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Full text of "Rivista italiana di numismatica e scienze affini"

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RIVISTA   ITALIANA 


DI 


NUMISMATICA 


RIVISTA    ITALIANA 


ni 


NUMISMATICA 


PUBBLICATA    PKR    CURA    DELLA 


SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 


E    DIRETTA    DA 


FRANCESCO    ed    ERCOLE    GXECCHI 


MILANO 
F.  Cogliati  Tip. -Editore 

Via   Pantano,  N.  a6. 
I894 


PROPRIETÀ    LETTERARIA 


Tip.  L.  F.  Cogliati  -  Sez.  nel  Pio  Istituto  pei  Figli  della  Provvidenza. 


CONSIGLIO    DI    REDAZIONE 

PEL    1894 


GNECCI II  Cav.  Francesco  / 

>   Direttori. 
GNECCHI  Cav.  Ercole        \ 

AMBROS(.)LI  Dott.  Solone,  Conservatore  del  Regio  Gabinetto  Nu- 
mismatico di  Brera. 

GAVAZZI  Cav.  Giuseppe. 

MOTTA  Ing.  Emilio,  Bibliotecario  della  Trivulziana. 

PAPADGTOIJ  Conte  Comm.  Nicolò,  Senatore  del  Regno,  Presi- 
dente della  Società  Numismatica  Italiana. 

ROSSI  Dr.  Umberto,  Conservatore  del  .Museo  Nazionale  di  Firenze. 

SAMBON  Dott.  Arturo  Giulio. 

VISCONTI  March.  Carlo  Ermes,  Conservatore  del  Museo  Artistico 
Municipale   di  Milano. 

Luppi  Cav.  Prof.  Costantino,  Segretario. 


FASCICOLO  I. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA 

DELL'ANTICA    IMERA 

E    DI    TERME 


Fra  le  monete  delle  antiche  città  di  Sicilia  mi 
parvero  sempre,  per  molti  rispetti,  degne  di  parti- 
colare riguardo  quelle  d'Imera.  Un  viaggio  che  feci  in 
Sicilia  nell'aprile  del  1891,  nel  quale  visitai  la  colle- 
zione numismatica  del  Musco  Nazionale  di  Palermo 
e  parecchie  altre  collezioni  private,  nonché  il  sito 
dell'antica  Imera,  mi  determinò  a  tradurre  in  atto 
l'idea  di  studiare  la  bella  serie  di  quelle  monete. 

D'allora  rivolsi  le  mie  cure  a  procurarmi  calchi 
da  tutti  i  Musei  d'Italia  e  d'Europa  e  dalle  collezioni 
private,  mentre  qui  in  Napoli  potei  mettere  a  profìtto 
le  due  ricchissime  collezioni  del  Museo  Nazionale  e  di 
Santangelo.  Sento  perciò  il  debito  di  ringraziare  i  Di- 
rettori dei  Musei  e  gli  amici  che  dettero  il  loro  contri- 
buto ,  il  De  Petra  Direttore  de'Musei  di  Napoli,  il 
Salinas  Direttore  del  Museo  di  Palermo,  al  quale 
sono  anche  grato  per  il  dono  di  una  fotografìa  della 
collina  d'Imera  e  della  sua  rara  ed  importante  me- 
moria sulle  litro  d'  Imera  con  la  contromarca  di  Seli- 
nuntc  ;  il  Dott.  Paolo  Orsi,  Direttore  del  Museo  di 
Siracusa  ,  1'  Ambrosoli  ,  Direttore  del  R.  Gabinetto 
numismatico  di  Brera,  il  Prof.  Antonio  Sogliano,  che 
mi  diede  utili  ammaestramenti  ,  il  Cav.  Francesco 
Gnecchi,  il  Dott.  Arturo  Sambon  ed  altri. 


ETTORE    CABRICI 


Dalla  Svizzera  il  Dott.  Imhoof-Blumer,  dall'  In- 
ghilterra Barclay  Head,  Direttore  del  Medagliere  del 
Museo  Britannico,  Arthur  J.  Evans,  Direttore  del 
Museo  di  Oxford,  Percy  Gardner,  Hermann  Weber; 
dalla  Scozia  John  Young,  conservatore  capo  del 
Museo  Hunter  di  Glasgow,  mi  furono  larghi  di  con- 
sigli, m' inviarono  calchi  e  libri  rarissimi.  Continuando 
fiduciosamente  nell'opera  incominciata  scrissi  ed  ebbi 
aiuti  dal  Dott.  Friedrich  Kenner,  Direttore  del  Gabi- 
netto numismatico  di  Vienna,  dal  Signor  Walcher 
von  Molthein  di  Vienna,  possessore  di  una  ricca  col- 
lezione, dal  Signor  Arthur  Lobbecke  di  Braunschweig, 
dal  Von  Sallet  di  Berlino,  dal  Dott.  Hans  Riggauer, 
conservatore  del  Medagliere  di  Monaco,  dal  conser- 
vatore del  R.  Gabinetto  numismatico  di  Kopenhagen: 
ai  quali  tutti  devo  esprimere  la  mia  gratitudine.  Così 
a  poco  a  poco  è  venuto  su  questo  lavoro,  sotto  gli 
auspicii  dei  più  grandi  numismatici  viventi,  i  quali, 
come  furono  larghi  nel  concorrere  meco  ad  elabo- 
rarlo, spero  siano  anche  benevoli  nel  giudicarlo.  La 
classificazione  cronologica  è  del  tutto  nuova,  non 
già  nelle  linee  generali,  ma  certamente  nella  dispo- 
sizione delle  monete  nei  singoli  periodi  ;  nuova  è 
anche  la  spiegazione  dei  tipi,  che  volli  andasse  con- 
giunta ad  un  severo  studio  filologico. 

Alla  parte  numismatica  feci  precedere  uno  studio 
etimologico  e  topografico,  frutto  delle  mie  ricerche 
rivolte  a  studiare  i  tipi  di  queste  monete  ,  il  quale 
forse  potrà  essere  utile  a  chi  voglia  studiare  di  pro- 
posito l'argomento. 

Questo  lavoro  poi  è  il  primo  di  parecchi  altri 
che  mi  propongo  di  fare  sulle  monete  della  Sicilia, 
per  i  quali  l'incoraggiamento  e  gli  aiuti  necessari 
spero  non  vorranno  mancarmi. 


TOPOGkAHA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  13 


COLLEZIONI    CITATE. 

Arolsen.  —  Collezione  del  Principe  di  Waldeck. 

Berlino.   —  Konigliches  Museum. 

Boyne.  —  Collezione  del  Signor  Boyne  in  Firenze. 

Evans.  —  Collezione  del  Signor  Arthur  Evans,  direttore  dello 

Ahsmolean  Museum  di  Oxford. 
Hunter.  —  Collezione  nell'Università  di  Glasgow. 
Imhoof  Blumcr.  —    Collezione  del    Dott.  Imhoof-Blumer   in 

Winterthur. 
Kopenliagen.   —   R.  Gabinetto  numismatico. 
Lobbecke.    —    Collezione    del    Signor    Arthur    Lobbecke    in 

Braunschweig. 
M.  Br.   —   Collezione  del  Briti.sh   Museum  in  Londra. 
Milano.   —   Regio  Gabinetto  numismatico  di  Milano. 
Monaco.   —   Konigl.  Miìnz-und-Medaillen-Kabinet. 
Nervcgna.   —   Collezione  del  Signor  Giuseppe    Nervegna  in 

Brindisi. 
Napoli.  —  Medagliere  del  Museo  Nazionale. 
Palermo.   —   Medagliere  del  Museo  Nazionale. 
Parigi.    —   Gabinetto    Numismatico    annesso  alla    Biblioteca 

Nazionale. 
Santangelo.   —   Medagliere  dell'  ex  Ministro  Santangelo,  ora 

nel  Museo  Nazionale  di  Napoli. 
Siracusa.   —   Regio  Museo  Nazionale. 

Strozzi.   —  Collezione  del  March.  Carlo    Strozzi  in  Firenze. 
Tèrmini.   —   Museo. 

Vienna.   —   I.  R.  Gabinetto  numismatico. 
Walcher.   —   Collezione  del  cav.  Leopold  Walcher  von  Mol- 

thein  in  Vienna. 
Weber.   —   Collezione  del  Signor  Hermann   Weber  M.  D.  in 

Londra. 


'4 


ETTORE    G  A  URICI 


TOPOGRAFIA     DI     IMERA 
E    ORIGINE    DEL    NOME. 

La  ricerca  della  fondazione  e  del  sito  di  Imera 
subì  diverse  vicende,  e  se  oggidì,  per  gli  scavi  prati- 
cati sul  luogo  ([)  la  posizione  topografica  di  essa  è 
tra  le  più  note  delle  città  di  Sicilia  (2>,  è  ancora  però 
incerta  la  primitiva  sua  storia. 

L'incertezza  regna  anche  sul  nome  che  sfugge 
ad  ogni  ricerca  e  si  perde  nel  buio  di  un'epoca 
preistorica,  circa  la  quale  i  più  autorevoli  scrittori 
antichi  di  storia  siciliana  non  seppero  dare  esatte 
notizie.  Nel  trattare  di  questo  argomento  mi  fermerò 
principalmente  su  due  punti  :  a)  i  Greci  che  vennero 
a  colonizzare  la  parte  della  costa  nord  della  Sicilia, 
che  è  a  sinistra  del  fiume  Imera,  furono  i  primi  ad 
abitarla  o  prima  di  essi  vi  erano  i  Fenici  e  i  Siculi? 
b)  donde  ne  venne  il  nome  alla  loro  città?  F  da  consi- 
derarsi esso  come  la  traduzione  greca  di  una  parola 
del  linguaggio  dei  Siculi  o  è  invece  una  storpiatura, 


(i)  Bullelt.  della  Commiss,  d'an/ic/i.  e  belle  arti,  1864,  ri.  2,  p.  5. 

(2)  Il  Fazello  ne  fissa  giustamente  la  situazione  ad  ovest  del 
Fiume  Grande,  l'antico  Imera  settentrionale;  ma  il  Cluverio  deviò  dal 
retto  sentiero  e  con  lui  errarono  il  Parthey  e  i  cartografi  moderni, 
cosicché  nel  più  gran  numero  degli  atlanti  dell'  orbe  antico ,  anche  in 
quello  di  Kiepert,  Imera  è  segnata  dalla  parte  sinistra  del  fiume  di  Ter- 
mini, cioè  fra  Soloeis  e  Thermae.  Ma  essa  invece  trovavasi  ad  occi- 
dente del  Fiume  Grande  che  imbocca  nel  mare  a  Bonfornello.  Che  esso 
sia  identico  all'Imera  settentrionale  ,  ce  lu  provano  gli  avanzi  d!  antica 
città  ivi  rinvenuti,  che  non  possono  appartenere  se  non  alla  città  di  Imera; 
la  quale  opinione  è  avvalorata  anche  dalla  tradizione  locale.  I  contadini 
ancor  oggidì  chiamano  l'altipiano  ad  occidente  del  fiume,  piano  a" Imera. 
—  Cfr.  O.  Hartwig  ,  Cenni  topografici  intorno  ad  Imera  in  Bull,  di 
corr.  ardi.  Anno  1864,  p.  15. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA 


senza  significato,  di  un  vocabolo  del  dialetto  di  quel 
popolo  ivi  stanziato  prima  che  giungessero  i  Greci? 

Riguardo  al  primo  quesito  merita  di  essere  con- 
siderata l'opinione  dell'Ugdulena  (3).  Il  dotto  orienta- 
lista suppose  che  l'ampia  pianura  dove  sorse  la  città 
di  Imera,  "  tra  campi  fertilissimi  ed  in  sito  assai  co- 
"  modo  da  poter  signoreggiare  la  costa  settentrionale 
"  dell'isola  e  il  mare  che  la  divide  dal  continente 
"  italiano,  fosse  già  abitata  innanzi  che  i  Greci  venis- 
"  sero  a  porvi  la  stanza  in  quei  tempi  che  i  Fenici, 
"  venuti  di  Cartagine  e  fors'anco  dall'Asia,  abitavano 
"  intorno  a  tutta  la  Sicilia,  come  dice  Tucidide....  „. 

Egli,  che  scriveva  in  un  tempo  in  cui  la  scienza 
numismatica  non  aveva  ancora  fatto  grandi  progressi, 
attribuiva  ad  Imera  un  gran  numero  di  monete  d'ar- 
gento e  rame,  di  diversi  tipi,  con  leggenda  fenicia, 
ed  era  quindi  necessariamente  indotto  ad  ammettere 
un'antichissima  cultura  fenicia,  in  quella  città.  Ma  la 
sua  ipotesi  non  è  confortata  da  alcun  riscontro  negli 
scrittori  antichi,  i  quali  affermano  concordemente  il 
contrario.  Il  più  autorevole  fra  questi,  Tucidide  (4), 
narra  che  Euclide,  Simo  e  Sacone  partitisi  di  Zancle 
fondarono  Imera,  e  con  essi  abitarono  in  quella  città 
Calcidesi  in  gran  numero  e  degli  esuli  siracusani 
detti  Milctidi;  ed  altrove  (5)  ytvr,  àv  toìtùj  ™  ^hv.  t?,; 
1:azm7.;  'lì/./.à;  -ó).i;.  E  greca  bi  mantenne  questa  città 
per  tutto  il  tempo  della  sua  breve  esistenza,  fedele 
alle  istituzioni  della  patria  comune  ed  antagonista 
fiera  dei  fenici,  dai    quali  era  circondata. 

Un    altro    punto    oscuro,    ma    che    si    presenta 


131  Gregorio  Ugdulena  ,  Sulle  monete  punico-sicule.  Palermo,  1857. 
Questa  monografia  trovasi  negli  Atti  deli' Accademia  di  Lettere  e  Scienze 
di  Palermo,  voi.  Ili,  1859. 

(4)  VI,  5. 

(5)  VI,  62. 


LO  ETTORE    GABRICI 


meglio  ad  essere  chiarito  è  la  quistione  del  nome. 
Varie  ipotesi  sono  state  latte,  però  nessuna  fu  mai 
sostenuta  e  dimostrata,  nò  si  ebbe  tanti  seguaci, 
come  quella  dell'Ugdulena.  Questi,  che  considerava 
il  territorio  di  Imera  come  sede  di  un'antichissima 
colonia  fenicia,  rivendicò,  com'ei  dice,  a  questa  città 
una  serie  di  monete  con  leggenda  punica  che  egli 
col  Gcsenius  *6'  legge  per  ìa,  u  isola  „.  Ma,  mentre 
questi  le  attribuisce  a  Siracusa  e  propriamente  al- 
l'isola di  Ortigia,  e  il  De  Luynes  le  considera  come 
monete  della  Sicilia  in  genere  (7)7  egli  interpreta 
quell'  ìa  in  altro  modo.  "  Io  non  dubito,  egli  dice, 
"  che  quella  voce  (ìa)  non  sia  qui  un  nome  proprio, 
"  essendo  frequentissimi  in  tutte  le  lingue  gli  esempi 
"  di  nomi  appellativi  passati  in  propri:  ed  avviso  che, 
"  dovendo  il  fenicio  ìa,  non  altrimenti  che  l'ebraico  i 
"  e  l'indiano  dsib  significare  non  solo  le  isole  propria- 
"  mente  dette,  ma  oziando  le  coste  del  mare,  ed  in 
"  generale  la  terra  abitabile,  in  quanto  ella  s'oppone 
"  ai  fiumi  ed  al  mare  (vedi  Gesenius,  Thcsaitr.  liiig. 
"  hebr.,  p.  88)  potè  ben  dai  Fenici  o  Peni  che  primi 
"  si  stanziarono  in  Sicilia,  appellarsi  la  una  città  edi- 
"  ficata  su  la  costa  del  mare:  siccome  ancora  in  greco 
"  1'  antico  vocabolo  7'.%,  terra  ,  derivato  senza  fallo 
"  dalla  nostra  voce  fenicia  pronunziata  in  modo  da 
"  rendere  più  sensibile  il  primo  elemento  vocale,  fu 
"  altresì  il  nome  proprio  della  patria  di  Medea  su 
"  le  rive  del  Fasi  o  dell'  isola  abitata  da  Circe  nel 
"  Mediterraneo  „  <8).  Questa  è  l'ipotesi  dell'Ugdulena 
accolta  con  entusiasmo  ai  suoi  tempi.  E  tanto  più 
grande  appariva  questa  scoverta  a   lui  e  ai  suoi  se- 


(6)  Gugl.    Gesenius,    Scripturae  lingiiacque  pìiocniciat    monumenta 
quotquot  supersuid,   1837. 

(7)  Bullett.  ardi,  nap.,  I,  p.  171,  1853. 

(8)  Op.  e,  p.  32-33. 


IDROGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELI.  ANTICA    IMERA  17 

guaci  *9),  in  quanto  essa  trovava  ,  casualmente,  una 
conferma  in  alcune  monete  imeresi  con  la  leggenda 
IATON,  che  essi  pigliavano  per  genitivo  plurale  del- 
l'aggettivo derivato  da  ia,  e  traducevano  "  dei  citta- 
dini d>  la  „ . 

L'Eckhel  dà  come  certa  la  etimologia  di  r^.iox. 
Colla  scorta  delle  primitive  dramme  di  quella  città, 
le  quali  dall'una  delle  tacce  mostrano  il  gallo,  stimo 
che  questo  animale,  che  ha  stretta  relazione  col 
nascer  del  giorno  e  colla  luce  ,IO>  fosse  l'arma  par- 
lante di  Imera  (f.yi?*). 

E  siccome  a  tale  etimologia  ostava  ia  grafia 
delle  due  parole  (l'ima  coli'-,  l'altra  collV,  egli  citò,  a 
testimonianza,  un  passo  di  Platone  il  (piale  dice  che 
la  forma  antichissima  della  parola  ;,y.f;z  tu  iy.Lv.  ". 
Ma  oramai  si  può  affermare,  dopo  le  ricerche  di 
Francesco  D'Ovidio,  che  quelle  parole  del  Cratilo 
non  hanno  nessuna  importanza  storica    I::  . 

Il  Mommsen  suppose  che  le  lettere  vvv  segnate- 
talvolta,  com'ei  dice,  sulle  più  antiche  monete  d'Imcra, 
fossero    le    iniziali    dell'antico    nome    della    città,    il 


9)  Fra  questi  ricorderemo  il  Salinas ,  allora  giovanissimo,  che 
scrisse:  Appendice  alla  mem  ria  sulle  Monete  punico-sicide  ilei/'.  III.  Gre- 
gorio Ugditlena.  Palermo.  1858:  Lettre  a  Mr.  le  Prof.  Crear,  l'gd.  sur 
deux  pi'eces  d'argent  portant  le  noni  F/ienicieu  et  ìes  tvpes  de  /.anele  et 
d' Agrigento.  (Estr.  dalla   Reme  Xitntisiir.,   N.   S.   Anno   I.\,   iS5.|  . 

10    Ateneo  chiama   il  gallo  Y,;i.;;,ófu.vo-.    --    I'i.in.  ,  X,  21    "   dien 
venientem  nunciat  cantu  „.   Per    più  ampie-    notizie    vedi    Mjnfkvini  ,  in 
Bull.  arch.  nap.,   18=;  1. 

i]      Plat.   Crat.,  31  :   :':  ;isv  :/'./'i:;i:  -.-,:  \\1Ay1;   7  tv  -^  iAw  =x«/o'jv,   ■>'■ 

(12  F.  D'Ovidio,  Di  un  luogo  di  Platone  addo/lo  a  prova  dell'oidi- 
citila  delC itacismo ,  in  Atti  dell'  Acc.  di  Se.  ni.  e  p. ,  1890,  p.  221-237.  " 
D'Ovidio  esamina  con  magistrale  competenza  tutto  il  brano  di  Plat., 
nel  quale  il  fdosofo  cita  l'esempio  di  sjiYjja,  e  sopra  varie  prove  l'onda 
la  sua  congettura  assai  felice  ed  ingegnosa,  che  la  Torma  arcaica  '.\i.io-i 
addotta  da  Platone  come  la  più  antica  di  questa  parola  ,  sia  uno  do- 
gi' "  ingenui  e  maliziosi  parti  della  sua  fantasia  „. 


]8  ETTORE    GABR1CI 


quale  potrebbe  essere  connesso  agli  antichi  Hylli  o 
1  Iylles  conosciuti  per  mezzo  delle  tradizioni  greche  '3  . 

Lo  scrittore  moderno  più  competente  in  fatto 
di  storia  della  Sicilia,  Adolfo  Holm,  considerata  la 
difficoltà  di  spiegare  l'etimologia  di  questo  nome,  dice 
che  circa  la  possibile  derivazione  del  nome  Imera  dalle 
lingue  semitiche,  non  si  può  nulla  definire  l.'4';  le 
derivazioni  dalla  lingua  greca,  come  a  dire  quella 
da  r.y.tpz,  etimologia  la  quale  sembra  accennata  dal 
gallo  impresso  sulle  monete  di  questa  città,  ovvero 
quella  da  'F?0',  la  quale  si  adatterebbe  specialmente 
alla  bella  veduta  che  si  apre  dal  sito  d'Imera  al  di 
là  della  costa  verso  est  ed  ovest,  dentro  del  territorio, 
fino  alle  montagne  coverte  di  neve  buona  parte  del- 
l'anno, non  possono  essere  accettate  con  sicurezza  (x5). 

Il  Freeman  conserva  la  stessa  imparzialità;  anzi, 
più  recisamente  dell'Holm,  rigetta  l'ipotesi  di  una 
possibile  derivazione  da  i^spo;  o  da  ■hj.izx.  Le  probabi- 
lità, soggiunge,  sono  che  il  vero  nome  sia  Sicano  (l6\ 

Con  queste  parole  il  Freeman  apertamente  ri- 
nunzia a  qualunque  ricerca  del  nome.  Ma  per  altro 
è  merito  suo  aver  somministrato  alcuni  dati  scien- 
tifici, importanti  per  chi  voglia  trattare  completamente 
la  questione  del  sito  di  questa  città  greca.  L'antichità 
stessa,  a  quel  che  pare,  non  aveva  un'idea  esatta 
del  sito  d'Imera  e  lo  confondeva  col  territorio  dove 
più  tardi  i  Cartaginesi  fondarono  Thermae.  Gli  antichi 
scrittori  ricordano  accanto  alla  città  le  ferme  famose 
che  stavano  a  parecchie  miglia  di  distanza  da  essa 
e  che  non    entrarono  certamente    nel  suo    perimetro 


(13)  Mommsen,  Gesch.  (fes  Róm.  Munzwcsens,  p.  91.  —  Giova  osser- 
vare che  questa  leggenda  non  si  trova  ,  nel  modo  come  la  riferisce  il 
Mommsen,  su  nessuna  delle  tante  monete  d'Imera  da  me  esaminate. 

(14)  Geschichte  Siciliais  im  Alteri.,  I  p.  95. 

(15)  I,  p.  136. 

(16)  ìlistory  of  Sicily,  I,  Addit.  and  correct.,  p.  xxxiii. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    [MERA  IQ 


neppure  nei  tempi  di  maggior  fiore  (r7).  La  natura  di 
quelle  acque  salutari,  che  richiamavano  l'attenzione 
dei  Greci  di  Sicilia,  e  l'estensione  che  ebbe  l'elemento 
fenicio  in  origine  sulla  costa  nord  dell'isola,  inducono 
ad  ammettere  che  i  Fenici  non  si  siano  lasciati  sfug- 
gire quei  bagni  caldi,  non  lontani  dai  loro  principali 
stabilimenti  di  Palermo  e  Solunto.  Ed  inoltre  baste- 
rebbe ricordare  la  leggenda  che  attribuisce  lo  scatu- 
rire di  quelle  acque  termali  al  passaggio  di  Ercole 
per  quei  luoghi  ;  nella  quale  leggenda,  che  si  ripete 
per  le  terme  di  Egesta  e  per  la  sorgente  di  Kyane 
in  Siracusa,  potremmo  ravvisare  il  dio  semitico  che 
fa  conquiste  nei  paesi  dell'occidente  (l8(.  Ma  col  tempo 
la  leggenda  venne  trasformata  ed  accresciuta  dell'  in- 
tervento di  Minerva  e  delle  Ninfe  <:9».  Quest'amplia- 
mento fu  possibile  solo  quando  i  Greci  cominciarono 
ad  avere  il  sopravvento  neh'  isola  e  i  Fenici  si  ritras- 
sero nell'estremo  occidente  di  essa,  fino  a  ridursi 
entro  le  città  di  Panormo,  Motye  e  Solunto.  Così  si 
spiegano  più  agevolmente  due  punti  un  pò  oscuri: 
l'avanzarsi  di  molto  dei  Calcidesi  di  Zancle  nel  fondare 
la  colonia;  la  spedizione  dei  Cartaginesi  contro  Imera 
nel  480.  Difatti  ai  Greci  esploratori  dovevano  far 
gola  quei  bagni,  sui  quali  avevano  fissato  gli  occhi 
più  che  mai  nella  ritirata  dei  Fenici  verso  ovest,  che 
non  avevano  certamente  rinunciato  a  quel  possedi- 
mento. E  P  astio  dei  Cartaginesi  contro  Imera,  che 
fu  due  volte  assediata  e  poi  distrutta  (409  a  C.)  fino 
alle  fondamenta,  aveva  avuto  forse  origine  dalle  con- 
tinue guerriciole  che  gl'Imeresi  sostennero  coi  Fenici, 
prima  di  occupare  interamente  quei  bagni,  cioè  prima 


(17)  Aeschyl.,  Fr.  Glauc.  —  Dio».  Sic,  IV,  23;  V,  3.  —  Pind.,  Pytii., 
I,  p.  152. 

(18)  Holm.,  O.  e,  I,  p.  47 .   —  Freeman,  O.  c,  I,  p.  182. 

(19)  Dio».,  IV,  23;  V,  3. 


ETTORE    GAHRIC1 


del  V  secolo  a.  C.  E  d'altra  parte  la  costruzione  di 
una  nuova  città  fatta  dai  Cartaginesi  sul  sito  delle 
antiche  terme  {-0),  è  un  atto  di  rivendicazione  di  un 
suolo  considerato  fenicio ,  dopo  la  distruzione  di 
quella  che  lo  aveva  loro  sottratto. 

A  questi  motivi  altri  se  ne  aggiunsero  che  fecero 
determinare  i  nuovi  coloni  ad  avanzarsi  fino  alla 
solitaria  Imera.  Secondo  la  narrazione  di  Tucidide  (2I>, 
i  fondatori  di  essa  erano  abitanti  della  metropoli 
Zancle,  la  Calcide  euboica,  e  i  loro  compagni  erano 
in  gran  parte  Calcidesi.  Ma  un  altro  elemento  era 
misto  ad  essi;  la  lotta  civile  era  già  scoppiata  in 
Siracusa,  e  sembra  che  un'intera  gens  stesse  in  esilio. 
Cotesti  dorici  senza  tetto  si  unirono  ai  Calcidesi  di 
Zancle  nella  nuova  stazione. 

Secondo  Strabone  (22),  i  coloni  di  Imera  sareb- 
bero Zanclei  di  Myle.  È  possibile  dunque  che  i  Sira- 
cusani esiliati  fossero  i  primi  a  fermarsi  in  Myle, 
sotto  la  protezione  di  Zancle,  che  dessero  al  luogo 
l'eponimo  della  stessa  razza,  che  fossero  i  promotori 
e  partecipassero  alla  nuova  colonia  di  Imera ,  ove 
non  sarebbero  più  esuli  protetti,  ma  cittadini  di  un 
centro  nuovo  ed  indipendente  *23». 

Aggiungcvasi  a  tutto  questo  la  posizione  spe- 
ciale del  luogo,  atto  a  far  prosperare  una  colonia 
greca,  e  di  tal  natura  che  ai  nuovi  coloni  offriva  un 
luogo  di  ancoraggio  alla  foce  del  fiume  e  un  altipiano 
fortificato  naturalmente  quasi  d'ognintorno,  separato 
dal  mare  per  una  pianura  larga  non  più  d'un  miglio  *24*. 


(20)  Accenno  alla  fondazione  di  Thermae,  fatta  per  opera  dei  Car- 
taginesi dopo  la  distruzione  d'Imera  nel  407  a.  C. 

(21)  V.  nota  4. 

(22)  Strals.,   VI,  272. 

23    Freeman,  Op.  e,  1,  p.  411  e  seg. 

(24)  Francesco    di  Giovanni    pubblicò  una    diecina  di  anni  addietro 
una  sua  memoria  intitolata  La  topografia  dell'antica  Imera,  nella  quale 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    [MERA  2[ 

Questo  particolare  non  resta  senza  la  sua  im- 
portanza. Il  littorale  superiore  della  Sicilia,  in  para- 
gone dell'orientale  è  impraticabile  :  la  costa  scende 
quasi  sempre  ripida  e  l'aria  in  estate  è  malsana  <25l 
La  collina  di  Imera  è  invece  ricca  di  vegetazione, 
e  accanto  le'  scorre  un  fiume  che  rade  volte  nell'  e- 
state  perde  interamente  le  sue  acque.  E  come  tale 
sito  non  doveva  adescare  gli  esuli  siracusani  e  gli 
zanclei  a  fermarsi  ivi,  pensando  alla  prosperità  della 
loro  patria  futura?  Se  trovassero  resistenza  da  parte 
dei  Siculi  che  vi  abitavano,  a  noi  non  è  dato  sapere; 
ma  è  lecito  supporre  che  quel  sito  cosi  difeso  da 
natura,  fornito  in  abbondanza  di  prodotti  della  terra 
e  di  acqua  |26\  non  fosse  disabitato  innanzi  l'arrivo  dei 
Greci.  E  gli  abitanti  non  potevano  essere  altri  che  i 
Siculi. 

Della  loro  religione  possiamo  dire  di  essere 
quasi  ignari,  ma  è  certo  che  ebbero  una  tendenza  a 
divinizzare  i  fiumi  e  le  fonti  <27).  La  numismatica  ci 
offre  numerosi  esempi   in  proposito.  Ad  Egesta  erano 


e ->n  varii  argomenti  combatte  l'opinione  comune,  che  la  città  t'osse  collo- 
cata sull'altipiano  della  collina,  allegando  che  lo  spazio  di  esso  era  troppo 
angusto  per  contenere  60000  abitanti  nel  periodo  in  cui  era  fiore  (secondo 
i  calcoli  dcll'Holin,  II,  p.  83,  4231.  e  traendo  altre  prove  degli  assedi  ai 
quali  fu  sottoposta  nel  480  e  nel  409.  E  conchiudc  che  Imera  si  stendesse 
sulla  pianura  che  è  tra  il  colle  e  il  mare.  II  suo  lavoro  è  fondato  sopra 
ipotesi;  nessuna  prova  diretta,  tranne  le  rovine  del  tempio  di  Bonfornello 
e  qualche  avanzo  di  altra  costruzione  sul  dorso  della  collina.  Ma  la  cosa 
è  facile  a  comprendersi,  quando  si  ammette  che  la  città  fosse  costruita 
in  origine  sull'altipiano  della  collina.  Dopo  la  vittoria  del  480  dovette 
crescere  il  numero  degli  abitanti,  in  guisa  che  Cicerone  la  chiamò 
oppidum  in  primis  Siciliae  claritm  et  ornatum  I  Verr.,  Act.  II,  L.  II,  e.  35) 
e  allora  dovettero  essere  costruite  delle  case  appiè  della  collina,  che 
col  tempo  formarono  forse  una  borgata.  Di  certo  gli  avanzi  di  costruzioni 
esistenti  nel  piano  della  collina  sono  una  prova  diretta  che  la  città 
propriamente  detta  doveva  sorgere  ivi. 

125    Curtius,  Stor.  gr.,  p.  488. 

(26)  Freeman,  I,  p.  414. 

^7      I  [OLM,    I,    p.    I77. 


ETTORE    (iAliRKT 


venerati  il  Porpax  e  il  Telmisso  (28',  in  Assoro  il 
Chrysa  (29),  e  altri  fiumi  locali  avevano  onori  divini 
in  Alonzio,  (3°)  Agyrio  '31)  ed  Entella  (32).  I  Greci  che 
vennero  nell'isola  aggiunsero  ai  loro  culti  anche 
questi,  propri  degl'  indigeni  ;  perciò  la  loro  religione 
dette  un  grande  sviluppo  alle  divinità  fluviali  (33). 

Se  dunque  vediamo  che  fiumicclli  di  piccolo 
corso  furono  divinizzati  dai  Siculi,  con  ragione  dob- 
biamo ammettere  che  il  fiume  Imera,  tanto  grande  e 
noto  nell'antichità,  avesse  un  culto  e  un  nome  presso 
quelle  popolazioni  sicule  che  si  stabilirono  neh'  alti- 
piano occupato  poi  dai  coloni  greci  :  culto  e  nome 
che  furono  a  questi  trasmessi. 

Gli  antichi  sono  d'accordo  nell'affermare  che  la 
città  d'Imera  ebbe  il  suo  nome  dal  fiume  (34)  e  Ste- 
fano Bizantino  enumera  varie  altre  città  che  ebbero 
una  derivazione  simile;  come  ad  esempio  Siracusa, 
Gela,  Selinunte,  Erice,  Camarina;  soggiunge  poi  che 
riscontrasi  lo  stesso  anche  in  Italia  (35).  Da  un  esame 
accurato  dei  nomi  di  città  che  trassero  origine  dai 
rispettivi  fiumi  o  fonti    risulta  che    nell'Italia  e  nella 


xaxa  xaì  tòv  Kp'.j-usòv 
xal  tòv  'iy/.|uaaóv  sv  àvòpdiv  eTSsittjxtùct  „.  Egesta  era  città  capitale  degli 
Elimi,  popolazione  che,  per  concorde  testimonianza  degli  antichi ,  era 
affine  alle  stirpi  marinare  dell'Asia  Minore  (Curt.,  St.  g>\,  I,  p.  465). 

(29)  Holm.,  I,  p.  28;  Beleg.  ti.  Erlàut.,  p.  374.  —  Freeman,  I,  p.  154. 

—  Head,  H.  N.,  p.  11.  —  Salinas,  Le  monete  delle  antiche  città  di  Si- 
cilia, Tav.  XVI,  n.  12. 

(30)  Head,  H.  N.,  p.  in. 

(31)  Sulle  monete  è  rappresentato  il  fiume  ria/.ayxaT';;.  li.  N.,  p,  109. 

—  Salinas,  Op.  e.  n.  376,  377,  Tav.  XV,  n.  3  bis. 

(32)  Era  quivi  venerato  il  fiume  Hypsas.  H.  N.,  p.  119. 

(33)  Holm.,  I,  p.  177. 

(34)  Vib.  Seq.,  ediz.  Orbelinus,  17,  p.  11   (1778). 

(35)  StEPH.   Bvz.,  S.  V.  Axpàyavts;  "  tfr -•    yap   As'jp'.;   ',xi   ai   -Xe;3Tà'. 

Tùiv  S'.xsXojv  itóXstuv  èy.  xùiv  iiOTa[j.<ì)v  òvouàfovtsi  Sopaxscòca;.  PsÀ.iv  Jjiépav, 
-sX'.voùvxa  xal  $oivtxoòvta  v.al  'EpóxYjv  xal  Kàjuxov,  'AXoxév  tt  xai  Hspu.òv 
Y.a\   Ka|i   pìvav  ojc  xal   sv   'JtaXia. 


TOPOGRAFIA    E    MUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  23 

Sicilia  questo  trapasso  fu  frequente  più  che  negli 
altri  paesi  del  mondo  antico  (36);  e  dalle  testimonianze 
degli  scrittori  si  deduce  che  quasi  sempre  l'appella- 
tivo passò  dal  fiume  alla  città,  e  non  viceversa.  Ciò 
è  naturale,  perchè  le  acque  correnti  e  in  ispecial  modo 
le  fonti  che  misteriosamente  emergono  dal  seno  della 
terra,  furono  oggetto  di  osservazione  pei  popoli  pri- 
mitivi in  età  preistorica  e  ne  eccitarono  la  fantasia, 
come  esseri  soprannaturali,  e  furono  venerate  con 
templi,  culti,  immagini,  nomi.  La  etimologia  di  questi 
a  noi  non  è  dato  ricercarla,  ma  l'osservazione  mi  ha 
fatto  notare  che  più  sono  antichi  questi  nomi,  e  più 
facilmente  si  prestano  ad  una  ricerca  della  loro  deri- 
vazione. Alcuni  trassero  origine  da  qualità  speciali 
delle  acque,  come  l'Hebrus,  l'Anabaenon  (37),  altri 
dalla  natura  dei  luoghi  che  attraversavano,  come  il 
Phasis,  il  Tigris  (38),  l'Acragas  w,  o  da  altre  circo- 
stanze che  qui  non  possiamo  ricordare  per  amor  di 
brevità  (4°).  Vero  è  che  di  queste  etimologie  date 
dagli  antichi  è  lecito  dubitare;  ma  valgono  almeno 
a  farci  congetturare  che  molti  fiumi  ripetono  il  loro 
nome  da  qualità  proprie  di  ciascuno  (41). 


(36)  Per  l'Italia  abbiamo  i  seguenti  esempi:  Aào;.  Her.,  VI,  21  ; 
Diod.,  XIV,  101  ;  Stkah.,  VI,  253.  —  'Apiiuvov.  Strail,  V,  210-240;  i'mi.., 
3,  1,  22;  Si.  B.  —  U'jìo'i-.  SiR.xii.,  VI,  253;  I'lin.,  3,  5,   io;  Mel.  ,  2,    j. 

—  Espi;.  Arciiil.,  ap.  Ath.,  12,  523  d.  ;  Et.  M. ,  s.  v.  ;  Strab.,  VI,  264; 
Plut.,  Pyrrh.,  76;  Si.,  B.  ;  Pi. in.,  3,  11,  15;  Flor.  ,  I,  18.  —  lujiap:;. 
Straii.,  VI,  262,  263;  Vili,  386;  Si.  B.  ;  I'lin.,  3,    11,  15;  Ture,   VII,  35. 

—  So'ipisi.  E.  Curtius,  Lber  (Jurlìen  inni  Briiiineiiinscliriften,  p.  28.  — 
ri'.saùpov..  Pli.n.,  3,   14,   19. 

Per  la  Sicilia:  "K/.cupo;  Pini».,  A'.,  9,  96  ;  Her.,  VII,  154;  IIesych;    Si. 
—  Pf/.cj.  ilsXivoO;,  'Epix-r,,  K'/u/.v.i:.    \\'vx'iy:fi.,  v.  Si.  B.  s.  v.    'Axp'i-favxs;. 
Per  le  altre  parti  del  mondo,  v.  l'in.,  De  Fluv.  ;  Viu.  Seq.,  De  Flum. 
137)  Plut.,  De  Fluv. 
'38    Ibid. 

(39)  Steimi.,  Byz.  s.  v.  'Axpi-favtsi. 
jo    Come  l'Arar  e  il  Sagaris.  Plut,  De  Fluv. 

(i     Però  non  sempre    l'appellativo    originario  resto    inalterato;   il 
più  delle  volte  fu  interamente  mutato,  ed  è  notevole  che  questo  secondo 


24         E.    GABRIO  -  TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELI.  ANTICA    IMERA 


Se  così  è,  anche  rimerà  settentrionale,  attesa  la 
tendenza  dei  Siculi  a  venerare  i  fiumi,  dovette  avere 
presso  quel  popolo  un  nome,  il  quale  poteva  facil- 
mente esser  derivato  dalla  sua  posizione  appiè  d'  una 
collina  e  in  mezzo  ad  una  pianura  fecondata  da  esso; 
sempre  ricco  di  acqua,  anche  nei  mesi  estivi. 

Ed  essendo  i  Siculi  una  popolazione  agricola, 
dedita  alla  pastorizia  fin  da  quando  abitava  nella 
nostra  penisola  <42\  è  probabile  che  quella  parte  di 
essi  stanziata  presso  il  fiume  Imera,  gli  desse  l'appel- 
lativo di  benigno,  benefico,  fecondatore,  che  passò  poi 
a  significare  il  fiume  stesso.  Siccome  ignorasi  la  lingua 
loro,  non  conosciamo  la  forma  di  questo  vocabolo, 
ma  si  può  ritenere  che  dovesse  accostarsi  di  molto 
al  greco  <p,spo{  per  suono  e  per  significato.  Il  passaggio 
poi  di  questo  nome  dal  fiume  alla  città  è  cosa  che 
non  ha  bisogno  di  commento. 

{•'     •»"(>),  Ettore  Cabrici. 


e  quello  di  qualche  eroe  o  personaggio  storico  che  vi  morì  o  lo  attra- 
versò, (Plut.,  De  Fluv.  passim)  laddove  il  più  antico  ha  un'origine  na- 
turalistica. In  tal  caso  ò  vana  ogni  nostra  ricerca  etimologica.  A  giudi- 
care dagli  esempi  che  abbiamo,  sembra  clic  il  passaggio  dell'appellativo 
del  fiume  alla  città  sia  avvenuto,  com'era  naturale,  col  nome  più  antico, 
Gela,  secondo  Io  Schubring  (R/icin.  Mus.,  XXVIII ,  p.  81  seg.)  fu  così 
chiamata  dal  fiume  omonimo  che  in  lingua  degli  Opìci  e  dei  Siculi  si- 
gnificava brina  (Steph.  Byz.  s.  v.  Pé).»;)  Selinunte,  la  città  del  Selino, 
ebbe  nome  dal  fiume  vicino  che  anche  così  chiamavasi.  Questi  nomi  di 
fiumi  sono  antichissimi,  non  andarono  mai  soggetti  ad  alterazioni ,  e 
però  gli  antichi  ne  conoscevano  1'  origine  trasmessa  col  nome  proprio, 
e  i  moderni  filologi  possono ,  con  qualche  probabilità ,  stabilire  dei 
confronti. 

('42)  Holm.,  I,  p.  63. 


APPUNTI 

DI 

NUMISMATICA    ROMANA 


XXXI. 
M  A  S  S  I  M  I  A N O    T I R A NNO 

(ANNI    200    A    225    CIRCA    I).    C.). 

"  Cameade!...  Chi  era  costui?  ruminava  frase 
"  Don  Abbondio  ,  seduto  nel  suo  seggiolone  ,  in 
"  una  stanza  al  piano  di  sopra,  con  un  libricciuolo 
"   aperto  dinnanzi....    „   ('). 

I  miei  buoni  amici,  aprendo  la  Rivista,  potranno 
dire  egualmente  :  "  Massimiano  tiranno  !...  Chi  era 
costui  ?   „. 

Ed  io  pure,  osservando  un'ignota  monetina,  mi 
sono  fatto  per  lungo  tempo  l'identica  dimanda,  alla 
quale  non  posso  rispondere  se  non  mostrando  la  mo- 
neta stessa  riprodotta  alla  Tav.  1  in  doppio  esemplare, 
(n.  1  e  2),  e  dimandando  a  mia  volta  :  tìvo;  -i,  zm»  zlzr, 

X.5CÌ  7,   e  tu  y  sa  or,  ; 

La  moneta  è  molto  semplice  : 

X?  -  IMP  MÀXIMIÀNVS  P  F  AVG-  Testa  nuda  e  scono- 
sciuta, a  destra. 

$  —  AEQVITAS  AVG  L'  Equità  a  destra  colle  bilancie 
e  un  lungo  scettro  o  un'asta. 

(1)  A.  Manzoni,  /  Promessi  Sposi,  Capitolo  Vili. 


20  FRANCESCO    G.NECCIII 


E  il  nome  di  Massimiano  non  è  certamente  ignoto 
nella  numismatica  romana.  E  anzi  doppiamente  cono- 
sciuto per  due  imperatori,  i  quali-  ambedue  ci  lascia- 
rono una  cos'i  abbondante  copia  di  loro  monete,  da 
poter  essere  riccamente  rappresentati  in  tutte  le  più 
umili  collezioni. 

Ma  se  il  nome,  che  leggesi  chiaramente  sulla  mo- 
neta è  noto,  ciò  non  basta  perchè  l'attribuzione,  che 
parrebbe  alla  prima  presentarsi  come  la  più  naturale, 
sia  la  giusta.  Altri  elementi,  che  pure  giova  consi- 
derare, all'infuori  del  nome,  si  oppongono  a  tale  at- 
tribuzione, e,  provando  invece  come  la  moneta  non 
possa  appartenere  ne  all'uno  né  all'altro  degli  impe- 
ratori che  portarono  il  nome  di  Massimiano,  ci  met- 
tono di  fronte  a  quel  nuovo  Massimiano,  che  per 
distinguerlo  dagli  altri  due  abbiamo  contraddistinto 
colla  qualifica  di  tiranno. 

Parrà  strano  che  un  nome  nuovo  possa  venire 
ancora  ad  arricchire  la  lunga  serie  dei  piccoli  usur- 
patori romani ,  dopo  tante  collezioni  che  sono  state 
compulsate  ,  dopo  tante  ricerche  e  tanti  studii  ;  ma 
il  fatto  è  tale,  e  credo  se  ne  convincerà  facilmente 
chi  avrà  la  bontà  di  seguirmi  in  questa  breve  ricerca. 

Incominciando  dalla  cronaca,  dirò  donde  e  come 
due  esemplari  diversi  di  una  moneta  cosi  strana  per- 
vennero alla  mia  collezione.  La  prima  (n.  i  della 
tavola)  mi  venne  proposta  dal  Reno  nell'aprile  dello 
scorso  anno,  da  quello  stesso  Sig.  Liickger,  che  mi 
aveva  procurato  altre  buone  monete  romane,  fra  cui 
il  medaglione  di  Caracalla  trovato  a  Colonia,  che  de- 
scrissi nel  fase.  II  della  Rivista,  1893.  Come  il  me- 
daglione di  Caracalla  ,  il  denaro  col  nome  di  Mas- 
simiano fu  trovato  a  Colonia  ,  e  precisamente  negli 
scavi  pel  canale  sulla  piazza  Apellhof,  alla  profon- 
dità di  circa  3  metri  e  mezzo.  Stava  in  una  piccola 
urna,  insieme  ad  una  fibula.    —    L' impronta  che  mi 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA 


veniva  trasmessa  in  semplice  stagnuola,  mi  arrivava 
assai  sciupata;  ma  pure  ancora  in  istato  da  lasciarmi 
vedere  che  il  ritratto  non  corrispondeva  a  quello  di 
Massimiano  Erculeo,  come  la  moneta  era  classificata, 
è  come  pareva  dovesse  indicare  la  leggenda;  meno 
ancora  poi  a  Galerio  Massimiano,  il  quale  poi  sarebbe 
escluso  anche  dal  titolo  d'Augusto,  che  figura  sul  de- 
naro. Sulle  prime  credetti  che  si  trattasse  di  una  falsi- 
ficazione; pure,  avendo  i  dati  precisi  sul  ritrovamento 
da  persona  degnissima  di  fede,  mi  feci  spedire  la 
moneta  ;  e  quando  1'  ebbi  ricevuta,  dovetti  persua- 
dermi che  si  trattava  di  un  pezzo  assai  curioso  e  in- 
teressante ,  ma  la  cui  autenticità  era  al  disopra  di 
ogni  sospetto. 

La  conservazione  ne  era  eccellente,  la  leggenda 
chiarissima  ;  pure  la  moneta  ,  sia  pel  tipo  della  fab- 
brica, sia  per  la  qualità  dell'argento,  sia  poi  special- 
mente per  l' effigie  rappresentata  ,  non  poteva  in 
nessun  modo  essere  attribuita  a  Massimiano   Erculeo. 

Ritenni  per  qualche  tempo  il  denaro  unico  e 
inedito  ;  ma  poi,  guardando,  per  non  so  quale  altra 
ragione,  il  volume  VI  della  seconda  edizione  del 
Cohen,  con  mia  sorpresa  lo  trovai  descritto  e  anche 
disegnato  ,  precisamente  al  n.  9  di  Massimiano  Er- 
culeo, dove  è  citato  un  simile  ma  non  identico  esem- 
plare appartenente  al  Sig.  Rolliti.  Scrissi  tosto  a  Pa- 
rigi e  non  mi  fu  difficile  avere  anche  quel  secondo 
esemplare  tav.  I,  n.  2,  il  quale,  appartenente  già  alla 
collezione  del  Barone  de  Witte ,  giaceva  da  molti 
anni  nei  cartoni  dei  Sigg.  Rollin  et  Feuardent,  senza 
che  avesse  destato  1'  interesse  di  nessun  raccogli- 
tore, forse  appunto  perchè  erroneamente  classificato. 

Questo  secondo  denaro  ,  di  autenticità  pure  in- 
discutibile ,  è  di  conservazione  assai  meno  buona  di 
quello  di  Colonia  e  da  qualche  depressione  o  man- 
canza di  metallo,  visibile  principalmente  al  rovescio,  lo 


28  FRANCESCO   GNECCHI 


si  direbbe  riconiato  su  altra  moneta,  come  è  il  caso 
per  esempio  delle  monete  di  Druantilla.  I  due  denari 
sono  prodotti  da  conii  differenti  ;  pure  ambedue 
hanno  il  medesimo  tipo  di  fabbrica  e  il  medesimo 
argento  ,  e  il  principe  rappresentato  si  vede  eviden- 
temente che  è  lo  stesso  nei  due  esemplari.  —  Il 
Sig.  Rollili,  avendo  sott'occhio  il  solo  esemplare  mal 
conservato  e  nel  quale  i  tratti  della  barba  erano 
quasi  completamente  scomparsi,  trovò  nel  ritratto, 
come  c'è  difatti,  una  grande  rassomiglianza  con  quello 
di  Costanzo  Gallo,  circostanza,  che  lo  indusse,  non 
potendo  attribuire  la  moneta  all'epoca  di  Massimiano 
Erculeo,  e,  non  osando  fare  un'ipotesi  più  arrischiata, 
a  supporre  che  essa  fosse  restituita  da  Costanzo 
Gallo.  Difatti  egli  accompagna  la  sua  descrizione 
colla  nota  seguente  :  "  Cette  médaille ,  dont  le  por- 
"  trait  est  cxactcmcnt  celili  de  Constance  Galle , 
"  parait  ótre  de  restitution  „. 

Ora  tale  ipotesi  mi  pare  assai  facilmente  impu- 
gnabile. Se  è  vero  che  il  ritratto  può  a  tutta  prima, 
nel  denaro  un  po'  consunto  di  Parigi ,  richiamare  i 
tratti  di  Costanzo  Gallo,  per  la  faccia  allungata,  per 
la  foggia  della  capigliatura,  e  per  la  mancanza  della 
barba;  tale  somiglianza  diminuisce  assai  e  si  può  dire 
che  sfugga  nell'esemplare  ben  conservato  di  Colonia, 
il  quale  ci  presenta  un  uomo  barbuto,  dell'apparente 
età  di  almeno  40  anni.  E  superfluo  l'accennare  come 
di  barba  non  vedasi  mai  traccia  sulle  monete  e  sui 
medaglioni  di  Costanzo  Gallo,  il  quale  è  sempre  rap- 
presentato imberbe  e  con  faccia  giovanile  da  cinque 
a  sei  lustri,  quale  egli  era  appunto. 

Ma,  data  pure  una  accidentale  somiglianza,  dav- 
vero io  non  vedrei  in  ciò  alcuna  ragione  per  venire 
alla  deduzione  di  una  moneta  di  restituzione.  Non 
s'è  mai  dato  il  caso  —  almeno  a  mia  conoscenza  — 
che  un  imperatore  restituisse  una  moneta  di  un  suo 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA 


predecessore,  ponendovi  il  proprio  ritratto  in  luogo 
di  quello  dell'imperatore  restituito,  cosa  che  del  resto 
parrebbe  anche  contradditoria.  E  poi,  delle  caratte- 
ristiche abbastanza  note  delle  monete  di  restituzione 
non  ne  troviamo  alcuna  in  questa  moneta  ;  ne  la 
leggenda  del  rovescio  che  vi  alluda,  né  il  tipo  della 
rappresentazione  che  vi  si  riferisca  ,  e  neppure  ab- 
biamo il  caso  dativo  nella  leggenda  del  diritto. 

Se  non  bastassero  poi  questi  argomenti,  ve  n'ha 
un  altro  ancora  più  grave  ,  per  cui  il  denaro  non 
può  attribuirsi  ah'  epoca  di  Costanzo  Gallo.  Non 
parlo  della  difficoltà  storica  di  spiegare  una  tale  re- 
stituzione isolata  d'un  principe  vissuto  alla  distanza 
di  oltre  sessant'  anni.  L'  argomento  è  per  così  dire 
tecnico  e  perciò  assai  più  stringente.  Il  tipo  della 
fabbrica  e  l'argento,  se  non  possono  attribuirsi  al- 
l'epoca di  Massimiano  Erculeo  tanto  meno  possono, 
per  le  medesime  ragioni,  attribuirsi  a  quella  di  Co- 
stanzo Gallo.  —  L'ipotesi  quindi  di  una  restituzione 
è  assolutamente  da  abbandonarsi,  come  priva  di  ogni 
fondamento. 

Ma  veniamo  ora  a  considerare  la  moneta  in  se 
stessa.  Che  il  ritratto  rassomigli  più  o  meno  a  quello 
di  Costanzo  Gallo  è  cosa  che  riesce  molto  indilie- 
rente  e  inconcludente  pel  caso  nostro.  Quello  invece 
che  ci  interessa  è  la  constatazione  che  esso  in  in  può 
in  alcun  modo  adattarsi  a  Massimiano  Erculeo,  come 
aveva  ben  avvertito  anche  il  Sig.  Rollili,  I  tratti  di 
Massimiano  Erculeo  sono  essenzialmente  differenti  e 
per  chi  non  li  avesse  abbastanza  bene  in  mente,  ho 
riprodotto  alcune  teste  di  quest'ultimo  nella  tavola, 
onde  stabilire  un  confronto. 

Oltre  alla  differenza  essenziale  delle  fisionomie 
si  noti  poi  anche  un  altro  particolare.  Tutte  le 
monete  di  Massimiano  Erculeo  in  oro  e  in  argento 
portano    la  testa     dell'imperatore     laureata.   Un  solo 


3° 


FRANCESCO    GNECCHI 


aureo  fa  eccezione ,  avendo  la  corona  radiata , 
qualche  altro  per  essere  adornato  dalla  pelle  del 
leone  alla  loggia  d' Ercole  ;  ma  nessuno  ha  la 
testa  nuda.  E  del  resto  tutte  coronate  sono  sempre 
le  teste  degli  Augusti  nei  tempi  che  lungamente  pre- 
cedono quelli  di  Massimiano,  come  nei  seguenti  fino 
a  Magnenzio.  I  soli  Cesari  sono  rappresentati  a  capo 
scoperto.  Il  nostro  denaro  contiene  quindi  in  se  stesso 
qualche  cosa  di  irregolare,  proprio  d'un  tiranno,  ma 
non  d'  un  autentico  imperatore  ;  e  noi  possiamo  fin 
d' ora  stabilire  che  esso  non  deve  in  nessun  modo 
attribuirsi  a  Massimiano    Erculeo. 

11  tipo  barbaro  della  moneta,  oltreché  dalla  fab- 
brica e  dalle  traccie  di  una  riconiazione,  visibili  in 
uno  degli  esemplari,  è  constatato  anche  da  un'altra 
considerazione,  che  emerge  dalla  rappresentazione  del 
rovescio.  L'Equità  è  rappresentata  da  una  figura 
femminile  colle  bilancie  e  un  lungo  scettro  o  se  si 
vuole  un'asta.  Ora  questa  rappresentazione  dell'Equità 
venne  introdotta  da  Galba  in  alcuni  suoi  bronzi  pre- 
cisamente con  questi  emblemi,  le  bilancie  e  lo  scettro 
o  l'asta;  cosi  venne  continuata  pure  nelle  monete  di 
bronzo  di  Vitellio,  Vespasiano,  Tito  e  Domiziano,  in 
alcuni  bronzi  e  in  un  denaro  d'Adriano  e  finalmente 
in  un  denaro  d'Antonino;  ma.  dopo  quest'epoca,  viene 
senza  eccezione  per  tutta  la  durata  dell'impero  ab- 
bandonato lo  scettro  ed  in  suo  luogo  adottata  la 
cornucopia,  introdotta  primieramente  da  Nerva.  Se 
noi  passiamo  tutte  le  monete  portanti  la  rappresen- 
tazione dell'Equità  da  Antonino  fino  a  Costantino 
vediamo  che  questa  è  invariabilmente  rappresentata 
da  una  figura  femminile  che  porta  per  emblemi  le 
bilancie  e  la  cornucopia.  Una  moneta  isolata  (e  che 
pure  deve  essere  stata  coniata  in  questo  lasso  di 
tempo),  che  offre  una  rappresentazione  diversa  dal- 
l'uso generale,  non  può  essere  stata  coniata    che  in 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA  31 

una  piccola  zecca  di  provincia  sia  dell'Oriente,  sia 
della  Germania  o  della  Spagna,  dove  forse  si  prese 
a  modello  un  antico  denaro  d'Adriano  o  d'Antonino, 
il  che  potrebbe  forse  spiegare  anche  perchè  la  testa 
dell'imperatore  fu  incisa  senza  corona. 

Alla  osservazione  mossami  da  un  amico,  che  un 
usurpatore  in  luogo  d'una  rappresentazione  così  piana 
e  così  banale  come  quella  dell'  Equità  ,  ne  avrebbe 
preferita  una  più  caratteristica,  più  immaginosa,  più 
significativa,  rispondo  citando  semplicemente  l'esempio 
di  quasi  tutti  gli  altri  usurpatori.  Si  osservino,  ad 
esempio,  le  monete  di  Pacaziano,  di  Rcgaliano,  di 
Jotapiano,  di  Mario  ;  quali  rovesci  strani  troviamo 
noi  sulle  loro  monete?  Nessuno,  e  invece  tutti  questi 
tiranni  stamparono  sui  rovesci  delle  loro  monete  : 
CONCORDIA,  FELICITAS,  FIDES,  FORTVNÀ,  LIBERALITAS, 
ORIENS,  PAX,  PROVIDENTIA,  VICTORIA,  e  così  via,  perfet- 
tamente equivalenti  all'/EQVITAS  del  nostro  Massimiano. 
Del  che  mi  pare  d' intravvedere  anche  chiaramente 
la  ragione.  Era  interesse  di  questi  usurpatori  che  le 
loro  monete  avessero  corso  nell'impero,  e  perciò 
mettevano  ogni  cura  a  fabbricarle  in  modo  che  aves- 
sero ad  assomigliare  il  più  possibile  a  quelle  impe- 
riali. Né  varrebbe  citare  a  questo  proposito  l'esempio 
di  Carausio,  il  quale,  trovandosi  nella  sua  isola  in 
posizione  eccezionale,  poteva  sbizzarrirsi  a  piacere 
coniando  monete  coi  rovesci  più  strani  e  con  leg- 
gende nuove  e  speciali.  Tutti  gli  altri  usurpatori  si 
attennero  al  sistema  più  prudente  e  più  pratico  del- 
l'imitazione, sistema  che  venne  poi  seguito  e  perfe- 
zionato dai  numerosissimi  usurpatori  medioevali. 

Se  ora  poi  consideriamo  gli  elementi  che  ci 
rimangono  ,  il  tipo  della  fabbrica  ,  affatto  differente 
da  quella  dei  denari  di  Massimiano  Erculeo ,  la 
qualità  dell'  argento  ,  ben  lontana  dalla  purezza  di 
quello  dell'epoca  dello  stesso  Massimiano,  e  i  carat- 


32  FRANCESCO   GNECCHI 


teri,  nei  quali  sta  specialmente  la  pietra  di  paragone 
per  giudicare  delle  epoche ,  dovremo  necessaria- 
mente ammettere  che  la  moneta  fu  coniata  in  altra 
epoca,  in  epoca  anteriore;  e  tale  epoca  potremo  fa- 
cilmente identificarla,  dietro  la  scorta  degli  accennati 
elementi,  in  quella  dei  tempi  d'Elagabalo  o  giù  di  lì. 

I  numerosi  denari  di  tipo  un  po'  barbaro  o  diremo 
orientale  di  Caracalla  ,  Geta ,  Elagabalo  ,  quelli  di 
Giulia  Socmiade,  di  Giulia  Mesa,  d'Aquilia  Severa 
o  anche  d'Alessandro  Severo  ,  presentano  lo  stesso 
identico  aspetto,  tanto  che,  collocando  il  nostro  de- 
naro fra  questi  e  lasciandone  visibile  il  rovescio  ,  lo 
si  riterrebbe  precisamente  a  suo  posto. 

Considerando  finalmente  anche  il  peso  (per  quanto 
può  valere  quest'  argomento  in  monete  barbare  o 
semi-barbare)  vediamo  che  i  due  denari,  pesando  l'uno 
gr.  2,900  l'altro  2,500,  si  accordano  assai  meglio  con 
quelli  di  Caracalla  o  d'  Elagabalo  ,  i  quali  ,  stanno 
sempre  al  disotto  dei  tre  grammi,  offrendo  una  media 
di  gr.  2,850  circa,  che  non  con  quelli  di  Massimiano 
Erculeo  o  degli  Augusti  suoi  contemporanei,  i  quali 
eccedono  sempre  i  tre  grammi,  e  danno  una  media 
di  gr.  3,200. 

La  conclusione  viene  dunque  logica  e  spontanea. 

II  denaro  non  può  appartenere  a  Massimiano  Erculeo; 
ma,  avendo  tutti  i  caratteri  di  una  moneta  barbara  e 
anteriore,  e  portando  il  nome  di  Massimiano  e  un  ri- 
tratto ignoto,  deve  necessariamente  appartenere  a  un 
terzo  Massimiano  (che  cronologicamente  sarebbe  il 
primo),  la  cui  epoca  deve  aggirarsi  intorno  al  primo 
quarto  del  terzo  secolo. 

Ora,  chi  è  questo  terzo  Massimiano  che  coniò 
moneta  al  suo  nome  e  col  titolo  d'Augusto?  Quando, 
dove  e  quale  potere  effimero  esercitò  questo  ignoto 
tiranno  ?    Ecco    il    punto  sul    quale ,    per    quante  ri- 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA 


33 


cerche  io  abbia  fatto,  non  sono  in  grado  di  portare 
la  minima  luce. 

Ho  frugato  nelle  biblioteche,  ho  interrogato  molti 
dotti  italiani  ed  esteri  ;  ma  nessuno  m'ha  potuto  dare 
indicazioni  non  dirò  precise;  ma  neppure  approssi- 
mative nell'ingrata  ricerca.  Il  solo  che  riuscì  a  sco- 
vare il  nome  di  un  Massimiano,  che  sarebbe  vissuto 
appunto  in  quell'epoca,  ossia  al  tempo  di  Alessandro 
Severo,  fu  il  Sig.  R.  Mowat  di  Parigi,  che  da  lungo 
tempo  mi  onora  della  sua  amicizia,  che  segue  con 
amore  quanto  riguarda  la  numismatica  romana,  e  dal 
quale  ebbi  già  in  altre  occasioni  esatte  informazioni 
e  preziosi  consigli.  Egli  m'indirizzò  all'  Onomasticon 
del  De  Vit,  dove  è  citato  un  Massimiano  con  queste 
parole:  "  Quidam  ad  quem  extant  rescripta  duo  Imp. 
"  Alexandri  data  a.  223  et  224  in  Cod.  7,  57,  2 
"  (a.  223)  et  5.  62.  6  (a.  224),  dummodo  ad  candem 
"  personam  pertineant  „. 

Mi  parve  sulle  prime  che  la  scoperta  di  tale 
personaggio  fosse  estremamente  significativa  pel  mio 
assunto,  che  il  tiranno  della  mia  moneta  tosse  tro- 
vato; ma  poi,  meglio  riflettendo,  mi  accorsi  che  ne 
eravamo  ancora  lontani  parecchio.  Quantunque  il 
nome  concordasse  e  1'  epoca  coincidesse  perfetta- 
mente colle  mie  supposizioni,  come  attribuire  una 
moneta  che  porta  il  titolo  d'Augusto  ad  un  perso- 
naggio cui  l'imperatore  inviava  dei  rescritti?  Biso- 
gnava supporre  che  tale  personaggio  si  fosse  rivol- 
tato al  suo  legittimo  Signore  e  ne  avesse  usurpato 
il  potere...;  ma  tutte  queste  non  erano  che:  supposi- 
zioni delle  più  arrischiate,  e,  invece  di  stare  nel  campo 
storico,  si  entrava  di  nuovo  in  quello  delle  induzioni 
più  fantastiche.  Senza  abbandonare  quindi  questa 
lieve  traccia,  è  giusto  tenerci  in  prudente  riserva  e 
rassegnarci  per  ora  a  confessare  la  completa  igno- 
ranza sul  personaggio;  notando  però  che  il  mistero 


34  !'•    GNECCHl  -  API-UNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA 


che  regna  intorno  a  lui  non  è  punto  una  smentita  né 
una  prova  contraria  al  mio  asserto. 

Si  trovo  il  pianeta  Urano  parecchi  anni  dopo 
che  Leverrier  ne  aveva  segnalata  l'esistenza.  Potrebbe 
darsi  che  ulteriori  ricerche  storiche  facessero  un  giorno 
o  l'altro  identificare  anche  il  tiranno  ora  semplice- 
mente segnalato,  e  fra  le  possibilità  c'è  quella  che  il 
tiranno  si  scoprisse  essere  appunto  quel  Massimiano 
citato  del  De  Vit.  Ma,  se  anche  non  si  riuscisse  mai 
a  sapere  qualche  cosa  di  storicamente  accertato  ,  io 
non  potrei  che  ripetere,  dietro  la  scorta  del  mio 
denaro  :  Eppure  in  oriente,  o  in  qualche  altra  pro- 
vincia dell'  impero  romano  ,  un  tiranno  dal  nome 
Massimiano  e  nel  torno  degli  anni  200  a  225  dell'era 
volgare,  ci  deve  essere  stato! 

Ad  ogni  modo  poi  non  sarebbe  questo  il  solo 
caso  nella  serie  romana  di  un  nome  tramandatoci 
unicamente  dalle  monete. 

Milano,   Gennaio   1894. 

Francesco  Gnecchi. 


MONNAIES  DES  NOMES 


AXCIEXXES   PRÉFECTURES   DE   L'EGYPTE 


DU    MKDAILLIER    DU    MUSEE    D   ANTIQL'ITES    DE    GHIZEH 


Hat: 

c:2 

Haméres 

K-ùttcrcs 

ffnnércs 

X.os 

Ni  >M  DU  NOMI: 

Empereuhs 

e 

:.-. 

H  :  0  a  t  e  S 
di 

ir  Z lev. 
ii  Z:- ::•■.: 
F.  Feuarieit 

;■■.  Eritish 

i 

1  Imbites 

Trajan 

.K 

IO 

a 

„ 

H.idrien 

„ 

4 

IX        2 

1497 

- 

3 

Hermontites 

„ 

., 

3 

9 

35"  i 

100 

4 

Diospolis  Magna 

Trajan 

IO 

— 

— 

— 

5 

Coptites 

Ha. Ir:..-i, 

„ 

lo 

— 

— 

6 

. 

■ 

„ 

1 

Voi.  VI    3, 

35'  * 

95 

7 

Thinites 

„ 

„ 

2 

••       'si 

35'  ' 

1  12 

8 

Hermopolites 

,. 

4 

56 

35  !  9 

84 

9 

. 

., 

4 

.. 

Var,    3510 

Var.     84 

lo 
1 1 
ta 

Cynopalites 

4 
4 
2 

„         56 
39 

1519 

35-o 

84 

85 
75 

'3 

Oxyrinchites 

„ 

„ 

4 

Slip.  IX  35 

35-  1 

86 

14 
«5 

Henuleopolites 

Trajan 

2 

IO 

Voi.  VI  10, 

35=5 

87 

16 

» 

Hadrien 

„ 

4 

47 

3529 

78 

■7 
18 

" 

" 

4 

49 
Sup.  IX  38 

353' 

80 

19 

SO 

Arsinoites 

Antonin 
Hadric-n 

9 
4 

Voi.  VI  ioa 

18 

35  -,- 
353 1 

81 

31 

" 

f 

4 

19 

bis  3534 

73 

23 

=3 

Memphites 

: 

" 

2 

1 

„         20 

3539 

74 
21 

24 
=5 
26 

Pharbaetites 

Antonin 
Madi  leu 

■■ 

2 
9 
4 

80 
82 
123 

35 1° 

35 1  ' 
35t  = 

24 
25 

37 

. 

„ 

2 

Sup.  IX  ,6 

— 

(1)  J'essaierai  de  donner  mes  impressions,  sur  Ics  monnaies  rares 
ou  inedites,  qui  ne  portent  pas  de  numcros  dans  Ics  C'olonnes  vides 
des  RéfiJrenccs  du  prcsent  tableau. 


36 


E.    D.    I.    DL'TILH 


Matière 

Numero: 

Nuffiéros 

de  Gicv. 

di  Eeaetrio 

'.'.-:::: 

N'.os 

NOM  DU  .NOME 

Empereurs 

et 

de 

du  Biitish 

28 

Hodule 

X      IO 

Mionne  t 

F.  Feuardent 

Muséum 

Arabique 

Trajan 

3543 

_ 

29 

'„ 

Hadrien 

4 

Voi.  VI   14 

354  4 

2 

3° 

Pélusium 

„ 

4 

„     118 

3545 

45 

3' 

Sethroites 

Antonia 

9 

.,  .48 

3549 

63 

32 

Tanites 

lladrien 

4 

■49 

65 

33 

Nesytes 

4 

— 

— 

— 

34 

Mendésius 

4 

„         85 

27 

35 

„ 

,. 

2 

86 

29 

36 

Leontopolite^ 

„ 

4 

..         63 

3543 

'4 

37 

„ 

Antonio 

9 

..         65 

16 

3* 

Bubastites 

Trajan 

,.        9 

— 

— 

— 

39 

Hadrien 

4 

24 

3554 

— 

40 

„ 

„ 

„        2 

— 

3555 

5 

4' 

Athribites 

M 

4 

.1         21 

3558 

4 

42 

l'rosopites 

„ 

4 

'29 

3560 

— 

43 

„ 

„ 

„        2 

Sup.  IX  55 

3562 

52 

44 

„ 

Antonin 

..        9 

Voi.  VI  131 

3563 

— 

45 

Phtenpheutes 

lladrien 

n        2 

— 

3565 

— 

46 

Xoites 

Trajan 

1,      10 

— 



— 

47 

„ 

„ 

„         IO 

— 

_ 

— 

48 

„ 

Hadrien 

4 

Voi.  VI  154 

3566 

66 

49 

Busirites 

„ 

4 

26 

35«i 

6 

50 

„ 

„ 

»        2 

Snp. IX  60 

8 

5' 

Sebennytes 

Trajan 

„         IO 

— 

_ 

— 

52 

n 

„ 

„         IO 

_ 

_ 

— 

53 

„ 

Hadrien 

4 

Voi.  VI  ,44 

— 

57 

54 

„ 

Antonin 

9 

„    146 

— 

60 

55 

Phténeotes 

Hadrien 

4 

Snp.  IX  65 

3573 

49 

56 

Saites 

Trajan 

„         IO 

— 

_ 

— 

57 

lf 

Hadrien 

r>           IO 

— 



_ 

58 

„ 

n 

.,            4 

Voi.  VI  139 

54 

59 

„ 

„ 

»           2 

— 

357° 

— 

60 

„ 

Antonin 

9 

Voi.  VI  r4i 

3577 

55 

61 

Métélites 

lladrien 

4 

Snp.  IX  71 



— 

Ó! 

„ 

„ 

»       3 

Voi.  VI  98 

37 

63 

Gynaecopolites 

„ 

4 

44 

3584 

— 

64 

Ménélaites 

Antonin 

,.        9 

94 

3583 

36 

65 

Alexaudrien 

Hadrien 

4 

il           2 

3589 

1 

66 

„ 

„ 

„        2 

— 

359° 

_ 

67 

Lybique 

„ 

„        2 

Sup.  IX  75 

3592 

— 

63 

Oxyrìnchites 

Antonin 

9 

90 

69 

Saites 

„ 

..       9 

(2) 

70 

Ménélaites 

Moaaaies  de  Ville 
en  Ploml:. 

..        9 

(31 

35 

7' 

Memphis,  diobole 

Nil  et  Isis 

PI.     8 

— 

— 

_ 

72 

„       demi-OboIe 

Boeuf  Apis 

entre   3  div. 

4 

— 

— 

— 

73 

» 

Nil  et  Isis 

„       6 

— 

3596 

— 

(2)  Varieté  dans  l'inscription  de  la  date  des  médaillcs  décrites  sous 
le  numero  60. 

(3)  Varieté  sans  l'autel.  —  Les  trois  monnaies  n.  68,  69,  70  ont  été 
acquises  pour  le  Musée  au  moment  du  départ  de  cette  étude. 


MON'NAIES    DES    NOMES,    ETC.  37 


N.°  1   -  NOME    OMBITES  (4). 

Chef  Hai.  Nubi,  Ombou,  riMBON,  Ombus,  ou  Ombi. 
Divinità.    Sebek    Typhon   et    Horner ,  Aroeris , 
Horus  Gucrrier. 

&  — PAIAN    CeB  •  T6PM  •  AAK  •    Tète    lauree    de 

Trajan  à  gauche. 
^    —  DHTI8MO    (retrograde)    L    IT.    Divinile  ?    debout    à 

gauche,  tenant  de  la  mairi  droite  un  épervier  ,  et  de  la 

gauche  la  haste.  a:   io. 

Cette  pièce,  qui  est  d'une  frappe  bien  authen- 
tique,  présente  toutefois  plus  d'une  particularité,  qui 
la  rendent  suspecte. 

i.°  Elle  porte  la  tète  de  Trajan  à  gauche,  fait 
très  rare,  je  dirai  presque  unique  pour  Ics  monnaies 
des  Nomes. 

2."  La  divinité,  qui  orne  son  revers,  n'a  rien 
de  commun  avec  les  divinités  vénérées  a  Ombos. 

3."  La  legende  du  revers  est  retrograde,  fait 
extraordinairc  ,  pour  une  monnaie  d'ancienne  pré- 
fecture  egyptiennc. 

A  mori  avis ,  c'est  justement  dans  la  legende 
du  revers,  que  se  trouve  la  fraude  du  faussaire  ;  on 
a  changé,  a  l'aide  du  burin  ,  une  monnaie  rare  du 
nome  Athribites,  (rare  a  cause  de  la  position  de  la 
tète  de  Trajan)  en  nome  Ombites  (5). 


(4)  La  désignation    des    nomes    et    celle    des    divinités,    qui  y    sont 
adorées  ,  sont    prises    dans    la    Géograpìiie  des    Nomes   de    /'  Egypte  de 
Henry  Brugshs  Bey.  Leipsig,   1879. 
5)  Voyez  pi.  II,  n.  1. 


38  E.    D.    J.    DUTILH 


N.°  4.  -  NOME    DEOSPOLITES  (<>). 

Chef  lieu.  Pi-Ammon  ou  Ni-Ammon,  la  ville  de 
Aramon,  niÀMOYN,  Diospolis  magna,  nom  profane 
Apit ,  celle  des  grottes ,  Medinet  Abou,  exBON  , 
Thèbes. 

Diviniti'.  Ammon-Ra,  Jupiter  Sol. 

Districi  autonome.  Pedous  N.  Pi-Hathor  ,  le  di- 
strict  de  Pi-Hathor,  de  la  ville  d'Hathor. 

Nome  Phatyres.  Chef  lieu  Pi-Hathor  Pathyris  et 
Thatyris.  Divinité  Hathor  Vénus. 

^y  —   IÀN  •  C€B  •  TE  ■  Téte  lauree  de  Trajan  à  droite. 

T^ì    —   H    MErAAH  •  Hathor  de  face,  vètue  de  la  stola, 

les  cheveux  ondulés,  se  tenant  debout,  du  pied  gauche, 
sur  l'étrier  gauche  d'un  cheval  au  galop  à  droite  ;  elle 
tient  de  la  main  droite  un  serpent  (?)  et  de  la  gauche 
la  crinière  du  cheval.  m   io. 

Cette  pièce  est  d'un  intérèt  capital;  en  premier 
lieu,  elle  nous  donne  un  grand  bronzo  de  Trajan,  pour 
Thèbes,  pièce  qui  parait  tout  a  fait  inèdite  jusqu'ici. 

Quoique  la  legende  denominative  du  nome  ou 
de  la  localitè,  ne  soit  pas  conservèe,  on  y  relève 
nième  à  l'oeil  nu,  le  titre  H  MerAAH  (la  grande)  ècrit 
en  toutes  lettres,  titre,  qui  de  l'aveu  de  tous  les  nu- 
mismates,  qui  ont  ècrit  sur  les  monnaies  des  nomes, 
n'a  èté  porte  que  par  Diospolis  Magna  (7). 


(6)  Voyez  pi.  II,  n.  2. 

(7)  MiOiN.net,  Voi.  VI  et  sup.  IX.  Paris,  1813  et  1817.  —  Tochon 
d'Annecy,  Rcchcrchcs  historiques  sur  les  monnaies  des  Xowes.  Paris,  1822. 
—  Giulio  di  S.  Quintino  ,  Descrizione  delle  Medaglie  e  dei  Xomi  nel 
Regio  Museo  di  Torino.  Turin  ,  1824.  —  F.  Feuardent  ,  Colleclion  Gio. 
di  Demetrio.  Paris.  —  S.  D.  Jacques  de  Rouge,  Monnaies  des  Nomes  de 
l'Egypte.  Paris,  1873. 


MOXNAIES    I)ES    NOMES,  ETC.  39 


Cotte  dénomination  par  sa  terminaison  toute 
féminine  appuyée  par  l'article  H  (la)  nous  apprend  cn- 
core,  que  nous  sommes  en  présence  d'une  monnaie 
de  la  ville  de  Thèbes,  et  non  du  nome  Thébarum  , 
ce  qui  ferait  supposer,  qu'à  l'epoque  de  Trajan  ,  le 
nome  entier  était  designò  par  le  noni  de  son  chef 
lieu,  et  que  peut  ótre  sur  Ics  petits  bronzes  d'Hadrien 
où  l'adjectif  grand  ou  grande  est  inscrit  en  abrégé, 
c'est  grande,  qu'il  faut  lire,  et  attribuer  ces  monnaics 
a  la  ville  de  Thèbes  ,  chef  lieu  du  nome  ,  plutòt 
qu'au  nome  mème  8|  et  cela  d'autant  plus  que  sur 
Ics  monnaics  d'Antonin  f'rappées  pour  cotte  localitc, 
on  relève  le  noni  du  nenie ,  soit  :  AlonOA€lT  et 
AIOTTOAGITHC 

Une  antro  particularité,  non  moins  remarquable, 
est  quo  contrairement  a  la  divinité  venèree  a  Dio- 
spolis  Magna,  (Jupitcr  Ammon  ou  lo  Belici*,  animai 
qui  lui  était  consacre  et  f|uo  nous  retrouvons  sur  Ics 
monnaics),  le  rovors  de  celle  qui  nous  occupo  porte 
Venus  Athor  se  tenant  debout  et  do  tace,  sur  l'étrier 
gaucho  d'un  chcval  au  galop  a  droito. 

Pline,  (livre  V,  chap.  9),  parie  du  nome  Phatu- 
rites  ,  ce  qui  a  permis  à  Tochon  d'Annccy  d'en 
prendre  texe,  et  d'essayer  de  prouver  par  une  sa- 
vante  dissertation  <9>,  dans  laquelle  il  lìnit  par  pro- 
poscr,  d'appliquer  le  noni  de  Phaturitis  a  Meninoli  , 
ou  Tathyris,  de  ne  pas  le-  séparor  de  Thèbes,  et  do 
n'eii   taire  qu'un   scul   et   melile'   nome. 

M.'  Gaston  Masporo  ,  (Ilistoire  des  pcuples  de 
l'Orient,  Paris,    1878),   dit  ,  011    parlant    des    nomes  : 


(8)  Tociiox  i/Annixv,  Page  69,  note  6.  Nous  donnons  à  ce  nome 
le  noni  qui  se  trouve  dans  llérodote  et  Ptolómée ,  ne  pouvant  pas  af- 
firmcr  que  la  legende  AIOIKI.VI  •  MI"  s'appltque  plutòt  au  nome  qu'à 
la  ville. 

(9)  Page  73  et  suivantes  de  son  remarquable  ouvrage  déjà  citò. 


40  E.    D.    J.    DUTIIJI 


"  Au  sortir  du  nome  de  Ten ,  on  entrait  dans  le 
"  nome  d'Oitas  le  Phatyrites  des  Grecs,  la  capitale 
"  est:  Api  Tape  la  Thèbes  aux  cent  portes  d'Ho- 
"  mère,  la  demeure  d'Ammon-Ra,  Roi  des  Dieux  et 
"  Créateur  du  monde,  Pa-Amen,  Diospolis  Magna  „. 

De  son  coté,  M.r  Henri  Brugshs  Bey,  {Géographie 
des  Nomes  d'Egypte,  Leipsig ,  1879,  page  e)  ,  cite 
d'abord  dans  la  circonscription  du  nome  Uiospolites, 
un  district  autonome  du  nom  de  Pi-Hathor  la  demeure 
d'Hathor ,  et  nomine  ensuite  le  nome  Pathyrites  et 
Tathyrites  auquel  il  donne  pour  divinité  Hathor  Venus. 

En  effet ,  la  présence  de  cette  divinité  sur  la 
monnaie  de  Ghizeh  ,  loin  de  contrarier  l'attribution 
que  je  pense  devoir  lui  donner,  la  confirmerait  au  con- 
traire, et  donnerait  raison  aux  prévisions  de  Tochon 
d'Annecy,  qui  supposait,  que  Phaturites,  Mémnon, 
Tathyris  devaient  étre  joints  à  Thèbes ,  pour  ne 
former  qu'un  Seul  et  mime  nome.  Un  autre  do- 
cument  numismatique  vient  aussi  à  l'appui  de  mon 
assertion. 

Mionnet,  sup.  IX,  n.  14,  décrit  un  gran  Bronze 
d'Antonin,  de  Diospolis  Magna,  sur  le  revers  duquel 
il  voit  ,  à  part  la  legende  AIOT70ACIT  •  LH  :  "  Une 
"  lemme  debout ,  avec  un  tour  011  autre  ornement 
"  sur  la  tète,  vétuc  de  la  stola,  portant  sur  la  main 
"  droit  un  taureau  qui  paraìt  avoir  un  globe  entre 
"  les  cornes,  soulevant  de  la  main  gauche  un  pan 
"  de  sa  robe  et  tenant  de  la  droite  un  sceptre  sur- 
"  monte  d'un  globe  „.  j£  9. 

Cette  femme  à  mon  avis,  ne  serait  autre  ,  que 
la  déesse  Hathor,  et  par  sa  legende  cette  monnaie 
appartiendrait  au  nome  et  non  a  la  ville. 

Si  Mionnet  a  classe  cette  médaille  à  Diospolis 
Magna  ,  comment  se  fait  il  qu'il  attribue  (voi.  VI , 
n.  43)  la  pièce  suivante  du  mème  empereur  à  Dio- 
spolis Parva  ? 


MONNAIES    PES    NOMES,    ETC.  41 

AIOnOACITHC  •  LH  •  Femme  tourelée  assise  sur  un  cheval 
allant  à  gauche,  portant  un  serpent  dressé  sur  la  main 
droite.  je  g  J\2. 

Si  nous  en  jugeons  par  la  médaille  que  possedè 
le  Musée  de  Ghizeh  ,  cette  pièce  reviendrait  à  Dio- 
spolis  Magna  ,  le  fait  est  d'autant  plus  évident  que 
parmi  ses  nombreuses  dénominations  Hathor  portait 
aussi  le  nom  d'Hathor  Dame  de  Suten  ,  Reine  des 
Chcvaux  (I0>. 

Cette  restitution  d'une  monnaie  de  Diospolis 
Parva,  à  Diospolis  Magna,  ne  serait  pas  la  première 
et  ne  me  parait  pas  invraisemblable ,  puisque  je  me 
base  sur  Pexemplaire  précitc  du  Musée  de  Ghizeh,  qui 
porte  en  toutes  lettres  H  MGrAAH  et  corame  divinità 
Hathor. 

M.r  F.  Feuardent  (Catalogne  Ciuro.  di  Demetrio), 
n'a-t-il  pas  transféré  le  n.  3505  de  Diospolis  Parva 
à  Diospolis  Magna,  parec  que  Mionnet ,  (voi.  VI  , 
n.  41),  décrit  une  monnaie  d'Hadrien  portant  la  le- 
gende AIOFTO  Al  •  M  •  MÉyx  oli  MeyàXvi  fait  CU  tout 
pareil  au  mien,  sinon  par  la  legende,  du  moins  par 
la  divinité? 

N.°  .5.  -  NOME    COPTITES    "  . 

Chef  licu.  Qobti,  Qest,  Coptus. 
Divinité.  Mini  Pan. 

i&  —   ....  TPAI  .  .  .  AAP  .  .  .  Tòte  lauree  d'Hadrien  a  droite. 
1}/    —  K0nTITHC  LB?  Sevek  ou  leNil?(«)  voile  et  drapé 


(io)  R.  V  La.nzonk  de  Tunn,  Dictionnaire  de  Mytologie  egyptienne. 
Page  887. 

(u)  Voyez  pi,  II,  n.  3. 

(12)  En  venant  de  la  salle,  n.  36  du  Musee  de  Ghizeh  pour  entrer 
dans  la  salle  Grecoromaine  n.  40  ,  est  un    petit  couloir  situò  entre  Ics 


42  E.    D.    J.    DUTII.H 


debout  à  gauche,  la  tète  surmontée  du  disque  entre  les 
deux  cornes,  portant  sur  la  main  droite  étendue  un  cro- 
codile,  coiffé  du  disque,  et  un  instrument  de  guerre  ou 
de  pèche  (?)  de  la  gauche,  je  io. 

Cotte  pièce  est  également  unique.  Tochon  d'An- 
necy,  (page  17)  dit,  en  parlant  des  monnaies  des 
Nomes  d'Hadrien  :  "  Celles  en  grand  bronze  (et  nous 
"  ne  parlons  ici  que  des  médailles  de  ce  module)  don- 
"  nent  la  date  LZ  (an.  7) ,  et  sont  fort  rares  :  nous 
"  ne  connaissons  jusqu'ici  que  trois,  une  pour  le  nome 
"  Heracleopolites,  une  pour  le  nome  Hermopolites  et 
"  la  troisième  pour  le  nome  Saites  ;  sur  la  seconde 
"  la  date  est  eftacée,  les  deux  autres  portent  la  date 
"   LZ  (an.   7)   „. 

Mionnet  (sup.  IX  n.  55),  cite  également  un  grand 
bronze  d'Hadrien  pour  le  nome  Hermopolites  et 
(voi.  VI,  n.  137)  un  autrc  du  mèrae  empereur  pour 
le  nome  Saites. 

Tout  me  porte  à  croire  que  ces  grands  bronzes 
et  ceux  décrits  pour  ces  nomes  ,  par  Tochon  d'An- 
necy,  sont  identiques. 

M.r  Jacques  de  Rougé  dans  ses  Monnaies  des 
nomes  d'Egvpte,  et  M.'  F.  Feuardent  dans  le  Catalogne 


deux  escaliers  conduisant  aux  salles  Grecoromaines  supérieures  n.  43 
et  44;  contre  l'escalier  de  gauche  le  visiteur  observera  une  statue 
en  granit  du  Dieu  Nil;  mesurant  Mt.  1,75.  Elle  a  été  trouvée  à  Sa- 
fanih,  dans  la  province  actuelle  de  Minih  districi  de  Fechn.  Comme 
la  divinità  du  nome  que  je  décris  ,  le  Dieu  iNil  est,  dans  cette  statue 
voile  et  drapé,  il  se  tient  debout  et  de  face  ,  la  main  droite  pend  le 
long  du  corps  ;  de  la  gauche  repliée  il  presse  contre  sa  poitrine  un 
crocodile;  malheureusement  la  coiffure  a  disparu.  La  divinité  a  les 
pieds  chausscs  de  sandales. 

A  la  pianelle  n.  Ili,  je  donne  une  représentation  de  cette  statue, 
afin  que  le  lecteur  puisse  se  rendre  compte  de  la  parfaite  ressemblance 
de  type  et  de  forme,  qu'il  y  a  entre  elle  et  la  divinité  représentee  sur 
la  monnaie  du  nome  dont  il  est  questjon. 


MONNAIES    DES    NOMES,    ETC.  43 


Giov.  di  Demetrio,  ne  signalent  aucun  grand  bronze 
panni  les  monnaies  qu'ils  ont  examinées  et  classées. 

M.r  Reginald  Stuart  Poole  {Catalogne  of  the  Coins 
0/  Alexandria  and  Nomes  du  Musée  Britannique),  cite 
(page  360,  n.  83),  un  grand  bronze  d'Hadrien  pour  le 
nome  Hermopolites  ;  cette  médaille  me  parait  ótre 
une  variété  de  celle  citée  par  Mionnet  (sup.  IX,  n.  55). 

La  présence  de  l'an  2  d'Hadrien,  sur  un  grand 
bronze  de  nome  pour  ce  règne,  est  également  un  fait 
inédit.  Jusqu'ici  je  n'ai  rencontré  cette  date,  que  sur 
un  petit  bronze  de  4'""  grandeur  du  nome  Arsinoites, 
décrit  par  S.  Quintino,  (page  io,  n.  2)  dans  la  coni- 
munication  qu'il  a  faite  a  l'Académie  des  sciences  à 
Turin  le  2  décembre  1824  sur  Ics  monnaies  des  nomes 
appartenant  au  Musée  royale  de  cette  ville. 

Tochon  d'Annecy,  (page  79),  cite  un  passage 
d'Elien,  qui  nous  apprend  :  c|ue  "  Ics  habitants  de 
"  Coptos  adoraient  aussi  le  crocodile  cornine  sym- 
"  bole  de  l'eau  „. 

Si  Ics  Coptites  vénéraient  dans  le  crocodile  un 
des  symboles  de  l'eau  ,  pourquoi  n'auraient-ils  pas 
vènere  aussi  la  divinité  méme  de  cet  élément,  suivant 
les  croyances  egyptiennes  ?  et  si  Ics  Egypto-romains 
de  l'epoque  d'Hadrien  érigeaient  des  statues  au  Nil, 
pourquoi  ne  l'auraient-ils  pas  aussi  bien  reproduit  sur 
les  médailles  de  ceux  des  nomes  qui  lui  avaient 
voué  un  eulte? 

Il  resulto  de  ces  observations  que  hi  présence 
du  dieu  Nil  sur  la  monnaie  que  je  viens  de  décrire, 
loin  d'avoir  quclque  chose  d'anormal,  renforcerait  au 
contraire,  l'assertion  d'  Elieu  ,  appuyée  par  celle  de 
Tochon  d'Annecy. 

Quant  à  l'instrument  que  porte  dans  la  main 
gauche  la  divinité  représentée  sur  la  monnaie  du 
Musée  de  Ghizeh,  j'emettrai  simplement  l'opinion  que, 
loin  d'y  reconnaitre  la  moindre  analogie  avec  le  fouet 


44  E.    D.    J.    DUTILH 


fi 


de  Khcm,  je  pròfererais  n'y  voir  qu'un  in- 
strument  de  pòche  ,  que  Ics  habitants  de  la 
haute  Egypte  ,  et  principalement  les  nègres 
emploient  encore  de  nos  jours.  C'est  un  fort 
et  long  roseau,  arme  d'un  eroe  à  20  ou  25 
centimètres  au  dessous  de  son  extrémité 
supérieure  comme  l'indique  le  dessin  à  còte. 


N.°  15.  -  NOME    HERACLEOPOLITES  C13). 

Chef  lieu.    Hinensu  ,  Ahnàs,  Gnec  ,  noni  Sacre, 
Pi-Hiriye  Sia  la  ville  du  Vigoureu   Héracleopolis. 
Divinité.  H.  Hiriysiu  Hercule. 

(Et  —   N  •  C€ Tète  lauree  de  Trajan  à  droite. 

9*  —  .  .  .  TTOAITHCL  •  IT.  Harpaocrate  debout,  à  gauche,  le 
doigt  de  la  main  droite  sur  la  bouche ,  portant  de  la 
main  gauche,  une  massue  surmontée  d'un  épervier.  je  io. 

Cctte  pièce  ne  parait  inedite  qu'à  cause  de  la 
date;  si  au  lieu  de  l'année  13  elle  portait  l'année  14, 
elle  aurait  été  identique  au  n.  3528  de  M.r  Feuardent. 


N.°  33.  -  NOME    NESYTES(m). 

Chef  lieu  (?) 
Divinité  (?) 

i&  —  Sans  legende.  Tète  lauree  d'Hadrien  à  droite. 
9i    —  NECYT  •  LIA.  Chèvre  allant  à  droite.  je  3. 

Jolie  petite  pièce,  qui  parait  inèdite.  La  parfaite 
conservation  de  cette  monnaie  de  3me  grandeur,  me 


(13)  Voyez  pi.  II,  n.  4. 

(14)  „      pi.  II,  n.  5. 


MONNAIES    DES    NOMES,    ETC.  45 

permet  d'affirmer  que  l'animai  symbolique,  qui  orne 
son  revers  est  une  chèvre.  Sur  le  dcssin  (pi.  I,  n.  5), 
on  distingue  parlaitement  la  queue  de  l'animai  ter- 
minée  en  eroe,  preuve  evidente  que  ce  n'est  ni  une 
vache,  ni  un  bélier,  ni  un  ibis  (J5). 

N.°  38.  -  NOME   BUBASTITES  (16). 

Chef  lieu.  Pi-Bast,  la  ville  de  Bast,  Diana  Bastah, 
TTOYBÀCT,  Bubastus. 

Divinité.  Bubastis,  Bast,  Diana. 

i&  —  ....  AIAN  •  C€B  .  .  .  Tete  lauree  de  Trajan  à  droite. 

5/      - NOMOC  •  LI  -  E.  Déesse  (?)  drapée    debout   à 

gauche,  portant  sur  la  inaiti  droite  une  chatte,  et  la  haste 
dans  la  gauche,  à  ses  pieds  une  chatte  debout.  je  9. 

Cette  monnaie  parait  inèdite  ;  jusqu'ici  je  n'ai 
jamais  entendu  parler  d'un  grand  bronzo  de  Trajan 
pour  ce  nome.  Bien  que  le  noni  de  la  localité  soit 
effacé  sur  la  pièce  que  je  décris  ,  l'animai  qui  s'y 
trouve,  sous  deux  différentcs  attittides,  ne  me  laisse 
aucun  doute  sur  l'attribution  que  je  lui  donne. 

N."  46.     -  NOME    XOITES  ('7). 

Chef  lieu.  Hsu,  ou  Hsuu,  Sakha,  ChGOOY  Xo'is. 
Diviniti.  Amon,  le  lion  vigoureux. 

1&  -  - IAN  •  CEB  •  rePM  •  AÀKIK.  Tète  lauree  de  Trajan 

à  droite. 


(15)  M.  Dutilh,  nous  ayant  envoyé  (lorsque  la  planche  ctait  dcjà  im- 
primée)  l'empreinte  d'une  pièce  semblable ,  possédee  par  Mr.  Dattari, 
nous  partageons  tout-à-fait  son  opinion  sur  l'animai  qu'on  voit  sur  le 
revers,  et  qui  est  certainement  une  chùvre  ou  un  bouc.        F.  ed  E.  G. 

(16)  Voyez  pi.  II,  n.  6. 

(17)  „       pi.  II,  n.  7. 


46  E.    D.    J.    DUTILH 


9  —  *0I  •  THC  •  L  —  IT.  Divinité  barbue  à  gauche,  la  tète 
ornée  de  la  coiffure  Hotsou  ;  elle  tient  un  animai  diffi- 
cile à  préciser,  de  la  main  droite  et  un  sceptre  dans  la 
gauche,  x.  io. 

Cettc  picce  me  parait  une  variété  de  celle  dé- 
crite  par  M.'  Jacques  de  Rouge,  page  53,  n.   1. 

N.°  47  (18). 

i&  —  Meme  legende.  Buste  lauree  et  cuirassé  de  Trajan 
à  droite. 

I»  —  SOEITHC  •  L  —  IT.  Jeune  homme,  drapé  ,  coiffe  du 
disque  entre  les  deux  cornes;  de  la  main  droite,  comme 
sur  la  monnaie  précédente,  il  tient  un  animai  difficile  à 
préciser,  peut  ètre  un  bélier  ?  et  de  la  gauche  élevée, 
la  haste.  je  io. 

Cette  pièce  me  scmble  inèdite;  ces  deux  monnaies, 
quoique  émises  la  mèrae  année,  présentent  entre  elles 
plus  d'une  particularité. 

i.°  L'avers  de  la  première  est  orné  de  la  tète 
lauree  de  Trajan ,  tandis  que  celui  de  la  seconde 
porte  le  buste  laure,  drapé,  cuirassé  de  cet  empereur. 

2.0  Les  divinités  qui  ornent  les  revers  des  deux 
exemplaires  ne  sont  pas  les   mèmes. 

3.0  L'ortographe  du  noni  de  la  localité  varie 
entre  les  deux  :  Sur  le  premier  SOITHC  est  écrit  avec 
I,  tandis  que  sur  le  second  il  est  écrit  avec  €1. 

N.°  51.  -  NOME   SENENNYTES  (19). 

Chef  lieti.  Ocb-Nutir  la  ville  du  Veau  Sacre,  Sa- 
manoud  XEMNOYT  Scbennytes. 


(18)  Voyez  pi.  II,  n.  8. 

(19)  „      pi.  II,  n.  9. 


MONNAIES    DES    NOMES,    ETC. 


47 


Divinità.  Anhur,  le  maitre  de  la  lance,  le  Mars 
des  egyptiens. 

&  -  TRAIAN  •  C6B  •  T€PM  •  AÀKIK-  Buste  laure  de  Trajan 
à  droite. 

$  -  NOMOC  C6BENNYTHC  (la  date  a  disparii).  Mars 
debout,  à  gauche  ;  à  ses  pieds  un  animai  que  1'  on  di- 
stingue à  peine.  je  io. 

La  particularité  que  présente  cette  pièce ,  est 
l'inscription  de  la  legende  du  revers,  le  détcrminatif 
NOMOC  précédant  celui  de  la  localité. 

N."  52  (20). 

ì&  —  Meme  legende  et  marie  buste. 

9'  -  BÉNNYTHC  NOMOC  •  LI  -  A.  Le  mème  que  le  pré- 
cédent,  moins  le  quadrupede,  je  io. 

N.°  56.  -  NOME  SAITES  (21). 

Chef  licu.  Sai,  Sa-El-Hagar,  Cai,  Sais. 
Divinile.  Neit,  Minerve. 

i&  —  Legende  presque  illisible.  Buste  laure  et  drapé  de 
Trajan  à  droite. 

9    —  ITHC  NOMOC  •  LK.  Minerve    debout   à  gauche, 

retenant  de  la  main  droite  son  bouclier  appuyé  contre 
son  pied,  et  une  lance  de  la  main  gauche  a:   io. 

Cette  pièce  ne  fut-ce  que  pour  la  date  (2ome  et 
dernière  année  du  règne  de  Trajan)  paraitrait  inèdite. 


(20)  Voyez  pi.  II,  ri.  io. 

(21)  „      pi.  II,  n.  11. 


48  E.    D.   J.    DUT1LH  -  MONNAIES    DES    NOMES,    ETC. 


N.»  37  (22). 

i&  —  ÀYT  •  KAL  •  TPAI  •  AAPIA  •  C€B.  Buste  laure  d'Hadrien 
à  droite. 

IJI  —  CAII  .  .  .  NO  .  .  .  O  .  .  .  (malheureusement  la  date  a 
disparu).  Minerve,  debout  à  droite,  tenant  un  bouclier 
ovai  de  la  droite  et  une  lance  de  la  gauche,  je  io. 

Cette  picce  est  toute  autre  que  celle  décrite 
par  Tochon  d'Annecy  ,  (page  206)  et  par  Mionnet, 
(voi.  VI,  n.   137).  Par  consequent  elle  parait  inedite. 

Ghizeh,  Dcccmbre  1893. 

E.  D.   }.  Dutilh. 


(22)  Voyez  pi.  II,  n.  12. 


MONETE  DI   MILANO 

INEDITE 

(Con/in.  e  fine,  vedi  Anno   VI,   rftgj,  Fase.   I  e  II) 


B  O  N A    D  I    SAVOIA 
e    GIO.    GALEAZZO    MARIA    SFORZA. 

l  [476-1181 1. 

1.    Testone  (gr.  9.6701.    —    Var.  n.  6-j. 

&  -  (Testina»  BONA  ■  3  •  IO  ■  GZ  •  M  ■  DVCES  MIELI  Isicl  VI 
In    un    circolo   periato,   Busto    velato  di    Bona,  a  destra. 

$       -   (Testina)  SOLA  •  FACTA  •  SOLVM  •   DEVM  •   SEQVOR  • 

In  un  circolo  e.  s.,   Penice  sul  rogo,  a  sinistra,   colle  ali 
spiegate. 
Culi.  Gavazzi.  Arg.   K.''   1..    100 

GIO.  GAI.!-;.\ZZO  MARIA  SFORZA 

6"    DICA    DI    MILANO. 
H481I. 

r.   Prova  in  argento  del  doppio  testone  d'oro   '-r.  8.550). 

&     -   (Testina;  IO  •  GZ  •  M     SF  •  VICECO  •  DVX  •  MLI  •  SX  • 
Nel   campo,  entro  un   circolo,   Busto  corazzato   del  I  luca, 
a  destra,  con  berretto. 

I>  -  +  PP  ■  ANGLE  •  Q3  ■  COS  •  7  ■  C  •  Nel  campo,  e.  s ., 
Stemma  inquartato  colliquila  e  la  biscia,  sormontato  da 
due  cimieri.  Quello  di  destra  e  terminato  da  un   mostro 


50  F.    ED    E.    GNECCHI 


alato  con  testa  umana,  che  tiene  negli  artigli  un  anello. 
Quello  di  sinistra,  coronato,  termina  nel  drago  visconteo 
alato. 

Museo  di  Pavia.  Arg.  R.s  L.  500. 

NB.  Questa  Prova  è  identica  al  doppio  testone  d'oro  da  noi  pubbli- 
cato al  n.  2  (Monete  di  Milano,  pag.  85,  tav.  XV,  n.  4). 


2.  Trillina  (gr.  0.950).  —   Inedita.  Dopo  n.  6. 

1&  -   +  •  I  •  GZ  •  DVX  •  NIELNI  •  VI  •  Nel   campo,   in  circolo 
periato,  le  iniziali  I  G.  Al  disopra  Corona. 

T$    —  AC  •  CRENI  •  D  •  3  •  C  •  Nel  campo,  Cimiero  coronato 
e  sormontato  dal  drago   cristato. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.s  L.  joo. 

3.  Trillina  (gr.  0.740).   —    Variante  della  precedente. 
rjy   -   +  •  I  •  GZ  •  DVX  •  MDLNI  •  VI  •  Iniziali  e.  s. 
~$    -  +  AC  •  CREMNE  •  D     3  •  C  •  Cimiero  e.  s. 

Coli.  Verri,  Bertolotti.  Arg.  R.s  L.  100. 


GIO.  GALEAZZO  MARIA 

e  LODOVICO  MARIA  SFORZA. 

(1481-1494). 

1.  Piefort  del  doppio  zecchino  (35.050).  —  In  ed.  Prima  del  n.  1. 
i&  —  (Testina)  IO  •  GZ  •  NI  •  SF  •  VICECOMES  ■  DVX  •  NILI  • 
SX  ■  In  un  circolo  periato,  Busto  corazzato  di  Gio.  Ga- 
leazzo, a  d.  Testa  nuda. 

9      -  (Testina)  LVDOVICVS  •  PATRVVS  •  GVBERNANS.  In  un 

circolo  ,  e.  s.     Busto  corazzato    di    Lodovico  ,   a  destra. 
Testa  nuda. 

Conio  del  doppio  ducato  Gn.   1. 

Medagliere  fiorentino.  Oro  R.*  L.  1500. 


MOXETK    PI    MILANO    INEDITE 


2.  Zecchino  o  ducato  (gr.  3540).  —    Var.  n.  j. 

]&  --  IO  •  GZ  ■  M  •  SF-  VICECO  •  DVX  •  MLI   ■  SX  •  Busto 

corazzato,  a  destra.  Testa  nuda. 

B>'    -   LV  •  PATRVO  •  GVBERNANTE  •  Stemma  inquartato  con 
l'aquila  e  la  biscia,   sormontato    dal  cimiero  col    mostro 
sforzesco. 
Medagliere  fiorentino.  Oro  R.~  L.  400. 

3.  Testone  (gr.  9.630).  —    Var.  n.  j-6. 

&  -  (Testina)  IOCZ  (sic)  •  M  •  SF  •  VICECOMES  •  DVX  •  MLI 
•  SX  •  In  un  circolo  periato,  Busto  corazzato  di  G.  Ga- 
leazzo, a  destra.  Testa  nuda. 

ty     -  (Testina)   LVDOVICVS  ■  PATRVVS  •  GVBNANS  •  In    un 
circolo    e.  s.,    Busto    corazzato    di    Lodovico  ,  a   destra. 
Testa  nuda. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.'-  L.  io. 

4.  Grosso  da  soldi  cinque  (gr.  2.800).    —    /  ar.  n.   13. 

fy  --  IO&Z  ■  M  •  SF  •  VICECO  •  DVX  •  MLI  •  S  •  In  un  cir- 
colo e.  s.,  Cimiero  coronato  sormontato  dal  drago  vi- 
sconteo alato. 

$  -  +  LVDOVICO  ■  PATRVO  •  GVBERNANTE  •  In  un  circolo 
e.  s.,  mezzo  Busto  di  S.  Ambrogio,  fra  le  iniziali  S  •  A: 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.-  L.  5. 

5.  Grosso  da  soldi  cinque  (gr.  2.870).      -   2a    Var.  u.   ij. 
i&  -   IO  •  GZ  •  M     SF  •  VICEO     DVX  •  MLI  •  SX  • 

Rf       -   +  LVDOVICO     PATRVO  •  GVBRNANTE  • 
Coli.  Osnago.  Arg.  R.-   L.  5. 

6.  Grosso  da  soldi  tre  (gr.  2.500-2.200).  —    Var.  u.  16-iy. 

P     -   IO  GZ  •  M  •  SF  ■  VICO  •  DVX  •  MI  •  SX  •  In  un  circolo 

e.  s.,  Cimiero  sormontato  dal  drago  sforzesco.  Al  disotto, 

scudo  colla  biscia, 
tì  LVDOVICO  •  PATRVO  •  GVBNANTE.    In    un    circolo 

e.  s.,  Morso  attorniato  da  un  nastro  colla  leggenda  ICH 

VERGIES  NIT. 

Museo  di  l'arma,  Coli.  Osnago,  Vigano.  Arg.  R.2  L.  6. 


F.    EU    E.    GNECCHI 


7.    Grosso  da  soldi  tre  (gr.  2.600).    —    2a    Far.  «.   ió-ij. 
i&  -  IO  CZ  (sic)  •  M  •  SF  •  VICO  •  DVX  •  MI  •  SX  •  C  s. 

Ri    —   Come  il  precedente. 
Museo  di  Panna.  Arg.  R.2  L.  6. 

LODOVICO  MARIA  SFORZA  detto  il  MORO 

7"    DUCA    DI    MILANO. 
(1494-1500). 

1.  Doppio  festone  d'oro  (gr.  7.000).    —    Var.  n.   i-j. 

B1  --  (Testina)  LVDVICVS  ■  M  •  SF  •  ANGLVS  •  DVX  •  MLI  • 
In  un  circolo  periato,  Busto  corazzato  del  Duca,  a  destra. 
Testa  nuda. 

9/  -  +  P  •  P  •  ANGLE  •  Q  •  CO  •  AC  IANVE  •  D  •  3  •  C  ■  In 
circolo  e.  s.,  il  Duca  a  cavallo  galoppante  a  destra,  colla 
spada  sguainata.  11  petto  del  duca  è  fregiato  della  spaz- 
zola ;  la  gualdrappa  del  cavallo  è  ornata  dalla  spazzola, 
di  dietro  e  dalla  biscia,  davanti. 
Coli.  Bologna,  Gnecchi.  Oro  R.r'  L.   100. 

2.  Doppio  testone  d'oro  (gr.  6.900).    —    2A    Var.  u.   i-j. 

V  --   LVDOVICVS  •  M  •  SF  •  ANG-LVS  •  DVX  •  MLI  •  Busto  co- 
razzato e.  s. 
9      -   +  PP   •  ANGLE  •  Q3  ■  CO  •  AC  •   IANVE  •  D  •  3  •  -C  • 

Come  il  precedente,   ma  la  gualdrappa  è  ornata  da  due 

spazzole. 

Coli.  Gnecchi.  Oro  R.5  L.   100. 

3.  Doppio  testone  d'  oro  (gr.  6.900).   —  j*   Var.  n.  i-j. 
jy  —   Come  il  precedente. 

Tj/    -  +  PP  •  ANGLE  •  Q  •  CO  •  AC  •  IANVE  •   D  •  3  •  %  •  Il 

Duca  a  cavallo   e.  s.  Il  petto   del   duca  è  fregiato  della 
biscia.  La  gualdrappa,  della  spazzola  e  della  biscia. 
Coli.  Municipale.  Oro  R.5  L.  100. 

NB.  I  caratteri  sono  più  grandi  che  d'ordinario. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  53 


4.  Testone  (gr.  9.000).   —    Var.  11.  7. 

i&   -  (Testina)  LVDOVICVS  ■  M  ■  SF  •  ANSLVS  •  DVX  •  MLI  •  In 

un  circolo  periato,  Busto  corazzato  a  destra.  Testa  nuda. 
P  -  (Testina)  PPANGLE  •  Q  ■  CO  •  AC  ■  IANVE  •  D  •  &  •  -0  S  • 
In  un  circolo  e.  s.  ,  Stemma  inquartato  coll'aquila  e  la 
biscia,  fiancheggiato  dai  tizzoni  colle  secchie,  e  sormon- 
tato dalla  corona,  da  e  ni  escono  due  rami,  uno  d'  ulivo 
l'altro  di  palma. 
Coli.  Gnecchi.  R.-  L.  8. 

5.  Denaro  (gr.  0.410-0.370).   -      Completamento  del  n.   io. 
&  -  -  +  LV  •  M  •  SF  •  ANGLVS  •  DVX  •  M  •  Croce  fiorita. 
\Ji  +  PP  •  Q3  •  CO     AC  •  IANVE  •  D  •  Biscia  coronata. 

Coli.  V'erri,  Osnago.  Arg.  R.R  L.  50. 

LODOVICO    MARIA    SFORZA 
e  BEATRICE    D'ESTE. 

(1491-97). 

1.  Prova  in  rame.   —   Inedita.  Prima  del  n.   1. 

i&   --   (Testina)    LVDOVICVS  •  M  •  SF  •  ANGLVS  •  DVX  •   MLI  • 

In  un  circolo  periato,  Busto  corazzato  del  Duca,  a  destra. 

Testa  nuda. 
BÌ      -   +  BEATRIX  •  SF  •  AN  •  EST  •  DVX  •  MLI  •  1494.    In  un 

circolo  e.  s.,  Busto  della  duchessa,  a  sinistra. 

Coli.  Verri.  Rame  R."  L.    100 

LODOVICO    XII    D'  ORLÉANS 

RE     DI     FRANCIA     E     DUCA      DI      MILANO. 
(15OO  I512I. 

1.  Pacatone  (gr.  9.6501.    —    Var.  n.   ij. 
i&  -   LVDOVICVS  •   REX  •  FRANCOR  •    Scudo   di    Francia 

coronato,  ira  due  gigli. 
9'      -   •  MEDIOLANI  •  DVX  (giglio).  Sant'Ambrogio  seduto  di 

prospetto  col  pastorale  e  lo  staffile. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.4  L.  80. 


54  F.    ED    E.    GNECCHI 

2.  Soldino  (gr.  1.030).    —    Var.  n.  33. 

jy         +  LV  •  DG  •  FRANCORVM  •  REX  •    Entro    un    circolo 
periato,  Scudo  coronato  e  inquartato  coi  gigli  e  la  biscia. 

1}      -   (Giglio)  DVX   •   MEDIOLANI  •  3  •  -0  •  Busto   di    S.  Am- 
brogio  col  pastorale  e  lo  staffile. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.3  L.  io. 

3.  Sesiuo  (gr.  0.950).  —    Var.  n.  34. 

&  --   (Giglio)  LVDOVICVS  ■  D  •  G  •  FRANCOR  •  REX  •    Nel 

campo,  in  un  circolo  e.  s.,  l' iniziale  L,  in  mezzo  a    una 
corona. 
$  -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  ■  C  •  Nel  campo,  in  un  circolo 
e.  s.,  Biscia  coronata. 
Museo  di  Parma.  Arg.  R.2  L.  5. 

4.  Trillina  (gr.  1.2001.  —    /  Tar.  n.  36. 

V  -  +  LV  •  DG  •  FRANCOR  ■  REX  •  Nel  campo,  e.  s.,  tre 

gigli-       • 
Bi    -   (Giglio)  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Nel  campo,  e.  s., 

Croce  gigliata. 

Museo  di  Parma.  Arg.  R.  L.  2. 

5.  Trillina  (gr.  1.220).   —    Var.  n.  37. 

i&   -   +  LV  •  DG  •  FRANCOR  •   REX  •  Nel    campo   ornato  , 

due  gigli. 
9'    —   (Giglio)  MEDIOLANI   DVX  3  •  -C'  •    Nel    campo  ,  in    un 

circolo  periato,  Croce  gigliata. 

Coli.  Municipale,  Verri.  Arg.  R.-  L.  6. 

6.  Trillina  (gr.  1.200).  —   2a   /  'ar.  n.  77. 

&  —  +  LV  •  DG  •  FRANCOR  •  REX  •  Nel  campo,  e.  s.,  due 

gigli  e  al  disopra  corona. 
B.'      -   (Giglio)  MEDIOLANI   DVX  •  Nel    campo  ,  e.   s.  ,  Croce 

gigliata. 

Coli.  Vigano.  Arg.  R.-  L.  6. 

7.  Denaro  (gr.  0.540).  —    Var.  n  40. 

&     -  +  LV  •  DG  •  FRANCOR  ■  REX  •  Nel  campo,  in  circolo 
periato,  Giglio. 


MONETK    DI    MILANO    INEDITI-: 


DO 


9    -   (Giglio)    DVX    MEDIOLANI  3  •  ù  •    Nel    campo,    e.  s., 


Croce  gigliata. 
Coli.  Verri. 


Arg.  R.«  L. 


MASSIMILIANO    MARIA    SFORZA 

8°    DUCA    DI    MILANO. 

(1512-1515). 


1.  Semprevivo  (gr.  2.1001.    —    lanuto.   Dopo  ti.  2. 

&     -  +  MAXIMILIÀNVS  •  DVX  •  MLI  •  Vili.    Nel    campo,  in 

circolo  periato,  tre  pianticelle  di  semprevivi  sopra  base 

quadrata.  Sulla  base  :  MIT  ZAIT. 
9  PP  •  ANGLE  •  Q  •  COMES  •  7  •  C  •    Nel  campo  ,  e.  s. , 

Cimiero  sormontato  dal  drago  sforzesco.  Al  disotto,  scudo. 

Coli.  Bertolotti.  Ari;.   K.s   L.  200. 

NB.  Non  ci  è  possibile  indicare    con  sicurezza    il  valore  di  questa 

moneta,  finora  unica,  non  conoscendone  il   titolo. 

2.  Trillina  (gr.  0.890).    Var.  >i.  7. 

<&  --  +  MAX  •  M  •  SF •  DVX  •  MELI  ■   Nel  camp..,  in  un  cir- 
colo periato,  MA  in    monogramma. 
9      -   +  PP  •  ANGLE  •  Q  •  COMES  •  C  ■    Nel    campo  ,    e.    s. , 


Croce  gigliata. 
Coli.  Verri. 


Are.  R.2   L.   io. 


FRANCESCO  I  D'ANGOULFME 

RE      DI     FRANCIA      E      DUCA      DI     MILANO. 
(I5I5-I522). 

I.  Denaro  (gr.  0.600).   —    Var.  11.   io. 
i&  -   +  FR  •  DG     FRANCOR  •   REX  ■    Nel    campo  ,    in    un 


circolo  periato,  Gij 


110. 


56  K.    ED    E.    GNECCHI 

Ijl  (Giglio)  MEDIOLANI   DVX  3  ■  Z  ■    Nel    campo,  e.  s.  , 

Croce  gigliata. 
Coli.  Municipale,  Verri.  Arg.  R.3  L.  6. 

FRANCESCO    II    SFORZA 

9"    DUCA    DI    MILANO. 

(i522-x535)- 

r.  Semprevivo  da  soldi  dieci  (gr.  4.930).   —    Var.  n.  11. 
&  --   (Testina)  FRANCISCVS  •   SECONDVS   (sic).    Entro    un 
circolo  periato,  tre  monticelli  e  sopra  ciascuno  una  pian- 
ticella. Intorno  alla  base,  il  motto:  MIT  ZAIT.  Ai  lati,  nel 
campo,  due  rose. 

?/      -  +  DVX  •  MEDIOLANI  •  ET  •  C  •  Nel  campo,  come  sopra, 

Stemma  coronato    e  inquartato    coli'  aquila    e  la  biscia. 

Dalla  corona    escono  due    rami  ,  uno  d'  ulivo,  1'  altro  di 

palma. 

Coli.  Verri.  Arg.  R.!  L.  5. 

2.  Grosso  da  soidi  tre  (gr.  2.550).   —    Var.  n.  14. 

i&  -  (Testina)  FRANC  •  SECVNDVS  •  DVX  ■  MLI  •  In  un  circolo 

periato,  Corona  da  cui  escono  due  rami.  Al  disotto,  un 

un  nastro  colle  lettere:  F  •  R  •  V  •  C 
!>'    -  +  SANTVS  •  AMBROSIVS  ■  In  un  circolo  e.  s.,  mezza 

figura  del  Santo  col  pastorale  e  lo  staffile. 

Coli.  Municipale.  Arg.  R.-  L.  5. 

3.  Grosso  da  soldi  tre  (gr.  2.500).   —    Var.  n.   if. 

fy  -  (Testina)  FRANCISCVS  ■  Il  •  SF  •  VICECOMS.  In  un  cir- 
colo periato,  Spazzola  allacciata  da  un  nastro  svolaz- 
zante col  motto  :  MERITO  ET  TEMPORE. 

$  -      DVX  ■  MEDIOLANI  •  3  •  C  •  In  un  circolo  e.  s.,  Cimiero 
coronato  e  sormontato  dal  drago  alato.  Al  disotto,  scudo 
colla  biscia. 
Coli.  Gnecehi.  Arg.  R.3  L.  8. 


MONETE    IH    MILANO    INEDITE  57 


4.    Trillimi  (gr.  i.ooo) .    —    l  or.    n.   ij. 

fiy  —  (Fiore)  FRANC  •  ECVNDVS  (sic).  In  un  circolo  periato, 
Croce  gigliata. 

9/  --   DVX  •  MEDIOLANI  •  In  un  circolo  e.  s.,  le  lettere  F  II 
sormontate  da  corona. 
Museo  di  Parma.  Arg.  R.  L,  2. 

CARLO   V   D'ABSBURGO 

IMPERATORE      E      DUCA      DI      M  [LAN  O. 

d535"  L556l. 

1.  Burigozzo  (gr.  10.870).   —    Var.  11.   a. 

,©*   -     CAROLVS  •  V  •  IMPERATOR  ■  Busto  corazzato  e  lau- 
reato, a  destra. 

R      -   •  SANCTVS  •  AMBROSIVS  •  Il  Santo  in  piedi,  col  pasto- 
rale e  lo  staffile.  Al  disotto:  •  MLVM  ILVM   in  nesso). 
Coli.  Osnago.  Arg.   K.'   L.   30. 

2.  Testone  (gr.  8.4001.    —    l'or.   ij-16. 

&  -  ■  IMP  •  CAES  •  CAROLVS  •  V  •  AVO  •  Mezzo  busto  palu- 
dato, a  destra,  col  capo  laureato. 

RÌ  -  SALVS  AVG-VSTA.  La  Salute  in  piedi,  a  sinistra, 
con  un'asta  nella  sinistra  ed  una  patera  nella  destra,  colla 
quale  dà  a  mangiare  ad  un  serpe  che  sorge  da  un'ara. 
Il  fiume  Po  giacente  sdraiato  a  sinistra.  All'  esergo  : 
PADVS  MDI. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  K.'  L.  25. 

3.  Testone  igr.  8.34.5).  —  2a   Var.  11.  ij-16. 

Come  il  precedente.  All'esergo  del  rovescio:  PADVS  MDL. 
Coli.  Osnago.  Arg.  R.:l   L.  25. 

4.  Testone  (gr  8.500).  —  ja   l'or.  ti.   iyif>. 

Come  i  precedenti.   All'esergo  del   rovescio:   PADVS  •  MD  ■ 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.3  !..  25. 


50  F.    ED    E.    GNECCIII 

5.  Testone  (gr.  8.400).  —  .f   Var.  n.   ij-16. 
,1^  -  -   IMP  •  CAES  •  CAROLVS  •  V  •  AVG  • 

]>(  SAL  •  AVG-      VSTA.  C.  s.  All' esergo:  PADVS  •  MDL. 

Coli.  Mariani  ili  Pavia.  Arg.  R.3  L.  25. 

6.  Da  soldi  otto  e  tre  denari  (gr.  2.810).   -  ■    Var.  n.  2j. 

jy  -  -  CAROLVS  •  V  •  IMPERATOR  •  Due   colonne    cinte    da 

un  nastro  svolazzante  col  motto:  PLVS  VLTRA.  Sopra,  la 

mitra  imperiale. 
R>'    —  S  •  AMBROSIVS  •   Il  Santo  in    piedi  ,  col   pastorale  e 

Io  staffile. 

Medaglie  re  fiorentino.  Arg.  R.3  L.  5. 

7.  Quindicino  (gr-  1.220).  —    Var.  11.  29. 

jy         ARROIVS  •  V  •  (sic).  Vaso  ornato  da  ghirlande  e  da 
due  teste  di  montone.  Al  disopra,  mitra  imperiale. 

R       -  +  RO     O     IMERATOR.  Croce  gigliata. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.2   L.  5. 

8.  Quindicino  (gr.  1.210).   —   zK   Var.  n.  2<j. 
jy  --   CAROLVS  V'   Come  il  precedente. 

9      -    +   RO  IMPEPATOP  (sic).  Come  il  precedente. 
Coli.  Gnocchi.  Arg.  R.-  L.  5. 

9.  Tri/Una  (gr.  0.970).   —    Var.  u.  j/. 

,iy     -  CAROLVS  IME.   Busto  di  S.  Ambrogio,  fra  le  iniziali 
S  ■  A,  sopra  ciascuna  delle  quali  un  punto. 

]>       -   Anepigrafo.  Aquila  bicipite    coronata. 
Coli.  Verri.  Arg.   R    L.  2. 

10.  Trillimi  (gr.  r.140).    —   2"    Var.  u.  jj. 

})'   --   CAROLVS  IMPER.   Come  il  precedente. 
R    —   Come  il  precedente. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.  L.  2. 

11.  Trillala  (gr.  1.200).   —    Var.  n.  jj. 
i&         CAROLVS   IMPE.   Busto  e.  s. 

Ri    ■-   Anepigrafo.  Aquila  bicipite  coronata.  Sotto:  K  V. 
Museo  di  Brescia.  Arg.  R.  L.  2. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  59 


12.  Trillina   (gr.  1.050).  --   2a    Yar.  n.    fj. 

i&  —   Come  il  precedente.   Due  mezzelune  con  un  punto 

nel  mezzo  sulle  iniziali  S  À. 

9/  —  Anepigrafo.  Aquila    bicipite  coronata,  senza    iniziali. 

Museo  di  Brescia.  Arg.   R.  L.  2. 

13.  Trillina  (gr.  1.170).   —  j"    Var.  11.   yy. 

&  -  CAROLVS  •  IMPE  •  Busto  di  S  Ambrogio  tra  le  ini- 
ziali A  •  S. 

K     —   Anepigrafo.  Aquila    bicipite   coronata,  fiancheggiata 
al  basso  dalle  lettere  K  •  V. 
Coli.  Brera.  ,\rg.   R.   I..   2. 

14.  Trillina  (gr.  1.190).   —   /'    Yar.  n.    ;y. 

Il  rovescio  della   Trillina  precedente  e  ripetuto    sullo   due 
(accie  della  moneta. 
Coli.  Municipale.  Ai"".   R.   I.    2 

15.  Tri/lina  (gr.  1.180).   -      Var.  n.   y^-yy. 

<&  +  CAROLVS  •  ROMANO.  Nel  campo,  entro  un  circolo, 
Croce  gigliata. 

9"  --   •  IMPERATOR  •  Nel    campo  e.    s.,    l'iniziale  K  coro- 
nata.  Dietro,  un  punto. 
Coli.  Brera.  Arg.  [{    ]      2 

16.  Trillina  (gr.  1.180).   —   2'    Var.  n.   j6-jj. 
D'         •  CAROLVS  ■  ROMANOR. 

I?  Come  il  precedente,  ma  la  K   ha  un  punto  nell'an- 

golo superiore. 
Coli.  Municipale.  Ai"    R    1,   2 

17.  Trillina  (gr.  1.170)         ./■'    Var.  n.   }6-jj. 

P  •  KÀROLVS  IMPERAT.  Nel  campo  e.  s.,  Croce  gi- 
gliata. 

$  —  ©  ROMANOR  •  Nel  campo  e.  s.,  K  coronata  e  tre  punti. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.2    !..   5 


6o 


F.     KI)    E.    GNECCIIl 


18.  Denaro  (gr.  0.440).   —    Var.  n.  j(j. 

/D'  —  ■  CAROLVS  •  V  •  Nel  campo,  in  un  circolo,  Mitra  im- 
periale. 

9  —  ©  RO  •  IMPERATOR.  Nel  campo  e.  s.,  Croce  gigliata. 
Coli.  Municipale,  Verri.  Arg.  R.:1   L.  6 

19.  Denaro  (gr.  0.480).   —   2a    Var.  11.  jo. 
&  —   Come  il  precedente. 

1?    —  ©  ROM  •  IMPERATOR.   Come  sopra. 
Coli.  Brera.  Arg.  R.:!   L.  6. 

FILIPPO    li 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO. 

(I556-J598)- 


1.  Doppia  Quadrupla  (gr.  26.650)    TU.  900.   -  -    Inedita. 

jy  —   PHI  o  HiSP  «  REX  •  MED  «  DVX  •  Busto  corazzato,  di 

prospetto.  Testa  nuda. 
$     -   CATHOLIC/E  •  FIDEI  •  DEFENSOR  •  La    Croce   cogli 

istrumenti  della  Passione.  Teschio  al  piede  ;  nello  sfondo, 

Gerusalemme. 

Coli.  Verri.  Oro  R."   L.  1000. 

2.  Quadrupla  o  Doppia  da  Due  (gr.  14.000).  —  /ned.  Dopo  n.  4. 
^y  —   PHILIPPVS  •  REX  •  ETC  Busto  radiato,  a  sinistra. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  Ci 

9      -   SANC  AMBRO  MLM.  Il  Santo  a  cavallo,  al  galoppo, 
a  destra.  AlPesergo  :  1562. 

Coli.  Vidal  Quadras  y  Ramon  a  Barcellona  (Catalogo  della  sua 
Collezione,  tomo  II,  n.  7663,  tav.  39,  n.  6).    Oro  R.s  L.  400. 

NB.  Questa  quadrupla,  più  che  una  moneta  effettiva,  è  piuttosto 
una  prova  di  zecca,  o  una  moneta  cosidetta  di  lusso  ,  battuta 
coi  coni  di  due  monete  d'argento.  —  Esaminandone  il  disegno 
dal  vero,  riprodotto  nella  tavola  del  catalogo  Vidal  Quadras  y 
Ramon,  vediamo  ch'esso  corrisponde  perfettamente  al  diritto 
del  pezzo  da  Soldi  quaranta  da  noi  pubblicato  nelle  Monete  di 
Milano  (pag.  133,  n.  79,  e  tav.  XXVIII,  n.  2),  e  al  rovescio 
del  Messo  ducatone  descritto  nello  stesso  libro  (pag.  129,  n.  51 
e  tav.  XXVII,  n.  6). 

3.  Doppia  (gr.  6.520).   —    Var.  n.   io. 

W   ■-   PHI  •  REX  •  HISPA  •  ET  •  C  •  Mezzo  busto    radiato  ,  a 

destra.  All' esergo  :  1578. 
U'  MEDIOLANI  •  DVX.    Stemma    coronato  e    inquartato, 

coll'aquila  e  la  biscia.  Al  disopra,  corona  da  cui  escono 

due  rami,  uno  di  palma,  l'altro  d'olivo. 

Museo  di  Brescia.  Oro  R.-   L.  30. 

4.  Doppia  (gr.  6.580).   —    Var.  11.   12. 

&     -   PHI  •  REX  •  HISPA  •  ET  •   Mezzo    busto    come    sopra. 

All' esergo  :  1578. 
$    -   MEDIOLANI  ■  DVX.  Stemma  e.  s. 
Coli.  Municipale  e  Quadras  y  Ramon.  Oro  R.-    L.  30. 

5.  Doppia  (gr.  67600)     —    Var.  >i.   /}■?/. 

&  ■  -   PHI     REX  •  HISPAN  ■  ET  C  •    Mezzo  busto  e.  s.    Al- 

l'esergo:  1582. 

9    -   •  MEDIO  •  -  •  LANI  ■   D  •  Stemma  e.  s. 
Coli.  Gnocchi.  Oro  R.-   L.  30. 

6.  Doppia  (gr.  6.600).   —  2a   Var.  n.   13-14. 
&   -   PHI  •  REX  •  HISPA  •  ET  C 

!>'  •  MEDIO  •  •  LANI  •  D  • 

Coli.  Bologna,  Gnecchi.  Oro  R.2   L.  30. 


62 


F.    ED    E.    GNECCHI 


7.  Doppia  (gr.  6.600).   —    Var.  n.   ij. 

<&  -   PHI   •  REX  •  HISPANI  •  ET  •  Mezzo  busto    e.  s.    Al- 
l' esergo  :  1587. 

$    -   MEDIOLANI  •  D  •  Stemma  e.  s. 
Coli.  Municipale.  Oro  R.2   L.  30. 

8.  Doppia  igr.  6.650).   —    /  rar.  n.  19. 

i&         PHI  ■  REX  •  HISPANIAR  ■  ET  •  C  •    Mezzo   busto  e.    s. 

All' esergo:  9851   (ossia  1589  a  rovescio). 
$    -   MEDIOLANI   DVX.  Stemma  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Oro  R.2  L.  40. 

9.  Doppia  (gr.  6.600).    -  -   2a    Var.  n.   iy. 

i&  ■  -   PHI  •  REX  •  HISPA  •  ET  •  C  •    Mezzo    busto    e.  s.    Al- 
l' esergo  :  1589. 

1}  MEDIOLANI  •  DVX  •  Stemma  e.  s. 

Coli.  Osnago,  Gnecchi.  Oro  R-   L.  30. 

io.  Doppia  (gr.  6.600).   --    Inedita.  Dopo  n.  21. 

i&     -   PHI   REX  HISPANIANI  (sic)  •  ET  •  C.  Mezzo  busto  e.  s. 

All'  esergo  :  1595. 
KÌ      -    MEDIOLANI   DVX.  Stemma  e.  s. 

Coli.  Quadras  y   Ramon,  Op.  cit.,   tomo  II,  pag.   267  ,  n.  7668. 

Oro  R.3  L.  40. 

ir.  Doppia  (gr.  6.570).  —   Inedita.  Dopo  n.  21. 

&         PHILIP  •  REX  •  HISPANI  •  ET  •  C    Mezzo    busto    e.  s. 

All'  esergo  :  1596. 
9      -   MEDIOLANI  •  DVX.  Stemma  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Oro  R.3   L.  40. 

12.  Doppia  (gr.  6.580).   —   Inedita.  Dopo  n.  21. 

P     -  PHILI  •  REX  •  HISPANI   •   ET      C  •    Busto    e.    s.    Al- 
l'esergo  :  1598. 

9    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Quadras  y  Ramon,   Op.  cit.,  tomo  II,   pag.  267,  n.   7669. 

Oro  R.3  L.  40. 


MONETE    1)1    MILANO    INFOITI-: 


63 


13.  Da  uno  scudo  e  mezzo  (gr.  4.970).   —   Inedito.  Dopo  n  27. 

&  -  -   PHILIPPVS  •  REX  •  ETC  •    Testa  radiata,  a  sinistra.  Al 
disopra,  il  Sole. 

9   —  MEDIOLANI  •  D  •  Stemma  ovale  inquartato  con  l'aquila 
e  la  biscia.  Sopra,  corona  coi  due  rami. 
Medagliere  fiorentino.  Oro  R.s  L.  200. 

NB.  Questa  curiosa  moneta,  battuta  col  coni.,  dello  scudo  d'oro, 
n.  27  {Monete  di  Mila/in,  pag.  125),  per  il  suo  peso  corrisponde 
precisamente  ad  uno  scudo  e  mezzo.  Potrebbe  essere  moneta  ef- 
fettiva, di  cui  però  finora  se  ne  ignorava  1' esistenza  ;  ma  più 
probabilmente  qui  si  tratta  di  un  fiie/ort,  o  d'  una  prova  di 
zecca  coniata  come  saggio,  senza  tener  conto  del  peso,  solo 
per  mostrare  il  tipo  del  conio. 


14.  Scudo  d'oro  (gr.  3.360). 


/; 


ir.   ìi.   2; 


jy     -    PHI  •  REX  •  HISPA  •  ETC  •    Testa  radiata,   a  sinistra. 

f*  MEDIOLANI  •  DVX  •    .Stemma    ovale    inquartato    con 

l'aquila  e  la  biscia.  Sopra,  corona  coi  due  rami. 

Oro  K.>    !..  40. 


Medagliere  fiorentine 


[5.   Ducutone  (gr.  32.300).      -    /  tir.   11.    }o. 

\y  -  PHI  o  REX  o  HISPANIARVM  •  Busto  corazzato,  a  destra. 

Testa  nuda. 
$      -    DVX  •  MEDIOLANI  •  ET  ■  0  ■   Stemma    coronato  e   in- 
quartato colle  armi  di  Milano,  Leone  e  Castiglia. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.5  L.  50. 


64  F\    ED    E.    GNECCIII 

16.  Dittatone  (gr.  32.350).  —  2a   Var.  n.  30. 

i&   -   PHILIPPVS  •  REX  •  HISPANIARV.  Busto  e.  s. 
Ri       -   DVX  •  MEDIOLANI  •  ETC  •  Stemma   coronato  e.  s. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.5  L.  50. 

17.  Ducutone  (gr.  32.000).   -      hi  edito.  Dopo  n.  33. 

&     -   PHILIPPVS  •  REX  •  HISPANIARVM.  Busto  corazzato,  a 
destra.  Testa  nuda.  Nel  campo  :  15  79. 

$  DVX  •  MEDIOLANI  •  ETC  •    Stemma    coronato    e    in- 

quartato coll'aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.  15. 

18.  Dittatone  (gr.  31.900).  —    Var.  n.  34. 

fy  --   PHILIPPVS  REX  HISPANIARV.  Busto  e.  s.  Nel  campo: 
15  79. 

$    —    DVX  MEDIOLANI  •  ET  •  C   Stemma  inquartato  coll'a- 
quila e  la  biscia.  Al  disopra  ,  corona  coi    due  rami.  Al- 
l' esergo  :   15  •  79. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.-  L.   15. 

re).  Dittatone  (gr.  32.400).   —    Var.  n.  33. 

i&     -   PHILIPVS  •  REX  ■  HISPANIARVM.  Busto  e.  s. 

Ri       -   DVX  •  MEDI  -  OLANI  •  EDTC  (sic)  (ED  in  monogr.). 
Stemma  coronato  e    inquartato   coli'  aquila    e    la    biscia 
(Le   aquile  e  le  biscic  coronate).   All'  esergo:    •  1577  ■ 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.*  L.  25 

20.  Di/catone  (gr.  32.000)   —    Var.  n.  3$. 
i&  -    •  PHILIPPVS  •  REX  •  HISPANIARV.    Busto    e.    s.    Nel 

campo  :  15  -  82. 
$         DVX  ■  MEDI       OLANI  •  ETC'  •  (oppure  ET  ■  CI.  Stemma 

coronato,  coi  due    rami,  ed  inquartato  coll'aquila  e    la 

biscia. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.   15. 

2[.  Dittatone  (gr.  31.900)   —    Var.  n.  38-39. 

&  -       PHILPPVS  (sic)    REX  •  HISPANIARVM    •    Busto    e.    s. 
Nel  campo  :  15  -82. 


MONfcTE    DI    MILANO    INEDITI':  6 


O 


Ijì  DVX  •  MEDIO  •  •  LANI     ET  •  C  •    Stemma    inquartato 

coli' aquila  e  la    biscia,  e  sormontato    dalla    corona    coi 
due   rami.   (Le  aquile  e  le  biscic  non  sono   coronate). 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.-   L.  20. 

22.  Diicatonc  (gr.  31.700).  Var.  >i.  41. 

iy   -      PHILIPPVS   ■    REX       HISPANIARV.    Busto    e.    s.    Nel 
campo:  15  -  88. 

9'      -    DVX  •  MEDIOLANI  •  ET-0  (oppure  ET  •  C).  Stemma  co- 
ronato e.  s.  All'esergo,  due  punti. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  15. 

23.  Ducutone  (gr.  32.000)    —    Var.  n.  43. 

&  -    PHILIPPVS  •  REX  •  HISPANIARV.    Busto  e.  s.    Sotto  il 

busto:  1592. 
Ijl      -    DVX  ■  MEDIO  •  LANI     ET     C  •  Stemma  coronato  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.   15. 

24.  Ducatene  (gr.  31.850).     -   2"   l 'ar.  ».  43. 

&  -       PHILIPPVS  •  REX  •  HISPANIA.    Busto    e.    s.    Sotto  il 

busto:  1592  (a  rovescio). 
1£    —   Come  il  precedente. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.»   L.    15. 

25.  Ducatene  (gr.  32000)     -     Var.  n.  44-46. 

1*'     -    PHILIPPVS  •  REX  ■  HISPANIARV.    Busto    e.   s.   Sotto   il 
busto  :  ■  1594  • 

1>  DVX  MEDIOLANI  •  ET  ■  C      Stemma    coronato    e    in- 

quartato  coli'  aquila    e    la    biscia.    (Le    aquile  non    sono    coro- 
nate). 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.3   L.    15. 

26.  Mezzo  Duratone  (gr.  15.6001,    —    Var.  n.   >;. 

rf  -   +  PHILIPPVS    REX    HISPANIARVM.   Busto  corazzato, 
a  destra.    Testa  nuda. 

K/      -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  ■    Stemma    coronato  e  in- 
quartato  coll'aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Municipali-,  Arg.   R.°-   !..   12. 


66  F.    ED    E.    GNECCHI 

27.  Mezzo  Ducatone  (gr.  15.160).  —   Var.  n.  j8. 

fi1  -       (Testina  di  S.  A.)    PHILIPPVS  ■   REX  ■  HISPÀNIÀRVM   • 
Busto  corazzato  e.  s. 

9'    -  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Stemma  coronato  e.  s. 
Coli.  Verri  (Esemplare  sconservato).  Arg.  R.-   L.   12. 

28.  Mezzo  Ducatone  (gr.  15.600).   —    Var.  n.  63. 

P  —  (Testina)    PHILPPVS  ■  (sic)    REX  ■    HISPÀNIÀRVM  •  •  • 

Busto  corazzato  e.  s.  Nel  campo  :  15  82. 
Ri    —   Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.:l  L.  12. 

29.  Mezzo  Dìicatonc  (gr.  15.500).  —    Var.  n.  6j. 

T>'  -   (Testina)  PHILIPPVS  •  REX  •  HISPÀNIÀRVM  •  Busto  co- 
razzato, a  destra.  Testa  nuda.  Nel  campo:  15  88. 

]>'    —  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  ■  C  •  Stemma    coronato    e  in- 
quartato coll'aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.   12. 

30.  Mezzo  Ducatone  (gr.  15.100).    —   2a   Var.  n.  63. 

Simile  al  precedente  ,  ma   al  principio  della   leggenda  del 
diritto,  due  globi. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.   12. 

3:.   Mezzo  Ducatone  (gr.  15.000).     -  j*   Var.  ti.  6j. 

Simile  al  precedente.  Al   principio  della    leggenda    del  di- 
ritto, una  rosetta  formata  da  sette  punti. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  12. 

32.  Piéfort  del  mezzo  Ducatone  (gr.  32.100).  —  Dopo  mini.  66. 
ì&    -   ■  +  •  PHILIPPVS  •  REX  •  HISPÀNIÀRVM  •  Busto  coraz- 
zato, a  destra.  Testa  nuda.  Nel  campo  15  —  88. 
$    —   •  DVX  •  MEDIOLANI  •  ET  C  •  Stemma    coronato    e  in- 
quartato coll'aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.^  L.  200. 

NB.  Questa  moneta,  proveniente  dalla  Collezione  Borghesi  (vedi 
I  Catalogo  del  Museo  Bart.  Borghesi.  Roma,  1879,  pag.  76, 
tav.  11,  n.  914),  è  realmente  un  ducatene  battuto  col  conio  del 
mezzo  ducatone. 


MONETI:    DI    .MILANO    INEDITE  67 


33.  Mezzo  Ducatene  (gr.  15.500).   —    Var.  n.  67. 

&  -   PHILIPPVS  •  REX  •  ETC  •  MLI  •  DVX.  Busto  corazzato, 
a  sinistra.  Testa  nuda. 

B»    —   •  SAN  ■  ÀMB  •  Il  Santo  in   piedi  su  di   una  nube,  col 
pastorale,  senza  lo  staffile,  ma  colla  destra  alzata  in  atto 
di  predicare.  A  suoi  piedi  giacciono  abbattuti  tre  uomini 
ignudi  simboleggianti  gli  Ariani. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.    L.  100. 

34.  Quarto  di  Duratone  (gr.  8.2201.   —    Var.  u.  yo. 

,&   -   (Testina)  PHILIPPVS  •  REX  •   HIPANIAR.    In    un   circolo 
periato,  Busto  corazzato,  a  destra.    Testa   nuda. 

Bi       -  DVX  .  MEDIOLANI  •  Stemma  coronato  colle  armi  reali 
di  Spagna,  e  nel  centro  quelle  di  Milano. 
Coli.  Osnago.  Arg.  R.-  L.   12. 

35.  Quarto  di  Duratone  (gr.  7.900).  Var.  n.  yi. 

,&  -   (Testina)  PHI  .  REX  ■  HISPANIARVM.    Busto   corazzato 

e  radiato,  a  destra. 
R*      -   MEDIO  •  —  •  LANI  •  DVX.  Stemma  coronato  colle  armi 

di  Milano,  Leone  e  Castiglia. 

Coli.  V'erri,  Gnecchi.  Arg.  R.-  L.   12. 

36.  Snido  o  Filippo  (gr.  27.000).   —   Inedito.  Dopo  n.  yy. 

i&  -      PHILIPPVS  •  REX  •   HISPANIA.    Busto    corazzato ,    a 
destra.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto:  1592. 

R>    -   DVX  .  MEDIO  -  LANI  ■  ET  •  C  •  Stemma  coronato  ,  e 
inquartato  coli'  aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.c   L.  50. 

37.  Snido  o  Filippo  (gr.  27.000).    —   Inedito.  Dopo  n.  jj. 

&  -  ■  PHILIPPVS  ■  REX  •  HISPANIARVM  •  Busto  e.  s.  Sotto 

il  busto:  1594. 
9/    -   DVX  •  MEDIOLANI  •  ET  •  C  Stemma  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.,;  L.  50. 


68  F.    ED    E.    GNKCCIII 


38.  Scudo  o  Filippo  (gr.  26.500).    —    Inedito.  Dopo  n.  78. 

i&  -   PHILIPPVS  *  REX  *  HISPANIÀR.    Busto  e.  s.  Sotto  il 

busto  :  1598. 
I?    —  Come  il  precedente. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.'    L.  50. 

39.  Scudo  o  Filippo  (gr.  23.2oo).   —  Inedito.  Dopo  n.  78. 

B1  —  PHI  •  REX  ■  HISPANIARVM.  Busto  e.  s.,  ma  senza  data. 

ì)i    —   DVX  •  MEDIOLANI  •  DVX  (sic).  Stemma  coronato  e  in- 
quartato colle  armi  di  Milano,  Leone  e  Castiglia. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.5   L.  60. 

40.  Lira  (gr.  6.250).   —    Var.  n    S2-S4. 

&  —  PHILIPPVS  •  REX  o  ET.  Busto    corazzato,  a    sinistra. 
Testa  nuda.  In  alto,  due  piccole  corone. 

9I  —   DVX  MEDIOLA.    Stemma    coli' armi    di    Leone,    Ca- 
stiglia, Aragona,  Sicilia,  Gerusalemme  e  Milano. 
Museo  di  Brescia.  Arg.  R.a   L.  9. 

41.  Lira  (gr.  6.500).   —    2a    Var.  n.  82-84. 

j¥  —   PHILIPPVS  •  REX  •  ETC    Busto  corazzato,  a  sinistra. 

Testa  nuda. 
$    —   DVX  MEDIOLANI  •  Stemma,  come  il  precedente. 
Coli.  Municipale,  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  6. 

42.  Lira  (gr.  6.400).    —  3"    Var-  82-84. 

&  —  PHILIPPVS  o  *  *  •  REX  •  ETC.  Busto  e.  s. 
J$    —   Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.'  L.  6. 


43.  Lira  (gr.  5.5001.   —    Var.  n.  8j. 

&  -   PHILIPPVS  •  HISPAN  •  REX  •  MED  •  DVX  •   Busto    co- 
razzato, a  destra.  Testa  nuda. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  6q 


li    —   NEMO  IMPVNE  LACESCET.  Veltro,  a  sinistra,  legato 
ad  un  albero. 
Coli.  Gnecchi.  Oro  R.<;  L.  200. 

44.  Da  Soldi  cinque  (gr.  2.400).    —    Var.  n.   90. 

O'  ■  -  »  MEDIOLANI  •  DVX  .  ET.  Nel   campo,  le  lettere  PHI 

Al  disopra,  corona  con  due  rami.  In  alto,  rosetta  fra  due 

punti. 
#'   --   SAN  •  AMBROSIVS.   11  Santo  in  piedi,  co!   pastorale  e 

lo  staffile. 

Coli.  Brera.  Arg.  R.-  L.  5. 

45.  Da  soldi  cinque  (gr.  2.330).    —   2'    Var.  n.   (j>>. 

YY  —   •  MEDIOLANI  •  DVX  •  ETC  Wl  campo,  le  lettere  PHI. 

Al  disopra,  corona  e  )i  d  le  rami.  In  alto  tre  punti. 
ty      -  SAN  •  AMBROSIVS  ■  11  Santo  in  piedi  e.  s. 
Coli.  Municipale,  Savini.  Arg.  R.'-    L.  5. 

46.  Da  soldi  cinque  (gr.  22701.    —   j'    Var.  11.   90. 

Come  il  precedente,  ma  nel  diritto,   sopra  la    corona,  sei 
punti. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.-   L.  5. 

47.  Soldino  (gr.  1.220).    —    Var.  n.   oq-cj6. 

i&  -   (Giglio)  PHILIPPVS  •  REX  ■  ETC  ■  Croce   ornata. 

91    —   MEDIOLANI   D  •  Stemma    inquartato  coli'  aquila  e  la 

biscia.  Al  disopra,  corona  coi  due  rami. 

Coli.  Osnago,  Vigano.  Arg.  R.  L.  3. 

48.  Parpaglioni  (gr.  r.180).    —    Inedito.    Dopi)  n.    ny. 

i&  -   AMBOS  VNA  REFET  (sic).  Busti    accollati    di  Filippo 
e  della  regina  Anna,  a  sinistra. 

$    -   DONVM  •  DEI  •  1595.     L'Abbondanza    seduta,   a    si- 
nistra, colla  cornucopia.  All'  esergo  :  MED. 
Coli.  Osnago.  Arg.  R.4   L.   io. 

49.  Parpagliola  (gr.  0.950).    -      Inedito.   Dopo  n.   09. 

i&  —  AMBOS  •  VN*  •  REFERT  ■  Come  il  precedente. 
9'    —  DONVM  •  DEI  •  1595.  Come  il    precedente. 
Coli.  Quadras  y  Ramon.   Op.   cit,  t  uno  II,   pag.   269,  n.    7691, 
Tav    39.  n.   io.  Arg.  R.4   L.  io. 


F.    ED    E.    GNECCIII 


50.  Trillina  (gr.  1.000).  —    Var.   101. 

&    -  PHI  ■  REX  •  MED  •  DVX  •  Le  armi  di  Milano  inquartate. 

\P      -   DONVM  •  DEI  •  1593  •    L'Abbondanza    seduta  ,  a  si- 
nistra, con  una  cornucopia.  All' esergo:  A  S. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.2  L.  5. 

51.  Trillina  (gr.  1.100).  —  2:i   Var.  n.  101. 

Come  la  precedente,  ma  all' esergo  del  rovescio:  B  S. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.2  L.  5. 

52.  Trillina  (gr.  0.930).   —    Var.  n.   ioj. 

fi"  —  «  REX  •  ÀNGLIAE.  Nel  campo,  le  lettere  PHI.  Al 
disopra,  corona. 

9'    -   MEDIOLANI  •  DVX.  Busto  di  S.  Ambrogio,  fra  le  let- 
tere S  •  V  • 
Coli.  Osnago.  Arg.  R.  L.  2. 

53.  Trillina  (gr.  0.950).    —    Var.  n.  ioj. 

&  ■  -  •  REX  •  HISPANIARVM.  Nel  campo,  l'iniziale  F,  fra 
due  stellette  a  cinque  punte.  Al  disopra ,  corona  coi 
due  rami. 

9    —  •  MEDIOLANI  DVX.  Le  armi  di  Milano  inquartate. 


Coli.  Municipale 


Arg.  R.  L.  2. 


54.    Trillina  (gr.  0.940).   —   2a   Var.  n.  ioj. 

Come  la  precedente,  ma  l'iniziale  F  è  fra  due   crocette  di 
S.  Andrea. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.  L.  2. 


55.  Denaro  (gr.  0.600).  —   Inedito.'  Dopo  n.  106. 

Sy  —   MEDIOLAN  •  D.  Stemma    inquartato  di  Leone  e  Ca- 

stiglia,  sormontato  da  corona  ,  da  cui  escono  due  rami. 
$    —   REGIA  VIRTVS.  Nel  campo  la  Fede  che  tiene  nella 

destra  il  calice  coll'Ostia,  e  una  croce  nella  sinistra. 

Coli.  Verri.  Arg.  R.3  L.  30. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  71 

56.  Denaro  (gr.  0.700). 

ì&  —    MEDIOL  •  D.  Stemma  come  nel  precedente. 
I?    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.s  L.  30. 

NB.  Abbiamo  attribuito  queste  due  monetine  anonime  a  Filippo  II, 
pel  tipo  di  quell'  epoca  e  specialmente  pei  simboli  religiosi  , 
che  si  riscontrano  in  altre  monete  di  questo  principe,  mentre 
mancano  quasi  totalmente  in  quelle  dei  suoi  successori. 

FILIPPO    III 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(1598- 162  II. 

1.  Quadrupla  (gr.  13.270).    -    Inedito.   Dopo  n.   1. 

V  -   PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISPANI  ■   Busto    corazzato    e 
radiato,  a  destra.  Sotto  il  busto  :  •  1610  • 

9    —   MEDIOLANI   DVX   ET  •  C  ■  Stemma   inquartato  coll'a- 
quila  e  la  biscia.  Al  disopra,  corona  coi  due  rami. 
Coli.  Verri.  Oro  R.5   L.   150. 

2.  Quadrupla  (gr  13.200).    —    Var.  n.  2. 

&  -      PHILIPPVS  •  MI  •  REX    HISPA  •    Busto   e.  s.   Sotto    il 

busto:  1617. 
9    —   Come  il  precedente. 

Museo  di  Parma.  Oro  R.5   L.   150. 

3.  Duratone  (gr.  31.900).    —    Var.  n.   r ;. 

&         PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISPÀN  •  Busto  corazzat  1  e  ra- 
diato, a  destra.  Sotto  il  busi  >  :  1602. 

$      ■    *  DVX  *  MEDIOLANI  *  ET  *  C   Stemma  coronato  ed 
inquartato  coll'aquila  e  la  biscia.  (Le  aquile  e  le  biscie  sono 
coronate). 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.   15. 

4.  Duratone  (gr.  31.900).   —   2*   Var.  n.   13. 

Come  il  precedente.  Le  parole  sono  separate  da  rosette. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.  15. 


F.    ri)    E.    GNECC11I 


5.  Bucatone  (gr.  32.000).   —   Inedito.  Dopo  n.   ij. 

jy  --   PHILIPP  •  MI   REX  :  HISPANIA  •  Busto  corazzato  e  ra- 
diato, a  destra.  Sotto  il  busto:  1606. 

TJ    —  MEDIOLANI   DVX  ET  C  ■  Stemma  coronato  e  inquar- 
tato  coll'aquila   e   la   biscia   fi:  biscic  non  sono  coronate). 
Coli.  Savini.  Oro  R.2  L.  15. 

6.  Bucatone  (gr.  31.000).    -      Var.  11.   16-24, 

i&  —   PHILIPP  •  III  •  REX  •  HISPANIA.  Busto  corazzato  e  ra- 
diato, a  destra.  Sotto  il  busto  :  1608. 

B'      -    MEDIOLANI  •  DVX  ■  ET  ■  C  Stemma  e.  s. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.   15. 

7.  Filippo  (gr.  27.700).   —    Var.  n.  J4-JJ. 

i&   —   PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISP  •  Busto    corazzato,  a  d. 

Testa  nuda.  Sotto  il  busto:  1605. 
R*'    —    MEDIOLAN  •  DVX  •  ET  •  C    Stemma    coronato    colle 

armi  reali  di  Spagna  e   nel  centro  quelle  di  Milano.  Al- 

l'esergo  :  100 

Coli.  Gnocchi.  Arg.  R.2   L.  20. 

8.  Filippo  (gr.  27.600).  —   2a    Vai:  n.  34'JJ- 
jy   —   Come  il  precedente. 

9       -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.  20. 

9.  Filippo  (gr.  27.500).    —   j*    Var.  n.  34-35. 

&  -   PHILIPPVS  •  MI  •  REX  •  HISPA  ■  Busto  e.  s.  (1605). 
R-'      -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  Stemma  e.  s. 
Coli.  Municipale.  R."   L.   15. 

io.  Filippo  (gr.  27.300).   —    Bopo  n.  3j. 

£f   —   PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISP  •     Busto   corazzato,   a  d. 

Testa  nuda.  Sotto  il  busto:  •  1606  • 
1}    —   MEDIOLAN  •  -  DVX  •  ET  •  C  ■  Stemma  coronato,  colle 
armi  di  Spagna  e  nel  centro  quelle  di  Milano. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2   L.  15. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  73 


11.  Mezzo  Filippo  (gr.  13850).    —    Var.  n.  38. 

i&  -   PHILIPPVS  •  III  •  REX  HISPAN  •  Busto  corazzato,  a  d. 

Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :  1604. 
$    -    MEDIOLAN  •  DVX  •  ETC  •    Stemma    coronato  ,  colle 

armi  di    Spagna  ,  e  nel  centro  quelle  di    Milano.  All'  e- 

sergo:  50. 

Coli.  Municipale.  R.:i   L.  20. 

12.  Da  Soldi  dicci  (gr.  3.200).  Var.  >i.  44-45. 

&   -   PHILIPP  •  III  ■  REX  •  HISPA  •    Busto    corazzato  ,    a   d. 

Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :  1604. 
$    -    MEDIOLA  DVX  •  ET  •  C    Stemma    coronato,    colle 

armi  di  Spagna  e    nel    centro    quelle  di    Milano.  All'  e- 

sergo  :  10. 

Coli.  Municipale.  Arg.  R.3   L.   io. 

13.  Da  Soldi  dieci  (gr.  2490).    —    Var.  ti.  48. 

&  -   PHILIPPVS  •  MI  •  REX  •  HISPAN.    Busto    corazzato  ,  a 
destra.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto:  •  1611  • 

9     -   DE  CAELO  FORTITVDO.  S.  Ambrogio  a  cavallo  ga- 
loppante, a  destra,   in  atto  di    percuotere    un    guerriero 
stramazzato  sotto  il  cavallo.  All'esergo  :    10. 
Coli.  Verri  (Esemplare  sconservato).  Arg.  R.4  L.  30. 

14.  Da  Soldi  dieci  (gr.  2700).   —    2A    Var.  n.  48. 

&  ■-   PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISP.   Busto  come    nel  prece- 
dente. Sotto  il  busto:  1614. 

I?    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Brera,  Municipale.  Arg.  R*   L.  30. 

15.  Parpagliola  (gr.  1.900).   —    Dopo  n.  jo. 

<£y  —   MEDIOLAM  ■  D  •  Stemma   inquartato  colliquila  e  la 

biscia.  Al  disopra,  corona  coi  rami. 
$    —   PROVIDENTIA.   La    Provvidenza  in  piedi,  a  sinistra. 

Colla    bacchetta    tocca    il    globo    posto   a    terra.    All'  e- 

sergo:  1603. 

Coli.  Verri,  Gnocchi.  Arg.  R.  L.   1. 


74 


F.    ED   E.    GNECl.HI 


16.  Parpagliola  (?)  (gr.  1.650).  —  Inedito.  Dopo  n.  jj. 

i&  —  HISPANR.  Nel  campo,  in   due  righe  :  PHI  III.  Al  di- 
sopra, corona. 

Bi  -  S  •  AMBROSIVS.  Busto  mitrato  del  Santo. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.7  L.   io. 

17.  Sesino  (gr.  1.450).  —   Var.  n.  54. 

&  —   PHILIPPVS  •  III  •  REX  •  HISP.    Busto   corazzato,  a   d. 

Testa  nuda. 
BÌ      -  o  MEDIOLAN  DVX  ET  C  Croce  gigliata. 

Coli.  Municipale,  Mariani.  R.  L.  1. 

18.  Sesino  (gr.  1.500).  —  2a   Var.  u.  J4. 

£¥  -   PHILIPPVS  ■  III  •  REX  •  HISPA  ■  Busto   come  nel  pre- 
cedente. 

BÌ    —   Come  il  precedente. 
Coli.  Municipale.  R.  L.  1. 

19.  Sesino  (gr.  1.400).   —    Var.  n.  j-j. 

i&  —  PHILIPP  III  REX  HIS  •  (senza  punti).  Busto  corazzato, 

a  destra.  Testa  nuda. 
$    -  ©  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Croce  gigliata. 

Coli.  Gnocchi.  R.  L.  1. 

20.  Quattrino  (gr.  2.500).  —    Var.  n.  61. 

&  —   PHILIPP  •  MI  •  REX  •  HIS.  Busto  corazzato,  a  destra. 

Testa  nuda. 
BJ   -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  (ET  in  monogr.).  Le  armi 

di  Milano  inquartate. 

Coli.  Municipale,  Gnecchi.  Rame  C.  L.  1. 

21.  Quattrino  (gr.  2.450).   —   2a   Var.  n.  61. 

JJ  -  PHILIPP  •  III  •  REX  •  H  •  Busto  e.  s. 
Bi    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Municipale.  Rame  C.  L.  1. 

22.  Quattrino  (gr.  2.450).   —   Inedito.  Dopo  n.  62. 

]&  —  PHILIPP  •  III  •  REX  •  HIS  •  Busto  corazzato,  a  destra. 
Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :   1602. 


MONETE    DI    MILANO   INEDITE 


75 


$    -  MEDIOLANI  ■  DVX  •  ET  •  C  (ET  in    monogr).  Le   armi 
di  Milano  inquartate. 
Coli.  Gnecchi.  Rame.  R.  L.  3. 

