate , prego ,
Un cor misero tanto , assecondate.
Sul nostro capo l' infortunio vola ,
E a nn modo a una miseria un' altra è sopra.
Coro delle Ninfe.
A noi volonterose
Prescrivi accette cose , o Prometeo.
E già con celere
Piede dal rapido
Carro discendo j le vie trasvolate
Aeree dagli augelli abbandonate.
A qnest' alpestre rupe io in' avvicino
Per adir di Ina bocca il Ino destino,
Tutto quanto egli è reo.
Oceano.
E anch' io raggiunto il fermine
Del lungo mio cammino ,
Ne vegno a te , Prometeo.
Questo , cui fren non modera ,
Drizzando augel veloce.
A pietà mosso , credimi ,
Dal tao tormento atroce.
Il parenfevol nodo
Mi sforza a qaesto modo ,
E più del sangue', il vincolo
Sacro dell' amistà.
E In vedrai , s' è vero
Quello eh' io dico : abboraino
Un labbro menzognero.
Qual posso aita porgerti ?
Parla , nella miseria
Amico più d' Oceano
Nessuno a te sarà. —
Prometeo.
E che? Ta por, tu pur delle mie pene
Spettator vieni? Come osasti i fluiti
Lasciar da te nomati , e i petrosi antri,
Che Datura cavò , venirne iu questa
X 127 )(
Del Terrò alirice terra? Le mie sorli
Per contemplar, per compatir miei danni?
Spellacol mira di dolor ! Colui
Che fu di Giove amico , ed il suo trono
Consolidò , vedi da quali oppresso
Calamiladi è dallo slesso Giove.
Oceano.
Prometeo, io 'I veg^o, e in ciò opporìuno io voglio
Darli consiglio , avvpgna che sii m^llo
Scaltro ed accorto. Conosci te slesso :
Novelli modi assumi , or cho novello
Dominalor è tra gli Dei ; si duro ,
Si pungente parlar potrebbe udirlo ,
Quantunque sieda molto in alto , Giove :
E il presente rigor potrebbe a petto
Del futuro rigor parerti un gioco.
Ma , sventurato \ dal tuo core in bando
Metti Io sdegno ormai , provvedi al modo
Di liberarti da cotante pene.
Cheto rimanti e poni <il parlar freno.
Stupisco che III savio non conosca ,
Che non può andarne di gasligo immune
Una lingua sbrigliata , intemperante.
Prometeo-
lo bealo ti predico, che sei
Libero e faor di causa , tu che meco
Tolto tentasti , e fosti a me consorto ,
H nondimen desisti , e on tal pensiero
Abbandona , ottener nulla non puoi.
Inflessibile egli è. Bada a le stesso ,
Che del preso cammin non abbi iiflaniio.
Oceano.
Miglior per gli allri consiglier riesci
Che prr le slesso. Col fallo il dimoslri.
Me non volere dalla via già presa
Sfornar'', ben io da Giove mi confido
Quella grazia ollener, che in don gli chiedo.
Sciollo ei mi (i darà dalia catena.
Pi-om'teo.
]*el Ino zelo ti lodo , e mai non fia
Cir io dal farlo rifìni , ima j)iù pronla
]\lai non si vide volontà d' amico.
Ma non fia che ciò valga , sarà vano
Ogni tuo sforzo , ove anche fia che il tenti.
lliraanli in calma , e dal periglio hmge.
Infelice qnal son , degl' infelici
Io non voglio che il numero s' aumenti.
INo , noi vogl' io , che del fralel , d' Atlante
M' ange il rio fato , d' Esporo a' confini
Del ciclo la colonna e della terra
Con gli omeri sostenta , nn peso {^rave
A tollerar ; né il cor mi tocca m mio
l.a pietà del figliuolo della Terra
Degli antri di Cilici.i ahilatore ,
Immane mostro , quel Tifeo giganlo ,
Che ha cento testo , al suol prostrato a forza ,
Lui veggendo ho gran duolo. Egli levossi
Contro a tutti gli Dei , gli Dei sfidando ,
E dalle guance il fier spirava morie
Ed eslerminio , dagli occhi di hragia
Fiamma gittava pari alla Gorgone ,
Come da lui dovesse esser distrutta
)( ^29 )(
La potenza di Giove , ma in lai venne
Lo slral vigil di Giove ad alterrarlo.
Il fulmine dall' allo fiamraeggianle ,
Giù rovinando , in lui spegneva a nn tempo
E la voce e V ardir : cadde ferito ,
Fin negl'imi precordii arso ed infranto.
La folgore ogni forza gli togliea.
Inulil peso or giace , e grande ingombra
Spazio di (erra , di presso allo slrello
Marittimo disleso , alle radici
Sottoposto dell' Etna , ove soli' alla
Vetta assiso Vulcan tratta il rovente
Ferro : torrenti sgorgheran di foco
Di là per desertar taoi Iati campi ,
Sicilia , di be' fratti produttrice.
Cosi Tifeo vomiterà dall' imo
Petto lo sdegno con ardenti strali
In bufera incessante , ancor eh' e' sia
Dal fulmine celeste abbrustolato.
Tu di senno non manchi e di consiglio ,
Ne mestiero hai di rae , che t'addottrini.
Pensa a salvarli , come meglio sai.
La mia sopporterò grave sciagura ,
Sin che Giove non plachi in cor lo sdegno.
Oceano.
Prometeo , or non sai ta che ci ha parole
Atte r alme a lenir , cai vinse l' ira ?
Prometeo.
Ove a tempo si giunga al mal l'impiastro,
E non s' irriti non sanata piaga.
)( i3o )(
Oceano.
Ma che nuoce ii tentarlo? il cercar modo
Di pervenirvi? Dimmelo.
Prometeo.
Sarebbe
YaDO sforzo , follia , semplicìtade.
Oceano.
Lascia che io soffra qnesto mai , che giova
Al savio di parer eh' e' tal non sia.
Prometeo.
A me b' ascriverà I' error commesso.
Oceano.
Il che vaol dir che mi rimandi a casa.
Prometeo,
Non vo' che la pietà , che per me senti.
Ti debba fieri procacciar nemici.
Oceano.
Parli di lui che di recente siede -
Al sommo del poter?
Prometeo.
Bada, che mai
Non abbi ad irritarlo
Oceano.
A me (ia scola ,
Prometeo , utile assai la tua sveoliira.
)( i3i )(
Prometeo.
Or va , parti , t' affretta , e tal ti serba
Qual oggi sei.
Oceano.
Ta queste cose dici
A chi già move per partir : l' alato
Quadrupede con sue penue rasenta
Già r ampia via , che certo nelle stalle
Il ginocchio piegar gli sarà grato.
Finalmente il sig. Domenico Bolognese ha Ietto il primo canto
di una sua leggenda popolare ia sesta rima.
L' autore annunzia che da qualche tempo vagheggia il pen-
siero di ritrarre, per cosi dire, in diverse leggende popolari X'm-
dole , i costumi , le fesle principali del nostro popolo, descrivendo
allo stesso tempo i siti più pittoreschi della nostra bellissima Na*
poli. La prima di queste leggende è stata già da Ini portata a
termine , ed ha per titolo la Promessa sposa di S. Giovanni a
Teduccio. II sig. Bolognese, avendone Ietto il primo canto all'Ac-
cademia , ne accenna brevemente il soggetto.
& Il giovane Lorenzo, egli dice , nativo dì San Giovanni a
Teduccio appartiene a quei facchini delia Gran Dogana di Napoli
tanto noli per probità e per robustezza. Egli ama un' orfana a
nome Concetta , e poiché la vede raffreddala piuttosto che no a
suo riguardo , va prima a chiederne la cagione ad una vecchia
fattucchiera, dalla qu.ile apprende che l' innamorala lo tradisce ,
indi va a portare delle offerte alla Madonna del Carmine , perchè
renda vano l'oroscopo della strega ».
)( i32 )(
Lo sfesso anlore, risorbando la stnmpa dell' inlero Canio alla
pnbblicazione della leggenda , ne fornisce alcuoi brani , che sem-
brano più carattcrislìci.
Ecco il primo :
Neil' ora in ogni dì che spunta il Sole
E ricoinincian del mortai gli affanni ,
Quelaraente tra noi venir ne suole
L' onesto abitator di San Giovanni ,
Tulli nnisconsi ali* alba in ona schiera ,
Ed nniti ritornano la sera.
Era già buio il cielo , e rintoccava
La campanella dell' y4ve Maria ,
Quando il reduce sluol che si segnava
Sciolse r Angelus Domini per via :
Prima baciò la man che al fronte stese ,
Indi r nn l'allro salutò cortese.
La testa ricoprì coli' usitala
Lunga berretta di purpurea lana ,
Ed ognun s'allegrò della brigata
l\Iirando la sua patria non lontana ,
Onde incedea più frettoloso e cheto ,
Scalzo il pie , nudo il sen , ma sempre lieto.
Ecco come è ritraila Concella :
Sciolte neglette avea le nere chiome
Con le nere pupille in armonia :
Raro il sorriso sì , ma dolce come
Il saon d' italiana melodia.
Rosea gonna cingeala infino ai fianchi ;
Covriano il velo e il crin gli omeri bianchi.
)('33)(
E parlando della strega :
Tronche parole susarrò frammiste
A sospir disperati ed alti strani :
Udii bestemmie le più dure e triste ,
Vidi stracciarsi il crin con sozze mani ,
Ah ! mi spaventa ancor quel suo sembiante
Sformato minaccioso fiammeggiante.
Libri offerii in dono.
Peripano (Tommaso) — Per la 5.* festa secolare di S. Maria di
Piedigrotla de' Canonici regolari Lateranensi celebrata in Na-»
poli 1825. Iscrizioni , in 8.
Bendiconti delle adunanze della reale Accademia de'Georgofili.
Agosto i853 , in 8.
Rossi (Vincenzo Antonio) — Della ferrovia abruzzese da Napoli
all'Adriatico, ed alla frontiera sul Tronto. Nap. i853 , in 8.
^' V^ ,'■
)( ^33 )(
TORNATA DEL ì'Ò NOVEMBRE
I
La società degli antiquarii di Zurigo offre i volami de' suoi
alti in cambio delle nostre pubblicazioni : e l'Accademia, secondo
il suo costume , accoglie di buon grado questa naova letteraria
corrispondenza.
Il Segretario perpetuo ha annunziato esser venata una sala
memoria io risposta al programma proposto dalla classe di storia
e letteratura antica, portante il motto studio e meditazione. Que-
sto lavoro è di carte scritte n.° 5o ; oltre l'indice degli articoli.
Si è deciso di passarsi il manoscritto alla suddetta classe, per
farsene l'esame, a norma de' nostri statali.
Dopo di ciò sono stati rinnovali gli uffizii dell' Accademia ,
per r esercizio dell'anno i854 ; essendo caduta la elezione su'
seguenti socii :
Presidente annuale
Cav. Michele Tenore.
Vicepresidente annuale
Sig. Oronzìo- Gabriele Costa.
Tesoriere.
Cav. Salvatore de Renzi.
IO
)( i36 )(
Ammiììislvalnrì
Conte Trojano Marulli.
Cav. Giovanni Gussonc.
Presidenti e Segrclarii delle classi
1.- Prest'd. Sig. Ernesto Capocci.
Segr.° Sig. Annibale de Gasparis.
2.* Presid. Sig. Oronzio- Gabriele Costa.
Segr." Sig. Marino Turchi.
3." Presid. Sig. Marchese Giammaria Paoli.
Segr° Sig. Costantino Baer.
4." Presid. Cav. Giaseppe de Cesare.
Segr° Sig. Niccola Corcia.
S.* Presid. Sig. Giuseppe Campagna.
Segr." Sig. Francesco Saverio Arabia.
Rimangono tuttavia affidate, come per lo passalo, le seguenti
cariche :
Presidente onorario perpetuo
Sig. Marchese di Pietracatella Giuseppe Ceva-Grimaldi.
Segretario generale perpetuo
Sig. Giulio Minervini.
Segretario aggiunto
Si^ Gabriele Mìoervini.
y. ^^i){
Libri offerii in dono.
Alla memoria di Nicola Galiani di Gennaro sacerdote napolitano,
tributo delia famiglia e degli amici. Napoli i853 in 8 [dono
del socio parroco Giuseppe Montiiori).
Atti dell' Accademia de' Naovi Lincei, sessione IV del 23 Mag-
gio i852.
Cronisti , e scrittori sincroni Napolitani dalla fondazione della
monarchia fino alla venata di Carlo di Borbone raccolti e pub-
blicati da Giuseppe del Re, con discorsi proemiali, versioni,
note, e comenti di varii = Normanni = voi. unico. Napoli
1845 in 8." gr. [dono del tipografo Frane. Paolo del Re).
Fusco (dolt. Vincenzo) — L' indigeno, 0 pochi concetti contro il
dispendioso e non necessario uso di surrogare le sostanze eso-
tiche alle indigene. Napoli i85o in 24..°
Guanciali (Quintino) — In nuplias marchionis Francisci Santan-
gelo, et Franciscae Berchtoldl, Ode. Neapoli i853 in 8."
Marulli (Conte Gennaro) — La cattiva letteratura , e le buone
truppe , ovvero narrazione degli avvenimenti politici e mili-
tari del Regno delle Due Sicilie per gli anni 184.7, '^S, 49,
5o, e 5i. Voi. L Napoli i852 in 8.
Palmieri (Luigi) — Stndii meteorologici falli sul reale osserva-
torio Vesuviano. Napoli i853 in ^.
Rendiconti delle adunanze della reale accademia de' Georgofìli ,
Settembre i853.
De Renzi (cav. Salvatore) — CoIIeclio Salernitana. Voi. 2."™
Napoli 1 853 in 8.
De Vecchis (Giov. Battista) — Compendio di contrappunto del-
l'antica e moderna scuola di musica napolilana : parte i.'' e
2.» Napoli i85o in 8.
)( i38 )(
TORNATA DEL 27 NOVEMBRE
A proposizione del Presidenle Cav. Tenore si e deh ora o
che alla commissione già nominala per la sli.ula del con ra.io
concernente la islituzione dell'annuale premio d. "- ^^ ;
sostituisca il solo Segretario perpelao a rappresentar l|A - 'e, -
Il sig. Marchese Paoli ha letto un suo Sonetto, por la morie
di alcuni suoi cari congiunti.
SONETTO
Del sol settanta volle il voi compito
Fra gli affanni ho già visto , e le lollie.
Nella mia verde eia forte ed ardilo ,
Lasso or d' eternila calco le vie.
Congiunti! Amici! Ahi! l'ampio stnol fuggilo
E' al rincacciar degli anni ; e dalle mie
Braccia colei por s involò , cui rito
Sacro legommi a caste brame e pie.
Sposa adorata! Oh mia diletta figliai
Chi vi strappò da quest'alma dolente ,
Che cgoop di pianger voi si riconsiglia?
yi rivedrò : si d' alma luce ardente
Cinte, e di quella gioja , che ass.migha
Ogai bealo alla Divina Mente.
)(i39)(
Il sig. Oronzio- Gabriele Costa ha ietlo le sue
OSSERVAZIONI ULTERIORI
INTORNO AI POSSILI ORGANICI DI POZZUOLI
Convinto come sono che l'esplorazioni le più minozlose ed
eslese che far si possono snlla crosta terrestre in realtà non sono
che picciolissime graffiature, e che non saranno perciò mai ripe-
tnte a bastanza quando si deve giudicare della presenza o mancan-
za di un tal genere o di una data specie; mi rimane sempre vivo il
desiderio di riandar quei luoghi slessi altra volta frugati. Peroc-
ché mi è occorso sovente scoprir molte cose le quali non si mostra-
rono dapprima, e mancar quelle che apparvero una volta, o di-
venire rarissime d'abbondevoli che si affacciarono.
Tali considerazioni e siffatti desiderii in generale e costante*
mente sentili mi si presentavano massimi per quelle località di
Pozzocili , ove in copia si trovano spoglie di abitanti del mare. E
ciò perchè ogni qua! volta le visitava mi venivano fra le mani spe-
cie diverse dalle precedentemente raccoltevi; e perchè pure quello
strato mi lasciava vedere qualche sito , in cui diversamente giace-
vano le spoglie testacee , ed appariva lutto in diversa guisa ordi-
nato e composto.
Laonde, rilornalo più fiate sulle mie orme, riandava quel
deposilo nei leste passali giorni di ottobre, e ne riportava alcu-
ne poche, ma ben interessanti specie. Non v' increscerà quindi che
io riprendessi lo stesso argomento, sia per aggiunger queste, e
sia per chiarire talune delle cose consegnate nella precedente noti-
zia, che in appendice seguiva la descrizione dell' Erpetolùe idro-
termale d'Ischia.
Fra gh svariali punti di quel banco uno apparivano, in cui
v'ha maggior copia di conchiglie. Ma trovandosi taglialo a picco,
e mollo dal solloposlo piano elevalo, se ne rendeva facile T esplo^
)( I-io )(
razione e 1' accesso. A qucsla naturalo condizione di (juella balza
altre se ne associavano pure d' indole diversa ; e le une e le altre
insieme coslilnivano un ostacolo , a vincere il quale mi è occorso
invocare 1' ausilio altrui. L' amichevole cortesia del sig. Maglione
è intervenuta a soddisfare V ardente mìa bramosia, desideroso an-
cor egli di veder sempre meglio perlustrati quei luoghi ove al pre-
sente spende molte cure per immegliare le industrie campestri.
Occorre qui dunque primamente chiarire la topografica gia-
citara dello strato conchiglifero, onde schivare qualche ambigui-
tà , alla quale menar potrebbero le precedenti notizie. Seconda-
mente diremo delle sue condizioni attuali, poiché esse di giorno in
giorno si mutano. In fine, dando la lista delle specie recentemente
raccoltevi, ci fermeremo alquanto sopra talune, che giungono vera-
mente un poco straordinarie.
1. Era stato giù precedentemente avvertito, che quel depo-
silo di nicchi marini trovasi fra Pozzuoli eMonlenuovo. Un tal de-
posilo però non si lascia avvertire prima di raggiungere il luogo
volgarmente detto le Slarze , nome probabilmente derivante da
Sfadio ; perciocché sotlosià allo stadio , là ove avanzano tuttora
alcuni ruderi di antico edi(ì/,io, che credesi la filila di Gicùrone.
Giace a pie del Ganro , tra l'.itluale strada che scorre poco lungi
dal lido, e la cosi della via Luciana che gii sovrasta. Si protende
poi fino a che non incontra lo avvallamento che divide il Gauro
da Montenuovo , ove si perde per ricomparire presso le stufe di
Tritola , 0 Bagni di Nerone , interrompendone il corso il solleva-
mento di Monlcnuovo eil il Lucrino.
2. Ritornando allo Staiio o Slarze ^ qui il terreno vedesi
formato a strali orizontali e paralleli , tulli di materiali vulcanici,
ma non tulli di uniforme aggregazione. Il maggiore fra essi o più
alto , si compone di sabbia finissima; e proprio di quella impro-
priamente della cenere vuleanica ; racchiudendo pomici, ciolto-
letti, ed altri triturai, di facile sgrelohimeuto, benché in apparenza
co»ii>alta, tufacea, e non di grana auiformc Questo slrato è prj-,
)( i4i )(
prio quello che contiene le spoglie testacee , crostacei ed echino-
dermi , ehe sembrano freschissimi , quali vennero indicati nella
precedente nota. Qui si trova quella copia di più specie di Entomo-
slraci ; qui ancora buon numero di foraminifcri ; ma tolto vi sta
sepellito per mudo, che discoprir non si possono senza sgretolare
il terreno, e ricorrere allo lavande,
3. In continuazione questo strato si muta verso mezzodì, rao-
slrandosi disordinalo alquanto e composto di straticelli di diversa
naiura, o meno uDiforuii, e costituiti da materiali più grossolani ,
qua e là senza ordine sperperali , ove più ove meno cospicui 5 ma
le conchiglie spellano a specie di grande dimensione , come Pet-
tuncoli , Ostriche, Spondili, taluno de' quali giunge fino a mezzo
piede di lungo , ]\iniicl , gruppi di Clodocera cespitosa , ecc.
Tulle però queste spoglie son calcinate, quali più quali meno,
laiche , allo infuori delle Ostriche e degli Spondili , difficilmente
una estrar se ne può lolla intera; la massima parte si disfà al più
debole attrito ; e le Clodocere si trovano già disgiunte dalle na-
tive ceppaje. Laonde, chi si arrestasse su (jucsta parte, nel ricer-
care simili s|)oglie , ed avesse in animo di ripetere le nostre os-
servazioni o assicurarsene, troverebbe ragiuni suliicienti a smen-
tirle. Ponendo mente allronde alla giacitura di quelle, ciascuno
avverte ben tosto, che vi sono slate traghellale e deposte dalle pio-
vane. La qual cosa vien comprovata dallo ioordinato loro ammas-
samento , dall' essere le più ponderóse , e dal trovarsi tra piccoli
avvallamenti 0 concavità del suolo. L' azione dell'acqua che pe-
rennemente s'infiltra per quel terreno, fatto tutto di materiali gros-
solani ed eterogenei , e quella dell'aria alla quale vengono facil-
mente a contatto, ne distrugge la naturale composizione, le scolora,
e le stritola. Quivi son ben rari gli Echinodermi^ rarissimi i fora-
minifcri, e le delicatissime spoglie di £'«tó7«05//'««' scompariscono
affatto. Troverai qualche rottame di crostaceo, ma di quelli che ,
inviluppati da materie consolidate e lapidefatte , come fu dappri-
ma avvedilo , han potato resistere alle potenze dislrullive degli
agenti esteriori.
)( M^ ){
4.. Quf'sia parlo di suolo è rimasla cosi a nudo d()()o elio
il sig. D. Apnslolo Zono, censito , Io ha dissodato, e messo a
cnitnra , avendolo con molla intelligenza ridollo a scaglioni. Qtiol
eh' è rimasto saldo è appunto la parte che scarseggia di terra su-
scettiva di colinra. Se qneslo modo di immegliaraenli si prosegue
sul resto, Itilla f|uoIla balza muterà di aspetto ; e la porzione sulla
quale or si possono rivedere le cose esposte , e che appartiene al
sig. Lorenzo Pesce , più non permetterà di ripeterle. JNè poi lo
spazio è mollo lungo, riilncendosi appena ad un cGntinajo di passi.
Più oltre il terreno è pure dissodalo e scosceso , quindi di diliicile
ricognizione.
5. Premesse tali notizie diciamo di ciò che nelle ultime ricer-
che fatte lungo quei diversi strali , quali si sono distinti, siamo
pervenni! a discojìrire ; le quali cose servono a dimostrare mag-
giormente gli stretti rapporti che ha questo sito con quelli d'Ischia.
]\è credijuiio con questo essere esaurita la serio dello Sjiecie colà
snpolfe; altre ancor se ne polranno discoprire iterando le ricerche.
Per ora possiamo jigginti^crc al precedente catalogo <li spoglie
1(8iriree le seguenti specie ixll.i classe de' Molluschi gasteroj)odi ,
e degli acefali.
1. Ppcien polymorphus io. Lucina molata
2. l^lodiola discors ir. Tellina serrala
b. Cliania gryphoides ') 12. Psammobia l'eronensis
4. Pccluncnlus glycimeris ID. Psamolea striala
5. Cnrdiom laevir^atcni ì^. Macira triangola
6. Cylherea chione l'S. Ptychina
y. ■ veneliana iG. Cardium ciliare
8. Venus gallina 17. Saxicava
9. Donax longa ') iS. Fissurella crassa
1) Questa specie irovainnio pure molti unni Uiclro cutro i fori dette
colo4ine ilei Serapeo.
i) iirsa ai'parisce por la primo Calo qui solo.
X U3 )(
19. {Stilla Inincala 24-. Plearoloma
20. Turrilella commmiis 25. Rfurex brandaris
21. Pliasianella pulla 26. Spirorbis creoalus, Cos.
22. intermedia 27. Vermelus spiralis, Cos.
23. Trochus granulatus
6. Non mancano avanzi di pesci, come ololiti , denti, aculei
e squame : queste ultime si ben conservate che non sapresti decidere
se vi fossero slate sepolte con tutta quella caterva di rimasugli, o
se fossero siale colà trasportale dai venti il giorno innanzi traen-
dole dalla vicina sponda del mare: tanta è la loro freschezza! Egli
è vero che tal sorta di rivestimenti è quasi inaltaccabile dagli a-
genti esteriori. Io ne ho trovale talune nelle argille quasi cosi fre-
sche come queste; ma non lasciano di p;Jesare una cerla superfi-
ciale allorazione. In quanto al genere, cui queste di Pozzuoli pro-
babilmente appartennero, parmi essere di un Ciprinideo.
Fra i crostacei ricorderemo qui due chele riunite e solida-
mente così ritenute per Io mezzo di una pasta composta di tritumi
di pomici, mica, ed allre sostanze vulcaniche, nella posizione in cui
naturalmente si tengono dai Decapodi brachìuri. Il qual docu-
mento viene come novella e limpida prova di quel che fu dello
nella precedente nota (pag.yS , n. 4) ^ che cioè quegli animali fu-
rono colti vivi dalle materie che gT invilupparono, e prontamente
passarono queste al secco (i).
7. I foraminiferi, sui quali ho versalo assiduamente in questi
ultimi giorni , e che mi lengono tuUora occupato (2) , mi hanno
somministralo non solo altre specie da aggiungere alla precedente
serie , ma due generi ancora non attesi , perchè generalmente
rarissimi.
(1) Similmente abbiamo di là traUi molli gruppi di conchiglie e di
polipari così cementati insieme da sostanze vulcaniche , quasiché fuse le
avessero inviluppate , e ritenute cosi dopo il raffreddamento.
(2) Cousulla i Ceuui per l'anao 1852.
)( i44 ){
Tal'è dapprima il genero Fernculina, di cui il d'Orbigtiy(i),
che lo fondava, non conobbe clic una sola specie propria d(!lla
creta bianca del bacino di Parigi, la f^erneiilina tricarinata ,
che gli servì di tipo. Posteriormente il P. Uenss (2) ne ha descritta
un' altra del bacino terziario austriaco, la F. spinulosa{^): e più
fardi ancora nna terza , la F. Brontn (4-), scoperta nelle marne
di Boemia. Noi abbiamo trovata la prima e la seconda, e forsì
ona quarta specie ci resta da aggiungere.
Della slessa natura è il genere Faiijasina ; il cui tipo è l'u-
nica specie trovata nella creta superiore di Maestricht in Olanda,
la F. cannata.
Gli esemplari che noi troviamo in Pozzuoli poco si scostano da
quella , per ciò che spetta alla esterna struttura , tnlchò potrebbe
ritenersi come sua insigne varietà. Ma siccome la spira si presenta
dal lato destro , conlrariameute alla cai inala, cosi ò da conside-
rarsi come specie distinta, che perciò 1' abbiam coiilrassegnata col-
r aggettivo contraria.
(1) Foramin. de la Craie blanclie de Paris, 1844.
(2) Foramia. del bacino tcrz. di Vienna — negli Alti di quella Inip.
Acead. Voi. I pag. 10. Tah. II , f. 12 (1830).
(3) Pubblicaz. di llaiding. voi. IV pag. 40. — Forani. ed Enlomost. di
Lemberg 1830.
(4) Kreidervesl Bóhein. Tab. 18, f. 1.
)( «4.5 )(
CATALOGO
De Foramiiiiferi di Pozzuoli.
1. Orbulina universa, d'Orb. 24..
2. — — vitrea, Cos. 25,
3. Dolina semialata, Cos. 26.
4. — — ovam, Cos. 27,
5. compressiascnIa,Cos. 28.
6. Nonionina balloides, d'Orb. 29.
•7. Baueana, d'Orb. 3o.
8. Operculina perforata, Cos.
9. Polyslomella Lisleri, d'Orb. 3i.
10. spinolosa, Cos. 32.
11. crispa, d'Orb. 33,
12. Spirulina esoleta, Cos. 34-.
1 3. Cyclolina cretacea, d'Orb. 35.
i4. Botalina ?
i5, Globigerina trilocnIaris,Cos. 36.
16. quadrilocularis, 37.
d' Orb. 38.
17. Trnncalalina Badenensis , Sg.
d'Orb. 4o.
18. lobulata, d'Orb. l\.i.
19. Anomalina irregalarls, Cos. 1^2..
20. variolata, d'Orb. 43.
21. Rosalina Viennensis, d'Orb. 44-
22. . Beccari?, d'Orb. 45.
23. - scabriascala, Cos. 46.
Vernealina Iricarinala,
Bulimina ?
Faujasina carinata, d'Orb.
— — contraria, Cos.
Bigenerina bifida, Cos.
Textularia varicosa, Cos.
Spiroloculina caaaliculata ,
Cos.
laevissima, Cos.
rotundata,Cos.
Trilocalina gibba, d'Orb.
angolosa, Cos.
Quinquelocalina Schrebersi,
d'Orb.
Josepbina, d'Orb.
. tricarinata, Cos.
— ^— denticolata , Cos.
Bodolphina,d'Orb.
Mariae, d'Orb.
Adelosina pulchella, d'Orb.
elegans, Cos.
laevigala, Cos.
calcarata, Cos.
Favoslna vitrea, Cos.
Spirorbalina simplex, Cos.
Fioalmenle il Segrefario perpeloo ha dalo leKura di una sua
DICHIAIIAZIONE
Di un vaso dipinto rappresentante Prometeo
Signori colleghi
La elegante versione falla dal signor Baldacchini di alcune
parli della tragedia di Eschilo denominata Prometeo , della quale
ci die leltnra nelle precedenti tornate, mi spinge a ragionarvi que-
sta mane di un monnmcnto , che io credo doversi riferire appanto
al mito dell'orgoglioso Tifano.
Le opere dell' arte, che han relazione a Prometeo, son rare,
o Signori : e si rapportano ad alcune particolari circostanze di
quel mito. Or vedi Ercole che armalo dell' arco uccide 1' aquila
infesta la quale va a rodere le viscere del figlio della Terra legato
a' ruvidi sassi del gelalo Caucaso ; ora scorgi la sua riconcilia-
zione con la consorte di Giove. Talvolta è inteso alla formazione
dell' uomo, come in varii sarcofagi. Ora il monumento, del quale
favello , a noi rappresenta il Titano già consegnato agli esecutori
della vendetta di Giove, con allusione al suo delitto.
E questo un bellissimo vaso pubblicato dall' illustre archeo-
logo sig. Raoul -Rochette (i), e dal eh. cav. Panofka (2).
Da un Iato vedi Ncottolemo ucciso da Oreste nel santuario del
delfico Apollo, con molle particolarità, alle quali fa bel confronto
la tragedia di Euripide V Andromaca.
Sarà utile fare una descrizione della scena che vedesi dall'al-
tro lato, per far meglio valutare se le mie osservazioni son giuste.
Rappresenta esso un uomo barbalo perfellamenle nudo , le-
(1) Mon. inéd. pi. XL.
(2) Cab. Pourlalès pi. VII.
)( a? )(
nolo slrellamente da Mercario,e da nn allro personaggio barbato
armato di corazza e di asta. Ad una delle dae estremità è ana fem-
minile Ggura sedente con peplo che le ricopre la testa, e con nna
specie di corona , in atteggiamento di considerazione : all'altra
estremità è Pallade, che lien la mano sopra una alata mota, quasi
ragionando con Mercurio. Il sig. Raoul-Rochelfe credette di rav-
visarvi Oreste presentato ad Iflgenia in Tauride (i). Ma, a dire il
vero, molle ragioni mi fanno allontanare da una tale spiegazione.
Indipendentemente dalla osservazione che la presenza di Mercurio
non è troppo bene giustificata , che non si dà conto della figura
di Pallade, e della ruota alala , a me sembra che un gravissimo
ostacolo sia la mancanza di Pilade. Sarebbe stato un errore di
composizione il sopprimere un così interessante personaggio , già
tanto messo in veduta da Euripide nella sua Ifigenia in Tauride.
E tanfo più riuscirebbe maraviglioso che avendo il piltor del vaso
seguito Euripide nell'Andromaca per la scena del rovescio, ri-
traente Oreste in Delfi, che uccide Neoltolemo, se ne fosse poi to-
talmente disgiunto per la prima rappresentazione.
Né più mi persuade la opinione del eh. Panofka, il quale ve-
de lo slesso Oreste trasportato innanzi all'Areopago, colla presenza
di Dice (2): opinione, la quale fa ritenuta in certo modo probabile
dal Muller , che la riporta (3). Oltra le ragioni allegate in contra-
rio dal sig. Raoul-Rochetle, io osservo che ammessa quella inter-
pretazione, vedrebbonsi nel vaso quelle figure e quei simboli, che
meno dovrebbero esservi, e non già quelli, che più richiederebbe
il soggelto. I due dolti archeologi sopra nominati vennero in quel-
le loro opinioni, per trovare nn rapporto traile due facce del vaso;
ma, secondo la nostra spiegazione , verranno faorì più intime re-
lazioni di quelle da essi riconosciute.
Io propongo in breve una interpretazione totalmeate diversa,
(1) Op. cit. p. 212.
(2) Cf. RheiD. mus. an. II p. 432, s.
(3) Ilandb. §, 416 q. 2 p. 719 ed. Wetcker.
)( i48 )(
che iolendo di sotlomellerc al giudizio degli archeologi. A me sem-
bra Proraeleo Icnuloegoidalo al supplizio da Mercurio e dal Po-
tere (KpaTO?) alla presenza di Temi sua madre, o della sua pro-
tellrice Minerva. Il figliuol di Giapelo vedesi affatto nudo e bar-
balo, come nel vaso edito dal eli. Jahn (i)j e come ben conviene
a' Titani qua' primitivi Ggliuoli della Natura. Mercurio, come mini-
slro del novello signore (2), è incaricato di eseguire la vendetta di
Giove, insieme con un altro personaggio , a cui ho dato la deno-
minazione di Potere Kpà-tos, che al medesimo ofilcio vedesi desti-
nalo presso Eschilo (3). J\è parmi disconvenire la militare arma-
tara, il virile aspello , e Tasta a quel satellite di Giove, che sotlo
un cerio modo di vedere poò assimilarsi a Marte. La presenza di
Temide si spiega dalla sua relazione con Prometeo; essa gli avea
pnr predetto la punizione, a cui sarebbesi esposto (4). E quel ve-
stimento, e quella posizione del sedere ben si addice ad una fati-
dica divinità, che secondo il medesimo Eschilo, tenne il delfico ora-
colo (5), e che dello stesso modo vedesi figurata in un bel vaso di-
pinto dottamente illostralo dal nostro collega eh. cav. Gerhard (6).
Pallade poi come consigliera ed ajulatrico del Titano (y) trovasi
a lui vicino , nel momento della sua punizione; ed essa e Temide
non valgono a liberarlo dalle mani de' seguaci di Giove.
Questa nostra spiegazione trova un mirabile appoggio in ona
tradizione serbataci da Servio (8) : Promethetis , lapeli et Cly-
menes Jllìiis , 'poslfactos a se homines , diciiur auxilio Miner-
vae caelum aseendisse , et adhibila ferula (9) ad rolam solìs,
(1) Arch. Beitr. tav. Vili.
(2) TÒ» ToC viptavov ToO w'o» òioxovov. Aescli. Prom. 942.
(3) Promelli. I-87.
(4) Aesch. Prom. 209 s., 873, s. 1091.
(5) Eumen. v. 2-4.
(6) Oraliel der Themis in 4.
(7) Lucian. Prom. 3.
(8) Ad Virg. ed. Vi v. 42.
(9) Cosi dee leggersi e non facula , come rilevasi pure dal commea-
)(i49)(
l'gnetn furatus , qnem homìnìhiis indicami. E poco appresso:
Ipsum etiam Promelheiim pqr Mercurium in monte Caucaso
religaverunt ad saxum eie.
In questa tradizione comparisce Mercurio come esecalore del-
la vendetta degli Dei, e Pailade come aasilialrice dell' allentalo di
Prometeo. Perciò si applica mirabilmente al vascolario dipinto, di
che favelliamo, ove Pailade stessa tiene la mano su di un'alata ruo-
ta, certamente la ruota del Sole, come simbolo del misfatto di Pro-
meteo, da coi fu eccitala la collera delle altre divinità. E qui rai
piace di osservare che lo stesso signiGcato solare aver dee il cerchio
o hi/aXo? ptacyn'/tos del tripode, che pur qualche volta vedesi ala-
io (i). Da tutte le quali osservazioni sorge spontaneo il rapporto
fralle due facce del vaso ; giacche 1' una e l'altra si riferiscono a
Delfi, 0 a personaggi che hanno con quel sito uno strettissimo rap-
porto. Cosi la ruota del Sole, identica al xujtXo? del delfico tripo-
de : e principalmente la figura di Temi, che tenne pure il delfico '
oracolo in tempi remoli, come ci fa sapere il medesimo Eschilo (2),
il quale in questo luogo la dice figlia della Terra ; mentre altrove
la identifica colla stessa (3). E forse il mito primitivo del Titano
avea la soa relazione propriamente io Delfo, ove stabilendosi, sic-
come è noto, il cenlro della terra in corrispondenza ^(Womphalos.^
poteva accennarsi alla origine de' figli della Terra. Ne far dee al-
cuna impressione il rapporto di Prometeo alle gelate regioni della
Scizia ed al Caucaso ; perciocché questo si riferisce al sito della sua
punizione , che lo slesso Eschilo chiama il confine della terra (4).
All'inconlro nel nostro vaso si accenna invece al principio della par-
tario di Olimpiodoro al Fedone di Platone, ove si nomina la ferula vùp^S
in cui Prometeo prese il fuoco. Vedi l' articolo del Cousin nel journ. des
savants. 183S p. 139-140.
(1) Gerhard Lichtgottheiten tav. I n, 3.
(2) Eum. V. 1-2.
(3) Prometh. 209, 210,
(4) Prom. 1.
)( i5o X
tenza, che sì sappone per avventara sacceduto in Delfo ; ove la lo-
calità QOD poteva esser meglio indicata che dalia fatidica Temide,
e dalla mota del Sole , la quale in tempi posteriori andò a fre-
giare il tripode di Apollo. Queste nostre idee brevemente svilup-
pate saranno il germe di più estese ricerche , le quali ove ci rie-
sca di appoggiarle, non mancheremo di presentare a questo dotto
consesso.
Giulio Minervini.
Libri offerti in dono,
GEavASio (Agostino)— Sul monumento sepolcrale di Gavia Mar-,
ciana scoverto in Pozzuoli. Napoli i853 in ^°
De Renzi (cav.Salvatore) — Storia della medicina in Italia, vol.l,
seconda edizione^ i849 » ^ ^ol* ^°i prima edizione , i84<6.
Napoli io 8.
K '^r )(
TORNATA DELL II DICEMBRE
Il Segrelario perpetuo ha presentato impresso il primo seg-
mento della terza parie della Paleontologia del Regno, lavoro del
professor Costa, che cosliluisce il primo fascicolo del volarne ottavo
de' nostri alti. Si è deciso di farsene la distribuzione a' socii, a nor-
ma delle precedenti deliberazioni dell'Accademia.
Il sìg. Achille Costa ha letto alcune osservazioni intitolandole
Bapportì dì geografìa enlomologica Ira il regno di Napoli
e la Sardegna,
Fin da che il chiarissimo Entomologo prof. Gene cominciò
a far conoscere al mondo scientifico il risultamenlo delle sue mol-
teplici ed interessanti ricerche fatte nella Sardegna in fallo d'in-
setti, noi cominciammo a scorgere qualche analogia o siraiglianza
perfetta tra alcune specie di Coleotteri che dal medesimo veoivau
descritte come proprie e quindi esclusive di quoll' isola, e quelle
che vivono nel nostro regno. Tali rapporti fra le due regioni si
fecero maggiormenle evidenti dopo che dallo Spinola vennero pub-
blicali nel suo Saggio tulli gli Emitleri Eleroltcri più singolari che
il lodato Gene aveagli inviati per esame, provenienti dalla Sarde-
gna. E così successivamente, a misura che le specialità di quel-
r isola sono state rese note , noi abbiamo preso in esame ie no-
stre, e ve ne abbiamo spesso riconosciate delle identiche : aggiun-
gendo cosi altri documenti in appoggio della prima noslra idea.
I materiali raccolti non sono al certo sufficienti per stabilire con
esattezza ed in tutta la estensione i rapporti di geografia ento-
1 1
)( '^2 )(
mologlca che ravvicinano T ana regione all'allra. In simili lavori
fa racslieri che tulli gli eolomali delle regioni che voglionsi pren-
dere in esame siano dapprima esallamente studiati e dcfinili. Lo
•che non è ni cerio nel nostro caso. Nolladimeno vogliamo qui
registrare i falli da noi notali su tale argomento , i quali servir
potranno di nocciolo per più esleso lavoro, nel quuie si pren-
dano a rainulo esame fin dove le affinità giungono, ove si ar-
restano, ed in che le due regioni sconvengauo. Avvertiamo per-
tanto non esser nostro intendimento di parlare di specie che seb-
bene non comuni all'Europa tutta, Irovansi nondimeno in altri
luoghi fuori quelli di cui ragioniamo ; che lungo e di minor in-
teresse ne sarebbe in lai caso 1' elenco. Bensì segneremo soltanto
aicaoe specie, le quali descritte dal Gene o da altri Entomologi
come proprie della Sardegna , e quindi caratteristiche della me-
desima , vivono egualmente nel regno di Napoli.
Coleotteri. In qoesl' ordine merita in primo luogo esser no-
tato il Bledius verres. Questo minuto e grazioso Brachelilro de-
scrillo dall' Erichson sopra individui ricevuti dal Gene spettanti
alla Sardegna , senza alcona indicazione di costumi o di abita-
zione fuori quella dello habitat in Sardinia , è siala da noi
discoperta nelle adiacenze del Iago di Patria. Esso vive quasi
in società interrato a poca profondità entro la sabbia sulle sponde
della foce di quel lago. — Nella famiglia degli Elateridei vi à una
specie del genere Cardiophortts ^ il C. Eleonorae Gen., che
benché raro , incontrasi di trailo in tratto nelle vicinanze di Na-
poli del pari che negli Abruzzi, e probabilmente in tutto il re-
gno (i). — \J Astia rivalis Gen., che e' trovava nelle alle mon-
tagne presso le nevi in liquefazione, se non è identica, è certa-
mente l'analoga di quella che noi troviamo negli alti cacumi
delle montagne del Malese e della Majella. — I Cebrio procerus
e slrictus Gen. sono fra noi rappresentati dal C. neapolitanus y
'A. Cos.
(1) Secondo il sig. Erichson esso trovasi ancora in Pisa.
)( 103 K
Oi'toUei i. Due belli e spiccali documenti de' rapporti di
geografia entomologica fra le dae regioni in esame ci porge la
famiglia de' Grillidei. L' uno di essi è VAlami'a paludicola Gen.
(Trigonidium paludicola. And. Serv.) da noi discoperto, poch
anni or sono, nelle adiacenze del lago Fusaro. L' altro è il ge-
nere Mogoplistes , che fondato dalPAiidinet-Serville sopra indi-
vidni sardi ricevati da Gene, di cui conobbe la importanza, co-
manque li avesse ritenuti per larve , è stato da noi ampiamente
illustrato (r) , posciachè lo riconoscemmo in un piccolo grillo vol-
garissimo nella selva de' contorni di Napoli tra le foglie secche
o marcite. Che se la nostra specie figura qual nnova , abbiani
dichiarato nel citato luogo le ragioni che ce lo anno detlato.
Emitleri. Assai più numerosi sono i fatli che ci porgono
gl'Insetti di quest'ordine, sopralutlo gli Elerotleri, in appoggio
del nostro assunto. E ciò per quella cagione da principio an-
nunziata , di essere cioè più estese le conoscenze che abbiamo
su tali inselli spettanti a quell'isola. Essi in efiVlli farono am-
piamenlo illoslrali dnl Marchese Massimiliano Spinola : e molti
altri, discoperti dopo la pubblicazione di quell'opera, noi ab-
biamo avuta occasione di osservarli originalmente in natura nella
follezione d'insetti sardi che il prof. Gene ebbe la bontà di farci
a nostro agio osservare allorché passammo per quella città. No-
icremo in primo luogo il Naòis viridi/ lus , Spin. da noi tro-
valo nella estrema Calabria. — L'Atractus Genti, Spio, rinviensi
benché raro nelle adiacenze di Napoli. — Il Meiocoris Spinolae
da noi descritto fra Cimici Napoletani (2) ci siamo assicurali vi-
ver egualmente nella Sardegna, avendone osservati individui nella
collezione di Emitleri Sardi presso il Marchese Spinola, che te-
neali confusi con altri del Mer. hirticornis. — Trovasi nel mede-
simo caso la Fulgora hemiptera, Cost. che vive pure in Sicilia,
ed intorno alla quale osserveremo esser del lutto da eliminare
(1) Fauna del regno di Napoli: famiglia de' Grillidei.
(2) Cimicuai Regni neapolitani , Cent. 1.
*
i sospelli del sig. Spinola , eh' essa non abbia ancor leccalo il
rompielo sviluppo. — Un'altra spi-cio morila pure parlicolare
menzione , la Stenosoma cinerea , dcscrilla priinamenlfi da
Laporta sopra individui provenienti da Cuba. Il prof. Gene ppr-
lanlo trovò questa specie in Sardegna, e posteriormente essa è
siala discoperta fra noi nella Terra d' Otranto dal nostro fra-
tello doli.' Giuseppe. — E se per poco uscissimo dalla sfera delle
specie esclusive del lutto, polreramo qui citare il Jassus orna-
tiis {Aglaera ornata, Aud. Serv.) discoperta da Gene in Sarde-
gna e dal sig. Giuseppe Costa nella stessa Terra d'Otranto; il
Leptopus echinops ; la Serenlhìa alricapìlla , e tanti altri.
Noi ci limitiamo a questi tre ordini, come quelli sui quali
la scienza possiede lavori più precisi intorno all' euio(nologia
sarda. Siamo però sicuri che anche negli altri , allorché sa-
ranno studiati, si troveranno specie singolari comuni alle due re-
gioni, che aggiungeranno sempre nuovi elementi in conferma
de' primi.
Termineremo questo articolo col registrare ancora pochi falli
non meno importanti per la geografia entomologica , e relativi
ai rapporti del nostro regno con la Sicilia isolare, e per alcuni
de' quali siam debitori alle assidue ed intelligenti ricerche del
citalo sig. Giuseppe Costa nella Terra d' Otranto. Egli à tro-
vato recentissimamente in questa provincia la Siaguna europaea
che finora conosceasi solo della Barberia e della Sicilia , e la
Pachycoris iurta, A. Cosi, {maculicenlrù , Germ.) creduta del
pari esclusiva della Sicilia : laonde essa non figura nel nostro
lavoro sopra gli Emitleri Elerolleri del regno di Napoli. Si ag-
giunge a (juesti il lihysodes canalìcutulus. Cosi, descritto nella
laima di Aspromonte nel 1828 , ed inserita nel voi. IV degli
Atti della R. Accademia delle scienze venuto in luce net 1889,
e nel \%^o descritto sopra individui provenienti dalla Sicilia col
nome di Rh. Irisulcatus (1) , che deve cedere al primo il suo
(1) ZeiUcbrifl fur die Eotomologie , II, p.44l.
)( 1^^ )(
poslo. I qaali fatti confermano sempre quel cho da più tempo il
prof. Costa dichiarava, e da noi altrove ripetuto, che cioè, più il
Doslro regno sarà esploralo , più le privative di terre straniere
andranno scomparendo.
Osservazioni sopra talune specie di Coleotteri.
Onitìs irroralus. — Dopo la pubblicazione della monogra-
fia degli Scarabeidei della Fauna Napoletana , il Chirurgo Sviz-
zero sig. Beck à avola l'amabilità di mettere a nostra disposi-»
zioue due individui maschi della specie indicata, da lui raccolti
nelle adiacenze di Monte Casino nella state ultima. Io essi si os->
servano le due varietà di colorito, ad elitre cioè bronzine irro-
rate di giallo, e di color bronzino nniforme. Uno de' due perà,
minore in grandezza, differisce dal tipo pei tre seguenti caratteri,
i.° la spina de' femori anteriori sta sul margine anfero- supe-
riore , poco oltre la metà della soa lunghezza , è leggermente
incurvata e diretta in fuori : e sol margine antero- inferiore, ia
luogo della spina del tipo, vi à un piccolissimo dente — 2,° le
anche medie non sì prolungano affatto in forma di dente —
3." la superficie del dorso del protorace à delle rughe che for-
mano quasi delle areole , al fondo delle quali restano i punti
elevati. Quest'ultimo carattere è di poco rilievo, trovandosi an-
che in individui del tipo , ordinariamente i più piccoli ; il se-
condo potrebbe considerarsi come mancanza di sviluppo ; ma U
primo non può attribuirsi a simile cagione, trattandosi di un
appendice che comparisce là dove non era ; e rimanendo i ve-
stigi di quella che nel tipo si trova. Per tanfo non avendone
che nn solo individuo , trovato insieme col tipo , non possiamo,
pronunziare sul valore e sulla costanza di tal carattere. Laonde
lo rileniamo per ora come varietà che contrassegniamo col nome
di inversus , la quale potrebbe essere anche effetto di anomalia,
Copris paniscus, var. rufipennis, n.— Io un recealissirao
)( i5G )(
invio di coleollori Jella Terra d* Otranto fattoci dal nostro fra-
fello Giuseppe , abbiamo avolo questa bella varietà , distinta
per l'elitre interamente di color raarrooe-rossigno splendentissimo.
II qual colore non dipende da mancanza di sviluppo, come suole
talvolta avvenire, essendo le elitre solide e consistenti quanto ne-
gl' individui i meglio organizzati. In quanto allo sviluppo del
corno , essa appartiene alla varietà hispanua , L.
Oedemera similis. — Nella monografia degli Edcraeridei
già pubblicata, noi abbiam dichiarato possedere soltanto la fem-f
mina, e da quella aver rilevato i caratteri per la diagnosi spe-
cifica. Posteriormenle il sig. Francesco Forte , le cui ricerche
enlomologiche si rendono sempre più interessanti , raccoglieva
ambedue i sessi di questo Coleottero nelle adiacenze di Sanse-
verino, i quali egli gentilmente ci comunicava. Dallo esame del
maschio abbiamo convalidato la diagnosi non solo , ma abbiam
riconosciuto, che anche in questo sesso V ultimo anello ventrale
è talvolta giallo-rossiccio , come ne||e femmine.
jfchille Costa ^
Libri offerti in dono.
Campania industriale , giornale della società economica di Terr^
di Lavoro , voi. VII quad. IV.
Cori (Vincenzo) — De' fondamenti, e de' mezzi della scienza nma-
na. Napoli 184-7 '"^ ^r ^
){ 'St )(
TORNATA DEL l8 DICEMBRE
Il socio sig. Arabia ha presentala una memoria manoscritta
de! sig. dolt. Vincenzo Taglè sulla scoperta della quassiiia pura^
e de' suoi sali, con le indagini del lor preciso potere, e della appli-
cazione alle singole malattie (i).
Il sig. Leopoldo dui Ile ha dato notizia del nnovo pianeta Eq^
terpe , cOmanicando la seguente nota.
Comunicazione della orbila del 2 y."^" asteroide , scoperto a
Londra nel di 8 p. p. novembre.
Egregio Sig.' Presidente , Onorevoli Sig.""* Colleghi
Vi è di già nota la scoperta oltimamente fatta in Londra dal
rinomatissimo sig. Hind di no altro piccolo pianeta della sì nome-
rosa famiglia di asteroidi tra Marte e Giove. E desso il 27. m" nel-
l'ordine di quanti se ne sono rinvenuti in Cielo dal principio di que->
sto secolo; come gli altri tutti, è por telescopico quale una bella
stellina della nona grandezza fornita di una luce tendente un pò
al giallognolo. Non appena ci pervenne contezza, mercè i pubblici
fogli e le scientifiche efemeridi, di siffatta scoperta e del quasi con^
temporaneo ritrovamento del pianeta anche in Roma , fu questo
ravvisalo del pari nel nostro Osservatorio ; e', a malgrado del lem--
pò avverso, che ne ha impedito le moltiplici osservazioni, una po-
(1) Questo lavoro del sig. Taglè è slato poi da lui pubblicato per h
t tampe.
)f .58 )(
B zione a bastanza esatta è riuscita al nostro collega prof, de Ga-
^[)aris di ollencrne nella sera del 7 andante alla macchina equato-
riale di qoeslo Reale Osservatorio.
Fondato su questa, sull'altra di Roma del 28 novembre, non-
ché sulla prima del di 8 detto a Londra dallo scopritore , l'abile
a' unno della nostra Specola sig. Emmanuele Pergola ne ha calco-
lato il seguenle sistema di elementi ellittici del pianeta slesso , che
lui SODO ascritto a debito di qui riferirvi :
Epoca, i853, Novembre 8,0 t.^m." a Greenwich ;
Anomalia media 354." 17' 49", 5 1 Equin.med.
Longitudine del perielio 56 6 82, 5 i ^""■^•^
j del nodo ascendente.... 89 28 9,2
Inclinazione i 52 3, 9
Angolo della eccentricità 5 29 ^i» 8
log. a = 0,3809984
^og'Jì= 2,9780090
Da' quali elementi ne vien cosi rappresentata la osserva-
zione di mezzo :
Longil. oss. — cale. = i", 7
Lalit. oss. — cale. = 0,0 .
Ad onta di questo accordo bastevolmente preciso, fa d' uopo
convenire, che, attesa la tenue inclinazione, e '1 piccolo arco com-
preso tra le osservazioni estreme, avran bisogno ancora i suesposti
elementi di qualche correzione, siccome si farà manifesto dalle ul-
teriori osservazioni di Euterpe.
Qaesio è appunto il oome imposto all'astro novello.
Leopoldo del fie.
)( i59 )(
Il sijjV Conte Trojano Maralli legge una sua interpretazione
della iscrizione in quattro distici Latini , che trovasi situata a fian-
co la porla d' ingresso del convento di San Domenico Maggiore
della nostra capitale. L' autore, dopo avere accennali varii altri
non pochi letterati precedenti , che si erano occupati a spiegarla,
senza fermarsi a discutere le loro interpretazioni , credendolo ina-
tile attesa la stranezza dell'epigramma, che ognuno può intendere
a suo modo , si limila ad offrire la sua opinione in semplice aa-
mento delle altrui. Crede egli dovere stabilire esser questa una ta-
bella votiva posta in San Domenico da taluno, che o intraprender
doveva nn viaggio, o pnre, che in patria era tornalo : nel primo
caso implorava di causare i pericoli delle tempeste, e quello di ca-
dere schiavo dei corsari , nel secondo caso reduce salvo inlendea
ringraziare la Divinità di averli col suo ajuto causati ; e però in
memoria di un tal benefizio collocato aveva lo stranissimo suo epi-
gramma. Questa sua opinione egli la va corroborando con la spie-
gazione materiale grammaticale dei quattro distici; e tra le idee
eterogenee archeologiche, e filologiche, che questi sembrano voler
presentare alla mente di chi legga questi strani poetici concetti ,
per quanto gli è slato possibile, ha procurato rintracciare un filo dia-
lettico in qualche modo atto a connettere un sol discorso ragione-
vole condocente, e capace di garantire la sua enunciata opinione ;
sottomettendo le idee ricavatene al giudizio , ed all' arbitrio di
ognuno.
La dissertazione porta per titolo : Esercitazione filologica
archeologica deW Iscrizione posta accanto alla Porteria di
San Domenico Maggiore di Napoli.
Libri offerti in dono
GiOTANNiNi (dolt. Gaetano) — Del trapano sega. Bologna i853
in 8.0
A P P E ]^ D I e E
STATUTI E REGOLAMENTI
DELL'ACCADEMIA PONTANIANA
Napoli, 10 Ottobre 1825
FRAKCESCO I.
PER lA GRAZI! DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE ,
DI GERUSALEMME ec,
DUCA DI PARMA , PIACENZA , CASTRO fiC. eC.
GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA eC. eC. eC.
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato
degli affari interni ;
Udito il parere del nostro Consiglio di Stato ordinario ;
Abbiamo risoluto di decretare , e decretiamo quanto segue.
Art. 1. Gli Statuti dell'Accademia Pontaniana annessi al pre-
lente decreto , SODO da Noi approvati.
X 162 ){
2. n uoslro Ministro Segretario di Stato degli affari interni
è incaricato della esecuzione del presente decreto.
Firmato, FRANCESCO
/] Minittro Segretario di Stato
degli a/fari interni
Firmato, Marcbesk Abuti>
1/ Consigliere Ministro di Stato
Presidente interino
del Consiglio de' Ministri
Firmalo , de' Meuici.
)( «63 )(
STATUTI
Art. I. La società Pontaniana e la società Sebezia, a norma
delle sovrane disposizioni, formeranno da ora innanzi una sola ac-
cademia sotto il nome di Pontanìana , e regolata da' segaeali
slaloti.
2. L'accademia Ponlaniana si propone dì coltivare le scienze
e le lettere nella loro più grande estensione.
3. Essa è divisa in cinqne classi :
I. di matematiche pare ed applicate ;
z>.. dì scienze naturali ;
3. di scienze morali ed economiche ;
4- di storia e letteratura antica ;
5. di storia e letteratura italiana, e belle arti.
l^. Ha un numero determinalo di socii dimoranti in Napoli,
che hanno il nome di residenti', e questo numero è di cento. Ha
inoltre un numero indeterminato di associati dimoranti nelle pro-
vinole del regno e fuori. I primi saranno detti non residenti ^ ed
i secondi corrispondenti. Ed ha altresì un numero indeterminato
di socii onorarli scelti fra personaggi di merito eminente. I socii
residenti hanno il dritto del voto per le cariche.
5. I socii residenti Pontaniani e Sebezii saranno socii resi-
denti Pontaniani, sebbene forse possano oltrapassare per ora il Da-
merò di cento prescritto dall'articolo 4- A misura però che av*
verrà qualche vacanza fra essi , non si passerà ad altra nomina^
fino a che il loro numero non si restringa a quello di soli cento.
X i6i ){
6. Gli ailìcìalì che dirìgono V accademia , sodo :
1. due presidenti , uno onorario e perpetuo , 1' nllro an-
nuale , di uguale rango ed onorificenza fra loro ;
2. un vicepresidente ;
3. un segretario generale perpetuo ;
4.. un tesoriere.
7. I presidenti fra le loro attribuzioni hanno quella di accor-
dar la parola a' socii che la dimandano, di conservar l'ordine nelle
adunanze, di differire le quistioni quando lo slimino a proposilo,
di annunziare il risultamento de' voti, di nominare gl'individui che
comporranno le varie commessioni. Essi soscrivono i diplomi acca-
demici ed i processi verbali unitamente col segretario.
8. In ogni caso di concorrenza fral presidente onorario per-
petuo ed il presidente annuale, funzionerà quello di essi che è più
anziano accademico.
9. In caso di assenza o di gravi occupazioni de* presidenti ,
il vicepresidente è rivestito della stessa autorità.
10. In assenza de' presidenti 0 del vicepresidente , uno de'
presidenti delle classi il più anziano , o in sua mancanza il socio
più anziano in ordine di nomina reggerà 1' adunanze.
11. Il segretario generale perpetuo è incaricato della com-
pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con articolo ne-
crologico la morte de' socii di qualunque classe, quando anche vi
fosse chi volesse scriverne un più esleso elogio.
Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell'accademia, le
patenti , il processo verbale , e qualunque altra carta, a cui ap-
porrà il suggello dell'accademia, di cui è esclusivamente conserva-
tore. Manterrà la corrispondenza co' socii stranieri ed assenti, ed
anche colle altre società ed instituti lellerarìi.
Sarà il conservatore de' registri, de titoli, e di tutte le carte
risguardanti 1' accademia , e ne rimetterà in ogni semeslre al pre-
sidente un notamento da lui sotloscrilto, ch;i verrà comunicato alla
intera assemblea.
)( i65 )(
Sarà incaricato della castodia della biblioteca e deHarchivio.
E finalmente farà an' analisi ragionata, coli' intervento dell'autore,
di qnelle memorie che si stimano non potersi tutte intere inserire
negli atti.
12. In caso di assenza del segretario generale, il segretario
di classe più anziano ne farà le veci.
i5. Il tesoriere è incaricato di tatti gì' interessi e di tatto le
spese dell' accademia.
i4. La darala delle cariche di uno de' presidenti, del vice-
presidente e del tesoriere, sarà sempre di un anno. La nomina ne
sarà fatta dall'accademia a maggioranza di voti. Potranno esser
confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voli de'
socii intervenuti, e successivamente ad nnanimilà di voti.