23.  Quattrino  (gr.  2.500).  —    Var.  n.  63. 

&  -  PHILIPP  •  III  •  REX  •  HIS.  Busto  come  nel  precedente. 

Sotto  il  busto  :  1603. 
P    —   Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Rame  R.  L.  2. 

24.  Quattrino  (gr.  2.750).  —  2a    Var.  n.  63. 
Varietà  del  precedente  (1603)  con  : 

0  -   PHILPP  •  III  •  REX  •  HISP  • 
Coli.  Parma, Verri.  Rame  R.  L.  2. 

25.  Quattrino  (gr.  2.600).  —  _/'   Var.  n.  63. 
Altra  Varietà  del  n.  22  (1603)  con  : 

&   -   PHILIPP-  III  •  REX  •  HIS. 

Iji    -   *  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  (ET  in  monogramma). 
Coli.  Brera.  Rame  R.  L.  2. 

26.  Quattrino  (gr.  2.500).   —    Var.  n.  64. 

B'  —   PHILIPP  ■  III  ■  REX  •  HIS.   Busto    corazzato,  a  destra. 
Testa  nuda.  Sotto  il  busto:   1603. 

$    -    MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C    Le    armi    di    Milano    in- 
quartate. 
Coli.  Municipale.  Rame  C.  L.   1. 

27.  Quattrino  (gr.  2.400).  —   Inedito.  Dopo  n.  64. 

&  —   PHILIPP  •  MI  •  REX  •  HIS  •  Busto  corazzato,  e.  s.  Sotto 

il  busto  :  1614. 
$  -   MEDIOLANI    DVX    ET   C  ■  (ET    in   monogr.).  Le  armi 

di  Milano  inquartate. 

Coli.  Mariani,  Gnecchi.  Rame  R.  L.  3. 


76  F.    E»    E.    GN'ECCIII 


FILIPPO    IV 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(162I-1665). 

1.  Quadrupla  (gr.  13.100).  Var.  n.  7. 

i&  —  *  PHILIPPVS  *  IMI  *  REX  *  HIS.  Busto  corazzato  e  ra- 
diato, a  destra.  Sotto:  1630  •  —  * 

l]ì  —  MEDIOLANI  •  -  •  DVX  ■  ET  •  C  •  Stemma  inquartato 
coll'aquila  e  la  biscia.  Al  disopra,  corona  coi  due  rami. 
Coli.  Gnecchi.  Oro  R.3   L.  70. 

2.  Quadrupla  (gr.  13.160).   —    Var.  n.  ri. 

&  -   PHILIPPVS  *  UH  *  REX  *  HISPANI.  Busto  e.  s.  Sotto  il 

busto  :  1630. 
9     -   MEDIOLANI  *  *  DVX  *  ET  *  C.   Stemma   e.  s. 

Coli.  Osnago.  Oro  R.3  L.  70. 

3.  Ducatone  (gr.  32.000).    —    Var.  u.  28. 

&  -  PHILIPPVS  IMI  REX  HISPAN.  Busto  corazzato  e  ra- 
diato, a  destra.  Sotto  il  busto:  1622. 

9'    —   MEDIOLAN  DVX  ET  •  C  •  Stemma  coronato  e  inquar- 
tato coll'aquila  e  la  biscia. 
Coli.  Gnecchi,  Quadras  y  Ramon.  Arg.  R.  L.  12. 

4.  Ducatone  (gr.  31.745-31.300).   —    Var.  n.  30. 

&  -   PHILIPPVS  •  llll  •  REX  •  HISPANI  •  Busto  e.  s.  Sotto  il 

busto  :  1630. 
1$    —  Come  il  precedente. 

Museo  di  Parma,  Coli.  Osnago.  Arg.  R.  L.  12. 

5.  Mezzo  Ducatone  (gr.  15.900).  —    Var.  n.  jj. 

&  —  PHILIPPVS    llll    REX    HISPAN.  Busto  e.    s.    Sotto    il 

busto  :  1630. 
Bl    -  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  Stemma  e.  s. 

Coli.  Municipale,  Gnecchi.  Arg.  R.-   L.  20. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  77 

6.  Mezzo  Ducatene  (gr.  15850).   —    Var.  n.  36- jj. 

jy  -   PHILIPPVS  •  IMI  •  REX  •  HISPANIA.   Busto   e.  s.    Sotto 

il  busto  :  1630. 
$    -   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C.  Stemma  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  20. 

7.  Mezzo  Bucatone    (gr.  15.800  .   —   2:i   1  rar.  n.  jfi-jj. 

jy  —  PHILIPPVS  •  IMI  •  REX  •  HISPANI  •  Busto  e.  s.  Sotto  il 

busto  :  •  1641  • 
9  -    MEDIOLANI  DVX  •  ET  •  C.  Stemma  e.  s. 

Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.-   L.  20. 

8.  Filippo  (gr.  27.900).   —    Var.  a.  7/. 

B"  —  *  PHILIPPVS  *  IMI  *  REX  *  HISPANIARVM  *  Busto  co- 
razzato, a  destra.  Testa  nuda.  All'esergo  :  *  1657  * 

ljf   --  *  MEDIOLANI  *  -  *  DVX  *  ET  *  C  *  Stemma  coronato, 
coli'  armi     di    Spagna    e    nel    centro    quelle    di    Milano. 
All'  esergo  :  **    ** 
Coli.  Gnecchi,  Savini.  Arg.  R.  L.  12. 

9.  Filippo  (gr.  27.900).  —  2''    Var.  n.  .//. 

jy   -  PHILIPPVS  *  IMI  *  REX  *  HISPANIA  *  Busto  e.  s.  Sotto 
il  busto:  *  1657  * 

$      -   MEDIOLANI  *  —  *  DVX  *  ET  *  C  *  Stemma  coronato, 
colle  armi  di  Spagna  e  nel  centro  ciucile  di  Milano.  Al- 
l' esergo  :  %*    ** 
Coli.  Gnecchi,  Mariani.  Arg.  R.  L.  12. 

io.  Mezzo  Filippo,  (gr.  13.800).   -      Var.  n.  .}<H. 
&  —  *  PHILIPPVS  *  IMI  *  REX  ■■■■■  HISPANIA  *    Busto   coraz- 
zato, a  destra.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :  *  1657  * 
IJI    —   *  MEDIOLANI  *    *  DVX  *  ET  *  C  *    Stemma   reale    di 
Spagna    colle    armi  di    Milano  nel    centro.  Al    disopra  , 
corona. 
Coli.  Brera.  Arg.  R.2   L.  20. 


78  F.    ED    E.    GNECCHI 


11.  Mezzo  Filippo  (gr.  13.550).   -    Var.  n.  Jj-j6. 

P  -   PHILIPP  •  IMI  •  HISP  •  RE  •  ET  •  ME  •  DVC.  Busto  coraz- 
zato e  coronato  del  re,  a  destra.  All'esergo,  in  due  righe  : 

•  CÀRACEINÀ  •-•  GVBERN  •  Al  disotto,  due  punti. 

$    —  MARI/E  •  ANN/E  •  PHILIP  •  IMI  •  HISP  •  ETC  •  REG  •  VX 

•  1649.  Busto  coronato  della  regina  e.  s. 

Coli.  Municipale.  Arg.  R.  6.  L.  200. 

12.  Mezzo  Filippo  (gr.  13.450).    —   2*    Var.  n.  Jj-jó. 

<&  —  PHILIPP  •  IMI  •  HISP  •  RE  •  ET  •  MED  •  DVC  •  Busto  e.  s. 

All'  esergo,   in  due  righe  :  CARACENA GVBERN  •  Al 

disotto,  due  punti. 
9*    —   Come  il  precedente. 

Coli.  Gnecchi.  Arg'  R.G   L.  200. 

13.  Mezzo  Filippo  (gr.  13.400).   —  j*   \rar.  n.  Jj-j6. 

^'  —    PHILIPP  •  IDI  ■  HISP  •  RE  •  ET  ■  MED  •  DVCIS.  Busto 

come  sopra. 
9>    —  Come  i  due  precedenti. 

Coli.  Verri.  Arg.  R.c  C.  200. 

14.  Da  soldi  ottanta  (gr.  17.720).  —    Var.  n.  jj-jy. 

&  —  PHILIPPVS  *  IMI  *  REX  *  H1SPANIA  *  Busto  corazzato, 

a  destra.  Testa  nuda.  Sotto  :  1655. 
9*    —  Nel  campo  ornato,  in  cinque  righe:  MEDIO  —  *  LANI 

—  *  DVX  *    —  ET  •  C  —  *  80  *  Al   disopra  ,  corona  coi 

due  rami. 

Coli.  Brera.  Arg.  R.4  L.  25. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  79 


15.  Trillino,  (gr.  1.200-1.090).    —    Var.  n.  6j. 

&  —  PHILIPP  •  llll  •  REX  •  Busto  corazzato,  a  destra.  Testa 

nuda. 
$   -  +  MEDIOLÀNI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Croce  gigliata. 

Coli.  Municipale,  Verri.  Arg.  R.:!  L.  5. 

16.  Trillino,  (gr.  1.200).  —  2a   Var.  n.  6j. 

i&        PHILIPP  •  llll  •  REX  •  HI.  Busto  e.  s. 
IJ<    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.3   L.  5. 

17.  Trillino  (gr.  1.460).   —    Var.  n.  66-jo. 

&  —  llll  •  REX  •  HISPANIARAM.  Nel  campo,  le  lettere  PHI 
coronate. 

ty    —  MEDIOLÀNI  •  D.  Stemma  coronato  e  inquartato   col- 
liquila e  la  biscia. 
Coli.  Verri.  Arg.  R.  L  1. 

18.  Quattrino  (gr.  1.800).  —   Inedito.  Dopo  n.  72. 

&  —  PHILIPP  •  llll  REX  H.  Busto  corazzato,  a  destra.  Testa 

nuda. 
$      -   MEDIOLÀNI   DVX.   Le  armi  di  Milano  inquartate. 
Coli.  San  Rome  a  Como.  Rame  R.  L.  1. 

19.  Quattrino  (gr.  1.7001.    —    In  "dito.   Dopo  n.  j2. 

&  -  PHILIPP  •  llll  •  REX  •  H.   Busto  corazzato  e.  s. 
9  MEDIOLÀNI  •  DVX  •  ET  •  C  Le  armi  di  Milano  e.  s. 

Coli.  Municipale,  Bologna,  Gnecchi.  Rame  R.  L.   1. 

20.  Quattrino  (gr.  2.250-2.0301.  Inedito.  Dopo  n.  72. 
&  —  PHILIPP  •  llll  •  REX.   Busto  e.  s. 

9    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Municipale,  Osnago.  Rame  R.  L.  1. 

21.  Quattrino  (gr.  1.800).   —   Inedito.  Dopo  n.  72. 

?y  —  PHILIPP  •  llll  •  REX  •  HIS  •  Busto  e.  s. 
Testa  nuda. 


80  F.    ED    E.    GNECCHI 


$    —  +  MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  (ET  in    monogramma). 
Le  armi  di   Milano  inquartate. 

Coli.  Municipale,  Parma.  Rame  R.  L.  i. 

22.  Quattrino  (gr.  1.780).   —   Inedito.  Dopo  n.  72. 
&  —  PHILIPP  •  llll  •  REX  •  HISP.  Busto  e.  s. 
Ri    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Bologna.  Rame  R.  L.  1. 


CARLO    II 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO 

con    MARIA    ANNA    D'AUSTRIA. 
(1665- 1676). 

1.  Quarto  di  Filippo  (gr.  6.950-6.750).  —    Var.  11.  6. 
jy  —  *  CAROLVS  •  Il  •  HIS  •  REX  •  ET  .  MARIA  •  ANNA  •  TVT 
•  "E  ■  G.  Busti  accollati  del  re  e  di  Maria  Anna,  a  destra. 
Sotto  i  busti:  1666. 
$    —  MEDIOLANI  •  •  DVX  •  ET  •  C  Stemma  reale  di  Spagna 
colle  armi  di  Milano  nel  centro.  Al  disopra,  corona. 
Coli.  Verri,  Osnago.  Arg.  R.3   L.  20. 

CARLO    II 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(1676-I7OO). 

1.  Mezzo  Filippo  (largo)  (gr.  13.200).   —    Var.  n.  io. 

&  —  CAOLVS  •  (sic)  Il  •  REX  •  HISPANIARVM.  Busto  coraz- 
zato, a  d.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto:  1694  e  tre  punti. 

B>'    —  MEDIOLANI  •  •  DVX  •  ET  •  C  Stemma  reale  di  Spagna 
colle  armi  di  Milano  nel  centro.  Al  disopra,  corona. 
Museo  di  Parma.  Arg.  R.2  L.  20. 


MONETE    DI    MILANO   INEDITE 


81 


2.  Soldino  (gr.  1.700).  —    Var.  ti.  2J-2J. 

&  —  CAROLVS  •  Il  •  REX  •  HIS.  Busto  corazzato  a  destra. 

Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :  1672. 
9    —   MEDIOLANI  •  DVX  •  ET  •  C  •  Croce  gigliata. 

Coli.  Verri,  Municipale,  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  2. 

3.  Soldino  (gr.  2.000-1.900).   —  2a   Var.  n.  2j-2j. 

&  —  CAROLVS  •  Il  •  REX  •  HIS.  Busto  e.  s.  Sotto  :  1679. 
9    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  2. 

FILIPPO  V  DI  BORBONE 

RE    DI    SPAGNA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(17OO-I713). 

r.  Quarto  di  Filippo  (largo)  (gr.  6.800).  —   Inedito.  Dopo  n.  6. 
&  —  PHILIPPVS  •  V  •  REX  •  HISPANIARVM  ■    Busto    coraz- 
zato, a  destra.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto:   1702. 
$    —  MEDIOLANI  •  DVX  ■  ET  ■  C.  Stemma  reale  di  Spagna 
colle  armi  di  Borbone  e  di  Milano.  Al  disopra,  corona. 

(Tipo  identico  al  Mezzo  Filippo  n.  5). 
Coli.  Gnecchi.  Arg.  R.4  L.  30. 

CARLO    III 

RE    DI    SPAGNA    E     VI    IMI'.    D'AUSTRIA,    DUCA    DI    MILANO. 
I  I702-I740}. 


,  Prova  in  rame  (gr.  95  io).     -     Inedito.   Dopo  n.   1. 
P  —  CAROLVS  •  VI  •  D  •  G  •  IMPER  .  ET  •  HISP  ■  REX.  Busto 
laureato  e  corazzato  a  destra. 


82  F.    ED    E.    GNECCH1 


9>  —  Anepigrafo.   —   Stemma  reale  di  Spagna  colle    armi 
ducali  milanesi  nel  centro.  Intorno  allo  stemma,  il  collare 
del  Toson  d'oro. 
Coli.   Verri.  Rame  R.8  L.  60. 

NB.  Questo  pezzo  è  molto  probabilmente  una  Prova  del  Pezzo  da 
12  scudi  d'oro  da  noi  pubblicato  nelle  Monete  di  Milano  (pa- 
gina 169,  n.  1),  e  che  venne  poi  leggermente  modificato. 

2.  Filippo  (gr.  27.800).  Inedito.   —   Dopo  n.  7. 

1&  —  CAROLVS  •  III  •  REX  •  HISPÀNIÀR.  Busto  corazzato  e 
laureato  ,  a  destra.  Testa  nuda.  Sotto  il  busto  :  1720. 
All'  esergo  :  * 

$  —  MEDIOLANI  •  —  •  DVX  •  ET  •  C  •  Stemma  coronato 
colle  armi  di  Spagna,  e  nel  centro  quelle  di  Milano. 

Coli.  Verri,  Gnerchi.  Arg.  R.4  L.  30. 


MARIA  TERESA  D'ABSBURGO 

IMPERATRICE   D'AUSTRIA    E    DUCHESSA    DI   MILANO. 
(174O-I780). 

1.  Mezzo  Filippo  (largo)  (gr.  13.900).    —    Var.  n.  3. 

1&  —  *  MARIA  .  THERESIA  •  D  •  G  •  REX  ■  HUNG  •  BOH  • 
ARCH  ■  AUST.  Busto  diademato,  a  destra. 

$    —    MEDIOLAIVI  •   •  DUX  •  ET  •  C    Stemma   imperiale   di 
Austria  colle  armi  di  Milano  nel    centro.    Ai    lati    dello 
stemma,  due  rami,  uno  di  palma,  a  destra,  l'altro  di  al- 
loro, a  sinistra.  Al  disopra,  corona.  Sotto:  1741. 
Coli.  Municipale.  Arg.  R.°  L.  80. 

2.  Filippo  (gr.  27.850).    -    Var.  n.  j. 

P  —  *  MARIA  •  THERESIA  •   D  •  G  •   REX  •   HUN   •    BOH    • 

ARCH  •  AUST  •  Busto  e.  s.. 
9    —  Stemma  e  leggenda  come  nel  precedente.  Sotto  lo 

stemma  :  1744. 

Coli.  Osnago,  Gnocchi.  Arg.  R.2  L.  20. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  83 


3.  Mezzo  Filippo  (gr.  13.900).    —    Var.  n.   g. 

&  -   *   MARIA  •  THERESIA  •  D  •  G  •  REG  •  HUNG  •  BOH  • 

ARCH  •  AUST  •  Busto  e.  s. 
9    -   MEDIOLANI  •  •  DUX  •  ET  •  C  •  Stemma   e.  s.  Sotto  lo 

stemma  :  1741. 

Coli.  Municipale.  Arg.  R.3  L.  30. 

4.  Mezzo  Filippo  (gr.  13.900).  —    Var.  n.  io. 
Come  il  precedente,  ma   coll'anno  1744 

Coli.  Municipale,  Gnecchi.  Arg.  R.3  L.  30. 

5.  Prova  del  dieci  Soldi  (gr.  1.670).   —    Inedito.  Dopo  n.  jj. 

&  —   M  •  THERES  •  D  ■  G  •  R  ■  IMP  ■  H     &  •  B  •  REG  •  A  •  A  • 

Busto  velato  e  diademato,  a  destra.   Sotto  :  1777. 
9    —  MEDIOL  •  DVX-  Biscia ,    in    una    corona    formata    da 

due  rami  di  palma,  allacciati  da  un  nastro  al  basso.  Al- 

l'esergo  X. 

Coli.  Verri,  Osnago,  Savini,  Gnecchi.  Rame  R.2  L.  3. 

6.  Zecchino  (gr.  3470).  —    Var.  n.  54. 

&  -   M  •  THERESIA-  D  •  G  •  R  •  IMP  •  H  U  •  BO  •  REG  ■  A  •  A. 
Busto  velato  e  diademato,  a  destra. 

^  —  MEDIOLANI   DUX  •  1779.  Stemma  coronato  e  inquar- 
tato coll'aquila  e  la  biscia.  Nel  centro,  scudino  d'Austria. 
Dal  basso   sorgono  due  rami,  uno  di  palma,    a  sinistra, 
l'altro  d'alloro,  a  destra. 
Coli.  Municipale.  Oro  R.2  L.  20. 

7.  Soldo  (gr.  7.700).   —    Var.  n.  yi. 

i&  —  M  •  THERESIA    D-GRIHB-RAA.D-  MED. 

Busto  velato  e  diademato  a  destra.  Sotto  il  busto  :  W. 
9*  —  In  una   corona   di  palma  e  alloro,  in    tre  righe: 

UN  SOLDO  1777. 
Coli.  Municipale.  R.  L.  2. 


84  F.    ED    E.    GNECCHI 


GIUSEPPE  II  D'ABSBURGO-LORENA 

IMPERATORE     1)' AUSTRIA     E     DUCA      DI     MILANO. 
(1780- 1790). 

1.  Lira  (gr.  6.200).  —  Inedito.  Dopo  n.  27. 

jy  —  IOSEPH  •  Il  •  D  •  G  •  R  •  IMP  •  AUG  •  G  •  H  •  ET  •  B  • 
REX  •  A  •  A  ■  Mezzo  busto  laureato,  a  destra. 

1$      -   MEDIOLAM  ET  —  MANT  •  DUX  •  1784.  Stemma  ovale 
coronato    ed    inquartato  coli'  aquila  e  la    biscia   e    collo 
scudino  d'Austria  nel  centro.  All'esergo  :  UNA  LIRA.  Nel 
campo,  sotto  lo  stemma,  le  lettere  :  L  B. 
Coli.  Mariani,  Savini,  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  3. 

2.  Cinque  Soldi  (gr.  1.550).   —   Inedito.  Dopo  n.  jy. 

&  —  IOS  ■  Il  •  D  •  G  •  R  •  I  •  S  •  A  •  G  •  H  •  B  •  R   A  •  A  •  D  • 

MED  •  ET    M  •  In  uno  stemma  ,  la  biscia  coronata.  Al  di- 
sopra, corona  imperiale.  Al  disotto,  le  lettere  :  L  B. 
p    —  In  una  corona  formata  da    due  rami  di  palma  e  di 
alloro,  in  due  righe:  5  SOLDI.  Al  disotto:  1780. 
Coli.   Vigano,  Gnecchi.  Arg.  R.  L.   1. 

NB.  Questo  pezzo  da  5  Soldi  è  l'unica  moneta  di  Giuseppe  II  che 
porta  la  data  del  1780. 

3.  Sovrano  (gr.  11.100).  —  Inedito.  Dopo  n.  43. 

&  -  -  IOSEPH  •  Il  •  D  •  G  •  R  •  IMP  •  S  •  A  •  GÈ  •  HIE  •  HV  •  BO  • 
REX.  Mezzo  busto  laureato,  a  destra.  Sotto:  M. 

$  —  ARCH  •  AVST  •  DVX  •  BVRG  •  LOTH  ■  BRÀB  •  COM  • 

FLAN  •  1790.  Stemma  austriaco  coronato,  cinto  dal  collare 

del  Toson  d'oro.  Dietro  lo  stemma,  la  Croce  di  Borgogna. 

Coli.  Ratti,  Osnago,  Gnecchi.  Oro  R.2  L.  50. 

4.  Mezzo  Sovrano  (gr.  5.550).  —  Inedito.  Dopo  n.  43. 

&  —  IOSEPH  •  Il  •  D  •  G  •  R  •  IMP  •  S  •  A  ■  GÈ  •  HIE  •  HV  •  BO  • 
REX.  Mezzo  busto   laureato,  a  destra  Sotto:  M. 

9  -    ARCH  •  AVST  •  DVX  •  BVRG  ■  LOTH  •  BRAB  .  COM  • 
FLAN  •  1790.  Stemma  come  sopra. 
Coli.  Gnecchi.  Oro  R.3  L.  50. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  85 


5.  Crociane  (gr.  29.500).   —   Inedito.  Dopo  n.  4J. 

&  —  IOSEPH     IIDGRISÀ     GER  •  HIE  •  HVN  • 

BOH  •  REX.  Mezzo  busto  laureato,  a  destra.  Sotto:  M. 

9  -  ARCH  •  AVST  •  DVX  •  BVRG  •  LOTH  •  BRAB  •  COM  • 
FLAN  •  1788.  Croce  di  Borgogna  accantonata  dalle  tre 
corone  d'Austria,  Ungheria  e  Boemia,  da  cui  pende  il 
Toson  d'oro.  Sul  contorno  esterno,  in  rilievo:  VIRTVTE 
ET  EXEMPLO. 
Coli.  Vigano,  Gnecchi.  Arg.  R.  L.   12. 

6.  Crocione  (gr.  29.500  >.   —    Inedito.  Dopo  n.  48. 
Simile  al  precedente,  coll'anno  1790. 

Coli.  Osnago,  Gnecchi.  Arg.  R.  L.  12. 

7.  Mezzo  Crocione  (gr.  14.550).    —   Inedito.  Dopo  n.  48. 
Tipo  del  Crocione,  coll'anno  1786. 

Coli.  Osnago,  Gnecchi.  Arg.  R.3  L.   12. 

8.  Mezzo  Crocione  (gr.  14.550).   —    Inedito.  Dopo  n.  41). 
Tipo  del  Crocione,  coll'anno  1789. 

Coli.  Ratti,  Osnago,  Savini,  Vigano,  Gnecchi.     Arg.   R.3   L.   15. 


LEOPOLDO    II    I)'  ABSBURGO-LORENA 

IMPERATORE    D'AUSTRIA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(1790-1792). 

1.  Sovrano  (gr.  11.100).   —  Inedito.  Dopo  n.  j. 
&   -   LEOPOLD  •  Il  •  D  •  G  •  R  •  IMP  •  S  ■  A  •  GÈ  •  HIE  •  HV  • 

BO  •  REX.  Mezzo  busto  laureato,  a  destra.  Sotto:  M. 
9    —  ARCH  •  AVST  •  DVX  •  BVRG  ■  LOTH  •  BRAB  •  COM  • 
FLAN  •  1791.  Scudo  austriaco   coronato  e   cinto  del  col- 
lare   del    Toson  d' oro.  Dietro  lo    stemma,  la    croce    di 
Borgogna. 
Coli.  Ratti,  Gnecchi.  Oro  R.2  L.  50. 


86  F.    ED    E.    GNECCHI 


FRANCESCO    II    D' ABSBURGO-LORENA 

IMPERATORE    D'AUSTRIA    E    DUCA    DI    MILANO. 
(1792-I796). 

1.  Sovrano  (gr.  11.100).  —  Inedito.  Prima  del  n.   io. 

&  -    FRANCISC  •  Il  •  D  •  G  ■  R  •  IMP  •  S  •  A  •  GÈ  •  HIE  •  HV 

•  BO  •  REX  •  Mezzo  busto  laureato,  a  destra.  Sotto  :   M. 

9      -  ARCH  •  AVST  •  DVX  •   BVRG  •  LOTH  •  BRAB  •  COM  • 

FLAN  •  1793.  Scudo  austriaco  coronato  cinto  del  collare 

del  Toson  d'oro.  Dietro  lo  stemma,  la  croce  di  Borgogna. 

Coli.  Ratti,  Gnecchi.  Oro  R.2  L.  45. 

2.  Sovrano  (gr.  11. 100).  Inedito.  Dopo  n.  io. 

Simile  al  precedente,  coll'anno  1795. 

Coli.  Ratti,  Gnecchi.  Oro  R.-  L.  45. 

3.  Crocione  (gr.  29.500).  —  Inedito.  Prima   del  n.   ij. 

i&  —  FRANCISC  •IIDGRISA-  GER  •  HIE  •  HVN  ■ 
BOH  •  REX.  Mezzo  busto  laureato,  a  destra.  Sotto:  M. 

9  —  ARCH  •  AVST  •  DVX  •  BVRG  ■  LOTH  •  BRAB  •  COM  • 
FLAN  •  1792.  Croce  di  Borgogna  accantonata  dalle  tre 
corone  d'Austria,  d'Ungheria  e  di  Boemia  e  da  cui  pende 
il  Toson  d'oro.  Sul  contorno  esterno,  la  leggenda  in  ri- 
lievo: FIDE  ET  LEGE. 
Coli.  Mariani,  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.   io. 

4.  Crocione  (gr.  29.500).  —  Inedito.  Dopo  n.   ij. 

Simile  al  precedente,  coll'anno  1794. 
Coli.  Ratti,  Osnago,  Savini,  Gnecchi.  Arg.  R.2  L.  io. 

NAPOLEONE    I    BONAPARTE 

IMPERATORE     DI     FRANCIA     E     RE     D'  ITALIA. 
(1805-1814). 

1.  40  Lire  (gr.  12.900).  —   Inedito.  Dopo  n.  24. 
i&  —  NAPOLEONE  IMPERATORE  E  RE  (fra  marche  di  zecca). 
Testa  nuda,  a  sinistra.  All'esergo  :  1813. 


MONETE    DI    MILANO    INEDITE  87 

$    —  REGNO    D'ITALIA.    Stemma    del    regno    italico.  Al- 
l'esergo  :  40    LIRE.    Sul    contorno    esterno:    DIO    PRO- 
TEGGE   L'  ITALIA. 
Coli.  Ratti,  Osnago,  Gnecchi.  Oro  C.  L.  40. 

2.   io  Soldi  (gr.  2.500).  —  Inedito.  Dopo  n.  65. 

&  —  NAPOLEONE  IMPERATORE  E  RE  (fra  le  marche  e.  s). 

Testa  nuda,  a  destra.  Sotto  :  1813- 
I?    —  REGNO  D'ITALIA.  Corona  ferrea  radiata.  All'esergo: 
10  SOLDI.  Sotto:  M. 
Coli.  Ratti,  Osnago,  Vigano,   Gnecchi.  Arg.  R.  L.  1. 

NB.  Il  Decreto  originale  di  Napoleone,  datato  «  dal  nostro  Quar- 
tiere Generale  Imperiale  in  Varsavia  questo  di  12  Gennaio 
1807  n  e  stampato  in  Milano,  ordina  la  coniazione  delle  monete 
in  oro,  argento  e  rame,  e  porta  le  impronte,  da  quella  del  40 
lire  fino  a  quella  del  centesimo,  colla  data  del  1807.  Ad  onta 
di  ciò,  abbiamo  omesso  dalla  nostra  descrizione  i  pezzi  da  40 
lire,  20  lire,  1  lira,  da  15  soldi,  io  soldi,  e  io  centesimi,  non 
avendo  mai  vedute  le  monete  effettive. 


FERDINANDO    I   D'ABSBURGO-LORENA 

IMPERATORE    D'AUSTRIA    E    RE    DI    LOMBARDIA    E    VENEZIA. 
(1835-48). 

1.  Mezzo  Sovrano  (gr.  5.660,1.  -  -    Inediti).  Dopo  n.   iS. 

B"  —  FERD  ■  I  •  D  •  G  •  AVSTR  •  IMP  •  HVNG  •  BOH  •  R  •  H  • 
N  •  V-  Testa  laureata,  a  destra.  Sotto:  M. 

$  -  REX  LOMB  •  ET  VEN  •  DALM  GAL  LOD  •  ILL  •  A  A  • 
1839.  Aquila  bicipite  coronata.  In  petto  ad  essa  lo  stemma 
inquartato  di  Lombardia  e  Venezia.  Nel  centro,  scudino 
d'Austria.  Sul  contorno  esterno,  la  leggenda  incusa  : 
RECTA  TVERI. 
Coli.  Osnago,  Gnecchi.  Oro  R.  L.  25. 

2.  Mezzo  Sovrano  (gr.  5660).   —  Inedito.  Dopo  n.  ig. 

Come  il  precedente,  coll'anno  1842. 

Coli.  Ratti,  Osnago.  Oro  R.  L.  25. 


F.    ED    E.    GNECCHI 


FRANCESCO  GIUSEPPE  I  D'ABSBURGO 

IMPERATORE    D'AUSTRIA    E    RE    DI    LOMBARDIA    E    VENEZIA. 
(1848-1859). 

1.  Sovrano  (gr.  1 1.330).  —    Inedito.  Dopo  n.  21. 

i&  —  FRANC  IOS  •  I  •  D  •  G  •  AVSTRIAE  •  IMPERATOR.  Testa 

laureata,  a  destra.  Sotto  :  M. 

9  REX  •  LOMB  •  ET  .  VEN  •  DALM  •  G-AL  •  LOD  •  ILL  •  A 

A  •  1855.  Aquila  bicipite  coronata.  In  petto  ad   essa,  lo 
stemma  inquartato  di  Lombardia  e  Venezia.  Nel  centro, 
scudino  d'Austria;  sul  contorno  esterno,  la  leggenda  in- 
cusa:  VIRIBVS  VNITIS. 
Coli.  Ratti,  Osnago,  Gnecchi.  Oro  R.2  L.  40. 

2.  Mezzo  Sovrano  (gr.  5.660).  —  Inedito.  Dopo  n.  23. 
Come  il  sovrano  precedente,  coll'anno  1855. 

Coli.  Ratti.  Oro  R.:  L.  25. 


VITTORIO    EMANUELE   II    DI    SAVOIA 

re    d'Italia. 

(1859-1878). 

1.  Mezza  Lira  (gr.  2.500).  —  Inedito.  Dopo  n.   18. 

13'  —  VITTORIO  EMANUELE  II.  Testa  nuda,  a  destra.  Sotto: 
Ferraris.  All'esergo  :  1863. 

$  --   REGNO  D'ITALIA.  Nel  campo,  in  due  righe:  50  CEN- 
TESIMI. Al   disotto,  due  rami  d'alloro.  All'esergo:  M  BN 
Coli.  Osnago,  Savini,  Gnecchi.  Arg.  C. 

2.  Mezza  Lira  (gr.  2.500).  —   Inedito.  Dopo  n.   iS. 
T>'  —  Come  il  precedente,  coll'anno  1866. 

~ty    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Ratti,  Osnago,  Savini,  Gnecchi.  Arg.  C. 


MJNEI'E    DI    MILANO    INEDITE  89 


UMBERTO    I    DI  SAVOIA 

RE      D'ITALIA. 
(1878-  -). 

1.  Lira  (gr.  5.000). 

&  —  UMBERTO  I  RE    D'  ITALIA.    Testa   nuda  ,  a   sinistra. 

Sotto:  Ferraris.  All' esergo  :  1887. 
Ip    —  Nel  campo  lo  stemma  di  Savoja  coronato,  fra  una 

corona  formata  da  due  rami,  uno  d'alloro  a  sinistra,  l'altro 

di  quercia  a  destra.  In  alto,   la  stella  d'Italia.  A  lato  dello 

stemma:  L.  1.  AH'esergo,  a  destra:  M. 

Are.  C. 


F.  ED  E.  Gnecchi. 


QUATTRINO   INEDITO 


DI 


FRANCESCO  D'ESTE  PER  MASSALOMBARDA 


Nell'eseguire.i  lavori  di  sistemazione  del  piazzale 
attiguo  alla  chiesa  di  S.  Francesco  in  Urbino,  vennero 
esumate  le  ossa  da  alcuni  vecchi  sepolcri  situati  in 
un  loggiato  adiacente  alla  chiesa  stessa. 

Questi  sepolcri  vennero  frugati  senza  veruna 
attenzione  e  sorveglianza,  mentre  forse  meritavano 
maggiore  riguardo,  poiché  tradizioni  e  memorie  scritte 
concordano  nel  dirci  che  furono  ivi  sepolti  molti  ce- 
lebri Urbinati,  tra  i  quali  anche  i  genitori  di  Raf- 
faello,  Giovanni  Sanzio  e  Magia  Ciarla. 

Diverse  monete  vennero  alla  luce  in  queste 
escavazioni  e  tutte  andarono  vendute  e  disperse, 
ad  eccezione  di  poche,  le  quali  capitarono  nelle  mani 
del  signor  Giovanni  Bardovagni,  dotto  e  modesto 
raccoglitore  delle  memorie  patrie,  dal  quale  ebbi  cor- 
tesemente per  esame  quelle  che  egli  giudicò  più  inte- 
ressanti e  degne  di  osservazione.  Infatti  òvvi  fra  esse 
un  picciolo  di  Federico  li  coniato  in  Urbino,  già  illu- 


92  GIUSEPPE    CASTELLANI 


strato  dal  Tonini  W  :  un  picciolo  di  Fano  inedito  o 
meglio  citato  scorrettamente  dal  Catalogo  Rossi  <2)  : 
un  picciolo  di  Costanzo  Sforza,  signore  di  Pesaro  (3), 
e  da  ultimo  la  curiosa  monetuccia  che  mi  diede  occa- 
sione a  scrivere  questo  articolo. 

Eccone  la  descrizione  : 

&  —   In  tre  linee  sormontate  da    corona  che  chiude    un 

cerchio  di  fiordalisi:  FR  •  E     M  •  M     ÀS  • 
5*    —   Vaso  o  canestro  di  fiori  entro  cerchio  di  fiori. 

Metallo:  Rame  misto  a  poco  argento.  Peso,  milligr.  68o. 

A  primo  aspetto,  come  può  vedersi  anche  dalla 
riproduzione  in  testa  a  questo  cenno  ,  la  moneta  si 
confonde  coi  quattrini  di  Guidubaldo  II  della  Rovere 
Duca  di  Urbino,  che  il  Reposati  (4)  chiama  del  vaso, 
ma  poi  si  avverte  la  diversità  della  leggenda  e  anche 
la  varietà  del  rovescio. 

Non  esitai,  alla  lettura  del  diritto  ,  di  attribuire 
la  monetina  a  Francesco  d'Este,  marchese  di  Massa- 
lombarda,  e,  procuratomi,  a  mezzo  dell'egregio  signor 
Cav.  Ercole  Gnecchi,  l'articolo  del  Kunz,  ultimo  scritto 
su  questa  zecca  <5),  vidi  che  la  moneta  era  rimasta 
sconosciuta  a  lui  come  ai  precedenti  illustratori.  Essa 


(i)  Tonini  Pellegrino,  Un  picciolo  inedito  di  Federigo  li  duca  d'Ur- 
bino. "  Periodico  di  Numismatica  e  Sfragistica  „.  Voi.  II,  pag.  34. 

(2)  Catalogo  della  Co/lesione  Rossi  di  Roma ,  pag.  83  ,  ri.  1077.  Al 
rovescio  mette  veduta  della  città,  mentre  si  tratta  dello  stemma  munici- 
pale dei  due  rastrelli,  che,  visto  orizzontalmente,  dà  sembianza  di  mura 
e  torri.  Questo  picciolo  venne  di  recente  pubblicato  dal  Conte  Nicolò 
Papadopoli.  Vedi  Rivista  Italiana  di  Numismatica,  Anno  VI,  p.  420. 

(3)  Olivieri,  Della  Zecca  di  Pesaro  e  delle  monete  pesaresi  dei  secoli 
bassi.  Bologna,  Lelio  dalla  Volpe,  1773,  tom.  I,  n.  xvi 

(4)  Reposati  Rinaldo,  Della  Zecca  di  Gubbio  e  delle  gesta  de'  Si- 
gnori della  Rovere.  Bologna,  Lelio  dalla  Volpe,  1773,  tom.  II,  pag.  199. 

(5)  Kunz  Carlo,  Monete  inedite  o  rare  di  Zecche  italiane.  —  Massa- 
lombarda.  "  Archeografo  Triestino  „,  II  Serie,  voi.  IX,  pag.  166  e  segg. 


QUATTRINO    INEDITO    DI    FRANCESCO    d'eSTE  93 

dunque  ci  porge  un  nuovo  esempio  delle  imitazioni 
frequentissime  nel  secolo  XVI  delle  monete  di  altri 
stati  fatte  da  quei  principi  che  volevano  cosi  accre- 
ditare i  prodotti  più  o  meno  legittimi  delle  proprie 
officine.  E  il  fatto  di  aver  rinvenuto  tale  imitazione 
in  Urbino,  ossia  nel  paese  originario  della  moneta 
imitata,  ci  prova  che  lo  scopo  era  stato  completamente 
raggiunto.  Ne  questa  è  l'unica  imitazione,  chiamiamola 
imitazione,  senza  adottare  il  nome,  più  proprio  forse, 
ma  più  odioso  di  falsificazione,  fatta  dal  marchese  di 
Massalombarda.  Il  Kunz  cita  il  grosso  tirolino  e  il 
quattrino  chiavarino  di  Bologna,  imitati  da  lui  <6).  Nes- 
suna meraviglia  adunque  che  credesse  conveniente 
d'imitare  anche  le  monete  del  Ducato  di  Urbino,  che 
per  la  vicinanza  e  le  costanti  relazioni,  dovevano 
aver  credito  nel  marchesato  e  in  tutto  il  Ferrarese. 
Il  quattrino  di  Guidubaldo,  prototipo  della  nostra 
moneta,  venne  coniato,  secondo  il  Reposati  (7),  non 
prima  del  1558:  il  suo  valore  era  tale  che  ne  anda- 
vano sette  per  bolognino  e  cinquanta  per  oncia  :  la 
lega  era  di  ventidue  denari  per  libbra.  Siccome  fuori 
dello  stato  di  Urbino  queste  monete  di  lega  o  quat- 
trini valevano  assai  di  meno,  tanto  che  ne  andavano 
otto  per  bolognino,  è  evidente  che  anche  senza  ab- 
bassare il  titolo  della  lega,  oppure  abbassandolo  di 
poco,  si  veniva  a  fare  un  guadagno  non  indifferente 
introducendone  di  quelli  imitati.  E  ciò  è  tanto  vero 
che  dopo  poco  più  di  tre  anni,  nel  1562,  lo  stato 
Urbinate  si  trovò  inondato  di  monete  scadenti,  e  il 
Duca  ,  per  ovviare  ai  danni  derivanti  da  ciò,  fu  co- 
stretto a  limitarne  il  valore,  decretando  con  bando  del 
io  giugno   che  ne  dovessero  andare  otto  e  non  più 


(6)  Ivi,  pag.  180,  n.  26,  pag.  183,  n.  32. 

(7)  Op.  cit.,  pag.  198. 


94 


GIUSEPPE    CASTELLANI 


sette  per  bolognino  <8'.  È  a  ritenere  che  anche  la 
nostra  moneta  fosse  prodotta  in  questo  periodo  e 
facesse  parte  di  quelle  importazioni  che  provocarono 
la  suaccennata  riduzione  di  valore.  Se  pure  non 
piaccia  più  l'ipotesi  che  la  imitazione  sia  alquanto 
posteriore  e  si  riannodi  a  un  altro  fatto  che  contribuì 
a  rendere  più  stretti  e  intimi  i  rapporti  tra  la  casa 
d'Estc  e  quella  della  Rovere  e  per  conseguenza  degli 
stati  da  loro  dipendenti,  voglio  dire  al  matrimonio 
di  Francesco  Maria,  figlio  del  Duca  Guidubaldo,  con 
Lucrezia  d'Este,  che  avvenne  nel  settembre  del  1570. 
In  questa  circostanza  vennero  coniate  anche  a  Pesaro 
molte  monete  di  lega  con  l'aquila  estense  (9),  le  quali, 
pur  non  essendo  vera  imitazione  di  monete  della  casa 
d'Este,  avranno  certo  avuto  corso  anche  negli  stati 
dipendenti  da  questa.  Ciò,  senza  giustificarla,  rendeva 
meno  appariscente  e  più  plausibile  l'imitazione  fatta 
da  Francesco  d'Este  di  qualche  moneta  dello  stato 
vicino  ed  amico. 

Ci  resta  a  dire  qualcosa  del  rovescio.  Nei 
quattrini  di  Guidubaldo  è  figurata  un'impresa,  che 
il  Reposati  ritiene  rappresenti  un  vaso  rovesciato 
con  fiamme  e  ciò  per  ignoranza  degli  scultori  in 
luogo  della  pietra  focaia  o  focile  sfavillante  del  Toson 
d' oro  (IO).  L' ignoranza  degli  scultori  mi  pare  fuori 
di  luogo,  perchè  la  stessa  impresa  è  ripetuta  come 
motivo  ornamentale  nelle  finestre  del  palazzo  ducale 
di  Pesaro  che  portano  anche  le  iniziali  :  G  •  V  •  DVX. 
Il  Vanzolini,    parlando    di  queste  finestre    nella    sua 


(8)  Ivi. 

(9)  Reposati  ,  Op.  cit.  —  Monete  di  Guidubaldo  II,  n.  41  ;  di  Fran- 
cesco Maria  II,  n.  9,  io,  12,  21  e  22.  Tutte  queste  monete  portano  1'  a- 
quila  estense  al  rovescio,  sebbene  il  Reposati  non  le  ritenga  coniate 
tutte  nell'occasione  del  matrimonio. 

(io)  Idem,  ivi,  pag.  199. 


QUATTRINO    INEDITO    DI    FRANCESCO    D'ESTE  95 


Guida  di  Pesaro,  la  chiama:  fiamma  rovescia,  sen- 
z'altro (IJ).  Guidantonio  Zanetti  così  ne  chiedeva 
il  significato  in  una  delle  molte  lettere  indirizzate 
all'  Olivieri  :  "  Aggradirei  pure  sapere  se  il  vaso  o 
"  altro  che  sia  che  si  vede  nelle  monete  del  d.°  Duca 
"  (Guidubaldo  II)  al  N.  27,  28  e  29  (Reposati),  sia 
"  una  sua  impresa  come  avvisa  trovarsi  dipinto  in  più 
"  luoghi  in  Pesaro,  o  sia  la  Pietra  focaia  come  in 
"  quella  al  N.  32  e  33  „  *12'.  Sarebbe  opportuno  e 
curioso  conoscere  la  risposta  dell'  Olivieri,  eruditis- 
simo delle  cose  patrie,  che  potrebbe  portare  qualche 
lume  sull'argomento  ;  e  forse  la  si  potrei  rinvenire 
tra  le  carte  dello  Zanetti  custodite  nella  Biblioteca 
di  Brera. 

Il  fatto  sta  che  nessuno  ha  dato  finora  l' inter- 
pretazione di  questa  impresa,  la  quale,  non  trovan- 
dosi nelle  monete  anteriori  a  Guidubaldo ,  poteva 
ritenersi  fosse  esclusivamente  sua  come  quella  delle 
tre  mete.  Però  l' istesso  emblema  si  trova  anche  nel 
palazzo  ducale  di  Urbino  in  alcuni  di  quegli  stipiti 
maravigliosi  che  sono  indubbiamente  della  primitiva 
costruzione  ossia  del  tempo  di  Federico  :  quindi 
l'impresa  non  è  più  di  Guidubaldo  o  dei  Rovereschi, 
ma  dei  Feltreschi  e  più  propriamente  del  Duca 
Federico,  come  la  giarrettiera. 

E,  guardando  accuratamente  la  figurazione  di 
questo  emblema,  troviamo  che  l'oggetto  rappresentato 
ha   una    forte    somiglianza    con    le    palle    esplodenti 


(ri)  Vanzolini  Giuliano,  Guida  di  Pesaro.  Pesaro,  Anacsio  Nobili, 
1864.  pag.  140. 

(12)  Zanetti  Guidantonio,  Lettere  ad  Annibale  Olivieri.  Mss.  nella 
B  blioteca  Oliveriana  di  Pesaro.  Lettera  n.  xlviii  d^ll'8  gennaio  del  1774. 
—  In  questo  volume  si  contengono  209  lettere  inedite  dello  Zanetti,  al- 
cune delle  quaii  ricchissime  di  notizie  e  osservazioni  archeologiche  e  nu- 
mismatiche. 


96  GIUSEPPE    CASTELLANI 


che  poi  furono  dette  bombe  e  granate.  Sappiamo 
che  Federico  perfezionò  di  molto  le  artiglierie  che 
usò  con  vantaggio  nei  vari  assedi  che  ebbe  a  dirigere. 
Il  Ricotti  accenna  al  fatto  che  egli  lanciava  fuoco 
contro  le  città  assediate  (x3)  :  il  Grossi  ci  soggiunge 
come  egli  fosse  assistito  dall'  ingegnere  Gentile  Ve- 
terani che  lo  giovò  moltissimo,  specie  nell'assedio  di 
Volterra,  come  inventore  di  nuove  forme  per  assalire 
le  piazze  (h).  Sigismondo  Malatesta,  emulo  di  Federico, 
si  servì  pure  di  palle  esplodenti  (x5).  È  naturale  adunque 
che  anche  Federico  si  giovasse  del  trovato  del  suo 
avversario  e  forse  lo  perfezionasse.  Ci  dà  adito  a 
questa  supposizione  il  vedere  adottata  da  lui  l' im- 
magine delle  bombe  tra  gli  altri  emblemi  militari 
e  civili  che  si  ripetono  costantemente  nelle  ornamen- 
tazioni del  suo  magnifico  palazzo.  Queste  mie  osser- 
vazioni, che  non  posso  confortare  con  altri  argomenti, 
potranno  dare  motivo  a  qualche  studioso  di  fare 
delle  ricerche  in  proposito. 

Checche  ne  sia  del  significato  dell'emblema  figu- 
rato sui  quattrini  di  Guidubaldo,  sta  in  fatto  che  il 
rovescio  della  nostra  moneta,  somigliando  moltissimo 
a  quello,  pure  ne  è  sostanzialmente  diverso,  perchè 
raffigura  un  canestro  o  meglio  vaso  di  fiori.  Rappre- 
sentazione non  nuova  nelle  monete  di  Francesco  d'Éste 
perchè  il  Kunz  ne  descrive  un  soldo  di  basso  ar- 
gento, che  al  rovescio  ha  "  una  specie  di  canestro  „<l6). 
La  differenza  non  è  tale  però  da  escludere  l' imi- 
tazione che  apparisce  evidente  dalla  forma   del    ca- 


(13)  Ricotti  Ercole  ,  S/oria  delle  Compagnie  di  Ventura   in    Italia. 
Torino,  1846. 

(14)  Grossi  Carlo,  Degli  uomini  illustri  di  Urbino.  —   Comentario. 
Urbino,  Gucrrini,  MDCCCXIX,  pag.  210. 

(15)  Ricotti,  Op.  cit.  —  Valturio  ,  De  Re  militari.  Lib.  X,  p.  267. 

(16)  Kunz,  Loc.  cit.,  pag.  181,  n.  27  e. 


QUATTRINO    INEDITO    III    FRANCESCO    DESTE  97 

nestro  che  si  confonde  con  tutta  facilità  col  pseudo- 
vaso dei  quattrini  di  Guidubaldo,  dal  cerchio  che  lo 
attornia,  dalla  disposizione  della  leggenda  e  della 
corona  e  dagli  altri  ornati  del  diritto. 

Siamo  dunque  di  fronte  a  una  moneta  nuova  e 
finora  sconosciuta  di  Massalombarda,  che  è  imitazione, 
o  più  propriamente  falsificazione  del  quattrino  di  Gui- 
dubaldo della  Rovere,  coniato  a  Pesaro.  Cosa,  come 
dissi  da  principio,  assai  frequente  in  quel  periodo  e 
che  continuò  e  crebbe  nel  successivo  secolo  XVII. 

Giuseite  Castellani. 


UN  QUATTRINO   INEDITO 
DI    GIAN  FRANGI:  SCO    GONZAGA 


Dopo  quanto  scrissero  i  sommi  maestri  Zanetti 
e  Carli-Rubbi  sulla  origine  e  sviluppo  della  zecca 
mantovana,  a  me  modesto  gregario  nulla  più  resta 
a  dire. 

Solo  mi  proverò,  colla  scorta  del  chiarissimo 
prof.  Attilio  Portioli,  ad  illustrare  il  quattrino  così 
detto  de  la  Gonzaga,  battuto  dal  quinto  ed  ultimo 
capitano  del  popolo,  Gianfrancesco,  da  me  posseduto, 
e  del  quale  riporto  il  disegno. 

Io  lo  ritengo  inedito,  non  avendolo  trovato  de- 
scritto nell'Opera  del  Portioli,  La  'Atea  di  Mantova  ; 
ed  intatti,  a  pagina  66  tavola  I  del  secondo  volume, 
egli  attribuisce  tre  sole  monete  al  quinto  capitano 
Gianfrancesco,   cioè  due  di   rame  e  hi   terza  di  lega. 

La  prima  ha  nel  mezzo  le  due  lettele  I.  F.  iniziali 
di  Iohanties  Francisats,  attorno  :  D  GONZAGA  De  Gon- 
zaga; nel  rovescio  in  mezzo:  I-  sopra:  V.  iniziali  di 
Vergilìns;  attorno:  D.  MANTVA,  De  Manina.  E  un  ba- 
garino che  valeva  un  piccolo  o  la  dodicesima  parte 
del  denaro. 


FULCIO    LUIGI    MIAKI 


Così  pure,  la  seconda,  che  è  un  quattrino  de  la 
Gonzaga.  Ha  nel  diritto  le  suddette  due  iniziali  :  I.  F. 
e  nel  rimanente  è  uguale  agli  altri  quattrini  di  Lodo- 
vico e  Francesco,  cioè,  lo  scudo  l'asciato,  stemma  d'ori- 
gine dei  Gonzaga;  attorno:  I.  F.  D.  GONZAGA,  Iohannes 
Franciscus  De  Gonzaga.  Nel  rovescio  busto  di  Vir- 
gilio di  prospetto;  attorno:  V.  D.  MANTVÀ,  Virgilins 
De  Mantua. 

La  terza  ha  nel  diritto  un  cane  ,  e  la  scritta  : 
IOHANNES  FRANCISCVS  e  lo  scudetto  fasciato;  nel  ro- 
vescio croce  gigliata  accantonata  da  quattro  globetti, 
attorno:  PER  SIGNVM  LIBERA  NOS  con  un  piccolo  scu- 
detto all'estremità  del  contorno. 

La  moneta  è  di  lega,  e  brutta. 

Tutti  gli  esemplari  sono  mal  conservati.  Questa 
è  la  prima  moneta  che  porti  una  impresa  cavalleresca, 
dalla  quale  prese  il  nome  di  Gagnolo,  e  non  si  conosce 
il  suo  valore. 

In  complesso  il  periodo  dei  capitani  non  è  rap- 
presentato, né  da  molte,  ne  da  belle  monete;  special- 
mente nel  primo  quarto  del  secolo  XV  la  zecca  di 
Mantova  si  trova  molto    al  di  sotto  delle    altre,  che 


coniavano  già  l'oro  e  grosse  monete  d'argento. 

Per  cui  queste  tre  monete,  secondo  il  citato  Por- 
tioli,  sono  le  sole  conosciute  di  Gianfrancesco  come 
capitano.  Vedremo  ora  se  l'autore  della  Zecca  di 
Mantova  si  sarà  apposto  al  vero,  oppure  gli  sia  sfug- 
gito il  mio  quattrino.  Esso  è  di  buona  conservazione 
e  porta  nel  diritto  lo  scudo  fasciato  dei  Gonzaga; 
attorno:  I.  F.  Johannes  Franciscus,  DO,  Dominus,  D,  De 
Gonzaga.  Nel  mezzo  il  sole  raggiante;  nel  rovescio 
il  busto  di  Virgilio  di  prospetto,  attorno:  V.  Virgilins, 
D.  De  Manina.  Questo  nummo  di  rame  pesa  un  gramma 
e  si  chiamava  quattrino  de  la  Gonzaga.  Valeva  4 
piccoli  di  soldo,  per  cui  ce  ne  volevano  36  a  fare  un 
soldo,  e  720  una  lira.  Da  qui  s'intende,  che  720  grammi 


UN    QUATTRINO    IXKDITO    DI    GIANFRANCESCO    GONZAGA  IOl 


di  rame  monetato  valevano  12  grammi  d'argento 
monetato,  cioè  L.  2,40  di  nostra  moneta.  11  Portioli 
quindi  ignorava  assolutamente  l'esistenza  di  questo 
quattrino  coli'  impresa  del  sole  raggiante,  ben  diffe- 
rente dai  tre  di  Gianfrancesco  da  esso  illustrati,  benché 
il  chiariss.  numismatico  Dott.  Umberto  Rossi  escluda 
affatto  nelle  monete  dei  capitani  l'impresa  del  sole, 
ed  afferma  che  tutte  le  loro  monete  sono  quattrini 
coi  busti  di  Vergilio,  e  l'arme  dei  Gonzaga.  Ed  allora 
come  si  spiega  il  sole  in  questo  mio  quattrino  di 
Gianfrancesco?  E  vero,  che  il  sole  esiste,  ma  solo 
sotto  Lodovico  111  e  durò  tutto  il  secolo  XVII,  aven- 
dolo battuto  anche  Carlo  II  (1637-65),  come  pure  lo 
usarono  i  Gonzaga  nelle  zecche  di  Bozzolo  ,  Sab- 
bionetta  e  Castiglione  delle  Stiviere. 

Dunque?  all'erudito  lettore  spetta  l'ultima  parola, 
che  ansiosamente  attendo. 


Venezia,  Febbraio  1S1J4. 


Fulcio    Luigi    Mi  ari 

Membro  del  l 'enelo  Ateneo. 


DOCUMENTI 

VISCONTEO-SFORZESCHI 

PER  LA  STORIA  DELLA  ZECCA  DI  MILANO 


PARTE    SECONDA. 

P  E  R I O D O    S F ORZKSCO 

{(  ontimtazionf). 

II.  —  GALEAZZO    MARIA    SFORZA. 

230.  ■-  1466-1476.  —  Serie  delle  monete  coniate  da 
Galeazzo  Maria  e  Bianca  Maria  Sforza  (1466-68)  e  da  Ga- 
leazzo Maria  Sforza  [Gnecc/ii,  loc.  cit.,  p.  73-82  e  in  Riv. 
numism.,  II,  1893,  p.  160  segg.  Cfr.  anche  Giitlini,  VI,  583, 
parte  inedita |. 

231.  —  1466,  marzo  31,  Milano.  —  Decreto  per  il  quale 
è  vietato  spendere  o  ricevere  i  quindicìni  forestieri  da  la- 
qui/a  già  altra  volta  stati  banditi  [Reg.  Panig.,  E.  61  t.]. 

232.  -  -  1466  ,  aprile  22 ,  Milano.  —  Si  risponde  alle 
preghiere  del  comune  di  Pavia  perii  riaprimento  della  zecca 
locale  dichiarando  che  questa  sarà  riattivata  alle  prossime 
calende  di  gennaio  per  la  fabbrica  delle  monete  nelle  forme, 
nei  modi  e  colle  condizioni  prima  in  corso  o  da  stabilirsi 
[Brambilla,  Monete  di  Pavia,  p.  493  e  47 1 1. 

233.  —  1466,  dicembre  3,  Milano.--  Decreto  sulle  mo- 
nete, cioè  del  valore  di  certe  monete  d'  oro  e  d'  argento,  e 
delle  monete  bandite  [Reg.  Panig.,  1\,  68  t.  —   Bellati,  Mss.]. 


i°4 


EMILIO    MOTTA 


u  Sciiti  di'  franza  che  caleno  fin  a  grani  dui  per  libre  iij 
sol.  xv  per  caduno 

d  Senti  de  savoglia  che  caleno  fin  a  grani  dui  per  libre  iij 
sol.  xj  per  caduno 

«  Fiorini  da  Reno  che  caleno  fin  a  grani  trey  per  libre  iij 
sol.  iij  per  caduno 

«   Grossi  mantuani  da  sol.  dece  per  lib.  o  sol.  viij  den.  viiij 

u   Grossi  novi  de  monfcrato  per  lib.  o  sol.  j  den.  x  luno 

«   Parpayole  per  lib.  o  sol.  ij  den.  j  luna 

«  Novini  de  savoglia  e  de  losana  novi  per  lib.  o  sol.  o  d.  viij. 

Nessuno  presuma  spendere  o  ricevere  «  moneta  alcuna  de 
valuta  de  dinari  sexi  né  da  sexi  in  zoxo  se  non  è  fabricata 
nela  zecha  ducale.  »  Ancora  non  spendansi  «  gatesclii  per 
precio  alcuno. 

«  Anchora  che  fiorini  de  reno  qualli  calleno  oltra  tri  grani 
habiano  tara  soldo  uno  per  grano  fin  a  grani  sexi  et  oltra  grani 
sexi  non  se  debiano  spendere  nò  recevere  per   precio    alcuno. 

«  Anchora  che  ducati  ducali  de  la  testa  li  quali  siano  meno 
de  pcxo  cha  de  puncto  non  se  debiano  spendere  nò  recevere 
per  precio  alcuno. 

«  Anchora  che  ducati  venetiani  et  fiorini  larghi  et  de  camera 
li  qualli  calleno  oltra  el  justo  pexo  fin  a  grani  dui  habiano  tara 
sol.  uno  et  dinari  sexi  imp.  per  grano,  et  oltra  dicti  dui  grani 
non  se  debiano  spendere  nò  recevere  per  precio  alcuno. 

«  Anchora  che  scuti  de  franza  e  de  savoglia  qualli  caleno 
oltra  a  grani  dui  habiano  tara  soldi  uno  per  grano  fin  a  grani 
quatro  et  oltre  a  grani  quatro  non  se  debiano  spendere. 

ii  Replicando  anchora  per  questa  presente  crida  el  bando  di 
(jiii/idixini  forestieri.   » 

234.  —  1466-1467.  —  Quinternetto  di  spese  diverse 
fatte  nel  1466  e  nel  1467  a  Cassano  per  assaggi  e  fonderia 
d'oro  e  di  monete  [Classe:  Zecca]. 

Interessante  spesato  in  cui  figurano  i  nomi  di  Gabriele  da 
Pirovano,  di  Giovanetto  e  Bartolomeo  da  Givate,  di  Gabriele 
e  Francesco  della  Croce  e  di  altri.  Riferiamo  quel  brano  che 
più  davvicino  tocca  la  vera  numismatica: 

«  Spcctabile  d.  Antonio  de  Anguissole  da  Placentia  ducale 
camerer  dò  dare  per  spexe  diverse  facte  in  fabrioare  floreni 
da  reno  corno  appare  per  lo  presente  quaterno  in  j.°  capitulo 
in  summa  —  L.  79  sol.  6  den.  5 


DOCUMENTI    VISCON'TEO-SFORZESCHI,    ECC.  105 


«  Item  per  spexa  del  vivere  facta  a  Cassano  corno  boche  5 
da  di  12  de  Januaro  in  fine  adi  primo  de  martio  corno  appare 
in  el  presente  quaterne  —  L.  45  sol.   11  den.   1 

0  Item  per  spexa  diversa  de  opera  facta  a  Cassano  conio 
appare  per  il  presente  quaterno  facta  in  fine  adi  17  de  Jan- 
nuaro  —  L.  77  sol.  2  den.   1 

«  Item  per  spexa  del  acimentare  oro  in  floreni  da  reno  per 
fare  ducati  corno  appare  per  lo  presente  quaterno  —  L.  733 
sol.   15  den.  2 

«  Item  per  spexe  de  afìnare  li  acimenti  in  cavare  loro  e  ar- 
gento conio  appare  per  lo  presente  quaterno  —   L.  86  s.  18  d.  6 

"  Item  numerato  a  luy  in  ducati  2339  che  pexeno  m ."  35.  3. 
12.  8  doro  fino  a  sol.  82  per   ducato  —  L.  9589   sol.  o  den.  8 

«  Item  per  oro  facto  bono  per  li  magistri  dela  zecha  in  li 
quali  son  pagati  dela  soa  manifatura  resta  —  L.  32  s.  11   d.  2 

«  Item  per  m.a  j  onze  4.  8  doro  quale  non  se  posse  afinare 
venduto  a  d.  Johanne  pedro  de  Castilliono  a  L.  20  a  fin  ni."  r. 
2.  6.  16  detrato  lo  assagio  —  !..  342  sol.  5  den.  o 

235.  —  1467,  marzo  4,  Milano.  —  Relazione  di  Giovanni 
Giappano  al  duca  Galeazzo  Maria  Sforza  circa  i  ducati  da 
coniarsi  colla  sua  testa  [Mtioni,  La  zecca  di  Milano,  p.    18]. 

«  111."'°  Signore.  Io  me  credeva  che  V.ra  111."1"  Signoria  l'altro 
dì,  quando  mandai  li  Magistro  Zanetto  (39)  et  lo  Magistro  chi  fa 
li  ferri  da  fan-  li  ducati  con  la  testa  de  Y.  Ex.»  anche  gli 
avesse  dato  in  nota  le  lettere  che  se  hanno  a  mettere  intorno 
a  elicti  ducati  si  da  l'uno  canto  corno  da  l'altro,  perchè  al  Ma- 
gistro di  ferri  riaveva  di  to  si'  ne  chiarisse.  Ma  adesso,  volendo 
intendere  se  li  ferri  sonno  forniti  per  poterne  mandare  uno 
stampato  a  V.  S.  per  vedere  se  gli  piace,  per  potere  poi 
intrare  in  pratica  de  fare  fabrichare  qualche  suinnia  de  ducato 
anzi  il  di  de  la  festa  vostra  1401  me  dice  dicto  Magistro,  non  gli 
resta  ad  fare  altro  che  dette  lettere,  le  quali  farà  prestissimo 
et  a  tempo,  se  a  tempo  gli  s  nino   mandate:  et  che   quando  fo 


(391  Maestro  Zanetto  Bucato  ,  celebre  ritrattista  <!i  casa  Sforza, 
morto  nel  1476;  cfr.  i  nostri  Xuovi  documenti  ad  illustrazione  delia 
zecca  di  Milano  nel  secolo  XI'.  Como,  1884,  p.  10;  il  Calli  in  Ardi.  stor. 
Lombardo.  Ili,  538  e   Boli.  stor.  Svizz.   Ita!.,  Anno   1884,   p.  79. 

(40  La  festa  dell'assunzione  al  poteri:  di  Galeazzo  Maria  Sforza 
che  si  solenizzava  al   19,  giorno  di  S.  Giuseppe. 


Io6  EMILIO    MOTTA 


lì  lo  ricordò  et  gli  fu  dicto  che  se  gli  mandariano:  sicché,  vo- 
lendo V.  S.  che  dicti  ferri  siano  forniti  a  tempo  che  si  possa 
havere  de  dicti  ducati  a  la  festa,  è  necessario  che  la  manda 
senza  dimora  in  scripto  le  parolle  che  la  delibera  che  se  metta 
suso  li  dicti  ducati  de  la  testa  da  per  sé  e  dal  canto  del  ci- 
miero da  per  se,  avisandola  che  non  se  gli  pò  mettere  più 
che  lettere  xx  per  ogni  lato,  cioè  xx  da  l'uno  lato  e  xx  da 
l'altro  tra  abreviate  et  non  abreviate.  Et  volendo  V.  S.  inten- 
dere il  consueto  che  se  mette  da  l'uno  canto  et  da  l'altro  per 
poi  potere  meglio  ordinare  allo  appetito  suo  pò  fare  vedere 
uno  ducato  dal  testono  et  poi  mutare  o  diminuire  et  crescere 
et  abreviare  corno  gli  parirà,  pur  che  non  se  exceda  lo  numero 
de  le  lettere.  Per  lo  annuale  habiamo  dato  tale  ordine  ad  tutte 
le  citadi  di  qua  da  l'alpe  et  così  a  Janua  et  Savona  che  per 
littore  havemo  da  ogni  loco  se  faranno  degnamente  et  se  ne 
ha  vera  grande  honore   ». 

236.  —  1467,  luglio  17 ,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
l'esportazione  dell'oro  e  dell'argento  e  ne  ordina  la  consegna 
alla  zecca  entro  3  giorni ,  nonché  altri  ordini  per  la  tariffa 
monetaria  [Reg.  Panig.  F.  83  t.   —   Belletti,  Mss.  citati]. 

u  Quod  nullus  ligator  audeat  et  presumat  ligare  in  aliquibus 
ballis  et  fardellis,  aliquam  quantitatem  auri  et  argenti  in  petijs, 
grana,  virgis,  bolzonalis,  monetis  bolzonatis  vel  alia  quacumque 
forma  sub  pena  florenum  quinque  prò  qualibet  marcha  auri  et 
argenti.  »  E  coll'osservanza  della  tariffa  seguente  : 

«  Florenus  nominatus  de  camera  boni  et  justi  ponderis  lib.  iiij 
«   Florenus  nominatus  largus  boni  et  justi  ponderis  lib.  iiij  s.  j 
«  Dueatus  ducalis  de  la  testa  et  venetus  boni  et  justi  ponderis 
lib.  iiij  sol.  ij 

"  Alfousimts  lib.  vj  sol.  j  den.  vj 
«  Senti  Francie  de  granis  iij  lib.  iij  sol.  xv 
«  Senti  Sabaudie  de  granis  iij  lib.  iij  sol.  xij 
«  Floreni  Reni  de  granis  iij  lib.  iij  sol.  iij    >• 
E  le  monete  d'argento: 

«   Grossomts  uovas  Manine  cum  tabernaculo  prò  s.  viiij  imp. 
«   Grossomts  Manine  veterus  prò  sol.  iiij   den.  viij 
u   Quintini  ducalcs  prò  den.  v  imper.   » 

Bandita  la  moneta  a  que  appellatur  quarenteni,  quarti  novi 
Sabaudie  et  Loxane  et  omnes  monete  de  denarijs  sex  et  abinde 
infra  non  fabricate  in  ducali  zecha.   » 

Siano   notificate    le    contravvenzioni,  e  che  i  «   battifolie  nec 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  107 

aliqua  alia  persona  utsupra  audeant  ncc  presumant  eniere  ar- 
gentimi pluri  pretio  lib.  iij  sol.  o  imper.  prò  qualibet  onzia 
argenti  fini,  sub  pena  perdendi  dictum  argentum  et  ulterius  sub 
pena  florenorum  v  prò  qualibet  marcila.  Similiter  ille  qui  vendi- 
derit  incurrat  penam  ducatorum  quatuor  prò  qualibet  marcila.  » 

237.  —  1467,  settembre  9,  Milano.  -  Decreto  sulle  mo- 
nete e  sul  corso  dell'oro,  sull'abolizione  delle  monete  venete 
d'argento,  sui  tosatori  delle  monete  ,  e  perché  non  si  com- 
peri né  si  venda  1'  oro  ad  un  prezzo  maggiore  del  determi- 
nato [Reg.  Panig.,  Y.  88.    ■-   Belletti,  Mss.]. 

«  El  fiorino  de  camera  bono  de  pexo  per  libre    quatro  imp. 

«   El  fiorino  largo  bono  per  lib.  iiij  sol.  j 

u   El  ducato  de  la  testa  ducale  et  venetiano  bono  lib.  iiij   s.  ij 

«  Fiorino  de  Reno  de  grani  iij  lib.  iij   sol.  iij 

a  Scuti  de  Francia  de  grani  iij  ad  lib.  iij   sol.  xv 

u  Sciiti  de  Savoya  de  grani  iij  ad  lib.  iij  sol.  xij   et 

u  Alfonsino  bono  ad  lib.  vj  sol.  xiij  imper. 

0  Et  havendo  novamente  facto  fare  assagio  cimi  diligentia 
de  le  monete  venetiane  dargento  che  appareno  et  se  spendano 
et  trovandole  manchare  de  la  debita  valuta  sua  el  quinto  et 
più  secondo  el  corso  bora  hano,  perche  se  spende  el  grosseto 
per  xxxij  dinari,  et  non  valle  più  de  xxv  et  un  quarto,  et  cossi 
el  grossono  et  laltre  monete  sin:  dargento  ala    rata  se  trovano 

manchare  de  quello  se  spendano per  la  presente  crida  fano 

publicare  et  bannire  tute  quante  le  monete  venetiane  dargento.  » 

Divieto  inoltre  di  trabucare  alcune  monete  ne  u  di  comprare 
ne  vendere  ne  permutare  ne  sotto  alchuno  altro  quesito  collore 
et  vocabulo  dare  e  togliere  ne  alienare  oro  per  più  precio  dia 
li  anotati   »  per  le  gride. 

Ne  si  spendano  o  ricevano  »  li  carlini  de  Bollogna  cioè 
quelli  dal  lione  per  più  pretio  de  soldi  vj  et  dinari  tri  imper. 
per  uno.   » 

Banditi  altresì  i  «  quarantani  moneta  todescha  de  quindecini.  » 

238.  --  1467,  settembre  12,  Milano.  —  Il  milite  e  cons. 
ducale  Pietro  da  Trivulzio  e  Francesco  da  Castel  S.  Pietro, 
maestro  delle  entrate  straordinarie  ,  vengono  scelti  a  com- 
missari generali  per  far  eseguire  ed  osservare  tutte  le  gride 
e  procedere  contro  le  falsificazioni  di    monete  [Reg.  ducale , 


Io8  EMILIO    MOTTA 

n.   107,  fol.  334  t.  —    Vedi    anche    il    documento    in    data  20 
settembre   1469]. 

239.  —  1467,  ottobre  22,  Milano.  —  Decreto  per  l'espor- 
tazione delle  monete  bandite  [Reg.  Panig.,  F.  101  t.  —  Bei- 
lati,  Mss.]. 

u  Molti  trovati  delinquere  contra  li  ordini  et  cride  questi 
dì  passati  facte  per  evachuare  el  dominio  de  sua  Signoria  de 
monete  da  quelle  reprobe  et  banite  per  le  qualle  se  daseva 
termine  xv  giorni  ad  exportarlle  o  mandarlle  fuora  del  dicto 
dominio  suo.  »  Si  scusano  «  assay  dicendo  esser  ignorante  de 
diete  cride  et  non  haverle  ben  intese  le  qualle  excusatione 
dato  che  siano  frivole  et  non  degne  da  fir  (essere)  admesse, 
nientemancho  »  volendo  usar  il  Duca  indulgenza,  si  prorogano 
dette  gride  fino  alle  Calende  di  novembre. 

240.  —   1468,  gennaio  9,  Pavia.  —  Ordinanza   sulla   ri- 


Panig.,  F.   105  e  106.   —    Bei- 


lati,  Mss.]. 


241.  —  1468,  aprile  29,  Milano.  —  Decreto  sul  deprez- 
zamento di  alcune  monete,  sul  prezzo  dell'oro,  e  sulle  frodi 
nelle  monete  [Reg.  Panig.,  F.  in.  —  Sellati,  Mss.]. 

"   El  fiorino  de  camera  bono  de  pexo  per  libre  iiij  imperiali 
«  El  fiorino  largo  bono  per  lib.  iiij  sol.  j 
«  El  ducato  dela  testa  ducale  et  venitiano  bono  ad  lib.  iiij  sol.  ij 
11  Fiorino  de  Reno  de  grani  iij  lib.  iij  sol.  iij 
11  Scuti  de  Francia  de  grani  iij  ad  lib.  iij  sol.  xv 
11  Scuti  de  Savoglia  de  grani  iij  ad  lib.  iij  sol.  xij 
«  Et  aìfonsino  bono  ad  lib.  sexi  et  sol.  uno  et  mezo  imper. 
«   Et  havendo  novamente  facto  fare   assagio   cum    dilligentia 
de  le  monete  venetiane  dargento  che    apareno  et  se  spendano 
et  trovandolle  manchare  de  la  debita  valuta  sua,  el    quinto    et 
più,  secundo  el  corso  chora  hanno,  perchè  se  spende  el  gros- 
setto  per  trentadoi  denari  et  non  vale  più  de  vinticinque  et  uno 
quarto  et  così  el  grossono  et   laltre    monete    sue    dargento  ala 
ratta  se  trovano  manchare  de  quello  se  spendano   »  ordine   di 
bando. 

242.  —  1468,  maggio  4,  Oleggio.  —  Giuliano  da  Seregno 
podestà  di  Oleggio,  al  duca    di    Milano    avvisandolo    di  due 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  I  og 

mercadanti  che  comperarono  su  quella  piazza  del  bestiame 
con  "  una  quantità  de  quindexini  novi  al  stampo  de  Milano 
falsi  et  cativi  et  ne  cambiareno  pareghi  in  ducati.  „  Passa- 
rono il  Ticino  prima  d'esser  rincorsi,  nò  s'ha  di  loro  traccia. 
Trattasi  di  Stefano  detto  il  Beretta  e  di  Antonio  suo  figlio, 
abitanti  in  Biana,  ducato  di  Milano,  e  "  tal  moneta  era  havuta 
da  uno  da  Borsano   „   [C/asse:  Zecca]. 

243.  —  1468,  maggio  30  ,  Milano.  —  Grida  proibitiva 
delle  monete  false,  e  tosate  ,  e  segnatamente  dello  stampo 
dei  quindecini  e  dei  trentini  [C/asse:  Gride]. 

Proibito  «  exprendere  ne  recevere  alcune  monete  false,  ni 
tose  di  stampo  alcuno  et  maxime  monete  faete  al  stampo  nostro 
appellate  trentini  et  quindesini.   » 

244.  —  1468,  novembre  8,  Milano.  Grida  perchè 
siano  osservate  le  ordinanze  pubblicate  sulle  monete  [Reg. 
Panig.,  F.   117  t.  —   Bell'iti,  Mss.|. 

245.  —  1468,  novembre  11,  Milano.  —  Lettera  dei  Com- 
missari ducali  sopra  le  monete  al  vicario  e  XII  di  provvisione 
relativa  alla  moneta  dei  grossi  da  soìdi  4,  ossia  ai  nuovi 
grossi  [Reg.  Panig.,  F.   124.      -  B,  liuti,  Mss.|. 

11  Ill.mu»  princeps  noster  labricari  fecit  de  recenti  monetarci 
quandam  argentarci  ad  stampimi  dominationis  sue,  valori.s  qui- 
dem  soklorum  quatuor  imperialium  prò  quolibet  grossone,  cujus 
forma  sic  est:  ab  uno  enim  Libere  sedet  Sanctus  Ambrosius 
patronus  noster  bachulum  pastoralem  sinistra  et  tlagellum  maini 
destra  tenens,  inductus  vero  pianetini  super  camisam,  veluti 
sacerdos  ad  missam  dicendam  paratus.  Ab  altero  autem  latere 
diva  sculpta  est  effìgies  prelibati  111.'"'  principis  nostri,  a  pec- 
tore supra,  culli  thorace  et  lorica  cumque  litteris  (,':.  post,  ad 
occiput,  et  .1/  ante,  sub  mento  ejus.  Itaque  ne  aliqua  in  illis 
expendendis  recipiendisque  coruptella  in  detrimentum  subdito- 
rum  suorum  fieri  veniat,  vult  dominatio  sua,  de'  cujus  mandato 
vobis  scribimus,  quod  statini  in  locis  pubb'icis  et  consuetis 
hujus  inelyte  Civitatis  proclamari  faciatis,  quod  ejusmodi  mo- 
neta expendi  et  recipique  non  possit  [duri  pretio  quarci  soldis 
quattuor  imperialium.   « 


HO  EMILIO    MOTTA 


246.  —  1468,  dicembre  16,  Milano.  —  Grida  relativa 
alle  monete,  cioè  ai  grossi  mantovani  da  abolirsi  [Reg.  Panig., 
F.  119.  —  Belletti,  Mss.]. 

«  Essendo  facto  de  novo  assagio  de  li  grossi  da  Mantova 
li  quali  altre  volte  assagiati  fuorono  missi  ad  soldi  quatro  et 
dinari  octo  imp.  per  caduno  dessi  grossi  et  trovandoli  anchora 
inanellare  diversamente  da  la  bontà  soa  et  talmente  essere  di- 
minuiti et  adulterini  che  ad  spenderli  et  recevere  grande  detri- 
mento ne  segue  ala  camera  del  nostro  111."10  et  Ex.,no  Signore 
duca  de  Milano,  et  ali  subditi  suoi,  el  (piale  manchamento  de 
moneta  etiam  chiaramente  se  pò  considerare  et  cognoscere  per 
el  bando  dato  de  presente  ad  essa  moneta  in  la  città  propria 
de  Mantova  dove  debbe  essere  fabricata  »  si  bandiscono  tali 
grossi. 

247.  —  1468.  —  Lista  di  spese  per  fabbricazione  di 
ducati  ed  altre  monete  sforzesche  coniate  negli  anni  1467  e 
1468  [Classe:  Statistica,  sezione  storica,  cartella  a,  b]. 

u  El  nostro  111.0  Sig.re  de  (devel  dare  per  le  stampe  del  du- 
cato fati  ne  lano  de  1467  con  la  testa  del  prefato  111.°  S.re  e 
lo  cimerò  dala  bissa,  in  summa  —  ducati  xx 

11  Item  per  le  stampe  deli  Galiazischi  fati  ne  lano  de  1468 
con  la  testa  del  prefato  III.0  S.re  e  lo  cimerò  da  lo  lione  con 
le  segie,  in  summa  —  ducati  xxv 

u  Item  per  le  stampe  da  duy  gl'ossi  fati  nel  ano  de  1468 
con  la  dita  testa  e  lo  santo  Ambroxio  in  summa  —  due.  vj.  j. 

u  Item  per  zerti  stampe  fati  de  lano  de  1467,  fate  in  tre  ma- 
nere,  in  summa  —  ducati  xxx  =  Summa  due.  lxxxj.  j.   » 

248.  —  1469,  gennaio  25  ,  Milano.  —  Antonio  Anguis- 
sola,  nobile  piacentino,  vien  creato  tesoriere  generale  del 
ducato  [Reg.  due,  n.  45,  fol.   17,  tj. 

L'Anguissola  ricordato  dal  Corio  (Storia  di  Milano,  ediz. 
De  Magri,  111,  254)  ottenne  la  cittadinanza  milanese  agli  8 
giugno  1471.  Ea  sua  lapide  sepolcrale  è  riferita  dal  Eorcella 
(Iscrizioni,  111,  98)  ma  non  ha  data  d'anno.  Sappiamo  però 
che  al  di  lui  posto  venne  eletto  ai  19  marzo  1474  Antonio  da 
Landriano  (Calvi,  Eamiglie  notabili  milanesi:  Landriani). 

249.  —  1469,  gennaio  25,  Vigevano.  —  Lettera  di  Ga- 
leazzo Maria  Sforza  al  tesoriere  generale  Antonio  d'Anguis- 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC. 


sola  :  "  habiamo  receputi  li  vinticinque  ducati  quali  ne  hai 
mandati,  cioè  de  quella  moneta  colla  nostra  testa  che  vale 
ducati  dui  luna  ma  perché  la  nostra  IU.",:1  Consorte  nelli  ha 
tjlti  vogliamo  che  ne  mandi  vinticinque  altri  de  quella  me- 
desima s  irte.  Volemo  insuper  et  ti  commettiamo  che  de 
quella  medesima  stampa  ne  tacci  fare  dece  miglia,  havendo 
advertentia  chel  cimerò  voltando  da  lo  inverso  la  moneta 
sia  a  la  diritura  della  nostra  testa,  siche  essendo  la  moneta 
volta  corno  dicemo,  sia  equalmente  ad  unguem  ,  conrespon- 
dente  el  cimerò  ala  dieta  nostra  testa  „  [Classe:  Z>:ca\. 

250.  —  1469.  febbraio  7,  Vigevano.  --  "  l't  monete  in 
zecha  huius  inclite  urbis  nostre  mediolani  fabricande  juxta 
ordines  superinole  appositos  componi,  cudi  et  perfici  veniant, 
constituendum  atque  deputandum  duximus  officialem  qui 
hujusmodi  rei  curam  quam  diligentissime  habeat  „.  Elezione 
di  Daniele  da  Olgiate,  cittadino  milanese,  in  luogo  e  scontro 
di  Antonio  da  Caravaggio,  revocato,  da  oggi  innanzi,  per  un 
anno  ed  a  beneplacito  ducale  in  seguito  [Classe  :  Zecca]. 

25r.  1469,  febbraio    11,    Milano.  1    commissari 

generali  sopra  le  monete,  inteso  l'ordine  ducale  di  "  fare 
coniare  de  li  stampi  così  del  ducalo  comò  de  le  monete  sotto 
el  nome  de  Y.  Ili/'  Sig.n'  „,  avvisano  d'  aver  "  veduto  et 
reveduto  tutti  li  stampi  facti  de  la  zecha  de  questa  inclyta 
città  „  e  d'aver  trovato  "  che  non  gli  bisogna  fare  altro, 
perché  sono  acconciati  secundo  vuole  et  commanda  vostra 
111."1'1  Sig.r"  „  [Muoni,  La  zecca  di  Milano,  p.  20]. 

252.  —  1469,  febbraio  20,  Milano.  —  Decreto  relativo 
alle  monete  ossia  conferma  degli  altri  precedenti  decreti 
[Reg.  Panig.,  V.   123  t.    —   [iellati ,  Mss.]. 

11 cosi  per  rispecto  al  spendere  et  recevere  del  oro, 

comò  per  il  banire  dele  monete  venetiane  dargento  et  de  quin- 
decini  todeschi  da  la  raza,  »  come  per  le  altre  monete  esposte 
nelle  precedenti  gride. 

«  Intendendo  anchora  sua  Excellentia  che  li  grossi  dela  città 
sua  de  Genova  de  presente  se  trovano  la  più  parte   diminuiti, 


EMILIO    MOTTA 


tonsati  et  adulterati  p  -r  modo  che  vengono  ad  manchare  troppo 
diversamente  de  quelo  doverieno  essere  al  precio  chano  corso, 
cioè  a  soldi  sei  et  dinari  tri  d'imperiali  per  caduno,  per  el 
quale  deffecto  etiam  da  Genovesi]  propri]  essi  grossi  diminuitti 
et  tonsati,  sono  refudati,  la  qua]  cosa  cede  in  grandissimo  de- 
trimenti sì  de  subditi  de  sua  Excellentia  corno  etiam  de  la  ca- 
mera sua,  et  volendo  quella  provedere    ad    talle  inconveniente 

et  indemnitate  ordina  et  commanda clic   niuna   persona  — 

ardisca  ne  presuma  dirrecto  ne  per  indirrecto  ne  sotto  alcuno 
quesito  colore  spendere  ne  recevere  ne  dare  ne  togliere  de 
elicti  grossi  de  Genova  se  non  ad  peso  ad  computo  del  valore 
del  argento  per  marco,  passato  deci  dì  esclusive  del  me.xe  de 
marzo  proximo,  el  quale  termine  se  concede  ad  chi  nhavese 
de  potersi  descharicare  de  queli.   » 

1  grossi  di  Milano  «  li  quali  per  coruptella  inducta  hano  de 
presente  corso  dinari  xxvij  per  caduno,  elicili  non  vagliano  ne 
se  pono  sostenere  ala  rasone  del  oro  antedicto  per  più  de  di- 
nari xxiij  per  caduno  »  non  si  spendano  d'ora  in  avanti  per 
più  di  denari  24. 

«  Et  considerando  ultimamente  el  prelibato  IlI.mo  Principe  et 
Sig.re  nostro  Clementissimo  che  questi  tali  manchamenti  sono 
proceduti  dal  trabucare  de  le  monete  et  cernire  le  grave  da  le 
raen  grave  nel  quale  errore  intende  esserli  quasi  infinite  per- 
sone verso  le  quale  non  volendo  sua  Excellentia  usare  tanta 
rigidità  come  meritariano,  ma  più  presto  clementia  adeiò  sha- 
biano  ad  convertire  dal  male  al  bene  operare,  essa  sua  Celsi- 
tudini; etiam  per  la  presente  crida  vuole  et  dechiara  che  qua- 
lunque persona  havesse  falito  da  qua  indreto,  cercha  el  trabu- 
chare  o  fare  trabuchare  monete  corno  è  predicto,  sia  libera- 
mente asciolto.  » 

253.  —  1469,  aprile  16,  Fontanetto.  —  F.  Maria  Vi- 
sconti scrive  al  duca  di  Milano  d'avere,  secondo  l'ordine  ri- 
cevuto "  facto  molto  ben  per  tre  fiate  squassare  li  duoi  fra- 
telli da  Cavalio  che  doveano  bavere  retrovato  quello  the- 
soro  „.  Non  avere  peraltro  dessi  voluto  confessare  altro 
"  che  solum  de  quelle  poche  monete  ritrovarno  a  guisa  de 
tornesi,  et  che  venderno  al  labro  de  Novaria  „  per  12  lire  e 
ro  soldi  imperiali.  —  Uno  dei  due  fratelli  torturati,  secondo 
lo  scrivere  del  Visconti,  stava,  per  gli  squassi  di  corda  rice- 
vuti,  "   molto  male   „  e  si  dubitava  morisse.  Né  l'altro  stava 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  II3 


meglio.  "  Per  fargli  pagura  et  vider  se  per  via  de  loro  se 
potea  saper  altro  „  il  Visconti  avea  "  mandato  per  le  molie  „ 
sicché  si  erano  del  tutto  "  stremidi  „  al  punto  da  sembrargli 
umano  di  non  farli  oltre  tormentare.  Il  Visconti,  imbarazzato 
sull'ulteriore  procedere,  chiedeva  al  duca  se  liberaro  o  meno 
gì'  imputati  [Gazz.  Nani.  1886,  p.  8o]. 

254.  —  1469,  settembre  3,  Pavia.  —  Ordine  del  duca 
al  tesori-ere  Anguissola  perchè  subito  "  facij  vedere  quanta 
quantità  de  dinari  se  cavaria  de  queli  pezi  doro  dovi  ma- 
gnamo  (mangiamo)  facendoli  battere  in  ducati  „  [Classe:  Zecca]. 

255.  —  1469,  settembre  14,  Pavia.  —  Ordine  al  teso- 
riere generale  Anguissola  di  dormire  d'  or  innanzi  "  in  la 
camera  di  sopra  de  la  torre  de  quel  nostro  castello  [di  porta 
Giovia]  dove  sono  li  nostri  denari  „  [Gazz.  Nudi.,  an.  VI,  p.  80]. 

Nella  medesima  Gazzetta,  loc.  cit.  altro  due.  del  12  dicembre 
1471  per  la  costruzione  di  un  uscio  ferrato  del  tesoro  di  Mi- 
lano. Cfr.  anche  Beltrami,  11  Castello   di   Milano,  pp.  211-212; 

256.  —  1469,  settembre  17,  Milano.  —  Lettera  dei  Com- 
r.i'ssarii  sopra  le  monete  al  duca  di  Milano  circa  alcune 
monete  false  ritrovate  in  Pavia  [Gazz.   Nudi.,   1882,  n.  6J. 

"  Adì  passati  fo  facta  una  inventione  ad  Pavia  de  alcune 
monete  false  del  stampo  de  Vostra  Ill.llKl  Sig.ria  come  vederà 
per  quel  che  sono  incluse  ale  presente,  le  quale  foreno  trovate 
ad  alcuni  da  montedondono.  Et  volendo  noi  come  sogliamo  et 
nostro  debito  è  de  fare,  diligentissimamente  intendere  lorigine 
de  questa  corruptella,  piti  persone  foreno  destenute  et  luna 
nominava  l'altra,  da  chi  erano  recente,  et  tandem  pare  se  no- 
minasse uno  Giohanantonio  et  Andrea  da  Milano  habitatori  de 
Pavia,  cavallanti  et  poveri  homeni,  li  quali  erano  fugiti;  et  ne 
parse  de  fare  salvoconducto  ad  dicti  cavallanti  per  intendere 
ad  ogni  modo  la  cosa,  perchè  simile  falsità  de  monete  non  deno 
habere  origine  da  poveri  homeni,  però  che  gran  presunzione 
ne-  parso  che  sotto  el  stampo  et  imagine  de  Vostra  JU.ma  Sig.ria 
siano  facte  tale  monete  false.  Et  così  havimo]  facto  el  salvo- 
conducto ali  predicti,  et  havimo  tolto  el  dicto  suo  per  sacra- 
mento juridice,  el  quale  dicto  mandiamo  alligato  ad  Vostra  Gel- 


114  EMILIO    MOTTA 


situdine  la  quale  poterà  intendere  lorigine  et  manchamento  di 
diete  monete,  dove  sia  proceduto,  et  sopra  quelo  fare  fare  le 
provisioni  che  ad  essa  Vostra  Celsitudine  parirà  et  piacerà.   » 

257.  —  1469,  settembre  20.  —  Franceschino  di  Castel 
Sanpietro  e  Pietro  Trivulzio  ,  commissario  dell'Olire  Po,  in- 
caricati alla  zecca  perchè  impediscano  l'accrescimento  dell'oro 
e  la  diminuzione  delle  entrate  [Reg.  Missive,  1496,  fol. 
staccati]. 

Vedi  retro  il  nuni.  238.  —  Agostino  e  Niccolò  fratelli  Tri- 
vulzio ai  14  settembre  1480  ottenevano  un  banco  di  tesoreria 
nel  Broletto  nuovo  {Reg.  ducale,  PP,  fol.  190). 

258.  —  1469,  settembre  21,  Milano.  —  Il  tesoriere  du- 
cale Antonio  Anguissola,  richiestone  da  Giacomo  Alfieri  della 
Cancelleria  ducale,  attesta  che  se  spendono  "  per  libre  iiij 
soldi  j  quelli  ducati  da  la  testa  e  venitianij  per  lib.  iiij  sol.  ij 
quelli  de  la  camera  per  lib.  iiij  sol.  o  „   [Classe:  Zecca]. 

259.  —  1469,  settembre  25,  Pavia.  —  Lettera  del  duca  di 
Milano  al  tesoriere  Anguissola  :  "  intendiamo  la  nostra  zecca 
non  batte  come  è  solito  per  lo  passato,  il  che  è  in  grande 
preiudicio  et  damno  nostro  et  anche  non  è  molto  honore 
et  non  intendando  la  cascione  ne  miravigliamo  multo  che 
così  sia  „.  Ordine  di  intendere  dal  Senato  segreto  come  la 
cosa  è  proceduta,  onde  poter  provvedere  "  che  dieta  zecca 
possa  lavorare  come  era  consueto  „  [Classe:  Zecca}. 

260.  —  1469,  ottobre  3,  Milano.  —  Lettera  del  Con- 
siglio segreto  ducale  a  Galeazzo  Maria  Sforza  sulle  condi- 
zioni della  zecca  di  Milano  [Ardi,  di  Stato,  Carteggio  diplo- 
matico. —   Gazz.  Num.,  1882,  n.  6]. 

u  Ill.me  Princeps  etc.  Per  exequire  quanto  nha  scripto  et 
commesso  Vostra  Ex.ua,  che  insieme  cum  nuoy  convocati  questi 
Magistrati  et  Antonio  Anguisola  Vostro  Thesaurero  generale, 
studiassimo  diligentemente  intender  qual  è  la  cagione  perchè 
qua  ne  la  Cecha  (Zecca)  di  Vostra  Sig.,ia  de  presente  non  se 
batteno  monete  corno  se  solea  :  et  se  sopra  ciò  altro  è  da  pro- 
vedere, se    advisasse    essa  Vostra  Sig.,il   etc;  notifichiamo  ad 


DOCUMENTI    VIS-ONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  115 


Vostra  Sublimità,  corno  più  volte  havuti  cum  nuoy  tutti  essi 
Magistrati,  et  appresso  octo  Citadini  de  più  pratichi  et  experti 
in  questa  materia  doro  et  monete,  essendo  sempre  presente 
predicto  Antonio  Anguisola;  et  più  volte  ben  ventillata  et  di- 
scussa questa  materia,  et  novissime  Imi  sera:  tandem  per  quelli 
intendano  la  cosa  è  dicto  et  ricordato,  necessario  essere  ces- 
sato et  cessare  el  battere  de  la  moneta  Vostra,  perchè  essendo 
da  alchuno  tempo  in  quii  cressuto  per  tutto  lo  pretio  del  ar- 
gento, non  se  poria  più  battere  né  fabricare  monete  ala  bou- 
tade usata.  Et  che  saria  necessario,  volendo  pur  fabricare  mo- 
neta, batterla  più  lezera  et  in  minore  bontade  del  usato,  dal 
che  ne  seguirla  questo  inconuenicnti,  che  le  monete  vecchie 
buone,  tutte  sascondariano  et  sariano  desfacte  per  fabricare 
de  le  nuove  più  debile,  et  dal  altro  cinto  loro  (l'oro)  subito 
cressaria  che  seria  evidentissimo  detrimento  de  Vostra  Sig.,i:l 
et  de  tutta  questa  patria.  11  perché  omnibus  consideratis,  sé 
concluso,  tutti  concorrendo  in  medesma  sententia,  sia  meglio 
per  adesso  soprastare  da  battere  moneta.  11  che  non  è  però 
molto  inconveniente,  reducendosse  ad  memoria,  che  anelli  altre 
volte  al  tempo  de  la  recolenda  memoria  del  III.'""  Sig."=  quondam 
Ducha  Philippo  vostro  avo  I41),  per  spatio  de  anni  sev  o  octo 
continui  foe  sopraseduto  de  battere  monete,  pur  per  simile 
cagione.  Ma  ben  pare  expediente  ad  tutti,  che  de  novo  per  or- 
dine et  cride  publice,  se  debbano  bandire  tutte  monete  forestere 
reprobe  et  diminute,  come  che  foreno  bandite  podio  tempo  pas- 
sato, et  non  solamente  in  questa  vostra  Cita,  ma  per  tutto  ci 
dominio  vostro  et  maxime  nele  terre  de  oltre  Po  et  Novarese, 
dove  molto  abondano  tale  monete  cative.  Altra  megliore  via 
che  questa  non  se  intende,  ni  se  saputa  exeogitare  ad  pi' i ve- 
dere che  rimanghino  nel  payse  le-  monete  buone,  et  loro  (l'oro) 
non  augmenti  ma  resti  sul  predo  et  corso  limitati),  atteso, 
corno  è  sopradicto,  laugmento  del  precio  del  argento.  Ricordese 
preterea,  sarà  necessario  Vostra  Ex."1  facia  che  suoy  de  Casa 
siano  li  primi  observatori  de  questo  ordine:  et  non  se  tolleri 
che  neli  luochi,  dove  se  ritrova  Vostra  Sig.ria  se  spenda,  nò 
receva  contra  le  cride  et  ordini  le  monete,  corno  se  fece  pu- 
blice questo  inverno  passato  ad  Vigevano,  et  doppo  ubique; 
perché  da  questo  nasce  et  procede  la  corruptella  et  abusione, 
et  se  dà  materia  et  exempio  ad  altri  de  fare  el  simile;  qualli 
vedendo  la  corruptella    nascere  et  tolerarse    ne  li   luochi  doue 


(41)  S'intende  Filippo  Maria  Visconti,  morto  nell'agosto  1447. 


Il6  EMILIO    MOTTA 


se  trova  prescntialmente  Vostra  Sig.ria  persuadendose  che  li 
ordini  facti  non  procedono  de  mente  sua,  prendono  puoy  più 
ardire  ad  trasgredire.  Et  coìsì  creschano  li  inconvenienti  et  de- 
sordini  :  et  certamente  troverà  Vostra  Ex.tia  che  observandone 
predicto  ordine,  tutte  le  cative  monete  da  sé  sbandirano,  et 
presto  se  adapteranno  le  cose  per  forma  che  se  trovarà  del 
argento  et  se  potterà  battere  de  le  monete  bone,  senza  danno 
de  la  Cecha.  La  fede  et  devotione  nostra  Ill.mo  Sig.re  et  la  e- 
xigentia  dela  cosa,  ne  stringe  a  dire  et  ricordare  largamente  el 
tutto  ad  Vostra  Celsitudine,  ad  cui  ne  recommendiamo  conti- 
nuamente. Dat.  Mediolani  die  tertio  Octobris  mcccc  1  x  nono  ». 

«  Signat.  Vincentius  ». 

(pel  Consiglio  segreto  ducale). 

261.  —  1469,  ottobre  4,  Milano.  —  Lettera  di  Pietro 
da  Trivulzio  e  di  Franceschino  da  Castel  San  Pietro,  commis- 
sarij  sopra  le  monete,  al  duca  di  Milano  circa  il  concedere 
"  licentia  a  Zacharia  da  Pisa  de  puotere  cambiare  in  oro  le 
monete  de  le  tre  paghe  se  gli  dano  de  presente  per  lo  il- 
lustre Marchese  de  Mantua  „.  Parinogli  intendere  "  li  incon- 
venienti che  seguitano  per  lo  concedere  simile  licentia  perchè 
da  qui  procede  per  una  grande  parte  chel  pretio  del  oro 
eresse,  et  non  si  può  tenere  ala  limittatione  dele  cride,  et 
che  cosi  sia  se  ne  vede  lexperientia  manifesta  che  doppo  le 
cride  facte,  non  è  dare  remedio  che  pure  non  crescha  loro 
Pt  per  questo  vedendossi  tal  alteratione,  et  che  la  zecha  non 
lavorava  parse  a  nuy  de  consultare  la  cosa,  et  nuovamente 
li  Magistri  ordinari]'  et  extraordinarij  et  nuy  se  siamo  retro- 
vati in  Consiglio  insieme  cum  certi  merchadanti  et  ventillati 
et  revoltati  tuti  li  partiti,  se  è  concorso  per  tuti  in  questo 
apparere  che  non  sarà  may  possibile  a  tenere  loro  al  pretio 
de  le  cride  se  effectualmente  non  se  bandezano  le  monete 
forestere,  et  che  ad  alchuno  non  conceda  de  puotere  cam- 
biare monete  in  oro  spendando  più  del  pretio  limittato  ; 
perchè  oltra  la  transgressione  che  communamente  se  fa  per 
tuti  de  spendere  li  testoni  et  ducati  venetiani  per  soldi  lxxxiij, 
li  quali  secondo  lordine  non  valeno  se  non  soldi  lxxxij  , 
quisti    a    chi  se    concede    licentia    de    puotere    cambiare    la 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCIII,    ECC.  IJ7 

moneta  in  oro,  non  stano  de  tuore  li  ducati  etiamdio  per  qual- 
che cosa  più  de  soldi  lxxxiij  et  puoy  per  forza  se  vene  a 
pervertere  lordine  „.  [C7(ìss<::  Zecca]. 

262.  —  1469,  ottobre  7,  Milano.  —  Decreto  relativo  alla 
riduzione  del  prezzo  di  certe  monete  d'oro  e  d'argento  e  loro 
valore  [Reg.  Panig.  F.  135  e  Gridario.  —  Ar gelati,  De  Mo- 
netis,  III,  33-34.  —  Zanetti,  V,  lor.  —  Bel  la  ti,  Mss.  —  Giù- 
lini,  Memorie,  VI,  587]. 

«  Considerando  il  nostro  Il!.mo  et  Ex.mo  Signore  che  li  or- 
deni  et  cride  facte  sopra  il  spendere  et  recevere  del  oro  et 
monete,  et  il  bannire  de  le  debile  et  adulterine,  sono  matura- 
mente facte  et  con  diligente  consultatone  de  soi  magistrati 
compilati.  Et  vedendo  elicili  non  sono  observati  con  ciucila  aten- 
tione  che  doveriano,  et  che  e  eie  lìrmissima  intentione  de  sua 
lll.ma  Sig.ria  se  facia  in  tuto  il  dominio  suo  mediato  et  imme- 
diato per  il  bene  comune  di  subditi  suoi  et  de  la  camera  soa 
per  la  presente  crida  sua  Ccis.  •  delibera  anchora  far  reppli- 
care  et  reiterare  dicti  ordini  et  cride  facte,  addò  che  ninno  per 
modo  alchuno  se  possia  excusare  de  ignorantia,  et  caduno  in- 
tenda firmissimamente  che  sua  Cels.,l(  vuole  et  comanda  expres- 
samentc  che  dicti  ordini  et  cride  de  monete  siano  inviolabil- 
mente observati  da  tutti,  sia  chi  se  voglia,  sotto  le  pene  in 
esse  cride  contente  senza  alchuna  remissione,  deli  quali  ordini 
et  cride  facte,  il  tenore  per  più  chiareza  de  tutti  se  repplicha 
qua  sotto  cioè  : 

«  Prima  circha  al  spendere  del  oro  non  si  debba  spendere 
ne  recevere  il  ducato  da  la  testa  lineale  et  venetiano  boni  se  non 
per  libre  quatro  et  soldi  duv  dimperiali.  Il  firino  largito  borio 
per  libre  iiij  soldi  j  dimperiali.  11  firmo  ile  camera  bono  per 
libre  iiij.  Il  firmo  de  reno  de  gran  iij  per  libre  iij  sol.  iij.  Senti 
de  Savoya  de  gran  iij  per  Ii^re  iij  sol.  xij.  Sento  ile  Franca  de 
gran  iij  per  libre  iij  sol  xv  et  Alphoiisino  bono  se  non  per 
libre  vj  sol.  j  dinari  vj  imper. ,  -otto  pena  de  perdere  lo  oro, 
la  qual  pena  sia  applicata  per  le  doe  parte-  ala  camera  ducale 
et  laltra  terza  parte  al   inventore  irremissibilmente. 

«  Circha  al  spendere  et  recevere  de  le  monete,  non  si  deno 
spendere  ne  recevere  li  grossi  ila  Genoa  l'insali  ;inon  ad  peso, 
li  grossi  da  Millano  sinon  per  dinari  xxiiij  Inno,  li  Carlini  da 
Bollognia  dal  liane  se  non  per  soldi  sey  et  dinari  tre  per  ca- 
dauno, sotto  pena  di  perdere  la  moneta  et  de  pagare  la  condem- 


Il8  E.    MOTTA  -  DOCUMENTI    VISCON  TEO-SFORZESCHI,    ECC. 


pnatione  al  arbitrio  di  spectabili  commissarij  generali  de  monete, 
Li  grossi  novi  da  Maritila  con  il  tabernacolo  per  soldi  viiij  per 
uno,  li  grossi  novi  de  Monferrato  per  soldi  j  e  dinari  dece  luno, 
parpayole  per  dinari  xxv  lu  ;a,  quintini  ducali  si  non  per  di- 
nari cinque  luno,  sotto  pena  de  perdere  le  monete  et  de  pagare 
per  uno  iiij  le  quale  pene  predicte  pervengano  utsupra. 

»  Circha  il  bannire  et  reprobare  de  le  monete  doro  e  dar- 
gento,  che  non  si  possano  spendere  ne  recevere,  li  gateschi  non 
se  deno  spendere  né  recevere  per  precio  alchuno,  sotto  pena 
de  perdere  lo  oro,  firini  de  reno  hano  la  tara  del  callo  di  di- 
nari xij  per  gran  fino  a  gran  vj  et  oltra  gran  vj  non  si  deno 
spendere  ne  ricevere  sotto  la  pena  predicta  ,  et  siano  tagliati, 
ducati  da  la  testa  ducali  che  sian  men  de  pexo  cha  de  puncto, 
non  si  deno  spendere  ne  recevere  sotto  la  pena  predicta  ,  et 
se  deno  tagliare,  li  ducati  veneziani,  firini  larghi  et  de  camera 
hano  la  tara  del  callo  dinari  xviij  per  gran  fin  a  gran  doy , 
et  oltra  gran  doi  non  si  deno  spendere  ne  recevere ,  sotto  la 
pena  predicta  et  se  deno  figliare  utsupra. 

«  Scuti  de  Franza  et  de  Savoglia  hano  tara  del  calo  soldo 
uno  per  gran  da  doi  gran  fin  in  iiij,  et  oltra  gran  iiij  non  se 
deno  spendere  ne  recevere  per  alcuno  precio,  sotto  la  pena 
predicta;  le  quale  pene  tute  pervengano  utsupra. 

«  Moneta  alchuna  de  dinari  sey  et  da  vj  in  zò  che  non  sia 
fabricata  in  le  zeche  del  prelibato  111."10  Sig.re  nostro,  et  quarti 
di  Savoglia  et  de  Losana  non  si  deno  spendere  ne  recevere 
sotto  pena  de  perdere  la  moneta  et  de  pagare  per  uno  quatro 
la  qual  pena  pervenga  utsupra. 

«  Grossi  aragonesi  li  quali  se  spendeano  per  soldi  sey  luno 
non  se  deno  spendere  ne  recevere  per  precio  alcuno  sotto  la 
pena  predicta,  la  qual  pena  pervenga  utsupra. 

«  Grossi  de  Mantoa  cherano  a  sol.  iiij  et  dinari  viij  per  ca- 
dmio, non  se  deno  spendere  ne  recevere  utsupra,  sotto  la  pena 
predicta,  la  qual  pervenga  utsupra. 

«  Quindecini  da  la  rasa  chiamati  charantani  et  ogni  moneta 
venetiana  dargento,  non  si  possa  spendere  né  recevere  ne 
anchora  tenere,  sotto  la  pena  predicta  de  perdere  la  moneta 
et  de  pagare  per  uno  quatro,  la  quale  pervengha  utsupra.  » 

263.  —  1469,  dicembre  4,  Vigevano.  —  Lettera  ducale 
al  tesoriere  generale  Antonio  Anguissola  per  la  ordinazione 
di  una  cassa  di  ferro,  a  tre  chiavi,  per  riporvi  i  denari 
[Gazz.  Niini.  di  Como,  anno  VI,   1886,  n.  12,  p.  92]. 

Nella  medesima  Gazzetta,  loc.  cit.  altra  lettera  dei  22  marzo 

I473  Per  una  cassetta  ferrata  che  non  si  aveva  modo  di  aprire. 

(Continua)  Emilio  Motta. 


VITE 

DI 

ILLUSTRI   NUMISMATICI   ITALIANI 


P.     RAFFAELE     GARRUCCI. 

L'Italia,  sempre  feconda  di  eletti  ingegni  in  ogni  ramo 
di  scienza,  fra  i  più  eminenti  cultori  delle  discipline  archeolo- 
giche e  numismatiche,  fioriti  nel  corso  di  questo  secolo,  ai 
nomi  gloriosi  di  Ennio  Quirino  Visconti,  di  Bartolomeo  Bor- 
ghesi, di  Celestino  Cavedoni,  va  orgogliosa  di  aggiungere 
quello  del  Padre  Raffaele  Garrucci,  il  cui  genio  produsse 
opere  immortali  ed  infuse  il  soffio  della  vita  specialmente 
in  quella  vasta  congerie  di  monumenti  del  primitivo  Cristia- 


120  C.    LUPPI 

nesimo,  accumulati  con  mire  diverse,  dalle  persistenti  indagini 
di  tanti  dotti,  che  in  quel]' arringo  l'avevano  preceduto.  Tutti 
i  suoi  studi  furono  volti  al  lustro  della  religione  e  alla  ricerca 
della  verità.  Quest'  uomo  straordinario  vide  la  luce  in  Napoli 
il  13  gennajo  del  1812.  Nato  da  Antonio  Garrucci  e  Maria 
Gesualda  Sangiacomo,  passò  gli  anni  dell'infanzia  fra  le 
amorose  cure  dell'onorevole  e  doviziosa  sua  famiglia,  che, 
religiosa  com'era,  indirizzò  fin  da  principio  il  di  lui  precoce 
ingegno  al  culto  di  tuttociò  che  riputava  vero  e  santo.  — 
Tocchi  appena  i  quindici  anni,  nel  1826,  toltosi,  per  sua 
elezione,  agli  agi  della  famiglia,  vesti  l'abito  ecclesiastico,  e 
per  meglio  attendere  ai  suoi  studi  prediletti,  cercò  la  tranquil- 
lità e  l'isolamento  nella  Casa  de'  Gesuiti.  Ivi  ajutato  da  tutti  i 
sussidi  che  gli  poteva  fornire  quel  potente  Ordine  religioso, 
rinvigorì  il  suo  spirito,  e  preso  da  intenso  ardore  per  tutto 
quanto  riguarda  Dio  e  la  Religione,  risolutamente  impugnò 
il  vessillo  della  scienza  per  combattere  con  armi  pari  le  più 
fiere  battaglie  contro  quelli  che  sospettava  atei  o  miscredenti. 
A  questo  scopo,  con  febbrile  attività,  intraprese  faticosi  viaggi 
per  luoghi  inaccessi,  remoti  od  inesplorati,  interrogando  uomini 
e  monumenti.  Perlustrò  il  Sannio,  gli  Abruzzi,  le  Puglie,  la 
Capitanata;  poi  Roma  e  la  sua  campagna;  indi  la  restante 
Italia.  Non  bastando  questi  viaggi  ai  suoi  intenti,  uscì  dalla 
penisola,  esaminò  palmo  a  palmo  talune  regioni  della  Francia, 
investigando  ovunque  le  traccie  della  civiltà  pagana,  per 
sorprendere  fino  dai  suoi  principi  le  origini  del  Cristianesimo. 
In  quelle  sue  peregrinazioni  e  minute  indagini,  dovette  talvolta 
coraggiosamente  superare  ostacoli,  che  sembravano  insor- 
montabili, deludere  insidie  occulte,  che  avrebbero  abbattuto 
ed  avvilito  un  animo,  che  non  fosse  stato  agguerrito  come 
il  suo.  In  questo  battagliare,  nondimeno,  conservò  sempre 
l'animo  calmo  e  lucido  il  pensiero.  Scevro  d'ogni  mira 
ambiziosa,  mantenne  sempre  alta  e  pura  la  dignità  dello 
scienziato  :  leale  e  cortese  cogli  avversari,  solo  alzò  sdegnosa 
la  voce  contro  l'ignoranza  e  la  malafede.  —  Sentendosi  ormai 
forte  negli  studi  dell'archeologia,  uscì  nell'arringo  scientifico 
assai  modestamente  collaborando,  nel  1844,  coli' Avellino 
nelle  Disquisitioncs  antiquitatum  salernitarmn,  e  con  Camillo 
Rosalba  nella  versione  italiana    del  Manuale  di   archeologia 


VITE    DI    ILLUSTRI    NUMISMATICI    ITALIANI  121 

di  Ottofredo  Miiller.  —  Solo  un  anno  dopo,  1845,  la  tavola 
alimentaria,  scoperta  dal  Cav.  De  Agostini  a  Macchie  presso 
Benevento,  gli  offerse  occasione  di  segnalarsi  d'un  tratto 
archeologo  insigne,  dissertando  eruditamente  s\i\Y  Antichità 
de  Liguri  Bebiani.  La  dottrina  messa  in  luce  da  quel  lavoro 
gli  aperse  l'adito  all'Accademia  Ercolanense  e  gli  procurò 
la  nomina  a  Socio  ordinario  dell'  Istituto  Prussiano.  Dopo 
il  1845  ogni  anno  era  segnato  da  lui  con  una,  due  o  più 
monografie  che  facevano  sempre  più  palese  la  sua  vasta 
erudizione,  la  dottrina  e  la  suprema  competenza  nelle  più 
ardue  questioni  archeologiche.  A  Roma,  nel  1847,  il  Cardi- 
nale Altieri,  proponendogli  l'illustrazione  della  propria  Col- 
lezione di  piombi  antichi,  offrì  al  Garriteci  l'opportunità  di 
rifare,  con  intendimento  razionale  e  scientifico,  l'opera  tentata 
da  Francesco  De  Ficoroni,  raccogliendo  in  un  corpo  que'  pic- 
coli monumenti  fino  allora  scoperti,  determinandone  con  felice 
intuito  la  natura  e  l'uso.  Nulla  sfuggi  alle  sue  dotte  indagini; 
pitture  cimiteriali,  le  iscrizioni  del  porto  di  Miseno,  quelle 
d'Isernia,  le  salernitane  furono  per  lui  argomento  di  speciali 
monografie.  Queste  monografie,  veri  capolavori  di  erudizione 
e  di  critica  sagace,  nella  sua  mente  erano  tutte  convergenti 
all'intento,  da  lui  allora  vagheggiato,  di  compilare  un'opera 
sì  vasta  e  colossale,  da  comprendere  V  illustrazioni'  storico- 
archeologica  delle  provincie  meridionali  d'Italia.  Le  fortunose 
vicende  del  1848  gì' impedirono  il  proseguimento  di  quel 
vasto  disegno.  Anzi  il  desiderio  della  pace  e  della  quiete 
obbligarono  il  Carnicci  ad  esulare  da  quella  patria,  che  stava 
in  cima  a  tutti  i  suoi  pensieri,  ma  che,  allora  travagliata 
com'era  e  in  continuo  orgasmo  e  distratta  per  l'instabilità 
delle  sue  condizioni  politiche,  non  aveva  tempo  né  modo 
d'occuparsi  con  affetto  di  un  cittadino  che,  per  la  natura 
pacifica  de'. suoi  studi  e  delle  sue  opere,  non  poteva  esserle 
di  decoro  e  d'orgoglio,  che  in  tempi  più  riposati  e  tranquilli. 
Nel  1854  l'Istituto  di  Francia  propose  un  premio  alla 
migliore  Memoria  siili'  origine  e  il  valore  dell'accento  negli 
antichi  marmi.  Il  Carnicci  ne  fu  consapevole  .solo  quindici 
giorni  prima  che  scadesse  il  termine  dell'indetto  concorso. 
Non  la  brevità  del  tempo,  né  la  difficoltà  del  tema,  distolsero 
il  Garrucci    dal  prendere    parte  a  quella    dotta  gara.   Né  fu 

[6 


122  C.    LUPPI 

presunzione  la  sua,  perchè  la  di  lui  Memoria  fu  premiata;  e 
il  presidente  di  quel  celebre  Istituto,  il  Lenormant,  nel  presen- 
tare lo  scritto  all'Accademia,  alludendo  alle  tesi  contrarie 
sostenute  da  alcuni  dotti  di  quel  nobile  consesso,  non  esitò 
di  esclamare:  Mcssieurs,  nous  nous  sommes  trompcs. 

11  Garrucci,  non  nato  pel    riposo,  continuò  con    sempre 
maggior  lena  ad  arricchire   la  repubblica  letteraria  di  nuovi 
e  pregiati  lavori,  le  Iscrizioni  di  Rieti  ed  i  Graffiti  di  Pompei. 
Nel  1856  pubblicava   a  Parigi  le    Mélanges  d'cpigraphie  an- 
cienne; di  qui  una  dotta  polemica  col  signor  De  Rossignol, 
membro  dell'Istituto,  le  cui  opinioni  il  Garrucci,  narra  uno  dei 
suoi  ammiratori,  confutò  con  tanta  arguzia  di  critica,  con  tanta 
erudizione,  che  la  maggioranza  di  quegli  Accademici  dovette 
confessare  avere  il  Garrucci  riportata  completa  vittoria  sul  suo 
avversario.  Pari  onore  gli  fruttò  nel  1875  la  non  meno  dotta 
polemica  col  Prof.  Ritschl  di  Bonna    e  con  Errico    Brunii  a 
proposito  della  Sylloge  delle  iscrizioni  anteaugustee.  —  Come 
il  Winkelmann,    mezzo   secolo  prima,   aveva   dato  alla    luce 
la  Storia  dell'arte  pagana,  così  venne  al  Garrucci  l'ispirazione 
di  esporre  in  un'opera  consimile  i  Primi  otto  secoli  della  vita 
cristiana.   —   Già  in  tempi  diversi  il  Bosio,   l'Aringhi,  il  Boi- 
detti,  il  Bianchini,  gli  avevano  appianato  la  via  col  minuzioso 
esame    dell'enorme    congerie    di    monumenti  da    loro   stessi 
raccolti  e  descritti.   Si  trattava  ora  di  sostituire  all'analisi  la 
sintesi,  d'infondere  la  vita  in  quell'ammasso  inerte,  e  di  ridurre 
a    principi    di    scienza   ciò    che    non    si    conosceva    che    per 
esempi  isolati  o  disgiunti.  Ciò  fece  il   Garrucci  investigando 
sottilmente  le  ragioni  dei  fatti,  luminosamente  e  solidamente 
basando  su  quelli  la  conferma  dell'immutata  tradizione  della 
Chiesa.  —  La  Storia  dell'arte  cristiana,  opera  da  tanto  tempo 
desiderata  da  molti  ,  intravveduta  da  alcuni  ,  aveva   fino    al- 
lora atterrito  gli  ingegni  più  forti  e  le  menti  più  erudite.  Frutto 
di  quasi  trent'anni  di  perseveranza  e  di  lavoro,   quest'opera 
immortale  è  compresa  in  otto  grossi  volumi   in-fol.,  splendi- 
damente   illustrati    con    cinquecento    tavole,    edita    in    Prato 
dal  1872  al  1881.  A  quest'opera  attinsero  tutti  gli  archeologi 
minori   de'  nostri   tempi ,   e   ad   essa    dovranno    ricorrere   in 
avvenire  gli  studiosi  dell'antichità  sacra  come  a  fonte  inesauri- 
bile e  sicura.  Con  quest'opera  il  Garrucci  raggiunse  l'apogeo 


VITE    ni    ILLUSTRI    NUMISMATICI    ITALIANI  123 


della  sua  gloria,    come    strenuo  difensore  delle  origini  della 
primitiva  Società  cristiana  e  del  culto  de'  nostri  antichi  padri. 

Contemporaneamente  a  questa  grand'  opera,  non  cessò 
di  dare  alla  luce  altri  suoi  scritti  assai  eruditi  su  Antiche 
lapidi  di  l 'enafro,  di  Benevento,  sugli  Scavi  della  necropoli 
di  Albano,  1875;  sopra  un'Iscrizione  arcaica  di  Clima,  1878; 
sull'Antica  monetazione  di  Reggio  di  Calabria,  1879;  sulle 
Prime  origini  della  moneta  italica  di  bronzo,  1880;  sulla  Via 
Valeria  da  Tivoli  a  Cor/mio,  e  sulla  Patria  di  Cicerone,  1882; 
e  molti  altri  di  non  minore  importanza,  tinche  pose  termine 
all'  altra  insigne  opera  da  tempo  ideata  sulle  Monete  antiche 
d' Italia  dalla  origine  della  monetazione  fino  all'  impero  dei 
Cesari.  Con  quest'opera,  che  venne  pubblicata  in  Roma  dopo 
la  sua  morte,  il  Carnicci  intese  di  rifare  con  più  solidi 
criteri  scientifici  il  lavoro  tentato  già  dal  Golzio,  e  in  tempi 
più  recenti  dal  suo  concittadino  Francesco  Carelli,  1831, 
purgando  quest'ultimo  dalle  monete  apocrife  ivi  citate,  e 
dai  molti  errori  di  attribuzione.  Tenendo  sempre  sott' occhio 
e  facendo  gran  conto  del  prezioso  volume  edito  in  Roma 
dai  valentissimi  padri,  suoi  confratelli,  Giuseppe  Marchi  e 
Pietro  Tessieri,  nel  1839,  col  titolo:  Aes  grave  del  Museo 
Kircheriano,  ovvero  le  monete  primitive  dei  popoli  dell'  Italia 
media  ordinate  e  descritte,  e  di  quello  non  meno  erudito  di 
L.  Sambon  :  Recherches  sur  Ics  monnaies  de  la  presi/ n'ite 
italique  depuis  leur  origine  jiisqu  a  la  bataille  d'Ai tinnì 
(Naples,  1870 1,  facendo  tesoro  delle  ultime  scoperte  e 
degli  studi  posteriori,  fu  in  grado  di  pubblicare  una  raccolta 
più  vasta  e  compiuta  di  quegli  antichissimi  e  rari  monumenti, 
e  diffondendo  su  di  essi  la  luce  della  scienza,  e  l'esame 
della  critica,  portò  l'evidenza  nello  scioglimento  delle  più 
ardue  questioni  della  numismatica  primitiva.  —  Un  giorno, 
mentre  questo  infaticabile  atleta  del  pensiero  stava  seduto 
dinanzi  al  suo  tavolo  a  correggere  le  ultime  frasi  di  questa 
sua  opera  sulla  numismatica,  colto  improvvisamente  d'apo- 
plessia ,  in  poche  ore  esalò  l'anima  immortale  in  Roma  il  6 
maggio  del  1885. 

La  notizia  si  sparse  inattesa  nel  mondo  degli  scienziati, 
e  la  sua  perdita,  giudicata  irreparabile,  fu  da  tutti  sincera- 
mente compianta. 


124  C.    LUPPI 


Il  Garrucci  spirò  a  settantatre  anni  di  età  coi  conforti 
di  quella  religione,  per  cui  arse  il  suo  cuore,  e  a  cui  per 
tutta  la  vita  aveva  consacrato  il  suo  genio  ad  illustrarla 
e  difenderla.  Le  sue  esequie  furono  compiute  col  solo  mesto 
rito  della  Chiesa,  senza  bandiere  abbrunate,  senza  pompa 
profana,  come,  forse,  fu  il  desiderio   dell'illustre  defunto. 


Chi  desiderasse  avere  intorno  a  questo  insigne  numismatico 
notizie  biografiche  più  estese  ricorra  a:  Ferdinando  Procaccini  di 
Montescaglioso  :  Commemorazione  del  P.  Raffaele  Garrucci  d.  C. 
d.  G.  Napoli,  1835;  in-8.  —  Cenni  intorno  alle  opere  del  P.  Raf- 
faele Garrucci  d.  C.  d.  G.  (Dal  giornale  La  Discussione).  Napoli. 


ELENCO 

DELLE    OPERE    E    DEGLI    SCRITTI    DI    NUMISMATICA 
del  Padre  Raffaele  Garrucci. 


1.  Piombi  antichi  del  Cardinale  Altieri.  Roma,  1847,  in-8,  con  5  tav. 

2.  Storia  d'Isernia  raccolta  dai  monumenti  di  architettura,  epigrafia 

e  numismatica.  Napoli,  1848. 

3.  Risposta  al    Commendatore  Visconti    intorno    alla    edizione    dei 

piombi.  Napoli,   1848. 

4.  Instituzioni  numismatiche  del  P.  Eckhel   tradotti  dal  P.  Caronni, 

t™  ediz.  napoletana,  annotata  da  R.  Garrucci.  Napoli,   1847-48. 

5.  Pesi  antichi  del  Museo  Kircheriano    {.limali  di    numismatica  di 

Giuseppe  Fiorelli).  Napoli,   1852. 

6.  Catalogo  del  Museo  Kircheriano  (Ibidem). 

7.  Esame    critico  e    cronologico    della    numismatica    Costantiniana, 

con  Appendice.  Roma ,   1858  (se  ne  ha    una    traduzione    fran- 
cese nella  Revue  tinnii smatique  di  De  Witte  e  De  Longpérier). 

8.  Medaglione  di  bronzo  esprimente  la  vittoria    Persica  di    Galerio 

Massimiano    (Periodico    di  unni,  e  sfrag.  del   Marchese    Carlo 
Strozzi).  Firenze,   1870. 

9.  Nuovo  ripostiglio  di  monete    famigliari ,  scoperto    presso    Riccia 

nella    provincia   di    Campobasso    (Periodico  di  tmtn.  e  sfrag., 
anno  V,  fase.  III).  Firenze,  1873. 


VITE    DI    ILLUSTRI    NUMISMATICI    ITALIANI  I25 


io.  L'antica    monetazione  di  Reggio    calabrese  {Civiltà    Cattolica, 

serie  X,  voi.  IX,  1879,  pag.  204). 
ir.  L'aes  rude  e  l'aes  signatum ,  e  le   prime  origini    della    moneta 

italica  di  bronzo  (Civ.   Catt.,  serie  XI,  voi.  Ili,  1880,  pag.  716). 

12.  Origine  dell'oro  e  dell'argento  monetato  in  Etruria.  —  Origine 
del  bronzo  monetato  in  Etruria.  — ■  Pesi  di  bronzo  e  di  piombo 
latini  e  greci.  (Civ.  Catt.,  voi.  V,  pag.  207). 

13.  Le  monete  dell'Italia  antica.  Raccolta  generale    del  P.  Raffaele 

Garrucci.  Roma,  1885,  un  voi.  in-fol.  diviso  in  due  parti. 
La  prima  contenente  le  monete  primitive,  fuse,  cioè  Yaes  rude 
e  l'aes  grave  ;  la  seconda,  le  monete  coniate.  Corredata  da  124 
tav.  con  impronti  dal  vero,  egregiamente  incisi  dal  valentissimo 
artista  Silvestro  Bossi. 

C.  Luppi. 


NECROLOGIA 


DAMIANO    MUONI. 


Il  Cav.  Damiano  Jliioni  nacque  in  Antignate  sul  ber- 
gamasco il  14  agosto  1820  da  Giovanni  Pietro  ,  notaio  col- 
legiata di  Cremona  e  da  Giuseppina  Torriani  da  Mendrisio. 
Compì  gli  studi  legali  nel  1841.  Prese  parte  alla  rivoluzione 
milanese  nel  1848.  —  Preso  da  giovanile  entusiasmo  per  i 
miracoli  del  magnetismo  animale,  che  in  allora  aveva  gua- 
dagnato nuovi  adepti  e  preso  nuovo  vigore  ,  percorse  vari 
stati  d'Europa,  e  segnatamente  la  Spagna,  da  fervente  apo- 
stolo della  dottrina  di  Mesmer.  Rimpatriato  ,  ebbe  nel  1857 
la  nomina  a  Vice-segretario  della  Luogotenenza  di  Lom- 
bardia, e  nel  1864,  ciucila  a  Segretario  presso  l'Archivio  di 
Stato  di  Milano,  dove  rimase  fino  al  1880.  Dal  1859  in  poi 
applicò  tutte  le  forze  del  suo  ingegno  agli  studi  storici.  Il- 
lustrò con  singolare  amore  e  con  erudite  monografìe  il  suo 
paese  nativo,  e  a  questo  nobile  scopo  consacrò  non  piccola 
parte  della  sua  modesta  fortuna  nell'acquisto  di  libri,  di  carte 
e  monete,  colle  quali  formo  nella  sua  casa  un  pregevole 
Museo.  Dopo  una  vita  sempre  operosa  e  dedicata  in  ispecie 
al  lustro  della  propria  famiglia  e  del  paese  nativo,  Da- 
miano Jluoui  moriva  in  Milano  il  22  febbraio  1894,  nel- 
l'età di  settantaquattro  anni. 


Fra  le  numerose  pubblicazioni  del  Muoni,  citeremo  le  seguenti, 

che  han.10  rapporto  colla  numismatica: 

Elenco  delle  zecche  d'Italia  dal  medio-ero  infuni  a  noi.  Milano, 
1858.  —  Famiglia  Sforza.  Milano,  1858;  con  7  tav.  —  Sitile  Alo- 


3  28  NECROLOGIA 


ncte  di  Sardegna.  Milano,  1865  ;  con  fig.  —  La  zecca  di  Milano  nel 
secolo  XV.  Asti,  1865;  con  2  tav.  —  Officine  monetarie  di  Gio- 
vanni II  Bentivoglio  nei  castelli  di  Antignate  e  Covo.  —  L'antico 
Stato  di  Romano  di  Lombardia  ed  altri  comuni,  ecc.  Milano,  1871  ; 
fig.  con  ritr.  e  notizie  numism.  sull'officina  monetaria  d' Antignate. 
—  Famiglia  Mandelli,  conti  di  Maccagno  e  di  Caorso,  feudatari  di 
Montorfano.  Milano,  1877;  con  8  tav.  e  con  impronte  di  rame.  — 
Elenco  delle  zecche  d' Italia  dal  medio-evo  sino  a  noi.  Edizione  II, 
(Estratto  dalla  Gazz.  Num.  di  Como,  1885-86).  —  Monetazione  ca- 
rolingia italiana.  ■  Carlomanno.  Milano,  1889;  fig.  (estratto  dalla 
Riv.  Ital.  di  Num.,  anno  II,  fase.  II. 


BIBLIOGRAFIA 


LIBRI    NUOVI. 

Crespcllani    Cav.    Arsenio ,    Medaglie  Estensi  ed  Austro 
Estensi.  Modena,  1893. 

Il  Cav.  Crespellani,  già  benemerito  della  Numismatica  mode- 
nese, avendo  pubblicato  nel  1884  la  Zecca  di  Modena,  e  nel  1887 
i  Conii  e  Punzoni  che  ad  essa  servirono,  ora  corona  la  sua  illu- 
strazione metallica  di  Modena,  pubblicando  le  Medaglie  di  Estensi 
e  di  Austro-Estensi  che  soggiornarono  in  Modena  dal   1598  al  1859. 

Il  lavoro  e  certamente  interessantissimo  dal  lato  storico,  perchè 
le  medaglie  furono  appunto  coniate  per  ricordare  i  fatti  più  salienti 
di  quel  lungo  periodo,  e  molti  di  questi  fatti  sono  anche  appog- 
giati colla  pubblicazione  di  documenti  inediti  trovati  negli  archivi 
di  Modena,  di  Massa  Carrara,  di  Reggio  Emilia.  —  L'edizione  è 
nitida  ed  elegante  e  abbellita  dalle  riproduzioni  delle  medaglie  de- 
scritte ,  buona  parte  prese  dal  vero,  le  altre  a  complemento  da 
disegni. 

La  Dir. 


Ciaffi  Fr.,  La  questione  monetaria  e  la  lega  latina.  Subiaco,  Ange- 
lucci,  1893,  in-16,  p.  218. 

Crespellani  Arsenio,  Medaglie  estensi  ed  austro-estensi.  Modena,  tip. 
della  Società  tipografica  antica  tip.  Soliani,   1893,  in-4  lig.  p.   179. 

Di  Palma  Francesco,  Moneta  inedita  di  Campobasso.  Napoli,  1893, 
in-8,  p.  12. 

Orsi  Pa.,  Le  monete  romane  di  provenienza  trentina,  possedute 
dal  Museo  Civico  di  Rovereto,  con  un'appendice:  nota.  Rovereto,  tip. 
Roveretana  ditta  V.  Sottochiesa,  1893,  'n'8>  P-  '5-  Ventiquattresima  pub- 
blicazione fatta  per  cura  del  museo  civico  di  Rovereto. 

Poggi  Vit.,  La  strenna  savonese  per  l'anno  1894.  Savona,  Berto- 
lotto  e  C,  1893,  in-16,  p.  128.  [6°  Monete  inedite  della  zecca  genovese 
nella  collezione  Lamberti  in  Savona]. 


17 


I30  BIBLIOGRAFIA 


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Bàie,  1893,  in-8,  p.  15. 

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Bahrfeldt,  Zur  mittelalterlichen  Mùnzkunde  Pommerns.  Berlin,  Weyl. 

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Cronaca,  Bibliografia,  ecc. 

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Blanchet  J .  .Idrici!,  Monnaies  grecques  inédites  mi  peu  connues. 

—  Proti  Maurice,  Monnaies  mérovingiennes  ;  Recucii  de  dessins 
donne  à  la  Bibliotèque  nationale  par  M.  A.  de  Barthélemy.  —  De- 
loche  M.,  De  la  signification  des  niots  Pax  et  flouor  sur  Ics  mon- 
naies béarnaises  et  du  S  barre  sur  les  jetons  des  souverains  du  Béarn. 

—  Marche'ville  M.  (del,  Le  denier  de  Sainte  Marie  au  noni  du  roi 
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H.  (de),  Matteo  dal  Nassaro.  —  Cronaca,  Bibliografia,  ecc. 

Revck  Belge.  —  Fascicolo  1,   1894. 

Bordeaux  M.  /'.,  Les  monnaies  de  Trèves  pendant  la  période 
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—  Rouyer  /.,  L'oeuvre  du  médailleur  Nicolas  Briot  cn  ce  qui  con- 
cerne les  jetons.  —  Belluine  Bar.  Jean  ,  Jean  Lutili,  hydrographe 
brugeois.  —  Necrologia,  Bibliografìa,   Miscellanea,  ecc. 

Revce  Scisse  de  Nc.mismatmjce.  —  Fascicolo  \*  e  VI,   1893. 

l'allentin    Roger,    Les    manuscrits  de    l' Avignonais  Gaucher- 
Blégier.  —  ll'avre  II'.,  Reprise  du  nnmnavagc  a  Neuchate]  enj-;o(). 

—  Lade  Dr.  A.,  Le  tresor  du  Pas-de-1'Echelle.  —  Mavor  /.,  Con- 
tribution    à  la    sigillographie  de  1' ancien    diocèse  de   Lausanne.  - 
M.,  Médailles  suisses  frappées  en  18^3.  —  Miscellanea,  Bibliogr.,  ecc. 


Archivio  storico  lombardo,  fase.  IV,  1893:  Molla  E.,  Ambrogio 
Preda  e  Leonardo  da  Vinci.  [A.  Preda  alla  zecca  cii  Massimiliano  I  im- 
peratore]. —  Un  documento  per  lo  Spcrandio  ?....  —  Un  documento  per 
il  Binasco,   1513.  [Miniatore  noto,  eletto  a  revisore  della  zecca  di  Milano]. 

Atti  del  R.  Istituto  veneto  di  scienze  e  lettere,  voi.  LII  ,  disp.  II  , 
1894  :  Rossi  A.,  L'argento  agli  Stati  Uniti  d'America. 


132 


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Capitolino. 

Illustrazione  italiana,  n.  51,  1893:  La  zecca  di  Roma.  Con  ili. 

Nuovo  archivio  veneto,  voi.  II,  parte  II  :  Gìiidiglia  Carlo,  Il  Ban- 
cogiro di  Venezia.  —  Anno  III,  n.  12,  a  pag.  493-502:  Baroszi  N.,  Le 
monete  di  Venezia  descritte  da  N.  Papadopoli. 

Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  serie  V,  voi.  II,  fase.  XI: 
Gamurrini,  Ripostiglio  di  monete  fiorentine  scoperte  entro  il  paese  di 
Castiglione  Fiorentino. 


Musée  neuchatelois,  n.  11,  1893:  IVawre  IV.,  La  "  grande  lacune  „ 
dans  le  monnayage  de  Neuchàtel,  de  1774  à  1793. 

Thurgauische  Beitrage  zur  vaterlandischen  Geschichte ,  fase.  33, 
(Frauenfeld,  1893) :  Buchi  J.,  Bericht  uber  den  am  7  aprii  1893  in  Schaa- 
renwald  bei  Diessenhofen  gemachten  Fund  ròmischer  Miinzen. 


Académie  Jes  inscriptions  et  belles  lettres.  Comptes-rendus  des 
scances,  sett.-ott.  1893  :  Heron  de  Ville/osse,  La  tessere  de  Bizerte.  — 
Idem.,  Rapport  sur  deux  médailles  en  plomb. 

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lemy  A.  (de),  Numismate  ou  numismatiste  ? 

Correspondance  historique  et  archeologique,  n.  I,  25  gennaio  1894  : 
Graveurs  de  sccaux  et  de  jetons.  —  Peintres  parisiens  ayant  travaillé 
pour  la  Cour  des  Monnaies. 

Gazette  des  Beaux-arts,  1.  nov.  1893  :  Gruyer,  Vittore  Pisano  ap- 
pelé  aussi  le  Pisanello. 

Intermédiaire  des  chercheurs  et  curieux ,  30  nov.  1893  :  La  mé- 
daille  de  Saint-Georges.  Quelle  est  son  origine  ? 

Journal  asiatique  ,  n.  2 ,  sett.-nov.  1893 :  Courant  Maurice,  Note 
historique  sur  les  diverses  espèces  de  monnaies  qui  ont  été  usitées  en 
Corée. 

Revue  catholique  des  institutions  et  du  droit,  gennaio  ,  1894  : 
Baugas  P.,  La  question  monétaire  et  la  baisse  de  valeur  du  metal  argent. 

Revue  de  droit  international  et  législation  comparée,  n.  1,  1894,  Bru- 
xelles :  A.  De  Witte,  Les  rélations  monétaires  entre  la  Fiandre  et  l'An- 
gleterre  jusqu'au  XVII  siècle. 

Revue  de  l'enseignement  secondaire  et  supérieur,  7  dicembre  1893: 
Pron  M.,  La  numismatique  et  l'histoire  de  la  Civilisation. 

Revue  poitevine  et  Saintongeaise ,  gennaio  1894  :  Very  A.,  Mon- 
naies mérovingiennes  attribuées  aux  Deux-Sèvres. 


Rivista  contemporanea,  15  gennaio  1894:  I.  Sanchez  de  Toca ,  El 
regimen  monetario  corno  base  para  la  nivelacion  del  presupuesto  por 
medio  del  credito  publico. 


BIBLIOGRAFIA 


133 


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coulées  en  bronze  d'origine  italienne. 

Deutsch-sociale  Blatter,  8  Jahrg.,  n.  275  :  Der  jiidische  Goldwàh- 
rungs-Schwindel  in  den  Vereinigtcn  Staatcn. 

Deutsches  Wochenblatt,  VI  Jahrgang,  n.  42,  1893:  Damine,  Nach- 
geahmte  Mi'inzcn  zu  gesetzlichein  Werthe. 

Jahrbucher  fur  Nationalokonome  und  Statistik,  3  Folge,  Bd.  VI, 
Heft,  5,  Jena,  1893:  Zuckerhamil  R.,  Die  bimetallistische  Bewegung  in 
England. 

Jahresiiefte  des  Vereins  fiir  vaterk'itidische  Naturkunde  in  Wiirt- 
temberg,  anno  XLIX  :  Nies,  L'ber  Milnzmetalle  und  sogenannte  Aus- 
beutemiìnzen. 

Mittheilungen  des  historischen  Vereins  fur  Steiermark,  fase.  XLI, 
1893  :  Wastler  J.,  Neues  iiber  Peter  de  Pomis  [Medaglista  e  pittore  in 
Graz]. 

Neues  Lausitzisches  Matjazin,  voi.  69,  fase.  II  :  A'.  Scheumr  ,  Zwci 
Biicher  aus  dcr  gorlitzer  Manze. 

Niederlal-sitzer  Mittiieilu.ngen,  voi,  3,  fase.  IV:  Jentsch  H. ,  Ru- 
mische  Miinzen  aus  der  Niederlausitz. 

Preussische  Jahrbucher,  voi.  74,  fase.  II  :  Wagner  Ad.  Die  ncueste 
Silberkrisis  und  unser  Milnzwesen,  2. 

Rheimsciies  Museum  far  Philologie,  XLIX,  fise.  I,  1894:  Nissen  IL, 
Die  Munzreform  Solons. 


Quarterly    Journal    of  Economics ,  ottobre    1893:     Walker    F.  A., 
Value  of  Money. 

Tue  Acade.mv,  n.  1122:  The  coinage  of  Themistocles  (Oman). 


Nationaloeku.nomhk  Tidskrift,  n.  910:   Scharling ,    Sulla    chiusura 
delle  monete  indiane. 


NOTIZIE    VARIE 


Un  piccolo  ripostiglio  di  monete  romane  consolari. 

—  Nelle  vicinanze  di  Caserta,  fu  rinvenuto  nello  scorso  gen- 
naio un  gruzzolo  di  rio  monete  romane  consolari  in  argento. 
Quantunque  il  ripostiglio  non  presenti  alcun  nuovo  tipo,  pure 
essendomi  giunto  alle  mani  intatto,  non  mi  pare  inutile  darne 
un  cenno,  poiché  il  confronto  continuo  di  ripostigli  permette 
talvolta  di  modificare  la  cronologia  dei  diversi  tipi.  Le  mo- 
nete furono  evidentemente  nascoste  dopo  l'anno  81  av.  C, 
poiché  contiene  parecchi  esemplari  del  denaro  coniato  in 
Ispagna  da  Lucio  e  Cajo  Memmio,  di  quelli  emessi  da  Lucio 
Rubrio  Dosseno  e  due  esemplari  del  denaro  coniato  dai  tre 
monetieri  Virgilio,  Gargilio  e  Ogulnio.  Questi  denari,  freschi 
di  conio,  sono  però  male  impressi,  di  poco  rilievo  e  di  pes- 
simo stile;  alcuni  sono  impressi  su  tondini  di  molto  spessore 
che  non  hanno  potuto  ricevere  tutta  l'impronta  del  conio. 
Essi  costituiscono  il  contingente  maggiore  del  ripostiglio,  il 
quale  del  resto,  fatta  eccezione  per  un  denaro  di  Cajo  Plotio, 
coniato  l'anno  214  a.  C,  abbraccia  un  periodo  di  poco  più 
di  30  anni. 

Ecco  ora  una  breve  nota  delle  Famiglie  rappresentate 
nel  ripostiglio,  con  riferimento  pei  tipi  ai  numeri  dell'opera 
del  Babelon: 

Memmia,  8;  Ritbria,  1,  2  e  3;  Vergilia,  1;  Marcia,  12, 
18  e  19;  Cornelia,  24,  50  e  51  ;  Tititria,  1,  2,  3,  4  e  6;  Junia, 
15  e  18;  Calpitrnia,  11  e  13;  Lucilia,  1;  Fabia,  15;  Vibia,  1, 
2  e  7;  Titta,  1;  Julia,  4;  Aclia,  4;  Minucia,  19;  Cipia,  1; 
Porcia,  3,  5  e  7;  Appulcia,  1;  Aqitilia,  2;  Furia,  r8;  Fon- 
teia,  7;  Egnatnleia,  1;  Claudia,  1  e  2;  Lutatici,  2;  Calidia,  1; 
Postu mia,  4;  Domitia,  7;   Curila,  2;  Plotia,   1. 

Cesare  Canessa. 


136 


NOTIZIE    VARIE 


La  Medaglia  americana  pel  IV  Centenario  di 
Cristoforo  Colombo.  —  La  Società  Numismatica  e  Archeo- 
logica Americana  di  Nuova  York  riconoscendo  e  deplorando 
il  fatto,  che  ,  mentre  numerose  e  belle  medaglie  venivano 
coniate  in  Italia  pel  IV  Centenario  di  Cristoforo  Colombo  , 
nessuna  ne  era  stata  coniata  in  America,  degna  di  celebrare 
il  grande  avvenimento  della  scoperU  del  Nuovo  Mondo  , 
nella  solenne  circostanza  delle  feste  Colombiane,  si  fece  ini- 
ziatrice di  tale  proposta  presso  la  casa  Tiffany  and  Co. 
Questa  casa,  fondata  assai  modestamente  nel  1837,  e  arrivata 
in  poco  più  di  mezzo  secolo  ad  un  straordinario  ingrandi- 
mento e  al  primato  incontestato  nella  fabbricazione  di  oggetti 
di  oreficeria  ne  assunse  l'incarico,  e  su  disegno  del  Signor 
James  H.  Whitehouse,  allestì  la  medaglia  di  cui,  grazie  alla 
gentilezza  della  casa  stessa,  che  ce  ne  fornì  l'incisione,  pos- 
siamo dare  qui  sopra  il  disegno. 

Porta  al  diritto  il  busto  di  Cristoforo  Colombo  volto  a 
sinistra  colla  leggenda  :  CHRISTOPHER  COLUMBUS  GAVE  A 
NEW  WORLD  TO  HUMANITY  ;  e  al  rovescio,  in   una    corona 


N01IZII-:    VARIE 


137 


d'alloro:     AFTER     FOUR    HUNDRED    YEARS    OF     PROGRESS 
FREE    AMERICA    HONOURS    ITS    DISCOVERER. 

Nella  corona  è  introdotto  lo  stemma  della  Società,  che 
fu  iniziatrice  della  medaglia. 

Senza  avere  certamente  la  finezza  di  modellazione  e  il 
sentimento  artistico,  che  ispirarono  la  ormai  cosidetta  me- 
daglia di  Milano,  coniata  dallo  Stabilimento  Johnson  Idi- 
segno  di  L.  Pogliaghi  e  incisione  di  A.  Cappuccio)  nella 
medesima  occasione,  la  medaglia  non  è  senza  pregi,  e  merita 
anzi  un  posto  onorevole  fra  le  opere  americane  d'incisione, 
arte  la  quale  non  è  che  al  suo  principio  in  quel  paese.  La  fisio- 
nomia di  Colombo  ha  un'espressione  ferma  e  derisa,  e  lascia 
bene  sperare  dall'artista  che  l'ha  disegnata,  tanto  che  e  a 
deplorarsi  che  il  nome  suo  non  sia  ricordato  nella  medaglia 
stessa,  mentre  al  rovescio  e  ricordata  la  Società  Archeolo- 
gica e  Numismatica,  e  al  diritto  la  casa  Tiffany  and  Co  ;  e 
questa  lo  è  anzi  precisamente  al  posto  ove  generalmente  è 
messo  il  nome  dell'autore. 


138 


NOTIZIE    VARIE 


Il  Medagliere  Estense.  —  Da  vari  anni  si  deplorava  che 
il  cospicuo  Medagliere  Estense  di  Modena,  oggetto  già  delle 
cure  e  degli  studi  dell'  illustre  Cavedoni ,  rimanesse  chiuso 
e  inaccessibile,  non  solo  alla  comune  de'  visitatori,  ma  anche 
agli  stessi  numismatici. 

Ora  siamo  lieti  di  poter  annunciare  che,  per  quanto  ci 
consta ,  il  R.  Governo  avrebbe  in  animo  di  riaprirlo  al 
pubblico. 

Intanto  il  Medagliere  è  stato  dalla  Biblioteca  Estense 
affidato  in  deposito  alla  R.  Galleria  di  Modena ,  e  negli 
scorsi  mesi  di  ottobre  e  novembre  ne  venne  effettuata  la 
consegna  dal  Bibliotecario  Dott.  Carlo  Frati  al  Cav.  Giulio 
Cantalamessa,  Direttore  della  detta  Galleria,  con  l'intervento 
di  un'apposita  Commissione  di  rappresentanti  il  Governo,  la 
Provincia  ed  il  Municipio  ,  e  coli'  assistenza  del  Dott.  Am- 
brosoli,  Conservatore  del  R.  Gabinetto  di  Milano. 

In  tale  occasione  si  procedette  ad  un  riscontro  som- 
mario della  copiosa  suppellettile  numismatica  componente  il 
Medagliere  Estense,  e  crediamo  di  far  cosa  grata  ai  lettori 
della  Rivista  col  presentar  loro  le  seguenti  cifre  riassuntive  : 


Oro 

Monete  greche 28 

Monete  romane  repubblicane  .     .  2 

Monete  imp.  romane  e  bizantine  294 

Tessere  antiche — 

Medaglioni  conformati     .     .     .     .  — 

Monete  medioevali  e  moderne     .  140 

Medaglie  del  Rinascimento      .     .  — 

Placchette — 

Medaglie  dei  secoli  XVII-XIX     .  2 

Medaglie-monete,  medagliette      .  — 

Tessere  medioevali — 

Tessere  moderne — 

Gettoni — 

Pesi  monetali — 

Miscellanea — 

Totale  466 


Argento 
mistura 

Bronzo, 
rame, 

ottone 

Piombe 

Oro 

e 

platino 

Totale 

1293 

3646 

I 

- 

4968 

3821 

437 

- 

- 

4260 

4579 

17996 

- 

— 

22869 

— 

20 

— 

— 

20 

- 

15 

- 

- 

'5 

3512 

2294 

— 

— 

5946 

— 

IOI 

IO 

— 

III 

- 

72 

- 

- 

72 

460 

1519 

8 

2 

1991 

9 

!5 

1 

— 

25 

— 

31 

— 

— 

31 

— 

13 

— 

— 

13 

— 

18 

— 

— 

18 

— 

26 

— 

— 

26 

95 

376 

47 

- 

5i8 

13769     26579    67 


40383 


ATTI 


SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 


Estratto  dei  Verbali 


Seduta  del  Consiglio  17  Marzo  1894. 

Sono  presenti  i  Sigg.  Cavv.  Frane,  ed  Ercole  Gnecchi 
Vice-Presidenti,  March.  C.  E.  Visconti,  Cav.  Gius.  Gavazzi, 
Prof.  Cav.  C.  Luppi,  Segretario. 

La  seduta  è  aperta  alle  ore  13  1/2. 

Vengono  nominati  Soci  corrispondenti  i  Sigg.  Cav.  Or- 
tensio Vitellini  di  Roma,   Cesare  Canessa  di  Napoli. 

Discussa  la  composizione  del  fascicolo  della  Rivista,  e 
trattate  diverse  cose  d'ordine ,  vengono  comunicati  i  se- 
guenti doni  pervenuti  alla  Società: 

Crespellani  Cav.  Avv.  Arsenio  di  Modena. 

La  sua  pubblicazione  :  Medaglie  estensi  ed  austro-estensi.  Modena, 
1893  ;  in-4  fig. 

Dessi  Vincenzo  di  Sassari. 

Spano  Gio.,  Storia  della  zecca  Sarda.   Cagliari,   1874;  in-8. 

Gnecchi  Cav.  Ercole. 

Olivieri  A.,  Monete  e  medaglie  degli  Spinola.  Genova,  1860;  in-8, 
con  22  tav.  —  Idem,  Monete,  medaglie  e  sigilli  dei  Principi 
Doria.  Genova,  1859;  in-8  con  5  tav.  —  Idem,  Monete  e  sigilli 
dei  Principi  Centurioni-Scotti.  Genova,  1862;  in-8  con  una  tav. 
—  Idem,   Un  Medaglione  storico  genovese.  Genova,   1862;  in-8 


I^O  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 


con  una  tav.  —  Caire  P.,  Monete,  sigilli  e  medaglie  novaresi. 
Novara,  1882;  in-8  con  19  tav.  —  Viani,  Memorie  della  fa- 
miglia Cvbo  e  delle  Monete  di  Massa-Lunigiana.  Pisa,  1808; 
in-4  con  14  tav.  —  Zanetti  G.  A.,  Trattato  della  Zecca  e  delle 
Monete  eh'  ebbero  corso  in  Trivigi  fin  tutto  il  secolo  X1Y. 
Bologna,   1785;  in-4  con  2  tav- 

Luppi  Cav.  Prof.  Costantino. 

Gentile  Pagani,   La    piacentinità    di    Cristoforo    Colombo.   Milano, 
1891;  opusc.  in-8. 

Miari  Conte  Fulcio  Luigi  di  Venezia. 
La  sua  pubblicazione:  Sul  valore  delle  monete  estere    ragguagliate 
a  quelle  veneziane.    Venezia,  1893;  in-4. 

Motta  Ing.  Emilio. 

La  sua  pubblicazione  :  Ambrogio  Preda  e  Leonardo  da  Vinci.  Mi- 
lano, 1894;  in-8. 

Osnago  Enrico. 

N.  16  medaglie  moderne,  delle  quali  3  in  argento. 

La  seduta  è  levata  alle  ore  15. 


— *S@K=< 


Finito  di  stampare  il  31  Marzo  1894. 


Scotti    Reno,    Gerente    responsabile. 


TAVOLE. 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Tav. 


INGUANTIMI  N  fO    A    6    DIAMETHII 


M  A  S  S  I  M  I  A  N  0    T  IRANNO 


I 


m 


MASSIMIANO    E k C  V  L E O 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Tav. 


li.  D.  J.   Drni.li  —  Monnaies  des  Nonu 


RIVISTA    ITALIANA   DI    NUMISMATICA 


An no. VII.  loii4 


Tav.   111. 


E.  D.  J.  Dctilii  —  Monnaies  des  Nomes. 


1LZ0UKI  i  FEEEd  . 


FASCICOLO  IL 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA 

DELL'ANTICA    IMERA 

E    DI    TERME 


(Continuaz.,  vedi  Fase,  antecedente/. 


Poche  città  presentano  allo  storico  uno  sviluppo 
di  avvenimenti  successivi  così  ben  distinti  ,  come 
Imera.  I  suoi  240  anni  di  esistenza  (648-409  a.  C.) 
si  possono  agevolmente  dividere  in  tre  periodi.  Il 
primo  corre  dalla  sua  fondazione  fino  al  tempo  in 
cui  cadde  sotto  il  giogo  di  Terone  (489  a  C).  Nel  se- 
condo potrebbero  comprendersi  gli  avvenimenti  della 
dominazione  agrigentina;  è  il  più  glorioso  per  la 
importanza  politica  che  acquista  la  città  d' Imera  in 
seguito  alla  famosa  vittoria  sui  Cartaginesi  (480  a.  C.) 
della  quale  l'antichità  aveva  un  sì  alto  concetto,  che 
disse  di  essere  stata  conseguita  nello  stesso  giorno 
in  cui  i  Greci  vincevano  a  Salamina  (43). 

Il  terzo  periodo,  che  è  il  più  pacifico,  comprende 
la  storia  interna  di  questa  città,  divenuta  libera  e 
gloriosa,  fino  alla  sua  distruzione  per  opera  dei  Car- 
taginesi (409  a.  C). 

Questa  ripartizione  di  anni,  fondata  sulla  storia 
civile,  trova  ragione  di  essere  anche  per  rispetto  al 


(43)  HOLM,  I,  p.  209. 


144  ETTORE    CABRICI 


sistema  monetale.  Nella  prima  epoca  essa  conia  le 
sue  dramme  sul  piede  eginetico  ,  proprio  delle  città 
della  madrepatria;  nella  seconda,  l'influenza  della 
dominazione  agrigentina  si  riflette  anche  sulle  monete, 
poiché  il  piede  non  è  più  l' eginetico,  ma  l'attico, 
di  Solone,  già  accettato  in  tutte  le  città  greche 
dell'isola;  nella  terza  poi,  se  non  è  alterato  il  piede 
monetale,  comincia  l'emissione  dei  bellissimi  tetra- 
drammi,  che  ci  conducono  fino  al  409  ,  epoca  della 
sua  distruzione. 

Agli  stessi  risultati  ci  mena  lo  studio  dei  tipi 
che  furono  modificati,  secondo  le  diverse  epoche. 

Imera,  benché  distrutta  dai  Cartaginesi  nel  409, 
continuò  ad  esistere  sotto  il  nome  di  Thermae  che 
i  barbari  conquistatori  fondarono  pochi  anni  dopo, 
non  molto  discosto  dal  territorio  antico.  Ivi  trassero 
in  gran  parte  i  profughi  imeresi,  i  quali  anche  come 
dipendenti,  non  perdettero  mai  la  coscienza  della 
propria  grandezza  e  considerarono  la  nuova  città 
come  patria  loro,  e  non  si  contentarono  di  chiamarla 
semplicemente  Thermae,  ma  la  dissero  ©%-«i  "ijtepaiai. 

Però  dopo  tante  dolorose  vicende,  neanche  pote- 
rono trovar  pace;  alla  dominazione  cartaginese  sot- 
tentrò quella  non  meno  dura  dei  Romani;  e  mentre 
con  quella  avevano  il  diritto  di  coniar  moneta,  con 
questa  invece  la  loro  monetazione  è  limitata  solo  al 
bronzo,  che  lor  viene  anche  tolto  sotto  l'impero  di 
Tiberio. 

Questa  divisione  in  periodi  risulterà  più  chiara 
dal  seguente  specchietto  : 

HIMERA. 

i.°  Periodo.   —   Dalla    seconda  metà    del  VI    secolo 
fino  alla  dominazione  di  Terone,  489  a.  C. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  I45 

2.0  Periodo.  —  Epoca  della  dominazione  di  Terone  e 
Trasideo,  cioè  dal  489  al  472  a.  C. 

3.0  Periodo.  —  Periodo  di  transizione,  nel  quale  gli 
Imeresi  si  governano  con  istituzioni  liberali  :  esso 
va  dal  472  al  409  a.  C. 

THERMA  E. 

4.0  Periodo.  —  Dominazione  cartaginese,  dal  407  al 
252  a.  C. 

5.0  Periodo.    —   Dominazione  romana,  dal  252  in  poi. 


HI  MERA. 

PRIMO    PERIODO. 

(648-489). 

La  città  d' Imera  è  una  delle  più  antiche  colonie 
della  Sicilia.  Fondata  dai  Calcidesi  di  Zancle  nel  648 
a.  C,  in  essa  governò  da  principio  l'aristocrazia  od 
oligarchia,  secondo  la  costituzione  di  Calcide,  ove 
regnava  la  nobile  famiglia  degli  Ippoboti.  Soggiacque 
poi  alla  tirannia  di  Falaride,  al  tempo  del  poeta  Stesi- 
coro,  nella  prima  metà  del  VI  secolo  a.  C.  ;  ma  con 
la  morte  di  lui  avvenuta  nel  549,  ridivenne  libera  e 
crebbe,  nella  seconda  metà  del  VI  secolo,  a  comune 
indipendente  e  popoloso.  In  questo  tempo  già  era 
entrata  in  possesso  delle  terme  che  erano  a  poca 
distanza  dalla  città,  e  che  aveva  forse  tolte  ai  Fenici, 
come  innanzi  ho  cercato  di  dimostrare. 

Come  le  origini  di  Imera  sono  molto  remote, 
così  anche  le    monete  che  coniò    vanno  ascritte   fra 


I46  ETTORE    GABRICI 


le  più  antiche  della  Sicilia,  avendo  esse  al  rovescio 
il  quadrato  incuso,  che  si  trova  soltanto  a  Selinunte, 
Siracusa,  ed  in  certo  modo  anche  a  Zancle.  Esse 
risalgono  alla  seconda  metà  o  alla  fine  del  VI  secolo 
a.  C.  quando  nella  Grecia  propria  si  era  già  da  tempo 
diffusa  la  coniazione  dell'argento.  Se  noi  non  aves- 
simo altro  mezzo  per  fare  la  classificazione  cronolo- 
gica delle  dramme  di  questo  primo  periodo,  potremmo 
tentarla  agevolmente,  avendo  riguardo  alla  maniera 
con  cui  fu  lavorato  il  gallo.  La  forma  di  questo  ani- 
male si  va  mano  mano  perfezionando,  e  dall'avere  un 
corpo  or  troppo  tozzo,  or  troppo  esile  ed  allungato, 
passa  ad  una  forma  rotondetta  e  naturale,  fino  a  che 
negli  ultimi  esemplari  di  questo  primo  periodo  è  dise- 
gnato con  una  precisione  maravigliosa.  La  quale  potè 
facilmente  esser  raggiunta  dall'arte  ancora  bambina  in 
Imera,  per  la  semplicità  della  figura  che  essa  trattava; 
laddove  in  altre  città  dovè  lottare  contro  difficoltà 
maggiori  derivanti  dalla  testa  di  Bacco  in  Nasso, 
dalla  testa  muliebre  in  Siracusa ,  ed  in  generale 
da  tutte  le  monete  che  rappresentavano  la  testa  di 
qualche  divinità  e  che  furono  contemporanee  o  di 
poco  posteriori  ai  galli  di  Imera.  Così  questa  città 
che  nel  VI  secolo  era  divenuta  popolosa  e  commer- 
ciale, e  in  cui  fiorivano  artisti  e  letterati,  non  rimaneva 
indietro  al  resto  della  Sicilia,  nella  quale  le  arti  belle 
erano  in  fiore,  come  provano  i  templi  di  Selinunte, 
che  sono  di  quest'  epoca. 