Il presidente onorario ed il segretario, eletti nello stesso modo,
saranno perpetai.
i5. Vi sarà un Consiglio di amministrazione composto da'
presidenti, o (in caso di gravi occnpazioni) dal vice-presidente, dal
segretario, e da due altri socii che saranno in ogni anno nominati
a maggioranza di voli. Il tesoriere assisterà di dritto alle sue ada-
danze. Questo Consiglio, per mezzo del segretario generale, e do-
po averne ottenuta l'approvazione dell'accademia, prescriverà al
tesoriere in ogni mese 1' oso da farsi dell' assegnamento del mese.
Il tesoriere è obbligato a conformarvisi.
i6. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Con-
siglio di amministrazione, e dovrà docamentare che il danaro si è
per ogni mese erogato nel modo indicatogli.
17. Restano da ora diffiuite le sole spese alle quali possa ve-
nir destinalo T assegnamento che S. M. accorda all' accademia.
Esse sono comprese nello stato annesso al presente statuto.
18. Ogni classe sarà composta di venti socii residenti ; ed
avrà un presidente ed un segretario annuale , da eleggersi a plu-
ralità di voti.
19. Le nomine de' socii residenti si faranno daU'vaccademia
)('66)(
ÌDtera io ogni caso di vacanza di un posto nel modo seguente. La
classe, a cui apparteneva il socio defunto, si unisce e |>ropone Ire
individui che erode alli a succedergli. L'accademia por voli se-
greti sceglie fra essi. Nel caso di parità di voti, questa sarà decisa
dal presidente della classe coi l' individuo appartiene.
Nelle adunanze io cui dovrà farsi l'elezione di un nuovo socio
residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli altri socii.
20. Le memorie lette all' accademia, che da' loro aulori vo-
gliono farsi inserire negli alti di essa, dovranno passarsi dal segre-
tario generale al presidente della classe analoga, il quale destinerà
dae commissarii per esaminarle e darne il loro giudizio io iscritto.
La classe, al numero almeno di dae terzi de' suoi individui, in vi-
sta di tal giudizio, ed inteso l'autore su' cambiaraenti che crederà
proporgli, darà il suo parere se le memoria debba, o no, inserirsi
negli atti.
L' accademia deciderà sul rapporto delia classe.
21. Si avrà cura di disporre sollecitamente l'impressione
delle memorie approvate 5 ed a conseguir quest' oggetto si pub-
blicheranno i volami degli atti io separati fascicoli.
22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze me-
morie o articoli, anche coli' intenzione di non destinarle ad essere
esaminate ed inserite negli atti. Nel concorso si darà però la pre-
ferenza alla lettura di quelle memorie, che si destinano ad essere
esaminate.
23. Oltre alle memorie, sarà libaro ad ogni socio il proporre
air accademia il piano di nn' opera alla quale egli si dedichi, o la
riproduzione di un' opera già stampala , e domandar de' collabo-
ratori. L'accademia, sul rapporto della classe corrispondente, de-
ciderà se l'argomento dell'opera che si propone, sia degno di nuo-
vo stadio e lavoro. Nel caso affermativo, la classe destinerà alcuni
de' suoi socii per collaboratori ; e quando 1' opera sarà terminala,
dopo essere stata esaminata ed approvata dalla classe, verrà stam-
pala a spese ed a profitto dell'accademia, col cedersene solo gra-
)( 1^7 )( _
foilamonle un numero di copie determinalo all' a a Ione ed a* suoi
collaboratori.
24. Le opere così stampate porteranno il noma dell' autore
nel frontespizio ; ma vi si esprimerà pure di essere egli stato se-
condato da altri suoi colleghi per decisione dell' accademia Ponta-
niana , e che P opera è stata approvata dalla medesima. I nomi
de' collaboratori dovranno rammentarsi onorevolmente in un av-
vertimento.
25. Ognuno de' socii residenti per giro sarà invitato almeno
sei mesi prima a leggere alcan suo lavoro in una determinala adu-
nanza. Colai che si scuserà, e che non darà altro lavoro all' acca-
demia fino air epoca in cai nuovamente dovrebbe essere invitato,
sarà considerato come volontariamente trasferito nella classe de'
corrispondenli.
26. In ogni anno una delle class" dell' accademia per ordine
proporrà un programma col premio di una medaglia di oro del va-
lore di cinquanta ducali. Le memorie che saranno rimesse , ver-
ranno giudicale dalla classe che ha proposto il programma , su!
rapporto di Ire censori che il presidente dell'accademia destinerà
fra gì' individui della classe. Tolti gli uomini di lettere nazionali
o forestieri potranno concorrere , eccetto i soli socii residenti
Ponlaniani.
2'j. Le deliberazioni dell' accademia si prenderanno a raag
gioranza di voli segreti per bussolo. In caso di parità, il volo del
presidente , 0 di chi ne fa le veci , deciderà la parità.
28. L'accademia si riunisce ordinariamente due volte al m--
se , e straordinariamenle ogni volta che il bisogno lo richiede.
29. Perchè l'accademia possa deliberare validamente, fuori
del caso contenuto nell' articolo ig, basterà la presenza di dieci
almeno de' suoi socii residenti.
)(«C8)(
STATO
delle spese ine usuali deW aceudrmia .
Art. r. Soldi :
A' due impiegali dell' anlica socielà Ponlaniana D. 12
A' due impiegati dcir antica società Sobozia » J2
Art. 2. Spese mimilo Oli impreviste, mensuali » 6
Di queste disporrà il Consiglio di amministrazione.
Essendovi rìsparmii , saranno addetti a disporre le solite
gratificazioni agl'impiegati, 0 ad ano degli altri seguenti
articoli.
Art. 3. Spese di stampa, mensuali » 12
Art. 4" Acquisto di libri e giornali, mensuali » 8
Totale D. 5o
In ogni anno da' risparmj ottenali, e dalla inversione che po-
trà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni di questi arti-
coli , dovrà formarsi la somma di ducati cinquanta per l'autore
della memoria che verrà coronala.
Approvalo. Napoli, il di io di Ottobre 1825.
Firmalo, FRANCESCO.
Il Consigliere Ministro di Sialo
Presidente interino del Consiglio de Ministri
Firmalo, de' Medici.
NOTA =: Lo stalo delle spese mensuali ha sofferlo talune variazioni
per le circosianze verificalesi posteriormente ; per cui ora è come segue
1. All'usciere ed all'amanuense mensuali . . . .10:80
2. Spese imprevedute 4 : 90
3. Spese di stampa 19 : 00
Acquisto di libri e giornali 6 : 50
Totale ... 41 : 20
L'Accademia annualmenle modifica lo stalo delle spese, per aumentare
r articolo della stampa.
I
REGOLAMENTO
INTERI«0
X ^v )(
REGOLAMENTO
INTERNO
PJBLL' ACCitPKIillA POMTAI«IAl«A
CAPITOLO I.
DELIBERAZIONI ACCADEMICHE — NOMINE DE* SOCII -*
INTERVENTO DEGLI ESTRANEI NELLE ADUNANZE.
1." Nelle deliberazioni accademiche è vietalo espressamente
procedere per acclamazione , ma si osserverà esattamente il pre-
scritto neir articolo 27 dello statuto.
2.° In ogni sessione si prenderà conto della esecozione di
qaanlo è slato risoluto nella sessione precedente , e sarà questo il
primo ariicolo di ogni processo verbale.
3." La proposizione de' socii residenti , non residenti , corri-
spondenti, ed onorarli dovrà farsi in ana tornata, e la scelta nelle
seguenti.
4..° Niuno pnò essere proposto a socio non residente, se non
dimora efJetlivamente e stabilmente fuori della capitale.
5.° Le nomine de' socii non residenti saranno proposte in
iscritto, firmate da uno de' socii residenti, ed accompagnate dalia
notizia, o dalla esibizione di qualche lavoro edito, o inedito di co-
lui , che si propone per socio ; e tal lavoro potrà ad arbitrio del
presidente esser sottoposto all' esame di uno , o più socii , per de-
liberarsi dopo il rapporto di questi sull* ammissione dell' aqlopi
proposto.
)( >7'^ )(
6° Nelle tornale accademiche polranno ammellersi uditori,
bnslando a ciò il permesso del presidente. Quando nn'aomo di lol-
lore non accademico volesse leggere nell' accademia qualche sua
produzione potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva ,
che ne sarà fatta da due socii della classe da nominarsi dal presi-
dente , e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però
jl presidente dispensare a questa formalità , quando la circostanza
il richiegga.
CAPITOLO II.
RIUNIONE DELLE CLASSI.
7.° Le sessioni delle classi quando avranno luogo, dovranno
tenersi regolarmente, e periodicamente negli stessi giorni delle tor-
nate un'ora prima, o un'ora dopo delle tornate stesse, secondo le
Blagioni , e le circostanze.
8.° I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sot-
loscrilti dal presidente, e dal segretario della classe, che delibera,
o da coloro, che ne faranno le veci.
Q.° I censori non potranno ritardare più di dne mesi l'esa-
me delle memorie ed il loro rapporto sa le medesime.
CAPITOLO III.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, SPESE DI QUALUNQUE NATURA,
AD ECCEZIONE De' SOLI SOLDI,
IO." Il consiglio di amministrazione si terrà coslanlemento
Dna volta al mese.
II." Ne' consigli di amministrazione, ne' quali dee farsi la
disposizione de' fondi residuali dell'anno precedente, interverranno
gì' individui dell' antico, e quelli del nuovo consiglio»
)( «73 )(
12." Ogni spesa straordinaria dovrà essere anlicìpafaraente
esaminala, e stabilita da! consiglio di amministrazione, ed appro-
vala dall' accademia.
iS." I pagamenti da farsi dal tesoriere per qualsivoglia ar-
ticolo di spese, ad eccezione de' soli soldi, dovranno essere ordinati
raedianle un mandalo in iscritto , nel quale sarà fatta menzione
dell'articolo del processo verbale del consiglio di amministrazione,
che ne ha fissata la spesa , e di quello del processo verbale della
tornata accademica , in cui è stala approvala la spesa medesima.
Questi mandali dovranno portare le firme del presidente annuale ,
del segretario perpetuo, e di un' amministratore.
i4.° Le parlile di esi'.o nd rendiconto del tesoriere perqaal-
6ÌvogIia spesa, ad eccezione de' soldi, dovranno giustificarsi co'
mandati descritti nell'art. i3 , e colle ricevute delle parti pren-
denti. Oaelle partile , che mancassero di questi documenti , sa-
ranno significate.
CAPITOLO IV.
BIBLIOTECA, ED ARCHIVIO.
i5.° Nella sala dello tornate accademiche vi sarà un certo
numero di armadii, ne' quali saranno riposti tuli' i libri , tutte le
stanijie , e tutte le carte del!' accad mia. L' insieme di questi og-
getti prenderà il iitolo di biblioteca, ed archivio dell' accademia.
iG.° Sarà compilato il catalogo di tutti i libri, che compon-.
gono r attuale deposito della biblioteca accademica. I nomi di co-
loro , che hanno donalo libri all' accademia verranno inscritti, in
Beguilo de' libri donati. Questo catalogo sarà stampato, e distri-
buito a' socii. . .
17.° Alla fine di ciascun anno sarà stampato un sapplimento
air anzidetto catalogo nel quale verranno inscritti lult'i liliri acqui»
slati nel corso di quell'anno. Questo supjìlinienlo sarà igu;>Iiiieol8
distribuito a' socii.
18.° Saranno depositali nelT archivio
i." Tulli i registri del segretario descritti nell'art. 22 do-
po che ne sarà terminalo ciascun volume.
2.° Tulli gli autografi delle memorie pubblicale negli atti
accademici , quante volte si potranno raccogliere.
3.° Tutti gli aalografi di lettere direlli all' accademia.
4.." Tutte le carte amministrative,
5." Ogni altra carta accademica.
19.° Il segretario perpetuo prende sotto la sua custodia tutti
libri, stampe, e carte della biblioteca, e dell' archivio. Egli riceve
inconseguenza tutte le slampe pubblicale, e da pubblicarsi dal-
l'accademia , e ne dispone 1' uso a' termini degli articoli i5 a 18
e 24 a 33.
20.° Volendosi qualche libro in prestito da alcuno de' socii,
il segretario perpetuo è facollalo a rilasciarglielo con ricevo , col
quale Taccadeuiico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni
al più tarili. Si eccettuano i libri di mero lusso , pe' quali è ri-
messo alla prudenza del segretario usare le precaozioni necessarie
perchè non vengano danneggiali.
21." Se l'accademia disporrà che la sala accademica resti
aperta in determinale ore di alcuni giorni della sellimana per la
lettura de' libri e giornali, il segrelano perpetuo ne curerà l'adem-
pimenlo , potendosi a tal uopo giovare dell'usciere , e dell' ama-
nuense , nel modo che sarà stabilito dal presidente,
Megislri del Segretario,
22." Il segretario perpetuo terrà presso di se i seguenti
reg'slri :
i.° De' processi verbali delle tornate accademiche,
2.° De processi verbali del consiglio di amministrazione,
3/ De' processi verbali delle classi.
)( 175 X
4." Delle ministeriali, e delle risposte a' ministri, non che
delle lettere , che si spediscono all' antorità superiori-
5." Della corrispondenza estera, e nazionale.
23.° Egli cererà, che i suddetti registri sieno recati neil' ac-
cademia in tutte le tornate dell' intero corpo accademico , e nelle
adunanze de' consigli amministrativi, e delle classi.
CAPITOLO V.
DEPOSITO, CONSERVAZIONE, ED USO DELLE STAMPE,
CHE SI PUBBLICANO.
24..° Sarà fatto un inventario di tutte le stampe pubblicate
dalla società, e dall' accademia Pontaniana, e queste saranno de-
positate nella sala dell' accademia, e date in consegna al segreta-
rio perpetuo.
25.° Delle stampe, che non potranno restar chiuse negli ar-
madi!, si faranno delle balle numerate, e munite di suggello a cera
lacca, e queste saranno date in consegna all' usciere.
26.° Le stampe , che saranno successivamente pubblicate ,
verranno aggi(mte all' inventario, e date in consegna, giusta le
norme de' due precedenti paragrafi.
27.° L' inventario descritto ne' tre precedenti paragrafi sarà
legalo in un sol volume col registro, nel quale verranno descritte
minutamente le distribuzioni , e gli usi che si andranno facendo
delle stampe pubblicale dall'accademia, giusta le norme de' para-
grafi seguenti.
28.° L'accademia avendo disposto, che gli atti, che da essa
6i pubblicano , siano distribuiti come gettoni di presenza ai socii ,
che assisteranno alle sue tornate , per tener conto di queste distri-
buzioni, in ogni tornata il segretario perpetuo passerà all' amanu-
ense la lista de' socii, che vi sono intervenuti, affinchè costui possa
trascriverla nel registro delle distribuzioni degli alti accademici.
)( n^ )(
29.° Pubblicandosi dall' accademia un fascicolo de' suoi adi,
il segretario perpetuo, dopo che ne avrà riccvulo dallo stampatore
l'intero numero degli esemplari stampali, si applicherà ad eslrarre
dal registro descritto nel paragrafo 28 la lista di tutti 1 socii, che
sono ammessi a parteciparne , e ne formerà uno statino emargi-
nato, che servirà di norma alle distribuzioni.
So." Gli statini emarginali aderapili delle analoghe firme de'
socii, rimarranno presso del segretario perpetuo per tenersene conto
a discarico de' libri a lui consegnati.
3i.° Per gli esemplari, che in seguito delle deliberazioni del-
l' accademia si destineranno in dono a personaggi distinti , ed a
socii corrispondenti , il segretario perpetuo ne disporrà la distribu-
zione a' termini dell'articolo del processo verbale della tornala, in
cai la deliberazione ebbe luogo.
32. Per gli esemplari , che T accademia vorrà far depositare
presso i libraj, il segretario darà comunicazione al tesoricro delle
deliberazioni che se ne prendono, affinchè possa egli vigilare ayl'iu-
teressi dell' accademia.
33." Nel registro di distribuzione saranno per ordine alfabe-
lìco notati tatti i nomi di tutte le persone , siano socii, person.iggi
distinti, 0 libraj, che hanno ricevuti gli alti accademici, colla de-
signazione de' volumi, e de' fascicoli, che vengon loro progressi-
vamente rimessi.
CAPITOLO VI.
NOMINE de' PUNZIONARII ACCADEMICI.
34." Affinchè non sia tolta a' socii l' opportunità di poter no-
minare ad altre cariche secondarie quei candidali, che rimarranno
esclusi dalle primarie, resta abolito il metodo fin' ora tenuto di no-
minar tuli' i funzionarli in un atto solo, ed io vece vi rimane sur-
rogalo il seguente.
)( 177 )(
35.° La nomina del presidente annuale si farà in primo luo-
go. Ogni socio scriverà a tale oggello su di una scheJula il nome
del candidato alla presidenza, e si procederà allo squiltinio, giusta
il consueto.
36.° Colui tra i candidati alla presidenza, che avrà ricevuto
maggior numero di suffragii dopo il presidente , sarà nominalo
vice-presidente.
Sy." La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente, co-
me quella del prcsidenie.
38,° I dae candidati alla carica di tesoriere , che riuniranno
rnaggior numero di suffragii dopo di lui, sarauno nominati ammi-
nistratori.
39.° La nomina de' presidenti, e de' segretarii delle classi si
farà simultaneamente in un atto solo.
4.0.° Se la nomina del presidente fosse falla all' unanimiìà ,
si procederà con altro distinto alto alla nomina del vice-presidcnle.
La slessa cosa si farà per gli amministratori, se avrà luogo all'u-
nanimità la nomina del tesoriere.
CAPITOLO VIL
CALENDARIO FACIUTAZIOKE DEL SERVIZIO — REGISTRO
DELLE DOMANDE PER LETITJUE DI MESIORIE — AVVISI,
4-1,° Per facilitare i! servizio dell'usciere dell' accademia ,
sarà nella line dell'anno formalo per l'anno segnerile un calendario,
iu cui s' indicheranno i giorni delle tornate accademiche ordinarie,
rimanendo la convocazione delle straordinarie ad arbitrio del pre-
sidente. Vi saranno indicati ancora i giorni iissi, ne' quali si terrà
il consiglio di amministrazione,
42.° Il calendario verrà stampato, e ciascun socio ne avrà un
esemplare. Oltre a ciò un altro esemplare si terrà alfisso nella sala
accademica.
)( 178 )(
4.3." I socii , che vorranno leggere qualche memoria , do-
▼raoDO annunziarlo , almeno un mese prima , e le loro domande
saranno Irascrille sopra un registro particolare, affinchè siano pre-
feriti nella lettura quelli^, che vi si troveranno inscritti prima degli
altri. Un estratto di lai registro sarà in ogni tornata accademica
affisso nella sala, affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'og-
getto della memoria, che si leggerà nella tornata seguente, e l'au-
tore della medesima.
44-" Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e del
registro, di coi si è fatto parola ne' paragraG 42 , A3 , sia neces-
sario di spedire in giro l'usciere co' biglietti di avviso per gii og-
getti indicati, ciò sarà disposto dal presidente, e dal segretario per-
petuo : e su' biglietti saranno scritti i nomi de' socii, cui si porte-
ranno, a scanso di qualunque equivoco. Questa precauzione sarà
sempre usata ogni volta, che si lasceranno biglietti in casa de' socii.
CAPITOLO Vili.
SEGRETÀRIO AGGIUNTO.
4.5.° Il segretario perpetuo potrà scegliere tra* socii residenti
pontaniani un segretario aggiunto, da approvarsi dall'accademia.
^-Q." II detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le
copie de' verbali delle adunanze, certificate conformi dal segretario
perpetuo, ed avrà cura di mettere in esecuzione tutte le disposi-
zioni contenute ne' delti verbali.
4.7.° Le lettere, che si dirigeranno a' ministri, continneranno
a soltosciiversi dal presidente e dal segretario perpetuo. Le altre
saranno firmate dal solo segretario aggiunto. Se però si traili di
corrispondenza meramente letteraria e scientifica con altre accade-
mie , u con uomini di lettere , la corrispoodeuza oe sarà tenuta
dal segretario perpetuo.
)(i79)(
48." I verbali del consiglio di amrainislrazione saranno cgoal-
mente passali in copia al segretario aggianto per disporne l' ese-
cuzione.
4.9.° Apparterrà al segretario aggianto la cara della custo-
dia , vendila , e distribuzione degli atti accademici , non che
quella della custodia della biblioteca ed archivio , a norma degli
articoli 2^ a 33, e quella di far convocare le classi tulle le volte
che occorrerà. Egli riceverà dal segretario perpetuo originalmente
lutte le carte, memorie e documenti che saranno necessarii per lo
disimpegno delle sue funzioni, e ne firmerà ricevo di discarico al
detto segretario perpetuo.
5o.° In ogni semestre il segretario aggiunto rimetterà al se-
gretario perpetuo con di lai ricevo le minute delle lettere da lui
scritte dorante il semestre , e tutte le altre carte di affari ter-
minati per conservarsi colle carte accademiche , a norma degli
articoli i5 a 23.
5 1 .° Oltre la corrispondenza letteraria , di coi si ragiona
neir art." 47» •' segretario perpetuo rimane esclusivamente inca-
ricato della redazione de' verbali delle tornale accademiche , e
del consiglio di amministrazione, della firma e della spedizione
delie patenti, come pure di tutti i lavori lelterarii , e della vigi-
lanza sull'edizione e correzione degli atti accademici. In caso d'im-
pedimento però sarà supplito dal segretario aggianto.
52. Tolte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e 5 del
presente regolamento al segretario perpetuo saranno ad intero
carico del segretario aggiunto , tutte le volte che se ne trova
nominato ano, e fino a che il nominato occuperà il posto an-
zidetto.
53. Volendo il segretario perpetno riprendere V esercizio
delle sue funzioni in tutto o in parte , il segretario aggianto
non potrà negarsi a dimettersi dalle attribaziooi conferitegli.
REC.OLAMENTO
PER LK PROPOSIZIONI E NOtMINE De' SOCII NON RESIDENTI,
CORRISPONDENTI ED ONORARII.
{approvato nella tomaia de' 23 Giugno i833).
Art. i." Non sarà ricevuta alcuna proposizione per socio
non residente, o corrispondente, se non sotloscritta da un socio
residente: se lo stesso socio non mostri all' accademia di essergli
state Fatte prcmnre dall' aspiranie : se conlemporanearaenle alla
proposta non sottometta all'accademia opere messe a stampa dal
medesimo , ovvero memorie manoscritte , o almeno notizie di
giornali donde rilevasi , che V aspirante stesso abbia pubblicata
alcan' opera.
Art." 2.° Il presidente annuale commetierà a tre socii re-
sidenti della classe, alla quale le opere, o i manoscrilti presen-
sati apparterranno , I' esame di tali lavori. I socii incaricati di
siffatta disamina saranno tenuti nella prima riunione della classe
di presentarne in iscrillo un'esame ragionalo, nnilameale al loro
parere. Se questo sarà favorevole, il presidente della classe di-
sporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la
maggioranza approvi, che la proposizione si riferisca all'acca-
demia : bene inleso però, che trattandosi di lavori manoscritti,
nel parere della classe, ove sia favorevole, dovrà enunciarsi che
questi meritano di far parie dogli atti accademici. L' avviso af-
fermativo , non meno de' censori , che della classe , si leggerà
dal segretario di questa nella prossima tornata accademica: dopo
di che si passerà lo scrutinio a voli segreti , e la maggioranza
deciderà dell' ammissione.
)( i8i )(
Art," 3." Volendosi proporre alcano per socio onorario, il
proponenle sarà tenuto di raanirestarne prima il nome al presi-
dente annuale, il quale consulferà segretamente il segretario per-
petuo, ed i presidenti delle classi, per esaminare, se la persona,
che si desidera proporre , sia fornita delle qualità, che saranno
descritte nel susseguente articolo. Risultando il parere favorevole,
ne sarà dal presidente annuale autorizzata la proposizione all'ac-
cademia , la quale infine deciderà delF ammissione , o rigetto
a maggioranza di voti segreti per bnssolo. Se la proposizione
sarà rigettata, non se ne farà menzione nel verbale dell'accademia.
Art.° 4-° Per poter esser socio onorario, si richiede un nome
celebre nelle scienze , ovvero nelle lettere , o nelle belle arti, o
pure sommo ufficio civile per lo quale qnel tale personaggio possa
contribuire a promuovere le scienze, le lettere e le belle arti.
»->^<-«s
?B mv. 92
RENDICONTO
DELLE TORNATE
DELL'ACCADEMIA PONTANIANA
IMPRESSO
PER CURA
DEL SEGRETARIO PERPETUO
1854
R ic r« o I e O ì« T o
DELLE TORNATE
DELL' ACCADEMIA PONTANIANA
IMPRESSO
PER CURA DEL SEGRETARIO PERPETUO
1854.
AWiWO SECOìVD»
NAPOLI
STABILIMENTO TIPOGRAFICO DEL TRAMATER
Vico Porta piccola Montecalvario N. 29.
18 54.
)(3 )(
TORNATA DE li) GEXNAJO
Il socio non residente sig. Tommaso Perifano legge nna sna
disseriazione sulta vera capitale deW antico reame di Puglia,
L'autore dichiara di non inlraltenersi a disaminare ben ad-
dentro la quistion gravissima, se i re Normanni avessero tenuta
mai sovranità nella città di Napoli a simiglianza di quella che
ebbero su tutte le altre città e su le proviucie continentali, formanti
l'antico reame di Puglia , di che fra gli altri pur volle dubita-
re l'accuratissimo storico Angelo dì Costanzo : ed accennando a
vari argomenti , ed a quello con ispezialità , che a' tempi di re
Tancredi tenesse il governo della città di Napoli quell'Aligerno
che spedi il notissimo privilegio agli Amalfitani , ritiene sicco-
me irrecusabile l' opinione del Giannone , che ne' tempi de* re
Normanni non vi fosse in queste nostre provincie veruna città,
che potesse dirsi capo sopra tutte le altre. Epperò Napoli non
era repatata da più di qualunque altra città del reame.
)> La dinastia normanna tenne in Palermo sua sede regia.
Non stabili real residenza, né designò qualsiasi città a capo del
reame di Puglia , formalo propriamente da queste provincie con-
tinentali. Quantunque volle i re normanni per svariate cagioni
furon indotti a venire in questa parte de' loro domini , ferma-;
*
X4)(
rnnsi or iipU' nna or in allra cillà , senza stabile sede , e senra
eh" 1' una ciUà potesse dirsi di vantare in su le altre premi-
li l'nza , o regal prerogativa.
» Eran elle per 1' addietro città conspicue di questo reame
llrnevenlo , Bari , Salerno , Capaa — Se non che Benevento fin
i!n' tempi de' Normanni venuta in potere de' Pontefici, di capi-
tale , qual' era , d' un vasto principato , perde in breve 1' antico
splendore. Bari da re Guglielmo il Malo fu adeguala al suolo.
Salerno andò in rovina e in desolazione poscia che fu presa e
saccheggiala dal sesto Arrigo , inarilo di Costanza. Capila andò
in celere decadimento , e man mano perde affatto ogni prisca
magnificenza. Per la qual cosa lo slorico Giannone lasciò scritto
t non dovrà dunque parere strano , se per la declinazione di
quelle illustri città , qui a poco vedremo Napoli sorgere sopra
tutte le altre del regno, che col favore di Federico II, e più
per Carlo I d' Angiò si rese capo e metropoli di si vasto e no-
bil reame ».
j Niente però sembra più certo ed innegabile quanto co-
teslo equivoco del Giannone. Che dopo la dinastia Normanna,
e pria che Napoli fosso prescelta a real residenza, e si estol-
lesse perciò a capo ed a metropoli del reame , colesta prero-
gativa ben ad altra città f(r solennemente conceduta , siccome
è attestato da monumenti sturici , cui giusta estimazione vuol
essere retribuita.*
j Succeduta alla Normanna la Sveva dinastia , non ap-
pena I' Imporator Federigo II, uscito di tutela, tenne libero ed
assoluto il possedimento del reame di Sicilia e del Ducato di
Puglia , di questa sua preziosa eredità , che indi a due soli
anni, nel 1222, stabili esclusivamente in Foggia sua residenza,
e facendo questa città prodilella , volle che su tutte le altre
primeggiasse, dichiarandola real capitale {urbs regalis), e %{\b.
imperiai residenza [sedes inclyla imperialù). Ordinò da prima
che un forle ben munito castello si edificasse (an. iaa2),come
)( ^ X
riferisce Riccardo da S. GermaDo, scrillore sincrono; e nell'anno
appresso alJese alla costruzione del suo imperiai palagio , oel
luogo che io quella cillà fio al presente si addimaoda Pesche-
ria, forse dalle noolte peschiere posle per eniro i reali giardiai.
Del quale palagio può agevolmente immaginarsi l'amplitudine
e la magnificenza dall'arco del portone, contornalo di modiooi
a rilievo con bella architettura di quell'età, unico e misero a-
vanzo , campato dal barbarico flagizio di minare e distruggere
tulle le opere famose della normanna e della sveva grandezza.
Sorretta da aquile imperiali una larga lapida è allogata sovra
l'arco del portone , avente inscrizione , eh' è mooomenlo pre-
giatissimo e documento irrecusabile a rischiarare , e confurlara
invittamente il mio proposito. L,a inscrizione della come segue:
Sic Fri ferie US Caesar ^eri jiiSHÌ , ut Urós sii Foqia
liegalis , Sedesque Inclyta Imperialis. A. lìICCKXlIl.
» Né reslossi l' imperatore a questa sola dichiarazione, ma
con ogni maniera di favori , e di splendida magnificenza ado-
però a rendere illustre e conspicua la cillà , si che in fallo ad-
divenisse , e fosse reputala capo del reame , e sua degna impe-
riale residenza. Di altri sontuosi palagi arric<:l]i le reali ville ,
e i dinloroi della città. Uno fu costruito, a fede di Saba Ma-
laspina , nel luogo detto S. Agapito inler Fogiam et Lucer iam;
un'altro in su i confiai del l.oimenlo di Foggia coli' agro Tro~
jano ; altri poi belli in su la strada die di Foggia mena a S. Lo-
renzo in Carmignano , leggendosi nel citalo Malaspina, che quau-
do l'esercito del Papa venne a giornata in que* luoghi con le genti
di re Manfredi , distrusse domos , qnas Imporalor F ridericui
conslrui Jecerat in S. Laurentii valle pvlchras. E senza qui
annoverare tutti gli edifizii pubblici , non r .narrò dal dire ch>;
r imperatore a dilettoso alleviamenlo avesse anche ordinata per la
)(C)(
caccia la |iiaiilagione del grande e famigeralo bosco , non mollo
lontano dalla ciltà , addiraandato oggi delV Incoronala. »
L'anlore vion poscia narrando gli alti più notevoli e so-
lenni celebrali dall' imperatore in quella sua regia stanza ; lo
stabilimento in quella città di un tribunale col titolo d'imperiai
Capitano di Giustizia ; la morte quivi avvenuta nel 124.1 della
Iroperadrice Isabella coiisorle di Federigo, e la morte dell' Im-
peradore medesimo iu Ferentino , castello per poche miglia lon-
tano da Foggia.
B Non appena Corrado moveva per alla volta d' It.ilia a
togliere il possesso de' domini redati dal padre , che giunto a
Verona indirisse a Manfredi il comandamento in daia del 2j di
ottobre del 1239, col quale un general |)arlanioulo m rrc/ììtrm
nostrum Siciliae apud Foijiam in festa Nalivilalis Domini
prò reformando regno conventum habere decrevimiis. E tolta
poi da Manfredi la signoria del reame, continuò a tenere quella
città a regia sede, e (|uivi nell'anno i258 solemnom Curiam
apud Fagiani universis dira porlam Roseli nobilibus et ba-
ronibtis convocalis indixil ; ed in Foggia con ogni maniera
di splendidezza volle celebrare le feste della sua incoronazione,
descritte con tulle le parlicolarilà dall'enunciato Saba Malaspina.
» Spenta di presso al Liri, e ne' piani di Tagli, icozzo la
dinastia di Svevia, Carlo I. d' Angiò , avvegnacchò itnpiacato
avversatore delle inslitu/iuni e delie opere degli Svevi predeces-
sori , non per questo fermò pur egli stabilmente la regia sede
in Foggia , e la ritenne a capo del reame , accrescendone il
lustro e la magnificenza coli' ediGcamenlo di un altro palagio
a sua residenza per non stanziare in quello costruito da Fede-
rigo , che tramutò iu forte castello a difesa della ciltà. Altre
ville deliziose, ed allri palagi rurali egli attese a suscitare, e
Ira tanti è degno di memoria quello posto nella famosa sua
TÌlla delta del Pantano, dove fece eziandio edifieare una ricca
sontuosa Cappella > sul cui modello volle costruita l' altra, che
)( 7 )(
posteriormente per suo comando fu edificata nel castello di Bart«
» Inoltre re Carlo divise la città per rioni , o quartieri ,
addiraandnli Pitlagia , dando a ciascuno la propria denomina-
zione. Le nozze di Beatrice sua figliuola con Filippo figliuol di
Baldovino imperadore di Costantinopoli furooo in Foggia splen-
didamente celebrate ; ed innumeri s' incontrano ne' Registri di
cotesto Monarca gli alti Sovrani dati dalla sua real residenza
di Foggia, dov'egli mori nell'anno 1284.
» Del che conseguila , che sotto la dinastia degli Svevi ,
e durante la dominazione del primo re Angioino , la sola città
di Foggia fu tenuta da' Sovrani a regia sede, e quella sola città
stette a capo delle al ire del reame, sì che aperto si manifesta
1' equivoco del Giannone , e degli storici posteriori che la opi-
nione di lui ciecamente accettarono.
» E malgrado a Carlo li. d' Angiò abbiasi davvero ad attri-
buire il trasferimento della real sede di Foggia a Napoli, non di
mono nei primi anni del regno di questo principe Foggia continuò
ad essere città principale, e real residenza; né fu reputata da meno
negli anni successivi, a malgrado, tramutata stabilmente in Napoli
la real corte, i beni posseduti in Foggia fossero slati inventariali,
e parte infeudali, parte venduti, o allogati per conto della Regia
Curia. Del che porgono pruova non che gli atti Sovrani , ma bea
ancora memorevoli avvenimenti, che durante il regno di Carlo li.
furon in Foggia compiuti, fra'quali voglionsi ricordare i Monitori,
con che fu comandala l'osservanza de Capitoli di Papa Onorio IV.;
e il diploma di Carlo II, dato di Foggia nel 1296 , col quale si
dice che nel dì della Purificazione di Nostra Signora sarebbe ar-
mato cavaliere in quella città il suo figliuolo Roberto Duca di Ca-
labria; e l'altro diploma dato di Napoli a 28 di marzo del 1299,
chiamandosi per la Pasqua di quell' anno le milizie feudali per
farne in Foggia la rassegna.
» Che se l'imperator Federigo prescelse Napoli per lo stabi-
){ 8 )(
Iimcnlo di-Ile scuole, litiucendole a forma di Accademia , quesiti
jnlervennc a cngioue di non aver egli fondalo, ma io vece nslabi-
lilo, e ridotto a migliori ordinamenti quel Ginnasio, che si vuole
nato con la città, siccome di greca origine, e che dall' imperalor
.Vespasiano era slato poscia restituito. Ed inoltre Federigo fu
mosso da quelle cagioni dallo slesso Giannone annoverate « in pri-
ma cioè, son parole dello storico, dall'essere siala riputata sempre
questa città antica madre e domicilio degli sludi; per secondo dal-
l'amenità del suo clima, e per ultimo dall'esser collocala in parli?
comoda e vicina al mare, dove con facilità da tulle le parli cosi
terrestri come marittime si potevan condacere i giovani a stu-
diare ».
)» INè ve' tacere, che se Carlo I. d' Angiò attese ad abbellirò
Napoli con lo edilìcamento di molli monumenti , come il Castel
nuovo, il Duomo, il tempio di S. Lorenzo, e por altri, non per
onesto può affermarsi di aver in Napoli slabilila la sede regia , e
di averne formala la metropoli del reame. Che, a mirar bene, pur
da ragioni politiche era egli sospinto a costruire quelle opere ; ed
è certissima cosa, che non si fosse mai determinalo a cumaudare
Io edificaraento di un real palagio in Napoli, siccome non dubbia-
mente praticò in Foggia. E da ultimo se vogliasi atiche asseverare
che avesse in sua mente vagheggialo il pensiero di Iramulare a
Napoli la sede regia, egli è innegabile, che infino che visse nou
reputò opportuno di recare in allo culeslo suo pensamento, perchè
tenue sempre in Foggia sua stanza, e quivi usci di vita ».
L' autore chiude la sua memoria colle seguenti parole :
» Quanti e quali fossero i beni dai Sovrani Svevi ed Angioini
posseduti in Foggia ; quale sorte toccasse a colesti reali possedi-
menti ne' tempi posteriori : quali fossero gli edifici pubblici ; ia
quale maniera la città andasse divisa, tulio questo esporrò con al-
tra mia scrittura ; tenendomi appagalo di aver con questa rischia-
rato, non so dire come siami riuscito, che sollo i Suvraui Svevi,
); 9 )( .V
ed il primo re Angioino, Foggia |jrÌH di Napoli e di ogni allra
ciltà di (|iiesle provincie continentali fosse siala sola ed unica sede
regia, e slesse veramente come a capo dell'antico reame di Puglia ».
Libri offerti in dono,
Pascàsio (Vito) — Coraento ad ana malattia nervosa, in 4-°
TORNATA de' 29 GENNAJO
II sig. ab. Paolo Emilio Talelli dà lettura di un soo discorso
sopra la vita di Giov. Battista Capasso e la sua s'oria universale
di Filosofia (i).
Libri offerii in dono.
Briganti (Francesco) — Esetjuie del cav. Vincenzo Stellali — Na-
poli i853 in 4-
Guanciali (Quintino) — Versi lii Augiislo Barlliéli^my a Quintino
Guanciali e risposta dei Guanciali al Barlhélemy — Napoli
1S54. in 8.
Mellone ( Giuseppe ) — Le voci del proFota — Bruxelles i84<0 in 8.
Spennati (Giuseppe) — Nomografia del diritto canonico, inventi
quadri — Napoli 1S02 in fol.
(1) Non si da 1' e.-traUo di questo lavoro , trovandosi accennato nel
rapporto della classe di Storia e letteratura italiana e belle arti, che sarà
pubblicato a suo tempo. Il Segretario perpetuo.
)( >o )(
TORNATA Di: 12 FtBBliAJO
Il sig. Oronzio-Gabriele Costa ha Ietto una saa relazione sullo
scoverte paleontologiche del i853.
CENiNI
INTORNO ALLE SCOPERTE FATTE NEL REGNO
Riguardanti la PALUOlI TOLOGl A
Nel corso deWanno 1853
Parrebbe che continuando lo annunzio di ciò che si va dis-
coprendo qua e là entro i confini del regno, in fatto di orga-
nici avanzi , di anno in anno i soggetti dovessero, se non man-
care, sminuire almeno di numero, e forsi ancor d'importanza.
E pure il fatto ci verrà mostrando il contrario ; perciocché ed
il numero loro e P interesse che rappresentano nella scienza alla
quale appartengono aumentano più sempre, ed incitano a nuove
ricerche ed a replicali sforzi.
La vastità del regno , la posizione svariata delle sue di-
verse regioni, la complicazione delle differenti rocce che ne co-
stiluiscono l'ossatura ed il rivestimento, frastagliate da vulca-
uici sollevamenti , e tante altre condizioni parziali e subordi-
nate , ne rendono difficile e quindi prolungata la esplorazione.
Laonde non deve recar maraviglia se tutto dì il nostro suolo ne
porge materiali , o nuovi del tutto per la scienza, o come tali
per rapporto ai nostri appennini ; che , non per ignavia , ma
per insufficienza di tempo e di modi lentamente si va senza
sostare frugando. Quindi pochi o scarsi ne vengono, ma quoti-
dianamcnle si svolgono ; siccome debole è l' inleflello, scarsissimi
i mezzi ed isolala V azione.
A far si che il namero de' falli ne fosse sollecilamenle ac-
cresciuto , e che cìascana delle contrade di Europa , come par
quelle delle due Americhe , contribuisse al vaslo ediGzio che si
cerca innalzare , gli Alemanni , i Galli , i Britanni e quei del
nuovo continente sono ricorsi all'associazione degl' intellelli, del
lavoro, e della pecunia. Lo svolgimento delle terre, la scissura
delle rocce , e lo esame d' ogni frammento di avanzo organico
dissepolto procede per l'opera de' molti investigatori con rapi-
dità e larghezza. Noi per lo contrario nel perlustrare il suolo
natale , non potendoci avvalere di alcuno di cosiffatti ansilii ,
vi abbiamo consagrato tutta la propria volontà , tutti i nostri
desiderii , tutte le nostre forze , ed impegnale da ultimo tulie
le amichevoli ed oneste relazioni. Cosi facendo speriamo perve-
nire a tal punto da rendere eziandio la nostra langente : e pare
che se l'amor proprio non c'illude, i nostri conati non vadano
perduti. Il rapido cenno che andiamo a fare di quanto sì è
opralo e raccolto nell'anno, dirà se ci siamo ingannati, o se
abbiamo mentito.
I. Matnma/i. Ai pochi brani di animali di questa classe,
de' quali si è discorso nella prima parie della nostra Paleonto-
logia , ed a quel dente di Pliyseler menzionalo nei Cenni del
passato anno(i); ci è riuscito graiissimo aggiungere ora più
altri denti di Foca , od alcuni canini di Orso.
De* primi abbiamo incisivi canini e molari, onde siamo per-
venuti a completare l' apparato dentario della specie alla quale
appartennero ; e che trovasi nella calcarea teucra di Lecce.
Tra' diversi canini uno ci à offerto un fallo identico a quello
che si preseniava a Cuvier con un canino A' Ichlhyosauros descritto
da quel dolio nelle sue Memorie sopra gli ossi fossili , ed effi-
giato nella Tav. i3', fig. 7 del volume 11.
(1) Cenni i)el 1832 , pag. 9.
y '2 )(
Ci svela essa cioè l'iDlima sua slriilliira el il proc( sso del!»
dentizione , o il modo del sao acci esci in cn lo. Awegiiacliè. iiwui-
cando dei tutto la corona, ed essendosi divisa per lo lungo la
radice , nella sua cavità trovasi il cono più interno, che sncce-
deva a quello già perduto. Questo à figura conica mollo svelta,
OD poco inarcala, a superficie liscia, e di color giallo-terreo.
La parte radicale che gli succede è cilindracea, e si va restrin-
gendo alquanto ed insensibilmente in senso opposto a quello della
corona ; la superficie è quivi trasversalmente rugosa per efl'etto
del successivo suo accrescimento ; il colore è bianco • e la fral-
tnra trasversale ci lascia vedere i strati snccessivi e concentrici
dei quali è composta, siccome il canale interno centrale pel quale
passano e nervo e vasi sangnigni. Tanta è la siraiglianza che à
questo dente con quello àeW Ittiosauro descritto da Cuvier, che
ove non si opponesse la natura dello smallo , la forma della
parte radicale , e la mancanza de' solchi e di crespo nella co-
rona , si potrebbe restare ingannato , persuadendosi di appar-
tenere anch'esso a tal genere di rettili.
GÌ' incisivi sono conici, un poco venlricosi, dritti od appena
incarvati ; e se fossero per lo lungo solcati, questi maggiormente
sì conFonderebbero con quelli dell' Ittiosauro. Noi ne abbiamo.
tre alquanto tra loro diversi per grandezza e figura, corrispon-
dentemente alla diversa posizione loro nell' arco dentario.
Il molare è a corona triloba, con superfìcie un poco scabra
o ruvida, radice larga e compressa; e questa trovasi incastonala
tutta nella porzione sua propria dell'osso mascellare.
In quanto ai canini di Orso nulla ci resta a notare dopo
la ricognizione loro , se n' eccettui una sola avvertenza relativa
alla distinzione che il sig. Massalongo (i) à credulo stabilire per
determinare la spettanza di essi all' inferiore od alla superior
(1) Osteologia degli ossi fossili del Veronese; in Haidiuger ecc. Voi. IV
Par. Il, pag. 61.
){ i3 )(
mascella. Ripone egli la differenza tra ì dne in ciò, che qaellì
della mandibola soffrono una specie di torsione sai proprio asse
nella corona, per cui pare obliqua, ed à innoltre dae creste ta-
glienti , una saperiore in direzione de' molari , Y altra obliqua
che forma linea con gl'incisivi; mentre i superiori l'anno dritta
e conica perFellaraente , e con una sola cresta ben pronunziata.
Or se tali caralteri avessero un valore positivo , noi avremmo
solo canini inferiori. Ma consultando la natura, sopra teschi di
Orso della specie che vive tuttora nella nostra Majella, e nelle
Calabrie, troviamo che anche ne' canini superiori le due creste
sono cospicue , senza mancare di una leggiera torsione. Meglio
vale la differenza riposta nella radice schiacciala e terminata
da punta ottusa negl' inferiori, tondeggiante ed acuta all'estre-
mità ne' superiori. Ritenendo questa differenza troviamo degli
uni e degli altri ne'lerreai terziari! della Terra di Bari e della Terra
ti' Olranlo.
2. Pesci. Malgrado le 64 specie finora registrate nella
prima e seconda parie della nostra Paleontologia, venula in lace,
più altre ancora ne seguono. Lo scavo fatto eseguire in Pielra-
roja nello scorso autunno, benché non avesse corrisposto al tem-
po ed alle braccia impiegate , pure ci à reso tali elementi da
illustrare talune delle specie, o de' frammenti rimasti oscuri od
annebbiali. In quanto agi' Ittiolùì è da notarsi dapprima na
esemplare del Pycnodus grandis Cos. maggiore di quello pre-
cedentemente ottenuto ; e quale intravedemmo doversi scoprire
per le dimensioni de* denti isolali che già trovammo. A questo
si è aggiunto un altro esemplare della lunghezza di 8 pollici,
il qoale sembra essere una specie distinta, e che meritar potrà
l'aggettivo di rotundatus^ se quel che ora è un sospetto sarà
dimostrato vero. Perciocché , essendo in gran parte oscuramente
improntato, non sì può l'insieme suo definir nettamente. Pel
contrario la porzione cefalica ed addominale è cos'i netta , cha
quest'ultima per lo meco ci rischiara la sua orgaaizzaziooe, ciò
che non sì ù Ha qui ottenuto, malgrado i molli esemplari del
P. r/iotnlms e quelli del grcmdis.
Una novella specie del genere Smiropsidium è venuta op-
portunamente a rafforzare le basi sopra le quali fu questo fon-
dalo per noi; accrescendone nel tempo stesso il numero delle
specie. L'esemplare , intero nella sua sagoma, offre di se chiara
la forma, poco lasciando a desiderare di quanto riguarda la sua
diagnosi speciGca ; la quale poggiando principalmente sulla for-
ma e proporzione del peduncolo e della pinna Godale, di questa
per lo appunto abbiamo sott' occhio più di un esemplare, e tutti
identici e nitidi. Per questa slessa abbiam creduto doverlo distin-
guere col nome di Sauropsiiùnn angusticauda.
Un altro genere , anche per noi precedentemente istituito,
aveva per solo rappresentante una specie ; ed il tipo suo era
desunto dalla ossatura scheletrica ; V Histiurus elalus.
Una seconda specie pressoché di un ogual dimensione ne
abbiamo teste discoperta, la quale non manca di altra nota,
meno la forma e natura del suo riyestimenlo. Chi si fermasse
al semplice aspetto vedrebbe forse nel nostro pesciolino la Clu-
pea minima dell' Ag. (V. Tab. 6i, fìg. i) , senza che però ne
avesse i caratteri generici. Simigliando meglio altronde alla
Seriola Dumerilli^ le abbiamo assegnato il nome àìHstiurus
serioloides.
Bellissima ci viene una specie del genere Bhynchoncodes,
e per la saa interezza , e per uo incidente che supera ogni
aspettazione, e previene il massimo de' desiderii. Sembra essersi
attegiato il pesciolino per manifestare integralmente la saa ar-
matura dentaria : stando con la bocca slargata, ed ambo le ma-
scelle piegale in guisa, che si dell'una che dell'altra si veggono i
due archi dentarii così distinti da poterne determinare il numero,
la figura e le proporzioni de' denti. Dal suo grande capo in rap-
porto al corpo, che ne viene misurato due sole fiate, lo appel-
liamo lìhynrhoììcodes macrocpphnhis.
)(i5){
Da ultimo si presenta per la prima fiata il pigmeo della
classe de' pesci; con conoscendosi né fra le generazioni altoali,
né Tra le vetuste un pisciolino di taglia minore né uguale. Né
può supporsi un piccolo di sj^ecie maggiore, e molto meno na
feto ; opponendosi la consistenza o solidità dello scheletro, che
bello ed intero è rimasto fra due strati racchiuso; e special-
mente le apofisi spinose verticali , le quali mostrano essere di
UD completo sviluppo e fermezza. Tutta la lunghezza della sua
rachide non eccede 8 linee , mancando del capo e della pinna
codale; le quali due parli aggiunte, potrebbe uguagliare un pol-
lice. Tale dimensione pertanto é inferiore a quella de' piccoli
dell' Aterina , dell' Engraulis , del Gobius nudus e niger^ e
simili. Esso va denominalo Piotìsoma minìmus.
Non appena messo a slampa il n.° 4- de' Cenni annuali ,
letto in questa medesima Accademia il 19 dicembre del i852,
mi venne fatto scooprire un brano di pesce di allo interesse per
la scienza, il quale viene in comprova di un giudizio pronunziato
nella seconda parte della nostra Paleontologia (1). Quivi tro-
Tasi stabilito il genere Glossodus sopra un apparato dentario,
gli analoghi del quale erano stati definiti dall' Agassiz per denti
vomerini. Le considerazioni per le quali fummo condotti a sen<
tenza opposta a questa dal Paleontologo di Nenchatel si tro-
vano esposte già nel citato luogo. A quelle è succeduto per dimo-
strazione più ampia e non equivoca il seguente brano ; cioè
Una piastra linguale di forma ovaio-allungata, della lun-
ghezza di 17 linee, larga 8) con la punta alquanto mozzata,
ed an poco sconcia per essere dissestata alquanto tutta la lingua;
la base è unita a resti dell'apparato joideo , sfibrati, in mezzo
ai quali evvi pure un aculeo, forsi appartenente agli archi bran-
chiali. Tutta r aja è coperta di denti a corona ritondata , de-
pressa, leggermente convessa, con un piccolo anello più stretto
(1) Atti Voi. VII. pag. 30.
)( '6 )(
alla base , che ne cosliluìsco il collare ; di color bruno marrone.
Quelli della pania e della base son di maggiore diametro; mez-
zani son quelli del perimetro, e minori gli altri mediani. Tutti
slivcli per modo che non resta altro spazio fra loro, eccetto quel
triangolo carvilineo che risulla dalle tre periferie circolari a con-
tano : incastonali nella sostanza cartilaginea in guisa, che la
convessità della corona sormonta appena la superficie di quella.
Siccome molli àn perduto la corona, restandovi la porzione ra-
dicale infossala e scavala nel mezzo, ove la corona era incasto*
nata, cosi vedesi in taluni di essi anche il collare. Si contano
i5 denti sulla linea trasversale che ne segna la larghezza, e 3o
sopra ciascuna delle due linee curve che ne costituiscono i lati.
Armando 1' occhio di ona forte combinazione di lenline ,
vedesi in taluni siti della superficie qua e là qualche resto di
epitelio linguale , riconoscibile al suo tessuto fibroso , a fibre
longitudinali e flessuose.
Siccome le due prime specie, sopra le quali fu costituito il
genere, le appellammo Glossodus anguslatus e Glos. Mantella,
conservando a questa nltima il suo primitivo nome specifico ; cosi
questa terza vogliamo dedicare al dotto ittiologo Viennese signor
Giacomo Heckel, al quale la Paleontologia è debitrice fra lallro
della illustrazione di talune nuove specie di pesci fossili austriaci;
laonde va essa col nome di Glossodus Heckeli.
A questo importante fatto si aggiunse poco dopo un se-
condo docnmenlo , che mentre illustra il primo ci avverte pare,
che il genere di pesce, al quale cosiffatta lingua appartenne, avea
pur l'esofago ed il ventricolo tapezzato di simili denfi. È desso
ODO stomaco che, ritenendo in fondo la medesima organizzazio-
ne , solo per forma e per più minuti denti misti a semplici pa-
pille dalla lingua teste descritta è diverso. E però che sia una
cavità vìeo dimostrato da molte chiarissime note, come la com-
pleta descrizione di tali parti ne dimostrerà pienamente l'asserto.
Tra le specie incomplete, e che mollo ancor lasciano a de-
)( '7 X
sidcr.nre, noleremo dapprima il capo di un pesce, il qiiale per
lii forma (lolle inascellG e dell'apparalo dentario sembra spettare
al genere Chirocenlrìles di Hcckei, accoslaodosi precipuamente
a quella de! Cliiiocenlrdes Coron'nii.
La forma delle mascelle è a modo di iS, spezialmonto l'arco
dentario della siiperior mfiscpH.!. Vero è che lo sposlamenlo sof-
ferto dall' inlermascellare deslro ne rende ahnianlo equivoca la
sua figura ; «na esclusion fnlla della sua porzione eslrema ri-
volta troppo in su, considerata l' altra fino alla sinlisi, trovasi
sempre una curva flessuosa come la lettera S. I denti , di cui
ambo le mascelle sono armate , sono lunghetti , acuti , e poco
o niente incurvali ; la loro lunghezza sta al diametro della pro-
pria base visibile come 6 : i ne' mezzani, e come b^'. \ nei mi-
nori. Questi ultimi appartengono alla porzione posteriore dell'arco
dentario, i primi all'anteriore dell' inlermascellare. Quei della
mandibola serbano la slessa proporzione , ma in generale sono
alquanto piò grandi. I pezzi opercolari, per quella porzione che
se ne vede , sembrano essere ritondali nel margine , e senza den-
telli. L'osso scapolare è mollo robusto e quasi retto. Del resto
niente allro dislinguesi.
Appartiene allo slesso individuo una gran porzione di co-
lonna vertebrale , nella quale sì contano nettamente io ad ii
Yerlebre ; ma che dir si possono 2i, perciocché d'ambo gli
estremi vien seguita d' apofisi spinose verlicali the appartengono
al corpo di altrettante vertebre ; e di esse se ne veggono 6
Dell' anteriore e 5 nella poslerior parte. Il corpo di tali verlebre
è cilindraceo con tre profonde scanalature da ciascun lato ; e la
longhezza è di V4 maggiore del diametro. Le apofisi verlicali
superiori sono traversate da gran numero di fascelti muscolari,
o forse meglio tendinei.
Sopra un'altra lapide vi sta di questa medesima colonna
una porzione minore.
Ai brani d'itliolili della calcarea leceeae aggiungasi un altro,
X i8 )(
cììP roDsisle In osssmi , od in ona porilon di corpo , (rarersnla
«latla propria rachido spinale , nella quale si veggono inlcro g
vfriebre con le lispollivc apofisi spinose. Esso è rivestilo di sqiia-
iiip a radice donlollain , mollo affini a quelle dell* OsmcroiJes
Lewest'nensis , A^. {V. Tab. 60'' fig. i - 60' Gg.2), onde spelta
«ir ordine de' Clonoidoi. Ma non possiamo su qucsla conve-
nienza generica pronunziare alcun giudizio per ora, ne certo, nò
dubbio.
I terreni terziarii delle Calabrie ci àn porlo altri e più ri-
Icvanli dolili. Già di essi taluni si trovano descrilli ed effigiati
in ona Memoria inserita nel VI volume degli Atti della R. Ac-
cademia df'lle Scienze. Di recente uno ne abbiamo trovalo fra
la sabbia a tritumi di conchiglie di Cannileilo , le cui analogie
sembrano essere con quelli del genere Tìmnus od altro della
sfossa famii^lia.
Un altro ne à somministrato l'argilla figo'ina de' contorni di
Reggio, il quale à strelti rapporli con quelli del Cenlrolophius
/)0/n/?^///5 in quanto alla struttura, ma di quelli è immensamente
più grande. Ed è notevole , che Soldani, nel suo Saggio Oritlo-
logico, Tav. XIV", f. y2, p,P, Q, rappresenta nna quasi identica
specie (Torsi ad arie Iropjìo regolare 0 simmetrica) , sotlo nome
di palata piscium ; vai quanto dire , essorsi egli avvertilo che
lai corpo appartiene a pesce, ma si avvisò che np fosse un palalo!
Singolari ne abbiam pure della Ferrera di Monteleone, del
cosi dello Passo-dt'l -gallo Ira Monteleone e Cerocarne , ec. ec.
La monografia di tali parli organiche spellanti a pesci è già di-
Bposla per la nostra Paleontologia, e vedrà ben presto la luce.
Similmente molte vertebre e squame si trovano nei terreni
mioceni del regno: e tulli coirgli frammenti sono valevoli nellf»
inani di on perito paleontologo quanto un (jesce intero , polendost
per essi determinare almeno la famiglia cui il pesce appartiene.
Tra i denti di Squalidei recenlomente raccolti dalla calcare
Leccese , uno ce ne forniva il cav. D. Francesco Caselli, di tal
)( '9 )( •
grantlezza da superare sensibilmente quello, di cui fu falla men-
zione nello islitdire il confronto Ira' denti di Sqaalidei degli
Slati uniti di America ed i nostrali. : onde la disparità ivi no-
tala ne resta per esso sminuita , senza distraggersi.
I nostri lerreni terziari! subappennini ci avevano già som-
ministrati bellissimi documenti della presenza di questa classe di
viventi nell'epoca della loro formazione (i) : tra' quali ricordar,
ne potremmo taluno singolarissimo per la sua organizzazione ,
per esser nuovo nella scienza, e per la giacitura. Il calcare se-
condario però, giurassico acretaceo che dir si voglia , il quale
non ci aveva porlo ancora vestigio di tale genia , ano ne à
schiuso testé, novissimo sotto qualunque aspetto si voglia riguar-
dare. Tal documento è inoltre br^Ili^isimo ed amplissimo, perchè con-
siste in due quasi ugnali esemplari, j.oco mancanti, ma nitidi in tulio
quello che vi è rimasto consolidato, e con molte chele ed altri
frammenti aggroppali sopra una stessa lapide, e ben conservati.
Per quanto le nostre conoscenze permettono, e per quante no-
ihìp abbi;imo potuto raccogliere dalle opere consultale , non tro-
viamo alcun genere al quale si possa ascrivere la specie. Essa
sembra appartenere alla famiglia delle Callianasse e delle Ta-
lassine ; accostandosi meglio che ad altro al genere Axia. E
sebbene tulli gli esemplari mancassero di quelle note caralteri-
stiche, sopra le quali voglionsi ora basare le generiche riparti-
zioni , pure siam costretti crearne uno nominale, onde separare
questa nostra 'specie dalle già note, siano della fauna vivente o
della estinta.
La mollezza del suo lungo ed angusto corpo, tanto mag-
giore per quanto più dalla regione cefalo -toracica si accosta alla
(1) Vedi i Cenni degli anni preceilsnti 1831 e 1832.
*
)( 20 }(
coda, e l'assenza di qualsiasi vestigio di appendiai frontali e di
piedi , ci conduce a giudicarla di quel grappo di crostacei dia
vivono abiliialmeiile interrali nella mota, o nella sabbia, come le
Cfbbie, le Ca/ianasse -, le T alassine ec. Per altre ragioni poi,
non polendosi ad alcuno di tali generi assinoilare , gli abbiamo
jìrcscelloil nome di Aglauros^ assegnandogli come specifico l'ag-
gcltivo effossa.
Appartiene essa alla calcarea di Pietraroja, d'onde proven-
gono ancora i tanti illiolili, i rettili, ed altri brani di abitanti
delle acque de' quali si è discorso, e di quelli diche ancor ci re-
sta a dire.
La nostra Carcinologia fossile dunque or si compone di
12 specie di altrettanti generi, come dal seguente specchio ap-
parisce :
Vecapodt. Brachiuri.