Noi  per  ora  seguiremo  lo  sviluppo  di  questo 
tipo,  dalle  origini  fino  al  489,  ritenendo  che  una  rigo- 
rosa classificazione  cronologica  potrà  apportare,  se 
non  molta,  almeno  un  pò  di  luce  sulla  questione  del 
valore  di  queste  monete  in  relazione  colla  litra  sici- 
liana. In  tutta  la  serie  qui  appresso  descritta  possiamo 
distinguere  tre  diverse  maniere  di  rappresentare  il 
gallo. 


TOPOGRAFIA   E  NUMISMATICA   DELL  ANTICA    IMERA  147 


PRIMO    TIPO. 

1.  —  Arg.,  mill.  24. 

(©*  —  Gallo  gradiente,  a  sin.,  in  cerchio  di  globetti. 
9    —  Area  incusa,  con  quattro  incavi,  disposti  a  guisa  di  ali 
di  un  mulino,  racchiusi  in  un  quadrato  che  fa  da  cornice. 
Grammi  5,73,  Parigi  (dramma).  Tav.  IV,  n.  1. 

2.  —  Arg.,  mill.  22. 

<£¥  —  Gallo  gradiente,  a  destra. 
IJ    —   Come  il  precedente. 
Grammi  5,70,  Monaco  ;   gr.  5,77,  Imh.  Bl.  ;  gr.  5,53 ,  M.  Br.    (Cata- 
logo Sicily,  n.  5).  Tav.  IV,  n.  2. 

3-  —  Arg.,  mill.  23. 

Come  il  n.  i,  ma  il  gallo  è  di  forma  diversa. 
Grammi  5,61,  Imh.  Bl.  ;  gr.  5,65,  Napoli.  Tav.  IV,  n.  3. 

4.  —  Arg.,  mill.  19. 

$y  —  Gallo,  a  destra  come  il  n.  2. 
9<    —  Gallina,  a  destra,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,13,  M.  Br.  (Cat.  Sicily,  n.  14).  Tav.  IV,  n.  4. 

5.  -  Arg.,  mill.  23. 

ì&  —  Gallo,  a  sin.  come  il  n.  3,  ma  di  forma  diversa,  in 
cerchio  di  puntini,  fra  i  quali  sono  interposte  lineette  a 
guisa  di  raggi  di  una  circonferenza. 

I?    —  Quadrato  incuso  come  al  n.  1. 
Grammi  5,55,  M.  Br.  (Cat.  n.  2).  Tav.  IV,  n.  5. 

6.  —  Arg.,  mill.  21. 

i&  —  Gallo,  a  destra ,  del  tutto  simile   al    precedente  ,  in 

cerchio  di  globetti. 
9<    —   Come  il  precedente. 
Grammi  5,79,  M.  Br.  (Cat.  n.  7).  Tav.  IV,  n.  6. 

7.  —  Arg.,  mill.  24. 

Ì&  —  Gallo  come  il  n.  5,  avanti  IH;  in  cerchio  di  globetti. 
91    —  Come  il  precedente. 
Grammi  5,63,  Parigi.  Tav.  IV,  n.  7. 

8.  —  Arg.,  mill.  11. 

fi?  —  Gallina,  a  destra. 
9    —   Come  il  precedente. 
Palermo  (obolo).  Tav.  IV,  n.  8. 


I48  ETTORE    GABRICI 


In  questa  prima  serie,  che  io  stimo  più  antica 
di  tutte  le  altre,  ho  raggruppato  i  galli  che  hanno 
la  parte  superiore  dell'  ala  lavorata  a  globetti,  molto 
rilevati  in  alcuni  esemplari;  una  gamba  sollevata,  in 
atto  di  camminare,  e  il  collo  lungo.  La  coda  è 
sormontata  da  due  penne;  il  contorno  e  le  dimensioni 
del  gallo  sono  ancora  incerti. 

SECONDO    TIPO. 

9.  —  Arg.,  mill.  23. 
ì&  —  Gallo   gradiente,  a  destra ,  in  cerchio  di    puntini    e 
lineette,  come  al  n.  5. 

5»    —  Quadrato  incuso. 
Parigi  ;  gr.  5,75,  Vienna  ;  gr.  5,33,  Napoli.  Tav.  IV,  n.  9. 

io.  —  Arg.,  mill.  22. 

Come  il  precedente,  ma  il  gallo,  a  sin. 
Grammi  5,80,  M.   Br.  (Cat.  n.  1);  gr.  5,60,  Napoli.      Tav.  IV,  n.  io. 

11.  —  Arg.,  mill.  22. 

%y  —   Gallo  stante,  a  destra.  Sopra   evvi  un    segno  inde- 
terminato ;  il  tutto  in  cerchio  di  lineette  e  globetti. 

IJf    —   Gallina,  a  destra,  in  quadrato  incuso,  chiuso  in  una 
specie  di  cornice. 
Grammi  5,52,  Imh.  Bl. 

12.  —  Arg.,  mill.  22. 

i&  —  Gallo,  a  destra,  avanti  1,  in  cerchio  di  globetti. 
I}l    —  Quadrato  incuso. 
Grammi  6,20,  Napoli.  Tav.  IV,  n.  11. 

13.  -  Arg.,  mill.  24. 

fi1  —   Gallo  come  il    precedente.  Sopra  HI  ,  avanti  kV,  in 

cerchio  di  globetti  e  lineette. 
1$    —   Come  il  precedente. 
Grammi  5,70,  Parigi  ;  gr.  5,65,  Napoli.  Tav.  IV,  n.  12. 

14.  —  Arg.,  mill.  24. 

Come  il  precedente,  se  non  che,  sopra  VW,  avanti  HI. 
Grammi  5,61,  M.   Br.  (Cat.  n.  4);   gr.  5,61,  Napoli.  Tav.  IV,  n.  13. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA   IMF.RA  149 


15.  —  Arg.,  mill.  22. 

,&    —   Gallo,  a  sin.,  avanti  IH,  sopra  VV,  il  tutto  in  cerchio 

di  globetti. 
1$    —  Quadrato  incuso. 
Grammi  5,56,  M.  Br.  (Cat.  n.  3);  gr.  5,31,  Imh.  BI.    Tav.  IV,  n.  14. 

16.  —  Arg.,  mill.  13. 

&  -  ATOM  ([ìjxrov). Gallo,  a  destra. 
I?    —   Quadrato  incuso. 
Grammi  0,77,  Termini  (Salinas,  Appendice  alle  monete  punico-sicule, 
p.  9,  tav.  n.  7.  Tav.  IV,  n.  17. 

17.  —  Arg.,  mill.  21. 

ì&  —   Gallo  gradiente,  a  destra,  avanti  Vi  ,  in  cerchio  di 

puntini  e  lineette. 
9   —   Come  il  precedente. 
Grammi  5,73,  M.  Br.  (Cat.  n.  6)  ;  gr.  5,70,  Berlino  (però  i  segni  sono 
da  sinistra  a  destra).  Tav.  IV,  n.   15. 

18.  —  Arg.,  mill.  2r. 

ÌEf  —  Gallo,  a  sin.,  avanti  Vi,  m  cerchio  di  puntini  e  lineette. 
ljl    —  Come  il  precedente. 
Grammi  5,72,  Berlino.  Tav.  IV,  n.   ìf. 

19.  —  Arg.,  mill.  21. 

(Jy  —   Gallo,  a  sin.,  avanti  IH  in  cerchio  di  globetti. 
§1    —   Come  il  precedente. 
Grammi  5,56,  Imh.  Bl. 

20.   —  Arg.,  mill.  21. 

ì&  —   Gallo    gradiente,  a    destra,  sopra  ::•  in   cerchio    di 

puntini. 
9(    —  Come  il  precedente. 
Grammi  5,70,  Napoli  (Fiorelli,  n.  4394).  Tav.  IV,  n.   16. 

La  forma  del  gallo  è  alquanto  variata;  i  puntini 
sulle  ale,  segno  di  arcaismo,  non  appaiono,  e  non 
sempre  uno  dei  piedi  è  sollevato.  Argomento  che  i 
tipi  descritti  siano  contemporanei  fra  di  loro,  perchè 
fra  i  puntini,  che  formano  il  cerchio,  vi  sono  delle 
lineette  disposte  quasi  a  guisa  di  raggi.  Il  numero  11 
non  può  essere  posteriore  a  questa  serie,  per  la  forma 
del  gallo  e  le  lineette  fra  i  puntini  del  circolo.  Negli 


150  ETTORE    CABRICI 


esemplari  che  hanno  al  rovescio  la  gallina,  ordina- 
riamente il  gallo  è  lavorato  con  più  arte  ,  che  non 
si  scorge  nel  n.  11,  il  quale  appunto  perciò  va  col- 
locato in  questa  serie  ;  e  si  può  allora  conchiudere 
che  vi  sia  stato  un  periodo  di  tempo  nel  quale  coesi- 
stettero insieme  le  due  rappresentazioni  del  quadrato 
incuso  e  della  gallina,  al  rovescio  delle  monete  ,  e 
che  quest'ultimo  tipo  abbia  poi  avuto  la  prevalenza. 

TERZO    TIPO. 

21.  —  Arg.,  mill.  22. 

1&  —   Gallo  stante,  a  sin.,  sopra  •  ,  in  cerchio  di   globetti. 
IJ    —   Quadrato  incuso. 
Grammi  5,28,  M.  Br.  (Cat.  n.  8).  Tav.  V,  n.  1. 

22.  —  Arg.,  mill.  19. 

i$¥  —  Gallo,  a  destra,  avanti  HI,  sopra  kV  •,  in  circolo  di 

globetti. 
I?    —  Gallina,  a  destra,  in  area  circolare  incusa. 
Grammi  5,72,  Parigi;  gr.  5,07,  Imh.  Bl.  (esemplare  corroso). 

Tav.  V,  n.  2. 

23.  —  Arg.,  mill.  19. 

J¥  —  Gallo  gradiente,  a  destra,  sopra  •,  avanti  V<l. 
P    —  Gallina,  a  destra,  entro  quadrato  incuso. 
Berlino.  Tav.  V,  n.  3. 

24.  —  Arg.,  mill.  12. 

i&  —  Gallo,  a  destra. 
9    —   Quadrato  incuso. 
Berlino  (obolo).  Tav.  V,  n.  4. 

25.  —  Arg.,  mill.  12. 

i&  —   Gallo,  a  sin.,  sopra   k,  in  cerchio  di  puntini. 
I?    —   Come  il  precedente.  ' 
Grammi  0,90,  Imh.  Bl.  (obolo),  (Monti,  grecq.  Sicile,  28).  Tav.  V,  n.  6. 

26.  —  Arg.,  mill.  19. 

Ì&  —  Gallo  in  piedi,  a  sin.,  avanti  TV,  sopra  •  ,  in  cerchio 

di  globetti. 
$    —   Gallina  a  destra,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,77,  Imh.  Bl.  ;  Parigi.  Tav.  V,  n.  6. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  151 


27.  —  Arg.,  mill.   19. 

i&  —  Gallo,  a  sin.,  avanti  3MIH,   sopra  V  ,  in    cerchio    di 
globetti. 

5/    —  Come  il  precedente. 
Granimi  5,51,  M.  Br.  (Cat.  n.  20). 

28.  —  Arg.,  mill.  ai. 

&  —  Gallo    in    piedi ,  a    sin.,  sopra    HIMg ,  avanti    VT    e 

tracce  di  lettere. 
9    —   Come  il  precedente. 
Grammi  4,90  (esemplare  corroso)  Imh.  Bl.  (Monn.  gr.  Sicile,  n.  28; 
Choix,  pi.  Vili,  n.  267). 

29.  —  Arg.,  mill.  18. 

/&  —  Come    il    precedente,  avanti  si  distingue  VT.  .  .  OM 

(leggasi  ...[tarjov). 
P    —   Gallina,  a  sin.,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,42,  M.  Br.  (Cat.  n.  21).  Tav.  V,  n.  8). 

30.  —  Arg.,  mill.  22. 

<&  —  Gallo,  a  destra,  avanti  HV,  in  cerchio   di  globetti. 
9    —   Come  il  n.  26. 
Grammi  5,67,  Imh.  Bl.  ;  gr.  5,74,  Napoli;  Parigi;  Mus.  Ilunter. 

Tav.  V,  n.  9. 

31.  —  Arg.,  mill.  20. 

&  —  Gallo,  a  sin.,  sopra  kV,  in  circolo  di  globetti. 
9    —   Gallina,  a  destra,  sopra  V^,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,77,  M.  Br.  (Cat.  n.  19).  Tav.  V,  n.  io. 

32.  —  Arg.,  mill.  21. 

J¥  —   Come  il  precedente,  se  non  che  il  gallo  è  a  destra. 
Grammi  5,80,  Napoli. 

33.  -  Arg.,  mill.  19. 

&  —  Gallo,  a  destra,  sopra  due  V  sovrapposti,  in  circolo 

di  puntini. 
9    —   Gallina,  a  destra,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,64,  M.  Br.  (Cat.  n.  18)  ;  Napoli  (3  esemplari).  Tav.  V,  n.  11. 

34.  -  Arg.,  mill.  19. 

Del  tutto  simile  al  precedente,  ma  la  gallina  è  in  un'area 

incavata,  circolare,  entro  la  quale  è  un  circolo  di  globetti. 

Grammi  5,63,  Mus.  Hunter.  Tav.  V,  n.  12. 


152  ETTORE    GABRICI 


35.  -  Arg.,  mill.  20. 

i&  —  Gallo  in  piedi,  a  sin.,  avanti  HIMÉfr  —,  dietro  -  A  -  , 

sopra  —  IOIV. 
fjf    —   Gallina,  a  destra,  su  di  un    ornamento    formato  da 

due  volute  in  senso  contrario.  Circolo  di  globetti. 
Grammi  5,60,  I-Copenhagen.  Tav.  V,  n.  13. 

36.  —  Arg.,  mill.  23. 

jy  —  Gallo,  a  destra,  sopra  V,  in  circolo  di  globetti. 
IJf    —   Come  il  n.  33. 
Grammi  5,72,  Napoli,  Berlino.  Tav.  V,  n.  14. 

37.  —  Arg.,  mill.  20. 

i&  —  Gallo,  a  sin.,  sopra  V. 
IJf    —   Come  il  precedente. 
Grammi   5,81,  5,75,  Napoli;   gr.  5,83,  M.  Br.  (Cat.  n.  15);   gr.  5,80, 
Vienna.  Tav..  V,  n.  17. 

38.  —  Arg.,  mill.  19. 

Del  tutto  simile  al  precedente,  ma  il  quadrato  incuso,  che 
racchiude  la  gallina,  ha  una  particolarità  agli  angoli. 
Grammi  5,70,  Imh.  Bl.  Tav.  V,  n.  16. 

39.  —  Arg.,  mill.  19.  '  • 

fi?  —  Gallo,  a  sin.,  avanti  IATON,  in  cerchio  di  globetti. 
1$    —  Gallina,  a  destra,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,67,  M.  Br.  (Cat.  n.  23).  Tav.  VI,  n.  1. 

40.  —  Arg.,  mill.  21. 

i&  —  Gallo  di  forme  bellissime,  a  sin.,  sopra  •,  in. circolo 

di  globetti. 
9»    —  Gallina,  a  sin.,  in  quadrato  incuso. 
Grammi  5,80,  Berlino;  gr.  5,67,  M.  Br.  (Cat.  n.  17);    Mus.  Hunter, 
Napoli.  Tav.  VI,  n.  2. 

41.  —  Arg.,  mill.  19. 

In  tutto  simile  al  precedente,  però  la  gallina  è  a  destra. 
Grammi  5,60,  M.  Br.  (Cat.  n.  16);  gr.  5,75,  Imh.  Bl.  ;  gr.  5,83,  San- 
tangelo,  Napoli. 

42.  —  Arg.,  mill.  20. 

Simile  al  precedente  senza  alcun  segno. 
Grammi  5,71,  Berlino,  Napoli. 

43.  —  Arg.  (suberato),  mill.  19. 
Simile  al  precedente. 

Grammi  4,76,  M.  Br.  (Cat.  n.  221. 


TOPOGRAFIA   E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  153 


44.  -  Arg.,  mill.  24. 

Simile  al  precedente,  ma  il  gallo  è  a  destra. 
Napoli  (2  esemplari)  ;  gr.  5,63,  Imh.  Bl. 

45.  -  Arg.,  mill.  23. 

Simile  al  precedente,  ma  la  gallina  è  a  sin. 
Grammi  5,80,  Imh.  Bl.  ;  gr.  5,44,  Vienna. 

46.  —  Arg.,  mill.  T2. 

i&  —  Gallina,  a  sin.  Sopra,  globetto. 
9    —  Quadrato  incuso. 
Grammi  0,88,  M.  Br.  (Cat.  n.  11);  gr.  0,80,  Imh.  Bl.  (senza  globetto), 
Napoli  (senza  globetto),  (obolo).  Tav.  VI,  n.  3. 

47.  -  Arg.,  mill.  13. 

i&  —  Gallina,  a  destra. 
IJ/    —  Come  il  precedente. 
Grammi  o,88,  M.  Br.  (Cat.  n.  12)  ;    gr.  0,95,  Vienna  ;  Napoli    (sopra 
la  gallina  vi  è  un  globetto),  (obolo). 

48.  —  Arg.,  mill.  12. 

Come  il  precedente,  ma  il  quadrato  è  diviso  in  otto  parti. 
Grammi  0,92,  Imh.  Bl.,  (obolo).  Tav.  VI,  n.  4. 

49.  -  Arg.,  mill.  7. 

Simile  al  precedente,  se  non  che  il  tipo  del  diritto  è  un  gallo. 
Grammi  0,19,  M.  Br.  (Cat.  n.   13).  Tav.  VI,  n.  5. 

50.  —  Arg.,  mill.  11. 

fi?  —  Gallo,  a  destra. 
9    —  Quadrato  incuso. 
Grammi  0,70,  0,73,  Imh.  Bl.  ;  gr.  0,78,  M.  Br.  (Cat.  n.  io),  (obolo). 

Tav.  VI,  n.  6. 

51.  —  Arg.,  mill.  12. 

ì&  —  Gallo  a  sin.,  in  cerchio  di  puntini. 
9    —  Come  il  precedente. 
Grammi  0,79,  M.  Br.  (Cat.  n.  9),  (obolo). 

La  figura  del  gallo  ha  preso  ora  la  sua  forma 
costante.  Esso  in  primo  luogo  è  molto  rilevato,  ha 
il  petto  in  fuori,  le  ali  meno  aperte,  la  coda  fatta  a 
guisa  di  raggi  concentrici,  sormontata  da  due  penne. 
Ma  ciò  che  lo  fa  differire  dai  precedenti  è  quel  piccolo 


154  ETTORE    CABRICI 


rilievo,  di  forma  quasi  circolare,  che  sta  fra  le  ali  e 
la  coda. 

Il  contorno,  la  posizione,  il  petto,  la  testa  ci 
ricordano  assai  da  vicino  il  tipo  comune  adottato  in 
Grecia  dagli  artisti  attici  del  V  secolo  ,  per  questo 
animale  sui  vasi.  Uno  di  essi,  segnatamente  Thleson, 
seppe  applicare  la  elegante  e  vivace  figura  del  volatile 
ai  medaglioncini  delle  sue  coppe,  e  riuscì  a  dipingere 
dei  galli  di  disegno  finissimo  e  policromo  (44). 

Il  nome  della  città  comparisce  colle  due  lettere 
iniziali  fin  dai  primi  conii  di  questo  primo  periodo 
(IH  n.  7,  13,  14,  15,  19),  e  sugli  ultimi  è  scritto  per 
metà  (HIME  n.  27,  28).  La  leggenda  IATOM  dei  n.  16, 
29>  39  si  riconnette  evidentemente  alle  parole  ìàoaai, 

ìarrip,  ìaTpsia. 

Essendo  i  tipi  delle  monete  d'Imera  l'espressione 
della  virtù  terapeutica  delle  acque  calde  che  scaturi- 
vano presso  la  città,  sorge  spontaneo  il  significato 
di  questa  parola  che  è  un  aggettivo  adoperato  neu- 
tralmente, riferibile  al  gallo  preso  come  simbolo. 

Nel  lessico  di  Suida  trovasi  un  ìì.-.w.  accanto  a 
ixTYip.  Esichio  ha  un  cxtj;  avente  lo  stesso  significato 
di  Ospà-e-.x,  e  un  ìsctoi  corrispondente  a  Separai  (45'  ;  nel 
Thesaurus    di  Enrico    Stefano  vi  è   l' aggettivo  ì*tó;. 


OSSERVAZIONI   SOPRA   IL   TIPO   DEL  GALLO. 

Il  gallo  fu  sacro  a  parecchie  divinità  presso  i 
Greci,  come  a  dire  Minerva  e  Marte  (46),  a  causa 
della  sua  natura  pugnacissima,  per  la  quale  in  Atene 


(44)  Cfr.  Notizie  degli  Scavi  di  Ant.   Marzo,  1893,  p.  128.   —   Klein, 
Die  Griech.   Vasen.  mit  Meistersignaturen,  n.  2,  p.  74. 

(45)  Esych.,  ediz.  dello  Schmidt. 

(46)  Paus.,  VI,  26,  2. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL' ANTICA    IMERA  155 

furono  istituite  le  lotte  di  questi  animali,  durante  le 
guerre  persiane  (47).  Fu  sacro  ad  Apollo,  al  Sole  (48), 
ad  Esculapio  (49),  al  dio  Luno  e  ad  altri  dei,  coi  quali 
aveva  rapporti  meno  diretti.  Potendo  essere  attri- 
buto di  tutte  queste  divinità,  i  dotti  non  furono  d'ac- 
cordo nell'interpretare  il  gallo  delle  monete  d'imera. 
Il  Boeck  lo  riferisce  a  Minerva,  supponendo  che  in 
Imera  vi  fossero,  come  in  Atene,  pubbliche  gare  di 
galli  <5°).  Il  Rasche  (51)  lo  riferisce  al  culto  di  Apollo. 
Neil'  esaminare  queste  opinioni  non  ho  trovato  nessun 
argomento  da  addurre  in  loro  sostegno.  La  più 
convincente  finora  mi  è  parsa  quella  dell' Eckhel,  il 
quale  attribuisce  il  gallo  al  culto  di  Esculapio,  che 
presiedeva  alle  Terme  salutari  (^2). 

Contro  l'opinione  che  il  gallo  sia  da  prendersi 
per  simbolo  di  Apollo  sta  il  fatto  che,  quando  sulle 
monete  questo  animale  è  in  relazione  certa  con  quel 
dio  o  con  altra  divinità  affine,  esso  è  quasi  sempre 
in  unione  con  l' astro  (53).  Ma  nella  monetazione 
d' Imera  l'astro  non  è  conosciuto. 

Del  resto  io  ritengo  che  il  significato  di  questo 
animale  si  debba  ricercarlo  nella  religione  degP  Imc- 


(47)  Ael.  v.  H.,  II,  28. 

(48)  Jambl.  ,  Vita  Pythag.,  e.  XXVII.  —  Eliod.,  Aethiop. ,  e.  3.  — 
Suida,  s.  v.  IIoS-oy-  —  Plut.,  De  Pyth.  orac,  XII,  p.  400,  e.  Lue.  in  gali.  16. 

(49)  Fischer  ad  Plat. ,  Phacdon  ,  p.  498.  Nell'Asclepieion  ateniese 
eranvi  galli  sacri  (atpoofloi)  ;  v.  Ael.  V.  II.,  io,  17.  Riscontra  il  fram- 
mento di  una  pietra  votiva,  ivi  trovata  nel  1876,  col  gallo;  v.  Roscìier, 
Ausfùhrlich  Lexicon,  s    v.  Asclepios. 

(50)  Ad  Pind.,  Olymp.,  XII. 

(51)  Lexicon  rei  numariae,  s.  v.  Gallus. 

(52)  D.  N.,  t.  I,  p.  211  e  seg. 

(53)  Cfr.  Aquinum  (Garrucci,  Le  monete  dell'  Italia  antica,  LXXXII, 
30,  31),  Suessa  (Garr.,  LXXXIII,  1),  Teanum  (Garr.,  LXXXIII,  12), 
Cales  (Garr.,  LXXXIII,  16,  17,  18),  Neapolis  (Garr.,  LXXXV,  28),  Ca- 
iatia,  Venafrum,  Telesia  (Garr.  LXXXVIII,  16),  Camarilla  (Mionnet,  I, 
p.  223,  n.  124),  Dardanus  Troad.  (Mionn.  II,  p.  654,  n.  168,  172),  ecc.; 
Aes  signatum  italico  (Garr.,  XIX). 


156  ETTORE    CABRICI 


resi.  Chi  voglia  intender  bene  tutta  la  monetazione 
di  Imera  deve  partire  dal  convincimento  che  le  sor- 
genti calde,  conosciute  non  solo  in  tutta  la  Sicilia, 
ma  anche  nella  Grecia  e  neh'  Italia,  furon  di  grande 
risorsa  a  quei  cittadini,  i  quali  col  tempo  si  andarono 
formando  delle  leggende  intorno  all'  origine  di  quelle 
acque,  e  si  crearono  quasi  una  religione  propria, 
sviluppando  i  germi  delle  credenze  primitive  dei  Greci 
riguardo  al  culto  delle  fonti.  Dalle  origini  alla  fine 
le  monete  di  Imera  hanno  tipi  che  accennano  esclusi- 
vamente alla  religione  delle  Terme;  ciò  non  parrà 
erroneo  quando  si  pensi  al  carattere  religioso  delle 
monete  greche  (54).  L'  utilità  terapeutica  dei  bagni 
d' Imera  dovett'essere  ben  presto  conosciuta  dai  Greci 
di  Sicilia,  ove  traevano  d' ogni  parte  ammalati  per 
averne  la  guarigione.  Ecco  perchè  l'Eckhel,  credendo 
che  ivi  avesse  avuto  sviluppo  il  culto  di  Esculapio, 
disse  che  il  gallo  è  simbolo  di  quel  Dio. 

Ma  secondo  la  leggenda  riferitaci  da  Diodoro  (55), 
l' origine  di  quelle  terme  è  connessa  coll'arrivo  di 
Ercole,  il  quale  vi  si  potè  ristorare  dalle  fatiche  durate. 
In  più  luoghi  della  Grecia  Ercole  sta  in  rapporto 
colle  acque  calde;  alle  Termopile  eran vi  delle  terme 
a  lui  sacre  (56>  ;  anzi,  per  testimonianza  di  vari  scrittori 
antichi  (57),  sappiamo  che  le  acque  termali  erano  tutte 
sacre  ad  Ercole.  In  queste  leggende  devonsi  trovare 
gl'indizi  che  fanno  di  lui  una  divinità  salutare.  Per 
altro  i  suoi  rapporti  con  Apollo  medico  e  profeta 
sono  assai  evidenti.  Si  riferiscono  alla  disputa  del 
tripode  delfico  :   disputa  che  ci   rivela  come  entrambi 


(54)  E.  Curtius,  Ub.  d.  religiósen  Cliaracter  d.  griech.  Mùnzen,  1869. 

(55)  IV,  23;  V,  3. 

(56)  Schol  ad  Aristoph.  Nub.  1047  (1050). 

(57)  Aristid.,  Orai.,  II,  p.  62.   —   Esych.,  s.  v.  'HfdxXsia  Xoutpa. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA 


k-w 


avessero  in  origine  di  comune  il  dono  profetico.  Egli, 
come  Apollo,  è  un  dio  salvatore  {*u*b?,  i/ellfexxo;)  che 
allontana  dagli  uomini  i  mali;  è  un  dio  purificatore, 
perchè  dette  pel  primo  l' esempio  di  purificazione, 
coli'  andare  a  Delfo,  dopo  l'uccisione  dei  suoi  figli  f58). 

Più  evidenti  ancora  sono  i  suoi  legami  con 
Asclepio,  divinità  della  medicina;  e  questi  legami  si 
scovrono  nella  loro  natura  di  divinità  profetiche.  "  La 
medicina  e  la  divinazione  sono  sorelle  germane  „ 
diceva  Ippocrate,  perchè  queste  due  scienze  hanno 
un  medesimo  padre,  Apollo  (59).  Ercole,  come  Asclepio, 
aveva  il  dono  profetico  e  lo  attesta  l'oracolo  di  Boura 
in  Acaia  i6o).  Sufi'  Hyettos  eravi  un  oracolo  di  Ercole. 
Pausania  non  dice  nulla  del  culto  che  ivi  si  esercitava; 
ma  siccome  dice  che  gli  ammalati  cercavano  ivi  i 
rimedi,  è  probabile  che  avessero  1'  uso  della  incuba- 
zione (6l).  Eravi  il  processo  della  incubazione  anche 
nel  tempio  di  Ercole  in  Tespi  (Ó2). 

Da  quanto  si  è  detto  risultano  chiari  i  rapporti 
fra  Ercole  ed  Apollo  medico ,  e  dello  stesso  con 
Asclepio,  rapporti  che  lo  fanno  essere  una  divinità 
salutare  e  ci  spiegano  le  numerose  leggende  dello 
scaturire  di  acque  calde,  salutari.  Or  dunque,  se  anche 
in  Imera  Ercole  fu  venerato  quale  fondatore  dei  bagni 
termali,  il  che  vuol  dire  che  era  considerato  quale 
divinità  medica,  il  gallo  delle  primitive  dramme,  se  ha 
un  significato,  non  può  che  esprimere  il  culto  di 
Ercole,  anziché  quello  di  Esculapio,  al  quale  non 
dobbiamo  ricorrere  come  l'Eckhel,  per  diverse  ragioni; 


(58)  Decharme,  Mythol,  p.  481,  482. 

(59)  Hippocr.,  Epist.  ad  Philop.,  p.  909. 

(60)  Bouciié-Leclerc,  Hisl.  de  la  Divin.,  Ili,  p.  310. 

(61)  Idem,  III,  p.  308. 

(62)  Idem,  III,  p.  308. 


158  ETTORE    CABRICI 


prima  perchè  il  gallo  è  sacro  anche  ad  Ercole  (63' , 
poi  perchè  del  culto  di  Asclepio  non  vi  è  traccia 
nella  religione  imerese,  laddove  quello  di  Ercole 
acquistò  sempre  più  vaste  proporzioni,  come  attestano 
le  monete. 

Ma  la  figura  di  questo  animale,  oltre  ad  essere 
l' espressione  del  culto  che  prestavasi  in  quella  città 
all'  eroe  divinizzato,  veniva  ad  essere  d' altra  parte, 
per  quel  vezzo  che  avevano  gli  antichi  di  giocare 
sulle  parole,  l'arma  parlante  d'imera.  Il  gallo  è  mes- 
saggiero  del  novello  giorno,  per  cui  è  detto  da  Si- 
monide  fyep<5<pwvoj  (6+)  ;  perciò  gì' Imeresi,  profittando 
della  somiglianza  di  suono  tra  'ly.fpz  ed  xuipa,  misero 
sulle  loro  monete  il  gallo  annunziatore  del  giorno  <65). 


SISTEMA    MONETALE. 

Queste  monete  sono  dramme  del  piede  eginetico 
che  dovrebbero  pesare  gr.  6,30,  ma  non  sorpassano 
ordinariamente  i  gr.  5,90  C66).  Questo  peso  non  fu 
mai  ridotto  per  tutto  il  periodo.  Furono  anche  co- 
niati gli  oboli  di  gr.  0,90  e  certe  monetine  pesanti 
0,19  (V.  n.  49).  Non  incontreremmo  nessuna  diffi- 
coltà per  conoscere  il  valore  delle  monete  descritte, 
se  non  le  d  y  essimo  considerare  in  rapporto  colla 
litra  siciliana  I  primi  esemplari  sono  anepigrafi  e 
scnz' alcun  segno  di  valore,  ma  dal  n.  12  in  poi 
cominciano  a  comparire  certi  segni  che ,  insieme  e   n 


(63)  Isti/,  di  corr.  ardi.,  Anno  1838,  p.   196,   1841,  p.  25. 

(64)  Ber ..k,  Poctae  lyr.  gr.,  p.  771  :  Simon.  Fr.,  81. 

(65)  Freeman,  Op.  eie,  I,  p.  411. 

(66)  Cfr.  Lenormant,  La  monti,  dans  l'antiq.,  p.  54. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    OELL  ANTICA    IMEKA  159 


l'Imhoof-Blumer,  ritengo  siano  segni  di  valore.  Sono 
di  varie  forme  e  tutti  si  riducono  ai  beguenti  : 

t,    W,    M,   VN,  V,  TV,   t\  VT,  iS,  v,  ^.  .,  ::• 

Il  conflitto  del  sistema  eginetico  con  quello  della 
litra  di  bronzo  dovè  manifestarsi  ben  presto  in  Imera, 
e  siccome  non  si  potevano  conciliare  in  nessun  modo 
per  il  libero  scambio,  il  governo  fu  obbligato  a  stabi- 
lire un  rapporto  fisso  tra  la  litra  di  bronzo,  non  mone- 
tato, e  la  dramma  eginctica.  Questo  rapporto  dovette 
subire  diverse  variazioni  che  non  sappiamo,  ma  che 
sono  attestate  all'  evidenza  dai  segni  di  valore  i  quali 
variarono  sempre.  L' ultimo  segno  di  valore  che 
trovisi  è  il  puntino,  interpretato  dal  Soutzo  (67)  per 
il  segno  della  litra  ;  ma  io  preferisco  di  dire,  non 
ostante  le  lunghe  ricerche  fatte  sul  proposito,  che 
quei  segni  sono  ancora  inesplicati. 

Si  può  affermare  però  con  una  certa  sicurezza 
che  il  segno  v  indichi  sulle  dramme  la  litra.  Nei  primi 
esemplari,  fino  al  num.  35,  l'altro  segno  V  indicherà 
quante  volte  essa  era  ripetuta  per  fare  l'equivalente 
di  una  dramma  eginctica.  Nei  num.  35,  36  e  37  il 
segno  V  non  esprime  il  valore  della  moneta,  ma  sol- 
tanto il  rapporto  di  essa  colla  litra,  rapporto  già 
riconosciuto  negli  scambi  commerciali  e  che  non 
occorreva  più  indicare.  Se  così  non  fosse,  non  po- 
tremmo spiegarci  questo  medesimo  segno  sull'obolo 
n.  25  il  quale  ha  il  valore  di  una  litra  e  che  stimo, 
per  la  forma  del  gallo,  contemporaneo  alla  serie 
con  W.  Ed  infatti  Aristotele  dice  espressamente  che 
la  litra  siciliana  equivale  all'obolo  eginetico  e  che  lo 
statere  corinzio  di  gr.  8,70  è  detto  decalitro,  perchè 


(67)  hit r od.  à  l'elude  des  monnaies  de  l'Italie  ani., 


"l6Ò  ETTORE    CABRICI 


vale  dicci  oboli  (68).  Da  questa  testimonianza  di  Ari- 
stotele risulta  che  negli  scambi  commerciali  in  Sicilia, 
tanto  l'obolo  eginetico,  pesante  gr.  0,90,  quanto  quello 
corinzio,  pesante  gr.  0,87  (il  decimo  della  dramma) 
equivalessero  alla  litra  di  bronzo,  della  quale  più 
avanti  determineremo  il  peso  approssimativo. 

Ma  l'inconveniente  del  sistema  eginetico  stava 
nel  non  potere  in  nessun  modo  scambiare  agevol- 
mente la  dramma  con  un  numero  determinato  di  litre. 
La  dramma  di  peso  ridotto  (da  6,30  a  5,90)  non  si 
poteva  scambiare  con  sei  litre  ,  perchè  troppo  su- 
periore al  valore  di  esse,  ne  con  sette  perchè  infe- 
riore. A  tale  scambio  esatto  prestavasi  invece  la 
dramma  corinzia  che  equivaleva  esattamente  a  rmque 
litre.  Per  questa  ragione  tutte  le  colonie  calcidiche 
che  avevano  il  sistema  eginetico  si  videro  obbligate, 
o  presto  o  tardi,  ad  abbandonarlo  e  ad  accettare  il 
corinzio,  come  vedremo  per  Imera  nel  successivo 
periodo. 

Così  si  spiega  in  parte  l' incostanza  e  la  varietà 
dei  segni  di  valore  sopra  accennati,  alcuni  dei  quali 
non  si  sono  potuti  interpretare. 

Conchiudendo  adunque,  i  coloni  greci  che  reca- 
ronsi  ad  Imera  coniarono  le  loro  monete  secondo  il 
sistema  in  vigore  nella  patria  loro,  perciò  in  origine 
non  comparisce  alcun  segno  di  valore.  Ma  ben  presto 
apparve  il  conflitto  colla  litra  e  con  esso  tutt'i  segni 
sulle  monete,  che  talvolta  erano  tralasciati;  fino  a 
quando  negli  ultimi  tempi  si  tornò  alle    monete    pri- 


(68)  Poll.,  IV,  174.  "  :.\pi  -.totìXtj;  Ss  èv  piv  :AxoayavTtvu>v  itsMTtiqr 
roou-ùuv  («-  è£-*)|V.ooy  icsvxt)xovta  kìz^'jlz,  ì-iysi:  -r(  òs  Xttfn  òjva-ra:  ò.Jo/.óv 
Aìyivoìov,  iv  òi  'IjASpawuv  icouztif  orjjlv  w-  o\  Etxc'/.tàuai  toù-  jjìv  òuo  y_a/.- 
y.obz  kiàvzi  xaXoùst,  xòv  òi  Iva  o&yxiav.  to'j;  ò  Tpsìc  tptàvta,  toù;  òs  e; 
•mi.  Xttpov  .  tov  òì  òfJoXòv  'kVzpa'J  .  tìv  ò?  KoptvB'.ov  z-'x-.-^po.  ÒExàXttpov  òt 
Ziv.1   bfio'/.obi  ò'jvatat.   „ 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL'ANTICA    IMERA  IÓI 

mitive  senza  segno  di  valore.  Tutto  questo  dimostra 
la  cattiva  prova  che  fece  in  Sicilia  il  sistema  egine- 
tico,  il  quale  finì  per  essere  abolito. 


SECOXDO    PERIODO. 

1489-4721. 

Verso  i  principii  del  V  secolo  a.  C.  le  più  im- 
portanti città  della  Sicilia,  ad  eccezione  di  Siracusa, 
erano  cadute  sotto  la  dominazione  dei  tiranni.  In 
Agrigento  aveva  usurpato  il  potere  Terone,  uomo 
ambizioso,  che  volse  le  mire  su  Imcra. 

Signoreggiava  quivi  Terillo,  figlio  di  Crinippo, 
e  per  parte  della  figlia  Cidippe,  suocero  di  Anassilao 
di  Reggio  (&K  E  siccome  Terillo  teneva  con  duro 
freno  quella  popolazione,  Terone  fé'  lega  coi  nemici 
di  lui  e  lo  mise  in  fuga,  avendolo  vinto  in  battaglia. 

Dall'anno  della  sua  signoria  in  Imcra  data  una 
grande  mutazione  nel  sistema  monetale;  all'eginetico 
subentra  l'attico  di  Solone,  ridotto.  È  coniata  la 
dramma,  il  didramma,  l'hcxas.  Il  rovescio  delle  mo- 
nete non  è  più  l'area  incavata  o  la  gallina,  ma  una 
impronta  tutta  propria  di  Agrigento,  il  granchio. 
Accanto  a  questo  tipo  se  ne  conia  un  altro  che  è 
quello  del  gallo  e  dell'astragalo.  Non  un  solo  accenno 
al  grande  avvenimento  di  questo  tempo,  che  fu  la 
strepitosa  vittoria  d'Imera.  Ma  la  città  non  era  libera: 
era  soggetta  ad  un'  altra  città  e  non  potè  mutare  i 
tipi  monetali.  Lo  farà  bentosto  dopo  la  dominazione 
di  Terone  e  Trasideo. 


(69)  Herod.,  VII,  165.  —  Holm.,  I,  p.  205. 


l62  ETTORE    CABRICI 


A  voler  giudicare  dell'arte  di  questo  periodo 
dalle  monete,  dobbiamo  r.c  che  essa  è  in  decadenza. 
Il  gallo  non  ha  più  qucua  forma  svelta  che  aveva 
acquistato  sulle  ultime  monete  del  primo  periodo, 
ma  invece  ha  un  corpo  relativamente  grosso  e  una 
testa  piccola;  le  ali  calano  giù  senz' alcun  garbo,  i 
piedi  poggiano  tutti  e  due  in  terra.  Non  diremo  lo 
stesso  pel  granchio,  il  quale  è  fatto  con  una  certa 
esattezza  e  su  di  un  esemplare  di  Napoli  (n.  52)  è  lavo- 
rato alla  foggia  di  quelli  delle  monete  di  Agrigento. 

52.  —  Arg.,  mill.  20. 

/B'  —  Gallo  stante,  a  sin.,  in  circolo  di  puntini. 
9    —  Granchio. 
Grammi  8,69,  Napoli,  (didramma).  Tav.  VI,  n.  7. 

53.  -  Arg.,  mill.  22. 
&  —  HIMEPA. 

I#    —  Come  il  precedente. 
Grammi  8,58,  Monaco  ;  gr.  8,59,  M.  Br.  (Cat.  n.  24)  ;  gr.  8,51,  Vienna; 
gr.  8,48,  Imh.  BI.,  Napoli  (4  esemplari).  Tav.  VI,  n.  8. 

54.  —  Br.,   mill.  23. 
Come  il  precedente. 

Grammi  6,42,  Coli,  mia  (70). 

55.  -  Arg.,  mill.  19. 

Simile  al   precedente  ,  ma  in    mezzo  al  granchio    vi  è    un 
piccolo  circolo  incuso. 
Grammi  8,53,  Imh.  Bl.  ;  gr.  8,55,  8,72,  M.  Br.  (Cat.  n.  25,  26). 

Tav.  VI,  n.  9. 

56.  -  Arg.,  mill.  19. 

Simile  al  precedente,  ma  sul  gallo  vi  è  L . 
Monaco  (2  esemplari),  Mus.  Hunter.  Tav.  VI,  n.  io. 

57.  -  Arg.,  mill.  19. 
Afl3MIH.  Simile  al  n.  53. 

Grammi  8,58,  M.  Br.  ;  gr.  8,26,  Vienna.  Tav.  VI,  n.  11. 


(70)  Attorno  al  gallo  vi  è  una  patina  verde  ,  la  quale  ci  fa  cono- 
scere che  questa  è  una  moneta  suberata.  Non  si  sa  a  che  attribuire 
questa  frode  del  governo  ;  forse  alle  strettezze  pecuniarie  dopo  la  bat- 
taglia d'Imcra. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL'ANTICA    IMERA  163 


58.  —  Arg.,  mill.  18. 

^&  —  Gallo,  a  sin.,  in  circolo  di  globetti. 

9    —  HIMEP     V.  Granchio. 
Grammi  4,06,  M.  Br.  (Cat.  n.  27),  {dramma).  Tav.  VI,  n.  12. 

59.  -  Arg.,  mill.  17. 

HIME— bA.  Simile  al  precedente. 
Grammi    4,19,  M.    Br.  (Cat.    n.   28)  ;   gr.    4,22,    Imh.   Bl.  ;    gr.   4,05, 
Napoli.  Tav.  VI,  n.  13. 

60.  —  Arg.,  mill.  17. 

i&  —  Gallo,  a  sin.,  in  circolo  di  globetti. 

91    —  HIME-P-ÀION.  Astragalo. 
Grammi  4,20,  M.  Br.  (Cat.  n.  29)  ;  gr.  4,12,  Imh.  Bl.,  Parigi  (2  esem- 
plari). Tav.  VI,  n.  15). 

61.  —  Arg.,  mill.  5. 

/B'  —  Astragalo. 

9    —  Due  globetti. 
Hexas;  gr.  0,08,  M.  Br.  (Cat.  n.  30).  Tav.  VI,  n.  14). 

Appartengono  a  questo  periodo  alcune  monete 
coniate  in  seguito  ad  alleanze  che  Imera  fece  con 
altre  città  marittime  della  Magna  Grecia,  colle  quali 
stava  in  relazioni  commerciali.  GÌ'  Imeresi  già  prima 
di  questo  tempo  avevano  esteso  i  loro  rapporti  nella 
Sicilia  e  nel  continente.  Giova  notare  che  le  colonie 
greche  della  Sicilia,  specialmente  nei  primi  anni  della 
loro  fondazione,  mantennero  vive  le  relazioni  colle 
rispettive  metropoli  della  Grecia.  Esse  avevano  i  me- 
desimi culti  della  madrepatria,  prendevano  parte  alle 
principali  feste  di  essa  con  ambascerie  e  doni,  e  da- 
vano la  preferenza  ai  cittadini  di  essa  che  interveni- 
vano alle  loro  feste,  conferendo  loro  posti  di  onore  e 
una  speciale  partecipazione  ai  sacrifizi  (71).  Per  mezzo 
di  questi  rapporti  reciproci  fra  l'oriente  e  l'occidente, 
avvenne  che  le  città  del  littorale  meridionale  d'Italia 


(71)    HoLM.,    I.    p.     I44. 


164  ETTORE    CABRICI 


fossero  in  continuo  contatto  con  i  Greci  di  Sicilia. 
Secondo  l'uso  costante  dei  navigatori  greci,  che  non 
perdevano  mai  di  vista  la  costa,  ogni  nave  che  dalla 
Grecia  faceva  vela  per  la  Sicilia,  toccava  le  coste 
dell'  Acarnania  e  dell'  Epiro  fino  a  Corcira  ,  donde 
proseguiva  verso  il  promontorio  lapigio  e  di  là, 
costeggiando  il  littorale  orientale  dell'  Italia,  toccava 
Crotone,  il  promontorio  Lacinio  e  proseguiva  per 
lo  stretto  di  Messina  (72).  I  porti  di  Taranto,  Sibari, 
Metaponto,  Crotone,  ecc.,  erano  assai  frequentati 
dalle  navi  greche  della  Sicilia  che  da  principio 
ivi  si  fermavano  per  circostanze  eventuali  ;  ma 
col  tempo,  dovettero  averli  come  meta  delle  loro 
traversate ,  stante  i  rapporti  commerciali  che  si 
erano  andati  formando.  Questi  rapporti,  di  cui  gli 
storici  non  fanno  parola,  hanno  grandissima  impor- 
tanza in  quanto  ci  spiegano  uno  scambio  di  idee  ed 
abitudini  fra  i  greci  di  Sicilia  e  quelli  dell'  Italia.  E 
nel  caso  presente  valgono  a  chiarirci  i  tipi  di  alcune 
monete  della  zecca  di  due  città  entrate  in  lega  con 
Imera.  Una  di  queste  è  Crotone.  Da  tempo  remoto 
il  Crotoniate  Eilippo  aveva  percorso  i  lidi  della 
Sicilia  e  conosciuto  i  costumi  di  quelle  popolazioni, 
accompagnando  Dorico  nella  sua  impresa  in  quell'i- 
sola (73).  Le  relazioni  di  Crotone  con  Agrigento  erano 
estese  su  larga  scala;  monete  di  questa  città  furono 
riconiate  in  quella  (74).  Ad  Agrigento  era  stato  tra- 
piantato il  culto  di  Giunone  Lacinia  ed  un  tempio 
le  era  stato  costruito  (75). 

Ma  i  rapporti  con    Imera    dovevano    essere  più 
intimi  :   prima  perchè    l' elemento  calcidico,    come  in 


(72)  Grote,  V,  p.  79  (trad.  frane). 

(73)  Herod.,  V,  39  e  seg. 

(74)  Brit.  Mus.  Cat.  Italy.,  p.  343,  n.  16. 

(75)  Lenormant,  La  Grand  Grece,  v.  II,  p.  222. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DII.I.'aN TICA    IMERA  165 


tutte  le  colonie  achee,  ebbe  in  Crotone  il  sopravvento; 
poi  perchè  le  due  città  si  sentivano  legate  dal  mede- 
simo culto  verso  l'eroe  divinizzato,  Ercole  (76).  Val- 
gano come  prova  di  questa  lega  le  seguenti  monete: 

a)  —  Arg.,  mill.   13. 
&  —   9K).  Tripode. 
9<    —   VVI.  Gallo  gradiente,  a  destra. 

(Garrucci,  Monete  dell'Italia  antica,  t.  CIX,  n.  211. 

/>)  —  Arg.,  mill.  12. 

£¥  —  Come  il  precedente. 
^    —   IM.  Gallo  gradiente,  a  destra. 
Catanzaro  (Garr.,  t.  XXV,  n.  15). 

e)   —  Br.,  mill.  19. 

3¥   —   Testa  di  Pallade  con  elmo  attico,  volta  a  destra. 

91    —   Gallo,  volto  a  destra,  e  dietro  <?PO. 
(Garr.,  t.  CX,  n.   15). 

d)  —   Arg.,  mill.   io. 

B7    -   Gallo  stante,  a  destra.  Sopra  9. 
9>'  Testa  di  Ercole  ,  a  destra  ,  coverta    della    pelle    di 

leone,  in  un  quadrato  incuso. 
Grammi  0,64,  Coli.  Boyne  di  Firenze.  Tav.    VI,  n.    16. 

Per  determinarne  l'epoca  bisogna  osservare  che  le 
monete  di  Crotone  a  due  tipi,  e  propriamente  queste 
trazioni  dello  statere  sono  della  prima  metà  del  V  se- 
colo, secondo  l'Head  (77>.  E  questa  sua  opinione  è  Vali- 


cò) In  Crotone  era  molto  venerato  Ercole  che  era  tenuto  come 
eroe  nazionale,  e  la  sua  immagine  ricorre  frequentemente  sulle  monete 
di  quella  città,  col  titolo  di  c'.x'st-ij;  (v.  Sambo.n,  Munii.,  ecc.;  Garriteci) 
ossia  fondatore.  La  leggenda  mitologica  rannodava  l'origine  del  nome 
di  Crotone  ad  un  episodio  del  viaggio  di  Krcole  attraverso  1'  Italia 
(y.  Lenormant,  La  Grand  Grece,  v.  II,  p.  2,  3.  —  P.msama,  (III,  19,  li; 
riferendo  una  leggenda  di  Achille  ,  dice  che  in  essa  gì'  Imcrtsi  sono 
d'accordo  coi  Crotoniati.  Questa  coincidenza  non  dev'  essere  casuale, 
ma  fa  presupporre  una  certa  unione  fra  i  due  popoli. 

(77)  Il  Samhon  {Mann,  de  la  Presi],  ita!.,  p.  32529)  le  crede  invece 
della  seconda  metà  di  questo  secolo.  Il  Minervini  suppone  siano  del  396 
quando  Dionigi  invase  la  Magna  Grecia  [Bull.  Arili.  Nap.,  An.  V,  p.  |8). 


l66  ETTORE    CABRICI 


damente  confermata  dalla  storia.  Nei  primi  anni  del 
V  secolo  i  Cartaginesi  tentarono  di  assoggettare  quella 
città  che  era  diventata  fiorente  e  fecero  la  spedizione 
di  Amilcare  che  nel  480  fu  disfatto  pienamente  da  Ge- 
lone. Verso  questo  tempo  o  anche  prima  collocheremo 
la  coniazione  delle  suddette  monete  federali,  quando 
cioè  Imera  intimorita,  si  volgeva  per  aiuto  alle  città 
del  continente.  In  questa  occasione  Crotone  e  Imera 
coniarono,  in  segno  d'alleanza,  monete  che  hanno 
impressi  i  tipi  di  ciascuna;  il  tripode  è  tipo  frequen- 
tissimo di  Crotone,  il  gallo  d' Imera  (78). 

In  questa  epoca  sono  anche  da  collocare,  come 
abbiam  detto  ,  le  monete  d'  Imera  coli' astragalo.  E 
difficile  spiegare  questo  tipo.  L'antichità  non  ci  ha 
trasmesso  notizie  soddisfacenti  sull'uso  e  il  valore 
degli  astragali  nella  religione.  Io  credo  che  si  possano 
riferire  al  culto  di  Ercole,  come  il  gallo,  in  quanto 
accennano  alla  virtù  delle  acque  salutari  d'  Imera.  E 
notevole  la  maniera  come  si  consultava  1'  oracolo  di 
Boura  in  Acaia.  In  una  grotta  stava  la  statua  di  Ercole 
che  aveva  innanzi  una  tavola  probabilmente  divisa 
in  compartimenti,  con  dadi  o  astragali,  e  chi  consul- 
tava il  dio,  dopo  la  preghiera  prendeva  quattro  dadi 
e  li  gettava  sulla  tavola.  Dalla  caduta  dei  dadi  avevasi 
il  responso.  Nelle  leggende  di  Ercole  parlasi  spesso 
di  dadi  che  eran  considerati  come  gli  astragali  (79). 
Nulla  di  più  facile  che  l'astragalo  sia  rimasto  a  signi- 
ficare qualche  cosa  nel  culto  di  Ercole,  specialmente 
ove  il  culto  di  questo  eroe  era  connesso  colle  acque 
termali.  Ercole  in  Imera  è  divinità  medica  ed  ha 
quindi  tutte  le  attribuzioni  di  Asclepio.  Ora  nel  culto 
di  Asclepio  trovasi    qualche    accenno  agli    astragali 


(78)  Secondo  il  Garrucci  (t.  CVIII,  n.  35,  36)  accennano  ad  alleanza 
con  Imera  altre  due  monete  di  Crotone  con  la  leggenda  'A.. 

(79)  Bouché-Lec  '  vkc,  Hist.  ile  1  '  Vivili.    HI,  p    fio. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL'ANTICA    IMERA  167 

in  rapporto  colla  guarigione  (8o>.  In  Imera  dovette 
essere  molto  diffuso  il  gioco  di  essi,  perchè  una 
maniera  di  gettarli  aveva  preso  nome  da  Stcsicoro  f8l). 
Fra  la  stipe  delle  acque  apollinari  furono  rinvenuti 
vari  astragali  di  bronzo  <82\  Questo  ritrovamento 
non  è  senza  la  sua  importanza,  perchè  conferma  la 
nostra  ipotesi. 

L'astragalo  trovasi  anche  sopra  le  seguenti  mo- 
nete d'alleanza  fra  Imera  e  una  città  che  il  Carnicci 
chiamò  Casarium,  della  quale  s' ignora  il  sito. 

e)  -  Arg.,  mill.  23. 

fi?  —  Moneta  ribattuta  sopra  un  didr.  di  Crotone ,  del 
quale  rimane  nel  rovescio  la  traccia  del  tripode  e  del- 
l' epigrafe  <?PO.  Il  suo  secondo  tipo  è  1'  astragalo,  e  in- 
torno OmAXA». 
1$  —  Tripode  sul  quale  è  stata  impressa  la  figura  di  un 
delfino  :  leggenda  AT3M. 
Vienna,  Santangelo  (esempi,  quasi  identico! ;  v.  Garr.  t.  CXI,  ti.  1,  2. 

/)  —  Arg.,  mill.   12. 

&  —   KA.  Astragalo. 
9/    -  Delfino.  Sotto  FIM. 
Luynes  (Garr.,  id.,  n.  3). 

g)  ~  Arg.,  mill.  9. 
£¥  —  Astragalo. 
9/    -  Delfino.  Sotto  K. 
Luynes  (Garr.,  id.,  n.  4  . 


(Continua). 


Ettore  Cabrici. 


(80)  Reinach,   Tratte  il'Epigr.  grecq.,  76-77. 

(81)  Hersch  und  Gruber,  Encycl.  s.  v.  Astragaloi. 

(82)  Marchi,   La  stipe  tributata  alte    divinità    delle    acque  Apollinari, 
pag.  17. 


LA    ZECCA 


REGGIO   EMILIA 


AVVERTIMENTO. 


Una  monografia  della  zecca  di  Reggio  Kmilia  ,  non  mai  ten- 
tata fino  ad  ora,  non  tornerà  discara  ai  cultori  della  scienza  numis- 
matica ,  per  il  grande  interesse  che  ad  essa  si  connette.  La  con- 
siderazione che  in  essa  lavorarono  artisti  di  grido  che  da  qualche 
tempo  sono  oggetto  di  studio  diligente,  quali  Lodovico  e  Giannan- 
tonio  da  Foligno  ,  Pastorino  da  Siena  ,  il  Signoretti  ,  il  Bombarda 
ed  altri  ;  la  particolarità  che  in  essa  riscontrasi  ,  e  che  non  ha 
esempio  nella  storia  di  alcuna  altra  zecca  italiana,  della  coniazione 
dei  bagattini,  distinta  allatto  da  quella  che  si  chiamava  la  zecca  , 
in  cui  coniavansi  monete  d'oro  e  d'argento;  l'abbondanza  vera- 
mente eccezionale  di  documenti  inediti  che  vengono  costantemente 
in  sussidio  all'argomento,  sono  le  ragioni  che  mi  hanno  consigliato 
al  paziente  lavoro  della  illustrazione  della  zecca  reggiana. 

E  poiché  il  difetto  principale  che  si  lamenta  oggi  nella  maggior 
parte  delle  storie  di  zecche  nostre  è  la  prolissità  nella  trattazione, 
che  stanca  e  svia  l'attenzione  di  chi  legg  :,  ho  procurato  che  l'im- 
portanza dell'argomento  e  il  desiderio  d'intrattenermici  non  aves- 
sero a  farmi  dilungar  troppo,  a  scapito  di  quella  chiarezza  e  brevità 
che  specialmente  in  questi  lavori  è  a  desiderarsi.  Perciò  riferirò 
solo  quanto  ha  stretta  attinenza  all'argomento  e  dei  moltissimi  do- 
cumenti rinvenuti  negli  archivi  riporterò  in  appendice  i  soli  vera- 
mente importanti  per  l'esplicazione  di  quanto  si  riferisce  nella  ino- 


AVVERTIMENTO 


nografia  o  come  notevole  supplemento  ad  essa.  La  descrizione  di 
tutte  le  nio.iete  reggiane  conosciute  in  Italia  e  la  riproduzione  dei 
tipi  più  importanti  tra  esse ,  formeranno  la  seconda  parte  del 
lavoro.  Per  rendere  completa  questa  parte,  ricorsi  alla  coopera- 
zione di  direttori  di  pubblici  medaglieri  e  a  privati  raccoglitori,  che 
tutti  trovai  cortesi  e  pronti  all'  aiuto.  Sento  l' obbligo  di  ricono- 
scenza di  ringraziare  in  ispecial  modo  il  barone  senatore  Dome- 
nico Carutti  di  Cantogno  ,  bibliotecario  e  conservatore  del  meda- 
gliere di  S.  M.  il  Re,  a  Torino,  il  Dott.  Solone  Ambrosoli,  conser- 
vatore del  R.  Gabinetto  numism.  di  Brera  in  Milano,  il  sig.  Giuseppe 
Rivani,  direttore  del  Museo  di  Ferrara,  il  sig.  Dott.  Giovanni  Ma- 
riotti,  direttore  del  R.  Museo  di  Parma,  il  sig.  Ercole  Gnecchi  di  Mi- 
lano, che  mi  furono  larghi  di  comunicazioni  preziose  e  sopratutto  il 
Dott.  Umberto  Rossi,  conservatore  del  Museo  Nazionale  di  Firenze, 
che  mi  fu  larghissimo  di  consigli  autorevoli  e  mi  comunicò  moltis- 
simi documenti. 

Il  mio  desiderio  di  portare  nuova  luce  alla  scienza  numisma- 
tica e  di  aggiungere  una  pietra  al  grande  edificio  della  illustrazione 
generale  delle  zecche  italiane  che  vuoisi  incoraggiare ,  possa  ser- 
virmi di  venia  alle  mende  incorse  nel  non  breve  ne  facile   lavoro. 


Francesco  Malaguzzi  Valeri. 


PARTE    PRIMA 


CAPITOLO    I  dì. 

Origine  della  zecca  reggiana.  —  Apertura  nel  1233.  —  Il  Vescovo  Ni- 
colò Maltraversi  concede  a  Pietro  Millemerci  di  batter  moneta.  — 
Gli  operai  della  zecca.  —  I  primi  capitoli  per  la  coniazione.  —  Pe- 
riodo di  chiusura  della  zecca.  —  Riapertura  nel  1269.  —  Azzo  di 
Este.  —  Provvedimenti  contro  la  circolazione  della  moneta  cattiva 
e  falsa.  —  Coniazione  di  piccole  monete  nel  1325  e  nel  1326.  — 
Contratto  tra  il  Comune  ed  Elia  Anelli  parmigiano. 

L' origine  della  zecca  di  Reggio  rimonta  ad 
un'epoca  comune  a  non  poche  altre  zecche  italiane; 
ma  mentre  si  hanno  documenti  abbondanti  sulla  prima 
apertura  di  essa,  non  è  noto  a  qual  anno  rimonti  e 
a  chi  spetti  il  diploma  in  vigore  del  quale  ebbe  vita. 

Nessun  dubbio  che  il  diploma  ci  sia  stato  e  per 
concessione  imperiale  o  regia.  La  diplomatica  e  la 
storia  del  diritto  pubblico  medioevale  non  ci  lasciano 
in  proposito  alcuna  incertezza. 


(1)  Per  altri  particolari  sulla  storia  di  Reggio,  la  sua  zecca,  le  sue 
monete  e  gli  artisti  che  vi  furono  addetti,  si  consultino  le  seguenti  opere: 

Guido  Panciroli,  Storia  di  Reggio. 

Muratori,  Alinoli  d'Italia. 

Idem,  Antichità  estensi. 

Idem,  Rerum  italicarum  scriptores.   —   Memoriale  reggiano. 

Cronaca  di  Iacopino  de  Bianchi  detto  de'  Lancilotti  (nei  Monu- 
menti di  Storia  Patria  delle  provincie  modenesi.  Serie  delle  cronache. 
Tomo  I). 

Lino  Chiesi,  Reggio  nell'Emilia  sotto  1  Pontefici.  Reggio,  Tip.  Cal- 
derini,  1892. 

Bellini  Vincenzo,  De  monetis  Iìaliae,  etc.  Ferrara,  1755-79,  in-4. 
Tomo  I,  II,  III  e  IV. 

Argelati  Filippo,  De  monetis  llaliae,  etc.  Milano,  1750-59.  Voi.  6. 


1-J2  FRANCESCO   MALAGUZZI    VALERI 

Soltanto  riav vicinando  fatti  e  circostanze  ben 
note  nella  storia  reggiana  e  riscontri  per  analogia 
colla  storia  d'  altre  zecche  italiane  dello  stesso  pe- 
riodo, non  è  fuori  di  luogo  l'argomentare  che  il  di- 
ploma sia  stato  concesso  da  Federico  II,  grande  di- 


Chalon  Renier,  Curiosités  numismatiques  (in  Revue  belge,  Serie  IV. 
Tomo  III,  tav.  XI,  8  e  9). 

Cinagli  Angelo  ,  Le  monete  dei  Papi  descritte  in  tavole  sinottiche. 
Fermo,  1848,  in-fol. 

Duval  et  Froklich,  Monnaies  en  or  du  cabinet  de  Vienne.  Vienna, 
1759,  in-fol.,  pag.  310.  Sappi.  96. 

Fioravanti  Benedetto  ,  Antiqui  romanoritm  pontificum  denarii. 
Roma,  1738,  in-4.  Tav.  II  (pag.  158),  n.  12;  tav.  Ili  fpag.  192I,  n.  19. 

Kunz  Carlo,  //  Museo  Bottacin  annesso  alla  civica  Biblioteca  e 
Museo  di  Padova  (Periodico  di  numismatica  e  sfragistica.  Voi.  II  , 
pag.  170  e  171,  tav.  Vili,  4  e  5). 

Promis  Domenico  ,  Monete  di  zecche,  italiane  inedite  o  corrette.  To- 
rino, 1871,  in-4,  pag-  55-57»  tav.  VII,  71  e  72. 

Rossi  Umberto,  La  zecca  di  Reggio  ne/I'  Emilia  sotto  la  domina- 
zione pontificia  (Gazzetta  Numismatica,  Anno  I,  n.  11,  pag.  54  e  55). 

Toxiri  Agostino,  Monete  di  Ercole  li  Duca  IV  di  Reggio  Emilia 
(Bullettino  di  numismatica  e  sfragistica.  Voi.  II,  pag.  324-326). 

Idem,  Spigolature  nel  medagliere  :  Mantova,  Reggio,  Arezzo  {Bull, 
di  num.  e  sfrag.  Voi.  Ili,  pag.  89  e  90). 

Trésor  de  numismatique  et  de  glyptique.  Paris,  1846,  in-folio., 
tav.   XXXV,  n.  4  e  13. 

Armand  Alfred,  Le  mcdailleurs  italiens  des  quinzicme  et  seizicme 
sièc/es,  3  voi.  Parigi,  Plon  e  C,    1883. 

Heiss  Aloiss,  Les  Médailleurs  de  la  Renaissance.  Parigi,  1881. 

Friedlaender  Julius  ,  Die  italienischen  Schaumilnzen  des  fùnf- 
zelinten  Jaìirhunderts.  Berlin,  Weidmann,  1880,  in-4,  fig- 

Lotti  Giuseppe  Antonio,  Raccolta  delle  monete  d'oro,  d'argento  e  di 
rame  battute  o  spese  nella  città  e  negli  stati  di  Modena.  Modena,  1755. 

Idem,  Provvigioni,  Gride,  Ordini  e  Decreti  da  osservarsi  negli  stati 
di  S.  A.  Serenissima.  Modena,  1755. 

Malaguzzi  Valeri  Francesco,  Notizie  di  artisti  reggiani.  Reggio 
Emilia  ,  Degani,   1892. 

Idem,  /  Parolari  da  Reggio  e  una  medaglia  di  Pastorino  da  Siena. 
(neW  Archivio  Storico  dell'Arte,  Anno  V,  fase.  1.  Roma,   1892). 

Balletti  Andrea,  Gasparo  Scaruffi  e  la  questione  monetaria  nel 
secolo  XVI  (negli  Atti  e  Memorie  della  R.  Deputaz.  di  Storia  Patria 
per  le  Prov.   Mod.  Serie  III,  voi.  I,  parte  li),  ecc. 


LA   ZECCA    DI    REGGIO   EMILIA  1 73 


spensatore  di  privilegi,  invero  poco  all'unisono  coi 
nuovi  tempi,  ma  tendenti  a  quel  fine  politico  che  poi 
pienamente  fallì  al  famoso  imperatore. 

Vediamo  infatti  che  la  zecca  reggiana  s'apre  nel 
1233  e  che  il  concedente,  almeno  nella  esteriorità 
ufficiale,  è  il  vescovo:  e  precisamente  quel  Nicolò  de' 
Maltraversi,  prelato  caro  a  Federico  che  Io  favorì  di 
amplissimi  privilegi,  dei  quali  anche  ci  rimangono  i  testi 
e  in  un  periodo  in  cui  lo  spirito  pubblico  in  Reggio 
fu  diretto  da  una  gente  aristocratica,  fieramente  ghi- 
bellina ed  a  Federico  non  meno  del  Vescovo  bene 
accetta.  Se  Reggio  avesse  avuta  la  concessione  di 
coniar  moneta  prima  di  Federico,  non  avrebbe  certa- 
mente tralasciato  di  valersene,  come  di  privilegio  non 
solo  onorifico,  ma  anche  grandemente  vantaggioso 
pel  commercio  locale,  e  cespite  importante  delle  fi- 
nanze comunali.  L'averlo  fatto  soltanto  nel  1233  è 
dunque  grande  indizio  che  il  relativo  privilegio  fu  di 
data  di  poco  anteriore  a  quell'anno. 

Ma  ciò  che  v'ha  di  notevole  nell'atto  col  quale 
il  Vescovo  di  Reggio  appaltava  ad  alcuni  assuntori 
l'esercizio  della  zecca  è  che  in  effetto  il  Vescovo 
rappresenta  una  parte  curiosa  e  invero  tutta  propria 
di  un  periodo  storico  di  transizione  quale  fu  quello 
della  prima  metà  del  secolo  XIII,  in  cui  il  nuovo 
comune  venne  colle  buone  o  colle  cattive  a  liquidare 
tutti  i  diritti  signorili  che  da  Carlo  Magno  a  Fede- 
rico II  erano  stati  concessi  ai  Vescovi.  Citerò  appena 
alcuni  fatti  ed  alcune  date  che  hanno  un  singolare 
significato  a  questo  proposito.  Nel  ri 86  il  Comune 
di  Reggio  imprende  l'escavazione  di  un  navilio.  No- 
tisi che  il  diritto  delle  acque  pubbliche,  una  regalia 
non  meno  importante  di  quella  di  battere  moneta, 
spettava  al  Vescovo  e  non  al  Comune.  Ma  nel  1179 
il  Comune  si  era  fatto  donare  dal  Vescovo  le  acque 
del  Tresinaro    obbligandosi  a  dargli  in   corrispettivo 


174 


FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


la  allodiale  proprietà  di  certi  molini.  Insomma,  come 
acutamente  osservava  il  Desimoni  a  proposito  di  fatti 
analoghi  avvenuti  fra  il  Comune  di  Genova  e  quegli 
Arcivescovi,  la  donazione  qui  non  è  che  una  formola 
notarile,  ma  nasconde  una  vera  e  propria  espropria- 
zione per  pubblico  interesse.  E  gli  ultimi  diritti  del 
Vescovo  sulle  acque  pubbliche  reggiane  furono  poi 
del  tutto  espropriati  dal  Comune  di  Reggio  precisa- 
mente al  Maltraversi  e  tre  anni  dopo  l'apertura  della 
zecca,  cioè  nel  1236,  essendo  podestà  uno  dei  più 
caldi  fautori  della  politica  di  Federico  II,  il  marchese 
Delfino  Pallavicino.  I  tempi  correvano  così  e  s'impo- 
nevano inconsciamente  anche  a  chi  pareva  volesse 
sottomettere  l' Italia  dei  liberi  comuni  ai  concetti  di 
politica  autocratica  del  secondo  Federico. 

Ma  nel  contratto  d'appalto  della  zecca  l'espro- 
priazione comunale  si  vela  sotto  formule  contrattuali 
anche  più  sottili  e  delicate  di  quelle  che  abbiamo 
citate  per  il  gius  d'acque.  Forse  la  data  assai  recente 
del  privilegio  non  acconsentiva  che  si  usassero  pro- 
cedimenti più  solleciti  e  rudi  che  avrebbero  potuto 
offendere  lo  stesso  imperatore,  autore  del  privilegio; 
forse  il  buon  accordo  che  pare  regnasse  sempre  nelle 
relazioni  del  vescovo  Maltraversi  gran  signore  e  al- 
tamente rispettato,  come  ce  lo  descnve  la  penna  vi- 
vace del  contemporaneo  Salimbene  ,  col  Comune  , 
importò  una  forma  più  riguardosa  e  più  delicata  ; 
forse  tutte  due  queste  condizioni  di  cose  concorsero 
nello  stesso  effetto.  Certo  è  che  nel  contratto  d'ap- 
palto del  1233  il  vescovo  è  il  vero  concedente  e 
l'appaltatore  da  lui  direttamente  ripete  la  concessione. 
Allegato  al  contratto  fra  vescovo  e  appaltatore  v'è 
un  atto  importante  non  meno  per  la  storia  della 
zecca  reggiana  ed  in  genere  di  tutte  le  comunali 
italiane  dello  stesso  periodo  storico,  che  per  la  storia 
del  diritto  pubblico;  e  in  questo   atto,  che  modesta- 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  175 


mente  assume  il  carattere  di  una  ratifica,  noi  vediamo 
il  podestà  del  Comune  di  Reggio  approvare  e  ren- 
dere quindi  esecutivo  l'appalto.  Senza  l'approvazione 
del  podestà,  vale  a  dire  del  Consiglio  generale  di  cui 
il  podestà  nell'ordine  economico  e  amministrativo  era 
il  sindaco  e  il  rappresentante  normale,  l'appalto  non 
avrebbe  potuto  avere  effetto  e  l'atto  relativo  sarebbe 
rimasto  nullo. 

E  così  che  ha  la  prima  origine  la  zecca  reg- 
giana. Federico  II ,  seguendo  ,  in  tutto  ciò  che  tor- 
nava utile  alle  sue  mire  politiche  ,  le  tradizioni  dei 
suoi  predecessori,  concede  al  vescovo,  non  agli  eri- 
manni,  al  Comune,  il  diritto  di  monetazione  ;  ma  il 
vescovo  per  tàr  uso  di  tal  diritto  è  costretto  a  tran- 
sigere col  Comune,  e  il  Comune  ratificando  si  sosti- 
tuisce di  fatto  nelle  ragioni  del  vescovo ,  cioè  del 
concessionario  meramente  ufficiale. 

Ne  poteva  tardare  che  il  Comune  facesse  un 
passo  più  in  là  e  tagliasse  fuori  del  tutto  il  vescovo. 
E  se  duro  poi  l'antica  impronta  vescovile  nelle  mo- 
nete, di  cui  dirò  tra  breve,  anche  nel  tempo  in  cui 
il  Comune  coniò  senza  chiedere  licenze  ad  alcuno  , 
la  ragione  si  ha  da  ricercare  tutta  nel  credito,  dirò 
così,  della  ditta,  nella  estimazione  che  la  buona  an- 
tica moneta  reggiana  godeva  sui  mercati. 

Il  primo  documento  sulla  zecca  di  Reggio  ri- 
monta al  1233  ed  è  appunto  relativo  alla  prima  aper- 
tura, che  ebbe  luogo  quindi  nove  anni  prima  di 
quella  della  vicina  Modena  (2). 

Il  vescovo  Nicolò  Maltraversi,  con  atto  del  14 
agosto,  concedeva  a  Pietro  de'  Millemerci  e  ad  alcuni 
suoi  soci  di  fabbricare  della  moneta  grossa  e  piccola 


(2)  Vedi  Arsenio  Ckkspki.l ani,  La  Zecca  di  Modena.  Modena  ,  Tip. 
Vincenzi ,  1834.  —  Modena  ottenne  la  facoltà  di  batter  moneta  con 
diploma  imperiale  del  giugno  1226. 


176  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

reggiana  :  i  concessionarii  ,  dal  canto  loro  ,  s'  obbli- 
gavano di  sborsare  al  Maltraversi  cinque  denari  su 
ogni  otto  da  coniarsi,  dedotte  prima  tutte  le  spese 
per  se  stessi  e  per  gli  operai  monctieri  ,  tagliatori  , 
saggiatori,  imbiancatori,  tonditori  ,  affinatori,  due  in- 
servienti e  per  tutti  gli  utensili  necessarii  alla  batti- 
tura :  gli  altri  tre  denari  su  ogni  otto  sarebbero 
andati  di  diritto  ad  accrescere  la  mercede  dei  con- 
cessionarii. Questi  s' impegnavano  inoltre  a  render 
ragione  al  vescovo,  ogni  tre  mesi,  dei  guadagni  e 
delle  spese  e  di  sottostare  alla  sorveglianza  di  due 
delegati  del  vescovo,  i  quali  avrebbero  verificato  se 
la  moneta  fosse  della  bontà  voluta  e  se  niuno  ne 
asportasse  furtivamente.  In  caso  di  violazione  dei 
patti,  i  locatarii  avrebbero  sborsato  cento  marchi  (3). 

L'ingerenza  del  Comune  nelle  cose  della  zecca 
si  rileva  da  un  successivo  atto  14  settembre  dell'anno 
stesso,  col  quale  si  stabiliva  che  la  nuova  moneta 
fosse  esaminata  ed  approvata ,  oltreché  dai  sopra- 
stanti delegati  dal  vescovo,  anche  da  quelli  del  Co- 
mune :  solamente  dopo  tale  approvazione  si  potesse 
metterla  in  circolazione  (4). 

11  Millemerci  scelse  tosto  gli  operai  cui  affidare 
il  delicato  ufficio  della  coniazione ,  nelle  persone  di 
Ottobono  Benvogli  ,  Giovanni  Boncatino  ,  Giovanni 
Bono  de  Statuii,  Leonardo  Gabbi,  Ottolino  Benvogli 
e  Zuchai  di  Cremona  ,  Giovanni  Bello  e  Lanterolo 
Ulcemonti  fratelli,  chiamati  calderarii  de  Panna,  Gia- 
como di  Desio,  Ugo  Aliario  di  Milano  ,  Opizzo  cai 
deraro  di  Piacenza.  Tra  tutti  questi  operai  e  il  Mil- 
lemerci si  stabilivano  l'8  ottobre  dello  stesso  1233  i 
patti  seguenti  ;  gli  operai  promettevano  : 


(3)  V.  Documento  I. 
(  \)  V.  Documento  II. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  Iy  7 


i.°  di  coniare  il  meglio  possibile  la  nuova 
moneta, 

2.0  di  evitare  le  frodi  ed  il  falso  nella  mo- 
neta, di  denunciare  i  falsificatori  e  di  custodire  le 
monete  e  sopratutto  i  punzoni  (carbones), 

3."  di  non  rimanere,  nò  allontanarsi  dalla  zecca 
per  nessuna  circostanza  ,  senza  la  licenza  del  Mille- 
merci  e  de'  suoi  delegati, 

4."  di  accettare  e  di  licenziare  quegli  operai 
che  ai  concessionarii  della  zecca  piacesse, 

5.0  di  denunziare  il  nome  di  quelli  che  con- 
travverrebbero ai  patti  stabiliti, 

6."  di  non  eleggere  alcun  preposto  o  console 
o  altro  capo  senza  il  consenso  del  Millemerci, 

~j."  di  dare  le  più  esatte  informazioni  sull'an- 
damento della  coniazione,  se  il  Millemerci  le  avesse 
richieste, 

8.°  di  tagliare  la  moneta  secondo  quanto  era 
stabilito,  cioè  denariontm  in  unciam. 

g.°  di  coniare  nove  onde  di  marco  reggiano 
d'argento  pel  prezzo  di  otto  regini  et  bolzonum 
scilicet....  prò  pretto  quatuor  Rcginorum, 

io."  in  compenso  del  loro  lavoro  gli  operai 
avrebbero  ricevuto  otto  denari  reggiani  per  ogni 
marco  di  onde  nove  reggiane    5  . 

Delle  monete  in  argento  dette  grossi,  battute 
in  quest'epoca,  conscrvansi  più  esemplari,  in  alcune 
c^Upzioni  d'  Italia  ;  più  rare  sono  invece  quelle  in 
argento  basso  dette  piccoli;  delle  quali  tutte  sarà  data 
la  descrizione  in  appendice. 

Fino  a  quando  i  Reggiani  continuassero  a 
coniare   tal  moneta  non  è  espressamente   dichiarato. 


(5)  V.  Documento  III. 


I78  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

Come  accennai  da  principio,  devesi  al  credito  che  la 
moneta  reggiana  godeva  in  ogni  luogo,  se  per  qualche 
tempo  si  seguitò,  come  sembra  probabile,  a  batter 
moneta  coli' impronta  vescovile.  Le  varianti  o  almeno 
alcune  di  esse  che  conosconsi  delle  monete  con  tale 
impronta,  appartengono  probabilmente  a  successive 
coniazioni. 

Di  questo  periodo  però  e  di  quello  delle  lunghe 
lotte  ambiziose  delle  varie  signorie  succedutesi  in 
Reggio  fino  ad  Azzo  d' Este  nulla  rilevasi  da  docu- 
menti e  cronache  relativamente  alla  zecca,  oltre  la 
notizia  di  una  temporanea  chiusura  di  essa,  non  è 
noto  se  breve  o  no,  e  della  sua  riapertura  nel  1269  in 
casa  di  Gherardo  Massi,  come  ricorda  il  Memoriale 
reggiano  di   quell'  anno   (6>. 

Nel  1290  i  Reggiani,  nella  speranza  d'un  avvenire 
più  tranquillo  e  giovevole  al  buon  andamento  della 
cosa  pubblica,  inviavano  un  ambasciatore  ad  Azzo 
d'Este,  signore  di  Ferrara,  offrendogli  il  governo 
della  città  per  un  triennio.  L'  Estense  tenne  così  la 
città  fino  alla  morte  successa  poco  dopo,  lasciandola 
poscia  al  figlio  Azzo. 

Del  periodo  di  Azzo  d'Este  (1293-1306)  conser- 
vasi una  moneta  che  sarà  descritta  a  suo  luogo, 
ma  sulla  cui  coniazione  mancano  documenti.  Per 
avere  notizie  sulla  zecca  reggiana  occorre  sorvolare 
sul  breve  periodo  di  libertà  succeduto  ad  Azzo  e 
delle  altre  vicende  politiche  fino  al  1312. 


(6)  Nel  Rerum  ilalicarum  scriptores ,  voi.  Vili,  mcclxix.  —  Il 
Panciroli  (His/oria  Regii,  Lib.  Ili) ,  vorrebbe  che  le  monete  d' oro  e 
d'  argento  si  cominciassero  a  coniare  in  quest'  epoca  in  casa  del  Massi 
col  nome  della  repubblica,  sostituitosi  all'antica  impronta  vescovile.  Pel 
fatto  che  non  si  conoscono  esemplari  di  tali  monete  e  per  le  ragioni  sopra 
esposte  che  fanno  ritenere  che  a  Reggio  si  continuasse  a  batter  moneta 
coli'  impronta  primitiva,  credo  inutile  far  rilevare  di  più  la  poca  proba- 
bilità di  tal  fatto. 


LA   ZECCA    DI   REGGIO    EMILIA  I79 

A  causa  dell'invasione  di  monete  cattive  e  false 
che  avevano  trovato  modo  di  entrare  in  gran  numero 
in  circolazione,  a  scapito  del  commercio,  gli  Anziani 
nella  seduta  del  27  dicembre  1312,  prendevano  queste 
deliberazioni  per  porre  argine  all'inconveniente:  che 
fosse  riconosciuta  per  buona  soltanto  l' antica  moneta 
cioè  i  bolognini ,  i  reggiani  e  i  modenesi  grossi  e 
piccoli;  che  le  locazioni  di  tutti  i  dazii  e  le  condanne 
pecuniarie  s'intendessero  eseguite  con  quella;  che  si 
potesse  spendere  il  grosso  veneziano  del  doge  per 
venti  bolognini  o  reggiani  piccoli,  il  tornese  di  giusto 
peso  per  trent'  otto,  il  carentano  per  tredici  e  mezzo, 
il  tiralino  crociato  per  dodici  e  il  fiorino  e  le  altre 
monete  d'  oro  per  quello  che  varrebbero  a  bolognini 
e  a  reggiani  ;  che  a  cominciare  dal  20  del  prossimo 
giugno  in  avanti  tutte  le  altre  monete,  oltre  le  sopra- 
dette, fossero  soppresse  dal  corso  della  città  e  distretto 
di  Reggio  ;  che  i  cambiatori  e  i  mercanti,  fino  al 
20  giugno  non  potessero  vendere  o  spendere  il  bolo- 
gnino,  il  reggiano  o  il  modenese  per  più  di  dieciasette 
mezzani  e  il  veneto  del  doge  per  ventotto  mezzani; 
che  tutti  quelli  che  dovessero  ricevere  qualche  somma 
di  denaro  fino  al  20  giugno,  ricevessero  in  pagamento 
il  bolognino,  il  grosso  reggiano  e  bolognese  per 
diciasette  mezzani ,  il  tornese  per  cinquantaquattro 
mezzani  e  il  carentano  per  dicianovc  ;  finalmente  che 
la  antica  moneta  di  Reggiani  grossi  e  piccoli  si  do- 
vesse fabbricare  in  Reggio,  alla  lega  dei  bolognini 
reggiani  e  modenesi  secondo  l' impronta  della  città 
di  Reggio,  e  ciò  dal  mese  di  gennaio  del  prossimo 
anno  13 13  (7). 

Documenti    abbondanti  si  hanno  sulla    battitura 


(7)  V.  Archivio  di    Stato  di  Reggio    Emilia.  Sezione  Comunale.    — 
Provvigioni  dei  Difensori. 


l8o  FRANCESCO    MALAGUZZI   VALERI 

del  1325.  Nella  seduta  degli  anziani  del  20  settembre 
di  quell'anno,  molti  oratori,  riconosciuta  la  necessità 
nel  commercio  locale  di  mettere  in  corso  nuove 
monete  piccole,  presentavano  parecchie  proposte  per 
facilitare  l'attuazione  della  cosa  e  salvaguardare  il 
Comune  e  la  cittadinanza  nei  propri  interessi.  Con 
centosettantacinque  fave  bianche  favorevoli  contro 
cinquantatre  nere,  fu  approvato  dal  Consiglio  in  mas- 
sima la  cosa  e  si  stabilì  di  eleggere  alcuni  che 
deliberassero  tra  loro  e  riferissero  sul  valore,  sul 
corso  e  quantità  da  stabilirsi  per  la  nuova  moneta  da 
coniarsi  (8). 

I  delegati  presentarono  le  loro  proposte  nella 
seduta  del  penultimo  dello  stesso  mese  di  settembre, 
e  furono  accettate  a  grandissima  maggioranza.  Fu 
quindi  stabilito  :  che  si  dovesse  fabbricare  la  nuova 
moneta  piccola  in  ragione  di  venti  denari  piccoli  per 
bolognino  grosso  e  per  altrettanto  questo  si  spen- 
desse e  in  proporzioni  si  spendessero  tutte  le  altre 
monete  grosse  e  piccole;  che  per  la  fabbricazione 
di  detta  nuova  moneta  si  eleggessero  odo  sapientes 
de  populo  et  artibus  che  s' impegnassero  di  farne  fab- 
bricare fino  alla  somma  di  quattromila  lire  di  denari 
piccoli  in  ragione  di  venti  denari  di  questi  per  bolo- 
gnino grosso,  e  che  scegliessero  fabbricatori  valenti, 
i  saggiatori  e  gli  addetti;  che  tosto  fabbricata  la 
nuova  moneta ,  le  contrattazioni  si  facessero  con 
quella,  intendendosi  che  una  lira  piccola  di  reggiani 
equivalesse  a  venti  soldi  di  reggiani  piccoli  di  tal  mo- 
neta e  una  lira  grossa  fosse  uguale  a  tre  di  reggiani 
piccoli  di  moneta  piccola;  finalmente  che  i  dazi  e 
le  gabelle  del  Comune  si  riscuotessero  in  moneta 
piccola  (9). 


(8)  Arch.  cit.  —  Provvigioni. 

(9)  Ibid. 


LA    ZKCCA    DI    REGGIO    EMILIA 


La  nuova  battitura  fu  affidata  ad  Elia  Anelli  di 
Parma,  che  si  assunse  1'  incarico,  dietro  ricompensa 
di  dieciotto  bolognini  per  ogni  marco    IO  . 

L'anno  dopo,  per  avvantaggiare  il  commercio 
cittadino  che  reclamava  una  certa  quantità  di  moneta 
piccola,  il  capitano  del  popolo  faceva  la  proposta 
di  una  nuova  battitura,  in  consiglio  degli  Anziani. 
Dopo  lunghe  discussioni,  prevalse  il  partito  di  coniare 
altre  otto  o  diecimila  lire  di  reggiani  piccoli,  dandone 
ancora  l' incarico  ad  Elia  Anelli  ed  a  suo  fratello 
Bertolino,  colle  stesse  condizioni  dell'anno  precedente, 
limitando  il  termine  della  locazione  ad  otto  mesi  ("''. 
Sembra  che  l'Anelli  si  associasse  nella  locazione 
Iacopino  Bellinzoni  ricordatoci  quale  fabricator  mo- 
nete prò  septengintis  vigiliti  duobus  Marchis  di  detta 
moneta  fabbricate  ad  rationem  da  cui  et  veto  bottone- 
nomili  parvorum  prò  quolibet  marcilo  '- . 

La  battitura  s'iniziò  ed  era  già  a  buon  punto, 
quando  per  diverse  cause  che  arrestarono  il  lavoro 
e  sopratutto  per  la  carcerazione  del  fratello  di  Elia 
per  fideiuxionem  quam  fecit  prò  Thomaxio  de  Ancllis, 
allo  scadere  del  termine  la  coniazione  non  era  finita 
secondo  i  patti  fìssati  colla  Comunità  e  l'Anelli  fu 
costretto  a  chiedere  una  proroga  di  due  mesi,  che 
ottenne,  per  ultimare  il  lavoro  ('3).  Ma  neanche  al 
termine  della  nuova  dilazione  il  lavori)  era  finito  e 
il  locatario  domandava  un'ultima  proroga  di  un 
mese  e  mezzo,  con  un'istanza  alla  Comunità  :  dalla 
quale  risulta  ch'esso  pure,  non  e  noto  per  quali 
cause,   era  stato    rinchiuso    in    carcere,   ed    infermo. 


(io)  Arch.  cit.   —  Masseria.   13  e  24  novembre  1325. 
(n)  V.  le  lunghissime  deliberazioni  nelle  Provvigioni  dell' Arch.  cit. 
J326,  13  luglio. 

(121  Areh.  cit.   —   Provvigioni.   1327,  20  maggio. 
(13)  Arch.  cit.   —  Provvigioni.  1327,   12  marzo. 


l82  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

Gli  Anziani,  nella  seduta  del  15  maggio  1327,  tenuto 
conto  delle  ragioni  esposte ,  concedevano  all'Anelli 
tutto  il  prossimo  mese  di  giugno  per  dar  termine 
alla  battitura. 

Durante  le  varie  signorie  che  dopo  questo  tempo 
si  succedettero  per  tutto  il  secolo  XIV  a  Reggio  , 
non  si  battè  moneta  in  questa  città.  Nel  frattempo 
vi  era  in  corso  la  moneta  milanese. 


CAPITOLO    II. 

Gli  Estensi  fino  a  Borso.  —  Il  Comune  chiede  a  questi  facoltà  di  aprire 
una  zecca  di  moneta  minuta  che  non  è  poi  messa  in  esecuzione.  — 
Ercole  I.  —  La  zecca  speciale  dei  bagattini.  —  Gl'incisori  dei  conii 
Antonio  Magnani,  Giacomo  e  Lazzaro  Martelli,  Battista  Parolari 
alias  Sforzani.  —  La  zecca  del  1492.  —  Il  locale  della  zecca.  — 
Marco  e  G.  Battista  Cacci.  —  Nel  1500  Taddeo  Zacchetti  assume 
1'  appalto  dei  bagattini.  —  Nuova  battitura  di  monete  di  piccolo  va- 
lore nel  1502.  —  Il  duca  impone  che  i  conii  siano  incisi  a  Ferrara. 
—  Giannantonio  da  Foligno  orefice  e  medaglista  li  eseguisce. 

Alla  morte  di  Ottobono  Terzi  parmense,  signore 
di  Reggio,  ucciso  nel  1409  dopo  quattro  soli  anni 
di  signoria ,  la  città  cadeva  sotto  il  dominio  del 
Marchese  Nicolò  d'  Este  che  seppe  approfittare  del 
momento  per  attuare  il  suo  progetto  di  impossessar- 
sene. Nicolò  d'Este  governò  fino  al  1442  ,  nel  qual 
anno  cessò  di  vivere.  Gli  successe  Leonello  ,  uno 
dei  suoi  figli  naturali  che,  morendo  anzi  tempo  nel 
1450,  lasciò  erede  universale  Borso.  Questi  nel  1452 
veniva  fatto  duca  di  Reggio  e  Modena  da  Fede- 
rico III  d'Austria.  Durante  tutto  questo  tempo  a 
Reggio  non  si  battè  moneta  e  vi  ebbe  corso  quella 
ferrarese. 

Soltanto  dal  tempo  di  Borso  ricominciamo  ad 
avere  notizie  sull'argomento  che  trattiamo.  Nel  1460, 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  183 

per  le  esigenze  del  commercio  locale ,  il  Comune 
deliberava  di  chiedere  al  duca  la  facoltà  di  battere 
mille  o  millecinquecento  lire  di  moneta  minuta,  e  a 
questo  scopo  tre  degli  Anziani  venivano  eletti  per 
formulare  i  capitoli  secondo  cui  regolare  la  nuova 
coniazione.  11  permesso  del  principe  al  quale  spet- 
tava il  diritto  di  concessione  di  batter  moneta  e  che 
non  di  rado  si  riserbava  la  facoltà  d'imporre  gì' in- 
cisori dei  conii,  era  necessario.  Quando  già  il  Co- 
mune di  Reggio  si  credeva  sicuro  della  concessione 
e  aveva  ordinato  di  far  condurre  in  città  un  valente 
fabbricatore  di  monete,  a  troncare  le  speranze  arri- 
vava una  lettera  di  Borso  del  18  aprile  dello  stesso 
anno,  che  rifiutava  di  accettare  in  pagamento  delle 
entrate  le  monete  che  si  volcvan  battere.  La  nuova 
coniazione  non  potè  quindi  venire  eseguita. 

È  questa  l'unica  notizia  della  zecca  reggiana 
sotto  il  dominio  di  Borso,  nel  cui  tempo  è  probabile 
che  l'officina  sia  rimasta  inoperosa  ;  ciò  è  avvalorato 
dal  fatto  di  non  conoscersi  monete  reggiane  del  suo 
periodo. 

Con  maggiori  particolari  è  dato  invece  seguire 
la  storia  della  nostra  zecca,  dal  tempo  di  Ercole  1 
(succeduto  al  fratello  nel    147 1)  in  avanti. 

Al  1477  rimonta  la  prima  battitura  dei  bagarini, 
zecca  speciale  di  rame  puro  e  che  ,  caso  singolaris- 
simo nella  storia  delle  zecche  italiane,  restò  sempre 
distinta  dalla  zecca  vera  e  propria  dell'  oro  e  del- 
l'argento. 

Nella  seduta  del  3  marzo  di  quell'  anno,  gii 
Anziani  stabilivano  di  chiedere  al  duca  il  permesso 
di  coniare  della  nuova  moneta  minuta  per  soddisfare 
ai  bisogni  del  piccolo  commercili  :  la  nuova  moneta 
sarebbe  stata  di  bagattini  di  puro  rame,  e  di  due 
qualità:  gli  uni,  tali  che  due  di  essi  equivalessero  a 
un  denaro  e  gli  altri  del  valore  di  un  denaro  ciascuno. 


184  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


Da  l'un  lato  della  nuova  moneta  si  sarebbe  impresso 
il  diamante,  insegna  dell' Estense,  e  dall' altro  1' arma 
della  Comunità  ('4).  Furono  inviati  a  tale  scopo  al 
duca  degli  incaricati  anche  per  intendersi  sulle  moda- 
lità del  conio.  Nella  seduta  del  18  dello  stesso  marzo, 
gli  oratori,  già  di  ritorno,  poterono  riferire  che  il 
principe  acconsentiva  alla  battitura  dei  bagattini  e 
stabiliva  che  vi  si  imprimesse  da  un  lato  l'effìgie  sua 
o  la  sua  insegna  detta  il  Maxenino  alias  la  Maxeneta 
e  dall'altro  lo  stemma  della  Comunità.  Si  decise 
allora  di  scegliere  tosto  il  maestro  di  zecca  e  che, 
quanto  al  peso  delle  nuove  monete,  dodici  esemplari 
di  esse  dovessero  equivalere  ad  un'oncia  (x5).  Nell'altra 
seduta  del  23  dello  stesso  mese  il  numero  dei  bagattini 
da  coniarsi  fu  fissato  in  quattrocento  o  cinquecento 
lire  (<6). 

11  primo  incisore  dei  bagattini  di  cui  s'abbia 
notizia  è  Antonino  Magnani  orefice  reggiano  ricor- 
dato più  volte  per  lavori  da  lui  eseguiti,  nelle  carte 
della  Tesoreria  del  Comune. 

Egli  fu  nei  primi  anni  dell'apertura  della  zecca 
dei  bagattini  il  fabbricatore  dei  conii,  coadiuvato  poi 
da  Giacomo  di  Francesco  Martelli.  Ciò  si  rileva  da 
una  supplica  che  quest'ultimo,  nel  i486,  dopo  la 
morte  del  Magnani,  dirigeva  ai  sovrastanti  della  zecca, 
nella  quale,  dicendo  di  aver  aiutato  il  Magnani  per 
più  anni,  domandava  la  concessione  della  zecca  dei 
bagattini  per  quattro  anni.  A  questo  scopo  prometteva 
di  dar  compiti  i  conii  in  ragione  di  sei  soldi  per  lira 
di  oncie  dodici  e  in  numero  di  146  per  libra,  stampati 
in  modo  che  non  sia  homo  in  reco  che  li  sapese  meglio 
farli;  di  lavorare  quanto  ai    soprastanti  piacesse,  di 


(14)  V.  Documento  VII. 

(15)  V.  Documento  Vili. 

(16)  V.  Documento  IX. 


l.A    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


consegnare  di  mano  in  mano  i  bagattini  stampati  ; 
di  custodire  in  ogni  circostanza  le  stampe  e  non 
consegnarle  in  altre  mani  che  in  quelle  dei  soprastanti 
sotto  pena  di  lire  io  e  di  perdere  la  condotta  (J7). 
Il  Comune  accettò  i  patti  e  nominò  il  Martelli  appal- 
tatore della  zecca  dei  bagattini  per  un  anno  (l8>.  Da 
un'altra  carta  però  in  data  21  agosto  i486  risulta  che 
i  bagattini  da  coniarsi  pesavano  ogni  160  una  libbra 
e  che  per  la  loro  battitura  Giacomo  Martelli  fu 
coadiuvato  dal  fratello  Lazzaro  ''9). 

Un  altro  artista  che  aveva  lavorato  attorno  ai 
conii  dei  bagattini  è  Battista  Parolari  alias  Sforzani, 
orefice  e  fonditore  reggiano,  che  circa  nel  i486  pro- 
metteva di  fare  i  bagattini  per  io  soldi  la  libbra  e  di 
coniarli  anche  più  belli  di  quelli  fatti  pel  passato. 

Veniamo  ora  a  parlare  della  apertura  della  zecca 
principale  di  Reggio,  alla  quale  convennero  più  volte 
artisti  di  grido  per  la  fabbricazione  dei  conii  delle 
monete  d'oro  e  d'argento  e  delle  cui  vicende  è  dato 
poter  raccontare  quasi  senza  lacune,  per  l' abbon- 
danza di  importanti  documenti  che  ne  rimangono. 

La  zecca  dell'oro  e  dell'argento,  come  quella 
dei  bagattini,  era  data  dal  Comune  in  locazione  e 
formava  così  un  cespite  importantissimo  delle  finanze 
cittadine.  Al  Comune  spettava  la  sorveglianza  pel 
buon  andamento  di  questo  ramo  del  pubblico  servizio 
e  a  questo  scopo  si  nominavano  ogni  anno  i  superstites 
cichae,  cioè  sei  deputati  e  sovrastanti  alla  zecca  fra 
i  quali  doveva  essere  un  dottore  in  leggi,  un  notaio, 
un  mercante  e  un  cittadino  esperto.  Ciascun  anno 
essi  sceglievano,  fra  loro,  due  che  dovevano  rimanere 


(17)  V.  Documento  X. 

(18)  V.  Documento  XI. 

(19)  Arch.  cit.   —   Carte  di  corredo  alle  Provvigioni. 


t86  franxesco  malaguzzi  Valeri 

in  carica  anche  per  l'annata  prossima:  gli  altri  scaduti 
venivano  sostituiti  con  nuove  nomine.  L' incombenza 
di  tali  sovrastanti  era  di  fare  il  contratto  di  locazione 
della  zecca,  nominare  i  depositari  o  assistenti  che 
dovevano  di  continuo  star  presenti  quando  si  batte- 
vano monete  ed  essere  in  rapporto  col  conduttore 
della  zecca,  dal  quale  dipendevano  i  maestri  di  zecca, 
o  zecchieri.  Gli  assaggiatori  invece  venivano  delegati 
dai  soprastanti  a  fare  le  prove  della  bontà  delle 
monete,  delle  quali  davano  una  breve  relazione  scritta 
e  in  proporzione  del  loro  lavoro  venivano  retribuiti 
dal  Comune  (20). 

Gli  Anziani  di  Reggio  adunque,  nella  seduta  del 
21  ottobre  1491,  considerato  il  vantaggio  grande  di 
ottenere  dal  duca  la  facoltà  di  aprire  una  tal  zecca, 
deliberavano  di  chiedergli  di  poter  coniare  due  sorta 
di  monete,  l'una  del  valore  di  un  soldo,  l'altra  del 
valore  di  sei  denari,  fino  alla  somma  di  cinquecento 
o  mille  ducati  d'  oro  ;  poco  dopo,  nella  seduta  del 
27  dicembre,  fissavano  le  norme  per  facilitare  l'attua- 
zione del  progetto  (2I). 

La  risposta  da  Ferrara  venne  nel  marzo  del 
susseguente  1492  e  fu  favorevole.  Il  duca  raccoman- 
dava che  le  nuove  monete  si  facessero  "  de  arzento 
"  fino  et  bono  come  se  costuma  in  li  altri  luoghi  „, 
affinchè  potessero  aver  corso  dovunque  e  più  diffi- 
cilmente potessero  venir  falsificate  (22). 

Sembra  però  che  solo  due  anni  dopo  incomin- 
ciassero i  Reggiani  a  valersi  del  permesso  ducale 
di  batter  monete,  perchè  soltanto  dal  1494  i  documenti 
accennano  a  un  lavoro  di  zecca  iniziato  allora. 


(20)  V.  Arch.  cit.   —  Provvigioni  del  Comune. 

(21)  V.  Documento  XII. 
V22)  V.  Documento  XIII. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  T87 


Da  una  lunga  nota  di  spese  per  l' impianto  della 
zecca  e  acquisto  di  bilancio,  cesoie,  catenacci,  utensili 
e  restauri  di  casse  ferrate  per  custodire  le  monete  , 
rilevo  che  si  addattò  a  locale  della  zecca  un  pianter- 
reno del  palazzo  del  Capitano,  nel  centro  della  città. 
Vedremo  che  solo  più  tardi  il  locale  fu  definitivamente 
trasportato  in  casa  di  messer  Bartolomeo  Zanelletti, 
nella  parrocchia  di  S.  Silvestro,  corrispondente  oggi 
al  luogo  dove  si  estende  il  ghetto  degli  ebrei  (23). 

Il  7  giugno  dello  stesso  1494  il  Comune  bandiva 
inoltre  una  grida,  invitando  chiunque  "  a  valersi  a 
"  la  dieta  Cecha  in  fare  battere  ogni  suo  arzento  et 
"  quello  affinare  et  partir  l'oro  dall'arzento  senza 
"  suspicione  de  inganno  ni  de   fraudo  alcuna  „   (24). 

L'appalto  della  zecca  fu  dato  a  Marco  Cacci, 
bresciano,  ma  l'incisore  dei  nuovi  conii  fu  il  figlio 
di  quegli,  Giambattista,  che  aveva  chiesta  ed  ottenuta 
la  cittadinanza  reggiana  |25  .  Questo  incisore,  a  giudi- 
care dalle  monete  che  ne  rimangono,  esercitava  1'  arte 
sua  con  discreta  abilità. 

Vennero  tosto  mandati  al  duca  come  "  una 
"  primizia  et  monstra  „  della  nuova  moneta  che 
s' era  incominciata  a  battere,  due  soldi  reggiani  del 
valore  di  cinque  quattrini  l'uno  e  due  altri  del  valore 
di  dieci  quattrini  ciascuno,  d' argento  fino. 

Il  duca  rispondeva  tosto:  u  molto  ni  sono  pia- 
"  ciute  et  ni  pare  che  siano  belle  et  che  potrano 
"  capire  in  ogni  loco  et  ve  ne  comendemo  grande- 
"  mente  „.  Consigliava  anzi  farne  battere  in  grande 
quantità  per  maggior    vantaggio  del  commercio   O26'. 


(23)  La  chiesa   di   S.  Silvestro   sorgeva  circa    nel   luogo   dove  ora 
sorge  la  Sinagoga. 

(24)  V.  Documento  XIV. 

(25)  Arch.  cit.   —  Mandati  di  pagamento,  1497,  17  aprile,  31  ottobre. 

(26)  Arch.  cit.  —  Carteggio  degli  Anziani,  12  giugno  1494. 


l88  ÌRANCESCO   MALAGUZZI    VALERI 


A  quest'epoca,  dopo  la  coniazione  delle  monete 
piccole  d'argento,  deve  ascriversi  la  coniazione  del 
testone  reggiano,  moneta  da  soldi  sei  di  Reggio  e 
cinque  di  Ferrara.  Quando,  parecchi  anni  dopo, 
colla  lettera  7  Marzo  1502  il  duca  concedeva  la 
nuova  battitura,  ne  abbassava  il  corso  di  un  denaro 
e  permetteva  che  a  questo  tasso  se  ne  potessero 
ribattere,  quella  moneta  era  già  in  corso  da  parec- 
chio tempo  (27). 

Incoraggiati  dal  favore  del  duca,  gli  Anziani, 
per  mezzo  degli  eletti  Aliprando  Arlotti  e  Baldassarre 
de  Lajata,  tre  anni  dopo  chiedevano  la  concessione 
di  poter  battere  dei  ducati  d'oro  coli' impronta  o 
l'insegna  del  duca  e  quella  della  Comunità,  della 
bontà  di  peso  di  quelli  Ferraresi,  Fiorentini  e  Bolo- 
gnesi; confermando  ed  ampliando  la  concessione  data 
nel  marzo  del  1492. 

Anche  questa  volta  la  risposta  ducale  fu  favo- 
revole e  la  battitura  dei  nuovi  ducati  d'  oro,  dei  quali 
eseguì  i  conii  ancora  Giambattista  Cacci,  fu  tosto 
iniziata  (28). 

Questa  moneta  non  arrivò  fino  a  noi  o  almeno 
nelle  più  ricche  collezioni  non  se  ne  conosce  alcun 
esemplare.  Soltanto  se  ne  ha  il  disegno  in  una  tariffa 
olandese  e  sarà  descritta  a  suo  luogo  te). 

Poco  dopo,  nell'anno  1500,  aveva  luogo  una 
battitura  di  bagattini.  Ne  assunse  l'appalto  per  un 
anno  l'orefice  reggiano  Taddeo  Zacchetti  e  i  patti 
imposti  della  Comunità,  dei  quali  rimane  copia,  furono 
i  seguenti  : 

i.°  che  il  locatario  fosse   tenuto  coniare  quel 
numero  di   bagattini  che  sarebbe  stato    fissato  come 


(27)  Ibid. 

(28)  V.  in  Appendice  la  descrizione  delle  monete. 

(29)  V.  la  descrizione  delle  monete. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  T  89 


necessario  pel  commercio  della  città  e  ducato  di 
Reggio,  col  conio    consueto  della    Comunità; 

2.0  che  della  nuova  moneta  "  vadant  centum 
"  quiguaginta  sex  ad  libram  et  prò  libra  qualibet  pon- 
"  deris  et  non  minus  nec  plus  „  salvo  ulteriori 
deliberazioni  del  Comune; 

3.0  che  l'appaltatore  fosse  obbligato  a  presen- 
tare i  bagattini  coniati  agli  agenti  del  Comune,  di 
tempo  in  tempo,  a  loro  beneplacito; 

4."  che  non  potesse  venderli  per  suo  privato 
uso  ne  presentarli  sotto  pena  di  una  multa  e  di 
vedersi  tolta  la  condotta  (3°'. 

L'  artista  reggiano  si  rimise  tosto  al  lavoro  e  i 
documenti  ne  fanno  cenno  (30. 

Nel  1502,  essendo  insorte  contestazioni  cogli 
esattori  delle  imposte,  il  Comune  mandava  a  Ferrara 
al  duca  Ercole  tre  delegati  per  ottenere  una  giusta 
limitazione  delle  monete  in  corso  e  per  chiedere  la 
facoltà  di  far  coniare  nuove  monete  di  piccolo  valore 
ad  uso  del  popolo.  Il  duca  rispondeva  favorevolmente 
e  con  lettera  7  Marzo  1502  concedeva  diesi  battes- 
sero pezzi  da  ////  soldo,  due  soldi  e  testoni  del  valore 
di  soldi  sette,  denari  tre,  a  moneta  reggiana.  I  soldi 
dovevano  avere  per  impronta  lo  stemma  di  Reggio 
e  l'unicorno,  impresa  nota  degli  Estensi  :  i  due  soldi 
una  mezza  figura  di  S.  Prospero,  protettore  della 
città  e  un'aquila,  parte  dello  stemma  ducale;  i  tcstmn 
da  un  lato  l'immagine  di  Ercole  1  con  la  berretta 
in  capo,  dall'altro  l'arme  della  Comunità. 

Il  duca  però  poneva  la  condizione  che  i  nuovi 
conii  fossero  fabbricati  a  Ferrara,  sotto  pena  di 
nullità  della  concessione. 


(30)  Arch.  cit.  —  Com.  Kif.  1500,  e.  30  e  31. 

(31)  Arch.  cit.  —  Coni.  Rif.  1500.  e.  34.  v. 


I9O  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


Il  Comune  non  potè  quindi  valersi  dell'opera 
di  Giambattista  Cacci  (il  cui  padre  frattanto  era  passato 
alla  zecca  di  Modena)  (32).  Egli  però  conservò  il  posto 
di  maestro  della  zecca  e  cercò  a  Ferrara  un  altro 
artista  che  volesse  assumersi  la  delicata  impresa  della 
fabbricazione  dei  conii. 

Il  prescelto,  come  da  documenti  preziosi  rilevò  il 
Dott.  Umberto  Rossi,  fu  Giannantonio  da  Foligno, 
artista  provetto  in  questo  ramo  e  le  cui  monete  sono 
ancora  oggi  ritenute  fra  le  più  belle  del  Rinasci- 
mento (33). 

I  punzoni  per  la  zecca  di  Reggio,  terminati 
sulla  fine  di  giugno  del  1502,  vennero  spediti  da 
Ferrara  il  4  luglio  e  non  fu  piccola  la  difficoltà 
ch'ebbe  a  superare  Giovanni  Soavi  agente  di  Reggio 
presso  la  corte  ducale,  per  trovare  una  sicura  occa- 
sione per  farli  trasportare,  chiusi  e  legati  in  una 
cassetta,  fino  a  Reggio.  Il  12  dello  stesso  luglio  gli 
Anziani  finalmente  scrivevano  al  Soavi  che  le  stampe 
erano  arrivate. 

Giannantonio  da  Foligno  ricevette  in  ricompensa 
quindici  ducati  d'oro  larghi,  corrispondenti  a  lire  56, 
soldi  15  di  moneta  reggiana  e  le  stampe  furono 
subito  consegnate  al  nobile  Alberto  Caselini,  depo- 
sitario della  zecca,  che  racchiusili  in  apposita  cassetta 
serrata  a  chiave,  ne  ebbe  speciale  cura  per  l'avvenire. 

La  coniazione  incominciò  tosto  e  probabilmente 
continuò  fino  alla  morte  di  Ercole  I. 


(32)  G.  Cukspellani,  Op.  cit.,  pag.  ]6. 

v33)  Umberto  Rossi,  Lodovico  e  Giannantonio  da  Foligno  orefici  e 
medaglisti  ferraresi,  nella  Cassetta  Numismatica,  Anno  VI,  n.  9-11,  da 
cui  tolgo  quanto  riguarda  le  monetazioni  di  Giannantonio  da  Foligno 
per  la  zecca  reggiana. 


LA    ZECCA    DI    RECGIO    EMILIA  T9I 


CAPITOLO    III. 

Alfonso  I  d'Este.   —  Seconda  monetazione  di  Giannantonio  da  Foligno. 
—  Giambattista  e  Lorenzo  Cacci. 

Il  25  gennaio  1505  moriva  il  duca  Ercole,  dopo 
trentatrè  anni  di  governo  e  gli  succedeva  il  figlio 
Alfonso  I ,  ricevuto  nel  suo  viaggio  a  Reggio  con 
grandissimi  onori  (34). 

Ma  tosto  salito  al  trono,  per  la  tendenza  propria 
dei  principi  d'Este  in  quei  tempi  di  togliere  alle  città 
soggette  lontane  antichi  privilegi  e  concessioni ,  per 
restringerli  tutti  in  Eerrara  ,  loro  sede  ,  il  14  marzo 
di  quell'anno,  con  una  laconica  lettera,  ordinava  che 
in  Reggio  "  non  si  batta  moneta  più  di  alcuna  sorta 
"   d'oro  e  di  argento  „  ^35». 

A  tal  pericolo  gli  Anziani ,  radunatisi  ,  delibe- 
rarono tosto  di  scongiurare  presso  il  principe  una 
tal  misura  che  sarebbe  tornata  di  grave  danno  alla 
città.  Per  ottenere  più  facilmente  la  cosa  facevano 
considerare  al  duca,  in  una  petizione  di  cui  ci  rimane 
la  copia  ,  che  il  diritto  di  zecca  a  Reggio  ,  lasciato 
intatto  anche  dal  duca  precedente,  tornava  ad  onore- 
delio  stesso  principe,  del  quale  veniva  stampata  l'im- 
magine sulle  monete  e  che  d'altronde,  in  caso  di 
chiusura ,  non  ne  sarebbe  stata  avvantaggiata  la 
zecca  di  Eerrara,  per  la  sua  lontananza,  cosicché  l'oro 
e  l'argento  da  battersi,  piuttosto  che  andare  a  Eer- 
rara, avrebbero  preso  la  via  di  Bologna,  ecc.  (36). 

Il  duca,  con  lettera  1 1  aprile,  rispondeva  nega- 
tivamente e  riconfermava  il  divieto,  aggiungendo  che 


(34)  Panciroli,  Storia  di  Reggio,  lib.  VI. 
(35J  V.  Documento  XV. 
(36)  V.  Documento  XVI. 


192  FRANCESCO    MALAGUZ7.I    VALERI 

se  i  Reggiani  abbisognassero  di  moneta  da  mettere 
in  circolazione,  avrebbero  potuto  ricorrere  alla  zecca 
di  Ferrara  (37). 

Gli  Anziani  non  si  perdettero  d'animo  per  questo 
e  tornarono  a  rivolgersi  al  duca,  ripetendo  la  stessa 
domanda,  nel  novembre  e  nel  febbraio  del  successivo 
T506,  mostrandogli  ancora  per  toccarlo  nel  debole, 
che  il  batter  monete  a  Reggio  era  infine  evidentem 
gloriarti  et  honorem  sue  Celsitudinis. 

Questa  volta  il  duca,  mosso  alle  preghiere  dei 
Reggiani ,  concedeva  finalmente  loro  di  riaprire  la 
zecca  purché  si  battesse  moneta  alla  lega  di  Ferrara 
e  si  ordinassero  in  questa  città  i  conii  (38). 

Nel  febbraio  dell'anno  medesimo  infatti  si  decise 
dal  Comune  di  Reggio  di  far  battere ,  secondo  la 
concessione  ducale  ,  dei  ducati  d'  oro,  testoni,  doppi 
soldi  e  soldi  e  si  ricorse  ancora,  per  la  fabbricazione 
dei  ponzoni ,  all'  orefice  ferrarese  Giannantonio  da 
Foligno,  in  questo  tempo  maestro  di  stampe  a  Fer- 
rara e  orefice  di  corte ,  che  ne  avrebbe  avuto  in 
mercede  venticinque  ducati  d'  oro.  Vi  fu  allora  un 
lungo  carteggio  tra  gli  Anziani  di  Reggio  ,  i  loro 
agenti  in  Ferrara  e  Girolamo  Magnanini,  segretario 
ducale,  sulle  impronte  da  eseguirsi  nelle  nuove  mo- 
nete. 11  duca  avrebbe  voluto  vi  si  mettesse  l'arme  di 
Casa  d'Este,  mentre  i  Reggiani  avevano  scelto  l'ef- 
figie del  patrono  San  Prospero. 

Allora  Alfonso  volle  impedire  ogni  ulteriore  co- 
niazione, ma  si  acquetò,  specialmente  per  opera  del 
conte  Nicolò  da  Correggio  ,  ed  esaminati  i  disegni 
dei  conii  fatti  da  Giannantonio  ,  finì  coli'  approvarli 
tutti,  meno  quello  del  soldo  in  cui  sostituì  alla  palla 
di  fuoco  un'altra  impresa  estense,  il  diamante. 


(37)  V.  Documento  XVII. 

('38)  Arch.  cit.   —   Registri  delle  lettere,  e.  87,   i°  febbr.   1506. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  IQ3 

Ma  frattanto  l'artista  ferrarese ,  forse  a  causa 
del  molto  lavoro  da  cui  era  oppresso  per  quella 
zecca  e  quella  corte  ,  non  era  molto  sollecito  nel- 
l'eseguire  il  lavoro  affidatogli  ;  perciò  il  Comune  di 
Reggio  che  pure  aveva  spedito  all'artista  quasi  l'in- 
tera somma  pattuita,  per  sollecitare  la  consegna  delle 
stampe  inviava  a  Ferrara  Giambattista  Cacci.  Sul 
finire  dell'anno  inoltre  mandava  a  Giannantonio  il 
rimanente  della  somma,  dichiarando  che  non  voleva 
più  oltre  esser  condotto  in  lungo.  Nel  successivo  1507 
i  conii  erano  finiti  e  s'iniziò  allora  nella  zecca  reg- 
giana  quella  battitura  i  cui  prodotti  sono  oggi  ra- 
rissimi (39). 

Quando,  in  seguito,  ebbero  luogo  successive 
coniazioni,  si  ritornò  all'opera  di  Giambattista  e  Lo- 
renzo Cacci,  che  nel  1508  erano  ancora  maestri  di 
zecca  e  coniavano  monete  coi  conii  eseguiti  dall'ar- 
tista ferrarese. 


CAPITOLO    IV. 

La  zecca  reggiana  sotto  la  dominazione  pontificia.  —   Rimase  attiva  la 
sola  zecca  dei  bagattini.  —  Giulio  II.   —    Leone  X.   —  Adriano  VI. 

Dopo  la  battaglia  di  Ravenna  (9  aprile  1512) 
era  risorto  nell'animo  del  pontefice  Giulio  II  l'antico 
desiderio  di  impossessarsi  di  Ferrara,  ma  non  paren- 
dogli in  allora  opportuno  di  volgersi  direttamente 
contro  quella  città ,  aveva  dato  ordine  al  duca  di 
Urbino;  generale  dell'esercito  pontificio,  d'  avanzarsi 
verso  Modena  e  muovere  intanto  all'  acquisto  di 
Reggio.  Questa  tentò   da   principio    evitare  tal    peri- 


(39)  Umberto  Rossi,   Op.  cit. 


194  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

colo  e  mandò  ambasciatori  al  duca  d' Urbino  per 
cercare  di  allontanare  la  tempesta.  Ma  vedendo 
quegli  fermo  a  voler  attuare  i  desideri  di  Giulio  II 
e  l'Estense  impotente  a  difenderla,  s'arrendeva  sen- 
z'altro all'  obbedienza  del  papa.  Il  Consiglio  della 
città,  il  giorno  18  luglio  dello  stesso  1512,  delegava 
alcuni  ragguardevoli  cittadini  a  recarsi  a  Roma  ad 
impetrare  dal  nuovo  signore  i  capitoli  sui  quali  ba- 
savansi  i  diritti  e  le  guarentigie  della  città  e  tra 
quelli  la  facoltà  di  continuare  a  batter  monete  legali 
d'oro  e  d'argento. 

Dopo  non  brevi  pratiche  col  cardinale  di  Pavia, 
delegato  dal  pontefice  all'  esame  dei  trentaquattro 
capitoli  presentati,  gli  ambasciatori  reggiani  otten- 
nero quanto  chiedevano  e  con  breve  del  5  ottobre 
1212  Giulio  II  accordò  e  sottoscrisse  i  capitoli  (40). 

Il  diritto  di  batter  moneta  fu  così  salvato  anche 
questa  volta  a  Reggio  che  però  non  approfittò  del 
vantaggio  almeno  riguardo  alle  monete  d'  oro  e  di 
argento.  La  sola  zecca  dei  bagattini ,  per  tutti  gli 
undici  anni  in  che  durò  la  dominazione  pontificia , 
rimase  attiva,  come  vedremo,  ed  è  quindi  di  questa 
sola  (sempre  distinta  come  si  ebbe  occasione  di  no- 
tare altra  volta,  dalla  principale)  che  per  questo  pe- 
riodo noi  ci  dovremo  occupare. 

Per  questa  ragione  quindi,  al  contrario  di  quello 
che  accadde  in  città  vicine,  il  periodo  pontificio  della 
zecca  reggiana  non  desta  interesse  e  le  sue  vicende 
sono  poche. 

Nel  1513  il  Comune  concedeva  a  Giacomo 
Martelli  (che  già  vedemmo  nello  stesso  ufficio  nel 
i486)  l'appalto  dei  bagattini,  dietro   compenso  di  sei 


(40)  Lino  Chiesi,  Reggio  nell'Emilia  sotto  ì  pontefici.  Reggio  Emilia, 
Tip.  Calderini,  1892. 


LA   ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  I95 

soldi  per  ogni  libbra  di  peso  della  nuova  moneta  da 
coniarsi  (41).  L'incisore  a  cui  il  Martelli  ricorse  per 
le  stampe,  questa  volta,  fu  Giovanni  Dall'Oca,  orefice 
reggiano,  che  ricevette  dal  Comune  per  tal  lavoro 
ventiquattro  lire    imperiali  O*2). 

Sotto  Leone  X  la  zecca  reggiana  non  diede 
alcun  segno  di  prosperità.  Si  ha  bensì  di  questo 
tempo  la  solita  battitura  di  bagattini,  ma  i  tipi  non 
variano  gran  fatto  da  quelli  di  Giulio  II  anzi  l'esecu- 
zione ne  è  inferiore. 

Del  tempo  di  Adriano  VI  ci  rimane  un  barattino 
piuttosto  raro  con  alcune  particolarità  e  che  è  l'ultimo 
prodotto  della  zecca  reggiana  sotto  la  dominazione 
pontificia  (43). 

CAPITOLO   V. 

Alfonso  I  dopo  il  1523.  —  Pandolfo  Cervi  e  Girolamo  della  Penna 
ferraresi  assumono  l'appalto  della  zecca.  —  G.  Battista  Cavalli 
eseguisce  i  nuovi  conii.  —   Rontà  della  moneta  reggiana. 

Per  avere  altre  notizie  di  qualche  importanza 
sulla  zecca  reggiana,  bisogna  venire  al  1531,  sotto 
la  seconda  dominazione  del  duca  Alfonso  I,  ritornato 
al  governo  degli  antichi  stati  fin  dal   1523. 

In  quell'anno  la  zecca  era  stata  assunta  da  Pan- 
dolfo Cervi  ferrarese  che  la  tenne  anche  il  succes- 
sivo 1532,  insieme,  questa  volta,  a  Girolamo  della 
Penna,  detto  il  Pennone,  pure  ferrarese. 

I  capitoli  coi  quali  i  due  zecchieri  promettevano 
di  batter  monete  sono  lunghi  e  particolareggiati.  I 
punti  più  notevoli  sono  :  Che  i  detti  maestri    dovreb- 


(41)  Arch.  cit.   —  Provvigioni. 

(42)  Arch.  cit.   —   Registri  dei  mandati,  1514,  e.  87. 

(43)  Idem, 


I96  FRANCESCO    MALAGUZZ1    VALERI 

bero  fabbricare  Giulii,  mezzi  Giulii,  grossi  da  soldi 
tre  che  in  allora  si  spendevano  per  dodici  quattrini, 
sesini,  quattrini,  e  soldi;  che  i  giulii  da  coniarsi 
fossero  di  bontà  di  oncie  11  giuste  e  ne  andassero 
96  per  libbra  ;  che  i  grossi  da  soldi  tre  o  colombine 
fossero  di  bontà  di  oncie  6  col  rimedio  di  due  denari 
per  libbra  e  ne  andassero  190  per  libbra  ;  che  i 
sesini  fossero  di  bontà  di  oncie  1  1/2  d.  per  libbra 
col  rimedio  di  denari  2  per  libbra  ;  che  il  soldo  fosse 
di  bontà  di  oncie  3  con  denari  2  di  rimedio  e  ne 
andassero  300  per  libbra  ;  che  i  quattrini  fossero  di 
bontà  di  oncie  1  d.o  per  libbra  col  rimedio  di  due 
denari  per  libbra  e  ne  andassero  448  per  libbra,  in 
peso.  I  due  maestri  di  zecca  avrebbero  poi  dovuto 
coniare  ogni  anno  lire  duecento  di  giulii ,  trecento 
di  grossi,  trecento  di  sesini,  trecento  di  quattrini  e 
avrebbero  pagato  alla  Comunità  due  soldi  e  mezzo 
per  libbra  delle  monete  da  cavarsi  di  zecca  :  essi 
poi  per  loro  mercede  avrebbero  potuto  avere  denari 
quattro  d'oro  per  ducato,  per  fattura  di  doppi  giulii 
e  giulii,  soldi  ventuno  per  libbra  e  dei  grossi  soldi 
ventisei  e  così  dei  quattrini ,  soldi  e  sesini.  A  sag- 
giatore poi,  a  succedere  a  Marcantonio  Catania  che 
aveva  servito  nel  1531  ed  ora  era  eletto  sopra- 
stante, fu  nominato  maestro  Pietro  da  Cremona,  che 
avrebbe  avuto  in  ricompensa  un  quattrino  su  ogni 
lira  da  cavarsi  di  zecca  (44). 

Sulla  fine  dell'anno  stesso  di  locazione  sorsero 
però  delle  controversie  tra  le  due  parti  a  causa  del- 
l'onere del  locale  per  la  zecca.  Sebbene  nel  con- 
tratto su  ricordato  il  primo  paragrafo  addossasse  la 
spesa  pel  locale  stesso  alla  Comunità ,  questa  poco 
dopo  credette  meglio  non  incaricarsene  e  volle    ob- 


(44)  V.  Documento  XVIII. 


LA    ZECCA      DI    REGGIO    EMILIA  I97 

bligare  i  locatarii  della  zecca  a  provvedersene  a  loro 
spese.  Allora  il  Cervi  e  il  Penni ,  visto  che  il  Co- 
mane  veniva  meno  ad  uno  dei  patti  stipulati,  si  ri- 
fiutarono di  proseguire  oltre  nella  coniazione  (45).  Le 
parti  però  vennero  ad  un  accordo  perchè  qualche 
tempo  dopo  troviamo  che  il  locale  della  zecca  reg- 
giana era  la  casa  di  messer  Bartolomeo  Zanelletti,  in 
parrocchia  di  S.  Silvestro  ,  il  cui  affitto  di  ventidue 
scudi  d'oro  annui  veniva  pagato  per  meta  dal  Co- 
mune e  per  metà  dai  conduttori  (46). 

Chi  fosse  l'incisore  dei  conii  in  questo  tempo 
non  rilevasi  dai  documenti.  La  considerazione  pero 
della  somiglianza  del  giulio  colle  monete  contempo- 
ranee di  Ferrara  farebbe  ritenere  che  ,  come  pel 
passato  ,  si  fosse  ricorso  colà  per  la  fabbricazione 
dei  conii. 

Da  una  lettera  degli  Anziani  di  Reggio  in  data 
28  febbraio  1534  diretta  a  Nicolò  Ariosto  ,  fattole 
ducale  a  Ferrara,  ci  è  dato  conoscere  che  delle  mo- 
nete della  valuta  di  soldi  nove  imperiali  che  si 
battevano  allora,  ne  andavano  centodiecinove  alla 
libbra  e  che,  fattone  il  saggio  del  peso,  lo  si  trovò 
migliore  di  quelle  di  Ferrara  di  detta  valuta.  Per 
avere  il  giudizio  di  più  saggiatori,  la  Comunità  spedì 
all'Ariosto  delle  monete  reggiane  incaricandolo  di 
farne  fare  il  saggio  per  suo  conto  (47), 


(45)  Ardi.  cit.   —   Provvigioni,  1532,  23  sctt. 

(46)  Ardi.  cit.   —  Carte  di  corredo  alle  Riformazioni,  1536.  Manti. ite 

(47)  Arch.  cit.   —   Registri  delle  lettere. 


198  FRANCESCO    MALAGCZZI    VALERI 


CAPITOLO    VI. 

Ercole  II.  —  Coniazioni  del  1535-36.  —  G.  B.  Cavalli  mantovano,  inci- 
sore. —  I  bagatlini.  —  Appaltatori  della  zecca  dell'  oro  e  dell'  ar- 
gento. —  La  famiglia  dei  Signoretti,  orefici  reggiani.  —  Il  periodo 
delle  locazioni  è  portato  a  un  triennio.  —  Successive  coniazioni.  — 
Gasparo  Scaruffi.  —  G.  Antonio  Signoretti  prende  in  affitto  la  zecca. 
—  Pastorino  da  Siena  eseguisce  i  conii.  —  Nuovi  documenti  su 
Pastorino  a  Reggio.  —  Altri  conii  eseguiti  da  G.  B.  Cambi,  cremo- 
nese, detto  il  Bombarda.  —  Chiusura  temporanea  deila  zecca. 

Passiamo  ora  ad  esporre  le  notizie  sulla  zecca 
di  Reggio  sotto  il  dominio  di  Ercole  II. 

L'assunzione  al  trono  di  questo  principe  ,  suc- 
ceduto ad  Alfonso  I  (morto  il  31  ottobre  T534)  fu 
accolta  con  giubilo  dai  Reggiani.  Furono  aperte  le 
carceri ,  stracciati  i  libri  dei  processi  e  dei  dazii  e 
fatte  splendide  luminarie  per  le  vie.  Agli  ambasciatori 
reggiani  recatisi  a  Ferrara  per  ossequiarlo  ,  Ercole 
fece  concessioni  e  promesse  in  favore  di  Reggio  W>. 

Sotto  il  suo  governo  la  nostra  zecca  attraversa 
il  periodo  più  splendido  e  per  la  sua  attività  e  pel 
concorso  di  artisti  di  grido,  quali  intagliatori  dei  conii. 

Sembra  che  nemmeno  temporaneamente  la  zecca 
sia  stata  chiusa ,  quando  salì  al  governo  il  nuovo 
principe,  dal  quale  Reggio  ottenne  probabilmente  su- 
bito la  confermazione  del  privilegio  di  batter  moneta. 

Nel  1535  e  1536  fu  conduttore  della  zecca  reg- 
giana Pandolfo  Cervi.  In  quel  tempo  probabilmente 
si  battè  lo  scudo  d'oro  col  notissimo  tipo  del  Cristo 
colla  croce  e  il  motto  :  Cuins  cruore  sanati  siduus 
da  l'un  lato  e  lo  stemma  di  Reggio  e  la  leggenda 
Regii  Lombardie  dall'altro.  Eseguì  i  conii  di    questa 


(48)  Panciroli,  Op.  cit.,  lib.  Vili. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  I99 

moneta  Gio.  Battista  Cavalli  di  Mantova,  al  servizio 
di  quella  zecca  e  medaglista  di  grido,  come  il  padre 
Gian  Marco  (-+9).  La  coniazione  di  questi  scudi  che 
continuò  per  tutto  il  ducato  di  Ercole  II  ,  incornicio 
dunque  in  questo  tempo. 

Di  Pandolfo  Cervi  ci  resta  una  petizione  al 
Comune  del  7  gennaio  1536,  nella  quale  esponendo 
che  gli  era  impossibile  proseguire  a  battere  al  saggio 
troppo  alto  ch'era  in  vigore,  chiedeva  gii  si  conce- 
desse di  adottare  il  saggio  di  Ferrara  altrimenti,  come 
egli  aveva  fatto  tochare  cimi  mani  a  qualchuno  del 
magnifico  consiglio  egli  avrebbe  dovuto  rinunciare 
all'appalto  della  zecca  secondo  le  condizioni  stabi- 
lite (5°).  Come  gli  Anziani  rispondessero  al  Cervi  non 
ci  è  noto.  Certamente  però  presero  in  considerazione 
la  cosa  come  risulta  da  una  loro  lettera  in  data  J5 
febbraio  dell'anno  stesso  al  conte  Aldovrandino  Sa- 
crati, uno  degli  Anziani  di  Ferrara,  colla  quale  gli 
chiedevano  i  capitoli  di  quella  zecca  e  dalla  risposta 
favorevole  del  Sacrati  che  inviava  i  capitoli  stessi  (50. 

Nel  luglio  del  1538  assumeva  l'appalto  dei  ba- 
gattini  l'orefice  reggiano  Giovanni  Magnani,  dopo 
qualche  tempo  che  non  eransi  coniate  tali  monete. 
Si  stabili  che  i  conii  e  tutti  gli  strumenti  per  la 
battitura  dovessero  essere  custoditi  e  si  delego  a  tal 
uopo  Alberto  Fossa,  soprastante  alla  zecca,  a  conser- 
varli, e  a  consegnarli  allo  zecchiere  solo  in  caso  di 
coniazione  (52). 

Queste  precauzioni  e  certi  capitoli  inclusi  spesso 
nei  contratti   di    locazione    ci    fanno    ritenere  che    il 


(49)  Umberto  Rossi,  Gian  Marco  e  Gian  Battista  Cavalli,  nella  Kiv. 
Ital.  di  Num.  Anno  V,  fase.  IV,  1892. 

(50)  Arch.  cit.   —  Carte  di  corredo  alle  Riformagioni. 

(51)  Arch.  cit.  —   Registri  delle  lettere,  15  febbraio  e  6  marzo   1536. 

(52)  Arch.  cit.   —  Provvigioni,  1538,  e.  63,  642. 


200  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

caso  di  falsificazione  di  monete  da  parte  di  qualche 
addetto  alla  zecca  fosse  tutt'altro  che  raro. 

Il  Magnani  ottenne  una  proroga  nella  locazione 
a  incominciare  dal  5  aprile  1540.  Ma  essendo  ormai 
la  moneta  piccola  troppo  abbondante  pei  bisogni  del 
commercio,  gli  fu  proibito  di  battere  altri  bagattini 
per  tre  mesi.  Il  locatario  allora  chiese  che  dalle  lire 
cinquanta  ch'era  convenuto  dovesse  sborsare  al  Co- 
mune per  la  concessione,  fosse  detratta  una  somma 
proporzionale  ai  tre  mesi  di  ozio  forzato  (53). 

Passiamo  ora  alle  vicende  della  zecca  delle 
monete  d'oro  e  d'argento  che  vedemmo  affittata  nel 
T536  a  Pandolfo  Cervi. 

Tre  anni  dopo,  Alberto  Signoretti  (artista  ricor- 
dato più  volte  nei  documenti  reggiani  per  notevoli 
lavori  d'oreficeria)  e  suo  figlio  Nicolò  s'offrivano  di 
appaltare  la  zecca  e  ne  presentavano  i  capitoli.  Gli 
Anziani,  tenuto  contro  che  l'Alberto  era  va/de  ido- 
neum  prò  tale  exercitio  nominavano  quattro  di  loro 
per  esaminare  i  capitoli. 

Dopo  l'esame  dei  quali,  l'offerta  fu  accettata  e 
nella  seduta  del  14  gennaio  1540  gli  Anziani  davano 
in  locazione  per  un  anno  la  zecca  ad  Alberto  e  Nicolò 
Signoretti  aggregando  però  loro  Giovanni  Magnani 
che  forse  ne  aveva  pure  fatto  domanda. 

Per  la  locazione  questa  volta  le  condizioni  furono 
le  stesse  fissate  il  5  Gennaio  1532  per  Pandolfo 
Cervi  e  Girolamo  della  Penna,  meno  però  l'obbligo, 
da  parte  del  Comune,  di  prestare  il  locale  della 
zecca  (54). 

L'anno  dopo  Nicolò  Signoretti,  forse  assieme 
al  padre,   era  ancora   maestro  di  zecca.  Ciò  rilevasi 


(53)  Arch.  cit.  —  Carte  di  corredo  alle  Provvigioni,  1543. 

(54)  V.  Documento  XIX. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


indirettamente  da  una  lettera  di  G.  B.  Cavalli  del 
i°  Gennaio  1541,  che  spediva  ai  soprastanti  della 
zecca  dui  ponzoni,  uno  del  Cristo  l'altro  de  l'  arma 
della  Comunità,  e  che  gli  erano  stati  consegnati  da 
Pandolfo  Cervi  (55).  I  punzoni  erano  probabilmente 
stati  richiesti  coli' intenzione  di  adoperarli  di  nuovo 
nelle  successive  coniazioni. 

La  Comunità  reggiana  dovette  esser  rimasta 
soddisfatta  dell'opera  di  Alberto  Signoretti  perchè, 
poco  dopo,  l'i  1  febbraio  1542,  gli  concedeva  l'ap- 
palto per  tutto  l'anno. 

I  capitoli,  questa  volta  espressi  brevemente,  pos- 
sono essere  riportati  integralmente  dal  rogito  delle 
parti  contraenti  : 

"  Primo  ;  che  detto  maestro  Alberto  condut- 
tore sia  tenuto  et  obbligato  dare  con  effetto  a  detta 
Comunità  oli  al  suo  thesoriero  soldi  vinti  per  cia- 
scuna libra  d'oro  battito,  così  di  quello  che  si  bat- 
terà in  detta  Cicha  per  lo  avvenir  durante  la  pre- 
sente locatione  sino  nel  presente  di  et  fare  et  man- 
tenere tutti  li  osevilii  necessarii  a  detta  Cicha  a  tutte 
sue  spese. 

"  Item  che  detto  maestro  Alberto  o  altro  a 
suo  nome  non  possa  ni  debba  per  alcuno  modo  o 
via,  battere  o  far  battere  sesini  ,  quatrini  e  bagatini 
di  sorte  alcuna  in  detta  Cicha  o  fuori  di  quella. 

"  Item  che  sia  tenuto  et  obligato  esso  maestro 
Alberto  dare  ad  ogni  persona  il  suo  ritratto  nel  tempo 
che  prometterà  darlo. 

"  Item  sia  tenuto  dar  et  consigliare  ogni  libra 
de  scudi  che  batterà  o  farà  battere  in  detta  cicha  al 
peso  della  libbra  di  Ferrara. 


(55)   Umberto    Rossi,    Gian    Marco  e  Gian    Battista    Cavalli,  nella 
Riv.  Ita!,  di  Num.,  Anno  V,  fase.  IV,  1892. 


202  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALF.RI 


"  Itcm  che  detto  maestro  Alberto  sia  tenuto 
et  obligato  infra  moggia  quaresima  prossima  hauer 
saldato  tutti  li  suoi  conti  et  ragioni  con  detta  Co- 
munità di  tutto  quello  che  per  causa  di  detta  cicha 
ha  hauuto  da  fare  con  essa  Comunità  et  hauer  pa- 
gato al  detto  Comune  ou  al  suo  tesoriero  subito  che 
haurà  saldato  tutto  quello  che  restarà  debitor  di 
detto  Comune  senza  eccetione  alcuna  „   <56J. 

In  quest'epoca  il  mercato  reggiano  lamentava 
altamente  la  mancanza  di  bagattini,  senza  i  quali  non 
potevan  farsi  le  restituzioni  dei  residui  della  moneta, 
con  grave  danno  generale.  Veniva  quindi  reso  a 
conoscenza  dei  molti  che  s'erano  offerti  di  assumerne 
la  coniazione,  che  si  darebbe,  come  al  solito,  la  con- 
cessione al  maggior  offerente ,  stabilendosi  tra  le 
altre  cose ,  che  i  nuovi  bagattini  s'  avessero  a  stam- 
pare in  un  sol  loco  et  pubblico,  purché  non  si  stam- 
pino in  ciecha ,  con  le  porte  ouer  rebalze  aperte  et 
solum  di  giorno,  che  delle  nuove  monete  ne  doves- 
sero andare  soldi  quattordici  per  libbra  e  non  più  (57). 
Con  altra  Provvigione  il  Comune  ordinava  che  la 
nuova  battitura  avesse  luogo  in  quella  quantità  che 
sarebbe  fissata  dai  soprastanti  a  ciò  delegati  e  che 
ogni  sei  bagattini  dovessero  valere  un  quattrino  (58). 

Il  locatario  fu  anche  questa  volta  Nicolò  Si- 
gnoretti  che  il  9  giugno  1543  accettava  le  condi- 
zioni fissate  impegnandosi  a  pagare  alla  Comunità 
dieci  cavallotti  per  ogni  peso  di  bagattini  (59).  Seb- 
bene nel  contratto  non  si  fissasse  il  termine  della 
locazione,  aggiungendosi  che  avesse  a  durare  a  bene- 


(56)  V.  Documento  XX. 

(57)  V.  Documento  XXI. 

(58)  Arch.  cit.  —  Provvigioni,  1543,  16  maggio. 

(59)  V.  Documento  XXII. 


LA   ZECCA    DI   REGGIO   EMILIA  203 

placito  de  tutti  i  soprastanti  et  suoi  successori ,  pure 
(forse  dietro  richiesta  dello  stesso  Signoretti  che 
dovette  assentarsi  da  Reggio)  l'affitto  fu  sciolto  e  il  30 
gennaio  del  susseguente  1544  si  concesse  la  fabbrica 
dei  bagattini,  per  un  anno,  ad  altro  della  stessa  fa- 
miglia, Bernardino  di  Alessandro  Signoretti.  Questi, 
mantenuti  i  patti  precedenti ,  s'impegnò  di  coniare 
cento  pesi  almeno  di  bagattini,  dichiarando  voler  fare 
pulcras  impressiones  seti  stampas;  il  conduttore  poi 
avrebbe  lasciato  che  la  moglie  del  precedente  loca- 
tario, Anna,  (colla  quale  forse  il  Comune  voleva  sod- 
disfare obblighi  assunti  col  marito  di  lei)  facesse 
stampare  a  suo  piacimento  parte  di  essi  bagattini, 
con  altri  comi.  Contemporaneamente  gli  Anziani  no- 
minavano Simone  dal  Borgo  e  Gio.  Battista  Mari, 
reggiani,  all'ufficio  di  pesare  e  descrivere  i  nuovi 
bagattini,  collo  stipendio  di  quattrocento  soldi  impe- 
riali per  ciascuno  C60). 

Passiamo  ora  alla  zecca  delle  monete  d'oro  e 
d'argento. 

Il  Comune,  che  voleva  affidare  un  ramo  cos'i 
importante  della  pubblica  amministrazione  a  persone 
capaci,  e  che  potessero  mantenere  i  patti  delle  con- 
venzioni, concedeva,  il  5  marzo  1543,  per  un  anno, 
la  zecca  dell'oro  e  dell'argento  a   Nicola   Signoretti. 

La  somma  da  pagarsi  dal  nuovo  locatario  fu 
stabilita  in  lire  trecento  per  ogni  mille  e  cento  libbre 
di  moneta  d'argento  da  coniarsi,  oltre  lire  sessanta 
imperiali  da  sborsarsi  entro  l'anno  :  se  si  battessero 
più  di  libbre  mille  e  cento  dovesse  pagare  soldi  tre 
per  libbra  ;  per  ogni  libbra  d'oro  fabbricato  in  zecca 
invece  dovesse  pagare  ventiquattro  soldi  imperiali  : 
per  manifattura  di  libbra  d'oro  potesse  prendere  lire 


(60)  V.  Documento  XXIII. 


204 


FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


quattro  di  moneta  imperiale,  per  libbra  di   bianconi, 
giulii,  mezzi  giulii  e  quattrini,   soldi  ventiquattro. 

Tra  i  capitoli  fissati  tra  le  due  parti  ricorderemo 
i  seguenti  : 

che  i  maestri  dovessero  pensare  a  provve- 
dere gli  arnesi  e  i  punzoni, 

che  si  potessero  coniare  bianconi,  giulii,  mezzi 
giulii  e  quattrini  nella  quantità  da  fissarsi  dai  sopra- 
stanti del  Comune, 

che  i  bianconi,  giulii  e  mezzi  giulii  fossero  di 
bontà  di  oncie  9  d.  18  senza  il  rimedio  e  il  bian- 
cone fosse  da  soldi  15 ,  il  giulio  da  soldi  io ,  il 
mezzo  giulio  da  soldi  5, 

che  detti  bianconi  pesassero  ogni  sessantasei 
e  un  terzo,  una  libbra  e  altrettanto  dovessero  pesare 
novantanove  giulii  e  mezzo ,  e  centonovantanove 
mezzi  giulii, 

che  i  quattrini  fossero  di  numero ,  peso  e 
bontà  di  quelli  di  Bologna  (6l>. 

Da  una  carta  in  data  5  gennaio  1543,  si  rileva 
che  in  questo  tempo  le  monete  d' argento  che  si 
coniavano  erano  della  bontà  di  quelle  di  Bologna 
e  corrispondenti  a  queste  nel  valore  nominale  ;  i 
quattrini  poi  che  non  fossero  quelli  di  Modena,  Bo- 
logna e  quelli  vecchi  di  Siena,  i  lucchesi,  i  fiorentini 
e,  s' intende,  i  reggiani  si  dovevano  bandire  ;  così 
dicasi  delle  parpaiole  d'ogni  sorta  <62*. 

Siili'  incominciare  però  del  1543  erano  sorti 
gravi  sospetti  sulle  monete  di  Modena  e  Reggio  e 
il  duca,  come  aveva  fatto  a  Modena,  scriveva  al 
podestà   di    Reggio  ordinandogli   di  inviargli   a   Fer- 


(61)  V.  Documento  XXIV. 

(62)  Ardi.  cit.   —  Carte  di  corredo  alle  Provvigioni. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO   EMILIA 


rara,  prima  del  25  del  mese  corrente,  alcune  persone 
pratiche  di  monete  e  di  zecche  per  dar  spiegazioni 
sull'argomento  e  per  farle  assistere  ai  saggi  che  là 
si  sarebbero  fatti  sulle  monete  reggiane.  La  Comu- 
nità gli  inviava  perciò  Alberto  Pratonieri  ,  Giov. 
Maria  Scarufn  e  Giannantonio  Signoretti  ,  meda- 
glista e  orefice  di  grido  (63);  quest'ultimo  era  fin  dal 
1541  al  servizio  della  zecca  reggiana  come  sag- 
giatore e  lo  vedremo  in  seguito  appaltatore  della 
zecca  fino  alla  chiusura  definitiva  e  fabbricatore  degli 
ultimi  conii. 

Poco  tempo  dopo  arrivava  da  Ferrara  un  nuovo 
ordine  al  Comune  di  Reggio  di  mandare  colà  gli  zec- 
chieri. Dalla  lettera  di  risposta  al  ducal  fattore  ge- 
nerale in  data  18  aprile  dello  stesso  1543  ,  rilevo 
che  al  Signorotti  si  era  poco  dopo  unito  un  socio 
nella  persona  di  Pandolfo  Cervi.  Questi,  col  Signo- 
retti, partì  quindi  per  Ferrara  <6iK  Colà  si  fecero  i 
saggi  delle  monete  modenesi  e  reggiane:  queste 
ultime  furon  trovate  della  bontà  di  quelle  di  Ferrara, 
Bologna,  Modena,  e  Venezia. 

Non  ostante  questo  buon  risultato,  sembra  che 
anche  per  Reggio  si  volesse  applicare  la  misura  da 
attuarsi  a  Modena  6v,  cioè  la  sospensione  pel  mo- 
mento di  ogni  lavoro  in  zecca,  e  il  bando  di  tutte 
le  parpaiole  e  quattrini,  di  questi  lasciando  in  corso 
solamente  i  modenesi,  i  bolognesi,  i  senesi,  i  fiorentini 
ed  i  lucchesi  ,  e  soltanto  dopo  ciò  permettendo  che 
si  battessero  monete  d'argento  fino,  della  bontà  e 
maniera  di  quelle  di  Bologna.  Ad  una  istanza  degli 
Anziani  per  revocare  le  misure  prese,  il  Duca  rispon- 
deva che  per   lo  interesse   pubblico    ed  anello   per  far 


(63)  Arch.  cit.   —   Registri  delle  lettere,   1543,  ±2.  gennaio. 

(64)  Ibid.,   1543,  18  aprile. 

(65)  A.  Crespai. cani,  <  )p.  cit.,  pag.   43. 


2o6  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


cosa  grata  a  quella....  dilettissima  cittade  aveva  deciso 
che  per  l'avvenire  le  moraiole  e  colombine  non  si 
potessero  spendere  ne'  suoi  domini  per  più  di  undici 
quattrini,  che  pei  pagamenti  maggiori  di  venti  scudi 
non  potessero  adoperarsi  sesini  e  quattrini  se  non 
per  la  somma  di  dieci  lire  imperiali  e  dai  venti  scudi 
in  giù  se  ne  adoprassero  solamente  quanti  occor- 
revano per  colmare  la  sesta  parte  del  debito.  Affinchè 
poi  quelli  che  possedevano  quattrini  forestieri  proibiti, 
avessero  il  tempo  di  liberarsene,  mandandoli  fuori 
del  dominio  estense,  dava  un  mese  di  tempo  per 
proibirli.  Permise  poi  che  si  battesse  moneta  alla 
zecca,  ordinando  si  restituissero  al  maestro  di  zecca 
i  punzoni  dello  scudo,  delle  monete  da  soldi  dieci  e 
dei  mezzi  giulii,  purché  queste  monete  si  fabbricassero 
di  buon  argento  C66). 

Il  i°  aprile  1544  assumevano  l'appalto  della  zecca 
Benardino  Signoretti  e  Nicolò  Maria  Taccoli;  il  con- 
tratto di  locazione  però,  che  sarebbe  importante 
perchè  gli  stessi  patti  si  ripeterono  negli  anni  seguenti, 
non  fu  rinvenuto.  La  notizia  si  rileva  da  un  successivo 
contratto  di  locazione. 

Per  l' anno  1545  ebbe  1'  appalto  della  zecca 
reggiana  Bernardino  Signoretti  che  rimase  pure  fino 
al  luglio  del  susseguente  1546,  colle  condizioni  pre- 
cedenti^). Gli  succedeva  Nicolò  Parisetti,  reggiano 
esso  pure  :  i  soprastanti  si  riservarono  poi  il  diritto 
di  nominare  due  saggiatori  che  avessero  a  fare  due 
saggi  di  monete  d'oro  e  d'argento  (63). 

Con  atto  13  gennaio  1547  succedeva  al  Parisetti, 
come  locatario  della  zecca,  Francesco  Maria  Calcagni 


166)  Arch.  cit.   —  Registri  delle  lettere,  1543,  25  maggio. 
(67)  Ibid. 
^68)  Ibid. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


sempre  colle  condizioni  stabilite  negli  anni  pre- 
cedenti ,69). 

Ma  il  Calcagni  non  potè  forse  mantenere  gli 
obblighi  assunti  e  fu  tosto  sostituito  da  Cambio 
Cambiatori,  il  quale  allo  scadere  del  termine,  il  4 
gennaio  del  1548,  fu  riconfermato  nell'ufficio.  Gio. 
Battista  Vezzani  fu  poi  nominato  ad  ponderandwn 
monetas  cudendas  (7°). 

Frattanto  la  zecca  dei  bagattini  era  stata  concessa, 
il  26  gennaio  1547  a  Nicola  Signoretti  che,  come 
vedemmo,  l'aveva  avuto  per  qualche  tempo,  pochi 
anni  prima,  ma  l'aveva  poi  lasciata  dovendo  assentarsi 
da  Reggio.  Assieme  al  Signoretti  il  Comune  nominò 
socio  locatario  della  fabbrica  delle  monete  di  rame 
puro  Giovanni  Bocaccio,  uno  ex  notariis  reforma- 
tioniun. 

La  mercede  stabilita  fu  di  tre  lire  imperiali  per 
ogni  peso  di  bagattini.  Bernardino  Vezzani,  cittadino 
reggiano,  fu  poi  delegato  all'ufficio  di  pesatore  dello 
nuove  monete  (71). 

Così  le  locazioni  della  zecca,  specialmente  di 
quella  dell'oro  e  dell'argento,  si  succedevano  runa 
all'altra  assai  frequentemente  e  a  brevi  intervalli. 
E  facile  credere  che  tal  frequenza  di  mutazioni  nelle 
persone  dei  locatari  tornasse  a  scapito  degli  interessi 
dei  concessionarii  e  dello  stessi  1  Comune  che  vedeva 
annettere  poco  impegno  da  parte  di  quelli  (che  per 
così  poco  tempo  vi  erano  vincolati),  al  buon  funzio- 
namento della  zecca. 

Fu  probabilmente  per  questa  considerazione  che 
nel  1549  si  deliberò  di  estendere  a  tre  anni  il  periodo 
di    locazione    che    vedemmo    precedentemente    con- 


(69)  ibid. 

(70)  V.  Documento  XXV. 

(71)  Arch.  cit.  —   Provvigioni. 


208  FRANCESCO    MALACUZZI    VALERI 


cessa   per    un    anno  solo  e  alle  volte  anche  per    un 
semestre  '.?21. 

Vedremo  però  che  a  tal  misura  il  Comune   do 
vette  qualche  volta  derogare. 

Nella  seduta  del  22  agosto  1549,  un  mese  dopo 
la  presa  deliberazione,  gli  Anziani  nominavano  di 
nuovo  il  Cambiatori  locatario  della  zecca  nella  quale, 
in  queir  epoca  ,  si  battevano  soltanto  scudi  d'  oro  e 
bianconi.  Nel  contratto  fu  stabilito  che  i  bianconi 
dovessero  essere  della  bontà  di  onde  nove  denari 
venti  e  ne  andassero  alla  libbra  71  meno  IJ2  giulio, 
e  che  gli  scudi  d'  oro  dovessero  essere  della  bontà 
di    denari    venti  e  ne  andassero    107  alla  libbra  (73). 

A  quali  incisori  ricorressero  il  Comune  e  gli  appal- 
tatori della  zecca  reggiana  in  questi  ultimi  anni  pei 
conii  delle  monete  da  battersi,  non  si  rileva  precisa- 
mente dalle  fonti  diligentemente  consultate.  E  però 
bene  ricordare  che  i  varii  membri  della  famiglia  dei 
Signoretti,  di  frequente  nominati  locatari  della  zecca, 
furono  orefici  e  taluni  di  grido  ai  loro  tempi.  L'an- 
tico archivio  comunale  reggiano  conserva  molte 
memorie  di  essi  e  dei  loro  lavori  d'  oreficeria.  Fra 
tutti  il  più  notevole  è  certamente  Giannantonio  ore- 
fice e  medaglista  meritevole  di  studio,  del  quale 
restano  non  poche  medaglie ,  oltre  gli  esemplari 
delle  monete  reggiane  che  gli  si  debbono  attribuire. 
Giova  però  notare  che,  se  forse  qualcun  altro  dei 
ricordati  Signoretti  che  precedettero  Giannantonio 
può  essersi  costrutti  i  nuovi  conii,  non  lo  crediamo 
probabile  nel  caso  di  quest'ultimo,  in  questo  tempo 
non  ancora  molto  pratico  della  difficile  operazione 
dell'  incisione  dei  punzoni,   tantoché,  come  vedremo, 


(72)  Arch.  cit.  —  Provvigioni,  1549,  19  Luglio. 

(73)  Ibid. 


LA   ZECCA    DI   REGGIO    EMILIA  20C) 


nel  I553  ,  assunto  1'  appalto  della  zecca,  doveva 
ricorrere  all'opera  di  Pastorino  da  Siena. 

Lo  scudo  battuto  dalla  zecca  reggiana,  come 
risulta  dalle  relazioni  dei  saggiatori,  aveva  di  fino 
denari  22  e  costituiva  un  vantaggio  pel  commercio 
reggiano  di  importazione  :  infatti  fin  dall'anno  1546, 
31  gennaio,  i  soprastanti  alla  zecca  avevano  respinta 
la  proposta  di  ridurre  lo  scudo  a  L.  5,  d.  io  come 
a  Parma  e  a  Piacenza,  in  considerazione  del  danno 
che  ne  sarebbe  venuto  al  commercio  della  città. 

Ciò  nullameno  nel  1550  il  Cardinal  Gonzaga  , 
tutore  del  nipote  duca  di  Mantova,  in  una  sua  grida 
aveva  ridotto  lo  scudo  d'oro  reggiano  a  L.  5,  d.  5 
ed  il  biancone  d'argento  a  d.  13  con  disonore  e 
danno  di  Reggio,  poiché,  al  contrario,  le  dette  due 
monete  vantavano  la  stessa  bontà  dello  scudo  e  del 
paolo  bolognese,  nella  stessa  grida  valutati  quello  a 
L.  5,  d.  8,  questo  a  L.  5,  d.  13  1/2.  A  Ferrara  il 
duca,  saputa  la  cosa,  forse  nel  timore  che  le  monete 
reggiane  calassero  anche  altrove,  s'affrettava  a  fai" 
scrivere  al  Cambiatori,  a  mezzo  del  suo  fattoi"  generale 
Lanfranco  del  Gesso,  che  cercasse  di  provvedere  e 
giustificasse  la  bontà  delle  monete  che  si  coniavano. 
Perciò  i  deputati  alla  zecca,  chiamati  ad  udienza 
dagli  Anziani  il  14  aprile  di  quell'anno,  deliberavano 
di  mandare  a  Mantova,  a  spcs:i  del  Comune  e  con 
lettera  di  credenza,  una  persona  esperta  che  sa- 
pesse difendere  1'  onore  del  Comune  giustifican- 
done le  monete.  11  prescelto  fu  Gaspare  Scaruffi  , 
economista  reggiano  e  delle  cose  di  zecca  scrittore 
dalle  larghe  vedute,  allora  poco  più  che  trentenne. 
Egli  partì,  fu  accolto  favorevolmente  a  Mantova  e 
riuscì  a  provare  la  bontà    dello  scudo   reggiano    ti  . 

I74)  Andrea  Balletti,  Gasparo  Scaruffi  e  la  questione  monetaria 
nel  secolo  XV 7 ,  negli  Atti  e  Meni,  della  R.  Deputa;,  di  Storia  Patria 
per  le  Prov.  Modenesi.  Serie  III,  voi.  I,  parte  li. 


FRANCESCO    MAI.AGUZZI    VALERI 


Il  Cambiatori  scriveva  allora  subitamente  al  fattoi- 
ducale  del  buon  esito  del  viaggio  dello  Scaruffi  a 
Mantova  e  quegli  così  rispondeva  : 

«  Al  magnifico  Cambio  Cambiatore,  ducal  salinaro  da  Reggio, 
da  fratello  carissimo. 

«  Magnif  co  da  fratello  carissimo.  —  Ho  hauto  la  vostra  di  24 
sopra  la  cosa  delle  monete  per  mezzo  de  quale  son  restato  sodisfat- 
tissimo  de  voi  et  me  ha  molto  piaciuto  che  le  cose  siano  passate  et 
stiano  del  modo  che  mi  scriueti  et  in  risposta  non  me  occorre  dirvi 
altro  se  non  che  mi  pare  che  a  Parma  incaminati  el  cechiero  o 
altra  persona  in  proposito  a  chiarire  quei  di  Parma  circa  la  bontà 
delle  monete  di  qua  perchè  quello  111."'°  signor  duca  si  levi  di 
quella  sinistra  impressione,  datagli  indebitamente  et  di  quello  sera 
successo  et  fatto  poi  mi  darete  auuiso  et  per  questo  mi  vi  racco- 
mando et  offero. 

«  Di  Ferrara  alli  xxviii  aprile  del   1550. 

«  Essendo  già  gionto  qui  S.  Ecc.tia  le  ne  ho  parlato  et  mi 
cornette  che  io  vi  scriva  che  non  mandiate  di  fare  ut  supra. 

«  Come  fratello 

«   Lanfranco  del  Gesso  ducal  fattore  generale  ».  (75). 

Come  anche  da  questa  lettera  si  rileva,  lo  stesso 
duca  di  Parma,  Ottavio  Farnese,  aveva  pure  mostrato 
intenzione  di  imitar  l'esempio  della  corte  di  Mantova 
e  aveva  fatto  reclami  al  duca  di  Ferrara  sulla  moneta 
reggiana.  Anche  questa  volta  gli  Anziani  delegavano 
Gasparo  Scaruffi  a  recarsi  a  Parma  per  giustificare 
le  monete  battute  a  Reggio.  Lo  Scaruffi  vi  si  recò 
il  16  maggio  e  presentatosi  al  governatore  Ottavio 
Ferro,  innanzi  a  lui,  ai  saggiatori  di  quella  zecca  et 
altri  professori  di  tale  arte  in  Parma  provò  intera- 
mente la  bontà  dello  scudo  e  del  biancone  reggiano 
con  bonissima  sodisfacion  di  esso  s.0r  Governatore,  delti 
sazatori,  et  astanti  (76). 


(75)  Arch.  cit.  —  Registri  delle  lettere,  28  aprile  1550. 

(76)  A.  Balletti,  Op.  cu. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO   EMILIA  211 


Ritorniamo  ad  esporre  le  vicende  della  zecca  e 
ricordiamo  le  altre  battiture  in  essa  eseguite,  nell'ul- 
timo periodo  della  sua  vita,  forse  il  più  notevole. 