Porlnnus Rudianos Cos. Lecce
Salalia plenrocaota Cos. Lecce
Dactyloplalya granulata Cos. Trecce
Diaervehora rectifrons Cos. Lecce
5. Gonoplax rhomboides Pozzuoli
6. Leucosia nncleus Pozzuoli
Macrouui
-7. Aglnoros effossa
8. Galalhea strigosa
Q. Numida
Cos.
Pietraroja
Cannitello
Cannilello
Palaeoii.
Melascoprislis macrophthalma Cos. Lecce
Megaluriles nilidum Cos. Lecce
j; -^^ ;(
Ricca si è falla poi la legione degli Entomostragi per le
numerose e ben distinte specie discoperte di roceole presso Poz-
zuoli, di cui si fé cenno in una precedente nostra scrillùra (i).
Al piccolo numero di specie che per lo innanzi si conoscevano
dei terreni lerziarii , n' è di recente succedulo uno grandissimo
per opera di accurati esploratori , come del Pr. Heuss di Praga»
e del sig. Hall di EiJelberga. Noi ne possedevamo anche alcune
poche specie delle Calabrie e della Terra d'Otranto ; ma un ter-
reno tanto abbondevole quanto quello teslè menzionalo di Pozzuoli
non ci era alato fin qui concesso di osservare , sia per numero
d'individui, e sia pure per diversità di specie. In questa sola
località , luogo detto le Slarze , si contano iS specie di Cipri-
dine e 12 Citerìne , io tutto 3o; mentre nella totalità ne posse-
diamo 4-6. In ordine a tale abbondanza e frequenza succeda
l'argilla figulina di Leqmle presso Lecce, ed a questa la marna
di Taranto ; tre a quattro specie sole essendo comuni alle restanti
località. Eccone la serie :
I.
Cypridina
aequalis
Cos.
Ischia in S.Alesandro
2.
biplicata
....
Amato
3.
centronota
Cos.
Pozzuoli
4.
cicalricosa
lienss
Lequile , Amalo
5.
Ciceroniana
Cos.
Pozzuoli
6.
clypeolala
Cos.
Pozzuoli
7-
cornuta
Reuss
Calabria, Pozzuoli
8.
coronala
Kòia
Pozzuoli
9-
cultrata
Cos.
Pozzuoli
IO.
deformis
Pie u ss
Pozzuoli
II.
dicerala
Cos.
Pozzuoli
la.
emarginata
Cos.
Pozzuoli
(1) Vedi Supplemento alla dfsrri/ion* di uu Erpelolite idrotermal» nel
ri'udiroiiio dp] 18o3 p. 139 sigg.
i3.
i4.
il).
j6.
'7-
18.
'9-
20.
21.
22.
23.
25.
I.
2.
3.
4.
5.
6.
)( 22 )(
bis r X Cos,
honiila Cos.
Iurla Cos.
inlcrmodia Cos.
Luculliana Cos.
pedunoiilata Cos.
jjiiicl;ila l{euss
Puleolaria Cos.
reliculata Reuss
semicoronata Cos.
speclabilis Cos.
tricuspidata
Iriiilicala Cos.
Cjlhorina abscissa
• arcuala
ovula
coiiiuncta
— — gracib's
7-
8.
9-
10.
11.
12.
i3.
a.
i5.
i6.
J7-
18.
19-
Keuss
Msl.
Cos.
Cos.
Cos.
Cos.
Cos.
Cos.
Cos.
laevigala
mulabìlìs
prona
parallela
somiluiiala (arcuata)
senilis
ovulala Cos.
subcielloidea Msl.
recta Cos.
Aenariensis Cos.
nasuta Cos.
latissìma Cos.
Cos.
mjliluiJes Reuss.
Pozzi ioli
Pozzuoli
hch a
Pozzuoli
Pozz oli
Pozzuoli
Amalo
Pozzuoli
Pozz ioli
Pozzuoli
Pozzuoli
Legnile
tequile
Pozzuoli
Pozzuoli
Pozzuoli
Pozzuoli
Pozzuoli
Pozzuoli
Serrucypriola
Pozzuoli
Serracapriula
Pozzuoli
Pozzuoli
Pozzuoli, Lama
Pozzuoli
Ischia
Ischia
Monlel.
lucilia
Montel.
Lequile
20.
21.
X ^^ X
rudis
Cos.
Lequilf
unguis
Cos.
GeJtacei
Rzz: oli
Non è nostro iulendimonlo andar fjiii noverando lullo quello
che di raro o di nuovo si è raccolto di questa eslesitsiina classe;
che certamente saria troppo hingo. Daremo solo un rapido cenno
del più importante come caralterislico del suolo, e quindi inte-
ressante per la patria geologia.
Pleropodì. Segnalammo ne' precedenti Cenni una specie
di Cresta^ trovata insieme all' Atlanea nella marna di Notaresco.
Ulteriori ricerche mi anno esihito la Cleodova lanceolata ia
quella di S, Alesandro (in Ischia), di Monteleone, e di Reggio.
Sono si copiose in qnesl' nlliuia locatila , che predomina quasi
tra gli abbondanti foraminiferi de' qual: è gremita.
Oltre alla lanceolaia però un' altra ne abbiamo scoperta,
che se ne discosta per la mancanza di quel rigonfiamento api-
cale che ne forma un carattere proprio e distinlivo , ed anche
per un cerio slargamento che soffre nel mezzo del cono non os-
servabile in quella. Provvisoriamente noi la contrassegniamo co!-
r aggettivo sajiUala.
Più rara si, ma trovasi con queste due associata pure la Cresta
Gadus di Rang, Si sa oggi che quel dotto Naturalista à cre-
dulo riconoscere nel Dentalinm coarctatum una spoglia di Pie-
ropode, riferendola perciò al suo sotto genere Cresta; e davii^^li
per distintivo il nome di Gadus , nume stalo già assunto da
Montago come generico per la slessa conchiglia. Io quanto a
questo concetto ci riserbiamo emettere la nostra opinione quando
pubblicheremo du lai genere. Per ora ricorderemo solo aver
trovala la stessa specie io Ischia, Notaresco (.i), ed altrove.
(iti Qui>i aiconipagnata ancora dal U. Oiulum,
)( ^^ )(
Gasttvnio'Ji. Irnlnsciando di far qui moiizionc Hi cpitf
niinutissiim' se non microscopiche specie di quest'ordine, le (|iinl(
8on da IcDersi ancora di equivoco genere (i) ; come pure di
talune nlire, rare almeno se non del lullo nuuve; uon possiamo
dispensarci iignalmenfo di segnalare un Murice , di cui siam
debilore al sig.' Marchese Gagliardi da Monleleone , che corle-
semenle , e per amor di palria e di scienza , ce lo rimetteva
insieme ad altri fossili di lai natura. Questo Murice in fondo
non sembra essere altro che un individuo gigantesco del trun-
cultis. Ma tanto esso eccede le dimensioni sotto le quali pre-
sentasi quesla specie e viva e fossile, e tanto le sue varici rile-
vano 0 si ramificano , che ninno sarà per convenire su questo
modo di vedere.
Troviamo fillronde in Gualtieri ( Tab. XXXVIII) , sotto
Dome di Purpura curvirostia , una specie cotanto affine , cho
non esilerei a dirle identiche , se ragioni pari alle precedenti
non mi ritenessero. La specie del Gualtieri à dimeijsioni do[)pi<.'
quasi di quelle del nostro Murice ; e le pieghe sul uìargitio
delle sue varici si terminano più divise e quasi frondoso. Nel
nostro le pieghe si trovano identiche, ma essemlo Tassile ed un
poco sdrucito , le loro sfrangiature m irginali mancano , ma sf*
ne veggono le fratture. In mezzo a lali an)biguilà, riprulestando
sempre avverso quelle minuziose e materiali comparazioni, ed a
anelli pia o meno dai quali si fanno derivare sovente le diffp-
renze specifiche, ci atteniamo al comnn modo di vedere ; e lo
regislriamo sollo nome di Murex Gagliardi, per tribolare al
venerando signor Marchese Gagliardi un segno non perituro di
riconoscenza.
L' esemplare à 4- pollici e 9 linee di altezza e 3 di lar-
(1) Troviamo di tal natura alcune conchiglie non maggiori di due mil-
limetri in diametro, le quali anno il carnllprc dil Planonorhis , essendo
marine ; altre stanno tra mezzo ai Solari, alle Delfiuole ed alle Bifronzle.
Koi le descriveremo in un gruiipo isolato, per attendere il giudizio de'pivi.
)( 23 <
ghezza , non misarando 1' espansioni o ramificazioni delle varici;
con quesie giunge a quallro pollici e più ; le sue selle varici
si ramificano ben nove volte nel lembo, prolungandosi massìraa-
mente la seconda, ed incurvando in dietro; le altre sono molto
minori, ma seguono lo stesso andamento; tra queste ve ne sono
olio intermedie minori ; e poi tutta la conchiglia è a traverso
profondamente solcata e striala. L' apertura è ovaio-rotondata ,
il peristoraa solcalo, il labro esterno dentellato, liscio V interno;
la coda largamente scanalata e Iroucala.
Un'altra specie ancor mollo distinta abbiamo della mede-
sima località. Non può assimilarsi essa ad alcuna delle specie
note ; ma siccome V individuo è mollo sdrucito, così ci astenia-
uio di definirlo, aspellando che qualche altro esemplare meglio
conservato ne venga fra le mani.
Oslrea Nella Ferrera di Monteleone, l'arenaria di questa
iocalilà racchiude fra le tante specie di questo genere anche
r O. crassissima , una delle più grandi specie conosciute del
mondo antico, giungendo a due palmi di lunghi zza, ed al peso
di 6 rotoli la sola valvola inferiore. Quosla specie descritta da
Marcel de Serres costituisce banchi estesissimi ne'con torni di Bar-
cellona , ma da Monteleone si è per la prima fiata otleoata, e
sombra rara.
Pecten latissvntis. Questa specie, la maggiore del genere,
che noi riportammo da Monteleone fin dal iSay , trovasi non
rara nella slessa località , ed è conosciuta come propria de'ler-
reni subappennini. La Calcarea di Pietraroja pertanto racchiade
pure la stessa specie, nella quale però i raggi sono molto ap-
pianati , siccome meno convesse son le sue valvole.
Branchiopoii. — Terebralula pecliuoidea , n.
Bellissima , grande , ed unica à qncsla specie proveniente dalle
falde del Malese, essendo siala trovala tra Pietraroja e Sopino.
Pinna Ir uncala. Phil. Fossile di Serracapriola, luogo dello le
Fornaci. Non ancora era sfata trovata fossile tale specie, come
rarissima e dubbia appariv.irie i)er lo innauzi iin'aìlra, la P.riili\-.
Noi abbiamo fallo conoscere di lai genoro una specie noi» infre-
quente, ed a quella aggiungiamo l 'attuale, che non lascia dub-
biezze intorno alla sua sj-iecifica diagnosi.
Gastrochaena. Non è più nuova nella scienza, ma recon-
tissima la scoperta di bivalvi terebranti che vivono allo interno
della sostanza conchigliare di diverse spoglie di molloscbi testacei.
In quella di un vecchio Mvrex Irunculus fossile presso Taranto
noi abbiamo trovalo una minutissima Gastrochena , che occn-
pava precipuamente le sporgenze spiniformi delle sue varici: rè
ve d' è una sola che non fosse penetrala da un individuo di tale
specie. Vi sia tanto celata , che ove l' erosione non ne avesse
posto a ondo 1' esterna apertura dell' ostello, non si sarebbe se-
spettato esservi dentro on ospite straniero. La specie è pertanto
distinta , per essere non solo minutissima , ma ben pure por
caratteri organici.
cc^iviodeimi,
S* indicarono ne' precedenti cenni alcune specie dì Echini
dell'Arenaria di Baselice, e di quella di Monleleone ; ma non
entrammo mai in questo campo col proponimento di esporre tolta
la serie di quelli che s' incontrano ne' diversi terreni del regno.
Non devesi tacere che di anno in anno questa serie si è au-
mentata per le continue ricerche fatte, sia direttamente, sia per
lo mezzo alimi. Ma essendo ora giunta a tal segno da poter-
sene giovare i geologi ; ne potendo prevedere se la monografia
allestita per la stampa possa veder la luce ; non sarà discaro
esibirne una synopsis.
Faremo però avvertire , che mentre molti generi dell' or-
dine degli Stelleridei novera la Paleontologia nei terreni giu-
rassici nel Lias e nel Cretaceo, non si cita che un solo esempio
per i terreni terziari. Al quale or se ne deve aggiungere oa'ai-
)( -n i
Irò spIendiJissimo offertoci dalla Toscana, col Cr&naster disco»
perlo neir arenaria mioceua di quella regione. Questo rimar-
chevolo vólo deriva senza meno dall' essersi atteso a riconoscere
gli animali di quesl' ordine dallo intero loro scheletro , o da
brani siffatti da eccitarne facilmente la idea. Ma siccome l' os-
satura loro si compone di ossetli di figura e grandezza diversa,
e sono facili a risolversi e dissestarsi, seguila la morte , difficil
cosa è il trovarli cosi conservati, od almeno improntati. Se d'al-
tronde si fosse posta mente a quei tanti ossetti che si frequèn-
temente si trovano nei terreni a tritumi , nelle marne e nelle
argille, si sarebbero accorti che i slelleridei, non solo non man-
cano, ma neppar sono rari. Vero è che per siffatta ricognizione
è necessario essere anticipatamente ben informalo della compo-
sizione scheletrica di questi viventi; ma siamo convinti del pari,
che senza il corredo della notomia comparata la Paleontologia
si restringe a poche o materiali conoscenze d'immagini di forme
e di empiriche definizioni. E increscevole il non potere descrivere
astrattamente tutti i documenti per noi raccolti su questo argo-
mento ; ma il nostro lavoro sarà accompagnalo da tali dettagli da
porgere ad ognuno il facile modo di riconoscere i generi per lo
meno, al quale si riferiscono gli osselti che gli verranno facilmente
alle mani.
Lo slesso è a dirsi per gli Echinidi : che, non dai soli scadi
interi o mutilali deve attendersi 1' essere avvertilo della loro pre-
senza. Le schedole, gli aculei, gli ossetli dell'apparalo masticatore,
sono tutti ottimi elementi per restarne almeno informato. Che anzi
per gli aculei si può ben raggiungere anche il genere o la fami-
glia a cui spettano, E qm dobbiamo dichiarare, che noi non divi-
diamo l'opinione del sig. Catullo, il quale vorrebbe eliminare gli
aculei degli echini come insufficienti a definire le specie. Quando
queste appendici sono ben conservale e ben conosciute, valgono
quanto i peli de' vertebrati, le piume degli uccelli, gli scudi dei
serpenti, le scaglie de' pesci, ec INè quando non si può questa
)( 2S )(
raggÌQDgere sodo perciò del tallo inaliti al geologo , il quale se
ne giova in ogni caso per riconoscerne la presenza nel terreno in
esame. Oad' è che in questa classe noi noo abbiamo omesso dì far
tesoro eziandio di tali elementi.
CATALOGO DEGLI ECHINIDI FOSSILI DEL REGRO
DI NAPOLI.
1. Schizasler canaliferus, Ag.
2. Micraster cuboides
3. Micraster subrottindus
A' Spatangas
5. Galerites castanea
6. Discoidea (Holoclypus)Peucetius Cos.
y. Ecbioolampas Salenlinus Cos.
8. Clypeaster alias
g. gibbosas Marc, de Ser.
10. ' rosacens Aact.
11. • I' crassicostatas Ag.
12. ■' complanatas Cos.
i3. Amphiope perspicillata
i4. biocalala
i5. Scalella paalensis
i6. Echinocyamus complanatas Cos.
ly. . perlurbatus Cos.
i8. granulatus Cos.
ig. anliqaas Cos.
20. Pedina Cos.
21. Cidarites volgaris
22. Echinas
23.
24- Echinomelra solcosa
Pozzuoli
Lecce
Nardo
Lecce
Gargano
Bari
Lecce
Monteleone e s. Gio-
vanni in Fiore
Ivi
Jvi, e Cosenza
Montel. e Baselice
Basel.{ Uomo-morto)
Ivi
hi
Ivi
Monteleone
Taranto
Calabria
Amato
Majella
Lecce
Ivi
)( «9 )(
2i». depressa 5. Pietro in Lama
presso Lecce
26. Goniopygas pygmaeui Cos. Cannitello
97. Asterias Calabrie
28. Ophiora Ivi
29. Mullericrinns Capri, Massa, ee.
yotawiivtfeti.
NoD è possìbile Io andar narrando tolte le specialità di
questa classe io rapporto al nostro suolo, e talune ancor per la
scienza.
Esse si potranno fra non guari rilevare nel secondo fascìcolo
prossimo ad apparire della seconda parte della nostra Paleontolo'
già. Qui ci limiteremo quindi a due sole, ed a talune osservazioni
più generali, le quali anno una importanza ed nna applicazione
molto più estesa.
Fu già annunzialo altrove (i) essersi trovata in Pozzuoli una
specie del genere Favjasina , ed in Ischia nna Verneulina : le
altre due seguenti sono di quelle per molti aspetti di maggiore
importanza : la Flabellioa granulata, la Pavonina italica.
Il genere FtabelUna comprende 5 specie, Ire delle quali e-
sdosive della creta bianca del bacino di Parigi , e due dell'eocene
di Mans: d' onde il sig. D'Orbigny à dedotta la conseguenza, che
questo genere sia proprio e caratteristico de' terreni cretacei. La
nostra Flabellina granulata pertanto proviene dall' Argilla bigia
di Casamicciola,ove però è molto rara. Quindi Ggura essa nella serie
come eccezionale alla norma prestabilita dal prelodalo scrittore.
Il genere Pavonina è stato fondato sopra unica specie vi-
vente Dell' Isola di Cuba. Né i mari attuali, né i terreni di Earopa
(1) Osserr. ulter. intoroo ai FoM. ergao. di Poztuoli , rgndiconio del
18SS pag. 144.
)( ^0 y
0 di altro conlinenle Gn qui esplorali anno schiuso nllro csompio
di lai falla. Noi ne abbiamo Irovala ima seconda sppcio, per la
prima fiala, nella marna arj'illosa di Roggio, nò sommampnlo rara.
E per conlrapposlo alla località dolla prima, abbiamo appellala la
S'conda Pavonma italica. Essa ci à porla occasione di moglie
riconoscerne l'inliraa sua slriillura, ed anche le anomalie alle qnali
è soggetta. Dalle qnali cose n'emergo la persuasione, che nn lai ge-
nere non solo è impropriamente regislralo tra i Foraminiferi, ma
che per niiin conio può essere riguardalo come spoglia o fabbrica
di animalo. E da tenersi al contrario per produzione vegetale della
classe dei Talassìofili, stringendosi per inlima organizzazione alle
Lunuliti-, e meglio ancora alle Dixcopore.
La riterremo pertanto col D'Orbigny tra i Foraminifen del-
V ordine degli Sli'costegi ; e nel darne la descrizione esporremo
le ragioni per le quali debba esser sottratta da questi, e riposta fra
qaelli.
Lo esame esleso sopra mnrne od argille di più che cento loca-
lità del regno ci à dimostrato, che ciascuna di osse racchiude una
specie predominante, la quale appena si fa avvertire in qualche al-
tra, o manca afl'allo : cosicché servir può essa di marchio per di-
stinguer ciascnoa delle argille o marne sudilelle. Cosi, a cagion di
esempio, la marna bigia di Notaresco si dislingne per la presenza
della Nodosaria clava., quella di Ceppaloni per la Nodosaria
mullicostata, T analoga di Taranto, posta snlla sponda meridio-
Bale di Mar piccolo, per la Nodosaria A/spida, V argilla fij)[olina
d' Ischia per la Brizalina Acnan'ensis, la marna bianca di Heg.
gio per la Truncatulina polymorpha, e per la Lingvlina lacvi-
gata, la marna di Lequile presso frecce per le Fialine, quelle del
littorale peucezio per le Polymorph'ne, ec. ec.
Considerate iodi nel loro insieme si trova, che le Pohjstomelle
frequenti nelle marne delle Puglie e de' due Principali , sono rare
altrove, e mancano quasi <lel tulio nelle Calabrie estremo. Quivi in
vece, e spozialmonle nelle marne di Roggio, predominano immen-
)( Sì )(
samonfe le Orbuline^ chó altrove scarseggiano , o sono rarissime,-
l,p Q.iviqrielocnline svaniscono quasi affallo in Reggio , e sono
frequenti nella Terra d'Olranlo. Per l'opposto le Bt'/oculine man-
calo quasi negli Abruzzi, appariscono rare in Ischia, ed in Reggio
ridondano.
In seguito (li tali ed allri simili risultamenli sarse l'idea di
esaminare le argille e le mnrno della prossima Sicilia, onde istitaire
on confronto [ra i Foraminiferi di questa e qnelli della Calabria
estrema.
E risaputo che predomina l'opinione fra i geologi di essere
slata uu tempo congiunta la Sicilia al continente pel calcio di MeS'
sina; né sen^a fondale ragioni. Couseguenleraente è da credersi,
chr^ le geologiche condizioni ed i caratteri paleontologici dell' ana
e dell altra fra di loro convengano. Fai (orni dunque ad esaminare
molte varietà di marne de' conforni di ]\lessina, con lo scopo di e",
slrarne i propri foramìniferi, il risultameiito è slato siffatto, che se
per questo solo si dovesse giudicare della analogia delle dne loca-
lità, si dovrt hhe emettere opposta sentenza.
Perciocché tra i Foraminiferi de' contorni di Messina si tro-
vano non sola specie diverse , ma generi per nulla apparsi ia
trilla la vastilà del regno. Ed in totalità sono di tal fatta, che si di-
rebbe col sig. Bronn bastare il loro aspetto per decidere della di-
versità del terreno al quale appartengono. Convengono essi in ciò
solo, che nell'una come nell'altra località immenso è il nomerò delle
orbiiline e delle glohigerìne. I quali rapporti, e diJBferenze perchè
meglio apparissero poniamo qn'i uno specchio, ove le specie delle
due località sono messe in confronto.
Sembra però a noi che le notale differenze, avverandosi piff
«la spazio in ispazio in un medesimo terreno, siano da reputarsi lo-
cali, e figlie di condizioni diverse, ove più ove meno potenti, nelle
quali si trovava la nostra terra, allorché questi perissemi della crea-
zione brulicavano in fondo de'mari. Che se altronde da tali dispa-
rità trar si volesse argomento per giudicare della diversa età dei
y ^^- )(
terreni, lungi dal restarne chiariti, saremmo guidali ad inostricnbili
confusioni ed errori. Valgono bensì, presi io massa, ed associali alle
lanle allre reliquie delle generazioni passale, e principalmenle tr-
uendo conto della maggiore o minore slalura loro, per isvelarci il
successivo passaggio di^l terreno dall' una all' ullra età.
Lo studio de'Foraminiferi mi à occupalo in preferenza ne'dae
aitimi anni decorsi, e si sono trovate tante specie nel regno di Na-
poli, qoante insieme se ne contano in tutla 1' Europa ; avanzando
ancor molle dubbie specie, e mollo materiale non pienamente ri-
cercato. Ma incalzandomi il tempo è giuoco forza sostare , onde
portare a compimento qnel poco che si è disposto per essere messo
a stampa. Possa sorgere una giovine mente, la quale, non imbrat»
tata dal sordido desiderio dell' obolo, e calda invece di amor di
scienza, si volgesse a questo penoso sludio : persuaso però di
non trarre da esso alcun bene materiale, ma quel solo che alimenta
le anime generose, il vero ed il bello, J Foraminiferi , siccome
gl'Infasorii , stanno alla creazione intera di questa terra, come le
nebulose agli asteroidi nello immenso spazio de' cieli. E per la loro
contemplazione l' intelletto può concepire come il nulla rientra quasi
neir infinito.
SPECCHIO COMPARATIVO De' FORAMINIFERI DELLE DUE
OPPOSTE LOCAIìITA'-
lìeggio Messina
I. Orbalina noiversa i. Orbulina aniversa
s. Glandnlina pyrala 2. Glandnlina pyrola
3. Nodosaria subinflala B. Nodosaria tetraedra
4.. N. — — miitabilis 4- ^'- mutabili»
5. N. • propinqoa 5. N. — — -- var.gracilior
6. W. gonphoidea 6'. N. gonphoides
7. W. cylindrum 7. N. infiala
8. N.
9- N.
10. Dentalina
11. D.
,2. D.
,3. D.
14. D.
i5. D.
i6. D.
17. D.
i8. Lingalina
ig. Vaginolina
20. Vaginulina
21. Marginalioa
as. Pavonina
aS. Cristellaria
)(
sem'rcostata
Rhegina
obesa
conlracla
praelonga
— var.
— var.
— var.
slriatella
obtusa
acuta
cornicolum
laevigata
rolondala
crassa
33 )(
8.
9-
0.
I.
2.
3.
4.
5.
6.
9-
20.
21.
Italica
carinata
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
Denlalina
D.
D.
D.
D.
22. D.
spinulosa
conslricla
rndis
Irilocularis
obloDgala
acuta
elerostegia
pusilla
compressa
nodosa
pyrola
mutabilis
ìnornata
mutata
strigosa
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
3o.
3i.
32.
33.
34.
Vaginulina gìgas
V. silicnla
V. ornata
V. — — venusta
Margioulina hirta
M.
M.
M.
M.
M.
M.
cultraia
clavicula
latissima
de Natali
nana
speciosa
Cristellaria gibba
3
)( U )(
è
35.
C.
parallela
36.
C.
spinulosa
37.
c.
lanceolaris
38.
e.
striolala
39.
e.
seniirugosa
)
4o.
e.
producta
4r.
e.
tuberculata
2t
Robulina
intermedia
25.
R.
cullrala
26.
R.
simìlìs
27.
NoDionina
bulloìdes
28.
Operculina
angolosa
duplicala
29.
Polystomella
4.2.
Polyslorael
a Zanclea
3o.
Rotaiìna
43.
Rotalina
Solclanii
3i.
R.
balanoides
u.
R.
Dutemplei
32.
Glandulina
Labale
33.
Globigerìaa
regularis
45.
Globigerina regularis
46.
G.
trilobata
34.
Trancalalina
polymorpha
35.
T.
lobata
47.
Aaomalina
plaDuIata
36.
Rosalina
obtusa
37.
Bulimìna
Tariabilis
48.
Bolimioa
popoides
38.
Clavulina
irregularis
39.
Polymorphina
4o.
Bigenerina
At.
Bolìvìna
anliqaa
42.
Testularia
deitoidea
49.
Testa laria
denticulata
4.3.
T.
denticolata
5o.
T.
rolaodata
44.
T.
tuberosa
/i5.
BìIoculiDa
tubulosa
46.
B.
cìrcumclansa
X 35 ){
4-7- ^- lunula
48. B.
49. Spiroloculina rhomboidea
minuta
DO. S. excavata
3i. S. canalicniala
52. Triloculina rotolata
53. T. — . bipartita
54. Quinqaeloculina malabilis ^
55. Adelosina pulchelia
Libri offerti in dono.
Annales de l' Acadénaie d' Archeologie de Belgique — lom. X ,
4. livrais. — Anvers i853 in 8.
Gervasio (Agoslino) — Sopra alcune iscrizioni riguardanti il ma-
cello nell'antica Pozzuoli. Osservazioni — Napoli 1802 in 4.
— Intorno ad alcune antiche iscrizioni esistenti in Lesina , os-
servazioni— Napoli i853 in 4.
Mellone (Giuseppe) — Riccardo , novella.
— A' due sposi Anaalia Mondilli e Gennaro Mellone , Stanze.
— Riflessioni sulle quislioni di drillo di G. Armellini , e sulla
necessità di stabilire una teoria generale di siffatte discipline.
Palmieri ( Luigi ) — Elettricità atmosferica , continuazione degli
studii meteorologici fatti sai reale osservatorio Vesuviano —
in 4-
Van der Keyden — Extrait da Nobiliaire de Belgiqne concernant
la famille de Kerckhove - Varont et contenant la biogra-
phle de Vincent - Joseph - Ronjain -Louis de Kerckhove • Va-
renl — Anvers i853 in 8.
)( 36 }(
TORNATA. DEL 26 PEBBRAJO
Il 6Ìg. Francesco S.^verio Arabia ha letto od sao
DISCORSO
Del cinquecento e di alcuni serillori Cosentini.
I.
Non si può meditare la storia di uaa lelteralara senza che si
vegga di leggieri come cerli particolari di gusto , dando una
movenza uniforme all' arie di un tempo , dividono 1' un secolo
itali' altro , e per lu conlrario fra gli scrittori contemporanei , e-
ziandio più diversi d' ingegno e di siuilì , inducono una cerla si-
iDiglianza ed una noia comune. Di questo fatto sarebbe lungo
investigare le cagioni, come forse il trovarlo potrebbe tornar prò-
fìilevole alla storia dell' umano sapere, alla storia, ed alla cri«
fica ancora dell' arie. Uno di questi periodi più insigni della ita-
liana letteratura è formalo da quegli scrittori che furono dal Po-
liziano al Tasso , i quali soglioiisi adilimandare cinquecenlìsU ,
perchè fiorili il maggior numero nel XVI secolo. Fra costoro fu-
ron molti , die quasi conlcmporfinearaenle , venopro in vita ed io
fama in Cosenza insigne tiilà della Calabria , 0 ni-lle terre circo-
slauti. Di essi molli verami'nle obb^^ro a' loro di fama maggiore
del merito , ma pure sono ora lasciati io obblio e dimenticanza
000 meno indegni. Eravi un'Accademia antichissima, che dopo
altri ebbe i! nome di Accademia Cosentina , allora illoslre ed o-
)( 3? X
Doralo per taHa Ilalia , nel cui seno , come in nobile palestra ,
qaegli scrittori si venivano edticando. Filosofi ed eroditi non vi
mancarono , basti il Telesio : scrittori di prose e critici furono
molli , fra questi il Qiiattromani , e, più tardi e maggiore di gran
lunga, il Gravina De' poeti, cooip sempre , fa maggior numero ;
fra quelli che scrissero in volgare ( che non pothi preferirono il
Ialino) primeggia Galeazzo di Tarsia ; vivono ancora Pirro Schet-
tini, Manfredi, ed altri. Di cotesti scritlori volendo io dire alcuna
cosa , mi penso che non si possa meglio , né altrimenti ciò fare
che guardando tutta la condizione della letteratura del tempo in
coi scrissero. Rare volle , e solo per isquisila altezza d' ingegno è
dato ad ano scrittore di causare i vizi del suo secolo , come un in-
gegno anche mediocre non può essere che non pigli alcun che
del buono del suo tempo , per la vita dell' arie che gli si svolge
intorno , e che forma come la sua educazione letteraria. Questi
scrittori a me legati col vincolo della carità della patria comune ,
ebbero i pregi de' cìnquecen listi , e se errarono non vi furon con-
dotti che dal vezzo del secolo che gli spingeva. Sicché io prima di
ragionare di ciascun di loro , dirò di tutti in un punto , dicendo
della letteratura loro contemporanea, e più specialmente del eoa-
cello che si avea dell' arte.
IJ.
Le sorti dell'Italia in quel tempo erano forse più che altra vol-
ta tristi ed infelici. Principi ed armate straniere scendevano ooi.li-
nuamente a combattersi fra di loro nello sue terre, e la correvano
e disertavano da un capo all' altro : 1' aere corrotto giitava pesti-
lenze ed mfermilà : caduto il potere del Comime , sorgevano qua
e là sospettosi della nuova signoria piccoli Signori ch>? o inforoci-
vano fra di loro , e per proprio conto , o acconciati a servizio di
piò grandi potenti. Le ambizioni deste da fortune poco sperale
aveano buono ogni mezzo di salire in alto , onde quella gara di
)( 38 )(
piccole perfidie, di frodi , di pugnali, di veleni , di che ancotn
ci accusano gli sirauieri. Pure fra quei tempi, e da quel lezzo sor-
sero Macchiavelli e Michelangelo , Galileo e Raffaello , Ariosto e
Leonardo da Vinci , Tasso e Gellini ; sarse il secolo più splendido
deir arte italiana.
Come ciò potè accadere , e quale fa il principio avvivatone
di quelle opere di arte ? In quel tanto rimescolarsi di eventi e di
sciagure , avvenne un fatto a prima giunta strano , che la vita si
rivesti di una certa serenità , di un godimento , che 1' arte venne
ad abbellire delle sue immagini. In quasi tutte le scritture di quo!
tempo trasparisce T impronta di questo vivere per godere della
vita , dello studio di far che tutto concorresse a renderla più lie-
ta. Il dolore sfiorava appena quelle anime fatte tetragone ai suoi
colpi , rivelavasi piuttosto come un desiderio non satisfatto , che
come un male grave e soprastante. E nemmeno Y altezza della
scienza non bastava a spegnere il sorriso ed il brio di quelle fronti
sempre giovani. Macchiavelli dal fondo di una carcere celia con
sonetti ed epigrammi giocosi, tralascia di scrivere il Principe , le
Decadi di Livio, e la Storia di Firenze per la Mandragora e l'Asino
d' oro: a Derni un sonetto lepido costava la vita , ed egli sotto la
mala signoria del Duca Alessandro non si ristava dal berteggiare
con sonetti ed epigrammi , anzi ne toglieva argomento.
Fatto strano, ma non al tutto inesplicabile, chi voglia por
mente che dopo tanto combattere, e dopo tante speranze andate a
vóto nei secoli precedenti , V eccesso dei mali avea gitlato negli
animi quello sconforto, e quel disperare funestissimo ed ultimo dei
mali di una gente. Di qui quel desiderio di felicità e godimento in-
dividuale, che non ebbe se non poche, coraanque granài eccezioni.
III.
E per quel che più da vicino risguarda gli scrittori , vuoisi
ancora ricordare che il secolo precedente avea desto negli animi
){ ^ x
quella vaghezza del greco , e del latino , che avea cerco con
tanto amore e divulgato con tanto stadio. Ora quella vita che in-
formava la greca e la Ialina lelleralara era ona vita di gloria ,
che parve cosa da non più oltre sperare, e di una certa luce e se-
renità di godimenlo , che consonava mirabilmente col genio di
quel secolo. Quindi V arte si rivolse a riirarlo , ed a trarne le sua
inspirazioni. Platone , e quel suo continuo aspirare verso una mi-
steriosa bellezza , soccorse a quegli scrittori , a quei poeti che pia
nobilmente sentivano , che rivelavano la quiete e serenità dello
spirito , la quale si argomenta meglio dalla qualità del suo desi-
derio che dal non averne alcuno ; poiché lo spirilo ha sempre bi-
sogno di sentire o di fingere almeno alcun che di affettuoso e di
malinconico , che è bello e fa gentilezza. Di qui quel nobile con-
cetto dell' amore , quel culto novello della donna , di qui quella
cortesia di forme , e quei tanti poeti erotici , come il Casa, il Bem-
bo , il Tasso , Yiltoria Colonna , Galeazzo di Tarsia.
Ma il goiiere materiale della vita , il godere senz' altro del
corpo , e de' sensi , ebbe la soa espressione in una poesia meno
sublime , mon pura , e che più che dal sentimento teneva dalla i-
mitazione de! mondo di fuori. E però ricca d' immagini , piena ri-
boccante (li vita , e di una grazia e venustà unica al mondo. Aa-
lori di qursla fnrono gli scrittori di commedie, e di poemi romaa*
zeschi ; principe de' quali , e tale che altri non si può nominare
dopo di lui , fu come ognuno inlende , Ludovico Ariosto.
Cosi , oltre la Commedia, i Poemi romanzeschi , ed i Sonetti
o le Canzoni erotiche, sono i generi preferiti del 5oo.
Gli scrittori de' primi furono nuovi , originali, 0 s' imitarono
fra di loro , che l' antichità nulla porgeva di simigliante , traune
forse qualche cosa del Boccaccio. 1 poeli amorosi imitarono , coma
era di ragione , il poeta dell' amore, il Petrarca. Di questi molti
riuscirono freddi e noiosi rimatori , perchè poetavano senza vena
di affetto vero , e di fantasia , onde il giusto lamento di coloro
che gli accusano di aver guasta l' arte riducendola a on povero
)( 4o )(
ricucire Ji frasi , e di mezzi versi del poeta loro maestro. Mft
vuoisi nondimeno considerare che di queslo danno non fn cagione
r imilazione del Petrarca , sì bene il poetare senza ispirazione, cbe
riesce sempre lalso e freddo , o che s' imiti il Petrarca , o un al-
tro , o che non s' imiti nessuno. Ne mi fermerei a notare un fatto
così chiaro , se taluni dall' esempio de' petrarchisti non traessero
una conseguenza contro q(ialun(|ue specie d' imitazione bene inle-
sa, che in una letleralura formata parrai sia condiziono necessaria
dell' arte.
La predilezione pel Petrarca nei cinquecentisti , oltre all' i-
denlilà del subbielto , o alla continenza, come essi dicevano ,
della poesia , eh' era in entrambi T amore , fu in loro ingenerala
pure da quella sua forma così gentilissima e piana. In falli come
nota speciale e peculiare della poesia di qnel tempo , vuoisi porre
questa grande importanza data all' esterna forma , alle ragioni
del ritmo e dell'armonia.
IV.
Del qnal fatto è bene fermarsi un poco a cercar le ragioni.
E pare a me fossero due principalmente. Innanzi tjlto , fra
quegli amatori per palio e per istudio , moltissimi s' ingegnavano
in mancanza di altro di avere almeno lode di questa esterna lin-
dura eil eleganza di parole ne' luro componimenti.
Ma poi la poesia di quel tempo era , come a dire , nobile
e cortigiana , si aggirava per le accademie numerosissime , e per
le corti (lei Principi, (ie'C;!rdiiiali, fra cavalieri pomposi, e donne
cippale uso a sentirsi j)nrlai'e in sonelli e madrigali , onde non si
conveniva mostrare ninna benché minima asprezza di forma osler*
na. Perchè (juesta era la pnrle , che come più materiale era sola
e meglio intesa e giudicala da quei Principi , da quei cavalieri ,
da quelle donne , né se ne riitavano , pò che niente pare esserci
che più solletichi 1' amor proprio umano del profferir giudizi in
)f4' <
fallo di arte. La spconda , e più grave ragione , fu che allora ia
pilliira , la scolftira , e 1' archilei lura salirono in quella eccelleuza
che ognun sa. Onde entrò negli animi un fervore ed un cullo gran-
dissimo di qoesle arti. Nelle qaali sendo la forma esterna quasi
tallo, agli scriltori, ma poeti specialraenlp, parve il sommo dell'arte
loro il dare ai componimenti quella levigatezza esterna , ed una
certa abbondanza d' immagini , che sarebbe siala loJe , senza im
vizio che la guastò e rivolse a male. Vizio che forma anche esso
una impronta particolare della poesia di qael tempo, specialmente
della lirica.
Perchè l' immagine faccia bellezza , o deve essere porla dalla
natura esteriore , ed essere di per se naturalmente bella , o deve
stare in certa atlittidine, o movenza dell' iilea intima , che è come
una forma spirituale che questa piglia. Quanto a quest'ultima im-
magine ,. per trovarla è mestieri concepire altamente e nobilmente
l' idea , amarla con affetto e fantasia d' artista per coglipre quel
momento supremo e fuggevole in cui si rivela come bella. Ma
questo non polca avvenire di quei rimatori , che scriveano sonetti
«morosi per patio , per oso , per vezzo di secolo ; essi non senti-
vano amore, più di quanto i moderni rimatori sentano il dolore,
che è il loro luogo comune. Reslava che l' immagine fosse presa
àa\ bello naturale ; ma in questo la fantasia non li soccorreva ,
non mossa dall' affetto , la natnra parve loro povera , tanto tutti
ripetono alcuni paragoni che erano tenuti il sommo dell' arte. Cosi
la immagine fu creala dal poeta , per convenzione : ogni concetto
ideale ebbe Dna forma plastica, falla tale per oso, le pietre, i crani
dei sepolcri parlavano, rispondevano gli uccelli, i Biimi, gli alberi,
la morte non compariva mai senza la falce , falce avea il tempo ,
strali ed archi l'amore ; gli occhi della donna erano sempre soli e
stelle che piovevano il verno e la slate non sulla terra, ma sull'ani-
mo islesso del poeta. Perciò la poesia vesti questa nota di obbiellivo,
pigliando dalle arli pittoriche i mezzi che esse hanno finiti di rap-
presentare i concetli della mente, dando loro corpo e figora, che
X 42 )(
spesso non sono , né possono essere ohe tradizionali e di conven-
zione. Ed oltre la perenne imitazione del Ialino, che spesso reslrin-
geasi ul suono del periodo , da questo vezzo d' immagini e segni
materiali non rispondenti alla interna bellezza se non per patto ed
uso, venne pure nei prosatori quello scrivere largo e diffaso; onde
avveniva die spesso in molli lunghi periodi non si racchiudesse che
una meschina , o troppo volgare idea. Ed ancora dalla grande
importanza della lindura e precisione esterna del verso , dall' a-
verne fatto il sommo T essenza dell'arte, venivano poi quelle loJi
di suprema eccellenza che si davano fra loro. A noi paiono certo
esagerate , ma a quei tempi doveano sembrar vere ; perchè se
l'arte slava in questo, qual versificatore di quei tempi non aggiun-
geva, se non sorpassava l' istesso Petrarca ?
Cosi Dante dovea riuscir loro poco giudizioso poeta. E qual-
che sua durezza, o scabrosità di ritmo scandelizzò tutti,e parve da
fuggire. Per modo che anche coloro che si volsero allo studio della
Divina Commedia , come il Celli ed il Varchi , vi cercarono piut-
tosto il filosofo che il poeta. Come tale Dante ora si può dire spa-
rito , e più per simpatia di anima che per aJtro amato e compre-
so forse dal solo Michelangelo. Il quale dispregio passò anche al
secolo seguente , come è noto , e crebbe. Un pedante accozzatore
di rime , come era Girolamo Ruscelli , non avrebbe ardilo dare
del barbaro , e dello strano all' autore della Divina Commedia ,
se questa non era presso a poco 1' opinione del suo tempo. E Nic-
colò Amenta, che intorno al l'jod scrivea la vita di Monsignor Sci-
pione Pasquali , cosentino, detto del Malvezzo, dell' Achillini , e
del Marini , soggiunge che « oggi giorno innumerabili poeli d' [-
» lalia accorgendosi di avere smarrito la vera strada , sono tor-
» nati cotanto indietro per ripigliar la buona , che vi è chi su-
» perstiziosamente ha preso ad imitare Dante Alighieri. »
)( 43 )(
Cosi , per qnanlo i limili di nn discorso il concedono, credo
si possa adombrare l' indole della letleralura del 5oo , quando
sarse quella mano di scriHori , che ben può dirsi scuola Cosenti-
na. Fra i prosatori principe, a parer mio, fu Sartorio Quattro-
mani. Nacque egli in Cosenza intorno al i54.i. Da quel che ne
scrisse Matleo Egizio , divise la vita fra Roma , Napoli e Co-
senza. La fortuna , come suoi fare, non gli perdonò il pregio del-
l' inlelletlo , e visse piuttosto strettamente, piegando assai mal vo-
lentieri il capo orgoglioso al giogo anche dell' amicizia benefat-
trice. Sei seppe Ferrante Carrafa Duca di Nocera , che lo volle
con onorato stipendio in sua casa. Dopo breve tempo egli tornosr
sone in patria , dove l'aspettava l'indigenza , e forse la mise-
ria , ma di dove sapeva pure scrivere — « Intorno poi a qnel che
I mi accenna, sappia che io fo poca slima se altri è per darmi,
5 perchè non ho bisogno di ninno , e mi vivo del mio in casa
B mia , come vivono i gentiluomini della mia patria ,601' animo
» grande , e che non si lascia abbattere dagli assalti della forlu-
M na , e fo più conto di queste quattro leltei ucce , che mi hanno
» concesso i cieli , che di tutt' i tesori dell' Oriento ».
Di lui furono raccolte io un volume nelP anno lyà^ molte
lettere , una versione in verso del IV libro dell' Eneide , un trat-
talo della metafora , una versione della poetica di Orazio, una pa-
rafrasi , ed alcune annotazioni sulla medesima poetica , alcnne
poesie latine. Ma di queste ultime non porla il pregio di parlare , .
lo scrittore quanto è si vede nelle sue lettere. L'eleganza delle
quali è veramente maravigliosa , e dopo quelle del Caro , io non
saprei trovarne al Ire simili in quel secolo in coi pure si scrivevano
così leggiadramente. Sono indirizzale ai più insigni letterati e
proiettori di letterali di quel tempo. Ve ne sono ad Annibale Caro,
a Berardino Rota , a Berardino Telesio. Per la più parte riguar-
X iX )(
dano cose letterarie , ed il cinquecenlisla vi si mostra con lo sva-
riato corrodo della sua Ialina e greca erudizione , con la belle/z.i
della forma esterna , con l' insoffi ronza di ogni vizio di rilmo e
d'armonia , col dispregio <li Dante. Se egli ma«da una raccolta
di sonetti ad un amico, non lo prega di altro che di racconciarvi
quei versi che offi^nderanoo le sue purgatìssime orecchie \ se uà
amico ne manda a lui non ne giudica per altra via : critico fu se-
vero , puntiglioso , strano fino ad un certo punto , e forse per ciò
in maggior fama. Basterebbe dire che il Tasso ne chiedeva e ri-
Bpetlava il giudizio , se non si sapesse quanto quell' ingegno altis-
simo fu docile a sottostare ai caprìcci de' suoi censori.
Ecco un saggio della sua critica. Un tale sig. Ambrogio avea
in non so qual suo poema annoverato alcuni degli accademici Co-
sentini. Di che sendo malissimo conlenti altri, cui parca di non do-
versi tacere di loro, il sig. Ambrogio avea per minor male annove-
rato questi con le debite lodi, in una sua canzone « dove , dice il
» Quattromani in una soa lettera, sono di molli versi, e fra gli altri
» vi è questo « E il Sergio che a Galeno il pregio invola » Io
» gli ho detto che la voce Galeno fu bassezza , e che il Petrarca
» per non imbrattare i suoi versi dì così fatto nome , il descrisse
» dalla soa patria , ed avendo ragionalo d'Ippocrale soggiunge:
» un di Pergamo il sieyue. Né mi si 'alleghi in ciò Dante in cui
» si legge : Ippocrale , Avicenna e Galieno , perchè non ebbe o-
» recchio per cosiffatti numeri s. Il signor Ambrogio invece di
rispondere , chiedendo in cortesia per qual misteriosa ragione il
rome di Galeno avrebbe imbrattalo i versi di Petrarca, e non quello
di Socrate , Senofonte , e tanti altri che egli usò liberamente , ri-
fece il verso e scrisse « E il Sergio che ad Apollo il pregio in-
vola B. Peggio osserva , e quesia volta a buon drillo il critico ,
peggio , perchè Apollo è padre non pure della medicina , ma an-
cora della poesia , onde non si saprebbe se il Sergio l'avesse vinto
in una o nelf altra delle arti. Anzi poiché la poesia è arte più
nobile , e chiede venia ai medici , della medicina , così sì sarebbe
)( 45 )(
(la tutti inteso che il Sergio avea tolto ad Apollo il pregio della
poesia, 11 docilissirao si^. Ambrogio rimulò la terza volta qael
malarrivato verso , e scrisse : « E il Sergio che ad Asclepio il
pregio invola ». Non per qtiesio oiteane grazia. « Ora, soggiaa-
» gè il critico, io non so come ciò possa sostenersi, perchè Omero
5) non capemlo Esculapio nei suoi versi, abbreviò quel nome, e fe-
» cene Asclepio , ma non è lecito a noi toscani, perchè i nostri
» versi sono capaci di questo nome, e non hanno mestieri d'impicr
» ciolirlo per riceverlo nei loro numeri. E l' asprezza che fanno la
» s, la e, e la I. mischiale insieme , è tanto grande che è fuggita
» da tutti come cosa odiosa s.
Ed altra volta , tornando a Dante, scrivendo per giaslificare
non so qual suo amore, detto lutto il male che si poteva delle ìq-
namorate di Virgilio , di Catullo , di Orazio , di Properzio , d'O-
vidio , ed anche della Laura del Petrarca , la Bice di Dante , sog-
{^iunse , non posso immaginarmi che sia stala mai cosa buona , e
credo che siccome egli ebbe perverso giudizio nei maneggi della
poesia , e siccome in far la scelta delle voci si appigliò sempre al
peggio , cosi anche abbia fatto in eleggersi la bellezza.
Cosi in Qiialtromani , che non a caso io ho scello pel primo,
61 può meglio che in altro scernere la nota comune dello scrittore
del 5oo , il pregio di una somma eleganza esterna , di un con-
cetto non falso , come fa poi nel secol seguente, ma meschino del-
l'arte , una critica ardita , indiscreta , insufficiente, ma rigorosa.
Di lui si dice pure un poema Epico fallo forse per far seguito alla
Gerusalemme Liberala, tuttora inedito j ma dalle sue lettere nolla
si può raccorre che ne lo faccia credere autore.
Bene scrisse, come era il costume del suo tempo, non pochi
sonetti ed altre liriche , ma niente pare sia sopravvissuto. Di che
non è mollo a dolere, che di poeti non mancarono le rive del Grati
in quel tempo , e quale si fosse quella poesia , possiamo scorgerlo
nel maggiore di qaei poeti , cioè in Galeazzo di Tarsia « di cai
imprenderò a dire.
Francesco Saverio Arabia^,
)( 46 }(
TORNATA DE 12 MARZO
L' Accademia Reale delle scienze di Monaco , classe di fi-
losoda e di filologia , offre io dono le sue memorie, chieden-
do in cacubio un esemplare de' noslri atti. Si è risolnto di ac-
cogliere (|uesto piacevole invilo , e perciò d' inviare a quella
dotta Accademia le noslre pubblicazioni.
La Società Agraria della provincia di Bologna ringrazia per
r invìo de' noslri atti , e manda la contiDoazioDe delle sue me-
mort'e.
V Accademia ha deliberalo di abboonarsi all' opera 11 Re-
gno delle Due Sicilie descrillo ed illustralo , che vpde la
luce io Napoli per le cure del sig. Filippo Girelli : essendosi
presentati i primi dodici fascicoli finora pubblicati.
Dopo di ciò il sig. Conte Marulli legge una brevissima
nota gulla malattia delle vili.
Libri offerii in dono.
Fusco (Dott. Vincenzo) — La vera filantropia — Napoli i854.
in 8.
de KÒHNE ( Cav. Bernardo ) — Lettre sur la dominalion et la
Dnroismatique de la Famille génoise Gatelusio à Lesbos —
S.t Petersboorg in 8.
— Sor la contrefacoD des monnaies Rasses ; ed altri opu-
scoli numismatici in S.
Mehorib della società agraria della provincia di Bologna, voL
VI, e fascicolo i.o del voi. VIL i853 in 8.
Sabatieb (J.) — Notions sur T iconographle sacrée en Rnssie—
S.t Petersbourg iSiig in 8. ( Doiìo del signor Cav. de
Ko/tne ).
I
)( 47 )(
TORNATA de' 26 MARZO
P
Sì SODO lette due minisleriali , colle quali il sig. Direttore
del Ministero degli affari ecclesiastici e della Istruzione pubblica
trasmette la copia di dae Sovrani rescritti a lui pervenuti da
parte del sig. Direttore del real Ministero dell'Interno, non
che dell'eccellentissimo sig. Presidente de' Ministri , co' quali
vien raccomandalo di concorrere a sollevare i danneggiati dal
tremuolo nella provincia delia Calabria Citeriore.
L'Accademia, volendo aderire alle paterne core dell' Augu-
sto Sovrano per qne' nostri infelici concittadini , e tenuto pre-
sente ciò che fa eseguito in occasione della simile sciagura di
Melfi, ha risoluto di oifrire la somma di ducati venti.
La reale Accademia delle scienze di Stockholm ringrazia
per r invio delle nostre pubblicazioni ; ed insieme manda in
dono due volumi de' suoi annali relativi all' anno i85i e i852.
Dopo di ciò il sig. Campagna ha pronunziato un canto
di un suo poema inedito.
X (Xoate C'ioaccniMo
CANTO 5.
Volgevano più giorni ormai dal giorno ,
Che fé la sconsolata penitente
Alla diserta sua casa ritorno ;
Quando , silenzioso e riverente ,
Neil' antro del profetico eremita
Un giovanetto il pie mise repente.
)( ^8 )C
Cora' uora che vive fortunosa vita ,
Impressa di speranza e di tiiiiops
Ei mostrava |a faccia scolorita.
Trasse capo sospir dal petto fuore ,
E non prima ristette ei del profeta
In vista , che mancar sentissi il core.
Tanto ebbe forza la virtù segreta ,
Ch' arcanamente nscia da quella vista
Bifida al tempo stesso e mansueta !
11 vecchio intanto , con dolcezza mista
Di rigor , chiede al pavido garzone ,
Se gli aggrada narrar ciò che V allrista :
Ad intender qual sia 1' alta cagione
Di sì fatto dolor , V altro risponde ,
Sappi eh' Eugenio io son Gglio d' Tigone.
Per gli ombrosi recessi e le profonde
Caverne di qnesl* orrida montagna
Il derelitto mio padre s' asconde.
Donna mei rivelò , eh' il viso bagna
Con lagrime perenni , e d' aver tanto
La vendetta bramato invan si lagna.
Ond* io qni pervenuto ormai , con quanto
La filial pietà d' ardor m' ispira ,
Il vo mesto cercando in ogni canto ,
Ma noi ritrovo io già , perchè la dira
Fortuna ogni dolcezza mi contende
A cui bramoso qaesto cor sospira.
Dopo ciò tace fra dubbiezze orrende.
Allor , con fronte men di pria serena ,
S' appressa il vecchio a lai , per man Io prende #
E dalla grotta fuor seco lo mena
A traverso una macchia orrida e prava
Cosi , che alimi 1' andar consente appena.
)( 49 )(
Il garzon , che nel vecchio s' affisava ,
E la sembianza ne scorgea turbala ,
Di lerror camminando s' alleggiava.
Soffermaronsi in loco ove piantata
Un urail croce sta sì tra le zolle ,
Che di morte ragiona a chi la guata.
Ne prima la gnatò eh' Eugenio molle
Ebbe il ciglio di pianto , e foco e gelo
Correre si senti per le midolle :
Del Ino pentito genilor nel Cielo
Riposa r alma , e qui giace sepolto
L' affaticato soo terreno velo.
Si parla il vecchio , ed il garzon , per mollo
Grave cordoglio , di pallor mortale
Subitamente si dipinge in volto ;
E repentino brividìo V assale ,
Tal che senza parlar cade tremando
A pie di quella croce sepulcrale.
Forte commosso 1' eremila quando
Ciò mira anch' ei vien la sembianza austera
D' affettuose lagrime rigando.
Solleva poscia l' infelice , eh' era
Sul tumulo paterno tramortilo
A la novella non attesa e fiera ;
Sollevalo ed io lui » con infinito
Studio , rivoca di se stesso il pieno
Sentimento , eh' avea dianzi smarrito.
E ravvivato e riseosato appieno
Finalmente scorgendolo , procura
Molcer le piaghe di quel giovin seno ;
Onde favella : A te pena sì dora
Giovevol tornerà , che di saggezza
Solla terra maestra è In svoninra.
)( ^0 X
Se là guardi onde vien tanta amarezza ,
Saprai com' altri e sé medcsrao offende
Chi Dio non cura e le sue leggi sprezza.
Ciò dello io uu maggior foco s'accende
Di carità pel misero , e con modo
Più dolce tosto a favellargli prende :
Ugon j eh' io biasmo peccator ma lodo
Pentito , quanilo con la sua nemica
D' amistà ricompor si piacqae il nodo ,
A riforbirsi da la macchia antica
Pensò muover soletto, e lungi andarne
E vincer col coraggio ogni fatica ,
E trarre al santo loco ove , per darne
Salute , volle il Creator sovrano
Spogliarsi in croce dell' umana carne.
Ma d' Ugone il peosier tornò poi vano ,
Che su lui , già disposto alla partenza ,
Distese morte P infallibil mano.
Ben vidi io 1' egro , al suol prostralo e senza
Lena , frallanto che scioglieasi 1' alma
Per volar dell' Eterno alla presenza.
Eoli , però che la terrena salma
Deponea già confesso ed assoluto ,
Del Ciel sembrava pregustar la calma.
Pur neir ora su[)rema il morso acolo
Di tal pena qnel misero senlio ,
Che non sostenne rimaner più muto.
Ed esclamar 1' intesi : Oh figliuol mio !
Sospirò poscia , ed il morente aspetto
Oscura nebbia di dolor coprio.
Con voce impressa d' amoroso affetto
Soggiunse iofin : Comprender quel eh' io sento
Sul può chi chiude cor paterno in petto.
I
)( Si )(
Per Eugenio in' all'anno e rai spavento ,
Ch' ei varca peregrino alla ventura
Questa v;ille d' esilio e di tormento.
Deh ! se farmi non vuoi la morie dura ,
M' accerta che sarai largo al figliuolo ,
Qaal fosti al padre , di benigna cara.
Ed io gli ebbi risposlo : A si gran duolo
Fa di por modo. Eugenio tuo non resta ,
Come paventi , abbandonato e solo.
Or io prometto sovvenirlo in questa ,
Che mortai vita chiamano le genti ,
E che chiamar dovrinn fiera tempesta.
Un riso balenar gli occhi languenti
Dell' egro a fai promessa ; e volle il grato
Suo cor mostrarmi con espressi accenti ,
Ma volle indarno .... Ahimè ! più non gli è dato
Formar parole , già negando a! tutto
I labri di compir 1' ufficio usalo.
Pur gioja io dal suo fin trassi e nonJuKo ,
Ch' egli a fruir volò nel Paradiso
Della sua lunga penitenza il frutto.
Senz' altro dir , con l'animo e col viso
Intenerito , il vecchio si sospinse
Verso il garzone dal dolor conquiso ,
Ed aprendo le braccia al sen Io strinse.
I
Giuseppe Campagna.
Il segretario aggiunto Doti. Gabriele Miaervini ha dato lellara
di ona sua nota sul solfato di chinina, adoperalo come mezzo cura-
tivo di alcune doloroso affezioni locali. L'autore nmmellando che
*
)( i52 )(
In meJicina Iia freqiionlcmpnle alcuni dali por adattare una medica-
ima convenionlo , riconosce elio in qualche circoslanza non vi so-
ii() norme regolatrici per aaiministrare nn rimedio che possa rin-
stir vanlaggioso : in questi casi è necessario avvalersi delle indi-
cazioni sperimentali.
Vi sono alcune locali affezioni dolorose , le quali ci lasciano
Ì£jnorare onde traggano origine , e non ci mostrano alcuna pro-
\ 'nienza patologica: in tali circoslanzo, spinto l'autore da'detti del
Jìrodie , ha adoperalo il solfalo di chinina che egli dichiara es-
sere riuscito del più prospero evento.
Questo si rileva da otto casi clinici da lui concisamente nar-
lali. Da essi il Minervini trae la conseguenza che non vi ha duopo
della esistenza del periodo per amministrare 1' alcaloide antifebbri-
le ; avendolo esso adoperato, e con buon risultamento, anche al-
lora che non vi era periodo : avverte però che si badi che non vi
sieno controindicazioni per la sua amministrazione.
Nella prima osservazione fu il rimedio amministralo a una
signora, la quale era all'ella da tormentosissimi dolori ai piedi, pei
quali eran risullati inutili mille altri rimedii ed interni ed esterni
d' ogni sorla.
Nella seconda si narra aver così liberato nn giovane da uno
spasmodico dolore, che di tratto in tratto lo assaliva , e che pre-
sonlandosi allo scrobicolo del cuore , si dislendea lateralmente al
dorso , promovendo vomito anche replicato.
La terza osservazione fu in persona di un medico, il quale per
lo spazio di più di un mese , essendo preso da un' affezione co-
raatoisa , non n' era stalo lasciato , non ostante 1' uso de' più e-
ncrgici rimedii esterni ed interni ; il solfato di chinina gli ridonò
la salute.
Quattro altre osservazioni si riferiscono ad individui , i quali
colpiti ora da emicrania intensa e costante , ora da stalo di ma-
nifesta imbecillilà accoppiala a frequenti vertigini , ne furono ri-
sanali morcè dell' nlcaloido.
Finalmente un'ultima osservaziono lo in persona di una clau-
strale, la quale anche adoperando il solfato , si ville libera da nn'
affezion di capo corteggiata da spaventevoli clonielie convnisioni.