Nel  1550,  essendo  come  ricordammo,  appaltatore 
Cambio  Cambiatori,  si  erano  fatte  trattative  per  co- 
niare mezzi  scudi  d'oro  della  stessa  bontà  e  peso  degli 
scudi,  più  colombine  e  mezzi  giulii  d'argento  della 
stessa  bontà  e  lega  dei  bianconi  e  colle  condizioni 
medesime  fissate  precedentemente.  Inoltre  il  Cambia- 
tori s'impegnava  a  dare  alla  Comunità  cinque  soldi 
per  ogni  libra  d'oro,  oltre  la  somma  fissata  come 
corrispettivo  della  locazione,  ammontante  a  cento 
scudi  d'oro  e  le  spese  pei  salariati  (77). 

La  coniazione  dei  mezzi  scudi  però  non  ebbe 
luogo;  i  certificati,  sempre  completi,  dei  saggiatori 
e  le  carte  della  zecca  reggiana  non  ne  fanno  cenno: 
oltreché  non  ne  rimase  traccia  in  alcuna  tariffa. 

Nel  1552  subentrava  al  Cambiatori  Gasparo  Sca- 
ruffi,  che  assunse  la  condotta  pagando  al  Comune 
novanta  scudi  d'oro  all'anno  '78->.  Egli  però  non  fu 
mai  direttore  della  zecca  come  asserì  il  Custodi  e 
sulla  fede  di  lui  il  Pecchio  e  tutti  i  biografi  dello 
Scaruffi.  Questi  tenne  la  zecca  fino  al  gennaio  del 
1553,  in  cui  gli  subentrò  Giannatonio  Signoretti. 

Quest'artista,  forse  il  primo  medaglista  di  quel 
gruppo  fiorito  a  Reggio  dopo  Pastorino  da  Siena  e 
praticissimo,  come  da  molte  sue  lettere  si  scorge,  di 
quel  labirinto  ch'erano  le  zecche  italiane  in  quel  tempo, 
era  fin  dal  1540  al  servizio  della  zecca  reggiana. 
Nel  1541,  dopo  averlo  visto  ricordato  qualche  tempo 
come  saggiatore,  lo  troviamo  maestro  di  zecca  ed 
era  mandato  a  Bologna  ad  iustificandum  et  defendendum 


(77)  V.  Documento  XXVI. 

(78)  A.  Balletti,  Oji.  cu. 


KRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


valorem  scutorum  e  finalmente  nell'anno  in  cui  siam 
giunti,  1553,  assumeva  la  condotta  impegnandosi  a 
tenere  aperta  l'officina  per  tre  anni,  dietro  compenso 
di  centoquindici   scudi  d'oro. 

E  in  quest'epoca  che  troviamo  a  Reggio,  incisore 
dei  conii,  Pastorino  da  Siena,  forse  consigliato  al 
Comune  dal  duca  che,  come  risulta  da  diverse  lettere, 
per  quell'  artista  nutriva  affezione  ed  approfittava 
volentieri  dell'occasione  per  favorirlo. 

Quell'artista,  forse  il  più  grande  medaglista  del 
cinquecento,  aveva  lavorato  in  Ferrara  nel  1547, 
quando  ritrasse  Alfonso  li  d' Este ,  allora  principe 
ereditario  :  dopo  un  intervallo  di  cinque  anni  egli  vi 
ricompare  nel  1552  per  eseguirvi  le  due  stupende 
medaglie  di  Lucrezia  ed  Eleonora  d'  Este ,  ancor 
giovinette.  Da  Ferrara  quindi  sembra  venisse  diret- 
tamente a  Reggio,  verso  la  metà  del  J553  e  vi  rimase 
un  anno  solo.  In  quell'  anno  pero  la  sua  attività 
fu  grandissima  e  fu  oggetto  di  studio  interessante. 
Oltre  i  conii  per  la  zecca  eseguì  in  quel  tempo 
parecchie  pregevolissime  medaglie  per  incarico  di 
ricchi  privati,  che  sono  quasi  tutte  note  agli  studiosi. 
L'Armand  ci  descrive  quelle  di  Gasparo  Scaruffi  , 
Baldassare  Vigarani,  Ippolito  Malaguzzi,  Alessandro 
Bonzagni  colla  moglie  Cecilia,  Laura  Sessi  Boiardi  (79)  ; 
altre  pure  son  note  come  quelle  di  Paolo  Vitelli,  del 
governatore  di  Reggio  Alfonso  Estense  Tassoni,  della 
Girolama  Sacrati,  ecc.,  cui  è  da  aggiungersi  quella  di 
Francesco  Parolari  alias  Sforzani,  orefice  reggiano 
famoso  ai  suoi  tempi  e  addetto  alla  zecca  in  qualità 
di  saggiatore  dal    1545  al   1548  (8l). 


(79)  Armami.  Médailleurs  italiens  de  XV  et  XVI  siecles.  Voi.  2°. 

(8oj  Francesco  Malaguzzi,  /  Parolari  da  Reggio  e  una  medaglia 
di  Pastorino  da  Siena,  nell'  Archivio  Storico  dell'  Arte.  Anno  V,  fase.  1. 
Roma. 


LA    /.EXCA    DI    REGGIO    EMILIA  213 

Da  una  lettera  26  giugno  1553  del  governatore 
Ferrante  Trotti,  da  Modena,  parrebbe  che  il  duca 
avesse  mostrato  desiderio  di  dare  la  zecca  modenese 
al  Pastorino,  ma  però,  essendo  i  Modenesi  contenti 
dell'opera  del  locatario  della  loro  zecca  di  cui  non 
volevano  disfarsi,  non  se  ne  fece  nulla  (8l). 

11  grande  artista  senese  venne  così  a  Reggio,  al 
servizio  di  Giannantonio  Signorotti,  che  gli  commise 
tosto  la  fabbricazione  dei  nuovi  conii  per  la  batti- 
tura   dei  bianconi  e  delle  colombine. 

L'artista  ebbe  aiuto  nell'opera  sua  da  Jacopo, 
suo  nipote  e  del  lavoro  che  stava  eseguendo  e  della 
sua  speranza  di  poter  ottenere  l'appalto  della  zecca 
di  Modena  parla  questa  sua  lettera  al  duca ,  che 
riportiamo  : 

«  Eccell.'"°  Signor  &  patron  mio 
u  Questa  per  Escusation  con  Vostra  Eccel.a  la  qual  si  deue 
meravigliar  de  mio  tanto  tardar  al  venir  di  ciò  non  dubiti  che  col 
mio  tardar  non  o  perso  tempo  quando  Vostra  Ecc."  vedrà  quello 
che  io  aro  fatto  si  de  li  polzoni  et  si  de  li  stermenti  (sic)  da 
stampar  le  medaglie  et  sono  stato  qui  arrezo  (sic)  parecchi  giorni 
aspettar  Vostra  Ecc.'1  e  lavoro  intanto  et  per  venir  a  modana 
quando  ci  sa  Vostra  Ecc.»  per  terminar  quel  negotio  accio  possi 
attendare  più  animosamente  e  mj  rendo  certo  che  ancho  che  jo 
lusse  in  assentia  quella  si  ricordara  dun  suo  seruitore  e  so  certis- 
simo che  non  si  lassara  persuadere  ala  lor  volontà  perche  gua- 
staremo ,  e  nostri  disegni  e  ragonamenti  (sic).  E  parte  innopara 
et  di  ciò  non  dubbito  niente.  Ne  altro  per  non  tediar  Vostra  Ecc.  :' 
E  baciando  le  mani  meli  meliracomando  (sic),  E  Dio  la  l'eliciti,  di 
rezo.  El  di  diecj  d'ottobre  1553. 
«  Di  Vostra  Ecc.* 

.•   Senio 
»   El  pasturino, 
(di  fuori)  :  «  Allo  Eccell.m°    Signor  11  Duca 

»  Di  ferrara  patron  mio  Osser.mo    »  182). 


(8)    R.   Archivio   di    Stato    di   Modena.     —    Cancelleria    Ducale. 
Carteggio  e  documenti  di  Rettori.  Modena. 

(82)  R.  Archivio  di  Stato  di  Modena.    -  Arti  belle:  Scultori. 

23 


214  FRANCESCO    MAI. AGUZZI    VALERI 


Poco  però  potè  il  grande  artista  senese  conti- 
nuare nel  lavoro  delle  stampe  per  la  zecca  reggiana, 
perchè  sui  primi  d'ottobre  dovette  fuggire,  colpito 
dalla  gravissima  imputazione  d'aver  fabbricati  scudi 
d'oro  falsi  e  si  rifugiò  nella  vicina  Parma,  presso 
Ottavio  Farnese,  coli'  intenzione  di  restarvi  finché 
la  cosa  fosse  messa  in  chiaro,  fidando  nella  sua 
innocenza.  Tuttavia  il  governatore  di  Reggio,  Alfonso 
Estense  Tassoni  raccomandava,  con  lettera  16  ottobre, 
al  duca  di  Parma  che  Pastorino  fosse  imprigionato 
e  tenuto  colà  sino  che  da  S.  Ecc.""  a  quella  sia  scritto 
altro  '83». 

L'accusa  dovette  essere  dichiarata  falsa  perchè 
ai  primi  di  novembre  troviamo  di  nuovo  Pastorino 
a  Reggio.  Non  fu  però  tosto  rimesso  in  libertà,  come 
ne  fa  fede  questa  lettera  sua,  pure  inedita,  al  duca 
di   Ferrara: 

«   Ecc.  mo  patrone  mio 

«  Questo  per  dire  a  Vostra  Ecc.'1  la  qual  si  degni  o  parar  un 
pò  dela  sua  pacientia  col  legger  questi  pochi  versi  per  i  quali  si 
prega,  e  suplico  a  vostra  Ecc.3  che  se  pur  quella  si  contenta  che  io 
stia  in  prigione  so  e  sarò  sempre  contento  a  quanto  uorra  Vostra 
Ecc."  Ma  la  prego  che  la  prigione  sia  chosta  in  luogo  e  modo  che 
io  possi  dar  fine  ale  opare  chomincie  per  Vostra  Ecc.a  le  qual 
sono  abhuon  termine,  e  chome  sonno  fenite.  E  sempre  che  li  piace 
facci  di  me  quel  che  le  pare  e  se  quella  si  contenta  che  io  venga 
quela  ne  facci  dare  auiso  e  uerro  secreto,  o  palese  chome  piacerà 
a  quella  se  io  douesse  venir  inudo  e  scalzo.  E  uevendo  io  quella 
facci  che  qua  le  nostre  e  mie  chose  che  a  el  Podestà  mi  sieno 
restituite  che  si  portino  che  sor  {sic)  tutte  chose  dallauorare ,  e 
di  tanto  la  prego  di    nuovo.  E  de   la  breuità    perche  perdo  tempo. 


183»  V.  Umberto  Rossi,  Pastorino  a  Reggio  Emilia,  in  Archivio  Sto- 
ri™ dell'Arte.  Anne.  I,  fase.  VI:  Nuovi  documenti. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  215 

Ne  altro  se  non  quella  mi  perdoni  e  me  li  racchomando  di  continuo 
e  li  bacio  le  manj.  Di  rezo.  El  di  8  di  novembre  1553. 

«  Di  Vostra  Ecc. 

u  senio 

u   El  pasturino. 

(di  fuori):  u  Allo  Ill.mo  Ecc.mo  Signor  jl  Ducha 
u  Di  ferrara  padron  mio   ».  (841. 

Pochi  giorni  dopo  scritta  questa  lettera,  l'artista 
riceveva  piena  libertà,  per  intercessione  del  duca  di 
Parma.  A  questi,  il  13  dello  stesso  novembre,  scri- 
veva infatti  ringraziando  di  tanta  umanità  usata  verso 
di  lui  in  quella  circostanza.  Da  questa  lettera  rilevasi 
inoltre  che  Pastorino,  durante  la  sua  permanenza  a 
Reggio,  lavorò  pel  Farnese  e  per  la  zecca  di  Parma. 
Tra  le  monete  per  lui  coniate  eravene  una  da  tre 
giulii,  che  raffigurava  Muzio  Scevola  simbolicamente 
ricordante  il  duca  Ottavio  che,  assediato  in  Palina 
da  Ferrante  Gonzaga  aveva  saputo  animosamente 
tenergli  testa  tino  alla  levata  del  campo  nemico  e  pur 
mostravasi  pronto  ai  più  duri  cimenti  per  conservare 
il  suo  ducato:  dalla  lettera  stessa  si  rileva  inoltre 
che  appunto  in  quel  tempo  intagliò  la  medaglia  in 
onore  di  Paolo  Vitelli,  ducal  luogotenente  che  nella 
guerra  accennata  si   distinse  moltissimo  *85). 

11  30  marzo  del  successivo  1554  Pastorino  scri- 
veva di  nuovo  al  duca  Ottavio  inviandogli  ,  per 
mezzo  del  nipote  Jacopo,  le  stampe  per  quella  zecca 
raccomandandogli  che  s'interponesse  perchè  i  patti 
convenuti  fossero  mantenuti  e  mandandogli  una  me- 
daglia di  stucco  che  aveva  fatto  per  passai-  tempo  <86). 


(84)  R.  Archivio  di  Stato  di  Modena.   —  Arti  belle  :  Scultori. 

185)  A.  Monchini  ,  //  Pastorino  da  Situa,  negli  Atti  e  Meni,  delle 
RR.  Deput,  di  Storia  Patria  per  le  Prov.  Modenesi  e  Parmensi.  .Scric  I, 
voi.  V,  fase.  1,  1869. 

(86;  Op.  cit. 


2l6  FRANCESCO    MALAGL'ZZI    VALERI 

Giannantonio  Signorotti  scadeva  dall'ufficio  di 
appaltatore  della  zecca  reggiana  nel  1557  e  gli  su- 
bentrava suo  fratello  Bernardino,  coli'  annuo  affitto 
di   no  ducati  d'oro  (87). 

Ma  ecco  che  il  duca,  forse  pel  desiderio,  che 
già  trovammo  in  altri  principi,  di  voler  incise  sulle 
impronte  delle  monete  segni  più  palesi  della  sua 
sovranità ,  o  fors'  anche  perchè  i  conii  eseguiti  da 
Pastorino  da  Siena  erano  già  logori,  mostrò  il  desi- 
derio che  la  Comunità  reggiana  facesse  rifare  i  pun- 
zoni, e  anche  questa  volta  dal  Pastorino. 

La  Comunità  di  Reggio,  o  che  ne  avesse  avuto 
abbastanza  dell'  incisore  senese  che  sembra  fosse 
stato  pagato  con  molta  larghezza  o  che  realmente 
i  conii  fossero  ancora  in  buono  stato ,  spediva  a 
Ferrara  due  lettere  in  proposito.  Siccome  le  due 
lettere  ripetono  le  stesse  cose,  riportiamo  qui  la 
prima,  che,  come  l'altra,  è  senza  intestazione  e  di 
cui  conservasi  neh'  Archivio  di  Stato  di  Reggio  la 
minuta  : 

u  Ul.m°   Signor  honorandissimo, 

«  Hauendo  inteso  si  per  Relatione  de  Hippolito  Malaguzzi 
nostro  concive  si  anco  per  lettere  de  Messer  Annibal  brami  quanto 
sia  di  mente  Sua  Excellentia  che  si  rifacciano  li  ponzoni  di  questa 
ceccha  per  maestro  Pastorino  in  megliore  refformatione  di  quello 
che  sono ,  mandiamo  questi  bianchi  che  di  presente  si  battino 
in  detta  nostra  ceccha  in  mano  del  brami  nostro  agente,  acciò  col 
mezo  di  Vostra  Signoria  si  facia  vedere  a  Sua  Excellentia  che 
l'impronto  de  le  presente  monete  non  e  tale  come  forse  vien  bia- 
smato  da  qualche  uno  per  suo  particolar  intento. 

«  E  ben  uero  che  si  ni  battirno  a  li  anni  passati  certi  bianchi 
con  uno  improntto  di  Sua  Excellentia  non  ben  figurato  ma  quello 
si  guasto  et  non  si  usa  più  et  in  loco  d'esso  si  fece  fare  il  presente 
per  il  suddetto  maestro  Pastorino,  il  quale  non  ha  causa  biasmarlo 
più  essendo   sua  opera.    Però    si    desiderarla  che  Sua    Excellentia 


(87)  Ardi,  di  Reggio  cit.  —   Riformagioni. 


LA    ZECCA    TU    REGGIO    EMILIA  21 7 

non  permettesse  che  questo  nostro  ceccherro  (sic)  a  quale  spetta 
tal  spexa  non  fusse  gravato  di  nuovo  spendendo  in  riffa  re  detti 
ponzoni  poiché  è  stato  necessitato  comprare  questi  medesmi  fatti 
per  esso  Pastorino  che  sono  buoni  come  si  può  vedere  per  1'  im- 
pronto. 

«  E  pur  quando  anco  a  Sua  Excellentia  non  piacesse  il  presente 
il  che  non  crediamo  questo  nostro  cecchero  allegha  avere  qua  uno 
cremonese  molto  ex:ellente  in  simile  exercitio  il  quale  ha  promesso 
di  fare  tutto  quello  sera  necessario  a  satisfaccione  di  Sua  Excellentia 
et  a  benefitio  di  esso  cecchero  ne  la  spexa  che  i  andana  il  quale 
Cremonese  e  quello  che  presentò  un  retratto  a  Sua  Excellentia 
quando  era  qua  in  Reggio  et  già  ha  la  parola  del  Cecchero  et 
anco  da  questi  nostri  soprastanti  a  la  Ceccha,  occorendo  che  si 
habbino  a  riifare,  per  tanto  preghiamo  Vostra  Signoria  a  voler 
esser  con  Sua  Excellentia  et  narrargli  il  tutto  in  nome  nostro  et 
del  successo  darci  aviso.  Et  ci  perdoni  se  gli  diamo  faticha,  et  a  lui 
si  raccomandemo   »   (88). 

Il  Cremonese  molto  exccllente  in  simile  esercitio  era 
Giambattista  Cambi  detto  il  Bombarda  in  quel  tempo 
abitante  in  Reggio.  Non  è  noto  per  qual  ragione, 
detto  artista,  per  ordine  ducale ,  avrebbe  dovuto 
essere  bandito  da  Reggio  e  allora  gli  Anziani  scrive- 
vano al  duca  perchè  non  si  attuasse  tal  misura  a 
danno  del  Cambi  cognoscentcs  sufficentiam  et  utili- 
tatem  /mie  civitati  provenientem  (89».  L' ordine  du- 
cale fu  revocato  perchè  poco  dopo  troviamo  il 
Cambi  al  servizio  della  zecca  reggiana.  Nello  stesso 
1557  l'artista  cremonese  era  già  addetto  alla  fabbrica 
dei  conii  e  riceveva  in  mercede  dal  Comune  novanta 
lire  (9°).  Questo  artista  è  il  medaglista  dall'Armand 
erroneamente  chiamato  Andrea,  e  che  a  Reggio  fece 
le  medaglie  di  Giulio  Vedriani  e  di  Eleonora  Cambi 
sua  moglie. 


(88)  Arch.  cit.  —  Carteggio  degli  Anziani,  1556. 

(89)  Archivio  di  Reggio.         Riformagioni,  11  sett.  1557- 

(90)  Arch.  cit.  —  Carte  di  corredo  alle  Rif,  1560. 


2l8  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

In  questo  tempo  Reggio  sentiva  tutto  il  danno 
delle  guerre  che  andavansi  combattendo  tra  i  varii 
stati  vicini.  La  città  era  in  continuo  piede  di  guerra. 
Quindici  mila  francesi  e  mille  cinquecento  cavalli  ai 
comandi  del  duca  di  Guisa  eran  venuti  a  Reggio, 
dove  il  duca  Ercole,  che  s'  era  loro  alleato  contro 
gli  Spaglinoli,  li  passò  in  rivista.  Poco  dopo  i  Cor- 
reggeschi  e  i  Guastallesi  saccheggiavano  crudelmente 
le  ville  dei  Reggiani ,  i  lavori  campestri  erano  ab- 
bandonati e  i  contadini  spaventati  l'uggivano  '91). 

Per  tal  ragione,  il  conduttore  della  zecca  reg- 
giana ,  lamentandosi  che  per  essere  interrotte  le 
strade,  i  mercanti  forastieri  che  davano  il  massimo 
guadagno  alla  zecca  non  potevano  recarsi  a  Reggio 
a  portarvi  oro  e  argento,  nel  novembre  1557,  chie- 
deva agli  Anziani  che  si  annullasse  l' affitto  ,  finche 
la  guerra  durasse  e  che  il  Comune  si  contentasse 
dei  venti  soldi  per  ogni  libbra  d'argento  da  coniarsi 
in  zecca  te2). 

Gli  Anziani  presero  in  considerazione  la  do- 
manda, ma  non  è  dato  conoscerne  l'esito.  Dai  man- 
dati di  pagamento  al  Signorctti  risulta  ad  ogni  modo 
ch'egli  tenne  la  condotta  fino  al  termine  stabilito  (93.'. 
Allo  scadere  del  quale  chiedeva  ed  otteneva  che  gli 
fossero  restituiti  i  ferri  del  suo  mestiere,  che  aveva 
ripetutamente   domandati. 

A  questo  punto  dobbiamo  ricordare  un  breve 
periodo  di  chiusura  della  zecca  reggiana  da  tanto 
tempo  attiva. 

A  Modena  la  piazza  era  riboccante  di  sesini  e 
di  monete  di  bassa  lega  e  nel  3  febbraio   1559  quei 


(91)  G.  Panciroli,  Op.  cit.,  lib.  Vili,  1557,  e  seg. 

1^92)  V.  Documento  XXVII. 

(93)  Arch.  cit.   —  Carte  di  corredo  alle  Provv.,  1558,  1559,  1560. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  2lg 

Conservatori  ne  scrivevano  al  duca.  Questi  ordinava 
allora  di  sospendere  l'esercizio  di  quella  zecca.  Il  14 
dello  stesso  mese  si  pubblicava  una  grida  colla  quale, 
limitato  il  valore  delle  monete  correnti  in  Modena, 
toglievansi  di  corso  tutti  i  sesini  tranne  i  reggiani 
e  i  ferraresi. 

Conosciutasi  a  Reggio  tale  disposizione,  lo  zec- 
chiere si  mise  a  riconiare  i  sesini  con  sette  martelli. 
Allora  i  Conservatori  modenesi  presentaronsi  al  Go- 
vernatore ed  esponendogli  come  in  Reggio  batte- 
vansi  sesini  ,  scudi  e  quattrini  calanti  dalla  bontà 
prescritta  e  che  la  quantità  stragrande  di  sesini  bat- 
tutivi contribuiva  ad  aumentare  il  valore  dello  scudo, 
domandavano  provvedimenti  a  tal  uopo.  Scrissero 
inoltre  al  duca  pregandolo  di  por  rimedio  all'incon- 
veniente e  di  permettere  al  loro  zecchiere  di  battere 
monete  d'argento  fino  o  d'oro  secondo  il  prescritto, 
abolendo  poi  i  sesini  di  Reggio  per  non  essere  alla 
liga  ne  al  valore  di  ottanta  dui  bolognini  per  Scudo. 

La  risposta  del  duca  fu  ben  diversa  e  sembran- 
dogli giunto  il  momento  di  attuare  un  suo  desiderio 
lungamente  vagheggiato  ,  Ercole  II  ,  con  lettera  3 
aprile  1559  al  Governatore  di  Modena  ,  proibiva  di 
battere  monete  di  so/la  alcuna  in  Modena  et  in 
Reggio  (94). 

Cos'i  le  due  città  vicine  dovettero  chiudere  le 
loro  officine  delle  monete  ,  senza  molta  speranza 
questa  volta  di  poterla  tosto   riaprire. 

In  tal  modo  stavano  le  cose  quando  mori  il 
duca  Ercole. 


(94)  A.  Crespellani,  Op.  cit.,  pag.  47  e  48. 


220  FRANCESCO    MALAGL'ZZI   VALERI 


CAPITOLO   VII. 


Alfonso  II.  —  Riapertura  della  zecca.  —  Battiture  del  1566,  1567,  1568, 
1569  e  l'ultima  del  1571-72.  —  Bernardino  e  Giannantonio  Signo- 
retti.  —  Capitoli  del  1571  ,  con  quest'ultimo  che  eseguì  i  conii.  — 
Ragioni  che  fanno  ritenere  che  la  chiusura  definitiva  della  zecca 
reggiana  sia  avvenuta  nel  1572  o  1573.  —  Ultime  notizie  e  tentativo 
di  riapertura  nel  1597. 

Alla  morte  di  Ercole  II  (3  ottobre  1559)  succe- 
deva nel  governo  Alfonso  II. 

Nel  1562  aveva  luogo  a  Reggio  una  battitura 
di  bagattini  in  numero  di  trecento  scudi  e  in  ragione 
di  tre  per  ogni  quattrino  (95).  Gli  esemplari  di  queste 
monete  vanno  probabilmente  ricercati  tra  i  bagattini 
anonimi  che  si  conoscono  nelle  collezioni  e  dei  quali 
parleremo  più  avanti. 

Dopo  qualche  tempo  sembrò  ai  Reggiani  giunto 
il  momento  di  chiedere  al  novello  principe  il  per- 
messo di  riaprire  la  zecca  dell'oro  e  dell'argento  e 
nella  seduta  del  17  novembre  1565  il  Consiglio  degli 
Anziani  deliberava  di  fare  un'  istanza  al  duca  in 
questo  senso  (96). 

La  risposta  di  Alfonso  si  fece  attendere  fino  al 
r7  giugno  del  susseguente  anno,  ma  fu  favorevole. 
Il  duca  permetteva  si  riaprisse  la  zecca,  a  condizione 
che  si  osservassero  gli  ordini  della  zecca  di  Ferrara 
e  altre  prescrizioni  (97). 

Modena  non  ottenne  lo  stesso  permesso  che 
due  anni  dopo  (98). 


(95)  Arch.   cit.   —  Provvigioni,  1562,  18  sett. 
196)  Ibid. 

(97)  Arch.  cit.  —  Carteggio  del  Reggimento,  1566,  17  giugno. 

(98)  A.  Crespellani,  Op.  cit.,  pag.  53 


LA  ZECCA   DI    REGGIO   EMILIA  221 

A  Reggio  si  approfittò  tosto  della  facoltà  con- 
cessa ed  è  questo  di  cui  esporremo  ora  le  vicende, 
l'ultimo  e  breve  periodo  di  vita  della  zecca  reggiana. 

Del  1566  ci  rimane  un  documento  da  cui  s'ap- 
prende che  nel  novembre  si  stavano  coniando  degli 
scudi  d'oro  e  che  per  ordine  ducale  dovevano  spen- 
dersi a  lire  sei  e  soldi  dieciotto.  Il  Massaro  però 
non  voleva  accettarli  che  pel  valore  per  cui  corre- 
vano ,  cioè  per  sole  lire  sei  e  soldi  diecisette.  Gli 
Anziani  ne  scrivevano  in  proposito  al  duca  (99). 

Del  1567,  14  febbraio,  abbiamo  una  petizione  di 
molti  mercanti  reggiani  che  chiedono  al  Comune  che, 
per  le  esigenze  delle  contrattazioni  e  dei  mercati,  si 
battano  mille  ducati  di  bagattini.  Gli  Anziani  pren- 
dono in  considerazione  la  cosa  e  nominano  una 
commissione  che  riferisca  (loo\ 

Il  23  maggio  dell'anno  stesso  gli  Anziani  esa- 
minavano i  capitoli  presentati  da  Bernardino  Signo- 
rotti, che  probabilmente  assunse  la  condotta  della 
zecca  per  un  anno  (,01).  I  capitoli  non  sono  pere 
riportati  nella  provvigione  che  ci  dà  quella  notizia. 
Certamente  nel  1567  vi  fu  una  battitura  numerosa 
di  quadruple  doppie  col  conio  dei  quarti  scudi  d'oro, 
quarti  ,  cavallotti  e  sesini  e  a  Giannantonio  Signo- 
retti  debbonsi  senza  dubbio  le  fabbricazioni  dei  conii. 
A  queste  battiture  appartengono  i  quarti  da  soldi  30 
colla  leggenda  pace  bclloquc  fuielis,  ben   noti. 

Scaduto  il  termine  della  locazione,  Bernardino 
Signoretti  cedeva  il  posto  a  Giannantonio  ,  dopo  la 
decisione  presa  dagli  Anziani  nella  seduta  del  17 
dicembre  1568.  Fu  stabilito  che  il  nuovo  locatario 
pagherebbe  tre  soldi    imperiali  per  ogni  libbra  d'  ar- 


(99)    Arch.  cit.   —   Provvigioni,  1566,  2  novembre. 

(100)  Arch.  cit.   —   Provvigioni,   1.567,   14  febbraio. 

(101)  Ibid. 


FRANCESCO    MALAGUZZ1    VALERI 


gento  da  coniarsi  e  che  si  assumerebbe  le  spese  pei 
salariati  addetti  all'officina  :  spese  che  furon  calco- 
late in  venti   scudi  (I02). 

Nel  febbraio  del  1569  Giannantonio,  avendo  ac- 
quistato da  alcuni  forestieri  una  certa  quantità  d'oro 
da  lavorare,  chiedeva  ed  otteneva  dal  Comune  di  po- 
tersene servire  nella  fabbricazione  di  tanti  scudi  (I(J3). 

L'8  agosto  del  1569  subentrava  di  nuovo  nel- 
l'appalto Bernardino  Signoretti  che  prometteva  di 
lavorare,  secondo  i  capitoli  e  la  lega  di  Ferrara , 
dietro  compenso  di  soldi  cinque  per  libbra  d'oro  e 
di  tre  per  libbra  d'  argento  ,  dando  per  ciò  buona 
cauzione  (io4>. 

Nel  1571  i  Reggiani  pregavano  il  duca  che  per 
vantaggio  del  commercio  che  si  aveva  colle  città 
vicine  permettesse  che  si  coniassero  quarti,  bianchi, 
giulii  e  una  certa  quantità  di  monete  più  basse.  11 
19  marzo  dell'anno  stesso  il  duca  rispondeva  favo- 
revolmente al  governatore  di  Reggio,  ed  al  Comune 
non  rimase  che  trovare  un  nuovo  locatario  del- 
l'officina delle  monete  (io5>. 

Questi  fu  di  nuovo  Giannantonio  Signoretti,  l'ul- 
timo appaltatore  della  zecca  reggiana,  che  il  9  luglio 
1571  assumeva  per  un  triennio  la  fabbricazione  delle 
monete. 

Ecco  i  patti  principali  stabiliti  tra  1'  artista  reg- 
giano ed  il  Comune  a  tal  uopo. 

Il  Signoretti  doveva  battere  alla  lega  di  Fer- 
rara ogni  e  qualunque  sorta  di  monete  d'  argento  che 
tiene  once  11,  ti.  8  de  fino  e  battere    monete  da  L.  j 


(102)  V.  Documento  XXVIII. 

(103)  Arch.  cit.  —  Provvigioni,  1569,  7  febbraio. 

(104)  V.  Documento  XXIX. 

(105)  R.  Arch.  di  Stato  di  Modena.   -    Zecca  di   Reggio.  -    Docu- 
menti e  lettere  relative  dal  155°  al   t6o3. 


LA    ZECCA    DI    REGWO    EMILIA  223 


l'unti  et  ila  sol.  jo  et  da  20  et  da  sol.  ij  a  suo  bene- 
placito et  de  cavalotti  e  colombine  a  beneplacito  dei 
soprastanti  ; 

per  ogni  libbra  d'argento  doveva  pagare  alla 
Comunità  soldi  due  ; 

battendo  scudi  d'oro,  questi  dovevano  essere 
della  bontà  e  peso  di  Modena  e  il  locatario  doveva 
pagare  alla  Comunità  soldi  venti,  per  ogni  libbra 
d'oro  ; 

gli  ufficiali  e  soprastanti  dovevano  essere  al 
solito  pagati  dal  locatario  che  doveva  dare  pure 
buona  e  idonea  sicurtà,  ecc. 

A  questi  capitoli  fanno  seguito  queste  altre  di- 
sposizioni d'  ordine  generale  e  importanti  perciò  a 
conoscersi:  I  soprastanti  alla  zecca  dovevano  avere 
una  cassa  con  due  chiavi  ben  fatte,  delle  quali  una 
doveva  restare  presso  di  loro  e  l'altra  presso  il  zec- 
chiere. La  cassa  era  destinata  a  contenere  i  pun- 
zoni e  le  stampe  di  qualunque  sorta  :  dui-ante  le 
battiture  uno  dei  soprastanti  doveva  restai"  presente; 
ma  quando  si  volesse  fare  il  saggio  di  qualche 
moneta  d'oro  o  d'argento,  allora  uno  de  li  Deposi- 
tarli trovi  imo  0  due  de  li  Soprastanti  prò  tempore  et 
li  conduca  alla  Cecha ,  quale  alhora  pigliarti  de  la 
cassa  preditta  la  monella  battuta  di  quella  che  si  vora 
fare  saggio  tanto  d'oro  quanto  d'  argento  et  postagli 
sopra  una  tavola  mischiandola  bene  li  soprastanti 
pigliarono  in  diversi  loghi  0  tre  0  quattro  del  cumulo 
et  tanto  quanto  alhora  parrà  houesto  et  le  durano  al 
Depositario,  di  poi  darà  al  saggiatore  quella  per  nu- 
mero fui  di  bisogno  pigliando  de  le  dette  mollette  la 
ratta  per  ciascuna,  il  quale  fatto  chaverà  il  saggio, 
darà  di  sua  mano  una  polke  dove  si  contenera  la 
bontà  e  la  qualità  di  esse  manette  dandole  al  Deposi- 
tario col  saggio  fatto,  il  qual  saggio  il  Depositario  lo 


2>4  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


debba  governare  sotto  bona  custodia  in  un  paco  di 
carta  scrivendoli  suso  il  giorno  qual  fu  fatto  il  saggio 
e  riponerlo;  la  nota  del  saggio  doveva  esser  rin- 
chiusa nella  cassa,  quando  le  monete  fossero  tro- 
vate buone  e  i  soprastanti  dovevano  firmarla  ; 

i  soprastanti  dovevano  essere  almeno  tre 
quando  si  levava  di  zecca  oro  e  argento  ; 

i  depositarli  dovevano  pesare  le  monete  d'oro 
e  d'argento  a  libbra  poi  notare  detto  peso  in  un 
libro  a  partita  per  partita  secondo  la  qualità  delle 
monette,  e  il  libro  doveva  rinchiudersi  nella  cassa  ; 

le  monete  non  buone  per  bontà  intrinseca  o 
per  peso  dovevano  guastarsi ,  presente  almeno  uno 
dei  soprastanti  (Io6). 

In  questo  tempo  il  Signorotti  rappresentava  pro- 
babilmente l'uomo  che  pel  Comune  riuniva  tutte  le 
garanzie  per  la  delicata  carica  di  appaltatore  della 
zecca.  Oltre  essere  già  stato  più  volte  ,  come  ve- 
demmo, locatario  della  stessa  officina  reggiana  ,  nel 
1559  aveva  tenuta  quella  di  Novcllara  e  dal  1569  al 
r575  anche  quella  di  Correggio  :  e  della  pratica 
grandissima  ch'egli  aveva  fatto  di  quel  labirinto  che 
erano  allora  gli  affari  delle  zecche  d'Italia  ne  rimane 
la  prova  in  una  serie  di  importanti  sue  lettere  al  go- 
vernatore ducale,  conte  Alfonso  Estense  Tassoni  (IO?\ 

La  considerazione  che  in  questo  tempo  il  Signo- 
rotti ,  valente  orefice  e  ricordato  spesso  nei  docu- 
menti reggiani  per  notevoli  lavori,  era  benissimo  in 
grado   di    fabbricarsi  da  sé  i    conii  e  la  somiglianza 


di  stile    tra    le    monete    reggiane    delle    ultime  batti- 
ture e  le  medaglie  che  gli    si   attribuiscono   ci  fanno 


106)  V.  la  Biografia  di  Antonio  Signore/ti  in  Appendice. 
\\o~i)    Francesco    Mai. aguzzi    Valeri,    Notizie    dì    artisti    reggiani 
i^oo-ióooX  Reggio-Emilia,  Tip.  Degani,  1892.   —   V.  i  Documenti. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


ritenere,  sebbene  documenti  espliciti  non  confermino 
l'asserto,  che  egli  fabbricasse  gli  ultimi  conii. 

Esso  dovette  usufruire  di  parte  dei  conii  già 
fabbricati  per  la  precedente  battitura  del  1567,  co- 
sichè  solo  alcuni  furono  intagliati  nell'ultimo  biennio 
di  vita  della  zecca  reggiana. 

I  bellissimi  conii  e  punzoni  dell'ultima  battitura 
furono  ritirati  dalla  Comunità,  che,  per  ordine  ducale, 
li  deposito  neh'  Archivio  Comunale  da  cui  furono 
trasportati  nel  Museo  Civico  di  Reggio,  dove  ora 
conservatisi  accanto  ai  calchi  da  quelli  ricavati  e 
ad  altri  oggetti,  già  della  zecca  stessa. 

Sulla  chiusura  della  zecca  reggiana  non  abbiamo 
documenti  diretti  che  servano  ad  avvalorare  l'ipotesi 
che  ci  par  la  giusta,  che  dessa  sia  avvenuta  nel  1572 
o  nel   1573. 

La  cosa  del  resto  era  probabilmente  attesa  dai 
reggiani  che  più  d'  una  volta  avevano  veduto  gli 
Estensi  tentare  di  chiuderla  e  riuscirvi  anche  per 
qualche  tempo.  Il  desiderio  d'Alfonso  li  di  concen- 
trare in  Ferrara  le  zecche  del  ducato  e  la  tempo- 
ranea chiusura  dal  1559  al  1566,  che  costituiva  un 
precedente,  lasciavano  supporre  che  la  soppressione 
delle  due  zecche  vicine  di  Reggio  e  Modena  non 
fosse  lontana.  Soltanto  Reggio  invece  -ubi  la  misura 
attesa,  mentre  Modena  continuò  ancora,  in  grazia 
di  altri  avvenimenti  ,  a  batter  moneta  per  lungo 
tempo  'Io8'. 

Le  considerazioni  principali  che  ci  fanno  ritenere 
che  la  chiusura  definitiva  della  officina  monetaria  di 
Reggio  si  debba  ascrivere  al  1572  o  al  principio 
del  susseguente  1573  sono  due.  L'una  è  che  non  si 
conoscono  affatto  monete  posteriori    a    quelle   date  ; 


(108)  A.  Crespellam,  Op.  cit. 


22Ò  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


l'altra  è  la  mancanza  assoluta  di  successivi  documenti 
sulla  zecca  propriamente  detta.  Le  carte  della  zecca, 
presso  l'Archivio  di  Stato  di  Reggio,  si  arrestano 
appunto  a  quell'  anno,  per  quanto  riguarda  le  co- 
niazioni ;  le  posteriori  sono  gride  e  carteggi  relativi 
al  corso  delle  monete  nella  città  o  a  questioni  ana- 
loghe. Le  ricerche  fatte  negli  Archivi  vicini  e  so- 
pratutto quelle  diligenti  eseguite  nella  Sezione  Co- 
munale dell'Archivio  ricordato,  non  ci  lasciano  alcun 
dubbio  sul  tempo  della  definitiva  chiusura.  Né  i  car- 
teggi pel  solito  completi  tra  il  Comune  e  il  duca  e 
tra  questi  e  il  Reggimento,  né  le  Ri/or  magioni  o  Prov- 
vigioni del  Consiglio,  una  serie  preziosissima  di  vo- 
lumi diligentemente  redatti,  né  i  mandati  di  pagamenti 
della  Tesoreria  che  per  1'  addietro  registravano  le 
spese  più  minute  per  la  zecca  ,  fanno  alcun  cenno 
di  coniazioni  ulteriori.  I  certificati  dei  saggiatori  tenuti 
ordinatamente  e  ancora  in  filze  fino  a  poco  tempo 
fa,  si  arrestano  appunto  al  1573.  Inoltre  un  registrino, 
ove  sono  diligentemente  notate  tutte  le  monete  che 
sortivano  di  zecca,  si  arresta  anch'esso  a  quell'anno  ; 
tutte  le  carte  che  seguono  e  formano  i  tre  quarti 
del  codicetto  sono  del  tutto  bianche. 

Dopo  il  1573  rimasero  in  Reggio  i  presidenti 
della  zecca  e  i  superstites  cichae,  ai  quali  spettava  la 
sorveglianza  sul  corso  delle  monete  e  che  stavano 
in  relazione  colla  corte  ducale  per  tutto  ciò  che  si 
riferiva  alle  gride  e  al  valore  delle  monete  in  corso 
a  Reggio  e  nel  ducato. 

Alla  chiusura  della  zecca  di  Reggio  si  giunse 
quando  il  duca  ebbe  trovato  un  espediente  che 
rispondeva  al  suo  scopo,  nel  rendere  responsabile 
la  Comunità  dei  mancamenti  degli  zecchieri,  tutt'altro 
che  rari,  in  quel  tempo.  È  probabile  che  la  sorve- 
glianza che  il  Comune  esercitava  o  avrebbe  dovuto 
esercitare  sull'andamento  della  zecca,  per  mezzo  dei 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


supcrstites  cichae,  non  fosse  sufficiente  a  far  sempre 
mantenere  ai  locatarii  gli  obblighi  stabiliti  nei  capi- 
toli. Una  prova  di  tal  cattiva  sorveglianza  la  ve- 
demmo nell'accusa  di  falso,  probabilmente  infondata, 
fatta  a  Pastorino  da  Siena  nel  1553.  E  al  primo 
mancamento  del  zecchiere ,  il  duca  ,  prendendo  la 
palla  al  balzo,  avrà  ordinata  la  definitiva  chiusura 
dell'officina. 

Accenneremo  per  ultimo  a  un  tentativo  fatto 
dai  Reggiani  nel  1597  di  riaprire  la  zecca.  Da  due 
lettere  di  Enea  Pio  di  Savoia,  governatore  di  Reggio 
in  quel  tempo  ,  risulta  che  il  Comune  aveva  già 
avuta  qualche  speranza  dal  duca  su  tal  proposito  e 
che  si  erano  iniziate  trattative  con  maestro  Andrea 
Caselino  di  Piacenza,  in  quel  tempo  al  servizio  del 
duca  di  Parma,  per  la  fabbricazione  dei  conii.  Ma 
la  cosa  cadde  quasi  subito,  essendosi  considerato  che 
l'aprire  di  nuovo  la  zecca  era  negozio  di  molta  con- 
siderazione et  difficultà,  si  per  mancamento  di  capitale 
come  di  huomini...  intelligenti  in  simile  professione  (io9>. 

Se  altri  tentativi  dopo  questo  siano  stati  fatti 
per  riaprire  la  zecca  l'ignoro:  negli  Archivi  con- 
sultati però  non  se  ne  conserva  ricordo.  Gli  Estensi 
ad  ogni  modo,  che  nel  1598,  perduta  Ferrara,  scel- 
sero a  loro  sede  Modena,  avrebbero  consigliato  ai 
Reggiani  di  servirsi  della  zecca  della  città  vicina  , 
se  il  caso  di  nuove  richieste  si   fosse  presentato. 

Del  resto  i  tempi  eran  mutati,  nelle  condizioni 
politiche,  da  quando  bastava  ai  Reggiani,  per  rimuo- 
vere il  duca  da  un  ordine  di  chiusura  della  zecca, 
fargli    considerare  il     vantaggio   che    ne   veniva    alla 


iiooj  R.  Archivio  di  Stato  di  Modena.  Cancelleria  ducale.  —  Car- 
teggio e  documenti  di  Rettori.  Reggio.  —  Lettere  16  febb.  e  5  agosto  1597 
da  Reggio,  del  governatore  al  duca. 


228  F.    MALAGUZZI    VALERI    -    LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 

città  dal  batter  moneta  e  l'onore  che  su  lui  stesso 
ne  ricadeva.  Non  eran  più  i  tempi  in  cui  le  stesse 
ragioni  di  stato  spingevano  i  principi  a  concedere 
qualche  cosa  alle  città  soggette.  Dopo  che  il  du- 
cato fu  ridotto  in  ben  più  ristretti  contini  e  le  vicende 
politiche  consigliavano  ai  piccoli  principi  di  restringere 
e  riunire  a  sé  tutte  le  prerogative  della  sovranità  , 
Reggio  non  ebbe  quindi  più  a  sperare  di  godere  an- 
cora del  vantaggio  di  coniar  monete.  E  quel  privilegio 
che  da  Federico  li  in  poi  con  tante  fatiche  aveva 
saputo  conservare ,  meno  poche  interruzioni ,  fino 
allora,  fu  perduto  per  sempre. 

Cos'i  si  chiude  la  serie  delle  inedite  notizie  sulla 
zecca  di  Reggio  ,  per  le  vicende  sue  e  pel  valore 
degli  artisti  che  vi  furono  addetti  ,  una  certamente 
tra  le  più  notevoli  d'Italia. 

(Continua). 

Francesco  Malaguzzi  Valeri. 


UNE  MONNAIE  DE  MONACO 

DU    MUSÉE    DE    MARSEILLE  (»ì 


"11  tg4 


v^fji 


Avant  1634  les  monnaies  de  Monaco  sont  des 
plus  rares.  M.  Girolamo  Rossi,  qui  Ics  a  recherchées 
avant  nous,  ne  cite  que  l'écu-soleil  de  Lucien  ,  dont 
l'unique  exemplairc  connu,  provenant  de  la  collection 
Jean  Rousseau,  doit  se  trouver  aujourd'hui  entre  les 
mains  d'un  amateur  de  Rome.  D'après  les  faits  rap- 
portés  dans  Ics  Documents  historiques  publiés  par 
M.  Saigc,  il  est  a  croire  que  cette  monnaie  a  dù 
etre  frappcé  vers  1512,  soit  a  Gènes  soit  a  Monaco, 
a  l'aidc  d'un  coin  rovai  de  Lois  XII  (pour  le  revers), 
en  vue  d'acquitter  la  somme  de  500    ccus    d'or  sti- 


li) Le  méme  sujet  avait  dcjà  etc  traitc  par  l'auteur,  cn  1885,  dans 
la  Revue  belge  de  Nuinismaiique,  sous  le  titre  :  Piece  inedite  d'I  [onore  11, 
prince  de  Monaco.  C'est  dans  le  but  d'en  mieux  dégager  l'intérèt  au 
point  de  vue  de  la  numismatique  italienne  qu'il  a  bien  voulu  complète!- 
son  premier  travail  pour  le  mettre  sous  les  yeux  des  lecteurs  de  la 
Rivista. 


23O  C.    JOLIVOT 


puléc  dans  le  traité  conclu  avee  Machiavel  ,  de  ma- 
nière à  profiter  de  l'affi  11  enee  du  metal  dans  les 
banques  génoises,  par  suite  de  laquelle  l'opération  du 
monnayage  devait  ètre  peu  coùteusc  si  mème  elle 
n'était   rémunératrice. 

Depuis  1512  ,  la  numismatique  monégasque  ne 
nous  fournit,  quant  a  présent,  aucune  pièce  connue 
avant  le  talare  d'argent  d'Honoré  II  que  possedè  le 
Muséc  de  Marseillc. 

Cette  monnaie  qui  nous  a  été  signalée  obligeam- 
ment  par  M.  Laugier,  conservateur  du  Cabinet  des 
mèdailles  ,  est  du  module  de  40  millimètres  et  du 
poids  de  20  grammes.  C'est  un  talaro  ou  florin  de 
28  sous. 

L'  avers  représente  un  écusson  ,  de  forme  plus 
elegante  que  vèritablement  héraldique,  somme  de  la 
couronne  fleuronnée,  et  accompagné  de  lambrequins 
d'  un  bon  style.  Cet  écu  écartelé  porte  aux  1  et  4 
les  armes  de  Monaco  (fuselé  d'argent  et  de  gueules), 
aux  2  et  4  celles  de  Yaldetare  (aigle  imperiale  ayant 
en  coeur  le  blason  de  Landò.  Dans  la  couronne,  la 
derise  des  Grimaldi  :  DEO  •  IVVÀ///V/  autour,  entre  deux 
listels,  la  legende  HONORÀ^  :  Il  :  Dei  :  &ra(ia  :  PRViceps  : 
MONOECI  (Honoré  II,  par  la  gràce  de  Dieu,  prince  de 
Monaco). 

Les  armes  de  Laudo  ,  un  peu  difficiles  à  de- 
chifFrer,  a  cause  de  la  pctitesse  des  signes,  étaient  : 
Écartelé,  aux  r  et  4  d'azur  a  deux  fasces  vivrées  d'or 
(Landò);  aux  3  et  4  pale  d'or  et  d'azur  de  six  pièces 
à  la  fasce  d'argent  brochant  sur  le  tout  (Cordova- 
Aragon). 

Ali  revers,  un  phénix  éployé  la  tète  a  gauche, 
ayant  en  coeur  le  chiffre  28  inscrit  dans  un  cercle. 
Legende  entre  deux  listels:  IN  •  SENECTVTE  •  VIRESCIT. 
(Ibacquiert  des  forces  dans  la  vieillesse);  sous  l'immor- 
talité    (bucher)  ,    le   different  S  (barre)  que  nous    re- 


UNE  MONNAIK  DE  MONACO  23I 


trouvons  plus  tard  sur  Ics  monnaies  frappées  en 
1650   à  Monaco. 

La  signification  du  phénix  nous  échappe.  Peut 
ótre  n'y  faut  il  voir  qu'une  imitation  ,  voulue  de 
l'aiglc  imperiale  ? 

La  juxtaposition  des  armes  de  Monaco  et  de 
Landò  nous  indique  quo  cotte  pièce  date  de  la  mi- 
norité  d'Honoré  II,  durant  laquelle  celui-ci  etait 
place  sous  la  tutellc  ombrageuse  de  son  onde  ma- 
temei  Fréderic  Landò,  prince  de  Valdetare. 

C'est  en  1613  qu'  Honore  li,  a  la  suggestion 
probablement  de  son  tuteur,  prince  du  Saint  Empire, 
prit  pour  la  première  Ibis  le  titre  de  prince  au  lieu 
de  celui  de  seigìieiir  de  Monaco.  Cette  qualifìcation, 
que  nous  avons  déjà  remarquée  sur  l'écu-soleil  de 
Lucicn,  pourrait  ètre  un  indice  de  fabrication  dans 
un  atelier  de  l'empire.  A  partir  de  1619,  date  de  son 
mariage  avec  Hippolytc  Trivulce,  ce  sont  Ics  armes 
de  Trivulce  qui  prennent ,  sur  son  écu,  la  place  de 
celles  de  sa  famille  maternelle.  La  pieci-  a  donc  du 
ètre  battue  entre  1613  et  1619.  Où  l'a-t-elle  étè?  A 
Milan,  où  Honore  li  résidait  a  cette  epoque?  011  a 
Compiano  ,  dans  l'atelier  de  son  onde  et  tuteur  ? 
M.  Pigorini,  dans  son  intéressante  monographie  de 
cet  atelier,  ne  nous  fournit  aucune  lumière  à  ce  sujet. 

Un  autre  monnaie  du  Cabinet  de  Marseille,  dont 
nous  devons  également,  la  communication  à  1'  obli- 
geance  de  M.  Laugier,  nous  donne  un  terme  de  coni- 
paraison,  qui  nous  ferait  pencher  en  faveur  de  cette 
dernière  hypothèse.  C'est  une  pièce  de  15  soldi  éga- 
lement en  argent ,  du  module  de  30  millimètres  et 
du  poids  de  grammes  6,60. 

L'avers  représcnte  le  buste  cuirassé  a  droite  du 
prince  de  Valdetare  ,  tenant  de  la  main  gauche  le 
pommeau  de  son  épée  011  un  bàton  de  commande- 
ment.  Le   sommet  de  la  tète    entre  dans  la    legende 


232  C.    JOLIVOT  -  UNE    MOXNAIE    DE    MONACO 


qui  porte  :  Dominus  :  FEDERA  :  LANDVS  *  Soldi  XV  # 
Sacri  :  Romani  :  imperli  :  AC  :  VklListarii  •  (Sire  Fréderic 
Landò  -  XV  sous  —  (prince)  du  Saint  Empire 
Romain  et  de  Valdetare). 

Au  revers,  l'aigle  imperiale  éployée  porte  en 
coeur  lea  armes  des  Landi.  Elle  est  entourée  de  la 
legende  :  TÀR/  :  E/  :  CENI  :  PR\Hceps  :  INI  :  BAR*  :  MARr/r/o  : 
Compia/ti  :  Comitis  :  Dominus  ou  Ceterorum  Dominus  (Prince 
de  Tare  et  Ceni ,  quatrième  marquis  de  Bardi ,  sei- 
gneur  du  comté  de  Compiano). 

M.  le  Docteur  Solone  Ambrosoli  a  signalé  dans 
la  Gazzetta  Numismatica  de  1886,  n.  1,  un  florin  de 
Gonzague  qui  se  rapproche  de  celui  que  nous  donnons 
plus  haut. 

Nous  accuillerons  avec  reconnaissance  toutes  les 
Communications  que  pourrait  suggérer  la  lecture  de 
la  présente  notice. 

C.     fOLIVOT. 


DI  ALCUNI  MINUTI  DI  GENOVA 


Sul  finire  delle  ultime  vacanze  autunnali,  in  un 
sacchetto  di  svariatissimc  monete,  datemi  ad  esami- 
nare in  Como,  ebbi  la  fortuna  di  rinvenire  alcuni 
minuti  di  Genova,  che  mi  furono  anche  cortesemente 
ceduti.  Non  costituiscono  vera  novità,  ma  ai  lettori 
della  Rivista  Numismatica,  cui  non  sono  certamente 
passate  inosservate  le  importanti  Annotazioni  del- 
l'egregio signor  Colonn.  Ruggero  intorno  ai  minuti 
di  Genova,  credo  non  tornerà  sgradito  che  io  richiami 
la  loro  attenzione  sui  miei  di  recente  acquisto,  dacché 
valgono  a  compiere  notizie  date  nelle  Tavole  descrit- 
tive delle  Monete  di  Genova,  ed  a  meglio  confermare 
la  convinzione  manifestata  dal  Ruggero  \\oN Annota- 
zione XXIII  M,  essere  stati  battuti  minuti  anche  al 
nome  del  re  Ludovico  XII. 

Alcuni  di  questi  minuti  appartengono  a  Filippo 
di  Cleves,  alcuni  a  Ludovico  XII,  alcuni  al  doge  Otta- 
viano Campofregoso. 

Quattro  sono  i  minuti  al  nome  di  Filippo  di 
Cleves,  governatore  di  Genova  per  Ludovico  XII, 
e  distinti  in  tre  varietà,  due  delle  quali  non  sono 
accennate  ne\V  Annotazione  XX  del  Ruggero2'.  Una 


(i)  In  Rivista  Numismatica,  1893,  anno  VI,  fase.  Il,  pag.    183. 
(2|  In  Riv.  Ni<m.,  1890,  anno  III,  fase.  IV,  pag.  528. 


234  M-    MARIANI 


di  queste  varietà  corrisponde  al  tipo  n.  i  del  Ruggero 
così  descritto  : 

,&  -   +  ®  FC  -  ®  Gì  ®  Solito  tipo. 

9'    —   •  C  •  —  •  R  •  —  •  R  •        •  SB  •  Solito  tipo. 

Una  seconda  varietà  non  accennata  dal  Ruggero 
è  la  seguente  : 

i&  -  +  ®  FC  ®  —  ®  Gì  ®  Solito  tipo. 

9    —   :  C  ■  —  •  R  •  —  •  R  •   —      IC  •  Solito  tipo. 

Le  iniziali  IC  accennano  ad  uno  dei  zecchieri 
che  lavorarono  sotto  Ludovico  XII  nel  periodo  in  cui 
fu  governatore  il  Cleves  (a.  1499-1506),  come  appare 
dai  numeri  857,  868,  871,  872,  879  delle  Tavole 
descrittive  delle  Monete  di  Genova  e  forse  anche  dai 
numeri  866,  869,  870,  880  (3;. 

Una  terza  varietà  pure  non  accennata  dal  Rug- 
gero, reca  : 

F?  —  L'identica  inscrizione  della  preced.,  e  il  solito  tipo. 
9    -   :C--R-R-B:  Solito  tipo. 

La  iniziale  B  indica,  come  al  solito,  lo  zecchiere. 
Ma  qui  c'è  un  guaio.  La  lettera  B  per  tutto  il  periodo 
della  prima  dominazione  di  Ludovico  XII  non  appare 
in  nessuna  delle  monete  delle  Tavole  descrittive.  Do- 
vremo per  questo  mettere  in  dubbio  che  il  minuto 
appartenga  a  Filippo  di  Cleves  ?  Non  ci  peritiamo  a 
dire  di  no.  Intanto  il  carattere  generale  della  moneta 
si  presenta  identico  a  quello  di  tutti  gli  altri  minuti 
del  governatore;    poi  fortunatamente    il  pezzo  è  be- 


(3)  Vedi  l'annotazione  fatta  dal  Ruggero  alia  pag.  286  delle   Tavole 
descrittive,  al  zecchiere  I....  C...  sotto  l'anno  1507. 


DI    ALCUNI    MINUTI    DI   GENOVA  235 

nissimo  conservato  e  non  fa  sorgere  alcun  dubbio 
sulle  lettere  impressevi  ;  il  numero  873  delle  Tavole 
descrittive  reca  nel  rovescio  un  b  che,  avuto  riguardo 
al  cenno  d' incertezza  posto^  nelle  osservazioni,  può 
essere  l'asta  e  la  parte  inferiore  della  lettera  maiu- 
scola B;  infine  l'ultimo  dei  minuti  del  Cleves  descritto 
dal  Ruggero  (n.  6)  reca  chiara  la  lettera  B ,  e  il 
Ruggero  avrebbe  indubbiamente  notata  la  difficoltà, 
se  difficoltà  gli  avesse  la  sigia  presentato. 

Passo  ai  minuti  di  Ludovico  XII.  Sono  due  e 
costituiscono  due  varietà.  Essendo  i  pezzi  di  conser- 
vazione piuttosto  buona,  valgono  a  compiere  le  leg- 
gende di  minuti  pubblicati  dal  Ruggero  nella  già 
ricordata  Annotazione  XXIII  sotto  i  nn.  2,  3,  e  4. 
Eccone  la  precisa  descrizione  : 

X.   1.  jy   —   +»L°R  -°F»I  °D»    Tipo  solito,  un  punto  sotto 
l'arco  sinistro  del  castello. 
li    -   C  •  —  •  I  •  —  •  A  •    -  •  C  Tipo  solito. 

X.  2.  }*  -     +  ®  L  $  R  ®  •  •  F  •  I  •  D  •     Tipo    solito  ,    un 

punto  sotto  l'arco  sinistro  del  castello. 
I?   —   Solita  croce  che  taglia  la  leggenda,  della  quale 
però  è  visibile  solo  ■  A  ■ 

Venendo  finalmente  ai  minuti  del  Doge  Otta- 
viano Campofregoso,  quattro  sono  i  posseduti  da 
me,  i  quali  formano  due  varietà  atte  a  compiere  la 
descrizione  data  nelle    Tavole  descrittive. 

Varietà  n.  1,  corrispondente  al  11.  935  delle  dette 
Tavole  : 

&  -   +  O  ■  C  DI-  Tipo  solito. 

U   -     e  m  • 


236  M.    MARIANI  -  DI    ALCUNI    MINUTI    DI    GENOVA 

Varietà  n.  2,  non  corrispondente  ad  alcuna  delle 
edite  : 

&  -  +  •  O  •  C  •  —  D  •  I  ■ 

9    -.C-l-F.-A- 

Le  sigle  F  A  sarebbero  quelle  di  uno  degli  zec- 
chieri che  hanno  lavorato  per  Francesco  I  di  Francia, 
succeduto  immediatamente  (1515)  al  Doge  Ottaviano 
nel  governo  di  Genova. 

Pavia,  Aprile  iX<)j. 

M.  Mariani. 


DOCUMENTI 

VISCONTEO-SFORZESCHI 

PER  LA  STORIA  DELLA  ZECCA  DI  MILANO 


PARTE    SECONDA. 

PERIODO    SFORZESCO 

(Continuazione). 


264.  —  1470,  febbraio  13,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
la  spendizione  di  certe  monete  teutoniche  [Reg.  Panig.  , 
F.  142  t.  —  Belletti,  Mss.  citati |. 

u  C'erte  monete  todesche  chiamate  par  paiole  de  alamania  di 
quale  glie  una  de  uno  stampo  che  ha  da  una  parte  la  croce,  da 
laltra  uno  mezo  griffono  a  quartero,  et  laltre  de  diversi  stampi, 
le  quale  pare  habiano  già  pigliato  corso  de  dinari  xxvij  luna 
et  secundo  lassagio  facto....  se  trova  che  non  valeno  alchuna 
più  de  xij  alchuna,  più  de  xiij  aut  xiiij  din.  luna  dimperiali.    » 

265.  —  1470,  giugno  15,  Milano.  -  -  Ordine  del  duca 
di  Milano  al  tesoriere  Antonio  Anguissola  di  fare  "  battere 
sive  stampare  cinquanta  pezi  doro  che  vagliano  doy  ducati 
Inno  con  la  testa  de  la  nostra  IH. ma  consorte  come  sono 
quelle  de  la  nostra  testa  et  facti  che  sarano  ne  avisarav.  „ 
\Motta,  Nuovi  documenti  della  zecca  di  Milano  nel  sec.  XV. 
Como,   1884,  p.  6|. 

267.  —   1470,  giugno    i6.  Risposta    dell' Anguissola 

alla  sopra  riferita  lettera  ;  documento  importante  per  la  storia 
artistica  lombarda  [Motta,  loc.  cit.  p.  6|. 

«  111.'"°  et  Excell.mo  Sig.c    mio    singularissimo  etc  lo  ho  in- 

texo  quanto    me  comanda    vostra   Ill.ma  Sig.ria   per    sue    litere 

3' 


238  EMILIO   MOTTA 


circha  ad  fare  fabricare  ducati  d'oro  che  valeno  duy  ducati 
luno  cum  la  testa  dela  IU.ma  Madona  duchessa  vostra  consorte 
simili  ad  quelli  sono  facti  cum  la  testa  de  vostra  111.™3  Sig.ria 
—  Ill.mo  Sig.re  mio,  perchè  a  fare  simille  cosse  degne  corno 
queste,  bisogna  farle  retrahere  dal  naturalle,  il  perchè  io  mando 
Ambrosio  fiollo  de  Magislro  Maffeo  da  chiva  (Civate)  servi- 
tore de  vostra  Ill.,na  Sig.r,a  lo  quale  ha  retracto  la  testa  de  vostra 
III.'""  Sig.""  et  facti  li  feri  cuìii  li  quali  stampixe  li  vostri 
ducati  doppij,  et  in  vero  è  molto  bona  et  bella  testa  corno 
vostra  Sig.lia  pò  vedere,  siche  piacendo  alla  vostra  IIl.ma  Sig. ria 
bisognarà  chel  dicto  Ambroxio  habia  il  tempo  de  potere  retra- 
here la  prefata  Ill.ma  Madona  duchessa  et  che  la  Ex.tia  vostra 
gli  pitia  quella  provixione  che  parirà  et  piaxerà  ala  vostra  Sig.ria 
adciò  che  se  possa  fare  quanto  comanda  la  vostra  ex. tia.  Me 
ricomando  ala  vostra  Ill.ma  Sig.ria  la  quale  dio  conservi  lon- 
gamente  in  optimo  stato  et  perfecttissima  sanità  cum  la  111. ma 
Madonna  duchessa  vostra  consorte. 

«  Datum  ex  castro  Porte  Jovis  Mediolani  die  xvj  junij  1470  * 
E  quasi  di  sicuro  1'  artista  che  aveva  ritrattato    il  Duca  ,  ri- 
trattava la  di  lui  consorte. 

267.  —  1470,  agosto  28,  Cassano.  —  Lettera  del  duca 
di  Milano  al  marchese  di  Mantova  a  proposito  di  un  tesoro 
nascosto  sotterra  nel  ducato  di  Milano  e  del  quale  conosce 
il  nascondiglio  un  tal  Gio.  Corso,  allo  Sforza  indicato  da  un  suo 
conestabile  Francesco  Cossa,  fratello  o  parente  di  Giovanni. 
Per  tali  "  zoye,  argento  et  dinare  „  sotterrate  aver  pattuito 
col  Corso  Io  scavo,  dando  allo  scopritore  la  metà  dell'ar- 
gento se  non  ammontante  a  oltre  4000  ducati,  e  2000  ducati 
una  volta  tanto  se  il  tesoro  sorpassasse  i  4000.  Lo  Sforza 
interessa  il  marchese  Gonzaga  a  trovare  in  Mantova  al  Corso 
(suo  suddito)  garanzie  serie  onde  stipulare  l'esposta  pattua- 
zione  [Gazz.  Num.,  1886,  p.  80]. 

268.  —  1470,  novembre  12  e  13,  dicembre  3  e  31,  Vi- 
gevano e  Milano.  —  Lettere  ducali  e  del  tesoriere  Anguis- 
sola  per  la  coniazione  di  io  medaglie  d'oro  del  valore  di 
10,000  ducati  l'una,  affidata  al  pittore  Zanctto  Bugato,  all'o- 
refice Maffeo  da  Civate  ed  al  bombardiere  Francesco  da 
Mantova  [Motta,  Nuovi  documenti,  ecc.  loc.  cit.,  p.  8  segg.j. 

La  presente  Memoria  non  comporta  di  riprodurre  qui  tutti  i 
documenti  sopra  indicati.  Anzi,  per  averne    raggranellati  degli 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  239 

altri,  inediti,  intendiamo    farne    oggetto    di  separata  comunica- 
zione. Vedi  innanzi  ancora  al  n.  270. 

269.  —  1470.  —  Falsificazione  su  larga  scala  di  monete 
veneziane  a  Milano  [Malipiero,  Annali  veneti  dal  1459  al  1500 
in  Arch.  stor.  ital.,  voi.  VII,  parte  II,  p.  658.  Firenze,  1844. 
—   Gazz.  man.  di  Como,  n.  11,  1885,  p.  86]. 

«  L'è  vegnudo  a  notitia  della  Signoria,  che  el  duca  Galeazzo 
de  Milan  ha  fatto  battere  grosseti  (di  4  soldi)  alla  nostra  stampa 
per  80,000  ducati;  e  i  ha  mandai  a  smaltir  qua,  e  per  le  terre 
della  Signoria  ;  e  che  '1  medemo  ha  fatto  Bologna,  Ferrara  e 
Mantoa.  Questi  grosseti  era  fatti  de  mistura  de  rame  e  arzento; 
e  in  Consegio  di  x  è  sta  tolto  '1  Colegio,  e  vinticinque  de 
Zonta,  e  preso  che  i  grosseti  non  se  possa  spender  più  de 
do  soldi  e  mezo  l'un  e  i  grossoni  cinque  soldi.  E  questa  deli- 
beration  ha  fatto  meter  stalo  (  incaglio)  a  le  faccende  :  perche 
i  homeni  no  voleva  dar  fuori  moneda  a  questi  prezzi  sperando 
che  la  provision  no  dovesse  durar  lungamente  :  e  otto  zorni  da 
può,  è  sta  preso  de  bandir  del  tutto  i  grosseti  boni  a  4  lire  e 
meza  l'onza,  e  i  oresi  {orefici)  e  banchieri  no  possa  pagar  i 
altri  più  de  quatro  lire,  perchè  i  è  tanto  sborzai  (calanti  per 
frode),  che  i  no  vai  più  de  due  soldi  luno,  che  vuol  dar  botta 
de  50  por  cento  :  e  se  stima  che,  tra  la  Terra  e  '1  stado,  glie 
sia  danno  d'un  milion  d'oro,  che  importa  più  che  la  perdeda 
de  Negroponte  (42),  dalla  reputation  in  fuora.  » 

Di  una  consimile  falsificazione  su  vasta  scala,  nel  1473,  sempre 
a  danno  di  Venezia  ma  per  parte  di  Ferrara,  fa  ricordo  un  do- 
cumento edito  nella  citata    Gaz:,   muti,  di  Como  I1885,  p.  85). 

270.  —  1471,  marzo  3,  Milano.  Conto  di  sei  me- 
daglie coll'effigie  del  duca  e  della  duchessa  di  Milano  [Muoni, 
La  Zecca  di  Milano,  p.  20-21]. 

Per  questo  documento,  che  noi  riporteremo  in  altra  memoria, 
e  su  più  esatta  lezione,  cfr.  quanto  dicemmo  al  doc.  n.  268.  E 
altresì  da  consultarsi:  Avignone,  Di  un  medaglione  di  Bona 
di  Savoja,  in  Atti  della  Società  Ligure  di  Storia  Patria,  vo- 
lume Vili.  Genova,   1868  a  pag.  731-34. 


(42)  Avvenuta  per  l'appunto  nel  1470. 


24O  EMILIO    MOTTA 


271.  —  1471,  aprile  27,  Milano.  —  Relazione  dei  Maestri 
delle  entrate  ducali  sul  valore  dei  ducati  dall'anno  1397  al- 
l'anno 1471  [Argelati ,  De  Monetis  ,  III,  colla  data  7  aprile. 
—    Muoìii,  La  Zecca  di  Milano,  p.  21  e  segg.J. 

«   Li  Magistri  de   le  Intrate  fano  li    infrascripti  recordi  circa 
il  proposito  de  la  bolla  papale  etc. 

«  Primo  questo  è  chiarissimo  che  per  lo  nostro  Illustrissimo 
Principe  non  è  facta  innovazione  veruna  de  dati)  né  d'altre 
graveze  contro  il  Clerici,  né  sono  facti  alchuni  incanti  de 
datij  se  non  modis  et  pactis  consuctis  et  a  volere  intendere 
il  consueto  questo  è  certissimo  che  non  solo  per  lo  tempo 
che  li  illustrissimi  Scgnori  Vesconti  hebeno  prima  lo  dominio 
de  Milano;  ma  etiandio  inanze,  quando  Milano  se  governava 
per  sì,  li  Clerici  tuti  pagavano  li  datij,  come  li  seculari,  salvo 
quilli  che  da  puoj  in  diversi  tempi  sono  facti  exempti  per  li 
prefati  Seg.ri  Et  per  evidentia  de  questo,  a  volere  intendere 
quilli  clerici  che  erano  exempti  al  tempo  del  Segnore  meser 
Bernabò,  et  meser  Galeazzo  Vesconti,  se  trovava  che  erano 
pochissimi,  et  così  che  erano  pochi  al  tempo  del  primo  Duca, 
et  el  simile  al  tempo  del  Duca  Giohanne.  E  vero  che  lo 
Ill.mo  de  recollenda  memoria,  Segnore  Duca  Philippo,  oltra 
quilli  pochi  che  erano  exempti  denanze,  ne  fece  exempti  alchuni 
altri.  Ma  puoj  succeduto  lo  Illst.mo  de  recollenda  memoria, 
Segnor  Duca  Erancisco,  Sua  Excellentia  etcosì  la  Illustrissima 
de  recollenda  memoria,  madona  Biancha,  feceno  exempti  gene- 
raliter  li  Religiosi,  Religiose  observanti  et  mendicanti,  et  de 
li  altri  molti  e  molti  in  modo  che  a  comparare  li  Clerici 
exempti  al  presente  con  quelli  denanze,  non  è  dubbio  che 
sono  multiplicati  per  uno  dece:  e  quisti  non  solo  sono  con- 
servati per  lo  Illustrissimo  Seg.,e  mio,  ma  etiando  Sua  Illustris- 
sima Segnoria  più  tosto  ne  ha  facto  exempti  de  novo,  et  per 
questo  se  conclude  per  chiara  veritade,  che  li  Clerici  più  tosto 
hano  reportato  et  reportano  bono  et  humano  tractamento  da  Sua 
Excellentia  cha  che  se  possa  dire  che  li  sia  facta  veruna 
innovatione  non  solo  per  respecto  de  datij,  ma  non  etiando 
de  veruna  altra  graveza.  Imo  ove  solevano  essi  Clerici  ria- 
vere tassa  de  sale  grande,  al  presente  sono  annullate  esse 
taxe,  et  cosi  ove  solevano  pagare  subsidij  mensuali,  al  pren- 
sente  non  sentano  alchune  simele  graveze. 

«   Quanto    a  l'altra  parte    de  la    bolla,   per  rispetto  de    novi 
datij ,  se    dice    che    il    venire    a    le    specialitate    farà    constare 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCI1I,    ECC.  24I 

chiaramente  che  la  Ex.a  del  prelibato  lllustriss.™0  Seg.re  no- 
stro più  tosto  ha  usato  et  usa  humanitate  et  clementia  verso 
li  suoy  subditi. 

«  Et  prima  ove  per  suoy  precessori,  incomminciando  dal  pre- 
fatto Seg.re  meser  Bernabò  fino  al  successo  de  lo  lll.,no 
Seg.rc  suo  patre,  se  incantava  lo  datio  de  la  ferraritia,  che 
soleva  valere  libre  sediccmillia  l'anno,  Sua  Illustrissima  Se- 
gnoria  per  tare  bona  conditione  a  li  suoy  populi  la  remisso 
et  annullato. 

«  Et  così  Io  datio  del  imbotato  del  t'eno,  che  sempre  se  so- 
leva incantare,  al  presente  non  si  incanta,  et  è  annullato, 
che  valeva....  no  suso  lo  ducal  Dominio. 

«  Ha  etiando  Sua  Ex.tia  remisso  le  taxe  di  cavalli  nel  ducato 
de  Milano  che  se  volevano  pagare. 

u  Et  ove  al  tempo  de  lo  Illustr."10  Seg.re  Duca  l'hilippo  se 
soleva  pagare  per  brenta  de  vino  ad  computo  de  soldi  viij 
nel  qual  tempo  lo  ducato  se  spendeva  hora  per  tre  libre, 
hora  per  libre  iij  soldi  iiij,  al  presente  non  se  paga  se  non 
a  computo  de  soldi  sey  et  den.  iij  per  brenta,  obstante  chel 
ducato  se  spenda  et  vaglia  libre  quattro,  che  veniva  essere 
molto  maggiore  pagamento  quello  da  l' hora  cha  quello  da 
desso,  peroché  ove  al' hora  octo  brente  de  vino  pagavano  uno 
ducato,  al  presente  per  tredici  brente  non  se  paga  se  non  uno 
ducato. 

«  Per  lo  modio  del  grano  se  pagava  al  tempo  del  prefato 
Duca  Philippo  a  computo  de  soldi  iiij  e  de  presente  se  paga 
solo  a  computo  de  soldi  iij  d.  viiij,  non  obstante  la  differentia 
suprascripta  de  la  maiore  valuta  del  oro,  et  cosi  ove  al'  hora 
per  moza  xiiij  de  grano  se  pagava  uno  ducato,  al  presente  per 
moza  xxj  non  se  paga  se  non  uno  ducato. 

«  Per  la  macina  del  frumento  se  soleva  pagare  al  tempo 
del  prefato  Illstr.mo  Seg.re  Duca  Philippo,  aliquando  a  com- 
puto de  soldi  xxiiij  per  modi",  et  aliquando  soldi  xx;  et  al 
presente  se  pagano  solamente  a  computo  de  soldi  xv  per 
modio,  non  obstante  la  differentia  del  oro  ut  supra. 

«  Et  finalmente  a  discorrere  tutti  li  datij,  non  è  dubio  che 
più  tosto  sono  moderati  et  aleviati  Ulti  che  altramente  ac- 
cresuti. 

«  Et  per  questo  se  conclude  che  Io  intertiamento  che  al 
tempo  del  prelato  Illust.m0  Seg.'e  Duca  Philippo  se  pagava 
sopra  li  datij  de  biade,  vino,  macina,  carne  et  grasse  et  sopra 
molti  altri   datij  sono    remissi    et  annullati    per    l'Excell.tia   del 


243 


EMILIO    MOTTA 


prebilato  Illustr.mo  Seg.re  nostro.  Et  se  forse  se  volesse  dire 
che  la  moderatione  del  oro  a  duy  fiorini  per  ducato  sia  nova 
additione,  quale  alchuni  il  baptezeno  per  quintamento  che  non 
è,  a  questo  se  responde  che  l'è  notissimo  che  l'oro,  al  tempo 
che  lo  prelibato  Illstr.mo  Segnore  suo  patre  hebe  lo  Dominio 
de  Milano,  se  spendeva  a  duy  fiorini  per  ducato.  Et  per 
consequente  non  se  può  dire  che  havere  limitati  li  pagamenti 
de  li  datij,  come  se  faceva  al  hora,  sia  cosa  nova,  né  contra 
l'honesto. 


Valuta  del  ducato  de  tempo  in  tempo. 


Mccclxxxxvij  libre  1  sol.  xiiij 

Mccclxxxxviij  lib.   1   sol.  xvj 

Mcccc 

Mccccj 

Mccccij 

Mcccciij 

Mcccciiij 

Mccccv  lib.  ij  sol.  1 

Mccccvj  lib.  ij  sol.  ij 

Mccccvij  lib.  ij  sol.  vi i j  den.  vj 

Mccccviij 

Mccccviiij 

Mccccx  lib.  ij  sol.  viij  d.  o 

Mccccxj  lib.  ij  sol.  viij  d.  vj 

Mccccxij    )  ...     ..       ,      ... 

...  }  lib.  11  sol.  xy  d.  o 
Mccccxnj  ) 

Mccccxiiiij  lib.  ij  sol.  xiiij  d.  o 

Mccccxv  lib.  ij  sol.  xij. 

Mccccxvj 

Mccccxvij 

Mccccxviij 

Mccccxviiij 

Mccccxx        /  lib.  ij  sol.  x 

Mccccxxj 

Mccccxxij 

Mccccxxiij 

Mccccxxiiij 

Mccccxv  lib.  ij  sol.  xj  d.  o 

Mccccxxvj  lib.  ij  sol.  xij  d.  o 


Mccccxxvij  lib.  ij  sol.  xv  d.  o 
Mccccxxviij  lib.  ij  sol.  xvj  d.  o 
Mccccxxviiij  lib.  ij  sol.  xviij  d.  o 
Mccccxxx 


)  lib.  ij  s.  xviiij  d.  o 


Mccccxxxj 

Mccccxxxij 

Mccccxxxiij 

Mccccxxxiiij 

Mccccxxxv 

Mccccxxxvj  lib.  iij  sol.  o 

Mccccxxxvij 

Mccccxxxviij 

Mccccxxxviiij   \  lib.  iij  s.  iij  d.  vj 

Mccccxl 

Mccccxij 

Mccccxlij 

Mccccxliij 

Mccccxiiiij 

Mccccxlv 

Mccccxlvj 

Mccccxlvij 

Mcccclxviij 

Mcccclxviiij 

Mccccl 

Mccccij  lib.  iij  sol.  v  d.  o 

Mcccciij  lib.  iij  sol.  vj  d.  o 

Mcccciiij     ;  ... 

»,        ,••••   ,   lib.  ii|  sol.  x  d.  < 

Mcccclmj   * 

Mcccclv  lib  iij  sol.  xiiij  d.  o 


lib.  iij  sol.  iiij 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  243 

Mcccclvj  lib.  iij  sol.  viij  d.  o  Mcccclxiiijj 

Mcccclvij  lib.  iij  sol.  viiij  d.  o  Mcccclxv   \  lib.  iiij  sol.  iij  d.  o 

Mcccclviij  lib.  iij  sol.  xviij  d.  o  Mcccclxvj  \ 

Mcccclviiij  lib.  iij  sol.  xiiij  d.  o  Mcccclxvij 

Mcccclx     )  Mcccclxviij 

Mcccclxj    >  lib.  iiij  sol.  ij  d.  o  Mcccclx  viiij  \  lib.  iiij   sol.  ij  d.  o 

Mcccclxij  )  Mcccclxx 

Mcccclxiij  lib.  j  sol.  iij  d.  o  Mcccclxxj 

Io.  Franciscus  De  la  Turre 

Antonius  Marlianus  (       Magistri    Intratarum    ordina- 
Iohannes  Melcius 
Iohannes  Bottus 


narum. 


Ziliolus     de     Oldoynis     Iuris  ) 

utriusque  doctor.  f       Magistri  ducalium  Intratarum 

Pinus     de    Yernacijs    legum  [  extraordinarium. 

Dominus  de  Zandemarijs  ' 

Franciscus  de  CYassis  notarius  oi'fitij  referendarie  domini  Ducis  et 
communis  Mediolani  in  fidem  premissorum  subscripsit. 

272.  —  1471,  maggio  6,  Pavia.  —  Lettera  del  duca  di  Mi- 
lano al  tesoriere  Antonio  Anguissola  e  maestro  delle  entrate 
Giovanni  Botto:  "  Intendiamo  per  alcuni  de  questi  nostri  con- 
siglieri che  lassare  battere  et  lavorare  la  zecha  resultarla  in- 
grande benefitio  de  tuti  nostri  subdicti  et  maxime  de  li  ina- 
bili. Il  che  ne  piacerla  grandemente,  perchè  nostro  desyderio 
et  nostra  ferma  intencione  è  se  batta  in  quella  nostra  cita, 
seguendovi  questo  bono  effecto  ne  e  dicto.  Siche  farete  in- 
sieme con  Johane  da  Melzo  nostro  magistro,  et  discusa  et 
maturata  bene  questa  cosa  ne  avisarete  del  vostro  parere, 
perchè  voluntera  voressimo  bonificare  li  nostri  subditi  „  [Gaz- 
zetta num.,  anno  II,  n.   15,  1882J. 

273.  —  1471,  giugno  28,  Mirabelle  —  Lettera  del  duca 
di  Milano  al  tesoriere  Anguissola  per  la  pulitura  di  due 
medaglie  ,  eh'  egli  intende  portare  seco  a  pompa  nella  sua 
gita  a  Mantova  [Motta,  Nuovi  doc,  ecc.,  loc.  cit,  p.   ri]. 

Per  questo  documento  valga  l'osservazione  fatta  al  n.  268. 


244  EMILIO    MOTTA 


274.  —  1471,  settembre  20,  Milano.  —  Lettera  dei 
Maestri  delle  entrate  ducali  al  duca  G.  M.  Sforza  circa  la 
spendizione  delle  monete  adulterate  e  l'esercizio  della  zecca 
milanese  [Carteggio  diplomatico ,  cartella  n.  342,  sett.  1471]. 

«  111. ino  Signor.  Havendo  inteso  la  deliberatione  et  bona  inten- 
tione  di  V.  Ex.tia  in  volere  che  provediamo  che  le  monete  false 
et  adulterine  non  habiano  corso,  né  se  spendano  nel  dominio 
vostro,  et  le  bone  et  iuste  habiano  luocho,  non  havimo  perso 
tempo  alcuno  in  consultare  et  ventillare  ben  tutto  :  et  corno  per 
altre  nostre  havimo  advisato  V.a  Celsitudine,  trovando  noi 
non  potere  circa  ciò  tir  (essere)  fatta  provisione  alcuna  che 
vaglia,  se  non  si  fa  lavorare  la  zecha  de  Y.ra  Sig.ria  perchè 
scagiando  le  forestiere  et  adulterine  gli  sian  de  le  vostre  bone 
et  iuste  ad  sufficentia.  Circa  questo  cioè  de  far  lavorare  dieta 
zecha,  noi  havimo  praticato  et  pratichiamo  diligentemente  de 
trovar  persone  da  bene  et  apte  al  mesterò,  et  troviamo  bone 
compagnie  asai,  che  torrano  il  carico  dessa  zecca.  Ma  vedendo 
la  corruptela  inducta  nel  corso  del  oro,  el  quale  oltra  lordine  et 
cride  facte  pare  sia  cresciuto  chi  per  un  modo,  chi  per  un 
altro,  peroch  el  firino  (fiorino)  de  Camera  se  spende  per  libre  iiij 
soldi  j  et  non  dovria  esser  speso  si  non  per  libre  iiij  :  similmente 
el  tirino  largo,  et  ducato  ducale  et  venetiano  se  spendono  per 
uno  soldo  più  che  non  se  deno  spendere:  et  il  firino  (fiorino) 
da  Reno  se  spende  tri  soldi  più  de  la  meta  data  :  et  cosi  tutto 
laltro  oro  ha  corso  più  che  non  debbe  havere,  niuno  se  vuole 
impazare  de  dieta  zecca ,  se  prima  non  se  provede  ,  chel 
oro  stia  firmo  ala  meta  sua  data  per  lordine  et  cride  facte  : 
perochè  quando  se  fabricasse  la  moneta  ala  ragione  de  libre  iiij 
el  firino  (fiorino)  et  de  altro  oro,  secondo  la  meta  data,  et  poi 
esso  oro  montasse,  seria  danno  et  ali  maestri  dessa  zecha  et 
ad  V.  Sig.ria  et  ali  subditi  suoi,  però  che  la  moneta  vuole 
corrispondere  al  oro,  et  lo  oro  ala  moneta  equalmente.  Unde 
havimo  promisso  ad  chi  se  vuole  impazare  de  lavorare  la  dieta 
zecca ,  che  intrano  arditamente  ad  limpresa  ,  che  se  pro- 
vederà  che  lo  oro  starà  firmo  a  la  meta  sua  data  per  lordine 
et  cride  facte.  Et  per  dare  forma  ad  questo  facto,  havimo  ben 
considerato  lordine  facto  sopra  el  spendere  del  oro  et  reprobare 
de  le  monete  adulterine,  et  troviamo  che  la  crida  et  ordine, 
del  quale  mandiamo  la  copia  aligata  ale  presente ,  foe  (fu) 
maturamente  facto,  et  comprehende  tutto  quelo  è  necessario  ad 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHl,    ECC.  245 


queste  cose.  Per  il  che  piacendo  ad  V.  Celsitudine,  seria  de 
fare  reiterare  et  replicare  dieta  crida  et  cuà  et  per  tutte  le  città 
et  terre  grosse  de  sua  S.ria  et  così  mandarne  copia  per  tutto 
et  tare  far  la  cride,  così  ali  Capitanei  di  deveti  che  in  la  loro 
jurisdicione  ne  ie  faciano  fare  :  et  tutti  quanti  li  ufficiali  ,  per 
quanto  habiano  cara  la  grada  de  V.  111. ma  Sig.ria  stiano  attenti 
et  vigilanti  ad  fare  che  dieta  crida  sia  da  tutti  observata,  perchè 
reducendo  lo  oro  ala  meta  sua  et  secundo  quela,  et  non  più  , 
tenendo  el  corso  suo,  se  farà  coni  è  predicto ,  lavorare  dieta 
zecha  :  per  il  che  se  verrà  ad  satisfare  ala  bona  et  firma  in- 
tentione  predicta  de  V.  IH.  Sig.ria,  ala  quale  continuamente  se 
riccomandiamo.  Dat.  Mediolani  die  xx  septembris  1471. 

«  Ejusdem  111. me  Dominationis 

u  servi    fedelissimi 

•1    Thomas  de  Reate 

«  Melchion  de  Marliano 

«   Zilius  oldivinus  J.  U.  D.r 

*.   Blasius  de  Cusano 

«  Antonius  de  Marliano 

«   Johancs  Bottus  et 

.1   Doninus  Johannis  Marie   ». 

275.   --   1471,  settembre    25,  Milano.  Lettera  come 

sopra  dei  medesimi  Maestri  delle  entrate  al  duca  di  Milano 
[Cart.  dipi.,  cartella  n.  342). 

«  III. ino  Sig.re.  Per  altre  nostre  de  xx  del  presente  havimo 
advisata  V.  Celsitudine  de  ciò  che  gè  ad  fare  per  tue  ire  la  cor- 
ruptela  de  le  monete  adulterine  che  appareno  nel  dominio 
vostro:  et  per  puotere  fare  lavorare  la  zecha:  de  la  quale  non 
si  trova  chi  se  ne  voglia  impazare,  se  non  se  serva  lordine 
et  crida  facta  del  spendere  et  recevere  del  oro  et  monete,  de 
la  quale  crida  nhavimo  mandata  copia  ad  V.  Celsitudine  perché 
possia  deliberare  quelo  che  sopraciò  gli  para  et  piacia  se  debia 
fare.  Et  perché  fin  ad  qua  non  havimo  inteso  altro,  et  la  cosa 
ne  pare  importare  presta  provisione,  per  puotere  satisfare  alla 
niente  de  la  prelibata  V.  Celsitudine  replichiamo  per  queste 
ad  V.  Ex.tia  preghandola  se  digna  farne  intendere  sopra  ciò 
la  deliberatione  sua  de  quelo  habiamo  ad  fare.  Ala  quale  con- 
tinuamente se  reccomendiamo  ». 


246  EMILIO   MOTTA 


276.  —  1472,  maggio  22,  Milano.  —  Lettera  dei  Maestri 
delle  entrate  ducali  a  Galeazzo  Maria  Sforza  :  essendo  avvi- 
sati "  che  Venetiani  de  presente  hanno  facto  fare  publica 
crida,  che  le  loro  monete  dargcnto  facte  da  qui  indreto,  non 
se  possano  spendere  se  non  per  la  mitade  de  la  valuta  de 
quelle  „  chiedono  se  sia  del  caso  di  fare  simile  grida  anche 
nel  ducato  di  Milano  [  Classe  :  Zecca}. 

277.  —  1472,  maggio  22,  Pavia.  Galeazzo  Maria 
Sforza  grazia  Giulio  e  Giov.  Antonio  figli  di  Nicolò  Palla- 
vicino della  condanna  del  bando  "  per  imputatione  de  mo- 
nete false  „.  E  ciò  ad  istanza  del  loro  fratello,  vescovo  di 
Podi.  [Seletti,  Storia  di  Busseto,  III,  80J. 

278.  —  1472,  maggio  29,  Milano.  —  I  Maestri  delle 
entrate  al  duca  di  Milano,  per  riguardo  alla  grida  emanata 
dai  Veneziani  per  le  loro  monete. 

Avuti  a  consulta  i  deputati  sopra  le  monete  nonché  parecchi 
•1  aurefici  et  maestri  da  fare  fabricare  monete  di  questa  citta  », 
tutti  quanti  concorrono  nel  parere  «  per  bene  di  subditi  de 
V.  Sig.ria  et  per  honore  de  quella  che  in  tutto  se  bandi- 
schano  le  monete  vechie  venetiane  dargento  ,  conio  per  altre 
criJe  facte  d;  V.  S.ria  sono  state  bannite  più  volle  :  p.  :'•  -cchè 
dicono  dicti  Maestri,  hanno  facto  li  assagij  dessa  mone.  1  ve- 
netiana  tonsata  :  et  trovano  che  gli  ne  sono  assai  cosi  gu  '.stati 
che  non  valeno  chi  xv  chi  xvj  dinari  al  più.  Unde  facendo  la 
crida  corno  Inno  facto  fare  loro  Venetiani  se  spendariano  dinari 
xx  per  grosseto  :  iiii  o  v  dinari  più  che  non  valeno:  et  tutti 
di  boni  loro  stessi  li  disfariano  et  non  mandariano  in  qua  se 
non  de  dicti  cosi  tristi  et  guasti.  Et  ad  questo  modo  li  Subditi 
de  V.  Sig.ria  haveriano  el  damno  et  dicti  Venetiani  lutile  ». 
(Classe  :  Zecca). 

279.  -  1472,  maggio  30,  Milano.  —  Decreto  relativo 
alle  monete  venete  d'argento  state  bandite  [Reg.  Panig.,  F, 
198.  —  Ardi.  civ. ,  Lettere  ducali,  1462-1472,  ibi.  238.  — 
/iellati,  Mss.]. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCUI,    ECC.  247 

«  Essendo  per  altre  gridi  facte  et  replicate  più  volte  ban- 
nite  tute  le  monete  venetiane  dargento....  et  vedendo  che  per 
corruptella  inducta  contra  diete  eride  facte  se  va  pur  dreto 
spendendo  de  diete  moneto  in  grandissimo  danno  così  de  sub- 
diti suoi  comò  de  la  cimerà  soa  ,  però  che  esse  monete  ogni 
di  se  trovano  più  essere  guastate,  diminuite  et  tonsate  conio 
expressamente  se  pò  vedere  per  le  eride  novamente  facte  fare 
da  Venetiani  proprij  in  le  terre  sue  ad  reprobare  diete  loro 
monete  per  li  grande  catività  et  manchamento  che  loro  stessi 
trovano  in  quele ,  et  così  se  trova  per  li  assagi  novamente 
fa  .ti  fare  dali  fabri  et  magistri  de  zecha  in  Milano  che  diete 
m  >nete  venetiane  sono  talmente  guastate  et  tonsate  che  la 
nr-ijr  parte  di  grosseli,  quali  loro  veneliani  hano  reducti  ad 
dinari  vincti  de  Milano  non  valeno  chi  xv  ehi  xvj  denari,  limo 
al  più,  et  così  laltra  moneta  vegia  venetiana  tuta  è  diversa- 
mente guasta  et  diminuita,  et  molti  se  ne  trovano  defalsi...  » 
deliberando  togliere  tanto  danno  si  bandiscono  tutte  le  dette 
monete. 

280.  —  1472,  giugno  13,  Milano.  -  -  Decreto  relativo  a 
certe  monete  mantovane  d'argento  state  bandite  [Rtg.  Panig. 
F.   199.   —    Bellati,  Mss.J. 

Bando  di  «  tuta  quanta  la  moneta  mantuana  dargento  »  per 
essere  bandite  in  Mantova  stessa,  siccome  "  asay  eative  et 
false.   » 

281.  -  1472,  giugno  30,  Milano.  —  Decreto  relativo 
alle  monete  [Reg.  Pauig.,  V.  201.      -    Bellati,  Mss.]. 

Nessuno  ardisca  spendere  ne  ricevere  "  moneta  alcuna  ton- 
sata  forestiera  né  li  grossi  da  Millano  tonsati,  quali  per  corup- 
tela  inducta  hano  corso  dinari  xxvij  luno.  «  I  quindicim  «  de  la 
raza  chiamati  cliarantani  quantunque  siano  manchi  et  de  «li- 
versa  bontà  de  quelo  ehanno  corso  in  modo  che  meritariano, 
corno  altre  volte  foe  (fu)  proclamato  dessere  totalmente  bannite 
et  reieti,  nientedimeno  vedendo  sua  J.  S.  esserne  in  tanto  repieno 
el  paese  suo  che  ad  bannirgli  così  in  Ulto  saria  grandissima 
jactura  ali  subditi    »   si  riducono  alla  tariffa  di   13  denari. 

282.  -  1472,  luglio  28,  Gonzaga.  Lettera  ducale  al 
tesoriere  Anguissola  cui    partecipa    la    nomina    avvenuta    di 


i|8  EMILIO    MOTTA 


Job.  della  Croce    a  dirigente    della    zecca  di    Milano.  \Gazz. 
mini.,   1882,  p.  58.]. 

«  Noy  scrivemo  alli  nostri  Magistri  vogliano  ordinare  se  lavori 
in  la  zecha  de  Millano  de  que'le  monete  si  stampiscano  delli  stampi 
novamente  fatti  secondo  alli  di  passati  te  ordinassemo  et  mettimo 
al  governo  dessa  zecha  Job  della  Croce  del  quale  ne  confidamo, 
ac  edam  che  senza  dilatione  alcuna  vogliano  exequire  questa  nostra 
mente,  ritrovandoti  tuti  con  ti  per  darli  bona  et  expedita  forma. 
Siche  soliciteray  dicti  Magistri  con  farli  intendere  quanto  te  havemo 
commesso  et  fa  che  dal  canto  tuo  non  reste  se  exequischa  questa 
nostra  volontà,  comò  è  dicto  per  bene  et  utile  delli  nostri  subditi 
quale  consequentemente  è  nostro  medesimo   ». 

(Continua). 

Emilio  Motta. 


NECROLOGIE 


DOMEXICO     UÀ  lifXCOLA-PlSTOIA. 


La  regione  calabrese  ha  perduto  uno  de'  più  valenti 
cultori  della  sua  Numismatica  classica  ,  il  Prof.  Marincola  , 
direttore  del  Museo  Provinciale  di  Catanzaro. 

Domenico  Marincola-Pistoia,  tratto  per  naturale  propen- 
sione alle  ricerche  storiche,  ed  avendo  sortito  i  natali  in 
quella  estrema  plaga,  ricca  di  tante  gloriose  memorie,  volse 
con  predilezione  i  propri  studi  alle  antiche  monete  della 
Magna  Grecia,  e  con  lungo  amore  ne  investigò  i  tipi,  ne 
interpretò  le  iscrizioni,  e  dettò  intorno  ad  esse  più  d'  una 
interessante  monografia  (i).  E  di  monete  della  Magna  Grecia, 
come  di  antiche  monete  greche  in  genere,  riunì  una  pregiata 
collezione,  che  ora  forma  beli'  ornamento  del  Museo  già  da 
lui  diretto. 

Né,  in  Domenico  Marincola,  il  desiderio  del  raccoglitore 
e  del  numismatico  si  appagava  col  possesso  e  con  la  cogni- 
zione esterna  delle  monete  ;  che  anzi,  dallo  studio  delle  mo- 
nete, egli  soleva  assurgere  alle  considerazioni  storiche  in- 
torno alle  origini  delle  varie  città,  soleva  assurgere  alle 
ardue  quistioni  topografiche,  recando  in  esse  quel  medesimo 
fervore  e  quell'acutezza  di  mente  che  tanto  distinguono  i  suoi 
lavori  di  Numismatica  pura. 


(i)  Di  Temesa  o  l'empiti,  repubblica  italiota  (^Catanzaro,  1866  . 
Di  Petelia,  città  autonoma  della  Magna   Grecia   (nelle  Memorie  del- 
l' Accademia  di  scienze  e  attere  di  Catanzaro,  voi.   I,   1868  . 
Mesma  o  Medma  (nelle  predette  Memorie,  voi  11,  1869X 
Ipponio  (1.  e). 
Di  Ferina  e  di  Lao,  città  italiote  dei  Bruzii  (Catanzaro,   1886). 


2^0  NECROLOGIE 


E,  quel  che  più  importa,  del  risultato  delle  sue  acute  e 
pazienti  ricerche,  come  di  notizie  e  di  cortesie  d'ogni  fatta,  era 
liberale  a  quanti  dotti  italiani  e  stranieri  a  luì  ricorressero  ; 
ne  tanno  testimonianza,  per  tacere  d'altri,  il  Padre  Garrucci 
nella  sua  grande  opera  sulle  monete  dell'Italia  antica,  il  com- 
pianto Lenormant  nel  suo  libro  sulla  Magna  Grecia ,  lo 
Schlumberger  nel  suo  vasto  lavoro  sulla  Sigillografia  dell'Im- 
pero bizantino. 

Egli  non  fu  soltanto  un  indagatore  instancabile  nel  campo 
della  scienza,  ma  anche  un  efficace  e  volonteroso  coopera- 
tore delle  indagini  altrui  ;  ed  è  in  questa  duplice  qualità 
ch'egli  contribuì  all'incremento  ed  al  progresso  della  Numis- 
matica, e  che  il  nome  di  Domenico  Marincola  rimarrà  nella 
riconoscente  memoria  degli  studiosi. 

Solone  Ambrosoli. 


D.  MANUEL    VIDAL  QUADRAS  y  RAMON. 

Il  20  maggio  scorso  moriva  a  Barcellona  Don  Manuel 
Vidal  Quadras  y  Ramon,  il  Nestore  dei  Raccoglitori  spa- 
gnuoli.  —  Possedeva  una  Collezione  di  monete  e  medaglie 
spagnuole  antiche  e  moderne,  di  oltre  15.000  pezzi,  conside- 
rata a  giusta  ragione  la  più  ricca  della  Spagna.  Nel  1888  ne 
pubblicò  un  Catalogo  riassuntivo  e  nel  1892  ne  dava  una 
completa  illustrazione  in  una  elegantissima  edizione  di  quattro 
volumi  in-4  con  87  tavole  [Catalogo  de  la  Colleccioti  de  Mo- 
nedas  y  Medallas  de  Manuel  Vidal  Quadras  y  Ramon.  — 
Barcellona). 


BIBLIOGRAFIA 


Crcspellaiii  (Cav.  Arsenio),  Medaglie  Estensi  ed  Austro- Estensi, 
edite  ed  illustrate.  —  Modena,  coi  tipi  della  Soc.  Tipogr.  Mo- 
denese, 1893.  —  (Un  voi.  in-4  ,  di  pag.  180 ,  con  numerose 
illustrazioni  intercalate  nel  testo)  (1). 

Non  vi  ha  cultore  della  Numismatica  medioevale  e  mo- 
derna italiana  che  ignori  le  benemerenze  del  Cav.  Avv.  Cre- 
spellani,  illustratore  instancabile  della  zecca  modenese,  al 
quale  si  debbono  varie  importanti  pubblicazioni  che  vanno 
per  le  mani  di  tutti. 

I  suoi  lavori  :  —  La  Zceca  di  Modena  nei  periodi  comu- 
nale ed  estense  (Mod.,  r834l,  —  Conii  e  punzoni  numismatici 
della  R.  Biblioteca  Estense  (ivi,  1887),  —  attestano  del  molto 
amore  con  cui  egli  ha  studiato  questi  argomenti,  lumeggian- 
doli con  assidue  ricerche  d'archivio. 

Tuttavia,  egli  non  è  rimasto  pago  ai  notevoli  risultati 
già  ottenuti,  ed  ha  licenziato  alle  stampe  un' altr' opera  nu- 
mismatica, frutto  anch'essa  di  indagini  altrettanto  lunghe 
quanto  laboriose. 

II  bel  volume  che  oggi  il  Cav.  Crespellani  ci  presenta 
a  continuazione  de'  suoi  apprezzati  studi  di  numismatica 
patria,  comprende  le  medaglie  che  si  riferiscono  agli  Estensi: 
Cesare  ed  Alfonso  III  (1598-16291;  Francese»  I  (162916581; 
Alfonso  IV  (1658- 1662)  ;  Laura  duchessa  reggente  (1662-1674I; 
Francesco  II  (1674-1694I;  Principe  Cesare  Ignazio  (1674-1713); 


(1)  Quantunque  sia  già  stato  pubblicato  nel  fascicolo  antecedente 
un  piccolo  cenno  su  questa  nuova  opera  del  Crespellani  pure,  trattan- 
dosi di  un  lavoro  importante,  la  Direzione  accolse  e  pubblica  con  piacere 
questa  nuova  recensione   del  Dott.  Solone  Ambrosoli,  giunta  più  tardi. 

(La  Dir,). 


2^2  U1UUOGRAFIA 


Rinaldo  duca  (1694-1737);  Francesco  III  (1737-1780);  Ercole  III 
(1780-1796)  e  Maria  Teresa  Cybo,  di  lui  consorte  (1741-1790); 
ed  agli  Austro-Estensi:  Maria  Beatrice  e  Ferdinando  arciduca 
d'Austria  (1771-1814)  ;  Francesco  IV  (1814-1846)  e  Maria  Bea- 
trice Vittoria  di  Savoia,  di  lui  consorte  (1812-1840);  Ferdi- 
nando Carlo  Vittorio  (182 [-1849);  e,  per  ultimo,  Francesco  V 
(1846-1859). 

Ognuno  che  per  poco  abbia  pratica  di  simil  genere  di 
ricerche  sa  quanto  sia  arduo  talvolta  il  rintracciare  alcuni  di 
questi  monumenti  numismatici  moderni ,  che  spesso  hanno 
avuto  un'  esecuzione  incompiuta,  o  sono  rimasti  allo  stato  di 
progetto,  o  per  varie  cause  sono  caduti  in  un'oscurità  dalla 
quale  è  ben  difficile  che  "  una  virtude  amica  „  riesca  a  trarli 
all'onore  dello  studio  e  della  illustrazione.  Dobbiamo  quindi 
esser  grati  all'Autore,  che  assumendosi  questo  non  agevole 
compito,  ha  saputo  salvare  dall'obblio  e  presentarci  riunita 
una  schiera  di  tali  monumenti,  copiosa  per  numero,  interes- 
sante per  la  storia  e  per  l'arte. 

Il  diligente  lavoro  del  Cav.  Crespellani  ci  conserva  anche 
memoria  degl'  incisori  che,  in  quella  città  od  altrove,  esegui- 
rono i  conii  delle  medaglie  modenesi  del  periodo  estense  ed 
austro-estense  ;  eccone  i  nomi  :  —  Benedetti  Carlo  di  Pavullo, 
Cassa  Luigi,  Guglielmada  Battista,  Hamerani  Gio.,  Krafft  A., 
Lang  Giuseppe,  Lange  C,  Man/redini  Luigi,  Mirando/i 
Celeste,  Putinati  Francesco,  Radnitiky  C,  Ricco  Felice  di 
Modena ,  Saint  Urbain  Ferdinando,  Tonelli  Giambattista , 
IViedeman  A.  Come  si  vede  scorrendo  questo  elenco,  alcuni 
ira  gl'incisori  suddetti  (Manfredini,  Putinati,  Cossa)  apparten- 
gono alla  zecca  di  Milano,  altri  I Krafft,  Lang,  ecc.!  a  quella 
di  Vienna  ;  non  mancano  tuttavia  i  modenesi. 

Non  tutte  poi  le  medaglie  descritte  dall'Avv.  Crespel- 
lani sono  prodotte  da  conii  ;  diverse  sono  fuse,  come  il  me- 
daglione di  Francesco  IV  e  Maria  Beatrice  Vittoria  di  Savoia, 
modellato  da  un  dilettante,  Giuseppe  Malavasi,  cassiere  di 
governo  ;  la  medaglia,  pure  di  Francesco  IV,  eseguita 
dal  fonditore  Giovanni  Grotolini  ;  —  il  bel  medaglione  di 
Maria  Beatrice,  lavorato  anch'esso  dal  Malavasi  ;  —  la  me- 
daglia di  Francesco  V,  fusa  in  Bologna  dal  citato  Grotolini; 
—   vari  medaglioni  dello  stesso  duca,  modellati  dallo  scultore 


BIBLIOGRAFIA  253 


Luigi  Mainoni  modenese,  ecc.  Ed  anche  di  tutti  questi  artisti 
il  Crespellani  tien  conto  e  ci  dà  particolareggiate  notizie. 

Come  si  potrà  arguire  da  questo  breve  cenno,  l'Autore 
ha  procurato,  col  suo  nuovo  libro,  di  non  lasciare  nell'ombra 
nessun  aspetto  storico  od  artistico  dell'  argomento  eh'  egli 
aveva  impreso  a  trattare  ;  e  neh'  esecuzione  di  tal  disegno 
ci  ha  fornito  una  nuova  prova  del  suo  acume  nelle  ricerche 
e  della  sua  familiarità  colla  storia  numismatica  della  sua 
diletta  città  nativa. 

Ben  a  ragione,  in  omaggio  appunto  alla  riconosciuta 
competenza  del  Cav.  Crespellani,  fu  affidato  recentemente  a 
lui  l'onorevole  incarico  di  riordinare  le  monete  e  medaglie 
estensi  e  modenesi  del  celebre  Museo  già  diretto  da  Ca- 
vedoni  ,  e  di  esporle  al  pubblico  nelle  sale  della  R.  Pina- 
coteca di  Modena ,  riordinata  pure  con  tanto  plauso  dal 
eh.  Cav.  Giulio  Cantalamessa,  e  testé,  nella  festa  dello  Sta- 
tuto, riaperta   solennemente  ai  visitatori. 

SOLONK    AmKKOSOI  I. 


Fnjrrl  (Arthur)  et  Scrrurc  (Raymond),  Traile'  e/e  Xinuisina- 
tique  du  Moyen  Agc.  --  Tome  deuxième.  —  Depuis  la  fin  de 
l'epoque  carolingienne  jusqu'à  l'apparitigli  du  gros  d'argent.  — 
Parts,  Leroux,  1894.  --  ll'n  bel  voi.  in-8°  gr.,  di  592  pag.,  con 
813  illustr.  nel  testo). 

Nel  fase.  MI,  amie.  IV  I1891I,  della  presente  Rivista,  abbiamo 
annunciato  la  pubblicazione  del  primo  volume  di  quest'opera  in  cui 
i  Sigg.  Engel  e  Sernire  si  propongono  di  esaminare  paratamente  e 
di  riassumere,  paese  per  paese,  epoca  per  epoca,  e  come  in  altret- 
tanti quadri,  il  vastissimo  ed  intricato  argomento  della  Numismatica 
medioevale. 

Abbiam  detto  come  il  primo  volume  contenesse  un'ampia  In- 
troduzione, d'indole  generale,  che  si  iniziava  con  uno  sguardo  re- 
trospettivo sugli  studi  di  cui  la  Numismatica  del  Medio  Evo  è  stata 
oggetto  presso  le  varie  nazioni.  Nessuno  avrebbe  potuto  dominare 
un  così  esteso  campo  bibliografico  meglio  degli  Autori,  i  quali  posse- 
devano il  duplice    vantaggio,  di  avere    già    esaminato     un    numero 


^54  BIHLIOGKAI'IA 


stragrande  di  pubblicazioni,  francesi  e  straniere,  specialmente  pe- 
riodiche, nel  redigere  il  loro  notissimo  Rcpertoire  des  sources  im- 
primées  de  la  Nitmismatique  fran^aise,  e  di  conoscere  molte  lingue, 
in  modo  da  poter  ricorrere  direttamente  alle  fonti  ogni  qual  volta 
si  trattasse  di  appurare  od  approfondire  una  data  notizia. 

All'Introduzione  seguivano  ventuno  capitoli,  nei  quali  si  trat- 
tava: —  I.  Dell'Impero  d'Occidente  e  dell'Impero  Bizantino  sino 
all'ottavo  secolo,  in  quanto  le  loro  monete  possano  servire  come 
di  preparazione  e  di  transizione  alle  monete  barbariche  ;  —  II.  Dei 
Vandali;  —  III.  Degli  Svevi  di  Spagna;  —  IV.  Degli  Eruli  e  degli 
Ostrogoti  ;  —  V.  De'  Longobardi;  —  VI.  De'  Borgognoni;  —  VII.  Dei 
Visigoti;  —  Vili.  De'  Franchi  (capitolo  diffusissimo,  di  oltre  un  cen- 
tinaio di  pagine);  —  IX.  Degli  Anglo-Sassoni;  —  X.  De'  Frisoni; 
-  XI.  Degli  Arabi;  —  XII.  De' primi  Carolingi;  —  XIII.  Del  regno 
d'Aquitania  sino  alla  sua  riunione  colla  Francia;  —  XIV.  Del  regno 
di  Francia  sino  alla  caduta  de' Carolingi  ;  —  XV.  Della  Germania 
sino  all'estinzione  della  stirpe  de'  Carolingi;  —  XVI.  Della  Provenza 
e  della  Borgogna  sino  alla  loro  riunione  colla  Germania  sotto  Cor- 
rado il  Salico;  —  XVII.  Dell'inizio  della  monetazione  feudale  in 
Francia  ed  in  Germania;  —  XVIII.  Dell'Italia  Settentrionale  sino 
al  regno  di  Ottone  I,  e  della  conquista  normanna  nel  Mezzogiorno; 

—  XIX.  Dell'Inghilterra  sino  a  Canuto  il  Grande  ;  —  XX.  Dell'in- 
fluenza della  monetazione  carolingia  su  quella  di  diversi  popoli 
barbari;  —  XXI.  Dell'Impero  Bizantino  dal  secolo  ottavo  alla  fine 
del  secolo  decimo. 

Questi  ventun  capitoli  costituivano  la  parte  prima  e  seconda  del 
vasto  lavoro  di  Engei  e  Serrure  ;  il  volume  uscito  testé  ne  costi- 
tuisce la  terza,  che  si  divide  alla  sua  volta  in  quindici  capitoli:  — 
I.  Il  regno  di  Francia,  dall'avvenimento  de'  Capetingi  sino  alla  ri- 
forma monetaria  di  San  Luigi;  —  II.  I  feudi  francesi  sino  all'intro- 
duzione della  riforma  di  San  Luigi;  —  III.  La  Germania  dall'av- 
venimento della  Casa  di  Sassonia  sino  a  Lodovico  il  Bavaro  ;  — 
IV.  I  feudi  degli  ex-regni  di  Borgogna  e  di  Provenza;  —  V.  L'Italia 
dalla  fine  del  decimo  secolo  alla  seconda  metà  del  decimoterzo;  — 

—  VI.  Gli  stati  cristiani  della  penisola  iberica  dal  secolo  undecimo 
al  decimoquarto;  —  VII.  Le  isole  britanniche  dal  principio  dell'unde- 
cimo  secolo  sino  alla  fine  del  decimoterzo;  —  Vili.  I  paesi  scan- 
dinavi dall'inizio  della  monetazione  nazionale,  sino  al  decimoquarto 
secolo  ;  —  IX.  La  Polonia  e  la  Slesia  sino  al  principio  del  secolo 
decimoquarto  ;  —  X.  La  Boemia  e  la  Moravia  sino  al  principio  del 
secolo  decimoquarto  ;  —  XI.  Il  regno  d'Ungheria  e  le  sue  dipen- 
denze sino  all'introduzione  del  grosso  d'argento  per  opera  di  Carlo 


BIBLIOGRAFIA 


Roberto  d'Angiò  ;  —  XII.  La    Russia  e  i  paesi    slavi  meridionali  ; 

—  XIII.  L' Impero  Bizantino  dal  principio  del  secolo  undecimo  sino 
al  principio  del  decimoquarto;  —  XIV.  L'Oriente  latino  sino  alla 
comparsa  del  grosso  d'argento  presso  i  Cristiani;  —  XV.  L'Armenia, 
la  Georgia,  e  le  imitazioni  turcomanne  delle  monete  bizantine. 

Anche  in  questo  secondo  volume  (che  per  la  quantità  dei  ma- 
teriali raccolti  supera  ancora  di  mole  il  primo)  troviamo  quella  cura 
costante  de'  particolari  e  insieme  quella  chiarezza  che  contraddistin- 
guono gli  scritti  degli  Autori;  egualmente  copioso  è  il  corredo  biblio- 
grafico, abbondanti  ed  opportunamente  scelte  le  illustrazioni. 

Due  capitoli  sono  principalmente  notevoli:  quello  che  tratta  dei 
feudi  francesi  sino  alla  riforma  di  San  Luigi,  e  quello  che  tratta 
della  Germania;  ciascuno  d'essi  ha  il  carattere  di  una  vera  e  com- 
pleta monografia,  stringata  se  si  vuole  ma  intesa  a  gettar  luce  su 
tutte  quante  le  parti  del  complicatissimo  argomento. 

Per  dare  un'idea  delle  difficoltà  contro  le  quali  hanno  dovuto 
combattere  gli  Autori,  diremo  che  i  feudi  francesi  della  cui  mone- 
tazione si  doveva  dar  notizia  dai  Sigg.  Engel  e  Serrure  sono  più 
d'un  centinaio;  gli  stati  della  Germania  più  di  dugento,  oltre  alle 
numerose  zecche  imperiali.  Questa,  in  particolar  modo,  del  riassu- 
mere e  presentare  in  un  quadro  la  Numismatica  medioevale  tedesca, 
era  veramente  un'impresa  da  non  pigliarsi  a  gabbo,  e  che  gli  Au- 
tori stessi  hanno  qualificata  a  buon  dritto  di  «  enorme  >',  non  senza 
confessare  che  vi  si  accingevano  con  trepidazione.  Lo  svolgimento 
del  capitolo,  per  quanto  serrato  e  possibilmente  conciso,  ha  richiesto 
infatti  non  meno  di  250  pagine,  che  formerebbero  un  bel  volume, 
corredato  di  circa  trecento  figure  nel  testo. 

All'Italia  i  Sigg.  Engel  e  Serrure  hanno  dedicato  anche  questa 
volta  un  capitolo  assai  esteso,  suddiviso  come  segue  :  —  §  I.  Con- 
siderazioni generali,  tipi,  leggende,  ecc.  ;  —  §  II.  La  monetazione 
imperiale  e  reale  da  Ottone  I  sino  alla  metà  del  secolo  duodecimo; 

—  §  III.  I  Papi  ed  il  Senato  Romano;  —  §  IV.  Gli  stati  dell'Italia 
Centrale  e  Settentrionale;  —  §  V.  I  Normanni,  dal  loro  stabilimento 
in  Sicilia  ed  in  Italia  sino  alla  loro  caduta;  a\  Ducato  di  Puglia, 
b)  Gran  Contea ,  poi  regno  di  Sicilia,  e)  Principato  di  Capua  , 
d)  Consolato  e  Ducato  di  Gaeta;  —  §  VI  11  regno  di  Sicilia  sino 
alla  conquista  di  Carlo  d'Angiò. 

Altre  notizie  di  Numismatica  italiana  si  trovano  sparse  inoltre 
qua  e  là  in  diversi  capitoli;  come,  ad  esempio,  per  le  monete  dei 
Conti  di  Savoia,  per  alcune  zecche  dell'Oriente  latino,  ecc. 

Questo  secondo  volume,  insomma,  non  la  cede  per  nulla  al 
primo,  sia  per  la  coscienziosità  della    trattazione,  sia     per  1'  intelli- 


2^6  IÌIHLIOGRAFIA 


gente  abilità  con  cui  gli  Autori  sanno  trar  partito  da  tutti  i  sussidi 
de' quali  si  può  giovare  oggidì  l'indagine  erudita:  valga  per  tutti 
lo  studio  delle  forme  paleografiche  e  delle  modificazioni  dei  tipi, 
nel  qual  ordine  di  ricerche  i  Sigg.  Engel  e  Serrare  si  dimostrano 
degni  continuatori  e  rinnovatori  dell'opera  iniziata  dall'illustre 
Lelewel. 

Solone  Ambrosoli. 


■Bisulche!,  (AdrienI,  Les  mnnnaies  grecques.  —  Paris,  Leroux,  1894. 
—  (Un  elegante  volumetto  in-18,  di  pag.  107,  con  dodici  tavole). 

In  questi  ultimi  tempi,  le  pubblicazioni  intese  a  diffondere  ed 
a  favorire  il  gusto  della  Numismatica  si  sono  moltiplicate  dapper- 
tutto, —  poiché  sembra  che  dopo  un  periodo  abbastanza  lungo  di 
indifferenza  vi  sia  ora,  ad  un  tratto,  come  un  risveglio  generale  di 
attenzione  e  di  interesse  per  una  classe  di  monumenti  che  troppo 
a  torto  era   rimasta  negletta  e  quasi  dimenticata. 

Il  grazioso  libriccino  che  il  eh.  Sig.  Blanchet  ha  dato  testé 
alle  stampe,  e  che  forma  parte  della  Petite  Bibliothèque  d' Art  et 
d' Archeologie,  appartiene  appunto  alla  categoria  degli  scritti  di 
volgarizzazione,  e  riassume  in  modo  chiaro,  preciso  e  insieme  di- 
lettevole le  principali  nozioni  intorno  alla  Numismatica  greca  pro- 
priamente detta  (escludendo  cioè  le  monete  greche  imperiali,  meno 
importanti  sotto  il  riguardo  artistico). 

È  un  succinto  compendio,  che  tuttavia  è  sufficiente  a  dare  a 
chiunque  un'  idea  complessiva  e  giusta  di  questo  argomento  poco 
noto  eppur  cosi  vasto  e  così  fecondo  di  squisite  soddisfazioni  in- 
tellettuali. S.  A. 


Ambrosoli  Dott.  Solone,  (Museo  provinciale  di  Catanzaro),  Catalogo 
della  Collezione  numismatica  :  Monete  romane  e  bizantine  descritte. 
Catanzaro,  Giuseppe  Caliò,  1894,  in-8,  p.  266. 

Catalogo  della  Collezione  di  monete  dell'impero  d'occidente  del 
rag.  Peroni  Filippo.  Codogno,  A.  G.  Cairo,  1894,  'n-8,  P-  64. 

Cialfi  Avv.  Car.,  L'incetta  della  moneta  metallica  e  1'  art.  293  del 
Codice  penale.   Città  di  Castello,  Stab.  tip.  S.  Lapi,   1894,  in-8,  p.  21. 

Foresto  p.  Gae. ,  Benedettino  Cassinese,  Le  monete  delle  zecche 
di  Salerno.  Parte  II  (Seguito  dei  longobardi,  principi  di  Salerno;  dei 
duchi   di   Amalfi;  dei  duchi    normanni    di  Salerno,  e  delle    incerte;    dei 


BIBLIOGRAFIA 


normanni,  Ruggero  I,  gran  conte,  Ruggero  II,  Guglielmo  I,  Guglielmo  II, 
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1893,  in-4,  p.  xiiij-57. 

Giulielti  D.r  C,  Carteggio.  Notizie  storiche.  II.  Avanzi  di  antichità. 
Costeggio,  Rusconi-Gavi ,  1893,  in-8.  [Cfr.,  a  pp.  1  (2-126,  il  capitolo  Le 
Monete]. 

Raccolta  storico-teatrale  del  dott.  Conte  Antonio  Paglicci  Brozzi. 
Saggio  esposto  nelle  sale  dell'Esposizione  Teatrale  di  Milano.  Ivi,  1894, 
Tip.  Nazionale  di  V.  Ramperti  [a  p.  2-6  :  Medaglie  commemorative  di 
feste,  poeti,  musicisti,  artisti,  ecc.J. 

Romussi  Carlo,  Le  cinque  giornate  nella  poesia  popolare,  nella 
caricature  e  nelle  medaglie.  Milano,  Ronchi  ,  editore,  1894  [a  dispense 
illustrate  in-8  gr.J. 

Rossi  Umberto,  Le  medaglie  di  Colombo  [Raccolta  di  documenti  e 
studii  pubblicati  dalla  R.  Commissione  Colombiana  pel  quarto  cente- 
nario dalla  scoperta  dell'America.  Parte  II,  voi.  Ili,  n.  4.  Roma,  1894]. 

Senato  del  Regno,  Accordo  monetario  sottoscritto  a  Parigi  il  15 
novembre  1893  (188).  Progetto  Blanc,  Boselli,  Sonnino-Sidney  (7  marzo 
1894).  Roma,  Tip.  del  Senato,  1894,  in-4,  P-  3- 

—  —  Accordo  monetario  sottoscritto  a  Parigi  il  15  novembre  1893 
(188  A).  Relazione  Majoriana  Calatabiano  (7  marzo  1894J.  Roma,  Tip. 
del  Senato,  1893,  in-4,  P-  5)- 


Bamberger  Louis,  Le  mctal-argent  à  la  fin  du  XIX  siede.  Traduit 
par  Raphael  Georges  Levy.  Paris,  Guillaumin  et  C,  1894,  in-8. 

Bianche!  Adrien,  Lcs  monnaies  grecques.  Paris,  Leroux,  1894,  in-18 
avec  12  planches. 

Denis  Abbé  /'.  A.,  Notice  ou  Mcmoire  sur  divers  dépòts  de  mon- 
naies romaines  trouvées  dans  le  département  de  Scine  et  Marne  ,  et 
qui  peuvent  se  rapporter  a  1'  année  275  de  l'ère  chrétienne  ,  epoque 
d'une  grande  invasion  de  Barbares,  in-8    Meaux,  Le  Blondel. 

Dewamin  E.,  Cents  ans  de  numismatique  francuise,  de  1789  à  1889, 
ou  A.  B.  C.  de  la  numismatique  moderne.  Tome  I  :  Assignats  et  papiers- 
monnaie  des  armées  vendéennes.  Paris,  Dumoulin,  infoi,  pp.  xx-2i2. 

Engel  A.  et  Serrure  R.,  Traité  de  numismatique  du  moyen-àge. 
T.  II,  Depuis  la  fin  de  l'epoque  carolingicnne  jusqu'à  P  apparinoli  du 
gros  d'argent.  Paris,  E.  Leroux,   1894,  in-8  ili. 

Parcinet  C,  Essais  de  numismatique.  Macon,  Protat,  in-8,  p.  65. 

Gaudechon  ().,  numismate,  Descnption  de  quatre  bulles  du  Musée 
de  Péronne.  Peron,  Quentin,  in-8. 

Witkowski  D.r  G.  [.,  Lcs  accouchements  dans  Ics  beaux-arts,  dans 
la  littérature  et  au  Thèatre.  Ouvrage  contenant  212  lìgures  intercalées 
dans  le  texte.  Paris,  G.  Stcinheil  éditeurs,  1894,  in-8  gr.  [a  pp.  156161, 
Numismatique,  con  ili.]. 


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iiiigiemie.  Bruxelles,  Goemaere,  in-8.  p.   114  et  fig. 


Areni/  D.r  O/lo,  Die  Losung  der  Wàhrungsfrage  durch  internatio- 
naie  Silbercertificate.  Berlin,  H.  Walther,  1894,  in-8,  p.  40. 

—  —  Leitfaden  der  Wàhrungsfrage.  XII  Ausgabe.  Ber/in,  Walther, 
1894,  'n"8- 

Biìhìer  G.,  Das  Wergeld  in  Indien  [Festgruss  an  Rudolf  von  Roth 
zum  Doctor-Jubilaum,  23  August   1893.  Stuttgart,  Kohlehammer]. 

Domanig  Karl,  Die  deutsche  Privat-Medaille  der  alteren  Zeit.  Wien, 
Braumiiller,  in-4,  3  Tafln.  &  27  ili. 

Festschrift  zur  Feier  des  funfzigjahrigen  Bestehens  der  numisma- 
tischen  Gesellschaft  zu  Berlin.  Herausg.  von  den  Mitgliedern.  Berlin, 
Weyl,  1893,  in-4,  p.  176  ili. 

Friinkel  Joseph  E.,  Die  Zukunft  des  Silbers.  Hamburg,  Richter  , 
1894,  'n"8- 

Kónig  L.,  Die  pàpstliche  Kammer  unter  Clemens  V  und  Johann  XXII. 
Ein  Beitrag  zur  Geschichte  des  papstlichen  Finanzwesens  von  Avignon. 
Wien,  Mayer  c*v  Comp.,  1894,  in-8,  p-  87. 

Nestle  D.r  ]V.,  Funde  antiker  Miinzen  im  Kònigreich  Wurttemberg, 
zusammengestellt.  Stuttgart,  M.  Kolhammer. 

Spiììiller  J.,  Zar  Orientirung  i'iber  die  Valutaregulierung  in  Oester- 

reich-L'ngarn  (Programma  1893  dell'Accademia  Commerciale  di  Praga). 

Villicus  F.,  Gesc'nichtliche  Skizze  iiber  die  alten  und  neuen  òsterr- 

ungar.    Mi'mzeinheiten    (Programma    1893    della    Gremial-llandelsfach- 

scinde  di  Vienna). 


Carew  Haslitt  il'.,  The  coinage  of  the  European  Continent,  with  an 
introduction  and  catalogues  of  mints  denominations  and  rulers.  London, 
S.  Sonnenschein,  in-8. 

Grueber  Herbert  A.  and  Charles  Francis  Keary ,  A  catalogue  of 
English  coins  in  the  British  Museum  :  anglo-saxon  series.  Volume  II 
(Wcssex  and  England  to  the  Norman  conquest).  London,  William  Clowes 
and  sons,  1893,  in-8  fig.,  pp.cxxvj-344,  con  33  tav. 

Head  B.  V.,  Historia  numorum.  A  manual  of  Greek  Numisma  tic. 
Oxford,  in-8  gr.  ili. 


BIBLIOGRAFIA  2-g 


PERIODICI. 


Annuaire  de  la    Socikté  Francaise  de   Numismatique.    —  Marzo- 
Aprile  1894. 

M.  le  Comic  de  Castellane,  Les  gros  de  20  deniers  tournois 
dits jlorettes,  frappés  parie  Dauphin  a  11  noni  de  Charles  VI,  d'après 
les  documents  oftìciels.  —  li'.  Frahner,  A  quoi  ont  servi  les  con- 
torniates?  —  L.  Ma.xe-  lì  'er/v ,  Examen  de  quelques  questions 
numisniatiques  et    historiques    non   encore    suffisamment    étudiées 

—  _/.  Hermerel,  Numismatique  Lorraine.  —  Les  monnaies  des  pre- 
miers  Ducs  héréditaires,  jusque  et  y  compris  Mathieu  II.  —  Cronaca, 
Bibliografia,  Miscellanea,  ecc. 

Maggio-Giugno  1894. 

E.  Caroti,  Collection  du  Musée  de  Ghiseh  (Égypte).  —  P.  Bor- 
deaux, Les  ateliers  monétaires  de  Bordeaux  et  de  Saint-Lizier  pen- 
dant la  Ligue.  —  /.  Hermerel,  Numismatique  Lorraine.  —  Roger 
Vallentin,  Quelques  douzains  aux  croissants  de  I  lenri  11.  —  Cronaca, 
Bibliografia,  Miscellanea,  ecc. 

Kevue  Nu.MiSMATigCE  Francaisk.   —  Fascicolo   I,   1894. 

Reinach  Tir,  La  date  de  Pheidon.  —  Bianchii  /.  A.,  Tétra- 
drachme  archa'ique  de  Syracuse.  —  La  Tour  \II.  de),  Monnaies 
gauloises  recueillies  dans  la  forét  de  Compiègne.  -  Geline/)  1.7. 
vani,  Un  tiers  de  sou  mérovingen  frappé  a  Aoste.  —  Proti  .1/.,  De 
l'emploi  abusif  du  mot  fierton  pour  designer  Ics  poids  monétaires. 

—  Vienne  (.1/.  de),  Résumé  historique  de  la  monnaie  espagnole 
(suite  et  fin).  —  Bordeaux  Baal,  Demi-sol  tournois  di'  Navarre  011 
pièce  de  6  -deniers  de  1589.  —  Casanova  /'.,  Sceaux  arabes  en 
plomb.  —  Cronaca,  Bibliografia,  ecc. 

Revle  Belge    —  Fascicolo  II,   1894. 

M .  Jean  N.  Svoronos,  Britomartis,  la  soi-disant  Furope  sur  le 
piatane  de  Gortyne.  —  .1/  D.r  Bamps,  Note  sur  un  denier  ine  la 
de  Louis  I,  comte  de  Looz  (1145-1171),  suivie  de  quelques  considé- 
rations  sur  les  monnaies  lossaines  les  plus  anciennes  et  sur  l'origine 
de  l'atelier    monétaire  de    Hasselt.  L.    Maxe-lVerly,   Histoire 

numismatique    du  Barrois.    —     /.'•    V .te  B.   De    Jonghe.    Quelques 


2ÓO  HIIiLIOGRAFIA 


monnaies  inédites  d'Ernest  de  Lynden,  baron  et  ensuite  comte  de 
Reckheim  (1603-1636).  —  J.  Rouyer,  L'ceuvre  du  médailleur  Nicolas 
Briot  en  ce  qui  concerne  les  jetons  (suite).  —  Camille  Picquc,  Do- 
cuments  de  1584  relatifs  au  nouveau  lion  d'or  de  Fiandre.  —  Cor- 
rispondenza, Necrologia,  Miscellanea,  ecc. 

Revue  Sdisse  de  Numismatique.  —  Fascicolo  I  e  II,   1894. 

A.  D.r  Ladc,  Le  trésor  du  Pas-de-1'Echelle.  —  //.  Collier,  Les 
médailles  du  réformateur  suisse  Ulrich  Zwingli.  —  A.  Cahorn, 
Quatre  projets  de  médailles  genevoises,  1706- 1707.  —  Miscellanea, 
Domande  e  risposte,  Bibliografia,  ecc. 

Zeitschrift  fuk  Numismatik.  —  Voi.  XIX,  fascicolo  li,    1894. 

Martin  Hartmann,  Mittheilungen  aus  der  Sammlung  Hartmann. 

—  D.  Stickel,  Ueber  einen  sehr  merkwurdigen  Dinar  des  Abbasi- 
dischen  Chalifen  al-Watsik-billah.  —  E.  A.  Stttckelberg,  Nobilissi- 
matsmunzen.  —  Fr.  Hardt,  Der  Denarfund  von  Zweinert.  —  Ueber 
das  Miinzrecht  der  Bischofe  von  Lebus.  —  IV.  Drexler,  Zur  antiken 
Miinzkunde.  —  K.  F.  Kinch,  Jaton.  —  0.  Voigt ,  Schulmunzen, 
Rechenpfennige.  —  Miscellanea,  Necrologie,  ecc. 

Voi.  XIX,  fase.  Ili,  1894. 

E.  J.  Seltmann.  —  Ueber  einige  seltene  Munzen  von  Himera. 

—  F.  L.  Ganter,  Die  Diktaturen  Caesars  und  die  Munzen  der  filnf 
ersten  I1II  viri  a.  a.  a.  f.  f.  —  A.  Lambropoii/os,  Beitrage  zur  grie- 
chischen  Numismatik.  —  R.  Schcttncr,  Fine  Gemeinschaftsmùnze  der 
Stadtc  Sommerfeld  und  Guben.  —  Miscellanea,  ecc. 


Arciieografo  Triestino,  fase.  II,  luglio-dicembre  1893  :  Paschi  A., 
Delle  monete  di  Venezia,  articolo  bibliografico.  —  Il  ripostiglio  di  Mon- 
f.ilcone.  —  Di  una  moneta  inedita  dei  vescovi  di  Trieste.  —  Altre 
scoperte  numismatiche. 

Arte  e  Storia,  n.  8,  1894:  Sarto  Ing.  F. ,  Sistema  monetario  in 
Puglia  nel  secolo  IX  durante  la  dominazione  bizantina.  —  N.  9,  1894  •' 
Rossi  Girolamo,  Un  ottavetto  di  Violante  D'Oria  Lomellini  della  zecca 
di  Torriglia. 

Archivio  Storico  Campano,  Caserta,  1893,  voi.  II,  fase.  I-II  :  La 
numismatica  Capuana  per  Francesco  Daniele  e  Giuseppe  de  Costanzo. 

Atti  della  Società  di  Archeologia  e  Belle  Arti  per  la  provincia  di 
Torino,  voi.  V,  fase.  VI,  1894  :  Minoglio  C,  Di  un  documento  sulla 
zecca  di  Casale.  —  Ponte  G.,  Antichità  lomelline  [Ripostiglio  di  Lomelto]. 

Illustrazione  Italiana,  n.  14  ,  1894  :  Medaglia  commemorativa  del 
t  tzo  Centenario  dell'Accademia  di  San  Luca. 

Oscella,  n.  12,  1893  :  Il  nostro  Medagliere. 


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Baitgiiies  G.,  La  réforme  monétaire  austro-hongroise  (fine). 

Curiositi-:  Universelle,  n.  370  :  Poincons. 

Mélusine,  gennaio-febbraio  1894  :  Gaidoz,  Le  grand  diablc  d'argent, 
patron  de  la  finance. 

Mkmoires  de  1'  Académie  des  inscriptions  et  belles  lettres  ,  t.  34  , 
parte  II,  1893  :  Deloche,  De  la  significatici!  des  mots  Pax  et  Honor  sur 
les  monnaies  béarnaises  et  du  S  barre  sur  des  jetons  de  souverains 
du  Béarn. 

Revue  d'economie  politique,  marzo  1894  :  Zucktrkandl  Rob.,  La  me- 
sure  des  transformations  de  la  valeur  de  la  monnaie. 

Revue  de  1'  art  francais  ancien  et  moderne  ,  gennaio-marzo  1894  : 
Jouin    IL,    Joseph-Charles    Boettiers ,    graveur   general    des    monnaies 

(I775-I779)- 

Revue  de  l'enseignement  secondaire  et  supérieur,  29  marzo  1894  : 
Le  prix  de  numismatique  du  moyen  àge  de  l' Académie  des  inscriptions 
et  belles  lettres. 

Revue  des  questions  scientifiques:  Ed.  van  der  Smissen,  La  question 
monétaire  envisagée  au  point  de  vue  théorique. 

Revue  du  Bas  Poitou  ,  IV,  1893:  Farcinet  C,  Les  monnaies  de 
Savary  de  Mauléon,  sénéchal  des  rois  d'Angleterre  en  Poitou. 

Revue  historique,  mai-juin  1894  :  Jacqueton  C,  Le  tresor  de  1'  E- 
pargne  sous  Francois  I  (1523-1547). 

Revue  internationale  de  l'enseignement,  febbr.  1894:  Reinacli  Tli., 
L'histoire  grecque  et  la  numismatique. 

Revue  poitevine  et  saintongeaise,  febbr.  e  marzo  1894:  V'ery  . -1.  . 
Monnaies  mérovingiennes  attribuées  aux  Deux-Sévres. 

Science  Sociale,  marzo  1894  :   Poinsard  L.,  La  crise  monétaire. 


Association  prò  Aventico,  Bulletin  n.  V  (Lausanne,  1894)  :  Cari  W 
Introduction  au  Catalogue  du  Médaillier. 

Musée  Neuchatelois,  n.  5,  1894:  Waivre  II'.,  Claude  Boucherain  , 
maitre-graveur  de  la  monnaie  à  Neuchàtel,  de   1509  à  1607,  avee  pi. 

Annuaire  numismatique  suisse.  Public  par  Paul  Ch.  Stroehlin, 
I  année   1894.  Liv.  I,  Genève,  P.  Stroehlin  et  C.  in- 12  p.  96. 


Bulletin  de  l' Académie  d'archeologie  de  Belgique ,  n.  13,  1893: 
A.  de  Witte,  Histoire  monétaire  du  comte  de  Louvain,  duché  de  Brabant, 
et  du  marquisat  de  Saint-Empire  (rapp.  P.  Cogels  et  A.  ('■oowaertsj. 

Dietsciie  Waraniie,  t.  VI,  n,  5  :  C.  Mani  in  de  Nahuys,  Souvenirs 
irimismatiques  d'artistes  nèerlandais  du  XVI  siede. 

Archaologisch-epigrapiiische  Mittheilungen  aus  Oesterreich-l  n- 
g.irn,  XVI,  fase.  2:  Bolide  T/i.,  Silber-Antoniniane  der  romischen  I-Cai- 
serin  Sulpicia  Dryantilla. 


1Ó2  BIBLIOGRAFIA 


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Presse  iiber  die  internationalen  Silbercertificate. 

Formentschatz  di  Monaco,  fase.  I,  tav.  V,  1894:  Medaglie  in  bronzo 
d'origine  italiana. 

Jahrbucher  fiir  Nationalokonomie  und  Statistik,  fase.  4  ,  voi.  VII, 
1894  :  Grunsel  Joseph,  China  und  die  Sìlberkrisis. 

Mitteilungen  des  k.  k.  Oesterreichischen  Museums  fiir  Kunst  und 
Industrie,  fase.  Ili,  1894:  1.  v.  Schlosser,  Die  Entwickelung  der  Medaille. 

Monatschrift  fiir  Geschichte  und  Wissenscliaft  des  Judenthums , 
N.  Folge,  II.  Jahrg. ,  fase.  5:  Wolf  Alberi ,  Eine  unbekannte  jiidische 
Medaille. 

Niederlausitzer  Mittheilungen,  III ,  fase.  4  :  Jentsch  H.,  Ròmische 
Miinzen  aus  der  Niederlausitz. 

Preussische  JahrbOcher,  voi  75,  fase.  3  :  Koenigs  Ernst,  Zar  Wàh- 
rungsfrage. 

Zeitschrift  der  histor.  Gesellschaft  fiir  die  ProvinzPosen ,  Vili, 
fase.  III-IV,  dicembre  1893:  Priimers  R.,  Miinzfund  von  Muchocin.  — 
Idem.  Silberwascherei  in  Bromberg. 

Zeitschrift  fiir  Volkswirthschaft,  III,  fase.  I  :  Zuckerkandl  R.,  Die 
Wahrungs-Aenderung  in  Britisch-Indien. 


CJuarterly  Journal  of  economics,  aprile  1894:  Andrews  E.  A.,  The 
bimetallist  committee  of  Boston  and  New-England. 

Tue  Athenaeum,  n.  3467  :  Grueber  and  Keary  ,  A  catalogue  of  the 
English  coins  in  the  British  Museum,  Anglo-Saxons  series. 


Musée  imperiai  ottoman,  Section  des  monnaies  musulmanes.  Cata- 
logues  des  monnaies  turcomanes  :  Beni  Ortok.  Beni  Zengui,  Frou' Ata- 
begyeh  et  Méliks  Eyoubites  de  Meiya  farikin,  par  J.  Ghalib  Edhem. 
Constantinople,  1894,  in-8,  pp.  xvii-175  et  huit  pi.  en  photogravures. 


NOTIZIE    VARIE 


Vendita  Stettiner  a  Roma.  —  La  vendita  della  Col- 
lezione Stettiner  ebbe  luogo,  come  fu  annunciato,  nei  primi 
giorni  dello  scorso  aprile.  I  prezzi  ottenuti  si  possono  dire 
regolari,  senza  sbalzi  eccessivi  né  in  un  senso  né  nell'altro  ; 
solo  osserveremo  come  il  pubblico  dei  compratori  essendo 
composto  quasi  esclusivamente  di  negozianti  o  di  piccoli 
raccoglitori,  le  imnete  di  poca  importanza  e  di  mediocre 
conservazione  raggiunsero  prezzi  relativamente  piìi  alti  di 
quelli  dei  pezzi  di  primo  ordine. 

Diamo  qui  la  lista  di  alcuni  pezzi,  scegliendo  quelli  che 
ci  sembrano  più  interessanti. 


N. 


2. 

Denaro,  Pompeo 

M 

L. 

32 

16. 

Aureo 

Cesare  e 

Augusto 

>t 

400 

19. 

11 

Servilia. 

» 

260 

34- 

ti 

Cleopatra 

e  M.  Antonio 

„ 

105 

61. 

» 

Augusto 

ìi 

96 

84. 

„ 

id. 

il 

95 

106. 

Medio 

bronzo,   Li 

via         .... 

II 

27 

107. 

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44 

108. 

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„           id 

}f 

56 

123. 

Quinario  d'oro,  Tiberio    . 

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79 

131- 

Aureo, 

Tiberio  e 

Augusto 

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130 

170. 

M 

Antonia 

n 

225 

141. 

n 

id. 

» 

180 

152- 

il 

Agrippina 

e  Caligola  . 

V 

275 

165. 

n 

Caligola  e 

Augusto 

i) 

230 

166. 

w 

id. 

id.             ... 

w 

190 

167. 

» 

id. 

id.            ... 

» 

180 

169. 

» 

Claudio 

n 

100 

182. 

» 

id. 

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i°5 

187. 

n 

id. 

}> 

125 

196. 

il 

Agrippina 

e  Claudio  . 

il 

170 

!97- 

il 

Agrippina 

e  Nerone    .         .         .         . 

» 

130 

264 


NOTIZIE    VARIE 


N.     227.    Aureo  Nerone L. 

I30 

„     271.        „         Galba 

175 

„     284.        „         Vitellio  .... 

» 

"5 

„     2861"»      „             id 

» 

210 

„     288.  Gran  bronzo,  Vitellio 

„ 

160 

„     293-      „             ,            id. 

u 

125 

„     350.      „             „         Domitilla 

11 

no 

i>     353-  Aureo,  Tito       .... 

If 

100 

„     393-        „         Domiziano     . 

II 

120 

>,     395-        „                id.            ... 

II 

no 

„     431.        „         Domizia 

„ 

500 

„     440.        „         Nerva    .... 

11 

"5 

„     544.        „         Plotina. 

ir 

385 

„    548.  Denaro,  Matidia 

II 

130 

„     551.  Aureo,  Traiano  e  Traiano  padre 

11 

385 

„     681.  Medaglione,  Antinoo 

lì 

80 

„     832.  Aureo,  M.  Aurelio    . 

11 

71 

„     833.        „                id.            ... 

„ 

73 

.,     833'-     „                 id.            ... 

lì 

86 

„     872.        „         L.  Vero 

II 

I25 

„     879.        „             id.                ... 

lì 

86 

„     889        „         Lucilla  .... 

11 

120 

„     901.  Gran  bronzo,  Commodo  . 

lì 

46 

„    919.  Aureo,  Commodo 

lì 

190 

„     946.  Denaro,  Pescennio  Nigro 

11 

no 

„    982.  Aureo,  S.  Severo 

» 

210 

„  ioo3.        „         Giulia    .... 

11 

"5 

„  1016.  Gran  bronzo,  Giulia. 

lì 

50 

„  105 1.      „             „         Caracalla    . 

II 

48 

„  1055.  Aureo,  Caracalla 

II 

165 

„  1056.  Gran  bronzo,  Caracalla   . 

lì 

105 

„  1098.      „            „        Macrino 

lì 

75 

„  1104.      „             „         Diadumeniano   . 

lì 

40 

„  11 16.      „             „         Elagabalo  . 

il 

83 

„  1217.      „             „         Paolina 

lì 

80 

„  1221.      „             „         Massimo     . 

„ 

76 

„  1222.  Denaro,  Gordiano  Afr.  P. 

lì 

120 

„  1224.  Gran  bronzo,  Gordiano   Afr.  P. 

lì 

55 

„  1286.      „             „         Filippo  padre    . 

lì 

80 

„  1301.  Denaro,  Filippo  e  Otaciìla 

II 

83 

„   135  r.        „          Treboniano  e  Volusiano 

lì 

100 

„   1481.  Medaglione,  Costanzo  II. 

II 

135 

„  1483.         „                    id. 

II 

86 

„  1524.  Aureo,  Antemio 

lì 

60 

„  1536.  Asse  segnato     .... 

II 

4000 

,,  T537.       „            „          .        .        .        . 

lì 

ino 

NOTIZIE    VARIE  26^ 


11  Museo  di  Catanzaro.  —  La  provincia  di  Calabria 
Ulteriore  II  ha  istituito  da  vari  anni,  nel  proprio  capoluogo 
di  Catanzaro,  un  piccolo  Museo  archeologico,  al  quale  è  ag- 
gregata una  collezione  numismatica  abbastanza  notevole.  Essa 
ha  carattere  universale;  per  tacere  della  parte  medioevale 
e  moderna,  che  non  ha  quasi  nessun  pregio  (tanto  più  dopo 
il  furto  patito  di  un  esemplare  della  rarissima  ossidionale  di 
Catanzaro,  che  ne  formava  il  principale  ornamento),  il  Museo 
possiede  circa  2700  monete  romane  e  bizantine,  ed  oltre 
2300  monete  greche,  le  quali  ultime  provengono  per  la  mas- 
sima parte  dal  medagliere  del  compianto  storico  e  numisma- 
tico calabrese  Prof.  Cav.  Domenico  Marincola-Pistoia  (v.  Ne- 
crologia). Questa  serie  greca  è  ragguardevole  in  particolar 
modo  per  le  copiose  monete  locali  de'  Bruzì. 

La  intera  collezione  numismatica  del  Museo  Provinciale 
di  Catanzaro  fu  testé  riordinata,  per  incarico  del  Ministero 
della  Pubblica  Istruzione,  dal  Dott.  Solone  Ambrosoli,  Con- 
servatore del  Medagliere  Nazionale  di  Milano. 


'&■ 


Un  ripostiglio  di  aurei  romani.  In  una  pianura 
presso  Annecy  (Alta  Savoja)  fu  trovato,  verso  la  fine  del 
mese  di  dicembre  1893,  un  piccolo  ripostiglio  di  aurei  romani. 
Il  tesoretto  giaceva  in  piena  terra  a  un  metro  circa  di  pro- 
fondità, e  tutte  le  monete  sono  in  perfetto  stato  di  conser- 
vazione. Gli  aurei  sono  36,  così  suddivisi  :  14  di  Domiziano, 
1  di  Giulia  Angusta,  9  di  Vespasiano,  7  di  Trajano,  e  5  di 
Nerva.  —  La  piccola  scoperta  fu  illustrata  in  un  interessante 
articolo  dei  Sigg.  J.  Corcelle  e  M.  Le  Roux  nelle  Revue 
savoisicnnc  (genn.-febbr.   1894,  pag.  21,  e  segg.) 

(Dalla  Revue  Suisse  de  Nudi.). 

Un  ripostiglio  a  YMazzaiw  (Trentino).  -  Sulla  fine 
dello  scorso  aprile,  nei  lavori  di  sterro  della  ferrovia  della 
Valsugana,  a  Villazzano,  presso  la  villa  Tambosi  ,  alcuni 
operai  veneti  trovarono  sotto  un  sasso  un  centinajo  di  piccole 
monete  in  argento ,  benissimo  conservate.  Queste ,  come 
avviene  di  solito,  andarono  subito  divise  fra  i  lavoranti  e  di- 
sperse. Le  poche  che  furono  potute  esaminare  da  un  nostro 
amico  erano    grossi    tirolini  di  Mainardo  conte  del  Tiralo  e 


2Ó6  NOTIZIE    VARIE 


de'  suoi  successori,  grossi  veneti  o  matapani  del  doge  Pietro 
Gradenigo  (1287-1311),  e  grossi  fatti  ad  imitazione  dei  veneti 
da  Urosio  re  di  Serbia  o  Rascia  (1297-1321),  quello  ricordato 
da  Dante  nel  XIX  canto  del  Paradiso,  là  dove  dice  a  pro- 
posito di  queste  monete  : 

"  e  quel  di  Rascia 
Che  male  aggiusta  il  conio  di  Vinegia  „ 

Il  ripostiglio  daterebbe  dunque  dalla  prima  metà  del 
secolo  XIV. 

(Dal  Giornale  l'Alto  Adige). 

Un  ripostiglio  in  Sardegna.  -  Dalla  cortesia  del- 
l'egr.  Sig.  Ing.  Cav.  Edoardo  Guzzo,  Maggiore  del  Genio, 
abbiamo  notizia  che  il  22  giugno,  anno  corr.,  nella  località 
detta  Monte  Tramentu  (dintorni  di  Ozieri),  escavandosi  la 
base  di  un  nitrago,  si  trovò  all'interno  di  questo,  e  propria- 
mente in  uno  de'  loculi  praticati  nello  spessore  delle  pareti, 
lo  scheletro  di  un  guerriero,  a'  cui  piedi  era  collocato  un 
vaso  di  terra  contenente  un  certo  numero  di  monetuccie  di 
mistura. 

Quattro  di  queste  vennero  presentate  come  saggio,  e 
donate  dal  predetto  Sig.  Maggiore,  al  R,  Medagliere  di  Brera  ; 
si  tratta  di  denari  medioevali  delle  zecche  d'Asti  e  di  Genova. 

Il  Premio  Duchalais.  —  L'Accademia  delle  Iscrizioni  e 
Belle  Lettere  di  Parigi,  nella  sua  seduta  del  21  marzo  scorso, 
dietro  proposta  del  relatore  Maximin  Deloche  ,  accordava  il 
Premio  Duchalais  al  signor  Maurice  Prou  per  il  suo  Catalogo 
delle  Monete  merovingie  del  Gabinetto  delle  Medaglie  alla 
Biblioteca  Nazionale  (Parigi,  1892,  in-4).  La  commissione  era 
composta  dai  Sigg.  Deloche,  Schlumberger,  de  Barthélemy  e 
Muntz.  Le  nostre  sincere  congratulazioni  all'  egregio  numis- 
matico. 


ATTI 


DELLA 


SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Seduta  del  Consiglio  23  Aprile  1894. 

La  seduta  è  convocata  per  le  ore  io.  —  Sono  presenti  i 
Sigg.  Conte  Papadopoli  Presidente,  Cavv.  Francesco  ed  Er- 
cole Gnecchi  Vice-Presidenti  ,  Cav.  G.  Gavazzi,  Ing.  Emilio 
Motta ,  Marchese  Carlo  Ermes  Visconti  Consiglieri ,  Pro- 
fessore Cav.  Costantino  Luppi  Segretario. 

I.  Viene  eletto  socio  effettivo  il  Sig.  Giulio  Conconi. 

II.  Si  approva  la  formazione  del  II  fascicolo  della 
Rivista. 

III.  Si  presenta  il  Conto  Consuntivo  del  1893 ,  del 
quale  si  omettono  qui  i  particolari  che  saranno  dati  nel  Re- 
soconto dell'Assemblea  generale  dei  Soci.  E  approvato  dal 
Consiglio. 

IV.  Viene  fissato  il  giorno  11  maggio  p.  v.  per  l'As- 
semblea annuale  ordinaria  dei  Soci  e  se  ne  stabiliscono 
le  norme. 

V.  Il  Segretario  dà  lettura  dei  seguenti  doni  perve- 
nuti alla  Società. 

Berlanga  (Don  Manuel  Rodriguez  de)  di  Malaga. 

La  fua  pubblicazione  :   VA  nuevo  bronce    de   Italica.  Malaga,   1891  ; 
in-8  con  6  tav. 

Bertoldi  Cav.  A.  di   Venezia. 
La  sita  pubblicazioni' :  Doni,  depositi  ed  acquisti  del  Museo  Civico 
Correi".   Venezia,   1893;  in-8. 


268  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Bordeaux  Paul  di  Neuilly  sur  Seine. 

Le  site  pubblicazioni  :  Remarque  sur  le  rapport  de  l'or  à  l'argent 
au  XIX  siècle  (Estratto  dall' ' Annuaric,  1894).  —  Idem,  Demi- 
sol  tournois  de  Navarre  ou  pièce  de  six  deniers  de  1589 
(Estratto  dalla  Revue  mini.,  1894). 

Dattari  Giovanni  del  Cairo. 

Num.  49  monete  alessandrine  in  bronzo;  4  dei  Tolomei  in  arg. ; 
3  dei  Nómi  d'Egitto  in  bronzo;  4  stampi    di    monete  in  creta. 

Dutilh  E.  D.  J.,  Dirett.  del  Museo  di  Ghizeh  (Egitto). 

La    sua   pubblicazione  :  Hapi,    le  dieu  Nil  et  Ies  monnaies  ro- 
maines  d'Egypte.  Le  Cairc,  1894;  in-8,  con  2  tav.  in  eliotipia. 

Gnecchi  Francesco  ed  Ercole. 

La  loro  pubblicazione  :  Monete  di  Milano  inedite  (Supplemento  al- 
l'opera :  «  Ee  monete  di  Milano  da  Carlo  Magno  a  Vittorio 
Emanuele  II,  «  pubblicata  nel  1884).  —  Collezione  delle  Inci- 
sioni che  servirono  per  le  prime  cinque  annate  della  Rivista 
Italiana  di  Numismatica. 

Gnecchi  Cav.  Ercole. 
F.  Ficoroni :  Gemma;    antiqua;    litteratae    alioeque  rariores.  Roma', 
l157i  m'4  con  23  'av-  —  Mainoui :  Descrizione  di  alcune  mo- 
nete cufiche  del  proprio  Museo.  Milano,   1820;  in-4  con  3  tav. 

—  Damiano  Muoni  :  Elenco  delle  zecche  d'Italia  dal  medioevo 
insino  a  noi.  Como,  1886;  in-8.  —  Giovanni  Mulazzani :  Tre 
opuscoli  di  numismatica  milanese.  Milano,  1889;  in-8.  — 
A.  Blanchet,  Rapport  sur  les  musées  d'Alemagne  et  d'Autriche 
présente  à  M.  le  Ministre  de  l'instruction  publique  et  des  Beaux- 
Arts.  Paris,  1893;  in-8.  —  A.  Agostini:  Storia  di  Castiglione 
delle  Stivicrc.   Castiglione  Stivicrc,    1892  ;  voi.   1  in-8  con  tav. 

—  Felice  Calvi,  Eamiglie  notabili  milanesi.  Milano,  1875-85  ; 
voi.  4,  in-fol. 

Jolivot  Cav.  C.  di  Monaco. 

Le  sue  pubblicazioni:  Ann.  de  la  Principauté  de  Monaco.  Ivi,  1894, 
in-16.  —  Mcdaillcs  et  monnaies  de  Monaco.  Ivi,  1885;  in-16 
fig.  —  Pièce  inedite  d'Honoré  II,  prince  de  Monaco.  {Estratto 
dalla  Revue  Belge,  dell'  anno  1885). 


ATTI   DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA  269 

Luppi  Prof.  Cav.  Costantino. 

Jos.  Leroux  M.  D.,  Vade  mecum  du  collectionneur.  Montreal,  1885  ; 
in-8  con  tav. 

Rizzini  Dott.  Prospero,  Cons.  del  Museo  Civico  di  Brescia. 

La  sua  pubblicazione  :  Alcuni  preziosi  cimelii  dell'  epoca  romana, 
rinvenuti  in  una  tomba  alla  Bjrnata  presso  S.  Eufemia.  Brescia, 
1894;  in-8  con  una  tav. 

Seletti  Cav.  E. 
La  sua  pubblicazione  :  Michele  Catti.  Milano,   1894  ;  in-8.  (Estratto|. 

La  seduta  è  levata  alle  ore  n\2. 


Assemblea  generale   dei  Soci 
11  Maggio    1894. 

L'assemblea  è  convocata  per  le  ore  io.  —  Sono  presenti 
il  Presidente  Conte  Nicolò  Papadopoli ,  i  Vice-presidenti 
Cavv.  Francesco  ed  Ercole  Gnecchi;  il  Dott.  Solone  Ambro- 
soli,  il  Marchese  Carlo  Ermes  Visconti,  il  Cav.  G.  Cavazzi, 
Consiglieri  e  buon  numero  di  Soci  effettivi. 

Il  Vice-Presidente  Cav.  Francesco  Gnecchi  legge  a  nome 
del  Consiglio  la  relazione  sull'  andamento  della  Società,  du- 
rante il  1893,  che  qui  riassumiamo  : 

R  E  L  AZIO  N  E. 

La  nostra  Società  compie  ora  il  suo  secondo  anno  di  vita  ;  e, 
radunati  a  questo  secondo  anniversario  è  giusto  e  doveroso  il  vol- 
gere un'occhiata  prima  alla  via  percorsa  poi  a  quella  da  percorrere, 
onde  assicurarci  se  tutto  proceda  e  prometta  di  procedere  regolar- 
mente secondo  l'idea  che  ci  eravamo  prefissa. 

Soci. 

Sorta  modestamente  con  45  soci,  la  nostra  Società  andò  man 
mano  aumentando  ed  oggi  i  soci  raggiungono  il  numero  di  92. 
L'aumento  non  è  grande,  come  forse  alcuno  avrebbe  potuto  sperare 


ATTI    DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


o  supporre;  ma  non  é  neppure  al  disotto  di  una  ragionevole  media, 
se  calcoliamo  che  a  questi  soci  vanno  aggiunti  gli  abbonati  della 
Rivista,  buon  numero  dei  quali  probabilmente  non  passarono  finora 
alla  Società  per  semplice  inerzia,  non  riflettendo  come  coll'identico 
contributo  annuale,  che  ora  pagano  pel  solo  abbonamento,  fruireb- 
bero di  tutti  i  vantaggi  chela  Società  loro  offre.  E  bene  quindi  ri- 
cordare e  ripetere  a  tutti  questi  signori  abbonati  che  la  Società  sarà 
ben  felice  di  accoglierli  quand'essi  vorranno  venire  a  lei,  offrendo 
loro  un  locale  decente,  se  non  sontuoso,  una  biblioteca  felicemente 
iniziata,  e  un  medagliere  che  contiene  già  qualche  serie  interessante. 

BlBLIOTEC  A. 

Premettiamo  che  la  Società  non  ha  fatto  la  minima  spesa  né 
pel  medagliere  né  per  la  biblioteca.  Tutto  quello  che  possediamo 
è  frutto  della  generosità  dei  Soci,  o  degli  amici,  poiché  conviene 
notare  come  non  solo  i  Soci  vi  abbiano  contribuito  ,  ma  abbiamo 
anzi  qualcuno  dei  più  generosi  oblatori,  che  non  appartiene  alla  So- 
cietà. Noi  da  tutti  abbiamo  egualmente  accettato,  e  a  tutti  siamo 
del  pari  riconoscenti.  La  nostra  biblioteca,  per  quanto  da  cosi  poco 
tempo  iniziata,  conta  già  n.  206  volumi  e  419  opuscoli. 

Medagliere. 

E  anche  il  medagliere  per  quanto  embrionale  (e  non  potrebbe 
essere  altrimenti)  conta  al  giorno  d' oggi  :  Monete  n.  1  in  oro  ; 
227  in  arg.  ;  1381  in  bronzo  e  rame;  293  in  vetro.  Medaglie  e 
tessere  n.  5  in  arg.;  790  in  bronzo;  14  in  piombo.  In  totale  2111 
pezzi,  più  buon  numero  di  curiosità,  forme  antiche  di  monete,  fal- 
sificazioni e  altri  oggetti  interessantissimi  per  lo  studio.  —  Fra  le 
diverse  serie  iniziate  e  più  o  meno  sviluppate  merita  un  cenno  spe- 
ciale quella  delle  monete  cufiche  in  vetro  offerta  nel  corrente  anno 
dal  nostro  Socio  signor  Dattari  del  Cairo,  la  quale  pel  numero  e 
per  la  rarità  dei  pezzi  potrebbe  figurar  bene  anche  in  un  medagliere 
assai  più  ricco  del  nostro. 

Rivista. 

Veniamo  ora  all'esplicazione  morale  della  nostra  Società.  La 
sua  azione  e  la  sua  attività  si  sono  sviluppate  in  due  modi,  l'uno 
continuativo,  l'altro  temporaneo,  vogliam  dire  la  Rivista  e  i  Concorsi. 

La  Rivista,  assunta  dalla  Società  col  principio  del  1893,  continuò 
regolarmente  le  sue  pubblicazioni,  e  osiamo  asserire  che   continuò 


ATTI    DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


e  continua  a  sostenersi  nella  posizione  onorevole  che  a  poco  a 
poco  s'è  andata  formando  mercè  la  buona  volontà,  il  disinteresse  e 
l'abnegazione  dei  collaboratori.  Coll'anno  1894  essa  entrava  nel  set- 
timo anno  di  vita,  varcando  così  quelle  fatali  colonne  d'Ercole  che 
parevano  essere  il  termine  fisso  di  ogni  pubblicazione  numismatica 
italiana.  Nessuno  dei  precedenti  periodici  visse  più  di  sei  anni  , 
strozzato  generalmente  dalle  angustie  finanziarie.  La  nostra  Rivista, 
senza  ostentare  ricchezze,  dispone  ancora  di  una  parte  del  fondo 
primitivo,  offerto  dalla  generosità  degli  oblatori  e  supplisce  con 
questo  e  colle  risorse  straordinarie  a  quanto  le  mancherebbe  colle 
semplici  rendite  ordinarie.  Le  quali  pero  è  sperabile  abbiano  ad 
aumentare  col  progredire  del  numero  dei  Soci,  a  che  interessiamo 
vivamente  tutti  i  nostri  colleghi. 

Alcune  economie  verranno  poi  introdotte  senza  però  intaccare 
il  decoro  esteriore  di  cui  fu  sempre  accompagnata  la  nostra  pub- 
blicazione e  a  poco  a  poco  è  sperabile  che  il  vero  equilibrio  abbia 
a  stabilirsi  fra  l'entrata  e  l'uscita. 

Se  abbiamo  dovuto  parlare  con  qualche  reticenza  per  quanto 
riguarda  il  lato  finanziario  della  pubblicazione,  e  con  vera  compia- 
cenza che  const.itiamo  come  la  materia  non  faccia  mai  diletto,  il 
che  dimostra  come  vi  sono  ancora  cultori  della  nostra  scienza  in 
Italia,  e  approfittiamo  volentieri  dell'occasione  per  mandare  un  voto 
di  ringraziamento  ai  nostri  gentili  e  colti  collaboratori  i  quali  sono 
valenti ,  numerosi  ,  fecondi  e  aggiungeremo  ,  completamente  di- 
sinteressati. 

Un  appunto  che  venne  mosso,  e  con  ragione,  alla  nostra  Rivista 
nei  primi  suoi  tempi  è  che  poca  o  nessuna  parte  fosse  consacrata  alla 
numismatica  greca.  Ebbene  tale  appunto  cade  coli'  anno  presente. 
Nel  primo  fascicolo  figurava  un  lavoro  di  un  nuovo  collaboratore 
il  signor  G.  Dutilh  direttore  del  Museo  di  Gizeh  e  se  ne  iniziava 
un  altro  dal  dottor  Gabrici,  che  avrà  la  sua  continuazione  nei  pros- 
simi numeri;  di  qualche  altro  abbiamo  sicuro  affidamento  o  per 
quest'  anno  stesso  o  per  1'  anno  venturo. 

Concorsi. 

Uno  dei  motivi  di  sincero  rallegramento  pel  vostro  Consiglio  r 
per  voi  signori  Soci  fu  l'esito  del  primo  Concorso  bandito  nella 
seduta  inaugurale  della  nostra  Società.  Mentre  i  Concorsi  possono 
subire  la  triste  sorte  d'andare  deserti,  oppure  di  presentare  al  giuii 
lavori  meschini  o  indegni  di  premio,  al  nostro  concorso  ven- 
nero presentati  tre  lavori,  e  senza  che  qui  noi  teniamo  conto  dei 
due  che  non  ottennero  il   premio,  voi  stessi  signori  giudicherete  di 


272  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 

quello  premiato  che  si  incomincierà  a  pubblicare  nel  prossimo  nu- 
mero della  Rivista  :  La  Zecca  di  Reggio  Emilia.  È  un  lavoro  serio 
e  poderoso  che  bene  inaugura  la  serie  dei  lavori  preparatori!  alla 
grande  illustrazione  generale  delle  zecche  d'  Italia  che  sta  in  cima 
alle  nostre  aspirazioni  e  che  un  giorno  più  o  meno  lontano  la  nostra 
Società  è  chiamata  a  compiere. 

Questo  felice  risultato  indusse  il  nostro  benemerito  Presidente 
a  bandire  generosamente  per  proprio  conto  un  secondo  Concorso 
col  premio  di  L.  500,  per  una  Memoria  che  proponga  il  sistema 
migliore  e  più  pratico  per  ordinare  le  Collezioni  numismatiche  di 
secche  italiane  abbandonando  V  ordine  alfabetico  e  seguendo  una 
ripartizione  conforme  alla  storia  e  alla  geografia. 

Crediamo  anzi  opportuno  approfittare  dell'occasione  per  ram- 
mentare che  il  termine  utile  per  questo  Concorso  scadrà  il  31  di- 
cembre 1894. 

Auguriamosi  che  un  esito  felice  coroni  anche  questo  Concorso, 
perchè  la  Società  o  qualcheduno  dei  Soci  prenda  animo  a  bandirne 
un  terzo  ;  tali  Concorsi  servono  mirabilmente  a  mantenere  viva  la 
sacra  fiamma  dello  studio. 

Bilancio. 

Ed  ora  è  tempo  che  veniamo  alla  parte  positiva  o  meglio  ma- 
teriale della  nostra  amministrazione.  Ecco  il  Bilancio  al  31  di- 
cembre 1893. 

Rimanenze  Attive  al  31  dicembre   1892. 

Soci  :  Quote  arretrate  del  1892  .     .     .     .    L.       60  — 

Libretto  Cassa  Risparmio »  2875  — 

Presso  il  Prof.  C.  Luppi »     133  — 

Tesoriere »     568  50     L.  3636  50 

Entrate. 

Incassate    dai  Soci  ed  Abbonati   alla    Ri- 
vista Italiana  di  Numismatica  .     .     .  L.  2805  pr- 
offerta del  Conte  Comm.  N.  Papadopoli  .  »  500  — 
Offerta  dei  Fr.  Cavv.  F.  ed  E.  Gnecchi  .  »  500  — 

Diritti  e  incassi  diversi n       39  60 

Interessi  libretto  Cassa  Risparmio   .     .  »  170  67      L.  4015  27 

Residui  Passivi. 

Soci  e  Abbonati  :  anticip.    pel    1894 L.  1070  — 

L.  8721  77 


atti  della  società  italiana  di  numismatica  273 

Rimanenze  Passive  al  31  dicembre   1892 
Quote  anticipate  dai  Soci  pel   1893 L.     682  — 

Spese. 

Stampa,  spedizione  ed  accessori  alla  Rivisfa 

Italiana  di  Numismatica L.  3288  10 

Fotoincisioni  per  la  Rivista >■  220  — 

Eliotipie                »             «          315    — 

Disegni                 »             »          »  96  — 

Diplomi  pei  Soci »  280  — 

Scrittili-.,  spediz.,  posta,  mance,  ecc.     .      .  »  150  74 
Premio  al  signor   Malaguzzi,   vincitore  del 

Concorso  numismatico »  500  — 

Affitto  dei  locali  della  Società »  375  — 

Onorario  al  Segretario          »  300  — 

Riscaldamento,  illuminazione,  cancelleria, 

riparaz.  ai  mobili,  ecc "  213  35     L.  5738  19 

Residui  Attivi. 

Tesoriere L.  613  50 

Prof.  C.  Luppi »  242  51 

Libretto  Cassa  Risparmio »  495  67 

Soci  e  Abbonati:  Quote  arretrate      ...»  446  — 

Ditta  Cogliati,  editrice  della  Rivista  .     »  503  90      L.  2301   58 


L.  8721  7 


Dimostrazione. 

Attività  in  principio  di  esercizio  .     .     .     .   L.  3636  50 
Passività  idem »     682  — 

l'otale  L.  2954  50     L.  2954  50 

Attività  in  fine  d'  esercizio L.  2301  58 

Passività  idem »    1070  — 

Totale  al  31   dicembre  1893  L.  123 1   58     L.   1231   58 

Diminuzione  del  patrimonio L.   1722  92 


274  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Dal  Consuntivo  ora  dato  si  vede  come  le  rendite  del- 
l'annata 1893  furono  4015,27,  mentre  le  spese  per  la  Rivista 
e  accessorii  raggiunsero  la  cifra  di  5738,19.  Vi  fu  quindi  una 
eccedenza  di  L.  1722,92,  che  andò  a  diminuzione  del  già 
esiguo  nostro  patrimonio,  il  quale  è  oggi  ridotto  a  L.  1231,58. 

Come  s'è  già  più  sopra  accennato,  la  posizione  finan- 
zaria  della  nostra  Società  non  è  florida  ;  ma  non  conviene 
neppure  abbandonarci  a  troppo  malinconiche  riflessioni.  Ci 
furono  dei  generosi  oblatori  che  pensarono  a  fornire  i  primi 
fondi.  Confidiamo  che  qualche  altra  risorsa  straordinaria 
ci  verrà  in  ajuto  ! 

Il  Bilancio  venne  approvato  e  la  seduta  è  levata  alle 
ore  11  1/2. 


Finito  di  stampare  il  10  Luglio  1894. 
Scotti    Reno,    Gerente    responsabile. 


RIVISTA    ITALIANA   Di    XUM1S A\ATICA 


Anno  VII. 


Tav.  IV. 


1."  Periodo. 

(Primo  tipo  del  gallo.) 


,j  /* 


H 


12 


15 


fi 


lìTTORE  o  «i •.     .       Monete  d'Imera 


RIVISTA    ITALIANA    Di    XUMISAAAIICA 


Anno  MI. 


Tav.  V. 


' 


(Terzo  Tipo) 


10 


13 


16 


11 


15 


12 


14 


17 


ETTORE  cabrici        Monete  d'Inaerà 


E  10'TH.ZdAia  i  fKHttRIO  Md«nn 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Anno  VII. 


Tav.  VI. 


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2.°  Periodo. 


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10 


11 


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13 


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15      ^ 


16  ^^ 


ETTORE  cabrici       Monete  d'Inaerà 


FASCICOLO  III. 


ANNOTAZIONI 

NUMISMATICHE    ITALIANE 


Se  non  ni'  indussi  finora  a  varcare  i  contini 
della  numismatica  Genovese,  salvo  alcuna  rara  ecce- 
zione, non  vedo  ragione  per  cui  debba  trascurare 
l'occasione  che  mi  si  presenta  di  trattenermi  sopra 
le  monete  di  altre  zecche.  Non  intendo  con  ciò  di 
chiudere  la  serie  delle  prime  XXIII,  ma  ponendo  in 
testa  alla  presente  annotazione  un  titolo  generico  ed 
un  nuovo  numero  d'ordine,  mi  prefiggo  di  tenermi 
aperta  un'altra  via  da  riprendersi  ogni  qual  volta 
mi  convenga.  D'altronde  non  mi  allontanerò  di  molto 
per  oggi  da  quella  lìn  qui  seguita,  perchè  la  metà 
delle  monete  comprese  in  questo  scritto  hanno  rela- 
zione o  in  un  modo  o  in  un  altro  con  quelle  Genovesi. 
Infatti,  la  Lunigiana  dalla  quale  prenderò  le  mosse, 
è  da  considerarsi  come  un'appendice  alla  Liguria  non 
solo  topograficamente,  ma  anche  per  la  famiglia  che 
ne  era  a  capo,  la  quale  apparteneva  alla  nobiltà 
Genovese  ;  ed  alcune  delle  monete  di  altre  zecche, 
non  sono  altro  che  contraffazioni  di  quelle  uscite 
dalla  zecca  Genovese. 


28o 


,11'SH'I'K    Kl'CIIEHO 


MASSA    DI    LUNIGIANA. 


L'opera  del  Viani  ricca  di  numerosi  tipi  e  di 
ancor  più  numerose  varianti,  potrebbe  far  ritenere 
aver  egli  esaurito  la  materia.  Ma  non  è  così  :  le  pub- 
blicazioni del  Remedi,  del  Kunz  e  quelle  di  molti 
cataloghi  di  vendite  apparse  in  quest'ultimo  ventennio, 
ci  segnalarono  nuove  monete  Massesi,  e  quanto  alle 
varianti  di  minor  conto,  se  ne  troverebbero  nelle 
collezioni  pubbliche  e  private  tante,  credo  io,  da 
raddoppiarne  il  numero.  Intanto,  parmi  che  non  sa- 
ranno inutili  le  aggiunte  seguenti,  le  quali  disporrò 
cronologicamente  per  quanto  sarà  possibile. 


jy  --   ÀLBER/Wr.5  •  CIBO    MkLaspina  ■  MkRchio  ■  MASSo-  • 
Dominus  ■  CARRfr/fl?  •  Comes  •  Ferentilli  •  Busto  a  destra. 
9/  -  •  VON  ••■  GVETTEN  •  IN  •  PESSER  •  •  Botte  ardente. 
Argento.     -   Peso  gr.  9,05.   —  Bellissima  conservazione. 


La  data  di  coniazione  spetta  adunque  all'epoca 
compresa  tra  il  1559  ed  il  1568,  cioè  anteriore  all'e- 
rezione del  Marchesato  di  Massa  in  Principato.  Ne 
trassi  il  disegno  da  una  fotografia  che  dal  proprietario, 
certo  Fontana  di  Massa,  era  stata  donata  al  Cav.  Gio- 
vanni Sforza  Direttore  di  quel  R.  Archivio  di  Stato, 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  281 

colla  autorizzazione  per  pubblicarla.  Ma  questo  mio 
dotto  e  gentile  amico  volle  cedermi  e  l'una  e  l'altra, 
ed  io  adempio  all'obbligo  graditissimo  di  ringraziarlo 
pubblicamente  di  questo  e  degli  altri  favori  e  cortesie 
d'ogni  maniera  che  ho  ricevuto  in  ogni  tempo  da  lui, 
ma  specialmente  durante  il  mio  soggiorno  in  Massa. 
Il  rovescio  di  questa  moneta  figura  sopra  altre 
quattro  del  Viani  e  sono  : 

1.  —  La  doppia  n.  4,  Tav.  II.  Coniata  nello  stesso 
periodo  :  ha  eguale  il  rovescio  anche  nella  mancanza  della 
crocetta,  nei  3  punti  in  principio,  e  nel  P  del  pesser  :  non 
ne  differisce  che  nei  cerchi. 

2  e  3.  —  Pezzi  da  40  bolognini  o  da  lire  quattro  n.  3 
e  4,  Tav.  III.  Non  hanno  la  testa,  ma  l'arme  :  battuti  dopo 
il  principato,  cioè  nel  1570  e  1573. 

Peso  gr.  18,16  e  18.30  (riduco  in  grammi  per  maggior  comodo  dei 
lettori). 

4.   —  Lira  o  da  io  bolognini  n.  4  della  Tav.  IV,  battuta 
nel  1572.  In  questa  rivediamo  il  P  invece  del  B 
Peso  gr.  4,51. 

Questa  nuova  moneta  colla  botte  è  dunque,  fra 
quelle  di  argento,  la  prima  in  ordine  cronologico  co- 
niata con  quell'impresa  ;  e  per  il  suo  peso  ci  si  ma- 
nifesta senz'alcun  dubbio  per  un  da  20  bolognini  o 
da  due  lire,  ed  è  finora  l'unico  pezzo  di  tal  valore 
nella  serie  Massese.  Questa  e  la  doppia  sono  le  due 
sole  monete  che  abbiano  la  testa  di  Alberico  ancora 
Marchese,  che  si  distingue  anche  nella  barba  corta 
da  quelle  dell'epoca  del  principato,  che  l'hanno  allun- 
gata a  punta. 

Curioso  abbastanza  è  il  modo  del  rinvenimento 
di  questo  pezzo  importante,  e  voglio  qui  riferirlo 
come  lo  appresi  dal  Conte  Luigi  Staffetti.  Fu  trovato 
da  alcuni    operai  che    raccoglievano    i  ciottoli    della 


282 


GIUSEPPE    RUGGERO 


ghiaia  nel  letto  del  Frigido  per  farne  calcina,  mentre 
li  gettavano  colla  pala  contro  la  rete  metallica  tenuta 
ritta  sul  suolo  per  liberarli  dalla  rena.  Avvertirono 
essi  un  suono  metallico  che  non  poteva  esser  stato 
prodotto  dai  ciottoli  stessi  :  videro  la  moneta,  la  cre- 
dettero falsa,  e  poi  si  ritennero  ben  fortunati  di  aver 
trovato  un  originale,  secondo  loro,  che  volle  pagarla 
due  lire,  e  questi  era  il  Fontana.  Ora  gli  eredi 
l'hanno  venduta  e  non  mi  riuscì  sapere  dove  sia  an- 
data a  finire. 


&  -  +  ÀLBERICVS  •  CYBO  •  MkLaspina  ■  Sacri-  Romani- 
IMPerii  ■  ET  •  MASS:*'  •  PRINCEPs  •  I  •  Arme  inquartata  di 
Cybo  e  di  Malaspina  con  scudetto  de'  Medici  a  lozanga 
nel  centro,  in  uno  scudo  ornato  a  cartocci  con  corona 
a  5  punte;  ai  lati  15    73. 

9  —  ®  •  VON  •  GVETTEN  •  IN  •  BESSER  •  Botte  ardente  :  ai 
lati  15    73,  sotto  6. 
Argento.   —   Magnifica  conservazione:  Peso  gr.  17,50. 


È  una  variante  di  qualche  importanza  dei  due 
da  40  bolognini  del  Viani  più  sopra  citati.  Ne  diffe- 
risce per  la  ripetizione  dell'anno  sulle  due  facce  :  per 
il  disegno  della  botte  e  per  la  rosetta  al  ty  :  ma  spe- 
cialmente per  la  forma  dello  scudo,  il  quale  è  ovale 
in  quello  del  1570,  e  di  una  forma  barocca  insolita 
nella    serie  di    Massa,  in    quello  che    segue.  Questa 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE 


283 


moneta  appartiene  alla  ricca  collezione  del  Cav.  Paolo 
Bellezza,  Tenente-Colonnello  RR.  Carabinieri  a  Borgo 
a  Baggiano. 


iB1  ...LBERICVS  •  CYBO  •  PRINO/>s  ■  I  •  Arme  inquartata 
Cybo  e  Malaspina  con  scudetto  Medici  a  lozanga  nel 
centro,  in  scudo  ovale  a  cartocci,  con  corona  a  5  punte. 

$  +  —  DVRABO  ....  il  rimanente  del   contorno  della  leg- 
genda è  composto  di  foglie  piegate  a  virgola.  Incudine  : 
sopra,    •  4  •    ai  lati,  15    "75. 
Argento  basso.   -    Conservazione  discreta.  Peso  gr.  4,56. 

Sarebbe  il  n.  io  del  Viani  a  Tav.  V,  ma  ne  differisce 
per  i  punti  ai  lati  del  4,  e  per  la  disposizione  delle  foglie  del 
contorno. 


ièseKA30)| 


2?  —   ALB  •  CYBO  •  MAL  •  Arme  in  scudo  ovale  con  cartocci 

ed  orlo  a  palline,  con  corona  a  3  punte. 
ty         •  S  •    •  R  •  I  •  ET  •    •  MASS  •    •  P  •  I  ■  su  quattro  righe 

in  un  contorno  di  rose. 
Mistura.   —   Peso  gr.  0,77.  Conservazione  discreta. 

È  una  crazia  o  da  5  quattrini  che  non  corri- 
sponde ad  alcuno  dei  n.  del  Viani  alla  Tav.  Vili,  sia 
per  la  leggenda  più  abbreviata  al  W  che  per  il  con- 
torno al  9/  che  non  ha  riscontro  in  alcuna  altra  delle 
monete  Masscsi. 


284  GIUSEPPE    RUGGERO 


Ho  preso  nota  di  queste  due  monete  conservate 
insieme,  ad  altre  dal  Cav.  Sforza  e  destinate  all'ar- 
chivio, per  iniziarvi  una  piccola  raccolta  numismatica 
locale.  Quantunque  non  si  possano  dire  inedite  a 
rigor  di  termine,  stimai  opportuno  seguire  il  sistema 
del  Viani,  il  quale  non  ha  mai  trascurato  le  più  pic- 
cole varietà.  E  per  lo  stesso  motivo  riporterò  la 
seguente  avuta  da  pochi  giorni,  lieto  di  estendere 
eguale  trattamento  alla  moneta  di  rame  o  per  lo 
meno  quasi  rame  (0,041). 


&   -  ALBE  •  CYBO  •  P  •  I  •  MA  •  96.  Arme   in  scudo  ovale 

ornato,  con  corona  a  5  punte. 
?!  -  -   •  SANTVS  PETRVS  •  Figura  del  Santo. 
Mistura.   —   Mediocre  conservazione  :    qualche  parte   dell'arme  spo- 
stata. Peso  gr.   1,24. 

È  una  variante  del  duetto  n.  1  Tav.  IX  del 
Viani,  l'unico  fra  i  duetti  col  Santo  che  portino  la 
data.  La  variante  è  al  9  nella  punteggiatura,  nel 
cerchio,  e  specialmente  nella  figura  del  Santo  che 
in  questa    nostra  taglia  il    cerchio  anche  al  disopra. 


Forse  a  qualcuno  non  tornerà  discara  qualche 
notizia  sulla  impresa  della  botte  rappresentata  nelle 
quattro  monete  del  Viani  e  nelle  prime  due  di  questa 
annotazione.  A  questo  proposito  il  Viani  non  dice 
altro  se  non  che  questa  era  l' impresa  di  Francesco 
Cybo  Conte  dell' Anguillara,  figlio  di  Innocenzo  Vili 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE 


-°D 


ed  avo  del  nostro  Alberico  (v.  pp.  20,  168  e  173). 
Evidentemente  la  botte  infiammata  richiama  alla  mente 
i  falò,  segni  di  festa  e  di  allegrezza  molto  usati  in  quei 
siti,  ehe  consistono  nello  abbruciare  stipa  od  altre  ma- 
terie e  specialmente  botti  con  catrame  in  luoghi  ele- 
vati e  perciò  facilmente  visibili  a  distanza.  Ma  questo, 
pur  anche  unito  al  motto  von  giitten  in  besser  (di  bene 
in  meglio),  non  ci  darebbe  ancora  l'idea  facile  e  chiara 
del  concetto  che  si  voleva  esprimere,  caso  non  in- 
frequente nelle  imprese  tanto  in  uso  a  quei  tempi. 
Riporterò  qui  un  brano  di  uno  scritto  intitolato  Di- 
chiaratione  dell'imprese  di  Casa  che  il  Cav.  Sforza  ha 
trovato  nei  carteggi  dei  Cvbo  in  archivio,  e  di  cui, 
secondo  il  solite  ,  si  fece  premura  di  darmi  copia. 
Questo  scritto  contiene  la  spiegazione  di  cinque  im- 
prese, che  son  quelle  del  Pavone,  della  Botte,  dell'  In- 
cudine, della  Piramide  e  della  Cicogna,  che  si  trovano 
improntate  su  monete  di  Alberico  I,  meno  l'ultima 
della  quale  tuttavia  egli  sarebbe  stato  l'autore.  Non 
deve  meravigliarci  se  non  vi  si  trova  cenno  del- 
l' impresa  del  tempio,  nò  di  quelle  del  cervo  e  dei 
tre  cervi  a  nuoto  che  vediamo  sopra  monete  dello 
stesso  all'epoca  del  Principato,  perchè  il  titolo  mar- 
chionale col  quale  vien  designato  1'  Alberico,  ci  ap- 
prende che  lo  scritto  stesso   è  anteriore  al    1568. 

Di  questa  seconda  impresa  della  botte  che  manda 
"  fuori  da  più  bande  fiamme  di  fuoco  accese,  col 
"  motto  che  dice:  (e  qui  il  von  giuiten  in  besser  pare 
"  alquanto  storpiato),  ne  fu  l'authore  Francesco  Cibo 
"  figliuolo  d'Innocentio  ottavo  Conte  d'Anguillara  e 
"  governatore  della  Chiesa  ,  nel  tempo  di  detto 
"  Innocentio  del  quale  authore  la  principale  intcntione 
"  fu  di  far  festa  ed  allegrezza  si  come  in  esse  si 
"  vuole  usare  d'ardere  le  Botti,  della  lealtà,  magna- 
"  nimità  e  grandezza  d'animo  de'  suoi  passati  et 
"   anch'ess'ardere  et  abrugiare.   \)i  questo    medesimo 


286  GIUSEPPE    RUGGERO 


"  animo  e  volontà  d'esser  leale  splendido  et  magna- 
"  nimo,  si  come  in  uso  sempre  fu  ;  anzi  col  motto 
"  l'authore  dice  e  promette  di  voler  andar  di  bene 
"  in  meglio,  seguire  et  avanzare  li  suoi  antecessori 
"  in  questi  effetti  di  lealtà,  si  come  mostrò  sempre 
"  chiaramente  in  ogni  attioni:  Perciocché  fu  uomo 
"  di  buonissima  mente  liberale  e  amatore  e  massime 
"  de'  suoi  et  in  particolare  de'  Medici  suoi  parenti 
"  havendo  per  moglie  Magdalena  figliuola  del  gran 
"  Lorenzo  de'  Medici  ,  e  sorella  di  Giovanni  fatto 
"  Cardinale  da  Innocentio  ottavo  il  qual  di  poi  fu 
"  fatto  Papa  chiamato  Leon  decimo,  il  quale  fece 
"  Giulio  de'  Medici  Cardinale  eh'  anchesso  fu  fatto 
"  Papa  detto  Clemente  settimo.  Onde  si  puoi  dir 
"  chiaramente  che  la  casa  Cybo  sia  stata  un  instru- 
"  mento  principale  a  cagione  della  suprema  esalta- 
"  zione  della  casa  de'  Medici,  e  che  fra  di  lor  duo 
"  sia  stato  sempre  un  cordialissimo  amore  et  vera 
"  affetione  „.  E  qui  il  paziente  lettore  si  troverà 
forse  abbastanza  informato  circa  all'  impresa  della 
botte ,  ma  si  avvedrà  che  questa  informazione  lo 
ha  condotto  molto  lontano  dal  punto  di  partenza. 

Da  persona  degna  di  fede,  mi  venne  assicurato 
esistere  un  quarto  di  scudo  d'  oro  Massese  al  tipo 
della  piramide.  Azzardai  l'obbiezione  che  si  potesse 
trattare  di  uno  dei  soliti  quattrini  che  fosse  stato 
dorato,  ma  quella  persona  si  dimostrò  convinta  del 
contrario.  Accenno  a  questo  fatto,  perchè  la  notizia 
possa  servire  di  eccitamento  a  chi  per  avventura 
possedesse  nella  propria  collezione  il  prezioso  nummo, 
onde  si  volesse  decidere  a  pubblicarlo. 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  287 


CASTIGLIONE    DELLE    STIYIERE. 


Di  questa  zecca  non  conoscevamo  finora  che 
una  sola  contraffazione  genovese,  cioè  quella  del  da 
otto  denari  colla  Madonna,  del  principe  Ferdinando 
primo,  moneta  che  per  il  suo  tipo  va  assegnata  al 
periodo  1637-1678  U),  e  che  venne  anche  imitata  a 
Bozzolo  (2).  Pochissime  e  tutte  rare  sono  le  monete 
di  tipo  genovese  contraffatte  nelle  piccole  zecche , 
ciò  che  fa  credere  si  andasse  molto  cauti  nel  farlo 
e  non  se  ne  emettessero  che  limitate  quantità.  Ed  a 
confermarci  in  questa  opinione  concorre  il  fatto  che 
mentre  si  conoscono  moltissime  varianti  delle  con- 
traffazioni di  monete  di  altri  stati  ,  delle  genovesi 
invece  non  ne  abbiamo  che  due  al  più.  Tuttavia  mi 
è  riuscito  averne  una  di  questo  da  otto  denari  del 
principe  Ferdinando,  del  quale  non  darò  il  disegno, 
ma  basterà  che  accenni  le  varianti.  Queste  consi- 
stono nello  scudo  che  è  più  stretto  ed  a  punta  ben 
accentuata,  e  nella  leggenda  *  REGINA  *  CELI  *,  cioè 
senza  l'A  del  dittongo,  colla  stelletta  a  metà  invece 
del  punto,  e  di  due  punti  all'esergo  in  luogo  delle 
due  stelle. 

Il  principe  Ferdinando  1  non  fu  il  solo  uè  il 
primo  ad  aver  rivolto  la  colpevole  industria  della 
propria  zecca  sulle  monete  Genovesi.  Rodolfo  l'aveva 
preceduto  (1586-1593),  contraffacendo  il  soldino  ine- 
dito finora,  ma  che  da  qualche  anno  si  trova  nella 
mia  raccolta,  e  del  quale  fu  dato  un  cenno  dal  Desi- 


(1)  Zanetti,  Nuova  raccolta  delle  monete  d'Italia,  e/c.  Voi.  IH,  n.  16, 
tav.  XIII  e  pag.  206. 

(2^  Brambilla,  Altre  aimotazioni  nttmism.  Pavia,  1870,  n.  9,  tav.  II. 


GIUSEPPE    RUGGERO 


moni  nella  sua  dotta  prefazione  alle  nostre  tavole  (3). 
Né  possiamo  meravigliarci  che  il  famoso  contraf- 
fattore di  tante  monete  e  specie  delle  papaline,  non 
disdegnasse  quelle  della  nostra  Repubblica,  la  quale 
non  aveva  a  sua  disposizione  la  difesa  delle  sco- 
muniche. 


i&  —  ...RO  •  GON  •  M...  Tipo  del  soldino,  cioè  Castello 
Genovese  in  6  archetti  con  perline  alle  punte  ed  agli 
angoli  in  cerchio  di  perline. 

9!    —    +   CRVX NOS.    Croce    patente   in    archetti    e 

cerchio  come  al  diritto. 
Mistura  bassa.   —  Peso  gr.  0,92.  Conservazione  mediocre. 

È  questo  il  terzo  esempio  di  contraffazione 
del  soldino.  11  primo  e  più  antico  può  dirsi  ancora 
inedito,  e  non  saprei  da  quale  zecca  sia  stato  pro- 
dotto, ma  ne  trovai  un  primo  cenno  nel  Catalogo 
Morbio  sotto  il  nome  cervellottico  di  un  quarto  di 
grosso  al  n.  1592  nella  serie  di  Genova.  Lo  ritrovai 
descritto  nei  mss.  dell'Avignone ,  e  fa  parte  della 
raccolta  omonima  che  la  famiglia  dopo  aver  rifiutato 
di  cedere  al  Municipio  per  un  prezzo  equo,  tiene 
depositata  al  Museo  Civico  nel  Palazzo  Bianco.  In 
queste  condizioni,  trovandosi  suggellata  la  vetrina 
che  racchiude  la  collezione,  non  mi  fu  mai  possibile 
di  vedere  né  questa  né  altre  monete  che  pur  avevo 
il  massimo  interesse  a  studiare.    Questo    soldino    ha 


(3)   Tavole  descrittive  delle  monete  di    Genova.  Ivi  ,  1890.  Prefazione 
png.  t.xvi,  nota  1. 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  289 

le  seguenti  leggende:  COR  •  CONTRITVM  •  ET  •  HVMI  • 
•  DEVS  •  NE  •  DESPICIAT  ■  1577  •  Per  analogia  al  caval- 
lotto eli  Messerano  edito  dal  Promis  (+',  il  quale  ha 
pure  leggende  religiose  sui  due  lati,  non  è  impro- 
babile che  il  soldino  provenga  dalla  stessa  origine; 
nel  qual  caso  dovranno  esservi  nel  castello  quei 
segni  od  iniziali  che  guidarono  il  Promis  nella  clas- 
sificazione del  cavallotto.  Ma  allora,  in  ordine  alla 
data  di  coniazione  che  sta  sul  soldino  e  che  manca 
nel  cavallotto,  i  due  F  starebbero  a  designare  il 
Francesco  Filiberto  Ferrerò  Fieschi  (1576-1629),  e 
non  il  Filiberto  Ferrerò  Fieschi  al  quale  il  Promis 
aveva  assegnato  il  cavallotto,  perchè  questo  Conte 
e  poi  primo  Marchese  morì  nel    1559. 

L'altro  soldino  Genovese  contraffatto  è  quello 
di  Gazzoldo  (5)  colla  data  dal  1591:,  posteriore 
dunque  a  quello  1577  del  quale  per  ora  nulla  pos- 
siamo con  certezza  asserire  circa  l'origine.  Questa 
Zecca  degli  Ippoliti  contraffece  anche  il  cavallotto 
colle  stesse  leggende  del  soldino,  ma  senza  data  (6). 


P  A  S  S  E  R  A  X  O. 

Non  ho  che  una  sola  moneta  dei  Radicati  che 
sia  veramente  inedita,  ma  non  è  priva  di  un  certo 
pregio.  F  una  contraffazione  di  un  da  4  denari  Ge- 
novesi del   1587,  la  quale  viene  ad  accrescere    il    ri- 


(4)  Monete  di  Messerano.  Tav.  V,  n.   13. 

(5)  Promis,  Monete  di  secche  italiane  inedite:    Memoria  II,  Torino, 
1868,  n.  11,  tav.  II. 

(6)  Ktnz,  Museo  Bollaci»,  nel  Periodico  dello  Strozzi.  Anno  I,  p.  245. 


290 


GIUSEPPE    RUGGERO 


strettissimo  numero  delle  monete  di  Genova  contraf- 
fatte, fin  qui  conosciute,  che  non  superano  la  diecina; 
aggiunge  una  nuova  zecca  alle  quattro  che  sapevamo 
essersi  occupate  dei  prodotti  della  nostra  Repubblica, 
cioè  Bozzolo,  Castiglione  Stiviere,  Gazzoldo  e  Mes- 
serano;  e  finalmente  porta  a  cinque  le  specie  di  mo- 
nete rappresentate  in  queste  contraffazioni,  che  sono 
il  cavallotto,  il  soldino  ed  il  da  4  denari,  tra  quelle 
al  tipo  del  castello;  ed  il  diciasetteno  e  l'otto  denari 
fra  quelle  al  tipo  della  Vergine. 


B'  —   ....CONI  COCO  •  RADICA....  Castello  in  uno  scudo. 

9    —   ...SIT  ■  NOMEN  •  D  •  BEN....  Croce  patente  accantonata 
dai  numeri  formanti  la  data  1587- 

Rame.  —  Buona  conservazione.  Peso  gr.  0,39.  La  mancanza  di  al- 
cune lettere  nelle  leggende  è  dovuta  a  maggior  sottigliezza  del 
tondino  per  cui  non  ha  ricevuto   l'impronta. 


Il  tipo  Genovese  è  qui  riprodotto  in  tutta  la 
sua  integrità,  ma  non  si  rivela  affatto  nelle  leggende 
la  imitazione  dell'originale.  Quella  del  T}1  è  la  solita 
delle  monete  di  Francia,  usata  dai  Radicati  indiffe- 
rentemente nelle  loro  contraffazioni  Francesi ,  in 
alcune  Savoiarde  ed  in  qualcuna  delle  Venete. 

Poiché  questa  monetina  mi  ha  dato  occasione 
di  entrare  neh'  unica  zecca  dei  Radicati ,  anziché 
uscirne  per  proceder  oltre,  desidero  di  fermarmici 
ancora  per  alcune  varianti  di  una  moneta  illustrata 
dal  Kunz.  Se  non  altro  otterrò  il  risultato  di  meglio 
divulgare  quella  pubblicazione  facile  a  passare  inos- 
servata ai  più,  per  essere  l'unica  moneta  disegnata 
in  un  volumetto  d' indole  non  esclusivamente    numi- 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  29I 

smatica  (7).  È  un  quarto  di    Savoia    contraffatto    nel 
seguente  modo  (8). 

B7  -  X  •  SVB  •  AV  C  C  •  E  •  M  •  P  •  1594.  In  mezzo, 
FERT  in  lettere  gotiche  minuscole,  tra  due  doppie  rette 
orizzontali  con  una  stella  sotto,  in  un  cerchio  di  perline. 

9/  —  *  CRVX  •  CARA  •  EMANAT  Croce  trilobata  in  un 
cerchio  di  semplice  filetto. 

L'A.  ritiene  l'X  per  una  crocetta  di  S.  Andrea 
in  principio  di  leggenda,  ed  interpreta  :  SVB  •  AVc/o- 
ritate  •  Zomitis  ■  Coconati  •  E/  •  tAarc/iioni's  ■  Passerotti  ■  1594  • 
Spiega  poi  egregiamente  il  CARA  del  H  come  deno- 
tante una  pianta  radicale  palustre,  nerba  radix,  cara 
o  chara,  che  mescolata  col  latte  servì  di  cibo  all'e- 
sercito di  Cesare;  e  sarebbe  qui  adoperata,  perchè 
questa  allusione  allo  stemma  della  famiglia  sulla 
presente  come  pure  su  altre  monete  '^,  permette 
l'imitazione  del   nome  del   Duca  CAR  •  EMAN  • 

Da  molto  tempo  ho  presso  di  me  otto  di  queste 
monetine  avute  sul  Parmense  e  provenienti  forse  da 
un  unico  ripostiglio,  nelle  quali  sono  rappresentate 
quattro  varietà. 

I.    &    —    X  ■  SV8  •  AV  •  C  •  C     E  •  M  •  P     1594  •     In    mezzo, 
FERT  tra  le  doppie  rette  con   stella  sotto,   in  cerchio    di 
perline. 
9/  —  ®  CRVX  •  CARA  •  EMANAT  •  Croce  trilobata  in  cerchio 
semplice. 
Rame.  —   Tre  esemplari.  Pesi  gr.  0,89,  0,91,  0,93.  Eguali  all'  esem- 
plare del  Kunz,  più  il  punto  al  rovescio. 


(7)  Kunz,  //  Museo  Civico  di  antichità  iti  Trieste.  Trieste,   1889,  vedi 
a  pag.  77  e  (igura  alla  tav.   111. 

(8)  Per  la  moneta  tipo  vedasi  Promis,   Monete  dei    Reali  di  Savoia, 
al  n.   15  di  Carlo  Emanuele   I 

(9)  Umberto  Rossi,  Di  un  piccolo    ripostiglio  in  Piemonte  ,  in    Gaz- 
zetta Numis.  dell'Ambrosoli.  Como,  Anno  II,   1.882,  al  n.  VII,  a  pag.  40. 


2Q2 


GIUSEPPE    RUGGERO 


2.  J¥  —  Tutto  come  sopra    ma    le    lettere    della    leggenda 
più  grandi. 
9      -   Come  il  precedente,  ma  il  cerchio  è  di  perline  come 
al  diritto,  e  le  braccia  della  croce  più  sottili. 
Un  esemplare.  —  Peso  gr.  1,26. 


3.  ì&  -  X  •  SVB  •  AV  •  C  •  E  •  M  •  P  •    1594.    Come    i    prece- 
denti, ma  il  cerchio  è  semplice  anziché  di  perline. 

9*  —  Come  il  2,  ma  il  cerchio   è  di    tratteggi    obliqui,    e 
pare  manchi  il  punto  alla  fine. 
Tre  esemplari.   —   Pesi  o,6i,  0,85,  0,89.  Differenza  principale  quella 


4.  &  —  ®  CRVX  •  CARA  •  EMANAT  •  Come  i  primi  due. 
9   -   ....CRVX  •  CARA  ■  EMANAT.  Come  il    precedente,    ma 
il  cerchio  di  tratteggi  è  unito  ad  uno  semplice. 
Un  esemplare.   —   Peso  gr.  0,50. 


Sono  dunque  i  prodotti  di  quattro  conii  ben 
distinti  e  la  precedenza  cronologica  parrebbe  spet- 
tare all'ultimo,  quello  della  leggenda  ripetuta.  Invero, 
se  questa  leggenda  col  nome  di  una  specie  vege- 
tale poco  nota  aveva,  come  è  evidente,  il  solo  fine 
di  imitare  il  nome  del  Duca  di  Savoia  CAR  •  EMAN, 
ne  consegue  che  fosse  dapprima  destinata  per  il  di- 
ritto della  moneta  :  e  che  notata  in  seguito  la  scon- 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  293 

venienza  della  ripetizione,  si  improntasse  la  nuova 
colle  iniziali  precedute  da  una  prima  parte  X  •  SVB  •  AV  • 
per  la  quale  è  inutile  secondo  me  cercare  una  spie- 
gazione diversa  da  quella  che  dovesse  servire  ad 
imitare  il  DVX  •  SÀBÀV.  E  questo  esempio  di  una  prima 
parte  di  leggenda  indipendente  dal  seguito  ,  è  fre- 
quente in  altre  monete  dei  Radicati,  specie  in  molte 
di  quelle  contraffatte  ai  tipi  di  Francia.  D'  alti-onde 
volendo  anche  lasciar  da  parte  l'X  come  fece  il  Kunz 
e  leggere  sub.  auctoritate ,  se  questa  conviene  ai 
quarti  che  hanno  i  due  C  cioè  Comit/tm  Coconati\  non 
regge  per  quelli  che  ne  hanno  uno  solo,  non  poten- 
dosi  dire   SVB  •  kVctoritate  Coronati. 

Gioverà  poi  correggere  l'interpretazione  della  M 
presa  per  il  titolo  marchionale,  non  spettando  ai  Radi- 
cati altro  titolo  che  quello  comitale  per  il  castello  di 
Coconato,  sul  quale  i  terzieri  della  famiglia  avrebbero 
conservato  eguali  diritti  fin  dal  XIII  secolo  ,  come 
opina  il  Promis  (IO).  Nel  caso  presente,  questa  iniziale 
deve  rappresentare  uno  dei  molti  feudi  dei  Radi- 
cati che  cominciano  con  M  e  probabilmente  quello 
di  Marmorito  ,  se  vogliamo  attenerci  al  Promis 
stesso,  il  quale  nel  caso  di  una  sola  M  sopra  io  ini- 
ziali di  feudi,  diede  a  quello  la  preferenza  ,MI.  La 
scelta  della  M  invece  di  altre  iniziali  e  la  congiun- 
zione E/  che  la  precede  ,  son  spiegate  dallo  scopo 
che  avevano  gli  autori  della  moneta,  quello  di  mag- 
giormente imitare  il   nome  del   Duca,  C  •  EM  • 

Sembra  dunque,  a  giudicarne  dalle  varianti,  che 
di  questa  moneta  se  ne  facessero  copiose  emissioni 
destinate  a  felicitarne  gli  stati  del  vicino   Duca  troppo 


(io)  Monete  del  Piemonte:  Memoria  IV  ,  Monete  dei  Radicati  e  dei 
Mazzetti.  Torino,   1860. 

(11)  Monete  italiane  inedite  o  contile:  Memoria  II.  Torino,  1868. 
Vedi  il  n.  20,  contraffazione  di  moneta  d'Avignone. 


294 


GIUSEPPE    RUGGERO 


longanime.  L'abitudine  era  ormai  inveterata,  poiché 
pare  accertato  che  fin  dall'apertura  della  zecca  di 
Passerano  nel  1581,  la  moneta  ducale  aveva  avuto 
per  prima  colla  Francese  l'onore  della  contraffazione 
dai  Radicati;  e  questo  trattamento  le  venne  conti- 
nuato fino  al  1598,  allorché  il  Duca  volendo  finirla 
una  buona  volta,  potè  ottenere  dalla  famiglia  dei 
Radicati  la  rinunzia  alla  zecca  contro  l'annuo  com- 
penso di  300  scudi  d'oro. 


MIRANDOLA. 

Da  un  sacchetto  di  quattrinelli  presso  un  orefice 
di  qui,  e  tutti  inargentati  in  mode  da  non  poterne 
distinguere  il  metallo,  ne  ebbi  un  certo  numero  di 
Mirandolesi.  Fra  questi,  oltre  i  n.  5  ed  8  del  Litta 
per  il  Duca  Alessandro  II,  trovatisene  alcuni  che 
mi  parvero  degni  di  nota  e  che  descriverò  qui 
appresso. 


fìy        S  •  CÀTER>  ADVOCMI    La  Santa  con  palma  e  ruota. 

9    —   MEG-GIO  ■:•  DE O  ■:'■  Sfera  armillare. 

Peso  gr.  0,50.   —  Conservazione  discreta. 

È  una  varietà  di  quella  edita  dal  Kunz  <12)  nella 


(12)  Monete  di  Mirando/a,  in  Archcografo  Triestino.  Voi.  Vili,  1881- 
1882,  pag.  16  e  tav.  I,  n.  io. 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE 


205 


leggenda  del  diritto,  ma  specialmente  per  il  MEGGIO 


in  luogo  di  MEZO. 


i&  -   S  •  POSID  •:■  PRO  •  MI     11  Santo   colla  destra    alzata 
ed  il  pastorale  nella  sinistra. 

1>'  —    MEGGIO  •:■  DENARO  Leone  rampante. 
Peso  gr.  0,75.   —  Conservazione  discreta. 

E  una  variante  del  n.  5  del  Litta  nel  nome  del 
Santo  abbreviato  in  modo  differente,  ma  special- 
mente per  il  valore  al  rovescio,  scritto  come  nella 
precedente  monetina  ('3). 


<&        ALEX  •  PI R.  Scudo  a  scacchi  rettangolare. 

9  —  ENARO.  Sfera  armillare. 

Peso  gr.  0,59.  —  Sufficiente  conservazione. 

Questa  moneta  può  considerarsi  inedita,  quan- 
tunque sia  quella  che  il  Litta  pubblicava  fra  le  in- 
certe1^). Essendo  quell'esemplare  troppo  sconservato, 
l'Autore  credette  di  vedere  un  D  nell'E,  un  O  a  posto 
delC,  e  così  dichiarò  elicgli  sembrava  un  Gianfran- 
cesco,  confessando  tuttavia  che  il  rovescio  non  gli 
conveniva  perchè  queir  impresa  non  comincia  a  com- 
parire che  al   tempo  di    Ludovico.  Egli    poi  dispose 


(13)  Luta,  Famiglie   celebri  italiane;    Fam.    Pico.   Tav.  II,  n.  5  di 
Alessandro  II. 

(14)  Idem,  ibidem,  n.   1  delle  incerte. 


296  GIUSEPPE    RUGGERO 


la  moneta  in  modo  che  lo  scudo  apparisse  a  losanga 
mentre  è  rettangolare  e  lo  si  vede  bene  in  questa,  ma 
meglio  nella  seguente  monetina  ;  e  non  avverti  l'er- 
rore araldico  che  risultava  da  questa  disposizione 
stante  che  gli  scacchi  diventavano  alla  lor  volta 
losanghe.  Ora,  il  mio  esemplare  ci  permette  di  ri- 
mettere le  cose  a  posto,  col  dare  al  Duca  Ales- 
sandro II  ciò  che  gli  spetta,  e  cosi  si  dilegua  l'ano- 
malia che  necessariamente  aveva  dovuto  notare  il 
Litta  nel  rovescio,  data  l'erronea  attribuzione. 


ì&  —  ALEX  •  PIC  •  D R  •  Scudo  scaccato  rettangolare. 

91    —  S  ■  CATE VOM    La  Santa  con  palma  e  ruota. 

Peso  gr.  0,56.   —   Conservazione  discreta. 

Riunisce  il  diritto  della  precedente  ,  alla  Santa 
rappresentata  nel  mezzo  denaro  del  Kunz  ,  e  la  ri- 
tengo inedita.  Sebbene  l' inargentatura  impedisca  di 
vedere  se  sia  schietto  rame,  non  v'  è  ragione  di  du- 
bitare che  non  sia  pure  un  mezzo  denaro  come  tutti 
gli  altri. 


N  O  V  E  L  L  A  R  A. 

Nei  quattrini  inargentati  dei  quali  ho  detto  più 
sopra  ,  erano  rappresentati  i  cosi  detti  chiavarmi 
Bolognesi,  accompagnati  da  alcune  di  quelle  contraf- 
fazioni che  furono    cagione  dell'abolizione    di  quella 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  297 

specie  nel  1591,  come  ne  attesta  il  Ghirardacci.  Vi 
trovai  quelle  di  Dezana,  di  Castiglione  e  di  Novellara, 
ma  non  quelle  di  Frinco.  Non  tengo  conto  di  Massa 
Lombarda,  perchè  non  so  condividere  l'opinione  di 
coloro  che  ritengono  quei  quattrini  vere  contraffa- 
zioni (x5).  Il  Santo  seduto  colla  città  in  mano  è  tipo 
che  può  convenire  a  multe  zecche  ;  ed  invece  delle 
chiavi  decussate  che  diedero  per  l'appunto  il  nome 
alla  specie,  il  quattrino  di  Massa  porta  il  leone  ferito 
che  è  speciale  a  quella  officina.  Non  so  poi  se  deb- 
basi  annoverare  tra  le  vere  contraffazioni  del  chia- 
varino,  quello  di  Fano  <l6'.  Ne  avrebbe  tutti  i  caratteri 
meno  che  nelle  leggende  ;  ma  trattandosi  di  una  città 
soggetta  a  dominio  papale,  panni  avesse  ben  diritto 
di  coniare  con  quel  tipo  ;  ed  essendo  la  monetina 
anteriore  all'epoca  classica  delle  vere  contraffazioni, 
propenderei  a  considerarla  per  imitazione  semplice, 
e  non  per  vera  ed  intenzionale  contraffazione  a  scopo 
di  lucro. 

Fra  le  altre  trovai  pure  la   seguente  che  non  ri- 
cordo di  aver  mai  veduta  in    alcuna  pubblicazione. 


/&  —  SAN S-  Santo  come  negli  altri  chiavarmi. 

9/    -   PROT OR  •  NOSTE  Chiavi  e  tiara. 

Peso  gr.  0,62.   —   Conservazione  discreta. 

Non  intendo  di  dare  una  assegnazione  assoluta 
a  questo  quattrino,    ma  considerando  che    quelli  col 


(15)  Kunz,  Le  Collezioni  Cnmano,  nell' Archeogr.   Triestino.  Voi.  VI, 
1879-80,  pag.  56  e  tav.  I,  n.  2. 

(16)  Papadopoli,  Monde,  italiane  inedite.  Ili,  in  Rivista  Hai.  di  num., 
1893:  Pag-  42i- 


298  G.    RUGGERO  -  ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE 


BONVS  •  PROTETOR  o  simili  leggende  hanno  general- 
mente l' N  finale  (li\  e  vengono  dati  a  Novellara,  per 
analogia  seguirei  la  stessa  regola  per  questo  mio  e 
per  quelli  del  Cinagli  (l8).  Ed  a  consigliarmi  nel  dare 
a  tutti  questi  una  sola  origine,  sia  e  non  sia  quella  di 
Novellara,  concorre  un'altra  circostanza  ;  quella  cioè 
di  alcuni  particolari  nel  disegno  del  tipo  e  specie  nelle 
chiavi  che  son  comuni  a  tutti  questi,  mentre  diver- 
sificano invece  in  quelli  di  altre  zecche.  Sono  venuto 
a  questa  conclusione  esaminando  attentamente  i  miei 
esemplari,  cioè  un  BONVS  •  PROTETOR  •  N  •  sufficiente- 
mente conservato  ,  un  .  BONA  •  PROTETO  R  •  N  prima 
conservazione,  ed  il  qui  sopra  disegnato  per  i  primi  : 
ed  alcuni  esemplari  di  Dezana  e  di  Castiglione  per  i 
secondi.  L'esame  ripetuto  poi  sui  disegni  di  Kunz  e  di 
altri,  confermarono  in  tutto  le  mie  induzioni.  Ma  se  ri- 
conosco per  i  primi  una  origine  comune,  non  sono 
egualmente  sicuro  che  questa  debba  essere  Novellara, 
quantunque  sia  la  più  probabile.  E  su  questo  dubbio 
desidererei  conoscere  il  parere  degli  altri  numismatici, 
a  proposito  della  interpretazione  della  N.  Questo 
dubbio  nasce  spontaneo  dopo  conosciuto  il  quattrino 
qui  descritto,  cioè  se  l'N  debba  leggersi  per  NOVELLARIE 
oppure  per  NOSTER,  nel  qual  ultimo  caso  verrebbe 
a  mancar  la  ragione  che  ha  consigliato  l'attribuzione 
a  Novellara  di  tutti  quei  chiavarmi  colla  N. 

Firenze,  Luglio  1804. 

Giuseppe  Ruggero. 


(17)  Cinagli,  Le  Monete  dei  Papi.  Pag.  427,  nn.  3  e  4  e  Kunz,  Museo 
Bottacin,  in  Periodico  Strozzi.  Anno  I,   pag.  250    e  n.  6    della  tav.  XII. 

(18)  Cinagli,  Op.  cit.,  pag.  429,  nn.  57  e  58. 


MONETE   ITALIANE   INEDITE 

DELLA  RACCOLTA  PAPADOPOLI 


IV. 


Le  monete  coniate  dopo  la  caduta  dell'  impero 
romano  nella  Sicilia  e  nelle  provincie  meridionali 
della  nostra  penisola,  meno  fortunate  di  quelle  altre 
regioni,  sono  state  troppo  lungamente  trascurate  dagli 
studiosi  e  dai  raccoglitori  italiani.  Eppure  non  me- 
ritano certo  un  tale  abbandono  ,  perchè  meglio  di 
ogni  altro  monumento  rispecchiano  i  tempi  ed  i  luoghi 
ove  sortirono  i  natali.  Esse  recano  qualche  raggio  di 
luce  su  periodi  storici  oscuri  e  poco  studiati,  ove  si 
riconoscono  le  traccio  dell'antica  civiltà  che  tramonta, 
mentre  sorge  la  nuova  nella  lotta  fra  i  seguaci  di 
Cristo  e  quelli  di  Maometto  ,  negli  stessi  luoghi 
ove  i  greci  avevano  lasciato  esempi  di  arte  divina  e 
dove  la  nuova  Italia  ebbe  la  sua  vera  culla.  Infatti, 
in  mezzo  a  pezzi  informi  che  mostrano  l'arte  barbara 
e  bambina,  troviamo  una  grande  quantità  di  tipi  e  di 
monete  lavorati  con  gusto  e  con  sapere,  come  quelli 
che  riproducono  l'aspetto  delle  mura  di  Salerno  col 
mare  e  coi  navigli,  i  lineamenti  di  Federico  II  e  di 
Carlo  d'Angiù,  a  cui  si  potrà  aggiungere  ora  quelli 
di  Manfredi  di  Svevia. 

Da  poco  tempo  presi  ad  occuparmi  della  numi- 
smatica di  queste  regioni    e    ne    rimasi    sorpreso    e 


300  NICOLÒ    PAPADOPOLI 


sedotto  in  modo  che  desidero  portare  il  contributo 
modesto  delle  monete  inedite  della  mia  raccolta , 
affinchè  il  lavoro  che  ci  è  promesso  sulle  monete 
del  mezzogiorno  d' Italia  riesca  completo,  mentre  il 
nome  del  giovane  Autore,  già  noto  favorevolmente 
per  altri  dotti  lavori  sulle  monete  napoletane,  ci  è 
arra  sicura  ch'esso  contenterà  i  desideri  degli  stu- 
diosi e  servirà  a  togliere  dall'oblio  una  parte  della 
storia  monetaria  d'Italia,  che  deve  essere  conosciuta  e 
coltivata.  Facciamo  voti  che  il  Dott.  Arturo  G.  Sambon 
si  occupi  seriamente  anche  dell'ordinamento  di  quelle 
zecche,  sperando  che  possa  riuscire  a  darci  un  saggio 
di  quanto  si  può  fare  in  tutte  le  regioni  d' Italia, 
mentre  io  devo  per  ora  seguire  le  orme  tracciate  dallo 
Spinelli,  dal  Promis,  e  dall'Engel,  nel  mio  elenco  di 
monete  inedite  e  di  varietà  inosservate. 


N  A  P  O  L  I. 

Comincierò  da  una  varietà  del  denaro  di  Basilio 
imperatore  d'Oriente,  col  nome  di  Napoli  e  quello  di 
S.  Gennaro  protettore  della  città. 


•mm 


i.  —  Argento,  peso  grammi  0,74. 
Ì&  —  Nel  campo  NEA  in  nesso,  attorno:  +  BASIL  •  IMPE  • 
9/  —    Croce  potenziata  su  di  un    gradino,  fra   due  stelle, 
attorno:  SCI  •  IANVARII. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    I'APADOPOLI  3OI 

La  differenza  fra  questo  denaro  e  quello  pubbli- 
cato da  Sambon  (J)  sta  soltanto  nel  nome  del  santo 
che  ivi  è  troncato  e  qui  è  completo,  e  non  sarebbe 
cosa  da  rilevare,  se  non  si  trattasse  di  epoche  remote 
ed  oscure  e  di  moneta  che  può  dar  luogo  a  discussioni 
appassionate,  dove  è  bene  tener  conto  di  tutti  gli  ele- 
menti di  fatto  e -particolarmente  di  quelli  che  possono 
dare  indizio  di  copiosa  emissione. 

Riprodurrò  poscia  il  farnese  di  Ladislao  di  Du- 
razzo  (1386-1414),  di  cui  possedo  due  esemplari  per- 
fettamente uguali  fra  di  loro  ma  diversi  da  quelli  esi- 
stenti nel  medagliere  della  regia  zecca  di  Napoli  (2), 
e  da  altro  della  Collezione  Rossi  (3),  tanto  più  che  di 
nessuno  di  tali  tornesi  esiste  un  disegno. 


2.  —  Mistura,  peso  grammi  0,65  e  0,52. 

/&  —   Quattro  gigli  posti  1,  2  e  1   in  un  cerchio:  +  LADI 

SLAVS  DUI  GR. 
5   —   Croce  patente  in  un  cerchio:  +  hVG.  .  .  UlURLttSKI. 


(1)  Arturo  G.  Sambon,  Monete  ilei  (lincilo  Napoletano,  estratto  dal- 
l' Archivio  Storico  per  le  Provincie  napoletane.  Anno  XIV ',  fase.  Ili,  Napoli, 
1889,  pag.   19,  n.  3,  tav.  II,  n.  4. 

(2)  G.  Fiokelli,  Bitlleltino  del  Museo  Nazionale  di  Napoli.  Napoli , 
1864,  pag.  12,  n.  289-290. 

(3)  Catalogo  della  Collezione  del  Cav.  Giancarlo  Rossi.  Roma,  1880, 
n   2894. 


302 


NICOLO    PAPADOPOLI 


3.  —  Mistura,  peso  grammi  0,64. 

i&  —   Croce  accantonata    da  quattro  gigli  in  un  cerchio  : 

+  RflNÀTVS  Rff.... 
IJ<  —    R  sormontata  da   corona  gigliata    in    un    cerchio: 

SALGM..  ..  IOIL. 

Questo  denaro  di  Renato  d'Angiò  (1438-1442)  è 
probabilmente  lo  stesso  descritto  da  G.  M.  Fusco  .negli 
Annali  di  Numismatica  M,  perchè  proviene  dalla  ven- 
dita Fusco  fatta  in  Roma  nel  1882.  Non  fu  mai  dise- 
gnato, ma  sembrami  conveniente  di  farlo,  trattandosi 
di  moneta  assai  rara,  sebbene  il  mio  esemplare  sia 
imperfettamente  battuto. 

Del  denaro  di  Alfonso  I  d'Aragona  (1435-1458) 
disegnato  da  Vergara  (5)  e  riprodotto  da  Heiss  (6>  si 
osservano  molte  varianti  di  poca  importanza  che 
consistono  nella  varia  disposizione  dei  quarti  dello 
stemma  e  nella  iscrizione  più  o  meno  completa  e 
corretta.  Alcune  di  tali  varietà  si  trovano  nel  reper- 
torio del  Reichel  (7)  ed  in  una  nota  di  G.  V.  Fusco  (8), 


(4)  G.  M.  Fusco,  Di  alcune  monete  spettanti  ai  re  di  Napoli  e  Sicilia, 
Anna/i  di  Numismatica.  Anno  I,  pag.  96. 

(5)  C.  A.  Vergara,  Monete  del  Regno  di  Napoli,   ecc.   Roma  ,  1715, 
pag.  67,  tav.  XXI,  n.  5. 

(6)  Aloiss  Heiss,  Descripcion  general   de  las   monedas   hispano-cri- 
stianas,  etc.  Madrid,  1865-67,  tomo  II,  pag.  358,  tav.  118,  n.  io. 

(7)  Die  Reichelsche  M'mizsammlung,  IX  Theil,  pag.  36-37,  n.  257-258. 

(8)  G.  V.  Fusco,  Sulle  monete  dette  cinquine,  ecc.  Napoli,  1845,  n.  12, 
nota  2,  n.  1. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI 


3°3 


ma  nella  mia  raccolta  ne  esiste  una  affatto  nuova 
dove  è  scolpito  il  motto  Dominus  incus  adjutor  et  ego 
despiciam  inimicos  meos  che  si  legge  sui  carlini  dello 
stesso  tempo. 


4.  —  Mistura,  peso  grammi  0,73. 
i&  —  Nel  campo  armi  d'Aragona  inquartate  con  quelle  di 

Gerusalemme,  Napoli  ed  Ungheria  :   ....  0  ALFOnSVS  °  D  •-■ 

G°.... 
Iji  —  Testa  coronata  di  faccia,  in  un  cerchio  di  perline,  nel 

campo  piccola  S,  attorno:  +  DnS    M  >  ADIV  ■  U  °  UGO  -  D. 


5.  —  Mistura,  peso  grammi  0,57. 

i&  —  Croce  potenziata  in  doppio  cerchio  ,  il    secondo    di 

perline  :  +  Ftf  RDlnAnDVS  °  D    GR. 
9  —  Il  re  coronato  in  trono  collo  scettro  in  un  cerchio  di 

perline  :  +  DnS  l  M  °0  ÀIVT.:;  «  l  D  l  I  ° 

Anche  questo  denaro  di  Ferdinando  I  d'Aragona 
(1458-94)  è  diverso  nella  iscrizione,  non  nei  tipi,  da 
quello  riportato  da  Vergara  e  da  Heiss  ,  ma  fu  no- 
tato da  G.  V.  Fusco  <9). 


Il  Carlino  o  Coronato  di   Ferdinando  II  d  Aragona 
(1495-96)  è  descritto  da   G.  V.  Fusco  (lo),  ma  non  si 


(9)  G.  V.  Fusco,  Op.  cit.,  pag.  12,  nota  2,  11.  3. 
(io)  G.  V.  Fusco,  Op.  cit.,  pag.   15,  nota  3. 


3°4 


NICOLO    PAPADOPOLI 


trova  nella  grandiosa  opera  dell' Heiss  ;  ecco  l'esatta 
riproduzione  del  mio  esemplare. 


6.  —  Argento,  peso  grammi  3,28. 

J&  —  Testa  coronata  del  re,  a  destra:  FERDINANDVS  %  Il 

o  D  °0  G  °  R  o  S  o  I,  nel  campo  T. 
$    —  S.  Michele  armato,  trafigge  il  drago  con  lancia  che 
finisce  in  croce:  IVSTA  „  T  VENDA. 

Di  Ferdinando  III  il  Cattolico  (1504-16)  possedo 
una  monetina  coniata  dopo  la  morte  di  Isabella  di 
Castiglia  sua  moglie,  simile  a  quella  disegnata  alla 
tavola  XXXV  n.  2  del  Vergara,  ma  di  dimensioni 
minori  e  che  deve  quindi  essere  il  cavallo. 


7.  —  Rame,  peso  grammi  2. 
i&  —  Fascio  di  freccie  in  un  cerchio  di  perline:  +  FERDI  » 

D°  G»  R»  ARAG»  .  .  .  .  S. 
91    —   Giogo  in  un  cerchio  di  perline:  +  TANTO»  MONTA. 

Senza  occuparmi  delle  monete  coniate  dai  so- 
vrani di  stirpe  castigliana  e  borbonica,  che  ebbero  du- 
rante tre  secoli,  quasi  senza  interruzione,  la  domina- 
zione di  Napoli,  monete  fra  le  quali  non  possedo  nulla 
di  nuovo  o  di  importante,  darò  i  disegni  di  tre  monete 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI  305 

col  ritratto  di  Gioacchino  Marat  (1808-15),  le  quali 
non  furono  mai  riprodotte,  ma  solo  accennate  in 
qualche  catalogo  di  vendita. 


'  V 


:^5 1  9 


|®£j£HTlllM![.5 


8.  —  Rame,  peso  grammi  16,14. 

&  -  Testa  a  sinistra:  GIOACCHINO  NAPOLEONE. 
51    -  Su  tre  righe:  10  CENTESIMI  1813,  attorno:  REGNO 
DELLE  DUE  SICILIE 


9.  —  Rame,  peso  grammi  8,39. 

&  -  Testa  a  sinistra  :  GIOACCHINO  NAPOLEONE. 
9/    -  Su  tre  righe:  5  CENTESIMI  1813,  attorno:  REGNO 
DELLE  DUE  SICILIE. 


10.  —  Rame,  peso  grammi  3,70. 
&  -  Testa  a  sinistra  :  GIOACCHINO  NAPOLEONE. 
9  -   Su  tre  righe:  3   CENTESIMI  1813,  attorno:    REGNO 
DELLE  DUE  SICILIE. 


306 


NICOLÒ    TAPADOPOLI 


Queste  ultime  frazioni  decimali  dovevano  essere 
ricuse  sulle  antiche  monete  di  rame  borboniche,  e 
diffatti  sul  pezzo  da  io  centesimi  si  vedono  le  traccie 
delle  parole  tornesi  6  che  prima  vi  erano  stampate. 
Però  l'operazione  non  riusciva  in  modo  soddisfacente 
e  le  monete  si  spaccavano  facilmente  sotto  il  conio. 
Questo  inconveniente  fece  sospendere  il  lavoro,  che 
non  venne  più  ripreso  in  causa  degli  avvenimenti 
politici  che  rovesciarono  l'effimero  trono  di  G.  Murat. 


BENEVENTO. 

Le  monete  dei  principi  longobardi  di  Benevento 
ebbero  la  virtù  di  destare  l'interesse  degli  studiosi  in 
tutti  i  tempi,  ed  anche  Guid'Antonio  Zanetti,  in  una 
delle  noti  sapienti,  con  cui  accompagnava  i  lavori 
della  sua  raccolta,  parla  di  un  denaro  di  Adelchi  C11) 
che  attribuisce  all'  infelice  figlio  di  Desiderio  e  sup- 
pone coniato  a  Verona.  Più  tardi  si  accorge  dell'er- 
rore, e  nell'appendice  dello  stesso  volume  (I2>  riconosce 
che  questa  moneta  non  può  appartenere  se  non  alla 
zecca  di  Benevento. 


i.  —  Argento,  peso  grammi  1,14. 
?t¥  —  Su  due  righe  :  ADEL  PRIN,  sopra  una  crocetta. 
9*    —   Croce  accantonata  da  4  raggi  :    ARHAN&E    MIHAE 


(11)  G.  A.  Zanetti,  Nuova  raccolta  dì  monete  e  secche  d'Italia.  Bo- 
logna, 1775-89,  tomo  IV,  pag.  16,  nota  6. 

(12)  Ivi,  pag.  519. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI 


3°7 


Il  mio  denaro  corrisponde  esattamente  alla  de- 
scrizione dello  Zanetti,  tranne  la  crocetta  sopra  l' i- 
scrizione  del  diritto,  che  può  essere  sfuggita  all'illustre 
Numismatico  bolognese,  e  conviene  aggiungerlo  agli 
altri  denari  di  Adelchi  principe  di  Benevento  (853-878), 
pubblicati  da  Promis  e  da  Kunz. 


SALERNO. 


1.   —   Rame,  peso  grammi  4,28. 
^&  —  Su  tre  righe  :  MA  . 


SOV  .  .  .  DV. 


9< 


Protome  di  santo,  nimbato,  ai  lati  della  testa:   5  M. 


Da  Matteo  Camera  questo  follavo  (J3)  fu  pubbli- 
cato ed  attribuito  a  Mansone  III  doge  di  Amalfi,  ma 
il  padre  Foresio  Cr4)  lo  ritiene  coniato  da  Man- 
sone IV  (1043-T052)  e  con  tutto  il  diritto  lo  rivendica 
alla  sua  Salerno,  di  cui  è  protettore  S.  Matteo  che  in 
egual  modo  si  vede  rappresentato  in  altre  monete 
della  stessa  città.  Credo  opportuno  dare  il  disegno 
del  mio  esemplare  ,  che  dimostra  1'  esattezza  della 
lettura  MANSO  VICE  DVX. 


(13)  Camera  M. ,  Importante  scoperta  del  famoso  /areno  di  Amalfi 
e.  di  un'  altra  mone/a  inedita  del  doge  Mansone  III.  Napoli  ,  1872.  — ■ 
Camera,  Memorie  storico-diplomatiche  dell'aulico  duralo  Amalfitano. 

(14)  Foresio  C,  Le  monete  delle  zecche  di  Salerno.  Prima  parte. 
Salerno,   1891,  pag.   13  e  31. 


3°8 


NICOLO    PAPADOPOLI 


INCERTE. 

Mi  sembra  del  pari  cosa  utile  riprodurre  alcune 
monete  che  non  presentano  indizii  sufficenti  per  de- 
terminare con  sicurezza  il  tempo  ed  il  luogo  ove  fu- 
rono fabbricate.  Si  tratta  di  pezzi  nei  quali,  anche  se 
bene  conservati,  è  difficile  rilevare  tutta  la  impronta, 
sia  per  imperfetta  battitura,  sia  per  essere  quasi 
sempre  coniati  su  monete  più  antiche,  che  conservano 
le  traccie  della  prima  stampa  confusa  colla  nuova. 
In  questi  casi  è  molto  bene  conoscere  il  maggior 
numero  di  esemplari  che  sia  possibile  per  completare 
le  imagini  e  le  iscrizioni. 


i.   —  Rame,  peso   grammi,  2,63. 
.<©'  —  Croce  accantonata  da  quattro    stelle  in  un    cerchio 

periato:  +  SIGNVMVICTORIE. 
9*    —  Leone  andante,  a  destra,  senza  iscrizione. 

Questa  moneta  fu  riprodotta  da  un  esemplare 
ricuso  ed  incomprensibile  dall'opera  dello  Spinelli  (l5) 
e  da  lui  attribuita  a  Guglielmo  I. 

Anche  recentemente  il  padre  Foresio  (l6)  ne  mo- 
stra un  disegno  male  riuscito  e  tolto  da  un  esemplare 


(15)  Spinelli  D.,  principe  di  S.  Giorgio,  Monete  cufiche,  ecc.  Napoli, 
1844,  pag.  53,  finaletto,  n.  2,  descrizione,  pag.  154,  n.   LXXIV. 

(16)  Foresio  G.,  Op.  cit.,  pag.  39,  n.  157,  tav.  IV,  n.  106. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPAnOI'OLI 


3°9 


incompleto.  Esso  non  ha  nome  eli  principe  né  di 
zecca  e  deve  appartenere  ai  tempi  in  cui  si  combat- 
teva con  successo  contro  le  armi  saracene. 


2.   —   Rame,  peso  granimi  2,59. 

,iy  —  Due  figure  di  fronte  sotto  un  palmizio. 
9I    —  Animale  fantastico. 


Il  lavoro  di  questa  moneta,  che  manca  di  ogni 
iscrizione,  è  abbastanza  accurato  e  potrebbe  apparte- 
nere alla  zecca  di  Salerno,  o  eli  Messina  o  ad  altra 
officina  dei  principi  normanni.  Infatti  vediamo  adope- 
rata la  palma  sulle  monete  di  Guglielmo  II  e  rap- 
presentati due  principi,  in  posa  simile  a  questa  ,  nei 
ducati  di  Ruggero  II  e  di  Guglielmo  I. 


-  -    -  ~'"tV 


3.   —   Rame,  peso  grammi  3,96. 

ì&  —  Oggetto    che    può    essere  interpretato    variamente, 
come  una  veste,  od  una  sella  da  cavallo,  od  altro  ancora 
sopra  RV,  a  sinistra  CA,  a  destra  TA. 
$    —   Principe  in  piedi,  di  faccia,  cinto  il  capo  di  gemme, 
col  manto  e  la  spada  snudata,  a  destra  Croce. 


310  NICOLÒ    PAPADOPOLI 


D.  Spinelli  (*7)  diede  un  informe  disegno  di  questo 
follare  tratto  da  un  esemplare  battuto  su  altra  moneta, 
dove  erano  confuse  le  impronte  e  non  si  potevano 
rilevare  tutte  le  iscrizioni,  ma  solo  spiccavano  le  lettere 
TA  che  fecero  a  lui  balenare  il  sospetto  si  trattasse  di  un 
pezzo  di  Tancredi  re  di  Sicilia.  Arturo  Engel  (l8)  nella 
Revue  Numismatique  dell'anno  1885,  illustra  la  stessa 
moneta  con  un  buon  disegno  e  crede  vedere  nel 
fi1  la  santa  veste  di  G.  C,  interpretando  le  lettere  R  V 
come  le  iniziali  del  nome  di  Ruggero  secondo  e  le 
altre  CA  TA  come  le  due  prime  sillabe  di  quello  della 
città  di  Catania. 

Vincenzo  Lazari,  a  cui  apparteneva  l'esemplare 
che  ora  si  trova  nella  mia  raccolta,  attribuiva  esso 
pure  la  moneta  a  Ruggero  II,  ma  la  credeva  coniata 
a  Gaeta,  ed  io  non  posso  che  associarmi  a  tale  giu- 
dizio, perchè  il  segno  di  abbreviatura  che  si  trova 
sulla  prima  sillaba  CA  può  facilmente  spiegarsi  se  si 
elide  la  seconda  sillaba  di  CAIETA,  ma  non  ha  ragione 
di  essere  se  si  tratta  di  Catania. 


4.  —  Argento,  peso  grammi  0,82. 
/B'  —  Busto  di  faccia,  ai  lati  della  testa  R  O. 
P^    —  Busto  di  faccia,  ai  lati  della  testa  C  Ó. 

Questo  denaro  insolitamente  barbaro  e  rozzo 
manca  del  nome  della  zecca,  ma  non  di  quello  del 
principe  che  ne  ordinò  la  coniazione,  giacché  le  poche 


(17)  Spinelli  D.,  Op.  cit.,  pag.  99,  fin.  4,  descriz.,  pag.  159,  n.  XCV. 

(18)  Engel  A.,  Monnaies  inédites  des  Normands  d' Italie.    —  Revue 
Numismatique,  Serie  III,  tome  III.  Paris,  1885,  pag.  430-431. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI  31  I 


lettere  che  si  vedono  sui  due  lati  della  moneta  non 
possono  interpretarsi  se  non  come  Rogerins  comes  e 
devono  quindi  riferirsi  ad  uno  dei  due  principi  che 
ebbero  questo  titolo,  e  cioè  Ruggero  I  (1092-1101) 
Gran  Conte  di  Calabria  e  Sicilia,  o  suo  figlio  Rug- 
gero II,  prima  che  assumesse  il  titolo  di  re  (1105-1130). 
Io  propenderei  per  il  primo  di  questi  valorosi 
principi,  perchè  il  conio  sente  l' imitazione  delle  mo- 
nete longobarde  che  pure  non  hanno  finitezza  di  la- 
voro, ma  sono  incise  con  sicurezza  e  rilievo,  mentre 
qui  apparisce  l' incertezza  e  la  timidità  ;  anzi  sarei 
tentato  di  credere  questo  pezzo  uno  dei  più  antichi 
prodotti  della  zecca  di  Mileto.  L'ultima  parola  sovra 
d'un  nummo  di  tanta  importanza  appartiene  a  chi 
più  di  me  è  versato  nello  studio  delle  zecche  me- 
ridionali. 


B  R  I  N  D  I  S  I. 


Nell'attuale  ordinamento  delle  zecche  italiane  si 
sogliono  assegnare  a  Brindisi  le  monete  di  mistura  di 
Federico  II  imperatore  (1 198-1250),  sebbene  tutti  sap- 
piano e  comprendano  che  almeno  una  parte  di  esse 
debba  essere  stata  coniata  in  Sicilia.  Ciò  non  ostante 
dovrò  io  pure  seguire  lo  stesso  sistema ,  per  non 
aver  modo  di  distinguere  quelle  che  appartengono 
alle  varie  officine ,  ed  anche  per  non  aumentare 
l' odierna  confusione.  Aspetterò  dal  tempo  e  dagli 
studiosi  napoletani  un  migliore  ordinamento  della  nu- 
mismatica di  questi  paesi,  ed  intanto  farò  conoscere 
tre  varietà  di  denari  di  questo  imperatore,  se  non 
del  tutto  sconosciute,  certo  sin  ora  non  disegnate. 


312 


NICOLO    PAPADOI'OLl 


i.  —  Mistura,  peso  grammi  0,85. 
^&  —  Nel  campo  FR   in  un   cerchio  di    perline  ,  attorno 

+  IMPERATOR. 
1$    —  Croce  in  un  cerchio  di  perline  :  REX  SICILIE  (l9). 


e*;Ss 


^ 


2.  —  Mistura,  peso  grammi  0,66. 

i&  —   AVG  in  un  cerchio  di  perline,  attorno:  +  F  ROM  • 

IVP/  •  S€MR. 
I{l  —  Croce  in  un  cerchio  di  perline  :  +  •  R/  IGRL'  ET  •  SICIL' 


3.  —  Mistura,  peso  grammi  0,76 

&  —  I  P  in  un  cerchio  di  perline,  attorno:  +  F  •  ROMAIIP 

SÉMPÀVG  • 
5*    —  Croce  con  giglio  in  uno  dei  quarti,  in  un  cerchio  di 

di  perline:  +  •  R  •  IERSLET  •  SICIL'  • 


(19)  Fu  descritta  da  Reichel,  voi.  IX,  pag.  25,  n.  171. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA   RACCOLTA    PAPADOI'OLI 


3*3 


M  ANFREDONI  A. 

Possedè»  nella  mia  raccolta  due  varietà  del  de- 
naro di  Man/redi  di  Svevia  re  di  Sicilia  (125666), 
uno  dei  quali  differisce  da  quelli  già  noti  solo  per  la 
forma  della  M  che  occupa  il  posto  d'onore  in  molte  di 
queste  monetine,  ma  l'altro  è  affatto  sconosciuto. 


1.  —  Mistura,  peso  grammi  0,50 
f¥  —  Nel   centro  £  ,  accompagnato    da    tre  punti  ,  in    un 

cerchio,  attorno  :  +  MAYNF  P<?  • 
^l    —  Croce  in  un  cerchio,  attorno:  +  SICILIE. 


2.  —  Mistura,  peso  grammi  0,84. 

/&  —   Croce  in  un  cerchio:  +  MAYNFRID. 
9>    —   Nel  centro  S,  fra  due  punti,  in  un  cerchio,  attorno: 
+  R€...CILI€. 


Da  Promis  e  da  tutti  i  raccoglitori  che  hanno 
per  guida  nell'ordinamento  delle  loro  raccolte,  le  ta- 
vole sinottiche,  le  monete  di  bassa  lega  col  nome  di 
Manfredi,  sono  assegnate  alla  zecca  di  Manfredonia, 
ma  sembra  naturale  che  alcune  di  esse,  e,  per  esempio 
quella  che  ho  riportato  al  N.  2,  siano  coniate  a  Mes- 
sina od  in   altra  officina  della  Sicilia. 


3i4 


NICOLO    I'APADOI'OLI 


Probabilmente  l'uso  di  rinnovare  i  conii  ogni 
anno  e  di  lucrare  colle  ripetute  emissioni  di  cui  parla 
A.  G.  Sambon,  nel  suo  bellissimo  studio  sulla  mo- 
netazione di  Carlo  I  d'  Angiò  (2°>,  non  fu  introdotto 
dall'odiato  principe  francese,  ma  solo  da  lui  inasprito 
e  reso  più  vessatorio.  Non  si  potrebbe  in  altro  modo 
spiegare  la  grande  varietà  di  tipi  che  si  ripetono  coi 
nomi  dei  sovrani  della  stirpe  sveva  e  che  sono  tanto 
più  numerosi  quanto  è  maggiore  il  numero  di  anni  del 
loro  regno.  La  difficoltà  sarà  sempre  di  sapere  quali  di 
essi  furono  battuti  al  di  qua  e  quali  al  di  là  del  Faro. 


MANOPPELLO. 

Della  effimera  zecca  di  Manopello,  possedo  un 
cavallo  diverso  da  quello  descritto  da  V.  Lazari*21) 
per  avere  un  piccolo  stemma  della  famiglia  Orsini 
che  divide  l' iscrizione  nel  rovescio  della  monetina 
dove  è  scritto  il  nome  del  feudatario,  mentre  il  diritto 
è  ornato  dalle  armi  e  dal  nome  di  Carlo  Vili  di 
Francia  (1495). 


1.  —  Mistura,  peso  grammi  0,94. 
i&  -  Arme  coronata  di  Francia  :  KRVS  JD'G!  REXER  ° 
I#    —  Croce    ancorata ,   lo    stemma    Orsini  divide  1'  iscri- 
zione :  PARDVS  l  VR  l  CO  l  MA  » 


(20)  A.  J.  Sambon,  Monnayage  de  Charles  1  d'Anjou  dans  V  Italie 
meridionale.  Extrait  de  V  Annuaire  de  la  Socictc  de  Numismatique.  Année 
1891,  pag.  13-16. 

(21)  Lazari  V.,  Zecche  e  monete  degli  Abruzzi.  Venezia ,  1858 , 
pag.  86,  tav.  IV,  11.  41. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI  315 


B  A  R  I. 


éSBk 


1.  —  Mistura,  peso  grammi,  0,57. 

~X¥  —  Croce  in  cerchio  di  perline,  attorno:  +  •  DE  BARIVM  • 
9   —  Busto  di  Vescovo  ,  di  fronte,  in  cerchio    di    perline, 
attorno  :  +  •  S  •  NICOLAVS  • 


Proveniente  dalla  raccolta  Franchini  (22\  questa 
importante  monetina,  si  distingue  da  tutte  le  altre 
uscite  dalle  zecche  meridionali,  perchè  non  porta 
scritto  il  nome  del  principe  e  sembra  coniata  in  un 
momento  di  completa  indipendenza  della  città  che 
vi  impronta  il  nome  e  l'effigie  del  santo  protettore. 
Non  conosco  a  dir  vero  un  tempo  in  cui  la  città  di 
Bari  abbia  goduto  di  siffatta  indipendenza  o  di  vera 
autonomia  locale  ;  ma  siccome  negli  ultimi  anni  del 
secolo  XIV  e  nei  primi  del  XV,  epoca  alla  quale 
appartiene  il  nostro  denaro,  ci  furono  guerre  intestine 
e  lotte  fra  i  diversi  pretendenti  al  trono,  lotte  dove 
anche  Bari  passò  da  un  dominatore  all'altro,  si  può 
credere  ad  un  interregno  od  a  qualche  speciale  con- 
cessione di  un  principe  non  confermata  dal  fortunato 
avversario. 


(22)  Catalogo  della  Collezione  Franchini.  Roma,   1879,  n.  83. 


316 


NICOLO    PAI'ADOPOLI 


MESSINA. 


i.  —  Oro,  peso  grammi  9,23. 

fi?  —  Aquila  in  un  cerchio  ,  sul  petto  e    nella  parte  infe- 
riore dell'aquila,  testa  coronata  d'  alloro,  a  sinistra  ,  at- 
torno :  +  MA  .  .  .  FRIDVSR. 
9    —   Croce  tenuta  da  una    mano  ,  ai  lati  della    croce  IC 
XC  NI  IA,  attorno,  ornato  diviso  da  un  cerchio. 

Non  si  può  dire  veramente  che  questa  moneta 
sia  del  tutto  inedita,  ma  sarebbe  ancora  meno  esatto 
asserire  che  essa  sia  sufficentemente  conosciuta.  Basti 
accennare  che  lo  Spinelli  <23),  il  quale  ne  riprodusse  due 
esemplari,  non  potè  vedere  il  nome  del  principe  e  fu 
indotto  ad  attribuirli  a  Federico  II.  Egli  è  d'altronde 
pienamente  giustificato,  perchè  la  zecca  siciliana  di 
questo  tempo  usava  lo  stesso  conio  per  battere  tutte 
le  monete  d'oro,  qualunque  fosse  il  loro  peso  e  la 
loro  dimensione,  ragione  per  cui  i  pezzi  più  piccoli 
del  valore  di  uno,  di  due  ed  anche  di  tre  tari  non 
ricevevano  l'impronta  se  non  dalla  parte  centrale  e 
mancavano  di  quel  circolo  esterno  dove  è  scolpito 
il  nome  del  sovrano.  Nel  mio  esemplare,  che  ha 
forma  assai  irregolare,  ma  pesa  ben  dieci  fari,  è  vi- 
sibile anche  il  circolo  esterno  e  ci  si  legge  chiaramente 
il  nome  del  valoroso  e  simpatico  Manfredi  di  Svevia 


(23)  Spinelli  D.,  Op.  cit.,    tav.  XXII,  n.   17  e  18,  descrizione,    pa- 
gina  132,  n.  637,  638. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RAO  OLTA    PAPADUPOLI 


317 


re  di  Sicilia  (1258- 1266)  :  questa  bella  moneta  si  può 
quindi  aggiungere  alla  ricca  serie  siciliana. 


Poco  conosciuti  sono  alcuni  denari  dei  principi 
Aragonesi  che  tennero  il  trono  di  Sicilia  dalla  cac- 
ciata di  Carlo  d'Angiò  sino  alla  riunione  delle  due 
corone.  Nella  mia  raccolta  non  mancano  tali  rare 
monetine,  ed  è  bene  ricordare  il  denaro  di  Giacomo 
(1285-96)  re  di  Sicilia,  pubblicato  da  Vincenzo  Bellini 
nella  prima  dissertazione  a  pagine  78  e  80,  n.  VII,  che 
fu  dimenticato  da  Heiss. 


Inediti  invece  sono  i  due  denari  di  Pietro  II  e  di 
Lodovico,  di  cui  credo  opportuno  dare  i  disegni. 


2.   —   Mistura,  peso  granimi  0,50. 

£y  —   Testa  coronata  a    sinistra  in    un    cerchio,  attorno: 

P : SHCUNDUS  :  D  :  G 
9     —   Croce  accantonata  elfi   due   anellini  e  da  due    stelle 

in  un  cerchio,  attorno  :  +  SIC  .  .  .  .  RA  :  R(IX. 


La  lettera  iniziale  del  nome  del  re  non  è  perfet- 
tamente chiara  nel  mio  denaro,  ma  fra  i  principi 
aragonesi  soltanto  Pietro  si  notò  secondo  (1337-42) 
per  non  essere  confuso  col  primo  Pietro  marito  di 
Costanza,  mentre  Federico  d'Aragona  non  aveva 
bisogno  di  ciò  per  distinguersi  dagli  altri  regnanti 
dello  stesso  nome. 


3'8 


NICOLO    PAI'ADOI'OLI 


3.  —  Mistura,  peso  grammi  0,92. 

fi?  —  Testa  coronata  in  un    cerchio  ,  a  sinistra  ,  attorno  : 

...ODO... 
IJf    —   Croce  in  un  cerchio,  attorno  : 

Non  posso  presentare  che  un  disegno  incompleto, 
tolto  da  un  esemplare  poco  conservato;  vi  è  però 
quanto  basta  per  assegnare  con  certezza  tale  denaro 
a  Lodovico  d'Aragona  (1342-55). 


4.  —  Mistura,  peso  grammi  0,59. 

jy  —  Testa  coronata,  a  sinistra  ,  in  un  cerchio  ,  attorno 

+  FRI  •  T  •  D.  .. 
9»'    —  Croce  in  un  cerchio,  attorno:  +  .  .  €X  •  SICILIS- 


Il  mio  denaro  di  Federico  III  (1355-77)  ^  semplice 
differisce  da  quello  dato  dall'Heiss  (24)  per  non  avere 
gli  anelli  fra  le  braccia  della  Croce,  ma  ho  creduto 
bene  darne  il  disegno  ,  perchè  Heiss  trasse  il  suo 
dall'opera  del  Paruta,  ed  in  tali  successive  riprodu- 
zioni la  monetina  ha  totalmente  perduto  il  suo  carat- 
tere e  la  sua  fisonomia. 


(24)  Heiss  A.,  Op.  cif.  Tomo  II,  pag.  349,  tav.  117,  n.  4. 


MONETE    ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI 


3T9 


—   Mistura,  peso  grammi  0,75. 

&  —  Stemma  d'Aragona  e  di  Sicilia ,  in  un  cerchio  ,  at- 
torno: +  MARIA  :  DEI  :  ...  AC. 

fy  —  Croce  colle  estremità  trilobate  in  un  cerchio  di  per- 
line, fra  le  braccia  della  croce,  1"  e  4"  A  e  B,  2"  e  30  due 
rosette,  attorno  :  +  RUGINA   *   S6CILI   *  H. 


6.  Mistura,  peso  grammi  0,50. 

&  —  Stemma  come  sopra  :  +  MARIA  DHI   *  GRA  .  .  . 
9    —  Croce  come  sopra,  accantonata  da  quattro  anellini, 
attorno  :  +  RUGInA   *  S€CILI  .... 

Son  questi  due  denari  di  Maria  d'Aragona  re- 
gina di  Sicilia  (1377-1402)  alquanto  diversi  nei  det- 
tagli, non  nell'aspetto  da  quello  recato  da   Heiss  (25>. 

Di  Carlo  V  (1516-54)  ho  nella  mia  raccolta  due 
monete  da  quattro  tari,  l'una  già  conosciuta  (2Ó),  l'altra 
che  invece  del  4  sotto  il  busto  dell'  imperatore  ha 
quattro  bisanti  ed  altrettanti  sotto  all'aquila  nel  ro- 
vescio. Così  pure  possedo  due  pezzi  da  tre  tari  dello 
stesso  potente  sovrano,  che    non  sono  nominati  nel- 


(25)  Heiss  A.,  Op.  cit.,  tomo  II,  pag.  350,  tav.  t  i 7,  n.  3. 
(26Ì  Idem,  Op.  cit.,  pag.  388,  tav.  128,  n.  41. 


320 


NICOL.;)    l'AI'ADOPOLI 


l'Heiss,  ne,  ch'io  sappia,  in  altro  luogo.  Uno  di  essi 
sotto  il  busto  ha  scritto  il  3  in  caratteri  arabici,  l'altro 
invece,  che  riproduco,  vi  sostituisce  tre  bisanti,  come 
nel  diritto  della  moneta  da  quattro  tari. 


7.  —  Argento,  peso  grammi  8,74. 

/&   --  Busto  coronato  dell'imperatore:    +  »CAROLVS«V» 

IMPERATOR 
IJ    —    Croce    con    quattro     corone    alle    estremità    delle 

braccia:     ET       D    ••  G  °  REX  °  SICILIAE   °  1552      ,    nel 

campo,  ai  lati  della  croce  :  M    A. 


Le  monete  di  Filippo  II  ([554-98),  coniate  quale 
re  di  Sicilia,  avrebbero  bisogno  di  essere  nuovamente 
disegnate  dagli  originali,  perchè  il  Paruta  le  ridusse 
tutte  ad  una  misura  uniforme  ed  Heiss  non  avendone 
conosciute  che  poche ,  fu  costretto  a  copiare  le 
altre  dai  disegni  del  Paruta  cercando  di  indovinare 
la  vera  dimensione,  ma  a  caso  e  senza  1'  esattezza 
necessaria  ai  lavori  numismatici.  Per  esempio  lo  scudo 
da  12  Carlini  coli'  iscrizione  PUBBLICAE  COMMODITATE 
e  la  sua  metà  disegnati  ai  n.  27  e  28  della  tavola  131 
dovrebbero  avere  il  diametro  di  37  millimetri  il 
primo  e  di  30  il  secondo.   11  quarto  di   scudo  è  inedito. 


MONETE   ITALIANE    INEDITE    DELLA    RACCOLTA    PAPADOPOLI 


32I 


8.   —  Argento,  peso  grammi  7,90. 

B?  -   Testa    nuda,  a  destra,  attorno:    +  •  PHILIPPVS  •  D 

•  G  •  R  •  S  •  1571   • 
9»    —  Stemma  coronato  di  forma  romboidale  colle  armi  di 

Aragona  e  di  Sicilia  in  una  corona  di  spiche,  ai  lati  dello 

stemma  P  P. 

Molte  altre  cose  si  potrebbero  dire  sulle  monete 
di  Sicilia  che  sono  assai  poco  conosciute  ,  partico- 
larmente nei  tempi  più  recenti  :  mi  limiterò  a  ripro- 
durre ancora  un  mezzo  tari  di  Carlo  II  (1565-1700) 
re  di  Spagna  e  di  Sicilia. 


9.  Argento,  peso  grammi  1,24. 

ì&  —  Testa  coronata,  a  sinistra  .  .  .  .  Il  •  &  •  D  • 

9    —   Aquila,  attorno:   REX  •  SIC  ...  ai  lati  dell'aquila  RC. 


Xli  <  >l.ò   Papadopoli. 


APPUNTI 


NUMISMATICA    ROMANA 


XXXII. 

A    PROPOSITO    DI    UNA    MONETINA    INEDITA 
DI  LICINIO    FIGLIO. 


..-""«t*^ 
> 


9  ■'" 

Al  Sig.  H.  Montagli 

Vice-Presidente   della  Società  Numismatica  di  Londra. 


"   Milano,   i   Giugno  r,So-/. 

"   Egregio  Amico  e  Collega, 

"  La  monetina,  che  Ella,  conoscendo  la  mia  pre- 
dilezione per  le  monete  inedite  e  curiose  ,  ebbe  la 
gentilezza  di  procurarmi  e  di  portarmi  da  Londra 
nella  sua  ultima  venuta  in  Italia,  mi  riuscì,  studian- 
dola, anche  più  interessante  di  quanto  l' avevamo 
insieme  a  primo  aspetto  giudicata. 

"  Non  è  solo  una  variante  più  o  meno  notevole 
di  leggenda  che  la  rende  nuova  ;  ma  essa  è  nuova 
per  diversi  altri  aspetti  ^  merita  un  cenno  e  un'aria- 


324  FRANCESCO    CiNECCHI 


lisi    speciale.    Per    fare    tale  analisi ,  incomincio    dal 
ricordarne  la  descrizione  : 

B1  -  VA  CO  LICINIVS  N  CS.  Busto  laureato,  a  sinistra, 
col  paludamento. 

9  -  IOVI  CONSERVATORI  AVOG.  Giove  ignudo  ,  a  si- 
nistra, con  un  globo  sormontato  da  una  Vittoria,  e  un 
lungo  scettro ,  e  col  mantello  sul  braccio  sinistro.  Ai 
suoi  piedi,  a  sinistra,  una  palma;  nel  campo,  a  destra  S. 
All'esergo  :  S  M  N. 

"  La  singolarità  che  salta  all'occhio  prima  d'ogni 
altra  è  la  leggenda  del  dritto,  nella  quale  figura  il 
prenome  di  CONSTANTINVS  ignoto  fino  a  pochi  anni 
sono,  e  anche  oggidì  conosciuto  unicamente  per  un 
piccolo  bronzo  recentemente  entrato  nel  Gabinetto 
di  Parigi,  e  portante  la  leggenda  D  N  CONSTANTINVS 
LICINIVS  N  CAES  (Cohen  II  ediz.  ,  n.  29)  ,  con  un  ro- 
vescio simile  ma  non  identico  a  quello  della  nostra 
moneta,  la  quale  resta  così  la  seconda,  che  porti  il 
prenome  di  CONSTANTINVS,  e  l'unica  che  lo  porti  as- 
sociato all'  altro  di  VALERIVS.  I  nomi  e  prenomi  di 
Licinio  figlio  sono  ora  dunque  completati  —  a  meno 
di  qualche  nuova  ma  poco  probabile  scoperta  —  in 
FLAVIVS  VALERIVS  CONSTANTINVS  LICINIANVS  LICINIVS. 

"  E ,  giacché  siamo  a  parlare  della  leggenda 
del  dritto,  notiamo  anche  il  modo  inusitato  con  cui 
è  espresso  il  titolo  di  NOBILISSIMVS  CAESAR,  colle  tre 
lettere  N  CS  ,  mentre  in  tutte  le  monete  di  Licinio 
figlio  abbiamo:  NOB  CAES,  N  CAES,  NOB  C  o  semplice- 
mente N  C. 

"  Il  prenome  di  Costantino  e  il  titolo  di  Cesare 
dicono  chiaramente  e  indubbiamente,  anche  se  non 
bastasse  1'  aspetto  giovanile  del  principe  rappresen- 
tato, impossibile  a  confondersi  con  quella  di  Licinio 
padre,  che  qui  si  tratta  di  Licinio  figlio. 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA  325 


"  Ora  invece  il  rovescio  si  riferisce  non  al  Ce- 
sare Licinio,  ma  bensì  agli  augusti  Licinio  padre  e 
Costantino  Magno,  per  la  leggenda  IOVI  CONSERVA- 
TORI AVGG,  mentre  tutte  le  altre  simili  monete  di 
Licinio  figlio  portano,  come  difatti  appare  più  natu- 
rale :  CAES  o  CAESS. 

"  Ne  mi  pare  che  la  moneta  debba  giudicarsi 
ibrida,  composta  cioè  del  dritto  d'una  moneta  del  figlio 
e  d'un  rovescio  d'altra  del  padre.  Per  quanto  la  cosa 
appaia  strana  a  primo  aspetto  ,  non  è  per  nulla 
contradditoria  ,  e  nulla  osta  a  che  il  figlio  Licinio 
dedicasse  una  sua  moneta  e  forse  la  prima  mo- 
neta coniata  in  suo  nome  agli  imperatori  Augusti, 
che  gli  avevano  conferito  il  titolo  di  Cesare.  E 
poi,  esempii  simili,  se  non  sono  comuni,  non  man- 
cano, e  ne  abbiamo  parecchi  fra  le  monete  di  Co- 
stantino II  ;  quantunque  ,  osserverò  qui  incidental- 
mente, vorrei  fare  le  più  ampie  riserve  su  molte  di 
queste  da  Cohen  attribuite  a  Costantino  II  (Vedi 
nn.  i,  14,  15,  16,  17,  18,  39,  40,  49,  50,  51,  53,  54, 
57,  60,  61,  62,  133,  182)  malgrado  il  titolo  di 
AVGI//5//(s)  figurante  nel  dritto,  pel  solo  motivo  del- 
l'effigie ritenuta  giovanile  e  per  1'  epiteto  di  VICTOR, 
monete  che  forse  sarebbero  assai  meglio  attribuite 
a  Costantino  Magno,  come  le  attribuirono  gli  autori 
più  antichi. 

"  Da  molto  tempo  feci  l'osservazione  che  resta 
certamente  ancora  qualche  cosa  a  studiare  sull'  at- 
tribuzione delle  monete  dei  due  Costantini  ,  e  che 
1'  unica  guida  delle  fisionomie  non  è  piii  sufficiente 
a  quest'epoca.  Mi  guardo  pero  dall'  entrare  per  ora 
in  tale  disanima,  che  ci  condurrebbe  troppo  lontano 
e  troppo  fuori  dal  nostro  argomento.  Ci  basti  notare 
come  esista  qualche  esempio  di  monete  apparte- 
nenti   a    un   Cesare,    il    cui    rovescio    è    dedicato    a 


326  FRANCESCO    GNECCHI 


uno  o  più  Augusti,  citando  ad  esempio  il  n.  25  di 
Cohen,  il  cui  dritto  dice:  CONSTANTINVS  NOB  CAES  e  il 
rovescio  FELIX  PROCESSVS  COS  II  AVO,  e  il  n.  159  della 
II  edizione,  dritto:  CONSTANTINVS  IVN  NOB  CAES,  col 
rovescio:   PROVIDENTIAE  AVGG-. 

"  Un'altra  osservazione  rimane  poi  a  farsi  sul  me- 
tallo. La  moneta  sembra  a  primo  aspetto  d'argento 
di  bassissima  lega  ;  ma  meglio  osservata,  appare  sem- 
plicemente di  bronzo  imbiancato  ;  ad  ogni  modo  è 
uno  degli  ultimi  esemplari  che  ci  rimangono  a  rap- 
presentare quell'infelicissimo  sistema,  che,  inaugurato 
da  Gallieno,  avrebbe  dovuto  cessare  colla  riforma 
di  Diocleziano;  ma  invece  eccezionalmente  si  protrae 
anche  in  tempi  posteriori. 

"  Appartiene  dunque  a  quella  categoria  di  mo- 
nete, che  se  non  sono  di  facile  classificazione  al  primo 
loro  apparire  ,  diventano  sempre  più  problematiche 
col  progresso  di  tempo,  quando  non  si  vede  più  sussi- 
stere la  causa  che  ne  fu  l'origine.  —  E  dunque  un 
denaro?  È  un  antoniniano  ?  o  quale  altra  specie  di 
moneta?  e  con  qual  nome  lo  potremo  distinguere?  — 
Io  propendo  per  crederlo  la  degenerazione  del  de- 
naro, e  preferisco  perciò  nelle  classificazioni  mettere 
questa  moneta  neh'  argento  (come  fa  l'Arneth)  che 
non  nel  bronzo  (come  fa  il  Cohen)  ,  ma  in  conclu- 
sione il  problema  non  è  ancora  risolto  ,  e  offre  an- 
cora materia  di  studio  a  chi  vorrà  occuparsene. 

"  E  chiudo  ripetendo  a  Lei  egregio  collega  e 
amico  i  mici  ringraziamenti  per  avermi  procurata  la 
monetina  di  Licinio  juniore,  come  le  sarò  ben  grato 
di  qualunque  notizia  o  schiarimento  che  Ella  po- 
tesse aggiungere  alle  poche  mie  osservazioni. 


Dev.'"° 
Fr.  Gnecchi. 


APPUNTI    DI    NUMISMATICA    ROMANA  327 


Al  Cav.  Francesco  Gnecchi 

Vice-Presidente  della  Società  Numismatica  Italiana. 

"   Londra,  14  Giugno  1804, 

"  Mio  caro  Signore, 

"  Ho  letto  con  grande  interesse  le  poche  os- 
servazioni che  Ella  mi  ha  mandato  relative  alla  mo- 
netina di  Licinio  juniore  ,  che  io  ebbi  la  fortuna  di 
farle  avere.  Io  non  ho  nulla  da  contraddire  a  quanto 
Ella  scrive.  Sono  perfettamente  d'  accordo  con  Lei, 
che  la  moneta  (come  risulta  dal  ritratto)  appartiene 
incontrastabilmente  a  Licinio  tìglio  e  non  a  Licinio 
padre. 

Al  pari  di  Lei  io  ho  pure  notato  una  confu- 
sione fra  le  monete  di  Costantino  1  e  quelle  di  Co- 
stantino II,  ed  anzi  a  tale  riguardo  conviene  notare 
che,  se  Ella  intende  approfondire  la  ricerca,  converrà 
considerare  la  questione  della  imitazione  e  dello 
scambio  del  ritratto  d'un  imperatore  o  Cesare  sulle 
monete  di  un  altro.  Questo  fenomeno  appare  spe- 
cialmente nelle  serie  d'oro  durante  il  periodo  di  cui 
ci  occupiamo.  Ci  sono  per  esempio  monete  d'oro  dei 
due  Licinii  padre  e  figlio  e  di  Costantino  I  ,  sulle 
quali  la  testa  richiama  quella  di  Diocleziano.  Su 
alcune  poi  delle  più  antiche  monete  di  Costantino  1 
la  testa  ha  una  strana  somiglianza  ,  e  sembra  anzi 
una  riproduzione  di  quella  del  suo  padre  Costanzo 
Cloro. 

"  Ella  tocca  poi  finamente  la  questione  del  me- 
tallo di  cui  la  monetina  è  composta,  e  che  mi  induce 
a  credere  che  noi  ci  troviamo  di  fronte  a  un  denaro 
al  suo   più    degenerato   grado    di    bassezza   di    mate- 


328  F.    GNECCHI  •  APPUNTI    DI    .NUMISMATICA    ROMANA 

riale.  Non  è  difficile  capire  come  una  moneta  di 
bronzo  potesse  esser  ritenuta  di  maggior  valore  con 
un  rivestimento  quantunque  sottilissimo  d'  argento  ; 
mentre  d'altra  parte  riesce  poco  spiegabile  il  fatto  che 
in  quei  tempi  una  moneta  d'argento  potesse  essere 
tale  solamente  alla  superficie,  a  detrimento  generale 
del  pubblico.  Nello  stesso  tempo  io  debbo  confes- 
sare che  il  complessivo  aspetto  della  moneta,  per  me 
è  semplicemente  quello  di  un  piccolo  bronzo. 

"  Io  spero  che  qualche  futura  scoperta  porterà 
maggior  luce  sul  punto  da  Lei  sollevato.  La  mia 
principale  ragione  nel  fissare  la  monetina  per  la  sua 
Collezione  era  l'interessantissima  variante  nei  nomi 
del  Cesare  sotto  il  quale  aspetto  finora  sembra  unica. 

"  Colla  massima  stima 

Suo  Dev.m" 

II.    MONTAGU. 


LA  ZECCA 


pi 


REGGIO  EMILIA 


I Continua:,  vedi  Fase,  antecedente) 


ELENCO    DEI    SAGGIATORI 

(tratto  dai  Certificati  dei  saggiatori  nell'Arch.  di  Stato  di  Reggio  Emilia). 

Paolo  da  Correggio,  ricordato  come  saggiatore  dal 
17  marzo  1543  al  settembre  del  1545.  È  forse 
lo  stesso  chiamato  poco  dopo  Paolo  Cavallari!) 
orefice. 

Gian  Francesco  Paro/ari,  subentra  nella  fine  del  1:545 
ma  lavora  saltuariamente. 

Paolo  da  Correggio,  e  saggiatore  eli  nuovo,  a  periodi, 
fino  all'agosto  del    1546. 

Gian  Francese/)  Parolari  di  nuovo,  dall'agosto  1546 
all'ottobre,  in  cui  subentra 

Paolo  da  Correggio,  fino  al  novembre  in  cui  subentra 
di  nuovo 

Gian  Francesco  Parolari,  al  quale  segue  nella  carica 

Giannantonio  Signore/fi  nel  gennaio  del  1547:  nel 
febbraio   ritorna 


33°  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

Gian  Francesco  Paro/ari  che  rimane  per  molto  tempo. 
In  sua  assenza,  il  io  ottobre  1547  fa  saggio  in 
sua  vece 

Gasparo  Scaruffi. 

Andrea  Bosi,  subentra  al  Parolari  dal  5  luglio  1549 
al  6  febbraio  1555,  in  cui  subentra 

Paolo  Cavallarìo,  che  resta  fino  all'  agosto  1557,  nel 
qual  mese  abbiamo  ancora 

Andrea  Bosi,  fino  al  gennaio  1565,  e  poscia  saltuaria- 
mente con 

Paolo  Cavallario,  fino  al  27  agosto  1567,  in  cui  segue 

Bernardino  Signoretti,  fino  all'ottobre  dell'anno  stesso. 
Ultimo  è 

Paolo  Cavallario,  che  resta  fino  al  22  dicembre  1572 
data  dell'ultimo  saggio. 

[Arch.  di  Stato  di  Reggio.  —  Comunale, 
Carte  della  zecca:  SaggiatoriJ. 


Oltre  quest'  elenco  che  incomincia  soltanto  col 
1543,  da  altri  documenti  dell'Archivio  citato  risulta 
che  furono  saggiatori   della  zecca  di  Reggio  : 

Alberto  Casclino,  nel  1503,  indi  con 

Tommaso  Scar latino,  nel  1508. 

Pietro  da  Cremona,  nel  1529.  Questi  era  stato  fatto 
cittadino  reggiano  nel  30  aprile  1508  (Arch.  cit. 
Provvigioni).  Era  ancora  saggiatore  nel  1532. 

11  6  maggio  del  1530  1'  ufficio  di  saggiatore  fu 
tolto  per  economia  (Arch.  cit.  Provvigioni).  Vedemmo 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  33I 

che  fu    poi    ripristinato  e    rimase  fino  alla    chiusura 
della  zecca. 

Altri  nomi  di  saggiatori  risultano  dai   capitoli   e 
dai  documenti  che  si  uniscono,  in  appendice. 


NOTIZIE    DI    ARTISTI    REGGIANI 

ADDETTI     ALLA     ZECCA. 


I.  Bosi  Andrea,  orefice  e  saggiatore.  È  ricor- 
dato per  lavori  di  tenue  importanza,  nella  seconda 
metà  del  secolo  XVI. 

II.  Cavallario  Paolo,  da  Correggio,  orefice. 
Fu  saggiatore  al  servizio  della  zecca  reggiana  per 
lungo  periodo  di  anni,  cioè  dal  1543  al  1572;  nel 
1543  era  però  da  diciotto  anni  stabilito  in  Reggio 
colla  famiglia:  e  dietro  sua  istanza  il  Consiglio  Ge- 
nerale, nella  seduta  del  18  novembre  di  detto  anno, 
gli  conferiva  la  cittadinanza  reggiana,  trasmissibile  ai 
discendenti  in  perpetuo.  Dalle  carte  della  zecca  non 
risulta  abbia  avuta  altra  qualità  che  quella  di  sag- 
giatore. Nelle  altre  fonti  non  ho  trovato  che  il  se- 
guente mandato  in  suo  favore:  "  Magistro  Paulo 
aurifici  libras  sexaginta  Imperialium  prò  eius  solutione 
presentis  anni  ultimi  elapsi  ponderandi  et  bullandi 
monetas  Argenteas  „  (IIO>. 


III.  Magnani  Antonio  Maria,  argentiere.    Oltre 
esser  stato  locatario  della  zecca  dei  bagattini  e  forse 


(no)  Arch.  cit.   —   Mandati  e  liste,   1559,  ultimo  dicembre. 


332  FRAN'CESCO    MALAGUZZ1     VALERI 


incisore  dei  conii,  eseguì  alcuni  lavori  di  poca  im- 
portanza per  incarico  del  Comune.  Ricorderemo 
soltanto  che  nel  1482  eseguì  certi  ornamenti  in  do- 
ratura nella  torre  dell'orologio,  ricostrutta  con  ric- 
chezza appunto  in  quel  tempo.  (Arch.  di  Stato  di 
Reggio.  Comunale.  —  Registri  dei  mandati ,  1482, 
i°  ottobre). 

IV.  Dall'Oca  Giovanni,  orefice.  Ricordato  per 
lavori  per  la  Comunità,  tutti  di  poca  importanza. 
Nel  1514  intagliò  i  conii  per  i  bagattini,  come  ve- 
demmo. 

V.  Parolari  alias  Sforzani  Battista,  orefice 
e  fonditore.  Questa  famiglia  d'artisti  reggiani  appar- 
tenne alla  vicinia  di  San  Prospero  di  Castello  e 
abitava  in  via  Sant'Agata.  Nel  1506-07  Battista  Pa- 
rolari fu  rettore  dell'Università  degli  Artisti  nello 
studio  di  Bologna  (C.  Malagola,  Lo  studio  bolognese, 
anno  1506-07). 

A  lui  nel  1497  gli  Anziani  di  Reggio  conce- 
devano, dietro  sua  domanda  di  far  certi  restauri 
nella  sua  casa  e  lo  stesso  permesso  gli  accordavano 
nel  1513.  La  prima  volta  in  cui  è  fatto  cenno  di  lavori 
dell'arte  sua  è  nelle  Riformagioni  del  Comune  del 
1508  in  cui  trovasi  un  rogito  di  contratto  per  la 
fabbricazione,  da  parte  del  Parolari,  di  pesi  e  misure 
da  servire  di  campione  per  la  Comunità.  Nel  1517, 
sempre  d' incarico  del  Comune,  fonde  alcune  cam- 
pane da  porsi  sulla  torre  di  guardia  di  Porta  Santo 
Stefano,  e  nel  1525  altre  tre  per  altre  porte. 

Ebbe  quattro  figli  :  Francesco  o  Gianfrancesco 
orefice  di  grido,  Cherubino,  Benedetto  e  Girolamo 
orologiai  e  orefici  (Francesco  Malaguzzi  ,  /  Paro- 
fari  da  Reggio  e  una  medaglia  di  Pastorino  da  Siena, 
nell'Archivio  Storico  dell'Arie.  Roma,  Anno  V.,  1892, 
fascicolo  I). 


ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  333 


VI.  Parolari  Francesco,  figlio  di  Battista,  ore- 
fice. Nacque  nel  1487.  Nel  1515,  per  la  venuta  a 
Reggio  di  Giuliano  de  Medici,  governatore  papale, 
gli  offriva  due  ricchi  piatti  d'argento  del  peso  di 
oncie  192  i[4  da  lui  lavorati.  Fu,  poco  dopo,  ad- 
detto alla  zecca  dove,  incominciando  da  saggiatore, 
arrivò  al  grado  di  Sovrastante.  Nel  1533  e  negli 
anni  seguenti  fuse  e  lavoro  parecchie  campane,  dietro 
ordine  del  Comune.  Eseguì  lavori  di  doratura  nel- 
l'orologio pubblico  nel  1536  che  era  stato  eretto 
con  meravigliosi  macchinismi  dai  celebri  Rainieri. 
Nel  1536,  arrivando  a  Reggio  il  duca  Ercole  11,  ac- 
colto con  grandi  dimostrazioni  di  testa  dalla  città, 
Francesco  gli  offriva  una  ricca  coppa  d'oro  col  co- 
perchio e  con  piede  d'argento,  il  tutto  suo  lavoro. 
Di  tal  lavoro  l'artista  ricevette  duecento  ducati  in 
oro.  Ai  gentiluomini  al  seguito  del  Duca  furono 
regalate  parecchie  tazze  d'argento,  lavorate  dallo 
stesso  Francesco  che  di  queste  ultime  ricevette  dal 
Comune,  che  aveva  ordinati  i  lavori,  lire  imp.  366,4 
In  seguito  l'artista  eseguì  vasetti,  oggetti  preziosi  t 
lavori  minori  come  è  ricordato  sovente  nei  docu 
menti  reggiani.  Nel  1553  Pastorino  da  Siena,  ahi 
tante  in  Reggio  in  quell'anno  per  la  fabbricazione 
dei  conii,  lo  ritrasse  in  una  splendida  medaglia,  or; 
presso  l'Archivio  di  Stato  reggiano. 

Lasciò  il  suo  testamento  in  data  9  luglio  1557; 
e  in  quest'anno  era  carpare  langticns.  Il  Campori 
dice  che  fu  pure  orologiaio,  ma  non  si  rinvennero 
documenti  che  comprovino  la  cosa. 


VII.  Signoretti  Alberto,  orefice.  Nel  1537  i 
Canonici  della  Chiesa  di  S.  Prospero  estrassero  il 
capo  di  S.  Prospero,  una  mandibola  di  S.  Venerio 
e  un   dito  di   S.   Omobono  dai   loro    tabernacoli ,   che 


334  FRANCESCO    MALAGUZZ1    VALERI 

avevano  bisogno  di  essere  rimessi  a  nuovo:  "  et  dieta 
tabernacula  dederunt  magistro  Alberto  Signoreto  civi 
et  auri  fabri  Regij  ad  affectum  ea  reaptandi  et 
espurgandi  ut  honorabilius  associentur  in  ornatu  arae 
magnae  dictae  Ecclesiae  a  quator  candelabris  argen- 
teis  nuper  ere  pubblico  et  privato  factis  cum  insignijs 
magnificae  comunitatis  Regij  „   (OI). 

Quest'  artista  fu  per  parecchi  anni  al  servizio 
della  zecca  di  Reggio,  dove  nel  1552  lo  troviamo 
conduttore  e  coniatore  di  bagattini  (1I2). 

Vili.  Signoretti  Antonio,  orefice.  Dalle  molte 
notizie  che  di  lui  ho  potuto  raccogliere,  ho  ragione 
di  supporre  che  desso  sia  uno  dei  più  splendidi 
campioni  di  quella  scuola  di  medaglisti  reggiani 
fiorita  dopo  la  breve  permanenza  a  Reggio  di  Pa- 
storino da  Siena.  Ed  esso  è  probabilmente  l'autore 
delle  molte  medaglie  reggiane  firmate  S.  coniate  in 
quel  lasso  di  tempo. 

Antonio  o  Giannantonio  Signoretti  incomincia 
ad  incontrarsi  ne'  documenti  nell'anno  1540  come 
saggiatore  al  servizio  della  zecca  di  Reggio  (IJ3). 

L'anno  dopo,  1541  (1T4),  lo  troviamo  maestro  di 
zecca,  e  da  quest'epoca  incominciamo  a  trovare  re- 
golari mandati  di  pagamento  in  suo  favore. 

Nel  1551  i  sovrastanti  alla  zecca  lo  incaricano 
di  portarsi  a  Bologna  "  ad  iustificandum  et  defen- 
dendum  valorem  scutorum  „  (1J5). 


(eh)  Arch.  di  Stato  di  Modena.  —  Corporazioni  soppresse.   —   Ca- 
pitolo di  S.  Prospero.   —   Reggio.  Miscellanea,  fase.  14,  voi.  A,  e.   18. 

(112)  Arch.  Coni.  cit.   -    Rif.   1542,  c-  Hi  1  e    Reg.    del   conto  gen- 
naio  1542,  e.  98,  ecc. 

(113)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.  1540,  e.  108  t. 

(114)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.  1541,  e.  107  t. 

(115)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.  1551,  e.  104. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  335 


Nel  1553,  ii  nostro  artista  assume  l'appalto  della 
zecca  reggiana,  impegnandosi  a  tenere  aperta  l'offi- 
cina per  tre  anni,  dietro  compenso  annuo  di  cento- 
quindici  scudi  d'oro. 

Tre  anni  dopo  il  Signorctti  è  de'  sovrastanti  alla 
zecca  reggiana  l"6). 

Nel  1559  lo  troviamo  alla  zecca  di  Novellara 
i  cui  Signori  avevano  allora  acquistato  il  diritto  di 
batter  moneta ,  come  riferisce  il  Davolio  nelle  sue 
Memorie  manoscritte  di  Novellara. 

Nel  1567  gli  Anziani  incaricarono  il  pittore 
Lelio  Orsi  di  lare  un  disegno  per  un  vaso  destinato 
al  Duca  di  Ferrara  Alfonso  11  :  la  fattura  del  vaso 
fu  commessa  ad  Antonio  Signoretti.  Nello  stesso 
anno  1567  gli  Anziani  lo  incaricarono  di  recarsi  a 
Milano  per  donativi  a  personaggi  che  passavano  per 
Reggio.  In  quella  città  l'artista  si  trattenne  9  giorni. 

Nel  1571  il  Signoretti  assume  nuovamente  l'ap- 
palto della  zecca  di  Reggio.  Ecco  i  capitoli  del  con- 
tratto tra  l'artista  e  la  Comunità  reggiana  : 

"  J571-  9  Luglio. 

In  christi  nomine,  anno  circumeisionis  eiusdem  millesimo  quin- 
gentesimo  septuagesimo  primo,  indictione  decima  quarta,  die  nono 
Julii. 

Congregati  in  loco  infrascripto  infrascripti  mag.ci  domini  Super- 
stites  Cichae  Civitatis  Regij  videlicet  : 

Mag.  Dns.  Hippolitus  Malegutius  legum  doctor. 

D.  Philippus  Parisetus 

D.  Joannes  Bap.ta    Bosius 

D.  Lodovicus  Fabalis 

D.  Franciscus  Brameus. 

Qui  ibi  prcsentes  agentes  nomine  magnifice  Comunitatis  Regij 
virtute  auctoritatis  sibi  a  Senatu  Regiensi  attribute  ad  infra  ut  di- 
xerunt  protcstantes  primo  in  aliquo  nulle  teneri  de  suo,  sed  tantum 
obligare  bona  diete  mag.ce  Comunitatis  ,   dederunt   et  concesserunt 


(116)  Arch.  cit.  —  Carte  della  zecca. 


336  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

d.no  Jo.  Antonio  filio  quondam  d."'  Hieronymi  de  Signoretis  civi 
et  aurifici  Regiensi  presenti  ibidem  et  conducenti  prò  se,  hinc  ad 
triennium  proxime  futurum  inceptum  in  festo  S."  Petri  de  mense 
Junij  proxime  praeteriti  et  finiendum  ut  sequetur,  at  cudendum  in 
hac  civitate  Regi]  monetas  aureas  et  argenteas  iuxta  conventiones 
ordines  et  capitula  superinde  disponentia  iustaque  formati]  Statuti 
Regij  ac  etiam  cum  capitulis  infrascriptis  : 

Capitoli    stabiliti  dalli    magnici  signori    deputati  alla    Cecha  di 
Reggio  con  m.  Gioan  Antonio  Signoretti. 

i.°  ch'egli  debba  battere  alla  lega  di  Ferrara  ogni  e  qualunque 
sorta  di  monete  d'argento  che  tiene  onze  11  d.  8  de  fino  e  battere 
monete  da  L.  3  l'una  et  da  sol.  30  et  da  20  et  da  sol.  15  a  suo 
beneplacito  et  de  caulotti  et  columbine  a  beneplacito  solamente 
delli  sudetti  sig.ri  soprastanti  et  che  serano  prò  tempore  et  il  simile 
de  sesini  et  quatrini. 

2.0  Item  che  per  ogni  lib.  d'argento  debba  pagar  alla  mag.ca 
Comunità  di  Reggio  sol.  due. 

3.0  Item  che  battendosi  scudi  d'oro  debba  battere  della  bontà 
et  peso  che  S.  Ecc.  ha  concesso  alla  Città  di  Modona  et  pagar 
alla  detta  Comunità  soldi  20  per  ogni  libra  d'oro. 

4.°  Item  ch'esso  m.  Gio.  Antonio  debba  pagare  ogni  officiale 
et  soprastanti  a  detta  Cecha  secondo  il  solito  et  consueto. 

5.0  Item  ch'esso  conduttore  di  detta  Cecha  debba  dare  buona 
et  idonea  sicurtà  di  scudi  mille  d'oro  a  detta  m.ca  Comunità ,  overo 
ad  essi  Deputati  in  nome  suo,  di  osservare  legalmente  et  fidelmente 
quel  tanto  che  si  contiene  nelli  ordini  altre  volte  stabiliti  sopra  detta 
cecha  et  secondo  la  forma  delli  Statuti. 

6.°  Item  che  nella  fine  di  detta  locatione  detto  m.  Gio.  An- 
tonio sia  tenuto  restituire  tutti  li  ponzoni  et  altri  usuigli  che  serano 
consigliati  per  essi  signori  Deputati  in  noaie  della  mag.ca  Comunità 
ad  esso  m.  Gio.  Antonio  in  quello  medesimo  stato,  che  gli  saranno 
dati  et  consigliati  et  egli  sia  obbligato  a  mantenergli  del  suo,  et 
bisognandone  far  di  nuovo  parimente  egli  sia  tenuto  a  fargli  fare 
a  spese  sue  secondo  ch'egli  si  è  esibitio  di  fare. 

7.0  Item  che  in  ogni  et  qualunque  caso  non  piacessero  a 
S.  Ecc.  le  sorti  delle  monete  d'argento  et  dell'oro  che  si  batteranno 
in  Reggio  esso  m.  Gio.  Antonio  promette  ad  essi  s."  Deputati  in 
nome  della  magnifica  Comunità  desistere  et  cessare  di  battere  dette 
monete  d'oro  et  d'argento  senza  danno  veruno  di  detta  magnifica 
Comunità  overo  de'suoi  Deputati  a  detta  Cecca. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  337 

8.°  Item  che  sia  obbligato  detto  cecchiero  dare  il  ritratto  a 
chi  gli  havrà  dato  l'argento  overo  oro  fra  il  termine  di  giorni  xv 
almeno  o  quel  tanto  tempo  che  sarà  restato  d'accordo  con  quello, 
che  gli  avrà  datto  la  materia  da  battere. 

Promittentes  dicti  magnili  'i  domini  superstites  dicto  nomine 
dicto  domino  Jo.  Antonio  stipulanti  dictam  locationem  ratam  habere. 

Et  hoc  quia  dictus  dominus  Joannes  Antonius  promisit  dictis 
dominis  superstibus  stipili  intibus  nomine  diete  magnifice  Comuni- 
tatis mihique  notario  stipulanti  prò  omnibus  elidere  dictas  monetas 
arbitrio  boni  viri  et  iuxta  dictas  ordinationes  ac  capitala  et  statuta 
ad  que  se  retulit  et  solvere  et  observare  ad  unguem  ut  in  dictis 
capitulis  ac  statutis  continetur. 

Quam  locationem  et  que  omnia  et  singula  sup.'"  et  infra  dicti 
contrahentes  dictis  nominibus  invicem  stipulantes  et  me  notario  ut 
supra  stipulante  promiserunt  ratam  et  rata  habere  et  non  contra- 
venire sub  poena  dupli  qua  et  qua  poena  Item  reficere  invicem  sub 
obbligatione  mutua  videlicet  respectu  dictorum  dominorum  agen- 
tium  diete  magnifice  Comunitatis  honorum  quorumeumque  diete 
magnifice  Comunitatis  et  respectu  dicti  domini  foanis  antonij 
sui  ipsius  heredum  et  quorumeumque  honorum  suorum  presentami 
et  futurorum  quae  bona  renuntiaverunt.  Juravitque  dictus  dominus 
Joannes  antonius  tantum  ad  S.ta  Dei  Evangelia  corporaliter  tactis 
scripturis  predicta  omnia  et  singula  vera  fuisse  et  esse  at  ca  atten- 
dere Rogantes. 

Actum  Regij  in  domo  habitationis  dicti  mag.ci  domini  Hippoliti 
sita  in  vicinia  Cathedralis  Regij  in  camera  prope  introitimi  dietae 
domus  praesentibus  domino  Jo.  baptista  Maro  notario  et  Marco  An- 
tonio Barillo  cursore  diete  magnifice  Comunitatis  testibus. 

Ego  Prosper  Gialdinus  fil.  quondam  I).  Jo.  Antonii  pubblicus 
apostolica  et  Imperiale  auctoritate  notarius  et  civis  Regij  ac  can- 
cellarius  predicte  Magnifice  Comunit  itis  quia  premissis  omnibus  et 
singulis  licet  alterius  manu  scriptis  me  aliis  occupatus  negotiis  in- 
terfui  et  de  eis  rogatus  fui  hic  me  in  eorundem  lì  lem  subseripsi, 
signumque  meum  tabellionatus  requisitus  consuetum  apposui.   » 

Queste  altre  disposizioni   tanno  seguito    ai    capi- 
toli soprascritti  : 

«  Modo  che  si  debbe  osservare  per  li  M."'  S.ri  soprastanti  alla 
Cecha : 

Prima  debeno  ahvere  una  cassa  con  due  chiavi  bone  et  ben 
fatte,  de  quali  una  sia  di  continuo  appresso  uno  de  li  depositarij, 
et  l'altra  apresso  il  cechiero  ma  perho  di  contrarij  diversi. 


338  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

Et  in  quella  stiano  li  ponzoni  et  stampe  di  qualunque  sorta, 
quanto  poi  si  vora  stampare  il  Depositario  dia  la  sua  chiave  et  il 
cechiero  la  sua  al  stampatore.  Uno  de  li  depositari  stia  presente 
sempre  quando  si  stampa  et  seu  si  lassarà  di  stampare. 

Quando  vorasi  cessar  dal  batter  moneta  il  Depositario  repona 
sempre  tutte  le  monete  stampate  con  le  stampe  ne  la  predetta  cassa 
et  chiavisi  bene  come  di  sopra. 

Quando  sera  tempo  e  bisogno  fare  il  saggio  di  qualche  monette 
overo  argento  et  oro,  alhora  uno  de  li  Depositarij  trovi  uno  o  due 
de  li  Soprastanti  prò  tempore  et  li  conduca  alla  Cecha,  quale  alhora 
pigliara  de  la  cassa  preditta  la  monetta  battuta  di  quella  che  si  vora 
fare  saggio  tanto  d'oro  quanto  d'argento  et  postagli  sopra  una 
tavola  mischiandola  bene  li  sopra  stanti  pigliarano  in  diversi  loghi 
o  tre  o  quattro  del  cumulo  et  tanto  quanto  alhora  parrà  honesto 
et  le  darano  al  Depositario,  di  poi  darà  al  saggiatore  quella  per 
numero  fia  di  bisogno  pigliando  de  le  dette  monette  la  ratta  per 
ciascuna,  il  quale  fatto  chavera  il  saggio  darà  di  sua  mano  una 
police  dove  si  contenera  la  bontà  e  la  qualità  di  esse  monette  dandola 
al  Depositario  col  saggio  fatto,  il  qual  saggio  il  Depositario  lo 
debba  governare  sotto  bona  custodia  in  uno  p^ico  di  carta  scrivendoli 
suso  il  giorno  qual  fu  fatto  il  saggio  e  riponerlo. 

Quello  habbia  a  stare  in  essa  quando  le  monete  serano  ritro- 
vate bone  per  li  soprastanti,  li  soprastanti  si  sottoscriveranno  le 
police  poi  di  saggiatori  di  sua  mano. 

Et  che  siano  li  soprastanti  al  meno  tre  quando  si  vora  levar  di 
cecha  monete  tanto  d'oro  quanto  d'argento. 

E  più  ancora  che  li  Depositari  debano  pesare  le  monette  tanto 
d'oro  quanto  d'argento  a  libra  poi  notare  quello  peso  suso  uno 
libro  a  partita  per  partita  secondo  la  qualità  delle  monete,  il  quale 
debba  stare  inchiuso  ne  la  detta  cassa. 

Di  più  ancora  che  ogni  sono  di  monette  tanto  d'oro  quanto 
d'argento  non  bone  in  bontade  over  in  peso  sempre  si  guastino  et 
si  rifondino  presente  al  meno  uno  de  li  soprastanti  »   I117). 

Nell'anno  stesso  Gian  Antonio  Signoretti  teneva 
già  l'affitto  della  zecca  di  Correggio,  affitto  che  durò 
anni  cinque,  ed  ebbe  principio  fin  dal  4  giugno  del 
1569,  come  da  rogito  Negrisoli  del  1  luglio  1571. 


(117)  Arch.  di  Modena.  —  Zecca  di  Reggio,    1571  e  Arch.  di  Stato 


di  Reggio.   —   Carte  della  zecca. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO   EMILIA  339 

Ed  ora  ceco  i  Capitoli  tra  i  Signori  di  Cor- 
reggio e  quella  Comunità  da  una  parte,  e  il  nostro 
artista  dall'altra  : 

«  i.°  Che  la  condotta  della  Zecca  duri  per  anni  cinque  pros- 
simi avvenire. 

2.°  Che  M.°  Gio.  Antonio  Zecchiere  paghi  ogni  anno  nel  fin 
dell'anno  alli  sopradetti  Signori  e  Comunità  Lire  seicento  moneta 
imperiale,  cominciando  da  quel  dì  che  si  caveranno  di  zecca  monete 
stampate  per  spendersi  et  non  per  mostra. 

3.0  Che  i  detti  Signori  o  Comunità  siano  obbligati  mantenere 
durante  la  locazione  a  M.°  Gio.  Antonio  una  casa  abile  all'arte 
della  zecca,  con  patto  però  che  il  Zecchiere  paghi  l'affitto  di  essa. 

4.0  Che  il  Zecchiero  possa  condurre  e  ricondurre  ogni  sorta 
di  roba  pertinente  alla  zecca  et  al  vivere  e  vestire  per  la  famiglia 
di  esso  come  pei  lavoranti,  e  siano  esenti  da  ogni  dazio  e  da  ogni 
imposta. 

5.0  Che  tutto  l'argento,  ore,  rame,  ferro  et  altra  roba  perti- 
nente per  lavorare  in  zecca  possano  enti-are  ed  uscire  liberi  da 
ogni  dazio. 

6.°  Che  M.  Gio.  Antonio  possa  sublocare  in  loco  suo  Nicolò 
Magnavacchi  da  Modena  con  la  medesima  autorità  che  à  nelli  pre- 
senti Capitoli:  et  in  caso  di  morte  di  Gio.  Antonio  restarvi  però 
coll'istesso  obbligo  il  sostituto. 

7.0  Che  non  possano  essere  sequestrati  denari  di  qualche 
persona,  da  chichesia  in  zecca. 

8.°  E  perchè  il  Zecchiero  spenderà  molti  denari  in  far  fare 
li  Ponzoni  e  le  Stampe  per  le  monete  d'oro  e  d'argento  che  s'in- 
tende di  fare,  si  dichiara  che  al  fine  della  sua  locazione  possa 
portar  via  detta  Ponzoncria,  ma  nel  caso  che  entrasse  altro  Zecchiero 
debba  pagargli  tutti  i  Ponzoni  a  stima  d'uomo  perito  e  purché  siano 
riconosciuti  buoni. 

9.0  Che  il  Zecchiero  debba  lavorare  a  libbra  e  peso  di  Bo- 
logna del  titolo  di  onde  9,  denari  22  d'argeno  lino  per  libbra  di 
moneta  ;  ma  perchè  si  lascia  due  denari  argento  al  Zecchiero  per 
il  calo  che  fa  in  diversi  modi  nel  lavorarlo,  si  riduce  in  ragione  di 
oncie  9  ,  denari  20  per  libbra  di  moneta  fina  ,  che  sono  Quarti  , 
Bianchi,  Giulj ,  Grossi,  i  quali  tutti  saranno  di  oncie  9,  denari  20. 
Sopra    oncie  9,  denari  20    argento  fino  a    lire    5,18 

l'oncia,  vale L.  58,10 

Fattura  e  rame "     1,10 

L.  60,— 


340  FRAN'CESCO    MALAGUZZI    VALERI 

Si  caveranno  di  zecca  per  ogni  libbra  : 

Oliarli  da  soldi  30  l'uno,  num.  40 L.  60,— 

Bianchi       »  15      »  »       80 »  to, — 

Gin!/  "  to      »  »       120 1:  60, — 

Grossi         »  5      »  »       240 »  60, — 

E  tutti  di  onde  9,  denari  20  d'argento  fino  per  libbra. 

Sopra  onde  7,  6  d'argento  a  lire  5,18  per  oncia  vale.  L.  42,15,6 

Rame  e  fattura »     1,15, — 

L.  44,10,6 

Si  caveranno  di  zecca  : 

Monete  da  soldi  otto    1' una ,  num.    in  1/4    per 

libbra  di  oncie  7,4 L.  44,10 

Monete  da  soldi  quattro  l'una,  num.  223.     .     .     »  44,10 

Sopra  oncie  4,2  d'argento  a  lire  5,18  per  oncia  vale  .   L.  24,2 
Rame  e  fattura »     1,18 

L.  26  — 

Si  caveranno  di  zecca  : 
Monete    da    Soldi    tre    l'una,  num.    1731/3   di 

oncie  4,2 L.  26, — 

Sopra  oncie  3,6  d'argento  a  lire  5,18  per  oncia  vale  L.  19,  3,6 
Rame  e  fattura »      1,18,6 

L.    21,    2, — 

Si  caveranno  di  zecca  : 
Monete  da  soldi  due,  num.   in   per    libbra;    e  da    soldi 

uno  num.  222  di  oncie  3,6 L.  21,2 

Sopra  oncie  1,6  d'argento  a  lire  5,18  per  oncia  vale  L.   7,7,6 
Rame  e  fattura "2,1, — 

L.  9,8,6 

Si  caveranno  di  zecca  da  oncie  1  denari  4  : 
Sesiui  num.  377. 

Sopra  oncie  — ,  denari  20  d'argento  per  libbra,  vale  .   L.  4,18 
Rame  e  fattura »  2,  2 

Si  caveranno  di  zecca,  di  denari  dieciotto  : 
Quattrini,  num.  590. 

Li  Scudi  poi  devono  essere  di  denari  22  et  al  cam- 
pione di  Reggio L.  6,18 

E  per  fattura  per  libbra »  3,  5 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


341 


40  egual 

a  grani 

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24 

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96 

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64 

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20  ' '"'• 

3 

n 

12   » 

Specifici:  delle  Monete 

contenute  nel  rogito  della  prima  locazione 

col  suo  rispettivo  peso. 

Il  Quarto     ....     deve  pesare  carati  48  eguali  a 

Il  Bianco »                1 

Il  Giulio  ossia  mecca  lira  »               1 

Il  Grosso »               • 

La  moneta  da  soldi  8  » 

Idem  —  da  soldi  4  « 

Idem  —  da  soldi   3  » 

Idem  —  da  soldi   2  » 

Idem  —  da  soldi    1  » 

Il  Sesino » 

li  Quattrino.     ...  » 

Lo  Scudo  d'oro  al  taglio  di  112  per  libbra  deve  pesare  carati  174/7 
-68,57   •  (118). 

Il  Signorotti  cesso  pero  dalla  sua  qualità  di  Zec- 
chiere del  Comune  di  Correggio  nel  1572,  e  vi  su- 
bentrò Giulio  di  Cesare  F rassetti  per  cessione  avu- 
tane con  rogito  Negrisoli  9  marzo  1572:  il  Frassctti 
continuò  fino  al  1581  cogli  stessi  patti  e  condizioni  ("9». 

Antonio  Signoretti  prestò  l'opera  sua  anche  pei 
privati  e  per  enti  ecclesiastici  ,  che  tanto  spesso  in 
quei  tempi  si  arricchivano  di  oggetti  sacri  d'  oro  e 
argento,  e  più  d'una  volta  occorre  trovare  mandati 
di  pagamento  in  suo  favore.  Nel  [568  costruiva,  per 
ordine  dei  Canonici  della  Cattedrale  di  Reggio,  coppe 
e  calici  d'oro,  coadiuvato  da  un  Maestro  Luca  pure 
orefice  <I2°).  Rimase  conduttore  della  zecca  reggiana, 


(118)  Questo  documento  tolgo  dall'opera  dell'Avvocato  Cav.  Qui- 
rino Bigi  :  Di  Camillo  e  Siro  da  Correggio  e  della  loro  secca.  Modena, 
1870,  pag.  50-53. 

(119)  Op.  cit. 

(120)  Arch.  cit.  —  Opere  Pie.  —  Consorzio  l'rcsbitcralc.  —  Ammi- 
nistrazione della  Cattedrale,   1568. 


342  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

come  vedemmo,  fino  alla  chiusura  definitiva  dell'  of- 
ficina, e  fabbricò  i  conii  dell'ultima  battitura. 

IX.  Signoretti  Bernardino,  orefice.  Fu  sag- 
giatore e  addetto  alla  zecca  nel  1567  (I2IX 

X.  Signoretti  Nicolò  ,  orefice.  Fu  addetto  ai 
lavori  della  zecca  per  più  anni  ed  è  ricordato  più 
volte  per  lavori  di  oreficeria. 

XI.  Zacchetti  Taddeo  ,  orefice.  Il  Comune  di 
Reggio  si  servì  più  volte  di  lui  per  la  costruzione  di 
donativi  a  parecchi  personaggi. 

La  prima  volta  che  trovansi  sue  notizie  è  del 
1482.  In  questo  anno  si  pensa  a  rinnovare  la  torre 
del  Comune  che  si  ricostruisce  nuovamente  e  attorno 
alla  quale  lavorano  parecchi  artisti. 

Tra  le  moltissime  note  di  spese  in  questa  circo- 
stanza trovo  : 

«  Datura  fuit  Tadeo  de  Zachetis  aurifici  ad  dorandum  per 
presidentes  diete  turris  L.  o  s.  12  d.  6. 

Itera  libras  vigintiquatuor  et  soldum  unum  datum  Tadeo  de 
Zachetis  prò  emendo  aurum  prò  dorando  pomum  et  friciam  prò 
dieta  Turri  L.  24  s.  1. 

Itera  soldos  tres  datos  dicto  Tadeo  prò  emendo  imam  bandam 
prò  faciendo  coronam  aquile  que  est  super  turi  et  prò  Banda  prò 
faciendo  unum  canonem  in  pomo  L.  o  s.  3. 

Item  soldos  tres  prò  duobus  Bononiniis  antiquis  factis  et  stam- 
patis  tempore  antiquissimo  in  Civitate  Regij  positis  in  ipso  pomo 
de  mandato  supra  stantium  ad  eternam  rei  memoriam  L.  o  s.  3. 

Item  prò  piombo  posito  super  turi  de  suptus  pomum  deau- 
ratum  prò  conservatone  ipsius  L.  o  s.  3  d.  4. 

Item  prò  doratura  dicti  pomi  et  prò  mercede  ipsius  Tadei  et 
omnium  prefactorum  L.  7  s.  o  d.  o  »  (122). 


(121)  Arch.  cit.  —  Zecca. 

(122)  Arch,  cit.  —  Reg.  mand,  1482,  4  ottobre. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  343 

Nel  1487  gli  Anziani  del  Comune  progettarono 
fare  un  dono  al  Capitano  di  Reggio  Filippo  di  Boc- 
camaggiore,  nobile  Ferrarese,  che  governava  la  città 
a  nome  del  Duca  Ercole.  A  tale  scopo  diedero  l'in- 
carico all'  orefice  Taddeo  Zacchetti  di  costrurre 
quattro  ricche  tazze  d'argento  ,I23). 

Nello  stesso  anno  gli  stessi  Anziani  diedero  l'in- 
carico all'artista  di  fare  altre  quattro  tazze  destinate 
in  dono  a  M.  Gaspare  di  Basilica  Petri  pel  fatto  di 
Cavriago,  dice  il  mandato.  11  fatto  fu  la  distruzione 
di  Cavriago  ribellatosi  a  Reggio  :  nella  cui  impresa 
il  detto  cavaliere  ebbe  parte  (I24). 

Sempre  sotto  lo  stesso  anno  trovasi  un  mandato 
in  favore  dello  Zacchetti  per  aver  fatte  ed  ornate 
due  coppe  d'argento  del  peso  di  due  libbre  da  re- 
galarsi a  Giovanni  Nicolo  Correggi,  Notaio  e  Segre- 
tario ducale  "  in  rctributione  meritorum  suorum  erga 
comune  tributorum  et  prò  recognitione  beneficiorum 
iam  ab  eo  receptorum  et  prò  hiis  quo  sperant  in 
futurum  ab  eo  consequi  „   <I25>. 

Nel  1493  troviamo  l'artista  servire  ancora  il  Co- 
mune che  gli  commette  la  fabbricazione  di  altre  tazze 
d'argento  destinate  a  M.  Saverio  Pinotti  (I26). 

Nel  1500  lo  Zacchetti  diviene  zecchiere  e  si  as- 
sume la  fabbrica  dei  bagattini  coi  patti  ricordati. 


(123)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.   i  ^87,  7  luglio. 

(124)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.  1487,  20  gennaio. 

(125)  Arch.  cit.  —  Ree.  rif.,   1187,  17  ottobre. 

(126)  Arch.  cit.  —  Reg.  mand.  1493,  17  luglio. 


344  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

PUNZONI    DELLA    ZECCA 

CONSERVATI    PRESSO    IL    MUSEO    CIVICO    DI    REGGIO  (l27). 


I 
2 

3 

4 

5 
6 

7 
8 

9 
io 

il 

12 

13 

i4 

15 

16 

17 
18. 

19 
20 

21 

22 

23 

24 

25 
26 

27 


—  Uomo  nudo  appoggiato,  con  cornucopia. 

—  Scudo  estense  composto,  senza  le  pezze. 

—  Stemma  di  Reggio,  con  cartocci. 

—  Testa  barbata,  a  destra. 

—  com.  regii  scritto  in  due  righe,  entro  giro  di  perline. 

—  Contorno  per  contenere  stemma. 

—  Testa  barbata  piccola,  a  sinistra. 

—  Testa  barbata  grande,  a  destra. 

—  Contorno  per  stemma. 

—  Figura  d'uomo  in  biga  in  atto  di  guidare. 

—  Stemma  di  Reggio,  con  cartocci. 

—  Aquila  estense. 

—  Quattro  cavalli  veloci,  a  destra. 

—  Testa  barbata,  a  sinistra. 

—  Testa  barbata,  a  destra. 

—  Scudo  estense  composto,  senza  le  pezze. 

—  Testa  barbata,  a  destra. 

—  S.  Grisante. 

—  Testa  barbata  a  destra. 

—  Grande  ala  d'aquila. 

—  Busto  e  paludamento  per  figura  ducale. 

—  Idem. 

—  Il  Cristo  colla  croce  e  dal  cui  costato  esce  uno  zam- 

pillo di  sangue. 

—  Grande  ala  d'aquila. 

—  Corpo  dell'aquila. 

—  Collo  e  paludamento  per  busto  ducale. 

—  Idem. 


(127)  La  raccolta  non  essendo  numerata  né  i  punzoni  avendo 
alcun  segno  di  catalogo,  li  indico  per  ordine  ,  incominciando  dalla  fila 
più  bassa  da  destra  a  sinistra,  come  trovansi  presentemente.  Presso  il 
Museo  Civico  di  Reggio  sono  pure  altri  oggetti  della  zecca  e  i  calchi 
in  piombo  dell'ultima  battitura. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  345 


(II  fila,  da  destra;   i  punzoni   che   seguono    sono  quasi 
tutti  di  piccole  proporzioni). 

28.  —   Crocetta  + 

29.  —  Manico  di  pastorale  (?) 

30.  —   Piccola  ala  d'aquila  (?) 

31.  —  Giglio  (?)  (piccolissimo  e  non  ben  distinguibile). 

32.  —   Braccio  di  santo  benedicente. 

33.  —   Braccio  di  santo. 

34.  —   Liocorno  mancante  delle  zampe  anteriori. 

35.  —  Fregio  ornamentale  (?) 

36.  —  Zampa  d'aquila. 

37.  —  Fregio  (?)  a  S  rovesciata  (interstizio  di  leggenda  ?) 

38.  —  Busto  d'uomo  in  biga  con  braccio  alzato. 

39.  —    Figura    di    San    Prospero  ,    senza    testa  ,    in    piedi  , 

benedicente. 

40.  —  Ala  d'aquila. 

41.  —  Ruote  e  parte  della  biga. 

42.  —  Corpo  d'aquila,  senza  le  ali. 

43.  —  Aquila  senza  zampe. 

44.  —  Aquila  senza  l'ala  sinistra  e  senza  zampe. 

45.  —  Gruppo  dell'Ercole  che  solleva   Caco,  senza  le  estre- 

mità inferiori. 

46.  —   Testa  barbata,  a  sinistra. 

47.  —   Cristo  dal  cui  costato  esce  uno  zampillo  di  sangue. 

48.  —  Testa  barbata,  a  destra. 

49.  —  Mezza  figura  ducale,  a  sinistra. 

50.  —  Parte  di  paludamento  di  busto. 

51.  —  Stemma  di  Reggio  a  mandorla  tronca. 

52.  —   Busto,  a  destra. 

53.  —   Diamante  (?) 

54.  —  Testa,  a  sinistra. 

55.  —  Liocorno. 

56.  —   Busto  con  testa  barbata,  a  sinistra. 

57.  —   Santa  Daria,  in  piedi. 


346  F.    MALAGUZZI    VALERI  -  LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 

58.  —  Busto  armato,  senza  capo. 

59.  —  San  Prospero,  in  piedi,  benedicente. 

60.  —  Stemma  di  Reggio,  ornato. 

61.  —  Quadriga  senza  la  biga. 

62.  —  Scudo  estense  composto,  senza  le  pezze. 

63.  —  Testa  barbata,  a  destra. 


(Continua). 


Francesco  Malaguzzi  Valeri. 


DOCUMENTI 

VISCONTEO-SFORZESCHI 

PER  LA  STORIA  DELLA  ZECCA  DI  MILANO 


PARTE    SECONDA. 

PERIODO    SFORZESCO. 

(Continuazione). 


283.  —  1473,  febbraio  2,  Milano.  —  Lettera  del  Con- 
siglio segreto  ducale  a  Galeazzo  Maria  Sforza  esponente  i 
gravi  abusi  cagionati  dalla  spendizione  nel  ducato  milanese 
dei  nuovi  Carlini  bolognesi  [Classe:  Zecca]. 

«  111. me  Princeps  et  Ex. me  domine;  domine  noster  colendis- 
sime, post  humiles  commendationes.  Essendo  portata  da  podio 
tempo  in  qua  in  questa  vostra  città  et  tuttavia  portandosi 
grande  quantità  de  monetta  bolognese  chiamata  Carlini  da 
Bologna  stampita  de  novo  sul  stampo  de  Carlini  vechij  pur 
Bolognesi  comminzata  ari  spendere  a  sol.  vi j  den.  vj,  per  chia- 
schuno  conio  se  spendeno  li  vechij  che  valeno  quello  pretio  et 
non  parendo  che  fosse  de  la  bontà  ili  vechij  e  stato  facto  lo 
assagio  per  alcuni  orefici  et  maxime  per  Francischino  dei  Magij 
persona  intendente  et  proibitissima  in  questo  mesterò  el  qual 
trova  in  effecto  che  alla  bontà  del  argento  che  tengono  com- 
putandoli anchora  dentro  la  manufactura  non  vagliono  ne  se 
doveriano  spendere  più  che  sol.  vj  den.  1  per  chiaschuno  per 
(che)  non  sono  in  peso  se  non  di  68  al  marcilo  et  in  bontà  de 
onze  6  dinari  12  grani  r6  per  marcilo.  Et  lassando  spendere 
dicti  Carlini  novi  a  sol.  vi j  den.  vj  limo  corno  li  è  dato  il  corso 
se  ne  portarebc  danno  più  di  sol.  xviij  per  ducato   secundo  la 


34^  EMILIO    MOTTA 


valuta  del  argento  il  qual  comuniter  vale  ad  rasone  de  ducati 
vj  per  marcho  de  fin.  Il  perchè  parendone  questa  cosa  assay 
importante  così  alle  intrate  de  V.  Ex.tia  corno  al  bene  de  li 
subditi  de  quella  havemo  havuti  con  nuy  insieme  li  magistri 
delle  intrate  vostre  ordinarie  et  extraordinarie,  et  consultata 
dilligenter  la  cosa  e  consyderato  quanto  damno  ne  seguirla  ad 
questa  città  et  altre  de  dominio  de  V.  Signoria  et  ex  conse- 
quente  alle  intrate  vostre,  lassando  correre  tale  moneta  quale 
è  molto  adulterata  et  abbassata  da  laltra  vechia  et  che  quella 
nova  non  se  spenda  a  Bologna  se  non  sol.  vj  den.  viiij  per 
ciascuno  et  qui  sono  comenciati  a  spendere  sol.  vij  den.  vj 
secundo  il  corso  di  vechij  et  per  questo  abunda  et  ogni  dì 
abondarà  non  li  facendo  altra  provisione  perchè  la  moneta  per 
tutto  se  porta  ove  ha  più  pretio,  però  è  stato  fra  nuy  raso- 
nato  de  provederli  per  uno  de  duy  partiti  cioè  de  abaterli  et 
redure  al  pretio  et  corso  suo  justo  de  sol.  vj  den.  j  per  cia- 
scuno overo  de  farli  bandire  delle  terre  de  V.ra  Signoria  per 
non  lassare  che  tali  monete  se  mandano  de  qua,  et  questo  se- 
cundo partito  è  parso  megliore  et  più  securo,  consyderato  che 
labbatere  et  redure  de  monete  non  sta  tropo  fermo  et  sei 
sta  uno  pezzo,  transcorre  poy  in  uno  altro  tempo  et  la  cossa 
dà  in  coruptella,  come  sé  vedute  molte  fiate  per  experientia. 
Pur  consyderando  che  la  Mag.ca  Comunità  de  Bolognia  et  Bo- 
lognesi sono  in  quella  benivolentia  et  coniunctione  cimi  l'excel- 
lentia  vostra  che  quella  sa,  et  forse  gli  haveria  di  rispecti,  che 
nuy  non  intendemo  altramente,  ne  è  parso  de  tuto  dargli  no- 
ticia  acciò  che  quella  corno  sapientissima  possi  deliberare  et 
commandare  quello  che  meglio  gli  parirà,  perchè  per  nuy  non 
se  farà  altro  circha  ciò  fin  che  da  essa  non  haveremo  risposta. 
Avisandola  pero  che  Bolognesi  a  casa  loro  non  lassano  spen- 
dere salvo  loro  moneta.  Per  il  che  non  se  haveriano  juste  ad 
dolere  quando  il  simile  se  facesse  maxime  de  tale  monete  nel 
dominio  de  V.ra  Excellentia  ,  ala  quale  devotissime  ne  racco- 
mandiamo. Dat.  Mediolani  die  secundo  fcbruarij  1473. 
«   Ex. me  dominationis  vestre. 

u  fedelissimi  servi  de  Consilio  secreto. 
u   C/iristofonts  »  (43). 


(43)  Il  duca  spediva  questa  lettera  al  suo  oratore  in  Bologna,  Ge- 
rardo Cerruti  (4  febbraio)  "  adciò  li  possi  fare  intendere  ad  quella 
Comunità  perchè  noi  ordinaremo  che  ad  Milano  et  nel  dominio  nostro 
non  se  spendano  dicti  carlini  se  non  per  il  pretio  justo  et  per  quanto 
lo  assagio  porta  „  [loc.  citato]. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  349 

284.  —  1473,  febbraio  13,  Milano.  —  Decreto  sulle  mo- 
nete, e  cioè  che  i  grossoni  di  Bologna  nuovi  non  si  abbiano 
a  spendere  che  per  soldi  sei  ciascheduno  \Reg.  Panig.,  F.  216. 

-  Bellati,  Mss.], 

I  u  grossoni,  li  quali  comenziano  apparere  novi  con  il  stampo 
de  Bologna  et  che  hanno  da  uno  canto  san  petronio  e  dal 
altro  canto  el  liono  et  havere  corso  soldi  setti  e  mezo  limo,  et 
trovandosi  al  assagio  non  valere  più  cha  circa  soldi  scxi  de 
Milano  luno  »  si  spendano  per  soldi  6. 

285.  —   1473,  settembre  7  e  io;  1474,  febbraio  24  e  26. 

—  Documenti  riflettenti  il  tesoro  ducale  nel  castello  di  Pavia. 
[Magenta,  I  Visconti  e  gli  Sforza,  ecc.  Milano,  1883,  I,  501 
e  II  ,  355.  —  Motta ,  in  Gazzetta  numismatica  ili  Como  , 
anno  VI,  1886,  p.  78-79]. 

286.  —  1474,  gennaio  7  ,  Milano.  Ricordi  per  la 
zecca  di  Milano  di  Antonio  da  Marliano,  maestro  delle  en- 
trate straordinarie,  al  duca  di  Milano  [Classe:  Zecca]. 

u  Ill.mo  et  Ex.mo  Sig.re  meo.  Essendo  V.  Ex.tia  desiderosa  de 
volere  intendere  la  provisione  se  doveria  fare  fare  sopra  ci 
bene  de  la  re  pubblica  per  le  varie  et  stranie  monete,  che  al 
presente  occorreno  in  questa  cita  et  nel  dominio  de  V.  Sig.ria 
quale  è  con  grande  danno  de  V.  Celsitudine  et  così  di  populi 
vostri,  a  correctione  de  V.  Sig.ria  et  de  ogni  altro  chavesse 
ditto  o  dicesse  in  questa  cossa,  recordarò  la  opinione  mia. 

u  Primo,  ricordo  cosi  che  le  da  redure  li  fiorini  de  reno  clic 
corretto  al  presente  libre  iij  soliti  vj  redurli  a  libre  iij  soldi  n j . 
E  questo  perchè  tuta  la  Alamania  li  portano  qui  a  spendere 
a  libre  iij  soldi  vj,  et  ne  comprano  ducati  a  libre  iiij,  soldi  iij 
et  a  libre  iiij  soldi  iiij.  Et  poy  portano  el  ducato  a  Yenctia 
et  in  altri  lochi  per  ogni  pocha  utilitate  che  li  trovano.  E  meten- 
doli  el  corso  a  libre  iij  soldi  iij,  questo  cesserà  una  bona  parte 
et  de  tempo  in  tempri  se  porà  provedere,  secondo  che  se  ve- 
derà  in  processi!  temporis. 

"  Item  recordo  che  V.  Celsitudine  ha  ad  provedere  ala  grande 
moltitudine  de  la  moneta  chiamata  quarentani  che  capitano  qui, 
li  quali  se  (ano  in  Alamania,  e  mercadanti  vostri  subditi  et  todischi 
li  vano  a  comprare  in  Alamania,  et  conducono  qui,  et  n  hano  in 
Alamania  lxxviij  et  lxxx  per  ducato,  e  qui  li  spendono  a  denari 


35°  EMILIO    MOTTA 


xiiij  luno,  che  ne  aguadagneno  più  de  duy  denari  luno.  E  ali 
mercati  de  Novarese  et  in  montagnia  li  spendono  per  dinari 
xv  luno  li  quali  quarentani  veneno  nel  dominio  vostro  cum 
grande  preiuditio  di  vostri  subditi:  la  casone  perchè  portano 
via  loro  [l'oro]  bono  et  non  lasseno  la  convalentia  de  loro,  in 
modo  che  li  vostri  subditi  ne  remaneno  damnificati  de  x  et  xij 
per  cento,  e  questo  utile  remane  in  li  mercadanti  aschorti  così 
terreri  come  foresteri,  et  la  repubblica  damnificata.  Per  la  quale 
cossa  recordo  a  V.  Celsitudine  che  dicti  quarentani  fossino 
banditi  et  se  pur  al  presente  V.  Celsitudine  non  gli  volesse 
bandire,  .almancho  fazi  che  per  tuto  el  vostro  dominio,  non  se 
possino  spendere  se  non  per  xij  dinari  luno,  et  sei  se  trovasse 
persona  che  per  più  li  spendesse  né  in  fere,  né  in  mercati,  né 
in  montagnia,  cadesse  in  la  pena  parirà  a  V.  Celsitudine ,  et 
de  essere  privati  li  loghi  de  li  loro  fere  et  mercati  dove  se 
spendesseno. 

«  Item  recordo  che  se  poria  ellegere  duy  o  tri  homini  boni 
per  lo  stato  et  per  la  re  pubblica  li  quali  havesseno  ad  havere 
cura  de  ogni  moneta  forestera  che  paresse  qui  al  presente,  et 
successive  se  trovarà,  li  quali  facesseno  ala  vostra  Zecha  li  debiti 
assazij,  e  darli  el  corso  a  tute  quelle  monete  che  se  trovano 
o  che  parirano,  per  la  bontà  del  argento  che  se  trova  in  esse 
monete,  in  modo  venghano  conforme  a  quelle  monete  farà  ba- 
tere  vostra  Celsitudine  a  ciò  non  portino  ,  se  vorano  portare 
via  el  nostro  oro,  che  lasseno  la  convalentia  de  quello.  E  fa- 
cendo a  questo  modo,  le  cosse  remanerano  in  suo  bono  esse 
et  in  equalitate  in  modo  la  V.  Ex.tia  né  li  vostri  populi  non 
remanerano  inganati  né  damnificati.  E  observando  quisti  modi, 
in  brevi  de  tempo  se  redurà  a  bone  monete  e  ala  convalentia 
del  oro,  et  le  cative  se  andarano  senza  danno  de  veruno. 