Da ultimo il socio sig. Giovanni Manna ha Ietto, un suo
breve
DISCORSO
Intorno una recente opera sopra Barite Alùjhiert
del Francese sig. Aroux.
Da qualche tempo un dotto italiano aveva esercitalo il suo in-
gegno in comentare d' una nuova guisa i versi e le prose dell' Ali-
ghieri. Volgendo tulio in un senso di misteriosa allegoria, egli ave-
va a poco a poco, e quasi senza accorgersi, trasformato lo sdegnoso
e franco ghibellino in un canto e sellile macchinatore. Ma una
certa discretezza e temperanza non era mancata mai ne' suoi lavo-
ri, si che i dotli ben lontani dal ravvisare in lui la temeraria in-
tenzione di guastare in faccia ai posteri la fama del grande uomo,
non avean fatto che sorridere della sagacità e pieghevolezza di
quel fertile ingegno italiano.
Ma ora che uno straniero, messo da canto ogni riguardo, si
fa audacemente a denunciare al Capo della Chiesa la memoria di
Dante, e ad imprimere col tuono d'accusatore sulla sua fronte una
triplice taccia, atta a svegliar acerbi risentimenti e contraddizioni,
questa temerità sembra dover eccitare in noi piuttosto lo sdegno
che il sorriso.
Il sig. Aronx, come si vede dal suo libro, si fa pregio della
chiarezza del suo linguaggio. Forse come straniero ha stimato che
non gli corra obbligo di rispettare I' antica venerazione d' un po-
polo verso uno scrittore che annovera tra i suo! i^randi educatoli
)( 54 )(
0 mapslri di civiltà. Forse gli è parola ana bella Dovila, in un iiiu-
menlo in cui certe qualificazioni mettono la febbre negli spirili, ap-
piccarle cos'i senza cerimonie ad un gran nome , quasi a pompa
di coraggio e ad eccitamento dell' attenzione pubblica.
Ma se qualche altro straniero ha fatto plauso all' opera
deWy^roiix, ed accettando allegramente le parole dell'accusatore.
le ha trasformale in elogi, e s'è consolalo e vantato di trovare un;i
desiderata complicità di principi, noi rigettiamo egualmente 1* ac-
casa e r elogio, protestando di non voler vedere nel gran poema e
nelle opere dcirAligliieri se non quello che lutto il mondo ci vede,
cioè r espressione sincera , passionata , ed eloquente di una età ar-
dente di fedo e di fantasia; di una età in cui nel seno della religione
si è compinta la più gran fusione delle cose umane e divine , anti-
che e nuove, morali e civili che si fosse vista giammai. Noi non
vogliamo vedere, soprattutto nel gran poema, se non la rappresen-
tazione perfella di quel mondo nuovo, di quell'insieme magnifico,
di quell'edificio colossale della Cristianità , dove, sollo l'ombra
della Croce e di un doraraa divino, si raccoglieva e si riassumeva
purificandosi la lunga tradizione della sapienza d' Oriente , di
Grecia e di Roma, e dove il novello mondo barbarico si era venuto
ad abbracciare e confondere col vecchio mondo civile delle nazioni.
Onesto troviamo noi nella Divina Commedia, e non mica il gergo
o quasi la cifra di un organismo arcano, a cui l'Antichilà, e la Re-
liilione servissero di maschera e di velo.
E forse necessario scendere alle pruove e ribattere argomen-
tando le accuse di Aroux ? Senza presunzione crediamo poter af-
fermare che non e' è bisogno di questa fatica.
Che uopo ci ha di dimostrazioni j)er convincere la genie che
colui il quale ha parlalo cosi allaniente ed eloquentemente dei
grandi misteri del Cristianesimo, non è un incredulo ; o che colui
il quale ha discoiso cosi mngnificamerile in mille luoghi dei legami
indissolubili che stringono e rannodano i membri della famiglia U'
niana. ron è on sovvcrlilore delle leggi e della giustizia?
)( :>5 (
Qtialcho lampo di sdogno , qnalche parola dura e severa gi't-
tala qua e colà contro qualche polente o coniro qualche isliluziont?
del tempo, non proverebbe forse il contrario di qncl chv' si ilice?
Colai che ordisse la trama di una vasta allegoria peccherebbe cor-
tamente contro il suo stesso proposito, se venisse a volta a volta
qaasì a romperla di saa mano, dicendo in chiari termini quel cho
voleva nascondere e dissimulare.
Non e' è mestieri danqne di argomenti : ma una grande av-
vertenza si vuol fare che basterà per lotti.
Non è possibile formarsi più fallace concetto dei grandi no-
mini e dei grandi scrittori, che quando alcuno se li fìnga in opj<o-
sizione e disaccordo perfetto dell'età in coi vissero. I grandi uomini
hanno la destinazione di tramandare ai posteri non la satira, ma
l'immagine e il concetto della loro età. Essi sono i rappreseulanti
delle grandi epoche della vita umana, e figurarseli nel rango degli
oppositori e raaochinalori segreti contro l'ordine di cose in cui vi-
vono , è un rimpicciolirli e un traslocarli dal posto che verainenle
occupano di ca[)itani e gnidntori aperti della civiltà de'Ioro tempi.
Ben è vero che essi esprimono sovente in (jualche maniera il pen-
siero secre'o che accompagna contrapponendosi i falli presenti di
ciascuna età, e che è come il germe dell'avvenire che spunta e
si matura nell'ombra, ma ciò essi fanno allora come divinatori
e anticipatori del futuro, non come oppognatori e insidiatori del
presente. Essi in somma allora non macchinano , ma preveggo-
no ; essi non cessano per questo di rappresentare e giiidaij
r età in cui vivono , ma come i vecchi patriarchi , dopo av, r
guidala tutta la vita la loro vasta famiglia , le lasci-ino m::»-
rendo consigli e predizioni per Y avvenire. Ciò che essi dicono
poi in tuono di censura alla loro età , lo dicono a fronte alla,
a voce chiara e con abnegazione perfetta, e non già susurrauJo
e cospirando.
Tale è Dante Alighieri : egli crede, egli comprende la sua
età : egli la esprime e rappresenta tutta nella sua maguifica
)( ^'6 )(
c|)0|)ca , che ò tuU' insieme verilà e bellezza , fede ragione e
fanlasia. Egli descrive , comenla e glorifica quel mondo vi-
venle , quel mondo dello spirilo , in cai una mistica comunione
di pensieri, di speranze e di linguaggio ravvicinava la moltitu-
dine dei credenti. Egli ci vive e ci spazia dentro, ed appunto
perchè lo crede profondamente e lo concepisce più ehiaramenlo
degli altri , si erge a interpetre e maestro degli altri , e si fa
qnasi a designare e spiegare agli altri le maraviglie che lo cir-
condano.
Or come si può egli falsificar di tanto le cose da cacciar
quasi queir interpetre e maestro dalla sua sede , e mandarlo a
macchinare nell'ombra , e mettergli 1' ironia sul volto, come di
chi altro dice ed altro intende , o di chi si ride sogghignando
della credulità de' lettori e della bonarietà dei posteri , che per
più secoli sarebbero stati delusi come fanciulli!
È egli mai possibile riconoscer più a questi tratti la figura
dell' Alighieri ?
Confessiamolo : il concetto della Divina Commedia cosi co-
me appare è abbastanza grande e magnifico , perchè non se
ne debba andar cercando con astruse interpetrazioni un altro
migliore. Mai l'antichità aveva osalo tentare gli alti viaggi, a
cai si arrisica arditamente il nuovo poeta ; viaggi non mica
nelle regioni fantastiche deli' Olimpo , degli Elisi o di alcuna
ignota parte del globo, ma piuttosto nelle regioni arcane dello
spirito e del pensiero.
Che diremo dunque se alcuno oggi sottilizzi e fantastichi
non per trovare un concello più allo e più nobile di quel che
tutti veggono nell'Alighieri, ma invece per gettar lo sgomento
e il sospetto negli animi dei timorosi, e quasi per rapirci dalle
D)ani il sacro volume che spesso ci ha falle dolci le veglie e la
solitudine , e talor dolce ancora la slessa sventura ?
Sciaguratamente non sembra che possa attribuirsi allro
scopo che questo alla inaspettata pubblicazione d'Aroux, il qaale
)^ ^
l A
un mal consiglialo zelo ha spinto quasi a recare nel regno della
storia quello spirito di denigrazione e malignazione, che pnr troppo
affligge il regno dei viventi.
Giovanni Manna,
Libri offerti in dono.
Frediani (P. Francesco) — Prose e versi — Prato i853 in 8.
Ofversigt af Kongl. vetenskaps - Akademiens Fòrhandiingar
fòr àr i85i — Stockholm i853 in 8.
— nionde àrgàngen i852 —Stockholm i853 in 8.
TORNATA DE 2 APRILE
È stato approvato alla unanimità il parere Favorevole della
quinta classe intorno la memoria del socio Tolelli sulla vita ,
e la storia della filosofia di Giovan Battista Capasso. Si è
quindi risoluto che la suddetta memoria del Tolelli fosse inse-
rita negli atti.
Jielazione de Commissarii approvata dalla Classe.
Invitali a riferire intorno alla Memoria del socio sig. Tulelli
sulla storia della Filosofìa di Giovan Battista Capasso Ietta nella
tornata del 29 gennajo, ci è parato di doverne dare il seguente
giudizio.
)( 58 A
In qneslo lavoro T anloro si propose di raggiognere il no-
bile fine di rivendicare dall' obblio e riinollere in luce nn* altra
gloria filosofica del noslro paese, Facondo noto come il Capasso
io quella sua opera abbia il primo osato di concepire e pirr;
in allo una storia di tutta la filosofia umana. E già per quos'o
la scrittura del sig. Tulelli sarebbe degna di somma lode , che
mal ci dorrebbe cbe gli stranieri dimentichino o fingano dimen-
ticare le cose nostre , quando e noi stessi non sapessimo curar-
oe. A niuDo poi meglio che ad an' Accademia si addice questo
generoso uiEzio di riparare all' ignoranza o alla ingratitudine
de* presenti verso gli antichi, come quella che a forza ed au-
torità d'ingegno unisce forza ed autorità di numero, e sopravvi»
Tendo alle corte vite degli nomini, la tradizione del passato non
mai vi si rompe. Ma bellezza di subbietto non basterebbe a
tutta lode di un lavoro , e però abbiamo ancora posto mente
al giudizioso ed acconcio modo come il Tulelli h-i disposto ed
ordinato la sua scrittura, ed alla gravità e giustezza dolle do'^
trine che in essa si accenrlano. Detto delia necessità di sapore
la storia di una qualunque disciplina , e segnatamente della
filosofia , a volerne bene intendere i principi ed il fine, narrata
brevemente la vita del Capasso , e come e perchè si mise a
qneir arduo lavoro , cerca il Tulelli da prima di sceverare e
raccogliere fra 1' esposizione delle altrui dottrine quale si fosse
quella tenuta dal Capasso , e crede trovare in lui nn altro S'?-
guace delia grande scuola ontologica italiana. Di poi dimostia
come innanzi quella del nostro filosofo una storia, che abbrac-
ciasse lutto lo svolgersi del pensiero filosofico dell' umanità, non
v' era ; poiché quella del Brukero fu pubblicata ben i3 anni
dopo di questa del Napoletano. Spone come il libro sia diviso,
come trattata la materia difficilissima , massime a qnei tempi
cbe non ci erano gli aiuti e gli sludi che ora sono ; dice della
lode che ne dee venire all' autore.
Nondimeno egli non dissimula, per esageralo amor patrio,
)( % :(
quello che gli .[esce non al lutto buono nella storia del Capasso
non 1 .ncerfezza della sua propria dollrina che si lascia piottostó
indovjnare che scorgere, non l'essersi meglio allargato ad esporre
le d.verse opinioni de' filosofl e delle scuole, secondo lordine di
data , anzi che vedere il nesso logico dell' nna con l'altra e
sego.tare nn ordine razionale ed a priori. Metodo, che l'autore
della Memoria stima come il solo che possa condurre a scriver
bene la stona di nna scienza, scovrendo per altro e confutando
I errore d, coloro che non tengono nessun conto de'fatti qoando
non entrano a sostegno e dimostrazione di nna teorica formata
innanzi , e posta in maniera assoluta ed immutabile.
Perciò crediamo che questa Memoria, e per le dottrine che
V. sono, e pel modo com'è condotta, possa degnamente far parte
de nostri Atti , che ne sia poi degnissima in ispezialità pel Gne
generoso propostosi dall'autore, che è di rivendicare la lode
<Jl un nostro egregio ingegno. •
Giulio Genoino
Francesco Saverio Arabia^ relatore.
Il socio sfg, Gnanciali ha pronunziala un'ode Ialina di-
retta al cav. Niccola Nicolini , nella occasione della sua nomina
a Presidente della Corte Suprema di Giustizia.
)(Co)(
AD CLARISSIMUM EQUITEM
NICOLAUin NICOLimi
SDPBEMÀE NEAPOLITANAE CUSIAB
PRAESIDESI RENDMClATUai
Q. Guanciali
Nil tamen hoc habuisse viro praeclarius in se ,
Mec sanctum magis • et mirum , carumque videtur.
Lucr. Lib. I.
Te Dnnc per oras ÌDseqaitur vagas ,
Qao pergis actas viribas ingeni ,
Te Musa plectro dodc salatat
Maneribas , titolisque oaaslam.
Magisque tecum foedera patriae
MalceDt , et illis e regìonibus
Vates ego plaudeotis ultro
None patriae tibi vota solvo.
Non indecori jam videor rapi
Nicalis (*) altis verticibas saper ,
Fastasqae sese offert , et omnis
Gentis honos animo recnrsat ;
(*) Majella, Moatagua dell'Abruzzo Cltieliao , antica seda de' Mar-
rucciai , «he volge verso i Peligai.
X6i)(
Nec prisca nostri gloria nominìs
Recessi! , et qnot pectora civium
Virtos alit certant avitas ,
Atqoe taas memorare laades^
Doclrinae , et arlis Parlhenope sibi
Fastigia , alqiie omne imperium arrogai ,
Sedetqoe regina , alqne tollit
Aasonias caput Inter orbes ;
Atque hac in alta Parlhenope tuae
Vis Illa mentis te rapit altias ,
Et patriae hic profers honores ,
Grande decas , colamenqae nostrum.
Te naraqne sacris non adjtis procnl
Arcana volvens Pylhia depnlit ,
Lauramque concussit virentem ,
Aelheriam scatet unde semeo«
Nn trita mens sic fontibas integris
Antiqua possit qoid sapienlia
Nane promere hamanos io osus
Flaminibas docuit receptis.
Pectusqae finxit lax Sophiae nova ,
Qaa nocte Viens saecula dividit ,
Atqae unde quae Heroum su aetas »
Atque Eomìnum palei, et Deorumi
Vires et illi consocians tuas ,
Ne criminosae fraena licenliae
Impune desini , lura promis
Consilio sapientiori ,
r
)( C2 )( •
Taisqae Legam fulta taborìbus
PervcDit oras orbls ad ultimas
Porrecla Majeslas : ubique
Italicos dìdicere mores.
Motas sed eflers sic animi itala
Voce , et vel afllas ore Quiriliom ,
Ul corda , qao tendit voluntas ,
Sponle sequi tua verba cogant.
HÌqc et decornm tendere barbitoo
Doctns frequentes Pieridum modos
Plectro remittis , dnm calescis
Nomine jam propiore Pboebi.
Sic te sapernis ordinibus potens
Nane fama miscet , palmaque nobilis ,
Et valgns bine arcens profanum
Spernis hamam gradiens per aetbram.
Salve ! et tot amplis otere honoribus
y ir tote partis , et tibi credi tae
Nodo Cariae intersis , diaqae
Vive tibi , patriaeqne sospes.
Jl sig. Scipione Volpicella ha comaoicato nna saa breris-
sima
)(63)(
NOTA
relativa alla Sovram'fà dì Federico Barbarossa nella Puglia.
Nella tornata del dì 3i del loglio dello scorso aoDO il so-
cio non residente signor Tommaso Perifaoo lesse una memoria
Sulla sovranità di Federigo Barbarossa nella Puglia : a
cni I soci signori Giorgio Masdea e Salvatore cavaliere de Renzi
fecero opposizioni di grave rilievo , derivale la piò parie dal
silenzio degli storici di quel!' età e posteriori.
Debbo però riferire ^ che essendo stato a qaesli giorni ia
Napoli il dottor Giallo Ficker professore di storia all' imperiale
università d' Insbruck , m' ha dato in dono nn esemplare d' nn*
operetta intitolata Godefridi Viterbiensis Carmen De gestis
Friderici primi imperatoris in Italia, ch'egli ha messa l'anno
passato in is lampa in Oelingen ad Jidem codicis Bibliothecae
regiae Monacensis.
Questo Godofredo , il qaale , siccome apparisce nel verso
700 del Carme, seguitava nell'agosto del 1167 le milizie del-
l'imperator Federico , narra che nel novembre del 11 66,
Temporis exicjui Cesar br evitate quievit ,
Rursvs in Ylalia propria virtute resedit,
Cardinis Ytalici terra tributa dedit.
Censentur bine parlato milite tur me ,
Una suis ducibus conducta refertur ad Urbem ,
Perdita colligere , publica tura dare.
Plurima pars equitum , que Cesaris agmine pergit ,
Tendii in Appuliam , quam tunc sine marte subegit,
Absque labore sui subdita terra fuit.
)( 64 )(
E come ne' noslri storici di quella stagione non si fa ri-
cordo di siffatto conquisto dell' impcrator Federico , cosi in que-
sto carme di Godifredo non è molto alcuno della perdita di ciò
clic si ora acquistato.
Scipione Folpicella.
Il socio Masdea , ripigliando le sue precedenti osservazioni
in tal congiuntura, confortavale colle susseguenti ; vale a dire,
che la nuova calata del Barbarossa in Italia non avvenne , se
non verso la fine del 1166, e che della costui spedizione guer-
resca contro la Paglia non faccian parola , sia il Cronista di
Montecasino , sia quello di Fossanova ; non ostante la notizia ,
che ci fornisce quest' ultimo, di un tentativo eseguilo e malan-
dato dagli esuli ribelli , Andrea Conte di Rupe-Canina , e Ric-
cardo C. di Fondi , verso i confini del Regno. Inoltre , che
durante Tanno appresso 1167, quantunque e '1 Cancolliere di
Federico, e Federico medesimo, sieno soli a Roma (dove anche
sembra, che l'uno e l' altro non abbiano potuto rendersi padro-
ni , se non della sola città Leonina ) nondimeno furono tosto a
retrocederne costretti , per l' insorta pestilenza, la quale stremò
r esercito già vittorioso di Ancona. Insomma, che nel suddetto
anno Alessandro III Papa, avea potato a suo bell'agio rico-
verarsi in Benevento, e rimanervi fino al 1170; e che anzi nel
mese stesso, in cui l'Imperatore devastava Roma, un tal Simo-
ne , vassallo eslege del Re di Sicilia , lungi dal coniar sulla
protezione delle armi tedesche prossime al Garigliano , slimò
per se miglior partilo di tornargl' in obbedienza, come fece, onde
ricuperare i feudi di Sora, Sorella, Pescosolido e Brocco.
Come dunque, dice il Masdea, impacciar dovrà qualunque
esame storico la tozza narrativa di un rapsodo , clic mentisce del
pari contro il silenzio, e contro la pubblicità de' falli di quelle-
poca, taciuti, o registrati ( all' ÌDfuori de' due addotti Cronisti )
da an Romualdo Guarna Arcivescovo di Salerno , da un Rada^
TJco Vescovo di Baoiberga ( conlinaatore di Ottone Vescovo di
Freysiogen) Storiografo del Barbarossa , e da alln , e fino da
un altro poeta, non però panegirista , il celebre Gunlero dello
Ligarino? Insomma, al raggoagiio delle autorità esposte, come
solo discalere, se l' Imperalor Federico, nel 1166 — Tendìt in
Appuliam , quam tane sine Marte subegit — ovvero se nel
1167— Caesar ab Appalta, qua venerai, huc (Romara) re-
vocatur ? E ciò dietro una celia di Goffredo da Viterbo , cap-
pellano , notajo , e beneficialo di Luì !
>Il sig. Perifano presente alla tornata ha annunziato che
farebbe oggello di una novella discassione la importante noti-
zia del sig. Volpicella , dicbiaraodo le parole dell' ignoto Vi-
terbese scrittore , le quali dar sembrano inaspettala conferma
alle sae conghietture.
Il sig. Genoino ha letto an sonetto intitolato alla Vergine
Santissima.
Finalmente il presìdenle cav. Tenore ha data una breve
notizia di una specie di Cephalaria , la quale si è trovata com-
mista al frumento , in un carico di grano , di cui ebbe egli
la occasione di far» l'esame.
Libri offerti in dono.
Bossi (Vincenzo Antonio) — Principii {bfldamentali della teoria
delle resistenze de' materiali , con sanli di definizioni e prin-
cipii , ovvero manuale pratico ed utili esempii di applica-
tioDe alle costruzioni , all' architettura ed alle macchine»-'
Napoli i853 in 8.
YoLPiCELLi. (Scipionp) — Gite , due opascolettì In 8.
)( e« )(
YORNÀTÀ SK 25 APRILE
Il segretario perpetoo ha dalo leftara dì nna bozza di
dedica da prempllersi al sesto volume de' nostri adi, del quale
è vicina la pubblicazione.
Avendone l'Accademia approvalo e ritenuto il dettato, si
è deciso d'inviarla sollecitamente al sig. Direttore del Rcal Mi-
nistero degli affari ecclesiastici e della Istruzione pubblica , af-
finchè ne impetri dall' Augusto Monarca la Sovrana approvazione.
Il socio sig. Giovanni Manna ha dato leltnra di nn primo Ca-
pitolo d'un suo lavoro intorno al Credito immobiliare. Dopo
aver discorse le prime origini delle istituzioni di Credito immo-
biliare in Germania, ha parlato della loro successiva propaga-
zione nella Russia, nelP Austria , nel Belgio e finalmente nella
Francia. Ha mostrato come, nate per occasioni tutte particolari
e locali , e specialmente per i disastri sofferti dalla nobiltà e
dalla proprietà feudale in seguilo delle guerre di successione
del secolo passato, si sono dipoi ingrandite e consolidate sopra
nuove basi. Dall'esempio della Francia ha dedotta la congettura
che le istituzioni del credito immobiliare siano di loro natura
destinale a radicarsi e fruttificare presso tutti i popoli civili.
Neil' inlendi.naento di chiarire questo importantissimo argo-
mento, ha assunto il carico di provare:
)( 67 )(
I. Che le istituzioni di credito tendono costantemente e per
loro natura ad un organizzamento solHario ed integrate ; per
modo che da qualunque lato si cominci l' opera, si riesce presto
o tardi ad un ordinamento totale e generale di lulte le diverse
parli del credito reale e personale. Che per conseguenza, sic-
come il credito immobiliare è tra le parli essenziali e non tra
quelle puramente accidentali del credito oniversale, cosi lo svol-
gersi ed organarsi di questo dee necessariamente portare in ogni
dove r apparizione delle istituzioni fondiarie.
II. Che non è meramente fortuito il modo di comincia-
mento , cioè il cominciar piuttosto dalle istituzioni di credilo
personale e mobiliare, anzi che da quelle *Bi credilo immobi-
liare. Che anzi ci sono ragioni particolari di luogo e di lem|jo
per le quali si dimostra utile e conveniente in certi paesi co-
minciar dalle prime , ed in altri dalle seconde. Che , sebbena
per questa dopjjia via si riesca al medesimo scopo , pure l' in-
gannarsi sulla scella può ritardare e impedire di molto il com-
pimento dello scopo.
III. Che r esperienza delle grandi famiglie teutoniche ,
versatissime ed espertissime ora più di tutte le altre nazioni nella
istituzioni dì credito, dimostra che la loro preminenza in questa
parte, a fronte delle altre più antiche nazioni d'Enropa, è stala
in falli ottenuta per due vie diverse ; presso gli uni si è co-
minciato l'organizzamento dal credilo personale e mobiliare:
presso gli altri si è cominciato dal credito immob Ilare. Che ciò
non ostante , gli uni e gli altri tendono all' organizzamento so-
lidario e integrale come a scopo comune del loro opposto cam-
mino.
IV. Che volgendo il discorso alle cose nostre , si troverà
che noi siamo nella condizione dì qaei popoli i quali debbono
cominciare T organizzamento del credilo dalle istituzioni di cre-
dilo immobiliare piuttosto che da quelle di credito personale
e mob/larc. Che il nessuno buon s'iccosso avuto finora dai molti
)(GS)
tonfn'ivi il' org.Tfì'zzam 'nio del credito presso ^i noi, debbano
prii^cipnlmpnlo allribiiirsi a quell'errore della scelta e del modo
<li cominciamonlo, che rilarda e impedisce l'adempiraento di odo
^rnpo rnsi iriiporlanle. Che soltanto colle islitnzioni di credito
vnmo'jilitirt> si può sperare nel regno di far entrare nelP intel-
ligor'/a o rolla pratica onmnne i buoni melodi che Tanno la
ricchp77.a o la prosperila economica di altri paesi civili.
La dimnslrazione di queste tre proposizioni sarà accorapa-
trnntn , swomlo ch(^ si propone 1' antore, dalla investigazione e
.dairesnmf> doi modi pralici di attuazione delle istitazioni Fondin-
r"p , 0 ootninrinndo dalle semplici società di proprietaria e
«ìalle sociclà di prestatori, si passerà a discorrere delle Banche
fomfiarie propriaracnfo dolte , dove l' improsa del prestito e
onordinnla colla omissio-io di biglietti di banco , e del Gran
libro dei debito immobiliare, che ginsta l'ardito concepimento
«li qnnlche economisla , trasferisce 1' organizzamento del credilo
immolli! inre dal cnmpo delle islitnzioni private nel rango dello
isIilD/.inni pnbbliche e nazionali. Questa analisi servirà di fon-
damento alia ricerca eziandio piò sppciale, circa la opportunità
G convenienza di nna o di un'altra delle quattro forme saddetle
allo stalo e condizione econora'ca del regno.
11 sig. Campagna ha nronnnzialo dne sonetti, il primo siti
OJ."" anno della. sva rifa , l'altro per la morte del CUV-
l 'i anceseo /Yarnrrn.
)( 69 )(
COMPIENDO IL LV. ANNO DELLA MIA VITA^
«OMETTO
D* ondici lastri la pesante soma ,
Ch* io vo' nel dubbio e nel dolor portando .
Sebben mi vince non però mi dornsi ,
Né mi ritraggo di me stesso in bando.
Con r alloro poetico inghirlando
Ancor ben io questa canuta chioma ,
£ r idea che vagheggio attorno mandQ
Vestita deir italico idioma.'
0 Masa , eh' agitandomi par sei
V animosa fedel rivelatrice
De' miei pensieri e degli affetti miei ,
Fendermi puoi sol tu meno ìnFelice.
Da te lungi la vita io sdegnerei ,
Che senza te sperar nulla mi licQ.
Giuseppe Campagna,
K 70 )(
IN MORTE DEL CAV. NAVARRO
Presidente della Corte Suprema di Giustizia.
SONETTO
jLe bilaDce d'Astrea reggono il Mondo
Ben piò che le carezze o le percosse
Della Fortana , e che deir oro il pondo ,
E che r arbitrio dell' amane posse.
Ove tal creder mio vero non fossa
Cesserebbe ogni vivere giocondo ,
Anzi ogni cosa del primier caosse
Ricadrebbe nel baratro profondo.
Par costui ^ vinto dalla Morte rea ,
Altamente , con l' opra e col consiglio ,
Le bilance trattar seppe d' Astrea.
Lo sparir di costui quindi assomiglio
Al mancar d' nna face , che rendea
Oscuro meo questo terreno esigi io.
(
Giuseppe Campagna.
)( V )(
Liòrt offerii in dono^,
CBTA-GaiMALDi (Cav. Francesco) — Arlicolo storico d* Italia di-
riso ÌQ cito epoche riporlalo nel r. dizionario enciclopw
dico di Lipsia , ridollo dai Tedesco in italiano , con nota
del Iradatlore — Napoli i853 in 8.
Rendiconti delle adaoanze della r. Accademia de' Georgofiii— ^
Febbraio i854.
)( 73 )(
TORNATA DEGLI II GlUaifO
Il Segretario perpetuo Ha dato lettara di un Ueal rescritto
del dì 9 del cadato mese di Maggio , Col qnale la Maestà del
fioslro Angusto Sovrano sì degna di accettare la deilica del
sesto volume dei nostri Atti , del quale è prossima la |iiibbli*
cazione.
Il Segretario perpetuo della Reale Accademia delle scien-
te , e nostro collega sig. cav. Flauti invia da parte di quel
dotto consesso il programma per lo premio di ducati ^oo da
esso proposto pel corrente anno i8S4: eh' è come segue.
<JveaCe ®Lccade«Mta òettt detenne .
AVVISO a' cultori dklle scienzb naturali
Essendo , dopo nn triennio , ritornalo alla Reale Accade-
ràia delle Scienze , una delle tre che compongono la Società
Reale Borbonica , il dritto e 'I dovere di proporre nn program-
ma a premio di due. 3oo napolitani , e per accordo stabilito
in essa dovendo questa volta aver luogo per le Scienze Natu-
rali , tra i diversi quesiti presentati , sortì a voti il seguente
PROGRAHHA
Gì' insetti che infestano e si pascono delle diverse parti delle
piante possono dirsi generalmente noti — Gli entomologi e gli
6
)(7^)(
.•jgronoini non li.nn mancato di studiarli , talché qnasi la tola-
lilà (li qiiosli espili del Regno vegetale trovasi descritta e de-
lìiiita , SI nellf^ opere che ne trattano di proposilo , si ne' trat-
tati di Agricoltura e delle speciali descrizioni delle piante che
re sono attaccato. Avviene frattanto chn a malgrado di tanti
profondi studi, vi rimangono delle imporlanli lacune da ripia-
nare circa al modo , ed al kempo della loro propagazione, non-
ché delia loro coosirvazione in djversi stali durante l'inverno.
e qnindi arduo diviene il distruggerli. Servigi incalcolabili al
progresso delle scienze ed all' agricoltura render potranno le in-
vestigazioni e gli studi diretti a chiarirr tali oscuri argomenti
dell' Entomologia. La Reale Accademia dfdle Scienze ne propo-
ne perciò il segoenfe
QUESITO
» Dpptrivere no'd'vrrsì loro slati dall'uovo fino alli/iselto per-
fetto , e da questo fino al'a loro riproduzione le specie dogi* in-
setti che attaccano il frullo e 1' albero dell' Ollco e del CAlie^ii}
in preferenza , ed in seconila linea quelli del Pero, del Melo^ dei
Castagno , della File , nonché quelli che aliaccano le semenze
delle leguminose e de' cereali che si coltivano nel Regno , ed in
i specie quelle della Lenticchia del Pisello e del Grano.
Indicare con dati precisi e sperimentali le epoche nelle quali
gì' insetti depongono le loro nera, il luogo nel quale le dcpoti
gono, ed i mezzi di cui si servono; e finalmente il modo pel <|uaU?
ciascuna di esse specie ne assicuri la conservazione dall' una all'al-
tpa stagione , nello stato di uovo di larva o di ninfa , partendo
da' più recenti ed estesi lavori pubblicati su di tali argomenti.
Le Memorie che s'invieranno al concorso dovranno essere ac-
oompgnate da figure rappresentanli ciascuna specie ne' suoi di-
versi slati ; dagli oggetti in natura degl' insetti distruttori e loro
diversi stati , de' frutti , delle semente , o parli della pianta da
)( 7^ )(
essi danneggiala ; ed infine dovranno indicare i mezzi più acconci
ad impedirne o diminuirne la propagazione, non che quelli diretti
a preservarne le piante , i frulli e le semenze che ne sono at-
taccate.
Tali memorie potranno scriversi in Ialino o in italiano , do-
vranno essere anonimo , e solo caralterizzate da un mollo o sen-
tenza scrittavi in fronte o in piedi , che verrà ripetuta su di una
schedula ben suggellata da allegarsi alla memoria , nella quale
schednla conlengansi il nome deH' autore ed il luogo di sua dimo-
ra. Dovranno farsi pervenire al segretario perpetuo dell' Accade-
mie delle Scienze di Napoli , al più tardi , per la fine del settem-
bre del i855 , termine da non preterirsi.
La memoria premiala , e le altre che avranno meritalo \'ac-
cessil verranno stampate a spose dell'Accademia , e ciascun de-
gli autori ne riceverà 5o esemplari : essi saranno anche ascritti di
drillo Ira' soci corrispondenti. Le altre si conserveranno oell' ar-
chivio dell' Accademia , dopo averne bruciale le schedule nella
pubblica Limala del 3o dicembre i855, nella quale si apriranno
quell ! ile' premiati pubblicandone i nomi ».
11 Segretario perpetuo dell' Accademia Cosentina invia io
dono r ulliina notizia de' lavori di quel corpo scientifico , e do-
manda la continuazione de' nostri Atti.
11 Segretario perpetuo ha dalo comunicazione di una lettera
da parte della Socielà degli aiiti.(uarii di Zurigo , colla quale si
acco-mpagna il dono de' volumi sesto e settimo delle loro disserta-
zioni. Si ò deciso d' inviare in cambio i volumi della nuova serie
de" noslri alti dal quarto in poi.
Lo stesso Segretario perpetuo hi presentalo impresso il quar-
to fascicolo del nostro rendiconto , che compie 1' anno i855.
Dopo di ciò il sig. Michele Baldacchini ha Ietto un altro bra-
no della sua versione metrica del Prometeo legalo di Eschilo : fa-
cendosene il confronto col greco testo dal Segretario perpetuo , e
dfl allri colleghi. ^
)( 7G )(
IL PROMETEO LEGATO DJ ESCHILO
Versione di M. Baldacchini {\)
Signori
Conlinnando la lellura della mia version dal greco del Pro-
meteo legato di Eschilo , dal ponlo in coi parte dalla scena 0-
ceano insino al pnnlo in cui enfra io iscena la Ninfa io, son con-
tento di potervi annunziare di essere ormai pervenuto oltre alla
metà del lavoro , del quale da voi animalo imprendo a proseguir
la lellura. Sj)ero che voi udirete con piacere rocilarvi anche quO'
bI' altro brano, pieno coni' è d' altissima sapienza insieme e di viTa
poesia, come, per esempio, colà dove tocca de' presagi, lingua <iì
divinazione , oggidì interamente perduta , la quale nel mondo
poetico degli antichi , inalzando 1' animo al soprasensibile , an-
nunziava , spiegava e in certo modo rendeva solenni i falli tra-
gici degli imperi , degli uomini e delle nazioni. Io non ve ne fo
altrimenti il cemento, primo, perchè nulla direi che a voi non fosse
già noto : secondo , perchè a wlervi dichiarare perfettamente i
sensi reconditi del lesto originale, bisegnerebbe che mi fosse dato
più tempo di quello da noi per osanza d'ordinario concesso alle
nostre consuete lettore. Onde, senz'altro preambolo, mi fo a leg-
gervi questo nnovo saggio della mia poetica versione ; diCGcile e-
sperimento , avendo voluto tenere un cammino diverso da quello
fin qui tenuto dagli altri traduttori , e che più m' avesse avvici-
nalo alla vera indole di qnest' aatica poesia, nella quale 1' elemen-
to lirico , dirò così, predomina Dello stesso elemento drammatico.
Siatemi cortesi della vostra attenzione.
(t) Fa coDtinuazione a' versi stampati nel primo anno di questo rto-
dicouto pag. 131. Il Segretario perpetuo.
)( 77 )(
La scena rappreseola Prometeo legalo , come lo lascìam'
mo , alla rape : intorno a luì le IViofe Oceanine t le ({tiaM for-
mano il duro.
Coro delle Ninfe Oceanine ( s intende sempre che parli
vna aula Ninfa per lutle ) , e Prometeo.
Coro,
{)& tue misere sorli
C.umpiaDgo , Promaléo ; da' molli e teneri
Oichi di pianto un rivolo diffondo ,
Di che la guancia dilicata ìonondo.
G ove crudel con le sue leggi forti
Itcgge e governa , e ai Dei d' uu tempo ostenta
La sua fìera possanza, e gli sgomenta.
E già tutta risuona
Questa terra di gemili :
Un suon , pien di lameuti ,
S' accorda a' tuoi tormenti
Per l'antiqua tua somma dignilade ,
La qoal sì basso cade ,
Come pe' tuoi fratelli ,
Caduti anch' essi. Ogni mortai tra quelli
Cd' anno nell' Asia sacra la dimora ,
De' mali tuoi s' accora. —
E deplorano i tuoi casi infelici
Le vergini di Coleo abitatrici ,
Che porlan nella guerra
Fermo intrepido asjjctlo , animo rude.
Degli Sciti lo stuolo ,
Che intorno alla Miòlide palude
Occupa il loco (Stremo della terra ,
Compiange a si gran liuolu.
)( 78 )(
E dell' AraGfe bellicosa il fiore
Si dtiol d' egoal doloro ,
E quei eh' anno le sodi ,
Cinte di mora , del Caucaso a' piedi :
Aspra , feroce gente ,
D' agnzze punte esercito freraenle. —
10 degli Dei già vidi innanzi un solo
Dalla sventura oppresso ed aggravato
L' altro Tilan , quel si misero Atlante ,
Che con gli òmeri suoi , fermo e gigante ,
Con sforzo smisurato
11 ciel sostenta , e 1' nno e 1' altro polo. —
Agitata del mar risuona 1' onda ,
Geme 1' abisso , atra magion profonda
Di Pluton sotterraneo , e le sorgenti
Sacre de' Dumi mandano lamenti.
Prometeo.
Non crediate che sdegno od arroganza
Mi consigli a tacer , ma il cor mi rode
Il pensier degli obbrobrii eh' io sostenni.
Q(ial altri fuor di me rendeva onori
A qursl' Iddii novelli? Ma mi taccio
Di ciò , che quel direi che già sapete.
Ma qoe' mali che avean gli uomini in pria
Quelli ascoltate ; e come d' insensali
Ch' erano un giorno io gli rendessi accorti ,
E di senno forniti : nò ciò dico
Perchè ingrati mi sien , mn [ìcr mostrarvi
Quaglo il mio buon voler per lor si slese. —
Costor veggenti non vetJevan punto.
Non udiano ascoltanti , e , qua! di sogno
X 79 )(
Vane parvenze^ coofondevan lutto
Gran tempo , senz' alcano acorginiento.
D' ammatlonar le case arte non era
Od accortezza a farle esposte al solo.
Si che viveano in sotterranei , a guisa
Delle agili formiche , entro reftessi
Privi di Ince , senz' aver d' inverno
Certo indizio , o di quando a lor fiorita
Primavera tornasse , o la stagione
De' fratti^altrice , e delle messi d' oro'.
Tutto a caso operando , senz' alcuna
DiscrezioQ di giudizio . ìosino all' ora
Ch' io lor ffci notar degli astri in cielo
Il sorger , come il non agevol cerio
A discernere occaso , ed il trovalo
ingegnoso de' numeri rinvc^nni ;
E il coropor delle lettere , e insognai
L' nso della memoria e il giovamento ,
Onde le mDse e le arti tutte han vita.
lo primo al giogo gli utili al lavoro
Buoi sottoposi , e amili e obbedienti
Gli resi , a ciò che con la lor gran molo
Sottentrasser degli uomini al penoso
Lavor de' corpi. Io primo sotto al carro
I corsieri legai , col far che il freno
Portasser pazienti : il carro al fasto
Ed alle pompe splendido ornamento!
E Dissono ebbe innanzi a me trovato
I celeri trasporti de' navigli
Per ali usanti il lino. Ahi sventurato ,
Misero , dopo tanti ingegoaraenti ,
Dopo tante scoverte utili all' uomo ,
)( So )(
Arie 0(1 iodustria ad inventau' non YalgQ
Che mi sottragga da silfatta pena I
Coro.
Indegna pena ! Di conforto privo
Erri , e somigli a un medico mal destro ,
Che caduto in nn mal non sa guarirne
Con rimedi opportuni , e sì dispera.
Prometeo,
Il resto ascolta , e in te sarà maggiore
IjO stupor che t' assale ; di quali arti
E be' partiti V inventor fui primo. —
Ove infermasse aleno ( eh' è più gran cosa )
JVon trovava rimedio o medicina
Farmaco o beveraggio atto a guarire ,
INè ad unger buono , od a lenir , disfatti
I mortali periano a' mali in preda ,
D' ogni aiuto sprovvisti, lo lor mostrai ,
Come dovesser mescere i salubri
Medicamenti , onde da loro i mail
Allontanar. Di vaticinii instrutti
Gli ordm vari per me , primo io distìnsi
Le vision da' sogni , e dichiarai
I prognostici oscuri , ed i presagì
Che per la via s' incontrano , ed il volo
Definii degli augei dalle unghie torte ,
Quali di buon' , quai di sinistri auguri ,
E di che cibo nntrcsi ciascuno ,
jff (|uai gli amori esercitati e gli odi
)( 8i )(
Sieoo io fra loro , e qoai fan radaaanze ;
E come beo polite , e di qoai fatta
Color ne sien le viscere , agli Dei
Accette , e di che forma variate
Le interiora , il fegato ed il Qele ,
Stese sol foco le membra di molto
Adipe ricoperte ed il gran lombo :
Tale insomma a* mortali arte insegnai ,
Difficile ad apprendersi , ed apersi
gì* indizii delle fiamme oscuri in pria.
Né tutto questo è ancor. Chi si porla
Vantar d* aver trovalo ptil maggiore
Agli uomini e maggior comodilade
Sopra di me , che il ran^e ad essi e il ferro
L' argento e l' ór , che prima erao sepolti
Nella terra scovrii ? No , non ila alcuno ,
Che non voglia far ciance , e darsi loda
Senza ragion. Per dir le molte in una ,
I mortali ad un sol son debitori
Di tutte quante le arti , a Prometèo.
Coro,
Non|aver de' mortali oltre al dovere
Tanta cara amorosa , e di te ninna ^
Di te che gemi in sì crudeli angosce :
Che mi conforta il cor speranza buona ,
Che uscito fuor di questi lacci ancora
Niente di Giove meo sarai possente.
Prometeo.
No , non così la sorte ha statuilo ,
La qual regola tulio , che abbiao One
)( 82 )(
Le mie miserie , no ; ma dopo mille
Supplizii orrendi (ia che da lai nodi
Esca disviacolalo. Di gran lunga
Della necessità l'arte mcn vaio.
Coro.
Chi di necessità regge il timone ?
Prometeo,
Le Parche dalle tre facce , e le Erinni ,
Di nolla non dimentiche.
Coro.
Di loro
Giove forse saria meno possente?
Prometeo.
Anche a Giove evitar non è concesso
Il SQO destino.
Coro.
E quale altro destino
Che sempre onnipossente arbitro imperi ?
Prometeo.
Cessa di ricercarlo. A te negato
È queste cose intendere.
Coro*
Tremendo
Cerio lin arcano il t5o parlar rinserra.;
)( 83 )(
Prometeo.
Altro del tuo parlar scegli argomf^nlo. —
Non r arcano svelar, ma nel prolondo
Occallarlo del petto a me conviene.
Sol tenuto nascosto , e' mi fia dato
Franger tal nodi e uscir da tante pene.
Coro.
Che Giove mai di tutto alto rettore ,
Sua forza non opponga al dosir niio.
Con cor devoto e pio
Non lascerò d' aggradiiirmi i numi
Di vittime immolate e di profumi ,
Presso i mobili flutti
Del gran padre Ocean , mio genitore.
E senza colpa tutti
Non men dell' opre siano anche i miei delti ;
Nò si estinguano in me questi precetti.
E dolce cosa di prolrar la vita ,
Lunga di tempo , e di speranze piena ,
Con l'anima nodrila
Di dolce sempre ilarità serena.
Fremo d' orror veggendo
Te dall' alto caduto in fondo a' mali ,
Giove non reverendo ,
Ma troppo amando gli nomini mortai".
Sol consiglio pigliando dal tuo core ,
0 Prometeo , per si indomato amore.
Qual mai grazia da lor non grata aspetti ,
Rispondi , amico ? o qnal soccorso speri
Da lor che passan simili a' leggieri
){ 84 )(
Sogni , onde infermi e cechi e in lacci slrcllì
Vivono? Contro all' ordine dì Giove
Gli uman disegni fan cattive prove.
Ecco ciò che il fuiicslo
Tuo deslin ni' ioscguò. Diverso è questo
Inno , diverso troppo , o Prometeo «
Dell' inno , onde fei plauso all' imeneo ,
Al genial letto , ed al iavacro intorno ,
Queir auspicato giorno
Che , vinta da' tuoi doni , Isione bella
Guidasti sposa ; Isione a me sorella.
Michele BcddacchinL
Finalmente il Segretario perpetuo ha dato un breve coniia
delle memorie contenute nel sesto volume delle dissertazioni do^
gli Aatiquarii di Zurigo , proponendosi di far lo slesso pel bei-
limo in una delle prossime adunanze.
Memorie contenute nel Fui. VI. delle dissertazioni
deijli antiquani di Zurigo
Il sesto volume delle memorie della società degli Antiqua-,
rii di Zurigo è impresso nel 1849. 0°P° '^ catalogo de' socii
ordinarli , onorarli , e corrispondenti ; e dopo la enumerazione
di tutti i corpi scientifici , co' quali la società di Zurigo trovasi
io corrispondenza, veggonsi pubblicate cinque differenti memorie.
La prima del Pr. Federigo de Wyss è intitolata Sulla o*
vigilie e la spiegazione delle arme , con la relazione di un
antico volume cP insegne della pubblica biblioteca di Zuri-
go. A questa prima dissertazloue di facce 36 vanno unite tre
iavole contenenti non meno di 96 diverse insegne riportale cu.'
propri colori , tutte appartenenti alla Svizzera.
1
X 85 )
La spconda cotnlinltìazione del dott. Ferdinando Keller coo^
llcne la pubblicazione di otì antico necrologio di Reichenau. Non
è che la prima parie , che si estende dalla Faccia 3'j a 68 ,
e comprende la sola pubblicazione di qael documento preceduta
da nna breve prefazione. La. si siserba di presentarne un com-
tnenlario in altra parte di questo suo lavoro. Vi si aggiunge
in litografia di rosso e di nero il facsimile del necrologio ia
i3 favule con caratteri dall' una e dall' altra pagina.
La lerza memoria è del doUore Fnrico Meyer ; ed ha per
li telo J particolari nomi del Cantone di Zurigo , raccolti &
spiegali da' documenti. E un lungo lavoro che si estende da
faccia 6g a i8o. L' a. volge le sue ricerche a i846 parole,
che esamina sotlo rarie categorie: e di tulle dà in fine un in-
dice per ordine alfabetico , ad oggetto di facilitar la ricerca
della discussione relativa ad ognuna di esse.
La quarta memoria , del doli. Ferdinando Keller, contie-
ne la descrizione dei borghi di Zurigo l'antico ed il nuovo Rap-
perswil : da faccia igi a 220. Vi si aggiungono sei tavole
litografiche rappresentanti vedute di edificii , o piante , o me-
daglioni appartenenti a qne' particolari borghi.
Termina il volume con una cronica di Rapperswil dal-
l'anno tiooo sino al i388 , secondo un manoscritto preso nel-
r anno 1670 da Matteo Rikhenman , prete e borghese di Rap-
perswil , pubblicata da Ludovico Etlmùller ; la quale ha fine
col volume alla pag. 237 : non essendo alla seguente pagina
!ì3S che le giunte e correzioni a tulio il volume.
Da questo brevissimo elenco potrà rilevarsi che le cinque
dissertazioni contenute nel tomo VI delle memorie degli anti-
quarii di Zurigo non hanno che un interesse particolare e lo-
cale : ma non possiamo abbastanza lodare quei valentuomini ,
' quali si occuparono ad illustrar le memorie della loro patria.
Giulio Minervini.
)( ^a )(
Li'òn offerti in dono.
Daldaccoini (Michele) — Della Filosofia dopo Kant , ragiona-
menti , in continuazione del trattato dello scetticismo —
Napoli 1S54. in 8.
BiuNDi (Ginseppe) — Sol credito agrario, e sulla istituzione
d' una banca territoriale in Sicilia , considorazioni — Pa-
lermo i854- ili 3-
Campania, industriale , giornale della società economica di
Terra di Lavoro, quad. XXX e XXXI.
MlNERVlNi (Doli. Gabriele) — Monografia della Clorosi , lavoro
premialo dall'Accademia ìMeilico-Chirurgica di Ferrara —
Napoli i853 in 8.
MlTTHEiLUNGEN iler Aiili(marischen Gest'llschafl in Ziirich, Voi.
\I, 184.9, ^' ^'"'' ^" ' ^^^^ '" ^•
Montagne ( Camillo ) — lìapporl sur une maladie des feailles
des auniers — in 8.
IMcmoire sur la luullijilicntion de Chara par divisiun — in 4-
— Notice sur Ics travaux scieulitiques de M. Camille Monta-
gne— i852 in 4-
— Coup d' oeil rapide sur l' élat actuel de la queslion rela-
tive à la maladie de la vigne — Paris i853 in 8.
NiGRisoLi (Ciijclaius) — De laudibus prol'essoris Anioni! Cam-
pana Ferraricnsis oratio Jiabila ab ojusdem successore, prò
solemni sludiorum inslauratione magni Lycei palrii — no-
nis INovembris , auuo scholaslico i853 ad i854. — Romae
IMDCCCXLIV (sic) in 8.
Notizia de' lavori della Reale Accademia Cosentina dal rS set-
tembre iSSa al i5 settembre i853 — Cosenza i8J4 in 8.
Omnibus giornale diretto dal sig. Vincenzo Torelli (alcuni esem-
plari del n. 32 aimo XXII , ov' è la notizia ilei i.° seme-
stre del nostro rcudiconlo per l'anno i853 ).
Rendiconti delle adunanze della Reale Accadeuua de' Georgo-
iili — Anrilt
)( 87 )(
TORNATA de' 25 GIUGNO
Il sigt OroDzio Gabriele Costa ha presentato all'Accade-
mia il prospptto di un'opera, a cai attende, sulla ittiologia
fossile italiana.
Il nostro chiarissimo collega , troppo ben conoscìato pe' ■
suoi lavori sulla paleontologia delle nostre regioni, osserva da
prima cke l'antichità ebbe cognizione de' pesci fossili : il che
deduce ila alcuni passaggi di latini poeti fiorili nel secol d'oro,
quali sono Ovidio ed Orazio. Né si arresta a qaeste autorità;
ma chiamando in appoggio la storia , nota come la Grecia co-
nobbe le sepolte reliquie , e fra le altre quelle de' pesci: come
trae dal philosophumena di Origene , che accenna a prece-
denti nozioni , e da' luoghi di altri greci scrittori.
Avverte il professor Costa che , dopo un lungo intervallo
di oscnrità e di silenzio , troviamo rammentarsi da Eusebio i
pesci fossili del Libano : e dopo on nuovo lunghissimo inter-
vallo, siamo condotti all'epoca di Giorgio Agricola, che conobbe
gì' ittioliti d' Italia e d' Islebia.
Il Mattioli , Annibale Aldrovandi , il Rumilo , e lo Scilla,
che seguitarono, mostrano, secondo l'autore, quanto fossero
limitate le cognizioni intorno a' pesci fossili Quo ad oltre la metà
del secolo iy.° ; sebbene sia pur vero che erano esse in Italia
coltivate , quando non albeggiava ancora sul resto dell'Europa
la luce della sapienza.
11 nostro collega asserisce, che il germe della ittiologia fos-
sile ebbe principio nell'Italia nel i656 pel Museo Moscardi, il
quale primo saggio fa l' embwone della Ittiologia Veronese ve-
tìnta in ìnCe ùel 1796 ; opera rigoardafa come insigne e gì--'
ga ni esca.
Ne' principìi di Questo secolo ( iSio ) tre dotti Italiani il
Brngnatelli , il Catolioi , il Giovine si occupavano di simili stadiì
ed orservazioni;
Mentre tanto si operava in Italia , la Francia, 1* Inghilterra
p la Germania , cominciavano a rivolgersi a qoeste ricerche , ten-
tando i proprii terreni ; e segnatamente Govièf , e Blainville pro-
dussero sistematici ed importanti lavori.
Nel i833 appariva dalle Alpi Elvetiche an classico lavoro
Les recherches sur les poissons fossites opera di Luigi Agas-
siz ; la quale , Secondo il prof. Costa , abbenchè non vada esente
da diPelli , pure bassi sempre a ritenere siccome nn codice neces-
sario a chiunque si occupa di tali materie. Due lagune notevoli
che si rinvengono in quel lavoro sono ; la prima , che oltre gl'it-
lioliti del Bolca già conosciuti, appéna si accennano altre località
italiano ove si rinvengono siffatti organici avanzi ; la seconda che
tanto poche notizie vi sono intorno al Regno di Napoli da far
dire all' Agassiz che non si osservavano che tre sole specie spet-
tanti a due generi.
» In tal condizione di cose, dice il prof. Costa, noi abbiamo la
conscienza di essorci adoperati in ogni goisa , e per qaanto com-
portano le proprie forze intelleltnali e pecuniarie , onde riparare
alle ingiurie pai te dalla terra natale , riempiendo il vuoto che la-
sciava questa estrema parte d'Italia. Che se non siamo ancora ria-
sciti del tutto , certo fu sempre nostro ardente desiderio ottenerlo,
e ne abbiamo somministrate non lievi riprove.
Devpsi in pari tom])o saper buon grado al sig. Sismonda , il
qoale ci à dato conoscenza di taluni pochi ittiofiti del torinese. Se
molti fossero in Italia che al pari di lai ricercassero il proprio suò-
lo , in breve sorger potrebbe in nn sol corpo la intiera Paleontolo-
gia italiana. Ma lasciando al tempo la cara di si vasto lavoro , e
restringendolo ora alla sola Ittiologia , è nostro scopo il riunire
}( % )(
lynanto «i sarà ooDCesso raccorre dalTe diverse contrade ilaliane ,
ed in nn sol corpo esibirlo ai cultori di Paleontologia e di Geolo*
già. E qoesfo , che intifolpremo ittiologiì. fossile italiana ,
farà seguito e supplemento alla grande opera dell' Agassiz : alla
quale sarà perciò identica !' edizione in ogni sua parte. Ben sen-
tiamo a quale ardua itnnrpsa poniamo la mano , avendo presenti
gli ostacoli che si frappongono e che già prevalsero all'Ao-assiz, e
calcolando qnol che possono gii omeri nostri. lVulladiraei)o i! ten-
tarlo , lungi dal nuocere, servirà p'>r lo m >no ad incifire allri
perchè ponga in aporlo quanto la terra nativa gli por^'r» : p fac-
ciara voti perchè riuscisse meglio che noi al compimento dell'o-
pera iniziata.
Ci rpsfa ora lo andare brevemente esponendo il nostro dise-
gno , il qualp rettificato , ove si trovasse difettoso, po'rà esser se-
guilo per l'omogemità dello iiwieme. Perocché , ove si gii;<rdas-
spro pai.'zialmenle tali rimasugli con quello spiriio i:h' è ji.o>rio a
ciascuno, e se ne apprezzassero gli elementi co' numnri ihe si
posseggono , certo ne risulterebbe un lavoro diff)rine , che sarel)-
be indi nu'Sliori riandare , riassumere , ed armon'zzare on'e es-
serp comparabili le parti di cui si compone. Da c'ò molttplicità di
scritture , hinj^hezza di tempo , ed indugio nel porlo a profitto
delle scieize coi la Ittiologia fossile servir deve di ausilio. Quando
altronde tutte le parti saranno analizzate e chiarite da uua sola
mente , quando le definizioni e le descrizioni saranno date con u-
nilà di principii e di (netodo, si avrà solo a temere gli errori so-or-
ganti dai difetti di un solo ; quindi , riconosciuti , non si avrà che
una sola menda d'apporre su tulio il lavoro. A maggiore chia-
reeza del nostro divisaraento polrera.no addurre alcuni esempi che
ci stanno sott' occhio; ma non polendo ciò fare senza onta dell'a-
mor proprio de' loro f utori , sarà meglio lasciarlo al disoernimen-
to di colofo che sono familiari in siffatti studii.
Emerge qnindi chiaro da tali premesse che non si ammette-
ranno in questa opera descrizioni e po'izie di mano straniera. Gli
)( 90 )(
originali snranno slndiali da noi nerlesimi , e da noi conservati
nel proprio nmsoo, onde rispondere ad ogni dubbiezza che sorger
potrà ; o chi' si trovino depositati in pubblici stabilimenti , «ve
riesce facile a ciascuno riesaminarli. Perciocché nelle mani de'pri-
va(i , essontiono facile Io smarrimento , mancar può il documento
infallibile di qualche asserzione, che giuo-er potrà rip'jgnaal<; od
ambigua.
Forai taluno troverà tutte coteste minutezze superflue pe!
geologo ; al quale sarà bastevole il sapore quali delle formazioni
sono iltiolitiche. Ma se questo fu appen;) ammessibile dalla geolo-
gia de' remoli giorni , oggi certo non se ne accoulenta. Vuoi essa
anzi conoscere con molla precisione se le s[jecie di una data for-
mazione appartengono a genie proprie di acque dolci o salate , o
se vivonti promiscuamriite nelP una e noli' altra ; in fìue luHo le
diETorenzo di statura, di aruiattiro e rivoslimenli cho trovar hì pos-
sono ne' fossili coniparalivnnìenle ai p'^sci tullora viventi. Tulio
questo iiiterviene alla soluzione di quegli oscuri problemi , cho si
fanno presenti al Irasrondeute peosiere ii un geologo illuminafc
Ed anche in questo difficile aringo le prime che vi entrarono fu-
rono menti italiane. È troppo noia la gara insorta tra il Testa ed
il Forti* , la quale ci disvela, in mezzo agli stessi errori, l'altezza
alla qaale entrambi miravano. Che se non pervenne ne V ano né
r altro alla dimostrazione del proprio leoroma , esso fo certamente
tin comsBtlo sublime , o «lorosamente trattalo con quella copia di
erudizione, quale i tempi loro accordavano. Oggi però non ò
più permeaso limitarsi alfe 8aperfi«iali comparazioni , alle simi-
gliai^e di forraO e di statura ; ma è forza addentrarsi nell'analisi
ajintoniica delle parfi le più minute , ed è questo il modo nel qua-
le cfl siamo proposti esibire la ittiologia fossile italiana. »
H sig. Domenico Bolognese ha recitalo alcune stanze per la
ìn»rfle del suo defonlo fratello Gennaro , giovine di liete speranze,
e che, avondo comincialo a dar saggio del suo ingegno con applau-
di«le produzioni drammatiche , fo acerbamente rapito da terribile
t Itftalé morbo.
)( 91 X
ORE HVt. Vll!H19R«
ELEGIA.
Or che lo sdegno di od destio nemico
Da tatfa gente mi caccia lontano ,
Cercando vò sa qaeslo colle aprico
Un sollievo al mio daol , ma il cerco invano.
Che in ogni parte qnel sembiante amico
Dell'estinto veggio io dolce germano ;
E sovra il ciglio mi richiama intanto
ti desiderio di novello pianto.
Il veggio è ver , non quale nn giorno egli era
Colmo di vita ed in piò lieta sorte ,
Ma come il vidi nell' estrema sera
Sformato già dall' alito di morte :
Che mi volgeva in alto di preghiera
Lento uno sguardo ... e poi di se più forte
Per prodigio d' amor volle abbracciarmi ,
E morendo dicea — dea non lasciarmi/...
Che vai di questa collinetta amena
Tutto l' incanto , e la soave calma ?
Che vai questa salubre aura serena ,
Se ognor 1' angoscia sul mio spirto ha palma ?
Qui tatto è gioja , e nel mio core è pena ;
Qui mi sorride il ciel , ma piange l' alma ;
Qui nel bel del creato , ancor piò bello
Mi s'appresenta il mìo sposto Fratello !
)( 9« )(
E Uilh o^Vt rii>r,oTa al pensior mio
l.n si ria del suo crudo alto dolor-' :
Rnminoiilo ngni parola , ogipi desio ,
Ogni sc^spir di queir alFran'o cor/\
Ma il fi-'co sguardo dell' ultimo addio
Un duol m' apporta d'ogni diiol magi^iitre ;
E quando cereo d' obbliario , allora —
Dr/i ton lasciarmi'/ — par che dica ancora.
Qiifsta cara e dolente rimembranza
^11 m' ange il core , e il cor più la desia !