«  Item  molti  se  lamentano  che  non  pare  monete  bone  ;  recordarò 
a  V.  Celsitudine  che  V.a  Sig.ria  fossi  contenta  che  ogni  fore- 
stero  e  terrero  che  portasse  argento  in  la  vostra  zecha,  podesse 
fare  batere  monete  ducale  secundo  lordine  de  quella,  con 
questo  che  per  ogni  marcho  de  argento  metesseno  in  zecha,  V. 
Ex.tia  ne  havesse  xviij  et  xviiij  soldi  de  honoranza  vel  circa. 
E  poy  el  primo  che  metesse  lo  argento  fosse  el  primo  a  ca- 
varli, pagando  sempre  per  honoranza  soldi  xviij  et  xviiij  per 
marcho.  E  facendo  questo  ali  populi  sarà  uno  pocho  de  emo- 
lumento, unde  venderebeno  une  onza  de  argento  soldi  Lviij 
et  soldi  Lviiij  ne  cavarono  lxj  et  lxij  et  haverano  bone  monete 
per  li  vostri  datij,  facendo  lavorare  la  zecha  et  la  ex.tia  vostra 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  351 

haverà  lo  emolumento.  E  se  la  Ex.tia  vostra  se  degna  provare 
questo,  quella  vederà  chel  tuto  suo  dominio  restarà  pieno  de 
bone  monete;  el  ducato  may  non  passarà  soldi  lxxxj.  E  tuto 
el  Piemonte  e  Monferà  a  Pergamascha  et  el  dominio  vostro  et 
la  Alamania  farano  capitare  qui  tuti  li  argenti  in  modo  non 
sarà  nixi  grande  utile  de  V.  Ex.tia  et  de  populi  vostri.  E  qui 
de  soto  se  dà  la  forma  in  che  modo  ha  valuta  la  vostra  zecha, 
per  la  quale  V.  Ex.tia  intenderà  la  utilitate  verrà  a  conseguire 
la  V.  111. ma  Sig.ria  sì  batendo  monete  come  tryne  prove  infra 
videlicet: 

«  Grossi  fabricati  qui  expenduntur  prò 
soldis  iiij  sunt  in  numero  lxxxj  prò  qua- 
libet  marcha,  et  in  liga  ha  dinari  vij,  grani 
viiij  hoc  est  tenentis  de  fino  onze  iiij 
denari  xxij  prò  marcho  dicti  grossi  valent 
a  soldi  iiij libre  xvj  soldi  iiij  d.   — 

«  Diete  onze  iiij  denari  xxij  argenti  fini, 
qui  sunt  utsupra  valent  ad  computimi  de 
ducati  vj  larghi  prò  quolibet    marcilo       lib.  xiiij  s.  viij  d.  viiij 

«  Item  prò  operarijs,  monetarijs  et  alijs 
expensis  in  summa  prò  quolibet  marcho  lib.  —     s.      vj  d.     iij 

«  Restat  prò  quolibet  marcho  dictorum 
grassoni  :i  et  sic  de  simile  monete  ba- 
tute  in  quella  bontà  prò  honorantia  111. mi 
d.  ducis lib.  —     s.     viiij  d.  — 


Summa  lib.  xvj  s.      iiij  d.  — 


«  Hactenus  fabricate  fuerunt  treyne  in 
numero  ccxlv,  et  in  bonitate  a  denari  j 
et  grani  vij,  tenentes  denari  xxj  prò  quo- 
libet marcho,  diete  treyne  valent.     .     .     lib.  iij     s.        j  d.     iij 

u  Argentum  finum  a  denari  iij    valet     lib.  ij     s.      xij  d.      vj 

«  Restabit  prò  rr.anufactura  et  hono- 
rantia utsupra lib.  —  s.    viij  d.  viiij 

Summa  lib.    iij      s.       j  d.     iij 


«  Datum  Mediolani  die  vij  Januarij   1474. 
«  Ejusdem  d.  Vestre 

«1  fidelissimus  servitor 
«  Antonius    de   Marliano 
<<  ex  magistris  intratarum  vestrarum  extraordinariarum 


352  EMILIO    MOTTA 


287.  —  1474,  febbraio  8,  Milano.  —  Altri  ricordi  per 
la  zecca  milanese  diretti  dal  Consiglio  segreto  al  Duca  di 
Milano  [Carteggio  diplomatico,  Cartella,  n.  404]. 

«  III. me  Princeps  et  Ex. me  Domine  domine  noster  singula- 
rissime,  post  humilem  recommendationem.  Havendone  V.  111. ma 
Sig.ria  scripto  ne  li  proximi  giorni  passati  che  volessimo  inten- 
dere et  discutere  del  modo  se  haveva  ad  mettere  a  le  monete, 
per  la  grande  multitudine  de  le  triste,  quale  pareno  al  pre- 
sente, et  etiandio  per  le  Iamente  haute,  ha  V.ra  Ex.tia  circa 
ciò,  siamo  stati  insieme  et  havemo  hauto  lo  Consiglio  de 
Justicia,  li  Magistri  tutti  et  domino  el  vicario  de  la  provisione, 
et  cum  ogni  maturatione  havemo  discusso  questo  facto,  cussi 
per  indennitate  de  li  populi  corno  etiandio  per  mettere  modo 
che  qualche  volta  se  habia  a  scumiare  omnino  queste  monete 
cative,  forestiere,  adulterine  et  reprobe  et  appresso  de  nuy 
havemo  anche  voluto  bavere  el  parere  de  alchuni  mercadanti 
e  bancheri  quali  sono  pratici  et  hanno  molta  experientia  de 
questi  facti.  Tandem  pensato  et  considerato  ogni  cosa  cum 
studio,  diligentia  e  maturità  siamo  venuti  in  questa  sententia 
che  a  mettere  modo  a  questo  facto,  e  presto,  non  gè  è  altro  che 
una  sola  via,  cioè  che  V.  Ex.tia  come  quella  che  è  desyderosa 
del  bene  de  populi  suoi,  gli  piacia  de  fare  operare  le  sue 
monete  in  cambiare  lo  oro  in  servitio  de  chi  ne  haverà  bisogno, 
et  fare  mettere  uno  bancho  publico  qui  in  Milano,  et  per  hora 
tore  solum  quelle  sono  minute  corno  soldini,  sexini,  tortine  e 
quindecini,  et  etiam  de  queste  tale  monete  pagarne  ali  tempi 
suoi  Capitanej,  Conducteri,  Consiglieri,  ufficiali  et  altri  suoi 
salariati,  et  spenderle  in  altre  sue  spese  occurrenti  ala  gior- 
nata, ordinando  V.  Sig.ria  che  li  suoi  spenditori  siano  li  primi 
observano  li  ordini  sotto  quella  pena  parirà  a  V.  Ex.tia  per- 
chè dagando  simile  monete  restarano  nel  suo  paese,  et  non 
sarano  portate  altroe.  Et  quando  anche  paresse  a  V.  Celsitu- 
dine che  queste  sue  monete  non  bastasseno,  farne  battere  ala 
cecha,  per  farne  bona  copia,  perchè  non  solo  qui  a  Milano 
bisognarla  bavere  monete  di  V.  Sig.ria  ma  per  tutte  le  citade 
del  dominio  suo,  per  potere  totalmente  extirpare  et  eradicare 
questo  abuso  de  triste  monete.  Et  quando  questo  partito  sia 
de  beneplacito  de  V.  Sig.ria  siando  avisati  da  quella,  alora 
senza  più  tardare  bandiremo  in  tutto  li  quindecini  de  la  raza 
sive  quarantani,  reduremo  loro  \l'oro]  al  corso  de  la  crida,  et 
li  fiorini  de  reno  a  libre  iij  soldi  iij,  licentiaremo  paulatim  tutte 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  353 

le  monete  forastiere  et  reduremo  le  altre  al  corso  de  la  crida, 
facendo  observare  questo  a  tutte  le  terre  de  feudatarij  et  a 
quelle  de  mercati,  sotto  quelle  gravi  pene  parirà  convenire. 
Et  per  exequire  quanto  se  ordinarà  circa  questo,  sera  bisogno 
che  V.  Celsitudine  per  littere  signate  di  sua  mano  scriva  a 
tutti  li  referendarij  et  Capitanei  faciano  observare  quanto  per 
li  deputati  sarà  ordinato,  però  quando  per  loro  cossi  non  se 
facia  solum  seria  questo  guastare  Milano  et  ogni  giorno  tor- 
naremo  da  capo.  Et  cossi  facendo  non  è  dubio  se  spenderà 
bone  monete,  et  loro  non  passarà  la  meta  sua,  et  li  populi  non 
haverano  jactura  nel  spendere.  Questo  è  quanto  a  nuv  pare 
per  risposta  del  scrivere  de  V.  Celsitudine,  nela  quale  però 
remettiamo  ogni  parere  nostro  et  ala  quale  sempre  se  ricom- 
mandiamo  humelmente.  Dat.  Mediolani  die  vii i j  februarij  1474. 
«  Ejusdem  Celsitudinis  V.re 

«  fidelissimi  servi  de  Consilio  suo  secreto 
<•    Vincentius  ». 

288.  —  1474,  marzo  19.  —  Antonio  da  Landriano  eletto 
tesoriere  generale  ,  a  vece  dell' Anguissola  [Calvi,  Famiglia 
Landriani  in  Famiglie  notabili  milanesi]. 

Ai  16  gennaio  1477  scelto  a  presidente  della  zecca  ;  al  primo 
gennaio  1480  tesoriere  e  commissario  generale  sopra  le  mo- 
nete del  ducato;  r  ai  30  agosto  1499,  assassinato,  come  è  noto, 
da  Simone  Arrigoni. 

289.  —  1474,  aprile  7,  Milano.  —  Lettera  del  Consiglio 
segreto  ducale  al  duca  Galeazzo  Maria  Sforza  [Ghinsoni , 
L'inquinto  ossia  una  tassa  odiosa  del  secolo  XV  ,  in  Ardi, 
stor.  lomb.,   1884,  p.  509]. 

«  Sonno  de  parere  che  in  la  instructione  quale  se  bavera 
ad  lezere  in  publica  concinne  se  facesse  mentione  ut  infra  vi- 
delicet:  che  la  sig.ria  vostra  vide  levare  via  queste  fraude  et 
corruptione  de  monete  et  stabilire  un  pagamento  solo  che  vaglia 
ali  datij,  al  sale  et  in  thesoraria ,  cioè  li  testoni  ad  soldi  82, 
larghi  81,  de  camera  80,  fiorini  de  Rhcno  soldi  63,  et  la  mo- 
neta de  vostra  signoria  quello  vale  de  presenti.  Et  ad  ciò  se 
faccia  più  comodamente,  che  la  zeccha  lavore  sotto  governo  de 
propnj  cittadini  ,  et  la  signoria  vostra  faccia  li  pagamenti  de 
moneta,  et  se  banniscano  le  monete  reprobe,  adeiò  per  la  città 
se  recevano  ad  quel  medesimo  modo  che  recevano  ali  datij  ». 


354  EMILIO    MOTTA 


290.  —  1474,  aprile  II,  Milano.  —  Lettera  del  mede- 
simo Consiglio  allo  Sforza  circa  la  nomina  dei  deputati  alla 
zecca  [Ghinzoni,  Loc.  cit,  p.  524]. 

"  Perche  nel  decreto  se  fa  mentione  dele  monete  se  have- 
ranno  ad  toglire  sccundum  equivalentiam  ducati,  et  secondo  el 
corso  ordinaranno  li  presidenti  ala  zecha ,  aviso  la  signoria 
vostra  che  questa  matina  sonno  stati  electi  li  infrascripti  per 
questi  deputati ,  non  per  quelli  che  habbiano  ad  far  lavorare, 
ma  per  soprastanti  et  che  abbino  ad  ordinare  continuamente 
quanto  bisognarà  et  darla  ad  proprij  citadini  che  faccino  la- 
vorare et  provedere  non  reste  che  continuamente  se  lavore  , 
videlicet  : 

«  Domino  March ion  da  Marliano 

«  Domino  Johanne  Augustino  da  Vimercate 

«  Johanni  da  Melzo 

«  Polo  da  Castiglione 

«  Antonio  da  Landriano. 

«  È  mò  necessario  che  la  sig.ria  vostra  aut  approve  questi,  aut 
casse  o  giongia  (aggiunga)  o  mande  altri  secondo  li  parerà  ». 

291.  —  1474,  aprile  11,  Abbiategrasso.  —  Grida  du- 
cale per  il  corso  delle  monete  [Argelati,  De  monetis,  III,  36 
e  46.  —  Arch.  di  Stato,  Gridario.  —  Trivulziana,  Cod.  n.  1325, 
fol.  i58,t.  —  Belletti,  Mss.  citati.  —  Ghinzoni,  Loc.  cit.,  p.  515, 
senza  avvertire  la  precedente  edizione]. 

« ne  quis  item    in  futurum  aliquo  pacto  conqueri,  vel 

dolere  possit  propter  fraudem  corruptionemque  Monetarum  . .  . 
decernimus ,  edicimus  et  jubemus  ut  aurei  ducati  et  monete 
argentee  expendi  ac  recipi  debeant  secundum  limitaciones  in- 
frascriptas,  incipiendo  a  calendis  mensis  junij  prox.  fut.  videlicet  : 

«  Aurei  Ducati  nostri  a  tcstono  justi  ponderis  prò  lib.  4  sol.  2. 
«  Aurei  Ducati  veneti  justi  ponderis  prò  lib.  4  sol.  2. 
11  Aurei  Ducati  largiti  justi  ponderis  prò  lib.  4  sol.  1. 
»  Aurei  Ducati  de  Camera  justi  ponderis  prò  lib.  4. 
«  Florali  Rcucnses  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.  3. 
«  Scuti  de  Francia  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.  15. 
11  Senti  de  Sabaudia  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.  12. 


DOCUMENTI    YISCONIEO-SFORZESCHI,    ECC.  355 

«   Grossi  ducalcs  a  sol.  octo  prò  sol.  8. 

»  »  »      sex  »         6. 

»  »  »      quinque  »         5. 

»  »  »      quattuor         »         4. 

»  »  »      tribus  »         3. 

«    Trentini  ducalcs  prò  denariis  30. 

"    Grossi  ducalcs  a  den.  27  non  tonsati  prò  denariis  24. 
«   Quindecini  ducalcs  prò  den.   15. 
«  Soldini  ducalcs  prò  den.   12. 
»  Scxini  ducalcs  prò  den.  6. 
«    Oiiinqucni  facti  Mediolani  prò  den.  5. 
«    Tcrlinc  facte  Mediolani  prò  den.   1. 
•1    Quindecini  a  radio  prò  den.  12   ». 

292.  —  1474 ,  aprile  13 ,  Milano.  —  Accettazione  per 
parte  del  Consiglio  dei  900  di  Milano  dell'  editto  monetario 
soprariportato  [Argelati,  Loc.  cit.,   Ili,  38]. 

L'  Argelati  pubblica  pure  (III,  ~t\  e  73I  i  decreti  di  accettazione 
dei  Comaschi  e  dei  Cremonesi,  in  data  1  e  6  maggio  1474. 

293.  —  1474,  aprile  24,  Milano.  —  Grida  ducale  sul 
corso  delle  varie  monete  [Argelati,  II,  205.  —  Zanetti,  V,  103]. 

«   Aurei  ducati    nostri   a    Testono   justi    ponderis  prò    libris 
quatuor  et  solidis  duobus. 

u  Aurei  ducati  veneti         prò  lib.  4  sul.  2. 
»  »         larghi  »         4     »      1. 

»  »         de  camera       »  4. 

11    Fiorati  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.  3. 
«   Sciiti  di  Francia  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.   15. 
«  Senti  de  Sabaudia  a  granis  tribus  prò  lib.  3  sol.    12. 
«   Grossi  ducalcs  a  soldis  octo        prò  sol.  8. 

»  »  »  sex  »        6. 

»  »  »  quinque       »        5. 

»  »  »  quatuor        "        4. 

»  »  »  tribus  »        3. 

«   Grossi  ducalcs  a  denariis  vigiliti    septem   novi,  prò    sol.   2. 
«    Trentini  ducalcs  prò  sol.  2  den.  6. 
«   Ouiiidesiui  ducalcs  prò  sol.   1   den.  den.  3. 
u   Soldini  ducales  prò  sol.  1. 
«  Scxini  ducalcs  prò  den.  6. 
«   Quinquini  facti  Mediol.  prò  den.  5. 
«    Terlinc  facte  Mediol.  prò  den.  3. 
u   Uuindesini  a  radio  prò  sol.    1   ». 


35^  EMILIO   MOTTA 


294.  —  1474,  maggio  24,  Pavia.  —  Lettera  ducale  ai 
deputati  sopra  le  monete  circa  il  mutare  degli  stampi  delle 
monete  da  coniare  \Morbio ,  Codice  Visconteo-sforzesco. 
Milano,  1846,  n.  CCXXIX,  p.  427]. 

«  Per  altre  ve  habiamo  scritto  volere  mudare  li  stampi  delle 
monete,  che  se  hanno  ad  fare.  Hora  ve  dicemo  dobiate  vedere 
le  nostre  insegne ,  zoè  quelle  che  nuy  usamo  più  ,  et  meterne 
una  da  uno  canto  de  li  denari,  et  un  altra  dall'altro;  et  ove  ve 
parerà  mettere  la  testa  de  sancto  Ambrosio,  poneretela  sopra 
alla  insegna  nel  loco  ove  vano  le  letere.  Sforzandovi,  che  dicti 
stampi  si  faciano  quanto  megliori  et  più  belli  che  sia  possibile  ». 

295.  —  1474,  maggio  28,  Milano.  —  Relazione  del  te- 
soriere ducale  Antonio  Landriani  a  Galeazzo  M.  Sforza  per 
l'incanto  della  zecca  di  Milano  [Argelati,  De  monetis,  III,  47]. 

«  L'ordine  dell'oro,  e  monete  è  in  essere  de  stabilire  in  grande 
utilità  de  V.  S.  et  de  li  subditi  tutti,  et  tutte  le  preparatione  se 
sono  facte  necessarie  a  questo,  solo  resta  a  dare  via  la  zeccha 
a  chi  fa  più  quantità  de  moneta  et  megliore.  Et  poiché  V.  S. 
fece  dire  ali  subditi,  quando  se  publicò  il  Decreto,  che  non  la 
voleva  utilità  de  la  zeccha,  et  che  la  lavorasse  V.  S.  debba 
volere  che  la  se  dia  a  chi  fa  migliore  partito,  cioè  megliore  e 
più  moneta  ogni  anno,  et  non  volere  che  sia  admisso  più  uno 
come  un  altro.  Questo  dico,  perchè  c'è  chi.  mette  boni  partiti, 
et  non  sapiamo  noi,  che  fare,  perchè  V.  S.  ha  scritto,  che  ad 
eguale  partito  la  se  dia  ad  Jolianantonio  de  Castiliono  (44),  et  lui, 
quale  habbiamo  aspettato  fin  a  oggi,  sta  sul  generale,  et  mostra 
non  sapere  che  volerse,  et  la  cosa  sta  così,  ne  se  da  via,  ne 
se  resta,  che  darà  che  dire  assai  al  populo  et  subditi,  essendose 
dicto  tanto,  de  fare  lavorare,  et  darà  carico  a  V.  S.  de  mente, 


(44)  Che  realmente  deve  avere  poi  assunta  la  zecca,  poiché  nel  1477, 
nel  1479 ,  e  più  tardi  ve  lo  vediamo  maestro.  Ai  18  nov.  1479,  su  pro- 
posta sua,  vien  delegato  Buratto  da  Trezzo  a  officiale  sopra  le  monete 
false  {Classe:  Zecca].  Come  famigliare  ducale  e  tnagistro  Ceche  ottiene 
lettere  di  passo  valevoli  per  2  anni ,  ai  3  febbraio  1481  [Reg.  ducale, 
n.  120,  fol.  175  t.  —  Motta,  Zecchieri  di  Milano,  p.  12].  Come  maestro 
di  zecca  è  ricordato  ancora  in  un  documento  degli  8  maggio  1497 
edito  dallo  Heyd  (Die  Grosse  Ravensburger  Gesellschaft,  p.  75).  Vedi 
anche  il  doc.  n.  315  all'anno  1475. 


DOCUMENTI   VISCONTEO-SFORZESCIII,    ECC.  357 

e  per  essere  per  gratia  de  V.  S.  de  li  Deputati  a  questo,  nlio 
voluto  avvisare  V.  S. ,  et  pregare  quella  facia  sotto  qualche 
bon  colore  scrivere  ali  Deputati,  che  la  diano  presto  più  che 
se  può  a  chi  fa  megliore,  et  più  moneta  ogni  anno,  non  ob- 
stante  altre  lettere  scritte  in  contrario,  aziochè  la  V.  Cels.  né 
noi  siamo  biasimati  da  li  subditi,  quali  non  senza  gravezza 
suportano  queste  novitate  de  moneta  et  oro  ». 

296.  —  1474,  maggio  28,  Milano.  —  Decreto  sul  va- 
lore delle  monete  d'oro  e  d'argento,  e  perchè  non  si  abbiano 
a  spendere  quelle  non  nominate  [Reg.  Panig.,  F.  248.  — 
Bellati,  Mss.]. 

u  Li  testoni  ducali  di  justo  penso  per  lib.   iiij  sol.  ij    imper. 
»   Li  ducati  veniziani  de  justo  penso  per  lib.  iiij  sol.  ij. 
«   Li  fiorini  largiti  de  justo  penso  per  lib.  iiij  sol  j. 
»   Li  fiorini  da  camera  de  justo  penso  per  lib.  iiij. 
u  Li  fiorini  de  Reno  de  grani  tre  per  lib.  iij  sol.  iij. 
«  Sciiti  de  franza  de  grani  tre  per  lib.  iij  sol.  xv. 
«   Sciiti  de  Savoglia  de  grani  tre  per  lib.  iij  sol.  xij. 
«   Grossi  ducali  de  soldi  otto  per  sol.  viij. 

»  «  »     sexi  per  sol.  vj. 

»  >•  »     cinque  per  sol.  v. 

»  »  »     soldi  quatro  per  sol.   iiij 

»  »  »     tri  per  sol.   iij. 

«    Trentini  ducali  per  dinari  xxx  cioè  per  lib.  o  sol.  ij  den.  vj. 
«   Grossi  ducali  chavevano  corso  dinari  xxvij  per  dinarj  xxiiij 
per  lib.  o  sol.  ij  imp. 

«   Quindccini  ducali  per  sol.  j  den.  iij. 
u  Soldini  »       per  sol.  j. 

«  Sexini  »       per  den.  vj. 

11   Quintini  facti  a  Miliario  per  den.  v. 
«    Trcline         »  »         per  den.  iij. 

«   Li  pegioni  de  Gl'ima  per  den.  vj. 
11   Li  Novini  »         per  den.  viiij   ». 

E  delle  monete  forestiere  sia  cosi  limitata  la  tariffa  : 
«   Li  quiudecim  da  la  raza  todeschi  se  possano  spendere  per 
dinari  xij  e  non  più,  per  libre  o  soldi  j  den.  o. 
«    Li  marciteti  novi  veneziani  per  din.  viij. 
11   Li  Crossimi  veniziani  chiamati  troni  per  sol.  .xiij. 
«  Li  mezi  troni  chiamati  marcclli  Veniziani  per  sol.  vj  den.  vj. 
«   Li  grossi  mantovani  novi  da  la  testa  per  sol.  xiij. 


35^  EMILIO    MOTTA 


«  Li  grossi  mantovani  novi  dal  tabernaculo  con  el  quartero 
dele  aquile  che  se  spendevano  soldi  otto  se  non  per    sol.  vij  den.  x. 

"  Karlini  papali  non  tonsati  per  sol.  vij  dinari  vj  imp.  et  li 
tonsati  non  si  spendano  sol.  vij  den.  vj   ». 

«  Et  la  zecha  de  le  monete  ad  Millano  se  farà  lavorare  et 
de  presente,  et  vuole  la  Ex.tia  del  prelibato  Ill.mo  Sig.re  nostro 
dare  ad  persone  experte  ad  tale  exercitio  essa  zecha  ad  fare 
lavorare  senza  emolumento  alchuno  che  ne  voglia  cavare  per 
la  camera  sua  adciò  che  meglio  et  più  abondantemente  se  pos- 
siano  fabricare  de  le  monete  per  comoditate  de  li  populi  soy. 
Et  pertanto  se  fa  ad  sapere  ad  caduna  persona  se  gli  è  che 
volesse  pigliare  limpresa  dessa  zecha  vada  dali  spectabili  de- 
putati sopra  ciò  ala  camera  del  intrate  ordinarie  in  la  corte 
ducale  che  li  sera  facto  intendere  el  modo  ha  vera  ad  tenere  ». 

297.  —  1474,  giugno  2,  Milano.  —  Ricordi  dei  Maestri 
delle  entrate  ducali  e  dei  Deputati  sopra  le  monete  al  Duca 
di  Milano  per  la  zecca  sforzesca.  Vi  si  proclama  la  superio- 
rità della  moneta  milanese  su  tutte  le  altre  coniate  in  Italia. 
{Motta,  Nuovi  documenti,  loc.  cit,  p.  12]. 

u  Ill.mo  Signore.  Ne  rincresci  che  V.  111. ma  Signoria  habia 
tedij  lei  de  queste  cose  de  monete,  corno  per  una  data  heri 
(jeri)  signata  Cichus  ne  pare  intendere  per  dechiarare  le  mo- 
nete forestiere  se  hanno  ad  spendere  et  recevere:  perochè 
oltra  che  li  Referendarij  dele  cita  hanno  la  noticia  del  decreto 
de  V.  Ill.ma  Sig.ria,  edam  già  più  dì  passati  havimo  facta  no- 
ticia ad  tutti  li  capitanei  di  deveti  che  facesseno  fare  le  cride 
per  tutto,  et  facesseno  sapere  ad  tutti  che  Vostra  Excellentia 
ha  provisto  per  el  thesorcro,  che  chi  volesse  moneta,  gli  sera 
cambiato  lo  oro  ad  suo  piacere  et  senza  paghamento  alcuno 
de  cambio  doro.  Et  cosi  havimo  de  presente,  cioè  sabbato  pas- 
sato, facta  fare  la  crida  in  questa  città  et  apparecchiate  le 
littre  (lettere)  de  replicare  allaltre  citade.  Et  havimo  già  più 
di  passati  scritto  ali  Referendarj  et  Thesoreri  desse  citade, 
che  venesseno  da  V.  Ex.tia  chella  gli  faria  dare  le  bone  mo- 
nete sue  quanto  ne  bisognasse  et  vuolesseno.  Et  tamen  fin 
ad  qua  non  pare  sia  venuto  ne  mandato  alcuno,  che  credimo 
proceda  da  coloro  chi  son  usati  spendere  et  mercantare  dele 
monete  cative,  che  non  voriano  bavere  el  modo  dhaverne  de 
buone.  Advisando  V.  Sign.ria  chavimo  facto  fare  li  assagij  de 
tutte  le  monete  che  appareno  forestiere  et  trovamo  clic  le    mo- 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  359 

liete  de  V.  E.x.tia  son  le  megliori  monete  die  apparato  in 
Italia.  Et  così  havimo  in  quest  hora  facta  abboccare  la  zecha 
et  da  tale  persona,  che  fin  de  presente  gli  vuole  mettere  in 
zecha  per  fabricare  dele  monete  et  dare  uno  bon  principio 
marche  cinquecento  dargento;  et  sera  intenuto  de  fabricare 
marche  cinquantamillia  de  monete  lamio,  et  così  la  delivrarimo 
sabbato  che  venne  (viene)  ad  chi  farà  fabricare  più  et  megliore 
monete,  in  modo  che  tra  quelle  che  fa  spendere  V.  Ex.tia  et 
tra  quelle  se  fabricarano  in  dieta  zecha,  non  verrà  la  festa  di  Na- 
tale che  gli  sera  tanto  de  le  monete  de  V.  lll.ma  Sig.ria  che  sa- 
tisfarano  molto  ben  al  bisogno  et  uso  del  spendere  et  recevere 
dinari  in  li  populi  suoi  abundantemente.  Siche  dal  canto  de  V.  Ex. 
facto  tutto  quello  che  si  convegnia  ad  constituire  el  buono 
ordine  sopra  ciò,  et  cosi  nui  per  obedire  ad  quella,  et  tuorgli 
li  tedij,  non  glhavimo  (gli  abbiamo)  inanellato  ne  gli  man- 
chiamo, et  ad  tutta  via  proseguimo  ad  fare  le  expediente  pro- 
visione, perchè  la  bona  intentione  de  V.  lll.ma  Sig.ria  sia 
cognosciuta  et  mandata  ad  executione  da  li  subditi  suoi. 

u  Una  cosa  ne  pare  ben  de  ricordare  ad  Y.  Ex.tia  per  sta- 
bilimento de  queste  cose,  et  per  tuorsi  lì  recrescimenti  dale 
spale  de  persone  assai,  quale  in  questi  prencipij  pensiamo, 
cercharano  de  interumpere  li  ordeni  più  presto  cha  de  ricordare 
bene:  non  voglia  inclinarsi  ad  tale  cosa  dare  audentia  perchè  se 
possia  resistere  ad  ogni  impedimento  che  acadesse  ad  dicto 
ordine  da  V.  lll.ma  Sig.ria  per  el  bene  di  subditi  suoi  facto 
fare.  Alla  quale  continuamente  se  riccomendiamo.  Mediolani 
die  ij  Junij   1474  ». 

298.  —  1474,  giugno  2,  Milano.  —  Decreto  ducale  circa 
il  spendere  e  ricevere  delle  monete  forastiere  [Trivulziana, 
Codice  n.  1325,  fol.  162.   —   Zanetti,  V,   104]. 

«  I  quindecini  tedeschi  per  L.  o  soldi  1. 

«  I  marciteti  novi  venctiant  per  denari  8. 

«  I  grassoni  venetiani  chiamati  troni  per  soldi  13. 

u  Li  mezi  troni  chiamati  marcelli  venetiani  per  soldi  6  den.  6. 

«  I  grossi  mantuani  novi  dal  tabcrnaculo  con  el  quartero  de 
le  aquile  che  se  spendano  soldi  odo  per  soldi  7  denari  io. 

«   I  grossi  mantuani  uovi  da  la  testa  per  soldi   13. 

u  1  carlini  papali  non  tonsali  per  soldi  7,  den.  6,  el  questi 
lonsati  non  se  spendano  per  alcuno  predo   ». 


360  EMILIO   MOTTA 


299.  —  1474,  giugno  3,  Milano.  —  Grida  per  la  quale 
si  fa  noto  che  chiunque  possiede  monete  bolzonate  o  bolzo- 
naglie  di  qualsiasi  sorta  portandole  alla  zecca  di  Milano  gli 
sarà  corrisposto  in  buona  moneta  ducale  L.  24  e  sol.  12  imp. 
per  ogni  marca  d'argento  [Reg.  Panig.,  F.  251.  —  Bellati, 
Mss.  cit.j. 

300.  —  1474,  giugno  4 ,  Milano.  —  Osservazioni  di 
Pietro  degli  Accettanti  per  l'amministrazione  della  zecca  di 
Milano  [Argelati,  De  Monetis,  III,  47]. 

«  Nella  ducale  Cccha  de  Milano  se  fabrica  Moneta,  che 
vale  un  soldo  per  cadauno,  et  gli  ne  va  in  uno  marco  164,  et 
tengono  de  argento  fino  per  cadauno  Marco  onze  2,  den.  20 
si  che  computata  la  honorantia  et  manifactura,  che  monta 
sol.  8  den.  2  fin.  fabricata  su  sol.  74  per  Ducato.  Et  perchè 
se  diceva,  che  licet  nella  dieta  Cecha  se  fabbricasse  in  quella 
forma,  et  bontà,  tamen  per  il  paese  non  se  trovava  ;  così  adi 
15  de  Zugno  sono  tolti,  e  recattati  da  diversi  Bancheri,  et 
persone,  et  con  diligentia  pesatine  più  Marchi,  li  quali,  sono 
trovati  crescere  in  numero,  che  procede  per  qualche  manca- 
mento gli  fi  facto  per  lo  paese,  et  sono  trovati  per  adeguato 
in  numero  soldini  166  per  Marco,  et  ad  liga  de  den.  4,  gr.  6 
tenendo  onze  2  den.  20  de  argento  fino  per  Marco  ,  li  quali 
vagliano  de  Ducati  6  d'oro  lo  Marco,  Ducati  2  et  uno  octavo. 
Et  perchè  vi  è  de  manifactura  sol.  8  den.  2  per  Marco,  restano 
lib.  7  sol.  8  den.  io  li  quali  sono  lo  pregio  de  onze  2  den.  20 
de  argento  fino  che  è  facta  rasone  valere  Ducat.  2  et  uno 
octavo,  come  è  dicto.  Se  aduncha  le  libre  7  sol.  8  den.  io  va- 
gliono  Ducati  2  et  uno  octavo,  è  manifesto  et  chiaro ,  chel 
Ducato  valerà  sol.  74  den.  2  et  non  più.  Et  per  niente  valerà 
soldi  80,  come  dicono  alcuni. 

«  Et  più  se  dice,  che  non  considerando  dicti  Soldini  per 
Moneta,  la  quale  ha  la  sua  manifactura  ,  et  li  suoi  remedi , 
ma  volendoli  fondere ,  se  potrebbero  fondere  ad  sol.  78 
den.  1  ij2  per  Ducato,  perchè  valendo  le  diete  onze  2  den.  2 
o  Ducati  2  et  uno  octavo,  et  siando  trovato  in  soldini  166,  ne 
toccarà  per  ogni  Ducato  sol.  78.  1.  i[2,  et  però  ad  nisuno  modo, 
né  per  moneta,  ne  per  bolzonaglia  se  trovarà ,  che  siano 
sol.  80  per  Ducato  ». 


DOCUMENTI    VI5CONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  361 

301.  —  1474,  giugno  4,  Milano.  —  Altri  Ricordi  sopra 
la  Zecha  di  Milano  [Argclati,  Loc.  cit.,  Ili,  48.  —  Muoni, 
La  Zecca,  di  Milano,  p.  36,  che  dimenticò  di  annotarne  la 
precedente  edizione]. 

u  [I  ]  Ricordi  de  li  rispecti  per  li  quali ,  inteso  el  inanella- 
mento se  è  dicto  de  fare  iustare  el  Marcho  de  la  Zecha  de  Milano 
secundo  el  marcho  de  la  Comunità  dessa  città  de  Millano  son 
perché  Roma,  Napoli,  Firenza,  Sienna,  Bolognia,  Venesia,  Genua 
et  tutte  le  cittade  de  Italia,  ove  se  fabrica  moneta,  hano  uno 
solo  Marcho  in  comune  et  Zecha.  El  simile  hanno  tutti  Tra- 
montani, Turchi  et  Mori  mediante  el  qual  marcho  se  compra  et 
se  vende,  et  fabricano  le  loro  monete.  Onde  non  è  onesto  ne  utile 
al  ben  pubblico  che  questa  Inclita  Cittade  in  tal  cosa  iusta  et 
comune  debia  essere  discrepante  da  tutte  le  natione  del  mondo, 
perche  non  debia  bavere  uno  solo  peso  insto  per  regula  de 
l'altri  et  commune  ad  ogni  persona. 

«  Anchora  non  se  intende  qual  rasione  voglia  che  mettando  una 
persona  in  Zecha  et  puta  mille  marche  de  argento  che  non  gli 
debia  essere  dato  la  sua  moneta  a  quelo  pexo,  et  boutade  che 
luj  ha  misso  lo  suo  argento  in  Zecha,  detracta  la  fabricatione, 
secundo  li  capituli  dessi  Zecha. 

«  Avisando  che  differisse  sacramento  alli  Magistri  dele  Intrate, 
et  alli  presidenti  de  la  Zecha,  se  maj  veruno  di  loro  hebbe 
noticia,  chel  Marcho  de  la  Zecha  fosse  mancho  uno  dinaro, 
corno  è,  non  è  dubio  giurarano  che  maj  non  hebbeno  noticia 
de  tal  manchamento. 

«  Et  cosi  chi  domanda  li  conductori  de  la  Zecha,  se  in  con- 
cludere li  Capitoli  de  li  dicti  Magistri  disseno  o  feccno  men- 
tione  del  Marcho  de  la  Zecha,  credessi  che  diranno  de  non 
havere  maj  capitulato  in  tal  modo  de  battere  moneta  a  ciucilo 
marcho.  Quinimo  è  da  credere  rasionevol mente  che  la  inten- 
tione  foe  de  chi  dette  la  dieta  Zecha ,  che  se  lavorasse  sul 
Marcho  iusto. 

"  Et  etiam  chi  domanda  ali  dicti  Maestri,  et  ali  presidenti  de 
la  dieta  Zecha,  quando  concluseno  et  deliberarono  la  Zecca 
per  li  tri  anni  passati  se  sua  intentione  foe  che  le  monete  se 
fabricasseno  al  pexo  del  connine,  per  lo  quale  communamente  se 
compra  et  se  vende,  et  non  ha  \<i\  quelo  de  la  Zecha  del  cuy 
manchamento  non  haveano  noticia  è  da  credere,  che  dirano 
havere  concluso  li  capituli  al  pexo  del  comune  et  non  de  la 
Zecha  che  cala  un  denaro  per  marcho. 


362  EMILIO    MOTTA 


«  Ceterum  se  crede,  sei  nostro  Illustrissimo  quondam  Signore 
et  la  nostra  Illustrissima  Madona  con  tutto  el  suo  celeberrimo 
consiglio  havesseno  hauto  noticia  del  Marcho  de  la  Zecha, 
mediante  el  quale  ne  conseguito  non  picolo  proficuo,  haven- 
dogli  vogliuto  donare  et  confirmare  questi  privilegij,  haveriano 
in  essi  facto  mentione  del  dicto  Marcho  de  la  Zecha. 

«  Apresso  chi  domanda  ali  sopradicti  Maestri  et  Presidenti 
quando  havesseno  hauto  noticia  del  marcho  de  la  Zeccha  se 
havesseno  delivrato  essa  Zecha  con  quelli  capituli,  se  crede 
che  rispondariano  de  no. 

«  Per  la  qual  cosa  iustamente  se  pò  concludere,  che  per  el 
buon  comune  se  debia  iustare  el  pexo,  seu  el  Marcho  de  la 
Zecha,  con  quello  del  Comune,  et  usare  uno  solo  pexo  in  dare 
et  in  tuore,  corno  fano  tutte  le  natione  del  mondo.  Et  così  de 
ordinatione  de  vostre  Illustrissime  Signorie  habiamo  exeguito 
et  commandato  a  quilli  de  la  dieta  Zecha  ,  perchè  non  lavo- 
rasseno  altramente. 

u  Et  maxime  etiam,  perchè  intendendo  nuy  che  li  pexi,  quali 
sono  in  Zecha  in  possanza  de  li  conductori  dessa  Zecha,  erano 
più  gravi  de  quello  del  Comune,  et  che  duy  anni  passati  hanno 
comprato  et  pesato  li  argenti  de  li  mercadanti  Todeschi,  et  daltre 
persone  in  grandissimo  detrimento  de  li  venditori.  Et  quando 
labbate  de  li  Aurifìci  per  molte  lamente  facte  se  ne  accorse, 
li  fece  iustare  et  redime  al  pexo  iusto,  non  sapiamo  qual  ra- 
sione  non  voglia  che  pariformiter  non  si  debia  iustare  quello 
che  se  trova  più  ligiero. 

u  Et  quando  forse  li  dicti  conductori  de  la  Zecha  allegasseno 
non  potere  lavorare  con  lo  dicto  marcho  iustificato,  ut  supra, 
se  dice  che  gli  siano  ristituiti  i  suoi  dinari.  Et  se  trovarà  per- 
sona che  la  farà  lavorare  secundo  la  declaratione  novamente 
facta,  et  con  el  marcho  iustato  corno  è  dicto.  Et  ad  questo 
modo  non  se  potranno  lamentare   ». 

302.  —  1474,  giugno  4,  Milano.  —  Capitoli  della  zecca 
di  Milano  per  tre  anni  prossimi,  perchè  l'oro  e  l'argento  venga 
consegnato  alla  zecca,  ne  sia  esportato,  e  valore  dei  ducati 
d'oro  e  d'argento  e  d'altre  monete  [Reg.  Panig.,  F.  251  t. 
—  Archivio  civico.  Lettere  ducali  1473-1477,  fol.  66  t.  — 
Belletti,  Mss.  citati.   —    F.  Argelati,  De    Monetis   Italiae ,  II, 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  363 

279  (45).  —  Agg.  Giulini,  VI,  606;  Gnecchi ,  Prefazione  alle 
Monete  di  Milano,  p.  XLV]. 

«  Capitula  zeche  prò  incanti!  annorum  triuin  proxime  futu- 
rorum  incipiendo  a  kallendis  augusti  proxime  fut.  in  antea, 
cum  hoc  tamen  quod  a  die  delivrationis  presentis  incantus 
usque  ad  dictas  chalendas  augusti  debeant  magistri  et  socij 
incantatores  diete  zeche  laborari  facere,  in  fabricando  de  infra- 
scriptis  monetis,  et  ipsa  quani  fieri  fecerint  isto  tempore  quan- 
titas  ipsarum  monetarum  debeat  eis  conrpensari  in  ea  quanti- 
tate  quam  fabricari  facere  tenentur  prò  primo  anno  ut  infra 
videlicet. 

«  Primo  quod  magistri  et  socij  incantatores  fabrice  seu  zeche 
teneantur  et  debeant  solvere  omnem  quantitatem  argenti  que 
portabitur  in  zecham  ad  computum  Iibrarum  xxiiij  sold.  xii 
den.  o  prò  qualibet  marcha  argenti  (ini  infra  decem  dies,  a 
die  consignationis  dicti  argenti,  dummodo  sit  ad  ligam  grosso- 
norum,  grossorum  et  soldinorum  infrascriptorum. 

«  Item  quod  dicti  magistri  seu  incantatores  et  sotij  teneantur 
fabricari  facere  omnem  quantitatem  argenti  quam  portabitur 
in  zecham,  sub  penna  soldorum  vigiliti  prò  quolibet  marcho 
argenti  fini  applicandorum  ducali  camere  salvo  quod  prò  ar- 
gento aureato  quod  portabitur  in  zecham  prò  particndo  ser- 
vetur  solitimi. 

«  Item  quod  dicti  magistri  utsupra  teneantur  fabricari  facere 
marchas  vij'"  grossonorum  a  sold.  decem  den.  o  prò  quolibet, 
qui  sint  in  numero  xliiij  terzi j  ij  prò  marcha  et  in  liga  a  den.  x 
gran,  xviij  hoc  est  tenentes  onzias  septem  denar.  quatuor  ar- 
genti fini,  et  habeant  de  remedio  in  pondere  den.  unum  prò 
marcha  et  in  liga  gran,  unum  prò  quarto  otizie,  et  sint  j usti 
et  ponderati  de  uno  ad  unum  insta  solitum  et  bene  retondi, 
dealbati  et  monetati  (46). 


(45)  L'Argelati  ne  offre  (III,  48)  anche  un  testo  italiano,  ma  con 
notevoli  varianti  e  che  dice  tolto  dall'archivio  del  castello  di  P.  Giovia, 
ora  di  Stato.  Non  ve  Io  abbiamo  rinvenuto  per  intero  ma  soltanto  nel- 
l'ultimo brano,  un  elenco  di  monete  sforzesche  che  si  riferisce  nel  do- 
cumento che  segue. 

Le  varianti  dei  due  testi  diamo   in  nota  ai  luoghi  richiesti. 

(46)  A  vece  di  questo  paragrafo  nel  testo  italiano  dato  dall'Ar- 
gelati  leggesi  : 

"  Item  che  lo  dicto  Magistro,  e  Compagni  siano  obligati  a  pagare 
alla    Ducale    Camera    per    la    obligazione   sua,    sive    honorantia   della 


364  EMILIO    MOTTA 


«  Item  quod  teneantur  fabricari  facere  marchas  vijm  grosso- 
norum  valoris  sol.  quinque  prò  quolibet  qui  sint  in  numero  lxxv 
et  in  liga  a  den.  viiij,  hoc  est  tenentes  onz.  sex  argenti  fini 
prò  qualibet  marcha,  et  habeant  de  remedio  in  pondere  den. 
unum,  cimi  dimidio  prò  marcha,  et  in  liga  gran,  unum  prò 
quarto  onzie,  et  sint  utsupra"  (47). 

«  Item  teneantur  fabricari  facere  marchas  vijra  trisoldinorum 
qui  sint  in  numero  lxxxiiij  et  in  liga  a  den.  sex,  hoc  est  te- 
nentes onz.  quatuor  argenti  fini  prò  marcha  ,  et  habeant  de 
remedio  in  pondere  den.  duos  prò  marcha,  et  in  liga  granum 
unum  prò  quarto  onzie  et  sint  utsupra  (48).  » 

ic  Item  teneantur  fabricari  facere  marchas  vijm  grossorum  a 
sol.  ij  den.  o  prò  singulo  qui  sint  in  numero  cxxvj  et  in  liga 
den.  vj,  hoc  est  tenentes  onz.  quatuor  argenti  fini  prò  marcha, 
et  habeant  de  remedio  in  pondere  den.  duos  cum  dimidio  prò 
marcha  et  in  liga  granum  unum  prò  quarto  onzie  et  sint 
utsupra  »  (49). 


Zecca  per  tutto  lo  tempo,  che  li  starano  a  fare  fabricare  oro,  e  Moneta, 
cioè  de  Grossi  a  sol.  20,  e  a  sol.  io,  e  a  sol.  5,  e  a  sol.  3,  Soldini, 
Treyne,  e  Imperiali  de  ogni  Marco  de  moneta,  che  sarà  fabbricata, 
dicto  magistro,  e  compagni  pagano  sol.  1  per  Marcho  alla  fine  dell'anno. 

"  Item  che  lo  dicto  Magistro,  e  Compagni  possono  fare  fabricare 
Grossi  a  soldi  20  alla  liga  a  den.  11  gr.  13  a  fino  che  tengono  onze 
7  den.  14  d'argento  per  Marco  in  liga,  e  in  numero  siano  24  Grossoni 
per  Marco,  et  habbiano  de  remedio  in  pexo  denaro  uno  per  Marca,  et 
in  liga  grano  uno  per  quarto  d'onza. 

"  Item  che  lo  dicto  Magistro  e  Compagni  possano  fare  fabricare 
Grossi  a  sol.  io  alla  liga  a  den.  io  gr.  18  a  fino,  che  tengono  onze  7 
den.  4  d'argento  per  Marca  in  liga,  e  in  numero  fino  44,  tertii  2  per 
Marco ,  et  habiano  de  remedio  in  pexo  denaro  uno  per  Marca,  e  in 
liga  grano  uno  per  quarto  d'onza  „. 

(47)  Nel  testo  italiano  : 

"  Item  che  lo  dicto  Magistro,  e  Compagni  possano  fare  fabricare 
Grossi  a  soldi  5  a  la  liga  a  den.  9  gran,  o  che  tengono  onze  6  d'argento 
a  fino  per  Marco  in  liga,  e  in  numero  75  Grossi  per  Marca,  et  habiano 
de  remedio  in  pexo  denaro  1  per  Marca,  e  in  liga  grano  uno  per 
quarto  d'onza  „. 

(48)  "  Item  che  lo  dicto  Magistro  e  Compagni  facciano  fabricare 
Grossi  a  sol.  3  a  la  liga  a  den.  6  gran,  o,  che  tengono  onze  4  d'argento 
a  fino  per  Marca  in  liga,  e  in  numero  84  grossi  per  Marco,  et  habiano 
de  remedio  in  pexo  den.  2  per  Marco  et  in  liga  grano  uno  per 
quarto  d'onza  „. 

(49)  Paragrafo  che  non  ha  il  corrispondente  nel  testo  italiano. 


DOCUMENTI    VISCOXTEO-SFORZESCHI,    ECC.  36  = 


«  Item  teneantur  fabricari  facere  marchas  xiiij"1  soldinorum 
qui  sint  in  numero  clxxx  nini  dimidio  et  in  liga  a  den.  iiij 
gr.  vj,  hoc  est  tenentes  onz.  duas  den.  vigiliti  argenti  fini  prò 
marcha,  et  habeant  de  remedio  in  pondere  denar.  tres  et  in  liga 
gran,  unum  prò  quarto  onzie  et  sint  utsupra  (50). 

«  Item  teneantur  fabricari  facere  marchas  iiij,n  triviiarum  que 
sint  in  numero  ccxlv,  et  in  liga  a  den.  1  gran,  viij,  hoc  est  te- 
nentes den.  vigiliti  unum  argenti  fini  prò  qualibet  marcha  et 
habeant  de  remedio  in  pondere  den.  sex  et  in  liga  gran,  unum 
prò  quarto  onzie  I51)   ». 

«  Item  teneantur  fabricari  facere  marchas  iiij"  imperialiiim, 
qui  sint  in  numero  cccclxv  pio  marcha,  et  in  liga  a  gran,  xviij, 
hoc  est  tenentes  den.  duodeeim  argenti  lini  prò  marcha,  et 
habeant  de  remedio  in  pondere  don.  sex  prò  marcha,  et  in 
liga  gran,  unum  prò  quarto  onzie  I52). 

"  Item  quod  teneantur  fabricari  facere  marchas  hip1  et  tertium 
unius  miliaris  marcharum  et  de  quibus  teneantur  singulo  dic- 
torum  annoiami  trium  fabricari  tacere  omnino  marchas  xxv1" 
ad  ratam  omnium  suprascriptarum  inonetarum  singulo  anno, 
sub  penna  ducatorum  centunr  prò  quolìbet  anno  ducali  camere 
irremissibiliter  applicandorum,  et  a  dictis  march,  xxv"1  supra 
usque  ad  dictam  quantitatem  march.  Iiij'"  tei',  i  possint  fabricari 
facere  de  dictis  monetis  quas  voluerint  dispensando  tamen  in 
eis  tantum  argentimi  fintini,  quod  intrant  in  ipsis  marchis  Iiij'" 
ter.  j  et  ad  minus  usque  ad  marchas  xhj  "  dcl.xvj  onz.  v 
den.  viij  a  quibus  march,  xlij"  sexcentum  sexaginta  sex  onz. 
quinque  den.  octo  infra,  si  defitient  in   fabricando   monetas   ut- 


(50)  Nel  testo  italiano  : 

"  Item  clic  lo  dicto  Magistro,  e  Compagni  possano  l'are  fahricarc 
Soldini  a  sol.  1  a  liga  a  den.  4  grani  6  che  ti  ng  un  1 .::/.  2  <ìcn.  20 
d'argento  a  fino  per  Marca,  et  habiano  de  remedio  in  pexo  den.  3  per 
Marca,  et  in  liga  grano  uno  per  quarto  d'onza   „. 

(51)  "  Item  che  Io  dicto  Magistro  e  compagni  possano  far  fahricarc 
Trcyne  a  den.  3  a  liga  a  den.  1  gran,  io  che  tengono  den.  21  d'argento 
a  fino  per  Marco  in  liga,  e  in  numero  2(=;  l'nync  per  Marco,  et  habiano 
de  remedio  in  pexo  den.  6  per  Marco,  et  in  liga  grano  uno  per  quarto 
d'onza  „. 

(52)  "  Item  de  lo  dicto  Magistro  e  Compagni  possano  lare  fahr;- 
care  Imperiali  a  den.  1  l'uno  a  liga  a  ut.  \'ò  che  tengono  den.  12  d'ar- 
gento a  fino  per  Marco  in  liga,  e  in  numero  465  Imperiali  per  Mero, 
et  habiano  de  remedio  in  pexo  den.  6  per  Marco  in  liga  grano  uno 
per  quarto  d'onza  „. 


366  EMILIO   MOTTA 


supra,  teneantur  solvere  penam  sol.  unius  et  denar.  sex  imper. 
prò  marcho  singulo  anno ,  ultra  dictam  penam  ducatorum 
centum  quam  solvere  tenentur  si  defficerent  in  fabricando 
dictas  marchas  xxv"1  utsupra.  Hoc  tamen  intellecto  quod  a  dictis 
marchis  xxv'11  utsupra,  si  deficerent  in  aliqua  parte  usque  ad 
ipsas  march.  Liij"1  ter.  j  vel  saltim  ad  marchas  xlij"1  dclxvj  onz.  v, 
den.  viij  utsupra  in  primo  anno  fabricare  quia  non  possent, 
quod  hoc  casu  possint  supplere  in  secundo  anno,  et  successive 
in  tertio,  ita  quod  in  fine  locationis  veniant  complevisse  dictam 
quantitatem  march.  clxm  vel  ad  minus  cxxviiij"1  utsupra  modis 
et  formis  utsupra  et  sub  pennis  utsupra  (53}. 

«  Item  quod  quelibet  persona  cujusvis  status  et  prehemi- 
nentie  existat  teneatur  et  debeat  infra  tres  dies  consignare 
dicto  magistro  et  socijs  omnem  quantitatem  auri  et  argenti 
que  portabitur  in  civitatem  et  ducatum  Mediolani  sub  penna 
perdenti  talle  aurum  et  argentimi,  et  ulterius  sub  penna  fior, 
quinque  prò  qualibet  marcha,  que  penna  perveniat  prò  tertia 
parte  in  ducalem  cameram  et  prò  tertia  parte  in  magistrum  et 
socijs  diete  zeche  et  prò  alia  tertia  parte  in  accusatorem  et 
repertorem  dicti  auri  et  argenti  (54). 

«  Item  quod  nulla  persona  utsupra  audeat  nec  presumat 
portare  nec  extrahere  nec  portari  nec  estrahi  facere  aliquam 
quantitatem  auri  et  argenti  de  civitate  et  ducatu  et  toto 
districeli  Ill.mi  domini  domini  nostri  etc.  in  '  pezzijs,  grana , 
virgis,  bolzonalijs  nec  in  monetis  bolzonatis  sub  penna  amis- 
sionis  dicti  auri  et  argenti  et  plaustrorum  bovum,  navium  et 
equorum,  cura  quibus  portaretur,  et  ulterius  sub  penna  fiore- 
norum  decem  prò  qualibet  marcha,  que  penna  perveniat  utsu- 
pra (55).  Et  si  contingeret  quod  per  Ill.mum  d.  dominum 
nostrum  etc.  fieret  alicui  persone  licentiam  exportandi  vel 
extrahendi  et  exportari  vel  extrahi  faciendi  aliquam  quantitatem 
auri  et  argenti  de  dictis  civitate,  ducatu  vel  dominio,  quod  eo 
casu  debitum  fiat  restaurum  ipsis  magistro  et  socijs.  Salvo 
quod  licitum  sit  111. me  domino  d.  nostro  etc.  et  111. me  domine 
d.  nostre  etc.  posse  emere  et  emi  facere  tam  intra  ducalle 
dominium  quam  extra  et  intrari  facere  in  Mediolanum  et  abinde 
extrahere    prout    sibi    placuerit    omnem    quantitatem    auri    et 


(53)  N°n  nel  testo  italiano. 

(54)  Questo  paragrafo  corrisponde  al  12°  del  testo  italiano. 

(55)  Sin  qui  questo  paragrafo  corrisponde  al  n.  13  del  testo  italiano. 
Il  restante  non  vi  è  riportato. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  367 

argenti  prò  usu  curie  sue  videlicet  prò  (adendo  recamis,  ar- 
gentereijs  et  his  similibus  rebus,  absque  eo  de  talli  auro  et  ar- 
gento aliquod  possit  peti  restaurimi  et  hoc  servata  forma  cri- 
darum  noviter  factarum. 

«  Item  quod  dicti  magistri  et  socij  solvere  debeant  omnem 
quantitatem  auri  quod  portabitur  ad  zecham  infra  decem  dies 
a  die  consignationis,  ad  computimi  ducat.  lxvj  prò  marcha 
auri  fini  et  dentur  sol.  triginta  tres  inipr.  prò  marcha  prò  ma- 
nifactura  dictorum  ducatorum  et  quod  licitimi  sit  eis  fabricari 
facere  dictam  omnem  quantitatem  auri  in  ducatis  ad  stampimi 
prelibati  111. mi  domini  d.  nostri  etc.  atque  restampire  ducatos 
qui  sint  boni  ponderis  et  prò  eorum  manifactura  habere,  prout 
hactenus  servatum  est  (561 ,  et  teneantur  facere  solutionem 
operarijs,  monetarijs,  superstitibus,  guardis,  asazatori  et  taglia- 
toribus  ferrorum,  modis  et  formis  hactenus  observatis. 

«  Item  prò  invencionibus  quas  fieri  continget  contra  delin- 
quentes ,  declaratur  quod  tertia  pars  in  ducalem  cameram 
perveniat  et  alia  tertia  pars  in  magistrum  predictum  et  reliqua 
in  accusatorem  seu  inventorem   (57). 

«  Item  quod  dicti  magistcr  et  socij  teneantur  dare  bonas  et  y- 
doneas  fideiussiones  de  lib.  viij"'  imperialium  de  redendo  bonam 
rationem  auri  et  argenti  quod  portabitur  in  zecham  (58). 

u  Item  quod  nulla  persona  cujusvis  condictionis  et  prehemi- 
nentie  audeat  nec  presumat  expendere  nec  recipere  florenos 
Camere  boni  ponderis  pluri  pretio  lib.  quatuor  imper.  prò 
quolibet,  florenos  largos  iusti  penderis  lib.  quatuor  sol  unius 
prò  quolibet,  ducatos  ducalles  et  venctos  justi  ponderis  lib.  qua- 
tuor sol.  duorum  prò  quolibet,  florenos  reni  defìcientcs  usque 
ad  grana  tria  lib.  tràini  sol.  trium  prò  singulo,  Sciita  Francie 
deficentia  usque  ad  grana  tria  lib.  trium  sol.  quindecim  imper., 
Senta  Sabaudie  deficientia  usque  ad  grana  tria  lib.  trium 
sol.  duodecim  imper.  Sub  pennis  et  in  cridis  et  proclamationibus 
contentis  (59). 


(56)  Questo  paragrafo  fin  qui  corrisponde  al  14°  nel  testo  italiano; 
e  da  qui  alla  fine,  all'undecimo. 

(57)  Corrisponde  al  n.   17  del  testo  italiano. 

(58)  Questo  paragrafo  non  c'è  nel  testo  italiano  ;  ve  ne  sono  per 
scambio  diversi  altri,  per  es.  che  i  monetarii  siano  ritenuti  esenti  dalli 
aggravii,  e  che  per  le  differenze  che  insorgessero  fra  di  loro  si  nominino 
due  arbitri. 

(59)  Concorda  col  paragrafo  23,  testo  italiano. 


368  EMILIO    MOTTA 


«  Item  quod  nemo  possit  emere  argentum  a  fino  pluri  pretio 
lib.  trium  sol.  unius  et  denar.  sex  prò  onzia  ,  sub  penna  per- 
dendi  dictum  argentum  et  ulterius  florenos  quinque  prò  singula 
marcha  et  ita  qui  illud  vendiderit  incurrat  pennam  ducatorum 
quatuor  prò  singula  marcha  (60). 

«  Item  quod  dicti  magister  et  socij  libere  possint  emere 
quamlibet  quantitatem  argenti  que  delata  fuerit  ad  dictam 
zecham  a  quacumque  persona,  omnem  scilicet  bolzonaliam  et 
in  grana,  vergis  et  moneta  bolzonata. 

«  Item  quod  dicti  Magister  et  socij  in  condempnationibus 
et  inventionibus  quas  fieri  contringeret  causis  predictis  mone- 
tarum  et  auri,  possint  componere  et  remittere  a  florenis  decem 
infra  quando  res  non  relevaret  maiorem  summam  dictorum 
floremorum  decem  »  (61). 

303.  —  1474,  giugno  4,  Milano.  —  Elenco  e  descri- 
zione di  monete  di  Galeazzo  M.  Sforza  [Classe:  Zecca.  — 
Argelati,  Loc.  cit.,  Ili,  51]. 

a  Grossi  a  sol.  8  cum  la  testa  del  nostro  Ill.mo  Sig.  da  una 
parte  et  da  laltra  parte  sancto  ambrosio  a  cavalo. 


(60)  Da  qui  innanzi  i  capitoli  in  italiano  sono  affatto  diversi.  Note- 
vole il  n.  18:  "  Item  che  non  se  possa  fabbricare  né  oro  né  moneta,  se 
non  a  MHano,  reservato  alla  città  de  Genova,  in  tutto  lo  dominio  dello 
nostro  Ill.mo  Signore  „.  I  monetarj  abbiano  lettere  di  passo  per  i  de- 
putati da  loro  eletti  sopra  le  contravvenzioni.  Esenti  siano  del  prezzo 
d'affitto  della  casa  della  zecca.  In  caso  d'epidemia  siano  rifatti  di  tutto  il 
tempo  in  cui  la  zecca  dovesse  rimaner  chiusa.  Siano  loro  consegnati 
"  tutti  quanti  li  utensili  de  la  Zecca. ,  quali  sono  ,  e  comprati  per  Job 
della  Croce  a  nome  del  nostro  Ill.mo  Signore,  et  che  de  novo  sieno 
extimati  per  una   persona  de  comuno  „. 

(61)  Gli  ultimi  due  paragrafi  nel  testo  italiano  suonano  che  i  batti- 
fogli,  fabbri  ed  altre  persone  "  non  possano  comprare  argento  per  più 
pretio  de  lib.  tre  sol."  13  per  onza  d'argento  a  fino,  sotto  pena  de  per- 
dere lo  argento  ;  et  ultra  quello  Fiorini  5  per  ogni  Marco  ;  e  quello 
quale  venderà  dicto  argento  sia  in  la  pena  de  ducati  quattro  per  ogni 
Marca. 

"  Item  che  lo  dicto  Magistro  e  Compagni  possano  tenere  li  denari 
quali  havevano  a  pagare  alla  Ducale  Camera  a  sol.  1  per  Marca  ,  che 
se  fabricarà  ancora  li  denari  delle  scarsizie  de  le  Monete,  ponendo  per 
contra  le  larghixie  dal  principio  de  ogni  anno  usque  in  la  fine  del  anno 
per  scorta  allo  dicto  Magistro,  e  Compagni  „. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  369 

u  Crossi  a  so!.  4  cura  la  testa  del  prefacto  S.re  nostro  da  una 
parte  cum  le  literre  nel  campo  G.  Z.  M.,  da  laltra  parte  sancto 
ambrosio  im  pede. 

11  Grossi  a  sol.  ij  cum  sancto  ambrosio  impontificato  da 
una  parte,  da  laltra  parte  tri  bastoni  nel  focho  cum  le  segie 
cum  le  literre  nel  campo  Gz.  M, 

»  Pizioni  a  sol.  j  den.  6  cum  Sancto  Ambrosio  im  pede,  in 
una  mane  la  pasturale  et  dal  tra  mane  la  scrugiata,  et  da  laltra 
parte  uno  faziolo  grande  cum  le  literre  nel  campo   Gz.  M. 

«  Quindixini  a  sol.  j  den.  3  cum  una  bissa  grande  qualle 
tengha  tuto  Io  campo  da  una  parte  et  habia  Gz.  M.  et  daltra 
parte  la  testa  de  S.to  Ambroso  dale  spale  in  suxo,  in  lo  campo 
gli  sia  S.  A. 

«  Soldini  a  sol.  j  cum  la  croce  belissima  da  una  parte  et 
dal  altra  parte  una  collumbina  cum  lo  breve,  et  li  radij. 

«  Tritine  a  den.  3  cum  uno  zimero  da  la  bissa,  quello  proprio 
qualle  è  su  le  triline  che  si  fabricaveno  al  tempo  de  la  bona 
memoria  delo  Ill.mo  S.re  Duca  Filippo,  et  da  laltra  parte  una 
corona  cum  la  palma,  et  lo  loro  cum  una  bissa  de  sopra  la 
corona. 

«  Imperiali  a  den.  j.  Da  una  parte  lo  faziolo,  (niello  proprio 
qualle  se  fabricava  al  tempo  de  la  bona  memoria  del  prefacto 
S.re  Duca  Filippo,  et  da  laltra  parte  Gz.  »  (621. 

304.  -  -  1474,  giugno  6,  Pavia.  —  Nomina  di  Gaspare 
de'  Bernerii  a  commissario  sopra  le  monete  false  nel  dominio 
di  Parma  [Zanetti,  Nuova  Raccolta  delle  monete  e  zecche 
d'Italia,  voi.  V,   105]. 

305.  —  1474,  giugno  7,  Pavia.  Lettera  ducale  al 
vice-governatore  di  Genova,  Guido  Visconti,  per  i  ducati  da 
fabbricarsi  in  quella  città  [Morbio,  Codice  Visconteo-sfor- 
zesco,  n.  CCXX1,  p.  427]. 

«  Qui  incluso  ve  marniamo  un  designo,  quale  ne  piacerla 
fosse  ne  li  ducali,  che  se  haverano  ad  fabricare  in  futurum  in 


(62)  Per  le  imprese  visconteo-sforzesche  cfr.  in  ispecial  modo  : 
Azeglio,  Manuscrit  Sforza  1467;  Cnecchi,  Monete  di  Milano,  p.  Ixxiv  ; 
Bel/rami,  Castello  di  Milano,  li  ediz.,  p.  715;  Carla,  Codici  miniati  di 
Brera,    p.  33  seg  ,  e  le  pubblicazioni  del  dott.   Sanl'Aìlibrogio. 


37° 


EMILIO    MOTTA 


quella  nostra  città  de  Zenova;  pertanto  volemo  provedati  come 
da  vuy,  con  chi  bisognarà,  addò  che  se  facia  el  stampo  sopra 
quello  designo,  et  sia  exercito,  quando  se  fabricarano  ducati  ». 

306.  —  1474,  giugno  io,  Milano.  —  Grida  sul  valore 
delle  monete  bolzonate,  e  perchè  non  si  abbia  a  tener  conto 
che  di  quelle  in  essa  descritte  [Reg.  Panig.,  F.  253  t.  — 
Ardi,  civico.  Lettere  ducali  1473-1479,  fol.  69.  —  Belletti, 
Mss.  citati]. 

«  Le  quale  monete  con  li  pretij  annotati  ad    chaduna    sono 
infrascripte  qua  cioè: 

«  Li  grossi  da  Millano    chavevano    corso   dinarij   xxvij    gli 
serano  dati  ad  peso  per  onza  L.   1  sol.  x. 

u   Li    grossi    da    Millano    da    dinari    trenta    per    onza    L.  j 
sol.  xv  den.  vj. 

k  Li  Ragonexi  da  la  testa  da  soldi  iiij  per  onza  L.  ij  sol.  viiij. 

a    Li    Ragonexi   da    laquilla    da    soldi    iiij    per    onza    L.  ij 
sol.  xj  den.  vj. 

«  Li  grossi  da  le  stelle  da  soldi  v  per  onza  L.  ij  s.  iij  d.  vj. 

«  Li  grossi  da    Zenova  da    soldi  vj  den.   iij    per  onza  L.    ij 
sol.  xvij  den.  vj. 

(i  Li  grossi  da  Firenza  et  senexi  da  sol.  iiij    per  onza  L.  ij 
sol.  xvij  den.  vj. 

a  Li  grossi  da  Firenza  da    sol.  v  per    onza    L.  ij    sol.  xvij 
den.  vj. 

«  Li  grossi  de  Gienova  da   sol.    v   per    onza   L.  ij    sol.  xvij 
den.  vj. 

«  Li  grossi  de  Manina  da  sol.  v    per    onza    L.    ij    sol.  xvij 
den.  vj. 

a  Li    carlini   de  papa   da    sol.  vij    den.    vj    per  onza    L.    ij 
sol.  xv  den.  vj. 

ti  La  moneta  veneziana  vechia  per  onza  L.  ij  sol  xvj  d.  vj. 

11  Li  grossi  da  Bologna  dal  lione  per  onza  L.  ij  s.  viiij  d.  vj. 

11  Li  grossi  de  papa  et  trisoldini    ducali    vechij    da   sol.    iij 
den.  iiij  per  onza  L.  ij  sol.  xiiij. 

«  Le  parpagliolc  de   savoya  da    sol.  ij  d.  iij  per    onza    L.  j 
s.  —  d.  vj. 

11  Li  grossi  de  Mantua  da  sol.  ij  den.  vj  per  onza  L.  ij  s.  iij. 

11  Li  bolognini  da  sol.  j  d.  iiij  per  onza  L.  ij  sol.  viij  d.  — 

«  Li  pegioni  dal  cimerò  de  Milano  da   sol.   j    den.  viij    per 
onza  L.  ii    sol.  viij  den.  — 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCIII,    ECC.  211 

u  Li  novini  da  firenza  da  denari  viiij  per  onza  L.  i  sol.  viiij 
den.  vj   ». 

307.  —  1474,  giugno  13,  Milano.  —  I  maestri  delle  en- 
trate ducali  dichiarano  all'ufficio  di  provvisione  in  Pavia  non 
potersi  accondiscendere  alla  domanda  pel  riaprimento  della 
zecca  in  Pavia,  perchè  vi  ostano  i  capitoli  della  zecca  du- 
cale di  Milano  ,  e  accennano  alla  disposizione  data  perchè 
nei  soldini  siano  impressi  il  nome  e  lo  stemma  della  contea 
di  Pavia  [Robolini,  Notizie,  t.  VI,  parte  I,  p.  145.  —  Bram- 
billa, Monete  di  Pavia,  p.  472  e  494]. 

Nei  patti  di  zecca  di  Milano  un  capitolo  «  quo  disponitur  nec 
ubi  ducalis  dominii  monetas  posse  fabricari  nisi  in  cecha  gia- 
nuensi  ».  Nei  soldini  ora  fabbricati  «  stampi  forma  est  ab  uno 
Iatere  Ducatus  et  ab  altera  istius  civitatis  Comitatus  ». 

308.  —  1474,  luglio  19,  Milano.  —  Decreto  di  proroga 
fino  a  metà  agosto  del  termine  per  spendere  e  ricevere  le 
monete  proibite,  e  perchè  non  s'abbia  ad  esportare  l'oro  e 
l'argento  [Reg.  Panig.,  G.   1  t.  —    Bellati,  Mss.]. 

309.  —  1474,  agosto  3,  Milano.  —  Decreto  che  deter- 
mina il  campione  per  pesare  i  ducati  e  certe  monete  d'  ar- 
gento, e  prezzo  dell'oro  [Reg.  Panig.,  G.  2.  t.  —  Bellati, 
Mss.  citati]. 

«  Intesa  la  diversità  di  cambioni  seu  pesi  de  ducati  et  fiorini 
doro  che  si  usano  in  laltri  paesi  et  zeche  de  Italia  assay 
differenti  dal  cambiono  de  la  zecha....  de  Millano,  in  modo  che 
oltre  laltre  incomoditate  assay  ,  duy  potissimi  inconvenienti 
ne  seguano  per  questo  cioè  che  non  si  pò  mettere  oro  in  dieta 
zecha  qua  se  non  con  danno,  perochò  dieta  zecha  sogli]  dare 
ducati  lxvj  doro  per  marcilo,  et  posando  uno  marcilo  de  ducati 
et  fiorini  doro  del  altre  zeche  se  trovano  in  numero  pezze 
doro  lxvj  e  uno  quarto,  e  chi  anchora  più  per  il  clic  ne  se- 
guita laltro  inconveniente  clic  Io  oro  non  si  porta  qua  et  nel 
dominio  ducale  e  gli  (è)  la  penuria  del  oro  che  si  vede  cossi 
scarsamente  apparere  bono  »  ordina,  ad  evitare  simili  incon- 
venienti, l'uso  «  se  non  de  due  sole  maynere  de  cambioni  del 
pesare  oro  in  el  dominio  »  cioè 


372  EMILIO    MOTTA 


«  uno  cambiono  tondo  che  ha  da  uno  canto  la  testa  picolina 
de  sancto  Ambrosio  et  da  laltro  la  imagine  del  prelibato  Ill.mo 
Signore.  El  quale  cambiono  solo  sia  per  li  testoni  et  venetiani 
grani.  Che  non  essendo  grani  al  dicto  cambiono  non  si  debano 
spendere  né  recevere  al  precio  limitato  per  le  cride  facte 
ma  trovandossi  dessi  testoni  et  veneciani  corno  se  ne  trova 
pur  di  callo ,  che  siano  de  puncto  al  altro  cambiono  infra- 
scripto  ,  questi  talli  testoni  et  veneciani  se  possano  spendere 
et  recevere  per  larghi  et  non  altramente.  Laltro  cambiono  è 
triangulato  et  ha  da  uno  canto  la  testa  picolina  de  sancto  Am- 
brosio et  dal  altra  parte  una  L.  Et  questo  sia  solo  per  li  fio- 
rini larghi  et  strecti  dogni  maynera,  al  quale  cambiono  essendo 
de  puncto,  se  possiano  spendere  et  recevere,  altramente  non. 
Et  dicti  cambioni  serano  dati  per  Gabriele  da  Pirovano  per 
dinari  xviij  luno,  et  luy  tenera  bancho  in  borleto  dove  face- 
vassi  la  thexoraria  per  darne  a  chi  ne  vuole   ». 

Avvisando  che  chiunque  porterà  oro  alla  zecca  di  Milano 
«  per  fabricare  gli  sera  paghato  esso  oro  secundo  lordine  ad 
computo  de  ducati  Ixvj  et  quarto  uno  de  ducato  seu  la  valuta 
desso  quarto  per  caduno  marcho  doro  fino  ». 

«  Ceterum  perchè  già  pare  siano  comenziati  ad  essere  dimi- 
nuite et  guastate  queste  belle  et  bone  monete  ducale  da  soldi 
deci  per  grossono,  et  cossi  la'tri  grossi  da  soldi  cinque,  per 
fargli  provisione  se  fa  sapere  anchora  per  la  presente  crida 
che  dicti  grassoni  da  soldi  deci  debano  essere  in  peso  dinari 
quatro  et  gran  sexi  luno  et  quelli  da  soldi  cinque  debano  es- 
sere dinari  duy  et  mezo  luno  ». 

310.  —  1474,  agosto  9  ,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
l'esportazione  dell'oro  e  dell'argento  non  lavorato,  e  revoca 
delle  licenze  relative  [Reg.  Panig.,  G.  4]. 

31J.  —  1475,  gennaio  17,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
la  spendizione  dei  ducati  che  non  siano  di  giusto  peso  e 
conferma  delle  precedenti  gride  sulle  monete  d'  oro  e  d'  ar- 
gento [Reg.  Panig.,  G.  23.   —   Belletti,  Mss.]. 

«  El  ducato  /cstono  ducale  et  venetiano  che  sia  grave  al  cam- 
biono novamento  ordinato  per  libre  iiij  sol.  ij  imper. 

«  El  ducato  largo  che  sia  de  puncto  al  cambiono  novamente 
per  ducati  larghi  ordinato,  al  quale  cambiono    edam  li  testoni 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SrORZESCHt,    ECC.  373 

veneziani  non  gravi  utsupra  se  sono  ad  questo  de  puncto  se 
possano  spendere  per  L.  iiij  sol.  j  imp. 

«  El  fiorino  de  camera  che  sia  de  puncto  al  suo  cambiono 
utsupra  o  ducato  L.  iiij  imp. 

u  El  fiorino  da  Reno  de  grani  tri  per  L.  iij  sol.  iij  imp- 

«  El  sento  de  Savoglia  de  gran  tri  per  L.  iij  s.  xij  imp. 

u  El  sento  de  franza  de  gran  tri  per  L.  iij  s.  xv.  imp. 

"  Alphonsini  justi  utsupra  L.  vj  s.  j  d.  vj   ». 

312.  —  1475 ,  aprile  14 ,  Milano.  —  Grida  relativa  a 
certa  moneta  di  grossi  falsificati  a  somiglianza  dei  grossi  da 
soldi   io  [Reg.  Panig.,  G.  33.   —   Bollati,  Mss.|. 

«  Appareno  certe  monete  false  ala  similitudine  de  li  grossi 
ducali  da  soldi  dece  limo  le  quale  monete  sono  false  nel  stampo, 
ne  la  liga  et  nel  peso  »,  che  si  bandiscono  ,  replicando  che  i 
«  grossi  ducali  boni  da  soldi  x  debano  essere  in  pexo  dinarj 
quatro  et  grani  sexe  l'uno  ». 

'313.  —  1475,  giugno  5,  Bologna.  -  Lettera  dell'ora- 
tore milanese  Carlo  Visconti  al  duca  di  Milano  che  narra 
l'estradizione  da  Firenze  a  Bologna  di  uno  spenditore  di  mo- 
nete false,  compresivi  "  soldini  et  grosseti  falsi  de  Milano  „ 
[Gazz.  Num.,  anno  VI,  1886,  p.  22]. 

«  Ad  richiesta  di  questo  Regimento  Signori  Fiorentini  hanno 
mandato  qua  uno  domino  Pctro  Gozo  el  quale  era  fugito  di 
qua  per  imputatione  di  monete  false  et  secondo  mi  ha  dicto 
domino  Alberto  Cataneo  elio  ha  havuto  a  dire  che  ha  expenduto 
certa  quantità  de  soldini  et  grosseti  falsi  de  Milano,  lo  li  ho 
facto  instantia,  che  nel  examine  se  l'ara  di  luy  alla  tortura,  ve- 
glino vedere  de  intendere  donde  li  ha  havuti  ,  et  se  sonno 
fabricati  nel  dominio  de  la  Ex.tia  Vostra  overo  altrove. 

«  Domino  Giorgio  Pasello  el  quale  tuo  mandato  ad  Fiorenza 
ad  dimandare  et  predicto  domino  Pietro  dice  che  uno  domino 
Urbano  de  Jacop  da  Pavia  studente  in  lege  li  ha  dicto,  che 
dovendo  havere  alcuni  ducati  dal  dicto  domino  Petto  lo  volsi 
pagare  de  soldini  de  Milano,  li  quali  non  volendoli  luy  accet- 
tare perchè  li  parevano  contratteti,  che  esso  domino  Pietro  el 
confortò  assai  ad  non  recusarli,  affìrmandoli  che  la  V.  Sig.ria 
ne  haveva  mandato  una  grande  quantità  per  pagamento  al 
Sig.re  Roberto  (da  S.  Severino):  donde  che  lui   haveva  havuti 

4» 


374  EMILIO    MOTTA 


quelli  et  che  non  havevano  altro  difecto  se  non  che  erano  un 
podio  bassi  di  legha  :  et  perchè  questa  cosa  tacitamente  veneria 
ad  dare  carico  alla  V.  Sig.ria  ella  poterà  deliberare  se  li  pare 
de  scrivere  ad  questo  regimento  overo  chio  seguiti  instando 
che  questa  facenda  se  chiarisca  ». 

314.  —  1475,  giugno  28,  Milano.  —  Decreto  relativo 
alle  monete  d'oro  e  d'argento  ed  al  loro  valore  [Reg.  Pa- 
nigarola,  G.  37  t.  —   Bellati,  Mss.]. 

Non  ostante  il  Duca  abbia  «  facto  et  anche  facia  habun- 
dare  el  dominio  suo  de  tante  et  cossi  belle  et  bone  monete  di 
stampi  di  sua  Celsitudine  chome  se  faciano  in  zecha  de  Itallia, 
le  qualle  per  la  bontà  loro  per  tuto  se  spendano  »  nientedimeno 
continuano  gli  abusi  nell'  agio  dell'  oro.  Proclamasi  pertanto 
la  tariffa  seguente  : 

11  Primo  li  testoni  ducali  de  justo  peso  non  se  debiano  spen- 
dere se  non  per  L.  iiij  s.  ij  imp. 

«  Li  ducati  vcnitiani  boni  et  justi  de  peso  L.  iiij  s.  ij  imp. 

«  Li  fiorini  larghi  justi  de  peso  per  L.   iiij   s.  j. 

«  Li  fiorini  de  camera  justi  utsupra  per  L.  iiij  s.  — 

«  Li  fiorini  de  Rheno  de  grani  iij  per  L.  iij  s.  iij. 

«  Scuti  de  frauda  de  grani  iij  per  L.  iij  s.  xv. 

11  Scuti  de  savoglia  de  grani  iij  per  L.  iij  s.  xij. 

11   Grossi  ducali  da  soldi  octo  per  L.  —  s.  viij. 

11   Grossi  ducali  da  soldi  sexi  per  L.  —  s.  vj. 

11   Grossi  ducali  da  soldi  cinque  per  L.  —  s.  v. 

u   Grossi  ducali  da  soldi  quatro  per  L.  —  s.  iiij. 

11   Grossi  ducali  da  soldi  tre  per  L.  —  s.  iij. 

11    Trentini  ducali  per  dinari  xxx  cioè  per  L.  —    s.  ij  d.  vj. 

«  Grossi  ducali  chavevano  corso  dinarij  xxvij  per  dinari 
ventiquatro  non  tonsati  cioè  L.  —  s.  ij. 

«   Ouindecini  ducali  per  dinari  xv  L.  —  s.  j  d.  iij. 

11  Soldini  ducali  per  dinari  xij  L.  —  s.  j  d.  — 

11   Sex  ini  ducali  per  dinari  vj  L.  —  s.  —  d.  vj. 

11   Quintini  facti  a  Milano  per  dinari  v  L.  —  s.  —  d.  v. 

11    Terline  facte  a  Milano  per  dinari  tri  L.  —  s.    -  d.  iij. 

11  Li  pegioni  de  Gienova  per  dinari  xviij  L.  —  s.  j  d.  vj. 

11  Li  novini  de  Gienova  per  dinari  viiij  L.  —  d.  viiij. 

«  Li  quindecini  de  la  razza  todeschi  non  si  spendano  se 
non  per  1.  —  s.  j  d.  —  imp. 

11  Li  marciteti  novi  veuctiani  per  L.   —  s.  —  d.  viij. 


DOCUMENTI    YISCONTFO-SFORZESCHI,    ECC.  375 

«  Li  grossoni  venetianì  chiamati  troni  per  L.  —  s.  xiij. 

u  Li  mezi  troni  chiamati  marzelli  veneziani  per  L.  —  s.  vj 
den.  vj. 

«  Li  grossi  man/nani  novi  dal  tabernachulo  con  el  quartero 
de  le  aquille  che  se  spendeveno  soldi    octo  L.  —  s.  vij  d.  x. 

«  Li  grossoni  mantovani  novi  da  la  testa  L.  —  s.  xiij  d.  — 

«  Li  carlini  papali  non  tonsati  L.   —  s.  vij   d.  vj. 

«   Et  questi  tonsati  non  si  spendano  per  alcuno  predo. 

«  Anchora  intendendo  el  prelibato  lll.mo  Signore  nostro  che 
de  le  monete  sue  da  soldi  cinque  et  da  soldi  dece  1'  uno,  ne 
parono  alchune  guaste,  tonsate  seu  per  altro  modo  legierite  » 
deliberano  «  non  se  spenda  ne  se  receva  se  non  sono  bone  » 
e  al  peso  prestabilito,  cioè  «  che  li  elicti  dinari  da  soldi  cinque 
debbano  essere  in  peso  dinari  duy  et  mezo  luno,  et  quelli  da 
soldi  deci  debbono  essere  in  pexo  dinari  quatro  et  grani  sexi, 
et  cossi  se  fa  sapere  che  quelli  de  sol.  xx  debbano  essere  in 
pexo  dinari  octo  luno  ». 

315.  —  1475,  luglio  4,  Milano.  -  Decreto  ducale  per 
l'incetta  dell'oro  nei  fiumi  Adda,  Ticino  e  Po  a  favore  del 
banchiere  milanese  Gian  Antonio  Castiglioni  [Morbio ,  Co- 
dice Visconteo-sforzesco,  p.  460]. 

Altro  decreto  di  conferma  pel  Castiglioni  è  dei  12  marzo  1480 
{Gazzetta  Numismatica,  1886,  p.  80J. 

316.  --  1475,  settembre  9,  Milano.  —  Decreto  relativo 
a  certa  moneta  falsa  di  grossi  da  soldi  5  [Reg.  Panig.,  G.  46. 
-   Belletti,  Mss.]. 

«  Al  presente  compareno  certe  monete  falze  ala  similitudine 
de  li  grossi  ducali  da  soldi  cinque  luno  »  che  si  bandiscono  , 
«  et  addò  che  se  dia  magiore  notitia  alla  brigata  de  cogno- 
scere  dieta  moneta  falza,  ne  sera  tenuto  uno  continuamente  de 
dicti  grossi  falzi,  alo  officio  de  le  cride  in  brolleto  presso  ali 
Panigaroli  ».  Replicando  che  i  «  grossi  boni  da  cinque  soldi 
ducali  debano  essere  in  pexo  dinari  duy  et  mezo  luno  ,  linde 
chi  li  vuole  pesare  li  pesa  perchè  pesandoli  se  non  gli  co- 
gnosserà  li  falzi  al  stampo  cognoscerà  al  pexo  ». 

317.  —  1475,  novembre  18,  Milano.  —  Decreto  che 
vieta  la  spendizione  di  certi  fiorini   del  Reno    [Reg.   Panig., 


3?6 


EMILIO    MOTTA 


G.  56  t.   —   Belletti,  Mss.   —   Boll.    Stor.   Svizz.  Ital.  ,  1894 , 
pag.  41J. 

Avuta  notizia  «  che  in  Alamagnia  in  le  zeche  de  Merlengho 
et  de  Basilea  se  fabricano  alcuni  fiorini  de  Rheno  quali  apa- 
reno  di  presente  con  linsignij  infrascripti  cioè  duna  forma 
channo  da  uno  canto  sancto  Giovan  con  uno  scuto  in  el 
quale  sono  tri  scudazoli  intra  le  gambe  del  sancto  et  dal  altro 
canto  del  fiorino  gli  è  la  balla  del  mondo  con  la  croce  et  la 
letera  dice  Fridricus ,  dun  altra  forma  sono  chano  da  uno 
canto  Madona  Sancta  Maria  con  el  figliolo  in  brazo  et  da 
laltro  canto  la  balla  del  mondo  utsupra  et  la  littera  etiam  dice 
Fridricus,  li  quali  fiorini  sono  mancho  de  ligha  et  de  pexo  al 
precio  che  è  limitato  comunamente  alli  fiorini  de  Rheno  cioè 
libre  tre ,  soldi  tri  imperiali  »  se  ne  vieta  la  loro  spen- 
dizione:  nessuno  «  ardiscili  spendere  né  recevere  de  dicti  fio- 
rini di  quali  per  mostra  adeiò  che  (chi)  vuole  possa  vederli  per 
sua  cautione  ne  serano  lassati  duy  presso  ali  Panigaroli  alo 
offitio  di  statuti  in  el  Broleto  ».  Termine  15  giorni  a  chi  ne 
possedesse,  di  esitarli  fuori  del  dominio  ducale. 

318.  —  1475,  novembre  22 ,  Milano.  —  Grida  per  la 
quale  non  si  possono  spendere  altre  monete  fuorché  quelle 
specificate  in  altre  gride  [Reg.  Panig.,  G.  58.  —  Bellati,  Mss.]. 

319.  —  1475,  novembre  25,  Milano.  —  Decreto  per  il 
quale  non  si  devono  spendere  e  perchè  siano  banditi  tutti 
i  fiorini  nuovi  d' Allemagna  [Reg.  Panig.,  G.  59.  —  Bel- 
lati, Mss.]. 

u  Altra  maynera  de  fiorini  da  Rheno  fabricati  in  Alamania.... 
mancho  de  liga  et  pexo  »  come  quelli  già  banditi  [V.  Grida 
x8  novembre  1475I. 

320.  —  1476,  marzo  22,  Milano.  —  Decreto  per  il  quale 
certe  monete  si  devono  ricevere  a  peso  [Reg.  Panig.,  G.  74. 
—  Zanetti,  V,  106,  con  qualche  varietà  nei  pesi  delle  monete 
e  colla  data  2j  marzo.  —  Bellati,  Mss.]. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  377 

«  Tanta  è  la  enormità  che  segue  per  la  sfrenata  cupidità  et 
avaritia  che  le  minazie  de  le  severe  pene  ordinate  contra  de 
li  vici j  non  pareno  sufficiente  ad  retrare  li  malfactori  dal  mal 
operare,  però  che  non  obstante  pena  grande  che  se  sa  essere 
intimata  tante  volte  et  publicata  ad  chi  tonsa  moneta  de  do- 
vere patire  la  pena  del  fuocho  et  la  confiscatione  di  beni,  pare 
pure  che  senza  paura  se  tonsano  anchora  le  monete  ducale 
cioè  li  grossi  da  cinque  soldi  e  del  altre  monete  grosse  de  le 
quale  ne  appareno  in  non  piccola  quantità  tonsate  le  quale  mo- 
nete se  fossero  spexe  et  recevute  conio  era  ordinato  cioè  ad 
pexo,  se  torria  in  grande  parte  la  occasione  del  tonsare  »  per- 
tanto rinnovazione  del  decreto  di  accettarle  soltanto  a  peso,  e 
perchè  nessuno  rimanga  ingannato  «  debbe  sapere  che  li  grossi 
da  cinque  soldi  debeno  essere  dinari  pexi  dui  e  mezo  limo,  li 

grossi  da  soldi  quatro pexi  dui  et  grani  octo  luno,  li  grossi 

da  soldi  octo...  pexi  tri  et  grani  iij,  li  grossi    da  soldi    deci.... 
pexi  quatro,  grani  vj  et  quelli  da  soldi  xx  dinari  pexi  octo  l'uno  ». 

321.  —  1476,  giugno  26,  Milano.  —  Conferma  delle 
gride  fatte  sulle  monete  e  perchè  i  Ducati  di  un  grano  si 
possano  spendere  ed  accettare  mediante  la  riduzione  di  un 
soldo  e  sei  denari  [Reg.  Panig.,  G.  83.   —  Bollati,  Mss.]. 

"  Essendo  de  tanta  bontà  et  perfectione  le  monete  quale  fa 
fabricare  el  nostro  lll.mo  et  Excell.mo  Signore  in  la  zecha  del 
inclita  cita  sua  de  Millano  quanto  siano  monete  fabricate  in 
tute  le  zeche  de  Italia,  et  essendo  limitato  lo  oro  alla  corre- 
spondentia  di  quella  è  cossa  molto  inconveniente  che  non  se 
debiano  observare  li  ordeni  sopra  ciò  facti  con  tanta  maturità 
per  tenere  esso  oro  correspondente  in  el  precio  ad  la  dieta 
bona  moneta,  come  già  pare  se  comencia  a  volere  fare  in  spen- 
dere et  recevere  lo  oro  per  più  di  precij  limitati  »,  perciò 
nuova  grida  di  stare  alle  tariffe  prescritte  ,  e  cioè  il  «  ducato 
testono  ducale  et  venetiano  non  se  spenda  ne  si  riceva  per 
più  de  libre  quatro  et  soldi  duy  imperiali  »  ;  «  Io  fiorino 
largho....  per  libre  quatro ,  soldo  uno  imp.  »,  «  lo  fiorino  de 
camera....  per  libre  quatro  imp.  »,  "  Io  fiorino  da  Rheno....  per 
libre  tre  et  soldi  tre  imp.  »,  «  Io  sento  de  Franza....  per  libre 
tre,  soldi  xv  imp.  »  e  «  lo  sento  de  Savoglia....  per  libre  tre 
et  soldi  dodici  imper.   ». 


378  EMILIO   MOTTA 


322.  —  1476,  dicembre  2,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
la  spendizione  di  quelle  monete  che  non  sono  specificate 
nelle  gride  [Reg.  Panig.,  G.   104  t.  —  Bellati,  Mss.]. 

323.  —  1476,  dicembre  16,  Milano.  —  Decreto  di  bando 
di  certa  moneta  di  grossi  falsificata  sullo  stampo  dei  grossi 
da  soldi  20  [Reg.  Panig.,  G.  107.  —  Bellati,  Mss.]. 

«  Dinari  al    stampo    simille   de   quelli  grossoni   da    soldi  xx 
luno,  falsificati  et  calvissimi  ». 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  379 


III.  —  GIOV.  GALEAZZO  MARIA  SFORZA. 


324.  —  1476-1494.  —  Serie  delle  monete  di  Bona  di 
Savoia  e  Giov.  Galeazzo  Maria  Sforza  (1476-81)  ,  di  Giov. 
Galeazzo  Maria  Sforza  (1481),  di  Giov.  Galeazzo  Maria  e 
Lodovico  Maria  Sforza  (1481-1494)  [Giucchi,  Monete  di 
Milano,  p.  83-90,  e  Riv.  numism.  ita!.,  1894,  p.  49-52]. 

325.  —  1477,  gennaio  16,  Milano.  —  Giovanni  da  Meteo 
costituito  dal  Duca  di  Milano  a  presidente  della  zecca  di 
Milano  [Reg.  due,  LL.,  fol.   18  t.]. 

326.  —  1477,  febbraio  12,  Milano.  —  Ordine  ducale  al 
referendario  di  Pavia  di  numerare  "  de  li  cento  fiorini  di 
Benedetto  de  fighino  destenuto  in  lo  castello  nostro  de  Pavia 
per  havere  tosato  moneta  „  quella  parte  che  spetta  alla 
camera  ducale  a  Castelletto  "  che  sta  in  lo  dicto  nostro  Ca- 
stello, ala  custodia  et  cura  de  presoneri  et  questo  in  recom- 
pensa de  spese  facte  ad  presoni  che  ha  tenuto  et  tene  „ 
[Classe:  Zecca}. 

327.  —  1477,  aprile  9,  Milano.  —  Grida  per  la  quale  è 
vietato  di  spendere  e  ricevere  altre  monete  fuori  di  quelle 
specificate  in  altre  gride  [Reg.  Panig.,  G.  118  t.  —  Bellali, 
Mss.  citati]. 

328.  —  1477  ,  aprile  21.  —  Supplica  di  Francesco  di 
Brianza,  banchiere  in  Pavia,  rimessa  ai  maestri  delle  entrate 
ducali.  Espone  "  che  del  anno  prox.  passato  uno  Benedeto 
da  Pigino  venete  al  bancho  de  esso  supplicante  con  fiorini 
cento  in  moneta  remondata  per    volere   cambiare   dieta  mo- 


3^0  EMILIO   MOTTA 


neta  in  tanto  oro ,  et  ex  hoc  dicto  supplicante  accusò  esso 
Benedeto  ad  domino  lo  Refferendario  de  papia  „.  Non  gli  fu 
ancora  data  la  3a  parte  spettante  all'accusatore,  mentre  delle 
tre  parti  le  due  già  furono  consegnate  a  Castellerò  "  quale 
ha  in  prexone  esso  Benedeto  „  nel  Castello  di  Pavia 
[C/asse:  Zecca]. 

329.  —  1477,  giugno  12,  Milano.  —  Grida  relativa  alle 
monete  e  perchè  le  false  non  si  spendano,  ma  vengano  ta- 
gliate e  consegnate  \Reg.  Panig.,  G.  126  t.  —  Arch.  civico. 
Lettere  ducali  1473-79,  fol.  160.   —   Belletti,  Mss.]. 

Non  si  presuma  ricevere  né  spendere  «  soldini  grossi  da 
cinque  soldi  o  daltra  manera  fabricate  sotto  el  stampo  ducale 
che  siano  reprobe  et  fabricate  fora  de  la  zecha  de  Milano  ». 

330.  —  1477,  luglio  5,  Milano.  —  Lettera  dei  Commis- 
sari sopra  le  monete  ai  duchi  di  Milano  circa  Antonio  da 
Campo  torturato  quale  spenditore  di  monete  false  [Mtwni , 
Zecca,  di  Milano,  pag.  28]. 

«  111. mi  et  ex. mi  Principes.  Mandaverunt  nobis  per  litteras 
suas  D.  V.  ut  diligenter  investigaremus:  an  Antonius  de 
Campo  imputatus  monetas  falsas  expendisse,  et  obinde  carceri, 
torturisque  traditus,  aliam  denariorum  quantitatem  expendi- 
derit  quam  Iibras  decem,  per  eum  dum  torqueretur  nominatas 
inveniatur.  Ob  hanc  causam  in  nulla  re  defuimus,  quo  veritas 
ad  alia  declaranda  facinora  eliceretur.  Ego  vero  Hieronymus 
animum  huic  rei  summopere  intendi,  ita  ut  preter  primam  tor- 
turarli, Antonium  ipsum  in  loco  torture  habuerim,  et  secunde 
subìecerim,  nichilque  in  eo  novi  delieti  preter  iam  dictum 
deprehendi.  Tantum  enim  ipsas  decem  Iibras  et  in  prima  et 
parata  secunda  confessus  est  expendisse  tortura,  quas  quidem 
a  Hieronymo  Veneto  nuper  ob  tale  delictum  combusto  habuisse 
dixerat,  sicuti  idem  Hieronymus  in  suis  confessionibus  antea 
manifestaverat,  et  sane  nobis  videtur  ab  ipso  Hieronymo  plures 
pecunias  verisimiliter  antea  ipsum  habere  non  potuisse,  quando- 
quidem  ipse  Hieronymus  tantum  XXVIII  falsas  huc  detulisse 
confessus  fuit;  quarum  decem  tantum  dicto  Antonio,  reliquas  vite 
sue  usibus  impendit,  quo  fit  ut  concordes  in  exprimenda  summa 
diversis  licet  torturis  inveniantur.  Vestrarum  itaque  D.  erit, 
quid  superinde  per  nos    agendum    sit    iniungere    et   mandare 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFOKZESCHI,    ECC.  381 


quibus  parere  prò  viribus  et  obsequi  conabimur,  eisque  nos  ipsi 
cumulatissime  commendamus  ». 

331.  —  1477,  luglio  11,  Milano.  —  Lettera  dei  Maestri 
delle  entrate  ducali  a  Bona  di  Savoja  per  il  nuovo  incanto 
della  zecca  di  Milano  {Carteggio  diplomatico,  Cartella,  n.  471]. 

«  Ad  queste  Kalende  proxime  de  Augusto  vene  ad  fornire 
lincanto  dela  zecha  de  questa  vostra  Inclvta  cita  de  Millano.  Siche 
per  fare  nostro  debito  lo  ricordiamo  ad  vostre  111. me  Sig.rie  perchè 
parendogli  che  facciamo  più  una  cosa  che  un  altra,  elle  se  dignano 
farne  intendere  quello  gli  piacia  et  quanto  più  presto  meglio,  perchè 
Kalende  sono  qui.  Che  lo  fabricare  delle  monete  sano  vostre 
111. me  S.rie  quanto  importi  allentratc  et  populi  suoi.  Alle  quale 
continuamente  se  reccomandiamo  ». 

332.  —  1477,  luglio  31,  Milano.  —  Relazione  dei  maestri 
delle  entrate  ducali  ai  duchi  di  Milano  sopra  la  conferma  di 
Gian  Antonio  Castiglioni  e  Giov.  Antonio  Magno  alla  dire- 
zione della  zecca  milanese  [Muoni,  Zecca,  di  Milano,  p.  29]. 

«  III. mi  e  Ex. mi  Sig.ri.  In  executione  de  quanto  ne  e  stato 
commetuto  per  parte  de  Y.re  Ex.ctie  se  siamo  trovati  insiemi' 
nui  infrascripti  super  ci  facto  de  la  Zecha,  e  due  volte  argu- 
mentato  et  consultato  circa  li  remedij  e  provisione  se  hano  ad 
fare  supra  tali  negotio  :  et  habiando  lecto  lo  decreto  sopra  le 
monete  et  le  cride  emanate  ;  examinato  etiam  li  capituli  e  or- 
dini de  la  Zecha  facti  e  ordinati  anno  1474  et  die  ....  ;  havemo 
etiam  considerati!  li  ricordi  ad  nuv  mandati  et  le  proferte  facte 
per  alcuni  li  quali  vorriano  bavere  1  impresa  e  lare  lavorare  la 
Zecha.  Vedute  etiandio  le  lettere  concesse  per  lo  Ill.mo  Si- 
gnore, quondam  Consorte  et  Patii'  vostro,  anno  1476  die  16 
februarv,  signate  Gabriel,  et  la  confirmatione  postea  facta  per 
V.re  Ex.tie  per  lettere  signate  B.  Calchus  et  sottoscripta  Bona 
duchessa  de  Milano  marni  propria  :  habiamo  veduto  etiandio 
la  commissione  alias  facta  per  lo  prefato  Ill.mo  quondam  Con- 
sorte et  Patre  vostro  alli  spectabili  Domini  Iohanne  da  Melcio  (63I 


(63)  Giovanni  da  Melzo  fu  nel  novero  di  coloro  che  nel  1480  entra- 
rono a  riformare  il  Consiglio  di  Reggenza,  e  pare  sia  1'  omonimo  per- 
sonaggio delegato  nel  1448  dalla  Repubblica  Ambrosiana  a  trattare  la 
pace  con  quella  di  S.  Marco.  Egli  sali  in  gran  credito  a  Milano  ,  dove 
furono  battute  in  suo  onore  diverse  monete  d'argento  e  d'altro  metalli», 
se  dobbiamo  prestar  fede  a  quanto  fra  Paolo  Morigia  ne  attesta  nella 
sua  Istoria  a  pag.  679. 


3^2  EMILIO    MOTTA 


lohanne  Botto,  Antonio  da  Landriano  e  Compagni  sopra  la 
provisione  del  lavorare  de  la  Zecha. 

«  Visto,  considerato  et  examinato  ogni  cosa  ,  el  nostro  ap- 
parere  è  et  cossi  riferimo  fideliter  ad  V.re  Exc.tie  che  le  lettere 
concesse  ad  Antonio  da  Castigliono  et  lohanne  Antonio  Magno 
per  l'antedicto  lll.mo  quondam  vostro  Consorte  et  Patre  et 
postea  per  vostre  Ex.tie  confirmate  ut  supra  non  se  debiano 
revocare  ma  stare  firme. 

«  Bene  (amen,  ne  pare  che  se  debia  provedere  che  la  mo- 
neta se  fabricarà,  se  faci  justa  cossi  circa  el  peso  corno  la 
bontate  et  demuni  se  servi  li  decreti,  cride  ,  capituli  et  ordini 
sopra  ciò  facti,  e  che  V.re  Sig.rie  commettano  alli  prefati  do- 
mino lohanne  de  Melcio  e  Compagni  antedicti  che  siano  soli- 
citi  et  sopra  le  predicte  cose  e  altre  dependente  da  esse  juxta 
formam  de  la  loro  commissione,  provedano  per  modo  non  se 
coni  metta  fraude  alcuna,  et,  se  gli  parerà,  possino  limitare  et 
restringere  per  qualche  tempo  la  somma  del  argento  se  haverà 
ad  fabricare  e  la  qualità  delle  monete.  Et  in  questo  modo  ne 
pare  se  consiglierà  ad  Iutilitate  et  bene  commune  ,  et  non  se 
farà  injuria  ad  alchuno  e  se  farà  lhonore  de  V.re  111. me  Sig.rie 
ale  quali  humilmente  ne  raccomandiamo. 

"  Leteriun  perchè  ne  era  referto  che  nel  peso  del  marcho 
de  delivrare  la  moneta  mancava  un  dinaro  peso  per  marcho  , 
troviamo  per  li  quatro  che  havemo  deputati  sopra  ciò  essere 
vero,  cioè  chel  manca  un  dinaro  per  marcho  ut  supra.  La 
qual  cosa  ne  pare  digna  di  qualche  provisione.  La  V.ra  Ex.tia 
ordeni  mò  quanto  gli  piace  ». 

333-  —  1477,  agosto  28,  Milano.  —  Lettera  del  duca 
di  Milano  per  la  cessione  di  rame  eroso  alla  fabbrica  del 
Duomo  per  la  fusione  di  una  campana  [Motta  ,  in  Gazzetta 
numismatica,  anno  VI,  1886,  n.   12,  p.  92]. 

334.  --  1477,  settembre  13,  Milano.  —  Decreto  allo 
scopo  vengano  osservate  le  ordinanze  sulle  monete  [Reg. 
Panig.,  G.  137  t.]. 

335.  —   1477, Milano.  —   Supplica  del  maestro  di 

zecca  e  compagni  Francesco  Pagnano  ,  Giovanni  Antonio 
da  Castiglione,  Giovanni  Antonio  Magno  e  Giovanni  Mo- 
rosini    alla    duchessa    Bona    di    Savoia    e    figlio    Giovanni 


DOCUMJNTI    V1SCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  383 


Galeazzo  Maria  Sforza.  [  Muoni ,  La  Zecca  di  Milano , 
pag.  26I   (64). 

«  Ill.mi  et  Ex.mi  Madona  et  Signore.  Di  novo  recorrono  ad 
V.re  Ex.tie  Francescho  Pagnano,  lohanantonio  da  Castiliono, 
lohanantonio  Magno  e  Iohanne  Morexino  magistri  e  compagni 
de  la  vostra  ducale  Cecha  di  Milano,  rechedendo  si  per  la 
justitia  et  observatione  de  li  capituli,  concessione  et  privilegi 
ad  loro  magistri  concedute  et  fatte  per  la  bona  memoria  del 
quondam  lll.mo  Sig.r  vostro  consorte  e  patre  et  successive 
confirmati  per  V.re  Ex.tie,  corno  alienerà  per  la  indemnità  loro; 
rechedendo  et  exponendo  corno  di  sotto. 

u  Et  primo  rechiedono,  che  quanto  glie  delivrato  et  concesso 
et  confirmato,  ut  supra,  li  sia  atteso  et  observato  et  non  gli 
sia  facto  capituli  novi  né  inovatione  alchuna.  Et  che  non  sia 
atteso  ne  posto  mente  ad  rellatione  alchuna  facta  in  prejudictio 
de  dicti  delivratione,  capituli,  prcvilegij  et  concessioni,  corno 
facti  ad  notum  et  ad  sugestione  de  la  parte  adversa,  et  ultra 
il  debito  de  la  rasone  et  senza  alchuno  consentimento  dessi 
Magistri  et  Compagni  ymo  sempre  loro  reclamando  contra.  Avi- 
sando  Vostre  Ex.tie  che  essi  Magistri  et  Compagni,  sotto  fede 
dessi  capituli,  concessione,  privilegi  et  deliberatione  hanno  fatta 
grandissima  incepta  da  Tedeschi  et  altre  persone  de  argento 
per  fare  lavorare  esse  Cecha.  11  che  non  potendo  loro  fare  per 
la  inhibitione  ad  loro  facta,  cede  et  cederà  a  suo  total  danno, 
hanno  protestato  et  protestano. 

«  Né  obsta  Ill.mi  S.ri  quello  pare  sia  dicto  seu  vociferati} 
che  si  debia  equalare  lo  marcho  de  la  delivranza  con  quello 
de  orefici.  Però  se  risponde  che  questo  sarebe  de  dirrecto 
contra  li  capituli,  delivratione  et,  ut  supra,  facte  et  concedute, 
nec  non  contra  quello  che  cento  anni  passati  è  stato  facto, 
fabricato  et  pratichato,  ne  si  trovarà  che  may  dal  tempo  del 
quondam  lll.mo  S.r  duca  lohanes  Galeaz  (65)  in  qua  sia  stato 
lavorato  ad  essa  Cecha  cimi  altro  marcho  che  cum  quello  che- 
di  presente  et  ejusdem  ponderis,  et  supra  esso  marcho  dieta 
Cecha  sempre  è  stata  delivrata,  et  esso  marcho  da  dicti  anni 
cento  in  qua   sempre    he    stato  in    guardia    da   due    Magistri , 


(64;  Come  già  avvertivamo  altrove  (Gli  zecchieri  di  Milano,  p.  6  del- 
X'EsIrattó)  questo  documento  devesi  anziché  al  1477  aggiudicare  al  1479, 
mostrando  già  sancita  la  conferma  degli  statuti  monetari,  fatta  da  Bona 
di  Savoia  per  lo  appunto  ai  4  febbraio  1479. 

(65)  Intendesi  il  primo  duca  di  Milano,  Giovan  Galeazzo  Visconti, 
le  cui  monete  cominciano  a  mostrare  nel  1401  un'evidente  finezza  d'arte. 


384  EMILIO    MOTTA 


quali  per  tempora,  a  questo  sollo  sono  stati  ellecti  per  modo 
che  non  si  sarebe  poduto  comettere  manchamento  alchuno,  et 
di  questo  se  ne  pò  fare  experientie  assay  et  non  senza  urgen- 
tissima razone.  111. mi  S.ri  ha  qualche  pocha  differentia  da  l'uno 
a  laltro  perchè  che  a  fondere  et  refondere  tante  volte  lo  ar- 
gento et  darlo  ali i  operai  li  quali  may  non  rendono  quelo  peso 
a  loro  fu  dato  per  il  consumare  dil  pocho.  Et  ultra  ad  imbian- 
chirlo esso  argento  fa  callo  corno  etiam  per  li  precessori  dessa 
Cecha  et  compreso.  Ali  quali  may  non  fu  facto  novitate  ne 
mentione  alchune  desso  marcho.  E  questo  saria  uno  dire  che 
le  monete  fabricate  da  qui  indreto  non  fosseno  bone  et  de 
mancho  valuta  dil  debito  :  et  ad  essi  Magistri  sarebe  facto 
expressa  injuria  :  il  che  non  fu  facto  a  magystro  alchuno.  Il 
che  però  non  credono  sia  de  mente  di  V.re  Ex.tie,  quale  non 
soleno  fare  torto  ne  injuria  a  persone  alchune  ,  et  per  essere 
loro  fidelissimi  servidori  de  V.re  Ex.tie. 

u  Avisando  anchora  V.re  Ex.tie  che  per  la  inhibitione  facta 
ad  essi  Magistri,  quale  he  stata  intesa  da  Todeschi  et  altri 
merchadanti,  he  stato  conducto  fora  dil  dominio  de  V.  S.  per 
la  summa  de  ducati  xii"1  de  argento.  Et  più  se  dubita  che  li 
merchadanti  totaliter  pigliano  altro  camino,  il  che  cedarà  a 
total  consumptione  dessi  Magistri  et  grandissimo  danno  di 
questa  cita. 

«  Per  la  qual  cossa  essi  Magistri  et  Compagni  supplicano  ad 
V.re  Ex.tie  che  quelle  se  degnano  statim  provedere  chessi  Ma- 
gistri posseno  fare  lavorare  in  dieta  Cecha,  secondo  lo  solito, 
et  che  li  sia  atteso  le  diete  concessione,  capituli  et  previlegi  et 
delivratione  ad  loro  facta  ut  supra,  et  non  patiscano  li  sia  facta 
più  tanta  injuria  come  facta  sine  al  presente.  Et  se  pure  a 
V.re  Ex.tie  parisse,  il  che  non  credeno,  per  meglio  consultare 
la  oppinione  che  he  qui  contra  la  justitia  se  aponta,  pono  fare 
comissione  a  li  doctori  dil  suo  Consiglio  Secreto  aut  ad  uno  o 
doy  confidenti  de  la  parte  che  vedano  infra  breve  tempo  si  de 
jure  V.  Ex.,  ne  essi  vostri  Magistri  pono  inhibire  ad  loro  Ma- 
gistri non  fazano  lavorare ,  corno  he  facto  per  lo  passato  o 
non,  procedendo  perho  che  fra  questo  mezo  essi  Magistri  non 
siano  in  pendente  et  posseno  fare  lavorare  ut  supra.  Como  hano 
firma  speranza  in  V.re  Cel.ne  a  le  quale  humilmente  se  reco- 
mandano ». 

336.  —   1478,  giugno  6,  Milano.   —   Grida  molto  estesa 
sulle  monete  e  limitazione  di  quelle  d'oro  e  d'argento  [Reg. 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFORZESCHI,    ECC.  385 

Panig.,  G.,  165.  —  Arch.  civico.  Lettere  due.  1473-79,  f°'-  2°3- 
Bellati,  Mss.  citati]. 

Per  gli  abusi  e  corruttela  della  moneta  confermasi  «  la  to- 
tale intentione  »  dei  Duchi  essere  di  voler  osservate  le  prece- 
denti gride  e  tariffe ,  rifiutando  la  spendizione  delle  monete 
reprobe,  ecc.  E  tariffa  la  seguente  : 

«  Li  testoni  ducali  et  vencciani  boni  de  justo  pexo  libre  iiij 
sol.  ij  den.  —  imp. 

u   Fiorini  larghi  de  justo  pexo  lib.  iiij  sol.  j  den.   — 

u  Fiorini  de  camera  de  justo  pexo  lib.  iiij. 

«  Fiorini  da  Rheno  de  gran  tri  boni  lib.  iij  sol.  iij. 

u   Scuti  de  Franza  de  gran  tri  boni  lib.  iij  sol.  xv. 

«  Scuti  de  Savoglia  de  gran  tri  boni  lib.  iij  sol.  xij. 

«  Grossi  ducalli  da  soldi  xx  luno  li  quali  oltra  che  al  stampo 
bello  se  pon  cognoscere  li  boni  in  pexo,  debano  essere  dinari 
sette  pexi  et  gran  xxij  luno  lib.  j. 

u  Grossi  ducalli  da  soldi  deci  luno  similiter  che  debano  in 
pexo  essere  den.  iiij    grani  vj  luno  lib.  —  sol.  x. 

«  Grossi  ducalli  da  soldi  octo  li  quali  debano  essere  in 
pexo  denari  iij  gran  iiij   luno  lib.  —  sol.  viij. 

u   Grossi  ducalli  da  soldi  sexi  luno  lib.  —  sol.  vj, 

«  Grossi  ducalli  da  soldi  cinque  denari  pexi  ij  luno  lib.  — 
sol.  v. 

u   Grossi  ducalli  da  soldi  quatro  luno  lib.  —    sul.  iiij. 

«   Grossi  duca/li  da  soldi  iij  luno  lib.  —  sol.  iij. 

«    Trentini  ducalli  per  uno  lib.  —  sol.  ij  den.  vj. 

u  Grossi  ducalli  chaveano  corso  dinari  xxvij  luno,  non  però 
tonsati  libr.  —  sol.  ij. 

«   (Juindcciui  ducalli  lib.   —  sol.  j  den.  iij. 

«  Soldini  ducalli   lib.  —  sol.  j. 

«  Sex  ini  ducalli  1.  —  s.  —  den.  vj. 

u   Quintini  ducalli  1.  —  sol.  —  den.  v. 

«    Treline  ducallc  1.   —  s.  —  den.  iij. 

»   Pegioni  de   Genoa  1.  —  s.  j  den.  vj. 

«  Novini  de  Genoa  1.  —  s.  —  den.  v- iiij. 

«  De  le  monete  forestiere  non  si  possa  spendere  ne  rece- 
vere  se  non  del  infrascripte  et  de  la  maynera  qui  de  sotto 
specifficata  et  per  li  pretij  annotati  ut  infra  cioè  : 

«  Li  grossi  venetiaui  chiamati  troni  non  tonsati  lib.  — 
sol.  xiij. 


3^6  EMILIO    MOTTA 


ii  Li  mesi  grossi  venetianì  chiamati  marcelli  novi  tonsati 
lib.  —  sol.  vj  den.  vj. 

«  Li  marciteti  novi  venetianì  lib.  —  s.  —  den.  viij. 

«  Li  grossi  mantoani  novi  dal  tabernacolo  con  el  quartero 
del  aquilla  non  tonsati  lib.  —  sol.  vij  d.  x. 

11  Li  grossi  mantoani  novi  da  la  testa  non  tonsati  lib.  — 
s.  xiij. 

«  Li  Carlini  papalli  non  tonsati  lib.  —  s.  vij  den.  vj. 

ii  Li  qitindecìni  de  la  raza  thodeschi  lib.  —  s.  j. 

«  Et  ninna  altra  moneta  excepta  la  fabricata  in  la  dieta 
zecha  de  Millano  ,  né  fiorino  alchuno  novo  de  Alamagnia  se 
possa  spendere  ». 

337.  —  1478,  giugno  20,  Milano.  —  Decreto  che  vieta 
d'introdurre  nel  dominio  ducale  le  monete  proibite  [Reg. 
Panig.,  G.   198.   —   Belletti,  Mss.]. 

338.  —  1478,  novembre  2,  Milano.  —  Ordine  d'arresto, 
su  lamento  di  Pietro  Regna  e  compagni,  già  deputati  al  reg- 
gimento della  zecca  di  Milano,  di  un  tal  Gottardo  da  Casale 
loro  famiglio,  reo  di  sottrazioni  ed  inganni  a  danno  loro  e 
dessa  cecità,  e  ora  fuggitivo  [Reg.  dite,  n.  43,  fol.   108J. 

339.  —  1478,  novembre  5,  Milano.  —  Decreto  ducale 
che  assolve  il  soldato  Pietro  del  Conte,  prigione  a  Pavia  per 
avere  speso  e  giuocato  monete  false  [Gazz.  num.  di  Como, 
1886,  p.  64]. 

340.  —  1479,  febbraio  4,  Milano.  —  Conferma  dei  pri- 
vilegi del  consorzio  dei  monetarii  di  Milano  [Reg.  Panig.,  H. 
280  t.  —  Reg.  due,  OO,  fol.  150  t.  —  Trivulziana.  Codice 
n.   173.   —  Motta,  Zecchieri  di  Milano  nel  1479,  p.  6J. 

Avevano  il  loro  prevosto  con  giudice  per  ogni  causa  civile 
e  criminale.  Non  sottoposti  ad  altri  officiali  tranne  nei  casi  di 
omicidio,  ratto  di  femmine,  robaria  e  sacco.  Esenti  dai  carichi 
straordinarj,  ecc.  «  Questo  offitio  de  moneta  del  importantia 
che  le  »  era  «  concesso  se  non  ad  persone  de  casa  et  familia 
nobile   ». 

341.  —  1479  ....  —  Elenco  dei  monetarii  ed  operai 
della  zecca  di  Milano,  divisi  per  porte    [Motta    E.,  Gli    zec- 


DOCUMENTI    VISCONTEO-SFÓRZESCHI,    ECC.  387 

chieri  di  Milano  nel  1479,  in  Riv.  Ita!,  di  mtmism.,  anno    I, 
1888,  fase.  I]. 

342.  —  1479,  febbraio  7,  Milano.  -  Ordine  di  sospen- 
siva del  processo  mosso  contro  Gian  Ambrogio  da  Fino,  cit- 
tadino milanese,  detenuto  per  imputazione  d'aver  fabbricate 
monete  false  [Gazz.  man.  di  Como,  1886,  p.  64]. 

343.  —  1479,  maggio  29,  Milano.  —  Grida  relativa  ai 
fiorini  dal  Trecco  e  gatteschi  perchè  non  si  spendano  se  non 
per  oro  rotto,  termine  tre  giorni  ad  esitarli  fuori  del  dominio 
ducale ,  e  cos'i  anche  altre  monete  non  specificate  [Reg. 
Panig.,  H.  19.   —   Bollati,  Mss.]. 

(Continua). 

Emilio  Motta. 


NECROLOGIE 


ARI  OD  ANTE     FABRETTI. 


Nella  notte  dal  13  al  14  settembre  scorso,  spirava  tran- 
quillamente di  vecchiaia  a  Monteu  da  Po  presso  Torino  il 
Senatore  Ariodante  Fabretti,  direttore  del  Museo  Archeolo- 
gico di  Torino. 

Il  Fabretti  nacque  a  Perugia  il  ["ottobre  i8l6.  Comincio 
in  patria  gli  studii,  dedicandosi  specialmente  alle  lingue  clas- 
siche col  Mezzanotte,  all'archeologia  col  Vermiglioli ,  alle 
scienze  naturali  col  Purgotti  e  col  Bruschi  (studi  continuati 
negli  anni  1837-1839  a  Bologna  coll'Alessandrini  ,  1' Ange- 
letti,  il  Medici,  il  Ranzani ,  ecc.)  e  alla  storia  umbra  del 
medioevo. 

Cominciò  a  tarsi  conoscere  quale  valente  archeologo 
nel  1842  con  alcune  erudite  pubblicazioni. 

Fervido  patriota,  prese  parte,  quale  deputato  di  Perugia, 
all'Assemblea  costituente  romana  nel  1848-49  e  votò  la  pro- 
clamazione della  Repubblica  romana. 

Ma  in  seguito  all'incalzare  degli  avvenimenti  politici,  do- 
vette riparare  in  Toscana,  quindi  in  Piemonte,  dove  tornò 
ai  suoi  studii  prediletti.  E  fu  anzi  a  Torino  dove  il  Fabretti 
svolse  tutta  la  gagliardia  del  suo  ingegno  e  la  sua  instan- 
cabile attività. 

Fu  nominato  dapprima  professore  ordinario  di  archeo- 
logia all'Università,  poi  direttore  del  Museo  etrusco  eh'  egli 
riordinò,  illustrò  ed  arricchì. 

A  Torino  poi  il  Fabretti  copriva  moltissime  cariche  : 
era  vicepresidente  dell'Accademia  delle    Scienze  e  direttore 


390  NECROLOGIE 


della  Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche  all'Acca- 
demia delle  Scienze;  direttore  di  nomina  prefettizia  agli  Isti- 
tuti di  beneficenza  e  credito  amministrati  dalla  Direzione 
dell'Opera  di  S.  Paolo,  consigliere  al  Museo  Civico  ,  diret- 
tore del  Museo  d'antichità ,  socio  fondatore  della  Società  di 
Archeologia  e  Belle  Arti  per  la  provincia  di  Torino,  membro 
della  R.  Commissione  conservatrice  dei  monumenti  di  arte 
antica,  ecc.  ecc. 

Durante  la  XIII  legislatura  (1886-90}  gli  elettori  del  primo 
Collegio  di  Perugia  lo  elessero  deputato.  Alla  Camera  mi- 
litò nelle  file  della  sinistra  avanzata.  Nel  1889  veniva  nomi- 
nato senatore.  Era  cavaliere  dell'Ordine  civile  di  Savoia  e 
socio  corrispondente  dell'Istituto  di  Francia.  Scrisse  un  nu- 
mero ragguardevole  di  lavori,  che  sono  d'  un  incontestabile 
valore.  Fra  i  quali,  lasciando  le  opere  storiche,  le  filologiche 
e  le  archeologiche,  ci  limiteremo  ad  accennare  qui  le  numi- 
smatiche, che  si  riassumono  nei  cataloghi  delle  Collezioni 
del  Museo  di  Torino  da  lui  ordinato.  Un  primo  catalogo 
pubblicò  nel  1876  :  Raccolta  numismatica  del  R.  Musco  di 
Antichità  di  Torino  (Roma,  Torino,  Firenze  ,  1876)  ;  un  se- 
condo nel  i88r  :  R.  Museo  di  Torino  ordinato  e  descritto  da 
A.  Fabrctti,  F.  Boni  e  R.  V.  Lanzone,  Voi.  Ili  :  Monete 
greche.    Voi.  IV:  Monete  consolari  e  imperiali  (Roma,  1881I. 

Il  Fabrctti  aveva  una  figura  caratteristica ,  la  lunga 
barba  bianca  e  i  capelli  fluenti  gli  davano  un  aspetto  vene- 
rando. Era  modestissimo  in  mezzo  alla  sua  molta  scienza,  e 
pregato  diverse  volte  da  noi  d'onorare  la  nostra  Rivista  con 
qualche  suo  scritto,  sempre  se  ne  schermì  dicendo  di  non 
essere  in  numismatica  che  un  semplice  dilettante  ! 

La  Direzione. 


NECROLOGIE  391 


A.    li.    C A  UCICH. 


Il  giorno  4  settembre  p.  p.,  moriva  improvvisamente  in 
Bologna,  nell'età  d'anni  61,  il  numismatico  Cav.  A.  R.  Caucich, 
Socio  onorario  di  vane  Società  italiane  ed  estere.  Nato  in 
Trieste  il  3  aprile  1833,  prese  parte  al  movimento  irredento 
per  la  libertà  della  sua  patria.  Da  oltre  trent'anni  stabilitosi  a 
Firenze,  vi  aveva  aperto  una  Casa  di  commercio  in  monete, 
medaglie  e  antichità  in  genere,  guadagnandosi  simpatia  e  buon 
nome  per  la  sua  specchiata  onestà.  Nel  1867  ,  in  unione  a 
due  amici,  cominciava  in  Firenze  la  pubblicazione  del  Bol- 
lettino di  numismatica  italiana,  che  diresse  per  tutto  il  tempo 
della  sua  durata,  ossia  lino  al  1870,  e  ne  tu  assiduo  colla- 
boratore, rendendosi  benemerito  della  numismatica  italiana  , 
coll'illustrare  buon  numero  di  monete  italiane  inedite  e  sco- 
nosciute. Ora  egli  stava  appunto  ,  dietro  nostra  insistenza  , 
allestendo  alcuni  Articoli  per  la  nostra  Rivista  ,  quando  im- 
maturamente lo  colse  la  morte.  Nutriamo  fiducia  di  poter  in 
seguito  far  conoscere  ai  nostri  lettori  qualche  lavoro  po- 
stumo del  compianto  numismatico. 

La  Direzioni:. 


PUBBLICAZIONI    DLL    CAV.    A.    R.    CALCICI 


Di  una  moneta  inedita  d'Acqui  [Riv.  mini,  italiana  di  Asti.  Tomo  I). 
Illustrazione  di  una  moneta  inedita  di    Pomponesco  {Boll,  di  Mini.  i/al. 

Anno  I,  n.  1). 
Illustrazione  di  due  monete  della  zecca  di  Montalcino  (Id.  n.  2). 
Monete  inedite  o  rare  :  Montalcino,    Scio  ,  Siena    (Id.  n.  3)  ;    Guastalla  , 

Pomponesco,  Bozzolo  (Id.  n.  4);  Roma  (Id.  n.  5). 
Di  due  conii  falsi  recentemente  scoperti  in  Roma  lld.  n.  5). 


392 


NECROLOGIE 


Monete  inedite  o  rare  :  Faenza,  Firenze  (Id.  n.  6). 

Monete  inedite,  corrette  o  rare:  Masserano,  Roma  (Id.  Anno  II,  n.  i)  ; 
Fabriano  (Id.  n.  2). 

Di  un  documento  della  zecca  di  Todi  (Id.  n.  2). 

Monete  inedite  ,  corrette  o  rare  :  Fabriano ,  Parma  (Id.  n.  3)  ;  Fi- 
renze (Id.  n.  4). 

Breve  cenno  di  una  moneta  fin'ora  unica  dei  Conti  di  S.  Fiora  (Id.  n.  4-5). 

Illustrazione  di  una  medaglia  in  oro  di  Guidobaldo  II  duca  d'  Urbino 
(Id.  n.  5). 

Monete  inedite,  corrette  o  rare:  Venezia,  Dalmazia,  Albania  (Id.  Anno  III, 
n.  1)  ;  Masserano  (Id.  n.  2)  ;  Firenze  (Id.  n.  3)  ;  Livorno  (Id.  n.  5)  ; 
Aquileia  (Id.  n.  6). 

Breve  ragionamento  intorno  a  diversi  sistemi  di  classificazione  di  mo- 
nete italiane  del  medioevo  (Id.  Anno  IV,  n.   1-2). 

Monete  inedite,  corrette  o  rare  :  Modena  (Id.  n.  2)  ;  Modena  ,  Spinola  , 
Milano,  Avignone  (Id.  n.  3);  Bozzolo  (Id.  n.  5). 

Della  zecca  fabrianese.  Cenni  storici  di  Camillo  Ramelli,  ristampato  da 
A.  R.  Caucich  nel  1867  con  giunte  e  correzioni. 


BIBLIOGRAFIA 


Olirceli!  (Francesco  ed  Ercole),  Guida  numismatica  universale, 
contenente  4792  indirizzi  e  cenni  storico-statistici  di  Collezioni 
pubbliche  e  private  ,  di  Numismatici,  di  Società  e  Riviste  nu- 
mismatiche ,  di  incisori  di  monete  e  medaglie  e  di  negozianti 
di  monete  e  libri  di  Numismatica.  —  Terza  edizione.  —  Mi- 
lano ,  Tipografia  L.  F.  Cogliati  ,  1894.  —  (L'n  volume  in- 16, 
di  pag.  i.v-6041. 

La  Guida  Gnccchi  non  è  fra  quei  libri  la  utilità  dei  quali 
richiegga  di  essere  dimostrata  :  tre  edizioni ,  nel  breve  giro 
di  pochi  anni,  valgon  meglio  d'ogni  eloquente  discorso. 

Piuttosto  è  da  tener  nota  che  ciascuna  di  queste  edi- 
zioni segna  un  progresso,  un  sensibile  avvicinamento  a  quel- 
l'ideale di  perfezione  che  gli  Autori  pei  primi  riconoscono 
di  non  aver  raggiunto  ma  al  quale  tendono  con  lodevolis- 
sima  alacrità  e  costanza. 

Il  miglioramento  fra  la  r'  edizione  idei  1886)  e  la  2' 
(del  1889)  consisteva  in  modo  quasi  esclusivo  nella  maggior 
copia  delle  notizie  ;  era  naturale  infatti  che  nella  prima  edi- 
zione si  fossero  riscontrate  numerose  lacune  ,  alle  (piali  an- 
zitutto importava  di  ripacare  con  la  seconda.  E  noto  che  in 
questo  genere  di  lavori  la  prima  edizione  è  spesso  soltanto, 
più  che  altro,  una  specie  di  nucleo  ,  di  centro  d'  attrazione 
pei  materiali  che  poi  vi  affluiscono  o  che  almeno  si  possono 
poi  raccogliere  con  maggior  facilità  e  sicurezza. 

Per  ciò  che  concerne  l'ordine  del  lavoro,  gli  Autori  si 
erano  limitati  ad  una  sola  modificazione  ,  quella  cioè  di  in- 
corporare nel  testo  della  Guida  X  elenco  dei  negozianti  di 
monete,  medaglie  e    libri  di    Numismatica  ,  elenco  che  nella 


394  BIBLIOGRAFIA 


prima  edizione  si  trovava  in  fine  del  volume.  E  poiché  ce 
ne  viene  il  destro,  diciamo  incidentalmente  che,  senza  per 
nulla  disconoscere  i  vantaggi  di  tale  fusione,  ci  pare  sarebbe 
stato  bene  tuttavia  di  mantenere  una  distinzione,  ricorrendo 
a  qualche  accorgimento  tipografico,  in  modo  che  nello  sfo- 
gliare la  Guida  si  potesse  rilevare  a  prima  vista,  per  cia- 
scuna città,  il  nome  e  l'indirizzo  dei  negozianti ,  che  spesso 
importa  di  conoscere  prontamente. 

Ma  per  ritornare  al  divario  fra  1'  edizione  del  x836  e 
l'edizione  del  1889,  diremo  che  questa  si  era  avvantaggiata 
di  circa  800  cenni  ed  indirizzi  ;  la  differenza  era  abbastanza 
cospicua,  eppure  la  terza  edizione  supera  la  seconda  di  circa 
1600  indirizzi ,  cioè  ,  come  si  vede  ,  addirittura  del  doppio. 
Giovandosi  infatti  in  particolar  modo  delle  loro  estese  rela- 
zioni coll'Estero,  i  fratelli  Gneccni  sono  riusciti  a  dare  uno 
sviluppo  insperato  ad  alcune  sezioni  del  loro  libro  ;  basti  il 
dire  p.  es.  che  nella  seconda  edizione  l'America  aveva  438 
indirizzi,  nella  terza  ne  ha  716;  l'Olanda  ne  aveva  69,  ora 
ne  ha  168;  la  Svizzera  ne  aveva  117,  ora  ne  ha  420;  la 
Gran  Bretagna  ne  aveva  75,  ora  ne  ha  388. 

Se  però  il  divario  fra  la  terza  e  la  seconda  edizione  si 
riducesse  alla  superiorità  numerica  degl'indirizzi ,  avremmo 
un  libro  più  completo  ma  non  sostanzialmente  migliore  ;  in- 
vece il  caso  è  ben  diverso  ,  poiché  gli  Autori  vi  hanno  in- 
trodotto una  innovazione  importantissima  ,  destinata,  se  non 
c'inganniamo,  ad  esercitare  un'  influenza  non  lieve  sulle  fu- 
ture immancabili  edizioni  della  Guida,  imprimendole  a  poco 
a  poco  un  carattere  sempre  più  scientifico,  senza  diminuirne 
per  ciò,  anzi  accrescendone,  1'  utilità  pratica  e  commerciale. 
Questa  innovazione  consiste  neh'  aver  fatto  posto  ai  cenni 
sulle  Società  e  Riviste  numismatiche  ,  e  sugli  scrittori  e 
scienziati  che  si  occupano  di  Numismatica  ,  anche  se  non 
posseggono  collezioni  proprie  o  non  sono  a  capo  di  Musei 
o  Gabinetti.  Per  questo  miglioramento  essenziale,  ossia  per 
l'adozione  di  questo  criterio  direttivo,  va  data  larga  e  schietta 
lode  agli  Autori  ;  —  con  altrettanta  sincerità  dobbiamo  tut- 
tavia osservare  che  se  il  concetto  è  stato  felicissimo ,  l'ese- 
cuzione è  riuscita  deficiente. 


BIBLIOGRAFIA  395 


Non  intendiamo  di  alludere  alla  dimenticanza ,  affatto 
fortuita,  di  qualcuno  fra'  più  bei  nomi  della  letteratura  numis- 
matica contemporanea  ;  intendiamo  di  alludere  alla  circo- 
stanza che  la  Guida  ,  quasi  dappertutto,  si  limita  per  ora  ad 
informarci  laconicamente  che  questi  o  quegli  sono  autori  di 
opere  numismatiche.  Noi  non  diremo  che  ciò  sia  "  meno  che 
niente  „,  ma  certo  è  poco,  è  troppo  poco  ;  quello  che  im- 
porta non  è  tanto  di  sapere  che  siano  autori  di  scritti  nu- 
mismatici, quanto  di  conoscere  quale  sia  l'argomento  di  quegli 
scritti.  Né  si  dica  che  ciò  trarrebbe  con  sé  un  aumento 
troppo  considerevole  di  mole  ;  un  semplice  accenno ,  per 
quanto  sobrio,  all'argomento  degli  scritti,  sarebbe  già  un'in- 
dicazione preziosa  ;  dove,  qua  e  là  nella  Guida,  lo  si  è  fatto, 
risulta  sufficiente,  almeno  perchè  il  lettore  possa  farsi  un'idea 
del  campo  su  cui  vertono  gli  studi  di  un  dato  scrittore. 

Ma  noi  riteniamo  che,  riconosciuto  por  ottimo  e  quindi 
adottato  risolutamente  il  principi'.,  si  devano  accogliere  senza 
esitazione  le  conseguenze  che  logicamente  ne  scaturiscono  ; 
riteniamo  cioè  che  la  soluzione  migliore  e  definitiva  (a  parer 
nostro)  dovrebb' essere  quella  di  riportare  per  ogni  autore 
il  titolo  delle  sue  opere,  almeno  principali.  Queste  indicazioni 
bibliografiche  potrebbero  essere  opportunamente  stampate  in 
carattere  assai  più  minuto  del  testo,  e  quindi  non  ingrosse- 
rebbero di  troppo  il  volume;  la  Guida,  conservando  intatto 
il  suo  pregio  poi  raccoglitori  e  pei  numismatici  militanti,  si 
acquisterebbe  nuove  schiere  di  lettori  fra  gli  studiosi  della 
Storia  e  delle  scienze  affini,  eri  accrescendo  la  sua  forza  di 
espansione  contribuirebbe  validamente  a  volgarizzare  1'  im- 
portanza ed  i  vantaggi  della  Numismatica,  purtroppo  ancora 
cos'i  disconosciuta. 

Ad  ogni  modo  ,  e  quale  sia  il  conto  che  i  Signori 
Gnecchi  crederanno  di  fare  di  questo  nostro  modesto  sug- 
gerimento, —  è  certo  che  la  loro  innovazione  diverrà  il 
punto  di  partenza  per  un  notevole  sviluppo  delle  future 
edizioni  della  Guida;  gli  è  chiaro  infatti  che  accadrà  per 
gli  scrittori  ciò  che  accadde  pei  raccoglitori  ,  cioè  che 
questa  terza  edizione  funzionerà  da  prima  edizione  per  gli 
scrittori  di  Numismatica,  il  numero  dei  quali  si  vedrà  gran- 
demente accresciuto  nella  prossima  quarta  edizione. 


396  BmUQCRAFIA 


Dei  miglioramenti  ottenuti  (e  di  quelli  ancor  più  consi- 
derevoli che  si  otterranno  senza  dubbio  in  séguito)  possiamo 
quindi  sinceramente  congratularci  coi  benemeriti  Autori. 

Una  parola  di  lode  compete  anche  alla  Tipografia  Co- 
gliati  per  la  accuratezza  e  la  severa  eleganza  dell'edizione. 

Milano,  24  agosto  i&o.f. 

Solone  Ambrosoli. 


NOTIZIE    VARIE 


Monete  di  Bronzo  e  di  Nichel  pel  Regno  d'Italia. 

—  Con  R.  Decreto  4  agosto  1893,  N.  451  fu  autorizzata  la 
fabbricazione  e  l'emissione  di  monete  di  bronzo  da  10  cen- 
tesimi per  un  valore  nominale  di  io  milioni  di  lire. 

Con  successivo  decreto  21  febbraio  1894  fu  ridotta  la 
emissione  di  monete  di  bronzo  a  L.  7.500.000  ed  autorizzata 
in  pari  tempo  la  fabbricazione  e  l'emissione  di  monete  di 
nichelio  pel  valore  nominale  di  20  milioni  di  lire. 

L'imprevidenza  di  chi  era  preposto  alle  faccende  relative 
al  Tesoro  in  Italia,  malgrado  i  giusti  lamenti  elevatisi  da 
diverse  parti,  malgrado  i  consigli  di  chi  era  nello  stesso 
tempo  buon  patriota  e  competente  in  materia,  aveva  mante- 
nuto fermo  il  proposito  di  abolire  la  zecca  di  Milani  1  e  ne 
aveva  difatti  terminata  appena  la  chiusura  definitiva.  Votate 
le  coniazioni  e  vista  la  ben  nota  insufficienza  della  zecca  di 
Roma,  fu  necessario  ricorrere  all'estero. 

Dei  7  milioni  e  mezzo  di  bronzo,  6  milioni  furono  dati 
a  coniare  alla  Ditta  Mint-Limited  di  Birmingham,  dove  fu- 
rono coniate  dall'agosto  1893  all'aprile  1894.  L'altro  mi- 
lione e  mezzo  fu  coniato  nella  zecca  di  Roma  dal  20 
agosto  1893. 

Delle  monete  di  Nichelio  la  coniazione  fu  concessa  per 
15  milioni  di  lire  alla  ditta  Krupp  di  Bendorf  (Austria)  e  si 
coniano  nella  zecca  di  Berlino,  mentre  i  rimanenti  5  milioni 
si  stanno  coniando  presso  la  zecca  di  Roma.  La  coniazione 
del  Nichelio  fu  incominciata  tanto  a  Roma  che  a  Berlino 
alla  fine  d'aprile  u.  s. 

Senza  il  vandalico  decreto  della  chiusura  della  zecca  di 
Milano,  si  avrebbe  avuta  tutta  la  coniazione   in  metà  tempo, 


398  NOTIZIE    VARIE 


con  metà  spesa,  e,  diciamolo  pure,  anche  con  un  po'  di  sod- 
disfazione dell'onore  nazionale  ! 

La  Collezione  Kunz  all'Esposizione  di  Chicago.  — 

Al  Compartimento  delle  Miniere  all'Esposizione  mondiale  di 
Chicago  figurava  una  raccolta  numismatica  messa  insieme 
allo  scopo  di  presentare  la  metallurgia  nella  monetazione, 
ossia  la  serie  dei  metalli,  che  nelle  diverse  epoche  servirono 
alla  fabbricazione  delle  monete.  Il  Sig.  Giorgio  F.  Kunz 
aveva  formato  la  sua  collezione  con  400  pezzi,  il  più  piccolo 
dei  quali  era  un  obolo  d'Eraclio,  il  più  grande  un  pezzo  da 
quattro  piastre  di  Svezia. 

Mentre  ora  non  s'impiega  per  la  monetazione  che  l'oro, 
l'argento,  il  rame,  il  bronzo  ed  il  nichelio,  nella  raccolta  del 
Sig.  Kunz  figurano:  l'oro,  l'elettro,  l'argento,  il  biglione,  l'al- 
luminio, il  platino,  il  nichelio,  il  bronzo,  il  metallo  da  cannoni 
e  da  campane  (monete  ossidionali)  ,  lo  stagno,  il  piombo  , 
il  vetro,  la  porcellana  e  il  bambù.  Quest'  ultimo  vi  veniva 
ammesso  come  contenente  una  parte  di  silice.  Se  la  colle- 
zione non  fosse  stata  annessa  al  dipartimento  delle  mi- 
niere, e  non  fosse  stata  formata  che  sotto  1'  aspetto  metal- 
lurgico, vi  si  sarebbero  potuto  aggiungere  a  complemento 
delle  varietà  anche  le  monete  di  cuojo  e  quelle  di  carta. 

Come  curiosità  poi  vi  figuravano  le  trasformazioni  dei 
metalli  avvenute  col  tempo,  come  ad  esempio  una  dramma 
d'  Alessandro  cambiata  in  cloruro  d'  argento  ,  e  un  bronzo 
romano  trasformato  in  auricalchite. 

La  collezione  del  Sig.  Kunz  è  passata  all'incipiente 
Museo  di  Chicago. 


li.  Museo  Archeologico  di  Venezia.  -  Leggiamo  nel 
Bollettino  ufficiate  del  Ministero  dell'Istruzione  Pubblica  (16 
agosto):  -  Per  opera  del  dott.  Clotaldo  Piucco,  segretario 
dell'ufficio  regionale  per  la  conservazione  dei  monumenti  del 
Veneto,  è  stato  ordinato  il  medagliere  del  Rinascimento,  per 
autori,  secondo  il  catalogo  dell'Armand. 

Nuovi  doni  al  Gabinetto  Numismatico  di  Brera.  — 

Il  Conservatore  ci  trasmette  il  seguente  elenco  di  doni  perve- 
nuti al  Medagliere  Nazionale: 


NOTIZIE    VARIE  399 


Dal  Sig.  Prof.  Comm.  Giuseppe  Bertini,  una  medaglia 
del  Sec  XVII,  in  bronzo  dorato  (Livio  Odescalchi). 

Dal  Comitato  delle  Società  Operaie  in  Milano ,  un 
esemplare  in  bronzo  della  medaglia  fatta  coniare  dallo  stesso 
Comitato  per  l'Esposizione  Nazionale  di  Palermo. 

Dal  Sig.  Cav.  Ferdinando  Bocconi,  due  esempi,  in  bronzo 
della  medaglia  offertagli  dal  personale  della  sua  Casa  per 
il  250  anniversario  delle  di  lui  nozze. 

Dal  Sig.  Ing.  Cav.  Edoardo  Guzzo,  Maggiore  del  Genio, 
quattro  monete  medioevali. 

Dal  Sig.  Giuseppe  Caprotti,  di  Sanaa  (Yemen,  Arabia), 
tre  monete  orientali. 

Dal  Sig.  Prof.  Avv.  Cav.  Mariano  Mariani,  tre  monete 
moderne  ed  un  vetro  cufico  di  piccolo  modulo. 

Dal  Sig.  Avv.  Cav.  Lazzaro  Erizzi,  una  moneta  anglo- 
cinese. 

Dal  Sig.  Cav.  Giuseppe  Gavazzi,  una  moneta  americana. 

Dal  Sig.  Avv.  Cav.  Emilio  Seletti,  una  moneta  moderna. 

Dal  Sig.  Rag.  Cav.  Antonio  Pessina ,  una  moneta 
moderna. 

Dal  Sig.  Rag.  Emilio  Tagliabue,  una  tessera   moderna. 

Ritrovamento  di  alcune  monete  d'Intera  a  Pa- 
lermo. —  Togliamo  da  una  lettera  direttaci  in  data  16  set- 
tembre scorso  dal  Dott.  E.  Gabrici  di  Napoli  : 

Fu  trovato  nei  dintorni  di  Palermo,  mesi  fa,  un  ripo- 
stiglio di  monete  d'Imera,  che  capitò  in  mano  del  Signor 
Ignazio  Virzì.  Costui  le  acquisto  quasi  tutte.  Erano  tutti  te- 
tradrammi  di  perfetta  conservazione,  in  numero  di  sette.  Di 
questi,  quattro,  i  più  freschi,  se  li  ritenne  il  Sig.  Virzì,  due 
li  cedette  al  Sig.  A.  Evans  ed  il  settimo  lo  comperò  il  pro- 
fessor A.  Salinas  per  la  Collezione  numismatica  del  Museo 
Nazionale  di  Palermo.  Due  altri  esemplari  capitarono  in 
mano  di  un  antiquario  ;  mi  si  assicura  però  che  erano  di 
cattiva  conservazione. 

"  Le  dette  monete,  a  voler  giudicare  da  quelle  che  ho 
viste,  appartengono  alle  prime  emissioni  di  tetradrammi  , 
fatte  dopo  il  472  av.  C.  „. 


400 


NOTIZIE     VARIE 


Ancora  di  Gerolamo  Alberti,  maestro  di  zecca.   — 

Gli  Associati  della  Rivista  ricorderanno  essersi  prodotti  nel 
fase.  Ili ,  anno  1889  alcuni  documenti  riflettenti  1'  attività  in 
Ferrara  ,  Parma  e  Milano  ,  del  maestro  di  zecca  Girolamo 
Alberti. 

Dal  1452  al  1464  non  sapevamo  altro  aggiungere  sul 
di  lui  conto  biografico.  Ora  un  Registro  ducale  dell'Archivio 
di  Stato  milanese  (*),  ce  lo  prova  nel  1458  in  Milano  e 
sempre  al  servizio  sforzesco. 

Sono  mandati  di  pagamento,  diretti  da  Cicco  Simonetta, 
d'ordine  del  Duca  a  Zanino  Barbato,  cancelliere  : 

«  Zanino.  Vole  el  nostro  Ill.mo  S.  che  tu  faci  dare  a  Jeronimo 
Alberto  da  Yenetia  M.ro  da  Ceccha  ,  presente  exhibitore  quattro 
ducati,  mettendoli  per  spesa  consumata  et  facendolo  expedire  presto. 
Mediolani  xxx  aprilis  1458. 

«   Cicìms 
u  de   ducali  mandato  subscripsit  ». 

Seguono,  in  data  25  maggio  e  23  luglio  d'  egual  anno, 
altri  ordini  di  pagamento  di  ducati  cinque  per  volta. 

Il  Cittadella  poi  (2),  prima  di  noi  aveva  pur  ricordato 
Gerolimo  de  Alberto  da  Vienexia  maistro  de  la  cechi  de 
Ferrara.  In  data  15  febbraio  14....  (pur  troppo  è  taciuto  il 
preciso  anno!)  egli  somministrava  del  rame  a  Gasparino  da 
Vicenza  per  gettare  la  campana  della  Cattedrale. 

Un  prìncipe  di  casa  Sforza  collezionista  di  me- 
daglie. —  Alla  Società  nostra  che  s'onora  di  contare  fra  i 
suoi  Socii  S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli  ,  appassionato 
numismatico  ,  non  riuscirà  discaro  apprendere  che  quat- 
trocento e  più  anni  fa,  il  giovinetto  Galeazzo  Maria  Sforza 
faceva  collezione  di  monete  e  gemme.  Egli,  dappoi  duca  di 
Milano  ,  e  per  le  splendide    sue  monete    reso    celebre  ,  così 


(1)  Missive,  n.  25,  quinternetto  in  mezzo. 

(2)  Notizie  relative  a  Ferrara,  pag.  46T. 


NOTIZIE    VARIE  40I 


scriveva ,    ai    5    luglio    1456   al   Cardinale    di    S.   Marco    in 
Roma  U).  Nato  nel  1444  contava  allora  i  dodici  anni  : 

«  Reverendissime  in  cristo  pater  et  domine  michi  pater  hono- 
randissime.  Io  ho  riceuto  da  Orfeo  (2)  uno  nicolo  et  una  medaglia  de 
Galba  quali  me  sono  stati  carissimi  et  quanto  ne  posso  ringratio 
V.  Sig.a  ala  quale  me  recomando.  Et  lo  dicto  nicolo  farò  ligare 
per  eterna  memoria  de  quella.  Ex  Curi.i  Mediolani  V.to  Julii  1456. 
«  111. me  d.  v. 

«   lìlius  devotissimus  Galeaz  Maria 
«   Yicecomes  ducalis  primogenitus  et 
«   Comes,  etc. 
a  tergo:  «  Johannes   ». 

«  \Rev.mo\  in  cristo  patri  et  domino 
«  [domino]  patri  honorand.mo  domino  p.  tt.li 
u  [cardinali  Sancti  Marci  et  Episcopo,  etc. 

«  Rome  ». 

Privilegio  di  secca  pev  il  conte  Tornielli  a  De- 
sana. —  Della  zecca  di  Desana  s'occuparono  diversi,  e  fra 
i  più  recenti  il  Promis,  il  Morel-Fatio  ed  il  Gnecchi-  Note  le 
vicende  di  quell'officina  monetaria  :  forse  però  sconosciuto  a 
tutt'  oggi  il  privilegio  a  favore  del  conte  Filippo  Tornielli  , 
in  data  16  febbraio  1527,  e  che  qui  si  riporta,  tolto  dal  Co- 
dice Trivulziano,  n.  1618,  fol.  41. 

"  Pro  Comitc  Philippo   Torturilo  lilterae  concessioni*;  Cedine 
Desanae. 

«  Carolus  Dux  Borbonae  et  Arverniae,  Caes.  Majestatis  C'api- 
taneus  et  locumtenens  generalis  in  Italia  etc.  A  tutti  quelli  vede- 
rano  la  presente  salutem.  Havendo  noi  concessa  la  administratione 
del  loco  de  Desana  et  Contato  allo  molto  Mag.co  et  Nobile  S.re  Conte 
Philippo  Torniello  collonello  e  capitaneo  de  la  Maestà  Caesarea  : 
et  havendo  inteso  ivi  di;  ragione  competere  la  ragione  et  solito  de 
la  Cecha  et  fare  stampire  monete.  Et  desiderando  Noi  manutenere 
a  esso  administratore  et  loco  prefato  le  solite  sue  concessione,  per 
queste  nostre  concedemo  a  epso  Conte  et  Administratore  et  Maestri 
de  la  Cecha  desso  loco  di  potere  fare  stampire  in   essa  Cecha  se- 


fi)  Doc.  nelI'Arch.  di  Stato  di  Milano.   Classe:  Zecca. 

(2)  Orfeo  da  Ricano,  fiorentino,  ambasciatore  dello    Sforza, 


402  NOTIZIE    YAKJE 


cundo  lo  solito  et  debito  :  dummodo  che  epsi  Maestri  de  la  Cecha 
et  altri  officiali  et  exercenti  dieta  Cecha  siano  obligati  servare  li 
ordini,  fare  li  debiti  assazi  et  stampire  alla  .debita  bontà ,  peso  et 
valsente  debiti,  et  servino  li  debiti  ordini.  Et  in  fede  noi  habiamo 
sottoscripto  la  presente  de  nostra  mano  propria,  et  facte  sigillare 
del  nostro  solito  sigillo.  Dat.  in  lo  felicissimo  exercito  de  la  Maestà 
Caesarea  a  Trebbia  apresso  Piacenza  adì  xvj  de  Febraro  1527. 

«  Post  datum  :  volemo  che  uno  assagiatore  deputando  per  il 
Maestro  de  la  Cecha  de  Milano  faccia  lo  assagio  de  tutte  le  mo- 
nete che  se  batterano  in  dicto  loco  de  Desana  ,  né  altramente  se 
posseno  spendere. 

u   Chiarlcs. 

"  Subscript.  Bemardinus 
u  Martius  ». 

Concorso  Papadopoli.  —  Si  crede  bene  rammentare 
a  chi  può  averne  interesse  che  il  termine  per  la  consegna 
dei  lavori  dedicati  al  Concorso  Papadopoli  :  Memoria  che 
proponga  il  sistema  migliore  per  ordinare  le  Collezioni  nu- 
mismatiche di  zecche  italiane  scade  col  31   dicembre  p.  v. 


Finito   di  stampare  il  28   Settembre  1894. 


Scotìi    Rexo,   Gerente  responsabile 


FASCICOLO  IV. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA 

DELL'ANTICA    IMERA 

E    DI    TERME 

(Coitìinuas.,  vedi  Fase.  Il,  iH')j). 


TERZO  PERIODO. 

(472-4091. 

Dal  dì  che  Amilcare  era  sconfitto  e  ucciso  sotto 
le  mura  di  Imcra,  aprivasi  una  nuova  era  di  gloria 
per  questa  grande  città  che  aveva  liberato  tutta  la 
Sicilia  da  l'imminente  pericolo  di  un'invasione  carta- 
ginese. La  fama  di  questa  vittoria  si  diffuse  bentosto 
per  tutta  la  Grecia  :  Gelone  consacrava  a  Delio  un 
tripode  d'  oro,  e  ad  Olimpia  costruivasi  un  edificio 
detto  Tesoro  dei  cartaginesi,  dove  eran  depositati 
alcuni  oggetti  del  bottino  tolto  ai  nemici.  Ma  Imera 
stette  per  altri  otto  anni  avvinta  dalle  pastoie  della 
servitù.  Nel  472  ricuperò  la  sua  libertà,  e  i  cinquanta 
anni  che  seguirono  costituiscono  il  periodo  della  sua 
vera  grandezza.  In  esso  si  accentua  il  suo  carattere 
di  città  amante  della  pace  ;  non  piglia  parte  attiva 
nella  lotta  fra  Atene  e  Siracusa,  non  entra  nella  lega 
delle  città  jonichc  contro  l'elemento  dorico  dell'isola 
(427  av.  C.)  (83) ,    ma  invece   promuove    le  arti  e    la 


(83)  Curtius,  SI.  gt\,  II,  p.  531. 


408  ETTORE    GA13RICI 


pace  interna.  Questo  periodo,  detto  di  transizione, 
t'orma  una  lacuna  nella  storia  generale  della  Sicilia, 
di  cui  ignoriamo  quasi  affatto  gli  avvenimenti  e  per 
conseguenza  anche  per  Imcra  poco  o  nulla  possiamo 
dire  ;  ma  dall'arte  monetale  si  può  presumere  che  la 
sua  civiltà  fu  molto  avanzata  in  quest'epoca. 

A  Terone  era  succeduto,  nella  signoria  di  Agri- 
gento e  d' Imeni ,  il  figlio  Trasideo,  uomo  assai  di- 
verso dal  padre,  e  noto  per  la  sua  crudeltà.  Veden- 
dosi odiato  dai  suoi  sudditi  ed  essendo  in  possesso 
di  una  numerosa  schiera  di  mercenari,  credette  di 
poter  consolidare  la  sua  malferma  signoria  per  mezzo 
di  una  guerra  esterna,  e  raccolse  più  di  20000  uomini 
per  menarli  contro  Siracusa.  Cerone  lo  prevenne 
con  assalirlo  prima  ch'egli  aprisse  le  ostilità,  e  nella 
battaglia,  che  sembra  sia  stata  combattuta  presso  il 
fiume  Akragas,  lo  vinse  cagionandogli  gravi  perdite. 
Questa  sconfitta  ebbe  per  conseguenza  una  ribellione 
degli  Agrigentini  e  degl'  Imeresi,  in  seguito  alla  quale 
Trasideo  se  ne  fuggì  a  Mcgara,  dove  invece  di 
trovare  amichevole  accoglienza  fu  condannato  a 
morte  (84)-  Secondo  Diodoro,  gli  Agrigentini,  dopo 
questa  sconfitta,  riordinarono  il  loro  stato  a  demo- 
crazia, accostandosi  a  Gerone,  il  quale  non  esercitò 
su  di  essi  nessun  potere  diretto.  Ora  il  Boeck  conget- 
tura che  lo  stesso  abbiano  fatto  gì'  Imeresi  ;  ed  è 
probabile,  perchè  godettero  d' ora  innanzi  di  una 
grande  prosperità,  nella  quale  poterono  progredire 
le  arti  belle  (85)-  Rimasti  liberi  modificarono,  come 
sappiamo,  le  loro  istituzioni,  ed  estesero  su  più  larga 


(84)  HOLM.,    I,    p.    242. 

(85)  La  storia  ricorda  il  nome  dello  scultore  Demofilo,  maestro  di 
Zeusi.  L'IIolm  crede  che  questi  sia  lo  stesso  che  Danofilo,  ricordato  da 
Plinio,  XXXV,  61. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  409 

scala  il  commercio  con  1'  Italia.  Le  relazioni  con 
Crotone  si  accrebbero;  l'esempio  di  questa  città,  ove 
gli  esercizi  ginnastici  erano  molto  apprezzati,  eccitò 
in  essi  quell'amore  e  li  indusse  a  fare  altrettanto  (86). 

Nel  472  Ergotele,  nativo  di  Cnoso  in  Creta,  che 
erasi  stabilito  ad  Imera,  vinse  nel  lungo  corso  ad 
Olimpia,  e  Pindaro  compose  un'ode  in  suo  onore  <8?)- 
Questo  stesso  fu  vincitore,  secondo  Pausania,  un'altra 
volta  ad  Olimpia,  ove  meritò  un'  iscrizione  ed  una 
statua  <88),  e  due  altre  volte  a  Nemea.  Più  tardi  Crisone, 
ricordato  come  prodigio  di  velocità,  ottenne  conse- 
cutivamente la  palma  nelle  tre  Olimp.,  lxxxiii,  lxxxiv 
e  lxxxv  (S9)- 

Sì  grande  rigoglio  di  vita  interna,  che  è  segno 
di  potenza,  procurò  agl'Imeresi  la  stima  e  il  rispetto 
al  di  fuori.  Ad  Imera  fecero  appello  i  Siracusani  nel 
477,  quando  vollero  liberarsi  dal  giogo  di  Trasi- 
bulo  (9°),  e  nel  415,  quando  giunse  in  Sicilia  la  prima 
spedizione  ateniese  comandata  da  Alcibiade,  Nicia  e 
Lamaco  fe1)-  Caduta  in  Reggio  la  tirannide,  i  cittadini 
trascorsero  in  tumulti  ed  uccisioni,  perchè  erano  in 
preda  all'anarchia  ed  essendo  intervenuti  gl'Imeresi, 
chiamati  dal  partito  più  debole,  invece  di  farla  da 
pacieri,  la  fecero  da  oppressori  (459) {^). 

Le  monete  d' Imera  relative  al  periodo  che  corre 
dal  472  al  409  sono  annoverate  fra  le  più  belle  della 
Sicilia  e  rispondono  assai  bene  alla  floridezza  della 
città.  Non  la  cedono  a  Siracusa  per  esattezza  di  ese- 


(86)  Già  vantavano  un   famoso  atleta,  a  nome  Ischyros  (516  av.  C, 
Imhoof-Blumer,  Flugelgestalten,  p.  24). 

(87)  Olymp.,  XII. 

(88)  Paus.,  VI,  4. 

(89)  Pi.at.,  De  Leg.,  VII],  Prolag. 

(90)  D101».,  V,  3. 

(91)  Diod.,  XIII,  4,  12. 

(92)  Irsi.,  Hist.,  IV,  3.  —  Oros,  II,   14,  4. 


4IO  ETTORE    GABRICI 


cuzione  e  i  loro  tipi  hanno  i  caratteri  di  una  religione 
che,  importata  dalla  madrepatria  greca,  si  ebbe  nella 
Sicilia  un'impronta  speciale.  Il  tetradramma  più  antico 
che  io  conosca  è  il  seguente  : 

62.  —  Arg.,  mill.  25. 

i&  —  AR3MI.  Figura  muliebre  stante,  di  faccia,  colla  testa 
volta  a  destra  e  la  mano  sinistra  sollevata.  È  vestita  di 
un  chitone  a  maniche  corte  e  di  un  largo  peplo  ch'ella 
spiega  colla  mano  diritta. 
1^  —  PEAOY.   Pelope  stante,   in    biga  al  passo,  a  destra  ; 
tenente  lo  sprone  con  la  destra  e  le  redini  colla  sinistra. 
Nell'esergo  un  ramo  di   palma  e  un  grappolo  di  datteri. 
Grammi  16,23  Lobbecke  (Zeitschr.  fùr  Numism.,  1891,  Taf.  Ili,  nu- 
mero   II).    —    Gr.    17,47  Arolsen.    (Imhoof-Blumer,    Monti,  grecq., 
Himera,  n.  32)  (93).  Tetradr.  Tav.  IV,  n.  1. 

63.  -  Arg.,  mill.  25. 

Come  il  precedente,    ma    di    conio    diverso.    La    diversità 

consiste    nella   figura    della   Ninfa  che   tiene    la    gamba 

sinistra  un  po'  sollevata,  in  guisa    che  non    poggia  con 

tutta  la  pianta  in  terra. 

Grammi  17,16  Weber,  On  some   unpttblished  or    rare  greek  coins  ; 

nel  Numism.,  diro».,  1892,  n.  2.  Tav.  IV,  n.  2. 


(93)  Nella  prima  edizione  di  questo  mio  lavoro  manifestai,  ad  arte, 
un  mio  dubbio  sull'autenticità  di  questo  tetradramma  di  Arolsen,  salvo 
poi  a  modificare  o  no  questa  mia  idea,  dopo  d'  aver  udito  il  parere  di 
coloro  che  hanno  potuto  studiare  l'originale  di  quella  importante  moneta. 
Il  mio  dubbio  nasceva  anzi  tutto  dalla  capigliatura  della  Ninfa,  poi  dalla 
mano  sinistra  ed  inline  dal  peso  di  gr.  17,47  che  non  è  raggiunto  quasi 
da  nessun  tetradramma  d'Imera,  anche  dei  meglio  conservati.  Avendo 
richiamato  così  l'attenzione  dei  dotti,  ho  potuto  in  tal  modo  constatare 
che  l'esemplare  in  quistione  è  genuino.  Quelli  che  mi  hanno  dato  il  loro 
autorevole  parere  sono  il  de  Sallet  e  l'Imhoof-Blumer.  Entrambi  ne  sos- 
tengono l' autenticità,  ma  quest'ultimo,  pur  ammettendo  ciò,  conviene 
meco  nel  ritenere  che  esso  è  il  peggiore  dei  tre  esemplari  che  si  co- 
noscono ;  ecco  le  sue  parole  :  "  ....  Le  poids  de  gr.  17,47  du  tétr.  d'Arolsen 
ne  doit  pas  vous  surprendre  ;  au  reste,  l'exemplaire  est  authentique  et 
frappé  dn  mime  coi»  de  revers  que  les  deux  autres  exemplaires;  son 
état  de  conservation  est  parfait,  mais  le  dessi»  de  la  figure  »rgligc  011 
maladroit....  ,, 


TOPOGRAFIA    E   NUMISMATICA   DELL  ANTICA    1MERA         411 

La  figura  stessa  della  Ninfa  rivela  un  carattere 
di  remota  antichità  per  la  posizione  del  corpo  rivolto 
allo  spettatore  e  la  testa  di  profilo,  come  osserviamo 
nelle  antichissime  figure  vascolari  e  nei  bassorilievi. 
Nell'esemplare  di  Weber  la  gamba  sinistra  ha  una 
certa  movenza,  e  il  piede  poggia  in  terra  quasi  con 
la  punta;  ma  con  tutto  ciò  non  si  può  misconoscere 
una  rigidezza  neh'  arte  bambina  ed  un'  accuratezza 
nei  particolari,  come  a  dire  nelle  pieghe  del  chitone. 
Il  personaggio  in  biga  ha  poi  forme  arcaiche  non 
meno  della  Ninfa  ;  le  vesti  aderiscono  alle  carni  e  la 
barba  è  acuminata. 

La  rappresentanza  del  rovescio  di  questa  mo- 
neta ci  richiama  alla  mente  la  istituzione  dei  giuochi 
olimpici.  Il  Torrcmuzza  lesse  TEAON  e  credette  che 
fosse  stata  coniata  in  memoria  di  Gelone  siracusano. 
L'Eckhel  sull'esemplare  di  Arolscn  lesse  rettamente 
TEAOy,  ma  lo  credette  nome  di  magistrato.  Il  Cave- 
doni  '94)  fu  il  primo  a  pensare  che  fosse  il  nome  del 
personaggio  stante  sulla  biga,  con  aperta  allusione 
ai  giuochi  olimpici,  per  cui  le  città  di  Sicilia,  e  in 
ispecial  modo  Imera,  mostravano  tanto  ardore,  e  ai 
quali  il  nome  di  Pelope  si  trovava  connesso.  I  Greci 
di  Sicilia  e  dell'Italia  meridionale  parteciparono,  sin 
dalla  fine  del  settimo  secolo  av.  C,  alle  corse  di 
bighe  e  quadrighe  ed  altri  giuochi  che  in  Olimpia 
erano  assai  stimati.  Trovansi  anche  dei  Siciliani  fra 
gli  avj.?.-i  v(x<«  ed  oltre  ad  Ischyro  ed  Ergotele  d'Imera, 
ricorderemo  Parmenida  di  Camarilla  (528  av.  C). 
Empedocle  di  Agrigento  (496  av.  C),  Astylo  di  Si- 
racusa (488,  484,  480  av.  C).  Anche  Gelone  prese 
parte  a  giuochi.  Il  che  mostra  l' interesse  dei  Siculi 
per  essi,  e  ci  spiega  le  numerose  quadrighe  che   tro- 


(94)  Spici/,  numism.,  pag.  27.  Cfr.  Revue  numism.,  1876-77,  pag.  121. 


4I2 


ETTORE    CABRICI 


vansi  sopra  un  gran  numero  di  monete  siciliane.  Su 
quelle  di  Siracusa  più  antiche  la  biga  o  quadriga  è 
rappresentata  unicamente  in  unione  coli'  auriga  ;  ma 
anche  prima  del  tempo  di  Gelone  è  messa  in  rapporto 
con  esso  la  Nike  volante  (95). 

Del  ramo  di  palma  inciso  nell'esergo  con  molta 
esattezza,  pur  essendo  assai  facile  a  spiegarsi,  non 
trovo  fatto  cenno  di  sorta.  Neil'  antichità  la  palma 
fu  simbolo  della  vittoria  riportata  nei  giuochi,  e  si 
sceglieva  quel  legno  perchè  è  assai  cedevole  e  resi- 
stente (96).  Ercole  dopo  il  suo  ritorno  dal  mondo  sot- 
terraneo si  coronò  di  palma,  come  indizio  della  for- 
tunosa uscita  <97)T  e  dette  a  Iasio,  nella  prima  gara 
olimpica,  un  ramo  di  palma  in  segno  di  vittoria  (98). 
Nel  Malko,  luogo  del  Ginnasio  di  Elide,  dove  gli  efebi 
si  esercitavano  alla  lotta,  eravi  un  gruppo  rappre- 
sentante Eros  con  in  mano  un  ramo  di  palma,  il 
quale  gli  vieti  contestato  da  Antero  (99).  Sicché  la 
palma  è  simbolo  di  vittoria  o  di  ringraziamento  per 
la  vittoria  (ro°)  ;  ed  in  Olimpia  alla  corona  di  kotinos 
davasi  in  premio  ai  vincitori  anche  il  ramo  di  palma. 
Frequente  è  sulle  monete  di  Alessandro  *ioi). 


Il  tipo  di  questi  tetradrammi  non  fu  ripetuto,  e, 
come  suole  accadere  in  ogni  monetazione,  che  varia 
il  tipo  principale  prima  che  se  ne  trovi  uno  il  quale 


(95)  Imhoof-Blumer,  Die  Fliigclgest.,  pag.  24. 

(96)  Gkll.,  3,  6,  2,  3.   —  Teophr.,  //.  PI.,  5,  7,   1.  —  Plin.,  16,  81. 

(97)  Philargyrius  ad  Virg.,  Georg.,  II,  67. 

(98)  Paus.,  Vili,  48,  1. 

(99)  Paus.,  VI,  23,  4. 

(100)  V.  Botticher,  Ueber   dem  Banvicitlt ,  der  Hellen   und  Rum., 

pag-  4i3- 

(101)  Moller,  Monti.  d'Alex.,  pag.  11,  344. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  413 


possa  affermarsi  e  restare,  esso  servì  di  passaggio 
alla  splendida  serie  dei  tetradrammi  d'Imera.  Questa 
si  può  dividere  in  varii  gruppi,  ciascuno  elei  quali  ha 
caratteri  peculiari  che  rivelano  l'arte  dei  diversi  artisti 
e  attestano  uno  sviluppo  progressivo  nella  tecnica 
monetale,  dalle  forme  rigide  della  prima  coniazione, 
alla  perfezione  dei  sommi  maestri.  Nel  primo  gruppo 
riuniremo  i  seguenti  tipi    I02). 

64.  —  Arg.,  tnill.  25. 

1?  --  ...  AION  (leggi  IMEPAIONl.  Ninfa  stante,  di  fronte, 
col  viso  rivolto  a  sinistra,  vestita  di  chitone  a  maniche 
corte  e  peplo,  il  cui  lembo  cade  sul  braccio  destro.  Nella 
mano  destra  ha  una  patera,  colla  quale  sacrifica  sopra  un 
altare;  il  braccio  sinistro  è  disteso.  A  destra  vi  è  un  Sileno 
itifallico  che  poggiando  le  mani  su  di  una  vaschetta,  si 
piega  indietro  per  ricevere  sul  petto  uno  zampillo  d'acqua 
sgorgante  da  una  fontana  a  bocca  di  leone. 

Tft    —   Quadriga  al  passo,  a  sinistra,  guidata  da  una  figura 
virile  con  lungo  chitone,  coronata  da  una    Nike  volante 
a  destra;  il  tutto  in  circolo  di  puntini. 
M.  Hur.ter;  Salinas  (ripost.  Virzì).  Tav.   VII,  n.  4. 

65.  —   Arg.,  mill.  26. 

Simile  al  precedente,  ma  la  leggenda  attorno  alla  Ninfa  è 
svanita.   Il  Sileno  tenendosi  con   le  mani  alla    vaschetta, 
si  abbandona  tutto  indietro  col  corpo. 
Grammi  17,05,  M.  J ir.  (Cat.  11.  31  .  Tav.  VII,  11.  5. 

66.  —  Arg.,  mill.  24. 

.  .  EPAION.  Come  il  prec.  Il  Sileno  e  un  poco  meno  abban- 
donato col  corpo  all'indietro.  ili  conio  del  diritto  e  rotto). 
Grammi   17,22,  Berlino;    gr.    17,6    Virzì;    Evans.  (Tutti  dello  stesso 
conio).  Tav.  VII,  n.  3. 


O02J  Avverto  che  nella  disposizione  cronologica  di  questi  primi 
tetradrammi  non  mi  trovo  d'accordo  col  sig.  Seltmann  {Zeitschr.  fùr 
Numism.,  anno  1891  ,  pag.  165-182) ,  perche  crede  che  il  tetradr.  11.  64 
sia  più  antico  dell'altro  n.  62  e  63. 


414 


ETTORE    GABRICI 


66  bis.   —  Arg.  mill.  25. 

J¥  —   IMERAIOIV.  Simile  al  num.  65. 
5»    —   IMERAIOIV  (nell'esergo).  Simile  al  precedente. 
Grammi  17,8  Virzì. 


67.  —  Arg.,  mill.  25. 

ii¥  —   Come  il  num.  66,  senza  leggenda. 
9  IMEPAION.  Come  il  precedente;  il  conio  è  identico. 

Parigi;  gr.   18,1   Virzì;  Evans.  Tav.  VII,  n.  6. 

67  bis.  —  Ar^.  mill.  25. 

/&  —   IMEPAIOIV.  Simile  al  numero  64. 
5>    —   IMEPAlOy  (nell'esergo).   Come  il  preced.,  ma  1'  arte 
è  molto  più  avanzata. 
Grammi  17,7,  Virzì. 


68.   —  Arg.,  mill.  26. 

Come  il  precedente  ;  se  non  che  a  destra  della   Ninfa ,  in 
alto,  vi  e  una  ruota  a  quattro  raggi. 

Grammi  17,05,  Napoli  (Fiorelli,  4428);  gr.  17,01,  M.  Br.  (Cat.,  n.  32). 

Tav.  VII,  n.  7. 

Non  si  può  dubitare  che  i  tetradrammi  descritti 
dal  n.  64  al  n.  68  appartengano  alla  più  antica  emis- 
sione dopo  il  tipo  con  nEAOV.  Che  siano  stati  co- 
niati in  un  medesimo  giro  di  anni,  lo  prova  un  im- 
portante ripostiglio  scoverto  pochi  mesi  addietro  nei 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  415 

pressi  di  Palermo  e  che  noi  chiameremo  dal  nome 
del  primo  compratore,  ripostiglio  Virzì  <io3).  Esso  con- 
stava di  9  tetradrammi  imeresi,  che  pel  grado  di  con- 
servazione sono  uno  dei  più  importanti  ritrovamenti 
fatti  sul  suolo  della  Sicilia  in  questi  ultimi  anni.  Essi 
hanno  tanta  affinità  di  stile,  che  sarebbe  impossibile 
non  farne  una  serie  continua  e  le  loro  piccole  va- 
rianti da  tipo  a  tipo  sono  tali  che  abbiamo  agio  di 
seguire  una  per  una  tutte  le  evoluzioni  dell'arte  mo- 
netale nella  prima  emissione  di  tetradrammi  in  linera. 
Nelle  loro  piccole  varianti  noi  possiamo  cogliere  certe 
somiglianze  che  ridurremo  alle  seguenti. 

a)  Il  Sileno  sta  or  più  or  meno  abbandonato 
indietro  col  corpo,  ma  sta  sempre  rivolto  colla  tàccia 
alla    fontana  in  guisa  che  noi  lo  vediamo  di  fianco. 

b)  La  Nike  sta  nell'atto  di  deporre  la  corona 
sul  capo  dell'auriga  e  coi  piedi  sembra  che  tocchi 
la  testa  dei  cavalli. 

e)  La  quadriga  è  costantemente  rivolta  a  sin. 
d)  L'altare  è  largo. 


Riserbandoci  di  fare  più  oltre  un'analisi  minuta 
dei  tipi,  di  cui  ora  facciamo  una  semplice  descrizione, 
passiamo  al  secondo  gruppo.  Nell'autunno  del  1890 
fu  trovato  in  Sicilia  un  ripostiglio  di  monete  di  di- 
verse città,  fra  le  quali  parecchi  didrammi  e  tetra- 
drammi d'Imera  (1Q4)  anch'essi  di  perfetta  conserva- 
zione. Questo  lo  chiameremo  ripostiglio  di  Seltmann, 


(103)  V.  appendice  n.  i. 

(104;  Il  Sig.  E.  J.  Seltmann  comperò  questo  ripostiglio  e  ne  pub- 
blicò i  tipi  più  importanti,  (Va  cui  mi  didramma  inedito  (Zeitschr.  /•  r 
Numism.,  anno   1891.  pag.   165-182.  V.  appendice,  n    2) 


416  ETTORE    CABRICI 


dal  nome  del  primo  compratore.  I  tipi  erano  tutti 
noti,  fuorché  uno,  ripetuto  in  tre  esemplari.  Eccone 
la  descrizione. 

69.    —  Arg.  mill.  26. 

i&  —  Ninfa  sacrificante,  come  al  n.  64.  Un  piccolo  Sileno 

itifallico  le  sta  a  destra  in    una  vaschetta,    rivolto  a  chi 

guarda.  Ila  la  faccia  dalla  parte  opposta  di  una  fontana 

a  bocca  di  leone,  onde  esce  uno  zampillo  che  gli  bagna 

le  spalle  ;  colla  sinistra  si  mantiene  presso    l'orlo    della 

vaschetta,  la  destra  è  poggiata  sulle  anche. 

9    —  Dello  stesso  conio  del  n.  68. 

Grammi  17,36,    Seltmann    (Zeitschr.  far    Numism.,  Taf.  Ili,  n.  Ili)  ; 

gr.  17,12,  Lòbbeke;  Berlino.  Tav.  VII,  n.  8. 

Ognuno  vede  che  questo  tipo  si  connette  a 
quello  dei  numeri  67  bis  e  68,  perchè  il  rovescio  è 
dello  stesso  conio.  Ma  non  può  entrare  a  far  parte 
del  primo  gruppo,  per  una  potente  ragione.  Il  piccolo 
Sileno  è  rivolto  a  chi  guarda  ;  la  sua  posa  è  assai 
naturale  e  fa  bellamente  concepire  la  calma  di  chi 
va  a  bagnarsi  alle  calde  sorgenti  per  ottenere  la  sa- 
lute ;  essa  non  sarà  più  mutata  fino  agli  ultimi  esem- 
plari. Possiamo  adunque  dire  che  il  n.  69  sia  un  tipo 
di  passaggio  dal  primo  gruppo,  pel  tipo  del  rovescio, 
al  30  gruppo,  per  la  posa  del  Sileno.  Il  suo  pregio 
d'arte  poi  è  anche  superiore  ai  precedenti.  La  figura 
della  Ninfa  che  in  alcuni  esemplari  della  prima  emis- 
sione era  un  po'  tozza,  in  questi  è  svelta.  Nelle  pieghe 
del  chitone,  nella  testa  un  po'  inclinata,  nel  corpo 
meglio  modellato,  nell'altare  di  forma  più  esile,  cir- 
condato nel  mezzo  da  una  corona,  si  scorge  un  gusto 
più  fino,  uno  studio  più  accurato.  Si  collega  a  questo 
tipo  il  seguente  didramma,  anch'  esso  del  ripostiglio 
di  Seltmann. 

70.  —  Arg.  mill.  ai. 
t&  —  IOTHR.  Ninfa  sacrificante  come  nel  precedente  esem- 
plare. A  destra  le  sta  un  caduceo,  eretto  e  adorno  di  nastri. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  417 


9/  —  Cavallo  corrente,  a  sinistra,  con  sopra  un  cavaliere 
che  tenendosi  nella  corsa  poggiato  sulla  groppa,  giace 
col  corpo  penzoloni,  nell'atto  di  smontare  e  stringe  nella 
sinistra  una  sferza.  Nell'esergo  IMEPAIOIV  ;  il  tutto  in  cir- 
colo di  puntini. 
Grammi  8,63,  Lòbbecke  {Zeitschr.  fiìr  Numism.,  Taf.  Ili,  n.  IV)  ; 
gr.  8,34,  Weber  (Num.  Cliron.,  1802,  n.  3).  Berlino.  Didr. 

A  proposito  del  tetradramma  num.  62  abbiamo 
detto  che  il  tipo  della  quadriga  con  la  leggenda 
PEAOf  è  un  accenno  ai  giuochi  olimpici,  nei  quali 
due  Imcresi  avevano  riportato  vittoria.  Egual  signi- 
ficato ha  il  cavaliere  sul  didramma  ;  esso  accenna  a 
quel  giuoco  consistente  nella  corsa  di  cavalli,  in  cui 
i  cavalieri,  quand'erano  ad  una  certa  distanza  dalla 
meta,  saltavano  giù  in  terra  e  correndo  accompa- 
gnavano il  cavallo  per  la  briglia  io5).  Di  questa 
corsa,  detta  7.7.1-r,,  abbiamo  altre  rappresentazioni 
sur  una  moneta  di  Motve  Io5  e  un'altra  di  Celen- 
deris'10/'.  Siccome  questo  tipo  e  quasi  unico  nella 
numismatica  siciliana,  non  può  dirsi  una  imitazione, 
come  la  quadriga  che  e  molto  frequente,  ma  potrà 
essere  stato  scelto  in  memoria  di  qualche  Imcrese 
che  vinse  ad  Olimpia  in  questo  genere  di  corsa,  e 
del  quale  la  storia  non  ci   tramandò    cenno    alcuno. 


Segue  ora  una  serie  di  tetradrammi  e  di- 
drammi che  si  conservano  nei  Musei  in  numero 
maggiore  dei  precedenti  e  sono  di  diversi  conii. 
Questo  ci  attesta  che  la  loro  coniazione  dovette  du- 


(105)  Cfr.  Grasberger,  Ersiehung  twd  L'ii/err.  ini  klassisch.  Allevi., 
Ili,  pag.  261,  263.   —   Paks.,  K/iiic,  I,  5,  9.    —   Fluì.,  Alex.,  e.  6. 

(106)  Numism.  Zeitschr.,  taf.  VII,  11.   1. 

(107)  De  Livnf.s,  Choix,  pi.  XI,  n.  2. 


_|.l8  ETTORE    GABRICI 


rare  a  lungo,  e  può  dirsi  che  ora  propriamente  si 
determinino  certi  caratteri  dei  tipi  che  non  sono  più 
alterati  :  tale  è  il  granello  d'orzo,  or  a  sinistra  or  a 
destra  della  Ninfa  e  la  posizione  della  Nike  al  ro- 
vescio, la  quale  non  più  posa  la  corona  sul  capo 
dell'auriga,  ma  gliela  presenta  dinanzi  al  volto; 
dippiù  la  quadriga  è  rivolta  a  destra. 

71.  —  Arg.,  mill.  25. 

J¥  —  Ninfa  sacrificante,  come  il  n.  69. 

Iji    —  Uomo  in  quadriga,  a  destra.  Una  Nike   volante  gli 
presenta  dinanzi  al  volto    una    corona.    Tracce    di    leg- 
genda nell'esergo. 
Coli.  Nervegna. 

72.  -  Arg.,  mill.  25. 

^y  —  Ninfa  sacrificante,  a  sinistra  granello  d'orzo. 
9'  HOIAS3MI.  Come  il  precedente. 

Grammi  17,30,  Napoli  (Fiorelli,  n.  4425I;  gr.  17,12,  Imh.  Bl.;  gr.  16,74. 
Santangelo,  (n.  7756);  Termini;  Monaco  (2  esempi). 

Tav.  VII,  n.  9. 

73.  —  Arg.,  mill.  21. 

i&  —  Ninfa  sacrificante,  a  destra  un  caduceo  eretto,  adorno 

di  nastri  ;  a  sinistra,  in  alto,  granello  d'orzo  ;  all'esergo 

IÀTON. 

IJf    —   NOIAS3MI    attorno    al    cavaliere    che    è    come    nel 

n.  70;  nell'esergo  un  cigno  notante. 

Grammi  8,32,  M.  Br.  (Cat.  n.  35)  ;  gr.  8,40 ,  Napoli  (Fiorelli,  4433)  ; 

gr.  8,55,  Lobbecke.  Tav.  VII,  n.  12. 

74.  —  Arg.,  mill.  22. 

%¥  —   IATON  nell'esergo.  Simile  al  precedente. 
5>    —  Cavallo    corrente  ,  come    nel  num.  70  ;  nell'  esergo 
.  .  .  AS3MI,  in  circolo  di  puntini. 
M.  Hunter;  gr.  8,25,  Lobbecke;  Monaco.  Tav.  VII,  n.  11. 

75.  —  Arg.,  mill.  28. 

Del  tutto  simile  al  n.  72,  ma  la  capigliatura  della  Ninfa  è 
diversamente  aggiustata. 
Grammi  17,19,  M.  Br.  (Cat.  n.  33);  gr.  17,30,  Lobbecke;  Berlino. 

Tav.  Vili,  n.  1. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL' ANTICA    IMERA         419 

76.  —  Arg.,  mill.  23. 

&  —  Ninfa  del  tutto  simile  alla  precedente  ,  per  la  capi- 
gliatura ;  a  destra  caduceo  ,  a  sinistra    granello  d'  orzo, 
come  nei  nn.  73,  74. 
fy    —   MOIAS3MI  nell'esergo.  Simile  al  n.   74. 

Grammi  8,30,  M.  Br.  (Cat.  11.  36);  gr.  8,30,  Napoli  (Fiorelli ,  4432)  ; 
gr.  8,25,  Imh.  Bl.;  Berlino.  l'av.  Vili,  n.  2. 


SUL   TIPO    DEI    TETRADRAMMI. 


Sul  diritto  di  questi  tetradrammi  la  figura  che 
ci  si  presenta  come  la  più  rilevante  è  quella  della 
Ninfa.  Dai  vecchi  numismatici  si  è  detto  che  sacri- 
ficasse al  fiume  Imera  divinizzato.  Essi  erano  tratti 
in  inganno  da  una  epigrafe,  nella  quale  il  fiume 
Imera  trovasi  ricordato  accanto  ad  Asclepio;  ma 
questa  oggi  è  ritenuta  opera  di  un  falsario  (Io8).  Ed 
infatti,  se  gl'Imeresi  avessero  divinizzato  il  fiume  che 
passava  accanto  alla  loro  città,  l'avrebbero  certa- 
mente rappresentato  sulle  loro  monete,  attesa  la 
grande  tendenza  dell'arte  siciliana  a  ritrarre  su  questi 
monumenti,  come  sopra  ho  detto,  i  fiumi  e  le  fonti 
personificate;  ma  del  culto  pel  fiume  Imera  non  e 
fatto  cenno  nella  numismatica.  Quel  sacrificio  è  da 
intendersi  fatto  alla  principale  divinità  degl'Imercsi. 
Dalla  prima  serie  delle  monete  di  questa  città  ab- 
biamo desunto  l'esistenza  di  un  antichissimo  culto 
ad  Ercole,  quale  divinità  medica;  a  lui  dunque  è 
fatto  il  sacrificio,  non  già  al  fiume  Imera.  E  la  leg- 
genda   IOTHP   del    didramma    n.    71,    secondo    ogni 


(108)  C.  J.  C,  n.  5747.  Inscr.  gr.  Sic.  et  Ita!,  (falsae),  n.  2. 


420  ETTORE    CABRICI 


probabilità  è  da  riferirsi  ad  Ercole,  il  quale  ha  questo 
titolo  evidente  anche  sulle  monete  di  Taso  (io9). 

Ma  con  ciò  non  abbiamo  ancora  spiegato  che 
una  parte  del  diritto  di  questi  tetradrammi.  Esso 
dovè  essere  escogitato  da  un  intelligente  artista,  il 
quale  seppe  combinare  assai  bene  gli  elementi  nu- 
merosi e  varii  delle  leggende  relative  alle  terme.  Il 
piccolo  Sileno,  che  sta  sempre  a  destra  della  Ninfa 
in  posizione  diversa,  ci  dà  agio  di  fare  alcune  osser- 
vazioni importanti.  11  Sileno  e  la  fontana  a  bocca 
di  leone  stanno  in  relazione  con  le  acque  termali  : 
e  qui  l'arte  plastica  ci  offre  importanti  dati.  Essa 
in  un  gran  numero  di  monumenti  ci  dimostra  a 
chiare  note  quanta  importanza  dettero  i  greci  alle 
fonti,  e  come  queste  ne  eccitarono  lo  spirito  e  la 
fantasia.  Le  fonti  furono  il  punto  di  convegno  delle 
popolazioni  primitive;  presso  le  fonti  furono  costruiti 
i  più  antichi  santuari,  ove  i  greci  dell'età  preisto- 
rica raccogiievansi,  credendo,  nella  loro  ingenuità 
religiosa,  di  essere  più  prossimi  agli  Dei.  In  questi 
antichissimi  tempi  già  era  nato  il  culto  delle  Ninfe 
(v.  Inni  Omerici)  che  non  fu  poi  abolito,  anzi  andò 
sempre  crescendo.  Anche  l'arte  dei  secoli  successivi 
non  era  mai  sodisfatta  di  ornare  le  fonti  per  mezzo 
di  colonnati,  grotte,  mosaici,  giardini,  rilievi  e  pitture, 
ove  era  rappresentato  il  travamento  della  fonte,  se- 
condo narrava  la  leggenda.  L'acqua  e  il  principio 
vitale  della  creazione,  e  perciò  gli  Ellcni  la  parago- 


(109)  Raoul  Rociiette,  Mém.  de  numismat.,  pag.  14.  Non  così  opina 
I'Imhoof-Blumer  (Niiih.  Chron.,  1892,  p.  187)  il  quale  riferisce  l'epiteto 
30tY]p  alla  Ninfa  che  sagrifìca,  dimostrando  che  la  forma  maschile  di 
questo  aggettivo  trovasi  riferito  anche  a  nomi  femminili  (cfr.  Aesch. 
Agam.,  642,  Kirchoff:  vr/-r\  Vi  auirfjp  ;  Sopii.  Oed.  v.  81).  Il  Kinch  in  una 
sua  nota  dal  titolo  iaton  [Zeitschr.  fi'tr  Xitinisiu.  XIX,  p.  135-143)  che  ho 
avuto  occasione  di  leggere,  in  questi  giorni,  accetta  l'opinione  dell'Imhoof. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  42 1 

narono,  tanto  nella  leggenda  quanto  nell'  arte,  agli 
animali  che  si  muovono  rapidamente,  come  provano 
i  nomi  dei  loro  fiumi  e  ruscelletti.  Mettono  capo  a 
questa  concezione  le  rappresentanze  dei  fiumicelli 
per  mezzo  di  serpenti,  di  capre,  di  cavalli  e  di  cani. 
D'altra  parte  l'energia  dello  zampillo  è  paragonata 
a  quella  insuperabile  di  certi  animali,  come  il  leone, 
il  lupo,  il  cinghiale,  il  becco,  il  toro.  Finalmente  una 
particolar  forma  dell'arte  plastica  nacque  dall'idea 
molto  diffusa  presso  i  popoli  dell'antichità  (comune 
ai  Greci  e  agi'  Italici  e  conservata  anche  nella  Grecia 
moderna  per  antica  tradizione)  che  le  fonti  fossero 
il  capo  dell'acqua  (xzoy.H)  (1ID).  Il  capo  di  leone,  di 
porco  o  di  altri  animali,  presso  le  sorgenti,  era  per 
la  plastica  un'  espressione  ovvia  di  questo  concetto. 
La  bocca  aperta  indicava  il  riversarsi  dell'  acqua  ; 
perciò  la  maschera  di  metallo  o  di  pietra  servì  ad 
esprimere  lo  spandimento  per  mezzo  di  acquedotti 
e  di  grondaie,  delle  quali  ultime  abbiamo  esempio 
brillante  nelle  bellissime  teste  di  leone  a  bocca 
aperta,  venute  alla  luce  negli  scavi  del  tempio  di 
Imera  C1"). 

La  numismatica  non  rimase  estranea  a  queste 
rappresentazioni,  anzi  loro  fece  larga  parte.  Lo  atte- 
stano le  monete  di  Corinto,  Metaponto,  Larissa,  Te- 
rina,  Caulonia  <II2> ,  Pherae   (in  Tessaglia),  ecc.  (IJ3). 

Le  figure  di  quelle  divinità  che  si  sapeva  essere 
quasi  un'incarnazione  dell'elemento  umido,  costitui- 
vano uno  dei  motivi  prediletti  dell'arte  plastica.  Dio- 
nisio, a  guisa  di  Afrodite,  aveva  i  suoi  santuari  in  sot- 
terranei umidi  e  perciò  i  demoni  bacchici  son  realmente 


(no)  Herod.,  IV,  91. 

(in)  Salinas,  Le  grondaie  del  tempio  d'Intera. 

(112)  Raoul  Rociiette,  Mém.  de  Xumism.,  tab.  II,  n.  io. 

(113)  Sestini,  Mus.  Fontana,  II,  tav.  Ili,  f.  9. 


53 


422  ETTORE    CABRICI 


genii  delle  fonti.  Sileni  in  piena  figura  o  in  forma  di 
Erme  servivano  di  contrassegno  alle  sorgenti.  Spes- 
sissimo, per  citare  uno  dei  motivi  più  noti,  stando 
con  una  gamba  in  ginocchio,  tengono  sulla  spalla 
un  otre  forato,  ovvero  camminando  a  stento,  fanno 
scorrer  l'acqua  dall'otre.  Sui  tetradrammi  d'Imera  il 
Sileno  si  bagna  alla  fonte,  perchè  questa  era  la  rap- 
presentazione che  più  si  addiceva  alla  virtù  delle 
salutari  acque  termali.  Potè  anche  influire  alla  con- 
cezione di  questo  tipo  la  leggenda,  la  quale  voleva 
che  Ercole  si  fosse  bagnato  in  quelle  sorgenti  e 
avesse  riacquistato  il  vigore.  Allo  stesso  motivo  è 
da  riferirsi  la  posizione  di  Ercole  seduto  su  di  una 
rupe,  e  bagnantesi  sotto  una  fontana  a  bocca  di 
leone,  la  cui  acqua,  raccolta  da  Satiri  e  da  Ninfe, 
gli  è  riversata  sulle  spalle  (IJ4>. 

La  donna  che  sacrifica  è  la  Ninfa  Imera.  Sulle 
monete  della  Magna  Grecia  e  della  Sicilia  la  città 
è  spesso  personificata  in  una  Ninfa.  Talvolta  però 
questa  personificazione  era  espressa  per  mezzo  di 
una  figura  maschile  (genio  della  città),  come  vedesi 
sulle  monete  di  Caulonia  ;  tal'altra  poi  si  rappresen- 
tava la  divinità  principale  o  un  fiume  nell'atto  di 
compiere  un  sacrifizio  lustrale,  espresso  dal  ramo 
d'alloro,  come  sulle  monete  di  Crotone  (Ercole  obuen-r,;), 
di  Leontium  ("5),  di  Selinunte  (Hypsas),  di  Meta- 
ponto. 

Ma  anche  frequenti,  come  dicevo,  sono  le  figure 
di  donna.  Le  monete  di  Terina  (II6),  Entella,  Erice, 
Segcsta,  hanno  quasi  lo  stesso  tipo;  ma  io  non  esi- 
terei a  dire  che  tutte  queste  città  seguirono  l'esempio 


(114)  lst.  di  corrisp.  ardi.,  anno  1862,  pag.  15;  Monum.,  voi.  VI-VII, 
tav.  LXIV. 

(115)  Raoul  Rociiette,  Meni,  de  Nutnism.,  pi.  Ili,  25. 

(116)  Imh.  Blum.,  Monti,  greca.,  tab.  A,  n.  11. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  423 

d'Imera,  e  quindi  questi  tetradrammi  hanno  impor- 
tanza anche  pel  riguardo  della  originalità.  La  ruota 
a  quattro  raggi,  del  n.  68,  deve  avere  attinenza  col 
sacrifizio.  La  leggenda  iaton  dei  didrammi  n.  73  e  74 
potrebbe  essere  un  genitivo  plurale  dell'  aggettivo 
Saxó,-,  come  hanno  cercato  di  provare  il  Seltmann  e  il 
Kinch. 


TRIOBOLI. 


Ai  didrammi  e  ai  tetradrammi  facciamo  seguire 
i  trioboli,  essendo  che  non  furono  coniate  dramme 
in  questo  periodo.  1  loro  tipi  neanche  variano  di 
molto,  ma  si  possono  bene  disporre  in  tre  serie  : 


Prima    Serie. 

77.  —  Arg.,  mill.  16. 

fi?  —  IMEFAIO  M.  Figura  virile  a  destra ,  cavalcante  un 
becco  ;  nella  destra  tiene  un  caduceo,  nella  sinistra  una 
conchiglia,  che  accosta  alla  bocca  per  sonare  ;  circolo 
di  puntini. 

Ip  —  Nike  volante  a  sinistra  ;  col  braccio  sinistro  calato 
in  giù  sostiene  l'estremità  del  chitone,  sul  braccio  destro 
cade  il  lembo  dell'himation,  e  colla  destra  tiene  un  aplustre 
ornato  di  lunghe  tenie.  Intorno  alla  figura,  NIKA. 

Grammi  2,04,  lmh.  Bl.  ;  gr.  1,99,  Vienna  (esemplare  perforato). 

Tav.  Vili,  n.  3. 

Vi  è  una  varietà  nella  disposizione  della  leggenda  che  sta 
al  rovescio,    . .. 

Grammi  1,74,  M.  Br.  (Cat.  n.  37J  ;  Parigi    (esempi,    riconiato)  ;    Ber- 
lino, Palermo,  Santangelo. 


424  ETTORE    CABRICI 


Seconda    Serie. 

78.  -  Arg.,  mill.  15. 

<&  —   MOI H.  Simile  al  precedente. 

NI 

9    —    »v,    Simile  al  precedente. 

Grammi  2,00,  M.  Br.  (Cat.  n.  38);  gr.  2,07,  Imh.  Bl.  ;    gr.  2,00,  Na- 
poli (Fiorelli,  4437);  gr.  1,90,  Vienna.  Tav.  Vili,  n.  4. 


Terza    Serie. 

79.  -  Arg.,  mill.  15. 

i&  —   MOIAS3MIH.   Come  il    precedente    (senza    leggenda 
al  rovescio). 

Grammi  2,02,  M.  Br.   (Cat.  n.  40)  ;   gr.  2,00,  Napoli  (Fiorelli,  4436) , 
Berlino,  Palermo.  Tav.  Vili,  n.  5. 

In    qualche    esemplare  vi  è   la    leggenda    NIKA ,  come    in 
quello  del  M.  Br.  (Cat.  n.  39),  che  pesa  gr.  2,09. 

Come  per  i  tetradrammi  il  tipo  costante  del 
rovescio  fu  sempre  la  quadriga,  così  per  i  trioboli  fu 
la  Nike  volante,  propria  delle  monete  dell'Elide.  Fra 
la  Sicilia  e  l'Elide  furono  assai  estesi  gli  scambi 
commerciali,  in  cui  può  aver  fondamento  l'ipotesi  di 
una  certa  relazione  dei  due  popoli  per  rispetto  alla 
numismatica.  Entrambi  scelsero  tipi  allusivi  alle  gare 
olimpiche  ;  i  Siculi  il  carro,  gli  Elei  la  figura  alata  della 
Nike.  Quest'  ultimo  tipo  fu  imitato  a  Camarina , 
Catania,  Imera,  Morganzia.  Osserva  giustamente 
F  Imhoof-Blumer  che  la  Nike  delle  monete  dell'Elide 
è  F  unica  figura  di  Nike  comparsa  prima  della 
metà  del  V  secolo  nella  Grecia  propria,  ed  è  inoltre 
la  più  antica  rappresentazione  monetale  di  questo 
genere  (:i7).  E  di  vero  la    Nike    dell'Elide    presenta 


(117)  Imh.  Blum.,  Die  Fliigclgcstalten,  pag.  24. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    1MERA  425 

caratteri  arcaicissimi;  basti  ricordare  che  le  ali  sono 
spiegate  in  senso  opposto.  La  più  antica  imitazione 
di  questo  tipo  in  Sicilia  trovasi  sulle  arcaiche  monete 
di  Camarina  che  riproducono  fedelmente  la  disposi- 
zione delle  ali  (Il8>.  Vengono  in  secondo  luogo  quelle 
di  Catania,  ove  la  Nike  tiene  in  mano  la  corona  di 
alloro,  come  sulle  monete  dell'Elide  (JI9).  In  terzo 
luogo  collocheremo  i  trioboli  d' Imera.  Ma  qui  la 
Nike  è  alquanto  modificata,  perchè  in  luogo  della 
corona,  tiene  in  mano  un  aplustre  ornato  di  tenie. 
Questa  modificazione  mostra  che  la  Nike  d' Imera 
non  ha  lo  stesso  significato  agonistico  che  quella 
delle  città  suddette.  La  sua  origine  la  ripeteremo 
dalle  monete  dell'Elide,  ma  con  essa  gì'  Imeresi  rol- 
lerò accennare  alla  grande  vittoria  del  480,  modifi- 
cando in  parte  il  tipo  di  essa.  Questo  fu  alla  sua 
volta  imitato  da  Camarina  <I2°). 


OBOLI. 

La  coniazione  degli  oboli  è  antica  quanto  quella 
dei  tetradrammi.  Due  sono  i  tipi  che  si  conoscono, 
i  quali  subirono  non  poche  variazioni. 

Primo    Tipo. 

80.  —  Arg.,  mill.  11. 

i&  —  Testa  virile  a  destra  ,  con    barba    acuminata  e  dia- 
dema ;  in  circolo  di  globetti. 
9    —  AA3MIH.  Elmo  corinzio  con  ornamenti,  a  destra. 
Parigi  (2  esempi.);  gr.  0,54,  M.  Br.  (Cat.  n.  47).         Tav.  VIU,  n.  6. 


(118)  Salinas,  Mone/e  delle  auliche  città  di  Sicilia,  tav   XVI  e  XVIII. 

(119)  Head,  //.  N.,  pag.  114,  Cat.    Br.  Mns.,  pag.  41.    -    Gardn-er 
Sicil.  Stud.,  pi.  IV,  n,  14.   —  Salinas,  Op.  cit.,  tav.  XVIII. 

(120)  Imh.  Blum.,  Berliner  Bliitter,  LUI,  n.  6.  —  Cat.   Br.  Mus.,  pa- 
gine 37,  38. 


426  ETTORE    CABRICI 


81.  —  Arg.,  mill.  io. 

i&  —  Come  il  precedente. 
I?    —   AA3MIB.  Come  il  precedente. 
Grammi  0,62,  Imh.  Bl.;  Berlino.  Tav.  Vili,  n.  7. 

82.  —  Arg.,  mill.  il. 

Come  il  n.  80,  ma  la  leggenda  del  rovescio  e  BIMERA. 
Grammi  0,70,  Lòbbecke.  Tav.  Vili,  n.  8. 

83.  —  Arg.,  mill.  io. 

Simile  al  n.  80,  ma  la  leggenda  del  rovescio  è   BIMERA. 
Siracusa  (2  esempi.);  gr.  0,66,  M.  Br.  (Cat.  n.  46). 

84.  —  Arg.,  mill.  io. 
BIME.  Simile  al  n.  80. 

Grammi  0,63,  Santangelo.  Tav.  Vili,  n.  9. 

85.  —  Arg.,  mill.  11. 

Simile  ai  precedenti  ;  manca  la  leggenda. 
Grammi  0,70,  Imh.  Bl.  ;  gr.  0,30,  id. 

Di  questo  tipo  anepigrafe  vi  sono  alcune  varietà  : 

a)  Elmo  a  sinistra. 
Parigi  ;  gr.  0,49,  Lòbbecke. 

b)  Testa  ed  elmo  a  sinistra. 
Grammi  0,42,  Imh.  Bl. 

86.  —  Arg.,  mill.  9. 

tB1  —  Testa  virile  barbata  e  galeata,  a  destra,  in    circolo 

di  puntini. 
1$    —   Elmo  a  destra  con  ornamenti. 
Grammi  0,45,  Imh.  Bl.  ;  gr.  0,49,  Vienna  ;  Siracusa.  Tav.  Vili,  n.  io. 


Secondo    Tipo. 

87.  —  Arg.,  mill.  io. 

fi?  —  Testa  virile  barbata  e  galeata,  a  destra,  in   circolo 
di  puntini. 

$    -    ?,™    Due  schinieri. 
AIOM. 

Grammi  0,31,  Imh.  BL;  Berlino.  Tav.  Vili,  n.  11. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL'ANTICA    IMERA         42" 


Una  varietà  consiste  nella  leggenda  HOIAH3MI. 
Parigi. 

Due  altri  esemplari  della  medesima  Collezione  non  hanno 
leggenda. 

88.  —  Arg.,  mill.  8. 

i&  —  Testa  virile  barbata  e  galeata,  a  sinistra. 

?!    -   A,^MI  Come  il  precedente. 

Grammi  0,40,  Imh.  Bl.  ;  gr.  0,39,  Napoli  iFiorelIi,  4444V 

Tav.  V,  n.   12. 

Una  varietà  è  nella   leggenda    .._.,,. 

AIOM. 

Grammi  0,31,  Imh.  BI.;  Parigi. 

89.  —  Arg.,  mili.  11. 

Come    il    precedente  ;    ma    la    leggenda    del    rovescio   è  : 
I-M0I  -A-ION. 

Grammi  0,69,  M.  Br.  (Cat.  n.  45);  gr.  0,65,  Imh.  BL;  Berlino. 

Tav.  Vili,  n.  13. 

Varietà  nella  leggenda  1-MgR-AION. 
Grammi  0,60,  Lóbbecke. 

L'esame  accurato  di  questi  oboli  ci  mena  alla 
conclusione  che  essi  incominciarono  ben  presto  a 
circolare,  ma  la  loro  coniazione  non  durò  a  lungo, 
poiché  gli  ultimi  esemplari  rivelano  a  chiare  note 
un  carattere  di  arcaismo.  Laonde  io  credo  che  la 
loro  emissione  sia  stata  interrotta  verso  la  metà  di 
questo  periodo  o  anche  prima  ;  ciò  sarà  dimostrato 
in  seguito. 


LITRE   D'ARGENTO    ED    EMILITRE. 

Dall'abolizione  degli  oboli  data  la  prima  emis- 
sione delle  litre  d'argento.  Eccone  i  tipi  che  cono- 
sciamo : 


428  ETTORE    CABRICI 


90.  —  Arg.  mill.  12. 

,B'  —  Mostro  alato,  a  sinistra  ,  con  testa  umana  barbata, 
corna  e  orecchie  di  becco  e  zampe  di  leone  ;  sul  petto 
una  testa  di  leone  ;  circolo  di  puntini. 

9    —   .  . . .  ÀI-ON.  Uomo    nudo  a  cavallo    di  un    becco  ,  a 
sinistra  ;  con   la  sinistra    mano  si    tiene    alle    corna  del- 
l'animale, con  la  destra  sollevata  stringe  un  caduceo. 
Grammi,  0,81,  M.  Br.  (Cat.  n.  41). 

Il  Gardner  segna  l'H  innanzi  all'  I,  ma  io  dubito  di  questa 
sua  lettura,  non  ricorrendo  mai  1'  H  in  nessuno  dei  tanti 
calchi  che  posseggo. 

Tav.  Vili,  n.  14. 

Le  varietà    di    questo    tipo    consistono    nella   disposizione 
della  leggenda  ;  in  alcuni  esemplari  è  IME  RAION. 
Grammi  0,81,  Berlino,  Monaco;  gr.  0,78,  Walcher;  gr.  0,80,  Napoli 
(2  esemplari);  gr.  0,71,  Vienna;  gr.  0,78,  Imh-Bl. 

In  altri  è  IM-E-R-A-ION. 
Grammi  0,80,  Parigi  ;  Berlino. 

In  altri  IM  ERAION. 
M.  Hunter. 

In  altri  IME-R  ÀI-ON. 

Grammi  0,83,  Napoli. 

91.  —   Arg.,  mill.  11. 

<D'  —  Mostro  come  il  precedente,  a  destra. 
1#    —   I-M  ERAION.  Come  il  precedente. 
Grammi  0,80,    Imh.  Bl.  ;    gr.  0,87,  M.  Br.  (Cat.  n.  43);   gr.  0,78,  id. 
(Cat.  n.  44)  ;  gr.  0,80,  Napoli.  Tav.  Vili,  n.  16. 

Un  esemplare  del  Museo  di  Berlino  ha  la  leggenda  retro- 
grada HO 

92.  —  Arg.,  mill.  8  (Hemilitron). 

^&  —  Mostro  come  il  precedente,  a  destra. 
1$    —   Granello  d'orzo  in  mezzo  a  sei  globetti. 
Grammi  0,42,  Palermo  (Fraccia,  nel  Buonarroti,  1889-90,  n.  61,  62. 

Tav.  Vili,  n.  15. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  429 


SUL   TIPO   DEI    TRIOBOLI,    OBOLI    E    LITRE. 

Venendo  ora  a  discorrere  dei  tipi  di  queste  mo- 
netine, devesi  osservare  che  son  tutti  relativi,  come 
quelli  dei  tetradrammi,  alle  acque  termali.  Se  non  che 
ad  altri  motivi  convien  riferire  l'elmo  e  gli  schinieri 
degli  oboli  e  la  Vittoria  volante  dei  trioboli.  Si  è  ge- 
neralmente creduto  che  l'uomo  a  cavallo  del  becco 
fosse  Mercurio,  pel  caduceo  che  tiene  colla  mano 
destra.  Ma  io  non  trovo  la  ragione  di  dichiararlo 
per  tale  divinità,  quando  non  possiamo  spiegarci 
punto  la  sua  presenza  su  queste  monetine.  Esami- 
niamo uno  per  uno  gii  elementi  della  rappresenta- 
zione. 

Notammo  innanzi  che  i  Greci  e  i  Romani  espres- 
sero la  forza  dello  spruzzar  delle  acque  per  mezzo 
degli  animali  che  han  grande  vigore,  come  il  leone, 
il  capro,  ecc.,  e  che  il  cane  sia  simbolo  dell'acqua 
corrente  lo  indicano  i  tipi  delle  monete  di  Segesta. 
Quell'uomo  sul  becco,  dietro  esame  degli  esemplari 
più  conservati,  panni  che  abbia  le  orecchie  caprine, 
e  per  questa  ragione  e  un  Satiro.  Satiri  e  Sileni 
stanno  in  relazione  coli' elemento  dell'acqua1121)  e 
non  sono  l'espressione  di  certi  particolari  miti,  come 
Narcisso  e  Hylas,  ma  figure  di  demoni  senza  valore 
individuale,  nati  dalla  fantasia  degli  artisti.  Questo  tipo 
non  possiamo  comprenderlo  nella  sua  integrità,  se 
non  ammettiamo  che  esso,  come  il  diritto  dei  tetra- 
drammi, sia  un'ingegnosa  rappresentazione  ideata  e 
felicemente  eseguita  dall'artista  che  lo  creo.   Un'allu- 


(121)  Il  nome  di  Sileno  pare  appartenga  alla  medesima  radice  del- 
l'italico Selcimi,  e  significa  acqua  che  scorre  bollendo.  (V.  Preller,  Cr. 
Mytli.,  T.  I.,  pag.  452.   —   Decharme,  Alythol.,  pag.  443. 


54 


430  ETTORE    GABRICI 

sione  indiretta  alle  sorgenti  d'  Imera  1'  ottenne  col 
disegnare  il  Satiro  a  cavallo  di  un  irco.  Le  fontane 
e  le  sorgenti  furono  soggetto  di  molte  e  svariate  rap- 
presentazioni per  la  plastica  greca,  secondo  la  maniera 
come  venivano  considerate. 

Dal  giudicarle  come  luoghi  di  piacevole  riposo 
e  tranquillità,  ne  vennero  le  tante  figure  di  uomini 
barbati  ed  imberbi,  di  donne  con  volto  sereno,  aventi 
in  mano  coppe  da  bere  e  stanti  in  piedi  o  sedute  o 
giacenti. 

Dal  considerarle  come  luoghi  di  passatempo  ne 
venne  un'altra  serie  di  rappresentazioni ,  consistenti 
in  Ninfe  che  giocano  ai  dadi ([22)  o  con  pietre  ro- 
tonde <I23).  Dal  medesimo  motivo  traggono  origine  i 
demoni  musicisti.  Essendo  la  musica  un'attività  facil- 
mente conciliabile  col  dolce  far  niente,  essa  era  pro- 
pria di  chi  viveva  presso  le  fonti,  ossia  delle  Ninfe 
e  degli  altri  personaggi  simbolici.  L' antica  musica 
si  personificò  nella  ninfa  Eco,  e  i  demoni  bacchici  in- 
dicano assai  chiaramente  l'originaria  connessione  fra 
la  musica  e  le  fonti.  Marsia  è  ugualmente  Sileno  e 
fiume  ;  come  divinità  rappresentante  il  fiume  porta  il 
flauto  nelle  mani.  Pane  è  rappresentato  come  sonatore 
di  flauto  sulle  monete  di  Caesarcia,  allo  stesso  modo 
che  era  ritratto  nella  vicina  grotta  del  Pancion.  In 
lui  e  nelle  figure  di  Sileni  accovacciati,  con  la  siringa 
alla  bocca,  si  riconosce  l' influenza  d'  un  umore  na- 
zionale che  li  rappresentava  in  figura  burlesca  con 
forme  semi-animalesche.  Sicché  il  Satiro  che  suona 
dando  fiato  ad  una  conchiglia  è  qui  da  spiegarsi 
come  una  rappresentazione  indiretta  del  sito  donde 
sgorgavano  le  acque  calde  d' Imera.  Il  caduceo,  che 
egli    tiene  con  la    destra,  è   simbolo    della    salubrità 


(122)  Curtius,  Plastik  der  Griechen,  ecc.,  pag.  162. 

(123)  Cfr.  le  monete  di  Camarilla. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  431 

delle  acque,  a  cui  alludono  anche  il  gallo,  il  caduceo 
dei  didrammi,  1'  astragalo  e  la  leggenda  stessa  di 
Ercole  (ooT/.p). 

Al  medesimo  ordine  d'  idee  mette  capo  la  figura 
che  sta  sul  diritto  delle  litre,  cui  non  si  può  parago- 
nare nessuna  figura  nella  plastica  greca.  11  Salinas  (I2+) 
riconobbe  in  essa  il  carattere  bacchico,  adducendo  per 
conferma  una  figura  quasi  identica  che  trovasi  su  di 
un  carneo,  ove  si  scorge  un  animale  della  forma  dei 
Centauri,  col  corpo  di  leone,  il  busto  umano,  la  testa 
calva  ma  barbata,  di  espressione  satiresca,  e  dietro 
le  spalle  due  ali.  Egli  credette  che  per  le  monete 
d'  Imeni  si  trattasse  dello  stesso  mostro  con  aggiunta 
delle  corna.  Benché  non  abbia  visto  il  carneo,  panni 
che  manchino  interamente  i  dati  per  istabilire  il  con- 
fronto. In  nessuno  dei  tanti  esemplari  che  io  pos- 
seggo trovo  accenno  a  figura  di  Centauro  ;  vedo 
soltanto  una  mostruosa  combinazione  di  varie  parti 
d'animali  diversi,  alla  quale  non  possiamo  dar  nome 
alcuno.  E  un  capriccio  dell'arte  che  volle  combinare 
insieme  molti  elementi  e  disporli  in  guisa  che  ne  na- 
scesse un  mostro  rappresentante  ad  un  tempo,  con 
la  sua  stranezza,  la  potenza  delle  acque  e  l' impres- 
sione che  provò  in  origine  il  popolo  greco  d'  Imera 
dinanzi  alla  forza  misteriosa  delle  sorgenti  calde.  Io 
credo  che,  se  una  quale  che  sia  influenza  fenicia  in 
Imera  vuoisi  ammettere,  debbasi  avere  in  questa  rap- 
presentazione una  prova. 

Queste  figure  alate,  e  propriamente  con  le  ali 
ricurve,  sono  comuni  sulle  monete  dell'  oriente.  Le 
concezioni  mostruose,  personificazione  di  potenze  na- 
turali ,  non  sono  originarie  del  popolo  greco  ,  ma 
furono  importate  dall'  Asia  Minore. 


(124)  Numismatica  di  alcune  monete  imeresi,  1865. 


432 


ETTORE    CABRICI 


Anche  la  Chimera  è  un  mostro  della  Licia,  con 
forme  di  leone  e  di  becco,  accennanti  alla  potenza 
devastatrice  dell'uragano  e  dell'  inverno,  nonché  alla 
forza  eruttiva  del  monte,  di  cui  essa  era  un'  incar- 
nazione. 

La  Nike  dei  trioboli,  l'elmo  e  gli  schinieri  degli 
oboli  sono  ricordi  della  vittoria  d'  Imera,  la  quale 
avea  fruttato  a  Gelone  immenso  bottino,  che  in  parte 
fu  consacrato  nel  tempio  d'Imera,  in  parte  distribuito 
agli  alleati,  in  parte  recato  a  Siracusa  per  abbelli- 
mento della  città. 

Ma  mentre  gli  storici  antichi  fanno  menzione  di 
una  vittoria  terrestre,  le  monete  fanno  supporre  che 
si  debba  credere  ad  una  vittoria  navale,  perchè  la 
Nike  tiene  in  mano  un  aplustre. 

La  testa  barbata  con  diadema  può  esser  quella 
di  Kronos  che  sta  sur  una  moneta  d' Imera  di  bello 
stile  (n.  116).  Osserva  acconciamente  l' Imhoof-Blumer 
che  Kpóvoj,  re  della  Sicilia  secondo  la  leggenda,  aveva 
diverse  città  di  quest'  isola  a  lui  sacre,  esistenti  an- 
cora ai  tempi  di  Diodoro  (I25),  che  si  chiamavano 
Kronia.  Imera  potrebb'essere  stata  una  di  queste  città 
e  in  tal  caso  queste  monetine  supplirebbero  alla  man- 
canza di  notizie  intorno  a  questo  culto.  Sappiamo 
che  Dionigi  subì  dai  Cartaginesi,  nel  383  av.  C,  una 
sconfitta  nel  luogo  detto  Kronium  (l'26ì  ;  ma  dove  esso 
sia  non  ci  è  dato  sapere.  Il  grande  numismatico  va 
anche  più  oltre  e  crede  che  il  culto  di  Kronos  possa 
rivelarci  un'  influenza  fenicia  in  Imera.  Cito  le  sue 
parole  :  "  Von  Greichen  und  Romeni  ist  der  phoni- 
"  cische  Moloch  zuweilen  Kronos  und  Saturnus 
"  genannt  worden.  Durch  die  Vermischung  der  phò- 


(125)  Diod.,  Ili,  6r. 

(126)  Diod.,  XV,   t6. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  433 

:<  nicischen  und  gricchischen  Elemente,  welche  nach 
der  erwahnten  Begebenheit  in  Himera  vor  sich 
gehen  musste,  mochte  der  ursprungliche  und  un- 
menschliche  Ritus  in  der  Vergòtterung  des  Moloch 
rasch  verdrangt  und  mit  dem  Kronosdienst  identi- 
fizirt  worden  sein  „  (I27).  Questa  congettura  panni 
arguta  ed  accettabile,  poiché,  come  ho  detto  a  pro- 
posito del  mostro  delle  litre,  un'  influenza  della  cul- 
tura e  religione  fenicia  in  Imera ,  dopo  la  sua 
fondazione,  potrebbe  ammettersi. 

Non  possiamo  però,  con  la  medesima  sicurezza, 
identificare  la  divinità,  la  cui  testa  galeata  sta  sugli 
oboli  n.  87-89  :  forse  sarà  anche  di  Kronos. 


BROXZO. 

In  primo  luogo  collochiamo  le  monete  di  bronzo 
con  la  Gorgone  che  molti  numismatici  hanno  attribuite 
a  Camarilla.  Quando  sia  cominciata  la  loro  conia- 
zione non  possiamo  per  ora  dire  :  ne  parleremo  in 
seguito. 

93.  —  Br.,  mill.  30  (Hemilitron). 

Ì&  —  Maschera  di  Gorgone  con  la  lingua  in  fuori. 

IJ/    —    Figura    virile    nuda ,  a    destra  ,    mezzo    ricurva    in 
avanti,  che  tiene  la  mano  destra   alla  bocca  ,  la  sinistra 
distesa.  Nel  campo,  in  cerchio  ......;  il  tutto  in  incavo 

circolare. 

Grammi  34,80,  Firenze  (Imh.  HI.,  Xmii.  Zeitschr.,  18S6,  pag.  241, 
n.  4,  taf.  VI,  n.  9);  gr.  30,70,  mill.  27  (Landolina  ,  Illustrazioni 
storiche  sulle  monete  dell'antica  Sicilia  ,  1872,  fase.  II,  pag.  153, 
tav.  VII,  n.  2);  Coli.  Rossi,  Girgenti.  Tav.  Vili,  11.  17. 


(127)  Berlin.  Bliilt.,  LUI,  pag.  46. 


434  ETTORE    GABRICI 


94.  —  Br.,  mill.  32  (Pentonkion). 
^y  —  Come  il  precedente. 
5/    —    "  •  "   in  area  circolare. 

Grammi  26,52  (Imh.  Bl.,  Ni/111.  Zeitschr.,  1886,  pag.  243,  n.  io,  taf.  VI, 
n.  14);  gr..  17,75,  M.  Br,  (Cat.  Camarina,  n.  31).    Tav.  Vili,  n.  18. 

Il  globetto  di  mezzo  è  quasi  distrutto,  perciò  l'Imh.  Bl.  ha 
creduto  che  questa  moneta  fosse  un  tetras  (ia8). 

95.  —  Br.,  mill.  25  (Tetras). 

i&  —  Come  il  precedente  (il  conio  è  quello  stesso  del 
num.  93). 

I?  —  Figura  virile  nuda  con  corno  di  becco  in  fronte  , 
sedente  ovvero  inclinata,  a  destra;  colla  destra  si  poggia 
ad  un  sedile  o  ad  una  clava ,  colla  gamba  sinistra  ad 
una  rupe  e  col  mento  al  braccio  sinistro  poggiato  sul 
ginocchio.  Nel  campo  \  [  ;  attorno  vi  è  un  cerchio  di 
puntini. 

Grammi   20,20 ,  Napoli ,  n.   4124 ,  attribuita  a    Camarina    (Imh.  Bl. , 
Num.  Zeitschr.,  n.  5,  taf.  VI,  n.   io). 

96.  —  Br.,  mill.  24  (Tetras). 

i&  —  Simile  al  precedente. 

9    —   Quadrato    incuso,  agli  angoli   [    '   e    fra    i    globetti 
•À4-3MIH. 
Grammi  21,30,  Coli.  Strozzi   in    Firenze   (Imh.    Bl.,  Mann,  grecq. , 
pag.  21,  n.  34,  e  Num.  Zeitschr.,  n.  6,  taf.  VI,  n.  11). 

Tav.  Vili,  n.  19. 
Grammi   19,92,  senza    leggenda   (Imh.    Bl.,  Num.    Zeitschr.,  n.  11, 

taf.  VI,  n.  15). 
Grammi  19,14.  Santangclo,  n.  7527,  senza  leggenda  (Imh.  Bl.  Num. 
Zeitschr.,  n.  7). 

97.  —  Br.,  mill.  22  (Trias). 

i$¥  —  Simile  al  precedente. 

9*    —  v  in  area  incavata,  circolare. 

Grammi  16,40,  M.  Br.  (Cat.    Camarina,  n.  32  ;   Imh.  Bl.  Num.  Zeit., 

n.  8,  taf.  VI,  n.  12).  Tav.  Vili,  n.  20. 

Grammi  14,85,  Parigi  (I.  Six.,  De  Gorgone,  pag.  45,  n.  ir,  ,3,  3.   — 

Imh.  Bl.,  Num.  Zeitschr.,  id.  ;  gr.  14,  68  Imh.  Bl.  {Num.  Zeit..  id.). 


(128)  Op.  cit.,  pag.  243,  nota. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELI.   ANTICA    IMERA  435 

98.  —  Br.,  mill.  19  (Hexas). 
iB"  —   Come  il  precedente. 
9    -  H. 

Grammi  12,05  (Imh.  Bl.,  Num.  Zeitschr.,  n.  9,  taf.  VI,  n.  13). 

A  queste  monete,  che  pel    peso    costituiscono   la    serie 
più  antica,  seguono  altre  di  peso  ridotto  e  di  tipi  più  uniformi. 

99100.  —  Br.,  mill.  2823  (Hemilitron). 
f¥  —  Maschera  di  Gorgone. 

9<    —  Nel  campo    -  ■   ovvero   •  .  • 

Tav.  IX    n.  1.  2. 
Queste  monete  variano  tra  i  gr.  30  e   io. 

101.  —  Br.,  mill.  20  (Trias). 

Simile  in  tutto  ai  precedenti  tipi;   se  non  che    il  segno  del 
valore  è  .  ' . 

Tav.  IX,  n.  3. 

Queste  monete  variano  tra  i  gr.   n  e  8. 

102.  —  Br.,  mill.,  20  (Hexas). 

Simile  al  precedente,  col  segno  di  valore  •  • 
Grammi  7,40,  Berlino;  gr.  7,38,    Napoli,  n.  4135,  fior  di  conio    (Mi- 
nervini,  Osserv.  Num. ,  tav.  II,  n.  2). 


103.  —  Br.  mill.  20  (Hemilitron). 

%¥  —  Figura  virile  nuda  che  cavalca  un  becco,  a  destra. 
Nella  destra  ha  una  conchiglia  che  accosta  alla  bocca 
per  sonare,  nella  sinistra  un  tirso  bacchico.  Sotto  il  ca- 
vallo vi  è  una   cavalletta  ;    il  tutto  in   circolo  di  puntini. 

9  —  KIM-AP-V.  Nike  volante  a  sinistra  ,  sostenentesi  con 
la  sinistra  il  lembo  del  chitone.  Nella  destra  ha  un 
aplustre  (òc^axctjv)  ornato  di  tenie  e  corona.  Avanti,  nel 

campo    •    •     Circolo  di  puntini. 

Grammi  6,61,  M.  Br.  (Cat.  n.  50);  (Imh.    Bl.,    Num.  Zeitschr.,  n.  I, 
taf.  VI,  n.  5).  Tav.  IX,  n.  4. 


436  ETTORE    GABRICI 


104.  —  Br.,  mill.  20. 

IMEPA.  Simile  al  precedente. 
Gramm.   6,45,  Berlino    (Brandis ,   588);   gr.   6,35  (Imh.    Bl. ,    Num. 
Zeitschr.,  n.   19). 

105.  —  Br.,  mill.  20. 

....  EPAIHN.  Simile  al  precedente. 
Grammi   6.12,    Napoli,   n.    4445;    gr.    5,96,  la  leggenda  1MEPAIQN 
è  chiara  (Imh.  Bl.,  Num.   Zeitschr.,  n.  19);  gr.  5,90,  De  Luynes  ; 
gr-  5.73,  Leake,  pag.  59).  Tav.  IX,  n.  5. 

106.  —  Br.,  m.  20. 

,©'  —   Simile  al    precedente ,  ma    sotto   il    becco  vi  è    un 
elmo. 

9    —   IMEPA  .  .  .  Simile  al  precedente. 
Grammi  5,90,  M.  Br.  (Cat.  n.  51)  ;  gr.  5,70,  Napoli,  n.  4446;  gr.  5,30, 
Berlino  (esemplare  consumato)  ;  gr.  5,15  (Imh.  BL,  Num.  Zeitschr., 
n.  19).  Tav.  IX,  n.  6. 

107.  —  Br.,  mill.  16  (Trias). 

,jy   —  Come  il  precedente,  a  destra;  sotto  .  . . 
9(    —   Come  il  precedente. 
Grammi  2,82,  Coli,  mia;  gr.  2,50  (Landolina,  fase.  Ili,  pag.  12,  n.  15); 
gr.  2,45  Imh.  Bl.  Tav.  VI,  n.  8. 

108.  —   Br.,  mill.  16  (Trias). 

,jy  —   Figura  virile  nuda  e  cornuta,  a  sinistra,  cavalcante 

un   becco,  sul  cui  dorso  poggia   il    braccio  sinistro  ,  col 

quale  tiene  un  caduceo;  sotto,  un  granello  d'orzo  (?)  e  .  . . 

9    —   Come  il  precedente. 

Grammi    2,40,    Imh.    Bl.  ;  gr.    2,33,    M.    Br.  (Cat.    n.    52);    gr.    2,20, 

Imh.  Bl.  Tav.  IX,  n.  7. 

Una  varietà  consiste  nell'essere    il  cavaliere  a    sinistra    e 
la  Nike  a  destra. 
Grammi  2,30,  Imh.  Bl. 

109.  —   Br.,  mill.   13  (Hexas). 

Simile  al  precedente  ;  avanti  la  Nike  .  .  e  MOI. . . . 
Grammi  2.37,  M.  Br.,  (Cat.  n.  53).  Tav.  IX,  n.  g- 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  437 

no.   —  Br.,  mill.  17  (Ilemilitron). 
j?  —   IME.  Capo  femminile  ornato  di  cr<p:vSóv7ì,  pendenti  e 
monile,  a  sinistra,  avanti in  circolo  di  puntini. 


Tav.    IX,  n.  io. 


$    —    •    ■   in  corona  d'alloro. 


Il  peso  varia  da  5,50  a  2,60. 

1.   —  Br.,  mill.  17  (Hemilitron). 
f?  —  Come  il  precedente. 

9    —   &  in  corona  d'alloro. 
Palermo  (Imh.  Bl.,  Nttm.  Zeitschr.,  n.  23). 


SUL  TIPO  DELLE  EMILITRE  E  FRAZIONI  DI  LI  TRA. 

Nel  passare  in  rassegna  i  tipi  sopra  descritti, 
non  tralascerò  di  osservare  che  le  monete  con  la 
maschera  di  Gorgone  sono  state  attribuite  per  lungo 
tempo  a  Camarilla.  Non  si  può  negare  che  una  serie 
di  esse  appartenga  a  ciucila  zecca,  ma  è  pur  vero 
che  l'esemplare  della  collezione  Strozzi  (n.  96),  colla 
sua  leggenda  e'  induce  ad  attribuirne  una  parte  anche 
ad  Imera.  Ma  resta  sempre  dubbio  a  quale  spetti  la 
precedenza.  L'  Imhoof-Blumer  con  grandissima  accu- 
ratezza ha  confrontato  molte  cmilitre  che  hanno  al 
diritto  la  maschera  di  Gorgone  dì  conio  eguale  o  simile, 
fra  cui  è  inclusa  quella  della  collezione  Strozzi,  e 
non  ha  esitato  ad  attribuirle  ad  Imera.  Giova  os- 
servare che  esse  sono  le  più  pesanti  di  tutta  la  serie 
delle  monete  colla  Gorgone,  le  quali  andarono  sempre 
scemando  di  peso  ;  perciò  sono  le  più  antiche  e 
anteriori  a  quelle  di  Camarilla.  A  chi  bene  osservi, 
non  potrà  sfuggire  una  corrispondenza  di  tipi  fra 
Imera  e  Camarilla.  Già  abbiamo  detto  che  la  Nike 
dei  trioboli  di  quella  città  fu  da  questa  imitata.  Dato 
che  il  tipo  della  Gorgone  fu  originario  d'  Imera,  può 
esser  derivato  dalla  credenza  dei  Greci  di  proteggere 


438  ETTORE    GABRICI 


dagl'incantesimi  tutto  ciò  che  per  essi  aveva  gran 
pregio,  quindi  anche  l'acqua  corrente:  cosi  si  spiega 
il  fallo  che  era  presso  l'acquedotto  di  Nismes  e  la 
maschera  di  Gorgone  in  rilievo  o  dipinta  presso  le 
fonti  (I29).  Ma  Camarina  coll'adottare  questa  rappre- 
sentazione le  dava  un  altro  significato.  Le  monetine 
d'argento  colla  Gorgone  hanno  al  rovescio  la  ci- 
vetta ('3°),  entrambi  attributi  di  Minerva,  la  dea  che 
dai  tempi  antichissimi  era  colà  venerata'^1». 

Per  la  figura  virile  sul  becco  vale  ciò  che  si  è 
detto  a  proposito  dei  trioboli  e  delle  litre  d'argento  : 
aggiungerò  soltanto  che  qui  sulle  emilitre,  è  cornuta 
ed  ha  un  tirso  poggiato  alla  spalla.  Il  seguente  esem- 
plare della   collezione    Nervegna    ci  chiarisce   tutto  : 


La  testa  ha  grande  somiglianza  con  quella  del 
dio  Pane  che  sta  sui  tetradrammi  di  Messana  (li2>  e 
con  quella  della  emilitra  d'  Imera  n.  95.  E  dopo 
ciò  mi  raffermo  sempre  più  neh'  idea  che  quella 
figura  virile  nuda  sia  un  Satiro,  e  che  il  significato  di 
questa  rappresentazione  bacchica  sia  espresso  dal  tirso. 

Quanto  alla  testa  muliebre  delle  ultime  emilitre, 
non  esito  a  dire  eh' è  quella  della  Ninfa  Imera,  come 
opina  anche  il  Drexler  (J33). 


(129)  Curtius,  Plastik  dcr  Heìlenen  an  Quelle»  and  Brunnen,  p.  147. 
—  Helbig,  Bullett.,  1865,  pag.  234.  —  Erscii  und  Gruber,  Encycl.,  s.  v. 
Gorgo. 

(130)  Salinas,  Mon.  delle  antiche  città  di  Sicilia,  tav.  XVIII,  11.  ne  14. 

(131)  IIolm,  I,  pag.  177.   —  Salinas,  Op.  cit.,  tav.  XVI,  n.  25. 

(132)  Imii.  Bl.,  Monti.  Grecq.,  pi.  B,  n.  5. 

(133)  Rosciier.,  Aìifiilirlich.  Lex.,  s.  v.  Himcra  (Drexler). 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  439 


MONETE  DI  BELLO  STILE. 

Appartengono  all'  ultimo  decennio,  che  prece- 
dette la  distruzione  d' Imera,  alcune  monete  che  per 
l'alfabeto  e  per  la  tecnica  ci  ricordano  assai  da  vicino 
l'arte  delle  monete  di  Siracusa  alla  fine  del  V  secolo. 

112.   -   Br.,  mill.  25. 
fi?  —  Ninfa  sacrificante,  a  destra    vi  è  il  Sileno    bagnan- 

tesi,  in  alto  un  granello  d'orzo. 
1$    —   Uomo  che    guida  una    quadriga  ,    a    sinistra,    ed    è 
coronato  dalla  Nike.  Neil'  esergo  ,  gallo  a  viso   umano  , 
e  in  forma  circolare  la  leggenda   NOIAS3MI.    Il  tutto  in 
circolo  di  puntini. 
Grammi  17,30,  Napoli  (Fiorelli,  4428). 

Sono  state  ritoccate  col   bulino,  da  un  artista  moderno, 
la  testa  del  gallo,  quella  dell'uomo  e  della  Nike. 

Tav.  IX,  n.  11. 
Grammi  16,80,  Imh.  Bl.  ;  gr.  16,87,  Santangelo,  n.  7757;  M.  Huntcr. 

Questo  tetradramma  è  il  primo  che  mostri  una 
certa  variazione  nel  tipo,  il  quale  si  era  mantenuto 
finora  sempre  inalterato.  Pare  che  accenni  ad  un'e- 
poca nella  quale  l'arte  non  è  più  bambina  e  comincia 
a  liberarsi  dal  rigidismo  arcaico.  Sebbene  la  figura 
della  Ninfa  risponda,  in  generale,  al  disegno  comune 
dei  tetradrammi  d'  Imera,  vi  sono  nell'esemplare  pre- 
sente alcune  differenze  di  stile  e  di  particolari.  Le 
pieghe  del  peplo  sono  eseguite  con  immensa  delica- 
tezza, come  nei  num.  69  e  70,  ma  non  hanno  l'ar- 
caismo di  questi.  Il  grano  d'orzo  è  molto  più  piccolo 
che  non  nei  precedenti  esemplari  ;  in  una  parola  vi  è 
maggiore  studio  di  proporzioni.  Ma  la  novità  appa- 
risce nel  rovescio  ove  i  cavalli  stanno  in  un'attitudine 
più  vivace. 


440  ETTORE    GABRICI 


La  leggenda  dell'  esergo  è  interrotta  da  una 
figura  di  gallo.  L' Evans  osserva  ('34)  che  nell'esem- 
plare del  Museo  di  Napoli  la  testa  del  gallo  è  stata 
ritoccata  col  bulino,  ma  non  so  affermare  con  lui  che 
quell'uccello  è  un  gallo  vero  e  proprio,  perchè  nei 
cinque  esemplari  che  conosco  (specialmente  in  quello 
del  M.  Hunter)  scorgesi  che  al  corpo  di  gallo  è  so- 
vrapposta una  testa  umana;  e  siccome  non  mi  è  dato 
vedere  nessun  esemplare  ben  conservato,  credo  che, 
essendo  quella  certamente  una  testa  umana,  si  debba 
ravvisare  nella  figura  dell'esergo  non  un  gallo,  ma  un 
mostro  del  genere  di  quello  che  sta  sulle  litre  con- 
temporanee ;  la  qual  cosa  l' Evans  esclude  intera- 
mente. 

Siffatti  pregi  d'arte  danno  a  questo  tetradramma 
una  certa  importanza,  che  diventa  assai  più  grande, 
se  vogliamo  aggiustar  fede  all'Evans,  il  quale  afferma 
di  leggere  sul  suo  esemplare  il  nome  di  un  artista, 
KIMON,  proprio  nella  parte  superiore  dell'altare.  Io  non 
ho  visto  l'originale,  quindi  non  posso  nò  accettare  né 
rifiutare  l'opinione  del  chiaro  numismatico.  Soltanto 
mi  permetto  di  notare  che  l'età  attribuita  da  lui  a 
questo  tetradramma  non  concorda  colla  classifica- 
zione cronologica  da  me  fatta.  Egli  lo  crede  del 
450  av.  C,  ;  io  invece  non  lo  farei  risalire  più  oltre 
il   415  (J35). 


(134)  Ninnisi)!.  C/iron.,  1890:  Some  new  Aritsts'  signatures  011  Sicilian 
coins  (Evans). 

(135)  L/  Evans  dice  che  questo  tetradramma,  eccettuato  quello  con 
la  ruota  (n.  68),  dev'essere  riguardato  come  la  più  antica  emissione  di 
monete  imeresi  nell'epoca  di  transizione.  Ma  se  ci  vogliamo  affidare 
soltanto  all'arte,  dobbiamo  ammettere  come  anteriori  a  questa  emissione 
tutti  i  tetradrammi  da  noi  collocati  prima  di  questo. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  44 1 

Mentre  il  precedente  tetradramma  ha  richiamato 
la  nostra  attenzione  sul  tipo  del  rovescio,  questo  che 
segue  è  notevole  invece  pel  tipo  del  diritto  : 

113.  —  Arg.  mill.  26. 
i©*  —  Come  il    precedente    esemplare  ,  ma   di  stile    assai 
diverso.  Il  piccolo  Sileno  sta  più  di  fronte   alla  fontana, 
e  nell'esergo  vi  è  un  pesce  di  fiume. 
I}f    —   Simile  ai  nn.  72,  75. 
Grammi  17,18,  M.  Br.,  (Cat.  n.  34);  gr.  17,27,  Imh.    RI.  ;    gr.    17,35, 
Lòbbecke,  Parigi,  Monaco,   Berlino  (2  esemplari),  Milano. 

Tav.  IX,  n.  12. 

La  Ninfa  sacrificante  è  in  un  atteggiamento  più 
naturale  degli  altri  ;  non  poggia  più  su  tutte  e  due 
le  gambe,  ma  sulla  destra  soltanto,  e  la  sinistra, 
leggermente  piegata,  tocca  in  terra  solo  colla  punta 
del  piede,  in  atto  di  riposo  :  l'espressione  è  più  vera 
e  ci  ricorda  l'arte  di  Policleto  ('36>.  Gli  artisti  prece- 
denti si  erano  sforzati  di  ottenere  questa  posa,  e  in 
qualche  moneta  anteriore  si  vede  chiaro  questo  sforzo, 
ma  senza  risultato. 

Le  pieghe  del  chitone  e  del  peplo  non  sono  più 
parallele  e  quasi  in  linea  retta,  ma  scendono  natu- 
ralmente con  ricchezza  e  grazia  grandissima.  Le  vesti 
non  sono  più  aderenti  alle  carni,  ma  le  coprono 
pigliandone  la  forma  solo  nelle  parti  piti  sporgenti. 
In  questo  tipo  l'arte  trova  mezzo  di  manifestarsi  in 
tutta  la  sua  potenza.  Quale  studio  anatomico  non 
v'è  nella  figura  del  piccolo  Sileno!  Nell'esemplare  del 
Museo  Britannico,  che  è  il  più  perfetto  ch'io  abbia  visto, 
è  mirabile  1'  arte  con  cui  sono  modellate  le  costole, 
le  anche,  le  braccia,  le  ginocchia  :  le  labbra  tumide, 
il  naso  schiacciato,  la  coda,  tutto  ci  richiama  il  tipo 
che  l'arte  plastica  adottò  nel  V  secolo  in  Grecia  per 


(136)  Gardxkk,  Stiri/,  siitrf.,  pag.  31. 


442 


ETTORE    CABRICI 


i  Sileni,  i  Satiri,  i  Fauni.  E  con  l'arte  finisce  l'espres- 
sione di  sensualità  racchiusa  nella  figura  itifallica.  Il 
rovescio  di  questi  tetradrammi  è  simile  a  quello  dei 
numeri  71-76,  e  qualcuno  è  dello  stesso  conio  (x37). 
Perciò  questo  e  il  precedente  esemplare  (n.  77)  sono 
contemporanei,  e  vanno  collocati  immediatamente 
dopo  il  n.  76. 


Quello  che  poi  per  raffinatezza  di  gusto,  slancio 
artistico  e  perfetta  esecuzione  e  degno  dell'epoca  dei 
grandi  artisti  siciliani,  è  il  seguente  tetradramma: 

114.  —  Arg.,  mill.  24. 

,jy  —   Simile  al  precedente,  ma  di  stile  diverso. 

1$    —  Uomo  in  quadriga  veloce  ;  una  piccola  Nike  gli  vola 

incontro  porgendogli  una  tavoletta.   Nell'esergo    cavallo 

marino. 

Grammi  17,08,  M.  Br.  (Cat.   n.  48);  gr.   17,35,  Lobbecke;  gr.   17,43, 

Napoli  (Fiorelli,  n.  4430)  ;  Monaco.  Tav.  IX,  n.  14. 

Qui  tutto  è  mutato,  capigliatura  della  Ninfa, 
forma  dell'altare  to8),  posizione  del  Sileno,  e  può  dirsi 
che  l'artista  abbia  creato  questo  tipo,  nonostante 
avesse  tanti  esemplari  dinanzi  a  sé.  Questo  tetra- 
dramma è  importante  per  parecchi  rispetti.  Si  è 
sempre  sospettato  che  la  Nike  portasse  scritta  sulla 
tavoletta  la  firma  dell'artista  (r39),  e  il  Weil  ('4»)  pensò 
ad  un'influenza  del  tipo  di  Eveneto.  L'Evans  lesse 
per  la  prima  volta  le    iniziali    di  un    nome    d'artista 


(137)  L'esemplare  del  Lobbecke  ha  il  rovescio  dello  stesso  conio  del 
n.  76  (Lobbecke). 

(138)  Salinas,  Std  tipo  dei  tetradrammi  di  Seges/a,  pag.  io. 

(139)  Von  Sallet,  Die  Kihistlerinschriften  auf  Grìechischen  Munse», 
pag.  49. 

(140)  Weil,  Die  Kiuistlerinsclir.  der  sicilischen  Mutiseli,  taf.  I,   n.   14. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  443 

sopra  un  esemplare  del  Museo  di  Parigi:  sulla  tavo- 
letta della  Nike  vide  le  tracce  delle  tre  lettere  ma> 
che  egli  crede  iniziali  del  nome  di  un  intagliatore 
chiamato  MAEON  (hO  ovvero  MAE9ION   (142). 


Il  disegno  di  questa  moneta,  l'azione  concitata 
dei  cavalli  sono  sorprendenti  per  1'  età  in  cui  fu 
coniata,  che  non  può  oltrepassare  il  409  av.  C, 
anno  della  distruzione  d'Imera.  L'importanza  di  essa 
non  è  relativa  alle  sole  monete  d'Imera,  ma  anche 
a  quelle  di  Siracusa,  perchè,  non  potendo  in  niun 
modo  oltrepassare  il  409,  ci  obbliga  a  collocare  al- 
meno qualche  anno  prima  la  coniazione  dell'  esem- 
plare di  Eveneto  (T43J. 

Vanno  comprese  in  quest'ultimo  periodo  le  mo- 
netine seguenti  : 

115.  —  Arg.,  mill.  15  (Triob). 
MOIAq3MIH.  Simile  al  n.  79. 

Grammi  2,02,  Imh.  Bl.  ;  gr.  2,15  e  2,04,  Napoli  (Fiore-Ili,  n.  4134,  4435); 
Berlino  (2  esemplari);  Parigi.  Tav.  IX,  n.   13. 

116.  —   Arg.,  mill.  13  (Litra). 

/B'   —   KPONO-I.    Testa  barbata  di  Saturno ,  con  diadema , 

a  destra. 
1$    —  NHIA93MI.  Fulmine  fra  due  granelli  d'or/.o,    in  cir- 
colo di  globetti. 
Grammi  0,88  (Imh.  Bl.,  Ber/in.  Bici/ter,  1869,  pag.  44-45.  taf.  LUI,  n.  9  . 

Tav.  IX,  n.   16. 


(141)  C.  I.  G.,  2855. 

(142)  C.  I.  G.,  4437. 

(143)  L'Evans  nell'esemplare  del  Musco  di  Parigi  lesse  sotto  la 
Ninfa,  nell'esergo  1  1  (=  m)  ;  vedasi  quanto  egli  ha  scritto  sul  propo- 
sito  (pag.  9-10). 


444  ETTORE    GABK1C1 


117.  —  Arg.,   mill.  12. 

i&  —   IMEPÀIfl-N.  Testa  di  Ercole  coperta    della    pelle  di 
leone,  a  destra,  in  circolo  di  globetti. 

1$  —  Pallade  in  piedi,  di  fronte,  vestita  di  doppio  chitone, 
armata  di  egida  ed  elmo  con  tre  creste.  E  in  atteggia- 
mento di  assalto  ,  nell'atto  di  stringere  con  la  destra  , 
che  tiene  sollevata  in  alto,  un'asta,  con  la  sinistra  uno 
scudo  circolare  ;  globetti. 
Grammi  0,70,  M.  Br.  (Cat.  n.  49).  Tav.  IX,  n.  15. 

118.  —   Br.,  mill.  13. 

^y  —  Testa  di  Ninfa,  di  fronte,  ornata  di  ày-uc;  e  pendenti. 

Ijl    —  Gambero,  a  sinistra,  sopra ,  sotto  IME. 

Grammi  i,8i,  M.  Br.  (Cat.  n.  55).  Tav.  IX,  n.  18. 

La  testa  di  Kronos  del  n.  116  riproduce  esatta- 
mente la  testa  di  Zeus  delle  monete  di  Agrigento  ('44) 
e  dell'Elide  (^5),  e  prova  ne  sia  il  fulmine  del  rovescio. 

Nella  monetina  n.  117  l'artista  fuse  gli  elementi 
della  legenda  che  attribuiva  alla  venuta  di  Ercole 
lo  scaturire  delle  acque  termali,  con  intervento  di 
Atena.  Ma  le  due  divinità  sono  rappresentate  indi- 
pendentemente dalla  leggenda,  secondo  l'arte  del  V 
secolo  in  Grecia. 

La  testa  femminile  del  n.  118  è  una  copia  del- 
l'Aretusa  di  Kimon,  imitata  anche  a  Catania,  Motye, 
Camarilla,  ecc.  E  molto  utile  consultare,  per  lo  svi- 
luppo di  questo  tipo,  il  lavoro  dell' Evans,  Siracusan 
Medallions,   1892,  pag.  70-71,  passim. 


(144)  Salinas,  Le  monete  delle  ani.  città  di  Sicilia,  Tav.  XI,  n.  7-10. 

(145)  Gardner,  The  coins  of  Elis,  PI.  XIV,  n.  7,  8;  XV,  n.  4. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL   ANTICA    IMERA  445 


LITRE    CON    CONTROMARCA. 

Resta  adesso  a  far  parola  di  alcune  litre  aventi 
gli  stessi  tipi  di  quelle  già  descritte  e  una  contromarca, 
la  quale  è  di  somma  importanza,  perchè  ci  conferma 
un  punto  della  storia  del  popolo  d'Imera:  essa  con- 
siste in  una  foglia  di  appio.  Il  Torremuzza  ne  pub- 
blicò un  esemplare  appartenente  al  Carelli  ('46>  e  il 
Salinas  altri  due,  uno  del  Museo  Britannico,  l'altro 
della  collezione  di  Monaco  (l47>,  ai  quali  posso  ag- 
giungerne un  quarto. 

119.  —  Arg.,  mill.  12. 

i&   —  Mostro    alato  ,  a  sinistra  ,  come    nel  n.  90  ;  sull'  ala 

vi  è  una  foglia  di  selino  incusa. 
9»     —  Come  il  n.  90. 
Grammi  0,77,  M.  Br.,  (Cat.  n.  42).  Tav.  IX,  n.   17. 

120.  —  Arg.,  mill.  13. 

Identico  al  precedente,  se  non  che  il  mostro  è  a  destra. 
Grammi  0,70,  Monaco.  Tav.  IX,  n.  21. 

Palermo  (la  contromarca  è  al  rovescio,  sotto  il  becco. 

Tav.  IX,  n.   iq. 
M.   Hunter  (come  l'esemplare  di  Palermo).  Tav.  IX,  n.  20. 

La  foglia  di  appio  («Xivov)  è  l'arma  parlante  di 
Selinunte,  la  quale  città,  insieme  col  fiume  che  le 
scorre  accanto,  prese  il  nome  da  quella  pianta  ^8\ 
e  per  questa  derivazione  la  foglia  di  appio  e  tipo 
principale  delle  più  antiche  monete  di  Selinunte, 
simbolo  in  tutta  la  serie  posteriore.    Il    Torremuzza 


(146)  Anelar.,  II,  tab.  Ili,  5,  pag.  8. 

(147)  Numisma!,  di  alcune  monete  imeresi,  nelle  Nuove  meni.  d.  Ist. 
di  corrisp.  Arclieol.  in  Lipsia,  1865. 

(148)  Reinganum  Se/inus  nnd  seine  Cebiel,  pag.  61   seg. 


446  ETTORE    GABRICI 


non  seppe  dare  la  ragione  storica  di  questa  contro- 
marca. Il  Salinas  ha  il  merito  di  averla  trovata. 
Imera  e  Selinunte  furono  distrutte  nello  stesso  anno 
da  Annibale  cartaginese,  e  i  Selinuntini  scampati  dal 
ferro  nemico,  in  parte  esularono  in  altre  città  di  Sicilia 
e  di  Grecia,  in  parte,  ottenuto  dal  vincitore  cartaginese 
il  permesso  di  poter  abitare  la  loro  città  distrutta, 
vi  rimasero  tributari  degli  Africani.  Nello  stesso  anno 
Ermocrate  recavasi  a  Messana  e  col  denaro  rice- 
vuto da  Farnabazo  costruiva  cinque  triremi,  assol- 
dava mille  armati  e  presi  circa  mille  Imeresi  esuli  dalla 
loro  città,  poiché  gli  fallì  il  tentativo  di  ritornare  in 
Siracusa,  occupò  Selinunte  e  fortificatane  una  parte 
vi  chiamò  gli  antichi  abitanti  superstiti  (J49).  Quei 
mille  Imeresi  dovettero  portar  seco  monete  della 
loro  patria,  e  i  Selinuntini,  decaduti  dall'antica  ric- 
chezza, potendo  coniare  sol  poche  monete,  si  videro, 
nei  primi  anni,  costretti  a  mettere  in  corso  quelle  dei 
loro  compagni  d'infortunio  e  loro  nuovi  concittadini. 
Affinchè  avessero  corso  legale,  dovettero  ricorrere 
al  mezzo  d' imprimervi  una  contromarca  che  ricor- 
dasse, a  prima  vista,  la  loro  monetazione:  e  nessun 
segno  pareva  più  adatto  della  foglia  di  appio,  per  le 
ragioni  esposte  sopra. 

Osserviamo  da  ultimo  che  la  contromarca  tro- 
vasi soltanto  sulle  litre:  se  ciò  si  debba  attribuire 
ad  una  casuale  circostanza  ovvero  valga  a  provare 
che  i  Selinuntini  segnarono  la  contromarca  solo  sulle 
litre,  non  possiamo  dire. 

Per  ora  ci  basta  notare  il  fatto. 


(149)  Diod,  XIII,  63;  cfr.  Holm,  li,  pag.  85. 


TOPOGRAFIA   E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA       447 


ALFABETO. 

Imera,  colonia  calcidica,  usò  l'alfabeto  colo-do- 
rico sulle  monete.  E  a  notarsi  una  varietà  del  segno 
adoperato  per  l'aspirazione  H  ,  N  che  dura  dalle  ori- 
gini della  sua  monetazione  fino  al  460,  perché  ap- 
pare sull'obolo  n.  80  che  è  di  quell'epoca  circa.  La 
forma  più  usitata  B  sta  solo  sugli  oboli  n.  81-84,  e 
quella  rarissima  I-  è  stata  scoverta  dall'  Evans  sul 
tetradramma  di  bello  stile  n.   114  U5°). 

L'*  ha  sempre  la  torma  comune,  ma  sui  primi 
oboli  è  A  che,  secondo  il  Gardner,  fu  usata  dal  480 
al  460. 

L'è  è  scritto  E  sulle  dramme  e  didrammi  di  Te- 
rone,  sul  tetradramma  n.  62,  sugli  oboli  n.  81 ,  87, 
nonché  sulla  litra  n.  90. 

L''  ha  la  forma  i  nel  n.  39. 

11  ;;.  sull'obolo  n.  81   ha  la  forma   M. 

Il  v  ha  la  forma  arcaica  1  sulle  primitive  monete 
(n.  16  e  39)  e  sui  tetradrammi  n.  72,  76,  sui  triboli 
n-  78,  79,  sugli  oboli  n.  87,  88  e  sull'hexas  n.  109. 
Sulla  litra  n.  91  ha  la  forma  A;  talvolta  é  così  f 
(v.  n.  35). 

Il  p  ha  sempre  la  forma  P  o  fl;  soltanto  nel 
n.  35  ha  la  forma  fc  ;  e  nel  n.  96  t>,  che  é  impor- 
tante per  fissare  l'età  delle  prime  emilitrc  (verso  il 
450)  ('5i).  L'altra  forma  ^  che  compare  la  prima  volta 
sul  n.  72,  secondo  il  Gardner  cominciò  verso  il  450. 


(1,50)  Evans,  Op.,  cit.,  pag.  9,  io.  Questa  forma  di  aspirazione  è 
propria  delle  monete  di  Taranto  e  di  Eraclea.  Cfr.  Kirciihoit,  Studiai 
sur  Geschiclile  des  griechisrhen  Alpliabets,  1887,  pag.  146.  —  Larfeld, 
Griech.  Epigr.,  ne\VHandbitc/i  di  Iw.m  Moller,  Band  I,  tav.  generale. 

(151)  Gakdner,  Sia'/,  situi. 


448  ETTORE    GABRIO 


V  che  nell'  alfabeto  eolo-dorico  equivale  a  /,, 
negli  esemplari  n.  62,  63  ha  il  valore  di  V. 

Queste  particolarità  epigrafiche  ci  saranno  di 
scorta  nella  classificazione  cronologica  che  tenteremo 
nel  seguente  capitolo. 


SISTEMA   MONETALE 
E    CLASSIFICAZIONE    CRONOLOGICA. 

Vedemmo  come  Imera  abbandonò  il  sistema 
eginetico  ben  presto,  fin  dal  tempo  di  Terone,  e 
adottò  il  sistema  attico.  In  questo  periodo  poi  sos- 
pese la  coniazione  delle  dramme  e  coniò  soltanto 
didrammi  e  tetradrammi.  Così  tre  antiche  dramme 
eginetiche  furono  scambiate  con  un  tetradramma. 
La  bellissima  serie  di  questi  si  può  suddividere  in 
tre  periodi:  il  primo,  dal  n.  62  a  70,  va  dal  470  al 
450,  nel  quale  il  p  ha  costantemente  la  forma  R  e  la 
leggenda  è  da  sinistra  a  destra;  il  secondo  (n.  71, 
72>  75>  76)  corre  dal  450  al  415  e  costituisce  la 
serie  più  numerosa.  Il  terzo  (n.  112,  114)  giunge 
fino  al  409.  Contemporanei  a  questi  sono  i  didrammi 
i  quali  secondo  lo  stile  abbiamo  classificati  nei 
rispettivi  periodi. 

Vengono  poi  i  trioboli,  di  cui  riconosciamo  tre 
serie  distinte.  La  loro  classificazione  è  fondata  in 
gran  parte  sulla  figura  della  Nike  ch'è  una  copia  di 
quella  delle  monete  dell'  Elide.  Or  le  monete  dell'  E- 
lide  con  la  Nike  sono  del  480  av.  C,  sicché  i  n.  77 
e  78,  aventi  manifesti  segni  d'imitazione  da  una  parte 
e  una  forma  arcaica  dall'altra,  dovettero  essere  co- 
niati pochi  anni  dopo  il  480,  e  non  possono  quindi 
oltrepassare  il  460;  anche  perchè    io    li    stimo    con- 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL'  ANTICA    IMERA  449 

temporanei  al  tetradramma  del  n.  69,  per  il  corpo 
e  la  capigliatura  della  Nike,  somigliantissimi  a  quelli 
della  Ninfa.  Il  n.  79  è  contemporaneo,  per  lo  stile 
ai  tetradrammi  e  didrammi  n.  72-76.  11  n.  115  non 
può  essere  anteriore  al  410  per  la  finezza  dell'arte 
con  cui  è  lavorata  la  Nike. 

Dopo  i  trioboli,  gli  oboli.  Ma  se  i  primi  furono 
coniati  fino  al  409,  i  secondi  furono  aboliti  verso  la 
metà  del  terzo  periodo.  Questa  opinione  risulta  dallo 
stile  e  dai  dati  epigrafici  ,  come  B  ed  A,  che  non 
oltrepassano  il  450 ,  secondo  il  Gardner.  Questa 
abolizione  si  spiega  agevolmente  mediante  la  ridu- 
zione di  peso  della  litra  di  bronzo.  Se  prima  due 
oboli  potevano  in  certo  modo  scambiarsi  con  una 
litra  di  bronzo,  non  potè  più  aver  luogo  tale  scambio 
quando  questa  fu  ridotta:  di  qui  la  necessità  di  sop- 
primerli. Ma  la  soppressione  degli  oboli  segna  il 
principio  delle  litro  d'argento,  che  avendo  il  peso  di 
gr.  0,87,  fanno  supporre  una  corrispondente  litra  di 
bronzo  di  100  gr.,  e  ci  fanno  risalire  ad  un'altra  di 
150  gr.,  contemporanea  agli  oboli. 

Le  monete  di  bronzo  con  la  Gorgone  cominciarono 
un  po'  tardi  e  le  più  pesanti  ci  danno  una  litra  di 
72  gr.,  la  quale  non  può  essere  contemporanea  alla 
prima  emissione  delle  litro  d'argento. 

Infatti  è  ragionevole  supporre  che  il  peso  delle 
prime  monete  di  bronzo  sia  derivato  da  un  rapporto 
di  valore  esatto  fra  il  bronzo  e  l'argento,  e  siccome 
le  litre  di  gr.,  0,87  ci  danno  una  litra  di  bronzo  di 
100  gr.,  è  chiaro  che  al  tempo  della  prima  emis- 
sione di  litre  d'argento,  la  litra  di  bronzo  commer- 
ciale pesasse  100  gr.  Ma  non  essendovi  mezze  litre 
di  bronzo  corrispondenti  ad  una  litra  di  100  gì'., 
poiché  le  più  pesanti  ce  ne  danno  una  di  72  gr., 
dobbiamo  ammettere  che  le  prime  monete  di  bronzo 
siano  state  coniate  pochi  anni    dopo    le    prime    litre 


45° 


ETTORE    CABRICI 


di  argento,  quando  la  litra  di  bronzo  era  scemata  di 
peso  :  la  qual  cosa  è  confermata  dalla  epigrafia  (r52). 
Ma  la  litra  d'argento  non  fu  mai  ridotta  ,  pur  di- 
minuendo sensibilmente  quella  di  bronzo,  fino  a  scen- 
dere nel  410  al  peso  di  gr.  3,62. 

Questo  mi  farò  a  dimostrare. 

Vi  è  un  pregevole  lavoro  dell'Imhoof  Blumer  (I53)) 
nel  quale  questi  ha  studiato  tutte  le  monete  di 
bronzo  d' Imera  dal  lato  cronologico,  e  rivendica  a 
quella  zecca  un  gran  numero  di  monete  con  la  Gorgone, 
dai  più  attribuite  a  Camarina  o  a  Selinunte.  Le  mo- 
nete dei  numeri  97-102  sono  della  medesima  età, 
per  la  grande  somiglianza  e  talvolta  identità  dei 
conii,  e  formano  un  gruppo  costituito  di  hemilitra, 
pentonkia,  tetrantes,  triantes,  hcxantes,  i  cui  pesi  è 
necessario  trascrivere: 


Hemilitron 

n-  93 

Gr. 

34,8o 

equi\ 

'alenti  a    . 

■     gr- 

36 

Pentoiikion 

»  94 

» 

26,52 

» 

» 

30 

Tetras 

„  95 

20,20 

rt 

W 

3° 

» 

„  96 

21,3°  1 

n 

„  96 

19.92  ì 

}t 

» 

24 

» 

,,  96 

19,14  1 

Trias 

„  97 

16,40  ) 

» 

»  97 

H-85 

il 

» 

18 

» 

»  97 

14,68  ) 

Hexas 

„  9« 

12,05 

» 

» 

12 

Si  prenda  come  punto  di  partenza  l' hexas  di 
gr.  12,05  Per  calcolare  il  peso  della  litra  di  bronzo 
verso  la  metà  del  V  secolo  av.  C,  e  ne  avremo 
una  di  gr.  72,73. 


(152)  Vedi  pag.  76. 

(153)  Zttr  Mumhunde  Grossgriechenlands ,  Siciliens,  Kretas ,  ecc., 
nella  Nitm.  Zeitschr.,  1886,  pag.  205-286  ;  questo  lavoro  è  stato  da  me 
innanzi  più  volte  citato. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA   DELL' ANTICA    MERA  451 


Segue  a  questa  serie  un  numero  stragrande  di 
monete  che  hanno  tutte  lo  stesso  tipo,  ed  è  costi- 
tuito di  hemilitra,  triantes,  hexantes.  Mettendo  in  or- 
dine discendente  i  loro  pesi,  si  possono  seguire  le 
riduzioni  cui  andò  soggetta  la  litra. 


y&&v 


Hemilitra  n.  99-100  gr.  29,03  Imh.  Bl. 

„  „  „     28,50  Napoli  (Fiorelli,  n.  4125). 

„     27,70  (Imh.  Bl.  N.  Zeit.,  taf.  VI,  n.  16). 
„  „     26,85  Parigi  (Six,  De  Gorg.,  p.  45,  n, 

».  7). 

„  „  „  26,44  M.  Br.  (Cat.  p.  39,  26). 

„  25,92  M.  Br.  (Cat.  p.  39,  27). 

-,  24,95  Haag  (Six,  p.  46,   11,  S,  8). 

„  23,84  M.  Br.,  n.  28. 

„  23,-   Imh.  Bl. 

„  „  „  23,—  Berlino  (Brandis,  p.  587). 

„  „  „  22,30  Berlino  (Brandis,  p.  587). 

„  „  „  22,28  M.  Br..  n,  ^9. 

„  21,54  (Leake,  p.  53I. 

„  „  „  20,40  (Imh.  BL,  .V.  Zeit.,  taf.  VI,  n.  17). 

„  18,95  J-  P-  Six  (p.  46,   11,  e,   io). 

„  „  „  16,90  Berlino. 

.,  I5Ò7  Parigi. 

-,  t5o4  (Walcher,  n.  432). 

„  i5ó0  hnh.   151. 

„  14,90  M.  Br.  n.  30. 

„  „  „  14.65  Atene  n.  557  b. 

„  13,-   Berlino. 

9,75  (Imh.  Bl.,  X.  Zeit.,  taf.  VI,  n.  18). 

Triantes  n.  101  gr.   10,70  M.  Br.  n.  32. 

„     10,70  Parigi  (J.  Six,  p.  46,  11,  S,  9). 

„  „         „     10,20  Berlino. 

»       9-39  Imh.  Bl. 

7,87  Imh.  Bl 

Hexantes  n.  102  gr.     7,40  Berlino. 

7,38  Napoli  (Fiorelli,  n.  4135). 


452  ETTORE    GABRICI 


Possiamo  con  questo  quadro  constatare  una 
lenta  riduzione  del  peso  delle  emilitre  da  30  gr.  al 
terzo  :  e  quindi  la  litra  di  gr.  60  può  essere  messa 
in  continuazione  della  serie  precedente. 

Dalle  emilitre  con  la  Gorgone  si  passò  a  quelle 
colla  figura  virile  a  cavallo  e  la  Nike,  le  quali,  se- 
guendo gradatamente  la  stessa  riduzione  di  peso,  ci 
danno  una  litra  massima  di  gr.  14  e  una  minima  di 
di  gr.   11.  Ecco  la  scala  dei  pesi: 

Hemilitra  n.  103-106  gr.  6,61  M.  Br.  (Cat.  n.  50),  (Imh.  Bl., 

N.  Zeit.,  n.  i,  taf.  VI,  n.  5). 
„  „  „     6,45  Berlino  (Brandis,  588). 

„  „     6,35  (Imh.  BL,  Num.  Zeit.,  n.  19). 

„     6,12  Napoli,  4445. 
„  „  „     5,96  (Imh.  Bl.,  Num.  Zeit.,  n.  19). 

„     5,90  De  Luynes. 
„     5,73  (Leake,  p.  59). 
„  „  „     5,70  Napoli  (Fiorelli,  n.  4446). 

„     5>3°  Berlino. 

„     5,15  (Imh.  BL,  Num.  Zeit.,  n.  19). 
„     2,20  Imb.  Bl. 

Triantes  n.  107-108  gr.  2,82  Collez.  mia. 

„  „     2,50  Landolina  (Fase.  Ili,  p.  12,  n.  15). 

„  2,45  Imh.  BL 
„  2,40  Imh.  BL 
„     2,33  M.  Br.  (Cat.  n.  52). 

„  „     2,20  Imh.  BL 

Hexantes  n.  109  gr.  2,37  M.  Br.  (Cat.  n.  53). 


Ma  la  litra  non  s'arresta  neppure  al  peso  di 
11  gr.  ;  scende  più  giù,  colle  emilitre  del  n.  no,  al 
peso  di  6  gr. 


TOPOGRAFIA    E    NUMISMATICA    DELL  ANTICA    IMERA  453 


Hemilitra    n.    no    gr.  5,50  Berlino  (Brandis,  p.  588). 

„  4,25  Napoli. 

„  „  „  4,06  Palermo. 

,,  3.9o  M.  Br.  (Cat.  p.  82,  54). 

„  3,85  Napoli. 

»  3.75  Palermo. 

„  3,70  Imh.  Bl. 

„  3,63  Leake,  p.  59. 

„  3,55  Imh.  Bl. 

„  3,40  Imh.  Bl. 

„  3,39  Berlino. 

»  3-37  Berlino 

n  3.33  Berlino. 

-,  3>2°  Palermo. 

„  2,60  Napoli. 

A  questo  punto  la  litra  non  ha  più  valore  reale 
ma  nominale,  e  non  deve  far  maraviglia  che  scenda 
al  peso  di  gv.  3,62  nel  409  (11.    1  18). 

(Continua). 

Ettore  Cabrici. 


LA  ZECCA 


REGGIO  EMILIA 


(Continuaz.  vedi  Fase,  antecedente) 


PARTE    SECONDA11' 


NICOLO     MALTRA  VERSI. 

(Monete  Vescovili). 

I.    Grosso,  Arg.,  Titolo  0,86 1  ;  gr.  1.45. 
&  —  +  EPISCOPVS.  Nel  campo,  in  un  cerchio,  l'iniziale  N 

fra  quattro  globetti. 
9»  —  +  DE  REGIO  •  Nel  campo,  in  un  cerchio,  un  giglio 

fiorito  (2). 

R.  Ardi,  di  Stato  di  Reggio.  Tav.  X,  n.   1. 


(1)  Si  avverte  fin  d'ora  che  le  monete  reggiane,  di  cui  si  dà  qui  la 
descrizione,  potranno  nelle  varietà  essere  aumentate,  ma  nei  tipi  prin- 
cipali non  presentano  forse  nessuna  lacuna. 

(2)  Questo  grosso  e  il  piccolo  n.  4  appartengono  probabilmente 
alla  prima  battitura  del  1233  :  il  grosso,  pur  essendo  di  peso  uguale,  è 
più  stretto  di  quello  dalle  crocclline  :  ambedue  hanno  I'n  fra  quattro 
globetti  e  nel  diritto  le  s  orizzontali. 

Il  titolo  è  desunto  da  quello  della  moneta  di  Bologna,  che  serviva 
di  base  per  tutta  la  monetazione  dell'  Emilia,  e  che  era  di  oncie  10,8 
per  i  grossi  e  di  oncie  2,3  per  i  piccoli. 


456  FRANCESCO    MALAGUZZI   VALERI 

2.  Grosso,   Arg.,  gr.  I.30. 

Jy  —  C.  s.  l'iniziale  N  fra  quattro  crocelline. 
IJi  —  Come  il  precedente  (3). 
Ar gelati,  I,  Tav.  LXY,  n.  1.   —  R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

3.  Grosso,  Arg.,  gr.  1.40. 

i&  —   C.  s.  :  l'iniziale  N  fra  quattro   crocelline   decussate. 
$   -   +  DE  REGIO  •  Giglio  e.  s.  (4) 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

4.  Piccolo,   Arg.,  Titolo  0,177,  Sr-  °-5°- 

&"  —  +  EPISCOPVS.  Nel  campo,  in  un  cerchio,  l'iniziale  N 

fra  quattro  globetti. 
9*   —  +  RE  •  Gì  •  VM  ■  Nel  campo,  in  un  cerchio,  giglio  fiorito. 

R.  Museo  di  Parma.  Tav.  X,  n.  2. 

5.  Picco/o,   Arg.,  gr.  0.40. 

B"   -    Come  il  precedente. 

5*  —   RE  •  Gì  •  VM  •  Nel  campo,  in  un  cerchio,  giglio  di 

forma  araldica. 

Bellini,  I,  p.  95,  n.   i  (5).  —  R.  Gabinetto  di  Brera. 

A  ZZO    D'ESTE 

(1293-1306). 

1.    Grosso,  Arg.,  gr.  1.31. 

~&"  —   (aquiletta)  •)'  MAR  •  CHIO  -f*.  Nel  campo,  in  un  cerchio, 

ÀZO  :  le  lettere  sono  disposte  a  triangolo,  alternate  con 

quattro  globetti. 
IJf   —  +  "f  DE  •  RE  •  Gì  •  O  -h  Nel  campo,  in  un  cerchio, 

giglio  fiorito   (6). 

Bellini,  II,  p.  127,  n.  1.  —   Museo  di  Ferrara. 


(3)  Questo  grosso  si  può  credere  spetti  alla  battitura  del  1269. 

(4)  Questo  spetta  a  una  battitura  di  data  incerta. 

(5)  Questo  piccolo,  che  differisce  affatto  dal  precedente  e  per  avere 
nel  diritto  le  s  ritte  e  per  la  forma  del  giglio  a  soli  tre  petali,  deve 
essere  della  emissione  del  1325. 

(6)  Si  noti  che  il  giglio  compare  anche  su  questa  moneta  estense  ; 
esso,  torse,  nel  secolo  XIII,  era  l'arme  del  Comune,  come  la  croce  era 
l'arme  del  popolo,  che  poi  diventò  l'arme  della    città. 


LA   ZECCA   DI    REGGIO    EMILIA  457 


ERCOLE    I 

(i47i-i5°5)- 

1.  Ducato,   Oro,  Titolo  1000,  peso  legale  gr.  3.40. 

&  -   +  HERCVLES  •  DVX  •  Ercole  che  solleva  Anteo. 

?l  -  +  S  •  PSPER  •   EPI   •   REG-II   •  S.  Prospero  (protettore 
di  Reggio)    in    abiti    vescovili,  nimbato    di    faccia.    Nel 
campo,  a  destra,  uno  scudettino  coll'arme  di  Reggio. 
Tresoor,  ecc.  Anversa,  1580,  in-8  (7). 

2.  Testone,  Arg.,  Titolo  0,947,  gr-  3-8o • 

&  -   HERCVLES  •  (foglia)  DVX  •  Il  •  (foglia).  Busto  del  duca 

a  sinistra  con  berretta. 
9  —   •  REGI  VIVI  •  LEPIDI  (foglia).   Scudo  ornato   a   testa  di 
cavallo  con  l'arme  di  Reggio. 

Bellini,  I,  p.  95,  n.  3  (8).  —  Rossi,  «  Lodovico  e  Giannantonio 
da  Foligno  ».  —  R.  Gabinetto  di  Brera.  Tav.  X,  n.  3. 

3.  Testone,  Arg.,  Titolo  0,947,  gr-  3°5- 

,&   —   DIVO  •  HERC  ■   DVCI  •  Testa  del    duca,  con    lunghi 

capelli,  a  sinistra. 
9/  —  COMVNITAS  (foglia)  REG-II  (foglia).    Scudo  a    testa    di 

cavallo  con  l'arme  di  Reggio. 

Argelati,  I,  Tav.  LXV,  3  (9).    —  Arch.  di  Stato  di    Reggio. 

Tav.  X,  n.  4. 

4.  Grosso  da  soldi  due,  Arg.,  Titolo  0,947,  §r-  I-I°- 

<&   —  HERCVLES  •  DVX  •  La  macinetta  da  grano    (i°). 
9   -   S  •  PROSPER  •  •   EPS   •   REG-II   •  Busto  del   santo  con 

mitra  e  nimbo,  di  faccia;  sotto,  uno  scudettino  con  l'arme 

di  Reggio. 

Bellini,  I,  p.  95,  n.  2.  —  Museo  di  Ferrara.  Tav.  X,  n.  5. 


(7)  Del  ducato  di  Ercole  I  non  è  pervenuto  a  noi  alcun  esemplare. 

(8)  È  il  testone  da  ss.  6  ferraresi,  pari  a  ss.  7,  d.  3,  di  Reggio,  bat- 
tuto nel  1502.  11  titolo  o  bontà  era  quello  della  zecca  di  Ferrara,  0,11,  d.  9. 

(9)  È  il  testone  da  ss.  5   ferraresi,  pari    a   ss.  6  di  Reggio,  battuto 
nel  1495. 

(io)  Malgrado  l'apparenza  di  crogiuolo  o  di  turibolo,  l'impresa,  che 
è  rappresentata  sul  diritto  di  questa  moneta,  è  veramente  la  macinclla 


458  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

5.  Grosso  da  soldi  due,  Arg.,  Titolo  0.947,  gr.  *05. 
&  -  +  HERCVLES  •  DVX  •  Aquila. 

9/  —  Come  il  precedente. 
Bellini,  III,  Tav.  XVI,  n.  1  (11).  —  Gabinetto  di  Brera. 

Tav.  X,  n.  6. 

6.  Soldo,  Arg.,  Titolo  0,497,  gr.  0.50. 

&  -   DIVO  •  HERCVLI  •  D  •  La  nassa. 

9  —   REGIVM  ■  LOMBAR  •  Scudo  a  testa   di    cavallo    con 

l'arme  di  Reggio. 

Bellini,  I,  p.  95,  n.  1.  —  R.  Museo  di  Parma.     Tav.  X,  n  7. 

7.  Soldo,  Arg.,  Titolo  0,947,  gr-  °-5°- 

i&  -  ■  DIVO  •  HERCVLI  •  D  •  L'unicorno. 
IJs  —   Come  il  precedente. 
Bellini,  II,  p.  127,  n.  3.  —  Museo  di  Ferrara. 

8.  Bagattino,  Rame,  Peso  legale  gr.  2.25. 

ì&  •  HERCVLES  •  DVX  •  Busto  a  sinistra:  testa  nuda. 
!   ?!  -  •  REGIVM  •  EMILIA  •   VETERIS  •   Scudo   a   targa   in- 
cavata con  l'arme  di  Reggio  (I2). 
Arch.  di  Stato  di  Reggio.  Tav.  X,  n.  8. 

9.  Bagattino,  Rame,  gr.  2.60. 

i&  ■—   Come  il  precedente. 

^  -   REGIVM  •  EMILIA  •  VETERES  •  Scudo  e.  s. 
Ar gelati,  I,  Tav.  LXV,  6. 


o  la  masenetta  da  grano  :  bisogna  togliere  le  fiammelle  che  stanno  ai 
lati  e  alla  sommità,  e  l'oggetto  allora  si  può  riconoscere  pei'  una  ma- 
cina simile  a  quelle  usate  all'epoca  romana.  Le  fiamme  devono  essere 
un'aggiunta  del  Cacci,  incisore  dei  conii  ;  a  Reggio  le  imprese  degli 
Estensi  non  erano  certo  sparse  come  a  Ferrara,  ed  era  meno  facile 
avere  un  disegno  esatto.  Il  nome  di  grosso  da  soldi  due  gli  è  dato  in 
una  grida  del  28  Marzo  1498. 

(11)  Grosso  del  1502;  il  soldo  n.  6  è  del  1496;  il  n.  7  del  1512. 

(12)  Questi  bagattini  del  duca  Ercole  con  la  leggenda  regivm  Emilia 
veteris,  appartengono  alle  prime  emissioni  ;  in  seguito  la  leggenda  fu 
cambiata  in  regivm  olim  Emilia,  che  continuo  sotto  Alfonso  I  e  sotto  i  papi. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  459 

io.  Bagattmo,  Rame,  gr.  2.50. 

B"  -  •  HERCVLES  •  DVX  •  Busto  a  s.  ;  testa  nuda. 
Ijl  —   Come  il  precedente. 
Gabinetto  di  Brera. 

11.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.60. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9/  -   REGIV  EMILIA  •  VETERES  •  Scudo  e.  s.  (13). 
Gabinetto  di  Brera. 

12.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.75. 
&  -   HERCVLES  •  DVX  • 

9/   -    REGIV  •  EMILIA  •  VETERS 

Museo  di  Ferrara. 

13.  Bagattmo,  Rame,  gr.  2.07. 

&  --  HERCVLES  •  DVX  •  (HE  in  nesso). 
$  -    REGIV  •   •   EMILIA  •  VETERIS   • 
R.  Museo  di  Parma. 

14.  Bagattino,   Rame,  Peso  legale  gr.  2.09. 

&  -  •  HERCVLES  •  DVX  •.  Testa  nuda  a  s. 

$  -  •  REGIVM  •  OLIM  •  EMILIA  •  Scudo  a  targa  incavata 

con  l'arme  di  Reggio. 

Gabinetto  di  Brera. 

15.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.65. 

]&  -  •  HERCLES  •  DVX  •.    Testa  e.  s. 
^1  —  Come  il  precedente. 
Gabinetto  di  Brera. 

16.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.15. 
Ì&  —   Come  il  precedente. 

?/   -  •  REGIVM  •  OLIM  •  AEMILIA  • 
R.  Museo  di  Parma. 


(13)  In  questo  bagattino  e  nei  due  seguenti,   dopo  l'v  di  regiv,  c'c 
il  segno  d'abbreviazione  a  foggia  di  3. 


460  FRANCESCO   MALAGUZZI    VALERI 

17.  Bagattino,  Rame,  gr.  2.60. 

&  -  o  HERCVLES  •  DVX  •   Testa  nuda  a  s. 
9  —   Come.il  precedente. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

18.  Bagattino,  Rame. 

i&  —   Come  il  precedente. 

#  -     iREGIVM  •  OLIM  •  AEMILIA   • 

Argelati,  I,  LXV,  n.  5. 


ALFONSO    I 

(1505-1512). 

1.  Ducato,  Oro,  Titolo  0,990  (14),  Peso  legale  gr.  3.40. 

i&  —   ALFONSVS  •  DVX  •  III  •  Busto  corazzato  a  sinistra; 

testa  nuda. 
9  -  S  •  PROSPER  •  EPS  •  REGII  •  Il   santo  in   abito  ve- 
scovile col  nimbo,  seduto  di  faccia,  in  atto  di  benedire: 
nell'esergo  lo  scudetto  coll'arme  di  Reggio. 
Rossi,  u  Lodovico  e  Giannantonio  da  Foligno  ».  —  Coli,  di  S.  M. 
in    Torino.  —  Promis,    «  Monete  di  zecche,  italiane  »,  etc,   Torino, 
1871,  pag.  56;  tav.  VII,  71.  Tav.  X,  n.  9. 

2.  Testone,  Arg.,  Titolo  0,947,  gr-  3-8o- 

1&  —  ALFONSVS    •    DVX    •    Busto    corazzato    a    sinistra  ; 
testa  nuda. 

9   —  S  •  PROSP  •  EPS  •  REGII  •  Il  santo  in   abito  vesco- 
vile,  col    nimbo,   ritto,   di    faccia,    in    atto    di    benedire; 
nell'esergo  lo  scudetto  con  l'arme  di  Reggio. 
Bellini,  I,  95,  n.  5.  —  Rossi,  «  Lodov.  e  G.  A.  da  Foligno  ». 
—  Arch.  di  Stato  di  Reggio.  Tav.  X,  n.  io. 

3.  Grosso  da  due  soldi,  Arg.,  Titolo  0,947. 
i&  -  +  ALFONSVS  •  DVX  •  Aquila. 


(14)  Il  titolo  o  bontà  dell'  oro  era  di  denari  24,  ma  col  rimedio  o 
tolleranza  di  1/4  di  denaro  che  corrisponde  a  0,990  :  ne  andavano  103 
alla  libbra. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  461 


9  -  +  S  •  PROSPER  •  EPS    •   REGII    ■  Busto    del    santo, 
con  mitra  e  nimbo,  di  faccia  ;  sotto,  lo  scudetto. 
Bellini,  I,  95,  n.  6  (15).  —  Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

4.  Grosso  da  due  soldi,  Arg.,  Titolo  0,947,  gr-  I-°5- 
i&  -   +  ALFONSVS  +  DVX  ■  Il   diamante. 

J}>   —   +  COMVNITAS  REGII  •  Scudo  a  testa  di  cavallo  con 
l'arme  di  Reggio. 
Bellini,  II,  127,  n.  5.  —  Museo  di  Ferrara. 

5.  Soldo,  Arg.,  Titolo  e.  s.,  gr.  0.50  circa. 
Identico  al   precedente. 

6.  Soldo,   Arg.,  Titolo  e.  s.,  gr.  045. 

iy  --   +  ALFONSVS  •  +  •  DVX  •  •  Unicorno. 
9/  -   REGIVM  •  LOMBAR  •  Scudo  e.  s. 
Museo  di  Ferrara. 

7.  Bagattinn*Rame,  gr.  1.85. 

jy  -  -   ALFONSVS  •  DVX  •  Busto  corazzato  a  s.,  testa  nuda. 
?.'   -      REGIVM  •  OLIM  .-  AEMILIA  •  Scudo  e.  s. 
Bellini,  li,   127,  11.  6.    —  R.  Arch.   di   Stato   di   Reggio. 

Tav.  X,  n.   ri. 

8.  Bagattino,  Rame,  e.  s. 

iy  —  Come  il  precedente. 
9   -      REGIVM  •  OLIM  ■  AEMILI  •  Scudo   e.  s. 
Coli.  Malaguzzi,  Reggio. 


(15)  Questo  grosso  da  due  soldi  è  piuttosto  raro,  al  pari  del  soldo 
dal  diamante,  perche  essendone  riuscito  il  conio  troppo  lur^o  (nini.  20) 
il  Comune  di  Reggio  ottenne  di  battere  grossi  da  due  soldi,  col  conio 
del  soldo,dal  diamante  e  i  soldi  coll'antico  conio  del  1502  dall'unicorno, 
mutato  il  nome  del  duca. 


_|.62  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


GIULIO       II 

(1512-1514). 

1.  Doppio  bagattino,  Rame,  gr.  3.35. 

i&  —   IVLIVS  ■  Il  •  P  •  M  •  Rovere  sormontata  dal  triregno. 
9  —   RE&IVM  ■  LEPIDI  •  Scudo  a  mandorla  con  l'arme  di 

Reggio. 

Arch.  di  Stato  di  Reggio.  Tav.  X,  n.   12. 

2.  Bagattino,   Rame,  gr.  2. 

fi?  —   IVLIVS  :  Il  •  P  •  M    •    Chiavi    decussate    sormontate 
dal  triregno. 

9!         RE&IVM  •  OLIM  •  AEMILIA   •   Scudo    a    testa    di    ca- 
vallo con  arme  e.  s. 
Bellini,  li,  127,  n.   7.  —  Museo  di  Ferrara. 

3.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.85. 
i&  —   Come  il  precedente. 

?!     -   REGIVM  •  OLIM  •  AEMILI  •  Scudo  e.  s. 
Museo  di  Ferrara. 

4.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.45. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9  -   REGIVM  •  LEPIDI  •    Scudo  e.  s. 
Bellini,  I,  95,  11.  9.  —  R.  Museo  di  Parma.         Tav.  X,  n.  13. 


LEONE    X. 

(1514-1521). 

1.   Bagattino,  Rame,  gr.  2.10 
^y  —   LEO  •  X  •  PAPA  •  Chiavi  decussate   sormontate  dal 

triregno. 
9   -   REGIVM  •  OLIM  •  AEMILIA  •  Scudo  a  testa  di  cavallo 
con  l'arme  di  Reggio. 
Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  1. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  463 


2.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.70. 

B"   -   LEO   ■  X  •  PAPPA  •  Chiavi  e.  s. 
IjJ  —   Come  il  precedente. 
Bellini,  III,  Tav.  XVI,  3.   --  Museo  di  Ferrara. 

3.  Bagattino,  Rame,  gr.  2.30. 

B   -   •  LEO   •   X   •   PAPPA   0. 

9   -   •  REGIVM  •  OLIM   •  AEMILIA  o. 

Gabinetto  di  Brera. 

4.  Bagattino,  Rame,  gr.  2.10. 

B1   -   LEO  •  X  •  PAPPA   • 
Iji  -    REGIVM  •  LEPIDI   • 
Bellini,  IV,  XI,  1.  —  Museo  di  Parma. 

ADRIANO    VI. 

(1521-1523). 

I.  Bagattino,  Rame,  gr.  2.50. 
B"  —  ADRIANO    •    PAPA    •    Chiavi    decussate    sormontate 

dal  triregno. 
9  -   REGIVM  •  OLIM  •  AEMILIA  •  Scudo  a  testa  di   cavallo 


con  l'arme  di  Reggio. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 


A  N  O  N  I  M  E    PAPALI. 

I.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.45. 
B"  —  +  •  REGIVM  •  Scudo  a  testa  di  cavallo  con  l' arme 

di  Reggio. 
9'  —  •  S  •  PROSPER   •   Busto    del    santo,    con    mitra,    di 

faccia  (l6). 

Bellini,  II,  n.  2.  —  Museo  di  Ferrara.  Tav.  XI,  n.  2. 


(16)  Questi  bagattini  possono  essere  stati  coniati,  anche  senza  nome 
di  papa,  durante  il  dominio  papale  ;  certo  sono  dei  primi  anni  del 
secolo  XVI. 


464  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


2.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.45. 

%¥  —  Come  il  precedente. 

9   -   +  •  S  •  PRO  •  SP  (sic).  Busto  e.  s. 
Gabinetto  di  Brera. 

3.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.20. 
<&  —   Come  il  precedente. 

9  -  +  S  •  PROSP  •  Busto  e.  s. 
Museo  di  Parma. 

4.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.15. 

<&  —  +  REGIVM  •  Scudo  e.  s.  entro    cerchio    di    perline. 
$  —  •  S  •  PROSPER  •  Busto  come    sopra    entro    cerchio 

di  perline. 

Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  3. 


ALFONSO    I 

(1523-1534)- 

1.  Giulio,   Arg.,  Titolo  0,916,  peso  legale  gr.  3.89(17). 

~P  —  ALFONSVS  •  III  •  DVX  •   REGII   •    Busto    con  barba, 

a  sinistra  ;  testa  nuda. 
9/  —  S  •  PROSPER  •  EPS  •  REGIENSIS  •  Il  santo  in  abito 

vescovile  nimbato,  seduto  di  faccia  in  atto  dì  benedire. 

Bellini,  I,  95,  n.  io. 

2.  Giulio,  Arg. 

&  —  ALPHONSVS  ■  DVX  •  REGII  •  MI  •   Testa    nuda    con 
barba,  a  sinistra,  entro  cerchio  di  perline. 

$  —  S  •  PROSPER  •  EPS  •  REGIENSI  •  Il  santo  e.  s. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio  Emilia. 


(17)  I  giulii  erano  alla  bontà  di  onc.  n  e  ne  andavano  alla  libbra  96. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  465 


3.  Grosso  da  soldi  sci?  Arg. 

i&  —  (scudettino  e  foglia)   ■   ALFONSVS   •   III   •   DVX   •   REGII    • 

Testa  nuda  con  barba,  a  sinistra. 
9  —  (scudettino)  •  FILIVS  ■  MEVS  •  ES  •  TV    •   Aquila    che 

fa  fissare  il  sole  all'aquilotto  (l8). 

Coli,  di  S.  M.,    Torino. 

4.  Grosso  da  soldi  sei  ?  Arg. 

P  —  +  ALFONSVS  +  DVX  +   REGII   • 

$  —  (foglia)  •  FILIVS  •  MEVS  •  ES  »  TV  • 

Periodico   di   Numisin.  e  Sfragistica ,  11,  Vili  ,   4.    —    Museo 
Bottacin,  a  Padova. 

5.  Grosso  da  soldi  sei?  Arg.,  gr.  2. 
&  —  ALFONSVS  •  DV  •  REGII  • 
$  —  FILIVS  •  MEVS  •   ES   •  TV   • 

R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

6.  Grosso  da  soldi  sci?  Arg.,  gr.  2.26. 
i&  —  *  ALFONSVS  *  DVX  *   REGII    ■ 
9  —   FILIVS  *  MEVS  *  ES  *  TV  • 

Museo  di  Parma. 

7.  Grossctto  da  soldi  tre,   Arg.,  Titolo  0,500,  Peso  legale  gr.   i.8r. 
ff  —  ALFONSVS   •   DVX   ■    REGII    •   III   ■    Testa    nuda    con 

barba,  a  sinistra. 
$  —  S  •  DARIA  •  MAR  •  La  santa   con    palma  e  libro,  in 
piedi,  a  sinistra. 
Bellini,  II,  8.  —  Coli,  di  S.  M.,    Torino. 

8.  Grossetto  da  soldi  tre,  Arg.,  gr.  1.60. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9/  —  (foglia)  S  •  DARIA  *  MAR  • 
Gabinetto  di  Brera.  Tav.  XI,  n.  4. 


(18)  È  difficile  assegnare  il  valore  a  queste  monete  di  cui  non  si 
conosce  nemmeno  il  titolo;  esse  furono  certamente  battute  durante  la 
locazione  di  Pandolfo  Cervi,  ma  non  sono  rammentate  nei  capitoli 
uniti  al  contratto. 


466  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


9.  Soldo  ?  Arg.,  gr.  1.  54. 

^&  —  NOBILITAS  (foglia)  ESTENSIS  •  Aquila  ad  ali  aperte. 
IJj  —  e    REGIVM  •  LOMB   •   Scudo   a   testa  di  cavallo  con 

l'arme  di  Reggio  U9». 

R.  Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  5. 

10.  Sesino,  Arg.,  Titolo  0,125,  Peso  legale  gr.  1.03. 

,&  —    (foglia)  ALFONSVS  •  DVX   •  (foglia)  «.    Unicorno    ac- 
cosciato a  sinistra  entro  cerchio  di   perline. 

9  —  S  •  PROSPER   •    EPS    •    REGIEN   •   Busto    del    santo, 
con  mitra,  di  faccia,  entro  cerchio  di  perline. 
Bellini,  1,  12.  —  Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  6. 

11.  Quattrino,  Arg.,  Titolo  0,083,  Peso  legale  gr.  0.77. 
i&  —  REG-II-LEPI-DI,  nel  campo  in  tre  righe. 

T$  —  S  •  PROSPER  •  Busto  del  santo  con  mitra,  di  faccia  (2°h 
Ai-gelati,  I,  LXV,  n.  7. 

12.  Quattrino,  Arg.,  gr.  0.54. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9  —  S  •  PROSPE  •   Busto  e.  s. 
Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  7. 

13.  Barattino,  Rame. 

<&  —  ALFONSVS  •  DVX  •  REGII  •  La  bomba,  entro  cerchio 

di  perline. 
9  —  +  REGIVM  •  Scudo  a  testa   di    cavallo,   con   l'arme 

di  Reggio. 

Bellini,  I,  96,  n.  8.  —  Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

14.  Bagattino,  Rame. 

&  —  ALFONSVS  •  DVX  •  FERRARIAE   •   III    •    Testa    nuda 
con  barba,  a  sinistra. 


(*9)  Questa  moneta,  che  nel  catalogo  del  Museo  di  Parma  è  detta 
di  mistura,  spetta  certamente  ad  Alfonso  I;  l'aquila  del  diritto  è  molto 
ben  disegnata  e  di  tipo  affatto  diverso  da  quelle  dei  sesini  di  Ercole  II. 

(20)  Sebbene  non  porti  il  nome  del  duca,  questa  monetuccia,  che 
corrisponde  nel  peso  e  nel  titolo,  dev'essere  il  quattrino  del  1532. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  467 

9  —  REGIVM  •  OLIM  •  ÀEMILIA  •  Scudo  a  testa  di  cavallo 
con  l'arme  di  Reggio. 
Bellini,  I,  96,  n.  n. 

15.  Bagattino,  Rame. 

&   -   ALFONSV  •  DVX  ■  FERRARIAE  •   MI  •  Testa  e.  s. 
9   —  Come  il  precedente. 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

16.  Bagattino,   Rame,  gr.  2.25. 

&  —  ALFONSVS  •  DVX   ■  FERRARIAE  • 
I?  —  Come  il  precedente. 
R.  Museo  di  Parma. 

17.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.50. 

&  --   ALFONS  •   DVX  •  FERRARIE  • 

T$  —  Come  il  precedente. 
Archivio  di  Stato  di  Reggio. 

18.  Bagattino,   Rame,  gr.  2.70. 

i&  —   ALFONSVS  •  DVX  •   REGII    •   III    •   Testa    nuda    con 
barba,  a  sinistra. 

J}l  —  •  RE  —  GIVM   —  LE  —  PIDI  •  in  4  righe    nel    campo. 
Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  8. 

19.  Bagattino,   Rame,  gr.  2.10. 

,&  —  o   •   ALFON   •   •   •    DVX    •    Testa    nuda  con   barba,  a 

sinistra. 
$  —  o  •  REGIVM  ■  •  •  LOMB   •  Scudo  a  testa  di  cavallo  con 

l'arme  di  Reggio. 

Museo  di  Parma. 


468  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 


ERCOLE    II. 
(1534-1559)- 

1.  Scudo,  Oro,  Titolo  0,916,  gr.  330. 

i&  —   +    REGII  •  (foglia)    LOMBARDIE   •    Scudo   ornato,  di 
forma  moderna,  con  l'arme  di  Reggio  (2I). 

$'  —  HVIVS  •  CRVORE  •  SANATI  •  SVMVS  •  Gesù  sostiene 
la  croce  col  braccio  sinistro  e  con  la  destra  si  tocca  il 
costato  da    cui    zampilla   il    sangue  in    un    calice   posto 
a'  suoi  piedi  (22). 
Gabinetto  di  Brera.  Tav.  XI,  n.  9. 

2.  Scudo,  Oro,  gr.  3,30. 

&  —  (sole)  •  REGII  (foglia) LOMBARDIAE  •  Scudo  e.  s. 

1}'  —  CVIVS  •  CRVORE  •  SANATI   •  SVMVS  •  Gesù  e.  s. 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

3.  Scudo,   Oro,  gr.  3.30. 

i&  —   REGII   •  LOMBARDIE  • 

9  —  (sole)  CVIVS  ■  CPVOPE  •   SANATI  •   SVMVS    • 
Coli.  E.  Gnecchi. 

4.  Scudo,  Oro,  gr.  3.15. 

B  —   (sole)  •   REGII  •  LOMBARDIAE  • 
$  —  (scudettino)  •  CVIVS  ■  CRVORE  •  SANATI  •  SVMVS  • 
Cat.  des  iiiowì.  cu  or  du  Cab.  de   Vienne,  Suppl.,  p.  96 ,  2.  — 
Museo  di  Ferrara. 

5.  Scudo,  Oro. 

B   -  (sole)  •  +  •  REGII  •  +  •  LOMBARDIE   •  +   •  Scudo  or- 
nato a  mandorla  con  l'arme  di  Reggio. 
9         CVIVS  •  CRVORE  ■  SANATI   •  SVM   ■ 

Coli,  di  S.  M..  Torino. 


(21)  La  forma  dello  stemma,  tanto  negli  scudi  d'oro  che  nei  bianconi, 
è  di  due  varietà,  una  a  foggia  di  mandorla,  l'altra  simile  a  quella  che 
si  usa  oggi  e  che  si  dice  francese  o  sannìtica. 

(22)  Questo  è  molto  probabilmente  il  primo  scudo  battuto  coi  conii 
incisi  da  Giambattista  Cavalli  ;  la  leggenda  del  diritto  comincia  con 
una  croce  e  quella  del  rovescio  ha  iivivs  invece  di  cvivs. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  469 


6.  Scudo,  Oro. 

&  —  (sole)  •  REGII  •  (foglia)  •  •  LOMBARDIE  •   Scudo  e.  s. 
I}(  —  Come  il  precedente. 
Cai.  des  monti,  en  or  dn  Cab.  de  Vienne,  Suppl.  p.  96,  n.   1. 

7.  Scudo,  Oro. 

i&  —  REGII   ■  LOMBARDIÀE    •    1550    •    Scudo    ornato,  di 

forma  moderna,  con  l'arme  di  Reggio. 
9  —  CVIVS  •  CRVORE  •  SANTI  (sic)  •  SVIVI  • 

Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

8.  Scudo,  Oro,  gr.  3.35. 

&  —   REGII  •  LOMBARDIE  •  15  T  53   • 
?/  —  CVIVS  •  CRVORE  •  SANATI  •  SVMVS  • 
Museo  di  Parma. 

9.  Scudo,  Oro,  gr.  3.30. 

&  —  REGII  •  LOMBARDIÀE  •  15  T  54  . 
P  —  Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gnecchi. 

io.  Scudo,  Oro,  gr.  3.30. 
&  —   REGII  •  LOMBARD      15^54 

I?  —   Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gnecchi. 

1 1 .  Scudo,   Oro,  gr.  3.20. 

1&  -      REGII  •  LOMBARDIÀE  •   15  T  55 

5»  —  Come  il  precedente. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

12.  Scudo,   Oro,  gr.  3.15. 

&  —   REGII  •  LOMBARDIÀE  •  15  T  57   • 
}$  —  Come  il  precedente. 
Gabin.  di  Brera.  Tav.  XI,  n.    10. 

13.  Scudo,  Oro,  gr.  3.20. 

&  -   REGII   •  LOMBARDIÀE  •   1558   • 
ty  —  CVIVS  •  CRVORE  •  SANATI   •  SVM   • 
Bellini,  111,  XVII,  n.   18.  —   Museo  di  Ferrara. 


47Q 


FRANCESCO    MALAGUZZ1    VALERI 


14.  Biancone,   Arg.,  Titolo  0,812  (1543),  Peso  legale  gr.  5.20. 

&  —  ■  HERCVLES  ■  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Busto  coraz- 
zato con  barba,  a  destra,  testa  nuda. 

I}l  —  (scudettino)  •  RE&II  ■    LOMBARDIAE    •    Scudo    ornato 
di  forma  moderna  con  l'arme  di  Reggio. 
Bellini,  III,  XVII,  n.  15.  —  Museo  di  Ferrara. 

15.  Biancone,  Arg. 

&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  RE&II  •  IMI  •  Busto  e.    s. 
Rf  —  •  •  REGII  •  ©  •  LOMBARDIAE  •  •  •  Scudo  e.  s. 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

16.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.95. 
fi?  —  Come  il  precedente. 

Ri  —  ©  •   REGII  •  LOMBARDIAE  •  «   • 
Museo  di  Parma. 

17.  Biancone,  Arg.,  gr.  5. 

ì&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  (scudettino)  •  IMI  •  Busto  e.  s. 

1$   —   (scudettino)   •    REGII    ■   (foglia)   •   LOMBARDIAE    ■ 
Museo  di  Parma.  Tav.  XI,  n.  11. 

18.  Biancone,  Arg. 

&  —  HER  •  Il  •  DVX  •   REGII  ■  IMI  •  (scudettino)  • 
R/  —  (scudettino)  ■  REGII  ■  •  •  LOMBARDIAE  • 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

19.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.70. 

J¥  —  Come  il  precedente;  lo  scudettino  è  sotto  il  busto. 
Fj/  —   REGII  •  LOMBARDIAE  (due  scudettini).  Scudo  ornato  a 

mandorla  con  l'arme  di  Reggio. 

Bellini,  III,  XVII,  16.  —  Museo  di  Ferrara. 

20.  Biancone,  Arg. 

i&  —  ■  HERCVLES  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Testa    nuda 

con  barba,  a  destra. 
Ri  —  a  (foglia)  REGII  (foglia)  •  (foglia;  LOMBARDIE  (sic)  (foglia) 

•    O    •    (foglia)    •    Scudo    C.    S. 

Coli,  di  S.  M.,  Torino. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


471 


21.  Biancone,  Arg.  gr.  5. 

&  —    HER  •  Il   •    DVX  •    RGII    •  ©  •    1 1  II    •  o      e  •  e  •  0  • 

Testa  nuda  come  sopra. 
9    —    REGII    ••••©■■  o  •  •    LOMBARDIAE    •••••. 
Scudo  come  sopra. 
Gabin.  di  Brera. 

22.  Biancone,  Arg.,  Tit.  0,819  (dopo  il  1549);  Peso  leg.  gr.  5.12. 

&  —  HER  •  Il  •  DVX  •   REGII  •  IMI  •  (scudettino)  •  Busto  co- 
razzato con  barba,  a  sinistra;  testa  nuda. 

9  --  +  ■  MONETA  •  REGII  •  LEPIDI  •  ©  •  Scudo  ornato,  di 
forma  moderna,  con  l'arme  di  Reggio. 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

23.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.45. 

&  -  HER  •  EST  •  Il  •  DVX  •   REGII  •   INI   ■  Busto  e.  s. 
9    -  ©  •  REGII   •  LEPIDI   ■  Scudo  e.  s. 
Coli.  E.  Gnecchi. 

24.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.40. 

i&  —  HER  •   EST  •  Il   •   DVX  •   REGII   •   IMI   •      -   1553    • 
91  —  •  •   REGII   •  •  LEPIDI  •   • 

Museo  di  Parma. 

25.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.50. 
Ì&  —  Come  il  precedente. 

9   -   •   REGII  •  •  LEPIDI  ■ 

Coli.  E.  Gnecchi.  Tav.  XI,  n.   12. 

26.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.50. 

&  —  HERCVLES   •   Il   •  DVX  •   REGII   •   IMI  •   —  1553  • 

9  —  Come  il  precedente. 
Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

27.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.90. 

&  —  HER    •    EST  •    Il    •    DVX    .    REGII    •    IMI   •   —    1555    ■ 

Busto  corazzato,  con  barba,  a  destra. 
9  —  *  ■  REGII   •  T   LEPIDI  •   Scudo  ornato,  a    mandorla, 

con  l'arme  di  Reggio. 

Coli.   E.  Gnecchi. 


472  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


28.  Biancone,  Arg. 

&  —  HER  •  EST  •  Il  ■  DVX  •  REG-II  •  IMI  •  -  1556  •  Busto  e.  s. 
?/  —  *  REGII  •  LEPIDI  •  —  1556  •  Scudo  e.  s. 
Per.  di  Nuni.  e  Sfr.,  II,  Vili,  n.  5.  —  Museo  Bottacin. 

29.  Biancone,  Arg.,  gr.  5. 

Ì&  —  Come  il  precedente. 

9  —  f  REGII  •  •   •  LEPIDI  • 

Coli.  E.  Gneechi. 

30.  Biancone,  Arg. 

&  —  HER  •  EST  •   Il  •   DVX  •   REGII  •   —  1557  • 
9/  —  •  •   REGII   •  •  •  LEPIDI   • 

Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

31.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.60. 

&  —  HER  •  EST  •  Il   •   DVX  •    REGII  •  IDI   •   —   1557   • 

5*  —  Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gneechi. 

32.  Biancone,  Arg.,  gr.  4.20. 

P  —  HER  •  AST  ■   Il   •  DVX   •   REGI   [I   •  IMI   •]   —   1557   • 

^  —  Come  il  precedente. 
Museo  di  Ferrara. 

33.  Giulio,   Arg.,  Titolo  0,812,  Peso  legale  gr.  3.45. 

i&  —  SVB  •  HOC  ■  CLIPEO  •  TVTI  •  Scudo  di  forma  mo- 
derna, coronato,  con  l' arme  estense  inquartata  e  con 
le  insegne  di  Gonfaloniere  della  Chiesa. 

9/  —  S  •  —  CHRISANTVS  •  M  •  REGIENSIVM  •  Il  santo    in 
piedi,  a  sinistra,  con  la  palma. 
Bellini,  III,  Tav.  XVII,  11.  —  Museo  di  Ferrara. 

34.  Giulio,  Arg.,  gr.  2.80. 

(jy  —  Come  il  precedente. 
$  —  •  S  •  CHRISANTVS  •  M  •  RGIENSIVM  (23). 
Gabin.  di  Brera.  Tav.  XII,  n.  1. 


(23)  Neil'  r  v'è  un  segno  d'  abbreviazione. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  473 

35.  Giulio,   Arg.,  gr.  3.35. 

/&  —  Come  il  precedente. 

9  —  •  S  •  CHRISANTVS  •  M  •   RGINSIVNI   •  Il  santo  e.  s. 

Museo  di  Parma. 

36.  Giulio,  Arg.,  Titolo  0,819,  (dopo  il  1549)  ;  Peso  legale  gr.  3.40. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9  —   •  S  •  GRISANTVS  •  NI      REGIESSIV   •      -   1553   • 

Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

37.  Mezzo  giallo,  Arg.,  Titolo  0.819,  Peso  legale  gr.  1.70. 

,&  —  NOBILI  •  ESTEN  ■  Scudo  di  forma  moderna,  coro- 
nato, con  l'arme  estense  e  con  le  insegne  di  Gonfalo- 
niere della  Chiesa. 

^  -     S  •  PROSP  •  EPS  •  REGII  •  11  santo  in    abito  vesco- 
vile, in  piedi. 
Coli,  di  S.  M.,    Torino. 

38.  Mezzo  giulio,  Arg. 

i&  —  Come  il  precedente. 

9  —    S    •    PROSR    •    EPS    ■    REGII    •    Il  santo    di    faccia, 

in  atto  di  benedire. 

Coli.  Malaguzzi. 

39.  Mezzo  giulio,  Arg.,  gr.  1.25. 

&  —  NOBILI   •   ESTEN  •  —  1556  •  Scudo  e.   s. 
9  —  S  •  PROSPER  •  EPS  ■   REGII   •   Il  santo  e.  s. 
Bellini,  IV,  XII,  2.   —  Museo  di  Ferrara. 

40.  Cavallotto,  Arg.,  Titolo  0,500,  gr.  2.65. 

&  —  ■  HER  •   EST  •  Il   •   DVX  ■    REGII    •    UH    •  1553  • 

Busto  corazzato,  a  sin.,  con  barba. 
^  —  •  APTA  •  PRAECVRRE  •  FLEXV  •    Corridore    in   biga 

veloce,  a  destra,  che  giunge  alla  meta,  figurata  da  una 

piramide. 

Bellini,  III,  Tav.  XVII,    13.    —  Museo  di   Ferrara. 

41.  Cavallotto,  Arg.,  gr.  2.45. 

&  —  HER  •  EST  •  Il  •  DVX  •  REGII   •  IMI        -   1554  ■ 
IJ  —  Come  il  precedente. 
Museo  di  Ferrara. 


474  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

42.  Cavallotto,  Arg. ,  gr.  2.80. 

B1  -   HER-   EST  •  Il  •  DVX  •  REGII   •  IMI   •  —    1555  • 
1?  —  Come  il  precedente. 
Gabinetto  di  Brera. 

43.  Cavallotto,  Arg.  gr.  2.90. 

&  —   HER  •   EST  •  Il   •   DVX  •   REGII  •   IMI  •  —   1556  • 

I}1  —  Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gnocchi.  Tav.  XII,  n.  2. 

44.  Colombina,  Arg.,  Titolo  0,402;  Peso  legale   gr.  1.96. 

&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Busto  corazzato  con 

barba,  a  sinistra. 
9*  —  S  •  DARIA  •  MARTYR  •  La  santa,  in  piedi,  a  sinistra, 

con  palma  e  libro. 

Bellini,  III,  XVII,  12.  —  R.  Museo  di  Parma.  Tav.  XII,  n.  3. 

45.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.55. 

&  -  HERCVLES  •  Il   •   DVX  •   REGI   •   III   (sic). 
9   -  S  •  DARIA  •  MARTIR  • 

Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

46.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.45. 

&  —   HERCVLES  •   DVX  •   REGII  •  IMI   • 
$  —  S  •  DARIA  •  MARTYR  • 

Gabinetto  di  Brera. 

47.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.60. 

&  —  HERCVLES  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  Testa  con  barba,  a  s. 
9  —  S  •  DARIA  •  MARTIR 

Museo  di  Parma. 

48.  Colombina,  Arg. 

i&  —  Come  il  precedente. 
$  —  S  •  DARIA  •  MARTYR 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


475 


49.  Colombina,  Arg. 

T¥  —  HER  •   Il  •   DVX  •   REGII   •   IMI   •   Busto  corazzato  con 

barba,  a  destra. 
B  —  S  •  CHRISÀNTVS  •  MAR  •  1!  santo,  in  piedi,  di  faccia, 

colla  palma. 
Bellini,  III,  Tav.  XVI,   io.  —  Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

50.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.30. 
,&  —  Come  il  precedente. 

B  —  S  •  GRISANTS  •  MARTIR  •  Il  santo  e.  s. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

51.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.70. 

&  —  HERCVLES  •  Il   •  DVX  ■   REG-II   •   Busto  e.  s. 
Ij/  —  Come  il  precedente. 
Museo  di  Ferrara. 

52.  Colombina,  Arg.,  gr.  1,65. 

&  -   HERCVLES  •   Il   •  DVX      REGI   • 
B  —   Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gnecchi.  Tav.  XII,  11.    4. 

53.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.65. 

i&  -   HERCVLES   •  DVX  •   REGII 

9/  —   Come  il  precedente. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

54.  Colombina,   Arg.,  gr.  1.55. 

T/  —  REGII   ■  (foglia)  •  LOMBARD   •  (foglia.    •    Scudo  ornate, 
di  forma  moderna,  con  l'arme  di  Reggio. 

B   —   S  •  DARIA  •  MARTIR    ■   La  santa,  in  piedi  a  sinistra, 
con  palma  e  libro. 
R.  Museo  di  l'arnia  I24). 


(24)  Questa  colombina  è  forse    una  delle    prime  battute    quando  si 
formò  il  tipo  degli  scudi. 


476  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 


55.  Sesiiio,  Arg.,  Titolo  0,104;  gr-  0.90. 

&  -   NOBILITAS  •  ESTENSIS  •  Aquila. 

9'  —   S  •  PROSPER  •  EPISC  •  Busto  del  santo    con  mitra, 

di  faccia. 

R.  Museo  di  Parma. 

56.  Sesino,  Arg.,  gr.   1.10. 

&  -   NOBILITAS  ESTES1S  • 

T$    —  Come  il  precedente. 
Coli.  Malaguzzi. 

57.  Sesino,  Arg.,  gr.  1.20. 

&  -  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Busto  corazzato  con 

barba,  a  sinistra. 

$  -   ¥  •  NOBILITAS   •  ESTENSIS  •  Aquila. 

Gabin.  di  Brera.  Tav.  XII,  n.  5. 

58.  Sesino,  Arg., 

&  -   HER  •  Il   •  DVX  •   REGII   •  III  •  (sic) 
TJ   —   Come  il  precedente. 
Coli.  E.  Gnecchi. 

59.  Sesino,  Arg.,  gr.  0.85. 

iy  -   HER  •  Il  ■  DVX  •  REGII  •  IMI   • 
9   -   +  •  NOBILITAS   •  ESTENSIS  • 
Bellini,  III,  XVI,  n.  5. 

60.  Sesino,   Arg. ,  gr.  o.  75. 

i&  —   Come  il  precedente. 

5/   --   *  •  NOBILITAS  •   ESTENSIS-   —   1553   ■ 

Gabin.  di  Brera. 

61.  Sesino,  Arg. 

jy  —   Come  il  precedente. 
9  —  NOBILITAS  ESTENSIS  •  -    15  T  55  • 
Museo  di  Ferrara. 

62.  Sesino,   Arg.,  gr.  1.05. 

i&  —   Come  il   precedente. 

5'     -   +  •  NOBILITAS  •  ESTENSIS  •  Unicorno  accosciato. 

Bellini,  III,  XVI,  6. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  477 


63.  Quattrino,   Arg.,  Titolo  0.83;  Peso  legale  gr.  0.77. 

i&  —    •  HER  -■   Il   ■-   DVX   --   IMI    nel   campo    in    quattro 
linee. 

R    -   COMVNITAS  •   REGII   ■  Scudo  ornato,  a   testa    di  ca- 
vallo, con  l'arme  di  Reggio. 
Bellini,  IV,  XII,  8.  Tav.  XII,  n.  6. 

64.  Quattrino,  Arg.,  gr.  0,60. 

&   -    HER  -  CV  -  LES  -  DVX   • 

R-'   —   Come  il  precedente. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

65.  Quattrino,   Arg.,  gr.  0,68. 

i&   -    HER  -  CV  -  LES  -  •  Il  •  -  DVX     -  IMI     nel    campo 

in  cinque  linee. 
R-'   -   fCOMVNIjTAS   •   REGII   ■  Scudo  e.  s. 

R.  Museo  di  Parma. 

66.  Bagattino,   Rame,  gr.   1.50. 

&   -   HERCVLES  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Testa  con    barba 

a  sinistra. 
ìjì  -   RE  -  GIVM  •  -  LE  -  PIDI  •  nel  campo  in  quattro  righe. 
Museo  di  Ferrara. 

67.  Bagattino,    Rame 

i&         HERCVLES  •   Il   •   DVX  •   REGII      Testa,  e.  s. 
9/  —  •  RE  -  GIVM  •         LE       PIDI   • 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

68.  Bagattino,    Rame,  gr.    ilo. 

i&  —    HERCVLES   •   Il   •    DVX   •    REGI  :   III   (sic) 
9  —   •   RE  -  GIVM   ■         LE        PIDI     + 
Gabin.  di  Brera. 

69.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.30. 

&  —   HER  ■   Il   •  DVX  •   REGII   •  IMI   . 
R<  —   RE  —  GIVM   -■    LE         PIDI   (foglia) 
Gabin.  di  Brera.  Tav.   XII,  n.   7. 


47o  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


70.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.60. 

i&  --  HER  •  Il   •  DVX  •  REGI  •  IMI.  Testa  con  barba,  a  sin. 
9  —  Come  il  precedente. 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

71.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.30. 

i&  —   HER  •  Il   •  DVX  •  REGII   •  •  •  ■ 

9*  —  (foglia)  •   RE  -  GIVM  -     •  LEPI        DI  • 

R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

72.  Bagattino,    Rame,  gr.  1.25. 

&  —   HER  ■  Il   •   DVX  •   REGII  •  •  •  ■ 

~ty  —  ■  RE       GIVM  -   +  LE  +        PIDI  -  •  +  • 
Museo  di  Ferrara. 

73.  Bagattino,    Rame,  gr.  0.75. 
&  —   HER  •  Il  •  DVX 

9  —  (foglia)  -RE  -  GIVM  --  +  LE  +  —  PIDI  • 

Museo  di  Ferrara. 

74.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.10. 
^&  —  Come  il  precedente. 

9'  —   •   RE        GIVM  -   (foglia)  LE  -  PIDI   • 

R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

75.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.37. 

i&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Testa  con  barba,  a  s. 

9  —  *   REGIVM  •  LEPIDI  •  Scudo    ornato,    di    forma    mo- 
derna, con  l'arme  di  Reggio. 
Museo  di  Ferrara. 

76.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.05. 
ì&  —   Come  il  precedente. 

9   -  ¥  REGIVM  •  LEPIDI  •  Scudo  e.  s. 
Gabin.  di  Brera.  Tav.  XII,  n.  8. 

77.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.30. 

&  -   HER  •  Il  •  DVX  •   REGII   ■  ■  ■  ■ 
$  -    REGIVM  •  LEPIDI   • 
Bellini,  111,  Tav.  XVII,  14.  —  Museo  di  Ferrara. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  479 

78.  Bagattino,   Rame,  gr.  1.35. 

&  -   HER  ■  Il  •  DVX  •   REGI  •  Testa  con  barba,  a  sin. 
1}   —  Come  il  precedente. 
Museo  di  Ferrara. 

79.  Bagattino,   Rame,  gr.   1.35. 

&   -  HER  •  Il  •  DVX  •   REGII   •  IMI  •  Testa  con  barba,  a  s. 
P   -   MATER    •   GRATIE   •  La    Vergine    col    bambino  ,    in 

mezza  figura. 

R.  Museo  di  Parma. 

80.  Bagattino,  Rame. 

fi?  —   Come  il  precedente. 

9    -   MÀT  •  GRATIE  •  La  Vergine  e.   s. 
Bellini,  111,  XVI,  7. 

81.  Bagattino,   Rame,  gr.  0,95. 
i&   —   Come  il  precedente. 

$         MA^ER  •  GRAT. 

Coli.  E.  Gnecchi. 

82.  Bagattino,  Rame,  gr.  0.90. 

i&  —  Come' il  precedente. 

£>'   -   MATER  •  GRATI  A  (foglia)  "E. 
Gabin.  di  Brera. 

83.  Bagattino,   Rame,  gr.  0.80. 

!&  —   REGIVM  ■  LEPIDI  •  Scudo  ornato,  di  t'orma  moderna, 

con  l'arme  di  Reggio. 
9  --   MATER  •  GRATIE  •  La  Vergine  e.  s. 

Bellini,  111,  Tav.  XVI,  8.  —  Museo  di  Ferrara. 

84.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.38. 

<&  --  •  REGIVM  •  LEPIDI  •  Scudo  a  testa   di  cavallo,   con 

l'arme  di   Reggio. 
9   —   Come  il   precedente. 

R.  Museo  di  l'arma. 


480  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


85.  Bagattmo,  Rame,  gr.  1.40. 

&  --  •  ■  REGIVM  •  LEPIDI  •  Scudo  e.  s. 
9  -   •  MATER  •  +  •  GRATI  •  La  Vergine  e.  s. 
R.  Museo  di  Parma.  Tav.  XII,  n.  9. 

86.  Bagattino,  Rame,  gr.  1.30. 

,&  —  RE  —  GIVM  —  LEPI  —  DI  ■  in  quattro  righe  nel  campo. 
9  -   MATER  •  GRATIE 

R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 

87.  Bagattino,   Rame,  gr.  0,90. 

i&  -  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Busto  a  s.,   testa  nuda. 
9  —   MAT  •  PECTO   l25)   •    La    Vergine    col    bambino,    in 

mezza  figura. 

Bel/ini,  IV,  XII,  6.  —  Museo  di  Ferrara. 

88.  Bagattmo,  Rame,  gr.  0.90. 

/&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  REG  •  IMI  •  Testa  nuda  a  s. 
9  —  CORP  •  IS  •  XPI  •  Reliquiario. 
Museo  di  Ferrara. 

89.  Bagattino,   Rame,  gr.    2.10. 

i&  —  HER  •  Il  ■  DVX  •  REGII  ■  •  •  •  Testa  e.  s. 
9  —  SANGVINIS  •  XPI  •  Reliquiario  e.  s.  (*$) 
Museo  di  Ferrara. 

90.  Bagattino,   Rame,  gr.  205. 

&  —  HERCVLES  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  IMI  •  Testa  e.  s. 
9*  —  S  •  DARIA  •  MARTYR  •  La  santa  in  piedi  a  sinistra, 

con  libro  e  palma. 

Museo  di  Ferrara. 

91.  Bagattino,  Rame,  gr.  0.90. 

&  —  HER  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  •  •  •  Testa  e.  s. 


(25)  Cioè  :    MATER   PECCAT0RVM  ? 

(26)  Questi  due  bagattini  sono  contraffazioni  di  monete  mantovane. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  481 

9  —   HER    —  (aquiletta)  Il  •  (aquiletta)  —  DVX  —  IMI  nel  campo 
in  quattro  linee. 
Museo  di  Ferrara  (27). 

92.    Bagattiìio,   Rame. 

&  —  S  •  PROSPER  •  Busto  del  santo,  con  mitra,  di  faccia. 
$  —    MAT  •  GRATI   ■  La  Vergine   col    bambino,  in  mezza 
figura. 
Bellini,  III,  Tav.  XVI,  9. 


ALFONSO    II 

(!559  —  alla  chiusura  della  zecca  1573). 

1.  DobloilC  da   dicci  scudi.   Oro,  Titolo  0,916,  gr.  32.85. 

&     -  ALFONSVS  •  Il  •  DVX  •   REG-II   •  V  •  —  1572  •  Busto 

corazzato,  con  barba,  a  destra. 
$    -  •  MÀXIMIS  •   —   ■  MAXIMA  •  Aquila  estense  coronata 

ad  ali  aperte. 

Medagliere  Fiorentino  (281 

2.  Quadrupla,  Oro,  gr.  13.20 

&  —  ALFONSVS  •  Il  •  DVX  •  REG-II  •  V  •  —  1567  •  Busto 

corazzato,  con  barba,  a  destra. 
?/    -  PACE  •  BELLOQVE  •  FIDELIS  •    -  -   RE  •    LE       Uomo 

nudo   appoggiato  ad    uno  scudo  a  cartocci   con    1'  arme 

di  Reggio,  con  una  cornucopia  nella  sinistra. 

Medagliere  Fiorentino. 