E pianilo ... e questo è il solo bon che avanza
Alla «adente giovinezza mia !
Non più m'alletta an raggio di speranza ,
Pia non coro il Tupor d' insidia ria ,
Gho col veleno di sua bocca impura
F no i giorni aitoscò di mia sventura !
Inaudite sventura , onde un baleno
Più di {wce non ho , d( serio — oppresso !
Giovin suora (i) già spira , e stringe al seno
L' egro fratello che a seguirla è presso !
E«l io cercando di parer sereno ,
Scrivere io deggio in quel!' Istante istesso ,
Sorivep lepide scene e aver presente
La 900VSL estinta ed il fratel morente I
fi) OuMta wrelW a Dama Ginlia , esempio di afTetlODee
d) %uìii , moriva pochi giorni prima all' età di 26 anni.
Bssa era sposa di fresco del giovine Bartolomeo Passare va-
lente ar«hitct»o ed autore della nota commedia , I F»e»m ,
il (^fcia amaramente l' ha pianta !
}( 93 X
Ed or la mano ei mi domanda , or chWe
(^he de' bad più ferridi lo copra :
Quanto più duino dal dolor mi Tede ,
Più calma infinge , e di gioir s adopra !
E sciama — se quel Dio nel quale ho fede
Mi camperà da Morie che mi è sopra ,
Più di quanto ( amai ./' ùnfnenso affé Ilo ,
Saprò a lorurti , o mio JraiM diletto !
Ahi ! chi mi ('à conforto ? Ahi ! chi mi doua
Un farmaco a lenir la piaga atroce ì . , .
\\ canto de^.li cngei che intorno suona
Non aggaaglia la 8ua diielta voce I
Queste colline che mi Fan toron»
t\ou hnn quei riso chft passò veloc !
Eqnesti fiori in sul!' Aprii ventiti
Non dan 1' olc>zzo ellistir- vir'iiti !
Si gipvane moria , né mosse un d.:>ìto
Di econfotto , né sdogno nnqua If) jjrtso.
IC quando ansioso del dolor sul 1. tio
Il collo plauso teatrale apprese ;
Placido e rass guaio — oh benedetto ,
Sclamò , lo sventurato Pergoleae !
E in cosi dir la vittima s mbr»va
Che di fior pria di morte un di si ornata.
Poi nella notte dal desio portalo
l^uovi in mente agitava eventi e scene ,
Che se da' mali fu il suo fral prcislrato ,
Lo spit lo era maggior delle sue peoL'.
E mentre dalle veglie affaticato
Gustava un' ora aifio di bouuo lune ,
Ecco s' inlese un' armonia d' intorno
E u.i chinror yiie di ^plondiùo ^^iocno :
£ aa glovio bdilo iacoatro ^li rnovea
Con la lira alia maa , 1' alloro ia fronte ;
A poeo a]poco eì declinar parea
E ammorzar le sae luci altera e pronte ,
Fioche in quelle di un angelo il vedea
Repente tramutar le forme conte ,
£ abbandonar la spoglia abbietta e sola
Come dal verme la farfalla vela.
E a lui rivolto — Fien , disse, o fratello ,
Non è stanza per le questa ove sei ;
Lassù degli astri al padiglion più bello
Fruir di Dio la vision tu dei.
Qui avresti al par di me fato rubello ,
Noi Siam del fallo dell' ingegno rei ,
Seguimi in del ; qui son chimere e larve ,
Pergolese son io f ... disse — e disparve.
Jl^mesto sogno ei mi narrava , e quando
Di lagrime mirommi il ciglio molle ,
D' un sorriso il bel volto irradiando ,
Che calmassi il mio dnol promessa volle.
E ascolta , aggiunse , io sol per te domando
Pace al Signor che or prostra ed ora estolle ;
Ma se morrò , più forte esser tu gi ira . . ,
Ci rivedremo in region più pura !
Coinè dair alma cancellar l' immago
Di chi tai delti profferì morendo ?
Di chi sospinto dal pensier presago
Ne' casi altrui se stesso andò pingendo ?
E che non mai di se medesmo pago ,
E io poca età tanta ala distendendo
Potea dogii anni dalla scuola esperto
Italia iogbirlaodar di un altro serto ? .
)( 9^ )(
Ahi f ho pcrduio , o mio fratel , ce il credo -
E torno al tempo che al tuo fianco fui ;
Ed a vegliar su! too guanciale io riedo ,
A confortar di baci i souui lui.
Ma quando chiaro il disinganno io veJo ,
Ogni oggetlo detesto , evito altrui ,
E in fronte mi si rizzano le chiome
Se ascolto Solo A\ fratti! 0 il nome !
A hi i' ho perdi to , ma terrò costante
Di te membranza iufiuo alle ore estreme ,
Ih quelle poche gioie e delle tante
Sffnlore e angosce che durammo insieme —
E vivrò nel Uiio duolo , e nelle sante
Memorie nostre , e nella cara speme
Di rivederti un giornee in abbracciarli
Dirli nel ciel — Più non dovrò Lisciarli /
r?o non temer , diletta ombra , che io posaa
Distaccarmi da te che amai cotanto.
Verrò sovenle a confortar quell' ossa
Slanche e deserte del fraterno pianto ,
E i pochi fior di tua modesta fotvsa
Solo saran la mia delizia e il vanto
Pensando ai di che della vita orbato
Potrò io queir urna riposarti allato !
Domenico Bolognese
X 96 )(
A proposraioiie del socio sif;. Agostra» Gervasio , 1' Acoa<l«-
mia risolve di abbuonarsi alla iiuuva S(;rie del bnUetlino archoo'
logico napolitano, moslrando cosi la sua simpatia verso una [Hil>-
biicazioae iutesa ad illustrare priucipalmeote le auliche ni' morie
delle nostre classiche contrade.
Si sono acquistati per 1' Accademia i spguenti libri :
Aescuyli Persae , cum scholiis raediceis , in usimi praelecliuDum,
curavjt A. Mtineke -- Berolini MDCCCLIII in 8.
BaoNN (H. G.) — Ind(X palaeoDtologicus — Slullgait voi. 3 in
8, i848, 18^9.
GiEBiiL (C. G.) — AllgenaeinePalaeontoIogie — Leipzig i85ain8.
Hermann (Karl Friedrich) — Lehrbuch der griechischen Anliqui-
tàleo — Heidelberg voi. 1 , iS^i \ voi. Il , 184.6 ; voi. HI
parte I , i8jo in 8.
Lexicon lotios latinitalis, Consilio et cura Jacobi Facciolali, opera
et studio Aegidii Forcelliai aluinni seminarii palaviui lucu-
braluni , secuudum tertiam edilionem , cuius curaui gessil
Josephus Furlauelto alumnus eiusdem seminarli, correclum
et auctuui labore variorum — Schnebergae i83i - iS34 ,
tom. 4- >Q folio.
LiNNAEA ENTOMOLOGICA — Zeitschrifl herausgegebcD voo dem
eutomologischeu vereine in Slellin — Berlin , Poseu , und
Broiuberg — voi. l- VIH , i84'^-i8j^ lu 8.
Meter ( Hermann vou ) — Ueber die lieptilieu und Sàugelhiere
der verschieiìeneQ Zeileu der Erde — Frankfurt a. M.i852
in 8.
Pfeiffer (Ludovicus) — Mooographia pneuinonopomoruu} viven-
tiuna — Cassellis , i852 in 8.
■e^ Monographia Huliccorum vivenlium — voi. I - HI Lipsia i853
in 8.
QuENSTEDT (Fr. Aug.) — llaudbuch der PetrefakleDkunde — Tu-
bi Ug'" i85i iij 8.
)( 97 )(
Zbttekstedt (Job. Wiih. )— Diptera Scaodinaviae disposila et
descrlpta — Loadae i84-3-i852 lom. I - XI in 8.
Libri offerii in dono.
Atti dell' Accademia PonliGcia de* Nuovi Lincei , Sessione V del-
l'1 1 Luglio i852 — Koma 20 Dicembre i853.
Anzelmi (Domenico) — Esletica di lettere ed arti belle — Napoli
1 854 in 8.
ScAHABEtLi (pr. Luciano) — Discorsi di Sci|)ione Ammirato so-
pra Cornelio Tacito, a buona lezione ridotti e commentali —
Torino i853 voi. 2 in 8.
— Istorie Fiorentine di Scipione Ammiralo ridulle all'origi-
nale e annotale — Torino i853 voi. '^ in 8.
VoLPiCELLi ( pr. Paolo ) — Rettificazione delle formule per asse-
gnare il numero delle sommo ognuna di duo quadrali, nelle
quali un intero può spezzarsi — Roma iS53 in 4-
TOajJATA DE 9 LUGLIO
Con generale soddisfazione si è Iella una ministeriale da
parte del sig. Diretlore del Rei Ministero digli affari i-cclesia-
stici , e della istruzione pubblica , colla qual« comunica la co-
pia di un Real decreto de' io del passalo nu se ci Giugno.
Con esso la Maestà del Re si è degnata d' imi.arlire il suo be-
neplacito alla nobilissima istituzione del cav. Tenore dell'annuo
premio di due. i5oj giusta rislrumeulo sulfODenienle stipulato
tra il detto focdalore e I' Accademia rappresentata dal Segre-
tario ptrpoliio.
)( 98 )(
Si ù perciò risoluto di riograziare il Domiaato sig. Direi-
lore per la cara da lui adoperala ad ottenere la Sovrana ap-
provariooe , e di pregarlo in pari tempo a voler porgere i no-
stri ringraziamenti all' Augusto Monarca , che si addimoslra iu
Ogni occasione proiettore magnanimo della nostra Accademia.
Il decreto , di cai è parola , è come segue.
Napoli, iO Giugno iS54
FERDIfVAIVDO SI.
PBQ LA GRAZIA DI DIO RE DEL RECITO DKLLB DUE SiCILIK ,
DI GSRUSALEBWB ec.,
DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO eC. ec.
GIAS »aifi<ItPB CRCDITASIO DI TOSCANA eC. eC. ec.
Veduta il pubblico ialrnmento dei sS Dicembre i853 p^r
Notar Giuseppe Freni reaidenle ia Napoli , per lo quale il Car.
D. Michele Tenore , nel lodevole iolendimeato d' incoraggiare
la gioventù studiosa e di procurare io incremento delle scienze
e delle lettere , dispoee in favore dell' Accademia Poataniaoa ia
questa Capilaie , una readita di annui Dacati centocinquanta da
lui posseduta ed inscritta cui Gran Libro, per dsrà an ;yrcaiio
annuo allo autore di una memoria o disoertrisiooe , clie ia pia
commendevole sarà stimata fra quelle che caranno pre^ureutate
sopra tema proposto dall' Accademia iotessa.
Vedalo V art. 8a(> delia prima parte del Codice per lo Re-
gno delle due Sicilie.
Vedalo il parere della Consulta dei Nostri Reali Domini di
qaa dal Faro.
Sulla proposizione del Nostro SSiaìstro Segretario di Stato
dH Grazia e Giustizia.
Abbiamo lisolato di decretare e daicfeliamo qaanto segue.,
X99)C
AaTlCOLO I.
Concediamo all'Accademia Pontaniana, in questa Capitale,
il Nostro beneplacito , perchè possa accellaro la sopra della di-
sposizione fatta dal Cav. D. Michele Tenore , e con le condi-
zioni e clansole espresse nel su riferilo alto , salvo però rima-
nendo i dritti de' terzi,
ABTICOLO 2.
I Nostri Ministri Segretari di Stato di Grazia e Giustizia
e delle Finanze , ed il Direttore della Ueal Segreteria di Slato
degli affari Ecclesiastici e della Istruzione pubblica , ciascuno
per la parte che lo riguarda , sono incaricali della esecuzione
del presente Decreto.
Il Ministro Segretario di Stato
di Grazia e Giustizia
Firmato, Raffaele Longobardi.
Firmato, FERDINANDO
Il Ministro Segretario di Slato
Presidente del Consiglio de' Ministri
Firmalo , Ferdinanuo Tkuja.
Per certificato conforme
Il Ministro Segreta' io di Stafo
Presidente del Consiglio de' AJinistri
Firmato , FERD^^A^Do Troja
Per copia conforme
Il Ministro Segretario di Stato
di Grazia e Giustizia
Firmato , R.iffable Longobardi.
Per copia conforme
Il Direttore del Ministero e Eeal Segreteria di Stato
degli Affari Ecclesiastici e della istiusionu pubblica
Firmato, F. Scobza.
Si è poi dato Qnovamente lettura di tatto il lavoro della
commissione per lo premio Tenore , uf&u di prendere da esso
le Qorme per la esecuzione del suddetto Keul decreto.
)( '00 X
LAVORO
della Commissione per lo premio Temorb
Signori — La generosa offerta fatta dal sig. Cav. Tener»
dì Qoa rendita annaa di ducati ceutociuquaata per istituirsi uà
concorso annaale allia di coronarsi ogni anno una memoria ,
indusse T Accademia a commetterci di preparare lutto quello ,
di che era mestieri, per condurre quest'opera cosi gloriosa pel
fondatore, cosi utile per la nazione, e cusi ouorevole per l'Ac-
cademia.
Noi abbiamo nel miglior modo , che per noi si è puttito,
soddisTatlo al carico — Ed abbiamo l'onore di pre»t*iitarvi !a bozza
di una regola iudiriz/;ita a governar questa IUH^tll(it•a istitu-
zione , e quella di un fstromeolo da stipularsi fra T Atxudemia
ed il fondatore. Vi preghiamo ad kscoitarue la Iattura per fer-
mar quello , che all' uopo Blitacrete conduceole.
Parrebbe, che essendoci occupati a proporr! ii metodo da
assicurar questa istituzione e beo ocodurla si uobila suo fine ,
dovessimo ancor propor?i gli onori da fare a questo illustre ha-
oefico socio per rendergli le grazie , che gli «i debboito , od
esaltarne il merito. Ma atti di queai& «orla u(hi haitoo bisogno
di estrinseci onori per d.'.r gloria agli autori (oro. Do^m) aoclie
molli secoli 1' opera da questo «apienle , e vrirtuooo foadala ,
dirà a tutti , che , À^ichele Tenore era Peraoiente dotto , per-
chè amava tanto il sapere, ed era veramente virtuo, "i , perchè
toglieva dal patrimonio, formato col frutto delie sue fatiche scieu-
tifìche, an capitale vistoso per beneficare i fuoi connazionali.
Né vi è mestieri d' indicar modi {)recÌ8Ì per maaifeslargli la no-
stra gratitudine \ che già i nostri voti , e i nostri cachi lo di-
coQ troppo : e od giorno in cai si aniianzìerà 1' opera islitaita,
(xm Buth fadle ffenswe f impeto di tulli noi per cglaiarlo dì Iodi,;
« di riograziamenti»
Giuseppe Campagna
Quintino Guanciali
Co». Giovanni Gussone
Giulio Minervini^ segr. perp.
Uareh. Giammaria Puoti^ relatore »
METODO PER IL CONCORSO ANNUALE
AL PRBIf IO VOimiTO DAL SOCIO
6a«. vi^icnei© Oeno«e
AST. ì.
fn ogni IDOQ r Accademia PootaoiaDa darà on premio di
dacati eeDtoctDquanta all'autore della memoria, o dissertazio-
ne, che sarà stimata la migliore fra qaelle , che si presenle-
ranoo , composte eopra soggetto proposto dall' Accademia me-
desima.
Art. a.
Il concorso sarà aperto pei soli nazionali del Regno delie
Dne Sicilie, escluso sempre ogni straniero, essendo scopo del-
l' illoBlre fondatore promovere il maggior progresso delle scien-
«e , e delle lettere nel proprio paese , e beneficare i suoi con-
nazionali^
X »o? )(
Art. 3.
I sodi residenti dell' Accademia Ponlaniana saranno del
pari esclasi sempre dal concorso , restando loro il nobile ofHzio
di Giudici del concorso , e di concedenti del premio.
L' Accademia intende così di illontanare anche ogni me-
nomo sospetto contro F imparzialità del suo gìridÌ2>io<
Abt. 4'
Come r Accademia è divisa in cinqoe Classi ; così il con-
corso verrà in o^ni nnno «pprto por giro sui rami di sapere ,
che ad una delle Classi appartengono ; ed in ogni cinque anni
si avranno cinque concorsi, che risguarderanno le materie di tutte
le cinque Classi.
Art. 5.
Nella prima tornala di ogni anno il Presidente dell' Acca-
demia inviterà tulli i soeii a presentare nella seguente tornata
ciascuno nn lenia nel ramo della Classe , a cui apparterrà in
queir anno il concorso. E questo invilo sarà passato in iscritto
a tutti i socii , che non sieno presenti nella tornata.
I temi saranno nella tornala seguente presentati in tante pìc-
cole schede piegate , nelle quali non sarà notato il nome de' socii
che li proporranno.
Queste schede si nielleranno in un'arca. Il Presidente le
leggerà ad una ad una , ed il Segretario perpetuo le noterà
una dopo T altra.
Una copia di questo nolamento sarà rimessa a ciascuno dei
socii che comporranno la Commissione dell' esame.
)( io3 K
ìàRT. 6,.
Nella medesima seconda tornata dell' anno » il Precìdente
dell' Accademia sceglierà otto sodi , dae per cìascnna delle 4
Classi, alle quali il concorso dell' anno non appartiene.
Questi otto socii con tatti i soci! delia Glasse, a coi sì rì^
ferfsce il Concorso dell' anno , insieme col Segretario perpetuo,
costituiranno la Commissione di esame del Concorso dell'anno.
Il Presidente della Classe sarà Presidente della Commissio^
ne , ed ij Segretario Perpetoo aosamerà il sarico di Segretario
della Commissione CD«desìm&<.
Art. 7.
Tnlte b volte , che la Commissione di esame dovrà ceca*
paru di coee relative al concorso , si rad onera nel luogo del-
l' Accademia, ma sempre ia giorni nei qaali non ci sia tornata
Accademica.
Abt. 8.
La Commissione toglierà dalla nota ì temi, i quali eroderà
che meritino meno l' attenzione dell' Accademia. E presenterà
nella tornata seguente la nota dì quei temi , che crederà più
opportuni.
Nella nota i temi prenderanno un numero progressivo cia-
scuno , ed a norma della serie de' numeri s' intenderà che la
Commissione manifesti la sua opinione di preferenza.
In questa operazione la Commissione attenderà sempre a
questo, che i temi risgoardino principalmente l' illustrazione del
proprio paese , 0 1' applicazione pratica di pubblica utilità.
Xto4X
, Art. 9.
Lelta la nOla de' temi, l'Accademia intera sceglierà dcfi-
l^tivaroente il tema da prò porsi. E qaesto si farà in questo mo-
do : ogni Socio scriverà in una scheda il nomerò, sotto al quale
sarà segnalo nella nota il tema ch'egli preferirà.
Tutte le sohiMle piegate saran poste in un' Urna , e due
iqnittinatorì , che il Presidente additerà , prenderanno ad una
ad una dall' urna le schede , e le leggeranno a voce alla.
Il Presidente, il Segretario perpetuo, ed il Presidente della
Commissione noteranno quello, che apparirà dalle schede. E re-
sterà scolto qnel tema per lo quale maggior numero di Bched»
si troveranno notate.
In caso di parità si sceglierà col bussolo, facendo dare ii
voto se|ifirataroente sopra ognuno de' due temi. E se si cadorà
una seconda volta nella parità , si sceglierà a sorte dal Pres-
dente fra le due schede , che avraimo formato la parità.
Art. io.
Si assegnerà ordinariamente un'anno per il concorso. Ed,
ov" il tema fosse tate da richiedere molto lavoro, sperimenti, o
allro , si potrà :»ure , a giudizio dell' Accademia sulla proposta
della Commissione , assegnare due auni.
Art. IT.
L'apertura del Concorso, il tema assegnato, il premio pro-
messo , ed il periodo, entro il quale si dovrà scrivere, saranno
annunziati nel giornale delle Due Sicilie, dove s' inserirà l'avviso
tre volto in quindici giorni.
}( io^ K
AfiT. 12.
Alla fine del periodo assegnato, e nei (ermìoi pfopriameil''
te, che saranno indicati, verranno presentate le memorie o dis^-
sertazioni chiose, e saggellàte con ao segno , ed un motto sul
piego. Insieme sarà presentata con ogni memoria ana scheda
chiusa e saggellata, nella quale sarà notalo il nome, e T indi-
rizzo dell' antore , ed al di fuori lo stesso segno , e lo stesso
motto , che sarà sai piego.
AtiT. i3.
Gli scritti che perverranno al Segretario perpetuo nella for-
ma indicata nell'articolo precedente, saranno dal Segretario pas^
sati alla Commissione , conservando gelosamente le schede sug-
gellate coi nomi.
La Commissione distribuirà ai suoi Componenti in giro la
ttiemorie, in guisa che ciascuno le legga tutte. Poi conferiranno
i Componenti della Commissione sopra tutte le memorie in una,
o più volte, e fermeranno V opinione del merito di ciascuna di
esse, che esprimeranno in una relazione ragionata. Ove per caso
alla Commissione sembri, che nessuna memoria meriti il premio,
lo esprimerà.
Art. i5.
La relazione della Commissione sarà letta nell' Accademia^
e le memorie rimarranno per un mese nell'ufizio del Segretario
perpetuo , ove sarà lecito a tntti i Socii di aidarle a leggere
Dei giorni , • nelle ore , che saranno indicate.
8
X ^oG )(
Art. i6.
Nella prima tornala dopo spirato il mese l'Accademia de-
ciderà defiaitivameo'te del concorso , dopo essere slati avvertiti
espressamente tatti i Socii.
In questa tornala il Segretario perpetuo presenterà tutte
le memorie, e tulle le schede suggellale, e ricorderà con qual
ordine di preferenza sieno slate notale le memorie dalla Com-
missione , senza rileggerne il ragionamento.
Dopo di ciò ogni Socio noterà in una scheda la memoria,
•che creda doversi coronare, indicandola per il segno, ed il motto,
che si troveranno sopra ognuna di esse.
Raccolte queste schede io un' urna , il Presidente assistito
<la due squillinatori , che sceglierà all' uopo , in presenza di
tolta l'Accademia, aprirà ad una ad una le schede, e di tutte
>i noterà il conlenulo in una nota , che si scriverà dal Presi-
dente , dal Segretario perpetuo, e dal Presidente della classe ,
e la memoria , per la qnale si raccoglieranno più voti, resterà
coronala. Ove accada parità, si ripeterà la votazione nello stesso
•modo.
E se ci sarà la parità una seconda volta, si sceglierà per
voli secreti col bussolo.
Se questo sperimento nemmeno darà una decisione defini-
tiva, il Presidente eleggerà tre socii i quali. Ielle un'altra volta
le due memorie, nella tornata seguente proporranno 1' opinione
di preferenza con una relazione ragionala. E sopra quella opi-
nione passerà il bussolo a voti secreti.
Art. 17.
Dopo il giudizio sul premio , la Commissione di esame si
QsirÀ un'altra volta per esamicare se fra le memori« escluse
)( 1*1 )(
dal premio ce ne sìa alcana , che meriti Yaccessit. E nel caso
dell' opinione affermativa , la Commissione ne farà proposta aU
r Accademia.
Nella tornata seguente l'Accademia determinerà col bussolo
88 debba darsi Y accessit ^ e fermato il sì , definirà a qaal me-
moria debba conferirsi questo onore col metodo stabilito per
concedere il premio.
La dichiarazione dell' accessit conferirà solo qq titolo di
OBore.
Art. i8.
Il Presidente assistito da quattro squittinatorì , che sce-
glierà fra i Socii presenti aprirà la scheda , sulla quale starà
Io stesso segno , e lo stesso motto , che sta sulla memoria ap^
provata pel premio , e ne pubblicherà il nome in presenza di
tolta r Accademia ; ed il Segretario perpetuo lo noterà nell atto
della tornata.
• Ove ci sia una memoria, che ahh\a..ollenu[o Y accessit, si
praticherà lo stesso per pubblicare il nome dell' autore di essa.
Tutte le altre schede saranno, senza aprirsi, dal Presiden-
te e dagli squittinatori bruciate in presenza dell' Accademia.
Art. 19.
Ove per avventura nell' aprirsi le schede relative alle me-
morie approvate, si trovassero nomi di persone escluse dal con-
corso , queste persone non goderanno degli effetti del concorso
medesimo.
Art. 20.
I ducati centocinquanta saran pagati all' autore della memo-
ria Irascella con una polizza notala in fede. Una lettera di con-
gratulazione scritta dal Segretario perpetuo in nome dell' Accade-
)(io8)(
Tnra accompagnerà la polizza, e la loltera sarà scrilfa sopra nna
corta , che T Accademia terrà per questo uso, in cima alla quale
sarà stampato il ritratto del cav.' Michele Tenore con la leg-
genda del sno nome in giro, e sotto a questo l'epigrafe Premio
BEL CONCORSO FONDATO DAL CAV. MlGHELE TeNORE : 6 la carta
sarà ornata nei lati di an ramo di alloro. A chi avrà ottenuto KaC'
cessù sark spedila lettera dal Segretario in nome dell'Accademia
per significargli 1' onore che gli sarà stato conferito.
La memoria coronata, e quella che avrà ottenuto ^accessit:,
resteranno di proprietà de'Ioro autori, i quali potranno pubbli-
carle per le stampe, sempre che vorranno. Ma se l' Accademia
crederà di doverle anch' essa pubblicare , lo potrà fare senza che
r autore glielo possa impedire, e T Accademia ne darà all' autore
dugeolo copie gratis.
Art. si.
Se avvenga il caso, che non si presentino memorie alla fine
del periodo assegnalo per uno de' concorsi annuali , o che delle
memorie presentate nessuna si creda degna di essere coronata , o
che il premio si trovi assegnato a persona eselusa , i ducali cento-
cinquanta di queir anno costituiranno il premio di un' altro con-
corso , che sarà aperto nell' anno seguente oltre dell' ordinario, iu
guisa che iu quell' anno ci saranno due concorsi, e due premii da
distribuire.
Questo concorso straordinario sarà aperto a giudizio dell'Ac-
cademia, sulla proposta ragionata della classe, a cui apparteneva
il concorso fallito, sopra un nuovo tema, o sopra quello slesso già
proposto neir anno passato. E si verrà a questo secondo sistema ,
quando ci sia luogo a considerare, che la gravezza e 1' estensione
del soggetto, e i lavori, e gli esperimenti , che esigeva, non po-
teano patir un termine cosi ristretto : ovvero quando l'importanza
e Potililà del quesito richiegga, che non si estingua la probabilità
<li vederlo trattalo.
){ »09 )(
Art, 22.
Quando per mancanza di dissertazioni da premiare , pressa
{'Accademia restino più di due premìi non concedati, TAccademia
8Ì riserba distribuire quella somma in più premii, da conferirsi ad
autori di grandi scoverle scienlifìche , o d'invenzioni industriali
prodotte dall' applicazioni de)le scienze alle arti , o ad autori di
pregevoli opere pubblicate per le stampe.
Quei che potranno godere di questi premii saran sempre
nazionali del Regno delle Due Sicilie , e per invenzioni falle ó&.
nazionali, od opere stampale del pari da nazionali.
Art. 23.
Questa operazione sarà condotta in questo modo. Il Presi-
dente dell' Accademia sceglierà due socii in ciascuna delle cinque
elassi, i quali separatamente ognuno proporranno alle classi rispet-
tive le invenzioni, e le opere pubblicale , che credano degne di
premio.
Ciascuna classe esaminerà la proposta di ognuno de' du«
■ocii, e proporrà con relazione ragionata all'Accademia, se creda,
che ad alcuna scoperta, o ad alcun' opera del suo ramo sì possa
dare un premio, e quale.
Solle relazioni delle classi, 1' Accademia determinerà quello
éhe sia da fare, aprendo il Presidente nna libera discussione solle
proposte delle classi, e mettendo dopo avoli secreti da raccogliersi
col bussolo, le proposizioni che caverà dalla discussione.
Art. 24-
Ove il Presidente, o qualunque de' socii creda, che nna sola
scoperta, o nna sola opera possa meritare l'intera somma prodotta.
da iae premii annnali non conferiti, lo proporrà all' Accaclemia.
Questa con una discussione pubblica fermerà, se la proposta meriti
d' esser posta in deliberazione, ed in questo caso la proposizione
sarà rimessa a cìascnna delle cinque classi.
Queste separatamente ne faranno l' esame , e presenteranno
air Accademia le loro opinioni con altrettante relazioni ragionate.
Lette in ona tornata stabilita espressamente queste relazioni ,
r Accademia deciderà definitivamente eoo voti secreti per mezzo
di palline col bossolo.
Abt. 25.
Il premio ottenuto pel concorso, Vaccessit, e la partecipazio*
ne del cumolo de' premii non dati , non danno dritto ad esser ne-
cessariamente ammessi per socii neir Accademia. Ma queste distin-
zioni saranno ricordate da tutti come meriti nei casi di proposte
de' nuovi socii.
Art. 26.
Se la rendila annuale di ducati centocinquanta per qualun-
que caso per tre anni non si distribuisca per l'uso, a cui in questo
metodo è destinata, la somma di ducati centocinquanta esatta dal-
l' Accademia un triennio innanzi sarà restituita al cav. Tenore o
ai suoi eredi e successori. E cosi sarà ripetuto ogni altra volta che
scorra un triennio sul!' esazione di una delle somme annuali asse-
gnate per il concorso.
Giuseppe Campagna.
Quintino Guanciali.
Cav. Giovanni Gussone.
Giulio Mìnervini , segr. perp..
Giammaria Puoti ^ relatore.
Seguiva la farmela dell' Istrumento , che si è creduto ino--
tile di pubblicare.
II Presidente ha invitato ciascnno de' soeii presentì alla tor-
nala di recare nella prossima adunanza un tema relativo alle
scienze raatemaliche ; ed il Segretario perpetuo è slato incari-
calo di fare per iscritto un simile invito a tutti ì socii non presenti.
Il Segretario dell' Imperiale Regio Istituto Lombardo di
scienze , lettere ed arti , ricordando di aver quel consesso , sin
dall'anno rS46 , inviato alcone sue pubblicazioni in dono alla
nostra Accademia , domanda io cambia i nostri atti, e promette
la continuazione de' lavori di quell' Istituto. Si é risoluto d' in-
viare tutti i volumi della seconda serie de' nostri atti , il ren-
diconto , e le altre separate pubblicazioni.
Dopo di ciò il sig. ab. Tulelli ba Ietto on suo discorso ,
facendo notare i pregi del filosofo napolitano Tommaso Rossi ,
contemporaneo del celebre Vico, ed, a giudizio di questo
grand' uomo, ancor egli meritevolissimo della celebrità.
L' autore facendosi dapprima ad osservare che niuno è che
voglia negare il primato dell'ingegno e segnatamente queih:)
speculativo all' Italia, e in particolar modo alla regione Meridio-
nale di essa , nota non pertanto che questo primato che le vien
conceduto dagli stranieri pel tempo antico e per quello di me?-
20 fino al secolo 17»** le è contrastato da questo punto ia poi,
sostenendosi esser l'ingegno Italico allo intutto sfrattalo ed i-
sterilito nello scorso secolo ed in questo che corre. Epperò egli
non sconoscendo il merito eminente di alcuni filosofi di ol Ire-
monti e di olfreraare , si fa a sostenere che basterebbero i nomi
di due soli Napoletani , quello di Giambattista Vico e quello
di Tommaso Rossi a dimostrare come nel solo secolo 18. ° in !-
lalia il valore speculativo non che infiacchito e spento , sia
slato invece raaraviglioso e fecondo. E tacendo del Vico, noto
al certo in tutto il mondo e venerato sommamente dagli stranieri
Hoedesimi , egli imprende in questo soo lavoro a tratiare di Tomr
maso Rossi di Montefusco , il cui nome , rimasto fino a queslo
)( iiO(
dì ioteramente ignoto non solo Fuori ma anche nella saa nativa
prOTÌncìa , merita di esser rivendicalo dall' obblio.
Incomincia quindi il Tulelli da alcune notizie biografiche
Bai Rossi , che nato in Monlefasco Capitale un tempo della pro^
vincia Irpina , fa inteso per tutta la sua vlla al Ministero Sa-
cerdotale , ora come Rettore della Chiesa di S. Maria delia
Piazza io Montefusco , ora come Parroco del Villaggio di S.
Giorgio della Montagna ; dice che fu tenuto in grandissima sti-
ma dai suoi concittadini , e che tra le lettere del Vico ce ne
ha nna diretta al Kossi io cui si dà autorevole giudizio di una
delle opere fìlosodche di lai mandatagli a leggere manoscritta,
e numera le opere da lai composte le quali sono le seguenti ,
e di cui le sole tre prime sono venate nelle mani del Talelli »
cioè :
r .o Considerazioni di alcuni Misteri dìoini raccolte in
tre dialoghi ^ Benevento 1724. in quarto , Volume unico.
2." Deir animo dell' uomo, Dispntazione nnica. Voi. anica
Venezia (data falsa) lySG.
3." Delia Mente sovrana del Mondo. Un voi. Napoli ly^S.
4..° Apparalo Metajisico'. Opera citata nella pagina 23 e
69 dell'Animo umano.
5." Quistioni legali: Opera citata nelle considerazioni di
alcDoi Misteri divini.
6.° Dispiitatio de Mota: citala nella Mente sovrana del
mondo parte 5. rap. ii.
7." Disputatio de anima umana.
8." Dissertazione della vera Metafisica degli antichi ,
loco citato.
9.° Dissertazione Jisica, citata nella pagina 12 dei Misteri
Divini. Dialoghi 3.
L'importanza e la sublimità dalla dottrina contenuta nelle
tre prime opere snmraentovale e la forma originale in che sono
scritte , e le quali fan nascere vivo desiderio che vengano rio-
)(n5)(
Teoote le allre opere , hanno ìndolto il Talalli a rendere conto
di esse in questo sno lavoro , perchè possa aversi alcuna idea
di questo altissimo pensatore , finora rimasto cscoro ed ignoto.
Prende quindi ad esaminare siffatti tre lavori ove sono svolle
ampiamente le teoriche dell' animo umano , della Mente sovra-
na f e dei Misteri Divini , e si fa a dividere il suo lavoro io
due parli, esponendo nella prima la dottrina puramente razio-
nale filosofica , nel!' altra quella 80?ra il vero religioso e so-
vrannaturale ; fermasi nella parte rajsionale sopra alcuni punti
cardinali della scienza, dall' al Ipzza dei quali fa scorgere l'in-
dole e il valore dello ingegno del llossi e quello del suo filoso-
fico sistema, e tratta dapprima del metodo, della natura e della
origine dell' idee e segnatamente delia idea di Dio , dell' es-
senza della mente e delia materia , e del loro nesso e comu-
nione ; parla poscia della teorica del Bene e del Bello , e da
ultimo della natura della scienza e dell'arte. Fa notare io tutta
queste singole parti le teoriche antecedenti a cui si legano
quelle del Rossi , e ciò che questi vi ha aggiunto , e princi-
palmente dove tratta delle idee innate , nella disquisizione dello
quali , il iiossi combattendo le scuole sensualiste, e conforman-
dosi ai grandi filosufi spiritaalisli , espone la piò alta e nuova
razionai dimostrazione di esse idee innaie j e ciò nel senso il
più ortodosso.
Discorso avendo il Tulelli in breve e quanto il consentiva
l' indole e 1' ampiezza del suo lavoro , di queste Ire opere del
Rossi , cercando di delineare i tratti principali della fisonomia
del sistema di lui , fa in ultimo notare perchè egli abbia spes-
sissimo in questa sua trattazione , fatto parlare il Rossi mede-
simo , e perchè non discenda a compimento del suo lavoro a
fare on esame critico della filosofia dello illustre autore. Non
però ei si rimane dal prevenire il giudizio che darassi certa-
mente del Rossi , manifestando l'opinione eh' ei porla su l'in-
sule e il valore della filosofica dottrina di lui. Stima quindi es-
X iU )(
sere il Aossi ano tra i pochi grandi MelaGsici del mondo , e
il primo senza dobbio dei (ìlosofi moderni d' Italia.
Liòri offerti in dono.
PsEDiERi ( dolt. Paolo ) — Dei rapporti fra la meteorologia e
la medicina , dei progressi che si desiderano , e de' van-
taggi che si ponno attendere — Bologna iSS^ in 4*
TORNATA de' 23 LUGLia
Il Segretario perpetuo ha presentato impresso il primo'
iqa&drimestre del nostro Rendiconto pel corrente ann* i854< ;
e si è risolnto farsene al solito la distribuzione a' socii resi-
dentt.
Dopo di ciò , essendo il principale oggetto della tornata
la proposta de' temi per lo premio Tenore , il Presidente ha
invitato tatti i socii , che avessero recato alcan tema , ad esi-
birlo. Sono state in segnilo di tale invito raccolte sette schede,
delle quali il Presidente ha dato leltara , ed il Segretario per-
petuo 08 ha fatto notamento , secondo V ordine della lettnra y
ginsta l' art. 5. del metodo per lo concorso , precedentemente
approvato.
Lo stesso Presidente ha nominato gli otto socii da aggia-
gnersi a tatti quelli della classe matematica , per formare la
Commissione di esame.
Sono essi della seconda classe i signori Oronzio - Gabriele
Costa , e Gabriele Minervini ; della terza , i signori Lorenzo
Morgigoi, e Luigi Palmieri ; della qnarta i signori Michele BaU
facchini , e Niccola Corcìa ; della qninfa i signori Paolo E-
milìo Tulelli , e Domenico Bolognese.
Si è finalmente deliberato di convocarsi la detta commis-
sione di esame , affin di procedere alla scelta ed alla classifi-
cazione de* temi.
Il sìg. Giuseppe Campagna ha recitato il nono canto di
nn suo poema inedito , del quale varii altri canti aveva pria co^^
rounicati all' Accademia.
Jl' (X^ate C^toaccniMo
CANTO 9.
Maravigliosamente alto sorgea
Un gran monte , che 1* oltima sna cima
Tnttor nascosa fra le nubi avea ,
E che mostrava circondata l' ima
Radice sua da paurosa valle ,
Il cui fondo non par quanta s adima.
Segnate da verun securo calle ,
E svariate ad ogni pie sospinto
Eran del monte le sublimi spalle.
Così fatto montano laberinto
Guardando Eugenio , ravvisò per lotto
Non so che di fantastico indistinto.
Ombravano il terreo lubrico e brutto
Arbori , cbe vestiano i rami loro
D' assai fronde , fior pochi , e nessun frutto.
X »6x
Me piagge unqua Ira noi Tedate foro ,
Che immagine rendessero di qaesto
Latebroso infecondo tcnitoro.
Immensamente stnpefatto il mesto
Eagenio spazia pel selvaggio loco ,
In forse di sognar come che desto:
Qaand' ebbe lo stopor cessalo nn poco ,
E le pupille assuefatte al lome ,
Cb' iri spargeasi tetramente fioco ,
Appuntò fiso del reder l'acume
Io tal misteriosa creatura ,
Cb' uman 1' aspetto aveva ed il costarne.
E fide insieme laminosa e scura
La laa fronte parer , come chiudesse
Di senno e di follia strana mistura.
Vida le membra sue guaste , perch' esse
Discordavan tra lor sì fattamente ,
Che andando straziavano sé stesse.
Ila , benché fosse d' ogni gir dolente ,
Insoffribil tornavale ogni posa »
Ood' ella oltre movea perennemente.
Mutava ì passi con lena affannosa ,
Nun suiTermata mai , ne mai dislolla
Per qualsivoglia formidabil cosa.
E r ingenita possa , anzi che tolta
0 scemala venir , venia cresciola
Sovente a lei dalla fatica molta.
Ad Eugenio del tutto sconosci ola
La mistica figura non sembrava ,
Ancor eh' ei non 1' avesse onqua veduti.
K "1 )(
AppreteatOBÌ a lei por dimandava t
Sei ta certa sostanza o vana forma ,
Che ad an tempo ti mostri e buona e prava t
Io son l'arcano spirito che informa
La progenie d' Adamo , il vero fato
SoQ io eh' alP a man vivere da norma.
La paara e V ardir m' han generato.
Il vizio e la virtù , con modo alterno ,
Or misero mi fanno ed or bealo.
E , però che dal cielo e dall' inferno
Traggo gli affetti ed i pensier , ben* io
Conosco il gaudio ed il tormento eterno?
A risponder così le labbra aprio
Queir informante spirito , ne senza
Sospir la voce dalle labbra uscio.
Porgendo Eugenio a colai dir credenza ,
E d' ascollar più Tago essendo ormai ,
Rifassi a dimandar : La conoscenza
Non è già piena che di le mi dai.
Perch' io ben ti conosca , or deh I ti piaccia
Donda fieni iTelarmì e doTs vai.
Ripiglia r altro con turbata faccia :
Gran parte ignota m' è di quanto or chiedi;
Convien quindi eh' io mal ti satisfaccia.
Di questo monte alla radice vedi
Profondarsi una ralle sconsolata
Ed incognita assai più che non credi j
Valle talmente d'ogni luce orbala,
Ch* entro l'infausto suo grembo talora
Men lungi scorge chi più fiso guata.
Di colà TegQO. Ma , par troppo ! allora
Quando , vilmente dall' ignavia oppresso *
Tra le tenebre feci ivi dimora ,
Coscienza non ebbi io di me stesso »
Ne dello slato mio barbaro affatto
Nel pensier mi restò 1' obbrobrio impresto*
E ignoro come veramente fatto
Sia queir orrido baratro profondo ,
Da cai l'eterno provveder m'ha tratto.
Al primo chieder tao così rispondo.
Or farò di risponder , con eguale
Franco sermone , al tao chieder secondo.
Immensurabil questo monte sale
Ver r empireo ciel , così che sembra
Il mortai tramischiar con l' immortale.
Air estrema sua vetta intorno assembra
Nuvole , che disperse o diradate
Aver visto giammai non mi rimembra.
Colà vo. Ma le nuvole assembrate
Celao , pur troppo! alla veduta mia
Della vetta l'eterea beliate.
E ignoro come veramente sia
Fatta quell'ardua region superna ,
Ove Gse le brame ho tuttavia ;
Anzi ove spinto son per una interna ,
Largitami da Dio, mira virtù te,
Ch' a sua posta mi regola e governa.
Restar , ciò detto , le sue labbra mute.
E , nuovamente instando , Eugenio chieda
Qaal duce per 1' alpestri sconosciute
)(ii9)(
Strade , che premi con ardito piede <
Infaticabilmente or ti conduca
A quell'eccelsa fortunata sede?
E lo spirito allor : Nessun m* è duce.
Son io duce a me stesso. Iddio composto
M' ha , non invan , di tenebre e di luce.
Qui si propose di tacer, ma tosto
Ch' ebbe alquanto pensato egli tacendo ,
Si tolse Tolentier dal suo proposto ,
Ed a parlar continnò : Tremendo
Il viaggio riesce, che a traverso
D' ostacoli infiniti io vo compiendo <
NoDdimen compirollo. E quale avverso,
Qoal duro caso può farsi cagione
Ch'io di me stesso rendami diverso f
Di freno in vece m' è talvolta sprone
L' aperta forza o la nascosa frode ,
Gh* al mio predestinalo andar s' oppone.
E me chiunque d' avversar si gode ,
Le sempiterne leggi violando ,
Gol proprio dente se medesmo rode.
Dopo ciò motto più non fece ; quando
Un vortice di fumo tenebroso
Ecco ratto venirsi approssimando.
Vive dentro quel vortice nascoso
Un demon pigramente irrequieto ,
Che mentre ama il letargo odia il riposo,
E che non sembra mai pago né lieto,
Ovunque all' atto trar debba il pers'ero .
Senza cingersi d'ombra e di segreto.
)( »*o )(
L' indomabile spirito dal fiero
Demon sospetta repeotina offesa ,
Onde guarda ver lai cod piglio altero ^
Ed intanto s appresta alla difesa.
CASTO IO.
Como sozzo Teoefico eerpenfe
Dal ricovero ano sbaca talora
Tremoroso e tremendo ìosiememente |
Così Tenne treduto emerger faora
Del Tortice , nel qaal si nascondea ,
Il demoa qaivi sopragg;ianlo allora.
11 sopraggi onto demone , eh' area
la nn d' orgoglio e di viltade impressa
Protervamente la sembianza rea.
Move rapido il pie quindi e s' appressa
Air informante spirilo gridando :
Ormai dal folle tuo viaggio cessa ,
Qai , di snbilo cessa , io tei comando.
E vien sì fatto grido imperioso
Con atti minaccevoli ajutando.
Nondimen teme, cbè gli par Iropp* oso
L* avversario , ed appien deliberalo
A schivar sempre ogni lelal riposo ,
A cercar sempre piò snblime stato ,
A trar da qnante peae ha mai sofiferle
Cagion sempre d'ardire impertarbato.
Ma Io sdegno in fnror già si converte.
Entrambi son già mescolati a lotta ,
Che ferve piena di vicende incerte.
ir.
I
)( 121 )(
Ed 1 colpi alternaDdosì , eoo tutta
L' osata lor perseveranza , fanno
Dì sangue intorno la campagna bratta.
Il demon più che forza adopra inganno
Frattanto , e le sue membra (o marariglia!)
Trasfigurando ad or ad or si vanno ;
Tal eh' or di fena immansueta piglia
La forma , e nel combatter» s' avventa ,
Ed assanna , con impeto , ed artiglia.
Flessnoso colubro ora direnta ,
E tosco versa dalla bocca infesta.
Or volpe fassi e mille astuzie inventa.
Ben ei per questa , e sol forse per questa
Satannic arte , dopo lunga guerra.
Vittorioso finalmente resta.
Ne perdona al caduto ; anzi V afferra ,
E di pesante ferrea catena
Tra gì' implicati avvolgimenti il serra ,
Dicendogli : Io ti danno a simil pena
Acciò passo non mai più muti verso
Il bel cacume, ove il disio ti mena.
Senz' altro iodngio il vincitor perverso
Diede al vinto le spalle , e dentro il nero
Vortice ritornò, dond'era emerso.
Ed , al partir tenendo egli il sentiero
Stesso eh' ebbe al venir prima tenuto ,
Allontanossi brutalmente altero.
Alla volta del misero involato
Tra vincoli si duri , Eugenio infanto
Le pupille drizzò pensoso e mulo,
9
Por qnanJo atleso fu rimasto alquanto ,
Scorse come iudonmlo il perditore
Dalla cateia , cade sembrava alTranlo ,
Arcanamente si traeva fuore.
Ed il viaggio suo ricominciava
Con r innata virtù eh' unqna non muore.
lllor gli dimandò : Se non ti grava ,
Rivelami perchè tal mostro orrendo
Guerra t' apporta cosi fiera e prava.
Perchè , V altro a dir tolse rispondendo ,
Astioso , quanf io con le parole
Adombrar non saprei , tal mostro essendo ,
D' ogni cessato mio strazio si duole
Come d' nn suo tormento , ed in ogni opra
Che ben mi frutti contrastarmi suole.
ìih senza immane crudeltà s adopra
Acciò l' inestinguibile desire
Vano mi torni dell' andar più sopra.
Inver questo continuo salire ,
E nuli' altro giammai sforzo che questo ,
Potrà dar fine al mio lungo martire.
Più salgo e più diradasi il funesto
Tenebror , che m'oscura l'intelletto,
E che mi rende a me raedesrao infesto.
Più salgo e più da qualsivoglia affetto ,
Che pentimento genera ed affanno ,
Sgombrar mi sento 1' agitato petto.
Infin più salgo e più tra lor si vanno
Armonizzando le mie guaste membra ,
Che discordia tra loro ebbero ed hanno.
Qui iroDca i detti eaoi. Ma restar sembra
Com' uom , che querelandosi d' do male ,
Tristamente d' an altro si rimembra.
Quindi ripiglia : Offeso in modo eguale
Non sempre io son , giacché lo stesso atroce
Avversario non sempre è che m' assale.
Spesso un altro demon turpe feroce ,
Ma dissimil da quel che 6Ì partia ,
Dissimilmente mi travaglia e nuoce ;
Altro demon , che trar gode la ria
Sua vita al foco io mezzo , e si distrugge i
E rinasce dal cener tuttavia ;
Io dico altro demonio , che rifugge
Da qualsivoglia freno , e simìgliante
Ad impasto leon predando rogge ,
Spesso m' assale , e mi sospinge innantt ,
E ratto assai più che la mia natura
Non comporta , mi fa mover le piante.
Ogni colpa sacrilega , ogni dora
Pena , ogni feda rabbia allor vien meco ,
Ed , ahi I Tien meco anche ogni vii paura ;
Tanto eh' io , reso della mente cieco ,
Retrocedo , precipito , mino ,
E chiuso in me tutto Y inferno reco.
Così note ad Eugenio il pellegrino
Spirilo fé' le sue doglie profonde.
Soggiunse infin : Tra quanti il mio cammino
Sturbano , ignoro io pur chi sia quel donde
Maggior noja ritraggo , e maggior lotto.
Uno stagno vid' io , che immote ha 1' onde ,
X "4)(
E più gramo divien , divicn più bratto
Quanto più si riman tranquillo appieno y
E , r aer vaporando intorno tutto
Di lelal sottilissimo veneno ,
Ogni virtù benefica dissolve ,
Ogni fiamma vital venir fa meno.
Poscia un torrente anco mirai , che volve
Rapido r onde , e qualsivoglia cosa
Nel suo sterminalor corso travolve ,
E qnanlo abborre più dal trovar posa ,
Più rumoreggia e più sgomenta alimi ,
Morto lasciando chi resister osa.
Nel mentre a contemplar si fatti dai
Generator di paurosi eventi
Incerto io slava , dimandalo fui :
Qua! d' es8Ì ta come il peggior paventi ?
Risposi : Qual fosse il peggior non bene
Scerno , ma per durali esperimenti
Ben so cb' entrambi detestar conviene.
Dopo di ciò il Segretario aggiunto sig. Gabriele Minar-
vi ni ha ietto una
Breve nota sugli offlcii dì due rametti nervosi , che uniti
alt intermediario di IVrisberg costituiscono la corda del
timpano.
Colleghi chiarissimi
Un mio pregiato amico e collega il sig. Doti, Gennaro
Sarbarisi non ha guari dava compimento ad un assai bel la-
X 125 X
voro notoraico sulla corda del timpano e sopra 1' intermediario
di Wrisberg, nel quale dimostrava essere la corda nervo misto,
e formala dalla piccola porzione del facciale e da dae radici
sensitive che si partono dai corpi rcstiformi (r).
Il valente autore dalle diligenti disamine fu condotto a fare
varie conclusioni : tra le altre nella settima ed ultima afferma,
che la corda
)) Finalmente col ramo lingaale del trigemello si distri-
» buisce alle glandole sotto-mascellari e sotto-linguali , ai coa-
3) dotti di Rivino e del Bartolini , ai canaletti delle glandole
3) ed alle papille della mucosa de' margini e superficie della
s lingua M.
Certa cosa è che la notomia scovre le parti e ne indaga
con attenta analisi la struttura , ne studia le distribuzioni , i
rapporti , le relazioni ; la fisiologia coli' indefessa osservazione
cerca di conoscerne gli ufficii , non trasandando di raccogliere
ogni biologica manifestazione : intanto non credo sia da ripren-
dere chi valuta le patologiche osservazioni e ne fa tesoro. Molte
fiale le morbose manifestazioni , a posteriori , ci fan trarre il-
lazioni fisiologiche , e ci mettono a giorno di alcune verità le
quali rimaste incognite fino a quel punto , vengon di poi dal
fallo anatomico confermate : così credo io che avvenga special-
mente riguardo al nervoso sistema, del quale ho opinione che
non sieno del tolto ancora conosciute le ragioni dei simpalici
rapporti, e le mutue relazioni non sieno per anco appieno stu-
diale e scoverle.
Se cosi è, grande poi dev'essere la soddisfazione di quel
(1) Questo egregio notomista faceva tali suoi studii oggetto di erudita
memoria , letta nell' Accademia Medico-Chiriirjica di Napoli ; e l'illustre
Consesso, riconoscendo il merito di quelle di'i'-ate e difficili ricerche, ben
a ragione le premiava con insolita valutazione — Vedi Rendiconto dell' Acca-
demia Med. Chirug. di Nap. voi. V. fase, di Marzo 1831. La memoria tro-
vasi pubblicala nello stesso Rendiconto T. VÌI. fase. Ili, 1853.
)( 126 )(
nolomista, il quale avendo già pria praticate ricerche, e stabi-
liti rapporti e nessi tra parti di an sistema non avvertili , ri-
trova la conferma de' suoi stadii nelle manifestazioni Gsiopa-
tologiche ; e in guisa che si possa dare spiegazione di qualche
fatto, che sarebbe rimasto indeterminabile ed irresoluto, o tut-
tavia ipotetico e alquanto incerto.
Ma riforniamo al lavoro dell' egregio professor Barbarisi r
e precisamente io voglio comunicarvi un fatlo, il quale mi sem-
bra confermare quanto dallo stesso si asserisce nell'ultima parte
della conclusione settima della sua pregiata memoria. Ecco il
fatto.
Verso il finir della scorsa primavera , quando in questa
nostra capitale si fece osservare con una certa diffusione tra va-
ri!, e meglio tra molti individui , una speciale eruzione aftosa
della mucosa della bocca e delle parti poste all' intorno , ebbi
io a medicare una giovane signora (i), la quale fu gravemente
sorpresa da siffatta eruzione , da risvegliare in lei le più pe-
nose sofferenze , e che per venti e più giorni le tolse ogni qoal-
(t) Questa Signora era madre di quattro figliuoletti i quali tatti pri-
ma che essa infermasse , andarono soggetti al male medesimo : le afte non
si manifestavano al bel principio , ma invadendo febbre calda e risentita :
esse si presentavano dopo il tratto di un giorno e anche un tempo più lun-
go : alle afte si accoppiava considerevole policolìa , mentre la bile cacciata
fuori co' vomitivi , o anche alle volte con vomito spontaneo , addimostra-
\asi alterata, facendosi scorgere di un colore verdastro abbastanza carico :
Don fuvvi bisogno di ricorrere alle sanguigne emissioni ; poiché il violenio
orgasmo vascolare, col quale esordiva il male, tosio cedeva , e i polsi in-
\ece rimaneano frequenti si ma depressi. N»n mi parve doversi conside-
rare 1' uso de' comuni utensili siccome causa di contagione ; simile affe-
zione aggredì altri individui nella stessa famiglia , e varii abitanti nel me-
desimo palazzo. Questa affezione aftusa con policolia ( siccome i molti scio-
glimenti ventrali che abbiamo osservali correre epidemici per ben due anni
nella nostra capitale , e di un' indole speciale , per modo che a medicarli
io vidi riuscir vani i comuni rimedii ) pare che avessero annunziata e pre-
ceduta com' io avca sospettato la epidemia assai trista che La dominato
nella corrente està del 1854 {Nola aggiunta).
)('27)(
siasi riposo. Afte in nn certo numero si vedevano occupare l'in-
terno delle goance , non che l' interna superficie delle labbra ;
ne erano sparse sul palato molle e duro , e anche ne giaceano
alcune, ma più rade, sulla dietro-bocca , e alle fauci insino al
principiar del faringe : la lingua poi non fa risparmiata , e se
qualche afta si scorgea alla base, in gran numero, e più gravi
che estendendosi si confondeano, investirono la mucosa de' lati,
ed una assai estesa e profonda fissò la sua sede all' apice di
qnel muscolo io modo da dividerlo quasi in due eguali metà,
tanto da risvegliar pressoché una glossitide.
L' inferma, non appena fu sorpresa dalla eruzione aftosa a
queste ultime sedi , avverti incomode sensazioni di vario genere
Dell' organo dell' udito , siccome susurro , tinnito , baricoia ed
anche dolore.
Il dolore in questo caso può spiegarsi piuttosto per diffu-
sione del processo irritativo o flogistico , il quale avendo inve-
Btita tutta la mucosa della cavità della bocca , deve credersi
che non avesse risparmiata quella parte che tapez''a le trombe;
ma le sensazioni uditive possono , anzi parmi che debbano ri-
ferirsi ad irradiazioni nervose , traenti origine forse piucchè da
altri nervi , da quelle due radici sensitive dal Barbarisi scover-
te , che onendosi all' intermediario di Wrisberg, convengono a
costituir la corda (r).
(1) La spiegazioue del fenomeno sarebbe questa ; i due rametti rice-
verebbero la impressione che verrebbe comunicata al bulbo rachideo, e da
questo trasmessa all' origine de' nervi acustici. Se mi si faccia 1' obbiezio-
ne n posto che i fenomeni dell' udizione dennosi ripeterò da sensazione ri-
flessa di quel centro nervoso , potrebbero essere prodotte da altri nervi
della stessa natura , vale a dire di senso , che pur moki alla lingua si di-
stribuiscono )) risponderò , ricordando qui , che io rifletteva che non essen-
do gravi le lesioni della base e del corpo della lingua , ove gli altri nervi
si distribuiscono , nessun fenomeno notai nell' udizione ; e che le molestie
comparvero allora quando furono gravemente affetti i margini e 1' apice, ove
quei due filetti appunto soli si distribuiscono ; e quindi credo doversi alle
loro modifisazioui attribuire del tutto quei svariati fenomeni da me racsolti.
)( 128 )(
Altri fatti simili ebbi ad osservare , ma noD essondo affetti
ì margini e I' apice della liogua , ed il male essendo assai più
mite , nessan fenomeno ravvisai nelle sensazioni uditive. Da ciò
poossi arguire , che non essendo tanto gravi gli interessamenti
delle altre parli le quali hanno relazioni nervose colla corda del
timpano , o che per le leggi della riflessione avrebber potuto
produrre fenomeni insolili ed innormali nell' udito , questa fun-
zione rimase integra ; mentre nel caso da noi riferito , essendo
profondamente afFetti ed in grande estensione i margini della
lingua e l' apice anche di più , per quei Gletti nervosi di senso
che a quelle sedi soli si distribuiscono , 1' udizione , per sen-
sazioni riflesse , ebbe a sofifrire rimarchevoli fastidii.
Ho voluto adunque, come dissi, comunicar questo fallo, il
quale secondo il mio vedere , conferma quanto il Barbarisi as.
scrisce , cioè e che la corda del timpano si distribuisce del pari
ai canaletti delle glandolo ed alle papille della mucosa de'
margini e superficie della lingua ». E poiché il medesimo va-
lente notomisla attribuisce in una lunga nota la facoltà gusta-
tiva a quei due rametti nervosi e quindi li definisce per nervi
secsorii , a me pare che i fenomeni presentati nella facoltà del-
l' udito nel caso da me osservato , confermino meglio questa
facoltà appunto dallo stesso egregio autore io essi supposta e
riconosciuta.
Gabriele Mmervinì
Lihri offerii in dono.
Per la nascita di Angelo Bandiera , poesie di varii autori —
Palermo i8'54- in 12.
TOBNATA DE* l3 AQOSTO
Il Segretario perpetuo ha letta la
Il O TIZI A
De lavori deW Accademia per V anno iSSu
Signori Colleghi
L' Accademia Ponlaniaaa nellaoDO i85i si addimostrò non
poco zelante ed operosa. Mi torna perciò gradevole ricordar
brevemente i lavori , a' quali avete atteso in tatti i variì rami
delle amane cognizioni.
I.
I. E per cominciar dalle scienze matematiche, noterò che
r onorevole socio sig. Fortunato Padula presentò alcune Osser;
vazìoni su punti mullipli delle curve algebriche (r).
Ricorda 1' a. che nel iS-i^ pubblicò, nel n." iGdelRen-»
diconto de' lavori della Reale Accademia delle Scienze , un ar-
ticolo sulla determinazione del numero de' ponti doppi che può
ammettere una curva algebrica del grado m , e dimostrò non
poter esser questo numero maggiore del valore espresso dalla
- , im — \){m — 2) , , „ 11 p
formola ^ (2). Questo teorema, come allora ta aO;
(1) Tornata de' 14 settembre.
(2) Il fine di questa Memoria , e precisamente la parte eorrispondente
a' punti doppi , trovasi nel N." 19.
Xi3o)(
cennato , fu senza dimoslraziono comanicalo all' a. dal eh. geo-
metra sig. Steiner. Nello slesso articolo fece pure nolarc olio
le equazioni , le qoali determinano i punii doppi per una curva
(IF
espressa dall' equazione F[x,y)=io, essendo come è nolo -7-5=0,
dF
, o, ammesso che qnesle tre equazioni si accordino, danno
un' eliminata del grado (w— i)^, e quindi conchiuse doversi il
suo lavoro considerare come destinalo soltanto a dimostrare il
teorema già trovato da Steiner, ed esser desiderabile che si tro-
vasse il procedimento analitico per giungere ad equazioni che non
contengano soluzioni estranee alla quislione di cui si tratta ; cioè
. i- , „ • ,> 1 ... . {m — i)(w — 2)
tali ctie I equazione hnale non saperi il grado- (i).
Per quanto è a sua conoscenza , d' allora in poi non è
stalo ancor pnhhiicato il lavoro di Steiner intorno alle indicato
ricerche ; né a qaelle Bj)eltanti ai punti di flesso ed alle lar-
genti doppie , di cui anche parlavasi nel citalo fascicolo del Ilen-
diconlo. Intanto nell'anno scorso (i85o) fu pubblicato ne'7V//ow'
Annali di Malcmalica compilati da' signori Terquem e Gerono
poter essere il numero de' ponti doppi di una curva algebrica del
grado wj uguale ad {in - \)' : risultamenlo inesatto contenendosi
(w — i)
iD questa lormola tn punii più di quelli che in efl'etli può
la curva data ammettere. Nel fascicolo di marzo ultimo degli
stessi annali è stata ripresa la stessa ricerca dal sig. Transon,
(1) Nell'introduzione sta accennata una via da seguirsi per ottenere
r equazione di piusto grado ; ma essa è troppo lunga e penosa , né ivi è
dimostrato che il sao grado risulti , eome dovrebbe esser», non maggiore
^. (m-i;(tn-2)
X '3i )(
e con OD andamento quasi simile a qnello (onnto dall'a. e fon-
dato sa gli stessi principii , perviene alla formola esatta.
Noi richiamar qnesti fatti il sig. Padola dichiara che non
intende che il sig. Transon conoscesse il suo lavoro, qaanlnu-
qne non sia perdonabile V ignorare dopo sette anni un lavoro
pubblicalo nel Rpndiconto di ona delle principali Accademie I-
taliane : del resto ferrare commesso , egli dice , è punizio-
ne sufficiente per la non curanza che sembrano mostrare i
Francesi per i lavori fatti in Italia. Né io avrei cercato
dì parlare di questa priorità , se meditando di nuovo sulle
ricerche in quistione non mi fosse riuscito di ripianare il
vóto rimasto neW altro mio lavoro , e se nella memoria del
sig. Transon non avessi scorto che le formale le quali si
riferiscono a punti multipli in generale non sono esatte ;
il che naturalmente dovea spingermi a vedere in che modo
dovevansi modificare.
La formola del sig. Transon , detto m il grado della curva
ed y il numero de' punti di multiplicità ^ , è la seguente
-_(WJ — jm)(27w((/ 1 ) — pt)
Or , come avverte il sig. Padula , se in questa formola
— 13
facciamo ot=5 e w=4' ne risalta y — r ; cioè che una curva
di 5° grado non può ammettere alcun punto quadruplo, men-
tre è facile il vedere che ne può ammcllere uno. Facendo ?«=7
e pt=4' ne risulla y ~~.-^ , quindi potrebbe snpporsi y = 2 , e
ne seguirebbe che una curva di 7" grado potrebbe avere due
punti quadrupli , lo che evidentemente è assurdo, poiché la retta
condotta per questi punti taglierebbe la curva data , che è di
7<^ grado , in o(to puDtì. E così per molti altri casi è Facile il
vedere che la formola è io difetto or in più or in meno. Pertanto
27;j
1 a. annunzia di aver trovato che quando — e un numero intero
w, deve essere
y-^n-^)(n--l--)
la quale formola corrisponde a quella del sig. Transon. Ma qoan-
do — e una espressione frazionaria , indicando con ?/i il nn-
mero intero prossimamente maggiore di — e non minore di 4>
si ha in luogo della detta formola
(n — 3)(2W3 — n)
« ^: -,
^< 2(fX-l)
Non lascia intanto 1' a. di avvertire che disse nel citato
articolo essersi lo Steiner limitalo a determinare il numero dei
punii doppi , considerando egli un pualo triplo come la riu-
nione di tre punti doppi ; un punto quadruplo come la riunio-
ne di sei punti doppi ; ed in generale un punto di mulliplicilà
[X come la rionione di ponti doppi. Quindi potrebbe cre-
2
dersi che dividendo la formola corrispondente a'punti doppi per
—^ si avesse la formola pe' punti di indice // ; ma la con-
2
chiusiooe non sarebbe giusta , e non era al certo questa l' i-
__(?« — i)(w — a)
dea di Steiner. Altronde la formola sarebbe y
< Kl^-iì
)( i33 )(
che evidentemente non sempre è esatta. Infatti nel caso di niis±i
e M=4. si avrebbe v "Z- ; cioè sì cadrebbe nelF assordo dianzi
^ <2
notato che nna curva di 7° grado potrebbe avere due punti
quadrnpli.
11 sig. Padnla accenna poi qoale debba essere il calcolo
da esegoirsi in generale per determinare le equazioni convenienti
per la ricerca de' punii doppi di nna curva algebrica del grado
m data dall' equazione F{x, y)=sO. Il risnltamenlo , a cui dice
di essere pervenuto , è il seguente : indicando con c^ (ac) = o
l'equazione in x che risulta eliminando y dalle equazioni J'(a;,y)=o
dF . , ,
"^= 0, si cerchi il massimo comun divisore tra ^(x) e 9' (a?),
e sia questo "^{a:) : 1' equazione 4^ (a;) s= o avrà per radici le
ascisse de' punti doppi , ed il eoo grado non potrà esser mag-
giore di — . E chiaro poi che se i dae polinomii <S}{x)
e <3^'{x) noQ hanno coman divisore , P equazione data non ha panti
multipli.
II,
Non pochi lavori relativi alle scienze natarali tennero oc»
cupata r attenzione dell' Accademia.
2. Il cav. Giambattista Quadri comunicò una sua relazione
intorno la cnra di un complicato male chirurgico , di difficile
guarigione (i).
Egli narra che nella mattina del dì 5 maggio corrente
anno prestava , in compagnia dell' altro valentissimo nostro col-
lega dott. Semmola , la sua assistenza per la cura di un si-
gnore , il quale da dodici anni e più soffriva ritenzioni di 0-
(1) Tornita de' 29 giugno.
X »34 )(
rinft frequenti e con pericolo di vita , causate da reslrioglmenti
dell' orelra. Questo slato anormale avea dato origine a varie
fistole crinarie , le quali lo minacciavano nella vita , avendo
cagionato una febbre lenta con emaciazione , e determinando
di quando in quando febbri ardenlissime con sintomi nervosi
cerebrali , che sorgevano dalla impossibilità di evacuare le o<
rine , e dalla molestia , e degenerazione di questo liquido per
effetto della stagnazione del pus mescolato insieme ad esso en-
tro a' seni fistolosi.
11 cav. Quadri riferisce che dopo aver diligentemente rico»
nosciato la sensibilità squisitissima dell' infermo , e veduto la
poca efficacia di tutte le cure locali e generali tentate da' no-
stri professori , egli si era persuaso che in questo caso biso-
gnava adoperare o l' etere o il cloroformio , onde potere agire
colla energia propria della chirurgia efficace ; ed avendo sa-
puto che il dott. Bonnet di Lione ne avea fatto uso moltissime
fiate , ed avea guarito persone a lui cognite travagliate dallo
Btesso malore , lo sollecitò a farlo venire in Napoli : il che di
fatti verificossì.
Piacque poi tanto al dott. Semmola ed al Quadri, quanto
al prof. Bonnet doversi preferire 1' etere al cloroformio, perchè
in un gran numero di casi osservati e nella Francia , e nella
Inghilterra , e nell' America era stato notato che questo ultimo
per causa della sua eccessiva attivila su* nervi olfattori , e sui
plessi poiraonali , da cui partono i nervi del cuore, determina
un maggiore abbattimento del sistema nervoso spellante al cuo-
re , ed un più profondo assopimento , con grande abbassamen-
to de' polsi.
Tralasciando la precisa descrizione dell* operato dal sig.
Bonnet , il cav. Quadri ci fa sapere che ottenuto l' assopimento
dell' infermo , il chirurgo francese metteva allo scoverlo lotti i
seni fistolosi , e legava undici arterie da lui ferite , e quindi vi
passava al di sopra de' ferri con bottoni ben arroventati.
)( i35 )(
Tutta qnesta operazìoDO dorava per lo spazio di dd* ora e
cinque minuti , e sempre Y infermo venne tenuto nello stato di
assopimento , rimovendosi di tempo in tempo dalla bocca il sacco
eterizzante perchè respirasse l' aria atmosferica , e riponendosi
quando pareva si risvegliasse , dopo aver versato novello etere
nel fondo del sacco sa di un fazzoletto di tela. Il prof. Quadri
si è assicurato che in tutto il tempo i polsi battevano regolar-
mente , come in un sonno profondo.
Dopo un* ora l* infermo ritornato in se stesso disse non a-
ver senlito altro che una lieve pungitura , né si doleva di tor-
menti alla parte ofTesa , ma assicurò che gli era sembrato di
esser come trasportato in un viaggio fra mille idee , e visioni
confuse, di cui non serbava memoria. Dopo ciò, mercè altri
rimedii e cure attentissime , l' infermo è andato di giorno ia
giorno migliorando , ed al presente trovasi tuttora in via di
miglioramento.
Avverte Y autore che questa osservazione , quantunque fosse
il primo fatto posto sotto i nostri occhi , vien corroborata da altri
consimili citati da molti autori : ed a tal proposito , parlando
della utilità della chirurgia efficace , rammenta la sentenza di
Curzio Sprengel, il quale encomiando quanto fece M. Aurelio Se-
verino neir epoca del risorgimento delle arti e delle scienze in I-
lalia , dice : « Quel valente filosofo col suo penetrante ingegno à
s saputo armare la mano del chirurgo del ferro e del foco , che
» sono mezzi potentissimi ; e liberava così V arte chirurgica da
» quella malintesa blandizie , per cui molti perivano dopo lunghi
» patimenti , i quali dopo riattivata questa parte dell' arte sala-
c tare , vennero facilmente guariti ».
Dalle esposte cose il prof. Quadri deduceva tre corollarii , i
quali dicea legittimamente derivarsi da' fatti enunciati , ed essec
diretti a migliorare lo esercizio della chirurgia in questo regno.
I. Che la eterizzazione devesi operare senza tema e colla
maggior fiducia , massime allorquando debboosi praticare opera-
)(i3€K
ZÌodì lunghe e dolorose sopra individui sensibili ed estenuati da
lunghi patimenti ; però bisogna saperne bene usare.
II. Che ne' casi di piaghe cancerose, o di carcinomi, polreh-
besi abbandonare V uso e molto più l' abuso delle polveri arseni-
cali , e di altri veleni , e sostituirvi la caosticazione col fuoco ;
purché si faccia precedere la eterizzazione : e così eviterebbonsi
tanto i pericoli cagionati dal dolore quanto quelli determinati dal-
l' arsenico e dal cloruro di zinco.
III. Che nel caso di accidentali bruciature , le quali sogliono
determinare gravi e pericolose reazioni vitali , convenga eteriz-
zare la persona e di più cauterizzare la superficie del corpo, ossia
la cute alterata troppo leggermente dal fuoco , affinchè venga ri-
coperta da una escara insensibile, ed affinchè l'organo dermoideo
venga distrutto da' bottoni di fuoco ; nel qual modo la sensibilità
elevata di queste parti, non bene abbruciate pel caso fortaito, può
determinare reazioni vitali pericolose.
Il prof. Quadri chiude la sua relazione col riportare alcuni
casi , ne' quali fu con vantaggio pratticata la eterizzazione o da
lui , 0 dal suo figlio dott. Alessandro ; trattandosi di gravi e dif-
ficili operazioni di chirurgia , che ottennero 1' esito più felice ,
senza che gì' infermi risentissero alcun dolore nel tempo dell'ope-
razione.
3. L'illustre professore ritornava sul raedasimo argomento della
eterizzazione con altra sua breve memoria , diretta a fornire ta-
lune regole valevoli ad allontanare qualunque spiacevole conse-
guenza derivar potrebbe dall' uso dell'etere (i).
Comincia l'a. dal dimostrare come sia necessario, che il chi-
rurgo affidi r eterizzazione ad un medico , mentre egli si accinge
ad operare. Sempre più insiste il professor Quadri nel persuadere
r uso dell' etere nelle operazioni dolorose , osservando che non
debba il Chirurgo farsi vincere da vano timore , specialmente nei
(1) Toruata de' 27 luglio.
)( ■'37 )(
casi più disperali , ne' quali non gli resterebbe altro che di essere
inerte spettatore della rovina e della morie degP infermi. In con-
ferma di che cila ben diciannove eterizzazioni praticate dal sdo fl-
gìio doti. Alessandro, senza che alcun pericolo fosse sopravvenuto.
Passando al metodo di pratticar 1' eterizzazione , osserva la.
che questa lascia dopo di se nn periodo più o meno lungo d'in-
sensibilità : per Io che consiglia di allontanar l'apparecchio del-
l' etere cinque o sei minuti prima di finir 1' operazione. Finalmen-
te, dopo aver nolate le precauzioni da prendere per non incorrere
in qualche inconveniente , accenna potersi ne' casi disgraziali ri-
correre a' medesimi rimedii , che si usano contro l' asfissia.
4. Con la occasione della mpmoria del cav. Quadri , il soci»
cav. de Renzi espose alcune osservazioni sloriche sulla eterizzazio-
ne(i).
Faceva notare il nostro egregio collega , che nel lavoro del
cav. Quadri vi erano alcune espressioni, le quali dar potevano per
avventura la idea , che fosse nuova per noi la eterizzazione. Egli
ha perciò creduto opportuno presentare alcune dilucidazioni sulla
parte slorica dell' inalamenlo de' vapori considerato come 1' ausi-
liario della chirurgia , osservando che già questo mezzo adopera-
vasi in epoca remota nelle nostre regioni , e che lo stesso metodo
seguito dal professor Bonnet dee riputarsi italiano , essendo stato
la prima volta proposto dal professor Porla di Pavia.
Egli facevasi ad osservare che non solo negli ultimi tempi i
chirurgi italiani , e le Accademie tutte , si erano occupali speri-
raenlalraente dell' esame di tali mezzi, aveano modificati i melodi,
e temperato quell' eccessivo entusiasmo con osservazioni , che il
tempo va sempre più confermando ; ma che inollre la primitiva
scoverla del metodo dell' inalaraento de' vapori di sostanze ane-
stetiche appartiene all' Italia , non avendovi aggiunto altro i mo-
(1) Tornala medesima.
IO
)( i38 K
derni che 1' uso dì alcune sostanze , cbe gli antichi non pcranco
possedevano.
E per vero in Teodorico , chirurgo italiano della metà del
secolo Xlil , e che vnolsi essere stato anche Vescovo di Bilonto
nel nostro Regno , se ne trova la chiara notizia. Riprovando l'oso
interno de' narcotici , familiare nella pratica de' chirurgi volgari,
ricorrevano gì' Italiani al seguente meccanismo per produrre l' a-
neslesia ed il sonno nelle operazioni chirurgiche. Essi prendevano
oppio , sago di solano, di giusquiamo , di mandragora , di edera
erborea , di cicuta e di lattuga , e ne inzuppavano una spugna
nuova che facevano seccare al sole. Mentre dovevano operare ina-
mergevano questa spugna nelf acqua bollente , e ne facevano re-
spirare i vapori , finche avveniva il sonno. E questo metodo era
tutto italiano , né lo eseguivano gli stessi chirurgi francesi del se-
colo XIV , essi stessi discepoli del milanese Lanfranco. Ed invero
Guido da Chauliac , descritto questo metodo de' chirurgi d'Italia,
non dice nos facimus , ma conchiude : et ipso ( infirmo ) obdor-
mùato facìunt operattonem.
5. Il vantaggio della umanità languente mosse 1' altro nostro
collega e Segretario aggiunto sìg. dolt. Gabriele Minervini a pre-
sentare (i) là comunicazione di due casi di perniciose intermit-
tenti osservate in Napoli nel mese di Agosto , in un sito poco più
elevato de' Miracoli presso la specola astronomica. L' a. offre la
storia di entrambi ; e chiama 1' una perniciosa algida accompa-
gnala da grave cefalalgia e da vomito , definisce 1' altra per ana
perniciosa asmatica o dispnoica.
Noi ci asteniamo dal ripetere la relazione de' dae casi , e
clella cura felicemente eseguitane.
Ma non possiamo mancar dall' avvertire che dall' esame dì
questi due casi prattici , il sig. Minervini è tratto ad alcune gè-
(1^ Tornata de' 2S settembrs.
Xi39K
□erali considerazioDi sulla etìologia del morbo. E pria d' ogni al-
tro nota doversi nella corrente stagione riconoscere in Napoli nna
particolare influenza , per essersi frequentemente osservate cosif-
fatte febbri. Questo fatto messo in rapporto con un altro , cioè
con la secchezza dell' atmosfera in qoell' epoca , come dimostra
colle tavole meteorologiche a lui fornite dall'egregio collega sig.
del Re , e principalmente colla eircoslanza del silo asciutto , ove
ebbero luogo le due perniciose da lui osservate , conducono il
sig. Minervini ad alcune conclusioni. i.° Abbiamo , egli dice,
altri due fatti i quali confermano la opinione che anche ammessa
la esistenza del miasma palustre , non sia questa da stimarsi la
cagioD sola delle febbri ; perciocché anche le perniciose maligne
possono osservarsi ne'siti alti e salubri della nostra capitale. 2.° La
umidità facilitando i cangiamenti di temperatura , mal disponen-
do gli organismi , pnò esser causa delle febbri , può renderne più
facile la propagazione , può aggravarne l' indole ; ma non sem-
bra essa condizione necessaria allo sviluppamento delle febbri.
3." E certo che la mancanza dell'umidità ne' luoghi ove le feb-
bri sono endemiche , le renda più rare , ed anche meno gravi ;
ma non sembra ammissibile che un* està secca ed asciutta debba
necessariamente ed assolutamente risultar sempre salutare pe'luo-
ghi ove le febbri sono endemiche ; come sostenevano il Doni, il
Pucciuotfi per Roma , e come il Dorotea ritrovava verificarsi nel
Tavoliere di Puglia ; perciocché se avvenissero altre insolile con-
dizioni atmosferiche , pur le febbri potrebbero suscitarsi : abbia-
mo ragione di ciò sostenere , nell' osservare che in Napoli , ove
le febbri di lai genere sono rare e quasi mai endemiche , in que-
sta state che fu secca ed asciutta sufficientemente, par sì offrirono
con certa frequenza. 4->° Alcune speciali alterazioni atmosferiche,
incalcolabili molte volte , come ben disse il Semmola , par che
possano influire nelP originare le febbri. Noi crediamo che quelle
osservale in Napoli nella decorsa stagione furono originate dalla
coincidenza del calore col continuo soffiar de' venti variabili, alle
*
)( t4o )(
fiale anche Treschi ed asciutti, ì qaali favorivano i più gravi istan-
tanei (Jisr|uilìbri del traspìrabile.
Conchiade 1* antere il suo discorso coli' incalcare a' praltici
di essere diligenti nello studiare e nel trattare certe infermità ,
quando presentano una insolita sindrome fenomenica, spinto a ciò
dall' andamento del morbo , che forma oggetto del secondo caso
narrato : ed avverte esser nopo che i medici conoscano , e tenga-
no presenti al pensiero , allorché osservano infermi , certe pecn-
liari inflnenze , le qnali danno origine a dati morbi , che di tratto
in tratto stabiliscono la loro dimora in date stagioni , ed in ispe-
ciali località ; siccome sembra delle febbri periodiche , che pos-
sonsi sviluppare indipendentemente dall' azione miasmatica , e
quindi mancare di un' argomento che si tiene come norma nsaale
per ravvisarle.
6. Da più tempo discorrevasi de 'mirabili fenomeni osservati in
Dna infelice giovinetta affetta da volvo catalettico da alcuni mesi
nella capitale ; e poiché si conobbe che questa inferma era affidata
alla medica cura del eh. collega cav. Vulpes , l' Accademia ri-
chiese nna relazione di quel difficile e complicato malore. Il cav.
Vnlpes adempì immanlinenli all' onorevole incarico, leggendo un'
ampia relazione con mediche riflessioni (i). E poiché non era an-
cor terminata la cora di quella infermità , che mostravasi pertan-
to in via di goarigione , 1' a. ne promise altro sao lavoro , quan-
do la inferma avesse riacquistata pienamente la sanità. Noi quindi
rimandiamo a tempo più opportuno la notizia di questa interes-
sante comunicazione.
7. La storia della medicina nelle nostre regioni richiamò l'at-
tenzione dell' Accademia con una memoria letta dal cav. Salvato-
re de Renzi , il quale imprese ad illustrare un importante perio-
do , ed a chiarire i fatti risguardanti personaggi illustri e di sto-
rica celebrità (2).
(1) Tornata de' 16 novembre.
(2) Torpata de' 26 genaajo.
)( U' )(
Espone l'a. alcooi documenti da Ini o trovati per la prima
volta , o meglio esaminali , da' quali rileva tanto il modo come
era ordinata la medicina nel nostro regno nel tredicesimo secolo ,
qaanto la inflaenza che spiegava la famosa scuola di Salerno sul-
r insegnamento della medicina e sali' esercizio dell' arte. Qaesti
documenti , per la maggior parte inediti , sono trascritti da' re-
gistri degli Atti Angioini , dell' anno 1266 6no al cadere del de-
cimoquarto secolo. Molti medici o scooosciuli 0 mal noti sono così
sottratti dall' obblio , e coliegnndosi i loro nomi co' documenti
scienliGci che ancora ci avanzano , si chiarisce la letteratura me-
dica di un secolo operoso, nel quale si posero le fondamenta dclls
principali istituzioni scientifiche de' tempi nostri. La parie preci-
pua di questo lavoro si occupa del famoso Giovanni da Precida ,
uno de' più importanti personaggi di questo secolo come medico ,
come scienziato , e come politico. Si mostra , per mezzo di docu-
menti , che Giovanni da Procida nato intorno al 121 5 si elevò a
gran fama come medico della scuola di Salerno , onde divenuto
medico di Federico II ne seppe acquistare la benevolenza in modo
che n' ebbe onori e ricchezze , e fu all' imperatore unito come no-
bile e familiare. Restato essendo presso Manfredi , entrò ne' con-
sigli del re , ed occupò 1' elevato grado di Segretario di Stato.
Morlo questo principe , Giovanni non sapendo mancare alla sua
riconoscenza ed alla sua fedeltà verso l' illustre famiglia degli
Svevi , seguì le parti di Gorradino , onde dopo la sventurata ca-
duta di questo principe , spogliato di onori e ricchezze fuggi dal
Regno , si recò in Ispagna presso la figlia di Manfredi, allora re-
gina di Aragona , sostenne con incredibile costanza , astuzia ed
ingegno i dritti di questa principessa , ebbe parte principale negli
avvenimenti della Sicilia e negli ordinamenti politici di quell'isola.
Anche al cader del secolo accompagnando Costanza in Roma, ivi
morì neir esilio , senza mancar mai alla sua fede. Importanti so-
prattutto sono i documenti , co' quali V autore intende dimostrare
calunniosa e falsa L' opinione di coloro che pretendono avesse Lan»
)( U2 )(
doIGna , moglie dì GiovaoDÌ , mancato agli obblighi saoi, mentre
DÌUD favore ella si ebbe dagli Aogioioi , i quali mantennero saldi
i loro decreti di confisca , anche de' beni dotali di lei. Infine l'au-
tore riporta varii docomenli, co' quali prova l'errore di coloro che
dicono aver Giovanni , negli ultimi anni di sua vita , riacquistata
la grazia di Carlo II , ed i beni ; ed aver così rinnegati i princi-
pii ed i sentimenti con tanta costanza seguiti in una vita lunga ,
operosa e piena di avvenimenti. Imperocché que' documenti dimo-
strano aver Carlo II dopo la morte di Giovanni , ad intercessione
di Papa Bonifacio Vili , e di Giacomo re di Aragona , restituiti i
beni a Tommaso da Precida , secondogenito di Giovanni, il quale
ebbe un figlio a nome anche Giovanni , che segni con calore le
parti degli Angioini ; onde avvenne «he coloro che non posero
mente al tempo spesso confusero questo Giovanni juniore con l'avo.
Questa memoria è slata quindi dall'autore inserita nelle Addì-
3jb»2*alla sua Storia della medicina in Italia.
8. Il professore Oronzio-Gabriele Costa , che da gran tempo in-
defessamente lavora ad illustrare la paleontologia del regno , del
che i nostri atti presentano lucidissimi documenti, comunicava al-
l' Accademia alcuni cenni intorno alle scoperte fatte nell' anno
i85i (i). A noi sembra inutile riportarne in questo luogo l'estrat-
to ; perchè il eh. autore ha già fatto que' cenni di pubblica ragio-
ne , in un accreditalo giornale scientifico napolitano ; ed anche
perchè quelle scoperte formano parte di quel magnifico insieme ,
che siamo intesi a pubblicare ne' volumi de' nostri atti.
9. Una scientifica comunicazione die causa ad un altro lavoro
dello stesso professor Costa (2).
11 sig. Federico Lancia di Palermo , enitore della storia na-
turale e possessore di una svariata raccolta di naturali produzioni,
c' inviò un frammento di conchiglia fossile bivalve, rinvenuto nella
(f) Tornata ilti'31 agosto.
(2) Toruala de' 13 luglio.
X i43 )(
Sicilia , e bene apponendosi a determinarne il genere , espresse
corleseraente il suo desiderio di dedicarlo alla nostra Accademia ,
denominandolo Cardium Pontanianum. Il professor Costa inca-
ricato particolarmente di sottoporre a diligente esame il framraen-
lo in qoislione , partecipò il risultamento delle sue ricerche, dalle
qnali veniva confermala la idea dello scopritore , che spettasse il
frammento al genere Cardium : il che dedaceva non solo dalla
esteriore apparenza, che viene da' naturalisti appellata habitus o
facies ^ ma altresì per l'analisi della sua organica strutlara , e
per essere stato condotto dai^Iì olempnti curvilinei a trovar la Veca
forma della intera conchiglia. Io qnanto alla specie, l'anfore, do-
po avere minutamente esaminata la stratiura di alcune appendici
che ne adornano le nomerose coste , si è assicurato eh' essa non
ha confronto traile specie viventi , tranne una innominata e di
mari stranieri , esistente nella sua medesima collezione, ove si ve-
de quasi abbozzata.
Un esame accurato fatto dall' a. sai Cardium multicostatum
del Brocchi , tanto sulla figura, la quale suscita equivoco a primo
aspetto , qoanto per la descrizione che l' accompagna , gli fanno
francamente pronunziare , che il frammento appartenga a quella
specie. E conchiude doverglisi perciò religiosamente conservare il
nome impostogli dal primo scopritore e descrittore.
Non lascia però 1' a. di rendere al sig. Lancia la dovuta lo-
de , per averci col su© pregevole frammento fornita la occasione
di chiarire le cose rimaste dubbie dal Brocchi : e lo invila a far
novelle ricerche nella speranza che gli riesca di ritrovare una val-
vola intera, che potesse far meglio studiare questa poco conoscia-
ta bivalve.
III.
co. Nella classe delle scienze morali ho a rammentare un di-
scorso del sig. Michele Baldacchini sullo scellicismo antico (i).
Questo fa parte di un più ampio lavoro sierico e filosofico , nel
quale l'autore si propone di esaminare Io scellicismo da quando
si mostrò la prima volta in Grecia , proseguendolo insino
a piti recenti dubitatovi. Data prima una idea in generale dello
scetticismo , 1' aolore si ferma all' etimologia della parola , ed e-
«amina , confutandole sempre , le opinioni di Pirrone , di Timone
di lui discepolo, di Arcesilao , di Cameade , di Enosidemo , di
Agrippa , di Menodoto e di Sesto Empirico. Si esaminano in que-
sta parte , che fci Iella all' Accademia , i Js'/ia rpÓTrot STroj^ris ,
che furono di poi a cinque ridolli ; non che si discute se s' abbia a
considerare lo scetticismo qual derivazione legittima della scuola
di Socrate , o non piullosto come una falsa e bugiarda derivazio-
ne della buona scuola socratica. E perchè , come avverte l'a., lo
scetticismo non può stare senza supporre quella medesima scienza
eh' egli combalte , dà in succinto la storia del dommatismo , ed
espone in breve la filosofia di Socrate, di Platone, e di Aristotile,
ed in che Platone ed Aristotile s' accordino , in che dissentano :
discorre finalmente della filosofia degli Stoici , continuatori dello
Stagirita , pe' servigi segnatamente da loro renduti alla logica ,
alla quale , dice il sig. Baldacchini , aggiunsero le indagini
grammalieali , insliluendo un paragone , diremo quasi, un
paralleiifimo tra le forme del linguaggio , e le forme del
pensiero , continuando in quesi opera Platone ed Aristotile,
V uno de' quali aveva nel Cratilo toccato delV origine delle
parole , e r altro fitto consistere parte della logica nella
interpretazione de vocaboli. (Vico De uno universi juris prin-
cipio et fine uno )•
(1) Tornata de' 6 aprile.
X U5 )(
Ragiona in seguilo Va. della rigideaza della morale stoi-
ca , chtì ìnenava all' orgoglio individuale , e della rilassa-
tezsa della morale degli Epicurei , che poneva nel piacere
del corpo C umana felicità ( Vico , Lettera ali ab. Esperti
pubblicala dopo !a morte di esso Vico ) , soggiugnendo : Ma
travagliato il pensiero umano da tante e si diverse opi-
nioni , da tanti e si diversi sistemi , non è maraviglia se
ricadesse per gualche tempo di del nuovo nel dubbio. Senza
entrare in maggiori particolari sul lavoro de! sig. Baldacchini ,
avvertiamo in generale , eh' egli al (loramalismo antico annoda
r antico scetticismo , confutandolo sempre ; e che di lutti i siste-
mi antichi e moderni giudica cansiderandoli dai loro lato mora-
le , ammettendoli in quanto buoni , ed in quanto l'alsi rigettaQ-
doli.
II. Nulla diciamo per ora di un lavoro , di coi il nostro socio
sig. Cesare Marini cominciò a dar lettura all' Accademia (i) , e
che ha per argomento del dritto divenuto scienza-, giacché sarà
più opportuno darne l' estratto , allorché ne sarà compiuta la
lettura.
IV.
12. Passando alla classe di storia e letleratnra antica , il sigi}
confo Trojano Maruili leggeva (2) un discorso intorno una iscri-
EÌone pubblicata dal Doni ( classe III , n. 67 pag. i3o) , e da
altri. h\ essa leggesi da principio il nome di CostanEo Angusto ,
e poi la dedica sotto il consolalo di Gordiano Augusto , e di M>
Acilio Aviola. L* autore giustamente si maraviglia che si trovas-
sero insieme riuniti personaggi , i quali vissero alla distanza di
circa UD secolo fra loro. Ci la poi conoscere che avendo su di qae-
(1) Tornala de'lS giuguo.
(2) Tornala de' 30 marzo.
)( l:^ )(
ifa insormontabile difficoltà ialerrogalo diie lami dclh nq)olilana
epigraGa, il nostro defanlo segreJari» perpetuo comm. A.'eliino,
e r altro nostro collega sig. ab. Gnarini , questi spiegarono la
cosa con 1' uso non raro nelT antichità di destinare ad altra me-
moria epigrafica quello stesso marmo , che fu in tempo preceden-
te adoperalo per altra iscrizione : ed il primo richiamava ancora
a confronto il costume pratticato nelle statue , precisanenfe im-
periali , di toglier loro la testa e sostituirvi quella del dominante
imperatore. L' autore con varie ragioni cerca di opporsi alla sud-
detta spiegazione de' «noi colleghi , e del pari osserva non essere
a proposito richiamala T altra bilingue iscrizione napolilana di
M. Cominio Verecondo a lui citala dal Segretario perpetuo sig.
Minervini , come un'altro esempio di queste iscrizioni rescritle :
e conclude che la lapida del Doni , nello sialo attuale delle nostre
cognizioni , debba considerarsi assolutamente inesplicabile.
i3. Debbo pure in tal luogo rammentare , o Signori , che il
collega de Ritis espose alcune sue idee tttlla vetustissima lingua
italiana , e sulla formazione de casi latini (i).
V.
i4' Essendo costume della nostra Accademia di onorar la me-
moria degli estinti colleghi con funebre elogio da recitarsi dal suc-
cessore nel poslo accademico , fu adempiuto questo sacro dovere
da' signori Mariano Leopoldo d' Avella , e Paolo Emilio Tnlclli.
Il primo lesse l'elogio di Michele Cimorelli (2) , rapilo da qual-
che anno alle lettere, eh' e' coltivava con indefesso zelo : e poiché
il sig. d' Avella richiamava l'attenzione dell'Accademia sul corso
esegetico di belle lettere italiane , lascialo manoscritto dal Ci-
morelli , e del quale già prima avea dato ragguaglio 1' altro no-
(1) Tornata de' 27 luglio.
(3) Tornata de' 33 fcbbrajt.
)( ;^7 )(
Siro collega sig. Lorenzo Morgigni, Ta Domìoafa una commissione
composla de' signori cav. Giuseppe di Cesare , conte Trojano Ma-
rulli , del nominalo sig. Morgigni , e de' signori d'Avella, Fran-
cpsco Saverio Arabia , e Scipione Volpicella , ad oggetto di esa-
minare il lavoro del Ci morelli , e farne all' Accademia una più e^
stesa relazione.
i5. L'altro elogio recitato dal sig. Tnlelli fn quello del bene-
merito ab. Vi lo Baonsanto (i) , che consacrò la sua lunga esisten»
za a formare il cnore e la mente della più tenera età. Accompa-
gnarono le voci dell' encoraialore varii poetici componimenti : UQ
capitolo del vicepresidente sig. Giulio Genoino , un' ode del sig.
Barone d' Epiro , ed altrettanti sonetti d«' signori conte Marnili e
parroco Montuori.
i6. Né solo in questa occasione fu l'Accademia sollevata dai
più severi siodii , col dolce favellar delle Muse : che più volte fe-
gregio poeta Giuseppe Campagna piacevolmente v' intrattenne ,
ora trasportato alle piò sublimi idee ragionando della Psiche
svenuta pregiatissimo lavoro del Tenerani (2) , ora pronunziando
una scherzevole satira , nella quale riprende a dritto una certa
perversa maniera di poetare, che venuta d' oltremonti ha trovato
in Italia numerosi seguaci (3j : il sig. G (lanciali recitava dq* ode
Ialina su quel tremendo flagello , che colmò la infelice terra di
Melfi e tutta la Basilicata di desolazione e di spavento (4) : il sig.
Francesco Saverio Arabia leggea versi sciolti sopra la storica città
di Amalfi , con alcune stanze a Flavio Gioja (5) : e la signorina
Giannina Milli ispirata da subitaneo fuoco , colla celerilà del ful-
mine , colpi le vostre menti , 0 Signori , pronunziando estempo-
ranei sonetti , per tacer delle ottave da lei scritte e lette all' A(S
cademia , in occasione della sua nomina a socia onoraria.
(1) Tornata de' 29 giugno.
(2) Tornata de' i7 agosto.
(3) Tornata medesima.
(4) Tornata de'B8 settembre.
(3) Tornata de' 27 aprile.
K US )(
Non debbo in questo luogo passar sol lo silenzio die 1' Acca-
demia volle pronlamcnle pubblicar per le stampe la bella canzone
del Campagna sulla Psiche del Tenerani ; e che ne furono colla
massima sollecitudine distribuiti e diffusi i numerosi esemplari.
17. Due altri lavori pertinenti alla classe delle Belle Lettere e
delle Belle Arti furono a voi presentati in quest'anno. II primo è
Dna memoria del cav. Camillo Guerra , colla quale imprese a di-
saminare il celebre dipinto del giudizio universale, opera dell'im-
morlal Buonarroti (i). Non mi tratterrò ad esporre le idee del no-
stro egregio collega , perchè sono pubblicale appunto in quel
medesimo volume degli atti accademici , a' quali andrà premessa
questa nostra breve notizia.
18. L' altro lavoro , a cai accenniamo, è dotato al sig. Fran-
cesco Saverio Ambia , il quale presentò la storica esposizione de'
Irerauoti di Melfi, facendo alcune osservazioni su quella tanto de-
plorata catastrofe (2).
VI.
19. Weir anno i85i fn proposto al concorso per lo premio di
due. 5o il seguente quesito tpettante atfc scienze morali ed eco-
nomiche :
Investigare le cagioni,, per le quali non vi sieno , o
Steno HI decadenza,, nella parte del regno delle due Sicilie
di qua dal Faro, 0 in (gualche provincia,, certe produzioni
naturali^ o rami d' industria ^ che dovrebbero natural-
mente prosperarvi ì ed indicare se tali cagioni possano ri-
muoversi e come , senz alterare il libero processo dell' tri'
dustria.
(1) Tornata de' 16 novembre.
(2) Toraala de' 14 dicembre.
)( 1^9 )(
VII.
20. Traile importanti comnnicazioni noterò quella dei socio
prof. Luigi Palmieri (i), il quale annunziava di aver già eseguili
gli sperimenli sulla deviazione del pendolo per dimostrare il moto
della ferra. Voi accorreste ad osservarli , all' invito dell' illustre
collega.
E non molto trascorse che la reale Accademia delle scienze
e' inviava impressa una nota dell' altro nostro celebre collega cav.
Macedonio Melloni solle esperienze del Foucault relative appunta
alle oscillazioni del pendolo (2).
21. E mi sia pur lecito di ricordare, ad onore del nostro pae-
se , che r Accademia ebbe in questo anno a congratularsi col no-
stro valentissimo collega Annibale de Gasparis per la medaglia dì
oro decretatagli dalla reale società astronomica di Londra : e che
egli sempre piò degno addimostravasi di questa meritata onorifi-
cenza , scoprendo un' altro asteroide nella notte del 29 luglio. Le
quali scoperte unite a quelle già da lui fatte innanzi , e che do«
vea pur fare negli anni susseguenti , ne aumentano di giorno ia
giorno la gloria e la rinomanza.
Vili.
28. Per ragionar finalmente delle scientifiche corrispondenze ,
dirò che la illustre Accademia reale delle scienze di Upsal e' inviò
in dono dieci volumi de' suoi atti in ricambio de' nostri : e novelle
relazioni furono stabilite col principiar d' oggi innanzi l' invio de'
nostri atti alla Pontificia Accademia de'Nuovi Lincei di Roma, che
cominciò a mandarci i suoi , nonché alla Reale Accademia de*
(1) Tomaia de' 27 lugli».
(2) Tornala de' 17 agoslo.
)(i5o)(
Georgofili di Firenze » che ci fé parte de' reodicoo^i delle mg
toroate.
IX.
23. La nostra biblioteca fa accresciota per V acquisto della coo'
tinnazione della Fauna del sig. Costa, e di alcane opere del eh.
Teodoro Mommsea ; non che pe' doni de' signori doli. Giuseppe
Bandiera , dolt. G. B. Bellini , cav. Vito Capialbi , Ernesto Ca-
pocci , Oronzìo-Gabriele Costa , Salvatore Fenicia , cav. Giuseppe
Folliero de Luna , dott. Gaetano Giorgio Gemuiellaro , Garcio
de Tassy , cav. Odoardo Gerhard , Agostino Gervasio , Quintino
Guanciali , Fed. Gugl. Hope , Federico Lancia , cav. Agatino
Longo , Salvatore Mandarini , conte Gennaro Maruili , canonico
IVIasi , dott. Gabriele Minervini , Giov. Domenico Mocci , p. Ber*
nardo da Napoli , Giuseppe de Nobili , Luigi Palmieri , Giuseppe
Pansini , cav. Pasquale Panvini , ab. Salvatore Proja , cav. Sal-
vatore de Benzi , ab. Giacomo Rucca , dott. Mariano Semmola ,
Panfilo Serafini , Agostino Taraschi , Carlo Venluri , Paolo Yol-
picelli , e prof. Andrea Zambelli.
X.
L' Accademia ebbe in qaesto anno a deplorare la perdila di
cinque socii residenti , del cav. Filippo Rizzi , di Domenico Aq-
dreotli , di Fedele Amante , del cav. Francesco Rulla , e del cav.
Giambattista Quadri. Io parlerò brevemente di tutti , e solo pia
Bpecificatamente di coloro , de' quali mi è riuscito raccogliere le
notizie biografiche.
24.. Il cav. Filippo Rizzi fu cultore delle scienze morali ed eco-
nomiche , e ne lasciò docnmenti in alcune sue produzioni.
25. Fa r Andreotti nn gentile alunno delle Muse , e non pochi
Buoi componimenti recitati in particolari circostanze sono sparsi in
varie poetiche raccolte, altri non pochi rimangono tuttora inediti.
)( i5i K
»6. Fedele Amante vide la Ince in Napoli nel io aprile 1794^
Nella più tenera età fa in Milano affidalo allocare di valenti mae-
stri , che lo inlrodassero negli studii della matematica e della let-
teralora : e non sarà inopporluno il rammentare che fra' suoi pri-
mi precettori fu l' altro nostro collega già da più anni rapilo alle
scienze Ferdinando Visconti. Compi l'Amante la saa scientifica e»
docazione nel Liceo di Portanova, nel collegio Borromeo , e final-
mente nella celebre università di Pavia , ove fa allievo del fami-
gerato Brunacci , ed ove meritò con moltissimo onore la laurea^
Non contento il giovinetto della più esatta istituzione matematica,
volle applicarsi a studiar benanche la parte prattica dell' astrono-
mia , di quella scienza sublime che va indagando la profondità
de' cieli e 1' armonia dell' universo. In questa parte de' sooi studii
ebbe a guida l'illustre Oriani.
E tanta era stata la perseveranza d«l giovine allievo , tanto
il suo ingegno capace delle difficili teorie della matematica e del-
l' astronomia , che uscì dalla scuola già formato no valente pro-
fessore.
Non è quindi maraviglia , se nel 181 5 , quando aveva appe-
na trascorso il quarto lustro della sua età , fosse destinato ad in-
segnare astronomia e geodesia nel reale officio topografico di Na-
poli , ove era ritornato degno della stima de' sooi concittadini.
Da queir epoca in poi , 0 Signori , e principalmente allorché
nel 1S27 fu nominalo professore di geodesia nel real collegio mi-
litare , la modesta esistenza di Fedele Amante si ripartì fra le
care del precettore , e quelle dello soienzialo. Ed in queste due
categorie noi dobbiamo parimenti considerare le sue produzioni.
Fu per lo vantaggio della gioventù studiosa ch'egli diede alle
stampe gli elementi di Aritmetica y di Trigonometria e di Geo- .
desia.
Ma si elevò pure non poche volte alle più difficili specu-
lazioni della scienza ; e dobbiamo a queste ricerche tre dotte
memorie la prima sulle ftrmoU da usarti per proiettare un
){l52)(
angoio all'' orizzonte , la seconda inlortw ad un nuovo me-
todo di calcolare gli archi terrestri di meridiano e di pa-
rallelo , e finalmente la terza sulla semplificazione delle far'
mole età adoperarsi nel calcolo delle posizioni geografiche
de^ punti geodetici. Dobbiamo a queste ricerche la memoria
intorno al palmo siciliano , e le tavole generali </' interpo-
lazione.
Ne' quali lavori il nostro collega si addimostrò dottissimo
nelle scienze matematiche , facendone T applicazione alle più in-
tralciate questioni delK astronomia e della geodesia. E non vo-
glio mancar di avvertire che gran parie di queste dotte discus-
sioni furono dall' autore comunicate alla nostra Accademia, alla
quale era stalo ascritto fio dal 1818 , e che veggonsi impresse
ne' volumi de' nostri atti. Né posso egualmente tacere che pur
tra noi egli lesse 1' elogio di Francesco Fergola , facendone
conoscere i grandi lavori di triangolazione impresi ed eseguiti
da quel suo diletto collega , che può ben dirsi martire del suo
zelo per 1' adempimento de' suoi doveri.
Nel chiudere questi brevi cenni, ricorderemo che l'Amanle
accoppiava alle cognizioni della scienza da lui parlicolarraeute
coltivata , quelle altresì delle buone lettere : per modo che in
forbito stile si esercitò benanche a trattare alcuna volta argo-
menti letterarii. E ne sia una pruova il suo opuscolo intorno
a pregi del dialetto napoletano , e la memoria che a questa
nostra Accademia presentava , per ridurre alla uniformità il lin-
guaggio scientifico italiano : idea posteriormente accolta e fe-
condala da molti , e che noi crediamo opporlunissima, per non
aggiungere alle difficoltà intime della scienza quelle esteriori ,
provenienti dalla falsa o variabile intelligenza delle parole.
Per compiere la breve narrazione della vita del nostro col-
lega, noterò che dopo lungo e tormentoso malore a' 17 marzo
»85i discese nella tomba , mentre non ancora compiva cinquan-
tasette anni.
X «o3 )(
Fedele Amante era slato ascritto come corrispondente a
varie Accademie nazionali , traile quali citerò la reale Accade-
mia delle scienze : e nel i84'6 fa scelto a formar parte della
commissione di Pubblica Istruzione ordinata all' esame degli aU
lievi delle scade private.
■7. Il cav. Francesco Ruffa cessò di vivere il dì 7 luglio di
questo anno , mentre non ancora compiva il suo decimo lustro.
Egli vide la luce in Tropea città della seconda Calabria Ulte-
riore, già resa celebre per essere stala la culla di uno de' più
insigni filosoQ italiani , del Galluppì. Destinato dal padre alla
professione della medicina , eh' egli medesimo esercitava , ab-
bandonò questa apollinea facoltà per seguire a tutt' uomo i' al-
tra più lusinghiera ed attraente della poesia. E di fatti non
tardò ad ottenere in varii generi meritati applausi. Si esercitò
con saccesso nella tragedia , ed abbiamo a citare fralle sue
drammatiche produzioni l* Achille , i' Agave , il Codro , il
Teramene. Più numerosi , e diremo ancora più pregevoli, sono
ì lirici componimenti del nostro collega , che già pubblicati si
ottennero i suffragi! degl' intelligenti. Le sue odi , e princi-
palmente i sonetti , tra' qnali citeremo quelli dettati per la per-
dita acerba della sua diletta consorte , gli accordano un posto
onorevole nella patria lelleralora. Voi ben rammentate , o Si-
gnori , che il Ruffa non di rado faceva udir la sua voce in
questa aula sacra alle vostre scientifiche rianioni. Ed io mi con-
tento di richiamarvi al pensiero qne' versi , co' quali deplorava
la morte del suo illustre concittadino, e nostro collega Pasquale
Galluppi. Noi saremo dunque paghi di ricordare il nome di
Francesco Ruffa, come quello di un valoroso poeta : e non da-
bìtiamo che questo titolo fosse da lui preferito a qualunque al»
tro , perchè da molti preteso , ma sol da pochissimi è me-
ritamente ottenuto.
28. Segue a quella del Raffa la memoria dello splendido
)(i5^)(
come del cav. Giambaltisla Quadri , il qaale abbenchè non sia
por nascita napolitano , poò considerarsi nostro , perchè passò
la maggior parte della sna vita ad esercitar fra noi Farle sa-
lutare , e perchè Napoli Fa la sna patria di adozione. II no-
stro rinomato collega nacque in Vicenza da Domenico Quadri
e Teresa Meneghi , nell'anno 1780. La varietà delle cognizio-
ni , da lui con somma perspicacia apparate nella più giovanile
età , davano a divedere di quale ingegno fosse dolalo , ed a
qnali grandi cose il chiamasse la capacità della sua mente con-
giunta ad una perseverante e continua applicazione. Appresi
gli sludii medici e di scienze naturali nella città di Bologna ,
ove si meritò la benevolenza dell' illustre Malacarne , cercò di
estendere le sue scientifiche cognizioni per mezzo di intelligenti
viaggi. Percorse a piedi le più cospicne città d' Italia e la
Svizzera y osservando i naturali prodotti di queste regioni , e
ritornò in Bologna ricco di osservazioni e d' idee in tutte le
branche della vastissima scienza della natura.
Fa allora che quel Governo nominollo Prosettore di A-
nalomia ; fa allora eh' egli die per le stampe nna pregevole
opera di Ostetricia , e che emulando la gloria dell' immortale
Rayschio , lavorò ad alcuni preparali anatomici , che sono tut-
tavia di ammirazione nella pubblica raccolta di Bologna.
Ma quello per cui Giambattista Quadri acquistò la mag-
giore celebrità, fa la oftalraialria. Deciso di rendersi utile a'
suoi simili e principalmente alla sua patria , quando altri si
sarebbe contentato di volgari trionfi , corse a Vienna ad ap-
prendere i metodi del Beer , di cui alto suonava la fama ; e
ritornò persuaso che la oflalmiatria potesse perfezionarsi e pro-
gredire al meglio , e ritornò convinto ch'egli aveva sortito dalla
Provvidenza questa nobilissima destinazione.
Napoli fu il principale teatro della sua gloria. Egli fa nel
i8i5 chiamato a fondar fra noi la Clinica di Oflalmiatria pella
)( i55 )(
Regia Uoìversità t e non è Ignorato da alcnno qaanto fosse ia
tutta l'Europa encomiata ed imitala questa ntilissima istituzio-
ne , che dal nome stesso del Quadri acquistava maggior lustro
e decoro.
L' esercizio più attivo dell' arte non impediva al degno
professore di pubblicar memorie ed opere numerosissime, e pie-
ne di solida dottrina. Noi siamo persuasi che sol quando alla
scienza ed alla teorica si accoppia ana prattica laminosa , sia
dato di fare notevoli progressi nella medicina e nella chirargia.
Tanto doveva dunque intervenire al nostro collega , che traeva
profitto dalla sua prattica per far progredire la scienza, e dalla
scienza per immegliare i metodi prallici delle operazioni.
Noi non faremo la enumerazione di tulli gli strumenti da
lai modificati o inventati , di lutti i nuovi metodi con saccess9
introdotti : ma non possiamo tacere dell' opera da lui pubbli-
cala col titolo di annotazioni pratliche sulle malattie degli
occhia la quale meritò 1' onore di essere voltata in non po-
che lingue straniere , non che delle interessanti osservazioni e
memorie , le quali alla medesima parte della chircrgica scienza
8Ì riferivano.
Come scrittore il Quadri non si arrestava alla ocalistica ,
ma ragionava sopra svariati soggetti , e pubblici sono i docu-
menti del suo vasto sapere. Inedita rimase un' opera sul cer-
vello , che a giudizio di dotti professori, merita altissima stima.
Questo pellegrino ingegno , qnesl' nomo tanto utile alia so-
cietà in cui visse sì eslinse la sera del 26 settembre i85i, la^
sciando nel sao egregio figliuolo dottore Alessandro un allieva
degno della paterna gloria , un continuatore della sua scuola.!
29. Qui dovrei por termine a questa dolorosa parte del mìo
breve discorso , ma an' altra perdila avvenuta all' Accademia
in qaesfanno reclama poche altre parole di encomio al noma
illostre di na nostro socio onorario, del Marchese Niccola Saa-)
)( i56 )(
langelo. Né dee Far maraviglia una eccezione a riguardo dì na
personaggio, che per molli anni protesse la nostra Accademia,
ed al quale dobbiamo perciò un durevole tributo di ricono-
scenza.
Nacque Niccola Sanlangelo fn Napoli il di S gennajo 1786.
Il padre di lui Francesco , avvocato e cultore delle leitere ,
«eppe di baon' ora ispirargli l'amore ad ogni sorta di stodii ,
e gli porse quella scientifica educazione che allo svello ingegno
del giovinello si addiceva. Noi ricordiamo fragli altri istitutori
del nostro collega Ignazio Falconieri , Niccola Pergola, Dome-
nico Sarno. Gli sludii delle amene lettere , delle lingue anti-
che e moderne , e delle belle arti nutricarono sin dalla più te-
nera età la mente di Niccola Sanlangelo : e tutte queste co-
gnizioni si confermavano , e quasi direi si concretavano alla vi-
sta , ed air esame della scelta e numerosa collezione paterna
di pregevoli dipinli , e di ogni sorla di antichità , che doveva
raffinare il guslo del Sanlangelo , e renderlo capace di sentir
vivamente il bello ed il sublime delle arli.
Ricco di queste svariale cognizioni , cominciò il giovmello
Niccola a comparir nel foro napolitano , ove per pochi anni otten-
ne non ordinarli successi.
Ma egli era destinato a percorrere la carriera più Iwninosa
de' pubblici impieghi.
Uditore al Consiglio di Sta lo nel 1807 : Segretario generale
della Intendenza di Terra di Lavoro nel 1809 : Intendente della
provincia di Basilicata nel i8ii : Intendente della provincia della
prima Calabria ulteriore nel 18 16 : Magistrato nel 1822 : Inten-
dente della provincia di Capitanata nel i823 : e finalmente Mini-
stro degli affari Interni dal i83i al i84-7 ' ^' ™ostrò sempre pari
all' altezza degl' impieghi da lui con tanto splendore soslennti.
Non è mio intendimento esporre tutti i vantaggi che Niccola
Sanlangelo , secondando i magnanimi e eapienti voleri dell' Aoga-
){ ^H )(
sto nostro Monarca /portava alle varie amministrazioni , le qaall:
furono sotto ia saa intelligente e vigilanle direzione.
Taccio i pubblici edlGzii recentemente costruiti o rinnovati, le
immense strade novellamente tracciale , il Camposanto di Napoli
che qual vera città de' morti sorgeva quasi per incanto a destar
la universale ammirazione , il generale archivio del Regno in no*
bile fórma ridotto , la illuminazione a gas , i primi ponti a catene
di ferro , la prima strada ferrata costruita in Italia.
In nn Accademia , ove la umana enciclopedia si coltiva , a
me piace di additare Niccola Santangelo come nn caldo promotore
della coltura del regno , e de' civili progressi dello stato.
Le scQoIe elemeatari.sono la pia necessaria istituzione per di-
leguare la pubblica ignoranza , e per render comuni quelle pri-
marie nozioni che ingentiliscono insensibilmente i popoli , e ne mi-
gliorano finanche i costumi. Sótto il Ministero di Piccola Santan*
gelo fa provveduto che verun comune del regno mancasse di scuo-
le elementari.
A beneficio della nostra marina mercantile , scuole nautiche
furono stabilite in Procida , in Castellammare , in Catania.
E per parlare della più alla istruzione ; le Università ed i Li-
cei furono arricchiti di novelle cattedre: ona Università venne
fondata in Messina : la stessa Regìa università di Napoli acquistò
novello splendore per varii gabinetti in essa ordinati ed accresciu-
ti ; tali sono quelli di fisica , di anatomia patologica , e di zoo-
logia.
Né furono trasandate le Belle Arti , che nn alunnato fu crea--
to in Roma pei sudditi Siciliani, ed aumentato fu ancor quello
già esistente pe' Napolitani.
L'ordinamento dell'archivio fu di non lieve vantaggio per
le ricerche della nostra storia , essendosi in quell' importante sta-
bilimento raccolte immense pergamene da tutte le parli del regno.
Non poche pubbliche biblioteche furono aperte nelle previa'
)( i58)(
eie ; ed aoa ne fa béDanche formata nel mioislero degli affari in'
terni.
E per le ricerche più alte della fisica e della elettricità fa e-
dificato sulle velie dell' ignivomo Vesuvio on osservatorio meteo-
rologico , e fu per questo tracciata una comoda strada, che quan-
do fosse compiuta , contrastar dovea colle opere della romana
grandezza.
Ne di minor conto dee riputarsi la istituzione degli annali
civili, giornale destinato a segnare i progressi intellettuali , indu-
striali , e commerciali del paese: repertorio della storia cÌYÌle con-
temporanea del reame delle Sicilie.
Comprendendo ne' più vasti limili la dignità delle scienze, e
la superiorità dell' ingegno, Niccola Santangelo rispettava i dotti,
e mostrava tutta la sua venerazione per la sacra scintilla del genio.
Possessore di una splendida raccolta di oggetti di belle arti
e di antichità , aveva concepita quella viva passione del bello , di
cai vedeva presso di se ad ogn' istante i modelli: questa illomìnata
passione ne accendeva il onore alla vista di nn vago dipinto , di
lina bella statoa ; all' udire di una pregevole poesia ; alla idea di
qualunque nobile parto dell' umano intelletto.
Questo sentimento , o Signori , rende gli nomini di slato
protettori e promotori della civiltà di nn paese. Qoesti animi pri-
vilegiali volgono alle città i loro sguardi , e non sono contenti se
Eon le scorgono ornale di leggiadri edifizii , di ben dirette stra-
de, e di utili stabilimenti: volgono alle arti il loro pensiero, e non
son paghi se non veggono i prodotti del genio fregiare i pubblici
musei , le pubbliche fabbriche , i pubblici monumenti : si fermano
a considerare la nobiltà delle scienze , e trovano tantosto diletto a
proteggere ed animare la pubblica istruzione , le Accademie , le
produzioni e le ricerche de' dotti.
Essi son destinati a dar moto al pensiero , ad eccitare i più
lardi intelletti , a ridurli ad operare quello , di che essi stessi non
si credeano capaci.
K 1^9 )(
Noi non dabìtiamo che a questa classe privilegiata appara
tenoe INiccola Sanlaogelo.
E ben fu questo il parere di tutti quei dotti che convennero
io Milano nel 1844- al congresso degli scienziati italiani.
Fa allora il eav. Santangelo proclamato Presidente generale
del settimo congresso. L' accoglimento da lui fatto nell' anno se-
guente a que' dotti italiani o stranieri, che si riunirono in Napoli,
mostrò che 1' universale suffragio di quegli eletti ingegni non e-
rasi punto ingannato. Ed i pregevoli discorsi , eh' egli pronunziò
air aprirsi ed al chiudersi del congresso , furono giudicati degnis-
simi di quella solenne occasione.
Colmo di onorificenze dal proprio Sovrano , e da* principi
stranieri ; ascritto alle principali Accademie d' Europa ; ritornava
nel iSAj il Marchese Santangelo, al modesto ritiro della vita pri-
vata.
Ne' pochi anni che gli rimasero furono sua compagnia le de-
lizie della famiglia , della rispettabile moglie Carolina Castriota
di Scanderberg, la quale sin dal 1828 abbelliva i suoi giorni colle
sue virtù : furono suo diletto e sollievo i classici monumenti dai
quali veniva circondato ; gli ameni sludii della bella letteratura ,
ne' quali frequentemente si esercitava. E voi ben ricordale, illustri
colleghi , come alla morte del Commendatore Avellino, già vostro
benemerito segretario , Niccola Santangelo dettò nel seno di quo-
st' Accademia eleganti poesie in latino ed in italiano a compianto
dello spento amico. Voi pubblicaste questi poetici componimenti ,
che sono un valido testimonio della sua mente e del suo cuore.
Ahi ! che poco dovea sopravvivere all' uomo , di cui deplo-
rava la perdita; che a' 28 novembre del seguente anno i85i ,
cessò le tempeste della vita nella pace del sepolcro.
Ma non cessò la sua gloria: questa dura tuttora nei pubblici
monumenti , déIIc pubbliche istituzioni del nostro paese : e non &i
)( t6o )(
cancellprà per lo correr de' secoli dalla memoria della più tarda
posterità.
Giulio Minervini.
TtaUlTA DE 20 AGOSTO
Il Segretario perpelao ha annanziata la morte di varii
chiarissimi colleghi recentemente avvenuta o in segnilo del
tremendo malore del Cholera morbus , o per altre infermità.
Appartengono a' primi il celebre cav. Macedonio Melloni , ed
il cav. Giovanni Bursolti ; a' secondi il prof. Giacomo Paci , e
r illastre archeologo francese Raoul - Rochelle già nostro socio
corrispondente. L'Accademia deplorando la perdila di questi
dotti cultori delle scienze , tra' quali sono pure alcune sommità,
ha deliberato di passare alla nomina de' nuovi sodi residenti
nel prossimo mese di Novembre.
Jl sig. prof. Oronzio Gabriele Costa, presentando i corri-
Epondenti disegni , ha Ietto una
NOTIZIA
Intorno agli ossami di Coccodrillo recentemente scavati
dalla calcarea leccese nella Terra d' Otranto.