(27)  L'unione  di  due  diritti,  in  questa  moneta  che  è  senza  dubbio 
un  bagattino,  si  spiega  con  la  somiglianza  del  diritto  del  quattrino  in 
quattro  righe,  col  rovescio  del  bagattino  pure  in  quattro  righe,  e  questo 
perchè  quando  cessava  la  battitura  dei  bagattini,  i  conii  si  depositavano 
in  zecca.  Un  altro  esempio  di  due  diritti  di  due  principi  diversi  è  il 
bagattino  al  n.  25  di  Alfonso  IL 

(28)  Tn  un  registro  delle  monete  uscite  dalla  zecca  di  Reggio  negli 
anni  1571-72,  sono  notate  sei  piastre  da  io  scudi,  levate  di  zecca  il 
6  Ottobre  1572. 


482  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

3.  Scudo,    Oro,  gr.  3.30. 

Ì&  —  REGII  •  LOMBARDIAE    •    1567    •    Scudo    ornato,  di 

forma  moderna,  con  l'arme  di  Reggio. 
R   —  CVIS  •  CRVORE  ■  SANATI  •  SVMVS  •  Gesù    sostiene 

la  croce    col    braccio   sinistro  e  colla    destra  si  tocca  il 

costato  da  cui  zampilla  il  sangue  in  un   calice   posto   a' 

suoi  piedi. 

Museo  Bottacin. 

4.  Scudo,  Oro. 

&  —   REGII   •  LOMBARDIAE  •  1571   •   Scudo  e.  s. 
9*  —  Simile  al  precedente. 
Conio  nel  Museo  civico  di  Reggio. 

5.  Scudo,  Oro. 

&  —   RE&II  •  LOMBARDIAE  •   1572   • 

IJf  —   Simile  al  precedente. 
Conio  nel  Museo  civico  di  Reggio. 

6.  Mezzo  scudo,  Arg.,  Titolo  0,947. 

<&  -  ALFONSVS  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  V  •  -  1572  •  Busto 

corazzato,  con  barba,  a  destra. 
~$  —   ■  MAXIMIS  •   -  •  MAXIMA  •  Aquila  estense  coronata 
ad  ali  aperte. 

Promis,  «    Monde  di  zecche  italiane  ».   Torino,  1871,  pag.  57  ; 
tav.   VII,  72.  —  Medagliere  di  S.  M.,  Torino.  Tav.  XII,  n.   io. 

7.  Quarto  di  scudo,  Arg.,  Titolo  0,947. 

&  -  ALFONSVS  •  Il  •  DVX  ■  REGII  •  V  •  -  1567  •  Busto 
corazzato,  con  barba,  a  destra. 

$  -  PACE  •  BELLOQVE  ■  FIDELIS  •  -  RE  •  LE  •  Uomo 
nudo  appoggiato  ad  uno  scudo  a  cartocci  con  l'arme  di 
Reggio,  con  una  cornucopia  nella  sinistra. 

8.  Quarto  di  scudo,  Arg.,  gr.  7.43. 

&  -   ALFONSVS  •  Il   •   DVX  ■   REGII   ■  V  •   -    1571    • 
9   -   PACE  BELLOQVE   FIDELIS   •  R   •   L   ■ 

R.  Museo  di  Panna.  Tav.  XII,  n.   ri. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  483 

9.  Quarto  di  scudo,  Arg. 

&  -   ALFONSVS  •  Il   •   DVX  •   REG-II  •  V  •  —   1572  ■  Busto 

come  sopra. 
5»   —   Come  il  precedente. 
Conio  al  Museo  civico  di  Reggio. 

10.  Cava/lutto,    Arg.,  Titolo  0,500,   Peso  legale  gr.   2.73. 

&   --    ALFONSVS  •   Il   •   DVX  •   REGII   ■  V  •  -  1567  •  Busto 

corazzato,  con  barba,  a  sinistra. 

$   -   CALCABITVR  •  ASPER  •   PHASIS    ■   EQVO    •    Due    ea- 
valli galoppanti,  a  destra. 
Medagliere  di  S.  M.,    Torino. 

11.  Cava/lutto,  Arg.,  gr.  2.64. 
jy  —  Come  il  precedente. 

Ij.   -   +  CALCABITVR  •  ASPER      PHASIS  •  EQVO  • 
R.  Museo  di  l'arma. 

12.  Cavallotto,   Arg.,  gr.  2.20. 

&   -   ALFONSVS  •   DVX  •  REGII   ■  V  • 
R      -   CALCABITVR  •  ASPER  •  PHASIS  •   EQVO   ■ 
R.  Arch.  di  Stato  di  Reggio. 


&o* 


13.    Cavallotto,    Arg.,  gr.  2.65. 
&  --    ALFONSVS  •   Il   •  DVX  ■   REG-II   •  V  • 
\j   -   CALCABITVR  •  ASPER  •  FASIS  •   EQV 
R.  Museo  di   l'arma. 


14.    Cavallotto,   Arg.,  gr.  2.30. 
fi?  —    Come  il   precedente. 
!>'         CALCABITVR  •  ASPER   •   PHASIS   •   EQV 
Gabinetto  di  Brera. 


15.    Cavallotto,   Arg.,  gr.  2,40. 
,&         ALFONSVS  ■   Il   •   DVX  •   REGII  •  V  • 

,&      -    :  CALCABITVR  •  ASPER  •  PHAS  S  •   EQVO   • 
Coli.  E,   Gnccchi.  Tav.  XII,  n.   12. 


484  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


16.  Cavallotto,  Arg.,  gr.  2.70. 

&  -  ALFONSVS  •  Il  •  DVX  •  REGII  •  V  (foglia).  Busto  co- 
razzato, con  barba,  a  sin. 
IJI  -    (foglia)    CALCABITVR    •    ASPER    •    PHÀSIS    •    EQVO  • 

Due  cavalli  galoppanti,  a  destra,  entro  cerchio. 
R.  Museo  di  Parma. 

17.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.65. 

,&  —   ALFONSVS  •  DVX  •  REGII  •  Hill  •  Busto  corazzato  a  s. 
Tji   -  S  •  DARIA  •  MAR  •  La  santa,  in  piedi,  con  palma   e 

libro. 

Museo  di  Ferrara. 

18.  Colombina,  Arg.,  gr.  1.15. 

&  -  ALFONSVS  •  DVX  •  REGII  ■    Hill  •  Testa  nuda  ,  con 

barba,  a  destra. 
9!  —   COMVNIT  •  REGII  •  Scudo  ornato,  di  forma  moderna, 

con  l'arme  di  Reggio. 

Museo  di  Ferrara. 

19.  Colombina,  Arg. 

&  -  ALFONSVS  •  DVX  •  Il  •  Testa  e.  s. 

Ij'  —   Come  il  precedente. 
Coli,  di  S.  M.,  Torino. 

20.  Colombina ,    Arg.,  gr.  1.30. 
i&  —  Come  il  precedente. 

9'   -   COMVNITAT  •  REGII  •   Scudo  e.  s. 
Gabin.  di  Brera. 

21.  Sesino,  Arg.,  Titolo  1,04,  gr,  0.98. 

i&  -  ALF  '  Il  •  DVX  •  REGII  •  V  .  Unicorno  seduto. 

JEJI   -  +  NOBILITAS  •  ESTENSIS   •  Aquila. 
R.  Museo  di  Parma. 

22.  Sesino,  Arg.,  gr.  1,10. 

iEY  —  Come  il  precedente. 
9'  -   ■  NOBILITAS  •  ESTENSIS  •  Aquila. 
Coli.  E.  Gnecchi.  Tav.  XII,  n.  13. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  48= 


23.  Sestuo,  Arg.,  gr.  i.io. 

^y  —   C.  s.  Dietro  l'unicorno    un  ramo  d'alloro    che  s'  in- 
curva su   di  esso. 

Ig  —  Come  il   precedente. 
R.  Museo  di  Parma. 

24.  Olia/trino,  Arg.,  Titolo  0,083,  gr-  °-62. 

i&  —  COM  •   -  -   REGII  -      sotto  due  foglie. 
9   —   Scudo  ovale  ornato    con  l'arme  di    Reggio. 
R.  Musco  di  Panna.  Tav.  .XII,  n.   i-j. 

25.  BagattillO,   Rame,  gr.  0.70. 

i&         ALFONSVS  •   DVX  •   REG-II   •  V  •    Tota  a  s. 
9'  RE  GIVM    -      LE  PIDI   •   Scudo  e.   s. 

Museo  di  Ferrara. 

26.  Bagattmo,   Rame,  gr.  1.00. 

&  -     ÀLPONSVS  •  DVX  -RE Diamante? 

^  —  COM  •   REGI  •  Scudo  con  l'arnie  di  Reggio. 
Museo  di  Ferrara. 

27.  BagattillO,    Rame,  gr..   1.37. 

&         ALFONSVS  •  Il   ■   DVX  •  REGII   •   UNI   ■    lesta  a  s. 
9   -   HER   -    Il         DVX  REGII  IMI   •  Scudo  e.  s. 

Museo  di  Ferrara. 


PARTE    TERZA 


DOCUMENTI 


I. 

1233  luglio  9.  Instromento  di  società  per  l'esercizio  della 
zecca  di  Reggio  stipulato  fra  Pietro  dei  Millemerci  di 
Milano  e  Giovanni  Russano  di  Piacenza,  rappresen- 
tante anche  Ruffino  Squillano  e  Ruggero  dei  Calderai 
pure  di  Piacenza.  —  Quaderno,  1233  giugno-ottobre,  di 
imbreviature  d'atti  del  Vescovadi)  di  Reggio,  e.  fi ,  b), 
conservato  nell'Archivio  del  Vescovado  stesso   ("). 

Die  viiij  Infrante  Iulio.  In  concordia  fuit  dominus  petrus  de 
millemercis  de  mediolano  cum  domino  Johanne  Ruxano  de  pla- 
cencia  prò  se  et  domino  Rufino  squillano  et  roglerio  de  calderaris 
de  placencia.  quod  dictus  dominus  Johannes  erat  eius  socius  et  alii  ad 
monetam  Reginam  faciendam  quam  eflem  domino  petro  episcopus 
Reginus  concessit  imperiali  auctoritate  sibi  concessa,  quam  mo- 
netam et  concessione-m  monete,  dictus  petrus  confessus  fuit  se  re- 
cepisse tam  prò  predictis  in  medietate  quam  prò  se  in  alia  medie- 
tatem.  et  eumdem  Johannem  prò  se  et  predictis  in  predicta  moneta 
facienda  in  cLmnis  et  proficuis  associavit  prò  medietate  habendis 
et  paciendis.  promitens  predictus  Johannes  prò  se  et  dictis  sociis 
quod  faciet  domino  episcopo  vel  eius  vicario  similem  promis- 
sionem  et   obligacionem  et    iuramentum    per    medietatem    quemad- 


(*)  Rendo  pubbliche  grazie  a  Mons.  Vicario  generale  di  Reggio, 
Can.  Teol.  Don  Luigi  Campani,  alla  cui  squisita  cortesia  debbo  la  co- 
municazione di  questo  documento  insino  ad  ora  ignorato  ,  sulla  zecca 
reggiana. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  487 

modum  fecit  predictus  petrus  et  ipsum  a  domino  episcopo  prò 
medietate  conservabit  indempnem.  et  sine  placito  et  expensis.  et 
sub  obligacione  honorum  suorum.  et  hanc  promissionem  et  obliga- 
cionem  faciet  fieri  sociis  suis.  quod  si  non  faceret  vel  non  posset 
teneatur  ad  medietatem  danni  prò  inde  passi  ipsi  petro  restituendam 
cum  omni  damno  et  dispendio  prò  inde  dato  seu  facto,  renuntiando 
quod  possint  conveniri  ubique. 

Coram  Gerardino  de  pigazano.  araldino  lì  Ilo  ianoni  de  porta. 
de  placencia  et  petro  filio  donadei  de  sancto  zen....  dicto  in  pa- 
scarola  de  mediolano. 

I  (bis). 

1233  agosto  14.  —  Convenzione  stipulata  fra  Nicolò  Mal- 
traversi  vescovo  di  Reggio  e  alcuni  monetieri  di  Milano 
e  di  Piacenza  per  fabbricare  moneta  in  Reggio.  — 
Quaderno  cit.  e.  (2.  b  —  3  a).  —  Tacoli,  Meni.  stor.  di 
Reggio  di  Lombardia,  III,  203-4:  ediz.  assai  scorretta. 

Die  eodem  (1).  Coram  domino  Johanne  Azulino.  domino  Jo- 
ri inne  caxoli.  domino  alliocto.  et  Guidone  camerario.  Dominus  Ni- 
cholaus  Reginus  episcopus  auctoritate  imperiali  (2)  sibi  concessa  con- 


(i|  "  Die  codem  „  cioè  "  die  xiiij  infrante  agusto  „  della  imbre- 
viatura  che,  nel  cit.  quaderno,  stessa  carta,  precede  immediatamente 
questa  sulla  nuova  moneta. 

(2)  Già  si  è  avvertito  che  indubbiamente  il  vescovo  Niccolò 
ebbe  un  diploma  imperiale  che  gli  conferiva  il  privilegio  di  moneta- 
zione. Qui  il  Vescovo  stesso  ne  fa  menzione  trasferendo  negli  assuntori 
della  zecca  l'autorità  imperiale  "  sibi  concessa  „.  Il  favore  goduto  dal 
Maltraversi  presso  Federico  II  è  noto  per  altre  testimonianze  e  segna- 
tamente per  alcune  belle  pagine  che  al  vescovo,  ghibellino  ma  gran  si- 
gnore, dedicò  il  guelfo  Fra  Salimbene  da  Parma.  Nello  stesso  quaderno 
di  regesti  vescovili  citato  più  sopra  si  ha  una  nuova  prova  della  fiducia 
che  l'imperatore  riponeva  nel  vescovo  reggiano,  una  imbreviatura  ,  in 
data  del  15  agosto  1233(8  e.  3  />),  documentandovi  una  delegazione  im- 
periale commessa  appunto  da  Federico  II  al  Maltraversi  e  da  questi 
data  ad  eseguire  a  Giovanni  di  Cassolo  in  una  controversia  fra  un  cit- 
tadino cremonese  e  il  comune  d'Imola:  "  Dominus  nicholaus  episcopus 
"  delegatus  domini  federici  dei  gracia  Romanorum  Imperatoris  in 
"  causa,,,  ecc.  Ma  tali  litterae  delegatorie  ,  al  pari  del  diploma  di  privi- 
legio di  monetazione,  sono  ora  forse  da  contarsi  fra  i  così  detti  aefa 
deperdita  dello  Svevo. 


488  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

cessit  et  plenam  potestatem  dedit  petro  millemercis  (sic)  de  medio- 
lano.  recipienti  prò  se  et  duobus  sociis  quos  sibi  associare  voluevit. 
et  Johanni  ruxano  de  placencia  recipienti  prò  se  et  domino  Tho- 
maxio  ruxano  et  rufino  squillano  et  ruglerio  calderario  civibus 
placencie  sociis  suis.  faciendi  vel  fieri  faciendi  monetam  suam  re- 
ginam  ad  moduin  monete  bononie  vel  panne  vel  ferarie.  de  pon- 
dere  argento  et  ramo,  talem.  videlicet  qualis  invenientur  comuniter 
tempore  quo  incipietur  laborari  et  monetam  de  argento  grossam 
que  valeat  duodecim  de  predicta  moneta,  argentum    cuius    monete 

grosse  sit  adeo  bonum  et    legale    quemadmodum    est    ie ciorum 

grosorum.  ita  quod  dictus  petrus  et  Johannes  prò  se  et  sociis  a 
modo  in  antea  possint  et  debeant  monetam  predictam  minutam  et 
grossam  tam  bonam  et  legalem  ut  superius  dictum  est  facere  vel 
fieri  facere  usque  ad  tempus  ipsi  domino  episcopo  concessum  sine 
contradicione  alicuius  persone  dando  dictus  dominus  episcopus  ipsis 
petro  et  Johanni  domimi  ad  faciendam  ipsam  monetam  bene 
aptatam  ad  omnia  officia  ipsius  monete  fabricande  necessaria.  Dicti 
vero  petrus  et  Johannes  promiserunt  et  convenerunt  prò  se  et 
dictis  suis  sociis  predicto  domino  episcopo  dictam  monetam  mi- 
nutam et  grossam  bonam  et  legalem  ut  superius  dictum  est  facere 
et  fieri  facere.  et  consigliare  et  dare  dicto  domino  episcopo  vel  suis 
nunciis  de  lucro  exinde  percepto  deductis  omnibus  expensis  ope- 
rariorum  monetariorum  taliatorum  saziatorum  inblanchitorum  fon- 
ditorum  afinatorum  fabricatorum  et  aliorum  mercenariorum  et 
ipsorum  petri  et  Johannis  duorum  suorum  seruientum  et  om- 
nium utensilium  diete  monete  necessariorum.  et  carbonis  et  ligno- 
rum.  et  aliarum  rerum  mecessariarum.  bona  fide  et  sine  fraude  de 
octo  denariis  quinque,  et  reliqui  tres  remaneant  ipsis  Johanni  et 
petro  et  sociis.  et  hoc  sine  honere  capitalis  ipsius  domini  episcopi. 
Consigliando  et  reddendo  dicto  domino  vel  eius  nuncio  racionem 
tam  de  lucro  quam  de  expensis  singullis  tribus  mensibus  nisi  re- 
manserit  licencia  ipsius  domini  episcopi  vel  eius  nuncii.  Ita  quod 
duo  superstantes  debeant  eligi  per  dominum  episcopum  qui  anbo 
vel  unus  eorum  debeant  super  intendere  si  moneta  adeo  bona 
facta  fuerit  sicut  superius  expressum  est.  et  racioni  faciende  de 
lucro  et  expensis.  et  hec  omnia  promiserunt  dicti  petrus  et  Johannes 
prò  se  et  sociis  attendere  et  observare  et  facere  attendi  et  obser- 
vari  per  suos  socios.  et  quod  nec  furtum  facient  nec  facienti  con- 
sencient  de  predicta  moneta  et  si  scierint  aliquem  facientem  do- 
mino episcopo  manifestabunt  vel  eius  nuncio  ita  quod  ipsi  petrus 
et  Johannes  et  socii  puniant  cimi  ad  voluntatem  suam  et  domini 
episcopi  et  suorum  nunciorum.  in  omnibus  et  singullis  capitullis  sub 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  489 

pena  centum  marcarum  argenti,  et  proinde  omnia  sua  bona  obbli- 
gaverunt  domino  episcopo,  ita  quod  etiam  pena  soluta  pactum  ni- 
chilhominus  maneat  ratum.  et  eo  tenore  inter  eos  dicto  et  expresse 
intelecto  quod  si  contigerit  aliquo  tempore  quod  si  aliqua  moneta 
que  cureret  vel  expenderetur  cum  hac  moneta  regina  alium  ino- 
dum  mutaret  seu  in  alio  modo  fieret  quod  liceat  predictis  Johanni 
et  petro  et  sociis  monetam  reginam  ad  eundem  modum  et  vali- 
mentum  facere  et  fieri  facere  sine  cuntradicione  alicuius  persone. 
Versa  vice  dictus  dominus  episcopus  promisit  et  convenit  dictis 
petro  et  Johanni  prò  se  et  sociis  dictam  monetam  minutam  et 
grossam  et  laborerium  diete  monete  sibi  non  impedire  quomodo 
possint  eam  laborari  et  operari.  manutenere  et  defendere.  toto  tem- 
pore vite  sue  et  omnia  supradicta  attendere  et  observare  sub  eadem 
pena  C.  marcarum  argenti,  quam  penam  ei  solvere  promisit  si 
contraveniret.  et  ea  soluta  pactum  nichilhominus  maneat  rallini 
et  hec  omnia  promiserunt  sibi  ad  invicem  attendere  et  observare 
sine  placito  danno  briga  et  expensa.  et  si  qua  parcium  damnum 
aliquod  pateretur  seu  expensam  faceret  prò  predictis  quod  pars 
non  observans  restituere  debeat  parti  servanti.  Qui  petrus  et  Jo- 
hannes tactis  sacrosantis  evangeliis  omnia  predicta  attendere  et 
observare  et  quod  facient  iilos  sucios  qui  venetint  ad  laborerium 
diete  monete  facicndum  liane  promissionem  tacere  et  iuramentum 
prestare. 


II. 


1233  settembre  14.  —  Obbligazioni  prestate  nell'interesse 
pubblico,  "  corani  „  Parigio  dei  Tacoli ,  Alberto  dei 
Guicciardi  e  Gerardo  di  Normanno  (consoli  di  giustizia 
in  Reggio ?|,  da  Giovanni  di  Cassolo  (vicario  del  ve- 
scovo Niccolò  Maltraversi)  e  dai  monetieri  di  cui  nel 
precedente  documento  '3).  —  Quaderno  cit.,  e.  (7  b).  — 
Tacoli,  1.  e. 

Die  xiiij  intrante  septembre.  Corani   domino  parixio  taculorum. 
domino  alberto  de  Guizardis.  domino  Gerardo  normani.  In  concordia 


(3)  È  evidente  dal  contesto  che  questo  documento  riguarda  il  pub- 
blico interesse.  Qui  ò  detto  ciò  che  è  taciuto  nel  precedente  contratto, 
che  i  soprastanti  alle  operazioni  dei   concessionarii  della  zecca  dovevano 


490  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

fuerunt  dominus  Johannes  caxoli,  Johannes  ruxanus  de  placencia 
et  petrus  millemercis  (sic)  de  mediolano  cum  domino  Johanne  caxoli 
vice  et  nomine  domini  nicholai  Regini  episcopi  quod  ipsi  volebant 
teneri  sub  pena  promissa  domino  episcopo  quod  non  extrahent 
monetarci  ad  exspendendum  donec  laudata  et  aprobata  fuerit  per 
superstantes  domini  episcopi  et  comunis  et  sazum  terminatum  fuerit 
de  ipsa  moneta  exceptis.  x.  libris  rexanorum  quas  possint  exspen- 
dere  prò  suis  necessariis  exspensis.  et  de  his  teneantur  facere  ra- 
cionem  sicut  de  aliis  exspensis. 

III. 

1233  ottobre  24.  —  Capitoli  di  oneri  e  diritti  stipulati  fra  i 
monetieri  menzionati  nei  due  precedenti  documenti  e 
gli  operai  da  essi  condotti.  —  Quaderno  ci/.,  e.  (8  b)\ 
testo  mancante  delle  clanside  finali.  —  Tacoli,  1.  e. 

Die  octavo.  excunte  octubre.  Nos  Omnebonum  de  benveliis  et 
Johannes  bonus  catanus  et  Johannes  bonus  de  stafullis  et  leo- 
nardus  de  Gabiis  et  ottolinus  de  benveliis  et  zuchais  de  Cremona 
Johannesbellus  vicemontis  et  lanterolus  fratres  qui  dicuntur  calde- 
rarii  de  panna  Jacomus   de  dexio.    ugo  alliarius  de    mediolano.  et 


agire  non  soltanto  per  il  vescovo  concedente  ma  anche  per  il  Comune. 
Che  il  Tacoli,  il  Guicciardi  e  il  figlio  di  Normanno  fossero  ,  nel  1233, 
consoli  di  giustizia  ed  occupassero  qualche  altro  ufficio  nella  curia  'del 
podestà  non  appare  da  altre  fonti.  Ma  ,  oltre  a  richiederlo  la  natura 
del  documento,  lo  indica  la  sua  specie  che  si  caratterizza  colla  formula 
"  corani  „  ecc.  propria  dei  "  brevia  „  o  verbali  passati  davanti  a  qualche 
giudice  o  pubblico  ufficiale.  Parisio  dei  Tacoli  era  nel  1219  milite  di 
giustizia,  Alberto  di  Guicciardo  nel  1214  e  1219  era  uomo  di  consiglio;  e 
pure  uomo  di  consiglio  era  nel  1219  Gerardo  di  Normanno  (Vedi  Mala- 
guzzi  Valeri  I.,  Frammenti  storici,  Reggip,  1887,  I,  108,  109,  119,  123). 
Conviene  tener  conto  altresì  che  nel  1233  e  ,  può  dirsi ,  sino  alla  rivo- 
luzione guelfa  del  1266,  la  diplomatica  comunale  reggiana  conservava 
le  forme  più  arcaiche  e  semplici  :  ciò  che  è  da  imputare  alla  indeter- 
minatezza in  cui  durava  l' esercizio  dei  poteri  pubblici  nominalmente 
investito  da  solenni  diplomi  imperiali  al  vescovo  ed  effettivamente  te- 
nuto dal  comune  (Op.  cit ,  I,  162  e  segg.)  —  Giovanni  di  Cassolo,  che 
qui  agisce  "  vice  et  nomine  „  del  vescovo,  è  detto  espressamente  suo 
"  vicarius  „  da  altri  regesti  del  più  volte  citato  quaderno.  Egli  funge 
qui  nella  qualità  di  quel  nuncio  di  cui  è  ripetuta  menzione  nelle  pre- 
senti stipulazioni. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  49 1 

opizo  calderarius  de  placencia  operarii  monete  regine  promitimus  et 
convenimus  et  Juramus  vobis  dominis  Johanni  ruxano  et  petro  mille- 
merciis  dominis  illius  monete  recipientibus  vostro  nomine  et  so- 
ciorum  vestrorum  omnia  que  hic  inferius  Ieguntur  et  continentur 
in  omnibus  capitullis  et  singullo  eorum  attendere  adhinplere  oser- 
vare  et  tacere  et  non  contravenire  sub  obligacione  nostrorum  bo- 
norum  que  vobis  iure  pignoris  obligamus  ita  ut  ubique  quilibet 
vestrum  in  solidum  nos  et  nostras  res  convenire  possitis  cum  ef- 
fectu  renuntiando  privilegio  fori  si  predicta  non  facemus  et  atten- 
deremus  et  specialiter  quod  vobis  dabimus  prò  pena.  C.  solidos 
imperialium  si  contraveniremus  cum  damno  et  dispendio  facto  in 
dieta  pena  exhigenda.  et  pena  soluta  pactum  nichil  minus  vobis 
conservare  promittimus.  In  primis  promitimus  et  convenimus  vobis 
dominis  quod  bona  fide  et  sine  fraude  comissa  monetam  Re- 
ginam  quam  melius  et  legalius  poterimus  vel  sciverimus  operabimus 
laborabimus  et  requoquemus.  Item  quod  furtum  fraudera  nec  falsa- 
mentum  in  ipsa  vel  de  ipsa  moneta  seu  in  opere  illius  monete  vel 
de  rebus  ipsi  monete  pertinentibus  non  faciemus  nec  ipsam  ledemus 
nec  alicui  facere  volenti  vel  facienti  consenciemus  et  si  sciverimus 
aliquem  facientem  vel  facere  presumentem  contra  predicta  quod  ad 
modo  infra  terzium  diem  vobis  dominis  vel  alterutri  vestrum  seu 
vestro  nuncio  dicemus  et  manifestabimus.  monetam  vero  et  omnia 
eius  pertinencia  specialiter  autem  carbones  bona  fide  custodiemus 
et  servabimus.  Item  quod  a  dieta  m  meta  non  nos  manebimus  nec 
discedemus  seu  ab  opere  illius  ocasione  alterius  monete  seu  aliqua 
alia  ocasione  sine  parabola  et  licencia  nobis  data  per  vos  dominos 
vel  aliquem  vestrum  vel  vestrum  nuncium  preter  si  per  comunia 
nostrarum  civitatum  sine  fraude  citati  prò  moneta  fabricanda  in 
nostris  civitatibus  vel  prò  aliquo  officio  quod  liceat  nobis  eas 
adhire  et  preter  si  contingerit  quod  staremus  ultra  tres  dies  frustra 
quod  non  haberemus  ad  laborandum  et  etiam  laborando  minus 
tribus  marchis  prò  quolibet  operarlo  quod  liceat  nobis  transactis 
tribus  diebus  predictis  ubique  tradere  absque  parabola  vestrum 
dominorum.  quod  s':  a  moneta  receserimus  de  presenti  obligatione 
et  promissione  nullatenus  vobis  dominis  nos  teneri  inteligatur  et  si 
contingeret  quod  postea  reverteremus  quod  simili  modo  quo  ante 
discesionem  meam  tenebar  (sic)  vobis  obligatos  nos  esse  in  omnibus 
et  per  omnia  inteligatur  et  sic  obligatos  esse  in  omnibus  promit- 
timus et  convenimus.  Item  quod  prò  aliquo  operarlo  vel  aliquibus 
operariis  quem  vel  quos  vos  domini  velletis  recipere  ad  dictam 
monetam  operandam  non  desinemus  nec  dimitemus  operari  et  labo- 
rare  ut  predictum  est.  et  similiter  prò  aliquo  operano  vel  aliquibus 


492  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

operariis  quem  vel  quos  velletis  expellere  seu  revocare  a  laborerio 
diete  monete  non  desinemus  operari  ut  predictum  est.  Item  quod  sar- 
cuscum  (?)  raixam  (?)  comunicationem  seu  conspirationem  dum  erimus 
operarii  diete  monete  que  veniant  aliquo  modo  contra  dictam  mo- 
netam  nec  contra  vos  dominos  non  facemus  nec  fieri  pertractabimus. 
Item  quod  prepositum  consulem  seu  alio  nomine  aliud  caput  non 
eligemus  nec  faciemus  sine  parabola  vestrum  dominorum.  vel  alterius 
vestrum  seu  vestri  nuncii.  et  si  per  socios  nostros  operarios  diete 
monete  eligeremus  vel  statueremus  prepositum  vel  consulles  seu 
alio  nomine  eorum  capita  quod  de  dominatione  illa  vel  officio  non 
nos  intromitemus  sine  parabola  nobis  data  a  vobis  dictis  do- 
minis  vel  aliquo  vestrum  seu  vestro  nuncio.  Item  quod  super 
quibus  seu  de  quibus  rebus  pertinentibus  il  li  monete  apellati  fue- 
rimus  a  vobis  dictis  dominis  vel  aliquo  vestrum  seu  vestro  nuncio 
veritatem  respondebimus  et  diciemus  et  mendacium  cellabimus  re- 
motis  proficuo  honore  dampno  vel  dedecore  nostro  vel  alieno  precio 
vel  precibus  nobis  datis  seu  socis.  Item  quod  predictam  monetam 
ad  voluntatem  vestram  videlicet  de  numero  denariorum  in  uncia 
taliabimus.  Item  quod  novem  unzias  marchi  regini  argenti  quod 
datum  nobis  fuerit  et  ponderatum  in  moneta  laborabimus  et  opera- 
bimus  prò  precio  viii.  reginorum.  et  bolzonum  sive  quadrellos  prò 
precio  quatuor  Reginorum.  Item  quod  precium  aliquod  seu  ope- 
ragium  ultra  quam  superius  determinatum  est  nobis  dari  vel 
adiungi  non  potemus  sed  prò  eo  sicut  supradictum  est  operabimus 
et  laborabimus. 

Versa  vice  nos  predicti  Iohannes  et  petrus  nostro  nomine 
et  sociorum  nostrorum  promitimus  et  convenimus  vobis  dictis 
operariis  cura  operati  fueritis  et  requoqueritis  et  minus  finie- 
ritis  denarios  predicte  monete  et  coram  nobis  eos  ad  tabullam 
portaveritis  et  in  crivello  ad  nostrani  voluntatem  scuasaveritis. 
quod  de  illis  tenemus  bona  fide  et  sine  fraude  sazium  vel  sazia 
unum  vel  duo  ad  voluntatem  vestram  et  non  plura  si  nobis  non 
placuerit  et  si  invenerimus  eos  taliatos  secundum  formam  talii  a 
nobis  vobis  datam  etiam  de  uno  denario  prò  unza  forciores  ipsos 
recipiemus  videlicet  quam  illarum  duarum  unziarum  volueritis  et 
denarium  ipsius  unzie  ad  levem  trabucabimus  et  omnes  denarii 
qui  reperti  fuerint  in  illa  unzia  esse  debiliores  ultra  duos  supra 
talium  vobis  a  nobis  datum.  circatis  illis  omnibus  denariis  debilibus 
ad  dinaiale  inter  nos  et  vos  consolatum  condempnabimus  et  prò 
cesaliis  computabimus  preter  tres  illorum  quos  abssolvemus.  de 
quibus  operagium  tamquani  nectorum  vobis  persoluemus.  nobis  vero 
contradantibus    prò    nullo    precio    ad    totum    vestrum    calamentum 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  493 


omnes  denarii  fortes  qui  reperti  fuerint  in  vestris  zornatis  et  si 
contingerit  quod  aliqua  zornata  reperta  fuerit  forcior  esse  plus 
medio  denario  prò  unzia  quam  debet  esse  talium  quod  non  te- 
neamus  ipsam  recipere  sed  vos  operarli  teneamini  et  debeatis 
ipsam  zornatam  ad  fornacem  reportare  et  emendare  ita  quod 
bene  et  recte  ad  balanziolam  ut  determinatum  est  veniant  denarii 
illius  zornate  et  factis  et  finitis  predictis  denariis  tam  de  zornata 
quam  de  fortibus  bene  et  optime  ut  predictum  est  vobis  promitimus 
et  convenimus  dare  prò  mercede  vestra  octo  denarios  Reginos  prò 
qualibet  marcha  videlicet  marcha  unziarum  novein  Reginorum.  de- 
tractis  zesaliis  et  debilibus  denariis  ut  predictum  est  de  quibus  non 
debetis  habere.  operagium.  et  ita  vobis  attendere  promitimus  sub 
pena  solidorum.  C.  imperialium.  et  ea  soluta  predicta  occasione 
sub  obligacione  nostrorum  bonorum. 


IV. 

[R.  Archivio  di  Stato  ni  Reggio  Emilia,  Sezione  Comunale.  - 
Provvigioni  1460,  7  Febbraio,  e.  392.  r.].  Fra  i  capitoli 
presentati  al  duca  Borso  vi  era  questo  : 

17.  Item  quia  minor  moneta  quae  currat  in  ipsa  ci  vitate  est 
moneta  quae  valet  quinque  denarios  quod  cedit  in  magnimi  preju- 
dicium  totius  Reipublicae  tamquam  pauperum  dignetur  Sua  Excel- 
lentia  velit  tacere  quod  condantur  libre  mille  vel  millequinquecen- 
tum  denariorum  parvorum  vel  concedat  ipsi  Comunitati  quod  possit 

hoc  fieri  lacere 

.     .     .     .     contentatur  Dominus  quod  illa  Comunitas  sic  faciat  fieri 
illas  monetas  parvorum  et  sic  scribatur. 


[Arch.  cit.   —   Provvigioni   1460,  6  Marzo]. 

Convocatis  et  congregatis,  etc. 
Prcterea  cupientes  dare  principium  monetis  parvis  que  construi 
facere  vult  hec  Comunitas  cimi  auctoritate  de  qua  supra  elegerunt 
Lucam  de  Fontanella,  Gabrielem  de  Calcagnis  et  dominum  Paulum 
Zamaronum  qui  habeant  conducere  in  civitate  Regii  unum  benuni 
idoneum  et  sufficientem  magistrum  qui  habeat  facere  et  fabricare 
dictas  parvas   monetas  prò  usu    istius  comunitatis  Regii   usque    ad 


494  FRANCESCO  MALAGUZZl  VALERI 


quantitatem  librarum  duomilia  :  dantes  eisdem  arbitrium  cum  auc- 
toritate  de  qua  supra  arbitrium  et  facultatem  faciendi  pacta  capitula 
et  conventiones  cum  dicto  magistro  conducendo  magis  proficua 
Comunitati  Regii  prout  fieri  portat  et  melius  videbitur  ipsis  ellectis. 

VI. 

[Arch.  cit.  —  24  Aprile  1460   —  Carteggio  del  Reggimento]. 

Regimini  nostro  Regii 
Borsius  dux  etc. 
Dilectissimi  nostri.  Quanto  il  siano  facte  quelle  monete  de  che 
havemo  concesso  licencia  a  quella  nostra  Comunità  approbate  che 
le  sieno  per  bone  et  sufficiente.  Siamo  contenti  che  le  se  expen- 
dano  per  tanto  quanto  le  se  ritrovarano  tenire  de  arzento  et  valere 
debitamente  et  iustamente:  Cussi  seremo  contenti  che  ne  faciati 
fare  una  crida  publica.  Ita  tamen  che  non  intendemo  ni  volemo  che 
de  tale  monete  se  ne  expendi  ni  se  ne  accepti  niuna  per  pagamenti 
et  per  conto  de  le  Intrade  nostre. 

Ferrarle,  xxnj   Aprilis    1460. 


VII. 


[Arch.  cit.   —   Provvigioni  —  3  Marzo    1477,  C.   17,  e  seg.]. 

Die  tertio  martii. 

Convocatis  et  congregatis  etc. 

Insuper  cum  diverse  et  ingentes  querelle  diversimode  et  mul- 
tifariam,  doliate  fuissent  ibidem  ad  prefatos  dominos  consiliarios 
quod  monete  parve  currentes  ìamdudum  in  hac  civitate  prò  uno 
mezano  prò  qualibet  appellate  Crosales  sive  crosalini  vel  bagattini 
in  presentiarum  refutentur  et  acceptari  recusentur  in  grave  damnum 
multorum  cumque  dicatur  id  non  fieri  re  predicta  sed  ex  aliqua 
iusta  et  rationabili  causa. 

Quando  quidem  ipsi  Mezani  sint  tales  quod  etiam  decem  eorum 
non  sint  valloris  unius  denarii  et  sint  parvi  leves  falsi  et  de  malo 
ramo,  tandem  ipsi  domini  consiliarii  multis  disputationibus  et  longo 
Consilio  habito  inter  eos  superinde  prò  bono  publico  providerunt 
et  ordinavantur  omnes  unanimiter  item  quod  infrascripti  duo  Cives 
quos  ad  hoc  concorditer  ellegerunt  faciant  periculum  et  experientiam 
de  huiusmodi  bagatinis  quot  in  veritate  vadunt  ad  unum  denarium 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  495 

quo  facto  dentur  litere  eorum  parte  ad  111.  D.  n.  Ducem  quod  Sua 
Ex.tla  velit  facere  alterimi  de  duobus  vel  quod  ipse  sit  ille  qui 
faciat  cudi  de  monetis  parvis  usque  ad  quadringentas  vel  quingen- 
tas  libras  dispensandas  hic  per  manus  .sui  massarij  de  talibus  qui 
teneant  de  argento  vel  sit  contentus  faciat  cudi  illam  quantitatem 
quod  eidem  videbitur  faciendo  illas  de  mero  ramo  et  de  duabus 
sortis  videlicet  Bagatinis  sive  Mezanis  quorum  duo  sint  valloris 
unius  denarii  et  de  aliis  quorum  quilibet  sit  valloris  unius  denarii 
sint  tante  masse  et  quantitatis  rami  quod  sit  eiusdem  valloris  vel 
paulominus  ita  quod  non  possint  lucrative  falsificari  et  super  qui- 
bus  ab  uno  latere  imprimatur  adumas  insigne  111.""  d.1"  Nostri, 
ab  alio  vero  crux  insigne  sive  arma  Comunis  Regii.  Accernentes 
et  ordinantes  tamen  unanimiter  item  quod  interim  et  donec  sit 
indemnitati  huius  reipublicae  altera  viarum  predictarum  predicti 
Crosalini  sive  bagatini  comuniter  currant  et  expendantur  videlicet 
quatuor  prò  uno  denario  et  non  possint  refusari  ad  nunutum 
usque  ad  tres  denarios  per  quempiam  in  solutionibus  non  in  paga- 
mentis  faciendo  in  grossura  edam  non  possint  refusari  dummodo 
non  dentur  ex  iis  ultra  denarios  sex  prò  qualibet  libra  committentes 
hoc  intimari  per  publicum  proclama  ne  quis  de  predictis  possit 
ignorantiam  prefendere. 


Vili 

[Arch.  cit.  Provvigioni,   r8  Marzo  1477  e.  20].   —  Nella  rela- 
zione degli  ambasciatori  al  Consiglio  trovasi  : 

Item  subiunxerunt  quod  incidentibus  ipsis  oratoribus  in  ser- 
monem  cum  sua  excellentia  de  Bagatinis  et  exposito  per  ipsos 
quantum  intersit  huic  reipublice  habere  in  hac  civitate  monetas 
parvas  expendibiles  et  bonus,  sua  Celsitudo  disputata  et  consultata 
dudum  ipsa  re  tandem  de  ore  dixit  eis  presente  magnifico  Paulo 
Antonio  Trotto  qualiter  erat  et  est  bene  contentus  quod  haec  Co- 
munitas  prò  eius  libito  faciat  cudere  denarios  minutos  sive  bagatinos 
et  numos  quorum  duo  sint  valloris  unius  denarii  qui  sint  de  ramo 
et  tanti  ponderis  quod  prò  ramo  valeant  siami  pretium  nec  suspi- 
cari  possit  illos  posse  vel  debere  falsificari  et  quod  ab  uno  latere 
imprimatur  effigies  capitis  ipsius  I)."1  nostri  ducis  vel  insigne  suum 
appellatum  il  Maxenino  alias  la  Maxeneta  ab  alio  vero  insigne  sive 
arma  Comunis  Regii  et  de  his  fiat  Illa,  quantitas  quae  videtur  ipsi 

Comunitati 

.     .     .     .  Pro  facto  autem  Bagatinorum    cum    multi    sermones  et 


496  FRANCESCO  MALAGUZZ1  VALERI 

varie  disputationes  habite  fuissent  inter  eos  retulissentque  eis  pre- 
dictus  Grisantus  Scayola  et  Julianus  Levalossus  alias  ad  hoc  ellecti 
eis  videri  bonum  esse  facere  cudi  et  fieri  de  bagatinis  talibus  quod 
duodecim  faciant  unam  ontiam  rami  ad  pondus  et  longo  esamine 
habito  inter  eos  tandem  fuit  positus  partitus  de  elligendo  qui  de- 
beant  cudi  facere  huiusmodi  monetam  videlicet  ammisso  partito 
licet  pluries  instaurato  aliud  non  fuit  superinde  conclusum. 

IX. 

[Ardi.  cit.  Provvigioni,   1477,  23  Marzo]. 

Convocatis  et  congregatis,  etc. 

Posto  hoc  reminiscentes  prefati  Domini  Consiliarii  de  his  que 
pridie  relata  fuere  per  oratores  huius  Comunitatis  parte  111.™'  Do- 
mini Nostri  Ducis  super  facto  bagatinorum  sine  denariorum  par- 
vorum  et  dignoscentes  prò  se  clara  et  apta  et  prò  utilitate  conducere 
et  bene  prò  esse  prò  hac  civitate  et  prò  tota  hac  regione  ut  hic 
habeantur  et  currant  monete  parve,  expendibiles  et  bone  et  maturo 
Consilio  inter  eos  habito,  vigore  licentie  date  per  prefatum  Domi- 
num  nostrum  Ducem,  sicut  retulerunt  infrascripti  oratores,  omnes 
unanimiter  et  ut  supra  prò  bono  publico  providerunt  et  delibera- 
verunt  quod  infrascripti  deputati  cives  quos  ad  hoc  concorditer 
elegerunt,  confisi  de  eorum  sufficientia,  prudentia  et  fide,  faciant 
cudi  sive  fabbricari  in  hac  civitate  usque  ad  quingentas  vel  sexcen- 
tum  libras  predicte  monete  Mezanorum  sive  bagatinorum  aut  de- 
nariorum minutorum  de  ramo  sub  cunio  et  stampo  ac  eius  ponderis 
quod  et  prout  et  quemadmodum  eis  videbitur,  et  illis  modo  et 
forma  quibus  eisdem  magis  et  melius  videbitur  prò  bono  publico, 
quibus  fabricatis  currant  et  expendantur  communiter  in  hac  civi- 
tate sicut  bone  et  approbate  monete  etc. 

Quarum  ellectorum  hec  sunt  nomina: 
D.  Aliprandus  de  Arlotis  —    Barnabas    Caprarius    —  Grisantus 
Scayola  —  Julianus  Levalossus  —  D.  Paulus  Tamaronibus. 

X. 

[Arch.  cit.  i486.  —  ?  —  Carte  di  corredo  alle  Provvig.]. 

A  vuy  spectabili  electi  e  soprastanti  a  1'  opra  di  fare  fare  li 
bagatini,  conpare  Jacopo  quondam  di  francesco  martelo  vostro 
citadino  e  dice  corno  za  sono  ani  8  in  9  luy  se  continuamente 
exercitato  a  quela    opera    a    nomo    de    la    magnifica    Comunità    di 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  497 

Rezo  avegna  che  parise  che  Antonio  quondam  de  Marcho  Magnan 
fusse  stato  luy  lo  conditore,  siate  certi  che  dicto  antonio  e  dicto 
iacobo  erane  conpagni  a  quella  opera  corno  se  crede  che  cosi 
siate  certi,  lo  qualo  dice  e  prega  voiate  intendere  lo  dire  suo. 

primo  adimanda  li  voiate  dare  e  conzedere  questa  facultade 
di  podere  fare  li  bagatini  per  ani  4  e  da  li  inanza  ad  bene  placitum 
a  ciò  luy  posa  confermare  e  locho  dove  sono  consueti  a  farli  e  de 
trovare  de  li  rami  a  suticentia  a  li  tempi  acti. 

Item  luy  promete  et  vole  essere  obligato  a  darli  compiti  e 
facti  a  raxon  di  soldi  seve  per  livera  de  onze  dodexe  e  serane  a 
numero  146  bene  lavorati  e  stampicti  in  tale  modo  che  non  sia  homo 
in  rezo  che  li  sapese  melgio  farli  e  questo  si  e  per  aver  bene 
imparato  a  suo  eosto  ma  principalemente  vole  avere  honore. 

Item  luy  promete  e  vole  essere  obligato  a  lavorare  tanto  quanto 
che  parerà  a  vuy  puro  che  luy  sia  avixato.  Certificandove  che  da 
poy  la  morte  de  dicto  antonio  magnan  fuy  restituyte  le  stampe  in 
le  vostre  mane. 

Item  che  ogni  fiata  che  quando  averà  facto  una  quantità  di 
bagatini  luj  sia  obligato  a  consigliarli  a  quale  bancho  dove  a  luj 
sera  dicto  e  deputato,  e  consignerali  per  iuxto  pexo  e  numero  per 
quelo  modo  eh  e  dito  di  sopra.  Coni  hoc  pacto  che  a  ciucili  a  chi 
li  consignerà  che  e  li  paga  a  rax  ni  come  e  dito  ogne  Hata  che  li 
consigliera.  Caxo  fuse  che  lo  dito  deputato  non  volese  acetare  e 
pagare,  che  li  sia  licito  a  smaltirli  per  altro  modo,  con  licentia  di 
dui  electi  o  sia  de  la  più  parte  e  contrafacendo  a  questo  per  ogni 
fiata  che  lui  fusi  atrovato  in  falò  li  sia  posto  quela  grave  pena  che 
sera  tasata  per  vuj. 

Item  che  le  stampe  se  operano  a  fare  li  bagatini  debane  stare 
continuamente  in  le  mane  de  el  dicto  Jacopo  durando  la  sua  con- 
ducta  e  che  luy  non  le  posa  imprestare  ad  altra  persona  e  ogni 
fiata  che  eli  fuse  dicto  e  advixato  che  più  non  dovese  lavorare  e 
stampire  che  in  tale  caxo  luy  sia  obligato  a  consignare  le  dite 
stampe  in  le  mane  de  vui  deputati,  e  contrafacendi  a  questa  luy 
cascha  in  pena  di  L.  dexe  e  de  esserli   tolto  la  dieta    concessione. 


XI. 
[Arch.  cit.  Provvigioni,  9  Novembre   i486]. 

i486.  Die  nono  mensis  Novembris. 

Spectabiles    et    egregii    viri     I).  Aliprandus   de    Arlotis    legum 
doctor.   I).  Paulus    de    Tamaronibus    iurisperitus    et    Grisantus    de 


498  FRANCESCO    MALAGUZZ1   VALERI 

Scayolis  et  Julianus  Levalossus  Mercatores  et  cives  Regini  habentes 
curam  et  arbitrium  a  magnifica  Comunitate  Regii  cudendi  sive 
cudi  et  fieri  faciendi  monetas  parvas  sive  bagatinos,  quorum  duo 
constituunt  unum  denarium  ut  constat  ex  provisione  facto  super 
eorum  ellectionem  sub  die. 

Nomine  infrascripte  Comunitatis  sive  communis  Regii  ex  una 
parte  et  Jacobus  filius  Francisci  de  Martellis  Civis  Regii  ibi  pre- 
sens  ex  altera  se  convenerunt  ad  invicem  de  et  supra  cussione 
et  fabricatione  dictarum  monetarum  iuxta  formam  capitulorum  de 
quibus  infra,  quorum  capitulorum  utraque  pars  solemnibus  stipula- 
tionibus  hinc  inde  intervenientibus,  videlicet  dicti  ellecti  prò  iis  que 
spectant  ad  eos  sive  ad  dictum  Comunem  ;  infrascriptus  vero 
Jacobus  prò  iis  que  spectant  ad  eum  promiserunt  observare  et 
adimplere  sub  poena  ducatorum  quinquaginta  auri,  solemni  stipu- 
latione    premissa,  obligaverunt  etc.  renuntiaverunt  etc. 

Quorum  capitulorum  tenor  talis  est  videlicet.  Primo.  Teneatur 
ipse  Jacobus  facere  et  cudere  suis  sumptibus  et  impense  de  Ba- 
gatinis  sive  parvis  qui  medio  numero  extimantur  in  quantitate  et 
ad  sufficientiam  prò  usu  Civitatis,  discrictus  et  ducatus  Regii  et 
manutenere  in  tali  copia  quod  non  desint  sub  cunio  consueto  et 
cum  cunio  infrascripte  Comunitatis  Regii  et  hoc  de  Ramo  bono  et 
laudabiliter  et  ad  laudem  infrascripte  Comunitatis  sive  agentium 
prò  ea. 

Item  teneatur  taliare  facere  et  cudere  quod  de  ipsis  vadant 
centum  quadraginta  sex  ad  libram  et  prò  libra  qualibet  ponderis 
et  non  minus  nec  pluris  si  possibille  erit  et  hoc  usque  ad  unum 
annum  proximum  dumtaxat,  quo  tempore  finito  intelligatur  ex  nunc 
finita  facultas  ipsa  cudendi,  nisi  tunc  fuerit  reformatus  ipse  cussor. 

Item  teneatur  dictos  sic  cussos  presentare  ipsis  agentibus  no- 
mine comunis  de  tempore  in  tempus  sicut  cudentur  ita  quod  non 
desint  aut  illi  quem  ordinabunt  ipsi  ellecti  ac  relapsare  ponderando 
et  assignando  sibi  per  pondus  et  numerum,  prò  quibus  recipere 
habeat  prò  qualibet  libra  ponderis  illorum  sic  cussorum  et  factorum 
ut  pensetur  soldos  sex  monete  currentis  et  quod  semper  quando 
portabunt  usque  ad  libras  octo  ponderis  denariorum  predictorum 
de  una  vice  ad  alteram  semper  recipere  debeat  vallorem  relapsando 
tamen  absque  receptione  pretii  stampe  libras  octo  ponderis  usque 
ad  finem  conducte. 

Item  quod  non  possit  per  se  nec  per  alios  aliquam  quantitatem 
ex  ipsis  alicui  alteri  vendere,  dare  vel  assignare  aut  permutare  in 
parva  vel  magna  quantitate  sub  poena,  prò  qualibet  vice,  librarum 
decem  presentis  monete  Comuni  Regii  applicanda. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  499 


Item  quod  in  quantum  ipsis  ellectis  videretur  quod  non  bene 
serviret  et  observaret,  quod  liceat  revocare  et  alii  dare  dictam  fa- 
cultatem  et  conductam. 

Actum  Regii  sub  palatio  Notariorum  ad  banchum  mei  notarii 
presentibus  Nicola  de  Trignolis  notario  et  Lazaro  de  Prandis  cal- 
zolari, civibus   Reegii,  etc. 


XII. 


[Arch.  cit.  di  Reggio,  Provvigioni,  e.  264.  v.  149 1  21  Ottobre.]. 

Die  xxj  octobris. 

Convocatis  et  congregatis  etc. 

Subinde  cum  prefatus  D.  Capitaneus  exposuisset  longo  sermone 
suffulto  quamplurimis  rationibus  eidem  videri  quod  multum  produ- 
ceret  huic  comunitati  habere  monetas  argenteas  quae  hic  current 
maxi  ne  duarum  maneriarum,  alteram  vero  valloris  unius  soldi, 
alteram  vero  valloris  sex  denariorum,  quarum  prima  appellaretur 
soldus,  secunda  vero  rexanus  et  Consilio  habito  inter  eos  omnes 
unanimiter  ut  supra  providerunt  dari  literas  eorum  parte  ad  111."""" 
D.  N.  in  opportuna  forma  ut  velit  ipse  concedere  et  dare  licentiam 
quod  hic  possint  cudi  diete  monete  prò  quantitate  quingentorum 
ducatorum  auri  usque  ad  mille  vel  prout  deiudicaverint  expedire 
et  scribi  non  tantum  semel  sed  postea  etiam  quatenus  expedierit 
ut  ordinabunt  infrascripti  spectabiles  et  egregii  cives,  quos  ad  hoc 
concorditer  elegerunt  confisi  de  eorum  probitate  et  fide  videlicet 
Domini  : 

Obizo  Rugerius  —  Aliprandus  de  Arlotis  —  Franciscus  de  Taculis. 


XIII. 

[Arch.  cit.  Registri  delle  lettere,  e.   14,  v.J. 

Dux  ferrariae  etc. 
Dilectissimi  nostri.  —  Per  satisfar  a  quanto  ne  havete  scripto 
et  ne  ha  etiam  in  nome  vostro  exposto  Baldassar  de  la  yata  nostro 
cittadin  et  nostro  ambasciatore  circa  queste  parte  et  per  honore 
comodità  et  benefitio  di  quella  nostra  citade  de  gratioso  animo  et 
volunta  siamo  contenti  et  cussi  per  questa  nostra  vi  concedemo 
amplissima  licentia    et  facilita  che   per  quella   nostra  Comunità  da 


5OO  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

qui  inanzi  se  possi  battere  et  fare  batere  in  quella  nostra  citade 
monete  d'arzento  de  quattro  sorte  come  meglio  ad  essa  parerà  le 
quali  se  abiano  ad  spendere  ale  Intrate,  Datio  et  Gabelle  di  epsa 
nostra  citade  come  per  tutte  le  altre  terre  et  lochi  nostri  ita  tamen 
che  se  farano  de  arzento  fino  et  bono  come  se  costuma  in  li  altri 
luochi  a  ciò  che  cussi  facilmente  non  vengano  falsificate  et  che 
migliore  corso  et  recapito  habino  in  ogni  altro  loco  come  etiam 
ne  la  conventione  che  vi  facessimo  adii  passati  vi  fu  dicto  et 
concesso    

Ferrarie  xxvim  Martii  1492. 

Egregiis  et  prestantibus  fidelibus    nostris    dilectissimi  Antianis  Ci- 
vitatis  nostre  Regii  nunc  adiunctorum  Consilio.  Regii. 

XIV. 

[Arch.  cit.   -    Gridario,   7  Giugno  1494]. 

Essendosi  cominciato  cnm  la  Dio  gratia  a  battere  le  Monete 
d'Arzento  le  quale  tuttavia  se  batteno  qui  in  la  cecha  di  questa 
magnifica  Comunità  di  Regio  a  laude  de  Dio,  a  honore  et  memoria 
del  nostro  glorioso  patrone  et  protectore  san  Prospero;  a  gloria 
et  perpetuitade  del  nostro  illustrissimo  principe  et  excellentissimo 
Signor  M.r  Hercule  duca  di  Ferrara  de  Rezo  et  Modena,  Marchese 
da  Este,  et  conte  de  Rovigo  et  a  beneplacito  universale  de  la  cita 
et  de  tutto  il  populo  et  del  paese  insieme  le  quale  monete  sono  de 
diversa  stampa  et  valuta  et  procedendo  la  cosa  cura  tale  ordine  et 
modo  che  cadauno  cussi  in  particulare  come  in  comune  et  cussi 
forastieri  come  terreri  può  valersi  a  la  dieta  Cecha  in  fare  battere 
ogni  suo  arzento  et  quello  affinare  et  partir  l'oro  dalParzento  senza 
suspicione  de  inganno  ni  de  fraude  alcuna:  per  tanto  da  parte  de 
li  spectabili  et  circumspecti  deputati  ellecti  a  la  dieta  Cecha  per 
la  presente  crida  sono  invidate  tutte  quelle  persone  cussi  citadini 
come  contadini  et  Mercadanti  et  Artesani  tereri  et  forestieri  li 
quali  volessero  dare  soy  arzenti  a  battere  in  queste  Monete  a  la 
dieta  Cecha  in  piccola  ou  grande  ou  mediocre  quantitade  vengano 
realmente  da  mo  inanti  ou  mandino  a  suo  piacere  et  serano  ser- 
viti fidelmente  et  sinceramente  et  cum  ogni  diligentia  et  senza 
suspicione  de  fraude  et  ingano  alcuno  per  li  boni  ordini  posti  et 
scripti  sopra  li  quali  cadauno  potrà  vedere  et  intendere  a  suo  piacere. 

MccccLxxxini.  Inditione  duodecima,  die  septimo  mensis  Junii. 
Pubblicatum  fuit  proclama  etc. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  =;oi 


XV. 


[Arch.  cit.  Registri  delle  lettere   —    1505,  e.  82  r.]. 

Alfonsus  dux  Ferrarle. 
Dilectissimi  nostri.  Havemo  per  buon  rispecto  determinato  che 
in  quella  nostra  città  non  si  batti  monete  più  di  alcuna  sorta  d'oro 
o  di  argento;  però  provedete  che  non  se  gli  ne  batta  ne  stampisca 
più,  prohibendolo  per  quello  miglior  modo  che  vi  parrà. 
Ferrarie  24  Marzo  1505. 

Egregiis  et  prestantibus  fidelibus  nostris  dilectissimis  Ancianis  Regii. 


XVI. 


[Arch.  cit.  Carte  della  zecca,  24  Marzo,   1505). 

Cause  et  ragione  per  le  quale  se  debe  lo  111.'""  S.  N.  inclinare  ad 
revocare  le  lettere  per  le  quale  prohibisce  e!  battere  le 
monete  ne  la  Cicha  di  Regio. 

P.°  Essendo  stato  cussi  maturamente  et  cum  bono  examine 
concesso  di  potere  batere  per  lo  111."10  quondam  S.  patre  di  Sua 
Ex.tia  da  la  quale  se  è  di  poi  hauto  la  confermatione  sopra  ciò. 

Et  perchè  è  cossa  che  cede  ad  honore  de  sua  Ex.'"1  perché 
in  diete  monete  se  ha  da  mettere  le  imagine  et  diuise  de  quella 
cussi  se  pò  dire  esser  et  è  cecha  de  sua  <x."il 

Et  perche  se  hano  ad  battere  secundo  l'ordine  già  preso  a  la 
bontà  et  liga  de  la  Cecha  sua  de  Fé  rara. 

Et  come  più  monete  se  fano  in  nume  tic  sua  Ex.1"'  tanto  più 
li  è  di  gloria  et  honore. 

Et  è  utile  de  sua  Ex.'"1  perche  diete  monete  pigliano  camino 
ale  intrate  sue  et  è  modo  de  hauer  monete  ad  proposito  perchè 
qui  capitano  poche  monete  de  altre  sorte  che  milanese. 

Et  è  edam  utile  che  suoi  Citadini  et  Artefici  qua  quali  se  in- 
zegnano  cumulare  qualche  argento  et  compartire  et  per  altra  via 
guadagnando  covello  (sic  per  qualche  cosa). 

Et  perchè  li  argenti  de  qui  rimaneno  nela  cita  et  quelli  de  li 
Ebrei  che  andariano  a  Bologna. 

Et  da  circumvicini  Parmigiani  et  altri  sono  portati  argenti  et 
oro  ad  fare  battere  qui  che  pigliariano  altra  via  che  quella  di  Ferara. 


i02  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


Né  per  questo  proibir  tale  battere  se  ingrassarla  più  la  Cicha 
de  ferrara;  perchè  questi  argenti  [che]  se  bateno  qui  non  ui  an- 
darian  >  a  dieta  Cecha  per  la  incomodità  et  spesa;  essendo  per  la 
maggior  parte  ad  uno  tracto  da  più  persone  poste  in  cecha  che 
non  andariano  altrove. 


XVII. 

[Arch.  cit.  Registri  delle  lettere,   1505]. 

Alfonsus  dux  Ferrarle. 
Dilettissimi  nostri,  havemo  ricevuto  la  lettera  vostra  et  veduto 
quanto  mi  scrivete  circa  la  determinatione  nostra  che  ne  la  Cecha 
de  quella  nostra  terra  non  se  batano  monete.  Chiedendomi  vui 
che  vogliamo  esser  contenti  di  rivocar  tale  nostra  deliberazione 
adducendone  assai  rasone  per  indurne  a  ciò;  in  risposta  dela 
qual  lettera  vostra  dicemo  che  noi  consultatamente  se  movessimo 
a  fare  tale  deliberatione  et  pero  non  vi  potemo  compiacere  di  ri- 
vocarla;  ma  volendo  quelle  nostre  Brigite  fare  fare  delle  monete, 
poterano  ridursi  qua    chel  si  gli  satisfarà  in  questa    nostra    cecha. 

Ferrane  n  Aprilis  1505. 
Egregiis  et  prestantibus  fidelibus  nostris  dilectissimis  Ancianis  Regii. 

XVIII. 

[Arch.  cit.,   —   Provvigioni,  1532,  e.   12  v.  e  seg.]. 

In  Christi  nomine  amen.  Anno  circumeisionis  eiusdem  millesimo 
quingentesimo  trigesimo  secundo  Indicione  quinta  die  quinto  mensis 
Januarii. 

Congregatis  in  simili  in  Camera  cubiculari  Magnifici  Domini 
Nicolaj  Marie  de  Areostis  ducalis  Massarii  Regii  et  corani  prefato 
I)."°  Massario  infrascriptis  Spectabilibus  Dominis  electis  presiden- 
tibus  ad  curam  Cicli,.-  conficiende  in  civitate  Regii,  videlicet. 

D."u  Nicolao  de  Paciis  honorando  priore  D.n""  Antianorum 

I).  Galeoto  de  Bosiis  honorando  Syndico  generali  Magnifice 
Comunitatis  Regii. 

D.  Bonifacio  de  Rugieriis 

Alexandre  de  Zobolis 

Hieronymo  de  Cambiatoribus 

Marco  Antonio  de  Cataniis,  —  omnibus  ad  cicham  predictam 
deputatis  ut  supra  et  volentes,  et  Intendentes  in  dieta  cicha  monetas 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


5°3 


cucii  ipsi  ab  una  parte  nomine  diete  comunitatis  et  Pandulphus  de 
Cervis  et  Hieronymus  de  la  Penna  ferrarienses  aurifices  ab  alia 
parte  per  dietos  agentes  conducti  ad  cudendum  monetas  in  dieta 
cicha  Regiense  devenerunt  et  deveniunt  solemnibus  stipulationibus 
hinc  inde  intervenientibus  ad  infrascriptas  compositiones  conven- 
tiones  et  capitola  int'rascripta  videlicet. 

Primo  clic  la  Magnifica  Comunità  preditta,  o  agenti  per  lei 
ritrovino  la  casa  atta  et  idonea  ad  exercitare  et  habitare  allo  pre- 
detto mestiero  a  spese  di  essa  Comunità  alli  preditti  Pandolfo  et 
Hieronimo  coiiduti  Malestri  di  la   Ceeha  di  Reggio. 

2  Itein  che  li  delti  Maiestri  siano  tenuti  et  obligati  ritrovare 
tutte  le  masse-riccie  et  useviglii  andarano  in  fabricare  le  monete  et 
anchora  tutte  le  stampe,  che  per  li  Signori  Antiani  gli  sarà  im- 
posto a  sue  spese  et  quelle   mantenne. 

3  ltem  che  li  conduttori  soprascritti  debbano  dare  al  malestro 
che  gli  cazara  le  pilete  et  li  torselli  per  suo  salario  uno  soldo  per 
libra  de  once  12  de  tutte  le  monete  si  levarano  di  Cecha  et  che- 
detti  Maistri  gli  diano  gli  truselli   et  le  pilete. 

4  ltem  che  deti  maistri  possino,  et  debano  fabricare  lulii  mezi 
Iulii  grossi  da  soldi  tri,  de  quelli  che  al  presente  si  spendono  per 
dodeci  quatrini  e  se.sini,  quatnni  et  soldi. 

5  ltem  che  li  Julii  cut:  -1  labricano  siano  in  bontà  de  on.  11 
dejusto  senza  altro  remedio,  et  clic  in  poso  se  ne  cava  in  numero 
novan tasei  j uhi  p  r  bora,  et  quandi  so  rit.ovasino  mancare  tanto 
in  peso  quanto  in  bontà  siano  destinati  et  guasti  alle  spese  di 
detti  maestri. 

6  ltem  che  li  grosseti  da  soldi  tri  siano  a  bontà  tic  onc.  6  d. 
cum  il  remedio  de  denari  dui  per  bora,  ita  che  ritrovandosi  onc.  5 
d.  22  debbano  passare  per  buoni,  et  ne  vada  in  numero  190  colum- 
bine  per  libra  in  peso,  et  ritrovandosi  mancare  tanto  in  peso  quanto 
in   bontà  siano  destinati  come  ti i  sopra. 

7  ltem  che  li  sesini  siano  in  bontà  di  once  1  1/.i  d.  per  libra 
cum  il  rimedio  de  denari  2  per  libra,  et  siano  in  numero  332  se- 
sini per  libra  in  peso  et  mancando  tanto  in  peso  come  in  bontà 
siano  destinati  come  ti  ;   sopra. 

8  ltem  chel  soldo  debba  essere  in  bontà  de  once  tre  cum  de- 
nari duy  di  rimedio.  Ita  che  ne  vada  numero  300  per  libra  in 
peso  et  inanellando  tanto  in  peso,  (pianto  in  bontà  siano  destinati 
cume  di  sopra. 

9  ltem  che  li  quatrini  siano  in  bontà  de  onc.  1.  d.  o  per  libra 
cum  il  rimedio  de  denari  dui  per  libra  in  peso  et  siano  in  numero 
448  per  libra  in  peso  et  inanellando  tanto  in  peso  quanto  in  bontà 
siano  destinati  ut  supra. 


5°4 


FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


io  Item  la  Magnifica  Comunità  habia  a  fare  li  officiali  di  dette 
cecha  quali  serano  questi  videlicet,  quattro  cittadini  periti  quali 
siano  deputati  alla  cecha  et  siano  domandati  da  li  Maistri  quando 
vorano  levare  de  cecha  i  compagni  delli  soprastanti  et  del  saza- 
dore,  et  sia  eletto  come  ex  nunc  se  elege  maestro  Petro  da  Cre- 
mona sazatore,  qual  habia  a  fare  detti  Sazi  et  uno  ou  dui  sopra- 
stanti et  ex  nunc,  si  elege  Petro  Jacomo  Affaroso  et  Marco  Antonio 
Catania  cum  Salario  de  libre  cinque  il  mese  per  ciascuno,  quali 
habbino  la  cura  della  cassa  dove  si  chavarano  le  monete  acciò  non 
se  facia  fraude  alcuna  : 

li  Item  che  per  li  Maestri  sia  in  cecha  messo  una  cassa  forte 
cum  doe  buone  chiavadure,  et  una  chiave  tengino  li  maestri  et 
l'altra  li  soprastanti  et  questo  per  chiavare  tutte  le  monete,  et  le 
stampe,  et  quando  essi  maistri  havrano  le  monete  per  far  bianche 
che  debano  domandare  el  soprastante  et  in  sua  presentia  farle 
bianche  et  fatte  che  siano  bianche  siano  obiavate  per  stampare  et 
sia  obligato  uno  de  li  soprastanti  a  stare  continue  fermo  apresso 
il  stampatore  quando  se  stampara  tanto  chel  stampa  et  quando 
vorano  andare  a  disinare,  chel  sia  chiavate  le  monete  cum  le  stampe 
accio  non  si  possa  fare  fraude  in  dette  monete  et  cossi  la  sira,  et 
non  si  possa  stampare  sina  a  un'hora  de  di,  et  la  sira  sin  ad  hora 
vintiquatro. 

12  Item  che  quando  lo  malestro  de  cecha  vora  levare  alcune 
monete  facia  invitare  tutti  li  soprastanti  et  sazatore,  et  per  quello 
siano  dete  monete  bene  mesedate  et  diligentemente  pesate  una 
libra,  et  due,  et  puoi  sia  data  al  sazatore  che  è  maistro  Petro  da 
Cremona  tanto  che  habbia  fatto  lo  sazo  et  cadendo  caso  che  lo 
sazo  primo  sia  cativo  se  ne  facia  un  altro  et  quando  quel  altro 
pur  sia  cattivo  non  se  ne  facia  più  altro  ma  siano  destinate  et 
guaste,  et  per  niuna  via  siano  licenziate,  et  acadendo  caso  chel 
secundo  sazo  fusse  buono,  se  facia  il  terzo  et  quando  il  terzo  fusse 
cativo  sino  guaste  ita  che  per  dui  sazi  cativi  siano  guaste  et  per 
duj  sazi  buoni  siano  licenziate  et  acadendo  chel  primo  sazo  fosse 
buono,  non  se  ne  faccia  altro  et  per  quello  la  moneta  sia  licenciata. 

13  Item  che  li  Maistri  de  la  Cecha  siano  obligati  fabricare 
ogni  anno  libre  ducento  de  Julii,  libre  trecento  de  grosseti  libre 
trecento  de  sesini  L  trecento  de  quatrini  cum  licentia  tamen  super- 
stitum  de  maiori  vel  minori  quantitate. 

14  Item  che  li  detti  Maistri  siano  obligati  pagare  alla  Magni- 
fica Comunità  soldi  duj  e  meggio  per  libra  di  tute  le  monete  se 
leuarano  di  Cecha. 

15  Item  che  se  assigna  a  Petro  Jacomo  Aìfaroso  et  a  Marc' An- 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


0^0 


tonio  Catania  duj  soprastanti  eletti  per  suo  salario  libre  cinque  per 
uno  al  mese,  et  a  Maiestro  Petro  da  Cremona  Sazadore  uno  quatrino 
per  libra  de  la  moneta  si  levara  di  cecha.  Ita  tamen  che  detto  sa- 
lario de  li  dui  soprastanti  siano  pag  iti  de  li  denari  della  Comunità 
su  li  duj  soldi  e  mezo  provenene  a  quella. 

16  Item  perchè  si  possino  pagare  li  soprastanti  se  <  bligano 
li  Maestri  della  Cecha  a  pag. ire  li  dirti  quatrini  per  libra  de  libre 
noo,  et  prò  rata  se  manco  o  più  tanto  se  li  fabrica  ci  une  se  non 
li  fabrica. 

17  Item  chel  maiestro  debba  dare  al  sazadore  quando  levara 
de  cecha  per  sua  mercede  per  uno  sazo  soldi  sej  et  de  duj  011  più 
uno  Julio. 

18  Item  che  acadendo  che  li  ditti  miistri  vogliano  fare  le 
stampe  sapendoli,  sia  licito  a  farle  dummodo  che  quando  le  aura 
finite  uno  punzono,  che  ditto  punzoni)  non  possa  temperare  senza 
la  presentia  de  uno  de  li  soprastanti,  et  temperato  chel  sia,  chel 
soprastante  lo  chiava  nella  cassa,  e  quando  lo  maistro  vora  cazzare 
ditto  punzono,  chel  soprastante  sia  alla  presentia,  et  come  sia  caz- 
zato nella  pileta  non  lo  possa  temperare  senza  la  presentia  di 
uno  delli  soprastanti,  et  temperata  che  sia  chiavata,  et  sic  de 
singulis. 

19  Item  chel  non  sia  persona  alcuna  che  osi  ni  presuma  por- 
tare ni  fare  portare  oro  ni  argento  fuora  de  la  citta  di  Reggio,  ni 
di  suo  territorio,  sotto  la  pena  de  perder  lo  argento  et  oro  applicati 
alla  Camera  per  lo  terzo  l'altro  terzo  allo  accusatore,  et  lo  altro 
terzo  allo  Inventore,  et  de  questo  si  ne  facia  fare  una  publica 
crida  al  Sig.  Governatore. 

20  Item  si  concede  ahi  elicti  maestri  di  cecha  che  per  sua 
mercede  possino  tuore  de  oro  denari  quatro  per  ducato. 

21  Item  che  tute  le  robe  pertinente  per  uso  della  cecha  siano 
condutte  dentro  della  citta  senza  alcuno  datio. 

22  Item  che  per  fattura  de  Julii  d  >pii  Julii  puossa  tuore  per 
libra  soldi  vintisej,  et  cosi  de  quatrini  soldi  et  sesini. 

23  Item  che  acadendo  che  fosse  portato  arzento  oli  oro  da 
forastieri  alla  cecha  et  non  remanendo  daccordo  cimi  ditti  maestri, 
che  in  quel  caso  sia  licito  al  mercadante  riportare  il  suo  oro,  ou 
argento  ove  a  quel  parerà. 

24  Item  che  se  alcuno  della  citta  bavera  boro  ou  argento  sia 
obligato  portarlo  alla  cecha  et  non  remanendo  dacordo  cura  ditti 
majstri,  esso  lo  possa  vendere  ad  altri  dentro  la  citta,  et  non  a 
forastieri  sotto  la  pena  contenuta  di  sopra  nel   19  Capitulo. 

25  Item    quando    alcuno    forastiero    portasse    oro,  ou    argento 


506  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


alla  Cecha,  et  presentandolo  lo  possa  portare,  senza  alcuno  datio 
et  non  (sic)  et  non  remanendo  da  cordo  cum  li  ditti  maistri  lo 
possa  riportare  senza  gravezze  di  alcuno  datio. 

26  Item  che  li  detti  maistri  siano  obligati  consignare  una  bi- 
lanza  justa  per  levare  di  cecha  qual  habia  a  stare  chiavata  nella 
cassa  delle  monete,  et  anchora  piombo  per  lo  sazo  delle  monete, 
qualo  sia  probato  per  il  sazadore  e  deputati. 

27  Item  siano  tenuti  li  maistri  de  la  cecha  ad  osservare  tuti  li 
ordini  che  se  tarano  per  il  Signore  Governadore  di  questa  città 
et  deputati  a  fine  non  si  possa  commettere  fraude  alcuna. 

28  Item  che  niuno  deputato  possa  bavere  parte  in  detta  cecha 
tacite  nec  expresse,  sotto  pena  de  ducati  cinquanta  a  chi  contra- 
fara  et  esser  privato  de  l'officio. 

29  Item  che  detti  Maistri  siano  obligati  dare  idonea  sicurtà 
per  osservatone  delli  suprascritti  capituli.  Per  li  quali  Maestri  e 
stato  sicurtà  messer  Celso  Zobolo  come  consta  per  Istrumento 
rogato  per  me  Cambio  Cambiatore  notaro  et  Cancellerò. 

E  predicta  omnia  et  singula  capitula  et  contenta  in  eis  dicti 
contrahentes  promiserunt  et  solemniter  convenerunt  nominibus 
quibus  super  invicem  et  vicissim  rata  grata  et  firma  habere,  tenere, 
atendere,  et  observare  et  non  contrafacere  etc.  sub  pena  scutorum 
centum  etc  qua  etc.  obbligatione  etc.  refactione  etc.  Renunciantes  etc. 

Acta  et  gesta  fuerunt  supra  scripta  in  loro  antedicto  Presen- 
tibus  Potrò  Jacobo  de  Affarusiis,  et  Magistro  Petro  de  Cremona 
testibus  notis  habitis.  etc. 


XIX. 


[Arch.  cit.  Provvigioni,  15  gennaio  1540,  e.  212  r.). 

In  Christi  nomine  amen,  anno  circumeisionis  eiusdem  millesimo 
quingentesimo  quadragesimo,  Ind.  XIII,  die  quinto  decimo  mensis 
Januarii. 

Magnifici  Officiales  Cichae  civitatis  Regii,  videlicet  D.  Albertus 
Pancirolus,  —  I).  Antonius  Bovinus,  —  Io.  Frane.  Parolarius,  — 
D.  Barnabas  Caprarius,  prior,  —  D.  Prosper  Arlotus,  syndicus, 
omnes  ibi  praesentes  nomine  magnifica?  Comunitatis  Regii,  locave- 
runt  cicham  prsedictam  magistro  Alberto  de  Signoretis  et  Nicolao 
eius  filio  ac  Joanni,  filio  quondam  Joannis  Magnani,  civibus  Regii, 
praesentibus  et  conduccntibus  ad  cudendas  pecunias  in  civitate 
Regii  per  unum  annum  proxime  futurum  et  deinde  ad  beneplacitum 
partium,  modis, 'conditionibus  et  capitulis  factis   de  anno  1532,  In- 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  507 


ditione  V,  die  quinto  mensis  ianuarii,  et  rogatis  per  D.  Cambium 
Cambiatorem  notarium,  quae  capitula  hic  habeantur  prò  reperitis 
et  de  quibus  bonam  dixerunt  habuisse  et  habere  notitiam  de  uno 
in  unum  et  ea  bene  considerasse,  excepto  capitulo  domus  praestandae 
dictis  conductoribus,  ad  quam  domimi  proestandam  dieta  magnifica 
Comunitas  non  teneatur,  et  salva  semper  reformatione  fienda  per 
electos  praedictae  magnificae  Comunitatis  diebus  proxime  decursis 
circa  pondus  et  ligas  monetarum;  cimi  hoc  (amen  quod  dicti  con- 
ductores  teneantur  infra  octo  dies  proxime  futurus  praestare  idoneas 
fideiussiones  seu  fidejussores  de  adimplendo  omnia  contenta  in 
dictis  capitulis  et  se  obligare  habeant  principaliter  et  in  solidum 
cum  eis  in  amplissima  forma,  alias  elapso  dicto  termino  et  non 
paestitis  dictis  fideiussoribus  presens  locatio  et  contenta  in  praesenti 
instromento  fiat  nulla  et  inualida.  Quae  omnia  et  singula  dicti  do- 
mini officiales  ibi  praesentes  nomine  dictae  magnificae  Comunitatis 
ex  una  et  dicti  conductores  per  se  etc.  ex  altera,  mutue  et  vicissim 
ac  mutuis  et  solemnibus  stipulationibus  utrinque  intervenienti  bus 
promiserunt  semper  rata  et  firma  habere,  tenere  et  observare  sub 
poena  dupli  etc,  qua  poena  etc,  item  reficere  etc,  prò  quibus 
obligauerunt,  videlicet  dicti  officiales  dictam  Comunitatem  etc,  et 
dicti  conductores  se  et  sua  haeredes  ac  omniae  sua  bona  etc;  re- 
nunciantes  etc,  iuraverunt  dicti  conductores  manibus  propriis,  tactis 
scripturis  in  manibus  notarli  etc 

Actum  sub  lobia  a  latere  superioris  plateau  Rcgii  subttis  pala- 
tami magnificae  Comunitatis  praesentibus  ibidem  D.  Joanne  Baptista 
de  Bosiis,  D.   Roberto  de  Mexoribus,  ambobus  civibus  etc. 


XX. 


[Arch.  cit.   —    Provvigioni,   n   febbraio  1542]. 

In  Christi  nomine  amen:  anno  a  cireumeisioni  eiusdem  mille- 
simo quingentesimo  quadragesimo  secando,  Ind.  XV,  die  undecimo 
mensis  februarii. 

Magnificus  iureconsultus  I).  Fcdericus  Rugerius  et  magnilìcus 
artium  et  medicinae  doctor  I).  Philippus  Farusius  cives  regienses, 
ambo  Praefecti  cichae  a  cudendis  monetis  juris  magnificae  Comu- 
nitatis sive  Comunis  Regii,  electi  et  deputati  per  cosilium  generale 
dictae  Comunitatis  iuxta  formam  statutorum  regiensium,  nomine  et 
vice  dictae  Comunitatis  ac  et  nominibus  et  vice  et  ut  vices  gerenti  s 
magnifici  iureconsulti  D.  Gabrielis  Trenti  et  Spectabilis  D.  Cambii 
Cambiatoris  et  praefectorum  et  consotiorum  suorum  in  hoc  miniere, 


0 


08  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


vigore  auctoritatis  et  facultatis  sibi  ex  forma  decretorum  statutorum 
concessae;  dederunt  locarunt  et  concesserunt  magistro  Alberto 
filio  magistri  Joanis  de  Signoretis  civi  et  aurifici  regiensi  presenti 
et  conducenti  prò  se  et  suis  haeredibus  hinc  et  per  totum  praesentem 
annura  1542  tantum  et  non  ultra  dictam  cicham  a  cudendis  monetis 
in  civitate  Regii  cura  omnibus  et  singulis  pactis,  capitulis  et  con- 
ditionibus,  de  quibus  in  istrumento  locationis  ipsius  Cichae  alias 
eidem  magistro  Alberto  factae  rogato  per  D.  Petronium  Parisetum 
siue  D.  Antonium  Raymondum  notarios  apparet  ac  et  aliis  pactis 
et  capitulis  de  quibus  infra  diretur: 

Promittendo  dicti  D."'  locatores  nomine  et  vice  predictae  Co- 
munitatis  sive  Comunis  et  ut  supra  predicto  Magistro  Alberto  ac- 
ceptanti  prò  se  et  eius  haeredibus  presentem  locationem  fìrmam 
et  ratam  habere  et  tenere  ac  observare  et  nullam  aliam  locationem 
de  ipsa  Cicha  facere  durante  presenti  locatione,  cuius  pretextu 
presens  locatio  infrangatur  aut  ipsi  M.ro  Alberto  conductori  damnum 
aut  preiuditium  generetur,  ut  quominus  ipse  M.r  Albertus  dieta  re 
locata  uti  et  fruì  possit  usque  ad  decursum  tempus,  et  hoc  ideo 
fecerunt  domini  prefecti  locatores  quia  ipse  M.r  Albertus  condu- 
ctor  per  se  et  eius  haeredes  solemniter  promisit  et  convenit  pre- 
dictis  dominis  prefectis  et  mihi  notano  infrascripto  uti  publicae 
personae  stipulantibus  et  recipientibus  nomine  et  vice  dictae  co- 
munitatis  ac  omnium  aliarum  et  singulorum  quorum  interest  et 
intererit  in  futurum  observare  omnia  et  singula  contenta  in  capitulis 
cichae  et  in  dicto  instrumento  locationis  descriptis  et  registratis  ac 
omnia  et  singula  statuta  loquentia  circa  ipsam  cicham  et  unicuique 
personae  reddere  bonam  rationem  auri  et  argenti  et  de  quibus- 
cumque  aliis  eidem  magistro  Alberto  consignandis  tempore  huius 
modi  conductae  prò  cudendo  monetas  et  alia  facicndo  ad  eius  of- 
fìcium  spectantia  et  precipue  servare  ad  unguem  capitula  superrime 
facta  per  ipsos  dominos  prefectos  quae  quidem  capitula  noviter 
facta  sunt  haec,  videlicet. 

Primo  che  detto  Maestro  Alberto  conduttore  sia  tenuto  et 
obligato  dare  con  effetto  a  detta  comunità  ou  al  suo  thesoriero 
soldi  vinti  per  ciascuna  libra  d' oro  batuto,  così  di  quello  che  si 
batterà  in  detta  Cicha  per  lo  avvenir  durante  la  presente  locatione 
come  ancho  di  quello  s'  è  batuto  per  il  passato  dal  di  della  sua 
locatione  sino  nel  presente  di  et  fare  et  mantenire  tutti  li  osevilii 
necessarii  a  detta  Cicha  a  tutte  sue  spese. 

Item  che  detto  M.ro  Alberto  o  altro  a  suo  nome  non  possa  ni 
debba  per  alcun  modo  o  via  battere  o  far  battere  sesini,  quatrini 
e  bagatini  di  sorte  alcuna  in  detta  cicha  o  fuori  di  quella. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  509 


Item  che  sia  tenuto  et  obligato  esso  maestro  Alberto  dare  ad 
ogni  persona  il  suo  ritratto  nel  tempo  che  prometterà  darlo. 

Item  sia  tenuto  dar  et  consigliare  ogni  libra  de  scudi  che  bat- 
terà o  farà    battere  in  detta    cicha  al  peso  della  libbra  di  Ferrara. 

Item  che  detto  maestro  Alberto  sia  tenuto  et  obbligato  infra 
meggia  quaresima  prossima  haver  saldato  tutti  li  suoi  conti  et  ra- 
gioni con  detta  comunità  di  tutto  quello  che  per  causa  di  detta 
cicha  ha  havuto  da  fare  con  essa  comunità  et  haver  pagato  al 
detto  comune  ou  al  suo  tesoriero  subito  che  havrà  saldato  tutto 
quello  che  restarà  debitor  di'  detto  comune  senza  eccetione  alcuna 

Quam  quidem  locatione  pacta  et  quae  omnia  singula  scripta 
et  intellecta  praedicti  D.  Praefetti  nomine  et  vice  dictae  Comuni- 
tatis  et  ut  sopra  locatores  ex  vna  et  M.r  Albertus  conductor  per 
se  et  eius  haerebes  ex  alia  promiserunt  siai  ipsis  inuicem  et  mihi 
notario  infrascripto,  viti  publicac  personae,  ut  supra  stipulantibus 
perpetuo  firma  et  rata  habere  et  tenere,  attendere  et  observare  et 
non  contrafacere  vel  venire  per  se  vel  alios  aliqua  ratione,  causa, 
modo  vel  ingenio  de  iure  vel  de  facto:  sub  poena  soluta  vel  non, 
rata  nihilominus  et  firma  maneant  omnia  scripta  et  intellecta  et 
sub  mutua  refectione  damnorum  et  expensarum  ac  interesse  litis 
et  extra.  Pro  quibus  omnibus  et  singulis  fin.iiter  et  inviolabiter 
attendis  et  observandis,  obligaverunt  et  obligant  elicti  contrahen- 
tes  nominibus  quibus  supra  sibi  invicem  et  vicissim,  sciiicet  ipsi 
D.  Praefecti  eidem  magistro  Albertus  dictis  dominis  praefectis  et 
mihi  notario  ut  supra  stipulantibus  .se  eiusque  haeredes  et  omnia 
sua  bona  mobilia  et  immobilia  praesentia  et  futura  etc.  (1). 

Acta  fuerunt  haec  Rcgii  sul)  palatio  Notariorum  ad  banchum 
residentiae  mei  notarii  infrascripti,  praesentibus  ibidem  venerabile 
domino  Alberto  Lippo  presbitero,  spectabili  domini)  Dionysio  Ru- 
gerio  et  Matheo  Maria  Bartolotto  ambobus  notariis,  omnibus  civibus 
regiensibus  testibus  ad  praemissa  vocatis  et  rogati». 

XXI. 

[Arch.  cit.  Provvigioni   —   16  Agosto   1542,  e.   185,  r.]. 

Convocatis  e  congregata  etc. 

Exposuit  praetcrea  praedictus  I).  Prior  qui  etiam  est  unus  ex 
superstibus  Cichae  quod  ad  aureas    ipsorum    superstitum   pervenit 


(1)  Segue  l'atto  di  sicurtà,  prestata  al  Signoretti  dal  conte  Vincenzo 
Fontanelli. 

64 


510  FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 

multas  fore  querellas  in  hac  civitate,  tam  inter  mercatores  et  arti- 
fices  quam  in  cetero  huius  civitatis  populo  ob  penuriam  bagati- 
norum  deficientium,  propterea  quod  in  merchatis  et  cambiamentis 
denariorum  minime  non  fieri  possunt  restitutiones  rexiduorum  in 
damnum  et  preiudicium  tam  vendentium  quam  ementium  et  aliorum, 
propter  quod  necesse  esset  fieri  facere  bagatinos  in  comune  coni- 
modum  et  utilitatem  et  quum  quamplurimi  magistri  se  offerant 
huiusmodi  bagatinorum  facturam  maxima  cum  instantia  quaerentes 
et  petentes  ad  plurimas  et  diversas  oblationes  in  utilitatem  huius 
Comunitatis  offerentes,  utile  dixerunt  fore  huic  comunitati  dicti 
domini  superstites  si  huiusmodi  factura  bagatinorum  subastetur  et 
solemniter  incantetur  ac  plus  offerenti  concedatur  cum  pactis  modis 
et  capitulis  per  ipsos  superstites  nuper  diligenter  factis  et  ibidem 
porrectis  et  per  me  Bonfranciscum  alta  et  intelligibili  voce  lectis, 
quorum  capitulorum  tenor  hic  seguitur,  videlicet  : 

Capitula  prò  bagatinis  stampandis  etc. 

Primo  che  detti  bagatini  s' abbiano  stampare  in  un  sol  loco 
et  pubblico,  purché  non  si  stampino  in  cieccha  con  le  porte  over 
rebalze  aperte  et  solum  di  giorno  et  non  di  notte  incominciando 
alla  messa  del  populo  insina  a  ore  xxmr  et  contrafacendo  detto 
maestro  s'intenda  esser  privato  di  poter  far  essi  Bagatini  perdendo 
anchor  quello  havrà  promesso  di  dar  alla  comunità  per  far  li  so- 
pradetti  Bagatini. 

Item  che  detto  maestro  havrà  far  essi  bagatini  non  possi 
stampar  se  prima  non  havrà  monstrate  le  stampe  alli  soprastanti 
alla  Cicha  quale  non  piacendogli  1'  habbi  ad  far  secundo  il  loro 
parere. 

Item  che  per  libra  ne  vada  soldi  xuii  et  non  più  et  casu  quo 
ne  facessi  soldi  xim  et  mezo  over  xv  o  più  quanto  si  voglia,  s'in- 
tenda predetto  Maestro  esser  privato  della  facultade  di  far  detti 
Bagatini  et  di  novo  s'abbiano  da  incantare  perdendo  anchor  quello 
ch'havrà  promesso  dar  alla  Comunitade  per  fare  sopradetti  ba- 
gatini. 

Item  casu  quo  che  sudetti  bagatini  siano  sbanditi  in  altri  lochi 
et  in  gran  copia  a  indicio  di  detti  soprastanti  fossero  riportati  a 
Reggio,  s'intenda  detto  Maestro  qual  stamperà  over  farà  stampare 
detti  bagatini  esser  obligato  ripigliargli  adietro  da  quelli  che  gli 
portarano  et  dargli  il  cambio  di  moneta  d'  argento  come  se  detti 
bagatini  avessero  suo  buono  valore,  et  subito  lassare  di  stampare 
detti  bagatini,  perdendo  anchor  quello  ch'havrà  promisso  dare  alla 
comunitade  per  far  detti  bagatini  et  questo  s' intenda  durante  la 
Condutta  predetta  et  non  più. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  5II 


Quibus  auditis  et  intellectis  predicti  dominii  Anciani,  Adiuncti 
et  de  numero  quadraginta  consiliarii  intenti  semper  publicae  utili- 
tati  habitis  inter  eos  colloquiis,  tandem  maturo  Consilio  omnes 
unanimiter  et  nemine  discrepante  ac  obtenti  sic  prius  ad  suffragia 
fabarum  albarum  ac  nigrarum  cum  auctoritate  de  qua  supra  ordi- 
naverunt  quod  predicti  superstites  Cichae  debeant  publice  et  so- 
lemniter  subbastare  facultatem  cudendi  dictos  bagatinos  et  plus 
offerenti  deliberare  cum  capitulis  suprascriptis  aut  aliter  prout 
melius  ipsis  domini  superstitibus  expedire  videbitur  ad  pubblicani 
utilitatem  et  comoditatem. 


XXII 


[Arch.  cit.,  Provvigioni,  9  Giugno   1543]. 

In  Christi  nomine  amen,  anno  circoncisionis  eiusdem  millesimo 
quingentesimo  tertio.  Indictione  prima,  die  nono  iunii. 

Magnifici  et  clari  viri,  videlicet  :  D.  Gabriel  Trentus,  —  D.  Phi- 
lippus  Affarusius,  —  Co.  Vincentius  Fontanella,  —  D.  Cambius 
Cambiator,  —  D.  Antonius  Raymondus,  —  D.  Vincentius  Scaruffus. 

Omnes  superstites  Cichae  regiensis,  electi  et  deputati  prò 
anno  praesenti  supra  scripto,  per  magnificos  praesidentes  curae 
reipubblicae  regiensis,  negotia  magnificae  comunitatis  sive  comu- 
nis  Regii  gerentes,  secundum  formam  statutorum  regiensium,  omnes 
ibi  praesentes,  concesserunt  nomine  predictae  magnificae  comuni- 
tatis Regii  licentiam  potestatem  et  arbitrium  cudendi  bagatinos  de 
ramo  Nicole  filio  magistri  Alberti  Signoreti  Conductori  dictae  Cichae 
ibi  presenti  et  acceptanti  pactis  modis  capitulis  et  conditionibus 
inferius  vulgari  sermone  annotatis,  videlicet. 

Primo  che  di  detti  bagatini  ne  vada  soldi  quattordici  alla  libra 
di  peso 

Item  che  ne  vada  cinque  alla  Terlina 

Item  che  non  si  possano  stampar  se  non  di  mattina  e  di  sino 
alla  sira  ad  ore  23  la  estade  et  l' inverno  sino  ad  hore  24  et  che 
si  debbano  stampare  in  la  cecha  publicamente  con  le  porte  aperte 

Item  che  detto  Nicola  sia  tenuto  pagar  alla  predetta  magnifica 
comunità  Cavaloti  dieci  per  ciascuno  peso  de  ditti  bagatini  stampati 

Item  che  la  presente  concessione  habbia  a  durar  a  beneplacito 
de  tutti  i  soprastanti  et  suoi  successori. 

Quae  omnia  et  singula  scripta  et  infrascripta  proviserunt  sibi 
et  invicem  dictae  partes,  videlicet  dicti  domini  superstites  nomine 
dictae  Comunitatis  et  dictus  Nicola  prò  se  et  suos  heredes  mutuis 


5i2 


FRANCESCO  MALAGUZZI  VALERI 


stipulationibus  intervenientibus  rata,  grata  et  firma  perpetuo  ha- 
bere  etc.  sub  raffectione  damnorum  expensarum  et  interesse  litis 
et  extra.  Pro  quibus  omnibus  etc.  obligaverunt  sibi  ad  invicem 
dictis  nominibus  videlicet  dicti  domini  superstites  dictam  Comuni- 
tatem  et  eiusdem  comunitatis  omnia  et  singula  bona  etc.  dictus  vero 
Nicola  se  et  suos  aeredes  et  omnia  et  singula  sua  bona  etc. 

Renuntiantes  etc. 

Rogantes  me  notarium  etc. 

Actum  Regii  in  domo  habitationis  dicti  Nicolae  sitam  retro 
stratam  regalem  in  vicinia  sancti  Michaelis  et  in  salla  dictae  domus 
praesentibus  spectabili  Nicolao,  filio  Joannis  Baptiste  Trenti  et 
Jacobo  quondam  Johannis  de  Saxo  civibus  Regi  testibus  etc. 

XXIII. 

[Arch.  cit.,   Provvigioni,   1544  30  Gennaio,  e.  106,  r.]. 

In  Christi  nomine  amen,  anno  circumeisionis  eiusdem  millesimo 
quingentesimo  quadragesimo  quarto,  Indictione  secunda,  die  trige- 
simo Januarii. 

Magnificus  D.  Annibal  Cartarius,  —  D.  Thomas  de  Maro,  — 
D.  Raphael  Lippus,  —  D.  Antonius  Raymondus,  Superstites  ad 
cicham  regiensem  prò  anno  praesenti  1544  ibi  praesentes  infra- 
scriptas  fecerunt  provisiones  et  ordinationes  servandas  super  ba- 
gatinos  cudendos.  Et  in  primis  elegerunt  concorditer  Simonem  de 
Burgo  et  Joannem  Baptistam  de  Maro  cives  regienses  absentes 
ad  curam  pondeeandi  dictos  bagatinos  cudendos  et  dictum  pondus 
describere  habeant    supra    libro  ad  id  deputato  : 

Et  qui  non  possint  accipere  aliquam  quantitatem  pecuniae  tam 
prò  eorum  salario  quam  aliter  nisi  cum  licentia  in  scriptis  eis  data 
subscripta  manu  ipsorum  Dominorum  superstitum,  vel  eorum  maioris 
partis  et  ipsi  Johannes  Baptista  et  Simon  teneantur  accedere  ad. 
cudentes  semper  et  procumque  volent  elidere  et  toties,  quoties 
opus  fuerit  et  videre  qualitatem  et  quantitatem  dictorum  bagatinorum 
et  ponderare  eos  ac  bonum  computimi  tenere  ut  supra. 

ltem  teneantur  habere  penes  se  alteram  ex  duabus  clavibus 
capsae  ut  reponuntur  et  reponi  debeant  singula  die  bagatini,  al- 
teram vero  dimittere  debeant  cudentibus  ne  commitatur  fraus. 

Item  dicti  Simon  et  Jo.  Baptista  habeant  prò  salario  suo  de- 
putato per  suprascriptos  snperstites  soldos  quatragenta  imperiales 
singulo  mense  prò  quolibet  eorum  et  solvendos  de  emolumento  et 
lucro  comunis  prò  elisione  dictorum  bagatinorum. 


LA    ZECCA    DI  REGGIO    EMILIA  513 

Item  praedicti  domini  superstites  nomine  magnificae  Comuni- 
tatis  Regii  concesserunt  et  dederunt  licentiam  et  facultatem  cudendi 
dictos  Bagatinos  Bernardino  quondam  Alexandri  Signoreti  presenti 
et  acceptanti  et  conducenti  per  unum  annum  nunc  inchoandum 
pactis,  modis  et  conditionibus  infrascriptis  et  aliis  capitulis  vulgari 
sermone  registratis  in  instrumento  rogato  per  D.  Bonfrasciscum 
Arlotum  tunc  cancellarium  Mag.M  Comunitatis  Regii  sub  die  nono 
Januarii  1543  et  registrato  in  libro  provisionum  Folio  273  a  t.  ecc. 

Capitola  addita  per  superscriptos  superstites  et  acceptata  per 
suprascriptum  condurtorem. 

Item  si  contingerit  quod  durante  conducta  dicti  Bernardini 
conductoris  quod  huiusmodi  bagatini  in  magna  quantitate  in  civi- 
tate  Regii  quae  quantitas  semper  intelligatur  esse  magna  arbitrio 
ipsorum  dominorum  superstitum  teneatur  ipse  Bernardinus  con- 
ductor  cusionis  recipere  omnem  ipsorum  bagatinorum  quantitatem 
ad  rationem  predictam  videlicet  cinque  alla  terlina  et  solvere  ad 
dictam  rationem  quibuscumque  dantibus  eidem  bagatinos  equiva- 
lentiam  ex  comissione  superstitum. 

Item  quod  teneatur  ipse  Bernardinus  conductor  elidere  seu 
cudi  facere  pondera  centum  ad  minus  dictorum  bagatinorum  hoc 
anno  hodie  inclioando  alias  teneatur  de  suo  solvere  dicto  comuni 
prò  quantitate  dictae  quantitatis  ponderum  centum  defìcientem  ad 
rationem  predictam  etiam  si  tot  non  cudisset.  Declarando  tamen 
quod  si  revocaretur  beneplacitum  cudendi  dictos  bagatinos,  dictus 
conductor  non  teneatur  nisi  atl  ratam  et  per  ratam  temporis. 

Item  teneatur  prestare  patientiam  quod  D.  Anna  uxor  Nicolae 
Signoreti,  cudi  faciat  ad  suum  libitum  de  ipsis  bagatinis,  diversa 
tamen  impressione  seu  stampa. 

Item  ipse  conductor  Bernardinus  teneatur  facere  pulchras  im- 
pressiones  seu  stampas  iudicio  ipsorum  superstitum. 

Item  quod  ipse  conductor  et  quicumque  alii  in  futurum  teneantur 
praestare  fideiussionem  idoneam  de  rite  et  recte  ac  legaliter  exer- 
cere  et  gerere  officium  dictae  cussionis  ac  solvere  predictae  ma- 
gnificae comunitati  ad  rationem  praedictam. 

Quae  omnia  et  singula  scripta  et  infrascripta  promiserunt  sibi 
ipsis  invicem  dictae  partes,  videlicet  dicti  superstites  nomine  Ma- 
gnificae Comunitatis  et  dictus  Bernardinus  conductor  per  se  et 
suos  haeredes  mutuis  stipulationibus  intervenientibus  rata  grata  et 
firma  habere  et  non  contrafacere  sul)  refectione  damnorum  et  ex- 
pensarum  litis  et  extra,  prò  quibus  etc,  obligaverunt  dicti  nominibus 
etc,  videlicet  dicti  superstites  dictam  comunitatem  et  omnia  eius 
bona,  et  dictus  Bernardinus  conductor  se  et  suos  haeredes  et  om- 


514  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 


nia    eius    bona    mobilia    et    immobilia    presentia    et    futura    renun- 
ciantes  etc. 

Actum  Regii  in  camera   magnificae  comunitatis   post    noiarios, 
praesentibus  D.  Dionysio    Rugerio,  D.  Vincentio    Boccatio    civibus 


Regii,  testibus  etc. 


XXIV. 

[Arch.  cit.,  Provvigioni,   1543  5  Marzo,  e.  254,  v.  e  segg.]. 

In  Christi  nomine  amen.  Anno  circumeisionis  eiusdem  millesimo 
quingentesimo  quadragesimo  tertio,  indictione  prima,  die  quinto 
mensis  marcii  ,  congregati  infrascripti  magnifici  et  spectabiles 
cives  Regii: 

D.  Gabriel  Trentus,  —  D.  Philippus  Affarusius,  —  Co.  Vincen- 
tius  Fontanella,  —  D.  Cambius  Cambiator,  —  D.  Vincentius  Sca- 
ruffius,  —  D.  Antoninus  Raymondus,  omnes  cives  Regii  et  super- 
stites  ad  cicham,  partim  extracti  ex  bussolis  officiorum  magnificae 
Comunitates  Regii  et  partim  substituto  loco  defunctorum  extractorum 
per  magnificos  D.  Antianos  et  Praesidentes  Reipublicae  Regii  ex 
provisione  rogata  per  me  notarium  infrascriptum  de  anno  praesente 
qui  omnes  prassentes  ibi,  nomine  eiusdem  magnificae  comunitatis 
in  executione  provisionis  hodie  inter  eos  factae  et  obtentae  fabarum 
suffragio  rogatoe  per  me  notarium  infrascriptum  omni  meliori  modo 
dederunt,  concesserunt  et  locaverunt  magistro  Nicolas  filio  magistri 
Alberti  de  Signoretis  civi  et  aurifici  Regii  praesenti  et  conducenti 
per  se  etc.  suprascriptam  Cicham  et  seu  officium  et  ministerium 
dictae  cichae  per  unum  annum  proximum  futurum  nunc  inchoandum 
et  finiendum  ut  sequetur  cum  factis,  modis,  conditionibus  et  con- 
ventionibus  contentis  et  descriptis  in  capitulis  hic  annexis  per  ipsos 
D.  superstites  editis  et  cumpillatis  quae  capitula  hic  habeant  prò 
expressa  et  de  quibus  capitulis  dictos  conductor  dixit  et  protestatus 
fuit  ibidem  in  praesentia  mei  notarli  et  testium  infrascriptorum  se 
de  eis  et  quolibet  eorum  plenam  et  claram  habere  notitiam  et 
scientiam  prout  de  eis  per  me  notarium  fuit  bene  certificatus  et 
informatus  et  cum  pacto  expresso  solemni  stipulatione  vallato, 
Quod  dictus  conductor  teneatur  et  obligatus  sit  praestare  optimam 
et  idoneam  fideiussionem  ad  plenam  satisfationem  omnium  et  sin- 
gulorum  supradictorum  dominorum  superstitum  in  termino  octo 
dierum  proxime  futurorum  prò  observatione  et  manutentione  omnium 
et  singulorum  in  presenti  instrumento  et  Capitulis  contentorum 
alias    dieta    locatio    habeatur    prò    infecta    et   nulla   et   nihilominus 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  515 


teneatur  dictus  conductor  de  damnis  et  expensis  ut  supra  et  hoc 
fecerunt  dicti  domini  superstites  qui  dictus  Magister  Nicola  Con- 
ductor promisit  dictis  dominis  superstibus  stipulantibus  nomine 
predictae  magnificae  Comunitatis  et  mihi  notario  infrascripto  ut 
publicae  personae  stipulante  et  recipiente  nomine  et  recipienti  no- 
mine et  vice  omnium  et  singulorum  quorum  interest  aut  quomoda- 
libet  intererit  in  futurum  dietimi  misterium  officium  et  exercitium 
exercere  fideliter  et  legaliter  etc.  et  prò  affictu  dicti  officii  dare 
solvere  et  actualiter  numerare  tempore  debito  thesaurario  eiusdem 
Magnificae  Comunitatis  et  prò  ea  recipientes  libras  sexaginta  im- 
periales  prò  dicto  anno  ut  supra  prelìxo  ultra  taxam  librarum 
tercentum  in  dictis  capitulis  contentarli  et  expressam  anni  excep- 
tione  remota  et  omnia  alia  et  singula  facere  et  observare  quae 
in  predictis  continentur  capitulis,  quorum  tenor  hic  sequitur,  videlicet. 

Capituli  et  ordini  della  ciecha  della  Mag."'  Comunità  di  Reggio. 
Primo  che  li  Maestri  di  detta  Ciecha  ritrovano  la  casa  atta  et  suf- 
ficiente ad  exercitare  et  habitar  al  predetto  mestiere  a  spese  d'essi 
maestri  che  condurano  detta  Ciecha. 

Item  ch'essi  maestri  siano  tenuti  et  obligati  (sic)  tutte  le  Mas- 
saritie  et  osevigli  andarano  a  fabricar  le  monete  et  anchora  tutte 
le  stampe  che  lì  Signori  Anciani  li  terà  imposto  ritrovar  et  quelle 
mantenire. 

Item  che  li  conductori  soprascritti  debbano  dar  al  Maestro  che 
gli  cavara  de  pillete  et  torselli  per  suo  salario  soldo  uno  per  libra 
de  onde  12  de  tutte  le  monete  si  levarano  de  ciecha  et  che  detti 
maestri  gli  dicano  (sic)  gli  torselli  et  pilleti. 

Item  che  detti  maestri  possimi  et  debbano  fabricar  Bianconi, 
Julii,  Mezi  Julii  quanti  a  loro  gli  parerà  et  quatrini  secundo  parerà 
necessario  et  bisogno  alli  soprastanti  et  deputati. 

Item  che  li  Bianconi  Julii  et  mezi  Julii  siano  de  bontà  de 
onde  9  d.  18  visto  senza  il  rimedio,  il  Biancone  da  soldi  15,  il 
iulio  da  soldi   io,  il  mezo  iulio  da  soldi  5. 

Item  che  li  detti  Bianconi  per  libra  a  peso  si  faccia  n.°  sesan- 
tasei  et  uno  terzo ,  Julii  n.°  novantanovi  et  mexo  ,  mezi  iulii 
n.°  centonovantanovi  e  quando  si  trovassero  manchar  tanto  in 
peso  quanto  in  bontà  siano  guasti  et  disfati  alle  spese  de  detti 
Maestri. 

Item  che  li  quattrini  siano  de  bontà  de  quelli  de  Bologna  in 
finezza,  numero  et  peso  et  manchando  tanto  in  fineza  numero  et 
peso  siano  guasti  alle  spese  de  essi  Maestri. 

Item  che  li  detti  Maestri  siano  obligati  pagar  alla  Mag."  Co- 
munità per  libre  1100  a  peso  de  moneta  lavorata  et  non  lavorata, 


516  FRANCESCO    MALAGUZZI    VALERI 

idest  d' argento  come  se  fusse  fabricato  in  tante  monete  quando 
ancora  non  fusse,  lire  300  di  valuta  e  passando  lire  1100  de  lavori 
ancora  da  quelli  in  più,  siano  obligati  pagar  per  libra  soldi  3. 

Item  che  li  sallarii  che  si  pagarano,  gli  soprastanti  et  deputati 
siano  pagati  delli  denari  della  comunità  sulle  300  libre  et  soldi  tre 
pervene  a  quella. 

Item  che  detti  maestri  siano  obligati  a  pagar  per  libra  d' oro 
fabricato  in  detta  ciecha  alla  Mag.ca  Comunità  soldi  vintequattro 
Imperiali. 

Item  che  per  manifattura  de  libra  d'  oro  possiano  pigliar  lire 
quattro  de  moneta  imperiale,  per  libra  de  bianconi,  Julii  mezi 
Julii  et  quattrini  soldi  vintequattro. 

Item  che  detti  maestri  siano  obbligati  sotto  pena  de  scuti 
venticinque  di  dar  il  suo  ritratto  d'oro  e  d'argento  che  sia  over 
sera  primo  al  primo  che  mostrerà,  haver  posto  in  Ciecha  et  quando 
nò  attenderà  secundo  sera  sta  d'accordo  con  quelli  che  gli  have- 
rano  dato  oro  o  argento  quelli  possino  pigliar  li  suoi  ritratti  ab 
indeo  a  spese  et  dano  de  li  detti  maestri,  oltra  la  pena  de  scuti 
venticinque. 

Item  che  detti  siano  obligati  ad  osservar  tutti  l'ordini  et  capi- 
tuli  della  ciecha,  quali  furono  fatti  a  mastro  Pandolfo  et  mastro 
Hieronimo,  quando  in  questo  non  si  parlasse  d' alcuni  di  quelli 
delli  quali  fu  rogato  Messer  Cambio  Cambiator,  come  appare  nel 
libro  de  la  Ciecha. 

Quam  locationem  et  conductionem  et  quae  omnia  et  singula 
suprascripta  et  infrascripta  et  in  dictis  capitulis  contenta  promise- 
runt  sibi  invicem  et  vicissim  dicto  contrahentes  mutuis  stipulatio- 
nibus  hinc  et  inde  intervenientibus,  singula  singulis  congrue  et 
respective  referendo  et  promittendo,  iuraverunt  rata  habere  et 
nunquam  contrafacere  etc,  sub  poena  dupli  età,  qua  poena  etc, 
item  reficere  sibi  inuiceni  etc,  prò  quibus  omnibus  etc,  obligave- 
runt  dicti  D.  Superstites  omnia  et  singula  bona  praedictae  corali- 
nitatis  etc,  et  dictus  conductor  obligavit  sese  et  omnia  sua  bona 
mobilia  et  immobilia  praesentia  et  futura  etc,  Renuntiantes  etc, 
rogantes  me  notarium  etc. 

Acta  fuerunt  ista  omnia  et  singula  in  civitate  Regii  in  pallatio 
magnificae  Comunitatis  posito  a  parte  superiori  plateae  et  in  ca- 
mera nuncupata  audientia  DD.  Ancianorum,  prasentibus  D.  Dionvsio 
Rugerio,  magistro  Nicola  Blacio,  ad  magistro  Stephano  de  Zanariis 
muratore,  omnibus  civibus  Regii  testibus  etc. 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA 


517 


XXV. 

[Arch.  cit.  Provvigioni   1548.  C.  71  r.]. 

1548.  Die  tertio  Januarij. 

Congregati  in  domo  infrascripti  Domini  Joannis  Cantarelli 
Regij  in  Vicinia  Sancti  Raphaelis  videlicet 

Gerardus  Mazollus 
Thomas  Maro 
Erasmus  Burgus 
Anionius  m.ria   Casellinus 
Antonius  Affarurius 
Joannes  Cantarellus. 

Omnes  superstites  ciche  Comunis  Regij  omnes  unanimiter 
Locauerunt  D.  Cambio  cambiatori  licet  absenti  Cicham  ipsam  a 
Cudendis  monetis,  et  seu  confirmaverunt  locationem  anno  proxime 
elapso  ei  factam  de  dieta  cicha  ,  pactis,  modis,  et  Conditionibus 
quibus  eam  habebat  anno  proxime  elapso,  et  hic  per  totum  pre- 
sentem  annum   1548. 

Elegeruntque  Joannem  baptistam  Vezanum,  ad  ponderandum 
monetas  cudendas  in  dieta  Cicha  antequarn  licicientur ,  (sic)  e 
dieta  cicha  cum  sarario  consueto. 

Elegeruntque  Paulum  pradonerium  in  unum  ex  depositarijs  et 
continue  assistentibus  quando  cuduntur  monete  in  dieta  cicha  Con- 
firmantes  etiam  Joanem  Franciscum  Magnanimi  ad  idem  offìcium 
depositarij  et  assistentis ,  qui  hujusmodi  offìcium  faciant  juxta 
formam  Statutorum. 

1548.  Die  quarto  Januarij. 

Magnificus  Dominus  Cambius  Cambiator  Civis  Regij  ibi  pre- 
sens  Constitutus  ad  presentiam  Magnifici  Domini  Gerardi  Mazolli 
Prioris  Dominorum  Antianorum,  et  unius  ex  superstitibus  ad  Ci- 
cham Regiensem.  in  executione  deliberationis  heri  facte  per  Do- 
minos  superstites  de  locanda  dieta  Cicha  prò  anno  presenti  1548, 
ipsi  domino  Cambio ,  ex  provisione  dictorum  Dominorum  super- 
stitum  dictam  Locationem  japprobavit ,  et  acceptavit  eisdemmet 
pactis,  et  condictionibus  quibus  eam  tenuit  ad  atìctuni  anno  prò- 
ximo  preterito   1547  loco  francisci  marie  Calcameij. 


=  l8  FRANCESCO    MALAGL'ZZI    VALERI 


XXVI. 

[Arch.  cit.  Provvigioni,  30  Maggio  1550,  e.  93  r.  e  segg.]. 

Die  trigesima   maii 

Convocatis  et  congregatis  etc. 

Quibus  si  convocatis  et  congregatis  et  consulerent  supra  rebus 
publicis  primum  auditis  provisionibus  binis  a  cichae  regiensis  su- 
perstitibus  editis  die  duodecimo  maij  instantis  quibus  datur  D.  Cambio 
Cambiatori  cichae  praecudendi  medios  scutos  auri  ac  columbinas 
et  medios  iulios  argenteos  modo  forma  et  conditionibus  de  quibus 
in  ipsis  provisionibus  a  me  Erasmo  Burgo  notario  infrascripto 
iussi  M.  D.  Prioris  ibidem  lectis  accedente  consensu  generalis  con- 
silii,  ipsi  D.  Antiani  Adiuncto  et  de  numero  quadraginta  consiliarii 
prò  utilitate  publica  et  privata  personarum  civitatis  Regii  cum  aucto- 
ritate  predicti  domini  prioris  hoc  prins  ad  fabas  albas  et  nigras 
ut  moris  est  inter  eos  obtentos,  concesserunt  eidem  d."°  Cambio 
presenti  et  acceptanti  prò  eo  et  eius  heredibus  ad  annum  unum 
proxime  futurum  inchoandum  in  Calendis  Junii  proxime  venientes 
et  ultra  ad  beneplacitum  partium  quousque  durabit  conducta  ipsius 
ciche  predicti  D.  Cambii  facultatem  cudendi  medios  scutos  aureos 
et  columbinas  et  medios  iulios  argenteos  modo  forma  et  condictio- 
nibus  ac  pactis  de  quibus  et  prout  in  dictis  provisionibus  conti- 
netur,  et  ita  quod  duo  medii  scuti  sint  et  esse  debean  eiusdem 
bonitatis  et  ponderis  prout  esse  debet  scutus  aureos  et  tres 
medii  iulii  blanconum  argenteum  valoris  solidorum  quindecim 
confitiant  et  quinque  columbine  itidem  eundem  blanconum  consti- 
tuere  debeant  ac  sint  ipsi  medii  iulii  et  columbine  eiusdem  bonitatis 
et  ponderis  quibus  tenetur  ipse  D.nus  Cambius  cudere  dictos 
blanconus  et  hoc  ideo  fecerunt  ipsi  domini  Consiliarii  nomine  ip- 
sius Comunitatis  quia  dictus  D.""s  Cambius  coniuctor  per  se  et 
eius  heredes  promisit  dictis  D."'"  consiliariis  et  mihi  notario  infra- 
scripto uti  publice  persone  stipulantibus  nomine  dictae  comunitatis 
uti  et  frui  ipsa  facilitate  arbitrio  boni  viri  et  cudere  si  ve  cudi  fa- 
cere  monetas  supra  expressas  modo  et  forma  de  quibus  supra  nec 
non  serrare  et  adimplere  conditiones  et  pacta  et  leges  de  quibus 
et  prout  in  dictis  provisionibus  habetur  mentio,  nec  non  solvere 
diete  Comunitati  sive  eius  Thesaurario  prò  huiusmodi  Concessione 
denariorum  quantitates  solvi  debere  per  eum  ut  in  ipsis  provisio- 
nibus apparet  declaratus,  modo  et  forma  in  dictis  provisionibus 
expressis  sine  aliqua  exceptione  iuris  vel  facti  et  in  pecunia  nume- 


LA    ZECCA    DI    REGGIO    EMILIA  519 

rata  etc.  Quam  quidem  concessionem  et  omnia  et  singula  scripta 
et  infrascripti  ipsi  d."'  Consiliarii  nomine  diete  Comunitatis  et 
d.1""  Cambius  conductor  per  se  et  suos  heredes  ex  altera  promis- 
serunt  et  convenerunt,  sibi  ipsis  ad  invicem  acceptantibus,  me  no- 
tano praedicta  comunitate  stipulante  semper  et  prò  patto  firma  et 
rata  habere  et  tenere  etc.,  sub  poena  dupli  quantitatis  pecuniae 
solvi  promissae  ab  ipso  domino  Cambio  ut  supra  etc,  qua  poena 
etc,  item  reficere  sibi  ipsis  invicem  et  mihi  notano  ut  supra  sti- 
pulantibus  etc,  prò  quibus  omnibus  et  singulis  firmiter  et  inviola- 
biliter  attendendis  òbservandis ,  ipsi  Domini  Consiliarii  nomine 
ipsius  Comunitatis  et  Dominus  Cambius  obligaverunt  et  obligant 
sibi  ipsis  inuicem  et  mihi  nonario  ut  supra  stipulantibus  et  ipsi 
domini  Consiliarii  eidem  domino  Cambio  omnia  bona  dictae  Co- 
munitatis mobilia  et  immobilia  praesentia  et  futura  et  ipse  D.  Cam- 
bius praedictis  DD.  Consiliariis  et  mihi  notano  ut  supra  stipulan- 
tibus se  D.  Cambium  et  eius  haeredes  et  omnia  sua  bona  mobilia 
et  immobilia;  renuntiaverunt  etc;  iuravit  quoque  etc. 

Praesentibus   ibidem    magnifico    iurisconsulto   D.  1  lyppolito   de 
Malagutiis  et  Petro  Lazaro  Eleucadio  notario,  testibus  etc. 


XXVII. 

[Arch.  cit.  Carte  di  corredo  alle  Provvig.  1557]. 

Narra  il  dinoto  oratore  delle  SS.  VV.  Bernardino  Signoretti 
Cittadino  di  Reggio  come  alli  giorni  passati  esso  condusse  dalli 
agenti  di  questa  Magnifica  Comunità  la  Cecha  di  batter  monete  si 
d'oro  come  d'argento  per  annuo  affitto  de  ducati  no  come  apare 
per  publico  instromento  rogato  per  m.  christoforo  Rugero  et  perchè 
il  guadagno  suo  consiste  più  nelli  mercanti  forestieri  che  portano 
oro  et  argento  in  cecha  che  in  quello  che  si  ha  in  detta  città 
li  qualli  mercanti  forestieri  già  molti  giorni  fanno  non  possono 
venire  in  questa  città  per  timore  della  presente  guerra  per  essere 
interrotte  le  strate  da  li  inimici  come  si  fa  publicamente  in  grave 
dano  et  pregiuditio  di  esso  oratore:  per  tanto  supplica  detto  ora- 
tore le  SS.  VV.  che  quelle  per  sua  singular  gratia  et  umanitade 
si  degnano  di  annullare  tal  affitto  premessoglie  sino  a  tanto  che 
duri  la  presente  guerra  et  contentarsi  che  esso  oratore  paghi  solo 
quel  tanto  che  già  solea  paghar  cioè  soldi  vinti  per  libra  d'oro 
et  soldi  cinque  per  libra  d'  argento  che  si  cunearà  in  detta  cecha 
et  così  si  servarà  la  giustizia  per  1'  uno  et  per  l'altro  et  quando 
sarà   cessata    essa   guerra  si  obliga  di   pagargli    poi  il  soprascritto 


520        F.    MALAGUZZI    VALERI  -  LA    ZECCA. DI    REGGIO    EMILIA 

affitto  qual  non  potria  già  paghare  se  non  con  suo  grave  dano 
stante  lo  impedimento  predetto,  et  hoc  de  gratia  speciali  quibus- 
cumque  in  contrarium  faventibus  et  non  obstantibus. 

XXVIII. 

|Arch.  cit.  Provviggioni,  17  Dicembre  1567,  e.   113.  v.]. 

Die  decimo  septimo  mensis  Decembris. 

Convocatis  et  congregatis  etc. 

Domini  Antiani  et  adiunti  suprascripti,  posito  et  obtento  par- 
tito de  more  ordinaverunt  quod  cicha  detur  Domino  Joanni  Antonio 
Signoretto  dummodo  ipse  solvat  soldos  tres  Imp.  prò  qualibet 
libra  argenti  cuneati  et  soldos  sex  Imp.  prò  qualibet  libra  auri  cu- 
neati  solvendo  etiam  de  suo  salariatos  qui  ascendunt  ad  summam 
scutorum  viginti  relinquendo  remedium  monetarum  iuxta  solitum 
cichae  civitatis  ferrane  et  iuxta  relacionem  factam  superinde  per 
Dominos  presidentes  Ciche. 

XXIX. 

[Arch.  cit.  Carte  di  Corredo  alle  Provvig.,  8  Agosto  1569]. 

Magnifici  signori  patroni  mei  observandissimi, 
Io  Bernardino  Signoretto  me  contento  de  accettar  li  capitoli 
delle  S.  V.  circa  della  ceca  di  Reggio  cioè  di  lavorar  d' oro  et 
argento  secondo  le  lighe  che  lavora  al  presente  la  città  de  Fer- 
rara et  secondo  li  capitoli  de  Ferrara  et  di  peso  et  di  bontade, 
però  intendendo  di  pagar  solo  li  officiali  di  detta  Magnifica  Co- 
munità et  non  altro  et  se  farà  bisogno  di  far  stampe  nome  di 
Sua  Eccelentia  et  de  detta  Comunità  che  la  detta  Comunità  sia 
tenuta  a  pagar  per  la  prima  volta  et  io  a  mantenirle  da  poi  a  mie 
spese  et  il  resto  delli  affitti  di  casa  altre  cose  pertinente  a  detta 
cecha  me  obligo  di  pagarle  del  mio. 

D.  V.  S.  Fidelissimo  Servitor  Bernardino  Signoretto  1569  die 
8  Augusti.  Pagando  soldi  cinque  per  lira  d' oro  e  soldi  tre  per 
lira  d'argento;  non  si  partendo  dalli  capitoli  di  sua  Excellentia; 
dando  bona  caution. 

Obtentum,  obtentum,  obtentum. 

Francesco  Mal  aguzzi  Valeri. 


BIBLIOGRAFiA 


LIBRI    NUO  V  I. 

Rentier  (Victor  von|  ,  Griechische  Miinzen,  ftir  Schuhwecke 
zusammengestellt.  I.  Theil.  Der  Ostai.  —  Wien,  1894.  —  (Un 
opusc.  in-8,  con  una  tav.  in  fototipia). 

II  Sig.  von  Renner  è  professore  ginnasiale  a  Menna,  ed  in  tale 
qualità  si  giova  molto  opportunamente  della  Numismatica  come  sus- 
sidio ed  illustrazione  all'insegnamento  della  Storia  e  della  Filologia. 
Il  Ginnasio  della  Leopoldstadt,  al  quale  appartiene,  possiede  una 
raccolta,  che  l'A.  ha  riordinata  e  che  va  crescendo  d'anno  in  anno 
per  via  di  doni  e  di  acquisti  sistematici;  essa  fornisce  già  in  mas- 
sima parte  il  materiale  didattico  al  Sig.  von  ^Renner;  alle  lacune 
che  tuttora  vi  esistono  egli  ripara  col  ricorrere  alla  propria  rac- 
colta particolare. 

Vediamo  con  piacere  che  il  suo  tentativo  è  coronato  da  buon 
successo,  talché  da  molte  parti  gli  fu  manifestato  il  desiderio  di 
avere  una  guida  per  raccogliere  ed  ordinare  collezioni  numisma- 
tiche a  scopo  d' insegnamento  scolastico. 

L'opuscolo  che  abbiamo  sott' occhio  è  appunto  la  prima  parte 
d'un  lavoro  che  l'A.  si  propone  di  pubblicare  per  soddisfare  a 
quella  richiesta. 

Contiene  la  descrizione  dei  tipi  principali  delle  monete  greche 
autonome  e  regie,  disposte  nel  modo  che  l'A.  ha  ritenuto  più 
adatto  per  servire  da  commento  alla  Storia ,  quale  s' insegna  nelle 
scuole;  egli  ha  dovuto  per  conseguenza  scostarsi  in  alcuni  punti 
dal  sistema  di  Eckhel,  e  comincia  p.  es.  con  la  Persia. 

Questa  prima  parte  comprende  le  monete  dell'Oriente,  cioè  del- 
l'Asia, della  Grecia,  ecc.;  la  seconda  parte  comprenderà  quelle 
della  Sicilia,  dell'Italia,  delle    Gallie,  della  Spagna  e  di  Cartagine. 

S.    A. 


;22  BIBLIOGRAFIA 


Di  Palina  Francesco,  Moneta  inedita  di  Campobasso.  Napoli,  Tipo- 
grafia della  R.  Università,  1893,  in-4  gr.  pp.  12  [Ediz.  di  25  esemplari]. 
Per  le  nozze  d'argento  dei  Sovrani  d'Italia. 

Mariani  M.,  Cenni  intorno  al  medagliere  (zecche  italiane)  dell'isti- 
tuto civico  Bonetta  in  Pavia.  Pavia,  Tip.  Fratelli  Fusi,  1894,  in-8  p.  15. 
[Kstr.  dal  Bull,  storico  pavese,  a.  II,  1894,  fase.  1-2]. 

Monete  romane,  consolari  e  imperiali,  aes  grave,  monete  bizantine, 
del  medio  evo  e  moderne  ;  medaglie.  Collezione  di  Mons.  Vitaliano  Sossi 
di  Asti.  Roma.  Tip.  dell'Unione  cooperativa  editrice,  1891,  in-8,  p.  157, 
con  due  tavole.  [Antica  galleria  Borghese,  hotel  des  ventes,  a.  IV,  n.  47]. 

Orsi  P.,  Le  monete  romane  di  provenienza  trentina,  possedute  dal 
Museo  Civico  di  Rovereto,  con  un'appendice.  Nota.  In-8.  Rovereto  ,  Ti- 
pografia Roveretana,  1893. 


Amatine  Auguste,  La  monnaie,  le  credit  et  le  change.  Paris,  Alcan, 
1891,  in-8,   pp.  III-402. 

Blanchard  Louis,  La  réforme  monétaire  de  Saint  Louis.  —  Sur  la 
taille  et  le  poids  du  denier  de  la  monnaie  bourgeoise.  —  Sur  la  tra- 
duction  francaise  du  traité  des  monnaies  d'  Oresmes.  Marseille ,  impr. 
Barlatier  et  Barthelet,  in-8  (Extr.  des  Mcmoires  de  V  Académie  des 
sciences  de  Marseille). 

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The  Gold  Question  :  an  Appeal  to  Monometallists. 


NOTIZIE  VARIE 


II  Ripostiglio  di  Polcevera.  —  Da  una  lettera  del 
nostro  socio  Colonnello  G.  Ruggero  abbiamo  i  seguenti  par- 
ticolari sul  grande  ripostiglio  di  Polcevera ,  che  crediamo 
utile  pubblicare,  quantunque  non  ancora  esaurienti,  in  attesa 
di  notizie  più  precise. 

"  Fin  dal  23  luglio  ebbi  avviso  dal  Comm.  Desimoni  di 
alcune  monete  trovate  nel  Bisagno,  ma  che  non  offrivano 
novità  alcuna,  e  di  molte  altre  di  oro  nella  Polcevera  presso 
S.  Quirico,  quasi  tutte  scudi  d'oro  francesi  e  genovesi  della 
metà  del  XVI  secolo.  Nei  primi  di  agosto  mi  venne  ripetuta 
la  notizia  dal  Cav.  Gabella.  Nei  primi  di  ottobre  a  Genova 
vidi  le  monete  del  Bisagno  nell'Archivio  Civico  ;  son  poche 
monete  d'ogni  epoca  trovate  qua  e  là  nelle  nuove  costru- 
zioni ad  Est  della  città  verso  il  Bisagno. 

"  Nulla  d'interessante,  meno  un  grosso  d'arg.  tipo  IANVA 
del  quale  presi  nota  perché  ha  delle  stellette  in  luogo  di 
punti  e  l'È  chiuso  ,  circostanza  già  stabilita  per  i  denari  ma 
non  ancora  per  i  grossi. 

"  Della  scoperta  veramente  importante  per  l'intrinseco  e 
forse  anche  per  l'interesse  numismatico,  poco  potei  sapere, 
e  non  so  se  e  quando  saremo  in  grado  di  conoscerla  a 
dovere.  In  luglio  cominciarono  a  comparire  nelle  vicinanze 
di  S.  Quirico  alcune  monete  d' oro  ,  che  i  contadini  vende- 
vano a  vii  prezzo  a  quei  villeggianti,  tanto  che  se  ne  inte- 
ressò il  Municipio.  Si  trovavano  nel  letto  della  Polcevera, 
quindi  il  Governo  accampò  i  suoi  diritti  su  quella  massa 
metallica,  che  in  seguito  a  ricerche  e  scavi  venne  fuori  a 
poco  a  poco  tino  a  raggiungere  il  numero  di  parecchie  mi- 
gliaia di  pezzi,  e  tuttora    se    ne  trovano. 


528  NOTIZIE    VARIE 


Questo  tesoro  è  ora  gelosamente  custodito  al  Muni- 
cipio di  S.  Quirico,  né  mi  fu  possibile  vederlo.  Seppi  che  il 
Prefetto  aveva  fatto  consegnare  d'  ordine  del  Ministero  un 
certo  numero  di  quelle  monete  al  Cav.  Gio.  Battista  Villa 
membro  della  Commissione  degli  Scavi  e  Monumenti,  e  mi 
recai  da  questo  signore  il  quale  cortesemente  mi  diede  i  se- 
guenti ragguagli  : 

Le  30  e  più  monete  a  lui  consegnate  come  campioni 
dei  diversi  tipi,  scelte  non  si  sa  da  chi,  erano  tutti  scudi  del 
sole  francesi,  spagnuoli  e  genovesi  :  questi  ultimi  senza  data, 
dunque  compresi  tra  il  1528  e  il  1541.  L'incarico  avuto  con- 
sisteva nel  giudicare  del  valore  intrinseco  e  del  valore  scien- 
tifico del  ripostiglio,  per  vedere  se  fosse  il  caso  di  farne 
parte  ai  varii  musei  scegliendo  le  più  importanti,  oppure  ri- 
trarne semplicemente  il  valore  metallico.  La  risposta  del 
Cav.  Villa,  il  quale  modestamente  si  confessa  poco  versato 
in  numismatica,  fu  quale  doveva  essere:  cioè,  che  le  monete 
a  lui  consegnate  contenevano  tante  lire  e  tanti  centesimi  di 
metallo  cadauna,  e  che  tutte  erano  comuni,  ma  che  egli  non 
poteva  giudicare  dell'intero  ripostiglio  che  non  conosceva. 

"  Feci  un  giro  dagli  orefici,  negozianti  e  specialmente 
cambiavalute  genovesi ,  i  quali  avevano  chi  più  chi  meno 
delle  prime  monete  trovate  in  Polcevera  e  sfuggite  perciò 
alla  prima  sorveglianza  dell'  autorità.  Vidi  che  tutte  erano 
scudi  del  sole  :  alcuni  francesi  di  Lodovico  XII,  ma  tutti  gli 
altri  genovesi  anteriori  al  1541,  dei  quali  molti  colle  sigle 
AS  e  CG,  pochi  con  BC  ed  AB,  ed  uno  col  BC,  ma  coll'attri- 
buto  di  EXCEL  •  nella  leggenda.  Dal  Cav.  Cabella  ,  Console 
Generale  del  Belgio  e  distinto  collezionista  di  monete  geno- 
vesi, seppi  esserne  venuto  fuori  tra  gli  altri  un  Giulio  II  per 
Avignone.  Dunque  qualche  rarità  non  manca. 

Per  ora  dunque  non  potrei  dare  un  assoluto  giudizio. 
Da  quello  che  si  sa ,  non  si  può  dire  altro  che  questo  : 
cioè  che  il  ripostiglio  non  può  aver  data  posteriore  al 
1540,  perchè  pare  assodata  la  mancanza  nello  stesso  degli 
scudi  genovesi  colla  data.  Di  più  aggiungerei  che  la  pre- 
senza delle  sigle  AS  e  C&,  sigle  che  troviamo  rappresen- 
tate tanto  sugli  scudi  del  sole  senza  data  che  su  quelli  delle 
S  stampate  con  date  dal  1541  in  poi,  tendono  ad  avvicinare 


NOTIZIE    VARIE 


529 


l'età  del  ripostiglio  stesso  all'anno  1541  anziché  al  1528. 
Quale  sarà  stata  la  causa  dello  interramento  di  questo  te- 
soro? In  Genova  udii  ripetuta  la  storiella  dei  saccheggi  in 
Genova  e  dintorni  per  opera  dei  Francesi  del  1528.  Daìl'An- 
nuaire  de  la  Socictc  Franca/se  de  Numismatique  ,  riportato 
dal  IV  fascicolo  della  Rcvne  Si/isse  de  Nuìnismatiquc,  si  vor- 
rebbe considerare  come  facente  parte  del  tesoro  dell'armata 
francese,  perduto  nella  Polcevera  per  qualche  accidente. 

"  Dopo  quanto  ho  esposto,  ognuno  potrà  convincersi  del- 
l'assoluta impossibilità  di  far  risalire  il  ripostiglio  ad  una  data, 
nella  quale  gli  scudi  e  le  monete  genovesi  colla  leggenda 
DVX  ET  GVB  •  REI  •  P  GEN  •  erano  ancora  al  di  là  da  venire. 
Né  si  potrà  da  alcuno  sostenere  che  si  tratti  invece  di  quei 
io  o  12  mila  francesi  che  nel  1536  tentarono  inutilmente 
l'assalto  a  Genova  dalla  Polcevera.  Tre  soli  giorni  rimasero 
in  que'  siti  ;  e  si  capisce ,  che  pur  ammettendo  potessero 
avere  nelle  loro  casse  tanta  moneta  genovese  ,  non  ebbero 
tempo,  per  cos'i  dire,  a  perderne  una  parte  tanto  importante. 
Non  farò  per  ora  supposizioni  a  spiegare  1'  origine  del  te- 
soro :  mi  basta  averne  potuto  stabilire  l'età  relativa  in  quei 
12  anni  che  corsero  dall'inizio  dei  dogi  biennali,  fino  ai  primi 
scudi  d'oro  colla  data  154 1,  salvo  dati  ulteriori  che  modifi- 
cassero quelli  avuti  fino  ad  oggi. 

"  Ed  ora,  qualche  osservazione  sulla  leggerezza  colla  quale 
si  procede  da  noi  in  Italia  in  casi  simili.  Parrebbe  che  il  va- 
lore di  60  o  70  mila  franchi  d'oro  sia  ciò  che  vi  ha  di  più 
importante  e  di  veramente  serio  nel  ripostiglio  di  Polcevera. 
A  nessuno  passa  neppure  pel  capo  che  questa  scoperta 
possa  dare  altri  risultati  da  non  disprezzarsi,  meno  forse 
che  per  quegli  originali  che  si  dicono  numismatici. 

"  Una  massa  di  monete  tanto  rilevante  è  chiusa  in  una 
cassa  forte,  e  si  incarica  il  primo  impiegato  che  capiti  a 
trarne  fuori  un  certo  numero  che  rappresenti  le  varie  qualità. 

"  E  chi  può  dire  di  aver  tanta  pratica  e  tanta  pazienza 
da  studiare  alcune  migliaia  di  pezzi,  sicuro  di  non  trascu- 
rare ogni  tipo,  ogni  provenienza,  ogni  varietà  importante 
rappresentate  nella  massa?  Possibile  che  in  così  gran  nu- 
mero di  monete  non  ve  ne  siano  di  rare,  rarissime,  nuove 
e  sconosciute  fino  ad  ora?  E  noi  tutti  lo  sappiamo  che  queste 


530  NOTIZIE    VARIE 


son  sempre  rappresentate  nei  ripostigli  da  pochi,  pochissimi, 
e  talora  unici  esemplari.  E  può  essere  benissimo  che  l'inca- 
ricato di  scegliere  i  campioni  non  abbia  stimato  degne  queste 
specie  appena  segnate,  di  un  rappresentante  tra  i  campioni 
stessi,  dato  che  queste  specie  le  abbia  vedute  e  distinte. 

"  Intanto  non  si  sa  o  si  finge  di  non  sapere  che  esistono 
persone  capaci  di  un  giudizio  in  materia,  ed  alle  quali  si  può 
accordare  una  certa  fiducia,  anche  trattandosi  di  monete 
d'oro.  Non  parlo  di  chi  ha  consacrato  tutto  il  suo  studio 
alla  specialità  numismatica  ligure ,  ma  intendo  dire  della 
nostra  fiorente  Società  ricca  di  valenti  nummofili  disseminati 
nelle  varie  provincie,  i  quali  presterebbero  volontieri  l' opera 
loro.  Né  sarebbe  male  che  le  Commissioni  Archeologiche 
annoverassero  nei  loro  membri  qualcuno  veramente  versato 
nella  materia  „. 


ATTI 

DELLA 

SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 


Seduta  del  Consiglio  29  Novembre  1894. 

Sono  presenti  i  due  Vice-Presidenti  ,  tre  membri  del 
Consiglio  e  il  Segretario. 

Aperta  la  seduta  alle  ore  14,  vengono  ammessi  a  Soci 
Corrispondenti  i  Sigg.  Guido  Caucich  di  Firenze;  Ettore  Schott 
di  Trieste,  e  Prof.  Francesco   Di  Palma  di  S.  Elia  a  Pianisi. 

Discussa  la  compilazione  del  IV  fascicolo  della  Rivista 
e  trattate  diverse  cose  d'ordine,  il  Segretario  dà  lettura  dei 
doni  pervenuti  alla  Società  dall'ultima  seduta  in  poi.  —  Ec- 
cone l'elenco  : 

Bajocchi  Francesco  di  Massaua. 
N.  4  monete  tolemaiche  in  argento.   —  N.  8  bronzi    della   domina- 
zione romana  in  Egitto. 

Bordeaux   Paul  di  Neuilly. 
Les  Ateliers  monetaires   de    Bordeaux    et  de    Saint-Lizier  pendant 
la  ligue.  —    Monnaies    d'or  frappecs    par  Charles    I    d'Anjou 
à  Tunis. 

Dattari  Giovanni  del  Cairo. 

Monete  de'  Tolomei  d'Egitto  n.  17  arg.  ;  monete  alessandrine,  8, 
arg.  ;  monete  chinesi,  13,  tir.  ;  pezzo  d'argento  contromarcato 
in  corso  ne'  possedimenti  portoghesi  in  China,  1  arg.  ;  monete 
giapponesi  in  bronzo  e  in  rame,  io,  br.  ;  monete  indiane  di 
Benares,  4  br.  ;  conchiglia  in  corso  come  moneta  a  Lahore,  1  ; 
monete  inglesi,  5  br.  ;    monete  inglesi  per  Hong-Kong,  2  br.  e 


532  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 

2  arg.  ;  monete  inglesi  de'  possedimenti  in  India,  2  br.  ;  monete 
inglesi  de'  possedimenti  a  Ceylan ,  2  br.  ;  tessera  chinese  in 
porcellana,  1;  monete  arabe  e  turche,  16  br.  ;  monete  di  varii 
stati  europei,  21  br.  Totale  n.  105. 

Dessi  Vincenzo  di  Sassari. 

L.  Cibrario  e  D.  C.  Promis,  Sigilli  de'  Principi  di  Savoia  raccolti 
ed  illustrati  per  ordine  del  re  Carlo  Alberto.  Torino ,  1834, 
in-4,  con  33  tav. 

Dutilh  E.  D.  J.  Direttore  del  Museo  di  Ghizeh. 

La  sua  pubblicazione  : 
A  travers  Ics  collections  numismatiques  du  Caire.  Paris,  1894  ;  in-4, 
figurato. 

Gnecchi  Cav.  Ercole. 

Promis  D.,  Monete  dei  Radicati  e  dei  Mazzetti.  Torino,  1860,  in-4, 
con  3  tav.  —  Idem,  Monete  e  medaglie  italiane.  Torino,  1873, 
in-4,  con  5  tav-  —  Guasti  C,  I  Sigilli  pratesi  editi  ed  inediti. 
Firenze,  1872,  in-4.  —  Koehne  B. ,  Le  monete  ossidionali  di 
Brescia.  Firenze,  1869,  in-4.  —  Pigorini  L.,  Bajocchelle  papali 
e  loro  contraffazioni.  Firenze,  1873 ,  in-4,  con  tav-  —  Berto- 
lotti  G.,  Illustrazione  di  un  denaro  d' argento  inedito  di  Ro- 
dolfo di  Borgogna.  Milano,  1854,  in-4,  fig-  —  Kunz  C,  Iacopo  IH 
Mandelli  conte  di  Maccagno  e  le  sue  monete.  Asti,  1864,  in-8, 
con  1  tav.  —  Monete  e  medaglie  d'ogni  genere  in  bronzo  e 
mistura,  n.  700. 

Gnecchi  Cav   Francesco. 

Soutzo  Michel  C,  Essai  de  restitution  des  systèmes  monétaires 
macédoniens  des  rois  Philippe  et  Alexandre  et  du  sistème 
monetaire  egyptien  de  Ptolémée  Soter.  Bucarest. ,  1893  ,  in-8  , 
con  2  tav.  —  Gc'nard  P.,  Catalogue  du  Muséè  d'Antiquités 
d'Anvers.  Anvers,  1894,  in-16,  con  tav.  —  Idem.,  Catalogue 
de  la  Collection  d'Antiquités  egyptiennes.  Anvers,  1894,  con 
una  tav.  —  Thurston  Edgar,  Coins.  Catalogue  of  the  Madras 
Government  Museum.  Madras.,  1894.  —  Parecchi  cataloghi  di 
vendita  di  Collezioni  numismatiche. 

Gnecchi  Francesco  ed  Ercole. 

La  loro  pubblicazione  : 

Guida    Numismatica    Universale,  III    edizione.  Milano,  1894,  in-16. 


ATTI    DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA  533 

Luppi  Prof.  Cav.  Costantino. 

Traite  des  finances  et  la  fausse  monnoie  des  Romains,  auquel  on 
a  joint  une  Dissertation  sur  la  manière  de  discerner  les  mé- 
dailles  antiques  d'avec  les  contrefaites.  Paris,  1740,  in-18.  — 
Olivieri  Agostino,  Rivista  della  numismatica  antica  e  moderna. 
Asti,  1864,  in-8,  con  tav.;  il  fascicolo  I  e  II. 

Museo  Britannico  di  Londra. 

Catalogue  of  greek  coins  Troas  Aeolis  and  Lesbos.  London,  1894. 
Un  voi.  con  una  carta  geografica  e  43  tavole. 

Orsi  Dott.  Cav.  Paolo  di  Rovereto. 

La  sua  pubblicazione  : 
Ripostiglio  di  vittoriati  scoperto  in  Caltrano  Vicentino.  Roma,  1894. 

Seletti  Aw.  Emilio. 
Damiano  Muovi,  Estratto  dall'Archivio  storico  lombardo. 

Vallentin  Roger  di  S.  Péray  (Ardèche). 

Les  differents  de  la  monnaie  de  Romans  (1389-1556).  Valence  , 
1894,  in-8.  —  Bris  officiel  du  sceau  de  la  Cour  de  l'Officialité 
de  Vienne  de  la  rive  gauche  de  la  Galaure  ;i  la  mort  de  l'arche- 
véque  Pierre  Palmier  115561.  Valerne,  1894,  in-8.  —  Notes  sur 
les  differents  des  ateliers  d'Aix,  de  Villefranche  et  d'  Amiens 
et  sur  les  dernières  monnaies  posthumes  de  Henri  11.  Paris, 
1894,  in-8.  --  Les  dernières  monnaies  frappées  a  Montélimar. 
l'alence,  1894,  in-8,  fig.  —  Quelques  douzains  aux  croissants 
de  Henri   11.   Paris,    1894,   in-8,   fig. 

La  seduta  e  levata  alle  ore   15  e  30. 


e? 


COLLABORATORI    DELLA    RIVISTA 
NELL'ANNO    1894 


Memorie    e    Dissertazioni. 

Castellani  Giuseppi-: 
Dutilii  E.  D.  J. 
Gabrici  Ettore 
Gxecchi  Ercole 
Gnecchi  Eraxcesco 
jolivot  c. 
Luppi  Costantino 
Malaguzzi  Francesco 
Mariani  Mariano 
Miari  Eli. ciò  Elici 
Motta  Emilio 
Papadopoli  Nicolò 
Ruggero  Giuseppe 


Cronaca. 

Ambrosoi.i  Solone 
Canessa  Cesari: 
Falchi  Isidoro 
Puschi  Alberto 
Ruggero  Giuseppe 
Stettiner  Pietro. 


ELENCO  DEI  MEMBRI 

COMPONENTI    LA 

SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 

PEL    i  894 

SOCI   EFFETTIVI  (*). 

1.  *S.  A.  R.  Il  Principe  di  Napoli. 

2.  'Ambrosoli  Dott.  Solone  —  Milano. 

3.  'Arcari  Cav.  Dott.  Francesco  —  Cremona. 

4.  'Averara  Avv.  Manifesto  —  Lodi. 

5.  'Ballarati  Magg.  Amedeo  —  Sacconago. 

6-     Bellicorti  (De)  Ing.  I.  —  5.  Stefano  d'Egitto. 

7.  'Bertoldi  Cav.  Antonio  —    Venezia. 

8.  Butti  Alfonso  —  Milano. 

9.  'Cagnola  Nob.  Carlo  —  Milano. 
io.  'Casoretti  Carlo  —  Milano. 

11.  'Castellani  Rag.  Giuseppe  —  Fano. 

12.  'Ciani  Dott.  Giorgio  —   Trento. 

13.  'Comandali  Dott.  Alfredo  —  Milano. 

14.  Conconi  Giulio  —  Milano. 

15.  'Dattari  G.  Avv.  Alberto  —    Cairo. 

16.  Dessi  Vincenzo  —  Sassari. 

17.  'Fasella  Comm.  Carlo  —  Milano. 

18.  'Fiorasi  Cap.  Gaetano  —   Torino. 

19.  'Gavazzi  Cav.  Giuseppe  —  Milano. 

20.  'Gnecchi  Cav.  Ercole  —  Milano. 


(*)  I  nomi  segnati  con  asterisco  sono  quelli  dei  Soci  Fonda/ori 


53^  ELENCO    DEI    MEMBRI,    ECC. 

21.  'Gnecchi  Cav.  Francesco  —  Milano. 

22.  *Johnson  Cav.  Federico  —  Milano. 

23.  'Lazara  (De)  Conte  Antonio  —  Padova. 

24.  'Marazzani  Visconti  Terzi  Conte  Lodovico  —  Piacenza. 

25.  'Mariotti  Cav.  Giovanni  —  Parma. 

26.  'Maselli  Avv.  Giuseppe  —  Acquaviva. 

27.  'Miari  Conte  Fulcio  Luigi  —   Venezia. 

28.  'Milani  Prof.  Cav.  Adriano  —  Firenze. 

29.  *Morsolin  Ab.  Prof.  Bernardo  —   Vicenza. 

30.  'Motta  Ing.  Emilio  —  Milano. 

31.  'Mulazzani  Conte  Lodovico  —  Treviglio. 

32.  'Nervegna  Giuseppe  —  Brindisi. 

33.  'Papadopoli  Conte  Comm.  Nicolò  —    Venezia. 

34.  *Ponti  Cesare  —  Milano. 

35.  'Puschi  Prof.  Alberto  —   Trieste. 

36.  'Ratti  Dott.  Luigi  —  Milano. 

37.  'Rizzoli  Luigi  —  Padova. 

38.  Rossi  Dott.  Umberto  —  Firenze. 

39.  'Ruggero  Cav.  Col.  Giuseppe  —  Firenze. 

40.  'Salinas  Comm.  Prof.  Antonino  —  Palermo. 

41.  'Sani  Aldo  —  Milano. 

42.  Savini  Paolo  —  Milano. 

43.  Seletti  Avv.  Emilio  —  Milano. 

44.  'Sessa  Rodolfo  —  Milano. 

45.  'Sorniani  Andreani  Conte  Lorenzo  —  Milano. 

46.  'Tatti  Ing.  Paolo  —  Milano. 

47.  'Visconti  Ermes  March.  Carlo  —  Milano. 


SOCI  CORRISPONDENTI. 

1.  Adriani  Prof.  Comm.  G.  B.  —  Chcrasco. 

2.  Anselmi  Savino  —  Piacenza. 
-?.    Baiocchi  F.  —  Massaua. 


ELENCO    DEI    MEMBRI,    ECC. 


539 


4.  Balli  Emilio  —  Locamo. 

5.  Cahn  Adolfo  —  Francoforte  s.  M. 

6.  Canessa  Cesare   —  Napoli. 

7.  Caucich  Guido  —  Firenze. 

8.  Cavalli  Gustavo  —   Skiifdc  (Svezia). 

9.  Crespellani  Cav.  Avv.  Arsenio  —  Moden-i. 
io.  Dell'Acqua  Dott.  Gerolamo  —  Pavia. 

11.  Del  Prete  Belmonte  cav.  Alessandro  —  Napoli. 

12.  Di  Bartolo  Francesco  —   Catania. 

13.  Di  Palma  Prof  Francesco  —  Sant'Elia  a  Pianisi. 

14.  Doimo  Savo  —  Spalato. 

15.  Garcia  Perez  D.  Antonio  —   Valenza. 

16.  Geigy  Dott.  Alfredo  —  Basilea. 

17.  Hess  Adolfo  —  Franco  forte  s.  M. 

18.  Lamberti  Policarpo  —  Savona. 

19.  Lambros  G.  Paolo  —  Atene. 

20.  Leone  Cav.  Camillo  —    Vercelli. 

21.  Mantegazza  Avv.  Carlo  —    Voghera. 

22.  Mantovani  Dott.  Giuseppe   —  Pavia. 

23.  Mariani  Giuseppe  —  Milano. 

24.  Mariani  Prof.  Mariano         Pavia. 

25.  Montagli  1 1.   —  Londra. 

26.  Oettinger  Prof.  S.  —  ,\V,v  Jork. 

27.  Osio  Magg.  Gen.  Comm.  Egidio  —  Roma. 

28.  Padoa  Cav.  Vittorio  —  Firenze. 

29.  Padovan  Cav.  Vincenzo  —    Venezia. 

30.  Perini  Quintilio  —    Trento. 

31.  Piccolomini  Clementini  Pietro   —  Siena. 

32.  Pischedda  Avv.  Efisio  —  Oristano. 

33.  Righi  Avv.  Cirillo  —  Bologna. 

34.  Rizzoli   Luigi    -    Padova. 

35.  *Romussi   Dott.   Carlo  —   Milano. 

36.  *Sambon  Dott.  Arturo  Giulio  —  Napoli. 

37.  'Santoni  Can.  Prof.  Milziade  —  Camerino. 

38.  Schott  Ettore  —    Trieste. 

39.  Serrare  Raymond  —  Parigi 


•1. 


540  ELENCO    DEI    MEMBRI,    ECC. 

40.  Società  Svizzera  di  Numismatica  —  Ginevra. 

41.  Spigardi  Arturo  —  Firenze. 

42.  Spink  Samuele  —  Londra. 

43.  'Stefani  Corani.  Federico  —  Venezia. 

44.  Stroehlin  Paul  —  Ginevra. 

45.  Valton  Prospero  —  Parigi. 

46.  Vigano  Gaetano  —  Desio. 

47.  Vitalini  Cav.  Ortensio  —  Roma. 

48.  Witte  (De)  Cav.  Alfonso  —  Bruxelles. 


B  E  NEMERITI. 

S.  A.  R.  Il  Principi:  di  Napoli. 

Ambrosoli  Dott.  Solone. 

Cuttica  de  .Cassine  Marchesa  Maura. 

Dattari  G.  (Cairo). 

Gnecchi  Cav.  Ercole. 

Gnecchi  Cav.  Francesco. 

Gnecchi  Comm.  Ing.  Giuseppe. 

Johnson  Cav.  Federico. 

Osnago  Enrico. 

Papadopoli  Conte  Comm.  Nicolò. 


INDICE  METODICO  DELL'ANNATA  1894 


NUMISMATICA    ANTICA 

(Memorie  e  Dissertazioni). 

Topografia  e  numismatica  dell'antica  Imera  e  di  Termo. 

Ettore  Gabrici     ... 
Idem,  idem.         ......... 

Idem,  idem.         .... 

Appunti  di  Numismatica  Romana.  Francesco  Gnecchi: 
XXXI.  Massimiano  Tiranno     ...... 

XXXII.  A  proposito  di  una  monetina  ined.  di  Licinio  figlio 
Monnaies  des  Nomes  du  Médailler  du  Musée  d'antiquités 

de  Ghizeh.  E.  I).  J.  Dittilh 

(Notizie  Varie). 


Pat 


11 

H3 

407 

2  5 
323 

35 


Un  piccolo  ripostiglio  di  monete  romane  cons.  C.  Canessa  Pag-   135 

Vendita  Stettiner  a  Roma          ....                  .  »     263 

Un  ripostiglio  di  aurei  romani »     265 

Ritrovamenti  di  alcune  monete  d'Imera  a  Palermo           .  »     399 


NUMISMATICA  MEDIOEVALE  E  MODERNA. 

(Memorie  e  Dissertazioni). 

Monete  di  Milano  inedite.  III.  F.  ed  E.  Gnecchi.         .         Pag.  49 
Quattrino   inedito   di    Francesco   d'  Este  per   Massalom- 

barda.  Giuseppe  Castellani.         ......  91 

Un  quattrino  inedito  di  G.  F.  Gonzaga.  Falcio  L.    Miari       »  99 

Documenti  Visconteo-Sforzeschi,  ecc.  Emilio  Motta                 »  103 

Idem,   idem         ..........  237 

Idem,  idem.         ..........  347 

La  Zecca  di  Reggio  Emilia.  Francesco  Malaguzzi .                  »  169 

Idem,  idem.         ..........  329 

Idem,  idem.         ...,.....»  456 


68 


542  INDICE    METODICO    DELL'ANNATA    1894 


Une  Monnaie  de  Monaco  du  Musée  de  Marseille.  C.  Jolivot  Pag.  229 
Di  alcuni  minuti  di  Genova.  M.  Mariani  »     233 

Annotazioni  numismatiche  italiane.   Giuseppe  Ruggero  .         »     279 
Monete  italiane  inedite    della    Raccolta    Papadopoli.  Ni- 
colò Papadopoli  ....... 


299 


(Notizie  Varie) 


Un  ripostiglio  a  Villazzano Pag-  265 

Un  ripostiglio  in  Sardegna        ......  »     266 

Privilegio  di  zecca  per  il  Conte    l'ornielli  a  Desana        .  «     401 

11  ripostiglio  di  Polcevera „     527 

MEDAGLIE. 

(Notizie  varie). 

La  medaglia  americana  pel  IV  Centenario  di  Cristoforo 

Colombo      .........     Pag.  136 

BIBLIOGRAFIA. 

(Opere  Numismatiche). 

Crespellani  Cav.  Arsenio,  Medaglie  Estensi  ed  Austro- 
Estensi  (La  Direzione)       ......     Pag.  129 

Idem,  idem.  (Solone  Ambrosoli)       ......     251 

Engel  et  Serrure,  Traité  de    numismatique    de    Moyen- 

Age  (Solone  Ambrosoli) »     253 

Blanchet  Adricn,  Les  monnaies  grecques  (S.  A.)  .         .         »     256 

Gnocchi  F.  ed  E.,  Guida  numismatica   universale  Terza 

Edizione  (Solone  Ambrosoli)     ......     393 

Rentier  {V.  von),  Griechische  Miinzen,  fiir  Schulzwecke 

zusammengestellt  (S.  A.) »     521 

Pubblicazioni  diverse.         .         .         .         .  ,       .    Pag.  129,  256,  522 

(Periodici  di  Numismatica). 

Annuaire  de  la  Société  francaise  de  Numism.  Pag.  131,  259,  523. 

Revue  Nura.  francaise,   131,  259,  523,  524. 

Zeitschrift  fur  Numismatik,  260. 

Revue  belge  de  Numismatique,  131,  259,  524. 

Revue  Suisse  de  Numismatique,   131,  259,  524. 

Articoli  di  numismatica  in  Periodici  diversi  Pag.  131,  260,  524. 


INDICE    METODICO    DELL'ANNATA     1894  543 


NECROLOGIE. 

Muoni  Damiano.         ........  Pag.  127 

Marincola-Pistoia  Domenico  (S.  Ambrosoli)                       .  »  249 

V'idal  Quadras  y  Ramon  D.  Manuel         ....  »  250 

Fabretti  Ariodante  (La  Direzione)  ....."  389 

Caucich  A.  R.  (La  Dir.)  .......  >i  391 

MISCELLANEA. 

Vite  di  illustri  Numismatici  italiani.   C.  Lappi: 

XV.  P.  Raffaele  Garrucci .         .....  Pag.  119 

Il  Medagliere  Estense       .....          .         .  »  138 

Il  Museo  di  Catanzaro       .......  »  265 

Il  premio  Duchalais   ........  n  266 

Monete  di  bronzo  e  di  nichel  pel  Regno  d'Italia  «  397 

La  Collezione  Kunz  all'esposizione  di  Chicago                .  »  398 

R.  Museo  Archeologico  di  Venezia «  ivi 

Nuovi  doni  al  Gabinetto  numismatico  di  Brera       .         .  »  ivi 

Ancora  di  Gerolamo  Alberti,  maestro  di  zecca  »  400 

Un  Principe  di  casa  Sforza  collezionista  di  medaglie  «  ivi 

Concorso  Papadopoli.          .......  i>  402 

Collaboratori  della  Rivista  nell'anno   1894        ..."  535 

Elenco  dei  Membri  componenti  la  Società  Numis.  Ital.  .  »  537 

Atti  e  Memorie  della  Società  Numismatica  Italiana. 

Seduta  del  Consiglio  17  Marzo  1894        ....  Pag.  139 

»         »              »         23  Aprile   1894  »  267 

Assemblea  Generale  dei  Soci  11  Maggio  1894        .         .  »  269 

Seduta  del  Consiglio  29  Novembre   1894.         ..."  531 


Finito    di    stampare    il    28    Dicembre    1894. 


Scotti   Reno,   Gerente  responsabile. 


RIVISTA    ITALIANA    Di    NUMISMATICA 


Alino  V|J. 


Tav..  iX. 


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20 


17 


19 


21 


ETTORE  cabrici       Monete  d'Imera 


KIViSTX    ITALIANA    Di    NUMISMATICA 


Anno  VII. 


Tav..  IX. 


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17 


19 


21 


Ettore  cabrici       Monete  d'Imera 


RIVISTA  ITALIANA  DI  NUMISMATICA 

Anno  VII.  Tav.  X. 


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RIVISTA  ITALIANA  DI  NUMISMATICA 

Anno  VII.  Tav.  XI. 


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F.  MALAGl'XXI  VALERI.        La  Zecca  di  Reggio  Emilia. 


RIVISTA  ITALIANA  DI  NUMISMATICA 


Anno  VII. 


Tav.  XII. 


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CJ  Rivista  italiana  di  numisma- 

9  tica  e  scienze  affini 

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