Noi abbiamo segnalala la esislenza di Coccodrilli nella cal-
carea tenera a grana fina di Lecce solo per qualche dente i-
Bolaltmente e sperperatamenle da quella ollenulo : e per qoesli
X i6i )(
soli avanzi l'ordine de' Coccodrilli fignra nella nostra Paleontolo-
gia del regno. Né deve fare ciò meraviglia , poiché general-
mente dai terreni terziarii non si sono ottenuti fin qui che denti
isolati , ed ossi cosi pure disgiunti qua e colà raccolti : e per
tal ragione non sono stati essi convenevolmente determinati.
Da ciò si vede di quale importanza siano le parti di tale
genia di rettili testé ottenale dal suddetto luogo ; tanto rela-
tivamente alla Paleontologia , quanto per la geologia in gene-
rale , e di quella particolare che riguarda il subappennino del
regno di Napoli. E dobbiamo esser grati allo zelo ed alla filan-
tropia dell' erudito signore Cav. F. Casotti dì averci assicurato il
pezzo di roccia , nel quale eran sepolti i rottami de' quali andia-
mo a far parola.
Consistono essi in nn moncone di rostro , denti interissimi
ed altri rotti , alcune vertebre , costole , clavicola , un femore
e molti scudi o squame.
Il moncone maggiore del rostro è lungo o, s^J^ con sei
alveoli per lato , in uno de' quali è rimasto un dente interis-
simo normalmente inserito. Un' altra porzione anteriore di 0,061,
ed un frammento della posterior parte di 0^111 ^ che insieme
danno la lunghezza di o, 4^2 , essendovi una mancanza di
o^ooS fra la porzione anteriore ed il moncone principale. La
struttura della sua volta palatina è identica a quella rilevata
da Geoffroy nel Coccodrillo di Caen ( Teleosaurus Cadomen'
sis ), ed in quello di Honfleur {Steneosaurus rostro major ).
W dente interissimo che vi sta normalmente impiantato è
lungo o,i38^ considerandolo disteso in linea retta; spettando
di tal lunghezza totale 0,07/ alia porzione radicale impiantata
Dell' alveolo — o,o3t alla sua porzione esteriore, che nello stato
di vita è investita dalla gengiva , e che tien luogo di collare
— e o,o36 alla corona. La corona è un poco compressa, eoa
due spigoli , ono ioterno e l'altro esterno ^ ma che si corri-
X i6* )(
spondoDo in senso obbliqao ; lo smalto è Goamente rugoso , e
dì color fosco- rossiccio.
Altro simile dente intero ma stiacciato abbiam trovato at-
taccato ad uno degli scadi : e varii altri consistenti nella sola
corona. Essi tatti hanno stretta simìglianza con quelli descritti
ed elGgiati da Cavier come proprii del Coccodrillo del Giara ,
0 Teteosaurus bollensis.
Delle vertebre ona soia ci fa vedere il sno corpo intero^
e questa appartiene alla coda : è on poco compressa ne' lati ,
senza faccette articolari né escavaziooi di sorla : le sue dae
facce y anteriore e posteriore, sono ugualmente quasi piane ; e
le apoGsi soperiori ed inferiori sono dimezzate ; la sua lun-
ghezza è di o,o3o ed il diametro o,o2j.
Un'altra, che appartiene al tronco, ne porge il corpo di*
mez2ato , e le apofisi quali rotte, e quali tuttavia sepolte nella
roccia , dalla quale non si possono liberare perchè fragilissime.
Però ha dessa la faccia anteriore completa, la quale è conves-
sa , e la posteriore mollo più larga e molto concava. La lun-
ghezza sua è di o,o4S', il diametro nella parte media o,o42i
quello della faccia concava o,o6g, misurando il perimetro della
sna maggiore dilatazione. La sostanza di tali vertebre è som*
Diamente spugnosa , come quella del CeU'osaurus , Ow.
Molti rottami di costole di ogni dimensione ; tra le quali
una non intera ha la lunghezza di o^o84ì larga o,i6i in uno
degli estremi , e o^o4o nell' altro ; la sua maggiore grossezza
è di o,o2j , nel sito in cui s' incurva. Il tessuto interno delle
costole è uniforme , assai fitto , e compatto , onde sono pe-
santi : ed essendo penetrate da perossido di ferro , tutta la so-
stanza ha acquistato un color brano rossiccio, e resa frangibile
come il vetro , o come il mattone cotto , e suscettiva di puli-
mento. Tutto ciò viene in comprova di quanto si è fallo no-
tare nelle controverse corna di cervo , o del nostro Palaeoee-
ros fjranulatus.
)( i63 )(
La clavicola ne porge ona strattura rimarchevole. Sem-
bra essa formata da due ossi tanghi cilindracei tra loro per Io
luogo coDDessi , lasciando da una faccia una profonda solcatura
od angolo rientrante , e dall'allra ingenerandosi fra mezzo uno
spigolo direttamente opposto alla solcatura. E on poco flessuo-
sa , dilatata e quasi biforcata alla estremità posteriore , Faltra
essendo monca. 11 solo moncone che ne possediamo è lango
o, l44'
W femore trovasi diviso in due porzioni , ona delle quali
minore resta tuttora incastonata nella roccia; 1' altra maggiore
della lunghezza di 0,160 e del diametro di o,o3j nel mezzo,
ove è cilindrica e più stretta. Il suo capo articolare trovasi ta-
gliato a traverso , restando le protuberanze laterali , le quali
danno la figura quadrangolare.
Molti sono gli scudi , e questi di svariate grandezze e for-
me ; ma tutti lisci da una faccia , e dal più al meno guerniti
nell'altra di escavazioni lenticolari e pisiformi , come quelle
che Cuvier trovava singolari e caratteristiche, tanto nel Cocco-
drillo di Caen, quanto nell'altro di Soloure. Ne' margini sono
più assottigliate , però inegualmente , ed i più sottili sono in-
crespati e dentellati. Ve ne sono de' quadrangolari , de*
snbovati , de' crestiformi : ne mancano di quelli ia coi sì tro-
Ta una spezie di smarginatura con fossetta presso uno degli
angoli, ed in altro un mucrone laterale, che sorge da una sca-
nalatura marginale, e sull' estremo sno. Le quadrangolari e me-
glio conservate hanno OtOyS, per 0^086 di larghezza, ed una
solidità che nel mezzo è di 0,01 j.
Un' altro , di figura quasi ovale, è di straordinaria gran-
dezza , avendo uno de'Iati lungo o^iyo ^ e l'altro di o^ioS
senza esser completo da ogni parte , è leggermente dentellato
dal iato maggiormente curvo e più lungo , come in uno de'Iati
corti ; un poco incurvato nel senso della sua maggior dimea-
BÌone ; lìscio dalla faccia concava , e eoa leggiere pieghe e de-
pressiooi dalla faccia convessa. Risnita esso quindi per dimen-
sioni maggiore dì qnelli dei Goniopholìs crassidens , che sono
i pia grandi finora conosciuti tra quelli de' Coccodrilli fossili.
Singolari sono poi taluni , ne' quali uno de' lati , o ì due
fati opposti e pia corti , sono come ripiegati sopra loro stessi,
uè questi son rari.
Dalle cose accennate ^ e di cur daremo ampia descrizione
nella nostra Paleontologia del Regno di Napoli , risolta che ,
mentre il rostro e gli scudi per la loro struttura appartengono
al genere Teleosaurus ; le loro proporzioni, e la forma e gran-
dezza dei denti Io stringono cogli Steneosaurus ; le vertebre
altronde son proprie del genere Streptospondylus^ per la forma
convesso-eoncava, e del Cetiosaurus per la loro tessitura som?-
mamente spugnosa. Le quali apparenti discordanze son facili
a conciliarsi , se non e' inganniamo ; mercecchè le vertebre della
Streptospondylus pare che non siano state studiate sotto il rap-
porto del loro interno tessuto; od almeno si tace intorno a ci»
da quelli che le hanno esaminale. Se un giorno sarà discoperto
che queste siano pure spongiose , allora questo non sarà na
carattere esclusivo del genere Cetiosaurus , pel quale rimar-
rebbe la forma biconcava di talnne fra esse.
In ogni caso , sia il nostro Coccodrillo ano Slreptospori'
'dylus , uno Steneosaurus * un Cetiosaurus od anche nn sem-
plice Teleosaurus , sarà sempre vero che in on terreno indu-
bitatamente terziario trovansi avanzi organici di Coccodrilli cre-
dali fin qui esclusivamente proprii de' terreni secondarii. la
concorso del fatto attuale viene ancora quello del genere Su'
chosaurus (i) , l'altro del lUiytisodon, e finalmente un quarto
indicato da taluni altri denti recentemente scoperti nella mede-
(1) PaTeontoTogìà' p. 3. Rettili.
X i65 )(
sima roccia , e che pare convenissero con quelli à^Vlcthyosau-,
rus , come dimostreremo in seguito.
E poiché si trovano rianiti , come si è veduto, nel nostro
Coccodrillo caratteri isolatamente altrove raccolti, i quali hanno
dato luogo alla creazioue di altrettanti generi , risulta il se*
guente dilemma : o che in un pìccolo branco di ossami si tro»
vassero rimescolate parli scheletriche di tanti diversi generi ,
spettanti ancora a due diverse tribù; o che i generi stabiliti già sa
quelle parli disgiunte meritano essere rovistali , raccogliendo
ancora altri elementi. Veggano quelli che più sanno quale di que-
ste due conclusioni dir si possa più logica. Noi persuasi che ogni
frammento in siffatte ricerche è come un astro del firmamento ,
che concorre con la sua luce per debole che fosse, a rischiarar l'u-
niverso , non abbiamo lasciata bricciola dispersa o senza studio ;
ed in tal guisa siamo pervenuti alla cognizione delle cose diverse^
Ne ci siamo arrestati; che tuttora cerchiamo nella stessa roccia: ed
abbiamo promesso premii e ricompense per coloro che perverran-
no a discoprire altri rottami e comunicarceli ; Dies dìem aperiti
O. G. Costa.
Si sono presentati i fascicoli 83 ad 88 della Fauna del
Regno di Napoli y opera del professor Costa , a cui l'Acca-
demia è abbuonata.
Libri offerti in dono.
Bazar di scienze , lettere , ed arti : fase. Ili del voi. Ili (ove
sì contiene nna notizia del nostro rendiconto per Io 3.° e ^*
trimestre del primo anno ).
Rendiconti delle adunanze della Ileale Accademia de'Georgo-
fili. Giugno e Luglio i354v t
)( i66 )(
Spinelli Principe di San Giorgio — Memorie numismatiche Ielle
alla Reale Accademia Ercolanese — Napoli i854. in 4-
VoipiCErxr prof. Paolo — Estrado delle due memorie sul ma-
gnetismo delle rocce del cav. Macedonio Melloni. Roma i854
io 4"
TORNATA de' 3 SETTEMBRE
Il Segretario perpetuo ha dato lettura di un Sovrano re-
scrìtto de' 2 del corrente , col quale la Maestà del Re esprime
all'Accademia i Suoi ringraziamenti per l'esemplare del rendi-
conto delle nostre tornate a Lui rispettosamente offerto.
Ministero e real Segreteria di Stato degli affari ecclesia-
stici e dell' istruzione pubblica.
S. M. il Re N. S. , Cui ho rassegnalo l'esemplare del
rendiconto delle tornate di colesfa Accademia pel passato anno
i853 , si è degnalo anforizzarmi a manifestarne all'Accademia
Buidetla i Suoi Sovrani ringraziamenti.
Nel Real Nome io ne la fo intesa per 1' uso che da sua
parte conviene.
Napoli 2 Settembre i854»
'F. Scorza.
La reale società delle scienze di Gottinga ringrazia pel
primo volarne del nostro rendiconto*
)( »67 )(
Il 6ig. Genolno ha inviato in dono an sno Sonetto impres*
so, intitolalo — Per Sisto lìiario Sforza arcivescovo di N a',
polì ed emulo del Borromeo.
Dopo di ciò il sig. Teodoro Avellino ha recitato 1' elogia
del cav. Agnello Maria Carfora suo predecessore nel posto ac-
cademico.
Noi estrarremo da qaeslo lavoro le sole notizie biografiche.
Nato il dì i3 novembre del 1768 da Giaseppe e da Carmela
Marciano il GarFora spacciossi di buon ora degli sladii delle belle
lettere, e si addisse con molto zelo alle discipline Forensi nelle quali
ottenne rinomanza non cornane , falche chiamato poi agli onori
della magistratura fa Giudice del Tribunal civile dì prima istanza,
e da ultimo Giudice della G. C. Civile di Napoli. Affidaronglisi
oltracciò incarichi gelosi , come il governo del Banco di S. Eli-
gio , di quello dei Poveri e di altri luoghi piì. Fa decurione , e
membro del Consiglio degli Ospizii , ed insignito di più ordini
cavallereschi. Fra le varie occupazioni, dalle quali fa continna-
mente distratto , egli non trascurò l'amena letteratura e princi-
palmente la poesia , che coltivò con trasporto ; del pari che la
scienza della Economia e della Agricoltura: come rilevasi da al-
cane dissertazioni messe a stampa sopra diversi argomenti.
Lasciò ancora altri lavori inediti fra i quali merita partico-
lar menzione an' opera etimologica e filologica sul napolitano
dialetto. Nel 25 gennajo del i852 il Carfora più che ottagenario
lasciò la vita , e la nostra Accademia , alla quale non mancò d'in-i
tervenire nella età più avanzata e nello stato della più inferma
salate.
Il Segretario aggiunto sig. Gabriele Minervioi ha letto una
breve
K'68)(
NOTA
Suii* USO degli anelli melallici nei crampi
delle estremila.
Signori
Ognan conosce quanta smania sogliono sopportare molte
persone pei cosi detti crampi deirestremità ; i quali tolgono il ri-
poso , fan piangere e gridare con lamentevoli voci. Questi
crampi, assai frequenti presso le persone colpite dal colera, alle
volte formano il maggiore incomodo che riesce insopportabile:
contro essi furono applicati mille nnguenti , si praticarono fre-
gagioni d' ogni genere, ma spesso senza profitto ; anzi io ho
par veduto che non poteano questi mezzi adoperarsi , poiché
r arto avea acquistata tanta sensibilità da rendersi intollerante
anche del menomo contatto.
Ora si legge nel Filiatre ( fase. 278 Feb. i854.) un'arti-
colo tratto dalla Gazzetta medica della Liguria cosi concepito:
« Tutti i giornali medici hanno parlato dei vantaggi ottenuti
io varii ospedali di Parigi dall'uso degli anelli metallici contro
i crampi del colera. Basta applicare sulle membra attaccate uà
largo anello di rame solo e asciutto , o rivestito di uno strato
concentrico di tela bagnato di acqua fredda per fare scompa-
rire in UQ subilo i crampi più dolorosi.
Incoraggiato da questo successo 1' autore eslese 1' uso di
questi anelli , e con eguale risultato , negli attacchi isterici a-
doperando anelli di rame , di ferro , di oro o di argento , e
giunse a calmare molte affezioni nervose che avevano resistito
ai più indicali trattamenti. Ora di più si sarebbe osservalo ,
riguardo al colera , che nelle due ultime invasioni a Parigi sa-
rebbero stati risparmiati quasi del tutto i fonditori di rame, ì
tornitori di rame , e i meccanici che lavorano in questo metallo
(Burcy, degli anelli melallici coQlro i crampi delle estremità) ».
I
X 169 )(
Appena mi si offrì V opportuDÌtà , io volli esperimentare
r azione di qaesli anelli ; e posso accertarvi che la loro appli-
cazione riascì del più felice risaltamento nella pratica : e ciò
mi avvenne tanto nelle affezioni isteriche , qaanto par nel corso
di qnesta tremenda epidemia colerica. Adattando all' arto nn
semplice anello di ferro ho veduto calmarsi alHstan te crampi tor-
mentosissimi , che producevano agli infermi le più gravi e do^
lorose sofferenze.
Anzi riporterò nn fatto speciale per dimostrare la eEEcacia;
del ritrovato. Vedea un' inferma affetta da colera , e che sof-
fria crampi così tormentosi da farla dar nelle smanie più atro-
ci : avendo io proposto l'applicazione degli anelli, nella difficoltà
di averli subito , dalla nipote si posero insieme due chiavi ^
e si adattarono in modo da circondare gli arti : come per in.,
cantesimo le orribili sofferenze si calmarono.
Ho fatto qoeste poche parole per spingere i miei colleghi
a mettere in oso questo facilissimo mezzo , adatto a vincere nn
gravissimo fastidio.
L* arte nostra è aopo che da ognun si convenga , essere
In gran parte sperimentale ; quindi mal fanno coloro i qaalì
o troppo affezionati a' proprii sistemi , o mal prevenuti , staa
sempre pronti a rigettare le altrui osservazioni, pagando colla
non coranza , se non pur col disprezzo , ciò che da altri viea
proposto siccome di utile risultamento.
E vero che non bisogna esser troppo facili e corrivi al-
l' amministrazione di alcuni farmaci da' quali è a temersi an-{
che deleteria azione , ma in tale bisogna è necessaria cosa pro-
ceder con prudenza ed accorgimento ; però vi sono altre circo-
stanze nelle quali impunemente si può far l'applicazione di uà
rimedio , quando per la sua semplicità e certissima innocuità,
potrebbe risaltar nulla la sua azione , dannosa non mai : è
perciò eh' io fo le pifi alte meraviglie, né so comprender donde
derivi la renitenza di avvalersene, mentre dato che dispiegasse
12
)(i7o)(
r altribaitagli Tiriti in dati casi, non avrebbe cosa che potesse
pareggiarlo. Coì^i è appunto rigaardo all' uso degli anelli me-
tallici , mezzo esterno di semplicissima applicazione , e di fe-
licissima riuscita , ia una assai loroieotosa aflezioae nervosa.
TOBNITA de' 2.4 SKTTEMBHB
II nostro Presidente onorario sig. Martheee di Pietracatella
trasmette all' Accademia dieci esemplari di an oposcolo del sig.
Giaseppe Capone da Moatefalcione , intitolalo : rapido sguar.
do sul colera morbo.
L' Accademia Fisio-medica-statistica di Milano domanda la
noiizìe storico-statistiche più positiva sul cfaolerarmorbas asiatico,
per qaanto concerna la nostra Capitale. Avendo il Presidente ,
anche prima dell'adunanza, commesso al socio cav. de Reori
r incarico di rispondere alle interrogazioni di quel corpo scien-
tifico , lo stesso ha fatto conoscere che un simile nfizio era stata
a lui pracedentemente diretto , e eh' egli avevalo già riscontrato
sommariamente , promettendo un più esleso lavoro , del quale
li slava occupando.
Si è perciò deliberato di rispondere allegando questi fatti,
e rimettendosi al lavoro del lodato sig. cav. de Renzi, il quale
essendo alla direzione di varii ospedali colerici , e formando
parte della Commissione sanitaria, si trovava al caso di racco-
gliere e di fornire le più eaatte indicazioni.
La Reale Accademia delle ecienze di Monaco ringrazia per
S'invio del i° volume del nostro rendiconto , e manda in dono
alcune sue pubblicazioni , traile quali il bulletltno del i853 :
nel tempo stasso dimanda un altro esemplare del randiconto, ed
)( i70(
i volumi de* nostri atti anche io doppio , per collocarsi in due
differenti biblioleohe. A proposizione del Segretario perpetuo ,
r Accademia ha deciso di fare la spedizione in doppio de* vo-
lami esistenti , facendo conoscere essere già esaurita la edizione
di alcuni altri.
Il Segretario perpetuo ha con dolore annunziala la morte
dell' altro nostro collega Michele Tafuri : e si è risoluto di so*
etitairlo nel prossimo mese di Novembrt.
Lo stesso Segretario perpetuo ha presentato impresso il
quarto fascicolo del volume sesto degli atti , che ne forma il
compimento: e se n'è fatta la distribuzione a' socii presenti alla
tornata.
Finalmente ha esibito il secondo volume del sao ballettino
archeologico napolitano , a cui V Accademia è abbaonata.
Il sig. Tommaso Perifano ha presentato varii esemplari di
ana sua iscrizione italiana in lode dell' emioentissimo arcivescovo
di Napoli , per la occasione del terribile flagello del cholera.,
Il sig. Padola ha comunicata nna saa
NOTA
Jniorno a talune eurve del 3.* grado.
Fra le curve del 3" grado ve ne sono alcune , che pos-
sono riguardarsi appartenenti ad una medesima categorìa o
sezione , le quali sono formate da due pezzi del tutto distinti^
de' quali ano ha tre flessi in linea retta e l'altro è puro: eia"
ecan pezzo poi può esser composto di uno o più tratti. Queste
cnrve appartengono alla 6* divistone notata dal eh. professore
sig. Bellavitis nella sua classifìcazione delle cnrve della Sgelasse,
e costituiscono la sezione da lui denominata de' /rzVrra/mcoT»-
posti. Esse sono della sesta classe , e possono ottenersi dall'in-!
tersezione di un piano con no cono di cai la base sia la pa-;
rabola cubica espressa dall' equazione
)( 172 )(
ÌD cui le quantità tn, a, b si sappongono positive ed a<^b. Que-
sta curva è formala da un' ovale chiusa i cui vertici esistenti
sull'asse delle x hanno per ascisse x=s — a, a:=— i, e da
un allro trailo parabolico - campaniforme ^ secondo Newton ;
ovvero trianguineo , o trijlessiioso , secondo il Bellavilis che
ha due flessi a disianza Goila e due rami paraholici verso il
erzo flesso. Noteremo qui alcune proprietà di questa curva dalle
quali si ricava immediatamente un teorema enunciato da Chasles,
e che forma la quistione 280 proposta nel Settembre dell' anno
gcorso ne' Nouvelles Annales eie. pubblicali da' signori Ter-
quem e Gerono.
Indicando con x\ y' le coordinale di un punlo qualunque
preso sulla curva, e con x,y le coordinate de' punii di con-
tatto delle rimanenti tangenti che per esso si possono condurre
alla curva medesima , si ottiene 1' equazione
{x^^aby^kx*x[x-ica){x-\-b) , (2)
la quale quando x* è negativa ha tulle le radici immaginarie,
e quando x* è positiva le ha tutte e quattro reali , due posi-
tive e due negative. Quindi :
Da un punto qualunque M preso sul tratto ove stanno
i punti di Jlesso si possono condurre alla curva quattro tan-
genti reali , delle quali due toccano il tratto medesimo e
due l ' ovale.
L' equazione (2) può considerarsi prodotta dall'eliminazione
della y tra 1' equazione (i) e la
x''—ab=s+2y\/mx' , (3)
fuindi neir ipotesi del teorema precedente :
K >73 )(
Qualunque sia il punto M / due punti di contatto ew*
stenti suir ovale ed i simmetrici rispetto air asse delle x cfe-
gli altri due stanno sopra una parabola che ha per ass»
r asse delle y, ed incontra sempre l' asse delle x. ne' punti
che hanno per ascisse \Jab , — \fab.
V equazione (2^) si poò scindere nelle dae
l
ic'— 2( V(^'+«) (a;'-f ^)+a^)a?+a5==o , (5)
delle quali la. prima dà le ascisse de* punti di-cootatto esistenti
soir ovale , e la seconda qaelle degli altri due. Risolta da ciò
che poste le cose del teorema i °
Qualunque sia il punto M il rettangolo delle ascisse dei
punti di contatto determinati sulV ovale sarà costante , ed «--
guale al rettangolo delle ascisse degli altri due punti di con*
tatto.
Dalle eqnazionì (4) e (3) risalta che la conginogenle i dae^
ponti di contatto esistenti sali' ovale ha per equazione
V^ . y+( \l{x'-^a)[s(^-\-b)-^x^x^ab=Q ,. -
ovvero
\ \mx' J
Inoltra supponendo essere t/ssoc(x4-M) ^ equazione di nna
celta qualunque ed jf', y ; a?", y" ; a'", y"' le coordinate de'pnnli
, , /x'x"x"' j
ove essa incontra la curva , sarà 1/ ^ssv.n ; e sapponendo
' m
che i tre ponti sièuo tutti sul tratto parabolico , e che da ciascano
)( ni X
di essi si lirino all' ovale due tangenti , le tre rette de'oonlntii
avranno rispellivamenle per e<|iiazioiii
\lmx' .y-\.[a.\lmx' -Jt-s] •i"x"' —x')x'\-ab=o ,
\lmx^ . t/-\-{»\/mx" + \/x'x"> ^x"]x+aò=o , ) (7)
\/mx"'. y +( « \/mx"'+ \fp^' ^x"')x-\-aò=o .
Quindi essendo il determinante
I V^ a^s/tnx' ^\/x"x"'-^x'
l \/mx" ai\Jmx"J^\lx'x"'^x"
I yl"^' 0.\lmx"'+\l'^' -^x'"
I \jmx' \/x"x"' — x*
I yjmx" yjx'x'" —x"
1 yJmx'" ^x'x" —x"
:^Jmx'x"x"'
\lx'
I
v^
I
V?"
I
— \lm
I \Jx' x'
I v^ «"
I V^' xf"
ne segue che le rette espresse dalle equazioni (7) s' incontrano in
un medesimo ponto ; e siccome questa proprietà è proiettiva ,
converrà a tutte le curve della sezione di cui si tratta ; donde
risulta il seguente teorema , che come si è detto è dovnto a
Chasles :
lina curva del terzo ordine essendo formata da un pez'
tu) injinilo e da uri ovale , se si prendano sul primo pezzo
)( «75 K
tre punti in linea retta , e da ciascuna di questi punti si con-
ducano due tangenti all' ovale , le tre corde di contatto pas'
sano per uno stesso punto. Allorché il pezzo infinito diviene
una retlay l'ovate si cangia in una cornea e si ha il teorema
di la Hire.
Fortunato Padula.
Il segretario aggiaoto sig. Gabriele Mioervini ha Ietto uns
foDga relazione , compilata da lai io anione col professor Pah
mìeri , sai discorso intorno a* rapporti fra la meteorologia e la
medicina inviato all' Accademia dalP autore dottor Paolo Predieri
nostro socio corrispondente in Bologna.
Esposizione di un opuscolo del Pr. Predierù
Non ha guari tempo che il Professor Paolo Predierì no-
stro benemerito socio corrispondente indirizzava a questa nostra
Accademia un suo opuscolo. Voi, signor Presidente, ci davate
l'incarico di informar l'Accademia sol proposito, ed ora noi
veniamo a soddisfare T espresso desiderio.
L*^ opuscolo del Prof.^ Predieri è 1' annunzio di assai più &•
Bleso lavoro» che raotore si propone di fare; ed ha per titolo
« Dei rapporti fra la meteorologia e la medicina , dei progress^
I che si desiderano, e dei vantaggi che si possono attendere}).)
Noi non possiamo ristarci dal manifestare all' encomiata
professore ogni possibile maniera di Iodi , perchè abbia rivolti
i suoi stodii , siccome già da molti altri autori venne pur pra^
ticato, all' indagine di questi rapporti, i quali abbenchè tuttora
poco approfondili , sono innegabili ; e certamente scrutinati da
una mente sagace ed investigatrice , possono produrre grand
rischiaramenti sopra una eslesa serie di fatti medici , molti van.
faggi arrecare al benessere individaale e lociale , col miglio-
rar le condizioni di certi paesi .^
Le iodaginì però debbon farsi colla scorta e coll'aiufo di
qaeì mezzi, che finora la scienza ci porge, per poter giognere
a dati limiti e noo oltrepassarli ; quindi non bisogna dar campo
air ipolctico , ma trattenerci nei confini della critica più se-
Tera , traendo esatte illazioni dal complesso di molli fatti difi'
genlemcnte osservali, messi assieme e accuratameole confrontali*
e discassi, ricordandosi dei detti del gran Bacone: nonjingen-
dum aut excogùandum quid natura facial aui ferat , sei
inveniendum.
Il Prof. Predieri adnnqoe, facendo rilevare fa necessità di
qaesto stadio , fa scorgere storicamente come questa Terità sia
stala compresa sin da tempi remoli' ; ne'^ quali da^ popoli ante-
riori si stabilirono puranche delle divinità simboliche , siccome
il Tina per gli Etruschi , il quale secondo Micali , era per
essi una forma particolare della suprema intelligenza demiur-
gica , OQ simbolo primario delfó universali forze generative ^ o>
dei poteri della natura ete.
E cosi a mano mano V autore dimostra fa tendenza de-
gli altri popoli ai medesimi studii , presso i Greci , gli Orien-
tali, i Romani ed altri; studii, che poi nei secoli posteriori sì
ebbero maggior numero di più esatti cultori di scienze medi-
che e fisiche , per tal modo giugnendo fino a' nostri giorni j
ciò ch'ei novera estesamente e che noi per esser brevi trala-
sciamo di riferire. Diremo solo che siffallo studio in tempi
più vicini ebbe gli Italiani fra i massimi cultori , e che mollo
olile derivò dalle loro osservazioni.
E tra gli altri, sfoggiti alla memoria del Predieri, noterem-
mo il Giornale Meteorologico Economico e Campestre che vedea
la loce per opera del nostro chiarissimo socio Oronzio Gabriele
Costa.
Se il Predieri , nel far il novero di nomini dediti a tali
investigazioni , Ira i patologi fa lodevole menzione di Puccinof-
ti y di Hartmann , noi nomineremo anche Carlo Emmanaele
Ki77)(
Slark tra gli ultimi patologi tedeschi , il qaale analizza le Ta*
rie teosioni atmosferiche , e nota Y azioDe dei venti per la loro
influenza sagli organismi , e io relazione co* morbi che frequen-
temente sogliono indurre.
Diremo inoltre che nel nostro paese par sì frequentano
gli studii meteorologici : e riscontrando le memorie e i rendi-
conti della Reale Accademia delle Scienze si resterà dì ciò pier
namente convinti.
Dice il nostro autore r la statistica medica della provrnda
di Sondrio , o della Valtellina pubblicata dal Baliardini , non
è forse una importante ed alile monografìa pel medico pratico?
Così è: diremo noi altrettanto del bel lavoro di sìmil genere,
riferibile a questa città dì Napoli pubblicato dall' egregio nostro
socio signor Cav. Salvatore De Aeozi.
Ben a ragione il Predieri riconosce la ntilità dì siffatte di«
samine, per la pubblica salute , e per la conoscenza delle epidemie
ed endemie. E a tal proposito ci piace riferir poche linee dì nn as-
sai eradila ed ingegnosa memoria di altro nostro egregio collega.
Il chiaro Giorgio Masdea , in una sua locnbrazione sulle
condizioni vitali del dolore ( vedi pag. i4.i ) , trovandosi a dire
appunto della influenza degli agenti esterni nefla produzione dei
morbi di simil genere riconosciuta da saggi medici, conchinde
in un bel modo col dire « a' nostri tempi senza dubbio pro-
gredita la Meteorologia , e vie via meglio applicandosi nei suoi
rapporti all' Economia organica , confermerà o concreterà tali
preziose indozioai , e ad altre sospignerà in conseguenza il ge-^
dìo dei dotti ; mentre chi sconosce ormai V intima e assai va-
ria connessione del calorico colle forme , e colle forze vitali ,
in qualunque loro modo immaginabile? . . . Certamente sono
slati meglio calcolai' i suoi effetti sulla salute, e sull'esercizio
delle fuozioDÌ e quei delia meosuale sua temperatura sulla mor-
talità dei fanciulli , e quei della sua assenza relativamente alla
genesi di quasi tutf i morbi ... Or qaale proprietà esclusiva
distiogaa pia questo flaido dall' elettrico , T elettrico dal ma-
gnetico , r ODO e r altro dalla lace , la lace medesima dal ca-
lorico ; sicché tatti non abbiano ragion comune sa i fenomeni
individai , sicché la determinazion dell' uno non conlraccambii
o richiami l'attnalità dell'altro? . . . Non si comprendono tutti
fra gli stessi limiti ; e non emanano dallo stesso immenso ser-
batoio dell' DoiTerso , quasi soIHo dall' onnipotente ? »
Io seguito il Predieri fa rilevare che da queste investiga*
zioDÌ OD vantaggio se q' è ritratto , analizzando V influenza di
certi climi sopra alcune malattie croniche, e che grande quan-
tità dì osservazioni meteorologiche ebbe ad accumulare il dot-
tor Clark sopra esleso namero di cillà , specialmenle di quelle
che servono da laogo tempo per dimora agi* infermi di affe-
zioni tabiche e nearaigtche.
Loda il Bufalini e il Farioi, i quali con giuste e sane ra-
gioni spingevano gli Scienziati ai Congresso dei naturalisti io
Genova, perché »' istituisse ana permanente commissione, la quale
corrispondendo cogli altri suoi membri delle diverse città Ita-
liane , si avesse &d occupare delle morbose costituzioni, e della
corrispondenza delle malfittie popolari od epidemiche colle co-
stituzioni cosmo-telluriche.
Troppo giustamente l' aotore riconosce però che la meteo-
rologia , non ostante la sua importanza per la medicina , nou
è per anco a quel posto innalzata , che le si converrebbe come
Bosiliaria della medicina , e come parte primaria delia medi*
cìoa politica.
Yien di poi ad analizzare il potere di aleoni istromenti ,
'ntesi ad indagare le cagioni de' varii fatti fisici , non per anco
approfonditi ; e ciò per il miglior modo di fare le osservazioni
Don solo termometriche , barometriche ed igrometriche, ma an»
che le altre eh' egli estima di somma importanza le elettro -
magnetiche ; e va esponendo la più opportuna maniera , come
vorrebbe che tali osserrazioni si praticassero» perchè no reale
X '79 )(
TaDiaggio alla medicina ne ridondasse. Tra questi ìstramenti
nota la utilità da attendersi dal cianometro di Sanssare , dal-
l' igrometro di Beili , e del Cervelleri , dall' Eudiometro pro-
gettato dal Colonnello Costa , dall' aero-densimetro del Beaudi-
moDt t dalla Clepsidra gastro-cosmica del Mazzoni ; e poi ri-
conosce il vantaggio di altri mezzi, siccome meglio adatti airiii«
vestigazione dei varii fenomeni del magnetismo terrestre ; e la
virtù di una carta luci-sensile confezionata dal chimico Gaa-
din , per meglio studiare gli effetti della luce.
Tra questi istrumeoti noi non tralasceremo di notare uà
patrio elettrometro riconosciuto di molta utilità nella saa ap-
plicazione. (Vedi Archives dessciences Physiqnes et natnrelles,
Bibliotheque [Jaiverselle de Genève. Juin i854-).
E in tal punto ci piace riportare un breve tratto dell'aa-
lore, per aver fatta in noi buonissima impressione : riguarda
questo le febbri intermittenti, intorno alle quali egli dice « sono
di parere ( e ciò parlando dell' elettro-magnetismo ) che se fu-
rono lodevoli le ricerche praticate dal Minzi , dall' Orsi , dal
Salvagnoli ed altri , per conoscere la presenza di qualche corpo
nell'aria dei luoghi paludosi detti dì malaria, ben più utili
sarebbero state se colà si fosse tenuto nota delle varie diffe-
renze di grado nella elettricità e magnetismo , che ivi si riscon^
trano nelle diverse ore del giorno , non che si notassero le dif"
ferenze igrometriche ed altre riferibili agli imponderabili , Ince
e magnetismo». Ciò detto, l' autore fa vedere le difficoltà che
offrono tali investigazioni , e in certa guisa propone il miglior
modo per ovviarvi ; almeno per renderle il più che sia possibile
esatte.
Accenna quindi a' vantaggi arrecati alla pubblica igiene e
alla terapeutica di alcuni morbi specialmente endemici appunto
dagli studii climatologici ; e qui nota le osservazioni sopra l'an*
tagonismo fra le località proprie della tisi, della scrofola e delie
febbri intermittenti ; quelle pure di meteorologia riguardanti
)( »8a X
r anfagODÌsmo tra la scrofola e la pellagra ; qneHe che si ri-
feriscono alla coincìdeoza del gozzo col cretinismo , della tisi
polmonare colle febbri tifoidee, dell' infiammaziooe del caore
coi reomatismo.
Noi altamente lodiamo Y egregio autore, il quale si pro-
pone di rivolgere le sue indagrai allo scovriroento, almeno per
quanto co' mezzi che si hanno possa ottenersi, di quelle cagioni
esterne che sembrar potessero, che abbiano influenza nel far
verificare questi fatti osservati j ma nd tempo slessa ci augu-
riamo , coDoscendo la sagacia e la diligenza di lui, cbe lo fac-
cia con quella sana critica e prodente maniera ,. quanta una
scrupolosa esattezza richiede , valutando pria la verità dei fatti
che si vorrebbera aramettere , stante che alcuni di essi , loogl
daU* essere indubitati , muovono ancora controversie fra i medici.
Così è per esempio io quanto all' antagonismo tra scrofola e
febbri intermillenti. Anzi noi crediamo che nei sili ove la scrofola
suol fare mal governo degl'individui che Ir abitano , si vedona
essere del pari frequenti le febbri intermittenti , e nel tempo me-
desimo queste febbri si addimostrano più gravi , più facili a reci-
divare. Pare a noi sia così appunto per la complicazione delle af-
fezioni scrofolose , e di quella diatesi che già pria predominava
negl' individui i quali poscia venian da quelle febbri sorpresi ;
sicché la malattia scrofolosa è un' assai grave complicanza pel
clinico da richiamarvi tutta la diligenza ; essendovi por d' uopo
di grande sagacia per nmnodnrre una adattata medicatura; tanta
più che sappiamo che i depositi e ì vizii della linfa sono anche
essi , dato por che non esistessero antecedentemente , esiti eoa
molta faciltà verificabili pel ripetersi de' malefici parossismi feb-
brili ; e pel durare 4' essi, quando a luogo sì protraggono, non
ostante che sieno di mite e debole forza.
Ricordiamo a tal riguardo quello che scrive Giuseppe Frank
(Palolog. med. t. I. §. XXVIII, 28) allorché inculca a riflettere
sulle complicanze delle febbri colle malattie croniche e fioalmeu-
)( i8i )i
te« egli dice, vnolsi fare attenzione alle complicazioni delle febbri
ìntermitleDti qoalunqae siano il loro carattere , colle malattie
croniche, od almeno colla predisposizione a queste malattie negli
individui di pessima coslif azione ». Ciò che non isFoggivaa Celso,
il quale scrisse : Neque hercnle satìs est , ipsa tantum fehrìi
medieitm intuerì, sed eliam totius corporis habitus , et ad
eum dirigere curalionem , seu supersunt vires » seu desunt ,
seu quidam mali effectus intervenerunt. (Lib. III. cap. 6). Va
attribuito adunque a simile complicazione il pericolo di Tita a cui
talora espongono le intermittenti , quantunque non perniciose, ed
ogni qoal volta essa si appalesa , vnolsi esaminare con tutta ac-j
coralezza i cangiamenti a coi soggiacquero le intermittenti , sia
durante il parossismo, sia nella apiressia ; per esempio per effetto
dell' isterismo , dell' ipocondria , delle scrofole , delle emorroidi ,
dell' artritide, dello scorbuto, dell'atonia (secondo avverte Pucci-
notti), e simili. Trascurala la qoal cosa, come dice Frank, la Bcìea<i
za tutta dei libri fallisce al letto degli ammalati.
Non ha guari Legrand ( Recherches et observat. sor les
canses des malad. scrofuleuses V. Revue méd. Mai et Joio iS^S
p. 4^9 ) del pari osservava questa coincidenza delle febbri coi
morbi scrofolosi s Così, secondo questo autore, la Comune di Con-
lontre situata nel Cantone di Douzy , dipartimento della Nièvre ,
riunisce al più alto grado tutte le condizioni le più favorevoli alla
svìluppamento delle febbri intermittenti, che vi regnano endemica-
mente ed epidemicamente. Quindi è che tutti gli abitanti , fan-
ciulli ed adulti, sono pallidi, cachettici, imbozzacchiti, invecchiati
prima dell' età , affetti d' idropisia d' ogni specie che aumenta-
vano singolarmente coli' abitudine che avevano di farsi salassare
frequentemente ; la loro milza è iperlroOzzata,il fegato ostruito;
le scrofole vengono spesso ad accrescere la bruttezza del quadro
che presentano questi paesani i. Lo stesso autore (I. e. pag. 4^2}
ci fa conoscere l* osservazione di Van Overloop , che i paesi pan-
tanosi sarebbero fecondi in scrofole e in febbri.
X i82 X
Ma ciò basta.
TermiDa il Predieri qaesti suoi preliminari con alili riflessio»
ni intorno a' varii panti statistici ed econooiici che fan manìresto
come potremo essere vantaggiati da' suoi ulleriori lavori; a' quali
noi sempre più Io spingiamo convinti eh' egli possegga tall'i dati
per Tar progredire questa parte della scienza, che nella sua appli>
cazione ne potrà arrecare quando che sia incalcolabile bene.
Forse fummo un poco prolissi nell' inTormar i' Accademia ri-
guardo a' preliminari del citato autore , ma ciò Tacemmo meno
per esporre quanto dallo slesso venne detto , che per sollecitare
ed invogliare altri dotti a consimili investigazioni , che estimiamo
Utilissime; le quali ripetute e confrontate, risultando corrispon-
denti e concordanti fra loro , potranno in parte farci penetrar
l'arcano misterioso potere degli esterni agenti, degP imponderabili
massimamente, che sovrastano e circondano l'universo, o che dalla
terra nell' aere si sospingono , per risvegliar poi di consenso sva-
riate modificazioni nell'intera natura vivente 5 le quali modifica-
zioni, abbenchè spesso d'ignota provvenienza, pur sono innpga-
bili , pel dislacco che offrono allora ad osservare i corpi organiz-
zati , dalle norme naturali e biologiche.
24. Settembre i854-
Luigi Palmieri
Gabriele Minervini
Finalmente il Segretario perpetuo ha dato lettura del pro-
cesso verbale della Commissione di esame per io premio Tenore ,
col quale si presenta la classifica de' temi proposti in una delle
tornate precedenti.
L' Accademia è passata alla scelta del tema , avendo prima
il Segretario perpetuo fatto distribuire un notameuto messo a
stampa de' cinque quesiti scelti dalla Commissione , disposti se*
)( i83 )(
condo r ordine dalla stessa adottalo. Raccolte le schede di tatti i
sodi presenti , a norma del regolamento , la scelta è caduta sai
secondo tema fermaDdosi in pari tempo le condizioni del pro>
gramma.
Si è perciò stabilito di pabblicare nel giornale del Regno
delle Due Sicilie il seguente annunzio.
ACCADEMIA PONTANIANA
PRIiUIO TBmOBE
PROGRAMMA
per l'anno i8ù4'
Si propone al concorso per Io premio di ducati centocinqoan*
la il seguente tema :
Supposto che a traverso dì un fiume o almeno di un
alveo , di cui si conoscano i proffili longitudinali e trasver-
sali ^ si stabilisca una diga: determinare: i." C ampiezza
del rigurgito: •i." la curva ^ secondo la quale si conforma
il pelo superiore nel tratto soggetto al rigurgito. Le for*
mole che si stabiliranno dovranno essere confermate da suf^
Sciente numero di sperienze.
CONDIZIONI.
I . Il concorso è aperto pe' soli naf arali del Regno delle dne Si-
cilie ; esclusi i soli socìi residenti dell' Accademia Pontaniana<
3. I lavori , che vorranno inviarsi al concorso , dovranno farsi
)( i84 )(
pervenire franche di ogni costo a Gialio Minerrlni Segrolario
perpetao dell' Accademia , per tatto il dì 3i Loglio i856. Il
termine assegnato è di rigore.
d. Ogni memoria sarà presentata chiosa e soggellata con dd se-
gno, ed un molto sol piego. Insieme sarà presentata una sche-
da chiosa e soggellata , nella qoale sarà notato il nome, e l'in-
dirizzo dell' aolore , ed al di foori lo stesso segno , e lo stesso
motto che sarà sol piego. Gli autori che in qualunque modo si
faranno conoscere non potranno aspirare al premio.
4* Dopo il giodizio dilHnitivo dell' Accademia , le schede della
memoria premiata, e di quelle che avranno meritato Yaccessùy
saranno aperte , ed i nomi degli autori saranno pubblicati.
5. Saranno brociate le schede delle memorie non approvate , le
qoali non pertanto saran depositate nell' Archivio dell' Accade-
mia , ciascuna contrassegnata dal proprio motto.
6. La memoria coronata , e quella che avrà ottenuto V accessit ,
resteranno di proprietà de' loro autori , i qnali potranno pub-
blicarle per le stampe , sempre che vorranno. Ma se l' Accade-
mia crederà di doverle anch' essa pubblicare , Io potrà fare
senza che V autore glielo possa impedire , e l' Accademia ne
darà all' autore dogento copie gratis.
Napoli 25 Settembre i854.
Il Segretario perpetuo
Giulio Minervini.
)( i85 )(
Libri offerti in dono.
Gap ONE (Gioseppe) — Rapido sguardo sol Gholera Morbo — Na«
poli i854 in 8.
Feniziani (Francesco) — ■ Islrozioae pratica per la coltivazione
degli olivi — Napoli i854 in i6.
Rendiconti delle adananze della R. Accademia de' Georgofìli —
Agosto , 1854.
Tenore (cav. Michele) — Ricerche sopra alcane specie di Solanì
Napoli 1854. in 4.
Dalla reale Accademia delle scienze di Monaco
ci sono pervenuti i seguenti libri
Bulletin der konigl. Academie der Wissenschaften zu Miinchen
— Miinchen , i853 in 4-
TON Hermann (dr. Fr. B. W.) — Ueber die Bewegnng der Be«
volkernng in Kònigreiche Bayern— Miinchen iS.'ìS in 4-
Krabinger { Johann Georg ) — Die Classischen Studien nnd ihre
Gegner — Miinchen, i833 in 4-
KuNSTMANN (dr. Friedrich) — Afrika vor den Entdecknngen der
Portagiesen — Miinchen i853 in 4-
VON Thiersgh (Fr.) — Rode zur Vorfeyer des hohen Gebarlsfex
stes Sr. Majeslàt des Rònigs Maximilian des II von Bayern ^
am 26 November i852 gehalten — Miinchen i853 in 4-
— Rede eie. nt sopra , am 27 November i853 — Miinchen
iS53 io 4*
1%
)( i86)(
TORNATA DE 12 NOVEMBRE
L' Eccellenlissirao Presidente del Consìglio de' Minislri cav,
Ferdinando Troja ringrazia I' Accademia per V esemplare del
sesto volume de' nostri atti a lui rispellosaraente offerto ; ed in-
via pure an esemplare del Reale Almanacco per V anno 1854-.
Il Segretario dell'I. R. istitalo Lombardo ringrazia 1' Acca-
demia per r invio de' nostri atli ; ed annunzia di aver fatta la
spedizione della continuazione delle sue memorie, e del sao. gior-
nale , per mezzo della casa libraria Stella di Milano.
La reale Accademia Cosentina ringrazia , per mazzo del sno
Segretario perpetuo , per la continuazione delle nostre pobblica-
zìodì.
Dopo di ciò il Segretario perpetuo ha annunziato essergli
pervennte ondici commedie in seguito del programma proposto
dalla classe delle Belle Lettere per lo premio di due. 5o.
Sono esse designate da* seguenti titoli :
1. Le donzelle vispe , e gì' infanti sposi , ovvero le due
vedove sfortanate.
2. Ma la mia colpa ?
3. Generosità ed amicizia.
4. Il fuggitivo.
5. Filemone e Dauci.
6. Il concorso per una Commedia.
7. Un virtoosissimo amore.
8. Almerino Riddi.
9. Melina.
)( '87 )(
IO. Gaspare Gozzi , o V Ideale.
n. Gli eqnivoci , ossia il Conte Rosbak.
II Presidente annuale dell' Accademia , a norma de' nostri
Statali , ha destinato tre censori, perchè facessero alla classe una
piena relazione sul merito intrinseco , e comparativo de' saddetli
lavori.
La Classe di Storia e letteratura antica partecipa all' Acca-
demia il suo giudizio sul!' unica memoria inviata al concorso tw
torno le orìgini della civiltà antichissima dell' Italia. Avendo
con esso deciso di non accordarsi uè il premio ne V accessit , il
Presidente ha bruciata la scheda suggellata , che accompagnava
quella scrittura , affinchè il nome dell' autore rimanesse ignoto.
Sono slati rinnovati gli nffizii dell' Accademia per l' anno
i855 : ed è caduta la scella su' seguenti socii.
Presidente annuale
Sig. Giuseppe Campagna
Vicepresidente annuale
Cav. Michele Tenore
Tesoriere
Car. Salvatore de Renzi ( confermato alia nnanimità ).
Amministratori
Cav. Giovanni Gussone
Barone Francesco d' Epiro
)( '88 )(
Presideììti e Segretarii delle Classi
I.» Presidente Cav. Ferdinando de Loca
Segretario Cav. Annibale de Gasparis
2.* Presidente Cav. Michele Tenore
Segretario Cav. Salvatore de Renzi
3." Presidente Marchese Giammaria Paoli
Segretario Sig. Costantino Baer
'4"* Presidente Sig. Michele Baldacchini
Segretario Sig. Niccola Corcia
5.* Presidente Sig. Giaseppe Campagna
Segretario Sig. Francesco Saverio Arabia
Rimangono taltavia affidate , come per Io passato , le se-
guenti cariche :
Presidente onorario perpetuo
Sig. Marchese di Pietracatella Giaseppe Cera-Grimaldi
Segretario generale perpetuo ^
Sig. Giulio Minervini
Segretario aggiunto
Sig. Gabriele Minervioi
Libri offerti in dono.
Atti dell' Accademia de' Nuovi Lincei — aa, V , sessione VI del
i5 agosto i852 — Roma i854..
Baes (CoslantiDo) — Della moneta di oro , e del sao valore lega-^,
le — Napoli i854 in 8.
Mandarini ( Cav. Salvatore ) — Dell' azione amministrativa nel
corso del i853 e nella calamità del terremoto del dì i2 feb-
brajo e seguenti deli' anno volgente , discorso — Cosenza i854
io 8.
MiNERYiNi (Gabriele) — Memorie fisiologiche rignardanli la me-
struazione—» Napoli 1854- in 8.
DE Renzi (Cav» Salvatore) — - Collectio Salernitana , ossia doca-
menti inediti della scuola di Salerno , tomo terzo — Napoli
i8b'4 in 8.
— Filiatre-Sebezio , fase. 287 : ove 1' editore pone a rassegna
varii metodi proposti per la cura del Cholera-Morbns.
TORNATA de' 26 NOVEMBRE
Si è letta una ministeriale del sig. Direttore del Real Mini-
stero degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica , colla
qualp domanda le notizie relative all' Accademia per inserirle nel
reale Almanacco per lo vegnente anno i855.
Dopo di ciò il socio sig. Tolelli ha letto un
K 190 )(
BREVE CENNO
Intorno alla Estetica di Lettere ed Arti belle
di Domenico Anzelmi.
Signori
II libro (li sopra annanzialo è uno dei pochi libri che mo-
strano nel loro aatore una perizia non cornane del subbietlo che
imprendono a Iratlare , perizia non accattata da altrui , ma che
frutto de' proprii e lunghi sfndii sopra gli eterni esemplari del
bello della natura e dell' arte. L' autore, come quegli che ha lun-
gamente meditato e resa propria la teorica che vuole altrui co-
municare , procede nello esprimerla con facilità e schiettezza di
modi e di parole , con ordine e chiarezza d' idee ; per il che di-
mostra , eziandio a chi noi sap pia , quanto egli sia pratico e va-
loroso neir arte difficilissima dell' insegnamento. Il libro è intito-
lato ad un suo Ggliuolo , ed a que' giovani che al par di lui in-
vaghiti delle arti belle , vogliono per tempo iniziarvisi. — Dne
pregi noi abbiamo scorto principal mente in questo lavoro ; il pri-
mo è che la teorica non va scompagnata da esempi, ove la mente
del giovane può vedere a tluati e per così dire incarnati i principi
ideali del bello ; i quali esempi l'autore sa trarli tanto da' fonti
dell' arte antica quanto da quelli dell' arte moderna , e sì dalla
patria , che dalla straniera letteratura. La qual cosa fa vedere
Dell' illustre autore la persuasione che il bello è da ricercarsi 0-
vunque si trovi, e che lo studio comparato delle opere di arte de-
gli altri popoli , conferisce al miglioramento delle arti del pro-
prio paese. Il secondo pregio da noi ravvisato in questo lavoro
consiste nella qualità intrinseca dtlla Teorica estetica che l'autore
propone. In fatti la teorica proposta dall' Aijìelmi è ampia ed u-
uiversale in qnanto che abbraccia non solo tutte le forme del bello
Del dominio delle lettere, ma eziandio quelle delle altre arti so-
X 191 )(
relle , qaali sodo la pittura , la scoltara, la masica, e l' architet-
tura. Ella è di più una teorica , mi si permetta T espressione
temperata e mediana ; la quale nel mentre non ignora i sapremi
principii onde discende V essenza e la forma universale del bello
pure non imprende temerariamente a svolgerne in astratto il coU'
tenuto ; ma si contenta invece de' principii , che Bacon da Vera
Jamio chiama medii o mezzani, i quali benché siano corollari dei
primi , pure sono da tanto da illustrare e rendere ragione imme-
diatamente delle produzioni di qualunque maniera di arte. Ed in
questo tanto più è da commendarsi la riservatezza del chiaro au-
tore , in quanto che siamo in tempi ne' quali si abusa maraviglio-
Bamente del nome di estetica, specialmente da quelli che ignorano
e il valore estrinseco della parola , e l' intrinseco della dottrina
che vi si contiene.
Vietato è a noi, o signori, di portar giudizio critico sul me-
rito intrinseco dell' opera , della quale ricevuto abbiamo il carico
di riferirvi qualche cosa ; come ancora non possiamo decidere
se le opinioni particolari dell' autore sopra alcune quìslioni con-
troverse nel campo dell' art© siano o no da accettarsi inappella-
hilmenle. Ma ci sarà lecito di dire ad onore del chiaro autore ,
eh' egli procede sempre con moderata franchezza e con ragionata
indipendenza ne' suoi giudizii ; la qual cosa nel mentre mette in
mostra la nobiltà dello scrittore , nello stesso tempo commenda
ce' lettori l' opera di lui.
Paolo Emilio Tulelli.
Finalmente il sig. Guanciali ha pronunziato un suo carme
•atino in onore del cav. Michele Tenore per la occasione del pre-
mio annuale di due. i5o da lui generosamente fondato.
)( 192 )(
EQUITI CLARISSIMO
S^ C/uaiiCiai*
Dignum laude virum Musa vetat mori':
Horat. lib. IV. Ode VII.
EPISTOLA
Dam bona pars homÌDam stadia in coDtraria tendant ,
Natoraeqae altra fìaes agii aoa cupido
Ad sammas emergere opes , rernmqae potirì ,
Et tamen iramodicis , et partis foenore nammis
Sani inopes seajper ; te non contagia lacci ,
Atque tuam non haec aerngo ciipidine cacca
lofecit pectas : quid enim , proh numina sanata 1
Congeslam prodest argenti pondus et auri ,
I\i data liberlas convertere ad ntile qnidqaam ,
Et patriae , si poscit honos , stadiisque favendo ?
Sed neqaennt stolidi haec liobeti cognoscere corde ,
Delirantque , et amant potius lenligine rampi.
At si diviliae tibi sant , et copia rerum
Ingenio bene parla tao , et praestanle labore ,
X 193 )(
Tu simal ipse modam calles , artemqiM frnendi ,
Tecnm agitans quid sii dignum sapiente , bonoqne.
Nec tanlum ut possis tradacere leoiter aevum
ladalges opìbns , sed rectius uteris illis ,
Consulis et patriae doctrinae , atque artis amore.
Hinc libi Fontani sub pectore cura recursans
Integros suasit fontes , laarumqae velustam
Comioas adslare , et latices tum fundere circum ,
Ut magis ipsa queat divinum ducere semen.
Et tam certa tibi dura sunl commercia Florae ,
Quae dulces circum spirai praecordia sensns ,
Et canit Aosonias tibi nomen laeta per urbes ,
Ipsius band tantum cullus in honore vigerent
Praestiteris (i) , quin et magis incrementa vicissim
Accipiant , quas hic Ponlanus colligil , arles.
Et studiìs operosa cohors incumbere cerlat
locaeptis variis : hic calcalus urgel acumen
Mentis, et aèreas cogit tentare latentes
Astrorum sedes : illic exquirere causas
Naturae simul urget honos , et corda faligal :
Qua ratione queant humanae commoda vitae
In melios verti , quidve utile , vel quid bonestum
Pars agitant : alii saeclorum ab origine prisca
Yesliganl hominum mores , et facta recensent."
Et demum vis ilia calens per pectora vatum ,
Ingeniiqoe afflans vires effingere cogit
Carmina mnsaeo , patrioqne aspersa lepore.
Et specimen dal quisqoe suae , qua dacitur , artis f
Atque omnes agii unus amor , filque aemnla virtas ,
(1) Perlege — Lib. II. Poematis nostri — De Sepiimo Italico C^ngres-
su etc. in quo de re bolaoica , et peculiariter de eo ipso sub Linnaei no-
mine in descriplìoue Regii Parlheoopaei Horli Botaaici fusius tractavimus.
)( 194 )(
Et flagrant doctis passim clarescere chartis.
Egregiam bine operam , et multa cum laude dedistì
Censum ex aere tuo augendo , ne praemia desint ,
Si cupiaut studiis , qaae macaut ordine quino ,
Alternis vicìbus , specimen tentare quotannis.
Dulce tibi donec Tilales spiritus artus
Afilabit , spectare alacres ralìonis alomnos
Certare , atqne datam cupidos contlDgere metam ,
Et tandem merita praecingi tempora lauro.
Sed tibi post mutos cineres majora reservat
Posteritas ! quod non sit virtus nomen inane ,
Et comites habeat landes , et semper bonores
Ostendet : venient qui polchra ad facla nepotes ,
Haec olim , memores clamant , baec ille Tenore
Praemia conslitait stndiorùm , atque arbìter aeqqi! (i)
Et sibi Pontanas ventura in saecula certo
Foedere te junget , ne tanti gratia facti
Eicidat ex animis ; et nunc ipse ore benigna
Talia coniìrmat famae monimenta fulurae.
L' Accademia ha adito con tutto l'interesse , e con tutta la
soddisfazione la poesia del valente collega ; non senza significare
ì sentimenti medesimi in essa espressi all' illustre fondatore dei
premio , il quale con quella nobile istituzione aggiunse a se stesso
una novella gloria , e nuovo lustro e splendore alla Doslra Acca>
demia.
(1) VidQlicit ipso Acad«mite Praesid».
)( 195 ){
Libri offerti in dono
Fusco (Vincenzo) — L' anlifrasta degli olivi — Napoli i854. in i5.
RiDOLFi (Luigi) — La malattia dell' uva in Toscana , nell' anno
1854. , e i tentativi fatti in più luoghi per combatteria — Fi-
renze 1854. ìd 8.
ScHiAVONi ( Federigo ) — Progetto di una livellazione geodetica
tra il mar Tirreno , e l' Adriatico — Napoli i854 in 8.
TORNATA DE IO DICEMBRE
Il sig. Conte Marnili , prendendone la occasione dalla de-
finizione dommalica dell'immacolato concepimento di Maria SS.,
propone di proclamarla special protettrice della nostra adunan-
za, e di destinare nna tornata a celebrarne le lodi. Il Presiden-
te , a maturare una tal proposizione, nomina una commissione
composta de' signori Parroco Monluori , abate Tulelli, Cav. de
Kenzi , Cav, Cuerr^ , e Giuseppe Campagna , i quali uniti
allo stesso sig. Conte Marnili , ed al Segretario perpetuo, av-
visino il modo di effettuarla.
li socio sig. Volpicella dà lettura di on sunto da lui com-
pilato di una memoria manoscritta indirizzata alla nostra Ac-
cademia dal sig. Francesco Casotti , e destinata ad illustrare
un luogo delle rime del Petrarca, che fa soggetto a varie in-
terpretazioai.
)( '96 y
Illustrazione di un luogo del Petrarca.
Secondo la commessione ricevuta dal Presidente di questa
Accademia , mi fo a render conto dell' Esposizione d" un luoga
del Petrarca di varia e dubbia lezione indirizzata alt Acca-
demia Pontaniana da Francesco Casotti.
Il luogo delle Rime del Petrarca , di cni discorre il sig. Ca-
sotti, è un terzetto dell' ultimo capitolo del Trionfo della Fa-^
ma , che nelle moderne edizioni si legge :
Contra il buon Sire , che /' umana speme
Alzò , ponendo l' anima immortale ,
S' armò Epicuro , onde sua fama geme.
Narra il Casotti che altri per il buon Sire intese Dio , ed
altri Platone. Dipoi viene a lungamente ed eruditamente mostra-
re , giovandosi dell' autorità de' più pregiali scrittori del gentile-
simo e del cristianesimo, che il Petrarca , dottissimo poeta e giu-
dizioso , non potette intendere in quel terzetto parlar di Ko , e
dovette ricordare un filosofo , il quale pose, cioè tenne per oph-
Dione ed insegnò, che P anima sia immortale, laddove Epicuro fa
Ardito a dir , eh ella nonjitsse tale^
Indi passa a chiarire che non potette parimente il Petrarca
intendere per il buon Sire Platone , si perchè non fu questi pri-
mo a dispulare dell' immortalità dell' anima, e sì perchè cosa aSr
sai strana è il chiamare un lilosofo Sire., e non conforme al booa
gusto del famigerato canlor di Valchiusa. Al che mi piace ag-
giognere ancora , che , avendo il Petrarca in sul principio del
capitolo detto :
Valsimi da man manca , e vidi Plato ,
)( '97 X
non dovette farne , contro V ordinaria sua diligenza , un' altra
Tolta ricordo.
Esposte largamente le dette cose , segue il Casotti il suo ra-j
.gionaraenlo con queste parole.
» Il chiarissimo Lodovico Antonio Muratori, nel suo Petrar-
ca riscontrato coi testi a penna della Libreria Estense e coi fram-
menti dell' originale del Poeta , pubblicato in Modena pel Salia-
nì , e da altri altrove , notò che i più antichi codici hanno in
questo luogo Siro o Sct'ro , e non Sire. Ed Alessandro Tassoni,
nelle considerazioni ivi aggiunte , lodò maggiormente la prima
delle due diverse lezioni , perciocché anche a lui parve disdire
quel titolo di Sire , già voce del francese idioma, ad un filosofo.
Tolte le edizioni fatte nel primo secolo della stampa dei Trionfi
del Petrarca col cemento di Messer Bernardo Ilicino o Licinio da
Siena hanno Siro e non Sire , ed interpretano per Ferecide di
Sciro. E COSI ancora leggono ed interpretano le altre falle nel
secondo secolo della stampa , col comento di Messer Silvano da
Venafro. Sopra i quali due ultimi comenli benché il Crescimheni,
nella storia della Volgar Poesia , abbia portato poco favorevole
giudizio , giudicandoli quanto barbari nella locuzione tanto strani
in taluni luoghi per T interpretazione; nulladimeno fa di mestiere
consentire che nel luogo , del quale è proposito , molto meglio
che altri espositori sonosi apposti al segno. Finalmente fu que-
sto medesimo il parere di Egidio Menagio, gentiluomo fran-
cese , miracolo di erudizione , e peritissimo della lingua nostra.
Egli dunque nelle dottissime sue annotazioni poste alla Yita di
Ferecide scritta' da Diogene Laerzio , dopo di aver riferito le au-
torità di Cicerone , Lattanzio , santo Agostino , Esichio Milesio j
Snida ed altri a contestare che questo filosofo era stato il primo
a ragionare della immortalità dell' anima , esprime così la sua
opinione che Petrarca ancora a ciò ebbe rispetto e volle accenna-
re nel riferito verso. Une respexit Peirarcha in Triumphi^
eap, 3, de Fama : Centra il buon Siro ec. Sic enim in quiòus-
)( »98 )(
dam corlìcibus legittir , prò eo qvod vtil/jau' /laòenf ccìnìra. al
buon Sire. Quae prior lectìo Caponi magis placet. Idem et
mihi vìdebatur , nam et à/KkcùS Syri'us , Pherecydes dìcitur.
Con le qnali oltime parole pare levata ancora la dubbiezza , che
quella semplice appellazion di Sirio abbia potuto mai in qual-
cuno indurre ; perocché ed altri ancora denominarono quel Glo-
soFo semplicemente il Sirio , come Pitagora vediamo addoman-
dalo da non pochi solamente il Samio. E questo ò quel poco che
io ho saputo recare a difesa di quell' antica contro alla moderna
lezione: la quale dunque esser dovrebbe così restituita :
Cantra 7 buon Siro , che V umana speme
Alzò , ponendo V anima immortale ,
S armò Epicuro , onde sua fama geme ».
Scipione Folpicella.
\\ sìg. Ginseppe Campagna recita due sonetti di differente
argomento.
Finalmente il sig. Oronzio-Gabriele Costa , invitato dal
Presidente -, informa T Accademia della insolita apparizione fra
noi di certe specie di uccelli , avvenute nella primavera dello
spirante anno ; cioè della Sylvia cianevola o Petlazznrro , del
Pelecanus roseus Gm., che Cuvier crede essere un vecchio del
P. Onocrotalus ^ dell' -^«05 rutila , Pali., e di una Cicogna
malamente definita per un Marabù, ; ma che nondimeno è di
strana apparizione sulle nostre coste ; onde sa questa spezialmente
si ferma. Un tal rapporto eccita qualche discussione, e muove
la dotta curiosità di molti d'intendere le cagioni di siffatte straor-
dinarie apparizioni di accelli. Il Presidente invita perciò il so-
cio Costa a farne il soggetto di apposita memoria da leggersi
in Accademia , accompagnandola con le rispettive figure.
)( »99 )(
Libri offerti in dono
Ceva-GriMALDI (Cav. Francesco) — Sa la vera forma della croce
di nostro signor G. C. , ricordi — Napoli i85A in 8.
L' Eco dell' Esperienza , giornale - lettere T.V. — serie XVIII^
Libri venuti in dono dall' I. B. Istituto Lombardo.
Memorie , voi. 3. e 4- — Milano i852 e 1854- , in 4.
Giornale — Antica serie : tom. VI , i845 : tom. VII , i846 r
tom. Vili, i847 io 8.
Giornale dell'I. R. Istilalo Lombardo, e Biblioteca italiana
tom.I, 1847: lom. II, i85o: tom. III, i85i: tom. IV,i852:,
tom. V, i853: lom. VI, i fase. 3i, 32, i854 — Milano, in 4«
)( 200 )(
TORNITA DE 17 DICEMBRE
A richiesta della vedova e de' figli di Michele Cimorelli , si
è deliberato di destinare la somma di dacati venti per acquistare
nna nicchia , ove riporre le ossa di quel nostro collega defunto ,
per lo quale già l' Accademia mostrò il suo interesse , raccoman-
dando al Ministro della pubblica istruzione le opere da lui lascia-
te inedite.
Si è risolato di affidar 1' esecuzione al sig. Colonnello Mi-
chele d'Urso , nostro collega , il quale aveva pel Cimorelli parti-
colare amicizia ed affetto.
Il sig. Marchese Puoti ha letto una sua poesia , che ha per
(itolo
PREGHIERA ALL' ALTISSIMO
IN OCCASIONE DEL CHOLERA.
Signor , volesti ; e al subito
Cenno quest' Orbe fu.
D'Eternità da' visceri
Cavasti il tempo tu.
Agli anni , che dormivano.
Dicesti di volar ;
E d' ali rapidissime
Si vider tosto armar.
Segnasti al mare i termini ;
La terra ei rispettò.
D' Abisso le voragini
Il tuo poter colmò.
Ai Cieli , agli astri , all' aria
Legge il tuo cenno die.
Fecondo il mar , Fruttifera
Taa man la terra fè^
•)(
I cenni faoi seguirono
Il Giel , la terra , il mar.
Ne alle tae leggi an essere
Mai seppe ripugnar.
L* DODI dall' abietta polvere
La mano taa formò.
E an' alma di se conscia
Libera in lui spirò.
Di te r augusta immagine
Neir uomo balenò.
Di volontà e giudizio
Tua mano l' adornò.
Deir orbe a lui V imperio
Ti piacque di douar ;
Della natura l'arbitro
Volesti in lui crear.
Di tanti benefizi! ,
Di tanti doni ei fu
Ingratamente immemore ,
Né a te pensò mai più.
GY insipienti dissero
Nel cuore : Iddio non è.
Negar la tua giustizia ,
Osar far onta a te.
L' obblio del tuo terribile
Altissimo poter
Seppe infiammar tna collera.
Che fece ognun temer.
Pietà, che di giustizia
Sempre è compagna in te,
Volea strapparle il fulmine ,
Ma vincer noa potè.
201 X
Tuo sdegno irreparabile
Libero alfin scoppiò.
E alle atterrile e trepide
Genti sul capo errò.
Tremando rimembrarono
Che sol sei grande tu ;
Che air ira tua resistere
Chi possa mai non fu.
De 'falli si pentirono ,
Sommesso ognun pregò ;
Di ravvedute lagrime
La vena rampollò.
Disarma , o Dio terribile ,
Di altissima pietà ,
La destra di quel fulmine ,'
Che paventar ci fa.
Del peccator V eccidio
Tu già non sai voler.
Tu solo vuoi che pentasi ;
Che viva è il tuo piacer.
Quando ti sdegni , e trepida
La terra al tuo furor ,
Vuoi che si preghi, e accendesì
Tuo sdegno nell' amor.
Sempre sei padre , e vivida
Fiamma d' amor sei tu.
Quando punisci gli nomini ^
> Allor tu li ami più.
Gli sdegni tuoi rassembrano
Furor , che fren non ha ;
E attende il suo sterminio
L' oppressa umanità.
a
)( 202 K
Ta n* offri allor dì gloria
Beala eternità ;
E a noi le porle s' aprono
Dell* indila Città.
Ma di tua giusta collera
Cada il jQagelIo alfin ,
E di clemenza sfolgori
H volto tao dìvin.
Basti il punir , dimentica
Il cieco nostro ardir ,
La perfida nequizia ,
Il lurido fallir.
Sol mira il volto squallido
Del figlio tuo Gesù.
Di noi sue piaghe parlano
Morto Ei per noi sol fu.
Sfinito fra gli strazii ,
Deriso Egli spirò ,
Appeso ad un patibolo ,
Che sol per noi bramò.
Del sangue suo quel rivolo
Mira che scorre al suol ;..
L' Alma , che di martirio
Satolla spicca il voi.
Io Ldì ti affisa , e placati
Con r Dom , eh' Ei rìcompròii
Pel merto di tal vittima
Tuo sdegno oltre non pQÒ.
Celeste io lai la Vergine ,
Tu dei per noi pregar.
T* impose q desto uffizio
Gesù pria di spirar.
Tu madre dell' Altissimo »
Sei sposa , e figlia ta.
Al peccator rifugio
In te riposto fa.
Regina sei degli Angeli ,
Madre del Redentor.
A le sol dee ricorrere
Afflitto il peccator.
De' naufraghi sei V ancora ,
Porla del Ciel sei ta ;
Lo sdegno dell' Altissimo
Hai di placar virtù.
Versa per noi le lagrime
Dol tuo materno amor.
Disarma la giustizia
Di tatto il suo rigor.
Il socio sig. Giovanni Manna ha Ietto nn secondo capitolo del
sno lavoro intorno al Credito tmnolfih'are. Ha comincialo dal
diuioslrare che la vera importanza della materia del credilo
immobiliare non si vede , se non riferendola e ravvicinandola
coir organizzameulo generale del credito ; che per questo mo-
do le istituzioni immobiliari mostreranno avere in se non aaa
utilità meramente accidentale e dipendente dalle circostanze ,
)( 2o3 )(
ma sibbpne nn caraltpre di Decessila , ed una reinzione inlima
e ÌDdistrutlibile colT insieme delle istiiazioni di credito.
Egli ha fatta derivare la forza di questa assertiva dalla
essenziale solidarietà delle istituzioni di credito , e ferman-
dosi quindi di proposilo io questo tema della solilariela si
è applicalo a provare che l' organismo generale del credito non
è mica una serie di fatti staccali o accidentalmente congiunti,
ma piottosto od insieme di cose che si generano \ nna dal-
r altra , e che rientrano T ana nell' altra , con tale intimità,
che dove si pone una parte, si pone virtualmente l'insieme,
e dove si ferisce una parte si ferisce T insieme.
Ciò posto 1 egli ha messo per argomento di questa prima
parte del lavoro il doppio quesito ; E egli vero che ci sia
cotesta solidarietà essenziale delle istituzioni di credilo? —
E egli vero che il credito immobiliare , come parte inte-
grante e sostanziale dell' organismo generale^ sia di neces-
sità tratto e governato dalle leggi di quella solidarietà ?
La solidarietà delle istituzioni di credito l'ha dimostrala fa
primo luogo colla reciprocità delle relazioni di tutte le industrie
ornane fra di loro , e con quella quasi mutua responsabilità ia
coi sono naturalmente collocale 1' una verso l'altra. Gli ostato
facile infatti provare come tutte le indostrie umane s' inlroc-
ciano e si richiamano vicendevolmente 1' una coli' altra , si che
r una partorisce 1' altra , i danni e i vantaggi di ciascuna si
accomunano colle altre, e ogni operosità industriale iniziala di
qualunque maniera in nn luogo si moltiplica , si riproduce, si
dilata e piglia tutte le forme possibili , e si fa iufioe quasi
immagine complessiva e compendiala di tulio il giro delle in-
dustrie. Di che ha inferito che il corso naturale delle cose ten-
de a spingere promiscuamente tulle le industrie sopra quella
via , dove una di esse ha trovata qualche utile novità, a vin-
colar tutte con quei legami coi quali una di esse si è legala,
e inCne a tirarle e collocarle tolte in quell' organismo in ca
)( 204 )(
nlcnoA Hi esse ha prima (rovaio il sno assetto e il sno svilappo.*
In secondo luogo ha provala la solidarietà del credito!
dalla nalaraie comananza e promiscni là delle ^ffr^M/«<? del cre-
dilo esso slesso. Le garentìe del credito , ha egli dello, noa
sono ne illimitale in nnmero , ne sono divise e indipendenti
ciascuna per ciascuna industria. Invece le basi e le cautele del
credilo in generale si riducono a poche specie che si vanno
d'una maniera o d'un' altra a riferire a tolte le industrie,
per modo che tulle le industrie non trovano credilo se non so-
pra quei pochi fondamenti comuni , e questi sono le tre note
qualità di garanlie onde si tutelano tulle le obbligazioni , la
moralità ed abilità della persona , le proprietà mobiliari , e
le proprietà immobiliari. Indi nasce la distinzione del cosi detto
CTeà\[o personale ^ del credilo mobiliare, e MV immobiliare.
Queste tre specie di garanlie sono dunque fondamenti comuni
e promiscni del credilo universale , perciocché anche dove l'or-
ganizzamento del credito sì adagi da principio sopra una sola
di esse , non tarda pel cammino necessario delle cose a ricer-
care il sostegno anche delle altre due ; si che in Gne la pro-
miscuità e reciprocanza delle garanlie risponderà alla promi-
scuità e reciprocanza delle industrie. Ne dee credersi che dove
si è comincialo a fondar tulio sulle garentìe personali ^ uni-
versalissime ed indefìoile di loro natura , sia poi per riuscire
inutile r uso delle altre garanlie ; dappoiché si scorgerà bea
presto che il grande oso del credilo personale era piultoslo ne-
cessità che elezione , e che non dovea servire se non a svilup-
pare e svincolare le garanlie materiali^ alle quali indiretta-
mente sì riferiva , e che tendeva appunto ad adagiarsi sulle
due altre garentie più semplici e di più precisa valutazione ,
le qnali doveano infine connellersi ed armonizzarsi colle garan-
lie personali , in guisa da costituire una triplice base di si-
curezza a tutte le istituzioni di credito.
Qaeste doe ragioni si vanno , dice l' aatore , a rias-
)(205)(
snraere in una terza più nniversale. II principio regolafore
del credifo non è che un solo. Per ogni specie di prodazio-
ue e di cambli corre la slessa avvenenza , cioè che P accn-
molazìone de'capilah' e il moviroenlo rapido de' capitali e dei
prodotti non sì ottiene in un modo eminente e perfetto , se
ma si trova modo di dispensare il pia che si possa le perone
dalla consegna immediala e presente dei valori equivalenti: ciò
SI ottiene lauto meglio quanto più si trovano espedienti da
Siarantir la promessa , ossia quanto più si moltiplicano i modi
da garantir la promessa. Ogni specie di capitali e d' indu-
strie subisce questa condizione, ed in ciò appunto tulio è prò-
miscno e reciproco tra loro. Questa legge comune di progresso
fa che tatto, diventi comune Ira loro , T organismo , come le
«antele dell'organismo, le condizioni d'esistenza come gli e-
spedienti di sviluppo e di perfezionamento.
Da qaesta preliminare dimostrazione della soliiarietà at-
tinta dalla natura del principio generatore del credito , pas-
sa il sig. Manna ad uaa seconda dimostrazione di assai ma''-
giore importanza. Egli assume a dimostrare la medesima ^o/»'-
dartela dalla uniformità dei risultati di ogni organizzamento
di credito. Si ferma infatti con molla cura a provare che di
qualunque maniera si fondi e costituisca un ordinamento di
credito , si manifesteranno costantemente questi tre risullali prin-
c.palissimi , cioè che si opererà una liquidazione generale delle
obbligazioni esistenti , e quindi una conversione e mohilizza-
Zione^ di esse. Si opera in primo luogo una liquidazione ,
perchè quando sorge un metodo nuovo , intelligente, uniformo
da costituire il credito, tutte le obbligazioni della stessa natura
che SI trovavano, malamente- e penosamente impegnate nelle an^
liche forme , si aEFrettano di profittare del novollo soccorso e
di sbarazzarsi il meglio che possono degli antichi lacci ; oad.-
vengono naturalmente a mettersi in luce od a subire- una ri^
gorosa ma salutare disamina , che servirà di base e di pnntu
)( 2o6 )(
di partenza alle nttove traosazioDi. E dove ciò noo avvenga
dircltameiile , avverrà indirellamente , perchè le novelle obbli-
gazioni anderaooo esse a svegliare le antiche ed a costringerle
a poco a poco a partecipare alla crisi. Ecco la liquidazione
generale. Quanto al secondo risultalo , cioè la conversione ,
il sig. Manna , ha provalo facilmente che ogni ordinamento di
credito tende a convertire , cioè a ridurre la tariffa disngaa-
lo , eccessiva ed arbitraria degli antichi interessi , ed a sosti-
Uiirci no interesse discreto ed nniforme. Avviene così che la
conversione accompagni sempre la liquidazione , sì che sì o-
p(TÌ ana rinnovazione generale di cose e si metta l'ordine e
la giustizia , dove forse non era che confosione ed arbìtrio.
Infine volendo spiegare come ogni organizzamento di cre-
dito non solo liquidi e converta , ma ancora svincoli e mo-
bilizzi le obbligazioni, l'autore ha preso a dimostrare che ogni
ordinamento di credito ha per effetto di semplijìcare \ titoli
delle obbligazioni , in modo da comunicar loro una maravigliosa
sveltezza ed agilità di moto, per la quale si fa sì che il cre-
dito possa ad ogni istante venire in mercato e realizzarsi ,
sj)esso con non altra formalità che la semplice tradizione ma-
nuale del titolo, E chiaro che con ciò si accenna alle notissime
pratiche di Banca e di Borsa; e però la mobilizzazione e lo svin-
colamento riusciva non meno evidente che la liquidazione e
la conversione delle obbligazioni.
Per qnesla uniformità di risultati , il sig. Manna, avendo
sempre più rifermata la solidarietà delle istituzioni di credito,
si è rivolto finalmente col àìSC0T%0 a\\Q istituzioni immobiliari ^
ed ha cominciato come per primo saggio a mostrare che le
leggi di tale solidarietà generano altresì il credito immobilia-
re , il quale non solo rappresenta la prfncipalissima delle indu-
strie , qua!' è r agricoltura , e la solidissima tra le garantie ,
qual è il pegno immobiliare, ma ha più che altro mai la sa-
lutare tendenza a liquidare , convertire e mobilizzare le oh-
)C 20.7 K
bligazioBÌ esìstesti. Egli sì è arrestato alqnanlo a spiegare qo«..
Bto triplice risaltalo coige coQsegaeaza oecessaria dell* orgaoiz*
zamento del credito immobiliare , e ciò come prova aalicipata
della importanza somma di an argomento , al cai socGesBivo.
svolgimento destina i seguenti capitoli dell' opera.
Fioalmeote il sig. ab. Paolo Emilio Talelli ha recitato il
^egaeote
•OMETTO
Ji^go ex ore Altisiimi prodivi
Primogenita orUe omnem ertaturajK.
■«ci. 24,
Una Yergin sognai pura e splendente
Di eterea lace e di sì vago aspetto ,
Che innamorando l* avido intelletto
A sé mi trasse irresistibilmente.
Parea volgesse a me snavemente
I snoL begli occhi con celeste afletto ;
Onde scesemi in cor novo diletto
E nova lace mi raggiò la mente.
hìàì con inefiiabile sorriso
Schiuse il labbro e parlommi arcane cose ,
Sì ch'esser mi pareva in paradiso.
Oh F chi sei Ta ? tremando allor diss' io :
Mi segai , dolcemente Ella rispose ,
lo Bon la Primogenita dì Dio.
Paoh) Emiiio Tulelii.
){208)(
Libri offerti in dono
Albino (Pasquale) — Sulla differenza dotlrioale tra l'asacapione,
e ia prescrizione secondo il drillo antichissimo di Roma — Na-
poli i854- in 6.
L' Eco dell' Esperienza ( Giornale ) — Serie XIX , lettera A.
APPENDICE
STATUTI E REGOLAMENTI
DELL'ACCADEMIA PONTANIANA
)( «II )(
Napoli, io Ottobr$ 1825
FRAIVCEIMO I.
PKB LA GRAZIA DI DIO RB DEL REGNO DBLLB DUB 8IGILIB «
DI GEBCSALEUMB eC,
DUCA DI PARMA , PIACENZA , CASTRO eC. eC.
GBAIf FBINCIFB BBBDITABIO DI TOSCANA eC. eC. M.
Salla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato
degli affari interni ;
Udito il parere del nostro Consiglio di Stato ordinario ;
Abbiamo risoloto di decretare^ e decrettaju) quanto segue.
Abt. I . Gli Statuti delP Accademia fontaniana annessi
al presente decreto , sono da Noi appNTati.
Art. 2. II nostro Ministro Segretario di Stato degli affari
interni è incaricato delia esecozioDe del presente decreto.
Firmato, FRANCESCO
Il Ministro Segretario di Stato
dtgli Affari interni
Firmato, Marchese Amati.
// Ministro Segretario di Stato
Presidente interino
del Cotuiglio de' Ministri
Firmato , pi' BIidi«i.
){ «I» )(
STATUTI
UEIiL* ACCADEMIA POIVTAMIAIVA
Art. I. La società PonlaDÌana e la società Sebezia , a nor*
ma delle sovrane disposizioni , .forraeraano da ora innanzi una
Boia accademia sotto il nome di Pontaniana , e regolata dai
seguenti statati.
2. L'accademia Pontaniana si propone di coltivare le scieO'^
ze e le lettere nella loro più grande estensione.
3. Essa è divisa in cinqne elessi :
I. di matematiche pure ed applicate^
a. di scienze natm'ali ;
3. di scienze morali ed econemiche ;
4'. di storia e letteratnra antica \
5. di storia e letteratnra italiana , e beile arti.
4- Ha un nnmero determinato di socii dimoranti in Na-<
poli , che hanno il ntme di residenti ; e questo nnmero è di
cento. Ha inoltre un nnmero indeterminato di associati dimo-
ranti nelle provincie del regno e fuori. I primi saranno detti
«0» residenti^ ed i secondi corrispondenti. Ed ha altresì na
nomerò indeterminato di socii onorarli scelti fra personaggi di
merito eminente. I socii residenti hanno il dritto del volo per
le cariche.
5. I socii residenti Pontaniani e Sebezii saranno socii re-
sidenti Pontaniani , sebbene forse possano oltrepassare per ora
il Domerò di cento prescritto dall'articolo 4> A misura però
che avverrà qualche vacanza fra essi , non si passerà ad al-
tra nomina , Quo a che il loro numero non si restringa a quella
di soli cento.
)( 2i3 )(
6. Gli nrficìali che dirìgono l' accademia , sono :
1. dae presidenti, ano onorario e perpetoo, i' altro
annuale , di egaale rango ed onorificenza fra loro ;
2. nn vicepresidente ;
3. un segretario generale perpetuo ;
&. nn tesoriere.
7. 1 presidenti Fra le loro attribuzioni hanno quella di accoN
dar la parola a'socii che la dimandano, di conservar 1 ordine nelle
adunanze, di differire le qaistioni quando lo stimino a proposilOf
di annunziare il risultamenlo de' voti, di nominare gl'individui cha
comporranno le varie commessioni. Essi soserivono i diplomi ac-*
caderaici ed i processi verbali unitamente col segretario.
8. In ogni caso di concorrenza Fral presidente onorario per-
petuo ed il presidente annuale , Funzionerà quello di essi che è
più anziano accademico.
9. In caso di assenza 0 di gravi occupazioni de' presidenti ,
il vicepresidente è rivestito delia stessa autorità.
10. In assenza de' presidenti o del vicepresidente , uno dei
presidenti delle classi il più anziano , o in sua mancanza il socid
piò anziano in ordine di nomina reggerà V adunanze.
1 1 . Il segretario generale perpetuo è incaricato della com-!
pilazione del processo verbale. Dovrà annunziare con articolo ne*
crologico la morte de' socii di qualunque classe , quando anche vi
Fosse chi volesse scriverne un più esteso elogio.
Sottoscriverà dopo del presidente gli atti dell' accademia , la
patenti , il processo verbale , e qualunque altra carta, a cui ap^
porrà il suggello dell' accademia, di cui è esclusivamente cooser'
valore. Manterrà la corrispondenza co' socii stranieri ed assenti ^
ed anche colle altre società ed inslitoti letterarii.
Sarà il conservatore de' registri, de' titoli, e di tutte le carte
risguardanti l' accademia, e ne rimetterà io ogni semestre al pre«
tidente un nolamento da lui sottoscrìtto, che verrà comunicato
alia intera assemblea.
Sarà Incarieato della cnstodia della biblioteca e dell'archivio.
E finalmente farà un'analisi ragionata , coli' intervento dell' an-
fore , di quelle memorie che si stimano non potersi tntte intere
inserire negli alti.
12. In caso di assenza del segretario generale, il segretario
di classe più anziano ne farà le veci.
i3. Il tesoriere è incaricato di tutti gì' interessi e di tutte le
spese dell' accademia.
i4,. La dorata delle cariche di nno de' presidenti , del vice-
presidente e del tesoriere, sarà sempre di on anno. La nomina ne
sarà fatta dall'accademia a maggioranza di voli. Potranno esser
confermati per la prima volta col concorso di due terzi de' voti
de'socii intervenuti , e snccessivamenle ad unanimità di voti.
Il presidente onorario ed il segretario , eletti nello stesso
modo » saranno perpetui.
i5. Vi sarà on Consiglio di amministrazione composto dai
presidenti, o (in caso di gravi occapazioni) dal vicepresidente, dai
segretario, e da doe altri socii che saranno in ogni anno nominati
& maggioranza di voti. Il tesoriere assisterà di drilto alle sue
adunanze. Questo Consiglio, per mezzo del segrelario generale ,
e dopo averne ottenuta l' approvazione dell' accademia , prescri-
verà al tesoriere io ogni mese l' uso da farsi dell' assegnamento
del mese. Il tesoriere è obbligato a con formar vi si.
i6. Alla fine dell'anno il tesoriere darà i suoi conti al Consi-
glio di amministrazione , e dovrà documentare che il danaro si è
per ogni mese erogato nel modo indicatogli.
17. Restano da ora difCnite le sole spese alle qnali possa ve-
nir destinato 1' assegnamento che S. M. accorda all' accademia.
Esse sono comprese nello stato annesso al presente statolo.
i8. Ogni classe sarà composta di venti socii residenti ; ed
avrà on presidente ed un segrelario annuale , da eleggersi a plu-
ralità di voti.
19. Le Domine de' socii residenti si faranno dall'accademia
ÌDtera io ogoi caso dì vacanza di od posto nel modo seguente. La
classe, a cai apparteneva il socio defunto, si anisce e propone tre
individai che crede atti a soccedergli. L* accademia per voti se-*
greti sceglie fra essi. Nel caso di parità di voti, questa sarà decisai
dal presidente della classe cui l' individuo appartiene.
Nelle adunanze in cui dovrà farsi reiezione dì un naovo sociof
residente, dovrà intervenire almeno un terzo degli altri socii.
20. Le memorie lette all' accademia, che da' loro autori to-«
glìono farsi ioterire negli atti di essa, dovranno passarsi dal segre-»
tario generale al presidente della classe analoga, il quale destinerà
due commìssarii per esaminarle e darne il loro giudìzio in ìscritto.i
La classe, al numero almeno di due terzi de'suoi individui, io vi-j
sta di tal giudizio, ed inteso T autore su cambiamenti che crederà
proporgli, darà il suo parere se le memorie debbano, o no, inserirsi
negli atti.
L' accademia deciderà sul rapporto della classe.
21. Si avrà cura di disporre sollecitamente T impressione
delle memorie approvate ; ed a conseguir quest' oggetto si pub^
bucheranno i volumi degli atti in separati fascicoli.
22. Sarà libero ad ogni socio il leggere nelle adunanze me^
morie o articoli, anche coli' intenzione di non destinarle ad essere
esaminate ed inserite negli atti. Nel concorso si darà però la pre-<
ferenza alla lettura di quelle memorie, che si destinano ad essera
esaminate.
23. Oltre alle memorie, sarà libero ad ogni socio il proporre
air accademia il piano di un'opera alla quale egli si dedichi, o la
riproduzione dì un' opera già stampata, e domandar de'coltabo*
rafori. L' accademia, sul rapporto della classe corrispondente, de-
ciderà se l'argomento dell'opera che si propone, sia degno di nuo-
vo studio e lavoro. Nel caso affermativo, la classe destinerà alcnni
de' suoi socii per collaboratori ; e quando l'opera sarà terminata ,
dopo essere slata esaminata ed approvata dalla classe, verrà stam-
pala a spese ed a prolìtio dell'accademia , col cedersene solo gra-
)(2l6)(
toitamente un numero di copie determinalo all'aotore ed a'snoi
collaboratori.
24.. Le opere cosi stampale porleranno il nome dell'autore
nel frontespizio ; ma vi si esprimerà pure di essere egli sfato se-
condalo da altri suoi colleghi per decisione dell'accademia Ponla-
niana , e che V opera è stala approvata dalla medesima. I nomi
de' collaboratori dovranno rammentarsi onorevolmente in on avi
vertimento.
25. Ognuno de" socii residenti per giro sarà invitato almeno
sei mesi prima a leggere alcun suo lavoro in una determinata adu-
nanza. Colui che si scuserà, e che non darà altro lavoro all' acca-
demia fino air epoca in cui nuovamente dovrebbe essere invitato,
sarà considerato come volontariamente trasferito nella elasse dei
corrispondenti.
26. In ogni anno ona delle classi dell'accademia per ordine
proporrà un programma col premio di ona medaglia di oro del
valore di cinquanta ducati. Le memorie che saranno rimesse, ver-
ranno gindlcate dalla classe che ha proposto il programma , sul
rapporto di tre censori che il presidente dell' accademia destinerà
fra gì' individui della classe. Tulli gli nomini di lettere nazionali
o forestieri potranno concorrere , eccetto i soli socii residenti
Pontaniani.
27. Le deliberazioni dell'accademia si prenderanno a mag-
gioranza di voli segreti per bussolo. In caso di parità, il volo del
presidente , o di chi ne fa le veci , deciderà la parità.
28. L' accademia si riunisce ordinariamente due volte al me-
se , e straordinariamente ogni volta che il bisogno lo richiede.
29. Perchè l'accademia possa deliberare validamente, fuori
del caso contenuto nell'articolo 19 , basterà la presenza di dieci
almeno de' suoi socii residenti.
X s»7 )(
STATO
delle spese mensuali dell' accademia.
Art. I. Sòldi :
A' due impiegati deir antica società Pontaniana.... D. 12
A' dae impiegati dall'antica società Sebezia » 12
Art. 2. Spese minnte ed impreviste , mensnali » 6
Di queste disporrà il Consiglio dì amministrazione.
Essendovi risparmìi , saranno addetti a disporre le solite
gratiGcazioni agl'impiegati, o ad uno degli altri seguenti
articoli.
Art. 3. Spese di stampa , mensnali 9 12
Art. 4> Acquisto di libri e giornali , mensuali s 8
Totale D. 5o
In ogni anno da'risparmj ottenuti, e dalla inversione che
potrà farsi dal Consiglio di amministrazione di taluni diqnesli
articoli , dovrà formarsi la somma di ducati cinquanta per Taa-
tore della memoria che verrà coronata.
Approvalo. Napoli, il dì io di Ottobre 1825.
Firmato , FRANCESCO.
Il Consigliere Ministro di Stato
Presidente interino del Consiglio de Ministri
Firmato , de' Medici.
NOTA = Lo stato delle spese mensuali ha sofferto talune variazioul
per le circostanze verificatesi posteriormente ; per cui ora è come segue
1. All'usciere ed all'amanuense mensuali .... 10 : 80
2. Spese imprevedute 4 : 90
3. Spese di stampa 19 : 00
4. Acquisto di libri 0 giornali 6: SO
Totale ... 41 : 20
L'Accademia anDualmeote modifica lo stalo delle spese, per aumentare
l'articolo della stampa.
i5
)(2i8)(
REGOLAMENTO
INTERNO
DELL' ACCADEMIA PONTANIA^
eiPiToio I.
[Deliberazioni accademiche — nomine de' socii^^
intervento degli estranei nelle adunanze,
1. Nelle deliberazioni accademiche è vietato espressamente
procedere per acclamazione, ma si osserverà esattamente il prcr
ecritto neir articolo 27 dello statuto.
2. Io ogni sessione si prenderà conto della esecnzione di
qaanto è stato risoluto nella sessione precedente , e sarà qoe-
6to il primo articolo di ogni processo verbale.
3. La proposizione de' socii residenti , non residenti, cor-
rispondenti , ed onorarli dovrà farsi io una tornata, e la scelta
nelle seguenti.
4.. Ninno può essere proposto a socio non residente, se non
dimora effettivamente e stabilmente faori della capitale.
5. Le nomine de' socii non residenti saranno proposte io
iscritto , firmate da ano de' socii residenti , ed accompagnate
dalla notizia , o dalla esibizione di qualche lavoro edito, o i-
nedilo di colui , che si propone per socio ; e ta! lavoro potrà
ad arbitrio del presidente esser sottoposto alF esame di uno ,
o più socii , per deliberarsi dopo il rapporto di questi soiram'
missione dell* autore proposto.
X 219 ){
6. Nelle tornale accademiche potranno ammettersi aJilori,
bastando a ciò il permesso del presidente. Quando un'uomo di let-
tere non accademico yole83e leggere nell'accademia qualche sua
produzione potrà essergli permesso dopo una lettura preventiva»
che ne sarà fatta da due socii della classe da nominarsi dal presi-
dente , e dopo il parere affermativo de' socii medesimi. Può però
il presidente dispensare a questa formalità, quando la circostanza
il richiegga.
CAPITOLO 2.
Riunione delle classi.
7. Le sessioni delle classi quando avranno luogo , dovranno
tenersi regolarmente, e periodicamente negli slessi giorni delle tor-
Date un'ora prima, o un'ora dopo delle tornate stesse, secondo le
stagioni , e le circostanze.
8. I processi verbali delle adunanze delle classi saranno sot-
toscritti dal presidente, e dal segretario della classe, che delibera,
o da coloro, che ne faranno le veci.
9. I censori non potranno ritardare più di due mesi l'esa-
me delle memorie ed il loro rapporto su le medesime.
CAPITOLO 3.
Consiglio di amministrazione , spese di qualunque natura»
ad eccezione de soli soldi.
10. Il consiglio di amministrazione si terrà costantemente
nna volta al mese.
11. Ne' consigli di amministraiione, ne'qnali dee farsi la
disposizione de'fondi residuali dell'anno precedente, interverranno
gr individui dell' antico , e quelli del nuovo consiglio.
)( 220 )(
12. Ogni spesa siraordinaria dovrà essere anticipafamente
esamìuala, e stabilita dal consiglio di ammioislrazioae, ed appro-
vala dall' accademia.
i3. I pagamenti da farsi dal lesoriere per qualsivoglia ar-
tìcolo di spese, ad eccezione de' soli soldi, dovranno essere ordinali
mediante dq mandato in iscritto , nel qaale sarà fatta menzione
delTarlicolo del processo verbale del consiglio di amministrazione,
che ne ha fissala la spesa , e di quello del processo verbale della
tornala accademica, in cai è slata approvala la spesa medesima.
Questi mandati dovranno portare le firme del presidente annuale y
del segretario perpetuo , e di un'amministratore.
i4- Le partite di esilo nel rendiconto del tesoriere per qual-
sivoglia spesa, ad eccezione de' soldi, dovranno giustificarsi coi
mandali descritti nell'art. i3, e colle ricevute delle parli pren-
denti. Quelle partile , che mancassero di questi documenti , sa-
ranno significate.
CAPITOLO 4-
Biblioteca , ed archivio.
i5. Nella sala delle tornate accademiche vi sarà un cerio
numero di armadii, ne' quali saranno riposti tott'i libri , tulle le
slampe, e tulle le carte dell' accademia. L' insieme di questi og-
getti prenderà il titolo di biblioteca, ed archivio dell' accademia.
iG. Sarà compilalo il catalogo di tutti i libri, che compon-
gono r attuale deposito della biblioteca accademica. I nomi di co-
loro , che hanno donato libri all' accademia verranno inscritti , in
seguito de' libri donati. Questo catalogo sarà stampalo, e distri-
buito a'socii.
ly. Alla fine di ciascun anno sarà stampalo un snpplimento
all'anzidetto catalogo nel quale verranno inscritti tuli' i libri acqui-
stati nel corso di quell aDQO, Questo sapplimento sarà egualmente
distribuito a'socii.
)(a2i)(
i8. Saranno deposila'li neir archivio
i." Tatti i registri del segretario descritti nell' ari. 22 do-
po che ne sarà terminato ciascan volarne.
2.° Tutti gli antografi delle memorie pubblicate negli alti
accademici , quante volle si potranno raccogliere.
3.° Tutti gli autografi di lettere diretti all' accademia.
4.° Tutte le carte amministrative.
5.° Ogni altra carta accademica.
19. Il segretario perpetuo prende sotto la sna custodia Inlt'i
libri, stampe, e carte della biblioteca , e dell' archivio. Egli riceve
in conseguenza tutte le slampe pubblicate , e da pubblicarsi dal-
l' accademia , e ne dispone l'uso a^ termini degli articoli i5 a iS
e z^a 33.
20. Volendosi qualche libro in prestilo da alcuno de' soci! ,
il segretario perpetuo è facoltato a rilasciarglielo con ricevo, col
quale l'accademico ne prometterà la restituzione fra quindici giorni
al più tardi. Si eccettuano ì libri di, mero, lusso, pe' quali è ri-
messo alla prudenza del segretario osare le precauzioni necessarie
perchè non vengano danneggiati.
21. Se l'accademia disporrà che la sala accademica resti
aperta in determinate ore di alcuni giorni della settimana per la
lettura de' libri e giornali, il segretario perpetuo ne curerà l' adem-
pimento , potendosi a tal uopo giovare dell' usciere , e dell' a-
mannense , nel modo che sarà stabilito dal presidente.
Begistri del Segretario.
22. Il segretario perpetuo terrà presso di sé i segaenti
registri :
i.° De' processi verbali delle tornate accademiche.
2." De' processi verbali del consiglio di amministrazione.
3." De' processi verbali delle classi.
X 222 )(
4. " Delle minisleriali, e delle risposte a' mioistri, non che
delle lettere , che si spediscono airaalorifà soperiori.
5." Della corrispoDdeaza estera , e Dazionale.
23. Egli carerà, che i suddetti registri sieno recati nell' ac-
cademia la tutte le tornate delT intero corpo accademico , e nelle
adunanze de' consigli amministrativi , e delle classi.
CAPITOLO 5.
Deposilo , conservazione , ed uso delie stampe »
càe si pubblicano.
•2.^. Sarà fatto un inventario di tutte le stampe pubblicate
dalla società, e dall'accademia Ponlaniaua, e queste saranno de-
positate nella sala dell'accademia , e date in consegna al segre-
tario perpeloo.
25. Delle slampe, che non potranno restar chiuse negli af'
madii, si Faranno delle bai le numerate, e munite di suggello a cera
lacca , e queste saranno date in consegna all' usciere.
26. Le stampe , che saranno successivamente pubblicate ,
Terranno aggiunte all'inventario, e date in consegna, giusta le
norme de' due precedenti paragrafi.
17. L' inventario descritto ne' Ire precedenti paragrafi sarà
legato in un sol volume col registro, nel quale verranno descritte
minutamente le distribuzioni , e gli usi che si andranno facendo
delle stampe pubblicate dall' accademia, giusta le norme de' para*
grafi seguenti.
28. L' accademia avendo disposto, che gli atti , che da essa
6Ì pubblicano , siano distribuiti come gettoni di presenza ai socii,
che assisteranno alle sue tornate, per tener conto di queste distri-
buzioni, in ogni tornala il segretario perpetuo passerà ali* amanu*
ense la lista de'socii, che vi sono intervenuti, affinchè cosini possa
trascriverla nel registro delle distribuzioni degli atti accademici.
)( «3 X
2g. Pabblicaàdost dalP accademia nn fascicolo de'saoi atti,
il segretario perpetao, dopo che ne avrà ricevalo dallo stampatore
Finterò Damerò degli esemplari stampati, si applicherà ad estrarre
dal registro decritto nel paragrafo 28 la lista di lotti 1 socii , che
sono ammessi a parteciparne , e ne formerà ano statino emargi-
nato , che servirà di norma alle dislrìbazioni.
So. Gli statini emarginati adempiti delle analoghe firme dei
socii , rimarranno presso del segretario perpetao per tenersene
conto a discarico de' l^bri a lai consegnati.
3i. Per gli esemplari, cb^ in seguilo delle deliberazioni del-
Taccademia si dìeslineranno in dono a personaggi distinti , ed a
socii corrispondenti, il segretario, perpetuo ne disporrà la dislriba-
zione a^ termini dell'^articolo del processo verbale della tornata, in
coi la deliberazione ebbe luogo.
3^. Per gli esempllari, che l'accademia vorrà far depositare
presso i libraj , il segretario, disrà comunicazione al tesoriere delle
deliberazioni che se ne prendono, affinchè possa egli vigilace agi*
interessi dell' accademia.
33. Nel registro di distribuzione saranno per ordine alFabe-
tico notati tutti i nomi di tutte te persone, siano socii, personaggi
distinti, o libraj, che hanno ricevuti gli atti accademici , colla de-
signazione de* volami, e de' fascicoli ^ che vengon loro.progressi<
Tamenle rimessi.
CAPITOLO 6.
IV ornine de funzionarti accadèmici.
^4-. Affinchè non sia tolta a' socii T opportunità di poter do>
minare ad altre cariche secondarie quei candidati, che rimarranno
esclnsi dalle primarie, resta abolito il metodo fiu' ora tenuto di no*
minar luti' i funzionarii in un atto sob, ed io vece vi rimane sur-
rogato il seguente.
)( 224 )(
35. La nomina del presidente annuale si farà in primo luo-
go. Ogni socio scriverà a tale oggetto su di una schedula il nome
del candidato alla presidenza , e si procederà allo squiltinio, giu-
sta il consueto.
36. Colui tra i candidali alla presidenza, che avrà ricevuto
maggior numero di suffragi! dopo il presidente, sarà nominato
vice-presidente.
87. La nomina del tesoriere avrà luogo separatamente , co-
me quella del presidente.
38. I due candidati alla carica di tesoriere , che riuniranno
maggior numero di suffragii dopo di lui, saranno nominati ammi-
nistratori.
Sg. La nomina de' presidenti, e de' segretarii delle classi sì
farà simultaneamente in un allo solo.
4.0. Se la nomina del presidente fosse fatta all'unanimità ,
si procederà con altro distinto atto alla nomina del vice-presidente.
La stessa cosa si farà per gli amministratori, se avrà luogo all' a-
Danimità la nomina del tesoriere.
CAPITOLO 7.
Calendario — Facilitazione del servizio — Registro
delle domande per letture di memorie — Avvisi.
4i. Per facilitare il servizio dell'usciere dell'accademia,
sarà nella fine dell'anno formato per l'anno seguente un calendario,
in cui s'indicheranno i giorni delle tornale accademiche ordinarie,
rimanendo la convocazione delle straordinarie ad arbitrio del pre-
sidente. Vi saranno indicati ancora i giorni fissi, ne' quali si terrà
il consiglio di amministrazione.
42. Il calendario verrà stampato , e ciascun socio ne avrà
un esemplare. Oltre a ciò un altro esemplare si terrà affisso nella
eala accademica.
)( 225 }(
43. I soci! , che vorranno leggere qualche memoria, do^
vranno annanziarlo , almeno an mese prima , e le loro domande
saranno trascritte sopra on registro particolare, affinchè siano pre-
feriti nella lettura qaelli, che vi si troveranno inscritti prima degli
altri. Un estratto di tal registro sarà in ogni tornala accademica
affisso nella sala, affinchè ciascun socio che interverrà, sappia l'og-
getto della memoria, che si leggerà nella tornala segaente, e l'an-
fore della medesima.
44" Potendo occorrere, che mal grado del calendario, e del
registro, di cni si è fatto parola ne' paragrafi 4-2 , 43, sia neces-
sario di spedire in giro 1' usciere co' biglietti di avviso per gli og-
getti indicati, ciò sarà disposto dal presidente, e dal segretario per-
petuo : e so* biglietti saranno scritti i nomi de' socii, cni si porte-
ranno, a scanso di qualunque equivoco. Questa precauzione sarà
sempre usata ogni volta , che si lasceranno biglietti io casa dei
socii.
CAPITOLO 7.
Segretario aggiunto.
45. Il segretario perpetuo potrà scegliere tra' socii residenti
pontaniani dd segretario aggiunto, da approvarsi dall'accademia^
4(). Il detto segretario aggiunto riceverà volta per volta le
copie de' verbali delle adunanze, certificate conformi dal segretario
perpetuo, ed avrà cnra di mettere in esecuzione tutte le disposi-
zioni contenute ne' detti verbali.
47- Le lettere, che si dirigeranno a'minislri, conlinneranno
a sottoscriversi dal presidente e dal segretario perpetuo. Le altre
saranno firmate dal solo segretario aggiunto. Se però si tratti di
corrispondenza meramente letteraria e scientifica con altre accade-
mie, o con nomini di lettere , la corrispondenza ne sarà tenata
dal segretario perpetuo.
4S. I verbali del consìglio di anHomistrazioDe saraaoo ognat-
meate passati io copia al Begre(aria aggianto per disporne T ese»
Caziooe.
49. Apparterrà at segretario aggiunto h cura della costo-
èia * vendita, e disiribozione degli atli accademici^ non che
qaella della caslodia della biblioteca ed archivio, a nornia degli
articoli 24 a 33 , e ^ella di far convocare le classi bitte le volte
ehe occorrerà. Egli riceverà dal! segretario perpetuo originalmente
tutte le carte, memorie e documenti che saranno necessarii per lo
disimpegno delle sue funzioni , e ne firmerà ricevo di discarico
al detto segretario perpetuo».
50. In ogni semestre il segretario aggianto rimetterà al se*
gretario perpetuo con di lui ricevo le minute delle lettere da lui
scritte dorante il semestre, e tutte le ahre carte di affari ter-
minati per conservarsi colle carte accademiche, a nonna degU
articoli i5^ a 23.
5i. Oltre la corrispondenza letteraria, di coi si ragiona
seir art. 4y , il segretario perpetuo rimane esclusivamente inca-
ricato della redazione de* verbaU delle tornate accademiche , &
del consiglio di amministrazione, della firma e della spedizione
delle patenti, come pure di tutti i lavori letterarii, e della vigi^
lanza sul! edizione e correzione degli atti accademici. In caso d'ira*
pedimento però sarà supplito dal segretario aggiunto^
52. Tutte le obbligazioni addossate nel capitolo 4 e ^ de(
presente regolamenta al segretario perpetuo saranno ad intero
carico del segretario aggiunto , tutte le volte che se ne trova
Dominalo nno , e fino a che il nominato occuperà il posto aa-
Kidetto.
53. Volendo il segretario perpetuo riprendere 1' esercizio
delle sue funzioni in lotto o in parte, il segretario aggiunto
non potrà negarsi a dimettersi dalle attribuzioni conferitegli.
)(227)(
REGOLAMENTO
PER LE PROPOSIZIONI E NOMINE De' SOCII NON RESIDENTI ,
CORRISPONDENTI ED ONORARII.
( Approvato nella tornata afe' 23 Giugno i833 ).
Art. i.° Non sarà ricevala alcuna proposizione per socio
non residente, o corrispondente, se non sottoscritta da an socio
residente : se lo stesso socio non mostri all' accademia di essergli
slate fatte premare dall' aspirante : se contemporaneamente alla
proposta non sottometta all'accademia opere messe a stampa dal
medesimo , ovvero memorie manoscritte , o almeno notìzie di
giornali donde rilevasi , che l' aspirante stesso abbia pubblicala
alcun' opera.
Art. 2." Il presidente annuale commetterà a tre socìi re-
sidenti della classe, alia quale le opere , o i manoscritti presen-
tati apparterranno , I' esame di tali lavori. I socii incaricali di
siffatta disamina saranno tena ti nella prima riunione della classe
di presentarne in iscritto un' esame ragionato, unitamente al loro
parere. Se questo sarà favorevole , il presidente della classe di-
sporrà , che col mezzo dello scrutinio segreto si conosca se la
inaggioranza approvi , che la proposizione si riferisca all'acca-
demia ; bene inteso però, che trattandosi dì lavori manoscritti,
nel parere della classe, ove sia favorevole, dovrà enunciarsi che
questi meritano di far parte degli atti a ccademici. L'avviso af-
fermativo , non meno de' censori , che della classe, si leggerà
dal segretario di questa nella prossima tornata accademica : dopo
di che si passerà lo scrutinio a voli segreti, e la maggioranza
decìderà dell' ammissione.
)( «8 ;,
AftT. S. Volendosi proporre alcaoo p€r socio onorario, il
proponente sarà fenato di manifestarne prima il nome al pre-
sidente annuale, il qaale consalterà segretamente il segretario
perpetuo , ed i presidenti delle classi , per esaminare , se la
persona , che si desidera proporre , sìa fornita delle qualità ,
che saranno descritte nel susseguente articolo^ Risultando il pa-
rere favorevole , ne sarà dal presidente annuale autorizzata la
proposizione all' accademia , la quale infine deciderà deli' am-
missione , o rigetto a maggioranza di voti segreti per bussolo.
Se la proposizione aarà rigettata , no n. se ne farà menzione nel
verbale dell' accademia.
Art. 4« Per poter esser socio onorario, si richiede un nor
me celebre nelle scienze , ovvero nelle lettere , o nelle belle arti,
O pare sommo ufficio civile per lo quale quel tale personaggio
possa contribuire a promuovere h scienze , le lettere e ie belle
arti.
X «9 X
I.
Indice delle tornate.
Tornata
de' i5 gennajo.... pag
de' 29 gennajo.... »
de' 12 febbrajo ... »
de' 26 febbrajo ... 3»
de' 12 marzo »
de' 26 marzo »
de' 2 aprile i
de 23 aprile »
degli II giugno t>
de' 25 giogno »
Tornata
3 de 9 iaglio pag.
9 de' 23 luglio »
IO de' i3 agosto »
36 de' 20 agosto »
l^.^ de' 3 settembre.. »
47 de' a^ settembre.. »
57 de' 12 novembre.. »
%b de' 26 novembre.. »
73 de' IO dicembre... »
87 de' 17 dicembre... »
If.
97
114
ip
IDO
16S
170
18S
,89
195
200
Indice delle comunicazioni scientifiche , e delle letture
accademiche.
Arabia Frane. Sav. — Del cinquecento e di alcuni scrit-
tori cosentini . . . . . . pag. 39
Avellino Teodoro— Elogio del cav.AgnelIo M.* Carfora » 167
Baldacchini Michele — Versione del Prometeo legato di
Eschilo ( continuazione ) . . . , » 76
Bolognese Domenico — Ore snlVomero, Elegia . » 91
Campagna Giuseppe — L' Abate Gioacchino , canto 5 m 47
—^ Id. canti 9 e io . . . . » n5
Compiendo il 55." anno della mia vita, Sonetto» 69
• In morte del cav. Navarro , presidente della
S. C. di Giustizia , Sonetto . . » 70
— — Due Sonetti di differente argomento , » 19S
Casotti Francesco — Illnstrazione di un luogo del Petrarca » igS
Costa Oronzio Gabriele — Cenni intorno alle scoperte fatte
nel regno riguardanti la paleontologia nell'anno i853 » io
Prospetto della ittiologia fossile italiana » 87
Notizia intorno agli ossami di Coccodrillo sca-
vati nella calcarea leccese . . » 160
■ Annunzio de! passaggio di alcuni rari augelli
per le nostre contrade . . . » iqS
»
60
Irt-
192
»
53
ire
6S
»
202
»
46
di
»
64
»
5i
)( «30 )(
Genoimo Giulio — Sonetto alla Vergine SS. . pag.
Guanciali Ooìntlno — Ad Clarissimum equilem Nicolaum
Nicolini sopremae neapolitanae cariae praesidem re
Dunciatom , Ode .....
Eqaitì clarissioio Michaeli Tenore , Epistola
Minna Giovanni — Discorso intorno una recente opera so
pra Dante Alighieri del Francese sìg. Aroax .
SoDto di un lavoro intorno al credilo immobiliare
Continuazione .....
Mabulli conte Trojano — Nota sulla malattia delle viti
Masdea Giorgio — Discussione sulla pretesa Sovranità
Federico Barbarossa nella Puglia
MiNERTiNi Gabriele — Nota sul solfato di chinina .
Nota sugli officii di due rametti nervosi della
corda del timpano . . . . » 124
■ ■ Nota snir uso degli anelli metallici ne' crampi
dell'estremità . . . . » 16S
- ■ Esposizione di nn opuscolo del pr. Predieri su'
rapporti fra la meteorologia e la medicina
(rapporto fatto in unione col socio Palmieri) lyS
MlNERViNi Giulio — Notizia del VI volume delle memorie
degli antiquarii di Zurigo . . . . » S4<
I Notizia de'lavori dell'Accademia per l'anno i85i 129
Padula Fortunato — Nota intorno a talune curve del 3.°
grado » 171
PfRiFANO Tommaso— Sulla vera capitale dell'antico reame
di Foglia » 3
Discussione sulla sovranità di Federico Barba-
rossa nella Puglia . . . . » 65
Pdoti Marchese Giammaria — Preghiera all' Altissimo in
occasione del cholera , inno. . . . s 200
Tenoke cav. Michele — Notizia di ona specie di Cephalaria 65
TuLELLi P. Emilio — Sulla vita di Giov. Battista Capasso
e la sna storia universale della filosofia . » io
, Solle opere filosofiche di Tommaso Rossi napolit. 1 11
- Breve cenno intorno alla estetica di lettere ed
arti belle di Domenico Anzelmi . > 190
Sonetto » 207
VoLPiCKLLA Scipione — Nota relativa alla Sovranità di Fe-
derico Barbarossa nella Paglia , . • » 63
)( 25» )(
^—— Sunto di uDa memoria del sig, Francesco Ga-
sotti : V. Casotti ... : pag. 196
m. •
Coge diverse.
Accademia Pontaniàna. Concorre a sollevare ì danneg-
giati dal Iremuolo nella Calabria Citeriore . 9 ^7
Dispone dì una somma per la sepoltura del so-
cio Michele Cimorelli . . . s 200
Atti — Dedica da premettersi al sesto volume . » 66.
Pobblicazione del quarto fascicolo del rendiconto
per l'anno i853 ...... -yS
Pubblicazione del i." quadrimestre del rendiconto
per Tanno iSS^ » il^
Pobblicazione del 4*° fase, del voi. VI degli atti » 1711
COBBISPONDENZE.
Accademia di archeologia del Belgio . ^ 3S
Società agraria della provincia di Bologna » 4-S
Accademia Cosentina ...» ^5. i85
Società R. delle scienze di Gottinga . > l6S
Accad. Gsio-medico-statistica di Milano » iid
I. R. Islitoto Lombardo in Milano . » 1 11. 186
Real Accademia delle scienze di Monaco » 46. 170
Resi Accademia delle scienze di Napoli » 7)
Real Accademia delle scienze di Stockholm » 4*1
Società degli antiqnarii di Zurigo . a 7$
Libri ricevuti in dono — pag. 9. 35. 46. ^7. 65. 71.
86.97. ii4. 128. i65. 167. 171. i85. 186. 109.
195. 199. 207.
acquistati — 46. 96. i65. 171.
Ministeriali — Si domandano le notizie per P Almanac-
co reale , » iSgi
Morte dì socii di varie classi : Melloni , Bursottì , Paci ,
Raoul-Rochette > 160
Tafuri » x'i'j
PaiVio Tenore. Lavoro della commissione , metodo per
lo concorso . . . . , . s 100
)(232)(
Invito di presentare i temi . . . pag. 1 1 1
PrescQtazioDe de' temi e formazione della Gommis«
sione di esame . . . . . . s ii4.
Scelta del tema » 182
Programmi — Risposte al programma proposto dalla clas-
se di letteratara italiana . . . . » 186
Giudizio sol programma proposto dalla classe di
storia e letteratura antica . . . . » 187
Relazioni delle classi — Relazione della classe di lette-
ratara italiana salta memoria del socio Tulelli intorno
la vita e le opere di Giov. Battista Capasso » Sy
Relazione della classe di storia e letteratara antica
contenente il giudizio della sola memoria venata al
concorso dell' ultimo programma . . )> 187
Rescritti reali — Si raccomanda di concorrere a solle-
Tare i danneggiati dal tremaolo nella provincia della
Calabria citeriore ....•» 4-7
S. M. si degna dì accettar la dedica del sesto
volume degli atti ...... 7?
S. M. approva la istituzione del premio annaalo
fondato dal cav. Tenore . . . • "97
S. M. ringrazia 1' Accademia per la rispettosa of-
ferta del i.° anno del rendiconto . . » 166
Ufizii dell'Accademia per l'anno i855 . . » 187
EBROBI
CORREZIONI
P. 35 Iin.25 Ketden
■ Un. 87 de Vincent
P. 64 lìn.ib sieno soli a Roma
P. 85 lin. 5 si siserba
lin. 9 Enrico
P.ii5 lin. 0 il nono cacto
P.i84< 1ÌQ. I franche
Heyden
da Vicomle
sieno stati a Roma
si rìserba
Enrico
il nono ed il decimo canto
franchi
26IJQV.92
AVVERTIMENTO
Essendo goneralmente ricoaosoiuta la necessità di dare
un celere corso a' lavori delle società scientifiche e lettera-
rie , r Accademia Poutauiana ha voluto istituire un Rendi-
conto delle sue tornale, a cui si dà cominciamealo col pre-
sente anno 1853.
Oltre gli esemplari , da distribuirsi gratuitamente a
tutti i socii residenti , ed a' principali corpi scientifici ita-
liani e stranieri , sarà tirato un certo numero di copie del
Rendiconto per coloro i quali desiderassero di riceverlo per
associazione.
Le condizioni dell' associazione sono le seguenti :
1. Sarà pubblicato ogni tre mesi un fascicolo del Rendiconto.
2. Il numero de' fogli di slampa in ogni trimestre può es-
ser variabile , secondo la maggiore o minoro abbondanza
delle materie : ben inteso che nell' intero anno non si darà
mai un numero di fogli minore di dodici , né maggiore
di venti, nel sesto dell'ottavo.
3. il prezz» stabilito per ogni foglio di stampa di sedici
pagine è di gr. 5 ■ per modo che l' importo di un intero
volume non sarà giammai minore di carlini sei , né mag-
giore di dieci-
Le associazioni si ricevono in iNapoli presso il Segretario
perpetuo dell' Accademia , pagandosi carliui sei nell'atto
dell' associazione : salvo a conteggiarsi il costo di tutto
il volume alla fine dell' anno. Ben vero non sarà fatta la
spedizione del primo trimestre della seconda annata , se
non siesi soddisfatto l'importo della precedente.
Le spese di posta di qualunque genere andranno a ca-
rico (itigli associati.
Il Segretario perpetuo
Giulio Minervini.
m